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Era
pericoloso farglielo notare, rischiavi sempre di saltare in aria, e la cosa non
era piacevole neanche per lui che poteva resistere indurendosi. Eppure la
verità era che Bakugou Katsuki sapeva essere di una
dolcezza disarmante, quando voleva.
Non davanti a tutti, quello mai. Ancora adesso che era un Pro Hero da anni Bakugou rimaneva sboccato e intrattabile come
ogni giorno, come se gli anni non fossero mai passati da quando andavano alla Yuuei. Eppure, appena rimetteva piede in casa, Kirishima sapeva che avrebbe tirato fuori tutta quella
dolce attenzione che riservava solo a lui, quando erano insieme. A casa.
ANGOLINO AUTRICE:
Sì, non si fosse capitolo ho
tanta voglia di scrivere per rifarmi di tutto il tempo in cui non sono potuta
essere produttiva.
E anche ultimamente difetto perché ho davvero davvero
molto lavoro e molto sonno arretrato.
Ad ogni modo, l’idea è questa: 50
drabble su coppie sparse del mondo di MyHeroAcademia.
La sfida iniziale era 100, ma sono troppe. Posso ancora cambiare idea in corso
d’opera, ma per ora mi tengo le 50!
Quindi, 50 capitoli!
Ammetto che alcune sono pronte, i
promt li ho già.
Se avete coppie da suggerire,
però, prego, sono pronta a tutto, anche al peggio!
Candida
come un giglio; bella, bellissima.
I capelli bianchi raccolti sapientemente, la coroncina di fiori rossi, forse
per onorare lui, spiccava fra quei ciuffi pallidi. Il fisico snello
perfettamente fasciato dall’abito da sposa. Enji, quando l’aveva vista il giorno del loro
matrimonio, aveva provato davvero qualcosa di simile all’amore, per Rei. Era
stato felice di averla scelta, seppur solo per il suo quirk.
E Rei sorrideva. Forse serena, forse lieta. Quantomeno lo desiderava.
Era stato solo dopo, che tutto era sfiorito.
L’aveva presa, non con la forza ma con infimi intenti.
Da allora aveva visto quel giglio appassire ogni giorno.
Toga
è una cacciatrice.
Punta la preda e non la lascia andare più. E se non riesce a catturarla, la
caccia continua finché non si sente soddisfatta. E al momento non le basta
ancora. Izuku non le basta ancora. Non ha neanche avuto modo
di averlo tutto per sé.
Per questo era stata così felice di prendere il posto di quella sciacquetta
della Shiketsu. Stare nello stesso posto del suo Izuku, poterlo cacciare come più le aggradava. E strusciarglisi contro, sentendo sotto di lei tutti quei
meravigliosi muscoli, specchiandosi nei grandi occhioni
verdi.
Ah, quanto lo ama, il suo Izuku.
Spesso
era soffocato da quella situazione in cui il Governo lo aveva costretto ad
entrare. Essere la spia doppiogiochista dei Villan, anche se per una buona
causa, era un enorme stress.
Prestare attenzione ad ambo le parti, Dabi a tenerlo
sott’occhio sia quando era con lui che quando prestava servizio come Hero, perché non si fidava.
E aveva ragione, a non fidarsi.
Ma era proprio per questo motivo che riusciva a trovare sollievo solo in un
posto.
L’ufficio di Endeavour era la sua fuga dalla realtà.
L’unico posto in cui rifugiarsi, per il dispiacere dell’Eroe Numero Uno,
permettendosi un sorriso.
Angolino autrice:
C’è da dire che rispolverare questo dopo gli eventi del manga mi stringe lo
stomaco.
Piango tantissimo, chi legge sa T.T
Un bacione, Asu
Bakugou
odorava di buono, sempre. Quando erano a letto, ancora di più.
A Ochako piaceva passargli i palmi aperti sulla
schiena, sui muscoli tesi, la pelle liscia falciata di tanto in tanto da poche
cicatrici. E quando Katsuki si piegava verso di lei e
fingeva di morderle le guance paffute, lei ne approfittava per inebriarsi le
narici del suo odore.
Era zuccherino, grazie al suo quirk.
Apparentemente, l’opposto esatto del suo carattere, scorbutico e intrattabile.
Ma in verità non era così.
Lo teneva ben nascosto ai più, ma Uraraka ormai lo
sapeva.
Non solo il suo odore era così piacevole.
Angolino-ino autrice:
A furia di scriverlo, parrà che io lo pensi davvero che Bakugou in
realtà sia un fiorellino x°D
Ma non ne sono poi così sicura x°D
“Sono
così…normale.”
Shinsoupunta gli occhi sul compagno, al
suo fianco.
Ojiro ha le ginocchia al petto, la coda prima intorno alla vita di Shinsou
adesso ha allentato la presa e picchia a terra, nervosa.
“Sì insomma... Sei stato incredibile, quest’anno, al Festival. Ti sei rifatto e
hai ricevuto molte proposte.”
“Anche tu.”
Ojiro non risponde. Sì, certo, anche lui.
Ma molte meno, perché il suo quirk passa decisamente
inosservato, rispetto agli altri.
“Monkey boy, essere normale non è un difetto. Vai
bene come sei.”
“Noioso?” “Gentile, onesto. Sei
una bella persona.”
Sorride. Poggia il capo sulla sua spalla. “Grazie.”
Angolino-ino Autrice:
AUGURI MONKEY BOY!!!
Lo so è domani ma domani mi aspettano 14 ore a lavoro e non potrò aggiornare
quindi, anche se porta sfiga: AUGURI OJIRO CICCINO MIO!!
La drabble è ambientata in un ipotetico futuro con
Shinsou in A, chi segue le mie altre milioni di storie su loro due sa ormai
come la penso.
Un bacione, Asu
La
pioggia sferzava con violenza, ticchettando incessantemente sul vetro.
Lei guardava ogni goccia picchiettare sulla vetrata del locale dove si era rifugiata,
colta di sprovvista da quella pioggia improvvisa.
Non aveva speranza di tornare a casa ben asciutta, stava solo cercando di
capire che strada fare per cercare di ottimizzare i danni e non prendersi un
malanno.
La mano delicata che le sfiora la spalla la fa sussultare.
“Jirou-san?” Yaoyorozu ha una voce deliziosa, supera anche il
fastidioso rumore della pioggia nelle orecchie di Kyoka,
avvolgendola con candore.
Scopre il braccio, creando velocemente un ombrello.
“Andiamo insieme?”
“Volentieri, Yaomomo!”
Angolino-ino autrice:
Oggi piove, quindi mi sembrava azzeccata questa drabble.
Un bacione a tutti, Asu
A
volte capitava anche a lui di sentirsi giù.
Il suo scintillio finiva per un attimo oscurato da qualcosa che non sapeva
identificare. Una vocina che gli diceva che così non sarebbe mai andato da
nessuna parte, non avrebbe mai raggiunto i suoi compagni.
Che era un codardo, nient’altro.
Sarebbe sempre rimasto indietro.
Per fortuna c’era Iida, a porgergli la mano e tirarlo
su, anche di peso.
“Sei stato molto coraggioso, Aoyama-san!”
“Io coraggioso?”
“Naturale! E grazie a te, siamo di nuovo tutti insieme!”
Stringe maggiormente la mano di Iida, facendosi
tirare verso gli altri.
“E’ perché sono stato scintillante!”
Angolino-ino autrice:
BUON COMPLEANNO AOYAMA!
BRILLA PER TUTTI NOI!
Non so perché ho scritto questo, è ispirata all’esame per la licenza
provvisoria!
Volevo qual cosina con Aoyama visto la
data e Iida mi è sembrato il più adatto. So che a
molti piace con Mina ma...scusatemi. Io proprio non li vedo insieme x°D Se non come amici almeno.
Un bacione, Asu
Era praticamente impossibile far star zitti Shirakumo
e Hizashi.
Ancora di più quando erano insieme erano due treni in corsa a cui Aizawa non
riusciva quasi mai a star dietro. A volte neanche ci provava.
Stava lì a far finta di ascoltarli, mangiucchiando la cannuccia della bibita,
alzando di tanto in tanto gli occhi al cielo.
Era limpido, l’aria tiepida. Sarebbe stato bellissimo sdraiarsi e dormire.
Ma per riuscire avrebbe avuto bisogno di silenzio.
Assoluto, meraviglioso silenzio.
E con quei due era infattibile.
Eppure, a Shota andava bene. Quel chiacchiericcio,
quelle risate, erano la sua casa e lo rendevano felice.
Angolino-ino autrice:
E’ più una Broship,
per altro sono in tre, ma adoro il loro terzetto e dovevo scrivere qualcosa!
SPOILER del manga ovviamente.
Un bacione, Asu
“Shota! Piazziamoci qui!”
Aizawa non riesce ad impedirsi di sbuffare. Maledetta Emi, il suo quirk, e la sua impossibilità a dirle di no.
“Piazza la tenda,” dice.
“Andiamo! Fatti una risata, goditi la natura! Guarda che meraviglia!”
Aizawa ispira forte.
“Entusiasmante.”
“Oh, coraggio!”
“Lo sono anche troppo. E paziente. Chiamami quando hai piazzato la tenda, Joke.”
“In che sen- oh.”
Lo guarda, persino sul suo viso per un attimo sparisce il sorriso. Ha tirato
fuori il sacco a pelo giallo e si è messo a dormire. Joke ride forte, di gusto.
