The Lady and the Pirate

di piglet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Phoenix's crew ***
Capitolo 2: *** Particular encounters ***
Capitolo 3: *** Welcome on board, Ladies ***
Capitolo 4: *** Setting sail to the Northen seas ***
Capitolo 5: *** Life below deck ***
Capitolo 6: *** Am I in the right place? ***
Capitolo 7: *** Cave Dracum ***
Capitolo 8: *** The Storm ***
Capitolo 9: *** The calm after a storm ***
Capitolo 10: *** Not a single word ***
Capitolo 11: *** The fight ***
Capitolo 12: *** Denmark is the way ***
Capitolo 13: *** Land Again ***
Capitolo 14: *** The Pirate's Tale ***
Capitolo 15: *** Unexpected guests ***



Capitolo 1
*** The Phoenix's crew ***


The Phoenix’s Crew
-La ciurma della Fenice-


 
 
Correva l’anno 1761,
l’Inghilterra era una nazione fiera e potente, temuta e rispettata dal resto del mondo, soprattutto per quanto riguardava la sua supremazia marittima.
Quello era infatti il regno indiscusso dei pirati.
Bucanieri, farabutti, fuorilegge, filibustieri...avevano moltissimi nomi, ma comunque li si chiamasse, rimanevano i padroni incontrastati di tutti gli oceani.
Uno dei più famigerati era senza dubbio Alastor Malocchio Moody, capitano de La Fenice, il galeone pirata più famoso dei mari del Nord.
Nel corso degli anni, Malocchio (che si era guadagnato quel soprannome in seguito al primo celebre scontro con il ricco quanto spietato commodoro Greengrass) era riuscito a circondarsi degli uomini più malfamati e brutali che si potessero trovare, mettendo su una ciurma che presto aveva cominciato a far parlare di sé per gli innumerevoli abbordaggi, furti e rapimenti.
 
Quel giorno di primavera faceva eccezionalmente caldo per essere solo metà aprile, e il capitano si aggirava particolarmente felice per il ponte della propria nave. Dopo mesi di ricerche estenuanti, vicoli ciechi e buchi nell’acqua, erano finalmente riusciti a trovare la mappa per il leggendario Tesoro delle Sette Sorelle.
Il tesoro, si narra facesse parte del carico del galeone spagnolo El Sol, che di ritorno dal Nuovo Mondo era stato assaltato dai ferocissimi pirati dell’Irlanda del Nord verso la fine del 1500. Secondo la leggenda gli irlandesi cominciarono a contendersi la spartizione del bottino, dando origine a una lotta che durò decenni. Nel corso dei secoli si persero le tracce del tesoro. L’unica cosa nota era che quel cruentissimo spargimento di sangue diede origine a un susseguirsi di eventi che finirono per gettare sul tesoro una terribile maledizione:
 
Maledetto è ormai il bottino sottratto,
e per questo motivo ora serve un baratto:
Il tesoro da chi solca i mari potrà essere trovato
solo se del sangue fraterno verrà prima versato.
 
Una voce lo sottrasse ai suoi pensieri “Capitano, abbiamo fatto tutto come richiesto. La Fenice è pronta per il suo viaggio” lo informò il suo comandante “Perfetto Lucius, salperemo all’alba” annunciò Malocchio tornando a scrutare l’orizzonte “stanotte è libera, ma al primo raggio di sole voglio tutti pronti a partire. Ancora una volta dobbiamo essere più veloci di Riddle” aggiunse poi tornando a guardare Lucius Malfoy “Certamente Capitano, grazie” rispose il pirata prima di allontanarsi nuovamente “Ah, Lucius!” lo richiamò Malocchio
“mi dica, Capitano”
“Porta i miei saluti a Narcissa e al piccolo Draco”
Malfoy sorrise “Certamente Capitano. Omaggi anche alla sua signora, e
alla piccola naturalmente”.
Malocchio sorrise di rimando prima di congedare il suo comandante.
 
Dopo aver finito le ultime cose ed essersi assicurato che tutto fosse pronto per l’imminente partenza, anche il capitano decise finalmente di dirigersi verso casa, per poter passare un’ultima notte con sua moglie -certamente non prima di una ramanzina coi fiocchi per il suo (un altro!) allontanamento- e per salutare la sua piccola principessa.
Il tepore che aveva caratterizzato quella lunga giornata era sparito con il calare del sole, e al suo posto si era sostituita una brezza leggera che aveva allontanato la tipica foschia londinese rendendo visibili la Luna e addirittura qualche stella solitaria.
Con la testa fra le nuvole, o meglio, già in mezzo al mare, il pirata si ritrovò senza accorgersene quasi sulla soglia di casa.
Quando stava per infilare la porta, una strana sensazione lo colse.
All’improvviso si trovò con tutti i sensi all’erta.
Il suo istinto era formidabile, e di rado sbagliava. Per questo motivo venne assalito da un’ansia prorompente, conscio che sicuramente era successo qualcosa, qualcosa di terribile.
Immediatamente il pensiero andò a sua moglie e a sua figlia, e una mano corse meccanica alla cintura, da dove estrasse la rivoltella che portava sempre con sé.
Con solo il battito impazzito del proprio cuore nelle orecchie, aprì la porta d’ingresso. La scena che si trovò davanti gli gelò il sangue nelle vene.
Una cima da marinaio era stata legata al lampadario principale con un nodo frettoloso fatto da mani esperte. Dall’altro capo della fune un corpo inerme pendeva ormai privo di vita, con i piedi a poche decine di centimetri dal suolo.
Sul muro dietro al corpo della moglie, Malocchio scorse una scritta scarlatta ancora fresca
 
Bentornato a casa, Capitano
 
Un rumore metallico gli fece capire che la rivoltella gli era cascata dalla mano. Impiegandoci quelli che gli parvero giorni, corse a slegare sua moglie dalla cima. Controllò immediatamente i polsi e il collo, ma per la sua signora ormai non c’era niente da fare.
Con il corpo scosso dai singhiozzi l’adagiò su uno dei divani del salotto, cercando di tenere la mente lucida per poter ragionare. I polsi tagliati indicavano chiaramente che il sangue usato per la scritta era quello di sua moglie. Il capitano si trovò a pensare che se non altro non avevano usato quello della sua bambina.
Un tuffo al cuore.
La sua principessa! Dov’era?
La vista di sua moglie in quelle condizioni gli aveva fatto perdere la bussola. Doveva cercarla e trovarla immediatamente. Non poteva nemmeno pensare a cosa potessero averle fatto.
Li avrebbe presi tutti quei bastardi, torturandoli uno a uno se solo avessero provato ad avvicinarsi alla sua principessa.
Girò, ormai completamente nel panico, per tutta la casa chiamandola a gran voce, ma della sua piccola non c’erano tracce.
Non solo gli avevano portato via sua moglie, gli avevano anche sottratto sua figlia, il suo tesoro più grande.
Spostandosi frettolosamente da una stanza all’altra non aveva nemmeno notato la carta da gioco lasciata sul tavolo della cucina. Lì nella penombra della casa ormai vuota un Jolly Nero rideva in silenzio.
 
 
La signora Granger si era alzata di buon’ora come tutte le mattine, e dopo essersi preparata era uscita per andare dal fornaio a prendere il pane fresco che tanto piaceva alla moglie del Commodoro Greengrass.
Da quando era incinta la signora si era rivelata ancora più sgradevole del solito, con in più tutte le voglie  derivanti dal suo stato interessante.
Jean Granger si trovò, nelle ultime settimane soprattutto, a invidiarla fortemente. Certo, Astrid Greengrass era una delle donne più belle e conosciute di tutta Londra. Donne del rango sociale ben più alto di quello di Jean avrebbero dato il braccio destro per poter essere come lei: ricca, bella, moglie di uno degli uomini più potenti di tutta l’Inghilterra…Ma a Jean non era la bellezza o il potere che interessavano. Lei la invidiava solo ed esclusivamente perché da lì a pochi mesi sarebbe diventata madre, un’altra grande fortuna che lei purtroppo non avrebbe mai potuto condividere.
Quando, dirigendosi verso la casa del Commodoro dopo essere stata dal fornaio sentì un vagito, si impose di smettere di pensare ai bambini che non avrebbe mai avuto, perché ne sarebbe uscita pazza. Un secondo lamento, questa volta più lungo e nitido, la fece sobbalzare e fermare di scatto. Tese l’orecchio rimanendo ferma e in silenzio per alcuni secondi, ma non sentì nulla. Non appena riprese a camminare, un pianto distinto si liberò nell’aria. La donna si fermò immediatamente, e si mise subito a cercare la fonte di quel rumore. Guidata dalle urla sempre più disperate, Jean si ritrovò nel retro di quella che un tempo sarebbe potuta essere una bella bottega di artigianato, al lato del sentiero che stava percorrendo. Una volta entrata nella piccola stanza individuò immediatamente un sacco di juta da cui chiaramente provenivano i vagiti. Facendo più attenzione possibile, e con il cuore in tumulto per l’agitazione, Jean aprì il sacco. Lo spettacolo che si trovò davanti la fece deglutire a vuoto più volte. Due grandissimi occhi color nocciola la scrutarono curiosi per qualche secondo. Poi il piccolo, che dall’aspetto doveva avere solo pochi mesi, riprese il suo pianto disperato. Jean, ancora parecchio scossa, decise allora di prenderlo in braccio togliendolo da quel sacco polveroso.
Sollevandolo si accorse che il piccolo era in realtà una bambina, come anche il suo vestitino poteva suggerire. Tentando di farla calmare riprese a cullarla, e la sua attenzione fu subito catturata da un lieve tintinnio. La donna allora notò le due catenine che la bambina portava al collo. La prima aveva un ciondolo molto particolare, una vecchia e grossa moneta su un lato della quale si trovava un galeone stilizzato, mentre sull’altro delle scritte in una lingua a Jean sconosciuta. La seconda catenina invece aveva un ciondolo molto più piccolo: una semplice piastrina con incisa sopra solamente una parola.
“Cosa ci fai qui tutta sola, piccola Hermione?” domandò Jean alla piccola riprendendo le buste del pane e dirigendosi, sempre cullandola, verso la casa del Commodoro.



























Note alla storia:
Salve a tutti! Sempre che ci sia qualcuno a leggere i miei deliri. Diciamo che questa storia mi frulla in testa da un pochetto, e finalmente ho deciso di metterla su EFP. Come idea dovrebbe avere 16 capitoli, di cui ho già deciso titoli e la relativa trama. Sperando che possa piacere a qualcuno avrei pensato di pubblicarla man mano che la scrivo, in caso contrario la scriverò solo per me stessa ;)
Che dire? Spero di avervi incuriositi almeno un pochino! Sono certa che chi è arrivato fin qua ha già iniziato a fare 2+2..soprattutto leggendo la descrizione della storia…

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Capitolo 2
*** Particular encounters ***


Particular Encounters
-Incontri Particolari-




Londra, 1781
Quella mattina di fine settembre, Daphne Greengrass fece particolarmente fatica ad alzarsi dal suo comodissimo letto a baldacchino.
Come ogni giorno che Dio mandava in terra, era stata Hermione ad andare a chiamarla, ignorando bellamente le colorite proteste e le ben poco eleganti lamentele che uscivano dalla bocca della giovane signorina.
“Forza Daphne, ho già temporeggiato fin troppo” disse Hermione spostando le pesanti ed elaboratissime tende, facendo così entrare nell’ampia stanza un pallido sole settembrino “tua madre mi farà lavare tutte le stoviglie del palazzo se tra due minuti non sei nella vasca” continuò, sperando di far leva sul buon cuore dell’amica “nella vasca che sarà piena di acqua gelida se non ti alzi immediatamente!” aggiunse, dal momento che non aveva ottenuto risposta.
Le ultime parole, che nascondevano una ben poco velata minaccia, dovevano essere parse molto convincenti alle orecchie della giovane Greengrass, dato che si alzò immediatamente “sei proprio una serpe, sai?” commentò dirigendosi verso il suo bagno personale, seguita da una Hermione ormai troppo abituata a una scena del genere per farci ancora caso.
 
Immersa nell’acqua ancora tiepida, Daphne si mise a pensare a quella che sarebbe stata la sua giornata.
Bagno caldo seguito da un’abbondante colazione.
Lezione di storia e letteratura inglese con la McGranitt.
A seguire, dizione e portamento con sua sorella Astoria e quel rospo bisbetico della Umbridge.
Pranzo durante il quale sua madre le avrebbe chiesto cosa avesse imparato quel giorno, fino a quando la conversazione non sarebbe casualmente passata sugli scapoli più ambiti di Londra perché dopotutto, come le ricordava sempre Lady Greengrass, “Se non ci pensate voi a trovarvi un buon partito, dovrò pur pensarci io!”.
Lezione di pianoforte con il professor Vitous.
Uscita in carrozza insieme ad Astoria, alla Signora Greengrass e –Dio l’abbia in gloria– Hermione.
Di nuovo.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno questo era quello che faceva. La sua vita. Costantemente uguale.
Sempre.
Lei era Daphne Greengrass, la figlia del grande Commodoro.
Lei era Daphne Greengrass, e da lei ci so aspettava un comportamento impeccabile.
Lei era Daphne Greengrass, e non ne poteva più!
Da un po’ di tempo a quella parte si era resa conto di essersi stancata di quella vita così monotona e vuota, piena solo di merletti e lezioni di dizione.
Non riusciva più a tollerare l’ipocrisia di quel posto magnifico, tanto grande quanto freddo, che faticava a chiamare casa.
A sollevarle il morale dopo quei cupi pensieri sempre più ricorrenti, per fortuna ci pensava Hermione. Già, meno male che c’era Hermione si trovò a pensare Daphne, la sua unica vera amica. L’unica che sapesse ogni suo segreto e pensiero. L’unica con cui fosse libera di essere davvero se stessa. L’unica in grado di vederla per quello che era realmente: una semplice ragazza di vent’anni e non la figlia del commodoro.
Non ricordava con esattezza come o quando fossero diventate amiche, era successo e basta.
Ne era passato di tempo da allora. Quindici anni forse? Anno più anno meno.
Sarà che erano le uniche due bambine –se si voleva escludere Astoria di quattro anni più piccola e quindi troppo giovane per giocare con loro– di tutto l’immenso palazzo, ma era come se fossero compatibili, fatte apposta per funzionare insieme.
All’inizio Lady Greengrass non si era rivelata esattamente entusiasta all’idea che la sua primogenita giocasse con la figlia della governante, ma dopo svariati tentativi di allontanamento e di incontri con bambini del giusto rango sociale –finiti quasi in tragedia– aveva finito per arrendersi, e permettere a sua figlia di giocare con quella bambina.
 
Richiamata alla realtà dalla voce dell’amica, Daphne finì di lavarsi e uscì dalla grande vasca.
Dopo aver aiutato Daphne a vestirsi (“beata te che non devi metterti tutta questa roba addosso! Oltre che essere orrenda è pure scomodissima” ansimò Daphne mentre Hermione le stingeva il corsetto), Hermione raggiunse le cucine, e cominciò ad occuparsi delle sue faccende.
Come l’amica, anche lei quella mattina era particolarmente pensierosa. La sera precedente i suoi genitori le avevano fatto una confessione piuttosto…importante.
Dopo cena l’avevano richiamata in cucina e le avevano detto che lei in realtà non era figlia loro. Le avevano spiegato che l’avevano trovata quando era ancora molto piccola e avevano deciso di tenerla, allevandola come se fosse stata loro. Non avevano avuto il tempo di aggiungere altro perché tutti i domestici erano stati chiamati nelle scuderie perché uno dei cavalli era imbizzarrito, e i fantini avevano perso il controllo. Le avevano però promesso che la sera successiva le avrebbero spiegato di più. Per carità, non che quello cambiasse effettivamente qualcosa, i signori Granger rimanevano –e sarebbero rimasti sempre– i suoi genitori, coloro che l’avevano cresciuta, amata e coccolata, però diamine! Non era proprio una notizia da tutti i giorni, ecco. Entro poche ore comunque avrebbe ricevuto i necessari chiarimenti, e poi ne avrebbe finalmente parlato con Daphne –non aveva di certo senso informare l’amica con così poche informazioni a disposizione, le avrebbe detto tutto quanto quella sera, dopo aver parlato per bene con i suoi genitori– così da potersi anche sfogare un po’.
S’incamminò con un grosso sacco stracolmo di mangime per animali verso il retro dell’immenso parco, con mille pensieri che le affollavano la mente
Chissà come si chiamavano, o chiamano?
Chissà se erano ancora vivi
Chissà perché l’avevano abbandonata
Chissà…
 
Se c’era una cosa di cui Lady Greengrass andasse fiera –sorvolando sul fatto che non fosse propriamente una cosa–, quella era sua figlia Astoria.
Biondissima, e con la pelle chiara e liscia come porcellana –una vera e propria Biancaneve insomma. Certo, se Biancaneve fosse stata bionda, o già conosciuta nel diciottesimo secolo-. I grandi occhi azzurri la facevano sembrare molto più giovane dei suoi sedici anni –anche molto più stupida, ma questo lo pensava solo Daphne– e la sua grazia era degna di quella delle migliori dame d’Inghilterra. Sempre col sorriso sulle labbra, faceva tutto quello che le veniva richiesto, senza mai lamentarsi o discutere.
Sì, era proprio l’orgoglio di sua madre.
Peccato che lo stesso non si potesse dire della sorella maggiore. Forse ancora più bella e aggraziata di Astoria, Daphne era dannatamente e irrimediabilmente…com’era il termine? Ah già: cocciuta.
Sempre intenzionata a dire la sua, parlava sempre nei momenti meno opportuni, uscendosene con affermazioni del tutto fuori luogo e decisamente poco sostenute dalle persone di cui amavano circondarsi i suoi genitori. Astrid sapeva che ad alimentare certe strane idee della figlia era quella ragazza. Aveva ormai capito che Hermione stava tentando di far entrare in testa le idee bellicose di quegli strani pensatori, quei pericolosi rivoluzionari francesi –o belgi che fossero, non sapeva e poco le importava da che posto effettivamente venissero– alla sua povera Daphne.
 
“Questo pomeriggio, dopo le vostre lezioni, non andremo a Hyde Park come di consueto” disse Lady Greengrass alle sue figlie dopo essersi tamponata la bocca con il tovagliolo dove risaltavano le iniziali ricamate.
Daphne lanciò alla madre un’occhiata sorpresa. Non succedeva mai che cambiassero i programmi della giornata.
“Come mai, madre?” chiese curiosa Astoria.
“Astoria cara, ci si pulisce la bocca prima di parlare. E comunque non fate domande indiscrete” la rimproverò la madre.
“Scusatemi” risposte mortificata la giovane, abbassando lo sguardo sulla tazza di caffè ormai vuota.
Quasi più per non dare a Daphne la soddisfazione di vedere la sorella rimproverata, che per rispondere effettivamente alla figlia, Astrid decise di spiegare il motivo di quel cambiamento “vostro padre è tornato dal suo viaggio con un giorno di anticipo, e domani verrà premiato a Westminster per i servigi resi alla corona inglese. Quindi questo pomeriggio gli andremo in contro nella zona del porto di Londra”
“Magnifico” rispose Daphne fingendo forse un po’ troppo entusiasmo.
“Che meravigliosa notizia! Questa mattina stavo giusto leggendo un articolo su nostro padre. I giornalisti affermano che le catture dei marchiati siano fortemente aumentate da quando il Commodoro è al comando. Ma cosa sono i marchiati, madre?” domandò timorosa Astoria, sperando di non aver posto una domanda indiscreta questa volta.
“I marchiati sono i pirati che hanno ucciso almeno una persona. Quei loschi barbari, dopo che commettono il loro primo omicidio, compiono una specie di rito, – proprio come dei selvaggi–  e si tatuano il Marchio Nero, un tatuaggio spaventoso, che segna il loro passaggio alla vera età adulta” spiegò inorridita Lady Greengrass, con uno sguardo che lasciava ampiamente trapelare ciò che pensasse sui pirati.
 
La gita al porto di Londra non si era rivelata molto migliore di quelle ad Hyde Park, ma se non altro le ragazze avevano potuto osservare un panorama completamente nuovo scorrere fuori dai grandi finestrini della carrozza.
Una volta arrivati a destinazione, Lady Greengrass venne invitata insieme ad Astoria a salire a bordo della nave del Commodoro, dal momento che quest’ultimo voleva presentare la più giovane delle sue figlie a un possibile pretendente francese, un certo Bastien Delacour.
Prima di lasciare la carrozza, Lady Greengrass impose alle ragazze di non uscire assolutamente, e mise il gancio a entrambe le porte per la loro sicurezza.
 
Non appena sua madre e sua sorella si furono allontanate abbastanza, Daphne scattò verso la portiera più vicina. Dopo qualche minuto, alcuni tentativi e diverse proteste da parte di Hermione, riuscì ad aprirla.
La bionda scattò fuori in un balzo –per quanto lo scomodo e ingombrante vestito che indossava potesse permettere–  e respirò a pieni polmoni l’aria salmastra del porto, che per lei aveva profumo di libertà.
“Dai, cosa aspetti?” domandò all’amica che non sembrava molto intenzionata a muoversi. Con aria circospetta, anche Hermione si decise a scendere dalla carrozza “Daphne, diamo solo un’occhiata in giro e poi torniamo qui, intesi?” impose, ma lei si era già allontanata, guardandosi in giro con aria curiosa.
Okay doveva ammetterlo, quel posto faceva schifo. Era sporco, decisamente troppo caotico, e c’era un insopportabile odore di pesce. Però, per una volta in vita sua, era libera. Non era mai andata in giro senza qualcuno che le dicesse cosa fare –o meglio, cosa non fare– o comunque che la controllasse, e quella ritrovata libertà la faceva sentire elettrizzata. Hermione invece, che al porto c’era già stata tante volte, non trovava in quella gita proprio niente di elettrizzante anzi, temeva il severo rimprovero di Lady Greengrass, se mai le avesse scoperte.
Impegnata a non perdere di vista Daphne –e il suo orologio da taschino onde evitare di fare troppo tardi– non si rese conto di aver seguito l’amica in una zona del porto in cui non aveva mai messo piede.
Quando se ne accorse, lei e l’amica erano già state avvicinate da due donne maleodoranti, vestite con logori abiti succinti.
“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui” disse la più esile delle due “due belle signorine tutte sole, che hanno decisamente l’aria di essersi perse” continuò avvicinandosi maggiormente alle ragazze “noi..hem…signora, non ci siamo perse. Anzi, stavamo giusto andando via..” disse Hermione, prendendo Daphne per un braccio e iniziando a camminare all’indietro “non così in fretta, carina” affermò l’altra –decisamente più imponente e minacciosa della prima– mettendosi esattamente dietro di loro, tanto che le due ragazze sbatterono contro di lei.
“che bei vestiti che avete” commentò avvicinandosi quella che Hermione capì essere la mente del duo.
“Grazie, siete molto gentile” rispose Daphne con un sorriso, sperando che il suo tremore non si notasse “se volete possiamo farvene avere due uguali” propose speranzosa.
“Oh ma che pensiero gentile, hai sentito Milly?” rise la mente. Ormai si era avvicinata tanto che le ragazze potevano sentirne il pesante alito “e che graziosa collana che hai, carina” affermò, sollevando il ciondolo di Hermione dalla sua scollatura. Hermione fece per protestare, ma una voce fece subito allontanare la mano dal ciondolo della ragazza.
“Pansy, non starai mica importunando queste due fanciulle, vero?”
Alle loro spalle era comparso un giovane uomo –bellissimo, non poté impedirsi di pensare Daphne non appena ebbe il coraggio di voltarsi un minimo– che evidentemente conosceva quelle due signore.
“Certo che no, Blaise. Stiamo solo facendo amicizia” gli rispose Pansy “e ora se non ti dispiace…” continuò con una smorfia.
“A dire il vero sì, mi dispiace” ribatté Blaise “ma sono certo che a te e Millicent non dispiaccia affatto andarvene, giusto?” domandò con tono più che eloquente il ragazzo.
“Affatto” rispose Pansy dopo alcuni secondi di silenzio “io e Milly dovevamo giusto andare” affermò facendo cenno all’amica di seguirla “Ah, non disturbarti a portare i miei saluti al tuo capitano” aggiunse quando già si stavano allontanando. Blaise le rispose con un cenno del capo.
“grazie mille per averci aiutate” esclamò Hermione quando i tre rimasero soli.
“Sì, grazie. Anche se saremmo state perfettamente in grado di cavarcela da sole” aggiunse Daphne, lasciando Hermione interdetta e facendo spuntare un accenno di sorriso sul viso del giovane.
“Oh ma sapevo benissimo che ve la sareste cavata perfettamente da sole signorine” rispose lui, bellamente ignorando il ringraziamento di Hermione “è che non mi sono potuto impedire di avvicinarmi a voi” continuò guardando insistentemente Daphne. A quel punto allora Hermione suggerì che forse era meglio –decisamente meglio– tornare verso la carrozza. Il giovane si offrì di accompagnarle, ma le amiche -Hermione– declinarono la gentile offerta.
Da vero galantuomo allora, si apprestò a congedarsi dalle fanciulle con un perfetto baciamano. Nel tendere il braccio per prendere la mano di Hermione, la manica del cappotto del ragazzo si ritirò un poco, lasciando così intravedere sulla pelle scura dell’avambraccio il marchio nero. A quella vista Hermione sussultò, e un tintinnio attirò l’attenzione del giovane. Appeso al collo della ragazza impietrita davanti a lui c’era uno dei medaglioni delle Sette sorelle.
Dopo alcuni secondi in cui il tempo parve essersi fermato, il giovane parlò di nuovo “mie care fanciulle, sembra proprio che ci sia stato un interessante cambio di programma: adesso voi due venite con me”
“E cosa vi fa pensare che verremo con voi?” chiese Daphne con supponenza.
“Oh, so essere molto convincente quando voglio” rispose il pirata spostando un lembo del cappotto, mostrando così una rivoltella incastrata nella cintura.












 
Note:
Eccoci qui con il secondo capitolo, sono stata veloce, no?
Siamo ancora in alto mare con la trama (ok, battuta pessima), ma almeno iniziamo a conoscere un po’ meglio le nostre fanciulle e l’ambiente in cui vivono. Dal prossimo entreremo più nel vivo della questione, come anche il finale può suggerire. Sempre sperando che ci sia qualcuno a leggere ;)
Avendo già in mente la trama, proverò a mantenere l’aggiornamento della storia settimanale, ma essendo sotto esami non posso promettere nulla!
Vi lascio con un piccolo spoiler: il titolo del prossimo capitolo sarà
“Welcome on board, Ladies”
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Piglet

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Capitolo 3
*** Welcome on board, Ladies ***


Welcome on board, Ladies

-Benvenute a bordo, signorine-



“E cosa vi fa pensare che verremo con voi?” chiese Daphne con supponenza.
“Oh, so essere molto convincente quando voglio” rispose il pirata spostando un lembo del cappotto, mostrando così una rivoltella incastrata nella cintura.
 
