When everything is made to be broken.

di ReeJewel89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Another time, another place. ***
Capitolo 3: *** Unexpected Lovers. ***
Capitolo 4: *** There is no I in a team. ***
Capitolo 5: *** Butterfly Fly Away. ***
Capitolo 6: *** Brothers. ***
Capitolo 7: *** For you. ***
Capitolo 8: *** Fight for all the wrong reason. ***
Capitolo 9: *** I just called to say I love you. ***
Capitolo 10: *** Broken Strings. ***
Capitolo 11: *** The way you make me feel. ***
Capitolo 12: *** Dirty little secret. ***
Capitolo 13: *** No more secrets. ***
Capitolo 14: *** Alright. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prologo
When everything is made to be broken.

Prologo.
 

Alcune volte, ci rendiamo conto dello scorrere del tempo solo quando si iniziano a vedere i segni dell'età, quando ci accorgiamo che la scatola con le fotografie ormai è un'immenso scatolone, quando riguardando un video non ci capacitiamo del perché “eravamo conciati così”.

Altre volte, ci rendiamo conto dello scorrere del tempo perché qualcuno ce lo fa notare, e non sto parlando di rughe o capelli bianchi. Quando si è giovani, un anno sembra un minuto, un minuto un istante e fare progetti a distanza di sei mesi sembra un'eternità. Meglio vivere al minuto, perché anche la giornata è troppo lunga per fare piani.

Joe sorrise soddisfatto, asciugandosi la fronte con l'asciugamano che il fratello gli aveva appena posato sulle spalle.

-Ragazzi, questo concerto rimarrà nella storia per molto, molto tempo.-asserì Nick, prendendo in mano la chitarra.

L'intero Hollywood Paladium al 6215 di Sunset Boulevard (Hollywood, CA) urlava ininterrottamente da più di due ore, non stancandosi mai di cantare, urlare, saltare e scattare foto ai loro idoli.

-Bene ragazzi. Sono, come ben sapete, ormai più di quattro mesi e oltre due tour che portiamo in giro il nostro album “A little bit longer”. Abbiamo fatto in media due concerti in ogni Stato, abbiamo avuto l'occasione di visitare paesi di cui nemmeno sapevamo l'esistenza o di cui abbiamo sentito parlare solo nei libri.-

-Che tu non hai mai letto!-lo beffò Nick, facendo ridere tutti.

Kevin rideva vicino a Joe.

-Ehi, Nicky! Stavo facendo un discorso serio!-si lamentò lui offeso.

-Prima che il mio adorato fratellino diciasettenne mi interrompesse, stavo dicendo che questo è il nostro ultimo concerto, è la fine di un tour pieno di sorprese. Di comune accordo, abbiamo deciso di prenderci un anno di pausa per lavorare ai nuovi pezzi. Anyway, prima ce ne andremo qualche giorno in una SPA: sapete, tutto questo girovagare non fa per niente bene ai miei capelli!Sono secchi, sciupati, sfibrati!!-si lamentò.

-Joseph Adam!-lo richiamarono i suoi fratelli, perfettamente consapevoli che se non l'avessero fermato sul nascere, quello non sarebbe stato un discorso di addio ma piuttosto di autocelebrazione di Joseph. Da quando stava con la rossa il suo ego era cresciuto in maniera esponenziale!

-Oh my Gosh, ragazze non piangete! Non spariamo per sempre! Ci mancherete un sacco durante questo anno.-

-Sorry, I'm sorry. No ragazze, non piangete sul serio. Mi commuovo anche io!-

Kevin fece un sospiro e sfoderò il suo miglior sorriso.

-Ehy, ragazzi. Il concerto ancora non è finito e ci sono un paio di cose da fare prima di chiudere questa fantastica esibizione.-

Kevin aveva tentato di ricordare quel discorso che si era preparato mille volte, che aveva imparato a memoria e ripetuto davanti allo specchio.

-Volevo farvi una domanda. Avete mai amato qualcuno? Qualcuno di normale, non una rockstar o un divo di Hollywood. C'è mai stato un ragazzo o una ragazza che vi abbia fatto perdere la testa e a cui l'avete fatta perdere voi? Qualcuno che vi abbia visto nei momenti migliori e sopratutto peggiori?-

Nick e Joe si scambiarono un'occhiata perplessa.

-Dove vuoi arrivare, fratellino?-chiese Joe perplesso.

Ora dovevano cantare tanti auguri a Nick, ma quel discorso c'entrava poco.

-Voglio arrivare a dire che oggi è il compleanno di due persone per me molto molto importanti: sì, Nick e un'altra persona che oggi compie ventun anni e finalmente si guardagna il diritto di bere legalmente.-

In mezzo a quelle quattromila persone, Ari arrossì vistosamente.

-Bene, io ho conosciuto una persona che corrisponde esattamente a tutto ciò che io ho detto prima e vorrei che mi raggiungesse con il suo entourage qui sul palco.-

-OMG! Nick, prestami dell'insulina.-borbottò Joe con lo sguardo allucinato.

Conosceva bene il fratello, tremendamente bene. E se lo conosceva così bene, sapeva anche dove voleva andare a parare.

Nick lo guardava perplesso, mentre Ari e le sorelle si facevano largo tra il pubblico, scavalcando le recinzioni di protezione sotto lo sguardo invidioso di tutte quelle ragazzine.

A Trix la cosa piaceva invece, e piaceva immensamente.

Big Rob prese le ragazze per la vita, mettendole senza fatica sul palco dove il proprio Jonas le aiutò a salire.

-Kevin.-lo rimproverò dolcemente Ari.

Kevin rise vedendo l'imbarazzo della sua bella ragazza.

-Bene bene, ora pregherei i due festeggiati di mettersi al centro del palco mentre anche la famiglia ci raggiunge!-

-Che diavolo vuoi fare, Kev?-chiese Joe ridendo.

-Cantare tanti auguri! E one, e one two three four!-

Grazie all'appoggio della band e alle quattromila persone presenti quel Tanti auguri divenne qualcosa di davvero eccezionale.

Arianna sorrideva imbarazzata, spostandosi continuamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Nick capiva il suo imbarazzo, così le posò un braccio intorno alle spalle, mentre entrambi sussurravano le parole divertiti. Cantare tanti auguri ai festeggiati sul palco non era una novità: era successo lo stesso qualche mese prima a Boston per il compleanno di Trix e ancora l'anno precedente durante un'esibizione dei Jonas a Albuquerque, in Nuovo Messico dove Nick aveva chiamato Kim durante il concerto e le aveva fatto cantare tanti auguri.

-...happy birthday to youuuu! Yeaaah!-urlò la folla.

-Auguri Ari!/Auguri Nick!-si dissero i due festeggiati scambiandosi un bacio sulla guancia.

Si levò un coro di applausi che durò fino a quando Kevin prese in mano il microfono, passando a Greg la chitarra.

-Grazie mille, ragazzi. Davvero spettacolare. C'è un'altra cosa che vorrei dire. Questa ragazza, corrisponde esattamente al mio ideale di anima gemella.-

Nick si spostò lasciando il palco al fratello, mentre Joe si portava una mano alla bocca. Non c'era più dubbi ormai.

-Credo che tutti lo sappiano, ora!-ghignò Joe cercando di darsi un contegno, ma indicando il megaschermo che riprendeva i loro volti.

Era emozionato lui per il fratello, chissà quale emozione doveva provare.

-Dettagli, Essere!-lo liquidò Kevin con un gesto della mano, beccandosi uno sguardo pieno di stima di Trix che con la sorella minore se ne stava accanto al pianoforte del palco, con Denise, Paul e i due bambini.

-Dicevo, i regali oggi andrebbero fatti a te, lo so. Però mi chiedevo se ti andasse di farne uno a me.-

Tutti rimasero in silenzio, nell'attesa di sentire cosa il chitarrista dicesse. Denise si portò le mani alla bocca, Trix una alla fronte. Non c'erano dubbi: con Kevin la parola d'ordine era stupire.

Arianna invece sembrava perplessa. Kevin aveva la bocca asciutta, sentiva il suo cuore scoppiargli nel petto: nessuna emozione era mai stata tanto forte e nessuna delle mille prove che aveva fatto equivaleva a quella che stava facendo ora. Respirò profondamente, cercando di farsi arrivare più ossigeno possibile ai polmoni e al cervello, totalmente impegnato a mettere in riga quelle quattro o cinque parole che formavano una frase a senso compiuto.

Kevin si inginocchiò, scacciando gli ultimi dubbi anche ai più tordi e insinuandone uno alla ragazza che, evidentemente presa in contropiede, aveva iniziato a sbiancare.

-Mi vuoi sposare, amore?-

Silenzio, qualche tonfo, centinaia di “ooh” dalla platea, il microfono di Joe che cadde con un rumore abbastanza fastidioso.

Nick iniziò a ridere istericamente appoggiandosi al pianoforte, mentre Trix si sbattè il palmo sulla fronte. Kim esultò con gli occhi lucidi, aggrappandosi a Denise che visibilmente emozionata mormorava “il mio bambino”.

Mi vuoi sposare, amore? Non riusciva a crederci, non riusciva a parlare, non riusciva a dire o fare niente. Kevin le aveva chiesto di sposarlo. Non ci aveva mai pensato al matrimonio, non aveva avuto tempo di pensarci eppure la risposta la sapeva, era incisa chiara come l'acqua nella sua testa. Si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi le si facevano lucidi per l'emozione.

-Sì, Paul Kevin Jonas II. Voglio sposarti.-sussurrò, iniziando a ridere e piangere insieme.

Il suo fidanzato la prese tra le braccia e la baciò. Era stato tutto anche meglio di come se lo sarebbe mai immaginato.

-TUUU!Scordati che io mi metta quegli orridi vestiti tutti fru fru verde pisello, rosa confetto, rosa pesca o lilla sai??-la minacciò Trix, saltandola poi addosso per abbracciarla. La sua sorellina si sposava, e non poteva far altro che essere felice per lei.

Joseph, ripresosi dallo shock, saltò sulle spalle del fratello e lo abbracciò.

-Pronto a farmi da testimone?-chiese, dandogli una pacca fratena.

-Sarà un onore!-rispose quello.

Tutta la famiglia Jonas intanto corse ad abbracciare i ragazzi.

-Kevin! Dovevi dirlo alla mamma! Oh, tesoro sono così felice!-disse tra le lacrime abbracciando il figlio.

-Cognato!!-urlò Trix minacciosa, lasciando le sorelle nelle grinfie di mamma Jonas.

-Eh?-fece Kevin, lasciando Nick.

-Jonas, sei un disastro! Le fai la proposta senza un anello??-lo sgridò Trix abbracciandolo.

-Oddio! Stop! Fermi tutti!- gridò.

Tutti gli puntarono gli occhi addosso, me lui sorrise e si tolse una delle collanine che portava al collo, dove era stato precedentemente infilato l'anello.

Una semplice fedina in oro bianco con incastonati tre diamanti di cui uno blu, ovviamente di Tiffany.

-Mano prego.-disse infilandolo all'anulare, scambiandosi poi un bacio con la futura moglie, tra gli applausi e le grida disperate del pubblico.

-TU! L'avevi premeditato e non ci hai detto niente??-urlò Joe indignato.

-Tu sai mantenere un segreto?-chiese Kevin scettico.

-No ma avrei potuto provarci!-replicò l'altro offeso.

-Che bello, ragazzi! Oltre ad un disco dovremmo anche organizzare un matrimonio allora!-disse Nick al microfono.

-Quando vi sposate?-chiese Joe.

-Anche subito!- rise Kevin, guardando Ari negli occhi.

-C'è un pastore in sala?-chiese lei seria, facendo ridere tutti.

Inaspettatamente, Paul Kevin Sr alzò la mano e la band, presa dall'euforia del momento, iniziò con la marcia nuziale.

Fortuna volle che ci pensò mamma Jonas a prendere il controllo della situazione e ad interrompere il valzer che Joe e Nick avevano fatto per prendere in giro il fratello.

-Ah no, miei cari. Non se ne parla proprio per niente, signorini! Questo matrimonio si organizza in piena regola!-esclamò Denise abbracciando Ari.

Joe non poté fare a meno di sorridere,mentre Trix andò da lui ad abbracciarlo.

-Amore, ma questo isterismo collettivo è dovuto al fatto che sono felici che si sposi, o perché c'è un Jonas in meno sulla piazza?-chiese con la testa contro il suo petto, indicando la platea dove alcune ragazze erano disperate, nel senso lato del termine.

Joe rise, baciandole la fronte.

-Ragazzi, anzi, famiglia: credetmi. Vorrei festeggiare ora e dopo lo faremo, mamma e papà prenoteranno da qualche parte finita la festa, ma noi abbiamo un ultimo concerto da concludere.-disse Nick.

-Ovvio, signor Fidanzato! Prego, molli la futura moglie nelle grinfie dei suoceri e dia il tempo! The show must go on!- fece plaetalmente Joe, imitando Freddy Mercury nelle mosse.

 

Le luci si spensero, calò il pesante sipario di velluto rosso e i tre Jonas rimasero ancora in posizione finale, con il fiato grosso per le ultime acrobazie. Partirono appalusi, urla, cori. Si sfilarono gli strumenti in un silenzio religioso, abbracciandosi l'un l'altro, congratulandosi per lo show e per le nozze; si ringraziarono per aver avuto l'opportunità e l'onore di far parte di una famiglia e di una band così.

Intanto tre ragazze ben note si avvicinarono abbracciandoli.

Tutti sapevano che con quel sipario, con quello show, quella sera si era chiuso un capitolo della loro vita. Ma come in ogni libro, dopo il primo capitolo ce n'è sempre un altro: più bello, più interessante, più triste, più vero.


***



Note dell’autrice:  Ecco il prologo, familiare a chi ha letto Hello beautiful. Il primo capitolo arriverà il tra poco. Grazie a tutte le persone che hanno continuato a leggere Hello beautiful e l’hanno inserita tra i preferiti. Un grazie va soprattutto alle mie temerarie "fan" che mi hanno scritto per tutta l'estate suppliche su questo sequel. Siete adorabili! Chi l’avrebbe mai detto?

102 preferizzazioni.


553 recensioni.


22 persone che mi tengono tra gli autori preferiti.


Grazie di cuore.

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Capitolo 2
*** Another time, another place. ***


Capitolo 1: Another time, another place

Capitolo 1: Another time, another place.

 

Real life on a cloud - Real life

Another time, another place - Real life

Another child has lost the race -Real life

Another time, another place – Real life

Your time, your price”

U2.

 

-Quattro settimane.-sussurrò davanti al frigorifero, cancellando un'altra casella con una grossa X rossa sul calendario, cercando di non pensare alla strana morsa che le prendeva allo stomaco al solo pensiero.

-Ragazze, siamo in super ritardo!-urlò poi controllando l'orologio.

Come delle furie, un'adolescente e una dolcissima bambina corsero in cucina buttando le borse a terra e sedendosi al volo sugli alti sgabelli chiari della cucina.

-Buongiorno!-esclamò Alice con un sorriso da un orecchio all'altro.

-Buongiorno a voi!-esclamò la sorella maggiore baciandole sulla fronte e servendo loro delle fantastiche cupcake rosa shocking.

-Mancano quattro settimane..-cantilenò Kim.

Arianna si voltò velocemente verso la sorella minore, cercando di nascondere con un'espressione di rimprovero il sorriso che le affiorava sulle labbra.

-Buongiorno Ruggy Sis!-esclamò una quarta voce, inserendosi perfettamente nel quadretto di normale quotidianità di un'altrettanto normale famiglia americana.

-Ari, devi firmare il permesso per la gita!-le ricordò Alice con tono di supplica.

-La gita, è vero! Dammi!-

Con un agile scatto, la brunetta firmò fermandosi un attimo prima di finire di scrivere il cognome. Avrebbe ancora usato il suo, poi?

Non ebbe tempo di perdersi troppo nei suoi pensieri, perchè il rumore della porta che si apriva con uno scatto la fece immediatamente sorridere.

-Buongiorno famiglia!-esclamò Kevin entrando sorridente.

Sì, erano una normale famiglia americana. Normale, se non fosse che in quella casa vivevano quattro sorelle senza genitori (famosi avvocati divorzisti che si erano trasferiti a New York più di un anno e mezzo prima), estremamente diverse tra loro. E ancora più normale forse era il fatto che quelle quattro sorelle avevano fatto breccia nel cuore di tre ragazzi, che formavano una della boyband più famose, più popolari e più in voga degli ultimi anni che guardacaso erano fratelli tra loro.

Arianna Ruggieri aveva ventun anni, era alta e magra con dei lunghi capelli castani e boccolosi che ultimamente, per comodità, portava legati. Era la maggiore di quelle quattro sorelle e l'anno prima, aveva avuto ufficialmente l'affidamento per quelle signorine che venerava più della sua stessa vita. Loro venivano sempre prima di tutto, prima del suo fidanzato, prima del suo matrimonio.

-Kevin!-esultò la bambina saltandogli al collo e dandogli un sonoro bacio sulla guancia, mentre questo la prendeva senza fatica.

Kevin Jonas, questo era il suo nome, era a sua volta il maggiore di quattro fratelli. Aveva ventidue anni, la carnagione chiara e due occhi verdi tremendamente simili a quelli della sua fidanzata. Di professione faceva il chitarrista e all'occorrenza l'attore.

-Chiara, Nicholas ti sta aspettando in auto! Veloci che tanto per cambiare siamo in ritardo!-annunciò Kevin.

-Ragazze, avete iniziato a mettere le vostre cose negli scatoloni? Tra meno di due settimane dobbiamo traslocare!-ricordò loro.

-Sì, Nick mi aiuterà oggi a sistemare i miei CD. Scappo che sono in ritardo. Ciao famiglia!-

Arianna riuscì finalmente a salutare il suo fidanzato con un bacio.

-Ali, corri a prendere lo zaino. Frankie ci sta aspettando. Amore muoviti, Gwen mi ha già chiamato tre volte dall'ufficio!-le ricordò.

-Dannazione, Gwen! Me l'ero dimenticata! Ok, arrivo amore. Prendo la borsa.-

-Ciao a tutti!-salutò un ragazzo moro entrando in cucina.

-Ciao Joe!-

Giulia, comunemente nota come Trix, abbozzò il primo sorriso della giornata sentendo che l'ansia e la strana angoscia che aveva sparivano con la comparsa del frontman e inevitabilmente, delle risposte.

-Amore, sei uscita ieri? Hai una brutta cera.-ammise Arianna.

-Non ho dormito molto, sis. Ma non preoccuparti. È tutto ok!-rispose la rossa.

Giulia aveva vent'anni compiuti da poco, le labbra carnose e la pelle delicatamente abbronzata. I suoi occhi erano del colore dell'oro fuso e i capelli che le arrivavano alle spalle erano tinti di un vivace rosso cupo.

Arianna la guardò negli occhi, cercando di capire cosa preoccupasse la sorella. Aveva sempre avuto un sonno pesante, quindi il fatto che non dormisse era preoccupante di per se, se poi si aggiungeva il fatto che nelle ultime settimane si erano viste così poco che non erano riuscite a parlarsi praticamente..beh, la frittata era fatta.

-Io e te dobbiamo parlare, ci vediamo troppo poco ultimamente.-ammise la maggiore, stampandole un bacio sulla fronte.

-Voi che fate?-

-Aspetto che si svegli un pò e poi l'accompagno a lezione!-sorrise Joe rassicurante.

Nemmeno lui aveva poi tanto una bella cera.

Joseph Adam Jonas era il fratello di mezzo. Lui di anni ne aveva quasi ventuno e la sua professione era fare il giullare di corte o l'Essere sottomesso della sua fidanzata, della quale era perdutamente innamorato. A tempo perso faceva il frontman dei Jonas Brothers e salturiamente il lead tambourine, strumento a detta sua estremamente sexy.

-Amore, chiudono i cancelli della scuola dei bambini se non ci muoviamo!-urlò la voce di Kevin dall'entrata.

-Accidenti, io scappo. Ci vediamo dopo, ok?-

-Sì, a cena al Quartier Generale Jonas. Ciao Sis.-sorrise forzatamente.

-Ciao famigliola felice!-la prese in giro Joe, cercando di stemperare la tensione.

Rimasero in assoluto silenzio fin quando non sentirono la porta chiudersi con un tonfo sordo e la casa piombare nel silenzio più assoluto.

-L'ho preso. È nella mia tracolla. Sei pronta?-chiese Joe tenendosi la testa tra le mani.

-Come posso essere pronta, Joe? Io non ce l'ho nemmeno per l'anticamera del cervello!-urlò alzandosi e correndo in camera sua.

Sì, Joe avrebbe solo dovuto avere una pazienza enorme. In fin dei conti però, era anche colpa sua e della sua inesistente forza di volontà.

Prese la sua tracolla e facendo un profondo respiro, si accinse a seguire la sua fidanzata. Era tempo di risposte.

 

-Oh no. Di nuovo. Signore, perdonatemi. Questo è un altro magazine che vuole l'esclusiva.-sbuffò Kevin guardando esasperato il suo telefono.

-Vai pure, amore. Non ti preoccupare. Ti prometto che non prenderò decisioni avventate in merito ai nastrini sulle sedie.-ironizzò Arianna, guardandolo sorridente.

Gwendalyn sembrava piuttosto shockata. Come era mai possibile perdersi in telefonate mentre si stavano scegliendo i nastrini da appendere alle sedie? Era una cosa di vitale importanza!

Arianna sospirò, tornando a guardare con un sorriso la sua wedding planner.

-Prima che il suo fidanzato interrompesse, ti stavo mostrando i vari colori. Sono varie tonalità di bianco, ma come puoi ben notare sono estremamente diverse tra loro. So che è una scelta difficile, cara.-fece con aria greve.

-Oh, certo. Difficilissima.-

Ari si avvicinò per guardare una mezza dozzina di nastri bianchi. Inarcò le sopracciglia cercando di notare questa grossa differenza, ma a lei sembravano sinceramente tutti uguali.

-Sono così diversi..-si lamentò Gwen con un sospiro.

-Le differenze sono abissali, in effetti.-la assecondò.

Sperava solo che Kevin sistemasse in fretta quella storia del magazine.

-Cara, ti ricordo che oggi pomeriggio hai la prova dell'abito che hai disegnato. La sarta mi ha chiamato personalmente per dirmi che vorrebbe che andassi nel suo studio proprio oggi, così avremo tempo per sistemare le ultime cose o apportare eventuali modifiche.-

Alzò lo sguardo improvvisamente illuminata. Il suo abito dei sogni era pronto, finalmente. Era l'unica cosa che per il momento aveva interamente scelto lei per il suo matrimonio.

Denise era in piena fibrillazione e da settimane cinguettava allegra in giro per casa. Aveva preso la miglior weddin planner degli Stati Uniti, Gwendalyn Gingerbell, un nome una garanzia a detta sua: per il primo figlio che si sposava aveva in mente progetti enormi, tanto che già a Natale aveva le idee chiare su data, invitati e colori delle nozze. Colore dominante, ovviamente, il bianco. Arianna odiava il bianco, però per amore della suocera era rimasta in silenzio. Alla fine, a lei bastava solamente sposare il suo Kevin.

C'era un'altra cosa da aggiungere: come si sa, per tradizione, agli sposi si fa un bel regalo. Questo regalo la famiglia Jonas l'aveva fatto in grande ai novelli sposi, lasciandosi prendere un pò la mano. Avevano comprato un terreno enorme su cui avevano fatto costruire non una, non due ma ben tre case e vi era tranquillamente spazio per costruirne altre quattro di dimensioni mastodontiche, contando che rimaneva comunque lo spazio per il campo da tennis e un edificio per i vari dipendenti della Jonas Corporation. Dal tronde si , i Jonases sono un'impresa a conduzione familiare! Era una sottospecie di piccolo borgo a se stante poco fuori Los Angeles, ormai ufficialmente soprannominato ironicamente Headquarter. Nel giro di sei mesi, erano state fatte costruire le tre ville che si affacciavano sulla piscina in comune. In una già viveva in forma più o meno stabile la famiglia Jonas originaria. Nella seconda casa invece, avrebbero vissuto i due sposi una volta tornati dalla luna di miele e nella terza le sorelle della sposa, fatta eccezione per Alice che per motivi pratici avrebbe continuato a vivere con la sorella maggiore.

-Scusate, signore. Allora cosa mi sono perso?-chiese Kevin sedendosi di nuovo al suo posto sul piccolo divano in pelle.

 

-Come li inscatoliamo i CD oggi? Come abbiamo fatto ieri?-chiese Nick malizioso, passando un braccio intorno alle spalle di Kim e guardando fisso davanti a se con un sorrisino che la diceva lunga.

-Idiota!-

Chiara però non potè fare a mano di sorridere al pensiero del giorno precedente.

Chiara, o Kim che dir si voglia, era la teenagers della situazione. Diciassette anni e tanti sogni, stava frequentando lo Junior Year alla Beverly Hills High School insieme al suo innamoratissimo ragazzo, un certo Nicholas Jerry Jonas, conosciuto ai più per essere il frontman e il leader della teen-band Jonas Brothers.

-Ehy, ciao James, ti trovo bene! Tutto a posto la spalla?-salutò Nick scambiandosi un cinque con un ragazzone alto e biondo, che portava un tutore alla spalla destra.

-Ciao Nick, sì! Tutto a posto, tra qualche giorno il fisioterapista ha detto che posso tornare in squadra. Scappo o arrivo tardi a lezione. Fai il bravo, eh! Ciao Kim!-salutò scappando poi di corsa verso l'aula di Inglese.

Chiara e Nick erano la coppia più popolare della scuola, ma questo non era dovuto solo al fatto che lui fosse una rockstar. Erano diventati così popolari perchè avevano dimostrato di sapersela cavare in ogni situazione, erano riusciti a mettere al loro posto un pò di persone lo scorso anno e si erano guadagnati stima e rispetto. Okay, forse il fatto che Nick fosse una celebrità un pò li aiutava, ma erano davvero stranamente ben voluti in quell'ambiente da sempre definito un covo di serpi.

-Beh, non dire che non ti è piaciuto ieri.-ghignò aspettandola posato con la schiena all'armadietto.

-Certo che mi è piaciuto ieri, se non fosse che poi ho dovuto asciugare tutta la mia camera perchè un idiota ha avuto la brillante idea di fare i gavettoni.-

-Beh, faceva caldo.-si giustificò con il tono più innocente che riuscì a trovare nel repertorio dei suoi toni innocenti.

-Certo, tesoro. Sono i miei baci a fare quell'effetto.-sorrise lei, mordendosi sensuale un labbro.

-Oho, abbiamo una certa malizia oggi.-

-Da che pulpito la predica.-ironizzò Kim, prendendo il libro di letteratura e chiudendo con un colpo secco l'armadietto.

-Guarda che io le promesse le rispetto. Sono un santo.-si vantò alzando la mano sinistra e imitando con la destra un'aureola.

-Certo, anche io. Sempre e comunque. Alla lettera.-

Nick guardò la sua ragazza vagamente terrorizzato.

-Alla lettera? Stai scherzando, vero? Alla lettera quindi niente baci?-

Kim alzò gli occhi al cielo pensierosa.

-Chi lo sa. Vedremo. Stavo pensando.. infondo potremmo non baciarci più fino al matrimonio. Questione di una decina d'anni.-

-Matrimonio? Decina d'anni?-chiese Nick allarmato.

Kim lo guardò divertita, mantenedo pur sempre un'espressione tremendamente seria.

-Sì, insomma. Prima voglio finire il college e diventare qualcuno. Poi c'è la specializzazione..quindi sì. Tra una decina d'anni potremo sposarci e baciarci di nuovo.-

-Kim io stavo scherzando. Non voglio che tu prendi così alla lettera quello che dicono i Purity Ring. Insomma per il sesso, l'alcohol e le droghe siamo assolutamente d'accordo però io non riesco a non baciarti per dieci anni. E poi dieci anni sono troppi!-

Chiara scoppiò in una risata cristallina, ma si trovò all'improvviso spinta contro il muro bianco del corridoio esterno della scuola, schiacciata dolcemente dal corpo muscoloso del giovane diciassettenne.

