청소년 — just like a butterfly

di m a y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Seven butterflies by the sea ***
Capitolo 2: *** II. Trick or Treat? ***
Capitolo 3: *** V. Once upon a dream ***
Capitolo 4: *** VII. You know, you're like me! ***



Capitolo 1
*** I. Seven butterflies by the sea ***


청소년 youth

Just like a butterfly.

 
gio·vi·néz·za
 
L'età intermedia tra l'adolescenza e la definitiva maturità; 
tutta l'età adulta antecedente e contrapposta alla vecchiaia.
 


La giovinezza è felice, perché ha la capacità di vedere la bellezza.
Chiunque conservi la capacità di cogliere la bellezza non diventerà mai vecchio.


 
 

I.

Seven butterflies by the sea
 
HYYH!era | what if? | tematiche delicate
 
Mercoledì 18 Novembre. Ore 16:30.
Jungkook scruta il vasto orizzonte dinnanzi a lui e i suoi occhi si perdono ad ammirare la vastità di quel mare grigio e apparentemente infinito. La fresca brezza porta con sé profumi che vengono da lontano, aromi che penetrano fin nelle membra e il più delle volte riportano a galla ricordi passati.
– Questo posto è bellissimo nonno – mormora il bambino accanto a Jungkook in tono sommesso, timoroso di rovinare la pacifica atmosfera creatasi. L’anziano gli posa una mano sui capelli, sorride, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso l’immensa distesa d’acqua.
– Significa molto per me – sussurra Jungkook continuando ad accarezzare la testolina del nipote – Venivo qui con i miei amici, era il nostro posto speciale. Loro… erano la mia seconda famiglia. Ne abbiamo passate tante insieme, ma crescendo… beh, ognuno ha preso la propria strada, come è giusto che sia.
Il sorriso del ragazzino sparisce, lasciando posto ad un’espressione piuttosto confusa. – E ora dove sono?
– Non lo so con precisione. Alcuni potrebbero avere una famiglia, come me. Altri forse stanno viaggiando per il mondo… ma nonostante siamo lontani, dentro di noi sappiamo che ci saremo sempre gli uni per gli altri. È questo che significa essere amici.
Il bambino torna a guardare il mare e appoggia il capo sulla spalla del nonno.
– Mi racconti una storia su te e i tuoi amici?
Jungkook, dopo essersi assicurato che il nipotino fosse al caldo nel suo giubbotto, gli sorride dolcemente e gli dice soltanto: – D’accordo. Ma non dirlo alla nonna, mi raccomando!
 

Lunedì 14 Luglio. Ore 15:40. (Anno 19)
Pochi giorni prima, Namjoon aveva fatto una passeggiata in solitaria per esplorare il boschetto poco distante dalla stazione di benzina in cui lavorava, e aveva scoperto per puro caso un luogo assai curioso: si trattava di una vasca vuota – probabilmente una piscina abbandonata da tanto tempo – dalle pareti tappezzate di innumerevoli graffiti. Namjoon aveva riportato la sua scoperta al resto dei suoi amici e insieme avevano deciso di trasformare quel luogo nel loro ritrovo segreto, lontano dalla frenesia della città.
– Abbiamo fatto come ci hai detto Nam! Ognuno di noi ha portato qualcosa per trascorrere il pomeriggio! ­– annuncia Hoseok depositando una cassa di legno sul fondo della piscina. ­– Mi domando solo che cosa abbia intenzione di fare Tae con quel materasso… ­– mormora poi il ragazzo in tono divertito ma al tempo stesso un poco perplesso.
Namjoon ha portato con sé una vecchia mazza da golf trovata nel magazzino di suo padre, Jin ha rovistato in soffitta e ha trovato una Polaroid rosa appartenuta a sua nonna, Jimin un pallone da basket, Hoseok un carretto di legno di dubbia utilità mentre Yoongi ha rinvenuto alla luce il suo vecchio skateoard; sicuramente l’oggetto scelto da Taehyung è il più curioso, nonché il più ingombrante, dal momento che si tratta di un materasso consumato dal tempo. Infine Jungkook, come oggetto personale, ha preso con sé una telecamera, in modo tale da riprendere tutti i momenti più significativi trascorsi con i propri amici e custodirli per sempre.
– Questo posto è davvero fortissimo! – esclama il più piccolo dopo aver raggiunto con un salto il bordo della vasca e aver iniziato a camminare su di esso.
Yoongi osserva il giovane Jungkook tenersi in equilibrio e sorride ripensando a quanto sia cresciuto quel ragazzo dalla prima volta in cui l’ha incontrato; era solo un ragazzino esile alla scoperta del mondo, mentre ora è diventato un giovane forte e determinato. Yoongi è particolarmente affezionato a lui, forse proprio perché l’ha visto crescere, oppure perché si riescono a capire anche attraverso il silenzio.
La mente del verde di capelli viene però sopraffatta dalle immagini confuse della sera prima e il suo sorriso si spegne improvvisamente. Ricorda il caldo soffocante sulla pelle e le fiamme divampare intorno a lui; no, deve esser stato sicuramente un brutto sogno. Il ragazzo sa però che quello è il destino che lo aspetta per porre fine alla sua infelicità e ai tristi ricordi di sua madre.
Yoongi torna a guardare il castano e sospira. Se solo sapesse.
– Hey Jin! Smettila di riprendermi mentre mangio! – dice Jimin mentre mastica un mochi rosa tenue – è piuttosto imbarazzante sai?
Hoseok si siede accanto al compagno e gli ruba un dolcetto dalla mano, attirando così l’attenzione di Seokjin. – Jiminie ha ragione! Ci sono cose molto più interessanti di due ragazzi che mangiano! – afferma Hoseok con la bocca piena. Namjoon si avvicina al gruppo e ride di gusto.
– A quanto pare qualcuno si è impadronito della videocamera di Kookie!
– Ho chiesto il suo permesso, a dire il vero, per cui ne sto approfittando! – risponde Seokjin mentre sistema l’inquadratura; Namjoon gli picchietta poi sulla spalla e gli sussurra: – Perché non riprendi Taehyung? Sta dormendo come un sasso sul suo materasso, non se ne accorgerà mai!
A quelle parole Seokjin si guarda intorno e nota un Taehyung completamente assorto nel mondo dei sogni. A quanto pare quel materasso consunto deve essere piuttosto comodo. – Ottima idea Namjoon, sarà divertente!
Il più grande del gruppo si avvicina lentamente e con passo felpato al suo amico addormentato, seguito a ruota da Namjoon, Hoseok e Jimin, i quali hanno perso interesse nel cibo e hanno deciso di seguire il compagno per assistere alla scena. Seokjin, una volta giunto sul posto, inquadra Taehyung e lo riprende per qualche minuto buono mentre riposa tranquillo e in una posizione alquanto bizzarra.
Jungkook guarda i suoi amici da lontano, poi sposta lo sguardo su Yoongi.
– Yoongi-hyung, che stanno combinando con la mia telecamera?
Yoongi rimane un attimo in silenzio, poi risponde in tono piatto: – Non ne ho idea. Andiamo a scoprirlo, ti va?
I due ragazzi raggiungono il resto del gruppo e comprendono subito la situazione. Povero Taehyung! Pensa Jungkook, soffocando una risata. Un video esilarante da non cancellare assolutamente.
– Avete visto come dorme? A me verrebbe un mal di schiena tremendo a dormire in quella posizione! – ridacchia Hoseok rivolto ai nuovi arrivati. – Chissà cosa sta sognando per dormire così intensamente?
Yoongi incrocia le braccia divertito: – Sarebbe proprio un peccato se qualcuno lo svegliasse…
Il verde di capelli rivolge uno sguardo fugace a Jungkook e quest’ultimo immediatamente capisce cos’ha in mente l’amico; il castano annuisce e si avvicina a poco a poco a Hoseok, mentre Yoongi si accosta a Jimin e Namjoon.
– Ora Kookie!
E in un men che non si dica Jungkook e Yoongi spingono Namjoon, Jimin, Hoseok – e di conseguenza anche il povero Seokjin – addosso a Taehyung. Povero Taehyung! Si trova a pensare nuovamente il più giovane.
I ragazzi coinvolti ridono e, prima che si possano rialzare ed evitare che Taehyung si soffochi, si aggiungono saggiamente a quella pila di persone i membri mancanti.
– Non era esattamente il tipo risveglio che mi aspettavo – mormora con voce assonnata il ragazzo che, fino a qualche minuto prima, dormiva placidamente sul suo materasso. – Però è stato efficace, non c’è che dire!
Le risate dei ragazzi si mescolano tra loro e vengono portate via dalla leggera brezza estiva.

 

