Un nuovo amore per Vincenzo

di Meramadia94
(/viewuser.php?uid=166895)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Deborah Rigosi ***
Capitolo 2: *** Isa nei guai ***



Capitolo 1
*** Deborah Rigosi ***


Vincenzo Nappi aveva sempre saputo cosa voleva dalla vita. Non era mai stato uno di quegli adolescenti che al cenone di Natale, Capodanno o durante le feste di Pasqua, occasioni che sembravano fatte più per mettere le persone sotto torchio che per passare qualche ora allegra in famiglia davanti ad una bella tavolata imbandita, rispondevano sempre in modo diverso. 
Lui lo aveva sempre saputo cosa voleva diventare.
Un poliziotto. Dedicare la sua vita a servire e proteggere la brava gente contro il male del mondo, come avevano fatto suo padre e suo nonno prima di lui. 
C'era riuscito. Era diventato Vice Questore Aggiunto. Come agente aveva avuto ottime valutazioni, riconoscimenti, mai uno sgarro, non era mai finito sotto inchiesta disciplinare, si era trovato a dirigere indagini per rapine, omicidi, trattative con ostaggi... 
Tuttavia il vice questore aggiunto Nappi aveva un altro sogno. Che si era avverato solo per metà.
Vincenzo sognava una famiglia.
Sognava di tornare a casa dopo aver passato una giornata a contatto con la feccia dell'umanità, di trovare i suoi figli che gli correvano incontro... mentre gli mostravano i disegni che avevano fatto a scuola quel giorno, che insistevano perchè giocasse con loro in attesa che fosse pronta la cena... ed una donna dolce, gentile, ma che appena la situazione lo richiedeva diventasse una leonessa pronta a combattere con lui e per lui, ad aspettarlo. 
Solo che lui con le donne non era fortunato.
Silvia, l'aveva amata in un modo che non avrebbe mai creduto possibile. L'aveva amata al punto di passare sopra ad un tradimento avvenuto quando erano praticamente sull'altare, di decidere di crescere il bambino che la ragazza aspettava come se fosse suo... e l'avrebbe amato come se lo fosse stato davvero. In fondo, i figli erano di chi li cresceva... a volte il sangue era solo sangue. Solo che poco dopo la loro riconciliazione, Silvia era ripartita per una nuova spedizione. Poi un'altra. Ed un'altra ancora... ci aveva fatto il callo a vederla tornare la sera con un trolley e vederla ripartirare la mattina dopo con il medesimo bagaglio. Quello a cui non era preparato era l'SMS che gli aveva spedito dopo essere ripartita per l'Alaska: '' Tra noi non può più funzionare. Addio. Non cercarmi.''
Come non aveva creduto che fosse possibile amare così tanto una persona, non avrebbe mai creduto che si potesse soffrire così tanto per la fine di un amore... altro che '' Morto un papa, se ne fa un altro''. Aveva sofferto come un cane. La notte a malapena dormiva, si alzava all'alba per correre e non si fermava fino a quando non doveva andare in ufficio, non usciva più di casa, rifiutava ogni conforto da parte dei suoi  amici, non rispondeva al telefono se non per ragioni di lavoro, ed erano più i farmaci antidepressivi che mandava giù che gli alimenti solidi. 
Poi era arrivata lei.
Eva Fernandez. Quella che sarebbe diventata la madre di sua figlia. Si era innamorato di nuovo... ed era difficile non innamorarsi di una donna come Eva: era come Afrodite  scesa dall'Olimpo. Non dimostrava una particolare intelligenza o attitudine per un settore particolare... come aveva detto sua madre quando l'aveva conosciuta '' Non sa cucinare, non  sa rassettare, non va a messa... è un disastro''. 