“Sposami, Shota!”
“Richiedimelo quando smetti di farmi proposte assurde.”
“Ah!
Piano! Più piano, Kirishima!” Kirishima sorride, i denti aguzzi scintillano nella
semioscurità della stanza. Allenta un po’ la presa e fa vagare lo sguardo sul
compagno, che si succhia le labbra fra i denti, mordendole.
“Sto andando piano, Kaminari! Più piano di così mi
fermo!” Denki grugnisce uno sbuffo, stringe i pugni.
“Ti dico che vai troppo veloce!” Kirishima sbuffa, diminuisce la velocità del livello
di gioco, torna a prendere in mano il Joystick e a stringerlo per bene,
concentrato.
“Adesso non hai più scuse, Kaminari!” Kaminari umetta le labbra e ghigna, “Perfetto! Ti
fracasso, sta a vedere, amico!”
Angolino-ino autrice:
Penso che oggi abbiamo tutti bisogno di ridere un po’, quindi ho
pensato che loro due fossero i più azzeccati!
Spero di strapparvi un sorriso, anche piccinino.
Un bacione,
Stay strong! Asu
“Obbligo
o verità?”
Mina sogghigna, guardando Jirou fissa negli occhi.
Lei si mostra nervosa, si sposta a destra e sinistra senza alzarsi.
“Ve... obbligo.”
“Stavi dicendo verità!”
“Ho cambiato idea.” Ashido storce la bocca, “Molto bene. Allora... bacia
il ragazzo in questa stanza che trovi più carino!” Jirou impreca. Aveva scelto obbligo perché sapeva che
Mina le avrebbe chiesto chi le piacesse. Ma l’aveva fregata comunque.
“Allora?”
Guarda Kaminari, che sembra in attesa. Potrebbe
baciarlo. Ma non la darà vinta a Mina.
Non è così che lo scoprirà Kaminari.
“Penitenza.”
“Noiosa! Vai in cucina e mangia della cipolla.”
Dannata Ashido.
Quando
l’aveva visto la prima volta, l’ira era montata prepotente senza poterlo evitare.
I modi di fare di quel tipo erano insopportabili e per un attimo l’idea di
ridurlo in cenere era stata forte, e se non fosse stata per la presenza di Kurogiri probabilmente l’avrebbe fatto.
Ma col senno di poi Tomura doveva ammettere che Dabi era quello che più occorreva loro.
Era indomabile, ma anche il più forte fra i Villan che si erano uniti a lui.
Ed inoltre, la sua anima nera e putrida lo attirava come le api col miele. Dabi era affascinante.
E lui curioso.
TomuraShigaraki
aveva la pelle secca, le labbra aride e screpolate, persino i capelli erano
stopposi, se ci si passavano in mezzo le dita. In più, la pelle del collo era irritata
da graffi e tagli ogni giorno nuovi, a causa del tic di Tomura,
e le unghie mozzicate e appuntite non aiutavano.
Lo graffiavano di continuo, non c’era modo di fermarlo, e neanche voleva farlo.
Ormai, Dabi aveva deciso che doveva arrangiarsi con quello
che aveva.
Lo toccava meno possibile, non lo baciava. E neanche Tomura
lo cercava, neanche nell’istante in cui affondava in lui con sgarbo e
necessità.
Angolino-ino Autrice:
Chiedo perdono per il doppio aggiornamento sulla medesima coppia, ma oggi
dovevo ù_ù
Non si ripeterà più, promesso.
Bacioni, Asu
Come
ti ho detto ieri, ho deciso di dichiararmi ad Ojiro-kun.
Oggi sono andata da lui, dopo la scuola, l’ho preso in disparte e gliel’ho
detto. Limpida.
Mashirao è diventato tutto rosso, scodinzolava come un gattino. Era così
carino!
Mi piace, mi piace da impazzire!
Domani usciamo, mi ha invitata al cinema e poi magari andremo a mangiare un
gelato.
Ho paura che per lui sia un po’ strano, visto che sono invisibile, ma ho deciso
che proverò a baciarlo. Se gli piaccio anche io, non sarà un problema, no?
Ti terrò aggiornato, caro Diario.
Mille baci,
Tooru.
Angolino-ino Autrice:
Che forse è più una HagakureOjiro no? xD
Amate Ojiro anche voi, se lo merita! Amiamolo insieme!
Un bacione, Asu
Il
loro rapporto era sempre stato così, fin da quando Midoriya
aveva scoperto di essere un Quirkless.
Era una sfida continua.
Alla Yuuei, le cose erano destinate a peggiorare.
Perlomeno, era quello che Midoriya temeva,
all’ennesima rissa scattata proprio contro di lui, a poco più di metà anno.
Ma aveva sbagliato.
Dopo aver scoperto il segreto del OneforAll, Kacchan
era cambiato.
Gli era stato più vicino, era diventato più comprensivo. Lo spronava, sfidava,
incoraggiava.
Lo picchiava, insultava, ma non era più la stessa cosa.
Dopo ogni calcio, c’era sempre un bacio rubato di nascosto agli occhi degli
altri.
Angolino-ino Autrice:
In onore dell’ultimo capitolo, una BakuDeku
(coppia che ultimamente apprezzo sempre più) ci stava.
Spoiler del manga per Kacchan.
Un bacione, Asu
“Insomma,
la vuoi piantare?! Mi stai rompendo i timpani!”
“Zitta,
secca! Non sono cose che ti riguardano!”
“Stai facendo un sacco di rumore per niente, Bakugou!”
“Come
osi, secca?! Faccio saltare in aria anche te!”
Se
c’è una cosa che Jirou ha capito, dopo tre anni di
scuola con lui, è che c’è un solo modo per far smettere il costante rumore
emesso costantemente da Bakugou, fra urla e imprecazioni.
Un
solo, unico modo per salvare i suoi timpani.
Tappargli
la bocca.
E
c’è un solo modo per tappare la bocca a Bakugou Katsuki
e non rischiare la vita.
Mina
adorava mettere le mani in quei capelli rossi come il fuoco. Il fuoco che Kirishima metteva in tutto quello che faceva.
Rosso come il suo HeroName,
rosso come lo spirito stesso di Kirishima.
E Mina era sempre al settimo cielo quando Kirishima
veniva da lei, mascherando l’imbarazzo con uno dei suoi adorabili sorrisoni, e gli chiedeva aiuto per la tinta.
“Ma prima chi ti aiutava, stellina?” glielo aveva chiesto un giorno,
distrattamente, con i guanti macchiati del rosso della tinta e la testa di Kirishima fra le mani.
Lui aveva sorriso, “Nessuno. Lo chiedo solo perché sei tu.”
“Se
muori ti faccio saltare in aria, bastardo a metà!” sbotta, tirandoselo a fatica
sulle spalle.
Gli fanno male le braccia, e Todoroki pesa molto più di quello che sembra
guardandolo.
“Hai capito che cazzo ho detto, stronzo?”
Silenzio. Era cosciente, lo percepiva dal respiro, ma se era messo così male da
non riuscire a parlare, era un vero problema.
La ritirata non era mai stata la prima scelta di Bakugou, ma quella volta non
aveva scelte.
Non poteva lasciar morire lo stronzo a metà.
Non davanti ai suoi occhi. Aveva una rivincita da prendersi, su più d’un
fronte.
“Resisti!”
Angolino-ino Autrice:
Sì, lo so. Direte che non sembrano una coppia ma oh, uno è Bakugou,
che posso farci x°D
Non so perché ho scelto questo prompt per questa
coppia. Forse se lo riterrò necessario gli darò più spessore più avanti.
Magari con qualcosina di più dolcino.
Comunque GRAZIE GRAZIE per i commenti alle
precedenti.
Rispondo appena ho un attimo.
Ma vi leggo tutte <3
Un bacio enorme, Asu
AllMight
ha sconfitto AllforOne, almeno in apparenza, ma la sua sete di giustizia che
lo ha sempre caratterizzato e che sempre gli ha impedito di rimanere fermo a
guardare si è portato via un vecchio amico, troppo preoccupato per rimanere a
guardarlo rovinarsi. Tsukauchi lo capisce bene, lo stato d’animo che muove
le azioni di Nighteye.
Ma nonostante questo, proprio non può abbandonare Toshinori.
Adesso che quella ferita pulsa sul fianco, non smetterà di porgergli la mano.
Può fare poco, pochissimo, nel suo essere quirkless.
Ma finché potrà, a costo lui stesso della vita, non lo abbandonerà.
Angolino-ino Autrice:
BUON COMPLEANNO ALL MIGHT! SCUSA SE SONO IN RITARDO, TE LI FACCIO OGGI.
AUGURI TOSHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Comunque lo so. Lo so. La coppia è improponibile.
Ma io li ADORO. Cioè, li adoro come Broship. Ma siamo
in una raccolta multiship quindi beccatevi l’accoppiata!
Un bacione, Asu
Gli
affonda il volto fra le spalle larghe, sparendo in quell’abbraccio che per una
volta è stato Tamaki stesso ad iniziare, seppur rosso
fino alla radice dei capelli.
Ma aveva bisogno di sentirlo, nonostante lui non avesse perso niente e nessuno.
Non un mentore. Non il proprio Quirk.
Quindi chissà come doveva sentirsi Mirio, in quel
momento?
E lui voleva esserci. Sempre. Quando ne aveva bisogno. In pubblico o in privato
che fosse.
