Writeapril 2021

di Allen Glassred
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime ***
Capitolo 2: *** Doccia ***
Capitolo 3: *** Velo da sposa ***
Capitolo 4: *** Uovo di Pasqua ***
Capitolo 5: *** Sabbia ***
Capitolo 6: *** Casa abbandonata ***
Capitolo 7: *** Il mio eroe ***
Capitolo 8: *** Conchiglie ***
Capitolo 9: *** Nostro figlio ***
Capitolo 10: *** Abito nero ***
Capitolo 11: *** Frutto del nostro amore ***
Capitolo 12: *** Matite colorate ***
Capitolo 13: *** Acquario ***
Capitolo 14: *** Cantucci ***
Capitolo 15: *** Maneki neko ***
Capitolo 16: *** Bambino ***
Capitolo 17: *** Sirena ***
Capitolo 18: *** Ha i tuoi occhi ***
Capitolo 19: *** Ricordi ***
Capitolo 20: *** Soffitta ***
Capitolo 21: *** Recita ***
Capitolo 22: *** Ballo ***
Capitolo 23: *** Isola di Pasqua ***
Capitolo 24: *** Chrono ***
Capitolo 25: *** Stanza segreta ***
Capitolo 26: *** Campo di fiori ***
Capitolo 27: *** Idromassaggio ***
Capitolo 28: *** Scatola piena di ricordi ***
Capitolo 29: *** Pigiama ***
Capitolo 30: *** Gocciole ***



Capitolo 1
*** Lacrime ***


Day 1: Lacrime
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Rowena


“ Coraggio Rowena, coraggio! Un ultimo sforzo e ci siamo! “. La strega di colore stringe forte la mano dell’amica, che grida di dolore mentre, con tutte le forze residue in lei, si concentra su un’ultima spinta dopo aver percepito l’ennesima contrazione. Nel contempo i mobili ed i vetri presenti nell’abitazione iniziano a tremare, la Grazia Angelica del Nephilim in arrivo si fa già sentire seppur, di fatto, sia ancora nel grembo della madre. Almeno in parte, si intende.

“ Non ce la faccio! “. Grida la strega dalla chioma rossa: le forze stanno diminuendo, lo sente chiaramente. “ Doumbia, non ce la faccio! “. Le parole della rossa sono seguite da un intenso grido di dolore. L’altra strega osserva l’altra amica, posta davanti a Rowena.

“ Ancora uno sforzo, coraggio! Tuo figlio è quasi nato, tieni duro! “. La esorta la strega dalla chioma bionda. L’altra continua a stringere la mano dell’amica.

“ Coraggio, Rowena, tieni duro! Ti prometto che sarà l’ultimo sforzo, ma ora devi spingere, forza! “. La esorta e, con un ennesimo urlo ed una nuova contrazione, la strega si concentra su un’ultima, decisiva spinta.

Le luci della casa sono tutte spente: l’onda di potenza data dall’ultima spinta ha causato la frattura di quasi tutte le lampadine, Doumbia è stata sbalzata contro la parete mentre, per fortuna, Samantha è riuscita a resistere. Tiene tra le braccia il neonato ancora piangente mentre, con un incantesimo, lo libera del cordone ombelicale per poi avvolgerlo con cura in un asciugamano pulito. “ Rowena, guarda! Ce l’hai fatta! E’ una femmina “. Sussurra commossa la donna, divenuta zia di una splendida bimba. Perchè è così: loro tre si sono sempre considerate vere sorelle, sono cresciute insieme ed insieme hanno imparato ad essere ciò che sono ora: delle potenti streghe che possono sempre contare l’una sull’aiuto dell’altra. Quando Samantha e Doumbia seppero che la loro amica era in attesa del figlio di un arcangelo non esitarono ad offrire il loro aiuto incondizionato, nonostante tutte le conseguenze nelle quali avrebbero potuto incorrere. A Samantha scende qualche lacrima di commozione: crede di non aver mai visto una creatura tanto meravigliosa. Gli occhi chiari della piccola si posano su di lei, il suo pianto dimostra quanto sia in perfetta salute. Doumbia si alza da terra, sorridente.

“ E’ un piccolo miracolo “. Sussurra, anch’ella commossa ed avvicinandosi alle altre due donne. Rowena si riprende un momento dal difficile parto, durato diverse ore. Deve ammetterlo: ha pensato sarebbe morta, ma così non è stato. Eccola lì, insieme alla sua piccola figlia ed alle due amiche di una vita: ce l’ha fatta, a quanto pare non era la sua ora anche se, lo sa bene, avrebbe volentieri dato la vita se fosse servito a salvare la piccola, il frutto dell’amore suo e di Gabriel, Arcangelo dell’Acqua e più giovane tra i figli di Dio. Perchè si, lo sa bene: malgrado ora lui non sia qui, sa bene che quella notte di passione in cui concepirono la loro bimba non fu solo mera lussuria. C’era amore, la bimba è nata dall’amore pensa la rossa che, una volta ripresasi punta lo sguardo alle due amiche, che ancora versano lacrime di commozione.

“ Vuoi tenerla in braccio? “. Chiede ad un certo punto Samantha. Rowena fa un cenno affermativo con il capo mentre la donna le si avvicina: la piccola ancora piange mentre viene gentilmente posta tra le braccia della madre. Non appena la stringe a sé, non appena vede per la prima volta il volto bellissimo della figlia, quegli occhi così uguali a quelli del padre, inevitabilmente la rossa scoppia in lacrime. Lacrime di pura gioia, lacrime di commozione: i suoi sforzi sono stati premiati, i dolori del parto sembrano quasi svaniti totalmente, sopraffatti da quell’infinita gioia che la pervade non appena percepisce il dolce peso della sua piccola tra le sue braccia.

“ Tesoro mio, piccola mia. Mia amata figlia “. Sussurra la strega, piangendo e baciando ripetutamente la fronte della figlia. Appena percepisce il calore amorevole della madre, questa smette di piangere e la osserva curiosa. “ Gaby “. Mormora ad un certo punto Rowena, le altre due streghe la guardano per poi sedersi entrambe al suo fianco, una a sinistra una a destra.

“ Gaby? Sarà questo il nome della piccola? “. Chiede ad un certo punto Doumbia, la rossa annuisce per poi accarezzare teneramente il viso della figlia.

“ Si: Gaby “. fa ancora un po' commossa, guardando le due amiche. “ Grazie, per avermi aiutata: senza di voi, probabilmente sarei morta “. Le due donne sorridono, stringendosi alla neo mamma e guardando con infinita dolcezza la neonata.

“ Credici, non ci è costato alcuno sforzo. Hai una bimba meravigliosa “. Risponde di rimando Samantha, mentre Rowena riflette: c’è una cosa molto importate che lei e la figlia dovranno fare, non appena si sarà rimessa in sesto e la piccola potrà affrontare un teletrasporto. Ma di questo, almeno per ora, non vuole parlare: preferisce rimanere così, nel calore dell’affetto delle due sorelle e donandone a sua volta alla sua amata Gaby. Più in là, penserà a tutto il resto.

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Capitolo 2
*** Doccia ***


Day 2: Doccia
Storia: Pleine Lune
Personaggi: Lidya

 

E’ passato un po' di tempo dagli ultimi, drammatici eventi: Lidya è stata salvata da Scott, dopo il suo inaspettato rapimento, nel quale finalmente l’identità dell’Alpha e padre del suo migliore amico è stata rivelata. Certamente per lei è stato uno shock scoprire che il mostro sanguinario che da mesi aggredisce le persone e le fa a pezzi è anche il padre di Scott, ma questo non è il momento di pensarci, pensa: un acuto dolore le ricorda che anche lei seppur in un modo differente, è stata vittima dell’Alpha. Il rumore dell’acqua che scorre le ricorda che deve entrare in doccia e la distrae per un solo istante da quei pensieri: lascia cadere la propria veste da notte e l’intimo e, dopo un breve istante passato ad osservare la fonte del suo dolore, muove alcuni passi ed arriva ad aprire lo sportello della doccia e, in seguito, vi entra. L’acqua scorre immediatamente sul suo corpo e, per un istante molto breve porta via con sé tutti i pensieri che invadono la mente della bionda fragola. In seguito tuttavia, come se il suo corpo si muovesse da solo porta la mano al punto che anche in precedenza le ha procurato dolore: il morso. Il morso sul suo fianco datole dall’Alpha, il morso che ancora fa bella mostra di sé con una vistosa cicatrice. “ E’ stato solo un incubo. Solo un incubo… “. Cerca di convincersene, sa che non è vero: quel morso, tutto quanto è stato reale come mai null’altro è stato in vita sua: l’acqua della doccia scorre sul suo corpo, le lacrime si confondono con essa. “ Solo un incubo… “. Sibila la fanciulla, vanamente: non riuscirà mai a convincersene, sa che è successo tutto realmente, sa che questo rapimento ha portato delle conseguenze irrimediabili per lei e non solo, anche per chi le è attorno.

Il morso di un Alpha ha il potere di trasformare la vittima designata in un lupo mannaro. Se il capo branco decide di trasmettere in essa parte del suo potere, la renderà esattamente suo pari: un Alpha a tutti gli effetti.

“ Non è vero, non è vero! “. Le parole di Gerard, nonno di Allison e Scott, rimbombano nella sua mente come una pesante condanna, i suoi capelli si sono ormai completamente imbevuti d’acqua ed ora le ricadono ai lati del viso. La fanciulla batte i pugni sulla parete, incapace di accettare la realtà: l’Alpha le ha trasmesso parte del proprio potere, quella notte di luna piena. L’ha scelta come sua compagna e sa che, presto o tardi, i suoi poteri si manifesteranno: al prossimo plenilunio si trasformerà per la prima volta, rischierà di mettere in pericolo tutti i suoi amici. Si trasformerà in un mostro sanguinario, pensa. Un mostro incapace di ragionare e bramoso di sangue. Chiude gli occhi, lasciando andare alcune lacrime e, inevitabilmente, i ricordi di quella notte terribile tornano a farsi ben vividi nella sua tormentata mente: orribili immagini scorrono, voci nella sua mente che non sono sovrastate neppure dallo scrosciare incessante dell’acqua che scorre sul suo corpo. La donna non riesce a tranquillizzarsi e le lacrime scorrono incessantemente, confondendosi con quell’acqua e cadendo con essa. “ Non è vero! “. Fa semplicemente la donna, aprendo gli occhi di colpo e gridando: l’acqua si è tinta di sangue. Il morso ha ripreso a sanguinare ed a farle male, quasi senza che se ne rendesse conto: c’è stato un breve istante in cui, evidentemente, il dolore mentale ha superato quello fisico dato dalla ferita.

Lidya…

Una voce: una voce che, può giurare la bionda fragola, non era solo nella sua testa ma era forte e chiara, arrivata al suo udito già notevolmente affinato a causa della trasformazione, una voce che ha chiamato il suo nome. “ Non sei reale, vattene! “. Continua semplicemente la donna, portando le mani alle orecchie e chiudendo gli occhi, come servisse a chiudere fuori quella voce che invece, come sapesse di procurarle sofferenza, si fa sentire nuovamente di lì a poco.

Lidya, so che mi puoi sentire: tu puoi sentirmi, perché noi siamo uguali.

Ancora quella voce, quella voce che la chiama con insistenza volendola, senza dubbio, portare a fare qualcosa di ben preciso. “ Sta zitto, io non sono come te “. Sussurra semplicemente la fanciulla, ben consapevole che in quella stanza, sotto la doccia con lei non vi è nessuno.

Vieni da me, Lidya. Vieni da me, sai che sono il solo a poterti aiutare. Sei sola: se rimarrai al fianco di Scott e dei tuoi amici, li ucciderai al prossimo plenilunio. Hai bisogno di me.

“ Io… io non voglio far del male ai miei amici. Non voglio… “. Sussurra semplicemente la futura Alpha del branco Hale, shoccata: sa che quella voce ha ragione, se rimarrà finirà per perdere il controllo e far male ai suoi amici, durante la trasformazione. “ Non voglio far loro del male “. Ripete semplicemente, aprendo gli occhi e notando il sangue che continua a scorrere: strano, eppure non sente più dolore malgrado la ferita data da quel morso si sia evidentemente riaperta.

Allora Lidya, se non vuoi far loro del male sai cosa devi fare…

Fa semplicemente la voce. La donna pare quasi cadere in uno stato di trance: senza nemmeno chiudere l’acqua della doccia esce da essa e, con addosso solamente un asciugamano avvolto attorno al corpo, si dirige in una direzione che, anche da “ cosciente “, conosce sin troppo bene: villa Hale.

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Capitolo 3
*** Velo da sposa ***


Day 3: Velo da sposa
Storia: La diciottesima luna
Personaggi: Sharo, Joe e Mina Veghner

 

Il giorno tanto atteso pare essere finalmente giunto: Mina Veghner è ancora in camera sua, con lei sua madre e sua zia. La matriarca del casato Veghner la osserva qualche istante, mentre cerca di sistemarle il rossetto e, notando una cosa che da prima nemmeno la sorella Sharon nota decide di prendere parola. “ Tesoro… “. Sussurra, mentre la ragazza quasi sussulta e punta lo sguardo in quello della madre.

“ Dimmi, mamma… “. Mormora solamente, forzando un sorriso che tuttavia non riesce a convincere Joe: sua figlia potrà darla a bere a tutti ma non certo a lei, che l’ha tenuta in grembo nove mesi e la conosce meglio di chiunque altro al mondo.

“ Stai bene? “. Chiede da prima la rossa, scrutando con serietà il viso della figlia come volesse scorgere ogni suo minimo cambio di espressione. A quella domanda, apparentemente la più semplice del mondo ma che, di fatto pensa Mina, per lei non è poi così di scontata risposta, l’erede di Pierre e Joe sussulta per poi annuire.

“ Certo mamma, sto bene: sto per sposarmi, dopo tutto. E’ il giorno più felice della mia vita “. Fa semplicemente la corvina, Joe la scruta qualche interminabile istante, per poi scuotere il capo.

“ Perchè menti a tua madre? “. Un’altra domanda: quattro semplici parole che fanno nuovamente sussultare la cacciatrice. “ So che non sei felice, ti conosco: ti ho tenuta in grembo nove mesi, sono tua madre. Chi meglio di me potrebbe percepire la tua sofferenza? “. Chiede semplicemente. Sharon mette una mano sulla spalla della nipote per poi guardarla.

“ E’ vero, tua madre ha ragione: anche io ti vedo turbata. Si, in apparenza sembri essere felice ma mi sembra quasi… una maschera “. A quella frase Mina abbassa lo sguardo, senza accorgersi che sia madre si è allontanata da lei per qualche istante.

“ Ecco, io… “. Mormora ma, prima di riuscire a trovare l’ennesima scusa ed indossare l’ennesima maschera, Joe torna con tra le mani lo splendido velo da sposa che ancora manca sul capo della figlia.

“ Questo era il velo da sposa della nonna: un dono tramandato da madre in figlia. Ma non avendo avuto il dono di figlie femmine, il giorno delle mie nozze me lo consegnò e mi chiese di indossarlo: era un dono di buon augurio, voleva che io e tuo padre fossimo felici come lo furono lei e tuo nonno per lungo, lunghissimo tempo. Per me fu un onore ed un privilegio accettare questo suo dono, che in un certo modo benedisse la mia unione felice con Pierre. Ora, io lo voglio consegnare a te ma voglio essere certa che questo sia davvero un matrimonio felice, che questa tua scelta non ti faccia soffrire e che non abbia a pentirtene: questo velo da sposa è sempre stato un portatore di fortuna e gioia, non voglio divenga il simbolo di un matrimonio infelice ed all’insegna della menzogna, mi capisci? “. Chiede, Mina riflette mentre alcune lacrime di commozione e forse paura scendono dai suoi occhi: ha scelto di sposarsi, Garry ha accettato la sua condizione di vampira e lei, in cuor suo seppur non ancora a parole, ha accettato che il suo futuro marito non l’ama e non l’amerà mai. Certo, il matrimonio è necessario per dare un futuro alle casate Perry e Veghner, ma in verità il cuore dello sposo appartiene alla sola ed unica donna che abbia mai amato: Jeanne Hikari. La donna che, almeno per ora, non potrà mai avere per molte e diverse ragioni.

“ Mamma, non disonorerò il ricordo della nonna: cercherò di rendere questo matrimonio quanto più felice possibile, proprio in virtù del dono che oggi mi stai facendo. Te lo prometto “. Sussurra la mora, sua zia le mette nuovamente una mano sulla spalla.

“ Tesoro, sai che in qualsiasi momento puoi confidarti con noi, vero? Per qualsiasi problema noi ci siamo “. Fa la donna dalla chioma aranciata che, in questi anni, è molto cambiata rispetto al suo iniziale carattere scontroso. Mina annuisce grata, volgendosi e prendendo tra le proprie le mani della zia.

“ Grazie, zia Sharon “. Fa, sorridendo questa volta sinceramente. Le due donne si abbracciano, poi la più giovane si volge verso la madre.

“ Non ti deluderò, mamma “. Sussurra, mentre Joe le si avvicina lentamente. Pone il velo da sposa sul capo della figlia, fermandolo con il fermaglio tra i suoi capelli perfettamente acconciati e sorridendo dolcemente.

“ Non ne dubito, figlia mia. Non ne dubito: tuo padre ed io siamo molto orgogliosi di te “. Fa, per poi baciarle il capo mentre una lacrima furtiva scende anche dai suoi occhi. “ Ti voglio tanto bene, amore mio “. Sussurra, sistemando bene il velo da sposa che ricade sulle spalle della figlia.

“ Te ne voglio anche io, mamma “. Sussurra di rimando la mora, abbracciando poi di slancio la madre che, forse un po' sorpresa in fine ricambia il gesto della figlia. E riflette: spera davvero che quel velo da sposa, dono della sua amata suocera, possa portare fortuna e felicità alla figlia ed al suo matrimonio.

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Capitolo 4
*** Uovo di Pasqua ***


Day 4: Uovo di Pasqua
Storia: La diciottesima luna
Personaggi: Jeanne, Luna, Amalia, Vanitas ed Ivy Hikari

 

Le due bimbe dalla chioma bionda osservano incuriosite ciò che si trovano davanti: è la prima volte che vedono una cosa così strana, almeno a loro dire: impacchettata di tutto punto in una carta luccicante, forma ovale e dimensioni medie. “ Cosa dici che sia? “. Chiede curiosa colei che si rivela essere Luna Hikari alla sorellina, Amalia. La bimba squadra ancora una volta quella strana cosa dalle forme inusuali per poi scuotere il capo.

“ Non ne ho idea, magari è un mostro “. Sussurra con fare serio, non facendo altro che spaventare ulteriormente l’altra che, a quelle parole, inizia a piangere disperata.

“ Un mostro? E se ci mangia? “. Chiede spaventata, ma la sua gemella la guarda tra il serio ed il contrariato e sfoggiando uno sguardo del tutto simile a quello di suo padre.

“ Non dirmi che hai paura? “. Chiede, l’altra non dice nulla e continua a piangere e tirar su con il naso. “ Per l’amor di Dracula, Luna! “. Fa esasperata l’altra bimba, alzando gli occhi al cielo per poi riprendere parola di lì a poco. “ Siamo le Principesse del clan della Luna Blu, le due eredi al trono! E ci facciamo spaventare da un mostro di carta? “. Chiede, ma l’altra a quella sfuriata prende a piangere ancor più di prima.

“ Mamma! Papà! “. Grida, scappando via sotto lo sguardo di una contrariata Amalia. Correndo per il corridoio la piccola Luna finisce per scontrarsi con una persona.

“ Luna! Tesoro, cosa succede? “. Chiede una voce femminile. La principessina tira su con il naso per un paio di volte poi, finalmente, alza il suo bello sguardo celeste in direzzione di chi le ha parlato.

“ Z… Zia Jeanne! C’è un brutto mostro cattivo che ci vuole mangiare, ed Amalia dice che sono una piagnucolona solo perché mi sono spaventata! “. Fa, continuando a piangere ed allarmando Jeanne.

“ Un mostro? “. Chiede, prendendo in braccio la nipotina che, rassicurata, si aggrappa al suo collo. “ Forza, fammi vedere dov’è: gli daremo una bella lezione! “. Fa risoluta la bionda, senza accorgersi che qualcuno ha osservato di nascosto la scena ma, invece di allarmarsi ha deciso di seguire le due: forse hanno capito cosa sia successo.

Jeanne e la piccola Luna giungono in salone, dove Amalia sta cercando di rovesciare dal tavolo quella strana cosa di forma ovale e luccicante. “ Scendi, brutto mostro! Scendi e combatti! “. Grida arrabbiata una delle figlie di Vanitas ed Ivy, scuotendo la gamba del tavolo ma senza riuscire a rovesciare quell’uovo. Alla sua entrata Jeanne vede la scena.

“ E’ quello il mostro, tesoro? “. Chiede a Luna, che spaventata annuisce per poi aggrapparsi al collo della zia.

“ Si! E’ quello! “. Piange disperata la bambina. Jeanne decide di avvicinarsi: qualunque intenzione abbia quel mostro, se la dovrà vedere con lei prima di far del male alle sue nipotine. Sta per prendere parola quando, improvvisamente ed alle continue scosse di Amalia, il misterioso “ mostro “ si rovescia sul tavolo. La carta fa ovviamente rumore, ma questo spaventa tutte e tre le fanciulle presenti, che all’unisono iniziano a gridare.

“ Indietro, bambine!! “. Fa la sorellastra di Vanitas, afferrando una spada lì vicina e fendendo – letteralmente – in due il tavolo e con esso il “ mostro “ posto sopra di esso.

“ Brava zia! Brava! Lo hai ucciso! Hai ucciso il mostro! “. Esultano in coro le due piccole mentre l’altra sogghigna un po', vantandosi lievemente.

“ Certo! Niente è impossibile per zia Jeanne! Non avrei mai permesso a quel mostro di farvi del male “. Fa, abbracciando entrambe.

Ivy e Vanitas osservano la scena per qualche istante e tra il perplesso e lo shoccato. “ Ehm… Ivy? “. Inizia lui, notando cosa sia successo. La donna lo guarda un momento per far intendere di stare a sentirlo. “ Tesoro, io te lo avevo detto… “. Inizia il discorso lui, lei sospira pesantemente.

“ E chi si aspettava che anche Jeanne lo scambiasse per un mostro? “. Chiede, lui sospira pesantemente per poi riprendere parola di lì a poco.

“ Un po' è comprensibile: in fondo non ne ha mai visto uno “. Fa leggermente perplesso, la sorella e moglie rimane in silenzio qualche momento per poi sospirare pesantemente, ancora una volta.

“ E va bene: la prossima volta, specificherò subito che il mostro luccicante è un semplice uovo di Pasqua, una festività celebrata dagli umani “. Fa, quasi rassegnata e mentre lui le mette un braccio intorno alle spalle.

