Una vertigine di eterno

di cassiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vertigine di eterno ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** Una vertigine di eterno ***



Disclaimer: ovviamente non possiedo nessuno dei Pink Floyd (sob). Questo è un lavoro di finzione e nulla di quanto raccontato è realmente accaduto. Nessuna diffamazione o calunnia è intesa. I personaggi sono la mia rappresentazione di fantasia delle persone reali, ma non c’è nessuna pretesa di verità dei dati biografici o storici.
Nota: mi è stata fatta una richiesta su TUMBLR e questo è quello che è uscito fuori, spero ti piaccia! Altre note in fondo.



 

Una vertigine di eterno



Lo sapeva, sapeva che non era e non sarebbe mai stata un’altra groupie. Semplicemente Virginia, o Ginger come la chiamavano tutti, era troppo interessata al suo corso d’arte e alla sua carriera di modella per correre dietro a una banda di ragazzotti troppo ebri di ego, donne e rock&roll. Anche se quei ragazzi erano delle rockstar e facevano parte delle band più fighe in circolazione. Se era a quel concerto era unicamente per far compagnia al suo ragazzo, più migliore amico in realtà. Stavano insieme dai tempi del liceo e tra loro si era creato quel tipo di confortevole intimità per cui potevano confidarsi le cose più intime senza aver paura di essere giudicati, ma essere anche mortalmente infastiditi dalla più stupida delle inezie. La passione poi se n’era andata da tempo sostituita da una tiepida amichevolezza. Forse non il rapporto ideale per due ragazzi che avevano solo ventidue anni. Per la verità a Ginger stava cominciando ad andare stretto il Michigan, voleva trasferirsi a New York, fare esperienze del mondo, trovare la Bellezza, fare Arte nel senso più alto della parola. Ma non aveva ancora trovato il coraggio di spiegare le ali.
Si osservò nello specchietto della macchina, sistemò i capelli biondi acconciati in onde morbide e ritoccò le labbra dipinte di rosa carico del rossetto all’ultima moda che le aveva regalato la casa di cosmetici per cui aveva fatto un servizio fotografico per quel pomeriggio: era bella e lo sapeva. Roger, il suo ragazzo, era proprietario di un negozio di abbigliamento in centro e per questo aveva spesso i biglietti gratuiti dei concerti che si tenevano in città e non se ne perdeva uno. Ma era entusiasta di quel concerto in particolare: aveva scoperto i Pink Floyd, una delle più innovative e favolose band inglesi e gliene aveva parlato per ore, così Ginger era davvero curiosa di ascoltare la loro musica.
Lo stadio era gremito e lo spettacolo fu stupendo, i musicisti piuttosto statici in verità, compensavano alla grande abbinando alla musica uno show meraviglioso di luci, filmati sull’enorme schermo dietro di loro, gonfiabili che volavano sopra le teste del pubblico e perfino un vero aereo che si andò a schiantare sul palco facendo sobbalzare e scoppiare a ridere Ginger. Ma ciò che la colpì maggiormente fu la qualità della loro musica, che sapeva essere avvolgente e commovente fino alle lacrime, ma anche dura e disturbante con quelle grida inquietanti emesse da uno dei musicisti. L’altro chitarrista dai lunghi capelli sembrava quasi fuso col proprio strumento da cui sapeva trarre accordi incredibili, aveva una voce roca ma capace di modulare il canto con la più soave delicatezza.
In seguito, a concerto terminato, era stato grazie a un roadie dei Floyd, amico di un amico, che lei e Roger erano potuti accedere al backstage. Ginger stava chiacchierando animatamente quando qualcuno dietro di lei si presentò:

- Ciao, sono David.

Quando lei si voltò fu come percorsa da un brivido: davanti a lei c’era l’uomo più stupendo che avesse mai visto, gli occhi azzurri la osservavano con curiosità, un sopracciglio leggermente più arquato dell’altro e i lunghi capelli castani gli spiovevano sul volto velato da appena un’ombra di barba. Era come se Apollo stesso fosse sceso sulla terra. Il chitarrista le fece un sorriso e Ginger capì di essere perduta, con un senso di vertigine sentì distintamente che la sua stessa esistenza era scivolata dal proprio asse e quando i loro occhi s'incontrarono nacquero stelle e crollarono civiltà. Dopo qualche millennio Ginger riuscì a riscuotersi da quella sorta di malìa e si presentò a sua volta. Ma non ebbero il tempo di proseguire le presentazioni perchè furono raggiunti da Roger e il suo amico, così lei ne approfittò per scivolare via intimidita.
Si rifugiò in uno dei bagni col cuore in tumulto. Lo sguardo del musicista l’aveva trafitta e lei comprese che nulla più sarebbe stato lo stesso, non era solo l’incredibile bellezza del ragazzo ad averla colpita, c’era una qualità d’ineffabilità in lui che lei aveva percepito intuitivamente, quasi fossero entrati in risonanza. Fu in quel momento che si ricordò di Roger e prese la sua decisione: avrebbe rotto con lui e sarebbe partita per New York. Anche se non avesse più visto il musicista quell’incontro era stato per lei catartico, una vera e propria epifania. O forse invece si era semplicemente innamorata perdutamente. Fece un paio di profondi respiri e uscì nel corridoio in cerca di Roger, ma invece incontrò David. Lui per un attimo si bloccò, come sorpreso di trovarla lì. Lentamente le sue labbra si aprirono in un sorrisetto timido, mentre si appuntava nervoso una ciocca di capelli dietro l’orecchio:

- Ti ho..uh, notata prima. Sei la ragazza di quel Pothus, vero? Volevo, volevo sapere se ti, se vi andava di raggiungerci a una festa, domani?

Le parole gli uscirono tutte d’un fiato quasi accavallandosi l’una all’altra. Ginger non potè fare a meno di aprirsi in un incantevole sorriso segretamente deliziata dall’interesse di David.

