The Lady and the Pirate di piglet (/viewuser.php?uid=198953)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Phoenix's crew ***
Capitolo 2: *** Particular encounters ***
Capitolo 3: *** Welcome on board, Ladies ***
Capitolo 4: *** Setting sail to the Northen seas ***
Capitolo 5: *** Life below deck ***
Capitolo 6: *** Am I in the right place? ***
Capitolo 7: *** Cave Dracum ***
Capitolo 8: *** The Storm ***
Capitolo 9: *** The calm after a storm ***
Capitolo 10: *** Not a single word ***
Capitolo 11: *** The fight ***
Capitolo 12: *** Denmark is the way ***
Capitolo 13: *** Land Again ***
Capitolo 14: *** The Pirate's Tale ***
Capitolo 15: *** Unexpected guests ***
Capitolo 1 *** The Phoenix's crew ***
The Phoenix’s Crew
-La ciurma della Fenice-
Correva
l’anno 1761,
l’Inghilterra
era una nazione fiera e potente, temuta e rispettata dal resto del
mondo, soprattutto per quanto riguardava la sua supremazia marittima.
Quello era infatti il
regno indiscusso dei pirati.
Bucanieri, farabutti,
fuorilegge, filibustieri...avevano moltissimi nomi, ma comunque li si
chiamasse, rimanevano i padroni incontrastati di tutti gli oceani.
Uno dei più
famigerati era senza dubbio Alastor Malocchio Moody, capitano de La Fenice, il galeone pirata
più famoso dei mari del Nord.
Nel corso degli anni,
Malocchio (che si era guadagnato quel soprannome in seguito al primo
celebre scontro con il ricco quanto spietato commodoro Greengrass) era
riuscito a circondarsi degli uomini più malfamati e brutali
che si potessero trovare, mettendo su una ciurma che presto aveva
cominciato a far parlare di sé per gli innumerevoli
abbordaggi, furti e rapimenti.
Quel giorno di
primavera faceva eccezionalmente caldo per essere solo metà
aprile, e il capitano si aggirava particolarmente felice per il ponte
della propria nave. Dopo mesi di ricerche estenuanti, vicoli ciechi e
buchi nell’acqua, erano finalmente riusciti a trovare la
mappa per il leggendario Tesoro delle Sette Sorelle.
Il tesoro, si narra
facesse parte del carico del galeone spagnolo El Sol, che di ritorno dal Nuovo
Mondo era stato assaltato dai ferocissimi pirati dell’Irlanda
del Nord verso la fine del 1500. Secondo la leggenda gli irlandesi
cominciarono a contendersi la spartizione del bottino, dando origine a
una lotta che durò decenni. Nel corso dei secoli si persero
le tracce del tesoro. L’unica cosa nota era che quel
cruentissimo spargimento di sangue diede origine a un susseguirsi di
eventi che finirono per gettare sul tesoro una terribile maledizione:
“Maledetto
è ormai il bottino sottratto,
e per questo motivo ora serve un baratto:
Il tesoro da chi solca i mari potrà essere trovato
solo se del sangue fraterno verrà prima versato.”
Una voce lo sottrasse ai suoi pensieri “Capitano, abbiamo
fatto tutto come richiesto. La Fenice è pronta per il suo
viaggio” lo informò il suo comandante
“Perfetto Lucius, salperemo all’alba”
annunciò Malocchio tornando a scrutare l’orizzonte
“stanotte è libera, ma al primo raggio di sole
voglio tutti pronti a partire. Ancora una volta dobbiamo essere
più veloci di Riddle” aggiunse poi tornando a
guardare Lucius Malfoy “Certamente Capitano,
grazie” rispose il pirata prima di allontanarsi nuovamente
“Ah, Lucius!” lo richiamò Malocchio
“mi dica, Capitano”
“Porta i miei saluti a Narcissa e al piccolo Draco”
Malfoy sorrise “Certamente Capitano. Omaggi anche alla sua
signora, e
alla piccola naturalmente”.
Malocchio sorrise di rimando prima di congedare il suo comandante.
Dopo aver finito le ultime cose ed essersi assicurato che tutto fosse
pronto per l’imminente partenza, anche il capitano decise
finalmente di dirigersi verso casa, per poter passare
un’ultima notte con sua moglie -certamente non prima di una
ramanzina coi fiocchi per il suo (un altro!) allontanamento- e per
salutare la sua piccola principessa.
Il tepore che aveva caratterizzato quella lunga giornata era sparito
con il calare del sole, e al suo posto si era sostituita una brezza
leggera che aveva allontanato la tipica foschia londinese rendendo
visibili la Luna e addirittura qualche stella solitaria.
Con la testa fra le nuvole, o meglio, già in mezzo al mare,
il pirata si ritrovò senza accorgersene quasi sulla soglia
di casa.
Quando stava per infilare la porta, una strana sensazione lo colse.
All’improvviso si trovò con tutti i sensi
all’erta.
Il suo istinto era formidabile, e di rado sbagliava. Per questo motivo
venne assalito da un’ansia prorompente, conscio che
sicuramente era successo qualcosa, qualcosa di terribile.
Immediatamente il pensiero andò a sua moglie e a sua figlia,
e una mano corse meccanica alla cintura, da dove estrasse la rivoltella
che portava sempre con sé.
Con solo il battito impazzito del proprio cuore nelle orecchie,
aprì la porta d’ingresso. La scena che si
trovò davanti gli gelò il sangue nelle vene.
Una cima da marinaio era stata legata al lampadario principale con un
nodo frettoloso fatto da mani esperte. Dall’altro capo della
fune un corpo inerme pendeva ormai privo di vita, con i piedi a poche
decine di centimetri dal suolo.
Sul muro dietro al corpo della moglie, Malocchio scorse una scritta
scarlatta ancora fresca
“Bentornato a
casa, Capitano”
Un rumore metallico gli fece capire che la rivoltella gli era cascata
dalla mano. Impiegandoci quelli che gli parvero giorni, corse a slegare
sua moglie dalla cima. Controllò immediatamente i polsi e il
collo, ma per la sua signora ormai non c’era niente da fare.
Con il corpo scosso dai singhiozzi l’adagiò su uno
dei divani del salotto, cercando di tenere la mente lucida per poter
ragionare. I polsi tagliati indicavano chiaramente che il sangue usato
per la scritta era quello di sua moglie. Il capitano si
trovò a pensare che se non altro non avevano usato quello
della sua bambina.
Un tuffo al cuore.
La sua principessa! Dov’era?
La vista di sua moglie in quelle condizioni gli aveva fatto perdere la
bussola. Doveva cercarla e trovarla immediatamente. Non poteva nemmeno
pensare a cosa potessero averle fatto.
Li avrebbe presi tutti quei bastardi, torturandoli uno a uno se solo
avessero provato ad avvicinarsi alla sua principessa.
Girò, ormai completamente nel panico, per tutta la casa
chiamandola a gran voce, ma della sua piccola non c’erano
tracce.
Non solo gli avevano portato via sua moglie, gli avevano anche
sottratto sua figlia, il suo tesoro più grande.
Spostandosi frettolosamente da una stanza all’altra non aveva
nemmeno notato la carta da gioco lasciata sul tavolo della cucina.
Lì nella penombra della casa ormai vuota un Jolly Nero
rideva in silenzio.
La signora Granger si era alzata di buon’ora come tutte le
mattine, e dopo essersi preparata era uscita per andare dal fornaio a
prendere il pane fresco che tanto piaceva alla moglie del Commodoro
Greengrass.
Da quando era incinta la signora si era rivelata ancora più
sgradevole del solito, con in più tutte le voglie
derivanti dal suo stato interessante.
Jean Granger si trovò, nelle ultime settimane soprattutto, a
invidiarla fortemente. Certo, Astrid Greengrass era una delle donne
più belle e conosciute di tutta Londra. Donne del rango
sociale ben più alto di quello di Jean avrebbero dato il
braccio destro per poter essere come lei: ricca, bella, moglie di uno
degli uomini più potenti di tutta
l’Inghilterra…Ma a Jean non era la bellezza o il
potere che interessavano. Lei la invidiava solo ed esclusivamente
perché da lì a pochi mesi sarebbe diventata
madre, un’altra grande fortuna che lei purtroppo non avrebbe
mai potuto condividere.
Quando, dirigendosi verso la casa del Commodoro dopo essere stata dal
fornaio sentì un vagito, si impose di smettere di pensare ai
bambini che non avrebbe mai avuto, perché ne sarebbe uscita
pazza. Un secondo lamento, questa volta più lungo e nitido,
la fece sobbalzare e fermare di scatto. Tese l’orecchio
rimanendo ferma e in silenzio per alcuni secondi, ma non
sentì nulla. Non appena riprese a camminare, un pianto
distinto si liberò nell’aria. La donna si
fermò immediatamente, e si mise subito a cercare la fonte di
quel rumore. Guidata dalle urla sempre più disperate, Jean
si ritrovò nel retro di quella che un tempo sarebbe potuta
essere una bella bottega di artigianato, al lato del sentiero che stava
percorrendo. Una volta entrata nella piccola stanza
individuò immediatamente un sacco di juta da cui chiaramente
provenivano i vagiti. Facendo più attenzione possibile, e
con il cuore in tumulto per l’agitazione, Jean
aprì il sacco. Lo spettacolo che si trovò davanti
la fece deglutire a vuoto più volte. Due grandissimi occhi
color nocciola la scrutarono curiosi per qualche secondo. Poi il
piccolo, che dall’aspetto doveva avere solo pochi mesi,
riprese il suo pianto disperato. Jean, ancora parecchio scossa, decise
allora di prenderlo in braccio togliendolo da quel sacco polveroso.
Sollevandolo si accorse che il piccolo era in realtà una
bambina, come anche il suo vestitino poteva suggerire. Tentando di
farla calmare riprese a cullarla, e la sua attenzione fu subito
catturata da un lieve tintinnio. La donna allora notò le due
catenine che la bambina portava al collo. La prima aveva un ciondolo
molto particolare, una vecchia e grossa moneta su un lato della quale
si trovava un galeone stilizzato, mentre sull’altro delle
scritte in una lingua a Jean sconosciuta. La seconda catenina invece
aveva un ciondolo molto più piccolo: una semplice piastrina
con incisa sopra solamente una parola.
“Cosa ci fai qui tutta sola, piccola Hermione?”
domandò Jean alla piccola riprendendo le buste del pane e
dirigendosi, sempre cullandola, verso la casa del Commodoro.
Note
alla storia:
Salve a tutti! Sempre che ci sia qualcuno a leggere i miei deliri.
Diciamo che questa storia mi frulla in testa da un pochetto, e
finalmente ho deciso di metterla su EFP. Come idea dovrebbe avere 16
capitoli, di cui ho già deciso titoli e la relativa trama.
Sperando che possa piacere a qualcuno avrei pensato di pubblicarla man
mano che la scrivo, in caso contrario la scriverò solo per
me stessa ;)
Che dire? Spero di avervi incuriositi almeno un pochino! Sono certa che
chi è arrivato fin qua ha già iniziato a fare
2+2..soprattutto leggendo la descrizione della storia…
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Capitolo 2 *** Particular encounters ***
Particular
Encounters
-Incontri Particolari-
Londra,
1781
Quella mattina di fine settembre, Daphne Greengrass fece
particolarmente fatica ad alzarsi dal suo comodissimo letto a
baldacchino.
Come ogni giorno che Dio mandava in terra, era stata Hermione ad andare
a chiamarla, ignorando bellamente le colorite proteste e le ben poco
eleganti lamentele che uscivano dalla bocca della giovane signorina.
“Forza Daphne, ho già temporeggiato fin
troppo” disse Hermione spostando le pesanti ed elaboratissime
tende, facendo così entrare nell’ampia stanza un
pallido sole settembrino “tua madre mi farà lavare
tutte le stoviglie del palazzo se tra due minuti non sei nella
vasca” continuò, sperando di far leva sul buon
cuore dell’amica “nella vasca che sarà
piena di acqua gelida se non
ti alzi immediatamente!” aggiunse, dal momento che non aveva
ottenuto risposta.
Le ultime parole, che nascondevano una ben poco velata minaccia,
dovevano essere parse molto convincenti alle orecchie della giovane
Greengrass, dato che si alzò immediatamente “sei
proprio una serpe, sai?” commentò dirigendosi
verso il suo bagno personale, seguita da una Hermione ormai troppo
abituata a una scena del genere per farci ancora caso.
Immersa nell’acqua ancora tiepida, Daphne si mise a pensare a
quella che sarebbe stata la sua giornata.
Bagno caldo seguito da un’abbondante colazione.
Lezione di storia e letteratura inglese con la McGranitt.
A seguire, dizione e portamento con sua sorella Astoria e quel rospo
bisbetico della Umbridge.
Pranzo durante il quale sua madre le avrebbe chiesto cosa avesse
imparato quel giorno, fino a quando la conversazione non sarebbe casualmente passata
sugli scapoli più ambiti di Londra perché
dopotutto, come le ricordava sempre Lady Greengrass, “Se non
ci pensate voi a trovarvi un buon partito, dovrò pur
pensarci io!”.
Lezione di pianoforte con il professor Vitous.
Uscita in carrozza insieme ad Astoria, alla Signora Greengrass e
–Dio l’abbia in gloria– Hermione.
Di nuovo.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno questo era quello che faceva. La sua
vita. Costantemente uguale.
Sempre.
Lei era Daphne Greengrass, la figlia del grande Commodoro.
Lei era Daphne Greengrass, e da lei ci so aspettava un comportamento
impeccabile.
Lei era Daphne Greengrass, e non ne poteva più!
Da un po’ di tempo a quella parte si era resa conto di
essersi stancata di quella vita così monotona e vuota,
piena solo di merletti e lezioni di dizione.
Non riusciva più a tollerare l’ipocrisia di quel
posto magnifico, tanto grande quanto freddo, che faticava a chiamare casa.
A sollevarle il morale dopo quei cupi pensieri sempre più
ricorrenti, per fortuna ci pensava Hermione. Già, meno male
che c’era Hermione si trovò a pensare Daphne, la
sua unica vera amica. L’unica che sapesse ogni suo segreto e
pensiero. L’unica con cui fosse libera di essere davvero se
stessa. L’unica in grado di vederla per quello che era
realmente: una semplice ragazza di vent’anni e non la
figlia del commodoro.
Non ricordava con esattezza come o quando fossero diventate amiche, era
successo e basta.
Ne era passato di tempo da allora. Quindici anni forse? Anno
più anno meno.
Sarà che erano le uniche due bambine –se si voleva
escludere Astoria di quattro anni più piccola e quindi
troppo giovane per giocare con loro– di tutto
l’immenso palazzo, ma era come se fossero compatibili, fatte
apposta per funzionare insieme.
All’inizio Lady Greengrass non si era rivelata esattamente entusiasta all’idea
che la sua primogenita giocasse con la figlia della governante, ma dopo
svariati tentativi di allontanamento e di incontri con bambini del giusto rango
sociale –finiti quasi in tragedia– aveva finito per
arrendersi, e permettere a sua figlia di giocare con quella bambina.
Richiamata alla realtà dalla voce dell’amica,
Daphne finì di lavarsi e uscì dalla grande vasca.
Dopo aver aiutato Daphne a vestirsi (“beata te che non devi
metterti tutta questa roba addosso! Oltre che essere orrenda
è pure scomodissima” ansimò Daphne
mentre Hermione le stingeva il corsetto), Hermione raggiunse le cucine,
e cominciò ad occuparsi delle sue faccende.
Come l’amica, anche lei quella mattina era particolarmente
pensierosa. La sera precedente i suoi genitori le avevano fatto una
confessione piuttosto…importante.
Dopo cena l’avevano richiamata in cucina e le avevano detto
che lei in realtà non era figlia loro. Le avevano spiegato
che l’avevano trovata quando era ancora molto piccola e
avevano deciso di tenerla, allevandola come se fosse stata loro. Non
avevano avuto il tempo di aggiungere altro perché tutti i
domestici erano stati chiamati nelle scuderie perché uno dei
cavalli era imbizzarrito, e i fantini avevano perso il controllo. Le
avevano però promesso che la sera successiva le avrebbero
spiegato di più. Per carità, non che quello
cambiasse effettivamente qualcosa, i signori Granger rimanevano
–e sarebbero rimasti sempre– i suoi genitori,
coloro che l’avevano cresciuta, amata e coccolata,
però diamine! Non era proprio una notizia da tutti i giorni,
ecco. Entro poche ore comunque avrebbe ricevuto i necessari
chiarimenti, e poi ne avrebbe finalmente parlato con Daphne
–non aveva di certo senso informare l’amica con
così poche informazioni a disposizione, le avrebbe detto
tutto quanto quella sera, dopo aver parlato per bene con i suoi
genitori– così da potersi anche sfogare un
po’.
S’incamminò con un grosso sacco stracolmo di
mangime per animali verso il retro dell’immenso parco, con
mille pensieri che le affollavano la mente
Chissà come si chiamavano, o chiamano?
Chissà se erano ancora vivi
Chissà perché l’avevano abbandonata
Chissà…
Se c’era una cosa di cui Lady Greengrass andasse fiera
–sorvolando sul fatto che non fosse propriamente una cosa–,
quella era sua figlia Astoria.
Biondissima, e con la pelle chiara e liscia come porcellana
–una vera e propria Biancaneve insomma. Certo, se Biancaneve
fosse stata bionda, o già conosciuta nel diciottesimo
secolo-. I grandi occhi azzurri la facevano sembrare molto
più giovane dei suoi sedici anni –anche molto
più stupida, ma questo lo pensava solo Daphne– e
la sua grazia era degna di quella delle migliori dame
d’Inghilterra. Sempre col sorriso sulle labbra, faceva tutto
quello che le veniva richiesto, senza mai lamentarsi o discutere.
Sì, era proprio l’orgoglio di sua madre.
Peccato che lo stesso non si potesse dire della sorella maggiore. Forse
ancora più bella e aggraziata di Astoria, Daphne era
dannatamente e irrimediabilmente…com’era il
termine? Ah già: cocciuta.
Sempre intenzionata a dire la sua, parlava sempre nei momenti meno
opportuni, uscendosene con affermazioni del tutto fuori luogo e
decisamente poco sostenute dalle persone di cui amavano circondarsi i
suoi genitori. Astrid sapeva che ad alimentare certe strane idee della
figlia era quella ragazza. Aveva ormai capito che Hermione stava
tentando di far entrare in testa le idee bellicose di quegli strani
pensatori, quei pericolosi rivoluzionari francesi –o belgi
che fossero, non sapeva e poco le importava da che posto effettivamente
venissero– alla sua povera Daphne.
“Questo pomeriggio, dopo le vostre lezioni, non andremo a
Hyde Park come di consueto” disse Lady Greengrass alle sue
figlie dopo essersi tamponata la bocca con il tovagliolo dove
risaltavano le iniziali ricamate.
Daphne lanciò alla madre un’occhiata sorpresa. Non
succedeva mai che
cambiassero i programmi della giornata.
“Come mai, madre?” chiese curiosa Astoria.
“Astoria cara, ci si pulisce la bocca prima di parlare. E
comunque non fate domande indiscrete” la
rimproverò la madre.
“Scusatemi” risposte mortificata la giovane,
abbassando lo sguardo sulla tazza di caffè ormai vuota.
Quasi più per non dare a Daphne la soddisfazione di vedere
la sorella rimproverata, che per rispondere effettivamente alla figlia,
Astrid decise di spiegare il motivo di quel cambiamento
“vostro padre è tornato dal suo viaggio con un
giorno di anticipo, e domani verrà premiato a Westminster
per i servigi resi alla corona inglese. Quindi questo pomeriggio gli
andremo in contro nella zona del porto di Londra”
“Magnifico” rispose Daphne fingendo forse un
po’ troppo entusiasmo.
“Che meravigliosa notizia! Questa mattina stavo giusto
leggendo un articolo su nostro padre. I giornalisti affermano che le
catture dei marchiati siano
fortemente aumentate da quando il Commodoro è al comando. Ma
cosa sono i marchiati, madre?” domandò timorosa
Astoria, sperando di non aver posto una domanda indiscreta questa volta.
“I marchiati sono i
pirati che hanno ucciso almeno una persona. Quei loschi barbari, dopo
che commettono il loro primo omicidio, compiono una specie di rito,
– proprio come dei selvaggi– e si tatuano
il Marchio
Nero, un tatuaggio spaventoso, che segna il loro passaggio
alla vera età
adulta” spiegò inorridita Lady Greengrass, con uno
sguardo che lasciava ampiamente trapelare ciò che pensasse
sui pirati.
La gita al porto di Londra non si era rivelata molto migliore di quelle
ad Hyde Park, ma se non altro le ragazze avevano potuto osservare un
panorama completamente nuovo scorrere fuori dai grandi finestrini della
carrozza.
Una volta arrivati a destinazione, Lady Greengrass venne invitata
insieme ad Astoria a salire a bordo della nave del Commodoro, dal
momento che quest’ultimo voleva presentare la più
giovane delle sue figlie a un possibile pretendente francese, un certo
Bastien Delacour.
Prima di lasciare la carrozza, Lady Greengrass impose alle ragazze di
non uscire assolutamente, e mise il gancio a entrambe le porte per la
loro sicurezza.
Non appena sua madre e sua sorella si furono allontanate abbastanza,
Daphne scattò verso la portiera più vicina. Dopo
qualche minuto, alcuni tentativi e diverse proteste da parte di
Hermione, riuscì ad aprirla.
La bionda scattò fuori in un balzo –per quanto lo
scomodo e ingombrante vestito che indossava potesse
permettere– e respirò a pieni polmoni
l’aria salmastra del porto, che per lei aveva profumo di libertà.
“Dai, cosa aspetti?” domandò
all’amica che non sembrava molto intenzionata a muoversi. Con
aria circospetta, anche Hermione si decise a scendere dalla carrozza
“Daphne, diamo solo un’occhiata in giro e poi
torniamo qui, intesi?”
impose, ma lei si era già allontanata, guardandosi in giro
con aria curiosa.
Okay doveva ammetterlo, quel posto faceva schifo.
Era sporco, decisamente troppo caotico, e c’era un
insopportabile odore di pesce. Però, per una volta in vita
sua, era libera. Non era mai andata in giro senza qualcuno che le
dicesse cosa fare –o meglio, cosa non fare–
o comunque che la controllasse, e quella ritrovata libertà
la faceva sentire elettrizzata.
Hermione invece, che al porto c’era già stata
tante volte, non trovava in quella gita proprio niente di elettrizzante anzi,
temeva il severo rimprovero di Lady Greengrass, se mai le avesse
scoperte.
Impegnata a non perdere di vista Daphne –e il suo orologio da
taschino onde evitare di fare troppo tardi– non si rese conto
di aver seguito l’amica in una zona del porto in cui non
aveva mai messo piede.
Quando se ne accorse, lei e l’amica erano già
state avvicinate da due donne maleodoranti, vestite con logori abiti
succinti.
“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui” disse
la più esile delle due “due belle signorine tutte
sole, che hanno decisamente l’aria di essersi
perse” continuò avvicinandosi maggiormente alle
ragazze “noi..hem…signora,
non ci siamo perse. Anzi, stavamo giusto andando via..” disse
Hermione, prendendo Daphne per un braccio e iniziando a camminare
all’indietro “non così in fretta, carina”
affermò l’altra –decisamente
più imponente e minacciosa della prima– mettendosi
esattamente dietro di loro, tanto che le due ragazze sbatterono contro
di lei.
“che bei vestiti che avete” commentò
avvicinandosi quella che Hermione capì essere la mente del
duo.
“Grazie, siete molto gentile” rispose Daphne con un
sorriso, sperando che il suo tremore non si notasse “se
volete possiamo farvene avere due uguali” propose speranzosa.
“Oh ma che pensiero gentile, hai sentito Milly?”
rise la mente.
Ormai si era avvicinata tanto che le ragazze potevano sentirne il
pesante alito “e che graziosa collana che hai, carina”
affermò, sollevando il ciondolo di Hermione dalla sua
scollatura. Hermione fece per protestare, ma una voce fece subito
allontanare la mano dal ciondolo della ragazza.
“Pansy, non starai mica importunando queste due fanciulle,
vero?”
Alle loro spalle era comparso un giovane uomo –bellissimo,
non poté impedirsi di pensare Daphne non appena ebbe il
coraggio di voltarsi un minimo– che evidentemente conosceva
quelle due signore.
“Certo che no, Blaise. Stiamo solo facendo
amicizia” gli rispose Pansy “e ora se non ti
dispiace…” continuò con una smorfia.
“A dire il vero sì, mi dispiace”
ribatté Blaise “ma sono certo che a te e Millicent
non dispiaccia affatto andarvene, giusto?” domandò
con tono più che eloquente il ragazzo.
“Affatto” rispose Pansy dopo alcuni secondi di
silenzio “io e Milly dovevamo giusto andare”
affermò facendo cenno all’amica di seguirla
“Ah, non disturbarti a portare i miei saluti al tuo
capitano” aggiunse quando già si stavano
allontanando. Blaise le rispose con un cenno del capo.
“grazie mille per averci aiutate”
esclamò Hermione quando i tre rimasero soli.
“Sì, grazie. Anche se saremmo state perfettamente
in grado di cavarcela da sole” aggiunse Daphne, lasciando
Hermione interdetta e facendo spuntare un accenno di sorriso sul viso
del giovane.
“Oh ma sapevo benissimo che ve la sareste cavata
perfettamente da sole signorine” rispose lui, bellamente
ignorando il ringraziamento di Hermione “è che non
mi sono potuto impedire di avvicinarmi a voi”
continuò guardando insistentemente Daphne. A quel punto
allora Hermione suggerì che forse era meglio
–decisamente meglio– tornare verso la carrozza. Il
giovane si offrì di accompagnarle, ma le amiche
-Hermione– declinarono la gentile offerta.
Da vero galantuomo allora, si apprestò a congedarsi dalle
fanciulle con un perfetto baciamano. Nel tendere il braccio per
prendere la mano di Hermione, la manica del cappotto del ragazzo si
ritirò un poco, lasciando così intravedere sulla
pelle scura dell’avambraccio il marchio
nero. A quella vista Hermione sussultò, e un
tintinnio attirò l’attenzione del giovane. Appeso
al collo della ragazza impietrita davanti a lui c’era uno dei
medaglioni delle Sette
sorelle.
Dopo alcuni secondi in cui il tempo parve essersi fermato, il giovane
parlò di nuovo “mie care fanciulle, sembra proprio
che ci sia stato un interessante cambio di programma: adesso voi due
venite con me”
“E cosa vi fa pensare che verremo con voi?” chiese
Daphne con supponenza.
“Oh, so essere molto convincente quando voglio”
rispose il pirata spostando un lembo del cappotto, mostrando
così una rivoltella incastrata nella cintura.
Note:
Eccoci qui con il secondo capitolo, sono stata veloce, no?
Siamo ancora in
alto mare con
la trama (ok, battuta pessima), ma almeno iniziamo a conoscere un
po’ meglio le nostre fanciulle e l’ambiente in cui
vivono. Dal prossimo entreremo più nel vivo della questione,
come anche il finale può suggerire. Sempre sperando che ci
sia qualcuno a leggere ;)
Avendo già in mente la trama, proverò a mantenere
l’aggiornamento della storia settimanale, ma essendo sotto
esami non posso promettere nulla!
Vi lascio con un piccolo spoiler:
il titolo del prossimo capitolo sarà
“Welcome on board, Ladies”
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Piglet
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Capitolo 3 *** Welcome on board, Ladies ***
Welcome
on board, Ladies
-Benvenute
a bordo, signorine-
“E cosa vi fa pensare che
verremo con voi?” chiese Daphne con supponenza.
“Oh, so essere molto convincente quando voglio”
rispose il pirata spostando un lembo del cappotto, mostrando
così una rivoltella incastrata nella cintura.
Le due ragazze rimasero letteralmente impietrite. Non solo quel ragazzo
era un pirata –marchiato per di
più! –, ma voleva anche trascinarle
chissà dove e fare loro chissà cosa.
Le giovani si guardarono intorno spaventate, pronte a gridare aiuto, ma
neanche a dirlo, oltre a loro tre non sembrava esserci anima viva.
Provare a scappare era da escludere, dato che Daphne con il suo
elaborato vestito –per non parlare delle scarpe poi!
– non sarebbe andata lontano, ed Hermione non poteva certo
lasciarla lì.
“Forza signorine, non ho proprio tutto il
giorno” le spronò Blaise, dal momento che nessuna
delle due aveva ancora mosso un solo passo.
Prive di ogni possibile alternativa, alle fanciulle non rimase che
seguirlo.
Nel silenzio interrotto solo dal rumore dei loro passi, il cervello di
Hermione lavorava veloce, elaborando le più spaventose
–e fortunatamente assurde–
ipotesi sul loro più che mai incerto destino. La giovane non
sapeva quasi se augurarsi che Lady Greengrass scoprisse tutto e le
facesse salvare.
Ma il ricordo dell’ultima volta che la Lady si era leggermente
arrabbiata, mise quell’incontro sotto una luce
completamentenuova.
Che fosse stato il pirata a salvarle?
Il trio camminò per una decina di minuti circa, percorrendo
una moltitudine infinita di stretti vicoli e canali maleodoranti, che
alle fanciulle sembravano tutti uguali, ma che il pirata doveva
conoscere meglio delle proprie tasche. Hermione non aveva la
più pallida idea di dove fossero o dove stessero andando, ma
sapeva che la più totale mancanza di gente –e
soprattutto di guardie–
non poteva indicare nulla di buono.