Le due ragazze rimasero letteralmente impietrite. Non solo quel ragazzo era un pirata –marchiato per di più! –, ma voleva anche trascinarle chissà dove e fare loro chissà cosa.
Le giovani si guardarono intorno spaventate, pronte a gridare aiuto, ma neanche a dirlo, oltre a loro tre non sembrava esserci anima viva. Provare a scappare era da escludere, dato che Daphne con il suo elaborato vestito –per non parlare delle scarpe poi! – non sarebbe andata lontano, ed Hermione non poteva certo lasciarla lì.
“Forza signorine, non ho proprio tutto il giorno” le spronò Blaise, dal momento che nessuna delle due aveva ancora mosso un solo passo.
Prive di ogni possibile alternativa, alle fanciulle non rimase che seguirlo.
Nel silenzio interrotto solo dal rumore dei loro passi, il cervello di Hermione lavorava veloce, elaborando le più spaventose –e fortunatamente assurde– ipotesi sul loro più che mai incerto destino. La giovane non sapeva quasi se augurarsi che Lady Greengrass scoprisse tutto e le facesse salvare.
Ma il ricordo dell’ultima volta che la Lady si era leggermente arrabbiata, mise quell’incontro sotto una luce completamentenuova.
Che fosse stato il pirata a salvarle?
Il trio camminò per una decina di minuti circa, percorrendo una moltitudine infinita di stretti vicoli e canali maleodoranti, che alle fanciulle sembravano tutti uguali, ma che il pirata doveva conoscere meglio delle proprie tasche. Hermione non aveva la più pallida idea di dove fossero o dove stessero andando, ma sapeva che la più totale mancanza di gente –e soprattutto di guardie– non poteva indicare nulla di buono.
“Si può sapere cosa volete da noi?” chiese Daphne interrompendo finalmente quel pesante silenzio “Da voi mia cara, molte cose, ma devo ammettere che è stata la vostra amica ad aver attirato la mia attenzione” le rispose Blaise con un gran sorriso “ma non temete, non vi faremo alcun male” aggiunse.
“F-faremo?” domandò allora Hermione con un filo di voce.
“Mie care fanciulle, presto conoscerete il resto della ciurma, ma come vi ho già detto, non avete nulla da temere”
“Ah bè, se ce lo garantite voi allora possiamo stare tranquille!” lo canzonò Daphne facendo impallidire ulteriormente Hermione, che non avrebbe definito esattamente saggio prendere per i fondelli il proprio carceriere, e facendo comparire sul volto del giovane il secondo sorriso nell’arco di pochi minuti.
“Mia cara così mi offendete!” rispose Blaise voltandosi verso di loro e fermandosi per la prima volta.
“Non so per chi mi abbiate preso, ma io non sono uno di quei bucanieri da strapazzo. Sono un uomo d’onore, che mantiene la parola data. E io vi do la mia parola che non vi verrà fatto alcun male” proferì il pirata, evidentemente punto sul vivo.
“Benissimo, staremo a vedere” controbatté Daphne, riprendendo a camminare. Dopo pochi minuti il trio abbandonò quel labirinto intricato, trovandosi di nuovo in prossimità del mare. Di fronte a loro trovarono un numero indefinito di barche, navi e galeoni più o meno imponenti che, cullati dalle onde del mare, erano attraccati alla banchina. L’attenzione delle due ragazze fu immediatamente catturata un galeone più isolato dagli altri, di sicuro il più bello e grosso di tutti.
“Signorine, ci siamo: quella è La Fenice” disse Blaise, dopo aver seguito la traiettoria dei loro sguardi.
Daphne era sinceramente impressionata, mentre Hermione letteralmente terrorizzata. Deglutì a vuoto diverse volte mentre osservava meglio il galeone più mastodontico che avesse mai visto: quello di sicuro non preannunciava niente di buono.

Quando il trio raggiunse la nave, Blaise fece un segno al pirata di vedetta –un ragazzo alto, molto robusto, e con una faccia non esattamente sveglia– che lanciò un’occhiata curiosa alle due ragazze, ma non fece domande e diede l’ordine di farli salire a bordo.
Dopo poco comparve un altro ragazzo, questo molto più basso e mingherlino. “Bentornato, comandante!” salutò allegro il mozzo, facendo segno che potevano salire.
“Addirittura comandante!” esclamò Daphne sorpresa voltandosi verso Blaise. Il pirata fece per rispondere, ma a ragazza fu più svelta “avrei detto mozzo” e senza attendere risposta, s’incamminò sulla passerella.
Blaise si lasciò sfuggire una risata, e fece segno a Hermione di salire.
I vari movimenti –e l’annuncio da parte della vedetta– attirarono sul ponte centrale il resto della ciurma, che in pochi minuti si era radunata, morendo dalla voglia di scoprire se effettivamente a bordo ci fossero delle donne.
“Signori vi prego, non siate scortesi, e non spaventate le nostre ospiti” disse il comandante facendo smettere immediatamente l’allegro vociare che si era formato “dopo aver parlato con il capitano, queste gentili signorine se ne andranno, quindi adesso…” a quella notizia il vociare ricominciò più rumoroso di prima, ma stavolta si levarono parecchi urli e grida di protesta, mentre Daphne e Hermione si scambiavano un’occhiata colma di aspettativa.
“Si può sapere cos’è tutto questo baccano?” chiese una voce che fece ammutolire tutti di colpo. Dal retro della folla, che si era spostata per farlo passare, si avvicinò un ragazzo. Era biondissimo, con la carnagione molto chiara, e i tratti del viso piuttosto spigolosi. Non doveva avere più di vent’anni –venticinque al massimo– e dall’aura referenziale che lo accompagnava, le ragazze capirono immediatamente che doveva essere il famoso capitano. Hermione sperò con tutta se stessa che Daphne non iniziasse a fare l’insolente anche con lui, perché di certo non sarebbe finita bene, ma dalla faccia che aveva l’amica, capì che non era nei suoi piani più immediati.
“Oh capitano, giusto te cercavo!” lo salutò Blaise “ho trovato qualcosa che penso possa interessarti” uno sguardo assassino del biondo stroncò sul nascere diverse risatine. Il pirata tornò a guardare il suo interlocutore e depose uno sguardo prima scettico e poi incuriosito sulle due ragazze “bene allora, andiamo nel mio studio. Signorine, se volete seguirmi” disse facendo strada.
“E voi altri tornate al lavoro!” intimò al resto della ciurma prima di incamminarsi.
Incoraggiate da un segno di Blaise, le due ragazze si misero a seguire il capitano. Percorsero tutto il ponte principale, fino a raggiungere un’elaborata porta di legno massiccio che costituiva l’accesso al sottocoperta.
Una volta entrati, percorsero un lungo e stretto corridoio, che li condusse allo studio del capitano. La stanza era ampia e molto luminosa, grazie alle vetrate che occupavano quasi l’intera parete posteriore. La massiccia scrivania di mogano scuro era posizionata al centro, e su di essa erano sparpagliati svariati volumi, carte geografiche e pergamene varie. Il capitano prese posto sulla comoda poltrona dietro la scrivania, e fece segno a Blaise di parlare.
“Draco, non indovinerai mai cosa questa giovane fanciulla porta al collo” iniziò Blaise avvicinandosi a Hermione e sfilandole con una sorprendente grazia la collana incriminata. Quando riconobbe il ciondolo, Draco si alzò di scatto dalla sedia “Non può essere!” esclamò la collana dalla mano di Blaise “è autentica, non ci sono dubbi” disse dopo aver studiato la moneta per alcuni minuti “dove l’hai trovata?” domandò rivolto a Hermione.
“Ce l’ho da quando sono nata, è un regalo dei miei genitori” rispose la ragazza
“Farò finta di crederti” asserì Draco “State forse insinuando che sia una bugiarda?” chiese Hermione con indignazione.
“Sto solo insinuando che è alquanto improbabil…”
La porta si aprì di scatto, e un giovane pirata irruppe nella stanza “Capitano, Comandante! Le guardie del Commodoro stanno perquisendo tutte le navi, e si dirigono verso di noi!” annunciò col fiato corto per la corsa.
Le guardie erano venute a cercarle! Erano salve! Daphne e Hermione si scambiarono uno sguardo vittorioso, mentre i pirati discutevano sul da farsi.
“Maledizione!” esclamò Blaise “tutti ai propri posti, sapete cosa fare!” disse Draco precipitandosi fuori dalla stanza, non prima di aver messo sotto chiave la medaglia di Hermione in uno dei cassetti della scrivania. Blaise fece per seguire i due pirati che erano appena usciti, ma poi si ricordò di Daphne e Hermione.
“Fanciulle, c’è stato un ulteriore cambiamento di programma, mi dispiace” e senza aggiungere una parola uscì anche lui, chiudendo a chiave la porta.
 
Rimaste sole, le due ragazze provarono subito a forzare la serratura, ma i vari tentativi risultarono tutti vani. Anche i cassetti della scrivania si rivelarono inespugnabili, spaccando addirittura le forcine più robuste di Daphne.
“Maledizione!” esclamò Hermione nello sconforto più totale
“Su non disperare, la situazione non è poi così grigia”
“Siamo state rapite dai pirati, che sono interessati alla mia collana per chissà quale motivo, e ora siamo intrappolate a bordo del galeone più ricercato d’Inghilterra –“leggo i giornali io, Daphne” disse in risposta allo sguardo curioso dell’amica– se permetti la vedo decisamente grigia!” la voce di Hermione era così stridula che Daphne credette che avrebbe rotto tutte le finestre.
“Bè, potrebbe andare peggio…” uno strattone che le fece quasi cadere a terra diede il chiaro segnale che la nave era salpata “…come non detto” continuò la bionda, adesso seriamente preoccupata.
Nel tempo che passarono chiuse nell’ufficio del capitano, le due amiche tentarono di elaborare –con scarsi risultati– un ingegnoso piano di evasione: per prima cosa avevano concordato di tenere nascosta l’identità di Daphne– se glielo avessero domandato, il suo cognome sarebbe stato Turner–. In secondo luogo avrebbero dovuto recuperare il medaglione di Hermione, e scoprire come mai interessasse tanto ai pirati. Poi non dovevano far altro che andarsene senza farsi scoprire. Semplice, no?
Dopo circa due ore, qualcuno aprì finalmente la porta.
Draco e Blaise entrarono nella stanza.
“Bene signorine, come vi dicevo prima c’è stato un lieve cambiamento di programma” iniziò Blaise “abbiamo avuto un hem…contrattempo con le guardie del Commodoro, che a quanto pare è appena tornato in città. Per questo motivo ora siamo in navigazione verso la Scozia, ma vi lasceremo al primo porto franco che troveremo” spiegò il comandante.
“Verso la Scozia?! Ma potrebbero volerci giorni!” protestò Hermione.
“E poi come faremo a tornare a casa?” domandò Daphne.
“Quelli signorine, sono tutti cavoli vostri” rispose il capitano con un ghigno divertito “adesso, se non vi dispiace io e il comandate avremmo delle faccende da sbrigare. Ginevra si occuperà di voi”.
Non appena sentì pronunciare il suo nome, una ragazza dai lunghi capelli rossi e il volto coperto di lentiggini entrò nello studio.
“Capitano, Comandante” salutò la rossa, ricevendo un cenno come risposta “Se volete seguirmi, vi mostro la vostra stanza” si rivolse poi alle ragazze con un gran sorriso, prendendo a camminare davanti a loro.
Il trio percorse una parte del corridoio che le ragazze avevano già attraversato prima, poi voltò a destra e scese una rampa di scale. Arrivata circa a metà di un secondo corridoio, la ragazza si fermò aprendo una porta sulla destra “Ecco, questa sarà la vostra stanza per il tempo che rimarrete qui” disse facendole entrare e chiudendosi la porta alle spalle. La stanza era piuttosto piccola, e sorprendentemente elegante. Un ampio letto a baldacchino era posizionato al centro, con due elaborati comodini ai suoi lati. Sulla parete opposta alla porta, vicino a una grande finestra, c’era un piccolo armadio di legno, e poco distante una scrivania di mogano scuro.
“Spero non siate spaventate” disse Ginevra “nell’armadio troverete lenzuola e asciugamani, e al più presto recupereremo qualche vestito femminile, come potete immaginare sulla nave scarseggiano” aggiunse indicando l’armadio “Il bagno è la porta in fondo al corridoio sulla sinistra. Non appena lo vorrete vi farò vedere il resto della nave, e poi vi accompagnerò a cena. Il Comandante ha esplicitamente richiesto di mangiare con voi” le avvisò, parlando sempre più velocemente “ah, io comunque sono Ginny, Ginny Wealsey. Sono l’unica ragazza della nave, e non avete idea di quanto sia felice di avervi qui” s’interruppe riprendendo finalmente fiato.
Le due ragazze rimasero parecchio sorprese, sia per l’eleganza della stanza che era stata riservata loro –Daphne, che si era già immaginata di dover passare la notte con una decina di pirati ubriachi e qualche topo, tirò un sospiro di sollievo– sia per la calorosa accoglienza della giovane, che sembrava sinceramente contenta della loro presenza.
“Grazie mille Ginevra” disse Hermione “hem..Ginny!” si corresse immediatamente dopo l’occhiataccia della rossa “ma figuratevi!” le rispose con un gran sorriso in volto “adesso vi lascio sistemare, vi aspetto sul ponte tra dieci minuti!” aggiunse trattenendo a stento la frenesia, e uscì dalla stanza.
“Quella è tutta matta” affermò Daphne prima di dirigersi verso il bagno.
Rimasta sola, Hermione si coricò sul grande letto. Sarebbe stata una lunga notte.

 



 


 
Note alla storia:
eccoci con il terzo capitolo. Purtroppo non mi fa impazzire, diciamo che nella mia testa era molto più bello, ma spero possa piacervi. Finalmente le nostre dolci fanciulle fanno la conoscenza di Ginny e soprattutto Draco, anche se di lui si palerà di più nei prossimi capitoli. Questa volta non vi lascio alcuno spoiler perché non sono certa del titolo del prossimo capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla settimana prossima –esami permettendo, ovviamente!–
Piglet

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Capitolo 4
*** Setting sail to the Northen seas ***


Setting sail to the Northen seas
-Rotta verso i mari del nord-







Dopo che anche Hermione si diede una rapida –fulminea quasi– sistemata, le due amiche uscirono sul ponte principale.
Il sole era appena tramontato, e sull’oceano si era improvvisamente alzato un vento freddo, che fece stringere le ragazze nei loro vestiti leggeri.
Ginny, completamente rilassata e appoggiata con i gomiti al bordo della nave, era intenta a parlare con un gruppo di ragazzi disposti in semicerchio di fronte a lei.
Non appena vide le due ragazze arrivare le salutò allegra, facendo loro segno di avvicinarsi.
“Eccovi qui finalmente” esclamò la rossa “signori, queste sono Daphne e Hermione” affermò, presentandole ai quattro ragazzi con cui stava parlando “ragazze, ecco a voi Neville, il cuoco di bordo” disse indicando un ragazzo sulla ventina con folti capelli neri e due grandissimi occhi nocciola, che buttando fuori una boccata di fumo, rispose con un’alzata di mano e un sorriso spensierato. “Colin, il mozzo” il ragazzo che le aveva fatte salire a bordo poche ore prima fece una smorfia alla parola mozzo “Ginny, perché devi ricordarlo sempre a tutti?” protestò alzando gli occhi al cielo “perché è quello che sei” “piccolo Colin” lo presero in giro i due ragazzi che Ginny non aveva ancora presentato, mostrando due ghigni identici coperti di lentiggini “e loro sono i gemelli, Fred e George, i miei adorati fratellini…”
“addetti agli esplosivi, signorine”
“Al vostro servizio” conclusero per lei i fratelli, mimando anche un inchino in direzione di Daphne e Hermione che sorrisero divertite.
Il gruppetto rimase un po’ a chiacchierare del più e del meno, anche se l’argomento principale erano Hermione e Daphne. Tutti, specialmente Ginny, sembravano estremamente interessati a quello che “la gente normale” –così definita da Colin– facesse solitamente.
Stando attente a non rivelare qualcosa di troppo, le due ragazze risposero con entusiasmo alle moltissime domande da cui vennero letteralmente bombardate. Per una buona mezz’ora Hermione si dimenticò completamente di essere prigioniera su un galeone pirata diretto chissà dove. In quel momento erano solo lei e Daphne a fare quattro chiacchiere con un gruppo di ragazzi, e le sembrava la cosa più normale del mondo. Tutta la paura, l’ansia e l’agitazione che l’avevano accompagnata fino a poco tempo prima l’avevano pian piano abbandonata. Adesso, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che si sentiva quasi…bene.
“Come vi dicevo prima, il Comandante ha fatto esplicita richiesta di cenare con voi..” riprese Ginny “Ma che fortuna!” la interruppe il commento sarcastico di Daphne, che suscitò una risata generale “scusala Ginny, continua pure” intervenne Hermione non riuscendo a trattenere un sorriso “di solito lui, Theo e il Capitano cenano intorno alle otto. Vi consiglio di essere puntuali, meglio non indispettire Drac..hem il Capitano” concluse sporgendosi un poco per vedere meglio l’orologio appeso sopra la porta d’ingresso del sottocoperta “Sì signorine, sarebbe decisamente meglio non indispettirlo” disse uno dei gemelli “a proposito, è meglio che io inizi ad avviarmi in cucina” convenne Neville, allontanandosi dal gruppo dopo aver buttato la sigaretta oltre la balaustra e aver rivolto un cenno di saluto generale. Quelle parole ebbero l’effetto di svegliarla dalla trance in cui era caduta, e il luogo e la condizione in cui si trovavano tornarono a fare capolino nella sua mente.
“Ma è così terribile questo capitano?” domandò allora Hermione spinta in parte da sincera curiosità, e in parte dal suo istinto di sopravvivenza. I ragazzi fecero per rispondere, ma una voce li precedette “Oh sì, e molto più di quanto si dica in giro”.
Draco Malfoy aveva parlato da un punto non ben precisato –ma pericolosamente vicino– sopra le loro teste. I sei ragazzi si voltarono tutti in direzione della voce.
Lo trovarono poco lontano da loro, appoggiato con una grazia che di primo impatto Hermione mai gli avrebbe attribuito, alla balaustra che delimitava il ponte superiore.
“Capitano, ci hai fatto prendere un colpo!” esclamò Ginny portandosi una mano al petto “diciamo che ho voluto evitare deidisastri” rispose lui con sguardo eloquente, facendo arrossire la giovane Weasley.
“Fred, George, Theo dice di aver bisogno di voi per dei cannoni difettosi” disse il capitano rivolgendosi ai gemelli “Andiamo subito, Capitano!” risposero in coro prima di incamminarsi verso prua.
“Canon” apostrofò il mozzo “la poppa è un disastro
“me ne occupo subito, Capitano!” esclamò leggermente intimorito il ragazzo, precipitandosi a recuperare un secchio e uno straccio.
Il capitano si trovò così da solo con le uniche tre donne della nave.
“Ginny, perché non ti fai accompagnare dalla signorina…” incominciò Draco indicando Daphne col capo “Daphne, Daphne Turner” rispose lei sentendosi chiamata in causa “..dalla signorina Turner a cercare degli abiti più adatti, mentre io faccio due chiacchiere con la signorina..” continuò adesso indicando Hermione, che sentì la leggerezza di poco prima abbandonarla completamente, per lasciare spazio a una sensazione non ben definita, ma sicuramente poco piacevole “Granger” ripose, con una voce che sperò apparisse calma e sicura “mentre io faccio due chiacchiere con la signorina Granger” concluse spostando nuovamente lo sguardo su Hermione.
Dopo un segno di assenso da parte di Ginny, due ragazze si allontanarono “a dopo Capitano, Hermione” salutò la rossa, prima di sparire insieme a Daphne.
“Bene, Hermione” iniziò Draco, accentuando il nome di battesimo “facciamo due passi, ti spiace?” domandò “affatto” rispose lei, aspettando che scendesse le scale e la raggiungesse sul ponte.
“Prima non abbiamo avuto modo di parlare” disse prendendo a camminare sul senza guardarla in viso “di parlare della tua collana. Te l’ho già chiesto, e farò finta di essermi dimenticato della sciocca risposta che ho ricevuto. Adesso te lo domando nuovamente: dove hai preso quel medaglione?” chiese fermandosi e spostando lo sguardo su di lei.
Hermione, che era ancora profondamente offesa per non essere stata creduta prima, si costrinse a prendere un bel respiro prima di rispondere.
“Come vi ho già detto nel vostro studio, prima che ci faceste chiudere dentro, la collana è sempre stata mia. Me l’hanno regalata i miei genitori quando sono nata” ribadì guardandolo con astio, e dato che lui non accennava a rispondere, “Poco m’importa che mi crediate o meno” aggiunse riprendendo a camminare dopo che anche lei si era fermata.
Quell’atteggiamento stupì entrambi. Mai Hermione avrebbe creduto di rispondere a qualcuno in maniera così maleducata, figurarsi al capo dei pirati che la tenevano prigioniera! Grata che gli stesse dando le spalle, si lasciò sfuggire un sorriso vittorioso. Una strana espressione comparve per sul viso del capitano, ma dopo una frazione di secondo il volto era tornato una maschera indecifrabile. Come si permetteva quella di rivolgersi così a lui, mentendo così platealmente poi! “Benissimo, vi credo” rispose Draco dopo che l’ebbe raggiunta con due falcate. “Davvero?” domandò incredula Hermione, che temeva ancora lunghe discussioni sull’argomento, magari accompagnate da atroci torture “certamente, dopotutto dubito che possiate essere cosìstupida da mentire al capitano de La Fenice” affermò serio “per mia fortuna non lo sono affatto” rispose lei con fierezza, incurante che si vedesse quanto fosse indispettita. “A proposito” continuò “posso riavere indietro la mia collana, per favore?” domandò guardando il capitano dritto negli occhi “Assolutamente no” rispose lui serafico, senza togliere lo sguardo dal suo. Hermione, che si era aspettata quella risposta non si fece scoraggiare “Posso almeno sapere perché vi interessa tanto?”
Il giovane ghignò, e Hermione vide un lampo attraversargli i profondi occhi grigi, un lampo che non le piacque per niente.
“Attenta a giocare col fuoco, poi ci si brucia” e senza aggiungere una parola o darle il tempo di ribattere, Draco si allontanò.
 
Ginny e Daphne riuscirono a trovare molti più indumenti –Daphne non se l’era sentita di definirli abiti– di quanti sperassero, e alcuni non erano nemmeno così terribili. Quando Hermione tornò in camera, trovò Daphne intenta a osservare con attenzione i capi che lei stessa aveva appena sistemato nell’armadio.
“A casa ho l’imbarazzo della scelta, qui c’è imbarazzo e basta” commentò la bionda appena si rese conto che l’amica era tornata, e così dicendo optò per un vestito blu un po’ sgualcito, ma ancora presentabile. Hermione sorrise, constatando che anche in una situazione assurda come quella in cui si trovavano Daphne era sempre…Daphne.
“Dai, quello va benissimo” asserì Hermione sedendosi sul grande letto a baldacchino. “Sì, non è poi così male. Ora vediamo di trovare qualcosa anche per te” rispose l’amica tornando a osservare l’armadio con aria corrucciata “Ah, quasi dimenticavo! Cosa voleva il capitano?” chiese curiosa voltandosi verso Hermione. “Mi ha chiesto di nuovo dove ho preso il mio medaglione” rispose lei lasciandosi sfuggire uno sbuffo. “E…?” la incitò a proseguire l’amica “E niente, gli ho ripetuto che ce l’ho da quando sono nata. Questa volta ha detto di credermi, affermando che dubita che io possa essere tanto stupida da mentire al grande capitano de La Fenice. Come se avessi mentito! Dio quanto lo odio!” Hermione in preda alla rabbia aveva i pugni serrati e stringeva con forza il copriletto “che faccia tosta” commentò Daphne segretamente divertita dalla situazione, perché non vedeva mai Hermione perdere le staffe “Ma non è finita! Sapendo che non me lo avrebbe restituito, ho provato almeno a chiedere come mai gli interessa tanto. Dopo avermi quasi riso in faccia mi ha detto di non giocare col fuoco perché poi ci si scotta!” la ragazza smise di torturare il copriletto e si alzò in piedi “arrogante…borioso che non è altro! Non vedo l’ora di andarmene da questa stupida nave, ne ho già abbastanza!” esclamò avvicinandosi all’armadio “Dai Hermione non te la prendere. Dopotutto cosa ti aspettavi, sono pur semprepirati, no?” tentò di farla ragionare Daphne “ecco, mettiti questo e andiamo, che siamo quasi in ritardo” disse passandole il vestito bianco e nero che aveva scelto per lei.
 
Come aveva detto a Daphne prima di salutarla, Ginny le passò a prendere alle otto meno cinque, e le accompagnò nella sala da pranzo, che si trovava poco lontano lo studio del capitano. Attraversando la nave Hermione fece più attenzione ai particolari che quel pomeriggio le erano sfuggiti a causa dell’ansia e della paura. La nave era un vero e proprio spettacolo. Elegante e curatissima, aveva al suo interno opere di ogni genere e stile. I mobili di età barocca, i lampadari a goccia di murano, quadri dei più svariati artisti. Si disse che sicuramente erano stati tutti rubati a persone perbene amanti dell’arte, e che questi zoticoni non avevano nemmeno la più lontana idea del valore e della bellezza delle opere da cui erano circondati.
Senza rendersene conto rimase indietro, intenta a osservare un quadro dalla straordinaria bellezza, appeso poco lontano dalla porta della sala da pranzo.
“È un Vermeer, un originale” la informò una voce alle sue spalle. Hermione si girò di scatto, trovandosi di fronte il capitano, intento anche lui a osservare il quadro “Un Vermeer?!” esclamò lei incredula
“Sì, è un pittore fiammingo vissuto nel secolo scorso..”
“So benissimo chi è! È che mai avrei pensato di poter vedere una suo opera originale” spiegò la ragazza continuando a fissare il dipinto “dove lo avete preso?” domandò spostando lo sguardo sul giovane “l’ho comprato da un commerciante d’arte in Norvegia. Non era molto abile, infatti l’ho pagato una miseria. Uno dei miei affari migliori” raccontò Draco  “lo avete comprato?” domandò incredula Hermione senza preoccuparsi di nascondere la sorpresa “sarò anche un pirata, ma sull’arte sono molto intransigente. Nessuna delle opere della nave è stata rubata” Precisò il capitano, che se si era offeso non lo diede a vedere. “Adesso però è ora di cena” annunciò con un tono che non ammetteva repliche, e anche se di malavoglia, Hermione si costrinse a seguirlo.
 
Per quanto le costasse, Hermione dovette ammettere che la cena era stata impeccabile e a tratti perfino gradevole . Le portate tutte ottime –si ripromise di fare i complimenti a Neville non appeno lo avesse visto– e la compagnia sorprendentemente piacevole, si era addirittura divertita vedendo Daphne rispondere a tono alle avances più o meno esplicite di Blaise. L’unica eccezione ovviamente era stata il capitano, che dopo essersi rivelato un amante dell’arte, era tornato la persona fastidiosa e sgradevole di poche ore prima.
Le due amiche avevano anche fatto la conoscenza di Theodore Nott, l’ufficiale di bordo, un ragazzo di ventidue anni abbastanza riflessivo e taciturno, che a Hermione aveva fatto un’ottima impressione.
Come prima mezza giornata sulla nave– se si volevano escludere il fatto che erano state rapite, e naturalmente quel capitano tutt’altro che piacevole–  non era stata poi così male, ma prima di darsi la buonanotte e addormentarsi, entrambe le ragazze si trovarono a sperare che quell’avventura finisse al più presto.

 
 






 
 
 
 
Note alla storia:
Eccomi qua. Un po’ in ritardo rispetto al solito è vero, ma sono giustificata dalle fatiche della sessione invernale, abbiate pietà! ;)
Alloooora innanzi tutto volevo dirvi che sono contentissima! La storia sta avendo molto più successo di quanto avessi sperato, e quindi colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che la leggono.
Passando al capitolo, ammetto che non è niente di che. Purtroppo questo e il prossimo sono un po’ dei capitoli di “passaggio” che servono alla storia per arrivare nel vivo, ma spero comunque che possano piacervi. Adesso iniziamo a conoscere meglio Draco, che da brava serpe è piuttosto arrogante, e tira fuori il peggio di Hermione, che testarda e orgogliosa non ha la minima intenzione di farsi mettere i piedi in testa.
Ora è meglio che vada, perché domani ho un esame e mi devo svegliare all’alba (ebbene sì, proprio domani!! Solo che non ne potevo più di studiare, così mi sono presa un’oretta di svago per finire il capitolo e pubblicarlo. Speriamo che il fato non mi punisca. Nel caso mi avrete sulla coscienza, sappiatelo!)
Vi saluto, spero di riuscire ad aggiornare velocemente, ma giovedì prossimo ho un altro esame, quindi la vedo dura.
Concludo dicendo che mi farebbe moooooolto piacere sapere cosa pensate del capitolo e della storia, se ci sono dubbi o cose non chiare, che magari do per scontate o che ho spiegato male.
A presto,
Piglet :)

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Capitolo 5
*** Life below deck ***


Life below deck
-Vita sottocoperta-




Il vento che si era alzato la sera precedente aveva allontanato quasi tutte le nuvole, e anche se erano solo le sette del mattino, la giornata si prospettava calda e soleggiata.
Su esplicita richiesta del capitano, Ginny si presentò in camera delle ragazze alle sette in punto, pronta a svegliarle e –testuali parole– a metterle sotto.
Daphne, che neanche era a conoscenza dell’esistenza di un simile orario, vide morire sul nascere la speranza che si trattasse solo di un terribile incubo nel momento stesso in cui Ginny bussò soavemente alla loro porta.
“Buongiorno fanciulle!” esclamò allegra la giovane Weasley entrando con la forza di un uragano nella stanza “il sole splende, il mare è una tavola e ci attende una bella giornata di lavoro” alla parola lavoro Daphne perse un battito “come hai detto scusa?” domandò allarmata “che il sole sple..” ma la risposta di Ginny venne interrotta da un’assonnatissima Hermione –che per ore si era girata e rigirata nel letto senza trovare pace, fin quando il sonno non l’aveva colta, accompagnato dalle prime luci dell’alba– “Ginny, non credo che Daphne si riferisse alle condizioni atmosferiche” disse sbadigliando “hai detto lavoro?!” esclamò per l’appunto la bionda, adesso perfettamente vigile e sveglia “sì, il capitano e il comandante mi hanno detto di tenervi impegnate, facendovi passare la giornata con me” spiegò Ginny divertita. Perfetto, ci mancava solo questo fu il pensiero di Daphne, mentre rassegnata si alzava dal letto.
 