- Credo che Roger ne sarà entusiasta - abbassò gli occhi e lo guardò da sotto le ciglia - e anche io. Arrivederci, David.

Lo salutò civettuola agitando una mano e si voltò per andarsene ancheggiando appena, senza quasi rendersene conto. David si appoggiò al muro e scosse la testa incredulo, le sue labbra si erano piegate all’insù in un sorriso incontenibile e fece un piccolo gesto di vittoria con il braccio.



Spazio Autrice:

Dunque, dunque, dunque: ho ricostruito la vicenda dal racconto stesso di Ginger e questo è esattamente il concerto al quale si incontrarono per la prima volta: il 28 ottobre 1971 ad Ann Harbour, Michigan! Erano così carini insieme! Anche se adoro Polly mi dispiace tanto per Ginger. Ma sembra che lei sia stata capace di andare avanti piuttosto bene. In realtà non so se ho soddisfatto le aspettative della richiesta, spero di si!

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Capitolo 2
*** II ***






CAP. II




David aveva trascorso tutto il giorno successivo in una sorta di smarrimento: si era svegliato col pensiero della ragazza conosciuta la sera prima e non riusciva a farsela passare di mente. Di conseguenza era distratto, euforico, inquieto, un sorrisino gli aleggiava sulle labbra senza che nemmeno se ne rendesse conto. Durante le prove della mattina aveva sbagliato intonazione e note diverse volte fino a che Roger non gli aveva abbaiato contro e lui si era dovuto dare una regolata e ritrovare la sua consueta concentrazione. Durante il pranzo, contrariamente al suo solito, aveva piluccato solo qualche patatina con lo stomaco chiuso. Tanto che i suoi compagni di band erano rimasti sconvolti:

- Davey, non ti sarai per caso innamorato?

Gli aveva chiesto a un certo punto Nick con un sorriso senza ottenere risposta. La verità era che l’attesa di quella serata lo stava tenendo in una costante agitazione. I ragazzi avevano tentato di coinvolgerlo in una partita a backgammon, del quale notoriamente era un ottimo giocatore, ma alla terza partita persa di fila Roger lo aveva abbandonato al suo destino disgustato. Aveva fumato con Rick indeciso se confidarsi o meno:

- Si tratta di una ragazza?

Rick esalò il fumo contro il soffitto e David a sua volta fece un paio di tiri in silenzio. Si tirò il lobo dell’orecchio con una smorfia:

- Non è una delle groupie che puoi scoparti senza pensieri...
- Non lo è?

Dave strinse i pugni anche al solo immaginare un'insinuazione in quel senso nella voce dell’altro.

- Sei agitato per la festa di stasera?
- No. Però l’ho invitata. Ha un ragazzo.

Arricciò le labbra in una smorfia mentre lo diceva e Rick gli strinse una spalla comprensivo.

- Sei un gran figo David. Rimettiti in sesto e spacca stasera. E comunque...Ci sono un mucchio di ragazze là fuori.

Si, ma nessuna come Ginger pensò il chitarrista. Passò il resto del pomeriggio a strimpellare sulla chitarra chiuso in camera fumando spinelli. Ad ogni modo seguì il consiglio dell’amico, fece una doccia fredda che gli togliesse ogni residuo di stordimento. Mise una maglietta nera e un paio di jeans puliti. Si pettinò per una volta i lunghi capelli castani notando quanto fossero cresciuti nell’ultimo anno. Rimase un momento indeciso se farsi la barba o meno, accarezzandosi la mascella. I peli pungevano, avrebbero potuto irritare la pelle delicata di una ragazza. Scosse la testa ridendo di sé stesso, dio era patetico. Ma si rasò con cura.

- Guarda guarda chi si vede, Miss Lasciateminpace! E ti sei fatta anche la messa in piega, dolcezza?
- Fottiti Georgie!

David tirò fuori il medio all’indirizzo di Roger che stava ridendo sotto i baffi. Anche gli altri quando li raggiunsero nell’atrio dell’hotel lo presero un po’ in giro bonariamente e si infilarono in macchina ridacchiando. David li lasciò fare, non si sarebbe fatto rovinare la serata dai loro stupidi scherzi e rispose a tono. La festa si svolgeva in una villa presa in affitto dalla casa discografica. Era stata invitata un po’ la crema dell’ambiente musicale e artistico della città, qualche giornalista e fotografo per immortalare l'evento, modelle, gli inevitabili roadies che non mancavano mai un’occasione per bere e mangiare a scrocco della band. Quando i floyd fecero il loro ingresso la festa si animò, diverse persone sciamarono intorno a loro coinvolgendoli nelle chiacchiere. David si guardava intorno inquieto e un po’ deluso. Era stato uno stupido a pensare che lei sarebbe venuta e comunque sarebbe stata col suo ragazzo. Cosa si era messo in testa? Ma il solo pensiero di poterla anche solo rivedere gli faceva battere forte il cuore. Stava fumando un’ennesima sigaretta quando la scorse, un po’ spaesata nella ressa di gente, bellissima con una tuta palazzo scintillante che le lasciava la schiena scoperta. David sentì la bocca farsi arida, deglutì un paio di volte e si passò la lingua sul labbro inferiore. Improvvisamente non sapeva più che farne di sé stesso.

- Oh, allora è lei?

Gli sussurrò Nick mettendogli una birra fresca in mano e sospingendolo piano:

- Avanti, va a parlarci campione!

In quel momento Ginger si voltò come se si fosse accorta di essere osservata e un sorriso sbocciò sulle sue labbra quando lo riconobbe. David esalò un sospiro e la raggiunse.

- Hey, sei venuta! Il tuo fidanzato dov’è?
- Non è potuto venire.

Rispose lei con un’alzata di spalle.

- Magnifico! - David fece una smorfia mentre le guance gli si colorivano leggermente - Cioè mi dispiace, vuoi bere qualcosa?

