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di OrderMade96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm gonna be honest, I feel like you don't like me. ***
Capitolo 2: *** WTF YOU TAKE LIKE TEN YEARS TO REPLY ***
Capitolo 3: *** This book is amazing. This book makes me want to die. ***
Capitolo 4: *** It's the inside that metters. Not the outside. ***
Capitolo 5: *** ...so anyway I'm outside. ***
Capitolo 6: *** Have a nice night asshole. ***
Capitolo 7: *** Aren't you supposed to be asleep ***
Capitolo 8: *** I'm sleepy ***
Capitolo 9: *** How come you've been abnormally nice to me lately ***
Capitolo 10: *** We're just friend ***
Capitolo 11: *** When do you know it's time to leave? ***
Capitolo 12: *** Well potassium is a very nice element ***
Capitolo 13: *** Okay then what's the happiest moment of your life ***
Capitolo 14: *** Hang on... ***



Capitolo 1
*** I'm gonna be honest, I feel like you don't like me. ***


CAPITOLO 1


 
C’era un enorme problema di fondo tra il branco di Derek e quello di Scott.
La mancanza di comunicazione. 
I due branchi non potevano ancora dire di fidarsi l’uno dell’altro, ma per il bene comune avrebbero dovuto iniziare quantomeno a scambiarsi informazioni riguardo gli eventi soprannaturali che coinvolgevano la città.
O almeno era quello che pensava Stiles, mentre l’omega di cui nessuno lo aveva informato lo affollava contro il terreno umido della foresta, le zanne pronte a scattare contro il suo collo e gli artigli che scavavano nella carne delle braccia. 
Era in quei momenti che il ragazzo si malediceva per non avere senso di autoconservazione.
La sera precedente, suo padre gli aveva ordinato di stare lontano dalla Riserva. Alcune carcasse di animali erano state rinvenute al limitare del bosco da un ex cacciatore di passaggio con il suo pick-up lungo la tangenziale.
Il cacciatore aveva detto che dai morsi doveva trattarsi sicuramente di un lupo, ma nessuno aveva creduto all’uomo ovviamente, perché come tutti sapevano 'non c'erano lupi in California'. 
O almeno, non il genere peloso a quattro zampe. 
Così Stiles aveva fatto quello che ci si sarebbe aspettato da lui. 
Aveva mentito a suo padre, promettendo che sarebbe stato alla larga dai boschi e prontamente si era ripromesso di fare esattamente il contrario il giorno seguente. 
Aveva convinto Scott ad indagare e i due ragazzi erano andati nella foresta appena finite le lezioni. 
L’ipotesi di Stiles si era rivelata esatta.
Scott si era allontanato seguendo l'inconfondibile odore di lupo nel folto della foresta, mentre Stiles era rimasto a controllare i dintorni della zona.
Rimasto solo, nella sua ricerca di informazioni era finito per imbattersi, o meglio inciampare, nella carcassa di un cervo. 
Quando si era chinato ad esaminare il corpo morto ma ancora fresco dell'animale, aveva subito notato qualcosa di sospetto nelle ferite. 
I morsi sembravano appartenere a due arcate dentarie diverse. Una era più piccola e stretta, mentre l’altra più ampia e forte, dati i segni più profondi. 
In quel momento Stiles realizzò che se avevano a che fare con degli omega, dovevano essere più di uno.
Due occhi gialli lampeggiarono tra gli alberi mentre metteva insieme i tasselli di quelle nuove informazioni. 
"Scott?" Il ringhio di risposta gli fece rizzare i peli sulla nuca. 
Aveva tentato di fuggire, facendo affidamento sull’adrenalina scatenata dal pericolo, ma le sue gambe umane erano riuscite a fargli guadagnare solo pochi metri, complice anche il terreno accidentato, prima che il lupo lo afferrasse coi suoi artigli. 
Per sua fortuna, Scott aveva colto l'odore del secondo lupo nella traccia che stava seguendo ed era tornato indietro, raggiungendolo in tempo e riuscendo a mettere in fuga per ora il lupo errante. 
Non senza combattere però e sacrificando una maglietta nel processo. 
Stiles ne era uscito ricoperto di graffi di cui avrebbe dovuto di nuovo trovare una spiegazione per suo padre.
Il giorno seguente, Stiles e Scott avevano deciso di avvertire i tre beta del branco Hale del pericolo, scoprendo che i lupi erano già al corrente dei due omega e che si erano occupati del problema la scorsa notte. 
"Derek ha detto che non vi riguardava." Aveva risposto Isaac con un'alzata di spalle. 
Stiles avrebbe voluto prendere a pugni il bel viso dell’alpha in quel momento. Anche se probabilmente si sarebbe ritrovato con una mano fratturata nel processo. 
Dopo aver rischiato per l’ennesima volta la vita a causa del culo peloso dei suoi amici (Erika, Boyd e Isaac erano suoi amici, che i lupi mannari lo considerassero tale o meno era un loro problema) e del loro ottuso e burbero alfa, Stiles era deciso a trovare una soluzione.
La soluzione che gli venne in mente sembrava più semplice di quanto si potesse immaginare.
Sarebbe bastato aprire una chat di gruppo su whatsapp e aggiungere tutti i membri dei due branchi. 
Così fece.

[Gruppo: Hale Pack/Mccall Pack]
Da Stiles: Avengers assemble!
Da Scott: *manda sticker di Captain America*

Ovviamente il primo a rispondere fu Scott, l’unico informato finora del suo intento.

Da Isaac: Siete seri? 
Da Stiles: *manda sticker di Iron Man che fa coppia con Cap*
Da Boyd: Sono seri.
Da Isaac: *emoticon facepalm* 
Da Scott: Dai Isaac, puoi essere Spiderman.
Da Isaac: ...ok per me va bene. 
Da Boyd: Allora io prendo Black Panther. 
Da Erika: Io sono Vedova Nera!
Da Stiles: Lo sapevo! Ma nel mio cuore sarei sempre Catwoman ;)
Da Erika: awwww e tu il mio Batman. *cuore*
Da Stiles: Ok, ora che tutti hanno scelto il proprio ruolo, vi ricordo lo scopo di questa chat. COMUNICAZIONE. Se un omega fuori di testa dovesse oltrepassare di nuovo i confini della nostra città, o nel caso venisse avvistata una qualsiasi altra minaccia soprannaturale, lo riferiremo agli altri. Intesi? 
Da Scott: Roger! :D
Da Stiles: Magari in questo modo inizieremo tutti ad evitare di tornare a casa con strane ferite o indumenti a brandelli e macchie di sangue da dover spiegare alle nostre famiglie. 
Da Boyd: Il sangue non si lava via facilmente. 
Da Stiles: Lo so amico. 

Chi meglio di lui poteva saperlo? Stava ancora tentando di smacchiare la sua maglietta di Star Wars preferita.

Da Isaac: Non puoi darci ordini Stiles, non sei il nostro alpha.

Ovviamente Isaac sarebbe stato quello più difficile da convincere. Tra i tre beta era quello più diffidente e sembrava avercela particolarmente con lui. Stiles sospettava fosse dovuto al suo rapporto d’amicizia con Scott, per cui Isaac sembrava provare una qualche sorta di attrazione. 
Per sua fortuna, Scott era sempre dalla sua parte. 

Da Scott: Non te lo sta ordinando Isaac, te lo sta chiedendo come amico.
Da Isaac: Non pensavo fossimo amici. 

Stiles rotea gli occhi. 

Da Stiles: Notizia flash per te, non siamo nemmeno estranei. Condividere esperienze di quasi morte con qualcuno, o avere i tuoi indumenti sporchi del suo sangue, crea un certo legame. 
Da Scott: Questo è il suo modo per dire che tiene a te e non vuole vederti ferito, perché siete amici. :3
Da Stiles: >:|
Da Isaac: Oh.
Da Erika: A proposito di alpha… perché Derek non è nel gruppo?

Stiles si morde il labbro. Aveva temuto quella domanda.

Da Stiles: Non ho il suo numero. 

Non era una bugia. Aveva provato a convincere Danny a rintracciare un possibile numero intestato a Derek, corrompendolo con qualche foto del torso nudo del lupo mannaro che era meglio che l’alpha non avesse mai saputo fossero in suo possesso, ma il ragazzo era stato irremovibile. O meglio, aveva chiesto più del torso nudo di Derek stavolta e Stiles era stato irremovibile. 

[Erika aggiunge Derek al gruppo]

Da Derek: Cosa. 

Stiles inspira rumorosamente dal naso. 
Oh merda.

Da Stiles: Eeeehi sourwolf ;D quindi hai un cellulare!

Decide di usare tutta la nonchalance di cui è capace e affidarsi alla sua migliore arma di difesa. Il sarcasmo. 
Mentre aspetta una risposta, salva il numero di telefono di Derek, rinominando il contatto con nomignolo che gli ha affibiato.

Da Sourwolf: Stiles. 

C’è un momento di stasi dopo il messaggio e Stiles pensa che Derek stia rileggendo la conversazione precedentemente inviata nel gruppo. 

Da Sourwolf: Se vuoi evitare di farti male o rovinare qualcuna delle tue preziose magliette stampate, smettila di ficcare il naso in cose che non ti riguardano. 
Da Sourwolf: E non dare ordini ai miei beta.

Stiles si acciglia verso il telefono.

Da Stiles: Quello che succede intorno a me mi riguarda.
Da Stiles: Specialmente dopo che tuo zio ha deciso di mordere il mio migliore amico. 
Da Sourwolf: Non sareste dovuti essere nel bosco quella notte. 

Stiles fa una smorfia. Il lupo non aveva tutti i torti. E’ e sarà sempre uno dei grandi rimpianti della sua vita probabilmente. 

Da Stiles: Questa è una scusa bella e buona, Derek. 

Decide di ribattere, cercando di mantenere la calma.  

Da Stiles: Per tua informazione, oh grande e potente alpha, questa chat non ha solo lo scopo di farci comunicare la posizione di possibili nemici. Posso condividere più facilmente i risultati delle ricerche che TU continui a farmi fare PER TE. Le persone decenti mandano un messaggio quando hanno bisogno di chiederti qualcosa, non si intrufolano nella tua camera a notte fonda usando la finestra. Mio padre inizia a sospettare qualcosa. Vuoi per caso farti arrestare di nuovo? 

Bam! Prendi questo Hale! Due potevano giocare a quel gioco. 

Da Sourwolf: Di chi è stata la colpa della prima volta?
Da Stiles: Mi sono già scusato per quello! 
Da Sourwolf: No. Non lo hai fatto.
Da Erika: Ohhh, che genere di ricerche fai fare a Stiles in piena notte, Derek? ;)

Stiles sente il viso avvampare. 

Da Derek: Sta zitta Erika. 
Da Isaac: Derek, i tuoi gusti sono discutibili.
Da Stiles: Ehi! >:C  
Da Derek: Isaac, chiudi la bocca!
Da Scott: Non starlo a sentire, amico. Sei molto attraente. *emoticon pugno*
Da Stiles: Grazie fratello. *emoticon pugno*
Da Isaac: Ci sono ragazzi più carini però in giro. Non serve nemmeno cercare tanto lontano.  

Stiles ora è quasi sicuro che a Isaac piaccia Scott. E non platonicamente parlando. Decide di archiviare quell’informazione per il futuro.

Da Stiles: Tornando al discorso utilità del gruppo. Se mai qualcuno dovesse ritrovarsi ferito o con un proiettile di wolfbane nel braccio per esempio, questa volta basterebbe scrivere o chiamare qualcuno, invece di barcollare mezzo morto nel parcheggio della scuola, attirando l’attenzione di tutti.
Da Boyd: Non ha tutti i torti. 

Stiles sorride compiaciuto, sapendo di avere ormai la vittoria in tasca. Convinci i beta dalla tua parte e avrai l’alpha. Boyd gli era sempre piaciuto, anche prima di essere un lupo mannaro,  nonostante la sua beta preferita fosse indiscutibilmente Erika. 

Da Derek: Non abbiamo bisogno del suo aiuto.
Da Erika: Però Stiles ci è stato utile più di una volta. 
Da Stiles: Grazie Erika. Ho salvato il tuo culo in più di un’occasione senza che ci fosse bisogno che me lo chiedessi, Derek. Probabilmente io e Scott continueremo comunque ad aiutarvi in ogni caso, che al tuo malumore patologico piaccia o meno. Ti stiamo solo chiedendo di facilitarci il compito. 

Il gruppo rimane silente per diversi minuti.

Da Scott: Derek, non ti stiamo chiedendo di fidarti di noi. Ma è per il bene di tutti.
Da Derek: … Fate come vi pare.

Stiles lancia un pugno in aria. 
Vittoria! 
La chat resta silente per altri minuti, finché Erika non manda un nuovo messaggio.

Da Erika: Derek è Winter Soldier.
Da Stiles: Decisamente.
Da Scott: Avrei detto Hulk. 
Da Stiles: Nah. Lo è solo quando ha la luna storta. 
Da Isaac: Doveva essere una battuta? 
Da Stiles: ;D 
Da Isaac: Qualcuno ci salvi. 

Stiles esce dalla chat e prende un lungo respiro prima di selezionare il contatto e aprirne un’altra.

Da Stiles: Sarò onesto, mi sento come se non ti piacessi. 
Da Sourwolf: Te l’ho detto più volte.

Stiles sbuffa, sorridendo mentre digita velocemente una risposta.

Da Stiles: Chi disprezza compra, señor. 
Da Sourwolf: Credici. 

Stiles alza gli occhi al cielo, chiudendo la conversazione per mettere in carica il cellulare sul comodino e andare a fare una doccia prima di dormire. 
Si sentiva sfinito. Essere un liceale con una seconda vita da aiutante soprannaturale era faticoso. Ora sapeva cosa provavano i suoi eroi dei fumetti. 


NOTE DELL'AUTRICE:
*esce da una botola*
Quindi... potrei essere caduta in un nuovo fandom e aver momentanemante distolto la mia attenzione da altro. Mea culpa. Spero comunque di regalarvi piccole gioie con quello che scriverò, per ora ho solo un'idea generale di dove questa raccolta mi porterà, ma spero mi sproni a prendermi nuovi momento per me, per scrivere e coltivare anche quest'altra passione. 
Ci vediamo al prossimo fake screenshot! 

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Capitolo 2
*** WTF YOU TAKE LIKE TEN YEARS TO REPLY ***


CAPITOLO 2

  
 

“Gnnn… non sento più le gambe.” Geme Stiles, accasciandosi sulla panchina dello spogliatoio. 

L’allenatore Finstock era stato particolarmente intenso con l’allenamento quel giorno, probabilmente fomentato dagli improvvisi progressi di Isaac e Scott, convincendosi di poter avere gli stessi risultati sul resto della squadra se avesse raddoppiato la loro dose di esercizi. Ovviamente, il tutto senza conoscere il vero motivo dietro le strabilianti nuove capacità motorie dei due ragazzi interessati. 

Così li aveva costretti tutti quanti a stare al passo dei due giovani licantropi.

Stiles poteva sentire i muscoli delle gambe andare a fuoco. 

“Piantala di lamentarti, Stilinski.” Sputa irritato Jackson passandogli davanti, le sue parole mancando però del solito tono mordente.

L’allenamento doveva aver sfinito anche lui. Dopotutto erano entrambi umani.

“Viviamo in un paese libero, Jackson. Dove le persone hanno il privilegio di potersi avvalere del diritto di parola, se non l'avessi notato.” Borbotta con il suo solito sarcasmo, cercando di spogliarsi con le poche forze rimaste dagli indumenti sudati. 

Jackson si limita a lanciargli un’occhiataccia ma non risponde, voltandosi verso l’armadietto per togliersi i pantaloncini e prendere l’asciugamano, allontanandosi verso le docce.

Stiles lo fissa andar via, sorpreso. 

Jackson non gli lasciava mai avere l’ultima parola. 

“Che gli prende?” Chiede, girando la testa verso Danny. 

Il ragazzo stava fissando nella direzione in cui si era allontanato l’amico.

“Non lo so. E’ strano da giorni.” Risponde, abbassando lo sguardo. Sembrava sconfitto e amareggiato.

Probabilmente qualsiasi cosa avesse Jackson, non ne stava parlando nemmeno con il suo migliore amico.

“Non ha un buon odore.” Dichiara Scott sottovoce, sbucando al suo fianco. 

“Che significa non ha un buon odore?” Stiles ama Scott, ma a volte il ragazzo mancava completamente di capacità esplicativa.

Soprattutto quando doveva spiegare qualcosa relativo alla sfera delle sue sensazioni lupesche. 

“Significa che puzza di malato.” Spiega Isaac avvicinandosi a loro. 

“Malato come umanamente malato, o il genere di malato di cui dovremmo preoccuparci?” 

I due lupi si scambiano uno sguardo preoccupato.

“Mhm. Fantastico.” Sbuffa, alzandosi. 

Di tutte le persone per cui si sarebbe voluto preoccupare, Jackson era decisamente in fondo alla lista. Grazie Derek per la decisione di mordere liceali a caso. L’ennesimo problema soprannaturale era proprio quello che ci voleva per chiudere la giornata. 

Decide che affronterà il problema in un secondo momento.

L’unica cosa che vuole al momento è fare una doccia, tornare a casa e collassare sul suo letto fino all’ora di cena. O forse anche oltre. 

Dopotutto è venerdì e suo padre non sarebbe tornato a casa prima delle dieci di sera. 

Mezz’ora più tardi parcheggia la sua jeep nel vialetto e pochi minuti dopo è in pigiama, stravaccato sul suo letto, con la faccia premuta contro il cuscino. Pronto a dormire. 

Il telefono vibra, segnalando dei messaggi in arrivo. 

Rigira la testa, deciso ad ignorare chiunque sia, troppo stanco anche solo per aprire gli occhi.

Dopotutto, se fosse qualcosa di davvero importante, a quest’ora lo starebbero chiamando. 

Il telefono inizia a squillare.

“Fanculo.” Geme frustrato maledicendo la sua vita, allungando un braccio verso il comodino. Riesce a recuperare il cellulare al terzo tentativo. 

“Spero per te che sia un’emergenza.” Avverte il ragazzo, riconoscendo l’ID del chiamante.

Stiles.” Ringhia il lupo dall’altro lato della chiamata.

“Si, quello è il mio nome, Hale.” Sogghigna, strofinandosi un occhio. “Che cosa vuoi?”

“Io… problema… Isaac non risponde…” C’è un gran fracasso che sovrasta la voce di Derek e quello che sembra rumore di acqua corrente.

Stiles si mette a sedere, improvvisamente sveglio e attento.

“Derek, deve esserci qualche problema con la linea. Ho sentito due parole su dieci di quelle che devi aver detto.” Spiega, cercando di distinguere la voce del lupo mannaro nell’interferenza acustica.

C’è solo un nuovo ringhio prima che la chiamata termini.

Stiles fissa il suo telefono, confuso. 

“Cosa cazzo è appena successo.” Chiede a se stesso, digitando il pulsante di chiamata per richiamare l’alpha. 

Nessuna risposta.

Prova ancora e ancora, senza nessun risultato. 

Ora inizia ad essere preoccupato. 

Apre whatsapp e manda immediatamente un messaggio al resto del branco. 

 

Da Stiles: Ragazzi, qualcuno ha notizie di Derek?

Da Scott: No. Perchè? 

Da Stiles: Mi ha chiamato dicendo di avere un problema ma la linea era disturbata e ora non risponde al cellulare. 

Da Erika: Non posso chiamarlo al momento, sono fuori con i miei genitori.

Da Boyd: Io sono in ospedale con mia nonna, non posso aiutarvi ora. 

Da Stiles: Isaac?

Da Scott: Isaac è con me.

Da Stiles: ? 

Da Scott: Siamo dal parrucchiere, aveva bisogno di tagliare i capelli e non voleva andare da solo. 

Da Stiles: Mi dispiace interrompere il vostro appuntamento, ma il suo alpha potrebbe essere nei guai. Perciò digli di provare a chiamarlo. 

Da Isaac: Non è un appuntamento. E sto provando a chiamare Derek, ma non risponde.

Da Erika: Aveva detto che sarebbe andato a sistemare il nuovo rifugio. 

Da Stiles: ???

Da Isaac: Ha detto che stava cercando un nuovo posto in cui stare. Ma non ci ha detto molto altro.

Da Stiles: Tipico. Va bene, esco a cercarlo. 

Da Scott: Noi abbiamo finito. Possiamo venire a darti una mano.

Da Stiles: Vi aspetto al vecchio vagone del treno. Inizieremo le ricerche da lì.

 

Chiude la chat di gruppo e controlla quella privata dell’alpha. 

Ci sono dei messaggi non letti e dall’orario sembrano essere quelli che avevano fatto vibrare il cellulare prima della chiamata.

 

Da Sourwolf: Stiles. 

Da Sourwolf: Sai dov’è Isaac?

Da Sourwolf: Stiles. Rispondi. 

Da Sourwolf: Rispondi. Al. Dannato. Telefono.

 

Non c’erano indizi. Solo messaggi che non fanno altro che alimentare la sua preoccupazione. 

 

Da Stiles: Non so cosa stia succedendo. Isaac è con Scott. Stiamo venendo a cercarti. Richiamami. 

 

Due ore più tardi, lui, Isaac e Scott non sanno più da che parte cercare. 

Avevano provato a seguire la pista dell’odore di Derek, o della sua camaro, che partiva dal vecchio deposito, allontanandosi in periferia, verso una zona per lo più disabitata. Ma a un certo punto erano finiti per girare in tondo a un complesso di appartamenti.

Probabilmente Derek aveva preso delle precauzioni per evitare di essere rintracciato se stava scegliendo un nuovo rifugio sicuro per il branco.

Derek era meno stupido di quanto a Stiles piacesse tanto asserire. 

Nel frattempo, nessuno aveva avuto ancora notizie dall’alpha. Ogni chiamata o messaggio restava senza risposta.

Boyd e Erika si uniscono a loro più tardi, ma nemmeno con due nasi soprannaturali in più la ricerca porta da qualche.

Ormai fattasi sera, con Scott e i tre beta, Stiles decide che per quel giorno hanno fatto tutto il possibile per rintracciare il lupo e si separano per tornare ognuno a casa propria. 

Sarebbe comunque dovuto tornare prima delle dieci, o avrebbe dovuto di nuovo trovare una buona bugia per giustificare la sua assenza a suo padre.

E’ solo quando è tornato di nuovo a casa che il suo telefono torna a vibrare in risposta nella tasca dei pantaloni.

 

Da Sourwolf: Isaac non rispondeva al telefono. 

Da Sourwolf: Problema risolto.

Da Sourwolf: Non c’era bisogno di cercarmi. 

 

Stiles si acciglia, sentendo l’angolo della bocca alzarsi in un sorriso isterico. 

 

Da Stiles: WTF CI HAI MESSO DIECI ANNI A RISPONDERE. SCRIVI ALLE PERSONE E POI GETTI IL TELEFONO ATTRAVERSO L’OCEANO PACIFICO?! 

Da Stiles: HAI IDEA DI QUANTO FOSSIMO PREOCCUPATI?!

Da Sourwolf: Sto bene.

Da Stiles: DEREK FOTTUTO HALE. NON MI IMPORTA UN FICO SECCO SE STAI BENE. 

Da Stiles: I tuoi beta erano preoccupati. Non puoi semplicemente sparire e non dirgli dove sei. Sei il loro cazzo di alpha, Derek. Hanno bisogno di te. Dovresti prenderti cura di loro.

Da Sourwolf: Ho capito. 

Da Stiles: Isaac era spaventato. Continuava a colpevolizzarsi dicendo che avrebbe dovuto rispondere al telefono.  

Da Sourwolf: Stiles. Ho capito. 

Da Sourwolf: Ho già parlato con Isaac. Non è colpa sua.

Da Stiles: Va bene. 

 

Stiles sospira, massaggiandosi la tempia. 

 

Da Stiles: Ora, posso sapere che cosa è successo? 

Da Sourwolf: No.

Da Stiles: Derek Hale, giuro su Dio che se non mi dici il motivo per cui oggi ho passato ore in giro a cercarti come un deficiente per tutta la città, avvelenerò la mia pizza con il wolfbane d’ora in poi. Così la prossima volta che ti intrufolerai nella mia camera per rubarmi gli avanzi, perché so che SEI TU A FARLO E NON MENTIRMI AL RIGUARDO, avrai una bella sorpresa.

Da Sourwolf: Non lo faresti.

 

Ah! Lo sapeva che era lui. Lo stronzo non aveva nemmeno provato a negarlo.

 

Da Stiles: Mettimi alla prova. 

Da Sourwolf: … ok. 

 

Stiles ghigna soddisfatto. 

 

Da Sourwolf: Stavo cercando un nuovo rifugio per il branco. 

Da Stiles: Si, Erika e Isaac me lo hanno detto. Complimenti per esserti reso conto che un vecchio deposito abbandonato non è un buon luogo dove vivere o riunire il tuo branco. 

 

Aveva passato l’ultima settimana a ripeterlo quasi ogni volta che vedeva il lupo mannaro, mandandogli anche più di un messaggio al riguardo.

 

Da Sourwolf: Il posto che ho trovato aveva bisogno di qualche lavoro di manutenzione. 

Da Stiles: Bhe, se si tratta di qualcosa di simile al vecchio, avrà bisogno più di un miracolo che di qualche lavoro di ristrutturazione.

Da Sourwolf: -_-

Da Stiles: Quindi ti sei armato di trapano e cacciavite e ti sei messo a sistemare il posto?  

Da Sourwolf: E ho accidentalmente distrutto un tubo di scarico nel processo. 

Da Stiles: Oh. Mio. Dio.

 

Stiles si porta una mano alla bocca, cercando di soffocare le risate. 

 

Da Sourwolf: Non è divertente. 

Da Stiles: Mi stai dicendo che mentre pensavo che qualcuno ti avesse rapito o che un altro branco fosse piombato su di te, tu stavi semplicemente sistemando la tua nuova tana per fare buona impressione sui tuoi cuccioli? 

Da Sourwolf: ...

Da Stiles: Questo è fottutamente ESILARANTE.

Da Sourwolf: Fottiti.

Da Stiles: Non riesco a smettere di ridere. Mi dispiace xD 

Da Stiles: Ok. Sono calmo. Posso farcela. 

Da Stiles: Derek? 

Da Stiles: Deeeeeeerek. 

Da Stiles: Si è rotto un altro tubo?

 

Nessuna risposta. 

 

Da Stiles: Ok se questa volta è successo qualcosa di davvero serio ti lascerò morire. Sono troppo stanco per fare qualsiasi cosa e il mio letto è troppo morbido per lasciarlo. LUPO AVVISATO MEZZO SALVATO. 

 

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Capitolo 3
*** This book is amazing. This book makes me want to die. ***


Capitolo 3


Da Stiles: Questo libro è fantastico. 

 

Ore dopo.

 

Da Stiles: Questo libro mi fa venire voglia di morire. 

 

Derek grugnisce, strofinandosi gli occhi assonnati mentre sblocca il cellulare per controllare chi diamine gli stia già scrivendo ad un’ora così empia del mattino. 

Al contrario di quello che si possa pensare, l’alpha non era mai stato una persona mattiniera. 

Il college, con le sue lezioni e conferenze ad orari improponibili, era stato un vero inferno per lui ed era così grato di aver chiuso quella parentesi di vita.

Il lupo fissa con cipiglio, ancora mezzo addormentato, l’orario dei messaggi.

 

Da Derek: Hai almeno dormito?

 

Digita, sbadigliando. 

Caffè. Ha bisogno di caffè.

Si alza, trascinandosi lentamente in cucina. Il loft è completamente silenzioso, Isaac doveva essere già uscito per andare a scuola.  

Il beta si era trasferito in pianta stabile con lui dalla settimana scorsa, non volendo restare con i suoi genitori affidatari. 

La famiglia incaricata di occuparsi dell’adolescente non sembrava farsi nessun problema, fintanto che continuava a ricevere il suo assegno statale e per i due lupi era più sicuro stare insieme che separati.

 

Da Stiles: Il sonno è sopravvalutato. 

 

Riceve in risposta pochi minuti dopo.

 

Da Stiles: E comunque, sono a buon punto. Dovrei finire durante la pausa pranzo. Chiederò a Lydia di ricontrollare le traduzioni più tardi. Ora sto correndo a scuola. 

Da Stiles: Sono in ritardo. Harris sarà così incazzato. 

 

Il lupo mannaro sospira, alzando gli occhi al cielo. 

 

Da Derek: Stiles. Quando ho detto ‘voglio che tu traduca questo libro’, non intendevo nell’immediato domani.

Da Stiles: Ah si? Perché solitamente sei abbastanza propenso a mettermi fretta. 

Da Derek: Non è vero. 

 

Si morde una guancia, colpevole. 

Lo era invece. Il lupo mannaro aveva un lungo curriculum di minacciose pressioni che coinvolgevano zanne e ringhi assassini.

 

Da Stiles: Certo, Hale. E io sono la ragazza più bella della scuola ;) 

 

Derek si lascia scappare un sorriso, scuotendo la testa. 

 

Da Derek: Vincerai sicuramente il titolo al ballo scolastico. 

 

Ribatte, frugando negli armadietti alla ricerca di qualcosa da mangiare.

Fare la spesa. Si appunta mentalmente. 

Avrebbe dovuto essere il turno di Peter, ma il lupo era di nuovo sparito chissà dove. Inaffidabile, come al suo solito. 

Dieci minuti più tardi, mentre sta cuocendo le sue ultime tre uova e tostando due fette di pane, riceve un nuovo messaggio.

 

Da Stiles: Ovviamente! Sarei offeso e sorpreso se così non fosse TSK u_u

 

Derek controlla l’orario. Sono le 08:15. Stiles dovrebbe essere ormai a lezione. 

 

Da Derek: Non sei a scuola? 

Da Stiles: Si?

Da Derek: Non dovresti spegnere il cellulare allora? 

Da Stiles: Nessuno lo fa, Derek. 

Da Derek: Isaac lo fa. 

Da Stiles: Isaac lo dice, ma non lo fa davvero. 

Da Derek: Isaac non mente.

Da Stiles: Derek. Isaac spegne il telefono la prima ora. Poi torna ad accenderlo quando cambiamo aula. Non puoi annusare una bugia se ti raccontano una mezza verità. 

Da Derek: … 

 

Merda. Isaac è il suo beta più sveglio, avrebbe dovuto aspettarselo.

Ma sospetta ci sia anche lo zampino di qualche furbo consiglio di Stiles dietro.  

 

Da Stiles: Benvenuto nel mondo della genitorialità, sourwolf. 

 

L’alpha aggrotta le sopracciglia, masticando rabbiosamente. Avrebbe rimproverato il suo beta più tardi.

 

Da Stiles: E comunque, la lezione di Harris è davvero noiosa. :( 

Da Derek: Stiles. 

Da Stiles: Va bene. Ho capito, grande e potente alpha. Torno a far finta di prestare attenzione e forse tentare di prendere appunti. Se riesco a decodificare cosa ci sia scritto sulla lavagna. Quest’uomo ha una calligrafia orribile!

 

Derek sbuffa un accordo. Ricordava Harris dai tempi del liceo. 

Il professore sembrava incapace di spiegare ai suoi alunni un concetto senza farglielo andare in odio e quando segnava formule sulla lavagna queste sembravano geroglifici. 

Derek aveva dovuto chiedere a suo padre di aiutarlo con i compiti più volte pur di riuscire a mantenere il suo voto di chimica nella media. 

 

Da Stiles: Ok, smetto di scrivere. Credo Harris abbia notato il cellulare. 

Da Stiles: Ti lascio alle tue faccende da lupo.

Da Stiles: Qualsiasi esse siano. 

Da Stiles: Probabilmente sto disturbando la tua routine di allenamenti mattutini. Mantenere quel fisico palestrato deve richiedere un sacco di piegamenti, squat e simili.

Da Derek: Stiles. Stai divagando. Di nuovo.

