Twist of Fate – Scherzo del destino

di takamine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Coppa del Mondo di Quidditch ***
Capitolo 3: *** Una proposta ***
Capitolo 4: *** Il campione Tremaghi ***
Capitolo 5: *** Imperius ***
Capitolo 6: *** Boccini ***
Capitolo 7: *** Draghi e Draco ***
Capitolo 8: *** Chi portare al ballo ***
Capitolo 9: *** Acque agitate ***
Capitolo 10: *** Punizione ***
Capitolo 11: *** Addii ***
Capitolo 12: *** Dissennatori e punizioni ***
Capitolo 13: *** Una buona difesa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Settembre 1998 – Prologo

 
Il tremolante fuoco del caminetto acceso era l’unica fonte di luce nel buio soggiorno del numero 12 di Grimmauld Place. Harry sedeva di traverso su una poltrona di pelle, lo sguardo fisso nelle fiamme. Teneva stretto un bicchiere di Whisky Incendiario, la mano poggiata sulla gamba. La cena che Kreacher aveva preparato era ancora intatta lì di fianco su un piccolo tavolino.
“Sarebbe potuta andare peggio, Harry” disse Ron dal divano dove lui e Hermione erano seduti mano nella mano.
Harry si voltò, fissando incredulo l’amico. “In che modo? In che modo sarebbe potuta andare peggio? Davanti all’intero Wizengamot, su uno schermo alto tre metri, sotto gli occhi di tutti, ho scoperto di non essere vergine.”
“Ehm, giusta osservazione” mormorò Ron. “Ma almeno Kingsley ha fatto sgombrare la galleria del pubblico prima che...”
“Ed erano solo brevi spezzoni di immagini, Harry” disse piano Hermione. “Era difficile capire esattamente-” Ron le strinse la mano e scosse la testa. Harry chiuse gli occhi, tentando di cancellare quegli “brevi spezzoni” dalla sua mente. Di nuovo, pensò tra sé con una risata amara.
Proprio in quel momento il fuoco nel camino si ravvivò e dalle fiamme arrivò la voce di Ginny. “Harry, per favore, voglio solo sapere se stai bene.” Harry gemette, ma non rispose.
Hermione lo guardò. “Vuoi che Ron vada a parlare con lei?” Harry sospirò e annuì.
Ron buttò giù l’ultimo sorso di Whisky Incendiario e salutò Hermione con un rapido bacio. Si alzò e si diresse verso il caminetto.
Guardando Harry, chiese: “Cosa vuoi che le dica?”
“Dille solo che... sto bene. Dille di non venire al processo domani. Le parlerò poi” terminò Harry con voce stanca. Ron annuì e sorrise a Hermione. Lanciò una manciata di Polvere Volante nelle fiamme e svanì in esse. Harry e Hermione osservarono le fiamme tornare normali.
“Harry, non hai assolutamente nessuna memoria di quei ricordi?” chiese Hermione.
Harry la guardò con un sospiro. “No, beh, sì. Una piccola parte mi sembrava familiare... Li avevo visti in sogno. Ma non ho mai pensato che fossero reali... Anche se ora, mi sa che...” Harry si voltò verso Hermione e la guardò. “Ma tu sospettavi qualcosa, vero? Per quello mi hai avvertito che sarebbe stato meglio far uscire Ginny dalla sala quando hanno mandato via il pubblico.”
Hermione esitò. Preoccupata, realizzò che Harry non sembrava arrabbiato. Era come se fosse stato svuotato di tutte le emozioni. Era chiaramente ancora sotto shock. Erano riusciti a malapena a portarlo fuori da quell’aula di tribunale prima che iniziasse a tremare. Si era voltato di nuovo verso il fuoco scoppiettante, provocando scintille verdi e argentate tra le fiamme che risalivano scomparendo su per il camino.
“Non sapevo niente, Harry, non con certezza.” Hermione chiuse gli occhi, come a guardare indietro nel passato. “Durante il quarto anno, pare una vita fa ormai, sospettavo che stesse succedendo qualcosa...”
“Cosa.” Gli si era indurita la voce, ma il volto non lasciò trapelare niente.
“Quell’anno è cambiato qualcosa... Tu eri felice. Eri davvero felice, nonostante il Torneo Tremaghi e anche con la Umbridge l’anno dopo. Avevi sempre un sorriso stampato in faccia e canticchiavi vecchie canzoni babbane. E con Malfoy, anche se continuavate a pungolarvi, gli scontri sembravano diversi. Quasi orchestrati, come se entrambi sapeste esattamente cosa l’altro avrebbe fatto.”
Hermione sospirò e guardò triste verso Harry. “E poi, all’improvviso, è tutto finito ed è tornato tutto alla normalità, anche peggio, e...” scrollò le spalle “... ho pensato di aver immaginato tutto.”
Harry la guardò con curiosità. “Quali canzoni babbane?”
“Oh, non so, roba davvero vecchia degli Stones, i Beatles, Hendrix...”
“No, non può essere...” Harry scosse la testa e poi saltò su improvvisamente, correndo fuori dalla stanza.
Hermione lo sentì arrampicarsi su per le scale. Lo trovò nella vecchia camera di Sirius, seduto di fronte al suo vecchio baule di scuola. Lo stava svuotando di tutto il contenuto, fino a che non arrivò in fondo. Hermione trattenne bruscamente il fiato, mentre Harry tirava fuori una pila di vecchi album babbani. Sulla copertina di quello in cima si vedeva chiaramente un sottomarino giallo.
“Li ho trovati mentre riordinavo il mio baule, quando ci stavamo preparando per partire alla ricerca degli Horcrux. Non riuscivo a capire come fossero finiti qui dentro. Non avevo idea di chi fossero...”
Harry si accasciò sulle ginocchia, fissando la cover dell’album. “E questi gruppi... oh santo cielo, Hermione. Che cosa mi ha fatto?”

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Capitolo 2
*** La Coppa del Mondo di Quidditch ***


Note di traduzione: la trasposizione da una lingua a un'altra non è sempre semplice, perché a volte alcuni modi di dire ed espressioni non si possono rendere letteralmente in entrambe le lingue. Quindi, in quei rari casi, mi sono presa delle piccole licenze. Lo dico perché chi conosce già la storia potrebbe trovare una battuta al posto di un'altra. In ogni caso, si tratta di eccezioni molto rare.


 

 
2. La Coppa del Mondo di Quidditch
 
1994 – Coppa del Mondo di Quidditch
 


“Harry, stavo andando a fare una passeggiata per dare un’occhiata in giro. Ti va di venire?” Cedric Diggory, il Tassorosso del sesto anno, era in piedi davanti a lui nella tenda in cui alloggiava con i Weasley per la Coppa del Mondo di Quidditch. Sorpreso, Harry si guardò intorno. Ron e Hermione stavano giocando agli Scacchi Magici, mentre il signor Weasley e il padre di Cedric stavano discutendo di politica.
“Ehm, certo.” Harry posò l’ultimo numero di Quidditch Oggi che stava sfogliando. Anche se conosceva Cedric da Hogwarts, non avevano mai trascorso del tempo insieme. Era il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso che l’aveva battuto l’anno prima. Cedric mantenne sollevato il lembo all’ingresso della tenda ed entrambi uscirono fuori.
Cedric girò a sinistra e si avviò giù per il viale tra le numerose altre tende. Ora che era calata la notte, c’erano un sacco di fuochi accesi. Harry non era mai stato in un campeggio babbano, ma era abbastanza sicuro che normalmente i fuochi non fossero viola, verdi, blu e altri colori che sparavano scintille arcobaleno nel cielo notturno.
Harry sbirciò con curiosità l’alta figura che camminava silenziosa di fianco a lui. Aveva osservato spesso gli allenamenti dei Tassorosso e sapeva che Cedric era un eccellente Cercatore. I capelli ricci gli ricadevano sugli occhi e lui li tirava indietro in continuazione con le dita.
“Quindi, dove stiamo andando?” chiese infine Harry. Era felice di poter gironzolare per il campeggio e osservare i maghi che si erano radunati da tutto il mondo per quell’occasione, ma Cedric non pareva per niente interessato a ciò che li circondava. Sembrava perso nei suoi pensieri, mentre si inoltravano lentamente attraverso il campeggio.
Cedric alzò lo sguardo e si accorse per la prima volta che ormai si erano lasciati le tende alle spalle, ed erano ora su un piccolo sentiero. “Oh, da nessuna parte, credo.” Si fermò e Harry lo imitò, perplesso. “In realtà volevo farti una domanda o qualcosa del genere.”
Harry avvertì una prima scintilla di allarme. “Una domanda su di me?” Guardò Cedric. Anche se non gli piaceva per niente, si era abituato controvoglia alla gente che gli chiedeva autografi, cosa che lui rifiutava ogni volta. Perché qualcuno avrebbe avuto bisogno del suo autografo? O di favori, o di fargli domande su Voldemort? Cedric non gli era sembrato il tipo, ma Harry pensò che forse dopotutto si era sbagliato su di lui.
Cedric fece un cenno verso il campo e guardò Harry. “Immagino che sia dura, vivere la tua vita sotto il costante sguardo di tutti. Qualunque mossa tu faccia, la gente se ne accorge.” Harry annuì lentamente, non era niente di nuovo per lui. In qualche modo iniziò a temere che non gli sarebbe piaciuta la domanda che gli avrebbe rivolto.
Cedric guardò Harry dritto negli occhi. “Ho notato che mentre sfogliavi Quidditch Oggi non stavi esattamente leggendo gli articoli, come fanno la maggior parte dei ragazzi.”
Harry arretrò di un passo, quello non era decisamente ciò che si era aspettato. “Li leggo gli articoli!”
Cedric si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. “Sfogli quella rivista nello stesso modo in cui lo faccio io, più per le foto che per quello che c’è scritto.” Prima che Harry potesse pensare a una risposta, due maghi passarono dal sentiero e li salutarono. “Salve ragazzi, bella serata per una passeggiata, eh?”
Cedric si accorse che anche molte altre persone avevano deciso di passeggiare per quello stesso sentiero. “Ascolta, Harry, non è poi così importante. Forse mi sono sbagliato. Ho solo pensato che, se ci avessi visto giusto, forse avresti voluto avere qualcuno con cui parlare di questa cosa. Se vuoi tornare alla tenda, va bene. Ma se vuoi parlare, possiamo trovare un posto più tranquillo per farlo.”
Harry osservò una zolla di erba ai suoi piedi e le tirò un calcio, prendendo tempo mentre decideva cosa fare. I rumori del campeggio, risate e chiacchiere allegre, sembravano lontanissimi da dove si trovavano ora. Guardò il sentiero che conduceva alle tende e poi si voltò verso Cedric. L’alto Tassorosso era lì in piedi, in attesa di una sua risposta. Harry fu tentato di dire che sarebbe stato meglio tornare indietro, ma era da parecchio tempo che sentiva il bisogno di qualcuno con cui parlare di quello. Aveva così tante domande nella sua testa e nessuno a cui rivolgersi per trovare le risposte.
Esitante, disse: “Potremmo camminare un altro po’, credo.” Cedric sorrise e annuì. Ripresero il sentiero e si diressero nel bosco che circondava il campeggio. “Mi pare che da questa parte ci sia una radura...” Continuarono a camminare e arrivano presto in un prato. Cedric si guardò intorno. “Non credo ci sia nessuno nei paraggi...” e senza tante cerimonie si sedette nel mezzo dello spiazzo. Dopo un momento di esitazione, Harry si accasciò di fianco a lui.
Lontani da tutti quei fuochi, Harry riuscì a vedere le stelle che riempivano il cielo notturno come tanti puntini di luce. “Ci credi che non avevo mai visto il cielo stellato prima di andare a Hogwarts?”
“Non sei mai andato in campeggio o qualcosa del genere con i tuoi... Oh, Merlino, mi dispiace. Harry. Per un momento, mi sono dimenticato con chi stessi parlando...” Cedric si raddrizzò imbarazzato. “Mi-”
“No, va bene. Capisco. Sono cresciuto con i miei zii babbani. E decisamente non erano interessati in cose come il campeggio.” Harry era contento della gaffe: gli confermava che Cedric non era interessato al nome di Harry Potter, né alle attenzioni che esso portava con sé.
Il silenzio li circondò. In lontananza Harry poteva sentire i brindisi e il vociare. Era consapevole che Cedric stava aspettando che fosse lui a parlare. Ma non sapeva bene come riprendere il discorso. Non aveva avuto il coraggio di confessare a nessuno, nemmeno a Ron e Hermione, il suo segreto. Che Cedric lo avesse semplicemente indovinato era fastidioso. Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi si fermò, continuando a strappare via fili d’erba e a ridurli in coriandoli.
Cedric disse piano: “Ho capito di essere gay durante il mio terzo anno a Hogwarts. Non sono riuscito a convincermi del fatto che si trattasse solo di una fase, visto che notavo tutti i ragazzi nella mia classe ma mai le ragazze.”
Nervoso, Harry continuò a strappare fili d’erba. “Come ti sei sentito? Quando lo hai capito.” Non lo guardò in faccia, ma tenne gli occhi fissi sul mucchietto di erba spezzettata ai suoi piedi.
“Sollevato, credo” disse Cedric con un sospiro. “Non ero mai stato interessato a partecipare nei tipici discorsi su quale ragazza avesse le tette più grosse o il culo più bello. Non ho mai voluto farlo e pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. All’improvviso tutto ha avuto un senso e mi sono sentito sollevato.”
“In quanti lo sanno?” gli chiese Harry con esitazione. “Lo dici apertamente alle persone che sei, ehm, gay?”
“Intendi dire se vado da qualcuno e gli dico ‘Ciao, sono Cedric e sono gay’?” Cedric rise sommessamente. “No. Ma non ho nemmeno bisogno di tenerlo nascosto. La mia famiglia e i miei amici lo sanno, e credo che anche molti dei miei compagni di scuola ne siano a conoscenza, o almeno lo sospettano. I miei compagni di squadra lo sanno e sono quasi sicuro che almeno per il novanta percento di loro questa cosa non faccia alcuna differenza.”
Cedric si distese sull’erba e fissò lo sguardo sul cielo stellato. Dopo un momento di esitazione, Harry lo imitò. Si sistemò a disagio sul terreno duro, occhi fissi al cielo. Non sapeva con che domanda continuare il discorso.
“Harry, parliamo in via ipotetica. Credo che ti farebbe sentire più a tuo agio.” Cedric fece una pausa, ma Harry non intervenne. “Ipoteticamente, se tu fossi gay, so bene che per te sarebbe più dura di chiunque altro io conosca. Sei sempre sotto i riflettori. Tutti sanno chi sei e sono curiosi di sapere cosa fai. Ma ho pensato che, forse, renderti conto di non essere da solo in questo, di avere qualcuno con cui poterne parlare, avrebbe potuto esserti d’aiuto.”
“Quel dieci percento per cui il fatto che tu sia gay fa differenza... Come si comporta?” chiese Harry, con lo sguardo concentrato sulla scia quasi invisibile di un satellite che attraversava il cielo.
“Si comportano da teste di cazzo, non vogliono nemmeno fare la doccia mentre io sono negli spogliatoi. Una volta uno di loro ha provato a lanciarmi un incantesimo e continua tuttora a fare commenti idioti. Ma sono bene che il problema è loro, non mio. Non ho problemi con la persona che sono.”
Harry inspirò profondamente e porse la domanda che più gli premeva: “Cosa ti ha fatto pensare che io potrei essere... come te?”
Harry riusciva a sentire il sorriso nella voce di Cedric mentre rispondeva. “Hai paura di emettere una qualche specie di segnale gay? Naa, è solo che noto cose che passano inosservate agli occhi dei più. Mi sono accorto che ti soffermi sulle foto dei giocatori di Quidditch più spesso di quanto non faccia la maggior parte delle persone. Mentre attraversavamo il campeggio, il tuo sguardo cadeva sui ragazzi piuttosto che non sulle numerose ragazze molto carine che ci passavano davanti.”
Una cosa così banale, pensò Harry. Sentì una vampata di rabbia attraversarlo. Chiunque avrebbe potuto accorgersene. Parte della rabbia che era rimasta latente in lui per tutta l’estate affiorò in superficie. Aveva speso così tanto tempo a cercare di integrarsi a scuola, non aveva bisogno di un altro motivo perché la gente parlasse di lui. Incapace di rimanere disteso, si tirò a sedere e si abbraccio le ginocchia con le braccia, la testa nell’incavo dei gomiti. Anche Cedric si mise a sedere. “Quanti anni hai, Harry? Quattordici? Quindici?”
“Quattordici appena compiuti” disse Harry senza sollevare la testa.
“Qualcuno lo sa, mh, ipoteticamente? C’è qualcuno con cui puoi parlarne?”
“Penso che possiamo abbandonare la storia dell’ipoteticamente” disse Harry sospirando. “No, nessuno sa niente. Ho un padrino, ma al momento ha i suoi problemi a cui pensare. Non posso disturbarlo con queste cose. Ho cercato di trovare il coraggio per dirlo a Ron e Hermione, ma ho pensato che in fondo forse mi sbagliavo. Forse stavo solo...”
“Attraversando una fase?” Cedric sorrise. “È un discorso familiare per me. Questo tipo di fase dura tutta la vita. Fidati dei tuoi amici, Harry. Fa parte di ciò che sei, una parte molto importante. Se loro sono contrari, allora è meglio saperlo il prima possibile. Anche se non credo che per quei due sarà un problema.”
Harry ci pensò su. “Stai... come lo chiami... uscendo con qualcuno?”
“Ho un ragazzo, Simon. Si è diplomato la scorsa primavera. Speravamo che ce la facesse a venire qui, ma aveva troppi impegni di lavoro.” Esitò, e sembrò comprendere la domanda che Harry stava per fare ma che non aveva il coraggio di fare.
“Stiamo insieme da un anno. Uscivamo insieme già a scuola, ma non lo facevamo molto apertamente. Non perché ce ne vergognassimo, solo che non è nel nostro stile pomiciare nei corridoi.”
Per un attimo Harry smise di respirare. In tutto il tempo che negli ultimi mesi aveva speso a preoccuparsi del suo altro problema (il principale restava Voldemort), non si era mai soffermato a pensare come sarebbe stato baciare un ragazzo. La sua mente fu invasa dall’immagine di Cedric che baciava un tipo senza volto nei corridoi di Hogwarts. L’immagine si trasformò subito in Harry che baciava un tipo senza volto nell’aula di Pozioni. Balzò velocemente in piedi, cercando di scacciare quella scena dalla mente.
Anche Cedric si alzò in piedi, allungò una mano e mise un braccio attorno alle spalle di Harry. “Si sta facendo tardi e probabilmente ne hai avuto abbastanza... Più di quanto tu possa sopportare in una sola notte. Se avessi bisogno di trovare risposte o anche solo di parlare, fammelo sapere. Puoi fidarti di me, non lo dirò a nessuno. Ma credo che dovresti confidarti con Ron e Hermione. Ti sentirai molto meglio se non dovrai più tenerti tutto dentro.”
Harry annuì. “Grazie Cedric. Per tutto. Non sapevo cosa fare...”
“Sono contento di aver parlato, allora. Stavo quasi per tacere, temevo di essermi sbagliato. Poi mi sono ricordato come mi sentivo a tredici anni, in una situazione simile alla tua, e ho deciso che forse era meglio provare. Mi sarebbe stato utile un amico che capisse cosa stavo passando allora.”
Si voltarono per tornare sul sentiero che conduceva al campeggio. Harry realizzò con sorpresa quanto fosse diventato tardi. I fuochi vicino alle tende erano ormai quasi tutti spenti e sembrava che molti campeggiatori si fossero già sistemati per passare la notte. Nessuno dei due parlò mentre camminavano. Harry era perso nei suoi pensieri.
Arrivati alla tenda dei Weasley, esitante Harry tese la mano a Cedric, che la prese e la strinse con un sorriso. “Ricorda Harry, puoi venire da me in qualunque momento se sentissi il bisogno di parlare.” Harry annuì e aprì il lembo della tenda per entrare. Erano già tutti andati a dormire. Si fece strada silenziosamente fino a raggiungere la sua brandina, vicina a quella di Ron.
“Doveseistato...” chiese Ron mezzo addormentato quando Harry inciampò per sbaglio nella sua brandina.
“In giro, a guardare le stelle” disse Harry. Si stese sul suo letto e si mise a osservare il soffitto della tenda. Era strano come conoscere un’altra persona come lui rendesse le cose differenti. Si girò su un fianco e si addormentò. Per la prima volta da settimane, dormì sonni tranquilli.

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Quando Harry rivide Cedric, fu sul binario 9 e ¾. Appena arrivato con Ron e Hermione, notò subito Cedric in piedi al fianco di un ragazzo alto e biondo. Erano lontani dalla folla e, Harry si accorse arrossendo, si stavano tenendo per mano. Le loro dita erano saldamente intrecciate mentre chiacchieravano. Cedric forse sentì lo sguardo di Harry su di sé perché si voltò e, quando lo vide, gli fece cenno di avvicinarsi.
“Torno subito” disse Harry a Ron e Hermione che si stavano inutilmente preoccupando per Grattastinchi e Leotordo. Incerto, si incamminò verso Cedric.
“Ciao Harry” lo salutò Cedric con una stretta di mano. “Vorrei presentarti Simon. Simon, questo è Harry.” Simon diede una rapida occhiata alla fronte di Harry e sorrise, porgendogli la mano. “È un piacere conoscerti, Harry.”
“Mio padre non è riuscito a liberarsi per accompagnarmi qui, una qualche emergenza del Ministero. Simon è riuscito a prendersi la mattina libera.” Cedric rivolse il suo sguardo verso Simon con un sorriso affettuoso sulle labbra. “Simon è uno stagista alla Gringott.”
“Il signor Weasley è stato chiamato per la stessa emergenza” disse Harry. Si stava chiedendo quanto Cedric avesse raccontato a Simon di lui, se Simon lo sapesse.
Cedric sembrò percepire i dubbi di Harry. “Ho incontrato Harry alla Coppa del Mondo, abbiamo preso la stessa Passaporta con i Weasley per andarci. È stata una partita fantastica. È un peccato che sia stata rovinata dai tumulti che l’hanno seguita. Mi piacerebbe vedere Krum giocare di nuovo. È stato eccezionale.”
Harry annuì d’accordo, e si accorse che Ron e Hermione stavano guardando verso di lui. “È meglio che torni dai miei amici. È stato un piacere conoscerti, Simon.”
“Lo stesso vale per me” replicò Simon con un sorriso. Harry si incamminò verso i Weasley. Ron stava osservando Cedric e Simon oltre la spalla di Harry.
“Ma guarda un po’...” commentò Ron. Harry si voltò appena in tempo per vedere Cedric dare un bacio a Simon. “Tu lo sapevi che Diggory è gay?” gli domandò Ron. “È cresciuto sulla collina vicino alla mia e non ne avevo idea...”
“Ehm, sì, mi aveva accennato qualcosa” disse Harry, osservando attentamente la faccia del suo migliore amico. “Ti da fastidio?” chiese dopo una pausa, trattenendo il respiro. Non aveva ancora trovato il coraggio per confidarsi con Ron. Con il dolore alla cicatrice, il sogno su Voldemort e i preparativi per Hogwarts, non aveva trovato l’occasione giusta.
“Naa, solo che non sai mai tutto delle persone. Non riesco a immaginare di desiderare di baciare un ragazzo.” Ron si voltò con una scrollata di spalle. “Meglio caricare la roba a bordo, o non riusciremo a trovare posto. Dai andiamo, Hermione” chiamò l’amica che stava parlando con la signora Weasley. Insieme salirono sullo scintillante treno rosso. Riuscirono a trovare uno scompartimento vuoto e vi sistemarono le loro cose. Scesero dal treno per un ultimo saluto ai Weasley. Con un sorriso trepidante in volto, si sistemarono definitivamente nello scompartimento e attesero il fischio del treno e la tanto desiderata partenza.
“Cosa pensate che volessero dire Bill quando ha parlato di tornare a Hogwarts quest’anno e Charlie quando ha detto che ci saremmo rivisti presto?” chiese Ron tirando fuori l’orrido abito da cerimonia marrone per lanciarlo sulla gabbia di Leo e zittire il rumoroso uccello.
“Non saprei” rispose Harry. “Ascoltate, devo dirvi-”
Si fermò quando Hermione alzò una mano per zittirlo. “Shh!”
Una voce strascicata arrivò dallo scompartimento vicino al loro. “Per poco mio padre non mi ha mandato a Durmstrang. Il loro preside è...”
“Malfoy” bisbigliò Ron. Hermione si alzò silenziosa e accostò la porta dello scompartimento, chiudendo fuori la voce di Malfoy.
“Non mi ero reso conto che fossero qui di fianco a noi” disse Harry scosso. Non poteva assolutamente permettere che qualcuno come Malfoy scoprisse il suo segreto. Harry ripensò a Cedric, in piedi sul binario, per niente in imbarazzo nell’essere visto baciare il suo ragazzo. Non pensava che ci sarebbe mai riuscito anche lui a farlo in pubblico.
“È un idiota totale. Vorrei che fosse andato davvero a Durmstrang così non dovremmo sopportarlo noi tutto il tempo.” Ron allungò la gamba sul sedile di fianco a lui. “Cosa volevi dirci, Harry? Hai avuto un altro sogno?”
“Eh? No, io, ehm, mi stavo solo chiedendo chi pensate che sarà il nuovo capitano della squadra di Quidditch di Corvonero...” Ron si lanciò eccitato nelle sue previsioni, mentre Hermione tirò fuori il suo Manuale degli Incantesimi volume quarto.

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Harry non tentò di affrontare di nuovo l’argomento per tutta la settimana. Era stato dato l’annuncio del Torneo Tremaghi e Harry era eccitato all’idea, anche se ciò significava niente campionato di Quidditch per quell’anno. Aveva sperato di poter giocare contro Cedric e i suoi Tassorosso, in cerca della rivincita per il disastro dell’anno precedente.
Harry stava correndo per il corridoio. Era già in ritardo per Pozioni, quando sentì qualcuno chiamare il suo nome. Guardando indietro, vide Cedric avvicinarsi. “Harry, è da un po’ che volevo parlarti. Hai un minuto?”
“No, sono in ritardo per Pozioni. Dopo va bene?” disse Harry.
“Certo. Che ne dici di trovarci fuori in cortile?” Harry annuì e scappò via.
Harry si recò in cortile subito dopo la lezione e vide Cedric seduto su una panchina intento a leggere una lettera. Lo raggiunse esitante, non voleva interromperlo. Ma appena Cedric lo vide, sorrise e ripiegò il foglio. “Scusa, la mia prima lettera da Simon. Ma aspetterà.” Si alzò e mise una mano sulla spalla di Harry. “Perché non facciamo una passeggiata verso il lago?”
Non appena si incamminarono giù per il sentiero, Cedric posò lo sguardo su di lui. “Volevo solo vedere come stavi. Sapere come è andata la prima settimana.”
Harry guardò il lago, poi Cedric. “Bene. Bene, credo. Dispiaciuto che non ci sarà il Quidditch. Ma questo Torneo sembra una cosa eccezionale. Ho sentito dire che vorresti partecipare.”
Cedric sorrise. “È un peccato per il Quidditch, ma l’opportunità di prendere parte al Torneo Tremaghi è un’occasione unica. Non posso lasciarmela sfuggire.”
Harry lo guardò sorpreso. “Quindi proverai a partecipare davvero?”
“Credo di sì. Ho scritto a Simon e mi ha detto che vorrebbe essere ancora qui a Hogwarts per poterci provare anche lui.” Cedric si fermò e scrutò Harry negli occhi. “Ma non mi riferivo a questo quando ti ho chiesto come ti andavano le cose. Hai già parlato di quella cosa con i tuoi amici?”
“Ron e Hermione? No.” Harry abbassò lo sguardo e sfregò il suolo con le scarpe da ginnastica. “L’ho quasi fatto, sul treno, ma-”
“Dovresti farlo, Harry. Lo sai che puoi parlare con me quando vuoi. Ma non è come parlare con i tuoi amici.”
Harry lasciò vagare lo sguardo verso il lago. “Lo so, ma se non gli piacesse quello che gli dirò? Se cambiasse le cose tra me e Ron? Cosa farei?”
“Lo affronteresti. Almeno sapresti come stanno le cose, invece di nascondere quello che stai passando solo perché non ti fidi di loro.”
Harry si passò distrattamente una mano tra i capelli. “Lo farò, credo. Ma come glielo dovrei dire?”
Cedric sorrise e ricominciò a camminare. “Con questo tipo di cose è meglio esseri diretti, mostrarsi senza veli – beh, non nel senso di nudo...” rise. “Ricorda, non c’è niente di cui vergognarsi. Se qualcuno ha qualcosa da ridire, è un problema suo, non tuo.”
Harry annuì. Guardò ancora una volta il lago e pensò che avrebbe volentieri affrontato dei Dissennatori piuttosto che confessare a Ron di essere gay. Alzò lo sguardo verso il sentiero e si rese conto che avevano fatto il giro e ora erano tornati al punto di partenza. Cedric si fermò e tirò di nuovo fuori la sua lettera. “Sai dove trovarmi, se hai bisogno di parlare.” Harry annuì e tornò al castello.

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Harry e Ron erano nella sala comune di Grifondoro, a fare i compiti di Divinazione fino a tardi.
Stavano diventando sempre più bravi nell’inventare fantasiose predizioni da inserire nel loro personale diagramma dei pianeti. Harry si guardò intorno e notò che la sala si era svuotata. Oltre a loro c’erano solo Fred e George che confabulavano a un tavolino in un angolo remoto della stanza.
Ron era impegnato a inventare catastrofi sempre più elaborate. “Che ne pensi se mi ritrovassi in una rissa perché... Venere è nella dodicesima casa?”
Harry inspirò profondamente e, con il naso sepolto nella sua copia di Svelare il futuro. “E io potrei, ehm, scoprire di essere gay a causa della congiunzione tra Marte e Giove.”
“Naa, sarebbe meglio se fosse a causa del moto retrogrado di Urano...” Ron scoppiò a ridere. Harry non si unì a lui e iniziò a battere nervosamente la punta della piuma sulla pergamena. Il sorriso di Ron svanì. “Come ti è venuto in mente, comunque?”
Harry guardò verso il suo migliore amico degli ultimi tre anni. “Perché sarebbe l’unica predizione a essere vera.”
Ron rimase a bocca aperta e scosse piano la testa. “Non dire così Harry, non è divertente.”
Harry chiuse gli occhi. Non voleva vedere il volto sconvolto di Ron. “Non voleva esserlo...” sospirò. “Lascia perdere, fa’ finta che non abbia aperto bocca. Finiamo questi compiti e basta.”
“No, eh, non puoi dire una cosa del genere e poi tirarti indietro.” Ron si guardò intorno e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che erano soli nella stanza. “Di cosa stai parlando? Sei serio?”
“Sì, sono serio. No, non me lo sto inventando. Non è che io abbia bisogno di un’altra scusa per complicarmi la vita.” Harry guardò Ron. “Devi dirmi a cosa stai pensando.”
Ron aprì la bocca e la richiuse. “Non so a cosa sto pensando. Un conto è se si tratta di un bel faccino come Cedric Diggory. Ma tu non sei... Voglio dire, tu sei il mio migliore amico-”
Proprio allora, il ritratto si aprì e Hermione entrò nella sala comune, una scatola sotto un braccio e una pergamena sotto l’altro. Notando Harry e Ron, andò a sedersi vicino a quest’ultimo. “Ehilà! Ho appena finito!” salutò con un sorriso trionfante guardando prima uno poi l’altro. “Che succede?”
“Harry pensa di essere gay” rispose Ron bruscamente.
Hermione spalancò gli occhi e guardò verso Harry in cerca di conferma. “Non penso di esserlo. So di esserlo” disse lui piano.
“Sai di esserlo.” Hermione annuì e posò con cautela la scatola e la pergamena sul tavolo. “Da quanto lo sai?”
Harry si passò con ansia la mano tra i capelli. “Non è che esista un interruttore che ti si accende all’improvviso nella testa e ti svegli sapendo di essere gay. Credo sia stata una cosa dell’anno scorso, inverno, primavera...”
“Lo sai da più di sei mesi e non ci hai detto niente?” Ron strillò alzandosi improvvisamente in piedi e la sedia si rovesciò dietro di lui. Dall’altro lato della stanza, Fred e George alzarono lo sguardo sorpresi.
“Tutto okay, piccolo Ronnie?” chiese Fred. Harry guardò prima loro, poi Ron, implorandolo con lo sguardo di tornare a sedersi. Ron guardò i suoi fratelli, poi di nuovo Harry e Hermione ancora seduti al tavolo.
“Sì, sì, scusate.” Ron li liquidò con un cenno e rimase in piedi a fissare Harry, come se lo vedesse per la prima volta.
“Siediti, Ron” sibilò Hermione. “Harry, perché non ce lo hai detto prima?” Allungò una mano per afferrare quella di Harry. Ron raccolse la sedia da terra e tornò seduto. Harry non riusciva a comprendere i pensieri del suo amico. La faccia di Ron era impassibile mentre lo fissava.
Harry la guardò e scrollò le spalle. “La primavera scorsa sono successe un sacco di cose: Sirius, Fierobecco, voi due che non vi rivolgevate la parola.” Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata imbarazzata. Il litigio su Grattastinchi e Crosta sembrava appartenere a una vita fa. “Ho pensato che forse mi sarebbe passato...”
“Passato? Come pensavi che ti sarebbe passato essere gay?” sibilò piano Ron. Harry lo guardò, non riusciva ancora a capire cosa gli stesse frullando in testa. Ma almeno era ancora seduto lì al tavolo.
Scrollò di nuovo le spalle. “Suona stupido, ma sarebbe molto più semplice se fosse possibile, no?” Guardò Hermione.
Lei sorrise e scosse la testa. “No, Harry. Essere qualcuno che non sei non è mai semplice. Complica solo le cose. Hai un, ehm, ragazzo?”
Harry arrossì fino alla punta dei capelli. “No! No. Ho solo...”
Ron inspirò profondamente e guardò Harry dritto negli occhi per la prima volta. “È okay se ce l’hai, davvero. Non mi importa, Harry. Sai, mio fratello Charlie è gay. È solo che mi hai colto di sorpresa, tutto qui. Non ne avevo idea e all’improvviso siamo passati dal fare i compiti di Divinazione a te che ti piacciono i ragazzi. Non me l’aspettavo proprio.” Harry guardò Ron sorpreso. Aveva incontrato per la prima volta Charlie alla Coppa del Mondo e non aveva capito che fosse gay.
Hermione strinse la mano di Harry. “Non è un problema, Harry. Sembrava che ti piacesse davvero Cho. Credevo che...”
“Cho è carina ed è brava a giocare a Quidditch. Credo di aver pensato che se mi fossi concentrato su di lei avrei risolto il mio problema.” Harry guardò in basso verso il tavolino. “Credo di aver finalmente capito che non è un problema che ha bisogno di essere risolto. Devo solo accettarlo.”
“Questa è una buona cosa, Harry.” Hermione gli sorrise incoraggiante. “Sai che siamo qui per te, di qualunque cosa tu abbia bisogno.”
Ron annuì. “Anche io, amico. O meglio, non proprio qualunque cosa...”
“Ron!” Harry e Hermione gridarono insieme.
Harry lo fissò e scosse la testa. “Non tocchiamo questo tasto...”
Ron sorrise e guardò Harry. “Ma davvero. È tutto okay.” Harry osservò il suo migliore amico e annuì. Desiderava essersi confidato con loro mesi prima, gli avrebbe risparmiato molta ansia.
“Bene, ora che tutto questo è chiarito, voglio mostrarvi quello su cui stavo lavorando.” Hermione aprì la scatola che aveva posato sul tavolino e ne tirò fuori una spilla con le lettere C.R.E.P.A.
“Crepa?” chiese Harry raccogliendo una spilletta. “Di che si tratta?”



 

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Capitolo 3
*** Una proposta ***


3. Una proposta
 
 
All’ora di cena Harry si avvicinò al tavolo di Grifondoro e si sedette con un gemito. Sentiva ogni muscolo del proprio corpo protestare. Le ginocchia gli facevano ancora male, per essere andato a sbattere contro il banco durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure in cui Moody lo aveva messo alla prova.
Hermione lo guardò preoccupata. “Harry, forse dovresti fare visita a Madama Chips. Il professor Moody non avrebbe dovuto sottoporti alla Maledizione Imperius così tante volte in un solo giorno-”
“Sto bene, Hermione, sono solo indolenzito” la interruppe Harry liquidando la sua preoccupazione. Poi guardò la tavolata ricca di pietanze e sentì lo stomaco ribellarsi. Lentamente si alzò. “Non ho fame. Credo che andrò a fare i compiti.” Non appena si chinò per raccogliere la borsa con i libri dal pavimento, l’intera sala si inclinò e lui dovette sorreggersi con una mano per evitare di cadere.
“Ora basta” intervenne Hermione decisa. Si alzò e lo aiutò a rimanere in piedi. “Devi andare in Infermeria. Vorrei che Ron fosse qui, ma è ancora in punizione. Ti aiuto io-” Harry si allontanò da lei.
“Va bene, va bene. Ci vado. Ma non ho bisogno che mi aiuti. La gente penserà che sono malato o roba del genere.” Harry provò a staccare piano la mano dal tavolo e si sentì sollevato nell’accorgersi che riusciva a rimanere in piedi senza che la Sala Grande gli girasse intorno.
“Harry, vuoi che ti aiuti io?” domandò Neville alzandosi anche lui. Harry sospirò, rendendosi conto che gli occhi di tutti i Grifondoro erano puntati su di lui.
“No, sto bene.” Harry si voltò e si avviò deciso verso la grande porta della sala, concentrato al massimo su ogni passo. Sentiva male dappertutto e stava lottando perché non gli si rabbuiasse la vista. Superato l’ingresso, arrivò nel corridoio. Sentiva Hermione che gli parlava, ma il rombo nelle orecchie gli impediva di capire cosa gli stesse dicendo. La sua attenzione era tutta rivolta nel riuscire ad arrivare alle scale, oltre le quali c’era l’Infermeria. Con enorme sollievo, si aggrappò al corrimano della scalinata, usandolo come appoggio per portare la gamba sul primo gradino... e poi tutto diventò nero.
Harry riprese i sensi e pensò che la testa gli fosse esplosa. Sentiva un forte dolore irradiarsi dal retro del cranio, occhi serrati per schermare la forte luce. Per caso qualcuno gli aveva lanciato una maledizione? Sentiva il vociare della gente attorno, ma non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Tentò di portare una mano alla testa, ma qualcuno o qualcosa gliela afferrò.
“Non toccarti. Abbiamo fermato il sangue per ora, ma è meglio non toccare la ferita.” La voce sembrava lontana chilometri, ma era familiare. Harry provò a schiudere un occhio e vide la faccia di Cedric Diggory china su di lui. Cedric gli sorrise. “Bentornato. Sei caduto dalle scale. Hai un bel taglio dietro la testa. Dobbiamo portarti in Infermeria.”
Harry annuì e richiuse gli occhi. Poi udì il chiacchiericcio eccitato degli altri studenti che stavano lasciando la Sala Grande dopo cena. Un altro giorno nella vita di Harry Potter, pensò con un sospiro. Un altro giorno, un’altra visita in Infermeria.
“Okay, Harry, ora ti alziamo. Appoggiati a me” lo istruì con gentilezza la voce di Cedric e Harry sentì delle braccia forti che lo tiravano su. Cedric si passò il braccio sinistro di Harry attorno alle spalle, mentre con il destro lo afferrava alla vita. Harry si sporse in avanti e, sentendosi travolgere dalle vertigini, si accasciò contro Cedric.
“Ho bisogno di aiuto” grugnì Cedric quando si trovò a dover reggere tutto il peso di Harry, di nuovo svenuto. “Malfoy, piantala di sghignazzare e vieni qua.”
Draco Malfoy smise di ridere. “Perché io?” protestò. “Ci sono un sacco di Grifondoro qui per aiutare il loro povero piccolo Harry.”
“Ho chiesto a te, Malfoy” rispose Cedric con l’autorità che aveva in quanto Prefetto del sesto anno. Hermione guardò sorpresa Malfoy che, senza ulteriori lamentele, si allontanò dai suoi amici per raggiungere Cedric. Mise le braccia attorno a un ancora incosciente Harry e si passò il suo braccio destro sulle spalle. Cedric annuì soddisfatto e insieme si inerpicarono su per le scale.
“È decisamente K.O. Non può essere dovuto solo alla caduta. Che gli è successo?” domandò Cedric a Hermione che li seguiva portando le borse dei libri.
“Oggi in classe il professor Moody lo ha sottoposto alla Maledizione Imperius quattro volte di fila” rispose lei. “Non avrebbe dovuto-”
“Quattro volte? Con noi lo ha fatto solo una volta” la interruppe Draco. “Perché quello svitato lo ha fatto quattro volte con Potter? Ha fatto qualcosa per farlo incavolare?”
“No, è stato perché la prima volta Harry è riuscito a resistergli. Moody ha continuato a lanciargliela fino a che non è riuscito a respingerla completamente” spiegò Hermione, guardando Harry con apprensione. Se si fosse accorta prima di quanto stesse male Harry, lo avrebbe portato subito in Infermeria. Aveva letto nei libri di testo che una Maledizione Imperius inflitta in maniera impropria poteva danneggiare la mente in modo permanente.
Erano ormai vicini all’ingresso dell’Infermeria quando Harry iniziò a riprendere i sensi. Si accorse delle braccia che lo sorreggevano e si ribellò.
“Vacci piano, Potter. È già abbastanza fastidioso essere costretti a trascinare il tuo culo per tutta la scuola senza che tu ti agiti.” Una voce strascicata parlò alla sua destra. Harry voltò intontito il capo e, oltre la fitta di dolore causata dal movimento, vide gli occhi grigi di Malfoy che lo fissavano.
“Hermione, credo che ci sia qualcosa che non va. Sto avendo un’allucinazione di Malfoy che mi abbraccia.”
“Nei tuoi sogni, Potter” sogghignò Malfoy. “Il tuo fidanzato Tassorosso qui mi ha costretto ad aiutarti.”
Harry voltò piano il capo dall’altro lato e vide Cedric ridere. “Ciao, Cedric” disse con voce cantilenante. “Tu non sei il mio ragazzo.”
“Ciao, Harry. È vero, non sono il tuo ragazzo” rispose lui, sconcertato dallo stato confusionale di Harry. Poi disse: “Bene Malfoy, da qui ci pensiamo noi.” Madama Chips si affrettò verso il gruppetto in piedi sulla porta. “Grazie per il tuo aiuto.”
Malfoy lasciò andare Harry e si avviò per il corridoio. “Buona fortuna, Potter.”
“Signor Potter. L’unica cosa che mi sento di dire è che mi sorprende che le ci siano volute ben sei settimane per finire in Infermeria. Il suo record precedente era di quattro, mi pare.” Harry sospirò sollevato quando lo adagiarono su un letto. “Che uomo assurdo” borbottava tra sé Madama Chips, “trasfigurare quell’altro studente in furetto e usare la Maledizione Imperius su di te. Ti assicuro che Silente sarà informato di questa cosa.”

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Madama Chips lo tenne in Infermeria per due giorni interi. Harry pensò che sarebbe stato felice quando finalmente non avrebbe dovuto mai più ricorrere all’Ossofast in vita sua. Hermione provò non poco piacere nel fargli presente che se Harry le avesse dato retta e fosse andato in Infermeria fin dall’inizio, si sarebbe evitato la caduta dalle scale e la conseguente frattura al cranio.
“Come ti senti, Harry?” gli chiese Cedric quando andò a trovarlo il giorno dopo.
“Bene. Imbarazzato.” Harry fece una smorfia. “Pare che io passi più tempo qui che in classe. Ma Hermione si sta assicurando che non resti indietro” disse facendo un cenno con la testa verso la pila di libri di testo sul comodino.
Cedric si accomodò vicino al letto. “Vuoi che ti aiuti con Trasfigurazione? Quell’argomento è difficile se ti sei perso la dimostrazione della McGranitt.”
“Sarebbe fantastico” rispose Harry entusiasta. “Non riesco ancora a detrasfigurare il puntaspilli.” Cedric aprì il libro al capitolo che trattava l’argomento e mostrò a Harry i corretti movimenti della bacchetta per trasformare nuovamente il porcospino nel puntaspilli. Il tempo passò in fretta e Harry si sorprese quando vide arrivare Ron e Hermione. “Pozioni è già finita? Non posso dire di essere dispiaciuto per essermela persa... Che ti è successo, Ron?”
Ron si guardò le vesti con una smorfia, c’era un grosso buco nella manica. “Neville ha fatto esplodere di nuovo il suo calderone.”
“Beh, io vado, così potete chiacchierare in pace. Sono sicuro che da domani tornerai a lezione, ma fammelo sapere se dovrai restare qui per più tempo. Posso tornare per aiutarti con i compiti.” Cedric si alzò e fece un cenno a Ron e Hermione, che lo guardarono mentre usciva dalla stanza. “Scusa se abbiamo interrotto il vostro appuntamento di studio Harry.” Hermione lo guardò ammiccante.
Ron rimase a bocca aperta e fissava ora Harry ora Hermione. “Tu e Diggory?” rantolò. Si lasciò cadere sulla sedia lì affianco.
“No, è solo un amico” protestò Harry. Hermione sollevò un sopracciglio, incredula. “Sono serio, Cedric esce già con qualcuno, il tizio che era con lui a King’s Cross.”
“Beh, potresti trovare di peggio” commentò Hermione sedendosi sul letto vicino a lui. “Di sicuro è di bell’aspetto.”
Ron reagì a scoppio ritardato alle parole di Hermione. “Diggory? Pensi che sia bello?”
Harry e Hermione si guardarono, poi guardarono Ron. “Decisamente” risposero insieme con un gran sorriso. Ron aveva la faccia di uno che non sapeva se gli piacesse meno la risposta di Harry o quella di Hermione.
“Ho sentito dire che proverà a partecipare al Torneo Tremaghi. Hanno appena messo un cartello nella Sala Grande. Gli studenti di Durmstrang e Beauxbaton arriveranno il giorno prima di Halloween e i nomi dei campioni prescelti saranno rivelati durante il banchetto” disse Ron. “Non vedo l’ora di scoprire chi altri ha intenzione di partecipare.”
“Già, Cedric me l’aveva detto che voleva provarci. Fred e George stanno ancora pensando a dei modi per ingannare la Linea dell’Età?” domandò Harry tirandosi su con il cuscino dietro la schiena.
“Non hanno detto niente, ma stanno complottando qualcosa” disse Hermione. “Non hanno fatto nemmeno metà degli scherzi che fanno di solito, stanno sicuramente preparando qualcosa.”

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Harry si mise la tracolla sulla spalla e si avviò veloce verso il corridoio che lo avrebbe portato fuori dai sotterranei. Piton lo aveva costretto a rimanere oltre l’orario di lezione per finire di preparare tutte le pozioni di cui si era perso la spiegazione mentre era in Infermeria. Gli ci erano volute due ore e il mix dei vapori e dei commenti beffardi di Piton gli aveva fatto desiderare di tornare sotto le cure di Madama Chips.
“Potter.” Una voce lo chiamò da una delle classi.
Harry si fermò e si voltò. Solo uno studente in tutta Hogwarts poteva instillare di così tanta aria di superiorità una sola parola. Si avviò lentamente verso la porta della classe.
Malfoy era seduto a un banco, libri e pergamene sparsi sul tavolo. Stava guardando Potter con aria pensierosa. “Non ci posso credere che ti ci siano volute due ore per preparare tre semplici pozioni.”
“Piton mi ha costretta a rifarle tutte due volte.” Harry esitò sulla porta. “Che cosa vuoi Malfoy?”
Malfoy fece roteare la piuma di corvo tra le dita e poi la posò. “Ho una proposta per te.”
“Che tipo di proposta?” Harry si guardò intorno nella stanza. Si aspettava di vedere Tiger e Goyle nascosti in un angolo pronti a intervenire.
“Se ti riuscisse di raccattare un po’ di quel famoso coraggio Grifondoro per entrare nella stanza e chiudere la porta, potrei anche dirtelo.” Harry lanciò un’occhiata al corridoio, nessuno in vista. Osservò Malfoy per un minuto, per poi annuire e chiudersi la porta alle spalle.
Malfoy gli concesse un mezzo sorriso. “Molto coraggioso, Potter.” Harry lo guardò sorpreso: Malfoy non gli aveva mai sorriso prima, a parte quando si faceva beffe di lui ovviamente. Il sorriso cambiava il suo volto dal solito altezzoso disprezzo a qualcosa di quasi attraente.
“La mia proposta è questa: io ti aiuto con Pozioni se tu mi insegni a respingere la Maledizione Imperius.” Fissò Harry con i suoi freddi occhi grigi, il suo volto non lasciava trapelare niente di quello che gli passava per la testa.
Harry lo guardò incredulo. “Stai scherzando, vero? Non puoi essere serio.”
“Sì, Potter, sono estremamente serio” sbottò Malfoy. “Ci stai?”
“Tu vuoi che io usi una Maledizione Senza Perdono su di te? Scordatelo, lo so che è una trappola.” Harry si voltò e fece per andarsene.
“Non è una trappola, Potter. Ho bisogno che tu lo faccia.” La voce di Malfoy lo raggiunse attraverso la stanza. “Sono serio.”
“Perché io? Perché non chiedi a Moody?” gli domandò Harry, anche se conosceva già la risposta.
“Gliel’ho chiesto. Ma Silente gli ha vietato di usare le Maledizioni Senza Perdono su chiunque” disse Malfoy con la sua parlata strascicata. “Pare che tu sia la mia unica opzione.” Harry si era voltato ed era tornato verso Malfoy. Contro ogni buon senso, il fatto che Malfoy avesse anche solo preso in considerazione la possibilità di chiedere aiuto proprio a lui, lo intrigava.
“Perché è così importante per te?” Harry sedette in un banco di fronte a Malfoy.
“Forse non te ne sei accorto, Potter, ma le cose stanno cambiando. Moody, per quanto pazzo sia, vede le cose come stanno. Devo imparare a resistere alla Maledizione Imperius.” Malfoy si sporse in avanti. “Allora? Lo farai?” La sua voce era rimasta piatta, ma i suoi occhi ardevano.
Harry esitò. “Ti rendi conto che per insegnarti a resistere alla Maledizione Imperius dovrò lanciarla contro di te. Ripetutamente.”
Malfoy si lasciò scappare un verso di scherno. “Sì, Potter. A differenza di qualcuno, sono abbastanza intelligente da capirlo da me.”
“Io e te ci scontriamo dal primo anno, Malfoy” disse piano Harry. “E sei comunque deciso a voler mettere la tua vita nelle mie mani. Sei sicuro di voler rischiare?”
“Sì” sputò fuori Malfoy. “Sto riponendo la mia fiducia in quell’onore da Grifondoro che ti impedirà di ordinarmi di saltare giù dalla Torre di Astronomia.”
“È davvero così importante che tu impari a respingerla?” Harry fissò Malfoy oltre il tavolo, cercando di capire le sue motivazioni. “Potrei finire in una montagna di guai per questo.”
“Sì. È molto importante. E sai bene che non devi preoccuparti di poter finire nei guai. Non vieni mai punito per quello che combini.” Malfoy si alzò e rimise i libri nella borsa. “Lascia perdere. Pensavo ti sarebbe piaciuta l’idea di essere il primo della classe in Pozioni, invece che l’ultimo.”
“Lo farò.” Harry lasciò uscire le parole prima di poterle fermare. Malfoy si bloccò con il libro di Pozioni ancora in mano. Harry capì improvvisamente che in realtà Malfoy non si era mai aspettato una risposta affermativa da parte sua.
“Ti rendi conto che non c’è nessuna garanzia che tu possa imparare a respingerla? Non sono nemmeno sicuro di come ci riesca io, figuriamoci insegnarlo a te. E voglio un testimone. Non passerò il resto della mia vita ad Azkaban se qualcuno dovesse scoprire quello che stiamo facendo. Voglio un testimone che confermi che tu eri consenziente-”
“Bene.” Malfoy era tornato a sedere. Invece della postura rilassata e noncurante di prima, ora si stava sporgendo in avanti sull’orlo della sedia. “Chi? Non Weasley o Granger, non voglio nessun Grifondoro in questa cosa, potrebbero spifferarlo in giro. Che ne pensi di Zabini?”
“Nessun Serpeverde. Se tu dovessi cambiare idea, sarebbero i primi a dire che sono stato io a costringerti.”
Malfoy lanciò un’occhiataccia a Harry. “Niente Grifondoro né Serpeverde. Questo limita la scelta considerevolmente. I Corvonero sono esclusi, nessuno di loro accetterebbe.”
Harry annuì. “I Tassorosso... giusti e leali?”
“Allora perché non il tuo ragazzo, Diggory? Pensi che ci starebbe?”
“Non è il mio ragazzo” ripose Harry in automatico. “Non saprei, ma potrei chiederglielo.” Harry annuì convinto. “Ma vuole partecipare alla selezione per il Torneo Tremaghi, non sono sicuro che avrà tempo.”
“Scoprilo” sbottò Malfoy.
“Quando vuoi iniziare? Ci serve un posto in cui nessuno ci scopra.”
Malfoy annuì. “Conosco un posto. Te ne parlerò quando riuscirai a convincere Diggory.”
Harry si alzò in piedi. “Ti rendi conto che questa è la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto senza tirare fuori le bacchette?” Gli porse una mano. “Sto riponendo in te la mia fiducia, Malfoy. Se mi freghi...”
Malfoy guardò la mano tesa di Harry, poi i suoi occhi. “Siamo ancora nemici, Potter. Chiamiamola una tregua momentanea.”
Poi allungò la mano e gliela strinse. Harry avvertì una scossa quando le loro pelli si toccarono. Sembrò come se una scintilla di magia li attraversasse. Per un istante, vide qualcosa baluginare negli occhi di Malfoy, e le loro mani si separarono.
“Hai...” Harry voleva chiedergli se anche lui avesse avvertito la stessa sensazione, ma non voleva che Malfoy si facesse un’idea sbagliata.
“Ho cosa, Potter?” sbottò Malfoy mentre raccoglieva la sua borsa.
“Niente. Non dimenticarti che dobbiamo metterci d’accordo anche per le ripetizioni di Pozioni.”
“Non me ne dimenticherò. Vuoi che il tuo ragazzo partecipi anche a quelle per essere sicuro che io non ti avveleni?”
“Non è il mio... No. Credo di potermene accorgere se ti mettessi a distillare del veleno.”
“Non esserne così sicuro.” Malfoy rise e uscì dalla porta.

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Harry trovò Diggory il giorno seguente in Biblioteca, che gli fece cenno di unirsi a lui al suo tavolo. Lavorarono insieme in silenzio per mezzora prima che Harry trovasse il coraggio di chiederglielo.
“Vuoi che io faccia cosa?” Cedric lo guardò incredulo. “Malfoy ti permetterà davvero di sottoporlo alla Maledizione Imperius? Non sembra da lui.”
Harry si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. “Lo so. Penso... Penso che tema che qualcuno possa usarla contro di lui.”
“Probabilmente avere un padre che è verosimilmente un Mangiamorte invoglierebbe chiunque a imparare a resistere a più tipi di magia nera possibile. Mio padre è abbastanza sicuro che Lucius Malfoy fosse tra quelli che hanno tormentato i babbani alla Coppa del Mondo. Tu e Malfoy non siete mai stati esattamente pappa e ciccia. Solo il mese scorso ha provato a lanciarti un incantesimo quando gli hai voltato le spalle.” Cedric si sporse verso Harry. “Sei sicuro di poterti fidare di lui?”
“È qui che entreresti in gioco tu. Potrai garantire per me se verremo scoperti.” Harry si rendeva conto che non era esattamente la stessa cosa rispetto a fidarsi di Malfoy, perché alla fine dei conti sapeva di non poterlo fare. “Lo farai?” Harry sperava quasi che gli dicesse di no. Era stato sveglio per ore quella notte a pensare a Malfoy e ancora non capiva perché aveva accettato di farlo.
“Dipende. Qual è la tua motivazione?” Cedric lo guardò fisso negli occhi. “Perché hai anche solo preso in considerazione la cosa?”
Harry incontrò il suo sguardo. “Malfoy mi darà ripetizioni di Pozioni.”
Cedric sollevò un sopracciglio. “Non mi sembra uno scambio equo. Tu dovrai usare una Maledizione Senza Perdono su un altro studente. Questo è punibile con-”
“Lo so. Ma tu sarai lì come testimone, e io e Malfoy siamo entrambi minorenni. Se verremo scoperti magari verrà etichettato solo come uno stupido comportamento da adolescenti. Ma la chiave, ovviamente, è non farsi scoprire.”
“Sicuro che non ci sia nient’altro che ti abbia spinto a volerlo aiutare? Non è poi così male, se ti piace il tipo alto e biondo...”
“Cosa! Malfoy? Non sono così deviato*!” sussurrò Harry ridendo. “Davvero, no” disse mentre Cedric lo guardava dubbioso, poi diede una scrollata di spalle.
“Fammici pensare. Molto dipende dal fatto se verrò scelto per partecipare al Torneo Tremaghi. Non sappiamo quanto tempo mi impiegherebbe quello. Ma, a proposito di deviato” Cedric si sporse di più verso di lui, “hai parlato con i tuoi amici?”
Harry annuì. “Gliel’ho detto la scorsa settimana. È andata bene. Avrei dovuto farlo l’anno scorso. Mi avrebbe risparmiato un sacco d’ansia.”
“Hai pensato anche ad altro?” Cedric rise quando Harry lo guardò confuso. “Hai pensato se uscire con qualcuno? Se non Malfoy, allora qualcun altro?”
“Qualcun altro? Oh, no. Non è che io conosca tanti altri... come noi. E poi, non credo di essere pronto perché qualcun altro sappia di me.” Harry si sentì arrossire fino alla punta dei capelli.
“Se ti guardassi intorno per bene, rimarresti sorpreso da quanta altra gente c’è come noi qui a Hogwarts. Non è che ci nascondiamo. È solo che probabilmente non lo hai mai notato.”
Harry annuì. “Okay, ma comunque non voglio dare un’altra ragione alla gente per parlare di me. Voglio solo mimetizzarmi per tutto l’anno scolastico. Con il Torneo Tremaghi in previsione, forse non sarà poi così difficile quest’anno. Credi che ce la farai?”
“Non lo so. So di almeno un’altra dozzina di persone che vogliono provare a partecipare. Non c’è nessuna garanzia che verrò scelto proprio io.” Cedric si accasciò di nuovo sullo schienale della sedia e si guardò intorno. “Sarà interessante vedere gli studenti di Durmstrang e Beauxbaton quando arriveranno finalmente. Potremo finalmente valutare la concorrenza.”
“Per quanto riguarda quell’altra cosa, organizza un incontro con Malfoy. Voglio parlare con entrambi, prima di decidere se accettare o meno.” Cedric raccolse la sua piuma e tornò con la testa china sui compiti. Harry annuì e cercò di concentrarsi per scrivere il suo saggio di Trasfigurazione.

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Il giorno seguente Harry vide Draco a lezione di Cura delle Creature Magiche. Per quanto a Harry piacesse Hagrid, non riusciva a capire a cosa gli sarebbe mai servito imparare a prendersi cura degli Schiopodi Sparacoda. Ma in ogni caso nemmeno quello giustificò l’atteggiamento di Malfoy verso Hagrid. Harry, Ron e Hermione camminarono dietro Malfoy e i suoi tirapiedi, mentre tornavano tutti verso il castello. Per l’ennesima volta, Harry si domandò perché mai si fosse messo in testa di aiutarlo. Prestò poca attenzione a quello di cui stavano discutendo i suoi due amici, era concentrato su come intercettare Malfoy da solo per riferirgli ciò che Diggory gli aveva detto.
Sempre più vicini al castello, Ron e Hermione dissero che si sarebbero diretti alla sala comune di Grifondoro per studiare prima di cena. Harry vide Malfoy in piedi davanti a loro che parlava con Goyle. Si premurò di dire a voce alta, proprio mentre passavano vicino al gruppetto Serpeverde: “Arrivo tra un minuto. Devo andare su in Guferia a vedere se Edvige è tornata.”
“Vuoi che veniamo con te? Dici che avrà una lettera di Felpato?” chiese Ron lanciando un’occhiata sospettosa a Malfoy mentre lo superavano.
“Naa. Ci vediamo direttamente nella sala comune. Probabilmente non è neanche tornata. Ma è via da due settimane e sono sicuro che tornerà presto. Ci vediamo tra poco.” Harry non si guardò alle spalle per vedere se Malfoy avesse recepito il messaggio, ma si diresse verso le scalinate che lo avrebbero condotto alla Torre Ovest. Mentre imboccava la seconda rampa di gradini, notò Malfoy che lo seguiva a distanza. Continuò a salire, fermandosi solo quando raggiunse la nicchia che conduceva all’ingresso della Guferia.
“Potter” chiamò Malfoy mentre lo raggiungeva. Harry si appoggiò al muro per aspettarlo. “Che ha detto Diggory?”
“Vuole che ci incontriamo” rispose Harry raddrizzandosi. “Non accetterà fino a che non avrà parlato con entrambi. Possiamo vederci stasera dopo cena, nella vecchia classe di Trasfigurazione al secondo piano, quella vicino all’arazzo con il drago verde.”
Il cipiglio di Malfoy lasciava trapelare la sua impazienza. “Che Merlino mi salvi da voi due. È una semplice richiesta, o accettate oppure no.”
“Io ci sto, se Diggory accetterà. Sta a te convincerlo che non si tratta di un piano malvagio tuo e di tuo padre.”
Malfoy si lasciò scappare una risata amara. “Puoi stare tranquillo che non è un qualche tipo di piano malvagio di mio padre. Io ho bisogno di sapere come affrontare questa cosa, Potter. E sì, è una tortura sapere che tu sei l’unico a cui posso rivolgermi.” Avanzò di un passo verso Harry, che dovette resistere per non indietreggiare.
“Come si fa a combattere quella sensazione di sprofondare in quella trance? Com’è possibile che uno come te riesca a resistervi quando io ho provato e fallito ogni singola volta?” Gli occhi grigi di Malfoy scavarono in quelli verdi di Harry, come a voler trovare la risposta in essi.
“È questo il problema: io non so come ci riesco. Sento quella sensazione di calma che mi invade e non mi piace. Sento il comando ma sento anche un’altra voce che mi dice che non dovrei fare tutto quello che mi viene chiesto” rispose Harry esitante. “Non so se posso insegnarti come combatterla. Ci stiamo tutti assumendo degli enormi rischi per qualcosa che non sono nemmeno sicuro di poterti insegnare. E per quel che vale, non sono nemmeno certo di riuscire a importi per bene la Maledizione Imperius.” Harry era innervosito dall’estrema vicinanza di Malfoy. Con la scusa di controllare che non ci fosse nessuno in arrivo, fece un passo in direzione delle scale.
Draco si voltò a guardare fuori dalla finestra, le braccia tese sul davanzale sostenevano il suo peso. “Beh, fantastico, cazzo Potter. Di tutti quelli che ci sono a scuola, dovevi essere proprio tu. E non hai nemmeno la minima idea di come diavolo di riesci.”
“Ascolta, Malfoy. A me sta più che bene se vuoi tirarti indietro e dimenticare tutto.” Harry si chinò e raccolse la borsa da terra. “Dico a Cedric che ci vediamo, oppure no?”
“Ci sarò.” Senza degnare Harry di uno sguardo, si allontanò dalla finestra e si avviò giù per le scale a testa alta, con le vesti nere che svolazzavano dietro di lui. Harry lo osservò allontanarsi e pensò beffardamente che a lui un’uscita così drammatica non sarebbe mai riuscita. In piedi, ascoltò l’eco dei passi sempre più lontani, poi si incamminò verso la Guferia. Edvige non era ancora tornata, ma rimase lì per un po’, osservando il sole che scivolava lento dietro l’orizzonte. Ripercorse nella sua testa la conversazione appena avuta con Malfoy. Aveva detto di aver provato a resistere alla maledizione ma di aver fallito “ogni singola volta”. Ma Harry era certo che Moody lo avesse sottoposto alla Maledizione Imperius una sola volta. Chi altri aveva usato quella Maledizione Senza Perdono su di lui?
 
 
 
 
 
 
 
 
*Nell’originale, l’autrice usa la parola bent (piegato, curvo) usato come sinonimo colloquiale di gay (all’opposto di straight: dritto ma anche etero). La parola, però, in questo caso assume anche il doppio significato di fuori di testa. Ho scelto di tradurre come deviato per fare riferimento sia all’omosessualità di Harry (chiaramente non offensivo) sia all’allusione di Harry sul fatto che sarebbe fuori di testa e masochista a farsi piacere un tipo come Draco.

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Capitolo 4
*** Il campione Tremaghi ***


4. Il campione Tremaghi


 
Harry non aveva ancora parlato con Ron e Hermione della conversazione avuta con Malfoy. Sapeva bene come avrebbero reagito entrambi. Non sarebbe riuscito a spiegare perché aveva deciso di aiutare Malfoy, quindi pensò che fosse meglio evitare la questione per il momento.
Quella sera, finito di fare cena, disse che doveva recarsi in Biblioteca per recuperare il libro di Pozioni che aveva lasciato lì. Si allontanò in fretta, prima che i due potessero proporsi di accompagnarlo; non per la prima volta si chiese perché si stesse prendendo tanto disturbo solo per aiutare Malfoy.
Quando arrivò, Diggory e Malfoy erano già nella stanza. I due smisero di parlare quando Harry entrò. Fece un cenno di saluto a entrambi e si accomodò al banco vuoto vicino a Cedric. Il volto di Malfoy era composto e si rifiutava di guardare Harry, preferendo fissare il muro di fronte. L’unico cenno di movimento, era il battere ritmico del suo indice destro sul tavolo. Harry guardò Cedric con sguardo interrogativo: “Qualcosa non va?”
“Harry, quando mi hai parlato di questa cosa... mi era sembrata davvero una pessima idea. Ma prima mi sono incontrato con Draco e lui mi ha convinto che ha una ragione molto importante per volerlo fare. E capisco anche perché voglia tenere le sue motivazioni private.” Harry lanciò uno sguardo a Draco che ricambiò, gelidi occhi grigi traboccanti di disprezzo. “Quello che voglio sapere da te è perché hai deciso di aiutarlo.”
“Ehm, me lo sono chiesto per tutto il giorno.” A Harry sembrava quasi di essere interrogato da un professore, e non da uno studente suo pari. “Credo che sia perché lo ha chiesto a me. Voglio dire, che Malfoy sia disposto a lasciarmi usare quella maledizione su di lui...” Harry guardò Cedric e scrollò le spalle. “Che la sua volontà di imparare questa cosa sia così forte da chiedere aiuto a me... deve significare che ha un disperato bisogno di-”
“Oh, va’ al diavolo, Potter.” Malfoy lo guardò e si sporse in avanti sul tavolo, le mani piatte sulla superficie come se stesse per lanciarglisi contro. “Lo sai che l’unico motivo per cui ho chiesto a te è perché tu sei l’unica persona che può farlo.”
“Non so nemmeno se posso insegnartelo. Perché rischiare?” Harry si sporse in avanti, sguardo pieno di rabbia.
Diggory li guardò e scosse il capo. “Voi due litigate fin da quando siete arrivati qui quattro anni fa. Siete sicuri di poter lavorare insieme?”
“Io ci sto, se Malfoy ci sta” rispose Harry alzando le spalle.
“Se Potter può farcela, posso farcela anch’io” sentenziò Malfoy appoggiandosi allo schienale della sedia. “Credo che il compito più arduo sarà il mio: cercare di insegnare Pozioni a un idiota che chiaramente non ne sa niente.”
Diggory proseguì. “Va bene, allora dobbiamo stabilire delle regole basilari, prima che io accetti di aiutarvi. Numero uno: potete studiare Pozioni per conto vostro, ma io devo essere presente ogni volta che Harry userà la Maledizione Imperius.” Entrambi i ragazzi annuirono e così lui continuò. “Draco, devi fare una lista di comandi che vuoi che Harry usi su di te mentre sarai sotto l’incantesimo. In questo modo, eviteremo che Harry possa chiederti di fare qualcosa che tu possa trovare sgradevole.” Harry annuì, ma Malfoy esitò.
“Ma così facendo, non influenzerà la mia capacità di resistere alla maledizione? Se so cosa aspettarmi, allora per me non sarà più facile eseguire il comando e non combatterlo?”
Harry fece per parlare, ma poi si fermò e guardò Cedric come a chiedere il permesso di intervenire. Cedric lo incoraggiò: “Va’ avanti. A cosa stavi pensando, Harry?”
“Credo che sia più difficile resistere a un comando elementare, uno che ti aspetti, più che a un ordine che tu non vuoi eseguire. Moody mi ha detto di saltare su un banco. Non ci sarebbe stato niente di male nell’obbedire. Avrei potuto semplicemente fare quello che mi stava chiedendo. Al contrario, se mi avesse chiesto di fare del male a qualcuno, quella sarebbe stata sicuramente una cosa che io non avrei voluto fare e sarebbe stato più semplice combattere la tentazione di obbedire.”
“Per me ha senso. Tu che ne pensi, Draco?” Cedric guardò Malfoy.
“Ci proveremo. Quali sono le tue altre regole?”
“Harry deve provare l’incantesimo su un animale, per essere sicuro di potercela fare prima di scagliarlo su di te. Una Maledizione Imperius malamente imposta può avere conseguenze molto serie.”
“Per fortuna Potter maneggia una bacchetta meglio delle pozioni.” Malfoy fece un sorrisetto. “Su che animale dovresti esercitarti? Che ne pensi di quella sporca mez-”
Harry si alzò di scatto e si sporse oltre il tavolo per afferrare Malfoy. “Non dirlo. Se lo farai me ne andrò e sarà la fine di questa piccola collaborazione.”
Malfoy spinse via la mano di Harry. “Bene. Allora usa un ratto o uno Schiopodo.”
“Sedetevi, tutti e due.” Cedric sospirò. “Dove le faremo queste esercitazioni pratiche?”
Malfoy si sistemò la veste e tornò a sedersi. Dopo un momento, anche Harry sprofondò di nuovo nella sua sedia. Il mago biondo guardò verso Cedric. “Lo sapete dove sono i vecchi spogliatoi del Quidditch?”
Sia Cedric che Harry scossero la testa in segno di diniego. “Bene, nessuno lo sa. Sono sotto alla Torre Ovest, il campo di Quidditch prima si trovava in quella zona del castello fino a che non lo hanno spostato dopo che si è diplomato mio nonno. Lui parlò di quelle stanze a mio padre quando venne a Hogwarts e mio padre lo ha fatto con me.”
“E perché ti avrebbe confidato la parola d’ordine per entrare in quegli spogliatoi?” chiese Harry, pensando con disagio che se in questo piano veniva menzionato il padre di Malfoy, allora non c’era da fidarsi. Non si era mai accorto della presenza di queste stanze sulla Mappa del Malandrino, ma forse nemmeno i Malandrini erano a conoscenza della loro esistenza, dopotutto.
“C’è un ingresso ai sotterranei di Serpeverde da quegli spogliatoi. I Malfoy si fanno trovare sempre con più di una via d’uscita pronta” rispose Malfoy con la sua parlata strascicata. “Per fortuna, non ho mai condiviso quest’informazione con nessuno. Possiamo esercitarci lì sotto e nessuno se ne accorgerà. Nemmeno i fantasmi ci vanno.”
“Passi molto tempo laggiù, vero Malfoy?” chiese Harry.
“In effetti, sì. In questa scuola non ottieni i voti più alti senza studiare, e vado lì per fare i compiti.”
“Credo che tu sia solo il secondo, in quanto a voti alti” lo contraddisse Harry con un sorriso, che si allargò quando Malfoy lo guardò storto. “Scommetto che ti rode il fatto che una Nata-Babbana sia sopra di te.”
“Ripetetemi perché pensate che riuscirete a farcela?” Cedric guardò i due ragazzi e scosse il capo. “Non riuscite nemmeno a sedere allo stesso tavolo senza azzannarvi.”
“Potter è la scelta perfetta” sbottò Malfoy. “Chi meglio del tuo nemico per lanciarti addosso una maledizione?”
Harry inclinò il capo e guardò Malfoy con curiosità. “L’hai detto anche ieri, che siamo nemici. Pensi davvero questo di me? Non saremo mai amici, ma nemici? Io non ti vedo in questo modo. Voldemort è mio nemico. E, anche se tu sembri condividere la sua visione del mondo, non sei completamente malvagio. O, almeno, non ancora. Avversario. Stupido idiota. Rottura di palle. Tutte queste cose, ma nemico? È una parola troppo forte per quello che siamo.”
Per un momento Malfoy sembrò sorpreso mentre assorbiva le parole di Harry, ma poi il suo volto si indurì nella ormai familiare maschera da Malfoy. “Credimi Potter. Tu sei il nemico. Ho sempre seguito il consiglio di tenere vicini gli amici, ma ancor più vicini i nemici.”
“È buffo che tu citi un generale babbano” disse Harry con una risata.
“Babbano? Quindi Pozioni non è l’unica lezione in cui il tuo cervello va a spasso. Se avessi prestato attenzione a Storia della Magia, sapresi che Sun-Tzu era un mago.”
“Davvero?” Harry guardò Cedric per conferma. Quest’ultimo annuì. “Beh, comunque. È tutto deciso? C’è altro che dobbiamo fare?”
“Tutto dipende sempre dal Torneo Tremaghi. Se verrò scelto, potrei non avere il tempo per aiutarvi. Le delegazioni delle altre due scuole arrivano domani e i campioni verranno scelti il giorno dopo, a Halloween. Aspettiamo fino ad allora.”
Cedric si alzò e guardò entrambi. “Nessuno di voi mi ha chiesto perché vi aiuterei. In parole povere, la ragione è che voi due siete entrambi i rappresentanti ideali delle vostre Case. Harry ha già dimostrato una notevole audacia e un incredibile coraggio. Draco, tu sei il tipico Serpeverde. Non ho mai visto un altro studente così scaltro e ambizioso. Da quando siete arrivati a Hogwarts, ho notato che la divisione tra le vostre due Case sta diventando sempre più grande.”
Alzò le mani quando sembrò che i due stessero per controbattere. “Non voglio dire che è colpa vostra. Questo è un periodo davvero difficile per il mondo magico. Lo abbiamo visto alla Coppa del Mondo. Se voi due imparerete a collaborare, credo che possa essere un inizio per sanare la rottura tra le due Case. Voi due, lavorando come una squadra, sareste inarrestabili. E non sto nella pelle al pensiero di vederlo accadere.” Con un sorriso si voltò e uscì dalla classe.
Draco e Harry fissarono per un momento la porta. Poi Malfoy si voltò verso Harry. “È proprio un Tassorosso. Il giorno in cui io e te lavoreremo come una squadra, sarà il giorno in cui ti bacerò il culo.” Malfoy rise e lasciò la stanza.
Harry rimase seduto da solo. Era d’accordo con Malfoy: le chance che questa loro collaborazione potesse fare la differenza nel loro rapporto erano praticamente zero. Ma era una distrazione per non pensare alla cicatrice che gli faceva male, Sirius e il suo... altro problema, pensò arrossendo. Si chiese quando avrebbe smesso di considerare il suo essere gay come un problema. Probabilmente quando avrebbe iniziato a pensare che uno Schiopodo Sparacoda sarebbe stato un ottimo animale da compagnia.