“Si può sapere cosa volete da noi?”
chiese Daphne interrompendo finalmente quel pesante silenzio
“Da voi mia
cara, molte cose, ma devo ammettere che è stata la vostra
amica ad aver attirato la mia attenzione” le rispose Blaise
con un gran sorriso “ma non temete, non vi faremo alcun
male” aggiunse.
“F-faremo?” domandò allora Hermione con
un filo di voce.
“Mie care fanciulle, presto conoscerete il resto della
ciurma, ma come vi ho già detto, non avete nulla da
temere”
“Ah bè, se ce lo garantite voi allora possiamo
stare tranquille!” lo canzonò Daphne facendo
impallidire ulteriormente Hermione, che non avrebbe definito esattamente saggio prendere
per i fondelli il proprio carceriere, e facendo comparire sul volto del
giovane il secondo sorriso nell’arco di pochi minuti.
“Mia cara così mi offendete!” rispose
Blaise voltandosi verso di loro e fermandosi per la prima volta.
“Non so per chi mi abbiate preso, ma io non sono uno di quei
bucanieri da strapazzo. Sono un uomo d’onore, che mantiene la
parola data. E io vi do la mia parola che non vi verrà fatto
alcun male” proferì il pirata, evidentemente punto
sul vivo.
“Benissimo, staremo a vedere”
controbatté Daphne, riprendendo a camminare. Dopo pochi
minuti il trio abbandonò quel labirinto intricato,
trovandosi di nuovo in prossimità del mare. Di fronte a loro
trovarono un numero indefinito di barche, navi e galeoni più
o meno imponenti che, cullati dalle onde del mare, erano attraccati
alla banchina. L’attenzione delle due ragazze fu
immediatamente catturata un galeone più isolato dagli altri,
di sicuro il più bello e grosso di tutti.
“Signorine, ci siamo: quella è La
Fenice” disse Blaise, dopo aver seguito la
traiettoria dei loro sguardi.
Daphne era sinceramente impressionata, mentre Hermione letteralmente terrorizzata.
Deglutì a vuoto diverse volte mentre osservava meglio il
galeone più mastodontico che avesse mai visto: quello di
sicuro non preannunciava niente di buono.
Quando il trio raggiunse la nave, Blaise fece un segno al pirata di
vedetta –un ragazzo alto, molto robusto, e con una faccia non
esattamente sveglia–
che lanciò un’occhiata curiosa alle due ragazze,
ma non fece domande e diede l’ordine di farli salire a bordo.
Dopo poco comparve un altro ragazzo, questo molto più basso
e mingherlino. “Bentornato, comandante!”
salutò allegro il mozzo, facendo segno che potevano salire.
“Addirittura comandante!”
esclamò Daphne sorpresa voltandosi verso Blaise. Il pirata
fece per rispondere, ma a ragazza fu più svelta
“avrei detto mozzo”
e senza attendere risposta, s’incamminò sulla
passerella.
Blaise si lasciò sfuggire una risata, e fece segno a
Hermione di salire.
I vari movimenti –e l’annuncio da parte della
vedetta– attirarono sul ponte centrale il resto della ciurma,
che in pochi minuti si era radunata, morendo dalla voglia di scoprire
se effettivamente a bordo ci fossero delle donne.
“Signori vi prego, non siate scortesi, e non spaventate le
nostre ospiti” disse il comandante facendo smettere
immediatamente l’allegro vociare che si era formato
“dopo aver parlato con il capitano, queste gentili signorine
se ne andranno, quindi adesso…” a quella notizia
il vociare ricominciò più rumoroso di prima, ma
stavolta si levarono parecchi urli e grida di protesta, mentre Daphne e
Hermione si scambiavano un’occhiata colma di aspettativa.
“Si può sapere cos’è tutto
questo baccano?” chiese una voce che fece ammutolire tutti di
colpo. Dal retro della folla, che si era spostata per farlo passare, si
avvicinò un ragazzo. Era biondissimo, con la carnagione
molto chiara, e i tratti del viso piuttosto spigolosi. Non doveva avere
più di vent’anni –venticinque al
massimo– e dall’aura referenziale che lo
accompagnava, le ragazze capirono immediatamente che doveva essere il
famoso capitano. Hermione sperò con tutta se stessa che
Daphne non iniziasse a fare l’insolente anche con lui,
perché di certo non sarebbe finita bene, ma dalla faccia che
aveva l’amica, capì che non era nei suoi piani
più immediati.
“Oh capitano, giusto te cercavo!” lo
salutò Blaise “ho trovato qualcosa che penso possa
interessarti” uno sguardo assassino del biondo
stroncò sul nascere diverse risatine. Il pirata
tornò a guardare il suo interlocutore e depose uno sguardo
prima scettico e poi incuriosito sulle due ragazze “bene
allora, andiamo nel mio studio. Signorine, se volete
seguirmi” disse facendo strada.
“E voi altri tornate al lavoro!” intimò
al resto della ciurma prima di incamminarsi.
Incoraggiate da un segno di Blaise, le due ragazze si misero a seguire
il capitano. Percorsero tutto il ponte principale, fino a raggiungere
un’elaborata porta di legno massiccio che costituiva
l’accesso al sottocoperta.
Una volta entrati, percorsero un lungo e stretto corridoio, che li
condusse allo studio del capitano. La stanza era ampia e molto
luminosa, grazie alle vetrate che occupavano quasi l’intera
parete posteriore. La massiccia scrivania di mogano scuro era
posizionata al centro, e su di essa erano sparpagliati svariati volumi,
carte geografiche e pergamene varie. Il capitano prese posto sulla
comoda poltrona dietro la scrivania, e fece segno a Blaise di parlare.
“Draco, non indovinerai mai cosa questa giovane fanciulla
porta al collo” iniziò Blaise avvicinandosi a
Hermione e sfilandole con una sorprendente grazia la collana
incriminata. Quando riconobbe il ciondolo, Draco si alzò di
scatto dalla sedia “Non può essere!”
esclamò la collana dalla mano di Blaise
“è autentica, non ci sono dubbi” disse
dopo aver studiato la moneta per alcuni minuti “dove
l’hai trovata?” domandò rivolto a
Hermione.
“Ce l’ho da quando sono nata, è un
regalo dei miei genitori” rispose la ragazza
“Farò finta di crederti”
asserì Draco “State forse insinuando che sia una
bugiarda?” chiese Hermione con indignazione.
“Sto solo insinuando che è alquanto
improbabil…”
La porta si aprì di scatto, e un giovane pirata irruppe
nella stanza “Capitano, Comandante! Le guardie del Commodoro
stanno perquisendo tutte le navi, e si dirigono verso di
noi!” annunciò col fiato corto per la corsa.
Le guardie erano venute a cercarle! Erano salve! Daphne e Hermione si
scambiarono uno sguardo vittorioso, mentre i pirati discutevano sul da
farsi.
“Maledizione!” esclamò Blaise
“tutti ai propri posti, sapete cosa fare!” disse
Draco precipitandosi fuori dalla stanza, non prima di aver messo sotto
chiave la medaglia di Hermione in uno dei cassetti della scrivania.
Blaise fece per seguire i due pirati che erano appena usciti, ma poi si
ricordò di Daphne e Hermione.
“Fanciulle, c’è stato un ulteriore
cambiamento di programma, mi dispiace” e senza aggiungere una
parola uscì anche lui, chiudendo a chiave la porta.
Rimaste sole, le due ragazze provarono subito a forzare la serratura,
ma i vari tentativi risultarono tutti vani. Anche i cassetti della
scrivania si rivelarono inespugnabili, spaccando addirittura le forcine
più robuste di Daphne.
“Maledizione!” esclamò Hermione nello
sconforto più totale
“Su non disperare, la situazione non è poi
così grigia”
“Siamo state rapite dai pirati, che sono interessati alla mia
collana per chissà quale motivo, e ora siamo intrappolate a
bordo del galeone più ricercato d’Inghilterra
–“leggo i giornali io,
Daphne” disse in risposta allo sguardo curioso
dell’amica– se permetti la vedo decisamente
grigia!” la voce di Hermione era così
stridula che Daphne credette che avrebbe rotto tutte le finestre.
“Bè, potrebbe andare peggio…”
uno strattone che le fece quasi cadere a terra diede il chiaro segnale
che la nave era salpata “…come non
detto” continuò la bionda, adesso seriamente
preoccupata.
Nel tempo che passarono chiuse nell’ufficio del capitano, le
due amiche tentarono di elaborare –con scarsi
risultati– un ingegnoso piano di evasione: per prima cosa
avevano concordato di tenere nascosta l’identità
di Daphne– se glielo avessero domandato, il suo cognome
sarebbe stato Turner–.
In secondo luogo avrebbero dovuto recuperare il medaglione di Hermione,
e scoprire come mai interessasse tanto ai pirati. Poi non dovevano far
altro che andarsene senza farsi scoprire. Semplice, no?
Dopo circa due ore, qualcuno aprì finalmente la porta.
Draco e Blaise entrarono nella stanza.
“Bene signorine, come vi dicevo prima
c’è stato un lieve cambiamento di
programma” iniziò Blaise “abbiamo avuto
un hem…contrattempo con le
guardie del Commodoro, che a quanto pare è appena tornato in
città. Per questo motivo ora siamo in navigazione verso la
Scozia, ma vi lasceremo al primo porto franco che troveremo”
spiegò il comandante.
“Verso la Scozia?! Ma potrebbero volerci giorni!”
protestò Hermione.
“E poi come faremo a tornare a casa?”
domandò Daphne.
“Quelli signorine, sono tutti cavoli vostri”
rispose il capitano con un ghigno divertito “adesso, se non
vi dispiace io e il comandate avremmo delle faccende da sbrigare.
Ginevra si occuperà di voi”.
Non appena sentì pronunciare il suo nome, una ragazza dai
lunghi capelli rossi e il volto coperto di lentiggini entrò
nello studio.
“Capitano, Comandante” salutò la rossa,
ricevendo un cenno come risposta “Se volete seguirmi, vi
mostro la vostra stanza” si rivolse poi alle ragazze con un
gran sorriso, prendendo a camminare davanti a loro.
Il trio percorse una parte del corridoio che le ragazze avevano
già attraversato prima, poi voltò a destra e
scese una rampa di scale. Arrivata circa a metà di un
secondo corridoio, la ragazza si fermò aprendo una porta
sulla destra “Ecco, questa sarà la vostra stanza
per il tempo che rimarrete qui” disse facendole entrare e
chiudendosi la porta alle spalle. La stanza era piuttosto piccola, e
sorprendentemente elegante. Un ampio letto a baldacchino era
posizionato al centro, con due elaborati comodini ai suoi lati. Sulla
parete opposta alla porta, vicino a una grande finestra,
c’era un piccolo armadio di legno, e poco distante una
scrivania di mogano scuro.
“Spero non siate spaventate” disse Ginevra
“nell’armadio troverete lenzuola e asciugamani, e
al più presto recupereremo qualche vestito femminile, come
potete immaginare sulla nave scarseggiano” aggiunse indicando
l’armadio “Il bagno è la porta in fondo
al corridoio sulla sinistra. Non appena lo vorrete vi farò
vedere il resto della nave, e poi vi accompagnerò a cena. Il
Comandante ha esplicitamente richiesto di mangiare con voi”
le avvisò, parlando sempre più velocemente
“ah, io comunque sono Ginny, Ginny Wealsey. Sono
l’unica ragazza della nave, e non avete idea di quanto sia
felice di avervi qui” s’interruppe riprendendo
finalmente fiato.
Le due ragazze rimasero parecchio sorprese, sia per
l’eleganza della stanza che era stata riservata loro
–Daphne, che si era già immaginata di dover
passare la notte con una decina di pirati ubriachi e qualche topo,
tirò un sospiro di sollievo– sia per la calorosa
accoglienza della giovane, che sembrava sinceramente contenta della
loro presenza.
“Grazie mille Ginevra” disse Hermione
“hem..Ginny!” si corresse immediatamente dopo
l’occhiataccia della rossa “ma
figuratevi!” le rispose con un gran sorriso in volto
“adesso vi lascio sistemare, vi aspetto sul ponte tra dieci
minuti!” aggiunse trattenendo a stento la frenesia, e
uscì dalla stanza.
“Quella è tutta matta”
affermò Daphne prima di dirigersi verso il bagno.
Rimasta sola, Hermione si coricò sul grande letto. Sarebbe
stata una lunga notte.
Note alla storia:
eccoci con il terzo capitolo. Purtroppo non mi fa impazzire, diciamo
che nella mia testa era molto più bello, ma spero possa
piacervi. Finalmente le nostre dolci fanciulle fanno la conoscenza di
Ginny e soprattutto Draco, anche se di lui si palerà di
più nei prossimi capitoli. Questa volta non vi lascio alcuno
spoiler perché non sono certa del titolo del prossimo
capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla settimana prossima –esami permettendo,
ovviamente!–
Piglet
|
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Capitolo 4 *** Setting sail to the Northen seas ***
Setting
sail to the Northen seas
-Rotta verso i mari del nord-
Dopo che anche Hermione si diede
una rapida –fulminea quasi–
sistemata, le due amiche uscirono sul ponte principale.
Il sole era appena tramontato, e sull’oceano si era
improvvisamente alzato un vento freddo, che fece stringere le ragazze
nei loro vestiti leggeri.
Ginny, completamente rilassata e appoggiata con i gomiti al bordo della
nave, era intenta a parlare con un gruppo di ragazzi disposti in
semicerchio di fronte a lei.
Non appena vide le due ragazze arrivare le salutò allegra,
facendo loro segno di avvicinarsi.
“Eccovi qui finalmente” esclamò la rossa
“signori, queste sono Daphne e Hermione”
affermò, presentandole ai quattro ragazzi con cui stava
parlando “ragazze, ecco a voi Neville, il cuoco di
bordo” disse indicando un ragazzo sulla ventina con folti
capelli neri e due grandissimi occhi nocciola, che buttando fuori una
boccata di fumo, rispose con un’alzata di mano e un sorriso
spensierato. “Colin, il mozzo” il ragazzo che le
aveva fatte salire a bordo poche ore prima fece una smorfia alla parola mozzo “Ginny,
perché devi ricordarlo sempre a tutti?”
protestò alzando gli occhi al cielo
“perché è quello che sei”
“piccolo Colin” lo presero in giro i due ragazzi
che Ginny non aveva ancora presentato, mostrando due ghigni identici
coperti di lentiggini “e loro sono i gemelli, Fred e George,
i miei adorati fratellini…”
“addetti agli esplosivi, signorine”
“Al vostro servizio” conclusero per lei i fratelli,
mimando anche un inchino in direzione di Daphne e Hermione che
sorrisero divertite.
Il gruppetto rimase un po’ a chiacchierare del più
e del meno, anche se l’argomento principale erano Hermione e
Daphne. Tutti, specialmente Ginny, sembravano estremamente interessati
a quello che “la gente normale”
–così definita da Colin– facesse
solitamente.
Stando attente a non rivelare qualcosa di troppo,
le due ragazze risposero con entusiasmo alle moltissime domande da cui
vennero letteralmente bombardate. Per una buona mezz’ora
Hermione si dimenticò completamente di essere prigioniera su
un galeone pirata diretto chissà dove. In quel momento erano
solo lei e Daphne a fare quattro chiacchiere con un gruppo di ragazzi,
e le sembrava la cosa più normale del mondo. Tutta la paura,
l’ansia e l’agitazione che l’avevano
accompagnata fino a poco tempo prima l’avevano pian piano
abbandonata. Adesso, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe
risposto che si sentiva quasi…bene.
“Come vi dicevo prima, il Comandante ha fatto esplicita
richiesta di cenare con voi..” riprese Ginny “Ma
che fortuna!” la interruppe il commento sarcastico di Daphne,
che suscitò una risata generale “scusala Ginny,
continua pure” intervenne Hermione non riuscendo a trattenere
un sorriso “di solito lui, Theo e il Capitano cenano intorno
alle otto. Vi consiglio di essere puntuali, meglio non indispettire
Drac..hem il Capitano” concluse sporgendosi un poco per
vedere meglio l’orologio appeso sopra la porta
d’ingresso del sottocoperta “Sì
signorine, sarebbe decisamente meglio
non indispettirlo” disse uno dei gemelli “a
proposito, è meglio che io inizi ad avviarmi in
cucina” convenne Neville, allontanandosi dal gruppo dopo aver
buttato la sigaretta oltre la balaustra e aver rivolto un cenno di
saluto generale. Quelle parole ebbero l’effetto di svegliarla
dalla trance in cui
era caduta, e il luogo e la condizione in cui si trovavano tornarono a
fare capolino nella sua mente.
“Ma è così terribile questo
capitano?” domandò allora Hermione spinta in parte
da sincera curiosità, e in parte dal suo istinto di
sopravvivenza. I ragazzi fecero per rispondere, ma una voce li
precedette “Oh sì, e molto più di
quanto si dica in giro”.
Draco Malfoy aveva parlato da un punto non ben precisato –ma
pericolosamente vicino–
sopra le loro teste. I sei ragazzi si voltarono tutti in direzione
della voce.
Lo trovarono poco lontano da loro, appoggiato con una grazia che di
primo impatto Hermione mai gli avrebbe attribuito, alla balaustra che
delimitava il ponte superiore.
“Capitano, ci hai fatto prendere un colpo!”
esclamò Ginny portandosi una mano al petto
“diciamo che ho voluto evitare deidisastri”
rispose lui con sguardo eloquente, facendo arrossire la giovane Weasley.
“Fred, George, Theo dice di aver bisogno di voi per dei
cannoni difettosi” disse il capitano rivolgendosi ai gemelli
“Andiamo subito, Capitano!” risposero in coro prima
di incamminarsi verso prua.
“Canon” apostrofò il mozzo “la
poppa è un disastro”
“me ne occupo subito, Capitano!” esclamò
leggermente intimorito il ragazzo, precipitandosi a recuperare un
secchio e uno straccio.
Il capitano si trovò così da solo con le uniche
tre donne della nave.
“Ginny, perché non ti fai accompagnare dalla
signorina…” incominciò Draco indicando
Daphne col capo “Daphne, Daphne Turner”
rispose lei sentendosi chiamata in causa “..dalla signorina
Turner a cercare degli abiti più adatti,
mentre io faccio due chiacchiere con la signorina..”
continuò adesso indicando Hermione, che sentì la
leggerezza di poco prima abbandonarla completamente, per lasciare
spazio a una sensazione non ben definita, ma sicuramente poco piacevole
“Granger” ripose, con una voce che sperò
apparisse calma e sicura “mentre io faccio due chiacchiere
con la signorina Granger” concluse spostando nuovamente lo
sguardo su Hermione.
Dopo un segno di assenso da parte di Ginny, due ragazze si
allontanarono “a dopo Capitano, Hermione”
salutò la rossa, prima di sparire insieme a Daphne.
“Bene, Hermione”
iniziò Draco, accentuando il nome di battesimo
“facciamo due passi, ti spiace?” domandò
“affatto” rispose lei, aspettando che scendesse le
scale e la raggiungesse sul ponte.
“Prima non abbiamo avuto modo di parlare” disse
prendendo a camminare sul senza guardarla in viso “di parlare
della tua collana. Te l’ho già chiesto, e
farò finta di essermi dimenticato della sciocca risposta che
ho ricevuto. Adesso te lo domando nuovamente: dove hai preso quel
medaglione?” chiese fermandosi e spostando lo sguardo su di
lei.
Hermione, che era ancora profondamente offesa per non essere stata
creduta prima, si costrinse a prendere un bel respiro prima di
rispondere.
“Come vi ho già detto nel vostro studio, prima che
ci faceste chiudere dentro, la collana è sempre stata mia.
Me l’hanno regalata i miei genitori quando sono
nata” ribadì guardandolo con astio, e dato che lui
non accennava a rispondere, “Poco m’importa che mi
crediate o meno” aggiunse riprendendo a camminare dopo che
anche lei si era fermata.
Quell’atteggiamento stupì entrambi. Mai Hermione
avrebbe creduto di rispondere a qualcuno in maniera così
maleducata, figurarsi al capo dei pirati che la tenevano prigioniera!
Grata che gli stesse dando le spalle, si lasciò sfuggire un
sorriso vittorioso. Una strana espressione comparve per sul viso del
capitano, ma dopo una frazione di secondo il volto era tornato una
maschera indecifrabile. Come si permetteva quella di
rivolgersi così a lui,
mentendo così platealmente poi! “Benissimo, vi
credo” rispose Draco dopo che l’ebbe raggiunta con
due falcate. “Davvero?” domandò
incredula Hermione, che temeva ancora lunghe discussioni
sull’argomento, magari accompagnate da atroci torture
“certamente, dopotutto dubito che possiate essere
cosìstupida da
mentire al capitano de La Fenice” affermò serio
“per mia fortuna non lo sono affatto” rispose lei
con fierezza, incurante che si vedesse quanto fosse indispettita.
“A proposito” continuò “posso
riavere indietro la mia collana, per favore?”
domandò guardando il capitano dritto negli occhi
“Assolutamente no” rispose lui serafico, senza
togliere lo sguardo dal suo. Hermione, che si era aspettata quella
risposta non si fece scoraggiare “Posso almeno sapere
perché vi interessa tanto?”
Il giovane ghignò, e Hermione vide un lampo attraversargli i
profondi occhi grigi, un lampo che non le piacque per niente.
“Attenta a giocare col fuoco, poi ci si brucia” e
senza aggiungere una parola o darle il tempo di ribattere, Draco si
allontanò.
Ginny e Daphne riuscirono a trovare molti più indumenti
–Daphne non se l’era sentita di definirli abiti–
di quanti sperassero, e alcuni non erano nemmeno così
terribili. Quando Hermione tornò in camera, trovò
Daphne intenta a osservare con attenzione i capi che lei stessa aveva
appena sistemato nell’armadio.
“A casa ho l’imbarazzo della scelta, qui
c’è imbarazzo e
basta” commentò la bionda appena si rese conto che
l’amica era tornata, e così dicendo
optò per un vestito blu un po’ sgualcito, ma ancora presentabile.
Hermione sorrise, constatando che anche in una situazione assurda come
quella in cui si trovavano Daphne era sempre…Daphne.
“Dai, quello va benissimo” asserì
Hermione sedendosi sul grande letto a baldacchino.
“Sì, non è poi così male.
Ora vediamo di trovare qualcosa anche per te” rispose
l’amica tornando a osservare l’armadio con aria
corrucciata “Ah, quasi dimenticavo! Cosa voleva il
capitano?” chiese curiosa voltandosi verso Hermione.
“Mi ha chiesto di nuovo dove ho preso il mio
medaglione” rispose lei lasciandosi sfuggire uno sbuffo.
“E…?” la incitò a proseguire
l’amica “E niente, gli ho ripetuto che ce
l’ho da quando sono nata. Questa volta ha detto di credermi,
affermando che dubita che io possa essere tanto stupida da mentire al
grande capitano de La Fenice. Come se avessi mentito! Dio quanto lo
odio!” Hermione in preda alla rabbia aveva i pugni serrati e
stringeva con forza il copriletto “che faccia
tosta” commentò Daphne segretamente divertita
dalla situazione, perché non vedeva mai Hermione perdere le
staffe “Ma non è finita! Sapendo che non me lo
avrebbe restituito, ho provato almeno a chiedere come mai gli interessa
tanto. Dopo avermi quasi riso in faccia mi ha detto di non giocare col
fuoco perché poi ci si scotta!” la ragazza smise
di torturare il copriletto e si alzò in piedi
“arrogante…borioso che non è altro! Non
vedo l’ora di andarmene da questa stupida nave, ne ho
già abbastanza!” esclamò avvicinandosi
all’armadio “Dai Hermione non te la prendere.
Dopotutto cosa ti aspettavi, sono pur semprepirati,
no?” tentò di farla ragionare Daphne
“ecco, mettiti questo e andiamo, che siamo quasi in
ritardo” disse passandole il vestito bianco e nero che aveva
scelto per lei.
Come aveva detto a Daphne prima di salutarla, Ginny le passò
a prendere alle otto meno cinque, e le accompagnò nella sala
da pranzo, che si trovava poco lontano lo studio del capitano.
Attraversando la nave Hermione fece più attenzione ai
particolari che quel pomeriggio le erano sfuggiti a causa
dell’ansia e della paura. La nave era un vero e proprio
spettacolo. Elegante e curatissima, aveva al suo interno opere di ogni
genere e stile. I mobili di età barocca, i lampadari a
goccia di murano, quadri dei più svariati artisti. Si disse
che sicuramente erano stati tutti rubati a persone perbene amanti
dell’arte, e che questi zoticoni non
avevano nemmeno la più lontana idea del valore e della
bellezza delle opere da cui erano circondati.
Senza rendersene conto rimase indietro, intenta a osservare un quadro
dalla straordinaria bellezza, appeso poco lontano dalla porta della
sala da pranzo.
“È un Vermeer, un originale” la
informò una voce alle sue spalle. Hermione si
girò di scatto, trovandosi di fronte il capitano, intento
anche lui a osservare il quadro “Un Vermeer?!”
esclamò lei incredula
“Sì, è un pittore fiammingo vissuto nel
secolo scorso..”
“So benissimo chi è! È che mai avrei
pensato di poter vedere una suo opera originale”
spiegò la ragazza continuando a fissare il dipinto
“dove lo avete preso?” domandò spostando
lo sguardo sul giovane “l’ho comprato da un
commerciante d’arte in Norvegia. Non era molto abile, infatti
l’ho pagato una miseria. Uno dei miei affari
migliori” raccontò Draco “lo
avete comprato?”
domandò incredula Hermione senza preoccuparsi di nascondere
la sorpresa “sarò anche un pirata, ma
sull’arte sono molto intransigente. Nessuna delle opere della
nave è stata rubata” Precisò il
capitano, che se si era offeso non lo diede a vedere. “Adesso
però è ora di cena” annunciò
con un tono che non ammetteva repliche, e anche se di malavoglia,
Hermione si costrinse a seguirlo.
Per quanto le costasse, Hermione dovette ammettere che la cena era
stata impeccabile e a tratti perfino gradevole . Le
portate tutte ottime –si ripromise di fare i complimenti a
Neville non appeno lo avesse visto– e la compagnia
sorprendentemente piacevole, si era addirittura divertita vedendo
Daphne rispondere a tono alle avances più
o meno esplicite di Blaise. L’unica eccezione ovviamente era
stata il capitano, che dopo essersi rivelato un amante
dell’arte, era tornato la persona fastidiosa e sgradevole di
poche ore prima.
Le due amiche avevano anche fatto la conoscenza di Theodore Nott,
l’ufficiale di bordo, un ragazzo di ventidue anni abbastanza
riflessivo e taciturno, che a Hermione aveva fatto un’ottima
impressione.
Come prima mezza giornata sulla nave– se si volevano
escludere il fatto che erano state rapite, e naturalmente quel capitano
tutt’altro che piacevole– non era stata
poi così male, ma prima di darsi la buonanotte e
addormentarsi, entrambe le ragazze si trovarono a sperare che
quell’avventura finisse
al più presto.
Note alla storia:
Eccomi qua. Un po’ in ritardo rispetto al solito è
vero, ma sono giustificata dalle fatiche della sessione invernale,
abbiate pietà! ;)
Alloooora innanzi tutto volevo dirvi che sono contentissima! La storia
sta avendo molto più successo di quanto avessi sperato, e
quindi colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che la
leggono.
Passando al capitolo, ammetto che non è niente di che.
Purtroppo questo e il prossimo sono un po’ dei capitoli di
“passaggio” che servono alla storia per arrivare
nel vivo, ma spero comunque che possano piacervi. Adesso iniziamo a
conoscere meglio Draco, che da brava serpe è piuttosto
arrogante, e tira fuori il peggio di Hermione, che testarda e
orgogliosa non ha la minima intenzione di farsi mettere i piedi in
testa.
Ora è meglio che vada, perché domani ho un esame
e mi devo svegliare all’alba (ebbene sì, proprio
domani!! Solo che non ne potevo più di studiare,
così mi sono presa un’oretta di svago per finire
il capitolo e pubblicarlo. Speriamo che il fato non mi punisca. Nel
caso mi avrete sulla coscienza, sappiatelo!)
Vi saluto, spero di riuscire ad aggiornare velocemente, ma
giovedì prossimo ho un altro esame, quindi la vedo dura.
Concludo dicendo che mi farebbe moooooolto piacere sapere cosa pensate
del capitolo e della storia, se ci sono dubbi o cose non chiare, che
magari do per scontate o che ho spiegato male.
A presto,
Piglet :)
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Capitolo 5 *** Life below deck ***
Life
below deck
-Vita sottocoperta-
Il
vento che si era alzato la sera precedente aveva allontanato quasi
tutte le nuvole, e anche se erano solo le sette del mattino, la
giornata si prospettava calda e soleggiata.
Su esplicita richiesta del capitano, Ginny si presentò in
camera delle ragazze alle sette in punto, pronta a svegliarle e
–testuali parole– a metterle
sotto.
Daphne, che neanche era a conoscenza dell’esistenza di un
simile orario, vide morire sul nascere la speranza che si trattasse
solo di un terribile incubo nel momento stesso in cui Ginny
bussò soavemente alla
loro porta.
