Uno per tutti, tutti per Vale

di neveah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diagnosi ***
Capitolo 2: *** Silenzi ***
Capitolo 3: *** Un pezzetto di Vale ***
Capitolo 4: *** Angeli nella notte ***
Capitolo 5: *** Il palo del ritorno ***
Capitolo 6: *** Indizi ***
Capitolo 7: *** Strategia d'attacco ***
Capitolo 8: *** Allegra ***
Capitolo 9: *** Uno per tutti, tutti per Vale ***
Capitolo 10: *** Vulnerabilità ***
Capitolo 11: *** Festa di compleanno ***
Capitolo 12: *** Famiglia ***
Capitolo 13: *** Vita nel pluriball ***



Capitolo 1
*** Diagnosi ***


"Watanka!"

Un grido che è liberazione, incoraggiamento; forza nuova per superare il dolore e soprattutto è speranza: la speranza di potercela fare, la speranza per un domani migliore.

Se è vero che l'unione fa la forza, non c'è gruppo più unito di questi ragazzi pronti ad aiutarsi e a sostenersi a vicenda.

Leo, Vale, Toni, Cris e Rocco non appartengono ad una tribù di nativi americani ma si identificano con questa parola che, per assonanza, ricorda i Tatanka , i bisonti nella prateria del monumentale western "Balla coi lupi" . Perché questi ragazzi non ancora ventenni viaggiatori coraggiosi e guerrieri lo sono davvero. Quando tutto gli è stato contro, quando ciò che gli accadeva era più grande di loro e si sentivano impotenti questo motto, questo grido di battaglia, è stato la loro ancora di salvezza. Un mantra. Un'esortazione, un invito ed una spinta a non arrendersi mai.


"Watanka!"

Un coro di voci bianche, di bambini cresciuti troppo in fretta, piccoli Peter Pan e Wandy pronti a rendere onore ad una nuova vita e ad un infanzia spensierata.

Il loro vociare festoso e ridanciano, quasi angelico, anima e rincuora fuori dallo spazio più dolce e confortevole che ci sia in ospedale: il nido con le cullette a schiera dove la vita di ogni bimbo è una storia con personaggi colorati, buffi e pimpanti.

In uno di quei lettini Allegra, una neonata felice come implica il suo nome, si è addormentata nella copertina candida in lana e cotone, ciucciandosi il pollice ignara dei suoi cinque giovani paladini che vegliano il suo sonno e di cui lei (e Davide), come in una spirale, sono i loro angeli custodi.

Finalmente, dopo le incomprensioni e i litigi, la rabbia, le paure e la lontananza, i Braccialetti Rossi sono di nuovo insieme. Uniti (anzi riuniti) da un'amicizia più forte di qualsiasi avversità.


"Chi di voi è Valentino?"

Un'infermiera che indossa uno scrub blu e un sorriso amichevole spazza via, come un vento freddo, la spensieratezza del momento attuale e fa svanire i sorrisi dei ragazzi, di Valentino in particolare che si acciglia dietro tutte le sue incertezze.

"Il dottor Alfredi vuole vederti!"

Annuncia la giovane donna, precedendolo lungo il corridoio con le pareti affrescate da splendidi murales di farfalle che trasformano le monotone pareti in un'armoniosa esplosione di colori.

Il ragazzo registra appena la pacca di incoraggiamento che Leo gli batte sulla spalla, i "coraggio Vale" e i sorrisi fiduciosi e carichi d'affetto dei suoi amici.

La tensione gli si attorciglia sullo stomaco come un nodo e sprofonda nel buco nero dell'ansia mentre raggiunge lo studio del Dottor Alfredi.

É buffo che, nella stanza del professore, faccia bella mostra una riproduzione un po' rivisitata in chiave moderna dell'olio su tela "Visita del medico" , il cui dipinto originale, conservato nella Wellington Museum di Londra, fu realizzato nel Seicento dal pittore olandese Jan Steen.

Un ragazzo spiritoso e spigliato come Leo smorzerebbe sicuramente la tensione con una battuta dissacratori, del tipo " Per fortuna tra i capolavori collezionati da quel critico d'arte di Alfredi non possiamo ammirare Lezione di Anatomia!" ma le preoccupazioni di Vale occupano tutti i suoi pensieri rendendolo poco lucido perciò non c'è spazio per Rembrandt, l'arte e le cose belle in generale.

E di certo non lo tranquillizza lo sguardo velato di tristezza con cui lo accoglie Nora e, anche se la mamma gli accenna un sorriso che dovrebbe essere rincuorante, lui capisce che la donna è sull'orlo di una crisi di stress.

"Vieni. Vieni pure Valentino!"

Il dottore ha questo tono gentile e cortese, una grande capacità di metterlo a proprio agio, mentre lo invita a sedere accanto a Nora che intanto sta mordicchiando una pellicina intorno all'unghia curata.

Vale sprofonda malvolentieri sulla sedia in plastica dal design moderno e uno sgradevole odore di disinfettante gli da il mal di testa e lo rende ancora più insofferente in quell'attesa.

Un silenzio angoscioso, carico di implicazioni, di pensieri intimi e parole inespresse, accompagna la lettura attenta del Dottor Alfredi, i cui occhi studiano diligentemente e accuratamente tutte le analisi del suo giovane paziente.

"Il rigonfiamento sotto l'ascella si è rivelato una semplice pallina di grasso."

Esplica in tono professionale, quasi borbottando quel preambolo felice che non fa in tempo a distendere i visi di Vale e di Nora in sorrisi di sollievo.


Vale può sentire la stretta della mano di sua madre che acquista vigore nella sua, quasi che un sesto senso le suggerisca che questa è l'unica debole e inefficace arma in suo possesso per difendere suo figlio dalla prossima meschina sferzata del destino.

Impallidisce quando il dottore alza su di lui uno sguardo quasi colpevole e increspa le labbra in un'espressione che somiglia ad un sorriso mesto, ad un dolore contenuto.

Qual è la reazione di un medico empatico quando, con schiettezza ma con amorevole tatto, deve comunicare una diagnosi che cambia la vita ad un ragazzo già annientato una volta dal male?

"Valentino...Purtroppo la Tac ha evidenziato una massa sospetta nei tuoi polmoni!"

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Capitolo 2
*** Silenzi ***


I ragazzi che corrono verso una libertà ritrovata ridono come i bambini. Ridono con tutta la faccia, come se la risata arrivasse dalla pancia, a bocca spalancata, con gli zigomi sollevati e gli occhi semichiusi.

É quel tipo di risata così piena e contagiosa che Vale non può fare a meno di ridere di riflesso mentre osserva i suoi quattro amici riuniti da quella ilarità collettiva, ignari del fatto che il mondo di Vale si è appena spostato ancora un po' dal suo asse.

Il povero ragazzo si ferma nel corridoio a spiare la felicità degli altri, la gioia degli amici in contrapposizione al suo terrore, e quella risata solitaria di facciata per dissimulare il suo smacco personale. É troppo da gestire. Non è ancora pronto ad affrontare l'interrogatorio, le inevitabili domande di Leo, Cris, Toni e Rocco senza crollare.

Ancora una volta sceglie la strada che ha imparato a percorrere così bene negli ultimi mesi, quella che porta all'infelicità: fugge dal dolore.

Arretra a passo di gambero e sgattaiola fuori dal reparto, senza una meta precisa.

Le sue gambe (la sua gamba e mezza) ormai stanche cedono sul corridoio che porta alla palestra. Entrare in quella sala-attrezzi, con i suoi macchinari isotonici e macchine cardio, con i suoi pesi e palle mediche, è un colpo al cuore.

L'odore di gomma dei tappetini gli dà la nausea e, anche se i ricordi della riabilitazione post-amputazione gli affliggono la mente come mattoni che formano un blocco emotivo, entra.

La palestra deserta sembra a Vale il rifugio ideale per restare da solo e cercare di fare chiarezza in quel marasma di pensieri che lo attanaglia in una stretta morsa di angoscia.


Il sesto senso esiste; è il dono speciale di ogni mamma.

Nora e Vale hanno da sempre avuto una connessione speciale e così profonda che la donna sa percepire anche le più innocenti bugie.

É naturale quindi, quasi scontato, che sia questo angelo custode, guidato dal sui istinto materno, a scovare il ragazzo sconvolto.