 
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Notte di Halloween – Sala Grande
 


“Harry Potter.”
Scioccato. C’era un silenzio di tomba nella Sala Grande. Harry sedeva al tavolo di Grifondoro ed era sicuro di aver frainteso le parole di Silente. Percepì tutti i presenti nella stanza voltarsi verso di lui a fissarlo e capì che era vero, il preside aveva appena letto il suo nome sul pezzo di pergamena che il Calice di Fuoco aveva sputato fuori. Fissò il foglietto. Com’era possibile che ci fosse il suo nome lì sopra?
“Harry Potter. Harry, vieni qui, per favore.” La voce di Silente risuonò forte nella sala silenziosa.
Avvertì gli occhi di Silente su di lui e, lentamente, si sforzò di alzarsi e camminare verso il tavolo degli insegnanti. Mentre avanzava, il silenzio lasciò spazio al vociare che aumentava sempre più. Ci volle una vita a percorrere il corridoio tra i tavoli e, finalmente, arrivò in piedi davanti a Silente. Il preside lo guardò serio e con la testa fece un cenno verso la porta che i primi tre campioni avevano già attraversato.
Harry si sentiva paralizzato, ma la sua mente stava urlando. Non riusciva a capire come fosse possibile quello che gli stava accadendo. “Harry, raggiungi gli altri” disse Silente, indicando la porta con il capo. Harry si voltò ed entrò nella stanza dove Cedric e gli altri due campioni erano in piedi davanti al camino.
Cedric si allontanò dagli altri due e si avvicinò a Harry. “Ti rendi conto, Harry? Non riesco a crederci che io...” la voce di Cedric si affievolì notando il pallore sul volto di Harry. “Che c’è che non va? Che è successo? Stai bene?” Allungò la mano e gli afferrò il braccio.
Harry aprì la bocca ma non ne uscì nessuna parola. All’improvviso nella stanza entrò Ludo Bagman come un uragano. “Straordinario! Permettetemi di presentarvi, per quanto incredibile possa sembrare, il quarto campione del Tremaghi!”
Cedric guardò prima Bagman poi Harry, incredulo. La mano che aveva ancora sul braccio di Harry scivolò via e Harry avvertì il vuoto. “Cosa? Che significa?”
“Il mio nome... Il mio nome è uscito dal Calice.” Harry deglutì, non riusciva a pensare. “Non capisco-”
Proprio allora, Madame Maxime e Karkaroff irruppero nella stanza seguiti da Silente, dalla McGranitt e da Piton. Stavano discutendo tutti a gran voce e Harry riusciva a malapena a seguire quello che dicevano. Si avviò verso l’altro lato della stanza e si mise in piedi davanti al fuoco. Per l’ennesima volta si domandò come fosse possibile che queste cose continuassero a succedere proprio a lui.
“Harry.” Avvertì la mano di Silente sulla propria spalla. “Hai messo il tuo nome nel Calice di Fuoco?” Harry fissò quegli intensi occhi azzurri, non era sicuro se quello che vi stesse leggendo fosse delusione, paura o solo confusione.
“No” disse più energicamente che poté. “Io...”
Silente alzò la mano per zittirlo. “Hai chiesto a qualcun altro di farlo al posto tuo?”
“No.” Harry riuscì a sentire lo sbuffo incredulo di Piton. Silente si voltò verso Madame Maxime, Karkaroff e gli altri adulti presenti nella stanza ma Harry non si preoccupò minimamente di seguire la conversazione. Sentiva lo sguardo di Cedric su di sé ma non sapeva cosa dirgli.
Disorientato com’era, si accorse che l’accesa discussione si era ora acquietata e udì la voce del preside dichiarare che sia lui che Cedric avrebbero partecipato alla competizione. Bagman annunciò che la prima prova si sarebbe tenuta nel giro di tre settimane e che la sfida sarebbe rimasta segreta fino ad allora. Infine, Silente congedò tutti e Harry e Cedric si ritrovarono a uscire insieme dalla stanza.
La Sala Grande era fortunatamente vuota, le decorazioni di Halloween fluttuavano ancora sul soffitto. Harry si fermò e si voltò verso Cedric.
Cedric gli fece un mezzo sorriso. “Mi sa che anche quest’anno ci tocca gareggiare l’uno contro l’altro... Come hai fatto?”
“Non l’ho fatto! Non capisco come sia potuto succedere.” Harry mise la mano sul braccio di Cedric. “Non ho messo il mio nome nel Calice. Mi devi credere.”
Cedric lo guardò per qualche secondo e poi scrollò le spalle. “Ah, okay. Io... buonanotte, Harry.”
Harry osservò Cedric andare via e si sentì pervadere dalla paura che la loro amicizia se ne stesse andando con lui. Cedric non gli aveva creduto. Anche se erano amici solo da un paio di mesi, Harry aveva iniziato ad apprezzare davvero il loro legame. Trascinando i piedi, tornò verso la Torre di Grifondoro. Avrebbe provato a cercare Cedric l’indomani e gli avrebbe parlato.

 
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I giorni che seguirono furono i peggiori mai vissuti da Harry a Hogwarts. Ron non gli rivolgeva la parola e, a eccezione dei suoi compagni Grifondoro, tutta la scuola lo trattava come un reietto. E non era nemmeno riuscito a intercettare Cedric. Nessun Tassorosso voleva parlare con lui e Cedric era sempre circondato da una folla di persone molto protettive ovunque andasse. In un tentativo disperato, Harry gli scrisse un messaggio e glielo spedì via gufo.
Harry osservò nella Sala Grande quando i volatili entrarono per consegnare la posta a colazione. Cedric stava ridendo e scherzando con i suoi amici quando un gufo della scuola gli recapitò il biglietto di Harry. Cedric osservò il pezzo di carta e lo lesse mentre il sorriso svaniva dal suo volto. Alzò lo sguardo e vide Harry che lo osservava. Cedric fece un rapido cenno di assenso e si infilò il biglietto in tasca.
Quella sera, finito di fare cena, Harry si alzò. Ron sedeva all’altro lato di Hermione e lo stava ignorando deliberatamente. Harry sospirò e si rivolse a Hermione: “Devo andare, ti raggiungo più tardi.” Hermione lo guardò e annuì tristemente.
Harry si incamminò veloce fuori dalla Sala Grande e uscì dal castello. Imboccò il sentiero che conduceva al lago. Cedric lo raggiunse mentre Harry si stava avvicinando alla rimessa delle barche. Entrambi iniziarono a parlare insieme.
“Cedric, io-”
“Harry, voglio-”
Harry avvampò. “Va’ avanti, urlami pure contro.”
Cedric sorrise e, poggiando le mani sulle spalle di Harry, disse: “Non lo farò. Volevo dire che ti devo delle scuse.” Harry lo guardò confuso. “Io non, ecco, non ti ho creduto quando l’altro giorno mi hai detto che non avevi messo il tuo nome nel Calice. E sono stato convinto di questo per almeno una giornata intera. Poi mi sono ricordato quello che mi avevi confessato in una delle nostre prime chiacchierate. Che speravi che quest’anno ti saresti potuto mimetizzare e di passare inosservato. Ho capito che non avresti mai provato a partecipare alla competizione. E poi, vedendo come ti stanno trattando tutti ultimamente... E io non ho fatto niente per impedirlo. Ti chiedo scusa anche per questo.”
“Non puoi farci niente, passerà da sé. L’ho imparato durante il mio secondo anno qui, quando tutta la scuola pensava che fossi io il responsabile di quegli attacchi” disse Harry con una smorfia.
“Sembra che capitino tutte a te, vero? Durante il primo anno ci fu quel troll e qualunque cosa sia accaduta che ti ha spedito in Infermeria per una settimana... non l’ho mai capita tutta la storia.”
Harry sussultò, pensando a Raptor e alla Pietra Filosofale. “Magari un giorno te la racconterò. Se sopravvivrò a questo torneo.”
“Hai parlato con Silente? Ha qualche idea su come possa essere accaduto?”
“No, non gli ho parlato. Credo di averlo deluso... Non penso che creda al fatto che non sono stato io a farlo.”
“Forse è solo spaventato che possa succederti qualcosa. Un quattordicenne in un Torneo Tremaghi? Non è mai successo prima e siccome le prove sono già decise non possono cambiarle. Non hai nemmeno preso i tuoi G.U.F.O. ancora. Chi ha messo il tuo nome nel Calice chiaramente non è tuo amico.”
Harry rise. “Beh, grazie per aver appena preannunciato chiaro e tondo il mio destino meglio della Cooman... Tutto quello che dice lei è: ‘Una nuvola di morte incombe sul castello.’”
Cedric rise e mise un braccio attorno alle spalle di Harry. I due si incamminarono lungo il sentiero. “Sopravvivrai, magari con tutti gli arti intatti.”
“Come ti senti a dover competere con Viktor Krum?” domandò Harry con un sorrisetto.
Cedric rise. “Quella è stata una sorpresa! E ora sono qui a sperare che nessuna delle prove preveda l’uso dei manici di scopa, anche se tu in effetti potresti dargli del filo da torcere.” Harry si lasciò sfuggire un verso di scherno. “Simon mi ha chiesto di procurargli l’autografo di Krum.”
Harry si rilassò e ascoltò Cedric raccontargli dell’ultima lettera di Simon e dei consigli che gli aveva dato per prepararsi alla competizione. Era bello sapere di avere ancora la sua amicizia. Per la prima volta in tutta la settimana riuscì ad allentare il nodo che gli stringeva lo stomaco da quando Silente aveva chiamato il suo nome davanti a tutti. Alzò lo sguardo sorpreso quando Cedric si zittì: erano tornati al castello.
“Harry, sto provando a convincere gli altri Tassorosso che non è colpa tua e che non hai fatto niente perché il tuo nome venisse estratto.” Cedric fece una smorfia, i suoi seri occhi grigi fissarono Harry. “Ma c’è molto risentimento. Magari le cose scemeranno presto e saranno tutti presi dall’eccitazione della prima prova, invece di avercela con te per qualcosa che non hai fatto.”
Harry annuì. “Il fatto che tu mi creda, aiuta un sacco. Per il resto” alzò le spalle, “magari rimarrò ferito gravemente nella prima prova e non dovrò affrontare il resto.”
Cedric rise. “Non credo che Madama Chips abbia voglia di rivederti tanto presto.”

 
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Ron si allontanò irritato da Harry, dopo aver scontato insieme la punizione a pulire calderoni nella classe di Piton. Non gli aveva rivolto parola per tutte le due ore che erano stati lì.
“Potter.” La voce di Malfoy risuonò per il corridoio. Harry lo ignorò e continuò a camminare. Sentì i passi di Malfoy affrettarsi verso di lui e si voltò, bacchetta pronta.
“Lasciamo in pace, Malfoy.”
Malfoy osservò la bacchetta di Harry e sogghignò. “L’hai tirata fuori veloce, Potter.” La spilla Potter Puzza lampeggiava sulla sua veste.
Harry irrigidì la presa sulla bacchetta e parlò di nuovo: “Che vuoi?”
“Volevo solo ringraziarti per avermi mandato tutto a puttane. Non potevi resistere a cercare ancora più attenzioni, vero?”
Harry lo guardò incredulo. “Mandarti tutto a puttane? Ma che stai blateran-”
“Diggory! Dopo il modo in cui lo hai tradito non vorrà più aiutarci con il nostro piccolo ‘progetto di studio’, no??”
Harry rise amaramente. “In realtà, Malfoy, io e lui abbiamo parlato proprio ieri e mi ha detto che è sempre disposto ad aiutarci. Ovviamente, questo era prima che tu lanciassi un incantesimo contro la mia migliore amica e la spedissi in Infermeria.” Toccò la spilla di Malfoy con la bacchetta e questa cambiò nel motto pro Cedric. “Cosa ti fa pensare che ora io abbia ancora intenzione di aiutarti?”
Il volto di Malfoy si svuotò di ogni emozione. “Vuoi dire...” Malfoy si interruppe quando, oltre la spalla di Harry, vide Piton uscire dalla sua classe e voltarsi verso di loro. “Qual è il problema qui?” Harry imprecò quando udì il professore dietro di lui e si rimise la bacchetta in tasca prima di girarsi.
Piton lo guardò male. “La tua punizione è finita, Potter. Non c’è motivo che ti attardi qui nei sotterranei.” Harry fissò Malfoy con aria insolente, sfidandolo a dire qualcosa.
“Stavo solo domandando a Potter una cosa sui compiti di Trasfigurazione” rispose prontamente Malfoy.
Piton si voltò verso di lui a osservare prima la spilla Potter Puzza, poi Malfoy. “Come mai ho la sensazione che tu non stia dicendo la verità, Draco? Forse perché sei abbastanza intelligente da non dover chiedere niente a Potter?”
Malfoy non rispose, ma tenne lo sguardo fisso sull’insegnante di Pozioni. “Molto bene. Se vi trovo di nuovo qui quando le lezioni sono finite, pretenderò una spiegazione più dettagliata.” Si girò e se ne andò giù per il corridoio.
Entrambi gli studenti lo osservarono rientrare nel proprio ufficio. Harry fece per imboccare le scale ma Malfoy lo afferrò per un braccio e lo fermò. Harry si staccò: “Lasciami in pace, Malfoy.”
“Dannazione, Potter. Che intendevi dire che Diggory ha ancora intenzione di farlo-”
“Volevo dire che Diggory sa che non ho messo il mio nome nel Calice.” Harry ignorò la risata incredula di Malfoy. “E quindi sarebbe ancora disposto ad andare avanti con questa cosa. Ma l’accordo è saltato, non ho intenzione di sopportare le tue stronzate.” Indicò la spilla Potter Puzza: “E hai anche il coraggio di aspettarti che io-”
“Ero arrabbiato, okay?” sputò fuori Malfoy. “Ero sicuro che Diggory non ci avrebbe più voluto aiutare e che fosse tutta colpa tua perché volevi ancora una volta vedere il tuo nome sui giornali.”
“Quando te lo ficcherai in quella testa dura da Serpeverde? Io non voglio che mi succedano queste cose. Succedono e basta.” Harry spinse Malfoy verso la parete. “Non posso controllare quello che i giornali scrivono su di me. La Skeeter si è inventata tutto. Non è colpa mia se ha deciso di tagliare fuori Diggory. Vorrei che non l’avesse fatto, ma non è colpa mia. Smettila di rompermi, Malfoy. Lascia in pace me e i miei amici.”
Harry si voltò e se ne andò su per le scale senza guardarsi indietro.

 
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Quella sera a cena, era seduto al suo solito posto, con il tavolo dei Serpeverde di fronte. Tutti indossavano la spilla Potter Puzza, ma notò che quella di Malfoy era l’unica che mostrava solo il motto per Diggory. Osservò Malfoy giocare con il cibo nel piatto senza mangiarlo. La Shepherd’s Pie era la preferita di Malfoy, se ne serviva sempre una seconda porzione ogni volta che c’era. Improvvisamente a Harry venne in mente che sapere quali erano i piatti preferiti di Malfoy non era normale. Non si era mai accorto di quanto attentamente lo avesse osservato fino ad allora. Malfoy si alzò in piedi e si avvicinò a Diggory al tavolo dei Tassorosso. Si piegò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio e Cedric si voltò verso Harry.
Harry distolse immediatamente lo sguardo, tornando a fissare il suo piatto. Avrebbe dovuto aspettarselo che Malfoy non si sarebbe arreso. Beh, non avrebbe funzionato. Non avrebbe mai e poi mai lavorato con quell’idiota su niente, tantomeno rischiando di essere espulso o peggio. Video Diggory alzarsi e uscire dalla sala in compagnia di Malfoy.
“Dove credi che stiano andando?” domandò Ron. “Non ho mai visto Diggory e Malfoy insieme prima. Credi che Malfoy sia-”
“Onestamente, Ron, perché sei così ossessionato da chi è o non è gay?” sbottò Hermione guardandolo da sopra il libro sulla storia degli elfi domestici. “Chiedi a Harry se quei due sono amici.”
Ron lo guardò male da sopra la testa di Hermione e tornò a mangiare, infilzando il cibo nel piatto come sperando che fosse la testa di Harry.

 
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La mattina dopo, a colazione, un gufo della scuola planò verso Harry. Slegò la lettera con un sospiro. Fin da quell’articolo sulla Gazzetta del Profeta aveva ricevuto un sacco di messaggi di odio per posta, o nascosti nella sua borsa, o scritti sulle lavagne delle classi.
“Non la leggi?” gli domandò Hermione quando Harry posò il pezzo di pergamena vicino al piatto. “Potrebbe essere di Felpato.” Harry notò la testa di Ron voltarsi brevemente verso di loro prima di tornare a concentrarsi sul suo tema di Pozioni che stava cercando di finire prima dell’inizio della lezione.
“Non può essere di Felpato, era un gufo della scuola” disse Harry con una smorfia. “Sono sicuro che sia solo un altro messaggio minaccioso.”
“Non puoi esserne sicuro, Harry. Perché non la apri e vedi?” insistette Hermione. Con un sospiro, si fece coraggio e la aprì.
 
           Potter. Stanotte. Stesso posto. Stessa ora.
 
Incendio.” Harry mormorò l’incantesimo prima che Hermione potesse vedere il messaggio e osservò il foglietto sparire in uno sbuffo di fumo. “Mi dispiace, Harry. Credevo che potessero essere buone notizie” mormorò Hermione posando le mani sulle sue e stringendogliele delicatamente. “Vedrai che pian piano le acque si calmeranno.”
Harry lanciò uno sguardo al tavolo di Serpeverde. Malfoy lo stava fissando. Incredibile. Quell’idiota non comprendeva per niente la realtà delle cose. Cosa credeva di potergli dire se si fossero incontrati che lo avrebbe convinto ad aiutarlo? Lo sguardo di Harry cadde sulla veste di Malfoy. Non stava indossando la spilla. Tornò a osservare il volto di Malfoy. Malfoy sollevò un sopracciglio e Harry mimò con la bocca un “vaffanculo”. La faccia di Malfoy si indurì in un’occhiataccia, lanciò la forchetta nel piatto e lasciò la sala.
Diggory fermò Harry dopo pranzo. “Harry, ho parlato con Draco a lungo ieri note. Credo davvero che dovresti venire all’incontro di stasera.”
“Non esiste che io lo aiuti.” Harry lo guardò. “E non riesco a crederci che ti stia schierando dalla sua parte.”
“Non ci sono parti. Sono solo un osservatore neutrale. Ma voi vi urlate contro e non ascoltate mai.” Cedric sospirò. “Voglio solo assicurarmi che entrambi abbiate modo di dire la vostra.”
Harry fece una smorfia. “Va bene. Ci sarò. Ma non c’è niente che Malfoy possa dire che mi farà cambiare idea.”

 
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Malfoy fu l’ultimo a entrare nell’aula al secondo piano. Harry era in piedi appoggiato alla cattedra. Cedric andò incontro a Malfoy, che era ancora davanti alla porta. Afferrandolo per un braccio, lo fece avvicinare a Harry. “Glielo devi dire. Non c’è altro modo per convincerlo.” Malfoy si liberò dalla presa di Cedric e si avvicinò alle finestre.
Harry voleva solo fare quello che doveva e andarsene; era venuto solo per fare un piacere a Cedric, tutto qui. Malfoy era in piedi e guardava fuori. Dopo un minuto, Harry disse: “Vedi? Anche lui sa che è inutile.” Si alzò e raccolse la borsa da terra, poi si incamminò verso la porta.
“Harry, resta. Draco, se vuoi ottenere qualcosa, devi dirglielo.”
“Va bene!” Malfoy sbottò e si girò. Harry si fermò e si voltò per fronteggiarlo. “Devo sapere come resistere alla Maledizione Imperius.” Si fermò e chiuse gli occhi, come desiderando che Harry non fosse nella stanza. “Mio padre... Mio padre la usa su di me.”
“Che vuol dire che la usa su di te? È una specie di gioco da Malfoy per il dopocena?” Harry lo guardò incredulo.
“No... non è un gioco, Potter.” Malfoy si voltò nuovamente verso le finestre, lo sguardo perso all’orizzonte. “Se il mio comportamento non è all’altezza delle sue aspettative, mi mette sotto la Maledizione Imperius fino a che non decide che ho imparato la lezione.”
“Non capisco.” Harry lo guardò, anche se all’improvviso aveva l’orribile sensazione di non voler capire.
“Permettimi di spiegartelo meglio allora, Potter.” Malfoy si voltò e gli si avvicinò, fino a puntargli un dito sul petto. “Quando ho difeso mia madre da uno degli attacchi d’ira di mio padre, lui mi ha imposto la Maledizione Imperius costringendomi a picchiarla al posto suo. Il giorno in cui ho alzato la voce contro di lui, l’ha usata per costringermi a stare seduto a tavola a guardarli mangiare senza permettermi di toccare cibo per due giorni. Quando non sono riuscito a ottenere il massimo dei voti e sono arrivato dopo una Mezzosangue, mi ha costretto a uccidere il mio cane. Ora è più chiaro?”
Harry sentì tutto il sangue abbandonargli la faccia. Aprì la bocca, ma nessuna parola ne uscì. Malfoy imprecò e si voltò di nuovo verso le finestre. “Non ne avevo idea...” disse infine Harry.
“Beh, cerca di non inciampare mentre scappi via da qui, Potter” Malfoy sogghignò, la sua maschera di nuovo saldamente al suo posto. “Era chiederti troppo, vero?”
“Draco, concedi a Harry un minuto per assimilare quello che gli hai raccontato” intervenne Cedric avvicinandosi alle finestre. Abbassò la voce perché Harry non potesse sentire quello che si stavano dicendo. Harry era immobile al centro della stanza, paralizzato. Le parole di Malfoy che gli frullavano in testa... Come poteva qualcuno fare quelle cosa al suo stesso figlio? Ricordò la rabbia cieca sul volto di Lucius Malfoy il giorno in cui l’aveva affrontato nell’ufficio di Silente dopo aver sconfitto il Basilisco. Harry era stato sicuro che lo avrebbe attaccato proprio di fronte al preside. Non era difficile immaginare cosa avrebbe potuto fare nella sua stessa casa, dove nessuno poteva fermarlo.
“Malfoy, io...”
“Risparmiami la tua pietà, Potter. Dimmi solo se lo farai oppure no.”
Harry annuì: “Sì, lo farò.”
“Bene. Incontriamoci domani sera alle sette, fuori dalla Torre Ovest.” Malfoy fece un cenno di saluto a Diggory e lasciò la classe.
Harry si sedette a un banco. “Chi farebbe una cosa simile al suo stesso figlio?”
Cedric si accomodò vicino a lui. “Lucius Malfoy... lo hai mai incontrato?”
Harry annuì. “Un paio di volte. Era coinvolto nella storia della Camera dei Segreti di un paio di anni fa.”
“Hai qualche sospetto che Draco non stia dicendo la verità?”
“No.” Harry scosse il capo. “Non avrei mai immaginato che Malfoy vivesse qualcosa del genere a casa sua, ma non credo che se lo sia inventato. Ci vorrebbe una mente davvero perversa e Malfoy non è perverso. È solo... cattivo.”
“Non sai mai che tipo di vite vivano gli altri quando lasciano la scuola per tornare a casa” mormorò Cedric. Harry pensò ai Dursley. La sua esistenza non era facile con loro, ma almeno loro non lo torturavano. Niente di quello che gli avevano fatto poteva paragonarsi agli abusi descritti da Malfoy.
“Credi che funzionerà?” chiese Harry. “Anche se riuscisse a imparare a resistere alla maledizione, suo padre troverà un altro modo...”
Cedric lo guardò. “Credo che tema che suo padre possa chiedergli di fare qualcosa di orribile... e si stia preparando per quel giorno.”



 

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Capitolo 5
*** Imperius ***


5. Imperius
 


Una cosa positiva del fatto che Ron non gli rivolgesse più la parola, era che rendeva molto più semplice incontrarsi con Cedric e Malfoy senza destare sospetti. “Me ne vado a studiare da un’altra parte” disse a Hermione, dopo quindici minuti passati in Biblioteca con Ron seduto di fronte che continuava a ignorarlo bellamente.
“Non devi andare, Harry.” Hermione gli fece un sorriso a labbra strette. “Non andare...”
“Va tutto bene, ci vediamo dopo.” Lanciò un’occhiataccia a Ron che si rifiutava di alzare lo sguardo dai libri, e se ne andò.
Attraversò velocemente l’uscita e si ritrovò in cortile. I miti giorni di ottobre, avevano lasciato il posto a novembre e l’improvviso calo delle temperature voleva dire che non ci sarebbe stato nessuno studente a passeggiare fuori. Harry realizzò con timore che mancavano meno di due settimane alla prima prova del Torneo. Seguì il sentiero che lo avrebbe condotto alla Torre Ovest. Malfoy e Cedric erano già lì, in piedi vicino alla torre. “È questo?” chiese Harry. “Come si apre?”
“Funziona come il passaggio dietro al Paiolo Magico... Dai un colpetto qui, qui e qui e la parola d’ordine è Aperiens” spiegò Malfoy. Il solido muro di pietra della torre si spalancò e i tre studenti imboccarono il passaggio.
Cedric e Harry si guardarono attorno meravigliati. Quella stanza era grande. Armadietti e panchine riempivano lo spazio. Le pareti erano ricoperte di arazzi, il cui tessuto riproduceva con dovizia di particolari incontri di Quidditch. Su un lato di quel grande ambiente, Harry riusciva a scorgere le docce e la zona bagno. In fondo, c’erano una sala pesi e una specie di ufficio. Harry si avvicinò a un armadietto e lo aprì. C’era ancora un’attrezzatura sportiva di pelle appesa dentro, molto vecchio stile.
“Questo posto è fantastico, Draco!” esclamò Cedric eccitato, la voce che echeggiava nella stanza. Malfoy si guardò intorno e Harry si accorse che sembrava fiero. Vedeva quel posto come il suo posto, realizzò. Non c’era un altro luogo simile a Hogwarts e per più di tre anni era stato il suo rifugio segreto. Un posto in cui poteva venire da solo e averlo tutto per sé. Che fosse disposto a condividere questo segreto, la diceva lunga su quanto disperatamente volesse imparare a resistere alla Maledizione Imperius.
“Quando è stato usato l’ultima volta?”
“Negli anni Cinquanta. Fino ad allora le squadre si cambiavano insieme, ecco perché è così grande. Quando hanno spostato il campo, hanno anche creato due spogliatoi separati.”
Malfoy si sfilò la veste e la appese a uno dei ganci che correvano lungo il muro. Harry e Cedric lo imitarono e Malfoy li condusse nella stanza sul retro. Era chiaro che era lì che trascorreva il suo tempo. Rotoli di pergamena, boccette di inchiostro e i suoi libri di testo erano impilati sulla scrivania. Harry osservò tutto stupito: c’era un tavolo lungo il muro che era perfettamente rifornito di attrezzature da laboratorio e ingredienti per pozioni. Non c’era da stupirsi che Malfoy andasse così bene in quella materia, poteva esercitarsi a distillare tutte le pozioni anche prima di andare a lezione.
“Non sembra che questo posto sia rimasto inutilizzato per quarant’anni. Non c’è sporco né polvere o altro.”
Malfoy si guardò intorno. “Beh, alla fine quegli incantesimi pulenti che Vitious ci ha costretto a imparare sono risultati utili. Gli elfi domestici non vengono in questa ala del castello. Ma direi basta chiacchiere, iniziamo.”
Cedric annuì. “Prima di tutto ci serve... Ce ne siamo scordati, ci serve qualcosa su cui Harry possa provare la maledizione prima.”
La bocca di Malfoy si trasformò in una smorfia. “Al diavolo quello...”
“No, è importante” disse Cedric. “Preferisco che Harry si eserciti su un roditore e non su di te, Draco.” Harry rise sotto i baffi ma si trattenne dal fare l’ovvio paragone con il furetto. Dallo sguardo assassino sul volto di Draco, era chiaro che lui aveva capito perfettamente perché Harry avesse riso.
“Allora che facciamo?” chiese Harry. “Puoi trasfigurare qualcosa in topo, Cedric?”
“Potrei, ma non so se sarebbe come esercitarsi su uno vero.”
“Che ne dici di un ragno? Moody ha usato un ragno a lezione.”
“Non ha la stessa struttura nervosa di un mammifero” obietto Cedric. “Dobbiamo cambiare i nostri programmi.”
Harry si guardò intorno e tirò fuori la bacchetta. “Vale la pena provare... Accio topo.”
“Non essere stupido...” Malfoy iniziò a dire, quando improvvisamente un mucchietto grigio volò nell’aria fino alla mano tesa di Harry. Subito Harry usò anche l’altra mano per trattenerlo e ora solo la lunga coda rosa sbucava tra le sue dita. Per una frazione di secondo, gli altri due lo guardarono a bocca aperta e poi scoppiarono a ridere. Harry guardò Malfoy meravigliato, non aveva mai visto sul suo volto una risata genuina, una che non fosse maligna.
“Cosa ti ha fatto venire l’idea...” iniziò Cedric.
Harry fece un sorrisetto innocente: “Cacche di topo” disse puntando il dito verso un angolo della stanza. Si guardò intorno in cerca di qualcosa in cui mettere il roditore e vide un cestino della spazzatura vicino alla scrivania. “Proprio in questo periodo stiamo imparando gli incantesimi di Appello. Sono sorpreso che abbia funzionato davvero, in classe non mi riusciva di Appellare niente.”
Malfoy emise un lamento. “Un po’ meno chiacchiere su quanto poco tu sappia di magia sarebbe d’aiuto, Potter. Sto cercando di non immaginarmi a passare il resto della mia vita al quinto piano del San Mungo perché hai fatto un casino...”
“Non dobbiamo farlo per forza...”
“Fa’ come se non avessi detto niente. Lo faremo e basta. A questo punto, forse per me sarebbe più sicuro finire al San Mungo.” Malfoy fece un cenno verso il topo nel cestino. “Fallo.”
Cedric si guardò intorno. “Sediamoci e parliamo, prima di iniziare.” C’era solo una sedia nella stanza, ma Harry e Cedric presero una panca dalla stanza degli spogliatoi per sedersi. “Ho fatto delle ricerche su questa maledizione. Pare che il rischio maggiore sia quando qualcuno è sotto di essa per molto tempo, ore o giorni. Quindi, per essere sicuri, lo faremo per un massimo di quindici minuti. L’altro rischio riguarda la frequenza con cui viene scagliata. E questo spiega perché tu ti sia sentito male, Harry. L’hai subita, quanto, quattro volte in un’ora?” Harry annuì.
“Noi lo faremo massimo una volta a sessione.” Malfoy fece per obiettare, ma Cedric scosse la testa. “Non c’è nessun bisogno di rischiare e, se dopo quindici minuti non sei ancora riuscito a respingerla, avresti comunque bisogno di una pausa.”
“Sono stato sotto la maledizione per due giorni senza problemi” protestò Malfoy. “Non c’è motivo per...”
Cedric alzò una mano. “Tuo padre è un mago adulto che sa bene come usare le Arti Oscure. Harry no. Non cambierò idea sul limite di quindici minuti...”
Cedric guardò Harry. “Quando sei pronto per provare libera la mente da ogni dubbio. Devi sentirla nella mente la Maledizione Imperius, prima ancora di scagliarla. Poi spingi con tutta la forza della tua magia nel momento in cui pronunci l’incantesimo. Se lo fai senza convinzione non funzionerà... o peggio.” Harry annuì.
“Sei pronto a provare sul topo?”
Harry deglutì ma annuì. Non guardò Malfoy. Chiuse gli occhi e cercò di ricordare i movimenti di bacchetta effettuati da Moody. Poi li aprì e si concentrò sul roditore. Prese un respiro profondo e agitando la bacchetta gridò: “Imperio!” Il topo smise di agitarsi nel cestino. Allo stesso tempo, Harry percepì un’altra sensazione: poteva avvertire il battito cardiaco del roditore, poteva sentire il suo terrore. Harry guardò verso Malfoy e Cedric, entrambi stavano fissando l’animaletto.
Cedric si avvicinò e lo afferrò, adagiandolo sul pavimento. La creatura rimase lì ferma in attesa.
“Non scappa, è un buon segno. Ora pensa a cosa vuoi che faccia, un comando.”
Harry guardò l’animaletto e pensò: Agita la coda. Subito la lunga coda del topo iniziò a muoversi frenetica. Stop. E la coda si fermò. Rotolati. E il topo rotolò di lato. Poi rimase fermo, in attesa di un nuovo ordine.
Il volto di Malfoy era arrossato mentre osservava il roditore. “Cosa si prova?”
“È strano: posso percepire quello che sta provando. È agitato, non capisce cosa stia succedendo. È l’opposto di quello che senti quando sei sotto la maledizione, credo. Quando senti quella sensazione di calma che ti invade. Credo... Credo che la paura che il tuo corpo prova in realtà, venga trasferita a chi scaglia l’incantesimo.”
Malfoy impallidì. “Riesci a capire cosa sta pensando il topo?”
“No, sento solo la paura. Ovviamente è solo un topo. Non so se questo cambia le cose. Potrebbe star parlando il topese e io non lo capisco.”
Cedric guardò Malfoy che stava fissando come pietrificato il roditore. “Credo che sia abbastanza. Assicuriamoci che tu riesca a liberarlo dalla maledizione e direi che siamo a posto.” Si chinò a raccogliere il topo e lo avvicinò a Harry.
Finite.”
Il topo iniziò immediatamente ad agitarsi tra le mani di Cedric, cercando di scappare. “Sta bene?” chiese Harry avvicinandosi per accarezzargli la testolina, nel tentativo di tranquillizzarlo.
“È un topo. Il suo cervello potrebbe essere completamente andato e sarebbe impossibile saperlo” strascicò Malfoy.
Harry alzò gli occhi al cielo. “Immagino che sarà difficile capirlo anche con te, faccia da furetto.”
“Divertente, Potter.”
Cedric sollevò il topo, osservandogli il muso. “Sembra che stia bene.” Si inginocchiò e lo liberò. Tutti lo osservarono fuggire via terrorizzato dalla stanza. Con amarezza, Harry ebbe un breve lampo dell’ultima volta che aveva visto Peter Minus darsela a gambe tra l’erba nella forma di Crosta.
“Quindi, ora sappiamo che Harry è in grado di scagliare la maledizione. E pare che il topo sia sopravvissuto” disse Cedric. Poi lui e Harry si voltarono verso Malfoy. Stava fissando la crepa nel muro in cui era scomparso il roditore. Poi raddrizzò la schiena e si girò verso Harry.
“Basta perdere tempo, facciamolo.” La voce di Malfoy era indifferente, ma Harry non poté fare a meno di domandarsi cosa stesse pensando in realtà.
“Ora ci arriviamo, Draco.” Cedric fece cenno a entrambi di sedersi di nuovo. “Harry, spiega a Draco la sensazione che hai provato la prima volta che ti sei ribellato alla maledizione.”
Harry chiuse gli occhi. “Ho sentito la trance invadermi, poi qualcosa si è attivato dentro di me e ho sentito la voce di Moody che mi ordinava di saltare sul banco. Una parte di me voleva farlo, ma poi una voce nella mia testa ha iniziato a dirmi che era un’idea stupida e che non avrei dovuto ascoltarlo... e alla fine ho sbattuto contro il banco, non ci sono saltato sopra.”
“E l’ultima volta? Qual è stata la differenza quando sei riuscito a respingerla completamente?”
“Credo che la differenza maggiore fosse che sapevo cosa aspettarmi. Ho avvertito la trance che iniziava e quasi non ho sentito il comando che mi dava lui, non avevo più bisogno di una voce che mi dicesse cosa fare. Ho solo visualizzato come un’ondata che spingeva la trance via da me. Quest’onda ha spinto fino a che non l’ha scacciata completamente.”
“Voci e un’onda. Nella tua testa.” Malfoy scosse il capo. “Non è molto d’aiuto, Potter.”
“Ti avevo avvisato che non ero sicuro di come potesse funzionare quello che facevo. La seconda volta ho immaginato un muro di mattoni che si ergeva, ma era troppo lento. Quindi ho pensato che quello che mi serviva era qualcosa di più veloce e di grosso.” Diede un’alzata di spalle. “Una grande onda è quello che mi è venuto in mente, ma immagino che possa essere qualunque cosa.”
“Proviamo con l’immagine dell’onda e vediamo cosa succede, Draco” disse Cedric. “Prima esercitati; visualizza come deve essere ripararsi dietro a quest’onda e immaginala spingere via la trance.”
Malfoy fece una smorfia ma chiuse gli occhi. Harry realizzò che il fatto che Malfoy fosse disposto a provare senza un sogghigno o un commento sarcastico la diceva lunga su quanto seriamente volesse imparare a respingere la maledizione. Harry rimase affascinato dalla faccia rilassata di Malfoy. La tensione attorno ai suoi occhi svanì e Harry realizzò che avrebbe adorato vedere le sembianze di un Malfoy addormentato. Senza la maschera che indossava sempre per il mondo, sembrava una persona completamente diversa... una con bellissime ciglia a incorniciargli gli occhi, pensò arrossendo. Occhi che erano aperti, realizzò Harry con un sussulto.
“Vedi qualcosa che ti piace, Potter?” strascicò Malfoy. Harry avvampò e distolse lo sguardo.
“Credi che quest’immagine mentale possa funzionare per te, Draco?” chiese Cedric.
“Sì, facciamolo.”
“Hai la lista dei comandi?” Malfoy annuì e andò alla veste che aveva appeso al muro, ripescando un foglietto di pergamena da una tasca.
“Sono dei comandi elementari. Continuo a non essere sicuro che sia una buona idea usare una lista fatta da me” disse Malfoy. “Potrebbe rendermi più facile resistere.”
Cedric la scorse. “Va bene, volevo che tu la creassi solo perché tu fossi sicuro che non ti sarebbe stato chiesto di fare niente che tu non volessi. Possiamo iniziare con questa e, se riuscirai a resistere, allora possiamo usare degli altri comandi che non ti aspetti e vedere cosa succede. Che te ne pare?” propose Cedric.
Draco annuì. “Va bene. Ma niente cantare” dichiarò guardando male Potter.
“Okay, niente cantare” assentì piano Harry.
“Ti senti pronto, Harry?” domandò Cedric.
Harry rimase seduto, occhi sulla bacchetta. Non era la stessa cosa parlare di scagliare una Maledizione Senza Perdono su qualcuno o su un topo. Era una cosa completamente diversa realizzare di starlo per fare su un altro essere umano. Anche se l’umano in questione era Malfoy. Cedric lo raggiunse e si sedette accanto a lui. “Sei sicuro di volerlo fare? Non è troppo tardi per tirarti indietro.”
Harry azzardò uno sguardo verso Malfoy, che era in piedi in mezzo alla stanza e li fissava. Aveva le spalle tese e i freddi occhi grigi erano fissi su Harry.
“Lo farò.” Per un momento Malfoy sembrò quasi afflosciarsi dal sollievo.
“Fallo come hai fatto con il topo: libera la mente, pensa all’incantesimo e non esitare” disse Cedric. “Ricorda che, siccome tutti i comandi che darai sono veicolati dal pensiero, devi resistere alla tentazione di avere pensieri incoraggianti nei confronti di Draco. Se ti metti a pensare ‘forza puoi farcela, resisti’, questo creerà solo confusione e potrebbero sorgere dei problemi. Pensa solo al comando e a nient’altro.”
“Sei pronto, Malfoy?” chiese Harry.
Malfoy annuì, chiuse gli occhi e attese.
Harry si alzò e gli si avvicinò. Si fermò proprio di fronte a lui, chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Poi aprì gli occhi e, senza preavviso alcuno, sollevò la bacchetta e gridò: “Imperio!”
Harry guardò Malfoy che aveva ancora le palpebre serrate. Poteva avvertire il battito cardiaco di Malfoy nella sua testa, i profondi respiri che stava prendendo inspirando ed espirando. Poteva percepire le sue emozioni invadergli la mente: ansia, paura, fame. Cedric gli si avvicinò: “Lo senti?” Harry annuì.
Con dita tremanti, Cedric tenne aperta la lista per Harry. Harry lesse e pensò il primo comando dell’elenco. Tocca il pavimento. Entrambi trattennero il respiro e poi, con un lampo di disappunto, guardarono Malfoy piegarsi e toccare il pavimento.
Cedric si mosse verso di lui. “Draco, senti l’onda spingere contro la calma. Fa’ in modo che l’onda la allontani da te.” Poi fece un cenno a Harry di dare il prossimo comando.
Siediti sulla sedia. Ci fu un attimo di ritardo e Malfoy, trascinando i piedi, percorse i tre passi che lo separavano dalla sedia e fece per sedersi. Mancò la sedia e cadde sul pavimento. Il volto di Malfoy era arrossato e gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
Harry avvertì subito la sensazione di dolore attraverso il legame con Malfoy, e anche qualcos’altro, realizzò. Sentì speranza. Cedric lo guardò e disse: “Solo un altro.”
Alza in alto le braccia. L’attesa fu anche più lunga questa volta, ma poi le braccia di Malfoy iniziarono a salire controvoglia. Però, Cedric e Harry potevano vedere come Malfoy combattesse per abbassarle. Harry avvertì rabbia mista a paura, poi all’improvviso entrambe le braccia di Malfoy si sollevarono sulla testa.
Finite.”
Malfoy si accasciò sul pavimento. Cedric e Harry si precipitarono da lui e lo aiutarono a sedersi su una sedia. Dopo un momento, Malfoy si raddrizzò e scansò le loro braccia. “Porca puttana, non ha funzionato!”
“Era solo la prima volta, Draco!” disse Cedric. “Non potevi aspettarti che funzionasse subito. La stavi chiaramente combattendo. Non hai reagito immediatamente ai comandi e riuscivamo a vedere che ti stavi sforzando di resistere.”
Harry arretrò. Sentire quella connessione con Malfoy lo aveva scosso. Gli sembrava di aver violato l’intimità di Malfoy. Sentire quello che sentiva l’altro ragazzo era sbagliato e basta. Voltandosi, si avviò verso gli armadietti e trovò un bicchiere su una mensola vicino alla fila di rubinetti. Lo riempì di acqua e lo portò a Malfoy. La faccia di Malfoy aveva riacquistato colore e sembrava aver recuperato il suo solito autocontrollo. Guardò il bicchiere d’acqua stupito, quando Harry glielo porse. “Grazie.”
“Cos’hai sentito, Harry? Come è stato per te?” chiese Cedric ancora accovacciato sul pavimento vicino a Malfoy. Harry esitò e Malfoy assottigliò lo sguardo nella sua direzione.
Harry arrossì, consapevole che Malfoy avrebbe odiato quello che stava per dire. Ma se voleva imparare a respingere la maledizione, doveva sapere cosa aveva sentito Harry attraverso il loro legame. “Sì, la maledizione ti dà l’abilità di sentire le emozioni di quella persona. Ho sentito un sacco di ansia inizialmente, poi paura, e poi ehm...”
Harry fece un sorrisetto e si mise la mano in tasca. Prese una mela e la lanciò a Malfoy, che la afferrò al volo grazie all’istinto da Cercatore. “... ho sentito fame.” Malfoy, che aveva già addentato la mela, si strozzò e lo guardò male. “Quando hai mancato la sedia, c’è stato anche qualcos’altro, speranza, credo. Ma con l’ultimo comando ho sentito la rabbia che si impossessava di te, ed è stato allora che hai immediatamente ubbidito e non sei più riuscito a opporti.”
Malfoy era immobile mentre Harry descriveva quello che aveva provato. Guardò la mela che aveva in mano e improvvisamente si alzò e la lanciò lontano nella stanza. Il frutto colpì il muro e rimbalzò, lasciando una macchia di polpa e succo sulla superficie. Malfoy guardò Harry e avanzò verso di lui. “Quindi mi stai dicendo che il mio amatissimo padre poteva sentire tutto quello che io sentivo quando mi ha messo sotto quella maledizione.”
Era in piedi, le punte delle scarpe sfioravano quelle di Harry, occhi grigi accesi di rabbia. Harry non arretrò, sapendo bene che Malfoy aveva tutto il diritto di essere furioso. “Paura. Fame. Per due giorni quest’estate non ho mangiato e tu mi stai dicendo che lui ha potuto sentire la mia fame per tutto il tempo... O anche peggio, sapere che tu, idiota ignorante” squadrò Harry sdegnosamente dall’alto in basso “anche tu sei in grado di sentire tutto. Ti odio, Potter.” Si voltò e si diresse nell’angolo più lontano della stanza degli spogliatoi.
Harry rimase fermo in piedi folgorato e poi fece per seguire Malfoy. Cedric gli afferrò il braccio e lo fermò. “Ci vado io, perché tu nel frattempo non fai un po’ di compiti?”
Harry andò alla scrivania e si sedette sulla sedia, ma non aprì la borsa con i libri. Si passò una mano tra i capelli con fare irrequieto e poggiò la fronte sulla superficie liscia del tavolo. Non riusciva a immaginare come sarebbe stato se i loro ruoli fossero scambiati e Malfoy fosse quello che sentiva tutto ciò che Harry sentiva. Sapeva che lo avrebbe detestato se qualcuno fosse stato in grado di captare ogni sua emozione. Era stato fastidioso percepire quelle di Malfoy ma quello che era stato anche peggio era la consapevolezza di poter controllare ogni mossa fatta da Malfoy. Era estremamente sbagliato, nessuno avrebbe dovuto essere in grado di prendere il controllo del corpo di qualcun altro in quel modo.
Alzò lo sguardo e vide Malfoy e Cedric in piedi al centro degli spogliatoi. Malfoy stava evidentemente urlando, il volto invaso dalla rabbia, e stava agitando le braccia, indicando Harry, ma Harry non riusciva a sentire niente di quello che diceva. Cedric doveva aver messo su uno scudo, realizzò, per evitare che Harry sentisse la loro conversazione. Vide Cedric indicare una delle panchine e Malfoy dirigersi riluttante verso di essa, dando un calcio a un armadietto nel mentre. Con un sospiro, Harry si piegò e recuperò il libro di Pozioni dalla borsa. Gli mancavano ancora trenta centimetri da scrivere per il tema di Piton e tutti i compiti di Trasfigurazione da fare.
Era a buon punto con il tema quando sentì Cedric rientrare nell’ufficio. “Come ti senti, Harry?” Cedric sembrava stanco e Harry si chiese se si fosse pentito di essere stato coinvolto.
“Io? Bene. Come sta Malfoy?”
“Meglio. È andato a farsi una doccia per darsi una calmata, poi tornerà qui a parlare. Ma prima di allora, ho bisogno di sapere come ti senti tu. Non te l’ho chiesto solo per educazione. Vuoi abbandonare?”
“Malfoy cosa vuole fare?” indagò cauto Harry.
Cedric avvicinò la panca, così da poter guardare Harry negli occhi. “Voglio sapere cosa vuoi fare, a prescindere da quello che vuole lui.” Harry sbirciò oltre la spalla di Cedric e vide Malfoy nell’altra stanza. Gli dava le spalle e si era già tolto la camicia, mentre ora si stava sfilando i pantaloni. Harry fu colpito dall’inaspettata consapevolezza che Malfoy aveva davvero un bel-
“Harry.” La voce di Cedric interruppe i suoi pensieri. Harry tornò a guardare Cedric con un forte rossore sulle guance. “Ho bisogno di sapere come ti senti a dover usare la Maledizione Imperius su Draco.”
Harry si costrinse a concentrarsi. “Sentivo che era sbagliato. Che io sia in grado di controllarlo, è sbagliato. Nessuno dovrebbe essere in grado di fare una cosa del genere. E poi, riuscire a sentire le sue emozioni, mi è sembrato come se stessi violando la sua privacy.”
“Così sbagliato che non vuoi farlo di nuovo?”
Harry esitò. “Non voglio farlo di nuovo... ma voglio che Malfoy impari a resistere alla maledizione. E non c’è altro modo perché questo avvenga, no?” Cedric scosse la testa in risposta. “La stava combattendo, si vedeva chiaramente. Voglio che abbia la possibilità di imparare come si deve. Quindi, credo di essere disposto a farlo ancora. Ma non so cosa ne pensi Malfoy. Già mi odia-”
“Non trarre conclusioni affrettate. Aspettiamo che torni. Perché non finisci il tuo tema e poi vediamo cosa avrà da dirci Draco?” Cedric tirò fuori i suoi compiti e si mise a lavorarci su.
Harry fissò il suo compito di Pozioni con una smorfia. Odiava Pozioni. Con un sospiro, raccolse la piuma e riprese a scrivere degli usi delle bacche di sambuco per mescolare le pozioni ricostituenti.
Dopo qualche minuto, lanciò uno sguardo a Cedric che leggeva accigliato il suo libro di Trasfigurazione.
“Cedric?” Lui alzò lo sguardo dal libro di testo.
“Sembri abituato a fare questo genere di cose” disse Harry esitante.
“Aiutare degli studenti del quarto anno a lanciarsi addosso Maledizioni Senza Perdono?” rispose Cedric con un sorriso.
“No, voglio dire-”
“Lo so cosa vuoi dire” lo interruppe Cedric. “Le ultime due estati ho fatto del volontariato come consulente alla pari in un centro di servizi per i giovani babbani.” Scrollò le spalle. “Il primo anno era solo una ricerca per i miei studi di Babbanologia, ma mi è piaciuto così tanto che ho deciso di farlo di nuovo la scorsa estate. Ti insegnano anche come trattare con gli adolescenti.”
“Sei bravo” disse Harry. “Io e Malfoy non siamo mai andati d’accordo. Il fatto che siamo riusciti a stare nella stessa stanza così a lungo senza lanciarci fatture è una cosa considerevole.”
Cedric sorrise. “Beh, la notte è ancora giovane... Ma, seriamente, mi manca il volontariato quando sono qui. E sto sperando di prendere abbastanza E ai miei M.A.G.O. da poter entrare in un tirocinio al San Mungo.” Abbassò lo sguardo sul suo libro e Harry pensò che non volesse più parlarne. Poi però alzò di nuovo lo sguardo. “Una cosa che ho imparato in quell’esperienza, è che i ragazzi più aggressivi spesso sono proprio quelli che se ne servono come scudo. Sulla difesa, sai: non puoi ferirmi se ti ferisco prima io.” E con quello tornò a concentrarsi sui suoi compiti.
Venti minuti dopo, Malfoy tornò nell’ufficio. Aveva i capelli bagnati, che gli ricadevano con una leggera onda, notò Harry. Non li aveva mai visti quando non erano stati accuratamente impomatati all’indietro. Gli cambiava completamente il volto. Malfoy si avvicinò alla scrivania. “Via dalla mia sedia, Potter.” Harry aprì la bocca per obiettare, ma diede una scrollata di spalle e si spostò sulla panca. Malfoy si accomodò e guardò Cedric.
Quest’ultimo scosse il capo nel vedere quello scambio e richiuse i libri. “Non abbiamo molto tempo, tra poco scatterà il coprifuoco. Sarò breve. Entrambi avete detto che siete intenzionati a continuare.” Harry guardò Malfoy, che lo fissò a sua volta con insolenza. “Ne sono rimasto sorpreso anche io” disse Cedric con un sorriso. “Credo che entrambi abbiate trovato qualcosa che odiate più di voi stessi, il che la dice lunga. Non è un compito facile cercare di combattere la magia oscura.”
Cedric fece una pausa e poi guardò Malfoy. “Draco, ora credi di poterne parlare? Spiega a Harry come ci si sente dalla tua prospettiva.”
Malfoy si rabbuiò, ma annuì. “Ho provato a immaginare l’ondata di Potter, la vedevo spingere contro il... comando di Potter. Ma ogni volta mi ritornava indietro.” Raccolse una piuma e se la rotolò tra le dita. Harry si accorse che stava guardando al passato, cercando di ricordare le sensazioni. “Riuscivo a sentire la sua voce e provavo a combatterla. E alla fine mi sono arrabbiato così tanto che poi è finita e basta. Avevo perso.” Lanciò la piuma di nuovo sul tavolo.
Cedric si voltò verso Harry. “Tu hai già descritto tutto prima. C’è altro che Draco ha bisogno di sapere?”
“Come ho già detto, era evidente che Malfoy stesse cercando di contrastarla. Ho sentito la resistenza fino alla fine. Poi l’ho sentito arrabbiato e allora ho capito che avevo finalmente il controllo totale” terminò Harry, occhi fissi sulle proprie mani.
Cedric guardò Malfoy, poi Harry. Poi si passò stancamente le mani sul volto, pizzicandosi la gobba del naso come a tentare di alleviare un mal di testa. “Okay, nuova regola: dovete chiamarvi per nome, tutti e due.” Quando sembrò che entrambi stessero per ribattere, aggiunse: “Almeno fino a che siete in questa stanza. Rifiutarsi di usare il nome di una persona incoraggia solo le ostilità. Harry, spiega a Draco se c’è qualcosa su cui secondo te dovrebbe concentrarsi, qualcosa su cui lavorare per la prossima settimana.”
Harry inspirò profondamente e si voltò verso Malfoy che alzò un sopracciglio nella sua direzione, con un’espressione divertita stampata in faccia. “Ehm, Draco, prova a farti venire in mente un’altra immagine da visualizzare. Se l’onda per te non funziona, allora pensa a qualcos’altro da poter usare. Mentre stavo imparando a evocare un Patronus, ho dovuto-”
“Un Patronus! Non ci credo che tu riesca a fare un Patronus.”
“Quando hai imparato a evocare un Patronus?”
Malfoy e Cedric avevano parlato contemporaneamente, entrambi tesi sulla sedia con gli occhi fissi su Harry. Harry sorrise e diede una scrollata di spalle. “Me lo ha insegnato il professor Lupin, a causa dei Dissennatori. Sono stati, ehm, un problema per me lo scorso anno.”
“È un Patronus corporeo o non corporeo, Harry?” domandò Cedric.
“Corporeo, un cervo” rispose.
“Non ti credo, Pot-Harry.”
Harry alzò gli occhi al cielo e tirò fuori la bacchetta dalla tasca. “Expecto Patronum!” La familiare luce argentea schizzò fuori dalla punta della bacchetta. Il cervo si manifestò davanti a Malfoy e si impennò sulle zampe posteriori, prima di correre via dalla stanza attraverso la porta aperta degli spogliatoi. Con un balzo, scomparve attraverso il muro in fondo alla stanza.
Cedric lo guardò scomparire. “È incredibile. E hai solo quattordici anni! Quello è livello da M.A.G.O., puoi strappare tranquillamente una E anche solo evocando un Patronus non corporeo. Uno completamente formato è al di là delle capacità della maggior parte dei maghi.”
Malfoy era tornato a sedere, piedi sulla scrivania. “Beh, che altro dovevamo aspettarci dal Prescelto.”
Harry alzò gli occhi al cielo. “In ogni caso, l’unico motivo per cui l’ho menzionato è perché per evocare un Patronus hai bisogno di visualizzare un potente ricordo molto felice. Durante le prime lezioni non stavo usando quello giusto e tutto quello che ottenevo era una nuvoletta di vapore argenteo. Una volta trovato il ricordo giusto, sono stato in grado di evocarlo. Credo che Malfoy, ehm, Draco” guardò verso di lui “abbia bisogno di trovare un’immagine che per lui funzioni.”
“Un consiglio eccellente. Ma ora dobbiamo andare davvero, è quasi l’ora del coprifuoco.” Cedric si avvicinò agli appendiabiti dove avevano lasciato le loro vesti e lanciò a Harry e Malfoy le loro. “Non proveremo di nuovo la Maledizione Imperius fino alla settimana prossima. In questi giorni ce la fate a incontrarvi per le ripetizioni di Pozioni?”
Harry esitò e lanciò un’occhiata a Malfoy, che scrollò le spalle. “Credo di sì.”
“Bene. Draco, hai tutto gli ingredienti per distillare delle pozioni ricostituenti?” Malfoy annuì. “Te ne ho evidenziata una nel tuo libro di Pozioni. Credo che sarebbe una buona idea averla pronta, in modo che tu possa prenderla subito dopo ogni sessione di Imperius.”
“Non ho bisogno di prendere-”
“Sì, ne hai bisogno. E, a essere onesti, credo che farebbe bene anche a Harry prenderla.”
Cedric si guardò intorno. “Bene, credo che sia tutto. Harry e io dovremo sbrigarci per tornare nei nostri letti prima che scatti il coprifuoco.”
Malfoy esitò. “Se vi va di rischiare... ci sono dei tunnel che conducono uno a ogni Casa. Solo un membro di quella Casa può aprire l’ingresso di quel tunnel, quindi io ho usato solo quello che porta ai sotterranei di Serpeverde. Per cui non ho modo di sapere con certezza se i tunnel saranno agibili e se condurranno proprio dentro le vostre Case.”
“Dove sono gli ingressi?” domandò Harry curioso. Malfoy li condusse in un vestibolo nella stanza degli spogliatoi che non avevano notato prima. C’erano sei accessi, quattro dei quali erano decorati con intricate incisioni che mostravano i simboli delle Case: serpenti, tassi, leoni e corvi.
“Dove portano gli altri due ingressi?” chiese Harry guardando i due che non presentavano i simboli delle Case.
Malfoy scosse la testa. “Non lo so. Non li ho esplorati, in caso conducessero alla Sala Grande o da qualche parte tipo l’ufficio di Gazza. Non volevo che qualcuno scoprisse che venivo quaggiù.”
Harry si avvicinò all’ingresso del tunnel per Grifondoro. “Come si apre?”
Malfoy rispose con un’alzata di spalle. “Quello di Serpeverde si apre toccando con la mia bacchetta sulla pietra centrale. Prova qui con la tua” disse indicando la lastra al centro dell’arco che mostrava un leone inciso sopra. Harry esitò un secondo, poi lo fece. Ci fu una pausa, poi la parete scivolò verso di lui, un orribile stridio di pietra contro pietra riempì la stanza. L’ingresso aperto, mostrava una scalinata che svaniva nel buio del tunnel.
“Dove sbuca quello di Serpeverde?” chiese Harry.
Malfoy lo guardò male. “Non sono affari tuoi, Harry.”
Harry alzò una mano. “Sono solo curioso, mi potrebbe dare un’idea di dove potrebbe sbucare quello di Grifondoro.” Con un luccichio negli occhi aggiunse: “Immagino che sbuchi da uno di quegli archi sul lato destro della vostra sala comune, perché il lago è sull’altro-”
Draco lo afferrò e lo sbatté contro il muro. “Con chi hai parlato?”
“Nessuno ha parlato, Mal-Draco. Ho solo una naturale propensione all’osservazione.”
“Smettetela, tutti e due.” Cedric sembrava stufo. “Abbiamo solo dieci minuti prima che chiudano le porte del castello. Visto che non siamo sicuri di poter attraversare i tunnel, io passerò da fuori. Harry, tu vieni?”
“No, voglio provare quest’altra via... Sai com’è, i Grifondoro, prima agiscono e poi pensano...” Con un cenno a entrambi, lanciò un Lumos e si avviò su per le scale.
“Manderò una squadra di ricerca fra uno o due giorni se non ti rifai vivo” gli disse Draco da dietro. Harry continuò a salire le scale e dopo poco sentì l’ingresso alle sue spalle che si richiudeva. Fu subito invaso dal timore, una volta che la debole luce che veniva dagli spogliatoi si spense. Tenne alta la bacchetta e rinnovò l’incantesimo, per renderlo più luminoso. Le scale salivano a perdita d’occhio. Sistemandosi meglio la borsa sulla spalla, continuò per i gradini.
Iniziò a domandarsi che altro tipo di creature vivevano tra quelle mura, se un Basilisco poteva sopravvivere per mille anni nella Camera dei Segreti. Perse il conto degli scalini che aveva già salito quando, all’improvviso, arrivò su un pianerottolo. Harry si immaginò perso per sempre in un labirinto di passaggi tra le mura di Hogwarts. Si sentì sollevato quando finalmente arrivò in fondo al tunnel, ma non aveva idea di come aprire il passaggio. Maledicendo Malfoy per la sua inutilità, sollevò la bacchetta e si mise a cercare un qualche indizio su come rivelare l’ingresso.
Osservando attentamente le pietre, in cerca di un qualche tipo di decoro, e non trovando niente, iniziò a picchettare a caso le lastre, nel vano tentativo di incappare casualmente nella giusta combinazione. Un rapido Tempus gli rivelò che il coprifuoco era già attivo da un po’, se anche fosse tornato indietro per usare l’uscita esterna, Gazza a quell’ora aveva già chiuso il portone. Harry tenne alta la bacchetta e pronunciò la parola d’ordine che aveva usato Malfoy per aprire l’ingresso degli spogliatoi, “Aperiens.” Con suo grande stupore, il muro iniziò a scivolare silenziosamente verso di lui.
Una fioca luce invase il tunnel, ma era filtrata da un enorme arazzo che copriva l’ingresso. Harry riusciva a sentire voci e risate provenire dall’altro lato. Si avvicinò all’arazzo e sbirciò dalla fessura tra il tessuto e il muro. Riusciva a vedere la sala comune e capì subito di trovarsi dietro all’arazzo appeso nell’area destra della sala, quello che mostrava lo stemma di Grifondoro ed era decorato con immagini del Quidditch. Con un sussulto, si accorse che Ron e Hermione si trovavano al centro della sala, intenti a discutere. Come avrebbe fatto e entrare senza farsi notare da loro? Era troppo lontano dal buco del ritratto per far finta di essere appena entrato da lì. Aprì la borsa e tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità. Lo indossò e, facendo attenzione, si addentrò nella sala mentre l’arco si chiudeva alle sue spalle.
Trattenendo il respiro, camminò rasente l’arazzo, stando attento a non farlo muovere. Infine, si inoltrò nella stanza e si avvicinò all’ingresso del ritratto della Signora Grassa. Sperò che sembrasse come se fosse appena sbucato da lì. Hermione lo vide per prima e lo raggiunse subito. “Dove sei stato? Ho cercato in Biblioteca e dappertutto e non sono riuscita a trovarti.” Harry guardò Ron. Fino a un momento prima stava parlando ansiosamente con Hermione, ma appena lo vide il suo voltò si irrigidì e gli voltò le spalle. Harry lo osservò allontanarsi e l’ormai familiare stretta allo stomaco tornò.
“Oh, ehm, stavo studiando con, ehm, Cedric.”
“Dove!”
“Oh, ehm, in una sala studio...”
Ron rise da in fondo alla stanza. “Te ne accorgi sempre quando Harry mente. Studiare un corno. Tu stavi studiando Ced-”
“Ron!” sibilò Hermione, indicando con un cenno del capo i gruppetti di Grifondoro che stavano seguendo con interesse lo scambio. La faccia arrossata di Harry divenne pallida. Ron era davvero così arrabbiato con lui da sputtanarlo davanti a tutti?
Ron guardò male entrambi. “Tu sai cosa stavi facendo. Dovresti avere più rispetto per Hermione, era molto preoccupata.” Poi si voltò e se ne andò su per le scale verso il dormitorio.
Hermione e Harry lo osservarono salire sbattendo i piedi sui gradini, poi Hermione sospirò. “È solo geloso, Harry. Gli passerà. Ma dov’eri davvero? Non riesco a immaginare Cedric che resta a studiare in giro per il castello fino a dopo il coprifuoco... è un Prefetto!”
“Oh, beh, ehm. Abbiamo studiato fino a prima del coprifuoco. Mi ha detto di tornare prima che fosse troppo tardi, ma io, ehm, ho deciso di fare un giretto sotto il mio mantello. Sai com’è, per schiarirmi un po’ le idee.”
Hermione lo guardò dubbiosa. “E tra te e Cedric non c’è rancore per la storia del Torneo Tremaghi? E poi, spendi più di tre ore a studiare con lui e siete solo amici?”
Harry si sistemò la borsa sulla spalla, era esausto. “Senti, Hermione. È un amico e basta. Buonanotte.” Harry non aspettò la sua risposta, ma si voltò e si diresse verso le scale. Quando arrivò nella sua stanza, Ron era già nel suo letto con le tende del baldacchino ben chiuse. Bene, pensò Harry. Si gettò sul letto e si mise a osservare il suo soffitto di stoffa.



 

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Capitolo 6
*** Boccini ***


6. Boccini
 
 

Tre giorni dopo la sessione di Imperius, Malfoy passò un biglietto a Harry durante Storia della Magia, mentre Rüf si dilungava sul Trattato del 1354 che poneva fine alla Rivolta dei Goblin.
 
          Pozioni. Sabato? Dopo cena?
 
Harry lanciò uno sguardo in direzione di Malfoy e annuì. Poi tornò a scarabocchiare sulla sua pergamena. Era impossibile concentrarsi su Rüf. Mancavano solo dieci giorni alla prima prova, ormai. In realtà, aveva anche dimenticato che Malfoy si era proposto di aiutarlo con Pozioni. Si chiese come sarebbe stato, essere da solo con Malfoy, senza Cedric a fare da tramite. Almeno questo gli avrebbe impedito di arrovellarsi sulla prima prova.

 
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Harry aspettò che tutti fossero scesi a cena e che la sala comune fosse vuota. Scivolò dietro l’arazzo e alzò la bacchetta. “Aperiens.” Non successe niente. Harry imprecò, gli era venuto il dubbio di non poter accedere da questo lato. Provò ancora, ma niente. Doveva esserci un altro modo per aprire la porta. Osservando le pietre, si accorse che erano incise con varie figure, tra cui quattro boccini. Picchettò su ognuno dei boccini e di nuovo sussurrò la parola d’ordine: “Aperiens.” Il muro scivolò all’indietro e Harry ridacchiò eccitato, entrando velocemente nel passaggio e iniziando a scendere le scale.
Arrivò all’uscita del tunnel e di nuovo disse: “Aperiens.” La porta si aprì subito. Pareva che il passaggio fosse stato ideato in modo da permettere a chi era dentro di uscire facilmente, ma che per entrare bisognasse conoscere il trucco.
Malfoy si voltò con un sussulto quando vide Harry arrivare da uno degli archi degli spogliatoi. “Sei riuscito a capire come funziona, allora, eh Potter?”
“Sì, e di certo non grazie a te.” Harry lo seguì nell’ufficio. “Dunque, come hai intenzione di farmi diventare un maestro in Pozioni?”
Malfoy sbuffò. “Credo che servirà ogni singolo minuto anche solo per renderti decente, Potter. Inizieremo con distillati basici.” Detto questo, sbatté tre bacchette sul tavolo, di quelle usate per mescolare le pozioni.
“Quale di queste tre useresti per la preparazione di una pozione tonificante?”
Harry alzò le spalle e ne indicò una.
“Sbagliato. Legno di mirto, faggio, ebano. Potter. Positivo, neutro, negativo. Questa è la procedura base per creare pozioni. Afferri sempre quello che ti sta più vicino. Per qualunque pozione che contenga bacche di sambuco, devi usare la bacchetta di ebano. Il legno di mirto reagirebbe con il veleno contenuto nelle bacche e lo rafforzerebbe.”
Harry assottigliò lo sguardo. “Piton non ha mai detto niente sul fatto di dover utilizzare un certo tipo di bacchetta per-”
“Lo ha detto al primo anno, dannazione, la prima settimana. Come hai fatto ad arrivare al quarto anno senza sapere questa cosa?”
Harry scrollò le spalle. “Non ho mai-”
“Aperto il tuo libro di Pozioni su nessuna pagina. Che cosa vedi lì?” Malfoy indicò una riga.
“BE.”
“Bacchetta d’ebano. Devi solo leggere le parole che ci sono scritte.”
Harry si passò frustrato le dita tra i capelli. “Quelle non sono parole, sono solo lettere. Come fai a-”
“Avresti dovuto impararlo al primo anno. In un libro di testo di Pozioni di livello avanzato non te lo scrivono come se tu fossi un bambino di prima elementare. Ora, vediamo se riesci a seguire il secondo passaggio delle istruzioni, anche se non mi aspetto molto in realtà.”
Per la mezzora successiva, lavorarono fianco a fianco, con Harry che seguiva le direttive di Malfoy mentre preparavano gli ingredienti che avrebbero utilizzato per distillare la pozione tonificante.  Erano abituati a dover lavorare insieme durante Pozioni. Piton adorava metterli in coppia, anche se Harry non aveva mai capito il perché. Aveva sempre solo dato per scontato che il professore avesse un lato sadico.
In classe, però, c’era sempre tensione tra loro. Entrambi erano pronti a scattare per ogni minima violazione. Malfoy non si era mai trattenuto, sempre pronto a usare un Incantesimo di Inciampo su Harry per il divertimento degli altri Serpeverde. Ma ora Harry non avvertiva quella tensione, mentre gli stava di fianco. Si chiese se fosse perché erano loro due da soli. Non c’era nessuno a osservarli, nessun Serpeverde da impressionare, nessun Grifondoro da difendere.
“Smettila di pensare così tanto, Potter, mi distrae” sbottò Malfoy mentre afferrava il coltello dalla mano di Harry.
“Cosa?” Harry lo guardò confuso.
“Stai borbottando tra te e te. Smettila.” Harry arrossì e si sforzò di concentrarsi nel tritare le bacche di Yarnuckle.
Finalmente, arrivò il momento di preparare la pozione. Malfoy accese il fuoco sotto al calderone e diede istruzioni a Harry per iniziare ad aggiungere gli ingredienti. “Ora mescola, con la bacchetta di ebano, tre volte in senso antiorario...” Harry prese il bastoncino di ebano e lo affondò nel liquido azzurro che ribolliva nel calderone.
“Non così!” Malfoy afferrò la mano di Harry e gliela tenne, guidandola nei giusti movimenti. “Giri troppo velocemente, farai scomporre il fegato di tritone troppo in fretta. Per un calderone di dieci pollici devi impiegare cinque secondi per ogni rotazione. Devi farlo piano, non a caso.” Harry osservò le eleganti dita di Malfoy sulla sua mano. Poi vide Malfoy guardarlo. “Sì, ci siamo ridotti a questo. Sono costretto a tenerti per mano per mostrarti come fare una semplice pozione.”
“Meglio la tua mano degli artigli di Piton” replicò Harry con un brivido. Non riusciva a immaginare Piton che gli stava così vicino. Malfoy rise e gli lasciò la mano mentre Harry, piano, mescolava l’intruglio tre volte.
Finito di distillare la pozione, Harry guardò le tre boccette di liquido che si trovavano sul tavolo. “Congratulazioni, Potter. Credo che questa sia una delle poche volte in cui una pozione ti sia riuscita per bene.”
“Ora, se solo mi riuscisse di farlo anche a lezione” borbottò Harry. Raggiunse la sua borsa e mise via il libro di Pozioni. Poi afferrò qualche Cioccorana da una tasca laterale e ne lanciò un paio a Malfoy, che le afferrò con un rapido movimento del polso. Harry sorrise e ne aprì una per sé.
“Grazie, Malfoy...” Malfoy lo guardò brusco. “No, sono serio. Penso di aver imparato più quaggiù oggi che tutto l’anno con Piton.”
Le guance di Malfoy si colorarono leggermente. “Non dirlo in giro. Non ho intenzione di fare ripetizioni di Pozioni a tutti gli incompetenti della tua Casa.”
Harry lanciò un Tempus per controllare l’ora e chiese a Malfoy: “Manca più di un’ora al coprifuoco. Vado a volare. Vuoi venire?” Malfoy lo guardò sorpreso. Harry stesso era sorpreso. Inizialmente non aveva pensato di invitare anche lui, ma sarebbe stato più divertente farlo in due.
Harry scrollò le spalle. “Ho un boccino, possiamo giocare un po’.”
“Fuori è buio pesto, Potter. E si gela.”
“Lo so, è perfetto! Non ci vedrà nessuno. E possiamo illuminare il boccino con un incantesimo.”
“Sei pazzo.” Malfoy provò a guardarlo con rimprovero, ma uscì fuori più come un sorriso.
“Allora, vieni? Hai la tua scopa quaggiù, vero? Io ho portato la mia.” Harry si avvicinò eccitato al passaggio che conduceva alla Torre di Grifondoro e picchettò la pietra con la bacchetta. Da dietro l’angolo tirò fuori la sua Firebolt e una borsa con la divisa che aveva lasciato sulle scale. “Dai...” si sedette su una panca e aprì la borsa, iniziando a indossare le protezioni.
Malfoy andò verso un armadietto e ne tirò fuori la sua scopa e la sua divisa. “So già che me ne pentirò.”
“Di cosa dovresti pentirti?” chiese Harry con una risata. Pescando dal fondo del borsone, tirò fuori una scatola contenente il boccino d’allenamento. “Ho pensato fosse meglio usarne uno di allenamento. Non credo che vogliamo stare fuori tutta la notte a cercare di catturare un vero boccino.”
“È tuo?”
Harry annuì. “L’ho ordinato via gufo il giorno dopo la nostra sessione di Imperius.” Stava picchiettando impazientemente il piede per terra, aspettando che Malfoy finisse di indossare i guanti.
“Lo hai pianificato con anticipo. Ti manca così tanto volare?” domandò curioso Malfoy.
“Volare? Non c’è niente di meglio. Durante l’estate non posso farlo per niente. Babbani. Se vado dai Weasley, lì posso farlo, ma in genere è solo per l’ultima settimana delle vacanze estive, quindi...”
“È pieno di aree magiche che hanno dei campi da Quidditch. Perché non vai a volare lì durante l’estate?”
Harry rise al solo pensiero dei Dursley che lo accompagnavano da qualche parte, figuriamoci per portarlo a giocare a Quidditch. “Sarebbe difficile, considerato che normalmente sono chiuso a chiave nella mia stanza.”
Malfoy smise di allacciarsi i guanti e lo guardò. “Chi ti chiude a chiave in camera?”
“Oh, ehm, mio zio.” Harry si maledisse, non aveva avuto intenzione di dirlo a Malfoy. “Fa’ finta che non abbia detto niente. Sbrigati, ti aspetto fuori.” Si alzò e si diresse verso l’uscita.
“Aspetta” lo chiamò Malfoy. “Non riusciremo a volare vicino al campo da Quidditch, è circondato da una barriera” disse raggiungendo Harry. “Ci sono andato a sbattere contro la prima volta che sono andato a volare lì. Mi ha quasi buttato giù dalla scopa. Credo che abbia a che fare con il torneo. Il lago è libero, ma dobbiamo stare attenti alla nave di Durmstrang.”
Uscirono fuori nella notte di novembre. Harry rise quando Malfoy si corrucciò per il freddo. Montò veloce in sella alla sua Firebolt e sfrecciò su, salendo vertiginosamente verso il cielo stellato. Avvertì il familiare brivido della mancanza di peso. Allontanatosi dal castello, si diresse verso il lago. Niente era meglio di volare.
Guardò giù e vide Malfoy poco dietro di lui. Si tuffò in un avvitamento a spirale e spinse la Firebolt al massimo della velocità, ignorando il vento gelido che gli tagliava le guance. Volò oltre la nave di Durmstrang e si fermò al centro del lago, guardando Malfoy che lo superava sfrecciando. Quando Malfoy tornò indietro e lo raggiunse, Harry tirò fuori dalla tasca il boccino. “Pronto?” Malfoy annuì e Harry mormorò “Lumos”: il boccino si illuminò di una luce dorata e volò via.
Harry dimenticò tutto e si concentrò solo sul boccino. Lui e Malfoy, entrambi a combattere per catturare l’elusiva sfera alata. Era più facile seguire la debole luce dorata contro il nero del lago, ma non era di certo più facile catturarlo. Volarono molto vicini, ognuno intento a cercare di superare l’altro. Era decisamente diverso giocare uno contro uno con Malfoy. Quando gareggiavano con le rispettive squadre, c’erano sempre i battitori e gli altri giocatori a cui stare attenti. Senza quelle distrazioni, entrambi si arrischiarono a fare mosse sempre più spericolate. Si sfidavano l’un l’altro ad alzare sempre più il livello.
Sfiorando la superfice del lago, Harry si protese in avanti, la punta delle dita sfiorava il boccino, quando sentì Malfoy che lo spingeva di lato. La Firebolt vibrò e Harry combatté per evitare di finire nell’acqua scura. Malfoy urlò trionfante e afferrò il boccino. Harry si sollevò in aria e aspettò che Malfoy lo raggiungesse.
“E quello lo chiami corretto?” gli chiese guardandolo storto. “Sono quasi caduto in acqua.”
“Sì, e hai quasi preso il boccino, ma l’ho fatto io invece” disse Malfoy sollevando la sfera dorata con un sorrisetto. “Comunque, non abbiamo mai detto qual era la posta in gioco.”
Harry sorrise quando si accorse che il vero Malfoy era tornato. “Che ne dici se il vincitore si tiene il boccino... fino alla prossima sfida. E la prossima volta, vincerò io.”
“Presumendo che tu non faccia una brutta fine durante il torneo.”
“Caspita, grazie.” Harry non ebbe bisogno di lanciare un Tempus per sapere che si era fatto già troppo tardi. “È tardi, meglio se rientriamo...”
Non si scambiarono parola fino a che non furono di nuovo dentro gli spogliatoi. Malfoy puntò la bacchetta contro il camino e immediatamente il calore invase la stanza mentre le fiamme prendevano vita.
“Grazie, è stata una bella sfida” disse Harry avvicinandosi al fuoco per scaldarsi le mani congelate.
Malfoy esitò, poi annuì. “È stato diverso, vero? Essere uno contro uno.”
Harry sorrise, contento che anche Malfoy l’avesse percepito. “Nessuno che guarda. Nessuna distrazione.”
“Nessuna distrazione a parte il freddo gelido, il buio totale e ogni tanto i tentacoli della piovra gigante che cercavano di tirarti giù?”
“Beh, se vuoi essere proprio pignolo.”

