Saying I Love You Without Saying It

di Heartist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Profumo ***
Capitolo 2: *** Tutti i giorni della mia vita ***
Capitolo 3: *** Capelli ***
Capitolo 4: *** Attenzioni ***
Capitolo 5: *** La felpa della Nekoma ***
Capitolo 6: *** Farina ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***
Capitolo 8: *** Panico ***
Capitolo 9: *** Negare l'evidenza ***
Capitolo 10: *** Semplicemente se stesso ***
Capitolo 11: *** Goodbye ***



Capitolo 1
*** Profumo ***


1. Profumo
 
Kenma, come al solito, era alle prese con un videogioco ed era intento a premere alla velocità della luce i tasti del suo joystick quando Kuroo entrò nella sua stanza. Kenma notò la sua presenza, ma non disse nulla; tornò semplicemente a concentrarsi sul gioco. Kuroo sorrise istintivamente, roteando gli occhi; il biondo non cambiava proprio mai.
Si sedette per terra accanto a lui e rimase in silenzio, osservandolo con la coda dell'occhio e soffermandosi sul suo viso contratto in una smorfia: era incredibile l'attenzione che dedicava a quel passatempo che a volte gli faceva persino scordare di dormire e di mangiare. Il corvino si grattò la nuca annoiato lanciando un'occhiata fuori dalla finestra e subito dopo si posizionò dietro al ragazzo. Lo alzò di peso e per qualche istante Kenma perse la concentrazione, avendo però la prontezza di mettere il gioco in pausa. Il capitano della Nekoma, intanto, si era seduto nel punto in cui prima si trovava Kenma e aveva subito riposto il ragazzo su di sé, appoggiandosi con la schiena al bordo del letto. Kenma restò rigido per un paio di minuti, arrossendo fino alla punta dei piedi. Non appena Kuroo gli circondò la vita con le braccia, spingendolo verso di sé e facendogli appoggiare la schiena sul suo petto, si rilassò distendendo le labbra in un timido sorriso. Il corvino poggiò per qualche istante le labbra sul collo del suo alzatore e dopo affondò il viso tra i suoi capelli alla base della nuca, inspirando profondamente.
— Mi piace il tuo profumo — disse semplicemente, facendo rabbrividire il ragazzo che teneva in braccio. In risposta Kenma premette nuovamente play, tornando a giocare e beandosi del calore e delle attenzioni che Kuroo gli riservava.

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Angolo autrice:

Sembra assurdo, ma eccomi tornata con una nuova storia dopo relativamente poco tempo da quella precedente!
È un qualcosa di completamente diverso da ciò che ho scritto finora: innanzitutto, è a capitoli, quando io di solito prediligo le one shot; e poi è una raccolta di flashfic!
La storia è già completa, per fortuna, perciò credo aggiornerò piuttosto in fretta per riuscire a completarla il prima possibile.
E niente, se vi va, lasciatemi una recensione, mi fa sempre molto piacere!
Al prossimo aggiornamento,

Heartist

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Capitolo 2
*** Tutti i giorni della mia vita ***


2. Tutti i giorni della mia vita
 
Era una domenica mattina e la sera prima Kuroo era stato a casa di Kenma, così come quasi tutti i giorni. E come quasi tutti i giorni avevano passato la serata insieme: Kuroo a leggere riviste di pallavolo e Kenma a giocare ai videogiochi, concedendo a volte al corvino di fare qualche partita con lui. I genitori del biondo erano spesso fuori per lavoro e per Kuroo ormai era un'abitudine stare con Kenma, per tenergli compagnia e assicurarsi che mangiasse e rispettasse gli orari di sonno. Sarebbe dovuto andare via di lì a poco, ma era scoppiato un violento temporale e sapeva quanto l'alzatore si spaventasse per i tuoni; decise di restare a dormire da lui. Ed è così che si erano addormentati: stretti l'uno all'altro; ad ogni tuono Kenma sobbalzava e Kuroo si premurava di stringerlo maggiormente a sé, lasciandogli un numero indefinito di baci fra i capelli e sulla fronte, sussurrandogli parole mielose che non avrebbe mai detto a nessun altro, se non a lui. Solo quando finalmente Kenma riuscì ad addormentarsi allora anche Kuroo si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.
Furono gli invadenti raggi solari che penetravano tra le finestre a destare il corvino che aprì lentamente gli occhi per ritrovarsi una testata di capelli biondi e mori ad un palmo dal naso; abbassò lo sguardo su un Kenma ancora nel mondo dei sogni completamente avvinghiato a lui, con la testa poggiata sul suo petto e una gamba che gli circondava la vita. Istintivamente sorrise e lo strinse maggiormente a sé, accarezzando la sua schiena con i polpastrelli facendo dei movimenti circolari.
— Voglio svegliarmi così tutti i giorni della mia vita — sussurrò più a se stesso che a Kenma, anche perché non sapeva che il ragazzo in realtà fosse sveglio da qualche istante ed avesse sentito quelle parole; il cuore del biondo aveva perso un battito ed era arrossito così tanto che se Kuroo l'avesse visto probabilmente avrebbe pensato che avesse la febbre e avrebbe dato di matto.
 