“Tutto okay, Mirio?”
“Adesso sì.”
Il gran cuore di Mirio l’aveva portato a perdere
troppo, ingiustamente.
Adesso Tamaki sapeva di doverlo tenere su con cura,
per proteggerlo.
Angolino-ino autrice:
Loro sono LA Coppia. Per eccellenza.
Li amo, li adoro, li venero.
Spero piacciano anche a voi.
Un bacione, Asu
Il
fumo è densissimo, non si vede più niente ormai. Devono trovare un modo per far
arrivare le maschere antigas di Yaoyorozu a tutti, e
se possibile salvare anche gli altri, visto che hanno il permesso di combattere.
Però, prima di iniziare la folle corsa alla ricerca di quei Villan che hanno
distrutto il loro ritiro estivo, Tetsutetsu allunga
la mano e cerca quella di Kendo, sfiorandone appena le dita.
E lei le stringe, forte.
Si vede a malapena, attraverso quel dannato fumo, ma così sanno di stare bene
entrambi.
“Di qua, TetsuTetsu!”
“Pronto!”
Allentano la presa, ma restano vicini.
Li
vedeva sempre, nel cortile.
Dal suo posto accanto alla finestra poteva vedere il corridoio che portava
verso le due palestre principali, dove si allenavano la B e la A, a cui presto
si sarebbe unito anche lui.
Per ora però poteva solo guardare.
Ma più dei suoi futuri colleghi, le ametiste catturavano altro.
Caldi sorrisi, risate, sguardi d’intesa.
In più di un’occasione, nascosti dopo le lezioni, li aveva visti anche
scambiarsi piccole effusioni. Niente di eccelso, perché erano a scuola.
Solo carezze. Mani che si sfioravano.
Ma faceva male vederli così, Ojiro e Shoji, era una
spina perenne nel cuore.
Perché quella coda non sfiorerà mai il suo volto.
Angolino-ino autrice:
Non fate troppe domande su questo.
La coppia mi piace, mi piacciono tutte le coppie con Ojiro x°D
E Shoji merita amore, TANTO AMORE.
Ma la presenza di Shinsou...è stato istintivo, visto il prompt.
E’ la mia anima ShinOji che urla.
Un bacione, Asu
“Shota, you’re tired?”
“Mmh.” Hizashi ride, accarezzando i corti capelli di Shota, che gli tiene il capo sulle ginocchia.
E’ tardi. Dovrebbero tornare a casa, ma ormai sono lì e Yamada
non ha voglia di alzarsi.
“Allenamento duro, eh?”
“’Zashi, fammi dormire.”
Ride ancora, scoccandogli un bacio sulla fronte. Shota
chiude gli occhi, in un attimo già dorme.
Sopra di loro, il cielo è limpido.
Quando riabbassa gli occhi, l’Aizawa accanto a lui è adulto, e quella scena del
loro passato si sovrappone al presente.
Sono ancora insieme.
Quando è stanco, gli poggia ancora il capo sulle ginocchia, per dormire.
Trovare quello che si cerca è sempre difficile.A volte impossibile, quando non sei neanche del tutto certo di quello
che stai effettivamente cercando.
Ti guardi intorno e sbirci, frughi, scavi. Ma rimani sempre con un pugno di
mosche.
Le mani sporche, ferite, le unghie nere… ma vuote.
Senza ottenere quello che si bramava, qualunque cosa fosse.
Senza sapere neanche se è qualcosa di concreto, reale, o se è intangibile.
Senza sapere che a volte basta alzare gli occhi, togliere le mani dalla terra e
guardare chi ti è vicino.
Ma quando alza gli occhi, Aizawa non vede nulla.
Da quel giorno di quindici anni prima, tutto è stato vuoto.
Angolino-ino Autrice:
Oggi tripletta del terzetto più
bello, secondo me anche più dei tre protagonisti, che questo manga ci ha
regalato: Aizawa, Shirakumo e Mic!
Con tre drabble diverse per tre coppie diverse.
Spero vi piacciano.
Un bacione, Asu
Shoji raggiunge Hagakure, dopo la prova in cui battuto Snipe esclusivamente
grazie a lei.
Non è certo di poter considerare il suo gesto il frutto di una buona strategia,
e non piuttosto di un caso fortunato ma sia quel che sia, è stata più brava di
lui.
E proprio per ringraziarla di questo, le si avvicina.
“Hagakure.”
“Oh, Shoji! Siamo stati forti, non è vero?!”
Non fa in tempo neanche a rispondere. Tooru ha ancora
solo la divisa eroe –quindi niente- e sente
perfettamente i seni premere sulle braccia.
Ora capisce Snipe, e la sua reazione.
Arrossisce anche lui.
“H-Hagakure...”
Angolino-ino Autrice:
Qualche giorno fa è stato il compleanno di Hagakure
e ce lo siamo scordati!! (O almeno io! X°D)
E visto che oggi è il compleanno di Satou
(AUGURISUGARMAN!) gli aggiornamenti di
oggi saranno dedicati a loro.
INOLTRE ho deciso che non saranno più 50 drabble ma
100!
100 Drabble in cui le ultime 15/20 saranno dedicate
alle mie accoppiate preferite fra quelle già affrontate!
Per tutte le altre preparatevi alle coppie più ASSURDE perché mi sono davvero
sbizzarrita!!
“WaaahSatou-san! Sono mochi!” Satou sorride, le goti sono leggermente rosate ma non
se ne accorge nessuno, visto come sono tutte concentrate sulla sua nuova
creazione dolciaria.
Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato così facile, anche per lui,
conquistare l’affetto delle ragazze semplicemente sfornando delle torte ogni
tanto?
Eppure è così.
Lui, però, un certo interesse per una di loro in particolare l’aveva. E la
totale mancanza di controllo di lei davanti ad ogni suo dolce lo riempie di
gioia.
Spesso cucinava solo per lei!
Chissà se un giorno se ne sarebbe accorta.
“Sono i tuoi preferiti, Ochaco-chan?”
“Squisiti!”
“Tooru-chan!” la voce di Mina è stranamente melliflua, mentre
esce dal bagno della sua camera.
Hanno deciso di fare un pigiama party, ma in realtà sono solamente loro due.
“Wow, Mina-chan, come sei sexy!” Tooru batte le mani, a Mina dispiace poter vedere
solo il suo pigiama e non la figura della ragazza. E’ dura amare qualcosa che
non vedi, che non puoi godere anche con gli altri sensi. Quella camicia da
notte fucsia semitrasparente avrebbe dovuto mostrare un corpo provocante,
invece ci vedeva il letto attraverso.
Ma che importava.
C’era lei che era abbastanza ammiccante per entrambe.
“Sto arrivando!”
Tokoyami trattiene il fiato, traballa ancora un po’,
per un attimo teme di precipitare ma è riuscito a tenersi comunque su. Quasi
non ci crede.
Sta volando.
“Che ti avevo detto, Tokoyami-kun?” trilla Hawks, librandosi accanto a lui. Le maestose ali da falco
lo sovrastano, come a proteggerlo dal sole che picchia, quel giorno di inizio
Ottobre.
“Come ti senti a volare liberamente?”
“E’ fantastico, Hawks-san!” Hawks ride, cristallino. L’ombra delle sue ali lo
abbandona e un attimo dopo l’Eroe Alato plana verso il basso, un gabbiano
solitario gli vola accanto e Hawks risponde girando
su se stesso.
E’ fantastico, sì.
Volare, e la libertà che Hawks gli ha regalato.
Angolino-ino Autrice:
Questi due capitolini in onore del capitolo che questa settimana è saltato
perché Horikoshi è un lavativo.
Chi ha letto sa perché li ho scritti –specie il
precedente.
Chi non ha letto si goda le strane coppie.
Un bacione, Asu
Hanno deciso di passare insieme la mattina del primo, quando si sono incontrati
in preghiera al Tempio. Non se lo aspettava nessuno dei due, ma è stato
piacevole incontrarsi dopo quasi dieci giorni che non si vedevano, dall’inizio
delle vacanze invernali.
Si sono allontanati insieme dalle rispettive famiglie e si sono messi l’uno
vicino all’altro, per la consueta preghiera di inizio anno.
Poi Shouji gli ha offerto i dolci tipici che aveva
comprato.
Per ricambiare, Tokoyami gli ha preso un amuleto per
scacciare i cattivi presagi, più che mai utile nel loro mondo.
“Buon anno, Shouji-kun.”
“Anche a te, Tokoyami.”
Da quando la sua storia con Mt Lady era diventata di dominio pubblico, la
domanda più gettonata fra i giornalisti era sempre la stessa: com’era successo?
In
effetti, spesso se lo chiedeva anche lui.
Yu era pigra, goffa, a volte
pareva del tutto disinteressata ad essere un’eroina e usava il suo sex appeal
per ottenere tutto quello che poteva. Era anche gelosa, asfissiante, a tratti
insopportabile.
“Shinjiiiii!”
“Ecco
appunto! Dormi!”
Ma
dal ritiro di AllMight,
aveva scoperto un lato di lei che nessuno conosceva.
Era
determinata e tentava di migliorarsi giorno dopo giorno, senza arrendersi.
“Questo è un posto dove mi piace sempre andare quando sono triste, kero.” Froppy gli fa cenno di sedersi accanto a sé. Midoriya lo fa subito, spalla contro spalla. Da
quando hanno salvato Erichan, nonostante abbiano
vinto, si sente malinconico. E Asui doveva averlo
capito, guardandolo.