Nora si lascia scivolare con la schiena lungo le spalliere, fino a sedersi a terra. Accanto a lei, Vale sta invece lottando per farsi scivolare via di dosso le inutili tossine.

Non tutto ciò che è liquido, però, può scivolare via. Ci sono lacrime nel cuore che non riescono ad arrivare agli occhi.

Valentino sta male ma non riesce a piangere.

Per un millesimo di secondo crede di poter attraversare la tempesta senza versare una lacrima e, invece, i suoi occhi asciutti che bruciano sono il segno di dolore e di un fardello troppo grande da poter sopportare da solo.

Nora gli prende la mano tra le sue, lasciandosi guidare dalla sua bussola interiore, quella che gli consente di intercettare i pericoli anche a distanza: non importa quanto sia lontano in questo momento Vale, una mamma riesce sempre a sentire e percepire gli stati d'animo di suo figlio.


"Domani sarà il compleanno di Leo. Volevamo organizzargli una festa a sorpresa..."

Sussurra con una voce appena udibile che sembra giungere da una dimensione parallela. La capacità di cambiare argomento dovrebbe essere una tecnica efficace per cavarsela in situazioni scomode ma Vale sa già che con sua madre non potrà fare lo struzzo . " Dovresti dirlo ai tuoi amici, Vale!"

Lo esorta infatti lei con tono dolce ma deciso. Non gli dà l'opportunità di nascondere ancora la testa sotto la sabbia, crogiolandosi nell'illusione di poter schivare un pericolo mortalmente serio.

Il ragazzo scuote la testa con fermezza, saldo nella sua decisione di non coinvolgere chi gli vuole bene nel suo nuovo, imminente, calvario. Si stringe al petto il ginocchio sano e si raggomitola su sé stesso cercando di farsi piccolo, piccolo nella falsa speranza di poter scomparire.

"Papà lo avvisiamo domani, allora. Con il fuso orario, sarà notte fonda adesso in Australia!"

Nora cambia strategia agendo da donna pragmatica, facendo uscire fuori lo spirito da avvocatessa insito in lei, tentando di prendere in mano la situazione per non sentirsi impotente, per ingannarsi beffardamente di poter avere qualche sorta di controllo sulla malattia ingestibile di suo figlio.

"No. Nemmeno a papà diremo un bel niente!"

Esplode il ragazzo, nella sua testardaggine assurda e fuori da ogni logica. Sua madre capisce che è una battaglia persa pressarlo e assillarlo quando è così emotivamente instabile.

L'unica cosa che può dargli in questo momento è il gesto d'affetto più bello e più potente, l'unica cosa di cui Vale ha bisogno: un abbraccio.

"Mi tortureranno, ancora una volta, con tutti quei terribili esami invasivi."

Le parole e le paure di Vale sfociano fuori in singulti soffocati contro la manica della maglia di sua madre. Nora lo tiene ancora più stretto e tra quelle braccia in cui correva da bambino per trovare conforto tutte le resistenze di Vale, finalmente, si rompono.

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Capitolo 3
*** Un pezzetto di Vale ***


Boccheggia, come un pesce rosso sulla superficie dell'acqua. Tira forti respiri ma sembra che il fiato non arrivi fino in fondo, che i polmoni non riescano a dilatarsi abbastanza per fare entrare tutta l'aria di cui ha bisogno. Vale cerca di sbadigliare, per avere sollievo, ma è difficile perché la fame d'aria è troppo forte.

Si mette a sedere nel letto, con la mano premuta sul torace: su quella minacciosa presenza estranea che incombe su di lui e tenta di fargli del male.

Il buio fa paura anche a diciassette anni e il sonno della notte genera mostri .


Sveglio in un incubo.

Con qualche difficoltà si mette in piedi, nel vuoto della notte, e sgattaiola quatto quatto dal suo lettino per non svegliare Leo che continua a dormire con un sorriso beato stampato sulle labbra e che ha una motivazione ben precisa: una bella notizia, la gioia di chi ha vinto la sua battaglia.

Paradossalmente, Vale ha colto la guarigione dell'amico come un assist per mentire, anzi per omettere al gruppo il suo reale stato di salute.

Non ha bisogno di restare in quella stanza e rischiare che la sua anima venga infettata dall'invidia, quella carie spirituale che può avvelenare un rapporto appena ricucito.


Poche ore fa i due ragazzi hanno avuto un confronto fraterno, aperto e schietto dopo una domanda a bruciapelo di Vale.

"Perché li hai tenuti per tutto questo tempo?"

Vale aveva indicato i dipinti che tappezzano quasi un'intera parete, esposti quasi a creare una particolare galleria d'arte.

Pescatori in mare. Onde che quasi sovrastano i fragili pescherecci in una sfida tra uomo e natura.

Un veliero solitario in alto mare e una grande solitudine che sembra avanzare tutto intorno alla nave.

Un surfista che misura i suoi livelli di paura nello sconfinato oceano, catturato nel momento in cui si muove lungo un tubo d'acqua. Affrontando l'infinito con una piccola tavola.

Cavalcando l'onda anziché affogare nella sua mostruosità.

La giovanissima e bellissima donna dalle mille sfaccettature e dal carattere complicato. La ragazza intrappolata tra acqua e ghiaccio .

Musica del mare, poesie brevi in cui vibra la passione e la sensibilità dell'artista.

Uno, nessuno, centomila. Maschere .

Le diverse facce di Vale.

Quando si risponde d'impulso si è più sinceri e Leo è sempre stato uno impulsivo, da risposte di pancia.

"Perché era un modo per tenerti ancora con me. Anche dopo che mi hai ferito e hai tradito la nostra amicizia, nei giorni più neri mi bastava questo. Un pezzetto di Vale !


La notte è assenza di suoni, calma e tranquillità. Un elogio del silenzio .

Vale ha bisogno di allontanarsi dai rumori dell'ospedale, suoni di vita e di malattia ,che aumentano ancora di più la sua tensione nervosa.

L'esterno, con gli ulivi sullo sfondo, gli ha sempre ricordato il cortile dell'ospedale di Arles dipinto da Vincent van Gogh.

Anche l'esterno dell'ospedale di Fasano è abbellito da aiuole fiorite perenni e, al centro, torreggia una fontana rotonda con erbe acquatiche.

La pace lo avvolge con il suo mantello di dolcezza mentre Vale si siede sul bordo, attratto dal contrasto tra il verde acceso dell'erba e il grigio della pietra.

Cullato dal cigottare chiacchierino dalla fontana, il ragazzo mette a nudo la sua sensibilità abbandonandosi ai suoi pensieri fluttuanti.

Cerca di nascondere gli occhi umidi, il suo dolore disperato, quando sente una mano che gli accarezza la schiena: un dolce ed ignaro conforto che ha un evidente effetto calmante su di lui.

"Ti prenderai un raffreddore. Torna in stanza con me!"

Anche con una scarsa illuminazione, le rughe di preoccupazione intorno agli occhi e alle labbra di Leo sono evidenti.

Vale si sforza di fare del suo meglio per modellare l'intensità della sua mimica facciale perché non riveli le sue vere emozioni.

Una campana in lontananza batte dodici rintocchi. Mezzanotte.

Un nuovo giorno, una nuova vita.

Un ragazzo che diventa ufficialmente uomo.

Vale controlla la sua voce perché non tremi troppo quando si volta verso l'amico con un largo sorriso e lo abbraccia con falsa allegria.

"Buon compleanno Leone!"

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Capitolo 4
*** Angeli nella notte ***


La ludoteca dell'ospedale questa sera si è tinta di verde!

Un colore che simboleggia la natura brulicante ed in crescita ed è associato alla giovinezza: ecco perché palloncini e decorazioni hanno tutti sfumature di questa tinta.

Non è la festa dei diciotto anni che Leo sognava ma balli e animazione stanno rendendo l'evento unico anche se la location è inusuale per un party. Il neomaggiorenne si è scatenato in un ballo dei palloncini insieme a Cris e a Toni, i tre si muovono con agilità e si divertono come bambini; anche medici ed infermieri per stasera hanno sovvertito le regole e, svestiti dei loro camici, si stanno rivelando persone affabili e divertenti.