 

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Capitolo 3
*** Capelli ***


3. Capelli
 
Kuroo amava i capelli di Kenma.
Li amava talmente tanto da toccarli continuamente, e a Kenma faceva piacere (anche se non l'avrebbe mai ammesso), a meno che non fossero davanti ad altre persone.
Quel pomeriggio avevano finito da poco gli allenamenti e dopo essersi fatti la doccia e rivestiti alcuni pallavolisti della Nekoma, Kenma, Kuroo, Lev, Yaku e Yamamoto, decisero di andare a mangiare il sushi insieme. Il ristorante giapponese più vicino era a due fermate dalla scuola, così raggiunsero insieme la linea metropolitana. Salirono sul mezzo e si misero a parlare del più e del meno, mentre Kenma era intento a giocare con la Switch ad un videogioco. Kuroo gli lanciava qualche occhiata di sottecchi mentre gli altri prendevano in giro il biondo e cercavano di persuaderlo a mettere giù per un po' la console per parlare con loro, ma non c'era verso. Il corvino spostò lo sguardo sui capelli del ragazzo seduto accanto a lui, ancora leggermente umidi dopo la doccia. Lo vide scostarsi continuamente le ciocche dal viso; evidentemente gli davano fastidio mentre giocava. Cercò di trattenersi, davvero, ci provò con tutto l'autocontrollo che aveva, ma l'istinto fu più forte di lui. Mentre gli altri erano ancora intenti a parlottare tra di loro Kuroo sorrideva ed annuiva e ad un certo punto portò le mani sui capelli di Kenma, accarezzandoli con premura. Il biondo si immobilizzò e gli lanciò un'occhiata truce. Il corvino fece finta di non averla notata, iniziando a raccogliere con cura le varie ciocche ribelli che sfuggivano alla sua presa. Intanto i pallavolisti avevano spostato lo sguardo su di loro e se la ridevano sotto i baffi, contribuendo a far morire d'imbarazzo il povero Kenma. Kuroo armeggiò con i suoi capelli e li alzò piano piano, si sfilò dal braccio un bracciale morbido che portava sempre con sé e lo utilizzò per fermare quella specie di chignon che aveva fatto e poi si prese qualche istante per ammirarlo: era orribile e lui sarebbe stato un pessimo parrucchiere, ma Kenma era stupendo ed assolutamente adorabile, quindi non era stato un lavoro inutile.
L'alzatore della Nekoma si voltò verso di lui, rosso in volto e Kuroo scoppiò istantaneamente a ridere.
— Scusa, Kyanma, è stato più forte di me. I tuoi capelli mi piacciono troppo.
Gli altri risero a loro volta e Kenma giurò che il suo cuore aveva perso un battito mentre si portava una ciocca sfuggita allo chignon dietro le orecchie e tornava a concentrarsi sulla sua console, con una smorfia che spacciava per un broncio stampata sul volto.
 

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Capitolo 4
*** Attenzioni ***


4. Attenzioni
 
Era pomeriggio inoltrato e Kuroo era a casa di Kenma, come al solito; nulla di nuovo.
Stava svogliatamente sfogliando delle riviste per il semplice gusto di fare qualcosa mentre Kenma era intento a giocare alla Play Station; nulla di nuovo.
Il corvino sospirò profondamente mentre lanciava di tanto in tanto qualche occhiata al biondo, che l'aveva ignorato da quando era arrivato. Aveva provato a chiamarlo più volte, a preparargli qualcosa da mangiare, a proporgli di uscire ma niente, Kenma non si schiodava. E Kuroo si annoiava a morte.
Lo chiamò un'ennesima volta e il biondo rispose con un semplice "mmhh" che non soddisfò affatto il corvino. Spostò l'attenzione sulla televisione e notò che Kenma stava giocando uno dei livelli più difficili di un videogame di cui non ricordava il nome, ma con cui Kenma si era fissato da qualche giorno. Il capitano della Nekoma fece comparire sul viso il suo solito ghigno e dopo essersi alzato si avvicinò alla finestra. Fece finta di guardare fuori, lanciando subito dopo una veloce occhiata alla presa della console che si trovava poco distante. Guardò Kenma e quasi rabbrividì all'idea di quante botte si sarebbe preso per quella singola azione, ma decise di farla comunque. Si lanciò letteralmente sulla spina e staccò il cavo dalla presa della luce, godendosi la reazione repentina del biondo: egli infatti sobbalzò e cacciò un urlo unito a qualche parola poco carina, per poi puntare lo sguardo su Kuroo.
Quei suoi occhi da gatto gli provocarono un brivido, che percorse la sua schiena e lo costrinse a buttare giù il nodo che aveva in gola: sembrava che Kenma volesse ucciderlo con uno sguardo. Dal momento che il corvino non voleva rischiare di morire, decise di agire più velocemente del suo ragazzo, così si avvicinò a lui e gli si accovacciò davanti. Sorrise mellifluo, accarezzando la sua guancia con il dorso della mano.
— Ora mi darai un po' di attenzioni, vero, Kyanma? — proferì con voce roca, leccandosi le labbra e avvicinandosi al suo viso.
Inutile dire che il ceffone che gli arrivò dopo se lo ricordò per il resto della vita.
 