Quel lago, così lontano dalla città, lui non lo conosceva.
Ma capisce perché a Tsuyu piaccia.
Lo sguardo si perde all’orizzonte, e sembra che il mondo non abbia più limiti
né malvagità.
C’è solo la bellezza e la pace.
“Grazie, Tsuyu.”
“Puoi venire quando vuoi.”
“Si sta bene, qui.”
“In compagnia è meglio, kero.”
SPOILER! SPOILER!
DEGLI ULTIMI DIECI CAPITOLI DEL MANGA!
36. CICATRICI (HawksMirko – 100 parole)
“Come ti sei fatto ridurre, uccellaccio?!” Hawks abbozza un sogghigno, “Senti chi parla,
roditore! Sei tornata a metà!” Miruko ride sguaiatamente, è quasi isterica.
Sono ridotti tutti e due uno schifo dopo quella missione che avrebbe dovuto
vedere gli eroi vincitori e che invece li aveva mutilati.
Lei aveva perso braccio e gamba, non avrebbe più saltato come prima.
E senza ali, Hawks non avrebbe mai più volato.
Ma almeno erano vivi, no?
“Credo di dovermi scusare, Miruko...”
“Che diamine dici? Hai salvato tutti.”
“Non la tua metà mancante,” prova a scherzare.
“Nessuna delle mie metà ha bisogno di te!”
“No,
no, Kaminari-kun! Non così!” bercia Mina, le mani sui fianchi del ragazzo,
“Piega di più la schiena! Rilassa i muscoli! Fuori questo sedere!”
La pacca sul fondoschiena lo fa sobbalzare. Kaminari
irrigidisce i muscoli. “Mina...” brontola in un gemito.
“Sì, amorino, è il mio nome! Adesso su, zitto e fa come ti dico. Vedrai che
sarà uno spettacolo!”
“Sì, però...”
“Ooh, bravo, così. Sì, perfetto! Un po’ più veloce!
Così!”
“Ma
quando le hai chiesto di insegnare a ballare anche a te, ti aspettavi anche una
lezione così... ambigua?!”
“L’apparenza inganna, Sero. L’apparenza inganna.” Sero, di risposta, ride sguaiatamente.
La
vita con Masaru era un continuo gioco.
Essenzialmente, un gioco al massacro. Quello fra lei e Katsuki,
la maggior parte delle volte, in cui lui finiva vittima ogni volta che tenta di
placare le acque fra madre e figlio.
Ma a volte era anche divertente.
E lui era felice.
Amava la sua famiglia, anche se a volte pareva complicato, anche se la gente si
chiedeva come facesse a stare con Mitsuki.
Persino quello scapestrato di suo figlio glielo aveva chiesto, come avesse
fatto a finire insieme a lei.
“Masaru! Tira fuori le palle invece di piagnucolare!”
Sospira, “Ne hai per entrambi...”
Ma lui, comunque, amava anche questo di loro.
“Tu
mi somiglieresti.”
“Secondo Kaminari, sì.” Kaminari. Uno di quelli che da quando si era scoperto
che avrebbe fatto parte della sezione eroe, gli stava più addosso.
In mensa era un continuo. Eppure era stato chiaro: non gli interessava fare amicizia.
Aveva messo in conto da tanto che la solitudine fosse il prezzo da pagare per
la realizzazione del suo sogno.
E lui quel prezzo era pronto a pagarlo con gli interessi, se necessario.
Solo non si aspettava Todoroki si muovesse.
“E vorresti fare amicizia con me.”
“Esatto.”
“Perché ti somiglio.”
“Sì. Sono incuriosito.”
“Da me?”
“Beh...sì.”
Sogghigna, “Okay.”
“Grazie
mille, Uraraka...”
Ojiro accetta la tazza calda che gli ha porto la ragazza.
E’
venuta lei a cercarlo in stanza, quando non l’ha visto scendere.
Si
è accorta subito ch’era ammalato, appena l’ha guardato. Quindi è scesa a
prendergli qualcosa di caldo.
“Figurati!
Anzi, dovresti metterti a letto. Posso... ecco, posso entrare?”
“C-certo...”
Si
fa da parte, sulla porta. Lei entra nella sua stanza, ed è la prima volta che
la accoglie lì, nonostante non sia la prima volta che passano del tempo
insieme, anche da soli, anche vicini.
Ma,
infondo, l’unica vera malattia, fra loro, è la timidezza.
Angolino-ino Autrice:
Oggi 5 capitoli per perdonarmi che non ho aggiornato in
questo giorni neanche con una piccina piccina.
Spero vi piacciano, anche se mi rendo conto molte siano accoppiate un po’
strane xD Devo dire che a me non dispiacciono, però!
Un bacione, Asu
“Acqua?!”
Shinsou alza il capo. L’ultima faccia che vorrebbe vedere è quella di Kaminari.
Ma è proprio lui.
Sorridente, intraprendente, e con la bottiglia d’acqua che gli sbatte subito
dopo in faccia.
“Grazie.”
Sa cosa vuole, Shinsou.
Non si è ancora arreso all’idea che lui non abbia intenzione di fare amicizia.
Anzi, peggio che con Midoriya, più lo ripete più Kaminari insiste.
Si siede con lui a tavola. In dormitorio. Sui divani. Gli si affianca in
palestra, in allenamento quando non è Aizawa ad accoppiarli.
E’ terribilmente insistente.
A Shinsou fa ridere però.
E’ dolce.
“Mangiamo insieme, Shinsou?!”
“Va bene.”
Angolino-ino Autrice:
AUGURI DENKI CICCINO! BUON COMPLEANNO!
Le due Drabble di oggi saranno con Kaminari, visto il giorno. E presto tocca a Shinsou x°D
Un bacione, Asu
42. DIGNITA’ (SeroKamift. Bakugou and Ashido –
110 parole)
La
risata di Mina è così acuta e trillante che buca i timpani.
Bakugou è seriamente voglioso di ucciderla. La risparmia solo per quieto vivere
e perché tanto c’è già Kirishima che la sta già
rincorrendo, urlando a pieni polmoni.
“MINA! NON METTERLA ONLINE!”
Dannati tutti. Di prima mattina già deve sentire tutto quel casino?
E tutto per colpa di quei due coglioni di Kaminari e Sero, che si sono ubriacati –di
cosa, non sa, ma conoscendoli anche d’aria- e si sono addormentati nudi
abbracciati sul divano.
Nudi.
“Porco cazzo. Ma un po’ di dignità ce l’avete? Non frega un cazzo a nessuno di
quello che fate quando siete soli!”
Angolino-ino Autrice:
Scusate per questa vi chiedo perdono x°°D
Non uccidetemi x°D
Luglio.
Caldo afoso, ma non torrido, non ancora. A poche settimane dalle vacanze
estive, la classe si riunisce a festeggiare il compleanno di Midoriya, Kaminari e Ashido.
Di comune accordo già al primo anno avevano deciso che era bello festeggiare
tutti insieme. Ma non dura molto, quella festante riunione. Ochako ha una sorpresa per Izuku,
e insieme spariscono oltre le scale del primo piano. Kaminari e Jirou sono
seduti vicini, appartati, mano nella mano, spalla contro spalla, sorridono. Kirishima ha chiesto a Mina di ballare, le accarezza
la guancia, la bacia appena.
E’ un luglio soleggiato, e loro sono felici.
Angolino-ino autrice:
A Horikoshi Luglio deve piacere molto come mese,
visto che anche Inko, Mirio
e Shinsou ci sono nati xD Ma ho voluto concentrarmi
su loro, adesso.
So che Mina è alla fine di Luglio ma vabbeh, che
importa xD
Un bacione,
Fa
fatica anche a pensare di rialzarsi, la maschera è finita dalla parte opposta a
lui. Può ancora usare le bende, ma non ne ha la forza.
Forse ha sbagliato a pensare di poter raggiungere gli eroi. Gli è inferiore e,
in una situazione di reale pericolo, un peso. Lo ha appena dimostrato.
“Alzati, Shinsou!”
Sgrana gli occhi. Monoma gli si è stagliato davanti. Non
l’avrebbe mai detto, ma è lì.
In piedi.
Non demorde.
“Neito...”
“Tirati su! Se combattiamo insieme, possiamo sicuramente farcela, Shinsou!”
Sogghigna, “Ti sono affianco, Monoma.”
Soli, nessuno dei due lo è. Ma insieme, sono forti.
Angolino-ino Autrice:
Odio Monoma,
mi sta antipatico. E non mi piace la coppia, chi mi segue sa che prediligo
Ojiro su tutta la linea.
Ma una ShinOji l’ho già messa e oggi è il giorno di
Shinsou quindi...va bene ancora così x°D
La
notte era la parte della giornata che Shinsou preferiva. Soffrendo d’insonnia,
era la notte che si sentiva più produttivo. Paradossalmente era anche il
momento in cui riusciva a studiare meglio, soprattutto quando il giorno
successivo c’erano compiti o esami.
Forse non era salutare, ma a lui piaceva così.
Quindi all’inizio lo infastidiva la presenza di Ashido
nella sua stanza anche alle due di notte, a chiacchierare, leggere riviste o –peggio- sistemarsi le unghie, solo per poi crollargli sul
pavimento.