Da Stiles: Scusa. Ho dimenticato di prendere il mio adderall questa mattina per la fretta. 

Da Derek: -_-

Da Stiles: XP

Da Stiles: Ci riaggiorniamo più tardi. Ordina una pizza, sarò da te per le cinque. *emoticon bacio* 

 

Derek storce il naso. 

 

Da Derek: Non ti compro nessuna pizza.

Da Stiles: ;) 

 

Derek ordina due pizze alle 16:35. Una con doppio formaggio, come piace a Stiles.

Il fattorino le consegna venti minuti dopo, salendo a piedi fino al loft, perché l’ascensore ha deciso di fare i capricci quel giorno. 

Derek gli lascia la mancia per il disturbo e il ragazzo se ne va contento. 

Stiles arriva alle 17:00 , come aveva detto.

Il lupo mannaro può sentire il rumore del vecchio motore della jeep borbottare quando il ragazzo parcheggia davanti al palazzo.

Si chiede ogni volta come quella macchina riesca ancora a muoversi, era un miracolo di per sé che non cadesse a pezzi. 

“Amico, devi davvero deciderti ad aggiustare quell’ascensore.” Brontola ansimando Stiles, togliendosi lo zaino dalle spalle per accasciarsi sul divano. 

“Non eri tu quello che aveva detto che non sarebbe mai salito su quella trappola di ferro?” Fa notare il lupo, alzando un sopracciglio ironico.

La prima volta che Scott e Stiles erano venuti a visitare il loft, Stiles aveva dichiarato in maniera categorica che non sarebbe salito sul vecchio montacarichi che probabilmente non aveva visto l’ombra di un tecnico o di una manutenzione negli ultimi vent’anni. 

“Ho deciso che è meglio morire schiacciato dal metallo piuttosto che di infarto per tutte quelle rampe di scale.” Proclama sarcasticamente l’altro, addentando una fetta di pizza ancora calda. “Mhm… oh si. Il paradiso.” Geme, lodando il cibo. 

Mangiano voracemente, chiacchierando animatamente tra una fetta e l’altra della loro giornata. 

O meglio, Stiles parla, Derek si limita a masticare e rispondere alla conversazione usando le sopracciglia.

Per Stiles non sembra essere un problema. 

Finita la pizza, Stiles tira fuori il vecchio tomo e un plico di fogli dallo zaino. Diverse note rosse sono appuntate ai margini in una grafia elegante. Derek può annusare sulla carta il leggero odore di lavanda tipico di Lydia. 

E’ facile perdere la cognizione del tempo quando Stiles è in giro. 

Vederlo occupare il suo spazio, invadendo la sua casa quando più gli pareva, spargendo il suo odore su ogni superficie fino ad impregnarla, avrebbe dovuto infastidirlo, almeno in minima parte, dato che non faceva direttamente parte del suo branco, ma di quello di Scott. 

Ma in qualche modo il suo lupo si sentiva invece confortato dalla presenza del fastidioso ragazzino.

Non lo avrebbe mai rivelato a nessuno, ma aveva fatto i migliori riposini della sua vita sdraiato sul divano, la faccia premuta sul cuscino che Stiles ama usare da mettere dietro la schiena quando sta seduto. 

Derek sospetta che Peter lo sappia, ma avrebbe strappato la gola a suo zio una seconda volta se avesse provato a fare anche solo un’allusione al riguardo. 

E’ ormai sera quando hanno finito di controllare tutti i fogli. 

Il malconcio libro che Derek ha trovato nella sua vecchia casa bruciata parla di antiche usanze e tradizioni, per lo più festività, usi e costumi a cui attenersi quando si è in visita o si ospita un altro branco e consigli utili su come gestire le prime lune piene e riuscire a trovare la propria ancora.

Non ci sono chissà quali informazioni utili che lui già non sappia, ma lo fa sentire più vicino alla sua famiglia perduta. 

Stiles sbadiglia, strofinandosi il viso.

Derek può annusare l’odore della stanchezza allontanarsi dal corpo dell’adolescente ad ondate. 

“Dovresti andare a casa a riposare.” 

“Forse hai ragione.” Concorda il ragazzo, reclinando la testa sullo schienale del divano, esponendo la gola pallida. “Devo anche finire una ricerca per un compito di storia da consegnare domani. Dannazione.” Piagnucola. 

“Per questo ti avevo detto che non c’era fretta di tradurre quel libro.” Commenta il lupo mannaro, sentendo il familiare bruciore del senso di colpa insinuarsi nel petto. 

Stiles ruota la testa, fissandolo in silenzio per un lungo istante. 

I suoi occhi color wisky lo studiano con interesse. 

Derek deglutisce, sentendosi stranamente scoperto sotto quello sguardo.

“E’ un libro sulle tradizioni della tua famiglia, Derek. L’ho tradotto in fretta perché volevo farlo, non perché tu me lo hai imposto.” Sorride sincero, prendendolo in contropiede.

“Grazie.” La parola scivola dalle sue labbra in appena un sussurro, ma sembra essere più che sufficiente perché il ragazzo la senta.

“In qualsiasi momento, Derek.” Promette Stiles, il suo battito cardiaco costante e sicuro, dimostrazione che intende davvero ciò che sta dicendo.  

Derek prepara un caffé per lui prima del viaggio di ritorno, giusto per essere sicuro che il ragazzo non sia colto da un colpo di sonno mentre è al volante. 

Non sa perché si senta così protettivo nei suoi riguardi. 

Non è un suo beta. Non sono nemmeno amici. Più una sorta di conoscenti che si aiutano a vicenda quando capita l’occasione. 

O forse è quello che gli piace raccontare a se stesso perché ha troppa paura di ammettere che si sta lentamente affezionando al ragazzo, nascondendo i suoi veri sentimenti tra i battibecchi da terza elementare a cui Stiles non manca mai di rispondere con la sua lingua affilata come una lama. 

Può quasi sentire la voce di Laura prenderlo in giro e chiamarlo codardo. 

Sospira, sprofondando sul divano per schiacciare un pisolino.

Se Isaac lo trova abbracciato al cuscino al suo ritorno a casa, non lo menziona mai.

 

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Capitolo 4
*** It's the inside that metters. Not the outside. ***


CAPITOLO 4
 

 


Derek non sa esattamente quando sia successo, ma con il passare dei mesi, il suo branco e quello di Scott arrivarono a un equilibrio. 

Collaborare a vicenda per salvarsi la vita in più di un’occasione doveva averli legati in qualche modo, ma la verità era che probabilmente il merito di tutto si doveva attribuire a Stiles. 

Il giovane dalla parlantina inarrestabile e il sarcasmo pungente era il collante che li univa. L’ultimo tassello del puzzle mancante. L’ingranaggio che faceva funzionare la giostra.

Insomma, la sua presenza era fondamentale.

Quando c’era un pericolo, il ragazzo sapeva esattamente come sfruttare le doti di uno per sopperire alle mancanze dell’altro, assegnando ad ognuno il ruolo perfetto negli intricati piani che solo lui riusciva ad escogitare per riuscire a sopravvivere al problema di turno.

Stiles era anche quello sempre pronto a rischiare la sua vita pur di salvare quella dei suoi amici… e non solo. 

Dopotutto aveva aiutato Derek quando si era ritrovato con un proiettile di wolfbane nel braccio o quando il lupo aveva rischiato di affogare nella piscina scolastica con il corpo immobilizzato dal veleno del kamina e ai tempi erano poco più che semplici conoscenti. In aggiunta, Derek non aveva mai fatto nulla di davvero concreto per guadagnarsi la sua fiducia o simpatia. Non era con ringhi e costanti promesse di morte che si gettavano le basi per un’amicizia, ma in qualche modo i due si erano avvicinati. 

Stiles aveva assunto senza rendersene conto il ruolo di co-alpha non solo di Scott, ma anche di Derek. Anche se i suoi beta preferivano scherzosamente apostrofare il ragazzo a ‘ mamma del branco’. Non che a lui dispiacesse il nomignolo. Anzi, più volte si era divertito a paragonare le tematiche di branco a quelle familiari, nominando Derek papà dei suoi beta e Scott una specie di zio acquisito per tutti. Non come Peter però. Peter era lo zio che non volevi mai invitare ai pranzi di famiglia per paura ti mettesse in imbarazzo davanti a tutti.

Stiles avrebbe dovuto allora capire quanto fosse rilevante la sua posizione, ma continuava nonostante tutto a considerarsi erroneamente, in cuor suo, solo ‘la ruota di scorta’. Non aveva nemmeno idea di quanto potesse sbagliarsi. 

Lui era l’unico che poteva tenere testa a Derek in una discussione o fargli cambiare idea, che sapesse come gestire l’impulsività e il carattere esuberante di Erika o come interpretare i lunghi silenzi e l’umorismo di Boyd. Era anche l’unico che riuscisse a far collaborare Peter, quando il lupo decideva di degnarli della sua indesiderata presenza. 

Inoltre, era il solo oltre a Scott che non aveva mai trattato con le pinze Isaac per il suo triste passato, riuscendo a sopportare per giunta il carattere arrogante del ragazzo.

Motivo per cui il lupo e l’umano avevano ora un rapporto di tacito rispetto reciproco, nonostante il più delle volte finissero per non sopportarsi. 

Sempre per questo motivo, Stiles era l’unico al quale Isaac si rivolgeva, in assenza di Scott, quando aveva un problema. 

“Non dovresti studiare?” Domanda Derek con uno sbuffo, chiudendo il libro che stava tentando di leggere. Inspira, annusando il nervosismo aleggiare nell’aria. 

Isaac è sdraiato a pancia in giù sul divano, la sua attenzione rivolta completamente al cellulare. Derek non ha idea con chi stia parlando il ragazzo da circa mezz'ora, ma dal digitare sembra che stia affrontando una discussione molto animata. 

“Più tardi.” Sbuffa il giovane lupo, ignorandolo.

Isaac.” Abbaia con tono fermo e severo l’alpha, richiedendo la sua attenzione in un ordine implicito. 

“Rompipalle.” Sussurra il beta mentre si siede, dimenticandosi di non essere l’unico dotato di super sensi soprannaturali nella stanza.

“Ti ho sentito.” Fa notare Derek con un basso ringhio rimproverante. 

Isaac si morde la guancia, spostandosi a disagio sul divano di pelle nera. “Mi dispiace.” Risponde, voltando la testa per incrociare lo sguardo del proprio alpha, sfoggiando i suoi migliori occhi da cucciolo nel tentativo di rabbonirlo.

Derek può fiutare chiaramente la bugia ma si limita a storcere il naso, sospirando. “Hai un compito di chimica domani.” Gli ricorda, quasi paternamente.

Il beta rotea gli occhi. “Ricordami come la chimica potrebbe tornarmi utile nella mia vita da lupo mannaro.” Rimbecca sfacciatamente.

Derek alza un sopracciglio, infastidito dal tono indisponente, la bocca che si storce in una smorfia quasi omicida. 

“Per esempio, potrebbe tornarti utile per conseguire un diploma, che ti garantirà di trovare un lavoro ben pagato un giorno. Visto che non ho intenzione di usare i miei soldi in eterno per mantenere la tua passione per le sciarpe nuove.” 

Nell’ultimo mese il giovane licantropo aveva speso una cifra davvero ridicola in sciarpe, acquistandone fino a riempire tutti i cassetti nella sua camera e potersi quasi vantare di possederne una per ogni giorno dell’anno, scialacquando in quel modo tutto il contenuto del portafoglio del proprio alpha. Nemmeno Erika con le sue spese folli in scarpe e smalto si era avvicinata all’impresa. Derek non voleva davvero arrivare a negare nulla al giovane lupo, poiché era suo implicito compito prendersi cura dei suoi beta dal preciso istante in cui aveva donato loro il morso e se doveva essere del tutto sincero, gli piaceva anche farlo, ma era giusto che il liceale ricevesse qualche sana piccola lezione di vita. 

Derek era solo il suo alpha, non era di certo il padre del ragazzo o un familiare, non era suo diritto decidere cosa fosse meglio per lui. Ma se non avesse almeno tentato di convincerlo a finire gli studi decentemente, probabilmente il fantasma di sua madre sarebbe venuto a tormentarlo di notte. E non nel modo a cui era ormai abituato quando infestava i suoi incubi fatti di cenere e fiamme. 

In sintesi: la scuola era importante, lupo mannaro o umano che Isaac fosse. 

“Lascia il telefono sul tavolo e vai in camera tua a studiare.” Intima, non ammettendo discussioni. 

“Ma…” Tenta di opporsi il giovane lupo, stringendo il prezioso apparecchio elettronico al petto.

“Niente ma.” Impone Derek, perentorio. “Va a studiare. Ora.” 

Isaac si alza borbottando sconfitto, ma obbedisce, lasciando il cellulare dove gli viene ordinato, dirigendosi verso la sua stanza ad orecchie basse. 

Probabilmente gli terrà il muso per qualche giorno, ma Derek saprà conviverci se per il bene del ragazzo. 

L’alpha torna alla sua lettura, riuscendo a concentrarsi sul romanzo che stringe tra le mani per buona un’ora, finché la curiosità finisce per avere la meglio su di lui. 

Chiude nuovamente il libro, alzandosi dalla poltrona il più silenziosamente possibile per avvicinarsi al grande tavolo al centro della stanza e prendere in mano il cellulare del ragazzo. Per sua fortuna, Isaac sembra aver messo su della musica mentre tenta di studiare e questo gli garantisce un minimo di copertura per ciò che ha in mente di fare. 

Sa che non è giusto violare così la privacy del giovane, ma una piccola parte di lui, quella parte che ricorda a se stesso di essere ancora poco più che un ragazzo e non solo l’alpha Hale, vuole davvero sapere chi sia la persona con cui il suo beta stava chattando con così tanto fervore. 

Oltre al voler scoprire il motivo del suo nervosismo. Era giusto preoccuparsi, no? 

Dopotutto anche Laura aveva spiato le sue chat quando erano al college a New York, perché preoccupata per lui.

Forse non era l’esempio migliore a cui pensare, visto quanto pesantemente avevano litigato quando lui lo aveva scoperto. 

Derek aggrotta le folte sopracciglia nere, fissando il cellulare con i suoi occhi verdi, colto da improvvisa indecisione. 

Alla fine si decide e sblocca lo schermo, muovendo il dito in un gesto automatico, copiando il movimento che aveva visto fare ad Isaac un milione di volte.

Ha già un’ipotesi su chi possa essere il destinatario dei messaggi del ragazzo, restando invece sorpreso quando si ritrova di fronte il nome di Stiles, scritto in alto nella chat ancora aperta. 

Legge la conversazione frettolosamente, per paura di essere colto in flagrante.

Isaac sembrava aver scritto a Stiles per chiedergli aiuto nello scegliere un regalo per l’imminente compleanno di Scott, che Derek ricorda essere quel weekend, dato che Stiles non aveva fatto altro che ripeterlo da tre settimane a questa parte, blaterando sulla festa che voleva organizzare al suo migliore amico e al fantastico regalo che gli aveva già preso. 

 

Da Isaac: Sei sicuro che gli piacerà? 

Da Stiles: Isaac, conosco Scott dalle elementari. Fidati di me! ;)

Da Isaac: Non so nemmeno da dove cominciare per impacchettarlo! 

 

L’alpha si ritrova a sorridere mentre scorre i messaggi, immaginando il giovane riccioluto combattere con carta regalo e nastrini nel tentativo di incartare il dono. 

 

Da Stiles: E’ ciò che c’è dentro che conta, non l’aspetto.

Da Isaac: Davvero? Fammi un esempio. 

Da Stiles: Il frigorifero. 

Da Isaac: Ha senso.

 

Dichiarano gli ultimi messaggi inviati. 

Derek alza gli occhi al cielo con un piccolo sorriso privato sulle labbra. 

Tipico di Stiles. Pensa, posando il telefono sul tavolino. 

“Non mi sembra che il ragazzo ti abbia dato il permesso di ficcare il naso nelle sue cose, caro nipote.” Commenta ironicamente una voce alle sue spalle.

Derek sobbalza, girandosi di scatto verso suo zio Peter.  Si era completamente dimenticato fosse nell’appartamento. 

Il lupo mannaro è seduto sulla scala a chiocciola e lo sta fissando con quello che sembra divertimento dipinto in viso. “Non sto ficcando il naso.” Mente di getto, sapendo di non essere convincente nemmeno a se stesso.  

Peter ghigna maliziosamente. “Non ho detto che ci sia qualcosa di sbagliato nel farlo. E’ il tuo beta, hai tutto il diritto di tenerlo d’occhio. Soprattutto quando è così vicino a un altro alpha.” Commenta mentre si sposta per la stanza, avvicinandosi alla poltrona per poi optare per sedersi sul divano, dopo un ringhio di avvertimento da parte di Derek. 

Nessuno si sedeva sulla sua poltrona. 

“Il legame tra Scott e Isaac non mi riguarda.” Morde, facendo lampeggiare gli occhi di rosso. “Inoltre, Scott non è un alpha.”

Il lupo sorride cospiratorio. “No. Ma potrebbe esserlo.” 

Derek fissa suo zio in totale confusione. “Che intendi dire?” 

Peter sospira sembrando deluso. “Nipote, capisco che Talia non avesse in mente per te un futuro da alpha e che quindi abbia trasmesso alcune nozioni importanti solo alla nostra cara Laura, ma avresti potuto quantomeno studiare la cultura della nostra specie quando eri più giovane.” 

“Sputa quello che hai da dire, Peter.” Ringhia minaccioso l’altro, infastidito dal suo tono indulgente.

“Scott non è un alpha. Ma potrebbe diventarlo.” Spiega pazientemente Peter. “Hai mai sentito parlare del ‘vero alpha’ ?”

Derek annuisce con la testa. “Pensavo fosse solo una vecchia leggenda.” 

“Tutte le leggende hanno sempre un fondo di verità.” Dichiara solennemente il lupo più anziano, facendo l’occhiolino.

“Questo non cambia nulla.” Proclama deciso Derek. “Isaac può fare quello che vuole con la sua vita e frequentare chiunque gli piaccia.” 

Chiunque gli piaccia che sia sicuro per lui. Corregge mentalmente Derek, ripensando a quanto avrebbe voluto che qualcuno, sua madre o Laura, gli impedisse con tutte le sue forze di frequentare certe compagnie quando era stato più giovane e ingenuo.

“Lo cambia eccome!” Continua ostinatamente Peter, animandosi. “Sai bene quanto me che più un beta si allontana dal suo alpha, più il loro legame si affievolisce e di conseguenza il potere derivato da esso.” 

Derek aggrotta la fronte, pensieroso. “Isaac non ha intenzione di abbandonare il branco. Tantomeno Erika o Boyd. Non credo nemmeno sappiano che sia un’opzione.” In quel momento Derek nota che la musica proveniente dalla camera di Isaac sembra essere più fievole di qualche istante prima. 

Un sorriso malevolo fa capolino sulle labbra di Peter. “Per ora.” Rimarca, alzandosi. “Ma pensaci, nipote. Se potessero scegliere, chi sceglierebbero?” 

Derek non sa cosa rispondere. 

Tiene lo sguardo basso mentre ascolta suo zio andare via e chiudersi alle spalle la pesante porta di metallo dell’ingresso, lasciandolo solo, intrappolato in un turbine di pensieri carichi d’incertezza. 

Cosa avrebbe scelto Isaac se Scott si fosse rivelato un alpha? 

Derek non poteva saperlo. 

Scott era una brava persona, aveva una morale solida e poteva sempre contare su Stiles, che era un ottimo secondo e, dalla chat che aveva letto, anche un ottimo amico e confidente.

Derek era sicuro che se un giorno Isaac avesse scelto loro, anche Erika e Boyd lo avrebbero prontamente seguito. 

Come avrebbero potuto sceglierlo, quando non era nemmeno capace di rispettare i confini della privacy di uno dei suoi beta per semplice curiosità o stupida apprensione? 

Improvvisamente un nuovo senso di colpa si venne a depositare sulle sue spalle 

Il giorno che i suoi beta si fossero ritrovati dinanzi a questa scelta, lui sarebbe rimasto da solo.

Ne era certo.

 
 
NOTE DELL'AUTRICE:
Qualcuno ha detto angst? :D 
Iniziamo l'anno nuovo con un po' di angst gratuito e un Derek avviluppato nei suoi dubbi e pare esistenziali. Chissà se poi arriverà qualcuno a salvarlo da essi ;) 
P.s. Questo capitolo dovrebbe essere ambientato prima della decisione di Erika e Boyd di andarsene, tra la S2 e S3. Non so ancora se manterrò le cose in canon, quindi per ora godiamoci tutti i lupi vivi e contenti. 
 

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Capitolo 5
*** ...so anyway I'm outside. ***


Capitolo 5


Stiles chiude lo sportello del suo armadietto, sospirando. 

E’ un giorno come un altro alla Beacon Hills High School. Gli studenti chiacchierano animatamente nei corridoi durante l’intervallo tra le lezioni, mentre la maggior parte di loro si dirige a pranzo, chi da solo e chi in piccoli gruppetti rumorosi. Ognuno proseguendo tranquillamente nel vivere la propria vita normale

E’ passato quasi un mese dall’ultima stranezza di Beacon Hills. 

Una Nereide che abita in un piccolo laghetto nel bosco dietro la scuola, aveva pensato fosse divertente far sgorgare fango per un’intera settimana dai rubinetti dell’edificio scolastico, finché non erano riusciti a rintracciare la fonte del problema (lei) e l’avevano convinta a smetterla di causare guai.  

Derek sapeva essere molto convincente con denti e artigli spianati, Stiles doveva dargliene merito.

Stiles sospira nuovamente, poggiando la testa contro il freddo metallo grigio dell’armadietto. 

“Bro, tutto ok?” Chiede Scott palesandosi prontamente al suo fianco, guardandolo con occhi da cucciolo, preoccupato. 

“Sto bene, Scottie.” Risponde Stiles, sforzandosi di abbozzare un sorriso. 

Sa che da quando il suo migliore amico è stato trasformato in lupo mannaro è inutile provare a mentirgli, ma le abitudini sono dure a morire. Scott non dice nulla, limitandosi ad aggrottare la fronte e annuire. 

“Sei stato con la testa altrove da questa mattina.” Commenta Isaac sbucando loro alle spalle. 

“Oh mio dio!” Esclama l’umano, sobbalzando sorpreso dall’apparizione del lupo. “Potete smetterla di farlo? Fottuti lupi mannari. Voi e il vostro vizio di sbucare all’improvviso dal nulla. Giuro che regalerò a tutti un collare con campanellino per natale.” Si lamenta il ragazzo, finendo col pensare ad un certo alpha con lo stesso fastidioso vizio. 

Scuote la testa, scacciando quel pensiero prima di voltarsi in direzione della mensa.

“Puzzi di preoccupazione.” Fa notare poco dopo.

“Grazie, Isaac. Anche io ti voglio bene.” Ribatte sarcastico, afferrando il vassoio del pranzo dalle mani dell’operatrice della mensa. 

“Stiles. Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa.” Si intromette Scott, dandogli un colpetto col pugno sul braccio. 

“Lo so, amico.” Sbuffa, sedendosi a quello che è ormai diventato il loro tavolo. “Sono solo preoccupato per quello stupido sourwolf.” Ammette, afferrando la forchetta per torturare la poltiglia nel vassoio di fianco alla sua carne. 

Cosa dovrebbe essere comunque, purè di patate? Stiles non ne è certo, ma entrambi i lupi seduti con lui sembrano tranquilli nel mangiare la pappetta grigio-giallognola, quindi può almeno essere sicuro sia commestibile. 

Isaac abbassa la testa colpevolmente. Scott gli posa una mano sulla spalla, in un amichevole gesto di conforto. “Continua a non rispondere al telefono?” 

“Già.” Brontola Stiles, mangiando svogliatamente lo pseudo purè insapore. “Con voi si è fatto vivo?” La domanda è per lo più rivolta al beta con lo sguardo basso. 

Isaac scuote la testa, ringhiando piano. “Non ci parliamo da quando abbiamo litigato.” 

Il che voleva dire da più di un mese. Più o meno da quando Isaac aveva preso a passare tutto il suo tempo libero attaccato a Scott come una cozza allo scoglio, finendo col tornare al loft solo per dormire. Quando non riusciva a convincere Melissa a farlo restare per la notte a casa Mccall. 

“Isaac…” Tenta un approccio Stiles, ricevendo un ringhio di avvertimento in risposta.

“Non avrebbe dovuto controllare di nascosto il mio cellulare.” 

“Lo so e hai perfettamente ragione.” Concorda con lui, alzando le mani in segno di resa. Non era sua intenzione litigare, ma solo rimettere insieme i pezzi della loro sgangherata banda.  “Credimi, non sto cercando di giustificare quello che ha fatto Derek, perché ha violato la tua privacy e ti ha mancato di fiducia. E’ sicuramente un coglione.” Spiega pazientemente al ragazzo, cercando di farlo ragionare. “Ed è giusto che tu sia arrabbiato con lui. Come è giusto che tu ti arrabbi quando fa tutta la cosa alpha su di te e cerca di importi qualcosa.” Il giovane lupo alza finalmente gli occhi per incontrare il suo sguardo, prestandogli ascolto. “Quello che sto cercando di dire, è che tutti questi atteggiamenti sono cose cose che i genitori a volte fanno. Sbagliando, sia chiaro… ma semplicemente perché finiscono per essere preoccupati per noi quando tendiamo a chiuderli fuori da quello che ci succede, evitando il confronto e il dialogo, così si ritrovano a non sapere cos’altro fare.” 

“Mia madre ha rovistato tra le mie cose quando io e Allison abbiamo iniziato ad uscire insieme.” Aggiunge Scott, convalidando il punto del suo discorso. 

“Mio padre cerca tuttora di accedere al mio computer nel tentativo di capire cosa gli sto nascondendo da un anno a questa parte. Credo si sia convinto che tutti facciamo parte di qualche specie di setta satanica. Con a capo Derek.” Stiles scuote la testa sorridendo affettuosamente. 

“Non è poi molto lontano dalla verità.” Commenta sarcastico il lupo riccioluto, accennando un piccolo sorriso. I tre amici ridono con complicità alla battuta. 

Mettono momentaneamente da parte il discorso per continuare a mangiare.

“Non sono abituato a tutta questa faccenda della genitorialità.” Ammette più tardi Isaac, mentre getta la spazzatura e deposita il vassoio vuoto insieme agli altri sul bancone della mensa.

“Fidati, nemmeno Derek lo è.” Puntualizza Stiles, sistemandosi lo zaino sulla spalla. 

Isaac sospira, passandosi una mano tra i folti ricci biondi. “E’ difficile parlare con lui. O farlo parlare in generale.”

Stiles ride, comprensivo. “So cosa intendi.” Avrebbe potuto scrivere un manuale intitolato ‘Come interpretare il linguaggio delle sopracciglia di Derek hale’. 

Riuscir a far dire più di dieci parole in fila all’alpha era come chiedere a Stiles di smettere di assumere caffeina perché non aiutava con il suo ADHD. 

Da quando Erika e Boyd se n’erano andati, scomparendo chissà dove, la situazione era anche peggiorata. 

L’alpha si era completamente chiuso in se stesso e il già teso rapporto con l’ultimo beta rimastogli si era incrinato pericolosamente. Ignorava le loro chiamate, quelle di Stiles in particolare, rispondendo al cellulare solo quando gli inviavano un messaggio di soccorso. 

Qualcuno avrebbe dovuto dargli un calcio nel sedere e ricordargli la sua posizione. Era un alpha per l’amor del cielo, aveva delle responsabilità. Non poteva continuare a far preoccupare il resto del branco a quel modo.  

“Ascolta.” Isaac si ferma davanti alla porta della loro aula di economia, osservandolo incuriosito. “Che ne dici se provo a far ragionare quel testardo del tuo alpha?” Propone, conscio che ci avrebbe comunque provato, con approvazione del beta o meno. 

“Non credo sia una buona idea, Stiles.” Risponde sincero l’altro, entrando in aula per raggiungere il suo banco. 

“Fidati di me, Isaac.” Incita mentre lo segue, sedendoglisi di fronte con un sorriso diabolico dipinto in viso. “So come gestirlo.”

“Se c’è una persona che può far ragionare Derek, quella è Stiles.” Sancisce Scott con sicurezza, prendendo posto.

Isaac resta in silenzio per un lungo momento ma alla fine annuisce, dando il suo tacito consenso.

Quando Stiles arriva più tardi al loft, la porta è chiusa a chiave. Potrebbe entrare con la copia che ha fatto di nascosto, ma questo sarebbe stato come ammettere di possederla e probabilmente Derek gli avrebbe strappato le braccia dal busto prima che potesse cercare di giustificarsi dicendo che era solo per le emergenze. 

Il ragazzo sbuffa, ficcando una mano nella tasca anteriore dei jeans per tirare fuori il cellulare. 

 

Da Stiles: Sono fuori. 

Da Sourwolf: Nessuno ti ha invitato.

 

Stiles alza gli occhi al cielo. Doveva aspettarsi che non sarebbe stato facile. 

 

Da Stiles: … sono comunque fuori.

 

C’è un ringhio proveniente da dentro l’appartamento e, anche se non è sicuro non avendo un super udito lupesco a cui affidarsi, quelli che sembrano passi avvicinarsi alla porta. 

“Apri la dannata porta, Der.” Sollecita il ragazzo, tamburellando impazientemente con il piede. 

La massiccia porta di metallo scorre sui cardini rivelando la figura minacciosa del lupo mannaro. 

E’ a torso nudo, spalle larghe e addominali ben in vista, l’unico indumento a coprirlo un paio di pantaloni di una vecchia tuta che gli pendono morbidi dai fianchi stretti. I capelli corvini solitamente sempre rigorosamente pettinati sono ora arruffati, come se fosse stato appena strappato dal sonno e non avesse fatto in tempo a darsi una sistemata. La barba è più lunga di quanto il ragazzo la ricordasse dall’ultima volta che lo aveva visto, conferendo al lupo un aspetto più maturo.

Una vocina nella testa di Stiles commenta l’aspetto dell’alpha con un unico aggettivo: commestibile

“Che cosa vuoi?” Morde l’alpha, fissandolo con diffidenza. 

Stiles sbatte le palpebre, riportato alla realtà dal fastidio nella voce del lupo. 

“Sì, anche io sono felice di rivederti sourwolf.” Sputa beffardo. “Posso entrare?” Chiede, mentre già ci prova, venendo bloccato sul nascere dal massiccio corpo del lupo mannaro, un ostacolo invalicabile tra lui e l’interno dell’appartamento. 

“No.” Nega Derek, sporgendosi minacciosamente per rafforzare la sua posizione. 

Stiles indietreggia per buona misura. 

“Ho bisogno di parlarti e credo sarebbe meglio farlo all’interno.” Spiega il giovane, poggiando le mani sui fianchi in quella che dovrebbe sembrare una posa sicura e determinata. 

Derek gli lancia uno sguardo di sufficienza. 

“Non abbiamo nulla di cui parlare.” Dichiara conclusivo, tentando di chiudergli la porta in faccia. 

Per sua sfortuna, Stiles sa essere abbastanza veloce quando la situazione lo richiede. Il ragazzo allunga le mani verso la porta prima che sia completamente chiusa, trattenendola aperta quanto basta per poter fissare ancora il volto scontroso del lupo. 

“O mi fai entrare, oppure mi siederò qui fuori e continuerò a parlare finché non avrai altra scelta se non quella di farmi entrare o strapparmi la gola con i denti.” Minaccia, deglutendo pesantemente, sostenendo lo sguardo furioso di rabbia dell’apha.

Derek alza un folto sopracciglio informandolo che l’ultima opzione sembra quasi allettante per lui.  

“Oh per favore, Derek.” Deride, roteando gli occhi. “Sappiamo entrambi che non lo faresti davvero.” Sbotta spazientito con una sicurezza che avrebbe disarmato il se stesso di quasi un anno fa. 