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Capitolo 5
*** La felpa della Nekoma ***


5. La felpa della Nekoma
 
La sera precedente Kenma si era fermato a dormire da Kuroo; non era previsto, ma aveva fatto i suoi soliti occhioni dolci (che poi, era il suo tipico sguardo annoiato e disinteressato, ma per il corvino erano degli occhioni dolci) e Kuroo aveva acconsentito (che poi, era stato Kuroo ad insistere perché restasse a dormire da lui).
La mattina dopo avevano scuola e si svegliarono prima così da poter fare la doccia e prepararsi con calma, senza rischiare di perdere la metro. Kuroo stava finendo di vestirsi quando vide Kenma uscire dal bagno con indosso una delle felpe della Nekoma del corvino. Era la prima volta che il biondo indossava qualcosa di suo e la cosa lo stupì e non poco. Sorrise inebetito, probabilmente era anche arrossito senza nemmeno accorgersene. Spostò lo sguardo altrove ma continuò ad adocchiarlo con la coda dell'occhio. Quando Kenma si accorse di essere osservato infilò le mani nelle tasche di quella felpa decisamente troppo grande per lui, tanto che gli arrivava quasi al ginocchio, e gonfiò le guance, evitando di ricambiare l'occhiata. Si giustificò dicendo che non aveva portato il cambio da casa e Kuroo annuì, ridendo appena. Andò verso di lui e lo attirò a sé, costringendolo a circondargli la vita a sua volta. Mantenne il suo solito cipiglio accompagnato da un sorriso sghembo sempre così diverso dall'apatia stampata sul viso di Kenma, che riusciva a mostrare le sue vere emozioni soltanto con lui. Kuroo alzò con due dita il mento del più piccolo, il quale dovette alzarsi sulle punte dei piedi per sfiorare le sue labbra con le proprie e il corvino si lasciò scappare una risata roca.
— Te la regalo. Ma la prossima volta preferirei se indossassi soltanto quella — sussurrò mellifluo.
Si godette il leggero rossore che tinse le gote del biondo e scoppiò in una fragorosa risata quando Kenma lo spinse via e iniziò ad insultarlo pesantemente, alzandosi il cappuccio e uscendo dalla stanza.