Dopo un’ottima e abbonante colazione, in cui Hermione non perse l’occasione di congratularsi con Neville anche per la cena della sera precedente, le ragazze ascoltarono Ginny illustrare il piano della giornata. Per prima cosa si sarebbero dedicate a sistemare le vele che si erano strappate con l’ultima tempesta; poi avrebbero aiutato i gemelli con alcuni cannoni difettosi; a seguire le avrebbe attese qualche ora di pesca alla traina che, con un po’ di fortuna, sarebbe terminata per l’ora di pranzo. Per il pomeriggio non avevano ancora programmi, ma le ragazze dubitavano che per allora sarebbero state ancora intere.
 
“Ginny, posso farti una domanda?” chiese Hermione cucendo quella che ormai era la terza toppa su un pezzo di vela particolarmente malridotto “certamente!” rispose allegra Ginny togliendo l’ennesima ciocca di capelli che il vento le spostava continuamente sul viso “come mai sei l’unica ragazza della nave? Cioè, perché non ce ne sono altre?” indagò, sperando di non aver posto la domanda sbagliata. Ginny si fece scappare un sorriso “in realtà le donne non sono ammesse sulle navi. Cioè, in alcuni paesi sì, ma non in Inghilterra. Né sulle navi legali, né su quelle dei pirati” spiegò continuando a cucire “ah ecco, immaginavo fosse così anche per i pirati” constatò Hermione “Allora….che ci fai qui? Cioè insomma, hanno rapito anche te?” Ginny questa volta rise di gusto “assolutamente no, sono io che ho imposto la mia presenza.” Le ragazze la guardarono con aria confusa “Fred e George non sono gli unici fratelli che ho. Noi siamo una famiglia numerosissima, io sono la più piccola e l’unica femmina di sette figli. –le ragazze strabuzzarono gli occhi– Da quando i miei genitori sono morti, abbiamo dovuto prenderci cura di noi stessi, e tutti i miei fratelli si sono dati alla pirateria, finendo su varie navi. Ovviamente l’unico problema ero io. Nessuno voleva una donna a bordo, perché si dice che portino sfortuna” spiegò alle amiche, che continuavano a cucire senza perdersi una singola parola “poi per fortuna i gemelli conobbero Malfoy e la sua ciurma. Provarono a convincerlo a farmi prendere con loro, ma il capitano era irremovibile – “e te pareva” si lasciò sfuggire Hermione– allora lo sfidai a duello”
“Cosa?!” urlarono in coro le ragazze, facendo ridere nuovamente Ginny “L’ho sfidato a duello. Sapete, con la spada me la cavo piuttosto bene. Ci scontrammo, ma non vinse nessuno perché venimmo interrotti. Fatto sta che devo averlo impressionato, perché da quel giorno entrai a far parte della ciurma”
“Però, che storia!” commentò Daphne sinceramente impressionata “e quindi sei un mago con la spada, eh?” domandò Hermione interessata “Sì, diciamo che ci so fare” rispose Ginny facendole l’occhiolino.
 
Intorno alle dieci, il trio raggiunse i gemelli, che erano in compagnia di altri due ragazzi. Uno era decisamente alto e ben piazzato, con la faccia un po’ arcigna e un’espressione stralunata. L’altro invece era biondo, più basso di una spanna, nettamente più esile e con un sorriso mozzafiato. Le ragazze riconobbero subito il primo come la vedetta, mentre il secondo non lo avevano mai visto.
“Ragazze, vi presento Anthony e Tiger” disse uno dei gemelli quando si furono avvicinate abbastanza “sono la vedetta” continuò l’altro gemello indicando Tiger, che le salutò con un cenno e una sorta di grugnito “e il nostro stratega di bordo” aggiunse indicando Anthony, che invece si presentò sorridente, porgendo loro la mano. Il gruppetto rimase un po’ a ridere e scherzare, ma l’arrivo del capitano li riportò all’ordine. “Goldstein, è un quarto d’ora che Blaise ti sta cercando! Si può sapere cosa diavolo hai da fare?” sbraitò Malfoy in direzione di Anthony , raggiungendoli con passo deciso “mi scusi capitano, vado subito!” rispose lui scattando sull’attenti, smettendo di rivolgere il suo bel sorriso a Hermione “Sarà meglio! Non ti facevo uno che perde la testa per due sottane!” asserì il capitano mentre biondo si allontanava alla ricerca del comandante.
“Ginevra, eravamo rimasti che le avresti fatte lavorare oggi, non civettare con i miei uomini” commentò Malfoy, posando uno sguardo severo sulle ragazze. “Stavamo solo scambiando due parole, capitano” provò a spiegare Ginny “sì, ho notato. Direi che di chiacchiere ne avete fatte abbastanza, adesso mettetevi al lavoro” ribadì prima di raggiungere Theodore.
“Che persona piacevole e a modo!” commentò sarcastica Hermione livida di rabbia non appena Malfoy si fu allontanato abbastanza. Era più forte di lei, quel ragazzino –perché uno così non poteva essere definito altrimenti– borioso e arrogante la mandava su tutte le furie, con quei suoi modi così insolenti e terribilmente scortesi. “Su Hermione non te la prendere, il capitano è fatto così” provò a rincuorarla uno dei gemelli “Sì, ma che si prenda una camomilla! Stavamo solo parlando, come tutti del resto!” sbottò indicando intorno a sé, dove svariati gruppetti svolgevano le loro mansioni chiacchierando allegramente.
Le ragazze rimasero in compagnia dei gemelli per un paio d’ore, intente a osservarli aggiustare alcuni cannoni difettosi. In un primo momento avevano provato a dare una mano –con risultati a dir poco disastrosi–, ma poi i Weasley avevano gentilmente detto loro che potevano semplicemente limitarsi a guardare.
 
Quando fu il turno della pesca, Daphne cominciava ad averne decisamente abbastanza, mentre Hermione era sempre più affascinata dai mille talenti della ciurma, prima fra tutti Ginny. Quella ragazza sapeva fare proprio di tutto: da duellare con la spada, a cucire le vele. Era davvero piena di risorse. Hermione si trovò a pensare che non sarebbe stato affatto male riuscire a fare tutte quelle cose, soprattutto saper usare una spada.
Fortunatamente si trovavano in una zona propizia alla pesca, e in relativamente poco tempo Ginny riuscì a recuperare una gran quantità di pesce, che portarono subito in cucina da Neville.
Le ragazze pranzarono in compagnia dei gemelli, Colin, Anthony e altri ragazzi della ciurma, a cui Ginny le presentò. Parlarono allegramente del più e del meno, fino a quando Hermione non notò un libro impolverato su una mensola.
“Ma questo è Robinson Crusoe!” esclamò prendendo il volume tra le mani “è in assoluto uno dei miei libri preferiti! L’avrò letto almeno dieci volte.” continuò entusiasta “è di qualcuno di voi?” domandò al gruppetto ancora seduto a tavola. “No, direi che è del comandante o del capitano” rispose Ginny dopo alcuni secondi di imbarazzante silenzio “Che c’è, qualcosa non va?” chiese nuovamente Hermione accortasi della strana reazione. “No no, tranquilla” le rispose subito Anthony, con un sorriso rassicurante “è che noi non sappiamo leggere” replicò quasi in simultanea Colin, beccandosi parecchie occhiatacce da parte dei compagni. Hermione rimase un attimo perplessa, ma poi si diede mentalmente della stupida. Era ovvio che non sapessero leggere! Il capitano e il comandante potevano aver imparato, magari per necessità, ma loro di certo non avevano un’insegnante privato. E poi erano pirati, lupi di mare, di certo facevano altro che non fosse leggere un libro per impiegare il proprio tempo sulla nave.
“Bè, possiamo insegnarvi io e Daphne, se volete” disse allegramente Hermione “Davvero!?” chiese Ginny speranzosa “Certamente!” rispose con un gran sorriso, scambiandosi un’occhiata con Daphne per assicurarsi che anche lei fosse d’accordo “Bè, grazie mille ragazze, non sarebbe affatto male!” le ringraziò Colin, ancora rosso d’imbarazzo “Ma figuratevi, ci fa solo che piacere! E voi magari potreste insegnarci qualcosa in cambio” propose Hermione, ripensando a quante cose aveva visto fare solo quella mattina “Aggiudicato!” acconsentì Anthony raggiante.
 
Il pomeriggio passò sorprendentemente veloce, con una Ginny più che entusiasta per la questione delle lezioni. Non era stata zitta un secondo, programmando i giorni seguenti nei minimi dettagli. Per prima cosa avrebbero imparato a leggere, e poi, se ci fosse stato abbastanza tempo, a scrivere. Lei in cambio avrebbe insegnato alla ragazze a duellare con la spada; i gemelli a sparare con pistole e cannoni; Neville –che era stato informato da Anthony subito dopo pranzo– qualche ricetta golosa, e Colin, che non aveva niente da insegnare, si era offerto di tirare a lucido la loro stanza per tutto il tempo in cui sarebbero rimaste sulla nave.
 
La sera le raggiunse trovandole soddisfatte ma stravolte. Ebbero solo alcuni minuti per riposare, prima che Ginny le avvisasse che avrebbero cenato nuovamente in compagnia del comandante, Theodore e del capitano. Alla  notizia non reagirono con troppo entusiasmo, dato che entrambe avrebbero preferito di gran lunga cenare con Ginny e gli altri, ma senza lamentarsi troppo –ad alta voce– si prepararono e raggiunsero i loro ospiti.
Ancora una volta la cena si rivelò superba, e la compagnia discreta. Le ragazze conobbero meglio Theodore e il comandante, che non smise con le sue avances in direzione di una Daphne visibilmente scocciata. Il capitano invece, che a quanto pare era ancora dell’umore nero della mattina, non disse quasi una parola. Il tutto mise di ottimo umore Hermione, che quella sera se ne andò a dormire con il sorriso sulle labbra.
 
 
 




 
 
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti! Sono tornata :D
Come vi avevo detto ero in piena sessione invernale, e oggi è stato il primo giorno in cui ho finalmente trovato il tempo per ricontrollare il capitolo e pubblicarlo. Come avevo preannunciato questo capitolo è stato un po’ di passaggio per far entrare le fanciulle un po’ più in confidenza con Ginny e conoscere qualche altro personaggio (vedi Anthony Goldstein).
Mi scuso per la scarsa lunghezza, ma non avrebbe avuto senso interromperlo più avanti :) 
Che dire? Spero vi sia piaciuto.
Vi ringrazio immensamente per essere arrivati fin qui (e ovviamente spero continuerete), ribadisco che mi farebbe davvero molto piacere ricevere un vostro commento, sia esso positivo o negativo, per sapere cosa pensate della storia, se ci sono errori, incongruenze o dei semplici dubbi.
Vi saluto,
Piglet :)

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Capitolo 6
*** Am I in the right place? ***


AVVISO:
Innanzi tutto mi scuso per l’immenso ritardo con cui pubblico questo sesto capitolo. L’ispirazione tardava ad arrivare e ho preferito farvi aspettare un po’ di più piuttosto che pubblicare un capitolo sciatto e che non mi piaceva.
In secondo luogo volevo avvisarvi che lunedì parto per una vacanza di due settimane *che bella la vita*, e quindi per un po’ non avrete mie notizie.
*Non temete, tornerò presto! Ma se dovessi mancarvi proprio tanto, potete sempre leggere la mia one-shot Diciannove anni dopo e dirmi cosa ne pensate ;) *
Per entrambi i motivi sopra citati ho deciso di premiarvi (?) con questo capitolo un po’ più lungo e corposo del solito.
Spero veramente possa piacervi, anche se la mia paura è che possa risultare un po’ troppo intricato o pesante (specialmente a livello di sintassi). Ovviamente spero di no, ma se dovesse essere così vi invito a farmelo presente, così da poter migliorare :)
Scusate lo sproloquio, adesso vi lascio al capitolo ;)





 
Am I in the right place?
-Al posto giusto?-
 



 
[Almost instantly....Alice spoke out....
glancing at the divided road:
“Which way should I go?”
After a moment of silence,
the Cheshire cat said,
“That depends....” Alice said,
“Depends on what?” The cat said:
“It depends on your destination.
Where are you going?”
“I don’t know....I just don’t know....”
answered a confused Alice.
“Then,” said the Cheshire cat,
while grinning broadly...
“It really does not matter.”]
-Alice in Wonderland-
 
Nei giorni successivi, finalmente si diede il via all’operazione collaborazione –così denominata da un più che orgoglioso Colin, che ignorava bellamente le numerose proteste e risatine che il nome aveva suscitato– che si rivelò subito un grandissimo successo.
Previa minacc..hem, richiesta di Hermione, Daphne aveva esposto la loro idea a Blaise, e in cambio di una cenetta tête-à-tête, era riuscita ad ottenere il permesso di utilizzare una stanza vicino alla cucina come aula, e l’accesso alla piccola ma fornitissima biblioteca di bordo, cosa che aveva reso Hermione euforica per diversi giorni.
Inizialmente la classe era formata solo da Ginny, Neville, Colin, Anthony, Tiger e sporadicamente i gemelli, ma con il passare del tempo si aggiunsero molti altri componenti della ciurma, che resero l’aula decisamente affollata.
Nonostante il numero e alcune difficoltà iniziali, i ragazzi si rivelarono degli ottimi alunni, molto curiosi e vogliosi di imparare. La più determinata, e senza dubbio la più brillante della classe era Ginny, che la viveva come una vera e propria rivincita personale (contro chi o cosa non era dato saperlo).
Anche Daphne e Hermione fecero un lavoro eccellente, riscoprendosi delle ottime insegnati –“bè, se non altro adesso sappiamo che mia madre aveva ragione: mi ripeteva sempre che tutte le mie costosissime lezioni sarebbero servite a qualcosa” disse una sera Daphne prima di coricarsi, scoppiando a ridere insieme a Hermione, che aveva come l’impressione che insegnare a leggere e a scrivere a un gruppo di pirati non fosse proprio quello che la signora Greengrass avesse in mente–.
Le ragazze ebbero invece qualche problemino in più nei panni delle alunne. Daphne, che tra i libri se l’era sempre cavata più che egregiamente –nonostante le continue lamentele degli innumerevoli insegnati che aveva avuto– era quella che aveva riscontrato maggiori difficoltà. Il fatto è che il lavoro manuale non era esattamente il suo forte.
Anzi, non lo era affatto.
Hermione al contrario, con anni e anni dei più svariati lavoretti alle spalle, non se la cavava male. Certo, la maggior parte di quelle attività non le  aveva neanche mai immaginate, ma non si faceva scoraggiare e imparava in fretta.
Così, mentre i pirati scoprivano la storia di Robinson Crusoe e i fantastici Viaggi di Gulliver, le ragazze imparavano a duellare con la spada, a caricare e scaricare cannoni e a sparare con le più svariate armi da fuoco.
Uno scambio alla pari insomma.
 
Una sera Hermione si trovò a pensare che lei e Daphne, già che erano state rapite e compagnia cantando, erano state davvero fortunate a finire su un galeone come La Fenice. Ne aveva sentite di storie sui pirati –e sapeva che molti erano molto peggio quanto si sentisse in giro– ma quei ragazzi che stava imparando a conoscere e apprezzare ogni giorno di più, non potevano essere più lontani dai protagonisti di quelle storie che in passato l’avevano tanto spaventata.
Certo, alcuni erano un po’ scorbutici, con modi di fare alquanto discutibili, ma aveva notato l’impegno da parte di tutti nell’essere sempre gentili e disponibili.
Si corresse, quasi tutti.
L’unica pecca di quella ciurma eccezionale era senza dubbio il suo capitano, che evidentemente ricambiava in pieno l’affetto che Hermione provava per lui, perché si premurava di starle il più lontano possibile.
Comunque la ragazza dovette ammettere, almeno a se stessa, che il biondino sapeva essere un capitano eccellente –a modo suo, certo– e i suoi uomini ne erano la prova lampante.
Erano confusionari, disordinati e dispersivi, però –incredibilmente– insieme si completavano e funzionavano a meraviglia. Le ricordavano quasi gli ingranaggi di un orologio: ognuno svolgeva il proprio compito in collaborazione con gli altri, facendo così muovere il tutto in perfetta armonia.
 
Una notte, la ragazza sognò i suoi genitori per la prima volta da quando si trovava a bordo della nave.
Chissà quanto dovevano essere preoccupati e in pensiero per lei, senza sapere dove fosse e come stesse. Si promise che non appena le avessero lasciate in Scozia, dare loro sue notizie sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto.
Già, quando sarebbero arrivate in Scozia…ormai c’erano quasi.
La sera precedente, durante la solita chiacchierata prima di andare a dormire, Ginny aveva detto a lei e Daphne –appena tornata dalla fantomatica cena con Blaise, che neanche sotto tortura avrebbe ammesso esserle piaciuta– che ormai mancavano più pochi giorni di navigazione per raggiungere il porto franco dove avevano deciso di lasciarle. Mentre parlava, la ragazza aveva il solito sorriso, che però non le illuminava gli occhi come di consueto. Come biasimarla? Anche loro le si erano affezionate incredibilmente in quelle due settimane di convivenza, che senza alcun dubbio erano state le più particolari della loro vita.
Sì, con il passare del tempo le ragazze avevano cominciato a inserirsi e ambientarsi sempre più, tanto da dimenticare spesso e volentieri dove effettivamente si trovassero.
Quella sera, tutte le donne della nave andarono a dormire appesantite da una strana sensazione che le fece rigirare nel letto per ore, una in particolare.
Con l’avvicinarsi della costa, e di conseguenza della loro partenza, Daphne era costantemente assalita da pensieri e sensazioni differenti. Fino a prova contraria, e come la logica ferrea della sua amica le ricordava di continuo, lei e Hermione erano staterapite, da un gruppo di pirati, che per non si sa quale motivo –grazia divina forse– avevano deciso di liberarle non appena fosse stato loro possibile. Non dovevano essere solo raggianti, ma spruzzare felicità da tutti i pori!
Eppure non riusciva ad essere del tutto contenta. All’inizio si era detta che la causa erano quelle amicizie acerbe ma sincere che sapeva non avrebbe mai dimenticato, ma poi aveva capito esserci anche dell’altro.
C’era la determinazione di Hermione di scoprire la verità sul suo medaglione, voglia che Daphne sapeva non essere spinta solo da semplice curiosità.
C’era la paradossale –data la situazione– spensieratezza provata in quei giorni.
C’erano le risate, le ore passate in cucina a parlare con Ginny, Hermione e Neville.
C’erano le lezioni di lettura, gli allenamenti con la spada e le sfuriate del capitano.
C’erano le sveglie all’alba, gli scherzi dei gemelli e le attenzioni di Blaise.
C’era che lì si era sentita viva per la prima volta in vita sua, e l’idea di tornare alla monotonia londinese la terrorizzava.
Si era ritrovata addirittura a pensare che forse tutto quello era un segnale per un cambiamento, una possibilità per ricominciare tutto da capo, per essere semplicemente Daphne.
Dopotutto non era proprio quello che si era augurata la mattina stessa in cui erano state rapite –o come da qualche tempo si trovava a pensare, salvate–?
Non sapeva più cosa pensare. Era spaventata dalle sue stesse sensazioni, e soprattutto non sapeva più cosa volesse, o forse aveva solo paura di scoprirlo.
 
Quel mattino Hermione si svegliò particolarmente presto, dopo poche ore di un sonno che, in quel momento, la rispecchiava perfettamente: confuso e agitato. Così si recò nell’unico posto che era sempre stato in grado di darle conforto e rassicurarla anche nei momenti più bui: la biblioteca.
Avvolta nel pesante golf che le aveva prestato Anthony la sera precedente, scelse con cura il suo libro, si sistemò su una poltrona e si buttò a capofitto nella lettura, estraniandosi completamente da tutto e tutti.
Dopo pochi minuti, la ragazza venne destata dalla sua trance da una soave melodia, che poco a poco invase tutta la stanza. Con il libro ancora in mano –e un dito a tenere il segno tra le pagine– Hermione uscì dalla biblioteca, alla ricerca della fonte di quel suono incantevole. Percorse parte del corridoio, ed individuò la porta semi aperta da cui proveniva la musica. Stette per un tempo indefinito appoggiata allo stipite, beandosi delle note che fuoriuscivano dal pianoforte. La musica, che purtroppo non aveva mai potuto studiare, l’aveva sempre affascinata moltissimo, e anche con il suo orecchio poco esperto fu subito in grado di riconoscere la maestria di chi stava suonando. Spinta dalla grandissima  curiosità di scoprire chi fosse quel formidabile musicista, e stando ben attenta a non farsi notare, fece qualche passo in avanti ed entrò nella stanza.
Avrebbe pensato di trovare Blaise, o forse Anthony, intento a far danzare le dita sui tasti di avorio, magari con un the caldo appoggiato poco lontano. Invece quello che vide la lasciò senza parole: davanti a lei, intento a suonare come mai aveva sentito fare, c’era nientepopodimeno che Draco Malfoy.
Lo shock fu talmente grande che Hermione fece cadere il libro che teneva in mano, facendo voltare il biondo nella sua direzione.
 
“Granger!” esclamò visibilmente sorpreso “ti sei persa?” chiese, con il volto tornato la solita maschera indecifrabile.
“N-no, no” ripose lei “ero in biblioteca e ho sentito la musica” continuò “bè, mi dispiace di aver disturbato le tue delicate orecchie” rispose lui tagliente. Hermione strabuzzò gli occhi. Ecco che succedeva di nuovo. Ogni volta che Malfoy la sorprendeva rivelando una parte di sé più che ammirevole, rovinava tutto con le sue solite uscite da ragazzino insolente.
“Veramente ero venuta a complimentarmi” sbottò lei, andandosene senza aggiungere una parola. Questa volta fu Malfoy a rimanere di stucco, ma poi la sua attenzione venne catturata dal libro che la Granger aveva fatto cadere. Il titolo risaltava sulla copertina di tela ingiallita dal tempo: De rerum Natura.
 
Il capitano de La Fenice non era una persona facilmente impressionabile. Quella doveva essere una giornata particolare, perché non erano nemmeno le sette del mattino, ed era rimasto sbalordito già tre volte.
Tutte per colpa della stessa persona, tra l’altro.
Raccolse immediatamente il libro, e si mise a inseguire la Granger.
La trovò poco pochi secondi, diretta verso la cucina.
“Granger, cosa stavi facendo con questo libro?” le domandò non appena la raggiunse.
Sì, quella doveva essere decisamente una giornata particolare, perché alle sette del mattino Hermione Granger era già rimasta senza parole per ben due volte, entrambe a causa della stessa persona.
“Su Malfoy, sono certa che con un piccolo sforzo anche tu possa arrivarci. Cosa mai avrò potuto fare con un libro?”
“Non scherzare con me, ragazzina” rispose il biondo che cominciava a perdere la pazienza.
“Io scherzare?” domandò indignata Hermione “sei tu che hai iniziato con le domande idiote!” aggiunse, ignorando l’appellativo.
“Tu sai il latino?” chiese di nuovo il capitano.
“Bè, mi pare evidente, dato che è la lingua in cui è scritto. E ora, se abbiamo finito con le ovvietà, io andrei a fare colazione”.
La ragazza fece per allontanarsi, ma la mano del capitano le prese il braccio.
“Oh, non abbiamo affatto finito con le ovvietà. Adesso tu vieni con me e mi dici tutto quello che sai sulle traduzioni dal latino all’inglese”.
Hermione, più confusa che mai si trovò a seguire il capitano, domandandosi quali pesanti traumi avesse subito da bambino.
 
Poco dopo che camminavano –o meglio, che Hermione correva per stare dietro a Malfoy– incontrarono Colin, intento a tirare a lucido il lungo corridoio. Il giovane fece per salutare allegro Hermione e il capitano, ma Malfoy non gliene diede il tempo “Canon! Corri a cercare Zabini e mandalo immediatamente nel mio studio”
“Subito, Capitano!” rispose il ragazzo, mollando straccio e scopettone per volare a cercare il comandante.
“Dire un per favore ogni tanto non ti farà cadere la lingua, sai?” osservò Hermione non appena Colin si fu allontanato.
“meglio non rischiare” rispose sarcastico il biondo rivolgendole uno sguardo non esattamente amichevole, e sparendo dietro la porta del suo studio.
Draco si sedette sulla sua comoda poltrona e appoggiò il libro sulla scrivania di mogano, cominciando a sfogliarne le pagine con fare annoiato. “Allora Granger, vedo che non mi sei stata a sentire prima. Dimmi tutto quello che sai sulle traduzioni dal latino all’inglese”.
Hermione, fingendo che il capitano le avesse detto di accomodarsi, prese posto su una delle sedie poste di fronte all’imponente scrivania
“Per favore” disse la ragazza con un sorriso serafico a illuminarle il volto.
“Cosa vai blaterando?” domandò confuso Draco.
“Dimmi tutto quello che sai sulle traduzioni dal latino all’inglese, per favore
“Granger, te l’ho già detto: non giocare col fuoco” rispose il capitano, che adesso cominciava ad arrabbiarsi seriamente.
Ma Hermione parve non averlo sentito, dato che rimase sorridente e in silenzio, fino a quando il biondo finalmente sputò un “Per favore!”
“Visto? Bastava chiedere” commentò sarcastica –Dio quanto lo faceva arrabbiare! Era sempre in grado di mandarlo su tutte le furie. Più degli altri nel senso– “Comunque ho studiato latino per diversi anni. Mi sono appassionata alle grandi opere, come il De rerum Natura di Lucrezio –indicò con lo sguardo il manuale appoggiato sulla scrivania– o le raccolte di poesie di Catullo, per non parlare delle opere di Seneca e Cicerone. Di certo non lo conosco come l’inglese, ma me la cavo abbastanza”
“Cosa intendi con me la cavo abbastanza? Sapresti tradurre un testo mai visto?” domandò Malfoy impaziente di conoscere la risposta al quesito che voleva porre da quando aveva letto il titolo del libro sul pavimento della stanza del pianoforte.
“Bè, dipende dal tipo di testo, dal periodo in cui è stato scritto…da un sacco di cose insomma, ma in linea di massima direi di sì”
Sul viso del biondo comparve un sorriso trionfale, che preoccupò non poco la ragazza che domandò “perché?”.
In quel momento la porta dello studio si aprì di scatto, facendo entrare un trafelato –ma sempre con uno stile impeccabile– Blaise Zabini, che sperava che la questione fosse di estrema importanza dato che lo aveva sottratto alla sua chiacchierata con Daphne.
“Draco, si può sapere il motivo di tanta urgenza?” domandò il pirata prendendo posto accanto a Hermione, non prima di averle rivolto un sorriso di saluto.
“guarda un po’ cosa stava leggendo la Granger poco fa” disse il capitano passandogli il fantomatico libro. Non appena lesse il titolo, Blaise strabuzzò gli occhi, e si voltò subito in direzione di Hermione.
“Tu sai il latino!?” esclamò sorpreso.
“Sì, so il latino, e ti prego non ricominciamo con questa tiritera. Piuttosto saresti così gentile da dirmi come mai questo fatto straordinario vi interessa tanto?”
Blaise fece per risponderle, ma venne subito interrotto da Malfoy “Bene Granger, è giunto il momento di metterti a conoscenza dialcuni nostri segreti. Ovviamente ti diremo solo lo stretto necessario, ma è pur sempre qualcosa, no?” disse, come se le stessero facendo un’incredibile concessione.
“Il tuo amato medaglione, come potrai aver capito, è un pezzo unico. Quello che forse non sai è che fa parte di una collezione di sette pezzi. Per anni siamo andati alla ricerca dei sette medaglioni, ma solo poche settimane fa abbiamo trovato quello mancante: il tuo” iniziò a raccontare Malfoy.
“Sono certo che avrai notato –e studiato ampiamente– la scritta in latino incisa sul retro del tuo medaglione”
“Certo” rispose Hermione “è stato per quello che mi sono appassionata alla lingua, volevo sapere il significato di quelle parole” spiegò la ragazza.
“Prevedibile” commentò Malfoy “E posso solo immaginare la tua frustrazione quando ti sarai accorta che la frase era..”
“Incompleta” finì per lui Hermione.
“Esattamente” disse il capitano, con un ghigno –non lo si poteva definire propriamente sorriso– in volto.
“Presumo che adesso tu possa immaginare la ragione del nostro interesse” continuò Malfoy, vedendo la consapevolezza comparire sul volto della ragazza. Aveva capito.
“Bè, direi che c’è stato un ulteriore cambio di programma” osservò Blaise raggiante, citando se stesso “a quanto pare tu e la signorina Turner rimarrete nostre ospiti ancora per un po’.” Aggiunse posando nuovamente il libro sulla scrivania.
Malfoy si alzò dall’elegante poltrona, e aprì con una chiave che estrasse dai pantaloni un cassetto dell’angoliera. Estrasse un piccolo baule che appoggiò sulla scrivania. Con una seconda chiave lo aprì, e mostrò il suo contenuto a Hermione.
Davanti a lei c’erano, oltre al suo, sei medaglioni. Un lato era tutto uguale, mentre sull’altro ognuno aveva una scritta diversa, rigorosamente in latino.
“Bene Granger, spero ti piacciano i puzzle e gli indovinelli, perché questo sarà il più difficile che vedrai in vita tua” le disse il capitano estraendo i medaglioni e posandoli uno ad uno sulla scrivania.
“Adesso, tradurre queste frasi e capirne l’ordine corretto sarà il tuo compito principale. Immagino non ci sia bisogno di dirti che quello che scoprirai è strettamente confidenziale” continuò Malfoy rimettendo i medaglioni al sicuro nel forziere e rivolgendole uno sguardo severo.
“Adesso puoi andare. Alle undici in punto devi tornare in questa stanza. Troverai Blaise, Theodore Goldstein e me, per le informazioni che avremo ritenuto opportuno darti.”
Hermione si alzò. Era rimasta parecchio scioccata da quanto appena appreso. Non solo il suo medaglione faceva parte di un gruppo di sette, ma le frasi incise su di essi nascondevano qualcosa, qualcosa che interessava a Malfoy.
Chissà dove e a cosa li avrebbe portati.
Da un lato era un po’ restia all’idea di aiutare dei pirati, ma la sua curiosità era troppo grande per non accettare l’offerta –come se il capitano glielo avesse proposto, poi–. Sarebbe rimasta lì, anche a costo di dover sopportare la presenza di Malfoy per ore, pur di scoprire qualcosa di più, ma si costrinse a uscire. Dopotutto avrebbe dovuto aspettare solo qualche ora.
A un passo dalla porta, una voce la fermò “Ah Granger, ovviamente se tenterai di fregarci in qualche modo, o non collaborerai come si conviene, la tua amichetta verrà usata come affila coltelli” aggiunse il capitano, facendo deglutire a vuoto entrambe le figure presenti davanti a lui.