Derek inspira rumorosamente, stringendo la maniglia della porta fino a farla scricchiolare sotto le dita. 

Infine cede, allontanandosi per lasciar entrare il petulante liceale. “Hai cinque minuti.” Comanda, sedendosi sul divano.

Stiles prende un lungo respiro prima di parlare. 

O la va o la spacca. 

“Devi chiarire con Isaac.” 

Derek gli lancia un'occhiataccia, corrugando le sopracciglia nell’espressione che Stiles sa significare ‘non sono affari tuoi’. Risponde usando il suo stesso linguaggio, aggrottando la fronte in un ‘certo che lo sono’.

L’alpha sbuffa dal naso e distoglie lo sguardo, evasivo. 

“So che avete litigato.” Continua, avvicinandosi alla poltrona per sedersi su uno dei braccioli, chinandosi per essere all’altezza del suo viso, costringendolo così a guardarlo. “E so anche il motivo.” Le spalle del lupo si stringono in una posizione difensiva. “Non ti sto giudicando. Capisco la tua posizione e probabilmente avrei fatto lo stesso al tuo posto. Anche se molto probabilmente sarei stato più furbo nel non farmi scoprire in seguito.” 

Un ringhio infastidito scivola dalle labbra dell'alpha, avvisandolo di non mettere troppo alla prova la sua pazienza. Stiles non si lascia però intimidire. 

“Quello che sto cercando di farti capire qui, sourwolf, è che so che anche tu sai di aver sbagliato.” L’espressione di Derek sembra momentaneamente confusa e, ok, forse Stiles stava girando intorno al nocciolo del discorso. “So che tieni a lui. Isaac ne ha passate tante e anche tu del resto. Avete entrambi molto su cui lavorare, ma se vuoi evitare di perdere il tuo beta, devi cercare di parlare con lui e capirlo, accettando di doverti fidare di lui in primis, altrimenti non finirà mai per fidarsi di te.” 

Forse Stiles non è la persona giusta che dovrebbe metterlo di fronte ai suoi problemi, ma dopotutto Derek non ha molte altre persone che avrebbero il coraggio, o il cuore, di dirgli la verità in faccia. 

“Dovresti andare ora.” E’ l’unica cosa che dice Derek quando si decide finalmente ad uscire dal suo insondabile silenzio.  

Stiles sospira sconfitto, alzandosi per fare come gli viene detto. 

Almeno ci aveva provato, pensa, mentre chiude la porta alle sue spalle. Vi si appoggia contro, piegando la testa verso una delle grandi finestre dell’edificio. Il sole sta tramontando all’orizzonte, portando via con sé un altro giorno.

Un anno fa il suo unico pensiero era stato quello di andare a scuola, prendere buoni voti e cercare di guadagnarsi la prima linea a lacrosse per rendere fiero suo padre. La cosa più emozionante che gli sarebbe potuta capitare sarebbe stata ricevere un bacio da parte di Lydia Martin se la ragazza si fosse finalmente accorta della sua esistenza. 

Poi tutto si era complicato ed era andato rapidamente in discesa. 

Ora il suo migliore amico era un lupo mannaro, la ragazza per cui aveva avuto una cotta storica una banshee, Derek Hale si era scoperto non essere un completo stronzo e praticamente tutti i giorni lui e i suoi amici dovevano avere a che fare con creature soprannaturali o cacciatori, o qualsiasi altra cosa avesse voglia di minacciare le loro esistenze.

“Si sistemerà tutto, Der.” Si ritrova a sussurrare nel tentativo di confortare il burbero lupo al quale oramai è affezionato, conscio di poter essere udito nitidamente come se gli fosse stato ancora di fronte. 

Derek sospira, prendendosi la testa tra le mani. 

Gli sarebbe davvero piaciuto potergli credere.


Note dell'autrice: 
Helloooo! Oggi avevo voglia di aggiornare, è stata una giornata pesante e scrivere ha aiutato decisamente il mio umore. Sarà che scrivere di Stiles che si preoccupa per Derek e gli fa la ramanzina mi da gioia LOL
Ho inserito piccoli dettagli che spero noterete, sono pronta a dare un biscotto a chiunque riuscirà ad individurarli e appuntarli nella sua recensione *prepara un piatto di biscotti da donare* 
Intanto vi ringrazio per aver dedicato tempo a questa raccolta e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
A presto! 

 

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Capitolo 6
*** Have a nice night asshole. ***


Capitolo 6

 

Salvare Erika e Boyd non era stato facile. 

Stiles aveva pensato al piano, come sempre. Dopo una notte passata a stampare e studiare le planimetrie dell’edificio in cui i due lupi erano stati rinchiusi - scaricandole da internet, grazie mille google - il ragazzo aveva presentato il piano a Derek, Scott, Peter e Isaac. 

Il piccolo gruppo di salvataggio si era riunito nel loft dell’alpha e Stiles aveva steso il suo mucchio di carte sull’enorme tavolo di metallo posizionato di fronte le vetrate, segnando con un pennarello i punti focali durante la sua attenta spiegazione. 

Intrufolarsi sarebbe stato difficile ma non impossibile, era già stato appurato grazie alla precedente impresa di un gruppo di ladri. L’unico problema ancora irrisolto era la parete di cemento armato che divideva il condotto d'aerazione in cui si sarebbero calati dal caveau della banca. 

Derek aveva dimostrato di poter essere d’aiuto nello sfondare la parete, distruggendo quasi la mano di Stiles nella sua dimostrazione pratica. Colpa sua, lo aveva istigato. 

Ma intrufolarsi nella banca dove i due lupi erano prigionieri e portarli in salvo senza correre il rischio di combattere o imbattersi in una trappola era piuttosto utopico. Inoltre, avrebbero dovuto agire al più presto, prima che gli alpha decidessero di porre fine alle vite dei due adolescenti per puro capriccio. Secondo le informazioni in loro possesso, per quanto ne sapevano Erika potrebbe anche essere già morta. 

Stiles pregò mentalmente qualsiasi divinità, se esistente e in ascolto, di non lasciarli morire tutti quella sera. Avrebbe al massimo accettato di veder morire Peter, se proprio l’universo avesse preteso un tributo di sangue in cambio della loro salvezza. Purtroppo per lui il lupo era stato irremovibile nel restare a casa come supporto di background, non essendo ancora pronto alla battaglia dopo essere tornato dal regno dei morti. O almeno era quello che l’uomo assumeva. 

Secondo Stiles era solo una scusa per nascondere la sua codardia.

La notte era stata lunga e sanguinosa. Nonché priva di sorprese. 

I beta in ostaggio finirono per rivelarsi essere tre. Sorpresa delle sorprese? La lupa sconosciuta non era altro che la sorella minore di Derek, Cora, sopravvissuta chissà come all’incendio che aveva sterminato la loro famiglia.

Boyd e Cora ringhiarono minacciosamente quando i loro soccorritori invasero quello che era divenuto il loro territorio nei precedenti mesi di prigionia. 

Erika era accasciata in un angolo, il suo corpo ripiegato scompostamente su se stesso, dilaniato di ferite e sporco di sangue secco, i suoi magnifici capelli biondi ridotti a un nido di rondine appiccicaticcio. Proprio come nei ricordi di Isaac. Ma era ancora viva

Derek poteva sentire il battito del suo cuore, seppur flebile. 

Dovevano portarla al più presto fuori di lì e da Deaton, ma prima avrebbero dovuto superare gli altri due beta ringhianti e il cerchio di cenere di montagna. Il branco alpha era un gruppo di sadici totale. 

Cora e Boyd erano inarrestabili, combattendo ferocemente con l’unico intento di mutilare e uccidere, furiosi per la luna piena. 

Scott e Derek provarono a far appello al loro lato umano, ricordandogli di far affidamento sulla loro ancora, ma i lupi erano troppo fuori controllo per prestargli ascolto. 

Di quel passo, Derek e Scott sarebbero stati uccisi o costretti a dover scegliere tra la loro vita e quella dei loro amici. Allison, per loro fortuna, apparve in loro soccorso e riuscì a spezzare la barriera intorno al caveau e far fuggire i lupi inferociti, dando loro tregua. 

Derek ringhiò alla cacciatrice per la sua avventatezza, ordinando a Isaac di prendersi cura di Erika mentre inseguiva i beta per arrestare la loro corsa prima che causassero danni irreparabili in città. 

Dopo ore di inseguimento e depistaggio da parte di Stiles, così da evitare che la polizia inciampasse inavvertitamente in un licantropo ringhiante e il mondo soprannaturale fosse esposto ai media, Derek e Scott riuscirono a catturare Boyd e Cora e renderli inoffensivi.

L’alpha era ora appoggiato contro uno dei muri della clinica veterinaria, sorvegliando sui suoi beta mentre Deaton si sta prendendo cura delle loro ferite. La guarigione di Boyd è già all’opera, ricucendo i profondi squarci che gli artigli di Derek avevano inciso nella pelle scura del giovane. Gli sarebbero servite ore per guarire completamente, le ferite inflitte da un alpha guarivano sempre più lentamente rispetto alle altre, ma sarebbe stato bene.

Erika è quella conciata peggio. Ancora qualche minuto e per la ragazza non ci sarebbe stato più nulla da fare. 

Il telefono di Derek ronza nella sua tasca. Il lupo tira fuori l’apparecchio, controllando i messaggi a cui non aveva potuto prima prestare attenzione. C’è una serie quasi infinita di messaggi non letti da parte di Stiles che si susseguono in un'escalation di panico e preoccupazione. 

 

Da Stiles: Amico, polvere di frassino? Seriamente? Fottuti alpha psicopatici. 

Da Stiles: Dovremmo essere grati ad Allison per l’assistenza. Ma possiamo discutere di questo in un altro momento.

Da Stiles: Boyd è stato avvistato vicino al centro commerciale! 

Da Stiles: Gesù, quel posto è pieno di telecamere. Dovrò chiedere un favore a Danny per eliminare i filmati della sorveglianza.

Da Stiles: Sto cercando di tenere la polizia fuori da questo. Mio padre sta impazzendo. 

Da Stiles: Cazzo Derek! Melissa mi ha appena chiamato dicendo di avere una coppia ricoperta di graffi che sbraita di aver avvistato un mostro nella Riserva. Devi fermare i tuoi beta.  ADESSO.

Da Stiles: Per favore, non farti ammazzare.

Da Stiles: Stai bene?!

Da Stiles: Se ti fai ammazzare giuro che ti ammazzo. Mi hai sentito Derek Hale?!!?

 

Il lupo tira un profondo sospiro, alzando gli occhi al cielo.

 

Da Stiles: Scott ha detto che siete in clinica. 

 

Recita l’ultimo messaggio ricevuto. 


Da Sourwolf: Si. Siamo da Deaton. 

 

Risponde. 

 

Da Stiles: Come stanno??? 

Da Sourwolf: Stanno guarendo. Ci vorrà del tempo.

Da Stiles: Rimarrete lì? 

Da Sourwolf: Per il momento. Deaton sta aiutando ad accelerare il processo di guarigione. 

Da Stiles: Ha tirato fuori qualche strana pozione magica dalla manica del camice? 

Da Sourwolf: Così sembra.

Da Stiles: Quelle cose non hanno mai un buon sapore. 

Da Sourwolf: Erika ha quasi vomitato. 

Da Stiles: Di a catwoman che la capisco :C

 

Stiles aveva provato in prima persona più di una volta gli strani intrugli di Deaton, dopotutto non poteva continuare a finire in ospedale per ogni ferita che si procurava o suo padre avrebbe ben presto avuto un aneurisma. 

Derek riferisce il messaggio alla lupa e la ragazza sorride nonostante la stanchezza. 

 

Da Stiles: Quindi… la beta che era insieme a loro? 

 

Eccolo, Stiles, sempre impaziente di ricevere informazioni.

 

Da Sourwolf: Cora. Mia sorella.

Da Stiles: Wow. Questo si che è uno sviluppo inaspettato.

 

Derek poteva solo che concordare. Non poteva ancora credere che sua sorella Cora, che ricordava come una bambina capricciosa di poco più di dieci anni, fosse sopravvissuta da sola all’incendio e poi a qualsiasi altra cosa le fosse successo nei successivi sei anni di vita. 

 

Da Stiles: E’ ferita? E’ lì con voi adesso? 

 

La preoccupazione del ragazzo fa agitare qualcosa nel suo stomaco che si decide ad ignorare per il momento. 

 

Da Sourwolf: No. L’ho lasciata al loft. 

 

Risponde, alzando lo sguardo ad un lamento di Erika. 

“Voglio andare a casa.” Si lamenta la ragazza, sembrando improvvisamente così giovane e indifesa. Quale casa intendesse, se dai suoi genitori che la credevano scomparsa e probabilmente morta o il vecchio vagone del treno in cui aveva vissuto con il branco prima di essere rapita, non era chiaro.

“Vi porterò al loft più tardi.” Le promette Derek, ricevendo uno sguardo confuso da entrambi i beta. “Ci siamo trasferiti.” Spiega semplicisticamente con un’alzata di spalle. 

I lupi gli lanciano uno sguardo sollevato, compiaciuti. 

Non sapeva ancora se i ragazzi sarebbero restati con lui, ma Derek lo sperava. 

Voleva avere una seconda possibilità e dimostrare di poter prendersi cura del proprio branco adeguatamente. Non era stato cresciuto per essere alpha e aveva commesso un’infinità di errori da quando i suoi occhi erano diventati rossi, ma poteva riuscire ad essere un alpha migliore. 

Aveva creato un branco per istinto, perché un lupo senza branco non sarebbe sopravvissuto a lungo, anche un alpha. Aveva scelto ragazzi che avrebbero meritato il morso come seconda possibilità per vivere una vita migliore, quasi volesse con quel gesto espiare in parte il senso di colpa che attanaglia il suo cuore. Voleva un branco per non sentirsi più solo, perché necessita nuovamente della sensazione di appartenenza che era andata in fumo quando sua sorella Laura era stata uccisa da suo zio Peter. Ma non era abbastanza.

Ora voleva essere degno di tutto ciò che egoisticamente aveva creato.

Il telefono vibra nuovamente nella sua mano.

 

Da Stiles: Ti prego dimmi che non è da sola con Peter.

 

Derek sbuffa. Non era mica così stupido. 

 

Da Sourwolf: Isaac la sta sorvegliando. 

Da Stiles: Bene. Non mi fido del vecchio lupo zombie. 

Da Stiles: Senza offesa. 

Da Sourwolf: Nessuna offesa.

 

Lo rassicura, perché davvero, nessuno si fidava di Peter. 

 

“Derek.” Lo chiama con decisione Boyd.

L’alpha alza lo sguardo osservandolo con la sua consueta espressione crucciata.

“Ci dispiace.” Sospira il ragazzo, lasciando lampeggiare gli occhi d’oro in segno di riconoscimento. Erika piagnucola di fianco a lui, appoggiando le sue parole.

“Anche a me.” Ammette Derek, sentendo un enorme peso scivolare dalle sue spalle. Il sollievo di essere perdonato per la sua incompetenza è simile al piacere di bere una bottiglia d’acqua fresca dopo aver corso una maratona. 

“Possiamo ancora far parte del tuo branco?” Chiede timidamente la lupa, cercando di alzarsi per mettersi a sedere con un gesto coraggioso, viste le sue condizioni, desistendo prontamente nell’istante in cui l’alpha le ringhia di restare distesa e pensare solo a riposare. 

“Vi ho morso. Siete i miei beta. Anche se prendete scelte discutibili.” Dichiara Derek, borbottando l’ultima parte. 

L’odore di sollievo gli invade le narici, facendolo brontolare felicemente. I due adolescenti gli sorridono, ringraziandolo silenziosamente. 

Erika si addormenta qualche minuto dopo, seguita a ruota da Boyd. Derek glielo lascia fare. Il sonno li avrebbe aiutati a guarire più in fretta. Lui però resta sveglio nonostante la stanchezza, in guardia contro ogni pericolo che potrebbe minacciare il loro recupero. E’ questione di istinto, come alpha è suo dovere proteggere i membri feriti del branco. 

Invia un rapido messaggio ad Isaac per fare il check-in sulla situazione al loft e il beta lo rassicura che è tutto sotto controllo, ma che sarebbe dovuto tornare prima che lui uscisse per andare a scuola. Cora sembra tranquilla, sonnecchiando sul letto di Derek, mentre Peter si è rinchiuso nella sua stanza dopo aver riconosciuto la ragazza, puzzando di una confusione di sentimenti, secondo quello che gli riferisce il giovane lupo mannaro.

 

Da Isaac: Come stanno?

 

Chiede finalmente il ragazzo. 

 

Da Derek: Dormono. Sono esausti.

 

Riferisce lui, evitando i particolari.

 

Da Isaac: ‘K.

Da Isaac: Loro… restano? 

Da Derek: Si. Loro restano.

Da Isaac: *emoticon coriandoli* 

 

E’ in quel momento che l’alpha lo realizza. Non era il solo ad aver sofferto per l’assenza dei beta. Per quanto Isaac avesse stretto amicizia nel frattempo con Scott e Stiles, Erika e Boyd erano i suoi compagni e, quando se ne erano andati e il loro legame di branco si era spezzato, l’adolescente aveva sofferto silenziosamente per l’abbandono.

Un branco è più di un alpha e i suoi beta, Derek. Il branco è famiglia. Gli ripetono le voci di sua madre e Laura dai suoi ricordi.

Derek si ripromette di tenerlo a mente d’ora in poi. 

L’alpha scrive un ultimo messaggio, ordinando al ragazzo di andare a dormire ma di tenere i suoi sensi in allerta per ogni evenienza.

Quando chiude la chat, c’è un nuovo messaggio ad attenderlo da parte di Stiles.

 

Da Stiles: Amico, sto morendo. Sono le 4A.M. e dovrei provare a dormire o domani sembrerò un cadavere. Proverò a fare un salto al loft dopo le lezioni. ;)

 

Derek vorrebbe dirgli che non è tenuto a farlo. Che è umano e dovrebbe impiegare il suo tempo per vivere una vita tranquilla, lontano dal soprannaturale. Uscire con gli amici, cenare con suo padre, trovarsi una ragazza. O un ragazzo. Ma non lo fa. Invece, decide di fare una battuta e soffocare il piccolo calore di felicità che sente ogni volta che il ragazzo si insinua più a fondo nella sua vita.

 

Da Sourwolf: Sembri già un cadavere. 

Da Stiles: Grazie! *angry emoticon*

 

Il lupo ride silenziosamente.

 

Da Sourwolf: Prego. 

Da Stiles: *angry emoticon* *knife emoticon*

Da Sourwolf: Dovrebbe essere una minaccia? 

Da Stiles: Esattamente.

Da Sourwolf: Scusa, non parlo l’emojiconese. 

Da Stiles: Dovresti. Ci sono così tante cose che si possono esprimere con le emoji. 

Da Stiles: Ma anche se imparassi ad usarle, non saresti mai bravo quanto me nel parlare questo fantastico linguaggio universale. *emoticon re* 

 

Derek decide di sorprenderlo e dargli una dimostrazione che può. 

 

Da Sourwolf: *middle finger emoticon*

Da Stiles: -_- 

Da Sourwolf: Va a dormire, Stiles. 

Da Stiles: ‘K.

Da Stiles: Buonanotte stronzo. 

Da Sourwolf: Anche a te principessa. 

 

Non riesce a trattenersi dallo scherzare. 

Derek sta per mettere via il cellulare, quando riceve un altro messaggio. 

 

Da Stiles: Oh. Ehi Derek? Avevo ragione.

 

Il lupo aggrotta la fronte, confuso. 

 

Da Sourwolf: Su cosa?

Da Stiles: Sul fatto che si sarebbe sistemato tutto ;) 

Da Stiles: ‘Notte Sourwolf!

 

L’alpha rotea gli occhi riponendo il cellulare nella tasca dei pantaloni. 

Sì, Stiles. Avevi ragione. Pensa, osservando i suoi beta addormentati.


Note dell'autrice: Nuovo capitolo, seppur senza nessun effettivo sviluppo di trama tra Derek e Stiles. Se non si fosse capito non ho mai accettato la morte dei beta di Derek, porello non se lo meritava e nemmeno loro, quindi quando possibile cerco di salvarli (?) 
Detto ciò, vi assicuro che torneranno presto ad interagire e il loro rapporto si evolverà, seppur lentamente. Questa raccolta è più una slice of life Au che altro, ma spero di condurla in qualche direzione decente, ma i miej piano cambiano di capitolo in capitolo quindi vedremo! molto è dato anche dagli screenshot che deciderò di utilizzare xD 
Anyway, detto ciò vi saluto e vado a farmi un tè. Grazie ancora per la lettura <3

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Capitolo 7
*** Aren't you supposed to be asleep ***


Capitolo 7

 

Derek non sa cosa lo abbia convinto a fidarsi di Jennifer fino al punto di avere una relazione con lei.

Quando aveva incontrato la professoressa per accertarsi che la donna stesse bene e non raccontasse nulla su di lui (o sugli altri lupi) alle autorità, o peggio che attirasse l’attenzione dei cacciatori, era stato come venire soggiogato da un incantesimo. C’era qualcosa di magnetico in lei, nei suoi occhi dolci, nella piccola piega del suo sorriso quando lo aveva visto varcare la soglia dell’aula. 

Lo aveva fissato come se sapesse che sarebbe venuto, come se in cuor suo lo avesse sperato.

Derek aveva preparato una sorta di discorso per convincerla a non denunciarli ma non era servito. Le sue parole erano state arrestate da un ulteriore sorriso da parte della donna che aveva poi posto solo qualche vaga domanda sull’accaduto. Sembrava molto più interessata al suo stato di salute dopo averlo visto ferito e grondante sangue affrontare due bestie ringhianti. 

Il lupo mannaro ne era rimasto sinceramente sorpreso, ritrovandosi a contemplarla affascinato.

Non si poteva negare fosse una bella donna, con i capelli castani che le ricadevano sulle spalle in morbide onde che ogni uomo avrebbe fatto carte false per accarezzare. Più guardava, più si sentiva affondare, dimenticando tutta la reticenza che aveva avuto negli ultimi anni verso il contatto umano. 

Da quel giorno non era riuscito a smettere di pensare alla donna, così innocua, dolce, pronta a fidarsi di lui senza remore. Comprendendo la sua posizione di alpha e giurando che non avrebbe rivelato nulla di quello che era successo a scuola. 

Derek avrebbe dovuto sospettare qualcosa, le sue precedenti esperienze di vita sarebbero dovute essere sufficienti nel metterlo in guardia da una reazione così tranquilla, da una così facile accettazione della sua natura soprannaturale. Dannazione, l’ultima donna che aveva detto di amare aveva dato fuoco alla sua intera famiglia solo perché erano lupi mannari. Perfino Stiles, che era la persona più pronta ad accettare il soprannaturale e l’ignoto che Derek conoscesse, aveva avuto il suo piccolo momento di isteria quando il suo migliore amico era stato morso e trasformato in lupo mannaro.

Derek avrebbe dovuto sapere che c’era qualcosa di sbagliato. Ma questo non gli aveva impedito di avvicinarsi alla donna, cadere dolcilmente tra le sue braccia, strappandole baci, carezze e molto altro ancora. 

Un detto dice ‘non è tutto oro quel che luccica’. Ma il lupo era troppo impegnato a crogiolarsi nella novità e nei sentimenti che la donna gli stava suscitando. Sentimenti che pensava non avrebbe mai più provato in vita sua. 

Doveva esserci per forza una fregatura. 

Quando l’ha vista arrivare, era ormai troppo tardi. 

Era stato Stiles a far cadere il castello di carte che aveva costruito e in cui si era rintanato.

Lo aveva pregato di credergli quando lui e Scott lo avevano raggiunto al loft, di aprire gli occhi per vedere oltre le apparenze, riconoscendo la vera natura della donna, la mente dietro i misteriosi sacrifici che stavano avvenendo a Beacon Hills da settimane. Lo aveva implorato di fidarsi di lui, disperato, mentre lacrime salate gli rigavano le guance e la preoccupazione per suo padre inaspriva il suo profumo.

Derek aveva stretto una mano intorno alla gola di Jennifer senza esitazione. 

Si sentiva come se si fosse svegliato improvvisamente da un bellissimo sogno e la realtà gli fosse piombata addosso, investendolo con la gravità degli eventi che la sua romantica distrazione aveva comportato. 

Il tradimento era una ferita profonda e dolorosa, ma non aveva tempo di piangere per i suoi sentimenti feriti. C’erano vite in gioco e la minaccia del branco alpha incombeva ancora su di loro. Le sue stesse mani rischiarono di sporcarsi del sangue di Boyd a causa di Kali.

L’unica cosa di cui Derek forse doveva essere grato a Jennifer era quella di aver messo fine alla battaglia con la lupa prima che questo potesse realizzarsi. 

Jennifer però non si era limitata a scomparire dalle loro vite in seguito. Accecata dalla sua sete di vendetta verso Deucalion, aveva continuato con il suo piano, riuscendo quasi ad aggiungere alla lista delle morti innocenti anche Cora. 

Allison, Scott e Stiles dovettero sottoporsi a un pericoloso rituale per salvare la vita dei propri genitori, di cui gli adolescenti avrebbero dovuto affrontare le conseguenze in seguito, ma alla fine la minaccia del darach era stata sventata.

Scott divenne un alpha, prendendo nel suo branco Erika, Boyd e Isaac, lasciando a Derek e Cora la decisione se unirsi a loro o meno. 

Ti consideriamo già parte del branco. Lo aveva rassicurato Scott con il suo sorriso da cucciolo, appoggiato nella sua affermazione dallo sguardo d’intesa di Stiles. 

Derek non era sicuro di meritare di essere perdonato così facilmente per tutti i problemi causati.

Avrebbe dovuto rifletterci. 

Troppe cose erano cambiate in così poco tempo e tutta la sua esistenza era stata di nuovo messa in discussione. Tornare ad essere un semplice beta portava con sé un sollievo inaspettato e la rinnovata pace lo spingeva a prendere la decisione di partire con Cora per cercare di rimettere insieme i pezzi della propria vita.

Lo sguardo che Stiles gli aveva lanciato quando lo aveva comunicato al resto del branco non era passato inosservato. 

Si erano fissati per un lungo momento mentre le sue parole affondavano e tutti i presenti nel loft annuivano alla sua decisione, chi più o meno deluso da essa. 

Erano sempre stati bravi a comunicare con lo sguardo, lui e Stiles. 

Devo andarmene. Aveva spiegato silenziosamente, aggrottando le sopracciglia nella sua direzione. 

Il ragazzo aveva sospirato, annuendo, sembrando solo parzialmente risentito dalla decisione.

Ho capito. Dicono i suoi occhi color wisky in risposta.

Derek non può dire che gli sarebbe mancata Beacon Hills. La città era legata a troppi brutti ricordi per essere associata facilmente a casa o a un luogo in cui gli sarebbe piaciuto fare un giorno ritorno, ma non ne escludeva l’eventualità mentre preparava le sue cose per il viaggio. 

Non aveva poi molto da portare con sé, un borsone di indumenti, qualche libro o poco più. 

Sarebbe stato tutto facilmente nel bagagliaio della camaro. 

“Sei sicuro di non voler restare?” Chiede Cora, appoggiata ad una delle colonne di cemento.

“Ne abbiamo già parlato.” Fa notare monotono il fratello, raccogliendo un paio di calzini che erano rotolati sotto al letto.

“Lo so. Ma continuo a credere che te ne pentirai.” Da voce ai suoi pensieri lei, allontanandosi per andare a fare una doccia.

Il lupo mannaro sospira stancamente, chiudendo con un sonoro zap il borsone. Forse. Ammette mentalmente.

È notte fonda quando riceve il messaggio. 

 

Da Stiles: Ehi, sourwolf. Volevo solo augurare buon viaggio a te e Cora. Resta in contatto, almeno saprò che sei ancora vivo e vegeto. :) 

 

Derek fissa stupidamente il proprio cellulare. Lascia che un fiume di pensieri gli passi per la testa mentre nota l’orario, accigliandosi. 

 

Da Sourwolf: Non dovresti essere a letto? 

 

Sono le tre passate ed era una giornata scolastica, il ragazzo sarebbe dovuto essere a letto da ore. Soprattutto ora che nessun pericolo minaccia le loro vite lasciandogli la possibilità di dormire sogni tranquilli.

 

Da Stiles: ¯\_(ツ)_/¯

Da Stiles: Dovrei essere un sacco di cose ma vivo per deludere.

 

Ironizza Stiles, nel suo usuale approccio evasivo.

 

Da Sourwolf: Avrei detto vivessi per essere fastidioso. Ma potrebbe anche essere un extra. 

Da Stiles: E’ solo una delle mie tante qualità. ;)

Da Sourwolf: Stiles. 

Da Sourwolf: Perché sei sveglio?

Da Stiles: Non riesco a dormire. 

Da Sourwolf: Perchè?

 

Passa lunghi minuti in attesa della risposta, iniziando a pensare che il ragazzo si sia finalmente arreso al sonno, addormentandosi. 

 

Da Stiles: Una delle persone a cui tengo sta per trasferirsi chissà dove e ho paura di non rivederla mai più. 

 

Recita il messaggio che finalmente Derek riceve dopo una decina di minuti. 

 

Da Stiles: Probabilmente questa persona non sa nemmeno che mi mancherà. 

 

In quel momento Derek avrebbe voluto avere Stiles sottomano per afferrarlo per il colletto della maglietta e sbatterlo al muro, ripetendogli quanto idiota fosse. 

Non era bravo con le parole e nessuno dei due aveva mai ammesso ad alta voce che fossero amici, anche se salvarsi la vita a vicenda pensava fosse abbastanza una dimostrazione dei fatti. Stiles gli sarebbe ovviamente mancato. Gli sembrava chiaro come la luce del sole. Il fatto che Stiles pensasse il contrario lo faceva sentire male. 

Stringe il cellulare mentre pondera cosa rispondere, cercando il modo giusto per sintetizzare quello che gli sta passando nella testa. Digita e cancella le parole più volte, ringhiando frustrato quando elimina l’ennesimo messaggio prima di inviarlo. 

Cora si agita di fianco a lui nel letto, borbottando assonnate imprecazioni. 

Alla fine rinuncia e si alza. 

Per arrivare a casa Stilinski ci vogliono venti minuti dal loft, ma la strada è sgombra e Derek spinge sull’acceleratore infischiandosene di possibili multe. 

L’incrociatore è parcheggiato nel vialetto, indicando la presenza dello sceriffo in casa. Derek parcheggia a qualche isolato dall’abitazione, camminando per tornare indietro. 

Si arrampica furtivamente alla finestra della stanza di Stiles come ha sempre fatto da quando conosce il ragazzo, trovandola però insolitamente chiusa a chiave questa volta. Ci sono rumori soffocati che provengono dall’interno che il lupo non riesce a distinguere chiaramente, attutiti probabilmente dalla stoffa del piumone o la morbidezza del cuscino premuta contro la bocca. Bussa piano con le nocche sul vetro, cercando di attirare l’attenzione dell’adolescente da qualsiasi cosa stesse facendo.

“Che ci fai qui?” Chiede il ragazzo quando apre, strofinandosi un occhio arrossato. 

Stiles odora di salsedine e abbandono. Il cuore di Derek affonda. 

“Posso entrare?” Domanda anche se sta già scivolando all’interno.

“Prego accomodati.” Sbuffa il ragazzo roteando gli occhi. 

Quando Derek è nella stanza, l’odore di solitudine e perdita è anche peggiore e gli fa arricciare lo stomaco a disagio. C’è una chiazza umida sul cuscino dove Stiles doveva aver premuto il viso mentre cercava di soffocare il pianto così da non essere udito dal padre, che sarebbe sicuramente venuto in quel caso  a controllarlo per chiedergli cosa non andasse.

Stiles è stranamente silenzioso, spostando il peso del corpo da un piede all'altro, strofinandosi la nuca mentre muove la bocca come se volesse dire qualcosa ma non riuscisse a trovare le parole giuste. 