Persino Mariapia Lisandri ha messo da parte la sua maschera di austerità e il contegno professionale e si è scatenata in un'imitazione amatoriale di passi di rumba seguita da un entusiasta Rocco.

Dal suo angolino Vale osserva tutti un po' a disagio, sentendosi come un imbucato alla festa.

Nessuno riesce a coinvolgerlo in un ballo di gruppo o in una conversazione ma i ragazzi sono troppo euforici per preoccuparsi davvero del suo malumore.

Vale riesce a resistere fino al taglio della torta.

Quando sgattaiola via, gli torna in mente una pubblicità di tanti anni fa recitato da una modella, nella parte posteriore di un taxi nero mentre abbandona una festa incredibile, prima della fine, proprio quando tutti gli altri stanno iniziando a divertirsi veramente.


Si ritrova rannicchiato nell'angolo di una stanza buia, nera e senza alcun colore anzi tutto è di un grigio conforme alla sua tristezza.

Dalla finestra socchiusa penetra un filo di luce e crea un'inquietante penombra. Senza che possa fermarla, dagli occhi di Vale rotola una lacrima. La spazza via velocemente ed in silenzio per paura che qualcuno possa udire il lieve rumore , anche se lì non c'è nessuno.

D'un tratto la paura lo folgora.


Poi una luce fredda si accende e mentre Vale socchiude gli occhi per abituarsi all'improvvisa luminosità si rende conto che, in realtà, è arrivata a consolarlo un angelo della notte.

Una dottoressa- amica fuori dal personaggio nel suo tailleur pantalone stropicciato e qualche ciocca di capelli ribelli che sfugge dal suo morbido chignon. Senza dire una parola, la dottoressa Lisandri gli si siede accanto pronta a cullare le sue paure.

"Quando cominciamo? Da dove cominciamo?"

Bombardarla di domande dà al ragazzo l'illusione di avere un minimo di controllo sulla sua malattia.

Resta impassibile anche se dentro ha una tempesta di sentimenti.

Oltre che competente un bravo medico deve essere anche onesto e, seppur con prudenza, non deve nascondere niente ai suoi pazienti.

Perciò Mariapia Lisandri decide di parlare chiaro al giovane.

"Domani. Ti sottoporremo ad una broncoscopia ed eseguiremo anche una scintigrafia."

Vale sospira pesantemente, senza nascondere la sua aria sconfitta.

Dovrà rifare gli esami, quelli brutti, con gli aghi .

"E poi?"

Non c'è ancora una risposta definitiva a quella domanda. L'unico sostegno che la dottoressa può offrire stasera al suo giovane paziente è una mano sulla spalla in un linguaggio non verbale di incoraggiamento.

"Coraggio Vale! Tu sei un guerriero!"

"Io non sono Leo!"

Obietta lui, sminuendo e facendosi beffa della sua capacità di resilienza.

"Perché non torni dai tuoi amici adesso?"

Tenta di esortarlo la donna consapevole che da soli non ci si salva.

Vale però scuote la testa e, sostenendosi alla parete, si tira in piedi.

"No. Me ne vado a dormire. A quanto pare da domani si scende in trincea!"

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Capitolo 5
*** Il palo del ritorno ***


"Ow...Ahia!"

Un'interiezione di dolore sfugge dalle labbra lamentose di Vale.

Una coda morbida come zucchero filato sfrega contro il suo naso, lo solletica e provoca uno starnuto che intensifica il dolore al torace.

Si ritrova dinnanzi a due grandi occhi glitterati e al corpo taurino di un peluche con le fattezze di un diavoletto della Tasmania che lo saluta con uno sguardo sprezzante, adagiato sul cuscino accanto ai ricci castani, simili alla scorza di una castagna matura, del ragazzo.

Avverte un lieve intorpidimento alla mano destra ma presto si accorge che è perché qualcuno gliela sta stringendo forte.

Indignato, punta i gomiti e cerca di tirarsi su trovando però poca collaborazione nel suo corpo indolenzito. Gentilmente, Marco lo risospinge sui cuscini.

"Papà..."

Chiude gli occhi e cerca di inspirare quel profumo di viaggio e di aereo impresso addosso a Marco come una seconda pelle, perché lo aiuti ad evadere qualche secondo da quella stanza, a viaggiare almeno con la mente.

Sandalo, eucalipto e buronia: una fragranza opulenta e sensuale che incarna il sogno australiano sono il suo pass per l'evasione.

E, fino a quarantotto ore fa, il signor Maggi si trovava, per lavoro, proprio nella terra dei sogni e dei colori.

"Cosa ci fai qui?"

Perciò la domanda di Vale, per quanto ovvia, è più che lecita soprattutto dopo che Nora ha tradito il suo desiderio di non dire all'altro genitore che lui sta di nuovo male.

L'uomo gli sfiora la gota in una tenera e lunga carezza che è eco dei suoi giorni d'infanzia. Quindi si schiarisce la voce carica di emozione.

"Nello stato di Victoria, nel sud-est dell'Australia, gli aborigeni usano la pratica simbolica del cosiddetto palo del ritorno . Prima di partire per un lungo viaggio che li porti in posti lontani, piantano un palo nel terreno inclinandolo verso la direzione della terra da cui sono partiti: indica loro la direzione da prendere per tornare al luogo d'origine. Ai loro affetti che hanno lasciato temporaneamente!"

È stato Vale, suo figlio, il palo del ritorno : dopo la telefonata di Nora, su tutto ha prevalso quell'amore ancestrale che lo ha portato a prendere l'unica decisione possibile che il suo cuore gli suggeriva.

"Ma il tuo progetto! Sono anni che ci stai lavorando!"

Obietta Vale, con il respiro spezzato.

Marco scuote la testa e replica dolcemente:

"Sei tu la cosa più importante al momento. Il mio unico progetto !"

Il ragazzo respira tranquillo. Sa di aver bisogno anche di un papà in questa sua nuova battaglia e, rilassandosi al tocco delicato dei massaggi circolari che Marco imprime sulla sua mano, si assopisce.


L'uomo resta seduto al suo capezzale cercando di imprimersi nella mente ogni particolare di quel volto giovane e bello abbandonato ad un sonno senza sogni: la fronte lievemente corrucciata, l'involontario battito di ciglia che somiglia a fragili onde e le labbra semiaperte che sbuffano contro il cuscino bianco.

Quanti momenti come questo si è perso in passato per seguire la sua cieca ambizione?

Resta seduto talmente a lungo che sente tutto il corpo intorpidito.

Decide di fare due passi per sgranchirsi le gambe e riattivare la circolazione sanguigna ma un'improvviso colpo di tosse sveglia Vale e impedisce a Marco di sgattaiolare via furtivamente.

Il suo ragazzo lo guarda intontito e confuso e al genitore non sfugge un gesto di delusione quando gli occhi buoni e sofferenti di Vale si soffermano sul soprabito ripiegato sul suo braccio.

"Faccio soltanto un salto all'edicola per comprare un giornale. Torno subito!"

Lo rassicura che non sta cercando di abbandonarlo.

"Ti porto qualcosa?"

Vale non risponde; si è già riassopito.


Le prime ombre che si allungano sembrano quasi l'acquerello di un bravo pittore. La penombra della sera gonfia le foglie ellittiche e coriacee degli ulivi facendo sembrare quegli alberi millenari dei giganti buoni al cospetto dei quali Marco si sente un bambino indifeso.

E, finalmente lontano dagli occhi di suo figlio, cede alla vulnerabilità: si appoggia al tronco nodoso illudendosi che sorregga tutti i pesi della sua anima martoriata dalle incertezze e poi scatta e, cedendo alla rabbia, scaglia un pugno sul ceppo contorto, incurante del dolore sulle nocche della sua mano insanguinata.

Proprio in questo momento di profonda solitudine e fragilità, un tocco esitante si poggia sulla sua spalla. Marco riconosce appena il giovane ragazzo sorridente che gli porge un pacchetto di fazzoletti di carta e non può evitare di affrontare quello sguardo incerto e discreto.

"Ciao papà di Vale. Posso stare un po' qui con te?"

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Capitolo 6
*** Indizi ***


Nessun uomo è un'isola, ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto !"