 
 






Note alla storia:
Allooooora, eccoci qui con il sesto capitolo. Che ne pensate? A me sinceramente piace abbastanza :)
Senza volerlo l’ho diviso in due parti. Nella prima ho voluto dar maggiore spazio alle emozioni e alle sensazioni dei protagonisti, così condividere con voi le loro paure e i loro pensieri (spero abbiate apprezzato). La seconda parte invece è stata più ricca di azione: abbiamo visto un Draco musicista, ma soprattutto stiamo iniziando a mettere insieme i pezzi del puzzle. Ecco perché le nostre fanciulle sono state rapite…ma a cosa serviranno quei medaglioni? Dove porteranno i nostri protagonisti? Bè, se Hermione farà un buon lavoro lo scopriremo presto ;)
Concludo queste note che stanno diventando troppo lunghe per i miei gusti ringraziandovi tutti di cuore. Siete fantastici, davvero.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite. E soprattutto grazie a chi impiega parte del suo tempo prezioso per lasciarmi un commento, lo apprezzo davvero molto.  Ricordate: con una recensione si può salvare un autore dalla depressione! ;)
Scherzi a parte, vi saluto!
A presto,
Piglet :)

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Capitolo 7
*** Cave Dracum ***


Cave Dracum
- Attenti al Draco -



 
 
Hermione, ancora frastornata da quanto appena appreso, andò subito a cercare Daphne. La trovò seduta al grande tavolo della cucina intenta a parlare con Ginny, Neville, Colin e Anthony.
“Eccola qua finalmente!” esclamò Ginny vedendola entrare nella stanza.
“Allora?” domandò Daphne, dando voce ai pensieri di tutti, non appena l’amica li ebbe raggiunti al tavolo.
Hermione rimase sorpresa da quella domanda. Come facevano a sapere che aveva qualcosa – e che cosa! – da raccontare? Ma poi scorse Colin seduto tra Ginny e Anthony, e capì che doveva aver raccontato agli altri dell’incontro con lei e il capitano. La ragazza allora si sedette sulla sedia libera alla destra di Daphne, fece un bel respiro e iniziò a parlare.
“Stamattina mi sono svegliata particolarmente presto, e dato che non riuscivo a riaddormentarmi, sono andata in biblioteca. Ho preso un libro e ho iniziato a leggere. A un certo punto è arrivato Malfoy” non seppe nemmeno lei perché scelse di non raccontare del pianoforte, le venne semplicemente spontaneo. Come se quell’incontro fosse stato qualcosa di privato…ma che accidenti stava pensando!? Aveva appena definitoprivato il suo incontro con Malfoy?! Cacciò via quel pensiero e tornò a raccontare. Dopotutto, si disse, non era un dettaglio così fondamentale, no?
“Che ha visto che stavo leggendo un libro in latino”.
A quella rivelazione Ginny e Colin strabuzzarono gli occhi, “Non ci credo!” esclamò Neville, e Anthony quasi si soffocò con il succo di zucca. Daphne trovò la reazione del gruppo – di cui iniziava seriamente a mettere in dubbio la sanità mentale – decisamente esagerata, dal momento che non trovava nulla di particolarmente strano in quanto appena detto da Hermione. Se mai a essere sconvolgente, in tutta quella faccenda, era il fatto che la sua amica andasse in biblioteca all’alba, ma a quella notizia non avevano fatto una piega…
“E quindi?” domandò, passando lo sguardo dai ragazzi a Hermione con aria decisamente confusa.
Hermione sorrise “Anche io, Daphne, non capivo l’entusiasmo di Malfoy, ma poi lui e Blaise mi hanno spiegato meglio. A quanto pare il mio medaglione non è l’unico. Ce ne sono ben altri sei, e tutti insieme formano una sorta di indovinello con le frasi che hanno sul retro, frasi che sono scritte”
“In latino” finì per lei Daphne, capendo adesso tutta l’agitazione che la notizia aveva creato.
“Esattamente” confermò Hermione.
“Questa è una notizia davvero incredibile!” esclamò Anthony – quando finalmente aveva finito di tossire – “ormai avevamo quasi perso le speranze” commentò Neville con un gran sorriso “Hermione, ma quindi tu sarai in grado di tradurre tutte le frasi?” domandò Ginny curiosa.
“Bè, a dire il vero non lo so, anche perché a parte quella del mio medaglione le altre frasi le ho solo viste di sfuggita, e alcune mi sono sembrate parecchio lunghe. Soprattutto non ho idea di quanto potrei metterci, anche perché non è che Malfoy mi abbia detto molto per ora.” Spiegò Hermione.
“Cavolo sarebbe davvero magnifico! Ma com’è che sai il latino? Cioè, non è proprio così facile trovare qualcuno che lo sappia bene, e fidati che ne sappiamo qualcosa” Ginny come sempre parlava a macchinetta, dando voce a tutti i suoi pensieri a una velocità impressionante.
“Avevo sempre voluto sapere il significato della frase incisa sul mio, così mi sono messa a studiarlo e piano piano l’ho imparato.”
Tutti i presenti la ascoltavano curiosi e affascinati. Tutti i presenti meno uno. Daphne infatti non stava più prestando attenzione da qualche minuto, stava ragionando.
 
Soprattutto non ho idea di quanto potrei metterci
 
Ma questo significava che…“Rimarremo ancora sulla nave!” esclamò, terminando il pensiero ad alta voce, cercando subito Hermione con lo sguardo.
“Esattamente” rispose una profonda voce maschile poco lontano.
Blaise Zabini era appoggiato con tutta la sua grazia – che non era affatto poca – allo stipite della porta della cucina, e sorrideva in direzione del gruppetto.
L’aveva osservata da quando era arrivato. L’aveva vista estraniarsi dagli altri, persa nei suoi pensieri e ragionamenti. Le aveva studiato il viso, di cui poteva scorgere il profilo, dove aveva potuto seguire facilmente il filo delle sue riflessioni.
“Rimarremo ancora sulla nave!”
Fu certo di aver scorto un mezzo sorriso, prima che il volto tornasse lo stesso di sempre. Fu lui a rispondere.
Sei teste si girarono contemporaneamente verso la porta, dove trovarono Zabini comodamente appoggiato.
“Ottimo Hermione, mi hai fatto risparmiare il fiato. Goldstein vieni con me, dobbiamo parlare con Theo e Draco” disse rivolgendosi al biondo, che scattò subito in piedi e fece per raggiungerlo.
“Anthony, aspetta” lo trattenne Hermione “grazie per il maglione, ieri mi sono dimenticata di restituirtelo” disse porgendogli l’indumento che si era appena tolta “ah, figurati!” le rispose con un gran sorriso, prendendo il maglione e raggiungendo il comandante, che osservava la scena divertito.
 
Blaise e Anthony entrarono nello studio del capitano quando Theo si era appena seduto sulla sua solita poltrona, quella vicino alla finestra. Non appena li vide entrare, Draco si pentì amaramente di aver fatto chiamare anche Goldstein – che ultimamente, senza un apparente motivo logico, non gli andava particolarmente a genio – ma era una questione estremamente delicata, e aveva bisogno anche dello stratega.
Dopo circa due ore di spiegazioni, cambiamenti di idee e insulti – per lo più provenienti dalle labbra del capitano – la porta  della stanza si aprì di nuovo. Blaise Zabini, che era sempre stato un osservatore attento, si offrì di andare a chiamare Hermione prima che lo facesse qualcun altro, ben conscio del fatto che alla nave occorresse ancora uno stratega. Uno stratega che respirasse.
La trovò in biblioteca, intenta a guardare fuori dalla grande vetrata, con lo sguardo in direzione di un panorama che Blaise non era sicuro vedesse davvero.
“Hermione” la chiamò il ragazzo, facendola voltare “noi abbiamo finito, se vuoi seguirmi” continuò indicando la porta.
I due camminarono in silenzio, raggiungendo lo studio dopo poco.
“Oh bene, eccovi qua!” esclamò Theo non appena furono entrati nella stanza. Non essendoci più poltrone libere, Anthony si alzò e cedette la propria a Hermione, gesto che i presenti – uno in particolare – fecero finta di non notare. La ragazza lo ringraziò e prese posto fingendo, per la seconda volta quella mattina, che il capitano l’avesse invitata ad accomodarsi.
“Perfetto Malfoy, sono tutta orecchie” disse Hermione prima che qualcun altro parlasse.
Passò all’incirca un’altra ora, in cui Malfoy, Blaise e Anthony le spiegarono tutto quello che doveva sapere, mentre Nott si limitò ad annuire qualche volta.
“Nel 1500 circa, un galeone spagnolo chiamato El Sol, di ritorno dal Nuovo Mondo, venne attaccato dai pirati dell’Irlanda del Nord, che rubarono l’ingente carico d’oro che il galeone stava trasportando” iniziò a raccontare Zabini.
“Gli irlandesi, che si dice fossero ancora più brutali di quanto non siano adesso, si contesero l’immenso bottino per decenni, mettendo le più antiche famiglie di pirati le une contro le altre. Secondo la leggenda, per rendere il tesoro impossibile da trovare, si decise di scrivere la mappa – la nostra filastrocca – sul retro di sette medaglioni presi dal tesoro stesso”
“Che appartenevano alle Sette Sorelle?” Chiese curiosa Hermione “Non interrompere, Granger. Comunque sì, è da loro che il tesoro prende il nome” rispose il capitano, riprendendo il racconto da dove Blaise l’aveva interrotto.
“Si dice anche che sul tesoro cadde una terribile maledizione: il bottino potrà essere effettivamente trovato solo se prima si verserà il sangue di un familiare del capitano della ciurma che lo sta cercando.”
“Nel senso che il capitano deve uccidere un suo famigliare?!” chiese inorridita Hermione “Questo è incerto, ma noi pensiamo basti semplicemente un po’ del suo sangue” rispose Anthony per rassicurarla.
“E questo è quanto” concluse Blaise.
“Aspettate…queste sono le uniche informazioni? Cioè mi state dicendo che tutta questa storia è basata su una leggenda!?” chiese Hermione sconcertata “Esatto” rispose prontamente Zabini, che aveva già visto le labbra di Malfoy aprirsi in maniera minacciosa, pronte a rispondere “E che questi medaglioni sono l’unica…hem, prova che il tesoro sia effettivamente esistito?” domandò ancora la ragazza “Esatto” rispose di nuovo Blaise “Voi siete matti. Voi siete tutti matti” esclamò Hermione, scoppiando in una risata isterica.
“Non mi risulta di avere mai affermato il contrario” intervenne il capitano, interrompendo la risata della ragazza “Non ti sto dicendo di credere a ogni parola che hai sentito, fatto sta che i medaglioni ci sono, e le scritte pure. Non sta a te mettere in dubbio la veridicità questa storia. Tu devi solo tradurre le filastrocche e aiutarci a capirne l’ordine. Mi sono spiegato?” aveva parlato con estrema calma e un tono di voce piuttosto basso, ma per Hermione fu come se le avesse urlato addosso, tanto che la ragazza si limitò ad annuire, distogliendo velocemente lo sguardo da quello di lui.
“Ottimo” esclamò Blaise, certo di non essere il solo ad aver sentito il gelo attraversare la stanza “Ora direi che ci rimane solo da decidere come procedere, e poi possiamo finalmente andare a pranzo.”
Stabilirono che i medaglioni sarebbero stati la principale preoccupazione di Hermione, a cui avrebbe dedicato tutto il tempo disponibile a partire dal pomeriggio stesso. Avrebbe lavorato nella stanza adiacente alla biblioteca, così da avere a portata di mano tutti i libri di cui avesse avuto bisogno.
Blaise, decisamente il più colto della nave dopo di lei, l’avrebbe aiutata nella fase di traduzione – “Non vedo come, dal momento che non sai una parola di latino” aveva osservato Draco – mentre lo stesso capitano sarebbe intervenuto a traduzione ultimata, per aiutare a riordinare le frasi e risolvere la filastrocca. Hermione, con estrema gioia da parte di Blaise, ottenne il permesso di essere aiutata anche da Daphne, dal momento che anche lei aveva studiato il latino per qualche tempo.
 
Il pranzo passò tranquillo, anche se l’agitazione presente nell’aria era più che palpabile. Nonostante Hermione continuasse a ripetere che avrebbe potuto metterci settimane se non addirittura mesi, tutti erano eccitatissimi, sentendo che finalmente il tesoro cominciava ad avvicinarsi.
Hermione informò Daphne del suo ruolo a pranzo finito, senza curarsi di menzionare che il comandante avrebbe dato loro una mano.
Finito l’ottimo pranzo, le due amiche si diressero nella saletta vicino alla biblioteca.
“Cosa ci fai tu qui?” chiese Daphne stupita vedendo Blaise in piedi vicino all’unica scrivania della stanza, dove notò con orrore essere presenti tresedie.
“Vi do una mano, è naturale” rispose il comandante sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, che – almeno in apparenza – non scalfì minimamente Daphne, che andò a sedersi senza degnarlo di un ulteriore sguardo.
Nonostante i primi attriti iniziali, e qualche stupida battutina nel corso del pomeriggio, il trio lavorò benissimo, e la sera colse Hermione stravolta, ma decisamente soddisfatta.
Stavano riordinando i fogli sparsi sulla scrivania quando il capitano aprì la porta ed entrò nella stanza. Era venuto a chiedere come fosse andata la giornata, e cosa avessero tradotto. Avrebbe potuto aspettare di vedere Blaise prima di cena, ma la curiosità era troppa. Certo, la curiositàcommentò ironica una vocina nella sua testa. Vocina che il biondo si premurò di zittire immediatamente.
“Oh, capitano!” lo salutò allegro Blaise “è stata una giornata molto proficua. Le nostre fanciulle sono state fenomenali”
“Ottimo” commentò il capitano “ci sono già stati progressi?” domandò sbirciando le carte ancora sparse sul tavolo.
“Abbiamo tradotto le frasi di due medaglioni” rispose Hermione “due frasi intere?” chiese Draco incredulo, cercando il suo amico con lo sguardo come se non credesse alle parole della ragazza “Bè, direi che sarebbe più corretto dire che ha tradotto due frasi intere” confermò Blaise “Caspita Granger, direi che te la cavi più che abbastanza.” notò Malfoy, a cui comparve in volto l’ombra di un sorriso “Questo vuol dire che siamo quasi a metà dell’opera!” commentò soddisfatto il biondo “Non canterei vittoria così presto. Se pensavamo che la parte più difficile sarebbe stata la traduzione, secondo me ci sbagliavamo di grosso.” Disse Hermione “Per ora queste frasi sembrano non avere nulla in comune. Guarda tu stesso” aggiunse passandogli i fogli su cui le avevano trascritte. Draco osservò la la pergamena, dove erano riportate tre frasi che effettivamente non avevano nulla in comune. Le studiò per qualche minuto, prima di passare il foglio nuovamente a Hermione.
“Bè, come dicevo prima alle ragazze, bisogna contare che mancano ancora i quattro medaglioni con le frasi più lunghe, e che di sicuro la filastrocca sarà ricca di metafore e figure retoriche. Non ti abbattere Hermione, hai fatto un ottimo lavoro” la rassicurò Blaise.
“Speriamo” rispose Hermione con un’alzata di spalle.
Dopo averli salutati, le ragazze fecero per uscire, ma furono richiamate dalla voce di Blaise “cenate con noi questa sera, signorine?” domandò il comandante “Ci farebbe molto piacere” si affrettò a rispondere Hermione, prima che Daphne se ne uscisse con una delle sue solite cattiverie “ma purtroppo abbiamo promesso a Anthony che avremmo cenato con lui e gli altri. Un’altra volta molto volentieri” aggiunse prima di congedarsi definitivamente.
Ora che Blaise Zabini ci pensava meglio, non era poi così fondamentale che lo stratega di bordo effettivamente respirasse.
 
 
 








 
 
Note alla storia:
Buonasera!!
Ebbene sì, sono tornata!
Mi scuso immensamente per questo ritardo clamoroso, ma come vi avevo detto sono stata in vacanza, e al mio ritorno sono stata sommersa da due settimane di arretrati. Neanche a dirlo ho avuto pochissimo tempo per la storia. Stasera finalmente le ho dedicato il giusto spazio, e quindi eccomi qui a pubblicare a quest’ora improbabile (oggi più che mai potrebbero esserci parecchi errori, vi chiedo di farmeli notare nel caso).
Allora, che dire? Ammetto che il capitolo non mi fa impazzire, anche se si iniziano a intravedere alcuni comportamenti…e certi personaggi sono più bravi di altri a notare certe cose. Prometto che dal prossimo le cose si faranno più interessanti, ma avevo bisogno di spiegare bene il nuovo compito di Hermione. Augurandomi che il nostro povero Anthony non si faccia altri nemici, vi saluto.
Spero che il capitolo vi piaccia, e come sempre vi invito a dirmi cosa ne pensate.
Come sempre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui, e soprattutto chi recensisce.
A presto spero,
Piglet :)

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Capitolo 8
*** The Storm ***


The Storm
-La tempesta-


 
 
Draco Malfoy non era un tipo che si faceva molti scrupoli. Non era propriamente cattivo, diciamo solo che era uno che dormiva sonni tranquilli. Per questo fu estremamente stupito di trovarsi a vagare in piena notte sul ponte della propria nave, in balia di quei pensieri che alla luce del sole si rifiutava di affrontare.
Ormai erano giorni che la Granger traduceva, e con suo immenso piacere la ragazza si era rivelata un portento vero e proprio. Ormai le mancavano solo le ultime frasi, e finalmente il capitano avrebbe avuto tra le mani il testo della fantomatica filastrocca.
Ecco il motivo di tanta agitazione, si era detto, adesso che erano a un passo dal tesoro che aveva inseguito per una vita intera, come poteva essere tranquillo?
Sì, doveva essere esclusivamente per quello.
Ma puntuale la vocina nella sua testa – vocina che stava cominciando seriamente a detestare – gli ricordò quanto odiasse essere presa in giro.
Era inutile nascondersi dietro false speranze. Almeno con se stesso poteva essere sincero. No, non poteva.
Non avrebbe sopportato lo sguardo di Blaise su di sé.
Quello sguardo che sembrava gridare Io so.
Perché quel maledetto sapeva sempre tutto.
Ancora prima che qualcosa potesse anche solo essere pensata, Blaise Zabini ne era a conoscenza.
Non diceva mai niente, ma lui sapeva.
Certo, sarebbe stato troppo facile andare dal suo migliore amico e chiedergli che diavolo gli passasse per la testa, ma lui era Draco Malfoy, diamine! Non poteva.
E poi questo avrebbe voluto dire che c’era effettivamente qualcosa a turbarlo, quindi era fuori discussione. Poi Blaise avrebbe frainteso, almeno in parte, la ragione del suo turbamento, ne era certo. Avrebbe sicuramente detto che era tutto dovuto alla Granger – corretto – perché il capitano aveva un debole per lei – sbagliato (?) – quando il motivo di tutta quella tensione era sì la ragazza, ma perché Draco aveva come l’impressione, se non proprio di conoscerla, di averla già vista.
Ecco spiegato il motivo di quella notte insonne, con il capitano sul ponte de La Fenice ad arrovellarsi il cervello per capire dove e quando avrebbe mai potuto aver visto quella dannata ragazza.
Mai e da nessuna parte erano le risposte più logiche che gli venivano in mente. Eppure era certo di averla già incontrata. E anche quel nome, così strano e particolare, non gli era affatto nuovo. Appena lo aveva sentito era scattato un campanello, ma non riusciva proprio a ricordare. Grangerinvece non gli diceva niente, quindi doveva semplicemente essersi confuso…
Guardò il suo orologio da taschino. Le quattro. Tra poche ore sarebbe sorto il sole e lui non aveva ancora chiuso occhio. Fantastico. Con un po’ di fortuna almeno tre ore le avrebbe dormite. Fece per tornare nella sua stanza, sperando vivamente di non sognare la Granger, ci mancava solo quello!
 
Hermione Granger si svegliò di soprassalto. Aveva appena fatto un sogno terribilmente realistico e quasi altrettanto verosimile. Un Draco Malfoy decisamente esasperato la buttava giù dalla nave dopo averle sbraitato contro, accusandola di aver impiegato ben una settimana per tradurre sei stupide frasi.
Si sedette sul letto, e ci mise tre minuti buoni a riprendersi.
Ormai il capitano era diventato – letteralmente – un incubo. Non solo doveva sopportarlo durante il giorno, adesso la tormentava pure la notte, grandioso! Di questo passo ne sarebbe uscita matta, poco ma sicuro.
Facendo attenzione a non svegliare Daphne, si infilò la vestaglia che le aveva prestato Ginny e uscì dalla stanza che condivideva con l’amica. Non aveva guardato l’ora, ma dalla stellata che l’accolse sul ponte, capì che dovevano mancare ancora un paio d’ore all’alba. Senza neanche rendersene conto, la ragazza si diresse a prua, con la mente occupata dalle frasi che era arrivata a sapere a memoria. Ormai erano diventate la sua ossessione, tanto che spesso doveva ricordare a se stessa che era a Malfoy che interessavano, e non a lei. Una volta raggiunta l’estremità della nave, si accorse di non essere sola. Riconosciuta la figura nell’ombra fece per andarsene, ma quella, come richiamata dai suoi movimenti, si voltò di scatto e la vide.
“Granger!” esclamò sorpreso il capitano “Malfoy” salutò di rimando Hermione, maledicendolo per il suo tempismo. “Anche di notte no, sei diventata una persecuzione!” affermò il biondo con ben poca galanteria. Hermione rispose con un “senti chi parla!” che venne bellamente ignorato del capitano che invece domandò con un ghigno “Cos’è, eri così trepidante di vedermi da non poter aspettare fino al mattino?”. Hermione alzò gli occhi al cielo, più che decisa a non sprecare una sola sillaba per rispondergli.
Dopo alcuni minuti fu nuovamente Malfoy a parlare “Granger dovresti dormire la notte, mi servi carica e concentrata, non con le occhiaie e piena di sonno”.
“Il tuo tatto è sconvolgente, Malfoy. Comunque se proprio vuoi saperlo sono state quelle dannate frasi a svegliarmi.” Decise che non era affatto il caso di raccontargli del suo incubo. Ci mancava solo dirgli che lo sognava la notte. “So che ne mancano ancora due, ma sento che c’è qualcosa che non torna, come se ci stesse sfuggendo un particolare” continuò Hermione appoggiandosi alla balaustra.
Draco la osservò di sottecchi. Quella ragazza era una contraddizione vivente! Per quanto gli scocciasse ammetterlo, era davvero brillante, e il ragazzo trovava incredibile che dubitasse così tanto delle proprie capacità, che fino ad allora si erano rivelate decisamente al di sopra della norma.
“Granger, sei riuscita a insegnare a leggere e a scrivere a Tiger. Di certo non ti fermeranno due frasette in latino”. L’affermazione sorprese entrambi.
Le aveva appena fatto un complimento? Sempre che così lo si potesse chiamare.
Con una disinvoltura che in quel momento non possedeva, il biondo le diede le spalle, e senza aggiungere altro si diresse verso la sua stanza.
Sì, aveva decisamente bisogno di andare a dormire.
 
Il vento che soffiava da giorni aveva cominciato a salire sempre più, imitato dalle onde del mare, che s’infrangevano instancabili sul vecchio galeone.
Si trovarono tutti in cucina di buon’ora, pronti a cominciare quella che sarebbe stata un’altra giornata di lavoro con una bella colazione fumante.
“Sentito che vento?” chiese Blaise soffiando sulla sua tazza di tè “Sentito che onde più che altro? Se continua così qualcuno si sentirà male” commentò Anthony seduto di fronte a lui. “Voi soffrite il mare, fanciulle”? domandò nuovamente Blaise, rivolgendosi alle ragazze “no, per fortuna, non troppo” rispose sorridente Hermione “Già, diciamo che ci sono cose più fastidiose” aggiunse Daphne, rivolgendogli un’occhiata assassina. Il moro sorrise tra sé, e continuò a bere il suo tè come se nulla fosse.
Hermione alzò gli occhi al cielo, Daphne non sarebbe cambiata mai. Chissà quale terribile affronto le aveva fatto stavolta il comandante, dirlebuongiorno di prima mattina?
Il resto della mattinata passò relativamente tranquillo, con i soliti commenti e battibecchi, che ormai erano diventati di routine.
Verso mezzogiorno il vento si fece ancora più forte, e in lontananza iniziarono a sentirsi i primi tuoni. Dopo un pranzo particolarmente agitato, viste le condizioni atmosferiche, il capitano raggiunse Baise e le ragazze per dar loro una mano.
Fu un pomeriggio decisamente proficuo, e il gruppo uscì da quella che ormai aveva preso il nome di stanza delle traduzioni quando il sole era già tramontato da un pezzo.
La pioggia che si abbatteva sull’oceano dalle prime ore del pomeriggio non presentava segni di cedimento, e lo stesso si poteva dire per le onde e il vento.
Poco prima di cena, mentre Daphne si stava ancora lavando, Hermione andò in giro per la nave a vedere se qualcuno avesse bisogno di aiuto.
In cucina Ginny, Neville e Colin erano alle prese con una cascata di pentole, piatti e coltelli, che cadevano da ogni dove. Quando uscì sul ponte, dove gran parte della ciurma assicurava con spesse funi qualsiasi cosa non fosse saldamente ancorata a terra, ad attenderla trovò uno spettacolo tanto minaccioso quanto affascinante. Il cielo plumbeo per le nuvole stracariche di pioggia si estendeva minaccioso sopra la nave, squarciato da continui fulmini, che producevano tuoni a dir poco assordanti. La pioggia era talmente fitta che si vedeva ben poco, e in men che non si dica la ragazza si trovò infreddolita e grondante d’acqua.
Stava  aiutando due ragazzi con un cannone particolarmente pesante quando lo vide. Incurante delle raffiche di vento e delle proteste di chi si era accorto di quello che stava facendo, Blaise Zabini si stava arrampicando sull’albero maestro, con l’intenzione di andare a snodare alcune funi che si erano aggrovigliate proprio alla sua sommità. Il vento e la pioggia battente non sembravano intimorire o intralciare il comandante in alcun modo, tanto che in pochi minuti raggiunse la cima dell’albero. Con non poca difficoltà Blaise districò le funi “Visto?” si mise a gridare “Non era il caso di fare tante scene per – ” ma non riuscì a finire la frase, perché una folata di vento più forte delle altre gli fece perdere l’equilibrio. Hermione osservò la scena come se fosse stata a rallentatore. Blaise cadde a una velocità ridottissima. Tutti i rumori sparirono, e il silenzio assordante venne squarciato da un urlo terribile.
“NOO!”
Daphne era uscita sul ponte nel momento stesso in cui il comandante aveva perso l’equilibrio. Non si era nemmeno resa conto di aver gridato. Non vedeva tutte le persone correre verso il centro della nave, non vedeva Hermione venirle in contro. Non vedeva niente.
 
