Glory to androids

di Harry Fine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'assedio ***
Capitolo 3: *** Yorha ***
Capitolo 4: *** La prima discesa ***
Capitolo 5: *** Compagni ***
Capitolo 6: *** Bunker nella sabbia ***
Capitolo 7: *** Facciamo squadra ***
Capitolo 8: *** Assalto nella giungla ***
Capitolo 9: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 10: *** I disertori ***
Capitolo 11: *** Dubbi - prima parte ***
Capitolo 12: *** Dubbi - seconda parte ***
Capitolo 13: *** Il mostro del mare ***
Capitolo 14: *** Salvataggio ***
Capitolo 15: *** Tempo per guarire ***
Capitolo 16: *** Verità sgradite ***
Capitolo 17: *** Fratelli ***
Capitolo 18: *** Rivelazioni a tarda notte ***
Capitolo 19: *** Attacco Totale ***
Capitolo 20: *** Paura ***
Capitolo 21: *** Caos ***
Capitolo 22: *** A voi diciamo Addio ***
Capitolo 23: *** Fragilità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La Via Lattea scintillava nello spazio profondo insieme al resto del firmamento intorno al pianeta Terra nel silenzio più totale.

Solo che quella quiete fu come disturbata da un lieve ronzio. Non avrebbe dovuto essere possibile sentirlo in quel luogo, eppure pian piano quel rumore si faceva più forte, mentre tantissime creature altrettanto strane iniziavano ad avvicinarsi.

Ce n'erano di tutte le grandezze e di vario tipo. La loro pelle grigia e rugginosa sembrava dura come acciaio e le loro teste grosse e sferiche non avevano ne naso ne bocca, solo due occhi vuoti e luminosi.

Avevano braccia lunghe, alcuni muscolose e altri sottili, dalle dita affilate e un alone di vapore avvolgeva le loro figure.

Si stavano muovendo insieme e si facevano sempre più vicini al pianeta, mentre dietro di loro, su delle grosse piattaforme, degli esseri ancora più bizzarri muovevano le lunghe membra viscide e tentacolari in modo eccitato davanti alla vista della Terra.

Quello era un mondo nuovo che non era ancora stato toccato dalle loro potentissime biomacchine, ancora pieno di risorse ed energia da sfruttare e prosciugare!

Quel pensiero fece muovere le grosse teste informi. Era da tantissimo tempo che non trovavano un sistema solare così ricco!

I loro sibili e suoni eccitati, però, vennero interrotti da qualcosa. Uno di loro indicò con un tentacolo quello che sembrava una specie di drappo rosso che fluttuava pigramente verso di loro.

Le creature rimasero a guardarlo confuse fino a quando un segnale si accese sui loro schermi, facendogli di colpo capire il pericolo in cui si trovavano, ma era comunque troppo tardi.

La figura celata sotto il mantello scattò veloce prima che loro potessero dare un ordine al loro esercito per difendersi, tagliando via tentacoli e teste a non finire.

Le sue dita tagliarono senza fatica ogni cosa che trovavano, fino a quando attorno a lui non rimasero nient’altro che carcasse smembrate e sangue a fluttuare nello spazio.

Guardando quello spettacolo grottesco e poi l'enorme esercito di biomacchine attorno a lui, le sue labbra si curvarono verso l'alto.

Quegli esseri erano dei meri consumatori. Creature che non pensavano ad altro che conquistare, cibarsi e consumare ogni singolo mondo in cui approdavano con il loro esercito di fedeli soldati senza volontà propria.

Nonostante tutta la loro abilità tecnologica, non erano guidati da alcun genere di pensiero superiore, solo dalla fame e dalla ricerca di stimoli sempre più forti per acquietare i propri bisogni. Poco più che animali insomma. Ma forse avevano avuto una bella idea.

Osservò il pianeta che aveva davanti a sé, quello che lo aveva scacciato, e poi nuovamente le macchine, mentre iniziava a connettersi alla loro rete digitando sugli schermi, inviando i nuovi ordini ai soldati, che iniziarono nuovamente a muoversi con gli occhi ora illuminati di rosso.

Lui sorrise per l'ennesima volta sotto la stoffa scarlatta. Ora che aveva un tale seguito, Era il caso di fare una visita agli abitanti di quel mondo. Avevano ancora un debito da saldare.

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Capitolo 2
*** L'assedio ***


Il cielo sopra il carcere di Chicago era calmo, bianco e nuvoloso, come sempre, mentre la città era avvolta nella solita routine. Le macchine si susseguivano veloci sulle strade e, attraverso le sbarre della sua finestra, un ragazzo sui ventuno anni alto e ben piazzato osservava lo spettacolo.

Aveva i capelli castano ramati ribelli, occhi grigi annoiati e la pelle olivastra, che stonava con l’arancione brillante della sua divisa da carcerato.

Si chiamava King Evans, nome che aveva sempre trovato ridicolo, ed era rinchiuso in quel buco di prigione da quasi sei anni ormai per possesso e spaccio di droga.

Ai tempi del suo arresto era a malapena un ragazzino di quindici anni, cencioso e sporco come tutti quelli che provenivano dai bassifondi, che si appoggiava agli stupefacenti per fare un po' di soldi o dimenticare. Ma questo non aveva impedito agli agenti di prenderlo e portarlo davanti alla Corte, che non aveva mostrato pietà.

La giustizia mondiale si era fatta molto dura negli ultimi anni e anche sgarri minimi venivano puniti in maniera esemplare anche se a commetterli erano persone giovanissime, mentre molti dei criminali peggiori venivano semplicemente condannati a morte e basta. Ma lui in quel momento era felice.

Mancava davvero molto poco, cinque mesi circa, e finalmente la sua pena si sarebbe conclusa e lui sarebbe uscito da quel buco. Solo che un colpo contro la porta lo distolse dai suoi pensieri.

《Evans, vieni. È il momento della tua ora d'aria.》 Disse la guardia carceraria, un uomo corpulento con pochi capelli brizzolati e la mascella squadrata entrando nella cella.

Il ragazzo lo seguì con uno sbuffo; quel posto non gli sarebbe mancato. Faceva assolutamente schifo, sia per le pareti di granito spoglie, sia per il cibo, che sembrava fatto con l’acqua del water, sia per il personale.

Tutti uomini e donne con un palo ficcato su per il culo incapaci di rilassarsi o staccare la spina se non prendendo a pugni o abusando in altri modi qualche detenuto troppo stanco o mentalmente sfatto per opporsi.

Aveva passato anni a sperare che cadessero dalle scale e tirassero le cuoia, così che potesse farsi quantomeno due risate, ma ultimamente continuava a ripetersi di avere pazienza. Ancora un altro po' e tutti loro e quella maledetta prigione sarebbero stati solo un ricordo da dimenticare.

Varcò insieme alla guardia il portone che dava sul cortile, un altro grande spazio brullo e grigio, recintato da un muro di cemento e acciaio dove i detenuti venivano portati una volta al giorno per passare un po' di tempo all'aria aperta.

Naturalmente non c'era nulla da fare nemmeno lì, se non trasportare rocce o materiali per fabbriche di vario tipo per tutto il tempo, ma a lui andava bene solo stare seduto e non respirare la puzza di chiuso e stantio della sua cella.

Quel giorno poi c'erano pochi detenuti lì con lui, giusto un paio di uomini adulti pieni di tatuaggi, un quartetto di detenuti più anziani e un tipo poco più grande di lui con un piercing al sopracciglio. Gli altri dovevano ancora essere tutti dentro.

Recentemente moltissimi di loro stavano venendo chiamati a tutte le ore dalle guardie per andare a fare chissà che: durante i pasti, o al pomeriggio, persino di notte e di mattina presto si sentivano porte aprirsi e persone camminare per i corridoi;

Si era chiesto più volte che cosa stesse succedendo, visto che alcuni non erano nemmeno tornati dopo, ma si ripeteva che semplicemente la polizia doveva aver avuto bisogno di sentire di nuovo la loro versione per qualche indagine o che i sorveglianti li avevano beccati a fare qualcosa di sbagliato e roba simile.

Ma non erano affari suoi. Tutto quello che doveva fare lui era continuare a resistere per quei mesi che mancavano e poi sarebbe stato libero di tornare alla sua vita di prima…..

Solo che poi iniziò a sentire qualcosa che lo distrasse nuovamente: una sorta di… ronzio metallico? Era molto basso, ma stava via via aumentando il proprio volume e sembrava provenire proprio da sotto i loro piedi.

《Ehi, lo sentite anche voi questo rumore?》 Chiese il ragazzo col piercing con aria confusa, facendo annuire tutti i presenti che si avvicinarono per sentire meglio.

Ad un certo punto una crepa si aprì nell'asfalto davanti a loro e la punta di quella che sembrava una trivella iniziò ad emergere dal terreno fino a quando non aprì un fosso grosso quanto una persona.

E come se quello non fosse già abbastanza strano, la cosa che la reggeva era sicuramente bizzarra: una specie di robot alto circa un metro e trenta dal corpo cilindrico e una testa tonda senza naso ne bocca.

King e gli altri uomini rimasero fermi a fissarlo per circa due secondi con aria confusa. 《Ma che diamine…?》 Provò a chiedere l'uomo tatuato più alto, ma il robot saltò così veloce da non essere quasi visto e un attimo dopo la trivella si conficcò nel suo cranio.

L'urlo seguente fu soffocato dal ronzio dell'arma che ridusse la sua testa in poltiglia e fece crollare il corpo per terra davanti agli altri, creando una macchia rossa sul nero dell'asfalto.

King rimase immobile a fissare quello spettacolo ad occhi sbarrati per il terrore. Lo aveva ammazzato. Quella macchina gli aveva spaccato la testa senza esitare! Ma si riprese appena sentì il terreno spaccarsi ancora e ancora.

Decine di quelle cose saltarono fuori dal terreno, iniziando a muovere le loro armi simili a mannaie, lance e asce improvvisate contro di loro uccidendo altri due uomini, e tutto quello che lui potè fare fu iniziare a correre.

Ignorò le urla di aiuto degli altri detenuti, ignorò il suono dell'asfalto sfaldato e anche quello dell'allarme generale, si limitò semplicemente a continuare a scattare verso l’entrata della prigione. Non aveva ancora la minima idea di cosa stesse succedendo, ma non aveva intenzione di rimetterci la pelle pure lui!

Sentì uno sparo e un proiettile rimbalzò sul corpo di una delle macchine che lo stavano inseguendo.《Abbattete quei cosi! Non importa capire cosa sono, ci stanno attaccando. Fateli fuori!》 Iniziò ad urlare una guardia, uscita insieme ad altri suoi colleghi a causa del trambusto.

Il ragazzo digrignò i denti appena capì che non si erano neanche preoccupati di poterlo colpire. Quei dannati idioti volevano aprire il fuoco su quegli ammassi di latta con lui in mezzo!

Solo che poi qualcosa di appuntito gli ferì un braccio e uno di quegli ammassi di ferraglia gli piombò quasi addosso, facendolo inciampare mentre si preparava a colpirlo. Lui strisciò via appena in tempo, mentre una pioggia di pallottole pioveva inutilmente sui loro misteriosi invasori, e si rifugiò all'interno più velocemente che poteva.

Si toccò la parte lesa e la sentì bagnata di sangue, ma non ebbe tempo di pensarci perché si accorse subito che l'intera prigione era nel panico: i sorveglianti correvano verso le balaustre delle scale con pistole alla mano e un'aria terrorizzata.

Quegli affari non erano solo fuori, si dovevano esser fatti strada nella prigione attraverso il sottosuolo. Infatti Vide delle macchine risalire le scale dei piani inferiori, squartando qualsiasi cosa o persona gli capitasse davanti con le loro armi.

Moltissimi uomini giacevano a terra in pozze rosse e stavano venendo calpestati come se nulla fosse, inoltre i tentativi delle guardie di distruggerli o anche solo rallentarli si stavano rivelando completamente inutili.

Le loro pallottole gli rimbalzavano addosso senza fargli nulla e questo rendeva vano anche il presunto vantaggio di avere la capacità di fare fuoco da lontano.

King vide arrivare di corsa il capo della prigione, un uomo di colore estremamente alto, muscoloso ed imponente con una barba ispida e nera striata di grigio come i suoi capelli, ora imbrattati di sangue a causa di una vistosa ferita sulla tempia. Doveva aver incontrato anche lui una di quelle macchine.

《Chiudete immediatamente tutti gli accessi ai piani inferiori e alle zone esterne, presto! Dobbiamo impedirgli di salire ancora più in alto!》 Ordinò ai suoi uomini, che corsero a sigillare le entrate, ma tutti sapevano che non avrebbero retto a lungo.

《Signore, che facciamo con tutti gli uomini e i detenuti di quei livelli?》 Chiese uno dei custodi più giovani, ascoltando pallidissimo i colpi incassati dalle porte.

 

《Sono già morti a questo punto. E chi non lo è lo sarà presto. Ora la priorità è evacuare la prigione. Dobbiamo metterci in salvo e poi capire che cosa succede e come reagire.》 Rispose lui secco, per poi guardare King e prenderlo per il colletto 《Che è successo lì fuori? Parla!》

《Io giuro che non lo so! Quei cosi sono spuntati fuori dal terreno e hanno iniziato ad attaccarci. Non ho la minima idea di che cosa diamine siano né cosa vogliano!》 Rispose lui, venendo mollato in malo modo poco prima che un’altra dipendente arrivasse trafelata.

《Direttore! È un disastro! Un vero disastro!》

《Cosa ci può essere di ancora più disastroso di questo!?》 Urlò lui.

 

《Il fatto Che sta succedendo in tutta la città.》 Rispose lei, mostrandogli il tablet che aveva in mano. In azione c'era la scena in diretta al telegiornale: tantissime macchine stavano attaccando in tutta la città, distruggendo le strade e gli edifici e attaccando ogni singolo umano che gli capitava a tiro, sporcando l'asfalto di sangue e non facendo distinzioni.

Il direttore sgranò gli occhi davanti a quella visione; Non era solo il carcere ad essere stato preso d'assedio, ma l'intera Chicago!

King si avvicinò verso di loro e quando vide anche lui la diretta non seppe davvero se ridere per la sua sfortuna o picchiare il muro. Mancavano solo cinque mesi alla fine della sua pena, e proprio adesso dei robot impazziti sceglievano di mandare tutto a quel paese!

《Che cosa facciamo direttore?》 Chiese nuovamente la donna.

《Non ha senso restare qui ormai. Dobbiamo prendere i detenuti e andare via.》

《Dove esattamente? L'intera città è stata presa d’assedio! Verremo ammazzati!》 Rispose il ragazzo, ricevendo solo un'occhiataccia.

 

《Tanto moriremo in ogni caso. Quei cosi sono entrati anche qui dentro! E poi, tu devi solo stare zitto. Tutti voi detenuti verrete messi in camion blindati per essere portati in salvo e poi ci dirigeremo in una postazione sicura.》

Il ramato lo fissò un attimo senza sapere che dire; alla malora la pazienza, quel cretino li avrebbe gettati tutti in pasto ai lupi!

《Quale sarebbe una postazione sicura se tutta la città è sotto assedio? Siete matti!》 Una vena si gonfiò sulla fronte già rossa dell'uomo, che gli avrebbe sicuramente rifilato un cazzotto se un’altra persona non si fosse messa in mezzo con la sorpresa di tutti.

Era un bell’uomo sulla trentina, efebico, sottile e dai corti capelli biondi raccolti in un codino. Indossava un camice da laboratorio e si era posizionato proprio davanti a King senza fare una piega. 《Signor direttore, non mi sembra il caso di tenere un simile comportamento nei confronti di questo ragazzo. Credevo che ne avessimo già parlato.》

《Questo ragazzo, come tutti quelli che avete intenzione di reclutare, Dottor Ishley, è un criminale. Un semplice drogato che solo perché si trova in una situazione nuova si sente in diritto di contestare la mia autorità.》

L'altro si limitò ad alzare un sopracciglio. 《La situazione ormai è diversa, direttore. Come le avevo già annunciato, non c’è modo di fermare le biomacchine con le armi a vostra disposizione e nessun umano può competere con loro. È arrivato il momento di dare inizio al progetto per cui l'abbiamo contattata.》

 

King non ci stava capendo un accidenti di tutta quella conversazione, però sembrava che il biondino spuntato dal nulla sapesse di cosa stava parlando… fin troppo addirittura. Era esageratamente calmo per essere uno chiuso in una prigione sotto assedio.

L'uomo più alto, d'altro canto, sembrava sul punto di avere un infarto, ma poi si rilassò e annuì, dando subito l’ordine di portare via immediatamente tutti i prigionieri e di recarsi di sotto tramite un accesso secondario.

King venne trascinato insieme agli altri giù per le rampe delle scale, sentendo che i colpi ricevuti dalle porte si stavano facendo sempre più insistenti, segno che presto i loro “invasori" sarebbero entrati.

Alla fine della scala, fortunatamente sgombra, si ritrovarono dentro una specie di enorme garage dove erano stipati decine e decine di camion blindati su cui tutti loro furono caricati E che partirono un attimo dopo a tutta velocità.

Ovviamente nessuno dei carcerati aveva la minima idea di dove diavolo stessero venendo portati: molti di loro erano ancora in preda allo shock per aver visto altre persone venire squartate in quel modo, cosa abbastanza ironica visti quanti assassini erano tra loro, e altri continuavano semplicemente a guardarsi attorno nervosi.

Ironicamente, durante il viaggio King si ritrovò a sedere proprio accanto al dottore biondo, sempre calmissimo, che addirittura si voltò verso di lui con un sorriso. 《Sei stato bravo lì fuori, non avrei mai pensato che una persona potesse sfuggire ad una biomacchina》

Lui, preso in contropiede, si limitò ad una risposta secca. 《Tutta fortuna.》

L'altro ridacchiò, lasciandolo interdetto, e dicendo qualcosa sul fatto che sarebbe stato interessante osservarlo, chiarendo nella sua testa una cosa: quel tipo non gli piaceva.

I suoi modi affettati, la sua calma perenne, quella inquietante scintilla di interesse nei suoi occhi… tutto ciò, specie se sommato a quella conversazione senza senso col direttore, non gli comunicava nulla di buono. Era come se stesse assistendo ad un semplice esperimento, non ad un'invasione di macchine assassine sconosciute!

Per un attimo si chiese se lui e tutta quella faccenda non c'entrassero qualcosa con il continuo richiamo di detenuti e la sparizione di alcuni di loro, ma dei colpi contro le pareti del camion e delle urla che provenivano dall'esterno lo distrassero.

Erano lì fuori. Quelle macchine erano lì fuori e, oltre a commettere una vera strage, li stavano inseguendo! Sentì il mezzo sbandare più volte e prendere delle curve a velocità folle, mentre i rumori della città sotto assedio non si fecero sempre più ovattati.

《Dove stiamo andando?》 Si azzardò a chiedere al giovane dottore.

《Lo scoprirete presto, non manca molto.》 Rispose lui laconico, dandogli di nuovo quella sensazione di antipatia.

 

Scesero di colpo per una strada liscia, poi li fecero scendere tutti in un altro spazio molto molto ampio, solo che stavolta le pareti erano candide e stranamente ben decorate. Inoltre sembrava un edificio moderno… per quel poco che King riuscisse a vedere.

《Benvenuti al Bunker, signori. Quello che presto sarà una casa per voi. Voi che molto molto presto sarete parte integrante dell'esercito che sconfiggerà le biomacchine.》 Disse il Dottor Ishley tra lo sbigottimento generale.

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Capitolo 3
*** Yorha ***


King si costrinse a riprendere le sue funzioni mentali. Che cazzo stava dicendo quel biondino quel biondino da strapazzo?! Loro? Uno sbandato gruppo di guardie e carcerati, parte di un esercito?!

《Ok, che cosa ti sei fumato esattamente?》 Chiese al Dottor Ishley. 《Vi posso assicurare che sono perfettamente lucido signor Evans. È già stato deciso da parecchi mesi ormai.》 Rispose lui senza fare una piega.

《Parecchi… che diavolo significa che è già stato deciso da diversi mesi!?》 Chiese una delle guardie, voltandosi insieme a quasi tutti i presenti verso il direttore.

Lui, che sembrava di colpo provato, sospirò e osservò la folla attorno a sé. 《È tutto vero. L'attacco di oggi… non è stato il primo. Ce ne sono stati… altri. Tanti altri. In tutto il mondo.》

 

Mentre parlava, il giovane biondo digitò su un computer e proiettò un filmato sul gigantesco muro bianco: mostrava immagini identiche a quelle a cui avevano appena assistito.

In Brasile, in Italia, Francia, Inghilterra, Russia, Cina, India e Australia si vedevano Gli stessi robot che avevano attaccato la città e il carcere ora stavano distruggendo ogni cosa e persona che incontravano. King e gli altri presenti guardarono quelle immagini a bocca aperta, mentre molti si rivolgevano arrabbiati verso il direttore.

《Lei lo sapeva! Avrebbe potuto avvertirci! Ci ha venduti a quelle maledette macchine!》 Urlarono alcuni, ma il Dottor Ishley si mise nuovamente in mezzo.

《Signori per favore. Il direttore non ha avuto altra scelta. Purtroppo la situazione, come potete vedere, è molto grave, solo i maggiori leader mondiali sono stati a conoscenza a conoscenza del piano completo fino ad ora. Le nostre armi sono pressoché inutili contro i nostri nemici, persino le nucleari non sortirebbero grande effetto, di questo passo la guerra sarà perduta.》

 

King sentì il bisogno di prenderlo a pugni solo per levargli quell'aria perennemente calma! Quel cretino gli stava dicendo che sarebbero andati tutti all'altro mondo come se nulla fosse. Come se fosse una cretinata qualunque!

Ma un'altra guardia, una donna dai capelli rossi, si fece avanti in tutta la sua modesta altezza prima che lui potesse anche solo provarci. 《Ma ci deve pur essere qualcosa che possiamo fare, qualunque cosa! Dobbiamo… dobbiamo fermare quei mostri!》

Un sorriso curvò le labbra bianche del dottore. 《In effetti c'è una soluzione. Ed è per questo che io e i miei colleghi ci siamo rivolti a tutte le prigioni e gli eserciti mondiali. Vedete, io e il mio gruppo di ricerca abbiamo scoperto mesi fa dell'esistenza di queste creature; non sappiamo chi o cosa le abbia create, però abbiamo capito che sono macchine fatte apposta per consumare ogni pianeta su cui atterrano e per resistere a praticamente ogni tipo di resistenza che esso possa offrire. Noi le chiamiamo Biomacchine.》

Sugli schermi apparvero quelle che sembravano immagini dello spazio, anche se in realtà sembravano più un insieme di spazzatura, visto che molti dei presunti pianeti erano grigi e quasi del tutto sbriciolati.

《Queste sono immagini catturate dalle nostre sonde più potenti. Ovviamente sono pochissime dato che sono andate tutte perdute nello spazio, ma sono prova sufficiente per comprendere la portata della distruzione che quelle macchine sono in grado di portare. Loro non sono dotate di raziocinio o emozioni proprie, né sono capaci di pensieri superiori al puro istinto di attaccare e distruggere. I soldati perfetti.》

 

La donna di prima prese di nuovo la parola. 《Ma… allora che cosa possiamo fare? Avete detto che c'era una soluzione per sconfiggerle, ma se sono fatte apposta per resistere…》

Quel sorriso inquietante solcò di nuovo il viso del giovane dottore, facendo scendere un brivido lungo la schiena di King. Quell'uomo aveva un aspetto angelico, ma in quel momento gli ricordava solo un serpente, calmo e letale.

《In effetti è così. Per quanto sia quasi praticamente impossibile distruggerle, le truppe che sono state schierate sono riuscite a catturare alcune biomacchine che ci sono state consegnate. Studiandole ci è stato possibile isolare la lega di cui sono composte e creare queste armi.》

Al centro della stanza si aprì di colpo un portellone e un ampio tavolo ne venne fuori, mostrando sopra di se varie armi: spade corte e lunghe, spadoni, lance, asce, fucili, pistole, archi, scudi, fruste, falci, chakram e altre.

Tutte avevano lame bianche ed erano finemente decorate, ma sembravano più solide e taglienti di qualsiasi altra.

I vari presenti le osservarono impressionati; lo stesso King era rimasto a bocca aperta. Non aveva mai visto qualcosa di così elegante e al tempo stesso pericoloso. Oggetti simili potevano valere davvero una fortuna!

《Quindi sono queste le famose armi segrete? Però… se vendessi delle tali bellezze potrei vivere tranquillamente una vita da nababbo ai piani alti.》 Commentò uno dei carcerati, un tipo scheletrico con la faccia da topo e due occhi piccoli e brillanti, tendendo una mano verso la spada più vicina. Solo che appena provò a sollevarla, questa non si spostò di un millimetro.

《Ma che diavolo…?!》 Disse lui, tentando e ritendendo inutilmente di impugnarla mentre il Dottor Ishley sorrideva sardonico. 《Pesa una tonnellata! Come si può tenere in mano una cosa simile!?》 Urlò, quasi oltraggiato, all'uomo biondo, che lo guardò sempre senza fare una piega.

《È questo il punto, nessun essere umano le può impugnare. È per questo che non abbiamo ancora fornito questo nuovo tipo di armi agli eserciti che stanno combattendo ora ed è soprattutto per questo che abbiamo ideato la soluzione per creare un esercito in grado di lottare almeno ad armi pari col nostro nemico.》

Digitò per l'ennesima volta è il pavimento si aprì nuovamente in più punti, facendo emergere cinque lettini su cui apparentemente erano distese delle persone addormentate, tutte vestite con degli strani indumenti neri e tutti con una specie di benda sempre nera a coprire i loro occhi.

King osservò tutta la scena con un sopracciglio alzato, pensando solo a quanto tutta quella suspense stesse per sfiorare il ridicolo, quando vide il lettino al centro e ciò che ci stava sopra: era lui! Una Specie di sua copia giaceva immobile su quel lettino!

Aveva gli stessi tratti fisici e somatici, replicati in ogni minimo dettaglio: la stessa altezza, lo stesso colore di pelle e capelli, la stessa identica acconciatura e persino i nei e le voglie sulla pelle. L'unica differenza era che lui portava quella strana tenuta nera, composta da una lunga giacca elegante nera a coda unita dal colletto grigio scuro, sotto alla quale sbucavano i lembi e i polsini di una camicia bianca e poi dei lunghi pantaloni neri attillati integrati in quelli che sembravano degli stivali.

 

Il ragazzo, non sapendo ne che dire, ne che fare, toccò il viso della sua copia e guardò il Dottor Ishley con aria spaesata. Se fino a poco prima lo avrebbe semplicemente pestato per andarsene, ora voleva solo che gli spiegasse cosa cazzo ci faceva un corpo identico al suo su quel letto!

《Che… che diavolo significa questo? Chi sono loro? Come fanno ad essere identici a noi?》 Chiese nuovamente la donna dai capelli rossi, fissando anche lei sconvolta il sosia che aveva davanti.

《La domanda giusta è “che cosa sono”. Quelli che vedete davanti a voi sono degli androidi di ultima generazione stati creati da me, dai miei colleghi e da tante altre menti brillanti insieme a moltissimi altri affinché compongano l'esercito per combattere le biomacchine. Grazie agli studi fatti per creare le armi siamo riusciti anche a generare tessuti simili ai muscoli e alle ossa umane, capaci come loro di adattarsi e soprattutto in grado di sostenere sforzi fisici sovrumani. Abbiamo deciso di chiamarli Yorha.》

King, finalmente, si costrinse a uscire dal suo torpore e a muovere la lingua. 《Ma perché diamine sono identici a noi? Che abbiamo a che fare questi androidi!?》

Il dottore lo osservò per un attimo. 《Sono identici a voi, perché sarete voi stessi a combattere questa guerra. Tutti i membri delle prigioni e degli eserciti considerati in una condizione fisica adatta saranno presto convertiti in soldati Yorha.》

 

Immediatamente si diffuse un gran baccano di esclamazioni arrabbiate, confuse e alcune persino spaventate rivolte sia al dottore che al capo della prigione. King da parte sugli avrebbe direttamente spaccato i denti! Ora capiva tutto quello che era successo: le convocazioni misteriose, la presenza del biondino nella prigione, la prontezza con cui lui e il dirigente avevano agito, l’esistenza di quel “Bunker”… loro non solo sapevano tutto, avevano permesso che accadesse!

Si ritrovò davanti all'uomo di colore prima ancora di accorgersene e gli rifilò un cazzotto che lo fece crollare lungo disteso, per poi iniziare a prenderlo a calci. 《Tu! Razza di coglione, fetente, dannato bugiardo! Tu lo sapevi! Lo sapevi e non hai fatto nulla! Ci hai venduti come bestie!》

Di colpo lui lo afferrò per la caviglia, facendolo inciampare e rifilandogli a sua volta un pugno in faccia. 《Sta zitto, drogato di merda!》

 

Il castano provò a levarselo di dosso, ma quell'uomo era molto più pesante di lui, solo che di colpo qualcuno glielo strappò di dosso e gli altri detenuti si accanirono su di lui con pugni, calci e schiaffi.

Il Dottor Ishley osservò quello spettacolo senza fare una piega. Si era aspettato una simile reazione, anche se avrebbe preferito che si evitasse tutta quella violenza. 《Va bene ora basta!》

Tutti si girarono verso di lui, sorpresi dall'improvviso innalzamento del tono della sua voce, smettendo di colpire.

《Questa decisione non è stata presa da me è dai miei colleghi, ma dai leader mondiali. E ormai quel che è fatto è fatto. Non c'è altro modo per fermare le biomacchine, se non evacuare tutta la popolazione mondiale non in grado di lottare per poi impiegare la forza bellica degli Yorha. Inoltre, in cambio dei vostri servizi, tutti voi riceverete un’amnistia totale, è già stato approvato.》

《E che succederà dopo che la guerra sarà finita? Che ne sarà di noi?》 Chiese Un altro dei carcerati.

《Il processo di conversione è effettivamente reversibile e i corpi umani saranno conservati in modo da mantenere attive le funzioni vitali. Quando la guerra si concluderà il processo inverso verrà attivato e voi tornerete come prima.》

Si girò poi verso King. Quel ragazzo lo aveva colpito molto fin dal momento in cui aveva visto il suo profilo fisico e psicologico: aveva vissuto nei bassifondi per tutta la sua vita e aveva guadagnato soldi spacciando per un po' di tempo e mantenendosi a galla nonostante la concorrenza e la giovanissima età.

Era di persone simili che c'era bisogno per vincere quella guerra: soggetti intelligenti, scaltri e adattabili, capaci di cavarsela quasi sempre, non di militari pluridecorati.

Continuando a mantenere lo sguardo fisso su di lui, si rivolse nuovamente alla folla. 《Lo so che vi stiamo chiedendo moltissimo; non nego che innumerevoli soldati perderanno la vita, androidi o meno, e ovviamente la possibilità di sconfitta non è indifferente, ma i nostri invasori non si fermeranno in ogni caso. Continueranno a distruggere fino a quando il nostro pianeta non diventerà che un guscio vuoto ed è per impedire ciò che abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile.》

I vari presenti si guardarono tra di loro, indecisi sul da farsi: ovviamente la promessa dell’amnistia faceva gola a tutti, soprattutto perché avrebbero anche ricevuto un corpo ultra potenziato e armi sopraffine, oltre che l'autorizzazione ad uccidere qualunque biomacchina volessero, ma l'idea di morire non li esaltava affatto.

King si morse il labbro, dopo quel discorso non poteva fare a meno di considerare che non aveva molte alternative in ogni caso. La società non aveva mai fatto nulla per aiutarlo, ma non voleva certo che tutte quelle persone innocenti facessero una fine tanto orribile, aveva visto molte persone del ghetto anche sue amiche finire così, e anche se questo non fosse stato un problema per lui, era probabile che non avrebbe potuto sottrarsi al suo destino.

La gente che sarebbe stata portata in salvo chissà dove non avrebbe sicuramente voluto un carcerato nel proprio rifugio, e se fosse rimasto sulla Terra, anche nascondendosi e con la massima prudenza, prima o poi sarebbe morto: per quanto sapesse che sarebbe stato l'ennesimo guinzaglio, diventare uno Yorha era la sola scelta che gli avrebbe permesso di sopravvivere.

Lo stava per dire ad alta voce, ma la donna dai capelli rossi di prima intervenne. 《Io mi offro volontaria, Dottor Ishley. Il mio nome è Becky Kater e se i miei sforzi possono contribuire alla salvaguardia del pianeta, contate su di me.》

 

Subito dopo di lei, tutte le altre guardie, incluso il malmenato capo della prigione, alzarono la propria mano per offrirsi volontari e pian piano anche alcuni carcerati iniziarono a fare come loro. E anche lui fece lo stesso.

Per un attimo gli sembrò di vedere un guizzo di gratitudine negli occhi dello scienziato biondo, giusto prima che il suo inquietante sorriso ritornasse.

Sul muro dietro di lui si aprirono dal nulla cinque porte circolari. 《Per favore, varcate quelle soglie. All'interno vi sarà comunicata la vostra idoneità o la mancanza di essa. Coloro che saranno giudicati adatti diventeranno Yorha subito, gli altri invece resteranno al Bunker fino al nuovo ordine.》

Il ragazzo prese un respiro e si avviò all'interno, sbucando in una stanza sempre bianca dove vide nuovamente il suo corpo da Androide disteso su un lettino. Alla sua testa e al suo petto erano collegati tantissimi cavi dall'aria moderna simili ad elettrodi, identici a quelli inermi dall'altra parte: ovviamente significava che lui era adatto.

Lo scienziato biondo entrò poco dopo, un'espressione indecifrabile stampata sul volto, e gli fece segno di sedersi. Lui lo fece circospetto; aveva deciso di venire in persona, questo significava che aveva qualcosa da dirgli.

《Grazie di aver accettato, e mi dispiace; lo so che vi chiediamo di morire per noialtri, ma non abbiamo altra scelta.》 Disse lui infatti, iniziando ad attaccare i fili su di lui.

《Tanto mi avreste costretto con la forza anche se mi fossi opposto.》 Rispose gelido King. Per quanto fosse una decisione vantaggiosa, non gli piaceva affatto. Il Dottor Ishley sospirò.

《Che tu viva o muoia, sarai un eroe quando la guerra sarà finita. Tutti voi lo sarete, io ho fiducia che, grazie a questo progetto, ci condurrete alla vittoria!》

 

Il ragazzo lo osservò mentre si allontanava per attivare la macchina. Ancora non si fidava di quel tipo: era chiaro che vedesse tutti loro come delle cavie e probabilmente non aveva detto tutto ciò che sapeva.

Inoltre quella faccenda della reversibilità della trasformazione Yorha avrebbe potuto essere una bufala enorme: magari, alla fine, tutti loro sarebbero stati mandati a rottamare senza nemmeno un grazie da parte di chi avevano salvato.

Solo che non ebbe più tempo di pensarci perché sentì il suono di un bottone e un brivido lo percorse di colpo da capo a piedi.

Era una sensazione sgradevole, come se tutto il suo corpo stesse perdendo sensibilità: non riusciva più a percepire il lettino sotto di se, la luce fredda e le pareti del Bunker si stavano facendo sempre più sfocate e tutto ciò che lui poteva sentire erano brividi. Poi, la percezione persino dei suoi stessi arti se ne andò.

In principio non sentì più mani e piedi, subito dopo le gambe e le braccia, il torace, il collo e infine la testa: erano ancora lì, ma sfuggivano al suo controllo. Fece giusto in tempo a guardare di nuovo il volto bendato accanto a se, che sprofondò in un sonno pesante e immobile.

Angolo dell'autore: la situazione di King non è delle migliori: è finito dalla padella nella brace per così dire. Vedremo poi come se la caverà in battaglia.

In ogni caso, vorrei ringraziare tutti gli autori che hanno prestato i propri personaggi e dare anche un enorme grazie a Mokkasi per il suo aiuto ogni volta che lo chiedo. Ci sentiamo al prossimo capitolo della storia, saluti da Harry.

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Capitolo 4
*** La prima discesa ***


Quando King riaprì gli occhi, per un attimo attorno a sé vide tutto nero: il suo corpo era in qualche modo diverso, lo poteva sentire, ma non riusciva a vedere un cavolo! Si tastò immediatamente il volto per capire cosa fosse successo e sotto il polpastrelli sentì la stoffa vellutata di una benda.

Rimase un attimo confuso, ma poi ricordò cosa era successo: l'assalto alla prigione, il Dottor Ishley, l'arrivo al Bunker, tutte quelle spiegazioni cervellotiche e… la sua trasformazione in uno Yorha!

Si guardò di nuovo le mani, rendendosi conto subito dopo che riusciva effettivamente a vederle nonostante portasse quella benda e questo gli diede conferma: era un androide. Non aveva idea di come fosse possibile… ma lo era.

Ricadde pesantemente sul lettino. 《King Evans, in che razza di casino ti sei cacciato stavolta?》 Si chiese, dandosi le mani in faccia, prima di accorgersi di non essere solo.

Accanto al suo lettino ce n'erano altri. Tanti e tanti altri, ognuno con un androide apparentemente addormentato sopra; tutti avevano delle divise nere con inserti bianchi simili alla sua e su ogni volto era ben evidente una benda. Ma doveva esserci qualcun altro sveglio come lui, perché sentì distintamente un rumore di passi delicati avvicinarsi, probabilmente di una donna visto il ticchettio dei tacchi.

Infatti poco dopo vide arrivare una giovane donna, anche lei un'androide, giudicando dal vestito nero che portava; era minuta e dalle forme delicate, il viso dai tratti orientali era incorniciato da un caschetto capelli candidi come la sua pelle, lasciata scoperta dallo scollo a barca e gli spacchi laterali del vestito, sotto al quale portava dei lunghissimi stivali a tacco alto.

Tra le mani guantate teneva una cartellina e appena lo vide muoversi si avvicinò con un sorriso. 《Ciao! Ben svegliato, unità 56B, come ti senti?》 Gli chiese.

Lui la osservò per un attimo confuso; come lo aveva chiamato?《Chi… chi sei tu? Quanto tempo è passato?》

Lei controllò i fogli. 《Il mio nome è Momoko Takashi, ma sono conosciuta come l'unità 11H del progetto Yorha, un modello predisposto per uso medico, mentre tu invece, King Evans, sei stato rinominato 56B, un modello da battaglia, e hai subito la tua transizione esattamente un mese fa.》

 

Il ragazzo battè le palpebre, mentre si metteva seduto, cercando di metabolizzare. Un mese, aveva passato un mese a dormire in quell’enorme scatola per sardine.

《Che succederà ora?》 Chiese alzandosi, mentre la ragazza gli faceva segno di seguirlo.

《Molto presto verremo mandati tutti in superficie per combattere. La situazione a Chicago… non è positiva: ci sono state moltissime vittime tra i civili, la città è un cimitero ormai. Tutti i superstiti che non si sono offerti per il progetto Yorha sono stati prelevati e portati in salvo: molto presto verranno espatriati con gli altri cittadini del mondo.》

《Espatriati?》 Chiese King, facendo del suo meglio per non perdere l'orientamento in quel cunicolo gigantesco di corridoi bianchi.

La ragazza annuì. 《Andranno via dalla Terra: a quanto pare i creatori del progetto Yorha hanno predisposto navicelle spaziali per portare tutti sulla Luna, dove verranno trasformate in abitazioni per loro fino a quando non avremo vinto la guerra, così che le battaglie possano causare ulteriori vittime tra gli umani.》

Il ragazzo non seppe che dirle, ormai dopo tutto quello che era successo non si stupiva più di nulla: se loro erano stati trasformati in androidi, il fatto che le persone sarebbero andate a vivere sulla Luna doveva essere una bazzecola.

 

Momoko lo condusse velocemente in una sala ancora più grande di quella in cui avevano accolto lui e gli altri carcerati la prima volta, solo che questa era piena di persone: c'erano otto stendardi neri, ognuno con sopra una lettera, B, C, D, E, G, H, O e S, e sotto di essi si erano formati dei grandi gruppi di Yorha, che osservavano l'enorme schermo proiettato sul muro.

King riconobbe lo chignon rosso della guardia volontaria, Becky Kater, sotto quello col simbolo G, ma non vide altre facce conosciute.

La ragazza orientale accanto a lui gli sorrise un attimo. 《Non devi essere nervoso, vedrai che andrà tutto bene durante la battaglia.》

Lui non sapeva esattamente se quello che sentiva era nervosismo, ma annuì ugualmente mentre la guardava allontanarsi verso il gruppo sotto il simbolo H: quella era la sola persona che gli si fosse mostrata cortese in anni! E inoltre sembrava che anche lei avesse bisogno di farsi coraggio.

 

Si avvicinò anche lui al gruppo sotto il simbolo B e rimase in attesa fino a quando non si aprì l'ennesima porta si aprì sul muro e un manipolo di persone vestite stranamente di bianco fece la sua entrata.

King notò immediatamente che tra di loro c'era il Dottor Ishley, insieme a vari uomini e donne che dovevano essere i suoi colleghi, ma due figure in particolare attirarono il suo sguardo: un uomo e una donna che emanavano autorità da ogni poro.

Il primo aveva un ghigno sicuro di sé, i lineamenti marcati e spigolosi e i capelli castano chiaro tagliati corti e anche se non aveva una benda la sua  candida tenuta attillata, composta da una giacca militare senza maniche, pantaloni a zampa e guanti, lo identificava come Yorha.

L’altra invece, un'androide anche lei apparentemente, era una bella donna dal fisico giunonico, dato dal seno importante, l'alta statura e i fianchi larghi. Aveva lunghi capelli platinati legati in su e una tenuta bianca più simile ad un vestito da sera a maniche lunghe, stivali fino alle cosce e guanti.

Lei si fece avanti. 《Ben Svegliati, coraggiosi volontari. Io sono il generale Weiss e lui è mio fratello, il colonnello Schwarz; siamo stati entrambi scelti per guidare il Bunker e l'esercito dell’America del Nord per la durata della guerra e abbiamo chiamato tutti voi che avete già ripreso conoscenza per informarvi su ciò che è successo durante la vostra stasi.》

Il fratello si fece avanti. 《Chicago è stata invasa quasi completamente nel giro di pochi giorni. Lo stesso vale per Seattle, Los Angeles, New York, San Francisco e molte altre. E la stessa situazione si sta verificando anche in altri continenti. Le biomacchine hanno attaccato a sorpresa e fatto strage della popolazione; la parte restante si sta dirigendo verso le misure di fuga in questo momento.》

 

Dietro di lui sullo schermo venne proiettata l'immagine di decine di persone dirigersi verso quelle che sembravano delle enormi navi spaziali simili a quelle dei film.

《Presto partiranno tutti alla volta della Luna, mentre noi resteremo qui e lanceremo tra tre ore il nostro primo attacco contro quei mostri proprio qui a Chicago.》

La notizia alzò un chiacchiericcio in parte eccitato e in parte timoroso da parte degli Yorha, condiviso anche da King: sapeva che alcuni sarebbero morti, ma se avrebbero aspettato così poco voleva dire che erano pronti. E poi era curioso di vedere cosa sapesse fare quel corpo. Non aveva sentito praticamente nulla di diverso, se non la consistenza sintetica della pelle, ma forse in battaglia sarebbe stato diverso.

Vide i due fratelli scendere da quella specie di palco su cui stavano, mentre il pavimento si apriva e un assortimento di armi a dir poco mastodontico fece la sua comparsa.

A quella vista, il ragazzo sentì di volerne assolutamente una per sé, non importava quale, e gli altri androidi dovevano essere d'accordo, perché si avvicinarono tutti con aria impaziente.

King, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò davanti ad una lunga spada  giapponese dalla lama bianca: aveva il filo era dritto, un’elsa nera finemente decorata e appena la prese in mano si adattò perfettamente, lasciandolo sorpreso. Si sarebbe aspettato un peso immane o qualche tipo di difficoltà, invece era leggera e maneggevole per il suo pugno.

Vide poco lontano Momoko prendere in mano delle armi molto singolari, degli eleganti ventagli dall'aria letale, mentre la guardia Becky imbracciava un lungo fucile di precisione.  Poco dopo, tutti i presenti avevano scelto e il generale e sua sorella li osservavano soddisfatti.

《Ora che siete armati, la guerra comincia; dirigetevi all'hangar e prendete gli aereoscheletri, molto presto la battaglia inizierà. Ovviamente sarà un conflitto molto lungo e ci saranno difficoltà e morti, ma grazie a voi la Terra verrà liberata dai suoi invasori. Gloria all'umanità!》 Esclamò la donna portandosi la mano al petto.

《Gloria all'umanità!》 Risposero d'istinto tutti gli androidi, replicando il gesto, per poi riversarsi verso i fantomatici Hangar.

 

King credeva di non avere idea di dove stesse andando, ma invece si mosse sicuro fino ad uno spazio simile ad una grande pista di lancio in cui si trovavano delle strane navicelle: grandi il triplo di una persona, dotate di grandi ali rigide, oltre che di parti fatte per ricordare braccia e gambe e con uno spazio aperto sufficiente per un androide. Dovevano essere gli aereoscheletri.

Il ragazzo ci salì e di colpo dei componenti si aprirono come a fungere da supporto affinchè non cadesse, facendo tornare quella sensazione di profonda eccitazione che aveva sentito quando aveva impugnato la sua spada. E il momento del decollo fu ancora migliore!

Si muovevano nell'aria con una tale naturalezza che sembrava quasi lo facessero da sempre! Però la loro attenzione fu attirata da un’interfaccia che si aprì davanti ai loro volti, mostrando la faccia del colonello.

《Yorha, il bersaglio che dovrete raggiungere in volo è situato nella prigione in cui sono apparse le biomacchine la prima volta. Ce n'è una grande concentrazione e sarà il primo passo per scacciarle, ma non potrete usare gli aereoscheletri a causa delle difese antiaeree, dovrete farlo da terra. Le unità B, C, D ed E saranno la parte principale della carica, mentre le G e C adatte a combattere a distanza forniranno copertura. Le unità S saranno nelle retrovie e le H dovranno rimanere distanti il più possibile e fornire supporto fuori dalla mischia.》 .

Tutti annuirono e continuarono a sorvolare Chicago fino ad arrivare alla prigione, trovando ad aspettarli quella che pareva una città fantasma: gli edifici erano già stati danneggiati e scoperchiati in maniera seria, le strade erano costellate di spaccature e macchie rosse di sangue rappreso.

Anche il loro obiettivo non era messo meglio, visti i muri spaccati e le recinzioni distrutte, ma a King provocò un sorriso: aveva odiato quel posto con tutto sé stesso, vederlo ridotto in rovina era un piacere. Ma sicuramente non lo era la vista delle centinaia di biomacchine che brulicavano ovunque; avevano invaso la città nel giro di un mese!

 

Scesero tutti di quota, iniziando a disporsi come gli era stato ordinato e lui strinse la sua spada appena si dispose tra le linee: tra poco avrebbero cominciato a combattere e anche se sentiva di nuovo quell’eccitazione, sperava seriamente che quel corpo fosse all'altezza delle aspettative. Lui sarebbe rimasto vivo e avrebbe finalmente riavuto la sua libertà una volta finita quella storia!

Le biomacchine, appena sentirono i loro passi, si girarono e quegli inquietanti occhi vuoti si illuminarono di rosso, mentre un esemplare di piccole dimensioni iniziava a muoversi veloce verso di loro.

Un secondo dopo un proiettile lo perforò e quello esplose, dando il via alla battaglia! I loro nemici emersero da sottoterra, da davanti e scesero persino dal cielo, cogliendoli di sorpresa, ma vennero accolti da frecce e proiettili, mentre le loro lame facevano il resto.

King si muoveva leggero, più veloce di qualsiasi umano, attaccando la sua spada senza sforzo, tagliando, trapassando e spezzando qualunque biomacchina gli capitasse a tiro. Ormai aveva capito che oltre al corpo dovevano anche avergli impiantato delle tecniche di combattimento, ma non si sarebbe mai aspettato di sentirsi così!

Era ancora meglio che drogarsi! Quella sensazione di fare nemici a pezzi, di vedere quella ferraglia tranciarsi come burro… lo riempiva di estasi! Ne voleva ancora e ancora!

Continuò ad avanzare, ma un nemico alto circa due metri e mezzo gli si piazzò davanti, cogliendolo di sorpresa con un pugno e risvegliandolo da quella sensazione assuefacente. Si rese conto subito che moltissime biomacchine erano state uccise, ma anche molto androidi giacevano per terra in pozze di olio rosso coi petti trapassati o arti tagliati.

《Cazzo!》 Imprecò, alzando poi la spada per bloccare l'assalto del suo nuovo nemico. Sapeva che c'era la possibilità di essere stato in qualche modo… riprogrammato, ma non in quel modo! Li avevano resi dipendenti dal comabattere! Se solo fossero stati lì, probabilmente avrebbe fatto fuori quei cretini del progetto Yorha.

 

Spinto dalla rabbia, tagliò via il braccio della macchina davanti a lui, rifilandole poi un calcio, ma un Sai sbucato dal nulla la raggiunse nella testa prima che lui potesse attaccare ancora.

《Lieto di aiutare.》 Disse una voce fin troppo conosciuta alle sue spalle. Ishley era davanti a lui, con i capelli sciolti, e un lungo completo nero in stile vittoriano composto da una mantella elegante, pantaloni aderenti e gilet pieni di cinghie con sotto una camicia bianca, guanti e stivali alquanto lunghi, ma soprattutto la benda che lo contraddistingueva come Yorha e Un Altro Sai In Mano.

Lui sorrise davanti alla sua faccia sbigottita e recuperò la Sua Arma. 《Unità 1S, per servirvi.》 Disse con un Inchino.

L'altro gli avrebbe volentieri tirato un pugno in faccia e poi fatto di mille domande, ma un poderoso scoppio li portò entrambi a girarsi; una gigantesca biomacchina dalle gambe simili a quelle di un grillo stava falciando via tutto quello che incontrava a suon di cannonate!

I due si guardarono e partirono subito verso il nuovo obiettivo, ci sarebbe stato tempo per parlare più tardi, ma entrambi vennero di colpo superati da un'altra unità, un ragazzo imponente e con una montagna di muscoli che reggeva in mano uno scudo a Torre grande come una persona.

Sfondò le linee nemiche come se fosse stato un Bulldozer, mentre lame e proiettili sembravano rimbalzare su di lui, dirigendosi verso la macchina più grossa, accompagnato da quello che sembrava un ragazzino alquanto minuto armato di spada e una giovane alta, dai voluminosi capelli rossi e con una enorme falce in mano.

 

Si aprirono la strada a colpi d’arma senza fermarsi e King ed Ishley si accodarono immediatamente, cercando di tenere a bada più macchine possibile: la battaglia non sembrava star andando troppo bene. Entrambi saltarono addosso ad un'altra di quelle biomacchine con le gambe da grillo, distruggendola davanti agli altri tre, causando un'esplosione che spazzò via molti dei nemici vicini e permise a tutti e cinque di entrare nell'edificio.

《Grazie. Non avremmo retto ancora per molto.》 Disse il ragazzo altissimo, spostando i lunghi capelli castani e frisé dal viso bendato, mentre la giovane donna dai lunghi capelli rossi e il ragazzino, un biondino pallido dall'aria agguerrita, guardavano oltre la parete.

Un numero massiccio di biomacchine brulicava nelle stanze ed erano tutti raccolti intorno ad uno strano macchinario scintillante.

《Quello è il nostro obiettivo.》 Sussurrò Ishley indicandolo.

《Si tratta di un server per la rete nemica, serve a coordinarli. Le lo facciamo saltare, tutte le macchine in un certo raggio smetteranno di funzionare.》

《Ci occorre un diversivo allora.》 Disse allora la ragazza con un marcato accento russo.

《Lasciate fare a me.》 Disse il ragazzino, mentre dalle sue mani iniziavano ad emergere delle specie di lunghi fili dorati. 《Come Scanner, li posso hackerare e far esplodere a piacere.》

《Permetti che ti dia una mano allora.》 Commentò il dottore, mentre dalle sue dita emergevano le stesse propaggini. L'altro sembrò guardarlo storto per un attimo, ma annuì ed entrambi si mossero silenziosi lungo il muro, mentre gli altri tre si preparavano. Appena le esplosioni sarebbero cominciate, avrebbero dovuto attaccare.

 

Un attimo dopo, una sequenza di botti diede loro il segnale e scattarono insieme, evitando le schegge di ferro rilasciate dagli scoppi, e dirigendosi verso il Server.

La falce, la spada e lo scudo fecero a pezzi tutto ciò che gli passava davanti e alla fine si piantarono nel macchinario. L'esplosione che seguì li scaraventò via subito.

King con la vista annebbiata vide le pareti attorno a lui crollare e le biomacchine immobili. La ragazza si lanciò nella voragine per salvarsi dal crollo e il ragazzone, tenendo il biondino in spalla, correre via. Ishley non era da nessuna parte, ma doveva fuggire anche lui!

Provò a tirarsi su, ma sentì un forte dolore alla gamba che lo fece crollare, mentre del liquido iniziava ad uscire. Maledizione, non poteva morire così!

Tentò nuovamente di mettersi in piedi, ma poi sentì due paia di braccia prenderlo per le spalle e trascinarlo via, fino a quando non fu fuori dall'edificio ormai distrutto. 《Tranquillo, ora va tutto bene.》 Disse una voce maschile e rassicurante.

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Capitolo 5
*** Compagni ***


Due Yorha si stavano muovendo sul campo di battaglia più veloci possibile, cercando di scendere dai palazzi su cui si erano appostati per fornire fuoco di copertura.

Uno dei due aveva capelli biondi leggermente lunghi, una in stile militare nera composta da pantaloni attillati con una linea bianca diagonale sulla coscia, una giacca rinforzata, guanti e una camicia bianca sotto. Aveva un grande arco intarsiato sulle spalle e sembrava il più grande dei due.

L'altro invece aveva la pelle ei capelli candidi, legati in una treccina dietro la testa, e aveva un completo composto da una giacca a coda di rondine a mezze maniche, con sotto gilet e camicia bianca, pantaloni attillati e alti stivali pieni di lacci. Aveva degli strani occhiali in stile steampunk sopra la testa e stava correndo davanti al suo compagno.

La battaglia stava volgendo lentamente per il peggio da quando alcune biomacchine volanti erano letteralmente scese dal cielo ed avevano iniziato a bersagliare con laser e missili tutte le unità G e C presenti, loro inclusi.

Erano a malapena riusciti a fuggire sia dai crolli che ai colpi, ma gli stavano alle costole, era peggio di quando avevano preso d'assalto la loro città!

 

Entrambi erano stati offerti al progetto Yorha da sei mesi, da quando Londra e tutta l'Inghilterra erano state attaccate: le biomacchine avevano preso d'assalto il parlamento e il palazzo della regina, per poi diffondersi in tutta la città, e se la famiglia reale si era salvata per un pelo grazie alle guardie e ai militari, i membri delle camere non erano stati così fortunati. Loro due so erano ritrovati nel bel mezzo dell'assalto, insieme a moltissimi altri membri dell'esercito inglese, combattendo inutilmente per giorni e guardando i propri commilitoni venire ammazzati senza pietà, fino a quando una donna, la dottoressa Turner, aveva chiesto udienza con la regina e le aveva offerto la soluzione: il progetto Yorha. Entrambi non avevano esitato quando sua maestà aveva addirittura pregato tutti i membri del suo esercito di sottoporsi alla trasformazione per salvare l'Inghilterra, ma la situazione era comunque precipitata: nei mesi in cui avevano difeso Londra, quasi tutti i territori attorno alla città erano stati conquistati e a loro non era rimasto che portare in salvo la famiglia reale e fuggire nel Bunker più vicino.

Lì avevano assistito all'addio dei reali, pronti a partire alla volta della Luna, non prima di aver augurato buona fortuna a tutti loro, e loro due erano stati inviati nell’America settentrionale insieme ad un grande gruppo, dove la situazione si stava lentamente aggravando, e ne stavano avendo la prova.

《Da quella parte!》 Urlò il più giovane, indicando la prigione.《Dobbiamo fermare queste macchine, altrimenti siamo perduti!》.

L'altro annuì; aveva chiaramente visto una manciata di androidi entrare lì, forse avrebbero potuto dare una mano. Entrambi ignorarono le urla e i rumori attorno a loro, uccidendo quanti più nemici possibile durante la loro corsa.

Appena misero piede nella prigione poi, li accolse una visione sconcertante: centinaia di biomacchine che si muovevano senza controllo attorno ad uno sconcertante marchingegno, cercando di colpire tutti gli Yorha presenti, mentre questi li falciavano via senza esitare.

I due inglesi partirono immediatamente all'attacco per aiutarli, ma tre unità tagliarono la macchina centrale e un'esplosione terribile li buttò per terra: i nemici attorno a loro si bloccarono di colpo, gli occhi bianchi e vacui, ma l'edificio stava iniziando a collassare.

 

《Rahl! Alzati, dobbiamo andare!》 Disse l'arciere al suo collega, ma lui vide qualcosa spuntare qualcosa in mezzo al mare di nemici immobili: un androide con un lungo taglio rosso sulla gamba.

《C'è un ferito lì! Lo dobbiamo aiutare!》 Urlò, correndo più veloce che poteva verso il giovane steso per terra, col compagno alle costole: quella personalità da galantuomo sarebbe stata la sua rovina!

Afferrarono il giovane per le braccia e lo trascinarono fuori appena in tempo, perché l'edificio crollò poco dopo davanti ai loro occhi. I due crollarono esausti sulle ginocchia: i loro corpi ormai erano potentissimi, ma la battaglia era andata avanti per diverse ore e loro avevano dovuto buttarsi da più di un edificio per evitare di essere schiacciati dalle frane.

 

Kyran osservò per un attimo le biomacchine inattive con soddisfazione, quella era stata una delle prime vittorie concrete contro quelle cose, ma Rahl era più interessato al ragazzo che avevano salvato.

Era molto giovane, più o meno sulla ventina, eppure lo avevano visto combattere: sembrava avere fuoco in corpo; non avevano mai visto nessuno lottare in quel modo.

《Secondo te si riprenderà?》 Chiese l’arciere .

《Si. Non è una ferita mortale per fortuna, le unità H lo smetteranno in sesto in un attimo.》 Disse il suo partner, armeggiando comunque con la sua gamba grazie al set di chiavi inglesi che aveva sempre con sé.

Fortunatamente non era stato intaccato nulla di vitale, doveva essere in quello stato di incoscienza a causa della botta data dallo schianto più che per la ferita.

Infatti, dopo un po', il ragazzo iniziò a destarsi: si tirò su di scatto, guardandosi freneticamente attorno e appena li vide sguainò la sua spada. 《Chi… Chi siete?》

《Oh cielo, si calmi signore. Non siamo qui per farle male.》 Disse l'albino, alzando le mani.

 

L’altro li fissò entrambi attentamente senza abbassare l’arma; sembravano degli androidi potenti, ma soprattutto sembravano abituati a situazioni simili, dovevano essere Yorha da più tempo di lui e soprattutto le braccia del ragazzo che aveva parlato lo incuriosivano.

Erano color rame e una delle due aveva una strana lente sul dorso della mano, collegata poi ad altre sulle dita. Non ne aveva mai viste così. Abbassò leggermente la spada quando vide che i due non si stavano muovendo. 《Chi siete voi?》

《Io sono Kyran Wood, ma ora sono conosciuto come 19C. Piacere.》

《Il mio nome è Rahl Montgomery e il mio nuovo nome è 46G, molto lieto di fare la tua conoscenza. Posso chiedere il suo nome?》

Il ramato li guardò un attimo, poi si rilassò e rimise la spada nel fodero; erano due tipi strani, ma sembravano amichevoli. 《King Evans o 56B. Entrambi nomi ridicoli lo so.》 Disse, alzandosi in piedi, prima che una forte fitta alla gamba lo facesse imprecare.

Se la controllò, vedendo che stava ancora perdendo quello strano olio rossastro. 《Grandioso. Ci mancava solo questa.》

《Aspetta, ti daremo una mano ad andare dalle unità H.》 Si offrì l'albino, mentre il più giovane emetteva un suono frustrato.

Non sapeva nemmeno se era arrabbiato per la ferita, ma dopo lo scherzetto dell'assuefazione, i continui attacchi e l'essere stato quasi schiacciato da un crollo aveva seriamente bisogno di sfogarsi.

 

I due inglesi si guardarono un attimo confusi, non capendo la reazione, ma l’arciere poggiò una mano sulla sua spalla, richiamandolo. 《Non è una buona idea andare in giro con una ferita così. Ti accompagneremo.》

L'altro lo guardò confuso, ma poi annuì, seguendoli zoppicando verso la postazione delle unità H. Attorno a loro giacevano tantissimi cadaveri di biomacchine e anche qualche androide, anche se per fortuna molti altri erano sopravvissuti.

King piuttosto non aveva la minima idea del perché quei due ragazzi sconosciuti non solo lo avessero salvato, ma lo stessero pure aiutando spontaneamente senza nemmeno sapere chi fosse: nessuno si era mai comportato così!

 

Appena giunsero al palazzo adibito a infermeria, videro varie unità H al capezzale di vari androidi, alcuni incoscienti e altri solo feriti; tra loro c'era anche Momoko, che appena vide entrare i tre corse da loro.

《Evans San! Montgomery San! Wood San! Sono contento di vedervi! Pensavamo che foste morti anche voi.》 Disse concitata.

L'altro albino sorrise gentilmente. 《Non si preoccupi Miss, stiamo bene… ma il Signor King avrebbe bisogno del vostro aiuto.》 Disse accennando alla ferita sulla gamba del ramato.

Lei abbassò gli occhi e prese subito il ragazzo per un braccio e lo fece stendere sul lettino. 《Che razza di ferita! Perché hai aspettato tanto? Dovevi venire subito da me!》 Disse, poggiando le sue mani sulla gamba.

King provò a ribattere, ma sentì una piacevole sensazione di calore e le mani della ragazza si illuminarono di verde; lo squarcio e i danni iniziarono lentamente a ripararsi, mentre la ragazza osservava con aria critica.

《Fortunatamente non era un taglio così profondo da richiedere un’equipe, anche se sanguinava molto, ma farò comunque un vaccino per evitare infezioni da virus logici e raccomando più cautela la prossima volta.》 Disse con un sorriso appena finì.

 

Lui annuì, ancora sorpreso dai suoi “poteri”, per poi rivolgersi ai due inglesi. 《Che dovremmo fare adesso?》

《Moltissime unità che hanno già ricevuto il trattamento medico hanno deciso di tornare al Bunker a fare rapporto, dovremmo farlo anche noi Appena anche tu sarai rimesso in sesto.》 Disse Kyran col solito tono calmo.

《Non ci vorrà molto, non preoccupatevi: ha riportato danni piuttosto lievi data la situazione e soprattutto chiunque abbia provato a sistemare la gamba ha fatto un buon lavoro.》 Intervenne la giapponese.

Rahl fece un breve inchino. 《Grazie.》

 

King Si distese nuovamente, non sapendo che cosa dire: quei due ragazzi lo avevano salvato dal crollo, avevano aiutato le sue ferite a guarire e lo avevano portato dagli H senza chiedere nulla in cambio. Nessuno aveva mai fatto una cosa così per lui.

Continuò a rimuginarci per un bel pezzo mentre si dirigevano verso gli aereoscheletri. Niente veniva dato per niente, lo aveva imparato bene, ma a quanto aveva capito quei due erano già élite; che cosa poteva dargli uno come lui esattamente!?

I due inglesi, notando la sua espressione frustrata, si guardarono un attimo confusi: quel ragazzo sembrava essere costantemente arrabbiato e pronto a scattare, anche quando non sembrava essercene alcuni bisogno.

《Vi ringrazio.》 Disse però di botto, cogliendoli alla sprovvista.

《Per che cosa?》 Chiese Kyran.

《Per avermi salvato la pelle forse?》 Chiese retorico lui. 《Avete sprecato tempo a tirarmi fuori da quel casino. Cosa dovrei fare per ripagarvi?》

Si sentiva assolutamente ridicolo! Gli sembrava di essere un moccioso davanti a due adulti, soprattutto perché loro non sembravano nemmeno capire cosa stesse dicendo. Stava addirittura arrossendo come un cretino!

《Perché dici così? Aiutare un commilitone non è uno spreco di tempo e non chiediamo niente in cambio, figurati.》 Rispose Rahl.

 

Il ramato ci rimase di stucco: “aiutare un commilitone non è uno spreco di tempo", non aveva mai sentito nessuno parlare così, se non qualche guardia della prigione. Aveva sempre pensato che fossero degli idioti, specie chi lo faceva senza secondi fini quel tipo di mentalità rischiava solo di farti ammazzare prima del tempo, ma quei due sembravano tutto tranne che stupidi.

Durante la loro risalita con gli aereoscheletri continuò a rimuginarci: quei due gli avevano salvato la vita e si erano comportati in modo molto cortese senza chiedere nulla in cambio. E se poteva sembrare sciocco per qualcuno darci così tanto peso, per lui ne aveva tanto.

Nel ghetto i debiti erano da maneggiare con cura: potevano essere un modo per salvarti la vita… o un cappio al collo, e lui non aveva ancora idea di quale fosse la situazione.

 

Quando però tornarono al Bunker non ebbe tempo di pensarci perché il generale Weiss e il colonnello Schwarz li accolsero nella grande sala personalmente.

《56B, 46G, 19C. È un piacere vedere che siete tutti e tre sani e salvi, avete svolto un ottimo lavoro sul campo e ora che quel server è stato distrutto abbiamo guadagnato un po' di tempo.》 Disse il secondo.

《Esattamente, ma non possiamo smettere di lottare. Tutti e tre avete dimostrato di essere degni delle aspettative del Dottor Ishley e della Dottoressa Turner e, per quanto non abbiate lottato fianco a fianco, riteniamo che rendervi una squadra ufficiale sarebbe una mossa vincente, grazie anche ai vostri talenti individuali.》 I tre si scambiarono uno sguardo confuso, poi Rahl annuì.

《Per me non dovrebbero esserci problemi, generale.》

《Lo stesso.》 Commentò Kyran, guardando poi King, che annuì.

《Va bene anche per me. Vi sono ancora debitore, farò il possibile per ripagare.》

La donna parve soddisfatta. 《Eccellente. A proposito, 56B, volevo dirti che anche le unità che ti hanno aiutato nella lotta, 1S, 25E, 9D e 13S, sono tutti sopravvissuti alla battaglia.》

 

Il ragazzo annuì, mentre si avviava fuori dalla sala insieme ai suoi nuovi compagni di squadra.

《Per quale motivo pensi di doverci ripagare esattamente?》 Gli chiese l’arciere con un sopracciglio alzato. Quel ragazzo era un vero enigma.

《Mi avete salvato la vita anche se neanche sapevate chi fossi. Da dove vengo io questo è un gesto che esige un pagamento.》

L'albino si grattò il mento. 《Allora facciamo così, pagherai il tuo debito collaborando con noi come ha detto il generale. Ci guarderemo le spalle a vicenda. È un buon accordo signor King?》 Chiese, tendendo una mano.

Il ramato rimase un attimo spiazzato, poi un tenue ghigno gli segnò le labbra e la strinse. 《Va bene. Ma basta col “signore”. Chiamatemi solo King.》

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Capitolo 6
*** Bunker nella sabbia ***


Circondato da pareti bianche composte da colonne squadrate, la figura che aveva ucciso gli alieni osservava affascinato gli androidi Yorha combattere.

Quell'espediente Lo aveva sorpreso, doveva concederglielo: trasformare fragili umani in soldati che potevano opporsi alle sue forze senza difficoltà, davvero astuto. In particolare lo incuriosivano quelle unità che avevano distrutto il server, quelle chiamate 56B, 25E e 9D.

Il primo sprizzata rabbia e frustrazione, ma era forte e spinto da una determinazione a restare vivo incredibile. La seconda invece era fin troppo leale ai suoi superiori, ed era anche la più letale tra tutti gli altri. Il terzo invece aveva un cuore troppo gentile per essere un soldato, ma aveva una forza da non sottovalutare.

E nemmeno i loro compagni erano deboli, e si stavano rivelando alquanto interessanti, però questo significava che non poteva lasciarli fare senza intervenire.

 

Dietro di lui una porta si aprì e quella che sembrava una ragazza piuttosto muscolosa fece la sua comparsa, avvolta in un vivace kimono arancione, per poi inginocchiarsi.

《Potrò finalmente divertirmi un po', padrone?》 Chiese con voce vibrante di aspettativa.

L'altro sorrise. 《Certo. Potrai fare quello che vuoi, ma se dovessi trovare le unità di cui vi ho parlato portale qui.》

 

***

 

L'allarme di un SOS buttò letteralmente King giù dal letto con un’imprecazione; non ci si poteva più fare manco una dormita in pace!

Si catapultò fuori dalla stanza appena ebbe afferrato la spada e si unì alla fiumana di androidi che si stava già dirigendo verso la sala principale. Ormai quegli allarmi significavano quasi sempre che un'altra battaglia era stata perduta e con essa l'ennesima città.

Erano passate tre settimane dalla distruzione del server nella prigione e la situazione non stava andando bene. Avevano salvato Chicago insieme a New York, New Orleans e Washington, ma Seattle, tutta la California e tanti altro stati erano caduti in mano alle biomacchine.

Questo aveva scatenato una forte tensione in ogni Yorha, per questo erano tutti così pronti a scattare se serviva, come in quel caso.

 

Raggiunse poco dopo la sua destinazione, dove vide come al solito il generale e il colonnello, attorniati da decine di tipi O, fissare furiosi l'enorme schermo sulla parete. Avevano le dita strette nei pugni e le bocche contorte in delle smorfie che non facevano ben sperare.

Il ramato avvistò Rahl e Kyran poco lontani e si sbrigò a raggiungerli. Inizialmente gli era sembrato strano fare parte di una squadra, ma dopo tre settimane si stava abituando e aveva scoperto che funzionavano piuttosto bene insieme.

Quei due erano dei combattenti a distanza fantastici e lui sembrava aggiungere l'ultimo tocco con il suo stile ravvicinato, quindi erano piuttosto abili a guardarsi le spalle. E sopratutto non sembravano guardarlo dall'alto in basso, cosa che ancora lo confondeva.

La coppia di inglesi lo accolse con cenni amichevoli, ma le immagini proiettate sullo schermo attirarono la loro attenzione: era un video disturbato, che raffigurava un Androide africano con parte del viso sfigurato e i vestiti a brandelli aggrappato alla telecamera.

《Qui è il generale… della base…cana. Siamo stati attaccati! Hanno… Bunker… esplosioni… hanno fatto entrare una tempesta di…bbia… moltissime perdite! Ci serve aiuto!》 Si interruppe subito dopo e un chiacchierare preoccupato occupò la sala.

C'erano solo tre basi in tutta l’Africa, se una fosse andata distrutta avrebbe significato perdere moltissimo terreno contro le biomacchine in quei territori.

《Che facciamo?》 Chiese di colpo il generale al fratello.

《Non possiamo permetterci di perdere quella postazione. È una delle poche con Androidi fatti apposta per resistere a condizioni climatiche estreme come quelle del Sahara.》

《Ma non disponiamo di abbastanza androidi disponibili! Rischiamo di venire indeboliti noi mentre abbiamo ancora molte dispute in corso.》 Rispose l'altra nervosa.

《Possiamo ordinare agli altri sulla superficie di accelerare gli assalti ai server. Quello che importa adesso è salvare quella base! Se andasse distrutta rischiamo di perdere l'intera Africa settentrionale!》

Il generale strinse i pugni, ma annuì. 《Operatori, fate si che questo messaggio venga mandato a tutte le postazioni mondiali. Invece tutti gli androidi qui presenti si recheranno subito nel Bunker del Sahara per prestare supporto.》

 

Tutti loro annuirono ed iniziarono ad andare verso gli hangar. Erano a malapena un centinaio, ma avrebbero dovuto accontentarsi e fare del loro meglio: se avessero fallito sarebbe stato un disastro!

《Com'è possibile che abbiano fatto breccia in quel Bunker? Dovrebbe essere fatto per essere tra i più resistenti e si trova sotto le dune del deserto!》 Disse Kyran mentre si preparavano al lancio.

《Magari Hanno scavato o utilizzato degli esplosivi.》 Rispose Rahl. Si ricordava ancora gli scoppi delle bombe lanciate da quei mostri durante l'attacco a Londra: avevano fatto crollare edifici enormi con pochi colpi.

Anche King era inquieto. Da come Rahl e Kyran ne parlavano, quel posto doveva essere decisamente ben protetto, quindi che cosa avrebbero potuto fare loro, un gruppetto di cento, contro un nemico che ci si era introdotto?

Ma non ebbe tempo di pensarci, perché finalmente decollarono veloci alla volta dell'Africa. Fu un viaggio molto lungo, anche volando al massimo della velocità; per quattro ore e passa non videro altro che l'acqua dell'oceano Atlantico.

Quando finalmente avvistarono terra, i tre tirarono un sospiro di sollievo. Il loro obiettivo non poteva essere molto distante ormai; infatti, mentre sorvolavano la grande distesa di sabbia, videro una spessa colonna di fumo alzarsi dal terreno a poche miglia da loro.

King, Rahl e Kyran scesero rapidamente di quota insieme a tutti gli altri, guardando lo spettacolo davanti a loro: la sabbia era stata spazzata via insieme a quello che doveva essere il tetto del Bunker. Poco più in basso si vedevano vari corpi di Yorha dilaniati e fiamme e fumo si stavano rapidamente alzando verso l'alto.

 

L’arciere fece un cenno ai suoi compagni come per dire “prudenza" e tutti si gettarono all'interno, separandosi subito tra i vari corridoi. I loro ordini erano di trovare il generale che gestiva la struttura e aiutare a respingere ogni biomacchina che si fosse presentata.

Ma più scendevano verso il basso e più la situazione si faceva inquietante: le pareti erano state squarciare e fuse, come se fossero esplose dall'interno, e i vari cadaveri la sabbia e il fuoco non aiutavano di certo a rallegrare l'ambiente, specialmente perché sembrava che i corpi fossero stati trascinati in giro come delle bambole.

《Cosa potrebbe essere così… brutale da generare tutti questi danni?》 Chiese l'albino, muovendosi guardingo.

Gli altri due non ne avevano idea, ma poi sentirono uno strano suono in lontananza, sembrava essere una risata.

《Ehi, lo sentite?》 Chiese Kyran ai suoi compagni , che annuirono.

King strinse forte la sua spada, tenendosi pronto ad attaccare, ma uno scoppio alle loro spalle li colse di sorpresa: il muro si gonfiò ed esplose, mentre tre unità africane ormai a brandelli venivano scaraventate dall'altra parte, mentre una nuova figura faceva la sua comparsa.

Era una ragazza alta e piuttosto muscolosa, la pelle di un grigio raccapricciante su cui spiccano gli occhi arancioni, lo stesso colore sgargiante del kimono con indossava, e il volto era deformato da un sorriso divertito. Aveva corti capelli neri e una cintura verde attorno alla vita.

《Questo posto è un vero spasso! Ci sono talmente tanti compagni di giochi!》 Rise deliziata, per poi voltarsi verso i tre ed illuminarsi ancora di più. 《Sei tu! Finalmente!》 Urlò puntando il dito verso King.

Lui la guardò sorpreso, ma non rilassò la sua posa, esattamente come Rahl e Kyran. Non avevano idea di cosa avesse davanti, ma era chiaramente lei la causa dello stato del Bunker: era un avversario pericoloso.

La ragazza in arancione li osservò tutti e tre. 《Voi sembrate molto più divertenti dagli altri. Uffa, mi piacerebbe poter giocare con voi, ma il padrone vuole avere vivo 56B. Oh beh… allora ci andrò leggera》 Disse mettendo un broncio seccato e schioccando le dita.

I tre androidi fecero appena in tempo a spostarsi, mentre il terreno sotto di loro saltava in aria e Kyran scoccava una freccia dopo l'altra.

Lei le evitò ridacchiando, provando a spazzarlo via, ma l'albino si mise in mezzo e le puntò le braccia contro: lui non aveva bisogno di armi aggiuntive, perché era lui stesso l'arma!

Il braccio destro si trasformò in un lungo fucile di precisione, mentre le varie lenti si disponevano come Mirino ed iniziò a sparare all'impazzata, scaraventando indietro la ragazza. Lei si tirò su ridendo.

 

《Voi si che sapete come si gioca!》 Urlò, lanciando un'altra serie di esplosioni.

Lo spadaccino decise finalmente di mettersi in mezzo, caricando direttamente contro di lei, costringendola a saltare indietro per non essere trafitta.

I tre androidi sentivano l’eccitazione della battaglia ronzargli nelle teste, ma la ignorarono, continuando a concentrarsi; in quelle settimane avevano imparato a combattere insieme e difendersi senza nemmeno pensarci.

Il cecchino sparava più veloce che potesse, mentre l'arciere e lo spadaccino lo coprivano, riuscendo a mettere in difficoltà la loro nemica: aveva smesso di ridere e ora non aveva più quell'atteggiamento sicuro di sé.

Ma la loro lotta fu interrotta dall’arrivo di un manipolo di Yorha, con in testa due alte gemelle africane sulla tarda quarantina e i capelli rasati. Entrambe indossavano divise bianche come quelle del colonnello e reggevano rispettivamente una lunga lancia e un’ascia.

《Eccola lì! Prendetela!》 Urlò la seconda, caricando con incredibile ferocia la ragazza in arancione, che la evitò per un soffio e la spedì indietro con un'esplosione, ma fu costretta ad arretrare sempre di più sotto l'assalto.

Sembrava che la loro nemica stesse iniziando ad accusare quella che poteva essere stanchezza. Una delle frecce di Kyran si era conficcata nella sua spalla e ormai il suo sorriso soddisfatto era diventato una smorfia arrabbiata.

《Voi siete delle vere guastafeste! Finalmente ho trovato quello che voleva il padrone è voi vi siete messe in mezzo! Non è giusto!》 Sembrava una bambina. Una bambina pazza e capace di distruggere tutto con un gesto della mano; chi diamine poteva essere questo “padrone” per aver creato una cosa simile!?

 

La donna armata di lancia colpì la loro nemica dritta in faccia con la base della sua arma, per poi trafiggerle un ginocchio e urlando ordini. 《Alla sala principale, venite!》

Agguantò la sorella, dandosi velocemente alla fuga, mentre i vari Yorha, includendo King, Rahl e Kyran, le corsero dietro fino al salone enorme. Le porte si chiusero di scatto ad un semplice ordine della donna e tutti per un attimo poterono tirare un sospiro di sollievo, sembravano stremati e sicuramente danneggiati.

《Voi siete alcune delle unità mandate ad aiutarci?》 Chiese la donna, fasciando alla meglio il braccio ferito della sorella.

《Si. Che diavolo è successo si può sapere?! Cosa è quella cosa?!》 Chiese King, vedendo che anche lì dentro il pavimento era sporco di olio rosso e coperto di cadaveri.

《Non ne abbiamo idea. È… piombata di qui dal nulla e ha cominciato a distruggere tutto, chiedendo se sapevamo dove fossero tre unità in particolare, 56B, 25E e 9D. Noi non ne avevamo idea e lei ha cominciato a far esplodere tutto! Il generale era riuscito a chiudersi qui e a lanciare L’SOS, ma lei lo ha ucciso insieme a tutti gli Operatori e alle altre unità presenti. Noi abbiamo ricevuto la sua autorità e il dovere di distruggere quella cosa, ma a questo punto ho ben poche speranze.》

《Possiamo farcela Kaya… dobbiamo solo colpirla con tutto quello che abbiamo. Non può essere... invincibile. Dovremo solo rimetterci un po' in sesto e... torneremo all'attacco.》 Le disse sua sorella a fatica.

Il ramato sospirò; quello non era coraggio, era istinto suicida: avrebbero semplicemente mandato al macello tutti gli androidi ancora in vita. Si girò verso i suoi compagni. 《Cosa proponete di fare?》

《La situazione è assai… difficile. È inutile provare a ucciderla prendendola di petto, ma non sono sicuro su quanto una trappola possa essere efficace.》 Commentò Rahl.

《Magari potremmo provare a prenderla per sfinimento. Se continuassimo ad attaccarla da tutte le parti, ad un certo punto dovrà pur cedere ai danni che riceverà.》

《Ma così rischiamo che tutto il Bunker vada perso e con esso metà dell’Africa.》 Obiettò l’altro inglese.

King emise uno sbuffo; avevano le mani legate: se fossero usciti, sarebbero morti, se lei fosse entrata, sarebbero morti lo stesso, non sapevano quanto una trappola potesse avere effetto, non sapevano dove fossero gli altri Yorha americani e non avevano abbastanza aiuto o armi per farle male sul serio. Insomma, nella merda fino al collo.

 

Dei poderosi colpi alla porta li fecere tutti scattare per recuperare le loro armi. 《Venite fuori a giocare su! Non mi va di fare l’orco per sempre!》 Disse la voce ridente della loro nemica, mentre continuava a colpire la porta sempre più forte.

《Che… che facciamo?》 Chiese una ragazza alle due gemelle. Quella in piedi non rispose. Dalla sua faccia era chiaro quello che stava pensando: appena la barriera sarebbe crollata, tutti i presenti sarebbero stati distrutti con essa.

Beh, lui non aveva intenzione di tirare le cuoia. Strinse la spada e si avvicinò ai suoi compagni.《Appena le porte crollano, voi prendete la mira e colpitela con tutto quello che avete. Io penserò al resto》

I due si guardarono confusi, ma annuirono: avevano imparato che King poteva essere pieno di collera e spericolato, ma aveva delle idee assolutamente incredibili quando voleva.

Il portone venne giù con un botto assordante e immediatamente i due androidi bersagliarono con frecce e proiettili la loro nemica. Lei venne colta di sorpresa e costretta a ricorrere alle esplosioni per difendersi dall'attacco continuo, ma poi sentì una sensazione di dolore all'addome vide una spada tracciare una scia in mezzo al fumo.

Sul suo busto comparve un lungo taglio trasversale, accompagnato poi da un colpo alla nuca che la spedì per terra. Quel dannato baro aveva usato la nuvola di fumo degli scoppi per nascondersi e colpirla. Ma non ebbe tempo di pensarci perché dovette spostarsi dalla traiettoria di frecce e proiettili.

 

Vide l'unità che doveva catturare arrivarle contro, ma non potè rispondere a causa dei dardi che le stavano arrivando addosso.

《Muovetevi dannazione! Datevi una mossa e aiutateci!》 Urlò il ramato agli africani, continuando ad incalzare a suon di fendenti.

Lei saltò all'indietro, generando altre esplosioni, ma stava rapidamente perdendo terreno. Non osò arrendersi però: se avesse fallito, il padrone l'avrebbe punita in modo orribile!

Caricò a testa bassa il giovane uomo usando le mani per rispondere ai suoi colpi di lama, ma poi un proiettile la prese dritta sulla clavicola e la trapassò.

Prese aria a fatica, quello non poteva essere opera dell'albino, non sarebbe mai riuscito a colpirla lì da dove si trovava. Solo che poi vide una figura arrivare trafelata, una ragazza che reggeva un lungo fucile di precisione.

Era bassa e col volto spruzzato di lentiggini, con una crocchia di capelli rossi e un abito aderente a maniche lunghe, gonna svolazzante e scollo a cuore.

Tese una mano verso di lei, pronta a farla esplodere, ma un uomo dai lunghi capelli biondi e una tenuta vittoriana apparve da chissà dove e la spedì con un calcio contro il muro.

《A quanto pare ci vediamo sempre in queste situazioni signor Evans.》 Disse con un sorriso il dottor Ishley, affiancato dalla cecchina subito dopo tra lo stupore di tutti.

《Cosa ci fai tu qui?!》 Chiese il ramato indicandolo. Quel tipo era come il prezzemolo, lo trovava ovunque!

《Il generale mi ha chiesto personalmente di venire insieme alla mia squadra di venire a dare una mano qui. A proposito, tu conosci già Becky vero?》 Accennò alla ragazza che arrossì.

《Buongiorno!》 Esclamò lei impacciata. Era sempre così nervosa! Anche come androide la sua estrema goffaggine e timidezza non erano affatto migliorate.

Rahl le sorrise gentilmente. 《Grazie mille per il vostro aiuto, Miss Becky.》 Disse con un inchino, facendola arrossire ancora di più.

 

《Ehi! Non rilassatevi, È ancora viva!》 Li richiamò Kyran, l'arco nuovamente teso, mentre la ragazza in arancione si alzava di nuovo. Olio giallastro zampillava dal foro sulla clavicola e di conseguenza tutta l'articolazione era rimasta floscia ed inutilizzabile, mentre un’espressione furibonda le distorceva la faccia.

《Questa la pagherete cara! Come osate intromettervi tra me e l’obiettivo che mi è stato dato?!》

Iniziò a sparare alla cieca proiettili esplosivi che distrussero il pavimento, mentre gli Yorha si spostavano per un soffio. Un ragazzo le tirò contro la sua spada, ma uno dei colpi lo colpì e lo ridusse ad un grumo liquefatto in un attimo.

Rahl afferrò King per un braccio e lo trascinò via, cercando di evitare gli attacchi, mentre l’altra continuava a ridere e a lanciare le sue bombe.

Kyran emise un ringhio stizzito, costretto anche lui a fuggire e saltare per evitare di essere ucciso, ma poi gli attacchi si interruppero di botto e le loro creatrice emise un gemito soffocato.

Quando tutti riuscirono a vedere meglio, una lunghissima frusta di metallo bianco era stretta intorno alla sua gola. Lei annaspava, cercando di levarsela di dosso, tirando più che poteva.

《Certo che sei proprio caparbia.》 Commentò una voce femminile subito dopo. Una coppia di giovani donne emerse da dietro una delle pareti distrutte dalle deflagrazioni, e una di essere non era un volto nuovo per King.