“ Beh, ormai l’uovo è rotto: andiamo a mangiarcelo “. Fa come se nulla fosse e facendo ridere lievemente anche lei.

“ Si, ma lasciane un po' anche a me ed alle nostre figlie, ok? Non essere ingordo “. Fa, mentre lui mette un lieve broncio e facendola ridere un po'.

“ Tzk… io? Ingordo? Ma quando mai? “. Fa, facendo qualche passo per avvicinarsi alla sorellastra ed alle figlie, dietro di lui sua moglie che ancora non toglie quel sorriso, ricordandosi la precedente Pasqua in cui insegnò a suo marito cosa fosse un uovo di Pasqua per evitare lo scambiasse per un mostro malefico, e di come lui se lo mangiò letteralmente tutto, lasciando lei a bocca asciutta.

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Capitolo 5
*** Sabbia ***


Day 5: Sabbia
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Rowena e Gabriel 

 

Dopo molti anni, finalmente la strega e l’arcangelo si sono potuti incontrare nuovamente. La donna sorride lievemente mentre la sabbia che aveva precedentemente raccolto le scivola via dalle mani, trasportata dal vento. Il suo lungo abito color rosa viene mosso a sua volta da esso mentre la mano libera lo tiene lievemente alzato, per evitare che le onde lo bagnino o la sabbia si impregni in esso. “ Sono davvero felice che tu sia tornato “. Sussurra la rossa mentre inspira l’odore salmastro dell’aria. “ Mi sei mancato molto, ed anche a nostra figlia… “. Non finisce la frase. Si fermano qualche momento ad ammirare le onde, lui si china di lì a poco a raccogliere un po' di sabbia da terra. Sabbia della quale i suoi piedi e quelli della donna sono ormai pregni, ma a nessuno dei due pare interessare particolarmente.

“ Anche a me siete mancate molto: o meglio, tu mi sei mancata. Non ho mai saputo di Gaby fino a quando non mi sono risvegliato dal coma anche se, devo ammetterlo, una parte di me sembrava quasi sapere già che avevo una figlia “. Spiega il bruno. Lei sorride lievemente.

“ Ma certo che lo sapevi, perché l’hai incontrata da neonata anche se, ovviamente, tu non te lo ricordi “. Confessa la rossa. A quelle parole colui che si rivela essere Gabriel la guarda stranito: ma cosa sta dicendo? Come farebbe ad aver incontrato la figlia se lui non ne ha memoria?

“ Ma che dici? E’ impossibile: non ho mai incontrato Gaby prima… “. Sussurra un po' incerto, la donna sorride lievemente.

“ Si invece: poco dopo la sua nascita, io ed Uriel portammo Gaby da te. Fu lei ad innescare il processo del tuo risveglio, anche se allora noi non lo potevamo sapere. Tu sentisti la presenza di nostra figlia e trovasti la forza di reagire, solo per lei “. Ammette colei che si rivela essere Rowena, la strega con la quale molti anni prima Gabriel ebbe una breve relazione dalla quale, appunto, nacque loro figlia Gaby.

“ E per te “. La corregge lui, facendola inevitabilmente arrossire. “ Credo che quel giorno, oltre a sentire la presenza di nostra figlia fu anche la tua a darmi la forza di risvegliarmi “. Quelle parole fanno arrossire la donna che, per un momento, abbassa lo sguardo mentre la sabbia si attacca anche al suo vestito che, data la sorpresa di quelle parole, la donna ha fatto scivolare dalla propria mano facendo sì che si bagnasse e che i granelli di sabbia si impregnassero in esso. Ma ora non le importa più: a quel punto pensa, non le interessa se il suo bell’abito si sporca di sabbia.

“ Per… per me? Oh, non essere sciocco: so bene che quello che provi per me non è mai stato vero amore, lo capisco. Mi hai sempre voluto bene, ma… “. Lui la interrompe, rendendo le mani della strega nelle proprie e guardandola intensamente.

“ Te l’ho sempre detto: non è stata una semplice notte di lussuria, quella in cui abbiamo concepito Gaby. c’è stato amore: un amore che è vero, inizialmente non era forte come quello che provavo per Valentina ma che, con il tempo e con la consapevolezza che lei non sarà mai mia, è cresciuto fino a diventare qualcosa di importante ed unico… “. Si ferma, lascia la frase a metà mentre lei lo guarda intensamente. Imbarazzata la rossa fa per allentare la tensione.

“ Oh cielo, guarda: il mio abito si è sporcato tutto di sabbia… “. Fa per indietreggiare ma, presa dall’emozione finisce per inciampare. Lui la afferra al volo prima che cada, finendo tuttavia per cadere entrambi in mezzo alla sabbia. Si guardano per qualche istante, intensamente e senza parlare. “ Oh no, sono un’impiastra! Guarda come ho ridotto i tuoi pantaloni! “. Fa, notando come i pantaloni bianchi di lui si siano impregnati di sabbia. Lui sorride lievemente a quella reazione da parte di lei, in seguito punta il suo sguardo sul suo abito.

“ Anche il tuo abito mi pare totalmente impregnato di sabbia: sta tranquilla, non è successo niente “. Sentenzia. Rowena rimane un momento in silenzio: è ancora tra le sue braccia, pensa. Perché non la lascia andare, ora che e ha evitato una brutta caduta ed anzi, ha finito per cadere lui stesso a terra?

“ Ora… ora puoi lasciarmi andare: purtroppo non abbiamo evitato di cadere, ma… “. Lui le posa un dito sul labbro per poi sorridere lievemente, scuotendo il capo.

“ E chi ha mai detto che io voglia lasciarti andare? “. Chiede. Senza darle il tempo di dire nulla le accarezza dolcemente il viso. “ Ti amo, Rowena “. Sussurra e, senza ulteriori spiegazioni finalmente posa le sue labbra su quelle di lei. Lei che, dopo i primi istanti di totale sorpresa e sbigottimento, chiude gli occhi e decide di ricambiare. Ed un pensiero le balena in mente: stare in mezzo alla sabbia, in fondo non è poi così male.

 

Questa storia può anche essere letta come il seguito di " nostra figlia ", presente nel profilo.

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Capitolo 6
*** Casa abbandonata ***


Day 6: Casa ababndonata
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Castiel e Michael

 

Il giovane dalla chioma corvina entra in quella casa che un tempo apparteneva ai suoi genitori: casa Belzenia. La casa dove sua sorella gemella crebbe assieme a Doris ed Ettore, la casa in cui loro furono felici, felicità dalla quale lui venne escluso in quanto, per salvarlo da Michael, fu affidato alla Chiesa. Già, pensa colui che si rivela essere Castiel Belzenia: salvarlo. Forse pensa, l’errore è stato proprio questo: volerlo salvare da una cosa che in fin dei conti, per lui non era un pericolo. O almeno pensa, non lo è ora: in cuor suo sa bene che se i genitori non avessero agito così sarebbe potuto morire, Michael lo avrebbe reso suo tramite e lui probabilmente, non sarebbe mai più potuto tornare. Forse molte cose sarebbero state diverse, Castiel se ne rende conto. “ Ah, sciocco son io a pensare queste cose insensate “. Fa, scuotendo lievemente il capo. “ So bene che lo hanno fatto per me. Ma ora le cose sono diverse “. Conclude quel suo breve monologo, per poi sedersi a terra e sospirando pesantemente. Chiude gli occhi qualche istante mentre tutta la battaglia celeste, lui che combatte come tramite di Michael, la sua morte dopo lo scontro con Valentina, Ettore che usa la grazia di Dio sotto gli occhi del Santo Padre e lo riporta in vita, quei sogni che sono seguiti. Già, i sogni: finalmente ha potuto conoscere colui che lo ha quasi ucciso utilizzandolo come suo tramite, nei sogni. Ma il figlio maggiore di Ettore e Doris non ha provato disprezzo o odio per lui, tutt’altro: ha avvertito un gran senso di vuoto ed un’immensa sofferenza provenire dall’Arcangelo e, in un certo senso fu come se anche lui provasse le stesse cose, come fossero sentimenti suoi. Ed è ciò che sente tutt’ora: un gran senso di vuoto e di sofferenza: sa infatti cos’è accaduto in Paradiso, sa della detenzione di Michael nel Cristallo d’Angelo e sa che ha perduto le ali, così come sa della prova a cui Dio lo sta sottoponendo: solo se riuscirà ad imparare a rispettare gli esseri umani e capirà che amarli e proteggerli non è un male, allora e solo allora potrà riavere le sue ali. È una cosa crudele, pensa il giovane: chissà come deve sentirsi Michael? Solo sulla Terra, senza nessuno a cui appoggiarsi e guarito da poco dalla follia che il cristallo D’Angelo gli aveva provocato, senza probabilmente nemmeno una dimora. È triste, molto… il filo dei suoi pensieri viene bruscamente interrotto: la porta si è aperta e da essa entra un vento gelido, dato che fuori è pieno inverno. Da essa entra un giovane dalla chioma rossa, un giovane che il corvino riconosce subito. Si alza di scatto, sconvolto. “ Cosa… “. Mormora, ma a quella frase il rosso lo interrompe, prendendo a sua volta parola.

“ Tu mi hai chiamato ed io sono venuto, no? Ricordi? Sei il mio tramite: io e te condividiamo un legame eterno, con o senza ali ed anche con la Grazia al minimo, avvertirò sempre tutte le tue invocazioni “. Castiel rimane a dir poco esterrefatto: fa un solo passo verso l’altro per poi, di lì a poco, chiamarlo per nome.

“ M… Michael? “. Chiede. L’altro annuisce semplicemente, rivelandosi essere Michael: ha avvertito un’invocazione da parte di Castiel, un’invocazione probabilmente inconscia ma che, in ogni caso, lo ha condotto dal suo tramite. “ Ma come fai ad essere qui? Nessuno ha più messo piede in questa casa da anni “. Mormora il corvino, il rosso sospira pesantemente per poi incrociare le braccia al petto.

“ Hai detto: “ Arcangelo Michele, vieni da me “. Io ho sentito la tua preghiera, ed eccomi qui. Ma a quanto pare non ti sei reso nemmeno conto di avermi evocato, quindi… “. Fa per andare via ma, con uno scatto fulmineo Castiel lo afferra per il polso. La sua mano trema lievemente: non ha mai visto Michael nel suo vero corpo, non si è mai trovato faccia a faccia con lui. È diverso: non è come viene descritto nella bibbia. Eppure pensa, gli pare di conoscerlo da tanto tempo, come se in un certo senso avesse sempre saputo com’è il suo vero aspetto. Eppure pensa, ora che lo ha di fronte gli pare quasi… umano. Non perché Dio gli ha imposto di vivere come tale prima di ridargli le ali, no: è come se vedesse qualcosa di diverso nell’Arcangelo, qualcosa che prima non vedeva. È questo a spingerlo fare una cosa che, lo ammette, stupisce persino sé stesso. Un impulso che non riesce a frenare, per quanto la mente cerchi vanamente di farlo il corpo invece agisce per conto proprio, come una calamita attratta da un magnete. Ma in fondo pensa, è così: lui è una “ calamita “, Michael il “ magnete “ che lo attirerà sempre a sé, in un modo o nell’altro. Perchè è vero: avergli fatto da tramite ha creato una potente connessione tra loro, anzi: la connessione è esistente sin dalla sua nascita e di questo ne è sempre stato consapevole.

“ Non andartene… “. Sussurra semplicemente il ragazzo, sorprendendo l’altro: non si volge verso di lui ma i suoi occhi fanno trasparire la sua sorpresa. “ Rimani con me “. La mano di Castiel trema maggiormente, Michael non sa che fare o dire: avverte che è sincero ma non se lo aspettava: credeva lo odiasse, non certo che lo invitasse a restare lì insieme a lui e soprattutto, non certo nella vecchia casa della sua famiglia. “ Insomma… so che sei solo, so che non deve essere facile per te vivere sulla Terra che tanto hai disprezzato per praticamente, una vita intera. Ma come hai detto, io e te siamo legati e così… insomma, mi piacerebbe rimanessi qui insieme a me: io sono solo, tu pure. Non credi potremmo farci compagnia e scacciare insieme questa solitudine? “. Chiede quasi ingenuamente. “ Nessuno si merita di stare solo, dopo tutto. Nemmeno tu “. Conclude il discorso il corvino. Michael si volta verso di lui e lo osserva qualche momento: è stupefatto. Non avrebbe mai immaginato un giorno, di sentire quelle parole uscire dalle labbra di Castiel e, ancor più, lo stupisce il fatto che gli faccia piacere sentirle. Riflette: forse pensa, può funzionare davvero e comunque, se non prova non lo saprà mai. Ed a provare non ha nulla da perdere, ormai ha solo da guadagnare qualcosa ma nulla da perdere. Annuisce semplicemente.

“ E va bene, ma solo perché sei tu “. Borbotta orgoglioso. Castiel sorride lievemente: forse pensa, casa Belzenia non rimarrà abbandonata ancora per molto.

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Capitolo 7
*** Il mio eroe ***


Day 7: Il mio eroe
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Dean e Sebastian

Sono trascorsi molti anni dalla drammatica notte in cui la famiglia di Sebastian fu sterminata: sua madre Jeanne e suo padre Dean morirono per lui, per salvargli la vita. Si, suo padre: per lui infatti, il solo padre che ha avuto e che sempre avrà è Dean, colui che lo crebbe e lo amò come fosse suo figlio malgrado, di fatto, fosse figlio di un mostro. Proprio di colui che sterminò la sua famiglia, pensa il giovane dalla chioma corvina: proprio lui è suo padre, il suo padre biologico per lo meno. Ma nel cuore suo padre è solo ed esclusivamente Dean, l’uomo che ha dato amore incondizionato a lui e a sua madre, colui che pur cercando di non coinvolgere la moglie ed il figlio ha sempre cercato di proteggere entrambi, come farebbe un vero super eroe. Ma in fondo pensa il corvino, non è forse così? Dean non era ed è il suo eroe? Non aveva super poteri come Superman ma, in compenso, ne aveva uno molto più grande: il potere dell’amore. Il ragazzo posa una rosa rossa sulla tomba dell’uomo, accanto alla quale c’è la tomba di sua madre: tombe vuote, purtroppo. Infatti i corpi non furono mai ritrovati, forse distrutti da quelle fiamme infernali che non hanno lasciato scampo né a loro né al maggiordomo ma che, allo stesso tempo hanno risparmiato lui solamente perché, essendo il figlio di Azazel ha in lui una parte di Grazia Demoniaca e questa l’ha salvato. Il ragazzo accarezza la lapide fredda con nostalgia, inginocchiandosi. “ Ciao, Dean. Anzi: ciao, papà… “. inizia il proprio monologo, giungendo le mani in preghiera. “ Innanzi tutto, devo chiederti scusa: non sono riuscito a dare una degna sepoltura a te ed alla mamma, non sono riuscito a ritrovare i vostri corpi ed a farvi riposare finalmente in pace. Mi dispiace… “. Sussurra, trattenendosi: non può e non deve piangere anche se, è inevitabile, gli occhi iniziano a diventare lucidi. “ Sai, mi mancate da morire: tu e la mamma eravate il mio punto fermo, i soli ai quali mi potessi appoggiare quando stavo cadendo, coloro che mi aiutavano ad alzarmi quando non ci riuscivo. E tu, papà: tu eri e sei il mio eroe. Il mio eroe, che mi ha protetto fino alla fine ed ha addirittura sacrificato la sua stessa vita per me… “. Non ci riesce: malgrado provi a resistere non ce la fa e, di lì a poco, alcune lacrime iniziano a cadere incontrollate mentre il giovane da sfogo ad un dolore che, malgrado gli anni trascorsi, non si è mai assopito. “ Ed io non sono neppure stato in grado di distruggere colui che vi ha fatto questo, perché sono un debole: sono uno sciocco, che ha sperato di poter combattere da solo contro un demone del calibro di Azazel. Ho messo in pericolo non solo me stesso ma anche i miei compagni, me ne vergogno così tanto “. Sussurra tra le lacrime, pensando a quanto accaduto: ha accettato la sfida di Azazel malgrado Valentina, Theresa, Martino, Banika e Marina gli avessero detto di lasciar stare, che avrebbero affrontato Azazel insieme ed avrebbero vendicato insieme la sua famiglia. Ma lui ha voluto fare di testa sua: ha da prima opposto resistenza ma, vedendo la determinazione del compagno e delle compagne ha in fine finto di accettare la loro proposta: ha fornito loro false informazioni e, la notte stessa, si è recato sul luogo dello scontro e lì ha quasi rischiato di farsi uccidere. Solo il provvidenziale intervento di Martino, che ha intuito le sue intenzioni e l’ha inseguito intervenendo al momento opportuno, ha evitato che le cose volgessero in peggio. Carità ha comunque riportato una ferita abbastanza seria, tutto per salvare il compagno. Lo stesso compagno che ora prova un senso di grande vergogna: non è stato come il suo eroe, a differenza sua non è riuscito a proteggere nessuno e non solo: ha finito per fare l’opposto ed ha messo tutti in pericolo, ha rischiato anche di farsi uccidere rendendo così vano il sacrificio di Dean e di sua madre. “ Non sono stato degno del mio eroe, me ne vergogno così tanto… “. Sussurra il ragazzo, chiudendo gli occhi e portando le mani su di essi, continuando a piangere.

Non sa che qualcuno lo sta osservando: l’uomo posa una mano sul tronco dell’albero retrostante con uno sguardo malinconico, sguardo che punta in direzione del corvino che ancora piange disperato sulla tomba del suo solo ed unico eroe, il suo solo ed unico padre. “ Sebastian… “. Sussurra semplicemente, lasciando che il vento trasporti quella semplice parola che, incredibilmente, giunge fino all’orecchio del ragazzo.

Sebastian smette improvvisamente di piangere come gli fosse stato ordinato. Si alza di scatto per poi guardarsi intorno confuso. “ Cosa…? “. Fa, non scorgendo nessuno ma, può giurarlo, prima ha sentito chiaramente una voce chiamare il suo nome. E no, non è stata una voce qualunque. “ Dean…? “. Mormora poi, ne è sicuro: quella voce era quella di Dean, non se l’è immaginata! “ Dean!? “. Lo chiama ancora anche se la ragione gli dice che è inutile, nessuno gli risponderà: Dean è morto. “ Papà… “. Mormora, mentre il vento trasporta quella parola all’orecchio di colui che, con un lieve sorriso osserva la scena per poi volgersi per poter andare via. Forse pensa, un giorno tornerà e rivelerà una cosa a Sebastian ma, fino a quel momento…

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Capitolo 8
*** Conchiglie ***


Day 8: Conchiglie
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Gabrielle e Samuel

 

Una leggenda narra che le conchiglie siano in realtà le lacrime della Luna, che non potendo più stare accanto al Sole suo sposo versa ogni notte delle lacrime che, cadendo in mare, finiscono per creare queste variegate e meravigliose conchiglie. Ma la leggenda presenta un’inesattezza: è vero, le conchiglie sono lacrime ma non della Luna.

La giovane dalla chioma azzurra continua a piangere già da un po' di tempo: sta soffrendo. I ricordi nella sua mente e scolpiti indelebilmente in lei non le danno tregua: ricorda quando fu catturata da quel demone, quando il suo piccolo Samuel aveva solamente poco tempo di vita. Ricorda come fu imprigionata, torturata ed umiliata ma, soprattutto, la costante paura che quel mostro potesse vendicarsi sul suo bambino e fargli qualcosa di male. Ricorda come abbia imprigionato il suo Gadeel, che impotente dovette assistere a ciò che succedeva senza poter intervenire. E tutto pensa, per vendetta: una vendetta contro suo fratello Gabriel, una vendetta che si è lasciata dietro solo dolore e sofferenza, anni di dolore che non saranno mai cancellati dalla sua mente e dalla sua anima, oltre che dal suo corpo. Mai, nemmeno se desse fondo a tutta la sua Grazia potrebbe mai scordare ciò che è successo. “ Perdonami figlio mio, se sono stata lontana da te per così tanti anni. Perdona la debolezza di tua madre, che non ha saputo opporsi al suo fato “. Sussurra colei che si rivela essere Gabrielle, Arcangelo dell’acqua e gemella di Gabriel. Per anni tenuta prigioniera e torturata da Asmodeus, Principe Infernale figlio di Lucifero. Asmodeus, che per punire suo fratello Gabriel a causa di un vecchio conto in sospeso non ha esitato a sfogare la sua ira su di lei. Ora giustizia è stata fatta: Asmodeus è morto, ucciso da Gabriel e sigillato per sempre nella gabbia. Ma lei, pensa, lei ha perso anni preziosi in cui non ha potuto nemmeno stare accanto o veder crescere Samuel, il Nephilim nato dalla sua unione con Gadeel, uno dei suoi sottoposti e suo più fedele servitore. “ Perdonami… “. Mormora semplicemente l’azzurra, mentre alcune altre lacrime cadono nel lago presente nel Giardino dell’acqua, in cui lei si è rifugiata per dar sfogo al suo dolore che, di fronte agli altri, cerca ora di nascondere.

Samuel cammina a piedi scalzi in riva al mare: è quasi sera e non c’è praticamente nessuno, è Inverno. La temperatura è piuttosto fredda ma a lui non importa: l’acqua lo attira sempre, non importa sia Estate o Inverno, se la temperatura sia fredda o calda. Non gli importa, il richiamo è molto più forte di qualunque evento climatico e ne sa anche la ragione: ha scoperto l’identità di sua madre. Uno dei cinque grandi Arcangeli Elementali, Gabrielle: gemella di Gabriel e custode come lui del potere dell’acqua. Un po' della grazia della madre risiede anche in lui, senza contare che anche suo padre è un angelo e che questo accentua notevolmente la sua sensibilità verso il divino. Avendo la grazia di Gabrielle in sé pensa, è ovvio che l’acqua gli sia familiare e che la ami. Mentre il corvino cammina tuttavia, nota a riva una alcune conchiglie che attirano la sua attenzione. Curioso arresta il proprio passo per poi chinarsi ad osservarle: sono bellissime e di una forma molto particolare, come mai ne ha viste prima d’ora. “ Wow… che belle “. Mormora semplicemente il figlio di Gadeel e Gabrielle, portando una mano su una di esse ed iniziando a raccoglierle.