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Capitolo 6
*** Farina ***


6. Farina
 
Kuroo era solito cucinare per Kenma, principalmente per tre motivi: prima di tutto, gli piaceva cucinare; secondo, doveva pur trovare qualcosa da fare mentre il biondo giocava ai videogames; terzo, adorava vedere il leggero rossore che colorava le gote di Kenma quando Kuroo gli faceva trovare sotto al naso uno dei suoi piatti preferiti, preparato con tanto, tanto amore.
Era divertente vederlo così impacciato, mentre cercava di mantenere il suo solito cipiglio apatico e menefreghista quando era ovvio che si sciogliesse davanti a quelle dolci premure. Dopotutto, era una cosa a cui solo il corvino aveva l'onore di assistere; soltanto lui poteva vantarsi di conoscere anche il lato più umano di Kenma e ne era estremamente orgoglioso.
Quel giorno, l'alzatore della Nekoma mise da parte i videogames e raggiunse Kuroo in cucina, intento a preparare dei pancakes. Il corvino rimase stupito nel ritrovarselo davanti, con lo sguardo timido ma guardingo; Kuroo sorrise istintivamente. Capì che era una sorta di muta richiesta: voleva aiutarlo, senza dirglielo esplicitamente. Così, semplicemente, il corvino gli fece posto e gli passò le uova, indicandogli un paio di ciotole nelle quali Kenma avrebbe dovuto separare i tuorli dagli albumi. Il biondo restò impassibile a guardare le uova che Kuroo gli aveva messo in mano, ma poi un sorriso appena accennato comparve sulle sue labbra e insieme si misero a cucinare, l'uno accanto all'altro.
Dopo alcuni minuti di religioso silenzio, Kuroo avrebbe dovuto versare la farina sulla bilancia, ma pensò bene di usarla in un altro modo: ne prese una manciata e la lanciò addosso a Kenma, che si fermò all'istante e si voltò verso di lui con uno sguardo omicida; fu così che iniziò la lotta con la farina. Kenma rispose a quella provocazione lanciandogliene addosso a sua volta e il maggiore scoppiò a ridere, cercando di ripararsi con il grembiule che aveva indosso. Continuarono, ridendo, fino a quando non si ritrovarono uno di fronte all'altro. Kuroo fece comparire un sorriso sornione sul suo volto e con un dito sporcò di farina il naso di Kenma. Quest'ultimo lo spinse appena e il corvino ricambiò la spinta, chiudendolo con le braccia contro al bancone della cucina. Rise ancora, e Kenma non poté non fare lo stesso. Kuroo si chinò verso di lui e gli leccò piano il naso, togliendo parte della farina e facendo sbuffare Kenma, che si pulì con la mano.
— Devo dire che il bianco ti dona — proferì il corvino, per poi stringergli la vita e far congiungere le loro labbra.
Kenma emise un verso di disappunto, ma non si allontanò; approfondì il bacio e con una mano afferrò il pacchetto della farina, per poi staccarsi di scatto da lui e riversarglielo completamente addosso. Kuroo lo guardò con un'espressione sconvolta e Kenma, cercando di trattenersi inutilmente, scoppiò inesorabilmente a ridere.
Tutto sommato, il bianco donava anche a lui.

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


7. Gelosia
 
Kenma usciva di casa raramente, se non per la scuola e per qualche allenamento extra con la Nekoma.
Anzi, persino per quelli era difficile schiodarlo dalla sua camera.
Le altre occasioni erano semplicemente opera di Kuroo, che lo costringeva, oppure di Hinata.
Si vedevano poco, dal momento che Shouyou si trovava nel Miyagi e Kenma a Tokyo, ma quelle poche volte bastavano per ridargli buonumore. Infatti, con Hinata, nessuno doveva costringerlo ad uscire: ci andava di sua spontanea volontà.
E non era neanche esprimibile a parole quanto fastidio desse a Kuroo.
Non è che fosse geloso, no.
Kuroo geloso? Assolutamente no. La gelosia non era un tratto della sua personalità.
Semplicemente lo infastidiva il fatto che Kenma si divertisse con qualcuno che non fosse lui e che dedicasse attenzioni a qualcuno che non fosse lui.
Ma no, Kuroo non era geloso.
Quella sera il corvino si era avviato verso casa del minore e quando lanciò uno sguardo alla finestra notò che le luci erano spente. Strano.
Lo fece entrare la madre di Kenma e gli comunicò che era uscito con "l'amico dai capelli pel di carota" e Kuroo fece una smorfia di disappunto: Kenma non gli aveva detto niente.
Decise di aspettarlo in camera sua e dopo un'oretta buona il biondo fece la sua comparsa dalla porta, notando un Kuroo piuttosto imbronciato steso sul suo letto e intento a sfogliare delle riviste di videogiochi. L'alzatore si maledì mentalmente; si era completamente dimenticato di dirgli che quella sera sarebbe uscito con Shouyou, ma a giudicare dalla sua espressione l'aveva già saputo. Quando il corvino si accorse di lui iniziò a borbottare qualcosa del tipo "era anche ora", "ti sei divertito con Chibi-chan?" "Io anche mi sono divertito a stare qui da solo a sfogliare riviste" e Kenma roteò gli occhi.
Quanto era geloso.
Gliel'aveva detto così tante volte che di Hinata non c'era bisogno di preoccuparsi, ma Kuroo era fatto così.
La gelosia era un tratto della sua personalità.
Decise di non fare tante storie, si sfilò la giacca e si buttò addosso al maggiore, il quale sobbalzò e restò interdetto per qualche istante.
Kenma iniziò ad accarezzargli i capelli, lanciandogli uno sguardo che sembrava dire "come al solito sei un idiota" e Kuroo si sciolse, dimenticandosi il motivo per cui fosse arrabbiato. Kenma si sporse verso di lui e lo baciò teneramente sulle labbra, per poi attirarlo a sé in un abbraccio.
— Per la cronaca, io non sono geloso. Chiaro? — affermò Kuroo lasciandogli un bacio tra i capelli e circondandogli la vita con le braccia, tenendolo stretto.
E Kenma roteò gli occhi, mentre un accenno di sorriso faceva capolino sul suo volto.
 