Alta, pallida ed elegante, stretta in un abito simile a quello di una ballerina con una gonna tesa e le spalle nude con una profonda scollatura a cuore. Una cascata di capelli rossi le incorniciava il bel viso e raggiungeva la vita, mentre lunghe calze nere trasparenti e scarpette da punta le fasciavano le gambe. In mano teneva la sua fedele falce, mentre la sua compagna teneva la frusta saldamente, il volto contratto per lo sforzo.

Lei era pallida, formosa e minuta, una lunghissima treccia di capelli neri scendeva oltre le anche e incorniciava il volto appuntito, segnato da un ghigno malizioso. La sua tenuta poi era davvero bizzarra: un top che si allungava in una sorta di strascico, con sopra una giacchetta in stile rock. Lunghi stivali e guanti le coprivano gambe e braccia e un paio di pantaloni inguinali le coprivano i fianchi.

《Ottimo colpo Athal!》 Esclamò Becky, ma la ragazza in arancio strattonò la frusta, spedendo la sua padrona contro il muro, e piantò le mani per terra facendo esplodere nuovamente il suolo attorno a se, permettendole di sfuggire alla presa.

La corvina ringhiò. 《Ma perché diavolo non possono mai morire e basta?》 Chiese, evitando un’altra esplosione per un pelo. La sua creatrice sorrise ancora, parando poi un colpo di falce a mani nude, rifilando un calcio allo stomaco della sua proprietaria.

《Anche tu sei una di quelle desiderate dal padrone.》 Disse, provando ad afferrarla, però Lei non demorse e le rifilò una gomitata dritta alla gola.

《Tu sei solo un mostro.》 Si limitò a dire, mentre l'altra emetteva un ringhio animalesco, ricominciando lanciare proiettili bomba per incenerirla.

 

《Levati Natasha!》 Le urlò la corvina, Athal, saltando in mezzo alle bombe e muovendo più volte la frusta nel tentativo di allontanarla, tagliando la pelle e facendola infuriare ancora di più.

Si catapultò verso di lei, col chiaro intento di farla fuori, ma non ne ebbe il tempo: le due gemelle africane le bloccarono la strada, conficcandole ascia e lancia dritte nel petto, permettendo a King, Ishley e Natasha di infilzarla anche con i Sai, la spada e la falce nella schiena.

Li estrassero con violenza e il corpo martoriato crollò per terra in preda agli spasmi, in un lago di olio, mentre i presenti lo fissavano disgustati.

《Cosa… che razza di biomacchina era?》 Chiesero le due donne dalla pelle scura.

《Non era una biomacchina qualunque.》 Disse lo Scanner biondo, osservando i circuiti interni con serietà. 《È stata creata basandosi su un progetto per androidi.》

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Capitolo 7
*** Facciamo squadra ***


《Ne è assolutamente sicuro dottor Ishley?》 Chiese la generale, rileggendo il rapporto sulla loro missione in Africa per la ventesima volta.

《Si generale, non ci sono dubbi. L’olio usato, gli ingranaggi, i componenti, i circuiti, i materiali… tutto era chiaramente di origine biomacchina, ma erano stati utilizzati per ricreare gli apparati tipici di ogni androide.》 Disse l'uomo biondo.

Lui e il resto degli androidi inviati dall'America erano da poco tornati alla base e quindi si era subito affrettato a raccontare al generale e al colonnello il loro acceso scontro con quella ragazza tanto strana.

Giusto dietro di lui stavano in piedi King, Rahl, Kyran, Becky, Athal e Natasha. Tutti loro avevano ricevuto dei colpi piuttosto pesanti durante la lotta, ma avevano pensato che fosse meglio fare rapporto prima. Quello che avevano scoperto era alquanto preoccupante.

I due fratelli sembravano pensarla allo stesso modo, vista la loro espressione nervosa. 《Questo fa presagire molto male. Se davvero sanno come sono fatti gli androidi anche al livello interno, potranno crearne quanti vogliono.》 Disse la donna.

《Ma sono solo biomacchine! Non dovrebbero essere capaci di raziocinio, solo di distruggere tutto quello che gli passa davanti!》 Esclamò Shwartz.

《Vi posso assicurare che quella aveva raziocinio e molto di più. Era capace di parlare e muoversi perfettamente come noi, inoltre era molto più potente e furba delle altre biomacchine. Per non parlare del fatto che sembrava avere una personalità propria.》 Rispose lo scienziato.

Questa notizia non parve giovare all’umore già nero dei due. Per quanto il Bunker africano fosse stato salvato, era stato gravemente danneggiato e i suoi androidi ridotti ad un quinto del numero originale. Inoltre stavano perdendo sempre più terreno.

I loro nemici erano riusciti a cogliere di sorpresa le squadre Europee del nord e avevano invaso parte della Norvegia e della Svezia, uccidendo in massa, e questo poteva portare a pensare che ci fossero altre biomacchine come la ragazza in arancione a guidarle.

Rahl e Kyran osservarono King con aria preoccupata: lui e Natasha erano stati presi di mira particolarmente durante la lotta, come dimostravano le vistose bruciature sulla coscia del ramato e sulla spalla della rossa.

 

Anche Becky li stava osservando; quei tre erano stati impressionanti! Si erano mossi senza pensare, sempre pronti a difendersi e rispondere ai colpi come se fossero compagni di lotta da anni! Le sarebbe piaciuto poterci parlare, anche per chiedere scusa al più giovane.

In parte si sentiva responsabile per averlo messo in quella situazione, in quanto guardia della prigione che lo ospitava, ma proprio per questo voleva conoscerlo! Così come voleva conoscere meglio quei tre abilissimi androidi che facevano squadra con lei.

Athal e Natasha erano senza dubbio incredibili: le loro armi sembravano così complesse da usare, ma per loro non pareva esserci problema e si muovevano sul campo di battaglia senza pensarci, mentre Ishley sembrava sempre due passi avanti a tutti, amici e nemici. Lei invece era l'unica con doti non esattamente particolari, eccetto forse la sua bravura nel cecchinaggio; per il resto era decisamente mediocre rispetto a loro.

Venne distolta da questi pensieri dal generale, che si rivolse ancora ad Ishley. 《Avete ricevuto qualche indizio su come siano stati creati? O perché?》

Lui scosse il capo, ma Natasha si fece avanti. 《In realtà, generale, quella macchina ha più volte menzionato un “padrone" a cui era asservita e a detto che questo individuo voleva vedere me, l'unità 56B e l'unità 9D, anche se non ha spiegato il motivo.》

Tutti la guardarono per un attimo: lei era rimasta silenziosa ed in disparte tutto il tempo durante il viaggio di ritorno, sentirla di colpo tanto loquace era una sensazione strana.

 

Il generale e il colonnello si portarono una mano sul mento. 《Questa informazione non è molto utile senza un contesto più ampio, ma ti ringrazio molto, 25E. Questo potrebbe essere il primo indizio per scovare la loro base centrale ed eliminare ogni biomacchina esistente.》

Le labbra della russa si curvarono in un piccolo sorriso, mentre abbassava il capo in segno di ringraziamento, sotto lo sguardo critico del colonnello. 《Va bene, ora basta per oggi. Andate tutti quanti a farvi rimettere in sesto in infermeria e poi andate a riposare, ve lo siete meritato.》 Disse con un sorriso orgoglioso.

Tutti loro annuirono, uscendo dalla stanza con un sospiro di sollievo e dirigendosi verso le postazioni dei modelli H.

《La situazione a quanto pare si è complicata più del previsto.》 Commentò Athal. 《Se davvero possono creare biomacchine identiche ad androidi sarà un vero disastro.》

《Quantomeno ne abbiamo già uccisa una e abbiamo salvato il Bunker africano; è stata una vittoria.》 Rispose Rahl, nonostante fosse d'accordo con lei.

La corvina gli fece un occhiolino malizioso. 《Vedo che abbiamo con noi un tipo non solo carino e bravo con le pistole, ma addirittura ottimista. Mi stai già simpatico.》 L’albino arrossì fino alla punta delle orecchie, allontanandosi istintivamente da lei, osservandola poi ridacchiare. Di lei non si era fatto una cattiva impressione… solo il suo modo di fare eccessivamente sicuro di sé gli dava un po' fastidio.

《Non far caso a lei, non ti farà nulla.》 Gli disse di colpo Natasha affiancandolo, ricevendo un cenno di assenso imbarazzato.

Di lei non possedeva ancora un’idea precisa: l'aveva vista combattere con una forza simile a quella di King e nelle poche volte in cui aveva parlato gli aveva dato l'immagine di una ragazza decisamente a modo, seppur taciturna, ma sembrava sempre alquanto sfuggente.

Si morse il labbro; non gli piaceva concentrarsi su certi pensieri, specialmente se su una giovane donna che li aveva aiutati senza neanche pensarci o chiedere nulla, ma non poteva fare a meno di porsi delle domande sul perché sembrasse così introversa.

《Tutto bene?》 Gli chiese Kyran.

《Non lo so. Mi sto ancora domandando riguardo tutto ciò che è successo; voglio dire… per quale motivo queste nuove biomacchine e il loro misterioso padrone dovrebbero prendere di mira King e Natasha in particolare piuttosto che prendere di mira i generali o i colonnelli? Non mi pare abbia alcun senso.》

L'arciere annuì. 《È vero, ma da oggi in poi credo che faremo meglio a guardarci le spalle e soprattutto a difendere King.》

 

Il diretto interessato, giusto pochi passi davanti a loro, sentì per un attimo le guance scaldarsi: aveva conosciuto quei due per poco tempo, però loro parlavano di lui come un prezioso compagno e volevano difenderlo… nessuno aveva mai detto o fatto cose simili.

《I tuoi compagni di squadra sono davvero molto premurosi. Si vede che siete una squadra affiatata》 Disse di colpo Becky, cogliendolo di sorpresa.

《Lo… lo pensi davvero?》 Chiese.

《Certo. Sono abbastanza sicura che non si preoccuperebbero così per te se non ci tenessero tanto.》 Rispose lei.

Lui sorrise leggermente. 《Io… suppongo sia vero.》

《Ah, a proposito… io volevo chiederti scusa, sai no… per tutto quello che è successo nella prigione. So che il tuo soggiorno lì è stato duro.》

L’altro sbuffò, riprendendo la sua aria seria. 《Ascolta, non voglio parlare di quel cumulo di spazzatura, né di quello che è successo lì dentro. Mi fa piacere che tu voglia scusarti e mi sembri anche una ragazza onesta, ma non menzionarla più.》

Lei annuì, mortificata. Ovviamente non si era aspettata un “Oh, va tutto bene”, però almeno si era scusata con lui. Non le era mai sembrato un tipo cattivo, al massimo tagliente con le parole, e sperava davvero che non la odiasse.

《Tutto bene?》 Le chiese il Dottor Ishley accanto a lei.

《Si… semplicemente vorrei poterlo convincere che sono dispiaciuta. Io ero una delle guardie della prigione in cui è avvenuto il primo attacco e lui era un detenuto, quindi è normale che non mi apprezzi, ma ora che siamo commilitoni…》

L’altro le mostrò il ghigno sghembo per cui era famoso. 《Non ti preoccupare. Sotto sotto è più gentile di quanto sembri, ha solo qualche problema ad ammetterlo.》

 

L'altra voleva chiedergli come diamine facesse a saperlo, ma si accorse che erano tutti arrivati davanti all'infermeria. Ad accoglierli arrivò una ragazza orientale dai corti capelli bianchi. 《Oh mamma, a quanto pare la missione nel deserto è stata più complicata di quanto pensassi eh?》 Disse, dopo aver dato uno sguardo alle loro ferite.

《Non ne hai idea. Ma abbiamo sistemato tutto.》 Commentò Athal alzando gli occhi.

Momoko ridacchiò. 《Su venite dentro, vi rimetteremo subito in sesto.》

Dentro c'era un gran trambusto: unità H correvano ovunque per prestare soccorso agli androidi distesi sui lettini, urlandosi richieste a vicenda.

L’albina li condusse tutti in un'altra stanza, in cui erano già seduti una coppia di Androidi familiari: uno era altissimo, muscoloso, con capelli castani frisè e con addosso una tuta nera rinforzata su spalle, nocche, ginocchia, gomiti e petto, l'altro invece era minuto e con un codino di capelli biondi in parte coperti dal cappuccio della sua giacca nera, mentre il resto della sua divisa era composto da grossi guanti da meccanico, pantaloncini e stivali, tutto nero.

《Buongiorno ragazzi, sono tornata.》 Disse lei, mentre si sedevano tutti per ricevere le cure. Il più alto dei due fissò King, Natasha e Ishley per un attimo, poi sgranò gli occhi.

《Voi siete quelli che abbiamo aiutato col server! È un piacere rivedervi, tutti stanno parlando benissimo di voi!》

Ci fu un “Ah si?!” collettivo, mentre sia lui che la giapponese scoppiavano a ridere. 《Avete salvato la pelle a tutti e vi aspettate che non dicano niente?》 Chiese la seconda con un sopracciglio alzato.

 

Ishley li osservò chiacchierare per un po', ma smise di prestare attenzione in fretta; ancora non aveva capito come fosse possibile creare una biomacchina praticamente identica ad un androide in tutto. E soprattutto era incuriosito da questo “padrone".

Lui aveva lavorato al progetto Yorha, vagliando moltissimi documenti e descrizioni, ma non aveva mai trovato nulla su nemici simili: nessun avvistamento o attacco, nessun genere di segnalazione, nulla di nulla! E questo non Gli dava fastidio solo perché non aveva la risposta, ma anche perché non sembrava avere alcun senso.

Se disponevano di simili unità, per quale motivo non le avevano inviate a combattere fin dai primi attacchi? Perché aspettare tanto?

La voce dell'androide più alto attirò però la sua attenzione. 《Scusate! Abbiamo dimenticato di presentarci! Chiedo scusa! Il mio nome è Ivan, sono noto come 9D, e lui invece è Ivar, conosciuto come 13S.》

《Ivan ed Ivar? Lo avete fatto apposta dolcezza?》 Chiese Athal ridacchiando, facendo arrossire il povero francese fino alla punta delle orecchie e tirando fuori uno sbuffo dal biondino.

《No, non lo abbiamo fatto apposta. Semplicemente il generale ci considerava adatti a combattere come partners.》 Disse, un forte accento norvegese a colorargli la voce seccata. La corvina rise ancora di più, aumentando il rossore del castano, ma poi Natasha si intromise. 《Aspetta… hai detto che il tuo nome Yorha è 9D?》

《Ehm… Si. È un problema?》

《Quella biomacchina senziente ha detto più volte di aver bisogno di catturare e portare le unità 56B, 25E e 9D per, ovvero King, me e te.》 Rispose lei, mentre il ragazzo batteva le palpebre confuso.

《Perché dovrebbero volere solo noi? Ci sono migliaia di androidi nel mondo. Non ha senso.》

《Secondo me sarebbe il caso di fare molta attenzione. So bene che potete difendervi tutti perfettamente, ma dopo quello che è successo in Africa non sono tranquillo.》 Disse Rahl.

Ivar lo guardò, mantenendo la sua aria stoica. 《Non serve preoccuparsi così, non siamo sprovveduti. Dopo l'attacco al server della prigione, siamo stati inseriti tutti e tre nella squadra del capitano 16D. I nostri compagni sono molto dotati, quindi Ivan dovrebbe essere al sicuro.》

L’albino parve rilassarsi un po', ma pregò comunque che prestassero cautela. Quei due ragazzi sembravano molto più giovani di lui, addirittura più di King, non avrebbe voluto vederli morti o chissà che altro.

《Però resta sempre il fatto che dovremmo provare ad indagare su tutta questa faccenda.》 Disse Becky. 《Insomma… non so voi, ma a me qualcosa non torna. Come hanno fatto le biomacchine a scoprire come sono fatti gli androidi all'interno? Servono progetti per una cosa simile.》

《Potrebbe essere che la loro rete sia stata in grado di evolversi dopo tutte queste lotte.》 Commentò Kyran.

《O, e questo è più plausibile, c'è una talpa in uno dei Bunker e forse in più di uno.》 Rispose Athal.

《Cosa ci potrebbero guadagnare delle talpe delle biomacchine? Sia per loro che per gli androidi ora come ora il denaro è inutile, loro non darebbero mai via pezzi di terra conquistata e Soprattutto attaccano gli androidi a vista.》 Rispose Momoko, iniziando a guarire le ferite di Natasha. Quella ragazza era stata colpita malamente.

Ishley aggrottò la fronte. 《Forse la maggior parte di loro sono così, ma, se il “padrone” di quella macchina senziente è come lei, è molto probabile che sia effettivamente in grado di ragionare come noi. Forse anche di più.》

Quell’ipotesi alquanto plausibile non contribuì a calmare gli animi, perciò King, con sorpresa di tutti, provò a tirarli su. 《Sentite, non serve fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Siamo comunque un esercito armato contro quello che potrebbe essere solo un gruppetto. Per quanto possano essere forti, dovranno soccombere prima o poi.》 Non sapeva nemmeno lui se credere a quel che stava dicendo oppure no, però era abbastanza sicuro che tutti avessero bisogno di uno sprone. Si stavano tutti impegnando come cani e con la vita sempre a rischio, gli ricordava casa sua.

《Vedo che la vostra squadra trasuda ottimismo. Mi piacete già un sacco》 Ridacchiò la corvina sentendolo. Quello era un tipo proprio strano, uno così cinico che provava a fare un discorso di incoraggiamento non lo aveva mai visto, ma sia lui che i suoi amichetti erano interessanti. Voleva conoscerli meglio.

《È una dote encomiabile. Ben pochi qui provano a tenere alto il morale.》 Disse sinceramente Becky, facendo annuire Natasha, che pareva pensierosa.

《Magari sarebbe il caso di formare una squadra tutti insieme.》 Propose la russa di botto, lasciando tutti di stucco.

《Come scusa?》 Chiese Kyran. 《Ho detto che sarebbe meglio fare squadra. Non ci sono regole che lo vietano e se davvero volete cercare risposte su questi nuovi nemici sarebbe meglio essere in tanti.》

《Io ci sto, sono sicura che siate tutti degli ottimi combattenti.》 Rispose la sua compagna con un occhiolino.

《Anche io. Sono abbastanza certo che troveremo risposte.》 Assentì Ishley.

《Anche a me farebbe piacere lavorare con voi.》 Confermò Becky.

《Allora è deciso, mi fa piacere per voi. Piuttosto, io direi che sia il caso di tornare nelle vostre stanze. È tardi e voi avete avuto una lunga giornata.》 Disse Momoko una volta finito di sistemarli. Loro assentirono e si diressero verso le camerate, non prima di raccomandarsi ancora con quei tre di fare attenzione, dove si separarono.

 

I tre androidi ancora in infermeria li osservarono allontanarsi senza muoversi.

《Sono davvero un gruppo strano.》 Commentò il biondo.

Ivan rise 《Sono originali, sono d'accordo, ma mi sembrano brave persone.》

《Come no, quella con la treccia sembrava pronta a mangiarti. Non ha smesso di fissarti il petto per un attimo.》 Commentò stizzito, accennando agli ondeggianti pettorali del francese e al resto del suo corpo muscoloso.

Lui arrossì di colpo. 《Chiedo scusa, sollevavo molti pesi quando vivevo con la mia famiglia!》

Momoko rise. 《Non preoccuparti caro, non c'è nulla di male. Piuttosto Ivar, non sarai mica geloso vero? Perché lei non smetteva di fissare Ivan, ma tu non hai smesso un attimo di guardarla in cagnesco.》 Disse, con aria di chi la sapeva lunga.

Lo svedese divenne di colpo color magenta. 《Non dire sciocchezze. Non sono geloso, semplicemente non vorrei che quella tizia decidesse di passare all'azione e traumatizzasse uno dei nostri. Assomigliava ad un coyote.》

La giapponese scoppiò fragorosamente a ridere di nuovo, immaginandosi la scena di una Athal coyote che tentava di catturare il suo compagno di squadra, mentre il povero castano diventava sempre più imbarazzato. 《Finitela! Non serve così poco per traumatizzarmi! Piuttosto io mi preoccuperei per queste biomacchine senzienti. Insomma… se decidessero di attaccarci per prendere me e facessero del male a voi? Io non voglio che succeda! Siete miei amici, non vorrei che per proteggermi rischiaste la morte!》

Momoko gli strinse la testa in un abbraccio intenerito. 《Oh, tesoro, sei davvero una persona dolcissima, ma non temere per noi, sappiamo cavarcela e festeggeremo insieme la fine della guerra. Non è vero Ivar?》

Lui, anche se rosso e comicamente scocciato, annuì, facendo sorridere il francese. 《Grazie.》

 

Intanto, il gruppo di Ishley si stava avviando verso le rispettive stanze attraverso i corridoi; faceva quasi paura quanto in fretta avessero iniziato a considerare quel posto casa loro e a conoscerla così.

《Perché hai chiesto di fare squadra, Natasha?》 Chiese di colpo il biondo.

Lei lo guardò. 《Ci serve aiuto per combattere e loro sono ottimo alleati. Ho affrontato la biomacchina in Africa insieme ad Athal e ho capito che senza almeno un paio di attacchi molto efficaci lanciati da loro saremmo morte entrambe.》

《Hai fatto un'ottima scelta, sono tutti e tre degli schianti. Piuttosto avrei voluto essere io quella ad infilare quella dannata macchina ridanciana.》 Commentò lei. Se c'era una cosa che detestava profondamente era l'essere guardata dall'alto in basso e quella dannata risata mentre la sbatteva contro il muro era stata un vero insulto!

《Avanti Athal… non è la fine del mondo. Insomma… l'importante di aver vinto no?》 Chiese Becky. Quella ragazza la lasciava sempre senza parole: Sembrava così fiera, così forte, sensuale, decisa… ma era anche così volubile e soprattutto orgogliosa; sapeva di essere bella e ne andava fiera. Doveva ammettere di invidiarla, tanto, così come invidiava Natasha. Lei sembrava talmente elegante, intelligente e raffinata, quasi una regina, e non solo nei modi, ma anche nel corpo: quella figura slanciata, la pelle candida, i capelli scintillanti, i lineamenti nobili e le labbra rosse.

Rispetto a lei, le sue guance tonde, lentiggini e statura nella media impallidivano. Per non parlare di Ishley. A parte il fatto che lui sembrava un vero e proprio principe, era anche l'uomo più intelligente che avesse mai visto: non lo aveva mai visto perdere le staffe o confuso, tutto sembrava sempre andare secondo i suoi piani e lui era sempre pronto a crearne altri e trovare soluzioni.

《Va tutto bene?》 Le chiese di colpo la ragazza russa, cogliendola di sorpresa. 《Chi… cosa…!? Si! Tutto bene. Non ti preoccupare, stavo solo pensando che io devo sembrarvi alquanto mediocre come compagna di squadra.》

Lei aggrottò le sopracciglia. 《Perché dici così?》

《Perché non ho nessuna dote particolare. Non sono orgogliosa o forte come Athal, non sono minimamente intelligente come Ishley e con te proprio non esiste confronto: sei perfetta in tutto.》

Lei le mise una mano sulla spalla. 《Non so dove tu abbia preso l'idea che io sia perfetta, ma ti posso assicurare che non lo sono. Ho commesso molti errori nella mia vita e ammetto di non essere affatto fiera di me stessa. Tu invece sembri sempre spontanea, sei una di quelle persone che fa le cose perché sente di doverlo fare e che lavora sodo pur di farlo, queste sono doti rare.》

La ragazza si imbarazzò tanto, ma prima che potesse chiedere altro, il braccio della corvina le avvolse le spalle. 《E non essere sempre così nervosa con noi, piccola. Siamo tutti compagni di squadra qui, quindi allenta pure la cinghia e spassatela finché puoi, iniziando dal sistemare quei capelli, sembri mia nonna.》

Becky rise di gusto davanti a quello sproloquio: solo Athal riusciva ad avere quel tono narcisista e a farla ridere così allo stesso tempo.

Ishley intanto sorrise e basta nel vedere quelle tre chiacchierare sciogliersi un po'; erano tutte e tre delle persone interessati, coi loro segreti e punti di forza. Combattere con loro oltre che con King, Rahl e Kyran sarebbe stata un'esperienza interessante.

 

Proprio in quel momento, la squadra dei tre raggiunse le porte delle loro camere. 《Beh… buonanotte.》 Augurò il ramato, pronto ad entrare, ma la voce dell'albino lo richiamò.

《Aspetta King, vuoi venire con noi per un altro po'? Abbiamo avuto pochissimo tempo per parlare civilmente tra di noi.》 Lo trattenne Rahl.

L'altro lo guardò confuso, ancora non sapeva esattamente come comportarsi con loro in situazioni “normali”, ma annuì lo stesso, seguendoli nella stanza, un ambiente alquanto spazioso fornito con un grande letto per due, varie librerie, un computer e persino un bagno munito di vasca da bagno.

Davanti a quel lusso non potè che rimanere senza fiato: in un posto simile lui non avrebbe mai potuto metter piede in situazioni diverse. 《Wow. Questa camera è… è incredibile!》

《Usa pure tutto quello che vuoi.》 Rispose Rahl tranquillamente.

《Davvero!? Grazie!》 Esclamò lui, spogliandosi sul colpo e riempiendo la vasca, per poi immergersi, lasciando l’albino sconvolto e rosso nell'altra stanza per lo spettacolo. King aveva davvero un corpo niente male: alto e con una muscolatura agile e ben sviluppata nei punti giusti… sicuramente bello.

Kyran, nel vedere la sua faccia, iniziò a ridacchiare sommessamente. 《Andiamo anche noi.》 Lo invitò, spogliandosi anche lui, per poi unirsi col suo partner al ramato nell'acqua calda.

《Cavolo che bello, questo posto è un paradiso. A quanto pare continuo a collezionare debiti con voi.》 Commentò il più giovane godendosi la sensazione. A parte qualche rara occasione non si era mai potuto riposare tranquillamente in una vasca d'acqua calda.

《Pensavo che questa faccenda dei debiti fosse già conclusa.》 Lo riprese l’arciere.《Noi siamo compagni di squadra, non creditori.》

L'altro si grattò la testa; quei due continuavano a confonderlo. Erano due militari d’élite che si erano uniti agli Yorha solo per amor di patria, eppure si mischiavano con uno come lui è lo chiamavano compagno senza battere ciglio. 《Ma perché lo fate? Voi siete due soldati, io un comune abitante del ghetto e per di più corriere della droga!》

《Perché qui non conta chi tu fossi prima, siamo tutti uguali qui: tutti combattiamo e rischiamo la vita, senza esclusioni. E poi… nonostante tutto quello che dici sembri una persona per bene. Non ho problemi a rivolgermi a te per un aiuto.》 Gli rispose Rahl, sempre rosso.

《Per me vale lo stesso.》 Rincarò Kyran. King battè le palpebre confuso, ma poi parve rilassarsi.

《Se è davvero questo è il caso, allora siete le persone migliori che abbia conosciuto in una vita. Da dove vengo io è solo un dare e un avete.》

I due inglesi si chiesero per l'ennesima volta cosa avesse passato quel ragazzo per essere così guardingo e cinico nonostante la giovane età.

《Ascolta King, noi non sappiamo che cosa tu abbia passato, ma ti assicuro che nessuno di noi due ti giudicherà per le tue scelte passate. Ora siamo partners, ci proteggiamo e aiutiamo a vicenda e se tu lo volessi potremmo diventare anche amici, di sicuro non ti rifiuteremmo.》 Disse Rahl con un sorriso gentile.

《Esattamente, perciò basta storie di debiti, ripagare e altre simili sciocchezze.》 Aggiunse categorico l'arciere.

L’altro non seppe davvero cosa dire, ma sentì quella che si poteva definire felicità gonfiargli il petto: non aveva mai ricevuto un trattamento così gentile, specie da due persone di tale calibro, che non solo si erano rivelati ottimi compagni di squadra, ma avrebbe anche potuto definirli amici. Sorrise, mentre tornava a godersi il tepore con loro.

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Capitolo 8
*** Assalto nella giungla ***


Nelle grandi stanze bianche del suo nascondiglio, la figura ammantata di rosso stava camminando lentamente attorno a quello che pareva un lungo tavolo. C'erano dodici sedie oltre alla sua, tutte occupate da individui dall’aspetto alquanto singolare, ma una di esse era vuota, cosa che non gli aveva portato altro che irritazione.

Una dei suoi sottoposti era stata distrutta; l'aveva mandata per portargli quegli androidi e invece si era fatta uccidere come una sprovveduta.

Con un profondo sospiro, si sedette, osservando gli altri presenti. 《Spiegatemi esattamente, dove ho sbagliato?》 Disse grave.

Le altre persone sedute sentirono un brivido correre lungo le loro schiene, la tensione era palpabile nell'aria.

《Mio signore, voi non avete sbagliato in nulla.》 Si affrettò a rispondere uno di loro, un uomo lungo e cadaverico, dall'aria viscida tanto quanto i corti capelli viola e con addosso quello che sembrava una tunica dalla foggia greca ornata da complicati disegni viola e verdi. Aveva due inquietanti occhi smeraldini dalla pupilla lunga e un viso lungo dalle labbra livide: sembrava tanto un serpente.

L'altro gli rivolse un cenno e quello sentì subito il collo venire stretto in una morsa terrificante che gli tolse il fiato. 《E allora spiegatemi. Com'è possibile che tutti voi vi stiate rivelando dei tali fallimenti? Kurama avrebbe dovuto distruggere quella base di androidi, ma ha fallito clamorosamente.》

L'altro emise un gorgoglio strozzato. Sentiva la sua gola venire stretta con  una forza terrificante; gli avrebbe distrutto la testa se avesse continuato.

Davanti a quello spettacolo, un'altra dei presenti si buttò quasi a terra in preghiera. 《Vi prego padrone, abbiate pietà! Possiamo fare meglio! Faremo meglio! Vi prego! Ci dia un’altra possibilità!》

Lei era una donna minuta e ben fatta, con dei lunghissimi capelli bianchi e lisci, come la pelle, e due occhi celesti senza pupilla. Sul viso, braccia e gambe portava dei segni arabescati verde acqua simili a tatuaggi e un kimono bianco lungo fino al ginocchio.

La figura si volse verso di lei, spostando anche la presa sulla sua gola e sollevandola in aria. 《Perché dovrei? Perché risparmiare fallimenti?》

《Ho… ho un piano! Posso attirare tantissimi androidi e toglierli di mezzo  in un colpo solo con una trappola. Vi prego, non mi uccida!》 Urlò lei terrorizzata. Il loro padrone era il solo che potesse terrorizzarla tanto: quella forza spaventosa, la freddezza e la tensione che emanava la facevano tremare come una foglia!

Ma di colpo si ritrovò per terra, la gola libera. 《Vai allora. Se hai davvero un piano, allora mettilo in atto. Se riuscirai a catturare quegli androidi e uccidere gli altri verrai ricompensata di conseguenza.》

Lei sbarrò gli occhi lacrimanti per la sorpresa, per poi prostrarsi grata e scappare fuori dalla stanza, le guance umide. Non poteva fallire, non poteva, altrimenti l’avrebbe fatta sprofondare nella più terribile agonia!

 

 

*****

 

 

King e il resto della squadra tornarono agli Hangar con un sospiro di sollievo; erano mesi ormai che stavano combattendo ogni giorno, volando da una parte all'altra dell'America settentrionale per distruggere biomacchine.

Stavano aiutando a riprendersi i territori di Seattle e difendere quello di Washington, e nel mentre avevano anche distrutto un altro server con i loro alleati, ma era un processo estremamente lungo ed estenuante.

《Ok. A me serve un bagno.》 Commentò Becky, ricoperta come loro di olio giallastro e con gli abiti a brandelli.

Athal annuì, osservando seccata il proprio stato pietoso: quella sostanza era seriamente disgustosa e si infilava ovunque. 《Io più che altro dormirei per giorni a questo punto.》

King non poteva darle torto, erano passate settimane dall'ultima volta in cui avevano potuto rilassarsi decentemente.

《Io propongo di riposare ora che non sembrano esserci ulteriori problemi.》 Disse Rahl.

《Perfetto. Allora adesso andiamo a farci una doccia e poi andiamo nella mensa per passare finalmente una serata decente. E mi raccomando dolcezza, voi tre fatevi solo una doccia.》 Rise la corvina rivolta a Kyran e i suoi compagni.

 

L'arciere sospirò, mentre gli altri due arrossivano di botto; quella ragazza, da quando aveva scoperto chissà come che si erano fatti un bagno tutti insieme, non aveva smesso un attimo di stuzzicarli!

Ishley ridacchiò davanti alle loro facce. 《Penso che mi unirò a voi. Ho seriamente bisogno di rilassarmi e bere un the.》

Il loro chiacchiericcio aveva invaso il corridoio del bunker, attirando l'attenzione dei vari androidi, sempre sbalorditi nel vederli. Quel gruppo era talmente eterogeneo da risultare ridicolo; avevano gusti diversi, caratteri diversi, convinzioni diverse, eppure avevano collezionato tantissimi successi combattendo insieme.

《Potreste abbassare la voce?》 Chiese di colpo una voce femminile dietro di loro, facendoli voltare.

Avevano davanti a loro una donna armata di guantoni d'arme dai corti capelli ramati e ricci, dritta e magra come un manico di scopa e dell’espressione seccata: era il capitano 16D, la nuova leader di Momoko, Ivan ed Ivar.

Accanto a lei c'erano proprio i loro amici, insieme ad un altro quartetto di androidi: un biondino alto e abbronzato armato di mazza, una ragazza piccolina con un fucile a pompa in braccio, un uomo oltre i trenta con un falcetto e un giovanotto un po' tarchiato provvisto di balestra.

Tutti guardarono male la donna, Natasha in particolare: era risaputo che tra quelle due ci fosse un'antipatia reciproca e alquanto ardente. Persino Athal era rimasta senza parole quando il francese gli aveva presentato la loro nuova squadra e le due avevano iniziato a guardarsi in cagnesco e a tirarsi frecciate senza sosta.

《Sempre bello vederti Emily.》 Commentò la russa acre.

《Immagino che lo sarebbe, se fossi capace di tenere i tuoi compagni in riga.》

 

Kyran si mise in mezzo appena in tempo, nessuno aveva l'energia di sorbirsi un altro litigio. 《Ascoltate, siamo tutti molto stanchi, stiamo combattendo continuamente da giorni e abbiamo tutti bisogno di riposo, perciò non ricominciate a litigare.》

Le due donne si guardarono male di nuovo, ma annuirono e rimasero in silenzio mentre si avviavano tutti verso le rispettive camere.

Un silenzio alquanto pesante aleggiava tra di loro, sia per la stanchezza che per tutto il resto: la generale aveva continuato a spremere al massimo ogni unità a sua disposizione pur di trovare una traccia di quelle biomacchine senzienti, ma non avevano trovato nulla e questo non era un buon presagio.

Ishley aveva continuato a vagliare ogni possibilità, analizzare i dati ricavati dal cadavere dell'altra che avevano ucciso, però anche quello era stato infruttuoso. Cosa poteva fare? Qual era il loro segreto? Come poteva prevedere le loro mosse?

《Riesco a sentire le rotelle della tua testa da qui.》 Gli disse King di colpo.

《Chiedo scusa signor Evans, stavo solo cercando di capire se qualcosa ci è sfuggito in questa ricerca. Non abbiamo trovato nulla anche se abbiamo indagato più a fondo possibile.》

Non aveva ancora idea di che rapporto ci fosse tra loro due; era chiaro che il ragazzo non si fidasse di lui, ma doveva ammettere di trovarlo comunque simpatico, oltre che interessante: un ragazzo del ghetto che diventava uno dei migliori Yorha che avesse mai visto, e progettato.

Continuò a pensarci anche mentre ripuliva tutto quell'olio di dosso: ognuno di quei ragazzi era molto più interessanti. Erano forti, determinati, intelligenti e scaltri ognuno a proprio modo.

 

Gli sarebbe davvero piaciuto avere più tempo da passare con loro per capire meglio le varie sfaccettature, solo che un bussare contro la porta lo distrasse. 《Ishley, sono Becky. Ti stiamo tutti aspettando per andare nella mensa.》

《Arrivo.》 Rispose lui, chiudendo l'acqua e vestendosi in fretta, seguendola velocemente fino alla sala.

Anche lei era una che aveva attirato la sua attenzione. Era stata la prima ad offrirsi volontaria in tutta quella folla di detenuti e agenti, tanti mesi prima, eppure non si Era lasciata indurire, era sempre gentile con tutti, anche se insicura.

Ma i suoi pensieri furono interrotti quando entrarono nella mensa, una stanza ampissima, costellata di tavoli e sedie e con un bancone simile a quello di un bar. Molti androidi erano seduti ai tavoli a bere o a parlare, inclusa la squadra di Momoko e la sua.

 

《Ciao ragazzi, unitevi a noi.》 Li salutò allegramente Athal, decisamente più a suo agio ora che si era ripulita.

《Vi va di fare un gioco?》 I due si guardarono, scambiando uno sguardo preoccupato col resto della squadra: conoscendo la loro alleata, bisognava stare in guardia.

《Che… Gioco sarebbe?》 Chiese cautamente Rahl, conoscendo ormai troppo bene l'indole della ragazza.

《Oh, un semplice obbligo e verità. Niente di pericoloso… solo un modo divertente di passare la serata.》 Rispose la corvina convinta.

Gli altri si scambiarono un altro sguardo preoccupato, ma annuirono. 《Va bene.》 Fu la risposta collettiva.

《Perfetto!》 Disse lei soddisfatta. 《Momoko, Ivan, Ivar, volete giocare con noi?》 Chiese poi ai tre, che si avvicinarono al tavolo, mentre la ragazza prendeva una bottiglia vuota.

 

Emily emise un suono seccato, non poteva seriamente credere che dei soldati Yorha perdessero tempo con giochetti tanto sciocchi, ma la ignorarono tutti quanti senza farsi troppi problemi.

《Perfetto. Inizio io va bene?》 Chiese Athal, facendola girare fino a quando quella non si fermò rivolta verso Ivan. La ragazza ghignò. 《Obbligo o verità, tesoro?》

《Ehm… verità.》 Rispose lui.

《Quei pettorali da sogno e tutto il resto dell'assetto sono delle protesi?》

Ivar per poco si strozzò e il francese arrossì. 《No! Sono miei! Io e mio fratello stavamo tantissimo tempo insieme in palestra prima dell’arrivo delle biomacchine! Ci allenavamo per ore e per questo abbiamo sviluppato questo tipo di fisico!》

L'altra ridacchiò soddisfatta, mentre il francese girava a sua volta è la bottiglia puntò King. 《Obbligo o verità?》

《Obbligo.》 Rispose lui.

《Ok… ti obbligo a rispondere sempre in rima quando parlerai. Potrai smettere solo se sbaglierai la rima o quando tutti ti avremo chiesto qualcosa.》 L'altro sbarrò gli occhi, mentre Becky e Momoko iniziavano a ridacchiare.《E va bene… ma se toccherà a te ti punirò con grandi pene!》

Persino Rahl si fece scappare una risatina nel sentirlo parlare in quel modo, però smise subito quando la bottiglia si fermò su Natasha. 《Obbligo.》 Rispose lei, volendoli assecondare.

King sorrise malefico. 《All’ufficio della generale devi andare, alla sua porta bussare, dopodiché scappare e questa cosa per tre volte rifare.》

 

La rossa rimase a bocca aperta: questa non se la sarebbe mai aspettata! Avrebbero potuto punirla in cento modi diversi! Ma, forse in un moto di orgoglio infantile che non voleva perdere quel gioco, si alzò e si diresse verso la camera della donna e bussò.

Corse subito via appena la sentì affacciarsi, il cuore che batteva di paura ed eccitazione: le avrebbe fatto pulire le sale per due settimane se l'avesse scoperta, però… non faceva una cosa simile da quando era una bambina!

Tornò lì e lo fece di nuovo, già sentendo il tono più seccato della donna quando tornò ad aprire, ma se la diede proprio a gambe solo quando la tedesca venne fuori furiosa dopo la terza volta. 《Chiunque stia facendo questi stupidi scherzi dovrà pulire i corridoi per le prossime tre settimane!》

La russa corse via, fino al tavolo, un sorriso tra il nervoso e l'eccitato in faccia. 《Mai più. Mai più.》 Disse, tra le risate generali. Nessuno si sarebbe mai aspettato che quella ragazza tanto composta e silenziosa lo facesse sul serio!

Ma le risate si interruppero quando la bottiglia indicò Momoko. 《Io scelgo obbligo.》

《Perfetto. Devi… metterti sulle punte e a braccia aperte e sulle punte. Dovrai resistere senza cadere per dieci secondi mentre noi metteremo degli oggetti sulle tue braccia.》

La giapponese rimase di sasso, mentre persino Ishley si lasciava sfuggire una risatina, ma si mise in posizione, mentre Athal ed Ivar portavano tantissimi bicchieri e bottiglie da metterle addosso.

Lei si mise sulle punte; dopotutto se reggeva quei tacchi vertiginosi quello doveva essere una bazzecola, però le bottiglie e i bicchieri non aiutavano, specie quando il biondino le mise a tradimento una bottiglia sul gomito. Il suo braccio scattò in su, facendo cadere tutto, lei compresa, sul pavimento con un gran baccano tra le risate fragorose di tutti i presenti.

 

《Ok Ivar. Questa me la paghi!》 Disse lei, rialzandosi ridendo, tirandosi su e girando a sua volta la bottiglia. E quando si fermò proprio sul biondo le spuntò sul viso un sorriso malvagio. 《Obbligo o verità?》

《Ehm… verità.》 Disse lui preoccupato. Momoko era dolcissima, ma poteva davvero essere tremenda a volte.

《Sei vergine? E se no, da quanto tempo?》 Chiese lei, godendosi il fischio ammirato di Athal e la faccia sconvolta e rossa di Ivar. 《Ma che razza di… no. Non lo sono più da… quattro anni.》 Rispose lui imbarazzatissimo, mentre Athal e King scoppiavano a ridere insieme a Becky e Kyran. Questa non se l’erano aspettata.

Lui gli tirò un'occhiata di fuoco, girando a sua volta è puntando Rahl. 《Obbligo o verità?》

《Verità.》 Rispose lui tranquillamente. Quella serata gli stava piacendo, lui e Kyran non passavano una serata simile da quando erano reclute!

《Bene. Ti piace qualcuno seduto a questo tavolo? E se si, te lo porti a letto?》 Stavolta fu il suo turno di diventare tutto rosso, mentre gli altri si avvicinavano interessati. 《No… Non mi sono mai portato a letto nessuno di quelli seduti a questo tavolo.》 Disse, una sfumatura quasi violacea in faccia.

Per salvarsi dall'imbarazzo, e cercando di non pensare di non aver effettivamente risposto alla prima domanda, girò la sua bottiglia, puntando Athal. 《Obbligo o verità?》

《Verità. Fai del tuo peggio dolcezza.》 Commentò lei melliflua.

《Ehm… se decidessi di cambiare tipo di unità, cosa vorresti essere?》

L'altra alzò un sopracciglio, un po' sorpresa, ma rispose lo stesso. 《Sicuramente diventerei una tipo E. Sono unità che inducono timore e fatte apposta per farla pagare a chi diserta. Credo mi sentirei molto più forte e non mi dovrei mai sentire insicura delle mie possibilità di difendermi e vincere.》 Disse, stringendo i pugni.

Era forse la prima volta che la sentivano parlare così seriamente o la vedevano così assorta nei propri pensieri; chissà cosa le era successo in passato per farle avere una tale reazione.

 

Comunque si riprese subito e girò la bottiglia, puntandola contro Ishley. 《Bene Dottore, cosa sceglie?》

《Verità.》

《Chi è il più forte tra di noi secondo te?》 Chiese lei. Lui si grattò il mento; era una domanda complicata… e soprattutto a trabocchetto.

《Sono indeciso ad essere sincero. Tutti voi avete punti di forza e debolezza fatti apposta, vi abbiamo progettati così… ma il più forte direi che sarebbe Rahl, solo per il suo essere un modello sperimentale. Le sue braccia sono magnifiche e ha la testa adatta per usarle, oltre al fatto che la sua squadra gli permettere di tirare fuori il suo potenziale. Ma vi assicuro, com.pensate tutti a modo vostro.》 Disse, sempre con quel suo ghigno sghembo, rivolto a King, Rahl e Kyran.

Il primo alzò in sopracciglio e il secondo arrossì, ma Kyran ridacchiò. 《Siamo una squadra ottima, devo ammetterlo.》 Disse tranquillamente, mentre il Dottore faceva girare la bottiglia, che si fermò su Becky.

《Obbligo o verità?》 Domandò lui.

《Obbligo. Spero di non dovermene pentire.》 Disse lei, sudando freddo. Il sorriso dell'altro si allargò.

《Ti obbligo a fare dieci giri su te stessa, poi Sali sul tavolo e cammina fino alla fine senza inciampare, sennò dovrai fare altri cinque giri.》

La rossa sgranò gli occhi; che razza di obbligo era quello!?

《Questa la dobbiamo assolutamente vedere, quanto scommetti che la vediamo cadere?》 Chiese King sottovoce a Ivar.

La ragazza prese un respiro e cominciò a girare e girare sempre più in fretta, fino a quando non ne fece dieci; per fortuna gli androidi non avevano la facoltà di vomitare.

Si issò sul tavolo e, facendo attenzione a quei maledettissimi tacchi, cominciò a camminare malferma tra gli incitamenti di tutti, ma che razza di capogiro cavoli!

Vide la fine del tavolo, ce l'aveva quasi fatta! Solo che di colpo mise un piede in fallo e crollò giusto sopra il Dottore biondo, ribaltando la sedia e cadendo lunga distesa con lui sotto. 《Oh mamma… che botta…》 Disse rintronata.

《E che atterraggio da maestro.》 Commentò sottovoce Ivar, vedendo la ragazza spalmata a quel modo sull'uomo, che sembrava calmissimo come al solito.

Solo che quando Becky si accorse di avere la sua faccia praticamente immersa nel proprio petto, divenne dello stesso colore dei suoi capelli! 《Mi dispiace! Io non volevo cadere… non volevo fare… è stato l'obbligo!》

《Tranquilla tesoro, mi sembra che il nostro amato dottore fosse perfettamente a suo agio in quella posizione.》 Sorrise Athal, facendo ridere il diretto interessato.

《Ammetto che non era scomoda come posizione, tutt’altro. Comunque non ti preoccupare, Non basta così poco per offendermi.》

 

L'altra gli voleva rispondere qualcosa, qualunque cosa pur di salvare la faccia, ma il suono dell'allarme generale la bloccò. Era lo stesso che avevano sentito prima dell'attacco al Bunker Africano.

《Oh no. Non possono fare sul serio.》 Ringhiò King seccato, recuperando la sua spada stizzito. Era mai possibile Che Non Si Potesse avere un Attimo di Tregua!? 

Gli altri condividevano il suo malumore, ma non ebbero tempo di pensarci; se si fosse trattato di un attacco simile a quello dell'ultima volta, allora la situazione era grave.

《Momoko, Ivan, Ivar, andiamo.》 Chiamò Emily, già armata di tutto punto col resto della squadra, attirando l’attenzione dei tre.

Loro si limitarono ad un cenno di saluto al resto del gruppo prima di seguirla, per poi lanciarsi per i corridoi verso la sala principale, dove il generale e il colonnello stavano osservando il grande schermo con aria nervosa.

La donna si voltò verso la folla di androidi. 《Yorha, la situazione è nuovamente in pericolo.》 Disse grave. 《Abbiamo ricevuto una richiesta di supporto da parte di uno dei Bunker dell’America meridionale, situato nelle profondità della foresta amazzonica. A quanto pare moltissime pattuglie sono svanite nel nulla e il loro generale è preoccupato che possa trattarsi di un attacco come quello in Africa.》

 

Momoko sentì chiaramente un brivido scendere lungo la sua schiena: King e gli altri le avevano raccontato che razza di mostro fosse quella biomacchina senziente e tutta la distruzione che aveva portato senza l'aiuto di nessuno. Lei e il resto della squadra di Emily sarebbero stati in grado di vincere se ne avessero incontrata un'altra?

Guardò Ivan ed Ivar, due ragazzi di appena diciannove anni coinvolti in quella maledetta guerra a cui si era già affezionata tantissimo e che poteva facilmente definire amici. Se fossero morti cosa avrebbe fatto?

Il più alto dovette percepire la sua preoccupazione, perché le sorrise gentilmente e mimò con le labbra un “andrà tutto bene". Lo ringraziò con un cenno, ma il nervosismo non andò via nemmeno quando salirono tutti sugli aereoscheletri e partirono velocemente verso la destinazione.

《Momoko, ti senti bene?》 Le chiese Ivar dal suo mezzo.

《Si. Sono solo nervosa, ma non preoccupatevi per me.》

 

Il biondo alzò un sopracciglio, ma rimase in silenzio; la situazione era già abbastanza tesa e lui non voleva aggiungerne altra, sia lei che Ivan sembravano molto nervosi.

Si era accorto da un po' che quei due gli stavano molto più simpatici di quanto pensasse: lei era gentile, calma, protettiva, come una madre, una vera madre, e lui era… adorabile in un certo modo, coraggioso e soprattutto troppo attraente per il suo stesso bene! Lo aveva aiutato tantissimo in vari combattimenti, arrivando persino a prendersi dei colpi tremendi per lui e… questo lo faceva star bene e lo confondeva.

Non era previsto, non era quello che voleva. Lui era entrato tra i ranghi degli Yorha per poter finalmente dimostrare di non essere un fallito o uno scansafatiche e sbatterlo finalmente in faccia a tutti quegli ingrati che lo avevano chiamato così, eppure non riusciva a smettere di pensare a quanto si fosse affezionato ai suoi compagni e quanto Ivan avesse un ascendente incredibile.

 

《Il bersaglio è in vista, prepararsi all'atterraggio.》 La voce di Emily lo distrasse di colpo dai suoi pensieri, facendogli notare che sotto di loro si poteva già veder scorrere la gigantesca volta alberata del Rio delle Amazzoni.

Ormai era notte e la luna splendeva sopra di loro, ma quel panorama non era affatto rassicurante: attorno a loro decine di aereoscheletri stavano atterrando in vari punti, esattamente come i loro, e questo significava che la caccia era aperta.

Calarono di quota rapidamente fino ad atterrare, scendendo già con le armi in pugno. La foresta era scura, gli alberi e le liane sembravano quasi mani pronte ad afferrarli e farli a fette e molto probabilmente celavano biomacchine avrebbero potuto farlo sul serio.

《Ricordate, se sentite o vedete qualcosa di meccanico muoversi, date subito l’allarme.》 Disse Emily, i guantoni già pronti.

Gli altri annuirono, ma Ivar rimase guardingo. C'era qualcosa di strano nella giungla, aveva la sensazione che nascondesse un pericolo più terribile del solito.

Ma non fece in tempo a dare voce ai suoi pensieri, perché una ventina di biomacchine piombarono addosso a tutti loro dal nulla!

Piombarono subito nel caos più assoluto, lame di spade e di lance che provavano a colpirli ovunque e bloccavano i loro colpi. Sentì il capitano urlare ordini per contrattaccare, mentre anche lui sguainava la spada, solo che la battaglia stava volgendo a loro svantaggio! Quei nemici erano diversi: saltavano, schivavano, usavano le liane e la vegetazione per nascondersi e sfuggire.

Era troppo intelligente e rapido come modo di combattere, doveva esserci qualcuno a guidarli, la biomacchina senziente!

Infilzò un nemico con uno slancio, ma di colpo sentì qualcosa, come se qualcuno stesse cercando di forzare i suoi pensieri. Un tremendo dolore minacciò di spaccargli la testa, mentre crollava per terra, cercando di contrastare l'attacco mentale.

Con la vista annebbiata, scorse Momoko e Ivan proprio davanti a lui nella stessa, entrambi piegati in due dal dolore, contorcendosi e urlando in mezzo a quel caos. Con uno sforzo, puntò le mani verso di loro e decine di fili di connessioni si collegarono alle loro fronti e alla sua, mentre innalzava dei firewall nelle loro menti, affinchè l'intruso non trovasse altro.

Era tremendo, non aveva mai creato una simile barriera e nemmeno un simile attacco! Ma non poteva fermarsi! Non avrebbe permesso a nessun virus logico di rubare la sua identità o quella degli altri!

 

Con una scarica di dati tremenda, completò la barriera mentale, scacciando qualsiasi influenza estranea dalle loro testa, trovando finalmente sollievo dal dolore e bloccando temporaneamente le biomacchine attorno a loro. Vide con sollievo i suoi compagni tirarsi su, scossi, ma fortunatamente incolumi.

《Cosa è….?》 Chiese la giapponese confusa.

《Un attacco mentale. Qualcuno ha provato a prendere il controllo delle nostre teste E trasformarci in macchine da guerra. L'ho scacciata in tempo》 spiegò il biondo con un sospiro.

《Grazie Ivar. Ci hai davvero salvati.》 Sorrise Ivan, facendolo arrossire un po', ma il loro sollievo durò poco, appena videro gli occhi ormai rossi di Emily e gli altri.

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Capitolo 9
*** Un aiuto inaspettato ***


Kyran e Athal erano fatti apposta per adattarsi ai vari terreni e a muoversi tra le ombre senza farsi notare: in poche parole quella giungla era un territorio che potevano usare a piacimento, ma dovevano ammettere di sentirsi tutt'altro che tranquilli.

Erano in testa al loro gruppo, con le armi in pugno, pronti a scattare al minimo segno di Biomacchine, e soprattutto erano tesi come corde di violino. Quella foresta sembrava emanare tensione, tutto attorno a loro si sentivano suoni per nulla rassicuranti e il numero di Androidi impiegati in quella missione non aiutava sicuramente.

《Sentite qualcosa?》 Chiese sottovoce Becky, il fucile in pugno e l'aria altrettanto nervosa.

I due scossero la testa, però un movimento alla loro destra fece muovere istintivamente il braccio della corvina e la sua frusta tagliò in due un cespuglio, rivelando il nulla dietro.

《Ok. Io direi che è il caso di calmarci tutti quanti.》 Disse Rahl, nonostante fosse praticamente saltato sul posto.

Tutti gli altri annuirono, ma un tremendo rumore di esplosioni e lame che cozzavano attirò la loro attenzione, mentre varie dozzine di biomacchine saltavano fuori dalla boscaglia, lanciandosi addosso a tutti loro.

 

La prima a reagire fu Natasha, tagliando uno dei nemici con la sua falce, ma gli altri si spostarono con agilità e si lanciarono sugli altri; King ne tranciò uno è Athal riuscì ad atterrarne un altro con la frusta, ma Rahl e Becky erano in difficoltà.

In quello spazio relativamente ristretto i modelli G come loro erano svantaggiati! Rahl stava cercando di tenere lontani i nemici da entrambi, ma il suo fucile di precisione era quasi inutile in raggio ristretto e non osava usare la sua seconda arma! Un lanciafiamme nel bel mezzo di una giungla avrebbe scatenato un vero disastro!

Intanto Ishley, King e Kyran stavano cercando di colpire l’orda, ma le biomacchine continuavano a saltare, veloci e precise come mai prima, e le loro spade e lance erano pericolose!

La russa e Athal si stavano preparando ad aiutarli, ma di colpo videro delle figure umanoidi piombare in mezzo alla radura, cogliendole di sorpresa.

La loro divisa era quella degli Yorha e avevano tutti la pelle abbronzata, probabilmente dovevano essere unità del Brasile, ma c'era qualcosa che non andava: erano coperti di tagli, olio e ferite, ma non sembrava importargli, e avevano un'aria quasi confusa.

Il dottore aveva una brutta sensazione, ma appena vide i loro occhi, di un rosso acceso e rabbioso, sgranò i suoi.《Sono stati infettati da un virus logico! Allontanatevi!》

 

Tutti scattarono il più lontano possibile, ma la situazione stava rapidamente precipitando: si sentivano delle urla provenire da tutta la foresta e i bagliori delle esplosioni facevano ben intendere che altri Yorha stessero lottando nella giungla.

Ishley strinse i denti, mentre King, Nathasha e Kyran tenevano a bada le unità corrotte e Becky, Rahl e Athal provavano a scacciare le biomacchine, ma poi gli venne un'idea.

I fili di connessione si allungarono veloci e si attaccarono alla fronte della corrotta più vicina, permettendo al dottore di entrare nella sua testa.

I suoi codici erano stati sovvertiti in modo irreparabile, ma non era quello il punto: Quello non era un semplice virus logico, era troppo virulento, troppo forte, qualcuno doveva averlo creato apposta!

Infatti sentì una presenza estranea nella mente della corrotta, che la stava manipolando come un burattinaio. Quella però si accorse a sua volta di lui e quello che venne dopo se lo sarebbe ricordato per un bel pezzo.

Era la stessa sensazione data da una tremenda scarica elettrica, il dolore che si diffondeva in ogni fibra del suo corpo, mentre la presenza estranea cercava di corrompere anche lui e prendere il controllo!

Si oppose immediatamente, rispondendo a fatica, creando barriera dopo barriera e cercando al tempo stesso di individuarla, mentre sentiva i suoni ovattati della battaglia attorno a sé.

Alla fine riuscì a penetrare le difese del misterioso burattinaio, sfondando le sue protezioni e risalendo veloce lungo le connessioni che stava diffondendo, ricevendo immagini e sensazioni da parte di tutte le unità corrotte e la situazione che trovò era tremenda.

Almeno una trentina di Yorha erano stati soggiogati e avevano aggredito a sorpresa i loro compagni insieme alle biomacchine, controllate a loro volta, spianando i suoi dubbi. Avevano a che fare con una nemica senziente, una intelligente per di più: invece di caricare a testa bassa come aveva fatto quella in Africa aveva teso delle imboscate per uccidere e corrompere più Yorha possibile.

Continuò a risalire lungo le connessioni e finalmente la trovò, sentendo la sua mente scontrarsi con la propria. Voleva capire in che punto della giungla si trovasse, ma era difficile: anche lei aveva delle grosse barriere mentali, e accedere si stava rivelando difficoltoso. Eppure si costrinse a combattere con più forza di prima per riuscire a carpirle dei pensieri, mentre decine di immagini gli bombardavano il cervello a velocità disperata, probabilmente per farlo smettere.

Vide moltissimi commilitoni combattere o venire direttamente impalati, altri ancora erano in fuga, ed ebbe persino una visione di Ivar, Ivan e Momoko che opponevano una strenua resistenza contro un altrettanto feroce assalto.

Ma non era lì per questo, doveva restare concentrato. Ignorò tutto quello che stava vedendo e si concentrò sull'hackeraggio di quelle cocciute barriere fino a quando non cedettero. Il problema è che l'ennesimo scontro tra le loro menti fu talmente forte da rispediti entrambi indietro con violenza.

Riuscì a cogliere a malapena la visione di una grossa radura acquitrinosa circondata da vegetazione, una palude probabilmente, prima di finire lungo disteso per terra.

 

Qualcuno lo scosse per una spalla. 《Ishley? Ishley mi senti?》 Chiese una voce preoccupata e femminile.

Il dottore biondo aprì gli occhi, vedendo una macchia di capelli rossi davanti a sé, quelli di Becky, mentre riprendeva pian piano coscienza di sé. La ragazza gli stava davanti, i capelli sciolti scendevano in una massa scarmigliata fino a metà schiena e aveva moltissimi tagli, tra cui uno decisamente profondo sulla guancia sinistra e gli abiti a brandelli.

Attorno a lei vide i corpi immobili delle unità corrotte e degli altri nemici, imbottiti di frecce, tagli e buchi di proiettile a tal punto da risultare irriconoscibili.

《Alla buon’ora dottore. Piaciuto il sonnellino?》 Disse la voce di King, poco distante. Anche lui Era in uno stato non esattamente piacevole: attorno a lui c'era una buona dozzina di biomacchine morte, ma il manico di un coltello spuntava dalla sua coscia e aveva rivoletti di olio rosso che gli scendevano dalla bocca.

Rahl e Kyran erano a loro volta feriti: l’arciere aveva diversi tagli sul torace e il cecchino ne aveva uno piuttosto grave sulla tempia, ma si erano accostati a lui per aiutarlo a estrarre l'arma.

Athal e Natasha non erano messe meglio, ma la rossa ignorava come al solito le proprie ferite, dedicandosi alla rimozione, alquanto dolorosa a giudicare dagli improperi della sua partner, alla rimozione di un proiettile dalla spalla di quest'ultima.

《Come si sente dottore? L'abbiamo vista piombare a terra… pensavamo fosse stato colpito o peggio che fosse morto!》 Gli disse l'ex guardia carceraria, visibilmente preoccupata.

Lui mise su quel ghigno sghembo che era ormai la sua firma. 《Tranquilla, Signorina. Ho solo voluto fare una sorpresa alla nostra biomacchina. Credo di aver visto deve si trova, ma prima credo che dovremmo aiutare Momoko e i suoi amici. Sono finiti in un'imboscata.》

 

***

 

Ivan stava cercando di bloccare quanti più assalti riuscisse con il suo enorme scudo, ma così tanti nemici in un colpo solo non li aveva mai affrontati e soprattutto non aveva mai affrontato Yorha corrotti col chiaro istinto di ucciderlo!

I suoi due compagni erano dietro di lui, riparati dalla sua imponente figura e illuminati dall'aura verde curativa della ragazza. Non avevano ancora chiaro cosa fosse successo, ma di colpo avevano sentito un dolore atroce impossessarsi di loro, tanto da fargli sanguinare naso e bocca, ma così come era arrivato era anche sparito di colpo e Ivar era crollato svenuto per terra.

Era chiaro che gli dovessero un favore per averli salvati, qualunque cosa avesse fatto, perciò la giapponese aveva subito iniziato a guarirlo mentre lui difendeva.

Il problema era che stava affrontando anche degli Yorha, non solo biomacchine: avevano una forza molto più tremenda e soprattutto avevano delle armi decisamente più forti.

Emily era sicuramente la più tremenda, essendo come lui fatta apposta per resistere agli assalti peggiori, e quei guantoni d’arme che stavano prendendo d'assalto il suo scudo erano molto pericolosi! Con uno scatto la respinse indietro, attaccando con il bordo affilato dello scudo il biondino armato di mazza, Jacob, togliendogliela di mano con uno strattone e dandogliela poi in testa con forza più e più volte, ma un proiettile rimbalzò contro la sua spalla.

Si girò, falciando via un gruppo di biomacchine, verso i due ragazzi con la balestra e il fucile a pompa; lui non aveva problemi ad incassare i loro attacchi, era fatto apposta, ma Momoko ed Ivar no!

Spedì via con un calcio il biondo, la sua testa quasi completamente distrutta, e si concentrò su di loro. Erano entrambi bassi e fisicamente poco dotati, lei in particolare era una ragazza macilenta, poteva batterli anche con le sue basilari conoscenze di lotta!

Si gettò su di loro, caricando a tutta forza con lo scudo, travolgendo con foga gli alberi su cui si erano posizionati e le biomacchine che avevano provato a contrattaccare. Le enormi piante si portarono pericolosamente, facendo crollare i due in uno stridere di rami spezzati e il francese gli fu addosso prima che potessero reagire.

Non aveva mai sentito una tale voglia di ridurli in pezzi, lui non era una persona che godeva del dolore che procurava ai propri avversari, ma era arrabbiato. Quei compagni che aveva conosciuto a malapena erano stati corrotti davanti ai suoi occhi e Ivar si era messo in pericolo per impedire che lui e Momoko facessero la stessa fine. Chiunque fosse il responsabile di tutto ciò, si sarebbe assicurato che venisse punito!

Con il bordo della sua arma, trafisse con forza lo stomaco della cecchina, ma non fece in tempo a fare lo stesso col suo compagno perché Emily gli piombò addosso insieme al trentenne armato di falcetto e ad un folto gruppo di biomacchine.

Evitò per un soffio la lama ricurva dell’uomo quando questa provò ad abbattersi sul suo collo, ma un gran pugno lo colpì dritto sullo zigomo, lasciandolo stordito, seguito poi da un altro e un altro ancora, mentre le altre lame tracciavano tagli e graffi sul suo corpo.

Ormai aveva la vista annebbiata, la faccia gli faceva un male cane e aveva perso il suo scudo, che giaceva poco distante, ma provò comunque ad alzarsi; era molto più grosso di entrambi, poteva vincere!

Con uno strattone se li levò di dosso, ma l'uomo più grande gli piantò la propria arma nella spalla, facendolo urlare per il dolore, però, prima che potesse ricevere altri colpi, sentì il sibilo di una lama e l'uomo crollò a terra con un gorgoglio sinistro, il collo squarciato che sprigionava fiotti rossastri.

Vide uno dei ventagli di Momoko tornare indietro, mentre la ragazza gli si metteva davanti. 《Ivar sta bene, si riprenderà. Ora vai e lascia fare a me!》

 

Erano rimasti solo il ragazzo con la balestra e il loro ormai ex capitano, più un gruppetto ormai sparuto di biomacchine, perfettamente nelle sue corde insomma. Li avrebbe volentieri passati a fil di lama.

Partì velocissima verso di loro, evitando i dardi della balestra, tagliando un nemico dopo l'altro e rimanendo sempre avvolta dalla sua aura guaritrice. La sua era una strategia pericolosa, ma decisamente efficace: guarire immediatamente ogni danno che le veniva fatto e usare le sue capacità al massimo che le riusciva! Ivan ed Ivar avevano fatto la loro parte, ora toccava a lei.

Emily le fu presto addosso, attaccando con ancora più veemenza di prima, ma lei saltò all'indietro, lasciando nel contempo un lungo taglio sul suo braccio con i ventagli, per poi piantarli nelle teste di due biomacchine dietro di lei. Corse più lesta verso l'altro Yorha corrotto e evitò i dardi di balestra, tranciandogli una mano con un colpo secco e rifilandogli la sua arma nella trachea.

Si girò verso gli ultimi quattro nemici pronta alla lotta, venendo però sorpresa da un pugno in pieno stomaco: lo guarì all'istante, ma aveva perso il vantaggio della distanza e dello slancio.

Emily, il corpo grondante di olio rosso, lanciò un urlo animalesco mentre correva verso Momoko, che si preparò a rispondere: parò i pugni come meglio poteva, ma ne incassò fin troppi, stava esaurendo le forze!

Solo che di colpo udì dei passi e la sua nemica le sputò un grumo rosso in faccia, mentre la spada di King e i Sai di Ishley la coglievano alle spalle e le perforavano petto e stomaco. Lei non fece in tempo a dire nulla, si accasciò per terra un una pozza rossa, mentre l'albina tirava un sospiro di sollievo.

Becky la abbracciò subito. 《Per fortuna siamo arrivati in tempo! Ishley ha detto che tu, Ivan ed Ivar eravate stati colti da un'imboscata!》

《Lo siamo stati. Anzi, se non fosse stato per Ivar, è probabile che anche noi saremmo stati corrotti. Ci ha salvati tutti e due.》 Spiegò lei, alzandosi e sedendosi accanto ai suoi compagni di squadra, per guarirli ancora.

《Tu come stai Momoko?》 Le chiese King.

《Io… giusto un po' stanca, non avevo mai affrontato tanti avversari in una volta sola. Ma non posso mollare adesso.》 Rispose risoluta.

Il ragazzo annuì: era più o meno un sentimento comune, ma quell'atteggiamento da parte sua era seriamente ammirevole. Moltissime persone avrebbero chiesto di tornare al Bunker dopo una simile missione.

Non ci volle molto perché Ivan ed Ivar si risvegliassero, per fortuna, ma sembrava che la situazione non stesse migliorando. Attorno a loro si sentivano urla e chiari suoni di lotta. Ormai la trappola era scattata.

《Che sta succedendo?》 Chiese il biondino, ancora confuso, solo per venire preso per un braccio da Kyran, che gli fece segno di fare silenzio, e portato nel folto della giungla.

《Te lo spiegheremo strada facendo, sappi solo che la biomacchina senziente ci ha reso un'imboscata e molti degli Yorha sono morti o stanno morendo.》 Disse Natasha in un sussurro.

 

Ishley intanto stava in testa al gruppo, i suoi Sai in pugno: durante l'hackeraggio aveva visto che la loro nemica si nascondeva in una palude prima di essere ricacciato indietro. Semplicemente nel bel mezzo del Rio delle Amazzoni sarebbe stato difficile trovare quella adatta. Accanto a lui stavano King e Rahl, entrambi visibilmente tesi, la spada e il fucile pronti all'uso.

《Grazie per prima.》 Sussurrò il ramato ad un certo punto.

《Come scusa?》 Rispose l'altro allo stesso modo.

《Tu e Kyran mi avete aiutato per l’ennesima volta. Volevo ringraziarvi.》 Rispose l'altro, con le guance colorate. Gli sembrava sempre un po' ridicolo che i suoi partner si preoccupassero tanto per la sua incolumità… ma doveva ammettere di sentirsi anche parecchio lusingato da tutte le loro cure.

L'altro sorrise dolcemente. 《È anche a questo che servono i compagni.》

L'altro emise un lieve sbuffo. Era una strana sensazione, pensare di potersi finalmente fidare di qualcuno così tanto da affidarsi a loro durante le lotte e guardargli a sua volta le spalle. Nelle varie risse che si verificano nel ghetto aveva sempre dovuto temere un attacco alle spalle o un sabotaggio da parte di alleati e avversari, mentre adesso, proprio tra gli Yorha di cui non aveva mai voluto fare parte, era tutto il contrario. Che ironia.

Ma impedì ai suoi pensieri di distrarlo; mantenne la spada salda in mano per le ore che passarono a girare in quell’enorme giungla, pronto ad infilzare qualsiasi nemico.

Però la sua determinazione divenne frustrazione poco dopo: stavano camminando da ore e non avevano ancora trovato nulla. Stava sinceramente pensando che si fossero persi, quando un movimento di Kyran e Athal attirò l'attenzione di tutti loro: i due si erano girati di scatto verso la loro destra, osservando il terreno fangoso, sui cui spuntavano delle impronte di piedi scalzi apparentemente umane.

《Le ha lasciate una donna queste. Ishley, credi sia lei?》 Chiese l’inglese, ricevendo un cenno di assenso.

《Si. Riconosco il segnale finalmente. Siamo vicini. Molto molto molto vicini.》 Disse, mentre Momoko stringeva i ventagli. Aveva ancora un conto in sospeso con quella burattinaia pazza!

 

Si avvicinarono più silenziosamente possibile, il sentiero fangoso che attutiva i loro passi, fino a quando non videro un bacino di acqua stagnante circondato da alberi e da cui emergevano varie rocce. Si nascosero dietro i tronchi, cercando di individuare la loro nemica. La individuarono seduta su una delle pietre: una figura minuta, femminile e completamente bianca, capelli e pelle inclusi, che sembrava star parlando accoratamente con qualcuno.

Si sporsero leggermente oltre gli alberi, vedendo che con lei c'era un'altra persona di spalle, un uomo, vista l'altezza e la larghezza delle spalle, avvolto completamente da un mantello rosso.

《Spero che stia facendo un lavoro migliore di chi ti ha preceduta.》 Disse lui con una voce calda e morbida, ma allo stesso tempo raggelante, che fece scendere brividi di terrore lungo le loro schiene. Chiunque fosse quella persona, emanava una pressione e un senso di terrore schiaccianti.

E l'altra biomacchina doveva essere d'accordo con loro, perché annuì in modo febbrile, quasi mettendosi a piangere. 《Ma certo padrone. Ho preso il controllo di tutte le biomacchine e moltissimi androidi. Si stanno uccidendo a vicenda da ore. Ce la farò, non si preoccupi.》

《Ricorda, a me non interessano i pesci piccoli. Sai chi desidero tu catturi e non accetterò fallimenti stavolta.》

L'altra emise un gemito di terrore, prostrandosi ancora di più. 《Si padrone! Glielo prometto! Quegli androidi saranno presto tra le vostre mani. Non la deluderò.》 Disse, mentre quello apparentemente svaniva nel Nulla, lasciandosi dietro solo un forte senso di ansia e i singhiozzi dell’altra biomacchina.

 

Gli androidi si guardarono tra di loro con aria turbata, persino Ishley pareva destabilizzato, ma soprattutto si sentivano confusi. 《Quello era il famoso padrone? Quello di cui parlava la biomacchina nel Bunker del deserto?》 Sussurrò Becky.

《A quanto abbiamo sentito, direi di si.》 Rispose Athal, sorpresa anche lei.

Tutti loro non sapevano esattamente cosa dire o fare, ma Natasha si costrinse a riprendersi in fretta: quella biomacchina, chiunque fosse, era sicuramente pericolosa, abbastanza da terrorizzare le altre fino a quel punto, e le aveva fatto drizzare i capelli in testa, però il loro obiettivo attuale era un altro. 《Ora non è il momento di pensare a lui. È una minaccia, ma non possiamo farci distrarre. Dobbiamo eliminare quella biomacchina prima che uccida altri Yorha.》

Rahl la guardò un attimo, ma annuì, ricaricando il fucile, Quello non era il momento per distrarsi, e anche Momoko e Ivar parevano pronti all'azione, visti i ventagli e la spada già sguainati.

《Dobbiamo provare ad avvicinarci senza farci notare. Provare a prenderla di sorpresa.》 Suggerì Kyran, ricevendo segni di assenso.

Solo che la loro nemica dovette sentire qualcosa, perché smise di singhiozzare di colpo e si girò con febbrile. 《Chi va là? Fatevi vedere chiunque voi siate!》 Urlò, gesticolando come una pazza.

Gli androidi non fecero in tempo a dire o fare nulla, che una gigantesca biomacchina, alta almeno una mezza dozzina di metri e dalle enormi braccia emerse dalla palude e spazzò via gli alberi dietro cui si erano nascosti.

Gli occhi azzurri della loro nemica si illuminarono di quella che sembrava folle speranza non appena li vide. 《Siete voi! Siete voi quelli che il padrone vuole che catturi!》

Mosse nuovamente le mani e il gigantesco robot abbattè il gigantesco pugno sul terreno, mancando di poco Natasha, che saltò rapida verso la sua spalla, cercando di colpirlo con la falce, ma sentì qualcosa di lungo e tagliente rallentarla.

《È coperto da fili!》 Ringhiò, prima di essere costretta a spostarsi per evitare nuovamente un pugno.

 

King, Ishley, Athal e Becky si catapultarono subito verso di lei per aiutarla, ma Momoko, Ivar, Ivan e Rahl passarono in mezzo alle sue gambe, puntando direttamente alla burattinaia bianca.

La giapponese fu la prima ad attaccare, fendendo l'aria con le sue lame e costringendola ad arretrare, altre bloccava i colpi con le mani nude.

Non poteva fallire. Assolutamente! Se lo avesse fatto, ad attenderla ci sarebbe stata solo una morte orribile, preceduta da torture inimmaginabili. Lo aveva visto accadere e non poteva lasciare che succedesse!

Continuò a parare gli assalti della ragazza, ma Ivar arrivò di colpo accanto a lei, spada in pugno pronta a tagliarle il fianco. Lei saltò all'indietro, cercando di richiamare la sua marionetta in aiuto, ma essa era ancora coinvolta nello scontro con gli altri androidi!

E appena la biomacchina si girò per rispondere al richiamo, King ne approfittò, conficcandogli la sua spada nella spalla quasi fino all’elsa, mandando una serie di piccole esplosioni lungo il braccio sinistro appena la rimosse con uno strattone.

La sua padrona sgranò gli occhi, ma non demorse: doveva pensare in fretta e agire anche prima! Decine e decine di fili taglienti uscirono dalle ampie maniche per abbattersi sui suoi avversari, ma la scudo di Ivan si mise in mezzo, impedendole di colpire, e una pallottola le tagliò uno zigomo, mentre Rahl ricaricava.

La ragazza bianca sentì un morso alla gola. Stava già perdendo. Aveva iniziato lei quello scontro e stava già perdendo! Era tutta colpa del padrone! Sua e delle sue minacce! Stava andando nel panico, non riusciva a pensare con la lucidità di prima.

Il suo servitore poi era in difficoltà; i suoi movimenti si erano fatti meno precisi e, a causa della ferita alla spalla, i suoi colpi si stavano indebolendo sempre di più.

E Kyran se ne accorse. 《Colpite tutti il punto danneggiato!》 Esclamò, scoccando freccia dopo freccia.

Il loro avversario provò a rispondere a suon di pugni, ma il braccio sinistro, già semi incapacitato dallo squarcio sulla spalla, venne bloccato dalla frusta di Athal, dando il tempo a Natasha e King di tagliare via tutto quello che ne rimaneva.

La biomacchina perse l'equilibrio, crollando per terra, e la sua padrona gemette disperata: quella era la sua marionetta più forte e la sua ultima linea di difesa, non poteva perderla!

Diramò i suoi fili taglienti senza esitare, allontanando Momoko e Ivar, costringendo poi il suo servo a rialzarsi di nuovo, mettendosi sulla sua spalla. 《Non riuscirete ad uccidermi! Non fallirò! Non ho intenzione di morire》 Urlò da lì, recuperando un minimo di sicurezza, ricominciando a muovere la macchina più velocemente di prima.

 

I proiettili di Rahl e Becky stavano scalfendo facilmente la corazza, ma non le importava, doveva spazzarli via e portarli al padrone prima possibile!

Colpì la ragazza con la frusta con una manata tremenda, spedendola a mollo nella palude, e riuscì a fare lo stesso con l’arciere e la cecchina, solo che sentì di colpo un forte dolore alla spalla e uno dei Sai di Ishley gliela trapassò facilmente, facendola urlare dal dolore e la paura.

Decine di fili travolsero in risposta il dottore biondo, scaraventandolo per terra, svenuto e ricoperto di profondi tagli rossastri, ma la distrazione era stata sufficiente per permettere a Rahl e Natasha di conficcare le loro armi nella testa della sua marionetta.

La biomacchina si piegò pericolosamente in avanti e crollò nel fango subito dopo con un terribile schianto e non si rialzò più.

La sua padrona uscì da sotto il suo cadavere con il kimono sporco di rosso e l'aria ormai disperata. Cosa poteva fare adesso?! Avrebbe fallito, sarebbe stata smembrata e distrutta come se fosse stata spazzatura! Ma si costrinse a non pensarci: finché respirava aveva ancora una possibilità!

 

Momoko le arrivò nuovamente addosso insieme ad Ivan, ma stavolta non furono abbastanza veloci per evitare l'attacco. I fili che avevano colpito Ishley avvolsero entrambi in una ragnatela, bloccandoli sopra di lei e iniziando a stringersi intorno ai loro arti e alle loro gole.

Natasha, Ivar e Becky provarono a liberarli, ma la falce, la spada e il fucile vennero avvolti e strappati dalle loro mani, mentre tutti e tre venivano inchiodati per terra dai fili. Iniziarono subito a divincolarsi, ma questi si strinsero attorno a loro come serpenti e bloccarono i loro movimenti.

Una flebile speranza si riaccese nel petto della ragazza bianca. Ci stava riuscendo! Forse sarebbe riuscita a compiacere il padrone, e lui avrebbe potuto ricompensarla ampiamente.

Forse non avrebbe più dovuto combattere! Se le avesse concesso un unico desiderio gli avrebbe chiesto questo: essere finalmente libera da quella guerra, dalla lotta e dalla costante paura di morire, non voleva altro, servirlo in qualunque modo, eccetto quello!

Vide la giovane con la frusta rialzarsi, fradicia e furiosa e provò a colpire anche lei con ancora più fili, ma una fiammata la colse di sorpresa e bruciò le sue armi senza sforzo.

Guardò nuovamente terrorizzata il ragazzo con le braccia bronzee, uno dei più pericolosi a detta sua, di cui una delle due si era trasformata in un grosso lanciafiamme, avanzare, affiancato dallo spadaccino, dall’arciere e dalla mora, tutti e quattro determinati e soprattutto assassini!

La attaccarono insieme, le fiamme che bruciavano i suoi fili e le altre armi che la ferivano ovunque. Cercò di mantenere ferma la presa sui cinque che aveva bloccato, che continuavano a dibattersi per liberarsi, mentre Ishley giaceva incosciente sul terreno.

Momoko in particolare era furiosa: quella biomacchina aveva l'aria terrorizzata e normalmente avrebbe provato dispiacere nel sentire i suoi gemiti di panico, ma aveva ucciso il resto della sua squadra e adesso anche Ivan ed Ivar stavano rischiando di morire a loro volta, quindi non le avrebbe permesso di vincere!

Vide il francese strattonare con forza i fili attorno alla sua gola con la sola mano libera, ma quelli stavano stringendo sempre di più e la sua gola stava iniziando a sanguinare leggermente, facendogli emettere lamenti strozzati. Se avessero stretto troppo…

In un moto di energia, mosse il polso fino a quando non sentì la giuntura scricchiolare e il ventaglio tagliare via i fili. Il suo braccio venne liberato all’istante e lei stessa riuscì ad uscire da quella trappola, ma invece che saltare subito sulla nemica cominciò a spezzare la prigione che si stava stringendo attorno ai suoi amici, lavorando febbrile per liberarli prima che fosse troppo tardi.

Ivan venne liberato, crollando incosciente sul terreno, la gola rossa quasi squarciata, ma la loro nemica se ne accorse e saltò verso di lei, commettendo un grosso errore e rendendosene conto quando una frustata la prese su nuca e schiena e la sbilanciò in avanti.

La giapponese le fu subito addosso come una furia, i ventagli che fendevano l'aria pericolosamente vicini al collo della sua avversaria, facendole sgranare ancora più gli occhi per paura.

《Stai ferma maledizione! Il padrone mi ucciderà se non vi porterò con me!》 Le urlò infatti isterica, cercando di bloccarla ancora coi suoi ormai imprecisi fili.

L'altra li evitò, vedendo che Rahl e Kyran avevano già sotto tiro la schiena della biomacchina senziente. Doveva farla avvicinare di più a loro per renderlo un attacco letale. 《Perché lo servite se la punizione per il fallimento è la morte?!》

《Perché ci ha creati lui! Senza di lui non abbiamo nulla, non siamo nulla! E voi siete quello che più vuole. È ossessionato da voi! Io voglio essere libera da questa maledetta guerra!》 Urlò, le guance ormai rigate di lacrime e lo sguardo sconvolto da paura e disperazione.

 

Momoko si fermò un attimo, sorpresa nel vedere una biomacchina ridotta così dalla propria paura. Aveva ucciso decine di Yorha senza battere ciglio, eppure ora stava piangendo disperata alla prospettiva del proprio destino di eterna lotta.

Non avrebbe mai potuto perdonarla, ma poteva in qualche modo capire perché lo aveva fatto. Vivere agli ordini degli altri era una cosa che aveva vissuto e odiato.

Voleva dire qualcosa, ma lei si girò verso Athal, Rahl, King e Kyran e poi di nuovo verso di lei. Crollò in ginocchio: era stata sconfitta. Anche se avesse attaccato, loro l'avrebbero uccisa subito. Aveva fatto del suo meglio, ma il suo meglio non era mai stato abbastanza.

《Perché non te ne vai e basta? Potresti essere libera così.》 Le chiese di colpo il ragazzo con l'arco, attirando su di sé gli sguardi sorpresi di tutti.

Lei scosse il capo con un singhiozzo. 《Non posso. Lui sa sempre dove siamo. Potrei fuggire anche dall’altra parte del mondo e lui mi troverebbe nel giro di un attimo.》 Si asciugò le lacrime. 《Vi posso chiedere un favore? Non me lo merito, ma… vi prego uccidetemi voi.》

Rahl sgranò gli occhi, provando a dire qualcosa, ma Athal lo precedette. 《Credi davvero di poter avanzare richieste dopo tutto quello che hai fatto!? Hai ucciso tutti quegli Yorha e provato ad ammazzarci!》

Momoko la ignorò, la collera quasi del tutto svanita dalla sua mente. 《Perché vorresti una cosa simile?》

《Perché non ce la faccio più. Ho fallito, e anche se vi uccidessi adesso sarei comunque uccisa brutalmente dal mio padrone per questa conversazione. Mi torturerà per mesi prima di finirla. Non posso più reggere tutto questo!》 Disse lei, piangendo ancora, mentre i fili attorno a lei si afflosciavano.

Momoko si morse il labbro, chiedendosi cosa fare, King, Rahl e Kyran che la guardavano, dandole implicitamente il comando. 《Se… se vuoi posso renderlo indolore. Sarà velocissimo.》

Lei la guardò sopresa e si aprì di colpo in un sorriso di sollievo che non fece che ingigantire il macigno che si stava formando sullo stomaco dell'albina, annuendo poi convinta. 《Grazie. Oh, grazie.》 Disse, chiudendo gli occhi mentre la ragazza alzava il ventaglio.

Ci fu solo un sibilo e subito dopo per la ragazza bianca ci fu solo una sensazione di calore e di spossatezza, mentre lasciava che tutto scivolasse via. La paura, le minacce, il dolore… tutto svanì nel nulla, lasciandole solo una sensazione di profonda pace.

E appena si accasciò, l’albina fece cadere il ventaglio sporco di rosso, incapace di muoversi o smettere di guardare per lo Shock, mentre caldi lacrimoni le scendevano sulle guance.

Quella biomacchina... guardando il sorriso sereno che ora le ornava le labbra, Non avrebbe mai pensato di poter provare per un nemico tutta quella compassione.

Quando Natasha, Ivar e Becky si avvicinavano sorreggendo Ivan ed Ishley, ancora svenuti, lei era ancora lì immobile con gli occhi puntati sul cadavere.

《Cosa… cosa è…?》 Chiese la rossa confusa, guardando il corpo della biomacchina a terra.

《Io... non ne sono sicuro.》 Rispose Rahl, confuso quanto lei. 《Lei ha… deciso di morire. E la signorina Momoko ha esaudito il suo desiderio》

Athal sbuffò. 《Se al comando si verrà a sapere che le abbiamo parlato senza combattere, e soprattutto che abbiamo fatto la stupidaggine di aiutarla, anche se è morta noi verremo ridotti ad Operatori!》

《E allora non lo sapranno.》 Disse King perentorio.

