La leggenda di Sir Endrell Morgerstern

di Ridley Jones Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: Era una notte buia e tempestosa ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: Benvenuti a Blackwood Hollow ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre: Ombre e visioni ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro: La famiglia Morgerstern ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque: Parole e ululati ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei: Ricordi... ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette: Lord Darmadon ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto: La Blacklaidèr High School ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove: Le ultime parole famose ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci: Pausa pranzo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici: La Congrega ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici: Stranezze ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici: La chiave ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici: Hai paura del buio? ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici: La Porta ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici: Ridley Morgerstern ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette: Il Giardino degli Assassini ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto: “Non lo so” ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove: Jack Laindéir ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti: “Non starò mica diventando pazza?!” ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno: La Fossa dei Dannati ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue: Sette e segreti ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré: La Piana degli Spettri ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro: Misteri da svelare ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque: La Rocca Oscura ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei: Rivelazioni ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette: La Signora dei Fiori ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto: L’Anima Bianca della foresta ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove: In cerca di risposte ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta: La maledizione del quaderno ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno: Il ritorno di Endrell Morgerstern ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue: L’arrivo degli ultimi Morgerstern ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatré: Il raduno delle streghe ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaquattro: La paura non è che il precursore del coraggio ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentacinque: La battaglia di Halloween ***
Capitolo 36: *** Epilogo: Una nuova alba ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: Era una notte buia e tempestosa ***


Grandi nuvole nere oscuravano il cielo notturno, di tanto in tanto un fulmine squarciava la volta oscura, la pioggia cadeva senza sosta, gli alberi spogli e bianchi si alzavano verso l’alto, le case e le taverne incombevano sulla strada deserta, tutto pareva nero, tutto pareva morto.

Quella fredda notte di ottobre nessuno sarebbe uscito per bere, nessuno avrebbe acceso fuochi, tutti sarebbero rimasti segregati in casa pregando di che nessuno bussasse alla loro porta, pregando per la salvezza dei loro bambini, pregando di ritrovarli nei loro lettini la mattina seguente.

Quella buia notte di ottobre nessuno avrebbe chiuso occhio e nessuno avrebbe rotto quel silenzio immobile che si era creato per le strade di Blackwood Hollow perché quella era notte di demoni, di maschere, di sacrifici, di carneficine e di sangue. 

Nessuno avrebbe osato uscire e rischiare di essere preso.

Eppure qualcuno girava per le strade, si trattava di un giovane uomo, il mantello nero lo proteggeva dalla pioggia battente e dagli sguardi indiscreti delle creature della Notte, gli occhi blu come zaffiri scattavano a destra e a sinistra controllando ogni attimo e i ricci biondi che facevano capolino dal cappuccio erano bagnati e attaccati alla fronte. Infatti guardando meglio nell'oscurità si potevano distinguere alcune Ombre con forme umane che si aggiravano silenti per le vie del paesino soffermandosi davanti alle porte delle case e oltrepassandole. 

Il giovane uomo camminava spedito per quelle strade che conosceva come le sue tasche, alcune Ombre gli si avvicinarono impedendogli il passaggio, ma il giovane non si fece intimidire e quando quelle tentarono di toccarlo lui tirò fuori un talismano di ferro nero con cinque rubini che correvano lungo il bordo,  una croce rossa come il sangue al centro con un’antica runa incisa sopra . Quando le Ombre lo videro soffiarono e digrignarono i denti, ma lasciarono passare il giovane uomo, solo una, evidentemente più coraggiosa delle altre, ma appena lo toccò iniziò a contorcersi, come se un fuoco la bruciasse da dentro, sul volto del mago comparve un ghigno di vittoria

 

-Ne ero certo- mormorò a se stesso 

 

poi riprese a camminare più velocemente, la pioggia, se possibile era diventata più fitta limitando la visibilità, ma lui doveva andare avanti, doveva arrivare alla casa in fondo al villaggio, doveva sapere se lei era ancora viva, doveva saper se lei stava bene.

Una volta giunto all’abitazione sul limitare del bosco bussò tre volte, per un’attimo il rumore delle gocce che colpivano ritmicamente la terra fu l’unico a riempire il tetro silenzio di quella notte, poi dalla casa provenne il rassicurante suono di passi che calpestano le assi di legno gonfie di umidità facendole scricchiolare: qualcuno si stava avvicinando alla porta. Il ragazzo attese pazientemente che questa si aprisse guardandosi di tanto in tanto le spalle: tra gli alberi si potevano scorgere gli occhi lucenti e colmi di malignità delle Ombre, che tenendosi a debita distanza lo osservavano.

La porta si aprì e sulla soglia comparve una giovane donna: il fisico esile era coperto da una pesante veste da notte bianca i lunghi capelli castani le ricadevano in morbidi ricci sulle spalle, incorniciandole il viso pallido e lentigginoso rigato dalle lacrime, gli occhi erano due laghi pieni di preoccupazione, ma appena incrociarono lo sguardo del ragazzo si riempirono di sollievo e le labbra carnose si distesero in un sorriso 

 

-Endrell!- sussurrò stringendolo in un abbraccio mentre altre lacrime le rigavano il volto -temevo che le Ombre ti avessero preso-, 

 

il giovane uomo scosse la testa ricambiando l’abbraccio

 

-Non temere mia dolce, dolcissima Susan- le baciò la testa, poi estrasse dalla tasca l’amuleto che aveva usato per scacciare i demoni -guarda ti ho portato un dono-

 

la ragazza guardò il ciondolo e sorrise appena mentre lui glielo metteva al collo

 

-Grazie- mormorò

 

poi si spostò leggermente per farlo entrare.

 

Così quella fredda e buia notte di fine ottobre mentre tutti si nascondevano nelle proprie abitazioni pregando ognuno i propri dei e le strade erano ghermite dalle Ombre pronte a fare stragi Endrell e Susan passarono la notte tra baci rubati e sussurri scaldandosi e proteggendosi a vicenda, perché in quella tempestosa notte di ottobre nessun demone avrebbe osato avvicinarsi alla casa vicino al bosco.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due: Benvenuti a Blackwood Hollow ***


Le foglie dorate che si staccavano dagli alberi venivano accompagnate dal vento nella loro ultima danza prima di posarsi lievemente al suolo, il sole aveva ormai iniziato a scendere all'orizzonte dipingendo il cielo con splendide sfumature rosate e donando al paesaggio un'atmosfera quasi magica e surreale.
Un'auto sfrecciava sull'autostrada trasformando il panorama in un misto di immagini sfuggenti e indefinite, all'interno della vettura una ragazzina seduta sul sedile posteriore osservava la scena con incantata: sul capo portava un cappello di lana nero, i lunghi capelli color sabbia erano raccolti in una morbida treccia, gli occhi color zaffiro erano arrossati, il volto pallido era rigato da grandi lacrime la giovane le asciugò rabbiosamente con la mano guantata. Odiava quelle stupide lacrime, le detestava con tutta se stessa e odiava ancora di più i motivi per cui le versava, la facevano sentire un'egoista, sapeva benissimo che l'unica ragione per cui doveva piangere era la morte di sua nonna. E invece no, le lacrime della ragazzina erano dovute alla rabbia per essere stata costretta ad abbandonare il suo appartamentino a New York, i suoi amici e la sua vita per andare a vivere a Blackwood Hollow, un paesino sperduto in mezzo ad una foresta Irlandese assieme a tutta la sua famiglia al completo.
La giovane scosse la testa per allontanare quei pensieri, tirò su con il naso e tornò a la foresta, era veramente meravigliosa, sembrava quasi un bosco delle fiabe
 
-Ti piace?- 
 
La ragazzina sobbalzò, per poi voltarsi verso il suo interlocutore: si trattava della donna seduta sul sedile anteriore, sulla pelle chiara brillavano due occhi acqua marina che trapelavano dolcezza, il naso era circondato da pallide lentiggini e le labbra erano stese in un caldo sorriso che la ragazzina si sforzò di ricambiare
 
-È.... diverso- rispose
 
il sorriso della donna si allargò 
 
-Oh si... è molto diverso da ciò a cui sei abituata, ma sono certa che ti piacerà tesoro, l’Irlanda è un posto davvero magico-
 
il sorriso che fino a quel momento aveva tirato le labbra della ragazzina si spense lentamente, vedendolo anche la donna smise di sorridere
 
-Tani tesoro va tutto bene?- chiese la donna
 
la giovane sbuffò
 
-Certo mamma va tutto bene-
 
-Vitani... so che questo trasferimento non ti piace... ma è solo temporaneo...- rispose la donna sospirando,
 
la ragazzina alzò gli occhi al cielo
 
-Tu dici sempre così-
 
la madre le lanciò uno sguardo di rimprovero, ma non disse nulla, lasciando che un silenzio carico di tensione si impadronisse della macchina.
La strada sembrava infinita, ma dopo un po’ Vitani scorse le prime abitazioni, subito si sporse per vedere meglio la meta del suo viaggio in preda alla paura, la curiosità e l’emozione, 
 
-È quella?- chiese alla madre con voce trepidante
 
la donna fece un piccolo sorriso
 
-Proprio quella- rispose.
 