E lui doveva metterla a letto. Il suo.
Eppure, tutto sommato, era una compagnia piacevole, una compagnia allegra,
serena, vivace.
Shoji la stringe più forte a sé,
mentre la lotta intorno a loro continua ad imperversare.
Shoji vorrebbe partecipare,
aiutare attivamente tutti gli altri, ma da quando le temperature intorno a loro
sono calate così drasticamente Asui ha accusato la
classica sonnolenza da letargo e non può lasciarla a sé stessa, incapace di
difendersi.
Per
questo, ha deciso che il suo compito, adesso, è proteggerla e scaldarla.
“Asui-san, andrà
tutto bene.”
“Mh... grazie, Shoji-chan.”
L’avvolge
nel mantello che gli ha dato Yaoyorozu e la fa
sparire fra le sue braccia. Adesso, devono allontanarsi.
Anche
con i suoi amici, Koda si ritrova ad essere sempre di
poche parole. Però sa benissimo come farsi perdonare per quel suo carattere fin
troppo introverso.
Forse
non parlerà molto, ma è sempre disponibile per i suoi amici, e per il resto
della classe.
E
Shoji sa che, quando è particolarmente stressato o
nervoso –perché succede anche a lui, a volte- può
andare nella sua stanza e immergersi in quel piccolo, fatato angolo di
tranquillità che solo Koda sa creare, con il suo
silenzio, la sua gentilezza e i suoi animaletti.
Il
cielo quel giorno è particolarmente sgombro dalle nuvole e, col naso all’insù,
si possono scorgere persino alcune stelle, nonostante le luci artificiali.
A
Shinsou piace guardare le stelle, anche se in città è difficile, e per questo
ama prendere la bici e pedalare fin fuori dal centro abitato, se possibile,
anche in pieno inverno. Di solito, solo.
E
non capisce, infatti, perché la ragazza rana lo abbia seguito fuoridal dormitorio, ma quando la vede lì,
tremante e infreddolita, non può fare a meno di togliersi la giacca e darla a
lei.
Le piume sul
capo di Tokoyami erano divertenti da toccare,
facevano solletico sotto i polpastrelli.
La sua lingua lo percepiva ancora meglio, ogni volta che lo toccava, di
nascosto.
L’odore era penetrante, per il suo olfatto più raffinato di quello di una
ragazza normale Tokoyami sapeva di aria fresca, cielo
plumbeo. Nei momenti cupi, le ricordava la pioggia.
Quello che stuzzicava di più i suoi sensi però era sempre Dark Shadows.
Non aveva odore, al tatto era quasi inconsistente, come il vento.
Ma sapeva stuzzicare il suo udito.
“Fumikage si vergogna! Ma gli piaci tantissimo!” “Anche lui mi
piace, kero.”
Quando
lo aveva conosciuto la primissima volta, portato lì da Tamaki,
FatGum aveva pensato che quel ragazzino fosse
l’opposto del suo Quirk: l’Indurimento.
Forse a Tamaki era piaciuto perché si riscontrava in
lui nella sua fragilità, seppur lo fossero in modo diverso, e per questo glielo
aveva presentato. La timidezza di Tamaki da un lato,
l’insicurezza di Kirishima dall’altro.
Ma Kirishima, salvandolo, gli aveva mostrato lo
sbaglio commesso.
Non era fragile, Red Riot, ora FatGum
lo sapeva bene. Kirishima era una roccia, nello spirito come nel
corpo.
Una roccia ancora friabile, certo, ma FatGum
l’avrebbe protetto finché fosse diventato indistruttibile.
Il
primo incontro fra loro non era stato l’ideale.
L’ira da una parte e il rancore dall’altra erano state così intense da causare
la bocciatura di entrambi al Test per la Licenza.
Ma pian piano le cose Inasa aveva cercato di
migliorarle, e aveva notato che anche Todoroki si impegnava, a modo suo.
Così alla promozione di entrambi aveva provato.
L’aveva invitato fuori. Elì l’aveva
baciato. Todoroki l’aveva toccato, gli si era aggrappato, e Inasa
aveva sentito i brividi lungo la schiena.
Aveva pensato fosse una cotta, ma non era così.
Non poteva essere solo un fuoco di paglia.
Spiccavano
prepotenti, fra quelle scapole strette, le maestose ali da falco di Hawks. A richiamarne il soprannome da Hero,
e l’eleganza.
“Che pessima cera, Eroe Numero Due.”
“Sì, non mi dispiacerebbe tornarmene nel mio lettino, Dabi.”
“Nessuno ti obbliga ad essere qui.”
“Abbiamo un patto, ricordi?”
Eppure, quando si allontanava, Dabi non poteva che
dirsi che quella schiena non fosse abbastanza maestosa per sostenerne il peso.
E le spalle si incassavano, pesanti.
“Io non dimentico nulla, falchetto.”
Avrebbe potuto risollevarle facilmente. Sarebbe bastato schioccare le dita. Scatenare
le fiamme.
Impedirgli di volare ancora, ancorandolo finalmente a terra.
Libero.
O prigioniero.
Fa
freddo. Hanno dovuto chiudere tutto quanto per non far andare in letargo la
povera Tsuyu, ma lui lo sente ancora.
Dopotutto è normale.
Non
può dire di esserne ipersensibile, come Bakugou o Asui,
che sono davvero penalizzati dalla basse temperature, ma anche lui se ne sente
provato. D’altronde ha la coda forzatamente scoperta, quindi se lo sente sempre
fin nelle ossa.
Da
bambino l’avvolgeva per bene nelle sciarpe, ignorando che fosse ridicolo e lo
sbeffeggiassero.
Adesso,
però, non serviva più.
A Todoroki piaceva carezzarla, e la sua mano destra era così calda che lui si
sentiva al caldo, protetto.
Qualche
volta capitava che Tomura e Kurogiri
concedessero loro qualche colpo di testa.
La cosa che più piaceva a Toga era poter rubare tutto quello che più le piaceva
ed ucciderne i possessori.
E a Toga piacevano molte cose. Twice però ormai la conosceva abbastanza,e sapeva sempre scegliere quello che più le
poteva star bene.
“Ti ho portato questo, Toga-chan!” esclamava,
euforico.
E ancor più euforico era quando Toga si apriva in quel suo inquietante –ma bellissimo e splendente- sorriso.
“Sposami, Toga-chan!”
“Sì, va bene!”
Non c’erano dubbio: il furto più grande Toga l’aveva fatto proprio col suo
cuore.
Mina
alza la mano verso il cielo, coprendosi gli occhi ed aprendosi in un enorme
sorriso.
Afferra la manica della camicia di Sero sdraiato sul
prato accanto a lei e sorride verso il sole che le illumina la pelle di quel
rosa scuro così particolare.
“Hanta! Guarda!” esclama, euforica, “Quella nuvola è
uguale a Bakubro!” Sero ride di pancia, lacrime agli occhi, “Come cavolo
fai a vedere Bakugou in una nuvola?!”
“Ma sì, guarda, è uguale a Bakubro!” gli afferra la
mano e se lo tira addosso e lui le appoggia il capo sul petto.
“Oppure a un porcospino!”
“Identici!”
E’ difficile capire quello che è Hawks. Natsuo non sapeva il suo nome, né dove abitava, non
conosceva il suo passato e ancora si chiedeva come facesse a trovare suo padre
un esempio da seguire. L’ultimo uomo sulla faccia della terra da cui prendere
esempio.
Ma Hawks non aveva niente a che fare con Enji Todoroki, anche se gli stava sempre dietro, lo stimava
e quasi lo venerava. Almeno, Natsuo aveva
quell’impressione, di lui.
E gli sarebbe piaciuto riuscire a rispondere a quelle domande, svelare quei
segreti, a poco a poco, personalmente.
Ma Hawks sembrava un arcano irrisolvibile, e
irraggiungibile.
Kirishima lo aveva colpito fin dalla
prima volta in cui era venuto da lui, il sorriso smagliante e timido allo
stesso tempo che lo aveva costretto a distogliere subito lo sguardo, per
chiedergli se poteva presentarlo a FatGum.
Era luminoso, Kirishima, ed il paragone con Mirio era stato immediato nella sua testa.
Eppure, Mirio gli era allo stesso tempo lontano anni
luce. Perché Kirishima, per certi versi, era anche
fragile e delicato come il cristallo. Indistruttibile all’esterno, ma troppo
delicato nell’animo.
Per questo Tamaki gli aveva porto la mano, guidandolo
finché fosse stato necessario in quel mondo oscuro e dannato.
La
velocità era il suo quirk, la sua specialità.
Si allenava ogni giorno, sputando sudore e sangue, per diventare il più veloce
possibile, per essere degno di suo fratello, dei suoi amici, e del titolo di
eroe di cui volevapregiarsi.
Eppure, quando si parlava di Yaoyorozu, veloce non
riusciva proprio ad andarci.
Si faceva prendere dal panico, non voleva fare le cose con troppa rapidità.
Momo meritava il meglio. Dolcezza, gentilezza, calma. Meritava di essere
vezzeggiata e coccolata.
E lui non era molto bravo in quello.
Ma se si impegnava al massimo per essere eroe, poteva anche per lei.
Ojiro
sospira. Kaminari sta ancora giocando con la sua coda, gli
annoda la peluria, che poi tanto è lui che deve lavarla e pettinarla. Non ci fa
per nulla attenzione.