《Come!?》 Esclamò Natasha. 《Vorresti mentire al Generale!? A tutto il Bunker?》

Lui alzò un sopracciglio. 《Hai altre soluzioni? Preferisci essere bollata come una traditrice?》

 

Questo stroncò completamente la conversazione; erano tutti troppo esausti per mettersi a discutere e sapevano che a ormai non si poteva tornare indietro.

Rimasero fermi in quella palude per un po', mentre Momoko usava le sue abilità per guarire le ferite di Ishley e Ivan, entrambi in condizioni piuttosto gravi, aspettando l'arrivo del segnale di cessato pericolo per tornare al Bunker, che arrivò poco dopo.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo, ma King continuò a pensare allo sguardo terrorizzato di quella biomacchina alla sola idea di affrontare il suo padrone. Aveva visto più volte espressioni simili nei volti degli altri abitanti del ghetto: ragazze che temevano di essere cacciate dai protettori, ladruncoli che dovevano misurare ogni passo e persino spacciatori sempre col fiato dei capi sul collo, eppure pochissimi avevano scelto la morte per liberarsi. Chi poteva essere tanto terribile da ispirare una simile sensazione di terrore?

Continuò a rifletterci per tutto il viaggio di ritorno, notando che anche L'albino stava facendo altrettanto, ma una volta tornato alla Base e venne portato in infermeria non resse più, crollando a peso morto sul lettino. Quella lotta era stata davvero estenuante per tutti loro ed erano anche preoccupati per i loro compagni: non avevano ancora ripreso i sensi ed erano stati portati via d’urgenza insieme a Momoko, il che non faceva ben sperare.

 

《Come ti senti?》 Gli chiese Flebile Kyran, accanto a lui.

《Una favola. E tu?》 Chiese, cercando di farlo ridere.

Le sue labbra si incurvarono un po'. 《Io sono leggermente a pezzi, ma non c'è male. Almeno ne siamo usciti tutti vivi una seconda volta.》 Disse, tendendo la propria mano per toccare la sua.

Il contatto lo fece arrossire, ma non lo faceva sentire per niente a disagio, mentre si voltava a guardare Rahl, che dormiva vinto dalla stanchezza nell'altro letto, e si ritrovò a sorridere a sua volta. In effetti stavolta tutti loro l'avevano scampata proprio per un pelo, ma fortunatamente erano vivi.

Solo che la sua attenzione fu attirata dalla figura della generale, che si avvicinava impettita ai loro letti, passando in mezzo ai modelli H senza fare una piega e la sua faccia estremamente seria non gli fece presagire nulla di buono.

Vide Natasha e Ivar farsi tesi di colpo, mentre Becky si mordicchiava il labbro nervosa, e appena scambiò uno sguardo con Athal e Kyran capì che entrambi avevano capito che non stavano arrivando buone notizie.

La donna arrivò davanti a loro, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti. 《56B, 46G, 19C, 25E, 33G, 13S, 15C, dobbiamo parlare.》

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Capitolo 10
*** I disertori ***


La generale aveva una faccia seria che non faceva per nulla ben sperare e inoltre stava Dritta come un fuso, le braccia incrociate al petto.
Natasha sentì una scossa di panico torcere le sue viscere, seppure il suo volto fosse rimasto il più tranquillo possibile. Li avevano scoperti!? Qualcuno aveva fatto rapporto sulla loro interazione con quella biomacchina!?
Se fosse stato così li avrebbero davvero degradati come aveva detto Athal o lo avrebbero comunque puniti in modo estremamente duro. E lei avrebbe perso la fiducia del generale con cui aveva un debito tanto grosso.
Ma la voce della donna attirò nuovamente la sua attenzione. 《Volevo farvi i complimenti per il vostro secondo successo nella giungla. Oltre ad aver ucciso una seconda biomacchina senziente, avete impedito che molti Yorha brasiliani morissero e le perdite tutto sommato sono state lievi. Ottimo lavoro. Vi devo però informare che i vostri compagni, 11H, 9D e 1S sono al momento ricoverati nelle stanze di terapia intensiva, hanno ricevuto grossi danni.》
La russa tirò un sospiro di sollievo, non sembrava che sapesse delle loro interazioni con lei, ma vide Ivar stringere le lenzuola con più forza, probabilmente arrabbiato per non essere riuscito ad aiutare i suoi partner, ma anche Becky parve nervosa e in effetti… non era sorpresa. Aveva notato che Ishley sembrava aver fatto colpo su di lei più di quanto pensasse.
《Sappiate comunque che le nostre unità H e S più esperte di trattamenti di emergenza si stanno occupando di loro, inoltre le cure somministrate dalla stessa 11H hanno migliorato le loro possibilità di sopravvivenza.》
《Quindi… staranno bene?》 Chiese Kyran.
La donna annuì, permettendo a tutti loro di sentirsi più sereni, ma la sua espressione non era cambiata poi molto e questo la mise in allerta. Infatti lei non aveva finito di parlare.
《Ma sappiate che sarete rimossi dalle missioni che potrebbero coinvolgere ulteriori nemici senzienti.》
Natasha sgranò gli occhi, mentre Athal metteva su un'espressione oltraggiata, rimanendo senza parole. Fu Becky a rispondere. 《Come scusi?》
《Mi hai sentita 33G. Sarete rimossi da quel genere di missioni e inviati su altri incarichi sulla superficie di diverso tipo.》
《Ma… perché? Abbiamo ucciso due biomacchine senzienti, siamo quelli con più esperienza nella lotta contro di loro e voi ci volete escludere?!》 Chiese Rahl, svegliatosi dal suo riposo e chiaramente irritato.
Natasha si era fatta una buona impressione di lui, era in buon soldato, intelligente e sicuramente abile, e anche dei suoi partner non poteva dirsi scontenta. Erano uno strano trio, composto da caratteri diversi, ma funzionavano molto bene insieme.
L'unica cosa che causava fastidio era la loro… visione personale della disciplina e dell'obbedienza, nonostante stavolta avesse ragione a lamentarsi. E Ivar pareva d’accordo.
《Si può sapere perché ci fa complimenti per poi in poche parole dirci di andare a quel paese!?》
La donna assottigliò gli occhi. 《Ripeti un’altra volta una simile frase di fronte a me e ti punirò per grave insubordinazione 13S. Avete degli ordini, li eseguirete senza discutere.》
Il biondino trattenne un ringhio: era entrato tra gli Yorha per contribuire a salvare il suo pianeta e anche se lo aveva fatto due volte, sia lui che i suoi compagni venivano puniti. In quel momento non gli sarebbe dispiaciuto hackerare il generale!
Fortunatamente per lui, Kyran si mise in mezzo appena in tempo. 《E quali sarebbero gli ordini generale?》
《Appena vi sarete la caccia e giustizierete sul posto una squadra di disertori, quella del capitano 14E. Sono cinque unità ben addestrate al combattimento e decisamente pericolose, hanno partecipato al salvataggio del Bunker africano e alla battaglia nella giungla e sono sopravvissuti come voi. Hanno disertato senza apparente motivo in seguito a quella battaglia e commesso alto tradimento verso il nostro esercito.》
La russa sentì chiaramente una stilettata: eliminare degli Yorha disertori. Quello era un compito per i modelli E, quelli come lei.
《Lei vorrebbe che dessimo la caccia a degli Yorha come noi!?》 Chiese King di botto, l'aria furente. Era rimasto senza parole per tutto il tempo e ora pareva essersi ripreso.
Il generale annuì. 《Si. Li troverete e giustizierete lì e subito. E ricordate che quelli non sono come voi, sono solo dei traditori ormai.》 Disse, girando i tacchi e uscendo dall'infermeria.
Gli androidi si scambiarono degli sguardi che spaziavano dal sorpreso all'arrabbiato. Non solo non avrebbero potuto contare temporaneamente su Momoko, Ivan e Ishley, ma erano stati esclusi dalle missioni principali senza una degna spiegazione ed ora dovevano pure uccidere dei loro simili.
《Secondo voi è pazza o è semplicemente un'ingrata di primo ordine?》 Chiese Athal tra i denti, non riuscendo a trattanersi. 《Ci manda davvero a fare gli spazzini? Siamo stati noi ad uccidere due biomacchine senzienti! Dovrebbero premiarci, non punirci!》
Nessuno era in vena di dissentire. Dopo la lotta nella giungla quella notizia era semplicemente troppo da digerire.
《A questo punto non penso abbiamo scelta.》 Commentò Natasha, attirando la loro attenzione.
《Come? Vuoi davvero uccidere dei nostri...?》 Iniziò Becky, le mani davanti al volto, chiaramente disgustata all'idea.
《Becky, io sono una Eliminatrice. Dare la caccia e uccidere i disertori è ciò per cui sono stata programmata. Non posso rifiutarmi di farlo.》 Rispose secca.
Dopotutto, perché illudersi? Perché fare finta che fosse diverso? Quello era il suo scopo, il compito per cui il suo modello esisteva e il motivo per cui gli altri Yorha raramente si avvicinavano a quelli come lei volontariamente: la persona con cui stavano parlando avrebbe potuto essere il loro futuro carnefice.
Dopo quella conversazione non si rivolsero quasi la parola per i due giorni seguenti, riunendosi solo per andare verso gli hangar e andare a compiere la loro missione. Erano tutti preoccupati per i loro compagni, di cui ancora non avevano avuto notizie, e sicuramente la prospettiva di dover uccidere dei loro commilitoni non rendeva il loro umore più allegro.
《Secondo voi perché?》 Chiese di colpo Ivar, spezzando il silenzio.
《”Perché” cosa?》 Domandò King.
《Perché questi cinque Yorha hanno disertato Secondo voi?》 Chiese lui, salendo sull'aereoscheletro.
《Forse non ne potevano più di questa vita. Dopotutto… hanno partecipato ad entrambi gli attacchi delle biomacchine senzienti e ne sono usciti vivi, ma chissà quanti amici e commilitoni hanno visto morire. Queste esperienze alla lunga ti rendono estremamente amaro o addirittura folle.》 Rispose Becky con certezza.
Lo aveva visto più volte nel suo lavoro: guardie carcerarie che a furia di vedere persone anche molto giovani darsi al crimine senza rimorso perdevano ogni fiducia e positività, pensando comunque al peggio nonostante fossero brave persone.
Lei stessa si era ritrovata a chiedersi se sarebbe successo a lei, se anche lei alla fine non avrebbe più provato compassione verso persone come King ma solo indifferenza o disgusto e se ne corresse tutt’ora il pericolo.
Aveva fatto del suo meglio per non pensarci, ma quella situazione non la aiutava. Ormai aveva smesso di contare i giorni che aveva trascorso come Yorha: erano passati mesi ormai, ma sembravano volati in pochi attimi grazie tutte quelle maledette battaglie e la sua capacità di viverle senza battere ciglio stava iniziando a spaventarla.
Solo che la voce di Athal la strappò ai suoi pensieri. 《Chi soccombe alla follia o alla paura dopo essersi offerto volontario è solo un codardo che ha abbandonato ogni cosa cara a morire a questo punto. Se sei pronto a lasciare che il tuo pianeta venga distrutto perché non hai abbastanza coraggio, vuol dire che non te ne importava nulla fin dall'inizio.》
La rossa vide chiaramente King fissare malissimo la ragazza mora digrignando i denti, chiaramente seccato da quell'affermazione, però lei sembrò non badarci. Come Natasha si issò con grazia sull'aereoscheletro e si preparò a partire.
Becky in un certo senso le invidia a tutte e due: sembravano sempre così sicure a modo loro, non permettevano mai a paura o esitazione di distrarle, in particolare Athal, almeno dal suo punto di vista, era una persona che non si sarebbe mai e poi mai piegata ai voleri altrui. Sperava davvero di essere alla loro altezza.
Decollarono tutti insieme rapidamente, Rahl davanti a lei. 《A quanto pare la squadra che stiamo cercando è stata avvistata l'ultima volta da una pattuglia Yorha nei pressi di Austin, la capitale del Texas. Non penso possano essere andati oltre》 disse il cecchino, la voce vagamente insicura.
《Hanno fatto moltissima strada in pochissimo tempo. L'attacco nella giungla è avvenuto poco meno di quattro giorni fa.》 Riflettè ad alta voce Kyran, mentre iniziavano lentamente a vedere gli edifici della loro destinazione.
Natasha annuì. 《Si. Questo significa che sono pronti a tutto. Il generale ha detto che sono degli ottimi combattenti, di conseguenza non mostreranno pietà e noi dobbiamo fare altrettanto.》
Gli altri non le risposero, quella missione aveva messo addosso a tutti loro una gran voglia di vomitare, ma si limitarono a scendere di quota senza commentare.
Appena posero piede a terra, la russa iniziò subito a guardarsi intorno alla ricerca di un indizio. Trovare cinque androidi disertori in una città talmente grossa già pattugliata da altri Yorha era come cercare un ago in un pagliaio!
Kyran e Athal lo notarono, perciò si guardarono un attimo e annuirono. 《Lasciate fare a noi. Staneremo quei ribelli. Basta solo trovare una traccia.》 Disse la ragazza con un ghigno sicuro in viso.
Il ragazzo inglese la seguì, i sensi all'erta: il gruppo a cui stavano dando la caccia era piccolo e si era spostato in fretta dopo la battaglia nella giungla, ma questo voleva dire un'altra cosa. Erano abilissimi, certo, ma anche disperati, avrebbero fatto di tutto per fuggire. E la fretta poteva rivelarsi fatale.
Continuarono ad esplorare la città per ore ed ore, cercando un qualunque indizio che potesse aiutarli, chiedendo anche agli Yorha di pattuglia, ma senza ottenere poi molto.
Quando scese la sera, Kyran sbuffò nervoso, mentre tutti si concedevano finalmente una pausa sul tetto di un palazzo. Quella missione non gli piaceva affatto, ma tutto quel girare a vuoto Era persino peggio!
《Va tutto bene?》 Chiese Rahl alle sue spalle, facendolo sobbalzare. Lui e King gli si erano avvicinati, vedendolo distante quasi quanto Natasha.
《Si… io… semplicemente è esasperante tutto questo girare a vuoto. È abbastanza umiliante non riuscire a trovare il proprio obbiettivo per uno che dovrebbe essere uno dei cacciatori migliori del mondo.》 Commentò con uno sbuffo.
《Tu e Miss Athal state facendo tutto quello che potete, non mi sembra il caso di chiedervi ancora di più. Insomma… siamo nella capitale del Texas e stiamo cercando un gruppetto di cinque persone. Direi che state facendo anche troppo.》 Provò a rassicurarlo il suo migliore amico.
《Davvero Kyran. Stai facendo tutto quello che puoi ed è certamente un ottimo lavoro. Ma se devo essere sincero io spero di non trovarli affatto.》 Commentò il ramato accanto a lui, scuro in volto. 《Non ci tengo ad uccidere un gruppo di persone di sconosciuti che hanno deciso di agire come volevo fare io prima di conoscervi.》
I due inglesi si guardarono un secondo; sapevano come il loro partner la pensava su questo genere di cose ed erano anche a conoscenza del suo originario progetto di fuga, quindi capivano benissimo come mai stesse parlando così, solo che non sapevano cosa dirgli per farlo stare meglio.
Rahl poggiò una mano sulla sua spalla. 《Ascolta King… anche io sarei contento se non lo trovassimo e basta, se scoprissimo che sono già fuggiti ancora più a Nord o addirittura in un altro continente… ma se li troveremo…》
《Dovremo ucciderli comunque. Lo so. Il generale ci costringerebbe comunque in un modo o nell'altro.》 Rispose lui con uno sbuffo, ripensando al modo in cui la donna aveva liquidato le loro domande senza neanche degnarli di una risposta decente per il fatto di averli praticamente declassati! 
Si strinsero tutti spalla contro spalla per un attimo, come per darsi supporto a vicenda, ma poi la voce di Becky li richiamò. 《Ragazzi, venite qui a vedere. Athal ha trovato qualcosa!》
I tre androidi si alzarono e raggiunsero subito i loro compagni, che erano entrati nell'edificio attraverso una delle finestre. Quella in cui stavano era una camera da pranzo alquanto sontuosa di un appartamento, il tappeto e il pavimento erano entrambi sporchi di olio rosso, due donne Yorha riverse nella pozza con varie e profonde ferite da armi da taglio su collo e petto.
《Questo è il lavoro di un modello E.》 Commentò Ivar osservando accuratamente i cadaveri e le loro ferite. 《Le ha sopraffatte e uccise velocemente con colpi mirati e molto forti.》
《La cosa importante è che quelli che lo hanno fatto non possono essere lontani. L'olio non è neanche coagulato. Possiamo prenderli.》 Rispose Athal, già in cerca di una qualunque uscita che avrebbero potuto usare i ribelli.
La individuò un attimo dopo: una porta sfondata che portava alle scale anti incendio, con delle orme rossastre di almeno cinque paia di piedi ad imbrattare i gradini, identiche a quelle lasciate sulle piastrelle dell'appartamento.
《Andiamo.》 Disse, mentre lei, Natasha e Kyran continuavano a seguire le orme in testa al gruppo nonostante fosse ormai sceso il buio della notte. 
La russa osservò la traccia con aria concentrata; quei ribelli dovevano essere proprio disperati se non avevano nemmeno avuto tempo di ripulirsi e nascondere le loro tracce.
《Tutto bene Natasha?》 Le chiese la sua partner.
《Si. Sono piuttosto sicura che non manchi molto per trovarli.》
L’espressione di Athal si addolcì un po'. 《Rilassati un po', sei un modello E, il tipo di Yorha più potente che ci sia. Sono certa che non basterà un gruppetto di ribelli a fermarti.》
La ragazza sapeva benissimo che non era quello il punto, ma apprezzò comunque il tentativo di tirarla su. 《Grazie Athal.》
《Ma figurati. Mica solo il trio di machi può farsi le coccole e dirsi parole dolci.》 Sogghignò lei, puntando lo sguardo verso Kyran, che sospirò e basta.
La rossa sentì la faccia scaldarsi a quel commento, solo che di colpo si bloccò, facendo cenno a tutti di fare silenzio e di rendere le orecchie. Stavano salendo le scale di un altro edificio, la meta a cui li aveva portati la scia di orme, ed erano ormai vicinissimi al tetto, ma una voce aveva attirato la sua attenzione.
Aprì lentamente la porta di accesso e rimase ferma insieme agli altri. La voce parlò ancora: era quella di un ragazzo molto giovane a giudicare dal tono.
《Secondo te ce la faremo Nora?》
《Ma certo che si, Oscar, non ti preoccupare. Dobbiamo solo fare attenzione e rimanere uniti. Appena riusciremo a trovare una barca o un mezzo di trasporto marittimo potremo lasciare l'America e nasconderci da qualche altra parte.》 La risposta gli venne data da una ragazza più grande, il tono energico fatto apposta per risollevare il morale.
《Speriamo di arrivarci senza ulteriori intoppi.》 Commentò un'altra voce femminile più seria.
《Altrimenti che succederà?》 Domandò Athal, appoggiata in maniera rilassata alla parete, cogliendo di sorpresa il gruppo di ribelli.
Erano quattro in tutto, tutti in tenuta Yorha senza la benda sugli occhi: un solo ragazzo sui diciassette anni dalla pelle olivastra e capelli neri, tratti gentili del viso e una mitragliatrice in spalla, e tre ragazze: la più alta aveva corti capelli color carota, carnagione pallida, grandi occhi azzurri e un grosso martello da guerra in mano.
Accanto a lei invece c'era una coppia leggermente più grande comporta da una giovane minuta e magra di chiara origine orientale, con una volta treccia nera e una lancia in pugno e una dai lunghi capelli castani, naso dritto e aria seria, una freccia già incoccata nel suo arco.
Tutti e quattro fissarlo la ragazza ad occhi sgranati, chiaramente coscienti di essere stati scoperti, ma non abbassarono la guardia solo perché pareva una sola.
Solo che lei li colse di sorpresa una seconda volta, attaccando con la sua frusta nonostante lo svantaggio numerico. La ragazza col martello scattò in avanti e bloccò il colpo, però fu costretta a tirarsi indietro per evitare la falce di Natasha, rischiando di finire decapitata.
A quel punto, tutti i componenti del gruppo vennero fuori dal loro nascondiglio, facendo impallidire i ribelli, ma senza farli arretrare. 
King voleva dire qualcosa, provare a dire loro che non voleva fargli del male, ma l'attacco delle due ragazze ovviamente aveva mandato a quel paese ogni sua possibilità di essere creduto. Infatti, la pel di carota e la giapponese saltarono subito addosso alle due, ingaggiando un incontro di parate e schivate costanti.
Le due ribelli erano sicuramente agguerrite, bisognava ammetterlo, ma la russa non fece comunque una piega, spedendo la sua avversaria indietro col manico della falce per poi arrivarle addosso a tutta velocità.
 《Che aspettate voi? Attaccate!》 Urlò rivolta ai suoi compagni, ancora immobili poco lontano.
Becky ed Ivar a quel richiamo impugnarono il fucile e la spada e si precipitarono in loro soccorso, ma non sembravano esattamente convinti, e King, Rahl e Kyran anche di meno.
Il secondo però andò comunque incontro all'ultima ragazza, mentre gli altri due provarono a prendere di mira il ragazzino. L’arciera, però, dovette capire che erano in eccessivo svantaggio e si rivolse al suo alleato. 《Oscar, Corri e chiama il capitano! Fa presto! Ti compriamo noi.》
Lui la guardò ad occhi sgranati, ma non obiettò, lanciandosi oltre il bordo del palazzo e lanciandosi a rotta di collo attraverso le strade.
《Dove credi di scappare piccoletto?》 Gli chiese però una morbida e terrificante voce femminile, giusto dietro di lui, facendolo girare impaurito.
Athal e Natasha gli stavano alle costole, le armi in mano, e parevano proprio un paio di lupi pronti a lanciarsi sulla preda. La seconda in particolare faceva paura!
Fredda e seria anche mentre correva, quasi come se tutta quella situazione non la toccasse affatto, gli faceva capire perché i modelli E fossero così temuti da tutti! Continuò a spingere sulle gambe, cercando disperatamente qualche segnale del capitano prima che quelle due lo raggiungessero.
Tanto sapeva che non sarebbe mai sopravvissuto combattendo con loro, però non poteva permettere che anche Nora, Ren e Serena morissero! Lanciando al vento ogni singola prudenza, prese la mitragliatrice, sparando alla cieca dietro di lui, facendo quanto più rumore possibile e sperando intimamente di colpirle!
《CAPITANO! CAPITANO!》 Iniziò ad Urlare e sparare all'impazzata, sperando di attirare l'attenzione della donna che gli aveva aperto gli occhi e lo aveva salvato affinchè facesse lo stesso con le sue amiche.
Le sue due inseguitrici stavano guadagnando sempre più terreno, parando i suoi proiettili senza fatica, ma di colpo il giovane vide una bassa e formosa figura femminile arrivare di corsa, riconoscendo facilmente la pelle bronzea, gli occhi fieri e la selvaggia massa di Ricci castani.
Sorrise di sollievo, urlando ancora. 《Vada ad aiutarle! Siamo stati trovati! Le aiuti!》
Natasha capì che la Yorha in arrivo doveva essere la leader dei ribelli e agì d’istinto. Saltò con energia, alzando a la falce, e la testa del ragazzino venne tracciata di netto.
***

King, Rahl, Kyran, Ivar e Becky stavano ancora lottando contro le tre ribelli rimaste, che si stavano dimostrando delle avversarie estremamente caparbie. La ragazza dai capelli arancioni in particolare si lanciava in battaglia senza pietà.
Lo spadaccino bloccò il suo martello con la lama appena in tempo. 《Aspetta per favore! Non ti voglio uccidere!》.
Quella sbarrò gli occhi azzurri, ma non smise di attaccare. 《Non pensare che sia così idiota da cascare in un trucco così ridicolo!》
Il ragazzo stava provando a parare i suoi colpi senza ferirla, ma la sua avversaria aveva una forza fisica spaventosa e stava diventando sempre più furiosa coi suoi colpi!
《Smettila accidenti! A me non frega nulla se avete tradito o no! Andatevene e basta!》 Le urlò lui, bloccando i suoi colpi con la lama. Non era sua intenzione uccidere persone che volevano solo fuggire per stare lontani da quella maledetta guerra!
La ragazza a quel punto si fermò, chiaramente confusa. 《Stai… dicendo sul serio!?》
Quel ragazzo non sembrava mentire. Aveva un aspetto vagamente da delinquente, ma non le sembrava un tipo cattivo. Fece per abbassare inconsciamente il martello, ma la lancia di Ren si mise in mezzo, costringendo King ad arretrare.
《Nora non farti ingannare! Sono una squadra di Eliminatori che cerca solo di farti abbassare la guardia! Non mostrare alcun tipo di pietà!》 Le intimò, continuando a far cozzare le loro armi a gran velocità.
L'americano parava senza troppa difficoltà; quella ragazza era abile, ma non più di lui. Stavano lottando sempre più vicini al bordo del grattacielo, una caduta da cui neanche un Androide poteva uscire illeso.
Rahl se ne accorse e puntò senza pensarci un attimo. Il proiettile trapassò la coscia della ragazza, facendole perdere l'equilibrio con un gemito strozzato. La sua presa si allentò e Ivar colse la palla al balzo.
Decine di fili dorati avvolsero il manico della sua spada, spedendola con una forza spaventosa dritta nel petto della giapponese. 
Lei la guardò con aria sorpresa, mentre un grumo di olio rosso scendeva dalla sua bocca. Battè le palpebre, provando a rimuoverla, ma sentì le forze mancarle, il suo corpo non le ubbidiva più. Si limitò dunque a cadere distesa sulla schiena, mentre una chiazza purpurea si allargava sotto di lei.
《REN!》 L’urlo della sua ragazza fu talmente lancinante da lasciare tutti a bocca aperta.
La rossa si rialzò e, mentre grosse lacrime scendevano copiose lungo le guance pallide, prese di nuovo il suo martello e caricò come una furia verso il ragazzo.
Lui si spostò per un pelo, ma la ragazza mosse il braccio e il maglio lo colpì al fianco, facendogli sputare olio e spedendolo a terra agonizzante.
Si mise seduto a fatica tenendosi il fianco, ma la sua nemica già incombeva su di lei, il volto deformato dalla rabbia e dal dolore. 《Addio Stronzo!》 Urlò lei, ma un avvertimento di Serena la richiamò 《Nora attenta!》.
Non fece in tempo a girarsi. Sentì appena un sibilo e una freccia si piantò con forza nella sua schiena, venendo seguita da altre due, lasciandola senza fiato.
Si girò furente verso il suo assassino, osservando l'arco sollevato di Kyran, ma la sua espressione per un attimo cancellò tutto il resto. Era dispiaciuto, così come il ragazzo che aveva sparato a Ren e quello con la spada.
Non c'era soddisfazione ed indifferenza nei loro volti, solo senso di colpa. Fu questo ciò che pensò, prima che l'ultima freccia si piantasse nella sua fronte.
Tutti la osservarono cadere lunga distesa, in particolare Ivar e Serena, quest'ultima ormai non più in grado di capire se fosse il caso di piangere, combattere o fuggire.
Era in inferiorità sia numerica che di equipaggiamento E un colpo della cecchina dai capelli rossi aveva penetrato il suo polpaccio; qualunque movimento ostile avrebbe portato solo ad un proiettile della sua testa, perciò scelse l’unica via rimastale.
Si lanciò dal tetto senza pensare oltre, guardando per un secondo le compagne uccise e promettendo di vendicarle. Atterrò malamente dopo un volo tremendo, ma si mise comunque a correre più veloce che poteva. Poco lontano si sentivano dei suoni di lotta, doveva essere il capitano!
Ascoltò bruscamente l’angolo di un grattacielo, vedendo chiaramente le due ragazze della squadra di Eliminatori combattere contro una donna armata di scimitarre. Era Fedra, il loro capitano!
Lei stava reggendo bene, ma era una lotta due contro una! Notò poco distante il cadavere di Oscar e strinse la mano dell’arco, incoccando una freccia. Questa volò veloce e si piantò nella spalla della ragazza con la falce, cogliendola di sorpresa e permettendo alla sua leader di provocarle un lungo taglio sull’addome.
La rossa sparò sangue, crollando in ginocchio sotto lo sguardo terrorizzato di Athal.《NATASHA!》 Urlò terrorizzata, rifilando un calcio dritto nello sterno di Fedra e girandosi verso di lei, partendo alla carica con la frusta già pronta a colpire.
Serena si preparò a scoccare di nuovo, ma la giovane fu troppo veloce. L'arco le venne strappato dalle mani a forza e Athal le fu immediatamente addosso, rifilandole una tremenda frustata sulla faccia e una ginocchiata nella pancia.
《Come hai osato fare del male alla mia partner!? Tu, patetica traditrice che non sei altro!?》 Sibilò, l’espressione normalmente melliflua sostituita dalla collera.
Si sentirono però molti passi nella loro direzione, segno che erano arrivati anche King e gli altri membri della squadra di Eliminatori.
L’arciera vide poco lontano da lei il capitano Fedra esitare, consapevole di essere in svantaggio numerico. 《Capitano! Non pensi a me, vada via!》 Urlò, mentre decine di fili uscivano dalle sue mani e si incollavano alla schiena di Athal.
La ragazza venne subito messa in ginocchio da delle terribili scariche elettriche, urlando di dolore, mentre Serena ne approfittava per fronteggiare gli altri membri del suo gruppo. L'avrebbero sicuramente sopraffatta, ma almeno avrebbe permesso al suo superiore di fuggire.
Vide chiaramente la ragazza dai capelli rossi prendere la mira col suo fucile e provò a fermarla con altri fili, ma il ragazzo vestito in stile steampunk si mise in mezzo. I fili rimbalzarono senza fare nulla sul suo braccio, ora mutato in un lanciafiamme.
Lui provò a fare fuoco, ma Fedra si lanciò su di lui con le sue fedeli scimitarre, cogliendolo alla sprovvista. L'inglese parò il colpo a fatica, ma iniziò comunque ad arretrare. Quella donna era estremamente forzuta!
《Combatterò con te Serena. Non ti abbandonerò da sola.》 Disse lei alla sua sorpresa sottoposta, continuando a colpire senza pietà.
L’inglese stava facendo del suo meglio per impedirle di attaccare senza ucciderla, ma stava diventando sempre più difficoltoso. Quella donna sembrava capace di colpire tutti i suoi punti deboli senza sforzo.
Riuscì a farla spostare usando il fuoco del lanciafiamme, ma decine di fili di connessione creati da Serena lo colpirono in pieno petto. Capì subito che razza di dolore avesse provato Athal, perché anche lui crollò per terra urlando.
King e Kyran davanti a quella scena presero subito d'assalto le due androidi, ma la più giovane continuava a torturarlo comunque. Una piccola parte di lei aveva paura di venire uccisa e le dispiaceva dover fare una cosa simile, ma non aveva scelta.
Grandi quantità di altri fili di connessione, però, si intrecciarono di colpo per proteggerlo, mentre Ivar dissolveva l'assalto elettrico con un respiro di fatica. Le sue abilità di hacker fortunatamente erano fatte apposta per queste situazioni.
L’inglese gli rivolse un cenno grato, rimettendosi in piedi e facendo emettere a Serena un ringhio frustrato. Non aveva più il suo arco e i suoi poteri da Scanner erano inutili! Che altro poteva fare?!
Provò allora ad attaccare fisicamente, bloccando a mani nude la spada di King, ma sentì una mano tirarla bruscamente vero il basso. Ad aspettarla c'era il viso di Athal, furioso e tanto sudato da risultare scintillante, esattamente come il coltello che aveva preso da chissà dove.
Lo sentì tagliarle un profondo squarcio nel suo collo e si mise ad annaspare in cerca di aria, cercando si arginare la perdita di sangue. Si girò verso Fedra, in cerca di aiuto, ma la vide impegnata in una lotta senza esclusione di colpi contro l’arciere e lo spadaccino.
Fu infatti il tonfo del corpo di Serena a far girare la donna argentina. Sgranò subito gli occhi, terrorizzata nel vedere la sua ultima alleata ormai morta. 
《No! No!》 Urlò Fedra, lanciando immediatamente indietro Rahl e catapultandosi su Athal, ancora ansimante e ferita dalle scosse, ma King si mise in mezzo e bloccò il suo assalto.
《Smettila maledizione!》 Le disse col fiatone, puntandole contro la spada. 《Perché diavolo non te ne sei andata come ha detto!? Perché continui a combattere!?》
Fedra digrignò i denti. 《Non avrei mai lasciato Serena da sola contro di voi! Non siete altro che banali burattini del Bunker! Lo capite o no che siamo stati imbrogliati!?》
Il ragazzo parve confuso da quella frase e lei colse subito l’occasione per attaccare con le scimitarre, ma lui riuscì comunque ad opporre resistenza all'ultimo seconda usando la forza fisica, incrociando le lame sopra le loro teste.
《Che vuoi dire che ci hanno ingannati!?》 Chiese lui, ma la donna mantenne la bocca ostinatamente chiusa, per poi allontanarsi di colpo.
Kyran e Becky provarono a fermarla, ma Fedra parò i dardi con le scimitarre e si diresse velocissima verso Athal, la sete di vendetta e la rabbia ben visibili sul suo volto.
Ivar provò a mettersi di nuovo in mezzo, ma lei gli fece uno sgambetto, spedendolo via con un pugno da togliere il fiato. Lui non le interessava. Il suo bersaglio era quella insulsa smorfiosa che aveva osato uccidere Serena!
Sentì però un forte dolore allo stomaco, mentre un proiettile la trapassava dalla schiena, facendole sputare olio e tremare le gambe. Si portò le mani alla ferita, quasi crollando in ginocchio, ma non si arrese. Si tirò su con difficoltà, partendo dritta verso Becky, che aveva ancora il fucile puntato su di lei.
La ragazza provò a sparare, ma quella le fu addosso troppo in fretta, togliendole l'arma e tagliandole il fianco con la scimitarra.
Tutti gli altri erano troppo lontani per aiutare la loro compagna, ma prima che Fedra potesse trafiggerla la lama di una falce spuntò dal suo petto, mozzandole il respiro. 
Natasha era dietro di lei, sanguinante e con le labbra contratte dal dolore, ma con l'arma ben salda in mano. 《Non bisogna mai voltare le spalle ai nemici, prima regola degli Eliminatori.》 Disse, mentre l'altra tossiva sempre più olio rosso.
L’Argentina ormai era allo stremo delle forze, il suo corpo scosso da spasmi, ma si voltò verso la russa in ogni caso. 《Preferisco… morire libera… piuttosto che vivere nella… menzogna che ci ha… rifilato il comando.》
Natasha serrò i denti e tirò fuori la lama con un tremendo strattone, quasi tranciandola in due e facendola cadere immobile addosso a Becky, ancora paralizzata e con il viso pieno di paura.
《Finalmente è finita.》 Commentò Ivar, osservando i tre cadaveri per terra con espressione indecifrabile, mentre Rahl si accostava alla russa con un paio di chiavi inglesi in mano. Prima di tornare al Bunker dovevano almeno fermare la sua emorragia.
Kyran intanto si era avvicinato ad Athal per vedere se stesse bene, ma la ragazza sembrava essersi ripresa dalla maggior parte dei danni elettrici subiti. Tanto che camminò malferma verso Serena e la guardò con aria sfinita, ma soddisfatta.
《È questo che ti meriti, patetica traditrice che con sei altro.》
A sentire quelle parole, King, rimasto zitto fino a quel momento a guardare i corpi, si girò verso di lei. 《Che cosa hai detto?》
La corvina lo fissò con aria confusa. 《Prego?》
Lui strinse i pugni. 《Ti ho chiesto di ripetere quello che hai detto! Perché diavolo li chiami patetici? Come ti permetti!?》
L'altra lo guardò senza scomporsi troppo. 《Perché non dovrei? Sono dei traditori degli Yorha che hanno preferito scappare piuttosto che aiutarci a proteggere la Terra da questa invasione di Biomacchine. Hanno provato pure a farci fuori e sicuramente hanno ucciso altri androidi una volta che erano stati dichiarati disertori. Direi che ho tutte le ragioni per definirli patetici.》
《Non hai alcun diritto! Provare a scappare da una vita di combattimento e guerra costante non è affatto patetico! Anzi, è l’unica cosa abbastanza intelligente da fare!》
Stavolta fu Athal a digrignare i denti. 《Ma certo, come poteri non darti retta?! Disertare e lasciare i tuoi commilitoni a morire mentre il pianeta viene distrutto, è senza dubbio la scelta migliore!》 Ogni parola grondava sarcasmo. 《Tesoro, ti rendi conto che questa è una guerra!? Se tutti ragionassero come te allora saremmo tutti morti! Inoltre, se uno non ha il coraggio di lottare fino in fondo dopo essersi offerto volontario è davvero un essere patetico!》
Il ramato Ringhiò. 《E hai mai pensato che forse loro non volevano essere reclutati tra gli Yorha!? Che forse sono stati costretti a sopportare una vita simile!? Ti ha mai sfiorato l'anticamera del cervello!?》
I presenti non avevano mai visto King così furioso. Le sue orecchie erano diventate rosse, esattamente come le guance e aveva una postura testa, come se stesse provando a trattenersi. Il ramato aveva un temperamento irritabile e testardo, ormai lo sapevano tutti, però normalmente si calmava dopo poco tempo. Stavolta sembrava diverso.
Athal sbattè il piede per terra. 《Ha forse qualche importanza?! Se il pianeta salta in aria gli umani sulla Luna saranno costretti a rimanere lì e noi moriremo comunque! Volontari o no, quelli come noi hanno il dovere di combattere! E quantomeno anche i coscritti dovrebbero avere la decenza di non farsela sotto! Questa situazione non è facile per nessuno sai!?》
《Oh beh certo, come no. Conosco quelle come te, servite e riverite come principesse per tutta la vita. Sono sicuro che tu sappia bene quanto il mondo sia difficile.》 Ribattè King gelido. Non poteva sopportare quel modo di parlare. Non poteva assolutamente biasimare chi voleva smettere di lottare costantemente e provare a ritrovare una sorta di pace. Dopotutto… Se non avesse conosciuto Rahl e Kyran anche lui si sarebbe unito a loro appena possibile.
Athal gli rispose altrettanto velenosa. 《Tu cosa credi di saperne della mia vita? Non sono affatto una mocciosi viziata come pensi tu. Mi sono unita a questo esercito per mia scelta, mettendo in gioco la mia vita pur di vincere. I disertori sono invece dei vigliacchi che preferiscono darsi alla fuga e dunque del loro destino non me ne frega niente.》
Le dita del ramato sfiorarono impercettibilmente l’elsa della spada, così come quelle della corvina strinsero la frusta, ma Ivar si mise in mezzo.
《Adesso dateci un taglio tutti e due. Ormai loro sono morti e non si può tornare indietro. Inoltre siamo tutti stanchi e feriti, non è il momento di mettersi a litigare come bambini!》
I due ragazzi si lanciarono un'occhiata in cagnesco, ma alla fine furono costretti a capitolare. Aveva ragione lui: erano esausti e litigare non li avrebbe fatti sentire meglio. Si avviarono dunque in silenzio verso gli aereoscheletri, assorti nei propri pensieri e con le facce scure.
Rahl in particolare era molto concentrato. Fedra aveva detto che erano stati imbrogliati, che il comando aveva mentito. Avrebbe potuto essere una semplice bugia per distrarli, ma le coincidenze erano un po' troppe. Le biomacchine senzienti che apparivano di colpo, gli attacchi mirati ai bunker, il misterioso Padrone che avevano visto nella giungla e persino l'improvvisa scelta del generale di tagliarli fuori dal caso. Avrebbero dovuto tenere gli occhi aperti.

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Capitolo 11
*** Dubbi - prima parte ***


Becky si stava dirigendo verso l’infermeria con aria pensierosa. Aveva davvero bisogno di parlare con Momoko o Ishley per calmarsi L'ultima missione era stata tecnicamente un successo, ma lei si sentiva sotto un treno.
Avevano ucciso degli Yorha come loro. Disertori, certo, ma comunque loro simili! E King non sembrava averla presa bene, specie dopo i commenti di Athal. Era andato nella sua stanza e non era uscito per un bel pezzo dopo il loro rientro. 
Sapeva che quei due non andavano molto d'accordo, vista la testardaggine e l'orgoglio che li caratterizzava, ma non si sarebbe mai aspettata un simile litigio. Era pronta a giurare che avrebbero combattuto sul serio se non li avessero fermati.
Tirò un sospiro esausto. Non sapeva che fare. La guerra stava avanzando e la situazione stava diventando sempre più tesa. Avevano ricevuto notizia i varie sconfitte per il mondo e oltre a questo, anche lei stava iniziando a pensare che ci fosse qualcosa sotto.
Il comportamento del generale nei loro confronti era incomprensibile di suo, ma oltre a quello, Ivar aveva fatto vedere a tutti loro i fascicoli dei disertori.
Non sembrava che ci fosse nulla di bizzarro. Erano un gruppo efficace, composto da ottimi elementi e guidati da una donna carismatica e molto sveglia. Non avevano mai mostrato segni di ribellione o altri fattori che potessero portare ad una fuga come la loro.
C'era qualcosa che nessuno di loro vedeva ne era certa, ma lei non sarebbe mai stata abbastanza sveglia per arrivarci da sola.
Si fermò davanti alla porta dell’infermeria, entrandoci e dirigendosi verso la camera di Ishley. Dopotutto, a chi altri avrebbe potuto chiedere? Lui era un genio nel vero senso della parola!
Bussò alla porta, aprendola. 《Dottor Ishley? È permesso?》
Il giovane era seduto sul letto, i capelli sciolti e soprattutto nessuna benda a coprire gli occhi chiari. Sorrise vagamente appena la vide entrare. 《Ciao Becky. È un piacere vederti.》
L'altra si imporporò un po'. 《Anche per me. Sono davvero contenta di vedere che sta meglio… solo… potrei farle una domanda?》
《Ma certo.》 Rispose lui tranquillamente.
《Cosa potrebbe spingere una persona molto in alto in una gerarchia a mentire?》
Il biondo parve colto alla sprovvista. 《Beh ci sono molti motivi. Magari per difendere un segreto sporco, per proteggere qualcun altro o se stesso, per non rischiare di fallire in situazioni importanti, per senso di colpa anche… ci possono essere decine di spiegazioni. Perché mi fai questa domanda?》
L'altra parve farsi tesa di colpo. Si fidava davvero di Ishley… ma sapeva che lui e Natasha avevano una relazione più stretta con il generale e il colonnello. Poteva essere un rischio. 《Perché voglio sapere di potermi fidare.》
L'altro alzò un sopracciglio. Gli sembrava troppo guardinga, c'era qualcosa di strano. 《È per caso successo qualcosa mentre non c'ero?》 Esordì.
Quella ragazza non era una cattiva persona e soprattutto era molto più acuta di quanto non sembrasse. Se qualcosa l'aveva turbata, non era da sottovalutare.
La rossa annuì. 《Diciamo che abbiamo affrontato una missione che… mi ha lasciato l'amaro in bocca anche se è stata un successo.》
L'altro non disse nulla, aspettando che andasse avanti.
《Siamo stati mandati ad uccidere un gruppo di disertori.》 Si decise lei. 《Non avevano mai fatto nulla di strano, poi di punto in bianco sono scappati. Noi gli abbiamo dato la caccia e… li ho visti morire davanti ai miei occhi! Ed è stato orribile!》. Non era tutta la verità, ma nemmeno una completa bugia.
Il dottore parve emettere un sospiro. 《Purtroppo non puoi costringere la gente a ragionare se non vuole.》
《Si, ma… mi sono sentita una assassina. E lo sono. Alcuni di loro erano ragazzini! E poi… Athal e King si sono messi a litigare in modo… pensavo che avrebbero lottato sul serio!》
L’altro le mise una mano sulla spalla. 《Mi dispiace tanto. Queste missioni sono senza dubbio le peggiori. Però… tutto questo cosa c'entra con la domanda di prima?》
Lei si morse il labbro. 《Il loro capitano era un'unità di alto livello, un modello E addirittura, che per qualche motivo ha mentito ed è fuggita con la sua squadra senza apparente motivo. Mi chiedevo se tu potessi spiegarmi.》
《Beh… gli Eliminatori spesso sono soggetti a crolli psicologici. Quando sei costretto a vivere sapendo che potresti ritrovarti a dover uccidere il tuo migliore amico succede. Oppure qualcuno ha scoperto la sua intenzione di disertare e lei è fuggita in fretta e furia con la sua squadra per non farsi uccidere. Ma Non posso esserne certo. La psicologia non era il mio campo.》
L'altra annuì. 《Grazie mille dottor Ishley.》
L'altro emise uno sbuffo. 《Ogni tanto potresti anche chiamarmi col mio nome sai? Non serve tutta questa formalità.》
L'altra divenne di colpo porpora. 《Da… davvero!?》
L'altro ridacchiò un po'. 《Ma certo. Chiamami pure Rafael. Dopotutto, non sono neanche tanto più grande di te.》
La rossa battè le palpebre. 《Rafael?》
《Si. È il mio nome. Io sono il dottor Rafael Ishley. Non lo sapevi?》
Becky desiderò intensamente sbattere la testa al muro. Ovviamente era noto solo per cognome! Anche lei era registrata come agente Kater nei registri! Non poteva crederci: erano compagni di squadra da mesi e non gli aveva manco chiesto il nome! Che razza di figura del cavolo!
L'altro ridacchiò un pochino nel vederla così interdetta. Quella ragazza era talmente buffa quando non combatteva con quel gigantesco fucile.
Lei gli lanciò uno sguardo imbarazzato e arrabbiato. 《Lo trovi divertente!?》
《Un po' si in effetti》 disse lui ridendo ancora.
L’altra rimase a bocca aperta. Quello era seriamente il geniale dottore che aveva aiutato a creare gli Yorha? Quello che adesso stava lì a ridere era la stessa persona che vedeva tutti i giorni?!
Lui dovette notare la sua faccia, perché la guardò interdetto. 《Che c'è?》
《No niente… è solo… normalmente sei sempre così…》
《Serio? Beh, so ridere se vedo qualcosa di divertente. E tu sei una donna divertente.》
L’altra arrossì un altro po'. Era sicura di somigliare ad un’aragosta! 《Beh… tu invece sei un uomo decisamente particolare.》
L'altro tirò fuori il suo famoso sorrisetto. 《Tu e mio fratello andreste d’accordissimo. Lui ripeteva sempre che sono la persona più strana che avesse mai conosciuto?》
《Hai un fratello?》 Chiese lei. In effetti non sapeva nulla della sua vita privata.
《Si. Si chiama Michael. Ha 19 anni, è al primo anno di università ed è il mio contrario in tutto. Innanzitutto non è uno Yorha è poi lui è quello che va alle feste, porta a casa ragazze e alcol e sa sempre Cosa è alla moda. Io sono il fratello noioso che ama leggere.》. Lo diceva con affetto e magari con un poco di malinconia.
《Perché scusa? Con una faccia e un cervello come i tuoi avrai avuto decine di ragazze.》 Disse lei, mordendosi poi la lingua. Ma che diavolo stava dicendo!? Gli aveva praticamente detto che era uno schianto!
Ishley ridacchiò. 《Ti ringrazio del complimento. Diciamo, però, che le ragazze non mi hanno mai trovato particolarmente interessante. Troppo nerd. Io poi reggo bene l'alcol, ma le feste non sono il mio forte.》
La rossa sinceramente non poteva crederci. Pensava che uno come lui avesse avuto vita facile anche in amore e amicizia, oltre che nella didattica. Bisognava dire che tutte quelle ragazze dovevano avere i paraocchi per lasciarsi scappare un tipo così.
《E tu invece? Hai qualche fratello o sorella o magari un fidanzato ad aspettarti sulla Luna?》
Lei scosse il capo. 《No, solo i miei. Mio padre e mia madre non hanno avuto altri figli oltre a me, ma dicevano sempre che potevo bastare per cinque quando ero piccola.》 Sbuffò una risata. 《Comunque sono due delle pochissime persone che davvero sono sempre state lì con me. Papà poi mi ha sostenuto tantissimo quando sono diventata una guardia carceraria. Lui è stato un membro dell'esercito da giovane, ma per fortuna non è uno Yorha.》
《Gli vuoi molto bene non è vero?》 Disse Ishley placido. Poteva già vedere la risposta dal suo sorriso dolce.
《Tantissimo. Ci sono sempre stati per me. Tutti e due. Mi dispiace solo non averli nemmeno potuti salutare di persona quando si sono imbarcati per la Luna.》
Lui le poggiò una mano sulla spalla. 《Secondo me hanno una figlia fantastica e ne vanno orgogliosi.》
Lei diventò ancora più rossa. 《Avanti, così mi fai arrossire. Comunque nemmeno io ero fortunata in amore da ragazzina, ma non è mai stato un così grosso problema.》
L'altro sorrise furbo. 《E adesso hai trovato qualcuno che ti interessi? Perché ho notato che spendi molto tempo parlando con King ultimamente…》 
L'altra sbarrò gli occhi. 《NO! Cioè… Lui è un bel tipo, giuro, ma… ma… ma… era uno dei miei incarichi! E… e… e non…io… io…》
Ishley non riuscì a trattenersi dal ridere davanti a quell'adorabile sproloquio. Una ragazza così spontanea, specialmente una che avesse intrapreso una carriera nelle forze dell'ordine, non l'aveva mai conosciuta.
Becky era diventata rossa come i suoi capelli e stava straparlando senza sosta. 《E… e… e comunque! Perché mi fai una domanda così!?》
《Curiosità? Sei una bella donna, sveglia e sei anche divertente. Non sarebbe strano se volessi intraprendere una relazione simile con qualcuno.》
La rossa sgranò gli occhi, senza parole. Aveva ancora dei sospetti sulla lealtà del dottore, ma in quel momento preciso avrebbe voluto prenderlo e baciarlo lì! Ma non poteva. L'avrebbe vista come una poco di buono che si stava approfittando della sua gentilezza ed educazione!
《Temo di no. Almeno per ora...》 Disse lei imbarazzata, sentendo chiaramente i suoi “battiti", se così li poteva chiamare, diventare più veloci. Ancora non sapeva se fidarsi del tutto di… Rafael, ma in quel momento non voleva pensarci. Voleva godersi quei momenti con lui… solo per un altro po'.
**
Athal continuava a far guizzare la sua frusta, tagliando manichini uno dopo l'altro. Normalmente non era una grande fan della palestra, preferiva altre attività, ma aveva davvero bisogno di sfogarsi. La litigata con King l'aveva fatta arrabbiare più del previsto.
Come si permetteva si parlarle così!? Come se lei fosse stata una principessina viziata e non un soldato Yorha. Lui non aveva idea di quello che aveva vissuto e avevano anche combattuto come compagni, eppure le aveva tenuto testa in maniera strenua per difendere un gruppo di ribelli di cui a malapena conosceva i nomi.
Quel ragazzo era un fusto, così come i suoi partner, e non era nemmeno un cattivo combattente, ma era talmente testardo da farle venire i nervi! E soprattutto non riusciva a capirlo! E lei odiava non capire la gente! 
Riuscire a comprendere il carattere altrui era uno dei suoi punti forti, un'arma che si era rivelata indispensabile nella sua vita, eppure con lui non riusciva. Sembrava che non gli importasse niente della guerra o degli Yorha, dopotutto era stato costretto ad unirsi a loro, ma combatteva come una furia nelle battaglie e se a volte sembrava distante da tutto, in altri momenti si inalberava per difendere delle persone che nemmeno conosceva.
Tagliò in tre l'ennesimo manichino con un verso frustrato. 《Perché diamine si comporta così?!》
《Chi si comporta come?》 Chiese una voce di donna alle sue spalle, facendola voltare di botto.
Natasha era davanti a lei, inespressiva come al solito, solo con un sopracciglio inarcato a tradire la confusione.
《King! Quel... quel… ah! Non so nemmeno come chiamarlo! Mi fa impazzire! Mi fanno impazzire tutti! Lui, i suoi scopamici e soprattutto il generale! Non ci ha nemmeno ringraziato come si deve per queste maledette missioni, poi costringe tutti a fare da spazzini e io mi devo pure prendere la sgridata di King! Cosa crede di saperne di me!? Non mi conosce! Per quanto ne sa, potrei averne passate tante quanto lui e anche di più! E soprattutto perché dovrebbe difendere dei ribelli quando non sembra interessargli nulla di tutto il resto!?》
《Athal, io credo che sia tu che lui vi somigliate più di quanto non pensi.》 Disse lei serissima, cercando di farla calmare. Quando quella ragazza si metteva in testa qualcosa diventava davvero tremenda.
《Come prego?》 Chiese la sua partner davanti a una tale osservazione.
《Siete entrambi orgogliosi, testardi e pronti a combattere se serve. Avete solo posizioni opposti, per il resto non sarebbe difficile dire che avete lo stesso carattere.》
La corvina sentendo quel ragionamento rimase senza parole, cosa di per sé incredibile, per poi mordersi il labbro. 《Anche se fosse, non lo capisco. Quei ribelli erano un gruppo che ci aveva traditi e che ha ucciso quella tipo E che abbiamo trovato nell'appartamento. Tutti loro hanno scelto la fuga e hanno lasciato noi altri a morire. Perché dovrebbe difenderli?!》
《Forse ha avuto delle esperienze che lo fanno simpatizzare con la loro scelta. Inoltre, è stato costretto a diventare uno Yorha contro la sua volontà. Non c’è da sorprendersi.》 Disse lei sedendosi vicino ad Athal.
La ragazza sembrava ancora più seccata. 《In ogni caso, erano patetici. Chi decide di farsi indietro è patetico. Chi vuole avvicinarsi a qualcuno solo per ricevere qualcosa in cambio e patetico. E di sicuro quelli lo erano.》
La russa sospirò. 《Athal, secondo me la prendi troppo sul personale.》
《Perché? Anche tu sei d'accordo con King? Dovrei fare la buonista con certa gente mentre ci sono Yorha leali che muoiono?》 Ribattè acida.
《Io sono l'ultima persona che potrebbe dire così, non trovi? Anche se ritenessi tutto ciò sbagliato, io sono programmata per essere una carnefice.》 Rispose l’altra, facendo mordere la lingua alla corvina.
Forse aveva esagerato stavolta. Natasha era una brava compagna, non si meritava certo questo trattamento solo perché lei era seccata!
Doveva ammettere in effetti di essersi affezionata a quella ragazza tanto silenziosa e misteriosa. I suoi modi di fare, il suo stare sempre sulle sue, il suo stile di combattimento simile a una danza, ma anche la sua indole sotto sotto compassionevole e la sua indole matura. 
Tutto questo gliela rendeva simpatica, anche se erano diametralmente opposte, quindi non voleva assolutamente offenderla! Tentò di cambiare argomento.
《Secondo te è vera quella storia che ci hanno imbrogliato?》
La rossa ci pensò un po'. 《Potrebbero essere solo frasi dette per sviarci…》
《Ma tu non ne sei convinta vero?》
《E tu?》 Ritorse lei, chiaramente convinta che non fossero tutte bugie.
Athal si distese. 《Ad essere sincera non ne ho idea. Il Generale si è comportato davvero da stronza con noi, visto che non ci ha nemmeno detto un grazie e poi ci ha mandato a a fare gli spazzini di punto in bianco. Questo mi fa pensare che ci sia qualcosa sotto, ma come investighi su una con una posizione di quel calibro? Non basta farle delle moine o essere gentili per carpirle qualcosa.》
Natasha non potè che annuire. Lei doveva al generale tantissimo, un debito che aveva deciso di ripagare con piena obbedienza e lealtà… ma quell’ultima missione le aveva fatto venire dei dubbi. C'era qualcosa che non andava in tutta quella faccenda, ma non aveva idea di cosa fosse. 
Di certo doveva essere un affare rischioso, però lei non voleva che i membri della sua squadra di finissero di mezzo.
Quasi le venne da ridere a quel pensiero. Lei era un modello E, fatta apposta per uccidere androidi problematici o che sapevano troppo, eppure non voleva assolutamente che Athal e gli altri si facessero del male. Era davvero una persona egoista.
《Posso farti una domanda?》 Chiese di colpo. 《Hai mai paura di me?》
L'altra alzò un sopracciglio. 《Dovrei?》
《Hai mai pensato che forse un giorno potresti essere tu quella dall'altra parte della mia lama?》
La corvina sbuffò una risata. 《Vuoi già andare così in là? Offrimi almeno una cena prima.》 Disse, facendo alzare un sopracciglio alla sua partner.
Alzò gli occhi al cielo. 《Va bene va bene, parliamo seriamente . Comunque… no. Non ho mai pensato che tu potresti arrivare ad uccidermi. Dopotutto, ci guardiamo le spalle a vicenda o no?》
《Io intendo se un giorno tu dovessi scoprire qualcosa di scomodo per il generale o il colonnello. Se decidessero che la scelta migliore sia liberarsi di te. Potrei essere io quella costretta a darti la caccia e ucciderti. Ci hai mai pensato?》
《Non capisco perché tu voglia saperlo a tal punto, ma no. Combattiamo insieme da mesi e tu sei sempre stata una compagna leale. È strano per me dirlo, ma mi fido di te.》
Per entrambe quel “Mi fido" risultò davvero strano. Athal non avrebbe mai pensato di dirlo a qualcuno così apertamente e Natasha non si sarebbe mai aspettata di sentirlo.
Inspiegabilmente sentì le guance riscaldarsi. 《Grazie Athal.》
L'altra le mise una mano sulla spalla, rossa anche lei in faccia. 《E comunque… se tutto questo discorso era un modo per dire “stai attenta e non fare casini", tranquilla. Non ho intenzione di correre rischi. Almeno per ora.》
**
Ivan era disteso nel suo letto in infermeria, le fasciature e i cerotti curativi ancora addosso. Aveva passato molto tempo in uno stato di animazione sospesa e aveva recuperato le forze, ma doveva ancora riprendersi del tutto.
Sperava solo di poter tornare operativo in fretta, anche se era contento di non aver partecipato all’ultima discesa. Aveva saputo da poco che Ivar e il resto della squadra avevano dovuto uccidere un gruppo di disertori…
Capiva che averli in giro era pericoloso, però non sapeva se sarebbe riuscito ad uccidere un suo simile, una persona, a meno che non fosse per difendersi.
Sbuffò. Doveva smettere di essere talmente morbido. Erano in guerra e lui era un volontario! Ma il pensiero di una possibile vittima futura non smetteva di tormentarlo. 
Solo che sentì la porta aprirsi e si girò. Ivar era sulla soglia, l'espressione nervosa. 《Ciao Ivan.》
《Oh. Ciao a te. Sei venuto a farmi visita?》 Chiese lui, facendogli posto.
Il biondo si sedette. 《Più o meno… più che altro per un consiglio.》
《Di che genere?》 Chiese curioso il francese.
《Se tu ti fossi prefissato un obiettivo importante con tutte le tue forze, ma poi iniziassi a non sentirti più sicuro che sia la cosa giusta o quello che vuoi… che cosa faresti?》
《Beh dipende da cosa potrebbe darmi cambiare idea e quale fosse l'obiettivo.》 Rispose lui, vedendolo reggersi la testa in modo seccato.
《Io mi Sono arruolato con una meta ben precisa nella testa. Volevo diventare qualcuno. Volevo essere uno dei sopravvissuti che avrebbero ammazzato le biomacchine e liberato il pianeta. Così finalmente nessuno mi avrebbe più trattato come l'eterno secondo. Volevo concentrarmi solo su quello. Ma adesso…》
Ivan gli poggiò una delle sue grandi mani sulla spalla. 《Se vuoi parlare, io sono qui e ti ascolterò. Non devi tenerti dentro tutto.》
Ivar davanti a quel sorriso dolce si sciolse. Non sapeva come diamine quel ragazzo ci fosse riuscito, ma ormai era chiaro che non era solo il suo corpo ad attrarlo. 
Rosso in faccia si mise a parlare. 《Per i miei genitori è sempre stato mio fratello il migliore in tutto. La scuola, lo sport, gli hobby: qualunque sciocchezza era perfetta se fatta da lui. Io invece ero sempre quello che sbagliava qualcosa! Potevo impegnarmi fino a crollare, ma non sarei mai stato degno delle loro aspettative. Ma quando è iniziata l'invasione… mio fratello si è dimostrato un codardo. Quando una dei colleghi di Ishley è venuta in città alla ricerca di volontari, lui non ha pensato nemmeno un attimo di diventare uno Yorha. È fuggito come un vigliacco sulla Luna con i nostri genitori. E io ho colto l'occasione al volo. Dopotutto… dargli un pianeta dovrà bastargli no?》. 
Il suo tono era amaro e ricolmo di rancore e rimpianto. Sicuramente le sue ragioni per essersi offerto volontario non erano delle più nobili, ma il francese in fondo lo poteva capire. L'amore dei genitori era prezioso per chiunque, lo sapeva fin troppo bene. 
Lo strinse istintivamente in un abbraccio. 《Mi dispiace. Capisco benissimo quanto sia importante per te renderli fieri.》
Il biondo lo guardò interdetto, cercando di nascondere il rossore.
Ivan si limitò a levare la benda, mostrando un paio di profondi occhi a mandorla. 《Vedi, io non sono nato da genitori francesi. La famiglia Delacroix mi ha adottato dopo che mi hanno letteralmente trovato sulla porta di casa loro. Non ho mai saputo chi fosse la mia famiglia biologica, ma ho amato quella in cui sono cresciuto con tutte le mie forze. Ed è anche per questo che volevo renderli tutti fieri di chiamarmi figlio, per fargli capire che accogliermi non era stato uno spreco… ma non so se ci sono riuscito. Quindi fidati, posso capire come ti senti e ciò che desideri a tal punto.》
《Cosa è successo? Alla tua famiglia intendo.》 Disse lui.
Il castano sospirò. 《Sono morti. Le biomacchine hanno attaccato la nostra casa e nessuno di loro è riuscito a salvarsi. Mio nonno, i miei genitori, mio fratello… sono tutti morti. Io mi sono messo in salvo per un pelo, ma ero ferito e non avrei potuto fuggire in eterno, così quando arrivò uno dei colleghi di Ishley, il dottor Parish, mi offrii volontario per diventare uno Yorha.》
Ivar rimase zitto davanti a quella dichiarazione. Ivan era un ragazzo così dolce… eppure aveva sofferto così tanto. La sua famiglia era svanita nel nulla e lui aveva deciso di aiutare comunque, anche se avrebbe potuto scegliere di fuggire da quell'incubo.
Rispetto a lui, che lo aveva fatto solo per una questione di orgoglio e anche per ripicca, risultava molto più nobile e decisamente meno arrogante.
《Mi dispiace tanto Ivan. Io…》
《Tranquillo. Ovviamente mi mancano tanto, ma quello che è successo deve essere una storia comune a molti Yorha.》 Lo interruppe lui, abbastanza vicino da fargli vedere per bene quelle labbra sottili su cui avrebbe volentieri poggiato le sue. 
Ivar era bello: altissimo, muscoloso, la pelle chiara e i lineamenti ben disegnati. Ed era gentile, come pochissime altre persone, e questo lo attraeva. Non era per quello che era diventato uno Yorha, aveva appena finito di dirlo, ma non poteva farne a meno.
Aveva un uomo meraviglioso di fronte, l'unico che sopportasse il suo caratteraccio e che lo aveva sempre sostenuto e protetto! Neanche si rese conto di aver annullato le distanze. Tutto quello che sentì fu la morbidezza della sua bocca e la sorpresa dei suoi occhi. Ma durò poco.
Il francese lo strinse delicatamente tra le sue grandi braccia, approfondendo quel contatto mai avuto prima, ma talmente piacevole da fargli mandare al vento ogni imbarazzo. 
Avevano entrambi gli occhi lucidi e le guance rosse quando si separarono, incapaci di dire una sola parola. Si limitarono a guardarsi in faccia, ormai nella confusione più totale. In che razza di pasticcio si stavano infilando? 

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Capitolo 12
*** Dubbi - seconda parte ***


Momoko era ancora sdraiata sul suo letto in infermeria, le mani in grembo e l'espressione vagamente annoiata. Essere la paziente non faceva proprio per lei che era ormai abituata a correre da una parte all’altra a rattoppare i suoi commilitoni. Ma non era solo questo.
Aveva saputo che Ivar e gli altri erano appena tornati da una missione molto particolare. Le altre unità H avevano detto che quasi tutti loro avevano un'aria turbata. 
Voleva parlare con Ivar, Becky, Rahl, King, chiunque fosse, e capire cosa era successo! Insomma… erano tutti sopravvissuti a eventi catastrofici, cosa avrebbe potuto essere tanto terribile ormai?
Un leggero bussare alla porta attirò la sua attenzione. 《Chi è?》
《King. Posso entrare?》 Chiese lui, ricevendo una risposta affermativa.
Appena si sedette accanto al suo letto, la giapponese capì che qualcosa non andava proprio. L'americano pareva nervoso, non aveva la benda sugli occhi e continuava a mordersi il labbro.
《King, che è successo? Pare che tu abbia visto un fantasma.》 Disse preoccupata.
《Abbiamo dovuto ammazzare una squadra Yorha.》
Quella risposta la lasciò di sasso e ancora più pallida di quanto già non fosse. 《Come?》 Fu tutto quello che riuscì a dire.
L'altro strinse i pugni. 《Mentre voi eravate incoscienti, ci hanno tolto il caso delle biomacchine senzienti e ci inviato ad ammazzare una squadra Yorha che aveva disertato. Erano un gruppo molto abile che è fuggito senza spiegazioni o apparenti motivi e noi lo abbiamo fatto a pezzi.》
L’immagine del corpo senza vita di Fedra e della sua espressione vacua e accusatoria continuava a rimbombargli nella testa, insieme anche alla morte di Nora, Ren e Serena. 
Erano crollate tutte per terra come bambole rotte, ma non era questa la cosa che lo aveva scosso. Non era la prima volta che vedeva cadaveri, ma era la prima volta che uccideva qualcuno. 
Erano state le loro armi a trapassarle ed era stata una di loro a definirle “patetiche". Non riusciva a smettere di pensarci: proprio lui che voleva scappare fin dall'inizio aveva contribuito a uccidere persone che avevano avuto la sua stessa idea.
Momoko si era portata una mano alla bocca, ma la appoggiò comunque sul suo braccio con fare rassicurante. 《Coraggio raccontami tutto.》
Lui incassò la testa. 《Il generale è venuto da noi di punto in bianco e ci ha letteralmente spediti a cercarli senza una spiegazione o altro. Ci ha semplicemente dato un ordine da eseguire.》 Disse, quasi spuntando le parole. 《Abbiamo dato la caccia ad un gruppo che non conoscevamo e che non avevano avuto nemmeno il tempo di preparare la fuga. Kyran mi ha detto che non era premeditata. Qualcosa li ha spinti a scappare, ma noi non abbiamo idea di cosa fosse. So solo che li abbiamo ammazzati come animali e che Athal li ha definiti patetici perché volevano solo andare via!》
Stava respirando pesantemente e probabilmente se avesse avuto ancora delle budella avrebbe vomitato al solo pensiero. Non avrebbe mai creduto di reagire così, ma non poteva farne a meno. 
Sentiva solo ribrezzo per il generale, una donna che affermava di voler proteggere il mondo, però pronta a far uccidere i suoi stessi uomini tra loro per scongiurare chissà quale possibile problema, e non sapeva nemmeno cosa dire di se stesso. 
Aveva aiutato quella cretina. Che lo volesse o no, l'aveva aiutata e questo lo stava facendo schiumare di rabbia più delle parole di Athal.
La giapponese non sapeva cosa dire. Tutta quella faccenda era veramente orribile! 《King…》
L'altro la interruppe. 《E neanche so perché cazzo ci stia così male! È perché finalmente mi sono fatto crescere una coscienza? O perchè avrei potuto essere tra di loro?》 Chiese a nessuno in particolare.
Momoko lo guardò senza capire. 《Che intendi dire? Come avresti potuto essere tra di loro?》
L'altro emise una risata amara. 《Non me ne frega nulla di questa guerra. Questo maledetto pianeta non ha mai fatto nulla per me o per tutti quei poveracci con cui morivo di fame nel ghetto, può anche andarsene in malora per quel che mi riguarda. Questo pensavo quando mi hanno reso Yorha. Volevo semplicemente prendere la mia spada e il mio nuovo corpo e filarmela appena possibile.》 Disse senza esitare, dopotutto era la verità.
L'albina lo lasciò parlare. Sentiva che c'era qualcos'altro. 
Lui continuò. 《Ma poi mi hanno messo nell'avanguardia durante il primo scontro e ci sono quasi rimasto. Ma Rahl e Kyran mi hanno salvato da morte certa e… dopo quello ha cominciato a cambiare qualcosa. Loro due si sono comportati in un modo che mi ha sorpreso. Mi hanno trattato come un pari… come un amico. Stare con loro, combattere insieme a loro, farmi un bagno con loro… erano esperienze nuove! Che mi sono piaciute! Ho cominciato a pensare che forse essere in questa situazione non fosse tanto male, ma poi ho dovuto combattere quelle ragazze.》 Prese fiato. 《Ho visto in loro me stesso. Tutta la disperazione del voler fuggire e il terrore di perdere quel poco che hai. Volevo lasciarle andare, ma mi sono ritrovato a combattere ugualmente.》
Momoko a quel punto non resistette più. Lo prese per il colletto e lo strinse in un abbraccio. Aveva gli occhi lucidi e la bocca secca, ed era sicura di non voler più lasciar andare quel ragazzo. Ne aveva già passate tante, perché era costretto a subire ancora!?
《Su su, King. È stato orribile, lo so. Anche io ho dovuto uccidere i miei compagni nella giungla, ma non c'era altra scelta. Non è colpa tua, ne di Rahl o di Ivar o di nessun altro.》 
Lui rimase in quell'abbraccio, ma non smise di parlare. 《Invece si. Tu non hai avuto scelta, i tuoi compagni erano stati corrotti. Noi invece avremmo potuto lasciarli andare e invece li abbiamo uccisi comunque. È stato come tornare nel ghetto. Anzi, peggio! Qui non ci uccidiamo perché abbiamo bisogno di mangiare, qui ci uccidiamo perché veniamo considerati scomodi da generali spocchiosi e inutili!》
Momoko non poteva davvero dargli torto. Nessuno dei loro superiori sembrava mai preoccuparsi di tutti gli Yorha periti nelle lotte, lo aveva notato dalla naturalezza con cui lei, Ivan ed Ivar erano stati messi in squadra con King e gli altri, ma non sapeva davvero cosa dire per far stare meglio il ragazzo.
 《Mi dispiace così tanto King.》 Si limitò a dire, continuando a tenerlo stretto come se fosse un bambino.
Lui strinse i pugni.《La cosa più ridicola è che quegli imbecilli dei piani alti non hanno nemmeno le palle per andare ad ucciderli loro stessi. Hanno bisogno di scaricare il senso di colpa su di noi! Sugli Eliminatori come Natasha, che non possono nemmeno rifiutarsi. Che diavolo dovrei fare se un giorno ci fossero Rahl e Kyran davanti a me come disertori? O se ci foste tu ed Ivan o Becky? Ammazzare loro o ammazzare Natasha e Athal per fermarle?!》
La giapponese sospirò. 《Davvero non so cosa fare, King. Ti potrei dire che questa è una guerra e che purtroppo nelle guerre la morte arriva. Anche troppo… ma nemmeno io posso pensare ad uccidere un mio commilitone ancora cosciente, specialmente se un amico.》
L'altro si separò dal suo abbraccio. 《Tu non capisci. Io per un po' ho davvero pensato che fosse possibile per me apprezzare questa vita. Rahl e Kyran l’hanno resa in qualche modo sopportabile. Sono sempre stati così gentili con me… è stata la prima volta in cui mi sono sentito così con qualcuno. Pensavo che avrei potuto semplicemente lasciar perdere il resto e combattere con loro. Ma questa è stata la prova che sarà sempre una farsa. Ci sono decine di Yorha che muoiono come cani ogni giorno, mentre quei vigliacchi sulla Luna devono solo aspettare che noi facciamo il lavoro sporco per loro! E a loro non importerà nulla di chi sarà morto  per loro.》
Era diventato rosso di rabbia mentre lo diceva, ma il suo volto aveva un'espressione preoccupata che la ragazza non avrebbe mai pensato di vedere. 
Lui proseguì. 《È solo l'ennesima prigione, solo senza sbarre. E specialmente ora che non siamo più nemmeno umani non abbiamo più diritti. Se volessero, potrebbero riprogrammarci o farci dimenticare tutto quanto riguardo noi stessi e le nostre idee e noi non potremmo farci niente. E questo brave persone come te, Rahl e Kyran non meritano!》
Lei si morse il labbro. 《Ascolta, lo so che è terribile quello che è successo. Sia qui che tutti ciò che hai passato nel ghetto. Ti giuro che capisco come ti senti: intrappolato, pensi di non poter scegliere, di non essere in grado di avere la libertà che tanto desideri e che non puoi farci nulla.》 
L'altro la guardò confuso. Come poteva Momoko capire? Dalle sue maniere e carattere, sembrava essere nata in una famiglia altolocata, quindi la libertà non avrebbe mai dovuto mancarle.
Lei capì subito cosa stava pensando. 《Se stai immaginando che io sia nata in una famiglia benestante, hai ragione. Ma ti assicuro che avere soldi, vestiti e una grande casa è solo una piccola parte. Ci sono moltissime restrizioni e regole, oltre che aspettative. In particolare, il mio ruolo in quanto unica figlia femmina imponeva un matrimonio con un buon partito per estendere il patrimonio di famiglia. Ed è quello che ho fatto. Mi sono sposata appena ventenne e sono stata una  moglie soprammobile per circa sei anni. Lui non mi amava: ero solo un gingillo per lui, qualcosa da imbellettare e mettere in mostra ai suoi amici alle feste. Era come stare in gabbia, dico sul serio, e tutto quello che volevo era fuggire. A me sarebbe piaciuto viaggiare, vedere il mondo, e la mia occasione è arrivata quando è scoppiata questa guerra.》 Fece una pausa, come se stesse assaporando il ricordo.
Le facce sconvolte dei genitori e del marito quando si era offerta volontaria per diventare una Yorha erano state senza prezzo, e sapere di poter decidere per se stessa finalmente era stato addirittura meglio.
《Pensavo che finalmente sarei stata libera e che avrei potuto aiutare in qualunque modo, sentirmi utile e viva! Ma dopo quello che mi hai raccontato… capisco che mi sono ritrovata di nuovo a fare da marionetta. Forse anche io un giorno sarò costretta ad uccidere delle persone che non mi hanno fatto nulla e non potrò nemmeno rifiutare. Questo mi fa paura.》
King si morse il labbro. Era incredibile, le loro vicende erano esattamente opposte, eppure potevano in qualche modo capirsi. 《È per questo che sono venuto da te. Non ho la minima idea di cosa dovrei fare adesso. Il mio istinto mi dice di mandare tutto in malora e ammazzare il generale e il colonnello e sono decisamente tentato di dargli retta. Quei due sono solo feccia. Non gli frega un accidente di noi o di quello che ci succede, purché portiamo a termine la missione!》. Gli adulti nella sua vita erano sempre stati così: calcolatori, guardinghi e soprattutto indegni di alcun tipo di fiducia. Molto spesso, se uno di loro moriva, dalle sue parti nessuno dei loro protetti sprecata tempo a piangere.
Momoko sospirò. 《King, lo so quanto tutto questo ti faccia arrabbiare, quanto tu ti senta intrappolato , ma se agisci in preda alla collera rischierai solo di finire nei guai. Dobbiamo prima capire perché la situazione è cambiata di punto in bianco e soprattutto perchè il generale ci ha rimossi dal caso delle biomacchine senzienti senza spiegazioni. Andare contro di loro senza prima delle risposte sarebbe completamente inutile. Capisci?》 
Lui emise uno sbuffo. Non gli era mai piaciuto aspettare così tanto, ma Momoko aveva ragione. Aveva imparato a sue spese che agire senza pensare spesso portava ad un totale fallimento. Doveva solo aspettare e provare a mantenere un profilo basso… per ora.
《Inoltre…》 Proseguì la giovane, sorridendo sorniona 《Secondo me dovresti parlare anche con Rahl e Kyran riguardo tutto quello che mi hai detto. Mi hai detto che ti fanno sentire al sicuro e sono certa che capirebbero il modo in cui ti sei sentito quando hai dovuto uccidere quelle ragazze e ti saprebbero consigliare bene. Inoltre… secondo me sarebbero lieti di sapere che nutri un simile sentimento nei loro confronti.》
Il ramato arrossì di colpo. 《Stai scherzando vero!? Non posso andare e dirgli tutto questo! Sono gentili e bravissime persone, ma io sono comunque faccia del ghetto, loro sono due rispettabili militari!》
L'altra sollevò un sopracciglio. 《Non mi pare loro siano tipi da guardare cose simili. E poi, ora siamo tutti Yorha no?》
《Si, ma… io non ho mai provato una cosa simile per un uomo! Potrebbe essere semplice ammirazione o gratitudine! E poi… anche se fosse chi mi dice che loro ricambino?》
L'albina inarcò un sopracciglio. 《Secondo te sarebbero così gentili e disponibili con tutti? Sarebbero sempre pronti a difenderli come fanno con te o proverebbero ad aiutarli ad uscire dal loro guscio? Avanti King…》
Lui arrossì ancora di più. 《Si, ma… normalmente una cosa del genere si dovrebbe sentire per una sola persona mentre loro sono due!》
Momoko alzò gli occhi al cielo, come se stesse parlando ad un bambino. 《Ascolta una che ha mancato troppe occasioni King. Se te ne passa una davanti non Devi fartela sfuggire. se tieni ad entrambi allo stesso modo, non dovresti metterti limiti. E soprattutto, in una situazione simile, in cui corriamo rischi mortali ogni giorno, credo proprio che certe regole etiche Non valgano Più》.
King Si ritrovò senza parole. Non aveva mai Pensato di poter fare una cosa del genere. Non si era mai interessato Agli uomini, Però Momoko che aveva ragione. Forse avrebbe dovuto cogliere l’occasione E fregarsene di tutto il resto.
La ragazza, vedendolo così assorto, sorrise materna. 《Pensa quel che ti ho detto, va bene?》


*****

Rahl stava camminando avanti e indietro da almeno un'ora con nervosismo. Sull’ultima missione li aveva lasciati entrambi esausti e soprattutto arrabbiati! Dopo anni ed anni di servizio militare avevano spesso preso parte a movimenti o ricevuto ordini non esattamente piacevoli, ma non si sarebbero mai aspettato di dover diventare un plotone di esecuzione. 
Preso dal nervosismo per quel continuo camminare, il biondo afferrò l’albino per la spalla.《Rahl… Rahl!》 Disse fermandolo. 《Rahl smettila, mi stai facendo diventare pazzo! E stai diventando pazzo anche tu! Hai bisogno di riposarti almeno un po'!》
L'altro scosse la testa, sedendosi finalmente. 《Scusa Kyran, non volevo. È solo che non riesco a smettere di pensare a tutto quello che è successo e a quanto tutta la situazione non abbia senso!》
Il suo amico si sedette accanto a lui, mettendogli un braccio attorno alle spalle, come quando erano ancora reclute. 《Dimmi a cosa stai pensando. Non posso aiutarti se non me lo dici.》 
Rahl sospirò. 《È solo che ho come l'impressione che tutti ci stiano nascondendo qualcosa. Il generale non è una donna sciocca o impulsiva, eppure ha rimosso la nostra squadra dalle missioni che potrebbero implicare le Biomacchine senzienti senza apparente spiegazione, nonostante i nostri precedenti successi, e ci ha costretti a uccidere quel gruppo di Yorha di punto in bianco.》
Kyran si sfregò il mento con fare pensieroso. Le stesse domande avevano affollato i suoi pensieri per ore, e anche lui aveva la sensazione che ci fosse sotto qualcosa di grosso. 
Aveva visto spesso altre persone comportarsi in questo modo: comportamento inspiegabile, inflessibilità o nervosismo e aria costantemente guardinga. La maggior parte della gente che si comportava così lo faceva perché stava celando dei segreti importanti.
Il problema era che loro non sapevano che segreti fossero! E quello non era nemmeno il momento di averne! La guerra stava dilagando ovunque ormai e gli eserciti Yorha stavano pian piano esaurendo le loro forze e i Loro androidi per combattere, quindi un atteggiamento simile non poteva essere che controproducente.
Continuò a rifletterci per un po', ma poi gli venne in mente una cosa. 《Secondo me potrebbe aver deciso di comportarsi così per metterci alla prova.》
Il suo partner sgranò gli occhi. 《Vuoi dire…?》
Il biondo annuì. 《Pensaci. Abbiamo ucciso la biomacchina bianca nella giungla sotto sua richiesta. L'abbiamo ascoltata, abbiamo mostrato pietà per lei è le abbiamo dato quel che voleva. Questo non è quello che i generali e I colonnelli vorrebbero. Ci vogliono soldati sempre pronti a colpire e uccidere I nemici senza pietà o domande.》
《Quindi ha voluto metterci alla prova per essere sicura di potersi fidare di noi. Il problema è che non capisco perché. Abbiamo sempre compiuto le nostre missioni senza problemi.》 Commentò Rahl sottovoce. 
Però, in effetti… pensandoci bene il loro gruppo era pieno di persone che non eseguivano a comando o senza chiedere spiegazioni. Becky, Momoko e Ivan erano troppo compassionevoli, King era imprevedibile, così come Athal e Ivar, e nemmeno loro due avevano mai avuto un comportamento “immacolato" nel seguire gli ordini dei superiori senza fare domande, anche da umani.
Kyran annuì. 《Se lei e il colonnello hanno saputo quello che è successo tra King e Athal, o anche solo come abbiamo gestito la situazione con Fedra, è probabile che pensino che potremmo disertare o qualcosa del genere. Quindi stanno probabilmente mettendo le mani avanti. Soprattutto perché gli unici di cui si possono fidare sul serio sono probabilmente Natasha e magari Ishley, ma non sanno come controllare noi altri.》
L'albino sospirò sonoramente, esasperato. Se c'era una cosa che odiava erano le bugie, gli imbrogli e gli schemi ordito alle loro spalle! Stavano già combattendo una guerra contro le biomacchine, se avessero iniziato a dubitare gli uni degli altri sarebbe stata la fine!
《Il problema è che non sappiamo perché stanno diventando tanto paranoici, ne che cosa ci stanno nascondendo. Anche se provassimo a chiedere ad Ivar o a indagare noi, non abbiamo idea da dove iniziare. Rischiamo di mettere tutti i nostri compagni in pericolo e di finire noi sulla lista nera dei tipo E come è successo alla squadra di Fedra.》
Dire quel nome ad alta voce fu come una stilettata. Il senso di colpa per quello che era successo era ancora fresco nella sua mente. Aveva ucciso delle persone che, come lui, avevano lottato per proteggere la loro casa e che avevano commesso l'errore di scavare troppo a fondo. La rabbia di Nora e gli occhi determinati di Fedra erano una costante compagnia durante i suoi incubi.
Kyran gli cinse le spalle con un braccio, cercando di rassicurarlo nuovamente. Il suo partner era una delle persone più gentili e intelligenti che conoscesse, ma anche una delle più coraggiose; saperlo così frustrato era davvero una brutta sensazione.
《Vedrai che andrà tutto bene, Rahl. Scopriremo che cosa ci stanno nascondendo e faremo in modo che King e gli altri siano al sicuro, ma dobbiamo stare attenti. Se davvero ci hanno chiesto di eliminare Fedra, Oscar, Serena, Ren e Nora perché avevano scoperto troppo, vuol dire che è qualcosa di davvero grosso.》
L'altro non potè che annuire. Stava schiumando di rabbia e di tristezza in quel momento, ma avevano entrambi le mani legate. Non aveva smesso un attimo di pensare a quello che avevano detto Fedra e poi King, e ormai era sicuro di aver commesso davvero un grosso errore nell'obbedire all'ordine di uccidere quei poveretti. 
Però Kyran aveva ragione: non dovevano essere avventati. Nessuno li avrebbe aiutati ad andare contro il generale e il colonnello e nessuno li avrebbe difesi se fossero stati scoperti. Sarebbero morti e King sarebbe rimasto senza una spiegazione a brancolare nel buio insieme agli altri. Però non sarebbero rimasti inermi ad aspettare solo per questo.
《Hai ragione tu, Kyran.》 Disse, tirando fuori nuovamente la sua solita espressione pronta. 《Io e te scopriremo che cosa ci stanno nascondendo e terremo al sicuro King e il resto della squadra. A qualunque costo.》


**


Il colonnello Schwarz stava ripulendo le sue fidate spingarde nella sala principale, quando vide entrare sua sorella. Weiss sembrava decisamente più nervosa del solito, e questo era decisamente una novità.
《Che ti prende, Weiss?》 Le chiese, ricevendo un'occhiata stanca.
《Stavo ricontrollando i vari fronti di guerra. La situazione è tutto fuorchè buona: moltissime unità sono morte durante le loro missioni per la scoperta di nuovi server e le Biomacchine sembrano non finire mai. Non ci sono stati avvistamenti delle Senzienti, ma questa è una magra consolazione.》
Il Fratello si grattò la testa nervoso. Come Generale Yorha, Weiss aveva dovuto mandare giù molti bocconi amari, però in quel momento sembrava quasi demoralizzata.
《Avanti, non fare quella faccia da funerale. Non è mica la prima volta che succede. E poi negli ultimi mesi abbiamo distrutto ben quattro server qui in Nord America, quindi direi che non va così male.》 Commentò, cercando di tirarla su.
L'altra sussultò. 《Non va così male? Non va così male!?》 Si girò verso il fratello con le orecchie rosse per la rabbia. 《Come maledizione fai a dire che non va così male!? Abbiamo distrutto solo sette server in tutto quando disseminati per i nostri territori ce ne sono decine! E abbiamo perso moltissimi Yorha, mentre le Biomacchine non sembrano mai finire! A loro non importa nulla della perdite, per ognuna che cade ce n'è un'altra pronta a intervenire, ma noi questo lusso non lo abbiamo! Te Ne renderesti conto anche tu se mi dessi retta invece di passare tutto il tuo tempo a bere o sbirciare sotto le gonne dei soldati!》
Schwartz aggrottò le sopracciglia, sorpreso da quello scoppio improvviso. 《Ehi, datti una calmata, hai capito? Volevo solo farti ridere un po'! Non è colpa mia se siamo in questa situazione! Sei tu quella che pretende di decidere e pianificare tutto, quindi non venire a farmi la predica. Io la mia parte la faccio: scendo sul campo, faccio fuori nemici su nemici e insegno ai nostri sottoposti. Tutto quello che fai tu invece è stare qui tra gli Operatori a pianificare per ore.》
La sorella lo guardò in tralice. 《Se facessimo tutti come te, attaccando a testa bassa senza pensare, saremmo già stati sconfitti da tempo!》
A quel punto suo fratello scattò in piedi irritato. 《Lo dice quella che ha avuto la presunzione di togliere il caso delle Senzienti agli unici che ne avevano affrontate addirittura due! E tutto per sottoporli ad una stupida prova di fiducia!》 Spuntò acido. Voleva bene a sua sorella, ma il suo atteggiamento non gli sarebbe mai andato giù!
Lei sbarrò gli occhi. 《La fai facile tu. Ti rendi conto che stiamo parlando di una squadra mista che lavora benissimo ed è letale come un gruppo di Eliminatori? Se non mi potessi fidare di loro come potrei dargli delle missioni di un tale calibro!?》
《Si… infatti preferisci sprecarli per far fuori un gruppo sparuto che potrebbe aver messo loro la pulce nell'orecchio! Tu credi seriamente di poter controllare ogni cosa, ma non è vero! Il capitano Fedra e i suoi avevano scoperto fin troppo e tu hai dato loro la possibilità di rivelare tutto ad un gruppo di persone ben più forti di loro e soprattutto troppo sveglie per esserti completamente fedeli!》 Aveva cominciato ad urlare. 
Erano settimane che Weiss si comportava in maniera insensata e ormai anche lui non aveva più voglia di sopportare ne lei ne il suo comportamento da prima donna!
《Abbiamo Ishley e Natasha dalla nostra, e probabilmente Athal. Hai visto cosa ha fatto lei no? Trova i disertori patetici e crede nelle nostre regole.》
《E che mi dici degli altri? King, Rahl e Kyran non si piegheranno mai a noi, Ivar è una mina vagante da un po' e Momoko e Ivan sono troppo buoni per fare il lavoro degli Eliminatori. Hai saputo anche tu che hanno ucciso quella Biomacchina senziente nella giungla per compassione e non per rabbia o per seguire gli ordini e soprattutto fidarsi di Rafael Ishley è una vera idiozia! Lo capisci o no che quello conosce i nostri segreti quasi più di noi!? Non gli importa niente di nulla e nessuno, vuole solo vedere come si svilupperà questa maledetta Guerra!》
Weiss emise un lungo respiro esausto. Se c’era una cosa che detestava era sbagliare. Seppur avesse commesso errori come tutti durante la sua carriera, si era sempre considerata una donna intelligente. Però, se persino quello scapestrato di suo fratello si era messo a farle una scenata, voleva dire che la situazione le stava davvero sfuggendo di mano.
《Cosa proponi di fare allora? Che li lasci liberi di fare quello che vogliono? Che non li tenga d'occhio? Se scoprissero anche loro qualcosa di troppo, saremmo tutti perduti!》
《Ma comportandoti in questa maniera farai capire anche ai sassi che c'è sotto qualcosa! Anzi, sta già succedendo! Ho sentito molti Yorha chiedersi come mai il gruppo di Fedra abbia disertato di punto in bianco e per qual motivo la squadra di Ishley sia stata punita. Se non fai attenzione, ti darai solo la zappa sui piedi!》
A quel punto la generale parve crollare sconfitta su una poltrona lì vicino, l’aria ligia sostituita da una esausta e gli occhi lucidi di frustrazione e pianto. 《E allora dpimmi che cosa posso fare, perché io non so più che decisione prendere. Questa storia delle senzienti non era prevista, non ho idea di come affrontarla al meglio. Ne di come bloccare queste maledette fughe di notizie o impedire la morte dei nostri soldati.》
L’espressione del fratello si ammorbidì subito, mentre iniziava a passare un pollice per pulire gli occhi umidi della sorella. 《Ascolta Weiss, so che questo disastro non era previsto e so che non è così che vorresti affrontare la situazione, ma so anche che non c'è nessun altro più qualificato di te. Dobbiamo solo evitare di farci prendere dal panico. Assegnare quel lavoro alla squadra di Ishley è stato un errore, ma possiamo rimediare. Non ci sono stati avvistamenti di senzienti, perciò assegnali a missioni come quelle che hanno svolto fino ad ora senza che debbano occuparsi dei disertori. Questo dovrebbe diradare i loro dubbi almeno un po'.》
Non era così convinto che avrebbe funzionato, ma non potevano fare altro. Ishley sicuramente aveva capito che c'era qualcosa sotto e dunque anche altri avrebbero potuto.
Weiss parve calmarsi un po', ritrovando la sua solita aria seria. 《Grazie mille, Schwartz. E hai ragione, non devo farmi prendere dal panico, neanche se scoprissero alcuni dei nostri segreti. Questo espediente dovrebbe almeno farci guadagnare del tempo per permetterci di pensare a nuove soluzioni per questa evenienza.》
Suo fratello annuì, sperando davvero che funzionasse, ma fortunatamente sua sorella era sempre stata bravissima a celare e mentire. Non potevano lasciare che alcuni di quei segreti venissero a galla. Se avessero perso il sostegno delle loro truppe, sarebbero stati tutti perduti.