Quando la macchina entrò nel villaggio Vitani schiacciò  il volto contro il finestrino cercando di carpire ogni più piccolo dettaglio: le strade coperte di foglie secche erano ghermite di gente, i bambini si rincorrevano ridendo, i genitori li seguivano con occhio attento, pronti a scattare alla prima caduta, i negozianti chiacchieravano animatamente con i clienti, i ragazzi, che giravano divisi in gruppi, ridevano tra di loro spingendosi e facendo battutine oscene, alcuni ciclisti sfrecciavano tra i passanti, le villette a schiera erano dipinte con colori vivaci, avevano tutte dei giardini perfetti recintati da muretti con cancelli in ferro battuto e le donne all’interno di essi spettegolavano sui vicini, la piazza immensa aveva al suo centro una grande fontana in marmo bianco con diverse figure mitologiche scolpite sopra e la statua di un ragazzo che stringeva tra le braccia un libro dalla copertina di cuoio, Vitani la osservò incuriosita 
 
-E quello chi è?- domandò indicando la scultura 
 
la madre si voltò a guardarla
 
-Quello è Sir Endrell Morgerstern- rispose sorridendo appena -è il protettore di Blackwood Hollow-
 
-Su di lui girano molte leggende- aggiunse il padre da dietro il volante mentre la donna gli lanciava uno sguardo di rimprovero
 
-Tipo quali?- chiese Vitani che ormai era divorata dalla curiosità
 
-Be'....- iniziò l'uomo, ma la moglie si schiarì la voce interrompendolo
 
-Non mi sembra il momento Nathan- disse fermamente,
 
il padre sospirò 
 
-La mamma ha ragione Tani, magari ne riparliamo quando siamo a casa-
 
-Oh... ok- rispose la ragazzina cercando di ignorare quel senso di frustrazione che lentamente cresceva in lei.
 
Così Vitani tornò a posare il suo sguardo sulla fontana che si allontanava sempre di più e senza rendersene conto iniziò a fantasticare sulla leggenda di Sir Endrell e su come sarebbe stata la sua nuova vita a Blackwood Hollow.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre: Ombre e visioni ***


Endrell si svegliò all'alba in un soffice letto con pesanti coperte di lana e morbide lenzuola di seta, al suo fianco Susan dormiva ancora, i suoi boccoli color cioccolato erano sparsi su uno dei grandi e molli cuscini, il volto e le labbra erano distesi in un'espressione serena. Il giovane uomo le accarezzò dolcemente la testa, poi si alzò facendo meno rumore possibile e iniziò la ricerca dei suoi vestiti, molti di essi erano sparsi sul pavimento, altri invece erano appesi sulle sbarre del letto. Una volta che il ragazzo si fu vestito scese le scale ed entrò in cucina dove il cuoco era già ai fornelli intento a preparare la colazione; Endrell prese una mela ed uscì dicendo ad una cameriera di rassicurare la sua amata e di dirle che sarebbe tornato nel pomeriggio, poi uscì. Il cielo era di un pallido grigio, il sole pareva un'ostrica d'argento, le strade erano ancora vuote, delle Ombre non c'era più traccia, tuttavia erano ben visibili i segni del loro passaggio, infatti su molte porte disegni fatto con il sangue, per le strade c'erano arti e corpi squartati; il giovane si passò una mano tra i riccioli dorati sospirando, tutto quello era colpa sua, lo sapeva bene, le Ombre quella notte sarebbero tornate più forti e numerose, doveva assolutamente fare qualcosa, ma cosa? Endrell sospirò dirigendosi verso il bosco, aveva bisogno urgentemente di un consiglio e c'era solo una persona in grado di aiutarlo. Il ragazzo iniziò a camminare tra gli alberi grigi e privi di vita. Molti nel villaggio erano terrorizzati da quel tetro scenario, ma non lui, infatti al giovane era sempre piaciuto camminare nel bosco, gli trasmetteva un senso di pace, ricordava che quando era un bambino andava sempre a giocare nel folto della foresta, in oltre gli animali e gli esseri che vi abitavano non lo avevano mai preoccupato, da piccolo Endrell li definiva addirittura suoi amici. 
Dopo un po' il ragazzo arrivò davanti ad una roccia semi interrata, su di essa erano cresciuti muschi, licheni e rampicanti che si estendevano fino all'entrata della caverna in modo tale da coprirla totalmente, infatti solo un'occhio esperto sarebbe riuscito a vederla, Endrell si avvicinò ad essa e le piante si spostarono, come se percepissero la sua presenza, il giovane sorrise, la persona che doveva incontrare era davvero diventa onnisciente. Il giovane uomo entrò senza timore iniziando a scendere le scale di pietra coperte di erba verde.
L’interno del cunicolo non era affatto come poteva apparire all'esterno, le pareti in parte erano tappezzate di cristalli che si illuminavano di mille colori al passaggio di Endrell, attorno ai quali erano state dipinte rune dorate e dal soffitto pendevano grandi gigli arancioni dal pistillo blu che splendevano nella semioscurità. Il giovane arrivò in fondo alla scalinata, dove il tunnel si apriva in una sala molto amplia, il pavimento -come le scale- era occupato da un soffice manto di erba, le pareti erano coperte dai fiori rampicanti che scendevano dal soffitto, al centro della sala vi era un trono interamente di ossidiana, gemme e rubini, su di esso era seduta una figura femminile: con lunghi capelli argentati, grandi occhi gialli incorniciati da lunghe ciglia, il corpo sinuoso era avvolta da un mantello bianco, le mani erano posate sui braccioli del trono, le dita erano ornate da anelli dorati, sui polsi splendevano due bracciali neri e sulle braccia pallide erano stati dipinti diversi tatuaggi con dell’inchiostro rosso come il sangue.
La figura si alzò 
 
-È da prima della tua partenza che non vieni qui- disse con voce fredda
 
sul volto di Endrell si formò un piccolo sorriso
 
-Perdonami Diadama, i miei studi di magia mi hanno portato lontano da Blackwood Hollow... ma adesso sono tornato-
 
le labbra scarlatte della donna si  schiusero in un sorriso dolce sorriso reso poco rassicurante dalla fila di piccoli denti affilati che si intravedeva, Diadama con una calma agghiacciante si alzò dal suo trono e si avvicinò al mago con passi lenti e calcolati fino ad arrivare proprio davanti a lui
 
-Mi sei mancato- disse
 
il sorriso sul volto del ragazzo si allargò
 
-Mi sei mancata anche tu- rispose senza perdere il sorriso
 
la lo squadrò da capo a piedi
 
-Suppongo che la tua non sia solo una visita di cortesia… allora cosa ti serve?-  
 
-Ho bisogno del tuo aiuto, della tua magia... di una visione...-
 
Diadama sospirò
 
-Sei a conoscenza del fatto che tutto ciò che vedrai non potrà essere evitato?- disse
 
Endrell prese un profondo respiro, poi rispose
 
-Si-
 
la veggente annuì
 
-Bene- esordì -poni la tua domanda giovane mago
 
-Esiste un modo per sconfiggere le Ombre?-
 
una fitta nebbia bianca e compatta come il gesso entrò nella caverna, prese il posto del prato, delle pareti, la luce che proveniva dai gigli e dalle gemme si affievolì, la bruma avvolse nelle sue spire Diadama, la quale chiuse gli occhi e iniziò a respirare affannosamente, la foschia iniziò a cambiare colore, dal blu al verde, fino a diventare un verde acqua brillante, la donna aprì gli occhi che ormai erano interamente bianchi, i tatuaggi sulle sue braccia si erano estesi fino al volto illuminandolo di rosso e quando parlò la sua voce non era più dolce e vagamente acuta, bensì roca e stranamente inquietante
 