Lo ama, ma gli ha detto milioni di volte di smetterla in pubblico, eppure
niente. Appena ce l’ha davanti, Kaminari gliela
prende in mano e inizia a vezzeggiarla come se fosse un peluche qualsiasi. Non
ha capito che è sensibile e lui percepisce tutto.
Pazienza, Ojiro, pazienza.
Se lo ripete ancora e ancora.
Ma alla fine scuote la coda e gliela batte in faccia, dritta sul naso.
“Non qui, Kaminari!”
“Todoroki-kun! Vieni, prendiamoci un tè!”
L’euforia di Momo è contagiosa, lo ammette, e Todoroki la segue quasi in
automatico.
Hanno deciso di andare a Londra, per le vacanze estive di quell’anno, ed
insieme. La temperatura non è l’ideale, anche se sono ad Agosto, ma Yaomomo è stata entusiasta all’idea di poter prendere il tè
delle cinque proprio in patria e potersi godere nel frattempo il panorama
londinese.
“Sarebbe stato bello se fossero venuti anche gli altri, non trovi, Todoroki-kun?”
“Sì. Ma preferisco così,” sorride.
E lì nessuno li avrebbe disturbati, né il lavoro né gli amici.
Erano in vacanza, no?
Il
piccolo Todoroki era un avversario che voleva incontrare. Spasimava per poter
vedere le sue fiamme bruciarlo lentamente, anche se forse Shoto
non sarebbe bruciato. Anche il suo fuoco non era niente male.
Era stato un peccato che Tomura non fosse interessato
a lui, quando avevano rapito Bakugou.
A quel tempo aveva dovuto chinare il capo, Tomura e
la sua combriccola di esaltati gli servivano per ottenere ciò che era suo per
diritto.
Ma adesso non l’avrebbe più fermato.
Adesso erano in guerra, villan vs hero.
Quindi era il momento di trovare il suo avversario definitivo. E bruciare con
lui.
Angolino Autrice:
Mi fa strano questa Drabble qui ora, alla luce degli
ultimi capitoli.
Ma l’ho scritta che la saga, nel manga, era appena iniziata. E non ci sono
andata nemmeno troppo lontana!
Fuyumiera finalmente serena, quando suo fratello
tornava a casa per cenare con loro non doveva più fingere falsi sorrisi. Poteva
essere onesta, perché tutto stava andando bene.
Aveva visto suo fratello Shoto crescere nella
crudeltà, nel dolore e nella follia.
Lo aveva visto crescere e diventare da bambino spaventato a freddo e glaciale
ragazzo. E la cosa la uccideva.
Ma adesso era finita.
Adesso sorrideva di nuovo, il suo fratellino, e lei poteva sorridere con lui.
Non avrebbe mai ringraziato abbastanza MidoriyaIzuku per aver salvato Shoto,
quel giorno, e per continuare ad essere al suo fianco ancora oggi.
Lei
poteva solo guardarlo a distanza. Quando usciva di casa, salutandola con un
bacio, Melissa fissava quella schiena grande e possente allontanarsi e tremava.
Perché lei non può fare nulla. Solo sistemarsi gli occhiali sul naso lavorando
per creare qualcosa che possa aiutarlo.
Per
creare qualcosa che possa sopperire la sua mancanza sul campo.
Sa
che chi è con lui lo aiuterà. Ci sono i suoi amici.
“Ojiro-kun?”
Ojiro si passa la mano sul volto. Non sta piangendo, ma avrebbe voglia e non
vuole si veda. Meno che mai, poi, davanti a Jirou.
“Ojiro-kun, stai bene?”
“Sì. Scusa se sono andato via così, prima. Ma è tutto apposto, dopotutto è
stata una mia scelta.”
“Devi
essere molto deluso per come sono andate le cose,” mormora Jirou.
Schietta, come al solito.
Ma
ha ragione.
E’
deluso.
Ferito
nell’orgoglio.
“Anche
io lo sono di non essere passata.”
La
coda le accarezza il volto. Kyoka socchiude gli
occhi.
Ma
in fin dei conti, c’era da ammettere che quella pazza folgorata fosse esperta
più di lui già da un bel po’ prima.
Non si ricordava neanche com’era iniziata.
Dannato
corso di recupero.
Dannata
Utsushimi. Dannata la sua natura da gatta morta.
Gli
era saltata addosso e gli aveva fatto un lavoretto manuale di tutto rispetto.
E
chi era lui per rifiutarlo? Cazzo se ci sapeva fare quella schizzata.
Almeno
così le tappava la bocca. Ed erano tutti contenti.
“E’
stato tremendaviglioso!”
Bakugou
schiocca la lingua, “Ma come cazzo parli! In che cazzo mi sono invischiato!”
“Mineta-san!”
Ah, la voce di Momo. La bella, tettona Momo.
Ah, che brividi gli dava! Di puro piacere!
“Mineta-san! Ti prego, vorresti uscire con me?!”
Ah, sì, quanto aveva sognato questa frase, ai tempi della scuola.
Quanto, che si innamorasse di lui e gli mostrasse le tette.
La fatica di diventare un eroe solo per quello. Per poterle toccare.
E adesso, il sogno di avvera.
La vita gli regala la giusta vendetta su tutti quei frigidi figoni.
Ora è lui il più figo. Il più amato di tutti!
Lui! MinetaMinoru!
L’unico!
“Mineta-san!”
Inko si era sempre fidata di Hisashi oltre ogni dire.
Quando
incontrava Mitsuki, lei aveva sempre da ridire sulla
cosa. Tuo marito non è mai a casa, è via
mesi interi per lavoro, chissà che cosa combina quando non ci sei, diceva.
A
Miss Bakugou piaceva avere il pugno duro in casa, col marito e col figlio –era solo fortunata che Masaru
fosse un uomo dotato di santa pazienza.
Ma
Inko non era come lei. Mai stata così, fin da ragazza
erano completamente diverse.
Lei
aveva fiducia in suo marito, tanto quanto in Izuku.
E
aspettava, paziente, il suo rientro.
Angolino Autrice:
Shinsou e Shindo Shota e Shoto Hisashi e Hizashi.
HORI, ascolta, ma un po’ di pietà per noi che ci confondiamo costi nomi tutti uguali?? La
santa pazienza ce l’abbiamo noi xD
E comunque: Masaru, eroe nazionale!
“Ochaco-chan! Abbraccio!”
Mina si annunciava sempre, giusto per farle presente che stava per piombarle
addosso. Ma poi, indifferentemente da quello che lei stava facendo, arrivava e
la stringeva a sé.
Non che a lei desse fastidio. Voleva un gran bene a Mina, provava per lei un
affetto immenso.
Dopotutto, era difficile non volergliene.
Mina era una persona splendida, allegra ed estroversa, che sapeva conquistarti
in qualunque modo e momento.
Anche quella volta, quindi, si girò e ricambiò l’abbraccio dell’altra.
“Buongiorno, Mina-chan!”
“Ochaco-chan, vieni in camera mia stasera? Ti faccio
vedere un film meraviglioso!”
“Volentieri.”
“E dormiamo insieme!” Ochaco arrossì. “Okay.”
Si
siede a terra, fa fatica nelle sue condizioni sempre più scadenti, ma ci tiene.
La terra è fredda, gelida come il marmo della tomba che ha davanti. Nella foto,
il volto di Nighteye lo guarda, con quel sorriso
appena accennato e quasi invisibile.
Ma Toshinori sa che c’è, perché conosceva Sir da
anni. Anche se a molti sembrava sempre una persona seria, lui sapeva quanto amasse
ridere.
Di risate se ne erano fatte tante, insieme.
E gli mancano.
Avrebbe meritato di vivere ancora. Avrebbe voluto vivere le sue avventure con
lui.
Ma l’aveva allontanato.
Ora restavano solo i ricordi.
“Bakubro! Bakubro, amoruccio!”
Bakugou rabbrividisce fino alla punta dei capelli, “Cazzo, Occhi da Procione!
Non osare mai più chiamarmi così!”
“Perché? Sei il mio amoruccio!”
“Ma per un cazzo!”
“Che cattivo, Bakugou!” mette il broncio Mina, “E io che volevo farti un
regalino!”
“Di che diamine parli?!”
“Vieni, vieni!”
Lo tira per il braccio, e tutto sommato Bakugou la segue. Potrebbe mandarla a
quel paese, ma non lo fa.
Non sa perché. Semplicemente non lo fa.
Quando Mina inciampa Bakugou la afferra, le stringe i fianchi e la tiene su.
Mina ride. L’ha fatto apposta.
“Guarda dove metti i piedi.”
Uraraka fissa Deku,
non vista.
Sta sempre attenta che l’altro non la veda, ha sempre paura che se ne accorga.
Ogni tanto si sente osservata a sua volta, ma sa che non è Midoriya.
E’ quasi sempre Mina, che si fa sentire a suon di gomitate.
Continua a dirle che si vede, che ce l’ha scritto in faccia.
E forse è vero?
Non lo sa. Ma non sa se vuole dire a Deku che si è
innamorata di lui.E’ una cosa strana, e
non sa come potrebbe prenderla lui.
“Hai gli occhi dell’amore!”
“Smettila, Mina-chan!”
“Ti aiuterò a conquistarlo!”
“Awase-san, che posto incantevole!” Awase arrossisce, dentro di sé non può che
ringraziare i suoi preziosi amici che gli hanno consigliato di portare la bella
Yaoyorozu in quell’angolo di paradiso.