8 Agosto. Ore 21:00.
– Cosa vorreste fare una volta adulti?
La domanda posta da Taehyung si fa largo tra le fiamme scoppiettanti del falò e coglie un po’ alla sprovvista tutti i presenti. Jungkook, il quale si era placidamente accomodato sulle gambe di Yoongi, alza leggermente il capo e volge un’espressione interrogativa.
– Da adulti?
– Sì – conferma Taehyung; poi, in tono scherzoso, si rivolge a Seokjin – So che Jin vuole diventare un fotomodello, non è così?
I ragazzi ridono, mentre l’interessato annuisce e sfoggia il suo bellissimo sorriso. ­– Naturalmente sì, un viso bello come il mio può soltanto fare successo, non credete anche voi?
Namjoon quasi si soffoca dal ridere, poi si alza in piedi e annuncia: – Io voglio avere dieci figli!
– Frena un secondo! Non ti sembra di esagerare un pochino? Dieci figli sono piuttosto impegnativi! – dice Hoseok dando una gomitata amichevole all’amico accanto. – Dovresti prima trovarti una ragazza… – aggiunge poi, sottovoce.
Ognuno esprime un desiderio per il futuro rivolto alle stelle che tappezzano il cielo limpido della sera. Namjoon è ostinato dal voler dar vita a una famiglia numerosa, Hoseok e Jimin condividono la passione per la danza e vorrebbero frequentare insieme un’accademia, Seokjin continua a vantarsi ironicamente del suo bell’aspetto mentre Taehyung rivela soltanto di voler esser felice.
­– Che intendi dire Tae? – chiede Namjoon, improvvisamente serio.
– Vorrei solo che io e mia sorella fossimo felici… Cosa non ti è chiaro Nam? – dice in tono stizzito Taehyung, lo sguardo inchiodato ai suoi piedi. Namjoon gli pone una mano sulla spalla e lo stringe a sé.
– Sono sicuro che il tuo desiderio si avvererà, un giorno.
L’interessato si asciuga una lacrima, sempre tenendo lo sguardo basso in modo da non mostrare alcuna debolezza al suo migliore amico. Namjoon conosceva vagamente la situazione che stava vivendo Tehyung e, quest’ultimo, non gliene parlava quasi mai apertamente.
– Mancano ancora Yoongi e Kookie… – ricorda, un po’ esitante, Jimin. Gli altri annuiscono, poi rivolgono i propri sguardi verso il più giovane del gruppo. Jungkook sorride tra sé e guarda uno ad uno i suoi amici.
– Io vorrei che la nostra amicizia non finisse mai – annuncia il castano un po’ imbarazzato; gli altri rivolgono lo sguardo verso di lui, come per condividere il suo medesimo desiderio. Yoongi continua a giocherellare con un accendino e i suoi occhi sono illuminati in modo alquanto sinistro dalle fiamme del falò. Se solo sapesse.
Improvvisamente c’è silenzio e i volti dei ragazzi sono tutti rivolti all’insù, verso il cielo notturno. Ognuno di loro ha condiviso un desiderio, ma è soltanto una parte della loro essenza, una piccola goccia all’interno di un mare di sogni e problemi che devono affrontare per diventare davvero adulti.
Hoseok spezza improvvisamente il silenzio con la sua voce un po’ stridula: – Basta guardare le stelle! Perché non ne creiamo alcune noi? Io e Jimin abbiamo comprato delle stelle filanti!
I restanti membri distolgono lo sguardo dal cielo e annuiscono, per poi passarsi di mano in mano i piccoli bastoncini da accendere. Ora sono sette piccole stelle nel cielo oscuro dei loro pensieri.  

 

21 Settembre. Ore 15:00.
– Dove mi stai portando, Yoongi-hyung? – chiede Jungkook in tono curioso, anche se sa già che non otterrà alcuna risposta, dato che ha posto la medesima domanda poco prima e Yoongi si è limitato soltanto a sorridere e fare spallucce.
Questa volta, stranamente, risponde: – Lo scoprirai presto, non ti preoccupare. Ti piacerà.
Il più giovane annuisce e sospira, desideroso di arrivare nel luogo in cui il suo migliore amico lo sta portando. Gli alberi iniziano a poco a poco a diminuire, mentre il vento porta con sé profumi che non appartengono più al bosco: trasporta un delicato ed effimero odore di salsedine e lo stridio confuso dei gabbiani. Il sentiero si apre su una vasta spiaggia incontaminata, e Jungkook non può far altro se non spalancare gli occhi e ammutolirsi di fronte ad uno spettacolo tanto meraviglioso.
– C’è un pontile nelle vicinanze, lì ci si può sedere e contemplare il mare come si deve – sussurrò il verde di capelli in modo tale da non rompere quel silenzio violato soltanto dall’infrangersi delle onde del mare. Jungkook non dice nulla, si limita a seguire Yoongi un’altra volta.
In poco tempo i due arrivano ad un pontile proteso verso quell’immensa distesa d’acqua e, senza proferire parola, si siedono, l’uno accanto all’altro, lasciando le gambe penzoloni.
– È bellissimo, hyung. Grazie per avermi portato qui – dice il più giovane sorridendo tra sé.
– Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto – ridacchia Yoongi circondando subito dopo le spalle dell’amico con il suo braccio.
Silenzio. Si sentono solo le onde, ora.

 

Poi, il maggiore prende un respiro profondo e la sua espressione si fa improvvisamente seria.
– Devi dirmi qualcosa, non è vero?
Jungkook è sempre stato un ragazzo sveglio, rapido nel comprendere. Ha notato sin da subito che qualcosa stava tormentando l’animo del suo migliore amico. – Sì, è così.
Yoongi inizia a parlare di tante cose: della scuola e della sua espulsione, del pianoforte di sua madre, dei suoi amici e di Jungkook; poi, le parole iniziano a scivolare precipitosamente, a esser più confuse, strascicate. Improvvisamente, il maggiore sputa fuori dalle sue labbra tutte le sofferenze e le paure che lo schiacciano da tempo, rivelando il suo più profondo e macabro desiderio.
– Perché… perché vuoi farlo?! Non sei felice di quello che hai? Non sei felice di avere al tuo fianco persone che ti vogliono bene e con cui hai vissuto delle belle esperienze? Yoongi… Perché…?
Una lacrima scende timidamente lungo la guancia rosea del castano. Jungkook è sempre stato un ragazzo sveglio, rapido nel comprendere, ma ora quello stesso ragazzo non riesce più a capire e la sua mente è confusa, un turbinio di domande senza risposta. E il suo cuore è arrabbiato e risentito.
Yoongi continua a guardare il mare. Vedere Jungkook piangere e gridare in quel modo gli fa male alla testa e all’anima. Perdonami, Jungkook. Perdonami.
Il castano prende il maggiore per il colletto della maglietta e lo costringe a guardarlo negli occhi, anche se questi sono offuscati dalle lacrime. – Non m’importa se è una tua scelta, io te lo impedirò con tutte le mie forze. Tu… devi continuare a vivere, Yoongi!
Yoongi fa poi per andarsene, tuttavia una mano stretta sul suo braccio lo costringe a fermarsi.
– Yoongi-hyung… promettimi che torneremo qui a vedere il mare, insieme. Inviteremo anche gli altri e correremo sulla sabbia e faremo un sacco di tuffi.
Silenzio.
– PROMETTIMELO! – grida il più giovane, disperato, mentre le lacrime continuano a scendere incessanti lungo le sue guance. L’interessato non risponde, semplicemente si volta e sta a fissare lo sguardo determinato ma straziato dal dolore dell’amico. Con grande stupore di Jungkook anche Yoongi sta piangendo.
– Te lo prometto.
Riesce a dire soltanto questo, poi crolla tra le braccia del castano.

 

Mercoledì 18 Novembre. Ore 17:00 (Tempo presente)
– Nonno… – mormora il bambino – Dopo cosa è successo a Yoongi?
Jungkook posa la propria mano sulla testolina del nipote e lo rassicura dicendogli: – Dopo, piccolo mio, ha vissuto una lunga vita. L’ho dovuto ‘salvare’ altre volte, lo ammetto, ma nonostante tutto ha mantenuto la sua promessa.
Il bambino si stringe nel suo cappottino e osserva un gabbiano che si è andato a posare poco distante da lui.
– Quindi siete venuti qui tutti insieme?
– Naturalmente!  Credo di aver perso il conto delle volte.
L’anziano indica poi al nipotino un’insolita impalcatura situata sul bordo di un pontile. – Vedi quello strambo trampolino? Ricordo che, un giorno, quel pazzo di Taehyung è saltato da lì e si è tuffato nell’acqua. Nessuno di noi altri è riuscito a farlo, il che lo rende un vero eroe!
Il piccolo ride, poi immagina di saltare da lassù. Per un momento, un brevissimo momento, dovrebbe sembrare di volare, pensa.
– Avrei potuto raccontarti tantissime altre cose, in verità – rompe il silenzio la voce rauca di Jungkook – come di quella volta in cui Seokjin ha fatto fare le giravolte al suo pick-up, o quando Namjoon ha organizzato un party sfrenato all’interno del suo container… Tuttavia, ho voluto parlarti di Yoongi. Immagino che quella parte di racconto ti sia risultata un po’ triste.
Il bambino annuisce un po’ titubante. – Con quello, ho voluto farti comprendere la natura di una vera amicizia. Nella tua vita ci saranno tanti momenti bellissimi, ovviamente, ma ce ne saranno altri molto brutti; a quel punto, se tu o un tuo amico si troverà in difficoltà dovrete esserci sempre l’uno per l’altro. Me lo prometti?
– Te lo prometto – conclude il nipote in un flebile sussurro, stringendo il nonno in un dolce abbraccio.

 

In riva al mare. Un luogo senza tempo.
Dapprima vede soltanto una luce. Un bagliore caldo, quasi accecante. Poi percepisce l’odore di salsedine e il canto dei gabbiani. Una volta riacquistata la vista abituale, Jungkook rivede quel luogo che lo ha accompagnato per tutta la sua giovinezza e nel quale ha vissuto le migliori esperienze a fianco dei suoi amici.
Si avvicina al muricciolo che separa il pontile dal mare e scruta il proprio riflesso in quel limpido specchio d’acqua. Il suo viso è tornato quello di un tempo: le rughe sono svanite e i capelli si sono tinti nuovamente di castano.
Mentre contempla la propria immagine, sei altri visi famigliari compaiono sull’acqua di fianco al suo. Jungkook si volta di colpo e incrocia gli sguardi benevoli dei suoi vecchi amici: anche loro sono tornati quelli di tanti anni fa, ma, nei loro visi giovani, compare una nota di consapevolezza e l’esperienza di chi ha vissuto per molto tempo.
Son tutti vestiti di bianco, soli. Sembrano sette angeli bianchi, sette farfalle leggiadre ormai uscite dal bozzolo e pronte a spiccare il volo. Yoongi si avvicina a Jungkook e gli scompiglia i capelli amichevolmente: tutti quegli anni in cui erano stati distanti sembrano oramai svaniti, come se la loro giovinezza non fosse mai finita per davvero.
– Hai visto Kookie? Siamo di nuovo tutti insieme, sulle rive di questo mare. E lo saremo per sempre d’ora in poi.
– Grazie per aver mantenuto la tua promessa, Yoongi hyung.




Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Questa storia è di pura invenzione e i caratteri dei personaggi non corrispondono alla realtà, sono soltanto frutto della fantasia dell’autrice.


© ma y

 
L'angolino di m a y
 
Salve a tutti! Sono m a y, scrittrice appassionata di one-shot, flash-fic, fluff e angst nonché ARMY da ben 4 anni… e penso abbiate capito subito in che categoria appartengo: ebbene sì, sono una di quelle theorist piuttosto sfegatate che venerano la HYYH e la WINGS era e che ha cercato di trovare indizi in ogni singolo video che potessero rimandare in qualche modo al Bangtan Universe.
 