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Capitolo 13
*** Il mostro del mare ***


Intorno al tavolo che ormai ospitava le loro riunioni, le Biomacchine senzienti stavano sedute con fare nervoso. Un'altra di loro era morta per mano degli androidi e il Padrone non ne era affatto felice.
La sala era più scura del solito e tutti loro potevano sentire di essere osservati dal suo sguardo terribile. Brividi scendevano lungo le loro schiene e i loro occhi dardeggiavano ovunque, cercando di individuare invano la minaccia che aleggiava su di loro.
《Cosa possiamo fare?》 Ruppe il silenzio una di loro. Aveva l’aspetto di una donna adulta molto bella, alta e sottile. I lunghi capelli neri scendevano fino alla vita e portava un sontuoso kimono dorato dal delicato motivo floreale.
Il panico della sua voce era chiaro a tutti, ma nessuno poteva biasimarla. La furia del loro creatore era letale e implacabile: così come li aveva generati, poteva distruggerli senza nemmeno stancarsi. Anche usando tutti i loro poteri avrebbero perso contro di lui.
《Dobbiamo far fuori quella squadra di impiccioni, ecco cosa!》 Replicò un altro di loro, con voce più ferma. Il suo aspetto era quello di un ragazzino di tredici anni, i lineamenti delicati e i grandi occhi azzurri gli davano un'aria infantile, ma la regale veste blu marino, i fluenti capelli scuri e il tono comunicavano ben altro. 《Pensate! Quegli androidi non possono essere invincibili! Che strategia andrebbe bene per farli fuori?》
《Perché non provare ad attaccare insieme?》 Propose il ragazzino che gli sedeva accanto, identico a lui in ogni minimo dettaglio, tranne per il tono dolce della voce e la veste bianca, corta e leggera che indossava. 《Se combattessimo anche solo in coppia dovremmo avere una possibilità migliore.》
Non ebbe tempo di aggiungere altro che sentirono qualcosa che si apriva e la sensazione di panico tornava a farsi sentire.
Il Padrone era davanti a loro, per la prima volta senza mantello, con i corti capelli castano scuro che scendevano ondulati accanto agli occhi dorati. Molti di loro avrebbero potuto definirlo un uomo affascinante, dai tratti regali e uno sguardo intelligente… ma la sensazione di paura che pareva emanare scacciava ogni sensazione simile.
Inoltre non sembrava nemmeno possibile capire cosa fosse. Forse era colpa del mantello che normalmente indossava, ma a volte tutti loro avevano avuto l'impressione che la sua voce fosse più acuta e altre volte addirittura femminile, mentre la sua figura in certi momenti pareva minuta, in altri formosa e in altri ancora imponente come adesso. 
Era questo a renderli sempre così nervosi in sua presenza. Non sapevano mai quale forma avrebbe deciso di assumere, e quell'aura terrificante lo circondava in ogni momento e aspetto.
《Pensavo aveste detto che non sarebbe accaduto di nuovo.》. La sua voce era calma, ma tutti loro sentirono l’ennesimo brivido di paura.
《Vi… vi prego, mio Signore, abbiate pietà.》 Disse la donna dal kimono dorato. 《Non pensavamo che Kura sarebbe stata… nessuno sapeva tendere trappole come Lei!》
L'altro sollevò un sopracciglio. 《È stata la dimostrazione che siete un gruppo di inutili ammassi di circuiti. Vi ho dato poteri, raziocinio, conoscenza e identità, eppure continuate miseramente a fallire.》
Un altro dei senzienti parlò, implorante. 《Possiamo fare meglio, glielo giuro! Ci conceda altre chances, Vi porteremo la Terra se avrà solo fiducia in noi!》. 
Gli occhi del padrone volarono subito verso di lui e Orochi inghiottì di paura. Le labbra viola e le dita bianche erano tremolanti a causa dei brividi e per le minacce già ricevute.
《E come vorresti fare? Quelle venute prima di te sono morte.》 Sibilò lui.
《Mi… mi conceda più potere! Se… se lo faceste, potrei ucciderli tutti! Tutti vi dico! Concedetemi questa Graz…》
Lo schizzo di olio giallo che imbrattò i due seduti accanto a lui non era previsto e nemmeno il silenzio che seguì. Gli occhi di tutti i presenti erano sbarrati e puntati sul corpo decapitato e ormai inerme steso sul tavolo, mentre il Padrone osservava la propria mano imbevuta di liquido.
《Qualcun altro di voi ha intenzione di dare ordini a me?》 Chiese come se nulla fosse, lasciando cadere la testa.
Tutti i senzienti scossero la testa veloci, mentre il ragazzino dalla veste blu osservava il corpo di Orochi. Che razza di idiota che era stato. Perché non aveva chiuso la bocca almeno una volta?!
《Padrone... se mi permettete di parlare… io avrei un'idea.》 Disse suo “fratello”, facendolo girare preoccupato verso di lui. Poteva sopportare che gli altri venissero decapitati, ma non lui!
《Parla, Kazehiro.》
《Noi… noi stavamo pensando di provare a combattere insieme, almeno due o tre. Se lo facessimo, molto probabilmente riusciremo ad uccidere quegli androidi!》
Lui si accarezzò il mento. 《Molto bene. Tu, tuo fratello Mizuhiro e Utau sarete i prossimi a tentare un attacco.》 Disse ai due gemelli e alla donna in giallo, che si sbrigarono ad annuire.
《E per essere sicuro che non fallirete, ho intenzione di darvi un incentivo.》 Disse con un lieve ghigno.

**

Momoko stava percorrendo i corridoi del Bunker, osservando la Terra dagli oblò. Ormai era passato quasi un anno dall'inizio della guerra, Dicembre era arrivato. In quel periodo, tutti avrebbero dovuto essere a casa a decidere regali di Natale e cosa preparare per le cene coi parenti e invece la stavano passando o segregati sulla Luna o lì a combattere quella guerra.
Non stava neanche andando bene. Stavano perdendo sempre più unità in tutto il mondo è seppur fossero riusciti a distruggere moltissimi server e infliggere duri colpi alle biomacchine, niente sembrava mai essere definitivo.
Le faceva sempre un po' paura pensare che il loro esercito avrebbe potuto perdere e che la Terra sarebbe caduta in mano a quegli abomini meccanici, però si sforzava di rimanere positiva. La possibilità di Ribaltare la situazione doveva esserci.
《A cosa pensi?》. La voce di Rahl la fece sobbalzare.
《Oh… nulla. Sto solo pensando alla Terra e se mai la riavremo del tutto. E specialmente a cosa verrà… sai no, dopo.》
L'altro albino non potè far altro che annuire. Anche lui aveva pensato a cosa sarebbe successo dopo la guerra se avessero vinto. Era probabilmente troppo presto, ma non aveva potuto fare a meno di porsi quella domanda.
Cosa avrebbe fatto? Il processo di transizione era reversibile, ma come avrebbe vissuto la nuova pace? Che cicatrici gli avrebbe lasciato quel conflitto? Sarebbe diventato un reduce paranoico? Avrebbe ripreso la sua vita di prima? Sarebbe combinato completamente? Non ne aveva idea.
《In ogni caso…》. Momoko attirò la sua attenzione. 《Credo sia il caso di pensare al presente prima che al futuro. Dopotutto la situazione è quella che è.》
Rahl annuì, non potendo dare torto. Negli ultimi mesi il morale delle truppe si era abbassato e anche se tutti loro erano stati assegnati a varie missioni più o meno importanti, inclusa la distruzione di un altro server, lui stava iniziando a sentirsi agitato.
Aveva come l'impressione che stesse per succedere qualcosa davvero importante e ancora non sapeva come inquadrare il Generale e il Colonnello o cosa pensare di loro.
Solo che furono distratti entrambi dall’arrivo di una ragazza vestita con un'attillata tuta nera e stivali alti. Aveva i capelli biondi e corti, occhi castani e metà del suo viso era coperto dal velo nero che la distingueva come una unità O.
《Unità 11H e 46G, il Generale e il Colonnello vorrebbero parlare con voi e con il resto del gruppo nella sala principale per discutere di una missione di difesa molto importante. Io sono l'unità 23O, ho il compito di accompagnarvi.》 Disse rigida, girando i tacchi e avviandosi, tallonata dai due albini.
Quando entrarono nella sala, trovarono già gli altri ad aspettarli davanti ai due adulti. Tutti avevano un'aria tesa, il che non sembrava promettere bene.
《46G, 11H, grazie per essere venuti anche voi. E grazie Rose, puoi andare.》 Disse la donna, facendo un cenno di ringraziamento all'Operatore, prima di proiettare come al solito immagini sul grande schermo alle sue spalle.
《Come gli Operatori vi avranno già detto, ho intenzione di affidarvi una missione di difesa che ormai risulta indispensabile.》 Premette un tasto e degli enormi missili apparvero davanti a tutti.
Il Colonnello si fece avanti. 《Come avete visto, la situazione sta volgendo a nostro svantaggio. Le biomacchine hanno guadagnato terreno nonostante la morte di due senzienti e ormai è chiaro che senza armi più pesanti non riusciremo mai a debellarle. E questi missili sono quello che fa per noi.》
《Si tratta di armi nucleari?》 Chiese Ishley, osservandola con curiosità.
《No, quel tipo di arma servirebbe solo a riempire di radiazioni la Terra e renderla invivibile per gli umani. Questi sono semplici esplosivi, ma sono abbastanza forti da abbattere anche le Biomacchine più grandi in un colpo solo.》
《Ed esattamente cosa dovremmo fare noi?》 Chiese Ivar, tagliando corto.
L’uomo mostrò le immagini della costa sulla quale stavano conservando i missili. 《Questo è il luogo in cui i missili sono stati posizionati e purtroppo le Biomacchine se ne sono accorte. Hanno iniziato a muoversi in massa per distruggerli e noi non possiamo permetterlo. 
Il generale annuì. 《Tutti voi vi recherete lì sugli aereoscheletri e farete in modo di proteggerli da qualsiasi nemico si dovesse avvicinare.》
Tutti loro annuirono, uscendo dalla stanza. Da quando avevano dovuto uccidere la squadra di Fedra, le cose erano state stranamente “normali".
Stavano venendo assegnati a missioni simili a quelle che avevano prima della missione nella giungla e il Generale e il Colonnello sembravano stranamente calmi ultimamente. La donna si era persino scusata con loro del suo comportamento e Quel compito fino ad allora era il più importante mai ricevuto oltre alla distruzione dei server.
Avevano tutti l'impressione che ci fosse qualcosa di strano, ma per il momento erano rimasti tranquilli. Dopotutto, la guerra era contro le biomacchine, non contro i loro superiori.
《Secondo voi i senzienti si faranno vedere oggi? Insomma… quei missili sono armi che potrebbero presentare grossi rischi per loro.》 Chiese di colpo Becky, rompendo il silenzio.
《È molto probabile che ci siano in effetti.》 Sentenziò Ivan. 《Nel caso, facciamo attenzione. Almeno stavolta cerchiamo di ritornare tutti interi.》
Il suo tentativo di ironia cadde nel vuoto, ma sembrò comunque spezzare quel silenzio insopportabile. 
Ivar in particolare lo gradì. La situazione tra loro due era diventata… strana ultimamente. Quel bacio era stato un momento di debolezza. Gli era piaciuto moltissimo e lui lo aveva ricambiato… ma ora non sapeva esattamente cosa considerare Ivan.
Non erano come Becky e Ishley, che stavano sempre a bisbigliare come dei piccioncini, o Athal e Natasha, che sembravano trovare ogni occasione per stare vicine fisicamente, e nemmeno come King, Rahl e Kyran, che continuavano a volersi in maniera quasi plateale senza però fare nulla.
Aveva pensato di chiedere un consiglio a Momoko, ma era davvero troppo imbarazzante parlare di cose simili con una che si comportava come una mamma per tutti loro.
Emise un ringhio frustrato, mentre scendevano verso gli hangar. E Athal parve notarlo, perché si avvicinò.
《Problemi in paradiso tesoro?》 Chiese serafica.
《Ti prego stai zitta. Proprio ora non ho tempo ne voglia di sorbirmi i tuoi sproloqui.》 Ribattè lui acido. 
Lei per tutta risposta ridacchiò. 《Guarda che il signor “Pettorali da sogno” è cotto di te. Lo si vede lontano un miglio. Devi solo decidere di smettere di agire come un pollo e lanciarti.》
Il biondo emise un sonoro sbuffo, allontanandosi da lei per salire sul proprio aereoscheletro. Quella ragazza lo faceva seriamente impazzire. Si può sapere perché doveva sempre venire a seccarlo nei momenti peggiori!?
Fortunatamente il volo riuscì a distrarlo un po' da tutta quella situazione e a calmarlo un po'. Avrebbe dovuto parlare con Ivan prima o poi, ma in quel momento avevano una missione da compiere, non c'era tempo per le distrazioni. 
Arrivarono a destinazione dopo poche ore, scendendo di quota e atterrando nel porto, osservando il panorama desolato. L'asfalto e gli edifici erano ricoperti di crepe o distrutti direttamente, le navi ormeggiate niente di più di ammassi di metallo affrontate per metà. Non si sentivano gli uccelli e ormai sembrava tutto spoglio di qualunque tipo di forma di vita. Ed era così ovunque.
Ormai tutte le zone costiere erano state ridotte a cimiteri per imbarcazioni e per tutti quei poveri malcapitati morti durante i primi attacchi delle biomacchine, come dimostrava il colore rossastro del terreno e delle balaustre.
Becky osservò quel posto con un'espressione cupa. 《Andiamo a trovare i missili. Questo posto è veramente inquietante.》  Si limitò a dire. Nessuno poteva darle torto.
Si avviarono rapidamente lungo la costa, osservando i container distrutti e cercando di trovare quelle armi enormi. Non trovarono molta resistenza, solo sparuti gruppi di pattuglie nemiche, e dopo circa tre quarti d'ora intravidero delle enormi silhouette rosse stagliarsi contro il grigiore delle nuvole.
《Finalmente ci siamo.》 Disse Kyran, l'arco sempre in pugno per ogni evenienza. Il generale aveva detto che le Biomacchine si stavano muovendo in massa, avrebbero potuto salvargli addosso da un momento all'altro.
《Secondo me sarebbe una buona idea chiamare gli aereoscheletri e usare quelli per combattere.》 Disse Rahl, il braccio già trasformato in un fucile e l'aria nervosa.
《Si. Credo sia l'idea migliore.》 Concordò Ishley, aprendo un'interfaccia per chiamare i mezzi. Persino lui stava iniziando a sentirsi nervoso: il silenzio era totale e denso, e questo era quasi sempre un brutto segno.
《Ehi Ivar, riesci a sentire sui tuoi radar se ci sono nemici in arrivo?》 Chiese Ivan.
Il biondo non fece neanche in tempo a rispondergli che gli furono addosso. Sbucarono da sotto l'asfalto, dai container e persino dall'acqua, cominciando immediatamente ad assediarli in numero sempre crescente, tutti armati come al solito di coltelli e asce.
Natasha strinse i denti, iniziando a mulinare la propria falce, cercando di levarseli di dosso. Dovevano assolutamente proteggere quei missili! Accanto a lei King e Momoko stavano menando un fendente dopo l'altro, ma stavano iniziando ad arretrare a causa dei loro colpi.
《Ishley, datti una mossa!》 Urlò la russa allo scienziato, tranciando in due un altro avversario senza pietà.
《Aspettate qualche secondo!》 Rispose lui, mentre Ivan e Becky lo proteggevano con lo scudo e il fucile. Entrambi stavano usando le loro armi come clave, respingendo a suon di botte i soldati robotici, ma più di una volta i coltellacci e le asce avevano oltrepassato la loro guardia e anche Athal, Kyran, Rahl e Ivar erano in difficoltà.
Il dottore biondo strinse i denti. Quei maledetti stavano provando a spingerli in acqua, dove probabilmente li stava aspettando chissà quale nemico. Se fossero caduti nel porto sarebbe stata la fine.
《ISHLEY!》 Lo richiamò di nuovo Natasha, mentre lui impartiva l'ultimo comando necessario.
Bastò un attimo. Una pioggia di missili sganciata dai loro veicoli si abbattè senza pietà sulle biomacchine, che, colte a loro volta alla sprovvista, vennero mandate in pezzi senza nemmeno poter reagire.
Il gruppo rimase a fissare i resti dei loro nemici per un attimo. 《Te la sei presa comoda!》 Commentò aspramente King, rivolto ad Ishley, un taglio rossastra sullo zigomo.
L'altro si limitò a ghignare un po'. 《Almeno ha funzionato. E ora abbiamo gli aereoscheletri.》 
《In effetti, devo farvi i miei complimenti.》 Disse una voce alle loro spalle. 《Ve la siete cavata bene. Pensavo che un'imboscata sarebbe stata molto più letale per voi.》
Gli androidi si girarono, ben consapevoli che quella voce appartenesse ad un senziente, ma invece di trovarne uno, ne videro ben tre.
Due di loro erano identici: stessa altezza e fisico, stessi occhi azzurri, stessa pelle chiara, stessi capelli neri. Solo i vestiti li distinguevano: quello a destra aveva una lunga veste blu, quello a sinistra una veste bianca e corta. 
La terza invece sembrava una donna adulta, anche lei molto attraente, il viso e gli occhi verdi magistralmente truccati e un sontuoso kimono dorato ad avvolgere il corpo sottile.
Il gemello vestito di blu, quello che aveva parlato, li osservò tranquillamente. 《Ora capisco perché il Padrone è tanto interessato a voi. Siete davvero potenti. Ma stavolta non basterà.》
Rahl e gli altri strinsero le loro armi d’istinto. Avevano affrontato altre senzienti, ma erano sempre da sole, non erano mai venute in gruppo. E se solo una poteva mettere in difficoltà un Bunker intero… cosa avrebbero potuto fare in tre!?
Stavano per attaccare, ma poi sentirono un forte ronzio farsi sempre più vicino, mentre decine e decine di occhi rossi da biomacchine si accendevano nella foschia, volando sopra il mare e puntando dietro verso i missili.
《Beh… cazzo.》 Disse Athal, mentre i nuovi nemici si lanciavano verso i giganteschi missili e le senzienti spiccavano il volo.
《Agli aereoscheletri! ADESSO!》 Urlò Kyran, salendo sul proprio. 《Chiamiamo aiuto! Ci servono immediatamente dei rinforzi!》
Tutti quanti iniziarono a volare a rotta di collo verso l'alto, sparando senza pietà per abbattere più nemici possibile mentre lanciavano all'impazzata messaggi di SOS e richieste di aiuto ad ogni singola unità disponibile. 
Momoko cominciò ad emanare onde guaritrici per riparare danni e ferite, volando in maniera scomposta insieme ad Ivar ed Ivan, che a loro volta usavano fili di connessione e colpi fisici per distruggere quanti più avversari potevano.
Athal e Natasha erano proprio accanto a loro, insieme a Becky, lanciando proiettili e fendenti contro qualsiasi biomacchina passasse loro di fronte. Fortunatamente l'artiglieria non era la specialità dei loro nemici.
《ATTENTE!》 Urlò di colpo Ishley, poco lontano da loro, mentre una gigantesca onda d'acqua si abbatteva con Potenza innaturale sulla costa, sollevando spruzzi e schizzi alti come lampioni. Una cosa del genere poteva essere stata generata solo dai senzienti.
Fecero appena in tempo a spostarsi, ma un turbine di vento fece perdere loro l’assetto di volo. Molto presto la battaglia divenne uno sforzo immane per non essere risucchiati dalle correnti o dai flutti.
Cercare di mirare era un'impresa impossibile e le loro disgrazie non sembravano finire. Per quanto moltissimi nemici venissero distrutti dalla furia del cielo e del mare, anche loro avrebbero presto fatto la stessa fine se non fosse successo un miracolo. Il vento li stava trascinando verso il basso, verso le onde, e i propulsori stavano pian piano cedendo!
Rahl era il più vicino al mare tra tutti e sentì chiaramente che il suo aereoscheletro non avrebbe retto a lungo. Doveva fare qualcosa altrimenti sarebbe morto!
Puntò immediatamente il mirino, cercando di individuare la causa di quel tifone improvviso, intravedendo i gemelli in mezzo alla furia delle onde. Se li avesse disturbati, la tempesta si sarebbe calmata! Ne era certo! 
《BECKY!》 Urlò, tentando di sopraffare l'ululato del vento. 《DOBBIAMO MIRARE AI GEMELLI! LAMCIAMOGLI ADDOSSO TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO!》
La rossa lo sentì appena, ma puntò a sua volta il mirino, tentando di prendere la mira. Anche il suo velivolo era seriamente danneggiato, però se non avessero fatto qualcosa, sarebbero andati tutti all'altro mondo! 《Adesso! Fuoco!》 Urlò, mentre entrambi lasciavano andare i razzi più potenti che avevano.
Nel mezzo di quella tempesta, i gemelli parevano quasi danzare, muovendo in modo fluido braccia e gambe per muovere le acque e i venti a loro piacere. Era un momento in cui lavoravano come una sola persona… ma delle sonore esplosioni fecero perdere loro il ritmo e uno di quegli ordigni esplose vicinissimo a loro.
Vennero scaraventati in acqua prima che potessero reagire, sparendo tra i flutti con delle grosse bruciature sulle mani e sulle braccia, e immediatamente la tempesta che avevano creato svanì.
Gli androidi atterrarono sul molo, i loro aereoscheletri pesantemente danneggiati, ma non osarono abbassare la guardia. Non sarebbe bastato un trucchetto simile a far fuori due senzienti… E soprattutto la terza era come svanita nel nulla, il che non faceva ben sperare.
《Dove sarà finita la donna?》 Chiese Athal ad alta voce.
《Proprio qui.》 Rispose lei da sopra di loro. La sua veste fluttuava attorno a lei, mentre il viso era ornato da un sorriso di vittoria. 《Se credete di aver vinto, vi sbagliate di grosso. Il nostro Padrone stavolta ci ha dato una marcia in più.》
Prima che potessero attaccarla, iniziò a intonare una strana melodia, la voce cristallina che pareva risuonare ovunque attorno a loro e prima che gli androidi riuscissero a reagire in qualche modo, un avviso di emergenza apparve sui loro monitor.
《Che altro succede adesso!?》 Chiese King, stufo come non mai di tutte quelle maledette sorprese.
《È un avviso. Sta per arrivare un’unità nemica di classe molto alta.》 Disse Ishley, per poi impallidire di colpo. 《Non è possibile.》
《Che ti succede Rafael?! Cosa c'è?!》 Gli chiese Becky, non avendolo mai visto così spaventato.
Lui non sembrò nemmeno sentirla. 《Se… se fosse così grande avremmo già dovuto vederla!》
La senziente continuò la sua canzone, fino a quando un rombo metallico con la interruppe. L'acqua iniziò a ribollire e emettere vapore, mentre la cosa più mastodontica, grottesca e ributtante emergeva con un immenso spruzzo dalle acque, facendoli impallidire tutti quanti.
Aveva una vaga figura pesciforme dalla vita in su, ma era alta più di un grattacielo ed era fatta di metallo da capo a piedi. La testa sproporzionata aveva una gigantesca mascella irta di denti metallici, mentre numerose braccia simili a tentacoli pendevano lungo i suoi fianchi.
Dire che erano tutti terrorizzati era un vero eufemismo. Persino Natasha aveva perso la propria compostezza. 
Momoko però fu la prima a riprendersi. 《Via di qui!》 Urlò senza pensarci, mentre uno dei tentacoli si alzava per provare a schiacciarli. 
Tutti attivarono i propulsori, sfrecciando via più veloci che potevano, ma poi Rahl si fermò di botto, guardando indietro. Quella cosa era distante dalla costa, ma l'estremità della sua appendice andò a schiantarsi nell'acqua a poca distanza dal molo.
Se avesse messo piede sulla terra ferma sarebbe stato un verso disastro. 《Io torno indietro!》 Annunciò infatti.
《Che cosa!? Non dire idiozie, quella cosa ci ammazzerà!》 Urlò King, pronto a trascinarlo via di peso se necessario.
《Se permettiamo a quel mostro di toccare Terra insieme a tre senzienti sarà la fine del nord America. Dobbiamo provare a trattenerli fino a quando non arriveranno i rinforzi!》 Rispose l'albino, l'espressione determinata.
《Ha ragione. Dobbiamo rimanere e combattere.》 Disse Athal, facendo annuire Ivar, Natasha, Kyran e Ivan.
Il ramato avrebbe voluto dire a tutti loro che era pura follia. Che sarebbero semplicemente morti tutti, ma poi vide le espressioni dei suoi partners E si morse il labbro.
L'albino e gli altri fecero inversione di marcia, tornando verso il mostro, lasciando King, Momoko, Becky e Ishley sospesi da soli. 
《Che cosa facciamo?》 Chiese la rossa, le gambe che le tremavano dalla paura.
Il ragazzo si limitò a accendere i propulsori e seguire gli altri, affiancandosi a Rahl. Lui lo fissò sorpreso e l'altro arrossì. 《È la più grande idiozia che tu abbia mai fatto, ma se ti lasciassi solo ci resteresti secco.》
L'altro sorrise grato, mentre volavano rapidissimi verso il gigantesco mostro di metallo, sparando tutti insieme tutto quello che avevano: missili, proiettili, bombe… ogni singola arma a lungo raggio di cui disponessero, ma nulla sembrava funzionare.
La senziente continuava a cantare, proprio sopra le testa, guidandolo nei suoi movimenti e respingendo facilmente gli esplosivi che si avvicinavano di più.
Ishley strinse la mascella, provando ad analizzare la corazza alla ricerca di un qualsiasi punto debole. Quel coso si muoveva come una montagna, dunque potevano batterlo facilmente in velocità, ma sarebbe stato tutto inutile se non fossero riusciti a mettere a segno almeno un colpo efficace!
Stava per dire a tutti di provare di nuovo coi missili, quando una vera e propria pioggia di bombe si abbatté sopra il loro nemico, interrompendo la melodia della senziente.
Tutti guardarono sollevati lo stormo di almeno trenta aereoscheletri avvicinarsi. I loro SOS dovevano essere stati ricevuti.
《Ehi voi, lieto che siate ancora vivi.》 Disse una donna alta e bionda alla guida di un velivolo bianco. 《Io sono il capitano 4B, mentre loro sono i miei collegi 42D, 16S, 37G e 86E, siamo venuti qui per fornirvi supporto.》 Disse, accennando agli altri mezzi candidi vicino a lei. 《Qual è la situazione?》
Ishley e Rahl indicativo il mostro. 《Quel coso è venuto fuori da chissà dove dopo che una senziente lo ha chiamato. La sua corazza è troppo spessa per le nostre armi da sole e soprattutto sta venendo guidato dalla stessa senziente che lo ha portato qui.》
《Dobbiamo eliminare la sua guida prima di tutto. Potremmo rallentarlo.》 Sentenziò 86E, una donna di colore dalla testa rasata e le labbra carnose.
《Direi che è un buon piano. Voi provate a prendere di mira la senziente, noi gli tireremo addosso tutto quello che abbiamo.》 Aggiunse 4B, mentre tutti gli Yorha iniziavano a prendere di mira il gigantesco mostro, volandogli intorno troppo veloci per farsi prendere.
Anche loro si avvicinarono nuovamente, mirando verso la punta della sua testa, ma un gigantesco spruzzo d'acqua emerse dal mare, tagliandogli la strada e tranciando in due un paio di aereoscheletri davanti a loro.
《Maledetti gemelli!》 Ringhiò Ivar, mentre l'attacco si ripeteva ancora e ancora, costringendo i loro alleati ad allontanarsi.
《Dobbiamo rendere inoffensivo almeno uno dei senzienti! Finché sono così tanti non potremo mai attaccare come si deve!》 Li avvertì Momoko, sparando verso l'acqua nella vana speranza di colpire i due.
Natasha voleva dire qualcosa, ma venne preceduta da Ivan, che sfrecciò rapidissimo verso la testa della macchina gigante. 《Io proverò almeno a distrarre la cantante, voi aiutate gli altri!》
《Aspetta!》 Gli urlò la giapponese, cercando di seguirlo insieme agli altri, ma un altro getto li costrinse a stare indietro.
Il francese volò a tutta velocità verso la testa, evitando proiettili e colpi d’acqua, fino a quando non atterrò sulla testa del mostro.
La cantante interruppe la melodia, girandosi a guardarlo. 《Sei qui per sfidarmi, mio caro?》 Chiese 《Permettimi di dire, allora, che ammiro molto il tuo coraggio.》
Il ragazzo scese dal suo mezzo, lo scudo in mano e lo sguardo determinato. 《Non so perché voi senzienti vogliate tanto combattere, ma non posso lasciare che distruggiate il mio pianeta.》
La donna sorrise un po', prima di lanciare un urlo tremendo che gli fece quasi essere l’equilibrio. La parte della testa su cui si trovavano era abbastanza piatta, ma se uno dei due fosse inciampato avrebbe fatto un volo di varie centinaia di metri.
Ivan si riprese in fretta, provando a colpirla con lo scudo, ma lei era estremamente veloce. Nonostante il sontuoso abito, si muoveva e fluttuava a gran velocità, riuscendo sempre a evitare i suoi attacchi e a colpirlo con i propri.
Il francese scosse la testa per liberarsi dalle vertigini, notando che il metallo della sua arma stava iniziando a spaccarsi. Aveva resistito a proiettili, lame, laser e persino alle armi Yorha, ma ora si stava sfaldando! Quelle onde sonore erano davvero terrificanti!
《Già stanco, caro?》 Chiese l'altra beffarda, fluttuanti estremamente vicina a lui. Si stava chiaramente divertendo, ma la sua espressione cambiò quando il ragazzo le rifilò un pugno dritto nello stomaco, spedendola lunga distesa, e cercando di schiacciarla con un colpo di scudo.
Lei lo abitò agilmente, urlando ancora e ancora, creando sempre più crepe nell’arma del suo giovane avversario. Se fosse andato in pezzi, lui si sarebbe ritrovato disarmato e da solo contro una senziente!
La donna capì la sua preoccupazione ed iniziò ad incalzarlo con suoni via via più potenti. Lei non sarebbe finita come Kura. Non avrebbe implorato pietà come una patetica creatura. Avrebbe ucciso quell'androide e avrebbe portato la sua testa al padrone!
Solo che, a guardarlo bene, quel ragazzo non aveva nemmeno un graffio. E non solo. Vari Yorha attorno a loro stavano venendo abbattuti e la sua arma li avrebbe presto raggiunti, però lui continuava a mantenere quell'espressione determinata. 
Un'esplosione improvvisa la distrasse da quei pensieri. Una gamba della biomacchina gigante era stata indebolita e ora questa stava come inciampando, facendo perdere l’appoggio anche a loro!
Ivan si sentì precipitare, ma usò l'occasione per alzare il suo scudo e piombare con tutto il proprio peso sulla sua avversaria, il bordo affilato dell'arma che le si piantava nella coscia.
Lei lanciò un grido di dolore, usando le unghie per rimanere appesa al mostro nonostante il peso del ragazzo. Provò a cantare, cercando di farlo rimettere in posizione eretta, ma il dolore alla gamba le impediva di calibrare le note nel modo giusto.
Solo che di colpo dalla bocca della gigantesca Biomacchina venne fuori un verso metallico e animalesco, mentre si tirava su ed iniziava a agitare i propri tentacoli in maniera selvaggia, provando a colpire quanti più aereoscheletri poteva.
Sia Ivan che la senziente piombarono nuovamente sul terreno solido, lei meno beffarda e lui più ferito di prima. Entrambi continuarono a scambiarsi un colpo dopo l'altro, mentre i compagni del ragazzo tenevano d'occhio lo scontro da lontano.
《Dobbiamo aiutarlo!》 Urlò Ivar. 《Se quel mostro viene abbattuto, Ivan farà la stessa fine!》
《Non riusciamo ad avvicinarci con questi maledetti geyser!》 Gli rispose Becky, sparando senza sosta.
Ormai almeno una decina di Yorha erano stati abbattuti e l’unico colpo decente che erano riusciti a lanciare addosso a quella cosa sembrava solo averla fatta arrabbiare. Andando avanti così sarebbero stati testimoni della fine del loro continente!
《Ci serve un nuovo piano! Se continuiamo così, Ivan morirà e con lui moltissimi altri!》 Urlò Rahl, per nulla desideroso di veder morire un ragazzo tanto giovane. 
Athal lo rimbrottò senza pensarci. 《Bombe e missili gli fanno solo il solletico! E anche colpendo tutti insieme non riusciremo mai ad abbatterlo! Che cosa possiamo fare ancora!?》
Nessuno seppe darle una risposta. Ormai stavano anche iniziando a esaurire l'artiglieria e nemmeno l'aiuto degli altri capitani e le loro squadre stava avendo l’effetto sperato.
《A meno che…》 disse di colpo Momoko. 《NON USASSIMO I MISSILI!》 Esclamarono tutti in coro.
《È perfetto! Nessuna macchina esisterebbe ad un colpo di tale portata ad una distanza così breve!》 Esclamò Kyran euforico, dandosi mentalmente dell’idiota per non averci pensato prima.
《Serviremo noi unità S per farli partire. Ivar, tu, Rahl e Becky venite con me! Avrò bisogno di voi! King, Natasha, tu e gli altri tenete occupata quella Biomacchina il più tempo possibile!》 Disse Ishley, mentre tutti e quattro partivano rapidissimi alla volta della costa.
Le gigantesche armi erano ancora lì, pronte ad essere utilizzate. Immediatamente i due Scanner fecero uscire i loro fili di connessione per attivarli. Dovevano fare in fretta. Molto in fretta.
**
Sulla testa del mostro intanto, Ivan stava iniziando ad avere il fiatone, ironico per un androide. Il suo scudo giaceva ormai in frantumi chissà dove e anche la tua armatura stava iniziando a sfaldarsi. Ma la sua nemica non era da meno.
Aveva vari lividi e gonfiori a causa dei suoi colpi e non aveva più la sua espressione beffarda, anzi, si teneva il fianco, dove i suoi paranocche avevano lasciato un grosso taglio sanguinante. Non si sarebbe mai aspettata di subire tanti danni contro un singolo Yorha!
《Perché?》 Si limitò a dire, lasciando il ragazzo confuso. 《Perché voi androidi combattete per gli umani? Questo combattimento è la prova che siete estremamente più forti di loro, quindi perché li difendete?!》
Lui aggrottò le sopracciglia. 《Perché noi eravamo umani. E avremmo continuato ad esserlo se le Biomacchine non fossero arrivate. Io non sarei mai diventato 9D se voi non aveste ucciso la mia famiglia in quel modo!》
La donna scosse la testa. 《Quello che dici non ha senso.》 Disse, prima di urlare nuovamente a pieni polmoni.
Il francese la evitò per Un pelo, caricandola di peso e lanciandola indietro. Lei si riprese a mezz'aria, dandogli un calcio al mento e poi spedendolo a terra con un grido ancora più forte. 
La sua tenuta era solo un mucchio di stracci e aveva pure perso la benda, ma si alzò comunque, ricominciando a combattere fino a quando non la colpì dritta allo sterno con un pugno che le fece sputare olio giallo.
Ormai anche lei pareva allo stremo delle forze, ma non poteva farsi sconfiggere in quel modo! Si mise di nuovo in posizione eretta. 《Sei pronto ragazzo? Adesso ascolterai la mia canzone!》 Disse, prendendo fiato e lanciando un urlo tale da spazzare via vari aereoscheletri e prendendolo in pieno.
Ivan puntò i piedi, tentando di resistere il più che poteva, le orecchie che gli fischiavano e perdevano olio per il tremendo assalto. Vari pezzi della testa del mostro stavano volando via, ma lui non demorse, continuò a rimanere fermo dov'era. Se fosse morto lì senza averla eliminata, era molto probabile che tutto il nord America sarebbe stato spazzato via e i suoi amici avrebbero fatto la stessa fine!
Iniziò lentamente ad avanzare, tentando di raggiungerla, ignorando il dolore che ormai lo pervadeva da capo a piedi. La testa gli girava e stava sanguinando dalle orecchie, dal naso, dagli occhi e dalla bocca. Non avrebbe potuto continuare ancora per molto, doveva chiuderla ora.
Raccolse tutte le sue forze e scattò in avanti, rifilandole un gancio alla gola, interrompendo l'urlo e lasciandola gravemente disorientata. Le piombò addosso, bloccandola col proprio peso per impedirle di scappare, e cominciò a colpire, colpire e colpire in preda ad una furia disperata, sentendo il corpo sotto di sé sfaldarsi e i tentativi di difesa e di urlare farsi sempre più deboli e meno frequenti.
Smise di prenderla a pugni solo quando vide le proprie mani gialle a causa del suo “sangue” e finalmente regnò il silenzio. Crollò lungo disteso, esausto, ma felice. Aveva vinto! Aveva ucciso una senziente, ci era riuscito da solo!
Sperò davvero che fosse abbastanza, ma quel mostro gigante non era ancora pronto ad arrendersi. Cominciò anzi ad urlare come un ossesso, muovendo i tentacoli alla cieca e sollevando onde tremende, che costrinsero i gemelli a risalire il suo corpo per capire che fosse successo.
Tutto quello che trovarono fu il corpo massacrato di Utau e un androide esausto che a stento si teneva in piedi. Ormai però la creatura aveva perso ogni controllo su sé stessa, continuando a venire bombardato a pioggia dagli androidi rimasti, iniziando a presentare delle piccole crepe un po' ovunque.
E non era finita lì. Mizuhiro vide una luce in mezzo alla nebbia. Una luce preceduta da qualcosa di molto molto più lungo… un missile!
Afferrò immediatamente la mano del gemello, iniziando a correre verso la punta della testa. Non aveva idea di come accidenti avessero fatto a far partire uno di quei cosi, ma lui non voleva essere lì quando sarebbe esploso.
《Mizuhiro, dove stiamo andando!? 》 Gli chiese il fratello.
《Via di qui!》 Rispose lui, sul ciglio della testa.
《Ma… la creatura del padrone…》
《Non me ne importa nulla, meglio lei che noi. Andiamocene subito di qui.》. Lo strinse a sé, saltando e svanendo insieme a lui tra le onde per la seconda volta.
Ivan aveva assistito a tutta la scena, ma non aveva potuto fare nulla. Aveva esaurito le energie per muoversi. Sarebbe morto appena in missile avrebbe raggiunto il bersaglio.
Stava tentando inutilmente di alzarsi e buttarsi in mare anche lui, quando un aereoscheletro si separò dagli altri, scendendo in picchiata e portandolo via. 《Ivan! Ivan, come ti senti!?》 Gli chiese Momoko preoccupata, ricevendo solo un respiro esausto. 《Sei stato davvero bravissimo, un vero eroe. Ora resisti, dobbiamo andarcene!》 
Il velivolo partì a tutta velocità, tentando di seminare la bestia che ora stava provando ad inseguirlo. La giapponese spinse sui propulsori quanto più possibile, fino a quando un suono assordante e un bagliore bianchissimo non cancellassero tutto appena il missile arrivò a destinazione.

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Capitolo 14
*** Salvataggio ***


Quando Becky si risvegliò, tutto quello che sentì fu una tremenda stilettata di dolore alla spalla destra, dove un profondo taglio segnava la pelle, e aveva macchie rossastre un po' ovunque. Inoltre non aveva idea di dove fosse, ma ricordava bene cosa era successo.
Durante la battaglia, lei, Rafael, Rahl ed Ivar erano riusciti a far partire il missile, urlando di gioia, ma la situazione si era fatta decisamente più spinosa quando avevano scoperto che avrebbero dovuto tenere di persona l'arma in una posizione adatta per colpire quel mostro.
Nessuno di loro era molto contento di rischiare di fare una fine da kamikaze, però gli altri Yorha stavano cadendo come mosche e le scelte erano ben poche. Lì in mezzo c'erano anche Natasha e tutti gli altri!
Perciò, Si erano limitati ad aumentare al massimo gli scudi e i propulsori degli aereoscheletri e pregare che tutto andasse per il meglio, mentre lo puntavano verso quell’abominio di metallo.
Quello che era successo dopo era solo un gran caos di rumori, ovattati dal principio di svenimento che l'aveva colta a causa della tremenda onda d'urto che l'aveva investita.
Tirandosi su a fatica e liberandosi dai resti accartocciati del suo velivolo, vide di essersi schiantata su quel poco che rimaneva del molo. Il suo corpo faceva male un po' ovunque, ma fortunatamente il suo velivolo aveva assorbito la gran parte del colpo. E poi, il paesaggio attorno a lei era messo molto peggio.
Gli attacchi spietati dei senzienti e del mostro, uniti alla potenza dell'esplosione, avevano strappato il cemento, demolito le strutture e fatto a pezzi le navi: ormai era rimasto solo un cumulo di macerie che stava venendo rapidamente invaso dalla marea.
E come se non bastasse, attorno a lei c'erano molti cadaveri Yorha che presentavano pesanti bruciature e menomazioni gravi un po' ovunque, segno che erano stati troppo vicini all'esplosione.

 

Neanche a dirlo, rivalutò immediatamente le proprie condizioni fisiche. Doveva aver ricevuto davvero una grazia divina per non essere morta come loro.  Nonostante fosse stata al centro di quello scoppio terrificante, non solo era ancora tutta intera, ma poteva addirittura camminare.
Di colpo, un movimento alle sue spalle la fece girare di scatto. Il suo fucile era inutilizzabile, la canna era piegata e ormai inservibile, ma si rilassò subito quando riconobbe la testa bionda di Kyran e il suo fedele arco.
Sembrava stesse ispezionando la situazione, osservando i cadaveri e scuotendoli in cerca di reazioni, ma poi lo vide illuminarsi e iniziare a correre come un forsennato verso il bordo del porto, verso una figura lunga distesa: King.
Si avvicinò a fatica anche lei, malferma sulle gambe. Kyran, probabilmente troppo assorto nel tentativo di svegliare il ramato, si accorse di lei solo quando gli fu dietro, ma si girò fulmineo con una freccia già incoccata, facendole fare un balzo dalla paura.
《Aspetta, fermo Kyran! Sono io!》 Urlò, tirando su le braccia d'istinto per proteggersi, mentre l'inglese abbassava l'arma.
《Becky! Mi hai fatto prendere uno spavento. Come ti senti? Che ti è successo? Sei ferita?》


La rossa si sedette accanto a lui. 《Diciamo che… Abbiamo voluto concludere la battaglia col botto e io mi sono schiantata sul porto in modo non proprio vellutata. Fortunatamente sono sopravvissuta… a differenza di molti altri.》 Disse rammaricata, osservando i corpi immobili distesi attorno a loro.
Il biondo provò a dire qualcosa, ma un gemito scappò dalle labbra di King, mentre i suoi occhi grigi ormai scoperti si aprivano a fatica.
Provò a mettersi seduto, ma non riuscì a dire niente prima che il suo partner lo prendesse e lo abbracciasse stretto. 《KING! Santo Cielo stai bene. Mi hai fatto venire un tale spavento! Non ti ho visto più, pensavo fossi morto!》
Il ragazzo, ancora abbastanza rintronato, arrossì come un peperone davanti a quella chiarissima dimostrazione di affetto e preoccupazione da parte del biondo. A sua volta mise goffamente le braccia intorno all'altro, provando a rassicurarlo.
《Tranquillo Kyran. Non… non fare così. Sono ancora vivo e di crepare non ne ho voglia. Ma… che diavolo è successo qui!? Dove sono tutti? E… la battaglia! Abbiamo vinto!? Che ne è di quel mostro!?》


Già il mostro! Lo avevano colpito! Era morto? Si chiese Becky, guardandosi intorno ad occhi sgranati fino a quando non vide la carcassa della gigantesca Biomacchina.
Il suo muso era stato completamente sfondato e fuso dal missile: ora era solo un grumo di metallo annerito e accartocciato, ma nemmeno un'esplosione così tremenda era riuscita a buttare giù il resto. Era rimasto in piedi, immobile come un terrificante obelisco uscito dal fondo del mare.
King si lasciò sfuggire un fischio di approvazione davanti a quella vista. 《Voi e Rahl lo avete conciato proprio bene. Ma… che è successo dopo? Mi ricordo solo che l'onda d'urto di quel missile mi ha fatto schiantare e ho perso i sensi.》
Anche la rossa si girò verso Kyran, curiosa anche lei di sapere che cosa fosse successo.


《Quando il missile ha ucciso quel mostro, tutti i contatti col bunker sono stati tagliati temporaneamente. Eravamo tutti nel caos più totale e le perdite ingenti ci avevano destabilizzati, ma fortunatamente ci siamo organizzati per provare a salvare quanti più Yorha potessimo. E appena è stato possibile anche Le squadre di soccorso si sono messe a lavoro.》
《E gli altri dove sono? Sono stati feriti ancora?》 Chiese la rossa, pensando subito a Rafael. Era riuscito a scappare in tempo dall'esplosione? E se fosse stato ancora disperso o peggio… morto?!
Kyran scosse la testa. 《No. L'unico che aveva bisogno di cure era Ivan, ma fortunatamente era solo esausto. Momoko, Ishley e Ivar si sono subito messi al lavoro per sistemare lui e tutti gli altri feriti, così come tutte le altre unità H ed S. Io, Natasha, Athal invece ci siamo uniti alle squadre di soccorso e ricognizione per venire a cercare voi e tutti gli altri possibili sopravvissuti.》
Becky tirò un sospiro di sollievo, ma King aggrottò le sopracciglia. 《E Rahl? Non ne hai parlato affatto. Lui dov'è?》
Un'ombra oscurò il viso del biondo. 《Non siamo ancora riusciti a trovarlo. È tutt'ora disperso.》

 


**

 


Mizuhiro non ricordava di aver mai nuotato così in fretta. Appena lui e Kazehiro sbucarono in una grotta parte di una specie di cunicolo sottomarino, ci entrarono dentro e si lasciarono cadere pesantemente sul terreno. Fortunatamente quel posto era pieno d'aria e soprattutto ben nascosto, ma era una ben magra consolazione.
Erano entrambi zuppi fin nel midollo e non avevano la vaga idea di cosa fare. Tornare dal Padrone in quello stato, dopo un fallimento talmente eclatante, avrebbe significato morte certa. Ma non tornare affatto sarebbe stato visto come un tradimento e una diserzione, che gli sarebbe comunque costata la vita. 

L'unica speranza sarebbe stata portargli le teste di quei maledetti androidi e implorare pietà in ginocchio, però anche in quel caso non erano sicuri che avrebbe funzionato.
Kazehiro fu il primo a prendere la parola. 《Mizu… cosa faremo ora?》


Il gemello voleva rassicurarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma le parole non volevano uscire. 《Non lo so, Kaze.》 Fu tutto quello che riuscì a dire.
In quel momento non aveva idea nemmeno di come avrebbe dovuto sentirsi: rabbia, ansia, preoccupazione e umiliazione continuavano a rimbalzargli nella testa.
Era stato umiliato durante quello scontro e sia lui che suo fratello non avevano potuto fare nulla ne per impedire ad Utau di farsi ammazzare ne per difendere il mostro del padrone. E la parte peggiore era che ormai erano già stati probabilmente bollati come traditori dal Padrone e da tutti gli altri senzienti.
Aveva protetto il suo gemello, lo aveva tenuto al sicuro, ma fuggendo con lui, preferendolo alla sorte della battaglia, molto probabilmente aveva fatto capire di essere un disertore.
Si immaginò il trattamento che avrebbero subito se gli altri senzienti li avessero trovati e un brivido gli corse giù per la schiena. Non voleva pensare di ritrovarsi di fronte i quattro più potenti, i servi prediletti del Padrone, se non lui in persona, ne tanto meno voleva vedere Kazehiro nelle loro mani!


Dunque, si mise in piedi di nuovo. 《Kaze, ho appena deciso che cosa farò.》
L'altro lo guardò interrogativo.
《Ammazzerò quegli androidi da solo e porterò i loro resti al padrone per implorare perdono. Ormai non possiamo fare diversamente se vogliamo salvarci.》
L'altro boccheggiò. 《Da… da solo? Perché? Io voglio venire con te!》


Il gemello gli strinse una mano tra le proprie. 《Lo faccio per proteggerti fratellino. Non ho intenzione di farli avvicinare a te. Tu resterai qui al sicuro per un po' e poi torneremo dagli altri.》
《Ma neanche io voglio che facciano del male a te! La battaglia che abbiamo perso ha dimostrato che questi androidi sono molto molto pericolosi! Se vai da solo potresti…》
《Per favore, non sottovalutarmi. Utau lo ha fatto con i nostri avversari ed è morta. Io non farò lo stesso errore. Ora sono deboli e stravolti dalla battaglia, è il momento buono. Tu aspettami qui, va bene? Tornerò presto e insieme faremo contento il padrone.》 Disse con un sorriso dolce.
Il ragazzino sospirò profondamente, cercando di calmarsi. 《Promettimelo Mizu. Promettimi che tornerai.》


L’altro annuì. 《Lo prometto.》 Disse, notando con la coda dell'occhio qualcosa che galleggiava nell'acqua. Era una specie di cumulo di stracci neri, ma lì in mezzo faceva capolino qualcosa di colore bronzo scintillante che riconobbe subito.
Ghignò apertamente, entrando nuovamente in acqua e nuotando verso di esso. Non aveva idea di come fosse arrivato in quel cunicolo, ma aveva trovato un perfetto tallone d'Achille per i suoi avversari.

 


**

 


King e Kyran si muovevano a disagio per la costa, cercando inutilmente delle tracce che li conducessero da Rahl.
Il biondo in particolare continuava a lanciare occhiate preoccupate al suo partner. Aveva rimandato Becky al Bunker, con sua somma disapprovazione, così che potesse riprendersi dalla battaglia e dall'esplosione che l'aveva quasi uccisa. Avrebbe voluto fare altrettanto con King, ma lui si era rifiutato categoricamente.
Si vedeva che era ancora stravolto, come lui del resto, però continuava ad andare avanti senza dare il minimo cenno di cedimento. Lo ammirava molto per questo, ma la paura che esagerasse, che crollasse, era sempre lì.
《King… Sei davvero sicuro di stare bene?》
《Si Kyran. Non ti preoccupare, sto benissimo. Non ho intenzione di tornare al Bunker sapendo che Rahl è disperso e tu potresti fare la stessa fine.》 Rispose lui, cercando di nascondere il proprio imbarazzo e frustrazione.
Quella situazione non era davvero adatta per comportarsi come una ragazzina, ma non poteva farci nulla. Il suo corpo era in condizioni abbastanza pietose e le parole di Momoko continuavano a rimbalzargli nel cervello. Non riusciva nemmeno a smettere di pensare di essersi praticamente svegliato tra le braccia di Kyran!


Ormai aveva capito che la sensazione che provava nei confronti suoi e di Rahl non era solo amicizia o cameratismo, ma non aveva idea di come diamine dirgli che era arrivato addirittura a fare delle fantasie su di loro! Specialmente perché non sapeva se l'interesse fosse reciproco.
E come se tutto questo non fosse già abbastanza incasinato, era davvero preoccupato per la sicurezza dell’albino. Sperava davvero di trovarlo presto e soprattutto di trovarlo vivo!
Continuarono a battere palmo a palmo le coste e i porti vicini per quattro ore, fino a quando non crollarono sconfitti sul terreno.
《Credi… credi che la corrente possa averlo portato in mare aperto?》 Chiese il ramato.
L'altro emise un sospiro stanco, guardando il mare.  《Mi sembra l'unica possibilità plausibile. L'esplosione è stata tremenda, ma Ishley, Becky e Ivar sono tutti atterrati in aree relativamente vicine, quindi qualcosa deve averlo portato via.》
Che situazione. Non avevano trovato una sola traccia di Rahl, nemmeno il suo cadavere, e anche se questa avrebbe potuto essere una buona notizia, non toglieva il fatto che non lo avessero ancora trovato e lui avrebbe potuto essere disperso nell'oceano.

 

《Aspetta!》 Urlò di colpo l'ex detenuto, facendolo saltare sul posto. 《E se non fosse stato qualcosa, ma Qualcuno?》
Il biondo ci mise un secondo a capire di cosa stesse parlando. 《I gemelli! Si sono lanciati dalla testa del mostro durante la lotta! Dici che potrebbero…?》
《Ne sono più che sicuro! Quelli come loro non morirebbero per un salto simile e usare Rahl come esca è un'azione perfettamente nelle loro corde.》
Era una teoria molto probabile, solo che nessuno dei due aveva ancora idea di dove cercare. Avevano persino provato a contattare i modelli O per individuare il segnale del loro partner, ma era stato tutto inutile.
Erano sicuri che fosse ancora vivo, altrimenti avrebbero ricevuto un avviso come succedeva ogni volta che uno Yorha moriva, ma non sapevano ancora dove si trovasse.

 

L'inglese continuò a pensarci, mentre tornavano verso il luogo della battaglia. Doveva essere un posto accessibile dal mare, se non addirittura sommerso, probabilmente colmo di posti per nascondersi.
《Ehi Kyran.》 Lo chiamò King,  come se gli avesse letto nel pensiero. 《Per caso hanno fatto delle ricerche sott'acqua?》
《Si. Se ne stanno occupando gli altri androidi C ed E, perché?》

 

《Perché forse quei due nanerottoli potrebbero aver trovato qualche specie di passaggio nelle pareti sottomarine o magari potrebbero averlo creato loro.》
L'inglese evitò per Un pelo di imprecare. Se la situazione fosse stata davvero così, allora sarebbero passati dalla padella alla brace. Rahl avrebbe potuto essere ovunque e loro non avevano modo di sapere dove diavolo fosse.
Ma a smentirlo fu un segnale acustico proveniente dalle sue stesse orecchie, mentre nel campo visivo suo e di King appariva l’immagine di quella tipo O dai capelli biondi che era venuta a chiamarli l'ultima volta, Rose.
《19C, 56B, abbiamo delle buone notizie per voi. Siamo riusciti ad individuare il segnale dell’unità dispersa 46G.》

 

《Dov'è?》 Chiese immediatamente il biondo.
《Il segnale proviene da un luogo sottoterra. Pare che qualcosa lo abbia trascinato con se attraverso una specie di cunicolo di cui prima nessuno aveva mai sentito parlare. L'entrata di questo passaggio è a circa due miglia da dove vi trovate voi ed è sotto il livello del mare.》
I due si scambiarono uno sguardo di intesa. 《Ci dirigeremo subito là.》


L'altra parve un attimo incerta. 《Il suo segnale è estremamente debole. Non credo riuscirà a sopravvivere molto a lungo.》
《Ce ne assicureremo noi. Voi disponete le migliori misure mediche per il nostro arrivo.》 La zittì il ramato con fare testardo. Rahl sarebbe sopravvissuto, doveva sopravvivere.
Rose si limitò ad annuire, conscia di non poterli fermare, e i due partirono di corsa verso la destinazione che gli era stata indicata.

 

 

Continuarono così per le seguenti due ore. Erano entrambi distrutti, ogni parte del loro corpo implorava pietà, ma non avevano intenzione di rallentare. Ogni secondo perso, era un secondo in più che il loro partner passava in condizioni critiche.
Appena giunsero nel punto segnalato dalla tipo O, entrarono immediatamente in acqua per cercare l'accesso, la spada del più giovane pronta a difenderli.
Fortunatamente, gli Yorha erano in grado di resistere sott'acqua senza respirare più di qualsiasi umano, dunque poterono cercare facilmente senza paura di annegare.
Mentre guardavano una delle pareti rocciose, però, ad attirare la loro attenzione fu un grande buco che dava accesso ad una profonda galleria.
Era un cerchio perfetto, levigato e troppo perfetto per essere naturale, sicuramente opera di uno dei senzienti. E come tale, molto probabilmente li avrebbe condotti in una trappola, ma loro entrarono lo stesso. Erano pronti a rischiare per il loro compagno!
Là sotto era buio pesto, ma le pareti levigate non presentavano alcun genere di galleria secondaria o svolta. Era un percorso dritto e fatto apposta per loro, un chiaro segno di arroganza che stava irritando ampiamente tutti e due, ma non rimasero troppo tempo a rimuginarci.
La galleria stava diventando man mano più luminosa, quindi dovevano essere vicini all'uscita di quel tunnel. Quando la trovarono, ne vennero fuori col fiatone, bagnati fradici ed ancora più esausti di prima, ma appena si guardarono intorno rimasero a bocca aperta per l'ennesima volta.

 

Si trovavano in una specie di enorme caverna, solo che le pareti e persino la roccia sopra di loro erano ricoperte di uno spasso strato di ghiaccio che pareva formare degli strani edifici e sentieri scintillanti tutto attorno a loro.
L'aria era salmastra e c'era dell'acqua marina che lambiva dolcemente le loro caviglie, riflettendo  bagliori che sembravano apparire dal nulla e illuminando ogni cosa.
《Ma che razza di posto sarebbe questo?》 Si chiese Kyran, l'arco ben teso, pronto a scoccare contro un qualunque nemico. Sapeva quanto i senzienti fossero potenti, ma nessuno di quelli che avevano affrontato si era mai spinto a tanto.
《Non me ne frega un accidente. Lo ha creato solo per fare lo sbruffone, per farci vedere che è un tipo potente. Io solo voglio riprendere Rahl e tornare al Bunker insieme a voi!》 Ribattè King secco.

 

Lui gli si avvicinò per tranquillizzarlo. 《Vedrai che andrà tutto bene. Lo salveremo e torneremo a casa tutti e tre.》
Lui annuì, rinfrancato, mentre si avviavano verso il centro di quella stranissima città di ghiaccio e acqua marina, pronti a combattere.
Sbucarono in una specie di grande piazza circolare, dominata da una sorta di obelisco molto alto che scintillava quasi di luce propria. Ma fu la pozza di liquido rosso alla base ad attirare la loro attenzione. Pareva scendere lungo tutto l'obelisco, un macabro tocco di colore in quello scenario già di per sé inquietante.
Sollevarono lo sguardo ed entrambi sgranarono gli occhi. Rahl era appeso proprio vicino alla punta, semi cosciente, tenuto fermo da delle lunghe lance di ghiaccio che gli trapassavano le mani, la spalla destra e la gamba sinistra.
Non aveva più la benda, i suoi abiti erano ridotti a stracci e stava perdendo sangue dalla bocca e da vari tagli sul busto e sulle braccia, il colore vivido che contrastava col pallore della pelle.
《Dobbiamo tirarlo giù di lì!》 Urlò il ramato, pronto a lanciarsi sull'obelisco, ma la voce di Mizuhiro lo distrasse.

 

《Sapete, ero abbastanza sicuro che sareste venuti, ma per un attimo ho pensato che non sareste stati tanto cretini da cadere in una trappola così ovvia.》
Il ragazzino sbucò da dietro l'obelisco, un ghigno beffardo che rovinata i suoi lineamenti angelici, fermandosi a guardarli con aria deliziata. 《Spero davvero che vi piaccia la città che ho costruito. Mi sono impegnato molto per darvi una buona accoglienza.》
《Libera immediatamente Rahl!》 Gli intimò Kyran, ignorando le sue scempiaggini, la voce gelida e tagliente e i sensi all'erta, già pronto a scattare all'attacco.
L'altro assottigliò lo sguardo. 《Credete davvero che solo due di voi saranno in grado di battermi?》
《Ne è bastato uno solo la volta scorsa.》 Lo sbeffeggiò King, ricevendo un ringhio in risposta, mentre un getto d'acqua ad altissima pressione sbucava dal nulla e minacciava di investirlo.
Lui lo evitò gettandosi in avanti e partendo alla carica, ma una serie di spuntoni di ghiaccio spuntarono dal terreno e minacciarono di trapassarlo, costringendolo ad arretrare. Kyran stava scoccando una serie di frecce più veloce che poteva, ma vennero facilmente parate da una barriera d'acqua.

 

Mizuhiro sorrise vittorioso. Quei due erano esausti, si vedeva lontano un miglio: avevano già il fiatone e la preoccupazione e la fretta di salvare il loro compagno li rendeva ancora più imprecisi nei loro attacchi. Non avrebbero mai vinto così.
Toccò il terreno con le mani e i suoi avversari vennero entrambi colpiti da dei forti getti d’acqua provenienti da sotto di loro che lasciarono dei lunghi tagli sulle loro schiene, ma entrambi si rialzarono nuovamente e ripartirono all'attacco.
Questo si ripetè ancora e ancora. Ogni volta i due androidi si rialzavano, determinati come prima nonostante i danni ricevuti. Gli attacchi del ragazzino avevano ormai aperto nuovi tagli sanguinanti un po' ovunque su di loro, eppure non avevano considerato la resa nemmeno per un attimo. Erano in netto svantaggio rispetto a lui su vari fronti, ma nessuno dei due aveva intenzione di demordere facilmente!


Il senziente creò ancora più lame di ghiaccio da lanciargli contro, ma stavolta fu lui a restare di stucco quando, invece di evitarla, i due si buttarono in mezzo alla raffica, arrivando ad un soffio da lui ed ignorando i punti colpiti.
King gli assestò dunque una poderosa ginocchiata, mentre Kyran ne approfittò per penetrare la sua guardia, rifilandogli un pugno in faccia e scoccando subito dopo una freccia che riuscì a piantarsi nell'incavo del suo gomito.
Mizuhiro trattenne a stento un gemito di dolore, perdendo la sua aria sicura, ma sollevò un'onda abbastanza potente da levarseli di dosso e rimettersi in piedi.
Era una cosa davvero incredibile: non si sarebbe mai aspettato una simile tenacia. Erano usciti da poco da una battaglia tremenda dove erano quasi morti e ormai stavano accusando moltissime ferite. Come diavolo facevano ad avere così tanta energia!?
I loro attacchi non erano precisi o coordinati come al solito e nemmeno altrettanto potenti, eppure stavano riuscendo a recuperare lo svantaggio in qualche modo.
Si tolse la freccia dal gomito, ma ne arrivarono altre due che lo mancarono per un pelo. A quel punto, era il caso di cominciare a fare sul serio. L'acqua attorno a lui iniziò a vorticare ed alzarsi, generando un ciclone che si abbattè su tutto quello che incontrava, spaccando il ghiaccio e la roccia attorno a loro e minacciando di affogare i due Yorha.
Entrambi annasparono, aggrappandosi a qualunque cosa fosse ben piantata a terra, cercando di non farsi trascinare via, ma la roccia si sgretolò sotto le loro dita, lasciandoli in balia dell'acqua.
Andarono a sbattere contro uno degli edifici di ghiaccio. Sentivano la testa pesante per la mancanza di aria e non riuscivano a nuotare contro quella corrente tremenda.


Quando Mizuhiro si decise a fermare quel gorgo, la caverna era diventata una distesa acquitrinosa disseminata di macerie; solo l'obelisco di Rahl si era salvato. King e Kyran invece crollarono a terra boccheggiando in cerca di aria e vomitando acqua a fiotti.
Il senziente pensò di avergli assestato un colpo davvero efficace, ma lo spadaccino ripartì alla carica con un urlo disperato, coperto di sangue dalla testa ai piedi e col fiato corto, ma abbastanza veloce da raggiungerlo s lasciargli un lungo taglio superficiale sul torace.
Lui saltò subito indietro, premendo sulla ferita per chiuderla. 《Come fate!?》 Chiese infuriato. 《Come diavolo fate ad avere tanta forza dopo aver combattuto così al lungo con Utau e la bestia del padrone?!》
《Sai com'è, tendiamo ad arrabbiarci quando uno stronzetto da due soldi prova a rapire il nostro compagno!》 Ringhiò il ramato.
Il ragazzino lo guardò con odio, ma anche confusione. 《Si può sapere perché accidenti combattete con tanta forza per proteggere questo mondo e gli umani!? Voi non siete più come loro! Siete stati forzati a diventare androidi, mentre loro sono fuggiti come codardi sulla Luna! Vi hanno abbandonato, eppure combattete una guerra mortale in loro vece. Potreste avere molto di più se vi alleaste col Padrone! Sareste voi a dominare questo pianeta!》
Kyran lo freddò, scuotendo la testa.《Io ho giurato di servire sua maestà la regina d'Inghilterra molto tempo fa, così come ho giurato di servire tutta l'umanità e i miei compagni. E sappi che io non mi rimangio mai la parola.》
《Già. A me non frega nulla degli umani, possono anche crepare per quanto mi riguarda. Ma Rahl, Kyran, Momoko e tutti gli altri mi hanno dato uno scopo e mi hanno fatto sentire a casa. Dunque, ho intenzione di fartela pagare per aver fatto loro del male!》 Rincarò King.


Il senziente rimase senza parole, ma evocò quelle che parevano essere delle enormi mani d’acqua nel tentativo di schiacciarli. Ma mentre lottava, continuava a riflettere sulle loro frasi: loro compivano tutti quegli sforzi e affrontavano quei pericoli per i loro compagni.
Tra di loro erano diversi sotto ogni aspetto, erano un gruppo tanto eterogeneo da risultare ridicolo, eppure erano pronti a qualsiasi cosa per evitare la reciproca morte. E si rese conto di poterli perfettamente capire.
Lui avrebbe fatto di tutto per Kazehiro. Non aveva avuto ripensamenti quando lo aveva portato via da quella battaglia, nonostante il pericolo di essere ucciso dal Padrone, e non li aveva adesso. Voleva che suo fratello fosse felice e soprattutto vivo ad ogni costo! Ma proprio perché voleva proteggerlo, avrebbe dovuto far fuori quei due e il loro amico.
Mosse le gigantesche mani con ancora più veemenza di prima, cercando di intrappolarli in una stretta micidiale, ma Kyran passò agilmente tra le enormi dita senza fare una piega, correndogli incontro.
Lui si preparò a bloccare altre frecce con un muro di ghiaccio, ma l’inglese lo colse di sorpresa, saltando l'ostacolo e sferzandogli il viso con l'affilata estremità del suo arco prima che potesse reagire.
Mizuhiro sentì un tremendo dolore partire dall'occhio sinistro ed espandersi per tutta la testa, mentre fiotti di olio giallo si riversavano sul terreno e lui lanciava in urlo atroce. Gli aveva tagliato in due un occhio!
I due androidi ne approfittarono all'istante, partendo nuovamente all'attacco. Erano entrambi al limite, ogni muscolo del loro corpo implorava pietà, e avevano molte ferite lunghe e sanguinanti dappertutto, per non parlare per i punti dove erano stati infilzati, ma erano anche abbastanza cocciuti da combattere ancora.


Il ragazzino provò a difendersi con gli attacchi più potenti che potesse creare: una serie di cavalloni si alzò dal nulla e si abbattè sui due, provando di nuovo a spazzarli via, e vari getti ad alta pressione iniziarono a spaccare il terreno nel tentativo di tranciarli, ma la sua capacità di vedere era stata compromessa e il dolore era troppo intenso per permettergli di concentrarsi e combattere decentemente.
Sentì chiaramente una lama trapassargli la spalla e inchiodarlo al terreno, ma riuscì a levarsi di dosso il suo aggressore lanciando dalle mani altri aculei di ghiaccio, costringendolo a saltare indietro, ed estrasse la spada con uno strattone.
Si tirò su a fatica, rivoli di olio giallo imbrattavano la sua pelle e i suoi vestiti e ormai non ci vedeva quasi più. Il suo corpo stava iniziando a diventare insensibile e le forze gli mancavano, ma si rimise in posizione d'attacco. Doveva tornare da Kazehiro. Glielo aveva promesso.
Mosse immediatamente braccia e gambe per creare il suo ultimo attacco: tutta l'acqua sul terreno si alzò verso l'alto, solidificandosi in decine e decine di spuntoni di ghiaccio, che iniziarono a piovere dal cielo contro i due androidi come lance, distruggendo tutto quello che incontravano sul proprio cammino.

 


King e Kyran erano ormai esausti. Quella tecnica li avrebbe sicuramente fatti a brandelli, ma il biondo incoccò comunque una freccia, una delle ultime, mirando al centro del petto del loro nemico e scoccando con tutta la forza che gli era rimasta.
Il dardo volò veloce, riuscendo per pura fortuna a piantarsi dove voleva il suo proprietario, facendo sputare l'ennesimo fiotto giallo al senziente ed interrompendo il suo attacco.
Il ragazzino si portò le mani al petto, toccando la freccia e provando ad estrarla, ma un’altra lo centrò in mezzo alla fronte. Le sue gambe divennero molli, mentre cominciava a perdere sensibilità e a non sentire più dolore. Crollò sulla schiena con un tonfo, l’unico occhio rimasto rivolto verso l'alto.
Vide i due androidi avvicinarsi. Voleva dire qualcosa, ma le parole non obbedivano. Dalla gola gli uscì fuori solo un inquietante gorgogliare, che si spense poco dopo insieme a lui.
La coppia di Yorha si accasciò in ginocchio poco dopo nelle pozzanghere rosse si erano formate attorno ai loro piedi. Era stata una battaglia terribile, non avevano più energia per fare nulla.
《Fortuna che gli hai colpito l'occhio. Altrimenti credo che con quegli spuntoni ci avrebbe conciati come spiedini.》 Ridacchiò di colpo King rivolto al suo compagno.


Kyran sorrise esausto, ma non ebbero tempo per pensarci perché un gemito di Rahl attirò la loro attenzione.
Le lance di ghiaccio che lo tenevano fermo avevano iniziato ad andare in frantumi, così come l'obelisco, e appena svanirono, l’albino precipitò a peso morto verso terra.
Entrambi si lanciarono per prenderlo al volo, ma tutto quello che ottennero fu che piombò comicamente addosso a tutti e due col suo considerevole peso, facendoli finire in un intreccio di braccia e gambe alquanto ridicolo.


《Ehi Rahl? Rahl!? Mi senti?》 Gli chiese immediatamente Kyran, il primo che riuscì a liberarsi da quel nodo di arti, tirandolo a sedere delicatamente.
Il suo corpo era più freddo del normale e aveva dei larghi rivoli rossi che gli scendevano dal naso e dalla bocca, oltre che dai punti perforati, ma fortunatamente era ancora possibile sentire il suo respiro, seppur debole.
Stava già temendo il peggio, quando l’albino tossì e riprese lentamente conoscenza. 《Ky...ran? K..King? Siete voi? Io… sono… mi...》 provò a dire debolmente, aprendo gli occhi rossastri e guardando quelli grigi dei suoi partner. Era la prima volta che li vedeva senza le bende.

《Shh, non serve parlare. Siamo tutti ridotti come stracci.》 Sdrammatizzò il biondo, facendo ridere anche King, nonostante fossero entrambi preoccupati per le ferite dell'albino.

Si vedevano vari cavi e circuiti danneggiati fuoriuscire dai fori lasciati dalle lance, decisamente larghi, e pareva aver perso molto olio mentre era appeso lassù, come dimostravano le lunghe strisce rosse sul tessuto e sulla pelle scoperta. I suoi movimenti erano lenti e chiaramente non aveva più forze.


Volevano provare a dire qualcosa, provare a scusarsi di non essere arrivati prima, ma l'albino sorrise, ignorando il dolore. 《Voi… siete... venuti a salv...armi.》
《Certo che siamo venuti, sciocco. Ti aspettavi che ti avremmo abbandonato così? Specie con un pazzo simile?》 Chiese il ramato, provando a fasciare alla meglio le ferite con quel che restava del tessuto della sua tenuta, accennando al corpo morto di Mizuhiro.


L'altro arrossì fino alla punta delle orecchie, lusingato da quelle parole, ma poi si adombrò di colpo. 《Mi dispiace che… abbiate corso tutti questi rischi per colpa mia…》
Quando si era risvegliato, Mizuhiro lo aveva inchiodato a quell'obelisco ed era rimasto lì ad aspettare per ore, guardandolo dissanguarsi lentamente e ascoltandolo urlare fino a quando non aveva perso i sensi più volte, con solo pochi sprazzi di lucidità tra il dolore e la stanchezza.
Era riuscito a rimanere semi cosciente durante tutta la loro battaglia per pura fortuna e ricordava di averli visti più volte venire travolti, feriti e scaraventati via come bambole dalle onde. Tutto perché lui si era fatto catturare. E non aveva nemmeno potuto dare loro una mano.

 

《Non dire sciocchezze. Non è stata colpa tua. E poi… non ti avremmo mai lasciato indietro così.》 Esclamò l'ex galeotto, arrossendo anche lui, lamentandosi di quanto stesse diventando “mieloso", e facendo sorridere Kyran.
《E poi sono certo che tu avresti fatto lo stesso per noi. Anzi, lo hai fatto più di una volta. Hai aiutato ad abbattere quel mostro gigante dirottando un missile gigantesco e ci hai tirati fuori dai guai decine di volte sia in Africa che nella giungla.》 Aggiunse infatti.

 

Gli occhi rossi del ragazzo divennero di colpo lucidi per la commozione, mentre lui si metteva a sedere con fatica. 《Ragazzi…》 provò a dire, cercando di ringraziarli ancora, ma quelli lo presero in spalla a sorpresa, tirandolo su nonostante le loro ferite.
《Avanti, torniamo a casa. Tu hai bisogno urgente di cure e tutti e tre dobbiamo riposare. E credo che il generale e il colonnello vorranno parlarci.》  Disse Kyran, avviandosi con loro verso l’uscita.

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Capitolo 15
*** Tempo per guarire ***


Rahl non ricordava bene come era tornato al Bunker, aveva perso i sensi poco dopo essere stato salvato da King e Kyran, ma sapeva di essere estremamente riconoscente a quei due. 
Lo avevano trasportato in spalla attraverso l'acqua e poi con gli aereoscheletri nonostante anche loro fossero gravemente feriti e lo avevano affidato alle cure di Momoko e i suoi colleghi appena erano giunti a destinazione.
Rammentava di essersi svegliato per un attimo dopo il loro ritorno e di averli visti quasi crollare sulle barelle disposte dai modelli O per il soccorso dei feriti, mentre lui veniva portato via per essere riparato.

Da quel momento erano passati esattamente quattro giorni. Tutti e tre erano ancora distesi nei letti della gigantesca infermeria, in gran parte occupata dalle vittime dell'attacco del mostro e da altri feriti, in mezzo ad un via vai quasi costante di tipi H, S ed O, che correvano da una parte all'altra per controllare gli Yorha in condizioni peggiori.

L'albino avrebbe preferito non vedere come erano ridotti i suoi commilitoni, ma non poteva farne a meno. Molti erano stati scottati gravemente o infettati da virus logici, altri avevano subito danni interni a causa delle esplosioni e altri ancora avevano direttamente perso parti del corpo o erano stati infilzati. 
Aveva visto praticare delle rapidissime operazioni di sostituzione degli arti, vaccinazione contro i virus, suture per impedire il dissanguamento e persino delle operazioni a cuore aperto per riparare circuiti e valvole interne.

Si guardò istintivamente le mani fasciate, rabbrividendo. Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di ricominciare a muovere le dita e la gamba in maniera ottimale, e anche di più per poter nuovamente usare le sue armi, ma fortunatamente non aveva avuto bisogno di braccia nuove o altre operazioni tanto invasive.
Il suo sguardo poi si posò sui suoi partners, entrambi addormentati nei letti accanto al suo, anche loro coperti di fasciature e con delle flebo attaccate alla braccia. Il fatto che fossero venuti a salvarlo lo aveva riempito di felicità, ma si sentiva davvero in colpa per il modo in cui erano stati ridotti.

I danni che aveva riportato dall'esplosione del missile gli avevano causato una specie di commozione cerebrale, e quando Mizuhiro lo aveva afferrato non era riuscito ad opporsi. Ne quando lo aveva portato in quella specie di grotta, ne quando lo aveva inchiodato sull’obelisco. Aveva solo potuto gemere e sanguinare tutto il tempo, oscillando tra l'incoscienza e la veglia confusa, almeno fino a quando lo avevano salvato.


Voleva stendere un braccio, provare ad accarezzare il viso di King o stringere la mano di Kyran, ma tutto il suo corpo sembrava pesare troppo per riuscire a muoverlo decentemente. Vide Momoko avvicinarsi in fretta ai loro letti, accompagnata da Ivar ed Ishley.
《Rahl, come ti senti?》 
Lui si tirò su a fatica. 《Abbastanza bene, viste le circostanze. Avete davvero fatto un ottimo lavoro, vi devo la vita. Vi ringrazio molto per tutto, Miss Momoko.》

La giapponese sorrise materna. 《Grazie, sei davvero gentile, ma anche tu ci hai messo del tuo.》 Seguì il suo sguardo rivolto verso i due ragazzi addormentati. 《E anche loro fortunatamente sono fuori pericolo. Hanno solo bisogno di molto riposo. Hanno compiuto uno sforzo davvero tremendo per sconfiggere quel senziente e salvarti. Ma vedrai che presto staranno meglio.》 Lo rassicurò con aria vagamente sorniona.
Rahl annuì, arrossendo senza neanche sapere il perchè, mentre l’albina si allontanava con gli altri due, che gli rivolsero dei semplici cenni di saluto, entrambi pronti ad aiutare la tipo H in caso di bisogno. Dopotutto, aveva sentito che anche Ivan e Becky erano tornati alquanto malconci dopo la battaglia.

Il francese in particolare aveva addirittura eliminato una senziente da solo ed era tornato vivo nonostante fosse stato vicinissimo all'esplosione che aveva distrutto la Biomacchina gigante, non era una sorpresa che avesse bisogno di assistenza quanto lui.
Tornò a guardare i suoi compagni dormire. Aveva pensato varie volte a come dire grazie a tutti e due e a come sdebitarsi per tutto quello che avevano subito per causa sua, ma non gli era venuto in mente nulla di lontanamente appropriato.

I suoi pensieri, però, furono interrotti da un lieve movimento sul volto di Kyran. Il biondo mosse le palpebre e pian piano le aprì, ancora frastornato dal lungo sonno. 《Dove…? Cosa…?》
《KYRAN!》 Esclamò Rahl con un enorme sorriso. Se avesse potuto, lo avrebbe abbracciato davanti a tutti. 《Sei sveglio! Grazie a Dio! Come ti senti?》 

《Come se fossi stato investito. Tu?》
L'altro sorrise mesto. 《Mi rimetterò. Dovrò solo farmi visitare varie volte per ripristinare completamente i circuiti di braccia e gambe. Ma avrei potuto incontrare un destino molto molto peggiore se non ci foste stati voi.》

《Non dirlo neanche. Non ci abbiamo dovuto pensare nemmeno un secondo. 》 Rispose l'arciere, lo sguardo che si posava su King, ancora addormentato. 《Lui è stato una vera forza della natura. È stato ferito tantissime volte, ma non ha mai osato demordere. Sono riuscito ad accecare quel senziente solo perché lui lo aveva distratto a sufficienza.》

L’albino si morse il labbro. 《Mi dispiace. Se fossi stato più sveglio o più pronto a lottare forse tutto questo non sarebbe…》
《Ti abbiamo già detto di non dire queste sciocchezze. Tu, Ishley, Becky e Ivar avete ucciso quella Biomacchina gigante da soli ed avete avuto un'idea geniale in una situazione disperata che vi ha quasi ucciso. Quindi smettila di dire “se" e “ma". Quello che è successo è stata colpa di Mizuhiro.》
Rahl annuì, rimanendo a guardare con lui il via vai di persone, aspettando che anche King si riprendesse, ma ricevettero una sorpresa quando il Generale e il Colonnello, accompagnati da Natasha e Athal, si avvicinarono ai loro letti. 


La corvina gli fece l'occhiolino nel vederli svegli. 《Che piacere rivedervi in piedi, piccioncini.》
Weiss annuì. 《Sono davvero contenta che sia voi che i vostri compagni siate sopravvissuti. Sappiate che avete reso fieri sia me che tutto l'esercito Yorha. Avete dimostrato un'intelligenza e una prontezza comune a pochi.》 Disse, aprendosi in uno dei suoi rarissimi sorrisi, per poi rivolgersi a Kyran. 《19C, tu, 9D e 56B siete stati capaci di uccidere due senzienti in condizioni disperate e avete salvato moltissimi vostri commilitoni. In questo modo, con l'aggiunta dell'eroismo dimostrato da 1S, 46G, 13S e 33G nel distruggere quel mostro meccanico, avete inflitto un gravissimo colpo alle biomacchine. Da oggi in poi sarete promossi al livello di unità tenente ed è probabile che molto presto ci aiuterete in un'operazione di vitale importanza.》

La felicità sulla faccia del biondo era evidente, ma poi un gemito proveniente dal letto di King attirò l'attenzione di tutti.
Il ramato si era tirato su, i capelli sparati in tutte le direzioni e la testa ancora fasciata. 《Cazzo… che mal di testa...》 Disse, stiracchiandosi, per poi guardarsi attorno, vedendo tutti gli sguardi puntati addosso. 《Che c'è?》
Scese un silenzio imbarazzante tra tutti loro, mentre il Colonnello dissimulava una risatina con dei colpi di tosse e Athal ghignava, divertita oltre ogni limite.
《Ehm… molto bene. Vi abbiamo riferito le buone notizie. Ora pensate esclusivamente a rimettervi in sesto.》 Disse la donna, scuotendo la testa, per poi allontanarsi insieme al fratello e alle due ragazze.