Perdonami, Samuel…

Una voce. Una voce chiara e nitida giunge a lui. Per un secondo sgrana gli occhi sconvolto: la conchiglia ha parlato? No: no pensa, non è la conchiglia ad aver parlato. Qualcuno ha affidato ad esse un messaggio, un messaggio a lui destinato e che ora lui ha raccolto. Afferra dolcemente quelle conchiglie, una ad una, portando poi una di esse proprio accanto al cuore: non gli serve chiedersi nulla, ha capito di chi sia il messaggio. “ Madre. Un giorno ci rivedremo… “. Sussurra, mentre una lacrima bagna una delle conchiglie che, intrisa di grazia angelica dovuta alle lacrime da cui è stata generata, brilla qualche istante di una luce azzurra mentre ancora è tra le mani del ragazzo, che la osserva rapito. “ Mamma… “. Mormora poi, perdendo ogni formalità e lasciandosi andare ad un pianto che, seppur lieve, è carico di emozione: gli mancano i suoi genitori ma sa che, prima o dopo, riuscirà a ritrovarli. Troverà qualcuno in grado di aiutarlo a raggiungerli, ed allora saranno finalmente una vera famiglia.

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Capitolo 9
*** Nostro figlio ***


Day 9: Nostro figlio
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Lucifero e Jesus

 

Nel buio totale della stanza una potente luce viola la illumina per un breve istante. Luce che, tuttavia, non pare svegliare il piccolo che ora riposa nella propria culla. Potenti barriere sono state poste in sua difesa e sul muro della stanza un simbolo che dovrebbe impedire a qualsiasi essere demoniaco di avvicinarsi al bimbo. Tuttavia, pensa colui che ora lo sta osservando quasi gelidamente per lui la situazione è diversa: lui è pari a Dio in forza e potenza, come potrebbero mai degli sciocchi sigilli inibirlo ed impedirgli alcun che? In oltre pensa, il bimbo ha il suo stesso sangue e la sua stessa grazia: grazia che involontariamente è entrata in contatto con la sua seppur si trovassero a notevole distanza e lo ha chiamato. Pur sapendo chi sia stato ad “ invocarlo “ il corvino si è presentato comunque e ciò che si è trovato davanti lo lascia decisamente perplesso. “ Sei stato tu, moccioso? “. Chiede, avvicinandosi di qualche passo alla culla: è sicuro che nessuno interverrà dato che ha trovato il modo di non far percepire la propria grazia ai suoi nemici, anche se si trovasse proprio in casa loro essi non riuscirebbero mai a percepire la sua presenza. Ma ora non è il momento, pensa: non è il momento di attaccare, non è giunto sin lì con tale scopo. Una volta accanto alla culla non può fare a meno di osservare il piccolo ancora addormentato in essa. “ Così, sei tu… “. Sussurra semplicemente, vedendo per la prima volta il bambino. In seguito una sensazione più umana che divina inizia a nascere in lui, lui che è lo spietato signore delle tenebre, lui che si dice non abbia mai amato nessuno ma che, in passato, fu effettivamente in grado di amare una sola donna nella sua intera vita. Una donna che si è proprio reincarnata nella madre di quel piccolo, suo figlio, loro figlio. Il suo corpo si muove quasi da solo e, con una leggerezza della quale si stupisce persino lui stesso prende in braccio il bambino. Bambino che, nel sentirsi sollevare e percependo quella presenza non pare comunque spaventarsi e continua a dormire serenamente. “ Così sei tu. Mio figlio “. Sussurra solamente l’arcangelo dalle ali nere: nonostante sia nel mondo umani infatti non nasconde affatto il proprio, immenso potere. Se qualcuno lo scoprisse potrebbe polverizzarlo in un sol schiocco di dita. “ Ah, devo smettere di pensare a quegli aborti difettosi e a cosa potrebbero o non potrebbero fare “. Continua il proprio monologo colui che si rivela essere Lucifero. Di lì a poco il piccolo si sveglia e, sentendosi preso in braccio da una figura sconosciuta non scoppia in lacrime come ci si aspetterebbe, piuttosto osserva incuriosito colui che si trova praticamente di fronte. “ Jesus “. Lo chiama semplicemente il primo figlio di Dio e, sentendo il proprio nome il bambino inizia a muovere le manine emettendo alcuni versetti che parrebbero quasi essere delle lievi risate tipiche dei bimbi quando sono felici. “ Come? Che hai detto? “. Chiede apparentemente senza ragione l’Arcangelo, mentre il bimbo ripete quei versetti per poi guardarlo con quegli occhi così identici ai suoi e a quelli di sua madre. Già, Valentina: la reincarnazione terrena di Justice, la Virtù che lui amò quando ancora era il glorioso Arcangelo della Luce e sedeva alla destra del Padre. Eppure pensa, non è solamente il fatto che in lei risieda Justice che l’ha portato a sceglierla come madre di suo figlio, è… i suoi pensieri vengono interrotti dal bambino che, ancora una volta inizia a fare dei versetti come se volesse comunicare con il padre, come lo avesse riconosciuto. “ Smettila “. Suona quasi come un ordine quello di Lucifero, ordine dal quale Jesus non si lascia spaventare e anzi, che disattende mentre continua a muovere le manine come cercasse qualcosa. “ Non mi importa nulla di te, lo sai? Proprio nulla “. Sussurra il signore dell’Inferno ma, contraddicendo le sue stesse parole e mostrando ancora una volta un lato più umano che mai, culla lievemente la creatura tra le sue braccia. “ Non mi importa nulla di te… “. Lascia cadere la frase a metà: impossibile, pensa. Perché prova delle sensazioni per quel bambino, che non sono odio e rancore come invece prova per tutti quanti gli altri? Perché non riesce a staccarsene, infischiandosene se scoppierà in lacrime? Perché continua a cullarlo come farebbe un padre terrestre? Perché in quel momento si sta comportando da… no! No, non vuole nemmeno pensarci, anche se sa che è così: si sta comportando da umano. E la cosa che lo sconvolge è che non lo infastidisce minimamente, non lo infastidisce amare suo figlio, non lo infastidisce che il piccolo lo guardi ma, anziché spaventarsi, allunghi le manine come volesse toccare il suo viso o forse, più plausibile, le sue ali. “ Nostro figlio… “. Sussurra, pensando ancora una volta a Valentina mentre Jesus emette alcuni vagiti, contrariato: sta infatti cercando di afferrare una ciocca di capelli del padre, vanamente dato che le sue braccia sono ancora troppo distanti e corte per potervi riuscire. “ Smettila subito “. Fa semplicemente il corvino, quasi ordinando al bambino di smettere di “ lamentarsi “ e, a quel “ comando “ Jesus pere obbedire. Tranquillo si appoggia al padre, senza temerlo minimamente: avverte semplicemente una grazia che lo rassicura, una grazia così simile se non uguale alla sua che gli fa pensare che quell’essere alato non potrebbe mai fargli del male. Forse nella sua mente, il figlio di Valentina e Lucifero è convinto che si tratti del suo Angelo custode, per una buffa ironia della sorte. “ Adesso basta “. Sussurra solamente il figlio di Dio, “ ritornando in sé “ e ritrovando la sua consueta freddezza. Mette il figlio nella sua culla e, come se sapesse di non doverlo fare Jesus non si lamenta minimamente. Si limita a muovere le manine ed i piedini e, sbuffando pesantemente, Lucifero fa comparire accanto a lui una piuma nera che il figlio afferra immediatamente, giocandoci mentre, così com’è giunto, suo padre se ne va in un battito d’ali e lasciando una lieve brezza fredda che sfiora il viso del piccolo senza tuttavia fargli sentire freddo, ma solo al sicuro e sereno.

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Capitolo 10
*** Abito nero ***


Day 10: Abito nero
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Valentina

La giovane dalla chioma bruna osserva il proprio riflesso nello specchio, riflettendo su quanto stia succedendo: in realtà, una cosa che mai avrebbe pensato di fare ma che, da quando ha stretto il patto con Morte, non le sembra più essere tanto sbagliata. L’entità dentro di lei le permette di esistere e governare il proprio corpo, seppur naturalmente influenzata dal suo oscuro volere. Lei glielo consente e, in cambio, Morte non distrugge definitivamente Justice e si limita a mantenerla addormentata nel corpo della propria tramite. Ed ora l’ha portata ad accettare ciò che per lei sarebbe stato inaccettabile ed amorale, ad accettare un nuovo patto con l’ultima persona con la quale avrebbe mai osato anche solo pensare di stringerne uno: ha accettato infatti di diventare la sposa di Lucifero ma, in cambio, lui non dovrà torcere un capello alle Virtù e rinunciare ai suoi piani di distruggere Dio. Avrà il dominio sul Paradiso ma senza uccidere gli Angeli ed il Padre, queste sono state le condizioni del patto che, a sorpresa, il signore infernale ha accettato. I motivi della sua decisione sono imperscrutabili: c’è chi dice lo abbia fatto solo per poter avere quella donna che in sé ospita lo spirito della sola creatura che lui abbia mai amato, C’è invece chi è convinto che Lucifero non voglia perdere inutilmente altri demoni, in una lotta che potrebbe essere evitata ed evitando così di perdere importanti guerrieri che invece potrebbero essere utilizzati per la difesa del loro re. “ Milady… “. La voce di una demone alle sue spalle fa bruscamente uscire dai propri pensieri, la ragazza sussulta per poi voltare lievemente il viso e rispondere al richiamo della demone.

“ Si? “. Chiede solamente, dimostrando così di aver sentito il “ richiamo “ della “ suddita “.

“ E’ giunto il momento: dobbiamo aiutarvi a prepararvi per la cerimonia “. Fa, mentre Valentina nota dietro di lei altre due demoni. La donna fa cenno di sì con il capo, tornando a guardare il proprio riflesso nello specchio di lì a poco e posando la mano sul mobile. Le donne l’aiutano a togliere la vestaglia, una di esse posa un meraviglioso abito nero da matrimonio sul letto. La figlia di Dio rimane solo in intimo, sedendosi un istante per infilare le calze datele dalla suddita che si inchina rispettosa al suo cospetto. La tramite di Morte e di Justice si siede per poi far scorrere lentamente l’indumento sulle sue gambe perfette, facendole poi aderire ad esse.

“ Siete bellissima, Milady: il nostro signore è impaziente di rendervi vostra sposa “. Fa un’altra demone, porgendole la mano e facendola alzare mentre le altre cominciano a vestirla lentamente e con cura. La donna si guarda allo specchio: vede il proprio riflesso e, allo stesso tempo, vede un’altra persona. L’abito pare essere stato fatto apposta per lei, le sta a pennello e slancia la sua già perfetta figura. L’abito lascia scoperte le sue spalle, il velo da sposa dello stesso colore dell’abito posto sul suo capo, con un fermaglio tra i capelli che lo tiene fermo tra di essi, incornicia il suo viso che quasi pare essere quello di una bambola di porcellana.

“ Qualcosa vi turba? Il vostro animo sembra essere tormentato “. Chiede mestamente un’altra delle suddite lì presenti. Valentina fa cenno di no con il capo: certo, il suo animo è tormentato ma non può certamente mostrarlo.

“ Sto bene, finiamo i preparativi ed incamminiamoci: come avete detto, la cerimonia sta per cominciare “. Sentenzia risoluta la figlia di Dio. Tra poco tempo, sarà definitivamente la sposa di Lucifero.

La donna cammina risoluta, verso quello che sarà il suo trono infernale: il suo lungo e vaporoso abito nero la rende a dir poco splendida, il colore scuro contrasta con il colore quasi diafano della sua pelle. I riflessi blu vengono messi in evidenza dalla luce soffusa delle candele presenti nella grande sala del trono, del Re dell’Inferno tuttavia, ancora nessuna traccia. Almeno per il momento, certo. Tutti, inclusi i principi infernali osservano la figlia di Dio, rapiti dalla sua fredda bellezza mentre si avvia verso il proprio destino: ne è consapevole, una volta accettato questo patto in maniera definitiva, una volta detto “ si “ a Lucifero davanti a tutti quei demoni, non avrà più la possibilità di tornare indietro. Ma una parte remota di sé ne è quasi felice: Justice e Lucifero si sono amati, lei è la sola che l’ex arcangelo della luce abbia mai amato prima d’ora e, volente o nolente, i sentimenti della Virtù influenzano anche la sua tramite. “ Coraggio, Valentina “. Si incoraggia mentalmente, per poi giungere di fronte al proprio trono ed in attesa dell’inizio della cerimonia. Dopo di essa, sarà definitivamente la Regina Infernale ma, in compenso, avrà salvato il Padre ed i fratelli proprio com’era suo desiderio.

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Capitolo 11
*** Frutto del nostro amore ***


Day 11: Frutto del nostro amore
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Michael, Kelly ed Amara

 

Una giovane dalla chioma bruna si volge di scatto verso la porta: l’ha lasciata aperta per un solo istante, a quanto pare il tempo sufficiente perché sua figlia ne uscisse disobbedendo così ai suoi ammonimenti. “ Oh no… “. Mormora solamente la fanciulla che, lasciando incompiuto il lavoro che stava svolgendo si affretta ad uscire di casa quasi scordando se ha chiuso o meno la porta. “ Dove può essere andata a cacciarsi, quella peste? “. Chiede la donna misteriosa. Un urlo la fa sussultare: riconosce la voce di sua figlia. “ Oh no! Amara! “. La chiama e, senza esitazione alcuna inizia a correre in direzione di tale grido: il giardino non è enorme, pensa la donna. Sicuramente sua figlia è vicina e se ha gridato, potrebbe essere in pericolo.

Di lì ad alcuni, interminabili minuti la donna raggiunge la fanciulla di circa quindici anni, fanciulla che per lei rimarrà sempre e comunque una bambina, la sua amata bambina. La ragazzina dalla chioma ramata osserva prima un punto imprecisato ed in seguito la madre, ancora seduta a terra e tremante. “ Amara! Amore mio, cos’è successo? Ma perché sei uscita? Ti avevo detto che quest’oggi era pericoloso farlo! “. La ammonisce ma, di lì a poco si china per poi prendere la ragazza tra le braccia. La rossa si lascia stringere: è vero, pensa. Sua madre le ha raccomandato di non uscire in particolari giornate dell’anno, ed oggi è uno di quei giorni. Ma, incuriosita e non capendo come mai dovesse stare chiusa in casa senza ragione la fanciulla ha disobbedito e, approfittando del momento di distrazione da parte della madre è così uscita in giardino. In seguito, spinta da una sorta di forza maggiore si è un po' allontanata dalla casa: non lo avesse mai fatto. “ Ma cos’è successo? Perché hai gridato? “. Chiede preoccupata la donna, prendendo il volto della figlia tra le mani e guardandola preoccupata. Amara fa un semplice gesto con il braccio e punta il dito in una direzione precisa.

“ C’era un uomo, mamma! Un uomo con delle ali! Ho avuto tanta paura! “. Inizia a piangere la fanciulla. Preoccupata la bruna si guarda intorno: non c’è nessuno, non che lei noti almeno. Tuttavia sa bene che Amara non può essersi immaginata tutto: se dice di aver visto qualcuno, sicuramente c’era.

“ Io vado a controllare, tu intanto corri in casa e disegna sulla porta il sigillo che ti ho fatto vedere. Non aprire per nessun motivo e chiudi le finestre, siamo intese? “. Chiede. Amara pare un po' smarrita, tuttavia pensa sia meglio non disobbedire più a sua madre, dato com’è finita poco prima. Fa un cenno affermativo con il capo per poi correre in casa, chiudendo la porta e ponendo su di essa il sigillo. Chiude in seguito le finestre e si rannicchia in un angolo della stanza, preoccupata: chi era quell’uomo alato? Cosa voleva da lei e che cosa potrebbe fare, in caso la madre lo incontrasse?

La bruna estrae dalla tasca dell’abito un pugnale: non è un comune pugnale, la lama sembra essere fatta di cristallo. No, si corregge: la lama è fatta di cristallo, cristallo d’angelo per la precisione. La sola ed unica arma a parte quelle delle Virtù e del peccati in grado di distruggere angeli e demoni, senza distinzione. Un fruscio, la donna si guarda intorno. “ Avanti, fatti vedere! Sappi che ho un’arma e non esiterò ad usarla: non ti permetterò di far male a mia figlia! “. Grida: non è la prima volta che si trova in simili situazioni: sia i demoni che gli stessi Angeli l’hanno attaccata numerose volte e cercato di portare con loro o uccidere sua figlia e, dato chi è suo padre non se ne stupisce affatto. È proprio per questo che, circa quindici anni prima, uno degli zii della piccola ora divenuta una giovane donna le consegnò il pugnale di cristallo e le diede istruzioni su come usarlo e su come proteggere sé stessa e la figlia. “ Avanti, vieni fuori… “. Sibila. Improvvisamente un rumore la fa sussultare: sta per pugnalare la persona dietro di lei, ma questo la blocca improvvisamente e la afferra per il polso, afferrandolo in una ferrea presa. La bruna rimane sbigottita e non può fare a meno di spalancare gli occhi. “ Tu?! “. Chiede sorpresa, lui la guarda altrettanto stupefatto: ha seguito le orme di un Nephilim, orme che lo hanno condotto fin li. Quando ha incontrato Amara ha capito che si doveva trattare di lei senza dubbio, ma la ragazza è fuggita prima che potesse appurare effettivamente di chi sia figlia e se abbia una grazia angelica o demoniaca.

“ Kelly?! “. Chiede solamente il giovane dalla chioma rossa, non mollando la presa sul polso della donna. Colei che si rivela chiamarsi Kelly prende finalmente parola, dopo alcuni momenti di comprensibile smarrimento.

“ M… Michael?! Che cosa… io credevo che tu… “. Balbetta: riconosce quell’uomo, lo riconoscerebbe tra mille e più persone.

“ Vuoi spiegarmi?! Perchè proteggi una Nephilim? Ho avvertito la sua grazia, ma non ho capito se sia angelica o demoniaca “. Spiega senza troppi giri di parole. La bruna porta lo sguardo sul polso ancora stretto in quella ferrea presa e, come se se ne fosse ricordato solo ora colui che si rivela essere Michael lascia il suo braccio. La donna lo guarda un po' in imbarazzo: inutile mentire, pensa: in un modo o nell’altro lui scoprirebbe la verità e, soprattutto, la vera paternità di Amara.

“ La proteggo perché è mia figlia, o meglio: nostra figlia. Il frutto del nostro amore “. Sentenzia la donna. Lui la guarda sconvolto: ha avuto una breve relazione con Kelly, ma non avrebbe mai immaginato che da quella storia potesse nascere una figlia. “ Quando te ne andasti, quando decidesti di tornare da Anael per proteggere lei ed il bimbo che portava in grembo, vostro figlio, io scoprii di essere a mia volta incinta di tuo figlio. Ma non volevo essere un ostacolo per la tua felicià: sapevo che mi volevi bene, ma il tuo cuore apparteneva ad Anael e non volevo che rimanessi con me solo per il bimbo che attendevo. Decisi di crescere da sola la creatura che cresceva nel mio grembo, ma non fu facile: io sono umana, partorire un Nephilim sarebbe significato morire. E sarei morta, se non fosse intervenuto uno dei tuoi fratelli a salvarmi “. per un istante anche il glorioso arcangelo Michael, la spada di Dio, rimane in silenzio come se dovesse elaborare tutte quelle notizie: quella Nephilim è sua figlia, il frutto dell’amore suo e di Kelly. “ Gabriel mi salvò e mi disse come avrei dovuto comportarmi. Mi diede il pugnale di cristallo d’angelo e mi disse come usarlo, raccomandandomi di non far uscire Amara di casa nei giorni in cui le forze demoniache sarebbero state al culmine della loro forza. Ed è quello che ho fatto fino ad oggi: ma non credo sia un caso che Amara sia uscita, credo t cercasse. Il legame di sangue non mente mai, a maggior ragione il legame tra un angelo e suo figlio, no? Me lo hai sempre detto tu “. Quelle parole fanno sussultare il rosso, come se se ne rendesse conto solo ora: ha una figlia. Oltre ad Amenadiel ha anche un’altra figlia, figlia che se non fosse stato punito dal padre che, prima di restituirgli le ali, vuole farlo vivere ancora un po' tra gli umani, probabilmente non avrebbe mai conosciuto.

“ Una figlia. Io… io ho una figlia… “. Sussurra semplicemente. Kelly annuisce mentre alcune lacrime rigano il suo viso.

“ So che probabilmente, non potrai mai amarla come ami Amenadiel e lo capisco: lui è il figlio della donna che amavi, la donna che hai sempre amato. Ma ti prego: almeno, cerca di non ferire Amara. Ha sempre voluto conoscere suo padre, sarebbe un colpo troppo duro per lei scoprire… “. Ma lui la blocca di scatto, sorprendendo persino sé stesso. La afferra per le spalle per poi puntare il suo sguardo in quello smeraldo di lei.

“ Sciocca, come puoi solo pensare che ami Amara meno di Amenadiel? Entrambi sono frutti dell’amore, miei figli. Non pensare che lei sia meno importante di suo fratello nel mio cuore, perché non è vero: come ho amato le loro madri allo stesso modo, così sarà per i miei figli “. Si sorprende: un tempo non avrebbe mai parlato così, ammettendo apertamente i propri sentimenti. Ma sa anche di essere cambiato molto, Anael è viva, suo figlio è vivo ed ora scopre di avere un’altra figlia. Non gli dispiace che la madre sia Kelly: entrambe le donne che ha amato gli hanno donato un figlio, tutto ai suoi occhi sembra quasi perfetto. “ E’ perfetto… “. Sussurra solamente, mentre Kelly non può fare a meno di sentire i battiti del proprio cuore aumentare: ha sempre amato Michael e probabilmente non smetterà mai di amarlo e sapere che non considera loro figlia un errore, per lei è la più grande gioia. Ora resta solo una cosa da fare: comunicare ad Amara la verità, ed in seguito ad Anael ed Amenadiel. Michael riflette: forse pensa, un solo uomo può aiutarlo in quest’impresa. Colui che un tempo gli fece da tramite e che ora è il suo solo ed unico amico sulla Terra: Castiel.