Ma in fondo quello che lui voleva era una compagna, non una colf. Qualcuno con cui condividere gioie e dolori, una persona presente, che gli volesse bene e sulla quale poter contare. Non gli era mai importato nulla del fatto che Eva non fosse portata per la vita da casalinga. Ne si era innamorato di lei solo per la sua bellezza... se ne era innamorato perchè era una persona vera. Spontanea, allegra, sorridente, piena di gioia di vivere, una sferzata di aria pura... si erano messi insieme, erano andati a vivere insieme, erano persino soci nella gestione di un albergo... il minuto prima si sentiva l'uomo più felice del mondo vicino a lei e alla loro bambina... quello dopo si stavano sbranando in tribunale per decidere chi dei due dovesse avere l'affidamento esclusivo di Mela. 
Come non aveva creduto che il suo cuore potesse tornare ad amare, dopo il palo ricevuto da Silvia, non avrebbe mai creduto che si potesse odiare così tanto la stessa persona che era riuscita a restituirlo alla vita. 
Alla fine Eva era sparita definitivamente dalla sua vita... dalla sua e quella di Carmela, salvo qualche apparizione per le feste comandate per ricordare a Mela di avere una madre ( e a sè stessa di avere una figlia) nemmeno fosse la Madonna di Lourdes, e poi ripartiva.
'' Basta. Basta. Basta. Basta.''- pensò il vice questore aggiunto fissando Isabella mentre imboccava Mela -'' Lotterò solo per te Carmè... sei tu l'unico amore della vita mia.''
Anche Valeria se n'era andata. Era partita per una spedizione con dei vecchi compagni di cordata, in Nepal. Era stato lui stesso a consigliarle di riprendere la sua vita da dove l'aveva lasciata. 
 Isa invece aveva deciso di rimanere a San Candido con lui, Mela e Klaus. Sua zia le aveva chiesto di andare con lei, ma la ragazzina aveva rifiutato. Per la prima volta si sentiva a suo agio in un posto: si era integrata a scuola, lei e Klaus erano più innamorati che mai, lui finalmente era riuscito a lasciarsi alle spalle l'educazione econazista che il padre aveva imposto a lui e alle sorelle, ed aveva trovato un lavoro in un pub del centro, e cosa più importante non voleva lasciare Mela e Vincenzo. Soprattutto lui. Vincenzo era la figura più vicina ad un padre che avesse mai avuto: era stato vicino a lei e alla zia quando sua madre era morta, si preoccupava se tardava a tornare o a telefonare, di chi frequentava, si premurava di andare a scuola per tenersi informato sul suo rendimento.. tutte cose che il suo vero padre non si era mai curato di fare se non in un breve periodo.
 E solo per guadagnarsi la sua fiducia per quel tanto che bastava per non farle capire che era tornato nella sua vita solo per per i soldi dell'eredità.
- Hai firmato l'autorizzazione per la gita?- fece Isa - devo consegnarla entro domani.- 
- Cosa....- fece Vincenzo riscuotendosi dai suoi pensieri - ah... si certo. E' in ufficio. Passa pure dopo la scuola, così domani la consegni...- 
- Grazie.- sorrise la ragazzina bevendo il suo caffè-latte. 
- Però stabiliamo delle regole, ok?- fece Vincenzo con tono paterno e che non ammetteva repliche. 
Isa sorrise sbarazzina - Vediamo se indovino...- fece la ragazza imitando il tono di voce del vice questore aggiunto - Tieni sempre acceso 'o telefono, tienìm informàt su aro' vai e cu chi seì, e nun da' confidènz agli sconosciùt... sopratutto se sono maschi adolescenti.-
Vincenzo fece per parlare, come per dire '' E no, te sei dimenticata...''- per poi tacere.
- Come facevi a saperlo?- fece Vincenzo.
- Perchè ti conosco.- fece Isa sorridendo a Mela - Vero Mela?- 
La bambina rise divertita. 
- Ma tu da 'ra ca parte stai?- fece Vincenzo abbastanza sorpreso da quella coalizzazione al femminile, per poi sorridere a quelle che ormai erano diventate le due donne della sua vita. 
Isa gli prese una mano per tranquillizzarlo - Stai tranquillo. Sono solo cinque giorni, e passeremo il novanta per cento del tempo tra castelli, chiese e musei e saremo sotto l'occhio vigile di almeno tre insegnanti.-
 - Lo so... di te mi fido.- fece Vincenzo - è il resto del mondo che mi preoccupa.- 
- Stai tranquillo, ok?- fece Isa - Me la saprò cavare. Tu approfittane per pensare anche a te stesso... guarda che non ti fa bene frequentare solo adolescenti e neonati.- 
- Huber a quale delle due categorie appartiene?- fece Vincenzo con un sorrisetto tirato per poi tornare serio. 