I due inglesi si girarono verso il ramato, ancora frastornati dalla bella notizia. 《King, come ti senti?》
《Come se mi avessero quasi affogato.》 Rispose lui con un sorrisetto tirato. La testa gli martellava ancora e probabilmente l'unico motivo per il suo corpo non si era ancora piegato dal dolore era perché era ancora imbottito di antidolorifici.

Gli altri due androidi ridacchiarono un po', ma poi ci fu una pausa decisamente impacciata tra tutti e tre. Ormai era chiaro come il sole che tra loro ci fosse qualcosa di molto più “intimo" del cameratismo tra commilitoni, solo che nessuno dei tre sapeva come spiegarlo.
《Ok. Adesso basta.》 Prese la parola Kyran. 《So che mi prenderete per matto, ma non ho intenzione di scendere più in battaglia senza dire nulla. Gli ultimi scontri sono stati quasi mortali, tutti e tre abbiamo rischiato la pelle in molte occasioni e mi hanno aiutato a capire che vi dovevo parlare.》 Prese un bel respiro. 《Voi due mi piacete. Tanto. Molto più di quanto ci si aspetterebbe da un soldato. Siete coraggiosi, intelligenti e i migliori compagni che volessi desiderare. Nemmeno mi importa se siamo in tre. Io voglio restare con voi fino alla fine di questa guerra e anche oltre.》

Ormai aveva lanciato la bomba e Rahl, mordendosi il labbro e rosso in faccia, colse l'occasione. 《Per me è lo stesso. Voi siete stati senza dubbio le cose migliori che mi siano mai capitate: stare con voi e combattere con voi è un piacere e un onore. Perciò… voglio provare a rimanere con voi.》

King era rimasto senza parole, anche lui rosso e confuso. Fino a poche settimane prima, non aveva mai pensato a come sarebbe stato avere un rapporto con degli uomini… eppure aveva capito che tra loro tra c'era qualcosa. 
Da dove veniva, non c'era spazio per certe cose. L’amore, l'affetto, la compassione, la gentilezza… Qualunque debolezza degli altri andava sfruttata fino a distruggerli. Però loro lo avevano fatto sentire a casa più di chiunque altro.
《Io non so cosa ci sia tra di noi. Non ho mai avuto rapporti con uomini, meno che mai con due di loro, né avevo mai pensato di averne fino ad oggi… Ma… credo di volerci provare.》


L’albino sorrise e, Ignorando sia le braccia recalcitranti sia il fatto di essere davanti a tutti, si allungò a fatica, premendo le proprie labbra su quelle di King e poi su quelle di Kyran, gustandone la morbidezza.
Il primo lo ricambiò con una certa inesperienza, ma entrambi dovettero ammettere che era piacevole e anche il ramato se lo godette sul serio, aprendo la bocca per far incontrare le loro lingue. Era più… rude rispetto alla sensazione data da una donna, ma aveva comunque un vigore energico ed eccitante che in qualche modo gli diede alla testa. 
Il secondo invece rispose con più delicatezza e abilità: era un contatto rassicurante che sapeva di casa. Le labbra del biondo erano più esperte e più soffici di quelle di King: baciarlo era quasi familiare, ma non per questo meno eccitante o appassionato.
E appena si staccarono, tornarono tutti nei rispettivi letti con delle facce vagamente trasognate, ignorando le proteste delle loro ferite e sentendo ancora l'eccitazione, l’imbarazzo e l'adrenalina che gli circolavano nei loro corpi.


**


Poco distante, Ishley li aveva osservati tutto il tempo con il suo classico sorrisetto sulle labbra. Quei tre erano una squadra incredibilmente bizzarra: un ex carcerato insieme a due gentili militari inglesi. Eppure erano davvero affiatati.
Avevano mantenuto un atteggiamento degno di un romanzo rosa negli ultimi giorni, con sguardi fugaci e piccole azioni, sfiorando a volte il ridicolo da quanto fossero lenti a capire che tra di loro c'era qualcosa di più, ma anche lui era seriamente lieto che si fossero decisi.

Si allontanò non visto, tornando a camminare attraverso i letti, nel caso ci fosse bisogno di aiuto nel liberare qualcuno da virus logici, ma finì per avvicinarsi inavvertitamente ad un letto in particolare: quello di Becky.
La trovò esattamente dove l'aveva lasciata. I suoi capelli rossi erano lasciati sciolti lungo la schiena e il suo viso, ora libero dalla benda, si illuminò di colpo quando lo vide arrivare.
《Ciao Rafael. Come ti senti?》 Gli chiese, con un sorriso.
Lui alzò un sopracciglio divertito. 《Dovrei essere io a farti questa domanda. Sei tu quella convalescente.》 

L'altra arrossì, ma si sbrigò a dire che si sarebbe rimessa presto. E fortunatamente era vero: a parte la spalla, non aveva subito molti danni gravi e aveva già un colorito molto migliore rispetto alla maggior parte degli androidi attorno a loro, cosa che lo faceva sentire molto più contento del dovuto.
Si rendeva conto che non era per niente professionale, ma Quella ragazza aveva qualcosa di davvero particolare che in qualche modo lo attraeva. Avevano anche raggiunto un certo livello di intimità, visto che lei era l'unica in tutto l'esercito a chiamarlo col suo nome di battesimo e si coprivano spesso le spalle sul campo.

Per quanto non fosse mai stato troppo interessato ad avere relazioni romantiche o sessuali stabili, si era accorto di trovarsi molto bene con lei. Gli era capitato di avere delle amanti ovviamente, e quelle avute con loro erano state delle esperienze piacevoli, ma non lo avevano mai coinvolto più di tanto. Invece lei lo aveva subito colpito. 
Non era solo il fatto che fosse una donna molto graziosa e sveglia, né la sua abilità in battaglia o il fatto che fosse una volontaria. Aveva una strana scintilla negli occhi, qualcosa che la rendeva imprevedibile e piena di vita nonostante la situazione disperata in cui era finita.

Quella ragazza che non aveva concesso alla vita di incattivirla aveva un fascino tutto suo ed esercitava un ascendente su di lui che normalmente non avrebbe riconosciuto e nemmeno gradito. 
Lui preferiva avere il controllo della situazione, nonostante tutto. Non si sarebbe mai scoperto tanto con gli altri in una situazione simile, ma non poteva fare a meno di apprezzare la sua compagnia. E se alla fine fossero arrivati a condividere dei momenti più “intimi", non si sarebbe certamente lamentato.
In fondo, era per sempre uno scienziato: scoprire e analizzare fenomeni particolari era la sua passione e il suo lavoro e quella ragazza era particolare. Sempre mossa da quella sua scintilla, aveva combattuto come una furia per il bene dell’umanità, si era dimostrata fin da subito pronta a compiere grandi sacrifici e si era offerta di aiutarlo con quel missile senza pensarci due volte.

E lo colse nuovamente di sorpresa in quel momento, chiedendogli come stesse Lui dopo la battaglia.
Il dottore si esibì in un sorriso più genuino. 《Io sto bene, non preoccuparti. Ero ferito in maniera abbastanza seria quando mi hanno affidato ai tipi H, ma sono comunque stato uno tra i primi ad essere ritrovati e soccorsi.》
La giovane annuì contenta. 《Mi fa molto piacere. Fortunatamente l’idea di usare il missile ha funzionato senza uccidere nessuno di noi.》
L'uomo annuì. 《Sei stata molto coraggiosa, nel volerci aiutare. Saresti potuta morire se fosse andato storto qualcosa.》 

Lei si morse il labbro. 《Lo sapevo. Ma… è così che funziona per i soldati no? Può sempre esserci un proiettile vagante, una missione sfortunata, un momento di distrazione… potrei morire in ogni momento sulla superficie. E naturalmente ho paura.  Però… volevo aiutare.》
L’altro annuì, osservandola con attenzione. Era in quei momenti che davvero vedeva Becky come una creatura meravigliosa e complicata. Aveva ammesso di avere paura, cosa di per sé difficile, ma aveva trovato un modo per esorcizzare quella paura e andare avanti.

《Sei una persona davvero coraggiosa, sai Becky?》 Le disse, quasi distrattamente.
L'altra arrossì. 《Ma… Ma che dici! Andiamo… credo che ci siano altri che la pensano così. Io non sono nessuno di speciale.》

《Ti sbagli. Tu sei l'unica che abbia ammesso di avere paura. Hai confessato di temere la morte, eppure scendi ugualmente in battaglia e combatti in prima linea. Non è una cosa che farebbero in molti.》 Disse tenendo la mano vicino alla sua. “Nemmeno io lo farei" pensò in cuor suo.

La ragazza divenne di nuovo dello stesso colore dei suoi capelli davanti a tutti quei complimenti da parte di Rafael. Non si sarebbe mai aspettata che uno come lui la tenesse in una tale considerazione. Si sentiva molto più che lusingata.
Glielo avrebbe voluto dire, ma non trovava le parole. 《Grazie mille Rafael.》 Si limitò a rispondere semplicemente.
Lui sorrise un altro po', tornando ad osservare distrattamente il continuo via vai di Yorha attorno a loro. 《Credo che quest’ultima vittoria avrà un grande impatto sulla guerra.》

《Cosa te lo fa pensare?》 Chiese lei curiosa.
《Se hanno dispiegato tre senzienti in un colpo solo insieme ad un mostro come quello che abbiamo abbattuto, vuol dire che i loro piani sono stati gravemente rallentati e hanno iniziato ad andare nel panico.》 

Becky si ritrovò ad annuire d'accordo. Era un ragionamento sensato. 《E adesso altri due senzienti sono morti. Mi chiedo solo quanti ancora ce ne saranno e cosa succederà adesso. Ho imparato che spesso quando certi criminali sono messi alle strette, diventano ancora più pericolosi: potrebbe succedere la stessa cosa adesso.》
Il dottore sorrise enigmatico. 《Sono abbastanza sicuro che le biomacchine e la loro rete abbiano ancora delle brutte sorprese in serbo per noi, la guerra è ben lontana dal finire. Ma hanno subito delle gravi perdite con la morte di tutti quei senzienti e le distruzioni dei server di cui ci siamo occupati negli ultimi mesi. Sono certo che da ora in poi potremo assistere a delle ripercussioni davvero interessanti.》


**


Da solo in una immensa stanza accanto all'infermeria,  Ivan si stava sorreggendo con delle aste di legno da fisioterapia, le gambe traballanti che si rifiutavano di muoversi decentemente e la testa che girava come una trottola.
Le orecchie gli stavano ancora fischiando dopo le tempeste di suoni che quella senziente gli aveva scatenato addosso e per questo il suo senso dell'equilibrio, e soprattutto del suo udito, erano stati compromessi.
Momoko lo aveva salvato dall'esplosione appena in tempo e le altre unità H ed S avevano fatto del loro meglio, ma ci sarebbe voluto del tempo perché il suo corpo tornasse alla normalità. 

Era rimasto sotto osservazione per giorni, mentre i vari Yorha si davano il cambio nel tentativo di riparare i danni, ma anche con tutto il loro aiuto erano rimaste delle lesioni che sarebbero guarite solo col tempo. Tanto tanto tanto tempo. Ed era comunque chiaro che non sarebbe più tornato a sentire come prima.
L’albina gli era rimasta vicina tutto il tempo, facendo del suo meglio per confortarlo, ma questo non aveva di certo addolcito la pillola. E per di più, sia la sua armatura che il suo scudo erano andati in mille pezzi e gliene sarebbero serviti di nuovi. 

Ormai era stato ridotto ad un androide difettoso, senza armi e nemmeno capace di reggersi in piedi. E che diamine se ne faceva un esercito come il suo di un mezzo storpio!?
Gli avevano fatto moltissime lodi quando si era svegliato. Il generale si era complimentata personalmente per il suo coraggio e soprattutto per la forza ed intelligenza che aveva impiegato per uccidere quella senziente. Ma c'era sempre la brutta sensazione che quelle parole fossero dettate più dalla compassione che da altro.

Al solo pensiero, strinse i supporti di legno tra le dita talmente forte da spazzarli, perdendo la presa e crollando lungo disteso per terra con un verso di frustrazione. 
Lui avrebbe dovuto essere un difensore, qualcuno sempre pronto a rialzarsi per combattere se necessario, e invece si era ridotto a nient'altro che una povera vittima
《Maledizione!》 Ringhiò, puntellandosi sui gomiti per tirarsi su. Ma di colpo vide degli stivali entrare nel suo campo visivo.

Sperò ardentemente che non fosse nessuno della sua squadra, che fosse solo un alto tipo H, però il destino sembrava avercela con lui, perché appena alzò gli occhi, vide Ivar guardarlo preoccupato.
Sentì chiaramente calde lacrime di umiliazione bagnargli le guance. Il Fato proprio voleva prendersi gioco di lui. Proprio l'unica persona che non avrebbe mai dovuto vederlo in quelle condizioni era lì davanti a lui.

La situazione tra di loro era alquanto tesa ultimamente. Dopo che si erano scambiati quel bacio, il biondo aveva fatto di tutto per stargli lontano, forse per imbarazzo, e lo aveva quasi ignorato per giorni. 
Nei giorni precedenti all'attacco al porto aveva provato a parlargli, a chiedergli il motivo di questo suo comportamento e magari dirgli che quel gesto d'affetto era stato decisamente gradito, ma ogni volta che provava a prendere il discorso lui cambiava argomento o scappava via. 
E adesso lo stava guardando in quello stato pietoso in cui si era ridotto. “Che razza di ironia” pensò amaramente.

《Come ti senti?》 Gli sentì dire, la voce già bassa giungeva ovattata alle sue orecchie.
《Non bene, come puoi vedere.》 . Si alzò a fatica con il supporto di una delle aste di legno, tirandosi su. 《Perché sei qui?》

《Volevo… Volevo sapere come stessi...》 Rispose lui, chiaramente a disagio.
In altri momenti, il francese gli avrebbe sorriso per tranquillizzarlo, ma in quel momento non aveva ne la forza ne la voglia di essere gentile. 《Mi hai ignorato per tutto questo tempo, dopo che ci siamo baciati, e ora sono ridotto così. Come pensi che stia!?》

L’altro sobbalzò nel sentirlo alzare la voce. 《Mi dispiace Ivan… io…》
《Non chiedere scusa, spiegami perché mi hai trattato così! Io ti ho detto tutto! Della mia famiglia, del mio passato e delle mie ragioni di essere Yorha. E tu hai fatto altrettanto! Ci siamo salvati a vicenda moltissime volte e combattiamo insieme da mesi! Pensavo che finalmente avessi capito che puoi fidarti davvero di me!》

《Io mi fido di te! E mi piaci! Tantissimo! Anzi troppo! Mi piace la tua risata, la tua gentilezza, sei molto probabilmente il ragazzo più bello che conosco. Semplicemente… Tutto questo non era previsto quando è iniziata la guerra. Non avrei mai voluto innamorarmi di qualcuno!》
L'altro rimase a bocca aperta, ma non si zittì. 《Ma è successo. Perché non hai preso il coraggio a due mani e sei venuto a parlarmi? Pensavi ti avrei rifiutato? Pensavi che non avrei capito le tue motivazioni?》

《No… io… avevo paura che fosse solo una cosa passeggera.》 Si morse il labbro. 《Tu sei il ragazzo più dolce che conosca. Sei entrato in guerra per difendere il mondo dopo che avevi perso tutti quelli che amavi. Io invece sono una persona sgradevole e indolente, che non è partita per salvare la propria famiglia e che anzi ha usato questa storia per nutrire il proprio ego. Tutto quello che volevo era dimostrare loro che sarei riuscito a cavarmela, che sono migliore di mio fratello.》
L'altro sospirò mentre si reggeva all'asta di legno, sentendo almeno una parte della propria rabbia affievolirsi. 《Questa cose le sapevo già, sei stato tu stesso a dirmelo. E ti assicuro che le ho tenute bene in mente quando ho ricambiato; non è stata solo la foga del momento. Pensi davvero che avrei fatto una cosa simile senza pensarci!? Non vado esattamente col primo che passa!》

L'altro si sbrigò a negare. 《No! Non ho mai pensato una cosa del genere! E soprattutto la colpa di tutta questa faccenda è mia! Come ho detto… avevo paura. Non solo perché pensavo di non essere adatto a te… ma anche perché non mi sono mai sentito così nei confronti di qualcuno e tu mi sembravi davvero troppo perfetto per essere vero. Mi rendo conto… di essere stato uno stronzo.》
《Eccome se lo sei stato! Mi hai trattato come la peggiore spazzatura di questo mondo senza nemmeno una spiegazione! Avresti anche potuto dirmi che semplicemente non ti era piaciuto e ci avremmo dato un taglio.》 Rispose lui in tono amaro, gli occhi di nuovo lucidi.

L’altro abbassò lo sguardo, le guance rosse di imbarazzo. 《Ti giuro che ho pensato a decine di volte a come chiederti scusa e a come dichiararmi decentemente in questi giorni, ma non sembrava mai il momento adatto! Pensa che persino Athal mi ha detto di buttarmi e dirti come mi sentissi riguardo a te! Questo mi ha dato il coraggio necessario e giuro che volevo dirtelo. Ma poi… è successo quel disastro al porto. E ti giuro che quando ho pensato che avresti potuto essere morto, sono andato nel panico.》
E non scherzava. Si ricordava benissimo quando si era risvegliato al limite del porto, incrostato di sale a causa delle onde che lo avevano lambito per ore, e un braccio quasi del tutto distrutto e sanguinante: aveva solo pensato a dove fosse finito Ivan.


Dopo averlo visto combattere da solo quella senziente, le domande su cosa potesse essere successo lo aveva tormentato per ore, così come il senso di colpa per come lo aveva trattato, e aveva smesso di cercarlo solo quando le unità B che lo avevano soccorso gli avevano assicurato che il francese era già al Bunker grazie a Momoko.
Il più alto, dal canto suo, aveva sgranato gli occhi appena aveva sentito quello che aveva detto, ormai più sorpreso che arrabbiato. Se seriamente Ivar aveva dato retta ad Athal, doveva davvero essere disperato.

《Ivar senti… io…》
《No aspetta. Permettimi davvero di dirti le cose per bene.》 Lo interruppe l'altro. 《Mi dispiace veramente, veramente tanto per come mi sono comportato con te. Tu sei la persona migliore di questo mondo. Mi hai salvato varie volte semplicemente perché era giusto e hai dimostrato un eroismo rarissimo che davvero mi ha colpito e mi ha fatto innamorare di te. Sono stato un vero cretino a non dirtelo quella volta, quando ci siamo baciati, e ti assicuro che da quando ho saputo quello che ti era successo non ho fatto altro che darmi del cretino per come mi sono comportato. Capirò se non vorrai più avere nulla a che fare con me in quel senso, ma volevo almeno che te lo sentissi dire decentemente.》

Il francese era arrossito fino alla punta delle orecchie. Era ancora molto arrabbiato con lui, però quella dichiarazione gli aveva chiaramente fatto sentire le farfalle nello stomaco.
Si avvicinò a fatica, le gambe recalcitranti, ma quando l'altro alzò gli occhi vide che sul suo volto era ricomparsa l'ombra di un sorriso dolce. 《Questa è stata davvero la cosa più bella che tu mi abbia mai detto.》 Disse. 《Non compensa tutta l'attesa ne il modo in cui mi hai trattato, sono ancora arrabbiato con te per quello… ma è un inizio. Vorrei provare a darci una possibilità.》

Ivar sentì di poter toccare il cielo con un dito nel sentirlo pronunciare quelle parole. Sapeva di aver combinato un vero disastro e di averlo ferito gravemente. Ci sarebbe voluto un po' per porvi rimedio, ma non aveva intenzione di rinunciare ad Ivan.
《Grazie Ivan. Farò in modo che tu possa tornare a fidarti di me.》 Disse, mettendosi sulle punte e accarezzandogli il viso.
Lui annuì impercettibilmente, sorridendo un po' di più. 《Ti aspetterò.》


**


Momoko si stava dirigendo verso la sala di comando accompagnata da altre due unità H come lei, 43H e 26H, e dal loro superiore, 1H, il capo delle strutture mediche del Bunker. Si trattava di un uomo decisamente abbronzato sui cinquanta, molto alto e sottile, dai capelli brizzolati rasati quasi a zero e un'aria vagamente sardonica.
Era stato un chirurgo molto abile fin da prima dello scoppio della guerra ed era stato scelto per guidare gli altri androidi ad uso medico a causa della sua grande abilità, intelligenza e sangue freddo.

Tutti loro erano esausti, ma avevano ricevuto ordine di fare rapporto sulle condizioni dei feriti al generale e al colonnello e la giapponese era alquanto preoccupata. 
Avevano dovuto praticare delle sostituzioni di varie parti del corpo ed impianti di pelle a molti androidi e alcuni, come Ivan e Rahl, avevano riportato dei danni interni di entità decisamente non trascurabile. Altri invece erano rimasti completamente sotto shock o addirittura con dei malfunzionamenti cerebrali, cosa che non la rallegrava neanche un po'. 

Appena entrarono nella sala, la prima cosa che notò era che non erano i soli ad essere stati convocati: davanti ai due leader Yorha c’erano anche dei piccoli gruppi di unità B, C, E, D e G, tra i quali riconobbe immediatamente Athal e Natasha.
Le due le rivolsero un cenno di saluto appena la videro, ma Nemmeno loro sembravano essere in forma smagliante. A dimostrarlo bastavano le loro espressioni stanche e i segni lasciati da ferite riparate da poco sui corpi di alcuni dei loro compagni.


Weiss e Schwartz però non sembravano farci troppo caso, chiedendo immediatamente come stessero procedendo i trattamenti dei feriti e il ritrovamento dei dispersi.
Il suo superiore iniziò immediatamente ad elencare quello che stava succedendo nell'infermeria, descrivendo nel dettaglio quanto quella battaglia avesse danneggiato molte truppe, lasciando anche qualche velata frecciatina contro sul modo di comandare dei due fratelli, e lei ne approfittò per avvicinarsi alle sue compagne. 
《Come state?》 Sussurrò preoccupata all'orecchio della corvina.

《Distrutte. Abbiamo continuato a perlustrare quella spiaggia per ore e ancora non abbiamo finito. Pensa che nemmeno vedere il tuo capo che prende quei due per i fondelli mi fa sentire meglio.》 Rispose lei seccata.
La giapponese sentì il cuore sprofondare. 《Ci sono così tanti dispersi?》
《I morti sono molti, molti di più.》 Lei rispose Natasha, stoica come al solito. 《E soprattutto, quello che è successo a Rahl ha dimostrato che non possiamo affidarci solo alle unità O per sapere chi ce l'ha fatta e chi no.》

La giapponese annuì, mentre Athal sbuffava. Non aveva mai sgobbato così tanto da quando era diventata una Yorha, specie dopo essere quasi morta in battaglia. Proprio non capiva come facesse Natasha ad obbedire senza fare una piega, perché lei ne aveva abbastanza.
Quando l'esplosione di quella Biomacchina gigante le aveva scaraventate in mare, aveva avuto l'orribile sensazione che sarebbero morte annegate. Fortunatamente, erano riuscite a sganciarsi dai velivoli prima che affondassero nel mare, nuotando poi fino alla costa e rimanendo accasciate sulla sabbia per ore, esauste, fino a quando dei ricognitori non le avevano salvate. 

E di nuovo, appena i tipo H le avevano guarite, avevano ricevuto degli sbrigativi ringraziamenti dal generale e poi erano state inviate ad aiutare le squadre di recupero, il che non aveva fatto altro che cementare la sua antipatia per quella donna.
C'era qualcosa di… sfuggente in lei che non le piaceva affatto, oltre al fatto che era una vera ingrata! Aveva tenuto lo stesso comportamento dimostrato dopo la battaglia nella giungla: lei, la sua partner, tutta la loro squadra e tanti altri soldati, per l'ennesima volta, ci avevano quasi rimesso la pelle combattendo quella Biomacchina e non avevano nemmeno potuto riposarsi un attimo! 

Ed inoltre… le sembrava che il suo sguardo si soffermasse sempre un pochino troppo su Natasha quando venivano convocate e che il suo tono fosse più gentile. Non che fosse strano: una bella ragazza come lei attirava molta attenzione, lei stessa aveva fantasticato più volte su come sarebbe stato andare a letto insieme, però le dava comunque da pensare.
Quel genere di modo di fare le ricordava certi soci d'affari di suo padre: uomini tra i più sgradevoli che avesse mai conosciuto, capaci solo di sputare promesse e lanciare sguardi lascivi.

La russa non sembrava farci caso, ma era fin troppo abile a nascondere i propri pensieri per capire se tra le due ci fosse qualcosa. E poi… conosceva abbastanza bene la sua partner e la sua maledetta disciplina da sapere che, se il Generale le avesse chiesto di farle “compagnia”, lei avrebbe ubbidito senza pensarci.
Sentì chiaramente un fastidioso bruciore alla bocca dello stomaco, però delle dita femminili si poggiarono leggere sul suo braccio, attirando la sua attenzione. 《Ti senti meglio?》 Sussurrò Natasha.
《Beh, starei meglio se potessi stendermi su un letto morbido, magari in dolce compagnia a coccolarmi, piuttosto che dover fare rapporto e dover ricominciare a cercare sopravvissuti. Tu?》

Un rapidissimo sorriso increspò le labbra della russa, ma passò in fretta. 《Tutto sommato sto bene. Insomma, sono stata più fortunata di molti altri. Sono ancora viva.》
Athal sbuffò un risolino. 《Tu sei troppo dura per morire per una sciocchezza come quella. E poi, abbandoneresti mai la tua adorata partner? Sarebbe una perdita terribile se non potessi vedermi più.》.

Stavolta un vero sorriso illuminò il volto della rossa, ma non le potè rispondere perché il Generale attirò la sua attenzione.  《25E, come procedono i recuperi dei dispersi?》
Lei fece un passo avanti. 《Purtroppo a rilento, Signore. È un'area molto vasta e il dover cercare anche più a largo e nella caverna dove è morto l’ultimo senziente costringe ad allargare ancora di più il campo delle ricerche. E ormai sono passati giorni: persino le unità C ed E più esperte sono poco fiduciose di poter trovare altri Yorha ancora vivi.》

La donna annuì greve. 《Molto bene. A questo punto è inutile sprecare ulteriori risorse e tempo. Continueremo le ricerche per tutto il resto della giornata, poi ci concentreremo esclusivamente sulla guarigione dei feriti e sull'organizzazione del nostro prossimo attacco.》 
《Il più grande di tutti.》 Commentò il colonnello con aria soddisfatta.

Natasha e il resto dei presenti li guardarono senza capire, restando in silenzio fino a quando un ragazzo delle unità B non si decise. 《Che volete dire con “il più grande di tutti”, Signore?》
L'uomo si rivolse verso l'enorme schermo che ornava la parete, che mostrava vari spezzoni di combattimenti tra Yorha e biomacchine. 《Negli ultimi tempi abbiamo registrato qualcosa di strano nella rete dei nostri nemici. Sta diventando via via più disordinata e caotica e siamo pronti a scommettere che sia a causa della morte di tutti quei senzienti. L'ultimo colpo che gli abbiamo inflitto sembra averli debilitato molto, quindi molto presto tutti i Bunker lanceranno un attacco massiccio in contemporanea per ucciderne quante più possibile e ricacciarle indietro!》


Natasha e Momoko si scambiarono un'espressione preoccupata, condivisa da quasi tutti i presenti, e persino Athal sembrava aver perso per un attimo la sua solita baldanza. Avevano sentito Bene?
Non era ancora passato nemmeno un anno dall'inizio della guerra e quei due stavano già progettando una missione massiccia che avrebbe potuto distruggere i nemico, ma anche il loro esercito se fosse andato storto!

Però nessuno disse nulla: contestare decisioni del genere davanti ai capi degli Yorha americani sarebbe stata vista come insubordinazione. E purtroppo bisognava ammettere che non avevano molte altre scelte. 
Le guerre non si erano mai vinte senza combattere fino all’ultimo e loro fino a quel momento erano sempre stati presi in contropiede e moltissimi soldati ne avevano pagato le conseguenze.

《E… quando inizierà questa operazione?》 Chiese 1H, inghiottendo la preoccupazione.
《Io e gli altri generali stiamo ancora pianificando. Dobbiamo essere certi di poter contare gli uni sugli altri e che la rete nemica sia stata indebolita a sufficienza prima di imbarcarci in una simile impresa: non abbiamo intenzione di lasciare le nostre truppe allo sbaraglio. Per ora, preoccupatevi solo di continuare a cercare e curare i feriti. Potete andare.》 Rispose Weiss.


Il gruppo si sbrigò ad uscire, i volti pallidi e l'aria nervosa. Ultimamente, venire convocati in quella sala significava solo spaventi e brutte notizie.
Momoko respirava pesantemente, immaginando la portata dell'attacco che i generali stavano progettando. Anche sapere che ci sarebbe ancora voluto del tempo per strutturare una simile impresa non la rincuorava affatto. 《Secondo voi il piano del Generale funzionerà? Riusciremo a vincere?》
Natasha la guardò e per la prima volta parve davvero insicura. 《Non ne ho idea.》
Athal si morse il labbro. Quello era il momento peggiore per cominciare ad avere brutti pensieri. 《Io sono piuttosto sicura che ce la faremo invece.》

《Cosa te lo fa credere?》 Le chiese la rossa, sorpresa da quell'incoraggiamento della sua cinica partner.
《Il fatto che tutte e tre siamo ottime guerriere e che facciamo parte della squadra più forte degli Yorha americani. Siamo sopravvissuti ripetutamente a prove tremende, dunque ce la faremo.》 Rispose lei con un occhiolino.

Una delle ragazze vicino a loro emise un verso stizzito, girandosi. Era una tipa piuttosto alta, ma magra e secca come un manico di scopa, con dei lunghi capelli biondi che le incorniciavano il viso ossuto. Le pareva fosse un'unità G.
《Voi sareste la squadra migliore degli Yorha americani?!》 Chiese, trasudando sarcasmo.
La corvina assottigliò lo sguardo. 《Beh, il nostro gruppo è responsabile delle morti di cinque senzienti, tutti quelli che sono stati incontrati. Ivan ne ha persino uccisa una da solo e King e Kyran erano solo due. Perciò… si. Direi che siamo noi i migliori 》

L'altra non parve impressionata. 《Siete solo un gruppo messo insieme alla meglio che conta un ex carcerato e una ammazza Yorha. Non mi sembra ci sia tanto da vantarsi.》
Natasha fece volare la mano al manico della sua falce, ma la mano di Momoko sulla sua spalla le impedì di fare qualcosa di molto stupido. 

La loro compagna, invece, ridacchiò, un suono morbido che presagiva vendetta. 《Oh. Fai tenerezza. Credi davvero che chiamandola in quel modo la sminuirai? Vedo che siamo gelose~.》
Quella la fissò per un attimo, sorpresa, ma si riprese immediatamente. 《Io!? Gelosa di… di quella… quella…?!》

《Ma certo. Insomma, non posso biasimarti. È perfettamente comprensibile essere invidiosa di una donna di gran lunga superiore a te sia come femmina che come guerriera.》 Rispose, squadrando l'altra dall'alto in basso nonostante fosse più bassa.
La bionda divenne di colpo rossa di rabbia. 《Tu… come osi!?》

《Oso perché posso, tesoro. Una come te non è degna nemmeno di leccare le scarpe di Natasha, o le mie. Sei solo uno spreco di tempo.》 Ribattè Athal, voltandosi e andando via ancheggiando, accompagnata da Momoko e Natasha.
E se la prima stava facendo del suo meglio per non scoppiare a ridere davanti alla faccia della bionda, ora schiumante di rabbia poco lontano, la seconda pareva piuttosto confusa… Ma in qualche modo anche contenta! Athal l'aveva difesa davanti ad un folto gruppo di persone. Non… Non se lo sarebbe aspettata.

Si avvicinò lentamente a lei. 《Pensavi davvero le cose che hai detto?》 Chiese in un Sussurro, mentre lei sorrideva maliziosa.
《Naturalmente. Sei una delle pochissime donne che ritengo al mio livello in quanto a bellezza e cervello, al contrario di quella scopa vestita. E poi… mettere al loro posto certe persone è sempre un piacere.》

Alla russa quasi sfuggì una risata, ma la corvina non poteva immaginare quanto significasse per lei quel gesto. Voleva dire che lei si fidava, che non le interessava il fatto che lei fosse una tipo E. Non temeva un colpo alle spalle da parte sua.
Momoko, osservando l'accenno di sorriso su quel viso normalmente inespressivo, ridacchiò in cuor suo. Forse quella guerra li avrebbe ammazzati tutti, ma vedere che i suoi compagni erano ancora capaci di sorridere e divertirsi le dava speranza. Speranza che forse sarebbe finito tutto bene 

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Capitolo 16
*** Verità sgradite ***


Nell’ultimo anno di guerra, Momoko poteva dire di aver visto le cose peggiori del mondo, sia nel loro ambulatorio sia sul campo di battaglia.
Androidi con arti rotti o mancanti, con gravissime emorragie o scottature e addirittura senza la pelle artificiale o con tutto il corpo disarticolato. E aveva affrontato tutto ciò a sangue freddo, ma in quel momento era sul punto di una crisi di nervi.


Ishley era disteso su un lettino della sala operatoria, pallidissimo, sudato e in preda alle convulsioni. Ogni tentativo di sedarlo era stato quasi del tutto inutile e avevano dovuto legargli polsi e caviglie per impedirgli di attaccare o fuggire.
Quell'infezione da virus logico era la più grave che avesse visto dall'inizio della guerra, e lei era costretta non solo a lottare contro il suo amico per tentare di salvarlo, ma anche a sentire i bisbigli di altre due colleghe, due donne che non avevano smesso un secondo di dire quanto quel maledetto virus fosse incurabile!
Le avrebbe volentieri pestate e infilzate coi suoi ventagli senza pensarci un secondo pur di farle stare zitte, ma non era il momento. Doveva salvare il suo compagno di squadra.


L'unica consolazione era l'aiuto del primario 1H, che stava lavorando accanto a lei. Si era reso subito disponibile quando aveva chiesto aiuto e stava lavorando senza sosta, parlando solo quando doveva segnalare nuovi problemi o possibili soluzioni.
Era stato l'unico ad averla veramente sostenuta fin da subito, e lei era veramente molto grata per tutto quello che stava facendo. Ricordava fin troppo bene il gemito di orrore che le era uscito dalle labbra quando si era voltata e aveva visto gli occhi rossi ed infetti del dottore e Becky con le mani sopra la bocca.

 

Lui aveva detto qualcosa che non era riuscita a sentire, ancora intontita dalle botte prese, e poi lo aveva visto piegarsi in due in avanti con un gemito di dolore e aveva iniziato a tremare e agitarsi in preda agli spasmi.
Aveva sentito di sfuggita Ivar che diceva che il virus che aveva corrotto Kazehiro doveva averlo contagiato quando lo avevano hackerato e distrutto la sua mente. E a quel punto aveva solo reagito.
Si era precipitata da loro due, allontanando la rossa prima che l'uomo potesse fare qualsiasi movimento. Aveva visto più volte di cosa poteva essere capace un androide corrotto e non voleva che la ragazza ci finisse di mezzo.
Aveva provato a rallentare l'infezione, ma Ishley aveva iniziato a dimenarsi e sbraitare senza controllo: erano serviti Ivan, King, Kyran e Rahl a tenerlo fermo affinché lei riuscisse ad iniettargli una massiccia dose del tranquillante che aveva addosso.
Avevano chiamato i soccorsi immediatamente e per un fortuna varie pattuglie della superficie li avevano trovati e riportati al Bunker in tempo.

 


Era rimasta accanto a Ishley per tutto il tragitto, ascoltandolo urlare e pronta ad intervenire in caso di bisogno, ed aveva continuato a farlo anche dopo, quando erano arrivati in sala operatoria. E Ormai erano lì dentro da tre ore!
Gli avevano guarito le ferite e somministrato dei vaccini; stavano provando a mantenerlo stabile, ma sia lei che il primario stavano esaurendo le idee.
Quel maledetto Virus Era il più complicato che avesse mai visto: era un nuovo ceppo che in qualche modo continuava ad evolvere e crescere come un tumore, creando barriere e protezioni ad ogni passo per difendersi e stava pian piano alterando le funzioni vitali del suo ospite, rendendo inutili i sedativi e i rimedi comuni e quindi complicando ancora di più l'operazione.


Era quello il problema con le infezioni logiche: non bastavano delle clamp per bloccarne il flusso ed era inutile sostituire i componenti. Gli agenti dannosi dovevano essere eliminati completamente dal sistema altrimenti avrebbe consumato ogni singolo ricordo e informazione e ridotto l'androide ad una macchina da uccidere senza controllo!
Inoltre, il fatto che quelle due oche delle sue “colleghe” non la finissero mai di sussurrare quanto salvarlo fosse un'impresa disperata non la aiutava di sicuro!

 


All'ennesimo bisbigliosbatté le mani sul lato del lettino si girò verso di loro inviperita. 《Ok, ora basta! Voi due, fuori da questa sala operatoria! Andatemi a chiamare un'unità O, due S e altre due H che sappiano effettivamente fare il proprio lavoro! Muovetevi!》

 

Le due si zittirono, non osando controbattere. Quella ragazza era più bassa di loro di tutta la testa, eppure in quel momento, rossa in faccia e pronta a farle a fette coi suoi ventagli, faceva più paura di un senziente.
Scapparono fuori dalla sala tutte e due, tra le risate soffocate del primario, intento a tenere fermo Ishley. 《Ricordami di non farti mai arrabbiare.》
La ragazza sbuffò una risatina nervosa, tornando al suo lavoro. 《La prego, mi dica che almeno lei non la pensa come quelle due.》


《Non lascerò morire un tuo amico, ma abbiamo bisogno di rimboccarci le maniche.》 Disse, poggiando nuovamente le mani sul capo del dottore biondo.
La giapponese sentì una vera ondata di speranza attraversarla da capo a piedi ed annuì, mentre entrambi ricominciavano ad attaccare il virus.
Sentì la porta aprirsi dopo un po' di tempo, facendo entrare le cinque persone che aveva richiesto, due uomini e tre donne. Li conosceva di sfuggita: fortunatamente erano tutti molto dotati. Sperava solo che lo fossero abbastanza.


《Cosa dobbiamo fare primario?》.
L'uomo lo guardò tutti. 《Le unità S dovranno demolire le sue barriere e bloccare i suoi attacchi, mentre noi H distruggeremo il centro del virus. L'unità O invece dovrà segnalare qualsiasi problema dovesse insorgere e controllare i parametri del paziente. Fate attenzione, potrebbe provare ad attaccarvi.》


Tutti loro annuirono e si misero al lavoro, poggiando le proprie mani sul corpo di Ishley, che continuava a urlare e strattonare le manette disperatamente.
Tutti loro percepirono la sua rabbia e la sua confusione crescente, mentre la massa maligna di dati era intenta ad espandersi sempre di più, provando a spingerli fuori con tutta la sua potenza evolutiva e costringendoli a rispondere colpo dopo colpo.
Strinsero i denti: stavano cercando di eliminare l'infezione senza danneggiare i dati dell'uomo, ma si stava rivelando una sfida. Più di una volta dovettero interrompere a causa di un improvviso peggioramento delle sue funzioni vitali.
Erano riusciti a stabilizzarlo ogni volta grazie alla tipo O, ma sarebbe bastato solo un attimo di distrazione per ritrovarsi davanti un cadavere.


L’unico lato positivo di quegli episodi erano le momentanee perdite di conoscenza del dottore: lottare per tenere fermo uno Yorha infetto durante il tentativo di gurirlo era estenuante, viste le proporzioni dell'operazione.
Rimasero lì dentro per quelli che sembrarono secoli, ma, con sommo sollievo della giapponese, la sua resistenza iniziò pian piano ad indebolirsi sotto i loro colpi congiunti.
Erano riusciti ad isolare l’infezione, bloccandola in un’area ristretta del sistema motorio. La sua struttura era ormai più limitata e, pur continuando a lottare con violenza, opponendosi a loro e aggredendo i dati del suo ospite, stava venendo lentamente ridotto a polvere di dati. Anche i movimenti e le urla del dottore iniziarono a placarsi.


《Grazie ancora, Primario.》 Sospirò, grata, appena vide l'uomo cedere e crollare in un sonno profondo. Ce l'avevano fatta.
《Puoi chiamarmi semplicemente Davide.》 Rispose lui, esausto.

 


**

 


Fuori dalla sala operatoria l'atmosfera era altrettanto densa di nervosismo e stanchezza.
Ivar e tutti gli altri erano seduti sul pavimento del corridoio, in attesa di notizie. Nessuno di loro era particolarmente in vena di festeggiare la morte di Kazehiro: vedere Ishley venire corrotto così gravemente e così in fretta era stata davvero una brutta sorpresa.
Il biondino osservò tutti i suoi compagni: ognuno di loro aveva ricevuto le cure appropriate, ma erano comunque spossati. La battaglia era stata davvero estenuante, e si vedeva.


Nonostante gli sforzi, Kyran e King avevano ceduto al sonno, e ora stavano dormendo appoggiati contro Rahl, che continuava a vegliare su di loro. Allo stesso modo Natasha e Athal si erano addormentate spalla contro spalla.
Ivan era ancora sveglio, nonostante avesse una faccia stravolta, mentre Becky sembrava l'unica davvero vigile: era rimasta tutto il tempo con gli occhi puntati verso la porta in maniera spasmodica è senza muovere un muscolo. Non che si stupisse; ormai era chiaro come il sole che quei due si piacessero.


E quanto a lui, la consapevolezza che avrebbe potuto essere lui quello disteso su un tavolo operatorio era abbastanza per tenerlo sveglio. Ma quel silenzio pesante lo stava facendo impazzire!
Poco prima avevano sentito Momoko urlare e due donne erano fuggite a gambe levate fuori dalla stanza, poi altre cinque persone erano entrate, però da allora non si era sentito un suono.
Nessuno di loro aveva osato dire una parola da quando erano tornati, ma questo stava solo aumentando la loro tensione.

 


Si fidavano tutti dell'albina: era responsabile, intelligente e bravissima nella guarigione; li aveva salvati da varie situazioni decisamente tremende ed era abbastanza cocciuta da restare lì dentro per giorni, ma nessuno di loro riusciva a scacciare la paura che non ce l'avrebbe fatta.
Ivan, vedendolo preoccupato, si alzò e si sedette accanto a lui. 《Tutto bene?》
《Non ne sono sicuro. Anche se abbiamo ucciso Kazehiro, mi sembra di essere stato sconfitto,》


Il francese gli passò un braccio intorno alle spalle, stringendolo a sé. 《Tu e Ishley ci avete salvati. Se non vi foste messi in mezzo, saremmo morti tutti quanti. E lui è forte, vedrai che si riprenderà.》
《Non ho impedito che lui venisse contagiato.》 Ringhiò. 《L'ho sentito sai? Quel maledetto Virus. Ci stava attaccando senza pietà e io stavo per cedere. Lui deve avermi protetto in qualche modo, senza che me ne accorgessi, e ha dovuto indebolire le proprie protezioni.》

 

Il più alto lo tenne ancora di più vicino. 《Non è stata colpa tua Ivar. Lui sapeva quello che faceva, così come lo sa Momoko. Abbi fiducia in lei, Vedrai che ce la farà.》
《Ma questo non toglie che non sarebbe lì dentro se non fosse stato per me! E anche stavolta sono stato completamente inutile! No anzi, peggio. Sono stato un peso! È una situazione più brutta persino della volta nella Giungla!》 Ringhiò, gli occhi lucidi dalla frustrazione.

 


L'altro lasciò che si sfogasse, ascoltandolo singhiozzare contro il suo petto senza dire nulla. Più volte aveva avuto l’impressione che il ragazzo si sentisse in colpa perché non era riuscito a proteggere Emily e il resto della loro squadra originale durante la battaglia al Rio delle Amazzoni, e questa ne era la conferma.
Vedere Ivar così vulnerabile e impaurito non gli piaceva. Lui era forte, caparbio, indolente, ma anche sensibile e dolce quando voleva. Era così che voleva vederlo.
Si era arrabbiato molto con lui, ma se durante quei mesi era rimasta dell'amarezza tra di loro, ora era completamente svanita.


Sentendolo singhiozzare ancora, gli diede un bacio sulla fronte. 《Shhh. Mon Cher… non è vero che sei inutile e non sei un peso. Tu hai sempre fatto tutto quello che potevi e puoi star certo che tutti noi lo sappiamo. E io sono fiero di te》 Lo rassicurò.
Il biondino arrossì, ma non si allontanò da quella stretta rassicurante. Anzi, si lasciò andare, godendosi quella sensazione, mentre Rahl li osservava con un sorriso intenerito, stretto ai suoi amanti addormentati.

 


Rimasero così per un tempo che parve infinito, solo loro tre e Becky ancora svegli ad aspettare delle notizie.
A dire il vero, erano sul punto di addormentarsi quando la porta della sala operatoria si era spalancata di botto, facendone venire fuori l'equipe medica e svegliandoli tutti quanti di soprassalto.
Scattarono subito come molle nel vedere la loro aria soddisfatta, precipitandosi da Momoko e trovandola rossa dalla fatica, sudata e senza la benda, ma con un sorriso sulle labbra. Il primario era accanto a lei, anche lui spossato, però anche lui aveva un'espressione che faceva ben sperare.

 

《Allora!?》 Chiese Becky alla sua amica.
Lei sorrise stancamente. 《Ci siamo riusciti. Abbiamo eliminato ogni traccia del Virus. Non sappiamo se riporterà danni cerebrali o di altro tipo, ma sappiamo che vivr…》


L’abbraccio della rossa la fece tacere. 《Grazie! Grazie Momoko! Grazie di cuore per averlo salvato.》
L’altra ricambiò la stretta. 《Di nulla tesoro. Abbiamo indotto un breve coma farmacologico per permettere al suo sistema di riprendere le forze ed evitare che sprechi energia. Dovrà evitare ogni tipo di stress nei prossimi giorni.》

L’altra annuì con un sorriso sollevato, osservando Rafael, profondamente addormentato, che veniva portato via.

 


Il primario Bianchi si avvicinò, ridacchiando davanti a quella scenetta. 《Io credo sia il caso di andare a riposare. Siamo tutti esausti.》 Commentò, vedendo le facce sconvolte dal sonno del gruppo.
Ivan annuì con uno sbadiglio, così come Athal. 《Direi che è una buona idea.》
《Già. Io credo dormirò per una settimana.》 Borbottò Athal.

L'uomo sbuffò un'altra risatina. 《Allora alla prossima. E non temete. Appena starà meglio, potrete andare a fare visita al vostro compagno in infermeria quando vorrete.》

 


Tutti i membri della squadra si separarono per andare verso le rispettive stanze; solo Ivar rimase indietro.
Sapere che la sua incapacità non era costata la vita di Ishley era un gran sollievo, ma ora che non aveva più quell’ansia addosso c'era qualcos'altro che doveva controllare: nessun altro sembrava averci fatto caso, ma il generale e il colonnello non si erano visti.
Normalmente, passavano spesso in situazioni simili per richiedere rapporti, rimproverare o premiare gli androidi coinvolti, specie se si trattava della loro squadra, ma non stavolta.


Avevano vinto per l’ennesima volta contro un senziente, rischiando nuovamente di rimetterci la pelle, e il primario e la sua equipe avevano compiuto un’incredibile operazione medica, eppure quei due non erano da nessuna parte.
Era da qualche settimana che si stavano comportando così: non si vedevano quasi mai nei corridoi, se non per assegnare le operazioni, e sembrava che passassero tutto il tempo nelle i loro stanze in contatto con qualcuno.
Non sapeva se a parlare fosse la sua paranoia o la sua antipatia nei confronti di quei due fratelli, ma aveva ormai da mesi l’impressione che sia loro che tutti gli altri capi dell'esercito stessero nascondendo qualcosa di grosso. Ed era stufo di brancolare nel buio.
Momoko, Athal e Natasha avevano parlato a tutti loro del “Grande progetto" a cui il generale aveva accennato durante l'ultima riunione a cui avevano partecipato e poteva scommettere che c'entrasse qualcosa.
Non era del tutto sicuro che anche i suoi compagni avessero dei sospetti simili al suoi, ma visto quello che stava per fare non aveva tempo per chiedere aiuto.


Si allontanò non visto attraverso i corridoi, percorrendo la strada fino ad arrivare alla porta dell'archivio centrale. Quello era il posto in cui tutti i dati di cui erano in possesso gli Yorha venivano raccolti e salvati dai tipo O. Se voleva delle risposte, quello era l’unico posto in cui avrebbe potuto trovarle.
Era Una stanza simile ad uno sgabuzzino, polverosa, di dimensioni decisamente ridotte e insignificanti rispetto a quelle della sala principale, ed era occupata quasi per intero da un gigantesco computer.


Era esausto, ma poggiò comunque le mani sulla tastiera, iniziando ad hackerare. Aveva la sensazione che se non avesse fatto qualcosa subito, se ne sarebbe pentito amaramente.
Non incontrò resistenza di alcun tipo. Niente barriere, niente password, niente ostacoli: riuscì ad entrare nell'interfaccia più preziosa per il loro esercito senza problemi. Non sapeva se sentirsi fortunato o offeso.
Osservò le varie cartelle che apparvero sullo schermo e lesse quante più informazioni possibile, ma dopo venti minuti non aveva ancora trovato nulla di nulla. Emise un ringhio di frustrazione.


Aveva cercato tra i file di ogni singolo Yorha, sia gli attivi che i deceduti, dove erano contenute tutte le informazioni sia della loro vita da umani che da Androidi, ma non aveva trovato quelli del Generale o del Colonnello.
A quanto pareva, quei due avevano tenuto i propri fascicoli su server separati o non li avevano caricati affatto. Erano più furbi di quanto pensasse, ma non aveva intenzione di arrendersi.

 


Passò ai rapporti di tutte le missioni in cui venivano nominati, ma il Generale non aveva mai preso parte a quelle sul campo e il Colonnello lo aveva fatto solo due volte: il tentativo fallito di riconquistare Washington e quello riuscito della distruzione di un Server sugli Appallaci.
Provò dunque a cercare qualunque documento sul “Grande piano", ma anche la corrispondenza tra i generosi che era stata registrata non trattava nulla se non i rapporti delle missioni. In poche parole, un mucchio di robaccia inutile.
Si sarebbe messo volentieri ad urlare; non poteva essere l'ennesimo punto morto! Ci doveva pur essere qualcosa di utile!


Iniziò ad Hackerare a tutta velocità, tendendo le orecchie per la paura di essere scoperto, scorrendo pagine su pagine e non trovando assolutamente nulla di importante… fino a quando non incontrò una barriera su una cartella in particolare: "Rifornimenti per la Luna".
Avrebbe dovuto essere una semplice lista di tutto ciò che veniva inviato agli umani sulla Luna, cibo, acqua, strumenti e pezzi di ricambio, però poteva sentire una protezione di livello avanzato attorno ai suoi dati.
Provò a penetrarla, anche solo per curiosità, ma la forza con cui lo respinse lo lasciò più sorpreso del previsto. Era un blocco di livello troppo alto per il tipo di documenti che proteggeva.
Un sorriso vittorioso si aprì sul suo volto; forse aveva finalmente trovato un indizio su quello che stava cercando!


Ma il suo entusiasmo venne smorzato quando sentì la porta spalancarsi di colpo.
Il colore defluì dal suo volto. Era disarmato, non avrebbe mai potuto vincere in una colluttazione ed era sicuro che il generale non avrebbe peso bene il suo curiosare.
Si girò lentamente, pensando freneticamente a come passarla liscia, ma poi vide la faccia sorpresa di Rahl. Soffocò una sequela di imprecazioni molto colorite.


《Che diavolo ci fai tu qui!? Mi è venuto un infarto!》
《Si è allontanato di colpo senza dire una parola, signor Ivar. Volevo capire come mai. Mi scuso per la mancanza di fiducia, specie dopo quanto ha fatto per noi, ma ultimamente non sono certo di chi nasconda o meno qualcosa.》


Il più basso lo trascinò nella stanza senza tante cerimonie, facendogli segno di tacere. 《Sto cercando delle prove. Il generale e il colonnello nascondono qualcosa, lo hai capito anche tu, e ora che Kazehiro è Morto ed Ishley fuori pericolo… io voglio delle risposte.》
L'albino si fregò il mento: quella poteva rivelarsi un'occasione davvero fruttuosa. Anche lui, King e Kyran avevano provato ad investigare, passando al setaccio file e vari generi di rapporti, ma erano giunti ad un punto morto dopo l'altro. Magari le abilità da Scanner di Ivar avrebbero potuto dare nuove informazioni. 《Ha trovato qualcosa di utile?》


《Forse.》 Rispose lui, spiegandogli in breve della barriera che stava provando a forzare e dei registri che proteggeva.
《Ci potrebbero essere dei dati segreti nascosti in piena vista.》 Commentò l’inglese.


《Lo penso anche io.》 Rispose lui, concentrandosi sul blocco, continuando a forzarlo. Era un lavoro sopraffino, sicuramente opera di un Operatore di alto livello, ma rispetto all'hackerare la testa di un Senziente non era niente di speciale.
Quando finalmente si aprì, credeva che avrebbe trovato informazioni criptate o in qualche modo mascherate in mezzo ad un elenco infinito di rifornimenti, e invece si ritrovò davanti a delle pagine vuote. Non c'era nessun dato, né nascosto ne in vista. Era solo una lista di casse vuote
《Ma che diavolo…? Qui ci dovrebbero essere delle informazioni, perché è tutto vuoto?》
《Come può essere? Io stesso ho visto più volte le sonde spedite per inviare i rifornimenti sulla Luna.》


Il tipo S provò a scavare più a fondo, trovando solo elenchi su elenchi di contenitori vuoti, ma si interruppe di colpo quando una nuova schermata si aprì nel campo visivo di entrambi, mentre uno strano ronzio iniziava a diffondersi nelle loro orecchie. Si trattava di un aggiornamento collettivo di tutto il Bunker e dei suoi androidi.


《Che accidenti…? Cosa è questo? Non ho mai sentito di un aggiornamento simile.》 Si chiese il biondo. Aveva iniziato a sentirsi a disagio: dei brividi scendevano lungo la sua schiena e la sensazione era simile a quella che aveva provato quando era diventato un androide
《Non saprei dire, ma stanno succedendo troppe cose strane per essere una coincidenza. E questo ronzio… non mi piace affatto. Potrebbe interrompere il caricamento per noi due e i nostri amici?》 Suggerì Rahl, nelle sue stesse condizioni.


L’altro annuì, disconnettendo immediatamente i loro sistemi, quello di Ivan, di Momoko e del resto della squadra dalla rete collettiva del Bunker. Poteva essere una sciocchezza, ma quella sensazione non gli piaceva per nulla e Rahl aveva ragione: stavano succedendo troppe stranezze tutte insieme per essere banali coincidenze e in ogni caso… era meglio essere cauti.
L'aggiornamento si interruppe all’istante, così come il ronzio e i brividi, e i due tornarono a concentrarsi sullo schermo del computer. Se quei registri di spedizione erano vuoti e protetti da un firewall, era possibile che gli altri indizi che stavano cercando si trovassero in altri documenti inerenti agli umani sulla Luna.


Ivar iniziò a setacciare il server, cercando tutti i documenti di quel tipo e provando a percepire altre barriere simili. E ne trovò molte, ma solo una di gran lunga più potente, posta su un file di grandi dimensioni. Tutto ciò era chiaramente il lavoro dello stesso tipo O: uno molto abile e specializzato nella protezione e nel nascondere dei dati
Chiunque fosse stato, provare a celare quei documenti in piena vista aveva avuto una buona idea e di sicuro quelle barriere erano sopraffine, ma non così tanto da risultare invisibili alle sua abilità di Scanner.


《Ti rendi conto che, anche se non trovassimo niente, solo per aver letto questi registri vuoti potrebbero giustiziarci vero?》 Chiese, già pronto a sfondare quelle difese.
Rahl annuì. 《Non possiamo continuare a brancolare nel buio. Così come l'esercito non può continuare a operare sotto persone che non dicono altro che menzogne. Bisogna andare fino in fondo se vogliamo comprendere cosa sta accadendo.》

 


Il biondino annuì, iniziando a penetrare quanto più rapidamente possibile nei firewall. Come pensava, erano potentissime e complicate: fatte apposta per respingere quelli come lui. Attaccò con ancora più veemenza: Tutta quella maledetta attesa e l'ansia che portava stavano iniziando a fargli perdere la pazienza. Anche Rahl era trepidante: aveva gli occhi incollati allo schermo.


Dopo venti minuti buoni, tirarono un sospiro di sollievo nel vederla crollare. Il documento stavolta era pieno di informazioni, e scorrendole scoprirono che si trattava di vari rapporti sul progetto Luna.
C'erano informazioni su come erano state costruite le navette che avevano prelevato gli umani, come era possibile trasformarle in posizioni stabili per vivere sulla superficie del satellite, ma furono le ultime pagine ad attirare la loro attenzione. Leggendole, entrambi sentirono il colore defluire dal loro volto.

 

《È… è questo che il generale e il colonnello stavano nascondendo!? Come… come hanno fatto a...?!》 Boccheggiò Ivar.
Rahl scosse il capo, cercando di mantenere la calma e leggendo ad alta voce quello che dicevano le prime linee del documento. 《”Al generale e al colonnello, ci spiace informarvi che gli shuttle che avrebbero dovuto scortare gli umani sulla Luna, e che avrebbero dovuto fornire loro protezione e alloggio per tutta la durata della guerra, sono stati colti da un'imboscata delle biomacchine e distrutti poco dopo aver lasciato l'atmosfera terrestre. I pochi sopravvissuti alle esplosioni sono stati risucchiati nello spazio: ormai non è rimasto nessuno”.》. Seguiva poi una lunghissima lista dei nomi dei deceduti.

 


Quel rapporto era vecchio di un anno, era stato inviato il giorno precedente all'attacco contro il primo server. E questo significava che quella guerra stava venendo portata avanti basandosi su delle bugie! Che non c'era mai stato nulla di vero! E tutti gli androidi che erano morti e sarebbero morti pensando di aver protetto le proprie famiglie e il mondo intero, in realtà lo avrebbero fatto per nulla!
I generali e i colonnelli di ogni singolo Bunker avevano detto a tutti loro che gli Yorha avrebbero riconquistato la Terra aspettando il ritorno degli umani, ma quegli umani non c'erano più. Erano tutti morti. E probabilmente quasi nessuno dei loro commilitoni ne aveva idea.


《È stata tutta una presa in giro… un imbroglio, fin dall'inizio.》 Sussurrò Ivar, troppo sconvolto per pensare di aver letto i nomi dei suoi genitori e di suo fratello.
《Dobbiamo andarcene da qui. E dobbiamo parlare agli altri di questa storia. Non c'è tempo da perdere.》 Disse Rahl, pallidissimo, prendendolo per un polso e girandosi verso la porta giusto in tempo per vederla aprirsi.
Si specchiò negli occhi gelidi del Generale Weiss.

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Capitolo 17
*** Fratelli ***


Kazehiro si destò lentamente nella caverna che ormai era diventato il suo rifugio. Non aveva idea di quanto tempo avesse dormito, ma fin da subito sentì che c'era qualcosa di sbagliato.
Mizuhiro non era sdraiato abbracciato a lui, e non c'era traccia dei cadaveri dei tre androidi che avrebbe dovuto uccidere.
Sentì una morsa di preoccupazione stringere il suo stomaco, ma la ricacciò indietro con prepotenza. Magari il suo gemello era già tornato dal Padrone con i cadaveri dei loro nemici e lo aveva lasciato riposare!
Non poteva essere… no, lui non poteva essere.... Non poteva!


Nell'alzarsi, andò a sbattere contro qualcosa… o meglio, qualcuno! Cadde di nuovo disteso sulla schiena, con davanti un ragazzo dall'inconfondibile chioma scura dai riflessi purpurei.
Sentì chiaramente la paura tornare prepotente, mentre osservava l'altro senziente. Quello era il più potente tra tutti loro! L'unico e solo capace di parlamentare col padrone senza rischiare la morte, il suo alleato più fedele! E se si trovava lì… poteva significare solo che aveva ricevuto il compito di eliminarlo.


A vederlo, non sarebbe nemmeno sembrato spaventoso: aveva l'aspetto di un bel ragazzo sui diciassette anni, dalla corporatura magra e altezza nella media, il viso incorniciato dai capelli ribelli. I lineamenti giovani e la pelle bianca erano distesi, gli occhi rossastri apparentemente tranquilli, ma lui sapeva fin troppo bene quanto fosse bravo a fingere.
Vedeva già le mani artigliate pronte a scattare, sotto le ampie maniche dell'haori verde che indossava. E questo gli fece capire di essere spacciato.
A nulla sarebbe valso tentare di opporsi o trovare rifugio, lo avrebbe ucciso senza sforzo anche se avesse usato al massimo i suoi poteri. Tutto ciò che poteva fare era implorare pietà.

Le labbra del ragazzo si schiusero. 《Kazehiro…》
Il ragazzino lo interruppe, colmo di terrore. 《A… aspetta! Non… non è come credi! Giuro che non abbiamo disertato la battaglia! Siamo stati praticamente spazzati via! Ma giuro che siamo fedeli al Padrone! Mizuhiro è andato ad uccidere gli androidi, sono… sono sicuro che presenterà i loro cadaveri tra…》


《È morto.》 Disse lui, bloccando subito quel fiume di parole.
Kazehiro lo guardò ad occhi sgranati. 《Che cosa?》


《Mizuhiro è morto. La sua trappola si è rivelata un fallimento. Gli androidi conosciuti come 56B e 19C sono riusciti a sopraffarlo. Mi dispiace.》 Rispose lui, gli occhi attraversati per un attimo da quello che poteva essere dispiacere.
Il senziente più giovane sentì le ginocchia impattare sul terreno, gli occhi sbarrati e le braccia penzoloni. Mizuhiro era morto. Il suo gemello era morto. Era andato via. Lo aveva lasciato da solo.
《Sei… sei venuto a finirmi allora?》 Chiese con la voce incrinata dai grossi lacrimoni che gli bagnavano il viso.


L'altro gli sollevò il mento con due dita. 《Non sono stato inviato qui in veste di esecutore, ma solo di messaggero. Il Padrone mi ha chiesto di trovarti e informarti della sorte di tuo fratello, non di ucciderti.》
《Che… che cosa farò adesso?》 Chiese il ragazzino, più a se stesso che a lui.
《Il Padrone desidera che tu combatta ancora. Che usi il tuo pieno potere per distruggere ogni androide che vedrai. Ma non sta a me importi certe decisioni. Agisci come meglio ritieni.》

 


Kazehiro provò a urlargli di non andare via, di non abbandonarlo così, ma quello era già svanito nel nulla senza emettere un suono, lasciandolo nuovamente solo in quella caverna. E a quel punto, si lasciò completamente andare.
Pianse a dirotto per quelli che parvero secoli, urlando e maledendo tutto quello che vedeva e sentiva, in particolare quella orribile sensazione di vuoto che sentiva al centro del petto. Per la prima volta nella sua breve vita, sentì davvero freddo e paura, ma soprattutto capì che ormai era solo.
Non ci sarebbe più stato nessuno a dirgli che sarebbe andato tutto bene; non ci sarebbero più state dita familiari intrecciate alle sue o abbracci confortanti. Non ci sarebbe più stato quel sorriso, identico al proprio, a farlo sentire felice.
Un bagliore rosso cominciò ad accendersi al centro delle sue pupille, mentre degli inquietanti disegni neri dai motivi frastagliati iniziavano a farsi strada sulla pelle delle guance, diramandosi pian piano sul collo.

Ripensò immediatamente ai carnefici di suo fratello: 56B e 19C, lo spadaccino e l’arciere. Sicuramente in quel momento si stavano beando della loro vittoria, ridendo coi loro commilitoni.
Mentre i segni neri iniziavano a tracciarsi sul suo petto, decise quale sarebbe stata la sua prossima mossa: li avrebbe uccisi. Di loro non sarebbe rimasto nulla, se non brandelli!

 


**

 


Da quando era diventata l’unità Yorha 23O, Rose non si era mai lasciata particolarmente andare ad emozioni tipo la preoccupazione o lo stress.
Aveva un corpo incredibile, anche se inferiore a quello degli androidi da battaglia, e svolgeva operazioni sia matematiche che fisiche o informatiche con la stessa velocità ed efficienza di un esperto del campo.
Dunque quando sentì scattare un segnale d'allarme sul suo monitor, non si scompose… almeno fino a quando non sentì il suono di un allarme particolare provenire dal computer!


Sgranando gli occhi, individuò sulla mappa del pianeta un segnale nemico di Potenza terrificante che si stava avvicinando sempre di più alla città di Seattle. Non poteva essere altro che un senziente!
Corse fuori dalla stanza sotto gli sguardi confusi degli altri tipi O, alla ricerca del Generale! Non c'erano stati avvistamenti di Senzienti per mesi, ma quello pareva essere sbucato dal nulla e soprattutto doveva essere estremamente pericoloso.
Non c'era stata alcuna avvisaglia da parte delle squadre di ricognizione che avevano disposto in quelle aree, e questo forse era il fattore più spaventoso.

 

Trovò il Generale nei corridoi, arrivandole quasi addosso da quanto era trafelata. 《Generale! Generale! È un'emergenza! Forse sta per succedere un disastro!》
La donna la fissò sorpresa. 《Quale disastro?》
《Un senziente! È sbucato fuori dal nulla e si sta dirigendo verso Seattle!》


L’altra sbarrò gli occhi. 《Quando lo hai saputo?.》
《Un attimo fa! Sta rilasciando un segnale potentissimo e non so come…》 Non terminò la frase, perché altri due tipi O, un ragazzo di colore e una ragazza dai lunghi capelli castani, le raggiunsero, anche loro di corsa.
《Generale! Abbiamo registrato moltissime richieste d’aiuto da parte dei soldati sulla superficie! Dicono che le biomacchine sono di colpo impazzite! Hanno iniziato ad attaccarsi tra loro e a squartare qualunque cosa si muovesse!》 Disse il ragazzo.
《E stiamo perdendo contatti con sempre più unità! Sono tutti in preda al panico!》 Finì la sua compagna.

 


Weiss impallidì ancora più del solito. Erano passati quasi due mesi da quella terribile battaglia in mezzo al mare e da allora non c'era stato il minimo segno di senzienti.
Avevano concentrato le loro forze sulla ricognizione e la difesa, così da poter studiare più facilmente l'ormai progressivo deterioramento della rete dei nemici, niente di più. Le unità al momento schierate in superficie erano troppo poche per poter sopravvivere senza aiuto!
《Chiamate immediatamente a raccolta tutte le unità capitano disponibili e le rispettive squadre! Inviatele in superficie mediante gli aereoscheletri. Data l'ormai appurata pericolosità di questi nemici, ditegli di non correre rischi inutili e di fare di tutto per tornare vivi!》


Rose e gli altri due annuirono e schizzarono immediatamente via verso la sala di comando, lasciando la donna sola a stringere i denti per la frustrazione.

 


**

 


Becky stava seriamente iniziando a pensare che tutto il loro esercito fosse perseguitato. Erano passati mesi dall'ultima volta in cui un senziente si era fatto vedere: lei e tutti gli altri della sua squadra avevano avuto il tempo per guarire e addirittura rilassarsi.
Anche i gravissimi danni interni che aveva subito Ivan erano in gran parte guariti, nonostante avesse ancora delle difficoltà a sentire e correre come prima.
I vari eserciti Yorha erano persino riusciti ad approfittarne per guadagnare terreno contro le biomacchine, distruggendo vari server e abbattendo molti nemici di alto livello.
Nei vari bunker ultimamente il morale era molto alto, si poteva persino avvertire un'aria festosa nei corridoi, visto che ormai il periodo natalizio era quasi alle porte, e proprio adesso l'ennesimo disastro doveva rovinare tutto!

Stava camminando circospetta da una ventina di minuti attraverso le strade di Seattle, ormai ridotta ad una città di rovine. Era stata una delle città più colpite durante l'attacco: i palazzi e le strade erano ridotti a brandelli e c'erano cadaveri ormai vecchi di biomacchine, androidi e persino umani sparsi ovunque.

La neve che si era posata nelle ultime settimane stava continuando a scendere dolcemente su di loro e il silenzio era assoluto. A romperlo c'era solo il suono di  una brezza gelida che spirava tra i grattacieli in rovina.

 

Tutto questo la stava rendendo nervosa. Era come se ci fosse qualcosa in agguato pronta a saltarle addosso… e lei sapeva bene cosa fosse, ma non osò aprire bocca. C'erano androidi lì e loro dovevano assolutamente trovarli!
Tutte le truppe disponibili erano state dispiegate in maniera massiccia nell'area attorno a Seattle, nel tentativo ottimista di trovare i soldati al momento dispersi e ridurre al minimo le perdite che l'ennesimo senziente avrebbe inflitto al loro esercito.
《Riuscite a vedere qualcuno?》 Chiese sottovoce agli altri, che camminavano attorno a lei con le armi sguainate e le espressioni tese.
《Non ancora. Ma non abbassate la guardia, quel senziente potrebbe essere ovunque e sappiamo tutti quanto quelli come lui siano spietati.》 Le rispose Natasha, in testa al gruppo e con la falce pronta.


La rossa non potè che darle ragione: stavano cercando già da un po', però non avevano ancora visto nessuno, un pessimo segno.

Sperava davvero che almeno alcune delle unità di superficie fossero ancora vive, ma la fortuna non sembrava proprio essere dalla loro: sull'asfalto c'erano delle crepe e delle larghe macchie rosse, lasciate di recente, seguite da dei segni di trascinamento e terra smussata
《Erano in due. Deve averli attaccati, brutalmente, e poi li trascinati via.》 Disse Kyran, osservando i segni con aria tetra.

 

 

Tutti loro strinsero maggiormente le armi, in cerca di sicurezza, ma quella inquietante scia non era finita lì. C'erano segni scarlatti un po' ovunque sulla strada e appena girarono l'angolo videro i cadaveri di altri tre Yorha, ricoperti di sangue e tagli profondi.
《Quel farabutto ci sta attirando, sa che siamo qui. E ci prende in giro.》 Borbottò Ivan, vedendo altri corpi martoriati poco più avanti.

 

Natasha e tutti gli altri annuirono. Quel senziente era abile, ma soprattutto spietato e molto violento: aveva lasciato quella specie di macabro tappeto rosso apposta, e loro non avevano altra scelta che continuare a seguirlo.

Man mano che avanzavano, c'erano sempre più corpi, tutti massacrati e lasciati a terra come immondizia, ma c'era anche qualcos'altro.

 

Tutti loro potevano sentire delle specie di lamenti, come se tantissime persone stessero piangendo.

《Ma che diavolo è questo rumore?!》 Ringhiò King, alzando la spada. 《Chi sta piangendo!?》
Nessuno dei suoi compagni fece in tempo a rispondergli. Una serie di ombre scure li colse di sorpresa, saltando giù dai palazzi a velocità folle, per poi rialzarsi a fatica e attaccare con le loro rozze armi.


Erano biomacchine! Biomacchine mostruose dalle membra e le facce martoriate a tal punto da farli sembrare più simili a rottami, eppure erano più agguerrite che mai!
Le lunghe lame delle loro spade e i proiettili dell’artiglieria scesero a pioggia su di loro e li costrinsero a spostarsi indietro di corsa per evitare di essere ammazzati, mentre la folla di nemici si allargava sempre di più.
《Maledizione, ma non potremmo svolgere una missione facile almeno una volta!?》 Urlò Athal, iniziando a far schioccare la frusta nell'aria.


Nessuno di loro le prestò attenzione, iniziando invece  a colpire senza pietà con le proprie armi i loro avversari. Molti di essi crollarono al suolo poco dopo, gli occhi neri e morti e ricoperti di lunghi tagli e fori, ma sempre più nemici stavano sbucando dalle strade attorno a loro.
Un numero soverchiante di Biomacchine volanti e terrestri si avventò su di loro, armate di lame, lance taglienti e mitragliatori, ma c'era qualcosa di strano.
A parte il loro aspetto mutilato, i loro attacchi erano disordinati e meno precisi del solito. Non facevano differenza tra amici e nemici: anzi, andavano a sbattere gli uni contro gli altri, squartandosi con foga senza prestare attenzione ai danni subiti.
Inoltre, continuavano ad emettere dei suoni incomprensibili, simili a singhiozzi e lamenti lacrimosi, fermandosi solo una volta morti.


《Ma che diavolo succede?!》 Chiese Momoko, infilzandone una e correndo ad aiutare Becky, accerchiata da altri tre nemici.
《Non ne ho idea! Sembrano completamente impazziti!》 Rispose Kyran, scoccando sempre più frecce per tenerli lontani.

《Ivar, Ishley! Provate ad accedere ai loro sistemi per capire che diavolo sta succedendo! Vi difenderemo noi!》 Urlò Natasha, affettandone altri tre, affiancata da King e Rahl.


I due tipi S eseguirono subito l'ordine. I lunghi fili di connessione si attaccarono alle teste dei nemici più vicini, oltrepassando le loro difese, ed entrambi sentirono una scarica di informazioni tremenda e confusa penetrare dentro le loro menti.
Era molto peggio della sensazione provata durante la battaglia nella giungla: le immagini dei ricordi e le sensazioni erano caotiche e confuse, comunicavano un senso di rabbia, infelicità e agonia tale da far mancare l'aria e venire la nausea. Continuavano a attaccare le loro menti, come se stessero provando a trapanarle.
In tutto quel caos, era impossibile anche solo provare a risalire a chi stesse gestendo quella sezione di biomacchine.


Dopo quelle che parvero ore, entrambi si staccarono immediatamente da quella rete; i loro volti erano terrei, gli occhi sgranati e tutti e due avevano dei rivoli rossi che scendevano dalle labbra.
《Ehi, che vi succede?》 Chiese Momoko, preoccupata.
《Avete capito cosa diavolo sta succedendo?》 Domandò invece Athal, mentre Ivan abbatteva altre due biomacchine con un colpo del suo nuovo scudo.


I due respiravano profondamente, provando a riprendersi ed ignorando i suoni della battaglia attorno. 《C’è… è successo qualcosa a queste biomacchine. Le loro menti sono state completamente distrutte! È probabile che sia successo qualcosa ad una delle unità che le controlla, qualcosa che ha causato una reazione emotiva tremenda. Deve aver perso la testa!》
Immediatamente King, Rahl e Kyran si scambiarono uno sguardo d'intesa. 《È per forza Kazehiro!》 Dissero tutti insieme, uccidendo altri tre nemici con frecce e proiettili.


《Chi?!》 Domandò Natasha, confusa, trapassando un nemico vicino con la lama della falce e colpendone un altro con il manico.
《Il gemello di Mizuhiro!  Lui era il senziente che abbiamo ucciso per salvare Rahl e sono stati loro a dare inizio alla battaglia in mezzo al mare!》 Rispose il biondo, scattando indietro e lasciando andare un'altra freccia.
La battaglia andò avanti così quasi per un'ora, diventando sempre più frenetica, in un susseguirsi di attacchi disperati fino a quando i nemici non smisero di arrivare e almeno cinquanta biomacchine non giacquero morte attorno a loro.
Tutto il gruppo aveva il fiatone ed Ivar e Ishley sembravano non essersi ancora ripresi, ma Momoko pose comunque una domanda a King.


《Siete sicuri che il senziente con cui abbiamo a che fare sia Kazehiro?》
Il ramato annuì. 《Non ho dubbi. Non può essere nessun altro.》


《Allora dobbiamo ucciderlo prima che scateni il suo piano potere. Se è potente come Mizuhiro ed è nello stato descritto da Ishley e Ivar, potrebbe distruggere la città!》 Disse Rahl.
Gli altri membri del gruppo sentirono chiaramente un forte senso si ansia aleggiare sopra di loro. Avevano visto quanto quei due fossero pericolosi insieme, e King e Kyran erano quasi morti combattendo solo uno dei gemelli.
E questo significava che, Anche se ormai era da solo, Kazehiro era molto probabilmente il senziente più pericoloso tra quelli che avevano affrontato fino ad allora.


《Dobbiamo fermarlo. Subito.》 Disse Natasha a testa bassa. 《È ormai evidente che ha a del tutto perso la testa. E in ogni caso… sarebbe troppo pericoloso lasciar vivere un senziente.》
Gli altri si limitarono ad annuire, mentre recuperavano le armi dai cadaveri nemici, alzandosi dal terreno lurido. Diedero un attimo a Momoko per guarire le loro ferite e si avviarono nuovamente sul sentiero di Yorha morti.
Man mano che avanzavano verso il centro città, le salme diventavano sempre più numerose: sia androidi che biomacchine erano abbandonate per terra in condizioni orribili, a volte addirittura a pezzi, con delle larghe chiazze d'olio sotto di loro.
《Temo che non troveremo più nessuno vivo.》 Disse Momoko, guardando malinconica le chiazze rosse che imbrattavano le strade e riconoscendo tra i corpi anche dei membri delle squadre di soccorso che aveva inviato il generale.

Aveva dato voce a quello che pensavano tutti, e questo li spinse a stringere le rispettive armi con ancora più forza, quasi in cerca di conforto.

 


《State pronti.》 Sussurrò Ishley, mentre giravano l'ultimo angolo.
Dove Un tempo doveva esserci stata una piazza, c’era solo un gigantesco cratere. Uno strano vento spirava con forza attorno ad esso e Almeno una cinquantina di Corpi sia alleati che nemici giaceva ammucchiata all'interno, con una sola figura minuta seduta proprio in cima.
《Ah. Ecco qui i nostri eroi.》 Disse, girandosi verso di loro appena si avvicinarono abbastanza. 《Avevo iniziato a pensare che avrei dovuto ammazzare altri per farvi venire da me.》
Era coperto di macchie di olio giallo e scarlatto, proveniente dalle sue vittime. I suoi occhi, prima di un bellissimo azzurro, ora splendevano di un rosso folle, e decine di segni neri e intricati simili a tatuaggi correvano sul suo volto, il collo, le braccia e le gambe. Erano chiari segni di corruzione avanzata da virus logico.


《Tu sei Kazehiro vero?》 Chiese gelido Ivar, la spada puntata contro di lui.
L'altro annuì. 《E voi siete quelli che hanno ucciso Mizuhiro.》 Disse, guardando in particolare King, Rahl e Kyran. 《Avete ucciso... l'unica persona che amavo. Lui per me… era tutto. Non la passerete liscia! Non ve lo permetterò!》. Un colpo di vento terrificante li investì in pieno, spedendoli contro il bordo del cratere.

Ivan fu l'unico a rimanere in piedi, ma il senziente volò a velocità folle verso di lui e, nonostante la stazza estremamente minuta, lo spedì lungo disteso con un semplice schiaffo.
《Tu sei quello che ha ucciso Utau. Probabilmente l'unico ad aver mai eliminato uno di noi da solo. Ti hanno fatto i complimenti vero? Di sicuro ti avranno acclamato come un eroe. Non è meraviglioso?! 》 Gli chiese beffardo, rifilandogli un calcio nello stomaco tanto forte da fargli sputare olio.


Gliene diede altri due, ma uno dei ventagli di Momoko sferzò l'aria e gli tagliò uno zigomo. Lui si allontanò, però La ragazza gli arrivò addosso subito dopo, insieme ad Ivar.
Lei lo colpì con l'altro ventaglio, tracciandogli una linea gialla sulla fronte, e lui centrò il suo stomaco con una ginocchiata, ma un altro vortice li spedì via entrambi come se non pensassero nulla, facendoli cadere proni sul terreno. Prima che potesse attaccarli di nuovo, altre due armi di misero in mezzo.


Natasha e King fecero mulinare le loro lame, provando ad allontanarlo prima che ferisse i due androidi, ma lui parò i colpi semplicemente con le braccia, ignorando i tagli che si aprirono sulla pelle e avventandosi sul ramato con una furia folle.
La russa fu scaraventata indietro e il ragazzo fu spinto a terra tra i cadaveri con una forza terrificante, con solo la sua spada a tenere lontano il nemico. Lui continuava a guardarlo con un odio immenso, mentre iniziavano pian piano ad affondare tra i corpi morti.


Kazehiro non sembrava aver intenzione di mollare la presa: stringeva la lama in maniera spasmodica, nel tentativo di mandarla in frantumi, continuando ad ignorare i palmi feriti.
L'unica cosa che impedì allo Yorha di venire sepolto dai cadaveri, furono i proiettili combinati di Becky e Rahl, che si piantarono nella sua spalla e nel suo braccio e lo fecero crollare sulla schiena.
Si alzò nuovamente in volo un attimo dopo, senza pensare alle ferite, usando gli Yorha morti come proiettili, ma i due tipi G si schierarono davanti ai loro compagni senza pensarci due volte.
Entrambi tennero le armi puntate, sparando a raffica, costringendolo a perdere tempo per schivare e permettendo a Ivan di rialzarsi e colpirlo al fianco con lo scudo varie volte.


Il senziente fu scaraventato indietro, il lato del volto e la spalla tumefatti, ma la frusta di Athal gli impedì di rispondere all'attacco, avvolgendo un grosso masso tra le macerie della piazza e lanciandoglielo addosso, seppellendolo.
Per un attimo, ebbero l'impressione di avercela fatta e tutti loro sentirono presto una piacevole sensazione di fresco data dalle miracolose cure di Momoko, che chiusero tagli e gli diedero nuova energia, ma naturalmente non sarebbe bastato così poco a fermare un nemico di tale potenza.

 


Kazehiro spaccò le macerie e si alzò in volo con aria più furiosa che mai, ormai quasi completamente ricoperto di quei segni neri.
Vedendoli nuovamente in forma, ringhiò di frustrazione. Ora capiva come avevano fatto ad uccidere Mizuhiro e tutti gli altri: quei dannati erano cocciuti e fortunati come pochi. Tutti gli altri Yorha che aveva incontrato erano morti dopo pochi colpi. Ma Non gli importava. Si sarebbe vendicato! Anche se avesse dovuto combattere per settimane!


Il vento attorno a lui iniziò a crescere di intensità, intrecciandosi fino a diventare un turbine sempre più forte che catturata ogni cosa nelle sue spire.
Detriti, cadaveri, Macerie, auto abbandonate e calcinacci si sollevarono e vennero scagliati su di loro, ma la falce di Natasha, le frecce di Kyran e lo scudo di Ivan bloccarono la maggior parte delle raffiche.
Lui continuò ad attaccare, sempre più rapidamente, scaraventando le due ragazze rosse e il nanerottolo biondo contro le macerie, ma loro non gli interessavano. Erano quei tre il suo bersaglio! Lo spadaccino, l’arciere e il cecchino! Loro avevano ucciso suo fratello, erano loro i suoi obiettivi.
Solo che notò che qualcuno mancava all'appello. Tutti stavano rispondendo ai suoi attacchi, eccetto uno. Il dottore biondo sembrava sparito nel nulla!
Lui era un elemento pericoloso, lo aveva dimostrato più volte, però non fece in tempo a chiedersi dove fosse finito, perché sentì un forte dolore alla schiena e sputò un fiotto di olio giallo dalla bocca, crollando in ginocchio.
Si voltò, lo sguardo colmo di odio, mentre Ishley torreggiava su di lui con i suoi Sai in pugno. Calò nuovamente le armi, ma lui rotolò su un fianco e si spostò, approfittando della vicinanza e evocando una lama di vento che lasciò un lungo taglio sul suo addome, per poi girarsi ed afferrare Natasha per il collo, impedendole di trafiggerlo alle spalle.


La ragazza emise un verso strozzato, quelle dita sottili che si stringevano con forza possente sulla propria trachea, impedendole di respirare.
《Quanto ci metterete a capire che non mi interessate voi!? Io voglio solo quei tre!》 Urlò, lanciandola via come una bambola e volando in avanti con una rapidità folle.
Ignorò gli attacchi di Momoko, Becky e Athal, corse in soccorso dei loro partner, senza pensarci un attimo, puntando i tre ragazzi, solo che questi lo colsero di sorpresa: invece di scappare o schivare, lo caricarono a loro volta, correndogli incontro a tutta velocità con le armi pronte.


Doveva ammettere una sincronia perfetta. Una freccia di Kyran si piantò nella sua spalla, già ferita dai proiettili di prima, causandogli un dolore atroce e bloccando la sua corsa, e King colse l'occasione.
La sua lama calò rapidissima, tracciandogli un lungo taglio sullo stomaco, e una fiammata di Rahl completò l'opera, lasciandogli una tremenda scottatura rossa sul braccio segnato di nero, ma il ragazzino non osò arrendersi.
Quella sincronia l'aveva avuta anche lui una volta, ma l'aveva persa a causa loro!


Una folata di vento li scaraventò tutti indietro, investendo l'intera piazza. Il terreno si spaccò per la forza delle correnti e tutti i presenti crollarono lunghi distesi sulla pila di cadaveri.
Momoko e Ivan furono i primi a rialzarsi, ma avevano entrambi delle ferite frastagliate sul petto e la spalla sinistra. L'albina le stava pian piano guarendo, ma li aveva già rimessi in sesto varie volte ormai, non aveva molte energie rimaste.
Kazehiro fluttuava sopra di loro, i marchi neri che ormai occupavano gran parte della sua pelle coperta di tagli, ma non sembrava avere intenzione di attaccare subito: aveva gli occhi lucidi. 《Perché? Perché lo avete ucciso? Lui era il mio mondo! La mia metà perfetta!》


Kyran si rimise in piedi traballante, reggendo King per un braccio. 《Come Mizuhiro era importante per te, Rahl è importante per me e King. Lui lo ha torturato e trattato come spazzatura. Così come tu ti vuoi vendicare ora, noi non gli avremmo permesso di passarla liscia.》
Rahl, sentendo quelle parole, si sentì arrossire, ma il senziente non parve gradirle affatto.
《SIETE VOI LA PIAGA! QUELLI CHE CI STANNO UCCIDENDO! CI AMMAZZATE UNO DOPO L'ALTRO SENZA PIETÀ!》 Rispose l'altro furente.