Sì, decisamente stava scherzando pochi secondi prima. Come avrebbe resistito altri dieci anni senza un bacio di Nick -che equivaleva a visitare il nirvana-, se a malapena riusciva a resistere dieci minuti senza baciarlo? Si erano presi abbastanza rimproveri da tutta la famiglia ormai per le loro effusioni, tant'è che nell'ultimo periodo li avevano soprannominati piovre.

 

To be continued.

***

Note dell'autrice: Wow. Davvero ragazze, è incredibile. Siete davvero fantastiche. Innanzitutto volevo scusarmi per il ritardo, è stata una settimana faticosa e sono stata presa dal test d'ammissione alla facoltà di Medicina, mio sogno da.. beh, da sempre. Ad ogni modo, un grazie a tutti quelli che mi tengono tra i preferiti (siete già venti!), tra i seguiti (dodici!) e tra gli autori preferiti (ventiquattro!). Ho visto tante recensitrici nuove e tante già conosciute, ma a tutte un grande BENVENUTO.

Ultima cosa: sapete Trix? Sì. La Trix di questa storia. È una scrittrice anche lei, fantastica oserei dire. Perchè non date un occhio alle sue storie e le lasciate un commentino? Lei è Trixilla. Fareste entrambe molto felici!

A domenica!

 

Sis: Luce dei miei occhi, ossigeno dei miei polmoni, sostentamento del mio corpo, mancano TREDICI GIORNI al nostro viaggio. Quindi, AWWW, PUDD, BAMBINO PUDD. C'è bisogno di dire altro? Ti amo, ci amo, mi amo.

Catchme__: grazie per i complimenti, davvero! Troppo buona! :) ti ringrazio per aver lasciato un commento!

Jonas_Princess: Ahah! Sappi che la mia mente è machiavellica, per cui quando credete di aver indovinato qualcosa, vi sconvolgo l'esistenza! :) Grazie mille!

Stellalilly: Grazie mille, sono davvero onorata di essere già tra i tuoi preferiti! Speriamo che la storia continui a piacerti! Un bacio!

Jollina: Mon Amour! Un nickname conosciuto! :) Eccola qui, il sequel tanto atteso e reclamato. Speriamo di non deludere nessuno. Un grosso bacione!

Mitber: Sì, l'avevo già postato quel capitolo. Come è scritto sotto, è l'epilogo di Hello Beautiful che fa da prologo a When everything is made to be broken. Grazie per aver lasciato una recensione!

Nes95: Fan numero uno? Ahah credo che quel titolo vada a Trix per diritto: lei sa a memoria tutta Hello Beautiful e tre quarti della roba che scrivo! XD Onorata che ti piaccia così tanto però, davvero. A presto!

Maggie_Lullaby: Ciao cara! Un nick conosciuto. :) Maturità andata benissimo, grazie. Sono uscita con settantacinque/100. Ora ho fatto il test d'ammissione a medicina.. vediamo di realizzare un sogno!

Noemi__lovelovelove: Eccolo qui il primo effettivo capitolo. :) Grazie mille! :)

Jeeeeee: Ehy, compaesana. Eccolo qui finalmente. Visto che l'ho postato? :) Bacione!

Lilian Malfoy: Grazie mille per avermi già messo nei preferiti! Sono molto onorata dal fatto che tu abbia letto HB così tante volte! :) Un bacio e a presto.

_FrancySoffi_: Non ti preoccupare se non sei la prima, mi fa immensamente piacere trovari “vecchi” nickname. :) Ahaha grazie per adorarmi :) ovviamente scherzo, però mi hai fatto arrossire. :) un bacione!

Crazi_Dona_; Sono felice che tu abbia deciso di lasciare una recensione, i pareri delle lettrici sono sempre importantissimi per me! :) allora spero di vedere quintali di tue recensioni pazze! :P un bacione!

 

 

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Capitolo 3
*** Unexpected Lovers. ***


***

***

Capitolo 2: Unexpected lovers.

 

“On that enchanted evening

A lovers romantic night

The moon and stars were shining

The sea was glowing bright

We spent the night together

Until the morning light

Baby do you remember

The music was in our eyes”

 

La bouche.

 

Stare un'intera giornata con Gwendalyn era la cosa più simile che esistesse sulla terra alle punizioni corporali. Per tutta la giornata non aveva fatto altro che trascinarli da una parte all'altra della città per mostrare tonalità di pizzi e toulle esattamente identiche tra loro, rimambendoli nel SUV nero di Kevin con canzoni così dolci e smielate che all'ora di pranzo aveva mangiato solamente la fettina di limone che era nella sua Diet Coke, giusto per ripristinare il valore acido del suo PH.

Quando finalmente anche Kevin ebbe deciso di averne abbastanza, per Arianna era davvero troppo tardi. Mai in vita sua aveva pensato che organizzare un matrimonio fosse così sfiancante, soprattutto per il fatto che in vita sua mai aveva pensato di doversi sposare e mai aveva pensato al matrimonio. Ora invece, le sembrava di essere la massima esperta in fatto di pietanze, canzoni, fiori e ornamenti.

-Kev, io devo andare in un posto. Da sola.-

Kevin la guardò per un attimo negli occhi verdi, stringendola poco dopo a se.

-Certo. Sicura che non vuoi che venga con te?-chiese apprensivo.

-Il fatto è che tu non puoi venire.-

-Dove devi andare?-chiese accigliato.

-A..provare il mio..vestitodasposa.-mormorò abbassando lo sguardo.

Kevin arrossì. Come aveva fatto a non pensarci prima? Certo, lo sposo non può vedere l'abito prima della cerimonia.

-Oh, certo. Capisco.-mormorò velocemente, continuando a passeggiare tranquillo.

Certo, il vestito. Questo rendeva tutto estremamente reale. Sentì un brivido di eccitazione scendere lungo la schiena.

-Amore, ci vediamo all'Headquarters, ok? Arrivo per cena.-

-Ma come ci vai amore?-

-Prendo un taxi. A dopo!-salutò saltando su un taxi giallo che si era fermato al primo colpo.

Kev alzò la mano in segno di saluto. Era un anno e mezzo quasi che stava insieme a quella ragazza ma ancora non si era abituato ai suoi scatti di energia improvvisi che sì, lo spiazzavano. Alzò le spalle e sospirò guardando il taxi sparire tra le file di auto.

-Odio che prenda i taxi. Da sola.-

Forse per lui era il caso di tornare a casa.

 

Quando il taxi giallo si fermò di fronte alla vetrina del negozio di Betty, la sarta che le aveva confezionato il vestitosentì un brivido correrle lungo la schiena.

Erano settimane che aspettava quel momento, settimane che desiderava vedere il suo abito che avrebbe coronato il suo nuovo sogno d'amore.

Pagò e percorse quei pochi passi che la separavano da quell'ambiente familiare e rilassante. La porta si aprì con un leggero scampanellio. Fortunatamente per lei, il negozio era vuoto e il vociare allegro di Betty arrivava dal retro del locale.

-Signora Betty? Sono Arianna Ruggieri..-chiamò piano sporgendosi un pò verso la porta sul retro.

-Signora Jonas! Ma che piacere rivederla. Venga, la stavo proprio aspettando.-sorrise cordiale, facendole l'occhiolino.

Signora Jonas. Questo era il nome con cui l'avrebbero chiamata di lì a qualche settimana. Poi per il mondo sarebbe sempre stata Arianna Jonas, come Ivana Trump. Nessuno avrebbe ricordato il suo cognome vero. E sugli inviti poi non ci sarebbe più stato scritto Mr. Kevin Jonas + 1, ma Mr. & Mrs. Kevin Jonas.

-Tutto bene, cara?-chiese dolcemente Betty.

Era un'anziana signora non molto alta, con dei bei capelli bianchissimi tenuti corti e un paio d'occhialetti tondi che le davano un'aria tremendamente materna.

-Sì, sono solo stanca.-

Betty rise.

-Passare una giornata con Gwen non deve essere facile.-

-Certo che no. È più o meno come stare all'inferno. Ho visto più nastri bianchi oggi che in tutta la mia vita.-ammise togliendosi la giacca e posando la borsa su un divanetto nel retro.

La giovane assistente intanto era andata in negozio e aveva chiuso la porta, per poi tornare con un involucro nero.

-Oddio.-sussurrò la giovane sposa sentendo l'emozione crescerle ogni istante di più.

Si tolse i jeans e la camicetta in fretta, rimanendo con un sobrio completino nero mentre Betty abbassava piano la zip del vestito.

Sembrava che tutto andasse a rallentatore e poi, finalmente, lo vide.

-è molto bello.-ammise Betty.

Arianna lo guardava senza parole. Per lei era molto più che bello. Per lei era fantastico, anche perchè era il primo abito interamente realizzato da lei.

Era felice, estremamente felice mentre, assistita dalla sarta, provava il vestito che avrebbe coronato il suo sogno d'amore.

 

Serata ordinaria all'Headquarters Jonas. Tutto era pronto per l'ennesima cena di famiglia, allargata s'intende.

Denise controllava attenta il forno, mentre Paul finiva di mettere i piatti in tavola.

Alice e Frankie correvano per casa cercando di acchiappare Elvis che teneva saldo tra i denti quello che aveva tutta l'aria di essere un pezzo del tabellone di Monopoli.

-Paul, controlla l'arrosto. Io vado a chiamare Nick e Chiara!-annunciò Denise dirigendosi verso le scale.

-Nick, Chiara! Scendete che..Oh signore buon Gesù! Nicholas! Che cosa diamine stavate facendo?-urlò rossa di rabbia.

Denise aveva spalancato senza pensare che la porta del figlio diciassettenne era chiusa per un motivo, per cui, non avendo bussato, si era trovata davanti una scena che mai e poi mai si sarebbe aspettata da lui.

Chiara era stesa sul letto,rossa come un pomodoro e Nicholas sopra di lei. Avevano entrambi la maglia un pò alzata e Nicholas, evidentemente, stava sfiorando delicatamente la pelle piatta del ventre della ragazza.

-Mamma, non stavamo facendo niente di male.-si giustificò subito Nick, saltando con un agile balzo giù dal letto e lasciando a Kim lo spazio per ricomporsi.

-Niente di male? Nick siete sempre attaccati e pronti a mangiarvi, eravate stesi sul letto in camera! Cosa dovrei mai pensare io?-gridò arrabbiata.

-Mamma, porto ancora l'anello della purezza e sono deciso a portare questo impegno fino in fondo. So esattamente dove e quando fermarmi.-rispose dolcemente.

Quello era il bello di essere il "piccolo" della mamma. Bastava fare gli occhioni dolci e per tornare ad essere il bimbo innocente, nonostante ormai la si sovrastasse in altezza di un cinque centimetri buoni.

-Lo stesso vale per me.-sussurrò Kim imbarazzata.

Denise sospirò. Infondo i suoi ragazzi non avevano mai fatto niente di male, avevano sempre dimostrato di essere maturi e consapevoli delle loro scelte.

-Avanti, di sotto. C'è pronta la cena, piovre.-

Denise li guardò scendere di sotto mentre teneramente si tenevano la mano. Sì, erano proprio inseparabili.

-Denise cara? Ho appena visto Arianna andare verso la casa nuova. Tu chiama lei che io recupero gli altri figli! Kevin è ancora al telefono con quelle riviste. Dobbiamo deciderci a dare l'esclusiva!-brontolò Paul.

-Certo caro, vado subito. E voi due.. uno qui e l'altra qui. Ci sono tutte queste belle buste da chiudere per il matrimonio di tuo fratello e tua sorella.-li rimproverò mettendo le due piccole piovre a sedere ai due lati opposti del tavolo.

 

Denise si apprestò ad attraversare quel giardino che era ancora troppo marrone. I giardinieri lavoravano da settimane per sistemarlo come avevano progettato, ma il tempo correva e sembrava che sorgessero solo nuovi problemi. Sospirò guardando quel mare di desolazione intorno a se. Sperava solo che per il matrimonio fosse tutto come aveva progettato..

Entrò nella grande casa vuota senza bussare, sapendo di trovare solo la futura nuora. Anche quella casa era ancora vuota, alcuni mobili iniziavano ad essere portati nelle varie stanze ma per lo più erano ammassati tra l'ingresso e il salotto.

-Arianna, tesoro?-chiamò per farsi sentire.

Nessuno rispose, ma sentì chiaramente dei rumori provenire dal piano di sopra. L'unica cosa che era già stata sistemata nella casa era uno specchio che avevano fatto apporre nella camera matrimoniale.

Denise trovò la porta socchiusa e decise di bussare questa volta, onde evitare altre sorprese indesiderate.

-Sì?-chiese allarmata la ragazza.

Non poteva essere Kevin, dannazione!

-Tesoro, posso entrare? Sono Denise.-

-Oh, Denise. Certo, entra. Avevo paura che fosse Kevin.-ammise con un sorriso solare.

-Oh mio Dio.-sussurrò Denise portandosi le mani alla bocca.

-Ti piace?-chiese Arianna emozionata.

Non era riuscita a resistere. Era così felice, così entusiasta di poter sposare Kevin che l'eccitazione di indossare quell'abito le aveva impedito di aspettare ancora ed era andata nella suacasa a provarlo di nuovo.

-Mio Dio. Sei meravigliosa.-

Arianna si trattenne, pur sentendo gli occhi un pò più caldi per le lacrime che minacciavano di scendere mentre sua suocera, la sua futura suocera, non si preoccupava nemmeno di nascondere l'emozione.

 

Le cene con la famiglia allargata erano ormai abitudinarie in casa Jonas, ma tutti sembravano molto felici di poter condividere i propri pensieri e i propri problemi della giornata con i familiari. Stavano imparando a conoscersi meglio, ad essere parte integrante della vita gli uni degli altri dalle cose più personali a quelle più sciocche.

-Frankie, Alice? Come è andato il compito di matematica?-chiese Kevin addentando una carota.

-Bene, era difficilissimo.-ammise Frankie.

-Sì, c'erano le operazioni con quattro numeri!-confermò Alice teatrale, quasi si trattasse di una della fatiche di Ercole.

-Mamma mia, la matematica non mi manca per niente!-sorrise Arianna.

-Pensa che io ho ancora gli incubi: mi sveglio di notte pensando di avere un esame il giorno dopo.-sospirò Nick.

-Nick, tu avrai gli esami di matematica la settimana prossima. E se non ti decidi a fare quei benedetti esercizi di trigonometria, non so quanto bene ti possa andare!-rise Kim.

-Oh no. Allora è tutto vero, accidenti! Beh poco male per trigonometria. Ho sempre una ragazza fantastica che me la spiega.-sorrise sorione avvicinandosi alla ragazza per darle un bacio, ma non fece in tempo a diminuire di molto la distanza che la mano svelta di mamma Denise lo prese per la collottola e lo mise al suo posto.

-A cuccia.-disse con uno sguardo severo, facendo ridere tutti. Più o meno.

Se per molti quella era una semplicissima cena, per altri era una pena capitale.

Giulia guardava assorta il piatto pieno, senza ascoltare o vedere realmente ciò che la circondava. Aveva un pensiero in testa, fisso, che la spaventava da morire.

Anche Joe, seduto vicino a lei, mangiava solo perchè non voleva dare nell'occhio, per abitudine più che per necessità in quel momento. Aveva molta più paura di lei, ma non voleva darlo a vedere.

-Giulia, Joe. Siete silenziosi.State bene?-chiese Denise.

Giulia continuò a guardare il piatto senza nemmeno sentire la domanda.

-eh? Sì, tutto ok mamma.-aveva invece risposto Joe distratto.

-Uhm, vado a prendere dell'altro vino.-annunciò Arianna sorridendo alla sorella.

Capiva che qualcosa non andava da qualche giorno, ma sperava solo che non fosse nulla di grave.

-Sono incinta.-

Tutti fissarono quella ragazza che aveva pronunciato la frase.

Un silenzio si propagò per tutta la stanza: tutti rimasero ammutoliti. Certo, si erano aspettati di tutto o quasi, ma non questo.

Il rumore del vetro della bottiglia che si infrangeva contro il marmo sembrò risvegliare tutti dalla strana trance in cui erano caduti.

Paul chiuse gli occhi, serrando la mascella duramente e posando senza far rumore la forchetta nel piatto. Strinse i pugni finchè le nocche non divennero bianche.

Alice e Frankie si guardarono negli occhi, impauriti da quello strano silenzio carico di tensione che non erano abituati a sentire in casa loro. Come due automi, capirono che erano conversazioni da grandi e prendendo i loro piatti si spostarono a mangiare in camera di Frankie.

Chiara sembrava pietrificata: come era possible che sua sorella fosse incinta?

Nicholas guardava suo fratello negli occhi, lo vedeva torturarsi il labbro con i denti quasi fino a farsi male per essere consapevole che quello non era un sogno. Questo era anche peggio di un compito di trigonometria.

Kevin si era alzato di scatto appena aveva sentito la bottiglia infrangersi contro il pavimento e ora rimaneva immobile a metà strada tra il cadavere della bottiglia e il prossimo cadavere di suo fratello.

Arianna e Denise avevano avuto la stessa, identica reazione. Non avevano reagito. Stavano ancora ferme immobili nella stessa posizione in cui la notizia le aveva colte, con gli occhi spalancati per lo shock e il volto pallido.

-Che cosa?-sussurrò Paul cercando di riprendere un pò di autocontrollo.

-Giulia è incinta.-sussurrò Joseph, scandendo per bene ogni singola parola. Non erano gli unici a dover fare i conti con quella notizia, anche loro dovevano ancora metabolizzarla, capirla, accettarla.

-Oh mio Dio.-

Paul Kevin disse: <>. Questa era un'affermazione più che sufficiente per far capire a tutti che la situazione era molto, molto, molto più grave di quanto si potesse pensare.

-Chi è il padre?-chiese Kevin in un soffio appena udibile.

Calò di nuovo il silenzio carico di tensione di qualche minuto prima. Joseph alzò gli occhi per guardare quelli di suo fratello maggiore in cerca di conforto, affetto, protezione.

-Io.-ammise.

Tutto quello che cercava però, non riuscì a trovarlo. Kevin sembrava smarrito, non riusciva a capire realmente quello che stava dicendo il suo fratellino. Joseph sarebbe diventato papà.

-Oh Joseph.-lo invocò in un misto di delusione e tenerezza.

-E da quanto hai infranto il tuo voto, Joseph Adam?-

La domanda era più che lecita e naturale in questo frangente, se non per il fatto che l'aveva posta Denise con un tono che fece rabbrividire tutti. Era fredda. Joseph, il suo figlio prediletto, l'aveva appena tradita. Aveva tradito la sua fiducia, la sua fede, le sue credenze.

-Da..circa cinque mesi. Da quando le ho chiesto di sposarmi.-ammise abbassando di nuovo lo sguardo.

-Come hai potuto non dirci niente, Joseph? Come? Le hai chiesto si sposarti e non ne hai fatto parola con nessuno? Hai deciso di infrangere il tuo voto e non dici niente a nessuno? Avremo potuto capire, Joe!-

Paul si alzò furente con uno scatto, facendo cadere la sedia a terra.

-Non sapevo come avreste reagito! È successo, ok? È capitato! È stata una svista, ma sono molto felice di questa svista, se volete proprio saperlo!-

Giulia alzò per la prima volta lo sguardo per incontrare quello del suo fidanzato.

Aveva detto che era stata una svista, ma che ne era felice. Era davvero felice?

-Io..non so se lo voglio tenere.-

-Che cosa?-esclamò Joe, guardandola dritta negli occhi.

-Insomma, ha già creato un sacco di casini. Ho solo vent'anni Joe! E tu sei una rockstar che predica la purezza prematrimoniale.-

-Non dirlo nemmeno per scherzo.-disse Arianna a denti stretti, scandendo per bene ogni singola parola puntando minacciosa un dito contro la sorella.

-E cosa dovrei fare? Non sono adatta a fare la mamma, lo sai meglio di me!-

-Adesso ci pensi? Non ci hai pensato nei mesi scorsi? No, tu non ci pensi. Tu non pensi mai a niente, Giulia! Tu pensi solo a te stessa, sei un'immatura cronica. Non so perchè ma me lo aspettavo.-

-Amore..-sussurrò Kevin avvicinandosi alla moretta.

-No, Kevin. Lasciami stare.-lo bloccò.

Girò i tacchi e corse in cucina, facendo sbattere la porta.

Kevin fece per seguirla, ma Chiara lo bloccò nuovamente.

-Deve stare da sola, Kevin. È una cosa che non puoi capire, questa.-

-Dove vai, Kevin? Vuole stare da sola.-

Kevin si fermò sulla porta, senza nemmeno degnare di uno sguardo la sua famiglia.

-Vado a casa mia, mamma. Prendete pure la mia stanza. Mi ci trasferisco di là.-

-Ma non c'è nemmeno il letto!-

-Credi che riuscirei a dormire stanotte?-chiese ironico sparendo dopo pochi secondi.

 

To be continued.

 

***

 

Note dell’autrice: Salve a tutte mie prodi lettrici e buon inizio scuola a tutte, voi che avete inziato. Perdonate il ritardo per questo update ma ieri sono stata tutto il giorno con i parenti perché ho festeggiato il mio compleanno. Sono vecchia! :’(

Piccola comunicazione prima di passare ai ringraziamenti: Domenica prossima non ci sarà un aggiornamento, perché io e Trix saremo ad Amsterdam insieme. (Awwww Pudd, Sis!). Se volete un consiglio, in settimana date un occhio al suo account autore (Trixilla), perché potrebbe esserci una sorpresina prima della nostra avventura in terra olandese… un piccolo spin-off di questo capitolo… a buon intenditor poche parole!

 

Benvenuti James e Emily! XD

 

Sis: OMG mancano TRE giorni. Ti rendi conto? TRE giorni! Sembrava impossibile ma finalmente siamo qui, ce l’abbiamo fatta. Non vedo l’ora! Noi, Amsterdam, i Pudd, i Flones, Starbucks e la nostra Jacuzzi. *-* AW.  James e Emily. *-* Ti amo, ci amo, mi amo.

 

Jonas_Princess: Ahah Arianna sta in silenzio per amore della suocera, ma alla fine il colore non è ciò che conta. Shockata per Joe e Trix? J A presto.

 

Nes95: Spero di aver chiarito un po’ la tua confusione. Comunque tutto ha un motivo, lo scoprirete nel corso della storia :P Un bacio!

 

Lillian_Malfoy: Non so ancora se sono entrata a medicina, ho fatto solo il test ma è molto difficile e competitivo. Io studiavo da cinque anni per poter entrare, vedi un po’.. J Già, Nick e Kim erano i santarellini dell’altra storia, ma le cose cambiano e i tempi corrono. Tutto si spiegherà comunque! A presto.

 

Thislove: Guarda, io sogno di fare il dottore da quando ho due anni. Quindi con un po’ di fortuna realizzerò questo desiderio. Mi fa piacere che tu abbia lasciato una recensione, davvero! Spero di vederne altre, sono sempre molto apprezzate! J Grazie ancora!

 

 

Jeeeee:Ciao cara! Per il discorso della grandezza, io scrivo in 12 però non so perché viene così piccolo. O_O boh, i misteri del Mac! A presto!

 

Crazy_Dona: Eh sì, i santarellini sono cambiati e anche le dinamiche della loro relazione! È passato un anno dalla fine di HB e sei mesi dall’epilogo, quindi tutto cambia. Ma non preoccuparti, tutto ciò che sembra confuso verrà spiegato tra poco. Grazie per il commento, apprezzatissimo!

 

Noemi_lovelovelove: La coppia NIM fa scintille, in tutti i sensi! Spero non ti sia preoccupata troppo! Grazie per il commento.

 

Catchme__:grazie mille recensitrice di corsa! :P apprezzo moltissimo che tu abbia lasciato due righe, davvero! Bacio!

 

Mon Amour: Il più bel sequel nella storia del sequel? Really? Wow, mi sento onorata! Ahaha! Adesso verrà spiegato tutto, nei prossimi capitoli diciamo. :P Bacione amore!

 

Maggie_Lullaby: A te il premio per recensione più lunga!Sono contenta che ti siano piaciute le dinamiche dello scorso capitolo, spero di non averti deluso con questo! Bacione e a presto.

 

Annina94: ogni volta che scrivi invochi l’aiuto di Trix? Non sappiamo se ci inquieta o ci esalta questa cosa. O_O ad ogni modo, grazie mille per la recensione!

RINGRAZIATE TUTTE TRIX CHE SE NON FOSSE PER LEI, NON AVRESTE POTUTO LEGGERE VISTO CHE IL MIO MAC SI RIFIUTA DI POSTARE! :P

 

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Capitolo 4
*** There is no I in a team. ***


there
***

Capitolo tre: There is no “I” in a team.

 

“Well I can't regret,

Can't you just forget it?

I started something I couldn't finish

And if we go down,

We go down together

Best friends means,

Well best friends means”

 

Taking Back Sunday.

 

-Paparazzi, ragazzine, mia sorella. Ma sai quel'è la cosa che mi terrorizza di più? La tequila.-

Arianna scansò una mezza dozzina di bicchierini vuoti dal bancone con l'avambraccio, sotto lo sguardo rassegnato del barman.

-Vorrei essere morta.-biascicò posando la testa sul bancone canticchiado una melodia a labbra serrate.

-Dopo tutta la tequila che hai bevuto, credimi. Vorrei esserlo anche io.-ammise il barista, asciugando dei bicchierini.

-Ma che bello spettacolo! Vedo che la serata è appena entrata nella fase della totale autocommiserazione. Oh non prendertela. Sono rimasto molto colpito dalla tua rappresentazione musicale del dolore, e quando dico dolore intendo il mio.-ammise una voce che Arianna riconobbe fin troppo bene.

-Che vuoi, Nicholas?-borbottò.

-Portarti a casa. Kevin ti stava cercando e sta impazzendo e visto che di problemi ne abbiamo già abbastanza, un fratello depresso non mi serve.-

-Io a casa non ci torno.-

-Avanti, Ari. Sono più alto ed estremamente più forte di te. Su andiamo, da brava. Senza storie.-

-No, Nick. Non posso tornare a casa. Rischio di ucciderla. Sono così arrabbiata..-ammise alzando i pugni in aria.

Nicholas sospirò sedendosi sullo sgabello vicino alla cognata.

-Lo so. Non sono stati molto svegli.-

 

-No, credimi. Sono stati svegli abbastanza.-ammise.

-Non intendevo in senso letterale. Sono a casa nostra, comunque. Kevin è a casa vostra. Se vuoi puoi tornare a casa tua. Ti accompagno.-

-Mi sono persa alla prima casa.-

Il ragazzo scoppiò a ridere.

-Su, avanti. Ora pago e ce ne andiamo. Quanto le devo?-chiese al barista estraendo il portafoglio con classe.

-Lasci stare. Ho perso il conto.-ammise.

Nick iniziò a contare i bicchierini.

-Oh, no. Non serve contarli. Non so quanti ne ho lavati in tutto. Lasci perdere, davvero.-

-Dimenticavo che reggono l'alchol in una maniera a dir poco sovraumana. Grazie, davvero.-

Aiutando la ragazza a salire in auto, Nicholas partì alla volta della casa delle sorelle in un silenzio religioso, carico di pensieri.

-Vuoi che rimango con te?-chiese Nick cordiale una volta entrati nella villetta silenziosa.

-Sto bene, non sono nemmeno tanto ubriaca.-

Nick sorrise.

-No, davvero. Vai a casa da Kim, avrà bisogno di qualcuno e io voglio stare sola.-

-Come desideri.-

-Però...devo chiederti un piacere. Promettimi di non metterla incinta. Non ora, per lo meno.-borbottò nell'oscurità del salotto.