Concluse indicando la bottiglia che aveva in mano. Ginger rise deliziata e gli mise una mano sul braccio accettando con grazia. Trascorsero la maggior parte della serata insieme e man mano che passavano le ore David si sentiva sempre più sicuro di sé e la sua naturale timidezza si sciolse in una più disinvolta amabilità. Le raccontò degli aneddoti buffi sui compagni di band e gli incidenti divertenti accaduti durante il tour. Parlarono di musica e arte. Lei lo ascoltava rapita, a dire il vero non era una grande esperta in musica, ascoltava per lo più quello che passava alla radio, mentre lui le parlava entusiasta descrivendole la differenza tra rock psichedelico e progressive. Era piuttosto complicato però riuscire a concludere un discorso dato che ogni cinque minuti venivano interrotti da persone che volevano parlare con David, fargli domande o anche solo salutarlo. Lui era sempre gentile, sorrideva e rispondeva a tutti con quella sua voce morbida. Ginger pensò che il suo accento inglese fosse davvero sexy e non si stancava mai di osservare le sue splendide labbra aprirsi nel sorriso. Dopo l’ennesima chiacchiera inconcludente David le propose di uscire fuori, sul balcone. Rubò di passaggio un paio di flute di champagne e la sospinse delicatamente verso una delle portefinestre. La mano grande e calda appoggiata sulla base della schiena nuda diede come una scossa a Ginger, le punte dei polpastrelli rasparono con delicatezza la pelle in una carezza appena accennata. L’aria fresca di fine ottobre muoveva piano i capelli di Ginger che emozionata dall’improvvisa solitudine con David si nascose dietro al suo champagne; il rossetto aveva lasciato un’impronta sul bicchiere e per un momento l’attenzione di David fu tutta sul quel segno. Inconsciamente si leccò le labbra.

- Mi stavi raccontando della Francia...
- Oh, si - si riprese David - Insomma alla fine eravamo rimasti senza soldi per la benzina e abbiamo dovuto imbarcare il furgoncino praticamente a braccia!

Ginger esplose in una risatina che finì in un piccolo verso. Lei si tappò la bocca scusandosi ma David pensò che fosse la cosa più carina che avesse mai sentito, avrebbe voluto farla ridere ancora.

- Allora, che cosa c’è di bello da fare in questa città? Abbiamo sempre così poco tempo tra una data e l’altra che non so mai niente.
- Oh, in realtà ben poco, credimi! In tutto quest’anno la cosa più eccitante che sia accaduta qui siete stati voi!

Un'altra scarica di risatine, stavano bene insieme e David avrebbe voluto continuare a parlare con lei tutta la notte. Una ciocca di capelli gli cadde sugli occhi e cercò di soffiarla via un paio di volte fino a che Ginger con uno sguardo complice gliel’appuntò dietro un orecchio. Mentre lei ritirava la mano David la bloccò contro una guancia con una delle sue e le baciò i polpastrelli. Ginger in quel momento rabbrividì, non sapeva se per l’emozione o per il freddo.

- Oh, ho dimenticato la giacca dentro.
- Vieni qui.

Mormorò David allargando le braccia, lei si annidò contro il suo petto solido sentendo il cuore del ragazzo battere veloce. David appoggiò le labbra contro i capelli biondi inalando il suo profumo e pensò che non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo al mondo: nel silenzio della notte mentre aveva la donna della sua vita tra le braccia. La donna di un altro realizzò con una smorfia.





Spazio Autrice:

Mi è stato chiesto quindi ho aggiunto un secondo capitolo! Questa volta sono andata totalmente a braccio \o/ Unico episodio che so che sia vero è quello del pulmino rimasto senza benzina. Uno sei soprannomi di Roger è George (che è il suo primo nome in realtà). Spero sia all'altezza del primo. Altri capitoli a seguire

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Capitolo 3
*** III ***




CAP. III




La serata era finita fin troppo presto, ma Ginger avrebbe dovuto fare un servizio fotografico il mattino dopo e non poteva presentarsi con le occhiaie e un viso meno che riposato.

- Ma sei sempre così bella!

Era sbottato con sincerità David quando lei gli aveva spiegato il motivo della sua partenza e Ginger era arrossita deliziata dal complimento. David avrebbe almeno voluto accompagnarla, non gli importava niente della festa e della gente che lo reclamava, ma la ragazza lo aveva fermato:

- Domani sarò impegnata tutta la mattina, ma se vuoi nel pomeriggio posso farti da guida per Ann Arbor, anche se non c’è molto da vedere.

La prospettiva di trascorrere un intero pomeriggio con la ragazza fece illuminare in viso David che si aprì in uno dei suoi sorrisi assassini annuendo.

- Lascia almeno che ti faccia compagnia mentre aspetti il taxi.

Rimasero sulla strada, le ortensie ai lati del cancello della villa erano in piena fioritura e spandevano un profumo dolce, Ginger rabbrividì nella sua giacchetta e come poco prima David la strinse a sé in un abbraccio. Sapeva che non ne aveva il diritto, ma se lei glielo permetteva forse la sua relazione non era così solida e a lui non sarebbe dispiaciuto diventare il suo nuovo ragazzo. Le accarezzò il volto e si persero occhi negli occhi. Quando la macchina era arrivata si erano separati a malincuore, Ginger gli aveva fatto un’ultima una carezza e lui si era chinato a baciarle delicato una guancia. Le sue labbra premettero un momento di più contro la pelle setosa. A Ginger batteva forte il cuore mentre si infilava in macchina, incerta su tutto tranne che su una cosa; voleva assolutamente rivedere David. Lui si chinò sul finestrino:

- Ci vediamo domani pomeriggio: è un appuntamento!