-Sono qui giovane mago, domanda pure- disse la veggente
 
Endrell prese un respiro
 
-Esiste un modo per sconfiggere le Ombre?- ripeté
 
la nebbia si fece più densa e scura, salendo fino al soffitto della grotta. Poi iniziarono a formarsi delle figure, all'inizio erano sfuggenti, confuse, poi diventarono più nitide circondando Endrell, la prima raffigurava una grossa pietra rossa, probabilmente un rubino, sul palmo di una mano pallida e tremante, la seconda mostrava il mago con una bambina pallida e senza occhi in un campo di rose, la terza mostrava il più temuto cacciatore di creature della notte che si contorceva per il dolore mentre un fuoco bianco lo bruciava dall’interno.
Dopo quelle seguivano molte altre scene, una più violenta e confusa dell'altra, vedendole Endrell iniziò ad indietreggiare, cercando di fuggire da quelle immagini di morte e distruzione, ma la nebbia gli impediva di vedere l'uscita della caverna, il giovane incespicò e cadde, allora dalla foschia emerse Diadama, gli occhi erano tornati gialli, ma la voce era ancora quella della veggente
 
-Tutti hanno un peso da portare, il tuo è quello di conoscere il tuo futuro e non poter fare nulla per impedirlo- disse
 
Endrell indietreggiò ancora
 
-No! Ora che so a cosa vado in contro farò di tutto per cambiare il futuro!- urlò 
 
Diadama scosse la testa ed emise una tetra risata
 
-Endrell Morgerster prima della fine di questa guerra le visioni che hai avuto si avverranno e non potrai fare nulla per impedirlo-
 
il giovane mago si rialzò continuando ad indietreggiare fino all'uscita della grotta, per poi voltarsi e correre il più velocemente possibile, voleva mettere molta distanza tra lui e quelle orribili visioni, ma il mago in cuor suo sapeva che la fine della guerra non era poi così lontana così come il compimento di ciò che Diadama gli aveva mostrato.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro: La famiglia Morgerstern ***


La macchina si allontanò parecchio dal centro del paesino dirigendosi verso il limitare della foresta, Vitani notò che più si distanziavano dalla piazza più le ville diventavano grandi e antiche. L’auto si fermò davanti ad una casa sul limitare del bosco circondata da un muro di cinta in cemento bianco poco più basso di una persona sovrastato da una staccionata in ferro battuto che terminava con degli spuntoni, il cancello -anch’esso in ferro battuto- era decorato con tralci di acanto e motivi floreali, il grande giardino era perfettamente tagliato, sotto i due alberi di mele completamente spogli al lato del vialetto erano state sistemate tutte le foglie cadute e le siepi erano potate a dovere
 
-A vedo che Jack ha fatto un’ottimo lavoro- disse Nathan con un sorriso osservando il giardino mentre provvedeva a parcheggiare la vettura lì vicino.
 
Vitani scese rapidamente e iniziò a guardarsi attorno come una bambina curiosa, non ricordava quella casa così imponente e sicuramente non ricordava la foresta così vicina, la ragazzina si sfregò le braccia rabbrividendo, non sapeva perché ma quel bosco le trasmetteva un terribile senso di disagio, la faceva sentire quasi osservata…
 
-Va tutto bene tesoro?- le chiese la madre
 
-Si mamma… solo… che non ricordavo che la foresta fosse così vicina alla casa, mette i brividi-
 
la donna sorrise appena
 
-Forse un po’ sì, ma non è pericolosa, quando ero bambina io e i tuoi zii passavamo giornate intere a giocare tra questi alberi-
 
-Okey…- rispose la ragazzina
 
poi si voltò e si diresse verso il porta bagagli per prendere le sue tre valigie e la chitarra elettrica. Ma quando Vitani prese la prima comprese borsa che avrebbe dovuto fare più di un viaggio per riuscire a portare tutto in camera sua, così prese il borsone con i libri e iniziò ad avviarsi verso il grande cancello sbuffando
 
Non capisco perché ci ha fatto portare tutto l'appartamento! In fondo ci fermeremo poco
 
pensò infastidita.
 
Una volta arrivata davanti al portone si accorse di non avere le chiavi, Vitani sbuffò nuovamente quella giornata stava decisamente peggiorando, seccata bussó, ad aprirle fu una donna con i capelli di un biondo platino così chiaro da non sembrare naturale, gli occhi erano freddi come il ghiaccio, avevano una forma leggermente allungata, le labbra rosse e gonfie erano tirate in un sorriso poco amichevole, il viso era pallido e affilato, il corpo perfetto era fascia to da un'elegante tailleur nero. La ragazzina si sentì un po' intimorita da quella rigida figura, ma si sforzò comunque di sorridere
 
-Ciao zia Jennifer- disse in tono cordiale
 
il sorriso sul volto della donna si fece più freddo
 
-Oh ciao streghetta!- affermò
 
la smorfia sulle labbra di Vitani si spense e prese un profondo respiro per rimanere calma, poi fece per ribattere, ma prima che potesse dire qualcosa sua madre la raggiunse
 
-Ciao Jenny- disse sorridendo
 
-Alexa, siete in ritardo, vi aspettavamo questa mattina-
 
-Dovevo sistemare le ultime cose Jenny… gli altri sono già tutti qui?- 
 
-Scott e James sono arrivati ieri, mentre Violet ha detto che non ha intenzione di venire, nemmeno per il funerale di nostra madre…-
 
Alexa annuì, mentre un’espressione seria le si dipingeva sul volto 
 
-Capisco- disse sospirando, poi si voltò verso la figlia che aveva seguito la conversazione con interesse -Vitani perché non entri e non inizi a sistemare le tue cose?-
 
la ragazzina annuí
 
-Va bene mamma- disse entrando.
 
Una volta dentro la ragazzina ne approfittò per guardarsi attorno: l’ingresso sfociava direttamente in un amplio salone arredato con antichi mobili in mogano e velluto nero, sulle pareti candide erano appese numerose foto che ritraevano paesaggi di campagna, matrimoni e bambini che giocavano allegramente, dall’alto soffitto pendeva un grande lampadario dorato che emetteva una fredda luce, ma fortunatamente l’ambiente era riscaldato dal caminetto infondo alla stanza.
Davanti ad esso a ravvivare il fuoco vi era un uomo basso, il fisico atletico era fasciato da un’elegante completo nero, i capelli biondi e ricci erano stati accuratamente pettinati, gli occhi azzurri erano arrossati probabilmente a causa del pianto; la ragazzina vedendolo gli sorrise
 
-Ciao zio Scott- disse,
 
l’uomo si sforzò di ricambiare il sorriso
 
-Ciao Tani… siete appena arrivati?- domandò
 
-Sì… mancavamo solo noi?-
 
-Dato che Violet non ha intenzione di venire e che tutti gli amici di tua nonna vivono qui direi di sì…-
 
-Ok…- disse la ragazzina senza sapere cosa dire
 
-Ora sbrigati, tra non molto dobbiamo uscire- intimò suo zio,
 
Vitani allora quasi meccanicamente lo superò e iniziò a salire la prima rampa di scale.
Le vecchie assi di legno cigolavano sotto il suo peso ad ogni passo, la vecchia carta da parati era sbiadita dove erano state posizionate le lampade
 
Probabilmente è per l’esposizione alla luce troppo prolungata
 
pensò la ragazzina osservandole distrattamente, per poi spostare lo sguardo sulle varie foto che ornavano le pareti; era quasi arrivata al secondo piano quando un quadro in particolare attirò la sua attenzione: l’immagine ritraeva un’anziana donna, con i lunghi capelli argentati legati in un comodo chinione, grandi occhi azzurri pieni di dolcezza e un sorriso gentile dipinto in volto, seduta su una panchina nel mezzo della piazza di Blackwood Hollow che stringeva tra le braccia una bambina di circa due anni con tanti riccioli biondi spettinati e grandi occhi argentati che sorrideva e indicava la telecamera. Alla vista di quella foto sul volto di Vitani si formò un sorriso, quasi come se la felicità di sua nonna e sua cugina l’avesse contagiata, in un attimo la ragazzina venne sommersa dal ricordo di tutti i bei momenti che aveva passato in quel paesino quando era piccola e per un secondo le sembrò che sua nonna le avesse posato una mano sulla spalla, ma quando si voltò dietro di lei non c’era nessuno, così la giovane sospirò e ricominciò a salire le scale, in quel momento l’ultima cosa di cui aveva voglia era passare più tempo del dovuto a Blackwood Hollow. Una volta in cima la ragazzina iniziò a percorre il  lungo corridoio osservando le varie porte chiuse che si alternavano sulle pareti, quella casa aveva davvero tante camere, per la maggior parte inutilizzate, probabilmente in antichità la famiglia Morgerstern doveva essere molto più numerosa e doveva vivere tutta riunita lì, immaginò la giovane.
Ma mentre camminava Vitani assorta nei suoi pensieri si scontrò con  una ragazzina, con grandi occhi color acquamarina, i lineamenti appuntiti e i capelli color miele legati in una perfetta coda alta, il fisico esile era avvolto da un elegante vestito di velluto. Vitani squadró la ragazzina da capo a piedi
 
-Ciao Emily- disse con tono vuoto
 
la giovane alzò lo sguardo, aveva gli occhi arrossati è il volto rigato dalle lacrime
 
-Oh... siete arrivati... avete fatto tardi…- rispose con freddezza,
 
Vitani sbuffò
 
-Abbiamo avuto alcuni imprevisti…-
 
-Mh… pensavamo che non voleste venire, come zia Violet-
 
-Invece siamo venuti e ora se non ti dispiace voglio portare i miei bagagli in camera e cambiarmi, abbiamo un funerale questa sera… e siamo già in ritardo-
 
Con queste parole Vitani superò la cugina e si diresse vero la camera in fondo al corridoio.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque: Parole e ululati ***


Endrell continuò a correre per la foresta senza una meta precisa, l'unica cosa che contava per lui in quel momento era fuggire da quelle terribili visioni. 