La strofa di John Donne, resa celeberrima dal romanzo Per chi suona la campana ricorda a Vale che l'amicizia è l'unico antidoto alla solitudine e che nessuno si salva da solo.

Vuole crederci, continua a ripeterselo ma sa che non è vero. È solo una balla che dice a sé stesso per sembrare più forte.

Non si vince mai da soli.

In realtà la sua scelta di allontanare gli amici è dovuta ad un'insicurezza di fondo, ad un fenomeno psicologico che potrebbe essere chiamato sindrome dell'impostore : sta attuando una sorta di auto-sabotaggio perché, dopo il suo deprecabile comportamento dei mesi passati, crede di non meritarsi l'affetto e il sostegno dei Braccialetti.


Leo però è tutt'altro che ingenuo e non si è lasciato infinocchiare dai falsi sorrisi accomodanti di Vale; ha sofferto troppo in vita sua per non riconoscere la multidimensionalità di quel dolore mascherato sul viso di qualcun altro.

Un indizio è un indizio . Dopo il colloquio con il Dottor Alfredi, esternamente Vale sembrava quello di sempre ma era impossibile non accorgersi quanto fosse scostante e turbato.

Due indizi sono una coincidenza . Nonostante la dottoressa Lisandri avesse cercato di mantenere il segreto professionale, a Leo non è sfuggito il fatto che, negli ultimi giorni, il suo ex compagno di stanza è stato sottoposto a nuovi esami diagnostici.

Ma tre indizi fanno una prova . Marco, il papà di Vale, è tornato e gli ha indirettamente confermato, col il suo pianto nascosto, che suo figlio sta di nuovo male.


Quando la sofferenza è troppo grande per essere gestita da soli, è fondamentale chiedere aiuto, tuttavia Vale ha deciso di adottare la strategia difensiva del riccio.

Ha deciso di imbavagliare le sue paure dietro un sorriso di circostanza e preferisce perseverare nella sua corazza.

Il desiderio di nascondersi a sé stesso e agli altri nasce dalle fumanti ceneri della delusione di non sentirsi compreso.

Non ha messo in conto di avere accanto degli amici pronti ad ascoltarlo e a restargli accanto in silenzio, con attenzione e senza pregiudizi.

Dopo aver raccolto indizi sufficienti a risvegliare la sua preoccupazione, Leo ha deciso di approfondire convocando un convegno di amicizia d'emergenza .

"Toni devi rubare la cartella clinica di Vale!"

Il leader non ci va per il sottile. A mali estremi, estremi rimedi .

"Ma io non posso..."

Il furbo, con reticenza, cerca di palesare le sue perplessità, sia per difendere il suo lavoro da inserviente ospedaliero che per tutelare la privacy dell'amico.

Nessuno ha il tempo di aggiungere altro.

"Non occorre che tu rubi nulla, Toni. Vi dirò tutto io!"

Camminando lentamente, il diretto interessato palesa la sua presenza attirandosi sguardi imbarazzati e mortificati. Vale non ci bada e, ansimando, si lascia cadere sulla sedia più vicina.

Gli altri ragazzi gli si dispongono intorno come un cerchio di luce intorno al sole. E Vale racconta tutto senza censure, lascia uscire fuori le parole come un torrente in piena.

Alla fine si accascia un po' di più su sé stesso svuotato ma sollevato di essersi alleggerito un pochino del suo ingombrante fardello.

Per tutta risposta si ritrova avvolto in un abbraccio collettivo che è più forte di mille parole.


È uno scalpiccio breve e frettoloso a staccare i ragazzi da quel groviglio di affetto puro.

Vale si raddrizza e stira le labbra all'indietro in un'espressione di autentica tensione ma anche di nuova determinazione appena riconosce il camice bianco della dottoressa Lisandri.

Dietro di lei ci sono i suoi genitori con dei mezzi sorrisi malinconici sulle labbra e tutta l'agitazione evidente nei loro occhi.

Leo, Toni, Cris e Rocco cercano di allontanarsi con discrezione ma Vale è disposto a fidarsi di loro fino in fondo.

"Loro restano. Non ho niente da nascondere!"

Con la sua famiglia naturale da un lato e quella che si è scelto dall'altro, Vale si sente pronto ad accettare qualsiasi responso.

La dottoressa sprofonda le mani nelle tasche del camice e lo guarda dritto negli occhi.

"Abbiamo due notizie: una buona e l'altra cattiva!"

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Capitolo 7
*** Strategia d'attacco ***


C'è un motivo per cui tante barzellette sui medici iniziato con c'è una notizia buona ed una cattiva . Spesso le brutte notizie sono così cattive che, quando succede qualcosa di buono, si tende ad esagerare.

La cattiva notizia comunicata a Vale non è tanto peggiore di quanto alla fine si aspettasse. La massa ai polmoni è un cancro, è operabile.

"Qual è la buona notizia?"

Chiede il ragazzo in un soffio appena udibile, scrollando le spalle scoraggiato.

"Non ci sono metastasi!"

La dottoressa Lisandri accenna un sorriso incoraggiante che però non arriva al cuore di Vale. Questa è la parte del suo lavoro che mette a disagio la donna: quando si trova ad essere arbitro di una giovane vita ma sa che questo è un discorso soltanto tra lei e Vale, gli altri presenti nella stanza sono adesso dei semplici comprimari, appendici della lotta che dovrà affrontare il ragazzo.

"Non si è diffuso per il momento ma chi ci dà la garanzia che non succederà in futuro?"

Quello che trafigge la dottoressa è lo sguardo cinico e spietato di un giovane e disilluso adulto. La corazza di Vale vacilla quando incrocia gli occhi empatici e comprensivi di Leo e all'improvviso si sente più vulnerabile di quanto vorrebbe mostrarsi.

"Mi avete già privato di una gamba, vi prenderete mezzo polmone ... Qual è il prossimo candidato di questo gioco al massacro?"

Adesso piange senza ritegno, come un bambino a cui hanno sottratto tutti i sogni.

Maledetto il mondo !

Vale s lascia cadere sulla sedia più vicina senza grazia, la testa tra le mani e il corpo scosso dai singhiozzi. Non si ritrae quando la Lisandri gli scioglie delicatamente il pugno serrato e inizia a massaggiargli il dorso della mano in un goffo tentativo di consolazione.

"Abbiamo la nostra strategia d'attacco, Vale. Non permetteremo che sia il tumore a vincere!"

Strategia d'attacco. Dall'arte della guerra: attività di suprema importanza per vincere il conflitto, sconvolgere la strategia del nemico, spezzare le alleanze, attaccare il suo esercito.

Bisogna essere preparati ad ogni imprevisto. Conosci te stesso e il nemico non potrà mai batterti. Conosci te stesso e il nemico e sarai invincibile .

"L'intervento chirurgico non è l'unica freccia al nostro arco ..."

Vale sa già che le altre munizioni si traducono in cure tutt'altro che piacevoli.

"Mi toccherà rifare la chemio, vero?"

Tira su con il naso cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni. Il silenzio della sua interlocutrice suona come una conferma.

"Per quanto tempo?"

"Quattro cicli. Forse sei!"

È una raffica di notizie spaventosa da gestire, le spalle esili di un diciassettenne non possono sopportare tutti questi mali.

Vale sprofonda ancor di più sulla sedia come un re deposto su cui torreggia una corona di paure e di sogni in frantumi.

Ha bisogno di una fuga dalla realtà seppur illusoria e di breve durata. Si tira in piedi incerto e allontana con uno sguardo aggressivo chiunque tenti di avvicinarlo.

"Che nessuno si azzardi a seguirmi!"

Vuole stare da solo.


Chi invece ha bisogno di rassicurazioni, di conforto e di confronto è Leo. È stanco di tenersi tutto dentro e rischiare che le sue emozioni facciano la fine dei fazzoletti di carta che finiscono in lavatrice, nascosti nelle tasche dei jeans.

Da quando ha perso Nicola, suo faro e suo maestro, c'è una sola persona di cui si fida abbastanza da aprirgli il suo cuore, sicuro che lo ascolterà senza filtri e senza giudizi.

A primo acchito Ruggero può sembrare un ragazzo rude e dai modi bruschi ma, in fondo, è una simpatica canaglia.