Le fece l’occhiolino mentre lei lo salutava con un sorrisino. Mentre ripensava a lei quella notte, troppo eccitato per dormire, David riflesse se fossero davvero il momento e il luogo giusto per provare dei sentimenti così forti per una ragazza che aveva conosciuto solo da poche ore. Era così giovane, per di più americana, il che voleva dire che fra pochi giorni si sarebbero dovuti separare e un intero oceano si sarebbe frapposto fra loro. Al solo pensiero il cuore gli doleva. Avrebbe fatto di tutto per stare con lei perchè David poteva essere riservato e poco comunicativo, ma dentro di sé era assolutamente sicuro di due cose: che la musica era la sua vita e che si fosse davvero innamorato per la prima volta. E con quelle certezze nel cuore si era addormentato. La mattinata era trascorsa pigramente, non c’erano le prove e i ragazzi oziavano giocando a carte, fumando, suonando le chitarre. Forse Roger aveva qualche spunto carino e stava cercando di tirare giù qualche verso sul suo quadernino. David guardava l’orologio ogni cinque minuti e per quanto avesse cercato di farlo di nascosto il suo nervosismo non era passato inosservato agli amici che per una volta erano stati pietosi nei suoi confronti e si erano astenuti dal commentare. Tutti loro sapevano cosa voleva dire essere innamorati e per la verità non avevano mai visto David in quello stato. Si era persino messo una camicia di jeans e pantaloni di velluto a coste, segno che voleva fare colpo. Ginger si era svegliata di ottimo umore e col sorriso sulle labbra, ma si era rannuvolata pensando che avrebbe dovuto parlare con Roger. Non poteva e non voleva avere il piede in due staffe ed era già stata troppo vicina al tradirlo la sera prima per sentirsi in pace con sé stessa. Non aveva fatto altro che pensare a David, al suo sorriso, al calore mentre la stringeva tra le braccia, a quel bacio appena accennato. Non era giusto né nei confronti di Roger nè in quelli di David. E ad essere sincera non era corretto neanche nei confronti di sé stessa; lei non era una ragazza leggera e non avrebbe voluto fare del male a nessuno, in particolare non voleva ferire Roger. Non se lo meritava. Una linea decisa si formò tra le sue sopracciglia mentre cercava il suo quasi ormai ex ragazzo per parlargli. Il servizio fotografico era andato benissimo, all’inizio era sembrata un po’ spenta e scoordinata, pensierosa riguardo alla reazione di Roger alle sue parole. Avrebbe pensato che lui se la sarebbe presa di più, ma era stato fin troppo tranquillo e questo le aveva fatto sorgere un dubbio nel cuore: forse la rottura non era stata del tutto inaspettata, forse lo stesso Roger stava solo aspettando il momento giusto per rompere lui stesso e lei gli aveva fatto un favore. Una volta arrivata a questa conclusione Ginger aveva sentito un enorme peso sgravarle le spalle e con il cuore più leggero aveva ripreso il servizio con un nuovo stato d’animo. E poi il pensiero che fra poche ore avrebbe rivisto David la rendeva raggiante. Aveva scelto con cura il proprio abbigliamento e aveva indossato un miniabito a fiori sui toni del giallo e un lungo spolverino scamosciato con le frange.

- Mi hai rubato la giacca?

L'aveva salutata lui appena l’aveva vista con un sorriso che gli increspava le labbra. Il luogo in cui si erano dati appuntamento era l’ingresso dell’Università del Michigan. Passeggiarono e chiacchierarono ancora di tutto, delle loro vite, dei sogni e degli impegni futuri. A Ginger sembrò giusto mettere subito in chiaro che non era più fidanzata e David non potè trattenersi dall’aprirsi in un enorme sorriso:

- Fantastico! Cioè volevo dire, mi dispiace!
- Si si, lo vedo come sei dispiaciuto!

Rispose lei dandogli una piccola spinta giocosa. Poi prese a raccontargli dell’università, della sua vita al campus, dei festival e della controcultura che si respirava in città. Mentre camminavano David le disse di quanto quel luogo gli ricordasse Cambridge e le canticchiò Grantchester Meadows. La ragazza rimase incantata una volta di più nell’ascoltare la sua voce e come se fossero state calamitate le loro mani si erano incontrate e non si erano lasciate più. Si erano fermati in uno dei luoghi preferiti di Ginger, un prato ondulato vicino alla facoltà di Matematica bordato da un boschetto di larici. Erano seduti sull’erba, David si era tolto le scarpe rimanendo scalzo e Ginger lo aveva imitato. L’erba era fresca e morbida sotto le dita nude, David aveva raccolto un lungo stelo e si divertiva a passarlo a turno sui piedi curati della ragazza facendole il solletico.

- Mmmh, se lo avessi saputo avrei portato la chitarra.
- La suoni sempre, vero?

David sporse in avanti le labbra e si passò un filo d’erba sulle labbra facendolo fischiare.

- Non sono molto comunicativo, credo - riprese con una smorfia - quello bravo con le parole è Roger. Però ho questi suoni in testa che abbino a quello che vorrei esprimere. Allora gioco un po’ con la chitarra, con le melodie, gli effetti finchè non esce fuori quello che voglio dire.

Si era animato mentre parlava e i suoi occhi brillavano. Ginger si sdraiò sulla pancia guardandolo da sotto in su:

- Non avete mai scritto una canzone d’amore?
- Vorrei...vorrei saper scrivere la più bella canzone d’amore...per te.

Un calore improvviso, due braccia che la stringevano le fecero alzare il capo e Ginger rimase senza fiato. Il volto serio di David era a pochi centimetri dal suo, gli occhi brillavano di stelline, le labbra così vicine da poter sentire il calore del fiato. Ginger chiuse gli occhi e sentì le labbra di David poggiarsi sulle sue, così morbide. Lei socchiuse la bocca e permise al ragazzo di baciarla. All’inizio fu delicato, quasi temesse quel momento, ma quando lei gli avvolse le braccia intorno al collo la sua bocca divenne più avida, il bacio più disperato e ruvido. Ginger si lasciò scappare un piccolo mugolio e David si staccò temendo di averle fatto male. Ma lei sorrideva, il sorriso più splendido che le avesse mai visto fare e David l’abbracciò di nuovo. Le posò minuscoli baci delicati sulle tempie, il naso, la mandibola, poi di nuovo tornò a impadronirsi delle labbra della ragazza. Quando si staccarono lei lo accarezzò in viso tenera:

- Mi sembra di conoscerti da sempre.
- Anche a me, tesoro. Non avrei mai pensato di dover attraversare l’oceano per trovarti.