Non era certo un segreto per nessuno il fatto che il vice questore aggiunto di San Candido, avesse deciso di lasciar perdere l'amore e di dedicarsi solo al lavoro e alle due figlie, solo che Emma, Francesco, Isabella ed in particolar modo Huber ( '' M-ma co-commissario... Una casa senza donna, è come una torta senza panna!''), da bravi amici quali erano, facevano una gran fatica ad accettare che una persona di indole buona e generosa come Nappi, avesse deciso di negarsi la possibilità di essere felice con qualcuno.
...
...
...
- Huber per favore.- fece Nappi quel giorno in ufficio, dopo che il suo fidato collaboratore gli aveva '' proposto'' di creare un profilo su un sito di incontri - A parte che non sono ancora così disperato... pensavo di essere stato chiaro: voglio stà ppe e' fatti miei.- il rosso tentò di replicare - e se mi paragoni ad un dolce senza panna, ad un contadino senza mucche o che so io, ti faccio trasferire in Sardegna.-
-Guardi che io lo dicevo per lei eh.- fece Huber - L-le ricordo che il co-comandante le ha chiesto di essere il suo testimone di nozze. Mica è bello che il testimone dello sposo se ne stia al tavolo dei single.- 
- A parte che io al tavolo dei single non mi ci siedo, perchè da che mondo è mondo, i testimoni degli sposi e gli sposi mangiano allo stesso tavolo...- fece Vincenzo addolcendo un po' il tono - Huber... capisco che hai buone intenzioni, ma ho fatto scorta di delusioni d'amore per i prossimi dieci anni e sto in Trentino da quasi sei anni.
Voglio dedicarmi solo ad Isa e Mela. Loro hanno bisogno di me. E so che non mi abbandoneranno mai.- 
- Ma fa brutto presentarsi ad un ma-matrimonio senza accompagnatrice.- insistette Huber.
Nappi sbuffò -  Dico davvero. Non ti preoccupare per me. Sono adulto e so cavarmela.- 
Huber si allontanò borbottando. 
- Come un ceco in un campo minato.- 
- Ti ho sentito.-
...
...
...
Una delle cose che accomunavano Emma e Francesco, e che li avevano fatti innamorare follemente l'uno dell'altra, era il fatto di non aver mai dubbi sulle scelte importanti. Dopo che la morte di Kroess, l'arresto dei Moser e il ritorno a casa della piccola Mela, e l'intervento della giovane etologa ( che per qualche strano miracolo era andato a buon fine), i due avevano superato la crisi avuta a causa della scappatella con Kroess, ed avevano fissato una data per il loro matrimonio, e si erano buttati a capofitto nei preparativi. 
La prima cosa da fare era la scelta dei testimoni. 
Francesco non aveva avuto il minimo dubbio, su chi volesse quel giorno al suo fianco, a testimoniare davanti a Dio e al resto del mondo, quando forti fossero i sentimenti che provava per Emma. Vincenzo era la persona più adatta del mondo per quel compito. Gli era stato vicino persino quando il dolore di non rivedere più sua figlia, se non in qualche rara occasione decisa da Eva, gli stava spaccando il cuore in tanti piccoli pezzettini, ed aveva vegliato silenziosamente su di loro. 
Anche Emma non aveva avuto dubbi, su chi volesse accanto a sè nel giorno più bello della sua vita. 
La dottoressa Deborah Rigosi, psicologa criminale. 
La sua amica più cara, che nonostante la lontananza, in quei mesi non aveva mancato un solo giorno di farsi sentire attraverso e-mail e lunghe videochiamate che spesso iniziavano poco dopo la fine del tg della sera e terminavano quando spuntavano le prime luci dell'alba. Era a lei che aveva confidato per prima del suo aneurisma, ancora prima che a suo fratello e a sua zia. 