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Capitolo 12
*** Matite colorate ***


Day 12: Matite colorate
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Candace Morningstar
 

Sono trascorse alcune ore da quando la giovane dalla chioma corvina ha scoperto la verità. Una verità che già sospettava ma che non le era mai stata confermata, fino a quando colei che l’ha cresciuta non è serenamente spirata tra le sue braccia. La fanciulla osserva il feretro esanime di colei che le fece da madre, tra le mani delle matite colorate rispettivamente di colore nero e lilla. Quelle matite colorate che, un lontano giorno e quando ancora era una bimba, una donna le donò. In seguito le baciò dolcemente la fronte e le sussurrò di non temere, che si sarebbero riviste ma che, per ora, dovevano separarsi. Quella donna era sua madre, pensa la giovane Candace. Quella donna era la sua vera madre ed allo stesso tempo una delle sette Virtù, di cui le hanno solamente parlato ma senza mai scendere nei dettagli. La sua madre adottiva le ha spiegato che, a causa di una battaglia tra Dio ed il Diavolo, sua madre è stata costretta ad abbandonarla per evitare le venisse fatto del male. Ma non è così: no, pensa la fanciulla. No, non è vero, il motivo del suo abbandono è molto più serio e, come dire? Personale, se si può definire così. Negli anni a venire la corvina ha condotto delle approfondite ricerche ed ha in fine capito come mai sua madre l’abbia dovuta abbandonare, donandole solamente delle matite colorate come unico ricordo di sé: lo ha fatto per proteggerla, per garantirle un futuro migliore e lontana dal pericolo. Riflette: non è un caso se le ha lasciato proprio il lilla ed il nero. Il lilla simboleggia lei stessa, il colore proprio della sua Virtù e della propria Grazia, il nero simboleggia invece suo padre, il colore delle sue ali e della sua Grazia. Perché è così: ormai suo padre non è più un angelo, se mai lo è stato. Ha commesso un peccato ed ora ne sta ancora scontando il prezzo: la sua anima è nera, le sue ali e la sua Grazia anche. Sua madre le ha anche donato due matite bianche: bianche come la purezza, bianche come una Grazia della quale non si sa ancora il colore, che sarà deciso solamente dal proprietario in base a dove orienterà il proprio cuore e le proprie scelte. E quelle matite rappresentano lei ed il suo gemello: si. Candace lo sa da un po' di tempo ormai: lei è la parte pura e buona, suo fratello ancora deve decidere da che parte sarà malgrado, di fatto, sia il nuovo Messia. Il sangue demoniaco che scorre nelle sue vene ha una fortissima influenza su di lui e, pensa la corvina, forse potrebbe proprio essere lei a condurlo sulla strada giusta. A fargli capire che la sola via percorribile è quella del bene, non ce n’è una secondaria. No: la strada del male, quella non la deve nemmeno contemplare, solo il pensiero la rattrista e fa arrabbiare al tempo stesso. Fragile, troppo fragile. Non sa come mai, ma lo sente: in quel momento suo fratello è molto fragile e facilmente influenzabile, colui che ha capito essere suo padre è ancora libero e potrebbe traviarlo, attrarlo verso l’oscurità e macchiare eternamente la sua anima. E lei non vuole permetterlo, pensa la ragazza. Non è più tempo di indugiare: ritroverà sua madre, le dirà che l’ha perdonata e che ora sa tutto, sa come sono andate le cose e sa che se l’ha abbandonata è stato unicamente per il suo bene. E le dirà che la perdona, che la ama tantissimo e che più nessuno le separerà. Le dirà che ora è una giovane donna e che sarà ora lei a proteggere suo fratello e sé stessa, che non dovrà più affrontare tutto ciò da sola. La ringrazierà di averle donato quelle matite colorate che, ne è sicura, sono in parte intrise della Grazia Angelica della madre. La Grazia che in tutti quegli anni non ha fatto altro che proteggerla creando una potente barriera, impedendo che suo padre la trovasse. Incontrerà finalmente il suo gemello, lo conoscerà e creeranno un legame. Si: si, pensa la ragazza. Ora che la sua madre adottiva, il suo unico affetto è venuto a mancare, non c’è più nulla e nessuno che possa trattenerla: anche lei sarà parte attiva di quella battaglia che, almeno in parte, la riguarda. “ Vi vorrò sempre bene, madre. Grazie per avermi amata ed accudita come fossi vostra figlia, ma ora devo andare: devo andare e proteggere la mia famiglia “. Posa un bacio sulla fronte gelida della madre, poi esce di casa con fare risoluto. “ Mamma, sto arrivando: molto presto saremo tutti riuniti “. Sussurra e, in quel momento, Candace Morningstar dispiega le proprie ali bianche. Meta: casa Belzenia.

In quel momento al giovane dalla chioma corvina cade a terra una matita di colore nero. Jesus Morningstar si china per raccoglierla, non potendo fare a meno di avvertire una potente Grazia Angelica avvicinarsi. Quasi percependo un intenso legame con il o la proprietaria di questa, esce a sua volta di casa, tenendo tra le mani quella matita nera e dispiegando le proprie ali, del colore delle tenebre più oscure. Molto presto, i gemelli Morningstar si incontreranno e di questo, anche loro madre Valentina è consapevole.

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Capitolo 13
*** Acquario ***


Day 13: Acquario
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Serena Klyne e Castiel

Questo prompt è un regalo ad un'amica, che ha inserito nella serie canonica la sua pg di cui si legegrà in questa storia.

 

L’acquario è illuminato solo da una fioca luce. La piccola di circa cinque anni sta osservando ammirata i pesci al suo interno mentre, poco distante da lei una misteriosa figura la osserva con sguardo compassionevole. “ Non vuoi andare a casa? Sei qui da molto tempo “. Chiede la figura, ma la piccola dalla chioma bionda scuote il capo.

“ Non posso! Devo aspettare il mio papà, so che stavolta arriverà “. Commenta. La figura riflette un momento: la bimba viene all’acquario ormai tutti i giorni, usando inconsciamente la propria grazia angelica e le proprie ali riesce infatti a raggiungere qualunque posto ella desideri e, malgrado sia ormai chiuso, l’acquario è a quella tarda ora la meta preferita della piccola. l’uomo riflette: per lui non è un problema utilizzare la propria Grazia ed andare e venire da qualunque luogo, ma lei non riuscirebbe mai a tornare a casa da sola. Ne ha avuto la prova la prima volta che si ritrovò da sola in quel posto, con la sola compagnia dei pesci e le porte sprangate. Il pianto della bimba lo attirò in quel luogo e lo convinse a tenerla d’occhio. La ragione? Beh… i suoi pensieri vengono interrotti: un pesce si avvicina alla teca di vetro, curioso nel notare la luce emanata dal corpo della figura misteriosa che ancora non mostra il volto.

“ Piccola mia, tuo padre non può venire: Raphael è ancora… “. Ma lei scuote il capo con energia, voltandosi e guardando la figura: non rimane abbagliata né accecata da quella luce meravigliosa, una luce calda che le trasmette pace e sicurezza.

“ No! Io voglio Castiel! “. Inizia nuovamente la bambina, la figura non può fare a meno di rimanere stupita, ma ancor più lo stupisce il seguito di quella frase. “ Mio padre è Castiel “. Insiste la bambina, sedendo a terra ed appoggiandosi alla grande teca che contiene l’acqua ed i vari esemplari di pesci. “ Sai, mia madre mi ha detto che c’è un angelo che veglia su di me. Ed io lo sento: lui mi protegge. E ricordo che, nel momento in cui sono nata quell’angelo era lì con me: mi ha presa tra le braccia ed io mi sono sentita sicura e protetta. E quell’angelo era Castiel. Mio padre “. Insiste. La figura si china per poi accarezzarle amorevolmente il volto.

“ Quindi, Castiel è il tuo padre scelto. Colui che hai scelto come seconda figura paterna… “. Sussurra, lei annuisce per poi chiudere gli occhi.

“ So che l’acquario gli piace tanto, mi ci portava sempre quando ero più piccola. Me lo ricordo bene! Per questo voglio aspettarlo qui: so che se ci sarò, lui si farà vivo e potrò rivederlo “. La figura riflette un momento: c’è una lieve possibilità che il desiderio della piccola si avveri? È ormai quasi un anno che è stata privata anche del suo secondo padre, ciò non è giusto. Tutti, lei inclusa meritano di essere felici. E tutti, Castiel incluso meritano di avere una seconda occasione.

“ Facciamo così: rimani qui ancora per un po' e cerca di riposare. Se riuscirai a dormire, al tuo risveglio avrai una bellissima sorpresa “. La bimba guarda la figura incuriosita, i suoi occhi si tingono di giallo per qualche istante mentre i suoi poteri da Nephilim tornano ad attivarsi per un breve istante, mostrandole il reale volto dell’entità. La bionda annuisce per poi sorridere lievemente, chiudendo gli occhi.

“ Va bene. Grazie, nonno… “. Sussurra, intuendo la verità: la figura che da un anno a questa parte le è stata accanto al posto di suo padre, è niente poco di meno che il Creatore stesso.

 

Serena Klyne sta ancora dormendo profondamente, quando un’improvvisa luce azzurra precede l’entrata in scena di qualcuno che lei riconoscerebbe sin troppo bene, se non fosse ottenebrata dal velo del sonno. Colui che è appena giunto la osserva, addormentata appoggiata alla teca dell’acquario ed inevitabilmente sorride lievemente. “ La mia bambina “. Sussurra, chinandosi per poi avvolgerla qualche momento con le sue bellissime ali ora tinte di nero, per poi prenderla in braccio con delicatezza. Serena percepisce il tocco che solo quell’uomo possiede: il tocco di colui che l’ha fatta nascere e le ha salvato la vita, il tocco di suo padre. Percependo il suo profumo, che forse solo lei riesce a sentire, apre gli occhi celesti di scatto.

“ Papà! “. Fa, abbracciando forte colui che si rivela essere Castiel. “ Sei tornato! Mi sei mancato tanto! Non andare più via! “. Lo stringe forte, non vuole più lasciarlo andare come se avesse timore che, se lo farà, se ne andrà nuovamente. Lui sorride leggermente per poi accarezzarle i capelli biondi, ereditati da suo padre.

“ Veglierò sempre su di te, Serena. Perché tu sei mia figlia, anche se non biologicamente sei comunque mia figlia. Tu mi hai scelto sin da quando eri nel grembo di tua madre, ed io farò di tutto per proteggerti ora che mi è stata data una nuova occasione “. Sussurra e, rassicurata, lei annuisce per poi chiudere gli occhi ed appoggiando il capo alla sua spalla.

“ Grazie nonno, per avermi riportato mio padre. Sapevo che dovevo continuare a venire all’acquario, sapevo che sarebbe stato qui che ci saremmo rincontrati “. Mormora la ragazzina, chiudendo gli occhi. “ Ora sono felice. Ti voglio bene, papà “. Sussurra, prima di addormentarsi.

“ Te ne voglio anche io, figlia mia… “. Risponde semplicemente Castiel, baciandole il capo e non potendo ancora credere che, dopo il processo celeste, sia in fine stato perdonato e Dio gli abbia nuovamente concesso di scendere sulla Terra, per poter stare accanto alla sua amata sorella ed alla loro bimba speciale.

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Capitolo 14
*** Cantucci ***


Day 14: Cantucci
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Serena Klyne, Jesus Morningstar, Valentina, Raphael e Castiel

Questo prompt è un regalo ad un'amica, che ha inserito nella serie canonica la sua pg di cui si legegrà in questa storia.
 

“ Jesus Morningstar! Torna qui! “. La ragazzina manca di un soffio l’altro giovane dalla chioma corvina, più grande di lei di qualche anno ed il quale, con noncuranza, si sposta poco prima che la mano dell’altra afferri il suo braccio e, cosa più importante, ciò che lui tiene ancora tra le mani. “ Avanti! Sono miei! “. Protesta a gran voce la bionda. Il ragazzo tuttavia non pare volerle dar retta: la osserva con aria strafottente mentre, come se nulla fosse estrae dal sacchetto uno dei cantucci e lo addenta come fosse la cosa più naturale del mondo e come se gli appartenesse.

“ E’ inutile che ti scaldi: questi sono miei e me li mangio. Perché non te li vai a comprare, scusa? “. Chiede, il ghigno così identico a quello del padre fa andare su tutte le furie la sorellastra.

“ Piantala di ghignare in quel modo! Quando fai così mi dai sui nervi! “. Fa, alzandosi da terra dove era precedentemente finita, nel vano tentativo di afferrare il fratello ed il sacchetto che le ha sottratto, se così sì può dire. “ La mamma ha detto che ce li dobbiamo dividere, che non mi darà i soldi per comprare un altro pacchetto di cantucci! Prenderò la colpa io se trova il sacchetto vuoto, quando invece l’ingordo sei tu! “. Protesta: lei e la sua famiglia sono infatti in vacanza in Toscana, approfittando di un periodo di pace. La ragazzina tuttavia pare aver esagerato con i prelibati dolci tipici, specialmente con i cantucci che sono i suoi preferiti. La madre ha così deciso di porre un limite: un solo sacchetto per entrambi i suoi figli, dato che le gemelle e Raziel non sembrano preferire i cantucci ma altri tipi di dolci sarà più che sufficiente per entrambi, in oltre insegnerà loro come condividere le cose e forse, finalmente, li aiuterà a creare un legame fratello/sorella. O almeno questo sarebbe l’intento di Valentina: Giustizia non ha però fatto i conti con il caratteraccio di entrambi i suoi figli che, quando si arrabbiano specialmente, sembrano essere le copie dei padri. Ed ora eccoli lì a litigare per gli ultimi cantucci presenti nel sacchetto. Jesus, figlio di Lucifero e Valentina, non pare voler cedere alla richiesta di colei che si rivela essere Serena Klyne, figlia di Raphael e Valentina. I due Nephilim si sfidano con lo sguardo, lei alterata e lui strafottente.

“ Se prendi la colpa, non è un mio problema: non fossi stata così ingorda, la mamma ti avrebbe permesso di comprare un altro pacchetto di cantucci ed ora non saresti qui a lagnarti. Quindi smetti di seccarmi e lasciami mangiare la mia parte “. Detto questo e davanti allo sguardo di un’infuriata Serena, il figlio di lucifero addenta un altro cantuccio con un piglio leggermente malizioso, come a volerla provocare ancora una volta. La grazia angelica della ragazzina inizia a circondarla mentre lei stringe un pugno.

“ Cosa?! Questa me la paghi! “. Commenta, offesa: lei non è stata ingorda, è lui che ha mangiato buona parte dei suoi cantucci ed ha dato la colpa a lei!

 

In tutto questo qualcun altro sta osservando la scena, mangiando distrattamente i propri cantucci. “ Castiel? “. Chiama colui che gli è di fianco, che fingendo noncuranza ruba un cantuccio dal sacchetto dell’altro, che inizialmente non pare accorgersene.

“ Che cosa c’è? “. Chiede semplicemente il corvino, fingendo di aver preso il dolce dal proprio sacchetto.

“ Guarda: credo che presto qui succederà il finimondo “. Ride lievemente. Castiel rimane in silenzio qualche istante per poi prendere parola solo di lì a poco.

“ Tale padre tale figlia, no? Ti assomiglia: ha un caratteraccio, se vuole “. Commenta con una lieve risata, mentre l’Arcangelo dalla chioma bionda lo osserva lievemente accigliato.

“ Tua figlia. Te la cedo volentieri per un po' “. Ride un po', pensando a come sia ironico ma, di fatto, sua figlia Serena si ritrova ad avere due padri: lui, il padre naturale, e Castiel che invece, oltre ad essere suo zio è anche il padre scelto.

“ Ma che bravo: così, quando fa i danni sarebbe mia figlia? “. Chiede Castiel con una lieve ironia a colui che si rivela essere Raphael, Arcangelo dell’Aria e della guarigione e figlio di Dio.

“ Tu l’hai accettata come tale, ora accettane le conseguenze, no? “. Continua con ironia l’altro. Ora è il cognato a guardarlo lievemente accigliato, afferrando il suo sacchetto di cantucci.

“ Ok, affare fatto: io calmo nostra figlia, tu mi dai i tuoi cantucci “. Ride lievemente, facendo per allontanarsi. Raphael impiega qualche istante a realizzare ma, quando capisce di essere stato “ derubato “ dei propri cantucci, va dietro al corvino in tutta fretta.

“ Ehi! Torna subito indietro e ridammi i miei cantucci! “. Protesta ma, ormai, l’altro se n’è già andato via con il “ bottino “ mentre, nello stesso istante, la sola a non essere ancora intervenuta nella discussione scuote lievemente il capo.

“ Sono peggio dei bimbi piccoli, tutti quanti “. Commenta semplicemente Valentina, osservando i propri sacchetti di cantucci di vario gusto, accuratamente nascosti in dispensa. “ Mi sa che dovrò andare a calmarli “. Ride lievemente, uscendo dalla cucina e notando i due figli accapigliarsi ed afferrarsi per le ali. “ Oh, buon Dio “. Sussurra la bruna, alzando gli occhi al cielo e portandosi una mano alla fronte: stavolta, anche se sono adolescenti nessuno toglierà una bella tirata d’ali ad entrambi i suoi figli. E forse in seguito, anche al fratello ed al marito, e tutto per quei cantucci, pensa la giovane tramite di Giustizia. “ La prossima volta li porto in vacanza dove la cucina è orribile “. Commenta, andando a dividere i due figli prima che l’uno spiumi le ali dell’altra.

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Capitolo 15
*** Maneki neko ***


Day 15: Maneki neko
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Serena Klyne e Michael

Questo prompt è un regalo ad un'amica, che ha inserito nella serie canonica la sua pg di cui si legegrà in questa storia.
 

Il giovane dalla chioma rossa raccoglie il maneki neko, dopo che questo è finito a terra. La bambina dalla chioma bionda lo osserva incuriosita: vorrebbe rientrare in possesso del proprio portafortuna, ma quell’essere alato le mette paura e non riesce a proferire verbo. “ Cos’hai da fissarmi, Nephilim? “. La chiama gelidamente ed in tono dispregiativo il giovane con quelle ali così maestose, delle quali la ragazzina non riesce nemmeno ad intuire il numero.

“ Aspettavo da tanto tempo di incontrarti, sai? “. Chiede e, a quella frase gli occhi di ghiaccio di lui vengono puntati in quelli celesti di lei.

“ E perché volevi incontrare me? “. Chiede in tono gelido, la bambina di cinque anni tuttavia non pare intimidirsi. Lo guarda intensamente per poi sorridere dolcemente.

“ Sei stato tu a regalarmi quel maneki neko! Lo hai messo sul mio comodino per farmi smettere di piangere, quando ero solo una neonata. Io mi ricordo bene”. Immediatamente il giovane Arcangelo ricorda: il giorno in cui, non sa nemmeno lui perché, scese sulla Terra per vedere l’odiata figlia di suo fratello: la figlia che, per un po' di tempo, credette essere sua salvo poi scoprire, tramite la sua grazia, che non è così. Tuttavia pensa, una parte di lui non è mai riuscita a recidere il legame che ha con quella bambina che, volente o nolente ha anche una parte del suo sangue essendo sua nipote. Ricorda di come il suo pianto lo disturbasse e, per quietarla, le avesse fatto dono di quel maneki neko: un portafortuna che parve immediatamente attrarre l’attenzione dell’allora neonata, che guardandolo muoversi si quietò e smise di piangere. Tuttavia, ciò che l’Arcangelo non può sapere è che la piccola vide anche lui, malgrado la luce divina lo circondasse e lui cercasse di celare il viso con le ali. Lei lo riconobbe e, a distanza di anni, ricorda ancora il suo viso.

“ Piantala di dire sciocchezze “. Sibila acido colui che si rivela essere Michael: Arcangelo del fuoco e secondo figlio di Dio, gemello di Lucifero. “ Non sono stato io a darti quell’affare “. Mente e lo fa anche male, pensa la piccola. Si alza da terra per poi avvicinarsi senza paura a colui che sa essere suo zio.

“ Invece si che sei stato tu, io ti ho visto! Riconosco la tua grazia. Io so bene chi sei! “. Insiste e, a quel punto e vedendola avvicinarsi lui fa istintivamente un passo indietro.

“ Sta indietro, mocciosa. Non osare avvicinarti a me “. Sussurra semplicemente il rosso ma, a sorpresa, la piccola lo abbraccia forte, cingendogli a stento la vita dato che ancora non arriva alla perfezione a cingere con le braccia di bimba quell’altezza.

“ Tu sei il mio Angelo custode! Io lo so, vegli sempre su di me quando papà non c’è! c’eri anche quando ho avuto la febbre, ogni tanto fai muovere quel maneki neko ed io capisco che sei nella stanza con me! “. Fa semplicemente ed ingenua. Quando si riferisce a suo padre, ovviamente parla di Castiel, suo padre scelto dato che, come si sa, purtroppo il suo padre biologico non può al momento essere lì con lei. “ Tu sei l’Arcangelo Michele! “. Conclude la frase lei. Per la prima volta qualcosa pare spezzarsi nel cuore del gelido arcangelo, della “ spada di Dio “: sembra che una coltre di ghiaccio abbia fatto spazio ad un calore anomalo, come il calore che da il fuoco di cui lui stesso è signore. Non fa nulla: non cerca più di allontanarsi, non sa perché ma sente di non averne più necessità.

“ Già… il tuo Angelo custode… “. Sussurra semplicemente: non intende ricambiare l’abbraccio della bambina. “ Non me ne frega nulla di te, sai? Io ti odio “. Commenta semplicemente, lei tuttavia non gli crede e scuote il capo.

“ E invece non è vero! Non sai che gli Angeli non devono dire le bugie? “. Chiede innocentemente e, per la prima volta, anche l’Arcangelo Michael non può fare altro se non rimanere in silenzio. Sospira pesantemente, rimanendo in attesa: era venuto per dare una lezione a colei che poteva essere sua figlia, invece qualcosa glielo ha impedito. Cosa sia? Nemmeno lui lo sa.

 
 

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Capitolo 16
*** Bambino ***


Day 16: Bambino
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Gabriel e Gabrielle
 

Sono trascorse solamente poche ore da quando lo scontro tra Gabriel ed Asmodeus ha avuto un inaspettato esito: l’Arcangelo dell’acqua stava per avere la meglio ma, improvvisamente, il Principe Infernale ha usato il suo stesso potere e non solo è riuscito a distruggere lo scudo d’acqua dell'avversario ma, a sua volta, ne ha creato uno per difendersi. Solo il provvidenziale ed inaspettato aiuto di Uriel ha fatto sì che il più giovane dei figli di Dio non subisse una sorte orribile sotto i colpi dell’altro. L’arcangelo della Terra ha infatti deciso di scendere all’inferno in soccorso del fratello, sapendo che avrebbe potuto aver problemi con Asmodeus.

Seppur inizialmente fosse il più debole tra i Principi Infernali ora la situazione è mutata: il demone che hanno catturato ha infatti confessato che il figlio di Lucifero ha sottratto quasi tutta la grazia di Gabrielle per poi iniettarsela a sua volta e, con la grazia di un Arcangelo in corpo ed avendo già una minima quantità di quella di Gabriel a fargli scudo per evitargli di essere distrutto dal potere divino è, di fatto, diventato uno dei più potenti ed inarrestabili. Considerato ciò il corvino non ha potuto fare altro che sfruttare il suo ruolo di “ guardiano “ dell’Inferno e giungere al palazzo di Lucifero per poter aiutare il fratello, prima che fosse troppo tardi.