“Buongiorno fanciulle!” esclamò allegra
la giovane Weasley entrando con la forza di un uragano nella stanza
“il sole splende, il mare è una tavola e ci
attende una bella giornata di lavoro” alla parola lavoro Daphne
perse un battito “come hai detto scusa?”
domandò allarmata “che il sole sple..”
ma la risposta di Ginny venne interrotta da un’assonnatissima
Hermione –che per ore si era girata e rigirata nel letto
senza trovare pace, fin quando il sonno non l’aveva colta,
accompagnato dalle prime luci dell’alba–
“Ginny, non credo che Daphne si riferisse alle condizioni
atmosferiche” disse sbadigliando “hai detto lavoro?!”
esclamò per l’appunto la bionda, adesso
perfettamente vigile e sveglia “sì, il capitano e
il comandante mi hanno detto di tenervi impegnate, facendovi passare la
giornata con me” spiegò Ginny divertita. Perfetto,
ci mancava solo questo fu
il pensiero di Daphne, mentre rassegnata si alzava dal letto.
Dopo un’ottima e abbonante colazione, in cui Hermione non
perse l’occasione di congratularsi con Neville anche per la
cena della sera precedente, le ragazze ascoltarono Ginny illustrare il
piano della giornata. Per prima cosa si sarebbero dedicate a sistemare
le vele che si erano strappate con l’ultima tempesta; poi
avrebbero aiutato i gemelli con alcuni cannoni difettosi; a seguire le
avrebbe attese qualche ora di pesca alla traina che, con un
po’ di fortuna, sarebbe terminata per l’ora di
pranzo. Per il pomeriggio non avevano ancora programmi, ma le ragazze
dubitavano che per allora sarebbero state ancora intere.
“Ginny, posso farti una domanda?” chiese Hermione
cucendo quella che ormai era la terza toppa su un pezzo di vela
particolarmente malridotto “certamente!” rispose
allegra Ginny togliendo l’ennesima ciocca di capelli che il
vento le spostava continuamente sul viso “come mai sei
l’unica ragazza della nave? Cioè,
perché non ce ne sono altre?” indagò,
sperando di non aver posto la domanda sbagliata. Ginny si fece scappare
un sorriso “in realtà le donne non sono ammesse
sulle navi. Cioè, in alcuni paesi sì, ma non in
Inghilterra. Né sulle navi legali,
né su quelle dei pirati” spiegò
continuando a cucire “ah ecco, immaginavo fosse
così anche per i pirati” constatò
Hermione “Allora….che ci fai qui? Cioè
insomma, hanno rapito anche te?” Ginny questa volta rise di
gusto “assolutamente no, sono io che ho imposto la mia
presenza.” Le ragazze la guardarono con aria confusa
“Fred e George non sono gli unici fratelli che ho. Noi siamo
una famiglia numerosissima, io sono la più piccola e
l’unica femmina di sette figli. –le ragazze
strabuzzarono gli occhi– Da quando i miei genitori sono
morti, abbiamo dovuto prenderci cura di noi stessi, e tutti i miei
fratelli si sono dati alla pirateria, finendo su varie navi. Ovviamente
l’unico problema ero io.
Nessuno voleva una donna a bordo, perché si dice che portino
sfortuna” spiegò alle amiche, che continuavano a
cucire senza perdersi una singola parola “poi per fortuna i
gemelli conobbero Malfoy e la sua ciurma. Provarono a convincerlo a
farmi prendere con loro, ma il capitano era irremovibile –
“e te pareva” si lasciò sfuggire
Hermione– allora lo sfidai a duello”
“Cosa?!” urlarono in coro le ragazze, facendo
ridere nuovamente Ginny “L’ho sfidato a duello.
Sapete, con la spada me la cavo piuttosto bene. Ci scontrammo, ma non
vinse nessuno perché venimmo interrotti. Fatto sta che devo
averlo impressionato, perché da quel giorno entrai a far
parte della ciurma”
“Però, che storia!” commentò
Daphne sinceramente impressionata “e quindi sei un mago con
la spada, eh?” domandò Hermione interessata
“Sì, diciamo che ci so fare” rispose
Ginny facendole l’occhiolino.
Intorno alle dieci, il trio raggiunse i gemelli, che erano in compagnia
di altri due ragazzi. Uno era decisamente alto e ben piazzato, con la
faccia un po’ arcigna e un’espressione stralunata.
L’altro invece era biondo, più basso di una
spanna, nettamente più esile e con un sorriso mozzafiato. Le
ragazze riconobbero subito il primo come la vedetta, mentre il secondo
non lo avevano mai visto.
“Ragazze, vi presento Anthony e Tiger” disse uno
dei gemelli quando si furono avvicinate abbastanza “sono la
vedetta” continuò l’altro gemello
indicando Tiger, che le salutò con un cenno e una sorta di
grugnito “e il nostro stratega di bordo” aggiunse
indicando Anthony, che invece si presentò sorridente,
porgendo loro la mano. Il gruppetto rimase un po’ a ridere e
scherzare, ma l’arrivo del capitano li riportò
all’ordine. “Goldstein, è un quarto
d’ora che Blaise ti sta cercando! Si può sapere
cosa diavolo hai da fare?” sbraitò Malfoy in
direzione di Anthony , raggiungendoli con passo deciso “mi
scusi capitano, vado subito!” rispose lui scattando
sull’attenti, smettendo di rivolgere il suo bel sorriso a
Hermione “Sarà meglio! Non ti facevo uno che perde
la testa per due sottane!” asserì il capitano
mentre biondo si allontanava alla ricerca del comandante.
“Ginevra, eravamo rimasti che le avresti fatte lavorare oggi,
non civettare con i miei uomini” commentò Malfoy,
posando uno sguardo severo sulle ragazze. “Stavamo solo
scambiando due parole, capitano” provò a spiegare
Ginny “sì, ho notato. Direi che di chiacchiere ne
avete fatte abbastanza, adesso mettetevi al lavoro”
ribadì prima di raggiungere Theodore.
“Che persona piacevole e a modo!”
commentò sarcastica Hermione livida di rabbia non appena
Malfoy si fu allontanato abbastanza. Era più forte di lei,
quel ragazzino –perché uno così non
poteva essere definito altrimenti– borioso e arrogante la
mandava su tutte le furie, con quei suoi modi così insolenti
e terribilmente scortesi. “Su Hermione non te la prendere, il
capitano è fatto così” provò
a rincuorarla uno dei gemelli “Sì, ma che si
prenda una camomilla! Stavamo solo parlando, come tutti del
resto!” sbottò indicando intorno a sé,
dove svariati gruppetti svolgevano le loro mansioni chiacchierando
allegramente.
Le ragazze rimasero in compagnia dei gemelli per un paio
d’ore, intente a osservarli aggiustare alcuni cannoni
difettosi. In un primo momento avevano provato a dare una mano
–con risultati a dir poco disastrosi–, ma poi i
Weasley avevano gentilmente detto loro che potevano semplicemente
limitarsi a guardare.
Quando fu il turno della pesca, Daphne cominciava ad averne decisamente
abbastanza, mentre Hermione era sempre più affascinata dai
mille talenti della ciurma, prima fra tutti Ginny. Quella ragazza
sapeva fare proprio di tutto: da duellare con la spada, a cucire le
vele. Era davvero piena di risorse. Hermione si trovò a
pensare che non sarebbe stato affatto male riuscire a fare tutte quelle
cose, soprattutto saper usare una spada.
Fortunatamente si trovavano in una zona propizia alla pesca, e in
relativamente poco tempo Ginny riuscì a recuperare una gran
quantità di pesce, che portarono subito in cucina da Neville.
Le ragazze pranzarono in compagnia dei gemelli, Colin, Anthony e altri
ragazzi della ciurma, a cui Ginny le presentò. Parlarono
allegramente del più e del meno, fino a quando Hermione non
notò un libro impolverato su una mensola.
“Ma questo è Robinson
Crusoe!” esclamò prendendo il volume
tra le mani “è in assoluto uno dei miei libri
preferiti! L’avrò letto almeno dieci
volte.” continuò entusiasta
“è di qualcuno di voi?”
domandò al gruppetto ancora seduto a tavola. “No,
direi che è del comandante o del capitano” rispose
Ginny dopo alcuni secondi di imbarazzante silenzio “Che
c’è, qualcosa non va?” chiese nuovamente
Hermione accortasi della strana reazione. “No no,
tranquilla” le rispose subito Anthony, con un sorriso
rassicurante “è che noi non sappiamo
leggere” replicò quasi in simultanea Colin,
beccandosi parecchie occhiatacce da parte dei compagni. Hermione rimase
un attimo perplessa, ma poi si diede mentalmente della stupida. Era
ovvio che non sapessero leggere! Il capitano e il comandante potevano
aver imparato, magari per necessità, ma loro di certo non
avevano un’insegnante privato. E poi erano pirati, lupi di
mare, di certo facevano altro che non fosse leggere un libro per
impiegare il proprio tempo sulla nave.
“Bè, possiamo insegnarvi io e Daphne, se
volete” disse allegramente Hermione
“Davvero!?” chiese Ginny speranzosa
“Certamente!” rispose con un gran sorriso,
scambiandosi un’occhiata con Daphne per assicurarsi che anche
lei fosse d’accordo “Bè, grazie mille
ragazze, non sarebbe affatto male!” le ringraziò
Colin, ancora rosso d’imbarazzo “Ma figuratevi, ci
fa solo che piacere! E voi magari potreste insegnarci qualcosa in
cambio” propose Hermione, ripensando a quante cose aveva
visto fare solo quella mattina “Aggiudicato!”
acconsentì Anthony raggiante.
Il pomeriggio passò sorprendentemente veloce, con una Ginny
più che entusiasta per la questione delle lezioni. Non era
stata zitta un secondo, programmando i giorni seguenti nei minimi
dettagli. Per prima cosa avrebbero imparato a leggere, e poi, se ci
fosse stato abbastanza tempo, a scrivere. Lei in cambio avrebbe
insegnato alla ragazze a duellare con la spada; i gemelli a sparare con
pistole e cannoni; Neville –che era stato informato da
Anthony subito dopo pranzo– qualche ricetta golosa, e Colin,
che non aveva niente da insegnare, si era offerto di tirare a lucido la
loro stanza per tutto il tempo in cui sarebbero rimaste sulla nave.
La sera le raggiunse trovandole soddisfatte ma stravolte. Ebbero solo
alcuni minuti per riposare, prima che Ginny le avvisasse che avrebbero
cenato nuovamente in compagnia del comandante, Theodore e del capitano.
Alla notizia non reagirono con troppo entusiasmo, dato che
entrambe avrebbero preferito di gran lunga cenare con Ginny e gli
altri, ma senza lamentarsi troppo –ad alta voce– si
prepararono e raggiunsero i loro ospiti.
Ancora una volta la cena si rivelò superba, e la compagnia
discreta. Le ragazze conobbero meglio Theodore e il comandante, che non
smise con le sue avances in
direzione di una Daphne visibilmente scocciata. Il capitano invece, che
a quanto pare era ancora dell’umore nero della mattina, non
disse quasi una parola. Il tutto mise di ottimo umore Hermione, che
quella sera se ne andò a dormire con il sorriso sulle labbra.
Note dell’autrice:
Ciao a tutti! Sono tornata :D
Come vi avevo detto ero in piena sessione invernale, e oggi
è stato il primo giorno in cui ho finalmente trovato il
tempo per ricontrollare il capitolo e pubblicarlo. Come avevo
preannunciato questo capitolo è stato un po’ di passaggio per far
entrare le fanciulle un po’ più in confidenza con
Ginny e conoscere qualche altro personaggio (vedi Anthony Goldstein).
Mi scuso per la scarsa lunghezza, ma non avrebbe avuto senso
interromperlo più avanti :)
Che dire? Spero vi sia piaciuto.
Vi ringrazio immensamente per essere arrivati fin qui (e ovviamente
spero continuerete), ribadisco che mi farebbe davvero
molto piacere ricevere
un vostro commento, sia esso positivo o negativo, per sapere cosa
pensate della storia, se ci sono errori, incongruenze o dei semplici
dubbi.
Vi saluto,
Piglet :)
|
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Capitolo 6 *** Am I in the right place? ***
AVVISO:
Innanzi tutto mi scuso per
l’immenso ritardo con cui pubblico questo sesto capitolo.
L’ispirazione tardava ad arrivare e ho preferito farvi
aspettare un po’ di più piuttosto che pubblicare
un capitolo sciatto e che non mi piaceva.
In secondo luogo volevo avvisarvi che lunedì parto per una
vacanza di due settimane *che bella la vita*, e quindi per un
po’ non avrete mie notizie.
*Non temete, tornerò presto! Ma se dovessi mancarvi proprio
tanto, potete sempre leggere la mia one-shot Diciannove
anni dopo e
dirmi cosa ne pensate ;) *
Per entrambi i motivi sopra citati ho deciso di premiarvi (?) con
questo capitolo un po’ più lungo e corposo del
solito.
Spero veramente possa piacervi, anche se la mia paura è che
possa risultare un po’ troppo intricato o pesante
(specialmente a livello di sintassi). Ovviamente spero di no, ma se
dovesse essere così vi invito a farmelo presente,
così da poter migliorare :)
Scusate lo sproloquio, adesso vi lascio al capitolo ;)
Am
I in the right place?
-Al posto giusto?-
[Almost
instantly....Alice spoke out....
glancing at the divided road:
“Which way should I go?”
After a moment of silence,
the Cheshire cat said,
“That depends....” Alice said,
“Depends on what?” The cat said:
“It depends on your destination.
Where are you going?”
“I don’t know....I just don’t
know....”
answered a confused Alice.
“Then,” said the Cheshire cat,
while grinning broadly...
“It really does not matter.”]
-Alice in Wonderland-
Nei giorni successivi, finalmente si diede il via all’operazione
collaborazione –così
denominata da un più che orgoglioso Colin, che ignorava
bellamente le numerose proteste e risatine che il nome aveva
suscitato– che si rivelò subito un grandissimo
successo.
Previa minacc..hem, richiesta di Hermione, Daphne aveva esposto la loro
idea a Blaise, e in cambio di una cenetta tête-à-tête,
era riuscita ad ottenere il permesso di utilizzare una stanza vicino
alla cucina come aula, e l’accesso alla piccola ma
fornitissima biblioteca di bordo, cosa che aveva reso Hermione euforica
per diversi giorni.
Inizialmente la classe era formata solo da Ginny, Neville, Colin,
Anthony, Tiger e sporadicamente i gemelli, ma con il passare del tempo
si aggiunsero molti altri componenti della ciurma, che resero
l’aula decisamente affollata.
Nonostante il numero e alcune difficoltà iniziali, i ragazzi
si rivelarono degli ottimi alunni, molto curiosi e vogliosi di
imparare. La più determinata, e senza dubbio la
più brillante della classe era Ginny, che la viveva come una
vera e propria rivincita personale (contro chi o cosa non era
dato saperlo).
Anche Daphne e Hermione fecero un lavoro eccellente, riscoprendosi
delle ottime insegnati –“bè, se non
altro adesso sappiamo che mia madre aveva ragione: mi ripeteva sempre
che tutte le mie costosissime lezioni
sarebbero servite a qualcosa” disse una sera Daphne prima di
coricarsi, scoppiando a ridere insieme a Hermione, che aveva come
l’impressione che insegnare a leggere e a scrivere a un
gruppo di pirati non fosse proprio quello che la signora Greengrass
avesse in mente–.
Le ragazze ebbero invece qualche problemino in più nei panni
delle alunne.
Daphne, che tra i libri se l’era sempre cavata più
che egregiamente –nonostante le continue lamentele degli
innumerevoli insegnati che aveva avuto– era quella che aveva
riscontrato maggiori difficoltà. Il fatto è che
il lavoro manuale non era esattamente il suo
forte.
Anzi, non lo era affatto.
Hermione al contrario, con anni e anni dei più svariati
lavoretti alle spalle, non se la cavava male. Certo, la maggior parte
di quelle attività non le aveva neanche mai immaginate,
ma non si faceva scoraggiare e imparava in fretta.
Così, mentre i pirati scoprivano la storia di Robinson
Crusoe e
i fantastici Viaggi
di Gulliver, le ragazze imparavano a duellare con la spada,
a caricare e scaricare cannoni e a sparare con le più
svariate armi da fuoco.
Uno scambio alla pari insomma.
Una sera Hermione si trovò a pensare che lei e Daphne,
già che erano state rapite e compagnia cantando, erano state
davvero fortunate a finire su un galeone come La
Fenice. Ne aveva sentite di storie sui pirati –e
sapeva che molti erano molto peggio quanto si sentisse in
giro– ma quei ragazzi che stava imparando a conoscere e
apprezzare ogni giorno di più, non potevano essere
più lontani dai protagonisti di quelle storie che in passato
l’avevano tanto spaventata.
Certo, alcuni erano un po’ scorbutici, con modi di fare
alquanto discutibili,
ma aveva notato l’impegno da parte di tutti
nell’essere sempre gentili e disponibili.
Si corresse, quasi tutti.
L’unica pecca di quella ciurma eccezionale era senza dubbio
il suo capitano, che evidentemente ricambiava in pieno
l’affetto che Hermione provava per lui, perché si
premurava di starle il più lontano possibile.
Comunque la ragazza dovette ammettere, almeno a se stessa, che il
biondino sapeva essere un capitano eccellente –a
modo suo, certo– e i suoi uomini ne erano la prova lampante.
Erano confusionari, disordinati e dispersivi, però
–incredibilmente– insieme si completavano e funzionavano a
meraviglia. Le ricordavano quasi gli ingranaggi di un orologio: ognuno
svolgeva il proprio compito in collaborazione con gli altri, facendo
così muovere il tutto in perfetta armonia.
Una notte, la ragazza sognò i suoi genitori per la prima
volta da quando si trovava a bordo della nave.
Chissà quanto dovevano essere preoccupati e in pensiero per
lei, senza sapere dove fosse e come stesse. Si promise che non appena
le avessero lasciate in Scozia, dare loro sue notizie sarebbe stata la
prima cosa che avrebbe fatto.
Già, quando sarebbero arrivate in Scozia…ormai
c’erano quasi.
La sera precedente, durante la solita chiacchierata prima di andare a
dormire, Ginny aveva detto a lei e Daphne –appena tornata
dalla fantomatica cena con Blaise, che neanche sotto tortura avrebbe
ammesso esserle piaciuta– che ormai mancavano più
pochi giorni di navigazione per raggiungere il porto franco dove
avevano deciso di lasciarle. Mentre parlava, la ragazza aveva il solito
sorriso, che però non le illuminava gli occhi come di
consueto. Come biasimarla? Anche loro le si erano affezionate
incredibilmente in quelle due settimane di convivenza, che senza alcun
dubbio erano state le più particolari della
loro vita.
Sì, con il passare del tempo le ragazze avevano cominciato a
inserirsi e ambientarsi sempre più, tanto da dimenticare
spesso e volentieri dove effettivamente si trovassero.
Quella sera, tutte le donne della nave andarono a dormire appesantite
da una strana sensazione che le fece rigirare nel letto per ore, una in
particolare.
Con l’avvicinarsi della costa, e di conseguenza della loro
partenza, Daphne era costantemente assalita da pensieri e sensazioni
differenti. Fino a prova contraria, e come la logica ferrea della sua
amica le ricordava di continuo, lei e Hermione erano staterapite,
da un gruppo di pirati,
che per non si sa quale motivo –grazia divina
forse– avevano deciso di liberarle non appena fosse stato
loro possibile. Non dovevano essere solo raggianti, ma spruzzare
felicità da tutti i pori!
Eppure non riusciva ad essere del tutto contenta. All’inizio
si era detta che la causa erano quelle amicizie acerbe ma sincere che
sapeva non avrebbe mai dimenticato, ma poi aveva capito esserci anche
dell’altro.
C’era la determinazione di Hermione di scoprire la
verità sul suo medaglione, voglia che Daphne sapeva non
essere spinta solo da semplice curiosità.
C’era la paradossale –data la situazione–
spensieratezza provata in quei giorni.
C’erano le risate, le ore passate in cucina a parlare con
Ginny, Hermione e Neville.
C’erano le lezioni di lettura, gli allenamenti con la spada e
le sfuriate del capitano.
C’erano le sveglie all’alba, gli scherzi dei
gemelli e le attenzioni di Blaise.
C’era che lì si era sentita viva per la
prima volta in vita sua, e l’idea di tornare alla monotonia
londinese la terrorizzava.
Si era ritrovata addirittura a pensare che forse tutto quello era un
segnale per un cambiamento, una possibilità per ricominciare
tutto da capo, per essere semplicemente Daphne.
Dopotutto non era proprio quello che si era augurata la mattina stessa
in cui erano state rapite –o come da qualche tempo si trovava
a pensare, salvate–?
Non sapeva più cosa pensare. Era spaventata dalle sue stesse
sensazioni, e soprattutto non sapeva più cosa volesse, o
forse aveva solo paura di scoprirlo.
Quel mattino Hermione si svegliò particolarmente presto,
dopo poche ore di un sonno che, in quel momento, la rispecchiava
perfettamente: confuso e agitato. Così si recò
nell’unico posto che era sempre stato in grado di darle
conforto e rassicurarla anche nei momenti più bui: la
biblioteca.
Avvolta nel pesante golf che le aveva prestato Anthony la sera
precedente, scelse con cura il suo libro, si sistemò su una
poltrona e si buttò a capofitto nella lettura, estraniandosi
completamente da tutto e tutti.
Dopo pochi minuti, la ragazza venne destata dalla sua trance da una
soave melodia, che poco a poco invase tutta la stanza. Con il libro
ancora in mano –e un dito a tenere il segno tra le
pagine– Hermione uscì dalla biblioteca, alla
ricerca della fonte di quel suono incantevole. Percorse parte del
corridoio, ed individuò la porta semi aperta da cui
proveniva la musica. Stette per un tempo indefinito appoggiata allo
stipite, beandosi delle note che fuoriuscivano dal pianoforte. La
musica, che purtroppo non aveva mai potuto studiare, l’aveva
sempre affascinata moltissimo, e anche con il suo orecchio poco esperto
fu subito in grado di riconoscere la maestria di chi stava suonando.
Spinta dalla grandissima curiosità di scoprire chi
fosse quel formidabile musicista, e stando ben attenta a non farsi
notare, fece qualche passo in avanti ed entrò nella stanza.
Avrebbe pensato di trovare Blaise, o forse Anthony, intento a far
danzare le dita sui tasti di avorio, magari con un the caldo appoggiato
poco lontano. Invece quello che vide la lasciò senza parole:
davanti a lei, intento a suonare come mai aveva sentito fare,
c’era nientepopodimeno che Draco Malfoy.
Lo shock fu talmente grande che Hermione fece cadere il libro che
teneva in mano, facendo voltare il biondo nella sua direzione.
“Granger!” esclamò visibilmente sorpreso
“ti sei persa?” chiese, con il volto tornato la
solita maschera indecifrabile.
“N-no, no” ripose lei “ero in biblioteca
e ho sentito la musica” continuò
“bè, mi dispiace di aver disturbato le tue
delicate orecchie” rispose lui tagliente. Hermione
strabuzzò gli occhi. Ecco che succedeva di nuovo. Ogni volta
che Malfoy la sorprendeva rivelando una parte di sé
più che ammirevole,
rovinava tutto con le sue solite uscite da ragazzino insolente.
“Veramente ero venuta a complimentarmi”
sbottò lei, andandosene senza aggiungere una parola. Questa
volta fu Malfoy a rimanere di stucco, ma poi la sua attenzione venne
catturata dal libro che la Granger aveva fatto cadere. Il titolo
risaltava sulla copertina di tela ingiallita dal tempo: De
rerum Natura.
Il capitano de La
Fenice non
era una persona facilmente impressionabile. Quella doveva essere una
giornata particolare, perché non erano nemmeno le sette del
mattino, ed era rimasto sbalordito già tre volte.
Tutte per colpa della stessa persona, tra l’altro.
Raccolse immediatamente il libro, e si mise a inseguire la Granger.
La trovò poco pochi secondi, diretta verso la cucina.
“Granger, cosa stavi facendo con questo libro?” le
domandò non appena la raggiunse.
Sì, quella doveva essere decisamente una
giornata particolare, perché alle sette del mattino Hermione
Granger era già rimasta senza parole per ben due volte,
entrambe a causa della stessa persona.
“Su Malfoy, sono certa che con un piccolo sforzo anche tu
possa arrivarci. Cosa mai avrò potuto fare con un
libro?”
“Non scherzare con me, ragazzina” rispose il biondo
che cominciava a perdere la pazienza.
“Io scherzare?” domandò indignata
Hermione “sei tu che hai iniziato con le domande
idiote!” aggiunse, ignorando l’appellativo.
“Tu sai il latino?” chiese di nuovo il capitano.
“Bè, mi pare evidente,
dato che è la lingua in cui è scritto. E ora, se
abbiamo finito con le ovvietà, io andrei a fare
colazione”.
La ragazza fece per allontanarsi, ma la mano del capitano le prese il
braccio.
“Oh, non abbiamo affatto finito con le ovvietà.
Adesso tu vieni con me e mi dici tutto quello che sai sulle traduzioni
dal latino all’inglese”.
Hermione, più confusa che mai si trovò a seguire
il capitano, domandandosi quali pesanti traumi avesse subito da bambino.
Poco dopo che camminavano –o meglio, che Hermione correva per
stare dietro a Malfoy– incontrarono Colin, intento a tirare a
lucido il lungo corridoio. Il giovane fece per salutare allegro
Hermione e il capitano, ma Malfoy non gliene diede il tempo
“Canon! Corri a cercare Zabini e mandalo immediatamente nel
mio studio”
“Subito, Capitano!” rispose il ragazzo, mollando
straccio e scopettone per volare a cercare il comandante.
“Dire un per
favore ogni
tanto non ti farà cadere la lingua, sai?”
osservò Hermione non appena Colin si fu allontanato.
“meglio non rischiare” rispose sarcastico il biondo
rivolgendole uno sguardo non esattamente amichevole,
e sparendo dietro la porta del suo studio.
Draco si sedette sulla sua comoda poltrona e appoggiò il
libro sulla scrivania di mogano, cominciando a sfogliarne le pagine con
fare annoiato. “Allora Granger, vedo che non mi sei stata a
sentire prima. Dimmi tutto quello che sai sulle traduzioni dal latino
all’inglese”.
Hermione, fingendo che il capitano le avesse detto di accomodarsi,
prese posto su una delle sedie poste di fronte all’imponente
scrivania
“Per favore” disse la ragazza con un sorriso
serafico a illuminarle il volto.
“Cosa vai blaterando?” domandò confuso
Draco.
“Dimmi tutto quello che sai sulle traduzioni dal latino
all’inglese, per
favore”
“Granger, te l’ho già detto: non giocare
col fuoco” rispose il capitano, che adesso cominciava ad
arrabbiarsi seriamente.
Ma Hermione parve non averlo sentito, dato che rimase sorridente e in
silenzio, fino a quando il biondo finalmente sputò un
“Per favore!”
“Visto? Bastava chiedere” commentò
sarcastica –Dio quanto lo faceva arrabbiare! Era sempre in
grado di mandarlo su tutte le furie. Più degli altri nel
senso– “Comunque ho studiato latino per diversi
anni. Mi sono appassionata alle grandi opere, come il De
rerum Natura di
Lucrezio –indicò con lo sguardo il manuale
appoggiato sulla scrivania– o le raccolte di poesie di
Catullo, per non parlare delle opere di Seneca e Cicerone. Di certo non
lo conosco come l’inglese, ma me la cavo abbastanza”
“Cosa intendi con me
la cavo abbastanza? Sapresti tradurre un testo mai
visto?” domandò Malfoy impaziente di conoscere la
risposta al quesito che voleva porre da quando aveva letto il titolo
del libro sul pavimento della stanza del pianoforte.
“Bè, dipende dal tipo di testo, dal periodo in cui
è stato scritto…da un sacco di cose insomma, ma
in linea di massima direi di sì”
Sul viso del biondo comparve un sorriso trionfale, che
preoccupò non poco la ragazza che domandò
“perché?”.
In quel momento la porta dello studio si aprì di scatto,
facendo entrare un trafelato –ma sempre con uno stile
impeccabile– Blaise Zabini, che sperava che la questione
fosse di estrema importanza dato
che lo aveva sottratto alla sua chiacchierata con Daphne.
“Draco, si può sapere il motivo di tanta
urgenza?” domandò il pirata prendendo posto
accanto a Hermione, non prima di averle rivolto un sorriso di saluto.
“guarda un po’ cosa stava leggendo la Granger poco
fa” disse il capitano passandogli il fantomatico libro. Non
appena lesse il titolo, Blaise strabuzzò gli occhi, e si
voltò subito in direzione di Hermione.
“Tu sai il latino!?” esclamò sorpreso.
“Sì, so il latino, e ti prego non ricominciamo con
questa tiritera. Piuttosto saresti così gentile da dirmi
come mai questo fatto
straordinario vi
interessa tanto?”
Blaise fece per risponderle, ma venne subito interrotto da Malfoy
“Bene Granger, è giunto il momento di metterti a
conoscenza dialcuni nostri
segreti. Ovviamente ti diremo solo lo stretto necessario, ma
è pur sempre qualcosa, no?” disse, come se le
stessero facendo un’incredibile concessione.
“Il tuo amato medaglione, come potrai aver capito,
è un pezzo unico. Quello che forse non sai è che
fa parte di una collezione di sette pezzi. Per anni siamo andati alla
ricerca dei sette medaglioni, ma solo poche settimane fa abbiamo
trovato quello mancante: il tuo” iniziò a
raccontare Malfoy.
“Sono certo che avrai notato –e studiato
ampiamente– la scritta in latino incisa sul retro del tuo
medaglione”
“Certo” rispose Hermione “è
stato per quello che mi sono appassionata alla lingua, volevo sapere il
significato di quelle parole” spiegò la ragazza.
“Prevedibile” commentò Malfoy
“E posso solo immaginare la tua frustrazione quando ti sarai
accorta che la frase era..”