Era stata la prima a sapere che la sua amica, nonostante la malattia, si era innamorata di quel forestale dal passato misterioso e che pareva aver dimenticato a sorridere.. aveva gioito con lei quando lei ed '' il bel tenebroso''( come il forestale era stato ribattezzato dalla giovane psicologa) si erano messi insieme, come aveva sofferto con lei quando l'amica le aveva confidato di aver perduto il figlio che portava in grembo. 
Più volte Deborah le aveva detto che avrebbe preso il primo aereo da Milano per raggiungerla a San Candido, ma Emma non aveva voluto che l'amica la raggiungesse, temendo che la ragazza potesse mettersi nei guai a causa prima di Kroess e poi di Moser.
Ora che era tutto finito però le aveva chiesto di venire in Trentino, con una mail. 
'' Io e Francesco ci sposiamo. Vuoi essere la mia testimone?''
Una mail che però non aveva avuto risposta. Emma pensò che probabilmente la sua amica fosse dovuta partire per un corso di aggiornamento per Londra, Parigi, Lisbona, ovunque la portasse la sua sete di conoscienza sulle nuove scoperte della psicologia...
Quello a cui non era preparata era di vederla apparire all'improvviso. 
Quel giorno Emma si trovava nei pressi della caserma della forestale/polizia, per occuparsi di una cavalla che aveva appena dato alla luce un puledrino, quando la voce della sua amica la sorprese alle spalle. 
- E' ancora valida l'offerta?- 
Emma si paralizzò quasi fosse stata  colpita da un fulmine e si voltò. 
Davanti a lei c'era una ragazza di ventotto anni, sul metro e sessanta, dalla carnagione olivastra, occhi e capelli castani, tagliati corti e lasciati liberi e morbidi almeno sino alle spalle. Era abbigliata con una camicetta bianca, un cardigan nero, jeans scuri e degli stivali con un lieve accenno di tacco. 
- DEBBY!!!- fece Emma buttandole le braccia al collo, euforica come una bambina. La sua amica ricambiò con enfasi l'abbraccio. 
- Ma quando sei arrivata?- fece Emma guardandola negli occhi con un sorriso pieno di gioiosa incredulità. 
- Un'ora fa.- fece Deborah. 
- Potevi avvisare... io e Francesco saremmo venuti a prenderti...- fece Emma per poi osservare il trolley ed il borsone da viaggio che l'amica aveva con sè - Da dove arrivi... Parigi, Londra, Roma, Madrid...- 
- Milano.- fece Debby - Ho ricevuto la tua mail e mi sono organizzata subito.. le valige, trovare un appartamento a San Candido... volevo farti una sopresa.- fece la giovane con un sorriso sbarazzino. 
Emma sorrise.
In effetti, doveva aspettarselo da lei. Ricordava ancora che il primo anno che condividevano l'appartamento, quando studiavano entrambe all'università, il giorno del suo compleanno, l'aveva tirata giù dal letto a mezzanotte per essere la prima a farle gli auguri. 
- E quando conoscerò il Bel Tenebroso?- fece Debby. 
Emma le prese la mano e le fece cenno di seguirla su per le scale - Anche subito, vieni.- fece per poi irrompere nella caserma alla ricerca del suo futuro marito - Francesco!- lo chiamò attirando subito la sua attenzione - Francesco, ti presento la mia amica Deborah...  nonchè la mia testimone di nozze.- 
- Oh, finalmente ti conosco!- la accolse il comandante con un sorriso talmente radioso che tutti i presenti, forestali e poliziotti,  per poco scambiarono per un miraggio - Non hai idea di quanto Emma mi abbia parlato di te.- 
Deborah sorrise al futuro marito della sua migliore amica, mostrando due file di denti bianchissimi, quasi fossero perle di fiume. 
- Tu sei Francesco invece.- fece la ragazza - Mi ha raccontato tutto di te.- 
- Spero che non te ne abbia parlato troppo male.- fece il forestale ridendo. 