È nella sua stanza a maneggiare un mazzo di carte da poker come uno dei migliori croupier di Monaco quando Leo lo raggiunge con quell'aria di chi ha puntato un'altra mano al gioco anche senza credere più a niente e diventando persino indifferente.

Ruggero non fa una piega nemmeno quando l'amico sferra un pugno all'armadietto, non riuscendo a controllare la strana eccitazione nel distruggere qualcosa.

"Sono stufo di questo posto. Stanco di vivere sempre in bilico cercando di arginare il peggio sapendo che, inevitabilmente, il peggio arriverà!"

"Ti hanno dato un'altra mazzata?"

Ruggero non si scompone, continuando a mischiare le carte all'americana, con una sola mano.

"Questa volta la mazzata l'hanno data a Vale!"

Sia Ruggero che Leo, dopo essere stati ingannati, guardano ormai il mondo con disincanto. A stare troppo tempo lì dentro hanno perduto i loro sogni come oboli di cieco.

Anzi, se un bambino cieco chiedesse a Leo di descrivergli il mare lui lo accontenterebbe ma se gli chiedesse di descrivergli il mondo, piangendo, glielo inventerebbe.

Ha una sola certezza: vuole stare vicino al suo fratello-amico che credeva di aver ormai perso.


Vale è steso sul letto, la mente ingabbiata in pensieri che rischiano di farlo impazzire. Vorrebbe urlare, sbattere la testa contro il muro e invece si limita a respirare forte contro il cuscino cercando di calmare i battiti disordinati del suo cuore.

Una mano si posa protettiva sulla sua spalla e non ha nemmeno bisogno di voltarsi per sapere chi è.

"Non voglio morire, Leo!"

A mezza voce da sfogo alla sua paura più grande. La presa di Leo sulla sua scapola si fa più salda.

Vale non è più solo a raccogliere i cocci di una vita immaginaria stravolta per sempre.

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Capitolo 8
*** Allegra ***


Vale sente le sbarre della sua prigione mentale e fisica ingabbiarlo inesorabilmente mentre Leo si aggira per la stanza d'ospedale come un uccello di bosco a cui è stata appena ridata la libertà.

Una libertà che non ha soltanto il profumo delicato e piacevole dell'acqua di Colonia che impregni i vestiti casual che il ragazzo ha appena indossato per onorare la sua dimissione ma è qualcosa di più intenso, quasi impercepibile, forte ma allo stesso tempo timido.

Vale fiuta l'aria come un cucciolo esausto, come l'uccello in gabbia del proverbio che canta per invidia e per rabbia.

Prima di issarsi il borsone in spalla e raggiungere Asia, che lo sta aspettando nella hall dell'ospedale, Leo si siede sul letto di Vale accennando un sorriso sì malinconico ma anche naturale ed amichevole.

"Verrò a trovarti tutti i giorni!"

Leo è una di quelle persone che mantengono le promesse e Vale, per quanto si senta abbattuto, riesce comunque a salutare il suo amico con un sorriso amaro ma fiducioso.


In ospedale è facile che i giovani pazienti possano sentirsi soli, annoiati e frustrati perciò i genitori e gli amici di Vale hanno incastrato i loro impegni per intrattenerlo e distrarlo per la maggior parte della giornata.

Il dolore persistente al torace si è intensificato e la debolezza alle spalle e alle braccia è un ostacolo in più quando, in un raro momento di solitudine, il ragazzo ha deciso di ingannare il tempo disegnando.

L'avvilimento per non riuscire a compiere gesti semplici lo ha già costretto a dover rifare tre volte la punta alla matita e adesso, dopo il suo ultimo gesto di stizza, il portamine giace ai piedi del neoarrivato. Toni lo raccoglie e lo risistema pazientemente accanto ai materiali artistici dell'amico.

L'altro gli riserva uno sguardo infastidito e sdegnoso che non fa vacillare la gentilezza del simpatico inserviente.

"Come ti senti oggi?"

"Come se fossi stato investito da un autobus!"

Il giovane nel letto sospira esausto. In quella stanza si sente soffocare, non soltanto per colpa del suo polmone malato.

"Portami fuori, Toni. Per favore!"

"Ti avvicino la sedia a rotelle!"


Che bello stare all'aria aperta!

In totale simbiosi con quella natura madre, talvolta matrigna , beandosi del tepore dell'aria, della calma e della luce del sole che è un concentrato gratuito di vitamina D e un potente antidepressivo.

Vale non riesce nemmeno a camminare perciò si limita ad osservare gli ulivi che gli rammentano le tinte di un pomeriggio provenzale in uno dei quadri di Van Gogh. Non vuole passare quel breve squarcio di libertà a commiserarsi perciò si concentra su Toni, invogliandolo a parlargli della sua nuova vita, scucendogli aneddoti divertenti sul nonno, sull'officina e sulla scuola.

Vale ride di gusto e non perde il precario buonumore nemmeno quando una raffica ripetuta di colpi di tosse lo lascia senza fiato e stremato mentre Toni non può far altro che massaggiargli la schiena per cercare di calmarlo.

Quando il furbo suggerisce che forse è meglio rientrare, Vale protesta: la crisi è passata e anche il dolore si è attenuato. I due amici vengono interrotti nella loro discussione da un quadretto familiare sereno ed incantevole che li commuove. A pochi passi da loro si trovano Lilia, sempre bellissima sebbene le sue forme siano ancora un po' appesantite dalla recente gravidanza, Maurizio, un papà impacciato nel mostrare l'affetto incondizionato che prova per la bimba che trasporta in un ovetto per neonati, e Allegra, che difende con onore l'augurio racchiuso nel suo nome infatti sta dormendo sorridente e beata.

Come se avesse intuito qualcosa, la piccola si sveglia in quel momento senza piangere aspettando che la sua mamma la sleghi con agilità e la prenda in braccio.

"Oggi io e Allegra torniamo a casa. Non ce ne potevamo andare senza salutarvi!"

La pianista si gira verso il marito e si scambiano uno sguardo complice, come se stessero complottando in segreto.

"Dobbiamo ancora passare a firmare le carte delle dimissioni. Possiamo fidarci di voi due come babysitter per dieci minuti?"

Quella di Maurizio, padre amorevole ma straziato da un dolore inconsolabile, è un'ironia nuova e Toni annuisce tutto contento nel trovare due nuovi complici.

Lilia si sporge verso Vale per porgerle la neonata ma lui si ritrae, appoggiandosi contro lo schienale della sedia a rotelle.

"Non ho mai tenuto in braccio una bambina così piccola. Non so come fare!"

Spiega imbarazzato, abbassando quello sguardo timido che in passato ha conquistato molti cuori. La neomamma non demorde: gli poggia la neonata sul grembo, prende una mano di Vale e la sistema sotto la testa della piccola, poi gli afferra dolcemente anche l'altra e la mette sotto le anche in una presa a culla che permette a Vale di osservare bene il viso di Allegra e notarne tanti piccoli particolari. Con un tuffo al cuore si rende conto che la bambina ha gli stessi occhi vispi, da scugnizzo che aveva Davide.


Ritemprato dalla presenza di Allegra, un balsamo di vita per Vale, Toni decide di esternargli schiettamente la sua vicinanza.

"Lo so che sei stanco di stare in ospedale, Vale. Che sei stanco del dolore e delle analisi e che hai paura. La conosci quella canzone degli 883?"

Sebbene toccato dalla profondità delle parole di Toni, Vale approfitta di quella domanda fuori tema per tentare di stemperare le emozioni.

"Hanno ucciso l'uomo ragno?"

"No. É la dura legge del gol/ fai un gran bel gioco però/ se non hai difesa gli altri segnano/ e poi vincono ... "

Cerca di andare a tempo ma il canto non è il suo forte e infatti stona come una campana attirandosi qualche gorgoglio di protesta anche da parte di Allegra.

"Basta, basta. Non vorrai perforare i timpani di questa piccola innocente!"

Vale ride, agitandosi sul sedile e faticando a tenere una presa salda sulla bimba. Ha le lacrime agli occhi perché ha capito bene il significato celato dietro quelle strofe.

È la dura legge del gol

Gli altri segneranno però

Che spettacolo quando giochiamo noi

Non molliamo mai ...

Lo squadrone siamo noi .