“Incompleta” finì per lui Hermione.
“Esattamente” disse il capitano, con un ghigno
–non lo si poteva definire propriamente sorriso–
in volto.
“Presumo che adesso tu possa immaginare la ragione del nostro
interesse” continuò Malfoy, vedendo la
consapevolezza comparire sul volto della ragazza. Aveva capito.
“Bè, direi che c’è stato un
ulteriore cambio di programma” osservò Blaise
raggiante, citando se stesso “a quanto pare tu e la signorina
Turner rimarrete nostre ospiti ancora per un po’.”
Aggiunse posando nuovamente il libro sulla scrivania.
Malfoy si alzò dall’elegante poltrona, e
aprì con una chiave che estrasse dai pantaloni un cassetto
dell’angoliera. Estrasse un piccolo baule che
appoggiò sulla scrivania. Con una seconda chiave lo
aprì, e mostrò il suo contenuto a Hermione.
Davanti a lei c’erano, oltre al suo, sei medaglioni. Un lato
era tutto uguale, mentre sull’altro ognuno aveva una scritta
diversa, rigorosamente in latino.
“Bene Granger, spero ti piacciano i puzzle e gli indovinelli,
perché questo sarà il più difficile
che vedrai in vita tua” le disse il capitano estraendo i
medaglioni e posandoli uno ad uno sulla scrivania.
“Adesso, tradurre queste frasi e capirne l’ordine
corretto sarà il tuo compito principale. Immagino non ci sia
bisogno di dirti che quello che scoprirai è strettamente
confidenziale” continuò Malfoy
rimettendo i medaglioni al sicuro nel forziere e rivolgendole uno
sguardo severo.
“Adesso puoi andare. Alle undici in punto devi tornare in
questa stanza. Troverai Blaise, Theodore Goldstein e me, per le
informazioni che avremo ritenuto opportuno darti.”
Hermione si alzò. Era rimasta parecchio scioccata da quanto
appena appreso. Non solo il suo medaglione faceva parte di un gruppo di
sette, ma le frasi incise su di essi nascondevano qualcosa, qualcosa
che interessava a Malfoy.
Chissà dove e a cosa li
avrebbe portati.
Da un lato era un po’ restia all’idea di aiutare
dei pirati, ma la sua curiosità era troppo grande per non
accettare l’offerta –come se il capitano glielo
avesse proposto, poi–. Sarebbe rimasta lì, anche a
costo di dover sopportare la presenza di Malfoy per ore, pur di
scoprire qualcosa di più, ma si costrinse a uscire.
Dopotutto avrebbe dovuto aspettare solo qualche ora.
A un passo dalla porta, una voce la fermò “Ah
Granger, ovviamente se
tenterai di fregarci in qualche modo, o non collaborerai come si
conviene, la tua amichetta verrà usata come affila
coltelli” aggiunse il capitano, facendo deglutire a vuoto
entrambe le figure presenti davanti a lui.
Note alla storia:
Allooooora, eccoci qui con il sesto capitolo. Che ne pensate? A me
sinceramente piace abbastanza :)
Senza volerlo l’ho diviso in due parti. Nella prima ho voluto
dar maggiore spazio alle emozioni e alle sensazioni dei protagonisti,
così condividere con voi le loro paure e i loro pensieri
(spero abbiate apprezzato). La seconda parte invece è stata
più ricca di azione: abbiamo visto un Draco musicista, ma
soprattutto stiamo iniziando a mettere insieme i pezzi del puzzle. Ecco
perché le nostre fanciulle sono state rapite…ma a
cosa serviranno quei medaglioni? Dove porteranno i nostri protagonisti?
Bè, se Hermione farà un buon lavoro lo scopriremo
presto ;)
Concludo queste note che stanno diventando troppo lunghe per i miei
gusti ringraziandovi tutti di cuore. Siete fantastici, davvero.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite,
ricordate o seguite. E soprattutto grazie a chi impiega parte del suo
tempo prezioso per lasciarmi un commento, lo apprezzo davvero molto.
Ricordate: con una recensione si può salvare un
autore dalla depressione! ;)
Scherzi a parte, vi saluto!
A presto,
Piglet :)
|
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Capitolo 7 *** Cave Dracum ***
Cave Dracum
- Attenti al Draco
-
Hermione, ancora frastornata da quanto appena appreso, andò
subito a cercare Daphne. La trovò seduta al grande tavolo
della cucina intenta a parlare con Ginny, Neville, Colin e Anthony.
“Eccola qua finalmente!” esclamò Ginny
vedendola entrare nella stanza.
“Allora?” domandò Daphne, dando voce ai
pensieri di tutti, non appena l’amica li ebbe raggiunti al
tavolo.
Hermione rimase sorpresa da quella domanda. Come facevano a sapere che
aveva qualcosa – e che cosa! – da raccontare? Ma
poi scorse Colin seduto tra Ginny e Anthony, e capì che
doveva aver raccontato agli altri dell’incontro con lei e il
capitano. La ragazza allora si sedette sulla sedia libera alla destra
di Daphne, fece un bel respiro e iniziò a parlare.
“Stamattina mi sono svegliata particolarmente presto, e dato
che non riuscivo a riaddormentarmi, sono andata in biblioteca. Ho preso
un libro e ho iniziato a leggere. A un certo punto è
arrivato Malfoy” non seppe nemmeno lei perché
scelse di non raccontare del pianoforte, le venne semplicemente
spontaneo. Come se quell’incontro fosse stato qualcosa di
privato…ma che accidenti stava pensando!? Aveva appena
definitoprivato il suo
incontro con Malfoy?! Cacciò via quel pensiero e
tornò a raccontare. Dopotutto, si disse, non era un
dettaglio così fondamentale, no?
“Che ha visto che stavo leggendo un libro in
latino”.
A quella rivelazione Ginny e Colin strabuzzarono gli occhi,
“Non ci credo!” esclamò Neville, e
Anthony quasi si soffocò con il succo di zucca. Daphne
trovò la reazione del gruppo – di cui iniziava
seriamente a mettere in dubbio la sanità mentale –
decisamente esagerata,
dal momento che non trovava nulla di particolarmente strano in quanto
appena detto da Hermione. Se mai a essere sconvolgente,
in tutta quella faccenda, era il fatto che la sua amica andasse in
biblioteca all’alba, ma a quella notizia non avevano fatto
una piega…
“E quindi?” domandò, passando lo sguardo
dai ragazzi a Hermione con aria decisamente confusa.
Hermione sorrise “Anche io, Daphne, non capivo
l’entusiasmo di Malfoy, ma poi lui e Blaise mi hanno spiegato
meglio. A quanto pare il mio medaglione non è
l’unico. Ce ne sono ben altri sei, e tutti insieme formano
una sorta di indovinello con le frasi che hanno sul retro, frasi che
sono scritte”
“In latino” finì per lei Daphne, capendo
adesso tutta l’agitazione che la notizia aveva creato.
“Esattamente” confermò Hermione.
“Questa è una notizia davvero
incredibile!” esclamò Anthony – quando
finalmente aveva finito di tossire – “ormai avevamo
quasi perso le speranze” commentò Neville con un
gran sorriso “Hermione, ma quindi tu sarai in grado di
tradurre tutte le frasi?” domandò Ginny curiosa.
“Bè, a dire il vero non lo so, anche
perché a parte quella del mio medaglione le altre frasi le
ho solo viste di sfuggita, e alcune mi sono sembrate parecchio lunghe.
Soprattutto non ho idea di quanto potrei metterci, anche
perché non è che Malfoy mi abbia detto molto per
ora.” Spiegò Hermione.
“Cavolo sarebbe davvero magnifico! Ma
com’è che sai il latino? Cioè, non
è proprio così facile trovare qualcuno che lo
sappia bene, e fidati che ne sappiamo qualcosa” Ginny come
sempre parlava a macchinetta, dando voce a tutti i suoi pensieri a una
velocità impressionante.
“Avevo sempre voluto sapere il significato della frase incisa
sul mio, così mi sono messa a studiarlo e piano piano
l’ho imparato.”
Tutti i presenti la ascoltavano curiosi e affascinati. Tutti i presenti
meno uno. Daphne infatti non stava più prestando attenzione
da qualche minuto, stava ragionando.
Soprattutto non ho idea di quanto potrei metterci
Ma questo significava che…“Rimarremo ancora sulla
nave!” esclamò, terminando il pensiero ad alta
voce, cercando subito Hermione con lo sguardo.
“Esattamente” rispose una profonda voce maschile
poco lontano.
Blaise Zabini era appoggiato con tutta la sua grazia – che
non era affatto poca – allo stipite della porta della cucina,
e sorrideva in direzione del gruppetto.
L’aveva osservata da quando era arrivato. L’aveva
vista estraniarsi dagli altri, persa nei suoi pensieri e ragionamenti.
Le aveva studiato il viso, di cui poteva scorgere il profilo, dove
aveva potuto seguire facilmente il filo delle sue riflessioni.
“Rimarremo ancora sulla nave!”
Fu certo di aver scorto un mezzo sorriso, prima che il volto tornasse
lo stesso di sempre. Fu lui a rispondere.
Sei teste si girarono contemporaneamente verso la porta, dove trovarono
Zabini comodamente appoggiato.
“Ottimo Hermione, mi hai fatto risparmiare il fiato.
Goldstein vieni con me, dobbiamo parlare con Theo e Draco”
disse rivolgendosi al biondo, che scattò subito in piedi e
fece per raggiungerlo.
“Anthony, aspetta” lo trattenne Hermione
“grazie per il maglione, ieri mi sono dimenticata di
restituirtelo” disse porgendogli l’indumento che si
era appena tolta “ah, figurati!” le rispose con un
gran sorriso, prendendo il maglione e raggiungendo il comandante, che
osservava la scena divertito.
Blaise e Anthony entrarono nello studio del capitano quando Theo si era
appena seduto sulla sua solita poltrona, quella vicino alla finestra.
Non appena li vide entrare, Draco si pentì amaramente di
aver fatto chiamare anche Goldstein – che ultimamente, senza
un apparente motivo logico, non gli andava particolarmente a genio
– ma era una questione estremamente delicata, e aveva bisogno
anche dello stratega.
Dopo circa due ore di spiegazioni, cambiamenti di idee e insulti
– per lo più provenienti dalle labbra del capitano
– la porta della stanza si aprì di
nuovo. Blaise Zabini, che era sempre stato un osservatore attento, si
offrì di andare a chiamare Hermione prima che lo facesse
qualcun altro, ben conscio del fatto che alla nave occorresse ancora
uno stratega. Uno stratega che
respirasse.
La trovò in biblioteca, intenta a guardare fuori dalla
grande vetrata, con lo sguardo in direzione di un panorama che Blaise
non era sicuro vedesse davvero.
“Hermione” la chiamò il ragazzo,
facendola voltare “noi abbiamo finito, se vuoi
seguirmi” continuò indicando la porta.
I due camminarono in silenzio, raggiungendo lo studio dopo poco.
“Oh bene, eccovi qua!” esclamò Theo non
appena furono entrati nella stanza. Non essendoci più
poltrone libere, Anthony si alzò e cedette la propria a
Hermione, gesto che i presenti – uno in particolare
– fecero finta di non notare. La ragazza lo
ringraziò e prese posto fingendo, per la seconda volta
quella mattina, che il capitano l’avesse invitata ad
accomodarsi.
“Perfetto Malfoy, sono tutta orecchie” disse
Hermione prima che qualcun altro parlasse.
Passò all’incirca un’altra ora, in cui
Malfoy, Blaise e Anthony le spiegarono tutto quello che doveva sapere,
mentre Nott si limitò ad annuire qualche volta.
“Nel 1500 circa, un galeone spagnolo chiamato El
Sol, di ritorno dal Nuovo Mondo, venne attaccato dai pirati
dell’Irlanda del Nord, che rubarono l’ingente
carico d’oro che il galeone stava trasportando”
iniziò a raccontare Zabini.
“Gli irlandesi, che si dice fossero ancora più
brutali di quanto non siano adesso, si contesero l’immenso
bottino per decenni, mettendo le più antiche famiglie di
pirati le une contro le altre. Secondo la leggenda, per rendere il
tesoro impossibile da trovare, si decise di scrivere la mappa
– la nostra filastrocca – sul retro di sette
medaglioni presi dal tesoro stesso”
“Che appartenevano alle Sette Sorelle?” Chiese
curiosa Hermione “Non interrompere, Granger. Comunque
sì, è da loro che il tesoro prende il
nome” rispose il capitano, riprendendo il racconto da dove
Blaise l’aveva interrotto.
“Si dice anche che sul tesoro cadde una terribile
maledizione: il bottino potrà essere effettivamente trovato
solo se prima si verserà il sangue di un familiare del
capitano della ciurma che lo sta cercando.”
“Nel senso che il capitano deve uccidere un suo
famigliare?!” chiese inorridita Hermione “Questo
è incerto, ma noi pensiamo basti semplicemente un
po’ del suo sangue” rispose Anthony per
rassicurarla.
“E questo è quanto” concluse Blaise.
“Aspettate…queste sono le uniche informazioni?
Cioè mi state dicendo che tutta questa storia è
basata su una leggenda!?” chiese Hermione sconcertata
“Esatto” rispose prontamente Zabini, che aveva
già visto le labbra di Malfoy aprirsi in maniera minacciosa,
pronte a rispondere “E che questi medaglioni sono
l’unica…hem, prova che il
tesoro sia effettivamente esistito?” domandò
ancora la ragazza “Esatto” rispose di nuovo Blaise
“Voi siete matti. Voi siete tutti matti”
esclamò Hermione, scoppiando in una risata isterica.
“Non mi risulta di avere mai affermato il
contrario” intervenne il capitano, interrompendo la risata
della ragazza “Non ti sto dicendo di credere a ogni parola
che hai sentito, fatto sta che i medaglioni ci sono, e le scritte pure.
Non sta a te mettere in dubbio la veridicità questa storia.
Tu devi solo tradurre le filastrocche e aiutarci a capirne
l’ordine. Mi sono spiegato?” aveva parlato con
estrema calma e un tono di voce piuttosto basso, ma per Hermione fu
come se le avesse urlato addosso, tanto che la ragazza si
limitò ad annuire, distogliendo velocemente lo sguardo da
quello di lui.
“Ottimo” esclamò Blaise, certo di non
essere il solo ad aver sentito il gelo attraversare la stanza
“Ora direi che ci rimane solo da decidere come procedere, e
poi possiamo finalmente andare a pranzo.”
Stabilirono che i medaglioni sarebbero stati la principale
preoccupazione di Hermione, a cui avrebbe dedicato tutto il tempo
disponibile a partire dal pomeriggio stesso. Avrebbe lavorato nella
stanza adiacente alla biblioteca, così da avere a portata di
mano tutti i libri di cui avesse avuto bisogno.
Blaise, decisamente il più colto della nave dopo di lei,
l’avrebbe aiutata nella fase di traduzione –
“Non vedo come, dal momento che non sai una parola di
latino” aveva osservato Draco – mentre lo stesso
capitano sarebbe intervenuto a traduzione ultimata, per aiutare a
riordinare le frasi e risolvere la filastrocca. Hermione, con estrema
gioia da parte di Blaise, ottenne il permesso di essere aiutata anche
da Daphne, dal momento che anche lei aveva studiato il latino per
qualche tempo.
Il pranzo passò tranquillo, anche se l’agitazione
presente nell’aria era più che palpabile.
Nonostante Hermione continuasse a ripetere che avrebbe potuto metterci
settimane se non addirittura mesi,
tutti erano eccitatissimi, sentendo che finalmente il tesoro cominciava
ad avvicinarsi.
Hermione informò Daphne del suo ruolo a pranzo finito, senza
curarsi di menzionare che il comandante avrebbe dato loro una mano.
Finito l’ottimo pranzo, le due amiche si diressero nella
saletta vicino alla biblioteca.
“Cosa ci fai tu qui?”
chiese Daphne stupita vedendo Blaise in piedi vicino
all’unica scrivania della stanza, dove notò con
orrore essere presenti tresedie.
“Vi do una mano, è naturale” rispose il
comandante sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, che –
almeno in apparenza – non scalfì minimamente
Daphne, che andò a sedersi senza degnarlo di un ulteriore
sguardo.
Nonostante i primi attriti iniziali, e qualche stupida battutina nel
corso del pomeriggio, il trio lavorò benissimo, e la sera
colse Hermione stravolta, ma decisamente soddisfatta.
Stavano riordinando i fogli sparsi sulla scrivania quando il capitano
aprì la porta ed entrò nella stanza. Era venuto a
chiedere come fosse andata la giornata, e cosa avessero tradotto.
Avrebbe potuto aspettare di vedere Blaise prima di cena, ma la
curiosità era troppa. Certo,
la curiositàcommentò ironica una
vocina nella sua testa. Vocina che il biondo si premurò di
zittire immediatamente.
“Oh, capitano!” lo salutò allegro Blaise
“è stata una giornata molto proficua. Le nostre
fanciulle sono state fenomenali”
“Ottimo” commentò il capitano
“ci sono già stati progressi?”
domandò sbirciando le carte ancora sparse sul tavolo.
“Abbiamo tradotto le frasi di due medaglioni”
rispose Hermione “due frasi intere?” chiese Draco
incredulo, cercando il suo amico con lo sguardo come se non credesse
alle parole della ragazza “Bè, direi che sarebbe
più corretto dire che ha tradotto
due frasi intere” confermò Blaise
“Caspita Granger, direi che te
la cavi più che abbastanza.”
notò Malfoy, a cui comparve in volto l’ombra di un
sorriso “Questo vuol dire che siamo quasi a metà
dell’opera!” commentò soddisfatto il
biondo “Non canterei vittoria così presto. Se
pensavamo che la parte più difficile sarebbe stata la
traduzione, secondo me ci sbagliavamo di grosso.” Disse
Hermione “Per ora queste frasi sembrano non avere nulla in
comune. Guarda tu stesso” aggiunse passandogli i fogli su cui
le avevano trascritte. Draco osservò la la pergamena, dove
erano riportate tre frasi che effettivamente non avevano nulla in
comune. Le studiò per qualche minuto, prima di passare il
foglio nuovamente a Hermione.
“Bè, come dicevo prima alle ragazze, bisogna
contare che mancano ancora i quattro medaglioni con le frasi
più lunghe, e che di sicuro la filastrocca sarà
ricca di metafore e figure retoriche. Non ti abbattere Hermione, hai
fatto un ottimo lavoro” la rassicurò Blaise.
“Speriamo” rispose Hermione con un’alzata
di spalle.
Dopo averli salutati, le ragazze fecero per uscire, ma furono
richiamate dalla voce di Blaise “cenate con noi questa sera,
signorine?” domandò il comandante “Ci
farebbe molto piacere” si affrettò a rispondere
Hermione, prima che Daphne se ne uscisse con una delle sue solite
cattiverie “ma purtroppo abbiamo promesso a Anthony che
avremmo cenato con lui e gli altri. Un’altra volta molto
volentieri” aggiunse prima di congedarsi definitivamente.
Ora che Blaise Zabini ci pensava meglio, non era poi così
fondamentale che lo stratega di bordo effettivamente respirasse.
Note alla storia:
Buonasera!!
Ebbene sì, sono tornata!
Mi scuso immensamente per questo ritardo clamoroso, ma come vi avevo
detto sono stata in vacanza, e al mio ritorno sono stata sommersa da
due settimane di arretrati. Neanche a dirlo ho avuto pochissimo tempo
per la storia. Stasera finalmente le ho dedicato il giusto spazio, e
quindi eccomi qui a pubblicare a quest’ora improbabile (oggi
più che mai potrebbero esserci parecchi errori, vi chiedo di
farmeli notare nel caso).
Allora, che dire? Ammetto che il capitolo non mi fa impazzire, anche se
si iniziano a intravedere alcuni comportamenti…e certi
personaggi sono più bravi di altri a notare certe cose.
Prometto che dal prossimo le cose si faranno più
interessanti, ma avevo bisogno di spiegare bene il nuovo compito di
Hermione. Augurandomi che il nostro povero Anthony non si faccia altri
nemici, vi saluto.
Spero che il capitolo vi piaccia, e come sempre vi invito a dirmi cosa
ne pensate.
Come sempre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui, e
soprattutto chi recensisce.
A presto spero,
Piglet :)
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Capitolo 8 *** The Storm ***
The
Storm
-La tempesta-
Draco Malfoy non
era un tipo che si faceva molti scrupoli. Non era propriamente cattivo,
diciamo solo che era uno che dormiva sonni tranquilli. Per questo fu
estremamente stupito di trovarsi a vagare in piena notte sul ponte
della propria nave, in balia di quei pensieri che alla luce del sole si
rifiutava di affrontare.
Ormai erano giorni che la Granger traduceva, e con suo immenso piacere
la ragazza si era rivelata un portento vero e proprio. Ormai le
mancavano solo le ultime frasi, e finalmente il capitano avrebbe avuto
tra le mani il testo della fantomatica filastrocca.
Ecco il motivo di tanta agitazione, si era detto, adesso che erano a un
passo dal tesoro che aveva inseguito per una vita intera, come poteva
essere tranquillo?
Sì, doveva essere esclusivamente per quello.
Ma puntuale la vocina nella sua testa – vocina che stava
cominciando seriamente a detestare – gli ricordò
quanto odiasse essere presa in giro.
Era inutile nascondersi dietro false speranze. Almeno con se stesso
poteva essere sincero. No, non poteva.
Non avrebbe sopportato lo sguardo di Blaise su di sé.
Quello sguardo che sembrava gridare Io
so.
Perché quel maledetto sapeva sempre tutto.
Ancora prima che qualcosa potesse anche solo essere
pensata, Blaise Zabini ne era a conoscenza.
Non diceva mai niente, ma lui sapeva.
Certo, sarebbe stato troppo facile andare dal suo migliore amico e
chiedergli che diavolo gli passasse per la testa, ma lui era Draco
Malfoy, diamine! Non poteva.
E poi questo avrebbe voluto dire che c’era effettivamente
qualcosa a turbarlo, quindi era fuori discussione. Poi Blaise avrebbe
frainteso, almeno in parte, la ragione del suo turbamento, ne era
certo. Avrebbe sicuramente detto che era tutto dovuto alla Granger
– corretto – perché il capitano aveva un
debole per lei – sbagliato (?) – quando il motivo
di tutta quella tensione era sì la ragazza, ma
perché Draco aveva come l’impressione, se non
proprio di conoscerla, di averla già vista.
Ecco spiegato il motivo di quella notte insonne, con il capitano sul
ponte de La
Fenice ad
arrovellarsi il cervello per capire dove e quando avrebbe mai potuto
aver visto quella dannata ragazza.
Mai e da
nessuna parte erano
le risposte più logiche che gli venivano in mente. Eppure
era certo di averla già incontrata. E anche quel nome,
così strano e particolare, non gli era affatto nuovo. Appena
lo aveva sentito era scattato un campanello, ma non riusciva proprio a
ricordare. Grangerinvece
non gli diceva niente, quindi doveva semplicemente essersi
confuso…
Guardò il suo orologio da taschino. Le quattro. Tra poche
ore sarebbe sorto il sole e lui non aveva ancora chiuso occhio.
Fantastico. Con un po’ di fortuna almeno tre ore le avrebbe
dormite. Fece per tornare nella sua stanza, sperando vivamente di non
sognare la Granger, ci mancava solo quello!
Hermione Granger si svegliò di soprassalto. Aveva appena
fatto un sogno terribilmente realistico e quasi altrettanto verosimile.
Un Draco Malfoy decisamente esasperato la buttava giù dalla
nave dopo averle sbraitato contro, accusandola di aver impiegato ben
una settimana per tradurre sei stupide frasi.
Si sedette sul letto, e ci mise tre minuti buoni a riprendersi.
Ormai il capitano era diventato – letteralmente –
un incubo. Non solo doveva sopportarlo durante il giorno, adesso la
tormentava pure la notte, grandioso! Di questo passo ne sarebbe uscita
matta, poco ma sicuro.
Facendo attenzione a non svegliare Daphne, si infilò la
vestaglia che le aveva prestato Ginny e uscì dalla stanza
che condivideva con l’amica. Non aveva guardato
l’ora, ma dalla stellata che l’accolse sul ponte,
capì che dovevano mancare ancora un paio d’ore
all’alba. Senza neanche rendersene conto, la ragazza si
diresse a prua, con la mente occupata dalle frasi che era arrivata a
sapere a memoria. Ormai erano diventate la sua ossessione, tanto che
spesso doveva ricordare a se stessa che era a Malfoy che interessavano,
e non a lei. Una volta raggiunta l’estremità della
nave, si accorse di non essere sola. Riconosciuta la figura
nell’ombra fece per andarsene, ma quella, come richiamata dai
suoi movimenti, si voltò di scatto e la vide.
“Granger!” esclamò sorpreso il capitano
“Malfoy” salutò di rimando Hermione,
maledicendolo per il suo tempismo. “Anche di notte no, sei
diventata una persecuzione!” affermò il biondo con
ben poca galanteria. Hermione rispose con un “senti chi
parla!” che venne bellamente ignorato del capitano che invece
domandò con un ghigno “Cos’è,
eri così trepidante di vedermi da non poter aspettare fino
al mattino?”. Hermione alzò gli occhi al cielo,
più che decisa a non sprecare una sola sillaba per
rispondergli.
Dopo alcuni minuti fu nuovamente Malfoy a parlare “Granger
dovresti dormire la notte, mi servi carica e concentrata, non con le
occhiaie e piena di sonno”.
“Il tuo tatto è sconvolgente, Malfoy. Comunque se
proprio vuoi saperlo sono state quelle dannate frasi a
svegliarmi.” Decise che non era affatto il caso di
raccontargli del suo incubo. Ci mancava solo dirgli che lo sognava la
notte. “So che ne mancano ancora due, ma sento che
c’è qualcosa che non torna, come se ci stesse
sfuggendo un particolare” continuò Hermione
appoggiandosi alla balaustra.
Draco la osservò di sottecchi. Quella ragazza era una
contraddizione vivente! Per quanto gli scocciasse ammetterlo, era
davvero brillante,
e il ragazzo trovava incredibile che dubitasse così tanto
delle proprie capacità, che fino ad allora si erano rivelate
decisamente al di sopra della norma.
“Granger, sei riuscita a insegnare a leggere e a scrivere a
Tiger. Di certo non ti fermeranno due frasette in latino”.
L’affermazione sorprese entrambi.
Le aveva appena fatto un complimento?
Sempre che così lo si potesse chiamare.
Con una disinvoltura che in quel momento non possedeva, il biondo le
diede le spalle, e senza aggiungere altro si diresse verso la sua
stanza.
Sì, aveva decisamente bisogno di andare a dormire.
Il vento che soffiava da giorni aveva cominciato a salire sempre
più, imitato dalle onde del mare, che
s’infrangevano instancabili sul vecchio galeone.
Si trovarono tutti in cucina di buon’ora, pronti a cominciare
quella che sarebbe stata un’altra giornata di lavoro con una
bella colazione fumante.
“Sentito che vento?” chiese Blaise soffiando sulla
sua tazza di tè “Sentito che onde più
che altro? Se continua così qualcuno si sentirà
male” commentò Anthony seduto di fronte a lui.
“Voi soffrite il mare, fanciulle”?
domandò nuovamente Blaise, rivolgendosi alle ragazze
“no, per fortuna, non troppo” rispose sorridente
Hermione “Già, diciamo che ci sono cose
più fastidiose” aggiunse Daphne, rivolgendogli
un’occhiata assassina. Il moro sorrise tra sé, e
continuò a bere il suo tè come se nulla fosse.
Hermione alzò gli occhi al cielo, Daphne non sarebbe
cambiata mai. Chissà quale terribile affronto le aveva fatto
stavolta il comandante, dirlebuongiorno di
prima mattina?
Il resto della mattinata passò relativamente tranquillo, con
i soliti commenti e battibecchi, che ormai erano diventati di routine.
Verso mezzogiorno il vento si fece ancora più forte, e in
lontananza iniziarono a sentirsi i primi tuoni. Dopo un pranzo
particolarmente agitato,
viste le condizioni atmosferiche, il capitano raggiunse Baise e le
ragazze per dar loro una mano.
Fu un pomeriggio decisamente proficuo, e il gruppo uscì da
quella che ormai aveva preso il nome di stanza
delle traduzioni quando
il sole era già tramontato da un pezzo.
La pioggia che si abbatteva sull’oceano dalle prime ore del
pomeriggio non presentava segni di cedimento, e lo stesso si poteva
dire per le onde e il vento.
Poco prima di cena, mentre Daphne si stava ancora lavando, Hermione
andò in giro per la nave a vedere se qualcuno avesse bisogno
di aiuto.
In cucina Ginny, Neville e Colin erano alle prese con una cascata di
pentole, piatti e coltelli, che cadevano da ogni dove. Quando
uscì sul ponte, dove gran parte della ciurma assicurava con
spesse funi qualsiasi cosa non fosse saldamente ancorata a terra, ad
attenderla trovò uno spettacolo tanto minaccioso quanto
affascinante. Il cielo plumbeo per le nuvole stracariche di pioggia si
estendeva minaccioso sopra la nave, squarciato da continui fulmini, che
producevano tuoni a dir poco assordanti. La pioggia era talmente fitta
che si vedeva ben poco, e in men che non si dica la ragazza si
trovò infreddolita e grondante d’acqua.