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Capitolo 8
*** Panico ***


8. Panico

 
Kenma odiava quando non riusciva a gestire gli attacchi di panico.
Certe volte erano così irruenti ed improvvisi che si ritrovava a soccombere ad essi, impotente.
Ma odiava ancora di più quando accadevano in pubblico, e quel giorno ne ebbe uno nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto succedesse: a scuola.
Era appena suonata la campanella che segnalava l'inizio dell'intervallo e Kenma solitamente aspettava che Kuroo venisse da lui per passare quel poco tempo insieme prima degli allenamenti pomeridiani. Però il maggiore gli aveva scritto che quel giorno non avrebbe potuto raggiungerlo perché doveva ripassare per il compito in classe dell'ora successiva; inutile dire che a Kenma crebbe il panico.
Capiva il corvino, in fondo erano i suoi ultimi mesi in quella scuola e doveva dare il massimo per gli esami d'ammissione all'università, ma l'alzatore non era più abituato a passare del tempo senza di lui e decise di scacciare via il pensiero di dover affrontare l'anno successivo senza Kuroo.
Si sedette, cercando di tranquillizzarsi, e tirò fuori la PSP.
Ma la gente intorno a lui si fece rumorosa: le risate; il suono dei passi; le sedie che si spostavano,…
Il cuore di Kenma iniziò a battere più forte del normale. I tasti della console iniziarono a scivolargli sotto alla pressione delle dita a causa dell'improvvisa sudorazione e i suoi occhi iniziarono a vagare nell'ambiente circostante.
"Non di nuovo… " pensò, mentre stringeva tra le dita la stoffa dei suoi jeans provando a regolarizzare il respiro. Non riuscì nel suo intento; anzi peggiorò soltanto le cose. Vide un paio di suoi compagni accorgersi dei suoi respiri affannati e andargli incontro, ma Kenma fu più veloce e sfrecciò fuori dalla classe diretto neanche lui sapeva dove; ma i suoi piedi lo portarono nell'ala della scuola dove vi erano le classi del terzo anno, più precisamente dalla classe di Kuroo. Vi entrò senza neanche rendersene conto e notò che alcuni dei compagni del corvino erano intenti a parlare tra di loro mentre altri erano seduti ai banchi in una sorta di cerchio per studiare insieme, e fra di essi vi era proprio Kuroo.
Tutti gli occhi si puntarono su Kenma in un nanosecondo; chi confuso, chi preoccupato a causa dell'espressione affannata e stravolta del biondo, chi indifferente. Ma Kuroo non appena incrociò il suo sguardo strabuzzò gli occhi e si alzò di scatto, andandogli incontro.
Iniziò a chiamarlo mentre lo teneva per le spalle ma Kenma non reagiva.
Incurante di coloro che stavano assistendo alla scena si buttò tra le braccia del suo capitano e scoppiò a piangere. Kuroo era sconvolto, ma riuscì a condurlo nel corridoio, in un punto appartato.
Restarono così, stretti l'uno all'altro, finché Kenma non riuscì a calmarsi.
— Ci sarò sempre, lo sai? Hai fatto bene a venire da me. Scusa se ti ho lasciato solo — gli sussurrò il corvino, baciandogli una tempia — Ci sarò sempre… — ripeté, stringendolo maggiormente.
Entrambi sapevano che non poteva essere così, ma Kenma decise che in quel momento non aveva importanza.
 

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Capitolo 9
*** Negare l'evidenza ***