《Oh, chiudi quella fogna!》 Si intromise King. 《Se quello che dici fosse vero e la colpa fosse davvero nostra, allora tutti questi cadaveri da dove spuntano!? Voi biomacchine avete attaccato il nostro pianeta e ci avete trascinato in questa maledetta guerra pur di salvarci la pelle! È colpa vostra se tutti quelli che sono morti hanno fatto quella fine, quindi non osare fare la vittima!》
Questo dovette essere l'ultima goccia. Il ragazzino iniziò ad urlare, salendo sempre di più in cielo, mentre il vento tornava a vorticare impetuoso e la sua pelle diventava completamente nera!

 


I tre androidi vennero strappati via dal terreno, ritrovandosi spinti contro uno dei condomini dalle correnti, pronte a distruggere i loro corpi senza pietà.
Le rocce, i cartelli stradali e i cadaveri dei loro commilitoni continuavano a tartassarli come pallottole, tracciando scie di olio rosso nell'aria e impedendogli di contrattaccare.Videro di sfuggita che anche tutti gli altri stavano venendo tartassati con la stessa violenza.
Per pura fortuna, Ivar e Ishley erano abbastanza lontani da essere rimasti esclusi dall'attacco, ma anche loro erano feriti pesantemente. Una delle gambe del più giovane era piegata in modo innaturale, l'addome del più grande era ancora malamente ferito e nessuno dei due aveva un piano. Tutto quello che potevano sentire erano le urla dei loro compagni e la risata ormai distorta del senziente.


Scorsero Athal, coperta di graffi ma ancora armata di frusta, che teneva Becky per un braccio. Anche lei aveva un grosso livido in faccia e perdeva sangue dalla bocca, ma gli altri non erano messi meglio. Ivan era poco lontano e stava provando a proteggere dalle correnti se stesso e una Natasha semi svenuta con il suo scudo.
Momoko sanguinava dalla bocca e dalla fronte e anche lei sembrava sul punto di perdere i sensi, King si era aggrappato alla sua spada spezzata, coperto da lunghi squarci rossi e slabbrati, e Rahl e Kyran stavano tenendo disperatamente tese le loro armi neltentativo vano di contrattaccare.

 


Il dottore biondo si morse le labbra. 《Ivar, dobbiamo fare qualcosa.》
《E che cosa?! Hai visto quante ne ha prese! Lo abbiamo tagliato, colpito, bersagliato di frecce e proiettili e non è andato giù! Non ha intenzione di arrendersi!》ù

《E allora dovremo distruggerlo noi due dall'interno!》


Il ragazzo capì al volo cosa voleva dire. Per evitare la propria morte e quella degli altri, dovevano Hackerarlo direttamente e subire nuovamente il supplizio di quelle immagini e sensazioni folli che avevano sentito prima, col rischio di soccombere e venire contagiati a loro volta.
Sentì chiaramente una forte nausea alla bocca dello stomaco, ma la ricacciò indietro e fece un cenno al dottore. Ivan e gli altri avevano bisogno di lui.
Entrambi utilizzarono le armi a mo' di piccozze per resistere come potevano ai venti e cercando di scalare il più possibile gli edifici per arrivare al centro della tempesta, dove si trovava Kazehiro.


Appena giunti all’ultimo piano, poterono finalmente vedere l'occhio del ciclone. Il senziente era proprio lì, la pelle ormai completamente nera e gli occhi rossi come tizzoni, e continuava ad evocare quanto più vento potesse per abbatterlo contro di loro.
I due tipi S avevano poco tempo; loro fili di connessione si allungarono rapidamente, cogliendo di sorpresa i sensi allucinati del loro nemico e attaccandosi al suo cranio.
Se con la Biomacchine era stato tremendo, la sensazione attuale era dieci volte peggiore. I suoi pensieri erano stati corrotti dal virus e dalla disperazione, non seguivano più un filo logico. Erano un'accozzaglia continua di immagini e frasi così colme di rabbia e odio verso tutto il mondo da far accapponare la pelle.

 

Le parole “fratellone” e “Mizuhiro" erano ripetute come un mantra ovunque e i due androidi sentirono chiaramente le sue difese e il virus logico reagire con violenza alla loro intrusione, cercando di cacciarli via con tutta la forza possibile.
Nessuno dei due aveva mai visto una cosa del genere: era un'infezione molto più evoluta e radicata di quelle che normalmente diffondevano le biomacchine. Era in continuo movimento e sembrava nascere direttamente dai pensieri e delle emozioni del senziente
Ma il vantaggio di affrontare chi era stato corrotto in una maniera tanto critica era che la mente era molto più fragile del solito. Più propensa a spezzarsi del tutto.


Entrambi tennero testa al virus: i suoi attacchi erano estremamente violenti, stava cercando di contagiare anche loro, ma ignorarono sia il dolore alla testa sia il vento che ululava nelle loro orecchie e tagliava la loro pelle. Nel loro campovisivo apparvero tantissimi avvisi di pericolo, ma entrambi Continuarono a penetrare sempre più in profondità nella sua psiche.

Entrambi sentivano i pensieri di Kazehiro farsi sempre più nitidi per formare più protezioni e barriere più robuste, fino a quando non sentirono un pensiero in particolare. 《Mizuhiro… io non volevo combattere. Volevo solo restare con te. Volevo solo andare con te in un posto tranquillo dove stare in pace, dove non ci fossero androidi o morte.》
Ishley e Ivar capirono subito di essere arrivati nel centro, nel punto più profondo ed importante della mente del nemico, quello che la teneva insieme. Entrambi raccolsero quanta più energia potevano: quello che stavano per fare avrebbe comportato un grosso sforzo, ma era l'unico modo di impedire a tutti loro di venire fatti a pezzi!
Puntando con precisione il centro della sua mente, il virus che continuava a riversargli contro tutto quello che aveva, rilasciarono una scarica elettrica tremenda che andò a spezzare tutto ciò che trovava.

 


Ogni muscolo di Kazehiro si tese con uno schiocco nauseante, rilasciando una terribile onda d'urto che fece schiantare tutti gli androidi contro i muri. I due tipi S vennero scacciati dalla sua testa con altrettanta foga e capirono di esservi riusciti.
La bocca del senziente, rimasta aperta in un urlo muto, e gli occhi sbarrati dalla sorpresa perdevano olio giallo, mentre ogni singola sensazione e pensiero lo abbandonava senza preavviso.
Gli androidi, ancora disperatamente aggrappati alle loro armi, guardarono sorpresi l'uragano che si placava di punto in bianco e la forza del vento venire meno. Scivolarono tutti a terra, coperti di ferite e graffi, e rimasero a guardare sconvolti la scena seguente.


Kazehiro precipitò a terra, senza muovere un muscolo per attutire la caduta. Atterrò malamente sul terreno e rimase immobile a fissare il vuoto con occhi spenti.
《Che… che è successo?》 Chiese Rahl, toccando con la punta dello stivale il corpo del senziente. Respirava ancora.
《Io e Ishley abbiamo… anf… distrutto il centro della sua mente. Abbiamo… and… indotto una morte cerebrale. Ma tecnicamente è ancora vivo.》 Rispose il biondo col fiatone e le gambe molli.


《Però. Bel lavoro piccoletto.》 Commentò Athal.
《Quanto alla parte dell'essere ancora vivo, rimedieremo subito.》 Commentò Natasha, ancora pallidissima, facendo segno a tutti loro di prendere le armi.
La sua falce, le spade di King ed Ivar, la frusta di Athal, i fucili di Rahl e Becky, i ventagli di Momoko e lo scudo di Ivan si abbatterono sul corpo più volte con estrema violenza. Lui non emise nemmeno un gemito; rimase immobile a subire fino a quando non smise di respirare.

Guardando la pozza di olio giallo allargarsi sotto Kazehiro, tutti quanti sentirono una grande soddisfazione fiorire nel loro petto. Avevano ucciso un altro senziente! Erano pallidi come cenci, coperti di lividi e lunghi tagli sanguinanti e i loro vestiti erano ridotti a pezzi di stoffa stracciati, ma ce l'avevano fatta!


Becky si voltò con un gran sorriso verso Ishley, ancora disteso poco lontano, correndogli incontro e stringendolo in un abbraccio, ignorando i tagli e l'olio rosso. 《Rafael! Ce l'abbiamo fatta! Siete stati davvero fantastici! Tu sei stato fantastico! Come avete…?!》
La domanda le morì in gola quando sentì il dottore respirare pesantemente. Anche lui era pallidissimo e ferito, ma la sua fronte era imperlata di quello che sembrava sudore febbricitante. 《Becky… non mi sento… tanto bene.》 Disse, mentre la rossa lo guardava spaventata.
Lo prese per le spalle.《Rafael, stai male? Che ti succede?》


Lo vide portarsi le mani alla benda, rimuovendola e aprendo gli occhi. Solo ce invece delle solite iridi chiare, a ricambiare il suo sguardo furono due pozze rosse per il principio di corruzione.

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Capitolo 18
*** Rivelazioni a tarda notte ***


 

Rahl aveva sentito l'olio ghiacciarsi nelle sue vene appena vide il generale stagliarsi sulla soglia. Spinse istintivamente Ivar dietro di sé, pronto a proteggerlo se necessario. 
Erano stati scoperti dal capo degli Yorha  mentre investigavano illegalmente su documenti segreti e blindati dietro barriere su barriere, un'azione degna di un’esecuzione senza processo. Ma il suo volto rimase calmo. 
Non gli era sfuggito il luccichio sinistro dello stocco appeso al fianco della donna, ma, a differenza del biondino, lui era armato, poteva difendersi: già poteva sentire i meccanismi del suo braccio attivarsi per tirare fuori il lanciafiamme.
E in quel momento non gli interessava se quella fosse un suo superiore o una donna: pur di rivelare a King, Kyran e a tutti gli altri le loro scoperte, avrebbe camminato sul suo cadavere.
La donna, però, non portò la mano all’elsa della sua arma: sembrava fin troppo calma in realtà.《46G, 13S. Quando mi hanno avvertita che i sistemi erano stati violati, avevo il sospetto che si trattasse di voi due: siete entrambi troppo curiosi e testardi per smettere indagare su una simile pista.》
Il suo tono era neutro, come se stesse parlando di sciocchezze, e lei stessa non sembrava nemmeno sorpresa di averli trovati lì. Anzi, sembrava quasi che se lo aspettasse.
《Generale… quindi è vero? Gli umani… sono davvero tutti morti?》 Chiese Ivar, la voce più acuta del solito e gli occhi sbarrati.
La donna si limitò ad annuire con un sospiro. 《Si. Come avete letto in quei rapporti, gli Shuttle non erano equipaggiati per difendersi. Appena sono caduti nell’imboscata delle biomacchine, non hanno avuto più scampo. I passeggeri sopravvissuti alle prime esplosioni sono stati scaraventati nel vuoto spaziale. Hanno fatto appena in tempo ad inviarci un segnale di SOS, ma non potevano fare nulla.》
《E quindi avete deciso di mentire a tutti quanti. Gli uomini e le donne che avevano parenti sugli Shuttle, i volontari e quelli che sono stati costretti a unirsi a noi… tutti loro stanno combattendo per persone ormai morte.》 Sibilò l'albino.
《Se avessimo divulgato una simile informazione ci saremmo ritrovati una rivolta tra le mani quando avremmo dovuto concentrarci sul vero nemico: le Biomacchine. E il vostro amico King sarebbe stato uno di quelli che sarebbero morti nel conflitto seguente. Tutti i generali e i colonnelli hanno convenuto che nasconderlo fosse la scelta migliore. Abbiamo inviato un ripetitore sulla Luna, affinchè inviasse messaggi umani fasulli che noi potessimo trasmettere nei bunker.》
《Ma… perché?》 Chiese L’albino. 《Perché arrivare a compiere simili sforzi!? Le bugie, i documenti criptati, il ripetitore…》
《Come ho già detto, ad ogni esercito serve uno scopo: qualcosa per cui si è disposti a combattere. E un’impresa dura come la nostra aveva bisogno di un obiettivo per cui valesse la pena morire. Specialmente se il grosso delle nostre truppe è costituito da assassini, drogati e stupratori seriali.》
Lo aveva detto senza fare una piega. I suoi occhi chiari erano rimasti gelidi e composti mentre raccontava di come aveva contribuito ad ingannare ogni Yorha sul fatto che tutte quelle persone fossero state massacrate. 
Rahl davvero non sapeva se stesse mentendo anche in quel momento, dissimulando le sue emozioni, o se davvero non le importasse nulla di quelli che aveva raggirato o che erano morti per una causa ormai fasulla!
《Non siamo i primi a scoprirlo vero? Anche Fedra e i suoi amici lo avevano scoperto; ci avete mandati ad ucciderli per questo.》
La donna annuì. 《Intelligente come sempre. Si, la sua squadra era sempre stata composta da mine vaganti molto dotate, come la vostra. La loro Scanner in particolare era una donna acuta: aveva capito che qualcosa non andava dopo aver visto le casse di spedizione vuote e ha scoperto tutto investigando. E non è stata la sola. Ci sono stati altri che hanno fatto la loro fine o che sono stati riprogrammati per impedirgli di raccontarlo in giro.》
L’inglese annuì, nonostante il suo stomaco si fosse rivoltato dall'orrore. Fedra, i suoi compagni e tutti gli altri come loro non avevano fatto nulla di male: erano diventati dei bersagli semplicemente perché erano stati troppo scaltri e loro avevano contribuito ad ucciderli! E non voleva neanche pensare a quelli che erano stati riprogrammati.
Quella era l'unica alternativa all'eliminazione: gli androidi ribelli che venivano catturati vivi venivano reimpostati da zero, cancellando ogni traccia dei ricordi e della personalità originali e riducendoli a soldati fotocopia. Tra le due opzioni davvero non sapeva quale abborrare maggiormente.
《E ora? Che ha intenzione di fare?》 Le chiese, i sensi ancora all'erta, pronto a rispondere ad un possibile attacco.
《Non ho intenzione di uccidere o riprogrammare voi o i vostri compagni, se è quello che pensi. Non ce lo possiamo permettere, almeno per ora. Soldati come voi sono troppo preziosi.》 Disse, voltando loro le spalle. 《Potete fare ciò che volete delle informazioni che avete ricavato, ma fate attenzione. Ci stiamo preparando per un attacco massiccio contro le Biomacchine: ogni singolo soldato Yorha Americano verrà schierato, ed insieme alle truppe Asiatiche ed Europee distruggeremo ogni singolo server e Biomacchina in America. Per sopravvivere, servirà tutta la concentrazione e l'impegno possibile.》
Sia Ivar che Rahl sapevano benissimo di che stava parlando: se avessero parlato ad altri di quello che avevano scoperto, specialmente prima di una missione importante come quella, avrebbero potuto reagire molto male e perdere la concentrazione o la voglia di combattere, rischiando di morire.
Il generale non disse più nulla. Girò su i tacchi, uscendo dalla stanza e tornando verso i propri alloggi senza degnarli di un secondo sguardo.
I due androidi si rilassarono istintivamente nel vederla andare via, però uscirono dalla stanza più in fretta possibile, ancora carichi di adrenalina.
《Dobbiamo dirlo a tutti! A Ivan, Kyran, Momoko, Natasha… tutti loro!》 Sussurrò il biondo, ancora visibilmente sconvolto.
Rahl annuì, tentando di darsi un contegno, ma anche lui era più pallido che mai. 《Dobbiamo fare in fretta. Non ho idea dei piani del Generale e del Colonnello, ma abbiamo poco tempo.》
Il più giovane assentì freneticamente, dirigendosi quasi di corsa verso le stanze da letto. Rahl fece altrettanto, camminando lentamente per darsi tempo ed elaborare tutto quello che aveva scoperto.
Tutti gli umani erano morti: le persone che aveva giurato di servire e proteggere non c'erano più da oltre un anno e quelli che avrebbero dovuto essere le loro guide li avevano raggirati e utilizzati come burattini. Al solo pensiero poteva chiaramente sentire un senso di nausea e orrore all’altezza dello stomaco.
Aveva sempre saputo che sarebbe diventato un militare, fin da quando era bambino: aveva sempre ammirato quei soldati che davano tutto pur di proteggere la gente. Ed era stato un vero onore unirsi a loro.
Era stata dura, Aveva dovuto allenarsi ed imparare molto in accademia, era rimasto lì per anni, ma non si era mai sentito tanto realizzato come quando era diventato un membro dell'esercito a tutti gli effetti, scoprendone anche il cameratismo e la lealtà. Si era sentito in qualche modo a casa tra i loro ranghi.
Aveva giurato che avrebbe combattuto per la corona inglese e i suoi compatrioti e aveva rinnovato la promessa quando era diventato uno Yorha. Per la seconda volta, si era unito ad un esercito volontariamente. 
Ma ormai aveva scoperto che in quello stesso esercito di cui faceva parte non c'era nulla di onorevole o di giusto. Era solo una catasta di false promesse e inganni. 
E pur di proteggere quegli inganni, tantissime persone come Fedra erano state uccise e calpestate ingiustamente da quelli che avrebbero dovuto essere dei fedeli commilitoni e forse persino amici.
E questa scoperta aveva solo aggiunto altre domande a quelle che già aveva. Anche se fossero davvero riusciti ad eliminare le Biomacchine… cosa avrebbero fatto dopo? Sarebbero rimasti da soli sul pianeta? Qualcuno avrebbe trovato delle scuse per la sparizione degli umani? La verità sarebbe venuta a galla? E se fosse successo, quella rivolta di cui aveva parlato il generale si sarebbe verificata?
Questi erano i pensieri che facevano più male e che lo facevano tentennare sulla sua decisione. Sapeva di doverlo dire almeno a King e a Kyran: erano i suoi partner; era la cosa giusta da fare, nonchè la più logica. 
Aveva bisogno di alleati degni di fiducia come loro per poterli mettere al corrente della verità, e soprattutto si sarebbero solo sentiti traditi da lui se glielo avesse nascosto, ma temeva comunque come avrebbero potuto reagire.
Conosceva Kyran da anni, erano diventati amici durante il loro addestramento e si erano sostenuti e aiutati sia sul lavoro che nella vita normale fin da quando Rahl aveva diciannove anni: era un uomo dalla pazienza infinita, ma non poteva sopportare le bugie. E King era la persona che lo aveva colpito più di chiunque altro con la sua forza e il suo spirito quando si erano incontrati, ma sapeva anche quanto odiasse essere stato trascinato a forza tra gli Yorha e quanto faticava a sopportare quella mancanza di libertà. 
Li amava profondamente tutti e due, e confidava nell'intelligenza e nella fiducia di entrambi, ma era ben consapevole che sarebbero stati Entrambi furiosi per tutte le bugie che avevano dovuto sentire e per cui avevano rischiato la vita. 
Lui stesso non aveva certo dimenticato di essere quasi morto durante l'attacco della Biomacchina delle profondità. E quando era caduto in mano a Mizuhiro era stato ancora peggio: era rimasto crocifisso contro quel pilastro a dissanguarsi lentamente per ore, senza potersi muovere. E sapere di aver sopportato tutto questo in nome di una popolazione ormai estinta non faceva che peggiorare la sua situazione.
Giunse davanti alla porta della loro stanza, prendendo un bel respiro. Aprì la porta e si avvicinò al grande letto, vedendo King e Kyran distesi tra le coperte, profondamente addormentati e sereni per una volta.
Si morse le labbra, tentato per un secondo di lasciarli riposare, ma poi iniziò a scuoterli dolcemente per svegliarli. Ormai non poteva più tornare indietro.
I due si tirarono su con un sonoro sbadiglio, scarmigliati e con delle evidenti occhiaie violacee sotto gli occhi. 《Rahl? Sei tu...? È già mattina?》 Chiese il ramato con la voce impastata.
《No King. È ancora notte. Mi scuso profondamente per avervi disturbati ad un orario simile, ma… ho bisogno di parlarvi su una cosa che ho scoperto. È… molto molto urgente.》
L’arciere, ora sveglissimo, lo guardò di colpo con attenzione. 《È successo qualcosa di brutto?》
L'albino annuì e cominciò a raccontare. 《Dopo che voi siete andati a riposare, ho visto che Ivar era rimasto indietro. Non sapevo esattamente cosa avesse in mente, dunque ho deciso di seguirlo. Dopo quello che è successo ultimamente, pensavo che potesse essere una specie di talpa del Generale o che stesse progettando qualcosa alle nostre spalle, e invece l'ho scoperto mentre cercava anche lui delle risposte nell’archivio principale.》
《Ma lì dentro non ci dovrebbero essere semplici mucchi di scartoffie, elenchi e rapporti?》 Chiese Kyran, con aria indagatrice. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo quella storia.
L'altro scosse la testa. 《Questo è quello che vogliono farvi credere. In realtà lì dentro ci sono decine di documenti della massima importanza protetti da delle barriere incredibili, fatte apposta per proteggere delle informazioni estremamente secretate.》
《Ad esempio?》 Chiese King. 《Non tenerci sulle spine.》
Rahl si morse il labbro; quello era il momento della verità. 《Per esempio il fatto che le liste delle casse di rifornimenti per la Luna sono completamente vuote.》
Vide i loro visi tingersi di sorpresa e di incredulità, diventando via via più pallidi. 《Come sarebbe a dire “vuoti"? Non è possibile! Dovrebbero esserci chili e chili di provviste e risorse!》 Disse il biondo.
《E invece è possibile! Quelle spedizioni sono finte. Create per ingannare noi Yorha ed impedirci di scoprire che le persone a cui sarebbero indirizzati sono morte.》
Se prima le facce dei due androidi erano solo sorprese, ora erano colme di orrore. Nessuno dei due sembrava riuscire a credere a quella terribile verità. Entrambi sapevano benissimo che Rahl non avrebbe mai detto una bugia su un argomento simile, ma sembrava davvero impossibile.
L'albino rimase a fissarli nervosamente, attendendo una reazione. Come aveva sospettato, King in particolare aveva stretto i pugni in maniera spasmodica appena lo shock iniziale era passato, mentre invece Kyran aveva mantenuto una posa rilassata, seppur il suo volto fosse pallido e il panico impresso nei suoi occhi.
《Quindi… fammi capire bene. Stai dicendo che gli umani sono morti? Non ne è rimasto nessuno? Ne siete davvero sicuri?》 Domandò il biondo, con voce sottile.
L'albino scosse il capo grevemente. 《Si. Non ci sono stati superstiti purtroppo, era tutto scritto in quei rapporti che abbiamo trovato. I loro shuttle sono stati attaccati dalle biomacchine appena usciti dall'atmosfera terrestre. Quelle navi erano costruite solo per il trasporto: non erano equipaggiate per uno scontro o per resistere ad un assalto. Una volta colti di sorpresa, per loro non c'è stata speranza di sopravvivere.》
《Ma… perché nessuno ha detto nulla ai loro parenti Yorha?》 Chiese il suo partner, temendo la risposta.
L'altro si morse il labbro.  《I generali e i colonnelli hanno deciso di non dirci nulla perché volevano evitare che il nostro esercito perdesse lo spirito e si arrendesse prima che la guerra potesse iniziare davvero.》 
La risata isterica di King lo interruppe prima che potesse aggiungere altro. Il ragazzo aveva iniziato a ridere a crepapelle senza nessun apparente motivo, ma quel suono non aveva la minima traccia di allegria. 《Questo significa che fin da quando abbiamo cominciato a combattere… loro erano già morti. Che per tutto questo tempo abbiamo rischiato di crepare per dei fantasmi!》
Il più giovane fu colto da un altro attacco di risate isteriche. Dirlo ad alta voce non aveva fatto altro che rendere quella situazione più reale e al contempo più assurda di quanto già non fosse. Era stata tutta una finta: le battaglie, i sacrifici, le morti, il dolore, le difficoltà… erano state tutte subite per nulla!
Aveva voglia di urlare e spaccare qualcosa, qualunque cosa. Quella che stavano combattendo non era una guerra, ma solo un perverso teatrino in cui lui e tantissimi altri erano stati trascinati per fare da marionette. Ed erano il generale, il colonnello e forse anche il fantomatico “Padrone" dei senzienti a muovere i fili.
E il fatto che la gente che avrebbero dovuto proteggere fosse morta aggiungeva solo al danno la beffa: a lui, a cui non era mai importato niente di tutti quei ricconi dei piani alti o delle persone del ceto medio, quelle che si lamentavano si quanto pensasse la vita anche vivendo in case decenti con tre pasti al giorno e con un salario sicuro, era toccato rimanere un protettore senza nulla da difendere!
E se pensava a quante persone ancora giovani nel mondo avevano scelto di fuggire sugli Shuttle piuttosto che combattere con loro lo mandava in bestia!
Tutti loro, eccetto pochissime persone forse, consideravano quelli come lui dei ratti sporchi e imbottiti di stupefacenti, capaci solo di rubare, prostituirsi, mentire e stuprare, nonostante ci fossero tantissime persone buone in quel dannato ghetto, e avevano deciso come al solito di far fare a loro i sacrifici e il lavoro sporco, condannandoli a quella vita per la loro codardia!
E per difendere quel branco di incapaci, tantissime persone come lui non solo erano state costrette a rinunciare alla propria libertà, ma anche alla loro vita più di una volta! E adesso scopriva che quelli erano pure andati all’altro mondo! 
E nessuno Yorha aveva saputo nulla fino a quel momento perché gli avevano rifilato solo bugie! Se avesse avuto la sua spada sotto mano sarebbe andato a sgozzare il generale e il colonnello di persona! E sarebbe stato felice di fare altrettanto con chiunque si fosse messo in mezzo!
Kyran era più calmo di lui, però non si sentiva in grado di dare torto al compagno più giovane. Aveva iniziato a riprendere colore, ma i suoi occhi si erano fatti duri e stavano mandando lampi, soffermandosi di tanto in tanto sul suo arco, appoggiato proprio accanto al letto.
Scoprire di aver combattuto e rischiato così tanto per nulla era una sensazione già abbastanza mortificante, ma sapere che erano stati i loro superiori a mettersi d'accordo per mentire era ancora peggio! 
Non avevano il diritto di farsi chiamare militari, ne tanto meno di guidare un esercito! Non avevano nemmeno un grammo dell'onore o del rispetto necessario per le proprie truppe!
C'erano tantissime persone in quell'esercito che stavano combattendo e morendo in nome dei propri genitori, figli, consorti, alcuni persino per i propri nipotini, e nessuno di loro sapeva che i loro cari erano già morti da tempo.
Lui stesso ormai stava cercando di non pensare al fatto che tra i passeggeri di quegli shuttle ci fossero anche i suoi genitori. La loro relazione non era mai stata esattamente intima, vista la sua riluttanza nel fare il contadino nella fattoria familiare come loro e i suoi fratelli, ma erano pur sempre le persone che lo avevano messo al mondo e accudito per anni.
Sentì una fitta di senso di colpa nel ricordare come si erano salutati l'ultima volta che si erano visti, quando lui era partito per entrare nella scuola militare: con freddezza e parole velenose e acide. 
Non avrebbe più potuto provare a rimettere insieme il loro rapporto ormai, e la situazione era identica tra lui e i suoi tre fratelli maggiori: ormai erano quasi degli estranei che non si parlavano da anni. Aveva saputo che si erano uniti agli Yorha inglesi, ma non avevano avuto contatti.
E ora che era conoscenza del segreto sull’estinzione dell'umanità, non sapeva come avrebbe fatto a spiegare loro tutta questa faccenda… se mai si fossero rivisti e loro gli avessero creduto.
Rahl li guardò, entrambi, abbassando poi il capo. 《Mi dispiace di avervelo dovuto dire così. Ma era la cosa giusta da fare. Non potevo lasciare che scendeste ancora in battaglia senza avervi raccontato la verità.》
Entrambi si girarono a guardarlo, e seppur arrabbiato, lo sguardo di King parve ammorbidirsi. 《Ehi, mettiamo le cose in chiaro. Noi non siamo arrabbiati con te. Siamo arrabbiati con quegli stronzi che ci hanno bollito solo balle per un anno. Non pensare nemmeno per un secondo di chiederci scusa.》 Disse il ramato, avvicinandosi e dandogli un bacio sulle labbra.
《Anzi, ti siamo molto grati per avercelo detto. Io… non ho ancora capito esattamente come mi dovrei sentire davanti alla prospettiva di un mondo senza umani… Ma ti sono riconoscente per esserti fidato così tanto di noi.》 Disse Kyran, sedendosi accanto ai suoi amanti sul letto.
L’albino si sentì di colpo più leggero. 《Grazie. Io… siete davvero i migliori.》
Entrambi si fecero più vicini, stringendolo in un abbraccio rassicurante, ma la preoccupazione era evidente sui loro volti.
《Adesso che Anche noi sappiamo tutto, però, resta il problema. Che cosa facciamo? Anche se provassimo a dire a tutti la verità e anche se Ivar convincesse gli altri… per il resto del Bunker sarebbe la parola dei generali contro la nostra. Non ci crederebbe nessuno. Anzi, verremmo giustiziati per calunnia.》 Riflettè Kyran.
《Io vorrei andare da quei due dannati imbroglioni e tagliargli la gola ora come ora. Dopo tutto quello che hanno fatto non si meritano altro.》 Commentò tagliente King.
Rahl scosse la testa. 《No. Non dobbiamo agire in maniera affrettata. Questi segreti che vi ho appena rivelato… non ci sono arrivato basandomi solo sulle prove. Il generale lo ha ammesso. Davanti a me e ad Ivar ha ammesso di aver mentito sulla morte degli umani e di essere stata lei ad inviare i tipo E ad eliminare qualsiasi altra squadra che fosse venuta a conoscenza di queste informazioni.》
《Lo ha… ammesso? Ve lo ha detto e basta?! Tutto qui?!》 Chiese l'americano, confuso.
L’inglese annuì. 《Ha detto che non ci avrebbe uccisi perché no voleva perdere dei validi soldati prima della battaglia lampo che ha intenzione di iniziare. Lei e gli altri generali hanno già deciso di attaccare e distruggere ogni singolo server e biomacchina in America insieme alle truppe degli altri continenti. Di conseguenza le servono tutti i soldati possibili.》
《Pensi che la mossa migliore da fare, per ora, sia rimanere calmi e a testa bassa, vero Rahl?》 Chiese Kyran.
L'altro annuì. 《Beh, ormai è chiaro che lei ha occhi e orecchie ovunque. E come sai, non ci crederebbe nessuno se raccontassimo ora la verità. Perciò… io direi che è meglio aspettare e ubbidire agli ordini, almeno per il momento. Ma dopo la fine di quell'attacco, troveremo un modo per smascherare le loro bugie e tentare di portare comunque a termine questa guerra.》
**
Ivar stava gestendo la situazione con molta meno calma di Rahl. Stava praticamente correndo per i corridoi con gli occhi sbarrati e il fiatone, senza smettere di pensare neanche per un attimo a tutto quello che avevano scoperto. 
Gli umani erano morti! La sua famiglia era morta! Sua madre, suo padre e suo fratello non c’erano più da un anno e lui lo aveva scoperto per caso! Non aveva la più pallida idea di come facesse l'inglese a rimanere così stoico all'idea di aver vissuto una tale bugia per tutto il tempo!
Forse era grazie al suo addestramento militare o ai suoi nervi saldi, ma lui d'altro canto sentiva un gran bisogno di vomitare. Suo fratello Sergei era sempre stato il preferito della famiglia. Lui era bravissimo in tutto: a scuola, nello sport, nelle amicizie, nei modi… non importava quanto Ivar si impegnasse, lui lo aveva sempre superato senza sforzi. 
Lo aveva odiato, aveva odiato lui, la sua smaccata superiorità e le preferenze dei loro genitori per tanto tempo, ma non aveva mai desiderato la loro morte! Voleva essere riconosciuto da loro, avere il loro affetto e la loro stima, non essere l'unico membro rimasto vivo della sua famiglia!
Sentiva gli occhi pizzicare e la gola secca, ma non smise i correre. Una cosa era certa: doveva raccontarlo a qualcun altro della squadra. Era certo che Rahl avrebbe detto tutto a King e Kyran, quindi spettava a lui avvertire anche solo uno membri restanti prima che quell'attacco totale progettato dal generale avesse inizio.
Chiunque sarebbe andato bene: avrebbe preferito dirlo ad Ivan o a Momoko prima di tutti, ma sarebbero andate benissimo anche Becky o Natasha… persino quella ninfomane di Athal! Bastava che trovasse qualcuno a cui dirlo!
Neanche aveva finito di formulare il pensiero, che andò a sbattere contro un corpo morbido e formoso di donna, finendo con il sedere per terra e facendo crollare anche la ragazza in questione.
《Caspita. Quanta fretta, piccoletto. Hai perso qualcosa?》 Chiese la voce morbida e maliziosa della sopracitata corvina.
Il più giovane trattenne uno sbuffo esasperato. Quando parli del diavolo... 《Beh, me la sono andata a cercare.》 Borbottò sottovoce. 《In ogni caso non importa, vai benissimo anche tu!》
Athal lo fissò sollevando un sopracciglio. 《Di che cosa stai parlando?》
L’altro non perse tempo a spiegare. La prese per un polso e la trascinò con se fino allo stanzino più vicino: quello della lavanderia. Ci si chiuse dentro a doppia mandata e tirò finalmente un sospiro di sollievo, sotto lo sguardo piuttosto confuso della donna. 
《Mi spieghi che ti prende? Se volevi andarti ad imboscare da qualche parte bastava chiedere. Anche se io preferisco posti con meno panni sporchi.》
Il biondo emise uno sbuffo dalle narici. Quella tipa riusciva a risultare irritante e narcisista anche facendo una semplice battuta! Perché diavolo non poteva incontrare una persona più normale, tipo Becky o Ivan!? Persino la stoica e gelida Natasha sarebbe stata meglio di lei!
《Ascolta, Non me ne importa nulla dell'imboscarmi con te, non sei nemmeno il mio tipo!》
《Si, mi rendo conto che tu preferisca i megafusti francesi con pettorali da paura e gli occhioni da cucciolo. Ma… allora perché mi hai trascinato qui dentro?》
《Perché sei la prima che ho trovato e ti devo parlare! Io e Rahl abbiamo scoperto delle informazioni molto importanti sul progetto Yorha nell'archivio principale! Notizie tremende per tutti noi androidi! Dovevamo dirlo almeno a voi altri della squadra.》
La corvina lo guardò interrogativa. Quel ragazzo era raramente drammatico per il gusto di esserlo: anzi, guardando la sua faccia, chiunque si sarebbe accorto che era spaventato e chiaramente stressato per qualcosa, ma non sapeva cosa.
《Che genere di informazioni?》 Chiese cautamente. 
《Gli umani sono tutti morti!》 Sbottò Ivar, lasciandola di sasso.
Athal rimase lì impalata per un attimo a fissarlo, per poi cominciare a ridacchiare e poi scoppiare a fragorosamente ridere. 《Ok ok. Questa era davvero buona! Mi hai fatto spaventare, lì tutto serio. Per un attimo ho creduto che dicessi la verità, complimenti! Neanche sapevo che potessi fare battute.》
《Sto dicendo sul serio, Athal! Gli umani sono tutti morti! Non sono neanche mai arrivati sulla Luna! Le biomacchine hanno teso un’imboscata agli Shuttle appena hanno lasciato l'atmosfera!》 Ripeté lui, rosso in faccia.
La ragazza smise di ridere. 《Ok senti, se questa è una vendetta per tutte le volte in cui ti ho buttato addosso ad Ivan o ci ho provato con lui, non è necessario arrivare…》
A quel punto il biondo si mise ad urlare. 《Non è una battuta Athal! Gli umani si sono estinti! Le biomacchine li hanno ammazzati tutti; non ne è rimasto nemmeno uno! Era tutto scritto nei file che io e Rahl abbiamo trovato nell'archivio! C'erano i certificati di morte di ogni passeggero degli Shuttle e i rapporti sull'imboscata che gli hanno teso quei mostri di ferraglia! Erano documenti ufficiali protetti da decine di barriere di alto livello ed erano nascosti in mezzo a tutti gli altri per non destare sospetti!》
La ragazza impallidì, capendo finalmente la gravità della situazione. 《Come è…?! Che diavolo…? Perché nessuno ha detto…!?》
《I generali e i colonnelli di ogni bunker hanno insabbiato tutto per prevenire che noi smettessimo di combattere. Hanno mentito sull’arrivo degli umani sulla Luna, spedendo casse di risorse vuote per non farci sospettare nulla, e hanno inviato lì un server con il compito di trasmettere messaggi umani per spingerci a portare avanti la guerra.》
Il volto della ragazza aveva perso ogni colore, ed era ormai distorto in una smorfia furibonda. 《Sapevo che quella puttana stava nascondendo qualcosa, ma non pensavo che potesse arrivare a tanto! E che tutti quelli con il suo stesso grado facessero altrettanto! Ci hanno presi per i fondelli per un anno intero!》
Si stava piantando le unghie nei palmi delle mani per la rabbia. Sentiva una sgradevole sensazione di déjà-vu. Non poteva credere di essersi fatta imbrogliare in quella maniera! Ancora una volta un mucchio di balordi l’avevano trascinata in un continuo gioco di inganni e bugie, come quando era una ragazzina.
Ma questo era peggio dei trucchetti sporchi dei soci d'affari di suo padre: qui si parlava dell’estinzione di una razza intera, la sua razza!
La consapevolezza di non essersi accorta di una cosa talmente importante per così tanto tempo le stava facendo prudente le mani. Sarebbe andata volentieri a strangolare con la sua frusta quella sgualdrina anche subito se avesse potuto!
L'umiliazione di essere stata raggirata ed adoperata tanto facilmente era a parte peggiore. Proprio lei che aveva passato la vita tra i bugiardi e considerava sopraffina la propria capacità di capire le persone, era stata fregata come una mocciosa nonostante avesse delle prove sotto il naso! 
Aveva sprecato il suo tempo per combattere, rischiando di morire varie volte, in una guerra inutile! E soprattutto… Cosa avrebbe dovuto fare lei adesso?! Cosa avrebbero dovuto fare gli Yorha se avessero saputo?! Non ne aveva la più pallida idea. E… aveva paura. E lei odiava avere paura.
Aveva sempre pensato che gli Yorha avrebbero vinto contro le biomacchine, anche se probabilmente ci sarebbero voluti decenni, e che lei sarebbe stata acclamata come un'eroina dagli umani, venendo sommersa di elogi e complimenti . Ma quella convinzione era appena sfumata.
Non sapeva che fare o come reagire. Le sembrava di essere tornata di nuovo quella bambina indifesa che si nascondeva nell'armadio mentre dei criminali sparavano e stupravano sua madre e mandavano la sua vita in malora.
Ma non poteva far vedere tutta questa indecisione ad Ivar. 《Cosa avete deciso di fare? Tu e il bocconcino avete un piano vero?》 Si limitò a chiedere, rimanendo più risoluta possibile.
Il biondino emise uno sbuffo. 《Non ancora. Questa operazione gigante che vogliono mettere in atto per liberare l'America purtroppo ha la priorità. E poi… credo che il generale abbia alleati che conoscono questo segreto tra le file dei soldati, quantomeno tra i tipi O e i tipi E. Quelle barriere erano un lavoro sopraffino 》
《Dunque per ora dovremmo rimanere fermi a non far nulla!? E… Come fai a sapere che ha dalla sua alcune truppe?》 Chiese lei.
《Il generale ha sorpreso me e Rahl prima che potessimo andare via dall'archivio. Ci ha fatto capire che altri Yorha avevano scoperto questo segreto, tipo la squadra di Fedra, e che i suoi soldati più fedeli li hanno uccisi per questo. Quindi direi che aspettare sia la scelta migliore, a meno che tu non voglia un coltello nella schiena》
La corvina sbuffò. 《E nel frattempo che facciamo?》
《Ci prepareremo per combattere. Non si può fare altrimenti. Il generale Ha detto che non ci avrebbe fatto ammazzare dai suoi perché le servivamo per la battaglia di liberazione dell’America, ma ha fatto intendere che ci sono altri a conoscenza della morte degli umani che l'hanno aiutata a nascondere tutto e che molto probabilmente ci tengono d'occhio. E da quanto ho visto e sentito, gli Operatori e gli Esecutori sono i più sospetti.》
《Anche gli Scanner, i Battle e i Cheater possono creare barriere informatiche e assassinare altri androidi no? Perché punti il dito proprio contro i tipo E e i tipo O?》
《Perché quelli come me sono fatti per abbattere barriere, non crearle. Non potremmo mai erigere una protezione come quelle. E soprattutto eliminare traditori è il compito principale degli Esecutori, perché rivolgersi ad altri? Specie se hai già qualcuno adatto nel gruppo in questione.》
Gli occhi di Athal si ridussero a fessure, capendo subito dove voleva arrivare. 《Vorresti forse dire che anche qualcuno in particolare della nostra squadra potrebbe decidere di tradirci?》 Chiese in modo tagliente.
Lui alzò le mani. 《Ehi, io non sto accusando nessuno per adesso. Dico solo di essere prudenti. Natasha è una nostra compagna, ma hai i visto anche tu come esegue gli ordini senza fiatare, e come combatte quando ci sono di mezzo disertori o traditori.》
La corvina si morse il labbro. Doveva ammettere che nei primi tempi della loro collaborazione aveva più volte pensato di non volersi ritrovare dal lato sbagliato di quella falce, e aveva notato spesso il bizzarro legame che sembrava unire la russa e il generale, però non voleva pensare che la sua partner fosse una specie di spia o che le avesse mentito per tutto il tempo sulla sorte degli umani.
《Non farebbe mai una cosa simile! Io mi fido di lei!》
L'altro alzò gli occhi al cielo. 《Fai comunque attenzione. Anche se Natasha fosse innocente, Il generale è una donna più infida e astuta di quanto pensassi. Non mi sorprenderebbe se provasse a sfruttare l'attacco totale per eliminarci.》
《Tsk, Che ci provi. Siamo sopravvissuti a molto peggio.》 Esclamò Athal, ritrovando la sua baldanza,
 per poi avvicinarsi con fare cospiratorio. 《Chi altri sa di tutto questa faccenda?》
《Rahl. Era con me quando l'ho scoperto. E di sicuro lo avrà già raccontato a King e Kyran. Vorrei dirlo anche agli altri, ma devo trovare il momento adatto. Ora non so di chi fidarmi: chiunque al di fuori della nostra squadra potrebbe essere un informatore del Generale.》
La corvina annuì con una smorfia seccata. 《Quella maledetta me la pagherà molto cara per questo inganno, parola mia. Ma… per ora sono disposta ad aspettare e seguire il tuo piano Ivar. Dopotutto, la vendetta è un piatto che va servito freddo.》
Ivar rabbrividì istintivamente nel vedere quel ghigno mefistofelico aprirsi sul suo viso. In certi momenti quella ragazza gli sembrava davvero una maniaca in tutti i sensi, non solo sessuale, ma per una volta era contento di averla dalla propria parte. 
《Grazie Athal.》 Disse semplicemente, mentre la ragazza si dirigeva verso la porta per uscire.
《Grazie a te.》 Rispose lei, cogliendolo di sorpresa.
《Per che cosa?》
《Per esserti fidato di me.》 Disse, lasciandolo solo coi suoi pensieri.

Rahl aveva sentito l'olio ghiacciarsi nelle sue vene appena vide il generale stagliarsi sulla soglia. Spinse istintivamente Ivar dietro di sé, pronto a proteggerlo se necessario. 

Erano stati scoperti dal capo degli Yorha  mentre investigavano illegalmente su documenti segreti e blindati dietro barriere su barriere, un'azione degna di un’esecuzione senza processo. Ma il suo volto rimase calmo. 

 

Non gli era sfuggito il luccichio sinistro dello stocco appeso al fianco della donna, ma, a differenza del biondino, lui era armato, poteva difendersi: già poteva sentire i meccanismi del suo braccio attivarsi per tirare fuori il lanciafiamme.

E in quel momento non gli interessava se quella fosse un suo superiore o una donna: pur di rivelare a King, Kyran e a tutti gli altri le loro scoperte, avrebbe camminato sul suo cadavere.

La donna, però, non portò la mano all’elsa della sua arma: sembrava fin troppo calma in realtà.《46G, 13S. Quando mi hanno avvertita che i sistemi erano stati violati, avevo il sospetto che si trattasse di voi due: siete entrambi troppo curiosi e testardi per smettere indagare su una simile pista.》

Il suo tono era neutro, come se stesse parlando di sciocchezze, e lei stessa non sembrava nemmeno sorpresa di averli trovati lì. Anzi, sembrava quasi che se lo aspettasse.

 

《Generale… quindi è vero? Gli umani… sono davvero tutti morti?》 Chiese Ivar, la voce più acuta del solito e gli occhi sbarrati.

La donna si limitò ad annuire con un sospiro. 《Si. Come avete letto in quei rapporti, gli Shuttle non erano equipaggiati per difendersi. Appena sono caduti nell’imboscata delle biomacchine, non hanno avuto più scampo. I passeggeri sopravvissuti alle prime esplosioni sono stati scaraventati nel vuoto spaziale. Hanno fatto appena in tempo ad inviarci un segnale di SOS, ma non potevano fare nulla.》

 

《E quindi avete deciso di mentire a tutti quanti. Gli uomini e le donne che avevano parenti sugli Shuttle, i volontari e quelli che sono stati costretti a unirsi a noi… tutti loro stanno combattendo per persone ormai morte.》 Sibilò l'albino.

《Se avessimo divulgato una simile informazione ci saremmo ritrovati una rivolta tra le mani quando avremmo dovuto concentrarci sul vero nemico: le Biomacchine. E il vostro amico King sarebbe stato uno di quelli che sarebbero morti nel conflitto seguente. Tutti i generali e i colonnelli hanno convenuto che nasconderlo fosse la scelta migliore. Abbiamo inviato un ripetitore sulla Luna, affinchè inviasse messaggi umani fasulli che noi potessimo trasmettere nei bunker.》

 

《Ma… perché?》 Chiese L’albino. 《Perché arrivare a compiere simili sforzi!? Le bugie, i documenti criptati, il ripetitore…》

《Come ho già detto, ad ogni esercito serve uno scopo: qualcosa per cui si è disposti a combattere. E un’impresa dura come la nostra aveva bisogno di un obiettivo per cui valesse la pena morire. Specialmente se il grosso delle nostre truppe è costituito da assassini, drogati e stupratori seriali.》

Lo aveva detto senza fare una piega. I suoi occhi chiari erano rimasti gelidi e composti mentre raccontava di come aveva contribuito ad ingannare ogni Yorha sul fatto che tutte quelle persone fossero state massacrate. 

Rahl davvero non sapeva se stesse mentendo anche in quel momento, dissimulando le sue emozioni, o se davvero non le importasse nulla di quelli che aveva raggirato o che erano morti per una causa ormai fasulla!

《Non siamo i primi a scoprirlo vero? Anche Fedra e i suoi amici lo avevano scoperto; ci avete mandati ad ucciderli per questo.》

La donna annuì. 《Intelligente come sempre. Si, la sua squadra era sempre stata composta da mine vaganti molto dotate, come la vostra. La loro Scanner in particolare era una donna acuta: aveva capito che qualcosa non andava dopo aver visto le casse di spedizione vuote e ha scoperto tutto investigando. E non è stata la sola. Ci sono stati altri che hanno fatto la loro fine o che sono stati riprogrammati per impedirgli di raccontarlo in giro.》

 

 

L’inglese annuì, nonostante il suo stomaco si fosse rivoltato dall'orrore. Fedra, i suoi compagni e tutti gli altri come loro non avevano fatto nulla di male: erano diventati dei bersagli semplicemente perché erano stati troppo scaltri e loro avevano contribuito ad ucciderli! E non voleva neanche pensare a quelli che erano stati riprogrammati.

Quella era l'unica alternativa all'eliminazione: gli androidi ribelli che venivano catturati vivi venivano reimpostati da zero, cancellando ogni traccia dei ricordi e della personalità originali e riducendoli a soldati fotocopia. Tra le due opzioni davvero non sapeva quale abborrare maggiormente.

《E ora? Che ha intenzione di fare?》 Le chiese, i sensi ancora all'erta, pronto a rispondere ad un possibile attacco.

《Non ho intenzione di uccidere o riprogrammare voi o i vostri compagni, se è quello che pensi. Non ce lo possiamo permettere, almeno per ora. Soldati come voi sono troppo preziosi.》 Disse, voltando loro le spalle. 《Potete fare ciò che volete delle informazioni che avete ricavato, ma fate attenzione. Ci stiamo preparando per un attacco massiccio contro le Biomacchine: ogni singolo soldato Yorha Americano verrà schierato, ed insieme alle truppe Asiatiche ed Europee distruggeremo ogni singolo server e Biomacchina in America. Per sopravvivere, servirà tutta la concentrazione e l'impegno possibile.》

 

Sia Ivar che Rahl sapevano benissimo di che stava parlando: se avessero parlato ad altri di quello che avevano scoperto, specialmente prima di una missione importante come quella, avrebbero potuto reagire molto male e perdere la concentrazione o la voglia di combattere, rischiando di morire.

Il generale non disse più nulla. Girò su i tacchi, uscendo dalla stanza e tornando verso i propri alloggi senza degnarli di un secondo sguardo.

 

I due androidi si rilassarono istintivamente nel vederla andare via, però uscirono dalla stanza più in fretta possibile, ancora carichi di adrenalina.

《Dobbiamo dirlo a tutti! A Ivan, Kyran, Momoko, Natasha… tutti loro!》 Sussurrò il biondo, ancora visibilmente sconvolto.

Rahl annuì, tentando di darsi un contegno, ma anche lui era più pallido che mai. 《Dobbiamo fare in fretta. Non ho idea dei piani del Generale e del Colonnello, ma abbiamo poco tempo.》

Il più giovane assentì freneticamente, dirigendosi quasi di corsa verso le stanze da letto. Rahl fece altrettanto, camminando lentamente per darsi tempo ed elaborare tutto quello che aveva scoperto.

 

Tutti gli umani erano morti: le persone che aveva giurato di servire e proteggere non c'erano più da oltre un anno e quelli che avrebbero dovuto essere le loro guide li avevano raggirati e utilizzati come burattini. Al solo pensiero poteva chiaramente sentire un senso di nausea e orrore all’altezza dello stomaco.

Aveva sempre saputo che sarebbe diventato un militare, fin da quando era bambino: aveva sempre ammirato quei soldati che davano tutto pur di proteggere la gente. Ed era stato un vero onore unirsi a loro.

Era stata dura, Aveva dovuto allenarsi ed imparare molto in accademia, era rimasto lì per anni, ma non si era mai sentito tanto realizzato come quando era diventato un membro dell'esercito a tutti gli effetti, scoprendone anche il cameratismo e la lealtà. Si era sentito in qualche modo a casa tra i loro ranghi.

Aveva giurato che avrebbe combattuto per la corona inglese e i suoi compatrioti e aveva rinnovato la promessa quando era diventato uno Yorha. Per la seconda volta, si era unito ad un esercito volontariamente. 

Ma ormai aveva scoperto che in quello stesso esercito di cui faceva parte non c'era nulla di onorevole o di giusto. Era solo una catasta di false promesse e inganni. 

E pur di proteggere quegli inganni, tantissime persone come Fedra erano state uccise e calpestate ingiustamente da quelli che avrebbero dovuto essere dei fedeli commilitoni e forse persino amici.

 

E questa scoperta aveva solo aggiunto altre domande a quelle che già aveva. Anche se fossero davvero riusciti ad eliminare le Biomacchine… cosa avrebbero fatto dopo? Sarebbero rimasti da soli sul pianeta? Qualcuno avrebbe trovato delle scuse per la sparizione degli umani? La verità sarebbe venuta a galla? E se fosse successo, quella rivolta di cui aveva parlato il generale si sarebbe verificata?

Questi erano i pensieri che facevano più male e che lo facevano tentennare sulla sua decisione. Sapeva di doverlo dire almeno a King e a Kyran: erano i suoi partner; era la cosa giusta da fare, nonchè la più logica. 

Aveva bisogno di alleati degni di fiducia come loro per poterli mettere al corrente della verità, e soprattutto si sarebbero solo sentiti traditi da lui se glielo avesse nascosto, ma temeva comunque come avrebbero potuto reagire.

Conosceva Kyran da anni, erano diventati amici durante il loro addestramento e si erano sostenuti e aiutati sia sul lavoro che nella vita normale fin da quando Rahl aveva diciannove anni: era un uomo dalla pazienza infinita, ma non poteva sopportare le bugie. E King era la persona che lo aveva colpito più di chiunque altro con la sua forza e il suo spirito quando si erano incontrati, ma sapeva anche quanto odiasse essere stato trascinato a forza tra gli Yorha e quanto faticava a sopportare quella mancanza di libertà. 

 

Li amava profondamente tutti e due, e confidava nell'intelligenza e nella fiducia di entrambi, ma era ben consapevole che sarebbero stati Entrambi furiosi per tutte le bugie che avevano dovuto sentire e per cui avevano rischiato la vita. 

Lui stesso non aveva certo dimenticato di essere quasi morto durante l'attacco della Biomacchina delle profondità. E quando era caduto in mano a Mizuhiro era stato ancora peggio: era rimasto crocifisso contro quel pilastro a dissanguarsi lentamente per ore, senza potersi muovere. E sapere di aver sopportato tutto questo in nome di una popolazione ormai estinta non faceva che peggiorare la sua situazione.

Giunse davanti alla porta della loro stanza, prendendo un bel respiro. Aprì la porta e si avvicinò al grande letto, vedendo King e Kyran distesi tra le coperte, profondamente addormentati e sereni per una volta.

Si morse le labbra, tentato per un secondo di lasciarli riposare, ma poi iniziò a scuoterli dolcemente per svegliarli. Ormai non poteva più tornare indietro.

 

I due si tirarono su con un sonoro sbadiglio, scarmigliati e con delle evidenti occhiaie violacee sotto gli occhi. 《Rahl? Sei tu...? È già mattina?》 Chiese il ramato con la voce impastata.

《No King. È ancora notte. Mi scuso profondamente per avervi disturbati ad un orario simile, ma… ho bisogno di parlarvi su una cosa che ho scoperto. È… molto molto urgente.》

L’arciere, ora sveglissimo, lo guardò di colpo con attenzione. 《È successo qualcosa di brutto?》

 

L'albino annuì e cominciò a raccontare. 《Dopo che voi siete andati a riposare, ho visto che Ivar era rimasto indietro. Non sapevo esattamente cosa avesse in mente, dunque ho deciso di seguirlo. Dopo quello che è successo ultimamente, pensavo che potesse essere una specie di talpa del Generale o che stesse progettando qualcosa alle nostre spalle, e invece l'ho scoperto mentre cercava anche lui delle risposte nell’archivio principale.》

《Ma lì dentro non ci dovrebbero essere semplici mucchi di scartoffie, elenchi e rapporti?》 Chiese Kyran, con aria indagatrice. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo quella storia.

 

L'altro scosse la testa. 《Questo è quello che vogliono farvi credere. In realtà lì dentro ci sono decine di documenti della massima importanza protetti da delle barriere incredibili, fatte apposta per proteggere delle informazioni estremamente secretate.》

《Ad esempio?》 Chiese King. 《Non tenerci sulle spine.》

 

Rahl si morse il labbro; quello era il momento della verità. 《Per esempio il fatto che le liste delle casse di rifornimenti per la Luna sono completamente vuote.》

Vide i loro visi tingersi di sorpresa e di incredulità, diventando via via più pallidi. 《Come sarebbe a dire “vuoti"? Non è possibile! Dovrebbero esserci chili e chili di provviste e risorse!》 Disse il biondo.

《E invece è possibile! Quelle spedizioni sono finte. Create per ingannare noi Yorha ed impedirci di scoprire che le persone a cui sarebbero indirizzati sono morte.》

 

Se prima le facce dei due androidi erano solo sorprese, ora erano colme di orrore. Nessuno dei due sembrava riuscire a credere a quella terribile verità. Entrambi sapevano benissimo che Rahl non avrebbe mai detto una bugia su un argomento simile, ma sembrava davvero impossibile.

L'albino rimase a fissarli nervosamente, attendendo una reazione. Come aveva sospettato, King in particolare aveva stretto i pugni in maniera spasmodica appena lo shock iniziale era passato, mentre invece Kyran aveva mantenuto una posa rilassata, seppur il suo volto fosse pallido e il panico impresso nei suoi occhi.

《Quindi… fammi capire bene. Stai dicendo che gli umani sono morti? Non ne è rimasto nessuno? Ne siete davvero sicuri?》 Domandò il biondo, con voce sottile.

L'albino scosse il capo grevemente. 《Si. Non ci sono stati superstiti purtroppo, era tutto scritto in quei rapporti che abbiamo trovato. I loro shuttle sono stati attaccati dalle biomacchine appena usciti dall'atmosfera terrestre. Quelle navi erano costruite solo per il trasporto: non erano equipaggiate per uno scontro o per resistere ad un assalto. Una volta colti di sorpresa, per loro non c'è stata speranza di sopravvivere.》

 

《Ma… perché nessuno ha detto nulla ai loro parenti Yorha?》 Chiese il suo partner, temendo la risposta.

L'altro si morse il labbro.  《I generali e i colonnelli hanno deciso di non dirci nulla perché volevano evitare che il nostro esercito perdesse lo spirito e si arrendesse prima che la guerra potesse iniziare davvero.》 

 

La risata isterica di King lo interruppe prima che potesse aggiungere altro. Il ragazzo aveva iniziato a ridere a crepapelle senza nessun apparente motivo, ma quel suono non aveva la minima traccia di allegria. 《Questo significa che fin da quando abbiamo cominciato a combattere… loro erano già morti. Che per tutto questo tempo abbiamo rischiato di crepare per dei fantasmi!》

Il più giovane fu colto da un altro attacco di risate isteriche. Dirlo ad alta voce non aveva fatto altro che rendere quella situazione più reale e al contempo più assurda di quanto già non fosse. Era stata tutta una finta: le battaglie, i sacrifici, le morti, il dolore, le difficoltà… erano state tutte subite per nulla!

Aveva voglia di urlare e spaccare qualcosa, qualunque cosa. Quella che stavano combattendo non era una guerra, ma solo un perverso teatrino in cui lui e tantissimi altri erano stati trascinati per fare da marionette. Ed erano il generale, il colonnello e forse anche il fantomatico “Padrone" dei senzienti a muovere i fili.

 

E il fatto che la gente che avrebbero dovuto proteggere fosse morta aggiungeva solo al danno la beffa: a lui, a cui non era mai importato niente di tutti quei ricconi dei piani alti o delle persone del ceto medio, quelle che si lamentavano anche vivendo in case decenti con tre pasti al giorno e con un salario sicuro, era toccato rimanere un protettore senza nulla da difendere!

E se pensava a quante persone ancora giovani avevano scelto di fuggire sugli Shuttle piuttosto che combattere con loro lo mandava in bestia!

Tutti loro consideravano quelli come lui dei ratti sporchi e imbottiti di stupefacenti, capaci solo di rubare, prostituirsi, mentire e stuprare, nonostante ci fossero tantissime persone buone in quel dannato ghetto, e avevano deciso come al solito di far fare a loro i sacrifici e il lavoro sporco, condannandoli a quella vita per la loro codardia!

E per difendere quel branco di incapaci, lui non solo era stato costretto a rinunciare alla propria libertà, ma aveva pure rischiato la pelle più di una volta! E adesso scopriva che quelli erano pure andati all’altro mondo! 

E nessuno Yorha aveva saputo nulla fino a quel momento perché gli avevano rifilato solo bugie! Se avesse avuto la sua spada sotto mano sarebbe andato a sgozzare il generale e il colonnello di persona! E sarebbe stato felice di fare altrettanto con chiunque si fosse messo in mezzo!

 

Kyran era più calmo di lui, però non si sentiva in grado di dare torto al compagno più giovane. Aveva iniziato a riprendere colore, ma i suoi occhi si erano fatti duri e stavano mandando lampi, soffermandosi di tanto in tanto sul suo arco, appoggiato proprio accanto al letto.

Scoprire di aver combattuto e rischiato così tanto per nulla era una sensazione già abbastanza mortificante, ma sapere che erano stati i loro superiori a mettersi d'accordo per mentire era ancora peggio! 

Non avevano il diritto di farsi chiamare militari, ne tanto meno di guidare un esercito! Non avevano nemmeno un grammo dell'onore o del rispetto necessario per le proprie truppe!

 

C'erano tantissime persone in quell'esercito che stavano combattendo e morendo in nome dei propri genitori, figli, consorti, alcuni persino per i propri nipotini, e nessuno di loro sapeva che i loro cari erano già morti da tempo.

Lui stesso ormai stava cercando di non pensare al fatto che tra i passeggeri di quegli shuttle ci fossero anche i suoi genitori. La loro relazione non era mai stata esattamente intima, vista la sua riluttanza nel fare il contadino nella fattoria familiare come loro e i suoi fratelli, ma erano pur sempre le persone che lo avevano messo al mondo e accudito per anni.

Sentì una fitta di senso di colpa nel ricordare come si erano salutati l'ultima volta che si erano visti, quando lui era partito per entrare nella scuola militare: con freddezza e parole velenose e acide. 

Non avrebbe più potuto provare a rimettere insieme il loro rapporto ormai, e la situazione era identica tra lui e i suoi tre fratelli maggiori: ormai erano quasi degli estranei che non si parlavano da anni. Aveva saputo che si erano uniti agli Yorha inglesi, ma non avevano avuto contatti.

E ora che era conoscenza del segreto sull’estinzione dell'umanità, non sapeva come avrebbe fatto a spiegare loro tutta questa faccenda… se mai si fossero rivisti e loro gli avessero creduto.

 

 

Rahl li guardò, entrambi, abbassando poi il capo. 《Mi dispiace di avervelo dovuto dire così. Ma era la cosa giusta da fare. Non potevo lasciare che scendeste ancora in battaglia senza avervi raccontato la verità.》

Entrambi si girarono a guardarlo, e seppur arrabbiato, lo sguardo di King parve ammorbidirsi. 《Ehi, mettiamo le cose in chiaro. Noi non siamo arrabbiati con te. Siamo arrabbiati con quegli stronzi che ci hanno bollito solo balle per un anno. Non pensare nemmeno per un secondo di chiederci scusa.》 Disse il ramato, avvicinandosi e dandogli un bacio sulle labbra.

《Anzi, ti siamo molto grati per avercelo detto. Io… non ho ancora capito esattamente come mi dovrei sentire davanti alla prospettiva di un mondo senza umani… Ma ti sono riconoscente per esserti fidato così tanto di noi.》 Disse Kyran, sedendosi accanto ai suoi amanti sul letto.

 

L’albino si sentì di colpo più leggero. 《Grazie. Io… siete davvero i migliori.》

Entrambi si fecero più vicini, stringendolo in un abbraccio rassicurante, ma la preoccupazione era evidente sui loro volti.

 

《Adesso che Anche noi sappiamo tutto, però, resta il problema. Che cosa facciamo? Anche se provassimo a dire a tutti la verità e anche se Ivar convincesse gli altri… per il resto del Bunker sarebbe la parola dei generali contro la nostra. Non ci crederebbe nessuno. Anzi, verremmo giustiziati per calunnia.》 Riflettè Kyran.

《Io vorrei andare da quei due dannati imbroglioni e tagliargli la gola ora come ora. Dopo tutto quello che hanno fatto non si meritano altro.》 Commentò tagliente King.

 

Rahl scosse la testa. 《No. Non dobbiamo agire in maniera affrettata. Questi segreti che vi ho appena rivelato… non ci sono arrivato basandomi solo sulle prove. Il generale lo ha ammesso. Davanti a me e ad Ivar ha ammesso di aver mentito sulla morte degli umani e di essere stata lei ad inviare i tipo E ad eliminare qualsiasi altra squadra che fosse venuta a conoscenza di queste informazioni.》

《Lo ha… ammesso? Ve lo ha detto e basta?! Tutto qui?!》 Chiese l'americano, confuso.

 

L’inglese annuì. 《Ha detto che non ci avrebbe uccisi perché no voleva perdere dei validi soldati prima della battaglia lampo che ha intenzione di iniziare. Lei e gli altri generali hanno già deciso di attaccare e distruggere ogni singolo server e biomacchina in America insieme alle truppe degli altri continenti. Di conseguenza le servono tutti i soldati possibili.》

《Pensi che la mossa migliore da fare, per ora, sia rimanere calmi e a testa bassa, vero Rahl?》 Chiese Kyran.

L'altro annuì. 《Beh, ormai è chiaro che lei ha occhi e orecchie ovunque. E come sai, non ci crederebbe nessuno se raccontassimo ora la verità. Perciò… io direi che è meglio aspettare e ubbidire agli ordini, almeno per il momento. Ma dopo la fine di quell'attacco, troveremo un modo per smascherare le loro bugie e tentare di portare comunque a termine questa guerra.》

 

 

**

 

 

Ivar stava gestendo la situazione con molta meno calma di Rahl. Stava praticamente correndo per i corridoi con gli occhi sbarrati e il fiatone, senza smettere di pensare neanche per un attimo a tutto quello che avevano scoperto. 

Gli umani erano morti! La sua famiglia era morta! Sua madre, suo padre e suo fratello non c’erano più da un anno e lui lo aveva scoperto per caso! Non aveva la più pallida idea di come facesse l'inglese a rimanere così stoico all'idea di aver vissuto una tale bugia per tutto il tempo!

 

Forse era grazie al suo addestramento militare o ai suoi nervi saldi, ma lui d'altro canto sentiva un gran bisogno di vomitare. Suo fratello Sergei era sempre stato il preferito della famiglia. Lui era bravissimo in tutto: a scuola, nello sport, nelle amicizie, nei modi… non importava quanto Ivar si impegnasse, lui lo aveva sempre superato senza sforzi. 

Lo aveva odiato, aveva odiato lui, la sua smaccata superiorità e le preferenze dei loro genitori per tanto tempo, ma non aveva mai desiderato la loro morte! Voleva essere riconosciuto da loro, avere il loro affetto e la loro stima, non essere l'unico membro rimasto vivo della sua famiglia!

 

Sentiva gli occhi pizzicare e la gola secca, ma non smise i correre. Una cosa era certa: doveva raccontarlo a qualcun altro della squadra. Era certo che Rahl avrebbe detto tutto a King e Kyran, quindi spettava a lui avvertire anche solo uno membri restanti prima che quell'attacco totale progettato dal generale avesse inizio.

Chiunque sarebbe andato bene: avrebbe preferito dirlo ad Ivan o a Momoko prima di tutti, ma sarebbero andate benissimo anche Becky o Natasha… persino quella ninfomane di Athal! Bastava che trovasse qualcuno a cui dirlo!

Neanche aveva finito di formulare il pensiero, che andò a sbattere contro un corpo morbido e formoso di donna, finendo con il sedere per terra e facendo crollare anche la ragazza in questione.

 

《Caspita. Quanta fretta, piccoletto. Hai perso qualcosa?》 Chiese la voce morbida e maliziosa della sopracitata corvina.

Il più giovane trattenne uno sbuffo esasperato. Quando parli del diavolo... 《Beh, me la sono andata a cercare.》 Borbottò sottovoce. 《In ogni caso non importa, vai benissimo anche tu!》

Athal lo fissò sollevando un sopracciglio. 《Di che cosa stai parlando?》

 

L’altro non perse tempo a dare informazioni. La prese per un polso e la trascinò con se fino allo stanzino più vicino: quello della lavanderia. Ci si chiuse dentro a doppia mandata e tirò finalmente un sospiro di sollievo, sotto lo sguardo piuttosto confuso della donna. 

《Mi spieghi che ti prende? Se volevi andarti ad imboscare da qualche parte bastava chiedere. Anche se io preferisco posti con meno panni sporchi.》

Il biondo emise uno sbuffo dalle narici. Quella tipa riusciva a risultare irritante e narcisista anche facendo una semplice battuta! Perché diavolo non poteva incontrare una persona più normale, tipo Becky o Ivan!? Persino la stoica e gelida Natasha sarebbe stata meglio di lei!

《Ascolta, Non me ne importa nulla dell'imboscarmi con te, non sei nemmeno il mio tipo!》

《Si, mi rendo conto che tu preferisca i megafusti francesi con pettorali da paura e gli occhioni da cucciolo. Ma… allora perché mi hai trascinato qui dentro?》

 

《Perché sei la prima che ho trovato e ti devo parlare! Io e Rahl abbiamo scoperto delle informazioni molto importanti sul progetto Yorha nell'archivio principale! Notizie tremende per tutti noi androidi! Dovevamo dirlo almeno a voi altri della squadra.》

La corvina lo guardò interrogativa. Quel ragazzo era raramente drammatico per il gusto di esserlo: anzi, guardando la sua faccia, chiunque si sarebbe accorto che era spaventato e chiaramente stressato per qualcosa, ma non sapeva cosa.

《Che genere di informazioni?》 Chiese cautamente. 

《Gli umani sono tutti morti!》 Sbottò Ivar, lasciandola di sasso.

 

Athal rimase lì impalata per un attimo a fissarlo, per poi cominciare a ridacchiare e poi scoppiare a fragorosamente ridere. 《Ok ok. Questa era davvero buona! Mi hai fatto spaventare, lì tutto serio. Per un attimo ho creduto che dicessi la verità, complimenti! Neanche sapevo che potessi fare battute.》

《Sto dicendo sul serio, Athal! Gli umani sono tutti morti! Non sono neanche mai arrivati sulla Luna! Le biomacchine hanno teso un’imboscata agli Shuttle appena hanno lasciato l'atmosfera!》 Ripeté lui, rosso in faccia per l'esasperazione.

 

La ragazza smise di ridere. 《Ok senti, se questa è una vendetta per tutte le volte in cui ti ho buttato addosso ad Ivan o ci ho provato con lui, non è necessario arrivare…》

A quel punto il biondo si mise ad urlare. 《Non è una battuta Athal, lo vuoi capire o no?! Gli umani si sono estinti! Le biomacchine li hanno ammazzati tutti; non ne è rimasto nemmeno uno! Era tutto scritto nei file che io e Rahl abbiamo trovato nell'archivio! C'erano i certificati di morte di ogni passeggero degli Shuttle e i rapporti sull'imboscata che gli hanno teso quei mostri di ferraglia! Erano documenti ufficiali protetti da decine di barriere di alto livello ed erano nascosti in mezzo a tutti gli altri per non destare sospetti!》

 

La ragazza impallidì, capendo finalmente la gravità della situazione. 《Come è…?! Che diavolo…? Perché nessuno ha detto…!?》

《I generali e i colonnelli di ogni bunker hanno insabbiato tutto per prevenire che noi smettessimo di combattere. Hanno mentito sull’arrivo degli umani sulla Luna, spedendo casse di risorse vuote per non farci sospettare nulla, e hanno inviato lì un server con il compito di trasmettere messaggi umani per spingerci a portare avanti la guerra.》

 

Il volto della ragazza aveva perso ogni colore, ma invece di mostrare paura, era distorto in una smorfia furibonda. 《Sapevo che quella puttana stava nascondendo qualcosa, ma non pensavo che potesse arrivare a tanto! E che tutti quelli con il suo stesso grado facessero altrettanto! Ci hanno presi per i fondelli per un anno intero!》

Si stava piantando le unghie nei palmi delle mani per la rabbia. Sentiva una sgradevole sensazione di déjà-vu. Non poteva credere di essersi fatta imbrogliare in quella maniera! Ancora una volta un mucchio di balordi l’avevano trascinata in un continuo gioco di inganni e bugie, come quando era una ragazzina.

Ma questo era peggio dei trucchetti sporchi dei soci d'affari di suo padre: qui si parlava dell’estinzione di una razza intera, la sua razza!

 

La consapevolezza di non essersi accorta di una cosa talmente importante per così tanto tempo le stava facendo prudente le mani. Sarebbe andata volentieri a strangolare con la sua frusta quella sgualdrina anche subito se avesse potuto!

L'umiliazione di essere stata raggirata ed adoperata tanto facilmente era a parte peggiore. Proprio lei che aveva passato la vita tra i bugiardi e considerava sopraffina la propria capacità di capire le persone, era stata fregata come una mocciosa nonostante avesse delle prove sotto il naso! 

Aveva sprecato il suo tempo per combattere, rischiando di morire varie volte, in una guerra inutile! E soprattutto… Cosa avrebbe dovuto fare lei adesso?! Cosa avrebbero dovuto fare gli Yorha se avessero saputo?! Non ne aveva la più pallida idea. E… aveva paura. E lei odiava avere paura.

Aveva sempre pensato che gli Yorha avrebbero vinto contro le biomacchine, anche se probabilmente ci sarebbero voluti decenni, e che lei sarebbe stata acclamata come un'eroina dagli umani, venendo sommersa di elogi e complimenti . Ma quella convinzione era appena sfumata.

 

Non sapeva che fare o come reagire. Le sembrava di essere tornata di nuovo quella bambina indifesa che si nascondeva nell'armadio mentre dei criminali sparavano e stupravano sua madre e mandavano la sua vita in malora.

Ma non poteva far vedere tutta questa indecisione ad Ivar. 《Cosa avete deciso di fare? Tu e il bocconcino avete un piano vero?》 Si limitò a chiedere, rimanendo più risoluta possibile.

Il biondino emise uno sbuffo. 《Non ancora. Questa operazione gigante che vogliono mettere in atto per liberare l'America purtroppo ha la priorità. E poi… credo che il generale abbia alleati che conoscono questo segreto tra le file dei soldati, quantomeno tra i tipi O e i tipi E. Quelle barriere erano un lavoro sopraffino 》

 

《Dunque per ora dovremmo rimanere fermi a non far nulla!? E… Come fai a sapere che ha dalla sua alcune truppe?》 Chiese lei.

《Il generale ha sorpreso me e Rahl prima che potessimo andare via dall'archivio. Ci ha fatto capire che altri Yorha avevano scoperto questo segreto, tipo la squadra di Fedra, e che i suoi soldati più fedeli li hanno uccisi per questo. Quindi direi che aspettare sia la scelta migliore, a meno che tu non voglia un coltello nella schiena》

 

 

La corvina sbuffò. 《E nel frattempo che facciamo?》

《Ci prepareremo per combattere. Non si può fare altrimenti. Il generale Ha detto che non ci avrebbe fatto ammazzare dai suoi perché le servivamo per la battaglia di liberazione dell’America, ma ha fatto intendere che ci sono altri a conoscenza della morte degli umani che l'hanno aiutata a nascondere tutto e che molto probabilmente ci tengono d'occhio. E da quanto ho visto e sentito, gli Operatori e gli Esecutori sono i più sospetti.》

 

《Anche gli Scanner, i Battle e i Cheater possono creare barriere informatiche e assassinare altri androidi no? Perché punti il dito proprio contro i tipo E e i tipo O?》

《Perché quelli come me sono fatti per abbattere barriere, non crearle. Non potremmo mai erigere una protezione come quelle. E soprattutto eliminare traditori è il compito principale degli Esecutori, perché rivolgersi ad altri? Specie se hai già qualcuno adatto nel gruppo in questione.》

 

Gli occhi di Athal si ridussero a fessure, capendo subito dove voleva arrivare. 《Vorresti forse dire che anche qualcuno in particolare della nostra squadra potrebbe decidere di tradirci?》 Chiese in modo tagliente.

Lui alzò le mani. 《Ehi, io non sto accusando nessuno per adesso. Dico solo di essere prudenti. Natasha è una nostra compagna, ma hai i visto anche tu come esegue gli ordini senza fiatare, e come combatte quando ci sono di mezzo disertori o traditori.》

 

 

La corvina si morse il labbro. Doveva ammettere che nei primi tempi della loro collaborazione aveva più volte pensato di non volersi ritrovare dal lato sbagliato di quella falce, e aveva notato spesso il bizzarro legame che sembrava unire la russa e il generale, però non voleva pensare che la sua partner fosse una specie di spia o che le avesse mentito per tutto il tempo sulla sorte degli umani.

《Non farebbe mai una cosa simile! Io mi fido di lei!》

L'altro alzò gli occhi al cielo. 《Fai comunque attenzione. Anche se Natasha fosse innocente, Il generale è una donna più infida e astuta di quanto pensassi. Non mi sorprenderebbe se provasse a sfruttare l'attacco totale per eliminarci.》

 

《Tsk, Che ci provi. Siamo sopravvissuti a molto peggio.》 Esclamò Athal, ritrovando la sua baldanza,

 per poi avvicinarsi con fare cospiratorio. 《Chi altri sa di tutto questa faccenda?》

《Rahl. Era con me quando l'ho scoperto. E di sicuro lo avrà già raccontato a King e Kyran. Vorrei dirlo anche agli altri, ma devo trovare il momento adatto. Ora non so di chi fidarmi: chiunque al di fuori della nostra squadra potrebbe essere un informatore del Generale.》

La corvina annuì con una smorfia seccata. 《Quella maledetta me la pagherà molto cara per questo inganno, parola mia. Ma… per ora sono disposta ad aspettare e seguire il tuo piano Ivar. Dopotutto, la vendetta è un piatto che va servito freddo.》

 

Ivar rabbrividì istintivamente nel vedere quel ghigno mefistofelico aprirsi sul suo viso. In certi momenti quella ragazza gli sembrava davvero una maniaca in tutti i sensi, non solo sessuale, ma per una volta era contento di averla dalla propria parte. 

《Grazie Athal.》 Disse semplicemente, mentre la ragazza si dirigeva verso la porta per uscire.

《Grazie a te.》 Rispose lei, cogliendolo di sorpresa.

 

《Per che cosa?》

《Per esserti fidato di me.》 Disse, lasciandolo solo coi suoi pensieri.

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Capitolo 19
*** Attacco Totale ***


 

Ivan Era estremamente nervoso. Era sdraiato da solo nella stanza che condivideva con Ivar, nel tentativo di rilassarsi, ma l'atmosfera che si respirava nei corridoi del Bunker si era fatta talmente pesante da fargli avere l'impressione di soffocare persino lì dentro.
Erano passate quattro settimane dalla morte di Kazehiro e poco più di due da quando il generale e il colonnello avevano confermato ufficialmente a tutti gli Yorha americani che grazie all'aiuto dei loro commilitoni europei e asiatici avrebbero iniziato al più presto l'attacco per eliminare tutte le biomacchine nel loro continente.
Era stata una vera sorpresa per la maggior parte di loro e, com'era prevedibile, il nervosismo si era sparso a macchia d'olio. Naturalmente, tutti quanti volevano eliminare i loro nemici il più in fretta possibile e molti avevano accolto la notizia con entusiasmo, però nessuno si aspettava che sarebbe accaduto così presto.
Il piano d'azione era stato formulato da una dei generali asiatici, una donna minuta ma dall'aria estremamente pericolosa. Aveva diviso la mappa del continente in zone e insieme agli altri generali avevano assegnato grandi gruppi di Yorha ad ogni area con istruzioni precise.
Le unità S e le C a corto raggio sarebbero andati per primi sulla superficie in avanscoperta, eliminando e segnalando possibili difese speciali, trappole e barriere ai tipo O, eliminandole quando possibile.
Le unità H sarebbero arrivate per seconde e si sarebbero posizionate a gruppi in dei luoghi sicuri e strategici, dotati di tutto il necessario per prestare eventuale soccorso ai soldati feriti.
Le unità G e C a lungo raggio invece sarebbero state poste in cima ai palazzi e in altre posizioni sopraelevate per eliminare nemici volanti e tendere imboscate a quelli a terra. 
E infine sarebbero stati i tipi B, D ed E a costituire il grosso delle truppe terrestri. Avrebbero caricato i Server individuati e avrebbero dovuto distruggerli ad ogni costo. E dunque lui, King e Natasha sarebbero stati tra le prime linee.
Ci sarebbero sicuramente state delle pesanti perdite anche tra le file del loro esercito, lo sapevano tutti, specie se dei senzienti si fossero mostrati, e molto probabilmente i sopravvissuti sarebbero stati riassegnati ai Bunker degli altri continenti se avessero vinto. E ormai mancava molto poco. 
Le unità C e le S erano già scese sulla superficie, dunque anche Athal e Ivar erano partiti. E Tra non meno di due ore lui è tutti gli altri soldati sarebbero dovuti scendere nella sala principale e poi si sarebbero recati a loro volta sulla superficie per posizionarsi nei posti assegnati.
E forse lui e i suoi compagni non sarebbero stati così fortunati da riuscire a tornare a casa. Erano sopravvissuti a moltissimi attacchi di senzienti, ma nessuno dei precedenti aveva mai raggiunto simili portati. Però non era questo che lo preoccupava davvero.
Ivar, Rahl, King, Athal e Kyran erano diventati piuttosto strani ultimamente. Sembravano essere sempre tesi e costantemente pronti a scattare, anche nelle attuali circostanze.
Li aveva visti più volte parlare fitto fitto tra di loro e una volta il suo partner gli si era avvicinato, dicendo di dovergli raccontare qualcosa di estremamente importante, però erano stati interrotti dell'ennesimo inconveniente per quella dannata missione.
E sapeva che avevano provato a parlare anche con Momoko, Natasha e Becky, glielo aveva chiesto. Però nessuna di loro era riuscita a sapere cosa li avesse turbati tanto. C'era sempre qualche imprevisto che li obbligava a separarsi o a rimandare.
E ormai stava iniziando a preoccuparsi. Non sapeva se si fossero messi nei guai o se temessero semplicemente di morire sulla superficie. La seconda gli sembrava molto poco plausibile, nessuno di loro aveva mai mostrato cenni di paura sul campo di battaglia, ma non si poteva escludere nulla.
Tirò un profondo sospiro preoccupato. Ultimamente c'erano troppi misteri e bugie per i suoi gusti e stava iniziando a temere che oltre alle biomacchine bisognasse avere paura persino dei propri commilitoni. 
Si girò con un suono esasperato a guardare il nuovo equipaggiamento. Gli era stato fornito, come a tutti gli altri soldati Yorha, dalle forze alleate giunte dall'Europa: una tenuta nera simile alla sua solita armatura, ma fatta di un tessuto molto più spesso e resistente, rinforzata col metallo sulle spalle, sul petto, le giunture, le nocche e l’addome. 
Inoltre aveva una sorta di maschera che avrebbe coperto il naso e la bocca, per cambiare, e anche il suo scudo era cambiato. Dopo lo scontro con Kazehiro lo avevano riparato, ma ora sembrava tutta un'altra arma. Era leggermente più grande e spesso, di colore nero e dotato di spintoni fatti apposta per trapassare e respingere qualunque nemico.
Quegli oggetti sarebbero stati il suo equipaggiamento in battaglia una volta tornato sulla superficie, le uniche cose che avrebbero potuto salvarlo. Sperava solo di riuscire a farcela, ma prima di tutto voleva scoprire cosa Ivar volesse dirgli!
Si alzò, prendendo la nuova tenuta nel tentativo di indossarla, ma il suono della porta che si apriva lo fecero voltare. 
Natasha era entrata nella stanza, l’enorme falce ben affilata e fissata alla schiena e i suoi soliti vestiti simili a quelli di una ballerina sostituiti da un'armatura quasi identica alla sua. I suoi grandi occhi castano verdi, normalmente coperti, lo guardavano attentamente.
Lui sorrise cordiale. 《Buongiorno Natasha, che piacere. Vedo che sei già pronta alla discesa.》
L'altra si strinse nelle spalle. 《Non riuscivo a rilassarmi. Volevo ingannare il tempo in qualche modo.》
《Sei nervosa anche tu vero?》
Lei si sedette sul letto. 《Non so se “nervosa" sia la parola giusta: noi tipi E ironicamente siamo quelli più preparati alla morte tra tutti gli Yorha… ma ammetto di avere un brutto presentimento riguardo questa missione.》
Il francese annuì, non sapendo esattamente cosa dirle. Voleva chiederle se fosse riuscita a parlare almeno con Athal per capire cosa stesse succedendo ai loro compagni, ma non aveva idea di come introdurre il discorso.
Fortunatamente, fu lei a cominciare. 《Senti, so che tu e Ivar siete molto intimi, perciò volevo chiederti se hai percepito qualcosa di strano in lui negli ultimi giorni. Ti sembra nervoso, sospettoso o più scorbutico del solito?》
Ivan annuì. 《Si. Ho l'impressione che voglia dirmi qualcosa, ma c'è sempre qualche interferenza che ci interrompe e gli impedisce di parlarmi. E anche Rahl, King e Kyran sembrano molto più tesi del solito. Ho provato a chiedere a Momoko e Becky, ma non hanno idee e Ishley nemmeno.》
《È la stessa cosa con Athal. Non l'ho mai vista così: è sempre nervosa e in guardia, l’ho vista più volte afferrare la frusta per delle sciocchezze. E ormai la conosco bene. Lei è una donna che normalmente ride in faccia al pericolo, quindi deve essere successo qualcosa di veramente tremendo per spaventarla in questa maniera.》
Ivan si morse il labbro. 《Credi si siano messi nei guai? O che abbiano scoperto qualcosa di grave?》
《Mi sembra l'unica alternativa, e la situazione attuale non è la migliore per mettersi nei guai.》
Il francese annuì, ma non potè fare a meno di sorridere davanti alla preoccupazione della rossa. Molti Yorha non si erano mai concentrati sulla sua educazione e la sua calma costante, preferivano considerarla solo una tipo E: un’assassina che stava costantemente a complottare per ucciderli. 
Anzi, molti avevano dato dei pazzi a lui e al resto della squadra per aver deciso di combattere fidandosi di lei, Però lui aveva visto quanto sotto sotto fosse una ragazza molto più gentile di quanto lei stessa volesse mostrare.
Lo aveva ringraziato molto cortesemente per averla protetta durante l'attacco di Kazehiro dopo essere uscita dall'infermeria e Ivan si era accorto di provare molta simpatia e rispetto per lei. 
Non erano sicuramente amici intimi come lei lo era con Athal, e non sapeva quasi nulla su di lei, ma sapevano di potersi coprire le spalle a vicenda. E in quel momento di confusione voleva provare a rincuorarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, e nel frattempo fare altrettanto con se stesso, ma il segnale per l'incontro col generale lo interruppe. 
Entrambi tirarono un profondo sospiro mentre il francese si cambiava più in fretta possibile, levandosi la benda e ripromettendosi di andare a fondo di tutta quella faccenda di Ivar al più presto!
Scesero entrambi nei corridoi, seguendo la folla di Yorha, ancora più grande del solito, fino alla sala principale, rimanendo poi in attesa dei generali e dei colonnelli. In mezzo alla folla scorsero anche Rahl, Becky, King e Kyran, tutti e quattrp protetti dalle nuove tenute e armati fino ai denti.
Sulla schiena dell’albino e della rossa spiccavano rispettivamente varie pistole a canna lunga e un fucile di precisione ancora più grosso del solito, mentre su quella del biondo c'era il suo fedele arco, più lungo, resistente e affilato di prima. Attaccate alle cosce del ramato c'erano due corte spade curve e aderente alla sia schiena la sua fidata spada, lucidata al punto di scintillare anche nella penombra.
Avrebbero voluto avvicinarsi un po' a loro, ma l'entrata del Generale Weiss li costrinse a desistere. La donna sembrava davvero raggiante, per quanto fosse possibile: aveva un’espressione terribilmente decisa e lo stocco brillava minaccioso appeso al suo fianco.
Accanto a lei c'era l'immancabile colonnello, le due grosse spingarde attaccate alla schiena e anche lui con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ma non erano soli: oltre a loro c'erano altre quattro persone, tre uomini e una donna, provenienti da Asia e Europa.
I primi tre erano tutti degni del nome di soldati, alti e ben piazzati, armati fino ai denti, ma Ivan in particolare puntò la sua attenzione sulla donna, generale di origine cinese. Era molto minuta, sui cinquant'anni, i capelli striati di grigio raccolti in una crocchia e gli occhi circondato da piccole rughe erano taglienti come le lunghe spade che teneva alla cintura. 
Emanava pericolo ed era in piedi proprio accanto a Weiss mentre lei iniziava il suo discorso. 《Miei fedeli Yorha, coraggiosi soldati terrestri. È mio piacere informarvi che grazie al vostro incessante lavoro e al supporto dei nostri alleati, ormai è solo una questione di ore. So che l’ultimo anno è stato per tutti noi estremamente duro. Abbiamo dovuto dire addio alla nostra vita di prima, alle nostre famiglie, e anche molti dei nostri valenti commilitoni non sono sopravvissuti per assistere a questo giorno. Ma tutti questi sacrifici verranno presto ripagati. Le unità S, le unità H e molte unità C sono già al lavoro sulla superficie per sfoltire le difese nemiche e creare le tende mediche, e molto presto ci uniremo a loro per poter finalmente iniziare l'attacco! La guerra è tutt'altro che finita, ma questo giorno sarà un punto di svolta per tutti noi! Gloria all’umanità!》 Proclamò, portandosi la mano destra sul cuore.
《Gloria all'umanità!》 Rispose la folla in coro, imitando il gesto.
 