Nemmeno Derek sa cosa dire, non è nemmeno sicuro in primo luogo perché sia lì. 

“Stiles.” “Derek.” Si ritrovano a dire il nome dell’altro contemporaneamente, sbuffando divertiti. 

“Prima tu.” Concede il ragazzo con un gesto della mano. 

“Quello che hai scritto nel messaggio è una cazzata.” 

“Quale parte? Quella dove dico che non tornerai più o l’altra?” Ribatte l’altro, incrociando le braccia al petto.

“Entrambe.” Si ritrova a rispondere il lupo mannaro, avvicinandosi. “Non sto partendo per sempre, Stiles.” 

“Ma potresti.” Gli fa notare il ragazzo, evitando il suo sguardo. “E lo capirei totalmente. Questa città non è stata particolarmente gentile con te.” Aggiunge, aggrottando la fronte in un’espressione corrucciata. 

“Non tornerei per la città. Ma per le persone che la abitano.” Gli occhi di Stiles sembrano illuminarsi alle sue parole mentre la sua bocca si apre in una piccola ‘o’ sorpresa e finalmente il suo profumo torna ad avere un odore meno sgradevole. 

“Posso... abbracciarti?” Chiede esitante il ragazzo, mordicchiandosi il labbro. 

Derek alza gli occhi al cielo, allargando le braccia. Stiles gli si getta rapidamente addosso accettando l’invito.

“Amico, scusa per la crisi. Non volevo diventare tutto sentimentale e appiccicoso.” Sospira, stringendo le mani nella stoffa della maglietta.

“Non importa.” Mormora il lupo, trattenendolo. “Mi mancherai.” Si sente di dover chiarire ulteriormente prima di lasciarlo andare. 

“Anche tu.” Gli fa eco l’altro, guardandolo con occhi acquosi quando si allontana. “E’ meglio che tu vada. Hai bisogno di dormire un po’ se intendi guidare domani.” 

Derek sa che è un modo gentile per dire ‘va via prima che riprenda a piangere o dica qualcosa di incredibilmente stupido per convincerti a restare’. Annuisce d’accordo, avvicinandosi alla finestra. 

“Resta fuori dai guai.” Si raccomanda, balzando dal tetto al prato verdeggiante e umido di rugiada. 

“Mi piacerebbe. Ma credo sfortunatamente di stargli troppo simpatico.” Scherza il ragazzo appoggiandosi al davanzale. “A presto, uomo lupo.” 

Derek gli fa un cenno con la mano prima di voltarsi e prendere a camminare. 

Non era sicuro di dove il suo viaggio lo avrebbe portato, ma era sicuro che le loro strade si sarebbero rincrociate presto.


Note dell'autrice: Quindi, ho avuto un momento no questi giorni e mi sono messa a scrivere. Siamo a un ponto della storia dove Derek e Stiles non hanno ancora ammesso nulla ma si sono notevolmente avvicinati. Sto continuando a restare nel canon... ma virando verso l'au come avete notato, perché vorrei mantenere tutti i personaggi in vita per delle scenette stupide per ulteriori spin-off random :) Mi piace scrivere di loro nella vita quotidiana, ma prometto che sta anche arrivando tanta interazione seria e, probabilmente, gli utlimi capitoli saranno anche abbastanza "hot". (Capitolo che ho parzialmente abbozzato.)
Che altro dire... spero vi sia piaciuta anche questa parte! 
A presto!

 

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Capitolo 8
*** I'm sleepy ***


Capitolo 8

 

Stiles è stato sempre abituato a tenere sotto controllo la propria vita. Da quando sua madre è morta lasciando lui e suo padre da soli, si è fatto carico delle responsabilità che la sua assenza aveva comportato, ricoprendo il più delle volte il ruolo di protettore nei confronti di suo padre o di chiunque gli stesse a cuore. Il che, fino a poco tempo fa, era sembrato un compito piuttosto facile vista la sua scarna cerchia sociale che comprendeva solo Scott. 

Di certo non si sarebbe mai aspettato di doversi occupare di un branco di adolescenti licantropi o di mostri, spiriti malvagi e cacciatori pronti ad ucciderli. Non aveva firmato per questo quando innocentemente aveva convinto il suo migliore amico nell’ennesima marachella al limite della legalità, andando a cercare quel corpo nel bosco. 

La verità è che al giorno d’oggi il suo controllo è praticamente inesistente. 

Le esperienze degli ultimi mesi lo hanno profondamente segnato, incidendo la sua anima irreversibilmente. Il Nogitsune poteva anche essere stato sconfitto, ma aveva lasciato dietro di sé un’ombra che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.

Non dorme come dovrebbe, troppo spaventato dai suoi incubi in cui continua a fare del male e le sue mani sono bagnate e grondanti del sangue di innocenti. A volte è ancora convinto di sognare e teme di risvegliarsi per scoprire che i suoi amici sono tutti morti per mano sua. Si costringe a rimanere sveglio il più delle volte, ignorando gli sguardi preoccupati che oscurano il volto di suo padre quando la sera viene a controllarlo e lo trova appiccicato al suo computer o immerso in un libro, invece di essere sotto le coperte. 

Si ripete che col tempo tutto andrà meglio, ma per il momento continua inconsciamente a tormentarsi. I suoi occhi sono ancora cerchiati di nero anche se la sua pelle è tornata ad assumere un pallore più umano che cadaverico.  

Anche se le notti sono le peggiori, le giornate non mancano di ricordargli le sue colpe. 

Ogni volta che incontra lo sguardo di Allison deve reprimere il senso di colpa. 

Il sorriso rassicurante che la giovane cacciatrice gli riserva quando lo vede vacillare in sua presenza non aiuta a scacciare la sua angoscia, poiché è sempre accompagnato da uno sguardo carico di compassione di cui la ragazza non sembra essere conscia. 

Ma è viva ed è tutto ciò che conta per Stiles. 

Scott è felice di comportarsi come se nulla fosse mai successo e forse questo è anche peggio. Lydia è quella che forse più prova a capire cosa gli stia passando per la testa, ma il resto del branco sembra aver anche solo timore di interagire con lui. 

Evitano di coinvolgerlo quando uno spettro inizia ad aggirarsi per il cimitero, spaventando i visitatori, ma continuano ad invitarlo alle riunioni del branco, anche se nessuno sembra davvero volerlo lì. La sua presenza implica che nessun spinoso argomento soprannaturale sarà all’ordine del giorno o nessun allenamento che comprenda zanne e artigli verrà praticato, perciò i loro incontri finiscono per essere dei semplici raduni al loft di Derek in cui i ragazzi vedono un film e poi cercano di congedarsi il più rapidamente possibile con qualche scusa. 

Lo trattano come un oggetto rotto, riassemblato precariamente insieme e pronto a disfarsi al minimo tocco. Ma per quanto possa essere rotto, Stiles non è fragile. Stiles vuole essere in controllo. Vuole sentirsi nuovamente padrone di se stesso e della propria vita. 

Essere umano è già abbastanza tragico quando il resto dei tuoi amici è dotato di supercapacità che ti ricordano costantemente quanto tu sia debole. Non vuole sentirsi anche impotente. 

La sua unica arma di difesa è il sarcasmo ed è stato dimostrato che non può difenderlo in ogni occasione.

Non ha bisogno di un costante promemoria su come ancora non sia riuscito a rialzarsi. 

Finisce per avere uno sfogo di rabbia contro Scott, mentre sono a casa sua giocando all’xbox, cercando di passare insieme un normale pomeriggio da adolescenti. Non sa cosa lo faccia scattare, forse è semplicemente stufo di come tutti cerchino di mantenere le conversazioni casual evitando anche solo di menzionare argomenti correlati ai lupi mannari, come la luna piena imminente o molto più probabilmente è la semplice stanchezza dovuta alla mancanza di sonno, sa solo che un istante prima sta vincendo una partita a Mario Kart e l’istante subito dopo inizia ad inveire contro l’amico, piangendo convulsamente in un contorcersi di arti agitati. 

Scott tenta di tranquillizzarlo, avvolgendolo in uno stretto abbraccio, ripetendogli che tutto andrà bene e in quel momento Stiles si concede di credergli, sfinito, anche se non è totalmente sicuro che Scott possa davvero comprendere il suo malessere. 

Una volta tornato tra le quattro pareti della sua stanza, scivola nuovamente in una spirale di vergogna, rabbia e senso di colpa.  

Si odia per avercela con i propri amici, che cercano solo di lasciargli il tempo di guarire. Si vergogna di essere così bisognoso di aiuto, di un tocco di affetto, di un sostegno o semplice silenziosa comprensione, ma al contempo non avere il coraggio di esternare apertamente questa necessità o anzi, di negarla a se stesso perché in cuor suo si ripete di non meritare nulla dopo tutti i problemi causati dalla sua stessa debolezza. 

Si rotola tra le coperte, incapace di prendere sonno nonostante l’evidente stanchezza. 

Il cielo è sereno quella sera, limpido nella sua immensità nero-bluastra cosparsa di stelle e una splendida luna quasi piena illumina la notte, rischiarando l’oscurità che avvolge la sua stanza, proiettando ombre contorte lungo le pareti. 

Un tempo, quando Stiles era ancora solo un bambino iperattivo senza paure, il gioco di ombre creato dalla luce lunare lo avrebbe affascinato. Sarebbe rimasto sveglio a creare storie di mostri e guerrieri che combattevano tra loro, associando le ombre ad uno o l’altro, finché sua madre o suo padre non sarebbero venuti a rimproverargli di mettersi a dormire. 

Si era divertito moltissimo allora, quando i mostri erano ancora solo frutto della sua vivace immaginazione. 

Sbuffa frustrato, alzandosi dal letto per raggiungere la sua scrivania, decidendo di impiegare le supplementari ore di veglia in qualcosa di quantomeno produttivo, come la ricerca. 

C’è sempre qualcosa da cercare e, benché attualmente non sia propriamente incluso nelle attività del branco, sa che non guasterà studiare i bestiari o navigare su Google per essere pronti in caso qualche nuova minaccia decida di prendere di mira i loro culi. 

Cosa che è abbastanza sicuro accadrà in futuro, prima o poi.

Mezz'ora più tardi ha una cinquantina di tab aperte e sta confrontando le informazioni di dieci  diversi blog sui vampiri, che spera di non incontrare mai anche se sarebbe fantastico riuscire ad assistere ad un epocale battaglia vampiro vs licantropo come in Twilight. 

Secondo il parere generale, sebbene forti quanto i licantropi, i vampiri tendono ad essere predatori solitari, perciò un branco di lupi potrebbe facilmente avere la meglio su uno di essi in uno scontro. Ma al contrario, un lupo da solo avrebbe sicuramente la peggio contro un vampiro. Motivo per il quale difficilmente le due specie si ritroverebbero a condividere lo stesso territorio, essendo l'una la nemesi dell'altra. 

Ha senso. Pensa, chiedendosi però quanto effettivamente fosse potente un singolo vampiro rispetto a un licantropo. 

Si stiracchia sulla sedia, inclinandosi all’indietro per allungare le braccia sulla testa. 

Lancia uno sguardo distratto al suo cellulare, tamburellando con le dita sulla scrivania. 

Deaton stava sicuramente dormendo a quell’ora e tendenzialmente il veterinario non era disposto ad elargire informazioni a meno che l’intera città non fosse in serio pericolo. Peter forse saprebbe rispondere alle sue domande, il lupo mannaro era un vero e proprio pozzo di conoscenza soprannaturale quando era disposto a condividerla, ma si sarebbe maledetto se si fosse abbassato a chiamarlo. Inoltre, avrebbe sicuramente chiesto qualcosa in cambio.

Gli restava solo un nome nella sua lista contatti a cui avrebbe potuto rivolgersi per avere le risposte che cercava.

 

Da Stiles: Quindi. Vampiri.

Da Sourwolf: ?

Da Stiles: Sto facendo qualche ricerca e mi chiedevo se potessi confermare alcune delle informazioni che ho trovato. 

 

Il messaggio non riceve risposta per alcuni minuti e inizia a pensare che il lupo si sia addormentato. O riaddormentato. 

Dopotutto era lui quello con problemi di insonnia, non Derek Hale, che probabilmente aveva svegliato dal suo piacevole sonno. 

 

Da Sourwolf: Stiles. Sono le due del mattino. Non dovresti dormire? 

 

Stiles rotea gli occhi. 

Dovrei se riuscissi. 

 

Da Stiles: Focus, Sourwolf. Vampiri. Puoi rispondere a qualche domanda? 

Da Sourwolf: Ci proverò.

Da Stiles: Eccellente! Prima domanda. I vampiri brillano? 

Da Sourwolf: No. 

Da Sourwolf: E se farai un altro riferimento a Twilight smetterò di rispondere. 

Da Stiles: Scusa, non ho resistito xD

 

Stiles sorride, usando un piede per spingere leggermente indietro la sedia dalla scrivania. 

 

Da Stiles: Il modo migliore per uccidere un vampiro? 

Da Sourwolf: Fuoco.

Da Stiles: Non basta decapitarlo o pugnalarlo con un paletto di frassino?

Da Sourwolf: Potrebbe. Ma è consigliabile dare fuoco al corpo.

Da Stiles: Debitamente annotato.

 

Il ragazzo lancia uno sguardo fuori dalla finestra della camera, esaminando l’oscurità della notte, quasi si aspettasse che parlare di vampiri ne avrebbe fatto materializzare uno da un momento all’altro.

Tutto era possibile a Beacon Hills.  

 

Da Stiles: Possono uscire alla luce del sole?

 

Torna a scrivere a Derek. 

 

Da Sourwolf: I più antichi e potenti sì. 

Da Stiles: Temono davvero le croci e l'acqua santa? 

Da Sourwolf: Non credo temano l'oggetto in sé. Ma il potere racchiuso nel simbolo stesso. 

Da Stiles: Quindi è tutta questione ideologica? Se credo che l'acqua santa avrà effetto perché è quello che mi aspetto faccia allora il vampiro finirà per ferirsi, ma allo stesso tempo se non ci credo sarà come spruzzargli addosso della semplice ed innocua acqua? 

Da Sourwolf: Forse? Deaton può sicuramente spiegarlo meglio di me. 

 

Stiles annota mentalmente di passare l'indomani alla clinica dal veterinario per approfondire il discorso. 

 

Da Stiles: Che mi dici dell’aglio? 

Da Sourwolf: Non credo lo mangino. 

 

Stiles ridacchia alla battuta.

 

Da Stiles: Che odore ha un vampiro? 

Da Sourwolf: Non lo so, non ne ho mai visto uno. 

Da Sourwolf: Di morto? 

Da Sourwolf: Potresti chiedere a Peter. Lui ne ha incontrato uno. 

Da Stiles: Mi ricorderò di chiederlo al lupo zombie la prossima volta che lo vedrò. 

Da Stiles: Chi vincerebe in uno scontro 1 a 1 tra vampiro e licantropo? 

Da Sourwolf: Dipende. 

Da Stiles: Articola le tue risposte, Derek. Non farti pregare. 

Da Sourwolf: I vampiri come i licantropi non sono molto potenti appena trasformati. Se incontrassi un neofita potrei facilmente batterlo in combattimento. Ma sarebbe più complicato se mi trovassi di fronte a un vampiro vecchio di un secolo. 

Da Sourwolf: Meno complicato per un alpha. 

Da Stiles: Capito. In caso di attacco da parte di un vampiro centenario, manderemo avanti Scott. 

Da Sourwolf: Sarebbe sempre meglio affrontarlo in branco. 

Da Sourwolf: Inoltre Scott non è un gran combattente. 

Da Stiles: Ehi! Scott ha combattuto contro un branco di alpha. 

Da Sourwolf: Si, ma non ha molta esperienza e finisce per far troppo affidamento solo sulla forza fisica. 

Da Stiles: Disse quello che non esita mai a caricare il nemico a testa bassa per prenderlo a pugni. 

Da Sourwolf: Io so come e dove colpire.

Da Stiles: Quindi nell’eventuale ipotesi che un antico vampiro ti si materializzasse davanti cosa faresti? 

Da Sourwolf: … combatterei? 

Da Stiles: NO, idiota! Secondo il tuo ragionamento, essendo tornato ad essere un beta, dovresti fuggire per ricongiungerti al branco! 

Da Sourwolf: Allora combatterei per fuggire. 

 

Stiles sbuffa. 

 

Da Stiles: Accettabile. 

Da Stiles: Prossima domanda. 

 

Vanno avanti così per quasi due ore intere finché Stiles non è soddisfatto del materiale raccolto. Si sente anche piacevolmente stanco ora e notevolmente più tranquillo. 

 

Da Stiles: Ho sonno.

 

Scrive a Derek mentre spegne il computer, strofinandosi un occhio con il dorso della mano. Raggiunge il letto a tentoni, la stanza quasi completamente buia ora che la luna è bassa nel cielo. 

 

Da Sourwolf: Vai a letto.

Da Stiles: Ma voglio parlare con te.

Da Sourwolf: Allora non andare a letto.

Da Stiles: Ma ho sonno. 

 

Risponde per il puro gusto di punzecchiarlo, infilandosi sotto le coperte. 

 

Da Sourwolf: Ti uccido. 

 

Nasconde un ghigno compiaciuto, immaginando la faccia spazientita che sicuramente il lupo stava rivolgendo al telefono. 

 

Da Stiles: Non vuoi. Non resisteresti un giorno senza di me. 

Da Sourwolf: Sono sicuro che potrei sopravvivere. 

Da Stiles: Bugia. Ti struggeresti per la perdita. 

Da Sourwolf: Me ne farei una ragione. 

Da Stiles: Andiamo Sourwolf, un giorno dovrai ammettere che ti piaccio, almeno un po’. 

Da Sourwolf: Probabilmente quel giorno mi staranno torturando. 

Da Stiles: Idiota. 

Da Sourwolf: Coglione. 

Da Stiles: Stronzo di un lupo con troppi muscoli e inutili sopracciglia sexy.

 

Stiles rilegge il messaggio dopo averlo inviato senza pensarci, maledicendosi nell’oscurità della propria camera. 

 

Da Sourwolf: Doveva essere un insulto? 

Da Stiles: Era più una constatazione. 

Da Sourwolf: Vai a dormire. 

Da Stiles: Pff. Certo. Non vedo l’ora di avere un altro incubo. 

Da Sourwolf: Ti sveglierò nel caso.  

 

Stiles aggrotta le sopracciglia, mettendosi seduto. 

 

Da Stiles: ?

Da Stiles: Come credi di fare stando all’altro capo della città? 

Da Sourwolf: Non sono al loft. 


Non è possibile. Pensa, alzandosi velocemente per raggiungere la finestra. 

La apre, guardandosi intorno nell’oscurità, in cerca della familiare sagoma del lupo mannaro, riconoscendo l’inconfondibile camaro ferma in strada quando abbassa lo sguardo.

 

Da Stiles: Che diavolo ci fai lì?!

 

Digita.

 

Da Sourwolf: Mi godo il paesaggio. È una bella serata. 

Da Stiles: Ah ah. Divertente. 

Da Stiles: Derek, sono le quattro del mattino. Non puoi stare appostato in macchina davanti casa della gente con la scusa di ammirare il cielo sereno. Ti farai arrestare. 

Da Sourwolf: Tuo padre è lo sceriffo. Non mi arresterà. 

Da Stiles: Non ne sarei così sicuro se fossi in te. 

Da Stiles: Forza. Vieni dentro. Mi sento stupido a parlarti al cellulare dalla finestra. Sembriamo una brutta imitazione di Romeo e Giulietta. 

 

Stiles si allontana con un sorriso divertito, sedendosi sul letto nell’attesa del suo visitatore. Derek lo raggiunge in meno di un minuto, scivolando dolcemente nella stanza senza far alcun rumore. 

“Ehi, uomo lupo. Vuoi dirmi che ci facevi a quest’ora là fuori?” 

Derek fa spallucce alla sua domanda. “Controllavo qualcosa.” 

Stiles alza un sopracciglio, incrociando le braccia al petto mentre un ghigno perspicace gli incurva le labbra. “Da quello che mi risulta non ti ho mai dato il permesso di tenermi d’occhio.” 

“Non ho bisogno del permesso.” Commenta Derek, muovendosi agilmente per la stanza buia con l’aiuto dei suoi occhi da lupo mannaro. Si siede sulla sedia di fronte al letto, osservandolo in silenzio.

Stiles sospira, sciogliendo le braccia. Non aveva voglia di litigare, ma vuole scoprire velocemente il motivo dietro la sua visita. “Ti ha mandato Scott?” 

Derek gli lancia un’occhiata appassita. “Che tu ci creda o no so ancora prendere delle decisioni per conto mio.” 

“Non ho bisogno della babysitter, Derek.” Fa notare aspramente il giovane, lasciandosi sprofondare nei cuscini. 

Non gli dispiace che Derek sia qui, ma non vuole che anche lui inizi a trattarlo come fanno tutti gli altri. Gli piace il loro rapporto di reciproca amichevole conflittualità. 

Derek si sposta sulla sedia, tirando fuori dalla tasca qualcosa che prontamente gli lancia sul petto. 

“Ehi!” Sbuffa infastidito, prendendo in mano la piccola busta di carta. “Cos’è?” 

“Quello che sembra.” Risponde enigmatico il lupo.

Stiles fruga curioso nel sacchetto tirandone fuori il contenuto, stringendo gli occhi per cercare di distinguere meglio i contorni del piccolo oggetto tra le mani.

“Mi stai dando un acchiappasogni?” Realizza.

“Pensavo potesse aiutarti a dormire.” Spiega Derek con quello che sembra un tono di sufficienza, evitando di guardarlo direttamente. 

Stiles lo fissa, sorpreso dal gesto.

Nessuno aveva ancora pensato di fare qualcosa di concreto per aiutarlo con le conseguenze della possessione del Nogitsune, a parte consigliargli di iniziare un percorso psicologico o ribadirgli di dormire di più perché altrimenti la sua salute ne avrebbe risentito. Derek era il primo che aveva risposto alla sua richiesta di aiuto senza che dovesse sventolare un messaggio delle dimensioni di un cartellone pubblicitario.  

“Questo farà andare via gli incubi?” 

“Non proprio.” Ammette sincero il lupo mannaro. “Ma ti aiuterà a recuperare un po’ di sonno.” 

E solo il cielo sa quanto Stiles ne avesse bisogno. 

“Gesù, sono così fottuto.” Geme il ragazzo, coprendosi il viso con un braccio per nascondere il proprio dolore, quando sente gli occhi iniziare a bruciare. 

Sa che Derek avrebbe altrimenti visto il suo sguardo spezzarsi, nonostante le tenebre nella stanza. Era già frustrante sapere che il lupo poteva annusare le sue emozioni, non aveva bisogno di dare anche spettacolo. 

“Non lo sei.” Ringhia il lupo, distogliendolo dai suoi pensieri, ammonendolo per le sue parole. 

Il ragazzo ride sarcasticamente, schernendolo. “Fino a ieri mi consideravi solo un ragazzo magro e debole. Cos’è cambiato?” 

“Non lo so.” Derek sospira, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. “Ma non ho mai pensato tu fossi debole.” Stiles gli rivolge uno sguardo scettico. “Non davvero almeno.” Aggiunge il lupo con un mezzo ghigno. 

Il giovane gli lancia un cuscino che Derek afferra facilmente.

"Se non sono debole, allora cosa sono?" 

"Un fastidioso rompipalle duro a morire.” Dichiara il lupo con un ghigno compiaciuto. 

Stiles esplode a ridere. “Hai totalmente ragione!” Concorda, sentendosi improvvisamente più leggero. 

Quando smette di ridere, si alza per avvicinarsi alla scrivania per frugare dentro un cassetto, poi con una puntina rossa appende il magico regalo sopra la testiera del letto. Non ha nemmeno chiesto se fosse effettivamente un amuleto con proprietà magiche o uno dei tanti souvenir economici che potevi acquistare per pochi dollari in uno di quei posti che millantavano di essere veri negozi esoterici.  

“Voilà!” Esulta a lavoro compiuto. L’acchiappasogni sembra splendere nella tenue oscurità della stanza, ma potrebbe essere solo una sua impressione. “Direi che è giunto il momento di collaudarlo. Sentiti libero di rimanere se vuoi. Mi casa es tu casa.” Dichiara mentre si insinua nuovamente nel suo mucchio di coperte, dando le spalle al suo ospite. 

Quello che non si aspetta è di sentire Derek muoversi silenziosamente per sfilarsi le scarpe e scivolare come se nulla fosse sotte le coperte con lui. 

“Der?” Chiama con voce sottile, irrigidendosi. 

“Hmh?”

“Che stai facendo?” Stiles è completamente immobile, il cuore gli batte freneticamente nel petto ed è sicuro che anche il lupo mannaro alle sue spalle possa sentirlo. 

“Dormo?” Risponde l’altro con una punta di sarcasmo.

Stiles rotea gli occhi. “Sai di essere nel mio letto?” 

“Si, Stiles.” Risponde il lupo con un sospiro. 

Stiles può sentire il suo alito caldo accarezzargli la nuca, facendogli correre un piacevole brivido lungo tutta la schiena.

“Nel mio letto, con me, Der.” Chiarisce, cercando di distogliere la sua attenzione dalla presenza del corpo che gli grava dietro le spalle. 

“Con chi dovrei essere nel tuo letto altrimenti?” 

“Punto giusto. Ma quello che intendevo… ecco… io…” L’adolescente balbetta alla ricerca delle parole giuste, incapace di far funzionare propriamente il cervello. 

Il lupo mannaro ringhia un avvertimento, intimandogli di chiudere il becco. 

“Lascia stare. Buonanotte.” Conclude ubbidiente Stiles.

Derek risponde con un grugnito contento, accoccolandosi meglio nel calore delle coperte. 

Quella notte, quando finalmente riesce a calmare il proprio cuore impazzito, Stiles dorme sonni tranquilli per la prima volta dopo settimane.





Note dell'autrice: Ciao ragazzi non sono morta! Sto semplicemente partecipando al COWT-11 e quindi tutto quello che scrivo al momento viene pubblicato su questo blog. Avevo voglia però di postare questo capitolo da giorni, perciò l'ho riadattato seguendo uno dei prompt della settimana "sereno/oscurità". Spero vi piaccia! Vi ringrazio intanto per la lettura e aspetto nel caso i vostri commenti nelle recensioni :3 <3

 

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Capitolo 9
*** How come you've been abnormally nice to me lately ***


Capitolo 9

Tornare alla vita di tutti i giorni è un processo lento e faticoso, ma Stiles è determinato a tirarsi fuori dalla fossa in cui è caduto. 

Alzarsi la mattina, andare a scuola, praticare lacrosse, seguire una routine, aiuta nel suo piccolo. 

Come si aspettava, col tempo tutto inizia ad andare meglio, le ferite dell’animo non spariranno mai del tutto, ma il dolore acuto diventa solo un fastidio sordo che impara a gestire e ignorare. Anche con l’aiuto di suo padre e dei suoi amici, che ora riempiono nuovamente il suo tempo, da quando il branco ha compreso di non doverlo trattare come un cucciolo indifeso e ferito. L’aiuto più grande che Stiles riceve però, viene da Derek.

Inaspettatamente, dopo quella notte dove gli ha regalato l’acchiappasogni e si è rannicchiato con lui nel letto - semplicemente dormendo - il lupo mannaro è rimasto spesso in giro, supportando il recupero di Stiles con le sue gentilezze burbere. 

Stiles lo ha colto in flagrante più di una volta, appostato fuori in macchina o seduto sul tetto sotto la finestra della sua camera, controllandolo di nascosto.

Sono di pattuglia. Si giustifica sempre Derek, ma Stiles sa che non hanno mai deciso di fare pattuglie. È presente ad ogni riunione di branco e l’argomento non è mai stato discusso, perciò se Derek si trova là fuori, lo fa solo perchè è lui a volerlo. 

Perchè lo voglia è una delle tante domande a cui Stiles vorrebbe risposta, ma che non è ancora pronto a porre.

Ogni volta che Stiles lo sorprende, lo invita a entrare e restare, piuttosto che starsene fuori a fare lo stalker e rischiare una denuncia da parte dei vicini, implicitamente sperando che il lupo accetti così da ripetere quella notte a cui il ragazzo non riesce a smettere di pensare. Ma ogni volta Derek rifiutava scuotendo il capo, dicendo di dover andare. 

Stiles allora inizia a lasciargli la cena sulla scrivania e il mattino dopo trova il piatto, vuoto e pulito, appoggiato in cucina. 

Dovrebbe essere inquietante, l'idea di un lupo mannaro che può entrare e uscire a suo piacimento, aggirandosi indisturbato in casa, ma Stiles trova la sua oscura presenza rassicurante. 

Una sera, quando Stiles è troppo stanco dopo un allenamento di lacrosse e non ha sufficienti energie per alzarsi dal letto per preparare la cena o ordinare una pizza, Derek si presenta alla finestra con la porzione di patatine ricci più grande che Stiles abbia mai visto in vita sua. 

“Sei l’amico migliore del mondo.” Geme l’adolescente intorno a un boccone di cibo. “Non dirlo a Scott. Lo ucciderebbe.” Aggiunge goffamente, strappando una piccola risata all’altro. 

“Sarà il nostro segreto.” Sussurra cospiratorio Derek, rubandogli una patatina. 

L’episodio si ripete la settimana seguente, con Derek che questa volta decide di usare la porta principale e bussa, sorreggendo una busta di cibo tailandese. E anche quella dopo, apparendo magicamente con due pizze nell’istante in cui Stiles sta uscendo dal bagno dopo aver fatto la doccia. Un giorno è Stiles a decidere di ricambiare il favore e si presenta da Derek con un sacchetto oleoso di tacos.
Cenare insieme una volta a settimana si trasforma in un’abitudine. 

Stiles ama questi loro piccoli momenti privati. 

Sta imparando a conoscere un nuovo lato di Derek, nascosto sotto l’armatura di sguardi omicidi e ringhi ammonitori con cui il lupo tenta di tenere chiunque a debita distanza.  

Derek è in grado di essere gentile, fare le battute sarcastiche migliori e, se vuole, partecipare ad una conversazione con risposte che non siano monosillabiche. A volte sorride e ogni volta Stiles ha bisogno di qualche secondo per riprendersi e acquietare il suo cuore traditore. 

Derek è uno spettacolo magnifico quando sorride, mostrando i suoi ridicoli denti bianchi da coniglio e i canini leggermente appuntiti, la mascella barbuta che si allenta dolcemente, priva della solita tensione che la contrae. 

Il sorriso di Derek potrebbe essere classificato come l’ottava meraviglia del mondo. O forse nona, se aggiungiamo gli occhi del lupo mannaro alla lista. 

Derek sembra più giovane quando sorride, dimostrando non più dei suoi reali ventiquattro anni. Stiles fa di una missione quella di farlo sorridere il più possibile. 

Ciò che Stiles adora di più però, è la risata di Derek. È un suono così estraneo e disarmante, un rumore vibrante di vita, da farlo restare per un minuto intero a bocca aperta quando lo sente la prima volta, fissando il giovane uomo seduto al suo fianco sul divano con occhi spalancati. 

“Stiles. Tutto ok?” Gli domanda Derek, scuotendogli una mano davanti agli occhi.  

Stiles sbatte stupidamente le palpebre e deglutisce pesantemente, dando una rapida risposta evasiva mentre cerca di formulare una scusa per lasciare il loft, il battito del suo cuore un rumore assordante nelle orecchie che spera Derek ignorerà o attribuirà ad una delle tante sue stranezze.

Mentre guida la jeep verso casa, Stiles lo realizza. 

Si sta innamorando di Derek Hale. 