Il giovane uomo si fermò solamente quando fu certo di essere lontano dalla grotta della veggente e si guardò attorno: gli alberi spogli con i loro rami scheletrici creavano una fitta ragnatela che lasciava scoperto solo un piccolo fazzoletto cielo grigio perla, l'aria carica di umidità odorava di pioggia e le foglie secche e bagnate che scricchiolavano sotto i piedi del mago erano sporche di fango e sangue. Endrell si chinò a terra per osservare meglio quelle chiazze scarlatte e vi immerse due dita per controllarne la consistenza, non c’erano dubbi, quello non era sangue umano… il giovane uomo scattò in piedi riconoscendo quel luogo, il mago iniziò ad allontanarsi, ma ad un tratto un ululato squarciò l'aria, ormai era troppo tardi, lo avevano sentito, lo stavano raggiungendo, infatti poco dopo un branco di enormi lupi emerse dal fitto della foresta accerchiandolo e ringhiando, il più grande di loro avanzò verso Endrell, ogni passo era lento e calcolato, nei suoi occhi brillava una scintilla di divertimento, come se prima di saltare alla gola del giovane volesse giocarci un po’.

La folta pelliccia nera lasciò il posto alla pelle chiara e ad abiti di cuoio, il muso si ritirò fino a diventare un volto pallido dai lineamenti marcati incorniciati da una folta chioma scura sporca di terra, una lunga cicatrice che partiva dall'occhio destro e si fermava al al mento, le zanne coperte di sangue si ritirarono appena giusto per rientrare tra le labbra sottili, il licantropo continuò ad avanzare fino a che non si trovò faccia a faccia con Endrell, 

 

-Questa zona della foresta non è adatta ad esseri come te ragazzo, tornatene a casa o giuro che mi pulisco i denti con le tue ossa-

 

-Quelli come me?!- chiese il giovane sentendo il sangue ribollirgli nelle vene

 

il licantropo fece un altro passo verso di lui ringhiando

 

-Si esatto, quelli come te: i maghi, stupidi umani corrotti e infettati dal Regno delle Anime e alleati delle Ombre- disse con disprezzo

 

Endrell sentì la rabbia montare dentro di lui, perché una bestia sanguinaria si permetteva di chiamarlo “corrotto” o peggio “alleato delle Ombre”. Per un attimo il mago pensò di cedere al suo istinto e ridurre il licantropo in cenere, invece rimase calmo, impassibile

 

-Non sono un’alleato delle Ombre- rispose semplicemente

 

il licantropo proruppe in una potente risata di scherno

 

-Tutti i maghi, le streghe e i veggenti lo sono, perfino quello che si era annunciato come il più grande nemico di quelle anime dannate! Quel Jack!-

 

il giovane uomo fece un passo indietro, chiunque praticasse la magia conosceva la leggenda di Jack Laindéir e di come fosse stato tratto in inganno 

 

-Lui non era loro alleato! La sua missione era distruggerle! Ed è anche la mia- rispose digrignando i denti

 

il licantropo rise nuovamente

 

-Mi sei simpatico ragazzo, quindi per questa volta ti lascerò in vita e ti permetterò di tornare al tuo insulso villaggio-,

 

detto ciò il licantropo abbandonò la sua forma umana e scomparve tra gli alberi assieme al suo branco. Endrell si appoggiò ad un albero sospirando e si passò una mano tra i capelli, aveva già visto quella scena, era una delle visioni che gli aveva mostrato Diadama, questo poteva dire solo una cosa: tutto ciò che la veggente aveva previsto si stava realizzando e continuare a scappare non avrebbe certo migliorato la situazione, così il mago si voltò e riprese a camminare verso Blackwood Hollow, aveva bisogno di vedere Susan, saper che stava bene, che era al sicuro e poi doveva parlare con il governatore del villaggio: Lord Darmadon, doveva spiegargli la situazione, avvertirlo del pericolo imminente e chiedergli consiglio.

Quando il giovane uomo raggiunse la sua metà la cittadina aveva ripreso vita: alcuni si erano riversati nelle strade per raccogliere le parti dei loro morti e cercare dei sopravvissuti, altri erano rimasti chiusi in casa o troppo spaventati per uscire o grati per non essere stati toccati dalla furia delle Ombre, mentre altro ancora si erano ammassati nella piazza centrale per urlare il loro malcontento al Lord governatore del villaggio; Endrell si fermò ad osservare quella folla sospirando: i morti e i dispersi non erano gli unici effetti collaterali della presenza di creature magiche a Blackwood Hollow. Il giovane uomo riprese a camminare, percorrendo la stessa strada che aveva percorso quella notte, fino alla casa della sua amata Susan, la donna lo attendeva in in soggiorno con una tazza di thè stretta in mano, le sopracciglia scure accigliate, il volto solcato dalla preoccupazione e dalla paura… perché il suo amato non tornava? Forse quei demoni lo avevano trattenuto, forse lo avevano ucciso, o forse stava solo giacendo con un’altra donna… per l’ennesima volta Susan strinse la presa sulla tazza e sfiorò delicatamente il ciondolo che le aveva donato Endrell la sera prima… no, lui non l’avrebbe mai tradita, se era uscito così presto aveva avuto sicuramente una buona ragione è presto sarebbe tornato. Infatti di li a poco il mago fece il suo ingresso nel soggiorno, appena lo vide la donna scatto in piedi e corse da lui per abbracciarlo

 

-Oh Endrell, quando questa mattina mi hanno riferito che eri uscito ho temuto il peggio-

 

il giovane uomo strinse a se la sua amata

 

-Non temere mia cara Susan, le Ombre non posso fermi- le disse mentre le accarezzava i capelli per tranquillizzarla

 

la donna sorrise appena

 

-Ora resterai con me?- domandò quasi ingenuamente

 

Endrell sospirò

 

-Non posso mia dolce Susan, devo assolutamente parlare con lord Darmadon, ma prima volevo vederti-

 

-Perché hai nuove informazioni sulle Ombre?-

 

-Si, la veggente mi ha mostrato parte del futuro… e dobbiamo assolutamente cambiarlo-

 

-Sono sicura che riuscirai nella tua missione- disse la donna sorridendo dolcemente

 

Endrell le accarezzò delicatamente il volto, poi la baciò con passione

 

-Sarò di ritorno questa notte mia amata, non temere- le disse prima di uscire.

 

Lord Darmadon intanto era ancora sul palco montato nel mezzo della piazza e tentava di calmare la folla in tutti i modi

 

-Concittadini! Concittadini! Vi prego calmatevi! La cosa più importante adesso è mantenere la calma! So che siete tutti molto spaventati, ma vi prometto che ritroveremo le persone scomparse- urlava,

 

ma nessuno udiva le sue parole e il popolo, più arrabbiato che mai, sbraitava; il giovane governatore si passò una tra i folti capelli castani, come pensava di rassicurare un intero villaggio se lui era il primo ad essere terrorizzato? In fondo le Ombre si erano fatte sempre più audaci e le perdite erano aumentate terribilmente…

 

-PERCHÉ NON ANDIMO TUTTI NELLA FORESTA E NON STANIAMO QUEI DEMONI BASTARDI?!- domandò un uomo dalla folla

 

-Sí- gridò qualcun altro -facciamo come avrebbe fatto lord Blackwood! Troviamoli e uccidiamoli tutti!!-

 

tra la gente si sparse un mormorio di assenso

 

-Bene!- disse qualcuno -ci muoveremo durante la notte-

 

le persone esultarono

 

-UCCIDIAMOLI!-

 

-Riprendiamoci i nostri cari!-

 

-Fermatevi!- disse lord Darmadon -ma non capite che è una missione a dir poco suicida?!-

 

la folla si voltò verso il suo governatore, in molti gli lanciarono occhiate assassine, invece altri si prepararono a scagliargli contro sassi e ortaggi.