Blaise Zabini, in un modo o nell’altro, otteneva sempre quello che voleva. E lui era certo che anche quella volta sarebbe stato così.
Quando riaprì gli occhi, un discreto numero di persone era disposto a cerchio attorno a lui “Ragazzi, ragazzi, sto bene!” li rassicurò tutti alzandosi “Le corde devono aver attutito – ” per la seconda volta nel giro di cinque minuti, Blaise Zabini dovette lasciare una frase incompiuta.
Appena ripresa dallo shock, Daphne si era catapultata in direzione del comandante, e una volta raggiunto aveva cominciato a prenderlo a pugni.
“TU!” aveva urlato “Sei un emerito coglione!” I pugni erano diventati sempre più forti, ma il ragazzo non faceva niente per difendersi “Avresti potuto morire! Giuro che se ti azzardi a rifare una cosa del genere ti ammazzo con le mie mani!” Daphne era fuori di sé dalla rabbia, e gridava come un’ossessa. Non c’era nulla di elegante o aggraziato nel suo comportamento, ma in quel momento non poteva importarle di meno. Incurante della folla di gente che li stava osservando come se fossero completamente fuori di testa, Blaise fece un gran sorriso – che ebbe l’effetto di far gridare Daphne ancora più forte – le posò le mani sulle spalle e la baciò.
La ragazza non fece neanche finta di essere sorpresa, e con immensa soddisfazione di Blaise, gli allacciò le mani intorno al collo e rispose con ardore al bacio.
Hermione aveva osservato tutta la scena da distante, e sorrideva felice in direzione della coppia. Senza il benché minimo preavviso, una mano le afferrò il braccio, e la tirò prepotente verso di sé. Prima ancora di girarsi per vedere chi fosse stato, Hermione sentì un rumore assordante. Esattamente dov’era lei fino a qualche secondo prima, un cannone sfuggito alle funi si era schiantato contro la balaustra, sfondandola e finendo in mare. Se attorno al suo braccio non ci fosse stata la mano a sorreggerla, senza dubbio sarebbe caduta. Si girò incapace di proferire parola, e venne incatenata da uno sguardo che non avrebbe mai dimenticato, grigio come il mare in tempesta.
Dopo quelle che le parvero ore, Draco Malfoy parlò “Granger, di quasi-morti ce ne basta uno, e poi non vorrai rovinare la scena a Blaise” disse “stasera è la sua serata” aggiunse puntando il pollice verso l’amico, senza però distogliere lo sguardo.

 
 




 
 
 
Note alla storia:
Eccomi qua, tornata ad aggiornare - come avevo promesso a qualcuno di voi- prima di Pasqua.
Alllooooooooooora, che dire di questo capitolo?
Bè, innanzi tutto spero vi piaccia! È uno dei capitoli che preferisco, perché finalmente si vede la vera Daphne ;)
Lo dovevo a Blaise, per tutta la pazienza dimostrata fino ad adesso, ma non ho saputo resistere alla scenata, dopotutto il loro primo bacio non me lo sarei mai aspettato troppo tranquillo ;)
Vi confesso di non essere proprio super contenta di questo capitolo, perché nella mia testolina era tutto molto, molto più bello. Ero tentata di cancellare il tutto e ricominciarlo da capo, ma non avrei mai finito in tempo..quindi vi ho rifilato questa versione, ma non escludo che possa decidere di modificarla più avanti (in realtà ne dubito fortemente, ma non si sa mai, nel caso vi avviso).
Neanche a dirlo sono (lo stesso) super curiosa di sapere cosa ne pensate, ringrazio come sempre chi è arrivato a leggere fin qui e soprattutto chi mi lascia un commento :)
Tanti baci e buona Pasqua a tutti!
Piglet :)

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Capitolo 9
*** The calm after a storm ***


The calm after a storm
- La quiete dopo la tempesta -




 
 
Un’alba rossastra imporporava il cielo limpido e terso.
Così com’era venuta, la terribile tempesta se n’era andata, lasciando sul vecchio galeone parecchi segni del proprio passaggio.
Al loro posto, sugli scaffali della biblioteca, non era rimasto un singolo volume. I ripiani della dispensa erano precipitati rovinosamente a terra, trascinandosi dietro stoviglie, scatole e barattoli vari. Dei i soprammobili che non erano stati messi in salvo da Hermione e Daphne rimanevano soltanto i resti, ed erano innumerevoli gli squarci delle vele e le assi dissestate.
Non appena la luce lo rese possibile, tutti si trovarono sul ponte, pronti a dividersi i vari compiti. Buffo come, in quel marasma di persone intente a spostare, aggiustare e pulire, la prima cosa che saltasse all’occhio fosse il sorriso comparso sul volto di Daphne, dal momento che nessuno –eccezion fatta per Hermione – l’aveva mai vista propriamente sorridere.
 
“Ahia!” esclamò il comandante non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore.
In seguito all’infortunio della sera precedente, Blaise Zabini giaceva mezzo sdraiato sul divano dello studio del capitano, del tutto intenzionato a godersi le attenzioni della propria infermiera personale.
“Non lamentarti Zabini. Più strette sono, meglio è” lo riprese Daphne continuando ad avvolgergli le bende intorno alla caviglia destra, che aveva preso decisamente un brutto colpo.
“Mi chiamerai mai per nome?” domandò divertito il comandante, osservandola lavorare concentrata. In tutta risposta, Daphne strinse le bende con maggiore forza, facendolo lamentare di nuovo. La ragazza rise “Andiamo, sei un pirata! Le ragazzine del corso di cucito si lamenterebbero di meno” lo prese in giro terminando la fasciatura. “Corso di cucito? Sembra interessante” commentò Blaise alzando un sopracciglio, e bloccando un colpo di Daphne con la mano. “Siamo un po’ troppo manesche, signorina” osservò, trattenendo il pugno della ragazza nel suo palmo, tirandolo verso di sé. Dopo un’iniziale resistenza ben poco credibile, la ragazza cedette, e in pochi secondi le labbra del pirata furono sulle sue.
Con un tempismo per cui cominciava ad essere noto ai più, il capitano aprì la porta, ed entrò nel suo studio “E no! Prendetevi una stanza!”
“Tecnicamente, questa è una stanza” gli fece notare Blaise, allontanandosi contro voglia da una Daphne a dir poco imbarazzata. Draco non lo considerò degno di una risposta vera e propria, e si limitò a un’occhiata sprezzante, cosa che non turbò in alcun modo il suo comandante.
“Comunque, si da il caso che ti stessi cercando, Daphne. Sai dove diavolo si è cacciata la Granger?” domandò Malfoy evitando attentamente di guardare Zabini, sul cui volto – ne era certo – era appena comparso un sorriso beffardo.
“Penso sia ad aiutare Anthony e gli altri sul ponte” rispose Daphne. Zabini camuffò la risata con un colpo di tosse, mentre l’irritazione del capitano cresceva.
“Ho capito. Ti dispiacerebbe dirle di raggiungerci nella stanza delle traduzioni? Quando avrà finito con Anthony, naturalmente” domandò nuovamente alla ragazza “Zabini, vuoi una caramella?” aggiunse rivolgendosi poi all’amico che aveva ripreso a tossire “Non è necessario grazie, mi era andato qualcosa di traverso” rispose lui sorridendo. Daphne annuì e si dileguò, lasciando i due pirati nello studio.
“Inizi a essere fastidioso, sai? Più del solito intendo.” commentò Malfoy senza preoccuparsi di guardare il suo interlocutore “E togliti quel sorriso da ebete dalla faccia!” aggiunse prima di alzarsi e dirigersi verso la stanza delle traduzioni.
 
Daphne camminava soddisfatta per la nave, diretta da Hermione. Da Hermione e Anthony. Il sorriso si trasformò in un ghigno trionfante. Aveva indovinato.
In realtà non aveva la minima idea di chi fosse con Hermione, di certo non Anthony comunque, che aveva visto indaffarato in cucina con Neville. Diciamo solo che aveva voluto fare una prova. E proprio come tutte le volte, quando il nome di Anthony era stato affiancato a quello di Hermione, la mascella del capitano si era contratta, e gli occhi si erano assottigliati. Ulteriore conferma l’aveva avuta dal quasi-soffocamento di Blaise, che come sempre sfoggiava un sorriso da chi la sapeva lunga. Si ripromise che più tardi lo avrebbe interrogato.
Sì, Daphne era davvero sodisfatta. Non vedeva l’ora di poter sbattere in faccia alla sua amica che aveva ragione, che ci aveva visto lungo, esattamente come Hermione aveva fatto la sera prima con lei, dopo il suo bacio con Blaise.
 
Daphne era entrata nella stanza che condivideva con l’amica, e l’aveva trovata seduta sul grande letto a baldacchino, con un sorriso a trentadue denti a illuminarle il volto.
“Te l’avevo detto! Anzi, erano settimane che te lo dicevo” esclamò subito Hermione, senza darle nemmeno il tempo di chiudere la porta.
“Finalmente la algida Daphne Greengrass – hem, Turner! – si è sciolta!” Daphne roteò gli occhi, non riuscendo però a nascondere il divertimento.
“Oh ma stai zitta tu!” replicò la bionda sedendosi vicino a lei “Che poi cambio idea” aggiunse divertita “Non sia mai! Che poi Blaise mi squarta” esclamò Hermione fingendosi allarmata “Scherzi a parte, siete proprio una coppia stupenda! Sono così felice, soprattutto per Blaise”
“Ehi!” protestò Daphne dandole uno spintone.
“Quel poveretto ti ha sopportata acida e indisponente per mesi! Lasciami essere felice per lui”
“Come la fai lunga!” la prese in giro Daphne “Tu, invece?” aggiunse sistemandosi meglio sul letto. “Io invece, cosa?” domandò confusa Hermione “C’è chi dice di averti visto mano nella mano con nientepopodimeno che Capitan Malfoy” spiegò la bionda, studiando con attenzione le espressioni dell’amica “Ma che mano nella mano!” rispose quella arrossendo visibilmente “Mi ha strattonata per un braccio, per evitare che un cannone mi prendesse in pieno ”
“Che gesto carino da parte sua” commentò Daphne sorridendo.
Fu il turno di Hermione di roteare gli occhi.
 
Daphne trovò Hermione sul ponte, intenta ad aiutare i gemelli a mettere in sicurezza la rampa di scale che portava al timone.
“Hermione, il tuo salvatore ti vuole nella stanza delle traduzioni” Hermione la guardò un attimo stranita, ma non appena capì a chi stesse facendo riferimento strabuzzò gli occhi. Daphne era forse impazzita? Ci mancava solo che i gemelli facessero domande. Era sicura che Malfoy gliel’avrebbe fatta pagare se avesse scoperto di essere chiamato Il suo salvatore. I gemelli per fortuna erano talmente concentrati sulla scala, che non si accorsero nemmeno dell’arrivo di Daphne.
 
Le due ragazze si avviarono verso la stanza delle traduzioni, dove trovarono il capitano. Il suo umore non era evidentemente dei migliori, e Daphne era più che certa che non fosse dovuto solo a qualche asse fuori posto.
“Granger dimmi, l’inglese lo capisci?” domandò Malfoy con voce algida non appena le ragazze entrarono nella stanza. Hermione credette di non aver capito bene. La stava forse prendendo in giro? Che razza di domanda era se sapeva l’inglese! Non ricevendo dalla ragazza altro che non fosse uno sguardo disorientato, il capitano continuò “Mi sembrava di averti spiegato chiaramente che la tua priorità su questa nave fossero le frasi dei medaglioni, o sbaglio?”
“Sì, è vero” rispose la ragazza ancora confusa.
“Allora mi puoi cortesemente spiegare come mai ti stessi occupando di tutt’altro?”
Hermione strabuzzò gli occhi. La stava davvero rimproverando per aver aiutato a rimettere in sesto la sua nave? Se prima aveva qualche dubbio che il capitano non fosse del tutto normale, adesso ne era certa.
“Visto lo stato del galeone avevo pensato fosse più importante aiutare a sistemare” rispose la ragazza incredula.
“Bè, hai pensato male” rispose brusco Malfoy “hai deliberatamente disubbidito a un ordine del capitano”. Non ci poteva credere! La rabbia di colpo la invase. Ma come si permetteva quell’odioso di parlarle così? E lei che pensava di fargli un favore! Ma che colasse a picco con quell’insulsa bagnarola!
“Non succederà più, capitano” rispose la ragazza con un tono che faceva trapelare tutta la sua collera. Senza degnare Malfoy di un ulteriore sguardo, raccolse le pergamene delle traduzioni “Andiamo, Daphne” disse all’amica, che la seguì in silenzio fuori dalla stanza.
Malfoy si ritrovò solo. Era convinto che dopo quella che non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di definire sfuriata si sarebbe sentito meglio, invece era accaduto esattamente il contrario e il suo umore era passato da cattivo a pessimo. Che cavolo gli stava succedendo?
“Penso si chiami senso di colpa” disse quella che ormai si auto-definiva la voce della sua coscienza, dal momento che Malfoy non sembrava possederne una. Zabini era appoggiato allo stipite della porta, e evidentemente aveva assistito alla scena.
“Zabini vai al diavolo” Ma non ce l’aveva una vita lui? Possibile che fosse sempre in mezzo?
“No, vado ad aiutare le ragazze. E a scusarmi per avere un capitano ritardato” rispose l’amico con un’inaspettata durezza nella voce.
“Arrabbiati pure quanto vuoi, ma smettila di insultare chi ti sta aiutando” disse il comandante uscendo dalla stanza. Con la mano ancora sulla maniglia, si fermò “Ah, e per la cronaca, Goldstein era in cucina con Paciock” aggiunse chiudendo con forza la porta dietro di sé.
 
Nei giorni seguenti tutto tornò a quella che ormai era diventata la normalità. Le assi scricchiolavano rumorosamente ogni qualvolta qualcuno facesse un passo, Daphne e Blaise passavano il tempo a litigare per poi fare pace, e Draco e Hermione non si rivolgevano la parola.
Una sera, Hermione non riusciva proprio a darsi per vinta con l’ultima frase che le rimaneva da tradurre. Era riuscita a interpretare tutte le parole tranne una, a cui proprio non riusciva ad attribuire un senso. Dopo l’ennesimo sbuffo e un’imprecazione sussurrata fra i denti, la ragazza si portò le mani a massaggiarsi le tempie. Era davvero stanca, e non aveva idea di quanto tempo fosse rimasta chiusa in quella stanza. Guardò l’orologio a pendolo attaccato alla parete, per accorgersi che in realtà era molto più tardi di quanto credesse. Decisa a non perdere un’intera nottata di sonno, si diresse verso la sua stanza, pronta a buttarsi sotto le coperte. Quando raggiunse la stanza, qualcosa attirò la sua attenzione. Appoggiato vicino alla porta c’era un biglietto, illuminato da una candela che stava per spegnersi. Incuriosita, Hermione prese la pergamena e iniziò a leggere.
 
Hermione ti prego non uccidermi, ma ho bisogno di un favore.
Potresti mica dormire da un’altra parte stanotte?
Scusa se te lo dico così, ma non ti trovavo.
Giuro che mi farò perdonare!
Daphne 
 
Cosa!? Ma che le era preso? Perché diavolo avrebbe voluto che lei dormisse da un’altra parte? Fece per abbassare la maniglia e entrare quando capì.Ma certo – pensò – è con Blaise! Un sorriso fece capolino sul suo volto. Sorriso che sparì pochi secondi dopo, quando si rese conto di non avere la minima idea di dove andare a dormire. Non poteva di certo fare irruzione nella stanza di Ginny e i gemelli a quell’ora! Come minimo l’avrebbero ammazzata, e avrebbero anche avuto ragione. Dopo vari ragionamenti, decise che sarebbe andata a in biblioteca. C’era un divanetto abbastanza comodo, e se non fosse riuscita a dormire, almeno avrebbe avuto qualcosa da leggere.
Pensando al libro da scegliere, Hermione si diresse verso la biblioteca. La porta era chiusa, e solo una volta dentro si accorse che nella stanza c’era qualcuno.
Sentendo la porta aprirsi, Draco Malfoy sollevò lo sguardo dal suo libro, per trovarsi davanti la faccia stupita della Granger.
Perfetto, questo non lo aveva calcolato. Non le era passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea che in biblioteca ci potesse essere qualcuno. Tanto meno l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Possibile che fosse sempre in giro?
“Hem, posso aiutarti, Granger?” chiese il capitano, stupito almeno quanto lei di vederla lì. Ma non dormiva mai quella?
“Sì, cioè no. Ero venuta qui perché pensavo non ci fosse nessuno. La mia stanza è hem, occupata, ma vado da un’altra parte. Buonanotte” e così dicendo la ragazza fece per andarsene, ma la voce di Malfoy la richiamò “No Granger aspetta, tanto stavo per andarmene”. Il ragazzo fece un’orecchia alla pagina del libro a cui era arrivato e si alzò dal divano.
Notando il titolo della copertina – Candide ou l’Optimisme –, la ragazza non riuscì a trattenere una domanda “è l’unica opera di Voltaire della nave, o ce ne sono altre?”
“Amante della letteratura francese?” domandò Malfoy.
“Solo di quella che merita” rispose la ragazza “comunque no, ce ne dovrebbero essere altre, ma dopo la tempesta è probabile che Tiger abbia usato i volumi per pareggiare le gambe dei tavoli” replicò il capitano. Hermione accennò una risata, e senza rendersene conto, interrompendo quel silenzio assordante che durava da giorni, i due ragazzi si trovarono seduti sul divano, intenti a parlare e ridere come vecchi amici.
Parlarono dei più svariati argomenti: degli autori preferiti e di quelli più detestati, della comune passione per l’arte e infine anche di Daphne e Blaise – “e così la tua stanza è occupata? E bravo Zabini” –.
Alla fine il sonno li colse entrambi, e si ritrovarono addormentati sul divano della biblioteca, che dopo tutto non era poi così scomodo.
 
Blaise Zabini si vantava spesso di averne viste talmente tante nei suoi ventiquattro anni di vita, che ormai non si stupiva più di niente. Quello che vide quella mattina però, mai se lo sarebbe aspettato.
Anche se l’aveva salutata solo poco prima, andò subito a cercare Daphne. Se si fosse limitato a raccontarglielo, era certo che la bionda non gli avrebbe mai creduto. Doveva trovarla, e portarla a vedere Hermione Granger che dormiva appoggiata alla spalla di Draco Malfoy sul divano della biblioteca.

 
 
 











 
Note alla storia:
Pensavate mi fossi data alla macchia, eh? E invece eccomi qua, con un nuovo capitolo e un ritardo a dir poco imbarazzante. Vi chiedo immediatamente scusa, ma è stato – e purtroppo si prospetta ancora per qualche tempo – proprio un periodaccio! Computer rotto e poca ispirazione a parte, il vero problema adesso è uno solo: mi devo laureare. Ebbene sì gente, da qui a un mesetto devo dare cinque esami (gli ultimi cinque esami) e preparare quella siocchezzuola che è la tesi. Vi chiedo quindi umilmente perdono, ma il tempo per scrivere è stato praticamente inesistente. Come accennavo poi, mi si è anche rotto il computer e l’ispirazione mancava ad arrivare. Una combo perfetta insomma.
Spero sinceramente che ci sia ancora qualche buon’anima a leggere questa mia storiella, a cui spero di riuscire a dedicare il tempo che merita al più presto.
Naturalmente i commenti/pareri/suggerimenti/critiche (ho finito di scrivere il capitolo 5 minuti fa, dopo una giornata di studio intenso. La probabilità che sia scritto in un italiano a dir poco pessimo, purtroppo è alqunto elevata.) sono sempre graditisismi ;)
A presto (spero!!)
Piglet
:)

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Capitolo 10
*** Not a single word ***


Not a single word
-Non una parola-




 
Un raggio di sole entrò con prepotenza dalla finestra, illuminando il viso rilassato del Capitano. Quella notte, per la prima volta da molto tempo, i suoi sogni erano stati tranquilli, e non popolati da mappe del tesoro, minacciosi pirati e una certa fanciulla di nostra conoscenza, che più di tutto il resto rendeva l’umore di Malfoy pessimo già di prima mattina.
L’insistenza della luce sul suo volto, pian piano lo portò via dalle braccia di Morfeo. Ancora nel dormiveglia si rese subito conto che c’era qualcosa di strano. Innanzi tutto la luce. Erano settimane che procedevano verso Nord, e la sua camera non era mai esposta al sole prima delle due del pomeriggio, e di certo non poteva aver dormito fino a quell’ora, vero? Fece per girarsi dall’altra parte, ben deciso a ignorare sia la luce che qualsiasi altro problema, ma un acuto dolore alla schiena lo fece immediatamente rinunciare al suo intento. Ma in che diavolo di posizione aveva dormito? Fu però un movimento vicino alla sua spalla, anzi, sulla sua spalla, a fargli aprire di colpo gli occhi. Con orrore, tutto gli fu chiaro.
Si era addormentato sul divano della biblioteca (ecco spiegati la luce e il dolore) con quell’impiastro della Granger (ecco spiegato l’orrore) che, con un tempismo a dir poco invidiabile, si stava giusto svegliando.
Malfoy maledisse se stesso per non essersene andato non appena la Granger era entrata in biblioteca, ma soprattutto per essere stato così idiota da addormentarsi lì con lei. Maledisse la Granger che lo aveva stordito con i suoi racconti – neanche sotto tortura avrebbe ammesso di averla ascoltata volentieri, nemmeno a se stesso – e soprattutto maledisse Zabini, dal momento che – neanche a dirlo – il tutto era successo per colpa sua.
 
Ancora prima di aprire gli occhi, Hermione Granger capì che c’era qualcosa di strano, qualcosa che non andava. Quello su cui era sdraiata di certo non era il suo comodo baldacchino, ed era più che sicura anche del fatto che quello su cui teneva la testa non fosse il suo cuscino. Anche lei impiegò qualche istante a ricostruire le dinamiche, ma si ricordò il tutto più velocemente e – se possibile – con maggiore orrore di Malfoy.
Cosa diamine le era saltato in mente! E tutto perché Daphne aveva monopolizzato la loro stanza! Se solo avesse saputo tenere a freno la lingua e avesse evitato di chiedergli di Voltaire…stupido romanzo! Galeotto fu il libro (*) si ritrovò a pensare, per poi maledirsi all’istante.
 
Entrambi svegli e ancora immobili, rimasero in silenzio per alcuni minuti. Fu Hermione, resasi conto che la situazione stava diventando a dir poco ridicola, a parlare.
“Hem, buongiorno Malfoy” disse, dopo essersi scostata dalla spalla del Capitano, non riuscendo a nascondere il suo imbarazzo, che se possibile aumentò ancora di più quando notò che le loro gambe erano intrecciate “Buongiorno un corno Granger! Mi hai praticamente lussato una spalla.” Si lamentò il ragazzo massaggiandosi la parte indolenzita.
Ed eccoci di nuovo, pensò Hermione, e gli ho solo dato il buongiorno. Fece per rispondergli a tono girandosi verso di lui, ma in quello stesso istante, qualcuno fece il suo ingresso in biblioteca.
Le teste due scattarono in direzione della porta, dove vi trovarono un Anthony Goldstein a dir poco stupito, che mai e poi mai avrebbe immaginato di imbattersi in una scena del genere.
Hermione abbassò lo sguardo ormai letteralmente paonazza, mentre sul volto di Malfoy faceva capolino un ghigno trionfante.
“Ti serve qualcosa, Goldstein?” domandò Malfoy serafico, rivolgendo al suo interlocutore un largo sorriso.
“Chiedo scusa Capitano, non volevo hem…disturbare. Ero solo venuto a riporre un libro, ma passo più tardi”
“Non ti preoccupare, noi stavamo andando a fare colazione. Giusto Hermione?”
La diretta interessata gli lanciò un’occhiata stranita. Un attimo prima l’accusava di avergli praticamente distrutto una spalla e adesso diceva che stavano andando a fare colazione? E poi da quando la chiamava col suo nome di battesimo?
“Hem, certo” rispose dopo qualche secondo di troppo, tentando di districare le sue gambe da quelle di Malfoy che, come da manuale, non la stava minimamente aiutando.
I due ragazzi finalmente si alzarono, e fecero per uscire.
“Vieni anche tu, Anthony?” domandò Hermione quasi dalla porta “no grazie, non ho fame” rispose lui dandole le spalle.
Camminando per il corridoio poco distante da Malfoy – che sembrava un’altra persona rispetto a quella che si era svegliata poco prima – Hermione si perse in alcune riflessioni.
Ripensando a Anthony e alla faccia che aveva fatto quando aveva visto lei e Malfoy sul divano, sentiva uno strano peso all’altezza dello stomaco.
Era forse senso di colpa? Ma per cosa?
 
Lo sai benissimo per cosa le disse quella fastidiosa vocina dentro la sua testa ti senti in colpa perché hai capito benissimo che Anthony ha un debole per te, e ti dispiace che ti abbia visto così intima con Malfoy
 
Io non sono intima con Malfoy!
 
Questo, lo riconoscerai anche tu, è opinabile.
 
Ma se ci detestiamo!
 
Chi disprezza compra, mia cara.
 
Fortunatamente raggiunsero in fretta la cucina, e il saluto allegro di Ginny, seguito da quello di Neville, Blaise e Daphne, mise fine a quello scomodo dibattito interiore.
 
“Si può sapere che diamine succede?” chiese Ginny raggiungendo le ragazze sul ponte. Le due abbassarono le spade con cui si stavano esercitando per guardare l’amica con aria confusa “Ti spiacerebbe essere un po’ più chiara?” le domandò Daphne “Oggi si comportano tutti in maniera strana. Ad Anthony sembra sia morto il gatto dal muso lungo che ha, e prima ho visto Malfoy sorridere, no dico sorridere!” spiegò lei, mettendo particolare enfasi sull’ultima parola.
Daphne e Hermione si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Finita la colazione avevano avuto modo di parlare, e Hermione le aveva raccontato – interrotta da battutine di vario tipo su lei e Malfoy chedormivano sul divano – della strana reazione di Anthony.
“Sì, anche io l’ho notato” commentò Daphne “Ginny, che rapporto c’è tra Anthony e Malfoy?” chiese Hermione, che era tutto il giorno che si scervellava per capire che sangue scorresse tra i due. Possibile che Malfoy ce l’avesse tanto con Anthony da essere felice di vederlo così? E per quale motivo poi?
“Sono sempre stati buoni. Non ottimi certo, ma solo Zabini è in ottimi rapporti con Malfoy…anche se, ora che mi ci fai pensare, da qualche tempo a questa parte non mi sembra si sopportino più di tanto. Sì, direi da poco dopo che siete arrivate voi per capirci.” spiegò Ginny dopo aver tirato le fila dei propri pensieri.
“Che ci volete fare, gli uomini sono strani” commentò Daphne, con l’aria di chi la sapeva lunga.
“A proposito di uomini…” cominciò Ginny “qui qualcuno ci deve aggiornare su un uomo in particolare” terminò Hermione, sul cui volto era comparso un ghigno degno di Malfoy.
 