Quella che pensava fosse una bella amicizia in erba, si sta inesorabilmente tramutando - almeno per lui - in altro. Non si sarebbe mai aspettato di provare dei sentimenti per il lupo mannaro. Sapeva di essergli affezionato, gli piaceva passare tempo insieme, vederlo sorridere, discutere di un libro che entrambi avevano letto e odiava vederlo triste o ferito, ma l’amore… l’amore era un sentimento più denso, profondo e vincolante. L’amore lo faceva andare fuori di testa e compiere le azioni più insensate. Come quando aveva deciso di acquistare un televisore da 42 pollici per il compleanno di Lydia solo per essere notato. Quello che aveva provato per Lydia Martin, o il sentimento che era nato tra lui e Malia dopo Eichen House negli ultimi mesi, aveva pensato fosse amore. Ma niente di tutto ciò gli faceva accelerare il cuore come il pensiero di Derek. 

Avrebbe fatto le peggiori sciocchezze per lui. Se solo Derek glielo avesse permesso, lo avrebbe tenuto al sicuro, gli avrebbe ripetuto quanto fosse una persona straordinaria, quanto fosse ingiusta tutta la sofferenza che si autoinfliggeva con le sue convinzioni errate, finché le sue parole non si fossero radicate nel cervello ostinato del lupo mannaro. Avrebbe preso un proiettile di wolfsbane per lui. Diamine, lo avrebbe aiutato ad occultare un cadavere se necessario.

Può esserne certo, mentre sale le scale per raggiungere la sua camera, ci sono tutti i segnali. 

Sospira, massaggiandosi stancamente il viso con le mani. 

Derek non lo avrebbe mai amato indietro, il lupo mannaro non sembra mai essere stato interessato a lui in quel modo. Era un buon amico, aveva dimostrato di preoccuparsi per lui, ma come poteva provare qualcosa per un ragazzino? O desiderarlo sessualmente parlando? Dannazione, stiamo parlando di Derek Handsome Hale, un partito di prima categoria, Stiles Stilinski con il suo corpo gracile e la pelle pallida non poteva nemmeno lontanamente sperare di attirare la sua attenzione su quel fronte. 

Inoltre, Derek non ha mai dato segnali di essere interessato agli uomini. Al contrario di Stiles, che aveva avuto un leggero sospetto su se stesso da qualche anno. Diciassette anni sembrava un buon momento per farsi prendere da una crisi sulla propria identità sessuale e accettare di non essere completamente etero.

Scendere a patti con se stesso gli fa però realizzare anche altro. 

I suoi sentimenti si sarebbero ridotti a una stupida cotta adolescenziale mai ricambiata che lo avrebbe bruciato lentamente e basta. 

Stiles si convince che sia meglio ignorare i propri sentimenti e accontentarsi della loro amicizia. 

Ma come può ignorarli quando Derek continua a comportarsi a quel modo? 

 

Da Stiles: Come mai sei stato insolitamente gentile con me ultimamente?

 

Chiede una sera, seduto mollemente sulla sedia della scrivania, ignorando il file del saggio quasi finito sullo schermo del computer. Sta mangiucchiando una busta di caramelle gommose che Derek aveva lasciato sul suo comodino quel pomeriggio, quando era passato ma non lo aveva trovato perché era da Scott. 

Non sa cosa l'abbia spinto a porre la domanda, forse la frustrazione di ricevere tutte quelle piccole attenzioni private che alimentano la vana speranza che anche Derek possa nutrire qualche sentimento verso di lui o la noia dei suoi doveri scolastici.

 

Da Sourwolf: Che intendi?

 

Risponde qualche minuto più tardi il lupo mannaro. 

 

Da Stiles: Sembri solo più gentile del solito.

Da Sourwolf: Posso darti un pugno in faccia se vuoi.

 

Stiles non riesce ad evitarlo e ride. 

 

Da Stiles: E rovineresti questo bel viso?

Da Sourwolf: Se l’occasione lo richiede. 

 

Stiles si morde il labbro, pensando a modi più piacevoli con cui gli piacerebbe Derek gli rovinasse la faccia, in particolar modo le labbra, rendendole gonfie e lucide per l’uso. 

 

Da Stiles: Quello che sto cercando di dire qui, Derek... È che oggi mi hai portato un pacco delle mie caramelle preferite. Come siamo passati da “ti strappo la gola a morsi” a questo?

 

Preme, distraendosi per rispondere ad alcuni messaggi nella chat comune di branco. Kira sta proponendo di organizzare la cena/incontro di branco a casa sua quel weekend, invece di invadere come solitamente fanno l’appartamento di Derek e tutti sembravano abbastanza entusiasti di accettare. Lydia e Allison in particolar modo, quando la kitsune menziona la parola ‘sushi’. Stiles scrive che si assicurerà che Derek venga e non usi la scusa del cambio di location per rifiutare e fare l’asociale. 

Quando torna alla chat privata con il lupo mannaro, ci sono alcuni messaggi ad aspettarlo. 

 

Da Sourwolf: Non lo so.

Da Sourwolf: Mi dispiace essere stato uno stronzo.

Da Sourwolf: Non sapevo in quale altro modo farmi ascoltare. 

 

Stiles analizza le risposte, ripensando a come fosse Derek meno di un anno fa. 

Un lupo burbero per la metà del tempo e incline alla collera per il resto, che non faceva altro che lanciare occhiatacce e sputare ordini a lui, Scott o in seguito al suo branco.

Stiles aveva avuto i suoi sospetti, ma questa ne è la conferma. Derek aveva solo avuto paura di perdere tutto ciò che gli era rimasto, dopo la morte della sua famiglia e Laura, così aveva reagito di conseguenza, affidandosi all’unica emozione che conosceva. La rabbia. 

Stiles poteva capirlo, anche se non ne condivideva gli atteggiamenti in quanto avevano causato più danni che bene. 

È felice però che il lupo mannaro stia iniziando a cambiare. Sarebbe un buon alpha, ora, anche se probabilmente non è quello che vorrebbe. 

 

Da Sourwolf: Per la cronaca, non faccio l’asociale. 

Da Sourwolf: E non mi piace il sushi. 

 

Recitano gli ultimi messaggi, facendolo sorridere. 

 

Da Stiles: L’hai almeno mai assaggiato?

Da Sourwolf: Una volta, a New York. Non mi è piaciuto. 

Da Stiles: È un gusto acquisito. Devi dargli il tempo di conquistarti.

Da Stiles: Un po’ come me :P

Da Sourwolf: In quel caso, ci vorra molto tempo. 

Da Stiles: Sei uno stronzo.

Da Sourwolf: Ti piaccio per questo.

 

Il cuore di Stiles salta un battito.

 

Da Stiles: Non mi piaci nemmeno. Ti sopporto a malapena.

 

Digita in fretta, ignorando lo sfarfallio nel suo petto. 

 

Da Stiles: Devo tornare al mio saggio ora. 

Da Stiles: Notte Sourwolf.

Da Sourwolf: Buonanotte Stiles. 

 

Derek fissa il suo cellulare con un piccolo sorriso.

Sta giocando una partita pericolosa, ne è pienamente cosciente. 

Ha stilato una lunga lista di motivi per cui dovrebbe tenersi alla larga da Stiles e da ciò che si è reso conto di provare per il ragazzo. 

Primo tra tutti, Stiles ha diciassette anni, poco più che un bambino, mentre Derek ha ventiquattro anni e per la maggior parte del tempo se ne sente quasi ottanta a causa di tutto quello che ha vissuto. Stiles è pieno di vita, sogni e ambizioni, dei quali Derek sarebbe più un ostacolo che altro. Derek è un lupo mannaro, mentre Stiles è un essere umano. Derek sa che questo non lo rende debole, più volte la sua vita è stata salvata dal ragazzo dimostrando il contrario, ma Stiles può ancora ferirsi e non guarirebbe come farebbe lui, oppure ammalarsi. E il solo pensiero di perdere qualcun altro lo fa impazzire e venir voglia di ululare pietosamente alla luna. 

Avresti dovuto morderlo e farlo tuo quando potevi. Gli aveva detto una sera Peter, annusando l’odore dell’adolescente che aleggiava ovunque nel loft. Questo finirà per uccidere entrambi. 

Derek non era riuscito a dargli torto. 

Poteva non essere più un alpha, ma il modo più sicuro per far del male a un lupo era quello di ferire i loro compagni. E Derek stava iniziando a pensare a Stiles come suo. Voleva prendersi cura di lui, provvedere ai suoi bisogni, prendere il suo dolore, ascoltarlo parlare per ore mentre se ne stavano seduti insieme sul divano. 

Ma non può e si trattiene, accontentandosi di essere suo amico, nonostante possa perfettamente annusare la lussuria nel profumo dell’adolescente quando gli è intorno, oppure il battito irregolare del suo cuore quando gli si avvicina troppo. Osa solo fare qualche battuta estemporanea per stuzzicare Stiles di quando in quando. Non è giusto, ma Derek non è mai stato totalmente un bravo ragazzo. 

Ci sono sere come quella però in cui vorrebbe solo correre fuori dalla porta per raggiungerlo e confessargli tutto, dirgli quanto è importante per lui, come ama i suoi occhi color whisky o la sua risata squillante. Quanto è intelligente e come sarebbero tutti persi senza di lui. 

Chiude gli occhi e si appisola, finché un rumore non lo desta dallo strano sogno che sta facendo e il suo corpo si muove automaticamente in allerta. Una pallottola lo colpisce al ventre e l’ultima cosa che vede sono due occhi verdi scintillanti. 

L’oscurità lo reclama, finchè non riapre gli occhi e facce sconosciute lo stanno guardando, preoccupate, mentre lo sollevano dalla sua prigione di radici e roccia. 

“Derek! Stai bene?” Esclama allarmato uno dei ragazzi, fissandolo con grandi occhi da cerbiatto. 

Devono avere tutti più o meno la sua età, anno in più anno in meno.

“Chi siete?” Domanda il giovane Derek, diffidente. 

La faccia del ragazzo si contorce in una smorfia di dolore, come se fosse stato colpito con un pugno allo stomaco. 

“Va tutto bene, Derek. Siamo qui per aiutarti.” Lo rassicura con decisione l’altro ragazzo, quello con la mascella storta, i suoi occhi brillano rossi per una frazione di secondo. 

Alpha. Riconosce il suo istinto e il giovane Derek si lascia guidare fuori dalle rovine con la promessa che lo riporteranno a casa, a Beacon Hills. 

“Lo capiremo, Stiles.” Sente sussurrare l’alpha verso l’umano con la pelle pallida tempestata da nei, prima che montino tutti in macchina. 

Quando torna adulto, tutto si sente sbagliato. Il colore dei suoi occhi, i suoi ricordi, la perdita di potere e il rischio dell’inevitabile umanità a cui è destinato se non comprendono cosa gli è stato fatto da Kate nell’antico tempio azteco. 

Braeden è un piacevole conforto nella confusione degli eventi, ma è solo una sostituta, un palliativo per quello che realmente desidera e che non si permette di avere. È attratto dalla donna, probabilmente prova qualcosa per lei, ma non è amore. 

Amore è quello che vede riflesso nei due occhi castani che lo fissano preoccupati mentre agonizza sanguinante sulle sterrato. 

“Vai. Salvalo.” Lo implora, allontanando Stiles per l’ennesima volta da lui. 

Se morirà, sarà almeno felice di sapere che Stiles avrà salvato il suo migliore amico. 

Sente la vita abbandonarlo, quando qualcosa in lui cambia e un nuovo fuoco gli ruggisce nel petto, la pelle comincia a strapparsi dal corpo, rivelando una pelliccia nera come l’inchiostro e appuntite zanne d’avorio. Gli arti si flettono in agili zampe e la sua spina dorsale si allunga in una folta coda. I suoi occhi brillano d’azzurro mentre ringhia contro Kate, sottomettendola con la sua nuova potenza. 

Riescono a salvare Scott, ma Kate fugge. In compenso però catturano Peter e lo caricano su un camion per condurlo a Eichen House, dove resterà rinchiuso d’ora in poi e non potrà più nuocere a nessuno. 

“Glielo hai mai detto?” Gli chiede privatamente Braeden mentre Derek si sta rivestendo dietro un furgoncino. Il resto del branco sta aiutando i Calavera a trasportare i feriti e i corpi dei morti. 

“Hmh?” 

“Hai mai detto a Stiles che lo ami?” Chiarisce la donna. 

“Non so di cosa tu stia parlando, Braeden.” Mente il lupo mannaro. 

“Derek, non sono stupida. Ho visto come lo guardi.” Ribatte lei, infastidita dalla bugia. “E come lui ti guarda.” Aggiunge, lanciando una fugace occhiata al ragazzo in piedi dall’altro lato dello spiazzo polveroso. 

Stiles li sta guardando ma distoglie rapidamente lo sguardo quando incrocia gli occhi di Derek.

“Lui non ha bisogno di saperlo.” Dichiara con fermezza il lupo mannaro, sperando di chiudere il discorso. 

Braeden sospira, scuotendo la testa. “Bene. Lascia che ti dia un consiglio da... amica.” Dice, avvicinandosi per guardarlo dritto negli occhi. “Negarti la felicità quando è a portata di mano, proprio di fronte al tuo naso, ti condannerà a una vita di infelicità e rimpianto. E non sarai soltanto tu a soffrire della tua decisione, Derek.” 

“Braeden io…” Derek tentenna, non sapendo cosa dire. Vorrebbe farle sapere che le dispiace, che non intendeva usarla, che tiene a lei, ma la donna lo precede, zittendolo con uno sguardo. 

“Tieni le tue scuse per te, Derek. Non voglio paroline dolci su quello in cui siamo stati coinvolti. È piaciuto ad entrambi, ma è stata una piacevole sbandata e nulla più.”  

Derek aggrotta le sopracciglia. “Tu mi piaci, Braeden.” 

“Sì, ma non abbastanza.” Ricorda la mercenaria con un sorriso, baciandogli una guancia barbuta con affetto.

Derek non sa cosa fare del suo consiglio però. 

Non può tornare a Beacon Hills. Non può parlare con Stiles prima di risolvere la matassa ingarbugliata che sono i suoi sentimenti per il ragazzo.

Stiles merita di meglio. Merita qualcuno in grado di proteggerlo, qualcuno che sia sicuro al cento per cento di stargli al fianco, qualcuno che possa garantirgli una vita sicura e felice. E questo non è lui. Non dopo che ogni persona intorno a lui è stata nuovamente messa in pericolo da una delle sue ex psicopatiche o dal suo stesso zio. 

Derek ha bisogno di tempo per schiarirsi le idee, tempo che non si era concesso quando aveva deciso di partire con Cora e poi era stato richiamato a Beacon Hills per combattere il Nogitsune. 

Tutti si voltano a guardare Stiles quando Derek sorride loro per salutarli.

Stiles lo guarda. Sa cosa stanno dicendo gli occhi del ragazzo. Non andare. Lo implorano tacitamente, ma Stiles non fa nulla per fermarlo. 

Derek gliene è grato, perchè è sicuro che se Stiles gli chiedesse di restare, non saprebbe dirgli di no. 

Stiles lo lascia partire al seguito di Braeden, mordendosi il labbro per evitare di urlare al lupo mannaro di fermarsi. 

Una volta Derek gli aveva promesso che sarebbe sempre tornato a Beacon Hills, non per la città ma per le persone che l’abitavano. Decide di aggrapparsi a quella promessa, soffocando ancora una volta i propri sentimenti, in favore della fiducia che ripone in Derek.

Scott lo abbraccia quando lo lascia a casa e Stiles si permette di lasciarsi sfuggire un singhiozzo.

Quella sera, quando si addormenta nel suo letto, Stiles lascia che tutti i sentimenti repressi in quei mesi si sfoghino nel pianto.





Note dell'autrice: Questa settimana al cowt-11 c'è come prompt "age different" e chi sono io per non scrivere un po' di sterek? Come accennato in precedenza, questi due idioti fanno un passo avanti e tre indietro, ma ce la possono fare! Lo giuro!! 
Alla prossima <3 
 
 

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Capitolo 10
*** We're just friend ***


Capitolo 10



 

La partenza di Derek è solo il primo dei tanti cambiamenti che il gruppo di adolescenti si ritrova ad affrontare. 

I primi a lasciare Beacon Hills sono proprio gli ex beta del lupo mannaro, Erika e Boyd. I due ragazzi praticamente fuggono una mattina, caricando la macchina che Derek aveva comprato ad Erika per il suo compleanno, lasciando dietro di loro un semplice biglietto per informare gli altri che avevano bisogno di un ‘periodo sabbatico’ e prendere una boccata d’aria dal soprannaturale, vivendo come ragazzi normali per un po’. Promettono di seguire un corso online per recuperare i loro voti durante l’estate e iscriversi all’ultimo anno scolastico non appena arriveranno da alcuni parenti di Erika in Georgia, dove intendono restare per il prossimo anno o giù di lì. Poi si vedrà. 

Stiles riceve durante le ultime settimane estive vari messaggi da parte di Erika dove l’esuberante ragazza lo rassicura che stanno bene, in allegato c’è ogni volta una nuova foto del loro road-trip. Entrambi gli adolescenti hanno sempre un enorme sorriso stampato sulle labbra e lui non può che essere felice per loro. 

Prima che il nuovo anno scolastico cominci, Allison decide di partire per la Francia alla riscoperta di se stessa, seguita da Isaac. Quando i due ragazzi informano il resto del gruppo della loro decisione, Scott si costringe a sorridere ed essere contento per entrambi. 

Il giovane lupo non lo ammetterebbe mai ad alta voce, ma Stiles sa che la partenza dei due ragazzi per cui nutre più che del semplice affetto, non lo lascia solo semplicemente un po’ turbato. Allison occuperà sempre un posto speciale nel cuore di Scott e probabilmente lui non amerà mai nessun’altra ragazza sulla faccia della terra come abbia amato lei. E Isaac... bhe, lui occupa un posto altrettanto importante e speciale nel cuore del suo migliore amico. 

Scott ama Kira e l’innocente kitsune lo ricambia con tutta la sua dolce devozione, ma la loro storia, per quanto pura e carica di sincero sentimento, non potrà mai competere con quello che Scott e Allison hanno condiviso. Inoltre, Kira non è con Scott per aiutarlo ad affrontare i suoi confusi sentimenti in quel momento, perché i suoi genitori l’hanno trascinata via dalla città per una vacanza. 

I sentimenti sono una cosa complicata, soprattutto quando si è adolescenti. 

Il cuore è una macchina complessa e incomprensibile, ti porta ad amare persone oltre ogni ragionevolezza, ti fa innamorare ancora e ancora, anche quando pensi di averne avuto abbastanza di quel sentimento agrodolce e struggente, a volte ti confonde facendoti sentire allo stesso modo per più persone, altre volte non ti permette di vedere altri al di fuori di una singola persona. Non esiste una formula matematica capace di spiegare l’amore e viverlo è sempre un’esperienza molto personale e unica. È come salire sulle montagne russe, ti da una scarica di adrenalina assurda ma allo stesso tempo ti terrorizza da morire. L’amore a volte ti colpisce in pieno quando meno te lo aspetti, ti travolge come un camion che si schianta contro un muro a tutta velocità. Altre volte cresce piano, come l'influenza che stavi covando pensando fosse un semplice raffreddore, trasformandosi da una piccola innocua attrazione a un’ardente folgorante passione. A volte l’amore può durare per sempre, altre volte svanisce in un batter di ciglia. L’amore può portarti in alto oltre le nuvole, riempirti finché non senti il petto scoppiare di estatica contentezza, o buttarti a terra tra i pezzi infranti del tuo cuore, facendoti sentire perso senza più una via di fuga da quel dolore che ti attanaglia così strettamente da non permetterti di respirare. Amare a volte si rivela una prova di coraggio e non tutti sono abbastanza coraggiosi da affrontarla. 

“Andiamo Scott, esci da quel maledetto cumulo di coperte.” Sbuffa Stiles, cercando di scoprire il corpo dell’amico racchiuso nel bozzolo di lenzuola spiegazzate. 

“Lasciami in pace!” Geme Scott, trattenendo ostinatamente le coperte sopra la testa.

“Per quanto tempo pensi di restare rinchiuso qui dentro ignorando tutto il resto del mondo?” Rimprovera il ragazzo, riuscendo a strappare le coperte dalla presa ferrea delle mani dell’altro. 

“Per tutto il tempo che voglio.” Ringhia il giovane lupo mannaro, infastidito dall’insistenza dell’amico. 

Scott ha un aspetto pietoso. I suoi grandi occhi da cucciolo sono gonfi e arrossati, cerchiati da profonde occhiaie. I capelli castani sono un pasticcio informe appiattito dal cuscino e persino il naso umano di Stiles non riesce ad ignorare il pesante odore di sudore che si libera dalle coperte quando le solleva. Arriccia il naso, trattenendosi dal spingere immediatamente l’amico giù dal letto e nella doccia, decidendo poi se valesse la pena tentare di lavare le coperte lerce o dargli semplicemente fuoco. Melissa probabilmente lo avrebbe ucciso se avesse optato per l’ultima soluzione, ma la lavatrice dei McCall gliene sarebbe stata eternamente grata, ne era sicuro. 

“Il nuovo anno scolastico inizierà a breve, Scott. Sarai costretto a lasciare questo letto che tu lo voglia o no. Non puoi sottrarti in eterno alle tue responsabilità.” Fa notare Stiles facendogli la paternale, sedendosi a cavalcioni su di lui. “Liam è quasi impazzito nel cercare di controllarsi da solo durante l’ultima luna piena perché tu non c’eri. Dovresti essere la sua guida, Scott. Lo hai morso. Sei il suo alpha, ricordi?” Accusa, cercando di far ragionare il suo migliore amico.

Scott si limita a borbottare, coprendosi il viso con un braccio. 

“Puoi occupartene tu. Lo hai già fatto per me quando sono stato trasformato e poi per Malia. Sei bravo in questo genere di cose.” Risponde l’alpha, cercando di sottrarsi al rimprovero. 

“Sono lusingato, Scottie, ma come sto cercando di farti notare in questa discussione, Liam non è una mia dannata responsabilità!” Sbraita allora l’altro, passandosi con frustrazione una mano tra i capelli. Stiles sospira, cercando di ricordare mentalmente a se stesso che urlare contro l’amico mentre aveva il cuore spezzato non avrebbe risolto nulla e tantomeno avrebbe aiutato Scott a stare meglio. “Tua madre è preoccupata. Kira è preoccupata perché non rispondi al telefono da giorni. Io sono preoccupato.” 

Scott abbassa il braccio, folgorandolo con i suoi vermigli occhi alpha. 

“Ti ho lasciato il tuo spazio quando Derek se ne è andato, no? Perché non puoi fare lo stesso?!” Ruggisce furioso, lasciando scattare le zanne.

Stiles trema per la violenta reazione inaspettata, ma non indietreggia. Scott non gli farebbe mai del male, nemmeno sotto forte stress o rabbia, ne è totalmente sicuro. 

“Le due situazioni non sono neanche lontanamente paragonabili.” Sussurra in imbarazzo.

L’alpha si lascia sfuggire una piccola risata sarcastica, deridendolo. “Stiles, smettila di mentire a me e innanzitutto a te stesso. Tu sei innamorato di Derek! Hai pianto la prima volta che ha deciso di lasciare la città ed eri distrutto quando se n’è andato insieme a Braeden. Dovresti capire cosa sto passando in questo momento.” 

“Io non…” Prova a negare Stiles, venendo prontamente inchiodato al suo posto da un’occhiata severa. “Ok, anche se fosse, quello che provo io per Derek non è rilevante al momento. Sto cercando di aiutare il mio migliore amico ad affrontare il suo trauma emotivo qui!” Ricorda mestamente, incrociando le braccia al petto. 

Scott alza gli occhi al cielo, la rabbia che sfuma velocemente come era venuta. “E questo lo chiami aiutare?” Brontola. 

Stiles sorride perfidamente, afferrando di nascosto un soffice cuscino. “A volte bisogna usare le maniere forti.” Dichiara per poi colpirlo in pieno viso con la morbida arma improvvisata. 

Scott lo fissa scioccato per la cuscinata. 

“Stiles…” Non riesce a finire la frase per avvertirlo che non ha voglia di giocare al momento, che un’altra cuscinata lo colpisce in pieno volto. “Stiles!” 

“Andiamo Scott, mi conosci. Se vuoi che ti lasci in pace, la tua unica possibilità è buttarmi fuori di casa con la forza.” Afferma sfoggiando un sorrisetto strafottente. 

Scott ringhia basso in gola, lanciandoglisi contro. 

Melissa li trova mezz’ora più tardi, circondati da svolazzanti piume bianche e i resti del set di biancheria da letto del figlio. Scott sta trattenendo Stiles sotto un cuscino spennacchiato, ribadendogli di arrendersi e sembra per la prima volta qualcosa di diverso da triste e pietoso che sua madre non ha il cuore di arrabbiarsi o metterlo in punizione per il disastro. 

Si assicura solo di chiarire che non ha intenzione di ripulire il loro casino e Stiles la rassicura che ci penseranno loro. 

“Grazie.” Ringrazia Scott dopo, abbracciando strettamente il suo migliore amico. “Non sapevo di averne bisogno.” Ammette, sentendosi decisamente meglio dopo la violenta battaglia di cuscini. 

Stiles sorride sollevato. “Amico, puzzi da far schifo.” Si lamenta scherzosamente, battendogli una mano sulla schiena prima di allontanarlo. “Sai che ti amo, ma hai davvero bisogno di fare una doccia.”

Scott tira su col naso, il suo viso si contorce in una comica smorfia di disgusto quando annusa, rendendosi improvvisamente conto del proprio sgradevole odore. “Forse hai ragione.” Concorda, tuffandosi rapidamente in doccia. Quando esce dal bagno, sembra rinato. 

Lui e Stiles sistemano il casino nella sua stanza e scendono a fare merenda insieme, saccheggiando la dispensa, poi tornano in camera e giocano ai videogames come due normali liceali che passano uno degli ultimi pomeriggi estivi insieme. Parlano per ore di cazzate finché il cielo non si fa scuro e allora Stiles manda un messaggio a suo padre dicendogli che passerà lì la notte. Melissa cucina il piatto preferito di Scott quella sera e il ragazzo mangia tre porzioni senza alcuna dignità.

Quando tornano a letto, sotto un nuovo set di lenzuola pulite e profumanti di ammorbidente, Scott finalmente si apre con Stiles, sfogando tutti i sentimenti che aveva represso durante quella settimana di autoisolamento. Stiles resta ad ascoltarlo pazientemente in silenzio finché non ha finito. 

“È tutto così complicato.” Si lamenta il giovane lupo, immergendo la testa nel cuscino. “Amo Kira, lei è fantastica. Ma quando Allison ha detto che se ne sarebbe andata, ho sentito come se mi venisse strappato il cuore dal petto. E mi manca anche Isaac.”

“Lo so, Scottie.” Rassicura Stiles, passandogli affettuosamente una mano tra i capelli. “Magari un giorno torneranno e potrete sistemare le cose tra voi.”

“Se torneranno.” Corregge tristemente l’altro. 

“Ehi ora, lascia che sia io quello pessimista della coppia.” Ammonisce bonariamente Stiles. “Non mi sembra che nessuno dei due abbia detto che si sarebbero trasferiti in Francia per sempre. Chris non ha ancora venduto il loro appartamento qui.” 

Il lupo mannaro aggrotta la fronte. “Come lo sai?”

Stiles scrolla le spalle con finta disinvoltura. “Ho controllato.” Informa, ghignando furbamente.

Scott scuote la testa, sorridendo. “Sei il migliore.”

“Lo so.” Si pavoneggia scherzosamente Stiles facendolo ridere. 

Cadono in un tranquillo silenzio per qualche lungo minuto, finché Scott non decide di porre la domanda che Stiles sapeva sarebbe arrivata prima o poi. 

“Che mi dici di te e Derek?” Domanda, accoccolandosi più vicino all’amico. 

“Non c’è molto da dire, Scott. Se n’è andato.” Risponde l’altro ragazzo sulla difensiva. “Lo stronzo il più delle volte non risponde nemmeno ai miei messaggi.” 

Scott gli accarezza un braccio in un gesto comprensivo. “E tu e Malia?” 

Stiles sospira, rigirandosi per fissare il soffitto. “Voglio molto bene a Malia, è stata la prima con cui… bhe, hai capito. Ma non so se l’amo davvero.” Ammette. 

“Effettivamente con lei non sei uscito di testa come lo eri con Lydia.” Ironizza l’alpha. 

Stiles ride piano, assestandogli una gomitata nel fianco. “Credo che la mia cotta per Lydia Martin non passerà mai davvero. Sai quando dicono ‘il primo amore non si scorda mai’?” Scott annuisce. È praticamente quello che prova per Allison. “Pensi valga anche per gli amori non corrisposti?” Chiede sovrappensiero il giovane, pensando alla ragazza dai lunghi capelli biondo fragola, ma anche a un certo lupo mannaro dalle folte sopracciglia espressive. 

L’idea che il sentimento segreto che prova per Derek non si spegnerà mai è in parte rassicurante ma allo stesso tempo terrorizzante. 

“Non ne ho idea.” Sospira Scott con rassegnazione. “Amico, l’amore fa schifo.” 

Stiles gli da una pacca sul petto nudo. “Sono completamente d’accordo con te.” 

Si addormentano facendo progetti sul nuovo anno scolastico, sperando entrambi che non ci siano altri problemi soprannaturali da affrontare che mettano nuovamente a rischio le loro adolescenziali vite già fin troppo fottute e incasinate. 

Il mattino seguente, quando Stiles torna a casa, non riesce a smettere di pensare a Derek. 

Il lupo mannaro se n’è andato da due mesi e da quando si sono salutati in Messico, non ha risposto a quasi nessuna delle sue chiamate o messaggi. Non che ce ne fossero stati molti, Stiles sa mantenere le distanze quando gli veniva chiesto, ma si era comunque permesso di fare il check-in dopo quasi un mese dalla sua partenza, giusto per sapere se l’altro stesse bene e dove fosse. Derek aveva risposto sbrigativamente dicendogli che stava bene e non doveva preoccuparsi per lui, sarebbe stato da Cora con il branco sud-americano che la ospitava per il momento, non aveva piani precisi per il futuro. 

Avevano parlato solo un’altra volta, quando Derek gli aveva chiesto come favore di portare una copia delle chiavi del loft a un’agenzia immobiliare. 

Cosa ti fa pensare che io abbia le chiavi del loft? Aveva infantilmente protestato sul momento. 

Derek aveva sbuffato dolcemente al telefono. Stiles, so che hai fatto una copia praticamente il primo mese che mi sono trasferito lì. Gli aveva risposto, conoscendolo fin troppo bene. 

Hai deciso di vendere l’appartamento? Aveva quindi chiesto, non riuscendo a porre la vera domanda che gli premeva sulla lingua. Se Derek aveva deciso di vendere l’unica ‘casa’ che gli era rimasta a Beacon Hills, forse era perché non aveva intenzione di tornare in primo luogo. 

Lo sto prendendo in considerazione. Aveva ammesso come se nulla fosse il lupo mannaro. Il respiro di Stiles gli era morto in gola a quelle parole. Per ora mi limiterò a far ristrutturare il posto mentre non ci sono. Aveva poi aggiunto, facendogli tirare un enorme sospiro di sollievo. 

Dopo quella chiamata però, Derek sembrava essersi chiuso in un testardo silenzio radio. 

Stiles è così confuso su tutto. Sui suoi sentimenti, sui sentimenti di Derek, su quello che erano stati, su quello che sono, su quello che sarebbero potuti essere se il lupo mannaro non se ne fosse andato seguendo Braeden. Non sapeva nemmeno se la mercenaria fosse ancora in contatto con lui, se la loro storia fosse stata solo un fuoco di paglia o qualcosa di più serio, ma la gelosia era un seme infido con radici facili a crescere nell’animo umano.

Stiles sta fissando uno dei muri della sua camera facendo rimbalzare distrattamente una pallina da tennis contro di esso. La palla rimbalza ritmicamente dalla sua mano al muro, mentre i suoi pensieri gli si attorcigliano nella testa. Quando la pallina lo colpisce sulla fronte, facendolo accigliare, finalmente si decide a prendere il cellulare e fare quello su cui stava rimuginando. 