-Non vedo come potrei. Dormiamo ai lati opposti della casa e sono quasi certo che mamma abbia messo un lucchetto o per lo meno un allarme alla camera delle ragazze.-

Dal tono di voce capì che stava sorridendo e non potè che sorridere a sua volta.

-Buonanotte, Ari.-sussurrò posandole fraternamente un bacio sulla fronte prima di allontanarsi.

Arianna sentì il rumore della serratura e la porta che si apriva, ma percepiva anche la presenza di Nicholas fermo sull'uscio, quasi combatuto all'idea di andarsene davvero.

-Per favore.. non fare sciocchezze. Non credo che Kevin reggerebbe di nuovo..tutta la storia. Capisci cosa intendo?-chiese, ma questa volta il tono era serio e non vi era traccia di scherzo, solo di preoccupazione.

-Sì.-sussurrò così piano che lei stessa udì a fatica la propria voce. Certo che capiva cosa intendeva. Il ricordo di quell'esperienza ancora la tormentava di tanto in tanto come un turbinoso incubo in una notte tempestosa.

 

Mancava poco a mezzanotte quando Nick decise di scendere al piano di sotto. Erano tornato a casa da un'oretta scarsa e si era fatto una doccia. Chiara e Alice dormivano nella stanza degli ospiti, per lo meno Chiara dato che aveva scorto la figura di Alice rannicchiata nel letto del suo fratellino minore. Nonostante si sentisse stanco però, non era riuscito a chiudere occhio ed era quasi certo che quella notte, quella strana notte, l'avrebbe passata senza dormire. La casa nuova era ancora troppo "nuova" per i suoi gusti, mancavano i ricordi, mancava tutto ciò che la rendeva vissuta. Non si preoccupò nemmeno di infilarsi una tuta: scese di sotto con i pantaloncini corti e la maglietta bianca con lo scollo a V che usava sempre per dormire. Passò dalla cucina perfettamente pulita, raccattando una bottiglietta d'acqua dal frigorifero.

Che diavolo era successo nelle ultime ore? Tutto sembrava così strano da essere surreale.

Joe sarebbe diventato papà... era tutto un sogno?

Perso nei suoi pensieri andò sul patio, stupendosi (ma forse nemmeno troppo) di vedere lì anche un'altra ragazza. La sua ragazza.

Appena sentì la porta a vetri aprirsi, rivolse uno sguardo sorridente a Nicholas.

-Ehi amore. Che ci fai qui nel mezzo della notte?-chiese sedendosi sul dondolo vicino a lei.

-Non riesco a dormire.-ammise posando la testa sul petto di Nick, che le cinse le spalle con il suo braccio e le diede un bacio sulla fronte.

Nick non riuscì a reprimere un sospiro.

-Non siamo gli unici.-sussurrò indicando con un cenno del capo le due case di fronte a loro.

Kim lo coprì con il lenzuolo che si era portata, per poi puntare lo sguardo sulle case tericamente vuote di fronte a loro.

Nella prima casa, una luce al secondo piano faceva da sfondo ad un Kevin tormentato all'inverosimile che camminava avanti e indietro come un'anima in pena.

Al primo piano della terza casa invece, due figure stavano discutendo animatamente.

-Da quanto va avanti così?-chiese il ragazzo.

-Un paio d'ore.-minimizzò Kim.

La sagoma di Kevin comparì di nuovo alla finestra. Doveva aver ripreso la sua terribile abitudine di mangiarsi le unghie.

-Joe?-chiese in un sussurro.

-Casa mia.-

-Come procede?-

-Li ho sentiti litigare.-

Nick la strinse ancora più a se cercando di trasmettere calore e appoggio in quella strana notte di inizio maggio a Los Angeles.

-Ho paura, Nick.-

-Ti capisco. Anche io. Diventeremo zii, te ne rendi conto?-

Kim sospirò mordendosi il labbro.

-Non so se diventeremo zii, questa volta.-ammise con un filo di voce.

-Che cosa stai cercando di dire?-

-Hai sentito mia sorella. Stavano litigando a proposito dell'aborto. Joe voleva sposarla subito e creare una loro famiglia ma lei sai com'è, no? Vuole seguire il suo sogno e diventare giornalista.-

-Ah.-disse dopo qualche secondo, evidentemente preso in contropiede.

-Amore anche tu sei sconvolto, ma ancora non ho ben capito il perchè.-

Nick la guardò con i suoi occhioni scuri perdendosi per un attimo in quelli di lei.

-Credo che già la situazione in sè sia agghiacciante.-ammise.

-Ma non è quello che ti sconvolge di più. Ormai ti conosco un pò, Nick.-

Nick sospirò. Già, ormai lo conosceva fin troppo bene. Capiva con uno sguardo quando qualcosa non andava e sapeva sempre la cosa dannatamente giusta da dire o da fare in ogni situazione.

-Joe. Ha infranto il voto.-

-Ma?-

-Ma non è questo il punto. Credo che avrei capito, anzi sicuramente avrei capito se Joe avesse voluto infrangere il voto ma non ne ha parlato con noi! È stato il primo anni fa a voler mettere l'anello e ad accettare questa cosa con entusiasmo ed ora.. ora niente. Ora veniamo a sapere che non solo ha infranto il voto, l'ha messa incinta e si è pure fidanzato senza dire niente a nessuno. Avrei capito fosse Kevin, si sposano e una famiglia la vogliono al più presto. Ma Joe è Joe, accidenti. Ha fatto le cose di nascosto...chissà quante altre cose non ci ha detto.-sparò a raffica, dando finalmente voce ai suoi pensieri.

Kim lo abbracciò gettandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio sulle labbra.

-Non abbandonarlo, Nick.-sussurrò con la fronte ancora contro la sua.

-Ha tradito la mia fiducia.-ammise.

-Lo so, ma già per Kevin sarà difficile perdonarlo e Arianna.. beh, conosco abbastanza bene le mie sorelle per dirti che si prospettano tempi duri. Joe ha bisogno di qualcuno vicino, oltre che avere metà della sua famiglia contro deve lottare con mia sorella per il loro bambino. Ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto.

Il respiro di Nick ci mise qualche istante a tornare regolare. Chiara aveva appena fatto un discorso che lo aveva lasciato molto stupito. Quella ragazza era molto più matura dei suoi diciassette anni.

-Tu cosa farai?-chiese improvvisamente.

-Io? Io non posso fare assolutamente nulla. È una battaglia tra loro due. Posso solo stare a guardare chi si farà più male.-ammise posando la testa sul torace di Nick e lasciandosi cullare dal suo respiro ormai regolare.

 

Kevin era letteralmente corso in quella che di li a qualche settimana sarebbe diventata la sua casa, allentandosi con la mano la cravatta. Era stato uno shock parecchio grande: suo fratello, il suo fratellino aveva infranto il voto e ora si preparava a diventare padre, sempre che Giulia cambiasse idea. La casa era ancora vuota e si sentiva chiaramente l'odore della tintura appena data.

Quanto tempo aveva passato lì dentro? Un minuto? Dieci? Un paio d'ore? Aveva iniziato a camminare avanti e indietro nella loro camera da letto senza rendersene conto, mangiucchiandosi le unghie. Era un'abitudine che aveva perso, gli serviva molto tempo fa prima degli show quando era nervoso e non aveva nessuna fidanzata ad incoraggiarlo e tranquillizzarlo.

Se non altro, almeno Arianna al momento stava fisicamente bene. Suo fratello Nick si era offerto di andare a recuperarla in un piccolo bar chiamato Caritas, molto carino e intimo dove ogni tanto andavano a bere un aperitivo per stare un pò da soli senza essere spiati da orde di paparazzi impazziti. Era certo che fosse lì, infatti Nick lo aveva avvertito che l'aveva portata a casa e che sembrava stare relativamente bene..solo un pò allegra.

Lui codardamente ancora non l'aveva chiamata. Ne sentiva il bisogno, aveva bisogno di lei ma sua sorella Chiara era stata inamovibile: Arianna doveva riflettere da sola. Appena si fosse sentita pronta, l'avrebbe chiamato lei.

Come aveva previsto la penultima delle sorelle, il suo iPhone iniziò a vibrare e le note di Hello beautiful si propagarono per la stanza vuota.

-Amore.-disse subito.

-Vieni qui?-chiese debolmente la ragazza dall'altro capo del telefono.

-Arrivo.-disse.

Spense la luce catapultandosi verso il piccolo cortile adibito a garage, dove le auto di tutti i componenti della famiglia Jonas erano parcheggiate.

Kevin era sempre stato molto previdente alla guida, non era una di quelle persone che si sentono in dovere di trasgredire tutte le regole solo perchè sono famose. Non quella notte.

Per la seconda volta in vita sua, Kevin Jonas si era fregato dei limiti di velocità per raggiungere la donna della sua vita.

Per Arianna non era facile ammettere di aver bisogno di aiuto, soprattutto se riguardava una delle sue sorelle. Quella volta però non ce la faceva da sola, era troppo quello che doveva sopportare ed era terribilmente delusa da sua sorella.

Kevin entrò in casa di corsa ben sapendo di trovare la porta aperta.

Arianna era rannicchiata sul divano, i capelli arruffati e gli occhi rossi. Due linee di mascara erano colate lungo le guance.

Kevin gettò con poca grazia chiavi e iPhone sull'altro divano, correndo ad accoglierla tra le sue braccia.

-Sbronza triste?-chiese Kevin accarezzandole dolcemente i capelli.

-No, sorella incinta e immatura.-rispose nascondendo il volto tra l'incavo tra la spalla e il collo.

-Risolveremo tutto.-promise Kevin.

-No, questa volta no. Lo sai meglio di me che se ci mettiamo in testa una cosa, quella è. Sono così arrabbiata... ha tradito la mia fiducia. Credevo che avesse più rispetto per Joe.-

-Non è solo colpa sua. Joe ha la sua buona metà di colpe.-disse Kevin accarezzandole la schiena.

-Ma.. ma..-

Arianna non riuscì a terminare la frase, scossa da una nuova ondata di singhiozzi.

 

-Giulia, ascoltami per favore. Siediti un attimo e proviamo a ragionare su questa cosa.-tentò di dire Joe diplomaticamente.

-Che cosa c'è da dire ancora? Sono ore che ne discutiamo e abbiamo capito bene entrambi che nessuno dei due cambierà la propria opinione. Io un figlio ora non lo voglio, men che meno so se mi voglio sposare, per di più con un matrimonio riparatore.-sbottò la rossa incrociando le braccia al petto.

-Dannazione, Giulia! Come puoi anche solo pensare di uccidere nostro figlio?-urlò Joe.

-Figlio? Figlio? Joe non è nemmeno una persona al momento! È un ammasso di proteine e liquido!-

Giulia solo in quel momento si rese conto che Joe, per la prima volta da quando lo conosceva, aveva urlato. Joe era una persona tutto sommato tranquilla, certo faceva l'idiota a tempo perso ma quando c'erano litigi e discussioni lui cercava sempre di mantenere un tono calmo e controllato.

-Sarà il nostro ammasso di proteine e liquido allora! Lì dentro c'è una parte di me e una parte di te. Lì dentro ci siamo noi, siamo stati noi a mettere insieme la vita che stiamo aspettando!-gridò.

-Joe tu non hai idea di cosa significhi tirar su un figlio! Tu non ne hai proprio idea. Voi avete avuto vostra madre che vi ha allevato, io no. Io ho tirato su le mie sorelle con Arianna e so cosa significa sacrificarsi per un figlio. Ora ho la possibilità di pensare per me stessa, ora che Alice e Kim sono grandi. Non voglio un figlio. Non so nemmeno se mi piacciono i bambini!-

-Ora?-chiese Joe sbuffando.

-Forse ha ragione tua sorella, tu pensi solo a te stessa.-

Gli occhi di Giulia si ridussero a due fessure.

-Vaffanculo, Joseph. Vaffanculo.-sibilò prendendo la via della porta.

Joe rimase solo passandosi una mano tra i capelli scuri.

Era da solo, in tutti i sensi. La sua famiglia era arrabbiata con lui, i suoi fratelli? Delusi. La sua fidanzata? Non sapeva nemmeno più se ce l'aveva ora una fidanzata. Gli veniva da piangere: non credeva di poter essere tanto forte da lottare con Giulia per loro figlio senza l'appoggio della sua famiglia. Con la testa tra le mani e troppi pensieri nella mente, non si era accorto del giovane uomo che era entrato in casa.

Nick appoggiò una mano sulla spalla del fratello senza dire niente.

Lo sguardo pieno di gratitudine di Joe, era qualcosa che Nick non aveva mai visto e tanto servì a far sì che il suo rancore si assottigliasse. Non era sparito, certo, ed era sicuro che ci sarebbe voluto un pò di tempo, però il loro legame (e di certo Chiara aveva avuto una buona influenza) gli aveva fatto capire che tutto ciò che doveva importargli in quel momento era restare vicino a suo fratello.

 

Kevin parcheggiò l'auto che il sole era ormai già alto. Con un cenno del capo salutò gli agenti di sicurezza ingaggiati per proteggerli e si diresse verso la casa dei suoi genitori, dove era ormai certo di trovare tutti i ragazzi svegli e quasi pronti per andare a scuola.

Erano circa le sette e trenta del mattino.

Sicuro andò in cucina da dove sentiva provenire il rumore del bacon che soffriggeva nella padella. Al bancone erano seduti Frankie e Alice che parlottavano tra loro concitati mangiando pancakes alle scaglie di cioccolato.

Sua madre, Denise, era ai fornelli. Probabilmente cucinava da ore. Ogni ben di Dio era stato infatti preparato e confezionato: muffins di almeno cinque gusti diversi, pancakes, cupcakes e biscotti di ogni genere, gusto e forma.

-Ciao famiglia.-disse piatto, avvicinandosi ai due bambini e dando un bacio a ciascuno sulla fronte, per altro subito ricambiato con entusiasmo.

-Buongiorno tesoro.-disse Denise con un sorriso tirato.

-Oh, Kevin. Ci sei anche tu.-salutò suo padre, comparendo in cucina.

L'aria era stranamente tesa e silenziosa e solo il vociare allegro dei due bambini sembrava dare spazio ad un attimo di familiarità.

Kevin si guardò intorno stranito, quasi faticasse a riconoscere quella cucina in cui invece aveva vissuto nelle ultime settimane.

-Mamma.. per qualche giorno ti dispiacerebbe occuparti di Gwendalyn?-

Denise guardò il maggiore dei figli smettendo per un attimo di soffriggere il bacon.

-Va tutto bene?-chiese debolmente.

Kevin scosse la testa. Stava per parlare con sua madre quando gli altri componenti della famiglia Jonas si presentarono in cucina.

Chiara e Nicholas si tenevano la mano, uniti nei momenti belli e nelle difficoltà. Erano davvero inseparabili.

Poco dietro di loro, Joe entrò con l'espressione e il volto più disperato che Kevin gli avesse mai visto addosso.

Provò per un istante pena per lui, giusto l'istante prima che il rancore riaffiorasse.

-Buongiorno.-salutò timidamente Kim, baciando tutti i presenti in cucina.

-Kim, quando hai finito.. ti dovrei parlare.-ammise Kevin.

Chiara annuì e con un cenno del capo indicò la veranda.

Kevin la seguì con un peso sul cuore.

-Se n'è andata, vero?-chiese Kim con un sorriso tirato.

Senza parole, il giovane uomo annuì. Non sapeva cosa dire, già le mancava.

Avevano passato parecchie ore a parlare e Arianna aveva confessato che ora come ora non poteva rimanere lì. Aveva bisogno di prendere le distanze da sua sorella minore per qualche giorno, giusto il tempo di farsi passare l'incazzatura e trasformare il rancore in qualche sentimento positivo per poter star vicino a sua sorella.

Fortuna che quelle sorelle erano più unite di quanto dessero a vedere. Era stato un bene che Kim le conoscesse così bene, la conoscesse così bene. Non avrebbe saputo come dirglielo.

-Okay.-disse traendo un profondo respiro.

-Sai dov'è, almeno?-chiese stringendo gli occhi per reprimere le lacrime.

Kevin annuì di nuovo.

-L'ho accompagnata io all'aereoporto.-

-Ha detto quanto starà via?-chiese guardandolo negli occhi.

-Qualche giorno.-

-Immagino quindi che toccherà a me fare la parte della persona matura tra noi.-sospirò.

Kevin annuì nuovamente, impercettibilmente.

-Mi dispiace.-

-Non devi.-sorrise la giovane.

-Ti aiuterò. Davvero. Nei limiti che mi sono possibili.-sussurrò Kevin stringendola a se in un abbraccio fraterno e posandole un bacio sui capelli scuri.

-Grazie Kev.-sussurrò lei aggrappandosi alla sua camicia.

-Kevin?-chiamò Nick aprendo la porta che dava sul plateatico.

Kim sciolse l'abbraccio, asciugando con l'indice una lacrima e sperando che il mascara non le avesse lasciato dei segni neri.

-Tutto ok?-chiese preoccupato vedendo Chiara piangere.

-Sì, non preoccuparti.-rispose lei.

-Kev, mamma ha chiesto se puoi occuparti tu dei bambini. Noi dobbiamo andare a scuola.-

Kevin annuì semplicemente, guardando il suo fratellino e la sua ragazza salutare tutti di nuovo e avviarsi verso la scuola.

Si passò stancamente una mano sugli occhi.

-Kevin? Quando accompagni i bambini mi puoi portare a casa dalle ragazze? Devo parlarle.-chiese Joe timoroso.

-Sì.-rispose lui secco, entrando in cucina ed evitando di proposito ogni gentilezza.

Joe rimase sul portico a guardare il giardino vuoto di fronte a se. Una mezza dozzina di giardinieri si apprestavano a sistemare il tutto per il grande giorno di suo fratello, programmato per poco meno di quattro settimane dopo. Riusciva persino a sentirsi in colpa per aver rovinato il giorno più importante della vita di suo fratello. Si sentiva davvero una persona terribile.

 

Kevin entrò in cucina quasi come un fantasma. Sapeva che stava bene, però non poteva fare a meno di sentire la sua mancanza.

La cucina era di nuovo vuota. Denise era al piano di sopra a preparare i bambini per la scuola e suo padre probabilmente si era chiuso in ufficio a riflettere fumando un sigaro. Paul non fumava mai. O meglio, fumava solo quando era sconvolto e aveva bisogno di un aiuto per calmarsi e guardare ogni aspetto della faccenda.

 

To be continued.

***

Nota dell’autrice: Here we are again! Buona domenica, ragazze! Dopo la pausa di domenica scorsa, eccoci tornate con un nuovo capitolo. Non c’è molto da dire, se non che ad Amsterdam ci siamo divertite un sacco e che è stato fantastico. Visto che ci sono ricordo che Trix ha scritto una oneshot su “When everything is made to be broken”, per essere più precisi sulla coppia Trix/Joe e che spiega un po’ come sono andate le cose tra di loro. Se non l’avete letta dateci un occhio, è bellissima. Si intitola “Everytime we touch” {esatto, come la canzone dei Cascada}. Ultima cosa prima dei ringraziamenti.

Questa è una fan fiction. Non pretendo di essere pertinente alla realtà né tantomeno spacciare per realtà ciò che scrivo. Dico solamente che reazioni e comportamenti sono come li ho immaginati io nella mia mente malata. Si chiamano fan fiction per quello. Un bacio e a domenica.

 

Sis: Oh my Gosh. Sis non ho ancora avuto l’occasione di ringraziarti properly per la nostra fantastica vacanza all’insegna di “I’ve gotta feeling”, Rufus, mariti, biciclette assassine e Pudd. Mi sono divertita come poche volte in vita mia per cui GRAZIE. Ti amo, anche se non sempre sono capace di dimostrarti quanto in realtà ti voglio bene. (L)

Nes95: In questo capitolo s’è capito un po’ di più sulla questione Trix/Joe. Se ti va, leggi la shottina di Trix su di loro J Grazie per aver recensito e soprattutto per leggere e recensire con puntualità! Bacione.

Stellalilly: non so ancora come andrà a finire, però amo il dramma. J per scoprire come va non resta che aspettare. Un bacio.

Lillian Malfoy: non sono stata ammessa a medicina per una manciata di posti L ero il numero 200 su 1987 e prendono i primi 187. L so sad! Anyway, yep il nostro santissimo Joe Jonas non è tanto santo in fin dei conti. Ad ogni modo, grazie infinite per la recensione, mi fai sempre comparire sul volto un sorriso! Un bacio.

Benny: Grazie e benvenuta. A presto! Un bacio.

Crazy_Dona: La reazione di Arianna a quanto noto ha lasciato tutte di stucco! Bene bene, così vi voglio!  La cosa dell’ “A cuccia!” è successa realmente ed è stato uno dei momenti più imbarazzanti e divertenti della mia vita. Dovevo metterlo da qualche parte! Un bacione.

Maggie_Lullaby: Premio recensione più lunga e più complicata della storia. Per avere maggiori notizie su Joe e Trix (che rovineranno le tue teorie che seppur sbagliate sono molto interessanti devo dire) leggi la shottina di Trix. J chiarisce molte cose. Mi fa strano scrivere di Arianna e Kevin adesso che so che Kevin si sposa davvero J ad ogni modo Nick e Kim.. cercherò di dare loro più spazio in questa storia, anche perché hanno in serbo delle sorprese. Un bacio.

Jeeee: io ti  ADORO. Sei l’unica che ha approvato in pieno la mia scelta di mettere questo sconvolgimento. Grazie mille! J

Coco2: mi preoccupa un po’ il fatto che Hello beautiful sia tutta la tua vita, però mi fa anche piacere! J grazie per la recensione. Un bacione.

Jonas_princess: le cose sono così come sembrano ma ovviamente la mia testolina le complicherà ancora di più J ti dico solo che Trix dice che il mio cervello è inquietante e la cosa che mi spaventa di più è che ha perfettamente ragione. Un bacione.

Annina94: Temo che non sia una copertura. A presto, un bacio.

FrancySoffi: ahah il mio obiettivo era proprio quello di traumatizzarvi tutte e mi pare d’aver capito di esserci riuscita parecchio bene J sono fiera di me stessa! Bacione.

Bitch: benvenuta! Mi sento onorata del fatto di essere il motivo per cui ti sei iscritta a questo sito e ti ringrazio per i complimenti per l’altra storia. E complimenti a te per essere stata l’unica a ricordarti di quella conversazione tra Paul e Denise che in realtà è un po’ tutto il perno di questo primo pezzo. Complimenti! J un bacione e a presto.

JonasBrothersFan: bentornata! Qualche nick conosciuto di nuovo, finalmente. J già già, il titolo di questa storia in effetti è parecchio enigmatico, ma da quando ho iniziato a pensare al sequel è sempre stato questo. Non è mai cambiato e credo che si adegui perfettamente alla storia. Per il resto, come avrete capito io amo il dramma e quindi non può mancare. Un bacione e a presto.

Stellina: un’altra delle mie “vecchie” recensitrici. Bentornata! Non ti preoccupare, recupera con calma. Poi fammi sapere che ci tengo! Un bacione.

 

Per questa settimana è tutto, alla prossima!

Stay tuned.

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Capitolo 5
*** Butterfly Fly Away. ***


efo
***

Capitolo 4:Butterfly Fly Away.

 
“Had to drive me every where
you were always there when i looked back
you had to do it all alone
make a living, make a home
must have bin as hard as it could be
and when i couldn't sleep at night
scared things wouldn't turn out right
you would hold my hand and sing to me”


-Miley Cyrus-

Negli ultimi due anni Paul aveva acceso solamente tre sigari: uno la sera in cui aveva conosciuto le sorelle Ruggieri, durante la cena in famiglia. L'altro, il giorno in cui Kevin si era fidanzato e non era ancora sicuro del perchè. Sapeva che amava quella ragazza e che non stava con lui solo per i soldi, ma forse era il pensiero che il suo primogenito si sposasse a farlo rimanere sconvolto.
Kevin aveva ancora un pò di tempo prima di accompagnare i bambini, così entrò in quella che era camera sua e si chiuse in bagno, deciso a riprenderesi con una doccia.
Uscì pochi minuti dopo con i capelli ancora bagnati e vestito di tutto punto, incappando contro Alice.
-Ehy piccola. Sei pronta?-chiese abbassandosi e legandole una scarpina.
-No, devo portare di sotto la cartella. Mi aiuti per favore?-chiese con l'espressione da cucciolo che sapeva sortire l'effetto sperato.
-Lo sai che ce la puoi fare benissimo da sola!-disse Kevin con un finto rimprovero.
-Dai papà! I quaderni sono pesanti!-borbottò Alice facendo sporgere il labbro.
Kevin rimase per qualche istante interdetto, sentendo un fremito che gli prese la gola.
-Va..va bene, piccola.-sussurrò cercando di reprimere il nodo che gli si era formato a livello del pomo d'Adamo.
Alice sorrise soddisfatta saltandogli al collo per dargli uno di quei baci che solitamente danno le figlie ai padri.
Era certo che Alice avesse avuto un lapsus, però era innegabile l'emozione che aveva sentito quando da quella boccuccia innocente di otto anni era uscita quella parola. Papà.
Per un istante Kevin si chiese se sarebbe mai stato testimone di una nascita cui avesse contribuito lui stesso. Ma quella domanda non avrebbe certo avuto risposta in quel momento.
 
Scaricati davanti a scuola i bambini con un ultimo bacio e un abbraccio, Kevin mise in moto alla volta della casa delle sorelle Ruggieri.
-Vieni anche tu?-chiese Joe, rompendo il silenzio che c'era stato fino a quel momento.
Kevin sembrò combattuto. Sapeva di non trovarla in casa, ma non seppe nemmeno lui come mai si trovò ad annuire sganciando la cintura di sicurezza.
Joe fu grato al fratello per aver accettato di venire con lui. Aveva bisogno di sapere che c'era qualcuno che non gli era totalmente ostile in quella casa, quando sarebbe scoccata l'ora dell'ennesima litigata.
Timoroso bussò alla porta in legno, ma nessuno rispose. Provò ad aprirla, ma era chiusa.
Joe lanciò uno sguardo preoccupato a suo fratello maggiore, che con un piccolo sospiro tirò fuori dalla tasca la chiave della casa della fidanzata.
Era quasi un anno che aveva quella chiave, ormai.
Con un piede aprì la porta quando scattò la serratura e il silenzio tombale fece insospettire i due fratelli. Kevin sapeva perfettamente che Arianna era in viaggio per qualche giorno, ma Trix... Trix doveva essere a casa.
Joe lo guardò spaventato.
-Guarda se è di sopra!-disse spiccio il maggiore, dirigendosi a grandi passi verso la cucina.
Ok, forse non era affar suo ma lo sguardo terrorizzato di suo fratello minore era stato abbastanza per convincerlo a mettere per un pò il rancore da parte. Dopotutto, sua cognata era incinta e chissà, magari si era sentita male. Scosse la testa. Era un pensiero che non voleva nemmeno includere nelle ipotesi di che cosa fosse successo.
-Kevin! Se ne sono andate!-urlò Joe ancora più pallido di qualche secondo prima correndo verso di lui in cucina.
-Non sei nella condizione di scherzare, Joseph.-
-Non sto scherzando. Ti pare che potrei scherzare? Sono sparite quasi tutte le valigie di Louis Vuitton e un sacco di scarpe.-
-Arianna se n'è andata qualche giorno, lo so.-rispose secco Kevin.
Joe si morse un labbro e si passò la mano tra i capelli disperato.
Kevin sospirò alzando gli occhi al cielo.
-Ok, niente panico. Dove potrebbe essere andata?-
-Non lo so! So solo che non è bene che vada in giro da sola. Se le succede qualcosa? Cristo è anche mio figlio!-
-Nemmeno io volevo che se ne andasse, ma l'hanno fatto quindi basta piagnucolare e diamoci da fare.-
-Cristo, è sconvolta.. e se.. e se..e se..-balbettò Joe.
-Sconvolta? Siamo tutti sconvolti, Joseph! Se tu fossi stato un minimo più responsabile non ci saremo trovati qui a doverle cercare di nuovo per mezzo mondo!-urlò Kevin furioso.
Joe gli lanciò un'occhiata astiosa.
-Aspetta. Mezzo mondo. Joe, cazzo! So dove sono entrambe e se le rivogliamo vive, è meglio che ci sbrighiamo!-
I due fratelli si guardarono negli occhi presi da un'improvvisa illuminazione.
-Io mi occupo dei bagagli, tu pensa ai biglietti!-ordinò spiccio Joseph.
Sapevano dove erano. Nell'unico posto dove potevano stare vicino alla famiglia ma lontane l'una dall'altra. Speravano solo di non arrivare troppo tardi, ora.

