Cielo e cioccolato

di Magica Emy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1- La decisione migliore ***
Capitolo 2: *** Parte 2 - Sogni infranti ***
Capitolo 3: *** Parte 3 - Un ritorno inaspettato ***
Capitolo 4: *** Parte 4 - Amore impossibile ***
Capitolo 5: *** Parte 5 - Solo un mezzo uomo ***
Capitolo 6: *** Parte 6 - Io e te ***



Capitolo 1
*** Parte 1- La decisione migliore ***


 

 

 


-È così bello e affascinante! 

-Un figo pazzesco!

-Già, ed eccelle in tutti gli sport. Anche oggi, grazie a lui l'istituto Furinkan ha la vittoria in tasca! 

Intorno a loro i commenti si sprecavano e Akane, rannicchiata in un angolo della spaziosa palestra vicino alle sue amiche non poté fare a meno di arrossire, pregando silenziosamente che tutto andasse per il meglio. Anche se, era vero, con Ranma in squadra non c'era nulla di cui preoccuparsi: la scuola si sarebbe di certo aggiudicata quel viaggio premio che tutti ormai attendevano con ansia. Sarebbe stato un modo per staccare la spina da tutto e rilassarsi finalmente tra le colline e le valli di Hakone. Sospirò, raccogliendosi sulle ginocchia senza riuscire a distogliere lo sguardo dall'atletico e instancabile fidanzato che, ora ansante e con la fronte alta imperlata di sudore, si accingeva a mettere a segno l'ultimo punto che avrebbe regalato alla squadra la meritata vittoria. Canestro, fischio finale e uno scroscio di festosi applausi sancirono la fine della partita. Cavolo, avevano ragione: con la folta frangia scompigliata e quella maglietta gialla completamente incollata al corpo era davvero affascinante, doveva ammetterlo. Anche più del solito. 

-Bell'incontro. Ranma è stato grande, non credi anche tu? 

-Dicci Akane, fino a che punto sei arrivata con lui? 

Le voci improvvise di Yuka e Sayuri la strapparono ai suoi pensieri, costringendola a tornare in fretta coi piedi per terra. 

-C… Cosa? 

Fu tutto ciò che disse, presa in contropiede da quell' insolita domanda che di certo non si sarebbe mai aspettata. 

-Andiamo, togliti quell'espressione scioccata dalla faccia e non provare a fingere con noi. In fondo Ranma è il tuo fidanzato, no? 

La piccola Tendo abbassò gli occhi, cercando inconsciamente di sfuggire allo sguardo inquisitore di Sayuri, che pareva ora farsi via via più insistente. 

-Sono stati i nostri genitori a decidere il fidanzamento, non certo noi. 

Rispose, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. Un momento. Cos'era quella, una giustificazione per caso? Ultimamente sembrava accadere sempre più spesso, usare quelle parole rappresentava un modo per mascherare i suoi sentimenti. Già, come se provare a nasconderli con tutta quella forza fosse mai servito a qualcosa, se non a farla star male più di quanto riuscisse ad ammettere con se stessa. 

 

-Immagino vi siate già baciati parecchie volte, voi due. Allora, com'è? 

Tornò alla carica l'amica, come se non l'avesse neppure sentita. 

-Akane, non sai quanto ti invidio. Scommetto che bacia da Dio, non è vero? 

Le fece eco l'altra, avida di informazioni. 

-Ecco… Veramente noi… noi… 

Fu tutto ciò che riuscì a balbettare, facendosi di mille colori. 

-Avete anche fatto altro, è questo che stai cercando di dirci? 

-Ma certo, è chiaro. Con un figo spaziale come quello come avrebbe potuto tirarsi indietro? 

-Insomma, volete finirla voi due? - esclamò Akane a quel punto, ritrovando di colpo la voce - Tra me e Ranma non c'è assolutamente niente di romantico, non ci siamo mai neppure baciati! 

Ecco, lo aveva detto. Gli sguardi attoniti delle ragazze tornarono a pesarle addosso come macigni. 

-Sul serio? 

-Ma come è possibile? Voglio dire, vive a casa tua da quasi due anni e in tutto questo tempo non ha mai provato a baciarti? Non ti ha mai sfiorata nemmeno con un dito? 

Se la situazione non fosse stata così imbarazzante Akane avrebbe potuto di certo farsi una grassa risata per l'assurdità della cosa. Cos'era, una specie di scherzo per caso? Provare a baciarla? Ranma? No. Proprio no. Non certo con gli appellativi con cui amava sempre apostrofarla e che, in un modo o nell'altro, oltre a farla arrabbiare, finivano sempre col ferirla. 

"Rozza, violenta e per niente carina!" e "Vita larga!" erano sempre i più gettonati e ogni volta, anche se si sforzava di non darlo a vedere, suonavano come un violento colpo al cuore che la faceva capitolare, rendendola facile preda di tristi emozioni. Era così che aveva perso fiducia in se stessa, finendo per vedersi come la vedeva lui. Lui che non la considerava nemmeno una donna ma un maschiaccio privo di sex appeal di cui mai si sarebbe potuto innamorare. Forse il tipo più adatto a Ranma era una come Ukyo, si ritrovò a considerare mentre la osservava corrergli incontro per abbracciarlo con trasporto, anche se questo non le impedì di avvampare dalla rabbia. Lo vide ridere, forse un po' imbarazzato ma per nulla infastidito dalle attenzioni che la giovane regina delle okonomiyaki gli stava riservando, o almeno così sembrava. La dolorosa fitta al cuore tornò a farsi sentire insieme alla voglia improvvisa di spedirlo in orbita con un pugno ben assestato, come tutte le volte che si trovava ad assistere a certi irritanti spettacolini. Stavolta però attese con pazienza che il rancore l'abbandonasse pian piano fino a spegnersi, lasciandola svuotata come un palloncino sgonfio. 

 

-OK, a questo punto c'è un'unica cosa da fare. Devi marcare il territorio. 

Sentenziò d'un tratto Yuka, cui non era certo sfuggita l'ingombrante presenza della rivale in amore della sua migliore amica. Akane la fissò come se di colpo si fosse trasformata in una delle più mostruose creature aliene. 

-Marcare… Cosa? 

-Ma sì - chiari' spazientita - fare la prima mossa e dimostrare una volta per tutte a quella sgallettata e a chiunque altra gli ronzi intorno, che lui appartiene a te. Sei tu la sua legittima fidanzata. È ora di rivendicare i tuoi diritti. 

Immaginò fosse del tutto inutile, dopo quel motivante discorsetto, farle notare che Ranma non avesse alcun interesse amoroso nei suoi confronti, quindi a che sarebbe servito marcare il… Ehm… territorio? Si lasciò andare a un profondo sospiro rassegnato. Forse avrebbero dovuto smettere di guardare tutte quelle sciocche commedie romantiche, non c'era mai nulla di vero. Illudevano e basta. Netflix era una maledizione, a volte. Sì, non poteva certo negare che anche a lei piacesse guardarle e per questo Ranma la prendeva sempre in giro. 

"È inutile che un maschiaccio come te si ostini a seguire questa roba. Mettiti la divisa da combattimento e vai ad allenarti in palestra, è l'unica cosa che ti si addice!" 

La canzonava spesso e quelle parole erano come carta vetrata sui suoi nervi già provati. Tuttavia, anche a questo aveva finito per credere. 

-Ukyo è indubbiamente bellissima. 

Si intromise Sayuri e l'altra le lanciò un'occhiataccia indispettita. 

-E allora? Akane non ha proprio nulla da invidiarle, ma deve imparare a valorizzarsi un po' se vuole convincerlo a baciarla. 

-Scusate… cos'è che dovrei fare? 

Le due la ignorarono. 

-Sì, dovete assolutamente baciarvi prima che qualcuna te lo soffi via da sotto il naso. Cosa che accadrà sicuramente se continui a fingere indifferenza. 

Lanciò un'occhiata eloquente in direzione di Ukyo, poi prosegui', abbassando il tono di voce con fare cospiratorio :-Ascolta, sono sicura che tu non gli sia del tutto indifferente. Fidati di me, a volte gli uomini hanno solo bisogno di una spintarella e noi faremo in modo di dargliela. Tra qualche giorno partiremo tutti per le sorgenti termali, giusto? Bene, ecco quel che faremo… 

 

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 - Sogni infranti ***




 

 

 

 

 

Richiuse la valigia con un colpo secco non appena vide sbucar fuori il minuscolo lembo di stoffa da sotto i vestiti che aveva portato con sé. Sì, erano decisamente troppi per una gita di un solo giorno, ma almeno lo avevano mascherato bene fino a quel momento. La sua presenza era troppo pesante, la sua vista quasi insopportabile, così aveva deciso di mitigarla nell'unico modo che conosceva: nascondendolo. Fino a illudersi di farlo sparire. Ma eccolo lì che tornava a bruciare, tra le pieghe di quegli abiti ordinati e dentro al suo cuore. Cosa diavolo aveva in testa quando si era lasciata convincere a comprarlo? Le amiche erano state molto persuasive, doveva ammetterlo, e alla fine la voglia di osare aveva preso il sopravvento. Anche se ora ne era quasi pentita. Sarebbe riuscita a comportarsi come sempre, a essere se stessa con quella roba addosso, così lontana anni luce dall'indole semplice che la contraddistingueva? No, non avrebbe mai funzionato. Ne era sicura. 

-Akane, cosa fai lì impalata? Avanti, sbrigati a mettere quel bikini e vieni con noi. Ci hanno detto che c'è una piscina termale dove possiamo fare il bagno tutti insieme. 

-I ragazzi vogliono dare una festa proprio lì stasera, sarà un'occasione perfetta per te e Ranma. 

Già, come la facevano semplice quelle due. Possibile che fossero così tranquille e rilassate mentre lei era praticamente un fascio di nervi? Beh, se non altro Ukyo era rimasta a Nerima. Non aveva trovato nessuno che potesse sostituirla al ristorante per un'intera giornata e un po' le dispiaceva per lei, ma in fondo era meglio così. Una preoccupazione in meno. Senza contare che avrebbe di sicuro provato a metterle i bastoni fra le ruote in quella delicata situazione che, anche in assenza della rivale, rischiava già di andare a rotoli in partenza. 

"Ottimismo Akane. Ottimismo." 

-Giusto, e mentre tutti faremo baldoria voi due potrete appartarvi per stare un po' da soli e… scatterà la scintilla! Chi lo avrebbe mai detto che il piano sarebbe stato persino più semplice del previsto? 

Sayuri si esibì in gridolini di gioia, saltellando euforica per tutta la stanza come se avesse appena vinto alla lotteria. Akane sospirò, frustrata, lasciandosi cadere languidamente sul letto che aveva scelto come suo perché l'unico vicino all'ampia finestra. Amava sbirciare attraverso le tende l'arrivo dell'alba, e sperava che ricreare come meglio poteva l'ambiente a cui era abituata avrebbe potuto rasserenarla in qualche modo. Anche se non stava funzionando e quella espressa dalle ragazze era sicuramente l'idea più stupida in circolazione, ma immaginò di non avere altra scelta se non quella di assecondarle. Tirarsi indietro a quel punto sarebbe stato completamente inutile. 

-Questa sera lui ti bacerà, ne sono più che convinta. Con quella meraviglia addosso non potrà certo ignorarti, vedrai che cadrà direttamente ai tuoi piedi. 

Aggiunse Yuka. 

-Se lo dici tu… 

Mormorò priva di convinzione e Sayuri le si sedette vicino, battendole affettuosamente una mano sulla spalla nel debole tentativo di risollevarle il morale. 

-Su, animo ragazza - disse - dovresti avere più fiducia in te stessa, sei bellissima e intelligente e stasera finalmente vi bacerete. Quindi mi raccomando, gioca bene le tue carte e tutto andrà per il meglio. Adesso indossa quel cavolo di costume e spacca tutto! 

La giovane annuì con aria assente, maledicendosi ancora una volta per essersi lasciata coinvolgere in tutta quella storia assurda… 

 

L'albergo di Hakone era molto confortevole e oltre alle diverse vasche di acqua termale realizzate in legno e pietra era dotato anche di una piccola sala da tè, dove gli ospiti avrebbero potuto deliziare i loro palati con specialità tipiche e miscele del posto. Lì il nuovissimo bikini di Akane non passò certo inosservato, riscuotendo subito un discreto successo tra i ragazzi che non smisero di riempirla di complimenti, imbarazzandola non poco e costringendola a spostare lo sguardo altrove. Anche se avrebbe preferito non farlo. Sembravano tutti interessati a lei… tutti, tranne Ranma. Ogni volta che provava a incrociare i suoi occhi, infatti, ciò che notava era totale indifferenza. Che stupida. Che credeva? Che sperava? Che lui sarebbe "caduto ai suoi piedi" come non avevano fatto che ripeterle le amiche, per così poco? La verità, pura e semplice, era che Ranma non nutriva il minimo interesse nei suoi confronti e anche se lo immaginava, anche se lo sapeva da sempre, fare i conti con quell'avvilente situazione fece più male di quanto si aspettasse. La sua era una battaglia persa in partenza, doveva accettarlo e battere in ritirata. In fondo, nascondere la testa e fingere che tutto andasse bene era molto più facile che lottare per qualcosa che non le sarebbe mai appartenuto. 

"Comprare il suo amore con un ridicolo costume da bagno. Scema. Cretina. Deficiente." 

"Credere di potergli piacere solo per questo. Idiota. IDIOTA." 

Ciò che Akane non sospettava, però, era che Ranma il suo costume lo aveva notato, eccome se lo aveva fatto. Anche se era riuscito a nasconderlo piuttosto bene. Quei sottili pezzetti di stoffa variopinta che fasciavano a malapena le sue morbide curve, lasciando ben poco all'immaginazione avevano lentamente iniziato a solleticare le sue fantasie più nascoste, mettendogli in testa strani pensieri che più tardi, in una delle ampie vasche termali in compagnia degli amici più cari, lo fecero avvampare dall'imbarazzo. Cavolo ma che stava facendo, era forse impazzito? Come gli era saltato in testa di immaginarsi certe cose, oltretutto con Akane! 