- E che è 'sta novità?- fece Vincenzo avvicinandosi al gruppo, richiamato e messo in allarme  - So' due anni che ti conosco, ti avrò visto sorridere si e no mezza volta, che è sta cosa che sorridi due volte in un giorno e a trenta secondi di distanza l'una dall'altra?- 
Emma gli fece cenno di avvicinarsi. 
- Vincenzo, ti presento la dottoressa Deborah Rigosi, psicologa criminale, nonchè mia testimone di nozze.- fece l'etologa per poi rivolgersi all'amica - e questo invece è Vincenzo. Il testimone di Francesco.-
Vincenzo le tese la mano - Vice questore aggiunto Vincenzo Nappi, piacere.- 
- Debby per gli amici.- fece la ragazza ricambiando la stretta per poi ritirare la mano. 
Vincenzo fece altrettanto. 
- Volano scintille.- commentò Emma con un sorriso. Vincenzo la supplicò con lo sguardo di non mettersi anche lei a dar manforte ad Huber perchè si trovasse un'altra fidanzata. Ma l'appello parve essere ignorato, data la proposta dell'etologa - Beh a questo punto, che ne dite di vederci tutti e quattro per cena stasera in quel nuovo ristorante?- 
- Si, mi pare una splendida idea.- 
'' Ragazzi, ma che parlo arabo?''- pensò Vincenzo sull'orlo di una crisi di nervi, mentre le due donne si allontanavano verso l'uscita. 
Poco dopo il commissario fulminò il futuro sposo con un'occhiata di fuoco. 
- Tutto bene?- fece Francesco. 
-  E no che non va tutto bene Francè, io vi dico che di relazioni, appuntamenti e salamecchi annessi nun ne vogliò sapé cchiu' nient, e voi parlate di cene a quattro, e jamme su.- 
Il forestale lo guardò come per dire '' Hai finito?'' per poi prendere la parola - Vincenzo, guarda che non è assolutamente come pensi. Solo che  fino a prova contraria, i testimoni collaborano almeno per la scelta delle fedi, la scelta del regalo per gli sposi ed altre piccole cose. Mica vorrai prendere delle decisioni assieme ad una persona che conosci si e no da cinque minuti.- 
- Ah ecco.- fece Vincenzo. 
- Vi conoscete, parlate, così poi vi consultate.- fece Francesco - Nessuno cerca di sistemarti.- 
Huber intervenne - Commissario, chi non si consulta, poi si ribalta.-
- Ti ribalto io casomai.- fece Vincenzo strappando un sorriso a Francesco. 
'' Il terzo sorriso in due ore e nello stesso giorno... ho capito, non accadrà niente di buono''

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Isa nei guai ***


Palafitta, lago di Braies 
Emma percorse il pontile che l'avrebbe condotta a quella che ormai considerava la sua nuova casa. Dopo che lei e Francesco si erano riconciliati avevano deciso di rimanere a vivere in palafitta. Dopo tutto, quella struttura, per quanto piccola, spoglia che non aveva nulla a che vedere con la classica casa di famiglia che tutte le coppiette fresche di fidanzamento ufficiale e matrimonio cercavano , era il posto in cui si erano conosciuti. Che li aveva visti affrontare insieme gioie e dolori e nascere il loro amore. Non avrebbero mai potuto pensare di vivere in un posto diverso da quello. 
Avrebbero pensato in seguito, a trovare una casa più grande, quando e se sarebbero stati benedetti con dei bambini.
'' E poi la palafitta può restare sempre il nostro... capanno fuori dal mondo''- aveva commentato Francesco.
Francesco sorrise vedendola tornare.
- Dove sei stata?- 
- Ho accompagnato Debby in centro.- fece Emma - ha preso in affitto il vecchio appartamento di Tommaso.- e a giudicare dalla quantità di scatoloni nel piccolo appartamento, pareva proprio che la sua amica avesse tutte le intenzioni di trattenersi anche DOPO il matrimonio- Sono troppo contenta che  sia venuta...- fece Emma mentre il suo promesso sposo le agganciava il fermaglio del ciondolo d'agata che le aveva regalato subito dopo le dimissioni dall'ospedale - Non ci speravo quasi... pensavo che fosse in giro per qualche capitale europea invece...-
- Immagino. Sarà una consulente richiestissima...- fece Francesco. 