Per (s)fortuna, i due ragazzi tornarono gli stessi di sempre in pochi giorni, ed Hermione dovette ammettere che per quanto le facesse piacere ridere e scherzare con Anthony, avrebbe fatto volentieri a meno del suo buonumore per evitarsi le sfuriate del Capitano.
Ormai la ragazza si era convinta che Malfoy avesse qualche serio problema mentale. I momenti di gentilezza che il pirata aveva nei suoi confronti, soprattutto quando erano da soli, diventarono via via meno rari. Sempre più spesso infatti capitava che si trovassero la sera tardi nella stanza delle traduzioni a tentare di decifrare quell’ultimo tassello che – erano certi – avrebbe spiegato il tutto. Mai una volta però erano arrivati anche solo vicini alla soluzione, perché si mettevano a parlare. All’inizio avevano discusso del più e del meno, come quella sera sul divano della biblioteca, ma più il tempo passava, più gli argomenti diventavano personali e intimi.
Fu così che, senza rendersene conto, Hermione rivelò la sua paura delle altezze, il suo odio recondito per la madre di Daphne, e addirittura la sua prima clamorosa cotta per il figlio del fornaio, un certo Harry Potter.
Sebbene più restio alle confessioni, presto anche il Capitano si lasciò andare, rivelando frammenti della sua infanzia. Le raccontò di come, una volta morto suo padre, fu l’allora capitano della Fenice ad occuparsi di lui, crescendolo come un figlio, e insegnandogli tutto quello che sapeva. Il Capitano poi era stato tradito dal suo stesso comandante che, insieme ai pirati del Jolly Roger, lo aveva letteralmente venduto al Commodoro Greengrass. Nel sentire quel nome, Hermione fu percossa da un brivido. Si ricordava bene l’esecuzione del famoso Capitano della Fenice. Il Commodoro era così felice che il palazzo era stato in festa per giorni. Ironia della sorte, vedendo poi dov’erano capitate, le uniche a non festeggiare erano state Daphne e Hermione. La prima semplicemente per non dare soddisfazione alla madre, la seconda perché era contraria a qualsiasi tipo di violenza, e considerava la pena di morte qualcosa di inumano, troppo meschino anche per il peggiore dei pirati.
Peccato però che poi, come svegliatosi da quello strano stato confusionale, Malfoy tornasse lo stesso di sempre, pronto a sbraitare contro tutto e tutti per un nonnulla. Hermione cominciava seriamente a non poterne più, tanto che una sera sul ponte esplose.
 
Era stata una giornata decisamente piacevole, sicuramente complice il buonumore di Malfoy e le battutine di Zabini. Come era solita fare, Hermione uscì sul ponte per godersi lo spettacolo del sole che scompariva nelle acque gelate dell’oceano. Dirigendosi a poppa incontrò lo stratega con una faccia tutt’altro che contenta “Ehi Anthony” lo salutò cordiale “cosa c’è che non va?” domandò in risposta all’occhiataccia ricevuta “Prova a chiederlo al tuo Capitano” rispose lui scontroso prima di allontanarsi. Hermione rimase interdetta. Mai si era rivolto a lei in quel modo. Ancora alquanto perplessa arrivò a destinazione, dove scorse una testa bionda di sua conoscenza.
“Ma che ha Anthony?” domandò preoccupata, appoggiando le braccia alla balaustra “E io che ne so?” rispose il Capitano con tono sprezzante “Scusa tanto, pensavo lo sapessi dato che l’ho visto allontanarsi da te” rispose lei sulla difensiva “Bè, evidentemente ti sei sbagliata!” ringhiò “Già, evidentemente!” sbottò lei, ben decisa ad allontanarsi da lui “cos’è ci siamo offese Granger? Te la sei presa perché ti ho risposto male?” la prese in giro Malfoy.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso, ed Hermione Granger esplose.
“Me la sono presa? Ma ti senti quando parli razza di pallone gonfiato che non sei altro?! Un attimo prima ridi e scherzi e quello dopo per chissà quale ragione hai la luna girata e te la prendi con chiunque. Non ne posso più di queste tue scenate da primadonna! Adesso basta! Prenditi una camomilla se sei nervoso, ma non prendertela con me che non ti ho fatto niente. Sono stufa marcia di essere usata come affila coltelli da un ragazzino arrogante che pensa che tutto gli sia dovuto!” Sputò fuori dai denti con una rabbia che non si era resa conto di aver covato per settimane. Malfoy rimase impietrito davanti a lei.
“Sai che ti dico? Ne ho abbastanza!” aggiunse con un tono carico di rabbia mista a delusione, e senza aggiungere altro gli diede le spalle e cominciò ad allontanarsi.
Ma come si permetteva quel ragazzetto presuntuoso di parlarle così? Chi diamine si credeva di…ma il filo dei suoi pensieri fu presto interrotto da una mano prepotente che le afferrava il braccio sinistro. Senza neanche rendersene conto si trovò voltata nuovamente in direzione di Malfoy, e in un attimo le labbra del ragazzo furono sulle sue.
Malfoy era sicuro che questa volta la Granger lo avrebbe ammazzato.
 
Hermione spalancò gli occhi. Per un attimo aveva creduto che le avrebbe tirato uno schiaffo, ma mai si sarebbe aspettata nulla del genere. Il suo cervello le intimò di andarsene indignata, di schiaffeggiarlo se fosse stato necessario, ma di allontanarsi assolutamente da lì. Di allontanarsi da lui. Ci pensò la sua vocina interiore a zittirlo e così, come guidato da volontà propria, il suo corpo reagì. Le mani si intrecciarono dietro al collo del Capitano e la sua bocca rispose al bacio.
Dopo giorni, ore o forse secondi, il suo nome le risuonò nelle orecchie.
Era Blaise che la chiamava a gran voce.
Quando fu abbastanza vicino da capire cosa avesse appena interrotto, ormai era troppo tardi. Imbarazzata come mai era stata in vita sua, Hermione – ben attenta a non guardare in direzione di Malfoy – si girò verso Blaise.
Il comandante li raggiunse, e come se li avesse colti a parlare del tempo, si rivolse alla ragazza “Hermione, Daphne ti cerca disperatamente. Mi ha detto di riferirti di raggiungerla nella sala delle traduzioni”
“Vado subito, grazie mille Blaise” rispose lei rossa d’imbarazzo, e sempre ben attenta a non guardare Malfoy, raggiunse l’amica.
Malfoy la guardò allontanarsi, percependo lo sguardo dell’amico perforargli le spalle.
Con una lentezza estenuante si voltò verso di lui “Non una parola, Zabini” lo ammonì “non una parola”.
 
(*) Dante, V canto Inferno.
 
 
 
 

 
 










 
Note alla storia:
Ok, non provo nemmeno a giustificare un ritardo tanto esagerato da risultare imbarazzante. Semplicemente mi scuso. Spero però che il capitolo serva a farmi perdonare (sempre che sia rimasto qualcuno a leggere!)
Che dire, vi piace? Io vi confesso di trovarlo abbastanza carino, dai. È da quando ho ideato la storia che ho ben in mente questa scena finale, soprattutto le ultime battute di Draco (da cui deriva il titolo infatti). Spero di essere riuscita a rendere la scena se non altro passabile!!
Sono felice di comunicarvi che ho finito i miei famigerati esami. Adesso mi manca solo la tesi, ma come potrete ben immaginare il è tutta un’altra storia!! Provvederò quindi al più presto a tornare attiva qui su EFP (recensire, rispondere, commentare), cominciando proprio dalla pubblicazione di questo capitolo.
Come sempre ringrazio chi è arrivato fino a qui, chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e soprattutto chi mi ha lasciato un commento.
Vi prometto che da adesso cercherò di aggiornare con molta più costanza e in tempi “umani”.
Piglet :)

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Capitolo 11
*** The fight ***


 
The fight
- La battaglia -





Daphne Greengrass si era sempre considerata una ragazza brillante, ma quella sera capì di essere a dir poco geniale. Stava giocando annoiata con uno dei medaglioni quando la vide. Una "e" in corsivo minuscolo talmente piccola da confondersi con le decorazioni giaceva immobile sul bordo superiore del medaglione. Sgranò gli occhi, convinta di essere caduta vittima di un brutto scherzo tiratole dalla noia, ma la lettera era sempre lì. Un’ondata di entusiasmo la pervase. Si alzò di scatto e prese il resto dei medaglioni. Li rovesciò sul tavolo davanti a sé e cominciò a esaminarli come se li vedesse per la prima volta. Quando trovò la seconda lettera, una "n", capì di aver fatto centro.
Quando Blaise entrò nella stanza, la ragazza stava trascrivendo su una pergamena le ultime lettere. Era talmente concentrata che non lo aveva nemmeno sentito entrare.
“Eccomi Daphne, ci ho messo un po’ più del previsto” la salutò il comandante.
“Blaise, dov’è Hermione?”
“Hem, non ne ho la più pallida idea, perché?”
“Devo trovarla subito, ti prego vai a cercarla e mandamela qui.” Il ragazzo la guardò stupito, ma non fece obiezioni “Okay, vado” e dopo un bacio a fior di labbra, uscì da dove era entrato solo pochi minuti prima.
 
Hermione camminava per la nave imbarazzata come mai era stata in vita sua. Non si era mai sentita così, così stupida, così confusa, così viva. Ma che diavolo le era preso? Meno male che era arrivato Blaise a offrirle una scusa per mettere più distanza possibile tra lei e il biondo. Non aveva idea di cosa dovesse dirle Daphne, ma gliene sarebbe stata grata per sempre, di qualsiasi cosa si fosse trattato. In pochi minuti Hermione raggiunse la sua meta, abbassò la maniglia ed entrò. La scena che si trovò davanti era del tutto differente da quella che era stata propinata a Blaise poco tempo prima. Daphne era seduta rivolta verso la porta al di là del grande tavolo che occupava la maggior parte della stanza. Con una teatralità che non poteva che essere frutto della frequentazione con il comandante, la fece accomodare di fronte a lei e le porse un medaglione. “Guardalo bene” Hermione strabuzzò gli occhi. Ma a che gioco stava giocando? Erano settimane che guardava e riguardava quei dannati medaglioni.
“Daphne, ma che stai dicendo?”
“Fai come ti dico, fidati.”
Hermione prese in mano il medaglione e iniziò a guardarlo “scusa, ma cosa dovrei vedere di preciso? Perché qui non c’è niente di nuovo” affermò la ragazza dopo aver girato e rigirato il medaglione.
“Ne sei sicura? Guarda meglio, vicino al bordo superiore” suggerì la bionda. Hermione fece come le era stato detto, e dopo poco credette di aver visto qualcosa. Ma era impossibile! Erano settimane che passavano ore a studiare quei medaglioni, possibile che non se ne fossero mai accorti?
Hermione venne percossa da un brivido. Possibile che avessero finalmente trovato il tassello mancante?
“Daphne, hai trovato quello che penso?” domandò con voce incerta “Credo proprio di sì” rispose trionfante l’amica, girando la pergamena che mostrava sette lettere prima in ordine sparso e poi rimescolate a formare una parola di senso compiuto
 
D E N M A R K
 
Avevano trovato il tassello mancante.
Hermione si fece passare i medaglioni e studiò tutte le lettere.
“Non ci posso credere. La risposta è sempre stata sotto il nostro naso e non ce ne siamo mai accorti.”
“Meno male che mi stavo annoiando” osservò allegra Daphne “dobbiamo subito avvisare gli…” un rumore assordante accompagnato da un forte scossone coprì il resto della frase. Le due ragazze si guardarono allarmate. Seguirono alcuni istanti di un silenzio irreale, presto interrotti da un secondo boato. Ormai erano sulla nave da abbastanza tempo da riconoscere il rumore di un cannone, e quello decisamente lo era. Si precipitarono fuori dalla stanza, non prima di aver rimesso i medaglioni al sicuro. In corridoio incontrarono Ginny, anche lei intenta a correre verso il ponte. La seguirono, e una volta uscite si trovarono davanti uno spettacolo spaventoso. Un enorme galeone su cui sventolava fiera una bandiera con un Joker nero, con i cannoni fumanti in bella vista era ormai a pochi metri da loro.
“Uomini in posizione, sapete cosa fare” gridò Malfoy passando di corsa affianco a loro senza nemmeno notarle. Nonostante la situazione, a Hermione si strinse lo stomaco nel sentire la voce del capitano. Presto il ponte fu gremito di gente intenta a correre da una parte all’altra. Ginny, che era sparita, ricomparve con due spade che lanciò alle ragazze “è ora di mettere in pratica quanto imparato”
“Non mi sembra proprio il caso!” S’intromise Blaise, lanciando a Neville una spada.
“Zabini non metterti in mezzo” gli rispose Daphne seria.
“Non sto scherzando, non permetterò che…”
“Che cosa?” Lo interruppe la ragazza “Direi che siamo più che in grado di maneggiare una spada, no Ginny?” protestò chiedendo conferma all’amica.
“Ragazzi, non mi sembra il momento più adatto per discutere, non trovate?” fece notare la rossa, mentre un terzo colpo colpiva il fianco del galeone.
“Ottima osservazione, Ginny!” appuntò Anthony “e adesso andiamo!” Li spronò il ragazzo.
La grande nave era sempre più vicina. Come per prepararsi anche lui allo scontro, il cielo cominciò a tuonare, e le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere. Si posizionarono tutti sul ponte, pronti a ricevere quelli che non erano esattamente ospiti graditi.
In pochi minuti il Jolly Roger fu di fianco alla Fenice, e i pirati si prepararono all’abbordaggio. Tiger, Colin e Neville erano in alto, nascosti dalle vele. I gemelli in sotto coperta rispondevano al fuoco, mentre tutti gli altri aspettavano sul ponte.
Daphne e Hermione si ritrovarono a deglutire a vuoto un paio di volte. Dopotutto fare pratica con Neville e Ginny era cosa ben diversa rispetto a quello a cui stavano andando in contro. “Non abbiate paura ragazze, andrete benissimo” Le rassicurò Ginny vedendole tese. La nave cadde in un silenzio irreale, che venne presto interrotto dal grido di Malfoy “Fuoco!”.
In un attimo fu l’inferno.
I pirati nemici cominciarono ad assaltare il galeone. Dall’alto, Tiger Neville e Colin cominciarono a fare fuoco, colpendo molti uomini. Altrettanti però riuscirono a salire, e sul ponte fu subito battaglia. Tutti erano impegnati a combattere, qualcuno anche con due avversari in contemporanea.
Hermione stava combattendo contro un uomo dai lunghi capelli scuri e unti, con il volto cosparso di cicatrici e un’espressione che la ragazza avrebbe definito lupesca. L’uomo era nettamente più forte, ma Hermione non se la stava cavando male. Daphne duellava con un uomo decisamente più anziano di lei, dall’aspetto altezzoso che, colori a parte, le ricordava molto Malfoy. Anche lei era più scarsa, ma sapeva decisamente difendersi.
“Frenir hai visto le nuove reclute di Malfoy?” domandò con scherno l’avversario di Daphne a quello di Hermione “Bè, se non altro ha buon gusto il ragazzo. Direi che potremmo divertirci un po’ con loro prima di farle fuori, che ne dici Rabastan?” rise l’uomo che si chiamava Frenir. “Non credo proprio, signori” s’intromise Blaise.
“Zabini fatti gli affari tuoi!” ruggì Rabastan.
“Lo sto facendo, Lestrange” rispose con un ghigno Blaise, iniziando a duellare con lui.
“Eh bravo il nostro Zabini. Noto che sei migliorato molto sia nei gusti che nel combattere. Vorrei poter dire lo stesso del tuo capitano, peccato non abbia avuto l’onore di vederlo” rise l’uomo rispondendo ai colpi di Blaise.
“Lestrange, se vuoi puoi fare a cambio con quel cane di tuo fratello” urlò Malfoy da poco distante, mentre combatteva con un altro pirata “O sennò puoi mandarmi il vostro di capitano. Mi piacerebbe proprio fare la festa a Riddle” aggiunse dopo aver messo il suo avversario KO.
Hermione e Daphne combattevano contro Frenir, riuscendo anche a metterlo in seria difficoltà, e ben presto le sorti dell’intero conflitto vennero decise. Gli uomini di Malfoy, anche se in minoranza, riuscirono a tenere testa ai pirati dei Jolly Roger, costringendoli alla ritirata.
 
Dopo che finalmente se ne furono andati, sulla nave tornò la tranquillità. Era però giunto il momento di vedere i danni. Tutto sommato quello messo peggio era il vecchio galeone. Già dopo la tempesta non se l’era passata bene, e adesso aveva proprio bisogno di essere rimesso in sesto. Per quanto riguardava la ciurma invece, la situazione era nettamente migliore. A parte qualche occhio nero e graffio superficiale, ne erano usciti tutti apparentemente illesi.
Mentre il resto della ciurma cominciava a ripulire il teatro della battaglia, il capitano, con il comandante, Theodore, Anthony, Ginny, Hermione e Daphne discutevano nella sala delle traduzioni. L’adrenalina accumulata durante la battaglia impediva a Hermione di sentirsi in imbarazzo per la presenza di Malfoy, che tra l’altro era molto più pallido del solito e sembrava pensare a tutt’altro.
“Come diavolo hanno fatto a trovarci?” stava chiedendo Anthony seriamente preoccupato “Forse una pura coincidenza” rispose Theo pensieroso “impossibile!” rispose fermo il capitano “saranno sicuramente alla ricerca del tesoro” commentò Ginny, con una bistecca cruda sull’occhio destro. “Dite che sanno dove si trova? Dopotutto siamo noi ad avere i medaglioni. Ed è impossibile che abbiano mai visto quello di Hermione. Secondo me stanno ancora cercando quello, e non il tesoro” commentò Anthony. “Sarà, ma rimane il problema di come hanno fatto a trovarci. Nemmeno noi abbiamo una vera meta!” fece notare il comandante “E qui, caro Zabini, ti sbagli” disse Daphne nello stupore generale “Noi siamo diretti in Danimarca” continuò la ragazza “Daphne, ma che diavolo stai dicendo?” domandò confusa Ginny. Daphne allora mostrò ai presenti le lettere sui medaglioni e lo stesso foglio che aveva fatto capire tutto a Hermione quelli che ormai sembravano giorni prima. Nella stanza si levò un chiacchiericcio allegro, presto interrotto da un tonfo sordo.
Draco Malfoy era sdraiato sul pavimento privo di sensi. All’inizio tutti pensarono fosse l’emozione, ma poi capirono che c’era qualcosa che non andava. Blaise andò subito in soccorso, e si accorse che il capitano era stato gravemente ferito alla spalla. Evidentemente l’adrenalina e l’agitazione del momento avevano coperto il dolore, tanto da non fargli accorgere di essere stato ferito così in profondità. Neanche gli altri si erano accorti di niente a causa delle vesti nere che avevano mascherato il sangue perso. In un batter d’occhio, senza essersene resa conto, anche Hermione si era avvicinata, e stava aiutando Blaise a medicarlo.
 
Due ore dopo Theodore Nott si chiuse la porta della camera del capitano alle spalle, e raggiunse gli altri in cucina, che immediatamente chiesero notizie.
“è fuori pericolo” li rassicurò subito “Una bella dormita e domani mattina è come nuovo, anche se ha perso molto sangue. Adesso c’è la Granger con lui”. Decisamente rincuorati dalla notizia, Blaise e Daphne si scambiarono uno sguardo complice prima di ritirarsi in camera della ragazza. Qualcosa suggeriva che Hermione non si sarebbe presentata molto presto.
Con l’aiuto di Theo, senza dubbio la figura più vicina a un medico che la nave potesse offrire, Hermione si prese cura di Malfoy. Lo avevano colpito proprio per bene, ma la ragazza era certa che servisse ben altro per mettere fuori gioco il capitano.
Ormai era qualche ora che dormiva beato, e Hermione si ritrovò ad osservarlo. Era così pacifico. Non gli aveva mai visto in volto un’espressione così rilassata, e diamine se possibile così era ancora più bello. Certa che ormai fosse nel sonno profondo si avvicinò a lui senza fare rumore. Gli spostò alcuni ciuffi biondi dalla fronte e gli posò un bacio sulle labbra. Dopodiché, si sistemò sulla poltroncina poco distante dal letto.
“Non è carino osservare la gente mentre dorme, sai?” osservò il capitano ancora con gli occhi chiusi “Malfoy! Sei il solito sbruffone, io non ti stavo affatto osservando” mentì spudoratamente la ragazza. “Granger, te la caverai con il latino, ma con le bugie non ci siamo proprio” la prese in giro.
“Malfoy pensa a riposare, che è meglio”
“Direi che ho riposato abbastanza, che ore sono?”
“Quasi le quattro del mattino”
“Allora direi che quella che ha bisogno di riposare sei tu” osservò il ragazzo, battendo la mano accanto a lui. Hermione strabuzzò gli occhi. La stava invitando nel suo letto?!
Notata l’espressione della ragazza, il capitano rise divertito “Tranquilla, non allungherò le mani. Non entrambe per lo meno”.

 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 

Note alla storia:
Buongiorno a tutti! E buone vacanze!
Come state? Io alla grande per fortuna ;)
E avendo finalmente trovato il tempo tra un bagno e l’altro, ho deciso di pubblicare questo capitoletto. Spero vi sia piaciuto, e che siate stati ben attenti perché abbiamo finalmente delle novità importanti…Speriamo che il povero Malfoy si riprenda presto, ma sono certa che le attente cure di Hermione lo rimetteranno in sesto al più presto!
Ora vi saluto. Purtroppo non so bene quando riuscirò ad aggiornare, ma spero mi perdonerete. Detto questo vi auguro di passare delle ottime vacanze, come sempre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui e in particolare chi mi lascia un commento, come sempre fanno super piacere.
Bacioni,
Piglet :)

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Capitolo 12
*** Denmark is the way ***


Denmark is the way

– Verso la Danimarca –






Quando Hermione aprì gli occhi quella mattina, il sole era già alto nel cielo, e per un attimo fecero capolino nella sua mente le immagini di un sogno sfocato.
Fu la soave voce del Capitano a riportarla alla realtà.
“Granger, dannazione! Non hai fatto altro che rubarmi la coperta. Sono praticamente morto assiderato!” si lamentò il biondo con fare melodrammatico, non appena la vide sveglia.
“Innanzi tutto, buongiorno anche a te, Malfoy” lo salutò “in secondo luogo, non è affatto vero! Se mai eri tu a rubare la coperta a me” si premurò di precisare la ragazza, voltandosi verso di lui.
“Guarda, ce l’hai tutta tu!” gli fece notare, tentando di prenderne un lembo.
“Ehi, non pensarci nemmeno. Vuoi derubare un uomo infermo?” chiese lui fingendosi esterrefatto e quanto meno oltraggiato da un gesto tanto vile e meschino. “Che essere ignobile e senza cuore! Non ti facevo così, sai?” la prese in giro, tirando la coperta ancor più verso di sé.
“Malfoy non fare il bambino e dammela” lo ammonì.
“Eh no cara, se la vuoi, devi venire a prendertela”.
Hermione roteò gli occhi, non riuscendo però a trattenere un sorriso, mentre si allungava per prendere quella dannata coperta.
Con un ghigno di divertito, Malfoy spostò casualmente la mano che teneva la coperta incriminata sempre più lontano dalla Granger, che dovette allungarsi sempre più in direzione del ragazzo per tentare di afferrarla. Così facendo, i volti dei due giovani si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro, e Malfoy non ci pensò due volte ad annullare la breve distanza che separava le loro labbra.
 
Puntuale come un orologio svizzero, qualcuno bussò alla porta.
Senza trattenere un grugnito di protesta, il capitano si allontanò da Hermione e sputò fra i denti un deciso “Avanti!”. Fu stupito di ritrovarsi davanti Nott e non Zabini, che ormai sembrava aver sposato la causa di dargli il più fastidio possibile – più del solito, s’intende –
“Buongiorno, Capitano! Blaise mi manda a vedere come stai” – e te pareva – iniziò Theo, sul cui volto comparve un sorriso beffardo non appena scorse la figura di Hermione a pochi centimetri da quella di Malfoy. La ragazza dal canto suo, era arrossita violentemente, e tenendo lo sguardo ancorato al pavimento, sperava di venire risucchiata dalle gelide acque dei mari del nord al più presto.
“Buongiorno anche a te, Hermione” aggiunse il ragazzo, mascherando al meglio il suo divertimento.
“Ma tu guarda che carini i miei amici che si preoccupano per me” osservò ironicamente Draco, prima che Hermione potesse rispondere al saluto.
“Sai che è nostro dovere, Capitano” rispose Theo sempre più divertito.
“Se per Miss Granger non è un problema, le chiederei di uscire un attimo mentre medico il Capitano. Così potrà riposarsi anche lei, immagino sia molto stanca dopo le avventure di questa notte”
“Certamente” rispose Hermione ormai color porpora “se vote scusarmi” e con tutta la dignità che riuscì a raccogliere, si alzò dal grande letto a baldacchino e uscì dalla stanza.
“Quanto ti ha dato Zabini?” s’informò Malfoy con lo sguardo ancora rivolto alla porta “10 sterline” rispose Theo “ma solo per dire che mi mandava lui. Il resto è farina del mio sacco” aggiunse fiero.
“Ma non mi dire” commentò sarcastico il Capitano.
“Su Draco, lascia divertire un po’ anche noi” disse l’amico cominciando a cambiargli la medicazione.
“Dai Theo sbrigati che ho un sacco di cose da fare”
“Come rotolarti tra le lenzuola con la Granger?” Chiese l’amico mascherando una risata – Draco lo ignorò – “perché in qualità di tuo medico..”
“Tu non sei il mio medico”
“Dettagli! Come dicevo, in qualità di tuo medico ti impongo assoluto riposo. Di certo la Fenice non affonderà se per una volta te ne stai buono buono a riposare. E poi Blaise ha già preso il comando…”
Un lampo di puro terrore attraversò gli occhi di Malfoy.
“Coraggio, non fare quella faccia!” si raccomandò Theo raccogliendo le bende che gli aveva appena cambiato “mi assicurerò personalmente che una qualche fanciulla di nostra conoscenza si prenda cura di te” e senza dargli modo di replicare, uscì dalla stanza.
 
“Buongiorno, ragazzi” disse allegra Hermione entrando in cucina. I presenti ricambiarono il saluto, e la ragazza, che si accorse solo in quel momento di quanta fame avesse, andò a rubare due fette di pane ancora fumanti. Recuperate posate e marmellata, Hermione si sedette al lungo tavolo della cucina, ben decisa a fare una signora colazione.
“Ecco la ragazza che cercavo” esclamò Zabini venti minuti più tardi entrando nella stanza seguito da Daphne e Theo. Non appena vide quest’ultimo, Hermione arrossì visibilmente, ripensando alla scena di poco prima.
“Theo mi ha detto che la ferita del Capitano va molto meglio, ma è molto importante che oggi stia a riposo.”
“Naturalmente” rispose seria Hermione, decisamente sollevata dalla notizia.
“Non ne sarà entusiasta, ma se riusciamo a farlo lavorare dalla sua stanza, non si lamenterà nemmeno più di tanto” osservò Theo.
Hermione annuì, se lo vedeva già a brontolare come un bambino perché doveva stare a letto e non poteva uscire insieme agli altri a giocare.
Daphne posò sul tavolo il cofanetto contenente i medaglioni, e solo in quel momento Hermione sembrò ricordare la scoperta sensazionale della sera prima.
“I medaglioni!” esclamò. Daphne, i medaglioni, la Danimarca. Ma certo! Avevano una meta adesso.
“Oh finalmente ti decidi a pensare alle cose importanti” commentò Daphne grata.
“Ecco perché ti stavamo cercando, Miss Granger” continuò Zabini.
“Non possiamo di certo distrarci adesso. Su andiamo dal capitano, così anche quel povero infermo verrà reso partecipe del nostro ingegnoso piano” disse il comandante guidando il gruppo, al quale si erano uniti Ginny e Anthony, verso la stanza di Malfoy.
 
Passarono tutto il resto della mattinata nella camera del Capitano, riprendendo il discorso dove lo avevano lasciato la sera precedente, prima che Malfoy cadesse a terra svenuto. Dopo aver ascoltano nuovamente la spiegazione di Daphne, alla quale non era piaciuto per niente vedere sfumare il proprio momento di gloria a causa del taglietto di Malfoy, fecero congetture, elaborarono teorie e studiarono a lungo svariate mappe.
Dopo ore di confronti, schiamazzi e scambi di opinioni più o meno educate e gentili, avevano una meta, un piano, e soprattutto una gran fame.
Blaise si diresse dal timoniere, per avvisarlo del cambio di rotta. Il vecchio galeone avrebbe puntato sì a Nord, verso la Danimarca, ma non senza prima fare tappa all’Isola di Hogwarts, una vecchia roccaforte dei pirati, dove la nave doveva essere rimessa in sesto dopo i danni subiti in seguito alla battaglia e alla tempesta. Dopodiché, una volta fatti anche i rifornimenti di cui avevano bisogno, sarebbero partiti alla volta della Danimarca, ben decisi a recuperare il Tesoro.
Theo aveva poi recuperato una vecchia mappa sgualcita e quasi del tutto sbiadita, dove però si poteva ancora scorgere un percorso segnato. Insieme a una mappa geografica, riuscirono a individuare il golfo che sarebbe potuto essere il luogo del nascondiglio. Era quella la loro meta finale.
Il resto del chiassoso gruppo, una volta lasciata la camera del Capitano, si diresse rapido in cucina, ad eccezione di una figura esile.
“Ah, Malfoy” disse Daphne rimasta da sola con il Capitano “prova a farla soffrire, e quel taglietto che ti ritrovi sulla spalla sarà l’ultimo dei tuoi problemi”.
Il Capitano strabuzzò gli occhi “Mi stai minacciando, Turner?” chiese divertito.
“No, ti sto avvisando” rispose serafica la ragazza prima di lasciare anche lei la stanza.
 