Maledizione. Perché all'improvviso quella stupida si era messa a giocare alla bomba sexy, andandosene in giro con indosso quel ridicolo coso? Non era proprio da lei. Era a questo che stava pensando mentre Daisuke gli agitava una mano davanti al viso, ridacchiando divertito. 

-Ehi Ranma, sei su questa terra? 

-Che ti prende amico, ti senti bene? 

Aveva aggiunto Hiroshi. Il ragazzo col codino tossicchio` imbarazzato tentando goffamente di riprendere il controllo di sé, cosa piuttosto difficile ora che due paia d'occhi fastidiosamente curiosi lo fissavano con rinnovato interesse. 

-C… certo, perché me lo chiedi? 

Balbetto`, deglutendo nervoso. 

-Perché sembra che la tua faccia stia per prendere fuoco! 

-È vero, guardalo, è tutto rosso! 

E giù a ridere come matti. Accidenti. Sentiva il cuore in gola. 

-Sto benissimo - disse con voce tremante - mi sento solo un po' accaldato. Tutto questo vapore alla lunga è soffocante. 

-Hai visto le vasche qui a fianco - riprese Hiroshi - quelle a forma di vasi di ceramica, intendo. Dicono che contengano acqua fredda. Perché non vai a bagnarti lì per calmare i bollori e, già che ci sei, non ci permetti di rifarci un po' gli occhi? 

-Sì, dai, facci vedere le tette! 

 

Daisuke rincaro` la dose e i due ripresero a ridacchiare senza ritegno. Ma guarda che roba. Come se la maledizione che gli pendeva addosso come una spada di Damocle non fosse già abbastanza umiliante così, senza che ci si mettessero anche quei due. 

-Molto divertente. Volete forse che vi prenda a pugni, razza di idioti? 

-Su, non te la prendere. Stavamo solo scherzando. 

-Già, bello scherzo del cazzo! 

Esclamò punto sul vivo, senza riuscire a trattenersi. 

-Ehi - continuò Daisuke, dando di gomito all'amico con aria ammiccante - so io chi potrebbe farci rifare gli occhi in questo momento. 

-Ti riferisci ad Akane, per caso? - azzardo` l'altro - Beh, come darti torto. Con quel costumino addosso era veramente carina, oggi. 

-Carina? Quella è una dea amico, una vera meraviglia del creato. Credo che nessuna a scuola possa competere con lei, ha veramente tutte le curve al posto giusto. 

Ascoltarli commentare a quel modo le grazie che la fidanzata aveva elargito con inspiegabile nonchalance, gli fece di colpo venir voglia di adempiere a ciò che aveva minacciato di fare appena pochi secondi prima, quando i ragazzi scherzavano sulla sua trasformazione in donna. Se solo prenderli a schiaffi fosse servito a qualcosa lo avrebbe fatto molto volentieri. Ma non poteva certo impedir loro di guardarla. O forse sì? Volendo, avvolgerle attorno un asciugamano per nasconderla al resto del mondo avrebbe risolto il problema una volta per tutte… 

Ok, doveva smetterla con quelle sciocchezze. La sottile fitta di gelosia che gli attraversava il cuore, attanagliandolo in una morsa dolorosa e invisibile gli stava facendo perdere lucidità. Scosse la testa più volte come a rimettere ordine tra i pensieri, cercando di tornare padrone di sé mentre li ascoltava continuare a parlare. 

-Accidenti, è un peccato che le vasche delle ragazze siano così distanti dalle nostre, non possiamo neppure sbirciare come si deve. 

-Magari in questo momento si sono già sfilate i costumi e stanno facendo il bagno nude. Di' un po' Ranma, Akane nuda dev'essere uno schianto, non è così? 

In un attimo si ritrovò accerchiato dai loro sorrisetti melliflui. 

-Ma certo, tu l'avrai senz'altro già vista senza vestiti. Immagino che voi due facciate il bagno insieme tutti i giorni. 

Insinuo` Daisuke. 

-E tutte le sere. 

Aggiunse Hiroshi. 

-E magari avrete anche fatto cose del tipo… 

-Che? Con quella racchia isterica? Starete scherzando, spero! Non potrei mai fare proprio nulla con un maschiaccio come quello. È solo una pazza furiosa senza un briciolo di fascino, e poi non sa neppure cucinare! 

Sbotto` finalmente, cogliendoli alla sprovvista. Dopo un attimo di iniziale smarrimento dovuto a quelle affermazioni Hiroshi decise di tornare alla carica, senza capire che così facendo stava rischiando di mettere davvero a dura prova la pazienza di Ranma. 

-Ma dai, parli così perché vivi a stretto contatto con lei tutti i giorni, praticamente puoi averla quando vuoi. Se fossi costretto ad accontentarti delle briciole come tocca fare a noi, scommetto che le cose sarebbero ben diverse. Se avessi la fortuna di avere una fidanzata come Akane le riserverei di certo dei trattamenti molto speciali… hai presente ciò che abbiamo visto l'altra volta su quelle riviste che hai portato, Daisuke? 

Va bene, questo era decisamente troppo. 

-Adesso basta, finitela immediatamente! So benissimo dove vuoi andare a parare ma Akane non è una bambola e ti avverto, Hiroshi, se continui a parlarne in questo modo così poco rispettoso giuro che ti spacco la faccia. Mi hai sentito? 

Avanzò verso di lui con aria minacciosa, mostrando bene il pugno per essere sicuro che avesse recepito il messaggio e l'altro indietreggio` istintivamente, sollevando le mani in segno di resa. Quei vapori bollenti, fino a un attimo prima così piacevoli, erano d'un tratto diventati tanto soffocanti che aveva cominciato a sudare. Oppure si trattava di semplice paura. Ranma sembrava di colpo talmente furioso, infatti, che il giovane non poté fare a meno di sentirsi terrorizzato. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni, neppure durante un combattimento. 

-Calma, calma, non c'è bisogno di scaldarsi. Vedi, fai tanto lo schizzinoso, ma poi… stai tranquillo, chi te la tocca la tua Akane. Ce l'ho già qualcuno a cui dedicarmi e stasera, alla festa che daremo in piscina, riuscirò finalmente a dichiararmi. Sto parlando di Hanako. 

Disse, sperando che cambiare argomento aiutasse ad appianare le cose. A quel punto l'amico comune sgranò gli occhi, incredulo. 

-Chi, quella della terza b? Ma se non ti si fila neppure di striscio! 

-Con un paio di birre si scioglierà sicuramente un po', e a quel punto farò la mia mossa. 

-Sì, voglio proprio vedere. Ci sarà da ridere, vero Ranma? 

La tensione tra loro pareva essersi finalmente dissipata ma il clima, tornato sereno e scherzoso, non impedì a Ranma di perdersi ancora una volta nei suoi pensieri. Sentir parlare di Akane a quel modo gli aveva fatto salire il sangue alla testa ed era scattato prima ancora di rendersene conto. Quella mini vacanza dove aveva contato di rilassarsi stava prendendo una piega del tutto inaspettata per lui, trasformandosi lentamente in una specie di incubo. Da quando permetteva ai propri sentimenti di dominarlo in quel modo? 

 

La festa ai bordi della piscina termale si era rivelata un successo ma non certo per Akane, che non solo non era riuscita in alcun modo ad avvicinarsi a Ranma, ma tutte le volte che ci aveva timidamente provato il ragazzo si era comportato come se neppure esistesse, evitandola quasi di proposito. Proprio come se ce l'avesse con lei. Alla fine, scoraggiata e col morale a terra la giovane si era rifugiata nell'alcol (sì, alcuni dei ragazzi erano riusciti a procurarsene una discreta quantità all'insaputa dei professori, che per quella sera li avevano lasciati liberi di divertirsi), finendo per perdere il conto di tutte le lattine di birra che senza batter ciglio si era impegnata a trangugiare e che ora giacevano ai suoi piedi, ormai miseramente vuote. Era tardi e l'aria fresca le pizzicava il corpo fin troppo scoperto, facendola rabbrividire. Quello stupido bikini non era servito proprio a niente, se non a esporla al freddo della notte. Gli altri erano già rientrati da qualche ora, così come le sue compagne di stanza. Avrebbe fatto meglio a seguire il loro esempio e raccontar loro che il piano era andato completamente a rotoli. Ma, proprio quando stava per rimettersi in piedi, una figura alta e slanciata nel buio aveva di colpo catturato la sua attenzione. 

-Che ci fai qui a quest'ora? 

Il suo tono distaccato l'aveva colpita duramente, attraversandole il cuore e la mente come uno sparo. 

-Potrei chiederti la stessa cosa. 

Rispose di rimando, ostentando una sicurezza che era ben lontana dal provare. 

-Vai subito a letto, la festa è finita da un pezzo e domani dovremo alzarci presto per tornare a casa. 

Akane si passò stancamente le mani tra i capelli, corrugando la fronte in un'espressione ostile mentre lo vedeva muovere qualche passo verso di lei. 

-Chi ti credi di essere per darmi degli ordini? Prima mi snobbi tutto il giorno e poi all'improvviso ti importa di quello che faccio? 

Esclamò, alzando la voce più di quanto intendesse fare. Ranma scosse la testa, senza capire. 

-Che cosa vorresti dire con questo? 

Stava già iniziando ad agitarsi. Non riuscendo a dormire era uscito a prendere una boccata d'aria sperando che passeggiare un po' lo avrebbe aiutato a conciliare il sonno, ma non si aspettava certo di trovare lì la fidanzata che, rossa in viso e con un'andatura decisamente barcollante, lo fissava ora con occhi pieni di livore. 

-Che sono perfettamente in grado di decidere da sola ciò che fare e resterò qui finché mi pare e piace, capito? 

La sentì urlare di nuovo. 

-Sei ubriaca. 

Considerò, sospirando frustrato e ricambiando il suo sguardo. Akane allargò le braccia, esibendosi in una breve risata di scherno. 

-Sì, e allora? La cosa ti disturba, per caso? 

 

-Smettila di fare così, ti stai comportando come una stupida! Qual era il tuo obiettivo oggi, dare spettacolo? 

Gridò a sua volta, facendola trasalire. Non voleva accusarla di niente, ma quelle parole erano uscite prima che potesse fermarle per ricacciarle indietro. Fu in quel momento che realizzò finalmente cosa lo stesse tenendo sveglio. 

La rabbia. Sì, era arrabbiato con lei perché per tutto il giorno non aveva fatto che sorbirsi gli insopportabili commenti, al limite della decenza, dei compagni di scuola sulle sue forme generose. 

Era arrabbiato perché avrebbe voluto strappar loro gli occhi e picchiarli tutti, uno per uno, per chiudere definitivamente quelle stupide bocche parlanti che non l'avevano lasciata in pace un attimo. Ed era arrabbiato perché la gelosia gli bruciava dentro come olio bollente, togliendogli il respiro. 

-Di… di che stai parlando? 

Balbetto`Akane con voce impastata, improvvisamente confusa. Dio, come le girava la testa. 

-Lo sai benissimo di cosa parlo! - la incalzò - Da quando sei diventata un'esibizionista, ti piace così tanto esporre il tuo corpo a quel modo? Guardati dannazione, sei praticamente nu… Akane! 

La chiamò più volte a gran voce, tuffandosi dopo di lei senza pensarci due volte quando la vide scivolare sul pavimento bagnato, incespicando nei suoi stessi piedi prima di cadere in piscina con un sordo tonfo. Riemersero insieme, perdendosi a lungo l'uno negli occhi dell'altra, senza parlare. In quell'attimo il tempo parve fermarsi, catapultandoli in un nuovo universo. Un mondo in cui nessun'altro sarebbe mai potuto esistere all'infuori di loro e del cerchio caldo dove lui la stringeva, proteggendola da ogni male. Era questo ciò che voleva, proteggerla per sempre da tutto e tutti. Mentre contemplava rapito il suo viso accaldato illuminato dalla luce della luna, si rese conto ancora una volta di quanto Akane fosse bella e di come il suo cuore stesse battendo all'impazzata. Così tanto che per un istante temette lei potesse sentirlo, con quei seni candidi che si alzavano e abbassavano a ogni respiro, premendo contro il suo torace ampio e spingendolo a desiderare ardentemente di prenderla lì, in quella vasca d'acqua calda per perdersi completamente in lei, fregandosene delle conseguenze. Ma Akane era intontita dai fumi dell'alcol, approfittarsi di lei a quel modo non sarebbe stato giusto. E non solo perché sapeva che, anche se quella notte l'avesse baciata fino a farsi mancare il fiato, lei non se ne sarebbe neppure ricordata, ma anche perché impacciato e inesperto com'era non avrebbe proprio saputo da che parte cominciare. Il suo primo bacio se lo era preso Shampoo, senza neanche chiedergli cosa ne pensasse al riguardo. Non si era minimamente curata dei suoi sentimenti, né del suo stato d'animo. No, lui non avrebbe commesso lo stesso errore con Akane. Ma perché adesso si era ridotta in quello stato, tanto da non poter reggersi in piedi da sola? Forse, una parte di lui preferiva non scoprirlo mai. Fu quel prepotente pensiero a dargli la forza di staccarsi da lei, sollevandola di peso per tirarla finalmente fuori dall'acqua. Le dita della ragazza si mossero lente, indugiando sul suo petto caldo e bagnato in una tenera carezza un attimo prima che la lasciasse andare, come a invitarlo a tornarle vicino, a non smettere di tenerla stretta a sé come stava facendo. Il minuscolo bikini però era tornato in bella vista e una sottile fitta di gelosia tornò ad attraversare il cuore di Ranma, tramutandosi nuovamente in rabbia. 