 
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Il giorno dopo, mentre Harry lasciava la Sala Grande dopo colazione, Cedric si alzò dal tavolo di Tassorosso e lasciò la sala con lui. “Ho bisogno di parlarti.”
“Che succede?” domandò Harry incuriosito.
“Ehm, ho solo pensato che avresti dovuto... Beh, qualcuno potrebbe trovare sospetto notare due studenti andare a colazione entrambi con i volti arrossati dal vento.” Cedric sembrò imbarazzato. “I Prefetti o gli insegnanti potrebbero sospettare che questi due studenti siano stati fuori a volare di notte, il che li metterebbe entrambi nei guai e potrebbe sollevare delle domande interessanti.”
Harry gemette. A colazione aveva notato che la faccia di Malfoy era arrossata e screpolata, ma non aveva pensato che anche la sua potesse esserlo. “Oh, ehm, volevamo solo rilassarci un po’...”
“Pagina 342 del tuo libro degli Incantesimi, Harry” disse Cedric con un sorriso. E diede una pacca sulla spalla di Harry mentre andava via.
Harry tirò fuori il libro. Trovò la pagina e sorrise. Un incantesimo per lenire la pelle.

 
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Cedric trovò Harry mentre tornava dalla Biblioteca. “Ehi, credi che Draco sarebbe disponibile per incontrarci domani pomeriggio?” Harry lo guardò sorpreso: l’ultima volta che aveva parlato con Cedric due giorni prima, gli aveva detto di essere troppo impegnato per organizzare un incontro in quei giorni. Cedric arrossì. “Volevo rimandare perché stavo diventando un po’ nervoso per l’avvicinarsi della prima prova. Ma ora che mancano solo sei giorni, credo che sia meglio distrarmi e pensare ad altro. E tu invece? Come ti senti riguardo al torneo?”
Harry si fermò e si guardò le scarpe. “Onestamente, sono terrorizzato.”
“Hai le stesse chance di ognuno di noi. Se sei riuscito a far fuori un Basilisco, puoi sicuramente affrontare il Torneo Tremaghi.”
Harry diede una scrollata di spalle. Era ben consapevole che l’unico motivo per cui era riuscito a riemergere incolume dalla Camera dei Segreti era stata Fanny. E non credeva che questa volta la fenice sarebbe stata in grado di aiutarlo.
“Meno ci penso, meglio è. Chiederò a Malfoy durante Cura delle Creature Magiche questo pomeriggio.”
“Bene. Mi puoi spiegare come funzionano i tunnel? Come trovo l’ingresso nella Casa di Tassorosso?”

 
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Cedric emerse dal tunnel di Tassorosso, bacchetta ancora alta. “È incredibile” disse con un sorriso. “Sei anni in questa scuola e non ne avevo idea. Ti viene da chiederti che cos’altro si nasconda tra queste mura.”
Malfoy era leggermente corrucciato e Harry non poté fare a meno di dispiacersi per lui. Per più di tre anni aveva tenuto il segreto e aveva avuto un angolo a Hogwarts tutto per sé, che ora era costretto a condividere. Si spostarono nell’ufficio e Malfoy si sedette alla scrivania. Harry notò con un sorriso che ora c’erano altre due sedie nella stanza. Forse, dopotutto, a Malfoy non dispiaceva condividere quella stanza come lui aveva creduto.
“Avete pensato entrambi a cosa fare di diverso questa volta?” domandò Cedric dopo che si furono tutti accomodati.
Malfoy alzò le spalle, ma Harry si tese sulla sedia. “Mi stavo chiedendo se la prima volta io non abbia liquidato con troppa fretta la voce nella mia testa che mi diceva di non eseguire il comando.” Malfoy rise. “No, voglio dire, ho usato l’immagine dell’onda per respingere la maledizione le ultime due volte che mi è stata scagliata. Ma la prima volta, la voce, chiamatela una specie di voce della coscienza se preferite, si era messa a discutere con me.”
Malfoy lo guardò. “Non ho intenzione di ascoltare delle voci nella mia testa, Harry.” Harry si domandò se qualcun altro al mondo potesse pronunciare il suo nome con altrettanto disprezzo.
“No? Non hai una voce interiore che ti dice che forse non dovresti lanciare una fattura al primo Grifondoro a caso che vedi passare per i corridoi? Di non mangiare una seconda porzione della crostata di mirtilli in modo da poterti ancora abbottonare i tuoi jeans aderenti? Di non tirare la corda con Moody altrimenti ti potrebbe trasformare in un furetto di nuovo?”
Malfoy lo fulminò con lo sguardo. “No.”
Harry rise. “Questo spiega molte cose. Forse dovresti provarci.”
Cedric li guardava entrambi con un mezzo sorrisetto in viso. Poi scrollò le spalle. “Bene, Draco, se senti qualche altra voce oltre a quella di Harry, forse dovresti ascoltarle con attenzione. Che immagine hai intenzione di usare?”
“Il volo” disse Malfoy mentre infilava una mano nella borsa per tirare fuori la lista di comandi.
Harry lo guardò pensieroso. “Interessante. Volare via dal comando invece di provare a respingerlo. Potrebbe funzionare.”
“Sei pronto Harry? Draco?”
Entrambi annuirono. “Okay, allora come l’altra volta. Quando sei pronto, Harry” disse Cedric allontanandosi da loro.
Harry tenne il braccio morbido lungo il fianco. Avendolo già fatto sapeva cosa aspettarsi, ma questo non cambiava il fatto che la ritenesse una cosa sbagliata. Si chiese quante volte uno dovesse farlo per non avere più quella sensazione.
“Forza, Potter.”
Harry alzò lo sguardo mentre puntava la bacchetta. “Imperio!”
L’espressione di Malfoy divenne vuota e Harry si sentì invadere di nuovo da emozioni non sue, ma che arrivavano dalla connessione. Impazienza, fastidio. Interessante, questa volta niente paura o rabbia, si accorse. Guardò Malfoy, volto impassibile, nessun segno di lotta.
Lanciando un’occhiata alla lista di comandi, ne pronunciò uno. Attraversa la stanza. Immediatamente, Harry percepì l’ansia crescere in Malfoy, e poi qualcos’altro. Resistenza. Era lì ed era forte. Guardò i piedi di Malfoy, poteva vedere il suo piede destro contrarsi. Diede di nuovo il comando e osservò il piede che si trascinava in avanti, mentre la schiena si piegava indietro. In qualunque altra situazione, Harry avrebbe riso all’immagine di Malfoy allungato in maniera così strana.
Attraversa la stanza. Harry avvertì la battaglia tra la resistenza di Malfoy e il suo comando che cercava di travolgere Malfoy, la sua fronte imperlata di sudore. Lentamente, il suo corpo si piegò in avanti. Il piede destro avanzò di un passo e, con riluttanza, il sinistro lo seguì. Malfoy stava iniziando ad arrabbiarsi, ma Harry poteva ancora percepirlo combattere.
Sentì Cedric parlare, come da molto lontano. “Digli di fermarsi. Cambia il comando.”
Harry pensò: Fermo. Sentì la tensione allentarsi. C’era ansia, ma non paura. Malfoy era immobile, il corpo ancora in una strana posa. Raddrizzati. Malfoy lo fece e unì i piedi. Non ci fu nessuna resistenza e Harry si domandò se fosse perché Malfoy non voleva continuare a tenere quella strana posizione come se fosse stato tirato in due direzioni opposte. Siediti.
Malfoy piegò le gambe prima che Harry potesse sentire la resistenza iniziare a crescere. Poi raddrizzò le gambe. Il suo corpo si oppose ancora, incapace di resistere completamente, ma nemmeno intenzionato a cedere interamente al comando.
“Sono passati quindici minuti, Harry. Liberalo.”
Finite.” La connessione si interruppe e il corpo di Malfoy si rilassò con sollievo, ma questa volta non collassò sul pavimento come la prima volta. Cedric e Harry lo guardarono, entrambi sollevati che fosse finita. Malfoy aveva gli occhi chiusi e respirava pesantemente.
“Harry, ce le hai le pozioni?” domandò Cedric.
“Oh, già.” Harry si avvicinò al tavolo e raccolse una delle tre boccette di pozione tonificante che aveva distillato con Malfoy.
Malfoy pareva sul punto di rifiutare, ma poi prese la boccetta dalla mano di Harry. La stappò e ne prese due sorsi, restituendogliela.
“Anche tu, Harry” disse Cedric. Harry prese un grande sorso; il liquido era amaro ma sentì un immediato sollievo quando la tensione che non aveva realizzato di avere fu spazzata via. Fece una smorfia al retrogusto che gli aveva lasciato in bocca.
“Bleah, proviamo questi invece.” Harry tirò fuori dalla sua borsa tre Burrobirre e un sacchetto di Zuccotti di Zucca.
“Grazie Harry” disse sorpreso Cedric. Malfoy guardò i dolcetti con sospetto.
“Ti porti sempre dietro negli snack in borsa?”
“Oh, ehm, sì. Credo di sì. Credo sia un’abitudine data dal fatto di non sapere mai quando potrò mangiare.”
“Questa è Hogwarts.” Cedric sembrava confuso. “C’è sempre da mangiare, sempre alla stessa ora.”
“Vero. Certo” replicò Harry balbettando. L’estate intera passata nella sua camera a sopravvivere solo del cibo spedito da Ron e Hermione non era un ricordo poi così lontano.
Harry esitò e poi disse. “Questa volta è andata molto meglio, Draco.”
Lui sbuffò e lo guardò. “Non essere stupido. Non sono stato in grado di respingerla.”
“Sì, ma non hai nemmeno completato un comando di quelli che ti ho dato. A eccezione di Fermo e Raddrizzati che però credo tu volessi eseguire. A parte quello hai resistito tutto il tempo e non ti sei arreso. Potevo sentirti mentre lottavi e ti arrabbiavi, ma la maledizione non ti ha mai sopraffatto.”
“Credo che Harry abbia ragione. Potevo vedere anche io che ti stavi opponendo. Hai mantenuto la calma e non hai permesso alla rabbia di controllarti. Credi che l’immagine del volo funzioni bene per te?”
“Credo di sì. Sicuramente meglio di una stupida onda” rispose Malfoy con un’occhiata verso Harry.
“Beh, la prossima volta che qualcuno proverà a usarla su di me, userò la tua immagine del volo” disse Harry con una scrollata di spalle.
“Credi davvero che ti ricapiterà?” domandò curioso Cedric.
“Beh, pare che questo tipo di cose mi succeda e basta. Se un mese fa tu mi avessi detto che avrei partecipato al Torneo Tremaghi, ti avrei riso in faccia.”
“Ma smettila, Potter. Lo so che in qualche modo sei riuscito a mettere il tuo nome nel Calice” sbottò Malfoy.
“No, non l’ho fatto” disse Harry scaldandosi.
“Non l’ha fatto” intervenne Cedric. “Mi fido che dica la verità. E se anche tu non ti fidassi di lui, non gli permetteresti di scagliarti contro la Maledizione Imperius.”
Malfoy guardò male Harry, che ricambiò l’occhiataccia. Qualcosa scattò negli occhi di Malfoy e si rilassò di nuovo sulla sedia con un sorriso stampato in faccia.
“Quindi, in nome della fiducia, Harry voglio questo: tu sai delle cose su di me che io non volevo rivelare a nessuno. Voglio uno scambio di informazioni, come garanzia che tu non riveli a nessuno quello che ti ho detto” lo sfidò Malfoy.
Cedric si raddrizzò sulla sedia. “Draco non funziona così, non puoi costringere-”
Harry guardò Malfoy con freddezza. “No, lo capisco. Va bene, fac-”
Malfoy si protese in avanti. “Numero uno: perché te ne stai chiuso in camera durante le vacanze estive?” Cedric si voltò rapido verso Harry, le sopracciglia sollevate.
Harry annuì, l’aveva capito che tutta questa messinscena era il modo molto Serpeverde di Malfoy di ottenere informazioni dopo quello che Harry si era lasciato sfuggire qualche sera prima.
“Vivo con i miei zii. Babbani. Non gli piace la magia. Pensano che sia uno strambo.” Malfoy si lasciò sfuggire una risatina. “Quindi, quando ne hanno voglia e io non sto facendo nessun lavoretto per loro in giro per casa, mi chiudono a chiave nella mia stanza.”
“Non puoi arrampicarti fuori dalla finestra?” domandò Cedric.
“Sbarre.” Entrambi lo guardarono increduli.
“Non è così male come sembra. Ed è molto meglio del ripostiglio nel sottoscala. C’è una piccola gattaiola sulla porta per far passare il cibo. Se conosceste i Dursley, sapreste che è meglio stare chiusi in una stanza piuttosto che essere costretti a passare del tempo con loro. Però per Edvige è dura, non può uscire per volare.”
“Quindi, questa era la numero uno.” Harry guardò Malfoy con aria interrogativa. “Qual è la numero du-”
“Non ancora. Siamo sempre sulla numero uno. La storia della gattaiola.” Malfoy indicò le cartine vuote degli Zuccotti. “È per quello che ti porti sempre dietro del cibo?”
Harry scrollò le spalle. “Beh, è capitato che si dimenticassero di lasciarmi del cibo quando andavano via per tutto il giorno. Numero due...”
“Due: cosa intendi che era meglio del ripostiglio nel sottoscala?” chiese velocemente Cedric, con uno sguardo di scuse per essersi unito al gioco.
Harry arrossì, doveva decisamente imparare a pensare prima di blaterare. “Oh, quello. Prima che io avessi la mia stanza, dormivo nel ripostiglio sotto le scale. Fino a quando a dieci anni ho ricevuto la mia lettera di Hogwarts, allora mi hanno permesso di avere una camera da letto.”
“Tutti i babbani trattano i loro bambini così?” domandò confuso Malfoy.
“No, per niente. I genitori di Hermione sono molto carini.” Harry scrollò le spalle. “I Dursley non mi hanno mai voluto. Silente non gli ha dato altra scelta.”
“Numero tre, Sirius Black è il mio padrino” disse Harry, desideroso di chiudere con questa sessione di confessione del piccolo Potter.
“Non conta, lo sapevo già” rispose rapidamente Malfoy. “Mia madre è sua cugina. Pensi davvero che non lo sapesse?”
Harry si rabbuiò. “Cedric non lo sapeva” disse guardando la faccia sconvolta del Tassorosso. “Non tutti possono vantarsi di avere un uomo falsamente accusato di omicidio per padrino.”
“Chi lo dice falsamente accusato?” esclamò Malfoy.
“Lo dico io. E spero di riuscire a provarlo, un giorno. Quindi, se insisti su un altro numero tre...” Harry ci pensò su un minuto, poi disse: “Quando avevo dieci anni sono stato allo Zoo di Londra. Ho scoperto di poter parlare con i serpenti. Qualcosa mi fece arrabbiare e ho fatto accidentalmente sparire il vetro protettivo dalla gabbia del boa constrictor, che è scappato.”
Cedric e Malfoy scoppiarono a ridere. Harry guardò Malfoy, era una risata genuina la sua. Il suo volto era trasformato dalla solita espressione di disprezzo a una di vero piacere. Harry si chiese se Malfoy si rilassasse mai così tanto quando era con i suoi amici nella sala comune di Serpeverde.
“Che cosa hai detto al serpente?” chiese Cedric, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
“Oh, non so, gli ho chiesto da dove provenisse e mi sono scusato per quell’idiota di mio cugino che bussava sul vetro.”
Cedric riprese a ridere. “No, intendevo, dillo in Serpentese. Non l’ho mai sentito.”
Harry guardò Malfoy, che aveva smesso di ridere. Lui lo aveva sentito quel giorno, al Club dei Duellanti. Malfoy aveva evocato il serpente che aveva quasi attaccato gli studenti riuniti lì intorno che osservavano il duello. Era stato quell’episodio di Harry che parlava al serpente a convincere tutti che dietro agli attacchi di quell’anno ci fosse lui. Lo sguardo grigio di Malfoy si era appiattito, la risata era sparita dal suo volto.
“Oh, ehm, non so come lo faccio, faccio solo... così.” Harry iniziò a mormorare nell’ormai familiare sibilo. Guardando Malfoy, sibilò: “Dovresti ridere più spesso. Sei stupendo quando ridi.”
Cedric scosse il capo ammirato. “Cos’hai detto?”
Harry si riscosse e disse: “Oh, ehm, ho appena detto, ehm, che vorrei più Zuccotti di Zucca.”
“Spero che tu sia capace di parlare in Serpentese senza balbettare. Odierei se i serpenti pensassero che siamo tutti degli idioti” strascicò Malfoy.
“Quindi puoi farlo davvero” disse Cedric, ignorando Malfoy. “Sono davvero sorpreso che tu non sia stato smistato in Serpeverde.”
Harry aprì la bocca e la richiuse subito, lanciando uno sguardo a Malfoy. Non voleva rovinare la tregua che sembrava essere nata tra loro svelando che era stato quasi mandato in Serpeverde. Non per la prima volta, si domandò se fosse stato smistato lì, se sarebbero diventati amici.
Cedric continuò con quest’argomento. “Ricordo la notte in cui sei stato smistato. Quando ti sei seduto sullo sgabello tutta la sala tratteneva il fiato, aspettando che il Cappello parlasse. Eri un mistero, dato che eri stato cresciuto da babbani.”
“Già. Il grande Harry Potter. Il Ragazzo che è Sopravvissuto” strascicò Malfoy.
Cedric scosse la testa a quelle parole. “Beh, però non è colpa sua, Draco. Non è che lui abbia scelto che un mago oscuro provasse a ucciderlo quando aveva solo un anno e non riuscisse nell’intento. Comunque, c’è voluto talmente tanto prima che il Cappello Parlante annunciasse la tua Casa. Ho sempre pensato che lo abbia fatto di proposito, per prolungare la suspense.”
“Oh, ehm, già. Il Cappello era in vena di chiacchierare. E non sapevo dove sarei finito.” Harry si mosse a disagio sulla sedia. “Beh, ora li hai Mal-Draco. Tre segreti su Harry Potter.”
Malfoy lo guardò pensieroso. “Più o meno conferma quello che già sapevo su di te: un anormale violento tanto pericoloso da dover essere tenuto sotto chiave, e anche allora riesce a sguinzagliare serpenti su ignari babbani.”
Harry rise: “Sono io.”
Cedric si alzò. “Beh, questo è esattamente quello che mi serviva per distrarmi dal torneo, ma non saremo in grado di incontrarci prima di allora. Credo che tu sia davvero vicino a riuscirci, forse nella prossima sessione ce la farai.”
Malfoy guardò Harry. “Presumendo che il Ragazzo d’Oro sopravviva alla prima prova.”
“Beh, se non sarà così, Draco, saprai che sono morto solo per irritarti.”
“Sapevo che mancava qualcosa, il battibeccare. Non poteva durare per sempre mi sa” disse Cedric con un lamento.
“Vengo con te, Cedric” propose Harry.
Malfoy lo guardò. “Aspetta. Vuoi fare una lezione di Pozioni adesso? Mancano ancora un paio d’ore prima di cena.”
Harry guardò sorpreso Malfoy. “Okay, va bene.” Cedric li guardò e sorrise. “Divertitevi a studiare.” E uscì usando il tunnel di Tassorosso.
Harry si sedette alla scrivania e tirò fuori i suoi compiti di Pozioni. “Vuoi aiutarmi con questo? Avrei chiesto a Hermione ma...”
“Visto che hai a disposizione il tuo personale schiavo per Pozioni, meglio che ne approfitti” disse Malfoy con ironia.
“Esatto. Ovviamente potrei semplicemente ricorrere alla Maledizione Imperius per costringerti a farmi tutti i compiti” disse Harry senza pensarci troppo e poi si accorse di cosa aveva detto. “Scusa, non è divertente.”
Malfoy lo guardò e gli fece l’occhiolino. “Se hai intenzione di usare la Maledizione Imperius su di me, ne faresti un uso migliore per ben altre cose piuttosto che non i compiti.”
Harry si bloccò un secondo e disse. “Vero, il mio personale schiavo portaborse, affilatore di piume e leccaculo. Lo prenderò in considerazione. Sicuramente sarebbe più interessante.”
Con un sorriso, Harry si concentrò sui compiti e mostrò a Malfoy la sezione in cui aveva problemi. Malfoy lo guardò incredulo.
“Quello stupido sguardo vuoto che hai a lezione non è una recita, vero? Non presti attenzione per niente.”
“Non posso farci niente, la voce di Piton mi urta talmente tanto che la chiudo fuori.”
Malfoy gli mostrò dove trovare le risposte alle domande poste nel compito. Una volta finito, Harry esitò. “È okay se resto e finisco qui i miei compiti? È molto più tranquillo del mio dormitorio.”
Malfoy esitò. “Solo se smetti con quel fastidioso ticchettio con la tua piuma.”
Harry sorrise e tirò fuori i suoi compiti di Trasfigurazione, iniziando a lavorarci su mentre Malfoy si dedicava ad Aritmanzia. Studiarono fianco a fianco per un’ora, senza dire una parola.
“Quindi, come fai a sapere che mi piace la crostata ai mirtilli?” domandò improvvisamente Malfoy, senza alzare lo sguardo dal saggio che stava scrivendo.
“Oh, ehm, non saprei. Io, ehm, l’ho solo notato, credo.” Harry fece una smorfia sentendosi balbettare.
“È mille volte meglio della crostata alla melassa” mormorò Malfoy, lanciandogli uno sguardo di sbieco prima di tornare a concentrarsi sul suo libro.
Harry rise e tornò ai suoi compiti. Non riuscì ad andare avanti, il commento di Malfoy lo aveva distratto. Alla fine, Harry controllò l’ora e con una smorfia disse: “Devo andare, o Hermione si chiederà dove sono finito.”
“Che fatti sono i suoi?” disse Malfoy corrucciato. “E Weasley, invece? A lui non interessa? Ho notato che praticamente non vi parlate.”
“Lei è mia amica, gli amici si guardano le spalle. E non voglio parlare di Ron” disse Harry. “I tuoi amici non si chiedono dove sei?”
“Gli dico che non sono affari loro, dovresti provarci” rispose Malfoy. “Potter, c’è una cosa...” Harry lo guardò e, con sua grande sorpresa, Malfoy si stava guardando le mani a disagio.
“Che c’è che non va?”
“A colazione Blaise ha fatto dei commenti sul fatto che io non, insomma, che io non ti stavo prendendo in giro come mio solito” disse Malfoy.
“Ho notato, e anche Hermione” Harry annuì lentamente. “È un problema, vero?”
Malfoy lo guardò e gli fece un mezzo sorrisetto. “Già, è un problema.”
Harry ricambiò il sorriso. “Dacci dentro con il tuo peggio, allora. Posso sopportarlo. Tanto ormai tutti, a parte i Grifondoro, mi odiano a causa di questo stupido Tremaghi. Non c’è motivo per cui tu non debba provare a rendermi la vita ancora più difficile. Ma, quaggiù le cose possono essere diverse, vero?” Esitò nello spingersi fino a insinuare che potessero diventare amici.
“Sì, per me va bene” disse Malfoy con un sorriso. Sollevò la testa verso il soffitto. “Potter e Malfoy lassù, Harry e Draco quaggiù?” chiese, un sopracciglio sollevato.
Harry sorrise. “Sì, può funzionare...”

 
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Harry aveva aspettato che tutti fossero usciti dalla classe di Vitious prima di iniziare a raccogliere la sua roba e lasciare la stanza. Finalmente la settimana era finita, pensò con sollievo. Niente lezioni fino a lunedì. Harry aveva intenzione di tenere un basso profilo tutto il fine settimana. Gli ultimi tre giorni erano stati i peggiori da quando il suo nome era uscito dal Calice.
L’ultimo articolo della Skeeter sulla Gazzetta del Profeta aveva incitato gli studenti a nuovi livelli di cattiveria. Poteva a malapena camminare per i corridoi senza essere deriso, senza ricevere sgambetti o fatture. Nemmeno Hermione era sfuggita a queste attenzioni; la prendevano tutti in giro sul fatto di essere l’oggetto del suo “interesse amoroso” e aveva preso l’abitudine di rintanarsi in Biblioteca ogni volta che poteva per evitare le risatine sussurrate.
Malfoy era stato il centro di quasi tutto, i suoi occhi grigi illuminati di divertimento. Anche se Harry gli aveva dato il permesso di dare il suo peggio, rimaneva comunque estremamente confuso dalla dicotomia dei due Draco. Aver passato del tempo con il Draco-amico, rendeva il Draco-nemico ancora peggio. Harry non riusciva a capire quale dei due fosse quello vero.
“Potter.” Harry gemette, ma continuò a camminare lungo il corridoio.
“Potter, aspetta.” Frustrato, Harry si voltò. “Che c’è, Malfoy? Penso che tu abbia già avuto la tua razione quotidiana di divertimento a mie spese.”
Malfoy si corrucciò e poi guardò in su e in giù per il corridoio, nessuno in vista. “Ho solo pensato che ti avrebbe fatto piacere andare a volare stanotte.”
Harry trattenne la prima risposta che gli venne sulla punta della lingua, se Draco poteva cambiare da nemico ad amico con uno schiocco di dita, poteva riuscirci anche lui. Fece un rapido sorriso. “Puoi dire addio al boccino stanotte. Sarà mio.”
Draco rise. “Nei tuoi sogni. Dopo cena?” Harry annuì e si incamminò per il corridoio di un umore decisamente migliore.

 
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Harry emerse dal tunnel negli spogliatoi e si guardò intorno. Nessun segno di Draco. Stava ancora cenando quando Harry era sgattaiolato via dal tavolo di Grifondoro. Andò nell’ufficio. Aveva già notato le fotografie prima, ma non si era mai soffermato a osservarle. Le squadre di Quidditch degli anni Quaranta e Cinquanta gli sorridevano di rimando. Era divertente pensare che tutti gli uomini e le donne di quelle foto ora avevano una settantina d’anni.
Udì il rumore di un tunnel aprirsi e si voltò a guardare Draco che entrava negli spogliatoi. Era ingiusto che riuscisse a muoversi in quel modo, pensò Harry cupamente. A lui sembrava sempre di incespicare nei suoi piedi mentre Malfoy... no. Si muoveva come un gatto, pensò. Draco attraversò gli spogliatoi e si fermò quando vide Harry in attesa alla scrivania.
“Ehi, non mi ero accorto che fossi già qui.” Draco lo guardò a disagio.
“Già, non avevo tanta voglia di mangiare, quindi sono venuto giù. Guardavo le fotografie.” Harry indicò il muro. “C’è anche tuo nonno lì?”
“Oh, sì.” Draco si passo nervosamente le dita tra i capelli. Esitò, poi si avvicinò a Harry. “È in queste foto.”
Harry alzò lo sguardo sul ragazzo serio nelle foto, poi guardò Malfoy in piedi accanto a lui. “C’è qualcuno che non abbia i capelli biondi nella tua famiglia?”
“Non che io sappia. Probabilmente hanno annegato qualunque neonato che non avesse l’aspetto di un Malfoy” borbottò Draco.
“Che?” Harry rise.
“Oh, scusa, l’ho detto ad alta voce?” Draco sembrava imbarazzato. “Me lo sono sempre chiesto. A Villa Malfoy c’è un’intera galleria piena di ritratti di gente che mi somiglia. Ti fa venire dei dubbi, no? Non può essere solo questione di geni. Forse magia?”
Harry annuì. “L’ho sentito abbastanza spesso: i capelli di mio padre, gli occhi di mia madre. Un po’ di entrambi. Ma con la tua famiglia non è così.”
Draco annuì distrattamente. “Okay, basta chiacchiere. Facciamolo e basta.” Allargò le braccia. “Fa’ pure.”
“Cosa?” Harry lo guardò sorpreso.
“Ho pensato che mi avresti lanciato una fattura nel momento esatto in cui fossi entrato nella stanza e ora ho capito che probabilmente stai aspettando di farlo quando saremo in volo, tipo farmi cadere nel lago.” Draco rabbrividì. “Ma vorrei che tu lo facessi subito, fuori è troppo freddo per una nuotata.”
Harry sorrise. “Oh, non credo che te la caverai così facilmente.”
Draco assottigliò lo sguardo. “Cosa intendi dire?”
Harry diede una scrollata di spalle. “Sono sicuro che te ne renderai conto quando arriverà il momento. Andiamo a volare.” Harry andò negli spogliatoi e aprì l’armadietto dove teneva la sua divisa.
“Aspetta, cosa intendi...” Draco lo seguì. Harry sorrise e scosse il capo. Aveva pianificato tutto il giorno prima con Fred e George. Sperava solo che fosse tutto pronto per la sera successiva.
“Ce l’hai il boccino?” chiese Harry tirando fuori una felpa in più per ripararsi dal freddo.
Draco lo guardò male ma annuì. Aprì il suo armadietto e iniziò a prepararsi. “Non aspettarti di riavere indietro il boccino stanotte, Potter. Non vedo ragioni per lasciarti vincere.”
“Non mi aspetto che tu lo faccia, Malfoy.” Con un ghigno Harry strinse i guanti e afferrò la Firebolt. “Mi aspetto, invece, che tu sia talmente all’erta per la fattura che potrei lanciarti da non cercare nemmeno il boccino.”
“Ehi, avevi detto...” Harry rise e si avviò verso l’uscita. Draco lo raggiunse, lanciano il boccino in aria.
“Guardalo bene per l’ultima volta, alla fine della serata sarà ancora mio.”
Lasciarono gli spogliatoi e si guardarono intorno, nessuno in vista. Non che Harry si aspettasse di trovare qualcuno in un venerdì sera gelido come quello. “Al lago?” domandò Draco.
“Sì, ma ricorda di stare attento all’albero maestro della nave di Durmstrang.”
Draco rise. “L’ultima volta ci sei quasi andato a sbattere, vero?”
“Già... Quello sì che farebbe colpo su Krum: la grande bravura nel volo degli studenti di Hogwarts, che precipitano dal cielo notturno dritti sul ponte della loro nave.”
Draco rise e calciò forte il terreno, innalzandosi in volo con Harry che lo seguiva a ruota. Appena raggiunsero il centro del lago, liberò il boccino. La sfera dorata schizzò subito via, con Harry e Draco che la seguivano. Ogni mossa che faceva Harry, Draco lo imitava appiccicato alla coda della scopa. Nel tentativo di scrollarselo di dosso, Harry si lanciò in una spirale avvitata verticale verso l’alto, volando più su di quanto non facesse normalmente, per poi tornare subito indietro in picchiata verso l’acqua.
Sentì Draco imprecare e virare, ma l’aveva presa troppo larga. Harry lo seminò e iniziò a cercare il boccino. Lo individuò qualche secondo prima che Draco lo raggiungesse e si piegò sulla scopa per massimizzare l’accelerazione. Il boccino guizzò verso l’alto e così fece anche Harry. Non si arrischiò a guardarsi indietro per vedere dove fosse Draco, ma era sicuro che anche lui lo aveva avvistato. Vide la piccola sfera alata dirigersi verso la nave di Durmstrang ormeggiata vicino alla riva. Imprecò e la seguì a breve distanza. Allungò la mano e spinse la sua Firebolt al massimo. La nave si stagliava sempre più enorme davanti a lui e con un ultimo sprint afferrò il boccino. Sterzò bruscamente a destra e verso l’alto per evitare di andare a sbattere contro la barca. Una volta lontano dall’imbarcazione, si azzardò a guardare in quella direzione e si accorse che c’era qualcuno sul ponte di coperta che lo stava osservando. Virò e tornò verso Draco.
“Ma ti ha dato di volta il cervello?” urlò Draco quando si avvicinò. “Sei quasi andato a sbatterci contro!”
Harry lanciò il boccino in aria. “Possiamo chiamarla la Finta Potter, anche se non suona bene come la Finta Wronski. E non credo che molta gente la userà mai, dato che i campi da Quidditch non hanno una grossa nave nel mezzo.”
“Sei pazzo, completamente fuori di testa.” Draco era seduto sulla sua scopa e lo fissava incredulo. “E se qualcuno ti avesse visto?”
“Ah, ehm, riguardo a quello...” Harry lanciò uno sguardo alla nave qualche centinaio di metri dietro di loro “... Credo che qualcuno mi abbia visto, c’era qualcuno sul ponte. Ma non possono avermi riconosciuto.”
Draco gemette. “Facile parlare per te, non hai capelli che brillano al chiaro di luna.”
Harry lo guardò, i suoi capelli riflettevano davvero la luce della luna. E anche dopo aver volato per un’ora, erano perfetti. Mentre quelli di Harry erano più scarmigliati che mai. “Non mi preoccuperei di quello, non ti sei avvicinato tanto alla nave. E io potrei passare per chiunque.”
“Okay, va bene. Ma rientriamo, in caso si fosse trattato di Karkaroff.” Draco prese il volo verso il castello, girando al largo dalla nave. “Se mi avesse riconosciuto qui fuori, sarebbe un problema.”
Una volta arrivati nell’ufficio, Draco accese il fuoco e vi avvicinarono le sedie per scaldarsi. Harry si sedette con le gambe stese, più vicine possibile al focolare. “È maledettamente freddo fuori. Non credo che potremo continuare a farlo ancora per molto.”
“Già, è diverso volare di giorno durante l’inverno. Però è bello che siamo riusciti a farlo almeno un paio di volte.”
“E che io sia riuscito a riprendermi il boccino” aggiunse Harry sollevando la sfera dorata.
“Sì, sì.” Draco guardò Harry. “Sei sicuro di non volermi lanciare una fattura adesso e farla finita? Non sono sicuro di aver voglia di andarmene in giro tutto il weekend con un bersaglio sulla schiena.”
“Con tutto quello che ho dovuto sopportare io, sei preoccupato per una semplice fattura?” Harry rise. “Non credere di potertela cavare così facilmente.”
“Sicuro che ti vada bene questa situazione?” domandò Draco esitante. “Gli ultimi due giorni sono stati parecchio duri con l’uscita di quell’articolo.”
“Ah, l’articolo.” Harry non poté fare a meno di sembrare irritato. “Credo di averci riconosciuto qualche Malfoysmo.”
Draco annuì. “Non era difficile notarli, ma sappi che ho parlato di quelle cose con la Skeeter più di due settimane fa. Quando ero ancora, ehm, arrabbiato con te.”
“E ora? Rifaresti la stessa cosa ora?”
Draco fece una pausa. “Ora è più complicato, no?”
“Lo è, ma è una cosa buona.” Harry si guardò intorno nella stanza. “Comunque avrei dovuto sopportare tutto il resto in ogni caso. Ma questo mi permette di avere un po’ di tregua. Quindi direi che è un buon affare, dopotutto. Anche se il Draco-amico e il Draco-nemico mi incasinano un po’ la testa.”
“Credevo che non mi ritenessi un nemico.”
“Beh, non ti ritenevo tale, nemmeno ora. Non per davvero. Solo che suona meglio che chiamarti stronzo di merda, ma se preferisci mi va bene anche quello.”
“Quindi, sei molto arrabbiato o solo un po’?”
“In questo momento? Non sono arrabbiato. Ma lassù diventa tutto troppo da sopportare. Ron, il torneo, Piton, la cicatrice, Sirius. È troppo.”
“Ma cosa è successo con Weasley?”
“Ce l’ha con me. Ma non mi va di parlarne.”
“Okay. Che altro c’è nella tua lista? Il torneo è ovvio. Cosa intendi con la cicatrice? Quale cicatrice?” Draco sembrava confuso.
Harry rise, ormai non gli importava più di nulla. Si sollevò la frangia. “Cicatrice. Sono sicuro che tu l’avessi già notata.”
“Ah, e cosa c’entra con-”
“Ha iniziato a farmi male di nuovo, è come avere un coltello incandescente piantato in fronte. Diciamo che un po’ mi distrae.”
“Ti fa male?” Draco la fissò. “Come fa una cicatrice a fare male? Perché ti fa male?”
“Non lo so, Malfoy. La prossima volta che incontro una persona con una cicatrice da Avada Kedavra sulla fronte, glielo chiederò sicuramente.”
“Draco” disse piano Draco.
“Draco” disse Harry annuendo. “Basta così, piangersi addosso non aiuta. Tanto non ci posso fare niente. E credo che sia l’ora di tornare al dormitorio.” Si alzò. “Grazie Draco. Questa chiacchierata mi ha aiutato molto.”
“Sei sicuro di non volerti vendicare ora...”
“Sicuro” con un gesto della mano, Harry entrò nel tunnel di Grifondoro. Arrivato all’ingresso della sala comune, tirò fuori la Mappa del Malandrino. Vide con sollievo che sia Ron che Hermione si trovavano nel dormitorio maschile. Indossò il Mantello dell’Invisibilità e scivolò oltre l’arazzo. Non se lo tolse fino a che non arrivò fuori dalla porta della sua stanza. Inspirò profondamente ed entrò.
Ron e Hermione si zittirono immediatamente nel bel mezzo di una discussione e lo fissarono. “Dove sei stato?” urlò Ron prima di riuscire a fermarsi.
Harry alzò le spalle con indifferenza. “Che te ne importa?”
“Basta!” disse Hermione. “Harry, stai bene? Sembra che tu abbia trascorso del tempo all’aperto.”
Harry si maledisse, aveva dimenticato l’incantesimo per lenire la pelle arrossata e screpolata dal vento. “Sono andato a fare una passeggiata e sono rientrato prima del coprifuoco. Ho girellato un po’ sotto il mantello, sono andato a trovare Edvige.”
“Poco credibile” borbottò Ron prima di voltarsi e lasciare la stanza.
“Stai bene davvero?” domandò Hermione piano. “Non è da te.”
“Senti, sono stanco e stufo di lui.” Harry indicò la porta da cui era uscito Ron. “Si comporta come un idiota e volevo solo un po’ di pace senza nessuno che mi offendesse.”
“Okay, Harry. Hai ancora intenzione di parlare con Sirius domani notte?”
“Sì, ma avrò poco tempo, perché Hagrid vuole che lo incontri alla sua capanna proprio prima dell’appuntamento con Sirius.”
“Perché Hagrid vuole incontrarti?”
“Non ne ho idea. Senti, sono davvero esausto...”
“Oh, va bene, buonanotte Harry.”
“Buonanotte.” Harry si lanciò sul letto non appena Hermione lasciò la stanza. Odiava doverle mentire, ma non è che potesse dirle “Sai, mi sto incontrando con Draco Malfoy in una stanza segreta dove studiamo insieme”. Harry gemette e chiuse gli occhi. Non voleva pensare a Draco. Lo confondeva ancora di più e basta. Ripescò il boccino dalla tasca e lo lanciò in aria, guardandolo mentre svolazzava per la stanza.

 
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Hermione afferrò Harry per il braccio proprio mentre stava entrando nella Sala Grande per fare cena. “Ho bisogno di parlarti” sibilò lei. Senza dargli modo di protestare, lo tirò con sé fino a uscire dal castello.
“Che succede?” chiese Harry rabbrividendo al freddo.
“Harry, avresti voglia di correggere la tua storia su ieri notte?” Hermione lo fissò negli occhi. I capelli castani le svolazzavano sul viso per colpa del vento, mentre li rimandava indietro impaziente con una mano.
“Ehm, no?” Harry si fissò le scarpe, poi Hermione. “Perché?”
“Perché ho appena avuto un’interessante conversazione con Viktor Krum! Ecco perché!” sibilò lei. “Non sei andato fuori a volare ieri notte, vero? Per favore, dimmi di no!”
“Volare? Io, ehm...” Harry fece una smorfia sentendo la sua stessa voce affievolirsi. “Che cosa te lo fa pensare?”
“Perché Krum mi ha chiesto se conoscessi qualcuno con una Firebolt! Ecco perché, Harry!” Hermione lanciò entrambe le braccia in aria. “E tutta la scuola sa che tu sei l’unico ad averne una!”
“Oh.” Non aveva pensato a quello e ovviamente qualcuno che giocava nella nazionale bulgara sarebbe stato in grado di riconoscere una Firebolt in un istante. “Che cosa gli hai risposto?”
“La verità: che gli studenti non hanno il permesso di volare fuori dal campo di Quidditch e che quest’anno il campo non si può usare.”
“Che cosa ha risposto?” domandò Harry.
“Che quello spiegava perché uno studente stesse volando sopra il lago! Harry...” Hermione scosse il capo.
“Dovevo, questa settimana è stata orribile e avevo bisogno di staccare.” Harry smise di fingere. “Ma non mi ha visto, vero?”
“No. E io ti ho coperto, spiegandogli che non potevo dirgli chi fosse perché quello studente poteva essere sospeso dalla scuola e che non avrebbe dovuto chiedere a nessun altro della Firebolt.”
“Grazie Hermione.” Harry prese un sospiro di sollievo. “Pensi che ti abbia creduto?”
“Credo di sì, così mi è sembrato” rispose lei.
“Ma perché ha chiesto proprio a te?” domandò lui curioso. Hermione arrossì. “Ero in Biblioteca quando lui è entrato. Forse sono stata la prima persona che si è trovato davanti.”
“Ah, può essere. Ha detto altro?” Harry sperava che Krum non avesse visto anche Draco.
Hermione sorrise e prese Harry sottobraccio, mentre si voltavano per tornare dentro. “Beh, potrebbe aver detto di essere rimasto impressionato dalla bravura nel volo di questo studente misterioso...”
Harry si fermò e la guardò. “Mi prendi in giro.”
Hermione sorrise serena. “Forse. O forse no. Che ti sia da lezione per avermi mentito.”
“Molto divertente. Andiamo, non vogliamo perderci la cena stasera.” Harry la prese per mano e si affrettò nella Sala Grande. Si sedettero insieme al loro solito posto, con il tavolo di Serpeverde ben in vista di fronte a loro. Malfoy e i suoi amici sedevano anche loro al solito posto, di fronte ai Grifondoro.
Fred gli fece l’occhiolino. “Sono contento che tu sia arrivato. Mi sarebbe dispiaciuto se ti fossi perso lo spettacolo.”
Harry fece un ampio sorriso a Fred e George. “Ce l’avete fatta?”
“Di cosa parli? Onestamente, Harry, non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo” ghignò George.
Hermione li guardò. “Che sta succedendo?”
Harry guardò verso il tavolo di Serpeverde. Avevano appena finito le portate principali e, grazie alla magia degli elfi domestici, sul tavolo davanti a Draco e ai suoi amici erano comparsi i dolci.
Draco Malfoy sorrise compiaciuto alla crostata di mirtilli che aveva davanti. Si allungò e ne prese una grossa fetta che mise nel piatto. Vicino a Harry, Fred e George avevano iniziato il conto alla rovescia da dieci. Arrivati a uno ci fu una pausa e un forte rumore mentre Malfoy si trasformava in un enorme canarino verde con piume bianche sulla testa. Il canarino scivolò giù dalla sedia sbattendo le ali e pigolando. Ci fu un lampo di piume e Malfoy era tornato, fumante di rabbia. Scacciò con violenza le piume che gli svolazzavano intorno e si voltò di scatto verso il tavolo di Grifondoro.
“Me la pagherai per questo, Potter!”




 

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Capitolo 7
*** Draghi e Draco ***


7. Draghi e Draco
 
 
Nota dell’autrice: La storia passa al POV di Draco durante la prima prova. JKR descrive l’esperienza di Harry in maniera così perfetta che non posso competere. Il POV torna a Harry subito dopo. Lo stesso sarà per le altre due prove.
Il dialetto di Krum: non sono riuscita a scriverlo, quindi ho rinunciato. Immaginate i suoi dialoghi in un fitto accento bulgare. Tutto quello che avevo scritto sembrava una parodia, quindi ho preferito scrivere normalmente. (Noterete che Hagrid non fa molte apparizioni nelle mie storie. Stesso motivo.)

 
 



Quando Harry si svegliò domenica mattina, il suo primo pensiero fu per i draghi. Si strofinò gli occhi con le mani più forte che poté, come a voler cancellare le immagini di artigli, fiamme e squame. I suoi sogni quella notte erano stati un guazzabuglio di draghi, boccini e Draco. Fin da quando il suo nome era uscito dal Calice, aveva provato a immaginarsi in cosa potesse consistere la prima prova, ma quelle enormi bestie non rientravano nemmeno nelle centinaia di scenari che si era costruito.
Sirius aveva un’idea su come poterli sconfiggere, ma la loro conversazione attraverso il camino era stata interrotta da Ron. Harry fissò il soffitto del letto a baldacchino. Si rifiutava di pensare a Ron, doveva concentrarsi su come sopravvivere a quei draghi. Aveva bisogno di Hermione. Lei avrebbe saputo trovare un modo che gli avrebbe permesso di farcela. E doveva anche parlare con Cedric. Era sicuro che Karkaroff e Madame Maxime avrebbero spifferato a Krum e Fleur dei draghi. Non poteva permettere che Cedric entrasse impreparato in quell’arena.
Quando Harry si alzò dal letto, Ron aveva già lasciato la stanza. Si preparò e scese per colazione. Cercò Cedric al tavolo di Tassorosso, ma doveva essere già andato via. Non appena rimase solo con Hermione, le raccontò dei draghi. Si sentì molto sollevato quando, invece di andare nel panico, lei impallidì e disse: “Bene. Biblioteca.” Passarono il resto della giornata circondati da tutti i libri che riuscirono a trovare sulle temibili creature.
All’ora di cena Harry era esausto e non erano nemmeno vicini a trovare una soluzione che lo avrebbe aiutato. Cercò Cedric, ma ancora nessun segno di lui. Decidendo che non c’era altro da fare se non chiedere di lui a un Tassorosso, si avvicinò a Susan Bones mentre se ne andava e le domandò se sapesse dove poteva trovare Cedric. “Perché vuoi saperlo?” lo guardò male lei. Indossava la spilla Potter Puzza.
“Ho solo bisogno di parlargli” rispose piano Harry, tentando di ignorare gli sguardi ostili degli altri Tassorosso.
“Sono sicura che lui non voglia parlare con te.” La ragazza si voltò e se ne andò via.
Il mattino seguente, Harry si svegliò con la familiare sensazione di terrore allo stomaco. Mancava solo un giorno alla prima prova. Lui e Hermione erano sgattaiolati in Biblioteca sotto il Mantello dell’Invisibilità e avevano fatto ricerche fino a mezzanotte. Lui si era arreso molto prima, ma Hermione andava avanti sicura che il prossimo libro fosse quello giusto.
Harry si avviò piano fuori dal castello, diretto alle serre per la lezione di Erbologia. Attraverso il cortile notò Cedric camminare con un gruppo di Tassorosso. Era la prima volta che lo vedeva dopo tanto, ma aveva bisogno di parlargli a quattr’occhi. Sfoderò la bacchetta e la puntò contro la borsa di Cedric dicendo: “Diffindo.” Il fondo della borsa di Cedric si lacerò, riversando libri e pergamene per terra.
Harry sentì Cedric dire ai suoi amici che li avrebbe raggiunti e si piegò per raccogliere le sue cose. Harry si affrettò verso di lui per aiutarlo.
“Ehi, Cedric. Scusa, colpa mia” disse indicando la borsa. “Avevo bisogno di parlarti in privato.”
“Che succede, Harry?” Cedric si alzò e lo fissò. “È successo qualcosa con Draco dopo che me ne sono andato?”
“Cosa? Oh, no. È solo che, ehm, ho scoperto qualcosa questo fine settimana. E Fleur e Krum già lo sanno, quindi volevo dirlo anche a te.”
“Cosa?”
“Draghi. La prima prova è con i draghi.” Cedric impallidì.
“Come lo sai? Sei sicuro?”
“Sono sicuro, li ho visti. Qualcuno me li ha mostrati, sono nella Foresta Proibita. E Madame Maxime e Karkaroff erano lì anche loro, quindi ovviamente lo avranno già detto agli altri due campioni. Ora devo andare, volevo solo che tu lo sapessi...”
Lasciò Cedric in piedi al centro del cortile totalmente scioccato.

 
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Le voci sulla presenza di draghi avevano iniziato a girare fin da domenica. Draco lanciò uno sguardo al tavolo di Grifondoro e vide la Granger bisbigliare qualcosa all’orecchio di Harry. Lui non sembrò ascoltarla: stava fissando il piatto senza toccare cibo. Da dove si trovava Draco, la faccia di Harry sembrava grigia. Seduto di fronte a Harry, Weasley lo stava guardando male, le lentiggini spiccavano in contrasto con la sua faccia pallida. Draco desiderò di sapere cosa stava succedendo tra quello strambo dai capelli rossi e Harry. Si era rifiutato di parlargliene ma era chiaro che c’era qualcosa che non andava tra quei due. Prima erano inseparabili, mentre ora non si rivolgevano parola.
Vicino a Draco, Pansy e Blaise erano indaffarati a fare tragiche predizioni su quanto sarebbe durato Potter contro i draghi. Draco non poté fare a meno di domandarsi quanto sarebbe durato lui stesso se si fosse trovato di fronte un drago. Era andato su tutte le furie quando aveva assistito all’estrazione del nome di Harry durante la notte di Halloween. Aveva desiderato la possibilità di partecipare al Torneo Tremaghi per dimostrare a suo padre che era degno del nome che portava. Ma sapeva bene che la realtà era che si era sentito terrorizzato davanti a un ippogrifo, figurarsi un drago.
La McGranitt si era avvicinata al tavolo di Grifondoro per parlare con Harry. Lui si alzò e si allontanò con lei, come se gli capitasse tutti i giorni di affrontare un drago. Draco avvertì una fitta di rabbia nei confronti della professoressa. Pensava davvero che il modo migliore per Harry di prepararsi alla prima prova fosse quello di passare tutta la mattina a lezione, poi di pranzare in Sala Grande dove ogni studente lo infastidiva? La maggior parte di questi studenti erano Serpeverde, Draco lo riconosceva.
A Cedric era stato permesso di saltare le lezioni. Draco lo aveva visto camminare intorno al lago con la professoressa Sprite. Cedric era l’immagine perfetta di un campione Tremaghi. E ora Draco sapeva che c’era anche altro dietro al suo bell’aspetto. Prima di quest’anno lo conosceva a malapena, ci aveva solo giocato contro a Quidditch. Quando Harry aveva suggerito lui come aiuto per il loro progetto, Draco lo aveva inquadrato come un Tassorosso fra tanti. Non aveva previsto quanto intensamente Cedric si sarebbe lasciato coinvolgere. Si era rifiutato di aiutare Draco a meno che lui non gli avesse detto tutta la verità. Era stato strano che alla fine si fosse rivelato un sollievo il potersi confidare con lui e una volta iniziato non era più riuscito a fermarsi. Cedric lo aveva interrogato e lo aveva messo alla prova quando gli era sembrato che Draco gli stesse solo dando delle risposte che lui voleva sentirsi dire.
“Draco, non hai ancora piazzato la tua scommessa. Quanto pensi che durerà Potter? Io dico sessanta secondi prima che se la dia a gambe dall’arena” rise Pansy.
Draco osservò la schiena dritta di Harry che lasciava la Sala Grande. “Scommetto dieci galeoni che andrà fino in fondo, o finché non sarà ferito così gravemente da essere costretto a fermarsi. Qualunque cosa delle due succeda prima.” Draco si alzò e se ne andò, ignorando le espressioni sbigottite dei Serpeverde al tavolo. Aveva osservato Potter per tre anni; sapeva che l’idiota andava avanti sempre fino a che non ne poteva più. Sperò che i domatori di draghi sapessero fare bene il loro lavoro.

 
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Seduto sugli spalti, non era più così fiducioso. Da dove si trovava, riusciva a vedere i draghi nei loro recinti, vampate infuocate sfioravano i domatori di draghi mentre cercavano di portare il primo drago nell’arena. Bagman aveva annunciato che Cedric sarebbe stato il primo e Harry l’ultimo. Draco si guardò attorno. Era chiaro chi era il campione favorito, il giallo di Tassorosso predominava un po’ ovunque, indossato dagli studenti di Tassorosso e Corvonero. C’era del giallo anche nella sezione Serpeverde, anche se la maggiora parte di loro aveva deciso di vestirsi di nero. Nella zona Grifondoro, invece, c’era un mare rosso e oro, talmente sgargiante da fargli male agli occhi.
Draco sentiva Pansy blaterare di qualcosa con Blaise, che sedeva all’altro lato di Draco. La voce di Bagman eruppe forte tra la folla, ma i suoi occhi erano fissi sulle porte che si sarebbero aperte per lasciar entrare Cedric nell’arena.
Pensava che Cedric sarebbe stato in grado di affrontare il drago, anche se stava fissando con aria preoccupata il Grugnocorto Svedese che aveva appena sputato una fiammata contro un domatore che gli si era avvicinato troppo. Forse Cedric sarebbe riuscito a sottometterlo convincendolo con uno dei suoi discorsetti, pensò Draco con una risata.
Cedric sarebbe stato in grado di parlare con una pietra e scoprire la storia della sua vita. Gli tornò in mente quando durante la prima sessione negli spogliatoi era esploso contro Harry. Cedric aveva ascoltato la sua filippica su Potter senza dire mezza parola; poi era riuscito in qualche modo a farlo sedere e parlare con calma, facendogli un sacco di domande. E durante quella mezzora o più, era riuscito a fargli vedere Harry da una prospettiva totalmente diversa. Cedric gli aveva fatto capire che loro due traevano energia l’uno dall’altro, reagivano l’uno all’altro. “Ricomincia da capo” lo aveva incoraggiato. “Non basare le tue opinioni sul passato. Valuta quello che vedi, non quello che credi di vedere.”
Un boato riempì l’arena e Draco osservò Cedric entrare. Era alto, ma in confronto alle dimensioni dell’arena sembrava minuscolo. La campana suonò e Draco trattenne il respiro mentre Cedric avanzava verso il centro, puntando la bacchetta contro una roccia che trasformò in un Labrador.
Furbo, pensò Draco e osservò il cane correre intorno e abbaiare al drago. Cedric si mosse verso l’esterno e iniziò a camminare piano intorno al perimetro, avvicinandosi al nido del drago mentre la creatura sputava fiamme contro il cagnolino terrorizzato. Il cane si diresse scodinzolando verso l’altro lato dell’arena, inseguito dal drago, mentre Cedric scattò verso il nido. Ce l’aveva quasi fatta, quando il drago si accorse di lui e con un battito d’ali volò dall’altra parte dell’arena. Cedric fu costretto a nascondersi dietro una pila di massi quando arrivò la vampata di fuoco. Con uno scatto fulmineo, attraversò lo spazio che gli mancava e afferrò l’uovo con il drago alle calcagna.
Draco chiuse gli occhi sollevato quando i domatori entrarono correndo nell’arena e lanciarono uno scudo che permise a Cedric di uscire dal campo. Dai suoi capelli e dalla sua veste usciva del fumo, si accorse Draco con un sussulto. I Serpeverde attorno a lui iniziarono a chiacchierare eccitati mentre aspettavano il turno di Fleur. Cercò di unirsi a loro, ma i suoi occhi continuavano ad andare all’Ungaro Spinato. Il drago di Harry. Anche nella sua gabbia si agitava furiosamente, la coda spinata che rischiava di spaccare i muri rinforzati.
Fleur. Krum. Draco prestò loro poca attenzione. Entrambi affrontarono il drago e se ne andarono con in mano l’uovo d’oro. Si asciugò nervosamente i palmi sudati sulla veste. “Il prossimo è Potter” mormorò. Blaise lo guardò incuriosito. “Sì, lo sappiamo. Il prossimo è Potter. Sei nervoso per la tua scommessa? È troppo tardi per cambiarla ormai.”
La porta si aprì, Harry entrò e Draco imprecò. Aveva quasi sperato che quel folle fosse rinsavito e se la fosse data a gambe dal retro. La campana suonò e Harry rimase fermo immobile. La folla ruggì e finalmente ci fu un movimento: Harry alzò la bacchetta e urlò qualcosa. Draco non poté sentire niente oltre il boato della folla.
“Che ha detto? Che ha fatto?” chiese a Blaise. Il suo amico diede una scrollata di spalle.
“Quell’idiota sta lì in piedi e basta!” urlò divertita Pansy. “Non ci prova nemmeno a prendere l’uovo!”
Draco guardò giù e si accorse che lei aveva ragione. Harry stava in piedi al centro dell’arena con la sua bacchetta tesa. Non stava nemmeno guardando il drago, realizzò Draco sorpreso, ma stava osservando il cielo. La folla diventò ancora più rumorosa, mentre lui era fermo lì a non fare niente. All’improvviso, Draco notò un sorriso lampeggiare sul viso di Harry, si voltò per vedere cosa avesse visto e incredulo osservò la scopa di Harry volare oltre le teste degli spettatori nelle tribune più alte e dirigersi dritta verso il braccio teso del suo proprietario. In un lampo Harry montò in sella e salì verso il cielo. Un boato assordante riempì l’aria quando tutto il pubblico balzò in piedi.
“Merlino. Ha intenzione di volare via da qui?” disse piano Pansy, mentre tutti loro avevano le teste rivolte verso Harry che effettuava un avvitamento in verticale. Draco riconobbe una delle mosse preferite di Harry.
Virò di centottanta gradi e tornò di nuovo giù. Su e giù, e poi di nuovo da capo. Harry volò attorno alla testa del drago, lontano abbastanza da evitare le fiamme che il drago continuava a sputargli contro. Draco osservò scioccato mentre capì il piano di Harry. Poteva funzionare. Poi, all’improvviso, virò troppo vicino alla coda e Draco si lasciò sfuggire una smorfia quando la maglietta di Harry fu lacerata dalla coda spinata del drago. Non riusciva a capire se fosse stato ferito o no, la maglietta rossa non lasciava intravedere del sangue. Imprecando, osservò Harry che tornava a infastidire il drago. Qualcuno doveva proteggere quell’idiota dal drago; era chiaro che i domatori non sarebbero mai arrivati in tempo.
“Draco, che diavolo stai facendo? Non puoi lanciare una fattura a Potter adesso. Se cade ora è morto. Questa non è una stupida partita di Quidditch.” Blaise stava strattonando il braccio di Draco verso il basso. Draco guardò sconvolto la bacchetta nella sua mano. Non ricordava affatto di averla afferrata. La rimise svelto in tasca, contento che Blaise non avesse realizzato che non l’aveva puntata contro Potter ma contro il drago.
All’improvviso, la creatura spiegò le ali e volò dritta contro Harry. Draco lo guardò mentre Harry faceva dietro front e si dirigeva in picchiata verso il nido, afferrava l’uovo e volava via oltre gli spalti. Volò oltre Draco e così lui riuscì a vedere chiaramente il danno che l’Ungaro gli aveva fatto con la sua coda.
“Che diavolo, non ci credo. Hai vinto la scommessa.” Pansy lo guardò infastidita. “Come facevi a saperlo?”
Draco diede una scrollata di spalle. “Punto i miei galeoni solo su scommesse sicure. Potter è un idiota troppo grande per pensare di arrendersi.” Si alzò e fece per andarsene. Doveva allontanarsi da lì, doveva scoprire se Harry stava bene.
“Te ne vai? Non hanno nemmeno dichiarato i punteggi ancora.” Blaise lo guardò incredulo.
“Devo andare in bagno” rispose lui corrucciato. “Vuoi venire a reggermi l’uccello?”
“Sparisci, checca” rise Blaise.
Draco si diresse veloce alle tende per i campioni, nel lato più lontano dell’arena. Aveva visto la McGranitt far entrare di fretta Harry in una di quelle appena smontato dalla scopa. C’erano persone a guardia dell’entrata ma Draco fece il giro da dietro e si intrufolò. Vide Madama Chips affrettarsi in uno dei cubiculi borbottando di draghi e dedusse che Harry doveva essere proprio lì. Percorse tutta la tenda, trovando due cubicoli vuoti, e poi trovò Cedric, la cui faccia era parzialmente coperta da una spessa pasta arancione e gli mancavano ciocche di capelli.
Lo guardò, non sembrava gravemente ferito. “Avresti dovuto scegliere un Crup. Un Crup avrebbe fatto ammattire il drago, non si sarebbe nascosto dietro a una roccia come ha fatto il tuo Labrador.”
Cedric gli sorrise. “Lo terrò a mente la prossima volta che sarò così sconsiderato da entrare in un’arena con un drago. Hai visto Harry? Cosa ha fatto?” Cedric si mise a sedere eccitato. “Non mi hanno fatto uscire per assistere. Si è fatto tanto male?”
“Quel tizio è un pazzo su una scopa. Geniale” ammise Draco riluttante. Guardò verso la tenda in tessuto per vedere se stesse arrivando qualcuno. “Ma si è fatto prendere dalla coda come un idiota, anche se non so quanto gravemente. Non è come se io possa andare a vedere come sta.”
“Vorresti farlo?” chiese curioso Cedric. Draco lo fissò. “Fa’ finta che non abbia detto niente. Magari ci vado io a vedere come sta.” Senza aspettare una risposta da Draco, Cedric si alzò e si diresse verso l’altro lato della tenda.
Draco si distese sul letto che aveva usato fino a poco prima Cedric e fissò il soffitto della tenda. Non per la prima volta si domandò come, in nome di Salazar Serpeverde, le cose fossero diventate così incasinate da essere lì a preoccuparsi per Harry Fottutissimo Potter, come se fosse la tata di quell’idiota.
Cedric tornò nel cubicolo. “Starà bene, Madama Chips lo ha già sistemato. Anche se avrà una bella cicatrice qui” disse Cedric disegnando con il dito una linea che andava dalla spalla al petto. “Gli sarebbe potuta andare peggio... Ora devo uscire, stanno per dire i punteggi di Harry e poi sapremo che cosa dovremo farne di quello.” Cedric fece un cenno verso l’uovo d’oro.
“Cedric, Madama Chips ti ha detto se la tua faccia...” Draco si interruppe, guardando preoccupato la pasta arancione.
“Sì, ha detto che non lascerà quasi nessun segno e i miei capelli ricresceranno” disse con una risata e lasciò il cubicolo con l’uovo sottobraccio. Draco rimase disteso sul letto. Udì la voce di Bagman echeggiare per tutta l’arena, annunciando il punteggio di Harry. Ci fu un momento di silenzio mentre la folla contava i punteggi e poi un boato eccitato quando realizzò che Potter e Krum erano arrivati pari al primo posto. Incredibile, pensò con un gemito, come ci riusciva?

 
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Harry ascoltò Bagman spiegare delle uova e dell’indizio per la prossima prova in un incredulo silenzio. Era sopravvissuto al drago ed era anche arrivati primo a pari merito. Prese l’uovo con l’altro braccio, la spalla gli bruciava ancora dove l’Ungaro lo aveva colpito. Finalmente, Bagman li lasciò liberi e Harry si avviò verso l’uscita della tenda. Una mano pesante lo afferrò per una spalla, con un sussulto si voltò e si trovò davanti Krum.
Il bulgaro lo fissò, occhi neri che lo squadravano freddamente da cima a fondo. Harry si guardò nervosamente in giro. “Ehm, ciao?”
“Tu sei molto piccolo” disse infine Krum.
Harry si strinse nelle spalle, non c’era motivo di negarlo con un gigante del genere di fianco a lui. “Sì, lo so.”
“Quanto sei piccolo?”
“Quanto sono piccolo?” chiese confuso Harry.
“Anni, anni, quanti anni hai?”
“Oh, ehm, ho quattordici anni.”
“Quattordici? Voli molto bene per avere quattordici anni.”
Harry era sorpreso, non sapeva cosa dire. Guardò oltre Krum e vide Ron e Hermione che lo stavano aspettando. Ron stava saltellando eccitato. Non sentì quello che gli disse dopo Krum, fino a che la parola Firebolt non catturò la sua attenzione.
“Ehm, come scusa?”
“La tua scopa, è una Firebolt, no?” Krum lo fissò e nei suoi occhi ora c’era una scintilla di divertimento.
A Harry si chiuse improvvisamente lo stomaco. “Oh, sì, è una Firebolt.”
“Voli molto bene, anche meglio di giorno, no?”
“Oh, io, ehm...” balbettò Harry spaventato. Non c’erano dubbi che Krum avesse capito che era lui il misterioso studente che volava sopra il lago quella notte.
“E credo che tu abbia amici molto buoni.” Krum guardò dietro di sé, dove Hermione stava in piedi vicino a Ron mordendosi nervosamente le labbra.
“Sì, ho degli ottimi amici.” Harry sorrise, lo sapeva bene.
Krum gli diede una pacca sulla schiena. “Forse un giorno, quando questo sarà finito, ci incontreremo in un altro tipo di gioco. Quidditch? Ja?” Con un breve sorriso, Krum se ne andò e raggiunse Karkaroff, che per tutto il tempo aveva lanciato occhiatacce a Harry dall’altro lato della tenda.
Harry rimase fermo immobile, incapace di muoversi. Ron e Hermione gli corsero incontro eccitati. “È tutto okay, Harry? Non avrà mica intenzione di...” chiese Hermione.
“Tutto a posto” disse Harry con un sorriso. “Andiamo a scrivere a Sirius, voglio raccontargli come è andata.”

 
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Il rumore dei suoi passi riempì il corridoio mentre Harry si affrettava verso i sotterranei per la lezione di Pozioni. Era in ritardo di quasi venti minuti. Bagman aveva organizzato una conferenza stampa mattutina per tutti i campioni, con le solite stupide domande ripetute ancora e ancora. Alla fine, Cedric e Harry erano riusciti ad andarsene. La bruciatura sulla faccia di Cedric era guarita, ma gli mancavano ancora un po’ di capelli sul lato sinistro della testa. Cedric aveva riso quando il fotografo aveva suggerito che posasse per l’obiettivo con il lato destro in bella mostra.
Harry entrò nella classe di Piton e si bloccò. Nella stanza erano tutti in piedi e stavano gridando. Al centro del marasma c’era Malfoy con la bacchetta puntata contro Ron, che giaceva sul pavimento reggendosi il braccio. Hermione stava urlando qualcosa contro Draco e Seamus la stava trattenendo. Harry sfoderò la bacchetta e corse avanti. “Che diavolo-”
“Fermo, Potter. Metti via la bacchetta.” Piton avanzò, scansando gli studenti che si trovavano nel mezzo per raggiungere i due studenti al centro. “Sei in ritardo Potter. In punizione. La sconterai questa sera con Malfoy che” Piton si voltò e fissò il Serpeverde “in qualche modo ha dimenticato di aspettare che la lezione fosse finita prima di lanciare una fattura a un Grifondoro. E Weasley, dieci punti in meno a Grifondoro per essere stato incapace di bloccare un semplicissimo incantesimo come quello.” Malfoy, noncurante, mise via la bacchetta e si allontanò.
I Grifondoro ribatterono oltraggiati per l’ingiustizia. “Silenzio! Tornate a lavorare sulle vostre pozioni” abbaiò Piton mentre si dirigeva alla cattedra. Harry, frastornato per quello che era accaduto prima che arrivasse, aiutò Ron a rimettersi in piedi. Ron gemette e si strofinò ancora il braccio. “Che ti ha lanciato?”
“Una qualche specie di fattura pungente, ma fa male da morire.” Ron si stava guardando intorno, in cerca di Malfoy. “Non so cosa sia successo. Stavamo solo prendendo gli ingredienti per le pozioni e poi lui mi ha spinto mentre passava, l’ho spinto anche io e poi ha tirato fuori la bacchetta.”
Hermione intervenne: “Non ha nemmeno dato un avvertimento, gli ha lanciato la fattura e basta.”
“Stai bene?” chiese Harry. Ron roteò piano la spalla e sembrò sollevato.
“Sì, sta scomparendo. Maledetto idiota.”
Hermione guardò dietro di sé verso i Serpeverde. “Meglio che ci rimettiamo al lavoro, prima che Piton decida di toglierci altri punti.” Ron tornò al tavolo e risollevò il calderone che si era rovesciato.
Harry guardò verso Malfoy che era in piedi con Zabini al loro tavolo. Sembrava concentrato ad affettare le scaglie di salamandra. Solo le guance arrossate e le spalle tese dicevano altrimenti. Sbirciando Piton, che stava dando le spalle alla classe, Harry andò verso Malfoy.
“Perché diavolo l’hai fatto?” sibilò.
Malfoy non sollevò lo sguardo dal suo tagliere. “Non ti riguarda.”
“Malfoy, se lanci una fattura a un mio amico, sono affari miei.”
Malfoy si lasciò sfuggire una risata di scherno. “Amico, ma non farmi ridere.”
“Cosa intendi? Non dirmi che-”
“Potter, sembra che tu sia desideroso di passare più tempo con Malfoy. Zabini, tu sarai il partner di Weasley. Potter, resta dove sei.” Il coltello che Malfoy teneva in mano scivolò leggermente, poi continuò ad affettare. Harry imprecò e guardò verso Ron che stava scuotendo il capo incredulo.
“Malfoy, ascolta.” Harry si guardò intorno, per essere sicuro che nessuno lo sentisse. “Quando ti ho detto di darmi il tuo peggio, intendevo a me. Non ai miei amici. Loro non si toccano.”
“Mettiti al lavoro, Potter” disse Draco e spinse Harry con la spalla. Involontariamente, Harry inspirò bruscamente quando una fitta di dolore gli attraversò il petto.
Malfoy si bloccò. Spostò lo sguardo dalla faccia di Harry al suo petto e poi di nuovo su. “Credevo che la Chips ti avesse sistemato, Cedric aveva detto che stavi bene.”
“Tieni la voce bassa o qualcuno ti sentirà. Comunque sto bene. Lascia perdere” Harry sbottò, guardando il libro di Pozioni sul tavolo. “Che dovremmo distillare?”
“Pozione Consuma Reagenti.” Draco indicò le istruzioni. “Ci serve sangue di rana. Vallo a prendere dalla dispensa.”
Harry lo guardò male e entrò nella stanzetta della dispensa. Non si accorse che Malfoy era proprio dietro di lui fino a che non udì la porta chiudersi.
“Che problemi hai?” esclamò Harry spingendo di lato Malfoy.
“Che problemi ho io? Che problemi hai tu! Pensavo che non fossi ferito poi così gravemente” sbottò Draco, braccia incrociate al petto mentre si appoggiava alla porta.
Harry lo fulminò con lo sguardo. “Voglio sapere perché hai lanciato quella fattura a Ron.”
Draco gli si avvicinò. “Dimmi perché la ferita ti fa ancora male e io ti dirò perché ho lanciato la fattura all’idiota.”
Harry lo fissò incredulo. Alzò le braccia in aria, frustrato. “Bene. Non è niente. Semplicemente è saltato fuori che alcune persone reagiscono peggio agli aculei di un Ungaro Spinato. È solo la mia solita, stupida fortuna che mi fa essere uno di queste persone. La ferità è guarita ma ci vorrà del tempo prima che smetta di farmi male. Ora tocca a te.”
Draco lo guardò. “Per quanto tempo?”
“Per quanto tempo cosa?”
“Per quanto tempo ti farà male...”
“Non lo so. Ora tocca a te, parla.”
Draco disse con rabbia: “Bene. Gli ho lanciato una fattura perché ti ha trattato di merda-”
La porta si spalancò e l’alta, scura figura di Piton si stagliò sulla soglia. li guardò entrambi con sguardo affilato. Harry pensò divertito che il professore sembrava scocciato che non stessero litigando.
“Avete a disposizione ancora quaranta minuti per completare una pozione che per essere pronta normalmente ci mette un’ora. Posso suggerirvi di iniziare?” Piton se ne andò lasciando la porta aperta.
Harry guardò verso la classe e vide tutti i presenti sbirciare verso di loro. Si voltò verso Draco con uno sguardo preoccupato, erano stati chiusi lì dentro per un po’. “Ehm, dobbiamo...”
Draco annuì e fece cenno a Harry di avviarsi. Harry quasi rise quando Draco gli fece lo sgambetto mentre lo superava. Riuscì a non cadere, si voltò e gli puntò un dito contro. “Non ho finito con te, Malfoy” sibilò mentre tornava verso il tavolo.
I due lavorarono in silenzio per il tempo restante. La faccia di Malfoy non mostrava alcuna emozione, concentrato com’era sul compito, e pronto a dare ordini a Harry di tagliare a dadini, affettare e mescolare. Harry gli ubbidì automaticamente, mentre nella testa ripensava alla conversazione avuta nella dispensa. Cos’è che aveva detto di Ron? Già, che lo aveva trattato di merda, ma perché questo doveva interessare a Malfoy?
“Tempo scaduto.” Piton si alzò dalla cattedra e cominciò a controllare le pozioni di tutti. Draco imprecò, gli mancavano ancora due passaggi prima di poterla finire. Piton si fermò e guardò nel calderone.
“Pare che se volete ricevere un voto vi toccherà passare l’ora di pranzo a finire la vostra pozione. La lezione è finita.”
Ron e Hermione si affrettarono verso Harry. “Rimaniamo anche noi ad aiutarti, Harry” dissero con un’occhiataccia verso Malfoy che stava ghignando accanto a Harry.
“Avete paura che il povero, piccolo Harry non sia in grado di farcela da solo?” sogghignò Malfoy.
“Ascolta Malfoy-” scattò Ron.
Harry lo interruppe. “Ron, andate a pranzo. Arrivo tra qualche minuto. Abbiamo quasi finito. Lui” Harry puntò un dito verso Malfoy “non farà niente che non sono in grado di gestire.”
“Non esserne così sicuro” mormorò sottovoce Malfoy.
Hermione li guardò preoccupata. “Harry, non stai ancora bene-”
“Sto bene, non preoccuparti.” Harry tornò a guardare il libro di Pozioni, facendo finta di sapere cosa doveva fare come prossimo passo.
“Granger, Weasley, a meno che non desideriate iniziare a pulire calderoni, vi suggerisco di andarvene.” La voce nasale di Piton si diffuse per la stanza, anche se il professore non aveva sollevato gli occhi dai compiti che stava correggendo.
“È okay” disse Harry. “Davvero.”
I due Grifondoro uscirono dalla classe con riluttanza; non appena chiusero la porta, Harry e Draco si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo. Harry posò la bacchetta per mescolare la pozione, quella di legno di mirto pensò con un sorriso. “Okay, perché hai lanciato quella fattura a Ron?”
Draco lanciò uno sguardo verso la cattedra, dove Piton stava ancora correggendo i compiti.
Poi guardò Harry. “L’ho fatto perché ti ha trattato come un reietto per tre settimane. Poi ieri hai vinto la prova e ora vuole essere di nuovo tuo amico? Stamattina eravate seduti a colazione come se non fosse successo niente.” Harry lo fissò incredulo.
Harry prese un respiro profondo e si strofinò gli occhi. “Draco, non puoi comportarti così. Questa storia con Ron, era complicata, ma ora è finita ed entrambi vogliamo lasciarcela alle spalle. Io e lui siamo a posto adesso.”
“Bene. Lascia che la gente ti tratti come un escremento di Schiopodo e fatti mettere i piedi in testa.” Indicò il libro e disse: “Sangue di rana. Tre gocce.”
Lavorarono in silenzio l’uno di fianco all’altro e terminarono la pozione. Harry stava ripetendo tutta la conversazione nella sua testa. Che cosa gliene importava a Draco se Ron ora gli parlava di nuovo? E perché gli importava se la spalla gli faceva sempre male?
Harry versò la pozione finita nella boccetta e la passò a Draco. “Fammi quello che vuoi Draco. Ma non prendertela con i miei amici.”
Draco esitò, come se stesse per ribattere, poi scrollò le spalle. Si voltò e si diresse alla cattedra di Piton dove posò la pozione. Il professore alzò lo sguardo per guardare entrambi.
“Potter, puoi andare. Punizione alle sette. Ho un barile di vermi siberiani che devono essere eviscerati. Non dovrebbe volervici più di un’ora o due. Draco, resta. Devo parlarti.”