Emma scosse il capo. 
- Veramente non ha ancora avuto il suo primo caso importante.- fece l'etologa sistemandosi il trucco - Ma ci tiene ad essere sempre aggiornata sulle nuove tecniche della psicologia, ed ogni tanto parte per Roma, Parigi, Londra...- 
- E' molto scrupolosa insomma.- fece Francesco pensando che quella donna fosse anche un'ottima persona, o Emma non le avrebbe mai chiesto di essere la tua testimone di nozze- Vi conoscete da tanto?
- Dai tempi dell'università.
Ti dirò... all'inizio non ci eravamo particolarmente simpatiche.- fece Emma con un sorriso birichino - La vedevo sempre nei corridoi, con un tablet o un faldone di appunti e con un'espressione  perenne che diceva '' Rivolgimi la parola e ti uccido''... poi un giorno ci hanno messo a lavorare assieme ad un progetto... e ho scoperto che non era un'antipatica, acida che odiava il genere umano... era solo una persona molto sola, con una profonda sofferenza.- 
Francesco sorrise pensando all'ironia della situazione. 
Quando era arrivato a San Candido era tale e quale a Deborah. Arrabbiato con il mondo, pieno di rabbia, rimorsi e senso di colpa per ciò che era capitato a Marco, senza più alcun interesse per la vita... l'unica cosa che voleva era buttarsi nel lavoro, per dimenticare il suo passato di marito e padre. Poi era arrivata Emma. 
Una ragazza dolce, sensibile, intelligente, che nonostante sapesse di avere a disposizione meno tempo di quello che credeva, riusciva ancora ad essere felice di essere viva e a credere che in qualunque persona, anche la più abietta e malvagia, ci fosse qualcosa di buono che valesse la pena salvare.
Era il motivo principale per cui si era innamorato di lei.
Aveva portato una sferzata di aria pura nella sua vita. 
Le si avvicinò cingendole la vita per poi darle un bacio sulla guancia.
- Non vedo l'ora che tu sia mia moglie.- 
...
...
...
- Maronna, ci mancàv sul a' cena co a' psicològ mo.-  fece il commissario sorseggiando un caffè.
Huber rise.
- Commissario non si lamenti.- fece il rosso - Uno strizzacervelli in famiglia fa sempre comodo.- fece il poliziotto bevendo il suo.
Vincenzo si morse la lingua per non fare una battuta che iniziava con '' Potrei decidere di andare dalla tua'' e che finiva con '' Così almeno capisco come l'hai convinta a sposarti''.
Non aveva niente contro la dottoressa Rigosi. In fondo, se Emma oltre ad esserne amica, la stimava fino al punto di darle il delicato compito di testimoniare quando erano forti i suoi sentimenti per Francesco, non doveva essere una persona così male. Anzi, a vederla sembrava un mix di intelligenza e bellezza, due qualità che si sposavano a meraviglia. Solo che sui testimoni di nozze degli sposi, spesso e volentieri, aleggiava la leggenda '' Oggi testimoni, domani sposi''. A volte si avverava e vi era un matrimonio felice, altre finiva in un disastro, altre ancora diventano relazioni di sesso senza impegno, tanto banali quanto squallide.
Ed era esattamente ciò che voleva evitare. Riteneva che Eva avesse sbagliato a non parlargli delle sue paure e dei suoi timori, e che la loro bambina non avesse bisogno dell'esempio di una donna che andava e veniva dalla casa dove vivevano come se fosse un hotel, perchè ormai lo aveva capito... non c'entrava la depressione post partum, così come non c'entravano i provini o le occasioni di lavoro. Eva semplicemente non era fatta per mettere le radici. 
Riteneva anche però, che essendo lui l'unico genitore di Mela, dovesse essere un punto di riferimento per la bambina, non uno di quei padri single/separati che cambiavano compagna come se fossero vestiti o scarpe. 
'' Il matrimonio.''- pensò Vincenzo -'' Io devo resistere fino al matrimonio.'' 