Daphne raggiunse gli altri che ancora non si erano seduti a tavola.
“Ma dov’eri finita?” domandò Hermione vedendola arrivare
“A fare due chiacchiere con il tuo Capitano” rispose la bionda “che a proposito, credo abbia una gran fame” aggiunse con un sorrisino eloquente
“E perché lo stai dicendo a me?” chiese Hermione versandosi da bere.
“Pensavo la sua baby-sitter dovesse esserne informata” rispose la bionda con ovvietà, facendo però l’occhiolino a una Ginny che se la rideva sotto i baffi.
“Molto matura Daphne, davvero…” stava commentando Hermione quando venne interrotta da Blaise.
“Hermione, stavo pensando potresti portarlo al Capitano” disse il ragazzo porgendole il ricco vassoio che aveva in mano “sai, così evita di mangiare da solo” concluse, senza lasciarle altra scelta che prendere l’ingombrante piatto.
“Hem, certo Blaise, finisco di mangiare e glielo porto” rispose Hermione il più educatamente possibile, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo dell’amica.
“Ma cosa dici!” la rimproverò Blaise “vai a mangiare con lui. Neville ha preparato tutto per due”
“Ma che carino” rispose Hermione tra i denti, e calpestando per errore il piede di Daphne, si diresse nuovamente verso la stanza del Capitano.
 
“Avanti” fece Draco con fare annoiato. Che fosse la Turner con altre minacce? Hermione aprì la pesante porta di legno con un gomito, e riuscì a entrare nella stanza senza fare troppi danni.
“Oh ma to’ guarda, il servizio in camera!” esclamò raggiante il capitano vedendola entrare.
“Malfoy, non ti ci mettere anche tu” tagliò corto la ragazza
“In che senso anche io?” domandò curioso il Capitano “hai portato il pranzo in camera anche a qualcun altro?” continuò divertito, anche se sul suo volto era comparsa una strana espressione “Ecco perché ci hai messo così tanto!” esclamò battendosi la mano sulla fronte.
In piedi davanti a lui, Hermione lo stava polverizzando con lo sguardo “Hai finito?” chiese la ragazza serissima. Voleva fare la distaccata e quanto meno dirgliene quattro: come si permetteva a trattarla come una..come una cameriera? Quel pensiero la fece sobbalzare impercettibilmente. Come una cameriera. Come l’avevano sempre trattata tutti, con eccezione di Daphne, a casa Greengrass. Come quella che in fin dei conti era, o che era stata negli ultimi cinque anni della sua vita. Improvvisamente la linea severa della sua bocca s’incurvò in un sorriso. Malfoy la stava solamente prendendo in giro (a questo c’era arrivata con un po’ di ritardo in effetti). Blaise le aveva chiesto di portare il pranzo al capitano, nessuno glielo aveva ordinato.
Aveva appena fatto un favore a un amico, non eseguito un ordire. Anche se in un luogo dove tutti avevano un’etichetta, finalmente Hermione realizzò di essere solo Hermione, e quella consapevolezza non le tolse il sorriso per tutto il giorno.
“No, non ho ancora finito” stava blaterando Malfoy, sottraendola ai suoi pensieri.
“Stavo dicendo, in qualità di persona attualmente inferma, sarà tuo onore servirmi da mangiare”
Hermione strabuzzò gli occhi
“Mi stai dicendo che dovrei imboccarti?!” chiese orripilata.
“Esattamente, ma cherie” confermò il Capitano con un gran sorriso.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Sarebbe stata una lunghissima giornata.
 
Dopo pranzo Hermione e il Capitano rimasero a lungo a chiacchierare.
“A cosa stavi pensando, prima?” chiese Malfoy cambiando completamente argomento.
“Prima quando?” domandò Hermione confusa.
“Quando sei entrata con il vassoio. Sei arrivata infuriata e poi dal nulla ti sei messa a sorridere” spiegò il ragazzo.
“Ti sembrerà una cavolata, ma ho realizzato che Blaise mi aveva semplicemente chiesto di portarti il pranzo, e non ordinato. Per una che si è sentita dare ordini per tutta la vita è davvero una bella sensazione”
“Scusa, quando mai qualcuno ti ha dato degli ordini qui?” chiese il Capitano
 “È proprio questo il punto Malfoy, a parte un antipatico Capitano di nostra conoscenza…”
“Granger, dare ordini è il mio lavoro” osservò Malfoy con fare ovvio.
“…qui nessuno mi ha mai ordinato niente, o trattata come un suo sottoposto. Sempre con eccezione del Capitano antipatico ovviamente” spiegò divertita. Malfoy alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma la lasciò continuare.
“E questo l’ho capito stamattina. Ripeto, è una bella sensazione”
“Mi fa piacere ti trovi bene qui” disse Malfoy prima di realizzare cosa stesse effettivamente dicendo.
“Anche a me” rispose convinta Hermione “certo, casa ogni tanto mi manca. Cioè in realtà solo i miei genitori…che poi non sono nemmeno i miei genitori a quanto pare” continuò la ragazza, che ormai sembrava avere la bocca direttamente collegata al cervello, e diceva tutto ciò che le passasse per la testa, e così si ritrovò a dire ciò che era riuscita a confessare solo a Daphne qualche tempo prima, nell’intimità della loro camera.
“In che senso, scusa?” chiese Malfoy.
“Nel senso che una sera dopo cena i miei genitori mi hanno confessato di non essere i miei genitori naturali, ma di avermi trovata quando ero ancora molto piccola. Mi avevano detto che mi avrebbero spiegato meglio la sera successiva, ma poi abbiamo incontrato Blaise al porto e bè, il resto è storia” spiegò la ragazza.
“Cavolo…” fu tutto quello che Malfoy ebbe da dire.
“Già. Certo, mi mancano molto a prescindere da tutto, ma non ti nascondo che vorrei rivederli anche per sapere quello che hanno da dirmi. Voglio scoprire chi sono.”

 
 
 











 
 
Note alla storia:
Dopo (troppi) mesi di silenzio sono tornata.
So che spesso le mie note sono state composte da scuse per ritardi su ritardi, ma qui credo di aver battuto ogni record.
Mettiamo subito le cose in chiaro: mi dispiace. Mi dispiace per me, che non ho trovato il tempo che avrei voluto per dedicarmi a questa storia, ma soprattutto mi dispiace per voi, perché non ci si comporta così, lo riconosco. Quindi sì, mi dispiace.
Voglio però dirvi anche un’altra cosa – sempre che sia rimasto qualcuno a leggere – non va messo neanche in dubbio il fatto che porterò a termine questa storia (ormai siamo davvero agli ultimi capitoli, ne mancano solo 4 più l’epilogo). Un po’ più incerte rimangono le tempistiche. Quando ho tempo e sono ispirata scrivo, purtroppo però questo non accade troppo spesso.
Spero possiate capirmi e perdonarmi.
Detto questo, passiamo al capitolo. Già che devo farmi perdonare, sarei voluta arrivare con un signor capitolo, pieno di azione e colpi di scena. Purtroppo però ho dovuto inserire questo intermezzo per non far accadere tutto troppo velocemente e senza le dovute spiegazioni. Spero comunque possa piacervi. 
…chissà chi incontreremo sull’isola di Hogwarts…;)
Piglet.

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Capitolo 13
*** Land Again ***


Land Again
- Di nuovo a terra -




 
Quella mattina il cielo era contornato da minacciosi nuvoloni neri che non promettevano nulla di buono, e il vento che soffiava da ovest cullava tra le onde il vecchio galeone pirata che procedeva, lento ma inesorabile, verso l’isola di Hogwarts.
Il Capitano della Fenice si svegliò di buon’ora, e fu estremamente sorpreso quando allungato il braccio sinistro, non trovò nessuno a cui rubare le coperte. Accese la candela sul comodino, appoggiò meglio la schiena al cuscino per tirarsi su e si guardò intorno, ma della Granger nemmeno l’ombra. In men che non si dica una sgradevolissima sensazione lo invase – delusione, avrebbe sicuramente diagnosticato Blaise, ma fortunatamente per lui, il suo Comandante non era a portata d’orecchio –.
Perché avrebbe dovuto aspettarsela ancora al suo fianco, dopo tutto? Non che avessero un accordo o qualcosa di simile, no? Doveva essersene andata quando lui dormiva profondamente, perché non si era reso conto di nulla. Probabilmente aveva preferito tornare a dormire in camera con Daphne.
Quante volte aveva voluto – letteralmente sperato – che le donne con cui aveva passato la notte, il mattino seguente scomparissero senza tante storie. A volte era anche successo, e l’unica sensazione che ricordava di aver provato era sollievo. Gratitudine, forse. Ma mai quel pungente fastidio.
Cioè, lui le offre il suo letto, posto che donne di mezzo mondo pagherebbero per occupare, e lei non solo gli dà a stento il bacio della buonanotte, ma se ne va pure di straforo? Inaudito!
Ben deciso a ripagarla con la stessa moneta, fece per alzarsi dal letto, ma in quell’istante qualcuno entrò nella stanza.
“Oh bene, sei già sveglio” lo salutò Hermione con voce allegra chiudendosi la porta alle spalle, non più attenta a non far rumore “ero andata a prendere delle bende per cambiare la fasciatura” continuò, sventolando nella mano sinistra le bende in questione. Il Capitano, che nel momento stesso in cui l’aveva vista entrare aveva deciso di riservarle solo indifferenza, a suo avviso l’acerrima nemica di tutte le donne, si trovò suo malgrado a fissarla senza sapere bene cosa dire.
Non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che potesse essere andata anche solo in bagno. No, per lui doveva per forza essersene andata, scappando di notte come una ladra pur di non stare più lì con lui. Malfoy si trovò a pensare che forse in fondo aveva ragione Zabini, e che lui era giusto un pochino paranoico. Registrato il pensiero, fu grato per la seconda volta nell’arco di pochi minuti che il Comandante fosse intento a fare tutt’altro, perché mai gli avrebbe dato la soddisfazione di dargli ragione, non su quel frangente per lo meno.
Hermione nel frattempo era rimasta in attesa di un qualche segnale che le indicasse la recezione del messaggio da parte del suo interlocutore, e stava cominciando leggermente a scocciarsi di stare lì ferma con le bende in mano come un’idiota.
“Malfoy, hai per lo meno sentito quello che ti ho detto?” domandò allora la ragazza. Che il capitano in realtà stesse ancora dormendo? Forse era sonnambulo.
“Sì…sì scusa Granger…è che…mi hai sorpreso, ecco” rispose Draco, riportato alla realtà dalle sue parole.
“Sono io ad essere sorpresa, adesso.” Esclamò sgranando gli occhi “Il grande Capitan Malfoy che chiede scusa? E prima delle otto del mattino!” rise in risposta allo sguardo confuso del giovane.
“Ecco appunto, vedi di non abituartici” ribatté lui con un sorriso impertinente stampato in volto.
“Ora ti riconosco già di più” commentò lei, prima di avvicinarsi per cambiargli la fasciatura.
 
Poco prima dell’ora di pranzo, la vedetta annunciò l’avvistamento dell’isola, e nel primo pomeriggio la nave riposava a Gryffindor Bay, pronta per essere rimessa in sesto.
Tutta la ciurma, che non scendeva dalla Fenice da parecchio tempo, fu ben lieta di mettere di nuovo piede sulla terra ferma, e non appena fu loro possibile, gran parte dei pirati sparì tra i viottoli del paesino nei pressi del porto.
“Bentornati a casa, ragazzi” disse Blaise colmo di felicità in piedi sul ponte tra Draco e Theo, accarezzando con gli occhi quel panorama così dolcemente familiare.
Hermione non fece fatica a immaginare la felicità dei pirati. Malfoy le aveva spiegato che quella piccola isola in mezzo al mare del Nord era uno dei pochi posti sicuri per loro. Essendo ricercati in gran parte del vecchio continente, quello era l’unico luogo in cui potevano tornare. Col tempo era diventato casa loro, e doveva essere bello tornare a casa dopo così tanto tempo.
Spinte dal vento, le nuvole si muovevano veloci sopra di loro, e le onde s’infrangevano prepotenti sui numerosi moli del piccolo porticciolo. Con gli altri già rifugiati nelle varie taverne, erano rimaste le tre ragazze, i gemelli, Draco, Theo e Blaise, insieme a Anthony e Neville.
“Questa, fanciulle, è Hogsmade” disse Blaise rivolto alle ragazze mentre attraversavano il paesino sicuramente di origine medievale.
Le strette vie ricoperte di ciottoli si diramavano in ogni direzione, e mentre l’allegro gruppetto camminava chiassoso, Blaise e Ginny facevano da Ciceroni alle fanciulle, mostrando loro tutto ciò che ritenessero degno di nota. Fu così che una mezzora scarsa, e qualche chilometro più tardi, le ragazze avevano scoperto che il rum migliore dell’isola lo si trovava alla Testa di Porco, che i dolci più prelibati erano quelli di Madama Piediburro e che per una bevuta tranquilla, I Tre Manici di scopa era l’ideale. Prima di proseguire, i gemelli si dovettero fermare da Zokno, un’apparentemente innocua bottega, ma ideale per i rifornimenti di armi e polvere da sparo.
Mentre gli altri erano fuori ad aspettarli, un gruppetto di cinque giovani ragazze passò loro accanto. Blaise dovette essersi reso conto solo in quell’istante della bellezza e della particolarità del selciato, dato che si mise a contemplarlo con insistenza, ma le fanciulle, che lo riconobbero senza troppe difficoltà, lo chiamarono a gran voce
“Zabini, caro!” lo salutarono in coro “Era tanto che non passavi a salutarci. Ci manchi, sai? Cos’è, ti sei forse dimenticato di noi?” domandò la più vicina.
“Hem, sono stato molto impegnato, fanciulle” rispose il comandante – sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori – ben attento a non guardare in direzione di Daphne, percependo chiaramente uno sguardo perforargli la nuca, mentre il resto del gruppo, accortosi della situazione, sogghignava di nascosto.
“Vi fermate qualche giorno, Capitan Malfoy?” chiese un’altra rivolgendosi al biondo.
“Sì, giusto il tempo di rimettere in sesto il galeone e ripartire” rispose lui con voce piatta.
“Potreste venire a trovarci una di queste sere, allora” continuò la ragazza ammiccando.
Ben deciso a mettere fine a quella scomoda – soprattutto per lui – situazione, il comandante intervenne “Temo sarà a dir poco impossibile, signorine. Ma non temete! Il giovane Goldstein e i suoi compari saranno più che felici di passare a trovarvi! Dico bene, Anthony?” esclamò prendendo Anthony sotto braccio, come per mostrarlo alle fanciulle.
“Hem, sì certo! Molto volentieri” rispose il ragazzo parecchio in imbarazzo tra i risolini generali.
“Allora è deciso!” concluse allegro il Comandante, giusto mentre i gemelli uscivano dalla bottega, e ben deciso ad allontanarsi da lì riprese il percorso, tallonato da un Theo che riusciva a stento a trattenere le lacrime.
Malfoy prese mentalmente nota di offrire da bere al suo Comandante, sempre che riuscisse ad arrivare vivo a sera, cosa che osservando l’espressione di Daphne, non era assolutamente da dare per scontata.
Continuando a camminare verso la loro meta, il Capitano rifletteva divertito. Guarda come si era ridotto Blaise. L’ultima volta che erano stati lì non lo aveva visto per giorni, impegnato com’era a salutare le sue numerose amiche. Ed ora eccolo lì, con la faccia di un condannato a morte a provare a calmare la cara Daphne, che gli stava lanciando addosso epiteti che avrebbero fatto arrossire il più infimo dei pirati – “Ma Daphne, Tesoro” “Tesorolo dici a quelle gran figlie di buona donna!” –.
Era certo che il suo caro Comandante quelle signorine non le avrebbe viste per un po’ di tempo.
E lui? Gli chiese quella dannata vocina (che quella volta non gli risuonò come quella di Blaise, evidentemente impegnato a risolvere i propri di problemi).
Lui, che in passato aveva avuto modo di conoscerle tutte a fondo, alcune bene quanto il Comandante, non le aveva degnate nemmeno di uno sguardo. Era come se non le avesse neanche viste.
Questo, caro mio, vuol dire che sei fregato!
La voce era tornata ad essere quella di Blaise, evidentemente riuscito a mettersi in salvo su un qualche albero.
La vista di un imponente castello lo sottrasse ai suoi pensieri.
“Questo è il castello di Hogwarts” stava spiegando Ginny a una Hermione particolarmente affascinata “Albus Silente, il pirata di cui vi parlavo, l’ha trasformata in una scuola”
“In una scuola?” chiese sbalordita Hermione “ma è fantastico!”
“Sì, da qualche anno funge da scuola per i figli dei pirati. In questo modo possono imparare a leggere e scrivere, oltre che a maneggiare una spada e a ricaricare un cannone. E poi così i ragazzi che rimangono senza genitori hanno un posto dove stare, magari prima di entrare a far parte di qualche ciurma”.
Incredibile, si trovò a pensare Hermione. Era tutto perfettamente logico, e apparentemente funzionava anche meglio del sistema scolastico inglese!
 
Il gruppo raggiunse l’entrata principale del castello. Il capitano bussò tre volte al pesante portone, una voce dall’altro lato rispose qualcosa di incomprensibile alle orecchie delle ragazze, e dopo un breve scambio di battute tra Malfoy e la voce misteriosa, l’elaborato e pesante portone si aprì.
“Cuginastro! Quanto tempo!” esclamò nuovamente la voce. Un uomo sulla quarantina, decisamente affascinante, molto alto e ben piazzato. Con il Marchio Nero ben in vista sull’avambraccio, e i lunghi capelli castani che cadevano ribelli sulle spalle. Il viso, che un tempo doveva essere stato di una bellezza disarmante, era segnato da qualche cicatrice, che si scorgeva nonostante la barba incolta. L’uomo accolse Draco con un abbraccio, e sorrise allegramente al resto del gruppo. “Ciao Sirius!” lo salutarono allegri Theo e Blaise, insieme al resto della ciurma.
“Ragazzi, ma che bella sorpresa, era una vita che non vi vedevo!”
“Hai proprio ragione, pensa che lo dicono anche le amiche di Zabini” commentò divertito Theo, beccandosi una gomitata da parte di Blaise. Sirius li guardò confuso, mentre il Comandante gli faceva segno di ignorare la cosa.
“A proposito di amiche…” continuò Sirius.
Zabini gli lanciò un’occhiata disperata.
“Chi sono queste due dolci fanciulle che non ho mai visto prima?” domandò curioso il pirata – Blaise riprese a respirare – guardando in direzione di Daphne e Hermione.
“Loro sono Daphne Turner e Hermione Granger” rispose prontamente Theo. Un’ombra rabbuiò per un istante lo sguardo di Sirius, ma prima che qualcuno potesse accorgersene, Theo continuò “e non sai che storia interessante le riguarda!”.
“Sì Sirius, rimarrai sorpreso da una grande notizia, ma prima andiamo da Silente, così non dobbiamo raccontare tutto due volte” s’intromise Draco, riprendendo la guida del gruppo.
 
Percorsi diversi corridoi dell’immenso castello, in cui incrociarono orde di ragazzini urlanti, raggiunsero quello che doveva essere lo studio di Albus Silente. Sirius bussò rumorosamente alla porta, e senza attendere risposta, l’aprì dicendo “Albus, ci sono visite!”.
Un uomo molto anziano, con una lunghissima barba bianca era seduto a una scrivania. Alzò lo sguardo verso la porta. Da dietro dei piccoli occhiali a mezzaluna appoggiati sul naso adunco, due occhi di un azzurro intensissimo sorrisero ai nuovi arrivati.
“Draco, ragazzo mio! Ma che piacere!” esclamò andandogli incontro.
“Ciao Albus, come stai? Ti trovo in gran forma” lo salutò Draco, una volta sciolto l’abbraccio in cui il vecchio pirata lo aveva avvolto.
“Non c’è male grazie, anche io ti trovo bene…”
“Ti prego, non dire che è tantissimo che non ci vediamo, che poi a Zabini prende un colpo” continuò Draco, intuendo quali sarebbero state le prossime parole del pirata.
“Se avete finito coi convenevoli potremmo passare alla parte interessante, quella in cui ci raccontate la grande notizia. A meno che non preferiate tè e pasticcini” s’intromise Sirius fingendosi scocciato.
“Per me alla panna, grazie” rispose prontamente Blaise, che due pasticcini se li sarebbe mangiati più che volentieri.
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Possiamo accomodarci da qualche parte, magari in Sala Grande? La storia è piuttosto lunga”
“Eccolo subito che vuole mettersi comodo. Non è che questa storia del Capitano ti ha dato alla testa, eh Draco?” lo prese in giro Sirius “e poi ancora una volta, non avete presentato queste due bellissime fanciulle” continuò il pirata.
“Oh come la fai lunga, Sirius!” si lamentò il capitano, con una punta di divertimento nella voce.
“Albus, queste sono Daphne e…”
“Hermione” concluse per lui Silente.
Per un’istante il piccolo studio cadde in un silenzio irreale, poi il vociare riprese più forte che mai. Daphne e Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi la ragazza guardò d’istinto verso Draco, che passava lo sguardo confuso tra lei e Silente.
“Ma come diavolo...?”
“C-come fate a sapere il mio nome?” chiese Hermione dopo quella che le parve un’eternità.
“Molto semplice mia cara” le rispose sereno il pirata, mettendola subito più a suo agio con il suo sguardo gentile “Perché sei identica a tua madre”.
Se le braccia di Malfoy, comparse dal nulla, non fossero state lì a sorreggerla, probabilmente sarebbe finita a terra.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note alla storia:
 
TA DAAAN!
*Spera che questo finale a effetto stordisca il lettore (sempre che esista ancora) a tal punto da fargli dimenticare il ritardo disumano con cui il capitolo è statp pubblicato*
 
Scherzi a parte, buonasera! Sono tornata! O meglio, La storia è tornata. Io sono sempre stata qui, a buttare un occhio su EFP non appena potevo. Che dire, l’ho trovato un po’ “mortino”, con pochissimi aggiornamenti (vedi la sottoscritta) e nuove storie…Ma forse è solo una mia impressione.
Alors, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ero tentatissima di concluderlo più avanti, ma tra le spiegazioni della ciurma, e soprattutto quelle di Silente veniva troppo lungo, quindi da brava sadica ho interrotto tutto proprio sul più bello. Tranquilli, nel prossimo – che si chiamerà “The Pirate’s tale” per l’appunto –verranno risolti tutti i vostri dubbi (o quasi).
E poi.....avete visto chi abbiamo incontrato?? Non me la sono sentita di lasciarli a casa ;)
Forza e coraggio gente, ormai mancano 3 capitoli più l’epilogo, tenete duro!!
Vi abbraccio,
Piglet
 
NB: Come mi ha prontamente fatto notare Krys, nello scorso capitolo mi sono confusa e ho scritto “Greengrass” al posto di “Turner”. In questo modo sembrava che Draco conoscesse il vero cognome di Daphne. Ne approfitto per ringraziare ancora una volta Krys, e per specificare che si è trattato di un errore: a bordo solo Hermione e Daphne conoscono il vero cognome di quest’ultima.
Comunque il vecchio capitolo era stato corretto appena l’errore era stato segnalato.

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Capitolo 14
*** The Pirate's Tale ***


The Pirate's Tale
Il racconto del pirata



 
Hermione era a dir poco sconvolta. Ormai era mesi che sperava di trovare risposte sul suo passato, ma mai avrebbe creduto di trovarle in una roccaforte dei pirati. Il lungo silenzio ricaduto sul gruppo venne interrotto da Zabini “Qualcuno vuole spiegarci che diamine sta succedendo?" chiese altalenando lo sguardo tra Hermione, Draco e Silente, con aria decisamente confusa.
“Andiamo in Sala Grande, così vi spiego quanto io stesso ho appena capito” disse Silente facendo strada “Sirius, vai a prendere i vecchi ritratti, credo sia doveroso fare alcune presentazioni”.
Tutto il gruppo si diresse in Sala Grande, mentre Sirius prese la direzione opposta. Entrarono in un enorme salone, sicuramente usato come refettorio per i ragazzi. Quattro lunghi tavoli coprivano tutta la lunghezza della stanza, e sul fondo, un quinto tavolo decisamente più piccolo degli altri era messo parallelo alla parete. Presero tutti posto sulle panche che circondavano il primo tavolo sulla destra, e il silenzio calò nuovamente sul gruppo, che aspettava pazientemente che Silente dicesse qualcosa.
“Mia cara ragazza, come ti ho detto, so il tuo nome perché ti ho riconosciuta. La mia era in fin dei conti solo una supposizione, ma data la tua reazione, direi essersi rivelata esatta”. Seduta tra Daphne e Draco, Hermione pendeva letteralmente dalle labbra dell’anziano bucaniere.
“Non appena Sirius sarà tornato coi ritratti, potrai verificare tu stessa” continuò Silente con tono gentile.
“Secondo i miei calcoli, e dato anche il tuo giovane aspetto, dovresti avere una ventina d’anni, giusto?”
“Hem sì, ne ho compiuti venti a settembre” rispose Hermione.
“Capisco. Allora, direi che il punto migliore da cui partire è l’inizio.
Una sera, poco più di vent’anni fa, il capitano della Fenice tornò a casa, dove trovò il cadavere della moglie. Scoprì inoltre che la loro bambina di pochi mesi era scomparsa. Trovò un biglietto, e capì che quel gesto orribile era stato opera del suo acerrimo rivale, il Capitano del Jolly Roger” raccontò Silente.
“Per mesi il Capitano ha portato avanti le ricerche per trovare la bambina, ma della piccola non c’erano tracce, tanto che immaginammo tutti il peggio”.
Senza essersene resa conto, Hermione aveva afferrato la mano di Malfoy sotto il tavolo, e la stava letteralmente stritolando.
“Tra l’altro, anche se non se ne accorse subito, sconvolto com’era, il Capitano si si rese conto che era sparito anche qualcos’altro”
“...un vecchio medaglione?” domandò Hermione tremante.
“Esattamente” rispose Silente con aria stupita.
“Ma questo vuol dire che lei è la figlia di–” esclamò Draco, forse ancora più scioccato di Hermione.
“Tonks e Malocchio, esatto” concluse per lui Silente.
“Malocchio, Malocchio Moody?” Domandò Daphne incredula.
“In persona” rispose Silente con un gran sorriso.
A quel punto Hermione svenne.
 