Due aereoporti, due aerei, due scali in due città europee,due orari, due taxi ma un solo luogo d'arrivo.
Quando il secondo taxi bianco parcheggiò immediatamente dietro il primo, le due clienti scesero perplesse prima di scambiare le loro espressioni sorprese con due volti decisamente contrariati.
-Che diavolo ci fai tu qui?-
-Oh no. Oh no no. Che cazzo ci fai tu qui?-
-Scappo da te, cosa vuoi che faccia!-rispose arrabbiata la mora, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
-Non credevo ti saresti spostata. Hai il tuo fottuto matrimonio da organizzare!-
-E tu sei fottutamente incinta!-urlò.
-ancora per poco!-gridò la rossa.
-Giusto, meglio abortire e togliersi il problema invece che affrontarlo! Tutto come al solito, insomma.-urlò di nuovo la riccia alzando le braccia al cielo.
-Ti pare che io non affronto il problema?-
Per Elizabeth quella giornata era iniziata esattamente come tutti gli altri giorni. Era andata da parrucchiere, aveva dato ordini alla cameriera su cosa cucinare e cosa comprare per cena, aveva telefonato ad una di quelle false amiche pettegole per aggiornarsi sui gossip del circolo letterario di cui era membro onorario, aveva confermato o disdetto cene di beneficienza a cui doveva partecipare ed ora, a metà pomeriggio, si apprestava a rispondere alla corrispondenza nel patio con una tazza di thè. Di certo non si aspettava di sentire una parlata per metà americana e per metà italiana provenire dal vialetto della sua villa. E non si aspettava nemmeno che un'altra voce molto simile alla prima le rispondesse con un linguaggio così forbito da fare invidia ad un camionista.
-Oh my Jesus.-esclamò correndo fuori.
Sì, non aveva dubbi. Non li aveva avuti nemmeno per un istante.
Arianna e Giulia erano volate a Milano dalla nonna per stare lontane l'una dall'altra e si erano invece trovate a scendere nello stesso istante da due taxi diversi di fronte alla grande villa accogliente.
-Ragazze!-esclamò la nonna stupita.
La cosa che più la colpiva non era però il fatto che le due sorelle fossero davanti a lei, ma più che altro era il linguaggio forbito che usavano per riferirsi l'una all'altra. Sì, forse un pò anche la loro presenza ad un continente e mezzo di distanza da dove risiedevano solitamente contribuiva a rendere quella situazione quasi surreale.
-Sì, tu i problemi non li vuoi affrontare! Non li hai mai affrontati! Ti basta una minima responsabilità per andare totalmene nel pallone!-
-Ragazze!-chiamò di nuovo la nonna.
-Oh certo. Solo perchè ho vent'anni e voglio godermi la vita invece che assumere i comportamenti di una quarantenne come invece fai tu?-sibilò acida la rossa.
-Girls!-urlò più forte la nonna, attirando finalmente l'attenzione elle due sorelle che furenti si guardavano.
-Qualsiasi cosa sia successa, entrate immediatamente in casa. Il vialetto non è il luogo migliore per lavare i panni sporchi, soprattutto se siete le fidanzate di due rockstars!-disse risoluta.
Con un rapido gesto della mano fece cenno ai due maggiordomi di occuparsi delle valigie nei taxi, mentre con l'espressione corrucciata indicò alle due ragazze la porta di casa.
Questa sì che si chiama autorevolezza. Giulia e Arianna si lanciarono un'occhiata piena di rancore e con lo sguardo colpevole si diressero a testa bassa verso la porta di casa.
Lo sguardo severo e sbalordito della nonna non le lasciò un solo istante.
-Avanti, in salotto. Si può sapere qual'è il problema?-chiese posando elegantemente le mani sui fianchi.
C'era un codice, un codice morale che vigeva tra le sorelle quando si trattava di litigi: innanzitutto, bisogna precisare che tra di loro non litigavano praticamente mai, ma quando questo disgraziatamente capitava, risolvevano sempre i problemi tra di loro e solo ed esclusivamente in casi estremi telefonavano alla nonna che aveva sempre un ottimo consiglio da dare. Il fatto che si fossero presentate direttamente a Milano quindi, mollando a casa le sorelle minori, non era di certo un buon segno.
Era una pessima notizia. Rasentava i limiti della tragedia.
Le due si guardarono pronte ad attaccare, ma senza dare segno dell'intenzione di rispondere.
Elizabeth sbuffò alzando gli occhioni scuri al cielo e buttandosi su una delle poltrone sempre con calcolata grazia, quasi che le forze l'avessero improvvisamente abbandonata.
-Ragazze, mi dite se è il caso che io annulli la partita di bridge questa sera?-chiese.
Arianna e Giulia si guardarono di nuovo cagnescamente.
-Lei è incinta.-
-Voglio abortire.-dissero quasi in sincrono.
Elizabeth sgranò gli occhi, sbattendo per qualche secondo le lunga ciglia.
-Annullo il bridge.-sospirò alzandosi e camminando leggiadramente verso la stanza adiacente.

 

To be continued.

***

Nota dell’autrice: scusate il ritardo, m’ero scordata che oggi è domenica! Ecco un capitolo con un po’ di svolta. Abbiamo capito dove sono le sorelle e abbiamo assistito ad un momento cruciale che sarà uno dei temi portanti di tutta la storia. Ad ogni modo sono terribilmente dispiaciuta ma non riesco a ringraziarvi personalmente ma sappiate che ogni volta che leggo uno dei vostri commenti mi si scalda il cuore. Siete fantastiche!

Un grazie particolare a : Benny; Nes95; Jollina la verde; Annina94; Coco2; Lilian Malfoy; Crazy_Dona; Jonas_Princess; Bitch; _Stellina; Maggie_Lullaby; Carly4ever; Jeeeee; JonasBrothersFan.

Un grazie speciale alla mia coscienza. :)

 

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Capitolo 6
*** Brothers. ***


5
Capitolo 5: Brothers.

 

“Well I have my heroes,

But the one I love the most

Taught me how to hunt and swing a bat.

And I wrote him every night,

I said I miss our pillow fights,

But lately I just wonder where you're at.

Sometimes freedom makes it hard to live.

When it takes things from you that you don't want to give.”

 

-Dean Brody-

 

Nel mentre, due fratelli molto famosi si erano resi irriconoscibili ed erano corsi in aereoporto, salendo su uno di quei voli last minute per loro fortuna diretti a Milano, senza scali in altre città europee.

-Hai tutto?-chiese Joe slacciando la cintura quasi un'ora dopo il decollo.

-Anche se avessi dimenticato qualcosa, la posso sempre comprare là.-rispose freddo il maggiore imitando suo fratello.

Le poltroncine sembravano ancora più scomode del normale, nonostante fossero in prima classe. Una hostess passò porgendo loro un bicchiere di ciò che preferivano e una piccola smart-card per poter vedere uno di quei film in programmazione al cinema in quel momento.

Joe guardò l'opuscolo distratto, molleggiando la gamba sinistra.

Kevin si sistemò meglio il cuscino e la benda contro la luce, desideroso di far passare il tempo molto velocemente e riabbracciarla il più presto possibile.

-Joseph, puoi stare fermo per cortesia?-chiese rude, scostando la mascherina da un solo occhio.

Joe fermò la gamba improvvisamente, iniziando inconsciamente a far molleggiare l'altra.

-Ok, ho capito. Joe, che hai?-chiese Kevin spazientito alzando il sedile e togliendosi del tutto la mascherina per dormire.

-Sono preoccupato.-disse il fratello minore.

Per un attimo, Kevin rivide davanti a se il bambino di otto anni spaventato per un brutto sogno. La sua espressione si addolcì un pò.

-Non devi preoccuparti. Sistemeremo tutto, Joey.-sussurrò senza traccia di rancore.

-Kev ma se lo fa davvero? Non voglio, io sento di amarlo già!-rispose in un soffio il giovane in panico. Kevin vide i suoi occhi color cioccolato inumettarsi e istintivamente gli mise le mani sulle spalle scuotendolo impercettibilmente.

-No, Joe. Stiamo andando a Milano a riprenderle. Fidati, finchè c'è Elizabeth nessuna delle due farà un colpo di testa. Conosci Elizabeth e sai quanta influenza ha su quelle due. La faremo ragionare. Te lo prometto.-

Il respiro di Joe si fece affannoso.

-Ho bisogno di te, fratellone. Anche se ti ho fatto arrabbiare, anche se ti ho deluso.-mormorò mentre una gocciolina di lacrima si fermava all'angolo del suo occhio destro.

Kevin lo abbracciò stretto, stringendolo contro il tuo petto.

-Ci sarò sempre per te, Joe. Anche se mi fai arrabbiare e anche se mi deludi. Sei il mio fratellino e per questo ti voglio bene.-mormorò Kevin.

Un attimo dopo, Joe lo guardò pieno di gratitudine.

-Ora, meglio che prendi un paio di queste e dormi. Nei prossimi giorni dubito che dormiremo molto, abbiamo due sorelle da riappacificare e mio nipote da salvare.-sorrise Kevin fiducioso versando nelle mani di suo fratello un blando tranquillante.

Joe sorrise di nuovo con la stessa gratitudine di quando, da bambino, combinava qualche marachella e Kevin lo copriva per non farlo sgridare dalla mamma.

Dopotutto non era cambiato molto. Loro erano cresciuti e con loro erano cresciuti anche i problemi, però sarebbero sempre rimasti uniti.

 

Qualche ora dopo al Jonas headquarter, Denise tentò di chiamare il cellulare dei figli per la millesima volta.

-Paul, non rispondono. E se fosse successo qualcosa?-chiese Denise apprensiva.

Paul chiuse l'ennesima chiamata andata a vuoto ad uno dei suoi figli maggiori.

Denise provò di nuovo a chiamare una delle ragazze, ma il cellulare proprio non squillava e la voce detestabile dell'operatrice indicava che il telefono era spento o momentaneamente non raggiungibile.

-Non fasciamoci la testa prima di romperla. Forse hanno solo bisogno di stare da soli e pensare razionalmente.-cercò di dire diplomatico il marito.

-Pensare? Ci dovevano pensare un attimo prima!-disse Denise sbattendo il telefono sul bancone in marmo.

-Non ci posso credere. Non ci credo che stia succedendo tutto questo. Davvero.-aggiunse sedendosi stancamente su uno degli sgabelli.

Paul sospirò posando la mano sulla spalla di sua moglie, compassionevole.

-Tesoro, vado a fare qualche telefonata in giro e avverto Big Rob di cercarli...tutti e quattro.-

Paul la lasciò sola in cucina a rimuginare sui suoi dilemmi. Forse poteva chiamare qualche amico d'infanzia o i ragazzi della band. Sì, era un'ottima soluzione.

Si attaccò di nuovo al telefono e per le successive cinque ore, non fece altro.

Dalla cucina dove stava seduta da un tempo infinitamente lungo, sentì il rumore dell'auto di Nicholas parcheggiare in cortile.

Svelta si alzò e andò incontro al figlio minore.

-Nick, grazie a Dio! Hai visto Kevin?-chiese sua madre apprensiva.

Nick, evidentemente colto alla sprovvista la guardò stranito.

-No.-rispose sincero.

Denise non aspettò altro e corse di nuovo in cucina, pronta a fare altre telefonate.

Il penultimo dei fratelli Jonas non fece in tempo a fare qualche passo che suo padre, rosso in volto, uscì dallo studio quasi investendolo.

-Nick! Grazie a Dio! Hai visto Joe?-chiese suo padre agitato.

L'adolescente lo guardò con gli occhi sgranati. Era così strano che lui fosse tornato da scuola, tanto che entrambi i suoi genitori avevano ringraziato Dio per questo?

-No.-rispose.

-Ma per..-tentò di chiedere, ma suo padre era già corso a chiudersi nello studio nuovamente.

-No ma è andato tutto bene a scuola, eh! Grazie!-disse ironico rivolto alla porta chiusa dello studio.

Quando vide sua madre uscire come una furia dalla cucina e correre nello studio, mentre suo padre usciva dallo studio diretto in cucina ed entrambi al telefono, sbattè le palpebre incredulo.

-Nick, Nick! Per fortuna sei qui! Hai visto le mie sorelle? Cioè Trix più che altro. L'hai vista?-chiese Chiara arrivando di corsa.

Nick la guardò spalancando gli occhi.

-Ma che cosa sono, il centro informazioni?-chiese sbuffando, alzando le braccia al cielo.

 

-Signorine, è inutile che facciate quelle facce ed è anche inutile che continuiate ad urlarvi contro, alternando urla senza senso a momenti di totale e silenzioso imbarazzo.-disse Elizabeth misurando con eleganti passi lo spazio del suo salotto, con le braccia incrociate al petto e l'espressione severa.

Le ragazze erano arrivate da quasi sei ore, la notte era scesa e da ore non facevano altro che urlarsi contro senza dire nulla di sensato, per poi rinchiudersi in un silenzio che di significativo aveva gran poco, fatta eccezione per la testardaggine che le accomunava.

-Ad ogni modo, signorine, credo sia meglio che andiate a letto.-

Le due aprirono bocca per replicare sicuramente con una polemica, ma la nonna alzò un solo dito per far capire alle due che la decisione non ammetteva repliche.

-Giulia, sei nell'ala est. Arianna, nell'ala ovest. Ci vediamo domani mattina, ragazze.-

Il suo tono dolcemente autorevole fece sì che le ragazze la ascoltassero senza troppe proteste, anche perchè si sentivano parecchio stanche dopo quel lungo viaggio e tutte le preoccupazioni.

Trix si alzò velocemente e corse sulle scale, diretta in camera sua.

Arianna rimase seduta ancora un attimo sulla poltrona prendendo fiato.

Elizabeth si fermò davanti alla vetrata, osservando la luna piena che filetteva la sua immagine nel piccolo laghetto poco oltre il giardino.

-Il passato riaffiora.-disse Elizabeth.

Arianna la guardò con gli occhi lucidi.

-Lo so.-sussurrò senza voce.

Si alzò e si diresse verso la sua stanza.

-Lo so.-ripetè, mentre una lacrima solitaria le solcava il viso.

Quando si fu assicurata di essere totalmente sola, Elizabeth si lasciò sfuggire un sospiro.

L'orologio segnò la mezzanotte.

Secondo i suoi calcoli, non valeva nemmeno la pena di andare a dormire.

Con una tazza di thè e un buon libro, si sedette sulla poltrona in attesa.

 

To be continued.

***

Note dell’autrice: Niente di nuovo da aggiungere. So che i capitoli sono corti, mi dispiace per questo, ma “tagliati” così hanno un senso logico :D Uh, vi chiedo un favore. Non scrivete in maiuscolo per favore, è oltremodo fastidioso :)

Altra cosina veloce veloce, fate tanti auguri a Kim e Ali che rispettivamente lunedì e venerdì compiono diciotto anni! Ora vado che anatomia e istologia mi aspettano. Un bacione e a domenica prossima!

 

Love: l’università mi distrugge. Più mi hai passatp il raffreddore a distanza! Non è possibile! Due volte in un mese! Credo di avere dei batteri e dei virus ormai resistenti agli antibiotici. :( Mi manchi, mi amo, ti amo e ci amo. <3

Lilian_Malfoy:Yep, avevi indovinato! Complimenti :P Un bacione e grazie!

Benny: La nonna? In assoluto il mio personaggio preferito… oltre Alice, credo. :P bacione e grazie!

Carly4e: ti ringrazio per i complimenti. Chi la spunterà? Mah, aspetta e vedrai…Grazie ed un bacione!

Nes95:Grazie per i complimenti :) La scena tra Kev e Ali è una delle mie preferite, infatti credo che ne inserirò (e ne ho inserite) altre tra di loro. Sono semplicemente adorabili! Bacione e grazie!

Jeeeeee: La nonna è un mito, cioè è forte abuso come diciamo qui! :) Grazie e a presto!

Jonas_Princess: chi la spunterà, è un mistero :P la nonna è un mito, un genio. è indubbiamente uno dei miei personaggi preferiti! :P bacione e a presto!

Bitch: grazie per i complimenti e vedo che ti è piaciuta la scena tra Alice e Kevin. Li adoro, sono troppo belli! Un bacione!

Maggie_Lullaby: Joe e Kevin credono che siano in pericolo di vita per il semplice fatto che le conoscono e sanno che sono arrabbiate. Sospettano che siano nello stesso posto, quindi devono riuscire ad arrivare prima che una delle due uccida l’altra, in poche parole! Come sempre grazie per i complimenti, un bacione  e a presto!

Annina94: incasinamenti vari? Ma certo! Io amo il dramma, non lo sapete? :P un bacione e grazie!

Coco2: Credo che per strozzare Joe e Trix ti debba mettere in fila, a quanto ho visto più o meno tutte vogliono ucciderli :) su infondo volete bene a quei due :P Kim è cresciuta, è diventata grande e in questa storia si capirà molto il suo percorso :) grazie e un bacione!

JonasBrothersFans: chi lo sa? Sai bene che Trix è una testa dura e che se si mette in testa qualcosa, non ci sono suppliche che tengano. Non ci resta che aspettare :P  Kevin papà è la cosa più dolce dell’universo… poi c’è bisogno di dire che amo Alice e la nonna? :P un bacione e grazie!

 

A domenica!

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Capitolo 7
*** For you. ***


for you
Capitolo 6: For you.

 

“Someone's changed me

Something's saved me

And this is who I am

Although I was blinded

My heart let me find out

That truth makes a better man

I didn't notice

That you were right in front of me

Our masks of silence

We'll put away so we can see

I'm there for you

No matter what

I'm there for you

Never giving up

I'm there for you

For You”

-The calling-

 

 

Giulia percorse i corridoi di corsa, per non incrociare nemmeno un attimo la sorella. Villa Ruggieri era davvero grande e per fortuna la nonna aveva avuto la brillante idea di metterle ai lati opposti della casa.

Era arrabbiata. Anzi, era furiosa. Furiosa con sua sorella che si permetteva ancora di dirle cosa fare e cosa non fare, furiosa con Joe che non voleva capire cosa stesse succedendo, furiosa con la nonna semplicemente per il fatto che era l'unica persona al mondo ad avere su di lei un certo ascendente, furiosa con quella cosa che portava in grembo per aver causato già così tanti casini e anche se non lo avrebbe mai ammesso, era furiosa anche con se stessa per aver permesso che tutto ciò succedesse.

Con sicurezza andò in quella che sarebbe stata la sua stanza per i prossimi giorni, dove i maggiordomi e le cameriere si erano già premurati di sistemare il letto e gli asciugamani. C'era un gradevole profumo nell'aria, non troppo forte e non troppo dolce. Era lo stesso profumo che riusciva a farla rilassare e a farla sentire a casa. Lasciandosi trasportare dai ricordi, riempì la vasca del suo bagno e vi si immerse.

 

Arianna entrò nella stanza quando il profumo di sandalo la investì. Senza pensarci due volte, non accese nemmeno la luce e prese la sua Louis Vuitton tirando fuori l'iPhone con le cuffie, lasciando che la voce del suo fidanzato l'avvolgesse dolcemente mentre si sedeva sulla pietra fredda del balcone.

Non seppe come, ma quando la nonna si sedette vicino a lei non si spaventò. Aveva percepito la sua presenza.

-Mi manca, nonna.-ammise la giovane dopo qualche minuto.

-Lo ami.-

-Più di qualsiasi altra cosa.-confessò mentre altre lacrime si univano a quelle che erano state versate pochi istanti prima.

-Lo sa?-chiese la nonna prendendo la nipote tra le sue braccia.

Arianna scosse i ricci in segno di diniegò.

-Volevo dimenticare.-

-Non puoi dimenticare, lo sai.-

Le lacrime divennero più numerose.

-Arianna, se solo tu le parlassi..se solo..-

-No. Non chiedermi questo, nonna.-la interruppe la giovane, risoluta.

-Va bene. Ne parleremo domani, ora cerca di riposarti.-

Con passo leggero Elizabeth uscì dalla stanza, diretta verso l'ala est.

Trix era uscita dalla vasca da qualche minuto ed ora si apprestava a spazzolare i capelli, avvolta in un accappatoio viola morbidissimo.

-Giulia?-chiamò piano.

-Entra.-rispose quella togliendo qualche capello dalla mano.

Elizabeth si sedette sul letto rimanendo in silenzio.

-Guarda che la tattica del silenzio non serve a farmi cambiare idea. Ho preso la mia decisione, che tu ne sia contenta o no. Proprio non mi importa.-

-Non sono qui per farti cambiare idea, al momento.-replicò calma la donna.

Trix inarcò un sopracciglio guardandola scetticamente.

-No, davvero. Se tu ritieni che questo sia giusto, fallo. Sei maggiorenne, nessuno te lo impedisce. Mi piacerebbe solo che tu provassi un attimo a cogliere i segnali e a capire che cosa qualcuno sta cercando di dirti.-rispose misurando per bene le parole.

La giovane alzò gli occhi color oro al cielo.

-Nonna, lo sai che odio questi giochetti psicologici per cui o mi dici chiaro e tondo che cosa succede o vorrei andare a dormire se mi fosse possibile.-rispose sulla difensiva.

-Non posso dirti cosa succede, devi capirlo da sola. Solo cerca di vedere le cose dalla sua prospettiva e...guarda tutto, Giulia. Tutto.-

Giulia la guardò confusa, ma la nonna uscì senza darle il tempo di fare domande e lasciandola con un mucchio di interrogativi e dubbi.

 

Come previsto dai suoi calcoli, verso le tre del mattino Elizabeth si diresse verso l'entrata della villa attendendo paziente.

Era strano come il tempo fosse in netto contrasto con l'atmosfera papabile nella casa.

Il cielo era di un blu così intenso come non si vedeva da anni, tempestato di miliardi di stelle che illuminavano tutto il viale sassoso. La luna piena non incuteva timore come si è soliti pensare, bensì rendeva tutto il paesaggio circostante innaturalmente calmo e magico.

-Signora Elizabeth, ha bisogno di noi?-chiese debolmente uno dei maggiordomi.

Elizabeth gli lanciò una debole occhiata.

-No, no. Potete ritirarvi.-

-Buona notte, signora Elizabeth. Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiamarci.-

La donna annuì senza prestargli più di tanta attenzione.

Erano passati poco più di venti minuti quando un'auto bianca entrò nel vialetto circondandosi di polvere e interrompendo quello scenario fatato che si era ricreato.

Il taxi si fermò proprio davanti alla scalinata in marmo e due giovanotti in blue jeans scesero guardandosi intorno.

-Benvenuti, ragazzi. Fatto buon viaggio?-chiese sorridente Elizabeth.

I due giovani fratelli Jonas sobbalzarono sorpresi. Non si erano certo aspettati di trovare qualcuno ad accoglierli dato che nessuno sapeva che sarebbero venuti lì.

-Elizabeth, come..?-chiese Kevin sorpreso avvicinandosi per abbracciare la nonna.

-Io so molte più cose di quante tu possa immaginare, giovanotto. Joseph, come stai caro?-chiese abbracciando anche il minore dei due.

-Sto, Elizabeth.-ammise con un sorriso tirato.

Elizabeth accarezzò amorevolmente i capelli ai ragazzi.

-Spero non vi dispiaccia, ma ho già mandato a letto i maggiordomi.-

-Non c'è problema, abbiamo solo le cose per qualche giorno.-ammise Kevin prendendo la sua valigia di Louis Vuitton dal bagagliaio.

-Ci vorrà ben più di qualche giorno. Credo sia più opportuno parlare di settimane.-disse la signora accompagnandoli verso l'entrata.

-Ma noi siamo molto fiduciosi.-rispose prontamente Joe, animato da uno strano ottimismo che poco si addiceva con il volto funereo.

-Oh.-disse la nonna guardandoli con un sorriso. -Anche io. Appunto per questo parlo di settimane e non mesi.-

Inutile dire che quell'affermazione detta con così tanta sicurezza fece immediatamente ricredere i due Jonas sui loro pronostici.

La villa era esattamente come le ragazze l'avevano descritta nei loro racconti, ma Kevin e Joe non ci fecero molto caso al momento. Erano entrambi impazienti di rivedere le fidanzate.

-Kevin, ala ovest. Joseph, ala est. Non potete sbagliare.-disse la donna notando la loro impazienza.

-Grazie Elizabeth.-sussurrò Kevin riconoscente seguendo a rotta di collo il fratello.

Elizabeth sospirò nuovamente sedendosi sulla sua poltrona preferita, dove ormai il thè posato sul tavolino vicino si era raffreddato.

Con stoicismo prese il telefono e attese che qualcuno rispondesse.

-Denise cara? Sono Elizabeth Ruggieri. Tutti e quattro sono qui, a Milano.-

 

Joe si fermò improvvisamente davanti alla porta che indiscutibilmente era quella della camera di Giulia. Che cosa doveva fare? Entrare e supplicarla di ripensarci? Entrare e costringerla a cambiare idea? Dannazione, non sapeva cosa fare. Durante il viaggio in aereo ci aveva pensato fino allo sfinimento ma si era detto e ripromesso che quando si sarebbe trovato di fronte a lei, avrebbe saputo esattamente cosa fare.

Con un ultimo profondo respiro di incoraggiamento, posò la mano sulla maniglia della porta facendola scattare.

Si aspettava di trovarla sveglia, invece il suo corpo era steso delicatamente sul letto. Il petto si muoveva regolare e rilassato, la bocca semi aperta la rendeva ancora più bella del solito, almeno ai suoi occhi. Era così dolce che non ebbe cuore di svegliarla. Era sicuro che tutte le discussioni avrebbero potuto essere rimandate alla mattina seguente, almeno per lui. Si tolse le scarpe e i jeans, rimanendo con una semplice maglietta ed i boxer. Pian piano si arrampicò sul letto stendendosi vicino a lei ed abbracciandola.

-Joe.-mormorò nel sonno.

-Sono qui per te, amore mio.-sussurrò depositandole un piccolo bacio sulla fronte. Involontariamente posò una mano sulla pancia ancora piatta della giovane donna ancora profondamente addormentata e inconsapevole.

 

Al contrario di suo fratello, Kevin si aspettava di trovarla addormentata pacificamente nel grande letto matrimoniale della camera. Quando con delicatezza aprì la porta per non svegliarla, trovò invece la stanza illuminata da una luce soffusa e rilassante prodotta da alcune candele.

-Nonna?-chiamò piano Arianna dalla terrazza.

Attraverso le tende, Kevin vide la sagoma della sua fidanzata illuminata dalla luce della luna.

Kevin posò a terra la sua valigia, tenendo lo sguardo fisso sulla ragazza che cercava di trovare una via d'uscita dai drappi svolazzanti attaccati alle finestre.

Un alito di vento spense un paio di fiammelle.

Quando Arianna riuscì a liberarsi dal labirinto di stoffa rimase paralizzata nel vedere l'unica persona che sapeva essere in grado di aiutarla.

Kevin la guardò per un istante, un solo istante, in cui capì che stava piangendo.

Le corse incontro stringendola subito tra le sue braccia mentre la giovane si lasciava andare in singhiozzi disperati.