Forse si stava davvero facendo troppe paranoie. In fondo, Deborah era solo venuta per fare da testimone di nozze ad Emma. Tempo tre mesi, ed il matrimonio si sarebbe celebrato, e lei sarebbe ripartita. Doveva solo tenere il punto fino a quel momento. 
Il suono del suo cellulare lo scosse dai suoi pensieri. 
- Vice questore aggiunto Nappi... oh buongiorno preside, mi dica pure... come... si certo, il tempo di arrivare e sono da lei... ma è successo qualcosa ad Isabella...? Ok, si se dice che non possiamo parlarne per telefono....- 
- Commissario, qualche problema?- fece Huber una volta che il poliziotto ebbe chiuso la chiamata.
- Non ne sono sicuro.- fece Nappi alzandosi per prendere la macchina.
...
...
...
Vincenzo arrivò a scuola in tempo record. La prima cosa che percepì quando arrivò era la tensione che aleggiava nell'aria, che non stonava decisamente con quello che doveva essere un tranquillo liceo in un tranquillo paesino di montagna.
Gli pareva che tutti gli studenti, mentre passava, lo guardassero come se volessero accusarlo di qualcosa. Aveva anche avuto la sensazione che qualcuno avesse borbottato '' Non le faranno niente perchè è affidata ad uno sbirro'', ma non ci badò. Pensò che fosse solo deformazione personale ed entrò nell'ufficio del preside.
Nella stanza era presente Isabella, con gli occhi gonfi di pianto che lo guardava implorante.
- La ringrazio di essere venuto subito commissario.- fece il preside facendo cenno di accomodarsi. 
- Di che si tratta?- fece Vincenzo prendendo posto di fronte al preside, accanto ad una sconvolta Isabella.
- Commissario...- fece il preside non sapendo bene da dove iniziare - Lei è al corrente che la classe di Isa avrebbe dovuto partecipare ad un importante concorso d'arte?-
Vincenzo annuì. Era difficile non essere al corrente delle attività di una ragazza come Isabella. Dopo il primo periodo di rabbia e depressione dovuta alla morte di sua madre, le visissitudini con Klaus, la scoperta che la madre dell'uno era responsabile della morte della madre dell'altra, aveva cominciato a vivere al cento per cento: faceva parte di gruppi di studio, partecipava ad iniziative, attività extrascolastiche, tra cui il laboratorio d'arte.
Il lavoro di Isa per la competizione consisteva in una foto, ingrandita, che raffigurava lui, Valeria, Isa e Mela all'inaugurazione del sentiero in memoria del compagno di cordata di Vale, fatta con le perline.
 Isa ci aveva messo l'anima. Più di una volta era andato a chiamarla per svegliarla e l'aveva trovata intenta nel suo lavoro. 
Non poteva credere che qualcuno fosse stato così meschino da distruggere, danneggiare o addirittura rubarle il suo lavoro. 
- Bene, mi dispiace informarla che questa mattina, i lavori in gara, ad eccezione di quello di Isabella... sono stati trovati distrutti.- 
Vincenzo lo guardò come se gli fosse spuntata un'altra testa. 
- Scusi... cosa sta insinuando?- fece il commissario - Che Isabella c'entri qualcosa?- 
- Ti giuro che non ho fatto niente!- fece Isabella con gli occhi gonfi di pianto che dicevano '' Almeno tu credimi, per favore''.
Il commissario le prese la mano per tranquillizzarla - Ma figurati se c'entri qualcosa...- 
- Si, nemmeno io sono molto propenso a credere che Isabella possa aver fatto una coa simile...- fece il preside - il problema è che il suo lavoro è l'unico ad essere intatto. E' per questo che tutti i suoi compagni di classe hanno puntato il dito contro di lei.- 
- E qualcuno di loro l'ha vista commettere il fatto?- fece Vincenzo - o allontanarsi in fretta e furia dal luogo del misfatto?- 
Il preside fece cenno di no con il capo. 
