See me in the mirror parte 2

di Beckett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La rinascita ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Ritrovarsi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La rinascita ***


See me in the mirror 2 Capitolo 1: La rinascita
10 anni dopo gli accadimenti di quella sera.

Ciao, sono Katherine, adesso ho 28 anni di cui 10 passati all’interno di un carcere federale di Atlanta. Le cose sono cambiate da quando decisi di cambiare totalmente la mia vita trasferendomi a New York con l’allora mia amica Ellis. Siamo state arrestate pochi mesi dopo aver conosciuto il fratello della nostra vittima, è stato scoperto che dietro tutto questo c’era una massoneria di cui faceva parte anche il defunto Eremy Gliffer. Il mandante del mio arresto però è stato l’amore della mia vita, Jackson; la sera in cui mi dichiarai a Max, l’allora mio migliore amico, Jackson non la prese bene a tal punto da andare in commissariato e vuotare il sacco. Il processo giudiziario è durato un anno, i miei genitori si sono avvalsi dei migliori avvocati di Mainland, niente da fare; troppe testimonianze, troppi indizi che portavano a noi e confessioni. Ah, giusto le confessioni: Ellen e Max, per poter patteggiare e avere una pena ridotta, hanno confessato che l’artefice di tutto fossi io e che quindi Max fosse in realtà solo l’esecutore ma che l’autore mediato del reato portasse, in realtà, un altro nome: il mio. Sono stati accusati di omicidio colposo e condannati a 5 anni di reclusione previa libertà condizionale dovuta alla buona condotta. Jackson a 2 anni e 3 mesi di reclusione per favoreggiamento e complicità per omicidio colposo. Io, Katherine, a 15 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.

Sono uscita con la condizionale per buona condotta, 15 ore di lavori socialmente utili, mi è stato affidato uno psicologo d’ufficio dal procuratore distrettuale del Mainland. Lo psicologo in questione mi ha consigliato di scrivere un diario, ogni sera lo apro vedo la pagina bianca e ci immagino tante parole sparse per caso che raccontino i miei 10 anni in un carcere federale, dei traumi che tutto ciò comporta, della crescita, della regressione mentale e fisica che comporta l’essere escluso dalla società e vivere in un mondo completamente opposto rispetto al tuo. Il mio nome per tanti anni è stato il centro delle discussioni di paese, mio padre è stato licenziato, mia mamma è stata vittima di una gogna mediatica che tutt’ora le ha lasciato gravi strascichi. Mio fratello si è dissociato dal mio nome ed è andato a vivere a Denver, ha lasciato Lucy la mia cara amica, poi morta suicida.

La storia è davvero così lunga e piena di eventi che un diario sarebbe troppo poco e che le mie mani sarebbero troppo stanche di poter trascrivere. Ho una fedina penale da far paura, non mi chiamerebbero nemmeno per fare la commessa al supermarket di fronte casa mia, quindi mi sono detta: “perché no?” perché non scrivere le mie ultime memorie e poi morire, perché non far sapere ad un ipotetico lettore che mi ha conosciuto tramite i titoli di giornale la mia vera storia raccontata dalla vera e, purtroppo, sola Katherine? Ho iniziato a fumare e a bere whisky, mi sono convinta che mi desse un’aria da scrittrice incallita, ho comprato un computer nuovo e ho abbellito la mia scrivania, il diario l’ho buttato.

Ho 28 anni e nessun lavoro, non mi sono mai laureata, né tanto meno mi sono costruita una famiglia, la mia vita fa schifo al cazzo e quindi probabilmente l’unica cosa che potrebbe appagare i miei ultimi anni di vita è quello di farmi conoscere, di mettere su carta tutto quello che sono stata io. Ho detto ultimi anni di vita? Ho un tumore ai polmoni, ultimo stadio, morte assicurata credo in un paio di anni o forse meno. L’ho scoperto quando ero in carcere e stranamente dopo questa rivelazione ho iniziato a fumare, forse per accelerare i tempi di questa rottura di palle che è la vita. In carcere chiedevo solo sigarette, il cibo mi faceva schifo, probabilmente nemmeno ne sentivo il gusto, i miei famigliari non li ho più visti dal giorno in cui hanno pronunciato la sentenza di condanna, nessuno ha notizie di me nonostante viva sempre ad Atlanta, in una topaia di merda e per campare non faccio praticamente un cazzo, resisto grazie a dei sussidi che a volte lo stato da’ a quelle persone vittime di se stessi, in pratica io.