-Sh, amore. Non ti preoccupare. Ci sono io qui per te, ora. Sh.-sussurrò Kevin accarezzandole protettivamente la schiena.

-Non può farlo..Kevin..non può..-singhiozzò stretta ancora al suo petto.

-Amore, è una sua scelta.-ammise Kevin.

-Kevin è suo figlio, lei non sa cosa vuol dire. Lei non se ne rende conto!-quasi urlò la riccia disperata.

Kevin raggelò. Con una mano alzò il volto alla sua ragazza, facendo in modo che potesse guardarla negli occhi.

Lo sguardo colpevole della giovane fu sufficiente a chiarirgli un sacco di cose.

-Mio Dio.-sussurrò.

Arianna scoppiò nuovamente a piangere, ma contrariamente a quanto si era aspettata, Kevin l'abbracciò ancora più stretta, cercando di calmare i suoi singhiozzi.

-Ti amo. Questo non cambia le cose, hai capito?-sussurrò Kevin nascondendo il volto tra i suoi ricci e stringendo forte gli occhi.

-Devi saperlo, Kevin. Devi sapere come sono andate le cose.-sussurrò Arianna.

-No, amore. Non mi importa.-disse risoluto il giovane, prendendole il viso tra le mani.

-Kevin, dovevo dirtelo molto tempo fa.-ammise mezz'ora dopo.

Erano seduti al buio sul piccolo poggiolo in marmo, abbracciati e forse più vicini di quanto lo fossero mai stati.

-Avevo..diciassette anni quando è successo. Io e Charlie eravamo ancora nel mezzo dei nostri tira e molla, ma ero troppo innamorata o almeno credevo di esserlo per negargli qualcosa. Vivevo in funzione di Charlie, stupidamente anche. Fatto sta che a giugno di quell'anno..dei miei diciassette anni, ne avrei compiuti diciotto a settembre, ho scoperto di essere incinta. Non ne ero molto stupita a dire il vero, non ci siamo mai stati particolarmente attenti con l'ipocrisia di pensare che tanto a noi non sarebbe successo.-riuscì a dire mentre altre lacrime le rigavano le guance.

Kevin la attirò ancora più a se, intrecciando le dita con le sue.

-Invece è successo. Subito ne ero sorpresa e ovviamente shockata. Le cose tra me e Charlie erano già in rotta di collisione e ci soffrivo un sacco. Stupidamente, avevo pensato che con quel bambino Charlie sarebbe rimasto con me per sempre. Sono corsa da lui con l'intenzione di dirglielo, quasi certa che sarebbe stato felice, che avrebbe fatto i salti di gioia.-

Con la mano libera Arianna si asciugò le lacrime che sgorgavano man mano che procedeva il doloroso ricordo.

-Oddio.-mormorò Kevin baciandole la fronte.

-Quando glielo ho detto, si è arrabbiato. Ha detto ero una sgualdrina, una poco di buono. Che sicuramente quel figlio non era suo e che di un bastardo non si sarebbe mai occupato, dopodichè mi ha dato uno schiaffo che mi ha fatto finire a terra. Piangevo.-

La voce le si fece più flebile.

-Quando mi sono resa conto di cosa era successo qualche giorno dopo, Charlie era già a New York per inseguire il suo sogno di diventare rockstar. Così mi sono trovata da sola a poco meno di diciotto anni, incinta e con tre sorelle a cui badare.-

Arianna si fermò cercando di trovare un pò di fiato e di coraggio per finire di raccontare quell'episodio della sua vita.

-Amore, eri sola e spaventata. Era la soluzione più logica e credo anche la più giusta.-

Arianna lo guardò negli occhi con un sorriso triste bagnato di lacrime amare.

-Anche io lo credevo. L'ho creduto fino a quando non mi sono trovata nello studio del medico e lì ho capito. Non potevo farlo, Kevin. Era mio figlio dopo tutto. Era una vita che cresceva dentro di me. Sono scappata, Kev. Sono fuggita e dentro quello studio non ci sono più tornata. Volevo tenerlo quel bambino, potevo occuparmene. Nei giorni successivi già mi immaginavo con questo bel bambino tra le braccia mentre camminavo orgogliosa.-

Arianna chiuse gli occhi, lasciando che altre lacrime scorressero, mentre si abbracciò le ginocchia con le braccia cercando di ricreare la posizione fetale che la faceva sempre sentire un pò più sicura e protetta.

-è successo circa dieci giorni dopo. Ancora non ne avevo parlato con nessuno, eccetto nonna Elizabeth che era corsa a casa nostra perchè i miei ovviamente non erano presenti. Era notte, Kevin. Una notte proprio come questa. La luna piena e tante stelle. Nel cuore della notte ho sentito delle forti fitte, credevo di provare il dolore più forte che qualcuno potesse provare ma non è stato niente in confronto a ciò che ho passato dopo. Quando sono arrivata all'ospedale, sono rimasta due giorni tra punture, flebo, analisi ma per quel bambino non c'era più niente da fare.-

Le ultime parole le erano uscita come un lamento, mentre tutto il dolore che aveva represso per anni riaffiorava in quel preciso istante.

Kevin sentì le sue guance umide, ma non se ne vergognò per niente.

-Mi sono odiata Kev. Mi sono odiata per non essere stata abbastanza forte. Piangevo, ho pianto tutte le notti per un sacco di tempo Kevin.. e Charlie sapeva tutto, sapeva dell'aborto spontaneo e non mi ha mai detto niente. Mai una carezza, una parola di conforto. Avevo gli incubi, mi mancava il respiro. Ero da sola Kevin, ho fatto tutto da sola. Per sentirmi meno angosciata sono passata di ragazzo in ragazzo, con la scusa di essere stata così male per colpa della travagliata relazione con Charlie. Poi sei arrivato tu..e ho iniziato a vivere di nuovo.-ammise guardandolo negli occhi e vedendoli altrettanto bagnati di lacrime.

-Tu sei stata molto forte, hai capito? Tu sei la persona più forte che conosco perchè tu hai avuto la forza di andare avanti e fingere che tutto andasse bene solo per non angosciare le tue sorelle. Tu sei dannatamente forte amore, perchè eri da sola e sei arrivata dove sei adesso. Non è stata colpa tua e non devi nemmeno odiarti perchè quel bambino non è nato. Tu hai fatto tutto ciò che era possibile per salvarlo. Non devi odiarti, hai capito?-disse Kevin a denti stretti, accarezzandole la guancia dolcemente per spazzare via quelle lacrime che erano una pugnalata dritta al cuore ogni istante di più.

Arianna non riuscì a fermare le lacrime quando vide che anche Kevin piangeva. Con dolcezza gli accarezzò la guancia.

-Non sei più da sola. Tu ed io ci sposeremo ed avremo i nostri bambini, d'accordo? Te lo prometto amore.-sussurrò Kevin.

La giovane donna pianse ancora prima di baciare il suo futuro marito.

 

Al piano di sotto, Elizabeth era volontariamente rimasta fuori ad ascoltare anche quando aveva capito perfettamente che cosa la sua nipotina stesse per dire al suo futuro sposo.

Era un'esperienza che avevano condiviso insieme, era stata molto forte ma sua nipote non aveva voluto parlarne, aveva pianto e si era sfogata solo nei limiti di una rottura con il fidanzato, comportandosi come una ragazza mollata dal ragazzo per un sogno, non si era sfogata come una donna, una madre che aveva perso il figlio che aveva capito di volere. Con la mano asciugò la scia della lacrima che il riflesso della luna aveva fatto diventare perlata.

-Dio sia lodato.-sussurrò Denise, ancora attaccata al telefono.

Questa semplice frase fece accorrere Paul, Nick e Kim in cucina.

-Grazie, grazie davvero Elizabeth. Certo. A presto.-disse Denise con un sorriso.

-Elizabeth?-chiesero in coro Nick e Chiara guardandosi negli occhi.

Denise chiuse la telefonata portandosi le mani al petto sollevata.

-Sono tutti in Italia, a Milano.-sospirò Denise con sollievo.

-Tutti? Anche le mie sorelle?-chiese Chiara apprensiva.

-Sì, tesoro. Stanno bene, sono arrivate nel pomeriggio a Milano. I ragazzi sono appena arrivati.-

Chiara si coprì la bocca con le mani, nervosamente.

-Perchè non sembri felice di questo?-chiese Nick mettendole un braccio intorno alle spalle.

-Non so se è una buona idea mettere le mie due sorelle insieme, ora.-

Paul sorrise fiducioso.

-Non preoccuparti, Chiara. Ci sono i ragazzi con loro e sono sicuro che riusciranno a sistemare la faccenda..-disse con il suo tono calmo e rassicurante.

-Certo che la sistemeranno. In un modo o nell'altro.-disse saggiamente, lasciando sbalorditi i due genitori Jonas.

 

To be continued.

 

***

Note dell’autrice: grazie mille a tutte! Questo capitolo è un po’ forte, però credo sia uno di quelli che mi piacciono di più in assoluto. Ora torno a studiare anatomia. A domenica!

 

Annina94: già già, scemi a non dire niente.. però poveri avevano altro per la testa. Un bacione e grazie!

Mitber: aggiornamenti ogni domenica, non riesco a postare più in fretta per via degli impegni universitari. Grazie!

Crazy_Dona_: non ho mai fatto mistero del fatto che nonna Elizabeth e Alice siano i miei personaggi preferiti ;) la nonna è davvero un mito! Un bacione e ti ringrazio!

Trixilla:chissà se riusciremo mai a sentirci…XD ho troppi casini in questi giorni e devo studiare un sacco… boh non so che dirti, a parte che ti amo e mi manchi tu, le nostre conversazioni senza senso logico e l’effetto Reid con conseguenti discorsi al limite dell’oscenità. :( Love you lots e QUELLA è davvero LAME. LOOOOOOSER! XD Ti amo

Lilian Malfoy: ahah, se devo iniziare a correre preparo le scarpe che uso per andare a correre. ;P grazie!

Jonas_Princess: ok, sappi che sei ufficialmente la mia preferita perché sei l’unica che non mi abbia minacciato di morte se faccio abortire Trix. Quindi, GRAZIE! <3

Coco2: grazie per i complimenti. È fantastico vedere quanto siete entusiaste per questa storia! Un bacione!

Benny: grazie per i complimenti ma ti prego, non scrivere tutto in maiuscolo XD è vietato dal regolamento e mi irrita perché sembra che mi stai urlando contro :( grazie per le recensioni comunque, un bacione!

Maggie_Lullaby: è sempre un piacere leggere le tue recensioni perché non c’è scritto sempre e solo che 1) mi uccideranno se non posto; 2) mi uccideranno se faccio abortire Trix; 3) di postare presto, quindi apprezzo immensamente le tue recensioni. E poi mi fanno ridacchiare sempre un sacco! Grazie!

Carly4e:la nonna è un mito e credo che Denise sia una santa.. povera gli fanno prendere di quegli spaventi! ;P bacione!

Bitch: graziegraziegraziegrazie! Mi fanno sempre un piacere immenso le tue recensioni *.* università è dura ma bellissima, mi piace proprio! Spero che la tua curiosità sia stata soddisfatta :P bacione!

Jeeee: la nonna è tipo l’oracolo. Sa sempre tutto! Grazie mille, un bacione!

JonasBrothersFan: grazie mille per la recensione! Un momento di riappacificazione tra KEv e Joe ci voleva, no? ;P grazie mille ancora! Bacio

Nes95: lo so che i capitoli sono corti e con poco Kim/Nick, ma ci sono cose da sistemare qui prima :P bacio e grazie!

Jollina: chi si rivedeee! Come stai? Sono felice che ti piaccia! Battibecchi? Io direi proprio tempeste con tuoni, lampi e saette! :P bacione!

EllieGoodman: ohh una delle mie “vecchie” recensitrici!  Che bello vedere dei nickname conosciuti! E sono felice che When everything is made to be broken non ti abbia deluso. A presto ed un bacio!

 

A domenica!

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Capitolo 8
*** Fight for all the wrong reason. ***


ffatrr
***

Capitolo 7: Fight for all the wrong reason.

 

“I guess I stuck around so I could watch us fight

for all the wrong reasons

No, it didn’t matter what I tried

It’s just a little hard to leave

When you’re going down on me

I guess I stuck around so I could watch us fight

for all the wrong reasons

I guess it wasn’t what I wanted,

It wasn’t really what I thought,

I thought it was the day I got,

I want it all to go away.”

 

-Nickelback-

 

Joe si svegliò che il sole era già alto nel cielo e una buona dose di luce filtrava nella stanza. Si destò leggermente, allungando la mano per sentire che il letto vicino a se era vuoto e freddo.

Con fatica aprì gli occhi e si mise a sedere alla ricerca di colei che aveva dormito vicino a lui.

-Buongiorno.-disse Trix fredda.

Era seduta su una sedia e lo fissava dura, avvolta nell'accappatoio viola. I capelli erano sciolti lungo le spalle e solo in quel momento Joe si rese conto che erano più lunghi di quanto li ricordava. Teneva una gamba appoggiata al sedile della sedia mentre si sistemava le unghie con fare sofisticato.

-Buongiorno a te, amore.-rispose lui dolcemente stropicciandosi gli occhi.

-Che diavolo ci fai qui? Se sparisco vuol dire che voglio restare da sola, non ci vuole una laurea per capirlo.-

Joe sospirò.

-Dobbiamo iniziare a discutere prima di colazione?-

-Oserei dire pranzo, ormai.-replicò acida.

Joe la guardò stupita. Non poteva credere di aver dormito così tanto.

-Come stai?-chiese Joe premuroso.

-Oddio, ti prego. Non iniziare a fare il fidanzato eccessivamente premuroso. Mi dà il voltastomaco..più di quanto non abbia già.-

-Hai avuto la nausea?-chiese zampettando giù dal letto.

-No.-rispose sincera dopo aver tentennato per un momento.

-Oh.-

Possibile che ci fosse tutta questa tensione? Trix doveva fare qualcosa e subito.

-Senti, fatti una doccia e svegliati un pò fuori. In Italia si pranza tra poco, quindi vestiti e poi iniziamo a litigare. Ok?-chiese la ragazza alzandosi e sfilandosi l'accappatoio che finì con poca grazia sulla sedia dove fino a qualche istante prima era seduta. Si infilò un paio di jeans e una maglietta a mezza manica e scese al piano di sotto.

 

Kevin si era addormentato solo qualche ora prima, tormentato dai pensieri che lo avevano tenuto sveglio la maggior parte della notte.

Quando però aprì gli occhi, non si sentiva affatto stanco.

Con il sorriso già stampato sulle labbra guardò la giovane donna che dormiva tra le sue braccia. Era così bella..

Pian piano Kevin la vide aprire le palpebre e mostrargli quegli splendidi occhi verdi che lo facevano innamorare ogni giorno di più.

-Buongiorno.-mormorò assonnata.

-Buongiorno a te. Dormito bene?-chiese dandole un piccolo bacio sulla fronte.

-Mhmh.-mugugnò Arianna, sorridendo.

Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre Kevin le accarezzava dolcemente con le dita la pelle nuda del braccio lasciato scoperto dalla camicia da notte.

-Un penny per i tuoi pensieri.-sorrise Kevin.

Arianna stese le labbra rilassata.

-Stavo pensando che è magnifico alzarsi la mattina vicino a te.-ammise.

Kevin la guardò con tutta l'adorazione che solo una persona veramente innamorata può provare.

-Tra meno di un mese ci sveglieremo tutte le mattine insieme.-sussurrò affettuosamente.

-Oh tra meno di un mese sarà ancora meglio.-sorrise Arianna stendendosi sulla pancia e guardandolo negli occhi.

-Dici?-

-Certo. Ci sveglieremo accanto l'uno all'altra con il pensiero che sarà per sempre.-disse lei romantica.

-Per sempre sempre. Poi ti prenderò vicino a me, così, ci baceremo e finiremo con il fare l'amore tutti i giorni.-sorrise lui furbo attirandola a se e dandole un bacio da capogiro.

-Mi piace come prospettiva.-rispose lei sedendosi in grembo a Kevin.

-E questo fino a quando non saremo vecchi e ci siederemo sul porticato di casa nostra circondati dai nostri nipotini.-

Arianna ridacchiò stendendosi di nuovo vicino al ragazzo, posando la testa sul suo petto.

-Amore, pensavo che la tua auto non va bene.-ammise Kevin.

-Perchè?-

-Beh, intanto credo sia giunto il momento che tu abbia la tua e tua sorella la sua. Poi non ha i vetri oscurati, amore.-

-Che cosa stai dicendo, Kevin?-ridacchiò lei.

-Sì, insomma. Sei un personaggio pubblico ora e vorrei preservare un pò della nostra privacy. Poi metti il caso che quando avremo un bambino i paparazzi inizino a fare foto per avere un'esclusiva.-

Arianna lo guardò negli occhi.

-Un bambino?-

-Sì.-rispose risoluto.

-Insomma, so che è prematuro parlarne e che al momento non siamo nemmeno sposati, però ne vorrei uno. Non dico subito, possiamo aspettare se non vuoi..che ne so, qualche mese.-

-Lo vorrei tanto anche io un bambino, Kevin.-ammise sinceramente Arianna.

Kevin sorrise radioso.

-Quindi faremo un bambino?-

Arianna annuì sorridendo.

-Dobbiamo iniziare a lavorarci su appena sposati.-sorrise Arianna maliziosa.

-Certo, per fare un buon lavoro serve molta pratica.-disse serio Kevin.

-Molta, molta pratica.-confermò lei fintamente seria.

Kevin si lasciò andare in una risata.

-Però..-

-Però?-chiese Kevin spostandole un ciuffo ribelle dagli occhi.

-Perchè lo vuoi subito? Insomma..in questi giorni sembra un controsenso parlare di avere un figlio, proprio quando mia sorella ha detto che vuole abortire e quando..io..ti ho detto..insomma..sì..ecco.-disse imbarazzata.

-Ho sempre voluto un bambino, amore. Gli ultimi avvenimenti hanno solo confermato il mio desiderio di mettere su famiglia con te.-

Arianna premette le sue labbra contro quelle del giovane commossa.

-E se non arriva?-chiese all'improvviso.

-Ci riproveremo. Poi se tarda ad arrivare, ci godremo Alice. Insomma è come se fosse una sorta di nostra figlia in un certo senso, no?-chiese arrossendo un pò.

Vedere Kevin arrossire era una delle dieci cose più tenere al mondo. Arianna gli accarezzò una guancia.

-Amore, Alice mi ha chiamato papà ieri mattina.-borbottò.

-Papà?-chiese sorpresa, ma affatto stupita.

-Sì, credo abbia avuto un lapsus o qualcosa del genere però davvero, ho sentito una strana cosa allo stomaco. Poi stupidamente mi sono chiesto se un giorno o l'altro anche io, come Joey, avrei contribuito a mettere al mondo una vita. Da quel momento ho fissa in testa l'idea di un bambino tra le nostre braccia e subito dopo quella di noi con i capelli argentati circondati da una mezza dozzina di nipoti.-sparò tutto d'un fiato.

Arianna era quasi abituata a sentire frasi dal suo fidanzato che la lasciavano meravigliata per quanta sincerità contenessero, ma questa dichiarazione la colpì più che mai. Era stato così sincero e accorato quando le aveva confessato i suoi pensieri candidamente, che non dubitò nemmeno un attimo che questo fosse realmente ciò che lui aveva avuto in mente nelle scorse ore. Era una delle qualità migliori di Kevin: era trasparente come il più fine dei cristalli di Boemia, però comunque spesso riusciva ad essere forte come il diamante che portava alla mano sinistra.

 

Se in Italia era ormai tempo di svegliarsi, negli Stati Uniti (e per essere precisi in California) per qualcuno era tempo di fare la nanna.

Denise si premurò di preparare il bicchiere di acqua vicino ai comodini di entrambi i bambini, poi si era seduta sul letto con un bel libro sulle ginocchia.

Frankie era esausto dopo la faticosissima partita di pallone che la classe terza A aveva disputato con la terza D e non aveva nemmeno finito di ascoltare la storia che era crollato addormentato sul letto.

-Su, è meglio se dormi anche tu ora Alice.-disse dolcemente mamma Denise.

Voleva bene a quella bambina quasi quanto fosse figlia sua.

-Denise?-chiese piano.

-Dimmi, tesoro.-

Alice rimase in silenzio, guardandola con i suoi occhioni espressivi e scuri.

-Tesoro, va tutto bene?-chiese di nuovo Denise sorridendo rassicurante.

-Kevin se n'è andato per colpa mia?-chiese preoccupata, mordendo con i dentini bianchi il labbro inferiore.

-Prego? Perchè mai dovrebbe andarsene per colpa tua, tesoro?-chiese Denise avvicinandosi e sedendosi un pò più vicino.

-Questa mattina l'ho chiamato papà. Ma giuro Denise non l'ho fatto apposta, lo giuro!-si scusò la bambina mentre due grossi lacrimoni scendevano sulle sue guanciotte rosee.

Denise non potè certo dire di aspettarsi una cosa del genere e non potè nemmeno negare che fu abbastanza sconvolgente sentir chiamare suo figlio Kevin papà.

-Ehy, amore. Io sono certa che Kevin non è per niente arrabbiato con te per questo, anzi sono sicura che lui sarebbe orgoglioso di avere una bambina come te.-disse sincera, asciugando con la mano i lacrimoni.

-Ne sei sicura?-chiese tirando su con il naso.

-Certo, io sono la sua mamma. Le mamme sanno sempre tutto.-sorrise Denise.

Alice ci pensò su un attimo.

-Io una mamma non ce l'ho.-

Per la seconda volta in pochi minuti, Denise si trovò a corto di fiato e parole.

-Ora non ci pensare. Tu hai un sacco di persone che ti vogliono un bene grande come il mondo. Hai le tue sorelle, hai Kevin, nonna Elizabeth, i ragazzi, Frankie e anche io e Paul ti vogliamo un sacco di bene.-la rassicurò la donna, accarezzandole maternamente i capelli scuri.

-Ma davvero Kevin non è arrabbiato?-chiese nuovamente.

Denise sorrise intenerita.

-Facciamo così: quando ti svegli domani mattina, andremo nello studio di Paul e chiameremo Kevin così glielo chiederai tu stessa. D'accordo? Ora dormi però, piccola stellina.-disse posandole un bacio sulla fronte.

Mamma Jonas si apprestò ad uscire, rimanendo solo un istante sulla soglia della porta per spegnere la luce.

-Denise? Tu si che sei la mamma migliore del mondo.-disse Alice sbadigliando, prima di cadere addormentata tra le braccia di Morfeo.

 

Kevin e Arianna scesero per pranzo mano nella mano.

-Buongiorno a tutti.-disse Arianna accomodandosi vicino a Kevin.

-Buongiorno a voi. Dormito bene?-chiese Elizabeth sorridente.

-Splendidamente, grazie.-rispose Kevin.

Non passarono nemmeno due minuti che Joe e Giulia scesero e si unirono al gruppo al tavolo da pranzo.

-Ciao Joe!-

-Ciao Ari! Elizabeth, Kevin.-salutò lui con un sorriso.

-Ciao Joseph. Dormito bene?-

-Certo, grazie.-rispose mettendo il tovagliolo sulle gambe.

In quel momento, la tensione si poteva benissimo tagliare con il coltello e di due ragazzi Jonas si guardarono intorno dispiaciuti.

Le due sorelle dal canto loro non intendevano rivolgersi la parola e tutti erano perfettamente coscienti che si mettevano in testa di ignorare qualcuno, beh ci riuscivano perfettamente.

-Allora, avete programmi per oggi?-chiese la nonna, mentre con un cenno indicava alla cameriera che poteva iniziare a servire il pranzo.

-No, niente di speciale. Pensavamo di fare una passeggiata nel pomeriggio.-rispose Kevin.

-Vi unite a noi?-chiese poi rivolto al fratello.

-Sarebbe carino.-ammise Joe.

Un piatto di pasta all'italiana fumante fu messo davanti ai loro occhi.

-Beh, buon appetito!-esclamò Kevin.

Joe addentò una forchettata. Adorava la cucina italiana.

-Uhm, big bro. Dobbiamo chiamare casa.-disse masticando con la bocca piena.

-Joe, non si parla con la bocca piena!-lo rimproverò Giulia tirandogli una gomitata.

Kevin trattenne una risata a fatica.

-Ho chiamato io vostra madre, ieri sera.-rispose Elizabeth bevendo un sorso d'acqua.

-Davvero? Beh, grazie.-ringraziò Joe.

Arianna e Giulia si comportavano come se al tavolo non ci fossero. Infilzavano un paio di pennette alla volta senza alzare lo sguardo dal piatto.

Trix allungò la mano per prendere il vino.

-Non devi bere vino in gravidanza.-sibilò la sorella maggiore.

-La smetti di dirmi cosa devo o non devo fare? Sono abbastanza grande per pensare da sola, lo sai?-rispose a tono Giulia.

-Abbastanza grande? Sei sicura? No perchè mi sembra che le responsabilità ti terrorizzino un pò.-

-A me? Ma ti senti quando parli? Non è che sei Dio eh!-

-Io? No tesoro, quella sei tu. Strano però perchè almeno Dio si impegna a fare qualcosa, a te viene l'orticaria al solo pensiero.-

Giulia spalancò la bocca offesa, con gli occhi ridotti a due fessure.

-Non ti azzardare a dirmi una cosa del genere, Arianna.-

-Non ho ragione?-

-No, tu credi di aver ragione sempre e comunque ma non capisci che c'è gente che la pensa in maniera diversa dalla tua! Se tu fai la mamma con qualsiasi cosa abbia la facoltà di respirare non è detto che io debba sentire la stessa cosa!-urlò la rossa.

-Tu non è che non senti il desiderio di maternità! Tu sei troppo immatura e irresponsabile per pensare a qualcun'altro! È tuo figlio, cazzo!-

Joe e Kevin si guardarono terrorizzati, mentre Elizabeth continuò a mangiare circondata da un alone di tranquillità.

-Ho tutta la vita per fare figli se ne avrò voglia!-

-Voglia? Tu la misuri con la voglia? Non hai voglia di prenderti un impegno così quindi è meglio abortire, no? Ma hai una vaga idea di cosa ti aspetta?-

-Sì, se lo tengo nove mesi di incubo e due anni di disperazione!-

-Se non lo tieni una vita di rimorsi!-

-Ma cosa diavolo ne vuoi sapere tu? A te non è mai capitata una cosa del genere, quindi non giudicare per piacere, che a fare quello siamo bravi tutti!-

Arianna aprì la bocca per ribattere, per urlare che lei invece c'era passata e che sapeva bene che cosa voleva dire.

Elizabeth alzò gli occhi dal piatto, aspettandosi una confessione da parte della più grande delle sue nipoti.

Kevin trattenne il fiato.

-Hai ragione. Io giudico e basta, tu invece ti sforzi sempre di sapere le cose, no?-

-Sai che ti dico? Non farò nemmeno la fatica di venire al tuo fottutissimo matrimonio! Sai, testimoniare ad una promessa di impegno reciproco proprio non mi sembra il caso.-sibilò malvagia la rossa.

-Ah, la pensi così? Bene.-urlò Arianna.

-Bene.- gridò Trix alzandosi e dirigendosi a grandi passi verso il piano superiore.

Arianna rimase impietrita. Quando sentì la porta della camera della sorella sbattere, senza dire niente a nessuno andò in camera sua.

Elizabeth sospirò.

-Qualcuno vuole dell'altra pasta?-chiese nonna Elizabeth.

I due giovani scossero la testa turbati.

-Ragazzi, che cosa devo fare con voi?-

-Prego?-chiese Joe non capendo.

-State combattendo con i vostri istinti se correre da loro o se lasciarle in pace. Ve l'ho detto, ci vorrà qualche settimana perchè loro si capiscano. Purtroppo sono finite in un circolo vizioso: finchè Trix non chiederà aiuto ad Arianna non saprà cosa fare o come comportarsi, ma finchè Arianna non le racconterà una cosa, Trix non potrà capire che può chiederle aiuto.-

-Che cosa deve raccontarle Arianna?-chiese Joe guardando Kevin.