In quel momento esatto Endrell fece la sua comparsa tra la gente

 

-Lord Darmadon ha ragione, le Ombre non hanno un rifugio qui e inoltre sono molto più forti di notte, vi ucciderebbero tutti in poco tempo-

 

-Allora cosa proponete di fare Sir Endrell?- domandò il fabbro

 

-Il vostro compito sarà sbarrare porte e finestre come ogni notte ed attendere- rispose, poi fece cenno al giovane lord di avvicinarsi

 

-Mio signore ho nuove informazioni, ma preferirei condividerle privatamente con voi- sussurrò

 

il governatore annuì gravemente comprendendo la situazione 

 

-Ma certo Sir, seguitemi, saremo molto più comodi nel mio studio- rispose, poi tornò a guardare la folla che mormorava inquieta

-Dichiaro questa assemblea conclusa- disse -ritornate tutti alle vostre occupazioni e rientrate nelle vostre case prima che tramonti il sole- subito dopo si voltò e si allontanò dalla piazza con Endrell al seguito.

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Capitolo 6
*** Capitolo sei: Ricordi... ***


Vitani era stesa sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi lucidi, gonfi e arrossati per le lacrime, la funzione funebre per sua nonna era durata più del previsto. La ragazzina sospirò profondamente, mentre i ricordi di tutti i bei momenti che aveva passato con sua nonna le affollavano la mente, con quella donna aveva passato uno dei periodi più belli della sua vita, era stata lei a vedere i suoi primi passi, a curarla quando si feriva o si ammalava, a raccontarle le sue fiabe preferite… almeno fino al St. Patrik’s day quando sua madre e zia Jennifer avevano litigato, Vitani non ricordava il motivo, probabilmente era per una delle solite cose, ma quel giorno in particolare la zia aveva usato insulti talmente pesanti che era intervenuta anche la nonna per placare le acque, senza riuscirci. La giovane ricordava che lei quel giorno si trovava nel giardino sul retro a giocare con i cugini, sua madre era uscita dalla porta della cucina, il volto era rigato dalle lacrime e le gote erano paonazze, il padre e zia Violet la seguivano cercando di calmarla, ma lei furiosa aveva continuato a strillare contro Jennifer e aveva detto al marito di preparare la macchina, poi aveva preso Vitani, l'aveva trascinata via sotto gli occhi sconvolti dei cugini senza permetterle di salutare Ridley e James ed erano tornati a New York con il primo volo.
La ragazzina sospirò nuovamente, ora era tornata a Blackwood Hollow, dopo circa otto anni, ma non ne era felice, in fondo a New York si era costruita una vita bellissima, le mancavano molto tutte le sue amiche, la sua scuola, i comuni rumori cittadini e le cene tranquille con i suoi genitori e nessun altro. Vitani era così assorta nei suoi pensieri che non fece subito caso alle lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance.
Quando se ne accorse la ragazzina se le asciugò con rabbia e si alzò dal letto aveva bisogno di distrarsi, di sgranchirsi le gambe, cosi iniziò a camminare per la stanza fermandosi ad osservare la scrivania, su di essa vi era una foto posta in una cornice realizzata con sassi e conchiglie dipinta di rosa. Vitani vedendo sorrise appena asciugandosi le lacrime: l’'immagine raffigurava la ragazzina e altri due bambini che ridevano felici, la piccola sulla sinistra aveva lunghi capelli biondi, quasi bianchi, legati in due trecce, un viso magro e pallido sul quale spiccavano due grandi occhi simili a monete d’argento e un dolce sorriso, il fisico esile coperto da un pesante maglione rosso e un paio di jeans larghi, il bambino a destra invece aveva un viso più roseo, tondo e paffuto, con qualche lentiggine sparsa attorno al naso, grandi occhi di un freddo azzurro e un sorriso divertito, il fisico robusto era coperto da una camicia di flanella verde e un paio di jeans scuri. Vitani sorrise, quelli erano stati molto più che parenti per lei, erano stati i suoi migliori amici, almeno fino all’anno prima, quando Ridley era morta in un incidente d’auto… la ragazzina sospirò e sentì nuovamente le lacrime rigarle le lacrime, in quei due anni non aveva perso solo sua nonna e sua cugina, ma anche il rapporto che aveva con James, infatti entrambi dopo la prematura scomparsa di Ridley si erano chiusi in loro stessi. A Vitani mancavano le loro lunghe conversazioni notturne e i loro incontri almeno una volta l’anno.
 
💎
 
Il mattino seguente Vitani venne svegliata dal fastidioso suono della sveglia, aprì pigramente gli occhi e controllò l'ora sul cellulare, erano le sette precise, così la ragazzina si trascinò fuori dalle coperte e strisciò verso il bagno. Una volta finito, tornò in camera e sbuffando si vestì, indossando un paio di jeans chiari, un maglione blu notte -l’ultimo che le aveva realizzato sua nonna- e le sue fidatissime converse, una cravatta argentata e una giacca viola. Quando fu pronta scese le scale di corsa ed andò in cucina, dove trovò la famiglia al completo, Emily e zia Jennifer erano impeccabili come al solito, zio Scott e James fissavano il piatto con sguardo perso e i genitori di Vitani erano ai fornelli
 
-Vedo che non riesci ad alzarti presto- disse acidamente Jennifer facendo ridacchiare Emily
 
Vitani non si scompose
 
-Zia... ti sei appena alzata dal letto? Perché altrimenti non c'è spiegazione per i tuoi capelli- rispose con un piccolo ghigno,
 
Jennifer non si degnó nemmeno di risponderle e con voce stizzita ordinò ad Emily di andare a in macchina,
 
-Due giorni con quelle ti uccidono... fortunatamente tu sai come tenergli testa Vì- disse James con un sorriso radioso,
 
Vitani ridacchiò
 
-Non preoccuparti cuginetto, ti proteggerò io dalle due streghe- rispose scompigliandogli i capelli rossicci. 
Scott si alzò dalla sedia 
 
-Coraggio ragazzi, vi accompagno io questa mattina- disse prendendo le chiavi della macchina.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette: Lord Darmadon ***


Per tutto il tragitto né Endrell né lord Darmadon proferirono parola, entrambi avevano molte cose da dire, ma sapevano che dovevano prima giungere in un luogo adatto a parlare.
La magione di lord Darmadon, si trovava poco distante dalla piazza, al limitare del quartiere nobiliare, quasi a ridosso della piazza, in modo tale che tutti potessero vederla e raggiungerla facilmente; una volta giunti davanti alla villa le guardie spinsero il pesante portone di legno intagliato per farli entrare mentre il maggiordomo provvedeva a scortare il mago e il governatore nello studio di quest’ultimo. Una volta giunti nella stanza Endrell si guardò attorno: luce penetrava nell’ambiente grazie alla finestra che occupava completamente una parete, mentre due librerie coprivano completamente le altre due, lo scrittoio era ingombro di libri, pergamene, piume usate e candele spente e tutto lo studio era pervaso da un profumo di legno; Lord Darmadon si sedette sulla grande poltrona dietro la scrivania e fece cenno ad Endrell di accomodarsi sull’altra,
 
-Allora Sir... come pensate di sconfiggere le Ombre- chiese sospirando mentre si massaggiava le tempie
 
-Sono entrato in possesso del medaglione di Jack Laindéir-
 
-Come sapete che è l’originale?-
 
-L’ho testato questa notte-
 
il lord sospirò nuovamente
 
-Molte congreghe hanno cercato di replicare quel medaglione, il fatto che funzionino non vuol certo dire che sia l’originale-
 
-Ma lo è! Ne sono certo!-
 
-Dove lo hai preso?-
 
-Me lo ha consegnato la veggente in persona-
 
-La veggente…- ripeté il governatore sbuffando -Endrell la nostra Congrega ha ottime ragioni per non fidarsi di lei e Diadama ha ottime ragioni per odiarci, quindi vedo è altamente probabile che ti abbia dato un medaglione falso-
 
-Non mi importa cosa pensa la Congrega di quella ragazza Charles… io voglio fidarmi, soprattutto perché lei mi ha sempre aiutata-
 
lord Darmadon sospirò sconsolato
 
-Va bene Endrell, ma anche ammesso che la veggente ti abbia dato l’unico vero medaglione di Jack Laindéir come pensi di fermare le Ombre?-
 
il giovane mago prese un profondo respiro
 
-Ho intenzione di scendere nel Regno delle Anime per sconfiggere le Ombre nel loro stesso territorio!-
 
Charles sgranò gli occhi e impallidì
 
-Endrell questa è… questa è una follia! Scendere in quel Regno corrisponde a firmare una condanna a morte!! Inoltre dove andresti senza una guida?! E come pensi di tornare indietro?! Resteresti bloccato lì in eterno!-  
 
-Charles so già chi mi guiderà, con il medaglione sarò praticamente intoccabile… e riuscirò anche a tornare indietro…-
 
-Perché mi dici tutto questo?-
 
-Perché avrò bisogno del tuo appoggio quando esporrò il mio piano alla Congrega-
 
-Non accetteranno mai Endrell, è troppo rischioso, sei il protettore di Blackwood Hollow e non hai eredi, non possiamo rischiare di perderti- 
 
-Infatti non mi perderete, fermerò le Ombre e tornerò indietro giusto in tempo per le mie nozze con Susan-
 
Charles annuì
 
-Molto bene Endrell, disapprovo la tua decisione, ma ti appoggerò davanti alla Congrega, perché mi rendo conto che se vogliamo sconfiggere quei demoni dobbiamo rischiare -
 
il giovane mago sorrise appena
 
-Grazie amico mio, sapevo di poter contare sul tuo aiuto e sulla tua comprensione- disse alzandosi -ora convoca la Congrega, io vi raggiungerò dopo aver recuperato il medaglione-
 
il lord aggrottò le sopracciglia assumendo un’espressione serissima
 
-Dove lo hai nascosto?- chiese
 
-L’ho lasciato ad una persona degna di fiducia-
 
-Ricorda Endrell: prendere decisioni con il cuore piuttosto che con la mente è molto pericoloso…- disse Charles sospirando.
 