Prima di dedicare qualche spiegazione alla one-shot in questione vorrei precisare alcuni aspetti riguardo questa raccolta. Immagino di avervi lasciato un attimo confusi dalle tre os già pubblicate, la verità è che è da davvero moltissimo tempo che ho in archivio delle parti di questa raccolta, perciò ho pensato di pubblicare ciò che avevo e di lasciare le spiegazioni a questa one-shot nello specifico, ovvero quella che fa da proemio.
 
Le brevi storie presenti in Just Like a Butterfly sono 10 in totale: 3 in cui sono presenti tutti e sette i membri del gruppo, le restanti 7 riguardano invece ciascuno di loro. Tali storie teoricamente sono svincolate tra di loro, per cui lo Yoongi depresso che avete avuto occasione di incontrare oggi non è lo stesso che incontrerete nella sua one-shot dedicata. Tuttavia, su questo aspetto in realtà lascio molta libertà, per cui chi preferisce collegare tra loro tutte le varie vicende è liberissimo di farlo!
 
Ma ora veniamo a Seven butterflies by the sea. Piccola storia che avevo in mente da secoli, è una sorta di “tributo” in onore del BU, dal momento che ci sono molto affezionata (che sorpresa, non trovate?). All’inizio della vicenda incontriamo un Junkook anziano ma comunque attraente che racconta spezzoni della sua giovinezza al nipotino. Se ve lo state chiedendo sì, ho apportato una leggera modifica alla storyline originale, infatti questo Jungkook non ha mai provato a togliersi la vita buttandosi da un palazzo e non è mai stato vittima di un incidente stradale; è semplicemente morto di vecchiaia, così come tutti i suoi amici. Immaginate il tutto come una sorta di what if: e se tutti loro avessero vissuto una vita serena? Se Yoongi avesse cambiato idea sul suo futuro? Andiamo, questi poveretti meritano un good ending dopotutto!
 
Le varie vicende narrate riprendono delle scene iconiche del BTS on stage: prologue, dove i ragazzi non hanno ancora incontrato le difficoltà che poi affronteranno nel video di I NEED U. Per l’ultima parte, nella quale Jungkook e compagnia si trovano in una sorta di paradiso, ho preso ispirazione da alcuni frame di Euphoria per completare la holy trinity dei video strappalacrime.
Avrei voluto inserire un sacco di GIF prese direttamente dai video, ma avrei soltanto intasato la pagina, per cui mi sono un attimo organizzata e ho scelto solo quelle più azzeccate.
 
So che come debutto ufficiale nel fandom è molto triste ma spero comunque di aver suscitato la vostra curiosità. Dopo aver speso sangue sudore e lacrime (riferimento OBBLIGATORIO) per scrivere questa os credo che mi prenderò un attimo una pausa per dedicarmi ad altri progetti. MA! Non temete, arriveranno anche le storie dei vostri bias prima o poi, per cui rimanete sintonizzati!
 
E dopo questo angolino che tanto ino non è vi auguro una buona estate!

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Capitolo 2
*** II. Trick or Treat? ***


II.

Trick
or 
Treat?

teen!au | hyungline + Park Jimin
 

Sabato 31 Ottobre. Ore 11:30.
Il giorno di Halloween è il più allegro dell’anno. O così dice Min Yoongi, il ragazzino buio e tenebroso della scuola media di Daegu: è da tutta mattina, infatti, che ha stampato in faccia un sorriso inquietante e disegna zucche, fantasmi e pipistrelli su ogni superficie che trova. Principale vittima di questa improvvisa esplosione di creatività è il diario di Hoseok, vicino di banco di Yoongi.
Questo diario deve infondere speranza, non terrore! Niente fantasmi, zombie e altri mostri spaventosi qui, chiaro? Aveva gridato Hoseok pochi minuti prima stringendosi il diario giallo canarino al petto. Tuttavia, una volta riposto nuovamente sul banco, ecco che Yoongi aveva ricominciato a disegnare un assortito numero di spettri e pipistrelli.
– Halloween è fantastico. Non capisco perché non ti piaccia – mormora Yoongi mentre smangiucchia noncurante l’estremità della sua matita; in tutta risposta Hoseok si stringe nelle spalle e cerca di guardare altrove per evitare di rivolgere lo sguardo sul sorriso spaventoso dell’amico.
– I-io detesto Halloween! Preferisco di gran lunga stare in casa al riparo da z-zombie… fantasmi… lupi mannari… per non parlare dei vampiri! – conclude il castano tenendo il pesante libro di scienze aperto sulla testa e tremando come una foglia. Hoseok, chiamato dagli amici semplicemente Hobi, non era esattamente il ragazzo più coraggioso del mondo e, ogni anno, la festa di Halloween si rivelava per lui una terrificante prova di coraggio impossibile da affrontare.
– Hobi, quelli di cui parli non sono altro che ragazzi travestiti. Magari fossero reali… – fantastica Yoongi, per poi abbandonarsi sul banco e lasciarsi andare ad un sonnellino improvvisato. Il compagno è terrorizzato da quella affermazione e decide di non rimuginare più su creature paranormali, concentrandosi sulla lezione di inglese, ormai quasi giunta al termine.

 

– Non vedo l’ora che arrivi questa sera ragazzi! Raccoglieremo un sacco di dolci, faremo tanti scherzi divertenti e raccoglieremo altri dolci! Chissà, potremmo anche incontrare qualche ragazza carina! – esclama Namjoon continuando a stringere violentemente il braccio del povero Seokjin.
˗ Certo, come no – borbotta questo un poco infastidito.
– Nam non ha tutti i torti, secondo me qualche speranza ce l’abbiamo – afferma invece Jimin girando la visiera del suo cappello. Da qualche anno Yoongi, Hoseok, Namjoon, Seokjin e Jimin erano un gruppo di amici piuttosto affiatato: Hoseok è da sempre il più vivace e riesce a risollevare gli animi dei suoi amici quando questi sono abbattuti semplicemente sorridendo; Yoongi, al contrario, è perennemente assonnato e perso nei suoi pensieri bui e tenebrosi.
Seokjin è un po’ vanitoso ed egocentrico, tuttavia sa essere cordiale e molto sincero quando serve (forse anche troppo), mentre il suo migliore amico Namjoon è divertente ma un po’ impacciato, specialmente con le ragazze, nonostante si definisca spesso “rubacuori numero uno”. Jimin invece è davvero un rubacuori, probabilmente per via dei suoi muscoli scolpiti o per il suo bel faccino da angioletto. Jin non sopporta di essere messo in secondo piano dalla bellezza di Jimin, ma questa è un’altra storia.
– Quindi che si fa? Ci si traveste e si va a spasso per le strade? – domanda Jimin indirizzando una fugace occhiata a due ragazze lì vicino.
– Sì Jimin, e si raccolgono i dolci, è di fondamentale importanza – afferma Namjoon sgranocchiandosi dei miseri cracker per la metà distrutti.
Hoseok si ferma in mezzo al corridoio, le mani salde sulle cinghie dello zaino verde: – P-perché invece non ci guardiamo un bel film a casa di qualcuno? T-tipo un film d’Indiana Jones, o un fantasy, o…
– O un horror, direi che è l’ideale per questa sera – conclude Yoongi sogghignando e sfregandosi le mani lentamente. Esattamente quello che volevo evitare, pensa Hoseok tra sé e sé.
– Voi da cosa vi travestite? – chiede Jimin distrattamente.
– Io di certo non te lo dico, anche perché si tratta di una sorpresa – annuncia Seokjin con tono superiore, masticando una gomma rumorosamente – Sarò il più bello di tutti, come sempre del resto! – conclude il moro facendo l’occhiolino a nessuno in particolare e indirizzando un bacio immaginario davanti a sé.
Yoongi inclina la testa con fare confuso: - Ma ad Halloween non bisogna essere brutti?
– Per me è impossibile essere brutto, questo dovresti saperlo! – dice Seokjin imbronciandosi e avviandosi velocemente verso il parcheggio di fronte alla scuola, dove lo attende l’enorme automobile di suo padre. Namjoon saluta il resto del gruppo per poi avviarsi a casa, Yoongi fa lo stesso. Hoseok, una volta recuperata la propria bicicletta, si incammina verso la propria abitazione a fianco di Jimin, dal momento che sono vicini di casa.
– Mi raccomando Hobi, stasera fatti trovare pronto alle otto e mezza che vengo a prenderti, – dice Jimin rivolto all’amico – poi naturalmente andremo dagli altri e ci faremo un bel giro. Dici che possiamo fare a meno di Jin? Certe volte non lo sopporto! – continua il ragazzo camminando a bordo del marciapiede; Hoseok, tuttavia, non gli ha prestato molto ascolto, probabilmente perché è ancora terrorizzato al pensiero di ciò che dovrà affrontare quella sera. E Jimin naturalmente l’ha notato.
– Hobi, va tutto bene? Ti vedo un po’… teso, ecco.
– Penso che dovresti invitare anche Jin nonostante tutto – mormora Hoseok ignorando la domanda appena rivoltagli dal compagno – semmai, potreste fare a meno di me. Vedi Jimin, tutti gli anni mi spavento a morte e risulto essere un peso per voi. Per cui… preferisco starmene a casa. Lo so, sono un fifone e… e un buono a nulla e…
Jimin posa delicatamente una mano sulla spalla di Hoseok, gli occhi puntati su quelli dell’altro. Hobi si era ormai convinto che i suoi amici pensassero quelle cose su di lui, ma Jimin sa benissimo che sono semplicemente frutto della sua immaginazione. – Hobi, tu non sei un peso, voglio che tu lo sappia. Noi siamo un gruppo e vogliamo che anche tu venga con noi, perché sei nostro amico. Sarà una serata divertente per tutti, te lo prometto.
Hoseok sorride e abbraccia il suo migliore amico facendo cadere la bicicletta ormai priva di un sostegno; Jimin ricambia l’abbraccio e appoggia la testa sulla spalla del compagno, ignorando un gruppetto di ragazze poco distante perché semplicemente non gliene importa e preferisce rivolgere le sue attenzioni a uno dei suoi più grandi amici.
– Sai Jiminie, penso proprio che tu mi abbia convinto, mi divertirò un mondo stasera insieme a voi!