-Va' a toglierti quel coso di dosso, sei ridicola. Sembri un'adescatrice di pervertiti. 

Furono le sue ultime, dure parole prima di allontanarsi lasciandola lì, infreddolita e ubriaca fino al midollo a chiedersi per quale motivo l'avesse insultata, umiliandola in quell'orribile modo. Sentì le lacrime salire a pungerle le palpebre, talmente sconvolta da non aver neppure il coraggio di replicare. Anche se non sarebbe servito a nulla. Lui era già lontano. La odiava, non c'era altra spiegazione. Si erano ritrovati così vicini che avrebbe potuto baciarla, ma non lo aveva fatto. Si era tirato indietro, mostrando chiaramente i suoi reali sentimenti. 

"Yuka, Sayuri, mi ha respinta. Ranma mi ha respinta. Non mi ricambia, non prova niente per me." 

Quell'amara realtà le si delineò di nuovo davanti a chiare lettere e un singhiozzo convulso le sfuggì dalle labbra socchiuse, costringendola ad accasciarsi su se stessa per dar sfogo a tutto il suo dolore. Lo sapeva, lo sospettava già, anche se fino all'ultimo si era rifiutata di crederci. Ormai però non c'era più alcun dubbio quindi perché, perché continuare a soffrirne? Ora le restava un'unica cosa da fare, dolorosa ma necessaria… 

 

 



 

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Capitolo 3
*** Parte 3 - Un ritorno inaspettato ***


 

 

 

 

-Che cosa? Puoi ripetere, per favore? 

Tuono` Soun, battendo un violento pugno sul tavolo e facendola sobbalzare insieme a tutti i presenti, che con espressione basita la fissavano ora senza parlare. Quella che aveva appena lanciato era una bomba di proporzioni bibliche, ne era ben consapevole, tuttavia non riuscì a dirlo di nuovo. Una volta era già stata più che sufficiente. 

-Hai capito benissimo, papà. 

Replicò quindi incrociando le braccia al petto in un gesto che tradiva grande disagio, poiché neppure per sbaglio ebbe il coraggio di incrociare lo sguardo di Ranma che, dal canto suo, se ne stava seduto in un angolo con aria apparentemente pacifica. Come se ciò che stava accadendo attorno a quel tavolo non lo riguardasse minimamente. Il capofamiglia sospirò più volte, grattandosi la nuca con un dito come se si stesse sforzando di rimettere in ordine i pensieri, prima di riprendere a parlare. 

-Figliola, devi capire che non puoi uscirtene così all’improvviso con una trovata del genere e senza alcuna spiegazione… 

-Vuoi una spiegazione? - lo incalzò, asciutta - Va bene, d'accordo. Eccotela. Sono arcistufa di tutto questo, perché mi sento soffocare e so che finirei per morire intrappolata in una vita che non desidero affatto. Voglio sentirmi libera di decidere cosa sia meglio per me, senza alcuna costrizione e non mi importa un bel niente di portare avanti le tradizioni, né di questa stupida palestra! 

Mai, per nulla al mondo avrebbe dato la colpa a Ranma di fronte all'intera famiglia, anche se il doloroso ricordo della sera prima era ancora vivido dentro di lei, come se fosse appena successo. La verità era che, a differenza sua, nonostante tutto, lei non avrebbe potuto ferirlo o riversargli addosso torti che di certo non aveva. Lo amava disperatamente, con tutta se stessa e la sola idea di metterlo alla gogna le era intollerabile. 

 

-Akane, non ti permetto di parlare così a nostro padre. Sai bene quanti sacrifici abbia fatto per crescerci nel migliore dei modi, questo luogo per lui è sacro. 

La ferma determinazione che la piccola Tendo avvertì nella voce della sorella maggiore la costrinse ad abbassare il capo, di colpo vergognosa. Non capitava spesso che Kasumi la riprendesse in quel modo e con quel tono. La sua inflessione, di solito morbida e gentile era drasticamente cambiata solo per scuoterla nel profondo, riempiendola di rimorsi. 

-Hai ragione. Ti chiedo scusa, papà. 

Disse sinceramente. A furia di cercare le parole giuste per tenere Ranma fuori da quella discussione, aveva finito per mancare di rispetto all'unico genitore rimastole. Maledizione, ultimamente non ne combinava una giusta. Quando riprese a parlare, dopo un lungo momento di silenzio Soun aveva gli occhi lucidi, quasi si stesse sforzando di tenere a freno le emozioni. Il duro colpo infertogli dalla minore delle figlie, un colpo che mai si sarebbe aspettato di ricevere, gli pesava ora dentro come un enorme macigno. 

-Non pensavo nutrissi certi sentimenti in merito alla situazione né che occuparti della palestra rappresentasse un tale peso per te, ma non posso ignorare la tua richiesta perché la tua felicità per me è la cosa più importante. Ragion per cui, se pensi che rompere il fidanzamento con Ranma e disinteressarti del dojo possa aiutarti ad avere la vita che desideri non mi opporrò di certo, anche se è necessario a questo punto che io prenda delle decisioni. 

Si voltò verso l'amico di lunga data, incapace ormai di tenere a freno le lacrime mentre lo supplicava con lo sguardo. 

-Caro Ghenma - disse - in tutto questo tempo trascorso insieme mi sono così affezionato a te e Ranma da non voler rinunciare alla vostra presenza, per questo ti chiedo di continuare a restare in questa casa e permettermi di designare tuo figlio come mio erede. Anche se Ranma non ha il mio stesso sangue e non porta il mio cognome lo considero comunque come un figlio ormai, perciò desidero consegnare tutto questo nelle sue mani. 

Fece un ampio gesto con la mano per includere ciò che li circondava, rivolgendosi poi direttamente a Ranma. 

-A breve raggiungerai la maggiore età, ragazzo mio. Da quel momento la palestra ti apparterrà di diritto, perché così ho deciso. So che ne farai buon uso. Mi raccomando, rendimi orgoglioso di te! 

Akane si guardò bene dall'attendere la sua risposta, qualunque essa fosse, preferendo invece rifugiarsi in giardino per provare a placare l'avvilente senso di inquietudine che le opprimeva il petto già da un po'. Qualche istante dopo una mano calda e forte si chiuse attorno al suo polso, trasformandole il cuore in un tamburo che batteva ormai furiosamente dentro al suo petto, impedendole di pensare lucidamente. Era questo l'effetto che faceva il semplice contatto con la sua pelle. Arrossì di vergogna cercando di divincolarsi, ma con scarsi risultati. Quella presa sembrava d'acciaio. 

 

-È colpa mia, vero? - lo sentì sussurrarle, senza voltarsi - Immagino sia per quello che ho detto ieri. Mi dispiace, Akane, non avrei dovuto insultarti. Io ho… esagerato con te, stavolta. 

Per un momento credette di non aver sentito bene. Ranma si stava davvero scusando per averla offesa? Non se lo sarebbe mai aspettato, non era certo da lui prendere simili iniziative. Degluti` a vuoto e il giovane allento` la presa, permettendole di voltarsi per incrociare il suo sguardo. Sembrava incredibilmente serio. No, non poteva essere uno scherzo. Tuttavia questo non avrebbe di certo cambiato le cose, semplicemente perché non era quello il problema. Akane non era mai riuscita a rimanere arrabbiata con lui per più di cinque minuti e anche stavolta, lo sapeva, non ci sarebbe stata alcuna differenza. Aveva già seppellito in fondo al cuore l'umiliazione subita, sforzandosi di archiviarla come se non fosse mai esistita, perché quella era l'unica maniera che conosceva per andare avanti. Si era però resa conto che non la amava e questo mai, neppure fra un milione di anni avrebbe potuto dimenticarlo né tantomeno ignorarlo. Non sarebbe riuscita a sposare qualcuno che non ricambiava i suoi sentimenti e non poteva certo prendersela con lui per questo, oppure costringerlo ad amarla. Se dopo tutto il tempo trascorso insieme Ranma non provava un briciolo di affetto per lei, la colpa non era certo sua. 

"Non si può scegliere a chi donare il proprio cuore, succede e basta." 

L'unica strada possibile era quella appena imboccata, un baratro oscuro senza via d'uscita. La decisione più difficile della sua vita, ma anche la più giusta. 

-Ora, per favore, possiamo tornare di là e mettere fine a questa ridicola commedia? 

Riprese il ragazzo, sicuro che, ora che aveva trovato il coraggio di scusarsi con lei, le cose sarebbero finalmente tornate alla normalità. Perché per lui la normalità portava un solo nome, ed era quello di Akane. La sua Akane. In quei due anni si era abituato al fatto che la giovane fosse la sua fidanzata e non sarebbe mai stato in grado di concepire una nuova vita senza di lei. Ecco perché quella decisione lo aveva colpito duramente, come un fulmine a ciel sereno, anche se prima era rimasto in silenzio per evitare altri inutili scontri. Adesso che erano soli, però, si rese conto di non poter più tacere, così aveva iniziato provando per prima cosa ad ammettere le sue colpe. Solo che, frugandole in viso alla ricerca di risposte, si accorse con rammarico di non trovarvi nulla di ciò che aveva sperato. Ma certo, che idiota. In fondo non sapeva neppure cosa aspettarsi da lei. Un pugno in faccia, forse? In ogni caso, le cose non erano mai semplici quando si trattava di Akane. Lo aveva imparato a sue spese. 

-Di cosa stai parlando, credi davvero che stia fingendo o che ce l'abbia con te per quello che mi hai detto? Non sono arrabbiata e non sto facendo la commedia, Ranma. Ero seria poco fa, voglio semplicemente finirla qui. Non c'è altro da dire. O devo pensare che la cosa ti dispiaccia? 

Quelle ultime parole avevano toccato un nervo scoperto in lui, risvegliando di colpo il suo orgoglio. 

-Ma fammi il piacere - rispose quindi, senza pensare - non dire assurdità! È solo che non puoi decidere tutto tu senza neppure prenderti la briga di consultarmi. 

-Certo che posso, e poi diciamoci la verità. Ho fatto un favore a entrambi, specialmente a te. 

-Che vorresti dire con questo? 

La afferrò di nuovo, avido di risposte, stringendole il braccio fin quasi a farle male. Se non era arrabbiata, se non ce l'aveva con lui, allora perché? Per quale motivo voleva… 

"La… sciarlo?" 

Cavolo, gli riusciva difficile persino pensarlo. Figuriamoci dirlo ad alta voce. 

-Lo sai benissimo! 

Esclamò la piccola Tendo, dimenandosi tra le sue dita senza successo. Stava iniziando davvero ad agitarsi. 

-No che non lo so! 

-Invece sì. E lasciami! 

-Hai sentito cosa ha detto? Toglile subito le mani di dosso. 

Una voce improvvisa dal tono vagamente familiare attirò l'attenzione di entrambi mentre si voltavano lentamente, scoprendo con immensa sorpresa di conoscerne bene il legittimo proprietario. 

 

-E tu che diavolo ci fai qui? 

Sbotto` Ranma, assolutamente incapace di trattenersi di fronte a quel ragazzo alto e atletico, in grado con la sua sola presenza di risvegliare in lui fastidiosi ricordi sopiti di cui avrebbe volentieri fatto a meno. 

-Shinnosuke, non mi aspettavo di vederti così presto! 

Le parole di Akane bastarono perché la realtà gli si delineasse davanti a chiare lettere. Dunque… era così che stavano le cose? 

-Sapevi che sarebbe venuto? Ma certo, adesso è tutto chiaro. È per lui che hai rotto il fidanzamento, non è forse così? Ne sei innamorata. 

Quella era più un'affermazione che una domanda, lo sapeva bene. 

-Non essere stupido, io non… 

Provò a replicare lei, ma le parole le morirono in gola. Non aveva voglia di spiegargli che era rimasta in contatto con Shinnosuke e che ogni tanto si erano scritti alcune lettere, raccontandosi le rispettive vite per evitare di perdersi di vista. Non c'era nulla di male in questo, no? Il giovane le aveva inoltre promesso di venire a trovarla prima o poi, ma non immaginava che proprio quel giorno lo avrebbe rivisto. Il suo arrivo improvviso era stato una bellissima sorpresa anche se, a giudicare dall'espressione dell'ormai ex fidanzato, non poteva dire lo stesso per lui. 

-Un momento, mi stai dicendo che tu e questa specie di scherzo della natura non state più insieme? 

Chiese il nuovo arrivato, strabuzzando gli occhi incredulo. 

-Ehi, attento a come parli! 

Gridò Ranma. Akane lo ignoro`. 

-È una lunga storia - disse a denti stretti, stampandosi in faccia un sorriso finto - ma parliamo di te, piuttosto. Sai, mi è dispiaciuto sapere che tuo nonno se n'è andato, lasciandoti solo. 

-Cosa? È morto? 

Si intromise il ragazzo col codino mentre l'altro lo fissava con occhi pieni di livore, quasi fosse stato uno stupido insetto da schiacciare. 

-No, razza di idiota - rispose a quell'odiosa faccia di bronzo - si è solo trovato una fidanzata e ha deciso di mollarmi a Ryugenzawa per andare a divertirsi viaggiando per il mondo. 

Sospirò affranto, giocherellando distrattamente con la sua folta frangia bruna quando lo sentì scoppiare in una sonora risata. Questo era davvero troppo. Come osava prendersi gioco di lui a quel modo? 

-Una fidanzata? Quella specie di Matusalemme si è veramente fidanzato? E dove l'avrebbe trovata la dolce metà, facendosi un giro nelle catacombe? 

E giù a sghignazzare come un matto. 

-Ma insomma, Ranma - lo riprese Akane - che modi sono! Possibile che tu abbia sempre la sensibilità di un elefante? 