Ed ora eccoli lì: i due Arcangeli si guardano dopo che, almeno temporaneamente, Uriel è riuscito ad attivare il potere del vecchio sigillo di Dio ed ha rinchiuso Asmodeus nella Gabbia: sa che non è una cosa definitiva, ma avranno almeno il tempo di fare ciò per cui sono giunti fino in quel luogo. “ Presto, Gabriel! Non riuscirò a trattenerlo a lungo: cerca nostra sorella e portiamola via da qui! “. Fa il corvino, tenendo la propria falce ben piantata a terra e sentendo già il potere di Asmodeus attivarsi per distruggere il sigillo. Gabriel annuisce e, senza perdere ulteriore tempo si avvia a gran velocità nel punto in cui percepisce la quasi impercettibile grazia della gemella. Quando finalmente giunge nel punto in cui percepisce quella Grazia farsi più intensa seppur minima, solo il necessario per tenere in vita la donna, senza esitare distrugge le sbarre di quella prigione ostile: apparentemente nessuno è in quella cella ma lui sa di non aver sbagliato: il suo istinto in primis lo ha condotto lì e lo sa bene, l’istinto non sbaglia mai. Si guarda attorno quando, improvvisamente, il pianto di un neonato lo fa sussultare.

“ Un bambino? “. Si chiede, avvicinandosi. Man mano che i suoi passi si fanno vicini, istintivamente la donna seduta a terra e tra le quali braccia il neonato sta ancora piangendo indietreggia, fino a finire con la schiena contro il muro e senza nemmeno alzarsi da terra. “ G… Gabrielle?? “. Chiede sconvolto il figlio di Dio: quella donna è senza dubbio sua sorella gemella Gabrielle ed il bimbo piangente tra le sue braccia, sul quale lui punta lo sguardo, deve essere senza dubbio… “ Oh mio Dio… “. Sussurra sconvolto il bruno, intuendo l’identità del bambino ed immaginando le modalità con le quali dev’essere stato concepito. Lei lo guarda con espressione terrorizzata mentre stringe a sé il neonato e scuote il capo. “ Forza, Gabrielle! Dobbiamo andare via da qui, adesso: Uriel non riuscirà a… “. Si blocca, riflettendo: non crede sia esattamente una buona idea pronunciare il nome di Asmodeus di fronte a lei, potrebbe metterla ulteriormente in agitazione. Quasi senza pensarci il bruno prende la mano della gemella che, istintivamente, la ritira iniziando a gridare e facendo piangere ancor più forte il piccolo. “ No, non agitarti: io voglio aiutarti, ma tu devi venire con me adesso! “. Fa semplicemente lui: non c’è tempo per convincerla, se Asmodeus riuscisse a liberarsi dalla gabbia proprio in quel momento sarebbe la fine. Lei continua a scuotere il capo spaventata: culla il bimbo mentre le lacrime scendono anche dai suoi occhi ormai spenti, privi di quella luce che li contraddistingueva. “ Gabrielle! Se vuoi salvare te stessa e tuo figlio, devi alzarti e venire con me! Sono tuo fratello, guardami! Sono Gabriel “. Ma a quel cambio di tono da parte di lui la donna inizia a gridare e chiude gli occhi, portando le mani alle orecchie mentre il piccolo è posato sulle sue ginocchia. A quella scena Gabriel decide di agire in modo drastico: non vorrebbe, la sorella è evidentemente traumatizzata ma, se vuole salvare lei ed il bambino questo è il solo sistema possibile. “ Avanti, vieni con me! “. Fa con determinazione, avvicinandosi e prendendo il bimbo in braccio poi, con il braccio libero facendola alzare di peso mentre lei inizia a gridare e tremare: ha paura, dopo tutto quello che ha passato teme che la cosa si ripeta, forse nemmeno ha riconosciuto il gemello e teme che sia semplicemente qualcuno che le ha strappato il suo amato bambino e che la stia ora conducendo da Asmodeus. “ Avanti, non c’è tempo! “. Fa semplicemente il bruno e, una volta giunti da Uriel questi non può fare a meno di osservare con sbigottimento il neonato.

“ Ma questo bambino chi… “. Gabriel lo interrompe bruscamente, prima che l’altro abbia il tempo di proseguire.

“ Andiamo via, presto! “. Fa e, senza esitazione il corvino unisce il proprio potere a quello del fratello per poi scomparire in una luce azzurra.

Uriel e Gabriel giungono all’Etenamenki, con loro Gabrielle che, al solo vedere la luce pare agitarsi ulteriormente: copre il viso con le mani ed inizia a lamentarsi, evidentemente i suoi occhi non sono più abituati al chiarore dopo tanto tempo di tenebre. “ Gabriel, puoi spiegarmi? Chi è questo bambino? “. Chiede Uriel. Gabrielle si libera dalla presa del fratello e si rifugia in un angolo della sala, sedendosi a terra e portando le ginocchia al petto, ginocchia nelle quali affonda il viso: la sua Grazia Angelica è quasi del tutto prosciugata e la sua sanità mentale è stata compromessa dal trauma, questo è evidente.

“ Questo piccolo è la sola speranza che abbiamo di rivedere la nostra Gabrielle esattamente com’era: è suo figlio “. Sentenzia, lasciando di sasso Uriel che, sconvolto, non può fare a meno di scuotere il capo. “ Non so cosa le abbia fatto Asmodeus, ma posso immaginare come sia stato concepito questo bambino. Un bambino che comunque non ha nessuna colpa, un bambino che è in ogni caso anche una parte di nostra sorella e che noi abbiamo il dovere di proteggere ed amare “. Sentenzia, Uriel annuisce un po' pensieroso ed ancora sconvolto dalle ultime scoperte: sua sorella è madre di un bimbo per metà demone, un Nephilim che in futuro avrà una potenza inarrestabile e potrà essere paragonato solamente ai figli di Michael e Lucifero in termini di forza. Solo Dio o forse nemmeno lui sa cosa deve aver subito la gemella di Gabriel, che ancora rimane appoggiata al muro con il viso sulle ginocchia, i lunghi e scompigliati capelli azzurri le ricadono ai lati di esso.

“ E sia: proteggeremo sia il bambino che nostra sorella. E non solo da Asmodeus “. E riflette: se per suo padre Dio potrebbero non esserci problemi, sicuramente pensa, Michael non prenderà affatto bene di avere un nipote per metà demone.

 

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Capitolo 17
*** Sirena ***


Day 17: Sirena
Storia: Nessuna
Personaggi: Mistero
 

For what I did my soul atrouncéd,
How I wish for thee again,
O! do believe me, 'twasn't a frounce.
Will I give thee it: Troth.

Il giovane non sa se tutto ciò sia reale o se sia solo frutto della sua suggestione, una cosa però è certa: una voce. Una voce che intona una melodia, una donna seduta su uno scoglio nel bel mezzo del mare. Quella voce melodiosa e carica di tristezza che ineluttabilmente lo sta attirando: la ragione gli dice che non c’è nessuno e che sta immaginando tutto, ma il cuore dice il contrario: la misteriosa figura con la coda da pesce e lo sguardo penetrante sta intonando quella melodia per lui, lo chiama e, volente o nolente la deve raggiungere. I suoi occhi diventano vitrei mentre la donna dai capelli di sole e lo sguardo di notte profonda continua ad intonare quella canzone che, alle orecchie del ragazzo, suona ora come una storia triste: la storia di una sirena innamorata ma che, involontariamente, fu causa della morte dell’uomo che amava.

And as a crux - cede I my words -
Fro my heart wilt thou ne'er
Have I been 'sooth sinsyne.
Be left without – come!

Si narra in questo villaggio, di un giovane marinaio morto in circostanze misteriose ed oscure. Nessuno ha mai indagato sulla sua morte, come se un fitto velo di mistero aleggiasse su di essa ed incutesse allo stesso tempo paura solamente a parlarne. Il corpo dell’uomo non venne mai ritrovato e, da quella notte in cui perse la vita, spesso si ode il canto malinconico di una donna che tutti quanti definiscono “ una sirena dai capelli di sole e lo sguardo di notte profonda “: suo scopo non pare ammaliare altri marinai, più che altro pare alla ricerca di qualcuno in particolare.

Il ragazzo è già arrivato a bagnarsi in acqua quasi interamente, la voce dell’oste del bar che gli racconta quella leggenda rimbomba nella sua mente, sovrastata in seguito dalla voce melodiosa della donna. La donna che lo sta conducendo a sé indenne, guidandolo con la propria voce. E lui, attratto da quella bellissima sirena non fa altro che continuare a camminare mentre immagini confuse di un passato non suo si fanno strada nella sua testa.

Vede sé stesso ma allo stesso tempo un altro uomo, totalmente diverso. Vede un naufragio, una mano delicata sul suo viso poi un grido indistinto.

Si narra che le sirene siano divoratrici di marinai, mostri terribili con le false sembianze di una bella fanciulla con coda di pesce che, per attrarre le vittime a loro, intonano una melodia suadente che li attrae irrimediabilmente verso il loro crudele destino. Ma non è sempre così: la storia di Cassidy, la sirena che ora stringe tra le sue braccia il ragazzo che, poco prima, stava rischiando di affogare per seguire il suo canto e di Glauco, il marinaio che amò ma del quale provocò indirettamente o direttamente, nessuno può dirlo con certezza, la morte, è una storia carica di mistero e magia, una storia che rimarrà per sempre custodita tra le onde del mare e nella mente di colei che, dopo tanti anni, ha ritrovato la reincarnazione del suo amato.

Siete curiosi di sapere questa storia? Purtroppo, nessuno al mondo la conosce con esattezza e, probabilmente, mai nessuno la narrerà.

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Capitolo 18
*** Ha i tuoi occhi ***


Day 18: Ha i tuoi occhi
Storia: Sono nel tuo sogno
Personaggi: Kai Kuran e Chibiusa
 

Chibiusa sorrise dolcemente, tenendo tra le braccia un bimbo nato da poche ore. Accanto a lei, un giovane dalla chioma bruna la osserva e, per la prima volta, sul suo viso si dipinge un lieve sorriso. “ Ciao bellissimo “. Sussurra la neo mamma, giovando con le manine del piccolo. A quel contatto il bimbo inizia ad emettere alcuni vagiti, allegro. “ Guarda: a quanto pare, si è accorto che ci sei anche tu: sembra davvero essere felice “. Sussurra, puntando lo sguardo celeste in quello smeraldo dell’altro giovane. “ Vieni, avvicinati “. Sussurra la ragazza dalla chioma rosa. Colui che si rivela essere Kai Kuran, Principe di Lauwent e gemello di Andrew si avvicina a lei ed al piccolo, tuttavia non posa un solo dito sulla creatura: di solito non gli importa niente di nessuno, ma di fronte a quel piccolo sente che tutto è differente. Teme di fargli male anche solo sfiorandolo e questo pare comprenderlo anche la ragazza. “ Vuoi prenderlo in braccio? “. Chiede semplicemente la donna, lui tuttavia scuote il capo.

“ Oh no, non vorrei mai fargli male… “. Sussurra semplicemente, riflettendo: Chibiusa non si è purtroppo rivelata essere la sua Eletta, per tanto il bimbo che gli ha dato non potrebbe mai essere il principe delle Tenebre, almeno non il suo successore. Tuttavia gli importa molto di lui, sente già un legame indissolubile e sente che per lui sarebbe pronto a qualsiasi cosa.

“ Macchè. Non gli farai male, coraggio: prendilo in braccio “. Sorride dolcemente la rosa e, a quelle parole Kai pare finalmente convincersi. Si siede accanto alla fanciulla che, con delicatezza, posa il bimbo tra le sue braccia. “ Ecco fatto: vai da papà, amore mio “. Sussurra amorevole mentre, per la prima volta in tutta la sua vita, anche Kai Kuran avverte una sensazione chiamata amore: non è come l’amore verso una donna, questo è un amore diverso ed assoluto. Un amore che lo porterebbe a dare la vita per quella creatura così fragile: suo figlio. “ Come lo chiamiamo? “. Chiede ad un certo punto la donna, osservando quella dolce scena lievemente commossa: sa bene che il piccolo è stato imprevisto, tuttavia non le è mai importato. Lei lo ha amato sin dal primo momento e, malgrado la sua reputazione di playboy incallito anche Kai, sin dall’inizio, lo ha amato e protetto. Istintivamente il giovane Principe e Re delle Tenebre, anche se questo la donna non può saperlo, osserva prima lei poi il bimbo.

“ Astaroth “. Sussurra ad un certo punto lui, così, quasi senza pensarci e volendo chiamare il figlio proprio come il suo fidato capitano, colui che gli è secondo nel comando dell’esercito ombra. “ Cosa ne dici? Ti piace? “. Chiede rivolto al bimbo, ed a quella domanda lui punta i suoi occhi smeraldo e vispi in quelli del padre per poi agitare le manine, ridendo. Anche Chibiusa sorride un po'.

“ Pare che gli piaccia: allora, ciao Astaroth “. Fa la neo mamma, notando poi una cosa. “ Guardalo: ha i tuoi occhi, visto? “. Chiede e, a quella frase, Kai non può dare a meno di osservare gli occhi del figlio.

“ Ehi… è vero! Ha i miei stessi occhi… “. Mormora, per la prima volta commosso sinceramene e senza alcuna maschera. Posa lo sguardo sulla ragazza, per poi chinarsi e dandole un bacio sulla fronte. “ Grazie: mi hai fatto il regalo più bello che potessi ricevere, un figlio. Nostro figlio “. Sussurra e, a quella frase lei posa il capo sulla sua spalla mentre lui ancora stringe a sé il bimbo.

“ Credevo non lo volessi, sai? Insomma: mi hanno sempre raccontato un sacco di cose su di te, e… “. Ma con la mano libera lui le posa un dito sulle labbra per farla tacere, guardandola intensamente.

“ Tu mi hai dato un figlio, Chibiusa. Sei e sarai sempre parte della mia vita, insieme a lui. Anche se non sei la mia Eletta, una parte di me rimarrà sempre tua e di nostro figlio: non scomparirò dalle vostre vite, non sarà considerato un illegittimo e tu una donna disonorata. Non devi temere “. La rassicura, ed è vero: intende riconoscere il piccolo sia come principe legittimo delle Tenebre che di Lauwent, non gli importa cosa potrebbe dire suo fratello: quella creatura è suo figlio, il sangue del suo sangue, e Chibiusa è sua madre. Nessuno oserà dire nulla fuori dall’ordinario su di loro, né torcergli un singolo capello. Altrimenti pensa, se la vedranno con Dark Beauty in persona. E la sua vendetta certamente, sarà spietata: nessuno deve osare toccare le persone a cui tiene. Nessuno.

“ Ok.. mi fido “. Sussurra la rosa, chiudendo gli occhi qualche istante per potersi riposare un istante: si sente sicura e protetta malgrado, nel suo profondo, avverta le Tenebre che scorrono in suo figlio ed in Kai, quelle Tenebre non la spaventano minimamente. E di una sola cosa si rammarica: di non essere lei la donna che lui sta cercando da così tanto tempo.

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Capitolo 19
*** Ricordi ***


Day 19: Ricordi
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Ivy Hikari e Vanitas Hikari
 

Sono trascorsi diversi anni dalla battaglia contro i ribelli e, in seguito, contro i redivivi Kevin Hikari e Vanitas Lunettes. La pace sembra tornata a Veritas anche se, di fatto, i nemici non sono stati del tutto neutralizzati: Kevin è stato nuovamente rinchiuso in un profondo stato di morte apparente mentre per Vanitas, l’unica soluzione è stata imprigionare nuovamente la sua anima nel filatterio che lo custodiva da secoli e secoli, ma comunque fu impossibile distruggerlo definitivamente: è infatti una parte di lui che tiene in vita suo nipote Vanitas e, se mai dovesse essere distrutto anche il Re bambino potrebbe subire delle gravi conseguenze. Con l’aiuto di Garry e degli altri vampiri e cacciatori si è in fine potuto spezzare la maledizione del re pazzo, che per anni ha quasi fatto perdere del tutto il senno a Vanitas ed ha distrutto completamente la sanità mentale di Kevin e, ancora prima di lui, dello stesso Vanitas Lunettes, padre della Regina Luna ed ultimo Re della stirpe Lunettes. Vincent ha invece subito gli effetti devastanti di quella maledizione in quanto, come re illegittimo si era comunque appropriato del trono di Veritas per un breve periodo e spodestato il fratello: la maledizione non ha fatto alcuna distinzione ed ha avuto il proprio effetto anche su di lui che, non riuscendo a sostenerne il peso, ha perduto del tutto la ragione ed ora è chiuso in un carcere di massima sicurezza, dal quale non uscirà più per molto tempo. O almeno così spera colui che, in questa notte di luna blu ha deciso di uscire in giardino mentre i ricordi invadono la sua mente: fu proprio qui che la sua Ivy incontrò la prima volta Vincent e, sempre in quel luogo è stata piantata la quercia che stava a simboleggiare la sua nascita: sua madre la regina Luna volle piantarla personalmente, ed ora cresce bella e rigogliosa. Un’altalena ormai sfatta è ancora presente accanto ad essa: era l’altalena su cui, da piccolo, sua madre lo spingeva e, in seguito e per un breve periodo, spinse anche la sua sorellina Ivy, prima della notte degli inganni in cui la regina perse la vita e lui rimase solo, perdendo le tracce sia della sorella che del fratello allora neonato, appunto Vincent. “ Madre… “. Sussurra solamente colui che si rivela essere Vanitas Hikari, figlio maggiore di Kevin e Luna e re di Veritas. “ Mi mancate tanto, non immaginate quanto le cose siano cambiate in questi anni: il vostro assassino ha pagato il prezzo delle sue malefatte, anche se per me rimane sempre un prezzo troppo lieve “. Ammette il Re bambino, senza accorgersi che qualcuno è giunto dietro di lui e, di lì a poco, gli pone gentilmente una mano sulla spalla.

“ Ecco dov’eri: Luna ed Amalia ti cercavano, si sono svegliate dopo un incubo e sai bene che se non le tranquillizzi tu, non c’è verso di farle riaddormentare “. Ammette la donna dalla lunga chioma corvina. Lui da prima sussulta ma, in seguito ed accorgendosi di chi si tratta fa un lieve sorriso.

“ Ivy “. La chiama per nome, rivelando che la donna altre non è che Ivy, sua sorella minore ed ora anche sua moglie e regina di Veritas. “ Adesso come stanno le gemelle? “. Chiede, avendo sentito quella frase della moglie, che risponde di lì a poco mentre si porta lentamente al suo fianco.

“ Sono insieme a Jeanne e Dante: credo che, per stanotte, sarà impossibile farle dormire “. Fa solamente, lui fa cenno di sì con il capo mentre porta gli occhi alla luna.

“ Sarà l’effetto della luna blu, inizieranno a risentirne anche loro “. Sussurra semplicemente: in effetti anche lui percepisce gli effetti della luna blu come, è sicuro, li sente anche la moglie. E’ vero che hanno imparato negli anni a controllarne i sintomi ma ciò non significa che essi siano scomparsi.

“ Dici? Ma sono ancora piccole “. Fa semplicemente la Regina, ma la sua frase provoca una leggera risata da parte del marito.

“ Tesoro, ricordi? Io iniziai da molto piccolo ad avvertire gli effetti della Luna Blu. Tu forse, iniziasti più tardi perché hai vissuto anni ed anni sulla Terra come un’umana. Ma credimi: un Hikari avverte il potere del nostro clan sin dalla più tenera età e, considerando che loro sono le prossime sovrane di questo regno… beh… “. Interrompe la frase a metà mentre anche lei sorride lievemente.

“ Ah, si è vero: ricordo bene che effetto aveva la luna blu su di te, qualche tempo fa. Me la sono vista brutta in più di un’occasione “. Ammette mentre, di lì a poco, lui la guarda con un lieve piglio malizioso.

“ E chi ti dice che non percepisca più gli effetti della luna blu? In fin dei conti, sono pur sempre un Hikari “. Fa, spostandosi dietro alla moglie come se nulla fosse. “ Sono il Re, colui che più di tutti percepisce gli effetti di questi raggi “. Sogghigna, abbracciandola da dietro e cingendole dolcemente il ventre.

“ Oh, davvero? Perchè sai, anche io risento ancora degli effetti della luna blu… “. Inizia il discorso lei per poi proseguire di lì a poco. “… tipo una forza incredibile “. Ridacchia un po', lui mette un lieve broncio.

“ Io intendevo altri effetti: lo sai, no? La luna blu massimizza ogni desiderio, di qualunque natura “. Ridacchia un po', non riuscendo comunque a rimanere troppo serio, non in quella circostanza.

“ Ah ah, ecco allora a cosa pensavate, maestà “. Fa semplicemente la mora, proseguendo di lì a poco. “ E ditemi, quale desiderio ha massimizzato in questo momento, la luna blu? “. Chiede: ora non ha più paura degli effetti che la luna blu potrebbe avere su Vanitas ma, ricorda bene, quando si conobbero credette di morire proprio a causa del fratello che, sotto effetto della Luna blu, la aggredì più volte. Ora le cose sono diverse e… il filo dei suoi pensieri viene interrotto da lui, che finalmente risponde alla sua frase.

“ Amalia e Luna vorrebbero un fratellino, e sai che i vampiri concepiti durante le notti di Luna blu hanno un potere inarrestabile? Quindi… che ne dici? “. Chiede semplicemente, baciandole il collo: un tempo, come quando lo fece nel periodo in cui tenne la sorella segregata a palazzo, si sarebbe spaventata. Adesso invece non pare opporre resistenza e sorride lievemente.

“ Dico che dovremmo esaudire il desiderio delle principessine, no? “. Chiede semplicemente e, senza che la corvina abbia il tempo di dire altro, viene ammutolita da un bacio che, ben presto ricambia con dolcezza. I ricordi rimarranno per sempre nella mente di entrambi, sanno benissimo che la battaglia non è finita del tutto e che alcuni nemici sono ancora in libertà ma, almeno per ora, preferiscono non pensarci e godersi il momento di pace.

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Capitolo 20
*** Soffitta ***


Day 20: Soffitta
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Serena, Luna, Amalia e Kevin Hikari

Questo prompt è un regalo ad un'amica, che ha inserito nella serie canonica la sua pg di cui si legegrà in questa storia.

 

La giovane dalla chioma bionda entra nella polverosa soffitta: non veniva aperta da moltissimi anni ma, incuriosita, ha deciso di recarvisi malgrado gli ammonimenti ricevuti. Non avrebbe dovuto farlo ma non ha saputo resistere: vuole risposte. Vuole scoprire come spezzare la maledizione del re pazzo e, forse, in quella soffitta potrà trovare delle risposte alle sue domande. “ Accidenti, com’è impolverata… “. Sussurra colei che si rivela essere Serena Hikari: terza Principessa e quarta erede al trono di Veritas, ultimogenita di Vanitas ed Ivy Hikari. Tuttavia la fanciulla non si è minimamente accorta che anche due ragazze ed un ragazzo poco più giovane di loro l’hanno seguita: vedendola aggirarsi di soppiatto nei corridoi ed a quella tarda ora devono aver supposto che stesse combinando qualcosa, che stesse infrangendo le regole e così, da brave sorelle e fratello maggiori hanno deciso di seguirla per evitare che combini guai.