Sabato 31 Ottobre. Ore 20:00.
Con passo (relativamente) felino Namjoon riesce a tornare nella sua camera senza essere visto o udito da nessuno. Se mamma lo scopre mi fa a pezzi, riflette il ragazzo deglutendo rumorosamente ed estraendo dalla tasca dei pantaloni un barattolo di ketchup.
Una volta indossato il suo costume da conte Dracula – un po’ troppo piccolo, in realtà – Namjoon si sparge su ogni centimetro di pelle libera una quantità esorbitante di ketchup; poco prima ha chiaramente sentito sua madre gridare: – Namjoon! Dove hai messo il ketchup?! – e questo prontamente aveva risposto con un semplice ed innocente non lo so!
Dopo aver assaggiato più volte la salsa al pomodoro, il ragazzo chiude il suo vaso di Pandora e corre in cucina il più velocemente possibile, ripone l’oggetto rubato nel suo posto originario, evita la madre pronta a rimproverarlo e si precipita fuori dalla porta.
Un incantevole Seokjin circondato da un gruppo di bambini aspetta l’amico poco distante da casa sua: sul viso si può notare un’espressione piuttosto scocciata dovuta probabilmente a quei marmocchi che lo assillano chiedendo dolcetto o scherzetto? Ma una volta che Namjoon giunge sul posto i bambini cominciano a interessarsi a lui e al suo classico travestimento da vampiro.
– Mi dispiace ragazzi, purtroppo non ho dolci con me… Non ancora, almeno! – dice Namjoon dolcemente generando un coro di nooooo da parte dei ragazzini. – Però so che da queste parti abita una signora anziana che offre un sacco di caramelle. Dovrebbe abitare là! – conclude il ragazzo con un sorriso e indica con il dito una piccola casetta distante solo pochi metri.
Il gruppo esulta gioiosamente e si dirige con fare spedito verso il luogo indicato, lasciando Namjoon e Jin da soli. – Bel costume Nam, ma non quanto il mio! Hai visto che roba? – comincia a vantarsi il secondo come suo solito, sventolando i capelli neri e mostrando all’amico il suo costume; Namjoon si domanda perché il suo amico abbia voluto travestirsi proprio da principe azzurro la sera di Halloween, ma decide di liquidare la faccenda e di complimentarsi con lui per la scelta originale.
– Ragazzi, ci siamo anche noi!
Namjoon e Seokjin si voltano in direzione di quella voce e trovano dall’altra parte della strada un Hoseok travestito da scheletro e un altro ragazzo interamente coperto da un mantello nero e che indossa sul viso una di quelle tipiche maschere bianche e inquietanti che fanno sempre il tutto esaurito in occasione di Halloween.
– Finalmente siete arrivati! – li saluta Namjoon con un goffo gesto della mano.  
– Chi diamine è quello?! – sbraita invece Jin alla vista del ragazzo con la maschera – Non dirmi che è…
Prima che possa terminare, il soggetto in questione rivela sua identità e Jin non può fare a meno di borbottare: – Ah, sei tu Park. Ben arrivato.
– Ciao ragazzi, ci siamo tutti? – domanda Jimin ai presenti; Hoseok gli fa subito notare che manca Yoongi e che, pertanto, si dirigeranno a casa sua. Namjoon continua a leccarsi le labbra impregnate di ketchup e a saltellare allegramente, Seokjin cerca di restare composto e alla larga da Jimin mentre quest’ultimo resta accanto a Hoseok per proteggerlo da eventuali attacchi a sorpresa da parte di altri ragazzi.
– Non male questo travestimento Hobi! Allora anche tu sai essere spaventoso qualche volta – dice Jimin mentre si guarda intorno in cerca di qualche ragazza carina; Hoseok, piuttosto confuso da quell’affermazione, si limita soltanto a sorridere e annuire.
Percorso un tratto di strada piuttosto impegnativo ecco che i quattro ragazzi si trovano di fronte all’abitazione del loro amico Yoongi. Un posto abbastanza terrificante, a dire il vero, come il ragazzo che ci abita.


Sabato 31 Ottobre. Ore 20:20.
La casa di Min Yoongi si trova un po’ in lontananza rispetto al centro abitato. Lì l’aria era sempre più fredda e l’atmosfera più tetra. L’ideale per la sera di Halloween e per un’anima solitaria come Yoongi.
– Bene… chi va a bussare? – domanda Namjoon nel silenzio generale; Seokjin dà una piccola spinta a Jimin, ma questo controbatte spingendo l’altro. Hoseok, rimasto in disparte, si avvicina lentamente alla porta della casa e bussa timidamente per poi correre al riparo dietro la schiena di Jimin.
– Ragazzi, facciamogli uno scherzo! Nascondiamoci dietro quel cespuglio, svelti! – sussurra Namjoon ai suoi amici, i quali eseguono il comando il più silenziosamente possibile. Dalla porta vedono poi uscire un ragazzo piuttosto basso e dall’aria spettrale, conferitagli soprattutto dal lenzuolo che porta sul corpo.
– Ciao papà – dice questo in un sussurro per poi richiudere la porta dietro di sé e dirigersi quasi fluttuando verso chissà dove.
– È un tantino inquietante… - mormora Hoseok tremante come una foglia. Namjoon lo tranquillizza dicendogli che è soltanto Yoongi e procede poi a illustrare con gesti confusi il piano per far morire di paura il loro amico fantasma. – Al mio tre, ragazzi. Uno… due… - e prima che il ragazzo possa finire, una voce dietro di loro sussurra tetramente: – Tre.
I quattro ragazzi precedentemente nascosti saltano per la paura e gridano un sonoro AHHHH iniziando poi correre in tondo e a scontrarsi tra loro, il tutto accompagnato dalla risatina sottile di Yoongi. – A quanto pare sono stato io a spaventare voi… Perché io sono la paura in persona! – dice questo cantilenando e alzando le mani con fare spettrale; Hoseok per poco non sviene dalla paura, Jimin cade su Seokjin accidentalmente mentre quest’ultimo scoppia a piangere e insiste per tornare dalla mamma.
– Hai ragione, Yoongi. Ma l’anno prossimo avremo la nostra vittoria e te la faremo fare sotto! – annuncia Namjoon per niente spaventato dall’amico. – Hai detto così l’anno prima, e quello prima ancora… – mormora Yoongi con aria persa, ma Namjoon taglia corto dicendo: – L’anno prossimo sarà diverso vedrai!
Una volta ricomposto il gruppo ed evitato svenimenti, capricci e quant’altro, i ragazzi stabiliscono cosa fare: Hoseok vorrebbe tornare al centro abitato e raccogliere dolcetti, così come Namjoon; Seokjin vorrebbe semplicemente tornare a casa dal suo amato petauro mentre Jimin è alla ricerca di emozioni forti.
– So io quello che fa per te allora – dice Yoongi – poco distante da qui c’è una casa abbandonata e super inquietante che sogno da sempre di visitare. Potremmo andare là… – conclude il ragazzo sbadigliando nonostante sia ancora presto.
– Ottima idea Suga! Andiamo dai! – annuncia Jimin tutto contento, ricevendo però subito dopo un’occhiataccia dal suo rivale Seokjin. – Vorrai dire pessima idea! Io in un posto sporco e distrutto non ci voglio andare, altrimenti il mio costume potrebbe rovinarsi!
Naturalmente questa affermazione genera subito una lite tra Jin e Jimin. Hoseok tira a sé la manica di Jimin e riesce a fermare i due, dopodiché sussurra al suo amico: – J-Jimin, avevi detto niente cose s-spaventose... Jin non ha tutti i torti, neanche a me sembra una buona idea!
Jimin gli mette una mano sulla spalla e si toglie la maschera: – Non preoccuparti Hobi, vedrai che non accadrà nulla, anzi… sarà divertente! – conclude questo per poi affiancarsi a Yoongi. Non ne sono tanto sicuro rimugina Hoseok, ma decide di seguire comunque il resto dei suoi amici.
– Va bene, vengo anch’io. Ma mi promettete che dopo andremo a prendere i dolci! – grida Namjoon correndo poi dietro il resto del gruppo. Seokjin, rimasto da solo, vorrebbe tornare a casa, tuttavia un suono sinistro dietro di lui lo costringe a lasciare il posto e seguire Namjoon e gli altri compagni.

 