-Scusa, ma è troppo divertente! 

-Un'altra parola e ti faccio a pezzi, mezzo uomo. 

Intervenne Shinnosuke. Ranma smise all'istante di ridere e la sua espressione si fece molto seria. 

 

-Come mi hai chiamato? Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio! 

-Credi forse che abbia paura di uno come te? Non hai capito proprio niente. 

-Ho capito benissimo, invece. Ho capito tutto quello che sta succedendo qui. Il motivo per cui Akane ha rotto il fidanzamento con me è fin troppo chiaro ormai, ma se hai deciso di scavarti la fossa da solo non sarò certo io a fermarti. Vedi, Akane è un maschiaccio isterico con il fascino di un tostapane e la personalità di uno scaricatore di porto, inoltre ogni volta che si mette ai fornelli rischia seriamente di mandarci tutti al creatore. Ma, se nonostante questo hai deciso di stare con lei ti faccio i miei più sentiti complimenti amico, sei davvero il tipo più coraggioso che abbia mai conosciuto. 

Annullo` la breve distanza che ancora li separava per stringergli la mano, senza accorgersi che la minore delle Tendo, in piedi dietro di lui e fumante di rabbia per tutte le offese gratuite appena ricevute, aveva già il pugno ben proteso per spedirlo direttamente in orbita. Cosa che di certo avrebbe fatto se Ukyo, sbucata praticamente dal nulla, non si fosse intromessa per abbracciarla stretta. 

Ma che accidenti… 

-Oh Akane, lo sapevo che eri una vera amica! Sono così felice che abbia deciso di rompere il fidanzamento, non so davvero come ringraziarti per aver finalmente capito che dovevi farti da parte e cedermi Ranma! 

Esclamò l'indiscussa regina delle okonomiyaki, mentre Akane tentava faticosamente di staccarsela di dosso. Cosa diavolo ci faceva lei lì e perché in quella casa tutti quanti si divertivano sempre a spuntar fuori come funghi? Non ebbe neppure il tempo di mettere insieme una frase di senso compiuto che un turbinio di lunghi capelli viola piombo` direttamente sulla rivale, atterrandola con una ginocchiata. 

-Ma che stai dicendo, brutta gallina rinsecchita? Lei lo ha lasciato a me! Evidentemente ha capito di non potersi opporre al nostro amore profondo e così ha deciso di renderlo un uomo libero, affinché le nostre anime possano finalmente congiungersi per sempre. Grazie tante mia cara e stai tranquilla, mi prenderò cura del mio Lanma. D'ora in poi penserò io a lui e ogni tanto penseremo anche a te. 

Shampoo. Ci mancava solo lei, adesso. A completare il simpatico duetto di squinternate si aggiunse ben presto un'inquietante risata proveniente dall'alto, prima che una cascata di petali neri si abbattesse sui presenti, lasciandoli interdetti. 

-Povere illuse! Toglietevi di mezzo sciacquette, Ranma appartiene a me! 

 Sentenziò Kodachi prima ancora di entrare in scena, afferrandolo saldamente per un braccio mentre le altre due lo tiravano dall'altro, dando vita a un grottesco spettacolino dal quale, per il malcapitato, era ormai impossibile fuggire. 

-Ehi aspettate un momento, parliamone almeno… 

-Non c'è niente di cui parlare - lo incalzò Ukyo, rifiutandosi di mollare la presa - ho già deciso la data delle nozze. Ci sposeremo tra una settimana, vivremo qui e metteremo al mondo tanti piccoli, adorabili… 

-Scusatemi tanto, signorine - intervenne a quel punto il padrone di casa che, armato di microfono, comparve all'improvviso facendosi largo tra loro, schiarendosi la voce più volte per interrompere l'ilare baruffa venutasi a creare - ho bisogno della vostra attenzione. Se volete proporvi come possibili fidanzate di Ranma, dovremmo prima stabilire delle regole e organizzare delle sfide. A questo proposito, la prima che si aggiudicherà… 

-Andiamocene via, non voglio neppure starlo a sentire! 

Esplose Akane a quel punto, trascinandosi dietro Shinnosuke che, bianco come un lenzuolo, osservava intanto a bocca aperta l'incredibile caos intorno a lui. Accidenti, ne aveva davvero abbastanza di quelle pagliacciate. 

 

Al parco trovarono un posto tranquillo dove poter finalmente chiacchierare indisturbati. Lì il ragazzo venuto da lontano si perse a contemplare a lungo il dolce viso della sua amata che ora, non sapeva perché, ma pareva d'un tratto triste e malinconico. 

-A casa tua c'è sempre tutta quella confusione? 

Si ritrovò a dire, cercando goffamente di tirarle su il morale mentre, con le mani in grembo, la guardava trasalire. 

-No, a volte è anche peggio. 

L'aveva sentita rispondere in un soffio, torcendosi nervosamente le dita. 

-E così tu e Ranma non state più insieme. 

Considerò dopo un breve momento di silenzio, durante il quale i pensieri che gli agitavano la mente stanca non smisero di tormentarlo. La giovane annuì, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro che sapeva di nostalgia mentre arricciava le labbra in una smorfia involontaria, che ai suoi occhi la rese ancora più bella. 

-Sai - riprese - non ti nascondo che non c'è niente che mi renda più allegro, del resto una ragazza tanto carina e dolce come te merita sicuramente di meglio di un pallone gonfiato come quello. 

Si sporse per prenderle le mani, accarezzandole in un gesto carico di tenerezza che la colpì, tingendo di rosa le sue guance pallide. 

Carina e dolce come lei? Aveva detto proprio così? Com'era gentile ed educato, non c'era di certo abituata. Ranma non si sarebbe mai sognato di parlarle a quel modo. Shinnosuke, invece… lui era completamente diverso. Si perse nelle sue iridi scure, arrossendo ancora di più. 

-Vedi Akane, i miei sentimenti per te non sono mai cambiati in tutto questo tempo e so che, se solo lo volessi, potrei davvero renderti molto felice… 

 

 



 

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Capitolo 4
*** Parte 4 - Amore impossibile ***


Guardò l'orologio, allungandosi pigramente per qualche secondo prima di decidere di fare una pausa fuori da quelle mura soffocanti. Era rimasto chiuso in palestra per troppo tempo. A dire il vero, ormai, era diventata quasi un'abitudine per lui. Scuola, allenamento, studio e poi di nuovo allenamento, a volte anche fino a tarda notte. Tutto, pur di non essere costretto a incontrarlo. La sua permanenza in quella casa si stava decisamente prolungando più del previsto e questo non gli andava giù, specialmente quando lo vedeva giocare alla coppia felice con Akane. Accidenti a lui e a quello stupido sorrisetto sardonico che gli avrebbe volentieri cancellato dalla faccia a suon di pugni, fin quando non fosse stramazzato al suolo. Con la scusa di essere venuto a trovare Akane non faceva che starle appiccicato tutto il giorno e, quel che era peggio, lei non ne sembrava affatto infastidita. 

"Ti va se facciamo strada insieme fino a scuola, Akane?" 

"Ti aiuto a fare i compiti, Akane." 

"Vuoi che ti accompagni a fare la spesa, Akane?" 

Qualunque cosa le chiedesse la vedeva annuire timidamente con un sorriso compiaciuto da un orecchio all'altro, come se essere tampinata da quell'imbecille senza arte né parte fosse la cosa più naturale del mondo per lei. Giustappunto, eccoli di ritorno dal mini market. Sembravano felici, rilassati e… ridevano! 

Si sentì assalire da una rabbia incontrollabile così provo` a spostare l'attenzione sul suo respiro irregolare, placandolo lentamente per sforzarsi di riprendere il controllo di sé. Oltre alle furiose liti che avevano sempre contraddistinto il loro turbolento rapporto, Ranma si rese conto di condividere con l'ormai ex fidanzata anche dei gioiosi e bellissimi momenti di complicità che ormai, però, non erano altro che ricordi. Ricordi che avrebbe per sempre custodito gelosamente nel cuore, anche se era sicuro di non averla mai vista tanto allegra come quel giorno. Perché rideva alle sue battute, cos'avevano di tanto speciale? Persino quell'impedito di suo padre sarebbe riuscito a fare di meglio. No, non aveva voglia di incontrarli. A volte saltava persino i pasti pur di non essere costretto a farlo, quindi per quale strano motivo il suo corpo aveva improvvisamente smesso di collaborare, rifiutandosi di lasciare il portico di casa Tendo per tornare a rifugiarsi in palestra, nascondendosi da loro il più in fretta possibile? Distolse allora lo sguardo, sperando in un'opzione meno dolorosa possibile mentre fingeva un'indifferenza che era ben lontano dal provare. Li vide avvicinarsi sempre di più, chiacchierando amabilmente con le buste della spesa tra le mani, sollevando il viso verso di lei solo quando la sentì pronunciare il suo nome. 

 

-Allora Ranma, mio padre ti ha finalmente trovato una fidanzata? 

Il tono sarcastico appena usato lo ferì più di quanto fosse disposto ad ammettere, toccando un nervo scoperto che lo spinse a reagire in malo modo. 

-Non mi serve nessuna fidanzata. Non l'ho mai richiesta neppure prima, quando mio padre mi ha obbligato a mettermi con una come te che non mi ha procurato altro che rogne, figuriamoci adesso! 

Replicò infatti, ma non fece quasi in tempo a finire la frase che si ritrovò a respirare a fatica contro una delle piccole buste che Akane gli aveva praticamente spiaccicato con violenza sulla faccia, facendolo annaspare. 

-Una come me, eh? Mi dispiace di averti arrecato fastidio, se solo lo avessi saputo prima ti avrei già liberato volentieri dell'incomodo, e da un bel pezzo anche! 

Aveva urlato prima di rincasare, richiudendosi la porta alle spalle con un sordo tonfo che fece trasalire i due giovani. 

-Scusa, amico - aggiunse a quel punto Shinnosuke, ridacchiando divertito e staccando via dalle sue guance ormai paonazze ciò che restava della cena - ma il tofu sta sicuramente meglio a tavola che sulla tua faccia da schiaffi. Accidenti, vedo che in fatto di donne hai ancora molto da imparare. Non mi meraviglia affatto che Akane ti abbia mollato. 

Ranma si spolvero` velocemente la casacca, ravviandosi i capelli con le dita per rimettersi in sesto. 

-Nessuno ha chiesto il tuo parere, perciò ti consiglio vivamente di restare fuori da questa faccenda. 

Disse, aggrottando le sopracciglia per fissarlo con aria molto seria. 

-Altrimenti? Me la farai pagare con un pugno nello stomaco? 

Rispose l'altro, sprezzante, per nulla intimidito dalla sua espressione ostile. 

-Ne sarei molto tentato, credimi. 

-Ma certo, è ovvio. Del resto, per risolvere le cose non sai far altro se non ricorrere alla violenza. Sei proprio un animale. Per fortuna le cose sono destinate a cambiare qui, e ho idea che lo faranno molto presto. Qualche giorno fa ho chiesto ad Akane di diventare la mia fidanzata. 

Seguì un lungo momento di silenzio, durante il quale il ragazzo col codino lasciò che quelle parole gli sedimentassero dentro fino a scavare una profonda voragine in lui, che per un attimo lo fece quasi capitolare. 

-Che c'è, non vuoi conoscere la sua risposta? 

Lo provocò il rivale, provando un sottile piacere all'eventuale idea di continuare a infastidirlo. 

-Quel che fa Akane non mi interessa affatto - disse finalmente, cercando di imprimere convinzione alla sua voce - per quanto mi riguarda è libera di decidere tutto ciò che vuole ormai, così come lo sono io. 

Shinnosuke fece un passo avanti. 

-Già, libero di offenderla o trattarla male ogni volta che ne hai voglia, vero? Libero di minare la sua autostima, distruggendola lentamente fino a farle perdere fiducia in se stessa? 

 

-Non parlare di cose che non sai. Ti avverto Shinnosuke, adesso stai seriamente cominciando a stancarmi con le tue patetiche… 

-Non sei altro che uno scherzo della natura - lo interruppe, rincarando la dose - un ridicolo mezzo uomo che non merita di certo una ragazza buona e altruista come Akane, e, sai? Sono felice che lei abbia aperto gli occhi in tempo, perché la sua vita sarebbe stata sicuramente un vero inferno con un mostro come te al suo fianco. Non mi fai altro che ribrezzo, non vali nulla e neppure volendo saresti in grado di darle ciò di cui ha bisogno. 

Ranma sorrise con disprezzo. 

-Ma guarda, e tu invece sì? 

L'altro sospirò, mettendosi le mani in tasca con disinvoltura senza smettere di sfidarlo con lo sguardo. 

-Non so se sarò mai alla sua altezza - considerò - ma almeno non mi sognerei mai di mancarle di rispetto. 

Una parte di lui sapeva quanto Shinnosuke avesse ragione. Quelle insolenti parole non rappresentavano altro che la verità, ecco perché le aveva incassate senza battere ciglio. In quel momento però la cosa più importante era un'altra: capire le reali intenzioni di Akane. Aveva accettato la proposta di Shinnosuke oppure no? C'era un unico modo per scoprirlo, chiederglielo direttamente. Ed è ciò che avrebbe fatto subito. Se Akane desiderava stare con quella specie di mentecatto voleva sentirlo direttamente da lei. Quando raggiunse la sua camera, però, un rumore insistente e delle voci concitate provenienti dall'interno bloccarono la sua mano sulla maniglia, rendendolo indeciso sul da farsi. Non era certo sua intenzione origliare ma l'orecchio si era incollato alla porta prima ancora che avesse il tempo di operare una scelta, quindi si acquatto`, trattenendo il respiro. 

-Stupido! Brutto… stupido… idiota! 

Era la voce di Akane. 

-Calmati, per favore. Se continui a prendere a calci l'armadio finirai per romperlo! 