 
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Cedric lo raggiunse fuori dalla Sala Grande.
“Cosa è successo con Draco?” gli chiese guardandolo preoccupato. “Tutti stanno parlando di come abbia attaccato Ron Weasley oggi in classe.”
Harry si strinse nelle spalle. “Gliel’ho chiesto e mi ha detto che lo ha fatto perché era arrabbiato per il fatto che Ron mi stesse di nuovo rivolgendo la parola. Non capisco.”
Cedric fece un piccolo sorrisetto. “Draco vede le cose in maniera diversa dalla maggior parte delle persone.”
Harry rise. “Questo è sicuro.”
“No, voglio dire che lui vede in bianco e nero. Non abbandoni gli amici, li difendi. Amici. Nemici. Niente via di mezzo. Tu sei passato da un lato all’altro, ora lui ti proteggerà.”
Harry lo fissò. “Quindi ce l’ha con Ron perché prima era arrabbiato con me mentre ora mi parla di nuovo? Non ha senso.”
Cedric fece una pausa. “Forse non per te o per me, ma per Draco sì” si strinse nelle spalle. “Ieri Draco è venuto di nascosto nella tenda dell’infermeria per vedere come stavi. Ha fatto finta che fosse lì per vedere me, ma non era solo per quello. Voleva sapere quanto gravemente ti fossi ferito. Direi che è qualcosa su cui riflettere.”
“Perché dovrebbe importargli?” Harry ne fu sorpreso. “Non sembra tipico di Malfoy.”
“Forse non di Malfoy, ma di Draco sì.” Cedric lo fissò. “Comunque, questo non è davvero il posto giusto ma...” Guardò su e giù per il corridoio per essere sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi. “Volevo parlarti prima, ma il torneo si è messo in mezzo. Le cose che hai detto a me e Draco sulla tua famiglia-”
Harry si concentrò sulle proprie scarpe, non avrebbe dovuto dire niente. “Cedric, non ti preoccupare di quello. Ci sto solo un paio di mesi all’anno...”
“Ma loro sono la tua famiglia e non dovrebbero trattarti-”
“Loro non sono la mia famiglia. La mia famiglia è morta. Loro sono solo persone con cui devo vivere, i miei tutori. Mia zia può anche essere la sorella di mia madre, ma non mi ha mai trattato come uno di famiglia e io non la considero parte della mia.” Harry chiuse la bocca di scatto, non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Ron e Hermione.
Cedric lo guardò. “Devi parlarne con qualcuno di questa cosa o esploderà fuori sotto forma di rabbia. O come serpenti che terrorizzano bambini allo zoo.” Harry rise ma scosse la testa. “Ci penserò, ma davvero: sto bene. Sono felice qui. Hogwarts è la mia casa.”

 
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Harry entrò nella classe di Piton. Draco era già lì, seduto a un tavolo con un enorme barile vicino sul pavimento. Piton era in piedi a scrivere alla lavagna roba per la lezione dell’indomani, la bacchetta guidava il gessetto sulla superficie nera.
“Eviscerateli con cura quei vermi, se malauguratamente doveste bucare gli intestini troverete l’odore molto sgradevole. Una volta rimossi, immergete le viscere nel barattolo con la soluzione alcolica. Iniziate.” Harry si sedette all’altro lato del barile rispetto a Draco. Sbirciò dentro, ma il liquido scuro non rivelava il contenuto.
Piton lasciò la stanza. Il fatto che non rimanesse nei paraggi costrinse Harry a domandarsi quanto fosse terribile l’odore di quei vermi.
“L’hai mai fatto prima?” Harry guardò Draco che stava fissando il contenuto del barile con disgusto.
“No. Tu?”
“No, ma una volta abbiamo dovuto mettere sott’aceto cervelli di ratto, non può essere tanto peggio.” Harry esitò e poi si guardò intorno. “C’è un mestolo o qualcosa del genere che possiamo usare? Non ho intenzione di mettere la mano lì dentro.”
Draco guardò di nuovo nel barile. “Mh, guarda in quei cassetti.”
A Harry venne da dire a Malfoy di andarci lui, ma poi si alzò e iniziò ad aprire cassetti fino a che non trovò due enormi cucchiai. Li riportò al tavolo e ne passò uno a Draco. “Prima tu.” Draco si accigliò ma immerse il suo cucchiaio e pescò fuori un verme: era verde scuro e lungo più di trenta centimetri.
“Oh...” Harry impallidì. “Questo non sarà divertente.”
“Da quando le punizioni con Piton sono divertenti?” disse Draco mentre raccoglieva il suo coltello.
“Da mai. Di cosa ha voluto parlarti dopo la lezione?” chiese Harry.
“Di tenere a freno il mio odio per i Grifondoro, e per te in particolare” disse Draco con un’occhiata di sbieco a Harry.
“Che cosa gli hai risposto?” Il verme di Harry era anche più grosso di quello di Draco; scivolò dal cucchiaio e ricadde nel liquido nero. Sospirando, Harry ne pescò un altro.
“Che avrei fatto del mio meglio ma che sarebbe stata un’impresa considerato che manica di perdenti siete.” Draco aveva rimosso con successo l’intestino e lo immerse subito nella ciotola con l’alcol.
Harry raccolte il suo coltello e iniziò a tagliare con attenzione il verme. Draco sospirò e ne tirò fuori un altro. “Due fatti, dozzine e dozzine ancora da fare.”
“Credi che Piton dia punizioni solo quando ha dei compiti particolarmente schifosi da farci fare?” chiese Harry.
“Assolutamente sì.” Draco imprecò quando la lama gli scivolò e un odore terribile invase la stanza.
“Oh, Merlino. Sta’ attento.” Harry alzò il braccio a coprirsi il naso. “Gaaaah.”
“È impossibile, non possiamo lavorare solo con una mano” disse Draco mentre anche lui usava il braccio per tappare il cattivo odore. “Conosci qualche incantesimo che fermi gli odori?”
“No, vorrei avere la mia sciarpa... me la potrei arrotolare attorno alla faccia.”
“Ho la mia.” Draco andò verso i lavandini e si lavò le mani. Poi tirò fuori la sua sciarpa, un lungo pezzo di seta color verde Serpeverde.
“Chi altri se non te poteva avere una sciarpa di seta? La lana non è abbastanza buona?”
“Troppo ruvida. Tieni, questa è lunga abbastanza, la taglio a metà.”
“Non farlo! È una bella sciarpa” protestò Harry mentre Draco afferrava un coltello pulito e la tagliava a metà.
“Mia madre me ne ha mandate tre” disse con una scrollata di spalle. “Sa quanto faccia freddo nei sotterranei e sciarpe e guanti si perdono facilmente.”
Draco diede a Harry metà della sciarpa e si legò la sua metà attorno a naso e bocca. Harry rise. “Sembri un bandito dei western babbani.” Gli occhi di Draco mandarono un lampo, il verde della sciarpa faceva sembrare i suoi occhi grigi quasi color nocciola. “Forza, mettila anche tu e finiamo questa roba. Prima lo facciamo, prima saremo fuori di qui.”
Harry tenne la sciarpa davanti alla faccia e provò a portare le mani dietro alla testa per legarla. Una fitta di dolore si accese nel petto mentre sollevava le braccia. “Ah!” portò giù le braccia frettolosamente, strofinandosi il petto dove la cicatrice dell’Ungaro bruciava.
Draco lo guardò e scosse il capo. “Dalla a me...” Prese la sciarpa di seta dalle mani di Harry e gliela legò attorno alla faccia come una bandana.
“Grazie.” Harry sedeva immobile mentre Draco era in piedi dietro di lui. Inspirò bruscamente quando avvertì le dita di Draco che gli sfioravano i capelli.
“Ecco fatto.” Harry sentì le mani di Draco che stringevano il nodo e il leggero tocco delle dita di Draco sulle sue spalle. Sobbalzò, sorpreso dal tocco. Lanciò uno sguardo veloce verso Draco che era già tornato a sedersi. Si era immaginato la mano di Draco che gli accarezzava la schiena o si era trattato solo di un tocco accidentale? Draco aveva la testa piegata, intento a pescare un altro verme. Questo non lo avrebbe aiutato per niente nella sua decisione di non farsi ossessionare da Draco.
“Cosa ti ha detto Madama Chips per il dolore? Non può darti qualcosa per quello?”
“Mi ha dato una pozione, ma non l’ho presa. Mi annebbiano la mente. Charlie, il fratello di Ron, ha detto che il dolore dovrebbe durarmi giusto qualche giorno. Lui era uno dei domatori.” Harry si sforzò di concentrarsi nel pescare un altro verme dal barile.
“Forse sentirti annebbiato è meglio che sentire dolore ogni volta che muovi la spalla” mormorò Draco mentre tirava fuori un altro verme.
“Non credo proprio che tu voglia che io sbudelli vermi mentre non sono lucido” rispose Harry. Pensò che al momento si sentiva la mente già abbastanza annebbiata anche solo stando seduto nella classe di Piton con la sciarpa di Malfoy attorno alla faccia. Il pezzo di stoffa bloccava la maggior parte della puzza, ma la sensazione della seta sulla sua pelle lo distraeva, sapere che era stata indossata da Draco era snervante. Cercò di concentrarsi sul verme davanti a lui.
Continuava a ripensare a venerdì notte, quando si erano seduti insieme davanti al camino dopo aver volato. Era stato così... confortevole. Non aveva avuto il tempo di ripensare a quella notte prima di ora. Hagrid gli aveva mostrato i draghi la notte successiva e dopo di allora era tutto confuso. Sbirciò Draco, che stava lavorando su un altro verme. Sei settimane prima non avrebbe mai pensato che avrebbe provato piacere nel trascorrere del tempo con Draco Malfoy, né tantomeno che ne avrebbe desiderato altro.
“Forza, non ho intenzione di farlo da solo.” La voce di Draco lo costrinse a concentrarsi sui vermi.
“Il mio status di primo classificato al Torneo Tremaghi non mi vale lo sconto di un paio di vermi?”
“Sei pari con Krum” Draco lo corresse subito. “Anche se sono sicuro che non faresti fatica a trovare un bimbetto del primo anno disposto a farsi tutte le tue punizioni al posto tuo in cambio di un autografo.”
“Scommetto che Krum non sta sbudellando vermi” mormorò Harry. “Oh, non te l’ho detto. Era Krum. Venerdì, quando stavamo volando sul lago. Era Krum quello che mi ha visto dalla nave.” Harry allungò la mano per prendere un altro verme con una smorfia sulla faccia.
“Krum? Davvero?” Draco lo guardò sorpreso. “Come lo hai scoperto? Ha intenzione di dirlo a qualcuno?”
“Non credo, voglio dire, lo avrebbe già fatto se ne avesse avuta l’intenzione, no?” Harry si strinse nelle spalle. “Ha riconosciuto la mia Firebolt ieri.”
“È una buona cosa che tu non ti sia schiantato sul fianco della nave” rise Malfoy.
“O sul fianco dell’Ungaro” scherzò Harry. “Splat.”
“Non dire splat!” Draco stava guardando il verme verde davanti a lui.
Alla fine, riuscirono a terminare il compito. Harry si sciolse la sciarpa, lasciandola appesa al collo. “Quando vuoi che ci incontriamo di nuovo giù?”
“Perché non aspettiamo che la tua spalla stia meglio? Poi potremmo andare a volare dopo.”
“Figo. Ci vediamo in giro...” Entrambi si recarono verso l’uscita della classe.
“Ehi, Harry” Draco lo chiamò proprio mentre si voltava per andare verso il dormitorio di Serpeverde.
“Sì?”
“Bel numero, ieri.”
Harry sorrise. “Grazie Draco.” Si avviò dalla parte opposta, diretto alla Torre di Grifondoro. Stava per entrare dal buco della Signora Grassa quando si ricordò della sciarpa che aveva attorno al collo in una per niente subdola seta verde. Se la tolse subito e se la infilò in tasca.

 
OOooOOooOOooOO

Harry passò di nascosto un bigliettino a Draco quando lo oltrepassò in Biblioteca.
 
         Martedì? Dopo cena?
 
Draco guardò verso Harry che aveva preso posto un paio di tavoli più giù rispetto ai Serpeverde e fece cenno di sì con la testa. Harry sorrise e poi si concentrò sui compiti.

 
OOooOOooOOooOO

Harry mangiò in fretta, poi si alzò per andarsene. Ron era troppo impegnato a raccontare a Seamus per l’ennesima volta la prova di Harry col drago per accorgersi che se ne stava andando. Ma Hermione lo guardò con uno sguardo interrogativo. Harry mimò con la bocca “studiare” e lanciò un rapido sguardo al tavolo di Tassorosso. Lei lo guardò preoccupata, ma annuì.
Correndo al dormitorio, afferrò la sua Firebolt e la borsa dei libri e si diresse al tunnel, fischiettando lungo il percorso. Era passata una settimana da quando lui e Draco avevano scontato la punizione insieme e da allora si erano visti solo a lezione. Draco era già lì quando Harry entrò.
“Ehi.” Harry gli fece un cenno e poi andò all’armadietto dove teneva la sua divisa da Quidditch e vi ripose anche la scopa.
“La spalla ti fa ancora male?”
“Molto meglio di prima” Harry disse con noncuranza, roteando la spalla. “Dopo andiamo a volare?”
“Sei sicuro che ti vada bene?”
Harry chiuse l’anta dell’armadietto e si strinse nelle spalle. “Non vedo perché no. Potremmo anche solo volare un po’ attorno al castello. Fa parecchio freddo fuori.”
L’arco di Tassorosso si aprì e Cedric entrò negli spogliatoi. Sorrise quando vide che Harry e Draco lo stavano aspettando. Prese una sedia e si sedette.
Li guardò entrambi. “Tra voi due tutto okay?”
Harry guardò Draco che diede una scrollata di spalle e sorrise. “Nessun problema.”
“Nessun problema?” Cedric li guardò. “La settimana scorsa hai lanciato una fattura al migliore amico di Harry e Harry ti ha trasformato in un canarino verde gigante...”
Harry rise. “Quella è roba da lassù. Questo” indicò con la mano “è quaggiù.”
“Okay, allora siamo pronti per iniziare? Volete fare qualcosa di diverso dal solito?”
Harry scosse il capo e Draco disse solo: “No, iniziamo.” Roteò la testa per rilassare i muscoli del collo e fece un cenno a Harry.
Harry tirò fuori la bacchetta: “Imperio.” Sentì immediatamente la connessione tra lui e Draco. Nessuna paura né ansia questa volta, pensò Harry, ma c’era qualcosa di nuovo. Sbirciò verso Draco che lo stava fissando di rimando. Era aspettativa, realizzò con sorpresa.
Cedric mostrò a Harry la lista, altri comandi sempre dello stesso tipo. Pensò il prossimo comando sulla lista: Prendi la sedia. Sentì la mente di Draco che cercava di resistere. Lo guardò trattenendo il fiato e vide che Draco non aveva nemmeno mosso le braccia. Prendi la sedia. Niente. Il volto di Draco rimase immutato, rilassato.
Harry e Cedric si guardarono. Cedric sorrise e indicò il comando seguente. Harry pensò: Fai un salto. Draco lo guardò e basta. Harry avvertì la resistenza sempre più forte che continuava a scorrere attraverso il loro legame. Cercò di concentrarsi. Fai un salto. Draco scosse il capo.
Harry si morse un labbro per impedirsi di sorridere e vide lo sguardo di Draco soffermarsi sulle sue labbra. Harry avvertì un’improvvisa impennata di emozioni arrivare dalla connessione con Draco. Con sorpresa le riconobbe: desiderio, brama. Fece un passo indietro e lasciò cadere la lista. Fece per raccoglierla ma Cedric disse: “Lascia perdere la lista, credo che ci sia riuscito. Chiedigli di fare qualcosa che tu pensi che lui non farebbe mai.”
Harry si voltò di nuovo verso Draco. Aveva sentito davvero quello che pensava di aver sentito attraverso il legame? Si umettò nervosamente le labbra e Draco lo imitò. Harry sentì divertimento misto alle altre emozioni che arrivavano dalla connessione magica. Draco sollevò un sopracciglio. Harry esitò e decise che, al diavolo, era un Grifondoro, meglio perire in un lampo di gloria, e pensò il comando: Baciami.
Draco sollevò la testa sorpreso, sguardo cupo, ma non si avvicinò a Harry. Harry avvertì desiderio ed eccitazione arrivare dalla connessione. Baciami, ordinò di nuovo. Poteva sentire il battito cardiaco di Draco che aumentava, il ritmo incalzante si abbinava col suo.
“Gli hai dato un comando?” sentì Cedric domandare. “Che cosa gli hai chiesto di fare?” Per una volta, Harry fu contento che i comandi dovevano essere imposti con il pensiero.
“È passato a pieni voti. Non ha nemmeno provato a ubbidire” disse Harry, tentando di tenere la voce sotto controllo mentre terminava l’incantesimo con una mossa di bacchetta: “Finite.” Avvertì immediatamente la mancanza della connessione. “Congratulazioni Dra-”
Draco avanzò e spinse Harry contro la parete dietro. Gli afferrò le braccia e gliele tenne ferme contro l’armadietto. Harry si sforzò di guardare negli occhi di Draco che lo stavano fissando duri come l’acciaio. “Ehm, Draco... sei arrabbiato?”
“Cedric vuole sapere qual è stato il tuo ultimo comando, Harry. Glielo dovrei dire? O mostrare?” Draco sussurrò, le labbra a pochi centimetri da quelle di Harry, occhi che lo squadravano fissi.
“Ehm, mostrarglielo?” Harry sussurrò a sua volta mentre chiudeva gli occhi e Draco gli si avvicinava. Draco sorrise lentamente e si avvicinò ancora. “Oh, sono sicuro che mostrarglielo sia la scelta migliore.”
Harry si sentì attraversare dallo shock quando le labbra di Draco toccarono le sue. E, con un gemito, si unì al bacio. Se doveva avere una sola possibilità per baciare Draco Malfoy, allora voleva renderla memorabile. Le labbra di Draco si mossero decise contro le sue, spingendogli la testa contro l’armadietto. La sua lingua sfiorò le labbra di Harry, cercando di entrare, e in un lampo entrambe le loro lingue si stavano intrecciando insieme. Harry si agitò per far sì che Draco gli mollasse le braccia, voleva tirarlo ancora più vicino a lui. Ma Draco gliele tenne ben ferme sopra alla testa.
“Beh, credo che il mio lavoro qui sia concluso” disse Cedric con una risata. E si allontanò in fretta dai due studenti intrecciati. Harry e Draco non lo sentirono nemmeno. Draco lo spinse ancora più indietro, facendo aderire completamente i loro corpi. Harry passò a baciare la mandibola di Draco. Sospirò di sollievo quando finalmente le sue braccia furono libere e portò immediatamente le mani tra i suoi capelli biondi, godendo di quella sensazione.
“Dannazione, Draco” disse Harry infine, reclinando la testa contro l’armadietto per riprendere fiato. “Che cos’è questo?”
“Cosa pensi che sia?” Draco lo fissò intensamente negli occhi verdi. Harry sollevò lo sguardo al soffitto, evitando di incrociare il suo sguardo. Desiderava tanto poter dire quello che stava pensando, quello che desiderava.
“È bello? Sì, decisamente bello” mormorò Harry non volendo ammettere nient’altro.
Draco sbuffò, un suono che Harry non pensò di avergli mai sentito fare. “Sono abbastanza sicuro che sia più di semplicemente bello. Mi hanno detto che sono un baciatore dannatamente più bravo di bello e basta.”
Harry si sentì invadere da una gelosia che non pensava di essere in grado di provare. “Chi te lo ha detto?”
Draco sorrise passò il dito sulle labbra di Harry. “Non te lo posso dire. E penso che tu possa apprezzare il fatto che io sia uno che bacia e non va a raccontarlo in giro.”
“Quindi se è più di bello, che cos’è?” Harry si sforzò di allontanarsi da Draco. Non riusciva a pensare con lui così dannatamente vicino. Andò alla panchina e si sedette a cavalcioni. Gemette alla sensazione scomoda che questo provocò al suo inguine.
“Jeans un po’ stretti?” Draco lo raggiunse e imitò Harry, sedendosi in modo da essere faccia a faccia con lui. Gli si avvicinò il più possibile, mentre Harry cercava istintivamente di tenere le distanze.
Draco mise una mano sulla nuca di Harry e lo tirò in avanti. “Cos’è questo? Credo sia un festeggiamento per la riuscita del nostro piccolo progetto sull’Imperius.” Si inclinò in avanti lentamente e gli diede un bacio sulle labbra. “Penso sia un ringraziamento per avermi aiutato.” Un altro bacio. “E so che è qualcosa che desideravo fare da tanto tempo.” Un altro bacio. Harry chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro quella di Draco. Aveva il respiro affannato e stava facendo fatica a mettere insieme un pensiero che avesse un senso.
“Da quanto tempo?” sussurrò Harry.
“Tanto, tanto tempo.”
“Hai un modo maledettamente bizzarro di dimostrarlo” mormorò Harry.
Draco rise. “È la maniera Malfoy: non mettere le carte in tavola fino a che non sei sicuro di poter vincere.”
“Quindi ora che succede?”
“Cosa vuoi che succeda?”
Harry esitò. “Di più.”
“Di più, adesso?” Draco fece una pausa. “O di più domani e dopo domani e il giorno dopo ancora?”
“Sì?”
“Sì cosa?”
“Sì domani e dopo domani e così via.” Harry tirò Draco verso di sé. “Sì a tutto quanto sopra.” Poteva sentire il sorriso di Draco contro le sue labbra.
“Bene.”
Fu venti minuti dopo che Harry si fermò riluttante. “Devo andare. Ho ancora dei compiti da finire.”
“Falli qui” disse Draco intrecciando le dita con quelle di Harry.
Harry rise. “No, devo farli davvero, non ho nemmeno iniziato Incantesimi ed è per domani.”
“Ti giuro che la mia capacità di concentrazione è eccellente. Non ti distrarrò.”
Harry chiese: “Sei sicuro?”
Draco brontolò: “Sicuro.”
“Bene, perché riesco a studiare molto meglio con te vicino piuttosto che passando l’intera nottata a chiedermi dove sei e con chi stai parlando.”
“Quindi non sono l’unico a essere leggermente ossessionato?”
“Io non sono ossessionato. È solo che ho un forte istinto di sopravvivenza che mi impone di sapere dove ti trovi per tutto il tempo.”
Si alzarono e con solo pochi baci arrivarono alla scrivania. Harry prese la sedia dall’altra parte della scrivania in modo da potersi sedere affianco a Draco. Tirarono fuori i loro compiti e Draco mantenne la sua parola: non si fermò mai, ma tenne la gamba premuta contro quella di Harry tutto il tempo. Harry lo trovò stranamente più intimo di quanto avesse mai potuto pensare.
Draco controllò l’ora. “È quasi il coprifuoco. Non c’è tempo per volare.”
“Comunque non sarebbe così comodo” mormorò Harry.
Draco rise. “Come mai?” gli sussurrò nell’orecchio.
“Lo sai” rispose Harry arrossendo.
“Forse la prossima volta dovremo fare qualcosa per rimediare” disse Draco allungando la mano verso la coscia di Harry. Harry sussultò e si spostò.
“Quindi, che facciamo?” alzò la testa verso il soffitto. “Sempre Malfoy e Potter lassù?”
“Vuoi che qualcuno lo sappia?” domandò Draco.
“No. Non ancora, almeno. Tu?” chiese piano Harry.
“Sai cosa mi farebbero quelli di Serpeverde se lo scoprissero?” ammise Draco riluttante.
“Che sei gay o che sei... gay con me?” chiese curioso Harry mentre allungava una mano per afferrare quella di Draco, godendosi anche solo il fatto di poterlo fare.
“Gay con te.” Draco scrollò le spalle. “Le persone che contano per me lo sanno che sono gay. Tu invece? Non ho mai sentito nessun pettegolezzo su di te e, credimi, ho prestato molta attenzione. Una delle ragioni per cui ti odiavo così tanto. Era irritante da morire vederti tutti i giorni e pensare che non sarei mai stato in grado di fare questo.” Si piegò e lo baciò di nuovo.
“Non ne sono mai stato sicuro... L’ho capito solo quest’anno. La mia vita è già complicata di suo. Non è che io sia entusiasta all’idea che La Gazzetta del Profeta sbatta questa notizia in prima pagina. Meno gente lo sa, meglio è. L’ho detto a Ron e Hermione che sono gay. E a Cedric.” Per la prima volta, Harry si guardò intorno. “Quando se n’è andato, a proposito? Credi che sapesse che sarebbe accaduto questo?”
Draco rise. “Non lo so. Sapeva di me. E di te?” Harry annuì. “Non serve un Corvonero per fare uno più uno e ottenere due.”
“Okay, quindi ti vedo domani a Pozioni?” Harry raccolse il libro riluttante.
Draco annuì. “Ti farò patire le pene dell’inferno, preparati.”

 
OOooOOooOOooOO

Harry provò un forte moto di sollievo quando la lezione di Pozioni terminò. Draco era stato un completo cretino per tutta l’ora. Piton li aveva di nuovo messi insieme nel momento esatto in cui avevano messo piede nella classe e Draco lo aveva criticato e maltrattato per tutto il tempo che avevano passato a lavorare sulla pozione. Se non fosse stato per le loro ginocchia che si toccavano e per il giocoso battere del suo piede sul pavimento, avrebbe pensato di aver sognato quello che era successo la notte prcedente. Si alzò e si passò la mano tra i capelli. “Sei un completo idiota, Malfoy.”
Malfoy girò bruscamente la testa e gli lanciò uno sguardo preoccupato. Harry si assicurò che nessuno li stesse guardando. Gli fece un rapido sorriso e, mentre passava dietro alla sua sedia, gli diede un colpetto sulla testa.
Raggiunse Hermione e Ron mentre lasciavano la stanza. “Che problemi aveva oggi Malfoy? Ti è stato addosso tutto il tempo” chiese Ron mentre imboccavano il corridoio. Harry guardò indietro e vide Malfoy che li osservava.
“Non me ne preoccuperei, probabilmente è solo seccato che il drago non mi abbia divorato” mormorò Harry.




 

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Capitolo 8
*** Chi portare al ballo ***


Mi scuso per il ritardo! Mi sono impelagata con la traduzione di un capitolo particolarmente lungo di questa storia e non mi sono accorta che mi ero scordata di aggiornare la storia...




 
8. Chi portare al ballo

Il giorno seguente


 
Harry si stava riparando dal vento appollaiato in una delle nicchie in cortile, quando Cedric lo trovò. Alzò lo sguardo dal suo libro e gli sorrise quando si avvicinò.
“Sapevo che saresti venuto a cercarmi oggi.” Mise giù le gambe e gli fece posto; Cedric balzò sul davanzale di fianco a lui. Il sole splendeva su tutto il giardino, tenendo a bada il freddo di novembre.
“Me lo hai reso difficile, questo era l’ultimo posto dove avrei mai pensato di trovarti.”
“C’è il sole. Non ci sono molti giorni così negli inverni di Hogwarts.”
Cedric annuì e non aggiunse altro. Rimasero seduti l’uno di fianco all’altro senza parlare. Harry sapeva che Cedric avrebbe atteso fino a che lui non fosse stato pronto ad aprirsi. Infine, Harry ruppe il silenzio.
“Come lo sapevi? Che Draco... Che io...” Harry arrossì e si zittì.
Cedric rise. La sua era una bella risata, piena e profonda che sorprendeva sempre Harry per il suo calore. Cedric era qualcuno che amava la vita e non aveva paura di farlo vedere. “Come facevo a sapere che tu e Draco potevate essere interessati l’uno all’altro? Onestamente, Harry, sono sorpreso che l’intera scuola non lo sappia già...”
Harry si guardò intorno allarmato. “Non preoccuparti, non lo sa. La maggior parte delle persone vede solo quello che vuole. Vi ho sentiti lanciarvi frecciatine alla Coppa del Mondo e questo ha catturato il mio interesse. E tu e io avevamo già avuto quella conversazione.” Cedric diede una scrollata di spalle. “Tu e Draco eravate così consci l’uno dell’altro, la tensione tra voi due era tangibile.”
“Sì ma la maggior parte delle persone pensa che sia dovuto al fatto che ci odiamo, perché in effetti sembra che ci odiamo” disse Harry, sguardo perso verso il lago. Nemmeno lui era sicuro di quando il suo interesse per Draco era cambiato da antipatia ad attrazione.
“Quella è solo la superficie.” Cedric indicò il lago. “Guarda là, non lo diresti mai che sotto la superficie ci sono sirene, piovre giganti e molto altro. Scommetto che eri... sei conscio di Draco a ogni ora del giorno. Sai cosa mangia a colazione, le sue lezioni, le sue abitudini. E lui sa tutto delle tue. O eravate entrambi degli stalker terrificanti o eravate molto interessati l’uno all’altro.”
“È per quello che hai acconsentito ad aiutarci?” chiese Harry. “Per aiutare con la Maledizione Imperius?”
Cedric lo guardò. “In realtà, avevo intenzione di rifiutare. Ma, dopo aver parlato con Draco, mi sono reso conto che sarebbe ricorso a qualunque metodo pur di convincerti ad aiutarlo. E avevo paura che poteste farvi male a vicenda, se non ci fosse stato qualcuno lì a fare da tramite.” Harry annuì d’accordo, la prima volta erano andati molto vicini a mettersi la mano addosso.
“Ne avete parlato di come gestire la cosa? Presumo che quella di ieri non sia stata una... coincidenza” disse Cedric cauto.
“Continueremo a comportarci come sempre: litigare su e vederci giù.” Harry si strinse nelle spalle. “Non c’è davvero altro modo. I Serpeverde e, a essere onesti, anche i Grifondoro, andrebbero fuori di testa se lo scoprissero. E con me” Harry si guardò le mani, “tutto quello che faccio finisce sul giornale. E poi c’è il padre di Draco... Non c’è altro modo.”
“Credi che funzionerà?” domandò Cedric.
Harry lo guardò. “Cosa intendi?”
“Voi due siete entrambi... diciamo intensi. Avere una relazione e non poterla vivere alla luce del sole, nasconderla a tutti inclusi gli amici, renderà tutto molto più difficile.”
“Perché dovrebbe essere un problema?” Harry era sulla difensiva, anche se si era posto delle domande anche lui.
“Beh, guardati intorno nella sala comune, nei corridoi, nella Sala Grande. Guarda quelle coppie che stanno insieme, etero, omosessuali, tutte quante. Le vedrai insieme, a parlare con gli amici, mangiare insieme allo stesso tavolo, studiare nello stesso gruppo di studio. Ma interagiscono anche con altre persone. Questo permette alla coppia di conoscersi meglio attraverso l’interazione con gli amici dell’altro. Fa tutto parte di una relazione di coppia sana. Tu e Draco dovete litigare su e poi passare del tempo da soli giù negli spogliatoi. Non voglio metterti in imbarazzo ma sarò diretto: correte il rischio di andare avanti troppo veloce, ehm, da un punto di vista fisico, ma di dimenticare la parte emotiva della vostra relazione. Per far sì che una relazione funzioni davvero, dovete avere entrambe le cose... C’è una linea molto sottile a separare amore e odio e voi siete passati da un lato all’altro. Odierei vedervi tornare come prima.”
“Quindi tu non credi che dovremmo...” Harry guardò il lago, lo sguardo accigliato.
“No, non ho detto questo. Penso solo che dovete essere consapevoli di questa cosa e trovare un modo per mantenere tutto in equilibrio.”
“Avresti voglia di venire giù qualche volta a fare i compiti con noi?” chiese esitante Harry.
“Potrei farlo. Ho adorato trascorrere del tempo con voi, anche se non mi mancherà la parte della Maledizione Imperius. Mi chiedevo...” Cedric lo guardò quasi in imbarazzo.
“Cosa?”
“Mi piacerebbe tanto imparare a evocare un Patronus.” Harry rise. “No, sono serio. Non lo insegnano nemmeno fino al settimo anno, vorrei provare.”
“Anche Draco ha detto che vorrebbe imparare” disse Harry. “Non so se sono in grado di insegnarvelo, ma posso mostrarvi quello che Lupin ha insegnato a me.”
Cedric sorrise. “Credo che tu sottovaluti molto le tue abilità nell’insegnare. Mettiti d’accordo con Draco, non vedo l’ora di iniziare.”
Cedric saltò giù dal davanzale e lo guardò. “Pensa a quello che ti ho detto. Parlane anche con Draco. Fatemi sapere se avete bisogno di fare una chiacchierata su qualunque cosa.”
Nei giorni seguenti divenne sempre più evidente quanto sarebbe stato difficile trovare del tempo da soli con Draco. Ron era desideroso di fare ammenda per le tre settimane di silenzio, trascorrendo ogni minuto con Harry. Hermione aveva già dei sospetti su tutto il tempo che Harry aveva passato a “studiare” con Cedric.
Harry aveva trascorso la maggior parte dell’ultima settimana a domandarsi come avessero fatto le cose a evolvere in maniera così veloce. Aveva baciato Draco Malfoy. Draco Malfoy lo aveva baciato. Dopo aver passato più di un anno tra i dubbi, a essere insicuro se fosse gay o meno, aveva baciato un altro ragazzo. Aveva baciato Malfoy e gli era sembrata una cosa così naturale. Ricordava ancora la sensazione del corpo di Draco contro il suo e ne voleva ancora. Perché mai aveva passato tutto quel tempo a preoccuparsi di essere gay? Una cosa che gli dava sensazioni così belle, così giuste, così meravigliose, non poteva essere sbagliata.
Vide Draco avvicinarsi dal corridoio e sentì la tensione invaderlo. La campagna di Draco di fargli patire le pene dell’inferno non si era ammorbidita durante la settimana. Per il divertimento degli altri studenti, e lo sbigottimento di Ron e Hermione, si erano scontrati quattro volte quella settimana, arrivando quasi alle mani l’ultima volta.
Harry pensò di riuscire a superarlo nel corridoio senza nessun problema, quando Draco lo afferrò e lo sbatté contro il muro. Era così simile a quello che era successo giù negli spogliatoi che Harry dovette sforzarsi di ricordare a se stesso che si trovavano nel bel mezzo del corridoio del secondo piano e che una cinquantina di studenti stava assistendo alla scena. “Qual è il tuo problema, Malfoy?”
“Sei tu il mio problema, Potter.” Per poco Harry non scoppiò a ridergli in faccia. Pensava di sapere quale fosse il vero problema, ovvero che non erano stati in grado di parlare o di vedersi per tutta la settimana.
“E cosa hai intenzione di fare allora?” chiese Harry, mordendosi le labbra per non ridere.
Draco lo spinse ancora più forte. “Quello che avrei dovuto fare anni fa...” Harry si lanciò via dal muro, strattonando via la presa di Draco dalla sua veste.
“Ah sì? E sarebbe?” Harry camminò attorno a Draco, sfoderando la bacchetta.
“Cos’hai intenzione di farmi? Lanciarmi una fattura? Niente magia nei corridoi, Potter. Di sicuro ti ricordi le regole.” Mentre parlava, Draco tirò fuori la sua bacchetta.
“Quando mai le regole ti hanno fermato? Dimmi solo dove e quando, Malfoy” lo minacciò Harry.
“Vuoi che ci incontriamo-” Draco fu interrotto da Malocchio Moody che arrivò dal corridoio.
“Credevo tu avessi imparato la lezione sul minacciare gli altri studenti, Malfoy! Forse hai dimenticato cosa si prova a essere un furetto.” Moody si fermò a pochi centimetri da Draco. Il suo occhio magico roteò nell’orbita per guardare gli altri studenti. “Sparite voi! Che ci fate qui?”
Harry si rimise la bacchetta in tasca. “È colpa mia professor Moody. Ho iniziato io.”
Moody puntò l’occhio magico su di lui. “E quindi saresti stato tu?”
“Sì signore” Harry annuì.
“Beh, sgomberate.” Moody zoppicò via, trascinando la gamba di legno. Draco si rilassò, sollevato, e Harry gli fece un rapido sorriso e se ne andò. Infilò la mano in tasca per recuperare il biglietto che Draco gli aveva messo di nascosto quando lo aveva spinto contro il muro.
 
            Stasera. Alle 8. Giù.
 
Harry sorrise tra sé mentre si dirigeva a lezione di Trasfigurazione.
Draco era già nell’ufficio quando Harry arrivò dal tunnel. Esitò all’ingresso della stanza. “Ehi.”
Draco si sporse sullo schienale della sedia e sorrise. “Ehi a te. Hai intenzione di rimane lì?”
Harry sorrise e scosse il capo, entrando nella stanzetta. “Che c’è che non va?” gli domandò Draco.
“Niente.” Harry raggiunse Draco e si sedette sulla scrivania vicino a lui. “È solo che è passato un sacco di tempo e ho iniziato a pensare di aver sognato tutto sull’altra notte.” Draco sorrise, si alzò e si appoggiò a Harry, adagiando le mani sulla superficie della scrivania ai lati di Harry. Si piegò in avanti. “Beh, forse lo hai fatto davvero. Che cosa hai sognato?”
Harry prese un brusco respiro: gli ci era voluto un po’ per abituarsi al Draco-amico e ora il Draco-provocante lo stava mandando in fibrillazione. “Mh... questo” disse sporgendosi per baciare Draco, le mani che lo attiravano a sé. Draco gli mordicchiò il labbro inferiore.
“Buffo, ho sognato esattamente la stessa cosa. Che altro?” Harry fissò nervoso gli occhi seducenti di Draco. “Oh, ehm, questo.” Harry chiuse gli occhi e lo baciò di nuovo, accarezzandogli le labbra con la lingua. Draco aprì la bocca e le loro lingue si intrecciarono insieme. Harry strinse a pugno la mano che aveva nei capelli di Draco, costringendolo ad avvicinarsi ancora.
“Piano con i capelli, Potter” ringhiò piano Draco interrompendo il bacio. “Non voglio che assomiglino ai tuoi quando avremo finito.” Allora Harry avvolse Draco tra le sue braccia e lo attirò a sé.
“Ho anche sognato di averti scompigliato i capelli, sono sempre così dannatamente perfetti” rispose Harry.
“Beh, lì è dove i tuoi ricordi e le tue fantasie si sono mescolati.” Alzò lo sguardo e lo posò sulla matassa ribelle che era la chioma di Harry. “Ma seriamente, che problemi hanno i tuoi capelli? Vuoi sapere quanto tempo ho passato a cercare di capire come sia possibile che i capelli di qualcuno possano sembrare un casinò così tremendo? Ero sicuro che te li sistemassi in quel modo apposta per infastidirmi.”
“Idem con te e i tuoi capelli” rise Harry. “Anche durante le partite di Quidditch non si sono mai azzardati a essere fuori posto.”
“Questo è il risultato di essere stato cresciuto come un Purosangue. Un aspetto perfetto tutto il tempo.” Draco accarezzò la schiena di Harry. “Hai la minima idea di quanto sia fastidioso averti di fronte tutte le mattine a colazione e sentire il bisogno di alzarsi per venire a darti il bacio del buongiorno?”
“Una mezza idea ce l’ho, visto che mi hai lanciato tre fatture questa settimana mentre andavo via dopo la colazione” borbottò Harry. “Cioè, tre volte! Non pensi di aver esagerato?”
“Tre parole. Fottuto. Canarino. Verde” ringhiò Draco. “Sei fortunato che non ti lanci fatture tutte le mattine fino alla fine dell’anno.” Harry non poté fare a meno di scoppiare a ridere al ricordo di Draco ricoperto di piume.
“Dovresti ringraziarmi, in questo modo tutti si sono dimenticati di quando sei stato trasformato in furetto” sorrise Harry.
“Giusto, e ora tutti mi pigolano dietro quando gli passo accanto” sbraitò Draco. “Almeno i furetti non fanno nessun verso.”
Harry lo prese e gli baciò via il disappunto dalla faccia. Nessuno dei due parlò di nuovo, fino a quando Draco non si staccò, respirando affannosamente. “Cazzo.”
Harry non poteva dissentire. Draco era appoggiato su di lui e sentiva bene che era eccitato esattamente quanto lui. Si spostò leggermente, cercando una posizione più confortevole. Rimasero fermi così, fronte contro fronte, cercando di riprendere fiato. Harry chiuse gli occhi per schiarirsi la mente. “Cedric ha parlato anche con te?”
“Sì, stupido impiccione” mormorò Draco.
“Che pensi?”
“Ora o prima che arrivassi tu? Mezzora fa pensavo che forse non aveva del tutto torto. Ma adesso?” Draco spinse i fianchi allusivamente contro Harry. “Ora credo che lui abbia dimenticato cosa voglia dire avere quattordici anni e sentirsi così.”
“In cosa pensavi che non avesse torto?” chiese Harry, sforzandosi di guardare Draco.
Lui sospirò, i suoi occhi grigi cupi. “Sul fatto che io abbia trascorso l’ultimo anno desiderando di conoscerti meglio, desiderando di sapere cosa si provava a baciarti. Non voglio rovinare tutto, né voglio che tu mi odi.”
“Anche io.”
“Quindi questo a cosa ci porta?”
“Prendercela con calma? Studiare?” Harry rise. “Non che io ora sarei in grado di scrivere niente di coerente.”
“Ho un’idea migliore. Ho bisogno di un modo per farti sapere quando voglio vederti. I bigliettini sono troppo rischiosi.”
Harry annuì e Draco continuò. “E ultimamente la Granger e Weasley non ti mollano un attimo.”
“E Tiger e Goyle?”
Draco fece una smorfia. “Sì, anche loro sono un problema. Anche se sono parecchio più tonti.”
Alla fine, ebbero l’idea di usare un insulto tipo furetto o sfregiato. E poi avrebbero trovato il modo di indicare il piano a cui incontrarsi e dopo quanti minuti inserendoli nella conversazione o usando i gesti. Scelsero un posto e un posto di riserva per ogni piano che sapevano essere di norma vuoti.
“Dici che qualcuno lo capirà?” chiese Harry.
“Solo se ci beccano in uno dei nascondigli... ma posso sempre tirarti un pugno” disse Draco, avvolgendo Harry tra le braccia. “Limonare, litigare... non è molto diverso.”
“No? Personalmente preferisco la parte dove limoniamo.”

 
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Harry salì le scale che portavano fuori dalle Cucine con Ron e Hermione. Non riusciva a crederci che Dobby e Winky lavorassero lì. Hermione stava chiacchierando eccitata del C.R.E.P.A. e di come la possibilità che Dobby venisse pagato avrebbe spianato la strada ai diritti degli elfi.
Harry non le stava prestando attenzione, i suoi pensieri erano tutti per l’arco che aveva visto in fondo alla cucina mentre parlava con Dobby. Quell’arco aveva delle lastre incise con motivi di boccini. Poteva essere un altro ingresso agli spogliatoi? Avrebbe chiesto a Draco, forse avrebbe anche provato a trascinarlo nelle Cucine per provare a entrare nei tunnel da lì. Sarebbe stato bello avere un altro modo per avere accesso agli spogliatoi, stava diventando sempre più difficile passare dal tunnel della sala comune di Grifondoro.

 
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Harry uscì dalla lezione della McGranitt estremamente confuso. Un ballo. Doveva portare qualcuno al Ballo del Ceppo. Non sapeva nemmeno ballare, figuriamoci chi invitare. Sapeva che Draco avrebbe trovato questa storia divertente. Per un momento, la sua mente si immaginò lui e Draco che entravano insieme nella Sala Grande. Okay, quello era divertente. Poteva immaginarsi le facce scioccate di tutti i presenti. Il silenzio assordante. Il boato della stanza quando tutti avrebbero capito cosa stava succedendo. Quello sarebbe stato molto divertente. Impossibile, ma divertente.
“Che succede, Potter. Per caso la McGranitt ha trasformato il tuo animaletto Weasley in un ratto?”
Harry alzò gli occhi al cielo e si voltò verso Malfoy che si stava avvicinando dal corridoio con Tiger e Goyle. Non capiva come mai, di tutti i Serpeverde, Draco sceglieva di passare il suo tempo con quei due grumi di argilla.
“No, Draco, me ne stavo qui a chiedermi quanto ti ci sarebbe voluto per trasformarti di nuovo in furetto. La mia scommessa è quattro, massimo cinque minuti.”
Harry lo superò, le loro spalle si sfiorarono. Contò fino a dieci e poi si voltò. Draco si stava guardando indietro, annuì e si voltò di nuovo. Harry continuò a percorrere il corridoio con un sorriso stampato in faccia.
Si affrettò a percorrere il corridoio, poi corse su per le scale che portavano al quinto piano. Il corridoio era vuoto con la maggior parte degli studenti del quarto anno che si stavano godendo l’ora libera prima di pranzo. Camminò piano per il corridoio, fino a che non raggiunse un arazzo raffigurante dei monaci che bevevano sidro. Controllando che nei dintorni non ci fosse nessuno, si infilò svelto dietro all’arazzo. Non per la prima volta, Harry si meravigliò della quantità di arazzi che celavano nascondigli lì a Hogwarts. Perfetti per pomiciare e per avere conversazioni private. Strano che la scuola permettesse la loro esistenza.
Un minuto dopo, Draco lo raggiunse. Guardò Harry che se ne stava seduto sul davanzale della finestra. Draco esitò un momento, poi si avvicinò e lo baciò piano. “Che succede?”
Harry fece un sorrisetto nervoso.
“Tu lo sapevi che ci sarebbe stato il Ballo del Ceppo?”
“Ma certo, non è un segreto. Perché?”
“Sapevi anche che i campioni del Tremaghi devono portare degli accompagnatori e aprire le danze?”
Draco scoppiò a ridere. “Oh, questa non me la perdo per niente al mondo.”
“Già, immaginavo che questa sarebbe stata la tua reazione” borbottò Harry.
Draco gli sollevò il mento e lo baciò. “Chi ci porti?”
“Te?” Harry sorrise nel bacio.
“Assolutamente impossibile.” Draco si chinò verso di lui, spingendolo verso la finestra. “Seconda scelta?”
“Non lo so! A chi dovrei chiedere di ballare? Una ragazza? Giusto? Deve essere una ragazza?”
“Meglio che lo sia, o sarò molto in collera con te” gli mormorò Draco all’orecchio.
“Per non parlare di quanti altri problemi causerebbe” si lamentò Harry.
“Giusto. Quindi, chi sarà la fortunata? Granger?”
“Hermione? No, sarebbe troppo strano. Aspetta. Tu chi ci porti?”
“Facile. Pansy.”
“Sarà bene che non sia lei quella facile” Harry lo guardò di traverso, ancora intrappolato contro la finestra.
“Oh, lo è, ma sa bene che non sono interessato. Siamo praticamente cresciuti insieme, abbiamo preso lezioni di danza insieme, credo che mia madre sperasse che saremmo finiti insieme.”
“E c’è un altro problema! Non importa a chi lo chiederò, non ho mai ballato in vita mia! Come potrò farlo di fronte a tutti?” Harry si passò le mani tra i capelli. Draco gliele prese e le baciò.
“Che vuol dire che non hai mai ballato? Di sicuro i babbani ballano.”
“Certo che lo fanno, ma non sono mai stato a un ballo né tantomeno ho mai preso lezioni di danza. Non c’è speranza, farò la figura dell’idiota.”
“No, non sarà così. Io ti-” Draco si voltò di scatto quando delle voci arrivarono dal corridoio. Si allontanò da Harry e tirò fuori la bacchetta. Anche Harry sfoderò la sua e la puntò contro Draco proprio mentre l’arazzo si apriva e due ridacchianti Tassorosso del terzo anno facevano il loro ingresso nell’alcova.
“Ti avverto, Potter, non ci provare mai più a farmi uno scherzetto del genere...” Draco lo guardò male e poi se ne andò, superando i due ragazzi di Tassorosso rimasti scioccati.

 
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Harry entrò negli spogliatoi del Quidditch e sbirciò verso l’ufficio. Draco era seduto alla scrivania, con una lunga pergamena davanti a sé. Alzò lo sguardo e ficcò il pezzo di carta in un cassetto.
“Cos’è?” Harry si avvicinò e lo baciò. Si godeva ogni volta il fatto di poter toccare Draco senza essere aggredito con un incantesimo.
“La lista di Natale di mio padre” disse Draco. “Non puoi leggerla. È una cosa tra me e lui.” Si alzò e sospinse Harry contro il bordo della scrivania.
“Mh. Non saprei. Sei sicuro che quest’anno non otterrai solo un mucchietto di carbone?” Harry cinse Draco per i fianchi.
“Credi che sia sulla lista dei cattivi? Non è possibile, sono stato un angelo, i pensieri spinti non contano, lo sai.” Draco inclinò il capo e gli mordicchiò l’orecchio.
Ci fu un rumoroso colpo di tosse dagli spogliatoi e Harry lasciò andare Draco, arrossendo leggermente, mentre Cedric entrava nella stanza.
“Ciao Cedric.” Draco gli sorrise.
“Credo di dovermi munire di una campanellina per suonarla prima di aprire la porta” disse Cedric guardando entrambi con un sorriso sulla faccia.
“Beh, una volta che avrai imparato a evocare un Patronus, puoi mandare lui ad avvertici. Sono incredibilmente utili, possono attraversare i muri. Lupin mi disse che si possono usare anche per trasmettere messaggi parlati. Ma quello non ho ancora imparato a farlo.”
Cedric annuì. “Ne ho sentito parlare, dobbiamo scoprire come si fa.” Poi guardò Draco. “Glielo hai già detto?”
Draco sorrise e scosse il capo. “No, aspettavo te.”
“Dirmi cosa?” Harry li guardò preoccupato. “Cosa c’è che non va?”
“Niente, a parte che...” Draco si alzò e si diresse verso il grande armadio nell’angolo della stanza. “Oggi non ci siamo trovati per fare una lezione sui Patronus.” Aprì lo sportello e tirò fuori una grossa custodia.
“Ah, no? Quella cos’è?” Harry li guardò entrambi nervoso.
Draco posò la custodia sulla scrivania e la aprì, rivelando un giradischi. “Prendi i dischi, Ced.” Cedric raggiunse l’armadio e ne tirò fuori una pila di dischi in vinile.
“Avete un giradischi?! Ma come? È babbano o e magico?” Harry si avvicinò per studiarlo.
“Ovviamente è magico, ma può leggere anche i dischi babbani, credo. Qualche volta lo uso, mentre studio o diseg-perdo tempo.”
“Perdere tempo?” Harry sorrise. “Sembra qualcosa in cui potrei essere bravo.”
“Sono sicuro che ti riesce alla perfezione. Ma oggi, Harry Potter il Ragazzo che Non ha Mai Ballato, ci sarà la tua prima lezione di ballo.”
Harry gemette e guardò Cedric, che rise e alzò le mani. “Non è stata una mia idea. È stato Draco a dire che avevi bisogno di qualche lezione.”
“Voi due avete intenzioni di insegnarmi a danzare?” domandò incredulo Harry.
“Chi altri lo farebbe? Vuoi uscire di qui e provarci per la prima volta davanti a tutti? Non credo proprio. Ho chiesto a Cedric di venire qui per essere la tua prima vittima. Ci tengo troppo alle dita dei miei piedi per sacrificarle in nome della causa.”
“Qualcosa mi dirà che farò schifo a ballare.”
“Mh. In effetti quando cammini sembri sempre incespicante. Mancano solo tre settimane al ballo, ma dovremmo farcela.”
“Forse dovrei indossare scarpe con la punta d’acciaio” disse Cedric guardandosi preoccupato i piedi.
“Probabilmente questo è tutto un complotto Serpeverde di Draco, per assicurarsi che tu non sia in grado di gareggiare nella prossima prova. Potresti finire in Infermeria per settimane, con le dita rotte così malamente che nemmeno l’Ossofast potrà farti niente” disse Harry.
Draco rispose: “Basta perdere tempo. Voi due, andate lì” comandò indicando lo spazio al centro della stanza. “Io farò da supervisore.” Draco si sedette in maniera molto poco da Malfoy sulla scrivania a gambe incrociate, mettendosi a scorrere i dischi. “Alla festa suoneranno le Sorelle Stravagarie, probabilmente ci sarà uno dei loro lenti come canzone d’apertura delle danze.” Posizionò con cura il disco sul piatto.
Harry guardò prima Cedric, poi Draco. “Siete seri?”
Draco scosse tristemente il capo in direzione di Cedric. “È un po’ lento ad afferrare le cose, non trovi? Tu” disse indicando Harry, “metti il braccio destro attorno alla vita di Cedric e con quello sinistro tienigli la mano destra. Cedric, tu sai già cosa fare.” Con un colpo di bacchetta, Draco spostò l’ago sul disco e il giradischi entrò in funzione. Le prime note di La tua magia mi muove delle Sorelle Stravagarie, invasero la stanza.
Cedric alzò le braccia verso Harry e gli fece l’occhiolino. “Farò piano, promesso.” Harry scosse il capo e arrossendo furiosamente avanzò, circondando la vita di Cedric con il braccio sinistro. Draco sospirò e scosse la testa. “Il braccio destro, Potter.” Harry imprecò e cambiò braccio.
“In questo momento la distanza minima da mantenere con il vostro partner è tra i quindici e i venti centimetri. Non avvicinatevi troppo o vi lancio una fattura” disse Malfoy con un eloquente gesto della bacchetta.
“Harry ricorda di guardare il tuo partner, non i tuoi piedi.” Harry guardò immediatamente in basso. “Non i tuoi piedi. Ovviamente tu dovrai condurre. Devi guardare Cedric.” Harry alzò lo sguardo e lo fissò su Draco. “Guarda Cedric. Non importa se è più alto di te. Probabilmente sarai più basso di qualunque ragazza disposta a venire al ballo con te. Tu dovrai condurre e il primo passo per farlo è essere sicuri di sé e, che Merlino ci aiuti, guidare il partner.”
Harry lasciò la mano di Cedric. “Non si tratta solo di trascinare un po’ i piedi a caso?”
“Forse per i babbani, ma i Purosangue assolutamente non trascinano i piedi.” Draco batté le mani. “Bene. Ora, la tua mano deve stringere Cedric, delicatamente ma con decisione.” Harry alzò gli occhi al cielo. “Per condurre, dovrai comunicare con tutti i punti di contatto: gli occhi, la mano sinistra e il braccio destro, per far capire al tuo partner quale direzione vuoi che prenda.”
“Ma io che ne so!”
“Pazienza, oh Prescelto. Passi a parte, ora ti faccio vedere cosa intendo.” Draco si avvicinò a Cedric e con un sorriso si inchinò. “Mi concede questo ballo?”
Cedric sorrise e fece una riverenza. “Con piacere, signore” rispose in un finto falsetto. Draco prese Cedric tra le braccia e immediatamente i due iniziarono a muoversi attorno alla stanza, come se avessero ballato insieme per anni. Harry non poté fare a meno di ammirare la facilità con cui lo facevano, evitando la scrivania e le sedie, perfettamente a tempo con la musica. Si sentì sollevato quando tutta quella perfezione fu interrotta da Cedric che inciampò andando all’indietro. “Scusa, non sono abituato a seguire.”
“Bene.” Draco si allontanò da Cedric. “Hai visto i passi?” Harry lo fissò con occhi vuoti. “Ehm, no.”
Draco sospirò in maniera molto teatrale, si voltò e agitò la bacchetta per fermare la musica. Harry lo guardò male, ma Draco lo baciò. “Mi ringrazierai per questo.”
“Se fossi in te, domani sera ci penserei due volte prima di mangiare di nuovo la crostata di mirtilli” borbottò Harry.
“Provaci e ti lancerò Fatture d’Inciampo per tutto il tuo primo ballo” strascicò Draco avvicinandosi a lui e tenendo un braccio teso, come se ci fosse un partner. “I passi base, che sono tutto ciò che avremo il tempo di imparare, sono: passo passo, passo stop, passo passo, passo stop. E così via. Guarda i miei piedi Potter.”
Cedric stava osservando appoggiato alla scrivania. “Forza Harry, hai combattuto un drago! Credo che tu possa fare anche questo.” La faccia di Harry avvampò dall’imbarazzo mentre cercava di imitare i passi di Draco.
“Bene, ora con la musica. Cedric per piacere?” Cedric fece ripartire la musica. “Aspetta il momento giusto... Devi ascoltare le battute della musica, non è che inizi a muoverti a caso. Uno e due e tre e quattro e via... Ascolta la musica, segui il ritmo...”
Per la fine dell’ora, Harry fu in grado di condurre Cedric in giro per la stanza riuscendo ad andare a sbattere contro la scrivania solo una volta. “Per oggi direi che è abbastanza. Dopotutto credo di aver bisogno di passare un attimo dall’Infermeria... per quell’Ossofast” disse Cedric accasciandosi su una sedia.
“Ti ho davvero...” Harry sembrava allarmato, in effetti gli aveva pestato i piedi un po’ di volte.
“Scherzo Harry.” Cedric scosse brevemente il capo. “Che altra musica hai, Draco? Credo di aver sentito abbastanza Sorelle Stravagarie da bastarmi fino al ballo.”
“Guardaci” disse Draco indicando la pila di dischi vicino al giradischi.
“Hai qualcosa di babbano?” chiese Harry unendosi a Cedric nello sfogliare gli album.
“No, perché dovrei comprare dischi babbani?” rispose Draco con una risata e abbracciò Harry in vita.
“Ero solo curioso.”
“Ascolti musica babbana a casa di tuo zio?” domandò Draco.
Harry esitò. “Io no. Dudley ha un lettore CD nella sua camera, riproduce dei dischi più piccoli e argentati.” Sospirò e tirò fuori con cautela un disco dalla sua copertina, lo girò e lo rimise dentro. “Questi dischi ormai sono considerati roba vecchia dai babbani. È un peccato, perché i dischi in vinile hanno qualcosa di speciale.”
“Ma avevi già visto un giradischi prima, no? Sapevi come funzionava” Draco insistette. Harry esitò e si schiacciò nervosamente la frangia sulla fronte.
“Per un po’ ne ho avuto uno, ma poi gli è successo qualcosa.”
Cedric lo guardò incuriosito. “Cosa? Tuo cugino te lo ha rotto?”
Harry guardò entrambi, poi scrollò le spalle. “No, non mio cugino. Mio zio.”
Cedric si sedette. “Perché non ci racconti cosa è successo?”
Harry lanciò uno sguardo a Draco. “È appena entrato in modalità psicologo, vero?”
Draco annuì. “Meglio non opporsi, è come un molliccio, non ti lascerà in pace fino a che non ti arrendi e rispondi alle sue domande.”
“Sto aspettando” disse Cedric con un sorriso.
“Okay, beh, quando avevo nove anni stavo spostando gli scatoloni nel sottoscala dove dormivo. Stavo crescendo e non c’era più molto spazio per stare disteso. Comunque, ho trovato uno scatolone che era finito in fondo, nella parte più bassa sotto le scale. L’ho aperto e c’era un vecchio giradischi rosa che era stato decorato con adesivi floreali e simboli della pace.”
“Di chi era?” domandò Draco incuriosito mentre allungava la mano per afferrare quella di Harry.
“Di mia madre... Aveva disegnato il suo nome sul lato del giradischi. Lily in grosse lettere colorate tutte ghirigori” disse Harry chiudendo gli occhi e visualizzando il nome nella sua mente. “C’erano anche dei dischi. Un’intera scatola. E delle cuffie. Delle enormi e vecchissime cuffie. Era la prima volta che tenevo in mano qualcosa che era appartenuta a mia madre.”
Harry sentì gli occhi bruciare. Erano passati cinque anni e ricordava ancora l’eccitazione di quando aveva realizzato di cosa si trattava. “Allora non avevo mai nemmeno visto una foto di mia madre, i Dursley si rifiutavano di riconoscere anche solo la sua esistenza. Ma quei dischi, sapevo che li aveva maneggiati tutti, li aveva scelti al negozio e li aveva ascoltati indossando quelle cuffie.”
“Li hai ascoltati?” chiese piano Cedric. “Che gruppi erano?”
“Vecchi gruppi babbani: Beatles, un sacco di Beatles, Rolling Stones, Cream, Simon & Garfunkel. C’era un po’ di tutto.”
Harry si alzò e iniziò a passeggiare per la stanza. Draco lo guardò a occhi stretti. “Che è successo? Hai detto che tuo zio li ha rotti.”
Harry guardò Draco, che stava appoggiato alla scrivania. Sono riuscito a tenerli segreti per circa un anno. C’era una presa di corrente nel ripostiglio, li ascoltavo ogni notte o quando mi chiudevano lì dentro. Potevo starmene lì disteso, su quel minuscolo lettino con le cuffie, a immaginare come sarebbe stato avere lì mia madre che mi faceva ascoltare la sua musica preferita. Conoscevo tutte le parole a memoria, ogni singola nota, tutte le copertine, e immaginavo mia madre fare la stessa cosa.”
“E poi?” chiese Cedric.
Harry si fermò nel centro dell’ufficio, chiudendo gli occhi per fermare i ricordi. “Una notte, devo essermi addormentato e mi sono rigirato nel letto. Lo spinotto delle cuffie si è staccato e la musica ha iniziato a suonare a tutto volume. Con le cuffie ancora indosso non mi ero accorta di quello che era successo, ma mio zio l’aveva sentito. Mi ha tirato fuori dal ripostiglio e...”
“Che cosa ha fatto, Harry?”
“Era arrabbiato, molto arrabbiato.” Harry rabbrividì involontariamente al ricordo. “Lo ha sfasciato. Ha fatto a pezzi il giradischi con il suo bastone da passeggio. E poi ha rotto anche tutti i dischi. Era l’unica cosa che avevo di mia madre e lui l’aveva distrutta.”
Draco lo raggiunse e lo avvolse tra le sue braccia. “Ho provato a salvare il pezzo della custodia dove aveva scritto il suo nome, ma lui ha buttato tutto nel bidone della spazzatura. Credo che zia Petunia fosse furiosa con lui quando è tornata a casa. Hanno avuto un grosso litigio e lui ha dormito sul divano. Mi sono chiesto come mai lei li avesse conservati per tutti quegli anni, visto che avevano sempre sostenuto che mia madre fosse una persona cattiva. Perché zia Petunia aveva conservato quei dischi e poi si era arrabbiata quando mio zio li aveva distrutti? Comunque, quella era l’unica cosa che avevo di mia madre, fino a che dopo il mio primo anno qui, Hagrid mi ha regalato un album di foto dei miei genitori, con foto che aveva raccolto dai loro amici.”
Cedric e Draco lo fissavano in un silenzio scioccato. Draco appoggiò la fronte alla sua. “Beh, abbiamo due cose in comune: il Quidditch e una vita fuori da Hogwarts che è orribile.”
“Per la dannata barba di Merlino” imprecò Cedric e Harry si voltò a guardarlo sorpreso: era la prima volta che lo sentiva alzare la voce e addirittura dire una parolaccia. “Voi due avete mai...” Cedric chiuse gli occhi frustrato, aprendoli per guardare male entrambi. “Avete mai pensato di chiedere aiuto a qualcuno? Di parlare con qualcuno? Silente? La McGranitt? Piton?”
Entrambi alzarono le spalle contemporaneamente. “Perché dovremmo?” chiese Harry.
“Perché quello che state vivendo è... sbagliato.” Cedric si alzò con impeto dalla sedia e iniziò a camminare per la stanza. “È sbagliato che un tutore distrugga l’unico ricordo che un orfano ha di sua madre! È sbagliato che un padre costringa il proprio figlio a picchiare la sua stessa madre! Vi rendete conto che questo genere di cose non succedono nelle famiglie normali, vero?”
Harry si corrucciò. “Certo, ma se la tua ‘famiglia’ non è normale non c’è molto che tu possa fare per cambiare le cose. Devi solo arrangiarti con quello che hai.”
Cedric li guardò entrambi stupido. “È questo il punto, non dovreste arrangiarvi. Ci sono degli aiuti messi a disposizione nel mondo babbano, e anche nel nostro.” Guardò Harry. “Quando ti è successa questa cosa eri ancora alle elementari, avresti potuto rivolgerti a un insegnante. Sono obbligati dalla legge babbana a denunciare i casi di abusi.”
“Ma non mi hanno mai picchiato” protestò Harry. “Ha solo rotto un giradischi.”
“Ti hanno fatto vivere in un diavolo di armadio, Harry.” La faccia di Cedric era pallida dalla furia, i suoi occhi grigi erano accesi di rabbia. “Questo è un abuso. Ti hanno dato del cibo attraverso una gattaiola, Questo è un abuso. E Draco” si voltò verso di lui, “ammetto che nel mondo magico dei Purosangue sia più difficile cercare aiuto, ma con qualcuno di potente dietro di te, tipo Silente...”
“Non andrei mai da Silente per trovare aiuto. Sono un Malfoy.” Draco si sollevò freddamente. “Gestiamo i nostri problemi da soli.”
“E questo dove ti ha portato?” sbottò Cedric. “Pensa a tuo padre, dove pensi che abbia imparato a tortura un bambino? Dal suo stesso padre. Il più delle volte le vittime di abusi diventano a loro volta degli aguzzini. Vuoi portare avanti questo ciclo?”
“Sono fottutamente gay, non dovrò preoccuparmi di questo” sbottò Draco, stringendo la presa attorno a Harry.
“Ah no? Non pensi che tuo padre ti costringerà in un matrimonio purosangue con una strega nell’istante esatto in cui ti diplomerai? Credi che permetterà alla linea di sangue dei Malfoy di estinguersi? Esistono pozioni di magia oscura in grado di alterare temporaneamente l’orientamento sessuale di una persona. Credi che tuo padre non vi ricorrerebbe mai?”
“Mancano ancora degli anni”, disse Draco, “possono cambiare un sacco di cose.”
“Solo se tu permetterai che succeda, solo se alle tue spalle avrai un forte supporto” replicò Cedric in tono più calmo. Si strinse il dorso del naso e inspirò. “Mi dispiace, non esplodo mai così... Solo che per me è estremamente frustrante. Più raccontate di quello che subite a casa... È più di quanto io possa fare per aiutarvi e non so cosa fare...”
“Non ci aspettiamo che tu faccia niente. Qui non ci toccano queste cose” disse Harry, appoggiandosi a Draco.
“No? Beh, credo che questo sia interessante perché sono sicuro che vi tocchino. Se aveste il supporto delle vostre famiglie, forse non dovreste nascondere la vostra relazione. Se non aveste subito abusi per gli ultimi dieci anni, forse non nascondereste chi siete davvero dietro a un atteggiamento aggressivo.” Cedric guardò Draco, poi Harry. “Forse se Silente sapesse cosa vi succede nelle vostre case, potrebbe trovare un posto diverso per farvi trascorrere l’estate. Ma non preoccupatevi, non racconterò niente. Però voglio che entrambi prendiate in considerazione l’idea di cercare aiuto per la vostra situazione. Prima che vi accada qualcosa di serio.”
Cedric sospirò e alzò le mani in segno di sconfitta. “Okay, ora esco dalla modalità psicologo. Ma, per piacere, pensate a quello che vi ho detto.”

 
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Dopo essersi arrovellato, Harry decise di invitare Cho Chang al ballo. Era stata una dei pochi studenti che erano stati gentili con lui anche prima della prima prova. Il fatto che fosse la Cercatrice di Corvonero era una cosa positiva in più, così magari avrebbero potuto chiacchierare di Quidditch. Harry non si era mai sentito particolarmente a suo agio a dialogare con le ragazze a parte Hermione, quindi era una buona cosa pensare di avere qualcosa di cui parlare.
Dopo una settimana in cui aveva provato a trovare un momento in cui non fosse circondata dalle sue amiche, ci rinunciò e capì che avrebbe dovuto andare da lei e chiederglielo praticamente davanti a tutti. Aspettò fuori dalla classe di Difesa Contro le Arti Oscure, aspettando che uscisse. Emerse dalla classe con le sue amiche, stavano ridendo di qualcosa. “Ehm, Cho, posso parlarti per un momento?” chiese con il volto in fiamme.

 
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Harry si trascinò negli spogliatoi, Cedric e Draco lo stavano già aspettando.
“Che c’è che non va?” chiese subito Draco.
“Finalmente ho trovato qualcuno con cui andare al ballo” rispose Harry tristemente.
“Oh oh” disse Draco con un sorriso. “Chi è la sfortunata ragazza?”
Harry lanciò uno sguardo a Cedric. “Beh, prima l’ho chiesto a Cho Chang...” Cedric rise e Draco sembrò confuso.
“Gliel’ho chiesto io la settimana scorsa” spiegò Cedric a Draco. “Scusa, Harry, non sapevo che volessi chiedere a lei. Avrei potuto invitare qualcun’altra. Simon era un Corvonero quindi l’anno scorso io e Cho ci siamo visti spesso mentre lui era ancora qui. Simon non può venire al ballo, quindi l’ho chiesto a lei.”
“Povero Harry.” Draco scosse il capo. “Quindi hai dovuto chiederlo a due ragazze... Chi è stata la tua altra scelta?”
“Calì Patil” rispose lui con una smorfia. “Stava passando mentre io e Ron stavamo parlando. Lei ridacchia. Parecchio. Ma sua sorella andrà con Ron, quindi anche lui è sistemato.”
“Bene. Ora potrai concentrare tutta quell’ansia che ti serrava lo stomaco su qualcosa di più importante: me.” Draco lo baciò con trasporto sulle labbra. Harry lanciò un’occhiata a Cedric e interruppe il bacio, ma non si oppose al braccio di Draco che rimase avvolto sulle sue spalle. “Comunque, come sei sfuggito al ratto Weasley?”
“Ron, non ratto” disse Harry in automatico. “Gli ho detto che avevo bisogno di stare un po’ da solo per pensare a varie cose e di non farmi domande. Credo che si senta ancora in colpa per come mi ha trattato, quindi non ha obiettato. Ma credo che Hermione sospetti qualcosa.”
“In che senso? Cosa sospetta?” domandò Draco.
Cedric sorrise con aria d’intesa. “Pensa che tra me e Harry ci sia qualcosa.” Harry annuì. “Mi ha fermato in Biblioteca e mi ha detto senza troppi giri di parole che non dovrei essere... superficiale con i tuoi sentimenti.”
“Cosa ha fatto?! Ma non può...” Harry si infuriò. Ma Cedric agitò una mano.
“È tutto okay, sono contento che sia una buona amica per te, tanto da volerti proteggere” disse Cedric rassicurante. “Ma potrebbe causare problemi a te se lei pensa che tu stia studiando con me e poi magari mi vede lassù in giro senza di te...”
Harry annuì. “Penserò a qualcosa.”
Draco guardò Harry dall’alto. “Tutti questi sotterfugi sarebbero evitabili se tu dicessi a entrambi di farsi gli affari loro. Ci sono vantaggi a essere un rude Serpeverde e non un piagnucolante Grifondoro.”
“Bene, che facciamo oggi? Danza o Patronus?” domandò Cedric, ignorando il commento di Draco.
“Patronus” disse Harry con decisione. “Quello mi riesce.”

 
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Tre giorni dopo, a colazione, Harry era impegnato a ignorare i rimproveri di Hermione sul fatto che non stesse prendendo la seconda prova con abbastanza serietà, quando nella Sala Grande arrivarono i gufi che portavano la posta. Con la maggior parte degli studenti che sarebbero rimasti a scuola per il Ballo del Ceppo, i gufi stavano consegnando più pacchi e lettere del normale.
“Wow, guardate quei gufi.” Ron li indicò, pezzetti di uova attaccati alla faccia. “Mi chiedo chi lo riceverà quel pacco.” Harry guardò su per vedere tre enormi barbagianni volare reggendo un enorme pacco tra le zampe. I gufi planarono in cerchio e poi atterrarono adagio vicino a Draco Malfoy.
“Malfoy, figuriamoci” borbottò Ron. “Probabilmente è un nuovo libro di incantesimi con cui maledirci tutti.”
Harry osservò a occhi stretti mentre Draco slegava il pacco dalle zampe dei barbagianni, lanciando un pezzetto di salsiccia a ognuno di loro, prima di agitare la mano per mandarli via. I gufi non venivano da Villa Malfoy, Harry conosceva tutti i gufi che usava suo padre. Draco non aprì il pacco, lo posò semplicemente sul pavimento. “Mi chiedo che cosa possa essere...”
“Non lo so, Harry. Perché non glielo vai a chiedere?” disse Hermione, infastidita dalla mancanza di considerazione da parte dell’amico. “Davvero, Harry. Mancano solo due mesi alla prova, nove settimane! E non hai ancora scoperto come funziona l’uovo, figuriamoci imparare tutto quello che ti servirà...”
Harry annuì in maniera distratta. Draco lo sorprese a fissarlo e gli fece l’occhiolino. Poi continuò a parlare con Blaise, di fianco a lui.
“Harry, hai pensato di chiedere a Cedric?” domandò piano Hermione.
Quello attirò l’attenzione di Harry e si voltò per guardarla. “Che intendi?”
“Beh, ho pensato che forse lui potrebbe sapere qualcosa... e potrebbe volerti aiutare. Visto che... sai, studiate insieme” terminò piano Hermione, lanciandogli uno sguardo eloquente.
“Oh. Ehm, beh, no.” Harry si maledisse per la sua incapacità di inventare scuse in fretta quanto Draco e optò per la verità. “Sai, dobbiamo risolverlo da soli. Non ho voluto chiederglielo.”
Hermione annuì. “Suppongo che sia così, ma magari lui vorrebbe darti un consiglio.”
Ron si voltò verso di loro. “Di chi stai parlando? Cedric Diggory? Per quale motivo dovrebbe voler aiutare Harry? È un suo avversario!”
Harry scosse veloce il capo verso Hermione che si corrucciò e poi si voltò verso Ron. “Nessun motivo.”





 

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Capitolo 9
*** Acque agitate ***


Questo capitolo è infinito e lo sarà anche il prossimo... Quindi aspetterò un po' prima di pubblicarlo perché non ho ancora finito di tradurlo!