Quando si svegliò, Hermione era coricata su una panca di legno. Aveva fatto un sogno a dir poco assurdo, il vecchio pirata amico di Malfoy le aveva detto che era la figlia di Malocchio Moody, quello che con buone probabilità era stato il pirata più famigerato dei mari del nord. Per un attimo si guardò intorno disorientata. Poi riconobbe i volti di Ginny e Daphne guardarla allarmate.
“Oh si è ripresa!” esclamò la bionda vedendola svegliarsi.
“Come ti senti, Hermione?” domandò Ginny preoccupata aiutandola a sedersi.
“Un po’ confusa” ammise la ragazza tirandosi su “Cos’è successo?” domandò.
“Silente ti stava raccontando dei tuoi genitori” rispose Daphne, attenta a usare le parole più adatte, ma prima che Hermione potesse dare segni di averla sentita, Sirius entrò nella stanza accompagnato da un giovane ragazzo.
“Scusate se ci ho messo tanto, ma sta roba pesa una tonnellata!” disse appoggiando un pesante baule sul tavolo dove Zabini e Malfoy erano intenti a parlare a bassa voce.
Ma allora non era stato un sogno!
Con il cuore che le martellava nel petto, Hermione si avvicinò al tavolo, seguita da tutti gli altri. Aiutato dal ragazzo e da Theo, Sirius aprì il vecchio baule, e cominciò a tirare fuori alcuni ritratti impolverati.
“Immagino che prima ti riferissi a questo, Albus” disse il pirata passandogliene uno.
“Precisamente” confermò Silente afferrando una piccola tela rettangolare con una semplice cornice in legno.
“Mia cara, credo proprio tu debba vedere questo” disse il vecchio pirata porgendo la tela a Hermione seduta poco distante da lui. La ragazza la prese con le mani tremanti per l’emozione, e non appena la guardò, per poco non svenne di nuovo.
Capì immediatamente come mai Silente l’aveva riconosciuta al primo sguardo. La donna ritratta sulla tela era letteralmente identica a lei. Osservandola meglio, Hermione poté notare che in realtà avevano gli occhi diversi, mentre il naso e la bocca erano gli stessi. Anche i capelli non erano uguali: quelli della donna erano lunghi e quasi corvini, mentre i suoi erano decisamente più chiari. Nel complesso però, non c’era dubbio che le due donne fossero imparentate.
“Questo è–”
“Impressionante” concluse per lei Daphne, che aveva sbirciato il ritratto da dietro le spalle dell’amica “Siete identiche!”
“Ne avete per caso uno dove c’è anche mio…hem, Moody?” domandò poi Hermione rivolta a Sirius e Silente.
“Certo, guarda dovrebbe essere proprio qui” le rispose Sirius rovistando nel baule “Eccolo, questo è pieno di gente” le disse passandole una tela decisamente più grossa della precedente. In quella sua madre non c’era, ma riconobbe subito un Silente decisamente più giovane, e un Sirius bello da togliere il fiato. Insieme a loro c’erano molti altri uomini che sorridevano felici.
“Allora, questi sono Ramoso, Lunastorta e Codaliscia, erano i migliori in assoluto” spiegò Sirius con un sorriso nostalgico “loro sono i fratelli Prewett, erano una vera forza della natura…” disse indicando due ragazzi dai capelli rossi che ricordavano moltissimo i gemelli Weasley “ecco il vecchio Xeno Lovegood, matto come un cavallo, e Hagrid ” continuò mostrandole un uomo biondo vestito in maniera decisamente eccentrica vicino a un vero e proprio gigante con lunghi capelli scuri e una folta barba che gli arrivava fino al petto “E poi il Capitano e il Comandante. Lucius Malfoy e tuo padre, naturalmente” concluse il pirata. Lucius era alto, magro e portava lunghi capelli biondi. Suo padre era anche lui molto altro, ma decisamente più massiccio del suo comandante. Rispetto a sua madre, la somiglianza non era nemmeno paragonabile, ma Hermione ritrovò nel pirata i suoi stessi occhi, per quanto la definizione del quadro lo permettesse.
“Grazie mille” disse dopo qualche minuto, appoggiando il ritratto sul tavolo.
Non sapeva cos’altro dire. Era letteralmente senza parole. Lei, l’ordinaria e a tratti noiosa Hermione Granger era in realtà figlia del terribile Malocchio Moody? Se glielo avessero detto solo due mesi fa sarebbe scoppiata a ridere, ma dopo la rivelazione dei suoi genitori, e soprattutto dopo aver visto il ritratto di quella donna non c’erano dubbi che fosse tutto vero. Semplicemente assurdo. Lanciò di sottecchi un’occhiata a Malfoy, che in quel momento stava guardando il ritratto della donna con aria decisamente pensierosa.
 
Ecco spiegato perché aveva avuto la sensazione di conoscerla*. Era davvero identica a Tonks. Certo, non poteva ricordarsela, dopotutto era morta quando lui aveva poco più di un anno, ma quel ritratto doveva averlo visto almeno un milione di volte appeso nello studio di Malocchio!
E poi il suo nome! Ora che Silente aveva raccontato tutta la storia, ricordava distintamente come fosse vietato pronunciarlo in presenza di Malocchio. Suo padre gli aveva raccontato tutta la faccenda, ma lui non si era mai concentrato troppo sul nome, e aveva finito per dimenticarlo. Semplicemente assurdo. Un sorriso amaro gli comparve sul volto pensando a che reazione avrebbe avuto Malocchio vedendola lì, e chissà cosa avrebbe detto a lui…
 
Quando tutti si furono ripresi dalla grande notizia, fu il momento di rivelare la seconda. Fu così che i ragazzi raccontarono di come Blaise si imbatté in Hermione e Daphne, che notato il medaglione le costrinse a salire a bordo, e di come l’arrivo delle guardie li costrinse a partire. Malfoy ricordò di quando aveva scoperto che Hermione sapeva il latino e di come iniziarono le traduzioni. Raccontarono anche dello scontro con il Jolly Roger e infine dell’intuizione di Daphne.
“Davvero notevole” commentò Silente a racconto concluso.
Il pirata fece una pausa e poi aggiunse “Bè, direi che nessuno è mai stato più vicino al tesoro di voi in questo momento. Davvero un ottimo lavoro, ragazzi. Ma state in guardia. Come ben sapete, non siete gli unici sulle sue tracce, e il fatto che gli uomini di Riddle vi abbiano trovati deve servire da monito. Mi raccomando–”
“Vigilanza costante” risposero i ragazzi in coro, con Daphne e Hermione che li guardavano confuse.
 
Verso sera Silente fece fare alle ragazze un giro del castello, mentre il resto della ciurma si riposava o ingannava il tempo giocando a carte.
Sirius uscì dal castello e si diresse verso uno dei giardini sul retro. Dopo un po’ che lo cercava, trovò Draco appoggiato a una ringhiera intento a fissare il cielo.
“Eccoti finalmente” esclamò l’uomo quando gli si fu avvicinato abbastanza “Dovevo immaginare saresti venuto qui”
“Certe abitudini son dure a morire” rispose il ragazzo voltandosi.
“A che pensi? È tutto il giorno che non dici una parola”
“Diciamo che sono ancora un po’ scosso, ecco. Anche se poi ripensandoci sono un vero coglione. Cazzo è identica a Tonks, come ho fatto a non notarlo?”
“Sì, diciamo pure che sono due gocce d’acqua. Ma Draco, tu lei non l’hai mai conosciuta, è normale che non abbia visto la somiglianza”
“Vabbè Sirius, quel maledetto ritratto ce l’ho avuto davanti al naso tutta la vita praticamente!”
“Vabbè, ma lo sappiamo che lo sveglio della famiglia sono io” rise Sirius
“Allora possiamo stare sereni” rispose Draco con un sorriso.
“Perché mi cercavi, piuttosto? Solo per ribadire la tua arguzia?” domandò il ragazzo.
“Principalmente sì, per quello. No, scherzi a parte, sono venuto per parlare del Jolly Roger” il ragazzo lo guardò a metà tra lo stupito e il curioso.
“E cosa volevi dirmi del Jolly?” chiese, appoggiando la schiena alla balaustra su cui aveva le braccia fino a poco prima.
“Non credo che vi abbiano trovati per uno sfacciato colpo di fortuna” disse Sirius
“No, non lo credo nemmeno io” rispose Draco serio “e so cosa stai per dire, ma non ho davvero idea di chi avrebbe potuto tradirci”
“Hem senti, e cosa mi dici delle due ragazze?” domandò Sirius incerto
“Hermione e Daphne?!” chiese Draco incredulo scoppiando a ridere
“Sono serio! Pensaci un attimo. Sono anni che cerchiamo quell’ultimo fottutissimo medaglione e un giorno per puro caso compaiono queste due che magicamente ce l’hanno? E poco dopo che sono a bordo il Jolly Roger vi raggiunge?”
“Tu sei paranoico, ma ti senti? Sembri Malocchio!” rispose il biondo pensando all’assurdità di quella affermazione.
“Bè, se c’è un cosa che ci ha insegnato è che non si è mai troppo paranoici. Lui stesso si era fidato troppo e poi–”
“So benissimo cos’è successo. Non c’è bisogno che me lo ricordi, grazie.” lo interruppe Draco brusco.
“Appunto perché te lo ricordi, devi stare attento!” tentò di farlo ragionare Sirius.
“Affiderei alla mia ciurma la mia stessa vita. E Hermione non può assolutamente essere. È successo tutto in maniera troppo casuale per essere qualcosa di premeditato…e Daphne poi! È lei che ha scoperto le lettere. E poi scusa, insinueresti che quella di oggi è stata una sceneggiata? A me è sembrata abbastanza convincente, non trovi?” chiese il biondo.
“Magari ha scoperto solo oggi di essere la figlia di Malocchio. Da quel che ne sappiamo potrebbe essere stata cresciuta da Riddle in persona!”
“Rettifico, sei peggio di Malocchio” disse Draco “Guarda è più probabile che a tradirci sia stato Blaise piuttosto che Hermione!” aggiunse.
“Lo dici perché ne sei innamorato” sentenziò Sirius.
“Cos’è, hai parlato con Zabini?” domandò allora Draco tra l’esasperato e il divertito.
“No, mi è bastato guardarvi. Mi avete ricordato terribilmente Lily e James. E poi me lo hai appena confermato tu adesso non negandolo.” rispose Sirius, e con un’occhiata eloquente si congedò dal cugino, ma prima di entrare si girò nuovamente verso di lui “Comunque se ne sei così sicuro, mi fido. Però tieni gli occhi aperti, Draco. La posta in gioco è davvero alta” aggiunse prima di sparire all’interno del castello.
 
Su invito di Silente, i ragazzi si fermarono a cena. Neville diede una mano nelle cucine, e insieme a tutti gli studenti, i ragazzi si godettero un banchetto davvero delizioso, all’insegna di chiacchiere e risate. Gli unici di poche parole, furono Draco e Hermione, ognuno assorto nei propri pensieri.
Finita la cena, il gruppo si diresse verso il porticciolo, per tornare a dormire su La Fenice, che sarebbe rimasta in porto ancora qualche giorno, giusto il tempo di finire di sistemarla.
Dopo le ultime chiacchiere in cucina, tutti se ne andarono a letto, a anche Malfoy si diresse in camera sua.
Si fece un lungo bagno, anche se l’acqua era gelata, e si preparò per andare a dormire con tutta calma. Una volta finite le scuse per temporeggiare ulteriormente, andò a cercare Hermione.
“Sapevo ti avrei trovata qui” disse il Capitano entrando in biblioteca, dove un’Hermione seduta sul divano guardava senza davvero vederlo il ritratto che teneva tra le mani.
La ragazza sollevò lo sguardo dalla tela e gli rivolse un sorriso stanco.
“Sì, avevo bisogno distare un po’ qui. Sai, è stata una giornata piuttosto intensa” disse dopo qualche secondo di silenzio.
“Puoi dirlo forte, Granger. Ecco perché hai bisogno di riposare, vieni a dormire” le disse a metà tra un ordire e un consiglio.
“Sì hai ragione, devo avere un aspetto orribile” disse alzandosi.
“Non più del solito” rispose il Capitano prendendola in giro.
“Fai poco il furbo, Malfoy” rispose lei tirandogli un potentissimo pugno su una spalla.
“Ahia Granger! La mia spalla!” esclamò il ragazzo, portando la mano a coprire la parte colpita. La ragazza sbiancò.
“Oddio, scusa! Non volevo farti male!” disse mortificata, ma Malfoy scoppiò a ridere.
“A parte che mi hai colpito – se così si può dire – la spalla destra, e poi se anche mi avessi preso in pieno la ferita, non credo ci saresti riuscita. Forse un po’ di solletico, ecco” disse il biondo prendendola nuovamente in giro.
“Maledetto” disse lei pronta a tirargli un altro pugno, questa volta uno vero. Malfoy però le prese la mano, e stringendola nella sua le disse di nuovo “andiamo a letto, Granger” questa volta però non glielo stava ordinando, la sua assomigliava più a una richiesta. Hermione annuì e sempre tenendosi per mano, i due si incamminarono.
“È così strano” disse la ragazza interrompendo il silenzio che popolava i corridoi della nave. Senza bisogno che lo specificasse, Malfoy capì perfettamente a cosa si stesse riferendo.
Decisamente strano” confermò il Capitano aprendo la porta di camera sua.
Hermione entrò e appoggiò il ritratto di sua madre –che impressione– sul cassettone infondo alla camera.
“Anche se pagherei per vedere l’espressione di Malocchio nello scoprire che mi sono innamorato di sua fi–” resosi conto di cosa aveva appena detto, Malfoy si ammutolì di colpo.
A pochi metri di distanza, il cuore di Hermione fece una capriola.
I due si guardarono per quelle che sembrarono ore, con il Capitano che non era mai stato più a disagio in vita sua.
“Figurati la sua faccia nello scoprire che lei ricambia” disse Hermione avvicinandosi.
Fu il turno di Malfoy di avere un tuffo al cuore.
La ragazza gli sorrise dolce, e una volta raggiunto gli depose un tenero bacio sulle labbra.
Come risvegliatosi a quel tocco, il ragazzo la strinse a sé e approfondì il bacio.
Quella sera Capitan Malfoy, insieme al solito bacio della buonanotte, ricevette ben altro.








*: Dato che è passato un po’ di tempo, vi rinfresco la memoria. Qui faccio riferimento al Capitolo 8 – The Storm, quando il capitano vagabonda inquieto per la nave domandandosi come mai Hermione gli sembri familiare.






 


Note:
*Stupisce tutti – inclusa se stessa – con questo aggiornamento a dir poco fulmineo, battendo ogni suo record*
 
Buongiorno!
Sono proprio fiera di me, questa volta sono stata velocissima. “Ed era l’ora” potreste dire voi, giustamente!
Che dire, finalmente un po’ di spiegazioni e chiarimenti…per non parlare delle dichiarazioni poi! Sìsì, un capitoletto bello intenso direi, come la giornata di Hermione. Che Hermione fosse figlia di Moody lo sapevamo da lungo tempo, l’incognita era rimasta la madre. Confesso che non so se sono soddisfatta al 100% della mia scelta. Il fatto è che volevo mettere un nome noto, e non una sconosciuta a caso. Quindi ritengo doveroso fare un appunto: in questo contesto, Tonks non è cugina di Draco, e non ha tutti quegli anni di meno rispetto a Moody.
Nel complesso spero vi sia piaciuto.
Baci e a presto,
Piglet :)

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Capitolo 15
*** Unexpected guests ***


Unexpected guests

– Ospiti inaspettati –


Quella mattina il risveglio fu particolarmente piacevole.
I dubbi e le paure della sera prima erano stati sapientemente smantellati uno ad uno dalle parole, dai baci e dalle carezze del Capitano ed Hermione si sentiva terribilmente e incondizionatamente felice.
“Buongiorno” la salutò una voce vicinissima al suo orecchio.
“Buongiorno” rispose lei girandosi, e trovandosi di fronte il sorriso smagliante di Malfoy, che la stordì per qualche istante.
“Dormito bene?” domandò lui, sempre col sorriso a increspargli le labbra.
“Benissimo grazie, e tu?”
“Mhhh si…anche se preferivo di gran lunga quello che stavo facendo prima di addormentarmi” rispose il biondo avvicinandosi ancora e facendola arrossire violentemente, cosa che fece allargare ulteriormente il suo sorriso.
“Ah guarda, non avevo dubbi” rispose Hermione.
“Bè, da quel che ricordo neanche a te dovrebbe essere dispiaciuto troppo” commentò il ragazzo. Se possibile, le guance di Hermione si arrossarono ancora di più.
Un bacio.
“No, effetti no”
Un altro.
“Ah ecco, mi sembrava”
Draco la strinse forte a sé, continuando a baciarla e accarezzandole con una mano la pelle morbida della coscia.
Il Capitano si stava già pregustando una mattinata di completo relax, passata a rotolarsi fra le lenzuola con la Granger – ma come diavolo gli era uscita un’espressione del genere? Sembrava quasi Theo, che da qualche tempo a quella parte doveva essere andato a lezione da Zabini – quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
“A meno che la nave non stia affondando, ripassa tra un paio d’ore” disse a gran voce il capitano, facendo scoppiare a ridere Hermione, a chiunque avesse avuto la brillante idea di tentare di rovinare la sua mattinata.
“Siamo ancora saldamente ancorati in porto, non preoccuparti” rispose Daphne da dietro la porta ancora chiusa “volevo solo assicurarmi che Hermione stesse bene” continuò.
“Mai stata meglio” replicò il Capitano.
“Non avevo dubbi” commentò allegro Blaise ridacchiando. Malfoy non si stupì minimamente di riconoscere la voce del suo comandante “Del resto ti avevo detto che l’avevamo lasciata in ottime mani, no?” continuò Zabini con la voce che si affievoliva, chiaro segno che si stava allontanando dalla stanza. Draco sperò che si fosse trascinato dietro anche al Turner, sulla quale l’assidua frequentazione col comandante stava palesemente avendo una pessima influenza.
 
A mattinata inoltrata, quando il sole era alto nel cielo ormai da tempo, Hermione e il capitano uscirono sul ponte.
“Ma guarda un po’ chi si vede” li salutò allegro Blaise vedendoli arrivare “e io che pensavo che prima di sera non vi avremmo visti” aggiunse malizioso. Draco, che non diede segno di averlo sentito, gli rivolse subito una domanda “Avete visto Theo? Eravamo d’accordo che saremmo andati da Albus prima di pranzo”
“Mi è sembrato di vederlo passeggiare giù al porto poco fa. Forse è passato a salutare le amiche di Blaise…” rispose Daphne tenendo lo sguardo fisso sul comandante, del tutto intenzionata a lasciargli intendere che non si sarebbe dimenticata tanto presto certe sue vecchie frequentazioni.
Zabini in tutta risposta allungò il collo verso la banchina dove in quel momento, come invocato, era apparso proprio Theodore Nott, che non aveva di certo l’aria di uno che era appena stato in dolce compagnia.
“Parli del diavolo…” commentò il ragazzo.
“Sai Daphne, non credo fosse in compagnia delle sue amiche.” Disse il Capitano col pollice a puntare il comandante. “Di certo non avrebbe quel muso lungo che si ritrova” aggiunse osservando meglio Theo che si avvicinava alla nave.
“Ehi Theo! Tutto bene?” Gridò Blaise all’amico.
Quest’ultimo camminava taciturno lungo la banchina a pochi passi dal mare. Era completamente immerso nei propri pensieri, tanto che quando sentì il suo nome chiamato a gran voce perse quasi l’equilibrio, rischiando di finire nelle gelide – e putride –acque del porto. Alzato lo sguardo verso la voce riconobbe il Capitano e il comandante, accompagnati come ormai di consueto da Daphne e Hermione.
“Ragazzi, ciao” li salutò ancora un po’ stranito.
“Ti eri perso, Nott?” chiese Malfoy beffardo.
“Cosa? Ah no no, ho semplicemente qualche…grillo per la testa e non mi ero accorto di essere già alla Fenice” rispose lui divertito.
Il Capitano lo guardò stranito. Non era da lui avere la testa da altre parti. Forse era andato davvero a fare visita alle amiche di Zabini, che lo avevano stremato a tal punto da rincitrullirlo…
“Grilli o non grilli dobbiamo muoverci, Albus ci aspetta prima di pranzo” gli ricordò il biondo con aria seria.
“Certo, certo” rispose Theo dalla banchina “lasciatemi sistemare un attimo e ci sono. Voi incamminatevi pure” continuò indicando un punto non meglio definito alle sue spalle in direzione del castello.
 
“Capitano che dici, allora andiamo?” domandò Zabini a Malfoy.
“Sì, noi incamminiamoci, Theo ci raggiungerà” rispose il biondo “Ragazze, a più tardi” salutarono in coro ragazzi dirigendosi verso la passerella per scendere dal galeone.
“A più tardi” risposero loro.
“Fate pure con calma, sono certa che io e Hermione troveremo moltissime cose interessanti da fare, o di cui parlare” aggiunse Daphne con un ghigno da serpe che fece preoccupare non poco l’amica. Adesso che il suo adorato Capitano era sceso a terra, Hermione non aveva scuse. Avrebbero parlato della rivelazione fatta dal vecchio pirata solamente il giorno prima, e soprattutto l’avrebbe aggiornata sulla sua frequentazione con Malfoy e Daphne era certa ci fossero interessanti aggiornamenti di cui pretendeva di essere messa al corrente.
 
Era decisamente stato dalle amiche di Zabini, pensò Malfoy passando accanto a Theo sulla passerella, notando l’aria ancora stralunata dell’amico. I sensi del capitano erano all’erta. Non riusciva a spiegarsi come quella scena, nella sua semplicità, avesse qualcosa di strano, qualcosa che avrebbe definito fuori posto.
Doveva tranquillizzarsi, stava diventando paranoico si disse il ragazzo. Doveva essere stata la chiacchierata del giorno prima con Sirius. Per quanto certe ipotesi del cugino fossero a dir poco assurde, su un aspetto Draco concordava pienamente con lui: il Jolly non li aveva trovati per un semplice colpo di fortuna. Qualcuno li aveva traditi, non c’erano altre spiegazioni. Sapere – perché ormai ne era certo – che qualcuno dei suoi li avessi traditi oltre che ad allarmarlo terribilmente, fece riaffiorare gli spiacevoli ricordi di diversi anni prima, quando Malocchio era stato tradito da quello che pensava fosse uno dei suoi uomini più leali. Che la storia stesse per ripetersi? Non poteva sopportarlo. Ma chi poteva essere stato? Erano giorni che passava in rassegna uno ad uno i nomi della sua ciurma, provando a ricordare qualche comportamento strano, qualcosa che gli fosse sembrato fuori posto, ma ogni volta faceva un buco nell’acqua. Il nome che gli era ronzato maggiormente in testa era quello di Anthony, ma sapeva anche lui che la recente antipatia per il suo stratega era nata esclusivamente a causa di Hermione. Adesso non lo vedeva più come una possibile minaccia, anche se sapeva che è meglio non abbassare troppo la guardia, soprattutto quando in mezzo ci sono delle donne. Poteva essere stato Neville? Non vedeva assolutamente come. Del resto, i suoi genitori erano stati torturati fino alla pazzia dagli uomini di Riddle, era impossibile che il ragazzo si fosse alleato con lui, non lo avrebbe mai fatto. I Weasley tanto meno, erano tra le persone più leali che conoscesse. Aveva pensato anche a Blaise e Theo, ma era a dir poco impossibile. Anche se lo strano comportamento di Theo di quella mattina…No semplicemente assurdo. Ma allora chi era stato a tradirli? E soprattutto, quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Dovevano parlare al più presto con Albus e Sirius per elaborare un piano da seguire.
 
“So cosa stai pensando” disse Zabini dopo poco che camminavano in silenzio verso il castello “Qualcuno ha cantato. Non c’è altra spiegazione. Però mi riesce davvero difficile immaginare chi”. Questa cosa che il comandante sembrasse avere libero accesso ai suoi pensieri iniziava decisamente a infastidire il Capitano, anche se doveva ammettere che sotto certi aspetti poteva tornare utile.
“Sono assolutamente d’accordo. La questione rimane capire chi sia stato. Figurati che ieri Sirius ipotizzava potessero essere Daphne o Hermione” gli rivelò. Per quanto certo che si trattasse di un’assurdità, voleva sentire l’opinione del suo comandante in merito, sperando di venire rassicurato.
In tutta risposta Zabini scoppiò a ridere sguaiatamente “Daphne e Hermione? È più probabile che la talpa sia io!” rispose divertito
“È la stessa cosa che gli ho detto io” rispose Draco decisamente più tranquillo.
“Magari ripercorrendo la battaglia e gli ultimi giorni passati su La Fenice avremo un’illuminazione e riusciremo trovare il tassello mancante per capire come ci hanno trovati” propose il comandante carico di entusiasmo.
“Passi decisamente troppo tempo con la Turner” commentò Capitan Malfoy ricordando l’illuminazione che aveva avuto la ragazza nel trovare le lettere incise sui medaglioni “ma non sembra affatto una cattiva idea” aggiunse.
“E quando mai ho cattive idee, io?” rispose sarcastico Zabini ponendo fine alla loro chiacchierata.
 
Sul ponte della Fenice Daphne Greengrass guardava annoiata la banchina di Griffyndor Bay. Possibile che Hermione fosse diventata così lenta a prepararsi? Dovevano solo andare a fare una passeggiata nei dintorni del porto, mica andare a una sfilata. Ok, in effetti forse non erano neanche passati tre minuti da quando l’amica era scesa a cambiarsi, ma lei fremeva per sapere come stesse dopo le incredibili rivelazioni della sera prima, e quei pochi minuti le erano già sembrati un tempo esageratamente lungo.
Quando ormai stufa stava per scendere sottocoperta a chiamare Hermione, vide qualcosa – o meglio qualcuno – che attirò la sua attenzione. Theodore Nott si aggirava con fare circospetto per le stradine del porto. Oltre all’espressione seria e preoccupata del ragazzo, che aveva tutta l’aria di uno che non volesse essere visto o tanto meno seguito, ad attirare l’attenzione di Daphne fu la direzione che prese: esattamente opposta a quella di Draco e Blaise. Del tutto presa dalla scena che stava osservando, Daphne si accorse solo all’ultimo dell’arrivo di Hermione. “Ma Theodore non doveva raggiungere Blaise e Malfoy al castello?” le chiese non appena la vide “Hem sì, avevo capito così, perché?” domandò confusa l’amica “Perché mi sa proprio che il nostro caro Theo stia andando da tutt’altra parte.” Le rispose continuando a guardare il porto per essere certa di non perdere di vista il ragazzo “E noi due scopriremo dove” aggiunse prendendo il braccio di Hermione e trascinandola verso la passerella per scendere dalla nave non appena lo vide sparire dietro un angolo.
Hermione era a dir poco perplessa. Dove diavolo la stava portando Daphne? E perché mai dovevano seguire Theo? “Daphne si può sapere cosa sta succedendo?” provò a chiedere “perché stiamo seguendo Theo?” domandò ancora non avendo ricevuto risposta.
“Precisamente non lo so, ma c’è qualcosa che non mi convince” spiegò la bionda “non ti sembra strano che invece di raggiungere gli altri si aggiri per il porto attento a non farsi vedere? Ha palesemente qualcosa da nascondere. E voglio scoprire cosa”.
Hermione sapeva che quando Daphne si metteva in testa qualcosa era inutile cercare di farle cambiare idea, e suo malgrado si mise a seguire l’amica. Le due ragazze, attente a non farsi notare, seguirono il pirata che si muoveva veloce per le strette stradine nei dintorni del porto. Voltarono un angolo e fecero giusto in tempo a vedere Theo infilarsi dentro un vecchio palazzo dall’aria abbandonata. Sempre più attente a non farsi scoprire, le due ragazze entrarono nel palazzo. Chiusero con attenzione il pesante portone cigolante e sentendo delle voci in lontananza cominciarono a salire le scale in direzione del vociare che si faceva sempre più fitto. Sempre attente a non fare il minimo rumore, Hermione e Daphne si avvicinarono a una porta socchiusa, ormai trattenendo il fiato. Se fino all’ultimo erano state in dubbio sulle intenzioni di Theo, le due ragazze riconobbero una voce che non diede adito a fraintendimenti, quella di Rabastan Lestrange, uno dei pirati del Jolly Roger che li aveva attaccati.
“Nott, ne abbiamo abbastanza delle tue sciocchezze. Dicci dove siete diretti e avrai la tua ricompensa come pattuito”
“…Lestrange, ve l’ho già detto stamattina, sto provando a convincere Draco e Blaise che l’incontro con voi sia stato solo un gran colpo di sfortuna, ma non sono stupidi”
“Detesto ammetterlo ma devo darti ragione, il vostro Capitano è tutto fuorché stupido. Ecco perché sarà ancora più bello fregargli il tesoro da sotto il naso. Del resto, come il buon vecchio Moody ha il brutto vizio di fidarsi delle persone sbagliate” rise divertito il pirata.
“Adesso rimane solo la questione del sangue e potremmo finalmente mettere le mani sul tesoro” aggiunse una sagoma che le ragazze riconobbero essere Frenir, un altro dei pirati del Jolly Roger.
“E qui Greyback ti sbagli, ieri quella vecchia carampana di Silente ci ha rivelato il tassello mancante: una delle due ragazze che avete visto a bordo della Fenice è nientepopodimeno che la figlia di Moody in persona” al di là della porta si alzarono diverse esclamazioni e risate di vittoria.
“Basterà mettere le mani su di lei prima di partire e il gioco è fatto. Così finalmente Malocchio potrà riabbracciare la sua amata figlioletta” a parlare fu una voce roca che fece gelare il sangue nelle vene a Daphne e Hermione. Entrambe capirono senza bisogno di ulteriori spiegazioni che doveva trattarsi di Riddle in persona.
Le due amiche si scambiarono uno sguardo preoccupato. Dovevano andarsene immediatamente e avvisare Draco e Blaise. Poi accadde tutto molto velocemente. Nel tentativo di allontanarsi dalla porta, le ragazze iniziarono a indietreggiare, ma il piede di Daphne si incastrò in una delle assi sconnesse del pavimento facendole perdere l’equilibrio e cadere addosso a Hermione che si trovava tra lei e la porta che le separava dal gruppo di pirati. Con un gran baccano le due ragazze si ritrovarono in terra all’interno della stanza che avevano spiato fino a quel momento, con diverse paia di occhi spietati puntate addosso.
Stavolta erano davvero nei guai. E per loro sfortuna non c’era Blaise pronto a salvarle.

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