Sabato 31 Ottobre. Ore 20:30.
Yoongi si ferma improvvisamente di fronte a una casa per la maggior parte diroccata. Su una cosa aveva avuto ragione: era spaventosamente inquietante. Jimin, che poco prima era entusiasta all’idea di un’esperienza adrenalinica, ora è terrorizzato tanto quanto il resto del gruppo.
– Naturalmente servirà qualcuno che farà da palo – annuncia Yoongi in tono piatto – Qualche volontario?
Subito ad alzare la mano sono Seokjin e Hoseok. Dopo una rapida partita a Sasso, carta, forbici viene stabilito che sarà Jin a sorvegliare la zona; Hoseok è terrorizzato all’idea di entrare in quella casa spettrale ma fortunatamente riceve il sostegno del suo migliore amico Jimin.
– Ho portato anche una torcia – dice Yoongi porgendo l’oggetto a Namjoon – penso che ci basterà. Spero.
Namjoon deglutisce e prende con mano tremante la torcia, dopodiché i quattro ragazzi partono per la loro spedizione. Hoseok prende per mano Jimin e continua a borbottare ho t-tanta p-paura oppure andiamo via da qui! Namjoon procede con passo tremante illuminando le scale davanti a sé mentre Yoongi sembra sentirsi completamente a suo agio. Penso che verrò ad abitare qui quando sarò grande pensa nel frattempo.
Il piccolo gruppo si trova in quello che doveva essere un salotto: c’è infatti un divano logorato dal tempo, una tavola in legno ormai ammuffito e qualche quadro appeso alla parete. Namjoon si guarda intorno mentre Jimin fa le boccacce ai quadri per nascondere la paura che lo sta in realtà divorando; Hoseok si siede timidamente sul divano per poi rialzarsi subito mentre Yoongi sale al secondo piano all’insaputa di tutti.
– Questo posto è stra inquietante! – mormora Namjoon, in parte in pensiero per il suo amico Seokjin rimasto di sotto completamente da solo. – Forse dovremmo tornare da Jin… che ne dite? – chiede questo rivolto ai suoi amici.
– Sì Nam, piuttosto di stare qui io torno da Jin – risponde Jimin, improvvisamente intimidito dal ritratto sopra la sua testa – Ma manca Yoongi! Dov’è finito? – domanda poi ancora più impaurito di prima.
– L’hanno preso i f-fantasmi! – grida Hoseok in preda ad una crisi di panico.
– Andiamo Hobi! I fantasmi non esist… – cerca di dire Namjoon, ma prima che possa finire un lenzuolo bianco illuminato dalla luce della torcia compare davanti a loro. Jimin, Hoseok e Jimin urlano spaventati con tutto il fiato che hanno in gola e si precipitano giù per le scale rischiando più volte di cadere.
Una volta usciti si nascondono dietro un Jin piuttosto confuso. – Si può sapere che è successo là dentro? – Chiede il ragazzo inarcando un sopracciglio; le risposte che gli giungono risultano confuse, un insieme di borbottii e frasi sconnesse.
I quattro ragazzi alzano la testa e rivolgono lo sguardo verso la finestra della casa, dove si è appena affacciato il loro amico Yoongi. Namjoon gli grida: – Suga vieni via di lì! C’è un fantasma!
Hoseok e Jimin gli dicono lo stesso e gli fanno cenno di scendere, mentre Seokjin riflette un secondo sull’accaduto per poi concludere dicendo: – Ragazzi, ragionate! Il fantasma di cui parlate non è altro che Yoongi!
Gli interessati si voltano verso di lui per poi guardarsi l’un l’altro, si rendono conto dell’errore e ridono divertiti e sollevati. – Come abbiamo fatto a non capirlo? – chiede Namjoon più a sé stesso che agli altri per poi scoppiare a ridere.
Una volta che Yoongi è tornato i ragazzi gli raccontano l’accaduto e si scusano con lui per averlo scambiato per un fantasma vero; il più basso sospira e mormora: – Magari aveste visto un fantasma vero…
I quattro adolescenti si avviano verso il centro abitato, parlottando amichevolmente tra loro come se niente fosse accaduto. Hoseok prende un attimo in disparte Jimin: – Jiminie, volevo dirti che…
– Lo so, lo so… mi dispiace che tu ti sia spaventato, avrei dovuto evitarlo, dopotutto… te l’avevo promesso – lo interrompe Jimin profondamente dispiaciuto, ma l’amico gli sorride e inizia a ridere.
– E l’hai mantenuta! Mi sono divertito un mondo!
Jimin non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere, non da Hobi, tuttavia è contento per l’amico e ride insieme a lui. – Oh, sono contento amico mio. Lo faremo altre volte allora!
Hoseok si blocca improvvisamente e gli rivolge un’occhiataccia.
– No grazie! Ho detto che è stato divertente, non che lo voglio rifare! – dice Hoseok, e Jimin a quell’affermazione inizia a ridere e corre verso la cittadella seguito a ruota da Hoseok.– Sarò io a raccogliere più dolci vedrai! Avrò le tasche piene a fine serata! – grida Jimin in tono affannato dovuto alla corsa, e prontamente l’amico gli risponde: – Te lo puoi scordare Jiminie! Vincerò io!
Così i due continuano a correre verso le luci delle zucche illuminate, spensierati.

 
 
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Questa storia è di pura invenzione e i caratteri dei personaggi non corrispondono alla realtà, sono soltanto frutto della fantasia dell’autrice.


© ma y

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Capitolo 3
*** V. Once upon a dream ***


 V.

Once upon a dream

 

       

Domenica 19 ottobre. Ore 9:30.
Manca oramai una buona mezz’ora affinché il parco apra.
Disneyland. Frequentato da un numero esorbitante di persone ogni anno, ogni giorno; un posto magico dove i ragazzini possono incontrare i loro supereroi preferiti e le bambine possono salutare le tanto amate principesse; un luogo dove i sogni diventano realtà… così recita lo slogan del parco.
Hoseok si avvia con passo trepidante verso la sua postazione di lavoro, infagottato nella sua divisa color scarlatto, teso come una corda di violino. Terzo ritardo, in una settimana.
Era da un po’ di giorni che il ragazzo dormiva profondamente – forse troppo – e si svegliava tardi per poi correre frettolosamente cercando di non farsi vedere dai suoi superiori. Il problema erano i suoi sogni: così belli, così veri… e Hoseok non poteva svegliarsi, non voleva svegliarsi, perché sapeva perfettamente che la realtà era ben diversa.
Il giovane entra in un piccolo chiosco adiacente ad un’attrazione, prende fiato e si accascia su una piccola sedia di legno, dove solitamente si accomodano i bambini desiderosi di farsi dipingere il viso. Hoseok afferra un piccolo ventaglio dal bancone e comincia a farsi aria, nonostante gli tremino le mani notevolmente.
Il ragazzo in cuor suo sa che se arriverà in ritardo un’altra volta verrà espulso dal parco e quindi licenziato; e questo pensiero lo terrorizza a dismisura, perché se venisse mandato via perderebbe il proprio lavoro e la causa dei suoi sogni. All’apertura del parco – tutte le mattine – i visitatori vengono accolti da una parata meravigliosa: moltissime ragazze, scelte in base all’aspetto fisico, si travestono da principesse appartenenti ai più famosi classici Disney e cercano di comportarsi come quest’ultime, imitando ciascuna un gesto, o un’espressione differente. Le principesse – assieme a bambini, ragazzi e rispettivi genitori – sfilano in una bellissima parata attraverso alcune zone del parco, tra cui quella dove lavora Hoseok assieme ai suoi pigri colleghi.
Il giovane sbocconcella una misera brioche, dal momento che non ha fatto colazione, in modo da reprimere la fame e l’attesa; poi, una voce proveniente dagli altoparlanti annuncia l’apertura di Disneyland seguita da una canzoncina di benvenuto. A quel punto Hoseok sistema gli articoli in vetrina – per la maggior parte peluches sorridenti di Simba ed Elsa – e si precipita fuori dal negozio, bloccandosi sulla soglia e cominciando a dondolarsi prima su un piede poi sull’altro.
Avverte come nei giorni precedenti un’emozione particolare, un misto di terrore e allegria; per questo motivo respira profondamente e sorride alla vista della gente poco distante da lui. Moltissimi bambini lo salutano con un timido ‘ciao’ al quale Hoseok risponde gioiosamente, mentre altri ragazzini più grandicelli lo superano con indifferenza; il ragazzo non dà peso al loro comportamento e si inchina cordialmente verso le persone più adulte. Dopodiché ecco le principesse.

 

Ad aprire le danze vi sono due splendide ragazze: la prima veste un modesto abito dalla gonna gialla, famigliare a grandi e piccini; la pelle è incredibilmente chiara - e lo sembra ancor di più alla luce del sole mattutino – mentre, al contrario, i capelli sono neri color della pece. Accanto a lei si trova una giovane bionda, sorridente, un po’ goffa nel suo enorme abito azzurro. Al loro seguito vi sono altre numerose principesse, come la bella Aurora, l’arabeggiante Jasmine, l’incantevole Tiana, persino la combattente Merida e infine l’enigmatica Elsa a fianco della sorella Anna.
Hoseok cerca di rivolgersi a tutte loro con un sorriso imbarazzato, non accolto praticamente da nessuna, dal momento che sono impegnatissime a tenere a bada le bimbe curiose. Il giovane sta per rientrare nel negozio e dare il via ad un’altra giornata estenuante, quando compare la ragazza che interpreta Pocahontas. Egli si ferma all’istante, i muscoli tesi, il viso scarlatto come la sua divisa da lavoro; si volta lentamente e vede poco lontano da lui la protagonista dei suoi sogni. Non è una principessa come le altre, lei è una guerriera.
Hoseok nota con dispiacere che quasi nessun bambino vuole farsi abbracciare o dare un bacio da lei, forse perché tutti conoscono a meraviglia la storia di Rapunzel mentre pochi fedeli hanno avuto l’occasione di vedere il cartone animato narrante la vicenda di Pocahontas e John Smith. Cosa darei per tornare bambino e poterla stringere tra le mie braccia! pensa il ragazzo sospirando. Questo decide finalmente di iniziare il lavoro, più sollevato dopo aver visto, anche solo per poco, la ragazza di cui è innamorato. Egli non ne conosce nemmeno il nome, ma gli va bene così, la rende maggiormente intrigante.

 