Il motivetto che canticchia mentalmente è un'iniezione di fiducia: gli amici saranno la sua difesa.

"Grazie!"

Sussurra all'indirizzo di Toni. Sta per chiedergli di prendere lui in braccio Allegra quando Nora torna dalla sua spedizione in cartolibreria, carica di buste piene di album, acquerelli, carboncini, tempere e ogni oggetto adatto a distrarre suo figlio. Si avvicina per depositargli un bacio sulla fronte, leggermente calda.

"Puoi prendere tu in braccio Allegra, per favore? Questo tenero scricciolo mi sta uccidendo le braccia e la schiena!"

Sebbene Vale ostenti un sorriso disinvolto per mascherare la stanchezza, Nora e Toni si scambiano uno sguardo preoccupato.

"Sono un po' fuori allenamento ormai!"

Mormora Nora con voce incommensurabilmente dolce, mentre vezzeggia la neonata.

"Tenevi così anche me quando ero un piccolo mostro urlante in fasce ?"

Vale la prende in giro ma entrambi hanno bisogno di tornare, qualche secondo, a quel passato che è un rifugio sicuro. Le mani esperte di Nora sollevano Allegra, quindi le poggia la schiena contro il suo petto e le passa una mano sul torace.

"Ecco! A te piaceva essere tenuto così!"

Spiega la donna sperando che la sua voce rotta non la tradisca.

"Guardavi tutto ciò che ti circondava e sembrava volessi dire: Ciao mondo !"

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Capitolo 9
*** Uno per tutti, tutti per Vale ***


Da quando Vale si è ammalato, Nora e Marco hanno capito di dover combattere la malattia senza armi se non con la volontà di vedere loro figlio stare bene, sostenendolo e cercando di nascondere le loro più profonde preoccupazioni.

Così Nora, a poco a poco, è diventata infermiera suo malgrado. (Lei che si gira dall'altra parte quando deve fare un prelievo di sangue).

Marco, in qualsiasi parte del mondo si trovasse, ha versato lacrime senza fine durante notti insonni, chiuso nel silenzio più totale.

Anche se, negli ultimi anni, il dolore li ha divorati dentro su una costante sono stati sempre d'accordo: Vale li avrebbe dovuti vedere sempre sereni e sorridenti.


Quando, poche settimane fa, il male si è ripresentato i due hanno sentito la terra mancargli sotto i piedi e nei loro animi si sono alternati dolore, rabbia, paura ed incredulità. Pur consapevoli che l'ospedale è l'unico posto in cui Vale possa essere salvato, con occhi di genitori, vedranno fare su di lui ciò che non augurerebbero nemmeno al loro peggior nemico.

Tuttavia i diamanti si formano nelle viscere della Terra sottoposti a pressioni inimmaginabili e Vale ha risorse incredibili, che li spiazza per come sa affrontare questo inferno.

Una risorsa indispensabile per il benessere psicologico del ragazzo sono sicuramente i suoi amici che distendono i suoi nervi con più efficacia dei blandi sedativi che gli sono già stati somministrati per prepararlo all'intervento ormai imminente.


Nora e Marco restano nella cornice della porta ad osservare quel quadro di amicizia pura, più prezioso di un Picasso.

Leo, per quanto sia negato nel disegno, si è cimentato nella decalcomania di un quadrifoglio con sopra una piccola coccinella: anche i meno scaramantici concorderanno che Vale ha bisogno di tutti i portafortuna esistenti per affrontare una lobectomia!

L'opera di Leo viene immediatamente appesa al muro, accanto ai piccoli capolavori di Vale.

Il corno di Toni viene nascosto, per qualche minuto, nel brutto camice da sala-operatoria che il giovane paziente ha già indossato.

Il Nazar, l'occhio turco da sempre appeso alla collana di Cris viene sfilato e messo al collo di Vale.

Rocco si separa volentieri dal suo amuleto a forma di scarabeo egizio, paragonato ad Osiride che va girare il mondo, e lo pone sul lenzuolo bianco perché protegga il suo amico contro le forze del male.

Vale è commosso e sopraffatto da tutti questi gesti di affetto.

"I miei insostituibili moschettieri. Impetuosi e generosi!"

Ringrazia con voce tremante.

"Tre moschettieri e una Milady!"

Lo corregge Leo, strappando al suo amico fraterno un sorriso tra le lacrime quando ammicca verso Cris e conferma che, negli ultimi tempi, si è applicato sui libri più di quanto abbia mai fatto in passato.

Quindi afferra delicatamente la mano sulla quale è fissata già una cannula venosa e, a ruota, lo seguono anche Rocco, Toni e Cris nel suggellare il loro patto eterno nel quale la vita è più forte di tutti.

"Uno per tutti ... Tutti per Vale!"


Quando scorgono Ulisse avanzare nel corridoio, seguito dal barelliere e da un altra manciata di sanitari in camici verdi, Nora e Marco capiscono che si sta avvicinando il momento di salutare il loro cucciolo e di affidarlo a quei medici per cui rappresenterà una nuova sfida da trasformare in vittoria.

Si avvicinano al suo capezzale per incoraggiarlo con carezze e parole che vengono meno perché accetterebbero qualsiasi diversivo pur di non pensare al peggio e alle cose brutte che potrebbero succedere a Vale. Inaspettatamente è proprio lui a dar forza ai genitori.

"Sogno di tornare in mare! Probabilmente non farò mai parte della World Surf League e non cavalcherò mai le onde delle Hawaii ... Ma vi prometto che parteciperò ancora ad una gara di surf in futuro: non vincerò ma non arriverò nemmeno ultimo. Lotterò per il terzo o quarto posto!"

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Capitolo 10
*** Vulnerabilità ***


Gli ultimi giorni sono stati uno strazio: con il suo corpo deturpato e divorato dal male Vale, nel suo letto d'ospedale, sembrava un Cristo in croce.

Quando Marco arriva, la mattina del terzo giorno, lancia un'occhiata fugace alle ferite da cui fuoriescono i drenaggi per poi concentrarsi con più attenzione sulle espressioni di suo figlio notando con sollievo che l'ingombrante mascherine per l'ossigeno, che gli copriva metà viso, è stata sostituita da naselli più flessibili.

Significa che la respirazione di Vale è migliorata.

Nella loro staffetta d'amore, Nora e Marco hanno capito che non vince chi ha i giocatori migliori o più veloci ma chi collabora. E loro stanno facendo gioco di squadra.

L'uomo si avvicina al capezzale del ragazzo che, stimolato da Laura, è concentrato in esercizi di respirazione che coinvolgono fasci muscolari, gabbia toracica e sterno ma lo lasciano esausto.

"Basta!"

Ansima. Anche il fatto che riesca di nuovo ad esprimersi a parole e non si debba cercare di indovinarne le emozioni attraverso i suoi occhioni impauriti è un segno positivo.

L'infermiera capisce che è meglio non forzarlo e lascia Vale da solo con suo padre.


Marco prende posto sulla scomoda seggiola accanto al letto e prende tra le sue una mano del ragazzo.

"Allora, come si sente oggi il mio Kelly Slater ?"

Il più forte di tutti. Il re dei re.

Il ragazzo scolpito nel marmo che surfa come un Dio.

Un accostamento che deve suonare beffardo ad un Vale suscettibile, insofferente e sofferente allo stesso tempo.

"Se Ettore fosse stato cosciente mentre Achille faceva strazio del suo corpo ... Probabilmente avrebbe sentito i miei stessi dolori!"

Marco sorride : la strada per riacquistare le proprie autonomie, la propria vita, è ancora lunga per Vale ma sta dimostrando una grande forza di volontà anche nel saper scherzare sul suo martirio.


Con uno sforzo il ragazzo si tira a sedere sui cuscini, rifiutando con un gesto testardo l'aiuto di suo padre.

"Tu e la mamma non lo meritavate un figlio così! Un agglomerato di cellule impazzite che vi causa un guaio dietro l'altro!"

Non vuole piangere. Sente le lacrime pungergli gli occhi prepotenti, pronte a sgorgare come un fiume impetuoso, e deglutisce a fatica. Non è facile trovare le parole giuste in questo momento buio e Marco sa che nessuna sarebbe sufficiente a riempire i sentimenti, nessuna citazione di grandi autori potrebbe incoraggiare Vale o sollevargli il morale in questo momento.