Stava aiutando due ragazzi con un cannone particolarmente
pesante quando lo vide. Incurante delle raffiche di vento e delle
proteste di chi si era accorto di quello che stava facendo, Blaise
Zabini si stava arrampicando sull’albero maestro, con
l’intenzione di andare a snodare alcune funi che si erano
aggrovigliate proprio alla sua sommità. Il vento e la
pioggia battente non sembravano intimorire o intralciare il comandante
in alcun modo, tanto che in pochi minuti raggiunse la cima
dell’albero. Con non poca difficoltà Blaise
districò le funi “Visto?” si mise a
gridare “Non era il caso di fare tante scene per –
” ma non riuscì a finire la frase,
perché una folata di vento più forte delle altre
gli fece perdere l’equilibrio. Hermione osservò la
scena come se fosse stata a rallentatore. Blaise cadde a una
velocità ridottissima. Tutti i rumori sparirono, e il
silenzio assordante venne squarciato da un urlo terribile.
“NOO!”
Daphne era uscita sul ponte nel momento stesso in cui il comandante
aveva perso l’equilibrio. Non si era nemmeno resa conto di
aver gridato. Non vedeva tutte le persone correre verso il centro della
nave, non vedeva Hermione venirle in contro. Non vedeva niente.
Blaise Zabini, in un modo o nell’altro, otteneva sempre
quello che voleva. E lui era certo che anche quella volta sarebbe stato
così.
Quando riaprì gli occhi, un discreto numero di persone era
disposto a cerchio attorno a lui “Ragazzi, ragazzi, sto
bene!” li rassicurò tutti alzandosi “Le
corde devono aver attutito – ” per la seconda volta
nel giro di cinque minuti, Blaise Zabini dovette lasciare una frase
incompiuta.
Appena ripresa dallo shock, Daphne si era catapultata in direzione del
comandante, e una volta raggiunto aveva cominciato a prenderlo a pugni.
“TU!” aveva urlato “Sei un emerito coglione!”
I pugni erano diventati sempre più forti, ma il ragazzo non
faceva niente per difendersi “Avresti potuto morire! Giuro
che se ti azzardi a rifare una cosa del genere ti ammazzo con le mie
mani!” Daphne era fuori di sé dalla rabbia, e
gridava come un’ossessa. Non c’era nulla di
elegante o aggraziato nel suo comportamento, ma in quel momento non
poteva importarle di meno. Incurante della folla di gente che li stava
osservando come se fossero completamente fuori di testa, Blaise fece un
gran sorriso – che ebbe l’effetto di far gridare
Daphne ancora più forte – le posò le
mani sulle spalle e la baciò.
La ragazza non fece neanche finta di essere sorpresa, e con immensa
soddisfazione di Blaise, gli allacciò le mani intorno al
collo e rispose con ardore al bacio.
Hermione aveva osservato tutta la scena da distante, e sorrideva felice
in direzione della coppia. Senza il benché minimo preavviso,
una mano le afferrò il braccio, e la tirò
prepotente verso di sé. Prima ancora di girarsi per vedere
chi fosse stato, Hermione sentì un rumore assordante.
Esattamente dov’era lei fino a qualche secondo prima, un
cannone sfuggito alle funi si era schiantato contro la balaustra,
sfondandola e finendo in mare. Se attorno al suo braccio non ci fosse
stata la mano a sorreggerla, senza dubbio sarebbe caduta. Si
girò incapace di proferire parola, e venne incatenata da uno
sguardo che non avrebbe mai dimenticato, grigio come il mare in
tempesta.
Dopo quelle che le parvero ore, Draco Malfoy parlò
“Granger, di quasi-morti ce ne
basta uno, e poi non vorrai rovinare la scena a Blaise” disse
“stasera è la sua serata” aggiunse
puntando il pollice verso l’amico, senza però
distogliere lo sguardo.
Note alla storia:
Eccomi qua, tornata ad aggiornare - come avevo promesso a qualcuno di
voi- prima di Pasqua.
Alllooooooooooora, che dire di questo capitolo?
Bè, innanzi tutto spero vi piaccia! È uno dei
capitoli che preferisco, perché finalmente si vede la vera Daphne
;)
Lo dovevo a Blaise, per tutta la pazienza dimostrata fino ad adesso, ma
non ho saputo resistere alla scenata, dopotutto il loro primo bacio non
me lo sarei mai aspettato troppo tranquillo ;)
Vi confesso di non essere proprio super
contenta di
questo capitolo, perché nella mia testolina era tutto molto,
molto più bello. Ero tentata di cancellare il tutto e
ricominciarlo da capo, ma non avrei mai finito in tempo..quindi vi ho
rifilato questa versione, ma non escludo che possa decidere di
modificarla più avanti (in realtà ne dubito
fortemente, ma non si sa mai, nel caso vi avviso).
Neanche a dirlo sono (lo stesso) super curiosa di sapere cosa ne
pensate, ringrazio come sempre chi è arrivato a leggere fin
qui e soprattutto chi mi lascia un commento :)
Tanti baci e buona Pasqua a tutti!
Piglet :)
|
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Capitolo 9 *** The calm after a storm ***
The calm
after a storm
- La quiete dopo
la tempesta -
Un’alba rossastra imporporava il cielo limpido e
terso.
Così com’era venuta, la terribile tempesta se
n’era andata, lasciando sul vecchio galeone parecchi segni
del proprio passaggio.
Al loro posto, sugli scaffali della biblioteca, non era rimasto un
singolo volume. I ripiani della dispensa erano precipitati
rovinosamente a terra, trascinandosi dietro stoviglie, scatole e
barattoli vari. Dei i soprammobili che non erano stati messi in salvo
da Hermione e Daphne rimanevano soltanto i resti, ed erano innumerevoli
gli squarci delle vele e le assi dissestate.
Non appena la luce lo rese possibile, tutti si trovarono sul ponte,
pronti a dividersi i vari compiti. Buffo come, in quel marasma di
persone intente a spostare, aggiustare e pulire, la prima cosa che
saltasse all’occhio fosse il sorriso comparso sul volto di
Daphne, dal momento che nessuno –eccezion fatta per Hermione
– l’aveva mai vista propriamente sorridere.
“Ahia!” esclamò il comandante non
riuscendo a trattenere una smorfia di dolore.
In seguito all’infortunio della sera precedente, Blaise
Zabini giaceva mezzo sdraiato sul divano dello studio del capitano, del
tutto intenzionato a godersi le attenzioni della propria infermiera
personale.
“Non lamentarti Zabini. Più strette sono, meglio
è” lo riprese Daphne continuando ad avvolgergli le
bende intorno alla caviglia destra, che aveva preso decisamente un
brutto colpo.
“Mi chiamerai mai per nome?” domandò
divertito il comandante, osservandola lavorare concentrata. In tutta
risposta, Daphne strinse le bende con maggiore forza, facendolo
lamentare di nuovo. La ragazza rise “Andiamo, sei un pirata!
Le ragazzine del corso di cucito si lamenterebbero di meno”
lo prese in giro terminando la fasciatura. “Corso di cucito?
Sembra interessante” commentò Blaise alzando un
sopracciglio, e bloccando un colpo di Daphne con la mano.
“Siamo un po’ troppo manesche, signorina”
osservò, trattenendo il pugno della ragazza nel suo palmo,
tirandolo verso di sé. Dopo un’iniziale resistenza
ben poco credibile, la ragazza cedette, e in pochi secondi le labbra
del pirata furono sulle sue.
Con un tempismo per cui cominciava ad essere noto ai più, il
capitano aprì la porta, ed entrò nel suo studio
“E no! Prendetevi una stanza!”
“Tecnicamente, questa è una
stanza” gli fece notare Blaise, allontanandosi contro voglia
da una Daphne a dir poco imbarazzata. Draco non lo considerò
degno di una risposta vera e propria, e si limitò a
un’occhiata sprezzante, cosa che non turbò in
alcun modo il suo comandante.
“Comunque, si da il caso che ti stessi cercando, Daphne. Sai
dove diavolo si è cacciata la Granger?”
domandò Malfoy evitando attentamente di guardare Zabini, sul
cui volto – ne era certo – era appena comparso un
sorriso beffardo.
“Penso sia ad aiutare Anthony e gli altri sul
ponte” rispose Daphne. Zabini camuffò la risata
con un colpo di tosse, mentre l’irritazione del capitano
cresceva.
“Ho capito. Ti dispiacerebbe dirle di raggiungerci nella
stanza delle traduzioni? Quando avrà finito con Anthony,
naturalmente” domandò nuovamente alla ragazza
“Zabini, vuoi una caramella?” aggiunse rivolgendosi
poi all’amico che aveva ripreso a tossire “Non
è necessario grazie, mi era andato qualcosa di
traverso” rispose lui sorridendo. Daphne annuì e
si dileguò, lasciando i due pirati nello studio.
“Inizi a essere fastidioso, sai? Più del solito
intendo.” commentò Malfoy senza preoccuparsi di
guardare il suo interlocutore “E togliti quel sorriso da
ebete dalla faccia!” aggiunse prima di alzarsi e dirigersi
verso la stanza delle traduzioni.
Daphne camminava soddisfatta per la nave, diretta da Hermione. Da
Hermione e Anthony.
Il sorriso si trasformò in un ghigno trionfante. Aveva
indovinato.
In realtà non aveva la minima idea di chi fosse con
Hermione, di certo non Anthony comunque, che aveva visto indaffarato in
cucina con Neville. Diciamo solo che aveva voluto fare una prova. E
proprio come tutte le volte, quando il nome di Anthony era stato
affiancato a quello di Hermione, la mascella del capitano si era
contratta, e gli occhi si erano assottigliati. Ulteriore conferma
l’aveva avuta dal quasi-soffocamento di Blaise, che come
sempre sfoggiava un sorriso da chi la sapeva lunga. Si ripromise che
più tardi lo avrebbe interrogato.
Sì, Daphne era davvero sodisfatta. Non vedeva
l’ora di poter sbattere in faccia alla sua amica che aveva
ragione, che ci aveva visto lungo, esattamente come Hermione aveva
fatto la sera prima con lei, dopo il suo bacio con Blaise.
Daphne era entrata nella stanza che condivideva con
l’amica, e l’aveva trovata seduta sul grande letto
a baldacchino, con un sorriso a trentadue denti a illuminarle il volto.
“Te l’avevo detto! Anzi, erano settimane
che te lo dicevo” esclamò subito Hermione, senza
darle nemmeno il tempo di chiudere la porta.
“Finalmente la algida Daphne Greengrass –
hem, Turner! –
si è sciolta!” Daphne roteò gli occhi,
non riuscendo però a nascondere il divertimento.
“Oh ma stai zitta tu!” replicò
la bionda sedendosi vicino a lei “Che poi cambio
idea” aggiunse divertita “Non sia mai! Che poi
Blaise mi squarta” esclamò Hermione fingendosi
allarmata “Scherzi a parte, siete proprio una coppia
stupenda! Sono così felice, soprattutto per Blaise”
“Ehi!” protestò Daphne dandole
uno spintone.
“Quel poveretto ti ha sopportata acida e
indisponente per mesi! Lasciami essere felice per lui”
“Come la fai lunga!” la prese in giro
Daphne “Tu, invece?” aggiunse sistemandosi meglio
sul letto. “Io invece, cosa?” domandò
confusa Hermione “C’è chi dice di averti
visto mano nella mano con nientepopodimeno che Capitan
Malfoy” spiegò la bionda, studiando con attenzione
le espressioni dell’amica “Ma che mano nella
mano!” rispose quella arrossendo visibilmente “Mi
ha strattonata per un braccio, per evitare che un cannone mi prendesse
in pieno ”
“Che gesto carino da parte sua”
commentò Daphne sorridendo.
Fu il turno di Hermione di roteare gli occhi.
Daphne trovò Hermione sul ponte, intenta ad aiutare i
gemelli a mettere in sicurezza la rampa di scale che portava al timone.
“Hermione, il tuo salvatore ti vuole nella stanza delle
traduzioni” Hermione la guardò un attimo stranita,
ma non appena capì a chi stesse facendo riferimento
strabuzzò gli occhi. Daphne era forse impazzita? Ci mancava
solo che i gemelli facessero domande. Era sicura che Malfoy
gliel’avrebbe fatta pagare se avesse scoperto di essere
chiamato Il
suo salvatore. I gemelli per fortuna erano talmente
concentrati sulla scala, che non si accorsero nemmeno
dell’arrivo di Daphne.
Le due ragazze si avviarono verso la stanza delle traduzioni, dove
trovarono il capitano. Il suo umore non era evidentemente dei migliori,
e Daphne era più che certa che non fosse dovuto solo a
qualche asse fuori posto.
“Granger dimmi, l’inglese lo capisci?”
domandò Malfoy con voce algida non appena le ragazze
entrarono nella stanza. Hermione credette di non aver capito bene. La
stava forse prendendo in giro? Che razza di domanda era se sapeva
l’inglese! Non ricevendo dalla ragazza altro che non fosse
uno sguardo disorientato, il capitano continuò “Mi
sembrava di averti spiegato chiaramente che la tua priorità
su questa nave fossero le frasi dei medaglioni, o sbaglio?”
“Sì, è vero” rispose la
ragazza ancora confusa.
“Allora mi puoi cortesemente spiegare
come mai ti stessi occupando di tutt’altro?”
Hermione strabuzzò gli occhi. La stava davvero rimproverando
per aver aiutato a rimettere in sesto la sua nave?
Se prima aveva qualche dubbio che il capitano non fosse del tutto
normale, adesso ne era certa.
“Visto lo stato del galeone avevo pensato fosse
più importante aiutare a sistemare” rispose la
ragazza incredula.
“Bè, hai pensato male” rispose brusco
Malfoy “hai deliberatamente disubbidito a un ordine del
capitano”. Non ci poteva credere! La rabbia di colpo la
invase. Ma come si permetteva quell’odioso di parlarle
così? E lei che pensava di fargli un favore! Ma che colasse
a picco con quell’insulsa bagnarola!
“Non succederà più, capitano”
rispose la ragazza con un tono che faceva trapelare tutta la sua
collera. Senza degnare Malfoy di un ulteriore sguardo, raccolse le
pergamene delle traduzioni “Andiamo, Daphne” disse
all’amica, che la seguì in silenzio fuori dalla
stanza.
Malfoy si ritrovò solo. Era convinto che dopo quella che non
avrebbe nemmeno avuto il coraggio di definire sfuriata si
sarebbe sentito meglio, invece era accaduto esattamente il contrario e
il suo umore era passato da cattivo a pessimo.
Che cavolo gli stava succedendo?
“Penso si chiami senso di colpa” disse quella che
ormai si auto-definiva la voce
della sua coscienza, dal momento che Malfoy non sembrava
possederne una. Zabini era appoggiato allo stipite della porta, e
evidentemente aveva assistito alla scena.
“Zabini vai al diavolo” Ma non ce l’aveva
una vita lui? Possibile che fosse sempre in mezzo?
“No, vado ad aiutare le ragazze. E a scusarmi per avere un
capitano ritardato” rispose l’amico con
un’inaspettata durezza nella voce.
“Arrabbiati pure quanto vuoi, ma smettila di insultare chi ti
sta aiutando” disse il comandante uscendo dalla stanza. Con
la mano ancora sulla maniglia, si fermò “Ah, e per
la cronaca, Goldstein era in cucina con Paciock” aggiunse
chiudendo con forza la porta dietro di sé.
Nei giorni seguenti tutto tornò a quella che ormai era
diventata la normalità.
Le assi scricchiolavano rumorosamente ogni qualvolta qualcuno facesse
un passo, Daphne e Blaise passavano il tempo a litigare per poi fare
pace, e Draco e Hermione non si rivolgevano la parola.
Una sera, Hermione non riusciva proprio a darsi per vinta con
l’ultima frase che le rimaneva da tradurre. Era riuscita a
interpretare tutte le parole tranne una, a cui proprio non riusciva ad
attribuire un senso. Dopo l’ennesimo sbuffo e
un’imprecazione sussurrata fra i denti, la ragazza si
portò le mani a massaggiarsi le tempie. Era davvero stanca,
e non aveva idea di quanto tempo fosse rimasta chiusa in quella stanza.
Guardò l’orologio a pendolo attaccato alla parete,
per accorgersi che in realtà era molto più tardi
di quanto credesse. Decisa a non perdere un’intera nottata di
sonno, si diresse verso la sua stanza, pronta a buttarsi sotto le
coperte. Quando raggiunse la stanza, qualcosa attirò la sua
attenzione. Appoggiato vicino alla porta c’era un biglietto,
illuminato da una candela che stava per spegnersi. Incuriosita,
Hermione prese la pergamena e iniziò a leggere.
“Hermione ti
prego non uccidermi, ma ho bisogno di un favore.
Potresti mica dormire da un’altra parte stanotte?
Scusa se te lo dico così, ma non ti trovavo.
Giuro che mi farò perdonare!
Daphne ”
Cosa!? Ma che le era preso? Perché diavolo avrebbe voluto
che lei dormisse da un’altra parte? Fece per abbassare la
maniglia e entrare quando capì.Ma certo –
pensò – è
con Blaise! Un sorriso fece capolino sul suo volto. Sorriso
che sparì pochi secondi dopo, quando si rese conto di non
avere la minima idea di dove andare a dormire. Non poteva di certo fare
irruzione nella stanza di Ginny e i gemelli a quell’ora! Come
minimo l’avrebbero ammazzata, e avrebbero anche avuto
ragione. Dopo vari ragionamenti, decise che sarebbe andata a in
biblioteca. C’era un divanetto abbastanza comodo, e se non
fosse riuscita a dormire, almeno avrebbe avuto qualcosa da leggere.
Pensando al libro da scegliere, Hermione si diresse verso la
biblioteca. La porta era chiusa, e solo una volta dentro si accorse che
nella stanza c’era qualcuno.
Sentendo la porta aprirsi, Draco Malfoy sollevò lo sguardo
dal suo libro, per trovarsi davanti la faccia stupita della Granger.
Perfetto, questo non lo aveva calcolato. Non le era passata nemmeno per
l’anticamera del cervello l’idea che in biblioteca
ci potesse essere qualcuno. Tanto meno l’ultima persona che
avrebbe voluto incontrare. Possibile che fosse sempre in giro?
“Hem, posso aiutarti, Granger?” chiese il capitano,
stupito almeno quanto lei di vederla lì. Ma non dormiva mai
quella?
“Sì, cioè no. Ero venuta qui
perché pensavo non ci fosse nessuno. La mia stanza
è hem, occupata,
ma vado da un’altra parte. Buonanotte” e
così dicendo la ragazza fece per andarsene, ma la voce di
Malfoy la richiamò “No Granger aspetta, tanto
stavo per andarmene”. Il ragazzo fece un’orecchia
alla pagina del libro a cui era arrivato e si alzò dal
divano.
Notando il titolo della copertina – Candide ou
l’Optimisme –, la ragazza non riuscì a
trattenere una domanda “è l’unica opera
di Voltaire della nave, o ce ne sono altre?”
“Amante della letteratura francese?”
domandò Malfoy.
“Solo di quella che merita” rispose la ragazza
“comunque no, ce ne dovrebbero essere altre, ma dopo la
tempesta è probabile che Tiger abbia usato i volumi per
pareggiare le gambe dei tavoli” replicò il
capitano. Hermione accennò una risata, e senza rendersene
conto, interrompendo quel silenzio assordante che durava da giorni, i
due ragazzi si trovarono seduti sul divano, intenti a parlare e ridere
come vecchi amici.
Parlarono dei più svariati argomenti: degli autori preferiti
e di quelli più detestati, della comune passione per
l’arte e infine anche di Daphne e Blaise –
“e così la tua stanza è occupata? E
bravo Zabini” –.
Alla fine il sonno li colse entrambi, e si ritrovarono addormentati sul
divano della biblioteca, che dopo tutto non era poi così
scomodo.
Blaise Zabini si vantava spesso di averne viste talmente tante nei suoi
ventiquattro anni di vita, che ormai non si stupiva più di
niente. Quello che vide quella mattina però, mai se lo
sarebbe aspettato.
Anche se l’aveva salutata solo poco prima, andò
subito a cercare Daphne. Se si fosse limitato a raccontarglielo, era
certo che la bionda non gli avrebbe mai creduto. Doveva trovarla, e
portarla a vedere Hermione Granger che dormiva appoggiata alla spalla
di Draco Malfoy sul divano della biblioteca.
Note alla storia:
Pensavate mi fossi data alla macchia, eh? E invece eccomi qua, con un
nuovo capitolo e un ritardo a dir poco imbarazzante.
Vi chiedo immediatamente scusa, ma è stato – e
purtroppo si prospetta ancora per qualche tempo – proprio un
periodaccio! Computer rotto e poca ispirazione a parte, il vero problema adesso
è uno solo: mi devo laureare. Ebbene sì gente, da
qui a un mesetto devo dare cinque esami (gli ultimi cinque
esami) e preparare quella siocchezzuola che è la tesi. Vi
chiedo quindi umilmente perdono, ma il tempo per scrivere è
stato praticamente inesistente. Come accennavo poi, mi si è
anche rotto il computer e l’ispirazione mancava ad arrivare.
Una combo perfetta insomma.
Spero sinceramente che ci sia ancora qualche buon’anima a
leggere questa mia storiella, a cui spero di riuscire a dedicare il
tempo che merita al più presto.
Naturalmente i commenti/pareri/suggerimenti/critiche (ho finito di
scrivere il capitolo 5 minuti fa, dopo una giornata di studio intenso.
La probabilità che sia scritto in un italiano a dir poco
pessimo, purtroppo è alqunto elevata.) sono sempre
graditisismi ;)
A presto (spero!!)
Piglet :)
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Capitolo 10 *** Not a single word ***
Not a single word
-Non
una parola-
Un raggio di sole entrò
con prepotenza dalla finestra, illuminando il viso rilassato del
Capitano. Quella notte, per la prima volta da molto tempo, i suoi sogni
erano stati tranquilli, e non popolati da mappe del tesoro, minacciosi
pirati e una certa fanciulla di nostra conoscenza, che più
di tutto il resto rendeva l’umore di Malfoy pessimo
già di prima mattina.
L’insistenza della luce sul suo volto, pian piano lo
portò via dalle braccia di Morfeo. Ancora nel dormiveglia si
rese subito conto che c’era qualcosa di strano. Innanzi tutto
la luce. Erano settimane che procedevano verso Nord, e la sua camera
non era mai esposta al sole prima delle due del pomeriggio, e di certo
non poteva aver dormito fino a quell’ora, vero? Fece per
girarsi dall’altra parte, ben deciso a ignorare sia la luce
che qualsiasi altro problema, ma un acuto dolore alla schiena lo fece
immediatamente rinunciare al suo intento. Ma in che diavolo di
posizione aveva dormito? Fu però un movimento vicino alla
sua spalla, anzi, sulla sua
spalla, a fargli aprire di colpo gli occhi. Con orrore, tutto gli fu
chiaro.
Si era addormentato sul divano della biblioteca (ecco spiegati la luce
e il dolore) con quell’impiastro della Granger (ecco spiegato
l’orrore) che, con un tempismo a dir poco invidiabile, si
stava giusto svegliando.
Malfoy maledisse se stesso per non essersene andato non appena la
Granger era entrata in biblioteca, ma soprattutto per essere stato
così idiota da addormentarsi lì con lei.
Maledisse la Granger che lo aveva stordito con i suoi racconti
– neanche sotto tortura avrebbe ammesso di averla ascoltata
volentieri, nemmeno a se stesso – e soprattutto maledisse
Zabini, dal momento che – neanche a dirlo – il
tutto era successo per colpa sua.
Ancora prima di aprire gli occhi, Hermione Granger capì che
c’era qualcosa di strano, qualcosa che non andava. Quello su
cui era sdraiata di certo non era il suo comodo baldacchino, ed era
più che sicura anche del fatto che quello su cui teneva la
testa non fosse il suo cuscino. Anche lei impiegò qualche
istante a ricostruire le dinamiche, ma si ricordò il tutto
più velocemente e – se possibile – con
maggiore orrore di Malfoy.
Cosa diamine le era saltato in mente! E tutto perché Daphne
aveva monopolizzato la loro stanza! Se solo avesse saputo tenere a
freno la lingua e avesse evitato di chiedergli di
Voltaire…stupido romanzo! Galeotto
fu il libro (*)
si ritrovò a pensare, per poi maledirsi
all’istante.
Entrambi svegli e ancora immobili, rimasero in silenzio per alcuni
minuti. Fu Hermione, resasi conto che la situazione stava diventando a
dir poco ridicola, a parlare.
“Hem, buongiorno Malfoy” disse, dopo essersi
scostata dalla spalla del Capitano, non riuscendo a nascondere il suo
imbarazzo, che se possibile aumentò ancora di più
quando notò che le loro gambe erano intrecciate
“Buongiorno un corno Granger! Mi hai praticamente lussato una
spalla.” Si lamentò il ragazzo massaggiandosi la
parte indolenzita.
Ed eccoci di nuovo, pensò Hermione, e
gli ho solo dato il buongiorno. Fece per rispondergli a tono
girandosi verso di lui, ma in quello stesso istante, qualcuno fece il
suo ingresso in biblioteca.
Le teste due scattarono in direzione della porta, dove vi trovarono un
Anthony Goldstein a dir poco stupito,
che mai e poi mai avrebbe immaginato di imbattersi in una scena del
genere.
Hermione abbassò lo sguardo ormai letteralmente paonazza,
mentre sul volto di Malfoy faceva capolino un ghigno trionfante.
“Ti serve qualcosa, Goldstein?” domandò
Malfoy serafico, rivolgendo al suo interlocutore un largo sorriso.
“Chiedo scusa Capitano, non volevo hem…disturbare.
Ero solo venuto a riporre un libro, ma passo più
tardi”
“Non ti preoccupare, noi stavamo andando a fare colazione.
Giusto Hermione?”
La diretta interessata gli lanciò un’occhiata
stranita. Un attimo prima l’accusava di avergli praticamente
distrutto una spalla e adesso diceva che stavano andando a fare
colazione? E poi da quando la chiamava col suo nome di battesimo?
“Hem, certo” rispose dopo qualche secondo di
troppo, tentando di districare le sue gambe da quelle di Malfoy che,
come da manuale, non la stava minimamente aiutando.
I due ragazzi finalmente si alzarono, e fecero per uscire.
“Vieni anche tu, Anthony?” domandò
Hermione quasi dalla porta “no grazie, non ho fame”
rispose lui dandole le spalle.
Camminando per il corridoio poco distante da Malfoy – che
sembrava un’altra persona rispetto a quella che si era
svegliata poco prima – Hermione si perse in alcune
riflessioni.
Ripensando a Anthony e alla faccia che aveva fatto quando aveva visto
lei e Malfoy sul divano, sentiva uno strano peso all’altezza
dello stomaco.
Era forse senso di colpa? Ma per cosa?
Lo sai benissimo per cosa le
disse quella fastidiosa vocina dentro la sua testa ti
senti in colpa perché hai capito benissimo che Anthony ha un
debole per te, e ti dispiace che ti abbia visto così intima
con Malfoy
Io non sono intima con Malfoy!
Questo, lo riconoscerai anche tu, è opinabile.
Ma se ci detestiamo!
Chi disprezza compra, mia cara.
Fortunatamente raggiunsero in fretta la cucina, e il saluto allegro di
Ginny, seguito da quello di Neville, Blaise e Daphne, mise fine a
quello scomodo dibattito interiore.
“Si può sapere che diamine succede?”
chiese Ginny raggiungendo le ragazze sul ponte. Le due abbassarono le
spade con cui si stavano esercitando per guardare l’amica con
aria confusa “Ti spiacerebbe essere un po’
più chiara?” le domandò Daphne
“Oggi si comportano tutti in maniera strana. Ad Anthony
sembra sia morto il gatto dal muso lungo che ha, e prima ho visto
Malfoy sorridere, no dico sorridere!”
spiegò lei, mettendo particolare enfasi
sull’ultima parola.
Daphne e Hermione si scambiarono un’occhiata
d’intesa.
Finita la colazione avevano avuto modo di parlare, e Hermione le aveva
raccontato – interrotta da battutine di vario tipo su lei e
Malfoy chedormivano sul
divano – della strana reazione di Anthony.
“Sì, anche io l’ho notato”
commentò Daphne “Ginny, che rapporto
c’è tra Anthony e Malfoy?” chiese
Hermione, che era tutto il giorno che si scervellava per capire che
sangue scorresse tra i due. Possibile che Malfoy ce l’avesse
tanto con Anthony da essere felice di vederlo così? E per
quale motivo poi?
“Sono sempre stati buoni. Non ottimi certo, ma solo Zabini
è in ottimi rapporti con Malfoy…anche se, ora che
mi ci fai pensare, da qualche tempo a questa parte non mi sembra si
sopportino più di tanto. Sì, direi da poco dopo
che siete arrivate voi per capirci.” spiegò Ginny
dopo aver tirato le fila dei propri pensieri.
“Che ci volete fare, gli uomini sono strani”
commentò Daphne, con l’aria di chi la sapeva lunga.
“A proposito di uomini…”
cominciò Ginny “qui qualcuno ci deve
aggiornare su un uomo in particolare” terminò
Hermione, sul cui volto era comparso un ghigno degno di Malfoy.
Per (s)fortuna, i due ragazzi tornarono gli stessi di sempre in pochi
giorni, ed Hermione dovette ammettere che per quanto le facesse piacere
ridere e scherzare con Anthony, avrebbe fatto volentieri a meno del suo
buonumore per evitarsi le sfuriate del Capitano.
Ormai la ragazza si era convinta che Malfoy avesse qualche serio
problema mentale. I momenti di gentilezza che il pirata aveva nei suoi
confronti, soprattutto quando erano da soli, diventarono via via meno
rari. Sempre più spesso infatti capitava che si trovassero
la sera tardi nella stanza delle traduzioni a tentare di decifrare
quell’ultimo tassello che – erano certi –
avrebbe spiegato il tutto. Mai una volta però erano arrivati
anche solo vicini alla soluzione, perché si mettevano a parlare.