- Signore, non funziona così.- fece Vincenzo - se dovessimo arrestare tutti i '' presunti colpevoli'' solo perchè i più dicono che sono stati loro, in giro chi rimarrebbe? Mi madre e mi sorella probabilmente.-
- Comprendo il suo punto di vista, ma cerchi di comprendere anche il mio.- fece il preside - Ho un'intera classe di scuola superiore arrabbiata e delusa per il lavoro buttato al vento, e tra i genitori ci sono almeno tre avvocati che reclamano giustizia per i loro figli.- 
Vincenzo lo guardò semisconvolto - Giustizia per i loro figli? Non possono partecipare ad un concorso a scuola, mica sono stati emerginati, umiliati o malmenati.- 
- Per i danni morali. E oltre a quelli, possono chiederle il risarcimento per il materiale usato per la realizzazione.- fece il preside - Mi dispiace, ma almeno finchè non si chiarisce la situazione devo sospendere Isabella. E con sospendere intendo dire che non potrà prendere parte alla gita scolastica.- 
L'ultima frase parve non avere nessun effetto su Isa. L'idea di essere esclusa dalla gita non le faceva ne caldo ne freddo. Quello che non riusciva a tollerare era l'idea che qualcuno la ritenesse davvero capace di distruggere i lavori dei suoi compagni di classe, nonostante lei stessa fosse perfettamente conscia di quanto tempo ed impegno  vi fossero dietro. 
Durante il viaggio di ritorno, la ragazzina non proferì nemmeno una parola. 
Vincenzo non sapeva cosa dirle per tranquillizzarla o per farla stare meglio. L'unica cosa che era riuscito a dirle era '' Non dirmi che sei innocente perchè lo so da me''. 
Solo che la ragazzina non gli aveva risposto. 
...
...
...
- Ehy...- fece Francesco dopo aver visto Isa e Vincenzo tornare. Isabella gli era passata accanto senza nemmeno rispondere al saluto, a passo talmente svelto da far cadere dei documenti sulla scrivania, per poi salire di corsa in foresteria. Poi si rivolse a Vincenzo - Ma... va tutto bene...?- 
Vincenzo scosse la testa - No... dicono che Isa ha deliberatamente danneggiato i lavori dei suoi compagni di classe per la gara d'arte.- 
- Co-co-cosa?- fece Huber avvicinandosi - Ma è un-una fo-fo- follia.- 
- Mica te la berrai, vero?- fece il comandante. 
- No. E' ovvio che non ci credo.- fece Vincenzo - Ma il preside l'ha sospesa come '' misura precauzionale''... e mi sa che a breve i genitori dei suoi compagni di classe mi manderanno sia il conto dei danni che una querela. Ciascuno.- poi si rivolse a Francesco - Scusa... ma stasera non posso venire a cena. Scusami tu con Emma e la sua amica.- 
- Ma va, figurati.- fece Francesco - Ora è prioritario aiutare Isabella.- nel dir così inviò un messaggio ad Emma per informarla dell'accaduto. 
Isa si affacciò dalla terrazza della foresteria ad urlare.
- Aiutarmi??? Non c'è nulla che tu possa fare per aiutarmi!- urlò la ragazzina con i lucciconi agli occhi - A scuola tutti pensano che sia stata io, i miei amici mi evitano, i loro genitori mi odiano, mi stanno già tormentando sui social!!!-
Vincenzo salì le scale per andare ad aiutarla - Isa! Guardami. Si risolve tutto... troveremo il vandalo e gliela facciamo pagare, in tempo per la gita, promesso.- 
- Non mi importa niente della gita...- fece Isa scoppiando a piangere - Voglio solo una vita come tutte le ragazze della mia età. Ed ogni volta che mi illudo che finalmente le cose stiano andando per il verso giusto mi ritrovo al punto di partenza. Ora però basta!- nel dir così corse in casa piangendo. 
I forestali e i poliziotti si erano fermati per assistere alla scena.
Vincenzo lì gelò tutti con lo sguardo - Beh? Nun avit nullà ra fare? A lavorarè, forzà.-
I poliziotti ripresero le loro occupazioni, incluso Huber, così come i forestali. 
Vincenzo e Francesco si scambiarono un'occhiata preoccupata. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3971028