 

Da Stiles: Tuo fratello è un coglione. 

 

Digita, inviando il messaggio all’unica persona che potesse metterlo in contatto con Derek.

La risposta arriva quasi immediatamente, facendolo sorride. 

 

Da Cora: Dimmi qualcosa che non so.

Da Stiles: Tipo che se lo avessi di fronte al momento, lo prenderei a pugni? 

Da Cora: Ti romperesti una mano. Sarebbe più comodo per te colpirlo con una mazza da baseball di metallo. O dargli un calcio nelle palle. 

 

Stiles sbuffa una risata, sentendosi già meglio. 

 

Da Stiles: Mi piace quando incoraggi la mia vena violenta su di lui. 

Da Cora: Ringrazia che mi piaci. Se fossi stato chiunque altro ti avrei strappato le braccia e ti avrei picchiato con esse per aver minacciato mio fratello. 

Da Stiles: Lo so. Derek è fortunato ad averti come sorella. 

Da Cora: Puoi ben dirlo.

Da Cora: Quindi, cosa ha fatto il mio fratellone per farti incazzare? 

Da Stiles: A parte non rispondere mai al telefono e sparire dal giorno alla notte dall’altra parte del continente come se gli altri non significassero nulla per lui? 

Da Cora: Sai com’è fatto. Funziona a modo suo. 

Da Stiles: Non giustificarlo sempre.  

Da Cora: Non lo giustifico, Stiles. Cerco solo di capirlo. 

Da Stiles: Vorrei provarci anche io. Se mi parlasse. 

Da Cora: Per quanto sia divertente intromettermi nella vita sentimentale di mio fratello maggiore, non credo che mettere bocca nei vostri litigi da fidanzatini sia una mia prerogativa. 

Da Stiles: Di che stai parlando?

Da Stiles: Siamo solo amici.

Da Cora: Stai Scherzando. 

Da Cora: Lui ti guarda come se fossi tutto il suo mondo. 

 

Stiles sospira malinconicamente. Gli sarebbe davvero piaciuto se fosse stato realmente così. 

 

Da Stiles: Bhe, notizia flash. Non è così.  

Da Stiles: A meno che tu non sappia qualcosa che io non so, ovviamente. 

 

Ironizza, non volendo concedersi di alimentare false speranze. 

 

Da Cora: Mio fratello è davvero un coglione. 

 

Dice l’ultimo messaggio che riceve quella mattina da parte della giovane Hale.

 

Da Stiles: ?

 

Invia alla ragazza, domandandosi cosa intendesse così improvvisamente prima di sparire. 

Stiles perde le speranze di ricevere una risposta finché a tarda sera il suo telefono squilla sulla scrivania mentre sta giocando a World of worldcraft. 

“E-ehi.” Saluta esitante, riconoscendo il numero sul display. 

“Ehi.” Saluta a sua volta la voce ruvida di Derek. 

Stiles rabbrividisce, lasciandosi cullare dal suono della parola che scivola nel suo orecchio. 

“Come stai, sourwolf?” Domanda, facendosi coraggio per riempire la conversazione prima che un imbarazzante silenzio si depositi tra loro. 

Derek sbuffa al nomignolo familiare, facendolo sorride. “Sto bene.” Risponde. “Tu?”

“Ora che Scott ha smesso di fare l’emo per la partenza di Allison e Isaac sto molto meglio.” Ammette, ritrovandosi a raccontare tutto quello che è successo a lui o al branco nelle ultime settimane. “Erika mi ha mandato una foto bellissima di Boyd che cavalca un toro meccanico indossando un cappello da cowboy e degli orribili pantaloni pezzati.”

Derek ride affettuosamente. “Sì, l’ha mandata anche a me.”

Stiles stringe i denti. “Oh, quindi a lei rispondi?” Non riesce a trattenersi dal lanciare la velenosa frecciatina, pentendosene immediatamente quando sente il lupo mannaro sospirare attraverso la cornetta. 

“Stiles…”

“No, scusa. Dimentica quello che ho detto. Facciamo finta per una volta che la mia bocca non abbia parlato prima di mettersi d’accordo con il mio cervello.” Implora, volendo tornare alla tranquilla conversazione che stavano condividendo fino a un minuto fa.  

“Cora mi ha detto che ti sei lamentato con lei questa mattina.” Informa tranquillamente il lupo. 

Stiles si morde colpevolmente il labbro. “Sì, ecco… non volevo metterti contro tua sorella. Volevo soltanto, sai, smuovere le acque. Trovare un modo per capire perché non volessi più parlarmi.” Si giustifica, grattandosi nervosamente il collo. “Sapere perché fosse diventato così facile mettermi da parte.” Aggiunge tra i denti in un sussurro appena udibile. 

Derek non fatica però a sentire le sue parole, ribattendo velocemente. “Stiles. Non ti ho messo da parte.”

Il ragazzo ride stancamente. “Ah no? Derek, sei a duemila chilometri da qui. Non rispondi alle mie chiamate. Non mandi neanche un messaggio per farmi sapere se stai bene. Come lo chiami questo?” Colpevolizza. 

“Io…” Il lupo mannaro tenta di controbattere all’accusa, senza però sembrare trovare le parole giuste, ammutolendosi. 

Stiles sopira, massaggiandosi la radice del naso. “Pensavo fossimo amici.” 

“Lo siamo.” Conferma con veemenza Derek. 

“Ah davvero?” Deride l’adolescente, spegnendo il pc per alzarsi dalla sedia della scrivania e stendersi sul letto. Riprende in mano la pallina, lanciandola con forza contro il muro per sfogare la rabbia. “Quindi è così che tratti i tuoi amici? Perchè sono stufo di illudermi di essere importante per te quanto tu lo sei per me. Se anche sono mai stato minimamente importante per te.”

“Certo che lo sei!” Ringhia offeso il lupo mannaro. 

Stiles alza lo sguardo verso l’acchiappasogni appeso sulla testiera del letto, afferrandolo d’impulso per staccarlo, lanciandolo attraverso la stanza. 

“E come dovrei saperlo, Derek, visto che non vuoi parlarmi e anzi, sembri voler mettere sempre più distanza tra noi? Non ho una fottuta palla di cristallo da consultare ogni qualvolta tu torni ad essere il tuo vecchio te burbero, scontroso e chiuso col mondo!” Aggredisce, finendo per distrarsi e venir colpito nell’occhio dalla pallina. “Auch!”

“Stai bene?” Domanda subito il lupo, preoccupato dal suo gemito sofferente. 

“No, non sto bene, Derek! Una pallina da tennis mi ha appena colpito in un occhio e la persona di cui credo di essere innamorato continua a fare l’ottuso al telefono facendomi perdere la pazienza!” Vomita senza pensare, raggelando quando si rende conto di ciò che ha appena ammesso. 

“Che cosa hai detto?” Chiede tentennante il lupo mannaro, trattenendo il respiro.

“Niente. Non ho detto niente.” Nega il giovane, deglutendo pesantemente. “Ora attacco e entrambi faremo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta.” Propone con una mezza risatina carica di panico. 

“Stiles, non riattaccare per favore.” Prega Derek, cercando di fermarlo. 

Ma Stiles non ascolta e conclude la chiamata. 

Derek fissa stupidamente il cellulare, confuso da quello che è appena successo. 

Sua sorella lo trova ancora così quando esce dal bagno dopo aver fatto la doccia. 

"Stai bene?" Domanda la ragazza, sedendosi al fianco del fratello sul letto. 

Derek annuisce, voltando leggermente la testa per guardarla. "Non so cosa fare." Ammette smarrito, stritolando l'apparecchio telefonico nella mano. 

Cora alza un sopracciglio. "Magari tirare fuori le palle?" 

Derek spalanca la bocca, sbigottito. 

"Non guardarmi in quel modo. Sono stata fin troppo tenera con te. Laura ti avrebbe preso a calci nei coglioni se fosse stata al mio posto." Dichiara Cora, sorridendo divertita mentre si alza per lasciare la stanza, lasciandolo solo. 

Sua sorella minore non ha tutti i torti. 

Se Laura fosse stata ancora viva, lo avrebbe tirato per le orecchie fino a portarlo in ginocchio davanti a Stiles per fargli affrontare finalmente i propri sentimenti. 

Derek ringhia a se stesso, sentendo l’impellente bisogno di andare a correre per schiarirsi le idee. 

Lancia un’ultima speranzosa occhiata al cellulare prima di uscire, desiderando di poter convincere Stiles a chiamarlo con la sola forza del pensiero. Scuote la testa, rassegnandosi al fatto che per quella sera non avrà più modo di confrontarsi con il giovane. Esce e corre, macinando un chilometro dietro l’altro mentre il suo cervello lavora incessantemente per analizzare ogni parola detta nella telefonata. 

Stiles che dichiarava i propri sentimenti durante uno sfogo d’ira non era il massimo degli inizi da cui sperare di instaurare una buona e sana relazione. Sempre se fosse riuscito ad ammettere a se stesso di volere una relazione con l’adolescente per prima cosa. 

Ma a chi voleva mentire. Certo che la voleva. 

Non riusciva a pensare ad altro da quando l'aveva lasciato. Si era più volte chiesto nelle ultime settimane se avesse preso la decisione giusta allontanandosi da lui. 

Era stato così felice quando Stiles gli aveva risposto al cellulare dopo che sua sorella aveva insistito perché lo chiamasse, che si era chiesto come avesse fatto a resistere per un intero mese dal chiamarlo solo per ascoltare la sua voce. Gli mancava il suo odore, i suoi intelligenti occhi ambrati e la sua squillante risata.

Tutto ciò che Stiles gli aveva detto, tutto ciò che il ragazzo aveva assunto e di cui lo aveva accusato, gli faceva supporre che credesse che fosse Derek quello che lo avrebbe rifiutato una volta venuto a conoscenza dei suoi sentimenti. 

Come poteva Stiles pensare una cosa del genere, quando era così perfetto e meraviglioso ai suoi occhi?

Stiles era sembrato così arrabbiato, ferito e deluso da lui. 

Le parole di Braeden gli risuonano come un disco rotto nella testa, ricordandogli che le sue decisioni non avrebbero mai fatto soffrire solo se stesso. 

È tutta colpa sua. È sempre stata colpa sua. 

Derek ulula, sentendo il proprio lupo agitarsi sotto la pelle, artigliando per uscire. Ha bisogno di sfogare tutta l’energia nervosa accumulata e la semplice corsa non sta aiutando. Si lascia andare alla trasformazione, mani che mutano in zampe, viso che si contorce in muso, pelo nero che ricopre la pelle. 

E corre.



Note dell'autrice: Come il capitolo precedente, anche questo segue un prompt del Cowt-11, per la settima settimana: M1 ispirata al prompt litigio - 17. “Leave me alone!”
Che dire, sia Derek che Stiles sono due cretini confusi ma sono arrivati entrambi al punto di rottura e siamo lì lì per la svolta ;) vi farò cuocere solo per un altro capitolo (o due, perché c'è altro angst canon in arrivo). 

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Capitolo 11
*** When do you know it's time to leave? ***


Capitolo 11


 

Derek si accascia stancamente sul suo letto. 

È quasi sera, fuori il cielo si sta annuvolando e probabilmente verrà presto a piovere. Dovrebbe ritirare i panni che aveva steso quella mattina, ma non ha voglia di alzarsi. Sente distrattamente il rumore della porta finestra, che dà al balconcino dell'appartamento che condivide con Cora, aprirsi e poi richiudersi qualche minuto dopo. 

“Stai bene?” Chiede sua sorella passando davanti alla porta della camera, reggendo i vestiti asciutti tra le braccia. 

Più tardi Derek l’avrebbe ringraziata per quello. 

“Mhm.” Risponde, spingendo fermamente il viso nel soffice cuscino come uno struzzo che cerca di nascondere la testa sotto la sabbia. 

Non gli importa se il suo comportamento può sembrare infantile, è esausto, come ogni volta che torna da una seduta dalla sua terapista. 

Ha iniziato il percorso psicologico sei mesi prima, quando ha finalmente deciso di scendere a patti con se stesso e ammettere di dover far chiarezza nella propria vita. 

Era un percorso difficile, doveva affrontare i fantasmi del suo passato, analizzare i traumi e gli effetti che avevano sul suo comportamento e di riflesso sulle sue relazioni con gli altri, il tutto dovendosi fidare di una completa estranea. 

Hope, la sua terapista, è umana ma nata in un branco di lupi. È una donna dal carattere deciso e esuberante, ma segretamente gentile. Non lo tratta con i guanti di velluto e non cerca mai di rassicurarlo con inutili parole di conforto quando cade a pezzi davanti a lei, bensì preferisce un approccio più diretto, guidando abilmente Derek ad affrontare un problema alla volta, fornendogli i mezzi giusti per combattere le proprie intime battaglie, gratificandolo con piccoli segreti orgogliosi sorrisi quando vede in lui anche il più piccolo miglioramento. 

Gli ricorda Laura in un certo senso e questo lo ferisce come una pugnalata ogni volta che si siede sul divano nel suo studio.

Gli manca sua sorella maggiore. Gli mancano i litigi, le serate sul divano nel loro appartamento a New York, mangiando cinese e guardando un film insieme, i viaggi fuori città con la Camaro o le corse nei boschi. Sa che anche a Cora manca Laura - anche se in un modo diverso dal suo - e non riesce a non sentirsi in colpa per la sua morte. Avrebbe dovuto seguirla sin da subito a Beacon Hills, invece di accigliarsi come suo solito e fare il ragazzino, rifiutandosi di tornare nella città da cui era fuggito. 

Fuggire. Si trattava sempre di fuggire alla fine dei conti. 

Fuggire dai problemi, dalle responsabilità, dalle conseguenze delle proprie decisioni o dai propri sentimenti. Fuggire era facile. Ma non era quello che avrebbe dovuto fare. 

Non era più quello che voleva fare. 

Derek stava lavorando duramente con Hope su questo, deciso a smettere di fuggire da tutto e tutti. 

La seduta di oggi era stata intensa, svuotandolo di tutte le sue energie, motivo per il quale decide che ordinerà d’asporto per cena, invece di cucinare. A Cora non dispiacerà, purché sia lei a scegliere da che ristorante ordinare. 

“Ehi, Der?” Richiama Cora, strappandolo dalla sua autocommiserazione.

“Cosa?” Brontola, alzando la testa. 

“Di chi è questa maglietta?” Chiede la ragazza, mostrandogli una t-shirt con la stampa del logo di Batman sul davanti, chiaramente non sua.

“È di Stiles.” Risponde Derek rapidamente, senza neanche pensarci.

“Chi è Stiles?” Domanda sua sorella, sollevando un sopracciglio. 

Derek aggrotta la fronte, aprendo la bocca per risponderle, finendo però con il richiuderla quando realizza di non avere una risposta. 

“Io… non lo so.” Ammette spaesato, osservando la maglietta con confusione. 

Cora gli lancia il capo contro il petto. 

“Sei strano.” Commenta con uno sbuffo, tornando a piegare i panni. 

Derek si rigira la maglietta tra le dita, rimuginando. 

Perché aveva detto quel nome, se non aveva idea a chi fosse collegato? 

Avvicina il naso all’indumento, inspirando, ma l’unico odore che può distinguere è quello dell’ammorbidente. 

Scrolla le spalle, decidendo che doveva essersi trattato di un semplice lapsus. 

Probabilmente la maglietta apparteneva a qualcuno del branco di Beacon Hills e doveva essere finita in qualche modo nei suoi bagagli quando aveva lasciato la città. 

L’episodio però si ripete qualche giorno dopo, mentre lui e Cora stanno facendo colazione. 

Sua sorella sta versando nella tazza il latte prima di mettere i cereali e lui commenta la scena con la frase ‘Stiles ti staccherebbe il braccio se ti vedesse farlo’

Cora lo fissa in silenzio mentre mangia, finchè Derek non ne ha abbastanza del suo sguardo preoccupato e giudicante, lasciando la stanza con la scusa che finirà per fare tardi ad un appuntamento.

Sa che Cora può sentire il suo battito cardiaco vacillare per la bugia, ma ha urgente bisogno di uscire di casa per schiarirsi le idee. 

Qualcosa non va e non sa se si tratti di lui o meno. 

Cammina fino a un parco a qualche isolato dal quartiere dove abitano, sedendosi sulla prima panchina libera che trova. 

Prende il cellulare dalla tasca dei jeans e controlla la sua lista contatti. 

Non c’è nessun ‘Stiles’ tra i nomi registrati, ma per quanto ne sa, quello potrebbe essere soltanto un soprannome. 

È un soprannome. Gli conferma una vocina nella testa che finisce per ignorare. 

La stessa vocina cerca di convincerlo a non fidarsi del cellulare che stringe in mano, perchè l’ha cambiato da poco meno di una settimana, dopo che il vecchio si era rotto in uno scontro con dei cacciatori. 

Forse i numeri segnati nel nuovo apparecchio telefonico non erano tutti quelli che aveva avuto in precedenza. Magari avrebbe potuto portare il suo vecchio cellulare da un tecnico per cercare di recuperare il resto dei dati nella memoria del dispositivo. 

Quando l’indomani consegna il telefono ammaccato al centro assistenza, l’uomo al bancone alza stupito le sopracciglia alla vista dei danni.

“Pensa di poter recuperare i miei dati?”

Il tecnico si rigira il cellulare col vetro in frantumi - e quasi appiattito come una sottiletta - tra le mani.

“Vedrò cosa posso fare.” Promette, nonostante sembri molto dubbioso di poterci riuscire.

Derek annuisce, ringraziandolo educatamente prima di lasciare il negozio. 

Non parla con Cora di quello che pensa gli stia succedendo, non ancora almeno. Senza nessuna prova a supporto dei propri sospetti, ha timore di preoccuparla inutilmente. 

Finisce però con il confidarsi con Hope alla sua prossima seduta. 

“È come se il mio istinto mi stesse spingendo a ricordare qualcosa. Ma non so cosa.” Ammette frustrato il lupo mannaro, passandosi le mani nei capelli.

“Non mi sembra tu abbia mai fatto menzione di nessun Stiles.” Dichiara la psicologa, controllando la cartella del proprio paziente. 

La donna sembra esitare un attimo di troppo mentre sfoglia le sue carte, insospettendolo.

“Qualcosa non va?”

“Non esattamente.” Risponde lei, accigliandosi. “Ero sicura ci fossero cinque blocchi da dieci fogli nel tuo fascicolo. Ma uno sembra averne solo tre.” 

Un’altra stranezza che si aggiunge alla lista. 

Passano le settimane e la lista di incongruenze si fa solo più lunga. 

Derek non riesce a togliersi dalla testa la sensazione che ci sia qualcosa che non va. 

Con l'incombere della luna piena però, la sua preoccupazione è rivolta verso un altro urgente problema.  

Non riesce a ricordare quale sia la sua ancora e il controllo sul suo lupo sta andando lentamente fuori controllo. 

Sa per certo che per un lungo periodo la sua ancora era stata la rabbia. Vi si era aggrappato dopo l'incendio e aveva funzionato perfettamente per anni. 

Ma non ora. 

Il primo mese riesce a nascondere il problema e resistere grazie alla vicinanza di Cora. 

Il secondo mese, finisce a stringere gli artigli nei palmi fino a sanguinare e distruggere lo specchio in bagno con un pugno, ma almeno in quel modo evita di correre impazzito per la città.

Il terzo mese, il suo controllo svanisce del tutto. 

La notte di luna piena, il suo lupo è salito completamente in superficie e lui è talmente fuori di testa che Cora si ritrova costretta ad incatenarlo a un grosso albero nella foresta per tenerlo a bada. 

Quando Derek torna in sé, inizia a pensare che la perdita della propria ancora e quella che presume essere una strana amnesia di cui sembra essere affetto, siano collegate. 

Una sera, decide di telefonare a Scott per sapere se lui e il resto del branco stanno bene. Teme che quelli a lui vicini potrebbero iniziare a sviluppare sintomi simili - anche se Cora per il momento sembra sanissima - ma il ragazzo non risponde. Non è strano per l’alpha ignorare le sue chiamate, di solito non era lui quello che contattava quando gli serviva qualcosa.

Era Stiles

“Sto impazzendo.” Sbuffa con un ringhio, gettando il cellulare sul cuscino.

Si siede ai piedi del letto, lanciando uno sguardo stanco verso il comó su cui era rimasta adagiata la maglietta misteriosa. 

Allunga una mano, riuscendo ad afferrarla senza doversi alzare. 

L’ha tenuta abbastanza tra le dita nei mesi scorsi da conoscere ogni centimetro di tessuto. 

C’è un piccolo foro nella cucitura sotto l’ascella, la stampa del logo dell’eroe ha iniziato a staccarsi in alcuni punti e il cotone è consunto, dimostrazione del fatto che chiunque sia stato il suo proprietario doveva averla indossata molto e di conseguenza amata.  

Smettila di aggrottare le sopracciglia, Sourwolf. La tua faccia finirà per restare bloccata in quell’espressione. 

Canzona una voce nella sua testa. 

Lacrime iniziano a scorrergli lungo le guance, bagnando inevitabilmente la maglietta. 

Cora lo raggiunge in pochi secondi, avvolgendolo protettivamente tra le braccia. 

Non sono soliti lasciarsi andare a grosse dimostrazioni fisiche di affetto nella vita quotidiana, ma nei momenti di dolore ci sono sempre l’uno per l’altro da quando si sono ritrovati. 

“Mi sento... come se mi mancasse un pezzo.” Confessa Derek, aggrappandosi al corpo minuto della sorella. Un singhiozzo gli fa vacillare la voce mentre Cora gli accarezza i capelli nella speranza di confortarlo. 

Piange come un bambino finché esausto scivola in un sonno senza sogni. Cora resta al suo fianco tutta la notte, raggomitolandosi con lui nel letto. 

Il giorno seguente, il tecnico al centro assistenza contatta Derek per dirgli che è riuscito miracolosamente ad estrarre qualche dato dal relitto del suo vechhio cellulare. 

Il lupo mannaro si precipita al negozio con i vestiti in cui ha dormito. 

“Mi dispiace ci sia voluta un’eternità, ma il tuo cellulare era in condizioni davvero pietose.” Dichiara il proprietario del negozio, porgendogli una scheda SD, lasciandola scivolare sul bancone. “Non è molto. Si tratta poco più di qualche messaggio e una foto. Ho fatto il possibile.”

Derek accarezza la schedina, lasciando che un barlume di speranza si insinui in lui. 

“Grazie.” Saluta, aggiungendo una ingente mancia al pagamento per il servizio, correndo nuovamente a casa.

Derek deve trattenersi dall’ululare di gioia quando il nome ‘Stiles’ appare sullo schermo del suo laptop. 

I messaggi delle chat sono tutti sconnessi tra loro, ma almeno sono una conferma che non è pazzo e che Stiles, chiunque esso sia, esiste davvero. 


Da Stiles: Rispondi al cellulare! È importante!

 

Da Stiles: Dove sei?

 

Da Stiles: Vaffanculo, stronzo. Ti odio.

 

Da Stiles: Grazie.

 

Da Stiles: Non ti è permesso fare l’asociale durante le feste, Sourwolf. Muovi il culo e vieni qui. La cena è quasi pronta.  

 

Da Stiles: Happy birthday, uomo lupo. Ho ordinato a Isaac di nascondere il tuo regalo nel loft. Buona caccia al tesoro ;)

 

Da Stiles: Ehi, Der! Ho una buona notizia e una notizia cattiva. Quale vuoi sentire prima? 

 

Da Stiles: Erika mi ha appena lanciato una patatina intinta di ketchup contro. Dovresti insegnare le buone maniere ai tuoi cuccioli. 

 

Le poche sue risposte che vede sotto i messaggi sono per lo più monosillabiche, non riuscendogli a dare una chiara idea del rapporto che lo lega a questo fantomatico Stiles che non riesce a ricordare, ma che sa deve essere importante, perchè altrimenti non si spiegherebbe l’enorme vuoto che avverte al centro del petto. 

 

Stiles: Quando hai capito che era ora di andartene? 

Derek: Quando andare via avrebbe fatto meno male che restare. 

 

Recita l’ultimo messaggio contenuto nella memory card. 

Ma ciò che lo colpisce davvero e fa finalmente scattare qualcosa nel suo cervello è la foto.

Ritrae un adolescente disteso sul vecchio divano blu nel suo loft. 

Il ragazzo si sta stiracchiando, allungando le braccia oltre lo schienale, sorridendo. Ha un occhio chiuso, mentre l’altro fissa direttamente la fotocamera. Indossa una familiare maglietta di Batman sotto una camicia di flanella rossa.  

Stiles

Sa che si tratta di lui senza esitazione.

D’improvviso un fiume di ricordi scorre davanti ai suoi occhi come se stesse assistendo alla proiezione di un film. 

La prima volta che ha incontrato il giovane e Scott nella Riserva. Quando il ragazzo lo ha tenuto a galla per due ore nella piscina del liceo, mentre il veleno del kanima lo aveva paralizzato dal collo in giù. Come lo aveva preso a pugni nell’ascensore dell’ospedale per convincerlo a riprendere i sensi o lo sguardo che gli aveva rivolto, quando aveva creduto che sarebbe morto dissanguato fuori dal tempio azteco in Messico. 

“Stiles!” Esclama, alzandosi di scatto dalla poltrona. 

“Cos’ha fatto Stiles questa volta?” Chiede Cora, apparendo sulla porta del salone.

Derek sbatte le palpebre. “Che cosa?” 

“Hai appena detto il nome di Stiles di punto in bianco. Pensavo ti avesse fatto arrabbiare come suo solito.” Spiega la ragazza con una scrollata di spalle. 

Derek la raggiunge in un batter di ciglia. “Cora. Frena un momento.” Esorta, afferrandole le mani. “Tu ti ricordi di Stiles?” 

Sua sorella lo fissa come se fosse stupido. “Certo che mi ricordo di lui, Derek. Che razza di domande sono?” 

Il lupo mannaro rotea gli occhi. “Ma non ti ricordavi di lui fino a ieri, giusto?” Preme.

La giovane lupa aggrotta la fronte, sembrando veramente confusa dalle sue parole. “Io… no. Non mi sembra?” Risponde. “Però adesso ricordo. È come se fossi uscita dalla nebbia. E tu, ti ricordi di lui?” 

“Sì. Ricordo tutto.” Conferma Derek, sospirando di sollievo. 

“Credo che qualsiasi cosa ci abbia fatto dimenticare di Stiles sia appena stata risolta.” Soppesa Cora, facendoli sedere sul divano. 

Derek annuisce, non sapendo cos’altro aggiungere. 

La situazione è strana anche per chi come loro è ormai avvezzo alle stranezze della vita soprannaturale. 

Ha un enorme confusione in testa al momento. 

Stringe i denti, maledicendosi mentalmente. Come aveva potuto dimenticarsi di Stiles?

Ok, forse non è direttamente colpa sua, ma si sente in colpa per essersi dimenticato della  persona più importanti della sua vita. Della propria ancora

Vuole correre immediatamente a Beacon Hills per accertarsi che sia davvero tutto a posto ora, che Stiles stia bene, ma uno dei beta del branco al quale si appoggiano irrompe in casa proprio in quel momento, portando una tragica notizia. 

Qualcuno ha appena sterminato un intero branco in una città vicina.  





Note dell'autrice: Questo capitolo è una sorta di spiegazione all'assenza di Derek nella S5 e inizio della S6. Mi piace l'idea che decida a un certo punto di prendersi del tempo per rimettersi in sesto, ma d'altra parte mi sono sempre chiesta se anche lui si sarebbe dimenticato di Stiles a causa dei ghost riders, nonostante non fosse a Beacon Hills. Bhe, per me è sì. ma avrebbe fatto di tutto per ricordarlo, perchè come è importante per Lydia, Scott, Malia e Noah, lo è anche per lui <3 
Dopo questa piccola botta di angst, prepratevi al prossimo capitolo, perché ci saranno finalmente gli sviluppi che tutti aspettavate ;) 

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Capitolo 12
*** Well potassium is a very nice element ***


Capitolo 12


 

Sopravvivere ai Ghost-riders è solo la goccia che serve a far traboccare il vaso. 

Stiles deve allontanarsi da Beacon Hills e avere un assaggio di vita normale o giura che finirà per impazzire. Se non lo ha già fatto. 

Ha finito di correre per fuggire dal nemico di turno, di escogitare elaborati piani per salvare la sua vita e quella dei suoi amici o di rincorrere persone che evidentemente non vogliono far parte della sua vita e preferiscono sparire senza una parola da un giorno all’altro.

Il diploma sembra l’occasione giusta per iniziare quella sorta di percorso riabilitativo alla normalità.

Ora che a Beacon Hills pare regnare la pace, Stiles ha finalmente una scelta. 

Ed è facile scegliere di andarsene.

Una volta aveva pensato che avrebbe pianto quando suo padre lo avrebbe accompagnato in aeroporto, che sarebbe stato tormentato dal pensiero di lasciarlo e avrebbe esitato finchè lo sceriffo non sarebbe stato costretto a spingerlo a forza oltre il controllo bagagli per farlo imbarcare sul volo. 

Invece è più semplice di quanto immaginasse allontanarsi dall’abbraccio dell’uomo che lo ha cresciuto e che ama più di ogni cosa al mondo. Non ci sono lacrime di dispiacere o saluti struggenti a suggellare la separazione dei due Stilinski. 

C’è solo un immenso sollievo per Stiles mentre sale sull'aeroplano che lo porterà lontano dal loop infernale di ansia e ipervigilanza in cui ha vissuto negli ultimi anni. 

Un enorme respiro liberatorio lascia le labbra del ragazzo quando finalmente l’aereo prende quota. È come se il peso dell’universo gli fosse stato appena tolto dal petto. 

Razionalmente sa che probabilmente tra massimo un paio di mesi inizierà a sentire la mancanza dei suoi amici, ma per ora si crogiola nel dolce senso di liberazione che sta invadendo tutto il suo essere. 

Stiles è dove è sempre voluto essere.

A Quantico, seguendo l’addestramento per diventare un perfetto agente dell’FBI.

Ha sempre voluto entrare in polizia per seguire le orme di suo padre, ma ha deciso di entrare nell’FBI il giorno del suo decimo compleanno. 

Stava guardando una delle tante repliche di un vecchio telefilm poliziesco trasmesso in tv per riempire l’ennesimo pomeriggio solitario della propria infanzia dopo la morte di sua madre - mentre suo padre tentava di bilanciare il nuovo lavoro da sceriffo e essere un bravo padre andando a ritirare la torta per il suo compleanno mentre tornava a casa dalla centrale, il tutto provando a metabolizzare il lutto senza perdersi dentro una bottiglia di whisky - quando qualcosa era scattato nella sua piccola mente di bambino.

Sarebbe diventato un agente federale. 

I poliziotti gestiscono reati di ogni tipo, dai semplici atti vandalici all’omicidio, ma sono gli agenti dell’FBI quelli che risolvono i casi più contorti e spinosi. 

Quelli che a lui piace risolvere. 

Arrestare un piccolo criminale è gratificante, ma mettere dietro le sbarre qualcuno che si è macchiato di reati penali gravi e impedirgli così di commettere altre azioni efferate, lo è anche di più. 

Mentre siede in aula tra la piccola élite di ragazzi selezionati per il corso, sa che sta facendo il primo passo per realizzare il proprio sogno e freme di energico entusiasmo, dovendosi costringere a star fermo sulla sedia per evitare di passare sin da subito per quello strambo di turno. 

Non è più al liceo, dove tutti lo conoscevano come il ragazzo nerd con l’ADHD e l’incapacità di tenere chiusa la bocca. Può permettersi di costruirsi la reputazione che vuole. 

Sarà un ragazzo normale. Non il figlio dello sceriffo che stranamente si trova sempre sulle scene del crimine senza apparente motivo o il ragazzo che è stato rinchiuso in manicomio dopo un crollo psicotico. 