“ Se mamma e papà ti scoprono qui, saranno guai: sarà meglio andarcene “. Fa semplicemente la maggiore dei figli di Vanitas ed Ivy: Luna. La ragazza dalla lunga chioma bionda osserva l’altra ragazza, sua sorella minore. Questa ha appena posato le mani su un vecchio baule che dev’essere senza dubbio colmo di cose che loro non hanno mai visto.

“ Ma io voglio… voglio… “. A farsi avanti a quel punto è il ragazzo dalla chioma corvina. Alza gli occhi al cielo per poi affiancare le gemelle.

“ Credo che non la convinceremo mai ad uscire da qui, se prima non trova ciò per cui è venuta “. Commenta semplicemente Kevin Hikari. A quella frase colei che sin ora non ha proferito verbo prende parola: Amalia osserva la sorella minore leggermente accigliata.

“ La vera domanda è: cosa starà mai cercando? “. Chiede ma, più che al fratello la domanda è chiaramente rivolta alla sorella dato che, di fatto, il suo sguardo è puntato su di lei. A Serena corre un brivido lungo la schiena: se Luna è molto simile a loro madre, Amalia ha invece ereditato moltissimo da loro padre malgrado, di fatto, all’apparenza possano sembrare gemelle assolutamente identiche. Già, pensa la più piccola dei fratelli Hikari: identiche solo nell’aspetto, in realtà non potrebbero avere caratteri più opposti. La ragazza abbassa lo sguardo qualche istante.

“ Io… io non cerco niente, ero solo curiosa “. Borbotta. Ma a quella frase è nuovamente il fratello ad intervenire: solo dal suo tono ha capito che la minore mente.

“ Serena Veronica Hikari, non prenderci in giro: ti dobbiamo ricordare che, in questo momento, anche noi tre stiamo rischiando? Stiamo arbitrariamente disobbedendo a mamma e papà, se lo sapessero.. “. Amalia conclude la frase del fratello di lì a poco, alzando gli occhi al cielo.

“ … ci rinchiuderebbero a vita nella nostra stanza, si: bravo fratello mio, hai descritto perfettamente la situazione attuale “. A quelle parole la vampira stringe forte i pugni mentre, improvvisamente e senza un’apparente ragione alcune lacrime rigano il suo viso. “ Ehm… Serena, scusa: non intendevo farti piangere “. Mormora semplicemente Amalia, credendo che la reazione della sorella sia dovuta alle sue parole. Ma Serena scuote con enfasi il capo, non trattenendo più le lacrime.

“ Non è per questo: è che vorrei scoprire come spezzare la maledizione del Re pazzo. Vorrei fare qualcosa per nostro padre, così forse… “. Potrebbe farsi amare da lui, pensa: pensa, ma non lo dice. Potrebbe finalmente abbattere quella sorta di muro che c’è sempre stato tra di loro, potrebbe dimostrare che anche lei può e vuole fare qualcosa per la sua famiglia, per lui. Non dice tutto ciò, lo tiene per sé eppure, in un momento, il fratello e le sorelle sembrano comprendere ciò che sente.

“ Shhh… vieni qui “. Mormora semplicemente Amalia: apparentemente la più fredda tra i fratelli Hikari, in realtà capisce bene ciò che prova la minore in quanto lei e Luna ci sono passate prima. “ Anche noi, io e Luna, ci siamo sentite a lungo distanti da nostro padre. E questo malgrado si fosse saputo sin da subito che eravamo sue figlie, che ciò che era successo alla mamma non aveva dato alcun frutto se non un grande trauma per lei e forse, anche per nostro padre stesso. In seguito la cosa si è ripetuta, a lungo abbiamo creduto che tu fossi la figlia di Vincent: questo non ha certo contribuito a costruire un legame tra te e papà, pero… “. La ragazza sospira pesantemente: si china per poi prendere la sorella tra le braccia, seguita da Luna che si unisce subito all’abbraccio.

“ Ciò che Amalia vuol dire è che non ti odia: è solo la maledizione del Re pazzo che spesso non lo fa essere in sé, che forse destabilizza il suo umore e varia radicalmente il suo carattere. Ma nostro padre non ti odia, non potrebbe mai “. Kevin rimane in disparte, ma in quel momento Amalia lo guarda come ad invitarlo “ gentilmente “ ad unirsi a loro. Da prima l’erede al trono sembra riluttante.

“ Devo proprio? “. Chiede ma, ad un’occhiata truce della maggiore è costretto ad arrendersi. “ Ah! Che palle, e va bene! “. Borbotta, alzando gli occhi al cielo per poi unirsi alle due e stringendo forte sia loro che la minore. “ Beh, dopo tutto sono l’unico maschio: vi devo pur proteggere, no? “. Mormora, spezzando così la tensione del momento. Anche Serena sembra rincuorata dalle parole delle sorelle e dal loro gesto, così come da quello di Kevin.

“ Allora, come lo liberiamo? Come spezziamo la maledizione del Re pazzo? “. Chiede semplicemente la bionda. Kevin rimane in silenzio qualche istante per poi prendere parola di lì a poco.

“ Non ne ho idea, ma vedrai: un modo lo troveremo, insieme “. Le assicura. Una volta abbracciatisi nuovamente, i fratelli Hikari si alzano nuovamente da terra ma, accidentalmente, Serena urta un tavolo facendo così cadere un filatterio, che si frantuma.

“ Oh no! Che imbranata sono “. Mormora, cercando di raccogliere i cocci ma finendo per tagliarsi con essi. Alcune gocce del suo sangue vi finiscono sopra, illuminandosi di lì a poco. “ Ragazzi? Che succede? “. Fa in allarme la più piccola. A quella visione Kevin scuote il capo, seguito dalle sorelle.

“ Non lo so, ma credo che abbiamo combinato un disastro “. Sussurra. Non può saperlo, ma mai parole più vere furono pronunciate.

Non appena il Filatterio si frantuma infatti, colui che non è realmente morto riapre gli occhi dopo moltissimi anni, mentre la luna torna a tingersi di blu. Ha ottenuto ciò che voleva: sangue Hikari e la rottura del filatterio. Finalmente, ora è libero e la sua vendetta sarà spietata.

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Capitolo 21
*** Recita ***


Day 21: Recita
Storia: A tale between light and darkness
Personaggi: Lukas Petrov, Viktor Meekhiv
 

Finalmente il momento tanto atteso è finalmente giunto: Viktor Meekhiv, erede della sola ed unica dinastia in grado di salvare non solo la Russia ma il mondo intero, ha in fine trovato colui che da anni cercava: colui che non ha esitato ad ingannarlo, recitando in modo eccellente il suo ruolo di fratello premuroso e preoccupato per la propria famiglia quando, di fatto, è sempre e solo stata una messinscena. Colui c he da anni minaccia di distruggere l’intera nazione ed il mondo intero, colui che i suoi genitori adottarono da neonato e che crebbe come un Meekhiv a tutti gli effetti. Lui: Lukas Petrov Meekhiv. Il gemello della sua Christine, il padre di Adrian che altri non è che il Corvo: il demone contro cui i Meekhiv sono destinati a combattere. “ Tu… “. Sibila semplicemente il maggiore, non potendoci credere: per anni è stato vittima della recita di quell’uomo, per anni ha creduto al legame che li univa ma, in realtà, tutto ciò era un’immensa bugia. “ Tu mi hai ingannato fin dal primo momento! “. Grida infuriato il figlio maggiore di Vladimir e Katrina, proseguendo di lì a poco e stringendo a sé il libro: l’unica arma utilizzabile contro il Corvo, insieme all’anello dalla pietra blu. “ Vigliacco! “. Fa, su tutte le furie ma senza tuttavia suscitare la minima reazione da parte di Lukas. Il gemello di Christine lo osserva con freddezza, chiudendo gli occhi qualche istante per poi scuotere il capo.

“ Non pensare, Viktor: l’affetto che mi ha legato a te era sincero. O almeno lo è stato per un po', poi è vero: il tutto si è trasformato in una recita. Una squallida recita, in attesa di poter distruggere te e la tua famiglia “. Il minore non teme di confessare la verità, non lo ferisce la collera che legge nello sguardo dell’altro e anzi, prosegue la propria confessione con una fredda lucidità. “ Tu e la tua famiglia, che mi ha trasformato ciò in cui sono ora: lo sai vero, che fu tuo zio Petr a trasferire su di me la maledizione del Corvo? Anche se none ro un Meekhiv è riuscito comunque ad usarmi come tramite per quel demone che, lentamente, stava uccidendo lui. Non riuscendo più a sopportarne il potere, ha ben pensato di maledire il figlio della sua cara, preziosa Irina “. Sibila alterato, d’altro canto Viktor rimane pressochè sorpreso: dunque è questo il motivo? È questa la causa dell’odio di Lukas verso tutti i Meekhiv? Beh, pensa: se da un lato non lo potrà mai perdonare, dall’altro non può certo biasimarlo: non sa come avrebbe reagito lui al suo posto, se i Petrov avessero fatto a lui ciò che i Meekhiv hanno fatto a Lukas. “ E non felici, mi avete anche sottratto mio figlio mettendomelo contro “. Fa nuovamente il corvino e, a quella frase il maggiore prende finalmente parola.

“ Smettila di recitare la parte del padre amorevole e derubato, non ti credo più: tu non vuoi Adrian perché lo ami, lo vuoi solamente epr renderlo come te. Per trasferire su di lui la maledizione del Corvo, per poterti vendicare di me e di Christine. Ma non accadrà mai: non metterai mai le tue empie mani su Adrian “. Fa deciso il corvino dallo sguardo di ghiaccio, d’altro canto colui che potrebbe considerarsi suo fratello di sangue data la loro impressionante somiglianza lo guarda con una rabbia sempre crescente.

“ Ora sei tu a mettere in piedi una patetica recita: dici che ti importa di Adrian quando tutti sanno che, quando mia sorella rimase incinta, volevi che si sbarazzasse del bambino. Avresti costretto tua moglie ad abbandonare la sua creatura, e vieni a parlare a me di recitare un ruolo e di amore paterno? Oh no: non sei proprio il più indicato “. Commenta, mentre una scintilla rosso vivo passa in quegli occhi di ghiaccio, quasi simili se non identici a quelli della sua controparte che, a quelle parole stringe i pugni: è vero. È vero, pensa: non si comportò bene con Christine, quando scoprì della sua gravidanza le chiese di rinunciare al bambino una volta venuto al mondo. Ci volle tutta la pazienza di Vladislav per convincerlo che, nel bene o nel male, quel bimbo poteva essere anche figlio suo malgrado non portasse in sé il suo stesso sangue. Che lo poteva amare lo stesso, perché era comunque una creatura nata dalla sua Christine e per tanto, una parte di lei. Ora lui ed Adrian hanno costruito un solido legame: non è una recita l’amore che dice di provare per lui, è amore autentico e sincero e non permette a nessuno di metterlo in dubbio.

“ E’ vero, sai? Ti devo dare ragione su un punto: mi sono comportato male con mia moglie “. Ammette l’erede dei Meekhiv, proseguendo di lì a poco. “ Tuttavia, ti sbagli sul resto: io ho sempre amato Adrian, non ho mai recitato un amore inesistente. Tu invece, tu sei stato capace di fingere per così tanti anni di volermi bene, di essere dalla mia parte. Hai preso in giro non solo me, ma anche tua sorella e tutti quanti gli atri. E questo non te lo perdonerò mai “. Fa con determinazione, Lukas d’altro canto continua a stringere tra le mani una piuma di corvo, che improvvisamente si illumina di viola mentre, come in una reazione a catena anche l’anello dalla pietra blu inizia a brillare di una luce cangiante.

“ Nemmeno io perdonerò mai la tua famiglia per il male che mi avete fatto. Quindi non vedo altra soluzione “. Constata, l’altro annuisce mentre i loro sguardi si incontrano qualche interminabile istante.

“ Combatteremo e solo uno di noi due ne uscirà vincitore “. Conclude quella frase Viktor, deciso: sono alla resa dei conti. Ogni recita è terminata, le maschere sono cadute e gli attori hanno smesso di recitare i loro ruoli. Ora, solo uno uscirà vincitore da questo decisivo, ultimo scontro.

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Capitolo 22
*** Ballo ***


Day 22: Ballo
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Vanitas ed Ivy Hikari

 

Tutto è ormai pronto per il ballo della Luna Blu, evento che non veniva celebrato ormai da anni ma che, grazie al ritorno della Principessa a palazzo è ststo possibile ammirare nuovamente. I nobili sono tutti nello sfarzoso salone, illuminato dall’enorme lampadario posto al centro di esso. Dalla grande vetrata i raggi della Luna Blu, a cui il ballo è appunto dedicato, filtrano fino a giungere nell’ampia sala da ballo e si fanno ammirare da tutti gli ospiti. Uno di essi così come molti altri pare essere stupito. “ Non avrei mai creduto che il Re desse un ballo in onore della Luna Blu, era dai tempi di Re Kaname che non ne vedevamo uno “. Sussurra, la moglie copre la propria bocca con un ventaglio per evitare che gli altri notino che sta “ spettegolando , anche se di fatto non pare essere la sola a farlo.

“ Lo so, ma credo che l’occasione lo richieda: hai sentito la notizia? La principessa è finalmente stata ritrovata “. Fa, l’altro rimane un po' sbigottito per poi parlare nuovamente.

“ Davvero? Vuoi dire che quella cacciatrice… “. Improvvisamente, all’annuncio dell’arrivo del Re e della principessa tutti ammutoliscono.

 

Vanitas è il primo a scendere la lunga scalinata: sembra quasi un’altra persona, in molti notano il suo cambiamento. I capelli impeccabili, nemmeno uno fuori posto. Abiti eleganti che ai più anziani ricordano quelli del nonno, Vanitas Lunettes: no. No, si correggono subito: quelli sono gli abiti di Vanitas Lunettes, ciò li sorprende inevitabilmente: è la prima volta che il Re si presenta ad un ballo indossando gli abiti dell’antenato ma, devono ammettere, sembrerebbero fatti apposta per lui! Solo il mantello blu con lo stemma degli Hikari appartiene senza dubbio solo ed esclusivamente al Re Bambino: infatti ogni Hikari ha il proprio, sicuramente Vanitas Lunettes sarà stato seppellito con il suo. Una volta scesa la scalinata il giovane erede di Kaname e Luna si ferma qualche istante, fino a quando non fa la sua comparsa anche lei: Ivy. La sua futura sposa e sorella minore, quella sera più bella che mai. Indossa la collana della Regina, posseduta da tutte le Regine fino a sua madre, Luna. Anche gli orecchini ed il bracciale abbinati sono senz’ombra di dubbio un lascito della madre, l’anello con lo stemma degli Hikari a simboleggiare la sua appartenenza indiscussa alla famiglia. L’abito invece, alcuni lo riconoscono essere proprio di Ivonne: la sposa di Vanitas Lunettes ed antica Regina del regno. Per un istante ai nobili anziani sembra quasi di rivedere l’antica coppia reale, ai loro tempi d’oro e prima che il Re impazzisse totalmente ed apparentemente senza una ragione precisa. I capelli della giovane principessa sono raccolti da un lato, adornati da un prezioso fermaglio che è invece, come l’abito, un’eredità della nonna. Il suo abito è di colore blu, come a richiamare il colore degli Hikari e, più specificatamente, il colore della Luna Blu che, quella sera come in molte altre regna sovrana nel cielo di Veritas. La principessa si guarda attorno un po' confusa: è chiaro che non si sarebbe mai immaginata che, un giorno, qualcuno l’avrebbe annunciata ad un ballo come “ principessa “ e che, soprattutto, vi avrebbe partecipato con colui che sterminò la sua famiglia. Ora come ora non avverte più odio: la luna blu ed i suoi raggi la illuminano totalmente per qualche istante, facendola lievemente arrossire. Da parte sua anche Vanitas sente chiaramente gli effetti dei raggi lunari, ma per ora si controlla abbastanza. Allunga una mano in direzione della sorella, che come se sapesse già come comportarsi da lungo tempo posa la propria su quella di lui, scendendo gli ultimi scalini mentre alcuni, inevitabilmente, paragonano la coppia reale non a Vanitas ed Ivonne, ma a Kaname e Luna quando, a suo tempo, diedero il ballo della Luna Blu poco prima delle loro nozze. “ Stai davvero bene, con i gioielli della mamma e l’abito della nonna. Non credevo che Dante lo avesse conservato per tutto questo tempo “. Sussurra ad un certo punto lui, in modo che solo Ivy lo senta. Da parte sua lei non può fare a meno di arrossire nuovamente.

“ Anche tu stai bene con quegli abiti “. Le viene istintivo dire, ma sentendo tutti quegli sguardi puntati su di loro stringe lievemente la mano del fratello come se, incredibilmente, fosse il solo a trasmetterle sicurezza in quel luogo.

“ Cosa c’è? “. Chiede semplicemente il Re bambino, mentre lei risponde di lì a poco rimanendo comunque nella propria regale compostezza.

“ E’ che sono un po' a disagio: non sono abituata a tutto ciò, l’ultimo ballo non è stato esattamente un successo,e … “. Lui la ammutolisce, cingendola improvvisamente per i fianchi ed attirandola a sé, portando poi quella stessa mano dietro la sua schiena e guardandola intensamente. Solo ora lei nota che sono esattamente al centro della sala, nel pieno dei raggi della Luna Blu.

“ Va tutto bene, tranquilla. Sei con me adesso. Finalmente “. Conclude poi lui e, ad un suo cenno, la musica parte mentre, quasi senza rendersi conto, la Principessa di Veritas si lascia guidare in quella danza senza il minimo timore o disagio, come se quelle parole l’avessero totalmente fatto svanire. Posa una mano sulla spalla del fratello, l’altra ancora stretta in quella di lui. Si sente strana: più la luna blu la illumina più il calore in lei aumenta, il desiderio di stare accanto alla sola persona che, volente o nolente, lì dentro le stia trasmettendo sicurezza e verso la quale, con sua sorpresa, si sente attratta. Un momento, pensa: attratta? Cosa le sta accadendo? Perché la Luna Blu massimizza un desiderio inesistente? No: no, pensa. È impossibile e lo sa anche lei: la Luna Blu massimizza solo desideri esistenti e ciò può significare solamente una cosa.

“ Stringimi… “. Sussurra semplicemente la corvina, bisognosa di un maggior contatto e forse di sentirsi maggiormente protetta mentre nella sala tutti ammirano estasiati il ballo del Re e della Principessa. Vanitas non se lo fa ripetere due volte: attira maggiormente a sé Ivy, continuando a danzare e sentendosi a sua volta pericolosamente attratto da lei e dall’odore del suo sangue.

“ Adesso che sei qui, non ti lascerò mai più andare via “. Sussurra semplicemente il corvino, continuando a ballare con una consapevolezza: ormai, nessuno potrà portargli via la sua promessa sposa e, a quanto sembra, anche lei sta iniziando ad accettarlo.

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Capitolo 23
*** Isola di Pasqua ***


Day 23: Isola di Pasqua
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Make Make e Gabriel
 

Il giovane alato atterra con leggerezza sul terreno, accanto ad un’imponente statua che sembra guardarlo severamente: la statua di pietra ha posto sopra il capo un copricapo e pare osservare sia colui che si rivela essere un arcangelo che l’immensa distesa d’acqua di fronte a sé. “ Oh, era da un bel po' di tempo che non venivo qui a Rapa Nui “. Commenta semplicemente il giovane, posando una mano sull’imponente statua e riflettendo sui motivi che l’hanno condotto nel luogo che ai giorni odierni tutti conoscono come Isola di Pasqua e, più precisamente proprio nei pressi della zona dove, imponenti e maestosi sorgono i silenziosi Moai: guardiani secolari dell’isola, silenziosi signori incontrastati della costa che sembrano quasi osservare qualcosa che solo a loro è dato vedere. Ebbene, una vibrazione anomala ha condotto l’Arcangelo fino in quel luogo: una sorta di preghiera, un’invocazione o comunque una richiesta di incontro da un essere che non può essere totalmente umano, o non sarebbe mai riuscito a mettersi in contatto con lui con tanta facilità. “ Ok… lo scherzo è bello finché è corto: chi sei? Perché mi hai chiamato? “. Chiede senza tanti preamboli il minore dei figli di Dio. Una figura apparentemente umana si palesa da dietro un Moai, prendendo finalmente parola.

“ Mi fa piacere tu abbia accolto la mia richiesta, Arcangelo Gabriele. Non credo ci siamo mai visti prima d’ora, ma se ti ho chiamato c’è una ragione valida ed importante “. Sentenzia. Per un momento Gabriel lo scambia addirittura per Uriel, in seguito si ricrede: malgrado la lunga chioma corvina, quell’uomo è totalmente diverso dal fratello. Lo osserva qualche istante per poi prendere parola.

“ Make Make. Sei tu, non è vero? Il Dio che gli abitanti di questo luogo veneravano e venerano “. Sentenzia. L’uomo dagli occhi scuri fa un cenno affermativo con il capo mentre, per alcuni istanti una luce gialla simbolo del proprio potere divino passa nei suoi occhi.

“ E’ così, si: sono io. Il custode di questo luogo sin dall’inizio dei tempi, colui al quale gli abitanti di quest’isola attribuiscono il merito della creazione. Ma sappiamo entrambi che non è così, non è vero? “. Chiede. Gabriel rimane in silenzio qualche momento per poi fare un cenno affermativo con il capo. “ Tuo padre mi diede il potere di edificare questo luogo. In cambio avrei dovuto proteggerlo e proteggerne i futuri abitanti: così è stato, fino a quest’oggi “. Ammette, mentre l’Arcangelo lo guarda decisamente confuso.

“ Cos’è cambiato? Come mai mi hai chiamato? Forse, le due cose sono collegate? “. Chiede un po' in allarme. In effetti l’altro fa un cenno affermativo con il capo.

“ Purtroppo, da un po' di tempo qualcuno sta assorbendo il mio potere: non sono più in grado di proteggere da solo l’Isola, per questo ho chiesto il tuo aiuto. A te, che dei tuoi fratelli mi sembri essere il più ragionevole e, come vedi, saresti molto vicino alla fonte dei tuoi poteri “. Fa, indicando la grande distesa d’acqua di fronte ai Moai. “ Non te lo avrei chiesto se non fosse indispensabile “. Conclude, mentre Gabriel riflette: a quanto pare anche i poteri degli Dei pagani stanno diminuendo, come se Lucifero glieli stesse lentamente prosciugando per accrescere la propria forza.