Domenica 19 Ottobre. Ore 16:17.
- Grazie per l’acquisto! Vi auguro una buona giornata! – dice Hoseok salutando con la mano due clienti (una madre con il proprio bambino) che hanno avuto l’onore di acquistare un tenero peluche di Winnie The Pooh. Il bimbo, la manina stretta sulla zampa dell’orsetto, si volta e con passo trepidante si avvicina al ragazzo; questo gli si avvicina a sua volta e, inaspettatamente, riceve un forte abbraccio dal suo piccolo acquirente. Hoseok gli sorride e si abbassa al suo livello in modo da agevolarlo.
- Sono contento che ti piaccia quel peluche. Ora ha finalmente trovato un buon amico. – gli sussurra dolcemente e gli strofina i capelli castani. – La tua mamma ti aspetta.                                                                            
Il bambino lo osserva ancora un secondo e dopo aver sistemato l’orsacchiotto nel suo zainetto a tema, dice ridacchiando: - Grazie signore. Ciao ciao! – lo saluta con la manina mostrandogli un sorriso sdentato e subito dopo torna di corsa dalla sua mamma in attesa.
Erano circa le quattro e mezza del pomeriggio, quando si precipita all’interno del piccolo negozio l’interprete di Belle de La Bella e la Bestia. È piuttosto trafelata e sta aiutando meglio che può la ragazza al suo fianco, impossibilitata a camminare per un qualche motivo.
– È caduta durante la sua performance, deve aver appoggiato male il piede… - annuncia Belle – sarà meglio aspettare qui i soccorsi, non tarderanno ad arrivare, ne sono sicura. Non vogliamo certo perdere la nostra Pocahontas!
Oh-oh. Hoseok, fino a quel momento perso nei suoi pensieri, all’udire quel nome si irrigidisce, alza un poco la testa e incrocia il viso abbronzato di cui è tanto innamorato. Si immobilizza, cercando di metabolizzare ogni dettaglio della ragazza che ha di fronte: gli occhi leggermente a mandorla, le labbra carnose, i lunghi capelli neri… potrebbe restare lì ad osservarla per ore ma si rende conto che dovrebbe cercare di intervenire sulla faccenda.
- Oh, è t-terribile…- balbetta il ragazzo in preda al panico – la faccia sedere qui… - dice rivolto a Belle e la conduce in una piccola stanzetta sul retro. – Starà più comoda… spero.                                                                           
Hoseok prende una sedia e fa accomodare Pocahontas mentre la collega ne prende un’altra e vi appoggia sopra il piede fratturato.
– So che ti fa male ma è per il tuo bene… - mormora la castana rivolta all’amica. Questa guarda un secondo l’orologio, dopodiché aggiunge:
- Sarà meglio che vada, mi aspetta un altro show. Mi piacerebbe moltissimo stare qui con te, ma sai bene anche tu che non posso… fortunatamente hai compagnia! – conclude Belle alludendo ad Hoseok, il quale risponde con un sorrisetto sghembo. La ragazza se ne va con passo svelto, raccogliendo lo strascico del proprio vestito per camminare più veloce.
Dopo essersi chiusa la porta cala il silenzio all’interno della stanza; un silenzio rotto probabilmente soltanto dal cuore impazzito di Hoseok. Aveva il terrore che gli potesse uscire dal petto da un momento all’altro. La giovane accanto a lui si sistema i capelli dietro le orecchie e tamburella con le dita sulle cosce morbide.                          
Devo fare il primo passo. Ma come? riflette il ragazzo angosciato e, prima che possa aprire bocca e iniziare una conversazione di cui se ne sarebbe presto pentito, sente una voce melodiosa dirgli: - Ciao.
È anche meglio di come me l’ero immaginata… riesce a pensare Hoseok, pericolosamente in bilico tra un infarto e uno svenimento; la voce di quella splendida ragazza gli era giunta come un canto ammaliate. Il ragazzo prende coraggio e si volta, incrociando gli occhi della fanciulla seduta di fronte a lui. – C-ciao… - borbotta Hoseok allentandosi il colletto della divisa e facendo un cenno col capo in segno di rispettoso saluto. La mora sorride, i denti bianchissimi, quasi accecanti; appoggia delicatamente una mano sulla spalla del suo compagno e gli sussurra dolcemente: - Non ti preoccupare, sto bene e presto arriveranno i soccorsi. Non c’è motivo di essere agitati! – conclude ridendo. Ma io sono innamorato di te, come posso stare calmo?
Il ragazzo prende delicatamente la mano di Pocahontas e annuisce: – D’accordo. Posso, ecco… posso sapere il suo nome? – chiede furtivo mordendosi il labbro subito dopo. Finalmente potrò dare un nome al mio sogno più grande. – Il mio nome è Hwasa. È un immenso piacere conoscerti, Hoseok! – risponde la ragazza muovendo la mano esattamente come nella scena del cartone animato in cui Pocahontas si presenta per la prima volta a John Smith. Hoseok spalanca gli occhi e balbetta terrorizzato: - T-tu come fai a sapere il mio nome? – indietreggia e per poco non rovescia un intero scaffale di tazze a tema Disney. Hwasa ride di gusto e si sistema nuovamente i lunghi capelli corvini. – L’ho letto sul tuo cartellino che porti al petto, sciocchino! Non pensavo ti avrei spaventato così tanto…
Il rosso di capelli si porta una mano in fronte, maledicendosi interiormente per aver appena fatto la figura dello stupido davanti a lei.
– G-già, non ci avevo pensato… - ridacchia nervosamente il ragazzo sedendosi di nuovo accanto a Hwasa, senza però incrociare il suo sguardo. Avrebbe tanto voluto prenderla in braccio, dirle che l’amava e ricoprirla di baci sul suo viso apparentemente perfetto. Invece tutto quello che riusciva a fare al momento era starsene in un angolino remoto della sua mente e compiangersi. Lei è troppo per me.
La ragazza dà un’occhiata all’orologio. – Hoseok, non mi va di rubarti tempo prezioso, devi lavorare. Posso stare qui anche da sola. – Hoseok si riscuote dai suoi pensieri e si alza in piedi. – Oh, emh… ci sono altri commessi che lavorano al momento. Non accadrà nulla di male se mi assento per un secondo e tengo compagnia ad un’infortunata!
Hwasa inclina leggermente il capo e i suoi occhi osservano attentamente il corpo del ragazzo: si sorprende nello scoprire quanto egli sia carino e quanto le piaccia il suo sorriso smagliante e sincero. Sarà il mio principe? si domanda questa ingenuamente. Nel frattempo Hoseok sistema alcune berrette per la stagione invernale, in modo tale da ammazzare il tempo. Dovresti parlarle, idiota!
Posato sullo scaffale l’ultimo capellino di lana raffigurante Olaf, il ragazzo prende un respiro profondo e si avvicina nuovamente a Hwasa, forse troppo, perché è a soli pochi centimetri dal suo viso perfetto e levigato e non può (anzi, non vuole) tirarsi indietro: entrambi restano immobili e il tempo sembra fermarsi, come se fosse sospeso tra realtà e favola. Hoseok allunga una mano tremante e la intreccia nei capelli color pece della ragazza, li accarezza delicatamente e le sorride come solo lui riesce a fare; Hwasa dal canto suo non vuole interrompere la minuziosa opera del giovane e si limita soltanto a chiudere gli occhi e a vivere un secondo di magia.
Pochi secondi dopo ecco che arriva un gruppo di soccorritori in tuta fluorescente all’ingresso del negozio. La magia creatasi tra i due giovani svanisce improvvisamente. Hoseok sospira poiché avrebbe voluto stare con lei ancora tanto, tanto altro tempo e accarezzarle i capelli, sussurrarle parole dolci, sorriderle. E invece, ancora una volta, il destino ha voluto che le loro strade si dividessero.
Il ragazzo cerca di scacciare dalla mente i suoi tristi pensieri e, con un rapido gesto, afferra con una mano le spalle di Hwasa mentre con l’altra le sue cosce morbide. – Ti porto fuori, ok? – sussurra flebilmente Hoseok alla sua principessa. Questa risponde con un ampio sorriso in segno di ringraziamento.
Uno dei soccorritori soffoca una risatina alla vista di un commesso dal viso arrossito portare in braccio una splendida donna vestita da Pocahontas, tuttavia gli pare anche piuttosto romantico. In poco tempo lui e i suoi colleghi caricano la ragazza su una barella e la portano lontano da quel luogo; ma prima che possano partire, Hoseok rivolge un ultimo sguardo carico di amore a Hwasa e la saluta timidamente con la mano.

 

Domenica 19 Ottobre. Ore 18:55.
La maggior parte dei visitatori ha lasciato il parco e i pochi rimasti si avviano velocemente all’uscita.                   
Cinque minuti e Disneyland si sarebbe – come tutti gli altri giorni – addormentato nell’attesa dell’apertura della mattina seguente.
Hoseok, notata la totale assenza di clienti ed essendo rimasto l’unico commesso al negozio, si occupa di riordinare la merce, pulire pavimento e bancone e chiudere la porta a chiave. Per tutto il tempo che era rimasto lì non aveva fatto altro che pensare alla sua esperienza con Hwasa. Quanto tempo aveva passato con lei? Cinque minuti? Un quarto d’ora? Non riesce a ricordarlo. Ma non ha importanza, perché è stato per lui uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto. Se solo lei sapesse quello che provo…
Per un secondo Hoseok contempla il suo riflesso nella vetrina trasparente del negozio; dietro di lui si intravede quello di Hwasa sorridergli dolcemente e il ragazzo non può far a meno di sorridergli a sua volta. Se solo fosse veramente qui con me.

… un momento!
Il sorriso sul volto di Hoseok lascia spazio a una bocca spalancata dallo stupore. Lei è davvero qui. Si volta lentamente e, per la seconda volta, rivive l’emozione di guardarla negli occhi e di rivedere il suo bellissimo viso. Abbassa poi lo sguardo e nota la fasciatura alla caviglia e la stampella che utilizza per camminare.
- H-Hwasa! – grida il ragazzo in preda all’emozione e, senza pensarci due volte, corre incontro alla giovane poco distante da lui.
Gli sembra di tornare a sognare dopo essersi svegliato e aver incontrato la brusca realtà, e per Hoseok è una gioia immensa.
Egli la stringe tra le braccia e affonda il proprio viso nei suoi capelli lisci come la seta; respira quasi avidamente il suo dolce profumo e poco dopo la guarda nuovamente negli occhi, assetato del suo sguardo dolce e incantevole. La ragazza, dal canto suo, gli tiene la mano per trattenerlo a sé e gli sorride.
- Sono venuta a ringraziarti Hoseok. Ho apprezzato molto la tua compagnia. – Hwasa si avvicina al ragazzo, gli scompiglia leggermente il cappellino color scarlatto e, in un breve istante, gli lascia un tenero bacio sulla guancia rosea. Hoseok ha insolitamente caldo e sente il suo cuore impazzirgli nel petto; si accarezza leggermente la guancia destra dove, un secondo prima, si sono posate le labbra carnose della ragazza e chiude gli occhi sognante.
Hwasa volge poi un’occhiata triste al negozio ormai chiuso.
– Ho perso il lavoro. Dovrò trovare qualcosa che posso fare nonostante la caviglia fasciata… - sospira e torna a guardare Hoseok.
A questo non ci avevo pensato pensa tra sé e sé il rosso di capelli, sospirando. Poco dopo stringe dolcemente la mano della ragazza e le sorride. – Non ti preoccupare, troveremo qualcosa. Insieme.
Hwasa gli rivolge uno sguardo pieno di riconoscimento. – Grazie di cuore, Hobi!                                                         
Il ragazzo arrossisce vistosamente, probabilmente per via di quel simpatico nomignolo che la ragazza gli aveva appena affibbiato. Gli piaceva moltissimo. Senza riflettere, l’avvicina a sé le chiede in un sussurro:
- Ti va una passeggiata serale per Disneyland, principessa?

 

 


Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Questa storia è di pura invenzione e i caratteri dei personaggi non corrispondono alla realtà, sono soltanto frutto della fantasia dell’autrice.


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Capitolo 4
*** VII. You know, you're like me! ***


 VII.