All’inizio avevano discusso del più e del meno,
come quella sera sul divano della biblioteca, ma più il
tempo passava, più gli argomenti diventavano personali e
intimi.
Fu così che, senza rendersene conto, Hermione
rivelò la sua paura delle altezze, il suo odio recondito per
la madre di Daphne, e addirittura la sua prima clamorosa cotta per il
figlio del fornaio, un certo Harry Potter.
Sebbene più restio alle confessioni, presto anche il
Capitano si lasciò andare, rivelando frammenti della sua
infanzia. Le raccontò di come, una volta morto suo padre, fu
l’allora capitano della Fenice ad occuparsi di lui,
crescendolo come un figlio, e insegnandogli tutto quello che sapeva. Il
Capitano poi era stato tradito dal suo stesso comandante che, insieme
ai pirati del Jolly Roger, lo aveva letteralmente venduto al Commodoro
Greengrass. Nel sentire quel nome, Hermione fu percossa da un brivido.
Si ricordava bene l’esecuzione del famoso Capitano della
Fenice. Il Commodoro era così felice che il palazzo era
stato in festa per giorni. Ironia della sorte, vedendo poi
dov’erano capitate, le uniche a non festeggiare erano state
Daphne e Hermione. La prima semplicemente per non dare soddisfazione
alla madre, la seconda perché era contraria a qualsiasi tipo
di violenza, e considerava la pena di morte qualcosa di inumano, troppo
meschino anche per il peggiore dei pirati.
Peccato però che poi, come svegliatosi da quello strano
stato confusionale, Malfoy tornasse lo stesso di sempre, pronto a
sbraitare contro tutto e tutti per un nonnulla. Hermione cominciava
seriamente a non poterne più, tanto che una sera sul ponte
esplose.
Era stata una giornata decisamente piacevole, sicuramente complice il
buonumore di Malfoy e le battutine di Zabini. Come era solita fare,
Hermione uscì sul ponte per godersi lo spettacolo del sole
che scompariva nelle acque gelate dell’oceano. Dirigendosi a
poppa incontrò lo stratega con una faccia
tutt’altro che contenta “Ehi Anthony” lo
salutò cordiale “cosa c’è che
non va?” domandò in risposta
all’occhiataccia ricevuta “Prova a chiederlo al tuo
Capitano” rispose lui scontroso prima di allontanarsi.
Hermione rimase interdetta. Mai si era rivolto a lei in quel modo.
Ancora alquanto perplessa arrivò a destinazione, dove scorse
una testa bionda di sua conoscenza.
“Ma che ha Anthony?” domandò
preoccupata, appoggiando le braccia alla balaustra “E io che
ne so?” rispose il Capitano con tono sprezzante
“Scusa tanto, pensavo lo sapessi dato che l’ho
visto allontanarsi da te” rispose lei sulla difensiva
“Bè, evidentemente ti sei sbagliata!”
ringhiò “Già, evidentemente!”
sbottò lei, ben decisa ad allontanarsi da lui
“cos’è ci siamo offese Granger? Te la
sei presa perché ti ho risposto male?” la prese in
giro Malfoy.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso, ed Hermione Granger esplose.
“Me la sono presa? Ma ti senti quando parli razza di pallone
gonfiato che non sei altro?! Un attimo prima ridi e scherzi e quello
dopo per chissà quale ragione hai la luna girata e te la
prendi con chiunque. Non ne posso più di queste tue scenate
da primadonna! Adesso basta! Prenditi una camomilla se sei nervoso, ma
non prendertela con me che non ti ho fatto niente. Sono stufa marcia di
essere usata come affila coltelli da un ragazzino arrogante che pensa
che tutto gli sia dovuto!” Sputò fuori dai denti
con una rabbia che non si era resa conto di aver covato per settimane.
Malfoy rimase impietrito davanti a lei.
“Sai che ti dico? Ne ho abbastanza!” aggiunse con
un tono carico di rabbia mista a delusione, e senza aggiungere altro
gli diede le spalle e cominciò ad allontanarsi.
Ma come si permetteva quel ragazzetto presuntuoso di parlarle
così? Chi diamine si credeva di…ma il
filo dei suoi pensieri fu presto interrotto da una mano prepotente che
le afferrava il braccio sinistro. Senza neanche rendersene conto si
trovò voltata nuovamente in direzione di Malfoy, e in un
attimo le labbra del ragazzo furono sulle sue.
Malfoy era sicuro che
questa volta la Granger lo avrebbe ammazzato.
Hermione spalancò gli occhi. Per un attimo aveva creduto che
le avrebbe tirato uno schiaffo, ma mai si sarebbe aspettata nulla del
genere. Il suo cervello le intimò di andarsene indignata, di
schiaffeggiarlo se fosse stato necessario, ma di allontanarsi
assolutamente da lì. Di allontanarsi da lui. Ci
pensò la sua vocina interiore a zittirlo e così,
come guidato da volontà propria, il suo corpo
reagì. Le mani si intrecciarono dietro al collo del Capitano
e la sua bocca rispose al bacio.
Dopo giorni, ore o forse secondi, il suo nome le risuonò
nelle orecchie.
Era Blaise che la chiamava a gran voce.
Quando fu abbastanza vicino da capire cosa avesse appena interrotto,
ormai era troppo tardi. Imbarazzata come mai era stata in vita sua,
Hermione – ben attenta a non guardare in direzione di Malfoy
– si girò verso Blaise.
Il comandante li raggiunse, e come se li avesse colti a parlare del
tempo, si rivolse alla ragazza “Hermione, Daphne ti cerca
disperatamente. Mi ha detto di riferirti di raggiungerla nella sala
delle traduzioni”
“Vado subito, grazie mille Blaise” rispose lei
rossa d’imbarazzo, e sempre ben attenta a non guardare
Malfoy, raggiunse l’amica.
Malfoy la guardò allontanarsi, percependo lo sguardo
dell’amico perforargli le spalle.
Con una lentezza estenuante si voltò verso di lui
“Non una parola, Zabini” lo ammonì
“non una parola”.
(*) Dante, V canto Inferno.
Note
alla storia:
Ok, non provo nemmeno a giustificare un ritardo tanto esagerato da
risultare imbarazzante. Semplicemente mi scuso. Spero però
che il capitolo serva a farmi perdonare (sempre che sia rimasto
qualcuno a leggere!)
Che dire, vi piace? Io vi confesso di trovarlo abbastanza carino, dai.
È da quando ho ideato la storia che ho ben in mente questa
scena finale, soprattutto le ultime battute di Draco (da cui deriva il
titolo infatti). Spero di essere riuscita a rendere la scena se non
altro passabile!!
Sono felice di comunicarvi che ho finito i miei famigerati esami.
Adesso mi manca solo la tesi, ma come potrete ben immaginare il
è tutta un’altra storia!! Provvederò
quindi al più presto a tornare attiva qui su EFP (recensire,
rispondere, commentare), cominciando proprio dalla pubblicazione di
questo capitolo.
Come sempre ringrazio chi è arrivato fino a qui, chi ha
messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e soprattutto chi mi
ha lasciato un commento.
Vi prometto che da adesso cercherò di aggiornare con molta
più costanza e in tempi “umani”.
Piglet :)
|
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Capitolo 11 *** The fight ***
The
fight
-
La battaglia
-
Daphne Greengrass si era sempre considerata una ragazza
brillante, ma quella sera capì di essere a dir poco geniale.
Stava giocando annoiata con uno dei medaglioni quando la vide. Una "e"
in corsivo minuscolo talmente piccola da confondersi con le decorazioni
giaceva immobile sul bordo superiore del medaglione. Sgranò
gli occhi, convinta di essere caduta vittima di un brutto scherzo
tiratole dalla noia, ma la lettera era sempre lì.
Un’ondata di entusiasmo la pervase. Si alzò di
scatto e prese il resto dei medaglioni. Li rovesciò sul
tavolo davanti a sé e cominciò a esaminarli come
se li vedesse per la prima volta. Quando trovò la seconda
lettera, una "n", capì di aver fatto centro.
Quando Blaise entrò nella stanza, la ragazza stava
trascrivendo su una pergamena le ultime lettere. Era talmente
concentrata che non lo aveva nemmeno sentito entrare.
“Eccomi Daphne, ci ho messo un po’ più
del previsto” la salutò il comandante.
“Blaise, dov’è Hermione?”
“Hem, non ne ho la più pallida idea,
perché?”
“Devo trovarla subito, ti prego vai a cercarla e mandamela
qui.” Il ragazzo la guardò stupito, ma non fece
obiezioni “Okay, vado” e dopo un bacio a fior di
labbra, uscì da dove era entrato solo pochi minuti prima.
Hermione camminava per la nave imbarazzata come mai era stata in vita
sua. Non si era mai sentita così, così stupida,
così confusa, così viva. Ma che diavolo le era
preso? Meno male che era arrivato Blaise a offrirle una scusa per
mettere più distanza possibile tra lei e il biondo. Non
aveva idea di cosa dovesse dirle Daphne, ma gliene sarebbe stata grata
per sempre, di qualsiasi cosa si fosse trattato. In pochi minuti
Hermione raggiunse la sua meta, abbassò la maniglia ed
entrò. La scena che si trovò davanti era del
tutto differente da quella che era stata propinata a Blaise poco tempo
prima. Daphne era seduta rivolta verso la porta al di là del
grande tavolo che occupava la maggior parte della stanza. Con una
teatralità che non poteva che essere frutto della
frequentazione con il comandante, la fece accomodare di fronte a lei e
le porse un medaglione. “Guardalo bene” Hermione
strabuzzò gli occhi. Ma a che gioco stava giocando? Erano
settimane che guardava e riguardava quei dannati medaglioni.
“Daphne, ma che stai dicendo?”
“Fai come ti dico, fidati.”
Hermione prese in mano il medaglione e iniziò a guardarlo
“scusa, ma cosa dovrei vedere di preciso? Perché
qui non c’è niente di nuovo”
affermò la ragazza dopo aver girato e rigirato il medaglione.
“Ne sei sicura? Guarda meglio, vicino al bordo
superiore” suggerì la bionda. Hermione fece come
le era stato detto, e dopo poco credette di aver visto qualcosa. Ma era
impossibile! Erano settimane che passavano ore a studiare quei
medaglioni, possibile che non se ne fossero mai accorti?
Hermione venne percossa da un brivido. Possibile che avessero
finalmente trovato il tassello mancante?
“Daphne, hai trovato quello che penso?”
domandò con voce incerta “Credo proprio di
sì” rispose trionfante l’amica, girando
la pergamena che mostrava sette lettere prima in ordine sparso e poi
rimescolate a formare una parola di senso compiuto
D E N M A R K
Avevano trovato il tassello mancante.
Hermione si fece passare i medaglioni e studiò tutte le
lettere.
“Non ci posso credere. La risposta è sempre stata
sotto il nostro naso e non ce ne siamo mai accorti.”
“Meno male che mi stavo annoiando”
osservò allegra Daphne “dobbiamo subito avvisare
gli…” un rumore assordante accompagnato da un
forte scossone coprì il resto della frase. Le due ragazze si
guardarono allarmate. Seguirono alcuni istanti di un silenzio irreale,
presto interrotti da un secondo boato. Ormai erano sulla nave da
abbastanza tempo da riconoscere il rumore di un cannone, e quello
decisamente lo era. Si precipitarono fuori dalla stanza, non prima di
aver rimesso i medaglioni al sicuro. In corridoio incontrarono Ginny,
anche lei intenta a correre verso il ponte. La seguirono, e una volta
uscite si trovarono davanti uno spettacolo spaventoso. Un enorme
galeone su cui sventolava fiera una bandiera con un Joker nero, con i
cannoni fumanti in bella vista era ormai a pochi metri da loro.
“Uomini in posizione, sapete cosa fare”
gridò Malfoy passando di corsa affianco a loro senza nemmeno
notarle. Nonostante la situazione, a Hermione si strinse lo stomaco nel
sentire la voce del capitano. Presto il ponte fu gremito di gente
intenta a correre da una parte all’altra. Ginny, che era
sparita, ricomparve con due spade che lanciò alle ragazze
“è ora di mettere in pratica quanto
imparato”
“Non mi sembra proprio il caso!”
S’intromise Blaise, lanciando a Neville una spada.
“Zabini non metterti in mezzo” gli rispose Daphne
seria.
“Non sto scherzando, non permetterò
che…”
“Che cosa?” Lo interruppe la ragazza
“Direi che siamo più che in grado di maneggiare
una spada, no Ginny?” protestò chiedendo conferma
all’amica.
“Ragazzi, non mi sembra il momento più adatto per
discutere, non trovate?” fece notare la rossa, mentre un
terzo colpo colpiva il fianco del galeone.
“Ottima osservazione, Ginny!” appuntò
Anthony “e adesso andiamo!” Li spronò il
ragazzo.
La grande nave era sempre più vicina. Come per prepararsi
anche lui allo scontro, il cielo cominciò a tuonare, e le
prime gocce di pioggia iniziarono a cadere. Si posizionarono tutti sul
ponte, pronti a ricevere quelli che non erano esattamente ospiti
graditi.
In pochi minuti il Jolly Roger fu di fianco alla Fenice, e i pirati si
prepararono all’abbordaggio. Tiger, Colin e Neville erano in
alto, nascosti dalle vele. I gemelli in sotto coperta rispondevano al
fuoco, mentre tutti gli altri aspettavano sul ponte.
Daphne e Hermione si ritrovarono a deglutire a vuoto un paio di volte.
Dopotutto fare pratica con Neville e Ginny era cosa ben diversa
rispetto a quello a cui stavano andando in contro. “Non
abbiate paura ragazze, andrete benissimo” Le
rassicurò Ginny vedendole tese. La nave cadde in un silenzio
irreale, che venne presto interrotto dal grido di Malfoy
“Fuoco!”.
In un attimo fu l’inferno.
I pirati nemici cominciarono ad assaltare il galeone.
Dall’alto, Tiger Neville e Colin cominciarono a fare fuoco,
colpendo molti uomini. Altrettanti però riuscirono a salire,
e sul ponte fu subito battaglia. Tutti erano impegnati a combattere,
qualcuno anche con due avversari in contemporanea.
Hermione stava combattendo contro un uomo dai lunghi capelli scuri e
unti, con il volto cosparso di cicatrici e un’espressione che
la ragazza avrebbe definito lupesca. L’uomo era nettamente
più forte, ma Hermione non se la stava cavando male. Daphne
duellava con un uomo decisamente più anziano di lei,
dall’aspetto altezzoso che, colori a parte, le ricordava
molto Malfoy. Anche lei era più scarsa, ma sapeva
decisamente difendersi.
“Frenir hai visto le nuove reclute di Malfoy?”
domandò con scherno l’avversario di Daphne a
quello di Hermione “Bè, se non altro ha buon gusto
il ragazzo. Direi che potremmo divertirci un po’ con loro
prima di farle fuori, che ne dici Rabastan?” rise
l’uomo che si chiamava Frenir. “Non credo proprio,
signori” s’intromise Blaise.
“Zabini fatti gli affari tuoi!” ruggì
Rabastan.
“Lo sto facendo, Lestrange” rispose con un ghigno
Blaise, iniziando a duellare con lui.
“Eh bravo il nostro Zabini. Noto che sei migliorato molto sia
nei gusti che nel combattere. Vorrei poter dire lo stesso del tuo
capitano, peccato non abbia avuto l’onore di
vederlo” rise l’uomo rispondendo ai colpi di Blaise.
“Lestrange, se vuoi puoi fare a cambio con quel cane di tuo
fratello” urlò Malfoy da poco distante, mentre
combatteva con un altro pirata “O sennò puoi
mandarmi il vostro di capitano. Mi piacerebbe proprio fare la festa a
Riddle” aggiunse dopo aver messo il suo avversario KO.
Hermione e Daphne combattevano contro Frenir, riuscendo anche a
metterlo in seria difficoltà, e ben presto le sorti
dell’intero conflitto vennero decise. Gli uomini di Malfoy,
anche se in minoranza, riuscirono a tenere testa ai pirati dei Jolly
Roger, costringendoli alla ritirata.
Dopo che finalmente se ne furono andati, sulla nave tornò la
tranquillità. Era però giunto il momento di
vedere i danni. Tutto sommato quello messo peggio era il vecchio
galeone. Già dopo la tempesta non se l’era passata
bene, e adesso aveva proprio bisogno di essere rimesso in sesto. Per
quanto riguardava la ciurma invece, la situazione era nettamente
migliore. A parte qualche occhio nero e graffio superficiale, ne erano
usciti tutti apparentemente illesi.
Mentre il resto della ciurma cominciava a ripulire il teatro della
battaglia, il capitano, con il comandante, Theodore, Anthony, Ginny,
Hermione e Daphne discutevano nella sala delle traduzioni.
L’adrenalina accumulata durante la battaglia impediva a
Hermione di sentirsi in imbarazzo per la presenza di Malfoy, che tra
l’altro era molto più pallido del solito e
sembrava pensare a tutt’altro.
“Come diavolo hanno fatto a trovarci?” stava
chiedendo Anthony seriamente preoccupato “Forse una pura
coincidenza” rispose Theo pensieroso
“impossibile!” rispose fermo il capitano
“saranno sicuramente alla ricerca del tesoro”
commentò Ginny, con una bistecca cruda sull’occhio
destro. “Dite che sanno dove si trova? Dopotutto siamo noi ad
avere i medaglioni. Ed è impossibile che abbiano mai visto
quello di Hermione. Secondo me stanno ancora cercando quello, e non il
tesoro” commentò Anthony.
“Sarà, ma rimane il problema di come hanno fatto a
trovarci. Nemmeno noi abbiamo una vera meta!” fece notare il
comandante “E qui, caro Zabini, ti sbagli” disse
Daphne nello stupore generale “Noi siamo diretti in
Danimarca” continuò la ragazza “Daphne,
ma che diavolo stai dicendo?” domandò confusa
Ginny. Daphne allora mostrò ai presenti le lettere sui
medaglioni e lo stesso foglio che aveva fatto capire tutto a Hermione
quelli che ormai sembravano giorni prima. Nella stanza si
levò un chiacchiericcio allegro, presto interrotto da un
tonfo sordo.
Draco Malfoy era sdraiato sul pavimento privo di sensi.
All’inizio tutti pensarono fosse l’emozione, ma poi
capirono che c’era qualcosa che non andava. Blaise
andò subito in soccorso, e si accorse che il capitano era
stato gravemente ferito alla spalla. Evidentemente
l’adrenalina e l’agitazione del momento avevano
coperto il dolore, tanto da non fargli accorgere di essere stato ferito
così in profondità. Neanche gli altri si erano
accorti di niente a causa delle vesti nere che avevano mascherato il
sangue perso. In un batter d’occhio, senza essersene resa
conto, anche Hermione si era avvicinata, e stava aiutando Blaise a
medicarlo.
Due ore dopo Theodore Nott si chiuse la porta della camera del capitano
alle spalle, e raggiunse gli altri in cucina, che immediatamente
chiesero notizie.
“è fuori pericolo” li
rassicurò subito “Una bella dormita e domani
mattina è come nuovo, anche se ha perso molto sangue. Adesso
c’è la Granger con lui”. Decisamente
rincuorati dalla notizia, Blaise e Daphne si scambiarono uno sguardo
complice prima di ritirarsi in camera della ragazza. Qualcosa suggeriva
che Hermione non si sarebbe presentata molto presto.
Con l’aiuto di Theo, senza dubbio la figura più
vicina a un medico che la nave potesse offrire, Hermione si prese cura
di Malfoy. Lo avevano colpito proprio per bene, ma la ragazza era certa
che servisse ben altro per mettere fuori gioco il capitano.
Ormai era qualche ora che dormiva beato, e Hermione si
ritrovò ad osservarlo. Era così pacifico. Non gli
aveva mai visto in volto un’espressione così
rilassata, e diamine se possibile così era ancora
più bello. Certa che ormai fosse nel sonno profondo si
avvicinò a lui senza fare rumore. Gli spostò
alcuni ciuffi biondi dalla fronte e gli posò un bacio sulle
labbra. Dopodiché, si sistemò sulla poltroncina
poco distante dal letto.
“Non è carino osservare la gente mentre dorme,
sai?” osservò il capitano ancora con gli occhi
chiusi “Malfoy! Sei il solito sbruffone, io non ti stavo
affatto osservando” mentì spudoratamente la
ragazza. “Granger, te la caverai con il latino, ma con le
bugie non ci siamo proprio” la prese in giro.
“Malfoy pensa a riposare, che è meglio”
“Direi che ho riposato abbastanza, che ore sono?”
“Quasi le quattro del mattino”
“Allora direi che quella che ha bisogno di riposare sei
tu” osservò il ragazzo, battendo la mano accanto a
lui. Hermione strabuzzò gli occhi. La stava invitando nel
suo letto?!
Notata l’espressione della ragazza, il capitano rise
divertito “Tranquilla, non allungherò le mani. Non
entrambe per lo meno”.
Note
alla storia:
Buongiorno a tutti! E buone vacanze!
Come state? Io alla grande per fortuna ;)
E avendo finalmente trovato il tempo tra un bagno e l’altro,
ho deciso di pubblicare questo capitoletto. Spero vi sia piaciuto, e
che siate stati ben attenti perché abbiamo finalmente delle
novità importanti…Speriamo che il povero Malfoy
si riprenda presto, ma sono certa che le attente cure di Hermione lo
rimetteranno in sesto al più presto!
Ora vi saluto. Purtroppo non so bene quando riuscirò ad
aggiornare, ma spero mi perdonerete. Detto questo vi auguro di passare
delle ottime vacanze, come sempre ringrazio tutti quelli che sono
arrivati fin qui e in particolare chi mi lascia un commento, come
sempre fanno super piacere.
Bacioni,
Piglet :)
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Capitolo 12 *** Denmark is the way ***
Denmark
is the way
– Verso la Danimarca
–
Quando Hermione aprì gli
occhi quella mattina, il sole era già alto nel cielo, e per
un attimo fecero capolino nella sua mente le immagini di un sogno
sfocato.
Fu la soave voce
del Capitano a riportarla alla realtà.
“Granger, dannazione! Non hai fatto altro che rubarmi la
coperta. Sono praticamente morto assiderato!” si
lamentò il biondo con fare melodrammatico, non appena la
vide sveglia.
“Innanzi tutto, buongiorno anche a
te, Malfoy” lo salutò “in secondo luogo,
non è affatto vero! Se mai eri tu a
rubare la coperta a me”
si premurò di precisare la ragazza, voltandosi verso di lui.
“Guarda, ce l’hai tutta tu!” gli fece
notare, tentando di prenderne un lembo.
“Ehi, non pensarci nemmeno. Vuoi derubare un uomo
infermo?” chiese lui fingendosi esterrefatto e quanto meno
oltraggiato da un gesto tanto vile e meschino. “Che essere ignobile e senza
cuore! Non ti facevo così, sai?” la prese in giro,
tirando la coperta ancor più verso di sé.
“Malfoy non fare il bambino e dammela” lo
ammonì.
“Eh no cara, se la vuoi, devi venire a prendertela”.
Hermione roteò gli occhi, non riuscendo però a
trattenere un sorriso, mentre si allungava per prendere quella dannata
coperta.
Con un ghigno di divertito, Malfoy spostò casualmente la mano
che teneva la coperta incriminata sempre più lontano dalla
Granger, che dovette allungarsi sempre più in direzione del
ragazzo per tentare di afferrarla. Così facendo, i volti dei
due giovani si ritrovarono a pochi centimetri l’uno
dall’altro, e Malfoy non ci pensò due volte ad
annullare la breve distanza che separava le loro labbra.
Puntuale come un orologio svizzero, qualcuno bussò alla
porta.
Senza trattenere un grugnito di protesta, il capitano si
allontanò da Hermione e sputò fra i denti un
deciso “Avanti!”. Fu stupito di ritrovarsi davanti
Nott e non Zabini, che ormai sembrava aver sposato la causa di dargli
il più fastidio possibile – più del
solito, s’intende –
“Buongiorno, Capitano! Blaise mi manda a vedere come
stai” – e te pareva – iniziò
Theo, sul cui volto comparve un sorriso beffardo non appena scorse la
figura di Hermione a pochi centimetri da quella di Malfoy. La ragazza
dal canto suo, era arrossita violentemente, e tenendo lo sguardo
ancorato al pavimento, sperava di venire risucchiata dalle gelide acque
dei mari del nord al più presto.
“Buongiorno anche a te, Hermione” aggiunse il
ragazzo, mascherando al meglio il suo divertimento.
“Ma tu guarda che carini i miei amici che si preoccupano per
me” osservò ironicamente Draco, prima che Hermione
potesse rispondere al saluto.
“Sai che è nostro dovere, Capitano”
rispose Theo sempre più divertito.
“Se per Miss Granger non è un problema, le
chiederei di uscire un attimo mentre medico il Capitano.
Così potrà riposarsi anche lei, immagino sia
molto stanca dopo le avventure di questa notte”
“Certamente” rispose Hermione ormai color porpora
“se vote scusarmi” e con tutta la
dignità che riuscì a raccogliere, si
alzò dal grande letto a baldacchino e uscì dalla
stanza.
“Quanto ti ha dato Zabini?”
s’informò Malfoy con lo sguardo ancora rivolto
alla porta “10 sterline” rispose Theo “ma
solo per dire che mi mandava lui. Il resto è farina del mio
sacco” aggiunse fiero.
“Ma non mi dire” commentò sarcastico il
Capitano.
“Su Draco, lascia divertire un po’ anche
noi” disse l’amico cominciando a cambiargli la
medicazione.
“Dai Theo sbrigati che ho un sacco di cose da fare”
“Come rotolarti tra le lenzuola con la Granger?”
Chiese l’amico mascherando una risata – Draco lo
ignorò – “perché in
qualità di tuo medico..”
“Tu non sei il
mio medico”
“Dettagli! Come dicevo, in qualità di tuo medico
ti impongo assoluto riposo. Di certo la Fenice non affonderà
se per una volta te ne stai buono buono a riposare. E poi Blaise ha
già preso il comando…”
Un lampo di puro terrore attraversò
gli occhi di Malfoy.
“Coraggio, non fare quella faccia!” si
raccomandò Theo raccogliendo le bende che gli aveva appena
cambiato “mi assicurerò personalmente che una
qualche fanciulla di nostra conoscenza si prenda cura di te”
e senza dargli modo di replicare, uscì dalla stanza.
“Buongiorno, ragazzi” disse allegra Hermione
entrando in cucina. I presenti ricambiarono il saluto, e la ragazza,
che si accorse solo in quel momento di quanta fame avesse,
andò a rubare due fette di pane ancora fumanti. Recuperate
posate e marmellata, Hermione si sedette al lungo tavolo della cucina,
ben decisa a fare una signora colazione.
“Ecco la ragazza che cercavo” esclamò
Zabini venti minuti più tardi entrando nella stanza seguito
da Daphne e Theo. Non appena vide quest’ultimo, Hermione
arrossì visibilmente, ripensando alla scena di poco prima.
“Theo mi ha detto che la ferita del Capitano va molto meglio,
ma è molto importante che oggi stia a riposo.”
“Naturalmente” rispose seria Hermione, decisamente
sollevata dalla notizia.
“Non ne sarà entusiasta, ma se riusciamo a farlo
lavorare dalla sua stanza, non si lamenterà nemmeno
più di tanto” osservò Theo.
Hermione annuì, se lo vedeva già a brontolare
come un bambino perché doveva stare a letto e non poteva
uscire insieme agli altri a giocare.
Daphne posò sul tavolo il cofanetto contenente i medaglioni,
e solo in quel momento Hermione sembrò ricordare la scoperta
sensazionale della sera prima.
“I medaglioni!” esclamò. Daphne, i
medaglioni, la Danimarca. Ma certo! Avevano una meta adesso.
“Oh finalmente ti decidi a pensare alle cose importanti”
commentò Daphne grata.
“Ecco perché ti stavamo cercando, Miss
Granger” continuò Zabini.
“Non possiamo di certo distrarci adesso. Su andiamo dal
capitano, così anche quel povero
infermo verrà
reso partecipe del nostro ingegnoso piano” disse il
comandante guidando il gruppo, al quale si erano uniti Ginny e Anthony,
verso la stanza di Malfoy.
Passarono tutto il resto della mattinata nella camera del Capitano,
riprendendo il discorso dove lo avevano lasciato la sera precedente,
prima che Malfoy cadesse a terra svenuto. Dopo aver ascoltano
nuovamente la spiegazione di Daphne, alla quale non era piaciuto per
niente vedere sfumare il proprio momento di gloria a causa del taglietto di
Malfoy, fecero congetture, elaborarono teorie e studiarono a lungo
svariate mappe.
Dopo ore di confronti, schiamazzi e scambi di opinioni più o
meno educate e gentili, avevano una meta, un piano, e soprattutto una
gran fame.
Blaise si diresse dal timoniere, per avvisarlo del cambio di rotta. Il
vecchio galeone avrebbe puntato sì a Nord, verso la
Danimarca, ma non senza prima fare tappa all’Isola di
Hogwarts, una vecchia roccaforte dei pirati, dove la nave doveva essere
rimessa in sesto dopo i danni subiti in seguito alla battaglia e alla
tempesta. Dopodiché, una volta fatti anche i rifornimenti di
cui avevano bisogno, sarebbero partiti alla volta della Danimarca, ben
decisi a recuperare il Tesoro.