“ Non possiamo permettere che tu rimanga da solo ad affrontare questo pericolo: e sia. Ti aiuterò a salvaguardare il luogo che mio padre ti ha assegnato, non devi temere: Lucifero non riuscirà più a sottrarre il tuo potere, dopo che avrò innalzato il mio scudo d’acqua “. Fa e, senza aggiungere altro l’Arcangelo dell’acqua dispiega le proprie e maestose ali, alzandosi in volo e, concentrando la propria Grazia sulle mani innalza una potente barriera, impossibile da penetrare per qualunque demone. Una volta terminato torna a terra, sorreggendosi un istante ad un Moai mentre, di lì a poco è lo stesso Make Make a reggerlo.

“ Ti senti bene? “. Chiede. l’altro annuisce di lì a poco, riprendendosi: ha disperso una notevole quantità di Grazia ed è necessario che si riprenda al meglio.

“ Si, ti ringrazio “. Fa semplicemente il gemello di Gabrielle. A quelle parole Make Make lo guarda con gratitudine, prendendo parola di lì a poco.

“ Ho sentito della battaglia che tu e la tua famiglia state disputando contro Lucifero: sappi che in me troverete sempre un amico ed alleato. l’Isola di Pasqua ospiterà chiunque avrà bisogno di protezione, angeli o umani che siano. Ti devo molto per ciò che hai fatto oggi “. Assicura il Dio, mentre a sua volta le sue ali da volatile compaiono sulla sua schiena. “ Grazie a te, Gabriel: grazie di tutto “. Fa con gratitudine. l’altro annuisce.

“ Lo stesso vale per te e la tua gente: se doveste essere in pericolo, non esitare a chiamarci. Noi non siamo abituati a lasciare nei guai gli amici “. Make Make annuisce, osservando l’imponente scudo d’acqua che solo agli Dei ed agli Angeli è visibile, ma che protegge l’Isola di pasqua da ualunque attacco demoniaco.

Fu così che, quel lontano giorno, nacque l’amicizia tra un Dio pagano e l’Arcangelo Gabriel. un’amicizia ancora tutt’oggi duratura e che, in futuro, potrebbe rappresentare un’importante risorsa.

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Capitolo 24
*** Chrono ***


Day 24: Chrono
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Miari!Sebastian e Mirai!Krad

 

Roma, anno 2041 di un futuro alternativo.

Sebastian e Krad sono fianco a fianco, appena riusciti a scampare all’esplosione di una granata che, se fossero rimasti nelle vicinanze li avrebbe certamente travolti ed uccisi, malgrado in loro risiedano due delle sette virtù figlie di Dio. “ Di questo passo ci annienteranno! Krad, dobbiamo fare qualcosa! “. Fa Sebastian, uccidendo con la propria spada un angelo minore che stava per attaccarli a sua volta con la lama di Cristallo d’Angelo.

“ E che cosa facciamo?N Dovremmo avere Chrono dalla nostra parte e far si che riporti indietro il tempo, prima che questo schifo abbia inizio e… “. Non fa in tempo a terminare la frase: deve pugnalare un altro Angelo minore che, di sorpresa ed alle spalle ha tentato di colpirlo.

“ Chrono? E se fossimo noi, Chrono? “. Chiede a sua volta Sebastian, guardandosi le spalle ed indietreggiando insieme al suo capo che, confuso porta lo sguardo verso di lui. “ Potremmo riportare noi indietro il tempo, fare il modo che la Guerra Celeste cessi e non coinvolga la Terra e che gli Arcangeli non possano spadroneggiare impuniti e distruggere la Creazione stessa di nostro padre e schiavizzare gli umani “. Spiega brevemente Forza. A quella frase il tramite di Fede sembra riflettere, in seguito si mette a ridere sotto lo sguardo serio dell’altro. “ Guarda che non scherzo! Non c’è da ridere: noi abbiamo il potere di farlo “. Fa determinato, ma Krad scuote il capo per poi rispondergli.

“ No, Sebby: non è così. Non abbiamo la minima speranza, Michael se ne accorgerebbe subito e ci catturerebbe. Non possiamo permetterci di fargli sapere dove siamo, ricordi? Siamo quella che viene definita “ la resistenza “, se dovesse prenderci ci taglierebbe le ali o peggio “. Sentenzia il biondo, ed è vero pensa Sebastian: purtroppo, non solo hanno ucciso degli Angeli fedeli a Michael macchiandosi così a loro volta di peccato, ma sono anche parte della resistenza e, per come stanno le cose ora, insieme a Valentina sono i ricercati numero uno in tutta la Terra.

“ E allora, cosa proponi di fare? Rimanere inerti ed attendere? “. Chiede semplicemente il corvino, stanco: ha sopportato per anni ed anni la tirannia degli Arcangeli che, scesi sulla Terra hanno preso il potere e schiavizzato gli umani, mentre la lotta tra Dio e Lucifero infuria senza esclusione di colpi ed i loro accoliti devastano la Terra, teatro degli scontri. Krad lo osserva qualche istante: sono finalmente giunti in un punto piuttosto sicuro, possono respirare e rilassarsi un istante. Entrambi i divini fratelli si devono sedere, l’uno impugnando ancora la propria spada e l’altro la propria lancia: meglio non abbassare mai la guardia, non sapendo cosa potrebbe succedere nel giro non di un minuto, ma di un istante.

“ E se tornassimo indietro nel tempo? Se aprissimo uno squarcio temporale e chiedessimo aiuto ai noi stessi del passato? Magari, potrebbero impedire che questo futuro si avveri se fossero avvertiti prima. E se così facessimo, Michael non potrebbe localizzarci perché saremmo in un altro mondo “. Spiega brevemente il tramite di Faith. Sebastian lo osserva un istante: in fondo pensa, non è un’idea tanto assurda. “ In fondo, non potranno certo creare un futuro peggiore di questo: dobbiamo tentare “. Conclude in fine il biondo.

“ Hai ragione “. fa di rimando il tramite di Force, annuendo. “ Ehi: in fine, ci dovremo comunque trasformare in Chrono e viaggiare nel tempo “. fa poi, smorzando la tensione e ridendo lievemente. Anche se sa bene, non c’è molto da gioire: quella a cui lui ed il fratello divino si accingono è una missione molto pericolosa e per nulla semplice, ma sa anche che per il bene della Terra e dei suoi abitanti, per il bene della Creazione di suo Padre e delle sue creature, sarebbe disposto a questo ed altro. “ Ci sto: noi due saremo i salvatori di questo 2041, a qualsiasi prezzo “. Conclude in fine il corvino, trovando finalmente il consenso del biondo. Ora pensano, hanno solo bisogno di alcune altre cose, del momento giusto e di riuscire a passare dall’altra parte senza farsi scoprire dal più crudele di tutti gli Arcangeli: Michael. E certamente, lo sanno benissimo, non sarà un’impresa da poco.

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Capitolo 25
*** Stanza segreta ***


Day 25: Stanza segreta
Storia: la leggenda del Re dei Vampiri
Personaggi: Liuva e Lucia Rosa Rossa
 

Lucia entra nella stanza, della quale fino ad ora non ha mai saputo nemmeno l’esistenza: riflette su come l’abbia trovata. È da un po' di tempo in effetti, che vede il cugino strano: da quando è tornato a Costaluna per aiutare nella nuova battaglia contro Dracula è infatti diverso, sfuggente, si assenta per lungo tempo pur non uscendo da palazzo. Se così fosse infatti, le guardie se ne sarebbero accorte ed avrebbero avvertito la Principessa. La figlia di Garsendiss e Bridget si guarda intorno: c’è di tutto. Tutto ciò che può appartenere ad una persona: abiti, fotografie su fotografie, gioielli, accessori di ogni genere e, cosa che più la colpisce un abito bianco: un abito bianco posto su un manichino, un abito da sposa a dir poco meraviglioso. Il bouquet di rose rosse è mantenuto inalterato da un sortilegio, un sortilegio antico che tuttavia la principessa riconosce: è usato anche per preservare i corpi degli antenati che non si può o non si vuole seppellire. Incuriosita la ragazza dalla chioma arancione si avvicina: allunga una mano per toccarlo ma è come se una forza maggiore la trattenesse, come se non potesse o non volesse osare violare un ricordo tanto prezioso ed eterno. La sua attenzione è ora attratta da una foto, che di lì a poco si china a raccogliere dopo aver speso alcuni istanti ad osservarla quasi gelidamente. Una volta chinatasi prende tra le mani la vecchia foto, che riconosce raffigurare suo cugino e la sua amata, la sua prima e sola amata, la prima e probabilmente l’unica donna che abbia mai amato. “ Liuva… “. Sussurra solamente la fanciulla, alzandosi nuovamente e pensierosa: inevitabilmente i ricordi invadono la sua mente, ricordi di un’infanzia ormai perduta e… qualcuno entra nella stanza senza darle il tempo di potersi immergere totalmente nei ricordi.

“ Dunque, in fine qualcuno è riuscito a trovare la mia stanza segreta: non avrei mai creduto he proprio tu ci saresti riuscita, Lucia “. Prima di tutto, prima ancora anche della voce di lui, la ragazza riconosce il suo aroma: il suo intenso ed inconfondibile profumo, che non è cambiato nemmeno nel corso di tutti quegli anni. Nemmeno andando sulla Terra e stando per così tanto tempo lontano da casa.

“ Liuva! “. Fa semplicemente la ragazza, volgendosi di scatto verso il cugino. “ Ecco… scusa, non volevo spiarti ma… ecco… “. Abbassa lo sguardo imbarazzata: ha notato che lui ha già visto la foto nelle sue mani. “ Perdonami “. Sussurra dispiaciuta, facendo per posarla sul tavolo lì vicino. Lui la ferma poco prima, mettendo una mano sulla sua e guardandola.

“ Sono felice che sia stata tu a trovare la mia stanza segreta. Ci venivo sempre da solo, almeno adesso avrò qualcuno con cui condividere i miei ricordi… “. Lascia la frase in sospeso, lei lo guarda per qualche istante per poi annuire.

“ Credevo avessi buttato via tutte le cose di Avril. Non hai più voluto parlare di lei, da quando Saberagen l’ha uccisa. Invece… “. Lui la guarda solamente: solitamente scatta non appena qualcuno nomina Avril, ma questa volta no: stavolta, con Lucia è diverso. Con lei riesce a parlarne, on lei riesce a condividere quei ricordi che quella stanza racchiude.

“ Invece, guarda: tutte le sue cose sono finite qui, nella mia stanza dei ricordi. Ultimamente ci vengo più spesso del solito: non immagini quanto mi manca la mia Avril, ogni giorno della mia vita mi chiedo se magari, avrei potuto fare di più per salvare lei e nostro figlio, se magari… “. Non prosegue la frase. La cugina gli mette una mano sulla spalla, con quella dolcezza che per un breve istante a lui ricorda la sua amata. Forse è perché la sta vedendo accanto a quell’abito da sposa, l’abito di Avril, forse per la somiglianza tra le due, forse per la sua dolcezza ma, per un solo momento è come se la figura della sua amata e quella della cugina si sovrapponessero. Il giovane dalla chioma azzurra non può fare a meno di sgranare gli occhi per qualche istante per poi fiondarsi letteralmente sulla cugina, gettandola a terra e con lei l’abito posto sul manichino. Ma non gli importa: non gli importa perché, in quel momento e nella sua mente, lei è tornata. Lei è lì, con lui, ecco spiegato il motivo per il quale Lucia è riuscita a trovare la sua stanza segreta.

“ Liuva? Cosa… “. Fa per dire l’arancione, lasciando cadere la frase a metà: non serve parlare. Anzi pensa, è come se sentisse che in quel momento non deve farlo e che lasciare credere a Liuva, seppur per alcuni momenti che la sua Avril è lì con lui, non potrà che fargli bene.

“ Mi sei mancata! Sapevo che eri ancora qui con me, da qualche parte. Finalmente ti ho ritrovata… “. Sussurra semplicemente, mentre inevitabilmente il cuore di lei inizia a battere all’impazzata. Un momento pensa, che le prende? cos’è quel sentimento che prova?

“ Liuva...”. Sussurra semplicemente, ponendo dolcemente una mano tra i lunghi capelli di lui ed accarezzandoglieli. “ Va tutto bene, non temere. Va tutto bene “. Continua la ragazza mentre, di lì a pochi istanti lui si riscuote nuovamente.

“ Scusa. Davvero, non so cosa mi sia preso… “. Fa quasi dispiaciuto, staccandosi lentamente da Lucia e guardandola: cosa gli è successo, si chiede? Come mai in quel momento gli è sembrato di vedere Avril al posto di Lucia? Non sta a farsi troppe domande, la voce di lei lo scuote nuovamente dai suoi pensieri.

“ Tranquillo, va tutto bene. Stai meglio? “. Chiede lei. Lui annuisce, notando solamente ora l’abito bianco finito a terra. Si porta da prima una mano sul viso e, una volta ripresosi completamente si alza per poi allungare una mano alla cugina, aiutandola ad alzarsi. In seguito porta l’attenzione a quell’abito, chinandosi per raccoglierlo e rimanendo di spalle a Lucia. “ Sei sicuro di stare bene? “. Chiede. Lui annuisce ancora una volta per poi finalmente tornare a guardarla.

“ Questo era il vestito da sposa di Avril. Vorrei che adesso fosse tuo “. Fa di lì a poco, spiazzando la cugina e mettendo tra le sue mani l’abito.

“ Aspetta, ma… ma è il tuo ricordo più prezioso, come posso…? “. Lui non pare intenzionato a cambiare opinione: lascia il vestito nelle mani di lei per poi annuire.

“ Sei la sola donna degna di indossarlo. Quindi, si: ne sono sicuro “. Fa semplicemente. A quelle parole lei non ha più dubbi: non c’è possibilità di fargli cambiare idea, non le resta che accettare l’inaspettato dono. Annuisce solamente mentre, per un solo istante le loro mani si sfiorano inevitabilmente ed il cuore di lei ricomincia a battere all’impazzata.

“ D’accordo: allora, me ne dimostrerò degna “. Assicura semplicemente lei, poi sono solo i loro sguardi a parlare.

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Capitolo 26
*** Campo di fiori ***


Day 26: Campo di fiori
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Gabriel e Metatron
 

Un giovane dalla chioma mogano entra in un giardino dall’aria piuttosto arida e deserta: non può fare a meno di scuotere la testa con rammarico, riflettendo su una cosa molto importante: malgrado quel campo si trovi in paradiso in esso non cresceranno mai piante o fiori. Il motivo in realtà, è molto semplice: il suo proprietario non prova sentimenti positivi da parecchio tempo e, essendo questo un luogo estremamente legato ed influenzato dalle emozioni del padrone ne ha chiaramente risentito, decadendo ed appassendo come forse, pensa il giovane, è l’anima di chi un tempo era ammirato ed amato da tutto il Paradiso. Quello infatti è anche conosciuto come “ il giardino del Fuoco “ ed appartiene a Michael, suo fratello maggiore. Il giovane alato scuote il capo, triste. Avanza di qualche passo e, senza che nemmeno se ne accorga al suo passaggio l’erba inizia a fiorire, seguita da alcune margherite. “ Un luogo così bello, è un peccato sia ridotto in questo stato… “. Sussurra solamente colui che si rivela essere Gabriel: Arcangelo dell’Acqua e gemello di Gabrielle. Il giovane avanza ancora un po', fino ad arrivare in un punto ben preciso: si china, mentre al suo avanzare dietro di lui iniziano a sbocciare anche dei tulipani colorati, chiaro simbolo dei suoi sentimenti puri. Dopo essersi chinato posa una mano su un cespuglio appassito e, al solo contatto con la mano dell’Arcangelo questo torna a fiorire rigoglioso come mai prima d’ora. Gabriel sorride dolcemente: è incredibile pensa, come la semplice fioritura di un fiore lo abbia rallegrato, quanto poco sia bastato. Immerso nei suoi pensieri tuttavia, non si accorge che qualcuno lo sta osservando: tiene in mano un rotolo di pergamena, le sue ali sono ancora dispiegate ed i suoi occhi brillano di un intenso verde, lo stesso colore che contraddistingue i suoi capelli. Egli nota da prima i fiori, poi il responsabile della loro comparsa. Rilette: rimarrebbe ad osservarlo per ore ed ore, colui che per anni è stato la sua guida, la sua luce, il suo alleato ed il suo punto di riferimento quando tutti, a suo tempo, lo accusarono di aver tradito Dio e tutti i suoi fratelli. Gabriel si schierò da subito dalla sua parte, lu che gli è sempre stato accanto non lo ha mai abbandonato nemmeno in quella circostanza, questo non lo potrà mai scordare. Quei sentimenti di gratitudine ed amicizia portano alla fioritura di alcuni altri fiori, come i dente di leone ed alcuni cespugli di rose rosa.

“ Gabriel “. Prende finalmente parola il verde, mentre l’altro si volge finalmente verso d lui accorgendosi così d non essere più solo.

“ Metatron, sei tu “. Fa semplicemente l’Arcangelo, notando solo ora la presenza del Serafino. Lo Scriba di Dio si avvicina, mentre al suo passaggio alcune violette fanno la loro comparsa.

“ Scusa se ti disturbo, ma sai: sono anni che nessuno entra nel Giardino del Fuoco. Da quando… “. Si ferma. Gabriel si alza nuovamente, posando una mano sulla spalla dell’altro Angelo.

“ Tu non mi disturbi mai, sai che siamo amici “. Lo rassicura, portando lo sguardo celeste in quello smeraldo dell’altro. “ Ma cosa… “. Fa poi, notando solo ora il campo di fiori creatosi al passaggio suo e di Metatron il quale, di lì a poco sospira pesantemente.

“ Amici, già… “. Fa, abbassando lo sguardo per qualche momento. Solo la voce di Gabriel lo riporta alla realtà. “ Sì, li hai fatti nascere tu: il Giardino del Fuoco ha una caratteristica non comune: non è influenzato solo dai sentimenti del suo proprietario, ma anche da quelli di chi vi entra. E tu sei così puro che era inevitabile nascesse questo campo di fiori “. Si ferma lo Scriba di Dio: non può proseguire o direbbe cose blasfeme, lo sa.

“ Beh, alcuni li hai fatti nascere tu “. Fa con innocenza l’Arcangelo mentre, di lì a poco un altro cespuglio torna a fiorire al sol tocco di Metatron.

“ Ma non sono belli come i tuoi: dopo tutto, tu… beh, sei tu “. Fa semplicemente il verde, mentre alcune rose rosse iniziano a fiorire sul cespuglio lì vicino. “ Incredibile: anche gli umani potrebbero godere di queste meraviglie, se solo sapessero apprezzare di più ciò che li circonda invece di distruggere irrimediabilmente ogni singola cosa… “. Si ferma a metà frase, una sola rosa nera si fa spazio tra le rosse ma, almeno per il momento Gabriel non la nota.

“ Ma alcuni umani si impegnano per migliorare, a rispettare ciò che nostro padre ha donato loro ed Egli stesso. Alcuni devono solo essere guidati: per questo il Padre ha dato vita ad Angeli ed Arcangeli, no? “. Sorride lievemente il più giovane dei figli di Dio ma, in quel momento, sul cespuglio accanto spuntano diverse rose gialle.

“ Certo, sarà come dici… “. Mormora lo Scriba di Dio, mentre una singola rosa appassisce al suo repentino cambio d’umore lasciando l?arcangelo dell’Acqua piuttosto confuso. Ma, almeno per ora Gabriel decide di non fare troppe domande. Per ora.

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Capitolo 27
*** Idromassaggio ***


Day 27: Idromassaggio
Storia: La nuova alba di Nemesis
Personaggi: Lacie
 

La giovane Lacie entra nella grande vasca idromassaggio, immergendosi completamente e riflettendo: ha davvero bisogno di distrarsi, pensa. Ha bisogno di togliersi dalla mente gli ultimi eventi anche se, a dirla tutta, le risulta piuttosto difficile: non solo ha scoperto l’esistenza di un altro mondo oltre alla Terra ma, dopo l’ultimo attacco da parte di creature apparentemente umane ma in grado si usare poteri sovrannaturali, lei e Glen sono venuti a conoscenza di una verità sconvolgente: i loro genitori potrebbero essere ancora vivi ma essere nel regno delle Tenebre, non si sa se come prigionieri o che cos’altro. In oltre, le avrebbero rivelato che sia lei che Glen hanno un fratello ed una sorella ma, alla richiesta di spiegazione da parte dei due amici le creature delle Tenebre hanno detto che loro non avrebbero detto di più, che se volevano sapere altro avrebbero dovuto andare a Nemesis ed affrontare Kaito, il re delle Tenebre. Solo lui sa la verità sulle loro origini e sulla sorte dei loro genitori, solo lui può svelare loro cosa si nasconde dietro questo mistero. La fanciulla sente le bollicine dell’idromassaggio contro la propria pelle, se ne bea e cerca di cancellare, almeno per ora, tutte le domande dalla propria mente. Ma non è facile: vuole sapere la verità, sapere che fine hanno fatto suo padre e sua madre, scoprire se è vero che ha un fratello ed una sorella. Ma sa che cercare la verità da sola significherebbe letteralmente suicidarsi, e lei non vuole certo perdere la vita: non sa esattamente perché, ma sa che prima o dopo la verità verrà a galla comunque ed anche senza che lei sia avventata e si cacci in qualche pasticcio. Improvvisamente, mentre la sua mente pare finalmente rilassarsi e la ragazza chiude gli occhi per qualche istante, una voce giunge direttamente alla sua testa: no. No pensa, non è una voce di qualcuno presente nella stanza, è la voce di qualcuno che, invece, le sta parlando attraverso la mente. “ Lacie… Lacie… “. La chiama e, istintivamente la ragazza si immerge totalmente o quasi, lasciando libero solamente il viso, nella vasca.

“ Basta, non so chi tu sia ma smetti di chiamarmi o dimmi chi sei “. Fa la bionda, stanca di tutto ciò: è da diversi giorni che quella voce si fa sentire nella sua mente, nelle ore più disparate o in qualsiasi momento, anche il più improbabile. La voce pare cessare ma, di lì a poco riprende parola con tono inquietante.

“ Lacie, tu sai chi sono io. Raggiungimi, devi raggiungermi “. La incita nuovamente, lei tuttavia non lo vorrebbe ascoltare: porta entrambe le mani alle orecchie e chiude gli occhi qualche istante, iniziando ad arrabbiarsi.

“ Chiunque tu sia, vattene! Non sei reale! Non sei reale! “. Grida la ragazza, infischiandosene del fatto che in quel bagno ci sia lei sola.

“ Come? Volevi tanto scoprire la verità, ed ora la rifiuti? Non mi sembra molto coerente da parte tua, Lacie “. La chiama nuovamente per nome, lei apre gli occhi di scatto e decisamente sconcertata per la frase appena udita.