Il giovane uomo annuì seriamente ed uscì velocemente dallo studio, deciso a raggiungere la casa della sua amata, doveva assolutamente salutarla, spiegarle la situazione, dirle la verità, poi -se voleva avere un minimo di credibilità presso la Congrega- doveva riprendere il medaglione e infine doveva fare la cosa più difficile: convincere Diadama a fargli da guida nel tenebroso Regno delle Anime.
Forte di queste convinzioni Endrell uscì dalla magione camminando rapidamente per le vie del quartiere nobiliare di Blackwood Hollow , ad ogni passo che faceva la paura per ciò che doveva fare si faceva sempre più forte, tanto che quando fu davanti alla casa di Susan a stento riusciva a respirare, ma attingendo alla sua forza di volontà alzò la mano e bussò.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto: La Blacklaidèr High School ***


Vitani scese dalla macchina squadrando la scuola da cima a fondo e nel vederla rimase piuttosto delusa: l’edificio non somigliava ad un antico castello, o una vecchia villa nobiliare come aveva sperato, era una comunissima scuola costruita in cemento armato a tre piani con la facciata dipinta di un tristissimo verde acqua e le porte di vetro. Il giardino invece era tutto un altro paio di maniche: il prato era curato, la pista da corsa era pulita, priva di buche e pareva che fosse stata appena riverniciata e c’era addirittura un’orto rigoglioso,
 
-Vuoi restare qui a fissare la scuola o entri con me?- domandò James con voce piatta,
 
Vitani lo guardò sconsolata
 
-Dobbiamo proprio? Insomma non credo che qualcuno noterebbe la nostra assenza-
 
-Invece qualcuno… tipo Emily… la noterebbe-
 
la ragazzina sospirò rassegnata
 
-E va bene…- disse avviandosi verso l’ingresso assieme al cugino.
 
Mentre camminavano Vitani ne approfittò per studiare gli altri studenti, erano tutti ragazzi normali assorti nella loro tranquilla routine quotidiana, senza nulla di speciale, pronti a risolvere i normali problemi che la vita gli poneva davanti; tuttavia una ragazza attirò l’attenzione della giovane: aveva qualche anno in più di lei,  alta, dai tratti orientali, con i capelli lisci e neri come le ali di un corvo, che le arrivavano fino alle spalle e con grandi occhi castani, il fisico esile era coperto da una larga felpa verde prato è un paio di jeans scuri infilati in un paio di scarponcini neri, le spalle erano curve sotto il peso del grande zaino nero, le mani erano nascoste nelle tasche e lo sguardo era perso nel vuoto.
James diede una leggera spintarella a Vitani
 
-Smetti di fissare quella ragazza- le disse -sembri una stalker-
 
la ragazzina distolse rapidamente lo sguardo da quella ragazza così particolare
 
-Non la stavo fissando…- rispose scattando subito sulla difensiva
 
-Se lo dici tu- borbottò Jem riprendendo a camminare,
così i due cugini, senza aggiungere altro, si affrettarono ad entrare. 
L'atrio se possibile era ancora più deludente dell'esterno: le strette scale erano affollate da studenti che si spintonavano per raggiungere le classi, alle varie pareti vi erano molte bacheche piene di volantini e cartelloni variopinti, c’erano in oltre delle foto degli studenti più meritevoli, tutti imparentati con la famiglia Darmadon ovviamente e tutti con gli occhi di varie sfumature di verde. Vitani osservò distrattamente i vari cartelloni verdi e neri con cui un gruppo di cheerleader stava tappezzando le pareti,
 
-Presto ci saranno le selezioni per la squadra di rugby, dovresti partecipare...- disse voltandosi verso il cugino
 
James si voltò a guardarla
 
-Nah, non sono abbastanza robusto per giocare – rispose scrollando le spalle,
 
-Però sei veloce…-
 
-E quindi?-
 
-E quindi potresti entrare comunque-
 
-Non credo… e comunque so già che Emily andrà a fare la cheerleader e non ho voglia di entrare in squadra se dovrò vederla tutti i pomeriggi per tutto l’anno-
 
-Vivremo nella stessa casa per il resto dell’anno Jem e questo vuoi dire che in ogni caso vedrai Emily tutti i pomeriggi-
 
il ragazzo scrollò nuovamente le spalle e senza aggiungere altro accelerò il passo avviandosi per un corridoio poco affollato dove si trovava la segreteria.
 
💎
 
La stanza non era molto amplia: l’ambiente era poco più largo di uno sgabuzzino dove erano stati incastrati una scrivania in metallo tenuta in perfetto ordine, un’archivio anch’esso in metallo e una libreria di compensato piena di volumi rilegati in pelle chiaramente inutilizzati da anni. James e Vitani si fermarono davanti alla postazione della segretaria che era intenta a limarsi le unghie laccate senza prestare ai due ragazzi, Vitani si schiarì la voce, ma la giovane donna continuò a farsi la manicure ignorando i due cugini, allora la ragazzina seccata della donna si avvicinò alla scrivania
 
-Salve- disse appoggiando le mani sulla scrivania,
 
la giovane segretaria spostò lo sguardo sulle mani di Vitani
 
-Togli quelle mani dalla mia scrivania e fa un passo indietro- disse scocciata,
 
la ragazzina si allontanò dalla postazione mentre la donna li guardava con aria al quanto seccata ,
 
-Allora cosa volete?- domandò sbuffando
 
-Vorremmo gli orari delle nostre lezioni- rispose James tranquillamente
 
-Siete nuovi o avete solo dimenticato dove andare?-
 
-Siamo nuovi- affermò il ragazzo,
 
-Bene zuccherini, quali sono i vostri nomi?-
 
-James Morgerstern-
 
-Vitani Blake-
 
-James Morgerstern e Vitani Blake- ripeté lentamente la donna mentre digitava qualcosa al computer -ok, vi stampo subito i vostri orari-
 
i due ragazzini li presero scambiandosi un’occhiata
 
-Bene zuccherini la vostra prima lezione è nell’aula tre al primo piano, se vi serve altro venite pure a chiedere a me: miss Josephine- disse la segretaria tornando a osservarsi le unghie
 
Vitani e James rimasero un attimo immobili davanti alla scrivania in attesa di altre informazioni, ma dato che la donna non diceva nulla i due si avviarono verso l'uscita pensando di essere congedati
 
-Oh tesoro...-  li richiamò Josephine prima che potessero uscire -di'a  tuo padre Scott che mi dispiace molto per la sua perdita e che se vuole farsi consolare può sempre venire da me-  
 
James e Vitani si scambiarono uno sguardo poi corsero fuori.
 