Theo aveva poi recuperato una vecchia mappa sgualcita e quasi del tutto
sbiadita, dove però si poteva ancora scorgere un percorso
segnato. Insieme a una mappa geografica, riuscirono a individuare il
golfo che sarebbe potuto essere il luogo del nascondiglio. Era quella
la loro meta finale.
Il resto del chiassoso gruppo, una volta lasciata la camera del
Capitano, si diresse rapido in cucina, ad eccezione di una figura esile.
“Ah, Malfoy” disse Daphne rimasta da sola con il
Capitano “prova a farla soffrire, e quel taglietto che ti
ritrovi sulla spalla sarà l’ultimo dei tuoi
problemi”.
Il Capitano strabuzzò gli occhi “Mi stai
minacciando, Turner?” chiese divertito.
“No, ti sto avvisando” rispose serafica la ragazza
prima di lasciare anche lei la stanza.
Daphne raggiunse gli altri che ancora non si erano seduti a tavola.
“Ma dov’eri finita?” domandò
Hermione vedendola arrivare
“A fare due chiacchiere con il tuo Capitano”
rispose la bionda “che a proposito, credo abbia una gran
fame” aggiunse con un sorrisino eloquente
“E perché lo stai dicendo a me?” chiese
Hermione versandosi da bere.
“Pensavo la sua baby-sitter dovesse esserne
informata” rispose la bionda con ovvietà, facendo
però l’occhiolino a una Ginny che se la rideva
sotto i baffi.
“Molto matura Daphne, davvero…” stava
commentando Hermione quando venne interrotta da Blaise.
“Hermione, stavo pensando potresti portarlo al
Capitano” disse il ragazzo porgendole il ricco vassoio che
aveva in mano “sai, così evita di mangiare da
solo” concluse, senza lasciarle altra scelta che prendere
l’ingombrante piatto.
“Hem, certo Blaise, finisco di mangiare e glielo
porto” rispose Hermione il più educatamente
possibile, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo
dell’amica.
“Ma cosa dici!” la rimproverò Blaise
“vai a mangiare con lui. Neville ha preparato tutto per
due”
“Ma che carino” rispose Hermione tra i denti, e
calpestando per
errore il
piede di Daphne, si diresse nuovamente verso la stanza del Capitano.
“Avanti” fece Draco con fare annoiato. Che fosse la
Turner con altre minacce? Hermione aprì la pesante porta di
legno con un gomito, e riuscì a entrare nella stanza senza
fare troppi danni.
“Oh ma to’ guarda, il servizio in
camera!” esclamò raggiante il capitano vedendola
entrare.
“Malfoy, non ti ci mettere anche tu”
tagliò corto la ragazza
“In che senso anche io?”
domandò curioso il Capitano “hai portato il pranzo
in camera anche a qualcun altro?” continuò
divertito, anche se sul suo volto era comparsa una strana espressione
“Ecco perché ci hai messo così
tanto!” esclamò battendosi la mano sulla fronte.
In piedi davanti a lui, Hermione lo stava polverizzando con lo
sguardo “Hai finito?” chiese la ragazza serissima.
Voleva fare la distaccata e quanto meno dirgliene quattro: come si
permetteva a trattarla come una..come una cameriera? Quel pensiero la
fece sobbalzare impercettibilmente. Come una cameriera. Come
l’avevano sempre trattata tutti, con eccezione di Daphne, a
casa Greengrass. Come quella che in fin dei conti era, o che era stata
negli ultimi cinque anni della sua vita. Improvvisamente la linea
severa della sua bocca s’incurvò in un sorriso.
Malfoy la stava solamente prendendo in giro (a questo c’era
arrivata con un po’ di ritardo in effetti). Blaise le aveva chiesto di
portare il pranzo al capitano, nessuno glielo aveva ordinato.
Aveva appena fatto un favore a un amico, non eseguito un ordire. Anche
se in un luogo dove tutti avevano un’etichetta, finalmente
Hermione realizzò di essere solo Hermione,
e quella consapevolezza non le tolse il sorriso per tutto il giorno.
“No, non ho ancora finito” stava blaterando Malfoy,
sottraendola ai suoi pensieri.
“Stavo dicendo, in qualità di persona attualmente
inferma, sarà tuo onore servirmi da mangiare”
Hermione strabuzzò gli occhi
“Mi stai dicendo che dovrei imboccarti?!” chiese
orripilata.
“Esattamente, ma
cherie” confermò il Capitano con un
gran sorriso.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Sarebbe stata una lunghissima giornata.
Dopo pranzo Hermione e il Capitano rimasero a lungo a chiacchierare.
“A cosa stavi pensando, prima?” chiese Malfoy
cambiando completamente argomento.
“Prima quando?” domandò Hermione confusa.
“Quando sei entrata con il vassoio. Sei arrivata infuriata e
poi dal nulla ti sei messa a sorridere” spiegò il
ragazzo.
“Ti sembrerà una cavolata, ma ho realizzato che
Blaise mi aveva semplicemente chiesto di
portarti il pranzo, e non ordinato. Per una che si è sentita
dare ordini per tutta la vita è davvero una bella
sensazione”
“Scusa, quando mai qualcuno ti ha dato degli ordini
qui?” chiese il Capitano
“È proprio questo il punto Malfoy, a
parte un antipatico Capitano di nostra conoscenza…”
“Granger, dare ordini è il mio lavoro”
osservò Malfoy con fare ovvio.
“…qui nessuno mi ha mai ordinato niente, o
trattata come un suo sottoposto. Sempre con eccezione del Capitano
antipatico ovviamente” spiegò divertita. Malfoy
alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma la lasciò
continuare.
“E questo l’ho capito stamattina. Ripeto,
è una bella sensazione”
“Mi fa piacere ti trovi bene qui” disse Malfoy
prima di realizzare cosa stesse effettivamente dicendo.
“Anche a me” rispose convinta Hermione
“certo, casa ogni tanto mi manca. Cioè in
realtà solo i miei genitori…che poi non sono
nemmeno i miei genitori a quanto pare” continuò la
ragazza, che ormai sembrava avere la bocca direttamente collegata al
cervello, e diceva tutto ciò che le passasse per la testa, e
così si ritrovò a dire ciò che era
riuscita a confessare solo a Daphne qualche tempo prima,
nell’intimità della loro camera.
“In che senso, scusa?” chiese Malfoy.
“Nel senso che una sera dopo cena i miei genitori mi hanno
confessato di non essere i miei genitori naturali, ma di avermi trovata
quando ero ancora molto piccola. Mi avevano detto che mi avrebbero
spiegato meglio la sera successiva, ma poi abbiamo incontrato Blaise
al porto e bè, il resto è storia”
spiegò la ragazza.
“Cavolo…” fu tutto quello che Malfoy
ebbe da dire.
“Già. Certo, mi mancano molto a prescindere da
tutto, ma non ti nascondo che vorrei rivederli anche per sapere quello
che hanno da dirmi. Voglio scoprire chi sono.”
Note alla storia:
Dopo (troppi) mesi di silenzio sono tornata.
So che spesso le mie note sono state composte da scuse per ritardi su
ritardi, ma qui credo di aver battuto ogni record.
Mettiamo subito le cose in chiaro: mi dispiace. Mi dispiace per me, che
non ho trovato il tempo che avrei voluto per dedicarmi a questa storia,
ma soprattutto mi dispiace per voi, perché non ci si
comporta così, lo riconosco. Quindi sì, mi
dispiace.
Voglio però dirvi anche un’altra cosa –
sempre che sia rimasto qualcuno a leggere – non va messo
neanche in dubbio il fatto che porterò a termine questa
storia (ormai siamo davvero agli ultimi capitoli, ne mancano solo 4
più l’epilogo). Un po’ più
incerte rimangono le tempistiche. Quando ho tempo e sono ispirata scrivo,
purtroppo però questo non accade troppo spesso.
Spero possiate capirmi e perdonarmi.
Detto questo, passiamo al capitolo. Già che devo farmi
perdonare, sarei voluta arrivare con un signor capitolo, pieno di
azione e colpi di scena. Purtroppo però ho dovuto inserire
questo intermezzo per non far accadere tutto troppo velocemente e senza
le dovute spiegazioni. Spero comunque possa piacervi.
…chissà chi incontreremo sull’isola di
Hogwarts…;)
Piglet.
|
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Capitolo 13 *** Land Again ***
Land
Again
- Di nuovo a terra -
Quella mattina il cielo era
contornato da minacciosi nuvoloni neri che non promettevano nulla di
buono, e il vento che soffiava da ovest cullava tra le onde il vecchio
galeone pirata che procedeva, lento ma inesorabile, verso
l’isola di Hogwarts.
Il Capitano della Fenice si svegliò di buon’ora, e
fu estremamente sorpreso quando
allungato il braccio sinistro, non trovò nessuno a cui
rubare le coperte. Accese la candela sul comodino, appoggiò
meglio la schiena al cuscino per tirarsi su e si guardò
intorno, ma della Granger nemmeno l’ombra. In men che non si
dica una sgradevolissima sensazione lo invase – delusione,
avrebbe sicuramente diagnosticato Blaise, ma fortunatamente per lui, il
suo Comandante non era a portata d’orecchio –.
Perché avrebbe dovuto aspettarsela ancora al suo fianco,
dopo tutto? Non che avessero un accordo o qualcosa di simile, no?
Doveva essersene andata quando lui dormiva profondamente,
perché non si era reso conto di nulla. Probabilmente aveva
preferito tornare a dormire in camera con Daphne.
Quante volte aveva voluto – letteralmente sperato –
che le donne con cui aveva passato la notte, il mattino seguente
scomparissero senza tante storie. A volte era anche successo, e
l’unica sensazione che ricordava di aver provato era
sollievo. Gratitudine, forse. Ma mai quel pungente fastidio.
Cioè, lui le offre il suo letto, posto che donne di mezzo
mondo pagherebbero
per occupare, e lei non solo gli dà a stento il bacio della
buonanotte, ma se ne va pure di straforo? Inaudito!
Ben deciso a ripagarla con la stessa moneta, fece per alzarsi dal
letto, ma in quell’istante qualcuno entrò nella
stanza.
“Oh bene, sei già sveglio” lo
salutò Hermione con voce allegra chiudendosi la porta alle
spalle, non più attenta a non far rumore “ero
andata a prendere delle bende per cambiare la fasciatura”
continuò, sventolando nella mano sinistra le bende in
questione. Il Capitano, che nel momento stesso in cui l’aveva
vista entrare aveva deciso di riservarle solo indifferenza, a suo
avviso l’acerrima nemica di tutte le donne, si
trovò suo malgrado a fissarla senza sapere bene cosa dire.
Non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che
potesse essere andata anche solo in bagno. No, per lui doveva per forza
essersene andata, scappando di notte come una ladra pur di non stare
più lì con lui. Malfoy si trovò a
pensare che forse in
fondo aveva ragione Zabini, e che lui era giusto un pochino paranoico.
Registrato il pensiero, fu grato per la seconda volta
nell’arco di pochi minuti che il Comandante fosse intento a
fare tutt’altro, perché mai gli
avrebbe dato la soddisfazione di dargli ragione, non su quel frangente
per lo meno.
Hermione nel frattempo era rimasta in attesa di un qualche segnale che
le indicasse la recezione del messaggio da parte del suo interlocutore,
e stava cominciando leggermente a scocciarsi di
stare lì ferma con le bende in mano come un’idiota.
“Malfoy, hai per lo meno sentito quello che ti ho
detto?” domandò allora la ragazza. Che il capitano
in realtà stesse ancora dormendo? Forse era sonnambulo.
“Sì…sì scusa
Granger…è che…mi hai sorpreso,
ecco” rispose Draco, riportato alla realtà dalle
sue parole.
“Sono io ad essere sorpresa, adesso.”
Esclamò sgranando gli occhi “Il grande
Capitan Malfoy che
chiede scusa?
E prima delle otto del mattino!” rise in risposta allo
sguardo confuso del giovane.
“Ecco appunto, vedi di non abituartici”
ribatté lui con un sorriso impertinente stampato in volto.
“Ora ti riconosco già di più”
commentò lei, prima di avvicinarsi per cambiargli la
fasciatura.
Poco prima dell’ora di pranzo, la vedetta annunciò
l’avvistamento dell’isola, e nel primo pomeriggio
la nave riposava a Gryffindor Bay, pronta per essere rimessa in sesto.
Tutta la ciurma, che non scendeva dalla Fenice da parecchio tempo, fu
ben lieta di mettere di nuovo piede sulla terra ferma, e non appena fu
loro possibile, gran parte dei pirati sparì tra i viottoli
del paesino nei pressi del porto.
“Bentornati a casa, ragazzi” disse Blaise colmo di
felicità in piedi sul ponte tra Draco e Theo, accarezzando
con gli occhi quel panorama così dolcemente familiare.
Hermione non fece fatica a immaginare la felicità dei
pirati. Malfoy le aveva spiegato che quella piccola isola in mezzo al
mare del Nord era uno dei pochi posti sicuri per loro. Essendo
ricercati in gran parte del vecchio continente, quello era
l’unico luogo in cui potevano tornare. Col tempo era
diventato casa loro, e doveva essere bello tornare a casa dopo
così tanto tempo.
Spinte dal vento, le nuvole si muovevano veloci sopra di loro, e le
onde s’infrangevano prepotenti sui numerosi moli del piccolo
porticciolo. Con gli altri già rifugiati nelle varie
taverne, erano rimaste le tre ragazze, i gemelli, Draco, Theo e Blaise,
insieme a Anthony e Neville.
“Questa, fanciulle, è Hogsmade” disse
Blaise rivolto alle ragazze mentre attraversavano il paesino
sicuramente di origine medievale.
Le strette vie ricoperte di ciottoli si diramavano in ogni direzione, e
mentre l’allegro gruppetto camminava chiassoso, Blaise e
Ginny facevano da Ciceroni alle fanciulle, mostrando loro tutto
ciò che ritenessero degno di nota. Fu così che
una mezzora scarsa, e qualche chilometro più tardi, le
ragazze avevano scoperto che il rum migliore dell’isola lo si
trovava alla Testa
di Porco, che i dolci più prelibati erano quelli
di Madama
Piediburro e
che per una bevuta tranquilla, I Tre
Manici di scopa era
l’ideale. Prima di proseguire, i gemelli si dovettero fermare
da Zokno,
un’apparentemente innocua bottega, ma ideale per i
rifornimenti di armi e polvere da sparo.
Mentre gli altri erano fuori ad aspettarli, un gruppetto di cinque
giovani ragazze passò loro accanto. Blaise dovette essersi
reso conto solo in quell’istante della bellezza e della
particolarità del selciato, dato che si mise a contemplarlo
con insistenza, ma le fanciulle, che lo riconobbero senza troppe
difficoltà, lo chiamarono a gran voce
“Zabini, caro!” lo salutarono in coro
“Era tanto che non passavi a salutarci. Ci manchi, sai?
Cos’è, ti sei forse dimenticato di noi?”
domandò la più vicina.
“Hem, sono stato molto impegnato, fanciulle”
rispose il comandante – sfoggiando uno dei suoi sorrisi
migliori – ben attento a non guardare in direzione di Daphne,
percependo chiaramente uno sguardo perforargli la nuca, mentre il resto
del gruppo, accortosi della situazione, sogghignava di nascosto.
“Vi fermate qualche giorno, Capitan Malfoy?” chiese
un’altra rivolgendosi al biondo.
“Sì, giusto il tempo di rimettere in sesto il
galeone e ripartire” rispose lui con voce piatta.
“Potreste venire a trovarci una di queste sere,
allora” continuò la ragazza ammiccando.
Ben deciso a mettere fine a quella scomoda – soprattutto per
lui – situazione, il comandante intervenne “Temo
sarà a dir poco impossibile, signorine. Ma non temete! Il
giovane Goldstein e i suoi compari saranno più che felici di
passare a trovarvi! Dico bene, Anthony?” esclamò
prendendo Anthony sotto braccio, come per mostrarlo alle fanciulle.
“Hem, sì certo! Molto volentieri”
rispose il ragazzo parecchio in imbarazzo tra i risolini generali.
“Allora è deciso!” concluse allegro il
Comandante, giusto mentre i gemelli uscivano dalla bottega, e ben
deciso ad allontanarsi da lì riprese il percorso, tallonato
da un Theo che riusciva a stento a trattenere le lacrime.
Malfoy prese mentalmente nota di offrire da bere al suo Comandante,
sempre che riuscisse ad arrivare vivo a sera, cosa che osservando
l’espressione di Daphne, non era assolutamente da dare per
scontata.
Continuando a camminare verso la loro meta, il Capitano rifletteva
divertito. Guarda come si era ridotto Blaise. L’ultima volta
che erano stati lì non lo aveva visto per giorni, impegnato
com’era a salutare le sue
numerose amiche.
Ed ora eccolo lì, con la faccia di un condannato a morte a
provare a calmare la cara Daphne,
che gli stava lanciando addosso epiteti che avrebbero fatto arrossire
il più infimo dei pirati – “Ma Daphne, Tesoro”
“Tesorolo dici a quelle gran figlie di
buona donna!” –.
Era certo che il suo caro Comandante quelle signorine non le
avrebbe viste per un po’ di tempo.
E lui? Gli
chiese quella dannata vocina (che quella volta non gli
risuonò come quella di Blaise, evidentemente impegnato a
risolvere i propri di problemi).
Lui, che in passato aveva avuto modo di conoscerle tutte a fondo,
alcune bene quanto il Comandante, non le aveva degnate nemmeno di uno
sguardo. Era come se non le avesse neanche viste.
Questo, caro mio, vuol dire che sei fregato!
La voce era tornata ad essere quella di Blaise, evidentemente riuscito
a mettersi in salvo su un qualche albero.
La vista di un imponente castello lo sottrasse ai suoi pensieri.
“Questo è il castello di Hogwarts” stava
spiegando Ginny a una Hermione particolarmente affascinata
“Albus Silente, il pirata di cui vi parlavo, l’ha
trasformata in una scuola”
“In una scuola?” chiese sbalordita Hermione
“ma è fantastico!”
“Sì, da qualche anno funge da scuola per i figli
dei pirati. In questo modo possono imparare a leggere e scrivere, oltre
che a maneggiare una spada e a ricaricare un cannone. E poi
così i ragazzi che rimangono senza genitori hanno un posto
dove stare, magari prima di entrare a far parte di qualche
ciurma”.
Incredibile, si trovò a pensare Hermione. Era tutto
perfettamente logico, e apparentemente funzionava anche meglio del
sistema scolastico inglese!
Il gruppo raggiunse l’entrata principale del castello. Il
capitano bussò tre volte al pesante portone, una voce
dall’altro lato rispose qualcosa di incomprensibile alle
orecchie delle ragazze, e dopo un breve scambio di battute tra Malfoy e
la voce misteriosa, l’elaborato e pesante portone si
aprì.
“Cuginastro! Quanto tempo!” esclamò
nuovamente la voce. Un uomo sulla quarantina, decisamente affascinante,
molto alto e ben piazzato. Con il Marchio Nero ben in vista
sull’avambraccio, e i lunghi capelli castani che cadevano
ribelli sulle spalle. Il viso, che un tempo doveva essere stato di una
bellezza disarmante, era segnato da qualche cicatrice, che si scorgeva
nonostante la barba incolta. L’uomo accolse Draco con un
abbraccio, e sorrise allegramente al resto del gruppo. “Ciao
Sirius!” lo salutarono allegri Theo e Blaise, insieme al
resto della ciurma.
“Ragazzi, ma che bella sorpresa, era una vita che non vi
vedevo!”
“Hai proprio ragione, pensa che lo dicono anche le amiche di
Zabini” commentò divertito Theo, beccandosi una
gomitata da parte di Blaise. Sirius li guardò confuso,
mentre il Comandante gli faceva segno di ignorare la cosa.
“A proposito di amiche…”
continuò Sirius.
Zabini gli lanciò un’occhiata disperata.
“Chi sono queste due dolci fanciulle che non ho mai visto
prima?” domandò curioso il pirata –
Blaise riprese a respirare – guardando in direzione di Daphne
e Hermione.
“Loro sono Daphne Turner e Hermione Granger”
rispose prontamente Theo. Un’ombra rabbuiò per un
istante lo sguardo di Sirius, ma prima che qualcuno potesse
accorgersene, Theo continuò “e non sai che storia
interessante le riguarda!”.
“Sì Sirius, rimarrai sorpreso da una grande
notizia, ma prima andiamo da Silente, così non dobbiamo
raccontare tutto due volte” s’intromise Draco,
riprendendo la guida del gruppo.
Percorsi diversi corridoi dell’immenso castello, in cui
incrociarono orde di ragazzini urlanti, raggiunsero quello che doveva
essere lo studio di Albus Silente. Sirius bussò
rumorosamente alla porta, e senza attendere risposta,
l’aprì dicendo “Albus, ci sono
visite!”.
Un uomo molto anziano, con una lunghissima barba bianca era seduto a
una scrivania. Alzò lo sguardo verso la porta. Da dietro dei
piccoli occhiali a mezzaluna appoggiati sul naso adunco, due occhi di
un azzurro intensissimo sorrisero ai nuovi arrivati.
“Draco, ragazzo mio! Ma che piacere!”
esclamò andandogli incontro.
“Ciao Albus, come stai? Ti trovo in gran forma” lo
salutò Draco, una volta sciolto l’abbraccio in cui
il vecchio pirata lo aveva avvolto.
“Non c’è male grazie, anche io ti trovo
bene…”
“Ti prego, non dire che è tantissimo che non ci
vediamo, che poi a Zabini prende un colpo”
continuò Draco, intuendo quali sarebbero state le prossime
parole del pirata.
“Se avete finito coi convenevoli potremmo passare alla parte
interessante, quella in cui ci raccontate la grande notizia. A meno che
non preferiate tè e pasticcini”
s’intromise Sirius fingendosi scocciato.
“Per me alla panna, grazie” rispose prontamente
Blaise, che due pasticcini se li sarebbe mangiati più che
volentieri.
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Possiamo accomodarci da qualche parte, magari in Sala
Grande? La storia è piuttosto lunga”
“Eccolo subito che vuole mettersi comodo. Non è
che questa storia del Capitano ti ha dato alla testa, eh
Draco?” lo prese in giro Sirius “e poi ancora una
volta, non avete presentato queste due bellissime fanciulle”
continuò il pirata.
“Oh come la fai lunga, Sirius!” si
lamentò il capitano, con una punta di divertimento nella
voce.
“Albus, queste sono Daphne e…”
“Hermione” concluse per lui Silente.
Per un’istante il piccolo studio cadde in un silenzio
irreale, poi il vociare riprese più forte che mai. Daphne e
Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi la ragazza
guardò d’istinto verso Draco, che passava lo
sguardo confuso tra lei e Silente.
“Ma come diavolo...?”
“C-come fate a sapere il mio nome?” chiese Hermione
dopo quella che le parve un’eternità.
“Molto semplice mia cara” le rispose sereno il
pirata, mettendola subito più a suo agio con il suo sguardo
gentile “Perché sei identica a tua
madre”.
Se le braccia di Malfoy, comparse dal nulla, non fossero state
lì a sorreggerla, probabilmente sarebbe finita a terra.
Note
alla storia:
TA DAAAN!
*Spera che questo finale a effetto stordisca il lettore (sempre che
esista ancora) a tal punto da fargli dimenticare il ritardo disumano
con cui il capitolo è statp pubblicato*
Scherzi a parte, buonasera! Sono tornata! O meglio, La storia
è tornata. Io sono sempre stata qui, a buttare un occhio su
EFP non appena potevo. Che dire, l’ho trovato un
po’ “mortino”, con pochissimi
aggiornamenti (vedi la sottoscritta) e nuove storie…Ma forse
è solo una mia impressione.
Alors, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ero tentatissima di
concluderlo più avanti, ma tra le spiegazioni della ciurma,
e soprattutto quelle di Silente veniva troppo lungo, quindi da brava
sadica ho interrotto tutto proprio sul più bello.
Tranquilli, nel prossimo – che si chiamerà
“The Pirate’s tale” per
l’appunto –verranno risolti tutti i vostri dubbi (o
quasi).
E poi.....avete visto chi abbiamo incontrato?? Non me la sono sentita
di lasciarli a casa ;)
Forza e coraggio gente, ormai mancano 3 capitoli più
l’epilogo, tenete duro!!
Vi abbraccio,
Piglet
NB: Come mi ha prontamente fatto notare Krys, nello scorso capitolo mi
sono confusa e ho scritto “Greengrass” al posto di
“Turner”. In questo modo sembrava che Draco
conoscesse il vero cognome di Daphne. Ne approfitto per ringraziare
ancora una volta Krys, e per specificare che si è trattato
di un errore: a bordo solo Hermione e Daphne conoscono il vero cognome
di quest’ultima.
Comunque il vecchio capitolo era stato corretto appena
l’errore era stato segnalato.
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Capitolo 14 *** The Pirate's Tale ***
The
Pirate's Tale
– Il racconto del pirata
–
Hermione era a dir poco
sconvolta. Ormai era mesi che sperava di trovare risposte sul suo
passato, ma mai avrebbe creduto di trovarle in una roccaforte dei
pirati. Il lungo silenzio ricaduto sul gruppo venne interrotto da
Zabini “Qualcuno vuole spiegarci che diamine sta succedendo?"
chiese altalenando lo sguardo tra Hermione, Draco e Silente, con aria
decisamente confusa.
“Andiamo in Sala Grande, così vi spiego quanto io
stesso ho appena capito” disse Silente facendo strada
“Sirius, vai a prendere i vecchi ritratti, credo sia doveroso
fare alcune presentazioni”.
Tutto il gruppo si diresse in Sala Grande, mentre Sirius prese la
direzione opposta. Entrarono in un enorme salone, sicuramente usato
come refettorio per i ragazzi. Quattro lunghi tavoli coprivano tutta la
lunghezza della stanza, e sul fondo, un quinto tavolo decisamente
più piccolo degli altri era messo parallelo alla parete.
Presero tutti posto sulle panche che circondavano il primo tavolo sulla
destra, e il silenzio calò nuovamente sul gruppo, che
aspettava pazientemente che Silente dicesse qualcosa.
“Mia cara ragazza, come ti ho detto, so il tuo nome
perché ti ho riconosciuta. La mia era in fin dei conti solo
una supposizione, ma data la tua reazione, direi essersi rivelata
esatta”. Seduta tra Daphne e Draco, Hermione pendeva
letteralmente dalle labbra dell’anziano bucaniere.
“Non appena Sirius sarà tornato coi ritratti,
potrai verificare tu stessa” continuò Silente con
tono gentile.
“Secondo i miei calcoli, e dato anche il tuo giovane aspetto,
dovresti avere una ventina d’anni, giusto?”
“Hem sì, ne ho compiuti venti a
settembre” rispose Hermione.
“Capisco. Allora, direi che il punto migliore da cui partire
è l’inizio.
Una sera, poco più di vent’anni fa, il capitano
della Fenice tornò a casa, dove trovò il cadavere
della moglie. Scoprì inoltre che la loro bambina di pochi
mesi era scomparsa. Trovò un biglietto, e capì
che quel gesto orribile era stato opera del suo acerrimo rivale, il
Capitano del Jolly
Roger” raccontò Silente.
“Per mesi il Capitano ha portato avanti le ricerche per
trovare la bambina, ma della piccola non c’erano tracce,
tanto che immaginammo tutti il peggio”.
Senza essersene resa conto, Hermione aveva afferrato la mano di Malfoy
sotto il tavolo, e la stava letteralmente stritolando.
“Tra l’altro, anche se non se ne accorse subito,
sconvolto com’era, il Capitano si si rese conto che era
sparito anche qualcos’altro”
“...un vecchio medaglione?” domandò
Hermione tremante.
“Esattamente” rispose Silente con aria stupita.
“Ma questo vuol dire che lei è la figlia
di–” esclamò Draco, forse ancora
più scioccato di Hermione.
“Tonks e Malocchio, esatto” concluse per lui
Silente.
“Malocchio, Malocchio Moody?”
Domandò Daphne incredula.
“In persona” rispose Silente con un gran sorriso.
A quel punto Hermione svenne.
Quando si svegliò, Hermione era coricata su una panca di
legno. Aveva fatto un sogno a dir poco assurdo, il vecchio pirata amico
di Malfoy le aveva detto che era la figlia di Malocchio Moody, quello
che con buone probabilità era stato il pirata più
famigerato dei mari del nord. Per un attimo si guardò
intorno disorientata. Poi riconobbe i volti di Ginny e Daphne guardarla
allarmate.
“Oh si è ripresa!” esclamò la
bionda vedendola svegliarsi.
“Come ti senti, Hermione?” domandò Ginny
preoccupata aiutandola a sedersi.
“Un po’ confusa” ammise la ragazza
tirandosi su “Cos’è successo?”
domandò.
“Silente ti stava raccontando dei tuoi genitori”
rispose Daphne, attenta a usare le parole più adatte, ma
prima che Hermione potesse dare segni di averla sentita, Sirius
entrò nella stanza accompagnato da un giovane ragazzo.
“Scusate se ci ho messo tanto, ma sta roba pesa una
tonnellata!” disse appoggiando un pesante baule sul tavolo
dove Zabini e Malfoy erano intenti a parlare a bassa voce.
Ma allora non era stato un sogno!
Con il cuore che le martellava nel petto, Hermione si
avvicinò al tavolo, seguita da tutti gli altri. Aiutato dal
ragazzo e da Theo, Sirius aprì il vecchio baule, e
cominciò a tirare fuori alcuni ritratti impolverati.
“Immagino che prima ti riferissi a questo, Albus”
disse il pirata passandogliene uno.