A quanto pare, non era sola. C'era Kasumi con lei. 

-Adesso basta, ne ho fin sopra i capelli delle sue offese! Ha detto che per tutto questo tempo gli ho procurato solo fastidi, te ne rendi conto? 

La sua voce tremava, sembrava quasi sul punto di piangere. Questo lo fece di colpo sentire un verme. Stava imprecando contro di lui, era evidente. Aveva comunque tutte le ragioni per essere arrabbiata, visto il modo in cui l'aveva trattata prima. Si maledisse per l'ennesima volta. Per quale motivo non gli riusciva mai di tenere la bocca chiusa? Perché finiva sempre per maltrattarla, anche quando farlo non era sua intenzione? 

 

-Oh andiamo, sono sicura che Ranma non intendeva… 

-Certo che sì, invece! Non fa che insultarmi in ogni modo possibile, e io… io credo di non riuscire più a sopportarlo. Accidenti a lui, lo odio! Lo odio e se Shinnosuke non fosse stato presente lo avrei di certo strangolato con le mie mani, poco ma sicuro! 

Ora però stava esagerando come al solito. 

-Beh, è stata una vera fortuna che quel ragazzo fosse con te, allora. Sembra così simpatico e a modo. 

-Lo è. Sai, mi ha fatto una proposta qualche giorno fa. 

Quel fragore persistente era cessato e il tono di Akane sembrava più calmo, adesso. Ranma tese l'orecchio, stringendo forte i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. 

-Che tipo di proposta? 

-Si è dichiarato, chiedendomi di diventare la sua fidanzata. 

-Sul serio? E tu cosa gli hai risposto? 

Deglutì nervosamente, in trepida attesa. Eccolo. Il momento che aspettava. 

-Ecco… vedi… 

Akane stava esitando, era un buon segno? Non lo era? Non ci capiva più niente. La sua mente assomigliava a un ammasso di lana infeltrito di cui, per quanti sforzi facesse, non riusciva proprio a trovare il bandolo. 

-Shinnosuke è davvero fantastico. Tanto per cominciare, a differenza di quello stupido di Ranma, è sempre tanto gentile e premuroso. Lui è dolce, comprensivo e discreto, mi lascia i miei spazi e dimostra di avere molto rispetto per me… 

Si rialzò di scatto, staccando l'orecchio dalla porta mentre sentiva il cuore andare a fondo come una pietra. Non ebbe bisogno di sentire altro. Aveva ascoltato abbastanza da comprendere quanto le reali intenzioni di Akane fossero ormai chiare come il sole e, forse, era meglio così. Del resto cosa poteva sperare di offrirgli, lui che non era nient'altro che un mezzo uomo? Si mosse come un automa, accelerando sempre più il passo fino a trovarsi, in un attimo, lontano da casa Tendo. Se si fosse attardato lì dietro, se solo fosse rimasto ancora un po' avrebbe certamente compreso il tormento di Akane. Un grosso "ma" aggiunto alla fine di quel bel discorso volto a tessere le lodi del giovane straniero, apriva ora una nuova strada su un quesito tanto delicato quanto ancora irrisolto. Fu proprio su quel "ma" intriso di dolore che la piccola parve incepparsi a lungo, almeno finché la sorella, intuendone la profonda pena, non le venne in aiuto. 

-Ma non è Ranma. 

Considerò infatti, completando la frase per lei mentre le copriva una mano con la sua. Akane sospirò con forza. 

-Cara, se pensi ancora a lui per quale motivo hai deciso di rompere il fidanzamento? 

-Ho dovuto farlo, Ranma non prova niente per me. Non mi ama. 

L'amara consapevolezza nascosta in quelle ultime parole la colpì come una lama affilata molto più a fondo di prima, ora che lo aveva detto ad alta voce. 

-E tu come lo sai, è per caso stato lui a dirtelo? 

Chiese Kasumi, cauta. La vide scuotere la testa con decisione. 

-Non era necessario, l'ho capito e basta. 

-Sorellina - riprese, guardandola con infinita tenerezza - se non glielo chiedi direttamente non potrai mai esserne sicura. E poi, credimi, è impossibile che Ranma non nutra dei sentimenti per te. Dico, hai visto come ti guarda? Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersi di quanto tu gli piaccia. 

-Ti sbagli - insistette l'altra - lui mi odia. Mi odiano tutti adesso, soprattutto papà. Io l'ho… deluso. 

-Akane, non dire sciocchezze. Nostro padre ti adora e per lui la tua felicità è la cosa più importante, perciò per una volta sii sincera con te stessa e con gli altri. Che cosa provi veramente, cos'è che desideri? Guarda in fondo al tuo cuore e saprai la risposta. Anche se sono convinta che tu la conosca già. 

Sì, certo che la conosceva. Kasumi aveva ragione. Era arrivato il momento di essere completamente sincera, prima di tutto con Shinnosuke. Anche lui aveva bisogno di una risposta. 


-Mi dispiace. 

Disse, stringendogli le mani fra le proprie quando incrocio` i suoi occhi colmi di tristezza. Dopo la lunga chiacchierata con l'amico si sentì come se, dopo tanto tempo, fosse tornata a respirare. Era consapevole di averlo ferito ammettendo finalmente la verità, ma lo aveva anche liberato dalle catene di quell'amore disperato a cui per tanto tempo era rimasto aggrappato. Un amore che, ormai lo sapeva, non sarebbe mai stata capace di ricambiare. Lo vide esibirsi in un timido sorriso mentre scuoteva lentamente la testa. 

-Non dire mai che ti dispiace, non se sei innamorata. Sai, credo che dovresti andare da lui, adesso. 

Akane abbassò lo sguardo, lasciando di colpo le sue mani. 

-Non è così semplice. 

Disse in un soffio e Shinnosuke le si fece più vicino, posandole una mano sulla spalla per provare a darle sostegno. 

-Non importa quanto e se lo sia, buttati e basta. Io l'ho fatto con te e anche se è andata come è andata, almeno ci ho provato. Per questo non ho alcun rimpianto. 

La naturalezza con cui lo disse le fece venir voglia di credergli. 

-Sei così saggio. 

Considerò sinceramente. 

-E tu incredibilmente bella. 

Si rese conto troppo tardi di quanto quell'affermazione apparisse ormai come totalmente inopportuna, arrossendo di vergogna. Dopotutto, Akane era stata molto chiara con lui. 

-Scusami, io non avevo intenzione di… 

-Ehi, va tutto bene. Non hai detto nulla di male. 

Lo rassicuro` la giovane. Shinnosuke si allungò pigramente un paio di volte prima di rialzarsi in piedi, sollevando lo sguardo verso il cielo che grosse e minacciose nubi avevano già coperto per metà, sostituendo ben presto i timidi raggi del sole che fino a quel momento li avevano scaldati sotto il portico. 

-Coraggio, vai a cercarlo - disse dopo un breve momento di silenzio. Non poteva immaginare quanto gli costasse pronunciare quelle parole. Stava davvero per spingerla tra le braccia di un altro? - voi due avete molte cose di cui parlare. E portati un ombrello se esci, penso proprio stia per piovere. 

Ancora una volta era così premuroso con lei. Chissà se lo meritava davvero. 

-Non cambiare mai, Shinnosuke. 

Mormorò. Lo abbracciò con slancio, cogliendolo di sorpresa. 

-Nemmeno tu, dolce Akane. Resta sempre come sei. E ricorda, questo non è un addio ma solo un arrivederci. Tornerò a trovarti e, quel giorno, voglio saperti felice. Ora va'. 

Akane non sapeva se sarebbe mai stata felice, ma prendere il coraggio a quattro mani e dichiarare a Ranma ciò che sentiva per lui era l'unica opzione possibile ormai, tanto peggio di così non poteva andare. Sapeva bene che tenergli ancora nascosti i suoi sentimenti, soffocandoli dentro al cuore con tutta quella forza sarebbe stato deleterio per lei, inoltre non avrebbe portato da nessuna parte. Ragion per cui, anche a costo di dover soffrire molto di più per un suo possibile rifiuto, doveva almeno provarci. 

 

Ranma non era in casa, così si preparò per uscire a cercarlo. Non importava che non avesse la minima idea di dove cominciare a farlo, poiché non voleva attendere un minuto in più per parlargli. Quando le prime gocce di pioggia la sorpresero aveva già percorso in lungo e in largo praticamente mezza città, senza alcun risultato. Dove poteva essere andato? Ukyo? Shampoo? Poco probabile, vista l'aria che tirava. Sospirò, affranta, rifugiandosi sotto il piccolo ombrello che aveva portato con sé. Fu allora che un'idea le attraversò la mente come uno sparo, facendosi prepotentemente largo tra mille pensieri per illuminare d'un tratto quel grigio pomeriggio autunnale. Ma certo, che stupida. Come aveva fatto a non pensarci prima? Ora sapeva esattamente dove andare. 

La casa di Nodoka era circondata da un grazioso giardino e appariva minuscola e colorata come quella delle bambole vista dall'esterno, Akane non poté fare a meno di notarlo mentre raccoglieva tutto il suo coraggio per prepararsi a suonare il campanello, sicura di trovarlo lì. Quella donna in fondo era sua madre, quindi… perché no? Capitava spesso, infatti, che lui andasse a trovarla e senza neppure fare tanta strada dato che, da quando si era trasferita a Nerima, la simpatica signora aveva deciso di abitare a pochi isolati dai Tendo, declinando la gentile offerta del padrone di casa di restare a vivere anche lei insieme a loro. Poco dopo venne accolta da un caloroso sorriso. 

-Che piacere vederti, mia cara. Cosa posso fare per te? 

La sentì dire con l'amabile gentilezza che la contraddistingueva, ricambiando quindi il suo sorriso con aria imbarazzata. 

"Forza Akane, dillo e basta." 

-Buonasera, signora Nodoka - cominciò, abbassando gli occhi verso la punta delle sue scarpe e maledicendosi milioni di volte, perché il suo tono pareva assomigliare più a un ridicolo squittio che alla voce di un essere umano - perdoni il disturbo ma mi chiedevo se, ecco… se R… Ranma fosse in casa. 

"Maledizione, perché diavolo ti sei messa a balbettare, ora?" 

-Mi dispiace, ma di qui non è passato. Va tutto bene, tesoro? Sembri così pallida. 

Azzardo`, notando che il suo bel viso aveva mutato espressione, facendosi via via più angosciato. 

-Sì. Tutto bene, grazie. 

Furono le sue ultime parole prima di voltarle le spalle per incamminarsi sconsolata lungo il vialetto lastricato, stringendo più forte il manico dell'ombrello che teneva aperto sopra la testa, allontanandosi di nuovo sotto la pioggia scrosciante. 

-Salutami tanto tuo padre! 

Le gridò dietro Nodoka, anche se dubito` fortemente che la ragazza potesse ancora sentirla. Era già lontana. A quel punto richiuse la porta, voltandosi con la fronte aggrottata verso la figura che, in piedi davanti a lei, si lasciava andare a un lungo sospiro di sollievo. 

-Ok Ranma, adesso vuoi dirmi cosa sta succedendo? 

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Capitolo 5
*** Parte 5 - Solo un mezzo uomo ***


-Ok Ranma, adesso vuoi dirmi cosa sta succedendo? Non mi piace mentire, men che meno ad Akane, e tu invece mi hai appena costretto a farlo. Si può sapere perché? 

La voce di Nodoka risuonò per il piccolo e accogliente soggiorno, facendolo sussultare mentre lo fissava con aria critica. Il tono aspro che aveva appena usato parve quasi fare a pugni con la sua figura minuta e gentile, poiché non capitava troppo spesso che la donna riprendesse il figlio in quel modo. Ranma voltò la testa dall'altra parte, fingendo di concentrarsi sui variopinti disegni che componevano la carta da parati ed evitando apposta quello sguardo inquisitore che tanto lo metteva a disagio. 

-Perché non voglio vederla. 

Provò a spiegare e il suo viso si contrasse in una smorfia involontaria. Non avrebbe voluto coinvolgerla in quella storia, ma il desiderio inconscio di nascondersi dall'ex fidanzata aveva preso il sopravvento, impedendogli di ragionare con lucidità. Nodoka sospirò, incrociando le braccia al petto. 

-Beh, se è venuta a cercarti in questa casa dev'esserci senz'altro un motivo. 

Replicò con impazienza. 

-Probabilmente era qui per sbattermi in faccia la sua scelta. 

-Quale scelta, di che stai parlando? Voi due avete litigato di nuovo, per caso? Che cosa le hai fatto stavolta? Quella povera ragazza sembrava sconvolta. 

 

Un momento. Che diavolo… 

 

-Guarda che io non le ho fatto proprio niente, si può sapere per quale incomprensibile motivo la colpa deve sempre essere mia? 

Esclamò risentito. Cos'era quella, solidarietà femminile? Roba da matti. Se qualcuno si era divertito a pugnalarlo alle spalle quel qualcuno era proprio Akane, non certo lui. 

-Allora mi spieghi che c'è che non va? 

La sentì tornare a insistere e ancora una volta il giovane si ritrovò a sfuggire a quegli occhi grandi e profondi, che parevano scavargli dentro meglio di chiunque altro. Quando Nodoka era arrivata a Nerima non era stato facile abituarsi alla sua presenza. Fin da che aveva memoria, infatti, era sempre stato da solo con suo padre. Già, Ghenma Saotome. Quell'idiota patentato che gli aveva reso la vita più difficile di quanto meritasse e che lo avrebbe volentieri barattato con un piatto di ramen era comunque l'unico genitore che conosceva, l'unico a cui non aveva fatto che aggrapparsi con tutte le forze, pur di sopravvivere a quell'inferno sulla terra. Poi però aveva conosciuto i Tendo e con loro il tepore familiare che gli era sempre mancato. Un luogo in cui tornare, un morbido giaciglio su cui poter finalmente riposare. Anche se, sospettoso com'era per natura, ci aveva messo un po' a fidarsi. Con la madre era accaduta esattamente la stessa cosa. Quella donna così dolce e solare, da cui un giorno ormai lontano era stato strappato via prima ancora di imparare a camminare lo aveva spiazzato, confondendogli le idee. Adesso però, ogni volta che la guardava, non poteva fare a meno di sentirsi a casa. Era questo che lo aveva spinto a rifugiarsi da lei. 