C'è un'unica cosa che può fare: ascoltarlo.

"E se non guarissi mai? Non è giusto che questo male rovini la mia vita ma vi costringa a mettere in pausa anche le vostre. Dovreste essere i miei genitori, non i miei badanti!"

Le lacrime adesso gli rigano le gote copiose e soltanto il dolore al busto gli impedisce di esplodere in singhiozzi. Deve fare lunghi respiri per riprendere fiato e l'autocontrollo.

Marco si preoccupa quando vede il figlio boccheggiare e, senza esitare, chiama assistenza.


Pochi minuti più tardi, con Vale acquietato da una dose extra di farmaci, tocca a suo padre parlare, rassicurarlo mentre gli accarezza il braccio livido.

"Sai? Quando sei nato, sei arrivato senza istruzioni ma tutto ciò che devi sapere è che io e la mamma ti abbiamo amato dal primo momento che ti abbiamo visto. Lo so ho fatto degli errori e di questo mi dispiace, ma ho fatto il meglio che ho potuto. Ogni cosa l'ho fatta per te, l'ho fatta per amore. Sei mio figlio, la mia vita e i miei sogni di domani!"

Sotto i tubicini dell'ossigeno spunta un sorriso. Un sorriso dentro al pianto appena trattenuto.

"Io e la mamma saremo sempre al tuo fianco qualunque cosa accadrà. La nostra mano sarà sempre pronta a rialzarti e le nostre braccia ad abbracciarti. Saremo la tua forza nella fragilità la tua sicurezza nel dubbio, saremo la tua spada e il tuo scudo!"

Le mani del suo papà, che ora gli scostano una ciocca sudaticcia dalla fronte, sono tanto forti per afferrarlo, tanto grandi per abbracciarlo, calde e dolci per curarlo, svelte e pronte ad aiutarlo.

"Mi dispiace di averti fatto venire i primi capelli bianchi, papà!"

Nel sorriso di Vale c'è una scintilla birichina, irriverente. Una testarda volontà di non arrendersi anche se, provato dal rollercoaster emotivo dell'ultima mezz'ora, si assopisce con uno sbadiglio.

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Capitolo 11
*** Festa di compleanno ***


Nonostante sia ancora convalescente, Vale ha curato il suo look nei minimi dettagli per essere impeccabile: ha indossato una camicia a tinta unica e a maniche lunghe, elegante e casual allo stesso tempo, ha calzato la sua gamba artificiale sotto i jeans per avere più stabilità nei movimenti, e ha acconciato i capelli per dare ai suoi ricci un effetto bagnato come un divo del rock and roll.

Ora, seguendo le regole del bon ton, sta dritto come una freccia sulla porta per accogliere il suo gruppo di amici come un perfetto padrone di casa.

Non indagare cosa ti riservi il domani .

In una sorta di patto alla Cenerentola, Vale vuole dimenticare per qualche ora il futuro ancora incerto e complicato e concentrarsi sul presente, su quella spicciolata di ore di svago. Sul suo compleanno.


Leo, Cris, Toni e Rocco arrivano puntuali come orologi svizzeri, con i loro pacchetti originali e creativi riempiendo la casa dei loro sorrisi e della loro esuberanza.

Nora si è occupata dell'allestimento della sala addobbando il salotto con palloncini scintillanti, glitter e strass colorati e ha messo a punto un buffet succulento completo di stuzzichini salati, con tramezzini, salatini e pizzette, ed un angolo dolce con cabarèt di pasticcini e paste fresche alla crema assortiti.

Vale è grato che i suoi genitori si siano defilati, allentando la loro supervisione, lasciandolo a godersi la sua privacy e i suoi momenti insieme agli amici più cari.

Sebbene abbiano rinunciato a guardarlo a vista come falchi protettivi, Nora, non vista da suo figlio, ha fatto scivolare nella mano di Leo un bigliettino su cui ha appuntato il suo numero di cellulare per ogni evenienza o emergenza .


La festa non decolla.

Rischia di essere un flop perché con un Vale che ha bisogno di appoggiarsi sul divano già dopo una manciata di minuti, gli altri gli ronzano intorno con prudenza e circospezione e a tutti sembra di camminare sulle uova.

Queste eccessive carinerie nei suoi confronti lusingano ma allo stesso tempo demoralizzano il festeggiato: sebbene abbia cercato di eludere quel macabro pensiero, una possibilità gli si insidia nella pente come uno spillo; questo potrebbe essere il suo ultimo compleanno e lui non vuole sprecarlo con musi lunghi e sorrisi tristi ed impacciati.

Dopo aver ricevuto una stretta di mano comprensiva da parte di Leo, la riscossa parte proprio da Vale.

Afferra la bomboletta spray della panna montata e ne spalma un soffice ed abbondante ciuffo sul viso buffo di un sorpreso Toni. La reazione del malcapitato è così esilarante che serve a spezzare la tensione e, in una specie di effetto a catena anche gli altri si animano e la serata si vivacizza tra giochi da tavolo, barzellette e un'appassionata sfida alla playstation tra Vale e Leo.

Il diretto interessato non prova imbarazzo nemmeno quando Cris e Rocco gli chiedono il permesso di sfogliare i suoi album di fotografie e lui acconsente di buon grado.

Il passato rimanda immagini di un Vale a loro sconosciuto, bambino con un sorriso grande come il mondo, surfista in lotta contro il mare, sprazzi di felicità di una vita cambiata dalla malattia.

Sorprendentemente gli album si sono riempiti di foto anche in quei momenti in cui nessuno avrebbe fotografato Valentino di proposito: sovrappeso, senza capelli, con lo sguardo triste e spento di chi lotta ogni giorno per ritrovare le proprie autonomie, la voglia di giocare e scherzare, la forza di correre, la propria vita insomma.

Se le foto di quel Vale commuovono, il Vale neo-diciassettenne non si accorge degli occhi lucidi degli amici perché nel frattempo si è assopito. Il suo corpo lo ha tradito ancora una volta ma nessuno sembra risentirsene anzi lo sistemano in una posizione più comoda e restano a vegliarlo come angeli custodi.


Marco e Nora sono usciti a cena insieme e forse si sono concessi qualche bicchiere di vino di troppo perché rientrano euforici e contagiati da una strana ridarella che però gli si strozza in gola appena varcano l'uscio di casa e la realtà del loro figlio li riporta al presente come un duro schiaffo.

Proprio la delicata carezza di sua madre ridesta Vale che, con qualche difficoltà, si tira su a sedere stropicciandosi gli occhi gonfi di sonno.

"Perdonatemi. Sono stato un pessimo padrone di casa!"

Si rivolge agli amici, tenendo il capo chino.

"Beh ci sono delle culture in cui l'ospite non è sempre sacro. In Russia mi pare che gli anfitrioni se ne vadano a letto lasciando i loro commensali a tavola come se niente fosse!"

Leo, con la sua battuta frizzantina, è sempre l'appiglio che toglie tutti dal disagio.

"Non credo che Vale sarà così maleducato da mandarci via senza averci fatto prima assaggiare la sua torta!"

Gli va dietro Cris. Sentire proprio lei parlare di cibo con partecipazione riscalda il cuore.

Marco si occupa di predisporre le candeline e suo figlio lo osserva mentre le accende, poi si rivolge ai genitori con un sorriso dolce e colmo di speranza per il futuro.

"Quest'anno c'è una candelina in più e, per ovvie ragioni, io ho del fiato in meno. Mi aiuterete a spegnerle?"

Quindi il suo sguardo abbraccia anche gli amici.

"Tutti insieme?"

Tanti Auguri a te è un coro allegro e gioioso, il rito delle foto permette di scacciare i fantasmi passati e futuri, Toni che si vendica spalmando sulla faccia del festeggiato quasi l'intera fetta della sua torta è un piacevole diversivo, l'abbraccio collettivo che avvolge Vale è la più solida stampella su cui appoggiare il suo futuro.

È felice. Si sente vivo come non mai.

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Capitolo 12
*** Famiglia ***


Nora è svegliata da un bubbolio simile ad un tuono che brontola con voce da orco. Al secondo rumore sospetto capisce che qualcuno è già sveglio ed operativo in cucina e, controvoglia, decide di alzarsi dal letto.