Passerà inosservato, decide. 

Dopo essere vissuto a Beacon Hills e aver visto ogni genere di stranezza soprannaturale, si penserebbe che nulla al mondo potrebbe più sorprenderlo. 

Eppure la vita riesce ancora ad essere imprevedibile. 

Stiles è totalmente scioccato nel vedere Derek Hale, tra tutte le fottute persone, correre a torso nudo nel video che il suo istruttore sta mostrando alla classe.

Santa merda. 

Esclama mentalmente, tappandosi la bocca dopo aver spruzzato acqua contro il compagno seduto di fronte a lui. 

Alla faccia del passare inosservato. 

Non sa come, ma in qualche modo sopravvive alla giornata senza insospettire i propri superiori. Riesce anche a raccimolare alcune preziose informazioni, seppur non sufficienti ad avere un quadro chiaro della situazione in cui Derek si trova. 

E non può di certo chiedere spiegazioni al diretto interessato, visto che lo sta ignorando da mesi. 

Ma sa già chi potrebbe aiutarlo. 

 

Da Stiles: Lo sapevi che tuo fratello è ricercato dall’FBI per omicidio? 

Da Cora: K

Da Stiles: Bene, il potassio è davvero un bel elemento.

Da Stiles: Davvero reattivo.

Da Stiles: Al contrario della risposta che hai appena dato.

Da Cora: Cosa volevi rispondessi?

Da Cora: Non sarebbe la prima volta che Derek viene accusato ingiustamente per un reato che non ha commesso. 

Da Stiles: … giusta osservazione. 

Da Stiles: Quindi non gli è capitato di uccidere nessuno recentemente, vero? 

Da Cora: No Stiles. Ma io potrei pensare di farlo, se continui a fare certe insinuazioni su mio fratello. 

Da Stiles: Stavo solo chiedendo!

Da Stiles: Quindi hai intenzione di raccontarmi quello che sta succedendo oppure no?

Da Cora: Cosa ti fa pensare che io lo sappia? Non sento Derek da settimane.

Da Stiles: Bhe, io non lo sento da mesi. Sei un passo avanti. 

Da Cora: I vostri problemi di cuore non mi riguardano.

 

Stiles sbuffa. 

Sa a che gioco sta giocando Cora. 

La lupa sa chiaramente qualcosa ma le è stato detto di mantenere il segreto, per questo motivo sta cercando di sviare il discorso. 

Non si farà dissuadere dai suoi giochetti. 

 

Da Stiles: Quello che ha un problema è Derek. 

 

Corregge, pronto a non demordere. 

Passa qualche minuto prima che riceva una risposta. 

 

Da Cora: Dovresti starne fuori, Stiles. 

 

Stiles sospira. 

Cora non ha tutti i torti. 

Stiles sa che avrebbe dovuto far finta di nulla, se condurre una vita normale è ciò che realmente desidera.

Ma non può chiudere gli occhi e voltare le spalle al problema. 

Non quando questo coinvolge Derek Hale.

Deve fare qualcosa, non solo perché nutre sentimenti confusi per il ragazzo più grande, ma perché conoscendo il lupo mannaro, sa che preferirebbe farsi uccidere piuttosto che chiedere aiuto. 

 

Da Stiles: Derek ha bisogno di aiuto. 

Da Cora: Sa cavarsela benissimo da solo. Ha un piano. 

 

Stiles alza gli occhi al cielo leggendo il messaggio. 

 

Da Stiles: Stiamo parlando di Derek, Cor. Davvero bravo quando si tratta di prendere a pugni lo stronzo di turno, ma non il massimo quando si tratta di escogitare piani efficaci. 

 

Fa notare molto schiettamente. 

 

Da Stiles: Finirà per farsi arrestare. 

Da Stiles: Lo porteranno in prigione senza batter ciglio e butteranno la chiave. 

Da Cora: Prima devono prenderlo. 

Da Stiles: Oh, lo faranno. Fidati di me, questi ragazzi sanno il fatto loro. Hanno sguinzagliato ogni uomo utile sulle sue tracce. 

Da Stiles: E scommetto che non sono gli unici da cui deve guardarsi le spalle. 

 

Allude, esortando la ragazza a parlare. 

 

Da Cora: Derek sarà DAVVERO incazzato se scoprirà che ti ho coinvolto. 

 

Bingo! Stiles gioisce, lanciando un pugno in aria. 

 

Da Stiles: Sarà il nostro piccolo segreto ;)

 

Promette solennemente. 

È così che viene al corrente del genocidio di licantropi e si ritrova a proporre e partecipare all'operazione dell'FBI che mira a catturare Derek. Erroneamente accusato colpevole mentre stava indagando sui veri artefici della carneficina, ovviamente cacciatori. 

Il piano di Stiles per salvare Derek è molto semplice.
Si confonderà tra il resto degli agenti operativi nel momento in cui il caos sarà al suo culmine, troverà Derek - probabilmente ferito e bisognoso del suo aiuto - e lo trascinerà fuori dall’edificio dove ha seguito i cacciatori, prima che il lupo ci rimetta la pelle. 

La pallottola vagante che colpisce il suo piede è solo uno spiacevole imprevisto che non aveva calcolato. 

“Cosa cazzo pensavi di fare?” Ringhia Derek rimproverante, facendosi largo tra gli spari che infuriano intorno a loro. 

“Evitare la tua morte o il tuo arresto per esempio?!” Sbraita Stiles mentre lascia che il lupo mannaro lo trasporti fuori dall’edificio reggendolo in braccio stile sposa. 

Il dolore al piede è troppo acuto per pensare di protestare per la posa imbarazzante. 

Gli agenti della SWAT li lasciano passare senza fermarli, sviati dalla scritta FBI che spicca sul giubbotto di Stiles. Probabilmente pensano che Derek sia un agente sottocopertura che sta trasportando un compagno ferito al riparo. 

O forse hanno solo una gran fortuna. 

“Quindi hai pensato che lanciarsi a testa bassa in una sparatoria contro dei cacciatori, disarmato e indossando solo un giubbotto antiproiettile, fosse una buona idea?” Deride il lupo, scuotendo la testa.

“Perché indagare su un gruppo di cacciatori completamente da solo è un’idea migliore?” Ribatte il ragazzo ostinatamente. 

Derek rotea gli occhi. “So badare a me stesso.” Protesta, facendolo sedere sul sedile del passeggero della camaro non appena sono al sicuro nel vicolo in cui ha parcheggiato.

Derek si inginocchia, sfilando molto delicatamente lo scarponcino di Stiles per controllare la sua ferita.

Sanguina copiosamente ma sembra fortunatamente superficiale. 

“L’ultima volta che hai detto una cosa del genere, sei quasi morto.” Ricorda amaramente Stiles, rivolgendo uno sguardo sconsolato all’uomo inginocchiato dinanzi a lui. 

“Ma non lo sono.” Puntualizza il lupo mannaro, frugando nel cruscotto della macchina alla ricerca di qualcosa da avvolgere intorno al piede del ragazzo per bloccare l'emorragia. 

“Yey.” Esulta senza entusiasmo l’altro, mordendosi il labbro nervosamente. Il suo viso è pallido e sudato mentre cerca di trattenersi dal gemere pietosamente quando Derek stringe alla bell’e meglio una maglietta logora intorno alla ferita. “Il punto è che potresti essere morto, Derek. Che sia per mano di un cacciatore, di un altro lupo mannaro o qualunque dannata altra cosa per cui potresti morire. E io non lo saprei nemmeno, perchè sei fottutamente sparito.” Accusa apertamente. 

Una tempesta di emozioni ribolle nel suo petto. 

È così felice ma allo stesso tempo così arrabbiato col lupo mannaro. 

Vorrebbe prenderlo a pugni sul suo viso stupidamente perfetto, ma allo stesso tempo vorrebbe stringerlo in un abbraccio stritolante per impedirgli di scomparire nuovamente dalla sua vista non appena sarà distratto.

Gli sembra passato un secolo dall’ultima volta che l’ha visto, ma Derek sembra lo stesso di sempre. 

Ridicolmente bellissimo, con quel cipiglio costante che gli fa venir voglia di punzecchiarlo solo per suscitare qualsiasi altra emozione sul viso dell’uomo. 

Indossa la stessa vecchia giacca di pelle del primo giorno in cui si sono incontrati, quando Stiles e Scott bazzicavano nella Riserva in cerca dell’inalatore di quest’ultimo.

L’unica differenza sostanziale è la barba di qualche giorno.

Derek può sentire un vortice di sensazioni confuse trasudare dal giovane a ondate mentre si prende cura della sua ferita. “Mi dispiace.” Sussurra colpevolmente, arricciando il naso all’odore pungente della tristezza che riesce a distinguere nel suo profumo. 

“Non dire che ti dispiace se non lo intendi davvero.” Schernisce acidamente l’altro. 

Il lupo mannaro aggrotta le folte sopracciglia, risentito dall’aspro commento. “Lo faccio, Stiles.” Assicura seriamente. “Dovevo andarmene. Avevo bisogno di tempo per rimettere insieme la mia vita e fare chiarezza su me stesso. Pensavo capissi.” 

Stiles lo capisce. Lo ha sempre fatto, sin da quella lontana notte in cui Derek è venuto a salutarlo prima di partire con Cora e lui è scoppiato in lacrime davanti ai suoi occhi.

Capisce che Derek abbia avuto bisogno di prendere le distanze, che sia dalla città, dalle situazioni o dalle persone, per curare le proprie ferite. 

Ciò che non capisce e assolutamente non accetta, è il modo in cui è stato chiuso fuori dalla vita del lupo mannaro.

“Anche io me ne sono andato appena ho potuto, ma non ho tagliato i ponti con tutti o fatto finta che ciò che abbiamo vissuto insieme non fosse mai avvenuto.” Rimprovera freddamente. 

Derek sospira frustrato. “Non rimpiango di aver lasciato Beacon Hills. Non mi manca. I mesi passati con Cora sono stati alcuni dei migliori della mia vita.” Sostiene. “Ma mi pento di averti allontanato.” Confessa sinceramente, allungando una mano per sfiorargli dolcemente una guancia. “Mi sei mancato.” Dichiara infine, sporgendosi senza riflettere per premere un bacio contro le labbra carnose del ragazzo.

È avventato, un gesto impulsivo dettato dal proprio istinto che gli chiede di sopperire alla necessità di contatto fisico nata dalla prolungata lontananza da Stiles. 

Derek si aspetta che Stiles si allontani, che lo respinga precipitosamente, ma dopo un attimo di shock iniziale, il ragazzo ricambia il bacio con vigore.

“Anche tu mi sei mancato, Sourwolf.” Sospira Stiles, cedendo finalmente alla contentezza di rivederlo. C’è un pizzico di senso di colpa in lui per il bacio quando il pensiero di Lydia gli passa momentaneamente per la mente, ma finisce per accantonarlo velocemente, distratto da un improvviso calore che si dirama da dove la mano del lupo mannaro è ancora in contatto con la sua guancia. “Stai facendo quella cosa strana del mojo licantropo che succhia via il dolore e ti fa sentire mezzo drogato, vero?” Domanda con un piccolo sorriso disfatto, rendendosi conto che il dolore al piede si sta lentamente attenuando.
“Hmh.” Conferma il lupo, chinando la testa per appoggiarla sul petto dell’uomo più giovane. Il rumore ritmico e costante del battito del cuore di Stiles è un suono confortante per le sue orecchie. “Credevo di averti perso.” Rivela sovrappensiero in un sussurro.

“Che intendi?” Chiede Stiles sollevando un sopracciglio. 

Derek alza la testa per incrociare il suo sguardo. “Qualche mese fa ho iniziato a notare delle stranezze. Piccole incongruenze tra ciò che io e Cora ricordavamo. Continuavo inconsciamente a far riferimento a un certo Stiles, senza riuscire a ricordarmi di te. Una sera ho chiamato Scott per sapere se stava succedendo qualcosa di strano a Beacon Hills, ma non ha risposto. Il mio istinto mi urlava che qualcosa non andava, ma non sapevo cosa. È stato come perdere un arto ma continuare a sentirlo. Ho anche finito per perdere il controllo del mio lupo durante la luna piena. È stato... complicato.” Sputa fuori esplicativo. 

Stiles sbatte le palpebre, sorpreso dalla cruda onestà di Derek. 

“Wow ragazzone, sono impressionato. Non credo di averti mai sentito dire così tante parole una dietro l’altra che non fossero minacce.” Commenta sarcastico per alleggerire il momento.

“Mi devi una spiegazione.” Impone duramente il lupo. 

“Ogni cosa a tempo debito.” Promette Stiles sbrigativo. Slaccia la fasciatura di fortuna al piede e porge la maglietta insanguinata a Derek perché se ne disfi più tardi. “Devo tornare alla mia unità. Avranno iniziato a chiedersi dove io sia sparito. E tu devi scomparire dalla circolazione per il momento, perché sei ancora ricercato per omicidio.” Fa notare, cercando di alzarsi. “Probabilmente dopo questa sera potrò dire addio alla mia carriera di agente federale.” Borbotta deluso, zoppicando verso la direzione da cui sono venuti. 

“Dobbiamo tornare a Beacon Hills.” Chiarisce Derek, restio ad allontanarsi dal ragazzo ferito. 

“Lo so.” Concorda il giovane. “Hanno bisogno dei rinforzi.” 

Sconfiggere lAnuk-Ité si rivela la sfida più ardua che abbiano mai affrontato. 

Il mostro si lascia alle spalle una scia di cadaveri che va ad aggiungersi a quelli che nessuno di loro riuscirà mai a perdonarsi e per poco il branco non paga un caro prezzo per raggiungere la vittoria, ma riescono comunque a prevalere sull’entità sovrannaturale e riportare l’equilibrio a Beacon Hills. 

Gerard viene fermato e ucciso da Kate, ponendo fine al regno di terrore degli Argent e Chris può finalmente voltare pagina, lasciandosi alle spalle il fantasma di una vita che ha rinnegato. 

Ma c’è anche una nota stonata nella sinfonia del loro lieto fine. 

Monroe scompare. 

La cacciatrice riesce a fuggire nella confusione generale dei combattimenti senza lasciare alcuna traccia, trovando rifugio chissadove.

Tutti, soprannaturali o umani appartenenti o affiliati al branco, concordando unanimemente nel darle la caccia. Formano una sorta di task force che ha come obiettivo quello di catturare la cacciatrice, combattendo contro gli spietati accoliti che la seguono. 

Salvano innumerevoli vite, ma ne vedono altrettante spegnersi prima del tempo nonostante tutti i loro sforzi. 

La lotta per la sopravvivenza è logorante e non lascia molto spazio ai rapporti interpersonali. Alcuni legami si sciolgono, altri si rafforzano, altri ancora si ridefiniscono in meglio con il passare del tempo. 

L’unica cosa che non cambia mai è che ci saranno sempre l’un per l’altro. 

Dopo due lunghi ed estenuanti anni, riescono finalmente a incastrare Monroe e rinchiuderla in un carcere di massima sicurezza. 

La gioia per la sua cattura si tramuta in una settimana di festeggiamenti ininterrotti.

E non è l’unica notizia positiva che celebrano. 

Dopo i recenti avvenimenti che hanno sconvolto l’intero paese e le incalcolabili vittime, l’FBI inizia a soppesare l’idea di creare un'unità specializzata sul soprannaturale e il padre di Scott mette una buona parola per farvi ammettere Stiles.

Il giovane è al settimo cielo quando gli viene offerta l’opportunità. Partirà per Quantico tra meno di un mese, riprendendo l’addestramento esattamente da dove lo aveva lasciato. 

L’ultimo giorno dei grandi festeggiamenti, Stiles ha talmente tanto alcool e cibo in circolo da collassare su una delle scomode sedie moderne del salone di Lydia. 

Quando riapre gli occhi, ha un mal di testa martellante, il suo alito potrebbe uccidere lAnuk-Ité a vista e non può muovere il collo senza gemere conseguenzialmente di dolore. 

Decide di aver bisogno di una doccia calda, un caffè e un’aspirina, non necessariamente in quest'ordine.

La prima che trova è l’aspirina. 

Qualcuno gli ha lasciato una confezione del medicinale con un bicchiere d’acqua sul tavolo da pranzo e lui ringrazia mentalmente chiunque sia stato. 

È poi il turno del caffè.

Stiles si prende il suo tempo per amoreggiare con la fumante bevanda calda, assaporandone il retrogusto amaro sulla lingua mentre attende che la caffeina riattivi le sue sinapsi addormentate.

Consumato il caffè, è abbastanza sveglio da pensare di riuscire a guidare per tornare a casa e fare una doccia. 

Se solo riuscisse a trovare le chiavi della sua jeep. 

Le cerca in ogni angolo della casa, frugando in ogni possibile nascondiglio. Alza tutti i cuscini del divano, guarda sotto i mobili, controlla tre volte come minimo nelle tasche dei propri pantaloni e in quelle della felpa, ma le chiavi sembrano svanite nel nulla.

Sospira pesantemente, rassegnandosi a chiedere aiuto alla padrona di casa.

Sale le scale ancora assonnato, aprendo la porta della camera da letto di Lydia senza bussare. 

“Lyds hai visto le mie…” Le parole gli muoiono in gola alla vista del culo nudo di Parrish. Lydia è stesa sul letto, altrettanto gloriosamente nuda con il vicesceriffo posizionato tra le sue gambe divaricate. “Chiedo scusa!” Esclama Stiles strillando, richiudendo rapidamente la porta. 

Beccare la propria ex ragazza, nonchè migliore amica, a letto con uno dei dipendenti di suo padre, sembra essere un rimedio migliore di qualsiasi caffè.

Stiles si strofina le mani sul viso, sentendosi improvvisamente molto sveglio.

Lydia riapre la porta un minuto dopo, avvolta in una seducente vestaglia color cipria. 

“Avevi qualcosa da chiedermi?” Domanda la banshee con disinvoltura. 

“Volevo solo sapere se avevi visto le mie chiavi.” 

“Sono appese ad uno dei ganci vicino alla porta d’ingresso. Scott le ha trovate sotto il divano questa mattina quando se n’è andato con Malia e le ha messe lì.” Informa Parrish, facendo capolino dalla porta.

“Grazie amico. Ora vado, ho bisogno davvero di una doccia.” 

E forse di altro alcool per togliermi dalla testa quell’immagine. 

“Vi lascio tornare a… divertirvi.” Farfuglia imbarazzato.

Lydia ridacchia divertita, salutando l’amico con un bacio sulla guancia. “Sai Stiles, sono sicura che ci sia un certo lupo mannaro pronto a divertirsi con te se solo voi decideste di discutere i vostri problemi sentimentali irrisolti.” Suggerisce maliziosamente.

“Consiglio debitamente annotato, Lyds.” Dichiara l’altro arrossendo. 

Mezz’ora più tardi Stiles è nella sua vecchia camera d’infanzia, disteso sul letto con ancora i capelli umidi. 

Prima di chiudere gli occhi e cadere nuovamente addormentato per un pisolino, il suo sguardo cade sul vecchio mangiasogni appeso sulla testiera del letto.

Forse è giunto il momento che lui e Derek facciano una bella chiacchierata.






Note dell'autrice: So che stavate aspettato un aggiornamento e finalmente... ECCOLO QUI! Ma non uccidetemi se è solo un preludio al chiarimento che questi due stanno finalmente per avere. Non spoilero nulla, vi dico solo che il prossimo capitolo sarà NSFW, quindi la storia potrebbe diventare rossa ;)
Come sempre mi auguro che la storia vi stia continuando a piacere e vi ringrazio per tutto l'apprezzamento dimostratomi <3 
Alla prossima! 

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Capitolo 13
*** Okay then what's the happiest moment of your life ***


IMPORTANTE LEGGETE
Come avvisato, questo capitolo conterrà del NSFW. E' abbastanza soft rispetto a quello che scrivo di solito, perciò reputo di non dover cambiare la classificazione da ARANCIONE a ROSSO, ma se pensate diversamente dopo averlo letto FATEMELO SAPERE PER FAVORE.


Capitolo 13


 

Derek è fermo immobile davanti alla grande vetrata del suo loft, lo sguardo perso sullo spicchio di Beacon Hills che è possibile vedere dalle finestre perennemente impolverate dell'edificio, rimuginando sulla propria vita.

Ora che Monroe è stata catturata e il mondo soprannaturale può dirsi al sicuro (almeno per il momento), sente già la mancanza di un obiettivo. 

Cosa dovrebbe fare d'ora in poi? 

Cercare un lavoro? 

Potrebbe aprire un'officina forse, è bravo con le macchine e se vendesse lo stabile in cui risiede avrebbe sufficienti fondi per avviare l'attività e permettersi un appartamento dignitoso in cui vivere. 

Oppure potrebbe accettare la proposta dello sceriffo e candidarsi come vice. 

Di certo non resterà con le mani in mano o rischierà di impazzire di noia entro pochi mesi. 

L'alternativa al trovare un impiego sarebbe fare le valigie e partire, come finirà per fare Peter. 

“Hai finito di struggerti senza senso?” Lo canzona apertamente il lupo mannaro più anziano, raggiungendolo alle spalle. 

“Vattene Peter.” Sbuffa Derek annoiato.

“Lo sto facendo.” Ricorda Peter tranquillamente. “Ma prima che vada lascia che ti dia un ultimo consiglio, caro nipote.” 

Derek rotea gli occhi. “Non voglio nessun consiglio. Tantomeno da te.”

“Credimi, lo so.” Deride suo zio per nulla offeso. “Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso.” Cita, battendogli una mano sulla spalla in segno di saluto prima di andarsene.

Nessuno ha intenzione di fermarlo dal partire, nonostante i rapporti tra Peter e il branco - Derek compreso - siano migliorati notevolmente nel corso degli anni. 

Derek torna a soppesare l’idea di seguire il suo esempio. 

Potrebbe andare in Europa, a trovare Isaac e Allison in Francia. Non ha mai visto Parigi, non che gli interessi particolarmente. Era Laura quella ossessionata dalla città degli innamorati e dalla nouvelle cuisine.

O magari potrebbe raggiungere Erika e Boyd in Nord America. Ha sentito che i suoi due ex beta hanno aperto una pasticceria nella piccola cittadina in cui si sono stabiliti dopo il diploma ed è curioso di provare i loro prodotti. Erika inoltre è in dolce attesa e quasi al termine della gravidanza. Non pensa che la ragazza disdegnerebbe una mano a gestire l’attività o il nascituro. 

Partire farebbe però nascere un nuovo dilemma. 

Sarebbe dovuto tornare prima o poi, soprattutto perchè non ha un altro posto in cui tornare. 

Derek sospira frustratamente, chiudendo gli occhi. 

Occupa una posizione stabile nel branco ora, Scott e il resto del gruppo sono diventati parte della sua famiglia e tiene a loro quanto tiene a sua sorella Cora. In città ormai lo conoscono quasi tutti e finisce spesso per scambiare saluti o due parole con la prima persona che conosce e incontra quando esce per fare la spesa, mettere benzina alla macchina o comprare nuovi vestiti. 

Insomma non è più l’emarginato sociale emotivamente stitico incapace di interagire con le persone e creare legami che era diventato dopo l’incendio, ma Beacon Hills non si sente come il posto in cui tornare per lui da molto tempo. 

L'unica persona per cui sarebbe sempre tornato indietro partirà a breve per Quantico e la sua nuova vita. 

Vita di cui il lupo mannaro vorrebbe fare parte più di ogni altra cosa. Anche se non sa come trasmettere questo desiderio a parole. 

Lui e Stiles non hanno più discusso di ciò che è successo tra loro. 

Il bacio condiviso due anni prima è diventato un bel ricordo dimenticato nel fondo di in un cassetto. 

Derek non è nemmeno convinto che Stiles voglia discutere dei possibili sentimenti repressi coinvolti nel loro rapporto, nonostante il ragazzo sia single e non interessato a qualcuno al momento.

Ci sono stati dei segnali, piccoli input da parte di Stiles che lo hanno lasciato sperare.

Una battuta allusiva, un tocco di troppo, una piccola gentilezza inconscia. 

Ma per quanto Derek vorrebbe fare una mossa e porre fine al proprio tormento romantico, perchè l’unica cosa che desidera di più al mondo è avere il tanto meritato happy ending insieme all’uomo che ama dopo tutto ciò che hanno affrontato, c’è sempre qualcosa che lo convince a desistere. 

Ha lavorato duramente su se stesso e sugli spettri del proprio passato, ma alcune paure sono ancora saldamente radicate dentro di sé.

Come quella del rifiuto.

Cosa avrebbe dovuto fare di tutti questi sentimenti in quel caso? Sarebbe riuscito a mantenere la loro amicizia intatta in seguito? 

Esserci riuscito finora non è una sicurezza sufficiente da indurlo a rischiare.

Ma mettiamo per ipotesi che si fosse dichiarato e Stiles lo avesse voluto a sua volta. 

Se poi il ragazzo si fosse reso conto che Derek non era quello giusto? Che non può dargli ciò che vorrebbe da un compagno?

In quel caso il conseguente rifiuto sarebbe stato doppiamente devastante. 

Stiles è la sua ancora, ormai Derek lo ha accettato. 

È ciò che lo rende umano, la versione migliore di se stesso. 

Derek sa di essere egoista, ma non può perderlo. 

Ricorda ancora vividamente come si è sentito quando i Ghost-riders avevano preso Stiles. Il dolore dell’assenza che aveva sconvolto il suo lupo fino alla perdita di controllo.

L’idea di provare nuovamente un’esperienza simile lo terrorizza. 

Derek non è una persona che riesce ad accantonare facilmente sentimenti importanti quali l’amore. 

Lo dimostra la visione delle sue paure più profonde proiettata contro di lui dall’Anuk-Ité. 

Perciò si accontenta delle briciole e evita di aspirare al sole per paura di precipitare. 

Derek è un maestro nella dissimulazione dei propri sentimenti, continuerà a mentire a se stesso come ha sempre fatto. 

Il suono della vibrazione del cellulare distoglie il lupo mannaro dal loop dei propri pensieri. 

Apre whatsapp per controllare il messaggio ricevuto, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso. 

 

Da Stiles: Vuoi venire a cena? 

 

Derek impiega meno di mezzo secondo ad accettare. 

 

Da Derek: Ok. Sarò lì tra poco. 

 

Scrive rapidamente, reggendo già in mano la giaccia. 

 

Da Stiles: Fantastico! :D 

Da Stiles: Puoi passare in farmacia mentre vieni e prendermi qualcosa per il mal di testa? Ho finito tutte le medicine che avevo in casa. 

Da Derek: Non hai preso l’aspirina che era sul tavolo di Lydia? 

 

Domanda, preoccupato che il ragazzo non avesse notato il bicchiere e la scatola del medicinale quando si era svegliato o che qualcun altro li avesse spostati da dove lui li aveva lasciati. 

 

Da Stiles: Sapevo che eri stato tu, vecchio softie.

Da Stiles: Comunque, si l’ho fatto. Ma devo davvero aver esagerato con l’alcool e il dormire in posizioni strane, perchè il mal di testa sta continuando a tormentarmi anche dopo la lunga dormita che mi sono fatto una volta tornato a casa. 

Da Derek: Bevi molta acqua, aiuterà l’organismo a smaltire l’alcool più in fretta. 

Da Stiles: ‘K.

Da Stiles: *invia foto mentre beve e tiene un pollice in alto* 

Da Derek: *emoticon pollice in alto* 

Da Stiles: Sbrigati ad arrivare, ho fame. 

Da Derek: Non è molto gentile mettere fretta a un ospite, sai? 

 

Ribatte mentre scende dalla Camaro per entrare in farmacia a prendere le medicine per Stiles. 

La farmacista, una ragazza dal viso dolce e profondi occhi azzurri lo saluta calorosamente al suo ingresso, provando da subito ad attaccar bottone ma Derek la ignora educatamente.

In pochi minuti è di nuovo in macchina, diretto a casa Stilinski.

 

Da Stiles: Non sei un ospite. Sei solo tu. 

 

Derek aggrotta le sopracciglia verso lo schermo del cellulare. 

 

Da Derek: ?

Da Derek: Che dovrebbe significare?

Da Stiles: Lascia perdere, sbrigati solo ad arrivare. 

Da Derek: Ci sto provando!

Da Stiles: *invia foto della cena in tavola* 

Da Stiles: Fallo per questo.

 

La foto ritrae un vassoio di alette di pollo, anelli di cipolla e patatine fritte con una serie di salse al loro fianco. 

Derek fissa l’immagine con l'acquolina in bocca.

 

Da Derek: Sei malvagio.

Da Stiles: *emoticon diavolo* 

Da Derek: Sarò lì in cinque minuti. 

 

Fedele alla propria parola, Derek si presenta alla porta esattamente in cinque minuti. 

“Finalmente!” Esclama con finto cipiglio Stiles quando gli apre la porta. “Forza entra prima che la cena si raffreddi.” Incita, facendogli largo. “Dove sono le mie medicine?” 

Derek per tutta risposta gli sbatte in fronte la scatola dei medicinali. 

“Cattivo lupo.” Brontola il ragazzo, scacciando il lupo mannaro con una mano come se fosse una mosca fastidiosa. 

Derek ghigna divertito, allontanandosi per sistemare la giacca sull’appendiabiti in corridoio. “Tuo padre non è a casa?” Domanda, non avvertendo la presenza di nessun altro nell’abitazione. 

“È in centrale. Il suo turno finirà tra qualche ora.” Spiega con disinvoltura Stiles, prendendo poi una pastiglia e un sorso d’acqua. “Ecco perchè possiamo permetterci tutto questo ben di dio.”  Aggiunge dopo aver deglutito.

“Quindi mi hai invitato per rendermi complice delle tue malefatte?” Chiede scherzosamente il lupo, sedendosi insieme a lui a tavola. 

Stiles ghigna maliziosamente. “Vuoi essere il mio partner in crime, ragazzone?” Dichiara, inzuppando una patatina nella maionese e mangiandola subito dopo, leccandosi un po’ di eccesso di salsa dal pollice con un movimento allusivo delle sopracciglia. 

Derek deglutisce pesantemente. “Non dirò di no a del pollo fritto.” Borbotta imbarazzato. 

“Così mi piaci.” Risponde l’altro soddisfatto, afferrando un’aletta di pollo.  

Derek segue il suo esempio, lasciando che Stiles lo trascini facilmente in una conversazione. 

“Quindi…” Stiles si pulisce la bocca col tovagliolo, interrompendo il proprio divagare. “Giovedì parto per Quantico.”

Derek si congela alle sue parole. “Lo so.” Risponde freddamente evitando il suo sguardo, cercando di trattenere le proprie emozioni.

“È l’unico commento che hai da fare?” Punzecchia l’altro, osservando attentamente le sue reazioni.

“Cosa dovrei dire?” Ribatte il lupo mannaro scontrosamente. 

“Non lo so, Derek. Qualcosa di un po’ più sentimentale, magari?” Esorta Stiles con uno sbuffo, appoggiando i gomiti sul tavolo. “Tipo che ti mancherò?” Suggerisce in quello che dovrebbe essere uno scherzo, venendo tradito dalla malinconia che si insinua nella sua voce. 

Quando Derek incontra finalmente il suo sguardo, gli occhi di Stiles sono velati di tristezza anche se si sta sforzando di sorridergli.

“Sai che mi mancherai.” Assicura, allungandosi sul tavolo per afferrargli una mano.

Stiles osserva le loro mani giunte, restando in silenzio per un lungo momento. “Sei sempre stato più loquace e propenso a condividere ciò che provi in situazioni di vita o di morte.” Commenta sarcasticamente. “O via messaggio.” Aggiunge in un ripensamento. 

Gli occhi di Stiles si spalancano improvvisamente nell’istante successivo. 

“Ho un’idea.” Dichiara, frugando con la mano libera nella tasca dei pantaloni, tirando fuori il cellulare.

“Che stai facendo?” Interroga Derek in confusione. Il suo telefono vibra un istante dopo. “Mi hai appena inviato un messaggio, stando seduto di fronte a me?” Domanda incredulo.