-Ecco, qualche giorno fa Akane mi ha… lasciato. 

Balbettò con voce tremante, sentendosi mancare il respiro a quel doloroso pensiero che mai avrebbe voluto tramutare in parole. Il volto di Nodoka impallidì di colpo. 

-Che cosa? Vuoi dire che ha rotto il fidanzamento? 

Ranma annuì a testa bassa. 

-Si è innamorata di un altro. 

La consapevolezza di quell'amara realtà tornò a colpirlo inesorabilmente come un violento tsunami, costringendolo a serrare i pugni e le palpebre a un tempo. 

-Oh santo cielo, non posso crederci! E in tutto questo tempo non ti ha neppure sfiorato l'idea di venire a informarmi dell'accaduto? Insomma, perché devo essere sempre l'ultima a sapere le cose? 

-Te lo sto dicendo adesso mamma, smettila di agitarti. 

La vide prendersi la testa fra le mani, tanto afflitta da fargli tenerezza. 

-Mi dispiace davvero tantissimo, sai? Tu e Akane eravate tanto carini… ehi, aspetta un momento. Se voi due non state più insieme, cosa ci fa ancora dai Tendo quel buono a nulla di tuo padre? Approfitta della loro ospitalità continuando a mangiare a sbafo senza il minimo ritegno, non è così? Oh, lascia solo che gli metta le mani addosso e vedrai! 

-Non è come credi. Cioè, non fa che mangiare a sbafo, questo sì, ma è stato Soun a chiedergli… a chiederci di rimanere. 

Le labbra di Nodoka si piegarono in un sorrisetto beffardo. 

-E lui non se l'è fatto ripetere due volte, ovviamente. 

Considerò, seccata. 

-Papà gli ha dato il permesso di designarmi come suo unico erede della palestra Tendo, contravvenendo a tutte le regole dato che Akane se n'è praticamente lavata le mani, e ora Soun si è messo in testa di trovarmi una nuova fidanzata organizzando sfide al limite del ridicolo e senza nemmeno preoccuparsi di domandare il mio parere, che a quanto pare per loro conta meno di zero. Perché chiunque, nessuno escluso, si permette sempre di decidere per me senza mai tenere in considerazione i miei sentimenti! Cosa prova Ranma? Chi se ne frega, tanto farà comunque ciò che vogliamo, perciò spezziamogli pure il cuore senza pietà. Pieghiamolo come un dannato, stupido burattino nelle nostre mani… 

 

Si interruppe di colpo, senza fiato, d'improvviso incapace di continuare a parlare. Aveva le mani sudate e la testa gli ronzava come uno sciame d'api impazzite, ma si sentì più leggero adesso che, per la prima volta dopo tanto tempo, era finalmente riuscito a tirar fuori ciò che lo faceva soffrire. La donna annullo` in breve tempo la distanza che li separava per sfiorargli i folti capelli corvini, tanto simili ai suoi in una tenera carezza, desiderosa di placare la profonda pena che lo affliggeva e che ora sentiva come propria. 

-Caro - disse con dolcezza, cercando i suoi occhi inquieti - puoi semplicemente rifiutarti di mandare avanti il dojo. Voglio dire, so che hai un cuore grande e non riesci mai a dire di no, ma non sei obbligato a farlo e non sta scritto da nessuna parte che tu debba farti carico di una simile responsabilità. 

Fece una piccola pausa, durante la quale scruto` con attenzione l'espressione sconsolata del suo unico figlio. 

-Forse, però, non è neppure questo il problema. Stai pensando ad Akane, vero? È per lei che adesso sei sconvolto. 

Aggiunse infine. 

-È… così evidente? 

Lo sentì rispondere con un filo di voce, tradendosi inevitabilmente. Anche se ormai non gli importava. Il macigno che premeva sul suo stomaco era diventato troppo pesante per essere sopportato ancora a lungo. Amava Akane talmente tanto da star male e non aveva più voglia di negarlo. La madre lo invitò a sedersi, come aveva fatto più volte da quando quel giorno era piombato a casa sua senza alcun preavviso, ma neppure allora le diede retta. Preferiva restarsene in piedi in un angolo della stanza, con gli occhi bassi e i pugni talmente stretti da sembrare quasi un bambino capriccioso, tanto era vulnerabile. Sapeva però di avere ormai di fronte a sé un uomo, grande e forte abbastanza da poter risolvere da solo le sue pene d'amore. Se soltanto avesse smesso di tormentarsi per cominciare ad agire, forse le cose sarebbero state molto più semplici per lui. 

-Ranma, figlio mio, non avrò avuto la fortuna di crescerti e questo sarà sempre il mio più grande rimpianto ma, credimi, ti conosco bene. E sai perché? Perché a volte sei identico a tuo padre. Orgoglioso e testardo esattamente quanto lui. Questo però non ti porterà da nessuna parte. Se vuoi bene ad Akane, se davvero tieni ancora a lei dovrai combattere per riaverla al tuo fianco. Non so bene cosa sia accaduto fra voi e non conosco la persona che sta minacciando il vostro rapporto, ma sono sicura che quella splendida ragazza sta aspettando solo te. Altrimenti perché venire a cercarti? 

Di colpo parve riscuotersi da quell'insolito torpore per tornare velocemente a muoversi, avanzando di qualche passo con espressione molto seria per incontrare finalmente lo sguardo preoccupato di sua madre. 

-Se fosse come dici tu non mi avrebbe mai lasciato, mamma. Non lo avrebbe mai fatto! 

Tuono` prima di aprire la porta e fuggire via, sordo ai richiami di Nodoka che, colta alla sprovvista tentò a lungo di fermarlo, senza risultato. 

-Aspetta Ranma, dove vai con questa pioggia? Non hai preso neppure un ombrello! 

La sua voce si spense con il rombo del tuono che seguì l'arrivo di un lampo, comparso d'un tratto a illuminare il cielo grigio di quell'uggioso pomeriggio giunto ormai quasi al termine. 


Akane ripercorse lentamente i luoghi in cui era stata, fermandosi infine al limitare del parco per richiudere l'ombrello quando si accorse che il temporale era cessato. Magra consolazione, visto che praticamente aveva il morale a terra e il cuore gonfio di preoccupazione al pensiero di saperlo chissà dove, lontano da lei. Sbuffò, scuotendo il parapioggia dall'acqua in eccesso, indecisa se tornare a casa o proseguire il suo triste giro di perlustrazione, pur sapendo che continuare a cercarlo sarebbe stato del tutto inutile. 

Fu allora che lo vide. Goffamente appollaiato sullo schienale di una delle panchine e bagnato dalla testa ai piedi, si accorse della sua presenza solo quando la sentì parlare. 

-Ranma, ti ho cercato dappertutto. Sono passata da qui prima, ma non c'eri. Dove sei stato per tutto questo tempo? 

-Non dovresti gironzolare da sola a quest'ora, Akane. Va' a casa, torna da Shinnosuke. 

Fu tutto ciò che disse, senza guardarla, sfiorandosi stancamente con le dita i capelli rossi ormai completamente zuppi, nauseato persino dalla sua stessa voce ora acuta e sottile come tutte le volte che diventava una donna. Aveva vagato per ore sotto quel violento acquazzone e senza una meta precisa prima di fermarsi, esausto e febbricitante, nell'immenso giardino che tante volte i suoi piedi avevano calpestato durante gli intensi allenamenti cui di tanto in tanto si sottoponeva. Akane era di sicuro l'ultima persona al mondo che avrebbe mai desiderato incontrare in quel momento e invece era lì, in piedi davanti a lui mentre, esibendosi in un'espressione di immenso stupore spostava il peso da una gamba all'altra, in trepida attesa di Dio solo sa cosa. 

-Di che stai parlando - la sentì chiedergli, chiaramente sulle spine - cosa c'entra Shinnosuke e perché mai dovrei… 

Si interruppe, sospirando con forza per riordinare le idee. Ranma la imito`. 

-Akane, ti prego, risparmiamelo. 

Disse a voce bassa. 

-No. Sta' zitto e ascoltami. Lasciami parlare. Ho bisogno di spiegarti, è per questo che ti stavo cercando. 

Riprese lei. Minuscole pozzanghere d'arcobaleno presero lentamente forma sul terreno umido, entrambi le osservarono a lungo senza vederle veramente. 

-Cosa ti fa pensare che voglia starti a sentire? 

-Fallo e basta, maledizione! 

Gridò a quel punto la minore delle Tendo, incapace di trattenersi. Se avesse continuato a tacere sarebbe di certo esplosa come un palloncino gonfiato a elio. Ranma sussulto`, ma i suoi occhi restarono bassi. 

-Perché? Per sentirti raccontare ancora una volta di quanto Shinnosuke sia dolce, gentile e rispettoso e di come tu abbia scelto di passare insieme a lui il resto della vita? Vuoi sposarlo Akane, è di questo che si tratta? 

 

Si morse nervosamente il labbro inferiore, così forte da farlo quasi sanguinare. 

-Ma che diavolo vai farneticando, sei impazzito per caso? 

-Non provare a mentirmi, o vuoi forse negare che ti abbia chiesto di metterti con lui? 

Un'improvvisa folata di vento pizzico` le sue ginocchia scoperte, facendola rabbrividire. 

-Sì - ammise la giovane - è vero. Me lo ha chiesto, ma ho rifiutato e a quest'ora avrà già preso il primo treno per tornare a Ryugenzawa. Non avrei mai potuto accettare la sua proposta, perché non è lui il ragazzo di cui sono innamorata. 

Ranma sollevò di colpo lo sguardo verso di lei, sollevato e smarrito al tempo stesso, solo per leggere in quelle iridi scure e supplicanti il vero significato celato nelle sue ultime parole. 

E in quel momento, finalmente, comprese. 

"Quindi Akane…" 

"Lei è…" 

Certo. Ormai era chiaro. La situazione però appariva talmente paradossale da farlo sentire, se possibile, ancora peggio. 

-Ranma, fammi spiegare… 

-No, ti prego. Non dirlo. 

La incalzò, risoluto. Dentro di lui sentimenti contrastanti si mescolavano senza tregua, scavandogli il petto tanto furiosamente da fargli desiderare di mettersi a urlare tutta la sua frustrazione. Akane scosse la testa più volte, annullando in breve tempo la distanza che ancora li separava. 

-Tu non capisci - sussurrò - io devo farlo. Non posso più vivere con questo peso sul cuore perciò, una volta per tutte, smetti di interrompermi e lasciamelo dire.

 

Se lo avesse fatto, se le avesse permesso di esprimerlo ad alta voce, non sarebbero più potuti tornare indietro. Non era giusto, non voleva condannarla a una dolorosa esistenza che di certo non meritava. Dopotutto cosa aveva da offrirle uno come lui, se non vergogna e sofferenza? 

-Sei tu a non capire, Akane. Non sarò mai abbastanza per te. In fondo, sono solo un mezzo uomo. 

Disse con voce rotta prima di sentirsi afferrare saldamente per le spalle, lasciandosi scuotere a lungo mentre serrava forte le palpebre per non essere costretto a guardarla ora che, di colpo così vicina, gli urlava addosso senza risparmiarsi. 

-Non dire mai più una cosa simile, mi hai sentita? Tu non sei affatto un mezzo uomo! 

Ranma riaprì lentamente gli occhi, timoroso di incontrare i suoi. Sentirla respirare a pochi centimetri dal viso gli provocò una violenta scossa al cuore che, per un attimo prese a battere più forte, destabilizzandolo non poco. 

-Guardami bene - disse, cercando con fatica di mantenere il controllo - ne sei davvero convinta? Io sono questo, sono così e non potrò mai darti tutto ciò che desideri. 

Akane gli prese il volto tra le mani, catturando i suoi occhi lucidi per incatenarli ai propri in una morsa invisibile dalla quale fuggire sarebbe stato impossibile. 

-Ranma, tu sei già tutto ciò che desidero. 

Bisbigliò in lacrime prima di vederlo crollare in ginocchio davanti a lei, quando le forze vennero meno. 

-Ehi, che cos'hai? Ranma! 

Gridò spaventata, chinandosi a sua volta per tastargli la fronte e le guance accaldate. 

-Oddio, scotti. Devi avere la febbre alta. Per quanto tempo sei rimasto qui fuori sotto la pioggia, razza di stupido? Meglio tornare subito a casa prima che ti venga una polmonite. Salta su, ti porto sulle spalle. 

Propose, voltandosi a far leva sui talloni per mantenersi in equilibrio, invitando la ragazza dagli abiti da uomo a prendere posizione. 

-Sei impazzita o cosa? Posso camminare da solo. 

-Ma se non ti reggi in piedi! Piantala di fare storie e sbrigati. Non c'è niente di male e poi non sarebbe nemmeno la prima volta. 

Ranma incrocio` le braccia sul seno prosperoso, scettico. 

-Guarda che peso. 

-Non così tanto, ce la faccio benissimo. 

-È imbarazzante. 

-Di cosa ti preoccupi? Ora siamo entrambe ragazze. E poi, vedi? La maledizione ha anche i suoi vantaggi, a volte. 

-Che fai, mi prendi in giro adesso? 

Una risata cristallina echeggiò nell'aria e la ragazza dai capelli rossi pensò di non aver mai sentito niente di più bello in vita sua. Arrendevole si lasciò quindi trasportare fino a casa, cullato dal dolce e inebriante profumo dei suoi capelli. 