A parte tutto, credo che inizierò a mangiare topi morti che spesso e volentieri incontro nella lavanderia di casa mia se non inizio a trovarmi un lavoro; il problema è che nessuno vuole un’assassina che è stata addirittura tradita dai suoi amici e che ha scontato 10 anni di carcere. Non li biasimo, ma a me i topi non piacciono però.

Non ho mai scritto nulla, la mia vita mi è sempre stata narrata e a volte ne ero protagonista altre semplice spettatrice; non so esattamente come funziona scrivere ai posteri. Forse scriverò delle mie giornate chiuse in una stanza, altre scriverò delle mie giornate chiuse in una cella, altre ancora non scriverò perché la tosse sarà troppo forte e incontrollabile che vorrò solo stendermi sul letto e sperare di morire. Vorrei chiamare i miei genitori e dirgli che sto male e che a quasi 30 anni, quando una persona dovrebbe essere al massimo della propria vita con lavoro, famiglia, successo e soddisfazioni, io sono in un letto a contare su un calendario i giorni che mi mancano prima di morire, forse a loro fregherebbe, sono sicura di sì.
Ai miei compagni d’avventura vorrei chiedere il perché mi hanno tradita ma non credo che in realtà mi interessi tanto la loro risposta, chi è che non lo avrebbe fatto in quelle condizioni ? Però vorrei risentirli, sono dieci anni che non so che fine abbiano fatto, ci hanno smistato in carceri diversi come se fossimo carne da macello.
Non so Ellis se dopo i suoi 5 anni da vigliacca si sia finalmente costruita una vita che prescindesse dalla dipendenza morbosa che aveva nei miei confronti: ok, questo è il rancore che parla.
Max? Max spero sia morto.
Jackson? Non lo so, forse ha davvero costruito una famiglia con la ragazza dei suoi sogni e ha avuto finalmente quei due benedetti figli che ricercava affannosamente già all’età di 18 anni.

La mia psicologa mi ha detto che sarebbe bene se io iniziassi a contattarli per non rompere definitivamente con un passato che mi appartiene e che mi apparterrà per sempre, soprattutto vista la mia situazione precaria su questa terra. Forse lo farò ma forse saranno morti o probabilmente saranno così felici che sarà stato emanato un ordine restrittivo nei miei confronti. Ma se non li contatto che cazzo ci scrivo in questo diario del cazzo? Ho bisogno di personaggi e loro sono i miei.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Ritrovarsi ***


Capitolo 2: Ritrovarsi
 
Andare dallo psicologo è come leggere l’oroscopo: pensi che entrambi ti capiscano.
Da quando faccio terapia mi sento realmente ascoltata da una persona che fino un mese fa non sapeva nemmeno chi fossi e quale fosse la mia vita, il che ha un qualcosa di assurdo ma allo stesso tempo confortante, ed infatti ti conforta il fatto che, prima o poi, nella tua vita, troverai qualcuno che realmente capisce come ti senti; anche se è a pagamento.
L’oroscopo, più o meno è la stessa cosa solo che gratis e ti affibbiano un segno zodiacale e nel 50% dei casi c’azzecca; dai saremo circa un miliardo sulla terra ad essere scorpione, ci credo che la metà di noi sente che sta parlando proprio di lei; la generalità è importante.
Ok, dire che oggi sarà una giornata di merda è un mantra universale, e non ci vuole alcun santone per capire che per la maggior parte delle persone il lunedì mattina di un normalissimo 20 ottobre sarà, quasi sicuramente, una giornata di merda; poi se sbaglio cazzi tuoi che mi credi, no?
Lo psicologo, invece, magari ti dirà che oggi sarà una giornata di merda confortandoti e comunque facendo il tifo per te mentre ti passa uno xanax sotto banco.