-Non dirai a zio del suo invito- domandò la ragazzina 
 
-Certo che no- le rispose il cugino -ora però sbrighiamoci non voglio fare tardi proprio il primo giorno-
 
così i due ragazzini corsero verso la loro classe. Non fu molto difficile da trovare, era proprio sopra la segreteria, quando furono davanti alla porta James bussò 
 
-Avanti- affermò la voce del professore all'interno,
 
Vitani spinse la porta ed entrò: in quella classe c'erano circa una ventina di persone tra ragazzi e ragazze tutti avvolti da un silenzio assordante, il professore era in piedi davanti alla lavagna, 
 
-Voi dovete essere la signorina Blake e il signor Morgerstern, prendete pure posto e la prossima volta gradirei la vostra puntualità- disse,
 
Vitani avvampò, non era certo colpa loro se Josephine aveva preferito continuare a farsi le unghie invece di fare il suo lavoro! La ragazzina fece per ribattere ma James le diede una leggera spintarella invitandola a raggiungere uno dei due posti liberi senza dire nulla, in quel momento l’ultima cosa di cui avevano bisogno era una discussione con il professore, così i due andarono ad accomodarsi scusandosi per aver interrotto la lezione. Vitani si sedette all'ultimo banco accanto alla finestra, poi si voltò a guardare la persona con cui lo avrebbe condiviso: si trattava di una ragazzina, il fisico snello e longilineo era avvolto da una sottile maglietta viola e un paio di jeans chiari infilati in un paio di anfibi neri, il volto pallido, era incorniciato da lunghi capelli lisci color cioccolato e gli occhi che erano coperti da uno spesso strato di trucco scuro e circondati da folte ciglia nere sembravano due grandi pozzi trasparenti di giada. Vitani si sforzò di sorriderle
 
-Ciao…- sussurrò
 
la sua compagna di banco si voltò a guardarla
 
-Prima che tu aggiunga altro: sappi che sono l’ultima persona con cui dovresti parlare se ci tieni ad avere una buona reputazione in questa scuola-
 
Vitani alzò le spalle
 
-Non importa di quello che pensa di me la gente- rispose
 
la sua compagna di banco la guardò stupita
 
-Se è così allora sono contenta di conoscerti, io sono Helle-
 
-Vitani-
 
-Bel nome-
 
-Grazie… anche il tuo non è male-
 
-Grazie-
 
Vitani fece per chiederle altro, ma notando l’occhiata che le stava lanciando il professore decise di tornare a concentrarsi sulla lezione è così fece anche la sua compagna di banco.
James invece si accomodò al secondo banco della fila centrale proprio sotto gli occhi del professore e dato che in matematica non era mai stato bravo decise di concentrarsi sulla ragazza seduta accanto a lui: aveva i lineamenti affilati, la pelle olivastra, gli occhi castani leggermente a mandorla incorniciati da folte ciglia, i capelli lunghissimi erano tinti di viola, era piuttosto bassa, tanto che solo le punte dei piedi infilati in un paio di Converse verde flou toccavano il pavimento, il fisico gracile era nascosto il una larga felpa rossa e in un paio di leggins neri; la giovane non mostrava alcun interesse per la lezione, anzi era intenta a completare il disegno di un dragone che avvolgeva una torre medioevale,
 
-Che bel disegno- bisbigliò James,
 
la ragazzina alzò gli occhi dal foglio
 
-Grazie- rispose sotto voce
 
-Fai... fai un corso d'arte?- domandò Jem
 
-Sì-
 
-Bene, perché sei talmente brava… comunque io sono James- borbottò il ragazzino imbarazzato
 
-Laurel- 
 
-Signor Morgerstern, signorina Winchester gradirei avere tutta la vostra attenzione!- li rimproveró il professore,
 
-Scusi- dissero all'unisono i due ragazzini, 
 
per poi tornare a guardare il libro,
 
-Sai James credo che questo sarà l'inizio di una bella convivenza- disse Laurel con un piccolo sorriso sul volto.

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Capitolo 9
*** Capitolo nove: Le ultime parole famose ***


Endrell non dovette attendere molto, infatti pochi secondi dopo che aveva bussato la porta venne aperta dal maggiordomo, il quale squadrò il mago da capo a piedi con diffidenza

 

-Sir Endrell, che sorpresa!- esclamò con voce priva di qualsiasi emozione -Addirittura due visite in una giornata, a cosa dobbiamo questo onore? Forse avete finalmente deciso di chiedere in sposa la mia signora?-

 

il giovane uomo lanciò un’occhiata torva al servitore

 

-Ciò che sono venuto a dire a lady Susan non è affar tuo Reginald… ma si, dí alle domestiche di prepararle l’abito celeste e manda qualcuno a chiamare il pastore…- rispose mentre un’idea folle si faceva strada nella sua mente.

 

Il maggiordomo sorrise appena sposandosi per farlo entrare

 

-La lady è in soggiorno- disse inchinandosi appena, poi corse a cercare le cameriere per fare ciò che gli era stato ordinato,

 

intanto Endrell si diresse verso il soggiorno dal quale proveniva una dolce musica di un’arpa, infatti Susan in quel momento era intenta a pizzicare le corde dello strumento dorato, con aria assorta, nonostante il suo amato fosse passato a rassicurarla quella mattina lei era ancora terribilmente preoccupata

 

-Siete in pensiero per me mia signora?- domandò Endrell entrando nella stanza

 

la giovane donna si voltò a guardarlo

 

-Mio amato sei qui!- esclamò sorpresa per poi alzarsi e correre ad abbracciarlo -come è andato il colloquio con lord Darmadon?- domandò dopo che i due si furono sciolti da quella stretta

 

Endrell sospirò

 

-Abbiamo trovato un modo per sconfiggere le Ombre… ma è pericoloso, molto pericoloso… potrei non tornare…-

 

Susan lo guardò confusa

-Ma non capisco… una volta mi hai detto che le Ombre sono creature magiche e che solo un mago le può sconfiggere… quindi perché devi andare tu…-

 

il giovane uomo sospirò nuovamente

 

-So cosa ti ho detto mia amata… ma ci sono anche molte cose che non ti ho raccontato di me e del mio mondo…-

 

-Cosa intendi mio amato?- domandò la donna ancora più confusa

 

-Intendo dire che ti ho nascosto la mia vera natura, inizialmente per paura della tua reazione e successivamente per tenerti al sicuro da tutti i pericoli che mi minacciano ogni giorno… perché io sono un mago Susan…-

 

Endrell fece qualche passo indietro allontanandosi dalla donna e abbassò la testa, come se si vergognasse di ciò che stava dicendo, ma lei al contrario di ogni previsione invece di allontanarsi a sua volta spaventata, si avvicinò al suo amato e gli prese il volto tra le mani costringendolo dolcemente a guardarla

 

-Mio dolce Endrell come hai potuto anche solo pensare  che ti avrei rifiutato perché pratichi la magia? Mi ritieni una stupida bigotta come la maggior parte delle donne che vivono in questo villaggio?-

 

il giovane posò delicatamente le mani su quelle della sua amata

 

-Se le cose stanno così mia dolce Susan allora diventa mia moglie e rendimi l’uomo e il mago più felice dell’Intero mondo! Così anche se non dovessi tornare dal mio viaggio non avrò rimpianti-

 

-Quando dovrai partire Endrell?-

 

-Probabilmente questa notte-

 

-Mio amata mi abbandonerai poche ore dopo il matrimonio per un viaggio che ti porterà lontano da casa senza sapere se e quando tornerai?-

 

Endrell piantò i suoi i suoi occhi in quelli di Susan, sapeva che il ragionamento della sua donna non faceva una piega, se non fosse tornato Susan sarebbe rimasta sola e allora nessuno l’avrebbe più protetta dalle Ombre

 

-Hai ragione mia amata- disse infine

-Tuttavia non ho intenzione di rifiutare la tua proposta sapendo che potrei perderti, ti amo troppo per correre questo rischio-

 

gli occhi del giovane uomo si riempirono di gioia e sul suo volto si dipinse un sorriso di pura felicità

 

-Bene! Indossa l’abito, e rivolta l’anello*, ci sposeremo immediatamente-

 

Susan sorrise e corse nella sua camera dove le domestiche le avevano già preparato in meraviglioso vestito celeste, mentre Endrell rimase in soggiorno ad attenderla, fremendo per le sue nozze imminenti, sapeva che la sua proposta era stata il frutto di un’idea folle nata dalla paura di non tornare dal suo viaggio e che in questo modo avrebbe fatto attendere Charles e la Congrega, ma non gli importava molto, in quel momento l’unica cosa importante era non lasciare affari in sospeso prima di partire.

La cerimonia su breve, intensa e molto intima, i due sposi recitarono i propri giuramenti e i voti esclusivamente davanti al parroco e a Reginald, che era stato scelto come testimone poiché aveva cresciuto Susan amandola come una figlia dopo che suo padre era venuto a mancare, Endrell per tutta la cerimonia aveva avuto occhi solo per la sua meravigliosa sposa che sorrideva raggiante e per un po’ tutti le sue preoccupazioni scomparvero, in quel momento non esistevano più Charles, la Congrega o le Ombre, in quel momento esistevano solo lui e la sua amata Susan.