-Sai, Ranma - la sentì dire, a un tratto - uomo o donna non fa alcuna differenza. Per me sei sempre tu. 

Sorrise, accoccolandosi di più contro la sua schiena. 

"Tu sei già tutto ciò che desidero" 

Diceva sul serio? Lo pensava veramente? 

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Capitolo 6
*** Parte 6 - Io e te ***


 


-Trentanove e mezzo? Oh povero Ranma, che febbrone! 

Esclamò Kasumi, coprendosi la bocca con una mano in segno di stupore mentre con l'altra reggeva il termometro, fissandolo come se non credesse ai propri occhi. Dopo essersi tolto di dosso i vestiti bagnati e aver fatto un bagno caldo, servito a restituirgli le sue vere sembianze Ranma era stato praticamente costretto a mettersi a letto, trangugiando una cena leggera senza il minimo appetito e solo per far piacere alla maggiore delle Tendo, che ora sorrideva soddisfatta. Gli porse la medicina, una piccola compressa viola che il giovane mandò giù con un po' d'acqua prima di ringraziarla con un inchino appena accennato. Quel semplice movimento gli provocò un violento capogiro, costringendolo a rannicchiarsi sotto le coperte. 

-Solo un idiota poteva restarsene per ore sotto la pioggia rischiando di buscarsi un malanno. 

Considerò Nabiki, pigramente appollaiata sul tavolino e intenta a scrutare imperturbabile il viso segnato e stanco dell'ormai ex cognato. 

-Nabiki, lascialo in pace. 

La riprese l'ultima delle sorelle con una smorfia infastidita. L'altra sollevò le sopracciglia, l'aria vagamente divertita. 

-Uh, ma sentitela! Lo difende anche, adesso. Mi sono forse persa qualcosa, sorellina? 

-Dico solo che sta già abbastanza male senza che ti ci metta anche tu, perciò dovresti smetterla di stressarlo. 

Spiegò Akane, forse un po' troppo in fretta, sentendosi avvampare dall'imbarazzo. E non solo per le evidenti provocazioni della sorella, che pareva sempre divertirsi un mondo a pungolarla senza pietà, bensì per quegli occhi. Due profondi laghi azzurri, ora arsi dalla febbre che solo per un attimo avevano indugiato su di lei, scatenandole dentro una ridda di emozioni tali da farle tremare le ginocchia ed esplodere il cuore. Qualcosa era cambiato tra loro e lo sapevano entrambi. Come sapevano di dover affrontare il discorso lasciato in sospeso al parco, appena poche ore prima. Tuttavia, quello non era certo il momento più adatto per farlo e Akane ne era ben consapevole, anche se non avrebbe mai voluto allontanarsi da lui come invece fu presto invitata a fare da Kasumi. 

-È per questo che ora ce ne andremo e lo lasceremo riposare tranquillo. 

Aveva detto infatti, facendo cenno alle ragazze di seguirla fuori dalla stanza. 

-Non preoccuparti Ranma, con la medicina che ti ho dato tra poco ti sentirai sicuramente meglio. 

Aggiunse poi, rassicurante, richiudendosi lentamente la porta alle spalle. A quel punto Nabiki attese che la più grande si allontanasse per rimanere da sola con Akane. 

-Allora - cominciò, ammiccante - si può sapere che succede? Shinnosuke è andato via in fretta e furia e tu e Ranma siete stati fuori per tutto il pomeriggio, sicuramente insieme. E, prima che ti azzardi a negarlo, mia cara, ho visto il modo in cui vi guardate voi due e come arrossisci ogni volta. C'è qualcosa di strano, qualcosa di diverso. 

-Noi… noi non ci guardiamo proprio in nessun modo e io non arrossisco affatto. Come ti viene in mente? 

Balbettò la giovane, a disagio, deglutendo a vuoto mentre le sue guance si tingevano di rosso, tradendola inevitabilmente. L'altra ridacchio`, sempre più intrigata dalla situazione. 

-Certo che arrossisci e lo stai facendo anche adesso. Guardati, la tua faccia sembra una lanterna che sta per prendere fuoco. Avanti Akane, sputa il rospo! 

-Vuoi piantarla con queste sciocchezze? 

Esclamò senza riuscire a trattenersi, affrettandosi a voltarle le spalle per provare goffamente a placare i battiti impazziti del suo cuore. Nabiki sospirò, osservandola da lontano. Le sue labbra sottili si piegarono in un sorrisetto sardonico. Sapeva bene ciò che aveva visto e non poteva sbagliarsi su di loro. Il tempo le avrebbe dato ragione poiché era sicura che, presto o tardi, li avrebbe di certo smascherati. 


La mano esitò sulla maniglia un istante più del necessario prima di abbassarla e spingere piano la porta, trattenendosi timidamente sulla soglia senza decidersi a entrare. 

Non era sicura che piombare in camera sua nel cuore della notte fosse la scelta più saggia, ma si era rigirata a lungo nel letto col cuore gonfio di preoccupazione al pensiero che potesse sentirsi male di nuovo. E poi aveva una voglia matta di vederlo. Come se una forza magnetica sconosciuta la stesse lentamente attirando dall'altra parte del corridoio, guidando i suoi passi fino a lui. Così eccola lì, scarmigliata e nervosa, in trepida attesa del coraggio necessario per attraversare quella stanza immersa nella penombra e, finalmente, raggiungerlo. 

-Akane? Che ci fai qui a quest'ora? 

Trasali` a quelle parole improvvise e che di certo non si aspettava, ma forte del fatto che Genma non fosse lì, perché rimasto a dormire dalla moglie come era ormai solito fare di tanto in tanto, avanzò pian piano verso il suo letto. 

-Ero… preoccupata per te, volevo sapere come stavi. Come mai ancora sveglio? 

-Non riuscivo a dormire. 

-Già, nemmeno io. 

Si chinò sul futon dove Ranma, ormai seduto tra le coperte scrutava curioso la sua sagoma scura, sporgendosi quanto bastava per accendere la minuscola lampada che aveva di fianco e che in un attimo illuminò, con la sua luce tenue, i loro volti tesi e imbarazzati. 

-Sai - continuò Akane, dopo un breve momento di silenzio - tua madre ha chiamato due volte, stasera. Era in pena per te, così l'ho tranquillizzata sulle tue condizioni. Ha detto che sei corso via da casa sua senza che potesse fermarti e da allora non ha più avuto tue notizie. Io ero venuta a cercarti da lei, ma mi aveva detto che non c'eri. 

Ranma sospirò, sentendosi assalire dai sensi di colpa. 

-Le ho chiesto io di farlo, Akane - ammise - l'ho pregata di mentirti perché non volevo incontrarti. 

Vide il suo bel viso rabbuiarsi di colpo. 

-Credo che venire qui sia stato un errore. Meglio che torni in camera mia. 

Mormorò con un filo di voce e fece per andarsene ma il giovane la trattenne, afferrandole il polso per costringerla a rimanere dov'era. 

-No - disse, cercando il suo sguardo sfuggente - ti prego. Resta. Io… mi dispiace. 

La piccola Tendo rabbrividì di piacere a quel semplice contatto, abbassando gli occhi sulla sua mano stretta sulla propria pelle e solo allora Ranma allento` istintivamente la presa, d'un tratto vergognoso. 

-Ero arrabbiato e confuso - riprese - Shinnosuke mi aveva detto di averti proposto di diventare la sua ragazza ma non volevo crederci, così ho deciso di venire da te a chiedere conferme. Poi però ti ho sentita parlare con Kasumi e, rendendomi conto che stavi praticamente tessendo le sue lodi ho equivocato tutto, perciò… 

-Aspetta, vuoi dire che mi hai spiato? 

Lo interruppe Akane, raggelandolo con un'occhiataccia che lo mise in allarme. 

-Sì. Cioè, no… insomma, non volevo. È successo e basta. Ma non è questo il punto. 

- Infatti il punto è che non ho accettato la corte di Shinnosuke e mi sembra di avertelo già spiegato. 

 

Prese le sue mani, raccogliendo tutto il coraggio che possedeva prima di proseguire. 

-Ascoltami, parlavo sul serio oggi, quando ho detto che sei tutto ciò che voglio. Tu, Ranma, sei antipatico e insopportabile, è vero. Ma sei anche l'unico ragazzo a cui penso, l'unico a cui voglia davvero bene e non hai idea di quanto sia imbarazzante per me dirti queste cose, soprattutto perché non mi aspetto una risposta da te. Volevo solo che lo sapessi, tutto qui. Non ho alcuna pretesa e dev'essere per questo che, adesso, sembra fare ancora più male. 

Dopo quell'accorata confessione serro` le labbra in una stretta spasmodica e quando, col cuore che batteva all'impazzata e le guance in fiamme sollevò lo sguardo verso di lui, si accorse che anche le sue non erano da meno. 

-Non fa sempre male. 

Per un attimo credette di aver solo immaginato di sentirgli pronunciare quelle parole. 

-Cosa? 

Domandò, confusa, osservando il suo volto farsi via via di mille colori. 

-Quello che voglio dire è… io… cioè… tu, insomma… 

Si interruppe, frustrato, facendo un respiro profondo e le parole tornarono, quiete e ordinate, a dare un senso a tutto ciò che ormai da tempo desiderava esprimere. 

-Akane, anche tu sei l'unica ragazza a cui penso, l'unica che conta per me e mi dispiace se ti faccio sempre arrabbiare, perché in realtà… ma che fai, piangi? No, per favore, non fare così. Maledizione, non volevo certo ferirti! 

Esclamò dispiaciuto, dimenticandosi per un momento di tenere la voce bassa affinché nessuno potesse sentirli. Le prese il viso fra le mani, asciugando con le dita le calde lacrime che, copiose, scendevano a rigarle le guance ormai paonazze, rendendola tanto dolce e irresistibile da abbattere in un colpo solo ciò che restava delle sue già vacillanti barriere. 

-Non mi hai ferita, stupido. In verità questa è la cosa più carina che mi abbia mai detto e io sono… sono così felice. 

Disse, singhiozzando senza controllo. 

-Allora smettila di piangere. 

-Non ci riesco, è più forte di me. 

Ranma la strinse tra le braccia, ascoltandola lasciarsi andare a un pianto liberatorio che scosse a lungo le sue spalle tremanti mentre si rifugiava in quel petto ampio e accogliente, dove un cuore vinto dall'emozione batteva ora più veloce solo per lei. 

-Scusami per aver rotto il fidanzamento, ma mi era sembrata la soluzione migliore per entrambi. Credevo che non provassi niente per me. 

Spiegò qualche minuto dopo tirando su col naso, finalmente più calma. Il ragazzo col codino la scostò da sé per tornare a specchiarsi nelle iridi scure che tanto amava, e che il pianto pareva aver reso talmente profonde da dargli quasi l'impressione di poter annegare in un mare di cioccolato liquido. 

-Anch'io pensavo che non mi volessi bene e quando mi hai lasciato sono stato davvero male. 

Lei gli sfiorò dolcemente i capelli. 

-Non voglio mai più separarmi da te, Ranma. 

-Nemmeno io, Akane. 

Erano così vicini che fu del tutto naturale perdersi nel loro primo bacio. Un bacio dapprima timido e delicato con tutta la tenerezza della loro inesperienza, poi più urgente e appassionato, tanto da spingerli a desiderare che quel magico momento non finisse mai. Mossa da un improvviso impeto di audacia Akane si spostò a cavalcioni su di lui, aderendo completamente al suo corpo per cingergli il collo con le braccia, indugiando a lungo sulla sua bocca fino a togliergli il respiro. 

-Rimani con me stanotte. 

Le sussurrò lui, facendola arrossire per quell'insolita richiesta che l'aveva presa in contropiede, arrossendo violentemente a sua volta. 

-No - si affrettò a dire - non pensar male, ti prego. Prometto che terrò le mani a posto. Ho solo bisogno di sentirti vicino. 

La vide sorridere. 

 

-Certo che resto. Non vado proprio da nessuna parte. 

Lo baciò di nuovo, assaporando lentamente le sue labbra morbide e piene, che ora sentiva farsi via via più roventi. Stava tremando. 

-Comincia a fare freddo. 

-Dev'essere colpa della febbre, probabilmente sta salendo di nuovo. 

Gli tastò la fronte, confermando i suoi sospetti prima di porgergli la medicina, intimandogli di sdraiarsi sotto le coperte. Si distese quindi vicino a lui, che intanto la fissava come incantato. 

-Sei così bella. 

Sussurrò, facendola avvampare di nuovo. 

-Figurati. Lo dici solo perché la febbre ti fa sragionare. 

Ranma si accigliò. 

-Non è vero. Lo penso sul serio. 

Replicò, punto sul vivo. Probabilmente era stato proprio il senso di malessere causato dalla febbre alta a dargli il coraggio di essere finalmente sincero. 

-E il "rozza, violenta e per niente carina" che fine ha fatto? 

Lo pungolo` giocosamente la ragazza, mentre un lampo di malcelata tristezza le attraversava il viso. Fu in quel momento che, nonostante la fastidiosa sensazione di avere la testa piena di ovatta, Ranma comprese quanto il suo apostrofarla con i peggiori appellativi in circolazione la facesse soffrire. L'abbraccio`, cogliendola di sorpresa. 

-Guarda che quello lo penso ancora. 

Bisbigliò al suo orecchio, pentendosene immediatamente e maledicendosi di nuovo, come aveva già fatto milioni di volte per essere così poco delicato nei suoi confronti. Dannazione, perché quelle parole uscivano sempre fuori come una specie di riflesso condizionato e prima ancora che potesse fermarle per ricacciarle indietro? Si ripromise, da quel momento, di comportarsi in maniera più gentile. La sentì irrigidirsi tra le sue braccia, pronta al contrattacco. 