Amo andare dallo psicologo, mi fa sentire capita.
Mi piace parlare ore ed ore solo di me: insomma a chi è che non piacerebbe? Gli esseri umani hanno tendenze fortemente narcisiste ed egocentriche, una tra queste sono io; amo andare a pranzo con i miei amici, ma se al pranzo ci aggiungi che parleremo per tutto il tempo di me allora non inventerò una scusa per non venire.
Quindi è il mio passatempo preferito lamentarmi della vita mentre qualcuno me la ripara, ed è proprio questo che fa lo psicologo per me, a parte poi essere un perfetto oroscopo da leggere il giovedì pomeriggio sul water di casa propria.

Quindi, amo andare dallo psicologo, perché posso dire venti parolacce di seguito e lui non può redarguirmi, anzi è tenuto ad ascoltarmi. Quindi: “buongiorno Jessica, oggi tutto bene un cazzo, vaffanculo.”

Amo andare dallo psicologo perché è l’unica che sa che ho un tumore ai polmoni e che sono praticamente fottuta; ironia della sorte, ho condiviso così tanto con delle persone che ora non sanno nemmeno che sto per morire e, l’unica a saperlo, è una persona che mi tiene in cura solo per ordine di un giudice e solo perché dieci anni fa la mia negligenza mi ha fatto uccidere un uomo.
Preferirei sicuramente leggere l’oroscopo sul giornale settimanale mentre sono sul water di casa mia aspettando di andare a lavoro, ma questo non succede mai.
 
“Miglioramenti per questo weekend Katherine?” mi chiede ogni giorno la mia psicologa Jessica ogni qual volta mi siedo sul suo divano di velluto e così estremamente comodo che delle volte ho immaginato di passare intere giornate per potermene approfittare invece che tornare sul mio materasso scomodo comprato su amazon.
“ Miglioramenti del tipo?”
“ Elencami la tua giornata e quello che provi.”
“ Non è tanto difficile: mi sveglio verso le 9 del mattino, faccio colazione, vado in bagno, mi vesto, scendo, faccio finta di avere un lavoro per poi ricordarmi che mi mantengo con sussidi statali quindi ritorno nel mio appartamento, mi cucino qualcosa e poi vengo da te.”
“ Passiva.”
“ Come scusa?”
“ Questa storia è passiva, la puoi raccontare al tuo vicino di casa non a me.”
“ Il problema è che non so cosa vuoi esattamente sapere”
“ Come stai Katherine?”
“ Questa domanda fa schifo.”
“ .. ma”
“ma?”
“Ma devi rispondermi Katherine.”
“ Oh, sto bene. Da quando mi hai detto di tenere un diario personale ho iniziato a scrivere le mie memorie, certo quando ho tempo che in pratica avrei sempre ma in teoria mi invento nuove cose da fare per non scrivere della mia vita, fa davvero pena.”
“ Hai bisogno di scrivere della tua vita, ed inoltre mi sembra un’ottima idea questa.”
“ Ho bisogno di ricordare ogni giorno della mia vita che sono un’assassina, che i miei amici mi hanno tradito e che i miei genitori non mi parlano più?”
“ Hai bisogno di vivere e per farlo hai bisogno di conoscere la tua vita.”
“ La conosco fin troppo bene.”
“ Non è così Katherine, non la conosci per niente. Se la conoscessi non mi risponderesti così e non vedresti del marcio ovunque.”
“ Questo non riguarda la conoscenza della mia vita ma semplicemente come uno guarda alla vita, io la guardo una merda.”
“Non è così.”
“ Jessica, avevo solo 18 anni quando ho ucciso quell’uomo, a me non interessa se facesse parte di una setta satanica o tanto meno se quella stessa massoneria aveva intenzione di farmi fuori mandandomi come coinquilino di casa mia uno di loro. Non mi perdonerò mai quello che ho fatto in passato, ci posso convivere, posso prendere farmaci, posso andare in carcere, posso fare quello che stracazzo pensi che vada bene per me ma io non posso perdonarmi, il tumore è solo una stracazzo di conseguenza della mia vita di merda.” (dicevo: le parolacce, non le blocca mai.)
“ Nella vita si può sempre rimediare Katherine”
“ Non nella mia.”
“ Nella tua?” mi domanda “ Nella tua vita? Sai mi fa ridere pensare che ogni paziente che viene mi parla con la presunzione di avere una propria vita diversa da tutte le altre; quindi se nella vita di una persona X esiste la redenzione per un’altra persona Y non esiste perché è la sua vita. Le vite di noi tutti sono uguali, cambiano i percorsi che intraprendiamo, cambiano le scelte, cambia la situazione in cui ci troviamo, cambia il punto di partenza da cui TUTTI partiamo ma non cambia lo scopo della vita né tanto meno le possibilità che essa ci da’. Tutti abbiamo la possibilità di redimerci, dipende da noi se vogliamo farlo. Tutti abbiamo la possiblità di perdonare, di amare, di gioire, di piangere, da chi ha vissuto una vita di merda come la tua a chi crede di averne vissuta una migliore. La tua vita è praticamente la vita di tutti quelli che come te pensano che non possa esistere redenzione.”
 