Kevin scosse la testa. Non era suo compito raccontare ciò che era successo alla sua fidanzata qualche anno prima.

-Sarà lei a dire tutto a tempo debito. Ora, vi pregherei di non interferire con i loro litigi. Devono risolverla da sole.-

To be continued.

 

***

Nota dell’autrice: Ragazze, mi dispiace non potervi ringraziare personalmente ma ho la febbre alta, la bronchite e il raffreddore quindi non sto una favola. Ho postato giusto perché non ho postato la settimana scorsa. Ad ogni modo, spero vi piaccia.

Scary halloween per ieri!

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Capitolo 9
*** I just called to say I love you. ***


IJCTSILY
Capitolo 8: I just called to say “I love you”.

 

“No April rain

No flowers bloom

No wedding Saturday within the month of June

But what it is, is something true

Made up of these three words that I must say to you

I just called to say I love you

I just called to say how much I care

I just called to say I love you

And I mean it from the bottom of my heart.”

 

-Stevie Wonder-

 

Alice e Frankie posarono i piedini sul pavimento in legno della cameretta, già di buon umore. Mamma Denise ancora non era venuta a svegliarli per cui non era ancora il momento di andare a scuola.

Scesero le scale con Elvis che aveva dormito tutta la notte ai piedi del letto, correndo affamati in cucina.

-Buongiorno mamma!-salutò Frankie allegro correndo a dare un bacio alla madre.

-Buongiorno tesoro! Buongiorno anche a te piccola!-salutò Denise chinandosi per baciare le guance ai due bambini.

Alice le rivolse un sorriso gigante, quando Denise la guardò affidabile.

-Paul? Ti dispiace controllare le frittelle per un attimo? Alice e io dobbiamo fare una cosa.-chiamò.

Paul entrò qualche secondo dopo in cucina con la vestaglia e il giornale del giorno ben stretto in mano.

-Certo, non c'è problema Denise. Buongiorno bambini.-sorrise Paul sistemandosi gli occhiali.

Denise prese in braccio Alice senza sforzo, adagiandola su un fianco, incamminandosi verso lo studio. Sedette Alice sulla pesante scrivania in mogano.

Mentre la madre chiamava il figlio maggiore, Alice si guardò intorno. L'ufficio di Paul Kevin era una delle poche stanze di quella casa in sostanza nuova che sembrava essere un pò vissuta. C'erano molti premi e riconoscimenti alle pareti, una grande libreria alle spalle della scrivania piena di libri e qualche poltrona adagiata di fronte alla scrivania.

Alice fece tamburellare i piedini nervosa, quando una cornice d'argento sulla scrivania attirò la sua attenzione. Con le manine paffute la prese e la guardò attentamente. Non sapeva quando l'avevano fatta o dove si trovassero, però le piacque subito molto. Era una fotografia che ritraeva tutti loro, tutti insieme.

-Pronto? Kevin Jonas, spero tu sappia di essere nei guai.-tuonò minacciosa Denise.

Alice la guardò trattenendo un sorriso.

-Come state? Le ragazze? Mi dispiace tanto. Tuo fratello? No, no. Certo che non sono arrabbiata. Solo un pò delusa, Kevin. Comunque avremo modo di parlarne più tardi. Ora c'è una persona che ti deve chiedere una cosa. Saluta tutti. Ti voglio bene.-

Denise guardò Alice con un sorriso, passandole la cornetta.

La bambina ricambiò con uno sguardo terrorizzato.

-Pronto?-sussurrò piano.

-Ehy piccola. Sono Kevin.-rispose allegro il ragazzo dall'altra parte.

-Ciao Kevin.-

-Piccolina, va tutto bene?-chiese dolcemente.

-No. Devo chiederti una cosa.-ammise vergognosa, mentre le sue guancie si tingevano di rosso.

-Certo, dimmi pure tesoro.-

Alice fece un profondo respiro.

-Te ne sei scappato via perchè ti ho chiamato papà? Io non l'ho fatto apposta Kevin, lo giuro. Mi è scappato ma non voglio che tu vai via, perchè non voglio. Mi dispiace tanto Kev..-iniziò la bambina vergognosa parlando molto velocemente, mentre due grossi minacciavano di rigarle il viso.

-Ehy ehy ehy. Tesoro, non dirlo nemmeno per scherzo. D'accordo? Sono dovuto andare da nonna Elizabeth con Arianna, Giulia e Joey ma non è colpa tua.-

-Ma io credevo che tu non volessi essere chiamato papà, ma io davvero non ho fatto apposta!-

-Tesoro, io sarei più che felice di essere il tuo papà.-ammise Kevin con un sorriso dolce.

Alice tirò su con il naso, passando la manina paffuta sugli occhietti bagnati.

-Lo sai che io ti voglio un sacco di bene? Ma proprio tanto? Ti dirò un segreto. Quando mi hai chiamato papà ho sentito una cosa forte forte nel cuore e ho capito che ti voglio davvero tantissimo bene, hai capito piccolina? Quindi non pensare mai più che mi possa arrabbiare per una cosa del genere, va bene?-

Alice acconsentì.

-Ecco, ora però asciuga le lacrime e fammi un bel sorrisone.-

-Così?-chiese Alice sorridendo.

-Bravissima. Uh, c'è Joey che ti vuole parlare. Te lo passo. Fai la brava, peste. Ci vediamo presto.-

-Sì, a presto Kev.-

-Ho sentito che una bambina sta piangendo.-disse Joey prendendo il telefono dalle mani del fratello.

-No, non piango più.-

-Ah, ora hai smesso. Ma perchè piangevi piccola peste?-chiese sorridendo.

-Non te lo posso dire. È un segreto tra me e Kevin.-

-Un segreto tra te e Kevin!?-ripetè con molta enfasi Joe, guardo il fratello seduto in giardino nell'oscurità della notte italiana.

Kevin sorrise e scosse la testa impercettibilmente.

-Sì, ma non te lo posso dire.-rise Alice.

-Accidenti. Anche io voglio avere un segreto con te!-disse Joe.

Al piano di sopra intanto, Giulia era uscita sul suo terrazzo quando aveva sentito la voce di Joe e si era trovata a fissarlo mentre parlava al telefono.

Solo qualche minuto più tardi, realizzò che l'altra interlocutrice altri non era che la sua sorellina Alice. Si trovò involontariamente a pensare a come Joe amasse i bambini e come, infondo, lo fosse anche lui. Istintivamente si toccò lo stomaco ancora piatto.

No, quella non era lei. Quella non era la vita che aveva deciso di vivere.

 

-Mamma, accompagniamo noi i bambini a scuola. Non torniamo prima di cena, devo passare in studio a sistemare un pò di cose.-annunciò Nick prendendo la sua tracolla e aiutando Alice ad infilare lo zainetto.

-Grazie tesoro. Passate una buona giornata!-augurò loro, finendo di sistemare le pentole usate per la colazione.

Per due piccoli Jonas e due piccole Ruggieri che escono, una signora invece camminava spedita verso l'ingresso.

Denise continuò a pulire tranquilla il piano cottura, quando la sua serenità fu seriamente minacciata da una donna.

-Signora Denise, spero che suo figlio abbia una buona motivazione per farmi saltare i nervi in questa maniera!-gracchiò Gwendalyn Gingerbell entrando trafelata.

Denise sobbalzò per lo spavento, portandosi le mani al petto.

-Signora Gwen, mi ha spaventata a morte!-disse Denise spaventata.

-Suo figlio, signora Jonas. Dov'è? Questa mattina avevamo un appuntamento alle sette per controllare la location per le foto!-gridò inviperita.

Denise controllò l'orologio. Erano da poco passate le otto.

-Mi scusi, Gwen. Kevin non me lo aveva riferito. Mio figlio e la sua compagna sono dovuti partire qualche giorno. Mi occuperò io di tutto.-sorrise forzatamente, cercando una sola buona ragione per cui avesse insistito tanto per avere Gwendalyn Gingerbell come organizzatrice di matrimonio per il suo primogenito.

To be continued.

 

***

Nota dell’autrice: lo so, lo so. Questo capitolo è schifosamente corto, ma non vogliatemi male. L’università mi sta prendendo un sacco di tempo, devo studiare come una pazza e sono perennemente in ospedale per laboratori, seminari e tirocinio. Non ho materialmente tempo di scrivere e/o ringraziarvi, indi per cui mi dispiace ma non vi posso ringraziare personalmente un’altra volta. Sto andando in biblioteca a studiare e sono già in ritardo! Mi fa piacere sentire che in molte siete andate a vedere i JB e che vi siate divertite… ora scappo! Un bacione e a domenica!

PS. il prossimo capitolo sarà molto lungo e dedicato interamente ai Nim! :)

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Capitolo 10
*** Broken Strings. ***


BS
Capitolo 9: Broken strings.

 

-James Morrison-

 

La campanella segnalò la fine della lezioni con qualche minuto di ritardo, quel pomeriggio. Erano da poco passate le quattro e una marea di studenti si riversarono nei corridoi verso i loro armadietti. Nick prese per mano Kim in silenzio.

 

Let me hold you
for the last time,
it’s the last chance to feel again.
But you broke me,
now I can’t feel anything.

 

Percorsero i corridoi senza rivolgersi una parola, tenendosi stretti al petto i propri libri con una mano e l'altra intrecciata a quella dell'altro.

Arrivati ai loro armadietti, li aprirono annoiati posando dentro tutti i libri della giornata. Chiara si diede una veloce controllata al trucco e ai capelli, raccattando in velocità la sua grande borsa di Louis Vuitton e gli occhiali da sole.

Nick posò il libro di matematica e prese il suo rilevatore glicemico pungendosi un dito, dal quale uscì una piccola goccia di sangue. Controllò il suo livello di zuccheri abitudinario, strappando poi il piccolo strip dalla macchinetta e chiudendola nella custodia.

Chiara gli rivolse un sorriso dolce, porgendogli la sua borsa aperta.

 

When I love you
it’s so untrue
I can’t even convince myself.
When I’m speaking
it’s the voice of someone else.

 

Nick fece scivolare dentro il suo piccolo astuccio con un sorriso grato.

-Dobbiamo andare in studio. Vuoi che passiamo a prendere qualcosa da mangiare?-chiese dolcemente, spostandole una ciocca di capelli dal viso.

-Sarebbe fantastico..-

Nick sorrise e annuì, chiudendo il suo armadietto con un tonfo sordo. Si stavano preparando per uscire, quando un paio di compagni, i loro migliori amici, si avvicinarono al duo.

Lexi, una dolcissima ragazza dalla carnagione ambrata e dai profondi occhi scuri, si mise di fronte alla coppietta, tenendo saldamente per mano DJ, il suo ragazzo.

Era una delle tante cose buone che candidarsi l'anno prima come Task Force scolastica aveva portato. Prima di incontrare Lexi, DJ era in tutto e per tutto un teppistello. Con Lexi si era dato una calmata, era diventato uno studente modello e venerava la terra su cui Lexi camminava.

-Vi dobbiamo parlare, ragazzi.-annunciò Lexi seria.

Kim e Nick si scambiarono uno sguardo preoccupato.

-State bene? È successo qualcosa?-chiesero.

 

Oh it tears me up,
I tried to hold on but it hurts too much.
I tried to forgive but it’s not enough,
To make it all okay.

 

Lexi e DJ li guardarono straniti.

-Noi? Ragazzi qui siete voi quelli strani da qualche giorno a questa parte.-

Nick sospirò.

-Sentite, se non è niente di importante possiamo parlarne domani? Dobbiamo correre in West Hollywood che devo andare in studio.-

-Sì che è importante.-si impuntò DJ.

Chiara sorrise cordiale, prendendo la mano di Nick.

-Che succede, allora?-chiese con la sua dolcezza caratteristica.

-Non a noi, a voi!-

-A noi?-chiesero sorpresi.

-Sì. Sono due giorni che siete tutti taciturni, pallidi e con delle occhiaie paurose!-spiegò Lexi.

-E senza contare che in due anni non vi abbiamo mai visto stare così poco a baciarvi. Tutti si chiedono che fine hanno fatto le due piccole piovre.-

Nick aprì la bocca scandalizzato. Non era possibile che li chiamassero piovre anche qui!

-No no no, ragazzi. Avete frainteso. Le cose tra di noi vanno magnificamente, ci amiamo e andiamo d'amore e d'accordo. Abbiamo... problemi in famiglia.-spiegò diplomaticamente la ragazza.

-Tutti e due?-chiese DJ scettico.

-Ti ricordo che le sue sorelle stanno con i miei fratelli, quindi le nostre famiglie sono una famiglia tecnicamente. E che lei è anche mia cognata.-sorrise Nick indicando con la mano libera la sua fidanzata.

Lexi e DJ sbatterono le palpebre un paio di volte stupiti.

-Oh, se la mettete su questo piano. Beh, ci dispiace vedervi così.-

-Se possiamo fare qualcosa..-disse DJ.

 

You can’t play on broken strings.
You can’t feel anything
that your heart don’t want to feel.
I can’t tell you something that ain’t real.

 

Chiara salì sul SUV di Kevin che avevano preso in prestito quella mattina. Nick aveva sul volto un sorrisino divertito da quando pochi minuti prima avevano lasciato i loro amici interdetti nel mezzo del corridoio. Dopo essersi assicurato che a casa fosse tutto a posto, Nick lanciò uno sguardo veloce a Chiara sul sedile accanto, trovandola pacificamente addormentata. Puntando di nuovo gli occhi sulla strada sorrise pensando a quanto bella e dolce era la sua ragazza. Era davvero fortunato ad averla vicino in quei giorni in cui, lui e i suoi fratelli, si erano a malapena salutati. Era davvero fortunato ad averla e basta. Con una mano sul volante e una sul cambio, continuò la sua marcia verso il suo studio di registrazione.

 

Oh the truth hurts.
A lie is worse.
I can’t like it anymore
and I love you a little less than before.

 

-Chiara? Amore?-

Chiara sentì la voce dolce di Nicholas scuoterla dal mondo dei sogni. Non era possibile, si era addormentata!

-Oh my Goshness.-borbottò aprendo gli occhioni scuri.

-Ben svegliata.-sorrise Nick stampandole un bacio sulle labbra morbide.

-Mi sono addormentata? Oddio scusa, mi dispiace. Dio, è così imbarazzante!-disse Chiara scendendo dal SUV con un piccolo salto e afferrando la borsa.

-Eri tenerissima, invece.-ammise Nick dandole un altro bacio e abbracciandola stretta a se.

Chiara si guardò intorno.

 

Oh what are we doing?
We are turning into dust,
playing house in the ruins of us.

 

Il grande edificio era in un quartiere nella zona industriale di Hollywood, era composto da grandi vetri a specchi e una grossa insegna sopra di essi indicava uno studio di registrazione. Nick entrò sicuro dirigendosi verso la guardia giurata e posando tutto ciò che aveva di metallico, come l'orologio o la collana. Lo stesso fece Kim, posando la sua Louis Vuitton su un nastro a raggi X.

-Buon pomeriggio, signor Jonas!-salutò una guardia grande e grossa qualche istante dopo.

-Ciao Yan!-rispose con un sorriso il giovane.

Chiara attendeva silenziosamente dietro di lui.

-Non ci sono i suoi fratelli?-chiese analizzando al computer il contenuto della borsa della ragazza.

-No, oggi no. Sono qui con la mia fidanzata. Lei è Chiara.-

Chiara abbozzò un timido sorriso.

-Su, andate. Ci sono un pò troppi flash là fuori.-brontolò uscendo con aria minacciosa.

 

Running back through the fire
when there’s nothing left to save.
It’s like chasing the very last train
when it’s too late.

 

-Sei ancora addormentata?-ridacchiò Nick.

Chiara continuò a guardarsi intorno stupita. In quel palazzo, persino l'ascensore aveva divanetti in pelle e lusso a non finire!

-No, stavo solo pensando che è la prima volta che vengo in studio con te.-

Nick sbattè un paio di volte le palpebre.

-Davvero? No, amore. Sei venuta qualche volta! È impossibile che tu non sia mai venuta.-

-Dico davvero.-

Pling.

-Me lo ricorderei altrimenti tutto questo!-

-Urge un giro turistico allora!-annunciò Nick prendendola per mano e salutando con un cenno parecchie persone.

 

Oh It tears me up,
I tried to hold on but It hurts too much.
I tried to forgive but it’s not enough
to make it all okay.You can’t play on broken strings
you can’t feel anything
that your heart don’t want to feel
I can’t tell you something that ain’t real.

 

-Bene amore, hai visto praticamente tutto. Hai visto dove mangiamo, dove facciamo un sonnellino, dove giochiamo e dove proviamo. Ora manca il mio posto preferito.- spiegò il ragazzo qualche tempo dopo.

Chiara lo seguiva sinceramente ammirata.

-Eccolo qui.-disse Nick entrando in quella che sembrava una stanzina buia.

Con una mano, Nick accese la luce.

-Lo studio di registrazione!-sorrise Kim guardando il grande mixer con ammirazione.

-Esattamente.-

-Ma non ci sono finestre!-notò la ragazza sedendosi su una di quelle sedie nere e girevoli, poste di fronte al vetro che dava sulla saletta d'incisione.

-Il vetro peggiora l'acustica.-spiegò Nick posando tutta la sua roba su un tavolo.

-Capito.-ammise Kim ammaliata.

Fu in quel momento che a Nick venne un'idea.

-Amore, vieni con me!-disse prendendola per mano e trascinandola della stanzetta adiacente.

-Nick cosa stai facendo?-ridacchiò lei.

-Metti queste e aspettami qui!-sorrise passandole un paio di cuffie e dandole un piccolo e casto bacio sulle labbra.
 

Oh the truth hurts.
A lie’s worse.
I can’t like it anymore.
When I love you a little less than before.

But we’re running through the fire,
when there’s nothing left to say.
It’s like chasing the very last train,
when we both know it’s too late.

 

Nick aveva avuto un lampo di genio.

Con velocità sfilò un Mac da sotto il tavolo, lanciando occhiate divertite alla ragazza che curiosava tra i microfoni e le varie cuffie.

Collegò il suo iPhone in velocità, poi fece partire una canzone. La stessa canzone che lei canticchiava sempre e che adorava da tempo.

Fece in modo di mantenere solo la base a abbassare al minimo le parole e quando si fu accertato che tutto fosse come lui desiderava, corse nell'altra stanza chiudendo la porta e infilandosi un paio di cuffie.

Chiara lo guardò divertita.

-Cosa stiamo facendo?-chiese ridendo.

-Sh, ascolta.-disse Nick indicando con un dito il soffitto, da dove sembrava uscissero le note.

 

You can’t play on broken strings.
You can’t feel anything,
that your heart don’t want to feel.
I can’t tell you something that ain’t real,

Oh the truth hurts.
A lie’s worse.
I can’t like it anymore,
when i love you a little less than before.

 

Chiara spalancò gli occhi stupita quando sentì quelle note tanto amate e familiari invadere la stanza e possibilmente si mostrò ancora più stupita quando Nick, con la sua voce melodiosa, iniziò a cantare la parte che nella versione originale era di James Morrison. Chiara sentì una forte emozione, la stessa che la colpiva ogni volta che sentiva Nick cantare solo per lei. Fino a quel momento però, non aveva pensato ad un dettaglio. Era un duetto quello.

Non è che Nick si aspettava di sentirla cantare? La risposta arrivò qualche istante dopo.

Lei? Cantare? Davanti a lui?

-No no no no!-esclamò scuotendo al testa.

Nick sorrise.

-Dai, fallo per me. Ti prometto che non ti prenderò in giro. E poi non stiamo nemmeno registrando!-

-Mi vergogno!-ammise rossa in volto.

Nick sorrise e le prese la mano dolcemente.

-Canta con me.-sussurrò.

 

Oh and I love you a little less than before.
Let me hold you for the last time,
it’s the last chance to feel again.

 

Quando la canzone finì, Chiara si rifugiò tra le braccia del suo ragazzo vergognosa. Nick la abbracciò quasi come un automa, troppo sorpreso, troppo spiazzato per ragionare lucidamente.

-Dio che vergogna!-ammise la moretta, nascondendo la testa tra l'incavo del suo collo e la spalla.

Nick sorrise, riprendendosi dal momentaneo stupore.

-Sei stata magnifica, amore.-ammise depositandole un bacio sulla fronte.

-Non dire scemate. Poi con te dovevo duettare? La prossima volta canto con Alice, è meno imbarazzante!-ammise.

-Ti vergogni di me?-chiese Nick provocante.

-Scemo!-rise divertita Kim.

Nick si sfilò le cuffie e tornò nella sala dei mixer, staccando il suo iPhone e chiudendo la registrazione. Sì, in effetti aveva detto una piccola piccola bugia: accidentalmente il tasto di registrazione si era premuto. Voleva regalare alla sua fidanzata una demo con una canzone incisa da loro due, ma quello che aveva ottenuto era decisamente diverso.

Ora sapeva una cosa però. Il progetto a cui lui e i suoi fratelli stavano lavorando poteva avere un seguito, perché i suoi fratelli dovevano assolutamente sentire una cosa.

To be continued.

 

***

Note dell’autrice: bene, ecco un capitolo dedicato interamente a Nick e Kim. Come al solito, sono di corsa e non riesco a ringraziarvi personalmente. Sappiate però che vedere poche recensioni mi intristisce e mi fa passare la voglia di postare, non sto scherzando, soprattutto visto e considerato la quantità di persone che settimanalmente legge la mia storia e/o la tiene tra i preferiti e i seguiti. Piccola nota: si colloca più o meno in questo periodo la oneshot Ballroom Dancing. Dateci una letta, se non l'avete ancora fatto! :) Ad ogni modo, per chi volesse il mio contatto MSN, mi contatti con l’opzione contatta autore inviandomi una mail. Vi risponderò appena possibile! A domenica.

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Capitolo 11
*** The way you make me feel. ***


TWYMMF
Capitolo 10: The way you make me feel.

 

“I Never Felt So In Love Before

Promise Baby, You'll Love Me

Forevermore

I Swear I'm Keepin' You

Satisfied

'Cause You're The One For  Me“

 

-Michael Jackson-

 

-Ehy, brothers. Come va?-chiese loro Nick nel cuore della notte di Los Angeles.

La riunione aveva preso più tempo del previsto ed erano rincasati da poco.

-Vuoi davvero saperlo?-chiese Joe alzando un sopracciglio ironico.

I tre fratelli erano in videoconferenza grazie ai loro Mac, infatti il più giovane dei tre aveva espresso l'urgenza di vederli entrambi, cosìcchè Kevin si era premurato di prendere il suo pc e portarlo fuori in giardino nell'assolatissima mattina milanese.

-Terza guerra mondiale, fratellino.-sospirò sconsolato Kevin.

-Ragazzi, mi dispiace davvero per tutto il casino che vi sta succedendo, però gli affari sono affari e devo assolutamente parlarvi di una cosa. Le ragazze sono vicino a voi?-chiese Nick, tamburellando nervoso una matita sul tavolo.

Bam. Bam.

Joe e Kevin fecero due smorfie di disappunto.

-Ragazzi, cos'è stato? Stanno sparando?-chiese in ansia Nick.

-No, le ragazze stavano litigando dentro.-

-I rumori che hai sentito sono le porte delle loro camere che sbattevano.-

Joe scosse la testa rassegnato infilandosi gli occhiali da sole.

-Ad ogni modo, dovete sentire questo. È stata fatta alla prima registrazione e senza riscaldamento.-spiegò il più piccolo dei tre, maneggiando con la tastiera del pc.

Kevin e Joe si rilassarono un attimo sulla sedia, con l'orecchio ben teso per non perdere nemmeno un suono. La melodia che partì era familiare ad entrambi, era una di quelle canzoni che erano in alta rotazione l'anno prima.

Kevin intrecciò le mani al petto, ascoltando concentrato.

Joe si avvicinò meglio per sentire di nuovo quella registrazione.

-Mio Dio. Ma chi è questa?-chiese il giovane dai capelli lisci sinceramente ammirato.

-Anche se te lo dicessi non mi crederesti!-sorrise Nick enigmatico.

Il maggiore non potè trattenere un sorriso.

-Nick, è un talento! Ma dove sei andato a pescarla?-esultò Kevin.

-Questo può significare solo una cosa.-annunciò Nick.

-Che il Jonas Group ha appena trovato la sua prima artista!-quasi urlò Joe scambiandosi un cinque con il fratello maggiore.

Nick si lasciò andare ad una risata genuina.

-Avanti, piccolo talent scout. Dicci chi è.-

Nick si passò una mano tra i capelli, sospirando.

Sul volto gli comparì il classico ghigno di chi conosce molte più cose di quante ne vorrebbe dare a vedere.

-Kim.-

-Kim. Perfetto! Questa Kim dobbiamo conoscerla al più presto.-

-Hai modo di contattarla, Nicky?-chiese Joe.

-Veramente... la conoscete già.-

I due fratelli in trasferta italiana si rizzarono contemporaneamente sulla sedia, puntando i loro occhi verso lo schermo dove il fratellino aveva ripreso a tamburellare la matita contro il bordo della scrivania.

-Non ci stai per caso dicendo che questa Kim, in realtà è quella Kim?-chiese Joe cauto.

Nick annuì piano.

Kevin si tolse gli occhiali da sole, mostrando un'espressione molto sorpresa.

-Vuoi dire che è la nostra Kim?-

-Veramente è la mia Kim, ma comunque sì, è vostra cognata.-

-Tecnicamente è anche tua cognata, ma questo al momento non è importante.-

Joe scosse la testa negando vigorosamente, scoppiando poi a ridere fino alle lacrime.

-Tu vuoi dirmi che in due anni non l'hai mai sentita cantare?-chiese prendendo fiato tra un convulso e l'altro.

-Avevamo la soluzione in casa e ci siamo scervellati per due lunghissimi anni?-chiese Kevin, scoppiando poi a ridere come il fratello.

A Los Angeles, il giovane Nick scosse la testa guardando i suoi fratelli, ma non potè trattenere un sorrisino soddisfatto.

 

Il pomeriggio milanese passò tra litigi e musi lunghi per le sorelle, mentre i due ragazzi decisero di fare due passi con nonna Elizabeth nel centro della capitale lombarda, dedicandosi ad un pò di sano shopping anonimo.

Quando tornarono a casa carichi di acquisti, Kevin salì nella camera che condivideva con Arianna.

-Senti, Gwen. Non puoi sceglierlo tu e basta?-sbuffò la riccia frustrata.

-No, Arianna! Come puoi essere così sprovveduta? Manca così poco al grande giorno e c'è così tanto da fare!-

-Ascoltami bene, ci sono cose molto più importanti di scegliere quale fottuta tonalità di bianco saranno i piccioni, chiaro?-

-Colombe!-

-Non importa, perchè ora come ora non so nemmeno se mi voglio più sposare!-urlò arrabbiata agganciando la telefonata e gettando il telefono sul letto con un ringhio.

Kevin ascoltò la conversazione silenzioso. Arianna ancora non aveva notato la sua presenza.

La ragazza si accasciò sul pavimento stremata, prendendosi la testa tra le mani.

Con un movimento lento, Kevin tornò fuori chiudendo la porta senza fare rumore.

Il suo cuore si era fermato nel petto.

 

-Giulia?-chiamò piano Joe.

-Che vuoi, Essere?-chiese la rossa piano.

Joe rimase stupito nel sentire il tono rassegnato della sua fidanzata. Era strano sentirla parlare normalmente, quando negli ultimi giorni non si era fatto altro che urlare e gridare.

Giulia chiuse il giornale che stava sfogliando, puntando i suoi occhi dorati verso il ragazzo poggiato allo stipite della porta.

-Parliamo un pò, ti va?-chiese.

-Mhmh.-

Giulia raccolse le gambe al petto in una posa che a Joe ricordò molto quella di una bambina.