Il mare è limpido, trasparente, l’acqua tiepida quanto occorre. Lambisce i loro
piedi facendoli affondare nella sabbia che li solletica. Il sole è ancora alto,
è giorno e hanno tanto tempo da passare insieme.
Ma anche così, il profilo di Momo è delicato e meraviglioso.
Gli occhi neri scintillano, il mare si riflette in essi.
“Anche tu sei incantevole.”
“A... Awase-san...”
“Facciamo una passeggiata?”
Momo gli afferra la mano, “Volentieri.”
“Ooh, ma guarda chi si rivede. Anche a quest’età, non smetti
mai di farti notare, eh?”
“Oh-oh. E tu chi sei?!” Chiyo lo colpisce dritto in testa col suo bastone.
Considerando che l’ha appena curato, fa ridere vederli battibeccare così. Gran
Torino comunque schiva il colpo.
A Midoriya sale un brivido lungo la schiena.
Non si era mai chiesto se si conoscessero, anche se sembravano coetanei.
“Sei sempre la solita violenta, Chiyo.”
“E tu sei sempre il solito bambinone, Sorahiko. Ho
preparato del tè. Rimani o no?”
“Volentieri! Midoriya, vammi a comprare dei Teiyaki!” Midoriya salta su, “Ah! Si, subito!”
“Il
mio bambino!”
“Hatsume, calmati! E’ solo un aggeggio che non
funziona!”
“Come puoi dire questo! Il mio povero bambino, distrutto!”
“Hatsume, insomma! Moderati!”
“Tu non puoi capire!” Iida guarda quello che resta del macchinario e poi di
nuovo lei, ricoperta di fuliggine fino alla cima dei capelli.
E’ sempre la stessa storia con Mei. Costruisce
qualcosa di innovativo, lo distrugge, piange e se la prende con lui,
accusandolo di minimizzare.
Il punto è che per lui sono solo oggetti.
Ma l’ultima cosa che vuole è litigare.
Quindi, alla fine acconsente sempre.
“Coraggio, Mei. Il prossimo andrà meglio.”
“Tenya...”
“Su. Andiamo a riposarci, ora.”
“Domani, di sicuro ce la farò!”
Durante
il Festival, Shinsou aveva pensato che quelli come Midoriya
fossero fortunati. Di certo più di lui, che sognava qualcosa che col suo quirk non avrebbe mai potuto ottenere.
Anche combattendo contro di lui aveva mantenuto quel pensiero.
Però, allenandosi con Aizawa aveva iniziato a pensare che forse, anche se
fortunati, quelli come loro quel potere se lo meritassero anche.
Fare l’eroe era faticoso. E diventarlo era persino più pericoloso.
Eppure loro lo facevano senza lamentarsi.
Quel desiderio di eroismo perenne era insito nel loro DNA, ce l’avevano
nell’anima a prescindere dal quirk. Midoriya più di tutti.
E lui l’ammirava.
“Se
non riesci a muoverti a dovere finirai solo per legartici
ogni santa volta.” Il tono di Aizawa è strascicato, mentre lo tira fuori dal
groviglio di bende.
Di sicuro è annoiato, perché è lentissimo ad imparare, ha le capacità fisiche
di un bradipo in confronto agli altri a cui è abituato.
Eppure Aizawa è un bravo maestro. Poco paziente, ma bravo.
E’ lui il problema.
Lui che si fa distrarre.
Distrarre da Aizawa.
Non sa perché prova quelle cose. Forse, perché Aizawa ha creduto in lui. L’ha
fatto per primo. E’ stato il solo.
Ma no, non può. E’ un professore.
Un. Dannato. Professore.
“Shinsou!”
“Eh?”
“Datti una svegliata!”
“Perché
piangi?”
Eri alza gli occhi gonfi di lacrime, Kota la guarda
dall’alto.
Anche se il primo giorno di scuola è andato bene, si sente triste. Aizawa le ha
detto che prima era troppo pericoloso, per gli altri, ma che adesso è pronta.
Che le fa bene.
Ma lei è spaventata, per questo Aizawa ha chiamato Mandalay,
che ha portato Kota a giocare con lei per scacciare
l’ansia di quel giorno.
“Ho paura di fare male agli altri.”
“Mica lo faresti apposta.”
“Ma il mio potere...”
“E allora impara ad usarlo.”
“E se non imparo?”
“Imparerai. Anche io devo, per diventare eroe.”
“Come Deku-san?” Kota arrossisce, “S-sì.”
“Anch’io!”
“Facciamolo insieme!”
Odia
il freddo, forse perché ci vive da quando ha sedici anni. Ce l’ha dentro, quel
gelo, e si rispecchia anche col suo comportamento. È sempre stato una persona
cupa, ma anche Mic non fa che dirgli che da quel
giorno è peggiorato. Shota ne è consapevole, ma non gli importa.
E’ giusto così.
“Caffè caldo, Aizawa-kun?”
Aizawa accetta. Stringe la tazza nelle mani ma non beve.
“Ancora insonnia?”
“Mh.”
“Incubi?”
Abbassa gli occhi, Aizawa. A AllMight
pare un gattino spaurito, quando lo trova così.
Il desiderio di aiutarlo è immenso.
Liberarlo dal senso di colpa con cui convive.
La
solitudine si fa sentire ogni giorno, da quando lei non c’è più.
Gli
manca immensamente.
E
adesso che sa chi davvero è Shigaraki, è persino
peggio. Perché la rivede ogni volta che guarda anche solo una foto segnaletica
di quel criminale.
Nana
non era così. Nana era buona, affettuosa, forte, determinata.
Un’eroina
che ha sempre ammirato, Gran Torino.
Ha
sofferto, ha fatto scelte difficili, e lui che gli è sempre rimasto accanto ha
visto quanto sono state sofferte. Quanto ha pianto per il suo bambino.
Forse
è bene che non ci sia più. Adesso, la sofferenza che proverebbe nel vedere quel
ragazzo neanche lui riuscirebbe ad aiutarla a sopportarla.
Gli
accarezza la guancia con la punta delle dita, percorrendo lo zigomo fino alla
punta del naso.
Si è svegliato al suono della sveglia, spegnendola prima che Shinsou aprisse
gli occhi. Era raro trovarlo così, teneramente addormentato.Anche quando era con lui spesso faticava a
prender sonno, a differenza di Ojiro che crollava fin troppo presto. E quando
succedeva il contrario, pur sapendo di doverlo svegliare a momenti, a Mashirao
piaceva guardarlo.
Godersi quel volto rilassato e sereno. Solo suo.
La cosa che amava di più, però, era rivedere quelle ametiste splendenti al suo
risveglio, pigre, e specchiarsi in esse.
Era
un filo sottile a legarli, eppure resistente.
Indistruttibile.
Non importava quante volte Bakugou lo insultasse, malmenasse, maltrattasse. Midoriya non ci riusciva, ad odiarlo, ad avercela con lui.
Non ci riusciva.
Era più forte di lui.
Era importante, Kacchan, nella sua vita, non avrebbe
saputo stare senza. Quando l’avevano rapito, la sola idea di non rivederlo più
lo aveva distrutto. Sperduto, così si era sentito.
Avrebbe voluto poter essere lui a stendere la mano che avrebbe potuto salvarlo,
ma non ce l’aveva con Kirishima per quello. Contava
solo salvarlo.
Perché erano legati a doppio filo, e questo non poteva cambiare.
Quando
aveva sentito Jirou cantare la prima volta, Kaminari era rimasto letteralmente a bocca aperta. Jirou aveva una voce meravigliosa, melodiosa e delicata, ma
allo stesso tempo graffiante e incisiva.
Lei, così timida, cantando riusciva ad ottenere per sé tutte le attenzioni. Era
impossibile il contrario.
Di sicuro aveva catturato la sua, totalmente.
“Jirou!”
“Cosa c’è, Pikachu?”
“Canta per me!”
Non se l’aspettava. La richiesta l’aveva colta completamente alla sprovvista.
Eppure aveva sorriso inevitabilmente, infilando i Jack nelle orecchie di Kaminari e nascondendosi fra le mani.
“Che richieste fai?!”
“Ti prego! Canta per me, Kyoka!”
“E va bene. Solo oggi!”
Labbra
contro labbra, un soffio di distanza l’uno dell’altra.
Potrebbero azzerarle in fretta, quelle fin troppo brevi distanze. Potrebbe
catturare il suo respiro in un morso, rubarle il suo primo bacio.
E forse lei lo vuole, perché sta lì, ferma. Lo guarda, attende.
Occhi negli occhi, labbra contro labbra. Vicini, ma non abbastanza da toccarsi.
Non sufficiente perché lo sia, abbastanza.
Per nessuno dei due.
Ma Bakugou non può. Vuole, ma nemmeno per fare un dispetto a quella merda di Deku può fare una cosa simile.
Cazzo, se si è rammollito.
Ma Deku è innamorato di Uraraka.
Non può farlo.
Spalla
contro spalla, Bakugou sapeva di poter dare il massimo in combattimento solo al
fianco di Kirishima. Lui era l’unico che riusciva a
resistere alle sue esplosioni, e non doveva perdere tempo a trattenersi per non
far male anche a chi gli era intorno.
Solo Kirishima sapeva amarlo, sopportarlo,
supportarlo.