“ Aspetta: tu… tu sei un membro della mia famiglia? “. Chiede. La voce non parla più e lei si guarda attorno, smarrita: che in fine, se ne sia davvero andato dalla sua mente? Non ha il tempo di pensare altro: come se una ventata gelida le avesse sfiorato il corpo la fanciulla sente improvvisamente freddo, malgrado la temperatura dell’idromassaggio sia davvero gradevole. Una mano gelida le sfiora il viso mentre una tetra risata precede un ultimo ammonimento.

“ Vieni a Nemesis e scoprirai la verità “. La ammonisce, poi tutto tace: la brezza gelida scompare, la voce anche e, dal canto suo, Lacie rimane ancora sconcertata ed incredula. Si immerge nell’acqua più che può, come in cerca di maggior calore e come se, improvvisamente, il suo corpo provasse un freddo certamente non dovuto alla temperatura esterna. No; è stato quel tocco a provocarglielo. È stata quella voce a spaventarla a tal punto da farla rabbrividire ed infreddolire ma, più che la voce in sé è proprio ciò che le ha detto a lasciarla sconvolta: lei? Lei dovrebbe andare a Nemesis? Ed una volta giunta lì, come farebbe a scoprire la verità? Come raggiungerebbe il regno delle Tenebre? Ed una volta lì, sarebbe al sicuro? Non lo sa: mille e più domande si affollano nella sua mente, mille e più domande che non si placano più nemmeno nel tepore della vasca, nemmeno nel percepire le bollicine dell’idromassaggio sulla propria pelle riesce a calmare quell’inquietudine: sa bene che deve sapere, ma ha paura. Ha paura che, se coinvolgesse anche Glen o Kevin, ciò che si cela nel suo passato potrebbe far male anche a loro. Non sa quanto, in realtà, avrà bisogno di almeno uno di loro per riuscire ad affrontare il suo passato ed il resto della sua famiglia. Ma molto presto, la giovane dalla chioma bionda lo potrebbe scoprire.

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Capitolo 28
*** Scatola piena di ricordi ***


Day 28: Scatola piena di ricordi
Storia: Il patto delle Tenebre
Personaggi: Noshiko e Lily
 

Lily prende tra le mani la scatola appena trovata, nella vecchia soffitta dei nonni. È una scatola piuttosto grande ed ancora sigillata e, deve ammetterlo, questo la rende piuttosto dibattuta: dovrà aprirla oppure no? Riflette: l’ultima volta, solo aprendo un libro ha liberato un demone millenario che ancora sta cercando di sconfiggere, ora cosa potrebbe accadere se, involontariamente, scoperchiasse un altro vaso di Pandora? Immersa nei suoi pensieri non si accorge che qualcun altro è entrato nella soffitta: la donna che in apparenza potrebbe sembrare solamente sua madre, che nonostante l’età che avanza rimane comunque un’affascinante signora dall’apparente cinquantina d’anni, quando in realtà ne ha quasi ottanta. Si avvicina cautamente per non spaventare la nipote, chinandosi e posandole poi una mano sulla spalla. “ Lily, tesoro “. La chiama e, da prima sussultando ma in seguito riconoscendo quella voce, la fanciulla dalla chioma rossa si volge verso di lei.

“ Nonna “. Fa, rivelando che chi è entrato altre non è che Noshiko, sua nonna. La donna sorride lievemente mentre osserva ciò che la nipote ha ancora tra le mani. Lily dal canto suo, si accorge dello sguardo della nonna e, istintivamente fa per riporre la scatola. “ Oh! Ti chiedo scusa, non volevo frugare tra le tue cose, ma… “. Noshiko la ferma, ponendo una mano sulla sua e sorridendo lievemente.

“ Questa scatola è piena di ricordi, sigillati lì dentro da tuo nonno Takashi prima di morire. Nemmeno io l’ho mai aperta, cosa ne dici di farlo insieme? “. Chiede. La ragazza rimane da prima sorpresa: non si aspettava che la nonna conservasse ancora delle cose di suo nonno, credeva che per lei fosse troppo doloroso rivederle e che se ne fosse sbarazzata. Tuttavia pensa, è davvero felice che abbia conservato quella scatola di ricordi, così che ora potranno riaprirla insieme. Annuisce senza esitazione, per poi prendere parola di lì a poco.

“ Naturalmente: mi piacerebbe molto avere dei ricordi del nonno, dato che non ne ho dei miei genitori… “. Ferma la frase a metà la ragazza, dal canto suo Noshiko le pone gentilmente una mano sulla sua per poi sorridere lievemente.

“ Tesoro, la tua nonna è sempre al tuo fianco: qualsiasi problema tu abbia, non esitare a parlarmene. Intese? “. Chiede, recependo al volo la sofferenza della nipote, quel legame che non solo esiste tra una Kitsune ed un’altra ma anche quel legame indissolubile dato dal sangue. Lily annuisce per poi tornare a sorridere, cacciando via quei brutti pensieri.

“ Forza nonna, apriamo la scatola “. Fa, Noshiko annuisce mentre di lì a poco le due donne si cimentano nell’apertura della scatola. Entrambe rimangono a lungo a contemplare cosa vi sia all’interno, come non avessero il coraggio di toccare nulla. In seguito è Lily a farsi forza, afferra alcune fotografie, non potendo fare a meno di sorridere lievemente. “ Nonna, guarda: questi chi sono? “. Chiede, notando solo ora la fotografia ritraente due raggianti sposi: è in bianco e nero e piuttosto datata, ma da essa traspare l’amore che i due dovevano provare l’uno per l’altra. A quella vista Noshiko non può fare a meno di commuoversi lievemente.

“ Questi tesoro, eravamo io ed il mio Takashi il giorno delle nostre nozze “. Rivela, mentre sorpresa Lily osserva ancora la foto.

“ Accipicchia, com’eravate belli! “. Esordisce, Noshiko prende alcune altre fotografie per poi annuire.

“ Vorrei che fossi tu ora, a conservare queste fotografie e questa scatola: sono certa che tuo nonno Takashi avrebbe desiderato questo “. Sussurra. Lily non può fare a meno di commuoversi lievemente a sua volte, per poi annuire.

“ Certo: le conserverò come il più prezioso dei ricordi, queste cose non andranno mai perdute “. Sussurra. Le due donne stanno per abbracciarsi quando, improvvisamente dal grande plico di fotografie ne cade una specifica. Lily la raccoglie: è molto datata sicuramente, tuttavia è ancora piuttosto n buone condizioni. “ Oh: è caduta questa “. Fa semplicemente, mentre Noshiko la guarda: strano pensa, non le pare di aver mai visto quella fotografia. Rappresenta un giovanissimo Takashi, ed accanto a lui…

“ Oh mio Dio! “. Fa, quasi spaventata la donna e lasciando cadere nuovamente la foto, che precedentemente aveva preso in mano per osservarla meglio.

“ Nonna, che succede? “. Chiede preoccupata Lily, raccogliendo la foto e guardandola a sua volta. “ Ma cosa… “. Sbianca di colpo: riconosce bene le persone nella foto. Uno di essi è Takashi in giovanissima età, probabilmente prima di conoscere Noshiko. l’altro è… “ Void?! “. Chiede sconcertata, ed è vero: l’altro ragazzo accanto a Takashi è Void, il demone che attualmente lei e sua nonna stanno combattendo, il Nogitsune, colui che è divenuto un kitsune oscuro per una ragione ancora ignota. “ Ma cosa… cosa ci faceva il nonno con lui? “. Chiede sconvolta l’arancione, mentre la nonna prende parola di lì a poco.

“ Aspetta: vedi? Qui, Void era ancora un essere umano “. Fa, riconoscendo che in quella foto, Void era ancora un ragazzo umano. “ La vera domanda è: cos’aveva a che fare con tuo nonno? “. Chiede, quasi più a sé stessa che alla nipote mentre, come calamitato, lo sguardo di entrambe le donne si posa nuovamente su quella fotografia. Forse pensa Lily, aprire quella scatola non è stata una cattiva idea e, esaminando quegli oggetti, forse troveranno la chiave di volta per sconfiggere Void una volta per tutte. Forse.

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Capitolo 29
*** Pigiama ***


Day 29: Pigiama
Storia: La nuova alba di Nemesis
Personaggi: Glen, Tea, Kaito e Kevin Baskerville

 

Una giovane donna dalla chioma bruna entra nella stanza dove, tranquillo, un bimbo di circa quattro anni la sta aspettando. La donna sorride lievemente, guardando dolcemente il piccolo. “ Ciao tesoro “. Lo saluta con dolcezza, mentre il bimbo dalla chioma corvina posa il peluche con cui stava giocando per poi correrle incontro, abbracciandole le gambe data la sua ancora bassa statura.

“ Madre! Siete qui! “. Fa entusiasta il piccolo. Lei lo accarezza dolcemente, mentre già le prime lacrime tentano di farsi strada nei suoi occhi, malgrado cerchi in tutti i modi di evitare di versarle. Colei che si rivela essere Tea, la Regina di Nemesis, riesce a non crollare e scoppiare in lacrime, prendendo in braccio il figlio per poi prendere parola.

“ Bene piccolo, cosa dici se adesso la mamma ti aiuta a metterti il pigiama? È ora di fare la nanna “. Fa, mentre colui che si rivela essere il piccolo Glen fa cenno di sì con il capo. La madre lo posa dolcemente sul letto e, dopo avergli baciato la fronte prende il pigiama azzurro del figlio per poi avvicinarsi a lui, chinandosi per poter arrivare alla sua altezza dato che, di fatto, il bimbo non si è ancora mosso dalla sua posizione e la guarda incuriosito.

“ Mamma, stai bene? Perché piangi? “. Chiede, sorprendendola: nemmeno lei si è accorta della singola lacrima scesa dai suoi occhi, involontariamente. Non se n’era nemmeno accorta in precedenza né se n’è accorta ora, chissà pensa, quando è scivolata dai suoi occhi? Non sta troppo a pensarci su: accarezza dolcemente il viso del figlio.

- Così simile a lui… al mio Len… -. Pensa semplicemente la sposa di Kaito, per poi dare una risposta al figlio nel giro di poco tempo. “ Oh no amore, la mamma non sta piangendo. È solo un granello di polvere che mi è entrato nell’occhio, vedi? “. Chiede, facendo notare che ora non sta più piangendo mentre infila la maglia del pigiama al figlio per poi abbottonarla. Il secondogenito di Kaito e Tea tuttavia non pare del tutto convinto, così abbraccia forte la madre sorprendendola un po'.

“ Ti voglio tanto bene, mamma! Non devi essere triste! “. Esordisce il piccolo, mentre lei lo stringe forte a sé come se, in quel momento, suo figlio rappresentasse davvero la sua sola ed unica ancora di salvezza in quel mondo di totali tenebre.

“ Te ne voglio anche io, amore: non immagini quanto bene voglia a te e tuo fratello, più di chiunque altro al mondo “. Fa, mentre l’abbraccio si scioglie ed il piccolo si infila i pantaloni del pigiamino.

“ Mamma? “. Chiede ad un certo punto, attirando l’attenzione della donna. “ Tu vuoi bene a zio Len? “. Chiede, spiazzando letteralmente la Regina della Luce. Da prima sussulta, poi si riprende e riscuote dai suoi pensieri: non deve far trasparire le proprie emozioni pensa, Glen è un bimbo molto intelligente ed una minima smorfia errata potrebbe tradirla.

“ Ma certo che gliene voglio “. Fa, mentre il bambino annuisce per poi farle un’altra domanda.

“ E a papà? “. Chiede. A quella frase la donna si blocca letteralmente: sarebbe troppo semplice mentire e mettere a letto Glen, chiedendo la questione. Ma lei non ama le menzogne, nemmeno se la verità potrebbe far male. Tuttavia pensa, meglio sviare il discorso: non vuole che Glen si accorga che qualcosa non va e che la turba. Così si sforza di sfoggiare il più falso dei sorrisi, per poi far sdraiare il figlio a letto e rimboccandogli le coperte.

“ Riposa ora, tesoro. Riposa e fai bei sogni, va bene? “. Fa, dando un bacio sulla fronte del piccolo che annuisce, dimenticando quella domanda e chiudendo lentamente gli occhi.

“ Buonanotte, mamma “. Fa solamente, mentre la Regina gli accarezza il viso con dolcezza.

“ Buona notte, mio piccolo Principe... della luce “. Conclude poi, dirigendosi verso la porta e guardando per l’ultima volta il figlio, prima di chiuderla dietro di sé e tornare nella propria stanza.

 

*******************************************************
 

Nello stesso istante il piccolo dalla chioma argento osserva con curiosità l’eterno giovane dalla chioma blu, che a sua volta lo sta osservando da un po' di tempo. “ Padre… “. Borbotta, stringendosi nel pigiama appena indossato come se questo fosse un’ancora di salvezza, una sorta di protezione dal freddo che sente e dall’orribile sensazione che da un po' lo invade, non permettendogli nemmeno di dormire sereno. “ Quando finirà tutto questo? Mi fa male “. Mormora poi il bimbo di circa sette anni.

“ E’ il tuo potere, Kevin: è il tuo potere che si manifesta e finalmente ti reclama. Successe anche a me alla tua età, non devi averne paura “. Malgrado le sue parole possano sembrare di conforto il suo sguardo è gelido, come una notte artica. Il suo tono non trasmette la minima dolcezza nemmeno verso colui che è suo figlio maggiore che, di rimando cerca di chiudere fuori il freddo stringendosi maggiormente nelle coperte.

“ Ma a Glen non fa così male, ed è più piccolo di me. Perché io si? “. Chiede semplicemente ed innocentemente il piccolo dagli occhi di ghiaccio, ereditati senza dubbio da suo padre che, a quella frase, invece di rassicurarlo lo guarda ancor più severamente.

“ Appunto: se tuo fratello non si lamenta, mi spieghi perché lo fai tu? Sei o non sei un mio erede? Impara ad accettarne le conseguenze, invece di frignare in continuazione: non si ottiene il potere senza un po' di dolore, impara questa lezione prima che sia la vita stessa a fartela imparare “. Lo rimprovera duramente e senza un minimo di pietà. In seguito gli si inginocchia accanto, afferrandolo per le spalle ed obbligandolo a mettersi seduto. Il solo contatto tra loro sembra quasi far entrare in sintonia i loro poteri, le tenebre dell’uno richiamano quelle dell’altro mentre lo sguardo più spaventato del bambino si scontra con quello severo di colui che è suo padre.

“ Ma zio Len e la mamma hanno detto… “. A quel solo nome la presa di Kaito sulle spalle del figlio aumenta, stringendo tra le mani la stoffa del pigiama del figlio e guardandolo con un pizzico d’ira.

“ Dimentica ciò che ti dice quell’inetto di mio fratello: io sono tuo padre, io so cos’è meglio per te. Tu devi obbedire ai miei ordini, hai capito? “. Chiede, ma a quella frase il bambino non risponde ma si limita a sussultare, quasi spaventandosi tanto con le parole quanto dal tono del padre. “ Hai capito?! “. Gli grida poi lui, non ricevendo alcuna risposta da parte del figlio che, a quelle grida chiude istintivamente gli occhi per poi annuire.

“ S… Si! Ho capito, perdonatemi se prima ho pianto… “. Sussurra, trattenendo le ennesime lacrime: non ha certo voglia di contrariare suo padre. A quella frase Kaito pare calmarsi un po': non addolcisce lo sguardo ma allenta la presa sulle spalle del piccolo Kevin, passandogli poi una mano sul viso e guardandolo intensamente, quasi come se il suo sguardo volesse penetrargli l’anima ed impiantare in essa le Tenebre, assicurandosi che non segua le orme di quell’inetto di suo fratello Len e di sua moglie, che già sono riusciti a corrompere Glen e farlo diventare un Principe della Luce. Ma con Kevin pensa, non ci riusciranno: con il suo primogenito non faranno ciò che hanno fatto con il secondo, sarà lui stesso ad evitare che ciò accada.

“ Oh Kevin, tu non lo sai ancora ma sei la sola speranza per Nemesis: sei il solo che può garantire la sopravvivenza delle Tenebre e fare il modo che quella volgare luce non la distrugga. Sarai tu a dover tenere in riga tuo fratello e chiunque osi mettersi sul tuo cammino, come io non sono riuscito a fare con Len “. Sussurra semplicemente mentre, a quelle parole il figlio lo guarda con curiosità senza tuttavia fare domande: sa bene che suo padre e suo zio non vanno d’accordo, ma non vuole domandare perché per paura di essere rimproverato.

“ Padre… “. Sussurra solamente il principe di Nemesis, chiudendo gli occhi una volta coricatosi nuovamente, attirando così l’attenzione di Kaito. “ … rimanete qui con me? “. Chiede solamente, afferrando istintivamente la sua mano. E, forse per la prima volta, spiazzando il gelido Re di Nemesis che, senza dire nulla si limita a guardare il figlio. Eppure, non sottrae la mano alla sua presa.

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Capitolo 30
*** Gocciole ***


Day 30: Gocciole
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Serena Klyne, Valentina e Castiel
 
Questo prompt è un regalo ad un'amica, che ha inserito nella serie canonica la sua pg di cui si legegrà in questa storia.
 

La giovane dalla chioma bruna rimane seduta al tavolo, mangiando distrattamente alcuni biscotti. Precisamente, gocciole al cioccolato: le sue preferite e, per ironia della sorte sembrerebbero essere anche le preferite del bimbo o bimba che porta in grembo. Infatti, ogni volta che lo sente particolarmente nervoso o agitato mangia alcuni biscotti e, come per incanto la sua creatura si calma subito. Riflette: non sa se anche i bimbi umani facciano così, ma certamente il Nephilim che cresce dentro di lei ha davvero un modo singolare di quietarsi. Colei che si rivela essere Valentina si accarezza amorevolmente il pancione di ormai nove mesi, riflettendo: tanti eventi si sono susseguiti da quando ha scoperto di essere incinta. Il padre del suo bambino è niente poco di meno che Raphael, Arcangelo dell’Aria e della Guarigione e figlio di Dio. A causa del “ peccato “ che avrebbero commesso, lui è stato processato in Paradiso e tutt’ora non può ritornare sulla Terra. Non aver sue notizie ha lasciato la fanciulla nello sconforto più totale per mesi, fino a quando il Padre non ha deciso di farle una sorta di regalo: ha permesso che suo fratello gemello Castiel ritornasse da lei e si prendesse cura, oltre che della sorella anche della creatura che porta in grembo. E fu di lì a poco tempo che un miracolo accadde: non appena Castiel toccò il ventre della sorella, lei avvertì subito che il bimbo o la bimba aveva scelto suo fratello come padre, un padre scelto che avrebbe fatto le veci di Raphael e, probabilmente, anche quando ritornerà continuerà ad essere un secondo padre per la creatura. Perché sì, il suo amato ritornerà pensa Valentina: tornerà, deve farlo. Lei ha fiducia in questo, confida che in fine il Padre lo perdoni e che gli permetta di tornare sulla Terra, da lei e dal loro bimbo. Dopo aver addentato un altro biscotto la donna si alza, o meglio questo è il suo intento: improvvisamente ha una potente fitta, le gocciole rimanenti si riversano tutte sul tavolo mentre lei porta una mano al pancione. “ Oh no… “. Sussurra, accorgendosi con sorpresa della rottura delle acque. “ Oh no… Castiel? Castiel?! “. Inizia ad agitarsi, chiamando istintivamente il fratello: la prima persona che le è venuta in mente, il solo che in quel momento vorrebbe al suo fianco. “ Castiel?! Dove sei?! “. Lo chiama ancora l’Incarnazione terrena di Giustizia. Qualcuno le mette una mano sulla spalla e lei, sussultando, si volta di scatto verso chi è dietro di lei.

“ Valentina “. Sussurra solamente il giovane dalla chioma corvina: ha sentito il richiamo della donna e, ovviamente, si è subito precipitato da lei.

“ Castiel! “. Fa semplicemente lei, felice di vederlo mentre lui la sorregge, vedendola debole.

“ Sorella, cosa ti sta succedendo? È per il bambino? “. Chiede, mentre lei annuisce semplicemente mentre, istintivamente, si aggrappa con forza al maggiore per evitare di cadere.

“ Si: credo sia ora, fratello “. Sussurra, prima che una contrazione la faccia gridare: non c’è più spazio per i dubbi, il bambino vuole venire al mondo. “ E’ come se avesse aspettato il tuo ritorno per nascere “. Mormora semplicemente la bruna, mentre lui la guarda per poi annuire.

“ Ora sono qui: non vi lascerò nemmeno un istante, non temere “. La rassicura, anche se di fatto è un po' teso: è la prima volta che si improvvisa ostetrico, non sa nulla di come si fanno nascere i bambini. Ma suo figlio, loro figlio ha deciso di venire al mondo ora e lui lo sa: non può deluderlo, o deluderla. Fa sdraiare a letto la sorella, cercando di metterla quanto più comoda possibile e sistemandole i cuscini. “ Va meglio? “. Chiede poi, mentre istintivamente la donna stringe forte le mani del gemello nelle proprie

“ Dimmi ancora cos’hai visto, in quella visione… “. Sussurra semplicemente l’incarnazione di Giustizia, riferendosi alla visione avuta dal fratello quando, mesi prima, seppe della gravidanza e toccò il ventre di lei, percependo appunto che il bambino o la bambina aveva scelto lui come secondo padre.

“ Ho visto il Paradiso, tutte le cose belle che questo bambino creerà: un futuro di pace e speranza, senza dolore e senza sofferenza. Lui o lei, è il nuovo Messia: redimerà questo mondo e noi saremo lì ad assistere, ad aiutarlo. Era un futuro bellissimo “. Continua, incoraggiando la gemella che fa cenno affermativo con il capo: le parole di Castiel le stanno dando nuovo coraggio e nuova forza per ciò che la aspetta: tra poco dovrà dare tutta sé stessa, impegnare ogni sua energia per dare alla luce questo bambino o questa bambina e, allo stesso tempo, preservare la propria Grazia e la propria vita.

 

Dopo ore ed ore di intenso e doloroso travaglio, Castiel tiene tra le braccia una bimba in perfetta salute: Serena Klyne, la figlia di Valentina e Raphael ma, di fatto, anche sua figlia essendo lui suo padre scelto. La bambina percepisce il contatto con colui che comunque ritiene essere suo padre e si appoggia dolcemente a lui, mentre lo sguardo del maggiore dei gemelli Belzenia si appoggia sulla gemella per poi allagarsi di lacrime. Il motivo di tali lacrime, se gioia o disperazione, non è ancora dato saperlo: perché è vero. Partorire un Nephilim avrebbe potuto significare la morte per Valentina, lo sapevano sin dall’inizio. Eppure, una scintilla di speranza non sembra volersi ancora spegnere.

 

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