Ma con tutto quello che succede in questo capitolo, vi garantisco che sarete sazi per un bel po' xD



 

9. Acque agitate



 

Natale. Harry non aveva minimamente pensato a cosa regalare a Draco per Natale. E che cosa strana, realizzò. Se ne stava lì seduto nel bel mezzo di una lezione di Storia della Magia a chiedersi cosa avrebbe potuto comprare per Natale a Draco Malfoy. Mancava solo una settimana, avrebbe dovuto prendergli qualcosa sabato a Hogsmeade oppure avrebbe dovuto ordinare qualcosa via gufo, ma quello avrebbe potuto richiedere un po’ di tempo. Era stato facile scegliere i regali per Ron e Hermione. Ma Harry non aveva idea di cosa uno comprasse al suo ex nemico mortale che ora era il tuo fidanzato segreto. Harry lanciò uno sguardo a Draco. Aveva il capo chino e stava scarabocchiando qualcosa su un pezzo di pergamena. Il suo braccio destro copriva tutto, quindi non riusciva a vedere di cosa si trattasse. Ogni pochi minuti lanciava uno sguardo in direzione di Harry e poi tornava a concentrarsi sul foglio.
“Che stai facendo?” mimò con la bocca Harry quando Draco alzò di nuovo il capo per guardarlo. Lui rispose solo con un sorrisetto e scosse il capo, spostandosi in modo che Harry non riuscisse a vedere quello che stava facendo. Harry si accigliò e si concentrò di nuovo sui suoi appunti e sulla sua pergamena. Poi tornò a fissare Draco e si accorse di cosa c’era fuori posto: non stava tenendo in mano la piuma, che era abbandonata sulla superficie del banco. Con cosa stava scrivendo se non con la piuma?
Harry si guardò intorno nella stanza. Ron lo stava osservando in maniera strana. Allora tornò a fissare la sua pergamena e fece finta di prendere appunti. Sapeva che Ron li aveva visti scambiarsi quegli sguardi. Avrebbe dovuto fingere un altro litigio con Draco; tanto valeva iniziare subito. Tirò fuori la bacchetta e la puntò sulla piuma di Draco.
Mobilipluma” mormorò e quella iniziò a levitare via dal banco. Con un cauto colpo di bacchetta, la piuma iniziò a rimbalzare. Draco alzò lo sguardo e si accorse di quello che stava succedendo e tentò di afferrarla. Ma Harry ghignò e fece volare la piuma ancora più in alto. Lanciò uno sguardo a Ron che ora stava ridendo piano. Tornò a guardare Draco che stava tentando invano di acciuffare la piuma, mentre gli studenti nella classe iniziavano a ridacchiare. Hermione guardò male Harry.
Draco imprecò e girò la pergamena all’ingiù sul banco prima che Harry potesse vederla e si alzò nel tentativo di afferrare la piuma ballerina. La voce di Rüf continuò a parlare ma sempre più studenti stavano osservando la scena. Harry diresse la bacchetta verso il basso e la piuma cadde sul pavimento. Draco la afferrò lesto e ringhiò in direzione di Harry prima di tornare a sedersi. Tirò fuori un libro dalla borsa e lo sbatté sul banco. Piegò il capo e si mise a leggerlo, alzando lo sguardo di tanto in tanto solo per lanciare occhiatacce a Harry.
Infine, la lezione terminò. Draco si alzò in fretta e lasciò la classe, guardando male Harry mentre usciva. Harry ripose la piuma e la boccetta d’inchiostro con molta calma. Padma aveva lezione in una classe di fronte alla sua e sapeva che lo avrebbe aspettato proprio fuori dalla porta. Se avesse ritardato abbastanza, lei se ne sarebbe andata alla sua prossima lezione e lui sarebbe arrivato tardi a Incantesimi. Ma Vitious era rimasto talmente impressionato dal suo Incantesimo d’Appello durante la prima prova che forse avrebbe potuto saltare la sua lezione e il professore ne sarebbe stato deliziato comunque.
“Dai Harry” disse Hermione impaziente, avvicinandosi al suo banco. “Non puoi evitarla per tutta la settimana. Dovrai parlarle prima o poi.”
“Non se posso evitarlo...” borbottò Harry. Ogni volta che le rivolgeva la parola, lei si limitava a ridacchiare.
“Harry, Malfoy non era seduto qui?” chiese Hermione corrucciata, osservando il banco.
Harry si voltò lentamente e la guardò. “Ehm, sì, credo. Perché?”
“Queste macchie sul banco. Ti ricordano qualcosa?” Hermione stava inclinando il capo per studiarle da un’angolazione diversa.
Harry si avvicinò ed eccole lì, erano poco visibili, ma c’erano delle macchie sulla superficie. E ricordavano un po’ la sua faccia. Harry strizzò gli occhi... Ricordavano tanto la sua faccia.
“Harry, è un volto, non vedi? Questa è la bocca e il mento e il naso, e sembra che indossi... Harry! Sei tu! Ha disegnato te!” Harry si bloccò. Era la sua faccia, in tenui macchie di carboncino sul banco. Draco stava disegnano lui. Quando aveva voltato la pergamena perché Harry aveva fatto volare via la sua piuma, e l’aveva coperta con il libro, un po’ di carboncino doveva essersi impresso sulla superficie del banco.
“Cos’è?” Ron si avvicinò dalla porta dove era rimasto di guardia per Harry, per essere sicuro che Padma se ne fosse andata. Hermione si stava mordicchiando un labbro, indicando le tracce disegnate del volto di Harry.
“Perché mai, in nome di Godric Grifondoro, dovrebbe disegnare te?” Ron lo guardò orripilato. Harry aprì la bocca, ma non ne uscì niente.
Hermione li fissò entrambi, il volto leggermente pallido. “Pensi che sia qualche sorta di magia nera? Come quelle bamboline voodoo haitiane di cui si sente parlare?”
Le parole di Hermione spinsero Harry ad agire. Si tirò giù la manica e lesto cancellò le macchie dal banco.
“Ehi! Ma che fai?” Ron lo tirò via, ma le macchie già erano sparite. “Perché lo hai fatto? Erano prove!”
“Non era niente! Solo delle strane macchie che mi assomigliavano se strizzavi gli occhi. Come i babbani che vedono la Madonna su una patatina.” Harry guardò entrambi. “Non mi assomigliava per niente.”
Hermione non sembrava tanto sicura. “Credo che controllerò in Biblioteca, per essere certa. Non ho mai sentito parlare di una maledizione simile, ma...”
Harry digrignò i denti. “Sentite, rischiamo di essere davvero in ritardo per Incantesimi. Meglio andare...” Afferrò Hermione per il braccio e la guidò fuori dalla classe.

 

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La sera seguente, si incontrò giù con Cedric e Draco per un’altra lezione sui Patronus. La volta prima, erano riusciti solo a produrre una leggera nebbiolina argentata dalla punta delle loro bacchette. “Okay, avete afferrato il cuore dell’incantesimo. Ricordate che dovete pensare al ricordo più felice che avete e riversare tutti quei sentimenti nell’incantesimo. Dovete sentirlo scorrere dentro di voi, passare per il braccio e poi alla vostra bacchetta.”
Draco e Cedric erano in piedi accanto a Harry, al centro del locale degli spogliatoi. “Pronti per provare ancora?”
Cedric sorrise e annuì, mentre Draco fece solo un breve cenno di assenso. “Okay.” Harry tirò fuori la sua bacchetta. “Al tre. Uno, due, tre. Expecto Patronum!” Il cervo di Harry schizzò fuori in tutta la sua interezza dalla bacchetta. Harry lo guardò appena, ma si voltò subito verso Draco. Uno scintillante velo argenteo aveva formato uno scudo e poi era scomparso. Harry udì la risata gioiosa di Cedric e si voltò per vedere un enorme uccello argentato che volava attorno alle corna del suo cervo.
“Ce l’hai fatta!” Harry gli diede una pacca sulla schiena e osservò i due Patronus. Quello di Cedric svanì dopo appena un minuto, disintegrandosi in una pioggia argentata. “È stato incredibile. Non avevo mai visto un Patronus a forma di uccello prima! Sembrava quasi una cornacchia o un corvo.”
“Un corvo” assentì Draco. “Era troppo grosso per essere una cornacchia.”
“Bene, Draco ora tocca a te. Un ricordo felice e devi sentirlo nella tua bacchetta.”
Cedric stava ancora sorridendo, deliziato per aver prodotto un Patronus. “Ehi, Harry.” Gli si avvicinò e gli sussurrò nell’orecchio.
Harry arrossì. “Io...”
“Vale la pena tentare” disse Cedric con un occhiolino. “Vado ad allenarmi laggiù.” E si allontanò nell’ufficio.
“Dove va?” chiese Draco, fissando la sua bacchetta come a chiedersi perché non gli obbedisse. Harry gli si avvicinò e gliela tolse di mano. “Che stai-mmmpphh!” Harry lo strinse tra le braccia e lo costrinse a indietreggiare, fino ad arrivare con la schiena contro gli armadietti. Harry fece scivolare la sua mano lungo il petto di Draco e gli infilò la lingua in bocca. Draco ringhiò e cominciò a ricambiare il bacio. Poi afferrò la testa di Harry e lo avvicinò ancora di più a sé. Harry si fermò di botto e ridiede la bacchetta a Draco, che la afferrò automaticamente. Harry gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò: “Pensa al ricordo più felice che riesci a immaginare e fallo.” Draco si voltò e lo fissò. “Stai scherzando?”
“No.”
“Okay, allora, Expecto Patronum!” Draco tenne la bacchetta ferma e la nebbiolina argentea schizzò fuori da essa, andando a formare per pochi gloriosi secondi un enorme animale con quattro zampe... Abbassò la bacchetta e quello svanì.
“Ce l’hai fatta!” Harry gridò eccitato. “Riprova.” Draco lanciò di nuovo l’incantesimo e l’animale si riformò, procedette a grandi passi oltre gli armadietti e sparì.
“Una pantera, il tuo Patronus è una pantera.” Harry sorrise scuotendo la testa in direzione di Draco. “Figuriamoci, l’ho sempre pensato che ti muovessi come un gatto della giungla.”
“Un gatto della giungla? Come può qualcuno muoversi come un gatto?” Draco protestò, ma stava ridendo deliziato guardando il punto dove il suo Patronus era sparito.
“Un Patronus molto figo, Draco” disse la voce di Cedric dalla porta dell’ufficio. “Ho pensato che ti servisse un piccolo incentivo come motivazione.”

 

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Harry, Ron e Hermione erano in piedi al centro della strada principale di Hogsmeade. “Ci vediamo tra un’ora ai Tre manici di scopa, giusto?” disse Hermione guardando i due ragazzi. “Non sbirciate in quale negozio sto andando!”
Ron e Harry si scambiarono degli sguardi eloquenti. Sapevano che Hermione comprava i regali sempre e solo alla libreria di Smythwick, e non c’era assolutamente nessun pericolo che loro entrassero lì dentro.
“Corretto” confermò Harry, “un’ora.” Fortunatamente aveva già comprato i regali per Ron e Hermione durante l’ultimo fine settimana a Hogsmeade. Camminò veloce lungo la strada fino ad arrivare alla Cartoleria Scrivenshaft. Nel negozio c’erano vari studenti di Hogwarts e Harry si guardò intorno, tra le varie piume e pergamene in mostra. Finalmente il commesso si liberò e Harry si avvicinò al bancone.
“Vi ho mandato un ordine via gufo... Sono, ehm, Harry-”
“Harry Potter!” Gli occhi del commesso andarono automaticamente alla cicatrice sulla sua fronte. “Abbiamo il suo ordine già pronto per lei! Forse desidera ispezionare il kit?” Harry si guardò intorno e vide gli altri studenti nel locale che lo fissavano.
“No!” rispose frettolosamente. “Sono sicuro che sia perfetto! Me lo incarti e basta.” Harry tirò fuori alla svelta i galeoni per pagare e lasciò il negozio. Si affrettò per incontrare Ron e Hermione ai Tre manici di scopa. Hermione fu l’ultima ad arrivare, portando con sé dei grossi pacchetti rettangolari.
“Finalmente ho finito!” disse lei con un sorriso. “Harry, posso usare Edvige per mandare il regalo ai miei genitori?”
“Certo, sarà contenta di uscire” rispose lui guardandosi intorno. Draco era seduto a un tavolo dall’altro lato della stanza. Anche Ron e Hermione lo avevano notato. Hermione osservò nervosa Harry.
“Solo perché non sono riuscita a trovare niente su delle maledizioni che richiedano di disegnare le vittime, non vuol dire che non esistano, Harry” disse lei. “Se solo potessi avere accesso al Reparto Proibito...”
“Hermione, davvero, lascia perdere” rispose lui impaziente. “Non ho iniziato a bollire, o sbavare, o robe del genere. Erano solo macchie su un banco.”
“Non è da te, Harry” disse Ron guardandolo con aria interrogativa. “Sei sempre stato pronto a vedere il peggio in Malfoy. Perché ora no?”
Harry scrollò le spalle e prese un sorso di Burrobirra. “Non lo so. Non è così infido, credo. Se ha intenzione di farmi qualcosa, mi lancerà una fattura o mi farà lo sgambetto, non userà la magia oscura. Allora, Hermione, quando hai intenzione di dirci con chi andrai al ballo? Lo scopriremo comunque fra tre giorni...”

 

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Mattina della vigilia di Natale
 


Harry si svegliò di buonora, mentre Ron e gli altri erano ancora addormentati nei loro letti. Prese i vestiti e andò in bagno per prepararsi. Scese le scale fino alla sala comune, che era ancora deserta. Aprì rapidamente l’ingresso del tunnel: il regalo di Draco era lì sulle scale dove Harry lo aveva nascosto la sera che erano tornati da Hogsmeade, assieme a un cestino che si era procurato grazie a Dobby. Scese le scale, sperando che Draco non stesse ancora dormendo, ma che fosse già lì ad aspettarlo.
Si erano messi d’accordo per incontrarsi prima di colazione la mattina della vigilia, perché sarebbe poi stato impossibile sottrarsi ai propri amici per i due giorni seguenti. Harry era sicuro che la maggior parte dei Grifondoro avrebbero dormito fino a tardi e non si sarebbero accorti che il suo letto era vuoto.
Harry entrò negli spogliatoi e sorrise quando vide Draco in piedi nell’ufficio che lo aspettava. “Felice Natale” disse Harry con un sorriso e un bacio, mentre si accorgeva che Draco aveva messo su un disco di Natale e aveva acceso il caminetto.
Draco ricambiò il bacio con un broncio. “È dannatamente presto perché qualunque cosa possa essere felice. Non potevamo incontrarci stanotte?”
Harry sorrise. “Troppe persone che entreranno e usciranno di nascosto dalle camere per lasciare i regali. Ma qui ho qualcosa che ti farà stare meglio.” Harry si sedette sul pavimento davanti al caminetto e aprì il cestino. “La colazione.”
“Sei seduto sul pavimento” disse Draco. Era ancora in piedi e stava guardando male Harry.
“È una colazione a picnic. I picnic si fanno per terra, non sulle sedie” rispose Harry.
“I picnic si fanno su delle coperte, non sul pavimento” obiettò Draco avvicinandosi al grande armadio, “c’è differenza.” Lo aprì e tirò fuori un pacchetto verde. Tornando verso Harry, lo aprì e rivelò una coperta con un lungo serpente a spirale, l’emblema di Serpeverde. Con un guizzo delle braccia, la stese sul pavimento e ci si sedette sopra, guardando Harry. Con gli angoli delle labbra che lottavano per sorridere, Harry si spostò e si accomodò vicino a lui sulla coperta, portando con sé il cestino.
Draco si tirò su mentre sbirciava nel cestino. “Come te lo sei procurato?”
“Ho chiesto a Dob-uno degli elfi domestici di prepararmi la colazione” disse Harry con un’alzata di spalle. Non era sicuro che Draco sapesse che l’ex elfo dei Malfoy ora lavorava nelle Cucine della scuola, né se gli interessasse, ma non voleva mettere Dobby nei guai. Iniziò a tirar fuori un sacco di dolci, focaccine e un thermos di cioccolata calda. Gli porse un tortino glassato. “Hai detto di aver sempre desiderato di baciarmi a colazione. Questa è la tua chance.”
“Mh” disse Draco mentre addentava il tortino e poi si sporgeva per dare a Harry un bacio appiccicoso. “Forse posso perdonarti per l’ora atroce. Soprattutto se dividi con me quella cioccolata calda.”
“Ops, niente tazze” disse Harry guardando nel cestino ormai vuoto. In perfetto stile Dobby, aveva dimenticato di mettere piatti o tazze.
“Nessun problema” rispose Draco. Si avvicinò alla scrivania e tirò fuori dal cassetto una tazza. “Possiamo dividerla.” Aprì il thermos e versò il caldo, schiumoso cioccolato nella tazza.
“Sei pronto per domani?” chiese Draco con un sorriso, sbirciando oltre il bordo della tazza mentre sorseggiava, poi la passò a Harry.
Harry fece una smorfia. “No, ma sarò contento quando sarà tutto finito. Almeno ora ha smesso di seguirmi dappertutto.”
“Come hai fatto a farla smettere?”
“Non lo so, ha smesso e basta. Credo che Hermione le abbia parlato, è brava con questo genere di cose.”
“Parlare con le persone?”
“Sì. Io invece faccio schifo in questo.”
“Con me parli bene, il più delle volte.”
“Tu non sei una ragazza” borbottò Harry con la bocca piena di tortino.
“Grazie per averlo notato.” Draco si piegò in avanti e leccò via del caramello dalle labbra di Harry. Harry lasciò cadere il dolce sulla coperta e allungò le mani per afferrare Draco e attirarlo a sé. Labbra e denti si unirono insieme in un turbinio, mentre Draco spingeva Harry sempre più giù, fino a che non fu disteso sulla coperta, con Draco sopra. Harry gli accarezzò la schiena, godendosi la sensazione. Draco si stava sostenendo con le braccia ai lati di Harry. Le loro lingue danzarono insieme, Harry poteva sentire il sapore di cioccolato e caramello e Draco voleva di più.
Harry allungò la mano e rovistò per sbottonare la camicia di Draco. Finalmente riuscì ad aprirla e insinuò la mano contro il petto candido. Draco rispose spingendo una gamba tra quelle di Harry. Harry gemette al contatto, sollevando i fianchi per strusciarsi contro quelli di Draco. Lo cinse con le braccia, per afferrargli il sedere e spingerlo più vicino a sé.
Molti minuti più tardi, Draco si staccò con il respiro affannato. Harry si riprese e si tirò su, guardò Malfoy che si stava scuotendo via dalla maglia briciole di tortino glassato. “Questo è il motivo per cui le persone civilizzate non vanno ai picnic” borbottò, le guance rosso fuoco contro il pallore della sua pelle.
Harry si avvicinò e lo baciò, piano, sul collo. “Mh. Invece io credo che questo sia esattamente il motivo per cui la gente va ai picnic.”
“Non ricominciare o non scarteremo mai i regali” sussurrò Draco, allungando la mano per afferrare il mento di Harry e voltarlo verso di sé, dandogli un bacio profondo. “E io, per la cronaca, adoro scartare i regali.”
Harry sorrise e si alzò. Recuperò il pacchetto che aveva lasciato vicino alla porta. “Buon Natale, Draco.” Draco sorrise deliziato e si avvicinò alla sedia. Harry si appoggiò alla scrivania e lo guardò aprire il regalo, mordicchiandosi nervosamente le labbra. All’improvviso era invaso dai dubbi: e se si fosse sbagliato?
Draco aprì il pacchetto con cura, senza strappare la carta, ma togliendo piano il nastro adesivo. “Sembra un libro...” Harry combatté contro l’istinto di toglierglielo di mano e strappare via la carta al posto suo. Alla fine, la confezione fu libera dall’incarto. La scatola di legno con una chiusura a cerniera, aveva due chiavistelli. Draco lanciò uno sguardo incuriosito a Harry e, facendo scattare i chiavistelli, aprì la scatola.
Fissò il contenuto senza spiccicare parola per così tanto tempo che Harry desiderò di togliergliela di mano e scusarsi. Infine, Draco alzò lo sguardo, i suoi occhi grigi erano scuri e non lasciavano trapelare niente. “Come lo sapevi?”
“Va bene, quindi? Non lo sapevo, non per certo” disse Harry ansioso.
Draco tirò fuori un carboncino da disegno e se lo rigirò tra le dita. “È meraviglioso...” Harry si rilassò, sollevato. La scatola per artisti era piena di matite colorate e carboncini, un temperamatite e pastelli. Un fascio di carta da disegno era ben incastrato nel coperchio.
“Ma come facevi a saperlo?” ripeté Draco con un piccolo sorriso meravigliato in volto.
“Hai presente quel giorno a lezione di Rüf? Hai girato il disegno sul banco... e ha lasciato delle macchie sulla superficie e noi lo abbiamo visto” spiegò Harry, avvicinandosi e posizionandosi in piedi vicino a Draco.
“Abbiamo? Abbiamo chi?” chiese Draco allarmato.
“Oh, ehm, Hermione è stata la prima ad accorgersene e si è resa conto che le macchie mi assomigliavano. E poi, ehm, Ron.”
Draco scosse il capo allarmato. “Cosa?! Perché non me lo hai detto prima?!”
“Da allora non ci siamo quasi visti, ma va tutto bene. Hermione ha pensato che tu stessi facendo una qualche roba oscura per maledirmi. E poi ho cancellato tutto prima che Ron potesse vederlo come si deve.”
“Va bene solo perché Hermione ha pensato che fosse una maledizione...” Draco scosse il capo incredulo. “Ma...”
“Dopo che ho visto questa cosa, mi sono ricordato di tutte le volte che avevo notato macchie sulle tue maniche e sulle mani.” Harry alzò le spalle. “Mi ha sempre incuriosito, perché di solito sei sempre così... schizzinoso. Quindi perché avresti dovuto sporcarti in quel modo? Una volta visto il disegno ho capito... e tutto ha avuto un senso.”
Draco si alzò piano e posò la scatola sulla scrivania. Si avvicinò a Harry e lo abbracciò. “Grazie. Nessuno mi ha mai fatto un regalo così perfetto.”
“Quindi è vero che disegni?” disse Harry sollevato. “Mi faresti... Potrei vedere i tuoi disegni, qualche volta?” Draco annuì, arrossendo. “Sì, disegno. Te li mostrerò... ma prima devi aprire il tuo regalo.” Draco andò verso l’armadio e tirò fuori il grosso pacco che gli avevano consegnato i tre barbagianni.
Glielo passò, sembrava nervoso e non lasciò andare subito l’involucro. “Spero che sia okay. In realtà ho chiesto a Cedric se ti sarebbe... Beh, aprilo.”
Harry prese il pacco e iniziò a strappare via la carta. Non appena vide quello che c’era dentro, inspirò rapidamente e guardò Draco, che lo stava fissando con occhi inscrutabili. Harry tirò via il resto della carta e rimase lì, appoggiato alla scrivania, tenendo tra le mani tremanti una serie di dischi in vinile.
“So che non sono quelli di tua madre, e probabilmente non saranno nemmeno gli stessi... Ma ho pensato che ti sarebbero...” La voce di Draco si spense mentre Harry posava gli album e iniziava a scorrerli.
“Cedric mi ha aiutato, conosceva i gruppi che avevi nominato e io ho mandato un gufo a un negozio che aveva anche dei dischi babbani e ho ordinato qualunque album avessero del genere-” Draco smise di parlare quando Harry lo afferrò per la vita e affondò il volto nel suo collo.
Draco provò ad abbracciarlo. “Mi dispiace...” Harry allungò una mano e mise le dita sulle labbra di Draco per impedirgli di continuare. Prese un respiro profondo e si raddrizzò. I suoi occhi verdi stavano brillando.
“È perfetto, sono perfetti. Non pensavo che sarei mai stato...” Harry scosse il capo e si voltò di nuovo verso gli album. Li prese e andò verso la coperta. Draco esitò un minuto, poi lo raggiunse.
“Questo era uno di quelli...” Harry tenne l’album tra le mani con delicatezza, come se si sarebbe rotto se lo avesse stretto troppo forte. “Mi ricordo che mentre lo ascoltavo mi chiedevo se l’avesse scelto mia madre o magari mio padre. Non sembrava qualcosa che una ragazzina adolescente avrebbe potuto ascoltare.” La copertina dell’album mostrava il primo piano del torso di un uomo in jeans, con una cerniera.
“Vuoi che lo metta sul giradischi?”
Harry esitò. “No, metti questo...” Gli passò un album sulla cui copertina c’era un reticolo con le facce dei musicisti.
“I Beatles? Che strano nome per un gruppo...”
Harry si strinse nelle spalle. Stava separando gli album in due pile, una per quelli che aveva ascoltato nel ripostiglio del sottoscala e una per quelli che non conosceva. Draco si avvicinò al giradischi e con cura vi posizionò l’album che gli aveva dato Harry.
L’ago del giradischi si posò sul disco e ci fu un momento di silenzio, poi le note d’apertura riempirono la stanza. Harry chiuse gli occhi, seduto completamente immobile. Sentì Draco avvicinarsi e prendere posto di fianco a lui. Draco lo avvolse con le gambe e con le braccia, poi posò il mento sulla spalla di Harry. Con un sospiro, Harry si appoggiò a lui.
 

È stata la notte di un giorno duro e ho lavorato come un cane
È stata la notte di un giorno duro, dovrei già dormire come un sasso
Ma quando torno a casa da te, trovo le cose che fai
Mi fanno sentire bene
 
Tu sai che lavoro tutto il giorno per darti i soldi per comprarti le cose
E ne vale la pena solo per sentirti dire che mi darai ogni cosa
Quindi perché dovrei lamentarmi, dato che quando stiamo da soli
Tu sai che mi sento bene*

 
“È okay?” sussurrò Draco.
“Okay” disse piano Harry, ascoltando la melodia a occhi chiusi, tenendosi stretto alle braccia di Draco. Stava tremando leggermente. La musica riempiva la stanza, e gli sembrava così forte solo perché, si rese conto, l’aveva ascoltata sempre e solo con le cuffie. Sentire le note danzare per la stanza, rendeva quella canzone così viva. Con gli occhi chiusi, gli sembrò di essere tornato in quel ripostiglio, al buio, ad ascoltare quelle canzoni e a chiedersi che aspetto avesse avuto sua madre. Anche se zia Petunia era sua sorella, l’immagine che Harry aveva di sua madre non le somigliava affatto. Aveva lunghi capelli e un sorriso allegro; la immaginava con i capelli scuri come i suoi...
Mentre la terza canzone volgeva al termine, Harry aveva iniziato a tremare più forte. Era tutto troppo. Sentì Draco raddrizzarsi accanto a lui...
“Al diavolo” Draco si alzò e tirò fuori la bacchetta, fermando la musica. Harry lo guardò confuso. “Sto bene, davvero, solo che...”
Draco tese una mano verso di lui, Harry la prese e Draco lo aiutò ad alzarsi. “Balla con me.”
“Cosa?” Harry quasi rise.
“È la mattina della vigilia di Natale e non ho intenzione di permetterti di deprimerti.” Draco lo guardò. “Domani andremo entrambi a un ballo con delle ragazze, voglio ballare almeno un ballo con il mio fidanzato.”
Harry lo guardò sorpreso. “È questo che sono? Che siamo?”
Draco arrossì. “Beh, ci siamo scambiati regali di Natale, abbiamo pomiciato e abbiamo parlato di cose sdolcinate, che cosa saremmo secondo te? Nemici con benefici?”
“Fidanzati mi sta bene” disse Harry con un sorriso.
“Bene, allora balla con me” Draco gli porse di nuovo la mano.
Harry si passò le dita tra i capelli, trattenendosi. “E che mi dici dei tuoi piedi?”
“È questo il bello di non fare balli lenti, il pericolo che tu mi pesti i piedi è molto più basso.” Con un colpo di bacchetta, il giradischi si accese di nuovo. Harry chiuse gli occhi, aspettando che la musica iniziasse, con Draco che lo teneva per mano. Poi Draco gli afferrò il mento e Harry aprì gli occhi. Occhi grigi scavarono nei suoi. “Fidati di me...” Harry annuì e non interruppe il contatto visivo mentre Draco iniziò a guidarlo.
 

Prima che questo ballo sia finito
Penso che anche io sarò innamorato di te
Sono così felice quando balli con me
Che non voglio baciarti o tenerti la mano
 
Se è ridicolo, prova a capire
Non c’è davvero nient’altro che vorrei fare
Perché sono felice anche solo di ballare con te*

 
Ballarono per quattro canzoni intere, con Draco che conduceva Harry per la stanza in giravolte, fianchi che si scontravano e risate.
Quando la musica si fermò e sentirono l’ago che si sollevava dal disco e tornava al suo posto, la stanza fu invasa dal silenzio. Harry rimase tra le braccia di Draco, tenendolo stretto con i loro cuori che battevano forte. Prese un respiro profondo e lo guardò. “Non so come ringraziarti... Nessuno ha mai...”
Draco lo baciò dolcemente. “Avevo paura che potesse essere... troppo. Triste invece che positivo.”
“È positivo. Mi ha solo colto di sorpresa. La cosa buffa è che non ho mai sentito queste canzoni a tutto volume prima d’ora. Avevo sempre le cuffie, al buio, in quel minuscolo ripostiglio. È meglio qui fuori, con te.”
“È un tipo di musica divertente...” Draco esitò. Harry si accorse che stava cercando di non offenderlo.
“Già, non assomiglia per niente ai gruppi magici, gli strumenti sono solo chitarre, tastiere e percussioni. E i ragazzini babbani oggi ascoltano musica diversa, più tagliente, più rumorosa. Comunque questi gruppi erano molto anticonvenzionali per la loro epoca, quando mia madre era un’adolescente. La mia maestra delle elementari una volta disse che la BBC non li mandava mai in onda all’inizio.”
“Dobbiamo tornare, vero?” disse poi Harry controllando l’ora. “La colazione nella Sala Grande è quasi terminata.”
“Cosa gli dirai su dove sei stato?” chiese Draco.
“Che sono stato a fare una passeggiata.” Harry fece un cenno verso la porta che portava fuori. “Arriverò da fuori il castello, da quella parte.”
“Sei pronto per domani notte?”
Harry fece una smorfia. “No. Preferirei affrontare di nuovo quel drago.”
“Comportati da completo idiota e lei afferrerà” disse Draco con una scrollata di spalle.
“Non è molto carino.”
“Meglio che avere lei che ti segue dappertutto come un cucciolo per tutta la notte.”
“Facile dirlo per te e per Cedric. Andrete al ballo con delle ragazze che sanno...”
“È una tua scelta, puoi fare coming out... Mi chiedo quale sarà il titolo de La Gazzetta del Profeta: ‘Esclusiva gay sul Ragazzo che è Sopravvissuto’...”
“Ha, ha.”
Harry si guardò intorno. “Gli album li lascio qui sotto, è inutile portarli lassù dove non c’è nemmeno un giradischi... Va bene se vengo quaggiù quando posso per ascoltarli?”
Draco annuì. “Ma solo se non inizi a deprimerti. Non è quello il motivo per cui te li ho regalati.”
“Promesso.” Harry guardò la scrivania dove era posata la scatola con il kit da disegno aperta. “Prima o poi mi mostrerai i tuoi disegni?” chiese piegando il capo verso Draco. Anche se sapeva che gli piaceva disegnare, non riusciva ancora a immaginarsi il Serpeverde seduto intento a farlo.
Draco annuì piano. “Te li mostro la prossima volta. Ma probabilmente non ti piaceranno... Ovviamente non ho mai preso lezioni. Mio padre non considera l’arte un’abilità appropriata per un Malfoy.”

 

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Harry entrò nella Sala Grande con Calì sottobraccio. Si stava ancora riprendendo dalla vista di Hermione con Viktor Krum. Perché non gli aveva detto che ci sarebbe andata con lui? E cosa si era fatta ai capelli? Harry era così occupato a ponderare su queste domande che a malapena si accorse di aver percorso tutta la sala ed essere ora arrivati al tavolo principale. Calì era raggiante e sorrideva a tutti. Harry andò subito a sedersi sulla sedia vuota accanto a quella di Percy. Guardò su e notò Cedric che sistemava una sedia per Cho. Harry si alzò di scatto e fece lo stesso per Calì. Lei ricambiò con uno sguardo glaciale. Non aveva ancora osato guardare verso il tavolo di Serpeverde.
Percy stava blaterando sul Ministero e Hermione e Krum stavano chiacchierando, le teste vicine. Harry si sforzò di sentire di cosa stessero parlando e con una risata realizzò che Hermione stava tentando di insegnare a Krum come pronunciare il suo nome.
Harry si guardò intorno nella sala e i suoi occhi si posarono automaticamente al tavolo di Serpeverde. Draco sedeva vicino a Pansy, il suo abito da cerimonia ovviamente era nero e di velluto. Pansy indossava un vaporoso vestito rosa. Nero e rosa insieme parevano enfatizzare quanto male assortita fosse la loro coppia. Draco si voltò e incrociò lo sguardo di Harry. “Smettila di fissare” mimò con la bocca e si voltò nuovamente verso Blaise.
In un lampo la cena era finita e le luci si abbassarono. Gli altri campioni si alzarono assieme ai loro partner. Harry realizzò con terrore che avrebbe dovuto davvero ballare con Calì davanti a tutti. Cedric gli lanciò un cenno di incoraggiamento mentre prendevano posto sulla pista da ballo. Per un breve momento si chiese cosa avrebbero pensato Cho e Calì se avesse chiesto loro di cambiare partner. Non che lo infastidisse ballare con una ragazza, ma sapeva che Cedric gli avrebbe impedito di cacciarsi in situazioni imbarazzanti. La musica iniziò e Calì afferrò Harry. Tutte le istruzioni di Draco finirono nel dimenticatoio e Calì lo trascinò in giro per tutta la durata del ballo. Harry lanciò un’occhiata veloce a Draco che stava ridendo e scuotendo il capo. Harry scrollò le spalle e aspettò che la canzone fosse finita.
Con sollievo, vide le altre coppie unirsi ai campioni sulla pista da ballo, inclusi Draco e Pansy. La canzone finalmente terminò e Harry guidò Calì fino al bordo della pista. “Il prossimo non lo balliamo?” chiese lei imbronciata.
“Oh, ehm, voglio trovare Ron... e Padma.” Harry si incamminò verso il tavolo di Grifondoro dove trovò Ron seduto vicino a Padma con un’aria estremamente cupa...

 

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“C’è la posta” biascicò Ron con la bocca piena di cibo. Harry alzò lo sguardo per vedere i gufi entrare nella Sala Grande. Sorrise quando intravide Edvige planare in cerchio e avvicinarsi a lui con una pergamena attaccata alla zampa.
“Chi ti manda una lettera usando Edvige? Harry non l’hai mandata da Felpato, vero?” Hermione sembrava preoccupata.
“Non lo so.” Harry lanciò alla civetta un pezzo di salsiccia e slegò il biglietto. Ron e Hermione lo osservavano tenere in mano il pezzo di carta.
“Non la apri?” chiese Ron.
“Oh, ehm, certo.” Harry arrossì, Draco non avrebbe usato Edvige per mandargli qualcosa che non potesse aprire davanti ai suoi amici, sperava.
Trattenendo il respiro, srotolò la pergamena. Era un disegno a matita di Harry sulla sua scopa che reggeva l’uovo d’oro, con l’Ungaro Spinato alle calcagna ad ali spiegate. Nel disegno Harry rideva, i suoi capelli fluttuavano nel vento.
“Nessun messaggio e nessuna firma.”
Ron sussultò. “Non credi che Malfoy...”
“Perché Malfoy dovrebbe farmi un disegno e mandarmelo con Edvige?” Harry rise. “La prossima volta insinuerai che gli piaccio.”
“Beh, però ti ha disegnato sul banco...”
“Quelle erano solo macchie. Davvero, non possiamo dimenticarci di qualche strana macchia su un banco?” borbottò Harry allungando la mano per riprendersi il disegno dalle dita di Hermione che lo stava studiando con attenzione, in cerca di una firma.
“Probabilmente si tratta di un altro ammiratore segreto” disse Neville, che aveva sbirciato da sopra la spalla di Hermione. “Harry ne ha un sacco.”
Harry mise la pergamena nella borsa e solo allora si azzardò a lanciare un’occhiata verso Draco oltre il tavolo. I loro occhi si incontrarono per un attimo e Draco gli fece un sorriso veloce, prima di tornare a parlare con Goyle seduto al suo fianco.

 

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Cedric avvicinò Harry mentre stava tornando dal pranzo. “Quindi l’altra notte è andato tutto bene?”
“Non è andata poi così male. Calì si è un po’ offesa.” Harry scrollò le spalle. “Cho non si è arrabbiata con te.”
“Beh, probabilmente perché lei sa che sto con Simon e che saremmo andati al ballo solo come amici. E poi anche perché ho ballato più di un ballo insieme a lei.”
Harry sorrise mestamente. “Già, non sono bravo con questa storia della farsa.”
“Beh, c’è onore nell’essere onesti; devi solo trovare il modo di camminare sul filo fino a che non riuscirai a essere completamente onesto su chi sei.” Cedric fece una pausa. “Quindi tu e Draco vi siete scambiati i regali?”
Harry arrossì e annuì. “Te l’ha detto, vero? Quello che mi voleva prendere.” Cedric annuì e lo guardò preoccupato.
“L’altra notte mi ha accennato al fatto che fosse preoccupato che tu saresti potuto...”
“Diventare un idiota depresso?” Harry fece un mezzo sorriso.
“Più o meno.”
“Non riesco a credere che sia riuscito a trovare quegli album. Nessuno mi ha mai fatto un regalo così. I miei zii mi hanno mandato un fazzoletto.” Cedric lo guardò confuso. “Sai, di quelli per soffiarti il naso. Mi mandano sempre qualcosa di estremamente inutile per farmi sapere che non è che se ne siano dimenticati, ma che se lo sono ricordato e non gli importa.”
“Questo è...” Cedric scosse il capo. “Non so nemmeno cosa dire.” Harry agitò noncurante la mano; non ci provava nemmeno più a capire i Dursley.
“Ma il regalo di Draco... Ammetto che è stato uno shock. Però ascoltare quei dischi mi ha permesso di rendermi conto di quanto la mia vita sia migliorata negli ultimi cinque anni. Ho un sacco di cose per cui essere felice, e ora posso anche condividerle con Draco e con te...”
“Perché non condividerle anche con i tuoi altri amici?” chiese curioso Cedric.
“Un giorno” disse Harry. “Ho pensato all’altra notte. C’erano almeno cinque o sei coppie gay che ballavano apertamente. Forse ho solo bisogno di superare la mia paura dell’opinione altrui.”
“Quello sarebbe un grosso passo avanti Harry, ma non fare niente di avventato... soprattutto senza prima averne parlato con Draco. Non c’è modo di prevedere le reazioni negative che causerebbe. Questo torneo sta già attirando troppa attenzione su di te. A proposito, a che punto sei con l’uovo?”
Harry rise. “A niente. Tu?”
“Nessuna idea... Oh! Un’altra cosa. Non per allungare la tua lista di preoccupazioni, ma l’altra sera Cho mi ha parlato un po’ di te...”
“Oh?” chiese Harry perplesso.
“Diciamo che è interessata a te.” Cedric rise e diede una pacca sulla schiena a Harry mentre si allontanava.
Fantastico, pensò Harry. Un’altra da cui guardarsi. Almeno questa non ha la riderella.

 

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Harry si alzò quando sentì l’ago del giradischi arrivare alla fine dell’album e ritornare in posizione. “Accetto richieste, cosa vuoi ascoltare?”
“Metti quella strana dei Pebbles [n.d.t. ciottoli]...” rispose Draco senza alzare gli occhi dal suo album da disegno.
“I Pebbles?” Harry rise. “Intendi dire gli Stones [n.d.t. pietre]?”
“Che cambia... ciottoli, rocce... l’album con la zip dei pantaloni.”
Harry annuì e tirò fuori Sticky Fingers dalla custodia. La zip sulla copertina dell’album era aperta, per gentile concessione della curiosità di Draco.
Harry posizionò l’ago sul vinile e tornò a sedersi al tavolo, accanto a Cedric. “Quando ci mostrerai a cosa stai lavorando?”
“Quando ve lo mostrerò” disse Draco. Stava disegnando da un’ora intera, alzando gli occhi dal foglio di rado, giusto per guardare Harry e Cedric.
Qualche giorno prima, Draco si era finalmente deciso a mostrare alcuni suoi disegni a Harry e Cedric. Li aveva tirati fuori dal cassetto della scrivania e si era allontanato mentre Cedric e Harry li sfogliavano. C’erano ritratti di Serpeverde nella loro sala comune, Piton, la McGranitt, Cedric e tanti disegni di Harry. Harry era affascinato da come Draco riuscisse a catturare qualcuno con appena pochi tratti di matita. Altri erano più elaborati, schizzi molto dettagliati che dovevano essere il risultato di ore di lavoro.
Harry scosse il capo meravigliato. “Come fai a fare tutto questo senza che nessuno se ne accorga? Sono incredibili.” Cedric annuì d’accordo.
“Hai davvero talento, Draco.” Sollevò un disegno di Harry che entrava nella Sala Grande. “Non mi capacito di come tu sia riuscito a rendere lo sguardo esatto che Harry ha quando entra in una stanza.”
Harry alzò gli occhi sorpreso. “Che vuoi dire con sguardo? Non ho uno sguardo.”
Draco e Cedric risero entrambi. “Ce l’hai. Entri in una stanza e la sondi, ti assicuri del livello di pericolo che c’è e...” Cedric si interruppe.
“E poi la affronti, ti tuffi a capofitto in qualunque cosa ti stia succedendo intorno” continuò Draco ridendo. “L’unica stanza in cui non entri in questo modo è quella di Piton... Nella sua classe praticamente ci scivoli silenziosamente, rendendo chiaro che vorresti essere ovunque tranne che lì seduto di fronte a lui. Non c’è da stupirsi che lui detesti averti nella sua classe. È chiaro come il sole che non vuoi starci.”
Harry guardò il disegno. “Beh, in effetti non ci voglio stare. Comunque, non lo definirei uno sguardo, è solo sopravvivenza. Credo che tu mi abbia fatto più alto, per farmi spiccare nel disegno.”
“Licenza dell’artista. Ti disegno come io ti vedo” disse Draco con disinvoltura.
Harry provò a sbirciare il disegno a cui stava lavorando mentre tornava a sedersi. Draco si accigliò e voltò il foglio, in modo che non potesse vedere.
“Chi di noi stai disegnando?”
“Non ti riguarda. Fai i tuoi compiti di Trasfigurazione, ti mancano ancora trenta centimetri da scrivere. Io ho finito.”
Cedric sollevò lo sguardo. “Chiacchiere o musica, non entrambi. Non riesco a concentrarmi” commentò sorridendo, la piuma che ticchettava a ritmo di musica.
Harry rise e raccolse la sua piuma. Si erano trovati tre volte dal ballo del Ceppo, per studiare e per esercitarsi con i Patronus. Ma le lezioni erano ricominciate e d’ora in poi sarebbe stato di nuovo difficile riuscire a ritrovarsi.
Draco li guardò. “Ma di cosa sta cantando?”
 

Non mi sentite mentre busso, ah, siete addormentati?
Non mi sentite mentre busso, yeah, sotto le luci al neon della strada, adesso
Non mi sentite mentre busso, yeah, buttatemi giù le chiavi
Ho implorato in ginocchio
Mi sono dato da fare, aiutatemi per favore
Mi sentite mentre mi aggiro furtivamente
Vi distruggerò*
 

Draco alzò lo sguardo dal suo disegno e sogghignò. “Quando avrai voglia di implorare in ginocchio... fammelo sapere.”
Harry lo ignorò. “C’è chi pensa che il testo si riferisca a qualcuno che cerca di ottenere della droga da uno spacciatore... Altri pensano che riguardi una ragazza. A me interessa solo l’assolo di chitarra alla fine... Sognavo di diventare un grande chitarrista e di poter fuggire dai Dursley.”
Il giradischi fece una pausa e poi iniziò un’altra canzone. Draco sorrise a Harry. “Questo è il mio ballo.”
“Questa?” chiese Harry sorpreso mentre iniziava Wild Horses...
“Assolutamente” mormorò Draco, tirando via Harry dalla sedia.
Cedric chiuse il libro. “Credo che vi lascerò al vostro ballo e andrò a scrivere una lettera a Simon nella mia stanza. Ricordatevi che tra mezzora c’è il coprifuoco.”
Draco e Harry lo udirono a malapena mentre lui lasciava la stanza. Harry ondeggiava con Draco, i piedi che si muovevano appena. “Credevo che trascinare i piedi non fosse permesso” mormorò Harry.
“Chiudi il becco” disse Draco, poi lo baciò.
 

So di averti sognato come si sogna un peccato o una menzogna
Ho la mia libertà, ma non ho molto tempo
La fede è perduta, le lacrime vanno piante
Dai, viviamo un po’, dopo saremo morti
Neanche i cavalli selvaggi potrebbero trascinarmi via
Cavalli selvaggi, un giorno riusciremo a cavalcarli*

 

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Ron, Hermione e Harry si fermarono davanti alla capanna di Hagrid per la lezione di Cura delle Creature Magiche. Ma Hagrid non c’era lì fuori ad attenderli. C’era invece una strega che si presentò come professoressa Caporal, dicendo che avrebbe tenuto lei la lezione. Si voltò e li condusse a un recinto. Harry e gli altri rimasero indietro, domandandosi cosa fosse accaduto a Hagrid.
“Che succede?”
“Dov’è Hagrid?”
“Vi state chiedendo dove sia il vostro adorato Hagrid?” sogghignò Pansy Parkinson. “Dovreste leggere questo.”
Draco era in piedi vicino a lei, il suo ben allenato sguardo di disprezzo stampato in faccia. Harry lo fissò, Draco sapeva qualcosa. Era pallido, più del solito, e Harry avvertì la terribile sensazione che qualcosa stesse per andare molto storto. Draco si rifiutava di incrociare il suo sguardo e stava guardando altrove.
Hermione afferrò la copia del Profeta e sussultò: “L’errore gigantesco di Silente.” Ron, Hermione e Harry lessero l’articolo.
“Come hanno potuto! Che differenza fa chi sono i suoi genitori?” Hermione era furiosa. Harry lesse le parole di Draco nell’articolo. I Serpeverde erano in piedi a fissarli. Goyle rideva mentre leggeva i suoi passaggi preferiti.
“Draco Malfoy! Come hai potuto mentire in questo modo!” urlò Ron.
Harry riuscì a malapena a udire la risposta di Draco. Aveva un ronzio nelle orecchie mentre fissava l’articolo. Come poteva qualcuno a cui lui teneva così tanto trattare qualcun altro in quel modo? Pensare cose del genere? Ondate di nausea lo invasero e seppe che doveva allontanarsi da lì al più presto.
“Questo è troppo” si sforzò di dire guardando Draco. “Hai esagerato.” Pensò di aver visto Draco trasalire, ma probabilmente se lo era solo immaginato. Si voltò e se ne andò con Hermione e Ron al suo fianco.
“Dobbiamo andare a vedere come sta Hagrid” disse Hermione preoccupata. “Per essere sicuri che stia bene.”
Harry annuì freddamente e seguì i suoi amici fino alla capanna di Hagrid. Tutto quello a cui riusciva a pensare era che la sera precedente, mentre negli spogliatoi ridevano e ascoltavano musica, Draco sapeva che il Profeta avrebbe pubblicato quell’articolo.
Quando bussarono alla porta di Hagrid, non ci fu risposta. Harry sospettava che il loro amico fosse là dentro, ma che niente di quello che avrebbero potuto dire lo avrebbe convinto ad aprirgli. Si arresero e tornarono verso il castello. Non appena oltrepassarono le porte del castello, Draco era lì. Harry sapeva che stava aspettando loro. “Ehi, Sfregiato, hai paura che-”
Harry agitò la bacchetta, “Silencio”, e tirò avanti senza guardarsi indietro. Stava tremando dalla rabbia. Come aveva potuto sbagliarsi così tanto su di lui? Aveva pensato che fosse cambiato davvero e questo era stato il suo errore. Il comportamento di Draco nei confronti di Harry era cambiato, ma dentro rimaneva lo stesso idiota pieno di pregiudizi che quattro anni prima aveva insultato Hagrid fuori dal negozio di Madama McClan.
Ron e Hermione stavano discutendo di come poter aiutare Hagrid, ma Harry riusciva a malapena a concentrarsi su quello che dicevano. “Torno alla sala comune” borbottò.
“Stai bene?” chiese preoccupata Hermione.
“È solo un mal di testa.”
“È la cicatrice, Harry?” chiese lei lanciando uno sguardo alla sua fronte.
“No, è solo un nomale mal di testa.”
Per fortuna il dormitorio dei ragazzi era vuoto. Harry si gettò sul letto e chiuse le tende del baldacchino. Si mise a fissare il soffitto di stoffa rossa. Non si sarebbe mai dovuto fidare di Draco. Malfoy, ora è Malfoy, si rimproverò mentalmente. Si coprì gli occhi con un braccio e si costrinse a scacciare la sofferenza. Come aveva fatto Malfoy a ingannarlo in quel modo, facendogli credere che ci teneva a lui? Era stato tutto un piano fin dall’inizio? Il prossimo articolo del Profeta sarebbe stata un’esclusiva sulla loro relazione?
Harry sentì gli altri rientrare e prepararsi per la cena.
“Ehm, Harry? Sei lì dentro?” chiamò Ron.
Harry si sforzò di rispondere. “Sì.”
“Non scendi a cena?”
“No, tu vai, io non ho fame.” Harry non riusciva a sopportare l’idea di starsene seduto nella Sala Grande a guardare Draco, no, Malfoy, vantarsi del meraviglioso inganno con cui aveva fregato Harry Potter.
“Sei sicuro? Vuoi che ti porti qualcosa?”
“No, non ti preoccupare” rispose Harry, pensando tra sé e sé: “Va’ via, Ron... Va’ via e lasciami soffrire in pace.”
Ron se n’era andato da appena mezzora quando Harry udì un familiare ticchettio alla finestra. Si trascinò lì e vide Edvige con un messaggio legato alla zampa. Harry slegò il biglietto e le lanciò una nocciolina.
 
         Ho bisogno di parlarti.
 
Maledetto idiota, che faccia tosta a usare Edvige. Harry appallottolò il foglietto e lo lanciò nel camino. Edvige svolazzò un po’ nella stanza, poi si fermò vicino a Harry che si era seduto sul letto. Allungò la mano e accarezzò delicatamente la candida civetta delle nevi. “Non è colpa tua. So che ti ha convinto a farlo.”
Harry riuscì con successo a evitare Malfoy per tutta la settimana. Malfoy non aveva tentato di mandargli altri biglietti, né messaggi in codice nei corridoi. Bene, pensò Harry. Finalmente aveva recepito il messaggio. Questo non impedì a Harry di fissare il soffitto del suo baldacchino ogni notte, chiedendosi come avrebbe fatto ad affrontare un altro giorno in cui lo avrebbe visto a lezione.
Sabato tutti sarebbero andati a Hogsmeade. Harry non aveva mai avuto meno voglia di andarci, ma sapeva che sarebbe stato meglio che rimanere a rimuginare nella sua stanza. Lo aveva fatto già abbastanza per tutta la settimana. I Grifondoro si avviarono lungo il sentiero che portava a Hogsmeade. Harry udì Hermione sussultare e alzò lo sguardo: Cedric li stava aspettando in fondo alla collina.
“Harry, so che questa settimana c’era qualcosa che non andava. E credo che abbia a che fare con Cedric; non devi...” Hermione lo afferrò per la mano. Harry rise: “Davvero, Hermione, non ha niente a che fare con Cedric.”
“Harry, per piacere, vuoi che resti con te...” Era ovvio che non gli credesse.
“No” disse schietto Harry. “Vi raggiungo giù al villaggio.” Gli altri Grifondoro lanciarono uno sguardo curioso a Cedric mentre gli si avvicinavano lungo il sentiero. Harry si fermò ma fece loro segno di andare avanti. Cedric salutò Harry con un cenno del capo e gli sorrise. Hermione se ne andò riluttante, continuando a lanciarsi occhiate alle spalle. Harry digrignò i denti e fissò lo sguardo oltre la sua spalla, non volendo fissare negli occhi l’amico.
“Gli dovrai parlare prima o poi, Harry” disse piano Cedric.
“Non ho niente da dirgli.”
“Non voglio mettermi in mezzo, l’ho detto anche a lui. Ma devi parlargli almeno una volta, per capire a che punto siete rimasti voi due.”
Harry rise con amarezza. “Non c’è nessun noi. C’è solo il maledetto Draco Malfoy e quell’idiota di Harry Potter che è stato tanto ingenuo da-”
Cedric sollevò le mani. “Come ho detto, non voglio entrarci. Sono amico di entrambi. E tu devi dirgli quello che hai accumulato dentro per tutta la settimana.”
Harry inspirò profondamente. “Va bene. Digli che lo incontrerò stasera, giù. Tanto devo comunque recuperare la mia Firebolt.”
“E i tuoi album?” domandò Cedric.
Harry percepì salire le lacrime che aveva trattenuto per tutta la settimana. Scosse il capo con rabbia, deciso a non cedere. “A quanto pare perderò quegli album per la seconda volta. Non ho intenzione di conservare un suo regalo.”
Cedric allungò la mano per afferrargli il braccio, ma Harry si scansò e si avviò giù per la collina. Prima avrebbe concluso le cose con Malfoy, meglio sarebbe stato.

 

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Harry avvertì lo sguardo di Draco fisso su di lui per tutta la durata della cena. Ascoltò con un orecchio solo le chiacchiere eccitate degli altri sulla giornata trascorsa fuori, mentre piluccava il suo cibo. Infine si alzò e disse a Hermione che sarebbe tornato alla torre.
“Vuoi che venga con te?” domandò lei. “Se hai bisogno di confidarti...”
“No, ho solo bisogno di stare da solo.”
Harry si affrettò su per le scale. La sala comune era vuota e lui scivolò attraverso il passaggio del tunnel. Sospirò di sollievo quando riemerse negli spogliatoi: Malfoy non c’era ancora. Si avvicinò all’armadietto dove aveva stipato la sua scopa e la divisa da Quidditch. Li tirò fuori e li posizionò con cura davanti all’ingresso del tunnel per Grifondoro: non voleva dimenticarli là sotto una volta finito di parlare con Malfoy.
Entrò nell’ufficio. Gli album erano ancora sulla scrivania. Allungò una mano e con il dito seguì il contorno del sottomarino sulla custodia di carta del disco dei Beatles Yellow Submarine. Non si accorse di stare piangendo fino a che una lacrima non cadde sulla copertina. La asciugò con rabbia e poi si asciugò anche le guance. Non lo avrebbe fatto, non sarebbe crollato.
“Harry.” La voce di Malfoy arrivò dalla porta. Harry non si voltò.
“È Potter per te” disse più freddamente che poté. “Sono venuto solo a prendere la mia roba.”
“Per favore, non fare così” implorò piano Malfoy. “Permettimi di spiegare.”
“Non c’è niente da spiegare.” Harry colpì il tavolo con un pugno e si voltò per affrontare Malfoy. “Questa cosa, qualunque cosa fosse, è finita.”
La faccia di Draco era pallida, gli occhi grigi pieni di lacrime. Harry lo superò e Draco allungò una mano e lo afferrò per il braccio. “Ho bisogno di parlarti.”
“No.” Harry fissò la mano che lo aveva afferrato e poi alzò lo sguardo verso Malfoy, a pochi centimetri da lui. “Non posso stare con qualcuno che odia gli altri solo perché figli di determinati genitori. E che si cura così poco dei miei amici.”
“Non è così” latrò Draco. Harry tirò il braccio.
“Lasciami.”
“No.” Draco strinse la presa. “Harry, per favore...”
“Non chiamarmi Harry.” Harry allungò il braccio destro e colpì Draco con tutta la rabbia che aveva avvertito per tutta la settimana, con un pugno che atterrò dritto sullo zigomo di Draco. La sua testa scattò all’indietro e cadde a terra. Harry lo guardò dall’alto freddamente e si voltò, diretto al tunnel di Grifondoro. Si sporse per prendere la scopa quando avvertì Draco dietro di lui che stava per colpirlo. Si voltò e si piegò, poi scattò in avanti e fece perdere l’equilibrio a Draco, gettandolo a terra e bloccandolo. Draco lo colpì al fianco, tentando di fargli mollare la presa. Harry si abbandonò alla rabbia, colpendo Draco dovunque potesse. Draco riuscì a liberare il braccio e gli tirò un pugno sul naso. Harry sentì subito il sapore metallico del sangue andargli giù per la bocca e la gola. Draco smise di agitarsi e allungò una mano aperta. Harry si lasciò cadere all’indietro, sedendosi sul pavimento, intontito dal dolore del colpo.
“Merda, Harry. Mi dispiace.”
Harry si ripulì con il dorso della mano il sangue che veniva giù dal naso. Si sforzò di alzarsi e guardò Draco. “Pare che siamo di nuovo punto e a capo da dove avevamo iniziato.” Si voltò e si avviò verso l’entrata del tunnel, tirando fuori la bacchetta per aprire il passaggio.
“Non puoi tornare al dormitorio in quelle condizioni” lo chiamò Malfoy.
“Non dirmi cosa posso o non posso fare” rispose piano Harry; aveva abbassato la bacchetta e si era appoggiato al muro, la testa bassa. “Non ne hai il diritto.”
“Nemmeno tu” disse Malfoy. “Non puoi dirmi con chi posso o non posso parlare.”
Harry si voltò. “No, non posso... Quello che posso fare è dire che non sarò amico di qualcuno che dice e che crede in cose così orribili.” Avvertì il sangue gocciolargli lungo la faccia e lo pulì con un gesto rabbioso. “Tu... mi piacevi davvero, Draco. Ero così felice quaggiù con te. Pensavo lo fossi anche tu, invece hai dovuto rovinare tutto.”
“Lo so. Mi dispiace.” Draco non si era alzato. Se ne stava seduto sul pavimento dove si erano azzuffati, le braccia sulle ginocchia.
Tutta la rabbia di Harry svanì e lui scivolò lungo il muro, poco distante da Draco. Chiuse gli occhi e piegò la testa indietro. Si tastò piano il naso. L’emorragia si era fermata.
“Te l’ho rotto?” chiese Draco guardandolo.
“Non credo. Non scricchiola. La prossima volta dovrai provare più forte.”
“Non voglio che ci sia una prossima volta.”
“Perché l’hai fatto?” domandò piano Harry, evitando ancora lo sguardo di Malfoy. “L’articolo, perché l’hai fatto?”
“Non so come sia successo. La Skeeter stava parlando con tutti noi Serpeverde, chiedendo della scuola. E qualcuno ha nominato la storia di Hagrid e dell’Ippogrifo. Lei continuava a fare domande e tutti stavano raccontando le cose negative che erano andate storte durante le lezioni di Hagrid. Gli Schiopodi e tutto il resto.” Draco fece una smorfia. “E poi ci ha chiesto se sapessimo che Hagrid era un gigante e tutti hanno iniziato a chiacchierare eccitati di questa cosa. In realtà non ricordo di aver detto metà delle cose che lei ha detto che io ho detto. Ma potrei averlo fatto. E quella sua dannata piuma schizzava frenetica sulla pergamena, scrivendo chissà cosa.”
“Quella sua maledetta piuma.” Harry fece una smorfia. “Metà della roba che ha citato di me in quel primo articolo era inventata. Non avrei mai potuto dire le cose che lei ha detto che io ho detto.”
“Per quel che vale... mi dispiace” concluse Draco. Poi alzò lo sguardo e fissò Harry, che aveva lo sguardo scuro e imperscrutabile.
“Ti dispiace per quello che hai detto su Hagrid? O ti dispiace perché questo” Harry agitò la mano a indicare la stanza “è finito?”
“Sono dispiaciuto di averti ferito. Ciò in cui credo, non fa parte di noi, no? Non possiamo semplicemente-”
Harry si alzò, scuotendo il capo. “Non posso stare con qualcuno che la pensa in quel modo, Draco. Vorrei... Vorrei che tutto questo fosse andato diversamente.” Harry si vide nello specchio e fece una smorfia. Si avvicinò ai lavandini e aprì l’acqua per sciacquarsi con cura la faccia, per lavare via il sangue. Chiuse il rubinetto e guardò di nuovo nello specchio: Draco era dietro di lui.
“Questo è quello che la mia famiglia mi ha insegnato. Mi è stato inculcato ogni giorno. Sangue sporco, Mezzosangue, l’odio per chiunque non fosse Purosangue.”
Harry sostenne lo sguardo di Draco nello specchio e scosse piano la testa. “Devi iniziare a pensare con la tua testa. Io sono un Mezzosangue. Quando metti insieme Mezzosangue e nati babbani, stai includendo anche me. Non puoi tenere a me e allo stesso tempo credere che io e tutti quelli come me valiamo meno di te e della tua famiglia solo perché siete Purosangue. Se non ci credi più in queste cose, allora devi imparare a combattere per ciò che credi sia giusto, non seguire ciecamente tuo padre e basta. Non puoi avere il piede in due scarpe.” Si voltò e tornò all’ingresso del tunnel, raccogliendo le sue cose. “Ci vediamo in giro.”
“Non andare, Harry, per piacere” lo supplicò Draco, ma Harry aprì il passaggio con un colpo di bacchetta e lo attraversò senza guardarsi indietro.

 

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Ron e Hermione lo avevano fissato a bocca aperta quando era tornato alla torre. Si era rifiutato di farsi curare le ferite da Hermione. Lei aveva scosso il capo e borbottato qualcosa sul fatto che avrebbe parlato con la McGranitt di Cedric. Non aveva creduto che non aveva litigato con Cedric, fino a quando la mattina seguente a colazione non aveva visto Malfoy con le stesse ferite di Harry.
Per la fine della giornata, il litigio Potter/Malfoy era sulla bocca di tutta la scuola. Cedric aveva fermato Harry, intenzionato a parlargli, ma Harry si era allontanato in fretta. Prima avrebbe dimenticato tutto su Malfoy, meglio sarebbe stato. Malfoy non tentò di parlargli di nuovo. Si incrociavano nei corridoi ignorandosi con cura. In tutta la scuola proliferavano le scommesse su quando sarebbe stato il loro prossimo litigio e chi dei due avrebbe vinto.
I giorni della settimana seguente passarono in una macchia confusa. L’unica cosa che distraeva Harry dalla sofferenza per aver rotto con Draco era la consapevolezza che mancavano solo quattro settimane alla seconda prova e lui non aveva ancora la minima idea di cosa fosse.
Desiderava disperatamente di andare a volare, era l’unica cosa che gli permetteva di evadere dalle preoccupazioni ed essere felice. E ora Draco gli aveva tolto anche quella cosa, pensò amaramente Harry. Anche se dovette ammettere con se stesso che non sarebbe stato in grado di volare per tutto l’anno se non fosse stato per Draco e la sua stanza segreta. Come misera sostituzione, Harry aveva preso l’abitudine di andare a correre. Si alzava presto tutte le mattine e andava a correre attorno al lago, giro dopo giro, fino a che non ce la faceva più.
Era seduto sulle scalinate esterne del castello, aspettando che il battito frenetico del suo cuore tornasse normale. Se ne stava seduto lì con la testa tra le ginocchia, a riprendere fiato, quando vide due piedi e sentì qualcuno prendere posto vicino a lui. Alzò di poco lo sguardo e notò l’ormai familiare divisa bordata di giallo e nero dei Tassorosso che copriva le gambe del nuovo venuto. Non ebbe bisogno di guardare in su per sapere che si trattava di Cedric.
“Ciao Cedric.”
“Mi eviti.”
“Evito tutti” disse Harry con voce stanca. “Inoltre, sei tu che non vuoi metterti in mezzo.”
“No, non voglio, ma sono comunque tuo amico e sono preoccupato per te. Non sono venuto qui per parlarti di Draco.” Harry lo guardò sorpreso. Cedric lo fissò impensierito. “Mancano solo tre settimane alla seconda prova. Devi concentrarti su quella... Non hai nemmeno risolto l’indovinello dell’uovo, vero?” domandò piano.
“Come sai che è così?” chiese automaticamente Harry, anche se era la verità.
“Perché non sei nel panico e non stai passando ogni minuto in Biblioteca come sto facendo io” disse Cedric con una risata.
Harry sentì il cuore mancare un battito. “Peggio dei draghi?” domandò piano, provando a immaginare di cosa si trattasse.
“Credo che questa si più impegnativa dal punto di vista magico. Più difficile da risolvere” rispose Cedric lentamente. “Devi iniziare a lavorarci su. Porta l’uovo con te nel bagno dei Prefetti al quinto piano... fatti un bagno.”
“Un bagno con l’uovo?” Harry era sbalordito.
“Fidati di me. Devi concentrarti su questa cosa, Harry. Non puoi permetterti di passare altro tempo a tenere il broncio per Draco. Avrai tempo per risolvere quella cosa... dopo.”
“Non sto tenendo il broncio. E poi, non c’è niente da risolvere. È finita” disse piano Harry. Stranamente, quelle parole non fecero tanto male quanto lo facevano prima. Probabilmente si stava abituando all’idea.

 

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Harry sgattaiolò via dal suo quasi-incontro con Piton e Gazza tremando. C’era mancato davvero poco, ora che non aveva più la mappa dopo che Moody gliel’aveva confiscata. Finalmente aveva risolto il mistero dell’uovo ma non aveva idea di come avrebbe fatto a stare sott’acqua nel lago per un’ora intera. Poteva nuotare per un paio di giri, ma non avrebbe mai potuto... Aveva bisogno di Hermione.
Il giorno dopo, Harry, Ron e Hermione entrarono in Biblioteca. Harry rise, Cedric era seduto a un tavolo da solo con una grossa pila di libri. Alzò lo sguardo verso Harry e gli fece l’occhiolino, tornando poi a sfogliare le pagine dei suoi tomi.
Ogni minuto libero che aveva ormai lo passava in Biblioteca e durante il giorno tutto ciò a cui pensava era a come trovare un modo per superare la seconda prova. Era solo quando si ritirava nel suo letto alla fine della giornata che si concedeva di pensare a Draco. Maledicendosi per la sua debolezza, tirava fuori dal baule il pezzo di sciarpa di seta verde e se ne stava disteso a letto, passandosi la stoffa tra le mani. Sentendo la seta fresca scivolargli tra le dita, ripensava a tutti i momenti che avevano trascorso assieme. Il primo incontro con Cedric, la punizione con Piton quando aveva sentito la mano di Draco sulla sua spalla e si era permesso di sperare, la loro connessione attraverso la Maledizione Imperius...

 

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Seconda prova
 


Draco sedeva sugli spalti con vista sul lago. Cedric, Fleur e Krum erano in piedi sulla piattaforma vicino all’acqua, ma non c’era traccia di Harry. “Dove diavolo è Potter?” si lamentò con Blaise.
“Non ne ho idea, ma sembra che perderai questa scommessa” sghignazzò lui.
Draco poteva vedere i giudici che, riuniti, discutevano il da farsi. Dove erano la Granger e Weasley? Con Potter? Forse, ma lui non avrebbe mai bigiato, vero? Anche solo per il fatto che la Granger non glielo avrebbe mai permesso.
La McGranitt si era appena sollevata la veste per affrettarsi verso il castello, quando videro una figura correre attorno al lago a velocità inaudita. Indossava l’uniforme ed era tutto scarmigliato, con i capelli che gli puntavano in tutte le direzioni. Draco imprecò, non sapeva se essere felice o arrabbiato del fatto che Harry si fosse fatto vivo.
Harry si fermò vicino agli altri; si piegò, tentando di riprendere fiato. Draco vide Cedric tentare di avvicinarsi per parlargli ma Bagman fece l’annuncio e il cornò suonò e la competizione iniziò.
“Sta entrando in acqua così com’è!” esclamò deliziata Pansy, battendo le mani eccitata. “Credo che il ragazzo prodigio a questo giro fallirà!”
Cedric, Krum e Fleur erano già spariti nel lago. Harry si stava ancora addentrando lentamente in acqua. Draco lo studiò attento, sembrava che stesse digrignando i denti. “Non ha un piano?” “Non si spoglia?” “Non può entrare nel lago con l’uniforme!” La folla lo derideva e fischiava.
Draco vide il corpo di Harry sussultare, gli stava succedendo qualcosa. La bocca e il naso gli si ricoprirono improvvisamente di un materiale color carne. Si portò le mani al collo, dove erano apparse grosse branchie. Prima che Draco capisse come fosse successo ciò, Harry era scomparso sotto la superficie.
“Che diavolo ha fatto? Hai visto la sua faccia che spariva?” domandò sconvolto Blaise. Draco scosse il capo e guardò l’orologio. Mancavano cinquantacinque minuti. Fissò il lago, nessun movimento. Bolle eruppero dalla superficie dell’acqua, ma tutte le ondine concentriche erano sparite.
Con timore, Draco realizzò che questo era peggio dei draghi. Harry poteva anche annegare lì sotto e nessuno se ne sarebbe reso conto. Imprecando, controllò l’orologio. Dieci minuti passarono. Venti minuti. Che diavolo stava succedendo? Draco guardò verso il tavolo dei giudici: nessuno di loro sembrava preoccupato. Forse là sotto c’erano persone che controllavano che niente andasse storto.
Improvvisamente, ci fu un grosso spruzzo e la folla balzò in piedi. Fleur era riemersa, tossendo e agitando le braccia. Qualcosa sotto la superficie la tirò verso la piattaforma dei giudici. Draco vide Madama Chips affrettarsi verso di lei e aiutarla a uscire dall’acqua, ricoprendola poi con una coperta. Fleur gridò qualcosa e lottò per tornare in acqua. Che cosa dovevano recuperare là sotto? Bagman aveva detto solo che gli era stato sottratto qualcosa e che avrebbero dovuto recuperarla. Cosa poteva essere? Cosa poteva essere così prezioso da spingerli a nuotare sott’acqua per un’ora? Draco osservò Fleur, era sconvolta. Non era solo per la gara; non credeva che avrebbe rischiato di annegare di nuovo solo per il Torneo Tremaghi.
“Dove sono gli amichetti di Potter? Sembra impossibile che abbiano potuto perdersi tutto questo” commentò Pansy a Blaise.
Gli occhi di Draco schizzarono verso la tribuna di Grifondoro. Weasley e la Granger non c’erano. Con timore Draco guardò verso la zona dei Corvonero e studiò tutte le facce fino a che non si accorse che anche Cho Chang mancava.
Non gli era stato sottratto qualcosa, ma qualcuno. Draco sentì la nausea salire: sapeva che niente avrebbe impedito a Harry di salvare i suoi amici. Avrebbe rischiato il tutto per tutto. I minuti passavano lentamente; finalmente vide la McGranitt e Moody avvicinarsi preoccupati alla superficie del lago. Draco sapeva che l’occhio magico di Moody stava tentando di penetrare la superficie dell’acqua per vedere cosa stesse accadendo là sotto.
L’ora designata finì e ancora nessun segno dei tre restanti campioni. Potevano essere affogati tutti e tre? Ci fu una piega sulla superficie e improvvisamente Cedric riemerse portando con sé Cho Chang, la bolla d’aria ancora attorno alla sua testa mentre nuotava verso la riva. Cho sorrise e lo abbracciò, poi uscirono dall’acqua circondati dal boato della folla. Madama Chips li avvicinò con delle coperte, mettendogliele sulle spalle una volta che furono fuori dall’acqua.
Il prossimo fu Krum, che teneva tra le braccia una Hermione Granger svenuta. Appena fu fuori dal lago, la testa di squalo sparì. La Granger si riprese e si guardò intorno, come sorpresa di trovarsi fuori dall’acqua. Entrambi nuotarono verso la riva e Draco assottigliò lo sguardo quando lei abbracciò Krum. Ma poi lei si guardò intorno febbrilmente quando si rese conto che Harry e Weasley non erano ancora tornati. Cedric era con i piedi a mollo, in cerca di Harry con lo sguardo.
“Dove diavolo è Potter?”
“Su con la vita, Draco” sorrise Pansy. “Ha chiaramente perso questa prova. E speriamo che non riemerga mai più.”
Dove diavolo era? Il cuore di Draco si fermò quando udì un forte spruzzo e Harry comparve, portando con sé sia Ron che una ragazzina. Vide Weasley sputare acqua e guardarsi intorno con un sorriso stampato in volto. Harry nuotò lentamente verso la riva, trainando la ragazzina al suo fianco. Sembrava che Weasley stesse urlando qualcosa a Harry.
“Probabilmente si sta lamentando di quanto gli ci è voluto, e chi può biasimarlo. È maledettamente in ritardo” commentò Blaise. Draco si trattenne dall’urlare a Blaise di andare ad affrontare la prova prima di criticare il modo in cui Harry lo aveva fatto.
“Quelli sono maridi?” domandò Goyle puntando il dito. Draco guardò di nuovo verso il lago. Vicino a dove era riemerso Harry, più di una dozzina di teste verdi e muschiose facevano capolino dalla superficie. Una di loro nuotò verso la piattaforma dei giudici e Silente si alzò e si inginocchiò per parlarci. Un mormorio si diffuse tra la folla e molti iniziarono a battere i piedi, impazienti di ascoltare i voti dei giudici. Silente si raddrizzò e andò a parlare con gli altri giudici.
“Sta succedendo qualcosa” mormorò Blaise. “Forse sbatteranno Potter fuori dal torneo perché ci ha messo troppo a riemergere.”
La voce di Bagman risuonò sul lago. Draco recepì a malapena quello che stava dicendo, stava guardando Fleur che abbracciava la ragazzina e capì chi fosse: era la sua sorellina. Non c’era da meravigliarsi che la campionessa di Beauxbaton fosse così decisa a voler tornare sott’acqua. E Potter aveva salvato lei e Weasley. Ora Fleur si era alzata in piedi e stava stringendo forte Harry, baciandolo su entrambe le guance.
“Dannato Potter.”
“Puoi dirlo forte. Come può essere stato l’ultimo a riemergere eppure concorrere di nuovo per il primo posto? Questa cosa deve essere truccata” borbottò Blaise.
“Aspetta, che è successo? Non ho capito quello che ha detto Bagman.” Draco si guardò intorno sorpreso.”
“Sinceramente, Draco, devi stare più attento. Stanno sostenendo che Potter sia stato il primo a trovare i quattro ostaggi ma che sia rimasto lì fino alla fine per essere sicuro che venissero portati tutti in salvo. A me sembrano solo un mucchio di fesserie. Gli hanno dato quarantacinque punti per ‘fibra morale’, se ci credi. Almeno Diggory è pari al primo posto con lui. La prossima volta batterà Potter.”
I Serpeverde si alzarono e se ne andarono. Draco rimase seduto dov’era a guardare Harry e i suoi due amici unirsi a Cedric e abbracciarsi.
“Non vieni, Draco? Faremo una festa di commiserazione nei sotterranei” lo chiamò Pansy. Draco rifiutò con un cenno della mano. “Devo fare una cosa. Arriverò tra poco.”
Rimase seduto lì, mentre tutti si avviavano lentamente verso il lago e poi verso il castello. Vide Harry e i suoi amici camminare a braccetto verso il castello, ridendo di gusto. Quando furono spariti alla vista, Draco tornò a fissare il lago. I maridi erano tornati nelle oscure profondità da cui erano venuti. Conta sempre su Harry per intraprendere la strada dell’eroe. Se fosse stato Draco a competere, avrebbe afferrato il suo ostaggio e si sarebbe affrettato verso la superficie senza esitare. Ma Harry era rimasto, per assicurarsi che fossero tutti tratti in salvo.
Non per la prima volta, Draco si rese conto del fatto che qualunque cosa spingesse Potter a combattere per ciò che era giusto, era semplicemente parte di lui. Quell’idiota si faceva largo a fatica, inciampava e balbettava attraverso le lezioni e la vita in generale. Ma quando si trattava di decidere il da farsi in una situazione difficile, non esitava a scegliere la via più giusta. Dove lo aveva imparato? Non dai suoi genitori, e non dai Dursley. Draco aveva dato la colpa per quell’articolo che aveva incasinato tutto al modo in cui era stato cresciuto, ai suoi genitori. Ora sapeva che quella non era una motivazione sufficiente. Potter era stato cresciuto in un diavolo di ripostiglio, eppure faceva sempre la cosa giusta.
Draco sentì di aver passato le ultime quattro settimane come un sonnambulo. Chiuse gli occhi e ripensò al ballo che aveva fatto con Harry la mattina della vigilia di Natale sulle strane note di quella band babbana. E poi Harry aveva lasciato sul tavolo quegli album, quando se n’era andato. Ed erano ancora lì. Draco non andava quasi più giù negli spogliatoi. L’unico posto a Hogwarts che era stato suo soltanto, e ora non riusciva più a starci senza Harry. Avrebbe dato qualunque cosa per far tornare tutto come prima. Draco fissò il lago, avrebbe dato qualunque cosa. Ma avrebbe fatto qualunque cosa? Draco sapeva cosa doveva fare; lo sapeva da settimane ormai. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma doveva provarci. E al diavolo le conseguenze.