You know, you're like me!


college!au | Park Jimin + fem!OC



 
- Ti va di fare qualcosa nel week-end? Ad esempio mangiare un gelato o guardare una serie tv? A meno che tu non voglia come al solito…
- …studiare. Ecco che farò, e ti consiglio di fare lo stesso se lunedì vuoi prendere un voto decente.
La ragazza bionda sbuffa e mostra in viso un’aria annoiata e al tempo stesso rassegnata. Cercare di indurre Chiara a trascorrere un fine settimana lontano dai libri non è stata la migliore delle idee.
- D’accordo, hai vinto. Studierò duramente.
- Così mi piaci, Wendy. Ti prometto che… la prossima settimana andremo in gelateria. Quella che si trova in piazza, visto che ti piace così tanto! – conclude Chiara, strizzando l’occhiolino all’amica, la quale risponde prontamente con un largo sorriso.
Le ragazze si allontanano e Chiara si avvia verso il suo appartamento, una modesta casetta di tre piani color giallo limone situata nella periferia di Londra, poco lontano dal College. I riccioli castani giocano con il vento a dispetto della ragazza, lo zaino ondeggia ritmicamente sulle sue spalle, stracolmo di libri e quaderni. Arrivata a casa la ragazza sospira, sale le scale – all’apparenza eterne – e giunge finalmente di fronte alla porta verde menta, decorata opportunamente dai suoi coinquilini.
- Sono arrivata! – annuncia Chiara una volta entrata: l’aria è impregnata di un forte odore di cipolle e peperoncino. La ragazza storce il naso disgustata: – Jin, che hai combinato? – grida questa in preda ad un violento attacco di tosse.
- Perdonami! Volevo provare qualcosa di forte e… accidenti! – risponde nervoso un ragazzo alto dalle spalle forti e robuste, nel disperato tentativo di sistemare la cucina armandosi di guanti e coltello.
- Con quello non penso proprio che sistemerai qualcosa – riflette Chiara alludendo al coltello nella mano destra dell’amico. – E se te lo dice una che di cucina non se ne intende… -
Il fuoco impazzito cessa a poco a poco e l’odore del cibo lascia spazio a una puzza di bruciato.
- Era meglio l’aragosta, lo sapevo. – conclude Jin lisciandosi il grembiule rosa dato in eredità dalla nonna.   
– Fortunatamente ho della pasta avanzata, se ti va! – ridacchia il ragazzo come se nulla fosse successo. – Credo che possa bastare per entrambi… - Chiara nel mentre deposita lo zaino sul divano e si toglie la giacca azzurra, la sua preferita. – Entrambi? Jackson e Felix? Loro non ci sono? – domanda questa in tono interrogativo.
All’interno dell’appartamento vi abitavano da ormai un po’ di anni quattro ragazzi: Jin, il più grande, giunto al primo anno di università di medicina con il massimo dei voti; Jackson, ragazzotto muscoloso dedito allo sport e meccanico nel tempo libero; Felix, aspirante ingegnere, e infine Chiara, l’ultima arrivata, la quale sperava di avere una compagnia femminile. Nonostante questo al suo arrivo si era subito trovata bene.
 - Oggi sono fuori a mangiare, quindi avremo un pranzetto romantico solo noi due, tesoro – risponde Jin, arrossendo un poco alla parola tesoro.
- Perfetto, mi va bene anche così messere – dice in tono scherzoso la ragazza accomodandosi poi al tavolo.
I due discutono sulle loro vite scolastiche e Jin si interroga su quale strada voglia percorrere tra le tante che si trovano nell’immenso campo della medicina. Chiara lo ascolta sbocconcellando briciole di pane immerse nella passata di pomodoro. Quest’ultima prende poi la parola, raccontando in modo grottesco la sua normalissima mattinata a scuola, e per poco Jin non si strozza con il cibo.
- Così finirai per uccidermi, Chiara! – ride Jin asciugandosi le lacrime dagli occhi. – Ora, visto che siamo solo noi due… posso chiederti una cosuccia? – domanda poi il ragazzo, facendosi improvvisamente serio.
- Okay… ti ascolto. – risponde Chiara appoggiando la forchetta sul tavolo. Il moro prende un respiro profondo e si guarda attorno, come se cercasse una risposta lungo i muri della casa.
- Sei interessata a qualcuno? Intendo… sentimentalmente. – chiede Jin, quasi in un sussurro.
La diretta interessata spalanca gli occhi, sul viso un’espressione mista di sorpresa e… paura? La verità è che non lo sapeva nemmeno lei cosa rispondere. In tutto il tempo in cui era stata lì aveva soltanto fatto amicizia. Certo, Jackson sapeva sempre stupirla con i suoi muscoli e l’aspetto affascinante, Felix la faceva ridere per ore con i suoi scherzi e la sua simpatia, infine Jin… che risposta si aspettava da lei? Chiara non lo sapeva, non lo sa.
- No, non penso. – risponde freddamente la ragazza, alzandosi e dirigendosi nella sua camera, l’unico posto di quella casa dove poteva stare completamente sola. Jin rimane seduto a tavola, lo sguardo perso in cerca di risposte. Rassegnato si alza anche lui e abbandona il grembiule sul tavolo. Forse Jin era interessato a qualcuno, un qualcuno che ha scoperto non ricambiare, anzi, non amare nessuno. Il ragazzo, indeciso sul da farsi prende un piatto bianco e comincia a lavarlo con cura, facendo lo stesso con i restanti.

 

Lunedì 19 Maggio. Ore 11:30.
Una volta salutata Wendy durante l’intervallo, Chiara ritorna frettolosamente nella sua classe. Il professore è in piedi e al suo fianco c’è un ragazzo. Il suo aspetto è singolare e la ragazza non può fare a meno di soffermarvisi: non è molto alto e sicuramente non è originario inglese. I tratti del viso richiamano l’Asia, in particolare la Corea del Sud; i capelli sono di un arancione acceso e gli occhi sono marrone scuro, quasi nero. Non ha ancora ricevuto la divisa, pensa Chiara, perché al momento indossa una giacca color celeste e dei jeans chiari.
- Studenti, vi presento Park Jimin. Si è appena trasferito dalla Corea assieme ai suoi genitori per motivi di lavoro ma, fortunatamente, sa perfettamente l’inglese. Non fatelo sentire troppo a disagio, mi raccomando! – conclude il professore sistemandosi gli occhiali sul naso e dando una sonora pacca al nuovo arrivato. Quest’ultimo gli sorride amichevolmente per poi lasciare spazio ad un sorrisetto malizioso indirizzato al gruppo di ragazze sulla sinistra, le quali rispondono ridacchiando.
Non fatelo sentire a disagio, eh? È lui che fa sentire a disagio noi riflette Chiara abbassando gli occhi sul suo libro.
- Prof! – la voce di Park Jimin emerge dal vociare generale della classe: - Dove mi siedo? Qui non ci sono posti liberi. – Il professore alza la testa e indica con un cenno della testa il banco adiacente a quello di Chiara: - Può sederti lì se desidera.
La castana alza gli occhi al cielo e sposta lo zaino precedentemente abbandonato sulla sedia in parte alla sua. Il ragazzo dai capelli arancioni si siede accanto a lei, si leva la sacca stracolma di spille e la getta sul pavimento, noncurante. Un profumo inebriante invade le narici di Chiara. Questo è sicuramente Cool Water. Ne sono convinta.
Durante la lezione Jimin non muove un muscolo; se ne sta impalato sul suo banco, rivolgendo qualche sorrisetto qua e là e sbuffando rumorosamente. Chiara cerca di ignorarlo continuando a prendere appunti e ascoltando le nozioni dell’insegnante.
- Come ti chiami? – chiede Jimin sottovoce. Oh no. Questa non ci voleva.
Chiara alza timidamente lo sguardo e incrocia i suoi occhi con quelli scurissimi del suo vicino.
- Mi hai sentito? Oppure non hai un nome e basta? – replica spazientito il ragazzo.
- Mi chiamo Chiara. Da quanto tempo ti sei trasferito qui, Jimin?
- Chiara? – esclamò l’interessato, sorvolando completamente la domanda.
- Non sembra minimamente un nome inglese. E non è neanche così bello.
- Vogliamo parlare di Jimin? – sbotta la ragazza continuando a leggere. – E per tua curiosità non sono inglese. Sono originaria italiana.
- Ora si spiega tutto – dice Jimin accomodandosi sulla sedia troppo piccola. – Sei una nuova arrivata come me.
Chiara fa per replicare quando la voce del professore la ferma: - Basta con questo chiasso! Fuori entrambi in punizione! – quest’ultimo alza minacciosamente il gesso e indica la riccia e il ragazzo in parte. Punizione?
Jimin si alza noncurante e aspetta che anche Chiara faccia lo stesso. Prima punizione della mia vita, grandioso. Pochi secondi dopo i due studenti si trovano fuori dall’aula, nel silenzio dell’immenso corridoio, in preda alla rabbia e all’imbarazzo. – Grazie tante, Park Jimin, mi hai appena spedito in punizione dopo anni che non ci andavo… a dirla tutta non mi è mai capitato tutto ciò quindi grazie ancora! – sbotta Chiara accasciandosi al muro e prendendo le ginocchia per le braccia. Il ragazzo non proferisce parola, si occupa soltanto di sistemarsi i capelli color arancia e si appoggia alla porta della classe. – Se fosse veramente colpa mia avrebbero sbattuto qui fuori soltanto me. E poi di cosa ti lamenti? Credo che ognuno di voi voglia prendere un po’ d’aria durante la lezione, no? – conclude Jimin con aria annoiata.
- D’accordo, ma non di certo il primo giorno! – dice Chiara agitando le mani. A quelle parole il ragazzo si abbassa fino a che il suo viso non è esattamente di fronte a quello della riccia. – Ti stai preoccupando per me? – domanda in un sussurro, inarcando un sopracciglio. Una smorfia compare sul viso di Chiara: – Non ho detto questo.
- Quindi non lo neghi. Sono sicuro che l’hai pensato.
- Jimin, non credo sia il momento di…- la porta si apre e compare il professore, sul viso un’aria severa ma al tempo stesso cordiale. – Chiara, la tua punizione è terminata. Posso parlarti un secondo?

 

Lunedì 19 Maggio. Ore 13:30.
- Mi stai dicendo che aiuterai Jimin nello studio? Park Ji-min? – domanda meravigliata Wendy sbocconcellando un panino al salame comprato di fortuna al chiosco di fronte al College. – Vorrei tanto essere al tuo posto Chiara! Deve essere fantastico… - conclude la ragazza in tono sognante, abbandonando il suo panino e garantendo un pranzo delizioso ai piccioni.
- Io non ne sarei così felice se fossi in te. Insomma… Jimin è malizioso, arrogante, testardo e…
- Super affascinante, ammaliante, sensuale e con un fisico mozzafiato? Hai perfettamente ragione! – ride Wendy al vedere la faccia arrabbiata dell’amica. – Scusa, stavo solo scherzando… più o meno.
Chiara annuncia – per niente contenta – che quel pomeriggio sarebbe stata in biblioteca assieme a Jimin e lo avrebbe aiutato nelle materie più complesse, il tutto accompagnato naturalmente da una Wendy con la testa fra le nuvole.
- D’accordo. Ma non prenderci troppo l’abitudine! Sto ancora aspettando il mio gelato! – grida Wendy strizzando l’occhiolino per poi dileguarsi.