“Precisamente” confermò Silente
afferrando una piccola tela rettangolare con una semplice cornice in
legno.
“Mia cara, credo proprio tu debba vedere questo”
disse il vecchio pirata porgendo la tela a Hermione seduta poco
distante da lui. La ragazza la prese con le mani tremanti per
l’emozione, e non appena la guardò, per poco non
svenne di nuovo.
Capì immediatamente come mai Silente l’aveva
riconosciuta al primo sguardo. La donna ritratta sulla tela era
letteralmente identica a lei. Osservandola meglio, Hermione
poté notare che in realtà avevano gli occhi
diversi, mentre il naso e la bocca erano gli stessi. Anche i capelli
non erano uguali: quelli della donna erano lunghi e quasi corvini,
mentre i suoi erano decisamente più chiari. Nel complesso
però, non c’era dubbio che le due donne fossero
imparentate.
“Questo è–”
“Impressionante” concluse per lei Daphne, che aveva
sbirciato il ritratto da dietro le spalle dell’amica
“Siete identiche!”
“Ne avete per caso uno dove c’è anche
mio…hem, Moody?” domandò poi Hermione
rivolta a Sirius e Silente.
“Certo, guarda dovrebbe essere proprio qui” le
rispose Sirius rovistando nel baule “Eccolo, questo
è pieno di gente” le disse passandole una tela
decisamente più grossa della precedente. In quella sua madre
non c’era, ma riconobbe subito un Silente decisamente
più giovane, e un Sirius bello da togliere il fiato. Insieme
a loro c’erano molti altri uomini che sorridevano felici.
“Allora, questi sono Ramoso, Lunastorta e Codaliscia, erano i
migliori in assoluto” spiegò Sirius con un sorriso
nostalgico “loro sono i fratelli Prewett, erano una vera
forza della natura…” disse indicando due ragazzi
dai capelli rossi che ricordavano moltissimo i gemelli Weasley
“ecco il vecchio Xeno Lovegood, matto come un cavallo, e
Hagrid ” continuò mostrandole un uomo biondo
vestito in maniera decisamente eccentrica vicino a un vero e proprio
gigante con lunghi capelli scuri e una folta barba che gli arrivava
fino al petto “E poi il Capitano e il Comandante. Lucius
Malfoy e tuo padre, naturalmente” concluse il pirata. Lucius
era alto, magro e portava lunghi capelli biondi. Suo padre era anche
lui molto altro, ma decisamente più massiccio del suo
comandante. Rispetto a sua madre, la somiglianza non era nemmeno
paragonabile, ma Hermione ritrovò nel pirata i suoi stessi
occhi, per quanto la definizione del quadro lo permettesse.
“Grazie mille” disse dopo qualche minuto,
appoggiando il ritratto sul tavolo.
Non sapeva cos’altro dire. Era letteralmente senza parole.
Lei, l’ordinaria e a tratti noiosa Hermione Granger era in
realtà figlia del terribile Malocchio Moody? Se glielo
avessero detto solo due mesi fa sarebbe scoppiata a ridere, ma dopo la
rivelazione dei suoi genitori, e soprattutto dopo aver visto il
ritratto di quella donna non c’erano dubbi che fosse tutto
vero. Semplicemente assurdo. Lanciò di sottecchi
un’occhiata a Malfoy, che in quel momento stava guardando il
ritratto della donna con aria decisamente pensierosa.
Ecco spiegato perché aveva avuto la sensazione di
conoscerla*. Era davvero identica a Tonks. Certo, non poteva
ricordarsela, dopotutto era morta quando lui aveva poco più
di un anno, ma quel ritratto doveva averlo visto almeno un milione di
volte appeso nello studio di Malocchio!
E poi il suo nome! Ora che Silente aveva raccontato tutta la storia,
ricordava distintamente come fosse vietato pronunciarlo in presenza di
Malocchio. Suo padre gli aveva raccontato tutta la faccenda, ma lui non
si era mai concentrato troppo sul nome, e aveva finito per
dimenticarlo. Semplicemente assurdo. Un sorriso amaro gli comparve sul
volto pensando a che reazione avrebbe avuto Malocchio vedendola
lì, e chissà cosa avrebbe detto a lui…
Quando tutti si furono ripresi dalla grande notizia, fu il momento di
rivelare la seconda. Fu così che i ragazzi raccontarono di
come Blaise si imbatté in Hermione e Daphne, che notato il
medaglione le costrinse a salire a bordo, e di come l’arrivo
delle guardie li costrinse a partire. Malfoy ricordò di
quando aveva scoperto che Hermione sapeva il latino e di come
iniziarono le traduzioni. Raccontarono anche dello scontro con il Jolly
Roger e
infine dell’intuizione di Daphne.
“Davvero notevole” commentò Silente a
racconto concluso.
Il pirata fece una pausa e poi aggiunse “Bè, direi
che nessuno è mai stato più vicino al tesoro di
voi in questo momento. Davvero un ottimo lavoro, ragazzi. Ma state in
guardia. Come ben sapete, non siete gli unici sulle sue tracce, e il
fatto che gli uomini di Riddle vi abbiano trovati deve servire da
monito. Mi raccomando–”
“Vigilanza costante” risposero i ragazzi in coro,
con Daphne e Hermione che li guardavano confuse.
Verso sera Silente fece fare alle ragazze un giro del castello, mentre
il resto della ciurma si riposava o ingannava il tempo giocando a carte.
Sirius uscì dal castello e si diresse verso uno dei giardini
sul retro. Dopo un po’ che lo cercava, trovò Draco
appoggiato a una ringhiera intento a fissare il cielo.
“Eccoti finalmente” esclamò
l’uomo quando gli si fu avvicinato abbastanza
“Dovevo immaginare saresti venuto qui”
“Certe abitudini son dure a morire” rispose il
ragazzo voltandosi.
“A che pensi? È tutto il giorno che non dici una
parola”
“Diciamo che sono ancora un po’ scosso,
ecco. Anche se poi ripensandoci sono un vero coglione. Cazzo
è identica a Tonks, come ho fatto a non notarlo?”
“Sì, diciamo pure che sono due gocce
d’acqua. Ma Draco, tu lei non l’hai mai conosciuta,
è normale che non abbia visto la somiglianza”
“Vabbè Sirius, quel maledetto ritratto ce
l’ho avuto davanti al naso tutta la vita
praticamente!”
“Vabbè, ma lo sappiamo che lo sveglio della
famiglia sono io” rise Sirius
“Allora possiamo stare sereni” rispose Draco con un
sorriso.
“Perché mi cercavi, piuttosto? Solo per ribadire
la tua arguzia?” domandò il ragazzo.
“Principalmente sì, per quello. No, scherzi a
parte, sono venuto per parlare del Jolly
Roger” il ragazzo lo guardò a
metà tra lo stupito e il curioso.
“E cosa volevi dirmi del Jolly?”
chiese, appoggiando la schiena alla balaustra su cui aveva le braccia
fino a poco prima.
“Non credo che vi abbiano trovati per uno sfacciato colpo di
fortuna” disse Sirius
“No, non lo credo nemmeno io” rispose Draco serio
“e so cosa stai per dire, ma non ho davvero idea di chi
avrebbe potuto tradirci”
“Hem senti, e cosa mi dici delle due ragazze?”
domandò Sirius incerto
“Hermione e Daphne?!” chiese Draco incredulo
scoppiando a ridere
“Sono serio! Pensaci un attimo. Sono anni che cerchiamo
quell’ultimo fottutissimo medaglione e un giorno per puro
caso compaiono queste due che magicamente ce l’hanno? E poco
dopo che sono a bordo il Jolly
Roger vi
raggiunge?”
“Tu sei paranoico, ma ti senti? Sembri Malocchio!”
rispose il biondo pensando all’assurdità di quella
affermazione.
“Bè, se c’è un cosa che ci ha
insegnato è che non si è mai troppo paranoici.
Lui stesso si era fidato troppo e poi–”
“So benissimo cos’è successo. Non
c’è bisogno che me lo ricordi, grazie.”
lo interruppe Draco brusco.
“Appunto perché te lo ricordi, devi stare
attento!” tentò di farlo ragionare Sirius.
“Affiderei alla mia ciurma la mia stessa vita. E Hermione non
può assolutamente essere. È successo tutto in
maniera troppo casuale per essere qualcosa di premeditato…e
Daphne poi! È lei che ha scoperto le lettere. E poi scusa,
insinueresti che quella di oggi è stata una sceneggiata? A
me è sembrata abbastanza convincente, non trovi?”
chiese il biondo.
“Magari ha scoperto solo oggi di essere la figlia di
Malocchio. Da quel che ne sappiamo potrebbe essere stata cresciuta da
Riddle in persona!”
“Rettifico, sei peggio di
Malocchio” disse Draco “Guarda è
più probabile che a tradirci sia stato Blaise piuttosto che
Hermione!” aggiunse.
“Lo dici perché ne sei innamorato”
sentenziò Sirius.
“Cos’è, hai parlato con
Zabini?” domandò allora Draco tra
l’esasperato e il divertito.
“No, mi è bastato guardarvi. Mi avete ricordato
terribilmente Lily e James. E poi me lo hai appena confermato tu adesso
non negandolo.” rispose Sirius, e con un’occhiata
eloquente si congedò dal cugino, ma prima di entrare si
girò nuovamente verso di lui “Comunque se ne sei
così sicuro, mi fido. Però tieni gli occhi
aperti, Draco. La posta in gioco è davvero alta”
aggiunse prima di sparire all’interno del castello.
Su invito di Silente, i ragazzi si fermarono a cena. Neville diede una
mano nelle cucine, e insieme a tutti gli studenti, i ragazzi si
godettero un banchetto davvero delizioso, all’insegna di
chiacchiere e risate. Gli unici di poche parole, furono Draco e
Hermione, ognuno assorto nei propri pensieri.
Finita la cena, il gruppo si diresse verso il porticciolo, per tornare
a dormire su La
Fenice, che sarebbe rimasta in porto ancora qualche giorno,
giusto il tempo di finire di sistemarla.
Dopo le ultime chiacchiere in cucina, tutti se ne andarono a letto, a
anche Malfoy si diresse in camera sua.
Si fece un lungo bagno, anche se l’acqua era gelata, e si
preparò per andare a dormire con tutta calma. Una volta
finite le scuse per temporeggiare ulteriormente, andò a
cercare Hermione.
“Sapevo ti avrei trovata qui” disse il Capitano
entrando in biblioteca, dove un’Hermione seduta sul divano
guardava senza davvero vederlo il ritratto che teneva tra le mani.
La ragazza sollevò lo sguardo dalla tela e gli rivolse un
sorriso stanco.
“Sì, avevo bisogno distare un po’ qui.
Sai, è stata una giornata piuttosto intensa”
disse dopo qualche secondo di silenzio.
“Puoi dirlo forte, Granger. Ecco perché hai
bisogno di riposare, vieni a dormire” le disse a
metà tra un ordire e un consiglio.
“Sì hai ragione, devo avere un aspetto
orribile” disse alzandosi.
“Non più del solito” rispose il Capitano
prendendola in giro.
“Fai poco il furbo, Malfoy” rispose lei tirandogli
un potentissimo pugno su una
spalla.
“Ahia Granger! La mia spalla!” esclamò
il ragazzo, portando la mano a coprire la parte colpita. La ragazza
sbiancò.
“Oddio, scusa! Non volevo farti male!” disse
mortificata, ma Malfoy scoppiò a ridere.
“A parte che mi hai colpito – se così si
può dire – la spalla destra, e poi se anche mi
avessi preso in pieno la ferita, non credo ci saresti riuscita. Forse
un po’ di solletico, ecco” disse il biondo
prendendola nuovamente in giro.
“Maledetto” disse lei pronta a tirargli un altro
pugno, questa volta uno vero.
Malfoy però le prese la mano, e stringendola nella sua le
disse di nuovo “andiamo a letto, Granger” questa
volta però non glielo stava ordinando, la sua assomigliava
più a una richiesta. Hermione annuì e sempre
tenendosi per mano, i due si incamminarono.
“È così strano” disse la
ragazza interrompendo il silenzio che popolava i corridoi della nave.
Senza bisogno che lo specificasse, Malfoy capì perfettamente
a cosa si stesse riferendo.
“Decisamente strano”
confermò il Capitano aprendo la porta di camera sua.
Hermione entrò e appoggiò il ritratto di sua
madre –che
impressione– sul cassettone infondo alla camera.
“Anche se pagherei per vedere l’espressione di
Malocchio nello scoprire che mi sono innamorato di sua
fi–” resosi conto di cosa aveva appena detto,
Malfoy si ammutolì di colpo.
A pochi metri di distanza, il cuore di Hermione fece una capriola.
I due si guardarono per quelle che sembrarono ore, con il Capitano che
non era mai stato più a disagio in vita sua.
“Figurati la sua faccia nello scoprire che lei
ricambia” disse Hermione avvicinandosi.
Fu il turno di Malfoy di avere un tuffo al cuore.
La ragazza gli sorrise dolce, e una volta raggiunto gli depose un
tenero bacio sulle labbra.
Come risvegliatosi a quel tocco, il ragazzo la strinse a sé
e approfondì il bacio.
Quella sera Capitan Malfoy, insieme al solito bacio della buonanotte,
ricevette ben altro.
*:
Dato che è passato un po’ di tempo, vi rinfresco
la memoria. Qui faccio riferimento al Capitolo 8 – The Storm,
quando il capitano vagabonda inquieto per la nave domandandosi come mai
Hermione gli sembri familiare.
Note:
*Stupisce tutti – inclusa se stessa – con questo
aggiornamento a dir poco fulmineo,
battendo ogni suo record*
Buongiorno!
Sono proprio fiera di me, questa volta sono stata velocissima.
“Ed era l’ora” potreste dire voi,
giustamente!
Che dire, finalmente un po’ di spiegazioni e
chiarimenti…per non parlare delle dichiarazioni poi!
Sìsì, un capitoletto bello intenso direi,
come la giornata di Hermione. Che Hermione fosse figlia di Moody lo
sapevamo da lungo tempo, l’incognita era rimasta la madre.
Confesso che non so se sono soddisfatta al 100% della mia scelta. Il
fatto è che volevo mettere un nome noto,
e non una sconosciuta a caso. Quindi ritengo doveroso fare un appunto:
in questo contesto, Tonks non è
cugina di Draco, e non ha tutti quegli anni di meno rispetto a Moody.
Nel complesso spero vi sia piaciuto.
Baci e a presto,
Piglet :)
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Capitolo 15 *** Unexpected guests ***
Unexpected guests
– Ospiti inaspettati –
Quella mattina il risveglio fu particolarmente piacevole.
I dubbi e le paure della sera prima erano stati sapientemente smantellati uno ad uno dalle parole, dai baci e dalle carezze del Capitano ed Hermione si sentiva terribilmente e incondizionatamente felice.
“Buongiorno” la salutò una voce vicinissima al suo orecchio.
“Buongiorno” rispose lei girandosi, e trovandosi di fronte il sorriso smagliante di Malfoy, che la stordì per qualche istante.
“Dormito bene?” domandò lui, sempre col sorriso a increspargli le labbra.
“Benissimo grazie, e tu?”
“Mhhh si…anche se preferivo di gran lunga quello che stavo facendo prima di addormentarmi” rispose il biondo avvicinandosi ancora e facendola arrossire violentemente, cosa che fece allargare ulteriormente il suo sorriso.
“Ah guarda, non avevo dubbi” rispose Hermione.
“Bè, da quel che ricordo neanche a te dovrebbe essere dispiaciuto troppo” commentò il ragazzo. Se possibile, le guance di Hermione si arrossarono ancora di più.
Un bacio.
“No, effetti no”
Un altro.
“Ah ecco, mi sembrava”
Draco la strinse forte a sé, continuando a baciarla e accarezzandole con una mano la pelle morbida della coscia.
Il Capitano si stava già pregustando una mattinata di completo relax, passata a rotolarsi fra le lenzuola con la Granger – ma come diavolo gli era uscita un’espressione del genere? Sembrava quasi Theo, che da qualche tempo a quella parte doveva essere andato a lezione da Zabini – quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
“A meno che la nave non stia affondando, ripassa tra un paio d’ore” disse a gran voce il capitano, facendo scoppiare a ridere Hermione, a chiunque avesse avuto la brillante idea di tentare di rovinare la sua mattinata.
“Siamo ancora saldamente ancorati in porto, non preoccuparti” rispose Daphne da dietro la porta ancora chiusa “volevo solo assicurarmi che Hermione stesse bene” continuò.
“Mai stata meglio” replicò il Capitano.
“Non avevo dubbi” commentò allegro Blaise ridacchiando. Malfoy non si stupì minimamente di riconoscere la voce del suo comandante “Del resto ti avevo detto che l’avevamo lasciata in ottime mani, no?” continuò Zabini con la voce che si affievoliva, chiaro segno che si stava allontanando dalla stanza. Draco sperò che si fosse trascinato dietro anche al Turner, sulla quale l’assidua frequentazione col comandante stava palesemente avendo una pessima influenza.
A mattinata inoltrata, quando il sole era alto nel cielo ormai da tempo, Hermione e il capitano uscirono sul ponte.
“Ma guarda un po’ chi si vede” li salutò allegro Blaise vedendoli arrivare “e io che pensavo che prima di sera non vi avremmo visti” aggiunse malizioso. Draco, che non diede segno di averlo sentito, gli rivolse subito una domanda “Avete visto Theo? Eravamo d’accordo che saremmo andati da Albus prima di pranzo”
“Mi è sembrato di vederlo passeggiare giù al porto poco fa. Forse è passato a salutare le amiche di Blaise…” rispose Daphne tenendo lo sguardo fisso sul comandante, del tutto intenzionata a lasciargli intendere che non si sarebbe dimenticata tanto presto certe sue vecchie frequentazioni.
Zabini in tutta risposta allungò il collo verso la banchina dove in quel momento, come invocato, era apparso proprio Theodore Nott, che non aveva di certo l’aria di uno che era appena stato in dolce compagnia.
“Parli del diavolo…” commentò il ragazzo.
“Sai Daphne, non credo fosse in compagnia delle sue amiche.” Disse il Capitano col pollice a puntare il comandante. “Di certo non avrebbe quel muso lungo che si ritrova” aggiunse osservando meglio Theo che si avvicinava alla nave.
“Ehi Theo! Tutto bene?” Gridò Blaise all’amico.
Quest’ultimo camminava taciturno lungo la banchina a pochi passi dal mare. Era completamente immerso nei propri pensieri, tanto che quando sentì il suo nome chiamato a gran voce perse quasi l’equilibrio, rischiando di finire nelle gelide – e putride –acque del porto. Alzato lo sguardo verso la voce riconobbe il Capitano e il comandante, accompagnati come ormai di consueto da Daphne e Hermione.
“Ragazzi, ciao” li salutò ancora un po’ stranito.
“Ti eri perso, Nott?” chiese Malfoy beffardo.
“Cosa? Ah no no, ho semplicemente qualche…grillo per la testa e non mi ero accorto di essere già alla Fenice” rispose lui divertito.
Il Capitano lo guardò stranito. Non era da lui avere la testa da altre parti. Forse era andato davvero a fare visita alle amiche di Zabini, che lo avevano stremato a tal punto da rincitrullirlo…
“Grilli o non grilli dobbiamo muoverci, Albus ci aspetta prima di pranzo” gli ricordò il biondo con aria seria.
“Certo, certo” rispose Theo dalla banchina “lasciatemi sistemare un attimo e ci sono. Voi incamminatevi pure” continuò indicando un punto non meglio definito alle sue spalle in direzione del castello.
“Capitano che dici, allora andiamo?” domandò Zabini a Malfoy.
“Sì, noi incamminiamoci, Theo ci raggiungerà” rispose il biondo “Ragazze, a più tardi” salutarono in coro ragazzi dirigendosi verso la passerella per scendere dal galeone.
“A più tardi” risposero loro.
“Fate pure con calma, sono certa che io e Hermione troveremo moltissime cose interessanti da fare, o di cui parlare” aggiunse Daphne con un ghigno da serpe che fece preoccupare non poco l’amica. Adesso che il suo adorato Capitano era sceso a terra, Hermione non aveva scuse. Avrebbero parlato della rivelazione fatta dal vecchio pirata solamente il giorno prima, e soprattutto l’avrebbe aggiornata sulla sua frequentazione con Malfoy e Daphne era certa ci fossero interessanti aggiornamenti di cui pretendeva di essere messa al corrente.
Era decisamente stato dalle amiche di Zabini, pensò Malfoy passando accanto a Theo sulla passerella, notando l’aria ancora stralunata dell’amico. I sensi del capitano erano all’erta. Non riusciva a spiegarsi come quella scena, nella sua semplicità, avesse qualcosa di strano, qualcosa che avrebbe definito fuori posto.
Doveva tranquillizzarsi, stava diventando paranoico si disse il ragazzo. Doveva essere stata la chiacchierata del giorno prima con Sirius. Per quanto certe ipotesi del cugino fossero a dir poco assurde, su un aspetto Draco concordava pienamente con lui: il Jolly non li aveva trovati per un semplice colpo di fortuna. Qualcuno li aveva traditi, non c’erano altre spiegazioni. Sapere – perché ormai ne era certo – che qualcuno dei suoi li avessi traditi oltre che ad allarmarlo terribilmente, fece riaffiorare gli spiacevoli ricordi di diversi anni prima, quando Malocchio era stato tradito da quello che pensava fosse uno dei suoi uomini più leali. Che la storia stesse per ripetersi? Non poteva sopportarlo. Ma chi poteva essere stato? Erano giorni che passava in rassegna uno ad uno i nomi della sua ciurma, provando a ricordare qualche comportamento strano, qualcosa che gli fosse sembrato fuori posto, ma ogni volta faceva un buco nell’acqua. Il nome che gli era ronzato maggiormente in testa era quello di Anthony, ma sapeva anche lui che la recente antipatia per il suo stratega era nata esclusivamente a causa di Hermione. Adesso non lo vedeva più come una possibile minaccia, anche se sapeva che è meglio non abbassare troppo la guardia, soprattutto quando in mezzo ci sono delle donne. Poteva essere stato Neville? Non vedeva assolutamente come. Del resto, i suoi genitori erano stati torturati fino alla pazzia dagli uomini di Riddle, era impossibile che il ragazzo si fosse alleato con lui, non lo avrebbe mai fatto. I Weasley tanto meno, erano tra le persone più leali che conoscesse. Aveva pensato anche a Blaise e Theo, ma era a dir poco impossibile. Anche se lo strano comportamento di Theo di quella mattina…No semplicemente assurdo. Ma allora chi era stato a tradirli? E soprattutto, quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Dovevano parlare al più presto con Albus e Sirius per elaborare un piano da seguire.
“So cosa stai pensando” disse Zabini dopo poco che camminavano in silenzio verso il castello “Qualcuno ha cantato. Non c’è altra spiegazione. Però mi riesce davvero difficile immaginare chi”. Questa cosa che il comandante sembrasse avere libero accesso ai suoi pensieri iniziava decisamente a infastidire il Capitano, anche se doveva ammettere che sotto certi aspetti poteva tornare utile.
“Sono assolutamente d’accordo. La questione rimane capire chi sia stato. Figurati che ieri Sirius ipotizzava potessero essere Daphne o Hermione” gli rivelò. Per quanto certo che si trattasse di un’assurdità, voleva sentire l’opinione del suo comandante in merito, sperando di venire rassicurato.
In tutta risposta Zabini scoppiò a ridere sguaiatamente “Daphne e Hermione? È più probabile che la talpa sia io!” rispose divertito
“È la stessa cosa che gli ho detto io” rispose Draco decisamente più tranquillo.
“Magari ripercorrendo la battaglia e gli ultimi giorni passati su La Fenice avremo un’illuminazione e riusciremo trovare il tassello mancante per capire come ci hanno trovati” propose il comandante carico di entusiasmo.
“Passi decisamente troppo tempo con la Turner” commentò Capitan Malfoy ricordando l’illuminazione che aveva avuto la ragazza nel trovare le lettere incise sui medaglioni “ma non sembra affatto una cattiva idea” aggiunse.
“E quando mai ho cattive idee, io?” rispose sarcastico Zabini ponendo fine alla loro chiacchierata.
Sul ponte della Fenice Daphne Greengrass guardava annoiata la banchina di Griffyndor Bay. Possibile che Hermione fosse diventata così lenta a prepararsi? Dovevano solo andare a fare una passeggiata nei dintorni del porto, mica andare a una sfilata. Ok, in effetti forse non erano neanche passati tre minuti da quando l’amica era scesa a cambiarsi, ma lei fremeva per sapere come stesse dopo le incredibili rivelazioni della sera prima, e quei pochi minuti le erano già sembrati un tempo esageratamente lungo.
Quando ormai stufa stava per scendere sottocoperta a chiamare Hermione, vide qualcosa – o meglio qualcuno – che attirò la sua attenzione. Theodore Nott si aggirava con fare circospetto per le stradine del porto. Oltre all’espressione seria e preoccupata del ragazzo, che aveva tutta l’aria di uno che non volesse essere visto o tanto meno seguito, ad attirare l’attenzione di Daphne fu la direzione che prese: esattamente opposta a quella di Draco e Blaise. Del tutto presa dalla scena che stava osservando, Daphne si accorse solo all’ultimo dell’arrivo di Hermione. “Ma Theodore non doveva raggiungere Blaise e Malfoy al castello?” le chiese non appena la vide “Hem sì, avevo capito così, perché?” domandò confusa l’amica “Perché mi sa proprio che il nostro caro Theo stia andando da tutt’altra parte.” Le rispose continuando a guardare il porto per essere certa di non perdere di vista il ragazzo “E noi due scopriremo dove” aggiunse prendendo il braccio di Hermione e trascinandola verso la passerella per scendere dalla nave non appena lo vide sparire dietro un angolo.
Hermione era a dir poco perplessa. Dove diavolo la stava portando Daphne? E perché mai dovevano seguire Theo? “Daphne si può sapere cosa sta succedendo?” provò a chiedere “perché stiamo seguendo Theo?” domandò ancora non avendo ricevuto risposta.
“Precisamente non lo so, ma c’è qualcosa che non mi convince” spiegò la bionda “non ti sembra strano che invece di raggiungere gli altri si aggiri per il porto attento a non farsi vedere? Ha palesemente qualcosa da nascondere. E voglio scoprire cosa”.
Hermione sapeva che quando Daphne si metteva in testa qualcosa era inutile cercare di farle cambiare idea, e suo malgrado si mise a seguire l’amica. Le due ragazze, attente a non farsi notare, seguirono il pirata che si muoveva veloce per le strette stradine nei dintorni del porto. Voltarono un angolo e fecero giusto in tempo a vedere Theo infilarsi dentro un vecchio palazzo dall’aria abbandonata. Sempre più attente a non farsi scoprire, le due ragazze entrarono nel palazzo. Chiusero con attenzione il pesante portone cigolante e sentendo delle voci in lontananza cominciarono a salire le scale in direzione del vociare che si faceva sempre più fitto. Sempre attente a non fare il minimo rumore, Hermione e Daphne si avvicinarono a una porta socchiusa, ormai trattenendo il fiato. Se fino all’ultimo erano state in dubbio sulle intenzioni di Theo, le due ragazze riconobbero una voce che non diede adito a fraintendimenti, quella di Rabastan Lestrange, uno dei pirati del Jolly Roger che li aveva attaccati.
“Nott, ne abbiamo abbastanza delle tue sciocchezze. Dicci dove siete diretti e avrai la tua ricompensa come pattuito”
“…Lestrange, ve l’ho già detto stamattina, sto provando a convincere Draco e Blaise che l’incontro con voi sia stato solo un gran colpo di sfortuna, ma non sono stupidi”
“Detesto ammetterlo ma devo darti ragione, il vostro Capitano è tutto fuorché stupido. Ecco perché sarà ancora più bello fregargli il tesoro da sotto il naso. Del resto, come il buon vecchio Moody ha il brutto vizio di fidarsi delle persone sbagliate” rise divertito il pirata.
“Adesso rimane solo la questione del sangue e potremmo finalmente mettere le mani sul tesoro” aggiunse una sagoma che le ragazze riconobbero essere Frenir, un altro dei pirati del Jolly Roger.
“E qui Greyback ti sbagli, ieri quella vecchia carampana di Silente ci ha rivelato il tassello mancante: una delle due ragazze che avete visto a bordo della Fenice è nientepopodimeno che la figlia di Moody in persona” al di là della porta si alzarono diverse esclamazioni e risate di vittoria.
“Basterà mettere le mani su di lei prima di partire e il gioco è fatto. Così finalmente Malocchio potrà riabbracciare la sua amata figlioletta” a parlare fu una voce roca che fece gelare il sangue nelle vene a Daphne e Hermione. Entrambe capirono senza bisogno di ulteriori spiegazioni che doveva trattarsi di Riddle in persona.
Le due amiche si scambiarono uno sguardo preoccupato. Dovevano andarsene immediatamente e avvisare Draco e Blaise. Poi accadde tutto molto velocemente. Nel tentativo di allontanarsi dalla porta, le ragazze iniziarono a indietreggiare, ma il piede di Daphne si incastrò in una delle assi sconnesse del pavimento facendole perdere l’equilibrio e cadere addosso a Hermione che si trovava tra lei e la porta che le separava dal gruppo di pirati. Con un gran baccano le due ragazze si ritrovarono in terra all’interno della stanza che avevano spiato fino a quel momento, con diverse paia di occhi spietati puntate addosso.
Stavolta erano davvero nei guai. E per loro sfortuna non c’era Blaise pronto a salvarle. |
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