 

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Quella sera ci fu una festa nella Sala Grande, per la fine della seconda prova. Gli studenti di Hogwarts erano in tripudio, con i loro due campioni in testa alla pari. Anche gli studenti di Beauxbaton stavano festeggiando, nonostante Fleur fosse ultima in classifica. Lei e sua sorella erano corse ad abbracciare Harry non appena era entrato nella sala con Ron e Hermione. Con suo grande imbarazzo, molte studentesse per tutta la cena gli lanciarono luminose scie di stelle brillanti che si muovevano attorno alla sua testa.
I Grifondoro erano estatici; Harry riuscì a malapena a mangiare per tutto lo sgomitare che c’era al tavolo. Infine, apparvero i dolci sul tavolo e, mentre stava allungando una mano per prendere una fetta di torta di melassa, udì Ron esclamare: “Che ha intenzione di fare Malfoy? Se vuole dar fastidio a Hagrid, gli farò-”
Harry alzò la testa di scatto verso il tavolo dei professori. Draco era in piedi vicino a Hagrid, che si era sporto ad ascoltarlo con una postura molto rigida. Vide il volto di Hagrid divenire di ghiaccio.
“Quel bastardo...” Harry stava per alzarsi e raggiungerli, quando sentì Hermione esclamare: “No, aspetta...”
Draco Malfoy, Purosangue, stava porgendo la mano a Hagrid. Harry guardò Hagrid esitare e poi stringergli la mano. Il tavolo di Serpeverde era completamente silenzioso, così come tutti quelli attorno a Harry. Draco fece un piccolo sorriso a Hagrid e poi lasciò la Sala Grande, senza guardarsi attorno.
“Che diavolo voleva essere quello?” Ron scosse il capo incredulo.
“So che cosa sembra, ma non ci credo” esclamò Hermione. “Voglio andare a chiedere...”
“No” disse Harry saltando su. “Ci vado io. Devo sapere...” Harry avvertì un brusio familiare nelle orecchie. Raggiunse Hagrid, che aveva ancora un’espressione leggermente sconvolta in faccia.
“Hagrid? Che è successo? Stai bene? Cosa ti ha detto Malfoy?”
“Si è scusato” disse Hagrid. Si era infilato un dito in un orecchio, come a voler controllare di sentirci ancora bene. “Ha detto che non doveva dire quelle cose a quella Skeeter e che è contento che sono tornato a insegnare.” Hagrid guardò Harry. “Non credevo che avrei visto il giorno in cui un Malfoy si scusava.”
Harry guardò verso le porte da dove era uscito Malfoy e poi lanciò uno sguardo al tavolo di Serpeverde. Stavano tutti parlottando arrabbiati, agitando le braccia. Di sicuro non si trattava di qualche scherzetto da Serpeverde che Draco aveva deciso di fare a Hagrid. Harry sorrise all’amico e se ne andò.
Tornò a sedersi al tavolo di Grifondoro. “Che cos’era?”, “Che gli ha detto?” chiesero in coro Ron e Hermione.
“Si è scusato” rispose Harry con una risata incredula. “Ha chiesto scusa a Hagrid.”
“Come se questo possa perdonargli quello che ha detto!” disse Hermione arrabbiata.
“È un inizio” obiettò piano Harry. “Devo andare a fare... una cosa. Ci vediamo alla torre tra poco.”
“Dove stai andando? Non puoi andartene stasera, c’è una festa!” disse Ron guardandolo incredulo.
“Lo so, tornerò su tra poco” gli assicurò Harry alzandosi velocemente dal tavolo. Esitò mentre usciva dalla Sala Grande. Sapeva che Fred, George e gli altri erano indaffarati ad addobbare la sala comune di Grifondoro. Imprecando, corse fuori dal castello e fece il giro fino alla Torre Ovest. Rallentò quando arrivò. Fissò l’entrata. Voleva farlo davvero? Delle scuse non facevano ammenda per ciò che Draco aveva combinato. Harry sentì il cuore battergli forte nel petto.
Ma sapeva che da quando lui e Draco avevano rotto, non era più stato felice. Ci era voluto tutto questo tempo anche solo per pensare al suo nome senza soffrire. Tutte le notti continuava ad addormentarsi tenendo stretta tra le mani la maledetta sciarpa di quell’idiota. Erano tutte buone ragioni per non aprire di nuovo quella porta. Non voleva rendersi di nuovo così vulnerabile. Harry scosse il capo e mentre lo faceva prese un grosso respiro: “Aperiens.”
Draco era seduto sul pavimento, con la schiena contro gli armadietti di fronte all’ingresso del tunnel di Grifondoro. Si teneva la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Non aveva sentito Harry entrare dall’altra porta.
“Credevo che i Malfoy non si sedessero sul pavimento” disse piano Harry. Draco sollevò di scatto la testa sorpreso e si alzò velocemente in piedi.
“Beh, la aggiungeremo a quelle cose che sto rivalutando sulla mia famiglia” rispose piano lui. I suoi occhi erano fissi su Harry che attraversò la stanza per avvicinarglisi. “Non pensavo che saresti venuto.”
“Ed è per questo che te ne stavi qui seduto ad aspettarmi?” domandò Harry, con un tono un po’ più aspro di quello che volesse.
Draco si strinse nelle spalle. “Speravo che forse... Ma non ho pensato davvero che potesse essere abbastanza per farti cambiare idea.”
“Non lo è” rispose Harry piattamente. Le spalle di Draco si afflosciarono. Harry si sforzò di fargli un piccolo sorriso. “Ma è un inizio” terminò piano.
Gli occhi di Draco si illuminarono, ma la sua espressione non cambiò. “Lo so. Non so se ci riuscirò, ma voglio... cambiare.” Si passò una mano tra i capelli. “Sono rimasto seduto su quegli spalti per molto tempo dopo che tutti se n’erano andati. Tu mi fai venire voglia di vedere le cose in maniera diversa. Voglio guardarmi nello specchio la mattina e vedere qualcosa che mi piace. Non voglio diventare come mio padre.”
Harry aveva trattenuto il fiato mentre ascoltava Draco. Prese un grosso respiro. “Non so se posso farcela di nuovo, Draco. Non sono mai stato così male come l’ultimo mese. Ogni dannata notte chiudevo gli occhi e pensavo a te...”
Draco fece una mezza risata. “Ogni giorno, ogni notte. È stato un inferno. Lo so che stai meglio senza di me-”
“Non decidere da solo con cosa sto meglio o no” esclamò duramente Harry, avvicinandosi a Draco. “I due mesi in cui siamo stati insieme, sono stati i più felici degli ultimi anni. Non denigrarti, dicendo che non sei abbastanza per me, questo è solo un pretesto per tirarti indietro.”
Harry si fermò a un passo da Draco. “Sono disposto a provarci di nuovo, perché senza di te sono infelice. E voglio credere nel Draco di quaggiù.” Harry allungò la mano e la posò sulla guancia di Draco. Draco era immobile, quasi non respirava. “Spero che un giorno il Draco di quaggiù e quello di lassù si fondano insieme.”
Draco voltò piano la testa e baciò il palmo della mano di Harry che gli stava accarezzando la guancia. “Anche io.” Rimasero lì fermi per un minuto, entrambi spaventati all’idea di muoversi. Harry gemette e si lanciò ad abbracciare Draco, che si sciolse contro di lui. Rimasero lì in piedi, abbracciati stretti, per quelle che sembrarono ore.
“Devo tornare su. Hanno organizzato una festa a sorpresa per me nel dormitorio” disse Harry con voce roca, rompendo l’abbraccio. Esitò, poi baciò Draco brevemente sulle labbra. “Dobbiamo parlare di più. Stabilire un po’ di quelle regole di base che a Cedric piacciono tanto.”
Draco annuì, gli occhi lucidi di lacrime non versate. “Mi hai spaventato a morte oggi, lì al lago. Mi sorprende che i capelli non mi siano diventati grigi.”
Harry allungò una mano e gli scompigliò la chioma. “Mi sembrano perfetti come sempre.”
Draco si scostò dagli occhi la frangia.
“Quindi siamo a posto?”
Harry esitò. “Prendiamola con calma e vediamo cosa succede. Non voglio fare promesse...”
“Va bene, voglio solo una possibilità” disse in fretta Draco. “Okay, vai al tuo party, io andrò a farmi pestare per bene nei sotterranei.” Gli occhi di Harry si spalancarono pieni di preoccupazione.
“Dici sul serio? Non lo farebbero mai, vero?” Draco si pentì di aver aperto bocca.
“Nah, stavo solo scherzando. Non saranno contenti, ma posso gestire la cosa.” Si raddrizzò, levandosi in tutta la sua altezza. “Ci sono cose molto peggiori.” Esitò, poi si sporse in avanti e baciò Harry ancora una volta. “Vai, divertiti alla tua festicciola Grifondoro.”
Harry gli fece un mezzo sorriso e se ne andò per la porta che conduceva fuori. Si sbrigò e rientrò nel castello attraverso l’entrata del cortile.
 
 


* Song Credits
“A Hard Day’s Night” written by John Lennon, and credited to Lennon–McCartney (A
Hard Day’s Night album)
“I’m Happy Just to Dance with You” written by John Lennon and Paul McCartney (A
Hard Day’s Night album)
“Can’t You Hear Me Knocking” written by Mick Jagger and Keith Richards (Sticky
Fingers album)
“Wild Horses” written by Mick Jagger and Keith Richards (Sticky Fingers album)

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Capitolo 10
*** Punizione ***


Scusate il ritardo, capitolo lunghissimo anche questo e soprattutto pieno zeppo di... cose. Spero che vi piaccia come è piaciuto a me. Il prossimo capitolo non verrà pubblicato prima della metà di agosto! 

Avvertimento dell’autrice: Sto seguendo la morte dei personaggi di JKR... Quindi per piacere non siate sorpresi per quello che accadrà alla fine di questo capitolo. 
Visto che ciò avrebbe reso questa storia troppo lunga, ho scelto di non ripetere tutti gli eventi già presenti nel Calice di Fuoco, tranne quando necessario per aggiungere la deviazione necessaria alla mia storia. Quindi ho scritto la conversazione tra Harry e Krum fino a quando Crouch esce dal bosco, ma poi si interromperà e sarà lasciata in mano a JKR. Potrebbe confondervi se non avete letto i libri da un po’, ma non credo che faccia una grande differenza in questa storia AU.

 




10. Punizione



La mattina seguente Harry si recò a colazione con entusiasmo. Erano settimane che non si sentiva così bene: era sopravvissuto alla seconda prova ed era tornato insieme a Draco. Ron e Hermione gli camminavano a fianco. “Stai canticchiando?” disse Hermione guardandolo incredula.
“Io? Ehm, no, non credo” rispose lui arrossendo.
“Sembrava tu stessi canticchiando Yellow Submarine” insistette lei. Harry tossicchiò nervosamente.
“Oh, beh, forse. Sai com’è quando ti entra una canzone in testa...” Harry scrollò le spalle.
“Che cos’è un Subchecosa?” biascicò Ron, masticando del bacon.
“Ragazzi avete sentito di Malfoy?” Seamus si sporse entusiasta verso di loro. Harry guardò verso il tavolo di Serpeverde. Draco non c’era. Si sentì impallidire.
“No, cos’è successo?” rispose Hermione.
“A quanto pare, i Serpeverde non erano d’accordo con le scuse che ha fatto a Hagrid e lo hanno costretto a passare sotto le forche caudine.” Seamus rise divertito.
“Cioè? Che vuol dire?” domandò Harry preoccupato.
“È una punizione in vero stile Purosangue. Lo hanno fatto passare in mezzo a tutti i Serpeverde senza bacchetta, mentre loro gli lanciavano fatture a turno.” Harry sentì la nausea montare. Quello stupido, stupido idiota.
“Perché? Perché gli hanno fatto una cosa del genere?” chiese Hermione confusa.
“Perché ha portato vergogna alla sua Casa. Non capisco perché se ha sentito il bisogno di scusarsi con Hagrid lo ha dovuto fare davanti a tutta la scuola. Sarebbe stato più facile e sicuro farlo in privato” concluse Seamus con una scrollata di spalle.
Harry era sudato. Lui sapeva perché Draco lo aveva fatto. Era tutta colpa sua. “Sta bene?”
“Penso che si riprenderà. I Serpeverde lo hanno scaricato in Infermeria poco dopo mezzanotte.” Seamus si interruppe quando Harry si alzò in piedi. “Dove stai andando?”
Harry stava scavalcando la panca per andarsene e precipitarsi in Infermeria, quando sentì una mano sulla sua spalla. “Buongiorno Harry, congratulazioni per ieri.” I gentili occhi grigi di Cedric lo stavano fissando.
“Oh, grazie Cedric. Anche a te. Stavo per-”
“Volevo parlarti. Hai qualche minuto?” Cedric guardò lungo il tavolo di Grifondoro sorridendo in maniera cordiale. “Hai finito di fare colazione?”
“Oh, sì, ho finito.” Harry annuì e si allontanò dal tavolo.
“Harry non hai ancora toccato cibo!” lo chiamò Hermione. I due ragazzi la ignorarono e lasciarono la Sala Grande.
Appena fuori, Harry si voltò ansioso verso Cedric. “Hai visto Draco? Sta bene?”
“Sono andato a trovarlo appena ho sentito la notizia.” Cedric scosse il capo. “L’unica cosa che posso dire è che sono contento di non essere stato smistato in Serpeverde. Ci sono andati giù pesante con lui.” Afferrò forte il braccio di Harry quando quest’ultimo fece per correre verso il corridoio che conduceva all’Infermeria. “Starà bene. Ma l’ultima cosa di cui ha bisogno adesso è che tu ti presenti lì per vederlo. La notizia giungerebbe ai Serpeverde.”
Harry aggrottò la fronte. “Ma è tutta colpa mia, se non avessi...”
“Non prenderti la colpa per qualcosa che non hai fatto e che non potevi controllare. È stato Draco a prendere la decisione di scusarsi in pubblico e sapeva che i Serpeverde non l’avrebbero presa bene.”
Harry si passò la mano tra i capelli. “Aveva detto qualcosa sul fatto di dover tornare dai Serpeverde che lo avrebbero ridotto in poltiglia... Ma non pensavo fosse serio.”
“Quindi ieri notte vi siete visti?” domandò Cedric.
“Dopo cena.” Harry arrossì. “Abbiamo risolto un po’ di cose.”
Cedric sorrise. “Bene. Ora dovrete essere entrambi ancora più cauti. I Serpeverde saranno sospettosi.” Cedric lo guardò preoccupato. “Fammi sapere se posso fare qualcosa per aiutarvi.”
“Potresti dire a Draco... che vorrei tanto essere in grado di andare a trovarlo?” chiese Harry guardandosi intorno. Gli studenti stavano iniziando a lasciare la Sala Grande e gli stavano lanciando sguardi curiosi. Tutti si aspettavano che fossero rivali a causa del torneo. Se solo avessero saputo la verità. “Sai mica per quanto tempo resterà lì?”
“Probabilmente un paio di giorni. Non è messo poi così male, ma Madama Chips vuole aspettare che i Serpeverde sbolliscano. Ha già avuto a che fare con vittime di questo tipo di punizione.”
“Digli che stanotte proverò a intrufolarmi di nascosto per vederlo” disse piano Harry quando vide Ron e Hermione avvicinarsi.
“Non fare niente di avventato, Harry” si raccomandò cauto Cedric. “Uscirà presto.”
“Io? Fare qualcosa di avventato? Pericoloso?” ribatté Harry ridendo. “Nah, mi limito ad affrontare draghi e minacciare con un coltello i capi dei maridi.”
 
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Finito di assegnare i compiti per la lezione di Pozioni, Piton passò in rassegna l’aula con sguardo glaciale. Era stato di cattivo umore per tutta la mattina. Anche se era il responsabile di Serpeverde, non era per niente contento del comportamento dei membri della sua Casa. Il suo atteggiamento verso di loro era stato tanto cattivo quanto di solito lo era con i Grifondoro. Aveva già sottratto a Serpeverde cinquanta punti e Harry sperò che quello avrebbe funzionato come deterrente prima di prendersela di nuovo con il figlioccio di Piton.
“Potter. Tu porterai a Draco i compiti che vi ho assegnato e gli fornirai i libri necessari per svolgerli” annunciò freddamente Piton.
“Io! Perché io? Lo faccia fare a uno di loro” Harry protestò e mentre lo faceva, dentro di sé stava sorridendo. A quanto pare, dopotutto, non sarebbe stato costretto a usare il Mantello dell’Invisibilità per andare a trovare Draco.
“Perché lo dico io. Di sicuro anche uno stupido come te può capire una cosa del genere. La lezione è finita.” Piton voltò le spalle alla classe. Harry si alzò e si strinse nelle spalle quando Ron e Hermione gli lanciarono occhiate compassionevoli.
“Vuoi che veniamo con te?” domandò Hermione.
“Cosa? Per visitare il furetto in un letto d’ospedale?” Harry rise. “Credo di poterlo gestire.” Harry arrossì leggermente, pensando in quale modo avrebbe voluto gestire Draco in realtà. “Vado lì e poi ci vediamo a pranzo.”
 
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Harry aprì la porta dell’Infermeria. C’era solo un letto con le tende tirate, Draco doveva essere l’unico paziente. Madama Chips uscì dal suo ufficio, diretta alla porta. Si fermò quando vide Harry.
“Oh, signor Potter, stavo giusto andando a pranzo. Non si sente bene?” domandò, posandogli in automatico una mano sulla fronte.
“No! Sto bene” rispose lui indietreggiando. “Pit-il professor Piton mi ha chiesto di portare i compiti a Malfoy” continuò con un’espressione seccata.
“Sta riposando. Glieli posso dare io.”
“Beh, il professor Piton ha detto che glieli devo spiegare e assicurarmi che capisca cosa deve fare...” disse Harry.
“Allora va bene. Se si dovesse addormentare, assicurati di non svegliarlo. Si sta ancora riprendendo dalla... sua esperienza. Aspetterò, giusto per essere sicura.”
“Non deve saltare il pranzo. Sono sicuro che mi ci vorranno giusto pochi minuti. Non lo sveglierò” incalzò ansioso Harry. Nella sua testa stava pensando solo: “Vai, vai, vai.”
Madama Chips guardò Harry, poi l’orologio. “Molto bene. Per qualunque cosa suoni il campanello vicino al letto di Draco e io arriverò subito.”
Harry si avviò verso quelle tende chiuse e le scostò piano. “Draco?”
Draco era disteso, con tre cuscini a tenerlo su. Guardò cauto Harry. “Che ci fai qui? Non puoi...”
“Va tutto bene” disse subito Harry sollevando il libro di Pozioni. “Piton, davanti a tutti, mi ha ordinato di venire a portarti i compiti. Io ho protestato eccetera...” Harry gli si avvicinò e si fermò in piedi vicino a lui. Oltre alle occhiaie violacee sotto gli occhi, era lo stesso di sempre, delizioso.
Draco lo guardò sorpreso. “Ti ha mandato Piton?” Harry annuì e avvicinò la sedia per i visitatori al letto. Allungò la mano e afferrò quella di Draco, intrecciando le dita insieme.
“Mi ha colto di sorpresa, ma a lezione era di umore così pessimo che ha tolto cinquanta punti a Serpeverde!” Harry si strinse nelle spalle. “Probabilmente non si fidava a mandare uno di loro.”
Draco lo guardò bruscamente. “Non hanno fatto niente di male. Ho arrecato vergogna alla Casa, le regole di Serpeverde dicono chiaramente qual è la punizione per questo.” Il volto di Draco si contrasse. “Piton dovrebbe saperlo.”
“Quindi lo sapevi che loro ti avrebbero...” Harry sentì montare la rabbia. “Non avresti dovuto farlo-”
“Ne è valsa la pena. Lo rifarei di nuovo.” Draco strattonò piano la mano di Harry. “Vieni qui.” Harry esitò e poi sorrise. Salì sul letto e si sedette vicino a Draco. Lui fece una smorfia mentre Harry si sistemava sul materasso.
“Stai bene?” chiese allarmato. “Posso scendere.”
“Resta. Sono solo un po’ indolenzito.”
“Quindi loro... hai dovuto...” Harry balbettò.
“Già, ma non voglio parlarne” disse Draco. “Sto ancora pensando a Piton.”
“Perché?” chiese Harry distrattamente, stava ancora cercando di resistere alla tentazione di sporgersi per baciarlo. Non era il momento, chiunque poteva entrare all’improvviso.
“Piton che ti manda qui, dopo che mi ha messo in guardia da te” Draco rispose scuotendo il capo.
Harry lo fissò. “Che intendi dire che ti ha messo in guardia... Di cosa stai parlando?”
Draco arrossì. “A novembre, quel giorno in cui siamo stati messi in punizione insieme. Dopo che ci ha beccati nella dispensa.”
“Lui LO SA?” Harry urlò. “Piton lo sa? Sono morto-”
“Abbassa la voce” sibilò Draco. “Non sa di questo” disse indicando loro due. “Di certo non gliel’ho detto. Ma potrebbe sospettarlo o averlo capito da solo.”
Harry si afflosciò sul letto, la testa vicino ai piedi di Draco. “Severus Piton lo sa... Perché sono ancora vivo? Da allora avrebbe potuto avvelenarmi durante qualunque lezione. Probabilmente sta aspettando che... Ma perché dovrebbe aspettare?”
“Smettila di essere così melodrammatico” borbottò Draco. “Non è così cattivo. Comunque, quel giorno mi ha trattenuto dopo che abbiamo finito e mi ha messo in guardia sul fatto che... farmi coinvolgere da te sarebbe stata una pessima idea.”
Harry si mise a sedere. “Che cosa ti ha detto di preciso?”
“Ha detto qualcosa sul fatto che non dovrei fidarmi di te. Che dietro ai tuoi begli occhi verdi c’era il cuore di un Potter e i Potter prima o poi mostravano sempre la loro vera essenza. E poi mio padre mi avrebbe ucciso...”
Harry guardò Draco orripilato. “Non lo dirà a tuo padre, vero? Draco, non ho intenzione di farti correre dei rischi-”
“Lascia perdere.” Draco agitò la mano con noncuranza. “Non è niente che non sapessimo di già. Piton non farà la spia. Non è esattamente un grande fan di mio padre. Il fatto che ti abbia mandato qui è quasi come se ci avesse dato la sua benedizione. Credo che abbia capito che se ho intenzioni abbastanza serie da... fare quello che ho fatto, lui non si opporrà.”
“Piton crede che io abbia dei begli occhi?” disse Harry ricordando le parole di Draco. “Questo è... inquietante.”
“Perché? Hai degli occhi davvero belli. Specie quando ti togli gli occhiali. Posso capire perché Piton li possa trovare attraenti.” Draco allungò la mano e glieli sfilò dal naso, poggiandoli sul comodino di fianco al letto. Harry sorrise, piegandosi verso Draco. Si fermò ad appena qualche centimetro dalle sue labbra. “Per piacere, non usare le parole Piton e attraenti nella stessa frase.”
Si bloccarono entrambi quando udirono la porta dell’Infermeria aprirsi. In un lampo Harry si alzò dal letto e si rimise gli occhiali. “Malfoy, non mi interessa se non vuoi farli. Sono solo un messaggero. Prenditela con Piton” sbottò ad alta voce.
Draco strascicò: “Lasciali lì e sparisci, Sfregiato. Torna di corsa da-” le tende si aprirono e rivelarono la faccia sorridente di Cedric.
“Voi due dovreste darvi alla recitazione.” Cedric si guardò alle spalle. “Ma non ora, Blaise Zabini e un branco di Serpeverde sono un minuto o due dietro di me. Li ho sentiti parlare di venire qui dopo pranzo.”
Harry guardò allarmato Draco. “Non proveranno a farti niente qui, vero?”
Draco scosse il capo. “No, andrà tutto bene. Probabilmente stanno venendo a darmi il via libera. Se porti il tuo culo fuori di qui.”
“Okay, vado.” Diede un rapido bacio a Draco. “Grazie Cedric.”
 
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Harry non era sicuro di come avrebbe potuto sgattaiolare via per vedere Draco, fino a che qualche giorno dopo sul Settimanale delle Streghe non uscì un articolo su Hermione e sul suo interesse amoroso. Harry fu molto addolorato nel vedere la sua amica così ferita e imbarazzata a causa sua. Dopo un paio di giorni, in cui Hermione ricevette lettere di odio e fu continuamente derisa nei corridoi, mentre si dirigevano a lezione, Harry le domandò se non fosse meglio per lei se non si fossero fatti vedere insieme così tanto.
“Non devi, Harry. Si calmerà tutto nel giro di pochi giorni” disse Hermione con ansia.
Harry la guardò. “Ma sarebbe più facile per te se io non ti ronzassi intorno continuamente?” Hermione arrossì e annuì. “Credo di sì, ma...”
Harry sorrise, sentendosi un pochino in colpa per la felicità che provava per avere una scusa per sgattaiolare via. “Va tutto bene. Lo capisco. Tra un paio di giorni stamperanno un nuovo scandalo e potremo tornare alla normalità.”
“Grazie Harry.” Harry si sentì di nuovo un po’ in colpa perché stava approfittando delle conseguenze di quell’articolo per vedere Draco, ma non in colpa abbastanza da impedirgli di farlo. Passò di nascosto un biglietto a Draco durante la lezione di Pozioni, dicendogli di incontrarlo giù dopo cena. Draco annuì impercettibilmente mentre lasciava la classe.
Entrando negli spogliatoi, Harry era nervoso. Avrebbe voluto che anche Cedric si fosse unito a loro. Ora Harry comprendeva quello che Cedric aveva cercato di spiegargli a dicembre, che in una relazione era importante anche passare del tempo con altre persone. Sarebbe stato molto più facile superare le liti se fossero stati in grado di vedersi anche mentre erano con gli amici.
Ogni volta che incrociava Draco nei corridoi desiderava solo afferrargli la mano e camminare insieme a lui. Invece, avevano avuto due scontri fuori dalla classe di Pozioni e Draco lo aveva istigato al punto che Harry lo aveva quasi picchiato fuori dalla Sala Grande. Ron e Dean lo avevano trascinato via, dicendogli che non valeva la pena di beccarsi una punizione a causa sua. Harry si era guardato indietro, oltre la spalla, e aveva sorriso quando Draco gli aveva fatto l’occhiolino.
Si sedette alla scrivania e tirò fuori il libro di Pozioni. Sentì una porta aprirsi e si voltò per vedere Draco che entrava nell’ufficio. Si fermò esitando sulla porta. “Ehi.”
“La paglia è più economica*” rispose Harry. I suoi occhi si stavano meravigliando di quanto fosse attraente in quel momento Draco. Si era sciolto la cravatta e i primi bottoni della camicia erano sbottonati. I capelli biondi erano scompigliati, come se ci avesse passato la mano attraverso. Le dita di Harry guizzarono, desiderose di sbottonargli altri bottoni e di scompigliargli i capelli ancora di più.
Draco rise. “Che?”
“È solo qualcosa che diceva la mia maestra babbana delle elementari ogni volta che qualcuno diceva ‘ehi’. Anche per me non ha mai avuto molto senso.” Draco entrò nella stanza e si accomodò sulla sedia accanto a quella di Harry. “Come stai?”
Draco scrollò le spalle in un gesto noncurante. “Stai lavorando al saggio di Pozioni per domani? Io non l’ho ancora iniziato.”
Harry annuì. “Mi mancano ancora trenta centimetri per finirlo.” Draco tirò fuori il suo libro. Harry si accorse subito che Draco era inquieto.
“Dovremmo... Vuoi parlarne?” chiese Harry esitante.
Draco lo guardò. “Tu vuoi?” Stava indossando di nuovo la sua maschera da Malfoy, non lasciando trapelare nulla di quello che provava.
“No... Per ora è più che abbastanza essere di nuovo qui” rispose Harry.
Draco annuì d’accordo. “Questo è buono. Vuoi un po’ di musica?”
Harry sorrise e si alzò. “Cosa metto?”
Draco disse: “Quello con i tizi sul divano.”
Harry si avvicinò al giradischi e mise l’album di Crosby, Stills e Nash. Si chiedeva se il rifiuto di Draco di chiamare quei gruppi per nome fosse un modo per negare con se stesso che stava ascoltando musica babbana e che gli piaceva anche.
Studiarono per tutta l’ora e mezza seguente, senza parlare un granché. Ogni tanto Harry alzava lo sguardo per sorridere a Draco. Avrebbero avuto un sacco di tempo più tardi per parlare. Ma ora era bello semplicemente lasciare andare la tensione e la tristezza che aveva provato per tutto l’ultimo mese. Harry allungò la mano sinistra e afferrò piano la destra di Draco. Lui gli sorrise e continuò a scrivere con la sinistra. Quel piccolo contatto sembrò rilassarli.
“Questo fine settimana andrai a Hogsmeade?” domandò Draco mentre riponevano le cose nelle borse. Harry annuì. Era eccitato all’idea di rivedere Sirius ma si sentì in colpa perché non poteva raccontarlo a Draco.
“Tu?”
“Non credo. Mi sa che resterò qui.” Harry fece una smorfia. Non ci aveva mai pensato prima, ma i fine settimana a Hogsmeade sarebbero stati un’occasione perfetta per stare con Draco tutto il giorno. Forse il prossimo avrebbe potuto fingersi malato così che Ron e Hermione sarebbero andati senza di lui. Guardò verso Draco che stava ancora arrotolando la sua pergamena. Sapeva che stava aspettando che fosse lui a fare la prima mossa.
Harry tirò Draco via dalla sedia e lo cinse con le braccia. “Sai cosa stavo pensando che ci serve assolutamente qui sotto?”
“Cosa?”
“Delle sedie più comode... o un divano” disse Harry con un sorriso. Arretrò di due passi, trascinando Draco con sé, fino a che non si appoggiò alla scrivania. Draco lo avvolse tra le braccia. Rimasero lì per un minuto, a fissarsi.
“Quindi siamo a posto?” domandò infine Draco.
Harry strinse la presa attorno a lui. “Ho ripensato a quello che ha detto Cedric quando noi due abbiamo iniziato a... vederci. A come sarebbe stato difficile essere sempre e solo noi due. Al non poter stare anche insieme ad altra gente. Avere degli amici completamente diversi.”
Draco fece una smorfia. “Ed essere costretti a litigare e battibeccare tutto il tempo lassù.”
“Quindi, come facciamo a farlo funzionare?” Harry si sporse in avanti, fino a che le loro fronti non si toccarono. “Stavamo andando bene...”
“Fino a che non stavamo andando più così bene.”
“Potremmo chiedere a Cedric di unirsi a noi qui sotto più spesso...” propose Harry.
Draco annuì. “Andare a volare di nuovo...” Harry annuì.
“Come vorrei andare da qualche parte dove nessuno ci conosce. Dove potremmo passeggiare per strada insieme, senza nessuno che sappia che tu sei un Malfoy e che io sono io.”
“Beh, questo non succederà mai, no?” rispose amaramente Draco.
“Lo so, ma mi è permesso sognare.”
Draco lo baciò dolcemente. Harry gemette e ricambiò il bacio, facendo scivolare le mani all’insù, verso il collo di Draco, per attirarlo a sé. Draco gli catturò il labbro inferiore, mordicchiandolo, mentre Harry si inclinò all’indietro verso il tavolo, per avvolgere la sua gamba attorno a quella di Draco.
“Beh, fino a quattro mesi fa sognavo e basta di fare queste cose con te. Quindi suppongo che sia okay sognare.”
“Tutto quello che dobbiamo fare è trovare un modo per impedire che tuo padre, i Serpeverde, Voldemort e tutto il mondo magico ci uccidano” borbottò Harry, ignorando il sussulto di Draco quando aveva pronunciato il nome di Voldemort.
“Quello non può aspettare fino a che non avremo quindici anni?” chiese Draco.
“Beh, il prossimo anno abbiamo i G.U.F.O. e saremo parecchio impegnati. Che ne pensi dell’anno dopo ancora?”
“Questo ci costringerà a venire quaggiù di nascosto e vedere cosa- Aspetta, ho dimenticato di dirti una cosa.”
“Cosa?”
“Mentre ero in Infermeria...” Draco si voltò e uscì dall’ufficio, tirando Harry con sé. Si avvicinò agli archi nella zona centrale degli spogliatoi. “C’era un arco come questi... in una nicchia in fondo alla stanza, dalla parte opposta dell’ufficio della Chips. Era decorata con dei boccini.”
Harry annuì. “Avrebbe senso...” Guardò da vicino i due archi che non conducevano alle quattro Case. “Nel Quidditch ci sono più che abbastanza incidenti con i bolidi per giustificare il fatto che gli spogliatoi siano direttamente collegati con l’Infermeria. Qui...” C’erano incisioni di bacchette incrociate con delle ossa. “Deve essere questa. E scommetto che l’altra porta alle Cucine.”
“Come fai a saperlo?” chiese Draco.
“Quando eravamo giù nelle Cucine un po’ di tempo fa ho notato un arco con dei boccini sopra.”
“Come ci siete entrati nelle Cucine?”
“L’entrata è vicina alla Casa di Tassorosso. Basta fare il solletico alla pera nel dipinto e la porta si apre...”
Draco scosse il capo meravigliato. “Fare il solletico alla pera? E come lo hai scoperto?”
“Su questo devi fidarti e basta” disse Harry, non volendo svelare il segreto di Fred e George. “Sarebbe molto più facile intrufolarsi dalle Cucine che non dal tunnel di Grifondoro.” Harry usava il Mantello dell’Invisibilità per infilarsi dietro all’arazzo ma aveva sempre paura che qualcuno potesse notare la stoffa muoversi quando la porta si apriva.
“La cucina non è piena di elfi domestici? Loro lo riferirebbero” disse Draco scuotendo il capo.
“Credo che potrei farcela... Conosco alcuni di loro molto bene.”
“Conosci gli elfi domestici? Sei loro amico?”
Harry si irrigidì. “Sì, è un problema?”
Draco scosse il capo “No, solo che è molto... Grifondoro.”
Harry annuì. “Potrebbe essere, ma Dobby mi ha salvato la settimana scorsa, il giorno della seconda prova. Ero rimasto sveglio tutta la notte per trovare un modo per affrontarla e poi mi sono addormentato. Dobby mi ha svegliato e mi ha dato l’Algabranchia.”
Draco lo fissò. “È così che hai fatto? Algabranchia? E grazie a un elfo domestico?”
Harry annuì. “Sarei rimasto in piedi su quella banchina senza un piano. Sono riuscito a superare le prime due prove ma solo grazie a pura fortuna e all’aiuto di altri. Ma presto la mia fortuna finirà.”
Draco scosse il capo. “Qualcuno può averti detto di usare l’Accio con la tua scopa, ma solo tu avresti potuto volare in quel modo per recuperare l’uovo. Solo tu avresti potuto usare l’Algabranchia per affrontare tutto quello che hai trovato là sotto al lago e salvare non una ma due persone.”
Harry scosse il capo. “Sarò solo contento quando tutto questo sarà finito e sarò sopravvissuto.”
Draco lo cinse tra le braccia. “Non sono preoccupato. Credo che vincerai.”
“Solo uno di noi lo pensa. Io invece voglio sopravvivere e basta” borbottò Harry. Diede a Draco un rapido bacio. “Devo tornare... si sta facendo tardi. Quaggiù è facile perdere il senso del tempo.”
 
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Harry, Ron e Hermione si alzarono e salutarono Sirius. Harry era felice di sapere che Sirius fosse nei paraggi. Aveva intenzione di mandargli un gufo con del cibo non appena fossero rientrati al castello. Non riusciva a credere che fino a ora fosse sopravvissuto mangiando ratti.
“Harry, vorrei scambiare una parola con te in privato” disse Sirius. Ron e Hermione annuirono, per niente sorpresi che volesse parlare da solo con il suo figlioccio.
“Ti aspettiamo in fondo al sentiero, Harry” rispose Hermione.
Harry e Sirius li guardarono mentre si allontanavano. “Che succede Sirius?” domandò incuriosito Harry.
Sirius si sedette per terra e indicò a Harry di fare lo stesso. Poi Sirius domandò: “Chi è?”
Harry fu percorso da un brivido. “Cosa vuoi dire?”
“Non provarci neanche, Harry. Quando pensi che nessuno ti stia guardando hai uno sguardo sdolcinato stampato in faccia. James aveva lo stesso identico sguardo quando iniziò a uscire con Lily. Era tutto sorrisetti segreti e felicità. Considerando il fatto che qualcuno sta cercando di ucciderti e che devi ancora affrontare la terza prova, non vedo molti motivi perché tu sia felice. Quindi, chi è?”
Harry lo fissò. “Non posso dirtelo. Mi dispiace, ma non posso davvero rivelare chi è.” Non voleva nasconderlo a Sirius, ma era impensabile che potesse dirglielo.
Sirius scosse il capo incredulo. “È Diggory?”
“Cosa? No!”
Sirius sorrise. “Lo hai menzionato in ogni lettera che mi hai mandato, Harry. Se sei preoccupato che mi dia fastidio che si tratti di un lui, non esserlo. Non c’è niente di male nel-”
“No, non è Cedric... ma è qualcuno che lui conosce” lo interruppe Harry.
“Un qualcuno maschio?” Harry annuì, arrossendo leggermente. Una cosa era acquisire la consapevolezza di poter uscire con chi preferivi, maschio o femmina. Un’altra era rivelarlo al proprio padrino che avevi incontrato solo l’anno prima.
Sirius sorrise. “Beh, i Diggory sono brave persone. Immagino che chiunque sia un amico del figlio di Amos Diggory, sia qualcuno che sia buono per te.”
Harry fece una smorfia internamente. Se avesse detto a Sirius che si trattava di Draco Malfoy, poteva solo immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Harry si voltò e guardò lungo il sentiero. “Ora dovrei raggiungere Ron e Hermione.”
“Okay, Harry. Ti lascio andare. Ma stai attento, ora non è il momento per distrarsi. Ci sono persone là fuori che vogliono farti del male per davvero.” Harry annuì e si avviò lungo il sentiero di montagna. Quando Ron e Hermione gli domandarono di cosa avesse voluto parlargli Sirius, Harry scrollò le spalle e rispose che non era niente di che.
 
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Cedric e Harry uscirono insieme dal castello. Erano stati convocati al campo da Quidditch per essere aggiornati sulla terza prova. “Devono aver abbassato le barriere attorno al campo, prima non riuscivo mai ad avvicinarmi quando ci volavo vicino.”
“Che cosa gli hanno fatto?!” esclamò Harry arrabbiato mentre si avvicinavano sempre più. Il campo piatto ricoperto di erba ora era diventato un intricato garbuglio di siepi altissime.
“Lo hanno rovinato” disse Cedric incredulo. “Non ci posso credere.” Bagman e gli altri li aspettavano all’inizio del campo.
“Non preoccupatevi ragazzi. Riavrete il vostro perfetto campo da Quidditch in tempo per il prossimo campionato.” Bagman iniziò a descrivergli la terza prova. Un labirinto. Il cuore di Harry accelerò leggermente. Questo non sembrava minimamente spaventoso quanto i draghi o il lago.
Alla fine Bagman li congedò. Harry e Cedric si voltarono per tornare al castello quando Krum li fermò. “Posso parlare con te?” domandò lo studente di Durmstrang con il suo accento forte.
Harry scrollò le spalle e guardò Cedric. “Ti raggiungo.” Cedric annuì, lanciando uno sguardo curioso a Krum, ma si voltò e si incamminò con Fleur.
Krum indicò verso la Foresta Proibita e disse brusco: “Camminiamo fino a lì.”
Harry scrollò le spalle e lo seguì. Il familiare sguardo corrucciato del ragazzo bulgaro non lasciava trapelare niente. Con un’improvvisa sensazione di pericolo, Harry si chiese se lo avrebbe minacciato con la storia del volo notturno affinché perdesse. Harry scacciò rapido quel pensiero. Lui e Draco non si erano più arrischiati ad andare a volare da quella notte e orami erano passati mesi. Se Krum avesse avuto intenzione di creargli problemi per quella cosa, lo avrebbe fatto molto prima.
“Dove stiamo andando?” chiese Harry, mentre Krum lo conduceva oltre la capanna di Hagrid.
“Non voglio che qualcuno ascolta” grugnì Krum. Finalmente si fermò e si voltò verso Harry. “Tu sei amico con Ced-ric?”
Harry lo guardò confuso. “Ehm, sì, certo...” Krum annuì e lo guardò esitante. “Buon amico?”
“Sì, direi di sì.” Erano in piedi ai margini della Foresta Proibita. Gli occhi di Harry andarono automaticamente verso gli alberi, all’erta per i pericoli che nascondeva.
“E ‘Ermione, cosa è lei per te? Lei mi dice che voi amici, ma tu spendi molto tempo con lei. Lei parla molto di te.”
“Hermione e io? No, noi non siamo... È solo un’amica” disse Harry.
“E Cedric, anche lui è solo amico?” domandò Krum.
“Sì, come ho già detto sono entrambi dei miei buoni amici” rispose impaziente Harry, domandandosi cosa volesse significare quella conversazione.
“Mi chiedevo perché Karkaroff non mi lascia...” Krum si interruppe e si guardò i piedi. Harry lo sentì borbottare in bulgaro. Krum alzò lo sguardo e scrollò le spalle. “È più facile dirlo in bulgaro. Tu voli molto bene. Dopo tutto questo, forse tu vuoi volare con me?”
Harry lo guardò sorpreso. Non riusciva a crederci che Viktor Krum volesse davvero andare a volare con lui. Ma Krum aveva già menzionato qualcosa del genere dopo la prima prova e ora eccolo lì a chiedere di nuovo.
Harry fece un ampio sorriso. “Certo! Mi piacerebbe andare a volare con-” Harry si interruppe quando vide qualcosa muoversi attraverso gli alberi.
“Cosa è?” Entrambi si voltarono e videro un uomo emergere dalla foresta. Harry sussultò scioccato quando riconobbe la figura infangata di Bartemius Crouch.
 
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Entrando nella Sala Grande per cena con Ron e Hermione, Harry sentì su di sé tutti gli occhi dei presenti. Non c’era da sorprendersi che la voce su quello che era successo quel pomeriggio a lezione di Divinazione si fosse già diffusa in tutta la scuola. La sala era silenziosa in maniera inquietante mentre si inoltravano tra i tavoli diretti al loro posto con i Grifondoro. Quando presero posto, nella sala ricominciarono le voci eccitate. Harry le ignorò e guardò verso dove era seduto Draco. Lui lo stava fissando. Harry si strinse leggermente nelle spalle e distolse lo sguardo. Era estremamente frustrante non poter semplicemente andare da lui e rassicurarlo che stava bene.
Aveva passato tutto il pomeriggio nell’ufficio di Silente ed era ancora sconvolto per ciò che aveva scoperto. Piton era per davvero, o era stato, un Mangiamorte. Sentiva ancora risuonare nelle orecchie le urla di Minus che veniva torturato. Harry arrischiò un rapido sguardo verso Neville. Era stato uno shock scoprire quello che era accaduto ai suoi genitori.
Harry guardò il suo piatto. C’era del cibo dentro. Si voltò verso Hermione, che aveva appena posato il piatto davanti a lui. “Devi mangiare, Harry.” Non aveva mai avuto meno voglia di mangiare in vita sua, ma almeno lo avrebbe tenuto impegnato per un po’.
“Allora, Harry, cos’è successo a lezione?” chiese Seamus Finnigan. Intorno a loro calò il silenzio ora che qualcuno aveva osato porre quella domanda.
“Mi sono addormentato. Un incubo. Mal di testa.” Harry fissò Seamus. “Vuoi ricamarci sopra?”
“Ho dormito in camera con te per quattro anni, Harry. Non ti ho mai sentito avere degli incubi del genere. Non ti ho mai sentito urlare a quel modo.” La voce di Seamus aveva un’inflessione aggressiva. Alcuni studenti del primo e del secondo anno stavano fissando Harry con timore.
“Beh, ho sognato che stavi facendo una cosa a tre con Piton e la Cooman” sbottò Harry. “Una cosa del genere farebbe urlare chiunque.” A Ron andò di traverso il boccone e Seamus imprecò contro Harry.
Harry si guardò intorno. “Qualcun altro ha delle domande?”
“Sì, Harry.” Fred si sporse da in fondo al tavolo. “Dov’era collocato Seamus in quel sandwich amoroso? Sotto?”
“Ehi! Nostra sorella è seduta qui con noi!” Ron rimproverò Fred, guardando male lui e George.
Ginny agitò una mano con fare esausto. “Ho smesso di ascoltare Fred da molto tempo.”
“Ti faccio un disegnino, Fred” disse Harry sorridendo.
La tensione al tavolo svanì e Harry finalmente iniziò a mangiare. Percepiva ancora la gente nella sala che lo fissava. Sbirciò verso il tavolo di Serpeverde e si accorse che anche Draco era frustrato perché non poteva parlargli. Doveva trovare un modo per sgattaiolare giù e sperare che Draco lo seguisse.
“Vado a fare un giro” disse Harry a Ron e Hermione quando si diressero fuori dalla Sala Grande.
“Cosa?! Non puoi!” Ron lo fissava.
Hermione annuì con veemenza. “Harry, Sirius ha detto che non dovresti andartene in giro da solo, soprattutto dopo quello che è successo con Crouch.”
Harry desiderò urlargli di lasciarlo in pace, ma sapeva che stavano solo cercando di essere dei buoni amici per lui. Non era colpa loro se l’unica persona che desiderava vedere in quel momento era Draco. “Andrà tutto bene, ho solo bisogno di un po’ di tranquillità.”
Udirono dei passi avvicinarsi e videro Cedric. Harry sorrise, ovviamente era Cedric. Trovava sempre il modo di comparire al momento più opportuno. “Spero di non aver interrotto niente. Harry, ho bisogno di parlarti a proposito della terza prova... se hai tempo.” Ron si irrigidì, come in procinto di opporsi, ma Hermione gli mise una mano sul braccio.
“Ci vediamo su tra poco. Vero, Harry?” disse corrucciandosi leggermente, come se non approvasse ma non avesse intenzione di opporsi.
“Certo, arrivo subito.” Le fece un cenno, poi si voltò e si avviò verso l’uscita del castello con Cedric. Appena le porte si chiusero alle loro spalle, e furono soli sulla scalinata esterna, Harry si afflosciò, accasciandosi su un gradino con la testa tra le mani.
“Stai bene?” chiese preoccupato Cedric, sedendoglisi a fianco.
Harry annuì con gli occhi ancora chiusi. Respirò profondamente più volte. “Solo che a volte è un po’ troppo, il fatto che tutti abbiano sempre gli occhi puntati su di me.”
Harry sentì Cedric allungare la mano e accarezzargli la schiena. Quel piccolo gesto di conforto sciolse un po’ della tensione che lo attanagliava. Non per la prima volta, Harry pensò alla differenza che aveva fatto per lui negli ultimi otto mesi il fatto di conoscere Cedric. Aveva iniziato a contare davvero tanto sull’amicizia e sul supporto del Tassorosso. Harry non era sicuro che sarebbe stato in grado di superare la pressione del Torneo Tremaghi e tutta l’attenzione del pubblico che ne era seguita se non fosse stato per il suo aiuto. E sapeva che lui e Draco di sicuro non avrebbero mai avuto modo di superare le loro differenze se non fosse stato per lui. Negli ultimi due mesi Cedric aveva passato molto tempo a parlare con Draco, dopodiché Draco era sempre stato molto più calmo e rilassato.
“Non credo di piacere un granché a Hermione” disse Cedric dopo un paio di minuti. Aveva lasciato cadere la mano e ora entrambi sedevano osservando il lago.
“Non è questo.” Harry esitò, un po’ in imbarazzo. “Lei è convinta che noi due... hai capito.”
“E non approva perché non gli piaccio?” domandò incuriosito Cedric, voltandosi per osservare Harry. “Non sembra il tipo che si oppone solo perché sono un ragazzo.”
“Ah, no. Lei non approva perché sa di Simon. Pensa che...” Harry si interruppe quando Cedric scoppiò a ridere.
“Beh, questo mi fa sentire meglio. Non sapevo cosa avessi fatto per offenderla. Mi pare di capire che tu non l’abbia dissuasa dall’idea con molta convinzione.”
Harry annuì. “Visto che è ovvio che io vada di nascosto da qualche parte... E visto che se lei capisse che non si tratta di te mi tormenterebbe fino a scoprire la verità-”
Il portone del castello si aprì e un fascio di luce si diffuse sulla gradinata. Cedric si allontanò leggermente ma Harry era troppo esausto per preoccuparsi cosa potessero pensare vedendoli seduti vicini.
“Sta bene?”
Draco. Harry si voltò e sorrise. “Sto bene adesso.” Draco era in piedi sulle scale, ovviamente diviso tra il bisogno di andare da Harry e la paura che qualcun altro potesse arrivare da dentro il castello. Harry e Cedric si alzarono. Harry fissò Draco, desiderando di poterlo abbracciare.
“Perché non andiamo giù?” propose Cedric guardandosi intorno. “Potrebbe arrivare chiunque e poi laggiù possiamo parlare con più tranquillità. Draco, puoi seguirci-”
Draco lo interruppe con un gesto della mano. “Lo so.” Cedric e Harry se ne andarono, incamminandosi intorno al castello verso la Torre Ovest. Potevano sentire i passi di Draco che li seguiva a debita distanza. Per la millesima volta, Harry si chiese come sarebbe stato poter camminare al fianco di Draco senza preoccuparsi delle conseguenze.
Raggiunsero la torre e Cedric aprì la porta. Draco arrivò un paio di minuti dopo. Si avvicinò a Harry e gli sfiorò delicatamente il volto. Draco scosse il capo: “Hai un aspetto di merda.”
Per la prima volta quel giorno Harry rise. “Grazie, è così che mi sento. Sediamoci. Vi racconterò cosa è successo.”
Quando si furono tutti accomodati nell’ufficio. Harry raccontò loro molto brevemente quello che era accaduto a lezione di Divinazione. Non gli raccontò del Pensatoio e dei ricordi che aveva visto assieme a Silente.
Entrambi i ragazzi rimasero turbati dal racconto del sogno di Harry. “È incredibile, Harry.” Cedric scosse il capo.
Draco gli fissò la fronte. “E questo è già successo prima, vero?” chiese con la voce carica di tensione.
Harry annuì. “Quest’estate, ma anche prima.”
“Tu sei costretto a vivere con queste cose e io ti ho reso le cose più difficili per quattro anni chiamandoti Sfregiato e Merlino sa come altro?” Draco si sollevò così velocemente che la sedia si rovesciò. Iniziò a camminare avanti e indietro. Harry si alzò e lo raggiunse, posandogli le mani sulle spalle.
“Smettila. Non avresti mai potuto saperlo. E siamo onesti, fino a poco tempo fa se anche tu l’avessi saputo non ti sarebbe importato.”
Draco lo fissò. “Odio il fatto di averti trattato di merda per quattro anni e che sono ancora costretto a farlo lassù. Detesto doverti chiamare di nuovo Sfregiato domani, sapendo bene il dolore che ti causa.”
Draco provò ad allontanarsi da Harry ma Harry rinsaldò la presa su di lui. “Io ti ho trattato di merda per lo stesso periodo di tempo e lo farò anche domani. Deve bastarci la consapevolezza che la verità è quaggiù.” Harry lo fissò. “Abbiamo superato tutte le cose negative. Non farti divorare. Abbiamo entrambi interpretato ruoli orribili l’uno nella vita dell’altro. Non è niente di grave.”
Draco avvolse le sue braccia attorno a Harry. I due ragazzi rimasero appoggiato l’uno all’altro.
“Sei sicuro?” Draco chiese ansioso. “Perché domani dovrò...” Azzardò uno sguardo alla fronte di Harry e fece una smorfia. “Metterò su una grande scenata su quello che ti è successo a Divinazione e non voglio che tu abbia dubbi...”
“Andrà tutto bene. Dobbiamo continuare come tutti si aspettano che ci comportiamo.”
“Devo assolutamente trovare un insulto migliore di Sfregiato. Non credo che sarò in grado di pronunciarlo senza sentire il bisogno di vomitare.”
“Puoi sempre usare il suo titolo” suggerì Cedric. Entrambi si voltarono verso di lui con sguardo interrogativo. “Sapete, il Prescelto.”
“Sarebbe meglio dire il Maledetto” disse Draco scuotendo il capo. “Potremmo provarlo.”
Harry rise. “Grazie per il suggerimento. Metterò subito al lavoro il mio team pubblicitario.”
“Mi domando come sarebbe stare insieme come le persone normali” proseguì Draco. “Senza dover pianificare litigi nei corridoi e lanciarsi insulti.”
“Credo che sareste molto annoiati dalla normalità e trovereste quindi il mondo di rendere tutto anormale” commentò Cedric.
“Noi possiamo essere normali!” protestò Harry. Era contento che nella stanza non aleggiasse più la tensione di prima. “Parlare di Quidditch e altro.”
“A proposito di Quidditch, Harry, mi stavo chiedendo... Di cosa voleva parlarti Krum la notte scorsa?” domandò Cedric.
Draco annuì. “Giusto, con tutto il marasma della comparsa di Crouch e dell’aggressione di Krum mi ero dimenticato che avevi visto Crouch a causa di Krum.”
“Oh, non lo so perché mi ha trascinato fino alla foresta, mi ha solo chiesto di andare a volare con lui prima o poi” disse Harry con un’alzata di spalle.
“Di nuovo? Ha detto qualcosa di simile anche dopo i draghi, vero?” chiese Draco.
“Viktor Krum vuole fare pratica di volo con te?” domandò sorpreso Cedric. “Ha detto solo questo?”
“Beh, non ci ho capito molto, mi ha chiesto se noi – tu e io – fossimo amici e poi mi ha chiesto di Hermione. E gli ho spiegato che eravamo solo amici. Credo che sia interessato a lei. Oh, e poi mi ha chiesto se una volta finito il torneo avremmo potuto andare a volare un po’ insieme. Il che è strano, perché me lo aveva già chiesto, ma credo che abbia solo cercando di essere gentile.” Draco sbuffò e si voltò verso Cedric, che si stava coprendo la bocca con una mano, soffocando nel tentativo di trattenere le risate.
“Che c’è?” domandò Harry confuso.
Draco scosse il capo e disse a Cedric: “È incredibile di quanto sia ingenuo.”
Cedric scoppiò a ridere. “Dagli tempo. Lo capirà.” Harry fisso entrambi perplesso.
“Di cosa state parlando? Non credete che voglia davvero andare a volare? Me lo stava proponendo solo per distrarmi dalla terza prova?”
Draco lo baciò. “No, Harry. Credo che voglia davvero fare un volo con te.”
Harry lo fissò imbambolato per dieci secondi. Scosse il capo con vigore, guardando prima Cedric, poi Draco. “No! Lui non è... Non era... O sì?”
“Vedi? Te l’avevo detto che ci sarebbe arrivato.” Cedric si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le gambe. “Se solo una star internazionale del Quidditch chiedesse a me di andare a volare con lui. Sarebbe bello avere un motivo per far ingelosire Simon.”
Draco sorrise. “Beh, io non sono geloso.” Cedric lo guardò incuriosito. “Perché dovrei? Krum tornerà in Bulgaria e io avrò Harry tutto per me. Inoltre, è sexy sapere che il mio ragazzo è all’altezza dei gusti di suddetta star internazionale.”
“Ehi, aspettate un momento. E Hermione? L’ha portata al ballo. Deve essere interessato a lei” protestò Harry.
Cedric lo guardò e sorrise. “Beh, pensiamoci un attimo. Ci sono un paio di possibili spiegazioni. Noi tre siamo tutti andati al ballo con una ragazza. Krum potrebbe aver chiesto a Hermione per lo stesso motivo. E nel conoscerla meglio, potrebbe averci visto una possibilità di scoprire se tu fossi... disponibile. Oppure,” Cedric si strinse nelle spalle, “gli piacete entrambi e sta sondando le possibilità.”
Harry era sbalordito. “Non mi sembra possibile. Questo giorno è stato una serie di emozioni come per un volo a dorso di drago. Credo che vi sbagliate entrambi. Sono sicuro che sia interessato a Hermione e che con me stesse solo facendo l’educato, nel chiedermi di andare a volare con lui.”
Draco rise. “Giusto, perché lui è una persona così educata! È incredibilmente burbero... con la maggior parte di noi.”
 
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Harry trovò Cedric che studiava in Biblioteca. Scivolò sulla sedia di fianco a lui e si guardò intorno, per essere sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi. “Cedric, mi stavo chiedendo... ehm. Sei molto bravo in Trasfigurazione, vero?”
Cedric si strinse nelle spalle. “È una materia che mi piace. Il prossimo anno prenderò il M.A.G.O. in Trasfigurazione, quindi direi che sì me la cavo.”
“Beh, tra un paio di settimane è il compleanno di Draco. Mi chiedevo se mi potessi dare una mano con qualcosa” disse Harry nervoso, lanciando sguardi intorno.
Gli occhi di Cedric si illuminarono. “Sembra intrigante... Cos’hai in mente?”
Harry avvicinò il capo a quello di Cedric e gli sussurrò nell’orecchio. Cedric scoppiò in una risata che fu subito spenta grazie a un’occhiataccia di Madama Pince.
“È ambiziosa come idea, mi piacerebbe aiutarti. Quando vuoi farlo?”
 
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Harry passò di nascosto un bigliettino a Draco mentre stavano lasciando l’aula di Pozioni di venerdì pomeriggio.
 
            Domenica, salta la cena, vieni giù.
 
Domenica pomeriggio Harry si avvicinò a Hermione nella sala comune di Grifondoro. “Hermione, mi stavo chiedendo... Beh, stasera salterò la cena. Io e Cedric dobbiamo, ehm, parlare del labirinto e condividere un po’ di idee su come prepararci.”
Hermione alzò lo sguardo dal suo libro di Aritmanzia per guardarlo con occhi dubbiosi. “Credevo che non doveste aiutarvi l’un l’altro?”
“Oh, beh, parleremo solo di alcuni incantesimi che dovremmo imparare. Non è niente di che” disse Harry esitante, giocherellando con la sua frangia.
Hermione scosse il capo. “Harry, credi davvero che sia una buona idea passare così tanto tempo a studiare con Cedric? Lo sai che ha già un ragazzo.”
Harry arrossì. “È okay, davvero, Hermione. Puoi coprirmi con Ron?”
Hermione annuì e lo guardò pensierosa, mentre lui si allontanava fischiettando.
Draco entrò nello spogliatoio e si fermò di botto. Harry e Cedric alzarono lo sguardo da dove si trovavano, intenti a tirar fuori del cibo da un cestino sulla scrivania. “Di che si tratta?”
Harry si avvicinò e lo tirò nella stanza. “Buon compleanno!”
Draco si fermò e lo guardò sorpreso. “Come fai a sapere che domani è il mio compleanno?”
Harry rise. “Beh, l’ho chiesto a Zabini e lui me lo ha detto.” Draco lo guardò sollevando un sopracciglio. “Non ci credi? Beh, ehm, potrebbe essere che io me lo ricordi dall’anno scorso, o dall’anno prima ancora. Probabilmente anche tu sai quando è il mio...” disse Harry scrollando le spalle.
“Tutto il mondo magico sa quando è nato il Ragazzo Prodigio. Sono sorpreso che non sia un giorno di festa nazionale” rispose Draco abbracciando Harry. “Per la barba di Merlino, come avete fatto a procurarvi il cibo?”
“Elfi domestici, proprio come a Natale.”
Cedric si avvicinò. “Buon compleanno, Draco. È stato carino da parte di Harry includermi in questa festicciola che ha pianificato.”
“Siete venuti qui passando per il tunnel delle cucine?” chiese Draco, guardando verso l’entrata del tunnel.
“Sì ma è okay. Gli elfi non se ne sono accorti, me ne sono assicurato.”
I tre studenti si sedettero alla scrivania e iniziarono a mangiare. “È carino avere una sala da pranzo privata” disse Cedric. “Forse possiamo organizzarci in modo che gli elfi ci portino del cibo qui tutte le domeniche.”
Harry rise. “Sto finendo le scuse per le mie assenze. Ma ne varrebbe la pena di insospettire tutti, se volesse dire avere del tempo in più da passare quaggiù.”
Draco si distese contro lo schienale della sedia. “Sono pieno.”
“Non c’è spazio nemmeno per una crostata ai mirtilli?” domandò Harry.
Draco lo guardò tristemente. “Lo sai che non ne ho più mangiata da quella sera.”
Harry assunse un’aria imbarazzata. “Lo so, mi sento in colpa. Quindi ecco qui.” Allungò una mano nel cestino e ne tirò fuori una crostata di mirtilli. “Tutta tua.”
Draco la guardò sospettoso. “Prima tu.” Harry e Cedric risero. Harry tagliò una fetta per ognuno e con un gesto plateale infilzò il suo pezzo con la forchetta e ne mangiò un morso.
Draco lo osservò per venti secondi, poi sorrise quando Harry non si tramutò in un canarino.
“Okay, direi che è sicuro mangiarla.”
Quando ebbero finito, e tutti i piatti furono stati rimessi dentro al cestino, Draco si voltò verso Harry. “Cos’hai organizzato per divertirci? Balliamo?”
Harry rise. “In realtà, avevo pensato di fare delle gare con i Patronus.”
Cedric e Draco lo guardarono entrambi e risero. “Sono in grado di farlo?”
“Non vedo perché no... Proviamo.” Si spostarono negli spogliatoi. Harry alzò la bacchetta: “Al tre. Uno, due, tre...” Con un flash i tre Patronus schizzarono fuori dalle punte delle bacchette. Il corvo di Cedric raggiunse per primo con facilità il fondo della stanza, librandosi sulle teste della pantera e del cervo. I ragazzi si sedettero sul pavimento e osservarono i tre Patronus interagire tra di loro. La pantera scattava giocosamente attorno al cervo, che la allontanava con la sua impalcatura di corna, mentre il corvo volava su di loro.
“Come credete che una persona finisca con il Patronus che si ritrova?” domandò pigramente Cedric. Alzò la bacchetta e mandò il suo corvo a planare intorno alla stanza.
Harry si strinse nelle spalle. “Non lo so, mio padre aveva lo stesso Patronus. Forse lo erediti assieme alla tua magia.”
Draco mandò la sua pantera a raggiungere gli altri due. “Non saprei. Quello di mia madre è una lince. Esiste qualche tipo di simbolismo per questi animali?”
“Beh, dopo l’ultima volta ho fatto delle ricerche” disse Cedric, evocando di nuovo il suo Patronus dopo che il primo era svanito. “Il Cervo è visto come colui che viaggia tra questo modo e l’aldilà. Il Corvo è tradizionalmente considerato un messaggero di morte o del diavolo.”
“E la Pantera?” domandò Draco, intrigato.
“In alcune leggende si dice che la Pantera protegga la gente dal Drago.”
Harry rise. “Il Patronus di Draco protegge la gente da... Draco?”
Cedric rise. “Forse il suo scopo è quello di proteggerlo da se stesso. Ma sinceramente non darei troppo credito a questo simbolismo.” Si alzò e si ripulì i pantaloni. “È stato fantastico. Grazie per avermi coinvolto nella festicciola. Ora vado. Buon compleanno, Draco.”
Harry e Draco osservarono Cedric che spariva attraverso il tunnel di Tassorosso. Draco si avvicinò a Harry. “Grazie per questa sorpresa, non me l’aspettavo per niente.”
“Beh, è facile nasconderti qualcosa quando riusciamo a parlare solo un paio di volte a settimana” rispose Harry con una scrollata di spalle. “Ma vieni qui, voglio darti il tuo regalo di compleanno.” Si alzò e tirò su anche Draco. Tenendolo per mano, lo guidò verso l’angolo più lontano dell’ufficio dove un lungo oggetto nascosto da una coperta era addossato al muro.
“Cosa c’è lì sotto?” domandò Draco in piedi dietro a Harry, con le braccia attorno a lui.
“Il tuo regalo di compleanno, spero” disse Harry con una risatina nervosa. Si avvicinò e tirò via la coperta, scoprendo una delle panche di legno degli spogliatoi, le vecchie protezioni di pelle del Quidditch ammassate lì sopra.
Draco guardò Harry con le sopracciglia sollevate. “Il mio regalo di compleanno è una vecchia panchina?” Harry prese un grosso respiro e sollevò la bacchetta. Con concentrazione pronunciò il complicato incantesimo ed eseguì i movimenti necessari con la sua bacchetta. Ci fu un pop e Harry osservò con un sorriso deliziato la panca e le protezioni che si Trasfiguravano in un divano di pelle verde. Draco scoppiò in una risata meravigliata.
“Come ti è venuto in mente? Cosa ti ha fatto...”
Harry si strinse nelle spalle imbarazzato. “Abbiamo bisogno di qualcosa di comodo su cui sederci. Ho pensato che qualcuno se ne sarebbe accorto se avessi fatto sparire uno dei divani delle nostre sale comuni, quindi ho pensato che sarebbe stato più facile farne uno.” Si avvicinò e diede una tastatina sperimentale al cuscino, per testarne la stabilità. “Cedric mi ha aiutato con l’incantesimo. Durerà solo un paio d’ore e poi tornerà come prima.”
“Se lo vedesse la McGranitt ti darebbe E in Trasfigurazione per tutto l’anno” commentò Draco. Poi guardò Harry. “Credo che sarebbe una buona idea testarlo. Per essere sicuri che sia comodo?” Harry rise e annuì.
 
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Draco comunicò a Harry che aveva bisogno di vederlo immediatamente. Si incontrarono in una classe vuota al terzo piano.
“Che c’è che non va?” domandò Harry non appena Draco entrò nell’aula.
“Abbiamo un problema. La Skeeter. Sa quello che è successo a Divinazione.”
“Lei cosa?!” gridò Harry.
“Abbassa la voce! Lo sa, non so come, ma lo sa. Mi ha mandato una lettera. Vuole che ci incontriamo e che le racconti la mia versione.”
“Ovviamente lo sa” disse amaramente Harry.
“Posso rifiutare, ma tutti al tavolo hanno visto la lettera. Se non la incontro si chiederanno perché...” La voce di Draco si spense.
“E dopo l’ultimo articolo e tu che ti sei scusato con Hagrid diventeranno sospettosi. Dannazione, perché quella donna non mi lascia in pace?”
“Non saprei, fammi pensare, forse perché sei Harry Potter? Sai, il Ragazzo Prodigio, il Prescelto, eccetera.”
“Molto divertente. Devi accettare di parlarle” disse Harry. “È l’unico modo. Comportati come faresti se fossimo nemici.”
“Mi devi dire quanto posso raccontarle. Non voglio che tu-”
“Non preoccuparti per questo, okay? Non me la prenderò con te. Qualunque cosa tu dica, la Skeeter e quella sua piuma maledetta lo adatteranno a qualunque storia lei decida di raccontare. E poi quest’articolo sarà su di me, non se la prenderà con i miei amici, posso sopportare tutto.”
“Ci saranno anche Goyle e Zabini... Se racconteranno qualcosa di strano, si aspetteranno che io-” Draco stava camminando avanti e indietro senza sosta. Harry gli si parò davanti, costringendolo a fermarsi.
“Ascolta: sei venuto da me a chiedermi come comportarti e io ti ho detto di comportarti da vero Malfoy contro di me. Non mi arrabbierò con te, Draco. Con la Skeeter di sicuro, ma noi saremo a posto. Te lo prometto.”
“Le cose erano molto più facili quando pensavo che fossi uno spaccone in cerca di attenzioni con la merda al posto del cervello.”
“Esatto, canalizza quell’astio e comportati come ai vecchi tempi quando ti divertivi a insultarmi.”
Draco si sforzò di sorridere. “Va bene, ma ora devo andare. Ci vediamo prima di sabato?”
Harry lanciò un’occhiata alla porta e si arrischiò ad abbracciarlo. “Non lo so. Sto passando ogni minuto libero a esercitarmi con gli incantesimi per la terza prova con Ron e Hermione, che stanno trascurando anche lo studio per gli esami pur di aiutarmi.”
“L’esame di Pozioni è venerdì, digli che hanno bisogno di studiare per quello. Visto che tu sei esonerato dagli esami potrai saltare lo studio. Troviamoci giù giovedì notte, dopo cena” gli sussurrò nell’orecchio Draco.
“Okay, ci proverò. Giovedì a cena ti lancerò un segnale se non potrò esserci.” Harry gli diede un rapido bacio e si diresse verso la porta.
 