Lei si accoccolò tra le braccia del ragazzo e osservarono il mare d’erba davanti a loro incresparsi al vento.





Nota Autrice:

Eccomi qui. Naturalmente ringrazio chiunque abbia letto, commentato, seguito, messo kudos a questa storia. Come sempre, ogni commento, consiglio, aiuto e feedback è più che ben gradito. Alcune precisazioni. A quanto sembra Ann Arbor non era così smorta, anzi negli anni ‘70 era uno dei centri più vivaci della controcultura. Avete riconosciuto la giacca su cui David fa la battuta? -__^ E’ simile a quella che portava lui in Francia qualche anno prima (68/69 forse?). Il resto è tutta una mia fantasia \o/

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Capitolo 4
*** IV ***




CAP. IV




La sera li trovò affamati, stanchi e più felici che mai. Si trasferirono nel centro città in main street e Ginger indicò tutti i negozi più importanti.

- Hey, questo è figo!


Esclamò David indicando una vetrina decorata da abiti particolarmente eccentrici e con un’insegna altrettanto bizzarra che portava il nome di Paraphernalia, mentre Ginger lo trascinava via rapida:

- Ahm, si. Quello è il negozio di Roger.
- Oooops!

Mentre camminavano a braccetto Ginger gli fece notare alcune porticine minuscole alla base di alcuni negozi spiegandogli che quelle erano le porte delle fate e che erano comparse all’improvviso qualche tempo prima e che nel corso degli anni stavano aumentando sempre più di numero. Erano graziosissime e uno dei suoi passatempi preferiti era quello di cercarle e disegnarle tutte esaltandosi quando ne trovava una nuova. David rise e le diede un bacio tra i capelli adorando questo suo lato fanciullesco. Infine si fermarono nel ristorante cinese preferito della ragazza. I proprietari infatti la salutarono cordiali e diedero solo un’occhiata curiosa al nuovo ragazzo che l’accompagnava.

- Allora, sai usare le bacchette?
- Certo!

Quando era stato in Giappone aveva dovuto imparare per forza, ma nell’emozione del momento David si fece cadere tutti i bocconi. Ginger rise ancora emettendo quel suo versetto che lo faceva impazzire e pur di farla divertire fece finta di fare l’imbranato ancora un po’. Ginger gli porse un piccolo xiaomai traslucido e appena rosato, David lo risucchiò con le labbra e poi provò a baciare il polso della ragazza provocandole un’altra scarica di risatine. Non riusciva a smettere di guardarla, il nasino impertinente, gli occhi turchesi da cerbiatta, i dentini che affondavano nei ravioli, la lingua che leccava via un po’ di salsa dalle labbra, il cuore incominciò a battergli forte e il sangue gli pulsava all’interno dei polsi.

- Dove andrete dopo?
- Toledo, Princeton, poi altri due posti che non ricordo e New York. Forse dopodomani saremo a Providence. Sembrano tutti così eccitati.

Sollevò le spalle in un gesto di noncuranza.

- Ci credo, Halloween nella città di Lovecraft - abbassò la voce - sai quello Necronomicon! Se fate quella canzone terribile dove ci sono quelle urla raccapriccianti sarete proprio in tema.
- Ahah, Carefull with that axe, Eugene! Sì è in scaletta. Poi faremo anche Cymbaline. E’ abbastanza spaventoso come set?

Ginger annuì arricciando il naso, si allungò a prendere una mano del ragazzo.

- Dopo di Providence un’altra serie di città - continuò David accarezzandole le dita - E poi, credo il 15 novembre, dovremmo tornarci. A New York, dico.

Ginger allargò gli occhi con espressione sognante appena sentì il nome della città. David stava spostando con una bacchetta il cibo da un lato all’altro del piatto, si appuntò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la guardò da sotto in su:

- Vorresti venire, con me?
- Come se fossi una groupie qualsiasi?
- No, no io pensavo…
- E dove dovrei dormire, come dovrei spostarmi?
- Ci penserei io a tutto: biglietti aerei, hotel, tutto quello che serve.
- Come con una groupie, appunto.

David rimase interdetto e imbronciò le labbra per un momento. Per essere così carino era un vero nerd con le ragazze, pensò Ginger che fece un sorriso dolce:

- Ti stavo prendendo in giro!

Il volto di David si aprì in uno dei suoi splendidi sorrisi e ridacchiò imbarazzato. Mentre l’accompagnava a casa parlarono fitto fitto dei loro progetti futuri, organizzando, pianificando, sognando la loro favola. Erano quasi arrivati alla porta dell’appartamento di Ginger quando si ammutolirono entrambi, le foglie rosse e gialle che crocchiavano sotto i piedi era l’unico rumore. La ragazza si strinse in un brivido improvviso quando una folata di vento spazzò la strada, si appoggiò a un albero piegando il capo per proteggersi da un mulinello di polvere. David le prese il viso tra le grandi mani. Si baciarono ancora, baci avidi, disperati ora che il momento di lasciarsi si faceva sempre più vicino. Le labbra di Ginger erano così dolci che a David sembrò di assaggiare un frutto succulento. Lei affondò le mani tra i suoi capelli premendosi a lui. Alzò il viso, cercando di non far scivolare le lacrime che sentiva pungerle le palpebre:

- Non ti voglio lasciare.
- Neanche io amore vorrei.
- Chissà se dopo questa sera ci rivedremo...