9. Negare l'evidenza
 
Kenma e Kuroo ci provarono anche a mantenere la loro relazione segreta, all'inizio, ma forse non avevano capito che era abbastanza inutile.
E quando finalmente decisero di dirlo ai loro compagni di squadra (in realtà era stata un'idea di Kuroo, Kenma ne avrebbe volentieri fatto a meno), le reazioni furono tutt'altro che sorprese o sconvolte. I commenti erano tutti simili: "Ma non era ovvio?"; "Grazie, ma lo sapevamo già"; "Come se fosse un segreto"; ed altri del genere.
Non tanto Kenma, ma Kuroo rimase piuttosto deluso e imbarazzato nel sentire quelle risposte. Pensava davvero che fosse la notizia del secolo! Eppure, a quanto pareva, tutti ci avevano visto più lungo di loro.
I due ragazzi si stavano dirigendo alla fermata della metro insieme a Yaku, Yamamoto e Lev e stavano tutti parlottando tra di loro (anche se sarebbe meglio dire che Yamamoto e Lev stavano sbraitando come loro solito e Kenma era intento a giocare con la sua PSP).
Il biondo non amava le effusioni e le dimostrazioni d'affetto, soprattutto in pubblico, ma da quando avevano detto della loro relazione agli altri concedeva a Kuroo di circondargli le spalle con il braccio, di abbracciarlo quando meno se lo aspettava e di lasciargli di tanto in tanto qualche bacio sulle labbra; non era chissà che cosa, ma Kuroo era felice così e il leggero rossore che imporporava le gote del suo ragazzo in seguito ad un semplice bacio fugace lo faceva letteralmente impazzire. Tralasciando i commenti che i loro compagni facevano di continuo, ovvio.
Quando si separarono dagli altri, dal momento che Kenma e Kuroo erano diretti ad un'altra fermata, quest'ultimo si mise a pensare a come potesse essere così "ovvia" la loro relazione, persino prima che si mettessero ufficialmente insieme.
Neanche Kenma era riuscito a dargli una vera motivazione, e fu in quel momento che gli tornò in mente la conversazione avuta con Yaku quello stesso pomeriggio.
— Si vede dal modo in cui lo guardi, Kuroo — iniziò a dire il libero del Nekoma, ridendo — Pendi letteralmente dalle sue labbra. Siete carini e tutto quello che vuoi, ma il vostro rapporto è così disgustosamente evidente. Credo di aver sempre saputo che sarebbe finita così; non ero sicuro per Kenma, ma ero e sono convinto del fatto che tu sia innamorato di lui da una vita.
Quelle parole avevano scosso il corvino nel profondo.
Si voltò verso il biondo e lo guardò, chino sulla console con i capelli che gli coprivano parte del volto e Kuroo sorrise istintivamente: forse Yaku aveva ragione. I suoi occhi gridavano tutto l'amore che il capitano del Nekoma provava per il suo alzatore e forse era proprio colpa sua se era tutto così ovvio per gli altri.
Sospirò, appoggiandosi alla spalla del biondo e concentrandosi sul gioco con cui Kenma era in fissa nell'ultimo periodo. L'alzatore non fece una piega, ma giurò di aver sentito il suo cuore iniziare a battere più velocemente.
Sì, erano "disgustosamente evidenti", come aveva detto Yaku; ma andava bene così.

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Capitolo 10
*** Semplicemente se stesso ***


10. Semplicemente se stesso
 
Le rare volte in cui Kuroo riusciva a convincere Kenma ad uscire con lui rendevano il corvino estremamente felice. Non facevano nulla di speciale e non si spostavano neanche troppo da casa, visto che Kenma si stancava facilmente; evitavano le strade affollate perché il biondo non si sentiva a suo agio tra le persone.
Semplicemente, passeggiavano.
Mano nella mano, mentre Kenma con quella libera usava il cellulare e si faceva guidare da Kuroo per evitare di andare a sbattere contro qualcosa o qualcuno.
Erano tranquilli, erano insieme e Kuroo sentiva di essere veramente felice in quei momenti.
Ma quel giorno il capitano della Nekoma uscì da solo, senza invitare Kenma. E quando l'alzatore non ricevette nessun messaggio dal corvino per tutto il giorno iniziò a preoccuparsi; riuscì a calmarsi soltando quando il maggiore fece capolino nella sua stanza la sera, con il suo solito ghigno stampato sulle labbra. Non disse nulla e neanche Kenma; passò al biondo una borsa che teneva tra le mani che riportava il nome di un negozio piuttosto famoso lì a Tokyo. Non appena Kenma la afferrò, Kuroo girò i tacchi e tornò a casa.
Il biondo era abbastanza confuso, ma quando aprì la borsa e controllò che cosa contenesse gli si mozzò il fiato.
Era un vestito. Un vestito stupendo che anche lui aveva notato durante una delle loro passeggiate, ma si era affrettato a distogliere lo sguardo anche se faceva male perché era semplicemente troppo incantevole.
Era bianco e lungo fino alle ginocchia, fasciato in vita da una serie di brillanti che si trovavano anche sulle sottili spalline e sull'orlo inferiore della gonna; quest'ultima non era particolarmente ampia ed era rivestita da un sottile strato di tulle.
Dopo lo stupore iniziale, Kenma notò un biglietto all'interno della borsa e lo prese, iniziando a leggerlo.
"L'ho visto e non ho potuto non pensare a te. Con la speranza che tu possa indossarlo e sentirti te stesso perché sei bellissimo così come sei."
E Kenma iniziò a sentire gli occhi pizzicare. Si morse il labbro e alzò lo sguardo cercando di non piangere, ma fu inutile.
Kuroo lo conosceva così dannatamente bene che faceva paura; lo conosceva persino meglio di se stesso.
Era inutile negarlo: Kenma amava i vestiti, amava il make-up, amava quando Kuroo gli acconciava i capelli; semplicemente, era sempre stato troppo difficile da ammettere.
Anche quello faceva paura.
Il biondo posò nuovamente lo sguardo sul vestito e non esitò, non quella volta. Lo indossò, se ne innamorò, si guardò allo specchio e proprio come aveva scritto Kuroo sul biglietto si sentì se stesso. Il vestito lo fasciava perfettamente in vita, la gonna gli ricadeva morbidamente sulle gambe e i brillanti risaltavano sulla sua pelle chiara.
Continuò a piangere silenziosamente mentre sorrideva, e non esitò ad afferrare il cellulare per scrivere a Kuroo.
"Vieni da me."
Voleva ringraziarlo per il regalo.
E voleva che lo vedesse mentre lo indossava.
Voleva che Kuroo si innamorasse ancora di lui, insieme a lui.