-Cosa? Brutto… 

Cominciò infatti, ma le parole le morirono in gola quando la strinse più forte a sé, come a mitigare l'inutile provocazione appena rivoltale. Era il suo modo per scusarsi. Akane sospirò, rilassandosi lentamente. 

-Dormi adesso, ne hai bisogno. Faremo i conti domani. 

-Non vedo l'ora. 

-Idiota. 

-Cretina. 

Cavolo, la forza dell'abitudine. 

La sentì sbuffare, seccata, mentre accarezzava piano quei fianchi sinuosi attraverso la stoffa del pigiama, facendola fremere. 

-Ora sei tu che stai tremando. 

Mormorò con voce roca, imbarazzandola non poco, poiché sapeva bene che se le sue dita si fossero spinte oltre, non lo avrebbe di certo fermato. Si schiarì la voce, tentando faticosamente di dominare l'intensa altalena di emozioni a cui la stava sottoponendo. 

-Non avevi detto che avresti tenuto le mani a posto? 

-Stavo solo controllando che la tua vita larga non fosse peggiorata. 

Ops. 

Niente, era più forte di lui. 

La piccola Tendo lo colpì sul petto, offesa. Che razza di insolente!

-Dovrei picchiarti per questo, sai? 

-Lo so. 

Rispose, affondando la testa nell'incavo della sua spalla e respirando forte il suo profumo, provocandole un brivido lungo la schiena prima di lasciarsi scivolare lentamente nel sonno. 

Non aveva più freddo, ora. 


Riaprì gli occhi alle prime luci dell'alba con la testa sul suo petto, dove i timidi raggi del sole che filtravano dalla finestra disegnarono ben presto un allegro mosaico di colori che la fece sorridere. 

Ranma sembrava ancora più bello con quell'arcobaleno addosso. Gli sfiorò la fronte con un bacio lieve, grata che non avesse più la febbre, poi si sciolse dolcemente dal suo abbraccio facendo attenzione a non disturbarne il riposo. Si perse una volta di più a contemplare quel bel viso profondamente addormentato, desiderando di poltrire ancora un po' sotto le coperte insieme a lui solo per sentirsi stringere forte, proprio come qualche ora prima, quando il suo dolce respiro le solleticava piano la pelle facendola rabbrividire di piacere. Non poteva perdere altro tempo però, poiché tra non molto anche tutti gli altri si sarebbero svegliati. Sarebbe stato un guaio se qualcuno li avesse beccati insieme. 

-Dormi bene, amore mio. Oggi andrò a scuola senza di te. 

Bisbigliò, lasciandogli un bacio sulle labbra socchiuse prima di andarsene in punta di piedi, attenta a non fare troppo rumore quando si richiuse la porta alle spalle. Fece un respiro profondo, sussultando vistosamente non appena si accorse che due occhi sottili e pungenti come spilli la osservavano poco più in là con curiosità crescente, attendendo nell'ombra. Il cuore di Akane parve farle una capriola in petto, non appena la legittima proprietaria di quelle iridi cupe su un'espressione maliziosa mosse qualche passo verso di lei, costringendola a indietreggiare. Maledizione. 

-Guarda guarda chi si vede a quest'ora, di solito non sei così mattiniera! 

Esordì con accento mellifluo mentre, a braccia incrociate, si esibiva in un sorriso sardonico che la mise subito in allarme. 

-Ecco, io… io stavo… andando al bagno. 

Balbettò la minore delle Tendo, sperando inutilmente di cavarsela con quella pietosa bugia. Anche se le bastò un'occhiata di traverso per capire che non l'aveva di certo bevuta. 

-Curioso - la sentì dire, infatti - visto che il bagno sta praticamente dall'altra parte del corridoio, così come la tua stanza. Ragion per cui, immagino che il motivo per cui stai gironzolando qui intorno debba per forza essere un altro. 

-Non è affatto come pensi. 

Fece un ultimo, disperato tentativo. 

-Davvero? Perché io penso che tu sia appena uscita dalla camera di Ranma, e qualcosa mi dice che voi due abbiate passato la notte insieme. Lo sapevo che c'era sotto qualcosa, l'ho capito subito ieri! 

Esclamò Nabiki, annuendo soddisfatta come se avesse appena vinto alla lotteria. Akane sospirò, affranta. A cosa sarebbe servito negare ancora l'evidenza? 

-E va bene - ammise a quel punto, a testa bassa - d'accordo. Ho dormito in camera sua ma non è successo niente. Ranma stava male ed ero preoccupata per lui. Non me la sono sentita di lasciarlo solo, così sono rimasta. Ma ti giuro che non abbiamo… 

-Ok - la incalzò la sorella, squadrandola dall'alto in basso con aria critica - ok. Senti, io posso anche crederti Akane, ma avrai un bel da fare a convincere papà della vostra innocenza quando verrà a saperlo. 

La ragazza si accigliò. 

-Non lo saprà se nessuno glielo dice. 

-Questo dipende solo da te. 

Riecco spuntare quel fastidioso sorrisetto di chi la sa lunga. Stava forse pensando di… ricattarla? 

-Nabiki, non vorrai mica… 

-Non preoccuparti, visto che sei mia sorella ci andrò leggera. Mille yen a testa e non se ne parla più. 

Sì, era decisamente un ricatto. 

-Che cosa? Sai benissimo che non ho tutti quei soldi! 

La vide fare spallucce, come se la cosa non fosse un suo problema. 

-Oh, un vero peccato perché, sai, mi stavo chiedendo che faccia farà quel pover'uomo di nostro padre, quando andrò dritta a raccontargli che ti ho vista sgattaiolare via alle prime luci dell'alba dalla stanza del tuo ex fidanzato, che peraltro tu stessa hai piantato. Cosa che tende a rendere il tutto ancora più torbido e sconveniente, non credi? 

Akane trattenne a stento la collera. 

-Va bene, hai vinto, chiederò un prestito a Kasumi ma, per favore, non dire niente a nessuno! Solo, non potresti scendere un po' il prezzo? 

Nabiki le si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso. 

-Mille yen a testa entro stasera e le mie labbra resteranno sigillate, oppure… 

-Sei spregevole! 

Sorrise, dandole un buffetto sul viso fumante di rabbia. 

-Sì, anch'io ti voglio bene, sorellina. 

Disse, prima di voltarle le spalle e allontanarsi per raggiungere il piano di sotto. Accidenti a lei, bruciarla sarebbe stato ancora poco. 

E adesso? 


-Sono tornata! 

Esclamò Akane, rientrando in casa. Ranma le andò subito incontro, accogliendola con un sorriso che non poté che ricambiare. 

 

-Ehi, ciao. 

-Ciao. Come ti senti oggi? 

Gli chiese, guardandolo con una certa euforia distante che sapeva tanto di nostalgia, al ricordo del dolcissimo momento condiviso la notte prima. Aveva ancora il suo profumo addosso, il suo sapore sulle labbra. Arrossì fino alla radice dei capelli, sentendosi a disagio di fronte a quegli occhi magnetici che sembravano spogliarla di tutti i suoi segreti, rendendola tremendamente vulnerabile. Era forse questo l'amore? Chissà se anche lui provava le stesse cose. 

-Meglio - lo sentì rispondere - non ho più la febbre. Stamattina sei andata via senza neppure salutarmi. 

Sembrava dispiaciuto. 

-Scusami, è che dormivi così bene che non ho voluto svegliarti. 

Sollevò una mano per accarezzarle la guancia e il suo cuore perse un battito. 

-Mi è mancato non averti tra i piedi come ogni giorno. 

La giovane premette di più la sua mano contro il viso, coprendola con la propria mentre un brivido di piacere le attraversava il corpo, rendendola preda facile di intense emozioni difficili da tenere a bada, ora che era di nuovo così vicino. 

-Anche tu mi sei mancato a scuola. 

Disse, fissandolo ardentemente. 

-Oh, ma guardateli! Come sono teneri i nostri piccioncini mentre tubano! 

Trasalirono entrambi e Ranma ritirò in fretta la mano, avvampando dall'imbarazzo. 

-Nabiki! Quando la pianterai di comparirmi sempre alle spalle? Lo fai apposta, vero? Vuoi farmi venire un infarto? 

Gridò Akane, lanciando un'occhiata di fuoco all'indirizzo della sorella che, comparsa dal nulla e con ancora indosso la divisa scolastica, pareva sempre divertirsi a stuzzicarla in ogni modo possibile. La vide scoppiare a ridere e questo la fece infuriare ancora di più. 

-Su, non è il caso di scaldarsi tanto. 

Tese la mano verso di loro ed entrambi la fissarono senza capire. 

-Allora? Dove sono i miei soldi? 

Riprese a quel punto, sperando così di rinfrescarle la memoria. Il viso della più piccola si contrasse in una smorfia. 

-Non ce li ho, piantala con questa storia! 

-Di che sta parlando? 

Domandò Ranma, che a quel punto ci capiva sempre meno. 

-Non darle retta. 

Si sentì rispondere, liquidando la questione con un breve cenno di dissenso che fece storcere la bocca a Nabiki, la quale urlò subito a gran voce: -In questo caso…papà! 

-No, smettila, abbassa la voce! 

Le intimò Akane, agitando intanto le braccia come una forsennata al temibile pensiero di trovarsi a dover dare certe spiegazioni al genitore. La sorella puntò l'indice contro di loro, l'aria minacciosa. 

-Ricordate: mille yen a testa e terrò la bocca chiusa. Avete tempo fino alla mezzanotte di stasera, e solo perché sono buona. Tra l'altro, nel caso aveste intenzione di rifarlo, siate più furbi la prossima volta. Se dovessi accorgermene di nuovo potrei non essere altrettanto magnanima. Le tariffe aumentano, sapete? 

Disse, provocatoria. Ranma aprì le mani. 

-Si può sapere di che diavolo parla? 

Si informò nuovamente, sempre più confuso. Akane sospirò, frustrata. 

-Te lo spiego dopo. 

Fu tutto ciò che disse mentre osservava Kasumi, impegnata intanto in un continuo andirivieni dalla cucina per servire in soggiorno le squisite pietanze che aveva preparato. 

-Venite - li avvertì - è pronto in tavola. Oh guarda, abbiamo ospiti! Fermatevi a pranzare con noi. 

Aggiunse poi con il sorriso sulle labbra prima di allontanarsi, lasciandoli attoniti a domandarsi a chi si stesse riferendo. Poi, le notarono. Accalcate in giardino e visibilmente infuriate parlavano tutte insieme, creando una gran confusione. 

-Oh Lanma, come hai potuto farmi questo? 

-Già, che significa? Sono qui, pronta a mettermi in gioco e affrontare la mia sfida quotidiana per conquistare il tuo cuore e, cosa vedo? Sappi che tutto questo è oltraggioso! 

-Tieni giù le tue manacce dal mio futuro marito, brutta smorfiosa! 

Shampoo, Ukyo e Kodachi. Come se non avessero già abbastanza problemi con Nabiki. E poi, cos'avevano da strepitare tanto? Akane e Ranma abbassarono lo sguardo nello stesso momento e solo allora si accorsero che le loro dita erano intrecciate insieme. Il disagio però durò solo un attimo perché lui, anziché lasciare la sua mano l'afferrò saldamente, trasciandola via da tutto quel caos prima che qualcuno potesse accorgersene mentre Nabiki si faceva largo tra quelle furie scatenate, provando a richiamarne l'attenzione. 

-Ok, fate un po ' di silenzio, per cortesia! Se volete risolvere le vostre questioni dovrete prima pagare l'ingresso. Sono duemila yen a testa, grazie! 

 

Corsero a perdifiato fino al parco dove, ansanti e stanchi, si rifugiarono su una panchina seminascosta dalle fronde degli alberi. 

 

-Credi che ci troveranno? 

Chiese Akane. 

-Probabilmente sì, ma almeno abbiamo qualche minuto di vantaggio su di loro per potercene stare un po' in pace. O è quello che spero. 

Considerò con una punta di scetticismo. Con quelle matte in giro non c'era mai niente di sicuro. Le loro dita si cercarono di nuovo, stringendosi come se non volessero più lasciarsi. Il ragazzo la sentì accoccolarsi contro di lui, poggiandogli la testa sulla spalla. D'un tratto si sentì così sereno da desiderare che quel meraviglioso istante durasse per sempre. Forse, era il momento giusto per chiederglielo. 

-Senti, Akane - cominciò, esitante - credi che possa esserci la possibilità di… io e te… insomma, noi, di… 

Il suo viso assunse il colore di un pomodoro pachino. 

Oh, al diavolo! 

-Di dormire di nuovo insieme? Tipo… stasera? 

Ecco, lo aveva detto. Vide le sue labbra aprirsi in un largo sorriso che gli scaldò il cuore. 

-Pensavo che non me lo avresti più chiesto - mormorò - Stavolta, però, puoi anche non sentirti obbligato a mantenere la promessa. 

Ranma la fissò, senza capire. 

-Quale promessa? 

-Quella di tenere le mani a posto. 

Arrossì nuovamente senza controllo, facendola scoppiare a ridere. 

-Accidenti, quanto sei timido! 

Esclamò, finendo però per seguire le sue stesse orme quando i loro occhi si incontrarono, annegando gli uni negli altri. Cielo e cioccolato. 

"Un connubio improbabile, ma assolutamente perfetto" 

Pensò lui prima di chinarsi a baciarla. La sua bocca sapeva di fragole e menta. 

-È tutta la mattina che morivo dalla voglia di farlo. 

Le sussurrò contro le labbra. 

-Allora non fermarti. 

Akane lo attirò a sé, permettendogli così di continuare ciò che aveva iniziato. Al loro ritorno a casa avrebbero aggiustato le cose, parlando ai rispettivi genitori dell'inaspettata e bellissima evoluzione del loro rapporto. 

 

Fine. 



 

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