È sorpresa quando nel corridoio quasi si scontra con un Marco che sta sbadigliando con gli occhi semichiusi, che però si spalancano subito appena si rendono conto che nessuno di loro due sta preparando la colazione.

Il trambusto continua. Sono rumori di chi apre il frigorifero, cerca nella dispensa, tira i cassetti.

"Credi ci siano i ladri?"

Butta lì l'uomo, attirandosi un'occhiata scettica da parte della (quasi) ex moglie. Come avvocato conosce le attività di home-jacking ma non abitano in un quartiere pericoloso, dove si possono aggredire le persone cogliendole di sorpresa.

"Se sono dei malviventi allora sono davvero troppo chiassosi!"


La cucina, messa a soqquadro, è un vero caos: il lavello straborda di piatti e ciotole da lavare, nella farina sparsa sul pavimento sono incise delle impronte che Marco rimane a fissare con un'espressione indecifrabile e l'aria è intrisa di un profumo delizioso ed intenso di vaniglia e cioccolato.

Un mezzo miracolo perché nelle ultime settimane sono dovuti stare attenti a quegli odori che facevano star male il loro ragazzo.

Vale stamattina non è sopraffatto dalla nausea. Si stacca dall'angolo cottura e accoglie i genitori con un sorriso, inclinando la testa, completamente calva, con un cenno leggero.

"Accomodatevi! Ho trovato la ricetta delle crêpes su internet!"

È uno spettacolo rassicurante e confortante, lontano dalla fatigue da cancro , vederlo gustarsi questi sprazzi di quotidianità e di ritrovata energia dopo i primi cicli di chemio.

Ha annodato un buffo grembiule rosso e bianco e cerca di destreggiarsi con disinvoltura tra spatole e padella nonostante il bendaggio del dispositivo PICC che si intravede sotto la manica sinistra della sua t-shirt.

D'impulso Nora gli si avvicina stampandogli un bacio sulla fronte e uno sulla punta del naso mentre Marco, osservandoli, ha la sensazione che sarà una giornata da ricordare, una di quelle da cerchietto rosso sul calendario anche se non accadrà nulla di particolare.

Una giornata benedetta dalla felicità trovata nelle cose semplici, apparentemente irrilevanti, nei rapporti veri e nei piccoli fatti quotidiani.

In Vale che li coccola e li vizia, riscoprendosi utile nel suo ruolo di figlio e facendoli sentire importanti, apprezzati ed amati.

Quanta vita intorno a quel tavolo da pranzo dove la famiglia si è riunita a far colazione! Un quadretto idilliaco interrotto dall'inopportuno trillo del telefono. Con espressione colpevole ed imbarazzata, Marco si allontana per rispondere.


Vale si offre di aiutare sua madre a sparecchiare. Ostenta più forza di quanta ne abbia in realtà e tenta la strada dell'archiviazione: vuole scordarsi i giorni in cui Nora gli tergeva la fronte madida e Marco gli teneva la mano durante le infusioni, vuole rifuggire i momenti in cui Leo gli massaggiava le scapole mentre lui vomitava anche l'anima o i pomeriggi in cui era così debilitato e sfinito che non riusciva a rispondere nemmeno con uno stentato sorriso alle battute di Toni, alla dolcezza di Rocco o ai tentativi di Cris di farlo mangiare.

Il peggio non è ancora alle spalle. E’ un sorriso incongruo quello che gli si dipinge sul volto pallido mentre il fiato non sale, mentre il debito d’ossigeno costringe i suoi bronchi all’estremo fischio d’aiuto.

L’aria gli stride nei bronchi e si sente meno pesante di una stoffa, ma non lieve come una nuvola, mentre sua madre lo fa sdraiare sul divano.


Da quando lotta di nuovo contro il mostro , Vale ha imparato ad accorciare le frasi lunghe, recidendo quello che non gli pare essenziale, potando aggettivi e avverbi ma sorridendo sempre.

"Lavoro?"

Chiede soltanto, quando suo padre gli si accovaccia accanto per assicurarsi che il malore sia passato. Non è questo Vale esile, magrissimo e delicato a mettere a disagio Marco ma quel suo modo obliquo e sornione di guardarlo sollevando un sopracciglio.

"Soltanto una trasferta di lavoro improvvisa. Non me la sento proprio di preparare le valigie per un viaggio last minute in questo momento!"

Il ragazzo si gira sulla schiena, punta gli occhi al soffitto e prende dei respiri profondi.

"Per quanto?"

"Solo pochi giorni. Nulla di importante!"

I sensi di colpa e i tabù legati alla malattia si levano nei pensieri di Vale come mulinelli di foglie destinati a cadere in pezzi. Si rivolge all'uomo con uno sguardo critico, ansioso e carico di aspettative.

"Vai papà. Non rinunciare per me!"

Sono soltanto pochi giorni e Marco sa quanto Nora sia abile nel prendersi cura del loro figlio ma percepisce una paura intensa che si traduce in un tuffo al cuore e alla quale non vuole assolutamente dar voce.

Vale però pare leggergli nel pensiero.

"Io non vado da nessuna parte. Mi troverai qui al tuo ritorno!"

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Capitolo 13
*** Vita nel pluriball ***


Negli anni passati a combattere contro il bastardo , come ha definito l'osteosarcoma che gli ha sconvolto la vita, Vale ha imparato che lamentarsi è come stare su una sedia a dondolo: ti tiene impegnato a fare qualcosa ma non ti porta da nessuna parte.

Vietato lamentarsi ! É stato il suo slogan incentrato all'ottimismo ma quando le cattive notizie hanno iniziato a succedersi con una rapidità tale da rendere impossibile qualsiasi valutazione razionale è restato ad avvolgerlo soltanto un mantello di paura, smarrimento ed indignazione.

"Io un'altra TAC non la voglio fare!"

Si ostina con aria drammatica, come un bambino che non vuole fare la puntura.

Sono a gruppo, sul prato rigoglioso sotto gli ulivi, e gli amici, nella loro opera di persuasione, devono essere le formichine che se si mettono d'accordo possono spostare anche un elefante .

"E se sono peggiorato? Se dovrò sottopormi ad altri cicli di chemio? Se tra due anni il cancro tornerà più aggressivo che mai?"

Il ragazzo dà voce alle sue paure pronosticando gli scenari peggiori.

Inaspettatamente questa volta non è Leo a farsi avanti nell'incoraggiante veste di terapeuta bensì Toni.

"Vale nessuno di noi ha una palla di vetro! Chi lo sa cosa ci riserva il futuro? Potrebbe accaderci di tutto in qualsiasi momento. Potremmo essere investiti da un autobus...O vincere alla lotteria!"


I risultati di quell'ulteriore esame radiologico, in effetti, per Vale hanno il sapore di una vincita al lotto!

"Il cancro è in regressione!"

Parafrasando una citazione di Woody Allen, il ragazzo innamorato del surf crede che non ci sia frase più bella che abbia mai desiderato sentirsi dire in tutta la vita.

Certo deve ancora condurre, per qualche tempo, una vita avvolto nel pluriball ma non gli pesa dover essere amato, accudito e protetto come se fosse un bambino.

Finalmente un passo avanti verso la guarigione!

E a prendersi cura di lui ci penseranno Nora e Marco, Leo, Toni, Cris e Rocco.

Il suo ossigeno, la sua forza.

Quando viene dimesso cammina per i corridoi ormai familiari a testa alta, come un guerriero sensibile ma mai fragile, e non è sorpreso di avere due angeli custodi schierati al suo fianco e gli altri quattro ad attenderli nello slargo dell'ospedale.

"Questa sì che è un'uscita di scena trionfale! Manca soltanto il suono delle fanfare!"

L'ironia è utile per migliorare la qualità della vita ed è sorella dell'intelligenza e per Vale è la luce che ne riaccende il sorriso sebbene sia costretto a tenere una mano premuta delicatamente sulle costole per alleviare il leggero dolore e debba appoggiarsi ad un muretto vicino per sostenersi.

"Questa non è un'uscita di scena Vale ma un nuovo ingresso sul palcoscenico della vita!"

Questa volta vuole credere alle parole di Leo.

Nonostante tutto, Vale si sente un ragazzo incredibilmente fortunato.

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