“Yep.” Conferma Stiles. “Ora assecondami.”

“Stiles…” Derek prova a protestare, ma le parole che lasciano la bocca dell’altro lo convincono a seguire qualsiasi cosa la sua mente acuta e incomprensibile abbia appena escogitato. 

“Ti fidi di me?” Chiede seriamente Stiles. 

Derek sospira, prendendo il cellulare per leggere il testo che Stiles gli ha inviato. 

 

Da Stiles: Allora… ti mancherò?

Da Derek: Terribilmente. 

Da Stiles: Sicuramente non ti mancheranno le mie chiacchiere infinite e i miei giri mentali senza nè capo nè coda. Avrai finalmente un po’ di pace.

 

Fin troppa pace. Pensa il lupo mannaro.

 

Da Derek: Inizierai a mandarmi una valanga di messaggi per compensare. 

 

O almeno Derek lo spera. 

Stiles ride divertito leggendo il messaggio. 

 

Da Stiles: Mi conosci bene. 

Da Derek: Fintanto che terrai conto del fuso orario, per me va bene. 

Da Derek: Mi rifiuto di rispondere a conversazioni senza senso nel cuore della notte. 

 

Stiles fa il gesto di una croce sul cuore, promettendo silenziosamente che lo farà.

 

Da Stiles: Quando hai lasciato Beacon Hills è stato uno dei giorni peggiori della mia vita.

 

Confessa il ragazzo, digitando frettolosamente con la mano libera mentre il pollice dell’altra traccia piccoli cerchi rassicuranti sul dorso della mano del lupo mannaro. Se si concentra, può sentire il battito del cuore di Derek sotto le dita accelerare leggermente mentre gli occhi del lupo leggono le parole che gli sta inviando. 

 

Da Stiles: A spaventarmi a morte era il pensiero di non sapere se ti avrei mai più rivisto. Quando hai iniziato a non rispondere a chiamate e messaggi, ho davvero temuto che le mie paure fossero divenute realtà. 

Da Derek: Mi dispiace. 

 

Derek abbassa lo sguardo, amareggiato.

Stiles si schiarisce la gola per persuaderlo ad alzare gli occhi. 

 

Da Stiles: È acqua passata, sourwolf. Togli quell’espressione mogia dal tuo viso. 

Da Derek: Ho sbagliato e tu hai sofferto per questo. 

Da Stiles: Esatto. Perciò voglio che tu sappia che sarò più intelligente di te e non farò lo stesso errore.

Da Stiles: Non sparirò, Derek. Lo prometto. 

 

Derek si lascia scappare un sospiro che non si era reso conto di trattenere, sollevato. 

 

Da Derek: Giovedì sarà uno dei giorni peggiori della mia vita.

 

Ammette sinceramente il lupo mannaro, stringendo la presa sulla mano del giovane. 

Stiles sorride dolcemente, un leggero rossore ad imporporare le sue guance. 

 

Da Stiles: Ok allora qual è stato il momento più felice della tua vita?

 

Prova a sdrammatizzare.

Derek esita con il dito a un soffio dallo schermo.

 

Da Derek: Quando mi hai baciato a tua volta. 

 

Risponde audacemente. 

Il minuto successivo a quando preme invia è una confusione di eventi.

C’è il calore della mano di Stiles che lascia la sua, il suono di una sedia che struscia sul pavimento e rapidi passi, poi due labbra morbide premono contro le sue, togliendogli il respiro. 

“Tu. Sei. Un. Idiota.” Rimprovera il ragazzo, ogni parola interrotta da un nuovo bacio. 

Derek sorride a fior di labbra, stordito e ebbro di felicità. “Dimmi qualcosa che non so.” Ribatte. 

Stiles accetta la sfida, sedendosi a cavalcioni su di lui. “Ti amo.” Pronuncia a un palmo dal suo viso, accarezzandogli le guance barbute con affetto. 

Derek ammutolisce, fissandolo a bocca aperta. 

“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” Canzona il giovane. “Eppure non è la prima volta che me lo senti ammettere, no?” 

“L’ultima volta mi hai attaccato il telefono in faccia.” Ricorda leggermente infastidito il lupo mannaro. 

“Ehi, non ho mai detto di essere perfetto.” Ironizza l’altro. 

Derek rotea gli occhi al cielo. 

Non può credere a ciò che sta succedendo. Stiles gli ha appena detto di amarlo!

Dovrebbe rispondergli, fargli sapere che anche lui prova lo stesso, ma le parole sembrano bloccate in gola. 

Nasconde il viso contro il collo del ragazzo, armeggiando con le braccia dietro la sua schiena.

“Che stai facendo?” Sbuffa contrariato Stiles.

Il suono di una notifica attira la sua attenzione. 

Derek muove le sopracciglia, indicando con un cenno della testa il cellulare abbandonato sul tavolo. 

“Seriamente?” Stiles lo squadra incredulo e Derek emette un ringhio in risposta.

“Okok ricevuto. Ora guardo.” Tranquillizza, afferrando il cellulare.

Ciò che legge non è assolutamente qualcosa che si aspetta.

 

Da Derek: Anche io ti amo. 

Da Derek: Voglio dirtelo, ho voluto dirtelo per molto tempo, ma non riesco a convincere la bocca a collaborare. 

Da Derek: Merda, finirai per ridere sicuramente. 

 

Stiles lo abbraccia, ridendo a crepapelle come un deficiente proprio come Derek si aspettava. “Dovrai dirmelo ad alta voce prima o poi, Der. Non possiamo continuare a comunicare via messaggio per sempre.” Esige bonariamente, accarezzandogli i capelli corvini.

Derek borbotta un assenso contro la sua gola, concorde. 

Il lupo mannaro chiude gli occhi e inspira profondamente, cullato dall’odore di felicità che addolcisce il profumo del ragazzo stretto tra le sue braccia. 

Incantato dal profumo invitante di Stiles, cede all’impulso di assaggiare la pelle punteggiata di nei della sua gola, curioso di scoprire se ha un sapore buono tanto quanto il suo profumo. Apre le labbra, lasciando scivolare la lingua lungo la pelle pallida, tracciando una scia umida fino ad un punto particolarmente attraente sotto la mascella, mordicchiando la carne tenera che trova con i denti. 

“Mhm… Mio padre non tornerà prima di due ore.” Informa allusivamente Stiles ansimando nel suo orecchio, muovendo il bacino sperimentalmente contro di lui.

Derek gli afferra i fianchi possessivamente, ringhiando per l’attrito. 

Il suo cazzo nei jeans sta iniziando a interessarsi alla situazione. 

“Oh merda. Fallo ancora.” Incita il ragazzo. 

Derek non se lo lascia ripetere due volte, ringhiando sonoramente mentre lo strattona fermamente contro la propria erezione in crescita, sollevando i fianchi per incontrare i suoi movimenti. 

Il suo lupo ulula di gioia nel petto, felice di accontentare le necessità del proprio compagno. 

Le loro bocche si incontrano in uno sciatto bacio avido e bisognoso, mentre le mani vagano in un percorso esplorativo sotto la rispettiva maglietta dell'altro. 

“Letto.” Geme senza fiato Stiles quando Derek inizia a stuzzicare un capezzolo tra il pollice e l'indice. “La nostra prima volta dovrebbe essere in un letto.”

Derek annuisce, sollevandolo facilmente di peso per portarlo al piano di sopra. 

I vestiti vengono gettati alla rinfusa dove capita, il piumone lanciato ai piedi del letto per fare spazio ai loro corpi sudati e ansimanti. 

Derek traccia una scia di baci lungo il busto di Stiles, scendendo lentamente tra le gambe del giovane con l'intento di assaggiare un altro dei sapori del giovane su cui si è spesso interrogato. 

Il ragazzo richiama la sua attenzione, tirandogli leggermente i capelli. "Amico, vorrei davvero che tu mi facessi un pompino. Ma non durerò a lungo così." Ammette imbarazzato. 

Derek si ferma, sedendosi sulle ginocchia. 

"Cosa vuoi?" Domanda massaggiandogli le cosce. 

Stiles si umetta le labbra. "Voglio che tu mi scopi." Dichiara, scivolando con lo sguardo lungo gli addominali del lupo mannaro, seguendo la scia di peli scuri fino al pene eretto e gocciolante. "Fammi sentire che mi vuoi davvero, Der." Sfida quasi. 

Derek sorride predatorio. "Occhio a ciò che desideri." Avvisa, afferrando il lubrificante. 

Stiles aveva erroneamente pensato che il sesso con Derek sarebbe stato un insieme di spinte selvagge accompagnato da occasionali grugniti e gemiti soffocati. Invece scopre che Derek è particolarmente loquace e vocale a letto. 

Lo scopa esattamente come Stiles vorrebbe, duramente e con passione, ingabbiandolo contro il materasso, sussurrandogli una serie quasi infinita di lodi. 

“Stiles… io…” Balbetta Derek, rallentando le proprie spinte, cercando di trattenere l’orgasmo. 

“Forza Der, lasciati andare.” Sprona Stiles masturbandosi furiosamente, altrettanto vicino a venire. 

La vista di Stiles che si prende cura di se stesso, mentre il suo cazzo scivola facilmente all’interno dello stretto anello di muscoli arrossati dell'ingresso del ragazzo, è sufficiente a spingere Derek oltre il bordo. 

Il lupo mannaro si china per baciarlo, riversandosi dentro di lui con un roco gemito appagato. 

Stiles lo segue immediatamente, la vista si annebbia per alcuni secondi mentre schizza i loro petti col proprio sperma. 

Entrambi cadono sulle lenzuola completamente esausti e appagati. 

Derek lo trascina tra le braccia, avvinghiandosi a lui come una piovra, emettendo piccoli borbotti felici simili a fusa.

"Ti amo." Scivola facilmente dalle labbra del lupo ora. 

Stiles lo fissa intontito, sorridendo raggiante. 

"Bene. Ora conosco un altro modo per farti parlare dei tuoi sentimenti. Decisamente più piacevole che rischiare la vita e più redditizio per entrambi che metterti un cellulare in mano." 

Derek lo zittisce stringendolo contro il petto. 

"Sta zitto." Ordina amorevolmente. 

Stiles sorride, decidendo di ascoltarlo per una volta. 

Ci sono ancora molti dettagli da definire riguardo la loro relazione, i sentimenti e i buoni propositi sono appena sufficienti a gettare le basi, ma è fiducioso che riusciranno a farla funzionare. 

Ha la mezza idea di chiedere a Derek di seguirlo a Quantico e provare ad entrare nella task force soprannaturale di cui farà parte. 

Più tardi lo sceriffo li trova addormentati nel letto, fortunatamente entrambi indossando un pigiama. 

Noah scatta una foto con il cellulare, inviandola nel gruppo Whatsapp del branco. 

 

Da Erika: FINALMENTE!!!

Da Scott: CONGRATULAZIONI *emoticon coriandoli*

Da Malia: *emoticon faccina con sguardo al cielo* Era ora.

Da Isacc: Ci hanno messo solo quattro fottuti anni di tensione sessuale per risolvere la loro merda. 

Da Boyd: Meglio tardi che mai. 

Da Allison: Auguri ragazzi~ Propongo Parigi per la luna di miele ;)

Da Liam: ???

Da Mason: Aspettiamo gli inviti al matrimonio. 

Da Corey: *emoticons di arcobaleni*

Da Theo: Quindi Derek è il cucchiaino?

Da Parrish: Vorrei dire di essere sorpreso… ma lo abbiamo visto arrivare tutti. 

Da Lydia: Non amo prendermi il merito delle cose, ma stavolta è totalmente merito mio. Potete ringraziarmi più tardi.

Da Peter: Mi dispiace contraddirti mia cara, ma sono abbastanza sicuro che il merito del lieto evento sia il mio. 

Da Isaac: Chi ha aggiunto il vecchio sociopatico alla chat? 

Da Malia: Non lo so. È semplicemente apparso un giorno. 

 

[Lydia Martin ha rimosso Peter Hale dal gruppo.]

 

Da Lydia: Dicevamo? 

 

Lo sceriffo sorride, scuotendo la testa con affetto. 

Al mattino, quando Stiles apre gli occhi, trova una lunga sequenza di messaggi riguardante le diverse ipotesi partorite da ogni membro del branco su come lui e Derek abbiano finito per risolvere i loro problemi. Alcune davvero molto variopinte nei dettagli. 

"PAPÀ!!!" Geme pietosamente ad alta voce, nascondendo la testa sotto il cuscino come uno struzzo. 

Al suo fianco Derek grugnisce, ancora bellamente addormentato, ignaro di tutto.






Note dell'autrice: Qualcuno ha finalmente risolto i proprio problemi :) C'è voluto un po' ma siamo alla fine (forse). Ho in programma di scrivere un altro capitolo per una scena che vorrei davvero scrivere su questo pseudo AU. 
E chi lo sa, magari finito a scrivere altre scemenze basate su queste imm di messaggi di testo che trovo in giro. Perciò è tutto un corso d'opera. Ma per ora, spero che Texting sia stato un compagno valido per passare il tempo <3 
Alla prossima! 
 

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Capitolo 14
*** Hang on... ***


CAPITOLO 14



Stiles si sta annoiando. 

E come ogni volta che si annoia, il suo cervello finisce inesorabilmente per inseguire pensieri inutili.

 

Da Stiles: Aspettate.

Da Stiles: Se il pomodoro è un frutto...

Da Stiles: Questo rende il ketchup un frullato?

Da Stiles: E la pizza una crostata? 

 

Scrive nel gruppo del branco, condividendo lo strano ragionamento che la sua mente ha appena partorito. 

 

Da Stiles: Ragazzi sto avendo una crisi qui!

 

Non si aspetta davvero una risposta da qualcuno, vista l’ora. 

È notte fonda e lui è seduto su uno scomodo sedile di un autobus strapieno di passeggeri per lo più addormentati. 

Il tizio di fianco a lui russa rumorosamente e Stiles impreca a bassa voce per aver dimenticato le cuffie nel dormitorio dell’accademia. 

Non ha detto a nessuno che sarebbe tornato in città, vuole che sia una sorpresa per tutti.

Non vede suo padre, Derek o qualcuno dei suoi amici da mesi a causa del suo addestramento a Quantico che lo tiene impegnato più di quanto a volte vorrebbe. 

Così, quando il suo istruttore gli ha proposto di prendersi un weekend di riposo dopo una sessione sul campo particolarmente faticosa, ha colto l’occasione al balzo. Ha fatto la valigia, è corso in aeroporto e ha acquistato il primo biglietto per Beacon Hills senza neanche badare al costo. 

Probabilmente finirà per mangiare ramen istantaneo per i prossimi due mesi, ma ne sarà valsa totalmente la pena.

Il suo telefono vibra qualche minuto più tardi con più di una risposta ai suoi messaggi. 

 

Da Isaac: Tu hai dei problemi. 

Da Erika: Giuro che se non fossi già in piedi per allattare ti ucciderei per avermi svegliata con questa stronzata. 

Da Malia: Io sto seriamente pensando di farlo.

Da Lydia: Posso aiutarti a nascondere il cadavere. 

Da Scott: Stiles. Sono le quattro del mattino. Per l’amor del cielo vai a dormire! 

Da Stiles: Siete cattivi :( 

 

Stiles sorride divertito immaginando i suoi amici accigliarsi verso i loro cellulari.

Potrebbero ignorare la chat, o silenziarla se lo volessero, ma sono tutti abbastanza intelligenti da non farlo.

Non si sa mai quando potrebbe arrivare la prossima richiesta d’aiuto, tra un messaggio sul college, sul lavoro, sui bambini, una discussione sul baseball o in questo caso uno degli strambi ragionamenti di Stiles. 

Un altro messaggio spunta in una delle sue chat private.

 

Da Sourwolf: Non dovresti essere a lezione? 

 

Stiles alza gli occhi al cielo. 

Eccolo qui, il solito lupo bacchettone. 

 

Da Stiles: E tu non dovresti essere a lavoro? 

 

Controbatte elusivo.

Derek si è finalmente deciso ad accettare la proposta dello sceriffo qualche mese fa e ora lavora come vice alla centrale, per lo più occupandosi di casi minori e scartoffie ora che Beacon Hills è tornata ad essere una città tranquilla.

Almeno per il momento. 

 

Da Sourwolf: Il mio turno è terminato dieci minuti fa. 

Da Sourwolf: Sto tornando al loft. 

Da Stiles: Qualche caso emozionante da segnalare? 

Da Sourwolf: La signora Miller ha denunciato il rapimento del suo amato Charlie.

Da Stiles: Chi diamine è Charlie? 

Da Sourwolf: Il suo gnomo da giardino. 

Da Stiles: Ha chiamato il suo gnomo da giardino Charlie?!

Da Stiles: Charlie non suona molto come un nome da gnomo.

Da Sourwolf: È questo quello su cui decidi di concentrarti? 

Da Sourwolf: Non il fatto che qualcuno denunci la sparizione del suo gnomo da giardino? 

Da Stiles: La signora Miller è sempre stata un po’... particolare. 

Da Stiles: Quando mio padre era ancora un vice è venuta in centrale a lamentarsi delle bestiacce che i suoi vicini tenevano in giardino. 

Da Sourwolf: Cosa c’è di strano in questo?

Da Stiles: Le bestiacce in questione erano siepi potate a forma di animali.

Da Sourwolf:

Da Sourwolf: Ricordami perchè ho scelto di fare questo lavoro.

Da Stiles: Perchè sei dannatamente sexy in divisa?

Da Sourwolf: Oh certo, è sicuramente questo il motivo. 

Da Stiles: ;)

Da Stiles: Hai già dei sospettati per il tuo caso?

Da Sourwolf: Scommetto tutti i miei soldi sul nipote di otto anni. 

Da Stiles: Come fai ad essere così sicuro sia stato lui? 

Da Sourwolf: Ho visto i resti di una testa di gnomo nel loro bidone dell’immondizia.

Da Sourwolf: E quando la signora Miller è venuta in centrale, il bambino era con lei e stringeva colpevolmente il suo pallone da calcio sotto il braccio.

Da Stiles: Cosa farai ora, arresterai quel bambino per gnomicidio?

Da Sourwolf: Penso che dovrei dargli una medaglia per aver reso un servizio alla comunità. 

Da Sourwolf: Quegli gnomi di ceramica sono orribili. 

Da Stiles: Ti prego dimmi che ti sei assicurato che il crimine del bambino non verrà mai scoperto. 

Da Sourwolf: Ho preso di nascosto il sacchetto della spazzatura. 

Da Stiles: È per questo che ti amo

Da Sourwolf: Sono al loft. 

Da Sourwolf: Skype?

 

Stiles si morde il labbro nervosamente. 

Non gli piace mentire a Derek, ma ne va della buona riuscita della sua sorpresa. 

 

Da Stiles: Ti chiamo io più tardi. Sto uscendo ora. 

 

Scrive, sentendosi leggermente in colpa. 

 

Da Sourwolf: ‘K.

 

L’autobus arriva in città una mezz’ora più tardi.

La prima cosa che Stiles fa appena scende dal pullman è andare a prendere un caffè. 

Dopo un volo di sette ore e un’altra ora di pullman con sistema di aerazione guasto, è un miracolo che non abbia ancora ucciso qualcuno in seguito a un crollo nervoso.

La seconda cosa che fa è salire su un altro autobus. 

Non è diretto a casa però. 

Per quanto ami suo padre e non veda l’ora di riabbracciarlo, c’è una persona che vuole vedere prima di tutti e che suppone sarà ancora sveglia a rimuginare sul fatto che Stiles si sia rifiutato di sentirlo su Skype con quella che è sicuro sia sembrata una qualche sorta di scusa. 

Stiles apre la pesante porta di metallo del loft con la sua chiave di scorta. 

“Tesoro, sono a casa!” Saluta scherzosamente, abbandonando il suo borsone ai piedi del divano. 

“Stiles?” Chiama sorpresa la voce di Derek dal bagno.

Un minuto dopo il lupo mannaro lo raggiunge nella stanza principale indossando solo i boxer, i capelli umidi e gocciolanti per la doccia che doveva star facendo. 

“Cazzo. Questa si che è un’accoglienza da cinque stelle.” Commenta Stiles, lasciando scivolare lo sguardo sul corpo atletico di Derek. 

“Che ci fai qui?” Domanda confuso il lupo mannaro, avvicinandosi. 

Stiles mette il broncio. “Non sei felice di vedermi?” 

Derek sbuffa, appoggiandogli le mani sui fianchi per tirarlo a sè. “Certo che lo sono.” Dichiara sinceramente. “Ma per quello che ne so dovresti essere a Quantico, seguendo una delle lezioni dell’accademia.” 

Stiles sorride, sollevando le braccia per cingergli il collo. “Mi hanno dato qualche giorno di riposo dopo una missione sul campo abbastanza impegnativa.” Spiega, lasciando scivolare le dita tra i morbidi capelli scuri di Derek.

Il lupo mannaro emette piccoli brontolii d’apprezzamento per le sue attenzioni. “Potevi dirmi che saresti tornato. Sarei venuto a prenderti in aeroporto.”

Stiles si sporge, baciandolo dolcemente sulle labbra. “Volevo fosse una sorpresa.” Ammette, spostando le labbra sul collo del compagno, tracciando una scia di baci umidi sulla pelle abbronzata.

“È una piacevole sorpresa. Nhn.” Derek geme quando i denti di Stiles affondano in un punto particolarmente tenero e il ragazzo succhia con forza, fino a creare una piccola macchia violacea.

Stiles sa che nessun succhiotto che proverà a lasciare rimarrà abbastanza a lungo sulla pelle del lupo mannaro a causa della sua super guarigione, ma questo non lo ha mai dissuaso dal continuare a provare. 

“Si?” Stiles solleva lo sguardo dal livido quasi completamente sbiadito, guardando Derek con occhi carichi di lussuria. 

Stiles.” Derek stringe la presa sui suoi fianchi, ringhiando. 

“Camera da letto. Ora.” Ordina il ragazzo, spingendo il lupo mannaro verso la scala a chiocciola. 

Lui e Derek non hanno un momento d’intimità da mesi ormai e Stiles sente il bisogno fisico di avere il cazzo di Derek dentro di lui - o avere il suo cazzo dentro Derek - tipo ieri.  

Derek non se lo lascia ripetere due volte, sollevando di peso Stiles tra le braccia e balzando i gradini a due a due, raggiungendo la camera da letto prima che Stiles riesca a togliersi anche solo la maglietta.

“Lubrificante.” Menziona Stiles tra gli ansiti mentre Derek lo tiene bloccato contro il materasso dandogli uno dei migliori pompini della sua vita. 

“Primo cassetto.” Risponde semplicemente il lupo nel riprendere fiato.

“So dove tieni il lubrificante, Der. Ah!” Stiles geme sonoramente, stringendo un pugno tra le lenzuola. “Ma devi smettere di succhiarmi il cazzo se speri che riesca a prenderlo.” Protesta.

Derek è riluttante ad allontanarsi ma in qualche modo Stiles riesce a convincerlo a dar tregua al suo pene, anche se il lupo mannaro continua a far vagare le mani - e la bocca - su qualsiasi altra porzione del suo corpo che riesce a raggiungere.

Stiles apre il cassetto e fruga frettolosamente all’interno in cerca del tanto agognato gel, afferrando il tubetto ed estraendolo trionfante dal mobiletto, facendo cadere nella foga alcuni oggetti sul pavimento. 

Tra questi, c’è un cellulare praticamente ridotto in pezzi. 

“Perchè hai un cellulare rotto nel cassetto?” Domanda incuriosito.

Derek si sporge oltre il bordo del letto, sollevando l’apparecchio telefonico da terra per riporlo con cura nel cassetto. 

“È un ricordo.” Accenna timidamente.

Stiles alza un sopracciglio, aspettando che Derek decida o meno di andare avanti con la sua spiegazione.

“È il mio vecchio cellulare. Si è rotto in uno scontro con dei cacciatori.” Lo mette al corrente Derek. “L’ho usato fino a quando mi sono dimenticato di te a causa dei Ghost-riders.” 

Stiles rabbrividisce istintivamente al ricordo di quel periodo e Derek lo stringe in un abbraccio rassicurante.

“Ciò che il tecnico è riuscito a recuperare dalla sua memoria, alcuni messaggi che ci siamo scambiati e una foto, mi hanno dato modo di collegare un nome, che fino ad allora era stato solo un fastidioso tarlo nella testa, a un volto.” Spiega Derek, strofinandogli il naso sulla guancia. “Ti ha reso finalmente nuovamente reale.” 

“Io sono reale.” Dichiara seriamente il ragazzo, aggrappandosi a lui. “Questo è reale.”

“Lo so.” Derek sospira, poggiando la fronte contro la sua spalla. “Ma a volte ho ancora paura che possa svanire.” Sussurra. 

“Non vado da nessuna parte, Derek.” Rassicura Stiles, avvinghiandosi come un polpo. “Sei bloccato con me finché non ti stancherai di avermi intorno.” 

Derek solleva il viso, incontrando i familiari occhi color whisky di cui si è innamorato. 

“Potrebbe essere impossibile.” 

Stiles sorride. “Meglio per me allora.” Afferma facendogli l’occhiolino. 

Derek rotea gli occhi, spingendolo nuovamente contro le coperte sgualcite. 

“Possiamo tornare al sesso ora?”

“Giusto.” Stiles ghigna maliziosamente, chiudendo le gambe intorno al suo bacino. “Abbiamo parlato a sufficienza di sentimenti per stanotte. Meno chiacchiere, più azione.” Scherza, spronandolo ad andare avanti con un colpetto del tallone sul culo. 

Derek segue volentieri il suggerimento. 

“Merda. Come abbiamo fatto a resistere mesi senza sesso?” Esclama affannato Stiles più tardi quando hanno finito, girandosi sul fianco per guardare Derek.

Il lupo mannaro è disteso sulla schiena, il corpo ricoperto da una patina di sudore, occhi chiusi in un’espressione di sfinito rilassamento.

Derek grugnisce, sembrando d’accordo con la sua domanda-affermazione. 

Stiles si accoccola più vicino, indeciso se alzarsi per farsi una doccia o rinunciare e schiacciare un riposino.

Derek prende una decisione per lui, spedendolo in bagno mentre lui cambia le coperte al letto. 

Quando entrambi sono puliti e sotto un lenzuolo che profuma di ammorbidente, Derek lo sorprende pronunciando due parole che solitamente fatica a lasciarsi sfuggire. 

“Ti amo.” Dice il lupo, guardandolo con occhi colmi d’affetto. 

Stiles sorride felicemente, giocando con i peli sul petto del compagno. “Anche io ragazzone.” 

Stiles chiude gli occhi e si addormenta rapidamente, al contrario di Derek che resta sveglio per quasi un’ora, rimuginando.

Quando Stiles riparte per Quantico, Derek prende un’importante decisione. 

Stiles completa l’addestramento qualche settimana dopo, a cavallo del suo ventunesimo compleanno.

Torna a Beacon Hills per festeggiare e prendersi una breve vacanza prima di iniziare a lavorare attivamente nella nuova task force soprannaturale dell’FBI, sapendo che in futuro il lavoro lo terrà tristemente lontano dai suoi affetti.

Il branco organizza una festa al loft e partecipano tutti. 

Allison, Isaac, Chris, Jackson e Ethan tornano dall’Europa per l’occasione e Erika e Boyd presenziano insieme alla piccola Madison, annunciando l’arrivo in famiglia di un secondo pargoletto. 

Stiles scatta una dozzina di foto di Derek che tiene in braccio la bambina e imposta la più bella - quella dove Derek sta sorridendo dolcemente con occhi a cuoricino a Madison che si sta lentamente addormentando succhiandosi il pollice - come sfondo del cellulare. 

“Ehi. Posso rubarti un minuto?” Chiede Derek a un certo punto della serata, facendo cenno con la testa verso la porta che da accesso al terrazzo. 

“Certo.” Risponde Stiles, alzandosi dal divano su cui è seduto con Scott e Malia mentre guardano tutti insieme per l’ennesima volta The notebook sotto insistenza di Lydia. 

“C’è qualcosa di cui dovrei parlarti.” Dichiara Derek quando sono da soli. 

“Solitamente non finisce molto bene quando qualcuno comincia una conversazione con una frase del genere.” Ironizza ansiosamente Stiles. 

Derek sospira. “Stiles, non sto cercando di lasciarti.” Tranquillizza. 

Stiles cerca di nascondere il proprio sospiro di sollievo. “Quindi, di cosa vuoi parlare?” 

“Ho fatto richiesta per essere trasferito.” Confessa Derek. 

Stiles sgrana gli occhi. “Te ne vai da Beacon Hills?” Esclama. “Pensavo stessi bene qui ora.” 

“Lo faccio.” Assicura il lupo mannaro. “Ma c’è un altro posto in cui preferirei stare.” Dichiara, facendo un passo avanti. “Ho chiesto di essere assegnato a qualsiasi centrale che sia a una distanza ragionevole dall’ufficio governativo a cui verrai assegnato.” Spiega. “Sempre che non si liberi un posto nella tua squadra.” Aggiunge speranzoso. 

Stiles resta a bocca aperta non credendo alle proprie orecchie. 

“Potrei mettere una buona parola per te con i miei superiori.” Propone, superata la sorpresa iniziale. 

Derek abbozza un sorriso. “Ti sarei davvero grato se lo facessi.”

“Sei sicuro di volerlo fare?” Domanda incerto Stiles. “Ti stavi costruendo una bella vita. Non dovresti rinunciare a questo per me.” 

“L’unica vita che voglio costruire è quella in cui siamo insieme.” Sancisce con fermezza il lupo mannaro. “Non voglio accontentarmi delle briciole. Voglio esserci quando torni a casa stanco dal lavoro. Voglio poterti baciare ogni volta che ne ho voglia e non solo quando riusciamo a vederci per qualche ora o giorno. Voglio litigare per il telecomando della tv o per l’ultima porzione di lasagne in forno. Voglio andare a dormire insieme e alzarmi al mattino di fianco a te. Voglio prepararti la colazione o semplicemente il caffè quando hai fatto tardi al lavoro perchè mi hai ignorato quando ho provato a svegliarti e ti sei rimesso a dormire. Voglio vedere i tuoi capelli diventare lentamente grigi con l’avanzare dell’età. Voglio tenerti la mano finché avrò le forze per stringerla. Ti voglio intorno più tempo possibile.”

Stiles ridacchia imbarazzato. “Sembra quasi tu mi stia chiedendo di sposarti.” 

Derek estrae una scatolina dalla tasca della giacca, porgendogliela. 

“Non ho comprato un anello perché non sono riuscito a sceglierne uno.” Spiega il lupo mannaro facendo spallucce. 

Stiles apre la scatola, ammirando con meraviglia la catenina a cui è appeso un bellissimo triskelion argentato. 

“Un giorno rimpiangerai questa decisione.” Lo avverte, trattenendo a fatica le lacrime di commozione mentre Derek gli mette la collana al collo.

Come potrebbe dire no a questo punto? 

Vuole Derek tanto quanto il lupo mannaro sta dimostrando di volere lui.

Pregi e difetti, sorrisi e litigi, gioia e dolore, è pronto a prendere tutto ciò che Derek è disposto a dargli e fare lo stesso. 

“Lasciamo che sia il tempo a decidere allora.” Sentenzia Derek, baciandolo.

Il giorno in cui Derek avrebbe rimpianto la sua decisione non arriva mai. 





Note dell'autrice: Ebbene siamo alla fine, questa raccolta è arrivata alla sua conclusione. Avevo bisogno di scrivere un ultimo capitolo per mettere un punto.
Sono abbastanza soddisfatta di questa storia nel suo complesso, alcuni capitoli sono migliori di altri ovviamente ma hanno tutti qualcosa che reputo "bello" e che mi auguro possa intrattenere, strappare un sorriso o all'occorrenza una lacrimuccia.
Spero che Texting vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla.
Ci vediamo alla prossima! 

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