Un certo senso di eccitazione aveva iniziato a serpeggiare tra le truppe, ma Natasha si era scoperta a stringere i pugni, non del tutto convinta. Era tutto come doveva essere, tutto sembrava andare come stabilito. Eppure Quel brutto presentimento non accennava a svanire, e nemmeno le parole della donna o la moltitudine di nuovi alleati e risorse a disposizione riuscivano a rassicurarla. 
Ivan le toccò dolcemente la spalla, tentando di farle sentire il suo supporto, e lei rispose con un cenno grato, ma non smise di stringere i pugni. Stava per succedere qualcosa di grosso. Se lo sentiva dentro. E non sarebbe stato piacevole.
**
Ishley ed Ivar erano sulla terra ormai da ore, in attesa che i loro alleati iniziassero l'attacco. Avevano speso tutto il tempo osservando la situazione dall'alto dei palazzi, svolgendo il loro ruolo di sentinelle.
 Entrambi erano stati spediti a Los Angeles, o almeno a ciò che ne rimaneva, per sfoltire la sorveglianza delle biomacchine e trovare il server nascosto in città prima che iniziasse la battaglia decisiva.
 
Avevano perso il conto di quante unità avevano disabilitato dopo un po'. Quello era uno dei territori più colpiti dai loro invasori: avevano distrutto e infestato ogni angolo come topi fin dai prossimi giorni dell'assedio e anche in quanto a perdite di vite umane era stata tra le città più danneggiate. Anche se Ivar non aveva smesso di pensare per un attimo a quanto il numero di vittime Non che facesse più molta differenza dopo tutto quello che aveva scoperto.
I due Scanner avevano appena finito di hackerare una delle unità più grosse, disattivandola, e ora erano seduti sul tetto di un casinò semidistrutto, in attesa di nuovi ordini.
Avevano visto moltissimi tipi C aggirarsi per la città, aiutandoli ad eliminare vari nemici. Anche Athal era tra di loro, ben protetta dalla nuova armatura e armata con una nuova frusta ricoperta di sottili, ma letali spine.
Quando l'avevano incontrata, il biondo le aveva chiesto con lo sguardo se ci fossero novità. Aveva sperato davvero che anche lei fosse riuscita ad avvertire qualcuno riguardo a tutta la faccenda degli umani, visto che Rahl lo aveva già raccontato a King e Kyran, ma lei aveva scosso la testa, segno che non ci era riuscita.
Lui aveva stretto i denti per la frustrazione, ma aveva continuato a svolgere il suo compito senza fare troppi commenti sarcastici. Dopotutto, davanti ad Ishley non poteva permettersi certi atteggiamenti. 
《C'è forse qualcosa che ti preoccupa?》 Chiese la voce del suddetto dottore, strappandolo ai suoi pensieri.
Emise uno sbuffo. 《Beh sai, sarà una battaglia cruenta, molti di noi non sopravvivranno. E naturalmente io preferirei restare vivo il più a lungo possibile, tutto qua. Sapere che quegli ammassi di latta potrebbero riuscire a cogliermi di sorpresa nella mischia non è un bel pensiero.》
L'uomo alzò un sopracciglio. 《Sei sicuro che sia solo per questo? Ho notato che recentemente tu, il signor Evans, i suoi compagni e Athal siete tutti molto tesi e mi chiedevo come mai.》
Ivar trattenne il respiro, pregando di risultare abbastanza convincente. 《Siamo solo nervosi per queste costanti battaglie. Persino al Bunker non si può smettere di pensare a come andrà la guerra d'ora in poi grazie alla presenza degli europei e degli asiatici. E poi… se vinceremo questa battaglia verremo tutti riassegnati nei Bunker degli altri continenti e probabilmente dovremo separarci.》
Nonostante la benda, sentì gli occhi di Ishley  trapassarlo come delle frecce. Naturalmente non lo aveva convinto, ma non osò dire di più; sapeva fin troppo bene quanto quel dottore avesse sempre un asso nella manica. E, per dirla tutta, il commento sul generale cinese non era affatto una bugia.
Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo, dove sarebbe andato a finire una volta liberata l'America. Avrebbe probabilmente perso Ivan e Momoko e forse sarebbe finito nel Bunker guidato da quella cinese inquietante: quella donna non gli piaceva per nulla. Era più fredda di Natasha e sembrava abbracciare fin troppo la sua natura di tipo E.
Lo scienziato emise un sospiro per nulla convinto, ritornando a guardare il cielo in attesa di avvistare gli aereoscheletri. Sapeva che i suoi compagni avevano scoperto qualcosa, così come sapeva di dover indagare molto più a fondo sulla questione per convincere Ivar a parlare e smettire, però il rumore di decine di propulsori in movimento attirò la sua attenzione. 
Nel cielo erano apparse centinaia di luci, una per ogni Yorha che aveva finalmente iniziato a volare verso la propria posizione per dare inizio a quella battaglia. E Becky doveva essere tra loro.
Le vide salire in cielo, separandosi poi nelle varie direzioni. Era uno spettacolo surreale e al tempo stesso bellissimo, come guardare un fuoco d'artificio gigantesco.
《Dobbiamo prepararci. Saranno qui a momenti.》 Disse, sempre col naso all’insù. 
Ivar annuì, scendendo dal tetto con un salto. Molto presto tutte le biomacchine si sarebbero accorte del nuovo attacco e sarebbero arrivate a fiumi nelle strade. Già sentiva quell'inquietante ronzio tutto attorno a sé. 
《Andiamo》
**
King e Natasha stavano iniziando ad avere serie difficoltà: loro e un'altra dozzina di Yorha erano stati circondati da un nutrito gruppo di nemici che non sembrava avere intenzione di morire. Ormai erano tutti ricoperti di olio giallo dalla testa ai piedi e stavano disperatamente cercando di guadagnare terreno.
《Dobbiamo liberarci Di questi cosi!》 Urlò una tipo B lì vicino, facendo sfuggire un’imprecazione al ramato.
Le ultime settimane erano state tra le più snervanti della sua vita e quel momento era l'ennesima seccatura! 
Dopo essere atterrati sul suolo di Los Angeles tutti loro non avevano nemmeno fatto in tempo a mettere piede nella città prima di essere colti dell’ennesima imboscata!
Quei dannati ammassi di latta li avevano circondati da ogni lato, uscendo dai palazzi e da sottoterra, uccidendo almeno quattro androidi in meno di due minuti e costringendoli ad arretrare. 
Fortunatamente erano riusciti a rispondere con abbastanza rapidità, ma stavano perdendo sempre più terreno e soprattutto tempo!
Natasha era riuscita ad avanzare più di tutti gli altri; mulinava la sua falce senza fermarsi, tagliando tutto quello che le capitava a tiro, eppure quel gruppo di nemici non accennava a demordere. E non sembrava essere l'unico.
Nonostante l'aiuto degli europei e degli asiatici e le misure preventive effettuate dai tipi S e C, il numero di nemici era rimasto comunque considerevole. 
Nel suo campo visivo stavano apparendo decine di messaggi da parte degli altri soldati: tutti parlavano di larghi e testardi gruppi nemici che gli stavano sbarrando la strada.
Strinse i pugni attorno al manico della sua arma, tagliando in due un altro nemico e avventandosi su quelli che giunsero a sostituirlo. Ma poi sentì qualcosa sibilare nell'aria e una freccia si schiantò in mezzo ai loro avversari, generando un'esplosione che ne spedì parecchi a gambe all'aria.
Sulla cima di un palazzo lì vicino erano in piedi quattro figure armate di archi e frecce che iniziarono a far piovere i loro dardi senza pietà. Le parve anche di scorgere la chioma bionda di Kyran tra di loro.
King tirò fuori un ghigno soddisfatto. 《Adesso si ragiona. Fatevi sotto stronzi!》Urlò, mentre trapassava altre tre biomacchine con la sua spada.
Gli androidi attorno a loro ghignarono a loro volta sotto lo spesso strato di ferite e polvere, rincuorati dall'arrivo della cavalleria, caricando nuovamente il gruppo nemico con le loro armi.
Questi ultimi, presi di mira anche dall'alto ed incapaci di rispondere in modo efficace, caddero facilmente sotto il fuoco incrociato. Le frecce, le lame e le mazze li trapassarono e spezzarono senza pietà e, una volta finito, la strada era ricoperta di cadaveri metallici martoriati, macerie e olio giallo.
La russa scosse il capo davanti a quella situazione, guardando King salutare Kyran con una mano. Aveva fatto bene ad avere un brutto presentimento: Una simile resistenza on era prevista. Anche con l'aiuto dei tipi S e C fin troppe unità nemiche erano sopravvissute.
Lei, King e gli altri Yorha corsero verso il centro città, ma anche lì la situazione aveva iniziato a precipitare. Androidi e biomacchine si stavano squartando per le strade, le formazioni di battaglia completamente distrutte, frecce e proiettili piovevano a fiumi e ormai i cadaveri sia alleati che nemici non si potevano più contare. 
Le biomacchine sembravano emergere da ogni parte: saltavano fuori dalle finestre, da sottoterra, alcune si lanciavano persino dai tetti. Atterravano attorno a loro pesantemente, senza curarsi dei danni che subivano e attaccando selvaggiamente qualunque cosa si muovesse nel loro campo visivo.
Videro chiaramente una donna lì vicino crollare a terra, la gola squarciata dalla rozza spada di un nemico che perdeva fiotti di sangue e molti altri che si davano alla fuga verso le tende mediche o semplicemente nel tentativo di salvarsi da quel massacro.
Un uomo di colore grande e grosso armato di spadone si mise ad imprecare ad alta voce, sovrastando il fracasso. 《Non fate i vigliacchi proprio adesso,  cazzo! Le unità S hanno appena individuato quello stramaledetto Server, non potete fuggire! Manca molto poco, è situato nella prossima piazza! Possiamo ancora vincere, dobbiamo solo continuare ad avanzare e non andarcene come vigliacchi!》
Incredibile, ma vero, quel discorso di incoraggiamento inframmezzato da improperi ideato sul momento aveva funzionato. Molti Yorha, seppur feriti e terrorizzati, ripresero in mano le loro armi e si lanciarono tutti insieme sul nemico con il doppio della determinazione e la battaglia ricominciò con rinnovato vigore.
Le biomacchine, che fino a poco prima li stavano costringendo sulla difensiva, vennero mandate nel caos più totale.
Gli androidi erano tutti furibondi, e lo stavano ampiamente dimostrando, costringendo l’esercito nemico ad arretrare con i loro proiettili, le spade e gli scudi.
Natasha era tra le prime file, Insieme a King. Falciò via un terzetto di macchine che si era avvicinato troppo e ripartì subito alla carica, imponendosi di ignorare il baccano attorno a lei, il panico dei suoi commilitoni e i raccapriccianti versi metallici dei nemici: doveva solo concentrarsi sul trovare quel maledetto server e farlo saltare in aria!
 
King accanto a lei sembrava avere lo stesso piano in mente, infatti stava guardando freneticamente intorno mentre trapassava qualunque essere metallico gli arrivasse troppo vicino. 
Entrambi avevano perso la cognizione tempo: gli sembrava di star combattendo da giorni. Le loro armature stavano iniziando a riportare varie ammaccature e stavano sanguinando da vari punti, le loro armi sporche di olio giallo, ma nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi proprio ora.
La russa vide un grosso schieramento di nemici poco più avanti e strinse i denti. Mancava poco alla piazza di cui aveva parlato quell'uomo, dovevano levarli di mezzo. 《King!》
《Sono dietro di te!》 Rispose il ramato, che aveva lasciato perdere la spada ed era passato alle lame corte.
Con un colpo levò una biomacchine di dosso ad un ragazzo lì accanto, per poi tagliarne altre due a metà, e scattando in avanti. Il gruppo di macchine non fece in tempo ad accorgersi di lui, che già due di loro erano stati trapassati. Un altro terzetto fece subito la stessa fine e appena la russa e altri soldati li raggiunsero, moltissimi vennero ridotti a brandelli senza poter reagire. 
La giovane piroettava sul campo di battaglia come su un palcoscenico, sollevando lunghi schizzi di olio giallo con la sua falce, evitando le lame nemiche a passo di danza. Sentiva nella testa l'adrenalina e l’eccitazione della battaglia che le facevano ignorare il dolore delle ferite e sollecitavano la sua voglia di farne a pezzi altri, però si impose di mantenere il controllo. Non era quello il momento di perdere la concentrazione.
In mezzo a tutto quel marasma, le era parso di scorgere la lunga treccia di Athal, ma non aveva avuto il tempo di pensarci. 
Mancava molto poco al Server, però in mezzo a tutto quel caos non aveva più nemmeno idea di dove fossero finiti gli altri membri del loro gruppo, ne ci doveva pensare. Doveva concentrarsi sull'uccidere i nemici del Generale.
Non appena l'ultimo fu crollato a terra, la testa separata dal resto del corpo, la russa emise uno sbuffo: era coperta di olio, ferite e stava iniziando ad accusare quella che avrebbe potuto essere stanchezza, però si rialzò ugualmente. 
Mancava poco e, nonostante le ampie perdite, era convinta che sarebbero riusciti a vincere. Avrebbero riconquistato Los Angeles e l'America e poi avrebbero fatto lo stesso col resto del mondo. Dovevano solo continuare a combattere. 
Sentì la mano di King poggiarsi sulla sua spalla. 《Sei pronta?》 Le chiese il ramato, sporco anche lui di polvere e sbuffando di fatica. Aveva un lungo taglio sulla spalla che perdeva olio, ma era ancora in piedi.
Lei annuì, riprendendo la posizione d'attacco e stringendo ancora di più la sua falce. 《Si. Andiamo.》
**
Quella che avrebbe dovuto essere una piazza, si rivelò essere un cratere a dir poco enorme: il server era molto più grosso e sofisticato rispetto a quello che avevano visto a Seattle, somigliava ad una gigantesca sfera nerastra attraversata da sporadiche scariche elettriche, ed era circondato da decine e decine di biomacchine.
 
In particolare tra di esse spiccavano quelle chiamate Goliath, alte come cinque uomini, pesantemente corazzate <, dalla testa troppo piccola per il corpo enorme, e con braccia tanto enormi da spaccare in due un androide con un colpo solo.
Le unità C e G sui tetti erano riusciti ad abbatterne un paio, ma molte altre erano ancora in piedi e si stavano opponendo contro gli Yorha in arrivo senza troppe difficoltà.
King emise uno sbuffo seccato e Natasha si concentrò ancora di più, i suoi sensi da Eliminatore che prendevano il sopravvento. Per arrivare al Server avrebbero dovuto passare in mezzo alle caviglie di quei Goliath, magari riuscendo persino ad abbatterli e farli crollare sulle altre biomacchine. 
《Seguimi.》 Disse all’americano, ricominciando poi a correre verso i Goliath. Il ramato si domandò se non avesse preso troppi colpi in testa, ma la seguì in ogni caso verso il gigante.
Quello provò immediatamente a spazzarli via a suon di pugni, sollevando frammenti di asfalto e rocce, ma lei fu troppo veloce: la caviglia sinistra del nemico venne tranciata in due, facendogli perdere l’equilibrio, e la spada di King finì il lavoro, trapassandogli quella che avrebbe dovuto essere la nuca e facendolo precipitare in avanti a peso morto.
Gli altri Goliath provarono a colpirli con i loro enormi pugni, ma gli Yorha approfittarono della loro distrazione per abbatterli con lo stesso metodo. Le unità più piccole tentavano di opporsi, ma ormai gli androidi avevano sfondato le loro file e non erano più abbastanza organizzati o numerosi per resistere.
Natasha si lasciò sfuggire un'espressione vittoriosa: il server era poco più avanti, distruggendo quello la battaglia sarebbe finita in loro favore, e oltre a lei e King c'erano almeno un'altra mezza dozzina di soldati che avevano oltrepassato i nemici ed erano pronti a demolirlo.
《Colpite tutti insieme!》 Disse uno di loro appena furono davanti all’enorme macchinario.
Gli altri non se lo fecero ripetere due volte: iniziarono subito ad abbattere le proprie armi contro la superficie metallica, fino a quando la corazza esterna non resse più.
L'esplosione subito seguente fu tremenda: moltissimi androidi e biomacchine vennero scaraventati indietro, storditi dal suono e dal tremendo calore rilasciato, ma molto presto, vedendo che i loro nemici non si muovevano più, dalle bocche degli Yorha iniziarono a sollevarsi della urla di giubilo. Avevano vinto! Erano riusciti a liberare Los Angeles! 
King e Natasha vennero fuori dal cratere subito dopo; avevano i capelli e le sopracciglia strinati e le facce e le armature annerite dalla fuliggine, ma in quel momento non importava nulla a nessuno dei due.
《È finita finalmente.》 Disse la russa con un breve sospiro.
《Già. Speriamo solo che i nostri abbiano vinto anche nelle altre città e non abbiano combinato chissà cosa.》 Rispose il ramato, che però non potè trattenere un sorriso soddisfatto davanti a tutta quella gioia. 
Ma le esclamazioni allegre si zittirono appena qualcosa li travolse tutti. I cadaveri delle biomacchine  Una scarica attraversò il corpo di King e i suoi muscoli si tesero in modo innaturale, facendolo crollare a carponi con un genitore di dolore, la visuale annebbiata e olio rosso che scendeva dalla bocca, gli occhi, le orecchie e il naso.
Alzò lo sguardo, guardandosi intorno, riuscendo a distinguere gli altri Yorha, inclusa Natasha, nelle sue stesse condizioni: contorti a terra, gemendo di dolore e con un'inquietante schiuma rossa dalla bocca.
Cercò di tirarsi su a fatica, piantando le unghie nel terreno per fare leva, e vide una ragazza accanto a lui fare lo stesso. E quando si voltò, da sotto la frangia bionda due occhi rossi e infetti si rifletterono nei suoi.

Ivan Era estremamente nervoso. Era sdraiato da solo nella stanza che condivideva con Ivar, nel tentativo di rilassarsi, ma l'atmosfera che si respirava nei corridoi del Bunker si era fatta talmente pesante da fargli avere l'impressione di soffocare persino lì dentro.

Erano passate quattro settimane dalla morte di Kazehiro e poco più di due da quando il generale e il colonnello avevano confermato ufficialmente a tutti gli Yorha americani che grazie all'aiuto dei loro commilitoni europei e asiatici avrebbero iniziato al più presto l'attacco per eliminare tutte le biomacchine nel loro continente.
Era stata una vera sorpresa per la maggior parte di loro e, com'era prevedibile, il nervosismo si era sparso a macchia d'olio. Naturalmente, tutti quanti volevano eliminare i loro nemici il più in fretta possibile e molti avevano accolto la notizia con entusiasmo, però nessuno si aspettava che sarebbe accaduto così presto.
Il piano d'azione era stato formulato da una dei generali asiatici, una donna minuta ma dall'aria estremamente pericolosa. Aveva diviso la mappa del continente in zone e insieme agli altri generali avevano assegnato grandi gruppi di Yorha ad ogni area con istruzioni precise.
Le unità S e le C a corto raggio sarebbero andati per primi sulla superficie in avanscoperta, eliminando e segnalando possibili difese speciali, trappole e barriere ai tipo O, eliminandole quando possibile.Le unità H sarebbero arrivate per seconde e si sarebbero posizionate a gruppi in dei luoghi sicuri e strategici, dotati di tutto il necessario per prestare eventuale soccorso ai soldati feriti.
Le unità G e C a lungo raggio invece sarebbero state poste in cima ai palazzi e in altre posizioni sopraelevate per eliminare nemici volanti e tendere imboscate a quelli a terra. 
E infine sarebbero stati i tipi B, D ed E a costituire il grosso delle truppe terrestri. Avrebbero caricato i Server individuati e avrebbero dovuto distruggerli ad ogni costo. E dunque lui, King e Natasha sarebbero stati tra le prime linee.

Ci sarebbero sicuramente state delle pesanti perdite anche tra le file del loro esercito, lo sapevano tutti, specie se dei senzienti si fossero mostrati, e molto probabilmente i sopravvissuti sarebbero stati riassegnati ai Bunker degli altri continenti se avessero vinto. E ormai mancava molto poco. 
Le unità C e le S erano già scese sulla superficie, dunque anche Athal e Ivar erano partiti. E Tra non meno di due ore lui è tutti gli altri soldati sarebbero dovuti scendere nella sala principale e poi si sarebbero recati a loro volta sulla superficie per posizionarsi nei posti assegnati.E forse lui e i suoi compagni non sarebbero stati così fortunati da riuscire a tornare a casa. Erano sopravvissuti a moltissimi attacchi di senzienti, ma nessuno dei precedenti aveva mai raggiunto simili portati. Però non era questo che lo preoccupava davvero.

Ivar, Rahl, King, Athal e Kyran erano diventati piuttosto strani ultimamente. Sembravano essere sempre tesi e costantemente pronti a scattare, anche nelle attuali circostanze.Li aveva visti più volte parlare fitto fitto tra di loro e una volta il suo partner gli si era avvicinato, dicendo di dovergli raccontare qualcosa di estremamente importante, però erano stati interrotti dell'ennesimo inconveniente per quella dannata missione.
E sapeva che avevano provato a parlare anche con Momoko, Natasha e Becky, glielo aveva chiesto. Però nessuna di loro era riuscita a sapere cosa li avesse turbati tanto. C'era sempre qualche imprevisto che li obbligava a separarsi o a rimandare.
E ormai stava iniziando a preoccuparsi. Non sapeva se si fossero messi nei guai o se temessero semplicemente di morire sulla superficie. La seconda gli sembrava molto poco plausibile, nessuno di loro aveva mai mostrato cenni di paura sul campo di battaglia, ma non si poteva escludere nulla.

Tirò un profondo sospiro preoccupato. Ultimamente c'erano troppi misteri e bugie per i suoi gusti e stava iniziando a temere che oltre alle biomacchine bisognasse avere paura persino dei propri commilitoni. Si girò con un suono esasperato a guardare il nuovo equipaggiamento. Gli era stato fornito, come a tutti gli altri soldati Yorha, dalle forze alleate giunte dall'Europa: una tenuta nera simile alla sua solita armatura, ma fatta di un tessuto molto più spesso e resistente, rinforzata col metallo sulle spalle, sul petto, le giunture, le nocche e l’addome. Inoltre aveva una sorta di maschera che avrebbe coperto il naso e la bocca, per cambiare, e anche il suo scudo era cambiato. Dopo lo scontro con Kazehiro lo avevano riparato, ma ora sembrava tutta un'altra arma. Era leggermente più grande e spesso, di colore nero e dotato di spintoni fatti apposta per trapassare e respingere qualunque nemico.
Quegli oggetti sarebbero stati il suo equipaggiamento in battaglia una volta tornato sulla superficie, le uniche cose che avrebbero potuto salvarlo. Sperava solo di riuscire a farcela, ma prima di tutto voleva scoprire cosa Ivar volesse dirgli!

Si alzò, prendendo la nuova tenuta nel tentativo di indossarla, ma il suono della porta che si apriva lo fecero voltare. Natasha era entrata nella stanza, l’enorme falce ben affilata e fissata alla schiena e i suoi soliti vestiti simili a quelli di una ballerina sostituiti da un'armatura quasi identica alla sua. I suoi grandi occhi castano verdi, normalmente coperti, lo guardavano attentamente.Lui sorrise cordiale. 《Buongiorno Natasha, che piacere. Vedo che sei già pronta alla discesa.》L'altra si strinse nelle spalle. 《Non riuscivo a rilassarmi. Volevo ingannare il tempo in qualche modo.》
《Sei nervosa anche tu vero?》Lei si sedette sul letto. 《Non so se “nervosa" sia la parola giusta: noi tipi E ironicamente siamo quelli più preparati alla morte tra tutti gli Yorha… ma ammetto di avere un brutto presentimento riguardo questa missione.》
Il francese annuì, non sapendo esattamente cosa dirle. Voleva chiederle se fosse riuscita a parlare almeno con Athal per capire cosa stesse succedendo ai loro compagni, ma non aveva idea di come introdurre il discorso.Fortunatamente, fu lei a cominciare. 《Senti, so che tu e Ivar siete molto intimi, perciò volevo chiederti se hai percepito qualcosa di strano in lui negli ultimi giorni. Ti sembra nervoso, sospettoso o più scorbutico del solito?》Ivan annuì. 《Si. Ho l'impressione che voglia dirmi qualcosa, ma c'è sempre qualche interferenza che ci interrompe e gli impedisce di parlarmi. E anche Rahl, King e Kyran sembrano molto più tesi del solito. Ho provato a chiedere a Momoko e Becky, ma non hanno idee e Ishley nemmeno.》
《È la stessa cosa con Athal. Non l'ho mai vista così: è sempre nervosa e in guardia, l’ho vista più volte afferrare la frusta per delle sciocchezze. E ormai la conosco bene. Lei è una donna che normalmente ride in faccia al pericolo, quindi deve essere successo qualcosa di veramente tremendo per spaventarla in questa maniera.》Ivan si morse il labbro. 《Credi si siano messi nei guai? O che abbiano scoperto qualcosa di grave?》
《Mi sembra l'unica alternativa, e la situazione attuale non è la migliore per mettersi nei guai.》Il francese annuì, ma non potè fare a meno di sorridere davanti alla preoccupazione della rossa. Molti Yorha non si erano mai concentrati sulla sua educazione e la sua calma costante, preferivano considerarla solo una tipo E: un’assassina che stava costantemente a complottare per ucciderli. 
Anzi, molti avevano dato dei pazzi a lui e al resto della squadra per aver deciso di combattere fidandosi di lei, Però lui aveva visto quanto sotto sotto fosse una ragazza molto più gentile di quanto lei stessa volesse mostrare.Lo aveva ringraziato molto cortesemente per averla protetta durante l'attacco di Kazehiro dopo essere uscita dall'infermeria e Ivan si era accorto di provare molta simpatia e rispetto per lei. 
Non erano sicuramente amici intimi come lei lo era con Athal, e non sapeva quasi nulla su di lei, ma sapevano di potersi coprire le spalle a vicenda. E in quel momento di confusione voleva provare a rincuorarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, e nel frattempo fare altrettanto con se stesso, ma il segnale per l'incontro col generale lo interruppe. Entrambi tirarono un profondo sospiro mentre il francese si cambiava più in fretta possibile, levandosi la benda e ripromettendosi di andare a fondo di tutta quella faccenda di Ivar al più presto!
Scesero entrambi nei corridoi, seguendo la folla di Yorha, ancora più grande del solito, fino alla sala principale, rimanendo poi in attesa dei generali e dei colonnelli. In mezzo alla folla scorsero anche Rahl, Becky, King e Kyran, tutti e quattrp protetti dalle nuove tenute e armati fino ai denti.
Sulla schiena dell’albino e della rossa spiccavano rispettivamente varie pistole a canna lunga e un fucile di precisione ancora più grosso del solito, mentre su quella del biondo c'era il suo fedele arco, più lungo, resistente e affilato di prima. Attaccate alle cosce del ramato c'erano due corte spade curve e aderente alla sia schiena la sua fidata spada, lucidata al punto di scintillare anche nella penombra.

Avrebbero voluto avvicinarsi un po' a loro, ma l'entrata del Generale Weiss li costrinse a desistere. La donna sembrava davvero raggiante, per quanto fosse possibile: aveva un’espressione terribilmente decisa e lo stocco brillava minaccioso appeso al suo fianco.Accanto a lei c'era l'immancabile colonnello, le due grosse spingarde attaccate alla schiena e anche lui con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ma non erano soli: oltre a loro c'erano altre quattro persone, tre uomini e una donna, provenienti da Asia e Europa.
I primi tre erano tutti degni del nome di soldati, alti e ben piazzati, armati fino ai denti, ma Ivan in particolare puntò la sua attenzione sulla donna, generale di origine cinese. Era molto minuta, sui cinquant'anni, i capelli striati di grigio raccolti in una crocchia e gli occhi circondato da piccole rughe erano taglienti come le lunghe spade che teneva alla cintura. 
Emanava pericolo ed era in piedi proprio accanto a Weiss mentre lei iniziava il suo discorso. 《Miei fedeli Yorha, coraggiosi soldati terrestri. È mio piacere informarvi che grazie al vostro incessante lavoro e al supporto dei nostri alleati, ormai è solo una questione di ore. So che l’ultimo anno è stato per tutti noi estremamente duro. Abbiamo dovuto dire addio alla nostra vita di prima, alle nostre famiglie, e anche molti dei nostri valenti commilitoni non sono sopravvissuti per assistere a questo giorno. Ma tutti questi sacrifici verranno presto ripagati. Le unità S, le unità H e molte unità C sono già al lavoro sulla superficie per sfoltire le difese nemiche e creare le tende mediche, e molto presto ci uniremo a loro per poter finalmente iniziare l'attacco! La guerra è tutt'altro che finita, ma questo giorno sarà un punto di svolta per tutti noi! Gloria all’umanità!》 Proclamò, portandosi la mano destra sul cuore.《Gloria all'umanità!》 Rispose la folla in coro, imitando il gesto.
 Un certo senso di eccitazione aveva iniziato a serpeggiare tra le truppe, ma Natasha si era scoperta a stringere i pugni, non del tutto convinta. Era tutto come doveva essere, tutto sembrava andare come stabilito. Eppure Quel brutto presentimento non accennava a svanire, e nemmeno le parole della donna o la moltitudine di nuovi alleati e risorse a disposizione riuscivano a rassicurarla. 
Ivan le toccò dolcemente la spalla, tentando di farle sentire il suo supporto, e lei rispose con un cenno grato, ma non smise di stringere i pugni. Stava per succedere qualcosa di grosso. Se lo sentiva dentro. E non sarebbe stato piacevole.

**

Ishley ed Ivar erano sulla terra ormai da ore, in attesa che i loro alleati iniziassero l'attacco. Avevano speso tutto il tempo osservando la situazione dall'alto dei palazzi, svolgendo il loro ruolo di sentinelle. Entrambi erano stati spediti a Los Angeles, o almeno a ciò che ne rimaneva, per sfoltire la sorveglianza delle biomacchine e trovare il server nascosto in città prima che iniziasse la battaglia decisiva. Avevano perso il conto di quante unità avevano disabilitato dopo un po'. Quello era uno dei territori più colpiti dai loro invasori: avevano distrutto e infestato ogni angolo come topi fin dai prossimi giorni dell'assedio e anche in quanto a perdite di vite umane era stata tra le città più danneggiate. Anche se Ivar non aveva smesso di pensare per un attimo a quanto il numero di vittime Non che facesse più molta differenza dopo tutto quello che aveva scoperto.

I due Scanner avevano appena finito di hackerare una delle unità più grosse, disattivandola, e ora erano seduti sul tetto di un casinò semidistrutto, in attesa di nuovi ordini.
Avevano visto moltissimi tipi C aggirarsi per la città, aiutandoli ad eliminare vari nemici. Anche Athal era tra di loro, ben protetta dalla nuova armatura e armata con una nuova frusta ricoperta di sottili, ma letali spine.Quando l'avevano incontrata, il biondo le aveva chiesto con lo sguardo se ci fossero novità. Aveva sperato davvero che anche lei fosse riuscita ad avvertire qualcuno riguardo a tutta la faccenda degli umani, visto che Rahl lo aveva già raccontato a King e Kyran, ma lei aveva scosso la testa, segno che non ci era riuscita.
Lui aveva stretto i denti per la frustrazione, ma aveva continuato a svolgere il suo compito senza fare troppi commenti sarcastici. Dopotutto, davanti ad Ishley non poteva permettersi certi atteggiamenti. 

《C'è forse qualcosa che ti preoccupa?》 Chiese la voce del suddetto dottore, strappandolo ai suoi pensieri.Emise uno sbuffo. 《Beh sai, sarà una battaglia cruenta, molti di noi non sopravvivranno. E naturalmente io preferirei restare vivo il più a lungo possibile, tutto qua. Sapere che quegli ammassi di latta potrebbero riuscire a cogliermi di sorpresa nella mischia non è un bel pensiero.》
L'uomo alzò un sopracciglio. 《Sei sicuro che sia solo per questo? Ho notato che recentemente tu, il signor Evans, i suoi compagni e Athal siete tutti molto tesi e mi chiedevo come mai.》Ivar trattenne il respiro, pregando di risultare abbastanza convincente. 《Siamo solo nervosi per queste costanti battaglie. Persino al Bunker non si può smettere di pensare a come andrà la guerra d'ora in poi grazie alla presenza degli europei e degli asiatici. E poi… se vinceremo questa battaglia verremo tutti riassegnati nei Bunker degli altri continenti e probabilmente dovremo separarci.》

Nonostante la benda, sentì gli occhi di Ishley  trapassarlo come delle frecce. Naturalmente non lo aveva convinto, ma non osò dire di più; sapeva fin troppo bene quanto quel dottore avesse sempre un asso nella manica. E, per dirla tutta, il commento sul generale cinese non era affatto una bugia.Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo, dove sarebbe andato a finire una volta liberata l'America. Avrebbe probabilmente perso Ivan e Momoko e forse sarebbe finito nel Bunker guidato da quella cinese inquietante: quella donna non gli piaceva per nulla. Era più fredda di Natasha e sembrava abbracciare fin troppo la sua natura di tipo E.
Lo scienziato emise un sospiro per nulla convinto, ritornando a guardare il cielo in attesa di avvistare gli aereoscheletri. Sapeva che i suoi compagni avevano scoperto qualcosa, così come sapeva di dover indagare molto più a fondo sulla questione per convincere Ivar a parlare e smettire, però il rumore di decine di propulsori in movimento attirò la sua attenzione. 

Nel cielo erano apparse centinaia di luci, una per ogni Yorha che aveva finalmente iniziato a volare verso la propria posizione per dare inizio a quella battaglia. E Becky doveva essere tra loro.Le vide salire in cielo, separandosi poi nelle varie direzioni. Era uno spettacolo surreale e al tempo stesso bellissimo, come guardare un fuoco d'artificio gigantesco.《Dobbiamo prepararci. Saranno qui a momenti.》 Disse, sempre col naso all’insù. 

Ivar annuì, scendendo dal tetto con un salto. Molto presto tutte le biomacchine si sarebbero accorte del nuovo attacco e sarebbero arrivate a fiumi nelle strade. Già sentiva quell'inquietante ronzio tutto attorno a sé. 《Andiamo》

**

King e Natasha stavano iniziando ad avere serie difficoltà: loro e un'altra dozzina di Yorha erano stati circondati da un nutrito gruppo di nemici che non sembrava avere intenzione di morire. Ormai erano tutti ricoperti di olio giallo dalla testa ai piedi e stavano disperatamente cercando di guadagnare terreno.《Dobbiamo liberarci Di questi cosi!》 Urlò una tipo B lì vicino, facendo sfuggire un’imprecazione al ramato.
Le ultime settimane erano state tra le più snervanti della sua vita e quel momento era l'ennesima seccatura! Dopo essere atterrati sul suolo di Los Angeles tutti loro non avevano nemmeno fatto in tempo a mettere piede nella città prima di essere colti dell’ennesima imboscata!Quei dannati ammassi di latta li avevano circondati da ogni lato, uscendo dai palazzi e da sottoterra, uccidendo almeno quattro androidi in meno di due minuti e costringendoli ad arretrare. 
Fortunatamente erano riusciti a rispondere con abbastanza rapidità, ma stavano perdendo sempre più terreno e soprattutto tempo!Natasha era riuscita ad avanzare più di tutti gli altri; mulinava la sua falce senza fermarsi, tagliando tutto quello che le capitava a tiro, eppure quel gruppo di nemici non accennava a demordere. E non sembrava essere l'unico.Nonostante l'aiuto degli europei e degli asiatici e le misure preventive effettuate dai tipi S e C, il numero di nemici era rimasto comunque considerevole. 
Nel suo campo visivo stavano apparendo decine di messaggi da parte degli altri soldati: tutti parlavano di larghi e testardi gruppi nemici che gli stavano sbarrando la strada.Strinse i pugni attorno al manico della sua arma, tagliando in due un altro nemico e avventandosi su quelli che giunsero a sostituirlo. Ma poi sentì qualcosa sibilare nell'aria e una freccia si schiantò in mezzo ai loro avversari, generando un'esplosione che ne spedì parecchi a gambe all'aria.
Sulla cima di un palazzo lì vicino erano in piedi quattro figure armate di archi e frecce che iniziarono a far piovere i loro dardi senza pietà. Le parve anche di scorgere la chioma bionda di Kyran tra di loro.King tirò fuori un ghigno soddisfatto. 《Adesso si ragiona. Fatevi sotto stronzi!》Urlò, mentre trapassava altre tre biomacchine con la sua spada.
Gli androidi attorno a loro ghignarono a loro volta sotto lo spesso strato di ferite e polvere, rincuorati dall'arrivo della cavalleria, caricando nuovamente il gruppo nemico con le loro armi.Questi ultimi, presi di mira anche dall'alto ed incapaci di rispondere in modo efficace, caddero facilmente sotto il fuoco incrociato. Le frecce, le lame e le mazze li trapassarono e spezzarono senza pietà e, una volta finito, la strada era ricoperta di cadaveri metallici martoriati, macerie e olio giallo.

La russa scosse il capo davanti a quella situazione, guardando King salutare Kyran con una mano. Aveva fatto bene ad avere un brutto presentimento: Una simile resistenza on era prevista. Anche con l'aiuto dei tipi S e C fin troppe unità nemiche erano sopravvissute.
Lei, King e gli altri Yorha corsero verso il centro città, ma anche lì la situazione aveva iniziato a precipitare. Androidi e biomacchine si stavano squartando per le strade, le formazioni di battaglia completamente distrutte, frecce e proiettili piovevano a fiumi e ormai i cadaveri sia alleati che nemici non si potevano più contare. Le biomacchine sembravano emergere da ogni parte: saltavano fuori dalle finestre, da sottoterra, alcune si lanciavano persino dai tetti. Atterravano attorno a loro pesantemente, senza curarsi dei danni che subivano e attaccando selvaggiamente qualunque cosa si muovesse nel loro campo visivo.
Videro chiaramente una donna lì vicino crollare a terra, la gola squarciata dalla rozza spada di un nemico che perdeva fiotti di sangue e molti altri che si davano alla fuga verso le tende mediche o semplicemente nel tentativo di salvarsi da quel massacro.

Un uomo di colore grande e grosso armato di spadone si mise ad imprecare ad alta voce, sovrastando il fracasso. 《Non fate i vigliacchi proprio adesso,  cazzo! Le unità S hanno appena individuato quello stramaledetto Server, non potete fuggire! Manca molto poco, è situato nella prossima piazza! Possiamo ancora vincere, dobbiamo solo continuare ad avanzare e non andarcene come vigliacchi!》Incredibile, ma vero, quel discorso di incoraggiamento inframmezzato da improperi ideato sul momento aveva funzionato. Molti Yorha, seppur feriti e terrorizzati, ripresero in mano le loro armi e si lanciarono tutti insieme sul nemico con il doppio della determinazione e la battaglia ricominciò con rinnovato vigore.
Le biomacchine, che fino a poco prima li stavano costringendo sulla difensiva, vennero mandate nel caos più totale.Gli androidi erano tutti furibondi, e lo stavano ampiamente dimostrando, costringendo l’esercito nemico ad arretrare con i loro proiettili, le spade e gli scudi.Natasha era tra le prime file, Insieme a King. Falciò via un terzetto di macchine che si era avvicinato troppo e ripartì subito alla carica, imponendosi di ignorare il baccano attorno a lei, il panico dei suoi commilitoni e i raccapriccianti versi metallici dei nemici: doveva solo concentrarsi sul trovare quel maledetto server e farlo saltare in aria! King accanto a lei sembrava avere lo stesso piano in mente, infatti stava guardando freneticamente intorno mentre trapassava qualunque essere metallico gli arrivasse troppo vicino. Entrambi avevano perso la cognizione tempo: gli sembrava di star combattendo da giorni. Le loro armature stavano iniziando a riportare varie ammaccature e stavano sanguinando da vari punti, le loro armi sporche di olio giallo, ma nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi proprio ora.

La russa vide un grosso schieramento di nemici poco più avanti e strinse i denti. Mancava poco alla piazza di cui aveva parlato quell'uomo, dovevano levarli di mezzo. 《King!》《Sono dietro di te!》 Rispose il ramato, che aveva lasciato perdere la spada ed era passato alle lame corte.
Con un colpo levò una biomacchine di dosso ad un ragazzo lì accanto, per poi tagliarne altre due a metà, e scattando in avanti. Il gruppo di macchine non fece in tempo ad accorgersi di lui, che già due di loro erano stati trapassati. Un altro terzetto fece subito la stessa fine e appena la russa e altri soldati li raggiunsero, moltissimi vennero ridotti a brandelli senza poter reagire. 
La giovane piroettava sul campo di battaglia come su un palcoscenico, sollevando lunghi schizzi di olio giallo con la sua falce, evitando le lame nemiche a passo di danza. Sentiva nella testa l'adrenalina e l’eccitazione della battaglia che le facevano ignorare il dolore delle ferite e sollecitavano la sua voglia di farne a pezzi altri, però si impose di mantenere il controllo. Non era quello il momento di perdere la concentrazione.In mezzo a tutto quel marasma, le era parso di scorgere la lunga treccia di Athal, ma non aveva avuto il tempo di pensarci. 
Mancava molto poco al Server, però in mezzo a tutto quel caos non aveva più nemmeno idea di dove fossero finiti gli altri membri del loro gruppo, ne ci doveva pensare. Doveva concentrarsi sull'uccidere i nemici del Generale.Non appena l'ultimo fu crollato a terra, la testa separata dal resto del corpo, la russa emise uno sbuffo: era coperta di olio, ferite e stava iniziando ad accusare quella che avrebbe potuto essere stanchezza, però si rialzò ugualmente. 

Mancava poco e, nonostante le ampie perdite, era convinta che sarebbero riusciti a vincere. Avrebbero riconquistato Los Angeles e l'America e poi avrebbero fatto lo stesso col resto del mondo. Dovevano solo continuare a combattere. Sentì la mano di King poggiarsi sulla sua spalla. 《Sei pronta?》 Le chiese il ramato, sporco anche lui di polvere e sbuffando di fatica. Aveva un lungo taglio sulla spalla che perdeva olio, ma era ancora in piedi.Lei annuì, riprendendo la posizione d'attacco e stringendo ancora di più la sua falce. 《Si. Andiamo.》

**

Quella che avrebbe dovuto essere una piazza, si rivelò essere un cratere a dir poco enorme: il server era molto più grosso e sofisticato rispetto a quello che avevano visto a Seattle, somigliava ad una gigantesca sfera nerastra attraversata da sporadiche scariche elettriche, ed era circondato da decine e decine di biomacchine. In particolare tra di esse spiccavano quelle chiamate Goliath, alte come cinque uomini, pesantemente corazzate <, dalla testa troppo piccola per il corpo enorme, e con braccia tanto enormi da spaccare in due un androide con un colpo solo.Le unità C e G sui tetti erano riusciti ad abbatterne un paio, ma molte altre erano ancora in piedi e si stavano opponendo contro gli Yorha in arrivo senza troppe difficoltà.

King emise uno sbuffo seccato e Natasha si concentrò ancora di più, i suoi sensi da Eliminatore che prendevano il sopravvento. Per arrivare al Server avrebbero dovuto passare in mezzo alle caviglie di quei Goliath, magari riuscendo persino ad abbatterli e farli crollare sulle altre biomacchine. 《Seguimi.》 Disse all’americano, ricominciando poi a correre verso i Goliath. Il ramato si domandò se non avesse preso troppi colpi in testa, ma la seguì in ogni caso verso il gigante.
Quello provò immediatamente a spazzarli via a suon di pugni, sollevando frammenti di asfalto e rocce, ma lei fu troppo veloce: la caviglia sinistra del nemico venne tranciata in due, facendogli perdere l’equilibrio, e la spada di King finì il lavoro, trapassandogli quella che avrebbe dovuto essere la nuca e facendolo precipitare in avanti a peso morto.Gli altri Goliath provarono a colpirli con i loro enormi pugni, ma gli Yorha approfittarono della loro distrazione per abbatterli con lo stesso metodo. Le unità più piccole tentavano di opporsi, ma ormai gli androidi avevano sfondato le loro file e non erano più abbastanza organizzati o numerosi per resistere.

Natasha si lasciò sfuggire un'espressione vittoriosa: il server era poco più avanti, distruggendo quello la battaglia sarebbe finita in loro favore, e oltre a lei e King c'erano almeno un'altra mezza dozzina di soldati che avevano oltrepassato i nemici ed erano pronti a demolirlo.《Colpite tutti insieme!》 Disse uno di loro appena furono davanti all’enorme macchinario.Gli altri non se lo fecero ripetere due volte: iniziarono subito ad abbattere le proprie armi contro la superficie metallica, fino a quando la corazza esterna non resse più.

L'esplosione subito seguente fu tremenda: moltissimi androidi e biomacchine vennero scaraventati indietro, storditi dal suono e dal tremendo calore rilasciato, ma molto presto, vedendo che i loro nemici non si muovevano più, dalle bocche degli Yorha iniziarono a sollevarsi della urla di giubilo. Avevano vinto! Erano riusciti a liberare Los Angeles! King e Natasha vennero fuori dal cratere subito dopo; avevano i capelli e le sopracciglia strinati e le facce e le armature annerite dalla fuliggine, ma in quel momento non importava nulla a nessuno dei due.
《È finita finalmente.》 Disse la russa con un breve sospiro.《Già. Speriamo solo che i nostri abbiano vinto anche nelle altre città e non abbiano combinato chissà cosa.》 Rispose il ramato, che però non potè trattenere un sorriso soddisfatto davanti a tutta quella gioia. 

Ma le esclamazioni allegre si zittirono appena qualcosa li travolse tutti. I cadaveri delle biomacchine  Una scarica attraversò il corpo di King e i suoi muscoli si tesero in modo innaturale, facendolo crollare a carponi con un genitore di dolore, la visuale annebbiata e olio rosso che scendeva dalla bocca, gli occhi, le orecchie e il naso.

Alzò lo sguardo, guardandosi intorno, riuscendo a distinguere gli altri Yorha, inclusa Natasha, nelle sue stesse condizioni: contorti a terra, gemendo di dolore e con un'inquietante schiuma rossa dalla bocca.Cercò di tirarsi su a fatica, piantando le unghie nel terreno per fare leva, e vide una ragazza accanto a lui fare lo stesso. E quando si voltò, da sotto la frangia bionda due occhi rossi e infetti si rifletterono nei suoi.

 

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Capitolo 20
*** Paura ***


Momoko stava suturando l'ennesima ferita sul corpo di uno Yorha, come stava facendo ormai da ore. Moltissimi dei loro commilitoni avevano iniziato ad arrivare dal campo di battaglia poco dopo l'inizio dell'attacco, ricoperti di ferite sanguinolente, lividi e abrasioni ovunque.

Alcuni si erano avvicinati alla tenda letteralmente strisciando sul terreno, trascinando le gambe rotte o direttamente monconi, e i tipi H non avevano avuto tempo di pensare: avevano solo potuto iniziare i trattamenti più in fretta possibile.

L'albina aveva appena finito di rimettere a posto un lungo squarcio sullo stomaco di un tipo C e la conseguente emorragia, ma ce n'erano tantissimi altri sulle barelle che avevano bisogno di cure urgenti, e tutti loro potevano trattare solo un paziente per volta.

Molti di loro stavano esaurendo le forze. Lei stessa non era esattamente in forma: le sue tempie pulsavano per la stanchezza e anche le sue abilità curative stavano iniziando a perdere efficacia. E sapere che tutti i suoi amici erano sul campo, col rischio di morire o ricevere ferite altrettanto gravi non la aiutava.

Non aveva visto nessuno di loro nella loro tenda, il che era una specie di conforto, ma avrebbero potuto essere nelle altre, o peggio, morti da qualche parte, e quel pensiero continuava a occupare la sua mente come una insopportabile zanzara.

《…moko? Momoko? MOMOKO!》 Una voce maschile la riscosse dai suoi pensieri.

《Chi…?!》 Si girò, incrociando lo sguardo del primario e della sua partner, una donna di colore dalle labbra carnose, la testa rasata e lo sguardo perennemente duro, nota come 44H.

《Ah, primario? Le serve qualcosa?》 Chiese, trattenendo uno sbadiglio.

《Vorrei che provaste tutti a riposarvi un po'. Non combinerai nulla se continui a lavorare a questo ritmo. Ci penseremo io e Anna qui.》 Rispose lui, accennando alla donna accanto a lui.

La giapponese emise un sonoro sospiro. 《Com'è la situazione?》

《Siamo riusciti a sistemare molti dei casi più critici. Il vero problema sono i danni mentali però: una donna ha visto una biomacchina sventrare il suo partner e abbiamo dovuto metterla sotto anestesia.》

《E non è l'unica. Dopo questa battaglia, molti soldati avranno bisogno di cure psichiatriche serie, e non credo che i generali ne saranno felici, ma ora riposa. Qui ci penso io.》 Commentò Anna.

Momoko annuì, riuscendo finalmente a sedersi e tirare un sorriso di sollievo, cercando di recuperare le forze, però un attimo dopo qualcosa la travolse in pieno come un pugno nello stomaco, togliendole il fiato.

La sua schiena impattò contro la parete dietro di lei e l’unico motivo per cui non crollò lunga distesa per terra fu perché era stata abbastanza veloce da tenersi ad uno dei tavoli autoptici.

Sentiva le gambe molli e la testa girare, ma soprattutto non aveva la minima idea che cosa fosse successo! Era come se un'onda d'urto l'avesse centrata in pieno petto: dei rivoli di olio rosso scendevano dalla sua bocca e sentiva un dolore sordo in tutto il corpo. E non era la sola.

Il primario e la sua partner erano crollati a carponi davanti a lei, un’inquietante schiuma rossastra che usciva dalle loro bocche, ed erano scossi da tremiti incontrollati. E lo stesso valeva per tutti gli altri Yorha presenti.

Quelli che avevano appena finito di operare erano quelli in condizioni peggiori: l’ultimo aveva gli occhi rivoltati all'indietro, iniettati di rosso e con la stessa schiuma dalla bocca.

《Che diavolo sta succedendo?!》 Si chiese la donna, sforzandosi di pensare.

Era come se qualcuno le avesse dato fuoco al cervello, le tempie che pulsavano, ma si costrinse a rimuginare lucidamente e non farsi prendere dal panico: era una tipo H. Poteva guarire gli altri, ma anche sé stessa!

Si portò una mano sulla fronte e fece un ulteriore sforzo per adoperare i propri poteri per schiarirsi la mente e sbarazzarsi del dolore.

La tenue luce verde la circondò all’istante e lei emise un sospiro di sollievo, sentendo il capogiro e gli altri sintomi attenuarsi sempre di più e le forze tornare in suo possesso.

Appena ebbe finito, si chinò immediatamente sul primario e Anna per guarire anche loro. Non sapeva se quella fosse l'ennesima trovata delle biomacchine o qualche altra catastrofe, ma non aveva tempo di pensarci. Se le tende mediche fossero state distrutte, tutti loro sarebbero stati in grave pericolo!

Mise la mano sulla testa dell’uomo, iniziando a rilasciare la sua aura curativa, ma la sua mano scattò con uno spasmo innaturale e le bloccò il polso con una presa ferrea.

《Primario, ma che sta facendo!?》 Disse lei, tentando inutilmente di liberarsi, mentre il suo collega si voltava con uno scricchiolio nauseabondo.

I suoi occhi rossi e infetti la guardarono con ira, mentre le si buttava addosso a peso morto in tutta la sua considerevole statura!

L’albina si ritrovò con le sue mascelle piene di schiuma rossa che schioccavano a pochi centimetri dal suo volto, tenute lontane dalla sua sola mano libera, mentre tentava disperatamente di liberarsi dalla stretta scalciando e prendendolo a ginocchiate. Ovviamente fu tutto inutile: la differenza di forza fisica era davvero troppo grande.

Maledicendo per l'ennesima volta la sua statura infima, lasciò andare il primario, che abbatté con foga il proprio volto spiritato nel pavimento a poca distanza da lei nel tentativo di morderla.

La ragazza ne approfittò per Sfuggire dalla sua presa, ignorando gli schizzi rossi e il rumore inquietante del suo cranio, ma dovette subito abbassarsi perché anche Anna provò a piombarle addosso con un verso animalesco, i suoi occhi rossi e folli che la guardavano rabbiosi.

Momoko si girò terrorizzata, le mani già strette sui suoi ventagli notando che non erano gli unici in quelle condizioni: gli androidi che avevano lavorato accanto a lei nelle ore precedenti ora la guardavano senza riconoscerla, le braccia e le teste che si muovevano in scatti convulsi, e persino i feriti sulle barelle si stavano alzando, ignorando le ferite e l'olio rosso che scendeva a fiumi dagli arti riattaccati e dagli altri orifizi del corpo, tutti con la bava alla bocca e quei maledetti occhi rossi puntati su di lei.

Era uno spettacolo raccapricciante, ma la giapponese sapeva che se avesse esitato l'avrebbero fatta a pezzi, perciò non perse tempo. Con uno scatto afferrò una delle grosse valige per le scorte mediche appese alla parete e si diresse a tutta velocità verso l’uscita.

Aveva preparato quella valigia nel caso i suoi amici avessero avuto bisogno di cure mediche di emergenza: il materiale di cui era fatta era duro come titanio, una perfetta protezione per il contenuto, ma in quel momento era anche un perfetto corpo contundente!

Quando i corrotti cercarono di impedirle di passare, la usò come una mazza, abbattendola con veemenza sulla testa di tutti quelli che le si paravano davanti, causando una pioggia di lunghissimi schizzi rossastri e scricchiolii rivoltanti, e si catapultò fuori dalla tenda medica, scappando con tutte le energie che aveva.

Le avevano strappato via la benda la benda e aveva vari graffi e strappi sul vestito, le cosce, le braccia e la schiena causati dalle loro unghie e denti, e non si era accorta di star singhiozzando fino a quando non si fermò davanti ad uno dei palazzi ormai in rovina di Los Angeles.

Il primario e tutti gli altri erano stati infettati e corrotti davanti a lei, e come quando Emily e il resto della loro prima squadra avevano subito la stessa sorte nella giungla, lei non era riuscita a fare nulla per impedirlo. Anzi, si era persino salvata lasciandoli indietro!

Iniziò ad introdursi nella città il più silenziosamente possibile, cercando di far smettere quelle maledette lacrime e i suoi singhiozzi.

Era una cosa che non aveva senso! Come poteva essere sempre lei a sopravvivere quando così tanti altri erano morti!?

Un folto gruppo di guaritori, suoi colleghi, era appena stato contagiato da un virus logico potentissimo di origine sconosciuta e per qualche ragione solo lei era stata risparmiata. Eppure aveva sentito quella specie di onda d'urto.

Doveva essere quella il metodo di trasmissione, un'arma a sorpresa nel caso il server fosse stato distrutto e la battaglia finisse in favore degli Yorha. Ma allora perché lei non era stata contagiata? Perché non era stata riprogrammata istantaneamente come tutti gli altri?

Un brivido le scese lungo la schiena: se i suoi amici erano stati colpiti, c’erano buone probabilità che fossero stati ridotti anche loro a dei corrotti senza cervello. Se li sarebbe ritrovati davanti? Avrebbero provato ad ucciderla? Avrebbe dovuto ucciderli lei? Era l'unica rimasta di tutta la loro squadra?

Stringendo i pugni si addentrò in città. Poteva già sentire i suoni di un combattimento frenetico in lontananza: urla rabbiose e disarticolate, ma comunque di persone, che la portarono a sbrigarsi. Non c'era tempo da perdere. Se c'era anche solo una possibilità di trovare altri Yorha non corrotti, doveva provare.

**

Rahl piantò l’ennesimo proiettile nel cranio di un corrotto, di un uomo che fino a pochi attimi prima stava festeggiando la vittoria accanto a lui.

Inizialmente non si era nemmeno reso conto di che cosa fosse successo. Aveva sentito solo una specie di terribile scarica che lo aveva fatto crollare per terra a contorcersi dal dolore e perdendo olio da bocca, occhi e orecchie.

Becky era caduta accanto a lui, nella stessa situazione, in posizione fetale, gemendo dal dolore mentre lacrimava rosso e Restava aggrappata al suo fucile come un’ancora di salvezza. E tutti gli altri Yorha attorno a loro e sul terreno erano caduti lunghi distesi, urlando di dolore e paura con quella raccapricciante schiuma rossa alla bocca.

Ma quello che era venuto dopo era stato ancora peggio: le urla e i gemiti si erano interrotti di colpo dopo un paio di minuti e si erano rimessi tutti in piedi in un costante scricchiolare di muscoli e strutture, e quando li aveva visti aprire gli occhi, le loro iridi erano tutte rosse di corruzione.

E subito dopo era scoppiato un massacro. Ogni singolo androide si era gettato addosso a quello più vicino in un continuo schioccare di mascelle e stridere di armi, facendo piovere olio rosso e componenti maciullate dappertutto.

Rahl si era ritrovato fradicio di quella sostanza in un attimo, il che sicuramente non lo aiutava. Aveva provato a tirarsi su facendo leva sulle braccia, ma le vertigini e la debolezza lo avevano fatto crollare nuovamente lungo disteso in preda ai conati.

Si girò disperatamente alla ricerca di Becky, pregando di non vederla in mezzo alla folla di corrotti impazziti, e la trovò a terra poco lontana, circondata dai loro ex alleati mentre tentava di sollevare il fucile per difendersi da eventuali attacchi.

《Anf… anf… Becky!》 La chiamò, ricominciando a mettersi in piedi. 《Dobbiamo… dobbiamo andarcene di qui!》

La rossa si voltò a guardarlo, confusa, ma i suoi occhi si accesero di speranza appena lo vide ancora sano come lei.

Con uno movimento di cui non si credeva capace, schivò una ragazza prima che le arrivasse addosso, e usò il suo fucile come bastone per tirarsi su. In men che non si dica, tutti i corrotti provarono ad attaccarla, snudando spade e denti, però lei, nonostante la vista appannata dalle lacrime di olio rosso, usò il fucile come una mazza, spedendone tre all’indietro e piantando un proiettile nello stomaco di una di loro.

Corse il più in fretta che potè verso il suo amico, facendosi largo a suon di proiettili e mazzate e costringendo le gambe molli a obbedire al suo volere, e lo aiutò a ritrovare l’equilibrio.

A quel punto, anche l'albino aveva tirato fuori il fucile e il lanciafiamme e aveva aperto il fuoco alla cieca, riducendo i suoi ex commilitoni a cadaveri carbonizzati e lanciandosi poi a rotta di collo giù per le scale antincendio insieme alla ragazza.

I due sentivano chiaramente i passi strascicati dei corrotti e i loro versi proprio dietro di loro, ma le vertigini stavano rendendo estremamente difficile prendere la mira ed erano persino in estremo svantaggio numerico.

《Dobbiamo trovare un posto in cui nasconderci! In queste condizioni moriremo entrambi!》 Urlò il più alto dopo aver mancato il bersaglio per l’ennesima volta.

La rossa annuì, ma appena uscirono fuori dall’edificio videro che la situazione era la stessa anche lì: Yorha corrotti che si attaccavano e smembravano a vicenda senza alcuna pietà o controllo sulle proprie azioni. Dove potevano trovare un posto in cui trovare rifugio!?

L’albino strinse i denti. Vedere tutti quei poveretti ridotti così gli faceva temere che anche King e Kyran fossero andati incontro a quella fine: riprogrammati fino alla pazzia da un maledetto virus che chissà perché aveva risparmiato lui e la sua amica e lasciati a smembrarsi con tutto il resto dell’esercito.

Però non ebbe tempo di pensarci, perché ormai tutti quanti si erano accorti della loro presenza e li stavano caricando a testa bassa e armi pronte!

Represse preoccupazione e vertigini, puntò nuovamente le sue braccia armate e cominciò a correre verso la direzione opposta insieme alla ragazza.

I suoi proiettili non erano precisi come al solito: il suo campo visivo continuava ad oscillare e fargli sbagliare mira e correre di certo non lo aiutava. Per ogni colpo che andava a segno, un altro andava a vuoto e purtroppo non sarebbero riusciti a resistere ancora per molto.

 《Becky, alla prima biforcazione separiamoci e scappa via: torna agli aereoscheletri e vai al Bunker a cercare aiuto e non ti guardare mai indietro. Io li distrarrò per darti il tempo necessario di raggiungere la zona di atterraggio.》

《Scherzi?!》 Chiese lei, ricaricando la sua arma. 《Non ho intenzione di abbandonarti. Se devo morire, almeno lo farò coprendo le spalle ad un amico.》

L'albino, per quanto toccato, avrebbe voluto ribattere che non era quello il momento di fare gli eroi, ma fu costretto a concentrarsi solo sui nemici in arrivo. Erano un gruppo piuttosto folto e c'erano varie unità G tra di loro.

Se avessero aperto il fuoco sarebbe stata la fine: erano solo in due, per di più scoperti, per nulla in forma e senza nessuna protezione contro gli attacchi delle armi Yorha: prima o poi avrebbero finito le munizioni e se non fossero riusciti a scappare sarebbero stati ridotti in pezzi!

Ma poi gli venne in mente un’idea: infilò una mano tremolante in una delle sacche della tuta in cui aveva nascosto le sue riserve di proiettili e ne tirò fuori un oggetto scuro dalla forma leggermente ovale e una sorta di gancetto sulla sommità.

Era un'arma che gli aveva dato Athal, in caso “si fosse ritrovato in una situazione bollente e avesse avuto bisogno di una marcia in più”. E la situazione non poteva essere più disperata!

Strappò immediatamente il gancio con i denti e lanciò la sua nuova arma proprio in mezzo al gruppo nemico. 《Becky,  buttati a terra!》 Urlò, sdraiandosi sul terreno.

La ragazza lo imitò subito, giusto in tempo per vedere quell’ordigno esplodere e rilasciare decine di schegge tutto attorno, trapassando e uccidendo qualunque cosa fosse abbastanza vicina all’epicentro dello scoppio e confondendo gli altri.

La rossa non ebbe nemmeno il tempo di complimentarsi per quella trovata, che l'albino l'aveva già afferrata per un polso e aveva iniziato a correre attraverso i vicoli cittadini, la mano che volava verso la ricetrasmittente sul suo orecchio.

《Qui unità 46G, di stanza a Los Angeles. Le biomacchine hanno lanciato un massiccio attacco virale in seguito alla distruzione del server. Comunico che probabilmente quasi tutte le unità alleate siano state corrotte, richiedo sostegno immediato dal Bunker!》

Aspettò una replica qualsiasi, eppure Nessuna voce rispose alla sua chiamata: nelle orecchie poteva sentire solo un lieve ronzio di interferenza.

《Accidenti.》 Sibilò tra i denti, la testa che riprendeva a girare e l'olio rosso che gli colava dalle labbra.

《Che… che succede?》 Chiese la rossa, col fiatone e anche lei in preda a farti dolori.

《Non riesco a contattare il Bunker. C’è una specie di interferenza che blocca il segnale. Siamo tagliati fuori completamente!》 Rispose greve, Sentendo le gambe sempre più pesanti e rigide e la vista annebbiarsi.

Si girò per vedere la situazione: L’orda di corrotti li stava ancora inseguendo, pronta ad ammazzarli , ma fortunatamente erano troppo goffi e selvaggi per riuscire a tenere il passo ora che erano così distanti in quella gigantesca rete di strade.

Con un sospiro di sollievo, l'albino spinse Becky in uno dei vicoli lì accanto, piantando un proiettile del petto di un corrotto che si stava aggirando lì dentro in attesa.

Lui crollò a terra morto, ma anche Rahl crollò in ginocchio: ormai non aveva più energia per correre, anzi gli sembrava che il suo corpo pensasse una tonnellata, e neanche la sua amica sembrava farcela più: era appoggiata ad un palazzo, pallida come un cencio e scossa da lievi tremori, come se avesse la febbre.

Qualunque cosa gli avessero fatto le biomacchine, non li aveva infettati del tutto per qualche motivo, ma avrebbe finito comunque per ucciderli entrambi se i corrotti li avessero trovati ridotti in quella maniera. L'unica fortuna era che Los Angeles era una città enorme e piena di posti per nascondersi e provare a riposare.

《Che cosa facciamo Rahl?》 Chiese la rossa.

《Ora… prova a riposare un po’. Appena ci saremo ripresi a sufficienza… tenteremo al Bunker a cercare aiuto.》

La osservò sdraiarsi con un sospiro stremato, per poi ritornare a sorvegliare l'entrata del vicolo per un tempo che gli parve infinito, il suo corpo che tremava in uno stato simile alla febbre.  

Dopo un periodo indefinibile, vide due figure alte e slanciate arrivare arrancando verso di loro: erano entrambe ricoperte di olio rosso dalla testa ai piedi, tanto che non riusciva a distinguere quasi nulla dei loro tratti, se non che fossero un maschio e una femmina. Le loro armature erano quasi del tutto distrutte, avevano perso le maschere e avevano un'aria vagamente allucinata in viso.

L'albino digrignò i denti e si alzò con fatica, sentendo stridere le lenti e gli ingranaggi di rame del suo braccio mentre lo trasformava per l'ennesima volta. Puntò la canna del fucile verso le due figure, pronto a sparare, Becky accanto a lui era ormai sveglia e nella stessa posizione, ma poi il maschio si fece avanti. 《Rahl... sei tu!》

L’inglese rimase a bocca aperta: sorpresa, dubbio, felicità, sollievo e tensione si mischiarono nel suo petto sentendo quella voce, lasciandolo indeciso su che cosa fare, ma gli bastò guardare quelle iridi grigi per avere una conferma.

Corse verso di lui, soverchiando vertigini e fatica, e buttò le braccia al collo di King con un sospiro di gioia e sollievo, rischiando di fargli perdere l’equilibrio e dandogli un bacio sulle labbra.

《KING! Signore mio, sei vivo! Temevo che fossi… pensavo che il virus ti avesse… pensavo di non vederti più!》 Disse, non mollando la presa, mentre il ramato gli sorrideva imbarazzato, non abituato a quelle dimostrazioni d'affetto tanto plateali, e ricambiava la stretta.

《Fidati, c'è mancato poco. Eravamo proprio davanti al server quando quella maledetta onda ci ha colpiti. Non idea del perchè non siamo stati ridotti come gli altri, so solo che ci hanno attaccato immediatamente. Fortunatamente sia io che Natasha siamo piuttosto resistenti, ma ci hanno quasi ridotto a spezzatino un paio di volte. Però gli abbiamo reso il favore.》 Accennò alla russa accanto a lui.

Lei fece un semplice cenno del capo, ma venne travolta a sua volta dall'abbraccio di Becky, arrossendo sotto l'olio di cui era ricoperta.

《Natasha! Sono così felice di vederti sana e salva!》 Urlò la più bassa. 《Come ti senti? Siete feriti? E avete… per caso visto Athal o… Rafael?》

L’altra scosse la testa, stringendo le labbra tra i denti. 《Ci siamo fatti strada fin qua uccidendo tutti i corrotti che si mettevano davanti a noi, ma non abbiamo incontrato nessuno di loro. Non so se dire per fortuna o meno.》

《E purtroppo non possiamo attardarci a cercarli.》 Si intromise Rahl con aria grave.

《Che cosa!? Ma… e Rafael? E Momoko? Tutti gli altri?》 Chiese Becky. 《Non possiamo lasciarli qui!》

《Purtroppo non siamo sicuri che anche loro si siano salvati dalla corruzione. Non sono nemmeno sicuro del perché noi siamo stati risparmiati. Tutto quello che sappiamo è che le biomacchine hanno adoperato il server di Los Angeles come esca per attirare qui un gran numero di Yorha tutti insieme e poi li hanno corrotti con quella specie di onda d’urto. E sono pronto a scommettere che sia una strategia ideata dal padrone dei senzienti.》

《Ci hanno attirati con un'esca. Una strategia che potrebbero aver messo in pratica anche nelle altre città americane non ancora libere.》 Riflettè Natasha, un vago sentore di panico nella voce. 《E se questo fosse accaduto, vorrebbe dire che non solo l’America verrà invasa dai corrotti, ma anche che Europa e Asia resteranno scoperte!》

Un brivido scese lungo le loro schiene: Asia e Europa rappresentavano la componente più grossa in quanto a truppe e armi nel loro esercito, con l'America subito dietro. La distruzione di tre eserciti di quelle dimensioni tutti insieme avrebbe lasciato quei territori senza protezione. E perdere tre continenti e tutte quelle risorse in un colpo solo avrebbe significato perdere la guerra: le forze africane, oceaniche, artiche ed antartiche non sarebbero mai riuscite a sopperire a mancanze tanto gravi!

《Dobbiamo tornare immediatamente al Bunker e avvertire i generali. Se siamo fortunati, questo è stato solo un esperimento e c'è ancora speranza di salvare tutto. Altrimenti dovremo avvertirli di cosa sta per accadere ovunque!》 Sentenziò Rahl.

Tutti gli altri annuirono e si misero in marcia. Le vertigini e la continua perdita di olio continuavano a rallentarli e la città era invasa da branchi corrotti selvaggi che non avrebbero mai potuto battere in simili condizioni, ma dovevano raggiungere gli aereoscheletri il più presto possibile.

Però doversi nascondere da ogni gruppo di androidi impazziti sicuramente non facilitava il loro compito: i loro passi trascinati sembravano sempre ad un centimetro di distanza e la sensazione di essere seguiti li portava a scattare ad ogni minimo rumore.

Potevano sentire le urla, le risate folli e le continue risse tra quelli del fino a poco prima erano loro commilitoni e ad ogni passo, i loro piedi sguazzavano nell'olio rosso versato dalle loro ferite, i loro occhi non vedevano altro che le strade tappezzate di cadaveri.

Stavano costantemente a guardarsi le spalle, nascondendosi il più in fretta possibile appena li sentivano troppo vicini. Ma questo e le pause obbligate a causa dello stato pietoso in cui erano ridotti non facevano altro che ostacolarli. Dopo due ore, erano ancora piuttosto lontani dalla loro meta.

《Questa condizione di costante indebolimento è assolutamente insostenibile.》 Sussurrò Natasha stizzita, uscendo dell’ennesimo nascondiglio di fortuna.

《Finché siamo ridotti così è inutile compiere sforzi spropositati e rischiare di finire in una trappola. Se moriremo, tutto questo sarà stato inutile.》 Rispose Rahl, cercando di arginare la perdita di olio rosso dal suo naso.

Tutti gli altri si dissero d'accordo, seppure a nessuno dei tre piacesse essere ridotti a dei rottami, ma non avevano più la voglia o le forze per discutere.

Tentarono di stendersi, cercando di riposare almeno una mezz’ora prima di rimettersi in marcia, ma un boato tremendo riempì l’aria, costringendoli a tapparsi le orecchie, e l'asfalto sotto i loro piedi si spaccò violentemente, lanciandoli violentemente indietro, mentre vari giganteschi grattacieli di Los Angeles venivano avvolti da una coltre di fiamme e fumo, crollando in una pioggia di vetro e calcinacci che creò un enorme polverone.

King fu il primo a rimettersi in piedi, nonostante il mal di testa, la mano che volava all'elsa della spada e gli occhi che scattavano da tutte le parti alla ricerca di un nemico. Non sapeva che diavolo fosse successo a quei palazzi, però c'era qualcuno che si nascondeva nel fumo, ne era certo.

Becky, proprio accanto a lui, sparò contro un’ombra nel mezzo della cortina, ma mancò il bersaglio. Anche uno dei proiettili di Rahl andò a vuoto, ma la falce di Natasha riuscì a tagliare via un braccio, ma il suo proprietario riuscì a scappare con un sibilo di dolore.

《Maledetti. Venite fuori se avete il coraggio!》 Ringhiò il ramato, cercando di trovare un bersaglio in mezzo a quella dannata nube.

Un suono di passi velocissimi li colse tutti alle spalle, mentre un corrotto abbronzato e armato di guantoni d'arme provava a piombargli addosso.

Il ragazzo cercò di reagire nonostante i riflessi rallentati, ma una lunghissima frusta scintillante lo battè sul tempo, attorcigliandosi attorno al collo del nemico, spezzandolo e piegandolo in maniera innaturale, troncando sul nascere un urlo e facendolo crollare a terra morto.

《Uff. Un altro è andato. Ma È mai possibile che tutti i disastri debbano succedere oggi!? Ci toccasse almeno qualche fusto come nemico invece di questi cosi…》 Urlò una voce femminile dal bel mezzo della nube, mentre la figura familiare di Athal usciva dalla nube. Era ricoperta di olio e polvere, ma era chiaramente viva e soprattutto molto seccata.

《State tutti bene? Vi hanno ferito?》 Chiese una seconda voce, maschile stavolta, mentre Ivan si posizionava accanto a lei, anche lui sporco, con un lungo tanto in fronte e l'armatura ammaccata, ma vivo. Il gigantesco scudo ben saldo sul braccio e rosso a causa dell'olio.

《Non preoccuparti Ivan. Siamo ancora interi, per ora.》 Commentò un’altra voce di donna, mentre Momoko, Kyran, Ishley e Ivar si affiancarono ai loro compagni uno per uno, tutti coperti di ferite, sporcizia e olio, però con gli occhi colmi di determinazione e le armi pronte a tutto. 

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Capitolo 21
*** Caos ***


Quando era stato colpito da quella tremenda onda d’urto, Ivan aveva appena finito di eliminare una delle ultime biomacchine in vista: Tutto attorno a lui si riusciva a vedere solo fumo nero e una gran puzza di bruciato appestava l'aria. Il suo gruppo era stato uno dei primi a scendere, ma avevano incontrato una resistenza tremenda.

Lui e circa altri venti tipi D e C erano rimasti indietro per permettere ai tipi B ed E di andare avanti verso il server, ma erano stati travolti da un gigantesco gruppo di nemici.

Erano saltati fuori dal terreno, dalle finestre dei palazzi, dai tombini, da dietro le colonne e persino dai tetti, tutti con le loro rozze lance e le loro spade arrugginite. Molti di loro erano stati uccisi quasi sul colpo, però erano riusciti a resistere abbastanza bene fino a quando un tremendo botto aveva fatto esplodere in fiamme uno dei palazzi vicini.

Se lo era visto cadere addosso e tutto quello che aveva potuto fare era stato darsela a gambe il più velocemente possibile! Tutti quelli che non erano stati travolti dall'esplosione lo avevano fatto, lanciando urla di terrore e chiedendosi come diavolo avessero fatto i loro nemici a mettere le mani su una carica esplosiva Di tale portata!

 

Il momento dello schianto era stato il peggiore: il francese era stato catapultato verso uno dei muri vicini con una tale forza da fargli sputare olio in mezzo ad un inferno di scintille, fiamme, vetri rotti e calcinacci che rischiava di ridurlo a pezzi. E quella non doveva essere stata la sola esplosione, perché Tutto attorno a lui poteva sentire una serie di botti e verso il cielo si era alzata una densa coltre di fumo nero.

Aveva la gola riarsa dalla fuliggine e dal fuoco, le orecchie che gli fischiavano e aveva piccoli pezzi di vetro piantati nella pelle come spine; la sua armatura era talmente bollente da scottargli la pelle e più si guardava intorno e meno capiva dove si trovava.

Molti suoi commilitoni giacevano a terra, gli arti piegati in angolazioni Innaturali e trapassati da pezzi di vetro, mentre quelli che si erano salvati stavano urlando per le ferite e per le scottature delle fiamme che gli erano arrivate addosso.

Lui stesso aveva sentito la propria pelle ustionata tendersi e sanguinare e varie ciocche di capelli avevano preso fuoco. Fortunatamente l'armatura aveva assorbito la maggior parte dell'impatto, andando quasi in pezzi, ma il problema era un altro: anche se erano un gruppo ancora abbastanza folto, erano tutti feriti più o meno gravemente e nessuno di loro aveva più le forze per combattere.

 

Restare lì avrebbe significato morte certa, perciò si era rimesso in piedi a fatica, cercando di aiutare i suoi compagni nelle condizioni peggiori, però tutto a un tratto era crollato a terra come un sacco senza avere la minima idea del perché: era come se gli avessero dato una scossa. La sua testa girava, sentiva il sapore ferroso del proprio olio in bocca e tutto il suo corpo era percorso da spasmi.

Aveva provato a muoversi inutilmente, non capendo cosa stesse succedendo e guardandosi intorno terrorizzato, però altri suoni di esplosivi gli avevano fatto rizzare i capelli in testa, costringendolo a concentrarsi nonostante le tempie gli andassero a fuoco.

Se fosse rimasto lì impalato, sarebbe stato ucciso di sicuro! Doveva mettersi in salvo e portare gli altri con sé verso una qualsiasi tenda medica o quantomeno il più lontano possibile da quell'inferno!

 

Aveva fatto leva sulle braccia, provando ad alzarsi, il suo scudo sembrava pesare un quintale, però il suo corpo non dava segni di voler obbedire. E non sembrava l'unico ridotto in quelle condizioni.

Quelli che erano sopravvissuti come lui si stavano contorcendo a terra per il dolore e nessuno di loro era riuscito a rialzarsi, fino a quando non si erano bloccati di colpo.

Il francese era rimasto a guardarli, confuso, credendo che il dolore stesse passando, ma poi uno Yorha a pochi metri di distanza, ragazzo poco più grande di lui, aveva spalancato gli occhi: due iridi rosse e folli che gli avevano fatto correre brividi lungo schiena.

E non era il solo: tutti gli altri membri della loro squadra, eccetto Ivan, avevano aperto gli occhi, tutti illuminati di un rosso corrotto e innaturale e con le facce distorte in smorfie orribili. Lui era rimasto lì a guardarli orripilato mentre si alzavano con un uno scricchiolare di giunture e mugugni intellegibili, fino a quando non lo avevano visto. E a quel punto aveva solo potuto difendersi.

Aveva rialzato il suo scudo in un impeto di panico,  impedendo ad una lancia di piantarglisi nell'addome, ma i suoi movimenti erano troppo lenti e rigidi e i corrotti invece attaccavano a tutta velocità e senza sosta; non aveva idea di che stesse succedendo o di come fosse successo, ma si impose di rimanere lucido.

Rotolò sul lato, schivando l'affondo di un machete per un pelo, tirandosi in piedi e abbattendo la sua arma nella testa della donna davanti a lui con una forza disperata, gli arti pesanti come blocchi di cemento, però ancora abbastanza forti da sostenerlo.

 

Si fece strada tra di loro più velocemente che potè usando gli spigoli per infilzare e tagliare tutti quelli che provavano a colpirlo, evitando di pensare di star uccidendo quelli che erano i suoi commilitoni, e si lanciò nella strada più vicina.

Corse via come un pazzo tra le vie della città, lasciando una scia rossa sull'asfalto. Sentiva i loro ringhi sempre più vicini, sovrastati solo dalle esplosioni che stavano riducendo i palazzi a palle di fuoco, fino a quando Le forze non iniziarono a mancargli e un coltello non si piantò in un muro a pochissima distanza dal suo naso, costringendolo a voltarsi e tirare nuovamente su lo scudo.

Era chiaro che non sarebbe mai riuscito a fuggire in quello stato, quindi tanto valeva vendere cara la pelle e graziare quei poveretti con la morte!

 

I corrotti gli furono subito addosso, le armi e le unghie pronte, ma il metallo della sua arma li accolse, buttandone a terra due con un sonoro schianto e imparandone un terzo con lo spigolo affilato.

Il francese si sbarazzò del cadavere appena in tempo, perché una donna con spada lunga in pugno cercò di trafiggergli la spalla. Parò e la respinse con tutta la forza che aveva, cercando disperatamente di tenere lei e i suoi compari lontani e di impedire alla fiacchezza di bloccarlo.

Dopo una buona decina di minuti, era completamente esausto: perdeva olio da naso, occhi, bocca e vari tagli, aveva il fiatone e non sapeva se sarebbe più riuscito a sollevare lo scudo per difendersi. Ai suoi piedi giacevano cinque corrotti, i corpi spaccati dai suoi attacchi, ma ce n’erano ancora altri tre e sembravano più agguerriti che mai.

Con un rantolo inumano, la donna di poco prima scattò in avanti, cercando di colpirlo con la sua spada, ma il francese caricò verso di lei, cogliendola alla sprovvista e rifilandole un sonoro colpo di scudo in faccia, scaraventandola per terra, dove venne bloccata dalla stretta del ragazzo.

Lei continuò a ringhiare come un animale, ma il francese non osò muoversi, tenendole ben strette gambe e braccia col suo peso mentre si preparava a ricevere i due corrotti rimasti, solo che quando questi attaccarono qualcosa di lucido e molto tagliente sibilò nell'aria, tagliando la carotide di quello sulla destra con precisione millimetrica e lasciandolo a terra a dissanguarsi con un inquietante gorgoglio.

 

L'altro rimase un attimo spaesato, ma una lunghissima frusta gli si attorcigliò attorno al collo prima che potesse prendere una decisione sul da farsi, stringendo forte. Una risata femminile riempì l'aria.

《Però dolcezza. Sapevo che tutti quei muscoli fossero portentosi, ma non pensavo che lo fossero fino a tal punto.》 Commentò Athal, sbucando da dietro un palazzo, con lunghi tagli a ornarle l'addome e le cosce e con l'armatura ridotta ormai a miseri stracci e pezzi di metallo cadenti, ma col suo solito sorriso spavaldo in volto.

E accanto a lei c'era Momoko, a sua volta coperta di graffi, con la faccia stravolta e senza la benda, ma anche lei sommariamente sembrava stare bene e sembrava ancora più agguerrita del solito.

 

Il castano sorrise sollevato. 《Athal! Momoko! Sono così felice di vedervi sane e salve! Pensavo che…》

《Che fossimo morte? Che fossi rimasto da solo? Non temere, dolcezza. Ci vuole ben altro che un paio di Corrotti per ammazzarci. E sono abbastanza certa che valga lo stesso anche per il tuo ragazzo e gli altri.》 Ribattè la corvina, mentre la giapponese gli si avvicinava.

 

《Come ti senti?》 Chiese, poggiandogli le mani sul viso.

《Male. È come se avessi la febbre. Di colpo mi sono sentito svuotato di ogni energia e il mio corpo è…》

 

Lei annuì, mentre un'aura verde li circondava. 《Si, lo so. È colpa di questo virus che le Biomacchine ci hanno lanciato contro. Per qualche motivo su di noi non ha funzionato, ma ha comunque avuto un effetto estremamente debilitante. Fortunatamente lo posso guarire.》

Il ragazzo effettivamente iniziò a sentirsi meglio, mentre lasciava che la donna facesse il suo lavoro: la sua mente si schiarì e finalmente il mal di testa, le vertigini, la debolezza e le perdite di olio dagli orifizi facciali sembrarono passare. Esalò un breve sospiro di sollievo.