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Harry si sentì in colpa quando giovedì a cena Ron si sedette rigido al tavolo di Grifondoro. Aveva passato il pomeriggio a esercitarsi negli Schiantesimi e ogni volta che era stato colpito Ron aveva mancato i cuscini che Hermione aveva piazzato sul pavimento per lui.
Ginny guardò il fratello e rise. “Fai pena quanto Mirtilla Malcontenta. Allora, Harry, sei pronto?” Harry alzò le spalle mentre si serviva una seconda porzione di stufato di manzo.
“Credo di sì. Hermione mi ha insegnato praticamente ogni incantesimo e fattura presenti nel libro. Devo solo provare a tenerli bene a mente.”
Hermione lo guardò incoraggiante. “Ce la farai, Harry. Ma sono convinta che stanotte dovremmo esercitarci ancora-” Ron mugolò e Harry la interruppe subito.
“No, domani avete l’esame di Pozioni. E poi non credo che Ron sarebbe più capace di muoversi se lo Schiantassi un’altra volta. Andrò a leggere in Biblioteca o da qualche altra parte.”
“Sei sicuro Harry?” Hermione lo guardò preoccupata.
“Sicuro.” Harry azzardò un rapido sguardo al tavolo di Serpeverde. Draco e i suoi amici erano presi da un’accesa discussione, teste vicine. Draco guardò verso Harry e Harry gli fece un rapido cenno con il capo. Draco ricambiò e tornò a discutere con Blaise. Harry avvertì una fulminea fitta di gelosia per quell’italiano dalla pelle scura. Lo aveva visto quel pomeriggio camminare assieme a Draco. Ed era qualcosa che lui e Draco non avrebbero mai potuto fare. Oppure sì? Un’idea gli passò nella mente, non ci credeva di non averci mai pensato prima. Si alzò rapido dal tavolo.
“Dove vai Harry?” domandò Ginny.
“Mi sono dimenticato di dover fare una cosa. Ci vediamo dopo.” Harry corse fuori dalla Sala Grande e su per le scale che portavano alla Torre di Grifondoro. Afferrò il necessario e si precipitò nella sala comune; poi scivolò nel tunnel prima che qualcuno fosse tornato dalla cena.
Harry stava camminando nervosamente negli spogliatoi quando arrivò Draco. Si fermò subito quando vide Harry che gli sorrideva. “Che c’è che non va?”
“Perché pensi che ci sia qualcosa che non vada?” domandò Harry, camminando verso di lui.
Draco alzò una mano, tenendo Harry lontano. “Perché stai ridendo come un Grifondoro che ha in mente qualcosa.”
Harry sorrise, i suoi occhi verdi brillavano. “Stiamo per andare a fare una passeggiata.” Draco sbuffò e si avviò verso l’ufficio. Harry lo afferrò per il braccio e lo tirò indietro. Lo baciò intensamente e ripeté: “Stiamo per andare a fare una passeggiata. Sono rimasto chiuso nel castello per tutte queste bellissime giornate. Voglio andare a fare un giro con te.”
“E non credi che qualcuno potrebbe vederci? Il sole non tramonterà per un’altra ora almeno.” Draco avvolse Harry tra le sue braccia. “Mi sa che tutto quell’esercitarti per il Torneo Tremaghi ti ha confuso il cervello.”
Harry si divincolò dalla presa di Draco e andò verso la panchina. Con uno studiato gesto plateale del braccio indossò il Mantello dell’Invisibilità. “Vorresti rivedere la tua ultima affermazione?”
Rise alla faccia sconvolta di Draco. Il Serpeverde allungò incerto una mano verso dove avrebbe dovuto trovarsi Harry. Harry filò via rapido e arrivò alle spalle di Draco, afferrandolo e baciandogli il collo.
“Maledetto stronzo, non ci posso credere...” Draco si voltò. “Me lo hai tenuto segreto per tutto l’anno?”
Harry si abbassò il cappuccio così che solo la testa ora era visibile. “Sì, scusa. Non mi è mai passato per la testa di usarlo per qualcosa che non fosse girovagare di nascosto...”
Draco impallidì guardando la testa di Harry che galleggiava nell’aria. Allungò la mano e gli diede uno spintone. “La maledetta Stamberga Strillante! È così che-”
Harry si massaggiò. “Ahia. Dimenticati di quello scherzo dell’anno scorso. Ma te l’eri meritato. Ci avevi pedinato.”
Draco sghignazzò. “Beh, allora ero nella mia fase Odio-Harry-Potter-perché-non-riesco-a-smettere-di-pensare-a-lui.”
“E ora non sei più in quella fase?” mormorò Harry. Gli si avvicinò di un passo e tirò fuori le braccia dal mantello, afferrandogli le mani e tirandolo a sé.
“No, adesso sono in una fase completamente nuova. Ora sono nella fase Voglio-pomiciare-con-Harry-Potter-negli-spogliatoi.”
“Peccato, perché io sono nella fase Voglio-pomiciare-con-Draco-Malfoy-sotto-un-albero” disse Harry. Si allontanò da Draco e si diresse alla porta che conduceva fuori. “Vieni?”
Draco esitò. “Credevo che non potessi lasciare il castello.”
“E chi lo verrà a sapere? Io sarò sotto questo e tu sembrerai uno che sta facendo un giro da solo.” Harry si tirò su completamente il mantello e sollevò la bacchetta per aprire la porta. Draco imprecò e gli si avvicinò. Gli abbassò il cappuccio e lo baciò con trasporto sulle labbra.
“Se ci scoprono sarà solo colpa tua” sbottò Draco. Harry sorrise e svanì di nuovo sotto al mantello. Draco scivolò attraverso la porta che si chiuse alle sue spalle.
“Come faccio a sapere dove sei?” borbottò Draco mentre si allontanava dalla parete. Da quel lato del castello c’erano pochissimi sentieri, il che era una fortuna: significava che era improbabile che qualcuno notasse Draco sbucare fuori dal muro.
“Così.” Harry allungò una mano ancora coperta dal mantello e afferrò la mano destra di Draco. Draco gliela strinse e la tenne forte.
“Okay, va bene, forse questo potrebbe davvero funzionare. Dove vuoi andare?” mormorò Draco.
“Fino alla sponda più lontana del lago” rispose Harry con il sudore che aveva già iniziato a imperlargli il volto. Il calore di quella giornata non era ancora scomparso e il mantello non traspirava per niente. Avrebbe sopportato il caldo solo per il piacere di poter mettere il naso fuori per la prima volta da settimane. “Voglio allontanarmi dai luoghi frequentati, così potrai parlare e non sembrare-”
“Pazzo? Ora zitto, c’è gente di fronte” disse Draco mentre si voltava verso il sentiero che li avrebbe condotti intorno al lago. Qua e là, fra le colline erbose tra il lago e il castello, c’erano gruppetti di studenti che studiavano per gli esami di fine anno. O forse facevano finta di studiare, pensò Harry notando Fred e Angelina distesi insieme su un telo. Fred alzò lo sguardo e notò Draco sul sentiero. Draco imprecò e continuò a camminare.
“Ehi, Malfoy. Dove sono i tuoi scagnozzi?”
“Levati dalle palle, Weasley!” rispose Draco, senza fermarsi ad affrontarlo. Harry gli strinse forte la mano e si concentrò affinché i suoi piedi non sbucassero fuori dal mantello.
“Levati dalle palle? È il meglio che sai fare? Dov’è finita tutta la tua cattiveria stile Malfoy?” Non appena furono lontani da tutti, Harry rise.
“Ero più preoccupato che notasse che mi mancavano metà delle dita della mano destra piuttosto che a trovare una perfetta risposta a tono” borbottò Draco mentre controllava il sentiero davanti a lui.
Harry guardò in basso e in effetti il mantello stava rendendo invisibile quasi tutta la mano di Draco. Provò a mollare la presa, ma Draco strinse ancora più forte. “Lascia perdere. Presto arriveremo nel punto più lontano. E lì non mi pare di vederci nessuno.”
“Supera quel boschetto di alberi e poi troverai un enorme ippocastano” disse Harry, sempre sussurrando. Draco gli lanciò uno sguardo curioso e si incamminò da quella parte. Harry sospirò di sollievo quando furono arrivati all’ippocastano, il cui tronco era largo almeno un metro. Con un ultimo sguardo nei dintorni, per assicurarsi che non ci fosse nessuno, girò attorno al tronco fino a raggiungere il punto più nascosto, si tolse il Mantello dell’Invisibilità e si sedette.
“Non credi che dovresti continuare a indossarlo?” domandò Draco accomodandosi accanto a lui.
“Fa troppo caldo” disse Harry. “Infatti...” Allungò le braccia e si sfilò la T-shirt. Si asciugò il volto nella maglietta e la lanciò al suolo. Si appoggiò all’albero, godendo della sensazione della luce del sole al tramonto sulla sua pelle. La brezza proveniente dal lago lo rinfrescava.
Draco gemette. “Quindi non pensi che la prossima persona che passerà di qua sarà super incuriosita da un Harry Potter mezzo nudo seduto accanto a me?” borbottò Draco, nello stesso momento in cui allungava la mano per accarezzare il petto di Harry.
“Credo che sarebbero molto più interessati se vedessero un Draco mezzo nudo vicino a un me mezzo nudo” ribatté Harry mentre sfilava la camicia di Draco fuori dai pantaloni. Malfoy provò a scacciare quella mano. Harry sorrise e riuscì facilmente a intrappolare entrambe le mani di Malfoy con una sua, mentre con l’altra teneva la presa sulla camicia. “Rilassati, il sentiero è fatto di ghiaino. Sentiremo chiunque si avvicini da entrambe le direzioni e potremo nasconderci sotto al mantello.”
“E se decidessero di sedersi sotto questo stesso albero?” Draco si accigliò mentre Harry iniziava a sbottonargli la camicia.
“Allora useremo il piano B” disse Harry con un sorriso allegro, mentre la camicia di Draco si sfilava. Harry accarezzo quel corpo flessuoso con entrambe le mani, prima di attirarlo a sé.
“Qual è il piano B?”
“Schiantarli.” Harry si sporse in avanti e iniziò a baciarlo sul collo. La pelle di Draco era salata. La lingua di Harry assaporò la mandibola, poi la fresca lunghezza del collo.
“Potrei trovarmi d’accordo con questa opzione” ammise Draco, mentre massaggiava la schiena muscolosa di Harry con entrambe le mani. “Non riesco a crederci che sotto a quei vestiti sciatti tu nasconda un corpo del genere.” Harry lo guardò e sorrise.
“Devi ringraziare Hermione e il regime di allenamento a cui mi ha sottoposto per questo torneo. Mi ha fatto correre su per tutte le scale del castello due volte al giorno, tutti i giorni. E comunque, i vestiti non sono miei.”
“Che vuol dire che non sono tuoi?” Draco lo guardò sconvolto. Si raddrizzò e toccò la T-shirt con la punta del piede, come se il legittimo proprietario stesse per tornare a momenti a riprendersela.
Harry sospirò e si mise su a sedere con la schiena contro l’albero. Sapeva per esperienza che Draco non si sarebbe zittito fino a che non avesse avuto risposta alle sue domande. “Sono di seconda mano, da mio cugino. Non ci credo di non avertelo mai detto prima. I Dursley non hanno intenzione di spendere soldi per me, quindi mi toccano tutti i vestiti vecchi di Dudley, e lui è enorme.”
“Perché non te li compri da solo? Hai i soldi dei tuoi genitori, no?”
Harry aggrottò la fronte. “Sì, ma se tornassi a casa con un baule pieno di vestiti, i miei zii si insospettirebbero e capirebbero che ho del denaro da parte. Non voglio che ci mettano sopra le mani. E poi, non mi interessa il mio aspetto fisico.” Draco fece per protestare. “Vuoi davvero passare quest’ora che abbiamo prima del coprifuoco a discutere dei miei vestiti?” Draco sorrise e scosse il capo. Spinse Harry fino a che non si ritrovarono lunghi distesi sul prato.
Il sole aveva già iniziato a posarsi quando si rialzarono. Harry allungò un braccio per afferrare la sua T-shirt, ma Draco lo fermò e passò la mano sulla cicatrice sbiadita che gli attraversava il petto procuratagli dall’Ungaro Spinato. Attirò Harry a sé e lo baciò dolcemente lungo la cicatrice. “Promettimi che uscirai da quel labirinto senza altre cicatrici.”
Harry sorrise. “Farò del mio meglio. Questa giornata è stata la più bella da molto tempo. Non riesco a crederci di non aver mai pensato di usare il mantello per permetterci di uscire insieme da quegli spogliatoi prima di oggi.”
Draco provò a sogghignare, ma gli riuscì più un sorriso felice. “E io non riesco a credere che nessuno ci abbia scoperti.”
Harry lo guardò e rise: aveva i pantaloni ricoperti di terra e la camicia piena di grinze. Harry iniziò a togliere con la mano un po’ di terra dai pantaloni di Draco. “Se qualcuno ti vedesse tornare conciato a questo modo lo capirebbe subito che sei stato fuori a rotolarti con qualcuno.”
Draco diede una scrollata di spalle. “Lascia che se lo chiedano. E comunque ho dei vestiti di ricambio negli spogliatoi.” Harry allungò il braccio e afferrò la sua T-shirt e, senza degnarsi di indossarla, si avvolse nel mantello, lasciandosi sfuggire una smorfia per il caldo.
Camminarono in silenzio verso il castello, anche se non c’era nessuno nei paraggi che potesse udirli. Draco aveva un’espressione intensa in viso, un cipiglio turbato gli segnava la fronte.
“Cosa c’è che non va?” domandò infine Harry, chiedendosi cosa fosse cambiato così velocemente.
“Il torneo è fra due giorni” disse Draco e Harry annuì. “Dopodiché rimarrà solo una settimana di scuola.”
Harry si fermò di botto. Draco avvertì il braccio che tirava e si fermò anche lui. Harry abbassò il cappuccio, i suoi occhi verdi erano preoccupati. “Non ci avevo pensato, ero così preso dal torneo. Due mesi-”
Draco lo guardò male. “Rimettiti quel dannato cappuccio.” Harry se lo rimise frettolosamente e Draco ricominciò a camminare. “Ci ho pensato un po’, e non credo che potremo scriverci. Mio padre controlla tutta la corrispondenza che arriva a Villa Malfoy e gli elfi domestici riferiscono di tutta la posta in uscita.”
Harry parlò da sotto al mantello. “Posso ricevere dei gufi. Ai miei zii non piace, ma Hermione e Ron mi scrivono durante l’estate. Comunque, hai modo di spedire lettere senza che tuo padre se ne accorga?”
“Forse, se sono fortunato e lui è via per uno dei suoi viaggi di lavoro per buona parte dell’estate.” La voce di Draco sembrava tesa.
Harry lo attirò più vicino a sé. “Troveremo il modo. Parliamone la prossima settimana, dopo che il Tremaghi sarà finito.”
“Dopo che avrai vinto?” disse Draco con un sorriso. Harry rise e Draco subito lo zittì. “Corvonero a ore due.” Si stavano avvicinando al castello quindi nessuno dei due si arrischiò a parlare ancora fino a che non furono rientrati.
Harry si levò di dosso il mantello e lo fiondò su una panchina non appena la porta si chiuse. “Ne è valsa la pena, per ogni rischio!” disse con una risata eccitata.
“A volte hai delle idee grandiose” si dichiarò d’accordo Draco. “Ma tra quindici minuti scatta il coprifuoco e io ho bisogno di cambiarmi” disse guardandosi con disgusto i vestiti sporchi di terra. “E tu? Nessuno ti dirà niente?”
Harry rise. “Ci sono dei vantaggi nel sembrare sempre un casino. Nessuno penserà che sono diverso.”
Draco si sfilò la camicia. Harry si sedette sulla panchina e si godette la vista. Anche in un anno senza Quidditch, Draco aveva mantenuto il suo tono muscolare. Draco afferrò una camicia pulita da uno degli armadietti. “Smettila di fissarmi.” Guardò verso Harry, il volto indurito. “Sabato non fare niente di stupido. Non correre rischi.”
“Non sono preoccupato, a meno che non ci siano draghi dovrebbe essere tutto abbastanza sicuro.” disse Harry stringendosi nelle spalle. Stava ancora rimuginando sulle vacanze estive. Non riusciva a crederci di non essersi accorto che mancava solo una settimana. Era già abbastanza dura quando passava una settimana prima di riuscire a vedersi di nascosto laggiù. Due mesi. Un sacco di cose potevano cambiare in due mesi.”
“Con te le cose non vanno mai come dovrebbero, chi lo sa che tipo di trappole hanno architettato” si domandò serio Draco.
 
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Di tutti i maledetti giorni in cui potevano pubblicare quell’articolo. Draco alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta che Pansy gli aveva ficcato in mano con uno strillo eccitato. In prima pagina il titolo urlava “Disturbato e pericoloso”, con una fotografia di Harry che guardava in cagnesco l’obiettivo. Draco si sforzò di sogghignare mentre Pansy leggeva eccitata ad alta voce l’articolo al tavolo dei Serpeverde. Era molto peggio di quello che si era immaginato. Draco poteva notare gruppetti di studenti che in tutta la Sala Grande leggevano e commentavano l’articolo, lanciando sguardi verso il silenzioso gruppo dei Grifondoro. Draco guardò verso Harry.
Aveva visto la Granger e Weasley che tentavano di nascondere il giornale a Harry, ma lui lo aveva afferrato e glielo aveva strappato di mano. Lo stomaco di Draco si contorse mentre lo vedeva impallidire leggendolo. La Skeeter aveva travisato tutto quello che aveva detto, trasformandolo nel peggior significato possibile.
Tiger e Goyle avevano iniziato a ridere una volta che Pansy finì di leggere. Goyle gli diede una gomitata e Draco rise, unendosi ai suoi compagni che prendevano in giro tutto quello che c’era scritto. Vide la Granger alzarsi dal tavolo di Grifondoro e correre via dalla sala. Dove stava andando così di fretta? Un sacco di studenti si stavano dirigendo fuori. Malfoy si rese conto che gli restavano pochi minuti per non arrivare tardi all’esame di Storia della Magia. Si incamminò lentamente lungo il tavolo di Grifondoro. Harry aveva la testa china e sembrava stesse spilluzzicando con la sua colazione. Non alzò il capo quando Draco lo superò. Draco esitò, ma Blaise lo raggiunse dicendo: “Sbrigati, rischiamo di fare tardi” e lo spinse verso la porta.
Draco riuscì a malapena a concentrarsi sull’esame. Perché Harry non aveva alzato lo sguardo? Non si era accorto che era lì o era arrabbiato con lui? Gli aveva detto che non si sarebbe arrabbiato per quell’articolo, ma il risultato era stato molto peggiore di quello che entrambi si aspettavano. Leggere come la Skeeter aveva trasformato le sue parole lo aveva fatto imbestialire. Poteva solo immaginare quanto potesse essere furioso Harry al riguardo.
Finlamente l’esame terminò. Draco fu il primo a lasciare l’aula. Si affrettò giù per le scale verso il pianoterra. Doveva trovare Harry. Forse erano fuori verso il campo da Quidditch a dare un’occhiata al labirinto. Draco corse giù per gli scalini d’ingresso e poi si fermò. Harry stava camminando lungo il lago con una donna dai capelli rossi e un uomo. Draco la riconobbe, era la madre Weasley, ma era difficile dire chi potesse essere l’uomo con loro. Erano troppo lontani perché potesse vederlo in volto, ma a giudicare dai capelli poteva solo essere uno dei fratelli maggiori Weasley. Poco più lontano lungo il sentiero, Draco scorse Cedric camminare con tre persone. I genitori di tutti i campioni dovevano essere stati invitati per assistere alla prova finale. Silente doveva aver invitato i Weasley per Harry. Draco avvertì parte della sua tensione allentarsi, stare un po’ con i Weasley avrebbe distratto Harry dalla prova e dall’articolo.
L’articolo. Draco doveva ancora trovare il modo di parlarne con Harry. Per assicurarsi che fosse tutto okay. Non voleva che Harry affrontasse la terza prova senza prima essere certo che tra loro fosse tutto a posto. Harry doveva essere totalmente concentrato nel superare quel labirinto.
Draco si sedette sui gradini e tirò fuori un libro di testo, sperando che sarebbero passati di lì per rientrare nel castello. Alzò lo sguardo dal suo libro e vide che avevano proseguito lungo il sentiero che conduceva all’entrata del cortile. I Diggory ora camminavano al fianco di Harry e dei Weasley. Il gruppo rideva rilassato, mentre svaniva alla vista dietro all’edificio.
Poi sentì dei passi sul sentiero di pietra. Draco alzò lo sguardo e vide il ragazzo alto e biondo che stava camminando con i Diggory avvicinarglisi. “Sei Draco?” chiese esitante.
Draco annuì. “Io sono Simon. Cedric mi ha chiesto di riferirti un messaggio. Non so cosa significhi ma mi ha detto di dirti che ‘Laggiù è tutto okay’.” Draco rise sollevato prima di riconquistare la sua compostezza Serpeverde e scattare su in piedi.
Draco gli porse la mano. “Di’ grazie a Cedric. E, ehm, gli auguro buona fortuna per questa sera. Un sacco di Serpeverde hanno puntato svariati galeoni su lui che batte Potter.”
Simon rise. “E i tuoi galeoni, Draco? Su chi sono puntati?” A Draco si fermò il cuore per un minuto. Cedric aveva rivelato al suo ragazzo di loro due? Si costrinse a respirare: conosceva Cedric e si fidava di lui. Se lui si fidava di Simon, doveva bastargli.
Draco gli fece l’occhiolino. “Diciamo solo che la mia scommessa è sul cavallo giusto. Ci vediamo stasera al torneo, forse.” Raccolse la borsa e scese i gradini verso il sentiero che portava lontano dal castello. Sapere che Harry non ce l’aveva con lui per quell’articolo era un enorme sollievo. Doveva solo ricordarsi di non fare il tifo per lui mentre era seduto in mezzo ai Serpeverde quella sera.
Draco osservò Harry e gli altri campioni che uscivano dalla Sala Grande con Silente subito dopo la fine della cena. Silente aveva annunciato che tutti si sarebbero potuti avviare al campo da Quidditch nei prossimi cinque minuti.
Ovviamente, il tavolo dei Serpeverde fu l’ultimo a lasciare la sala, poiché non volevano apparire troppo eccitati per l’evento. Draco tentò di calmarsi. Sapeva che Harry era in grado di affrontare il labirinto. Se avesse avuto un minimo di cervello avrebbe solo cercato di rimanere al sicuro e non avrebbe provato a vincere. Non che questa fosse una cosa plausibile: il Grifondoro dentro Harry non gli avrebbe mai permesso di non provare a vincere.
Alla fine, presero posto sugli spalti. Visto che erano arrivati così tardi, tutti i posti più in alto erano già occupati. Tutti quelli che erano arrivati presto avevano preso le sedute più alte per tentare di vedere qualcosa oltre quelle siepi di sei metri che costituivano il labirinto. Il labirinto che era sembrato innocuo alla luce del sole quando ci era passato di fianco quella mattina, ora sembrava molto più minaccioso nel buio.
“Perché non proviamo a sederci più in alto?” domandò Draco a Zabini, cercando invano con lo sguardo dei posti liberi. Vide Silente e gli altri giudici in una grande sezione che dava direttamente sull’ingresso del labirinto. I Weasley e i Diggory, assieme alle famiglie di Fleur e Krum, erano seduti subito dietro ai giudici.
“Non vedo perché. A breve sarà buio. Non riusciremo a vedere niente comunque” disse Blaise con una scrollata di spalle. “Restando qui riusciremo ad andarcene subito per andare al party Potter-ha-perso.” Draco si arrese e tornò a osservare l’entrata del labirinto. Si estendeva davanti a loro e solo le sue estremità erano illuminate da torce. Harry e Cedric erano in piedi davanti all’ingresso. La voce di Bagman esplose, dando il benvenuto a tutti gli spettatori. Sullo stadio calò il silenzio e senza altre chiacchiere Bagman lanciò il segnale e Cedric e Harry si addentrarono nei tunnel oscuri.
A intervalli di cinque minuti, Fleur e Krum si unirono a loro. Lo stadio era incredibilmente silenzioso, tutti concentrati nel tentativo di sentire quello che accadeva all’interno. Strani lampi di luce partivano di tanto in tanto da varie aree. Draco sforzò gli occhi nel tentativo di vedere qualcosa nell’oscurità. Il tempo si paralizzò, dai lampi di luce che si vedevano sembrava che almeno uno o due campioni si stessero facendo strada verso il centro del labirinto.
Improvvisamente, un urlo riempì l’aria, talmente acuto da sembrare il verso di una mandragola. Il pubblico inspirò collettivamente, trattenendo il respiro all’unisono. Nessuno si azzardò a fiatare per paura di perdersi il prossimo rumore proveniente dal labirinto.
Niente scintille rosse. Draco si chiese se fosse un segno buono o cattivo. Doveva essere stata Fleur a urlare. Nessun uomo avrebbe potuto produrre un acuto del genere. Draco si voltò verso i giudici. Anche Silente doveva aver pensato la stessa cosa. Si era alzato in piedi e aveva segnalato a membri dello staff su scope di andare a controllare verso il lato più lontano del labirinto, da dove era venuto il grido. Riusciva a vedere i genitori e la sorellina di Fleur che si tenevano stretti tra gli spalti. Dopo alcuni lunghi minuti, tre maghi in sella alle loro scope stavano facendo levitare il corpo inerme di Fleur fuori dal labirinto e verso l’entrata degli spogliatoi, dove Madama Chips li attendeva con una barella. Draco osservò la famiglia di Fleur che si affrettava verso gli spogliatoi.
Altri minuti trascorsero lentamente, nessun altro suono provenne dal labirinto. Dalla folla si sollevarono chiacchiere eccitate quando un alone dorato uscì dal labirinto. Intorno a lui i Serpeverde si erano stancati di aspettare poiché niente accadeva e avevano iniziato a parlare dei piani che ognuno di loro aveva per l’estate quando sarebbe finita la scuola la settimana seguente. Draco aveva voglia di urlare per la frustrazione.
Improvvisamente, da vicino al centro del labirinto, uno spruzzo di scintille rosse salì al cielo. In un lampo, Madama Bumb fu sul posto assieme ad altri due maghi sulle loro scope. Lanciarono dei segnali e con una mossa coordinata levitarono il corpo immobile di Viktor Krum fuori dal labirinto. La folla attese fino a che la sagoma galleggiante fu al sicuro per terra davanti agli spogliatoi e poi esplose in chiacchiere eccitate. Draco fissò incredulo il labirinto. Cosa c’era lì dentro in grado di mettere al tappeto Krum? I Serpeverde erano tornati a rivolgere la propria attenzione al labirinto, lanciandosi in incredibili teorie su quello che gli fosse successo.
“Scommetto che Potter è impazzito e lo ha attaccato!”
“Lui e Cedric ultimamente sembravano pappa e ciccia. Magari si sono alleati contro gli altri due.”
Improvvisamente, una colonna di colori eruppe dal centro del labirinto. Rapida come era comparsa, la colonna scomparve in una raffica di vento che si dissolse verso lo stadio. Per un momento nessuno si mosse e poi scoppiò il pandemonio. Erano tutti in piedi a urlare. Draco si voltò verso la sezione dei giudici. Silente era in piedi: batté le mani e tutte le luci nello stadio si accesero. Immediatamente ci furono urla più forti quando centinaia di persone si affrettarono a coprirsi gli occhi con le mani per proteggerli dalle luci accecanti. Quando gli occhi di Draco si furono abituati alla luce, riuscì a vedere una dozzina di maghi volare verso il labirinto.
“Silenzio” echeggiò forte la voce di Silente nell’aria notturna. Tutti i rumori si fermarono. Tutti gli occhi erano puntati sul labirinto e sulle figure in sella a scope che ispezionavano ogni tunnel dall’alto.
“Qui non ci sono, sono spariti!” urlò Malocchio Moody a Silente, il suo occhio magico che scansionava il labirinto più rapidamente dei maghi con le scope.
“Spariti? Come possono essere spariti?” urlò Draco a Blaise, ma non aspettò la risposta. Si stava arrampicando giù dagli spalti. Non gli importava quello che avrebbero pensato gli altri Serpeverde. Doveva uscire da lì, doveva trovare Harry. Nessuno tentò di fermarlo mentre si avvicinava ai confini del labirinto, diretto all’entrata. Improvvisamente un braccio lo afferrò. Draco si girò d’istinto, tirando fuori la bacchetta e si ritrovò a fissare gli occhi di Simon.
“Non servirà a niente. Non puoi fare niente che non abbiano già fatto” gli disse duramente Simon mentre Draco lottava per liberarsi dalla sua presa.
“Devo trovare-” Draco sibilò.
“Non farlo. Pensi che lui vorrebbe che tu facessi una scenata?” Simon lo stava tirando indietro, fuori dal sentiero e lontano dagli occhi curiosi dei presenti che li osservavano avidamente. “Anche io vorrei essere laggiù, ma dobbiamo aspettare.”
Draco lo fissò per un momento, poi annuì. Seguì Simon fino a una panchina che era stata posizionata sotto le barriere degli spalti, dove nessuno poteva vederli ma da dove avevano una chiara visuale sull’entrata del labirinto.
“Cosa pensi che fosse? Quel mulinare di colori?” domandò esitante Draco.
“Il fascio di luce di una Passaporta” disse semplicemente Simon. “Era quello per forza. Ma non ne ho mai visto uno così potente. All’inizio ho pensato facesse parte del labirinto, ma poi ho visto la reazione di Silente. Non ho mai visto quel vecchio muoversi così velocemente e ho capito che c’era qualcosa di strano.”
“Quindi li ha portati via entrambi?” chiese Draco e Simon annuì. “Dove diavolo possono essere finiti?”
“Non c’è modo di saperlo. Possiamo solo chiederlo a loro quando torneranno” rispose Simon con determinazione.
Passò mezzora. Draco aveva iniziato a camminare avanti e indietro nel passaggio stretto tra le barriere. Simon era andato a controllare se i Diggory avessero qualche notizia. Ritornò scuotendo il capo. Draco dovette reprimere un urlo di rabbia.
“Solo Potter può cacciarsi in una situazione come questa” sputò fuori arrabbiato, costringendosi a tornare seduto sulla panchina.
“Beh, ti assicurerai di rimproverarlo quando sarà tornato” disse Simon con una risata tirata. Guardò Draco e si strinse nelle spalle. “Non vedo perché fingere che io non sappia che stai uscendo con Harry Potter. Soprattutto vedendo come la sua sparizione ti ha ridotto uno straccio.”
“Non te l’ha detto Cedric?” domandò con esitazione Draco. Era contento che ci fosse qualcosa a distrarlo dal lanciare un altro Tempus per controllare quanto tempo fosse trascorso.
“Cedric non rivela mai le confidenze. Ma ha menzionato te e Harry in molte delle sue lettere. Anche se con molta cautela e mai nello stesso momento. Ma posso leggere tra le righe, come tutti. Quindi, tu e Harry Potter?”
Draco si strinse nelle spalle. “Non lo sa nessuno, a parte Cedric. Ma è da un po’ che ci vediamo. Sette, quasi otto mesi.” Dipende se conti il mese in cui non ci siamo parlati, pensò Draco tra sé.
“Questo è notevole. Ho assistito al vostro duello quel giorno al Club dei Duellanti di Allock. Era solo, quanto, due anni fa? Ci avete dato dentro come nemici mortali.”
“C’eri anche tu?” Draco lo guardò sorpreso. “Pensavo che ci fossero solo quelli del primo e secondo anno.”
“Ero al sesto anno, ma ero lì. Assistevo in disparte.” Rise. “Ammetto di aver avuto un certo interesse per Allock per un breve periodo. Fino a che non ha aperto bocca e ho capito che tutto ciò che aveva era un bel faccino. Ovviamente, prima che io e Cedric iniziassimo a uscire insieme” aggiunse con un colpo di tosse.
Draco rise. “Credo che tu abbia vinto il migliore tra i due.”
Simon rise. “Sono d’accordo.” Si alzò e si passò la mano tra i capelli. “Non avrei mai dovuto incoraggiare Cedric a partecipare a questo dannato torneo. È dall’inizio che c’è qualcosa che non torna.”
Draco lo guardò. “Intendi fin da quando il nome di Harry è sbucato fuori dal calice?”
Simon fece una smorfia e annuì. “Beh, era ovvio che ci fosse qualcosa di sbagliato, visto che questo non è il Torneo Quattromaghi.”
“Harry non ha-” Draco protestò.
“Lo so, lo so. Cedric me lo ha detto. Ma vuol dire semplicemente che qualcosa non quadra. Un quattordicenne in questa cosa? Sbagliato e pericoloso.” Draco non poté dissentire.
Stava per dire qualcosa quando avvertì un guizzò d’aria. Si voltò e corse verso l’ingresso del labirinto. La vorticante colonna di luce era riapparsa. Svanì e con la faccia a terra ora c’era Harry, con le braccia attorno a Cedric e un’enorme coppa dorata in mano.
Draco si bloccò. Non sentì nemmeno Simon che lo superò correndo chiamando il nome di Cedric. Lo scalpiccio di centinaia di piedi sospinse Draco in avanti e lui spintonò e si fece strada tra la folla.
Finalmente, riuscì ad arrivare in cima. Tre metri di fronte a lui stava Silente, inginocchiato accanto a Harry. Harry stava lottando con lui, non voleva lasciar andare il corpo di Cedric. Il corpo. Draco guardò la figura senza vita tra le braccia di Harry. Si accorse che Harry stava urlando. Urlando che Cedric era morto. Voldemort. Tornato. Passaporta. Cimitero. Avevano ucciso Cedric. C’era sangue, si rese conto Draco, sul volto di Harry, sulle sue braccia, sulla sua gamba. Le maniche gli erano state strappate e stava sanguinando da un grosso squarcio sul braccio.
Come in trance, Draco vide Simon che combatteva per raggiungere Cedric, ma una barriera di maghi dello staff impediva a chiunque di avvicinarsi. Sentì l’impeto della folla: “I Diggory, fate largo ai Diggory.” Si voltò e vide i genitori di Cedric che si facevano largo tra la folla, la gente si scansava per fargli spazio. Simon si voltò e corse verso di loro, allungando un braccio per supportare la mamma di Cedric quando vide il figlio a terra.
Draco guardò indietro e vide che Harry era sparito. Il corpo di Cedric era ancora per terra vicino alla coppa d’oro, ma Harry non c’era più, di nuovo. Era lì un momento prima. Draco si era distratto solo per un attimo. Silente si era alzato e stava raggiungendo i genitori di Cedric. Li trattenne e poi si voltò verso Caramell, facendo cenno al Ministro della Magia di venire avanti. E poi anche Silente era svanito tra la folla.
Draco fece una smorfia quando un urlo squarciò l’aria per la seconda volta quella notte. Si voltò per vedere la madre di Cedric inginocchiata al suolo, tenendo l’immobile figlio tra le braccia. Amos Diggory era in piedi, chiaramente sotto shock. Simon era dall’altro lato di Cedric. Lacrime gli rigavano il volto mentre teneva la mano a Cedric.
Draco si estraniò dalla scena. Doveva trovare Harry. Doveva scoprire cos’era successo. Si voltò e iniziò a farsi largo a spintoni tra la folla per tornare indietro. Nella sua direzione si stavano avvicinando Weasley e la Granger. Dalle espressioni sulle loro facce era chiaro che nemmeno loro avevano idea di dove fosse Harry.
Superò i confini dello stadio e si guardò attorno, c’era una scia di torce che illuminava il sentiero verso il castello. E c’erano anche gruppetti di studenti sconvolti che parlavano eccitati, ma la maggior parte erano ancora tra gli spalti. Draco risalì a corsa il sentiero. Aveva percorso a malapena una cinquantina di metri quando vide improvvisamente un flash di luce e cadde dolorosamente a terra, incapace di parare la caduta. Pastoia total-body. Si rese conto con la faccia sepolta nell’erba che qualcuno gliel’aveva lanciata.
Draco lottò per liberarsi da quella fattura, poi vide due piedi che gli si pararono davanti. Delle mani lo voltarono con poca delicatezza e alzò lo sguardo per incontrare quello di Severus Piton.
“Qualunque cosa tu abbia in mente di fare, non la farai” gli sibilò Piton. “Non puoi fare niente per aiutarlo. Ti esporrai e basta, mettendo ancora di più in pericolo la tua vita e la sua. Ti lascerò andare solo quando prometterai che non farai niente di azzardato. Sbatti le palpebre se obbedirai.”
Draco si costrinse a strizzare gli occhi. Con un gesto della mano, Piton lo liberò. Draco scattò in piedi e afferrò il braccio sinistro di Piton. Il maestro di Pozioni sibilò e tirò via il braccio.
“Dov’è? Sta bene?” Draco chiese. Senza curarsi di quello che poteva pensare di lui il suo padrino. Doveva sapere.
“Silente sa dov’è ed è andato ad assicurarsi che fosse al sicuro. Tu invece andrai dritto nelle mie stanze e mi aspetterai nello studio. Non tenterai di trovarlo fino a che io non sarò tornato.”
Draco aprì la bocca per protestare. Il maestro di Pozioni si elevò in tutta la sua statura e lo fissò dall’alto. “Se non obbedirai ti lascerò qui con la Pastoia total-body fino a domani mattina.”
Draco imprecò e si passò la mano tra i capelli. “Va bene. Ti aspetterò. Ma devo sapere se sta bene. Stava sanguinando.”
“Non era in pericolo imminente di morte a causa di quella ferita” rispose rigido Piton. “Ora vai.”
Draco era già a metà strada per il castello quando si rese conto che Piton aveva specificato “a causa di quella ferita”. Harry era forse in pericolo di morte a causa di altro? Corse su per le scale del castello e fu invaso dalla tentazione di andare a cercarlo. Ma sapeva che correre verso il castello urlando il nome di Harry era la cosa peggiore che potesse fare. Si sforzò di camminare e lentamente salì le scale verso l’ingresso. Era ancora deserto ma sapeva che presto sarebbe stato invaso dagli studenti che tornavano dal campo. Draco scese rapidamente le scale che lo avrebbero condotto nei sotterranei e alle stanze di Piton.
Il suo status unico di figlioccio gli aveva concesso privilegi goduti da pochi. In rare occasioni, Piton lo aveva invitato nel suo studio privato per un pasto in solitaria o per delle ripetizioni private di Pozioni. Draco raggiunse la porta e usò la password che Piton gli aveva rivelato per aprirla. Entrò svelto e si chiuse la porta alle spalle.
Si lanciò sul divano e chiuse gli occhi. Non riusciva a credere a quanto velocemente il mondo fosse finito sottosopra. Cedric. Come poteva essere morto? Nella mente gli passava in continuazione la vista di Harry che stringeva il corpo di Cedric urlando. Cedric era sembrato completamente senza vita. Forse era stato solo Schiantato. Ma Draco aveva visto gli occhi vuoti e spenti di Cedric e sapeva che non poteva essere così. Draco urlò in preda alla frustrazione e iniziò a camminare avanti e indietro nella stanza.
Dove erano andati a finire? Che cosa gli era successo? Harry stava sanguinando dal braccio e dalla gamba. La sua faccia era ricoperta di terra e sangue. Come era morto Cedric? Draco non aveva notato nessuna ferita su di lui. I minuti diventarono ore, Draco era sicuro che fosse questo il modo in cui le persone perdevano il senno. Combatté tra il lasciare quelle stanze per andare a cercare Harry, ma sapeva che Piton era la sua migliore fonte di informazione. Nessun altro avrebbe voluto aiutarlo. Almeno sapeva che Harry era tornato ed era vivo. Draco si stese sul divano coprendosi gli occhi. Cosa avrebbe fatto se fosse stato il corpo di Harry quello steso per terra? Ricordava il dolore sul volto di Simon mentre stringeva la mano di Cedric. Non riusciva a crederci che Cedric non ci fosse più. Si asciugò con rabbia le lacrime che gli rigavano le guance. Cedric si era impegnato molto quell’anno per aiutarlo. Lo aveva ascoltato per ore sulle sue frustrazioni e su suo padre, sulle sue paure nel tornare a casa ogni estate. Cedric lo aveva calmato e gli aveva fatto capire che-
Senza preavviso, la porta si spalancò e Piton entrò nella stanza. Draco lo guardò in cagnesco. “Dov’è Harry? Sta bene?”
Piton si fermò solo un attimo mentre attraversava la stanza. “Potter è in Infermeria e ben sorvegliato. Qualunque tentativo di raggiungerlo sarebbe imprudente nel migliore dei casi e suicida nei peggiori.”
Draco fece due respiri profondi. “Non è ferito gravemente, vero? E Cedric, non è davvero...”
“Le ferite di Potter sono minime. Cedric Diggory è morto.” Draco scosse il capo a quella conferma e sprofondò in una sedia con la testa tra le mani.
“Di sicuro non eri coinvolto personalmente...” Piton lo guardò sconcertato. Draco quasi rise. Il suo padrino lo stava fissando genuinamente scioccato. Draco non pensava di aver mai visto quell’espressione sul volto di Piton.
“No, Cedric era un amico. Ci ha aiutati, Harry e me” disse piano.
Piton alzò una mano. “Gli eventi di questa notte hanno reso la tua... situazione con il signor Potter ancora più pericolosa. Non mi hai dato retta prima quando ti ho messo in guardia di stargli alla larga. E io non ho aggiunto altro, presumendo che avresti presto superato una tale insensatezza.” Piton fissò Draco, che si rifiutò di distogliere lo sguardo. “Te lo sto dicendo adesso: devi smetterla di frequentarlo. Per il bene di entrambi. Da stanotte nessuno di noi è al sicuro.”
Draco scosse il capo. “Non posso, non lo farò.” La mente gli si paralizzò al pensiero di lasciare Harry. Gli ci erano voluti quattro anni per arrivare a quel punto, niente lo avrebbe convinto a lasciarlo andare.
“Una persona è già morta. Chi di voi due sarà il prossimo?” disse freddamente Piton. Voltando le spalle a Draco camminò verso la parete più lontana, mormorando un incantesimo che Draco non riuscì a sentire. Le pietre svanirono, rivelando un’alcova nascosta. Piton allungò il braccio e ne tirò fuori un groviglio di stoffa. Lo scosse, incurante che Draco lo stesse osservando. Un pezzo di stoffa più piccolo cadde sul pavimento. Draco lo riconobbe immediatamente, impallidì per lo shock e spostò lo sguardo sull’avambraccio di Piton.
“Sì, Draco. Tutto è cambiato.” La voce fredda di Piton era priva di emozione come lo sguardo duro dei suoi occhi neri. “Torna al tuo dormitorio. Non fare niente per Potter. Dimenticati di lui. Ora niente può aiutarlo.”
Draco scosse il capo e si allontanò da Piton. Inciampò nella porta e voltandosi la spalancò. Corse giù per il corridoio ma si fermò di botto quando capì che non sapeva dove andare. Il dormitorio Serpeverde era fuori questione. Giù. Doveva andare giù. Draco si voltò e salì le prime scale che lo avrebbero condotto di nuovo al pianoterra. L’ingresso era pieno di studenti a gruppetti che parlottavano agitati. Alcuni singhiozzavano e si abbracciavano. Passò rapido tra la folla. Nessuno lo chiamò. Attraversò rapido le porte e, non appena fu fuori, iniziò a correre intorno al castello fino a che non giunse alla Torre Ovest. Con sollievo, tirò fuori la bacchetta e aprì la porta. Entrò rapido e chiuse il passaggio.
Si accasciò sul pavimento, appoggiato agli armadietti. Harry era in Infermeria. Doveva raggiungerlo. Ma non poteva semplicemente entrare lì dentro, aveva bisogno di un piano. Draco sbatté il capo con frustrazione contro gli armadietti. Era rimasto due ore nelle stanze di Piton aspettando che tornasse. Perché non aveva passato quel tempo a elaborare un piano invece di fantasticare su cosa avrebbe fatto a Harry una volta che gli avesse messo di nuovo le mani addosso?
Draco aprì gli occhi e si guardò intorno. Posato sulla panchina di fronte a lui c’era un mantello in tessuto argenteo. Il Mantello dell’Invisibilità di Harry. Lo aveva dimenticato quando era andato via giovedì sera. Draco rise. Dopotutto non aveva bisogno di un piano. Si alzò e afferrò il mantello. Si mosse rapido attraverso la stanza fino all’arco che era segnato con la bacchetta e l’osso incrociati. La porta si aprì, Draco fissò il buio inquietante e tenendo alta la bacchetta disse: “Aperiens.” Il passaggio si rivelò. Draco prese un grosso respiro, “Lumos” mormorò con la bacchetta alzata, e si avviò su per le scale.
I gradini non erano ripidi quanto quelli che conducevano alla Casa di Serpeverde. E il passaggio era molto più spazioso, Draco suppose che fosse perché era stato usato per trasferire i giocatori di Quidditch feriti. Si figurò dov’era l’ingresso nell’Infermeria: l’arco si trovava all’opposto dell’ufficio di Madama Chips, in una piccola nicchia. Non c’erano letti lì vicino. Con un po’ di fortuna nessuno sarebbe stato in piedi proprio davanti a quella nicchia quando lui avrebbe aperto la porta. E se ci fosse stato qualcuno, al peggio avrebbero visto un buco vuoto e Draco lo avrebbe richiuso. Se non conoscevano la parola d’ordine, non avrebbero potuto riaprirlo. Si sentì sempre più fiducioso. Poteva funzionare, doveva funzionare.
Raggiunse la cima delle scale e percorse un lungo corridoio. Le ragnatele penzolavano basse e l’aria era stantia. Infine, il tunnel giunse al termine e Draco si ritrovò in piedi davanti a un muro di pietra. Indossò il Mantello dell’Invisibilità e guardò in basso, per essere sicuro di essere interamente coperto. Prese un grosso respiro e alzò la bacchetta: “Aperiens.”
 
 


 
* Si tratta di un gioco di parole per assonanza: “Hey” (ehi) in inglese, si pronuncia come “Hay” (fieno). La battuta continua sul fatto che la paglia sia più economica del fieno (perché di minor qualità).

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Capitolo 11
*** Addii ***


11. Addii
 
 
Harry fissò il soffitto fin troppo familiare dell’Infermeria e desiderò con tutto se stesso di essere lasciato in pace. Hermione, Ron, Bill e la signora Weasley erano raggruppati attorno al suo letto. Hermione gli teneva forte la mano, come spaventata che sarebbe potuto sparire di nuovo se l’avesse lasciato andare. Erano successe così tante cose in così poco tempo che non riusciva a trovare il senso di niente.
Sollevato, udì la signora Weasley dire: “Harry devi riposarti. Prendi una pozione per dormire e Siri-Felpato rimarrà qui fuori dalla tenda del tuo letto, se hai bisogno di qualcosa basta che tu glielo faccia sapere.”
Harry guardò in basso e sorrise, il suo padrino Animagus aveva le zampe pelose posate sul letto. Madama Chips era rimasta scioccata quando Felpato era entrato dalla porta con Silente e aveva tentato di scacciarlo. Ma il preside era stato molto chiaro sul fatto che quel cane nero dovesse rimanere al fianco di Harry.
Harry annuì stanco. Hermione lo baciò sulla guancia. Ron gli afferrò burbero la mano. “Notte, amico.” Harry notò a malapena che se ne stavano andando. Bill Weasley allontanò la madre e chiuse la tenda che circondava il letto. Harry udiva varie conversazioni in fondo alla stanza ma non tentò di capire di cosa parlassero.
Sprofondò nel cuscino, riluttante a chiudere gli occhi. Ogni volta che lo faceva, rivedeva Cedric morto in quel cimitero. I suoi occhi grigi che lo fissavano senza vederlo. Anche quando tentava di ricordare tutto quello che era accaduto, era tutto sfocato, con Voldemort al centro della scena. Harry guardò la pozione per dormire, ne odiava il sapore e la sensazione che gli dava una volta sveglio. Ma forse questa volta ne sarebbe valsa la pena, per fuggire da tutto per un po’.
La cicatrice gli bruciava ancora lievemente, la pozione antidolorifica che gli aveva dato Madama Chips per i tagli al braccio e alla gamba non aveva avuto effetto sulla sua cicatrice maledetta. Gli tornò in mente la visione dei suoi genitori che fluttuavano in quel cimitero. Si strofinò stancamente gli occhi con una mano. Doveva trovare un modo per far arrivare un messaggio a Draco. Era sicuro che stesse impazzendo dalla preoccupazione. Forse poteva mandargli un Patronus, pensò per un momento, poi rise amaramente. Che idea geniale, un enorme Patronus brillante a forma di cervo che correva nella sala comune di Serpeverde. Non lo avrebbe notato nessuno. Un leggero movimento catturò la sua attenzione e si girò per guardare verso la tenda, ma non c’era niente lì. Improvvisamente comparve una mano che si allungava verso di lui e Harry trattenne un grido, allontanandosi in fretta da essa.
“No, sono io” bisbigliò la voce di Draco. Ci fu un fruscio di stoffa e Draco comparve in piedi al suo fianco con il Mantello dell’Invisibilità in mano.
“Draco!” sussurrò Harry, sporgendosi per attirare Draco a sé. Harry gridò sorpreso quando una macchia scura gli balzò contro e improvvisamente un enorme cane nero fu sul letto. I denti della creatura erano serrati attorno alla nuca di Draco, che giaceva schiacciato contro il letto, impietrito dal terrore.
“No! Sirius! NO!” sussurrò febbrilmente Harry, lottando per tirare indietro il cane. “È okay. È il mio ragazzo.” Il cane si voltò di scatto per fissare Harry. Draco tirò un sospiro di sollievo quando quei denti si allontanarono dalla sua gola. Il sollievo fu presto rimpiazzato da un “oomph” quando Sirius riacquistò la sua forma umana e si adagiò con tutto il peso sull’esile Serpeverde, che rimase schiacciato contro il letto, lottando per liberarsi.
Harry tirò Sirius per un braccio. “Sirius smettila. Per piacere, è okay.”
Sirius non lasciò la presa ma si voltò per guardare il figlioccio. “È un Malfoy.”
Harry avrebbe riso se ne avesse avuto la forza. “Lo so. Ed è anche il mio ragazzo. Per favore puoi lasciarlo andare?”
Draco stava imprecando sottovoce ma aveva smesso di divincolarsi. Sirius si alzò cauto, rilasciandolo. Harry si spostò sul letto e lo abbracciò.
“È con lui che ti stavi vedendo? Non c’è da meravigliarsi che tu non abbia voluto dirmi il suo nome.” Sirius sputò sul pavimento. “Suo padre è un Mangiamorte, Harry!” Harry si affrettò a coprire con una mano la bocca di Draco, per impedirgli di rispondere.
“Questo lo so, ma Draco non lo è. Non più di quanto lo sia tu perché tuo fratello lo era.” Sirius li guardava arrabbiato. Harry sapeva che il padrino avrebbe voluto ribattere, ma ormai aveva esaurito le energie.
Disse stanco: “Non fare storie, non stasera. Per piacere, ho bisogno di lui qui. Non posso affrontare altro.” Harry imprecò quando i suoi occhi si riempirono di lacrime. Ancora appiccicato a Draco sprofondò nel cuscino. Draco si stese sul letto accanto a lui, guardando Sirius con aria di sfida ma senza dire niente.
Sirius li fissò e scosse il capo. “Domani ne parleremo di certo.” E in un attimo svanì, il grande cane nero aveva preso il suo posto. Trotterellò fuori dalla tenda e i due ragazzi lo udirono accomodarsi sul pavimento.
“Hai un padrino simpatico” borbottò Draco, avvolgendo Harry tra le braccia e attirandolo a sé su quel piccolo letto.
“Hai sentito di Cedric?” mormorò Harry posando il capo sul petto di Draco.
“Sì.” Draco lo abbracciò forte. “Ora dormi, domani parleremo.” Harry annuì appena e si addormentò nel giro di pochi secondi.
 
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Harry si svegliò con la sensazione poco familiare di un corpo caldo disteso al suo fianco, che gli accarezzava i capelli. Si voltò e si trovò davanti gli occhi di Draco.
“Non mi ero immaginato la nostra prima notte assieme in un letto di ospedale con il tuo cane-padrino accucciato pochi metri più in là” strascicò piano Draco.
Harry fece un sorriso triste. “E io non mi ero immaginato te con così tanti vestiti addosso la mattina seguente.” Lanciò un’occhiata alla figura vestita di Draco sul letto e rise. “Indossi addirittura gli stivali.”
“Beh, ho pensato che se fossi stato costretto ad andarmene di fretta avresti spiegato male un paio di scarpe sotto al tuo letto.” Picchiettò piano i talloni, gli stivali neri di pelle di drago scintillarono. “E chiunque si accorgerebbe che questi non sono le tue solite disgustose scarpe da ginnastica babbane.”
Felpato lanciò un rude latrato di avvertimento da oltre la tenda. Draco scese dal letto e recuperò il Mantello dell’Invisibilità dai piedi del materasso. Se lo infilò e arretrò fino al muro, giusto in tempo prima che le tende si scostassero e Madama Chips entrasse.
“Buongiorno, signor Potter. Come si sente oggi?” La strega guardò il comodino e prese in mano la fiala ancora intatta di pozione sonnifera. “Non ha bevuto la pozione! È riuscito a dormire?”
Harry annuì. “Sì, ero così stanco che non ne ho avuto bisogno” disse con una scrollata di spalle.
“Mal di testa? Dolore?” gli domandò mentre gli sollevava la manica per controllare il braccio. Il lungo squarcio procuratogli da Peter Minus era guarito, lasciando solo una cicatrice rossa che andava dall’interno del gomito fino al polso.
“Solo un po’ di mal di testa” disse Harry.
“Porterò della pozione per il mal di testa assieme alla colazione.” Madama Chips esitò. “Se se la sente, i Diggory vorrebbero parlarle stamattina. Al momento sono con Silente, organizzando tutto per portare via... Beh, stanno organizzando tutto.”
Harry si stese e fissò blandamente il soffitto. “Gli parlerò. Quando saranno pronti.”
“È molto gentile da parte sua. Mi faccia sapere se le serve qualcosa prima di colazione.” Madama Chips fece per richiudere le tende, poi vide l’enorme cane nero accucciato ed esitò. “Credo che il cane debba uscire fuori. Lo porto via?” Harry guardò Felpato che stava annusando intorno al letto, avvicinandosi pericolosamente a dove si nascondeva Draco.
“Sì, grazie” disse Harry. Vide la Chips scacciare Felpato verso la porta.
Draco si tolse il mantello e si arrampicò di nuovo sul letto, poi lo prese per mano. “Presto sarò costretto ad andarmene. Avrai un sacco di visitatori.”
Harry esitò ma chiese esitante: “Puoi rimanere fino a che non se ne saranno andati i Diggory? Mi aiuterà sapere che sei qui vicino.” Draco allungò una mano e afferrò Harry per la nuca, attirandolo a sé in un abbraccio.
“La notte scorsa ho parlato con Simon, il ragazzo di Cedric... Abbiamo atteso insieme mentre voi due eravate spariti.” Harry alzò lo sguardo e Draco gli accarezzò una guancia. La sua pelle pallida era quasi traslucida. Sembrava esausto, Harry si chiese quanto avesse dormito la notte scorsa. “Sembrava proprio il tipo di ragazzo con cui Cedric sarebbe uscito. Mi ha impedito di entrare in quel labirinto per venire a cercarti.”
Harry sorrise di nuovo, ma svanì presto quando ricordò gli eventi della notte appena trascorsa. “Draco, ieri notte ho visto tuo padre.”
Draco si irrigidì. “Dove?”
“In un cimitero. È dove ci ha condotti la Passaporta. C’era Peter Minus. Ha fatto una specie di cerimonia.” Harry esitò e si sollevò la manica per mostrare a Draco la cicatrice. “Hanno usato il mio sangue per riportare in vita Voldemort.”
Draco passò la mano sulla cicatrice con dita tremanti. “Non può essere tornato.”
“È tornato e ha usato il Marchio Nero per richiamare a sé i suoi seguaci. Sono arrivati con maschere e divise. Pronti a servire.”
“Mio padre. Ovviamente” disse Draco amaramente. “Chi altro c’era?”
“Nott, Goyle, Tiger... Sembrava una riunione dei genitori della casa di Serpeverde” rispose Harry, afferrando forte la mano di Draco.
“Quindi è questo che intendeva Piton. Mi ha detto che tutto è cambiato.”
Harry fece una risata amara. “E ha ragione. Voldemort era già abbastanza pericoloso senza un corpo. Ha voluto duellare con me. Beh, credo che lo abbiamo fatto più o meno...”
Draco lo guardò incredulo. “Hai duellato con il Signore Oscuro e sei riuscito a sfuggirgli?” Harry annuì, strofinandosi gli occhi come nel tentativo di cancellare quelle immagini. “Al momento è tutto confuso, ma è successo qualcosa di strano tra le nostre bacchette. Si sono connesse. E a causa di questa connessione abbiamo iniziato a levitare. E tutti, beh, i fantasmi o non so cosa, le ombre delle persone che Voldemort aveva ucciso sono usciti fuori dalla sua bacchetta. I miei genitori, Cedric.” La voce di Harry si ruppe. “Non riesco a crederci che Cedric non ci sia più.”
Draco allungò una mano e intrecciò le loro dita insieme. Harry si appoggiò a lui. “Siamo arrivati alla coppa nello stesso momento. Abbiamo parlato e deciso di afferrarla insieme, sai, per vincere insieme. E invece era una Passaporta, quella cazzo di coppa era una Passaporta.” Harry fece un respiro spezzato. “E siamo finiti in quel cimitero. E mi sono accorto subito che era qualcosa di brutto, ho provato a dire a Cedric di andare via ma poi Voldemort lui, lui...” Draco lo strinse forte tra le braccia. “Lo hanno ucciso. Avada Kedavra. È verde, sai. Un lampo verde, proprio come nei miei incubi. E in un secondo Cedric non c’era più, Draco, se n’era andato. Non ha mai avuto alcuna possibilità di farcela.”
E dopo ciò, Harry iniziò a singhiozzare, lasciando uscire tutte le lacrime che aveva trattenuto da quando era ricomparso sul campo da Quidditch con Cedric tra le braccia. Avvertì la mano di Draco che gli accarezzava la schiena, i capelli, e le guance bagnate che premevano contro le sue. Nessuno di loro vide le tende scostarsi e l’enorme cane nero sbirciare oltre la sommità del letto, per poi scivolare silenziosamente di nuovo oltre le tende per stare di guardia.
Infine, Harry alzò il capo e prese dei profondi respiri. Chiudendo gli occhi, mormorò: “Non so come potrò affrontarlo. Come farò a parlare con i suoi genitori? Non meritava di morire così. Il minuto prima eravamo così felici di aver vinto la coppa insieme, e il minuto dopo non c’era più. E io non potevo farci un cazzo.”
Draco allungò la mano e asciugò le lacrime dal volto di Harry. “Digli questo. Di’ loro che era felice, che è morto senza soffrire. Racconta loro quello che lui era per te.” Harry annuì piano, con la testa appoggiata sul petto di Draco. “Gli dobbiamo tantissimo. E lui non lo saprà mai.”
“Non credo che lui-” Harry si interruppe quando udirono Felpato abbaiare. Draco si precipitò giù dal letto, imprecando quando un piede si attorcigliò nelle lenzuola e riuscì a malapena a nascondersi sotto il Mantello dell’Invisibilità prima che le tende furono aperte. Madama Chips entrò con un vassoio pieno di cibo che levitava alle sue spalle.
“Preferirei che il suo cane non abbaiasse, signor Potter. È molto inappropriato per un’Infermeria” disse guardando di traverso Felpato, che ora era seduto a fianco a lei. Felpato inclinò il capo e scodinzolò. Le labbra di Madama Chips guizzarono quasi divertite, poi tornò a rivolgersi a Harry.
“I Diggory saranno qui tra quindici minuti. Mangi qualcosa. Bontà divina, che cosa ha fatto alle lenzuola?” Mandò Harry a fare colazione sulla sedia al fianco del letto mentre lei sistemava le coperte. “Deve prendere la pozione per il mal di testa. La aiuterà, signor Potter. Non c’è bisogno di fare i coraggiosi con il dolore...” La strega continuò a parlottare mentre rifaceva il letto, senza accorgersi che Harry prendeva del cibo dal vassoio e lo passava alle sue spalle dove la mano di Draco compariva da sotto il mantello per afferrarlo. Finì di sistemare il letto e guardò il vassoio ormai mezzo vuoto. “Beh, vedo che non ha perso l’appetito.”
La visita dei Diggory fu difficile proprio come Harry si era immaginato. Gli raccontò a scatti l’accaduto. Le sue mani torturavano il lenzuolo del letto mentre provava a descrivere la corsa di Cedric attraverso il labirinto e la loro decisione di afferrare la coppa insieme. La madre di Cedric era ormai un’ombra della donna che il giorno prima aveva passeggiato con il figlio attorno al lago. Il padre di Cedric lo rassicurò sul fatto che non lo ritenessero responsabile. Simon era rimasto in piedi in fondo al letto, con i segni del lutto scolpiti in faccia. Non disse una parola per tutto il tempo in cui Harry dialogò con i Diggory. Infine, la signora Diggory disse che lo avrebbero lasciato riposare e si voltò per andarsene. Simon tenne aperte le tende e stava per seguirli quando Harry lo chiamò.
“Simon, posso parlarti un minuto?” Simon esitò, ma poi annuì. Si voltò per dire ai Diggory che li avrebbe incontrati nell’ingresso del castello. Harry esitò e poi si voltò verso il muro. “Draco?” Simon guardò confuso Harry, ma sorrise quando Draco avanzò comparendo da sotto al mantello.
Harry guardò Simon. “Io e Draco volevamo farti sapere quanto significasse per noi Cedric. È stato lui a rendere possibile che ci trovassimo.” Draco afferrò forte la mano di Harry e guardò Simon.
Poi Draco disse con voce roca: “Era un buon amico, non meritava di andarsene così.”
Simon li guardò entrambi, poi annuì. “Anche se Cedric non mi ha mai detto che voi due stavate insieme, mi ha scritto un sacco del tempo che trascorrevate insieme. Era così orgoglioso che gli avessi insegnato a lanciare un Patronus, Harry. E so che teneva molto alla vostra amicizia, di entrambi. Desidererei solo aver avuto più tempo da passare con lui. Ero geloso di voi due. Avete avuto la possibilità di stare tutto l’anno con lui.”
Con un cenno del capo, Simon li lasciò soli. Harry si accasciò contro Draco, completamente prosciugato. Draco disse: “Prendi la pozione e vai a dormire. Io devo rientrare, tutti si staranno chiedendo dove sono finito.”
Harry domandò: “Cosa gli dirai?”
Draco scrollò le spalle: “Penserò a qualcosa.”
 
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Quando quel pomeriggio Harry si svegliò, Ron e Hermione erano seduti vicino al letto. Era felice di vedere i suoi amici e grato che non si aspettassero che gli raccontasse tutto. Hermione gli lanciò sguardi preoccupati ogni volta che Ron era distratto. Alla fine, lo mandò in cerca di un po’ di tè e lei andò a sedersi sul letto di Harry.
“Harry, riguardo a Cedric... Lo so che hai detto che non uscivate insieme, ma...”
Harry sprofondò ancora di più la testa tra i cuscini. “È così, Hermione. Davvero, eravamo solo buoni amici. Lui è- dannazione, era innamorato del suo ragazzo, Simon. Io e lui semplicemente passavamo un sacco di tempo a parlare. Del fatto di essere gay, dei miei zii, e di molte altre cose. E mi mancherà più di quanto tu possa immaginare.”
Hermione lo guardò. “Mi dispiace tanto, Harry.”
Harry si asciugò con rabbia le lacrime che avevano iniziato a scendergli sulle guance. Si era detto che non avrebbe più pianto. “Anche a me. Dovrebbe andarsene in giro come un campione oggi, non tornare a casa con i suoi genitori in una bara.”
“Almeno hanno il suo corpo, Harry. Tu lo hai riportato indietro per loro” disse Hermione accarezzandogli un braccio.
Harry rise amaramente. “Te l’ho raccontato cosa ha detto Voldemort? Uccidi l’altro. Se Cedric non fosse stato così nobile da permettere a me di prendere la coppa, non avremmo deciso di farlo insieme e di vincere insieme.”
“Se lui l’avesse afferrata da solo sarebbe comunque morto e nessuno avrebbe mai saputo cosa gli fosse successo, Harry. E questo sarebbe stato molto peggio per i suoi genitori.”
 
OOooOOooOOooOO
 
I due giorni seguenti passarono in maniera confusa. Harry lasciò l’Infermeria e tornò al dormitorio. Tutti si tennero a debita distanza nella sala comune e a cena. Riusciva a sentire gli occhi di Draco su di sé a ogni pasto e il divario tra i loro due tavoli non era mai sembrato così grande. Il tavolo dei Serpeverde era l’unico che vibrava di eccitazione. La notizia che Voldemort era tornato non aveva avuto lo stesso effetto che aveva avuto sugli altri tre tavoli. Tiger e Goyle sembravano emozionati, le loro facce sformate lasciavano trapelare ilarità. Draco si univa spesso alle chiacchiere, intervenendo eccitato e ridendo di gusto. Harry osservò tutto dal tavolo di Grifondoro con una brutta sensazione che si stava facendo spazio dentro di lui.
Finalmente riuscì a passare un bigliettino a Draco mentre era seduto a studiare in Biblioteca.
 
            Incontriamoci al nostro albero, alle 3.
 
Disse a Ron e a Hermione che sarebbe andato a fare una corsetta. “Vuoi che venga con te, amico?” domandò Ron mentre Harry si cambiava d’abito.
“Nah, ho solo bisogno di un po’ di tempo da solo” rispose Harry allacciandosi le scarpe da ginnastica. Scivolò fuori dal castello da una delle porte laterali. Iniziò a correre lentamente intorno al lago, mancavano ancora venti minuti all’appuntamento. Ne avrebbe approfittato per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei dintorni. Stava finendo il primo giro quando vide Draco camminare da solo in lontananza. Con un’accelerata lo raggiunse, urtandogli una spalla mentre lo superava.
“Ehi, guarda dove vai, Potter” gridò Draco.
“Non occupare tutto il sentiero, Furetto” urlò di rimando Harry oltre le spalle. Continuò a correre fino agli alberi e poi, controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi, lasciò il sentiero e si inoltrò nel bosco. Rallentò fino a camminare, per riprendere fiato, poi arrivò all’ippocastano. Draco era già lì, appoggiato al tronco, che lo guardava con i brillanti occhi grigi socchiusi. Harry sorrise e si sedette al suo fianco. Era difficile credere quante cose fossero cambiate dall’ultima volta che si erano seduti sotto quello stesso albero quattro giorni prima.
“Sei sudato” commentò Draco, passando una mano sul braccio di Harry. Ma non sembrava che gli desse fastidio.
“È uno dei rischi della corsa.” Harry catturò la mano di Draco e la strinse forte. Rimasero seduti in silenzio per qualche minuto. Draco lo guardava incuriosito ma non parlò.
Harry non sapeva come fare a dire quello che voleva dire. Aveva paura della risposta di Draco. Con voce tremante, si buttò: “Ho paura di quello che succederà quando tornerai da tuo padre. Ho paura che qualcosa-”
“Andrà tutto bene, sono solo due mesi, e poi entrambi saremo di nuovo qui” disse Draco stringendogli forte la mano.
“Possono succedere molte cose in due mesi. E Voldemort-”
Draco lo interruppe: “Sì, lo so. Sto sperando che mio padre sarà via con lui, riunioni... Mia madre mi ha detto che l’ultima volta andava via per settimane, mesi a volte.”
“E se così non fosse? E se le riunioni dei Mangiamorte fossero a casa tua?”
“Se il Signore Oscuro è a Villa Malfoy non credo che gli interesserà un quattordicenne.”
“Ha appena ucciso un diciassettenne” sbottò Harry. “Non rischiare, parla con Silente. Ti troverà un posto dove stare.”
“E poi? Dovrei abbandonare la mia famiglia, la mia eredità? Nel bene e nel male, io sono un Malfoy” sbottò nervoso Draco alzandosi in piedi. I suoi capelli biondi brillavano di bianco nel sole pomeridiano. Harry si affrettò ad alzarsi con lui e lo afferrò per un braccio.
“Ora che Voldemort è tornato sarai costretto a prendere una decisione. Voldemort o il Signore Oscuro. Combattente o seguace.”
Draco si tolse di dosso la mano di Harry. “Non farlo. Non rovinare tutto, non adesso.” Provò ad andarsene superandolo.
Harry si spostò per bloccargli la strada. “Abbiamo sempre evitato questo discorso ma ora non è più possibile. Mi basta guardare al tavolo di Serpeverde per capire quanto i tuoi amici siano felici ed eccitati per il ritorno di Voldemort.”
“Non posso dire o fare qualcosa che dimostri il contrario di questo” sbottò Draco.
“Cosa provi per il suo ritorno, Draco? Ho bisogno di saperlo. Lo chiami ancora il Signore Oscuro. fra qualche giorno potresti addirittura ritrovarti a stringergli la mano. Potrebbe andare a vivere a casa tua. Si aspetterà delle cose da te, forse non quest’estate, ma presto. Cosa farai? Lo sai qual è la mia posizione. Qual è la tua?”
“Dannazione, Harry, non farci questo.” Harry gli si avvicinò di un passo e lo afferrò per entrambe le braccia che fino a ora Draco aveva tenuto incrociate sul petto.
“Il tuo Signore Oscure ha provato a farmi fuori più di una volta.” Harry si spostò la frangia per esporre la cicatrice sulla fronte. “Mi ha procurato questa cicatrice. Ha ucciso i miei genitori. Ha torturato e ucciso chissà quante altre persone. Devi capire che ora che è tornato farà del male ad ancora più gente. E non credo che sia superbo da parte mia pensare di essere in cima alla sua lista. Proprio per questo io ho bisogno di sapere esattamente da che parte stai.”
Il volto di Draco era pallido e stava iniziando a tremare. “Sai cosa si prova quando per ogni giorno della mia vita mio padre mi ha parlato dei giorni gloriosi del Signore Oscuro? Di che grande mago lui fosse. Di come lui domandasse assoluta fedeltà ai suoi seguaci. Di come ci si aspettasse che io gli giurassi fedeltà il giorno in cui sarebbe tornato. Di come fossi tu il colpevole della sua scomparsa.”
Harry aprì la bocca per obiettare, ma Draco scosse il capo. “Lasciami finire. Quando avevo otto o nove anni, ho chiesto a mio padre come fosse possibile che un bambino avesse potuto sconfiggere un mago tanto potente.” Draco fece una smorfia. “Diciamo che da allora ho imparato a non mettere in dubbio niente di quello che mio padre mi raccontava dell’Oscuro Signore. E poi ho incontrato te. E volevo odiarti.” Draco iniziò a camminare avanti e indietro. “Io ti odiavo. Era quello che avrei dovuto fare. Ma più tempo passavo a osservarti, vedendoti interagire con i tuoi amici, più capivo che eri esattamente come noi. Che doveva esserci qualcosa di sbagliato, qualcosa che non tornava. Il messaggio era sempre lo stesso. Il Signore Oscuro è il nostro leader, Harry Potter è il responsabile della sua caduta, dobbiamo fare qualunque cosa per distruggere Potter, per aspettare il ritorno del Signore Oscuro.”
“E allora perché diavolo siamo qui?” ringhiò Harry. “Se credi-”
“Ascoltami e basta, cazzo.” Draco lo afferrò e lo tirò a sé. Lo baciò intensamente e brevemente. “Io credo in questo adesso. So che lo sai. So che non sei la persona che mio padre ha odiato per l’ultima decade. Ma questo non significa che per me sia facile. E no, non ho idea di che diavolo farò. Ma non voglio perderti e per ora questo deve bastarti.” Draco stava respirando pesantemente, tremava dalla tensione.
Harry esitò, poi allungò una mano per tirarlo a sé. “Mi dispiace, lo so che questa situazione per te è difficile. Più difficile che per me. Avevo solo bisogno di sapere cosa provavi per davvero” spiegò Harry. “Ho paura per te. Non voglio che ti succeda qualcosa.” Lo avvolse tra le sue braccia. “Non voglio che tu vada a casa e sia costretto a fare cose che non vuoi.” Draco sospirò sollevato nell’abbraccio, la tensione lo abbandonò.
“Non succederà. Te lo prometto. Se solo tu sapessi quanto detesto essere costretto ad essere due persone diverse. Sto male al pensiero di non poterti parlare per due mesi” disse piano Draco, passando una mano nei capelli di Harry e fermandola alla base della nuca, attirandolo a sé. “Non potremo scambiarci gufi, non possiamo rischiare.” Harry annuì. “Per questo motivo ho lasciato una cosa per te negli spogliatoi. Il tuo regalo di compleanno e qualcosina in più. Perché tu non ti dimentichi di me.”
“Non dovevi...” Harry protestò. Draco sorrise.
“Volevo farlo. Detesto il pensiero di te che vivi con quegli orribili babbani tutta l’estate.” Draco chiuse gli occhi, come a voler dimenticare quello che era appena accaduto. “Ho lasciato il pacchetto in un armadietto con la tua Firebolt. Non sono sicuro che riusciremo a vederci laggiù prima di andare via. Mi mancherai.”
“Mi dispiace, Draco, per aver dubitato di te. Tutto questo è incredibilmente difficile per me.” Draco lo afferrò per i fianchi, costringendolo ad arretrate fino a che non fu con la schiena contro il tronco dell’albero. Si appoggiò pesantemente a Harry, premendo i loro corpi insieme, petto contro petto, inguine contro inguine, coscia contro coscia. Harry avvertì la dura corteccia attraverso la maglietta zuppa mentre cingeva Draco tra le braccia e lo baciava, lasciando scivolare la lingua nella sua bocca. Le loro lingue danzarono ed esplorarono, mentre Harry insinuava le mani sempre più in alto sotto la camicia di Draco. Un debole vociare in lontananza costrinse Draco a interrompere il bacio per sbirciare oltre l’albero.
“Abbiamo circa cinque minuti prima che i tuoi cani da guardia ci raggiungano.”
Harry resistette alla tentazione di guardare. “Hermione e Ron?” La sua mente era ancora scossa dalla discussione e dai baci di Draco.
“Chi altri?” disse Draco alzando gli occhi al cielo. “Come vuoi giocartela? Litigio o fuga tattica?”
Harry sollevò le spalle. “È da un po’ che non litighiamo come si deve.”
Draco sorrise, sfiorando con le dita le labbra di Harry. “E tu sembri reduce da una pomiciata, serve una buona copertura. L’articolo del Profeta?”
“Va bene” assentì Harry. “Per te in arrivo Disturbato e Pericoloso.”
 



 

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Capitolo 12
*** Dissennatori e punizioni ***


12. Dissennatori e punizioni
 

 

Nota dell’autrice: Questo capitolo percorre velocemente gli eventi dell’estate per tornare subito a Hogwarts. JKR impiega circa 200 pagine prima di rimettere Harry sul treno per la scuola, mentre io vado molto più veloce. Meno Dursley e più Draco.
 
 
La determinazione di Harry di non preoccuparsi di Voldemort, durò circa una settimana dopo aver lasciato Hogwarts. Tutto iniziò con la frustrazione per la mancanza di notizie sulla Gazzetta del Profeta riguardanti il suo ritorno. Possibile che non importasse a nessuno che fosse tornato? Quali misure stavano adottando per impedirgli di radunare tutti i suoi Mangiamorte? Quando, frustrato, scrisse a Sirius, ricevette solo spiegazioni molto vaghe. Anche le lettere di Ron e Hermione erano piene di inutili storie e nessuna vera notizia. Di sicuro qualcosa stava succedendo, no?
Harry sapeva che parte della sua frustrazione derivava dal fatto di non sapere come se la stesse passando Draco. Stava bene? Suo padre aveva provato a usare la Maledizione Imperius su di lui? Voldemort si trovava a Villa Malfoy? Erano tutte domande che non poteva fare a nessuno e questo lo riempiva di un panico che peggiorava ogni giorno di più e lo divorava.
Di notte, Harry tirava fuori il pacco che Draco gli aveva lasciato negli spogliatoi. Dentro c’erano nove pacchetti sottili. Draco li aveva datati, uno per ogni settimana in cui sarebbero stati separati. Con mani tremanti, Harry aprì il primo pacchetto il 3 luglio. Rimosse con cura la carta e osservò un disegno fatto a carboncino di lui e Cedric che studiavano insieme negli spogliatoi. Draco aveva catturato Harry con la testa rivolta verso Cedric. L’amico, sorridendo con affetto, lo fissava di rimando. Sul tavolo davanti a loro c’erano i libri aperti.
Lacrime bruciarono negli occhi di Harry mentre con un dito tracciava i delicati contorni del volto di Cedric. Draco era riuscito a catturare la personalità del ragazzo, aperta e onesta, premurosa, amante della vita. Era così ingiusto che fosse morto tanto giovane. Draco era stato capace di rendere entrambi sulla carta con pochi tratti di matita. Harry rimase seduto immobile a fissare quel disegno per molto tempo. Solo nel momento in cui si mosse per gettare via l’incarto si accorse che dentro c’era un biglietto.
 
            Lo so che ti stai arrovellando sull’accaduto. Chiedendoti cosa avresti potuto fare di diverso. Non farlo. Sappi che mi manchi. D
 
Inizialmente Harry era stato tentato di aprire tutti i pacchetti insieme, ma resistette. Il pacchettino della settimana era un modo per scandire il tempo fino a quando avrebbe potuto finalmente rivedere Draco. Il giorno del suo compleanno, tenne da parte il regalo di Draco fino alla fine della giornata. Aspettò che sua zia Petunia e suo zio Vernon fossero andati a letto. Ascoltò Dudley che portava a termine la sua rumorosa routine serale fino a che non ci fu silenzio in tutta la casa. Con mani tremanti aprì il pacchetto e tirò fuori un pesante foglio di disegno completamente bianco. Perplesso, lo voltò. Anche l’altro lato era vuoto. Harry imprecò frustrato, fino a che non notò il biglietto nella busta.
 
            Usa la tua bacchetta. Buon compleanno.
 
Harry tirò fuori la bacchetta. Draco sapeva che d’estate non poteva usare la magia quindi Harry si limitò a toccare esitante il foglio con la punta di legno. Sorrise quando un disegno di lui e Draco si rivelò lentamente davanti ai suoi occhi. Stavano danzando, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, occhi negli occhi, persi nel loro mondo. Le gambe intrecciate come in movimento, a ritmo di musica. Draco aveva disegnato tutto l’ufficio, la scrivania con in cima il giradischi e gli album sparsi sulla superficie. Harry sollevò la bacchetta e l’immagine svanì. Toccando di nuovo la superficie con la punta, il disegno riapparve.
Passando le dita sulla carta, Harry si rese conto che questo disegno era stato fatto con inchiostro, mentre gli altri erano tutti a carboncino. Draco doveva averlo incantato in modo da apparire solo quando la bacchetta di Harry lo avesse toccato. Questo era il primo disegno che Draco gli aveva dato in cui c’era anche lui. Gli altri erano stati di Cedric, del castello, della Sala Grande e uno di Harry da solo, piegato sulla scrivania. Ma non c’erano stati ritratti di Draco. Harry aveva capito che Draco lo aveva reputato troppo rischioso, ma era riuscito a trovare un modo.
Aveva conservato tutti i disegni al sicuro nel fondo del suo baule, dove era impossibile che Dudley li potesse trovare. Questo lo tenne sulla scrivania, tirando fuori la bacchetta una dozzina di volte al giorno solo per rivelare il disegno sul foglio vuoto. Ancora quattro settimane, pensò Harry, e faremo ritorno a scuola.
 
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Harry udì a malapena lo scattare della serratura quando suo zio Vernon lo chiuse a chiave in camera. Si concentrò sulle lettere che erano arrivate in rapida successione quella notte. Consegnare la bacchetta. Espulso. Processo. Non lasciare la casa. Come avevano fatto le cose a precipitare così velocemente? Come poteva scoprire cosa stava succedendo se nessuno gli spiegava niente? Come avevano fatto i Dissennatori a trovarlo? Doveva saperlo. Sedutosi alla scrivania scrisse di getto tre messaggi: uno per Sirius, uno per Ron e uno per Hermione, pretendendo risposte. Quando Edvige finalmente tornò dal suo volo notturno legò le lettere con fare brusco alla sua zampa e le disse di non tornare fino a che non avesse avuto con sé delle risposte.
Mentre la guardava allontanarsi nella notte, pensò alla lettera che non aveva scritto. Quella che non poteva scrivere. Cosa sarebbe successo se non avesse potuto fare ritorno a Hogwarts? Avrebbe mai potuto rivedere Draco? Draco avrebbe mai scoperto perché era stato espulso? Harry si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per la piccola stanza. Chi aveva inviato quella Strillettera a zia Petunia? Come mai Silente non gli aveva mai detto niente riguardo alla signora Figg?
Harry si diresse alla scrivania e raccolse il foglio bianco che nascondeva il ritratto di Draco. Lo piazzò sul letto e, mentre vi posava sopra la bacchetta, si rese conto che se gliel’avessero tolta non avrebbe mai più potuto vederlo. Sospirando forte, si distese di fianco al disegno e si addormentò, sperando di trovare delle risposte il mattino seguente.
 