Lo accompagnava dai tempi della scuola, avevano iniziato a lavorare insieme
anche dopo il diploma, e non avrebbe cambiato quella loro accoppiata per nulla
al mondo.
Non avrebbe potuto dare il massimo accanto a nessun’altro. Kirishima era l’unico compagno che desideravaal suo fianco, nella vita privata come sul
lavoro.
Si
butta sul divano della Sala Comune.
Accende la tv, guarda il telegiornale, ma le palpebre calano.
Di norma fatica ad addormentarsi, ma quel giorno il sonno si fa sentire impietoso.
Dovrebbe alzarsi, dirigervi verso la sua stanza, sarebbe la cosa migliore da
fare. Ma ha sonno adesso. PresentMic lo trova così,
interrompendo l’urlo che stava lanciando per far sapere a tutti del suo arrivo
a metà.
“It’syou , Shota? Can youhear me?” domanda a voce alta.
Non ha risposta. Si avvicina, tutto sorridente, si inginocchia accanto a lui,
gli bacia la fronte.
“Chiedo scusa. Buonanotte, Shota.”
Non
era sano, il comportamento di Rei. Fuyumi era una bambina, ma già iniziava a capirlo da
sé. A volte ne parlava con Touya, ma anche lui era
sempre triste, ferito.
E lei aveva paura. Aveva paura per Natsuo, Touya... e Shoto. Lo sentiva
piangere, urlargli di fermarsi. Ma Enji non ascoltava
mai.
E Rei piangeva. Urlava.
E poi un giorno l’aveva vista rompere la foto di matrimonio tra lei e Enji, con la freddezza consona del suo quirk.
Il volto folle, gli occhi spiritati.
Avrebbe voluto trovare un antidoto per quel veleno che era Enji,
ma che poteva fare?
Aveva
creduto che il ghiaccio del suo cuore fosse perenne ormai, dopo tanti anni
passati a creare nient’altro che inverno intorno a sé. Un inverno durevole atto
a proteggerlo dal fuoco che rappresentava l’altra metà del suo essere.
Quella che più odiava, quella presa da Endeavour.
Ma Midoriya gli aveva dimostrato che non era così.
Che aveva sbagliato, di nuovo.
Non solo il ghiaccio non lo proteggeva abbastanza, ma forse neanche lui lo
desiderava davvero.
Essere salvato, capire chi fosse realmente.
E quando Midoriya gli aveva porto la mano,
spronandolo durante il Festival Sportivo, l’aveva afferrata, permettendogli di
scacciare l’inverno.
Tamaki lo ha sempre appoggiato,
fin da quando erano bambini ricordava la sua timida presenza, costante e
vicina. Se aveva bisogno, Mirio sapeva di poter
allungare la mano e, anche se paurosamente, Tamaki
l’avrebbe stretta.
Ed è ancora così, proprio come per tutta la loro infanzia.
Un’infanzia dolce e bellissima. E come allora, se allunga la mano, anche in
pubblico, Mirio sa che ci sarà quella di Tamaki a stringerla.
Per questo gli pesa, ora, vederlo andare via con gli altri eroi. La mano che
stringe adesso è quella di Erichan, perché lui non
può raggiungerlo.
“Torna da me.”
“Tornerò.”
“Vorrei
che tu ti unissi a noi. Il tuo potere sarebbe utile alla nostra causa, per non
parlare del tuo caratteraccio.”
Bakugou non aveva ceduto a niente, dopo quella sua frase.
Era rimasto impassibile, decantando a morsi quale grande eroe diventerà da
grande.
E lui aveva provato un atroce desiderio di toccarlo. Prendere quel boccaccia
sfrontata e distruggerla, tramutandola in cenere. Per fargli capire chi
comandava davvero, lì.
Ma il suo caratteraccio lo incuriosiva.
Aveva il carattere di un Villan, ma voleva fare l’eroe.
Lo trovava divertente.
“Uno come te come eroe non ha speranza. Sei troppo speciale per loro.”
Bakugou
non si muove. Sta sul divano, AllMight
è uscito dal suo ufficio, lasciandoli da soli.
Hanno
ancora il tè bollente davanti. Nessuno dei due l’ha toccato.
“Kacchan, senti, guarda qui!” esclama entusiasta Midoriya, piazzandogli sotto il naso il quaderno mezzo
sgangherato che ha dato loro AllMight,
con tutti i segreti del Onefor
All.
Però
per quanto sia mezzo distrutto, sta messo meglio di quello a cui lui ha dato
fuoco.
Le
informazioni che Midoriya si era tanto impegnato a
trovare.
Distrutte
perché lui è uno stronzo.
“Non
parlarmi delle tue cazzo di nuove tecniche, nerd!”
Il
chiasso la infastidiva. Le rimbombava in testa con insistenza, era sempre stato
così. Il suo quirk, poi, non la aiutava affatto. Se
infilava i Jack in una parete, poteva sentire tutto quello che c’era dall’altra
parte, e la cosa a volte non era piacevole.
Lo odiava, a voler essere sincera.
E Kaminari lo sapeva, per questo quando tornava a
casa loro le faceva sempre trovare la musica accesa, ma bassa. Un accompagno
solamente, per tenere fuori i rumori e il caos, i Villan e le brutture del
mondo, ma senza essere fastidiosa, senza impedire loro di sentirsi l’un
l’altra.
Muove
il coltellino fra le mani, annoiato, ma alla fine si alza, guarda Tomura e inclina il volto. “Vado a fare un giro.”
“Dove?”
“Che ti importa? Vado e torno. Mi sto annoiando, qui...” Tomura scrolla le spalle. “Torna prima della chiamata
del maestro.” Midoriya annuisce, gli porge la mano, “Vieni con me?
Ci divertiremo di più, in due.”
“Sto aspettando.”
“Non ti preoccupare, Tomura. Uccideremo AllMight. Insieme.” Tomura rifiuta la mano, ma si alza.
Sì, insieme avrebbero reso polvere il simbolo della pace.
E avrebbero mostrato al mondo la corruzione della società, che aveva rovinato
loro la vita.
L’albero
è enorme. Lo vede a metà strada, si guarda intorno per assicurarsi che sono da
soli.
“Ochaco! Dammi il cinque!”
Lei neanche ci pensa. Lo fa subito e lui galleggia via, si aggancia con il
nastro al ramo e si appende a testa in giù come un pipistrello, dondolandosi.
“Sero-kun, sembri un uccello!” ride lei.
“O un ragno!”
“Un ragno? Oh! Tipo quella scena di quel film di Spider-man?”
“Esatto! E’ perfetto, no? Il famoso bacio sotto la pioggia.”
“Peccato non piova.”
“No. Ma la posa c’è tutta.” Ochaco si alza sulle punte, labbra contro labbra, e
lo bacia.
Tomura accavalla le gambe. Chisaki non perde mai di vista il suo volto.
Coperto dalla maschera, Shigaraki vede solo gli occhi
dorati di ChisakiKai, e la
sfrontatezza che mostrano non gli piace.
Odia quella mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Come se lo credesse così stupido da non capire che lo vuole solo sfruttare.
Come se non lo ritenesse all’altezza di fare lo stesso.
Ma Overhaul non ha idea di cosa può arrivare a fare.
Tocca la tazza con tutte le dita, polverizzandola. Chisaki storce la bocca, “Hai sporcato tutto.”
“Era solo una dimostrazione.”
Lui sarebbe stato il prossimo.
Era
quantomeno ironico pensare che proprio lui fosse finito con quella scimmia
troppo cresciuta. Proprio lui, con quello della classe più vicino ad un quirkless–Mineta a parte-.
Lui che tanto aveva criticato Midoriya per questo.
E adesso stava lì, con Ojiro –scimmione- Mashirao.
Che come quirk aveva solo una stupida Coda.
Massiccia, ingombrante, forte, ma solo una misera coda.
E invece dannazione doveva ammettere –solo tra sè, ovviamente- che la coda non era male.
Se usata bene. E Mashirao sapeva usarla bene.
E in fondo, nemmeno Ojiro era male.
Il re della normalità, se lo si conosceva, era interessante.
Il
silenzio è d’oro, dicono.
Ed era vero.
Perché nel silenzio percepiva tutti i gemiti, i sospiri mal trattenuti, per
esigenza e volontà. Per non farsi sentire dai compagni attraverso le mura della
stanza, per non rischiare di diventare il centro dell’attenzione di tutti
quanti, in quella classe di pettegoli.
E perché era timido, Ojiro, incredibilmente riservato anche quando erano
insieme, nudi, a toccarsi, fare l’amore.
Ma nel silenzio assoluto non poteva nascondersi neanche lui, in nessun modo.
Nel silenzio anche i sospiri più lievi e velati arrivavano alle orecchie di
Shinsou con chiarezza, riempendogli la mente e il
cuore.
Le
prove che li costringeva ad affrontare Aizawa in allenamento erano sempre
pazzesche, atroci, a tratti allucinanti.
Bakugou
le ha sempre vinte e affrontate tutte senza un minimo di esitazione. Feroce.
Solo
la vita poteva metterlo davanti all’unica prova al mondo che non si sarebbe mai
sentito pronto ad affrontare.
Una
presa di coscienza necessaria. L’ammissione di tutte le sue colpe. I tutti i
suoi errori. Contro l’unica persona che invece non ha mai perso fiducia in lui.
Nemmeno una volta, in tutti quegli anni.