《Grazie.》 Esalò.  《Puoi… puoi fare qualcosa per lei?》 Chiese, indicando la ragazza sotto di sé, che ancora ringhiava e mordeva l'aria come un cane rabbioso.

L’espressione della giapponese si oscuro di colpo, mentre scuoteva la testa. 《Posso solo ucciderla per pietà ormai. Questo virus è una cosa tremenda, addirittura peggiore di quello che aveva contagiato Ishley. Cancella quasi istantaneamente ogni singolo dato nella mente del suo ospite, anche quelli basici, riducendolo ad un animale rabbioso incapace di controllarsi e non c'è nulla che io possa fare. Mi dispiace Ivan.》

 

Il ragazzo si morse il labbro, ma annuì; prese immediatamente per il collo la donna, stringendo più che poteva. La sentì annaspare, scalciare, tentare di graffiarlo e liberarsi, ma dopo un po' la sua resistenza si fece sempre meno energica e lei smise di muoversi del tutto.

Il francese rimase impalato a guardare il cadavere per un lungo attimo, lo stomaco attorcigliato per la nausea e i pugni stretti per la frustrazione. 《Avete… avete idea di dove siano finiti Ivar e gli altri?》

Momoko si morse il labbro. 《Purtroppo no. Sappiamo che King e Natasha erano estremamente vicini al Server e che Kyran non era molto distante da loro quando è iniziato questo disastro, però non sappiamo se si siano salvati o siano stati corrotti.》

Il francese sentì un nodo alla bocca dello stomaco. 《E… e Ivar? Becky? Dove sono finiti?》

 

《Non siamo sicure sulla loro posizione. Il tuo ragazzo e il nostro bel dottore erano insieme, così come Becky e Rahl, ma non sappiamo nemmeno se siano stati contagiati dal virus o no.》 Rispose la corvina.

L'altro sentì un enorme macigno pesargli sullo stomaco. 《Allora che facciamo? Li dovremmo cercare? Andare di nuovo al Bunker?》

Potè giurare di aver visto le dita di Athal contrarsi, ma fu Momoko a rispondere. 《Purtroppo non possiamo attardarci, dobbiamo avvertire il Generale di quanto è successo. E non possiamo cercare gli altri. Per quanto mi dispiaccia, se fossero stati corrotti e li incontrassimo, rischieremmo di esitare ed essere uccisi.》

 

Il francese annuì con aria grave, rialzandosi e dirigendosi verso il punto di atterraggio degli aereoscheletri, nonostante quel macigno non si fosse sollevato dal suo stomaco. Sapeva che tornare dal Generale era la scelta giusta, oltre che la più logica, ma non poteva fare a meno di sentire un profondo senso di colpa al pensiero di abbandonare i suoi amici in mezzo ad una città messa a ferro e fuoco e piena di corrotti.

Non aveva nemmeno idea se fossero ancora in possesso delle proprie menti o se fossero stati ridotti a poco più che animali. Neanche sapeva perchè loro tre si fossero salvati dalla corruzione. Cosa avevano di diverso dagli altri Yorha?

Scosse la testa. Non era il momento di pensare a certe cose: tantissimi palazzi erano già saltati in aria e molto probabilmente c'erano altre bombe in zona. Inoltre in mezzo a tutto quel fumo poteva sentire i versi animaleschi dei corrotti tutto attorno a loro.

 

 

Avanzarono circospetti in mezzo alle strade distrutte, le armi strette in pugno e i nervi a fior di pelle. A terra giacevano decine di Yorha morti, non si poteva più tenere il conto ormai, ma alcuni attirarono la loro attenzione.

Erano stati colpiti con delle frecce dritti in mezzo alla fronte, un colpo letale e fin troppo preciso per essere operato di un corrotto. Questo significava che qualcun altro era sopravvissuto.

《Potrebbe essere Kyran?》 Chiese Momoko, guardandosi intorno.

《A questo punto direi di sì, ma non ho idea di dove possa essere. E lui è una unità C come me: se non vuole farsi trovare, non lo troveremo.》 Sbuffò Athal.

 

《Se lo conosco, starà cercando anche lui di tornare al Bunker, ma al contempo cercherà King e Rahl, potremmo provare ad intercettarlo.》 Replicò Ivan, cercando di essere ottimista.

《Fosse facile.》 Si lamentò la corvina guardando con aria critica il terreno. Con tutti quei cadaveri, detriti e olio, seguire una traccia sarebbe risultato impossibile anche per una tipo E; inoltre le frecce erano state scoccate da una posizione elevata, quindi probabilmente si stava spostando attraverso i tetti o le insegne. Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.

 

L'albina scosse la testa, facendo segno a entrambi di alzarsi. Non avevano tempo purtroppo: sapeva che erano più deboli separati, ma se non avessero avvertito immediatamente il generale allora nessuno avrebbe mai saputo cosa era successo o come reagire se fosse successo anche in altre città.

Poteva solo pregare i Kami che i suoi amici stessero bene e che non fossero stati corrotti. Ma se Kyran si era salvato, era probabile che anche gli altri avessero trovato una maniera: era sicura che sarebbero riusciti a cavarsela in un modo o nell’altro. Dovevano riuscirci Maledizione!

 

***

 

Camminarono per un’altra ora, riposando per brevissimi tratti e cercando di provocare meno rumore possibile per non attirare attenzioni indesiderate, le esplosioni che ancora squassavano la città che gli tormentavano le orecchie, eppure sembravano ancora essere distanti anni luce dalla meta.

Avevano trovato altri cadaveri trafitti da frecce, chiaro segno del passaggio di Kyran, ma di lui non c'era traccia, e nemmeno degli altri: che questa fosse una buona notizia o meno, non ne erano sicuri. Avevano tutti le orecchie tese, i nervi a fior di pelle e le armi sempre pronte, e continuarono a camminare fino a quando non sentirono il suono di un combattimento dietro un angolo.

《Accidenti.》 Sibilò Athal tra i denti, tendendo la frusta. Non sarebbero riusciti ad evitare lo scontro ormai, quindi tanto valeva buttarsi subito nella mischia. Solo che il rumore sembrava diminuire man mano che il tempo passava, fino a quando non parvero rimanere che pochi individui ancora in piedi. E uno si stava avvicinando a loro.

 

I suoi compagni erano dietro di lei, tutti e tre potevano sentire quei passi avvicinarsi, ma rimasero sorpresi quando videro un giovane Yorha crollare a terra con una freccia piantata nella nuca e altre due nella schiena.

Dietro di lui, si stagliava la figura del loro amico arciere, coperto di ferite, coi capelli biondi scompigliati e l'armatura distrutta, ma inequivocabilmente vivo e soprattutto in sé! I suoi occhi non avevano alcuna traccia di rosso, sembravano solo stanchissimi. 《Finalmente. Quello era l'ultimo, finalmente. Ivar, Ishley, voi come state?》 Chiese.

 

Il francese sbarrò gli occhi sentendo nominare il suo partner, e corse immediatamente fuori dal suo nascondiglio, correndo rapidissimo verso di lui.

Il ragazzo era ancora girato, una lunga lancia in una mano, i resti della sua spada spezzata nell'altra e anche lui esausto, non fece in tempo a capire niente che si ritrovò avviluppato in un abbraccio spacca ossa.

《Ivar! Je vous ai manqué! Comment ça va!? J'étais tellement inquiet pour toi!》 Urlò in francese, perdendo il controllo, mentre il ragazzo nelle sue braccia era rimasto spiazzato. Ma appena si rese conto di chi fosse quello che lo stava stringendo, ricambio immediatamente il gesto.

Anche l’arciere biondo era rimasto di stucco nel vedere il più giovane spuntare fuori dal nulla, ma quando vide anche Athal e Momoko uscire da dietro l'angolo la sua bocca si stirò in un sorriso stanco. 《Vedo che anche voi fortunatamente state bene. Non sapete che sollievo.》

 

《Tranquillo tesoro. Siamo molto più tosti di quanto non creda.》 Ghignò la corvina, dirigendo poi lo sguardo su Ishley.

Il dottore per la prima volta era tutt’altro che impeccabile: aveva perso la benda, i suoi vestiti ormai erano poco più che brandelli di tessuto ed era ricoperto di fuliggine, una lunga ferita sul fianco medicata alla meglio e i capelli sporchi scendevano a cascata oltre le spalle.

 《Vedo che tu sei sexy persino ridotto così. E con tutta quella pelle scoperta, sono certa che Becky non riuscirà a staccarti gli occhi di dosso.》 Scherzò, ricevendo in cambio il solito ghigno.

《Il mio obiettivo è sorprendere. Anche se in questo momento credo che il mio aspetto fisico sia ben poco rilevante, oltre che non molto pulito.》

 

Ivar, che si era liberato dalla stretta di Ivan, si avvicinò. 《Come ci avete trovati esattamente?》

《Per puro caso, ve lo giuro. Ma sono così felice che sia successo! Forza, venite qui, vi guarirò in fretta e potremo andare agli aereoscheletri il più presto possibile per avvertire il Bunker.》 Disse Momoko, iniziando a mettere i palmi delle mani sulle ferite del ragazzino.

 

Lui emise un sospiro di sollievo. 《Fortunatamente anche io e Ishley siamo in grado di guarire i danni lasciati da questo virus nei nostri sistemi. Altrimenti al momento saremmo ridotti molto peggio.》

Kyran si sedette poco distante, l'arco sempre in mano. 《Proprio per questo sono preoccupato per King e Rahl. E anche per Becky e Natasha. Loro non hanno né tipi S né tipi H con loro.》

 

Il sollievo che li aveva colti per un attimo svanì in un lampo. Ivar si morse l'interno della guancia. 《Potremmo dover prendere in considerazione l'opzione che siano già tutti morti.》

Immediatamente ricevette le occhiate di fuoco di Kyran, Athal ed Ishley.

《Non dire idiozie. Sono un tipo B, una tipo E e due tipo G. Una squadra così, specie se con dei membri simili, non potrebbe mai farsi uccidere tanto facilmente.》 Ringhiò la corvina.

《Ma sono stati colpiti come noi da questo virus: anche se fossero sopravvissuti, i corrotti avrebbero potuto coglierli di sorpresa. Avete visto quanti degli esplosivi che abbiamo piazzato sono riusciti ad attivare.》

 

《Per favore. Natasha non si sarebbe mai fatta fregare da una stupida bomba.》

《E nemmeno Rahl o King.》 Sibilò l'arciere.

《Per favore non litigate. Adesso dobbiamo solo pensare a riprenderci prima che…》

La giapponese non riuscì a terminare la frase: una nuova esplosione, vicinissima, lì spedì via con una forza inaudita, la pelle bruciata dall’intenso calore e le orecchie che fischiavano per lo scoppio.

Un enorme polverone di cenere bollente li circondò, mentre un palazzo enorme crollava a terra con un fracasso assordante e una pioggia di detriti e vetri rotti.

 

 

Gli androidi si rialzarono a fatica, rintronati per la botta e le ferite appena guarite nuovamente aperte che facevano scorrere nuovamente olio rosso dappertutto. E come se non bastasse, tutti loro potevano ben vedere varie paia di occhi rossi brillare in mezzo alla nube.

《Questa deve essere una congiura.》 Borbottò Ishley, rialzandosi e impugnando i suoi Sai. Dopo tutto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, anche lui era ai limiti della propria pazienza.

Nessuno se la sentì di dissentire: si limitarono ad aspettare fino a quando i corrotti non gli vennero addosso di corsa. Non erano un gruppo particolarmente folto, ma loro ormai non erano più in grado di reggere per molto.

 

Kyran ne fece fuori una con tre frecce nel costato e Momoko ne abbatté un altro con un preciso colpo di ventagli. Athal provò a catturarne uno con la sua frusta, ma lui e tutto il resto di loro corse nella direzione opposta, scomparendo dentro la nube.

《Non pensate di poterci sfuggire.》 Sussurrò la Ivar, correndogli appresso insieme agli altri. Li videro saltare in alto, lanciandosi addosso ad altre quattro figure ricoperte di olio e ferite, probabilmente altri corrotti.

 

 

Athal fece scattare la sua frusta, riuscendo finalmente a prendere per il collo quello in testa al gruppo, mentre lo scudo di Ivan e i Sai di Ishley mietevano vittime. E un attimo dopo, era tutto finito.

《Uff. Un altro è andato. Ma È mai possibile che tutti i disastri debbano succedere oggi!? Ci toccasse almeno qualche fusto come nemico invece di questi cosi…》 Sbuffò la corvina seccata, cercando di uscire da quella nuvola di fumo.

《State tutti bene? Vi hanno ferito?》 Chiese Ivan, preoccupato

《Non preoccuparti Ivan. Siamo ancora interi, per ora.》 Ridacchiò Momoko, mentre tutti loro tornavano finalmente a respirare aria pura.

 

Ma poi gli caddero gli occhi sulle quattro figure ancora a terra, quelle che i corrotti avevano provato ad attaccare e che ora li stavano guardando ad occhi sbarrati; le prime due, un ragazzo e una ragazza, erano talmente ricoperte di olio rosso e sporco da essere quasi irriconoscibili e gli altri due avevano un aspetto decisamente esausto, ma non c'erano dubbi: erano King, Rahl, Becky e Natasha.

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Capitolo 22
*** A voi diciamo Addio ***


Becky per un attimo aveva pensato di avere le allucinazioni: Rafael, Athal, Momoko, Ivan, Kyran ed Ivar erano proprio davanti a loro, feriti, sporchi ed esausti, ma chiaramente ancora in sé!

Dopo tutte le disgrazie di quella maledetta giornata, vedere che sia lei che tutti i suoi compagni erano sopravvissuti all'infezione del virus sembrava davvero troppo bello per essere vero.

E lei non era la sola a sembrare sorpresa: King e Rahl stavano fissando l'arciere biondo come se gli fosse spuntata una seconda testa e Natasha stava facendo lo stesso con la Corvina, che però non sembrava altrettanto confusa.

Infatti la russa si ritrovò buttata a terra sotto il peso della sua partner e col suo seno ben premuto addosso. 《Natasha! Sei viva! Certo che quando vuoi farmi prendere uno spaventato ce la metti tutta eh?》

 

L'altra ragazza, le orecchie rosse come i suoi capelli, si limitò ad emettere una risposta disarticolata, incapace di smettere di pensare alla posizione indecente in cui erano messe!

Sentì chiaramente la risatina di King, ma non riuscì a trovare una riposta adatta per chiudergli la bocca! Non era mai finita in una situazione simile, non aveva idea di come comportarsi! Ed era anche piuttosto sicura che l'americano non l'avrebbe nemmeno ascoltata: era troppo impegnato a fare gli occhi dolci a Rahl e Kyran, una visione piuttosto singolare anche quella, visto che erano tutti e tre sporchi di sangue e polvere dalla testa ai piedi, ma anche stranamente dolce.

Ma Becky non diede retta a nessuno di loro. Rafael si era avvicinato a lei, aiutandola a tirarsi su, e aveva mostrato un sorriso più naturale del solito, nonostante le ferite. 《Come stati? Sei ferita?》

La ragazza scosse il capo. 《No, non in maniera grave almeno… sono solo… quella maledetta onda d’urto mi ha…》

 

《Oh, ma certo. Solo un attimo.》 Disse lui, poggiandole le dita sulla fronte.

Un attimo dopo la ragazza sentì finalmente il suo corpo tornare leggero e la sua mente schiarirsi ed emise un sospiro profondamente sollevato. 《Grazie Rafael, non sai quanto ne avessi bisogno. Ma dimmi, Come… come avete fatto a salvarvi?》

 

《Diciamo che siamo stati fortunati. Noi tipi S non facevamo parte di gruppi organizzati, eravamo in coppia, quindi quando è iniziata tutta questa storia siamo riusciti a evitare il grosso dei Corrotti e abbiamo guarito gli effetti del Virus quasi subito. Il problema è che siamo stati attaccati a più riprese quando abbiamo cercato di capire cosa stava succedendo e siamo stati quasi uccisi. Fortunatamente abbiamo incontrato Kyran mentre cercavamo di tornare agli aereoscheletri e da allora ci siamo fatti strada tutti insieme.》

La ragazza annuì, con un sorriso seriamente sollevato sulle labbra e le guance rosse. 《Sono contenta che stia bene.》

《È reciproco.》 Rispose lui, quel sorriso genuino che ancora gli ornava le labbra.

 

La ragazza, sul punto dell'autocombustione, avrebbe voluto continuare a parlare, ma Kyran li richiamò. 《Ragazzi, mi dispiace interrompere, ma non abbiamo più tempo per questo. I Corrotti stanno distruggendo la città e siamo tagliati fuori dal Bunker. Dobbiamo raggiungere i generali e avvertirli di quello che sta succedendo.》

《Kyran ha ragione, non abbiamo più tempo. Dobbiamo fare in fretta. Appena tutti noi saremo guariti, dovremmo andare immediatamente agli aereoscheletri.》 Aggiunse Ivan, di nuovo in forma.

 

《Aspettate un attimo!》 Li interruppe Momoko, prendendo la valigia che aveva portato via dalla tenda medica e aprendola. All’interno c'erano altri dieci contenitori più piccoli simili a degli zainetti che l'albina iniziò a passare a tutti loro.

《Che c'è dentro?》 Chiese King, rigirandosi il proprio tra le mani.

《Vaccini per Virus logici, antidoti per veleni, ago e filo per suture, attrezzi per effettuare riparazioni di emergenza. Ho preparato tutto il necessario affinché possiate guarirvi in caso venissimo nuovamente separati e foste feriti. A questo punto, non si può mai essere abbastanza prudenti.》 Disse lei amaramente.

 

 

Tutti quanti annuirono, allacciandosi le sacche intorno alla vita, e si misero immediatamente in posizione per farsi guarire, la tensione che tornava nuovamente a crescere anche grazie alle sue parole.

Quella di separarsi nuovamente era una possibilità concreta: ormai era chiaro che i loro nemici erano molto più furbi di quanto avessero pensato e l'orda di corrotti ne era una prova lampante.

Se non fossero riusciti ad avvertire il Generale, probabilmente la sostanziale sconfitta appena ricevuta in una battaglia indispensabile sarebbe stata solo la punta dell'iceberg. Se quello che era successo a loro fosse successo anche in altre città, allora avrebbero perso la guerra intera!

Nessuno di loro aveva intenzione di darsi per vinto, non dopo tutto quello che avevano dovuto sopportare, ma non potevano nemmeno negare di avere paura. Non avevano nemmeno pensato a cosa dire ai generali per spiegare quel disastro, tanta era la voglia di ritrovarsi ed evitare di morire o peggio, di ridursi come i loro ex commilitoni.

 

***

 

Corsero più rapidi possibile verso la zona di atterraggio, i loro corpi finalmente rigenerati e non più indeboliti dal virus, senza nemmeno preoccuparsi di nascondersi stavolta. Fecero semplicemente a pezzi qualunque corrotto provasse a mettersi sulla loro strada ed ignorando le esplosioni e il fumo che ormai avevano ridotto Los Angeles in un cumulo di macerie.

Quando arrivarono a destinazione, sulla cima di uno dei grattacieli più piccoli, tirarono un sospiro: Fortunatamente nessun corrotto era riuscito ad arrampicarsi così tanto da raggiungere il nascondiglio degli aereoscheletri, ma non ci avrebbero impiegato molto. Potevano già sentire i loro ringhi e urla mentre piantavano le loro unghie nei vetri per tirarsi su.

Salirono sugli aereoscheletri e decollarono immediatamente, guardando la città rimpicciolirsi sempre di più sotto di loro, e volarono velocissimi verso il Bunker.

 

Becky si voltò solo un attimo a guardare la città: ormai la città delle sta, la città che attirava decine e decine di turisti ogni anno, era stata ridotta a un cumulo di edifici distrutti e incendiati. 《Che disastro.》 Commentò tristemente.

《Non si preoccupi signorina Becky.》 Provò a rassicurarla Rahl. 《Appena informeremo gli altri Bunker torneremo a sistemare le cose.》

《Che cosa diremo ai generali?》 Chiese Ivan, dopo un attimo di esitazione.

 

《La verità. Quello che è successo oggi è la prova che le Biomacchine hanno ancora molti assi nella manica con cui ci possono cogliere di sorpresa. Tentare di negarlo servirebbe semplicemente a rischiare che una situazione come questa accada di nuovo.》 Rispose Ishley, mentre impostava le coordinate per l’atterraggio.

《Già. Per una volta dovranno darci retta, che gli piaccia o no.》 Commentò King, facendo altrettanto.

 

Il francese annuì, seguendoli a ruota insieme a tutti gli altri, sbarcando nell'hangar e scendendo a rotta di collo dal mezzo di trasporto, correndo attraverso I corridoi deserti e precipitandosi verso il salone principale.

All'interno c'erano tutti i generali e i colonnelli, ogni tipo O disponibile e una manciata di tipo B, tutti con gli occhi puntati sugli enormi schermi davanti a loro, che avrebbero dovuto monitorare la situazione, ma il generale Weiss, appena sentì lo schianto della porta, si girò a guardarli sgomenta.

《Generale!》 Urlò Natasha, la prima ad aver varcato la soglia.

《Natasha? Dottor Ishley? Che cosa ci fate voi qui?!》

Il dottore la interruppe. 《Si tratta di un’emergenza. Abbiamo perso la battaglia di Los Angeles: dopo la distruzione del Server, le biomacchine hanno rilasciato un virus potentissimo che ha contagiato e corrotto tutti gli Yorha presenti sulla superficie.》

 

L’espressione sul viso della donna era di pura confusione. 《Di che state parlando? Abbiamo saputo che il Server è stato distrutto e Non c'è stata alcuna segnalazione di un attacco virale in corso. Soprattutto non su scala tanto grande.》

《Questo perché tutte le comunicazioni con il Bunker sono state tagliate! Ma adesso non importa, dovete immediatamente avvertire gli altri generali di questo virus!》 Si intromise Ivar.

Becky annuì vigorosamente. 《Già. Le unità terrestri hanno completamente perso la testa! Hanno messo a ferro e fuoco la città!》

 

La donna rimase ferma a guardarli per un attimo, mordendosi le labbra, la mano che accarezzava l’impugnatura dello stocco. 《No. Gli unici a sembrare infetti qui… siete proprio voi.》 Disse, senza la minima espressione in faccia.

Gli Yorha più giovani sbarrarono gli occhi per l'orrore, notando con la coda dell'occhio che anche gli altri generali e colonnelli stavano mettendo mano alle proprie armi.

《Spero che lei stia scherzando! Come cazzo facciamo ad essere infetti se siamo qui a parlare con lei!?》 Sbraitò King, rosso di rabbia e già pronto a difendersi con la sua spada se li avessero attaccati.

Weiss gli scoccò un'occhiata glaciale e gli puntò contro la propria lama, mentre le altre unità B facevano altrettanto. 《Non mi posso fidare delle vostre parole. Verrete tutti detenuti per sospettata infezione virale.》

 

I tipo B iniziarono ad avvicinarsi, spade e lance puntate contro di loro, ma un attimo dopo i loro corpi furono attraversati da uno spasmo improvviso che fece contrarre i loro visi dal dolore. Si portarono le mani alla testa, la bocca aperta in un urlo muto e i loro occhi rossi e pieni di corruzione.

Momoko impallidì di colpo. 《No! Non può essere!》

Persino Ishley sembrava confuso. 《Come può essere arrivato qui!? Loro non sono stati colpiti dell’onda d'urto!》

 

Il generale li guardò senza parole, ma la ignorarono tutti appena videro che anche i Tipi O erano nella stessa condizione, piegati su se stessi, agonizzanti mentre quel maledetto li riduceva a nulla di più che marionette senza cervello.

La donna si avvicinò ad una di loro, poggiandole una mano sulla spalla e chiedendole che cosa avesse, ma lei fece scattare il collo con un movimento innaturale e lei fece appena in tempo a spostarsi prima che i suoi denti si piantassero nella sua mano.

I denti della tipo O morsero solo l'aria, ma questo non la fermò. Si rimise in piedi rapidissima provò a saltare nuovamente addosso al generale, ma la falce di Natasha si piantò nel suo cranio e la inchiodò a terra prima che potesse avvicinarsi troppo.

Immediatamente, la sala si trasformò in un campo di battaglia: i nuovi corrotti iniziarono Immediatamente ad attaccare, riducendo molto presto la sala principale ad un cumulo di macerie e cadendo uno dopo l'altro sotto i colpi della rossa, dei suoi compagni e del Generale.

 

《Cosa diavolo è successo!? 》

《Non lo sappiamo nemmeno noi! Questo maledetto virus ha infettato tutti sulla superficie. Appena abbiamo distrutto il server, è iniziata. Non si è salvato nessuno. Tranne noi.》 Le rispose Rahl, travolgendo un corrotto con un fascio di fiamme.

 

La donna sgranò gli occhi, ma il suono di un grilletto alle sue spalle la voce voltare di colpo, trascinando via l'albino appena in tempo prima che un grosso proiettile si piantasse nel pavimento.

Entrambi si girarono per fronteggiare il nuovo nemico, ma Weiss sentì l'olio gelarsi appena vide che quello che aveva sparato non era altro che suo fratello: le sue grosse spingarde ancora fumanti.

 

 

Gli puntò contro lo stocco per puro istinto, gli occhi colmi di orrore.《Schwartz! Che cosa stai facendo!?》

Lui non sembrò neanche sentirla, si limitò ad aprire gli occhi: Erano rossi. Caricò un altro colpo e fece nuovamente fuoco verso il petto della sorella. Lei si spostò con un salto, cercando di disarmarlo con la propria lama, ma lui si mosse con una contorsione innaturale e la colpì con il calcio delle sue armi dritta alla tempia.

La sua avversaria barcollò indietro, cercando di riprendere l’equilibrio, e lui ne approfittò per caricare nuovamente le spingarde e puntargliele addosso. La donna lo fissò a occhi sgranati dalla paura, però Rahl corse in avanti, superandola con un salto e colpendolo sul muso con il lato del fucile e spingendolo a terra con forza.

Gli puntò immediatamente l'arma contro la fronte, tenendolo fermo con un piede, ma il sibilo di una lama lo fece girare. Una spada passò vicinissima al suo viso, graffiandogli uno zigomo e costringendolo a lasciar andare il colonnello, mentre il generale Asiatico si metteva di fronte a lui, anche lei corrotta e con un inquietante sorriso in faccia.

 

L'albino tirò fuori il suo lanciafiamme, gli occhiali ben calati sugli occhi per prendere la mira, ma quella donna si muoveva come un turbine, un turbine tagliente ed altamente agile che evitava le sue fiammate senza fare una piega.

Solo che poi un grosso scudo le apparve davanti, bloccando la sua corsa e mandandola lunga distesa con un sibilo inviperito, mentre Ivan e Natasha si posizionavano davanti a lei pronti a combattere.

《Occupatevi degli altri, ci pensiamo noi a lei.》 Disse la rossa.

 

L’inglese annuì, afferrando il generale per il polso e gettandosi nuovamente nella mischia: ormai la sala era disseminata dai corpi dei tipo O e dei tipo B che avrebbero dovuto fare da scorta,  però lo scontro era tutt’altro che finito.

I due Videro chiaramente King e Ivar combattere contro il generale Europeo, un uomo Francese sulla cinquantina, allampanato e con lunghi capelli rossi e unti, armato con una gigantesca ascia bipenne, mentre Becky e Athal tenevano fermo il colonnello Asiatico, un coreano minuto e col muso da faina armato di due lunghissimi Pugnali, però di Schwartz e del colonnello europeo non sembrava esserci traccia. E nemmeno di Ishley, Kyran e Momoko.

《Dove sono finiti?》 Si chiese il ragazzo.

《Com’è potuto accadere tutto questo!? Mio fratello…》 Sussurrò Weiss, stringendo lo stocco.

《Quello non è più suo fratello, Generale. È un corrotto! Non esiti ad ucciderlo, lui non lo farà.》

 

La donna si morse le labbra. Sapeva che Rahl aveva ragione, ma quello era pur sempre suo fratello minor, quello che l'aveva aiutata fin da quando erano bambini e che si era offerto volontario per essere il suo secondo senza pensarci un attimo quando era iniziata quella guerra.

Sentirono un suono stridente e la ringhiera superiore fu fatta a pezzi: immediatamente videro il colonnello mancante, un uomo muscoloso di nazionalità italiana sulla trentina con un codino di capelli ramati e un lungo tridente in mano, precipitare sul pavimento inseguito da Kyran e Momoko, delle frecce di lui piantate nel polpaccio e nella spalla e con dei lunghi tagli sul volto e sul petto lasciati dai ventagli di lei.

 

La coppia di Yorha aveva il fiatone, ma sembravano essere in vantaggio, perché L'uomo sembrava davvero allo stremo delle forze. Infatti emise un verso animalesco, schivando una coppia di dardi con uno slancio disperato, ma un colpo di scudo lo fece volare dall’altra parte della stanza prima che potesse attaccare nuovamente e Ivan e Natasha lo superarono senza pensarci un attimo, lasciandolo alla mercé dei loro amici.

Lui si tirò nuovamente su, la parte destra della testa e della spalla praticamente distrutto, Ma sferzò comunque l'aria col suo tridente, mancandoli di poco, e continuò a muoversi con tutta la forza che aveva fino a quando il biondo non gli squarciò l'unico occhio rimasto con la punta del suo arco e poi gli colpì le caviglie, facendogli perdere l'equilibrio.

Momoko ne approfittò immediatamente: prima che potesse rialzarsi di nuovo, gli piantò i suoi ventagli nella fronte, trapassandogli il cranio da parte a parte e facendogli scendere ancora più olio da occhi, naso e bocca.

Il corpo del corrotto fu scosso da violenti spasmi, la testa che si muoveva violentemente nonostante le lame. Era uno spettacolo disgustoso: la sua bocca era invasa da quella schiuma rossa ed era aperta per prendere grandi boccate d'aria, i suoi arti si muovevano in maniera convulsa e dalla sua gola venivano fuori dei versi raccapriccianti intermezzi da quelli che avrebbero potuto essere singhiozzi. E andò avanti così fino a quando Le pupille non gli si rivoltarono all'indietro e lui crollò finalmente immobile.

Una grossa pozza di olio rosso si estese sotto di lui, lambendo le suole degli stivali di Natasha e Ivan: i due erano schiena contro schiena, le armi ben strette in pugno e gli occhi che si guardavano febbrilmente intorno.

 

Stavano inutilmente cercando di inchiodare quella maledetta cinese, ma quella donna era peggio di un ciclone; continuava ad attaccare a sorpresa ad un ritmo serrato, saltando fuori da chissà dove e assaltando senza pietà lo scudo del francese con quelle sue maledette spade. Per essere così minuta, aveva una forza considerevole e una velocità terrificante, il che rendeva i suoi attacchi particolarmente letali.

La rossa in particolare era molto attenta: quella donna era una tipo E, come lei, quindi conosceva i punti deboli di ogni tipo di Yorha e li sapeva sfruttare a proprio vantaggio. E il virus sembrava aver potenziato anche il suo desiderio di cacciare una preda. Stava infatti sfruttando la lentezza del francese e la sua tecnica difensiva per metterli all'angolo e coglierli di nuovo di sorpresa.

《Ivan, sta giocando al gatto e al topo. Vuole spingerci in trappola.》

Lui annuì. 《Lo so, ma che cosa possiamo fare? Non riusciamo a starle dietro.》

 

La ragazza ci pensò un attimo, e le balenò un'idea in mente. 《Invece di inseguirla, facciamoci inseguire. Tu tieni pronto lo scudo e attacca solo quando te lo dirò io.》 Disse, iniziando a correre nella direzione opposta.

Il ragazzo, anche se confuso, la seguì ugualmente, il suo braccio sempre pronto a scattare in caso di problemi, mentre lei tendeva le orecchie. Poteva sentire un lieve rumore di tacchi oltre i rumori delle lotte attorno a loro: quella donna si stava muovendo rapidamente nell’ombra da qualche parte vicino a loro.

 

Fece segno ad Ivan di avanzare, quando smise di sentire i suoi passi. Erano usciti dalla sala principale, ora erano nei corridoi nel Bunker; non c'erano molti nascondigli, ma per una tipo E di quel livello non sarebbe stato un problema.

Tese le orecchie, la falce in pugno, e si girò per un soffio quando sentì il suono di un piede che dava lo slancio. La sua lama venne parata da altre due e il volto della donna rimase a pochi centimetri dal suo, imbrattato di rosso e con i capelli sciolti per la foga.

Le diede una spinta all’indietro, costringendola ad allontanarsi. 《Adesso Ivan!》

 

La cinese si riprese dallo sbilanciamento, ma lo fece un secondo troppo tardi, perché venne travolta in pieno dalla carica del ragazzo, che le fece perdere una spada e la spedì con violenza contro il muro, sfondandolo e creando un grosso polverone.

Quando si diradò, il braccio destro della donna era piegato in maniera innaturale e stava perdendo olio da una grossa ferita alla testa, ma emise comunque un ringhio animalesco e si lanciò su Ivan con tutta la forza che le era rimasta.

Il francese parò immediatamente con lo Scudo, cercando di allontanarla, ma lei lo scavalcò, gli assestò una ginocchiata al mento e ruotando su se stessa gli tagliò il viso con un colpo di spada

Una fontana di olio rosso sgorgò dalla ferita, che andava dal sopracciglio quasi fino alle labbra e il ragazzo iniziò ad urlare per il tremendo dolore che lo aveva sopraffatto, il campo visivo oscurato, ma strinse ugualmente le braccia attorno al corpo della corrotta, mantenendo la presa fino a sentire le sue costole piegarsi.

Lei continuò a dimenarsi con foga, la bocca piena di schiuma rossa, nel tentativo di liberarsi, ma prima che potesse usare il braccio ancora libero per colpire il francese, Natasha saltò sopra di loro e muovendo la falce con un colpo netto.

La testa della Corrotta rotolò a terra con un tonfo, il corpo che smetteva di muoversi, e il ragazzo crollò sulle ginocchia, intento a tamponarsi la ferita sul volto, che gli aveva già inzuppato la manica e il petto di olio rosso.

 

 

La russa si avvicinò per provare ad aiutarlo, ma il muro davanti a loro venne giù con uno schianto e Ivar e King ne vennero fuori con foga, incalzando il generale Francese con tutto quello che avevano. Entrambi erano coperti di escoriazioni e tagli un po' ovunque, ma erano solo ferite lievi e il corrotto chiaramente non era all'altezza della sua collega asiatica, perché stava chiaramente perdendo.

Una delle sue caviglie era chiaramente rotta, così come il suo naso, la presa sulla sua ascia bipenne era diventata più debole e impacciata sotto i continui colpi di spada e lancia dei due Yorha più giovani e ormai era inzuppato da capo a piedi di olio rosso.

 

Ormai l'uomo stava sbuffando come un bufalo e i suoi occhi rossi dardeggiavano velocissimi verso il duo con una rabbia inquietante. Con uno slancio improvviso, deviò l'arma del più giovane con la propria e lo schiacciò con il suo peso, sollevando l'ascia sopra la testa, ma la lama dell’Americano si piantò tra le sue scapole prima che potesse affondarla nel cranio del più giovane.

Il corrotto sputò un grosso grumo rosso in faccia al biondo, facendo cadere l'ascia, e si accasciò per terra.  Provò per un attimo a tirarsi nuovamente su, ma Ivar gli piantò la propria lama nel cranio, facendolo crollare morto con degli orribili respiri gorgoglianti. Ma lui non se ne curò appena vide il viso di Ivan.

《Ivan! Che ti è successo?!》 Esclamò, avvicinandosi preoccupato a lui e strappando del tessuto dalla propria giacca per provare a fasciargli il viso.

《Il generale cinese mi ha colpito con una delle sue spade, ma non preoccuparti, Sto bene. L'importante è che sia morta.》 Rispose lui, nonostante il cranio gli stesse scoppiando per il dolore.

 

L'altro digrignò I denti. 《Non è vero! Non conta solo quello! Conta anche che tu sopravviva! Solo perché sei io più resistente, non ti devi mettere in pericolo per nulla. Non devi essere sempre tu quello che è costretto a sacrificarsi!》 Disse abbracciandolo. 《Ti prego. Non voglio che ti succeda qualcosa.》.

Il francese sentì gli occhi inumidirsi e ricambiò l’abbraccio come poteva.

 

King li lasciò stare, affacciandosi alla porta insieme a Natasha per controllare la situazione. Il Colonnello Asiatico era riverso per terra in una pozza rossa, il torace trapassato da vari proiettili di Becky, e Ishley, Rahl e il Generale stavano puntando le loro armi contro Schwartz.

Anche lui non era ridotto benissimo: un braccio pendeva inutile lungo il fianco e un taglio molto simile a quello di Ivan gli aveva squarciato la faccia. Eppure lui continuava ad attaccare senza sosta o preoccupazione per le ferite.

Sua sorella si stava mordendo le labbra fino a sentire il sapore ferroso. 《Maledizione.》 Disse, parando nuovamente un colpo con lo stocco.

 

Quello lì non era più suo fratello: era uno schiavo delle Biomacchine, del nemico. Era meglio mostrargli pietà ed ucciderlo piuttosto che lasciarlo in quello stato, ma era comunque straziante vederlo ridotto così. Erano sempre rimasti insieme fin da bambini, e lui era sempre stato lì per lei, eppure in quel momento tutto quello che lui voleva era ucciderla.

Non era più il bambino con cui andava in bici o il ragazzo che le aveva confessato il suo desiderio di andare all'accademia militare come aveva fatto lei. Non era altro che un mostro.

Di fronte all'attacco seguente, Ishley fu il primo a reagire: un piccolo coltello da lancio apparso da chissà dove volò rapidissimo, conficcandosi nella sua caviglia, rallentandolo e permettendo a Rahl di investirlo con una fiammata in pieno volto.

 

Weiss guardò con orrore suo fratello continuare ad avanzare, i muscoli e le ossa artificiali esposti sotto la pelle bruciata, l'olio che scorreva a fiumi e il respiro corto che ancora usciva dalla sua gola mentre cercava di trascinarsi verso di loro e quegli occhi orribilmente rossi.

Appena giunse davanti a lei, le braccia sollevate nel misero tentativo di colpirla, Weiss sentì chiaramente gli occhi pizzicare, ma non esitò: lo stocco si piantò con forza nel petto di suo fratello, facendolo crollare tra le sue braccia con un rantolo patetico.

Lei crollò in ginocchio insieme a lui, stringendolo tra le braccia fino a quando non smise completamente di muoversi. La donna, appena si rese conto che era morto, accarezzò delicatamente il suo volto massacrato con le spalle scosse dai singhiozzi.

 

 

Gli altri Yorha si avvicinarono con gli occhi bassi, nessuno esattamente sicuro di cosa dire. Quella donna li aveva presi in giro per tantissimo tempo, li aveva raggirati per fargli uccidere degli innocenti scomodi, però era impossibile restare indifferenti davanti a una scena tanto straziante.

《Generale, davvero non sa quanto mi dispiace, ma… dobbiamo chiamare gli altri Bunker.》 La richiamò dolcemente Natasha. 《Dobbiamo avvertirli dei pericoli che questo Virus comporta.》

La donna si asciugò sbrigativamente gli occhi e annuì, avvicinandosi al computer e cercando di mandare giù il nodo che aveva in gola. 《Qui il generale americano 1C. Sto diramando un avvertimento di emergenza per tutti i soldati Yorha sulla superficie, qualcuno riesce a sentirmi?》 Chiese, la voce vagamente incrinata.

 

L'enorme schermo davanti a lei si divise in vari quadranti, uno per ogni altro Bunker sulla Terra, ma c'era qualcosa che non andava. Non c'erano Generali o Colonnelli in ascolto e le pareti e il pavimento delle sale principali erano ricoperti di sangue e cadaveri squartati senza pietà. E le loro paure non ci misero molto a concretizzarsi.

Urla e ululati giunsero alle loro orecchie, mentre su ogni schermo appariva la stessa scena: folle intere di corrotti che si facevano a pezzi a vicenda con unghie, denti e armi, aggiungendo ancora più olio rosso a quello che c'era già ovunque e interrompendo la connessione.

Il poco colore sui visi degli Yorha rimasti defluì immediatamente. 《Com'è possibile?! Come può essere arrivato fino a lì!? Si trovano in altri continenti!》 Esclamò Momoko, gli occhi sbarrati dal terrore.

 

《Non possiamo pensare al “come” adesso. L'intero esercito è stato compromesso. Dobbiamo… terminare tutti i Bunker e andarcene via di qui.》 Disse Ishley, pallido come un cencio e guardando il Generale.

La donna annuì. 《Si, ha ragione. Andiamo immediatamente all’hangar. Una volta che saremo abbastanza lontani da qui… lancerò l'ordine di distruzione totale.》

 

Tutti quanti annuirono, avviandosi verso i corridoi deserti e disseminati di cadaveri. Quella situazione era ancora surreale. Sembrava che il loro esercito fosse stato corrotto del tutto e loro si stavano preparando per lanciare l'ordine finale: nel caso un Bunker fosse stato del tutto compromesso, i generali avevano la possibilità di attivare un processo di autodistruzione fatto apposta per spazzare via i nemici e scoprire i segreti nella banca dati.

Nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di doverlo lanciare.

《Avanti, manca poco agli Aereoscheletri.》 Incitò Athal, in testa al gruppo, vogliosa come non mai di andarsene da quel posto.

《Io ancora non capisco.》 Disse il Generale. 《Com'è possibile che un virus talmente potente esista!? E soprattutto… come mai proprio voi non siete stati contagiati!?》 Chiese, la voce resa acuta dal nervoso e la paura.

 

《Non ne abbiamo la minima idea.》 Rispose immediatamente Kyran. 《Sappiamo solo che quando quella maledetta onda d’urto ci ha colpiti ci ha fatto male, ma il nostro sistema non è stato infettato. Forse hanno studiato un virus depotenziato per certi individui.》

《O forse era semplicemente perché eravamo disconnessi.》 Disse di colpo Rahl, scambiandosi uno sguardo d'intesa con Ivar.

 

《Di che stai parlando?》 Gli chiese Becky.

《Io e Ivar settimane fa ci siamo inseriti nei server del Bunker per scoprire cosa ci stava nascondendo il generale, solo che ad un certo punto una sorta di Download è iniziato e il flusso di dati mi è sembrato sospetto. Così abbiamo disconnesso tutti noi dalla rete centrale del Bunker.》 Rispose l'albino.

 

《Ma questo vorrebbe dire che quel download è effettivamente servito a spargere il virus tra gli Yorha. E quindi… che questo Virus potrebbe essere stato inserito direttamente nella rete condivisa dei Bunker!》 Terminò Ivar per lui.

《Quindi sarebbe un lavoro interno!? Ma chi diavolo farebbe una cosa simile!?》 Sbraitò Athal, ai limiti della sopportazione.

 

《In questo momento non importa. Quello che voglio sapere io è che genere di segreti avete scoperto tra quei file e perché li stavate cercando!》 Si intromise Momoko.

《Ve lo diremo dopo. Ora dobbiamo andare via di qui.》 Rispose il biondo, proprio quando giunsero davanti alla porta dell'hangar.

Ci entrarono tutti velocemente, ma il generale si fermò sulla soglia, costringendoli a girarsi.

《Generale, si sbrighi. Dobbiamo andarcene da qui.》 La richiamò Natasha, ma la donna scosse la testa.

《Mi dispiace Natasha. Non posso.》 Disse, aprendo gli occhi, che si stavano tingendo di una famigliare sfumatura rossastra. 《Anche io ero collegata al Server principale al momento del Download.》

 

 

La ragazza rimase pietrificata dell’orrore.《Ma… ma Ivar e Ishley potrebbero accedere al suo sistema e…》

《Non c'è tempo, sta peggiorando: lo posso sentire. Non so nemmeno come abbia fatto a restare me stessa per tutto questo tempo, ma non lo sarò ancora per molto. Perciò rimarrò qui e imposterò l’autodistruzione dal computer centrale.》

Una sensazione di gelo scese sui soldati più giovani, mentre la donna girava sui tacchi. 《Siete l'ultima speranza rimasta per la Terra. Sappiate che è stato un onore essere il vostro generale, sono molto orgogliosa di voi. E… scusatemi, per avervi mentito.》

La russa provò a trattenerla di nuovo, ma Athal la prese per il polso, scuotendo leggermente la testa, e portandola verso uno degli aereoscheletri.

 

**

 

Weiss procedette lenta attraverso I corridoi, tornando alla sala principale. Poteva sentire le porte degli Hangar aprirsi: quei ragazzi si sarebbero salvati. Era l’unica consolazione in mezzo a tutta quella morte e distruzione.

Impostò i comandi per la distruzione di ogni singolo Bunker appena arrivò al Computer, il Virus che lentamente iniziava a divorare i limiti della sua coscienza, e Aspettò di sentirli volare via. Lei credeva in loro. Era sicura che, anche da soli, avrebbero trovato una maniera per salvare la Terra. Ognuno di loro era migliore di lei. Di tutti loro.

 

Ridacchiò amaramente, pensando a quanto fosse stata sciocca a credere alle promesse di quegli scienziati che le avevano promesso di contribuire a salvare il pianeta. Era sempre stata troppo zelante per capire di essere stata ingannata anche lei, e ne aveva pagato il prezzo.

Guardò il cadavere di suo fratello mentre finalmente inviava il comando finale, e poi rivolse lo sguardo agli schermi. 《Buona fortuna a tutti voi.》 Disse, chiudendo gli occhi rossi, poco prima che l’esplosione la inghiottisse in un oceano di fiamme.

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Capitolo 23
*** Fragilità ***


Gli Yorha stavano volando via alla massima velocità per sfuggire, ma quando sentirono l’esplosione del Bunker non poterono fare a meno di voltarsi: le fiamme avevano spaccato in terreno con una forza dirompente, creando un cratere enorme di terra bruciata. 《Maledizione!》 Sibilò Natasha, sentendo chiaramente gli occhi umidi. 《Maledizione. Maledizione!》 Il generale era morto. Il Colonnello era morto. Tutti i loro commilitoni erano morti! E la loro casa era andata in fumo. Avrebbe voluto fare a fette tutte quelle maledette Biomacchine e quel loro Padrone! Li avrebbe voluti ammazzare tutti quanti fino a liberare la Terra!

《Natasha ti prego, dobbiamo andare via di qui! Non possiamo fermarci.》 La richiamò Becky, mentre volava a pochi metri da lei. L'altra rossa strinse I denti per la rabbia, ma annuì. Si sarebbe vendicata dopo. In quel momento bisognava solamente salvare la propria vita e quella dei suoi amici. Kyran era il vertice della loro formazione e stava spingendo i propri propulsori fino al punto di fusione, ma sembrava anche lui estremamente preoccupato. Se davvero Rahl e Ivar li avevano salvati dalla corruzione disconnettendoli dalla rete centrale degli Yorha, significava che Quel maledetto Virus vi si era infiltrato. Era l'unica spiegazione logica per il fatto che fossero stati infettati tutti, anche quelli che non erano presenti durante la battaglia o che addirittura non erano nemmeno nello stesso continente. E questo voleva dire che non avrebbero potuto contare su rinforzi o aiuto, specialmente non con l’annullamento di tutti i Bunker. Anzi, ormai erano soli contro due eserciti. Il rumore del Radar lo strappò da questi pensieri, mostrando vari segnali in rapido avvicinamento.

 

《Ishley, Ivar, rilevo qualcosa sui miei radar. Sono velivoli volanti ad alta velocità che stanno arrivando verso di noi!》

《Nemici!?》 Chiese Athal, davvero sull’orlo di una crisi di nervi. Il dottore la contraddisse. 《No. Questo segnale è inconfondibile. Sono…》 《Yorha!》 Esclamarono tutti insieme, mentre almeno una quarantina di Aereoscheletri li sorpassava e apriva il fuoco in una gigantesca pioggia di proiettili.

《MERDA!》 Urlò King, virando a velocità folle verso sinistra per non farsi colpire.

《DISIMPEGNATEVI! Date inizio alle manovre evasive, non fatevi colpire!》 Sbraitò Rahl, accelerando ancora di più per evitare i proiettili e rispondendo al fuoco. Becky, Natasha, Ivan e Athal gli andarono subito dietro, ma erano davvero troppo pochi: i proiettili nemici arrivavano da tutte le parti e le loro corazze non erano pensate per resistere al fuoco amico! Presto iniziarono a piegarsi e addirittura a prendere fuoco, mentre i loro piloti cercavano una via d’uscita. I corrotti volavano in circolo attorno a loro, attaccandoli da tutti gli angoli possibili, accelerando sempre di più e non facendo neanche attenzione a dove miravano: volevano solo farli fuori con più forza possibile. Rahl notò effettivamente che si stavano anche colpendo tra di loro e gli venne un’idea.

 

《Cercate di volare in modo che si colpiscano a vicenda! Fatevi inseguire dal fuoco incrociato!》

《Che cosa!? Dolcezza, hai per caso perso la testa?!》 Urlò Athal, che stava eseguendo un giro della morte dopo l'altro.

 

《Fidatevi! Non prestano attenzione contro cosa sparano finché mirano contro di noi. Li possiamo attirare In trappola!》 King, Ivar, Becky e Natasha non se lo fecero ripetere due volte: accelerarono ancora di più ed iniziarono a volare dritti in mezzo alle loro linee, riuscendo a sfondarle, mentre due aereoscheletri nemici venivano pesantemente danneggiati, ma non era ancora abbastanza. Ishley vide Momoko, inseguita da una coppia di Corrotti, schizzare verso l'alto rapidissima, per poi tornare giù in picchiata e aprire nuovamente il fuoco, riuscendo finalmente ad abbatterne uno, ma l’altro fu più veloce e volò via, dritto vero Kyran. Il biondo stava lanciando tutta l'artiglieria che aveva: missili, proiettili, bombe, tutto per tenerli lontani, ma non avrebbero potuto andare avanti così. L’idea di Rahl stava funzionando, già una decina di Aereoscheletri nemici erano estremamente danneggiati e un altro quartetto era stato abbattuto, ma anche i loro mezzi stavano venendo colpiti sempre di più e non avrebbero retto per molto.

 

 

《Ragazzi, non riusciremo a salvarci se continuiamo a combattere, sono troppi. Dobbiamo andare via di qui.》 Gli altri non se lo fecero ripetere: schizzarono tutti via a velocità folle, cercando di allontanarsi il più possibile dalle loro raffiche di proiettili, i loro Aereoscheletri ammaccati e probabilmente sul punto di andare in pezzi.

《Kyran, dove dovremmo andare?》 Chiese Becky dalle retrovie.

 

《Non ne ho idea. Non so che cosa dovremmo fare! In questo momento dobbiamo solo pensare a trovare un posto sicuro dove riposare! Al resto penseremo dopo!》 Rispose lui, la voce acuta per il nervoso.

La ragazza si limitò ad annuire, accelerando ancora, ma un tremendo scossone la fece sbiancare, mentre uno scoppio mandava in pezzi una delle sue ali. 《Ragazzi! Mi hanno colpita!》 Urlò, cercando di mantenere il mezzo in quota nonostante stesse già iniziando a precipitare verso il basso. Athal e Natasha furono le prime a reagire, lanciandosi subito al salvataggio verso di lei. E Ishley avrebbe voluto imitarle, ma una nuova raffica di proiettili lo costrinse a spostarsi ancora una volta. Gli Aereoscheletri dei corrotti sbucarono fuori da chissà dove, accalcandosi attorno a loro e ricominciando a sparare come forsennati, rompendo la loro formazione e costringendoli a lasciare indietro le tre ragazze.

 

King, Rahl e Kyran erano quelli più avanti: avevano provato a tornare indietro, ma almeno una decina di Aereoscheletri gli arrivò addosso, rischiando di tranciare una delle ali dell’albino e costringendoli a tornare indietro a rotta di collo. Momoko ed Ivar erano quelli più indietro: avevano cercato di aiutare Becky, Natasha e Athal, ma questo li aveva lasciati scoperti e senza protezione!

Ivan ed Ishley erano quelli proprio in mezzo, ma anche loro stavano venendo costretti a cambiare sempre di più la traiettoria e molto presto si sarebbero ritrovati tutti i Corrotti addosso. Il francese stava facendo virare il suo unico occhio rimasto dappertutto, in cerca di una qualsiasi via d’uscita da quell'inferno! Il suo Aereoscheletro stava iniziando a rallentare e alcune parti avevano iniziato a prendere fuoco e Poteva chiaramente vedere i suoi amici bersagliati da quella incessante pioggia di proiettili e presto o tardi sarebbero stati abbattuti. Anche dai loro mezzi stava uscendo del fumo e per quanto fossero riusciti ad abbattere vari Corrotti e a resistere fino a quel momento, presto tardi avrebbero ceduto sotto l’immane numero di nemici. Strinse I pugni, prese un bel respiro e aprì i canali di comunicazione. 《Ragazzi, so come uscire da questo disastro. Ho trovato una via libera, dovete solo permettervi di dirottare la rotta.》

《Che cosa?!》 Chiese Momoko

《Fidatevi di me!》 Urlò il ragazzo, azionando le procedure. Gli altri tre, non vedendo altre alternative, fecero come gli era stato ordinato. Sentirono i loro comandi muoversi senza il loro controllo, virando bruscamente verso sinistra a velocità folle e sfondando le linee nemiche con uno schianto tremendo.

 

《Ivan! Ma che…!?》 Urlò Ivar, prima di sgranare gli occhi per l’orrore quando vide tutti i corrotti salire rapidissimi verso l'alto, inseguendo un altro Aereoscheletro: quello di Ivan. Il francese aveva iniziato a volare per farsi notare, esibendosi in evoluzioni aeree sempre più complesse e sparando tutto ciò che aveva a disposizione, cercando di attirare il più possibile l’attenzione dei corrotti su di sé. Se si fossero concentrati su di lui, avrebbero lasciato stare gli altri. Ivar cercò immediatamente di invertire la rotta e lo stesso fecero Momoko ed Ishley, ma i mezzi continuarono ad allontanarsi sempre di più ad una velocità inverosimile.

Afferrò immediatamente la ricetrasmittente. 《IVAN! CHE DIAVOLO COMBINI?!》

《Voi Ragazzi non fermatevi. Se attaccano me, non cercheranno di inseguire voi》 Rispose lui, virando rapidissimo e tagliando in due l'ala di un Aereoscheletro nemico, facendolo precipitare in caduta libera. 《Torna subito indietro, ti uccideranno!》 Urlò l'altro, gli occhi già umidi e cercando disperatamente di tornare indietro.

 

《Ti prego! Non lo fare. Possiamo combattere con te! Non devi sempre essere tu quello che si sacrifica per gli altri!》 Il francese si ritrovò a sorridere dolcemente. Ivar aveva sempre cercato di fare il duro, ma in realtà era tra i più sensibili nel loro gruppo, sempre pronto a proteggerlo in qualche modo e mostrargli il suo affetto in quel modo adorabile e imbronciato.

《Ti amo Ivar. Sei stato senza dubbio il compagno migliore che potessi sognare, è stato un onore conoscerti e… mi sarebbe piaciuto passare più tempo con te.》 

 

《Ivan no!》 Lo implorò Momoko, la voce spezzata dai singhiozzi. 《Ti scongiuro, torna indietro!》.Ma tutto quello che ricevette come risposta fu silenzio.

Ishley abbassò lo sguardo, Mordendosi il labbro. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva che cosa. Probabilmente non avrebbe mai trovato le parole. Quel ragazzo era giovanissimo, ma era probabilmente la persona più coraggiosa e generosa che avesse mai conosciuto. Si limitò semplicemente a sopprimere un singhiozzo.

Ivar intanto stava prendendo a pugni lo schermo dell'abitacolo, non sapendo neanche cosa voleva fare esattamente, le guance bollenti e rigate di lacrime. Doveva tornare indietro, fare qualcosa, cercare in qualche modo di tirarlo fuori da quel disastro, ma non serviva a nulla! Aveva provato ad Hackerare il sistema, ma era stato inutile e non riusciva a sfondare il vetro. Tutto quello che poteva fare era guardarlo combattere da solo mentre lui, Momoko ed Ishley continuavano ad allontanarsi in volo e praticamente implorandolo dalla ricetrasmittente di tornare indietro.

 

Il francese ignorò le loro preghiere, il volto contratto per la concentrazione, e continuò a schizzare verso l'alto fino a quando non li vide diventare minuscoli contro l'orizzonte. A quel punto, si lanciò in picchiata verso il basso, tranciando a metà due corrotti in un colpo solo e crivellandone un terzo di proiettili. Le linee nemiche, sorprese da questo improvviso attacco, vennero colte alla sprovvista e lo Yorha ne approfittò per abbattere un altro ancora, ma la situazione non durò più di qualche minuto. Un missile colpì il fianco dell’Aereoscheletro, sbilanciandolo e appiccando il fuoco ad uno dei motori. Ivan sentì un dolore acuto poco sopra la coscia sinistra e una sensazione calda e umida gli scivolò lungo la gamba: qualcosa di metallico si era conficcato dentro di lui.

Rispose immediatamente a suon di missili e proiettili, ma ormai era sotto tiro. Un'altra esplosione piegò una delle sue ali e un corrotto schizzò a tutta velocità verso di lui, tranciando l'abitacolo a metà e sollevando schizzi di olio rosso e carburante. L’estremità affilata di qualcosa affondò sotto il costato del francese, tranciando pelle sintetica, muscoli e legamenti, facendogli sanguinare naso e bocca mentre cercava di tenere il mezzo in aria. Ormai era ridotto a nient’altro che un rottame: stava perdendo velocemente quota, ma continuò a spingere i propulsori fino a quando non vide arrivare la terra sotto di lui. Ormai il dolore che sentiva dappertutto era diventato una sensazione sorda relegata nel retro della testa.

 

Non mancava molto. Doveva solo attirarli un po' più vicini alla costa: in quel modo non sarebbero riusciti a tornare indietro e cercare gli altri anche se avessero voluto. Ormai mancavano pochi metri: premette un pulsante e lo schermo dell'abitacolo saltò via, mentre rimuoveva le cinghie di sicurezza e attirava il comando dell'autodistruzione. Con una spinta delle gambe ormai intorpidite, si lanciò di sotto, mentre il suo Aereoscheletro si sollevava di nuovo ed esplodeva con un botto terrificante, abbattendo praticamente tutti i nemici più vicini e scaraventando gli altri indietro di vari metri. Lui atterrò malamente sul terreno, sentendo della sabbia morbida contro il volto, un intenso profumo salmastro e un moto di onde gentili a lambirgli le gambe: si guardò intorno e si accorse effettivamente di essere in riva al mare.

Guardando giù, si rese conto di avere vari pezzi di metallo e vetro conficcati nel braccio e nel busto e un grosso taglio frastagliato stava perdendo olio a fiumi, imbrattando la sabbia e l'acqua. Era sicuro che qualche circuito importante fosse saltato, perché Stranamente non sentiva più dolore. Anzi… non sentiva più nulla a dire la verità. Braccia e gambe pendevano inutili attorno a lui, e probabilmente sarebbe morto molto presto, ma gli stava più che bene. Aveva salvato Ivar, Momoko ed Ishley, aveva abbattuto uno stormo di Corrotti ed era riuscito a vedere di nuovo il mare. Era da anni che non ci andava più. Gli sarebbe piaciuto tornarci con suo fratello e la loro famiglia una volta finita la guerra. Chissà… magari gli avrebbe persino presentato Ivar. 《In un'altra vita magari.》 Sussurrò a sé stesso, mentre reclinava la testa sul lato.

 

**

 

Athal aprì gli occhi di scatto, un gran mal di testa a tormentarle il cranio e un rivolo di olio a colarle dalla fronte e imbrattarle i capelli. Che diavolo era successo? Si ricordava… la fuga dal Bunker, Becky che precipitava, lei e Natasha che cercavano di salvarla e poi… c'era stata una grande esplosione sopra di loro che le aveva scaraventate in basso e poi più niente. Si tirò su a fatica, guardandosi intorno. Aveva dormito fino ad allora in mezzo ad una specie di piccola radura fangosa in mezzo agli alberi che conosceva fin troppo bene e quel clima umido e afoso era inconfondibile: era finita di nuovo nel Rio delle Amazzoni. Quanto diavolo avevano volato per arrivare così a Sud rispetto al Bunker!?

Tra l’inseguimento da parte dei Corrotti e il tentativo di evitare che Becky si schiantasse da qualche parte, le era sembrato che il viaggio fosse durato poco, e invece doveva essere durato delle ore. Si tirò a sedere con un grugnito infastidito: era ricoperta di lerciume, gli stracci che indossava ormai erano sul punto di disintegrarsi e i suoi capelli erano un vero disastro. L'unica fortuna era che si era fatta solo qualche graffio, si disse, osservando i resti ormai accartocciati dei tre Aereoscheletri. Avrebbe potuto farsi molto molto più male. Sbarrò poi gli occhi quando si rese conto di non vedere le sue compagne da nessuna parte e iniziò a guardarsi intorno freneticamente. 《Natasha? Becky? Ehi! Mi sentite!?》 Urlò, cercando macchie di capelli rossi attorno a lei o tentando di captare qualsiasi suono di passi.

 

Iniziò a respirare pesantemente quando non sentì niente, cercando in mezzo alla vegetazione qualche segno o impronta delle sue compagne, ma non trovò tracce sicure. Che fossero state schiacciate dai loro mezzi o fossero cadute più avanti!? Era rimasta sola!? Cercò di scacciare questi pensieri ridicoli. Natasha non sarebbe mai morta per una cosa simile, e nemmeno Becky, però quel maledetto dubbio continuò a roderle. Se fosse davvero rimasta sola? Che cosa avrebbe fatto?! Avrebbe continuato a combattere biomacchine per i secoli seguenti? Si sarebbe nascosta per sempre in quelle dosgustose giungle umide!?

Un misto tra una risata isterica e un singhiozzo le sfuggì dalle labbra. Tra tutto quello che era successo nelle ultime quarantotto ore rimanere da sola sarebbe stato davvero il colmo! Aveva rischiato la pelle perché si salvassero tutti e ora doveva pure rimanere sa sola!? Lo schiocco di un ramo alle sue spalle la fece immediatamente scattare, la sua frusta che andava ad avvolgersi attorno al manico di una falce. 《Ferma Athal! Siamo noi!》 Disse Natasha, comparsa insieme a Becky da dietro degli alberi e rimettendo l’arma sulle proprie spalle, giusto prima di essere travolta per la seconda volta da un abbraccio della corvina. La russa era coperta di ferite, che stavano facendo scendere olio rosso dappertutto, ma non le importava nulla. Tanto ormai era già ridotta peggio di una pattumiera e poi era troppo contenta di rivederla viva.

《Ehi ehi, tranquilla. Stiamo bene》 Sussurrò la più alta, ricambiando goffamente la stretta pro mentre la ragazza si staccava.

《Dove Accidenti eravate finite!? Pensavo che foste morte!》

《C'è mancato poco con quello schianto.》 Ammise Becky, accanto a loro. Anche lei era coperta di sporcizia e tagli, ma adesso i suoi capelli scendevano poco oltre le sue orecchie.

《Che ti è successo?》 Chiese la corvina.

Lei si accarezzò i capelli. 《Hanno preso fuoco quando siamo precipitate e Natasha ha dovuto tagliarmeli. Ma rispetto a tutto quello che ci è successo oggi, è l'ultimo dei miei problemi.》

Tutte e tre si strinsero nelle spalle, il pensiero del Generale e del Bunker ancora marchiato a fuoco nella testa. 《Che cosa faremo ora? Siamo… siamo gli ultimi rimasti?》 Domandò l'ex guardia carceraria.

《Non lo so Becky. Davvero non lo so. Il Bunker e il generale non ci sono più. E tutti gli altri Yorha sono stati corrotti. Davvero non so che potremmo fare adesso.》 Rispose la russa.

《Beh… non ci possiamo arrendere. In qualche modo dobbiamo continuare a combattere.》 Disse la ragazza.

 

Athal la fissò con gli occhi sgranati. 《Ma dico stai scherzando?! Ti rendi conto che siamo rimasti solo in dieci e soprattutto che ci siamo divisi un'altra volta!? Non abbiamo più aereoscheletri, siamo sole, sperdute in mezzo ad una giungla e Ridotte così come siamo non potremmo battere nemmeno una pattuglia di biomacchine e tu vorresti che ci buttassimo contro il mondo intero!?》

《Ma… ma non possiamo arrenderci. Come faremo con gli esseri umani? Quando torneranno, lo faranno per trovare la Terra sana e salva e ricominciare a vivere qui, non per vedere un simile fallimento!》

 

《Oh, Non ci dovremo più preoccupare di questo.》 Rispose la corvina.

Le altre due giovani si guardarono immediatamente con un’espressione confusa. 《Di che stai parlando Athal?》 L'altra davvero non sapeva se mettersi a ridere o esplodere in lacrime. Di tutti i compiti ingrati che le erano toccati, adesso stava a lei raccontare alle sue compagne che tutti I loro sacrifici erano stati buttati al vento.

 

《Voglio dire semplicemente che non dobbiamo più preoccuparci di deludere gli umani perché non torneranno più. Loro… sono morti tutti. Da un bel pezzo, aggiungerei.》

Becky sbarrò gli occhi. 《Athal avanti, non mi sembra il momento di mettersi a fare stupidi scherzi. Siamo tutte stanche e probabilmente sull'orlo di una crisi di nervi!》

《Ti assicuro che non sto affatto scherzando. Ho avuto la stessa reazione quando Ivar me lo ha detto, ma mi ha mostrato le prove. Gli shuttle sono stati distrutti appena hanno lasciato l’atmosfera; c'erano dei blocchi di biomacchine che hanno teso loro un'imboscata e li hanno uccisi appena gli sono passati davanti. Non ci sono più umani da salvare.》

 

Becky sentì gli occhi pizzicare: suo padre e sua madre erano su quegli Shuttle, così come tantissime altre persone innocenti. Li aveva salutati poco prima che partissero, aveva promesso loro che avrebbe combattuto fino alla fine per proteggere la loro casa. Era riuscita ad andare avanti in quella guerra solo perché non aveva mai smesso di pensare a loro o ai suoi amici. E adesso, dopo la corruzione di tutto il loro esercito e tutte le battaglie in cui aveva rischiato la vita, scopriva che tutta la fatica, il dolore, la morte, i compromessi erano stati fatti per niente!

《Becky…》 Natasha si avvicinò, ma l'altra si allontanò. 《Scusate. Io… sono molto confusa. Ho bisogno di stare un po' da sola.》 Disse, andando via con il volto bagnato e le spalle che si muovevano a causa dei singhiozzi. La russa abbassò lo sguardo, per una volta lasciando che un’espressione sofferente intaccasse la freddezza del suo mondo. Non le importava che qualcun altro la vedesse in quello stato: Era semplicemente troppo stanca per pensare al rimanere composta o alle reazioni delle altre. Il senso di colpa era troppo grande da sopportare.

 

《Natasha…》 La voce di Athal la richiamò. 《Tu lo sapevi già vero? Degli umani.》

La ragazza trattenne il respiro, ma poi annuì. Non aveva senso continuare a mentire dopotutto. La corvina sentì chiaramente un macigno pesarle sullo stomaco. Una sensazione che odiava quasi quanto il sentirsi impotente: era spaventata… e forse si sentiva tradita. L'ironia della sorte. 《Perché non ce lo hai detto? Perché non lo hai detto almeno a me?!》 Chiese

《Cosa ti aspettavi di sentire Athal? Che tutti gli umani erano morti da tempo e che tutto quello che stavamo facendo non sarebbe servito a niente? Sul momento mi avresti dato della pazza e in ogni caso Non potevo raccontarti una cosa simile. Ne a te ne agli altri.》

 

《Avresti potuto fidarti di noi invece. Non ti avremmo mica denunciata al generale. E poi, Posso capire all’inizio, ma… dopo mesi che lottavamo insieme… tu sei la mia partner!》 La rossa si girò di colpo, gli occhi umidi.

《Ma credi che lo abbia fatto perché mi divertiva vedervi brancolare nel buio!? L'ho fatto solamente per proteggere te e tutti voi! Sapevo come avreste reagito tu, King, Ivar e Rahl se aveste scoperto tutti. E sai bene cosa avrei dovuto fare io se fosse successo! Il compito di quelli come me è sorvegliare ed eliminare tutte le minacce tra i ranghi degli Yorha, quindi avrei dovuto uccidervi tutti se aveste scoperto troppi segreti.》 Athal strinse I pugni. Aveva sempre avuto la sensazione che il generale avesse inserito nella loro squadra una tipo E del suo calibro per tenerli d'occhio e probabilmente farli fuori se si fossero in qualche modo ribellati, ma doveva ammettere che sentirselo dire da lei in persona faceva comunque un effetto completamente diverso. Ma Natasha non aveva finito.

《Io non volevo farvi del male. Inizialmente eravate semplicemente delle persone che comunque non mi avevano fatto niente, ma Quando ho iniziato ad affezionarmi davvero a te, a Ivan, a Becky… ho fatto di tutto per convincere il generale che eravate degni di fiducia. Le ho detto che eravate una squadra altamente dotata e le ho proposto di testare la vostra lealtà in qualche modo per dimostrarlo. Ho persino mentito quando mi ha chiesto in che modo avevate reagito. E ti giuro che tutte le volte in cui ci siamo salvate la vita a vicenda, tutte le volte che abbiamo parlato o combattuto insieme, non è stato parte di una recita. È stato reale.》

L'altra davvero non sapeva come sentirsi davanti a quella dichiarazione. Sentiva uno sgradevole groviglio di affetto, tradimento, rabbia e tristezza e per la prima volta in anni non era in grado di elaborarli. Era divisa tra il volerla abbracciare e il prenderla a pugni. Natasha aveva una relazione particolare col Generale di cui non aveva mai capito le dinamiche, ma era chiaro che tenesse molto alla sua approvazione, quindi mentire per proteggerli doveva essere costato uno sforzo notevole. Ma non poteva mettere da parte i sentimenti negativi. Non ancora almeno.

《Ma perché dopo che mi hai conosciuta come si deve non mi hai detto niente? Pensi che non sappia com'è soffrire o perdere gente che ami per colpa di qualcun altro!? Pensi che non sappia controllarmi?》

Stavolta vide un lampo di rabbia attraversare gli occhi della russa. 《Ti ho già detto che non era personale! E ti assicuro che non l'ho fatto a cuor leggero! Quando lo hanno raccontato a me, ho pensato seriamente di scappare da tutto questo. Anche io ho perso una persona importantissima quel giorno.》 Athal la fissò interrogativa. 《Mio padre era su uno di quegli Shuttle! Voleva unirsi agli Yorha come me, ma io l'ho convinto a fuggire perché temevo che potesse succedergli qualcosa sul campo! Se è morto come mia madre, è colpa mia. E se ti stai ancora chiedendo perché ho mentito a te e agli altri anche dopo avervi conosciuti, è anche perché ho un debito enorme col progetto Yorha che ora non potrò mai ripagare. Loro mi hanno chiesto di comportarmi così e anche se ti voglio più bene di quanto possa immaginare, non potevo tradire la loro fiducia fino a quel punto.》

Ormai anche lei stava definitivamente piangendo e si allontanò esattamente come Becky, lasciando la corvina sola a rimuginare coi suoi pensieri fin troppo confusi.

 

**

 

Rahl si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno confuso e con un tremendo mal di testa a tormentargli le tempie. 《Dove… che cosa…?》 Si chiese, prima di notare di essere dentro una stanza e soprattutto tra le soffici coperte di un letto con addosso un semplice pigiama. Si accorse anche di avere una fasciatura attorno a tutta la testa. Si mise le mani sulla fronte, cercando di ignorare il mal di testa e ricordare che cosa fosse successo: i Corrotti li avevano separati dal resto del gruppo e avevano aperto il fuoco, cercando di abbatterli.

Kyran ne aveva uccisi più di un paio, King si era praticamente catapultato addosso agli altri col suo Aereoscheletro e lui aveva abbattuto gli ultimi tre con dei missili, ma uno di loro aveva attivato l’autodistruzione e li aveva fatti precipitare tutti con un'esplosione talmente grossa da mandare in tilt le loro strumentazioni. Avevano lottato tutti e tre per tenere I loro veicoli in aria, ma alla fine si erano schiantati su una superficie che probabilmente era riconducibile ad un tetto. Aveva battuto con forza la testa durante l'impatto e poi… più niente.

 

Qualcuno però doveva averlo portato in quel posto e doveva avergli cambiato i vestiti con quel pigiama, oltre al fasciargli la testa. Probabilmente erano stati King e Kyran. L'albino sbarrò gli occhi e scattò in piedi. Giusto! King e Kyran! Dov'erano finiti!? Erano precipitati anche loro con lui. Erano feriti? Stavano bene?

Uscì dalla stanza di corsa, un braccio già trasformato nel suo fedele fucile, guardandosi intorno freneticamente. Era da tanto che non si sentiva così in balia delle proprie sensazioni e aveva tutti i sensi all'erta. La casa fortunatamente era abbastanza normale: c'erano mensole, tavoli e sedie, mobili e quadri alle pareti, però naturalmente ogni cosa recava uno spesso strato di polvere un po' ovunque e sembrava che i padroni di casa fossero andati via di corsa. Notò una foto che spuntava da sotto un mobile e, cercando di riprendere il controllo delle proprie emozioni, la raccolse. Raffigurati, c'erano un uomo e una donna sulla tarda quarantina con in mezzo una ragazzina di quattordici anni circa. Tutti stavano sorridendo davanti all’obiettivo, e probabilmente tutti loro erano morti ormai. Cercò di non pensarci e rimise la foto su una mensola. Lui aveva avuto più tempo degli altri per metabolizzare la notizia, ma pensare a tutte quelle famiglie uccise, ai bambini e ai neonati che avevano perso la vita in quella maledetta imboscata… gli faceva solo voglia di ridurre in polvere ogni dannata biomacchina. Come soldato aveva dovuto imparare che in certi conflitti, e in particolare nelle guerre, le vittime erano inevitabili, ma quello che era accaduto a quegli Shuttle non era un atto di guerra: era semplicemente un massacro gratuito di persone incapaci di difendersi, fatto solo per cattiveria o rabbia.

 

Sentì un rumore di passi in avvicinamento e immediatamente, si nascose accanto all’ingresso con il fucile pronto, ma poi le figure di King e Kyran entrarono nel suo campo visivo. Erano ancora più disordinati dell'ultima volta che li aveva visti: ormai i loro vestiti bastavano a malapena a coprire il petto e l’inguine ed erano tenuti insieme da delle cuciture non esattamente fatte a regola d’arte, i capelli e la pelle erano sporchi di terra, polvere e olio. Tutti e due sembravano stanchi, nervosi e pallidi e stringevano le loro armi in maniera spasmodica. Appena il biondo lo vide in piedi, gli venne subito incontro con un'espressione preoccupata.

《Rahl! Che ci fai in piedi? Dovresti riposare, quella botta ti aveva davvero ridotto male.》 《Domando perdono. Mi sono svegliato senza avere idea di dove fossi e voi non eravate da nessuna parte, quindi volevo vedere se vi fosse successo qualcosa.》 Rispose, cercando di spiegare.

Il ramato annuì. 《Eravamo usciti a dare un’occhiata a quello che sta succedendo fuori di qui. Diciamocelo, Un disastro peggiore di questo non potevamo trovarlo.》 L’albino si sedette sul sofà accanto a loro.

《La situazione è davvero così disperata?》

Kyran si ritrovò ad annuire. 《Purtroppo si. Qui a San Francisco gli attacchi sono stati violenti come in altre parti degli Stati Uniti, ma la città è stata comunque danneggiata in vari settori e ormai le strade pullulano di biomacchine e corrotti. Schiantarci su questo edificio è stato praticamente un miracolo.》

 

《Da quanto tempo ero incosciente? Ci sono state notizie da parte di Miss Natasha o degli altri? Avete avvistato dei senzienti?》 Domandò l'albino, già temendo la risposta.

《Ci siamo schiantati qui quattro giorni fa e tu non ti sei mai svegliato fino ad oggi. Ti abbiamo portato dentro appena è stato possibile, ma Per un po' abbiamo davvero temuto che saresti morto. Fortunatamente grazie alle cure che ci ha dato Momoko e ai tuoi attrezzi siamo riusciti ad arginare i danni, ma credo che dovresti riposare per un altro po'.》 Rispose Kyran, osservandolo preoccupato. Quelle ferite erano piuttosto serie, quella alla testa più di altre. Fortunatamente i corpi Yorha erano più resistenti e potevano guarire più in fretta di quegli umani, ma senza i tipi H o soccorso immediato certe ferite si sarebbero rivelate letali anche per uno di loro.

 

《Già. Prenditi il tuo tempo e riposa. Dopotutto… ormai quella è l’ultima cosa che ci resta.》 Commentò cupamente King, ripensando per l’ennesima volta al Buker. Quel posto era stato come una seconda prigione inizialmente, un posto dove era praticamente obbligato a vivere per il suo stato di Yorha e in cui non avrebbe mai voluto mettere piede, però dopo tutti quei mesi passati lì, dopo tutti i momenti passati con i suoi ragazzi e con i suoi amici… doveva ammettere che faceva male sapere che non esistesse più. Persino pensare alla morte del Generale era come una stilettata. Rahl scosse la testa.

《Siete riusciti a capire dove sono finiti gli altri? Possiamo contattarli in qualche modo?》

《No. Le radio degli Aereoscheletri sono state distrutte quando siamo precipitati. Abbiamo provato a dare un’occhiata, ma i circuiti sono completamente andati.》 Rispose il più giovane.

 

《Ma forse è meglio così. Se qualcuno intercettasse delle frequenze radio, potrebbero scoprire dove ci troviamo o dove sono loro. E ora che siamo separati e feriti, avere dei senzienti alle costole sarebbe una condanna a morte.》 Aggiunse Kyran. 《Per ora non ne abbiamo visto nessuno, ma dobbiamo stare attenti.》

L'albino lo guardò con aria sorpresa. 《Non si sono fatti vedere?! Nemmeno uno di loro? Com'è possibile?!》

《Potrebbero essere convinti che quei corrotti ci abbiano uccisi, oppure sanno che siamo vivi, ma non dove siamo. Credo che anche per dei senzienti sia difficile perlustrare un continente così grande. Il che è una cosa positiva: abbiamo tutti bisogno di riposo.》 Affermò il biondo.

 

《Si, ma che cosa faremo poi quando saremo di nuovo in piedi?》 Chiese il ramato, stringendo nervoso la sua spada.

Il biondo si morse il labbro. 《Non lo so King. Ti giuro che non lo so. Il Bunker è andato, generali e colonnelli sono morti o corrotti come il resto degli Yorha e noi ormai siamo rimasti quasi senza risorse o mezzi di trasporto.》 Anche lui aveva davvero l'aria esausta, abbattuta. Si sentiva talmente inutile e svuotato in quel momento. Stava addirittura arrivando a chiedersi se davvero essere sopravvissuti a quell'infezione di massa fosse stato un bene. Erano dei soldati senza più niente da proteggere, senza più compagni o una casa dove tornare. Non avevano nulla

《Secondo me dovremmo cercare di reagire. Non possiamo smettere di combattere e lasciare che il generale e gli altri siano morti invano.》 Affermò Rahl convinto, facendoli girare entrambi verso di lui.

《Stai scherzando, vero Rahl?》 Gli chiese il più giovane, un lampo di paura negli occhi grigi.

 

《Non… hai visto che cosa hanno fatto! In qualche modo hanno contagiato tutti gli Yorha del mondo, siamo rimasti solo noi. E anche se fossimo sopravvissuti tutti a quella maledetta caduta, siamo solamente in dieci contro quelli che ormai sono due eserciti interi Più i senzienti!》

L'altro sospirò. 《King, mi rendo conto che tu sia spaventato. Anche io lo sono e anche Kyran, ma non possiamo permettere che il Padrone delle Biomacchine vinca. Ha già ucciso tutti quegli umani sugli shuttle e ha fatto lo stesso con tutti gli Yorha che ha corrotto, se gli permetteremo di andare avanti così finirà per distruggere tutto ciò che resta del nostro pianeta.》 I suoi occhi scarlatti brillavano di convinzione.

Anche lui aveva paura, aveva ancora impresso nella mente il momento in cui aveva visto i suoi commilitoni venire corrotto attorno a sé, ma pensare a loro, a tutti gli animali che erano morti e persino al Generale e al Colonnello… non poteva permettere che le loro morti fossero vane. Avevano commesso dei crimini, avevano ucciso altri Yorha e avevano mentito a tutti loro per molto tempo, ma non si meritavano una fine tanto cruenta. Ed era anche preoccupato per King e Kyran. Loro due non erano feriti come lui, però avevano un'espressione molto più… esausta rispetto alla sua. Non aveva mai visto il primo così spaventato e il secondo così demoralizzato: Temeva che se si fossero arresi adesso, non si sarebbero più mossi di lì.

 

Il ramato intanto aveva stretto I pugni. 《E che cosa faremo quando saremo lì, eh!? Sarò costretto a guardarvi mentre vi fate uccidere per proteggere me o qualcun altro? Oppure dovrò vivere di nuovo con la paura che uno di voi si ritrovi impalato ad un obelisco o torturato fino alla pazzia come è quasi successo a te quella volta con Mizuhiro?》 L'albino provò a controbattere, ma l'americano lo bloccò. 《Non dirmi che non è vero, perché sono sicuro che lo farete. Lo fate fin da quando mi avete conosciuto: avete rischiato la vita per salvare una persona che nemmeno conoscevate e che avrebbe potuto essere la peggiore feccia di questa terra, eppure non avete esitato. Siete delle persone molto migliori di me, questa conversazione lo dimostra, e sono sicuro che se andremo a cercare il padrone, voi non tornerete vivi. E io ne ho abbastanza di vedervi rischiare la pelle. Che mi piaccia o no, tengo troppo a voi per vederlo succedere!》 Aveva il fiato grosso e le pupille dilatate. Si sentiva così arrabbiato, vulnerabile e debole.

Tutto il suo mondo era andato in mille pezzi per la seconda negli ultimi giorni, ma non avrebbe mai creduto di potersi sentire di nuovo così messo a nudo, come quando era bambino e il suo primo istinto era fuggire. Non era un atteggiamento da soldato, era uno da vigliacco, ma lui non era mai stato come Rahl e Kyran. Loro due erano i veri eroi, quelli che si erano sempre immolati per la causa, lui invece aveva pensato fin da subito che sarebbe dovuto fuggire una volta ottenuto il corpo di uno Yorha, e in quel momento si sentiva esattamente come allora: confuso, senza punti di riferimento e in balia del suo istinto di sopravvivenza che gli urlava di prendere i suoi partner e andare il più lontano possibile da lì.

 

Rahl avrebbe voluto dire qualcosa, mentre Kyran Aspettò che finisse la sua sfuriata, poi si alzò e lo strinse in un abbraccio, cogliendo il ramato di sorpresa. 《King, io capisco bene come ti senti. Non solo hai passato dei momenti orribili, ma sei stato anche costretto ad unirti a noi contro la tua volontà e hai perso tutto per ben due volte, il fatto che tu non voglia più combattere è comprensibile. E io… la penso come te: sono molto stanco e non voglio perdere te, o Rahl, avete reso l’ultimo anno il migliore della mia vita, e se potessi fuggire con voi, lo farei. In questi giorni mi sono già chiesto varie volte se valga davvero la pena andare avanti, data la situazione.》

L'albino si portò la mano alla bocca sentendolo, ma poi vide un piccolo sorriso increspare il viso del biondo. 《Vorrei davvero tanto ritirarmi con voi e tutti gli altri in un posto tranquillo, dove finalmente potremo dimenticarci di questa maledetta guerra, Ma proprio perché voglio trovare quel posto e non voglio vivere con la costante paura di perdervi… credo sia il caso di continuare a lottare.》

 

Il ramato scosse la testa, ma si era notevolmente rilassato, e a quel punto anche Rahl si unì all'abbraccio. Neanche sapeva perché, ma gli sembrava il momento più adatto: tutti loro erano stanchi, vulnerabili, e anche lui doveva ammettere di averne bisogno. Per quanto fosse stato addestrato come militare insieme a Kyran per mantenere il controllo, ma nessuno di loro aveva avuto modo di elaborare quanto era successo. La faccenda degli umani, la corruzione di massa, la fine dell'esercito Yorha e la morte dei loro superiori e commilitoni si erano svolti ad una velocità tale che nessuno di loro aveva avuto tempo per riflettere o sfogare lo stress causato da tutte quegli avvenimenti. Lui stesso aveva scoperto la sorte degli umani per primi, ma non era riuscito a smettere di pensarci, non sul serio. E la parte peggiore era che lui non aveva familiari in vita su quegli Shuttle, ma da quanto aveva sentito, Natasha, Ivar, Becky, Momoko e Ishley si. E in ogni caso, molte persone, come King avevano perso la propria libertà e la possibilità di crearsi una vita migliore per proteggere gli umani e quel sacrificio era stato ricambiato con il nulla.

Strinse maggiormente la stretta sui suoi fidanzati. 《Sta tranquillo King, non abbiamo intenzione di abbandonarti o di finire tra le braccia della morte; anche io voglio vivere in pace con voi quando questa storia sarà finita. Abbiamo sempre combattuto come una squadra e io voglio continuare a farlo: Che si vinca o si perda, noi tre rimarremo insieme, d'accordo?》 Sorrise, mentre Kyran annuiva, gli occhi più illuminati rispetto a poco prima.

 

Il ramato ricacciò indietro la commozione con una risatina. 《Grazie ragazzi. Mi… mi avete fatto diventare un vero pappamolle. Un anno fa vi avrei presi entrambi a botte e vi avrei trascinati via di peso.》 Disse, prima di dirigersi verso una delle stanze da letto. 《Ci penserò, va bene? Ora sono troppo stanco per riflettere decentemente e tutti e tre abbiamo bisogno di dormire. Ma… grazie. Grazie di tutto.》

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