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Grimmauld Place – “Toujours Pur”
 
Harry aveva notato che Sirius lo scrutava con sguardo indagatore e aveva capito che presto il padrino lo avrebbe affrontato sull’argomento Draco. Quel momento arrivò inaspettatamente quando Harry e Sirius avevano sorpreso Kreacher intento a portare via di nascosto un grosso arazzo da una delle sale della casa. I due erano in piedi a esaminare l’inusuale albero genealogico della famiglia Black.
“Come mai tu non ci sei?”
“C’ero, ma la mia cara vecchia mamma mi ha rimosso quando sono scappato di casa.” Sirius indicò un piccolo punto bruciato. “Anche il nome di Tonks è stato rimosso, assieme a quello di sua madre Andromeda.” Indicò altri due cerchietti bruciati tra i nomi di Bellatrix e Narcissa. Harry seguì con il dito la linea dorata di quella famiglia, fino a che non si trovò davanti il nome di Draco.
“Draco? Mi ero dimenticato che siete imparentati.” Harry desiderò potersi rimangiare le parole nel momento in cui le pronunciò. Sirius distolse lo sguardo dall’arazzo per fissarlo su Harry, occhi infuocati che lo fissavano duri.
“Quindi almeno questo te lo ha detto?” Sirius stava per aggiungere altro ma Molly Weasley entrò nella stanza con dell’altro repellente per Doxy. “Molly, io e Harry andiamo a fare una chiacchierata al piano di sopra. Torneremo a breve.”
“Va bene, comunque credo che con questa stanza abbiamo quasi fatto” disse lei con un gesto noncurante della mano. Sirius diede una pacca sulla spalla di Harry con la sua grande mano e lo guidò verso la porta. Harry alzò lo sguardo agitato verso il padrino. Il suo volto era immobile, scavato da profonde rughe di preoccupazione.
“Sirius” disse Harry mentre lui lo guidava su per le scale. “Io non credo-”
“Tienitelo per quando saremo arrivati su” rispose lui avviandosi velocemente lungo il corridoio fino alla sua camera. Una volta dentro, gli indicò il letto. “Siediti.”
“Sirius-” Harry era in piedi sulla porta, mani alzate in maniera difensiva.
“Siediti.” Harry sospirò e andò a sedersi. Sirius richiuse piano la porta, attento a non sbatterla. Alzò la bacchetta e lanciò un Silencio, poi si voltò verso Harry.
“In queste ultime due settimane mi sono trattenuto. Ho pensato che non sarebbe servito a niente se il processo non fosse andato bene e fossi stato espulso. Avrebbe risolto il problema.”
“Non c’è un problema-”
“Silenzio.” Sirius stava camminando nella stanzina, ma ora si avvicinò al letto e si sedette affianco a lui. Lo guardò serio: “Per tutta l’estate ho provato a razionalizzare come tu abbia fatto a invischiarti con un Malfoy. E non riesco assolutamente a capire come un mago brillante come te possa essere stato così stupido.” Guardò Harry. “Voglio darti una chance per spiegarti, dimmi come è successo.”
“Beh, è iniziata con Draco, aveva bisogno di aiuto” iniziò Harry, voleva che Sirius comprendesse. “Ha scoperto che riesco a resistere alla Maledizione Imperius e così mi ha chiesto di aiutarlo a imparare.”
“Non è qualcosa che un comune studente del quarto anno ha bisogno di imparare” disse Sirius, il volto piatto.
Harry non era sicuro di quanto potesse rivelare sulla famiglia Malfoy. “Ehm, beh, qualcuno nella sua famiglia lo usa su di lui. E lui vuole essere in grado di resistervi. A scuola non c’era nessuno che potesse aiutarlo, quindi si è rivolto a me.”
“Molto conveniente, mi sembra più un trucco per spingerti a scagliare una Maledizione Senza Perdono e farti finire in prigione.”
Harry rise. “Ho pensato la stessa cosa, ma non era così. Era tutto vero, abbiamo lavorato insieme e lui ha imparato a respingere la maledizione.”
“E come siete passati dalla Maledizione Imperius a... qualunque cosa sia quello che stai facendo con lui...”
“Noi, ehm, abbiamo semplicemente iniziato a passare molto tempo insieme. Studiando, e un paio di volte siamo andati anche a volare. Era davvero la prima volta che ci relazionavamo senza nessuno intorno. E ho capito, abbiamo capito, che ci piacevamo” concluse debolmente Harry.
“Hai dimenticato cosa rappresenta la sua famiglia? I Malfoy hanno combattuto contro e hanno disprezzato i nati babbani per secoli. Harry, per la barba di Merlino, Lucius Malfoy è un Mangiamorte, lo è sempre stato.”
“Lo so, lo so. Ma Draco è diverso” disse Harry, domandandosi cosa potesse dire per convincere Sirius. “Si trova in una posizione scomoda. A scuola e con la sua famiglia deve comportarsi in un certo modo. Ma con me lui è diverso, è davvero gentile e, e... divertente.”
Sirius prese un respiro profondo. “Come fai a sapere quale Draco è quello vero? Forse ti sta imbrogliando per un qualche piano malvagio, Harry. Ricordi cosa ha fatto suo padre a Ginny due anni fa? Dandole quel diario...” Harry lo guardò sorpreso. “Sì, Silente me lo ha raccontato. I Malfoy non cambiano. Non puoi fidarti.”
“Invece sì. Te lo sto spiegando.” Harry si alzò in fretta, con la frustrazione che montava per la sua incapacità di far capire a Sirius che conosceva bene Draco. “Io so chi è Draco, mi fido di lui.” Sirius lo guardò di traverso e Harry tentò di calmarsi. Urlare contro il suo padrino non lo avrebbe aiutato a sostenere la sua tesi. “E sono davvero preoccupato per lui. Non credo che sia al sicuro a casa con il padre, e anche Voldemort potrebbe essere lì.”
Sirius circondò Harry con un braccio. “E questo non ti dice niente? Devi capire che uscire con qualcuno che è schierato da quella parte ti creerà solo problemi.”
“Ma lui non è-”
“Non puoi saperlo!”
Harry si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro. “Io lo so, Sirius. E poi, ha solo quindici anni. Proprio come me.”
“Proprio come te, eh? E da quanto stai combattendo Tu-Sai-Chi? Quattro anni! Chi sei tu per dire che lui non stia facendo la stessa cosa ma per conto dei nostri nemici?”
Harry si passò le mani tra i capelli, frustrato per la sua incapacità di ragionare con Sirius. Il padrino era seduto sul letto e lo fissava, in attesa di una risposta. “E i tuoi migliori amici, Hermione e Ron? Se sei così sicuro di Draco, perché non glielo hai ancora detto?”
Harry lo guardò, il volto rosso per la frustrazione. “Lo farò, prima o poi. Ma lo scorso anno era tutto così nuovo. Non puoi capire cosa si prova a... capire di essere gay ed essere terrorizzati che la gente ti odi perché sei diverso. E poi finalmente trovi qualcuno che è come te. E che ricambia quello che provi. Non puoi capire come mi ha fatto sentire questo. Quanto per me sia bello stare con Draco. Non voglio fare qualcosa che rovini tutto.”
Sirius lo fissò con sguardo infuocato. “Posso immaginare cosa si prova, Harry. Ma questo non vuol dire che tu sia nel giusto. Conosco meglio di chiunque altro le conseguenze del riporre fiducia in qualcuno che non lo merita. I tuoi genitori hanno pagato il prezzo per il mio errore. Non voglio che succeda la stessa cosa al loro figlio. Puoi crederci o no, ma so cosa si prova a essere un adolescente e innamorarsi per la prima volta, ed essere convinti che tutto il resto non conti. Ma non con Malfoy. Devi trovare qualcun altro. Non puoi vederlo più, Harry.”
Harry sentì la rabbia e la frustrazione che tratteneva da giorni montare in lui. Avvertì qualcosa strapparsi dentro di sé, al pensiero di essere separato da Draco. “NO, NON LO SO. SONO STUFO MARCIO DI ESSERE DIVERSO. VOGLIO SOLO ESSERE UN NORMALE RAGAZZO CON UN FIDANZATO. PERCHÉ DEVE ESSERE DIVERSO PER ME?”
“Lo sai perché, Harry.” Sirius tenne la voce bassa e osservò Harry che continuava a camminare. “E non ti stai facendo nessun favore fingendo che la tua vita sia come quella di qualunque altro quindicenne.”
“TI SBAGLI, QUANDO SONO CON DRACO È REALE E SOLO PER UN PAIO D’ORE POSSO SMETTERE DI PREOCCUPARMI DI TUTTO IL RESTO.”
Sirius sollevò la mano. “Anche io voglio che per te sia così, Harry. Solo non con Draco Malfoy. Stai commettendo il più grande errore della tua vita.”
Harry si raddrizzò e prese un profondo respiro. Sollevando il mento, disse piano: “Se così fosse, è un mio errore. E di nessun altro.”
 
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Harry arrivò al binario 9 e ¾ con enorme sollievo. Solo quattro settimane prima aveva temuto che non ci avrebbe mai più messo piede. Ora che, finalmente, il primo di settembre era arrivato, ebbe il coraggio di domandarsi se durante l’estate Draco aveva cambiato idea. Se avrebbe ancora voluto vedere Harry. Con un sospiro cacciò via ogni dubbio, lo avrebbe scoperto presto. Si dovette sforzare per non andare in cerca di Draco. Probabilmente non avrebbero avuto modo di parlare faccia a faccia da soli per giorni. Harry si sforzò di concentrarsi sui saluti per Moody, il signor Weasley e Tonks. Sirius, come Felpato, gli appoggiò le zampe grandi come piatti sulle spalle e gli leccò il volto.
Finì per sedersi in uno scompartimento con Ginny, Neville e Luna Lovegood, una Corvonero. Non andò così male (fino allo sfortunato incidente con la piantina di Neville e Cho Chang che lo aveva visto ricoperto di roba viscida). Finalmente, Ron e Hermione si unirono a loro dopo la riunione con i Prefetti, e portarono la notizia che anche Draco era stato nominato Prefetto.
Poi la porta dello scompartimento si aprì e il cuore di Harry per poco non si fermò. Incorniciato dall’ingresso, c’era Draco. Per un momento, Harry permise ai suoi occhi di riempirsi dei cambiamenti che questi due mesi avevano apportato in lui. Sembrava cresciuto di qualche centimetro, aveva i capelli più lunghi che gli si arricciavano sul colletto dell’uniforme. Un’uniforme con attaccata una spilla da Prefetto. Harry alzò lo sguardo verso il volto di Draco, che era tirato nel suo ben collaudato ghigno. Dietro di lui, le tozze facce di Tiger e Goyle si affacciarono nello scompartimento.
“Che cosa vuoi, Malfoy? Non puoi trovarti qualcuno del primo anno a cui dare fastidio?” disse Harry tentando di mantenere il suo aplomb. Purtroppo, il suo corpo non recepì il messaggio e dovette spostarsi a disagio sul sedile quando, sotto lo sguardo freddo di Draco, tutto il sangue gli confluì sotto la cintura. Per fortuna, tutti i presenti nello scompartimento stavano fissando Draco e non lui.
“Un po’ di educazione, Potter, o sarò costretto a metterti in punizione” strascicò Draco. “Sono un Prefetto adesso, ricordatelo. Ho il potere di dare punizioni a chiunque io ritenga necessario.”
Harry dovette trattenere una risata mentre lanciava un’occhiataccia a Draco. “Potrai anche essere un Prefetto, ma resti comunque un idiota. Vattene e lasciaci in pace.”
“Stai attento, Potter. Controllerò ogni tua mossa.” Malfoy si voltò e se ne andò, con Tiger e Goyle che gli ciondolavano dietro. Harry guardò nervosamente Hermione. A giudicare dallo sguardo allarmato che aveva, all’amica non erano sfuggite le parole di Draco. Per fortuna, con Neville e Luna presenti, non poté dire niente.
Harry si alzò, non poteva aspettare un altro minuto per vedere Draco da solo. “Devo andare in bagno.” Velocemente, lasciò lo scompartimento e svoltò nella direzione in cui si era diretto Draco. Arrivato in fondo al vagone, non vide traccia dei Serpeverde. Frustrato, Harry fece per passare nel vagone successivo quando sentì una mano che lo afferrava e lo tirava nell’ultimo scompartimento della carrozza.
Harry non ebbe modo di vedere il suo assalitore, poiché delle labbra aggredirono le sue e sentì le mani che lo avevano afferrato premere contro di lui. Fu spinto contro la parete dello scompartimento e vide solo un lampo di capelli bianchi mentre piegava la testa e si abbandonava al bacio. Harry afferrò la testa di Draco e la attirò a sé, godendo della sensazione dei capelli del ragazzo che gli scivolavano tra le dita. Draco fece scivolare una gamba tra le sue, premendo contro di lui.
“Maledizione, Potter. È passato troppo tempo, cazzo.” Draco gemette mentre spingeva Harry via dalla parete e giù disteso sul sedile dello scompartimento.
“Aspetta, il vetro. Chiunque può guardare dentro e vederci” disse Harry con uno sguardo nervoso verso la porta. Draco ringhiò e lanciò uno sguardo all’entrata. Con due passi la raggiunse, tirò giù la tendina e fece scattare la serratura.
“C’è qualcos’altro che vuoi che faccia? Vuoi che ti imbocchi con delle Cioccorane?” domandò Draco. Harry era disteso contro la seduta imbottita e guardava all’insù verso Draco con uno sguardo a un tempo scioccato e meravigliato che fossero davvero insieme da soli.
“No, mi basti tu.”
Draco si esibì in un perfido sorriso da Serpeverde e in un lampo tornò su Harry. Harry fu contento di non aver ancora indossato la divisa. In questo modo, poteva sentire il calore del corpo di Draco su di sé e ogni centimetro dei loro corpi premuti insieme. Draco abbassò lentamente il volto verso quello di Harry, premendo contro di lui in un lento movimento che andava avanti e indietro contro tutta la lunghezza del suo corpo.
“Ti sono mancato tanto?” scherzò Harry con un lento sorriso contro le labbra di Draco.
“Non riesco a crederci di quanto tempo sia passato. Hai idea di cosa mi ci è voluto per non saltarti addosso e iniziare a strusciarmi davanti a tutti i tuoi amici Grifondoro?” Harry allungò una mano e la passò tra i capelli di Draco, tirandoli indietro bruscamente.
“Capisco perfettamente. Mi stavo chiedendo quanto tempo avrei avuto a disposizione se avessi iniziato a strapazzarti prima che Goyle mi avesse fatto a pezzi.” Passò la mano sul collo di Draco, godendo della sensazione delle loro pelli a contatto.
Draco ringhiò piano e si ritrasse dalla carezza. “Aspetta un attimo. Mi ero quasi dimenticato di quanto sono incavolato con te. Che diavolo stavi cercando di fare? Ti sei quasi fatto espellere! Cosa stavi cercando di farmi?”
“A te? Non ho mai avuto tanta paura in vita mia. Credevo che mi avrebbero portato via la bacchetta, che non ti avrei mai più rivisto, che non sarei mai più tornato a Hogwarts.” Harry si raddrizzò, spingendo Draco a sedergli a cavalcioni. “Cos’hai sentito?”
“Che hai usato la magia e che ti volevano espellere.”
“Non hai sentito niente dei Dissennatori?”
Draco si raddrizzò, facendo leva con le mani per guardare Harry in faccia. “Quali Dissennatori? Di cosa stai parlando?”
“Dissennatori, quel tipo di enormi Dissennatori del cazzo che ti succhiano via l’anima. Hanno attaccato me e mio cugino ed è per quello che ho dovuto usare la magia. Gli ho scagliato contro un Patronus per scacciarli.”
Draco scosse il capo incredulo. “Non ho sentito parlare di Dissennatori. Non capivo come mai avessi usato la magia né come mai ti avessero fatto un processo per un’accusa piccola come quella.”
Harry fece un mezzo sorriso. “Di questo possiamo parlare più tardi. A breve devo tornare allo scompartimento, o verranno a cercarmi. Non sprechiamo questo poco tempo a parlare.”
Draco annuì. “Mi può andare bene.”
 
OOooOOooOOooOO
 
Harry non vide di nuovo Draco fino al primo giorno di lezione, mentre stava camminando per il corridoio con Ron e Hermione, diretto alla classe di Piton. Stavano superando una delle tante nicchie, quando vide Draco appoggiato al muro, apparentemente intento a leggere un libro di testo. Lo superò e si fermò davanti alla porta della classe.
“Che succede Harry?”
“Credo di aver dimenticato il mio libro di Pozioni nella classe di Rüf. Corro a riprenderlo.” Harry si finse scocciato. “Voi intanto entrate e tenetemi un posto. Non possiamo essere tutti in ritardo con Piton.” Senza dar loro la possibilità di replicare, si voltò e tornò indietro lungo il corridoio. Quando si guardò alle spalle, vide con sollievo che i suoi amici erano già entrati nell’aula. Si nascose in una nicchia. Draco era ancora appoggiato al muro.
“Ehi, non vai a Pozioni?” disse Harry, restando a distanza. Sapeva che non potevano rischiare di stare troppo vicini, chiunque passando avrebbe potuto vederli.
Draco annuì. “Ho bisogno di parlarti, di avvertirti. A proposito di Piton.” Harry avvertì un senso di pericolo invaderlo.
“Riguardo cosa?”
“Ha passato la maggior parte dell’estate a elencarmi tutte le ragioni per cui dobbiamo smettere di vederci.”
“Ah, sì? Sirius ha fatto lo stesso.”
Draco annuì. “Gli ho dovuto dire che lo avrei fatto.” Harry lo guardò allarmato. “Ho mentito” aggiunse Draco con fervore. “Tutto quello che mi ha detto ha perfettamente senso, a parte per il fatto che non voglio smettere. Non posso smettere.”
“Quindi che facciamo? Come riusciremo a fargli credere che non siamo più...”
Draco si strinse nelle spalle. “Credo che dovremo stare più attenti. A cominciare dal fatto di non entrare in classe nello stesso momento. Perché non vai tu per primo? Io posso cavarmela con un po’ di ritardo.”
Harry controllò l’ora e annuì. “Domani sera possiamo incontrarci giù?”
Draco sorrise. “Dopo cena?” Harry annuì e si affrettò lungo il corridoio verso la classe.
Aveva già preso posto vicino a Ron, e stava tirando fuori il libro di testo, quando Draco arrivò con calma circa un minuto dopo che la campanella era già suonata. Piton lo guardò entrare ma non disse niente.
“Che palle” commentò Ron. “Se quello fossi stato tu, Piton ci avrebbe già tolto dei punti per il ritardo.”
Senza voltarsi, Piton strascicò: “Meno cinque punti a Grifondoro per aver parlato.” Ron sbuffò indignato e Harry gli mise una mano sul braccio per calmarlo.
“Non ne vale la pena” gli bisbigliò. “Farebbe qualunque cosa pur di toglierci dei punti.”
La cosa peggiore della lezione, fu che erano due ore. Harry cercò di concentrarsi sulla pozione che avrebbe dovuto distillare. Dopo aver sentito la mancanza di Draco per due mesi, non poteva fare a meno di godere anche solo del lusso di poterlo di nuovo guardare attraverso la stanza.
Mentre lanciava occhiate furtive a Draco, pensava a Piton. Sapeva che il professore era nell’Ordine, ma chiaramente era anche stato in contatto con Draco per tutta l’estate. Ma se era nell’Ordine perché gli importava tanto che Draco uscisse con Harry? Ovviamente Piton non poteva rivelare a Draco dell’Ordine. Quindi forse Piton stava solo proteggendo se stesso.
Harry era così distratto che si dimenticò di aggiungere l’ingrediente chiave del Distillato della Pace. Alla fine dell’ora, il professore si avvicinò minacciosamente al suo banco. “Potter, pare che tu abbia perso la capacità di leggere delle semplici istruzioni. Cosa c’è scritto sulla terza riga?”
Harry guardò il suo libro e si rese conto con un gemito che si era dimenticato l’elleboro. Piton sogghignò e con un colpo di bacchetta fece svanire il contenuto del suo calderone. “Nelle Pozioni, come nella vita, Potter faresti meglio a prestare attenzione agli avvertimenti degli altri. Un ingrediente mancante, o una pessima decisione, possono farti uccidere.”
 
OOooOOooOOooOO
 
Harry uscì furioso dall’ufficio della McGranitt. Una settimana di punizione con quell’orribile Umbridge solo per aver detto la verità. E la McGranitt aveva avuto il coraggio di dirgli che d’ora in poi avrebbe dovuto fare di tutto per evitare ulteriori conflitti. La cosa peggiore della punizione era che non sarebbe stato in grado di vedersi con Draco dopo cena. O forse poteva... La punizione non sarebbe dovuta durare più di un paio d’ore. Avrebbe avuto il tempo di andare giù negli spogliatoi e tornare in tempo per il coprifuoco. Ron e Hermione non avrebbero potuto sapere che lui non era stato in punizione per tutto il tempo.
Harry lasciò l’ufficio della Umbridge a mezzanotte passata. Gli faceva male la mano dove quella piuma gli aveva scavato la pelle. Se la accarezzò con l’altra mano mentre camminava nei corridoi poco illuminati. Chi aveva mai sentito parlare di punire qualcuno scrivendo delle frasi per sette ore? E doveva tornarci altre tre volte? Ormai era inutile pensare di andare giù negli spogliatoi. Draco doveva essere andato via già da tanto. Un altro motivo per avercela con la Umbridge.
Il mattino seguente, a Divinazione, Harry avvertì lo sguardo di Draco su di sé quando entrò nella calda e claustrofobica classe della professoressa Cooman. Gli aveva già scritto un messaggio per spiegargli l’accaduto, ma non aveva ancora avuto modo di darglielo di nascosto prima dell’inizio della lezione. Ron aveva occupato un tavolo nella parte opposta della classe.
Finalmente la lezione terminò. Harry si alzò bruscamente e rimise a posto il libro. Guardò verso Draco, che stava ridendo a qualcosa che Zabini gli aveva raccontato mentre uscivano dall’aula. Harry avvertì un lampo di gelosia per la banalità della situazione. Non sarebbe mai stato possibile per lui e Draco camminare in un corridoio e scherzare insieme.
Harry guardò con impazienza verso Ron a cui erano appena caduti tutti i fogli per terra. “Ehi, Ron. Ci vediamo giù, qui fa troppo caldo.”
“Okay, ci vediamo.” Harry si affrettò verso la porta che conduceva alla scala di uscita dalla torre di Divinazione. Draco aveva appena messo le dita sul corrimano e stava per scendere quando Harry li raggiunse. I loro occhi si incontrarono e Draco si fermò. “Ehi, Blaise. Ho dimenticato una cosa. Arrivo subito.” Harry guardò indietro e vide Ron che stava per raggiungerli. Passò velocemente il biglietto a Draco.
“Non ho fatto in tempo. La Umbridge mi ha trattenuto fino a mezzanotte.” Draco si infilò il foglietto di pergamena in tasca proprio mentre Ron oltrepassava la porta. Ron li guardò entrambi.
“Che succede? Cosa vuoi, Malfoy?”
“Solo ricordare a Potter di stare attento. Ora che sono un Prefetto non la passerà più liscia come in passato.”
“Ah, sì?” Ron gli sventolò davanti la sua spilla. “Ricorda ai tuoi Serpeverde che anche io sono un Prefetto. Se infastidirai Harry, sarò felice di ricambiare il favore.”
Draco gli rise in faccia. “Non capisco a cosa stesse pensando Silente quando ti ha fatto Prefetto.” Detto questo, si voltò e scese giù per le scale.
“Che idiota” sbuffò Ron. “Che faccia tosta che ha.”
“Non serve prendersela” disse Harry. “È solo che ci prova gusto a farti incazzare.”
“Forse intendi a farci incazzare? A farci incazzare, entrambi?” chiese Ron.
“Giusto.”
 





 

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Capitolo 13
*** Una buona difesa ***


13. Una buona difesa
 

 
Nota dell’autrice: Mi muoverò in questo quinto libro molto velocemente, visto che le fondamenta le ho già gettate. Nei capitoli che arriveranno ci saranno più dramma e angst.
 
 


Harry camminò lentamente verso l’ufficio della Umbridge. Aveva la nausea all’idea di dover continuare a scrivere quelle frasi. La mano era ancora indolenzita a causa della punizione scontata la notte precedente. Il corridoio era vuoto, tutti erano già nella Sala Grande per la cena. Udì dei passi di corsa dietro di lui e guardò sorpreso Draco che si affrettava per raggiungerlo. Harry si fermò e si voltò nella direzione opposta, per assicurarsi che non stesse arrivando nessuno. Poi si avvicinò svelto a Draco, tirandolo con sé dietro a una nicchia.
“Che ci fai qui?”
“Volevo solo vederti. Come diavolo hai fatto ad avere quattro giorni di punizione il primo giorno di scuola?”
Harry si strinse nelle spalle. Era stanco ed era intimorito all’idea di andare di nuovo nell’ufficio della Umbridge. “Non mi capacitavo delle menzogne che stava dicendo su Voldemort e Cedric. E ha intenzione di insegnare Difesa senza farci mai usare le bacchette in classe!”
Draco scosse il capo. “Non farla incazzare, Harry. Ho sentito delle cose... Non ci si può fidare di lei. Non finire sulla sua lista nera.”
Harry rise. “Mi sa che per quello è un po’ tardi. Era anche al mio processo. È stata una di quelli che ha votato per la mia colpevolezza.”
Draco lo guardò preoccupato. “Quanto pensi che farai tardi stasera?”
“Ieri mi ha tenuto fino a mezzanotte, e devo ancora fare tutti i compiti di ieri e oggi. Non ce la faccio a venire giù.” Harry si guardò intorno. “Devo andare, non posso fare tardi.”
“Dobbiamo trovare un modo per vederci, mi manchi. E smettila di finire in punizione.” Draco gli accarezzo una guancia, poi si affrettò ad andarsene per il corridoio. Harry lo vide sparire dietro a un angolo. Buffo come anche quelle piccole conversazioni rubate riuscissero a farlo sentire meglio. Peccato che fossero così rare. Harry si avviò lentamente verso l’ufficio della Umbridge. Era anche peggio della sera precedente. La mano, già indolenzita, gli bruciava e dovette stringere i denti per non lasciarsi sfuggire nemmeno un fiato. Era deciso a non darle la soddisfazione di sapere che provava dolore.
Era mezzanotte passata quando la donna lo lasciò finalmente andare. I corridoi erano vuoti mentre tornava esausto verso la torre di Grifondoro. Quando entrò nella sala comune, fu sollevato nel vedere che tutti erano già andati a dormire. Non poteva sopportare l’idea di dover parlare con qualcuno. Gli ci volle fino alle due di notte per finire il tema di Pozioni sulle pietre di luna. La mano gli faceva talmente male alla fine che scrivere fu un’impresa.
Il giorno seguente, a lezione di Pozioni, riuscì a malapena a tenere gli occhi aperti. Se Ron non lo gli avesse dato gomitate di continuo, si sarebbe addormentato sul banco. Piton lo guardò male per tutto il tempo e sottrasse dieci punti a Grifondoro quando non fu in grado di rispondere a una domanda sull’elleboro.
Finalmente la lezione terminò e, alzandosi, vide Draco che stava raccogliendo le sue cose con calma. Harry si voltò verso Ron e disse, un po’ più ad alta voce del necessario: “Ho bisogno di fare qualcosa per svegliarmi. Credo che salterò il pranzo e farò una passeggiata intorno al lago.”
“Vuoi che venga con te?” chiese l’amico, un po’ riluttante. Harry rise, Ron odiava saltare i pasti, qualunque fosse la ragione.
“No, tu vai. Se mi prendi un sandwich lo mangio dopo mentre andiamo a Cura delle Creature Magiche.”
Harry lanciò uno sguardo fugace in direzione di Draco per assicurarsi che avesse sentito tutto e ricevette un cenno in risposta. Si affrettò su per le scale e poi fuori, nella brillante luce di quel giorno di settembre. Fuori c’erano anche altri studenti a godersi il sole, ma Harry li oltrepassò velocemente, facendo il giro attorno al lago. Con la coda dell’occhio, riusciva a vedere Draco che percorreva il sentiero che circondava il lago sul lato opposto. Harry canticchiò eccitato e si dovette sforzare per tenere un passo lento, invece di iniziare a correre.
Arrivato agli alberi, abbandonò il sentiero e si diresse di nascosto verso l’enorme ippocastano. Si appoggiò al tronco e osservò Draco che gli si avvicinava lungo il sentierino. Per l’ennesima volta, invidiò il modo in cui riusciva a far sembrare qualunque movimento così elegante e armonioso. Harry si era sempre sentito goffo nel proprio corpo, scattoso e incespicante.
Draco gli si avvicinò e sorrise vedendo che Harry lo stava aspettando. “Ti ho portato un sandwich. Conoscendo Weasley, probabilmente si mangerà la metà di qualunque cosa ti porterà.” Harry rise, perché sapeva che aveva ragione. Prese il panino e si sedette di fianco all’albero.
“Come è andata con la Umbridge ieri sera?”
“Bene. Non ci siamo rivolti parola, ho solo scritto.” Harry non voleva raccontargli di cosa succedeva effettivamente durante quelle punizioni. Mandò giù un po’ di sandwich. “Non ti siedi?” Harry indicò di fianco a lui. Draco guardò con disappunto la terra, ma fece spallucce e si mise giù.
“Questo fine settimana ce la fai a liberarti?” domandò Draco.
Harry posò il panino e allungò la mano per prendere quella di Draco. “Vorrei. Ci proverò. Ho gli allenamenti di Quidditch e devo rimettermi in pari con i compiti. Con la Umbridge che mi trattiene fino a tardi, sono riuscito a farne pochissimi.”
Draco annuì. “Forse posso aiutarti con quelli. Se i tuoi cani da guardia ti mollano un po’, ovviamente.” Draco gli accarezzò il dorso delle mani e Harry, trasalendo, provò a ritirare indietro una delle due. Draco lo guardò confuso e non mollò la presa. “Che diavolo è quello?” Sotto al sole, i segni rossi sul dorso della mano di Harry erano chiaramente visibili. Harry provò di nuovo a riprendersi la mano. “Sembrano delle lettere, come te le sei fatte?”
“Umbridge. Punizione. Ha una specie di piuma demoniaca che ti fa scrivere con il tuo stesso sangue.”
Draco lo guardò inorridito. “Vuoi dire...”
“Sì. Per due giorni ho scritto frasi sulla mia stessa mano. Posso riaverla per favore?” Harry non aveva avuto intenzione di rispondergli male, ma era così maledettamente esausto. Draco non gli diede retta, tenendo ferma la mano di Harry, fissando le cicatrici che avevano iniziato a formarsi.
“Questo non è giusto.” Draco seguì piano con il dito le linee delle cicatrici ancora tenere e Harry cercò di non trasalire.
“E da quando quello che mi succede lo è?” domandò Harry con una risata amara.
“Ma Harry, la tua mano...”
“Sto bene. Solo altre due notti e sarà tutto finito.”
Draco sembrava sul punto di controbattere. Harry lo afferrò per il mento e gli voltò il viso per baciarlo dolcemente. “Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per i disegni di quest’estate.” Draco arrossì e distolse lo sguardo. Harry rise sotto i baffi e baciò Draco sul lato del collo.
“Mi hanno tenuto sano di mente. Tutto quello a cui riuscivo a pensare, era che dovevo tornare da te.” Harry esitò, incerto se chiedere o meno. “Com’è stata la tua estate? A parte Piton.”
Draco guardò per terra. “Diciamo che sarebbe potuta andare peggio. In realtà, si sono praticamente dimenticati della mia presenza in casa. Sono rimasto nella mia stanza, fuori dai piedi e loro... beh, c’era un sacco di gente che andava e veniva.”
“C’era... ehm, c’era anche Voldemort-” domandò esitante Harry.
Draco raccolse un sasso e lo lanciò nel bosco. “Probabilmente è meglio se non me lo chiedi...”
Harry annuì. Pensava di conoscere la risposta e se Draco l’avesse confermato sarebbe stato tutto più reale e strano. Guardò il panino, lo raccolse e lo lanciò verso il bosco.
“Non mangi?” chiese Draco.
“All’improvviso non ho più fame” rispose cupo Harry.
“Ascolta, siamo tornati a scuola. Qui siamo al sicuro e qualunque cosa stiano facendo, non ci riguarda direttamente” disse Draco.
Harry esitò. Gli ultimi quattro anni gli avevano insegnato che Voldemort era in grado di superare le protezioni della scuola e non importava quante precauzioni adottassero. Si alzò e si tolse la terra dai vestiti. “Dobbiamo andare. Il pranzo è quasi finito. C’è Cura delle Creature Magiche.”
“Vai tu per primo. Io arrivo quando la via sarà libera.”
 
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Draco alzò lo sguardo sorpreso quando Harry entrò negli spogliatoi. Si alzò e lo raggiunse. “Pensavo che avessi gli allenamenti di Quidditch.”
“Fred è stato colpito da un bolide, quindi Angelina ha deciso di smettere prima. Ho detto a Ron che sarei andato in Biblioteca.” Harry si guardò intorno sorridendo. Erano passati quasi tre mesi dall’ultima volta che era stato lì e tutto aveva esattamente lo stesso aspetto. Il giradischi era fuori dall’armadio e la pila di dischi babbani gli torreggiava accanto.
Draco annuì e osservò Harry che passeggiava per la stanza. Harry non sapeva perché si sentisse tanto nervoso. Erano successe un sacco di cose dall’ultima volta che era stato laggiù. Draco lo raggiunse e lo attirò in un leggero abbraccio, con le braccia che gli circondavano la vita. Harry sospirò al tocco e allungò una mano per accarezzare la guancia di Draco. Era come tornare a casa, essere di nuovo tra le sue braccia.
“A te come sono andate le cose?”
“Non male quanto a te” disse Draco facendo spallucce. “Ti rendi conto che la Umbridge ce l’ha proprio con te.”
Harry annuì. “E anche Piton.”
“Piton non-”
“Mi ha dato tutte D agli ultimi due temi e ha fatto svanire due delle mie ultime tre pozioni dal calderone” spiegò amaramente. “Ho la sensazione che la sua faida nei miei confronti sia diventata ancora più personale. Prima non gli piacevo e basta. Ora sono sicuro che mi odi.”
“Dobbiamo escogitare qualcosa che lo convinca che abbiamo litigato. Che ci siamo lasciati” borbottò Draco. “Gli ho detto che la settimana scorsa non ci siamo visti a causa delle tue punizioni e dei tuoi compiti arretrati.”
“E lui cosa ha detto?”
Draco sbuffò e, nella sua miglior imitazione di Piton, disse: “Non rimandare Draco. Prima chiudi con Potter, prima saremo tutti al sicuro.”
“Che intendeva dire con questo? Ha minacciato anche me in classe: ‘una pessima decisione può farti uccidere’, cosa dovrebbe significare?” esclamò. “In che modo lo riguarda quello che c’è tra me e te?”
“Non lo so” disse Draco con una risata. “Ma quest’estate ha parlato solo di questo, mi ha fatto diventare matto. Ecco perché alla fine mi sono arreso e gli ho detto che avrei smesso di vederti.”
“Quindi come lo convinciamo?” chiese Harry. “Non è come se fossimo sempre insieme. Lassù litighiamo in continuazione. Che cosa lo convincerà che le cose sono cambiate?”
Draco si strinse nelle spalle. “Ci ho pensato. A pranzo ci sediamo sempre in modo da poterci vedere. E se io mi sedessi dandoti le spalle e tu sembrassi arrabbiato per questa cosa? E poi un litigio, un vero litigio. Dobbiamo averne uno grosso.”
Harry fece una smorfia. “Odio doverti colpire per davvero.”
“Lo dovrai fare. E dovrai essere tu a cominciare, così sembrerà che io ho rotto con te e questo ti ha fatto incazzare. È l’unica cosa a cui crederà.”
Harry annuì. “Già, suppongo che tu abbia ragione.”
“Ti bacerò ogni livido per non farti più sentire il dolore.” Draco sorrise, attirando Harry a sé.
Harry rise. “Questo potrebbe essere interessante...”
“L’unica di cui mi preoccupo è la Umbridge. Piton si arrabbierà ma non proverà a espellerti. Ma lei vuole buttarti fuori. Le proverà tutte pur di espellerti.”
“Lo vedi come ci fa lezione? A cosa serve una classe di Difesa Contro le Arti Oscure che non insegna nessuna difesa?”
Draco concordò con una smorfia. “Preferirei riavere Raptor al posto suo. Come faremo a prepararci per i G.U.F.O. con lei come insegnante?”
Harry rabbrividì al ricordo di Raptor. Esitò. “Noi, beh, Ron e Hermione ne hanno discusso. Hermione mi ha chiesto se io fossi disposto a... dare lezioni di difesa.”
Dracò sollevò un sopracciglio. “A chi?”
Harry fece spallucce. “Grifondoro, compagni di classe, credo. Le ho detto di no.”
“Credo che dovresti farlo.”
Harry lo guardò sorpreso. “Ah, sì?”
Draco annuì, circondando Harry con le sue braccia e tirandolo più vicino. “Sappiamo entrambi che stanno succedendo delle cose che non possiamo controllare. Il miglior modo per prepararsi è imparare il più possibile adesso. Sei un insegnante nato. Ne sai di difesa più della maggior parte di noi. Dovresti insegnare anche ad altri.”
“Okay, allora ci penserò. Hermione voleva organizzare un incontro, per vedere chi fosse interessato.”
“Una cosa, però, Harry. Non farti scoprire.” La faccia di Draco era seria. Mise le mani sulla nuca di Harry e lo guardò con solennità. Harry arrossì e annuì.
“C’è qualcosa che devo dirti.” Draco si spostò a disagio. “La Umbridge è venuta da me e altri Serpeverde.”
“Davvero? Per cosa?”
“Vuole che facciamo le spie per lei.”
“Lei COSA?!” Harry lo guardò incredulo. “Che cosa le hai detto?”
“Cosa credi?” Draco si rabbuiò. “Se mi fossi rifiutato l’avrebbe capito che c’era qualcosa sotto. Ho pensato che potrei aiutarti a rimanere fuori dai guai se lei pensa che sono dalla sua parte. E poi, potrei scoprire di più su quello che sta tramando e te lo verrei a riferire.”
Harry lo guardò. “Sarebbe una cosa molto utile. Se darò quelle lezioni mi tornerebbe comodo sapere che tipo di pattuglie ha in mente di metter su e altro.”
Draco annuì. “Ora stai ragionando come un Serpeverde.” Harry sorrise e lo circondò con le braccia. “Quando devi tornare su?”
“Presto. Troppo presto” Harry brontolò. “Ho detto a Ron che sarei andato un attimo in Biblioteca per un libro. E quindi dovrò tornare indietro con uno.”
“Vuoi dire che abbiamo appena sprecato la nostra prima volta qui sotto da soli a parlare?” Draco aveva uno sguardo imbronciato stampato in faccia. “Non abbiamo nemmeno avuto modo di testare il mio regalo di compleanno per vedere se funziona sempre.” Lanciarono un’occhiata alla panchina che era stata spinta contro il muro, le protezioni in pelle del Quidditch ancora impilate lì sopra.
Harry gemette e indietreggiò mentre Draco tentava di attirarlo a sé. “Non c’è tempo. Questo fine settimana, lo prometto.”
Draco sorrise e non lo lasciò andare. “Programmiamo il litigio per domani, quindi?”
“Co-oh, sì, può andare. Prima o dopo le lezioni?”
“Dopo. Distilleremo le Pozioni Rinforzanti. Voglio essere sicuro di riuscire a concentrarmi come si deve per fare le dosi giuste. Probabilmente ce le ritroveremo agli esami.” Harry scosse il capo davanti a tanto pragmatismo.
“Okay, tu mi ignori a colazione, io mi incazzo e ti guardo male a lezione, e poi mi stufo e attacco briga mentre ce ne stiamo andando.” Harry annuì. “Spero che funzioni, non voglio dover litigare con te tutte le settimane.”
“Un’altra cosa.” Draco guardò in basso le loro mani intrecciate. “Domani i Serpeverde verranno agli allenamenti di Quidditch.”
“Cosa?! Ma è il turno di Grifondoro per usare il campo!”
“Lo so, lo so. Ma lo sai che chiunque può presentarsi e assistere. Hanno intenzione di mettere in difficoltà Weasley.”
“Quale- intendi Ron?” Harry lo guardò. “No, non fatelo. È già abbastanza nervoso di suo. Se voi lo massacrate, giocherà malissimo.”
“Cosa pensi che sarebbe peggio? Metterlo in difficoltà durante un allenamento o massacrarlo durante la prima partita? Meglio che si abitui il prima possibile.”
Harry scosse il capo. “Non mi piace.”
“Beh, è già deciso. Non credo di poterli fermare...”
“E la tua partecipazione renderebbe Piton e gli altri Serpeverde meno sospettosi” ammise Harry controvoglia.
“Esatto.”
“Okay, se proprio devi. Ma per la cronaca: odio tutto questo.”
 
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Harry sollevò lo sguardo dal libro di Pozioni mentre Draco entrava negli spogliatoi dall’entrata della torre. Draco non si aspettava di trovarlo lì e si fermò di colpo quando lo vide seduto alla scrivania. Non si erano più rivisti dopo il litigio fuori dalla classe di Piton di due giorni prima. Harry fu contento di notare che i lividi sul volto di Draco erano già sbiaditi, o erano stati guariti da qualcuno. Hermione aveva insistito per guarirgli l’occhio nero, ma lui non aveva voluto.
“Ahi.” Draco allungò una mano e sfiorò con delicatezza l’occhio nero di Harry. “Come mai non te lo sei fatto sistemare?”
Harry fece spallucce. “Beh, avevi promesso di baciarmi i lividi per non farmi sentire il dolore...” Draco rise e con cautela posò un bacio proprio sotto l’occhio destro. “In realtà ho pensato che vedermi in queste condizioni a causa tua, avrebbe reso Piton più contento per un paio di giorni.”
Draco scosse il capo. “Buona idea, suppongo. Era da due giorni che volevo chiederti perché non ti eri fatto guarire. Detesto non poterti parlare quando vorrei. Come hai fatto a sgattaiolare via stasera?”
“Il fratello di Ron gli ha inviato una lettera davvero impudente su di me. Ero scocciato, così ho lasciato la torre. Questo era l’unico posto in cui volevo essere. Sperando che tu ti facessi vivo.”
“Cosa intendi con ‘impudente’?”
“Solo roba tipica di quello stupido di Percy su quanto io sia pericoloso. Di quanto Silente sia pericoloso. E di come Ron non dovrebbe essermi amico.” Harry fece una smorfia. “Ron si è arrabbiato tantissimo con il fratello, ma ho pensato comunque di filare via.”
“Percy possiede informazioni da dentro il Ministero.”
“Beh, il Ministero ha dimostrato di non essere esattamente dalla mia parte in questo periodo. E di certo io non sono dalla loro. Non hanno nemmeno intenzione di riconoscere che Voldemort è tornato!”
“Beh, sfortunatamente per noi, noi non abbiamo bisogno che siano loro a dircelo.”
“Già... Beh, ora devo terminare questi temi per Piton.”
“Ma non ha assegnato nessun tema a lezione.”
“Non a te o a chiunque altro” borbottò Harry. “È la mia punizione per il litigio. Devo scrivere un saggio di sessanta centimetri per ogni ingrediente presente del Distillato della Pace.”
“Sessanta centimetri per ciascun ingrediente?” Draco scosse il capo. “Ti ci vorranno giorni.”
“Beh, lui me ne ha concessi solo tre per farli tutti” disse Harry. “Ne ho già terminati due, ora me ne mancano altri tre.”
“Due di quelli che ti mancano te li faccio io, e poi li riscrivi nella tua calligrafia.” Draco si accomodò e tirò fuori il libro. “Non è giusto che venga punito solo tu per quel litigio.”
Harry si strinse nelle spalle. “Di certo non assegnerà mai del lavoro extra a te. Soprattutto visto che di certo è contento che tu gli abbia dato retta, o almeno che lui creda che tu l’abbia fatto. Pensi che abbia funzionato?”
Draco fece spallucce. “Parrebbe di sì. Mi ha detto che ho fatto una ‘scelta saggia’. Mi uccide non poterti nemmeno più guardare. Adoro il modo in cui ti mordi le labbra mentre stai cercando di non scazzare la pozione su cui stai lavorando.”
Harry rise e diede una scrollata di spalle. “Quindi praticamente sempre. Pare che io le scazzi sempre. Comunque, si tratta solo di una lezione. Nelle altre possiamo-”
“Credo che dovremmo essere cauti in ogni lezione” lo interruppe Draco. “Ieri, a Cura delle Creature magiche, Blaise e Pansy ci stavano osservando in maniera strana.”
Harry si morse il labbro. “Hanno detto qualcosa?” Draco sorrise e gli accarezzò le labbra con un dito. Harry glielo mordicchiò piano.
Draco sorrise mentre passava la mano tra i capelli di Harry. “Hanno solo insinuato che la mia opinione sui Grifondoro stesse cambiando, visto che, parole loro, pareva che io ti stessi adocchiando con desiderio.”
“Anche Hermione sospetta” ammise Harry. “È difficile che le sfugga qualcosa. Ha anche fatto qualche commento sul fatto che ti stavo prestando un po’ troppa attenzione.”
“Beh, sai qual è la soluzione?” domandò Draco con un sorriso.
“Più litigi?” Draco scosse il capo lentamente. “Meno sguardi lascivi?”
Draco si strinse nelle spalle. “Beh, forse meno sguardi desiderosi, ma stavo pensando più a sfogarci quando ne abbiamo l’occasione.” Allungò una mano e tirò a sé la sedia di Harry.
Harry rise e scacciò la mano di Draco. “E come glielo spiego a Piton che non ho terminato i suoi stupidi temi? Aiutami a finirli, e poi potremo sfogarci quanto vogliamo.”
 
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L’esaltazione che Harry provò dopo l’incontro alla Testa di Porco, svanì quando si diffuse la voce che era stato emanato il decreto didattico numero ventiquattro. Lui, Ron e Hermione, discussero a lungo se continuare o meno con gli incontri. Fu solo quando Dobby gli raccontò della Stanza delle Necessità che capì che forse, dopotutto, era possibile. Era intenzionato a correre il rischio.
“Lo faremo” disse Harry nervoso, mentre giaceva disteso al fianco di Draco sul divano di pelle verde.
“Farete cosa?” mormorò lui mentre gli sbottonava la camicia.
“Le lezioni di difesa. Domani abbiamo il primo incontro.” Draco si fermò e lo fissò.
“Sei sicuro di voler rischiare?”
Harry lo guardò un po’ infastidito. “Sei stato tu a dirmi che avrei dovuto farlo!”
“Sì, l’ho fatto. Ma quello era prima che la Umbridge vietasse tutti i gruppi scolastici. Se ti scopre-”
“Allora dobbiamo solo assicurarci che non ci scopra. Ed è qui che entri in gioco tu. Domani notte sei di pattuglia?”
Draco annuì. “Domani sera tocca a me e Goyle.”
“Bene. Assicurati di stare alla larga dal settimo piano, okay?”
“Dove vi incontrerete?”
“Un elfo domestico mi ha parlato di una stanza speciale. Pare che si trasformi in qualunque tipo di stanza ti serva.”
Gli occhi di Draco si illuminarono. “Qualunque tipo?”
Harry rise e gli accarezzò la schiena con le dita leggere. “Mh-hm.”
“Dobbiamo investigare, non trovi?”
“Beh, domani la proveremo. Se può trasformarsi in una classe di difesa, chi lo sa cos’altro può creare.”
 
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“Ehi, Sfregiato.”
Harry gemette e guardò in fondo al corridoio. Draco era in piedi davanti all’ingresso. “Che vuoi, Malfoy?”
“Mi stavo solo domandando come pensi di passare i tuoi G.U.F.O. con un rendimento come quello di oggi a Trasfigurazione. Quanto ti ci è voluto, cinque tentativi, prima di trasformare quel topo in un cappello?”
“E a te che te ne frega di quanto mi ci è voluto?”
“Ero solo curioso di sapere quali fosse i tuoi piani una volta che ti avranno bocciato, Potter.”
“Levati di torno, Malfoy.” Harry lo superò e imboccò le scale. Controllò l’ora, aveva ancora tempo in abbondanza per andare a incontrare Draco al quinto piano prima di andare agli allenamenti di Quidditch. Tornò velocemente indietro per le scale e scese fino al corridoio del quinto piano, dove c’era il loro consueto nascondiglio segreto dietro alla statua di un enorme drago.
Draco arrivò pochi minuti dopo. “Dobbiamo trovare un modo diverso per darci gli appuntamenti. Ho esaurito qualunque insulto mi sia mai venuto in mente che contenesse dei numeri.” Stava in piedi dall’altra parte dell’alcova nascosta. C’era sempre la possibilità che qualcuno passasse e sbirciasse dentro.
Harry annuì. “Sono d’accordo. Un anno fa era sembrata una buona idea, ma ora è diventato troppo difficile. Ci faremo venire in mente qualcosa. Che c’è che non va?”
“Volevo solo sapere come era andato il tuo incontro dell’altra notte.”
“Bene! Molto bene. La stanza è perfetta e più di venticinque persone hanno aderito. E sono stato molto contento dei risultati ottenuti da tutti.”
“La Umbridge sapeva che c’era qualcosa sotto. Quando avete finito c’era troppa gente che tornava verso i dormitori e lei ha sospettato che vi siate incontrati. D’ora in poi dovrai scaglionare gli arrivi e le partenze di tutti.”
“Un po’ l’ho fatto, erano tutti in gruppi di due o tre” disse Harry.
Draco scosse il capo. “Sfalsa di più gli orari in cui se ne vanno e fai in modo che più gente si muova in solitaria. Non tutti a Hogwarts camminano in gruppi di tre.”
“Okay, la prossima volta lo farò. Ci troviamo di nuovo mercoledì prossimo.”
“Mi assicurerò di essere di pattuglia. Stai molto attento, Harry.” La faccia di Draco era seria. “Non voglio che ti scopra.”
“Non succederà” disse Harry con un sorriso. Si sporse dalla nicchia e vide che fuori non c’era nessuno. Si avvicinò a Draco e lo circondò con le braccia. “Grazie, perché ti preoccupi per me.”
“Non sono preoccupato per te” strascicò lui mentre circondava la vita di Harry a sua volta. “Sto solo pensando a me stesso. Hai idea di come starei se tu venissi espulso?”
“Beh, tra gli incontri dell’ES e gli allenamenti di Quidditch non avrò molto tempo libero da passare giù negli spogliatoi.”
Draco annuì. “Mancano solo due settimane alla nostra partita. Sei pronto?”
Harry sogghignò. “Più che pronto. È passato troppo tempo da quando l’anno scorso sgattaiolavamo fuori per giocare insieme di notte.”
“Non avere quell’aria così sicura di te, Potter. L’ultima volta sei riuscito a prendere il boccino solo perché non sono stato abbastanza stupido da volare contro una cazzo di nave.”
“Purché funzioni... Ora devo andare. Qualche idea su come possa fare per dirti se riesco o no a venire giù da te?”
Draco si strinse nelle spalle. “Se non ho gli allenamenti, in genere studio quasi sempre lì di notte. Se riesci a liberarti, vieni e basta.”
 
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Harry terminò il tema e lo consegnò a Hermione. Lei lo scorse rapidamente e fece un paio di correzioni, poi glielo restituì. “Devo dire che quest’anno i tuoi temi sono molto migliorati, Harry. Ti stai impegnando tanto.”
Harry sorrise. “Forse perché abbiamo talmente tanti compiti che non posso più temporeggiare.”
Tra sé e sé pensò che, molto più verosimilmente, era perché sapeva che prima avesse finito, prima avrebbe potuto sgattaiolare via per raggiungere Draco. “Quello era il mio ultimo compito, credo che andrò giù nelle cucine per salutare Dobby e prendere qualcosa da mangiare.”
Hermione annuì e Ron gemette. Harry sapeva che al suo amico mancavano ancora due saggi da fare prima di finire. Quindi Hermione non gli avrebbe mai permesso di fare un salto giù in cucina per prendere uno snack.
Si affrettò verso il passaggio che conduceva alla cucina. Per fortuna, Dobby lo vide subito e lo raggiunse. “Harry Potter! Che onore! Cosa vuole mangiare Harry Potter?”
“Ciao Dobby, mi chiedevo se fossero avanzati dei dolci dalla cena.” Harry si guardò attorno nervoso. Come aveva sperato, la maggiora parte degli elfi domestici aveva già finito di rimettere a posto e la cucina era pressoché vuota. Dobby tornò con un vassoio pieno di dolci e gli occhi di Harry si illuminarono a quella vista.
“È perfetto, Dobby! Hai anche un paio di forchette?” Dobby schioccò le dita e sul piatto apparvero due forchette.
“Qualunque cosa per Harry Potter.”
“Dobby, prenderò quell’altra uscita. Non dirlo a nessuno, okay?”
“Harry Potter può fidarsi di Dobby!” L’elfo si coprì gli occhi e Harry si affrettò verso l’arco che portava agli spogliatoi.
Draco era seduto alla scrivania. Alzò lo sguardo spaventato quando lo sentì attraversare la stanza. “Che ci fai qui?”
Harry rise. “Non sono più il benvenuto?” Posò il vassoio coperto sul tavolo e raggiunse Draco. Sedendoglisi a cavalcioni, si accomodò sulle sue gambe, faccia a faccia. Prendendogli il volto tra le mani, lo baciò intensamente.
Draco lo circondò con le sue braccia. “Sei assolutamente il benvenuto. Soprattutto visto che sento odore di cioccolato. Per favore, dimmi che c’è del cioccolato su quel vassoio.” Harry rise e si voltò di lato per avvicinare il vassoio.
“Ho pensato che un po’ di dolci ti avrebbero fatto comodo per rinforzarti in vista della partita di domani.” Harry raccolse un piatto e, con un sorriso, prese una forchettata e la porse a Draco. “Quanto ti ci va il cioccolato?”
“Farei qualunque cosa” gli occhi di Draco fissavano la forchetta piena di cioccolato appiccicoso. “Qual è il tuo prezzo?”
Harry si strusciò contro l’inguine di Draco. “È molto alto. Potresti dover prendere in considerazione un pagamento a rate.” Draco allungò un braccio e afferrò il polso di Harry, forzandolo a dirigere la forchetta nella sua bocca.
“Dammi questo dolce e ti farò un pompino tutti i giorni fino alla fine dell’anno scolastico.”
Harry rise. “E io che pensavo fosse difficile negoziare con un Serpeverde...” disse passandogli tutto il piatto. Harry smise di parlare mentre osservava la prossima mossa di Draco. Draco lo guardò negli occhi con un sorriso pigro. Non interruppe mai il contatto visivo mentre affondava due dita nella mousse.
Portando le dita alla bocca, leccò via piano il cioccolato, con la lingua che percorreva la lunghezza di un dito prima di dedicarsi a leccare il secondo. Harry spalancò la bocca e gemette quando Draco allungò di nuovo le dita verso il piatto per un altro pieno di cioccolato. Draco sorrise e tenne le dita di fronte alla bocca di Harry e questo si piegò entusiasta a leccare via il cioccolato. Afferrò la mano di Draco e la tenne ferma mentre con la lingua ripuliva ogni singola goccia di cioccolato dalle dita.
“Il segreto per negoziare con un Serpeverde, Potter, è sapere quando ti trovi in una situazione in cui vinci in ogni caso. Non importa che prezzo avresti fissato, sapevo che avrei vinto comunque” strascicò Draco e attirò Harry a sé.
 
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Harry era disteso sul divano di pelle verde, le braccia incrociate a coprire il volto. Non aveva idea se Draco avrebbe osato scendere laggiù, una volta accortosi che Harry non era a cena. Non era nemmeno tanto sicuro di volerlo vedere. Riusciva ancora a sentire nelle orecchie le orribili parole di Draco là fuori sul campo. Il minuto prima stavano gareggiando per il boccino, il minuto dopo stava affondando un pugno nello stomaco di Draco, col desiderio di causargli tanto dolore quanto le sue parole avevano fatto con lui.
Bandito a vita dal Quidditch. L’anno scorso era stato arduo immaginarsi pochi mesi senza giocare, e ora avrebbe dovuto stare senza per una vita intera.
Attraverso la quiete degli spogliatoi, udì dei passi che superarono gli armadietti e si fermarono sulla porta della stanza. Attese, senza degnarsi di girare la testa, e dopo una lunga pausa Draco fece il giro della scrivania e si inginocchiò sul pavimento vicino al divano. Harry lo sentì prendere un profondo respiro e iniziare a dire: “Mi dis-”
Harry lo interruppe, senza nemmeno tirarsi su e senza rimuovere le braccia che gli coprivano il volto. “Non farlo. Non azzardarti a chiedere scusa.”
Draco si fermò. Harry poteva sentirlo che cambiava posizione irrequieto. Era contento che Draco non avesse tentato di sedergli accanto né avesse provato a toccarlo. “Cosa vuoi che dica?”
“Niente. Non ti affannare a dire niente” sospirò Harry. “Non voglio sentire giustificazioni.”
“Vuoi che me ne vada?” chiese Draco con voce piatta. Harry sapeva che, se lo avesse guardato, avrebbe visto la maschera da Malfoy, che rifiutava di mostrare qualunque tipo di emozione. Si lasciò sfuggire una breve risata amara.
“Sono rimasto qui sotto nell’ultima mezzora tentando di decidere se volevo che tu ti facessi vivo oppure no.”
“E cos’hai deciso?”
“Che mi manca Cedric.” Harry udì Draco inspirare bruscamente. “Non in quel senso, stupido idiota. Mi manca il modo in cui parlare con lui aiutasse sempre. Situazioni che sembravano impossibili da sbrogliare, una volta finito di parlare con lui diventavano possibili.”
Sentì Draco che cambiava posizione e si sedeva sul pavimento. Si appoggiò al divano, accanto alla testa di Harry. Harry allungò una mano e lasciò cadere sulle gambe di Draco il boccino. “Tieni. Era questo il problema, no? È per questo che ti sei arrabbiato tanto.”
“Non so perché l’ho fatto...” la voce di Draco era poco più di un bisbiglio. “Stavamo perdendo, poi c’erano quei cori e tu che prendevi il boccino. Le parole hanno iniziato a scapparmi fuori dalla bocca e non sono riuscito a fermarle.”
“Non sei riuscito a fermarle? Queste sono CAZZATE.” Harry scattò in piedi dal divano. Draco si affrettò a imitarlo. “ERI INCAZZATO E DESIDERAVI DIRLE QUELLE COSE.”
“NO, NON È VERO, NON LE PENSAVO DAVVERO!” Draco urlò di rimando. Stavano in piedi a fissarsi, l’uno di fronte all’altro, a pochi centimetri di distanza, con gli occhi che mandavano lampi. Harry dovette trattenersi per non colpirlo. Allungò una mano e raccolse il boccino dal pavimento. Poi lo schiaffò in mano a Draco e lo costrinse a chiudere le dita intorno alla pallina dorata.
“Poteva facilmente essere la tua mano ad afferrare il boccino, invece della mia. Eri solo un secondo dietro a me. Ma l’ho preso io. E la mia ricompensa? Un bolide che mi centra dritto nella schiena, il mio ragazzo che insulta mia madre morta e un allontanamento a vita dal Quidditch.”
“Io- Cosa? Che vuol dire allontanamento a vita?”
“Non hai saputo?” Harry lo guardò incredulo. “Di sicuro tutti i Serpeverde staranno festeggiando contenti. George, Fred e io. Tutti e tre banditi. Grazie a quel maledette Inquisitore Supremo.”
“Non sono tornato nel dormitorio. Sono stato fuori a camminare, per schiarirmi le idee su cosa dirti.”
“E cosa ti è venuto in mente?” Harry si allontanò da Draco e iniziò a scorrere i vinili sulla scrivania.
“Non molto, a parte scusarmi e umiliarmi. Poi ho capito che niente di quello che avrei potuto dire avrebbe posto rimedio a quello che avevo fatto.” Draco lo raggiunse da dietro e, con cautela, gli poggiò le mani sulle spalle. Harry tremò ma non lo allontanò. “Sono mortificato Harry, più che mortificato.”
Harry parlò sottovoce, tanto che Draco lo udì a malapena: “Anche a me dispiace. Mi dispiace che ogni settimana rischio tantissimo solo per venire quaggiù di nascosto per passare un’ora o due da solo con te. Mi dispiace perché sono costretto a mentire ai miei migliori amici e non posso raccontargli di te. Mi dispiace perché so che ti perdonerò e tutto sarà sistemato fino al prossimo incidente. E soprattutto, mi dispiace perché non importa quante volte io dica a me stesso che ormai il rischio non ne vale più la pena, ti amo e non posso pensare di smettere di stare con te.”
Ci fu un singhiozzo nel respiro di Draco e le mani che teneva sulle spalle di Harry strinsero la presa. Tentò di voltarlo, ma Harry oppose resistenza. “Harry... per favore, girati.”
Harry si strinse nelle spalle e poi, lentamente, si voltò per fronteggiare Draco, appoggiandosi alla scrivania. Guardò Draco con aria insolente. Gli occhi grigi lo fissavano solenni. La pelle pallida del volto di Draco era disturbata solo nel punto in cui stava iniziando a formarsi un livido, proprio dove Harry lo aveva colpito. Con dita tremanti, Harry allungò una mano per tracciarne il contorno sulla guancia. Draco mise la sua mano sopra a quella di Harry e gli voltò il capo in modo da potergli baciare il palmo. Poi afferrò piano entrambe le mani di Harry e le tenne tra loro.
“Io sono dispiaciuto. Mi dispiace per essermi arrabbiato con te solo perché hai preso il boccino. Mi dispiace per la gelosia che provo per la tua bravura come Cercatore. Mi dispiace perché mi sono fatto sopraffare dal mio brutto carattere e ho detto cose che non pensavo e che non avrei dovuto dire. Mi dispiace che le mie parole ti abbiano ferito tanto. Mi dispiace che...” Draco prese un profondo respiro e lo guardò negli occhi. “Mi dispiace che non potrai più giocare a Quidditch a causa mia. E soprattutto, mi dispiace perché ti amo e non so cosa fare per rimediare a tutto questo.”
Si protese in avanti, appoggiando la fronte contro quella di Harry. Rimasero così per qualche minuto, a sentire l’uno il respiro dell’altro. Pian piano, Harry avvertì un po’ del dolore che lo abbandonava.
“Ti sei pentito di avermi detto di sì l’anno scorso quando ti ho chiesto di aiutarmi? Ti sei pentito di noi?” Draco sussurrò, occhi fissi sulle loro mani unite.
Harry esitò, ma scosse la testa. “No, non me ne sono pentito. Solo che vorrei che fosse più semplice. Vorrei che potessimo dimenticare tutta la rabbia e i problemi di lassù per poter godere del tempo che passiamo quaggiù quando siamo solo noi.”
“E vice versa quando siamo lassù?” chiese Draco con un sorriso. “Dimenticare tutti i ricordi belli?”
“No, mai. Tu mi guarisci” disse Harry. “Tu mi completi. Solo desidero che le cose fossero diverse, più facili.”
“Niente nella tua vita è facile” gli ricordò Draco.
Harry rise e si strofinò la cicatrice, che per fortuna al momento non doleva. “Questo è vero. Perché la mia vita amorosa dovrebbe essere diversa?” Sollevando le loro mani intrecciate insieme, Harry baciò le dita di Draco e sospirò. “Ora devo andare. Si staranno chiedendo dove sono finito.” Tentò di ritirare le mani ma Draco rinsaldò la presa.
“Non andare.”
Harry sospirò e lo guardò. Draco aveva un leggero rossore sulle guance. Attirò Harry a sé. “Ho bisogno di te.” Lo baciò e Harry sentì il desiderio dietro a quel gesto, e ricambiò. Draco si strinse contro di lui, sfregando i loro fianchi uniti. “Ti voglio.”
Harry si tirò indietro e lo guardò sorpreso. Draco allungò una mano e gli tolse gli occhiali. “Vuoi dire...” Draco annuì con un mezzo sorriso, mentre con le dita seguiva il contorno delle sue labbra. Il respiro di Harry si fece irregolare ma esitò. “Non voglio farti sentire in dovere di farlo solo per quello che è successo.”
Draco sorrise e scosse il capo. “È giunto il momento, non credi? È passato quasi un anno dal nostro primo bacio.” Accarezzò le labbra di Harry con un dito. “Ogni notte mi immagino come possa essere. Sono stufo di pensarci e basta. Ti voglio. E credo che anche tu mi voglia.” Harry annuì. In tutto il tempo che avevano passato insieme a esplorare i loro corpi a vicenda, si erano sempre fermati un passo prima di quell’intimità finale. Draco allungò una mano per afferrare il bordo della maglietta di Harry e tirarla su. Lui alzò le braccia e gli permise di toglierla. Con dita tremanti, Harry iniziò a sbottonare la veste di Draco. Draco lo baciò lungo la linea della mandibola, mentre le sue mani erano indaffarate a slacciargli la cintura e i jeans.
“Indossi troppi vestiti” borbottò Harry quando riuscì finalmente a rimuovere la veste di Draco. Quest’ultimo sorrise e disse: “Lascia che ti aiuti.” Fece un passo indietro e si tolse lesto la camicia. Harry si abbassò sul pavimento e prese la bacchetta dalla tasca dei jeans e la puntò verso il caminetto, per accendere un fuoco che avrebbe scaldato la stanza. Rimasero lì in piedi per un momento, abbracciati. Nonostante il caldo del camino, Harry tremava. “Sei sicuro?” Draco annuì. “Ehm, sai cosa fare? Io non... Io no.” Le guance di Harry si infiammarono.
“La scorsa primavera ho chiesto qualche informazione a Cedric... Lui mi ha spiegato e mi ha dato alcuni opuscoli.” Draco attirò Harry a sé. “Desideravo farlo da molto, molto tempo.”
Harry guardò Draco nei suoi occhi grigi. “Fammi vedere.”
 
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La biblioteca era affollata di studenti intenti a studiare per gli esami. Hermione rimproverò Harry sottovoce. “Stai canticchiando di nuovo, Harry.”
Lui la guardò sorpreso. “Ah, sì?” Ron rise ma non lo contraddisse.
“Sì! Tra il tuo canticchiare e il tamburellare di Malfoy mi state facendo distrarre.” Lei si voltò e lanciò un’occhiataccia dove Draco sedeva al suo tavolo dandogli le spalle.
Harry guardò verso di lui e si strinse nelle spalle. “Non sento nessun tamburellare.”
“Harry! Abbiamo gli esami la settimana prossima!”
Lui fece spallucce e tornò a guardare il suo libro di testo. Lavorarono in silenzio per altri dieci minuti quando Harry notò Draco che lo superava e si dirigeva tra gli scaffali pieni di libri. Contò a mente fino a sessanta. Poi frugò nello zaino e tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità. Se lo infilò con discrezione sotto la veste. “Devo andare a controllare una cosa.” Lasciò lesto il tavolo, prima che Hermione potesse indagare.
Percorse i corridoi tra gli scaffali fino a che arrivò nel punto in cui Draco stava aspettando, pigramente appoggiato agli scaffali nella sezione di Aritmanzia. Harry lo raggiunse. “Bel tamburellare.”
Draco rise piano. “Hai iniziato tu. Stavi canticchiando a voce abbastanza alta perché ti sentisse mezza biblioteca. Praticamente potevi metterti a cantare per bene già che c’eri.”
Harry tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità. “Pronto per una pausa dallo studio?” Non gli diede modo di rispondere e coprì subito entrambi sotto il mantello.
“Molto perverso, Potter. In biblioteca? Proprio tu che canticchiavi sul fatto di non riuscire a ottenere nessuna... soddisfazione” Draco sussurrò mentre lo spingeva contro lo scaffale alle sue spalle.
“Non ti vedo da un secolo, avevo bisogno di stare con te” sussurrò di rimando Harry mentre infilava la mano sotto la camicia di Draco e gli accarezzava la schiena nuda. Draco inspirò bruscamente a quel contatto. “E adorerei ricevere un po’ di soddisfazione...”
L’attimo dopo, udirono l’inequivocabile suono della voce di Ron e tutti e due si bloccarono sul posto. “Harry è venuto da questa parte e anche Malfoy è sparito. Ci scommetto che vuole attaccare briga un’ultima volta prima delle vacanze.” Harry gemette quando si rese conto che i suoi amici avevano appena svoltato proprio nel corridoio dove si stavano nascondendo loro.
“Smettila, Ron. Malfoy non tenterà niente del genere in b-” la sua voce si spense e si mise a tossire. “Io, ehm, credo di aver visto Harry in quel corridoio laggiù. Andiamo lì.”
“No, sono sicuro che sia andato da questa parte” rispose Ron petulante. Ma permise a Hermione di trascinarlo via verso l’uscita. Draco fulminò Harry con lo sguardo sotto al mantello, mentre si rimetteva la camicia nei pantaloni.
“Questa volta c’è mancato zero.” Harry annuì e si sporse per baciare Draco. “Meglio che vada, prima che tornino a cercarmi.”
 
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“Ron, perché non passi dall’altra parte, così non ci vedranno camminare tutti insieme” disse Hermione con una mano sul braccio di Harry mentre uscivano da un incontro dell’ES.
Ron la guardò confuso, poi si strinse nelle spalle e annuì.
Hermione attese che fosse lontano lungo il corridoio prima di voltarsi verso Harry. “C’è qualcosa che vuoi condividere con me?”
Harry la guardò stupefatto, un leggero rossore si fece strada sulle sue guance. “Ehm, no?”
“Harry.” Hermione lo stava fissando. “Sai che non c’è bisogno che tu abbia dei segreti con me. Io capisco.”
“Ah, sì?” Harry esitò. “E cosa capisci?”
“È ovvio che tu ti stia vedendo con qualcuno!” sibilò lei. Harry avvertì un senso di pericolo corrergli lungo la schiena.
“Come fai, voglio dire, cosa te lo fa pensare?”
“Sei cresciuto Harry!”
“Ah, sì?” Harry la guardò confuso. “E questo cosa c’entra?”
“Il tuo mantello non copre le scarpe quando DUE persone si nascondono lì sotto!”
“Ah, no?” Harry si bloccò in mezzo al corridoio e si fissò le scarpe.
Hermione scosse il capo e rise. “No, Harry, non le copre. Figurati due paia di scarpe. Quindi, con chi è che limoni in segreto?”
“Non posso dirtelo” disse lui lentamente. “Non posso proprio. Mi dispiace.”
“Perché no?” chiese lei, guardandolo con cipiglio duro. “Ti giuro che so mantenere un segreto.”
“Lo so. E sono molto, molto dispiaciuto. Ma gliel’ho promesso.” Harry inspirò profondamente. “Entrambi abbiamo deciso di tenerlo segreto fino a che non saremo pronti a parlarne con i nostri amici.”
“Potrei scoprirlo da sola, sai.” Hermione lo guardò severa. “Ho visto i suoi stivali, ed erano abbastanza particolari.”
“Non farlo Hermione, per piacere” la supplicò lui mentre si appuntava mentalmente di dire a Draco di non usare più quegli stivali. “Causerebbe un’infinità di problemi.”
“Va bene, Harry. Perché mi fido di te e perché so che per te non è facile” rispose lei con un sorriso. “Ma appena sarai pronto a dirlo a qualcuno, voglio che vuoti il sacco. Voglio conoscere tutti i dettagli, incluso perché senti il bisogno di usare la biblioteca come posto per pomiciare.”
Harry rise piano e annuì. Un pensiero lo attraversò improvvisamente. “Hermione, visto che lo sai... Non sono riuscito ancora a trovare un regalo di Natale per il mio... ehm, amico. Forse potresti aiutarmi?”
 
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Harry tornò nella sala comune di Grifondoro. Mentre si guardava attorno nella stanza in cerca di Ron e Hermione, si sentiva ancora leggermente scioccato. Li raggiunse vicino al fuoco e si abbandonò su una poltrona, tenendosi la testa con le mani.
“Che è successo?” chiese Ron alzando lo sguardo dai compiti.
“È Cho?” domandò Hermione.
Harry annuì e si afflosciò, sguardo fisso nel camino. “Dopo l’incontro con l’ES ha iniziato a parlarmi di Cedric ed era molto turbata e stava piangendo.”
“E cos’è successo?” chiese Hermione, mordicchiando la cima della piuma.
Harry si strinse nelle spalle. “Non sapevo cosa fare. Era ovvio che voleva che la confortassi quindi l’ho abbracciata e poi lei ha alzato lo sguardo ed eravamo sotto al vischio...”
Hermione scosse il capo. “Harry, per favore dimmi che non l’hai baciata.”
“Non sapevo cosa fare! Era lì in piedi, ed era chiaro che volesse essere baciata e ho pensato che non potevo andarmene e basta. L’avrebbe fatta piangere di più, no? Volevo solo che smettesse di piangere. E non è che potevo confessarle perché non sono interessato a lei.” Lo sguardo di Hermione gli comunicò che chiaramente non aveva valutato bene tutte le opzioni.
“Quindi tu...”
“L’ho baciata.”
Ron scoppiò a ridere in maniera incontrollata. Hermione scosse il capo e aspettò che Ron finisse di rotolarsi sul pavimento.
“E ti ha risvegliato qualche sentimento etero? Come è stato?” chiese Ron affannandosi in cerca d’aria.
“Bagnato” rispose onestamente. “Stava piangendo.”
“Non è un buon segno, amico. Quando una ragazza piange mentre la baci. Mi sa che è meglio se ti limiti ai maschi.”
Harry rise e guardò Hermione. Lei li stava fissando incredula.
“Non vi rendete conto quello che sta passando Cho in questo momento?” Gli elencò una a una tutte le preoccupazioni che aveva la ragazza in quel periodo e poi si voltò verso Harry. “E tu! Come pensi che si sentirà se dopo il bacio sparirai?”
Harry fece spallucce. “Farò in modo che non mi becchi più da solo.” Hermione scosse il capo incredula.
“Harry, questo peggiorerebbe le cose e basta!” Lo guardò. “Gli devi dire che ti stai già vedendo con qualcuno... o qualcosa del genere” aggiunse in fretta quando Ron li guardò.
“Ti stai vedendo con qualcuno, Harry? Con chi?” chiese lui. “E perché Hermione lo sa e io no?”
Harry prese un respiro profondo. “Io non... Non ho...”
Hermione lo guardò male e poi si rivolse a Ron: “Quello che Harry sta cercando di dire, è che potrebbe essere interessato a qualcuno ma non è pronto per rivelarlo.” Ron li guardò entrambi, poi fece spallucce. “Bene. E ora fatemi finire questa lettera per Viktor.”
Harry ringraziò in silenzio Merlino per il modo in cui Hermione era riuscita a deviare l’attenzione di Ron su Viktor Krum. Ripensò al bacio con Cho. L’esperienza gli aveva confermato che era decisamente gay. Quando l’aveva baciata non c’era stata nemmeno una scintilla d’interesse. Niente in confronto a quello che aveva provato quando lui e Draco si erano baciati per la prima volta. Draco. Harry gemette quando si rese conto che avrebbe dovuto trovare un modo per parlare con lui prima dell’inizio delle vacanze tra due giorni. Con la velocità con cui viaggiavano i pettegolezzi tra le Case, era sicuro che entro il mattino seguente tutti avrebbero saputo del suo bacio con Cho.
 
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Notte di Natale – Grimmauld Place
 
Harry rimase in ascolto del respiro di Ron. Voleva assicurarsi che il suo amico dormisse della grossa prima di dire “Lumos” sotto le sue coperte e di tirare fuori il galeone d’oro da sotto il cuscino. Tenendo le dita incrociate, toccò la moneta con la bacchetta e il messaggio “Ci sei?” comparve sulla superficie. Non era certo che Draco avesse trovato il regalo che gli aveva lasciato negli spogliatoi. E se sì, non sapeva nemmeno se avesse capito come usarlo. Sapeva che era un rischio mandare un messaggio senza sapere dove fosse Draco, ma aveva bisogno di parlargli.
Da quando il signor Weasley era stato attaccato dal serpente, erano successe tante cose tanto in fretta. E loro erano stati spediti di filata a Grimmauld Place. Stava ancora rimuginando sul fatto che Voldemort fosse nella sua testa, tanto che aveva il disperato bisogno di contattare Draco. Le sue dita tracciarono i tratti del leone che aveva scolpito sulla sua moneta. Su quella di Draco, invece, c’era un drago. Avrebbe voluto disegnarci la costellazione del Dragone, ma temeva che sarebbe stato un rischio troppo grande se qualcuno l’avesse trovata*.
I minuti trascorsero e, finalmente, apparvero delle lettere in risposta. “Sì.” Harry sorrise deliziato e scrisse: “Buon Natale!”. Ci fu un’altra pausa e Harry iniziò a chiedersi se Draco stesse avendo problemi con la moneta o se era talmente lontano che le due monete non riuscivano a comunicare tra loro velocemente.
“Cho?” Il cuore di Harry sprofondò quando quelle tre lettere apparvero sulla moneta. Con tutto quello che era successo, si era completamente dimenticato del bacio di Cho. Ovviamente Draco lo aveva scoperto e per tutta la settimana passata aveva solo desiderato di uccidere Harry.
“Storia lunga. Non preoccuparti. Ti spiego poi.”
“Spiega adesso.”
“Cho piangeva. Per Cedric. Vischio. Io cretino. Amo te.”
“Tu idiota.”
“Confermo.”
“Dove sei?
“Con Weasley.”
“Tu ok?”
“Quasi. Spiego tutto poi.”
“Ok. Devo andare. Ti amo. Bella moneta.”
“Ok. Mi manchi. Domani notte?”
Ci fu una lunga pausa. “Forse. Troppa gente qui.”
“Oh.”
“Scrivo quando è ok.”
“Ok. Non rischiare. Solo 2 settimane per scuola. Stai al sicuro.”
“Anche tu.”
“Notte.”
“Notte.”
Harry rimise la moneta sotto il cuscino e ripose la bacchetta. Si mise a fissare il soffitto, pensando a chi potessero essere gli ospiti di Villa Malfoy. Ci avrebbe scommesso che sulla lista degli ospiti figuravano anche un enorme serpente e Voldemort.
 
 


*In latino, il nome di questa costellazione è Draco. Gli inglesi, quindi, la chiamano “Draco constellation”. Harry avrà pensato che qualcuno avrebbe potuto fare il collegamento con Draco più facilmente visto che il nome è lo stesso, rispetto all’uso di un drago che in inglese è “dragon”.



 

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