 
Quindi mi sono decisa a chiamare i miei amici, perché tutti nella vita hanno la possibilità di perdonare.
“ Pronto?”
“ Ciao, Elis… sono Kat.”
“ Oh! Kat, ciao.”
“ Ti disturbo?”
“ No no, dimmi pure.”
“ Pensavo mi avresti detto di sì e cosi avrei attaccato e sarebbe finito il momento di panico misto ad imbarazzo che sto provando in questo momento. Ad ogni modo, volevo sapere come stai…”
“ Ehi si bene, tutto bene. Tu ?”
“ Bene, grazie.”
“ Vivi ancora a Mainland?”
“ Oh no no, vivo ad Atlanta, tu ?”
“ Sono a Mainland, ho una famiglia sai? E’ assurdo anche solo dirlo ad alta voce che a volte non ci credo nemmeno io. Ho una figlia di due anni, si chiama Lydia… sai…”
“Oh… “
“ Sono sposata con Pakkins, lo chiamiamo ancora cosi tra di noi?”
“ Wow pensavo fosse morto.” “… ok pessima battuta.”
Ellis rideva dall’altra parte della cornetta.
“ Che ne dici se un giorno di questi ci vediamo? Magari vieni a casa mia, sai non sono ancora pronta a vederti come mamma; l’ultima volta che ti ho visto avevi solo 19 anni…”
“ Già, l’ultima volta… assurdo. Mi farebbe molto piacere venire da te, parlarti. Ciao Kat, ora devo andare.”
“ Ciao a te.”

Uno di questi giorni ? E’ ovvio che non mi chiamerà mai, lo si dice tanto per ad un amico di circostanza che non vedi da anni per smorzare e concludere la conversazione quando lo incontri sul marciapiede di faccia.
La dovrò richiamare per decidere il giorno cazzo.

Datti una possibilità Katherine.
La tua vita è breve e non è un modo di dire lo è davvero. Datti una mossa e saluta come si deve tutti quelli che hanno fatto parte di te.
Capitolo 2: Ritrovarsi
 