-Cosa hai fatto oggi?-chiese sedendosi vicino a lei.

-Niente, il solito. Ho litigato con lei, poi ho fatto due passi nel parco, ci siamo incrociate e abbiamo litigato di nuovo. Tu?-

-Sono andato con Kev e Elizabeth a fare un giretto in centro a Milano. Ho fatto un pò di shopping.-

Giulia sorrise debolmente.

-Non giriamoci intorno.-disse stendendo le gambe sopra quelle di Joe.

Il ragazzo sorrise piano.

-Giulia sono quattro giorni. Quattro lunghissimi giorni che tu e tua sorella non fate altro che litigare, rinfacciandovi cose stupide solo perchè siete entrambe troppo orgogliose e troppo testarde per parlare senza voler aver ragione.-

-Essere, non vuole capire che io questa cosa non la voglio ora.-

-Ma perchè? Non provare a giustificarti con un "non lo voglio". Voglio dei motivi seri. Dannazione, amore! È il nostro bambino quello che sta crescendo dentro di te!-sbottò Joe cercando di mantenersi calmo.

Giulia rimase in silenzio, osservando il baldacchino del letto con interesse.

Joe la guardò mentre si mordicchiava il labbro, come faceva sempre quando pensava.

-Il punto è: io ho vent'anni, tu neanche vent'uno. Non abbiamo l'età per bere e dobbiamo mettere al mondo un figlio? Scusa ma credo ci siano tante cose sbagliate, forse troppe in questo momento. Senza contare che potrei anche ipoteticamente sentirmi uno schifo perchè non sono entusiasta per questa cosa come invece sembri tu. Il punto è che tu sei un eterno Peter Pan, Joey.-

-Sono fatto così.-sbuffò il giovane.

Trix gli scompigliò piano i capelli, baciandogli le labbra.

-Credi che io non abbia paura?-chiese Joe, giocherellando con l'anello di fidanzamento di Giulia.

-Io non ho paura, io sono terrorizzata ma abbastanza realista da dire che questa cosa non è fattibile.-

Joe la guardò scuotendo la testa.

-Non dico per sempre, dico solo per il momento.-

Sul bel volto di Joe comparì un sorriso triste.

-No, mi dispiace. Non ci riesco. Sono venuto qui con l'intenzione di provare a capire ma no. Non ci riesco. Io non capisco come tu non possa già volergli almeno un quarto del bene che gli voglio io.-

Il ragazzo si alzò.

-Joe nemmeno l'hai mai visto! È un ammasso di proteine e cellule, basta. Non c'è altro!-sbottò Giulia irritata.

-Per me, no.- replicò duro.

Giulia alzò gli occhi al cielo.

-Era proprio questo che non volevo succedesse. Domani chiamo la clinica. È il caso di finire in fretta questa storia.-sospirò la rossa.

Joe sentì gli occhi umidi.

Giulia si avvicinò, ma il giovane uomo arretrò bloccandola con la mano.

-Ho bisogno di pensare io adesso.- mormorò e senza aspettare una risposta se ne andò.

 

Nonna Elizabeth si sedette in un angolo del porticato che dava sul giardino, decisa a godersi una telefonata lontano dal conflitto che era ancora nella fase più calda.

-Ciao. Come stai?-chiese qualche istante dopo aver appoggiato all'orecchio il telefonino.

Quando dall'altro capo qualcuno rispose, l'anziana ma arzilla signora si rilassò, lasciandosi andare in una piccola risata sommessa.

Sì, in mezzo a tutti quei problemi aveva bisogno anche lei di pensare un pò a se stessa.

-Oggi sono andata in centro con i ragazzi. Sono davvero dei gentiluomini. No, non ora. Non è il momento adatto per fartele conoscere. Davvero.-

Elizabeth scorse con la coda dell'occhio la figura di Joseph dirigersi a grandi passi verso il parco, immerso nell'oscurità notturna.

-Credimi. Non ora.-sospirò.

 To be continued.

***

Nota dell’autrice: as always, sono super di corsa infatti mi ritorvo a postare alle undici di domenica sera. Ad ogni modo, un grazie infinito a chi segue ancora questa storia. Non vi preoccupate, non la sto abbandonando, ma spero con tutto il cuore che non la abbandoniate VOI. Un grazie veloce a tutte e mi dispiace davvero non riuscire a ringraziarvi personalmente.

Lolly94, likeasong, Maggie_Lullaby, Nes95, Jeeeee, Coco2, Annina94, Simba, Stellalilly, Carly4ever, Bitch, Jonas_Princess, Scimmy <3333, Lillian_Malfoy sappiate che siete le mie persone preferite in questo momento. <3

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Capitolo 12
*** Dirty little secret. ***


DLS
Capitolo 11: Dirty little secret.

 

“Let me know that I've done wrong

When I've known this all along

I go around a time or two

Just to waste my time with you

Tell me all that you've thrown away

Find out games you don't wanna play

You are the only one that needs to know

I'll keep you my dirty little secret

Don't tell anyone or you'll be just another regret

My dirty little secret.”

-The all american rejects-

 

Joseph camminò per cinque minuti abbondanti nel grande parco che in quei giorni aveva imparato a conoscere molto bene. C'era un luogo che lo aveva affascinato, una vecchia quercia vicino ad un piccolo laghetto dove nuotavano molti pesci per lo più rossi.

Quando lo vide in lontananza, iniziò a rallentare un pò la sua andatura. Aveva quasi corso e nemmeno se n'era accorto.

Si avvicinò al laghetto quasi attratto da un incantesimo, guardando il riflesso della sua immagine specchiata nell'acqua dove pian piano ne comparì un altra che gli posò dolcemente una mano sulla spalla.

-Ehy, little brother.-mormorò Kevin.

Joe sorrise, lasciando che la pozza d'acqua riflettesse il sorriso al destinatario.

-Va tutto bene?-

Joe scosse la testa e sentì la mano di suo fratello fare un pò più di pressione contro la sua spalla.

Con un sorriso, si sedettero ai piedi della grande quercia.

-Che ci fai in giro nel pieno della notte?-

-Ho discusso con Giulia e non ha intenzione di cambiare idea. E tu?-

-Non si vuole più sposare.-ammise malinconico.

-Ok, al momento hai vinto tu. Perchè?-

-Perchè non c'è sua sorella.-rispose semplicemente il giovane.

-Io..io...mi dispiace Kevin. Credimi, non ne posso più di tutto questo. Sto quasi pensando di arrendermi. Sono solo il padre, è a lei che spetta la scelta.-

Kevin guardò il suo fratellino negli occhi.

-Non dirlo nemmeno per scherzo, Joseph Adam Jonas. Sono stato chiaro?-disse il maggiore puntandogli un dito contro.

 

Contemporaneamente alle confessioni sulla riva del lago, Chiara stava entrando per la prima volta da quando la guerra in famiglia era scoppiata, in quella che sarebbe stata la sua casa ancora per un pò.

Non aveva proprio idea di come si sarebbero sistemate le cose, se Giulia avrebbe tenuto il bambino, se si fossero trasferite ancora al Jonas Headquarters.

Aveva lasciato un biglietto nell'armadietto di Nick, spiegandogli che non si era sentita troppo bene e che sarebbe andata a casa. In realtà, lei stava benissimo. Aveva solo voglia di passare un pò di tempo da sola per pensare a tutti i cambiamenti che erano successi.

In men che non si dica, si trovò in camera sua.

Chiara non amava i cambiamenti, sotto certi aspetti. Non amava i cambiamenti radicali perchè ne era spaventata, perchè le faceva paura avventurarsi in qualcosa che non conosceva.

Da quando Nick era entrato nella sua vita però, le aveva insegnato a non essere succube del terrore dell'ignoto e le aveva anche insegnato che se c'è una persona che ti prende per mano mentre tutto cambia, allora la novità non fa poi così paura.

Nick era quella persona. Nick era la sua persona.

Voleva approfittare di quelle ore solitarie per iniziare a inscatolare tutte le sue cose.

Giulia e Arianna avevano già iniziato a farlo settimane prima.

Prese uno dei molti scatoloni e iniziò a infilarvi dentro i CD accuratamente ordinati come piacevano a Nicholas. Il giovane Jonas ne era ossessionato.

Finiti i centinaia di CD, decise di iniziare a staccare tutte le cose dalla bacheca. Erano davvero migliaia. La prima cosa che prese fu una foto, o meglio, la prima foto che lei e Nicholas si erano fatti sulla spiaggia il giorno che si erano baciati.

Sembrava fosse passato tanto tempo e loro sembravano così piccoli rispetto ad ora...

Con cura la infilò in una cartellina rigida. Man mano che i pezzi venivano staccati dalla bacheca, i ricordi riaffioravano. Aveva conservato ogni biglietto dei concerti, ogni fotografia che le piacesse, ogni articolo che riguardava lui e ogni piccolo messaggio cartaceo che il suo giovane Romeo le scriveva.

Sotto tutti quei fogli però, vi era una pagina di quaderno strappata molto tempo prima. Chiara aspettò di aver impacchettato tutto il resto della bacheca prima di staccarlo. Era il testo della sua prima canzone. Le mancava cantare, un pò. Era sempre stata nella sua indole. Da quando aveva conosciuto Nick però, la sua passione era stata accantonata perchè la sua passione era diventato proprio quel ragazzo diabetico che la guardava con amore dallo stipite della porta.

Con un sorriso Chiara si piegò,ignara di essere osservata, estraendo dalla cassettiera una scatola di latta molto colorata e piena di adesivi.

Testi di decine e decine di canzoni erano ancora lì, con le sue corde di ricambio, i suoi plettri e gli spartiti. Chi lo sa, magari un giorno di questi avrebbe potuto suonare di nuovo.

Non poteva mentire a se stessa. Quando aveva cantato con Nick il giorno prima, si era sentita tremendamente bene.

Nick attese qualche minuto, prima di annunciare la sua presenza con il rumore dei passi che salivano le scale.

Lei aveva realizzato il suo sogno. Ed ora, forse, Nick era in grado di ricambiare il favore.

 

-Gwen, è tardi e sono stanca. Decidi tu, ti prego. Basta. A domani.-

Arianna chiuse la centesima chiamata della donna con gli occhi rigati di lacrime. Aveva appena litigato di nuovo con la sorella, Gwen non la lasciava in pace un istante e Kevin..Kevin sembrava più freddo del solito, negli ultimi tre giorni.

Sentì la porta della camera aprirsi.

-Kevin, ora no.-sussurrò Arianna asciugandosi le lacrime con il palmo della mano.

Non aveva bisogno di voltarsi per capire che era lui.

-Tesoro, non devi affliggerti. C'è Joe e a lei ci penserà lui.-

Arianna soffiò.

-Non è solo per quello, Kev. Quella è la ciliegina sulla torta. È lo stress, tutto qui. Ci sono tante cose da fare ancora e non credo di aver preso la decisione più saggia a venirmene in Italia mentre c'è Alice che deve andare a scuola e Kim nel pieno dell'adolescenza. Poi c'è il matrimonio, la casa..-

-Ehy, tranquilla. Mamma è più che contenta di avere Chiara e Alice per casa.-sussurrò.

-E poi noi due, Kevin. Che sta succedendo a noi? Perchè sei così freddo?-chiese in un sussurro.

Kevin sentì un nodo alla gola; si stese sul letto, cullandola dolcemente tra le sue braccia.

-Non vuoi più sposarti, vero?-chiese piano.

Arianna lo guardò negli occhi.

-Certo che voglio sposarti, amore. Ti amo più di qualsiasi cosa, è solo che...-

-Che?-chiese il giovane sollevato.

-Sai, non avrei mai immaginato di avere un matrimonio così.-

Kevin la baciò con tutto l'amore di cui era capace, pentendosi del tono freddo che aveva usato nei giorni precedenti.

-Mamma si è fatta prendere dall'entusiasmo.-ammise Kevin colpevole accarezzandole piano la guancia fresca.

-No, è giusto. Sei il figlio maggiore e il primo a sposarsi. È che ogni tanto lo sogno. Immaginavo una cerimonia intima, solo noi e qualche amico al tramonto, senza paparazzi o persone che nemmeno abbiamo mai visto.-

-Già.-sorrise Kevin.

-Immaginavo anche io di vederti arrivare al tramonto sorridente, tenendo tra le mani un piccolo mazzo di fiori.-sussurrò.

-Ci pensi ogni tanto?-chiese la ragazza, posando la testa sul suo petto, decisa a farsi cullare dal dolce rumore del cuore che batteva forte.

-Ci penso continuamente.-ammise, mentre un piccolo sorrisino gli si formava sulle labbra.

 

Il giovane aspettò fino a quando non fu tutto completamente buio, prima di spegnere l'ennesima sigaretta e scendere dall'auto. Si guardò intorno con aria circospetta, sperando di non essere visto da nessuno.

Con passo svelto, si diresse verso il cancello del retro del complesso residenziale, diretto verso l'unico stabile in cui erano stati creati gli uffici e dove nei prossimi mesi, i tre fratelli più famosi d'America avrebbero costruito una delle solite idee vincenti che li arricchivano e li gratificavano sempre di più.

Digitò la password sul sistema di allarme elettronico applicato al cancello. Non sapeva perchè fosse così nervoso. In fin dei conti lo stava facendo per il bene di tutti, no? O per lo meno era convinto che il suo gesto avrebbe portato un pò di felicità a qualcuno.

Evidentemente, non tutti i Jonas dormivano. Elvis, probabilmente svegliato grazie ai rumori provenienti dall'esterno, corse verso il ragazzo.

-Ciao cucciolone! Fai il bravo, vai a fare la nanna. Dai Elvis, vai.-disse accarezzandogli la testa.

Il cane gli leccò la mano, ascoltando quello che il giovane gli aveva detto, infatti scodinzolò allegro fino alla veranda, sparendo poi dentro casa.

Doveva fare in fretta se non voleva avere problemi. Gli era stato spiegato esattamente cosa e dove cercare, per cui non fu difficile localizzare ciò che a lui serviva.

Si sentiva come uno di quei ladri dei cartoni animati giapponesi che lui adorava tanto, un pò Lupin, un pò Gigen ed un pò anche Goemon.

Uscì dalla casa con aria circospetta, affrettandosi a raggiungere l'auto.

Prima di raggiungere l'aeroporto, doveva fare una cosa: prese il cellulare e compose il numero.

-Missione compiuta.-sussurrò con un ghigno, quando il suo interlocutore rispose.

 

To be continued.

 

***

Nota dell’autrice: come al solito, sono di corsa. Mi scuso per non aver postato ieri, ma sono partita la mattina presto e tornata la sera tardi. L’università mi sta uccidendo, più sono in previsione di esami. Il primo lo avrò l’11 dicembre ed è Istologia, uno dei quattro chiamati di sbarramento, ovvero se non lo passo, non vado al secondo anno a settembre. Chi frequenta l’università, mi potrà capire. Spero vi sia piaciuto questo capitolo e sono immensamente felice nel vedere nuove lettrici, vecchie conoscenze e qualche ripescaggio :D sono molto felice di questo.

Altra cosa. Molte di voi sapevano che questa sarebbe stata una trilogia: Hello Beautiful doveva avere un sequel, When everything is made to be broken, e quel sequel avere un sequel. Beh, non so se continuare o no. Troppi impegni e forse un po’ l’interesse che si è perso. Non temete comunque, questa storia sarà portata a termine…con i miei tempi. Un bacione a tutte quante e vi ringrazio enormemente. :)

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Capitolo 13
*** No more secrets. ***


No more secrets
Capitolo 12: No more secrets.
 

“What goes around comes around baby!
You'll get yours one day, that's right!
I want it all, and I want it now!
Make no mistake, give it to me straight...
No more secrets no more lies
See right through your alibis
Take a look into my eyes
No more secrets no more lies.”
 
-Papa Roach.-
 

I giorni seguenti non furono poi molto diversi da quelli che li avevano preceduti, fatta eccezione per Kevin che di tanto in tanto spariva per ore, senza avvisare e senza lasciare detto dove andava, mentre Joseph passava sempre più tempo seduto all'ombra della grande quercia, gettando di tanto in tanto dei piccoli ciottoli nell'acqua del laghetto.

Joseph iniziava a non volerne davvero più sapere dei litigi delle due sorelle, ma non poteva fare a meno di schierarsi con la sorella della sua fidanzata.

Giulia era andata in una nota clinica milanese, famosa soprattutto per la discrezione. Aveva parlato con il responsabile e fissato l'intervento di lì a qualche giorno, cosa che non fece che inasprire i contrasti con il fidanzato e la sorella.

-Il tempo è decisamente peggiorato.- commentò Elizabeth durante il pranzo, ad una settimana esatta dal loro arrivo, senza distogliere lo sguardo dalle due sorelle.

-Più gelido del solito, direi.-aggiunse.

-Le previsioni prevedono dei peggioramenti. Bufere di neve. Molte.-

-Non che la cosa mi preoccupi- la sfidò la rossa quasi divertita, nonostante tutto. -Qui in Italia la neve non dura mai più di qualche giorno.-

-Quest'anno sarà diverso. Il fronte di aria fredda che arriva dal nord è destinato a durare più a lungo del solito.-

Elizabeth scrollò le spalle elegantemente. Certo, era pieno maggio. Le bufere di neve erano proprio cosa di ogni giorno in quel periodo, no?

-Neve e ghiaccio non durano per sempre. Arriva il momento in cui debbono per forza sciogliersi.-disse saggiamente.

Tanto bastò per inscenare l'ennesima litigata furiosa.

-Sei una stupida! Come puoi voler uccidere tuo figlio?-

-Stanne fuori, Arianna! Tu non sai cosa vuol dire!-urlò per l'ennesima volta Giulia arrabbiata.

-Ma non lo capisci che è sbagliato? Sba. Glia. To!-

-La vuoi piantare? Questa è la mia vita, non la tua. Hai capito? Stanne fuori e fammi fare quel cazzo che voglio!-

Con un ultimo ringhio rabbioso, le due sorelle decisero di chiudere la conversazione e andare a rimuginare sui comportamenti dell'altra nelle proprie stanze.

 

-Perchè hai così paura? Tua sorella ha ragione, fottutamente ragione!-gridò Joe, stanco di tutti quei litigi inutili.

-Perchè io ho paura, Joseph Adam! Io ho fottutamente paura di quello che può succedere! Io non sono pronta a fare la mamma, non sono pronta ad avere un bambino che dipenderà in tutto e per tutto da me. Io non sono pronta a sentirmi mancare una delle poche cose di cui sono sempre stata sicura. Sto imparando adesso a poter contare su qualcun altro, sto imparando ora a dipendere da te, sto iniziando ora a capire e ad abituarmi all'idea che io non sarò sola ma tu sarai con me.-

-Cosa credi, che io non sia spaventato? Che non abbia paura? Che non mi senta minimamente in colpa perchè mio fratello probabilmente non si sposerà perchè tu e tua sorella avete litigato?-urlò.

-Che cosa?-chiese Giulia in un sussurro.

Questo di certo non se l'era aspettato. Sua sorella non poteva annullare il suo matrimonio, viveva in funzione di quel giorno, meritava il suo grande giorno e lo avrebbe avuto, a costo di prenderla a calci nel sedere fino davanti a Paul Kevin, il pastore designato per celebrare la cerimonia.

-Sì, Giulia. Tua sorella vuole annullare le nozze perchè tu hai detto che non ci andrai. Lei non ha intenzione di cambiare idea perchè tu non hai intenzione di cambiare la tua. Dannazione, aveva ragione nonna Elizabeth. Siete in un circolo vizioso. Avreste solo bisogno di sedervi e parlare civilmente!-urlò Joe, prendendola per mano e trascinandola fuori da quella stanza.

 

-Arianna, ora basta. Questa situazione non può più andare avanti.-annunciò Kevin, seguendola a grandi passi in camera da letto.

-Andiamo, Kevin. È testarda come pochi. Lei non ha idea di quello che dovrà affrontare sia sul piano fisico sia su quello psicologico! Guardami, guardami Kevin! Sono passati tre anni, tre fottutissimi anni e ancora ci sto male!-urlò.

-E allora diglielo! Spiegale che tu ti comporti così perchè sai cosa proverà!-urlò di rimando Kevin, alzando le braccia al cielo.

Immediatamente chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro.

-Senti, mi dispiace aver alzato la voce. Siete due testarde, lo sai. Tu non hai il diritto di dirle cosa fare e cosa non fare e forse nella sua ottica di vita ha ragione. Se non si sente pronta, è un problema suo. Però è anche un suo diritto sapere ciò che hai passato tu, perchè forse grazie a questo riuscirà ad avere un'idea più chiara di cosa fare. È la tua migliore amica, dannazione.-

-Kevin io non ho il coraggio di parlarne ancora, ok? Sai quanto è stato difficile il solo raccontare a te quello che mi è successo? Hai una vaga idea di quanto mi sia sentita umiliata e di quanto abbia sofferto?-gridò la giovane di rimando.

-Ma non riesci proprio a capire? Non riesci proprio a capire che tu non sei più da sola? Cristo, stiamo per sposarci se mai ci arriveremo al matrimonio! Prometteremo di vivere l'uno in funzione dell'altra per il resto della nostra vita e ancora non ti è chiaro che non sei più dannatamente sola?-urlò Kevin.

Arianna lo guardò, incapace di ribattere.

-Ora basta. Joseph e io speravamo di non dover arrivare a questo, ma voi due ora parlerete una volta per tutte.-sibilò il ragazzo, prendendo la fidanzata per il polso e trascinandola di sotto.

 

-Siediti.-ordinò Joe.

Trix obbedì, sorpresa dalla determinazione di Joseph.

-Hai ragione.-sussurrò piano la rossa.

-Cosa?-chiese.

Giulia alzò gli occhi dal pavimento per guardarlo in faccia.

-Ho detto che hai ragione. Sono stanca anche io di tutto questo.-sussurrò debolmente.

Joe non potè trattenere un sorriso, soprattutto quando alzando lo sguardo vide suo fratello e sua cognata sulla porta.

Arianna fece un passo in avanti e prima di parlare, prese un profondo respiro.

-L’aborto...l'aborto è nascosto, soprattutto quello volontario..perchè succede quando ancora non hai segni evidenti, succede e nessuno se ne accorge. Nessuno ti dice niente, nessuno si preoccupa che una vita se ne è andata perché forse nemmeno la considerano vita. Ed è questo quello che fa più male, il doversi nascondere. Nascondermi perché nessuno sapeva niente, nascondermi da voi, nascondermi dai nostri genitori e da Charlie. Nascondere il dolore e la delusione e non trovare il tempo per poter piangere e pensare, non trovare lo spazio per soffrire perchè ero troppo impegnata a fare la sorella, la figlia, la cheerleader e la studentessa diciottenne. Mi vergognavo a soffrire per questa perdita che gli altri nemmeno consideravano.-sussurrò Arianna.

Aveva parlato piano, con voce calma ma solo ogni tanto rotta dalle lacrime. Dietro di lei, Kevin le teneva una mano appoggiata alla schiena e una delicatamente intrecciata alla sua.

Giulia si voltò per guardare in faccia la sorella con gli occhi velati di lacrime, alzandosi in piedi.

-Perchè..perchè parli come se ci fossi passata?-chiese.

Arianna chiuse gli occhi lasciando scendere due lacrime. Deglutì con fatica.

-Perchè ci sono passata.-ammise con un filo di voce.

Trix si lasciò cadere pesantemente su uno dei divani visibilmente sconvolta.

-Tutto è iniziato con Charlie, era l'estate in cui avrei compiuto diciotto anni.-iniziò.

Joe si alzò, pronto a seguire il fratello e lasciare alle due sorelle un pò di privacy.

-No, Joey. Rimani. È giusto che anche tu lo sappia.-disse la maggiore con un sorriso leggero ma sincero.

Joe si sedette di nuovo sul divano, dove poco dopo lo seguì Kevin. Arianna si mise sullo stesso divano di Trix e per la prima volta da giorni, le prese la mano tra le sue prima di iniziare il suo struggente racconto.

-Dicevo, tutto è iniziato con Charlie. Era l'estate in cui avrei compiuto diciotto anni...-

Elizabeth sorrise tristemente, chiudendo la doppia anta della porta del salottino per lasciare ai ragazzi un pò di privacy.

 

Elizabeth sorrise finalmente rilassata. Per quanto la riguardava, ormai le due sorelle si stavano chiarendo e l'iceberg tra loro finalmente era sul punto di sciogliersi.

Lo doveva ammettere, per un istante aveva temuto che lo scoglio tra di loro non si sarebbe mai tolto, soprattutto quando aveva visto la determinazione guizzare negli occhi di entrambe.

Ora non sapeva cosa sarebbe successo, non sapeva se Arianna avrebbe ripreso ad essere entusiasta per il suo matrimonio o se Giulia avesse preso la decisione di tenere il bambino, il fatto era che finalmente le due ragazze sarebbero tornate ad essere quella coppia inseparabile di sorelle, di amiche.

Passò davanti al salottino quando ormai era sera inoltrata. Aveva fatto portare loro qualcosa da mangiare, ma non si era permessa di andare a vedere come procedevano le cose.

Dalla stanza provenne il suono di un paio di risate rilassate.

 

-Lexi, DJ? Venite con noi?-chiese Nick appena fuori dall'aula di biologia.

-Dove andate?-domandò il ragazzo avvicinandosi.

-Dobbiamo andare un attimo in studio di registrazione, poi pensavamo di fermarci a pranzo in West Hollywood e nel pomeriggio abbiamo la prova abiti per il matrimonio.-spiegò Nick.

-Più che altro, Lexi, mi serve un parere femminile per l'abito visto che non ci sono le mie sorelle.-sorrise la ragazza, smettendo per un istante di frugare nella borsa.

La coppia di amici si scambiò uno sguardo prima di accettare.

-Grandi, andiamo con il SUV di Kevin.-

DJ rise.

-Non usi più la Mustang?-

-Certo, ma mi piacciono le macchine possenti.-rise Nick.

-Più che altro, la mia non ha i vetri oscurati e in questi giorni i paparazzi si stanno quadruplicando su di me, visto che i miei fratelli sono spariti dalla circolazione.-ammise camminando nel parcheggio della Beverly Hills High School.

Armati di occhiali da sole, i due ragazzi si accomodarono sul sedile anteriore e le due ragazze su quello posteriore.

-Come sarà il tuo vestito?-chiese Lexi curiosa.

-Non lo so, la wedding planner di mia sorella ha deciso il vestito delle damigelle d'onore, però so che mia sorella ha disegnato il suo abito da sposa. Deve essere splendido.- ammise.

-Non l'hai visto?-chiese.

Kim scosse la testa.

-L'ha visto solo lei e nostra suocera.-

-Manca poco ormai.-rise Lexi.

Aveva sempre adorato i matrimoni, i vestiti, i fiori e la sensazione che quella felicità fosse così autentica da essere intramontabile.

-Perchè non venite anche voi?-chiese Nick all'improvviso.

-Noi? Noi nemmeno conosciamo i vostri fratelli. Cioè li conosciamo ma di vista.-

-Sarebbe fantastico!-ammise Kim eccitata.

-Ci saranno su per giù quattrocento persone e sono sicuro che non ne hanno mai viste nemmeno la metà e l'altra metà li conoscono appena!-ammise.

-Ma noi non siamo adatti a quell'ambiente.-ammise DJ.

-Guarda ci saranno i nostri amici, la band, Miley con Justin, Selena, David, Mitchel, Emily, i gemelli Spouse, Brenda, Demi, Malese e Jordan.-spiegò Kim.

-Ma sono tutti tranquillissimi, credetemi. Ci sarà altra gente che sicuramente avrete già visto. A Kevin e Arianna farà piacere avere intorno qualche volto familiare in più!-

Lexi si morse il labbro.

-Ti prego.-supplicò Kim facendo la faccia da cucciolo a cui nessuno sapeva mai resistere.