Mormorò Ginger nascondendo il viso contro il bavero della sua giacca. David le sollevò il visino e con i pollici le asciugò le lacrime.

- Certo che ci rivedremo! Te lo prometto, Ginger.

La baciò ancora teneramente e la tenne stretta a sé, riluttante a lasciarla andare, anzi se fosse stato per lui l’avrebbe trascinata nella sua camera d'albergo e l'avrebbe portata ovunque fosse andato. Era il suo desiderio. Era la promessa che le fece.





Nota Autrice:

Di nuovo ringrazio chiunque abbia letto, commentato, seguito, messo kudos a questa storia. Come sempre, ogni commento, consiglio, aiuto e feedback è più che ben gradito. Alcune precisazioni come al solito. L'appuntamento al ristorante cinese c'è stato veramente, Ginger ne ha parlato in un'intervista. (A proposito seguite il suo instagram? È pieno di belle foto anche di David e aneddoti). Ho scambiato alcune date dei concerti: in realtà il 31 i Pink Floyd hanno suonato a Toledo, mentre a Providence ci sono stati il 4 novembre. Ma non sarebbe stato figo? La cosa delle porte delle fate in realtà nasce a metà degli anni ‘90 ma ho pensato che a Ginger sarebbe piaciuta tantissimo. Il negozio del fidanzato di Ginger si chiamava realmente Paraphernalia. Il resto è tutta una mia invenzione \o/

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Capitolo 5
*** V ***






CAP. V




Ginger aspettava nell’area visitatori del gate dei voli nazionali. Era arrivata da poco meno di un’ora e si mordeva una pellicina del pollice. Accanto a lei a terra una sola valigia. Durante il periodo in cui erano stati lontani lei e David si erano sentiti quasi tutti i giorni, lunghe telefonate in cui si raccontavano le proprie giornate e si rinnovavano il loro amore. Ginger si guardò intorno incerta. E se fosse stato solo il capriccio di una rockstar annoiata? In quei pochi giorni in cui aveva deciso di cambiare la propria vita seguendo un ragazzo appena conosciuto era stata più che certa della propria decisione, la morbida voce di David al telefono che le affermava il proprio amore era capace di calmare ogni sua inquietudine. Era stata chiamata pazza nel migliore dei casi, incosciente a lasciare tutto quello che conosceva, gli studi, gli amici, per seguire un sogno del cuore. Ebbene la vita era degna di essere vissuta solo se nel nome dell’Amore, questo Ginger l’aveva sempre creduto e non si sarebbe lasciata sviare dai dubbi di chi non riusciva a vedere col cuore. Se fosse stata solo una fantasia, avrebbe vissuto una bellissima favola finchè fosse durata e poi era a New York come aveva sempre voluto. Se fosse andata male, sarebbe rimasta. Una linea sottile si formò tra le sopracciglia della ragazza che sedette in attesa sulla valigia.
David osservava il traffico scorrere contro il vetro del taxi, come al solito in quella città c’era un imbottigliamento dietro l’altro. Guardò l’orologio sbuffando, non vedeva l’ora di vedere Ginger, non faceva altro che sognare le sue labbra e di tenerla tra le proprie braccia. Voleva presentarla ai ragazzi anche se ce l’aveva un po’ con Roger che si era rifiutato di scrivere una canzone d’amore per lui, lo stronzo. E poi l’avrebbe portata in un ristorante bellissimo, le avrebbe preparato un bagno e coccolata. Avrebbe fatto l’amore con lei. Quel pensiero gli fece sfarfallare lo stomaco. Avrebbe fatto di tutto per vederla felice.
Mentre finalmente scendeva dal taxi e si avvicinava al gate però il suo cervello iniziò a elaborare mille congetture: se lei non ci fosse stata? Se si fosse solo invaghita del sogno di essere con una rockstar? In fondo non sarebbe stata la prima, né l’unica. Per quanto David si sentisse più un musicista che una star era vero che certe ragazze gli si buttavano letteralmente addosso. Non che non ne avesse approfittato in certe occasioni, ma con Ginger era tutto diverso. Non era un capriccio, di questo ne era certo. E poi la vide: minuscola, seduta su una valigia che si guardava intorno, i capelli biondi che splendevano nella luce polverosa dell'aeroporto, sembrava un angelo. Voleva sorprenderla, così si avvicinò di soppiatto cercando di non farsi vedere. Le mise le mani sugli occhi:

- Ciao!

Ginger fece un salto appena sentì la voce del ragazzo, si voltò per vedere David che le sorrideva raggiante e si buttò tra le sue braccia con foga. Si baciarono in mezzo al gate noncuranti di intralciare il passaggio, di fattorini, uomini d’affari, donne ben vestite, famiglie con bambini saltellanti che passavano loro accanto sfiorandoli con le loro vite. Erano insieme, questo contava. David le prese la valigia e le fece strada verso la fila dei taxi in attesa:

- Allora cosa vuoi fare? Stasera abbiamo il concerto, ovviamente ti ho assicurato un posto nel backstage. Ma se vuoi intanto possiamo visitare un po’ la città, non so vorresti andare a Broadway? O magari al MOMA? O forse sei stanca e vuoi riposare.

Ginger non ricordava di averlo mai sentito parlare tanto veloce, segno che fosse nervoso quanto lei e ridacchiando gli poggiò una mano sulle labbra, l’altra non aveva mai lasciato quella di David.

- Vorrei andare in albergo. Sono un po’ stanca.
- Va bene. Io…

David, sporse le labbra in avanti nel suo tipico broncio appena accennato e si sforzò di trovare le parole per dirle quanto fosse felice di vederla, scosse il capo rinunciando e invece la baciò con ardore.
Mentre le faceva strada verso l’albergo qualcuno lo riconobbe e dovettero fermarsi diverse volte per salutare gli ammiratori.