Andare dallo psicologo è come leggere l’oroscopo: pensi che entrambi ti capiscano.
Da quando faccio terapia mi sento realmente ascoltata da una persona che fino un mese fa non sapeva nemmeno chi fossi e quale fosse la mia vita, il che ha un qualcosa di assurdo ma allo stesso tempo confortante, ed infatti ti conforta il fatto che, prima o poi, nella tua vita, troverai qualcuno che realmente capisce come ti senti; anche se è a pagamento.
L’oroscopo, più o meno è la stessa cosa solo che gratis e ti affibbiano un segno zodiacale e nel 50% dei casi c’azzecca; dai saremo circa un miliardo sulla terra ad essere scorpione, ci credo che la metà di noi sente che sta parlando proprio di lei; la generalità è importante.
Ok, dire che oggi sarà una giornata di merda è un mantra universale, e non ci vuole alcun santone per capire che per la maggior parte delle persone il lunedì mattina di un normalissimo 20 ottobre sarà, quasi sicuramente, una giornata di merda; poi se sbaglio cazzi tuoi che mi credi, no?
Lo psicologo, invece, magari ti dirà che oggi sarà una giornata di merda confortandoti e comunque facendo il tifo per te mentre ti passa uno xanax sotto banco.

Amo andare dallo psicologo, mi fa sentire capita.
Mi piace parlare ore ed ore solo di me: insomma a chi è che non piacerebbe? Gli esseri umani hanno tendenze fortemente narcisiste ed egocentriche, una tra queste sono io; amo andare a pranzo con i miei amici, ma se al pranzo ci aggiungi che parleremo per tutto il tempo di me allora non inventerò una scusa per non venire.
Quindi è il mio passatempo preferito lamentarmi della vita mentre qualcuno me la ripara, ed è proprio questo che fa lo psicologo per me, a parte poi essere un perfetto oroscopo da leggere il giovedì pomeriggio sul water di casa propria.

Quindi, amo andare dallo psicologo, perché posso dire venti parolacce di seguito e lui non può redarguirmi, anzi è tenuto ad ascoltarmi. Quindi: “buongiorno Jessica, oggi tutto bene un cazzo, vaffanculo.”

Amo andare dallo psicologo perché è l’unica che sa che ho un tumore ai polmoni e che sono praticamente fottuta; ironia della sorte, ho condiviso così tanto con delle persone che ora non sanno nemmeno che sto per morire e, l’unica a saperlo, è una persona che mi tiene in cura solo per ordine di un giudice e solo perché dieci anni fa la mia negligenza mi ha fatto uccidere un uomo.
Preferirei sicuramente leggere l’oroscopo sul giornale settimanale mentre sono sul water di casa mia aspettando di andare a lavoro, ma questo non succede mai.
 