Lunedì 19 Maggio. Ore 14:45.
È in ritardo di un quarto d’ora riflette Chiara mentre attende il suo “nuovo studente”. Appoggia le mani ad un tavolo di legno della biblioteca e tamburella freneticamente le dita. Non dovrebbe essere così nervosa, e invece si ritrova tesa come una corda di violino. Perché mai? Tanto, è solo Jimin. La ragazza alza la testa cercando una distrazione, quando in lontananza scorge la testolina arancione e la sacca in spalla tipiche del suo vicino di banco.
- Eccomi qua, zuccherino. – Chiara a quell’affermazione rotea gli occhi disgustata. – Non chiamarmi in quel modo. Su, siediti, così inizieremo subito.
La ragazza non aveva mai affrontato una sfida simile in vita sua. Era più facile combattere un boss ai videogiochi, o cambiare i pannolini a più di cinquanta bambini (come aveva già sperimentato in precedenza durante un tirocinio in un asilo), ma mai si era ritrovata a faticare così tanto per convincere uno stupido ragazzo a studiare un pochetto. Mai.
Jimin, in tutta risposta, si guarda attorno con aria persa, come se i libri, la biblioteca, persino Chiara, non esistessero. Ogni tanto prende la matita e comincia a smangiucchiarla, facendola rigirare tra le sue labbra carnose; poi una volta stufo prende il libro di geografia e lo appoggia in testa, sperando che si trasformi magicamente in un parasole.
- Con questo abbiamo finito… finalmente. – conclude Chiara pronunciando tra i denti l’ultima parola. – Riesci a riporre il libro lassù? – domanda poi rivolta al ragazzo. – Per favore?
Jimin la guarda un secondo poi sorride: - Perché non lo lasci qui? Scommetto che in questa biblioteca i libri si rimettono al loro posto da soli!
Chiara si blocca per un momento e scava all’interno della sua memoria. La scena descritta da Jimin ricorda vagamente la biblioteca di Hogwarts, scuola di maghi e location principale dei celebri libri di Harry Potter, di cui la ragazza ne va matta.
Impossibile, riflette quest’ultima, non può essere un fan di Harry Potter. Non può.
Jimin nel mentre intreccia le dita delle mani e comincia a scrocchiarle, una ad una; prende poi un pacchetto color rosa tenue dalla tasca e comincia a mangiare delle caramelline gommose.
- Ne vuoi una? Non sono velenose.
- E meno male! Oh, grazie. – Chiara prende due caramelle dall’aspetto invitante. – Sai – prende la parola l’arancione di capelli – ricordano le gelatine tutti gusti +1. Sai di che parlo, giusto?
Ti sei sbagliata, è possibile eccome. La riccia rimane un secondo con la bocca spalancata, dopodiché ingoia la caramella e sorride: - So perfettamente di cosa stai parlando. Sono una grande fan di Harry Potter.
- Siamo in due allora. – risponde Jimin facendo l’occhiolino. E per la prima volta, l’atteggiamento arrogante e menefreghista di Park Jimin svanisce, lasciando spazio ad un ragazzo appassionato di streghe e maghi e cresciuto probabilmente collezionando le loro bacchette. – Sei piuttosto stupita, Chiara, come mai?
- Oh, beh… - trova a stento le parole: - sai, non pensavo ti piacesse questo genere di cose. Mi davi l’idea di un… come dire… strafottente. – conclude la ragazza soffocando una risatina nervosa, e cercando di non gridare quando vede avvicinarsi Jimin in modo apparentemente minaccioso.
- Hai perfettamente ragione, zuccherino.
Chiara tira un sospiro di sollievo e sorride, senza sapere nemmeno come e soprattutto perché. Jimin, di fronte a lei inclina la testa di lato e si morde il labbro, indeciso su quale possa essere la prima domanda da porre alla ragazza. – A quale casata appartieni?
- Tassorosso.
- Tassorosso? Mi aspettavo già Grifondoro, o al massimo da te Ccorvonero. Beh, come avrai capito io sono un Serpeverde. – sussurra Jimin, imitando con la lingua un serpente.
- L’avevo intuito. Dì un po’, giovane serpeverde, qual è il tuo patronus? È un fattore importante. – chiede stavolta Chiara, non resistendo più alla curiosità. Jimin è il primo ragazzo con cui parlava di Harry Potter e del suo mondo. A Wendy non aveva mai interessato granché, men che meno ai suoi tre coinquilini, a parte forse Felix.
- Un gatto.
- Deve essere bellissimo.
- Lo è. Esiste veramente la magia se ci credi. Tu ci credi, Chiara? – domanda Jimin un po’ titubante; l’aria da superiore che possedeva poco fa è completamente svanita. – Sì – risponde la ragazza – ci credo eccome.
- Allora, non siamo così diversi come credevo. Sai, sei simile a me!

 

Venerdì 30 Maggio. Ore 17:25.
Dopo quell’episodio per la riccia non fu più così fastidioso dare lezioni private a quel ragazzo. Sapeva che dopo due o tre orette di studio intenso potevano rilassarsi discutendo riguardo a Harry Potter. Non se lo sarebbe mai aspettato, e nei giorni successivi attendeva con febbricitante attesa l’arrivo di Jimin per poterci stare assieme. Lui ti piace? No, non può essere, non deve essere. Ma temo lo sia già.
Wendy aveva notato qualche cambiamento nella personalità originariamente ottusa della sua migliore amica: ora era più propensa a nuove attività oltre allo studio. Dal canto suo Chiara quasi si divertiva a vedere Jimin nel suo solito atteggiamento da duro lungo i corridoi, per poi assistere ad una trasformazione appena metteva piede nella biblioteca. Wendy aveva poi dedotto che facevo questo soltanto con Chiara, anche se quest’ultima non ci credeva.
Anche all’interno dell’appartamento si respirava un’aria diversa. Felix non ne poteva più di starsene rinchiuso in casa e già sperava con aria sognante una bella vacanza con gli amici. Jackson trascorreva la maggior parte del tempo in palestra ad allenarsi e Jin, beh, Jin teneva pulita la casa e continuava a studiare duramente.
Chiara si avvicina a quest’ultimo, indecisa se parlargli o meno. Lui deve saperlo, per quanto lo possa ferire.
- Jin, ricordi quando mi domandasti se fossi interessata a qualcuno? Beh, credo di avere una risposta. – Il ragazzo mostra in viso un’espressione sorpresa. – Ti ascolto, cara.
Chiara gli racconta tutto: di Jimin, delle lezioni in biblioteca, di come abbia scoperto in lui un grande fan di Harry Potter. Conclude poi ammettendo che Jimin le piace, nonostante il carattere a volte scostante. La ragazza ha paura di cosa risponderà Jin, ancora concentrato con le mani conserte sul petto.
- Jin, io… so a cosa stai pensando. E mi dispiace davvero. Non poter, insomma, ricambiare i tuoi sentimenti per me, e…
- C-cosa? – la interrompe Jin. Quest’ultimo riflette un secondo e scoppia poi in una sonora risata. – Temo ci sia stato un fraintendimento. Io, senza che tu ti offenda, non ho mai provato quel genere di sentimento nei tuoi confronti. La verità è che, ecco… sono cotto di Wendy, la tua migliore amica. Solo che mi imbarazzavo un po’ e…
Chiara si alza dal tavolo frastornata. Quindi Jin non era innamorato di lei. Si era sbagliata su tutto. E non poteva esserne più felice, dal momento che aveva appena scoperto che il suo coinquilino si era innamorato perso della sua amica del cuore.
- Jin, è una notizia fantastica! – grida la ragazza in preda all’emozione per poi gettarsi al collo del moro.
Poco dopo qualcuno bussa alla porta. I due ragazzi alzano la testa e si guardano con aria interrogativa. Chiara si avvia all’entrata aprendo lentamente la porta color menta: dall’altra parte compare un ragazzo con indosso una giacca in pelle nera, pantaloni dello stesso materiale e un casco fin troppo grande sulla testa. Il giovane se lo toglie e rivela una chioma spettinata color arancione.
- Jimin!
- Ciao, ragazza tassorosso. Lui è Jin, non è vero? – domanda Jimin sistemandosi i capelli. Jin è sconcertato, probabilmente perché ha di fronte a sé il ragazzo di cui Chiara è innamorata, oppure perché Jimin conosce il suo nome, o ancora perché ha notato lo zerbino infangato. – P-piacere.
Jimin sorride ad entrambi, dopodiché prende con sé Chiara e avvicina il suo corpicino al suo: - Ti va un giro in moto con me? Ti porterò dove vorrai.
- Anche ad Hogwarts?
- Anche nel mio cuore.

 
 


Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Questa storia è di pura invenzione e i caratteri dei personaggi non corrispondono alla realtà, sono soltanto frutto della fantasia dell’autrice.


© ma y

 

L'angolino di m a y

Ed è giunto il momento di Jiminie!
Data la marcata dualità del nostro mochi, per questa one-shot ho deciso di affibbiargli il carattere che presta solitamente sul palco, ovverosia sexy e affascinante.  Il tutto condito da un’original character femminile, indispensabile per la buona riuscita di questa trama.

Non potevo non scrivere qualcosa di inerente a Harry Potter, per cui ho pensato a qualcosina da dedicare a questo mondo magico, stupendo, fenomenale e via dicendo e ho partorito questa OS. So che vi aspettavate qualcosa di diverso, del tipo: un piccolo serpeverde quale è Jimin girare per Hogwarts e fare lo strafottente con tutti­… ovviamente volevo distaccarmi dall’Hogwarts! AU, dato che era fin troppo scontato, ma sono accidentalmente ricaduta in un college!AU. Chiedo umilmente perdono.
Nonostante questo piccolissimo dettaglio, ho amato – e spero anche voi - i riferimenti (seppur pochi) a Harry Potter e i vari headcanons qua e là riguardanti i Bangtan, come l’amore incondizionato per l’aragosta per il nostro Jin. 

Spero vi sia piaciuta, lasciate un commento se vi va!

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