-Oh e va bene!-cedette Lexi con un sorriso, abbracciando subito la sua amica del cuore.

Nick rise contento, allungandosi per prendere dal cruscotto un paio di inviti e dandoli subito a DJ che lo guardò disperato.

-Giacca e cravatta?-

-Assolutamente!-disse Nick con un sorriso, parcheggiando davanti allo studio di registrazione.

Lexi e DJ guardarono lo stabile perplessi.

-Uhm, amore io corro su a prendere un paio di cose. Andiamo a mangiare da Clafoutis? Ci vediamo lì tra dieci minuti?-chiese Nick.

Chiara annuì salutandolo con un bacio sulle labbra, prima di separare le loro strade.

Il terzetto si incamminò lungo il grande viale chiacchierando del più e del meno.

-Kim?-

-Dimmi DJ.-

-Ci sono delle persone che ci stanno seguendo.-ammise il ragazzo.

Chiara alzò gli occhioni al cielo, sospirando.

-Tranquillo, sono paparazzi. Vogliono solo le foto, ma se vi chiedono qualcosa non rispondete. Fraintendono tutto.-sorrise.

Lexi la guardò sorridendo.

-Deve essere bello però sapere di essere famosa.-sorrise.

Kim storse le labbra.

-Non sempre.-ammise entrando in un piccolo ristorante e avvicinandosi al maitre.

-Salve, vorremo un tavolo per quattro.-sorrise Kim.

-Avete la prenotazione?-chiese il cameriere con aria seria.

-No, ma sono sicura che un tavolo lo troverete per noi.-

-Mi dispiace, è tutto occupato.-

Chiara si tolse gli occhiali da sole sorridendo dolcemente.

-Sta per arrivare il mio fidanzato, Nick Jonas.-

A quel nome, un alto signore con due grossi baffi scuri spalancò gli occhi in preda ad un'illuminazione.

-Signorina Ruggieri! Mio Dio, mi perdoni! Non l'avevo riconosciuta! Certo certo, ora vedremo di preparare il nostro tavolo migliore! Come sta?-chiese il signore spostando poco carinamente il maitre.

-Molto bene, grazie. Nick arriverà tra qualche minuto.-spiegò.

-Certo, certo. Non c'è problema.-disse mettendole una mano sulla schiena e accompagnando i clienti in una terrazza.

-La ringrazio infinitamente.-sorrise Kim accomodandosi ad un tavolo.

-Vedete, questa è una di quelle cose per cui è bello essere famosi.-spiegò Chiara.

-E anche il mangiare tutti i giorni sulla Sunset Boulevard..-

-Non mangiamo qui tutti i giorni. Spesso siamo nei McDonalds.-ammise Kim.

Chiacchierarono qualche minuto quando Nick li raggiunse.

-C'è un sacco di gente li fuori.-mormorò imbronciato.

-Paparazzi?-chiese DJ.

-sì, hanno saputo che siamo qui.-disse, stanco di non poter avere qualche ora di pace.

Negli ultimi giorni, le cose erano davvero peggiorate. Da quando i suoi fratelli erano in Italia, si doveva sorbire tutti i paparazzi che di solito erano destinati agli altri due brothers.

-Tutto ok in ufficio?-chiese Chiara.

-Sì, ho preso un pò di scartoffie. Ad ogni modo, non so voi, ma io inizio ad essere preoccupato per l'esame domani.-ammise Nick, dirigendo la conversazione verso gli esami di fine corso che avrebbero sostenuto a partire dall'indomani.

Qualche ora dopo, con la pancia piena di prelibatezze fatte in casa, il quartetto uscì nelle assolate strade di West Hollywood, venendo subito accecati da una calca di paparazzi che a Chiara ricordò tanto quella che aveva fatto lasciare Arianna con Kevin qualche anno prima.

Istintivamente, Nick le prese la mano facendo andare davanti Lexi e DJ.

-Nick, Nick! Dove sono i tuoi fratelli?/Kevin si è già sposato?/Dov'è Joe? È vero che sta girando un film in Antartide?-

Nick trattenne a fatica un sorriso. Joe in Antartide? Se era quello che tra loro soffriva più il freddo.. Ce lo vedeva proprio ad abbracciare un pinguino.

Nick proseguì dritto, tenendo stretta Kim e cercando di ignorare le domande.

-Kim,chi è lo stilista che si occuperà dei vestiti per il matrimonio di Kevin? Gwendalyn Gingerbell è la wedding planner dell'evento? Dove andranno gli sposi in viaggio di nozze?-

Chiara sorrideva come aveva imparato a fare e camminava vicino a Nick, cercando di ignorare tutti gli strattoni che si sentiva dare.

Tra tutti questi, uno però arrivò più forte del previsto e la fece barcollare. Per non cadere e cercare di restare in piedi, storse un piede.

-Aih. Ci volete andare piano, per favore?-disse bloccandosi e massaggiandosi la caviglia dolente, seduta a terra sul marciapiede.

-Amore stai bene?-chiese Nick subito inginocchiandosi e controllando la caviglia.

-Fa male.-ammise Chiara con una smorfia sul viso.

DJ e Lexi si guardarono preoccupati: non avevano mai visto il loro amico così arrabbiato.

Nick alzò gli occhi da Chiara con un'espressione tremendamente arrabbiata.

-Ok, ora avete sorpassato il limite. DJ, ti dispiace andare a prendere l'auto?-chiese Nick lanciandogli le chiavi. L'amico le prese al volo, correndo verso il parcheggio dello studio di registrazione mentre Lexi aiutava Kim a reggersi in piedi.

Nick tornò a rivolgersi verso il gruppo di paparazzi che imperterriti scattavano fotografie.

-Ora basta, c'è un termine a tutto. Siamo sempre stati molto tolleranti sul fattore fotografie, non siamo mai stati delle celebrità che vi denunciano per le foto ogni due per tre, ma ora avete superato ogni limite. Dovete smetterla di importunare loro per avere informazioni su di noi, sul matrimonio o su qualsiasi altra cosa che ha a che fare con la nostra vita privata. Ciò che vogliamo far trapelare, viene diffuso. Altrimenti le cose rimangono segrete. E una volta per tutte, NO. Il matrimonio non è stato celebrato e Joe non è in Antartide.-gridò la giovane rockstar arrabbiata.

-Calmati.-sussurrò a denti stretti Kim.

-No, Chiara. Non mi calmo. Non devono permettersi di farti del male per dei gossip!-

Chiara passò la borsa a Lexi, che la prese cercando di reggere l'amica, mentre questa prendeva il volto del fidanzato tra le mani.

-Guardami. Stai calmo. Sarà una semplice storta, ok?-

Nick annuì contrariato.

-Nick, DJ è dall'altro lato della strada.-annunciò Lexi.

-Ce la fai a camminare?-chiese Nick sostenendola.

-Credo di sì.-rispose provando però a fare qualche passo inutilmente.

Se Nick non fosse stato lì a reggerla, sarebbe di certo caduta di nuovo. Le faceva un male pazzesco la caviglia e stava pure iniziando a gonfiarsi.

-Ok, ci penso io.-fece sbrigativo Nick sollevandola e passando tra le file di paparazzi, diretto verso il SUV del fratello.

-Vedi, Lexi. Questa è una parte della popolarità che odio.-ammise la ragazza salendo in auto con una smorfia di dolore.

 

To be continued.

***

Note dell’autrice: Altro capitolo, un po’ più lungo. Ci sono molte cose in sospeso ma non temete, verrà spiegato tutto a tempo debito. Ancora una volta non riesco a ringraziarvi personalmente, ma credetemi la  vita universitaria è stancante davvero e ci sono mille cose da fare, ho raramente il tempo di scrivere e quindi già il fatto che stia postando con “regolarità” è un mezzo miracolo.

Ultima cosa prima di salutarvi e che mi è stata richiesta è il mio twitter. Sì, ho un account e sono tentata di crearne uno appositamente per le mie storie. Ad ogni modo, se anche voi avete twitter e volete aggiungermi ditemelo nella recensione, vi risponderò via mail indicandovi il mio screenname. Edit: Il mio twitter è @ReeJewel89! Visto che ci sono ancora problemi con twitter (non riesco a trovarvi, scusate.) vi posto il link del mio twitter diretto e aggiungetemi, scrivetemi, fate quello che volete. http://twitter.com/ReeJewel89 Un bacio e grazie, siete le migliori fans del mondo.

 

PS. Un rumor da al 90% la possibilità che Kevin oggi si sposi, quindi facciamogli gli auguri! Si sa comunque che manca poco, in ogni caso!

Felicitazioni ai futuri Mr. & Mrs. Paul Kevin II e Danielle Jonas. <3

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Capitolo 14
*** Alright. ***


13
Capitolo 13: Alright.

 

But I’m alright, alright, I feel alright

I never been better in my life

You know the score

I’m just fine, I’m fine, feeling fine

A regular sawed off valentine

That nothing more.”

-Five for fighting-

 

-Ragazze, noi andiamo a dormire.-annunciò Kevin alzandosi, seguito dal fratello.

-Certo, vi raggiungiamo anche noi tra poco.-disse Arianna, baciando il fidanzato.

-Buona notte.-sussurrò Joe contro le labbra di Trix.

-Notte.-rispose lei.

I due fratelli uscirono dalla stanza, lasciandole sole.

-Sei andata a parlare per..-chiese Arianna.

-Sì. Devo andarci tra cinque giorni. Joseph non vuole venire, ovviamente.-

Arianna annuì piano.

-Ti accompagno io. Non è giusto che tu stia da sola.-

-Ma non sei d'accordo.-replicò calma Trix.

-Non importa se sono o non sono d'accordo. Tu ed io siamo sempre state abituate ad essere una cosa sola, praticamente. Siamo diventate grandi..-

-Più o meno.-rise Giulia.

-Te lo concedo, più o meno. Crescendo abbiamo capito che abbiamo delle opinioni diverse, ma non voglio più litigare come questa settimana. È stata orribile, la settimana peggiore della mia vita.-

-Sì, le cose che ti ho detto non le pensavo veramente.-

-Nemmeno io. Stavo solo cercando di proteggerti…nel modo sbagliato.-

Le due sorelle si sorrisero.

-Perchè non me lo hai mai detto?-chiese Giulia dopo un pò.

-Perchè mi vergognavo. Non è una cosa di cui vado fiera.-

-Ma non è stata colpa tua.-le fece notare.

-Lo so, ma il solo pensiero che avevo intenzione di abortire rende il tutto molto meno nobile.-

-Kevin… Kevin cosa ha detto?-

Arianna scosse la testa, iniziando a giocare con un piccolo riccio scuro.

-Niente. Mi ha rassicurato e abbiamo deciso di avere un bambino subito.-

-Ancora non avete consumato, eh?-

-No, noi aspettiamo ancora un pò..-ammise.

Giulia guardò al sorella sotto una nuova ottica. Non seppe che cosa le fece vedere sua sorella in maniera così diversa, ma la luce sotto cui la guardava ora era piena di rispetto.

-E tu invece? Mi devi un racconto hot della prima volta dell'Essere e della tua proposta di matrimonio. Senza dimenticare che mi devi dire come sono i Jonas a letto. Meglio essere preparate, in ogni evenienza.-ridacchiò Ari.

-Certo, la notte è giovane e c'è tutto il tempo. Però tu mi devi promettere una cosa.-

Arianna la guardò seria, annuendo.

-Che qualsiasi cosa succeda, non manderai a monte il matrimonio.-

-Oh.-disse Arianna colpevole.

-Joe mi ha detto che non ti volevi più sposare, a causa di questa situazione.-

-Non ho annullato le nozze, solo che sposarmi senza di te non ha senso.-

Le due sorelle si abbracciarono strette.

-Allora, dicevamo. Beh, credimi. Capisco perchè Denise ha fatto quattro figli. Joe a letto è…-

 

-Nick casa nostra è dall'altra parte.-brontolò Chiara, subito dopo aver portato a casa Lexi e DJ.

-Non stiamo andando a casa. Andiamo al pronto soccorso.-

Chiara alzò gli occhi al cielo.

-Ti prego, sono stanca. Non iniziare a fare il fidanzato iperprotettivo. Sto bene, stasera metterò il ghiaccio e passerà.-

Nick la guardò dallo specchietto retrovisore.

-Lo sai che John Taylor si è rotto il piede così? Quindi andiamo a farlo controllare, senza storie.-

Chiara sbuffò incrociando le braccia al petto. Nicholas aveva tante qualità, ma proprio tante. Un suo difetto era però la testardaggine (comune a Joe e Kevin, comunque), quindi se si metteva in testa una cosa, non c'erano Santi nè Madonne che gli facessero cambiare idea. Se poi si trattava della sua Chiara, diventava quasi ossessivo.

A volte Chiara non sapeva se si era messa con una babysitter o con un ragazzo normale (o pseudo tale), però infondo le faceva anche piacere che lui si prendesse così cura di lei.

Il SUV fu parcheggiato a circa cinquanta metri dall'entrata del pronto soccorso e Nick si premurò di correre ad aprirle la portiera e aiutarla a scendere.

Stava per prenderla in braccio, ma la ragazzi si rifiutò categoricamente, così il giovane con tanto di Louis Vuitton a braccetto, le fece mettere il suo braccio intorno alle sue spalle in modo che saltellando potesse arrivare alla porta.

-Non è necessario.-

-Niente storie.-la ammonì lui, dandole un bacio sul naso.

Il Cedars Sinai Hospital era il noto ospedale di Los Angeles, famoso soprattutto per essere l'ospedale preferito delle stelle. Al suo interno tutto era molto elegante e di tonalità chiare ma al contempo calde. Regnava una strana sensazione di calma che di solito non si addice ai Pronto Soccorso, dove in genere una persona si aspetta di trovare sangue, feriti, code e malati. Certo, in tutti gli altri ospedali. Ma non lì.

Un'infermiera, che poteva tranquillamente essere una modella, si avvicinò a loro con un sorriso smagliante e una sedia a rotelle, sulla quale Nick costrinse Kim a sedersi.

-Qual'è il vostro problema?-chiese gentilmente.

-Si è fatta male alla caviglia. Dovrebbe fare dei raggi.-rispose in fretta Nick, non lasciando tempo alla ragazza di rispondere.

-Certo, signorina può compilare questi moduli? Il dottore la visiterà subito.-disse porgendole una cartellina.

Kim la prese, ma Nick gliela strappò dalle mani.

-Me ne occupo io.-disse subito.

-Guarda che mi fa male la caviglia, non la mano o la testa.-ridacchiò Kim.

-Lo so, ma io sono famoso e questo potrebbe trasformarsi in una denuncia contro i paparazzi.-disse.

Questa storia l'aveva turbato più di quanto non succedesse di norma, infatti era raro che a distanza di un'ora Nick stesse ancora rimuginando sul fatto.

-Non voglio supplicarti di lasciar perdere, per cui calmati sennò mi arrabbio. D'accordo?-disse Chiara calma. Guardò il suo piede bello gonfio, su cui era comparso un ematoma violaceo.

Nick si sedette su una delle poltroncine vicino alla ragazza, compilando di fretta il modulo, quando sentì il suo cellulare vibrare per la centesima volta quel giorno.

-Rispondi tu per favore?-chiese a Chiara, passandole il telefono.

La ragazza annuì.

-Pronto? Ciao Denise. Non so quando torneremo, siamo all'ospedale. No no, niente di grave. Mi sono storta una caviglia, ma Nick è iperansioso e siamo venuti a farla vedere. No, non serve che tu venga, davvero. Accidenti, il vestito. No l'avevo scordato. Aspetta, ti devo passare Nick.-

Nick prese il telefono.

-Mamma, qual'è il numero dell'assicurazione?-chiese subito.

Kim sentì chiaramente Denise rimproverare il figlio per essere così sgarbato, e a conferma di ciò ci fu una deliziosa tonalità rosa a colorare le guance del ragazzo. Sorrise.

Qualche istante dopo, il giovane scarabocchiò una serie di numeri e lettere sulla cartellina, allontanandosi per consegnarla all'infermiera che, con grande disappunto di Chiara, evidentemente non poteva fare a meno di fare la gattamorta con Nicholas.

-Ok, ora ti faranno visitare dal migliore ortopedico dell'ospedale.-disse una volta tornato.

-Questo l'hai ottenuto grazie agli occhioni dolci dell'infermiera o è normale prassi?-chiese con una punta di acidità.

Nick non potè non sorridere.

-A dire il vero l'ho ottenuto dicendo che era per la più bella ragazza della galassia.-disse chinandosi per darle un bacio.

-Mh. Tu sai come arruffianarti la gente.-

Nick alzò gli occhi al cielo con un sorriso.

-Maybe.-sussurrò dandole un altro bacio.

-Signor Jonas? Prego!-li interruppe un infermiere, prendendo la carrozzella e spingendola dentro il reparto che sembrava più una clinica di bellezza che altro.

Chiara gli sorrise e Nick non potè evitare di mettere un adorabile broncio, trasportando la borsa bauletto di Louis Vuitton di Chiara.

Dovettero attendere solo qualche minuto l'arrivo del dottore e, dopo aver fatto le lastre, li fecero di nuovo attendere in quello strano studio.

-Signorina, dalle lastre risulta che il piede non è rotto ma ha slogatura di I grado.-disse serio.

Nick spalancò gli occhi.

-Ed è grave?-chiese subito.

-No, però non va sottovalutata.-

Il giovane Jonas non potè evitare di mandare un'occhiata da "te-l'avevo-detto" alla sua bella.

-Consiglio come terapia medica una fasciatura per una settimana. Dovrà portare le stampelle per cinque giorni, applicare ghiaccio e la crema che le prescrivo e muovere il piede appena il dolore sarà più sopportabile in acqua calda, per migliorare la circolazione.-

I due ragazzi ascoltarono attentamente.

-Poi tornerà tutto normale, vero?-chiese Chiara.

-Per tre settimane dovrà portare un tutore o una fascia elastica.-

-Tre settimane? Io tra tre settimane ho il matrimonio di mia sorella! Non posso portare il tutore, non ci entro nelle scarpe con il tacco con un tutore!-esclamò la giovane.

Il dottore le rivolse un sorriso divertito.

-Sono sicuro che troverà un paio di scarpe senza un tacco vertiginoso come quelle che indossava quando si è fatta male.-disse indicando con un cenno del capo la scarpa di Chiara.

La ragazza mise il broncio, incrociando le braccia al petto.

Nick le mise le mani sulle spalle.

-Tra qualche minuto arriverà qualcuno a farle la fasciatura. Queste sono le ricette per gli analgesici che le serviranno nei prossimi giorni contro il dolore, e questa è la crema che dovrà applicare tre/quattro volte al giorno.-

Nick afferrò le ricette, stringendo poi la mano al dottore.

-La ringrazio. È stato gentilissimo.-

-Si figuri, dovere. Arrivederci signorina.-salutò il dottore porgendole la mano che la ragazza strinse con riluttanza e Nicholas ricavò una nuova teoria: chiunque dica ad una ragazza che non può indossare i tacchi alti, diventa automaticamente suo nemico.

 

Arianna tornò in camera sua che era quasi l'alba, sorridente e leggera come non si sentiva da settimane.

Cercò di non fare rumore per non svegliare Kevin invece, con suo somma sorpresa, il ragazzo era sveglio. Con il sorriso sulle labbra, la giovane gattonò vicino a lui attirandolo a se per un bacio mozzafiato.

-Ehy, deduco che tu ti senta meglio.-sorrise Kevin.

Arianna annuì.

-Ed è tutto merito tuo e di Joey.-

-Avevate solo bisogno di una spinta.-disse Kevin, passandole amorevolmente un dito sul naso.

-Mi metto il pigiama e arrivo.-

Con un balzo scese dal letto e si chiuse in bagno, uscendone qualche minuto dopo con addosso un paio di pantaloncini molto corti e una maglietta bianca con lo scollo a v del suo fidanzato.

-Sbaglio o è mia?-chiese divertito.

-Mi piace metterla. Ha il tuo profumo.-ammise accoccolandosi tra le sue braccia.

Kevin la strinse forte a se, baciandole i capelli.

-Come mai non dormi?-chiese improvvisamente Arianna.

-Stavo pensando.-ammise.

-A cosa?-domandò curiosa.

-Pensavo...visto che siamo in Italia, che ne dici se andiamo qualche giorno in Toscana? Ho sentito che è una regione splendida e di tutte le volte che sono venuto qui ho visto solo Milano e Torino.-

Arianna ci pensò su e Kevin trattenne il fiato. Doveva dire di sì.

-Sai che ti dico? Che mi piacerebbe molto.-

Kevin finalmente respirò.

-Perfetto.-

-Però non possiamo stare via molto. Tra quattro giorni devo accompagnare Giulia.-disse con un filo di voce.

-Non c'è problema. Possiamo partire questa sera e tornare diciamo dopo domani.-propose Kevin.

-Sì, mi sembra un'ottima idea.-sorrise Arianna contenta.

Kevin intrecciò le loro dita, stringendola ancora più a se, prima di addormentarsi finalmente senza brutti pensieri.

 

Giulia si infilò sotto le coperte dopo essersi infilata una maglietta. Joe dormiva, ma si avvicinò lo stesso per farsi abbracciare.

Inconsapevolmente, le sue mani e quelle di Joe si posarono sul ventre ancora piatto e questo gesto dettato dall'incoscienza le provocò un fremito.

No. Lei aveva preso la sua decisione.

 

-Gwen, ti ho detto che questo tipo di fiori non mi piacciono e sono sicura che anche ad Arianna fanno quantomeno schifo.-spiegò Denise.

-Ma Denise, ti ho detto che sono l'ultima novità per i matrimoni in della Hollywood bene. I piselli odorosi sono carini.-

-Beh, non mi importa. Dei fiori che si chiamano così a questo matrimonio, non ci saranno. Chiaro?-sbuffò.

Denise si maledisse da sola per essersi lasciata consigliare quella wedding planner che stava trasformando quello che lei voleva fosse un matrimonio romantico per il suo primogenito, in un matrimonio che poteva benissimo essere classificato come kitch.

-Mamma?-chiamò Nick dall'ingresso.

-Grazie al cielo!-esclamò Denise, correndo verso la porta.

Nick entrò aiutando Chiara a sorreggersi, con un paio di stampelle in mano ed un sacchetto della farmacia.

-Tesoro, che succede? Come stai? Oh vieni. Nick aiutala a sedere sul divano!-disse Denise, aiutando Chiara a saltellare verso il divano.

Chiara si sedette con una smorfia, mentre Nick si premurò di spostare il tavolino più vicino alla ragazza in modo che potesse poggiarvi il piede su di un cuscino.

-Slogatura di I grado. Deve portare un tutore per le prossime tre settimane.-spiegò Nick.

-Accidenti, tesoro fa male?-chiese Denise sedendosi vicino a Chiara.

-Un pò.-

Nick, da bravo infermierino, controllò l'orologio.

-Se mangi qualcosa poi prendi l'analgesico. Il prossimo lo prendi tra sei ore.-

Denise sorrise nel vedere quanto il suo terzogenito si dedicasse anima e corpo a quella ragazza.

-Grazie, dottor Jonas.-lo prese in giro.

-Oh my Goshness. Che cosa è successo alla tua gamba?-urlò Gwen raggiungendo la sala.

-Slogatura di I grado alla caviglia.-spiegò Nick, posizionando un paio di flaconi di analgesici e una bottiglietta d'acqua vicino a Chiara.

-Tu non puoi venire al matrimonio con quella cosa!-

Per Denise questo fu davvero troppo.

-Senti, Gwen. Per oggi direi che è abbastanza, considerando che nemmeno sappiamo se si sposeranno ancora. Quindi, ti pregerei di prendere la via della porta e uscire di qui subito. Ci vediamo domani, se proprio.-disse con un tono che proprio non ammetteva repliche.

Chiara ridacchiò.

-Mamma, mamma!-urlò Frankie correndo in cucina, seguito da una sudatissima Alice.

-Bambini, ma come siete sudati! Avanti, tutti e due a fare il bagno prima di cena.-li sgridò.

-Kim che cosa hai fatto?-chiese però la bambina, avvicinandosi con gli occhi pieni di paura alla gamba della sorella, fasciata fino a metà polpaccio.

-Niente, tesoro. Ho messo male il piede, ma non preoccuparti che non è niente di grave.-

-Non te l'hanno tagliata i mostri verdi che sputano schifo verde dalla bocca, vero?-chiese.

Nick e Kim si guardarono confusi.

-Alice Ruggieri e Franklin Nathaniel Jonas: avete guardato un'altra volta i film horror?-

Frankie si guardò i piedi, arrossendo furiosamente e imitato dalla bambina.

Denise sospirò rassegnata.

-Avanti, tutti e due di sopra a fare il bagno. E i Nintendo sono sequestrati per due giorni.-annunciò, scortando i bambini al piano di sopra.

 

To be continued. Maybe?

***

Note dell’autrice: Sono arrabbiata? No. Sono delusa? Sì. Sono così incazzata che desidererei avere la testa di qualcuno sul mio tavolo ed usarla come portapenne? Sì, sì, e cento volte sì. E come mai? Ve lo sarete chiesto. Bene, il motivo non è altro che PLAGIO signori e signore. Ho detto e ribadito più volte che non leggo per principio le fan fiction di altri sui Jonas Brothers, né qui su EFP né su altri siti, un po’ perché non mi interessa un po’ perché credo sia più corretto, ma non è questo il punto. Il punto è che la mia fan fiction è invece letta da un sacco di persone, ma proprio tante se guardiamo le visite che riceve settimanalmente, e se queste persone scrivono a loro volta è possibile che ci siano somiglianze tra fan fiction. Allora, un conto è la somiglianza. Un conto è quando FRASI, PAROLE e NOMIGNOLI sono copiati e usati SENZA DARNE CREDITO. Si sa che chiamare Joe ESSERE è stata una cosa che ho creato IO ed è MIO il diritto di usarlo. Se qualcuno lo vuole fare, benissimo. Lo può usare. Però mi dovrebbe chiedere il permesso o, come minimo, un avviso all’inizio della fan fiction con citazione della sottoscritta e del lavoro da cui è stato preso. Sono stata zitta già più di qualche volta leggendo i commenti che alcune ragazze mi mandano che dicono che ci sono storie identiche alla mia, però adesso basta. Una volta? Ok, capita. Due? Passiamoci sopra. Tre? È ora di finirla.

Indi per cui, questo capitolo è stato postato per GRAZIA RICEVUTA e per dirvi da ora in poi, potrei postare come no. Il che fa girare le scatole a me e soprattutto a voi, però non preoccupatevi. Sto pensando di creare un LiveJournal dove postare le mie storie e il continuo di questa in particolare ma… MA.

Ci saranno regole. Innanzitutto molto probabilmente sarà solo per gli “amici” e secondo, non accetterò le richieste di tutti. Eh no, cari miei. Troppo facile fare la richiestina e chi si è visto si è visto. Non funziona così, non più. Sapevate fin dall’inizio che io sono una stronza (Trix e Arianna sono basate su persone reali, e indovinate un po’ chi sono?), ho continuato a postare con regolarità perché la saga di Hello beautiful ha un sacco di ammiratrici che aspettano con ansia, però non mi va di essere presa per i fondelli. Questo non lo tollero.

Se non sarà il metodo LiveJournal creerò una mail e la manderò a chi la vuole via mail, però non lo so. Vedremo, ci penserò.

Vi terrò aggiornate su twitter per l’eventuale decisione che prenderò. Scrivetemi lì, sulla mail, dove volete se non avete twitter, anche per dirmi come la pensate e che metodo andrebbe meglio per voi per continuare eventualmente a leggere.

Ora, mi dispiace per questo sfogo, ma prego. Facciamo tutti una grande standing ovation per queste gentilissime PLAGIATRICI e auguriamo a loro un caloroso Natale.

Se non ci sentiamo prima (ovvero a meno che non accada un miracolo) BUON NATALE.

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