“Miglioramenti per questo weekend Katherine?” mi chiede ogni giorno la mia psicologa Jessica ogni qual volta mi siedo sul suo divano di velluto e così estremamente comodo che delle volte ho immaginato di passare intere giornate per potermene approfittare invece che tornare sul mio materasso scomodo comprato su amazon.
“ Miglioramenti del tipo?”
“ Elencami la tua giornata e quello che provi.”
“ Non è tanto difficile: mi sveglio verso le 9 del mattino, faccio colazione, vado in bagno, mi vesto, scendo, faccio finta di avere un lavoro per poi ricordarmi che mi mantengo con sussidi statali quindi ritorno nel mio appartamento, mi cucino qualcosa e poi vengo da te.”
“ Passiva.”
“ Come scusa?”
“ Questa storia è passiva, la puoi raccontare al tuo vicino di casa non a me.”
“ Il problema è che non so cosa vuoi esattamente sapere”
“ Come stai Katherine?”
“ Questa domanda fa schifo.”
“ .. ma”
“ma?”
“Ma devi rispondermi Katherine.”
“ Oh, sto bene. Da quando mi hai detto di tenere un diario personale ho iniziato a scrivere le mie memorie, certo quando ho tempo che in pratica avrei sempre ma in teoria mi invento nuove cose da fare per non scrivere della mia vita, fa davvero pena.”
“ Hai bisogno di scrivere della tua vita, ed inoltre mi sembra un’ottima idea questa.”
“ Ho bisogno di ricordare ogni giorno della mia vita che sono un’assassina, che i miei amici mi hanno tradito e che i miei genitori non mi parlano più?”
“ Hai bisogno di vivere e per farlo hai bisogno di conoscere la tua vita.”
“ La conosco fin troppo bene.”
“ Non è così Katherine, non la conosci per niente. Se la conoscessi non mi risponderesti così e non vedresti del marcio ovunque.”
“ Questo non riguarda la conoscenza della mia vita ma semplicemente come uno guarda alla vita, io la guardo una merda.”
“Non è così.”
“ Jessica, avevo solo 18 anni quando ho ucciso quell’uomo, a me non interessa se facesse parte di una setta satanica o tanto meno se quella stessa massoneria aveva intenzione di farmi fuori mandandomi come coinquilino di casa mia uno di loro. Non mi perdonerò mai quello che ho fatto in passato, ci posso convivere, posso prendere farmaci, posso andare in carcere, posso fare quello che stracazzo pensi che vada bene per me ma io non posso perdonarmi, il tumore è solo una stracazzo di conseguenza della mia vita di merda.” (dicevo: le parolacce, non le blocca mai.)
“ Nella vita si può sempre rimediare Katherine”
“ Non nella mia.”
“ Nella tua?” mi domanda “ Nella tua vita? Sai mi fa ridere pensare che ogni paziente che viene mi parla con la presunzione di avere una propria vita diversa da tutte le altre; quindi se nella vita di una persona X esiste la redenzione per un’altra persona Y non esiste perché è la sua vita. Le vite di noi tutti sono uguali, cambiano i percorsi che intraprendiamo, cambiano le scelte, cambia la situazione in cui ci troviamo, cambia il punto di partenza da cui TUTTI partiamo ma non cambia lo scopo della vita né tanto meno le possibilità che essa ci da’. Tutti abbiamo la possibilità di redimerci, dipende da noi se vogliamo farlo. Tutti abbiamo la possiblità di perdonare, di amare, di gioire, di piangere, da chi ha vissuto una vita di merda come la tua a chi crede di averne vissuta una migliore. La tua vita è praticamente la vita di tutti quelli che come te pensano che non possa esistere redenzione.”
 
 
Quindi mi sono decisa a chiamare i miei amici, perché tutti nella vita hanno la possibilità di perdonare.
“ Pronto?”
“ Ciao, Elis… sono Kat.”
“ Oh! Kat, ciao.”
“ Ti disturbo?”
“ No no, dimmi pure.”
“ Pensavo mi avresti detto di sì e cosi avrei attaccato e sarebbe finito il momento di panico misto ad imbarazzo che sto provando in questo momento. Ad ogni modo, volevo sapere come stai…”
“ Ehi si bene, tutto bene. Tu ?”
“ Bene, grazie.”
“ Vivi ancora a Mainland?”
“ Oh no no, vivo ad Atlanta, tu ?”
“ Sono a Mainland, ho una famiglia sai? E’ assurdo anche solo dirlo ad alta voce che a volte non ci credo nemmeno io. Ho una figlia di due anni, si chiama Lydia… sai…”
“Oh… “
“ Sono sposata con Pakkins, lo chiamiamo ancora cosi tra di noi?”
“ Wow pensavo fosse morto.” “… ok pessima battuta.”
Ellis rideva dall’altra parte della cornetta.
“ Che ne dici se un giorno di questi ci vediamo? Magari vieni a casa mia, sai non sono ancora pronta a vederti come mamma; l’ultima volta che ti ho visto avevi solo 19 anni…”
“ Già, l’ultima volta… assurdo. Mi farebbe molto piacere venire da te, parlarti. Ciao Kat, ora devo andare.”
“ Ciao a te.”

Uno di questi giorni ? E’ ovvio che non mi chiamerà mai, lo si dice tanto per ad un amico di circostanza che non vedi da anni per smorzare e concludere la conversazione quando lo incontri sul marciapiede di faccia.
La dovrò richiamare per decidere il giorno cazzo.

Datti una possibilità Katherine.
La tua vita è breve e non è un modo di dire lo è davvero. Datti una mossa e saluta come si deve tutti quelli che hanno fatto parte di te.

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