- Ho fatto prenotare una suite - riprese - Così se tu vuoi dormire per conto tuo…

La sua voce si smorzò con imbarazzo. Ginger fu colpita da quella sua premura e lo guardò intenerita. Per la verità non aveva deciso nulla in quel senso, pensava che David avrebbe dato per scontato che lei avrebbe dormito nella sua stanza.

- Ho fatto male? Non voglio deluderti mai.
- No, David sei perfetto, hai fatto benissimo.

Il volto del ragazzo esprimeva una combinazione di compiacimento e gioia a quelle parole. Le prese entrambe le mani tra le sue e le baciò a turno. L’hotel era sulla 57ma strada, a poca distanza dalla Carnegie Hall dove si sarebbe tenuto il concerto e Central Park. La suite consisteva di un salottino, due camere e un bagno in comune. Era arredata lussuosamente con marmi, legni pregiati e morbidi tappeti. Il bagno in stile aveva una vera vasca idromassaggio in cui la ragazza non vedeva l’ora di immergersi, desiderando che David fosse lì con lei, ma non osando chiedere.

- Piccola, posso entrare?
- Si, certo!

Rispose lei dopo essersi assicurata di essere ricoperta di schiuma nei punti critici.

- Volevo solo avvisarti che fra un po' muoviamo e oh…

David ammutolì nel vedere la ragazza immersa nelle bolle, le forme appena velate. Si leccò le labbra, il pensiero che fosse nuda a pochi passi da lui gli fece rombare il sangue nelle orecchie. Lei gli sorrise:

- Dicevi?
- Dio, sei talmente bella. Se avessimo il tempo ti farei volentieri compagnia!

Ammiccò con un sorriso sfacciato. Ginger sentì una vampata di calore risalire lungo il collo. Allungò le braccia:

- Puoi darmi un bacio, intanto.

David non se lo fece ripetere e si chinò ad assaporare le dolci labbra della ragazza. Lei gli allacciò le braccia intorno al collo inzuppandogli la maglietta, lasciando intravedere una larga porzione di pelle scoperta del fianco e della coscia, la curva dei glutei e David poteva sentire i seni dai piccoli capezzoli induriti dal freddo premersi contro il petto. Deglutì mentre i pantaloni sembravano farsi più stretti. Le passò la lingua contro il labbro inferiore:

- Attenta, amore - Avvisò con la voce arrochita - Se iniziamo adesso, poi non vorrò fermarmi e non abbiamo il tempo.
- Mmmh, peccato! - ammiccò - Va bene, allora fuori di qui.

Rispose lei con voce sorridente, soffiandogli un bacio. David uscì a malincuore, ma voleva amarla propriamente, a lungo e bene, come si meritava e non con una sveltina in bagno. Per quanto si proponesse di serbare l’idea per un’altra occasione. Ginger esalò un sospiro, eccitata. Le era piaciuto provocare un po' David e quando aveva notato la sua voce arrochirsi e gli occhi velarsi di passione repressa era rabbrividita di anticipazione. Non vedeva l'ora di fare l'amore con lui. Ma prima il concerto. Con un sospiro si tirò fuori dalla vasca e cominciò a prepararsi per la serata.



Nota Autrice:

Alcune precisazioni come al solito. Data e luogo del concerto sono reali. Anche l'aneddoto in cui si sono trovati all'aeroporto il 5 novembre è stato raccontato da Ginger. Più vado avanti e leggo di Ginger e più la trovo adorabile. Sembra essere davvero una persona luminosa e dolcissima. Per il resto come al solito è tutta una mia ricostruzione fantasiosa e ho dovuto infilare un po' di UST *wink*

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Capitolo 6
*** VI ***






CAP. VI




Più tardi, dopo che Ginger si era sistemata e rinfrancata, erano tutti nel teatro dove si sarebbe tenuto il concerto.

- Finalmente ti conosciamo! Ginger, vero? Io sono Nick. Non so cosa gli hai fatto, ma hai reso il nostro David particolarmente umorale questi giorni!
- Non starlo a sentire! Ciao, io sono Richard, ma puoi chiamarmi Rick. Sono felice di conoscerti.

Il ragazzo spense il mozzicone della sigaretta che aveva appena fumato e le porse una mano con semplicità. Ginger sorrise a sua volta contenta di conoscere meglio i compagni di band del suo ragazzo. Poco dopo li raggiunse anche Steve, il manager che si unì alle chiacchiere.

- Spero che ora Dave sia tranquillo abbastanza per ricordarsi come si suona.

Ginger si voltò per vedere chi avesse parlato e scorse un tipo allampanato appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte. David alzò gli occhi al cielo:

- E lui è Roger.

Ginger sorrise incerta:

- Sono sicura che sarete fantastici come sempre, stasera.

David la tenne stretta a sé ringraziandola mentalmente per il suo buon carattere. Roger sorrise storto e le prese la mano:

- Grazie dell’incoraggiamento. Ora dobbiamo prepararci, perciò…

Il concerto si teneva alla Carnegie Hall e Ginger era entusiasta di poter calcare quel palco prestigioso, anche solo per ascoltare il soundcheck. Da lì poteva osservare la grandiosità dei due ordini di palchi e delle poltrone coperte di pregiato velluto rosso. Si voltò verso David chino sulla sua stratocaster nera e provò un’intensa emozione, un’ondata d’amore che la investì lasciandola senza fiato. Lui sollevò la testa e la sua espressione concentrata s’intenerì in un sorriso appena accennato. Le soffiò un bacio, mentre lei lasciava il palco. Le aveva fatto preparare una sedia proprio accanto alle quinte e durante lo show ad ogni pausa tra una canzone e l’altra le si avvicinava per baciarla.
Nick e Richard sogghignavano e una volta Roger scosse la testa e alzò gli occhi al cielo con fare disgustato. Ma tutto sommato sembrava che l’avessero presa in simpatia. Il concerto naturalmente era stato un successo, gli americani non erano quieti come gli inglesi, ma avevano apprezzato piuttosto rumorosamente. In particolare il pubblico era stato rapito da Echoes. Ginger aveva le lacrime agli occhi, le voci di Rick e David si armonizzavano splendidamente e la suite aveva creato nel teatro un'atmosfera sognante e sottomarina.
Tornarono in albergo a notte fonda stanchi, ma ancora pieni di adrenalina. Il bar dell’hotel era ancora aperto e il gruppo composto anche dai roadies, da Steve e qualche ragazza vi si era accampato scherzando, fumando e bevendo ancora. Qualcuno propose di fare un giro dei club, ma a Ginger si chiudevano gli occhi: era esausta per la lunga giornata e le tante emozioni provate e David si congedò con un sorrisino, portandola di sopra. Qualcuno fece una battuta salace, qualcun altro urlacchiò prendendoli in giro. Ginger aveva il volto di fuoco e David la rassicurò spronandola a non badare a loro. Tra i due c'era una tensione elettrica che cresceva man mano che si avvicinavano alla camera. Con le mani allacciate, continuavano a guardarsi di soppiatto e a lanciarsi sorrisetti.
Quando finalmente entrarono in camera David dovette fare uno sforzo sovrumano per non schiacciare la ragazza contro la porta, ma non riusciva più resistere e la baciò con ardore sempre maggiore mentre la sospingeva verso il divano, le mani, le labbra ovunque potesse arrivare. Ginger mugolò rispondendo con la stessa passione. Ma voleva prima un po’ sedurlo, così si staccò da lui.

- Dove vai?

La fermò lui con un gemito di disappunto trattenendola per una mano.

- Vado a prepararmi...per te - Gli fece l’occhiolino - Tu aspettami qua e entra fra dieci minuti.
- Non so se saprò resistere ben dieci lunghi minuti.

Rispose lui affondando la testa contro il suo collo e trascinando la lingua contro la pelle profumata. Ginger ridacchiò e a fatica si allontanò.

- Dai, dieci minuti. Per favore!
- Va bene...Non posso resistere a quegli occhi da cucciola. Solo dieci però!

Ginger si chiuse in camera dopo essersi rinfrescata e tirò fuori dalla valigia il babydoll che aveva comprato per l’occasione: di seta nera con inserti di pizzo; piuttosto semplice, ma di classe. Si osservò allo specchio compiaciuta e si spazzolò i folti capelli biondi. Si adagiò sul letto cercando una posizione che fosse a un tempo seducente e rilassata, ridendo di se stessa. Come se non fosse mai stata con un uomo! Ma quella sera era diversa, David era diverso.
Nel frattempo il ragazzo si stava fumando un’ultima sigaretta appoggiato al davanzale della finestra lasciandosi semplicemente vivere il momento, in attesa impaziente di poter entrare in camera da letto, un ultimo tiro e lanciò il mozzicone ardente fuori. Fece una puntatina in bagno per rinfrescarsi e lavarsi la bocca. Si guardò allo specchio e sorrise alla sua immagine, gli occhi brillanti. Quando David entrò in camera e vide Ginger distesa sul letto che lo aspettava sorridente infilata in quella cosina nera che lasciava ben poco all’immaginazione, il sangue gli defluì tutto verso il basso:

- Dio, aiutami…

Sorrise lascivo mentre si strappava la maglia e i pantaloni con gesti frettolosi. Ginger allungò le braccia per accoglierlo nel suo abbraccio. Si coccolarono, esplorandosi con le mani e le labbra, languidi e attenti. David si allungò verso il comodino a prendere un quadrato di plastica, ma quando si voltò Ginger era a occhi chiusi. Il suo visino addormentato gli fece una tenerezza infinita: il suo piccolo angelo sexy schiantato dalla stanchezza. Con un sospiro si sdraiò accanto a lei cingendola protettivo tra le braccia e si addormentò respirando il suo buon odore.
Una lama di luce dritta dentro gli occhi svegliò Ginger. Si mise le mani sul volto per proteggersi dalla luce vergognandosi che la sera prima si fosse addormentata proprio al momento clou. Sperò di non aver fatto altre cose imbarazzanti tipo sbavare o russare, già il fatto di essersi addormentata era abbastanza grave. Si voltò piano per osservare la forma dell’uomo ancora addormentato accanto a lei. Era accoccolato su un fianco, i capelli sparpagliati sul cuscino e una mano sotto la guancia. Le narici perfette vibravano appena e la bocca era socchiusa. Aprì gli occhi e sorrise:

- Buongiorno.
- Ciao. Scusami per stanotte...

David sollevò la testa e si allungò a darle un bacio lieve sulle labbra:

- Eri così stanca tesorino. Che ore sono?
- Presto, credo.
- Allora abbiamo il tempo per recuperare!

David ammiccò completamente sveglio. La strada che si stava animando sotto di loro fece da sottofondo ai languidi baci e carezze. Ginger rotolò sopra di lui e si tolse la sottoveste e David pensò che l’aggettivo che meglio la descrivesse fosse gloriosa.

- Ti amo, Ginger.

Le mormorò mentre si seppelliva in lei. Si amarono a lungo nella lattiginosa luce del primo mattino. Un giorno nuovo di una vita nuova. Insieme.



Nota Autrice:

Di nuovo ringrazio chiunque abbia letto, commentato, seguito, messo tra le preferite questa storia. Come sempre, ogni commento, consiglio, aiuto e feedback è più che ben gradito. Alcune precisazioni come al solito. Ancora una volta il fatto che Ginger avesse una sedia vicino/sul palco in modo che David potesse baciarla tra una canzone e l'altra è stato raccontato da lei. E niente questa storia mi è cresciuta tra le mani senza che potessi farci nulla! Spero vi sia piaciuta leggerla come a me scriverla.

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