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Angolo autrice:

Innanzitutto, ci tenevo a spendere due parole su questa flashfic che per me è tremendamente importante. Non so se verrà apprezzata, ma io avevo bisogno di scrivere qualcosa di simile. Kenma è sempre stato un personaggio veramente importante per me, e ho voluto dedicargli interamente quest'ultima flashfic della raccolta e ho voluto scrivere qualcosa di diverso dal solito che spero possa toccarvi come ha toccato me.

Volevo inoltre farvi sapere che sì, tecnicamente questa è l'ultima flashfic, ma come ho detto nel primo capitolo ci sarà una sorta di "capitolo bonus" che sarà più lungo di una flashfic normale, ma che mi sono sentita di scrivere per dare una sorta di conclusione a questa storia.

Volevo veramente ringraziare chiunque sia arrivato fino a qui e abbia letto, ricordato e recensito questa fanfiction per me così importante. 
Ci vediamo con l'ultimo capitolo!

Heartist
 

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Capitolo 11
*** Goodbye ***


Piccola premessa prima di iniziare:
Come ho scritto nell'introduzione della fanfiction, in questa storia non ci sono spoiler; in quest'ultimo capitolo parlo del futuro di Kuroo dopo le superiori e del futuro della Nekoma senza tenere conto degli avvenimenti del manga.
Detto ciò, buona lettura!
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10+1. Goodbye
 
Era l'ultimo giorno dell'ultimo anno scolastico di Kuroo. Quei tre anni di superiori erano letteralmente volati via e da quel momento in poi si sarebbe dovuto catapultare nel mondo universitario e si sarebbe trasferito. Era innegabile il fatto che il corvino fosse al settimo cielo, certo, ma lasciare la scuola avrebbe anche significato lasciare la pallavolo, la sua squadra, i suoi compagni e, soprattutto, lasciare Kenma; quella era l'ultima cosa avrebbe voluto fare.
E fu così che affrontarono l'ultimo allenamento insieme quasi senza dire una parola. Yaku, Nubuyuki e Kuroo non sapevano bene cosa dire per incoraggiare i loro kouhai, non avevano pensato che quel momento sarebbe arrivato così presto ed erano impreparati; avevano paura di scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma non potevano farlo, dovevano essere forti per i loro compagni. Fu per quel motivo che fecero semplicemente ciò che a tutti loro veniva meglio: giocare a pallavolo. Kuroo assaporò ogni attimo di quell'ultimo allenamento, si godette ogni alzata che Kenma gli faceva e cercò di imprimersi sulla pelle la sensazione di avere la palla tra le mani e di poterla schiacciare; quello fu probabilmente uno dei momenti più intensi della sua vita. Dopo ogni schiacciata perfetta, conseguenza di un'alzata altrettanto perfetta, Kuroo e Kenma si lanciavano uno sguardo che valeva più di mille parole. E fu così che tutti i momenti vissuti insieme passarono davanti ad entrambi e a Kuroo venne da sorridere.
Non avrebbe dimenticato nulla. Era poco ma sicuro.
Finito l'allenamento, i senpai cercarono di trovare le parole per incoraggiare i ragazzi più piccoli e finito quella sorta di "discorso" ognuno andò per la propria strada. Era dura, lo sarebbe stato per un bel po', dopotutto ne avevano passate tante insieme: erano la Nekoma e quello non sarebbe cambiato, anche se fossero arrivati dei nuovi ragazzi.
Kuroo e Kenma fecero la strada verso casa insieme, il primo con le mani in tasca a guardare il cielo e il secondo chino sulla sua Switch intento a giocare ad un videogioco: il solito, per loro due.
Ed era per quello che vedere Kenma posare nello zaino la console stupì non poco il corvino; gli chiese se ci fosse qualcosa che non andasse.
Il minore sbuffò, voltandosi a guardarlo.
— Chi ti ha dato il permesso di lasciarmi? — disse semplicemente, quasi in un sussurro, ma Kuroo lo sentì forte e chiaro e si costrinse a fermarsi.
Sospirò profondamente, grattandosi la nuca. Era strano che Kenma mostrasse i suoi sentimenti e i suoi pensieri in modo così diretto, tanto che l'ex capitano della Nekoma rimase interdetto per qualche istante. Ma lo sguardo di Kenma era sicuro, ferito, e Kuroo non poteva buttarla sul ridere né tanto meno cambiare discorso. Avrebbero comunque dovuto affrontare la cosa, prima o poi.
— Kenma… — riuscì soltanto a dire; le parole gli morirono in gola.
Il biondo non rispose, abbassando lo sguardo sull'asfalto.
Era arrabbiato con lui.
Non avrebbe dovuto esserlo, non era certo colpa di Kuroo. Ma non poteva farci nulla, lo odiava in quel momento.
— Kenma, guardami — Riprese il maggiore dopo qualche istante, prendendo una mano del più piccolo e accarezzandone il dorso con il pollice — Non rendere tutto più difficile. Non mi fa piacere lasciare la squadra, tanto meno lasciare te. Lo sai che non può andare diversamente.
Kenma non fu soddisfatto da quella risposta e lasciò bruscamente la mano del corvino.
— Mi hai nominato capitano, mi lascerai qui da solo a badare alla Nekoma mentre tu ti farai una nuova vita. Bell'affare, Kuro, grazie.
Il più grande sospirò, sfiorando una ciocca dei suoi capelli biondi e mori che così tanto amava.
— Se ti ho nominato capitano è perché so che puoi gestire al meglio quella gabbia di matti, Kenma. Mi fido ciecamente di te, mica l'ho fatto per dispetto. E per quanto riguarda il trasferimento… — cominciò, facendo un passo verso di lui — È vero, inizierà un nuovo capitolo della mia vita. Ma ciò non significa che io voglia chiudere questo. Tu, Kenma, sei il capitolo che non mi sognerei mai di chiudere.
Il biondo incastrò lo sguardo al suo, con un piccolo broncio stampato sul viso che fece sciogliere e ridacchiare il corvino.
— Non ti credo — disse poi, giocando con la zip della sua felpa.
Kuroo scosse la testa, alzando gli occhi al cielo per poi riportare lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui.
— Io ti sposerò, Kenma. Non dubitare di questo. Non dubitare di me — proferì con sicurezza, prendendogli il viso tra le mani e appoggiando la fronte alla sua — Hai capito? Ti sposerò. — Ripeté in un sussurro, per poi chinarsi su di lui e baciarlo.
Kenma fu costretto ad alzarsi sulle punte e si beò della stretta del maggiore e di quelle parole che fecero fare una capriola al suo cuore. Ricambiò il bacio e un accenno di sorriso (proprio un accenno!) curvò i lati della sua bocca mentre il corvino gli circondava le spalle e ricominciava a camminare al suo fianco.
— …Perché dovresti volermi sposare? — domandò ancora il minore, con un filo di voce.
— Perché sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita, Kenma — rispose e il biondo fu sicuro che c'era sincerità in ciò che aveva detto; lo si vedeva dal suo sorriso, dai suoi occhi pieni d'amore e dalla convinzione più totale del suo tono.
— Stupido… — mugugnò, con un broncio che Kuroo giudicò dolcissimo e un lieve rossore sulle gote.
— Kenma, così mi ferisci! — rispose ridendo.
— Era quello l'intento.
Kenma ripensò a ciò che Kuroo gli aveva detto e il suo cuore perse l'ennesimo battito. Non sapeva se credere completamente a quelle parole, erano ancora così giovani e la strada che dovevano percorrere era ancora lunga. Era sicuro di una cosa però: l'avrebbero percorsa insieme, nel bene e nel male. Perché quello era il loro modo di amarsi incondizionatamente, anche se non l'avrebbero mai ammesso.

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Angolo autrice:

E questa volta è ufficialmente finita.
Wow, non so cosa dire...
Innanzitutto, volevo veramente ringraziare con tutto il cuore chiunque sia incappato in questa fanfiction e abbia deciso di leggerla, recensirla, metterla tra le seguite o le ricordate; per me è sempre un piacere immenso vedere che ciò che scrivo è piaciuto a qualcuno.
Sono il genere di persona che non riesce mai a portare a termine le cose che inizia a scrivere, quindi quando riesco a pubblicare una storia qui su EFP perché sono effettivamente riuscita a finirla è una grandissima vittoria.
Spero con tutto il cuore che "Saying I Love You Without Saying It" vi sia piaciuta e vi abbia tenuto compagnia, strappandovi magari anche un sorriso.
Ci vediamo presto (si spera), con una nuova storia!
Alla prossima,

Heartist

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