 

💎

 

Il mago lasciò la casa della moglie poco dopo il tramonto, avvolto in un mantello nero, con il cappuccio calato sul volto, una bisaccia appesa al fianco e il ciondolo di Jack Laindéir stretto in mano, Endrell si rigirò il piccolo oggetto tra le dita osservandolo, mentre un profondo senso di colpa gli attanagliava il petto, in quel momento non sapeva se lo avesse lasciato a Susan per tenerlo al sicuro o per proteggere lei, il giovane uomo scosse appena la testa per scacciare quei pensieri e infilò in tasca il medaglione

 

-Devo sbrigarmi- mormorò a se stesso iniziando a percorrere la strada che lo avrebbe condotto nel bosco, dove si sarebbe riunita la Congrega. 

 

Ormai era quasi giunto a destinazione quando dei passi attirarono la sua attenzione: qualcuno lo stava seguendo… chi poteva essere? Magari un’Ombra o una creatura della notte o un passante un po’ troppo curioso; Endrell escluse da subito l’ultima opzione, sapeva  bene che la gente a Blackwood Hollow era troppo spaventata per uscire dopo il tramonto, così il mago prese un profondo respiro e si voltò pronto ad attaccare, ma quello che vide lo bloccò: Susan era proprio davanti a lui, anche lei avvolta in un mantello scuro e con un triste sorriso dipinto in volto

 

-Te ne vai senza nemmeno salutare?- domandò tranquillamente

 

-Mia amata… credevo che dormissi-

 

-E quindi hai pensato che avrei preferito continuare a dormire piuttosto che salutare mio marito?-

 

il giovane uomo abbassò lo sguardo

 

-Mi dispiace…- mormorò, la donna scosse la testa con aria contrariata

 

-Ti dispiace?! È tutto quello che hai da dire?! Endrell tu mi stai abbandonando!-

 

-Susan quando hai accettato di sposarmi eri a conoscenza del fatto che devo partire subito per un viaggio dal quale potrei non tornare-

 

la giovane donna incrociò le braccia al petto

 

-Dimmi la verità: mi hai sposata solo per assicurarti una discendenza?-

 

il mago guardò la moglie stupito e le prese delicatamente le spalle guardandola negli occhi

 

-Susan io ti amo, ti ho amata dal primo momento che ti ho vista e ti amerò per sempre. Il nostro amore è come un’onda, inarrestabile, non c’e scoglio che possa fermarlo, non c’e argine che possa contenerlo, qualsiasi cosa accada il mio cuore e tutti i miei pensieri saranno con te è così sarà per il resto dei miei giorni-

 

la giovane donna si asciugò lentamente le lacrime che le rigavano il volto

 

-Anche il mio cuore e tutti i miei pensieri saranno con te per il resto dei miei giorni, perché io ti amo Endrell Morgerstern e il solo pensiero di poterti perdere mi uccide-

 

-Mia amata tu non mi perderai, sarò di ritorno tra un paio di giorni… una settimana al massimo…-

 

-Purtroppo mio dolce marito sappiamo entrambi che non è vero…-

 

il mago dopo aver sentito quelle parole così piene di dolore azzerò la distanza che lo separava dalla sua amata posando le labbra sulle sue per darle un bacio pieno di dolcezza, per un attimo tutto scomparve e il tempo parve fermarsi, non esistevano più la Congrega, le Ombre o il pericolo, in quel preciso istante c’erano solo loro, due innamorati nella notte.

Quando Endrell si separò da quel bacio per lui fu come svegliarsi da un sogno, un bellissimo sogno

 

-Devo andare…- sussurrò stando ancora stretto a Susan,

 

lei annuí lentamente

 

-Ti prego cerca di tornare da me- mormorò allontanandosi lentamente

 

il giovane uomo annuì

 

-Lo farò mia amata…-

 

poi entrambi si voltarono e si incamminarono ognuno per la sua strada tentando di non voltarsi, il mago dopo essersi asciugato le lacrime che gli rigavano il volto prese un profondo respiro e si inoltrò nel bosco cercando di darsi un contegno, doveva prepararsi ad incontrare la Congrega.

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci: Pausa pranzo ***


La mensa era ghermita di ragazzi, che ridevano, chiacchieravano e scherzavano rigorosamente divisi in gruppetti e ovviamente non c’erano posti liberi. Vitani sbuffò per l’ennesima volta, aggirandosi tra i vari tavoli senza molti risultati, tenendo in equilibrio il suo vassoio, Helle l’aveva piantata in asso subito dopo la lezione con la scusa di un impegno urgente, inoltre a quanto pareva li a Blackwood Hollow c'era una rigidissima divisione sociale e a nessuno piacevano gli "stranieri", eppure Emily era stata pienamente accettata dal gruppetto di cheerleader capeggiato da un’ochetta bionda, con gli occhi verdi e troppo trucco, James invece aveva stretto amicizia con alcuni membri della squadra di rugby e probabilmente in quel momento aveva deciso di sedersi con loro, Vitani sospirò pesantemente continuando a guardarsi attorno e chiedendosi come facevano i suoi cugini ad essere così smaliziati nel fare nuove conoscenze,
 
Sarà perché a loro piace stare qui pensò la giovane.
 
Così continuò a procedere tra i tavoli affollati arrivando quasi fino al muro, ma per sua fortuna proprio vicino alla parete c’era un tavolo occupato solo da due ragazzini che si lanciavano delle patatine e chiacchieravano allegramente, vedendoli Vitani sorrise appena, a New York anche lei e i suoi amici facevano le guerre con il cibo durante la pausa, inoltre quello probabilmente l’unico tavolo con dei posti liberi, così decise di avvicinarsi
 
-Posso sedermi?- chiese quasi timidamente dopo averli raggiunti,
 
i due ragazzini si scambiarono un’occhiata stupita, poi la guardarono con sospetto
 
-Perché- domandò il primo
 
-Perché non ci sono altri posti liberi e vorrei evitare di pranzare in piedi-
 
-Quindi sei sola?- chiede il secondo continuando a fissarla con diffidenza
 
-Si, chi altro ci dovrebbe essere con me?-
 
i due si scambiarono un’altra occhiata, poi il primo le fece segno di accomodarsi
 
-Siediti pure- disse indicandole la sedia vuota, dove Vitani si accomodò,
 
-Posso sapere come mai tutt’a questa diffidenza?-
-Di solito i ragazzi che si siedono con noi finiscono sempre per farci qualche scherzo o dispetto- spiegò il secondo
 
-E di solito mandano avanti le ragazze per non destare sospetti- aggiunse il primo.
 
Vitani annuì lentamente e osservò meglio i due ragazzini: erano molto simili, infatti presentavano entrambi una pelle bianca, quasi cadaverica e grandi occhi dorati, tuttavia il primo aveva una corporatura esile, i tratti del volto molto delicati e i capelli totalmente tinti di blu, mentre il secondo aveva un fisico più robusto, era leggermente più alto, aveva i tratti più marcati e i capelli neri con un solo ciuffo tinto di verde. Erano davvero due tipi molto particolari, forse era per questo che gli altri studenti si divertivano alle loro spalle
 
-Allora…- esordì la giovane -come vi chiamate?-
 
-Io sono Steve, Steve Hamilton- disse il ragazzino con i capelli blu -e lui è..-
 
-Daniel O’Malley, ma puoi chiamarmi Dan- affermò l'altro,
 
-Io sono Vitani Blake- si presentò lei
 
-Ti sei trasferita da poco vero?- domandò Steve
 
-Si… si nota molto?-
 
-No, solo che questo è un paese molto piccolo e tutti si conoscono-
 
-Capisco… voi invece da quanto vivete qui?-
 
-Praticamente da tutta la vita- rispose Daniel
 
-Le nostre famiglie sono qui da secoli- aggiunse Steve -ma cambiando discorso… cosa porta dei forestieri in un paesino dimenticato dal mondo?
 
Vitani abbassò lo sguardo e allontanò leggermente il piatto da se, improvvisamente le era passato tutto l’appetito
 
-È per mia nonna… lei… è venuta a mancare qualche giorno fa… io e la mia famiglia siamo dovuti venire qui per il funerale, il testamento e per decidere se vendere o tenere la casa…- sussurrò
 
i ragazzini si scambiarono uno sguardo mortificato,
 
-Vitani mi dispiace tantissimo! Non avrei dovuto chiedere- si scusò Steve
 
-No tranquillo…- cercò di tranquillizzarlo lei -non potevi saperlo…-
 
-Di cosa è morta tua nonna?- chiese Daniel dopo un po’
 
-Dan ma ti sembra il caso di fare queste domande?!- lo rimproverò l’amico lanciandogli un’occhiataccia
 
-Scusa tanto se sono curioso!-rispose lui sbuffando
 
-Vitani devi perdonarlo, a volte Daniel sa essere…insensibile-
 
la ragazzina annuí appena
 
-Ho notato… comunque i medici credono sia morta per un’attacco cardiaco…-
 
-Davvero? Sai che nel giro di un mese sono morte altre tre donne di attacco cardiaco? Tutte si conoscevano fin dall’infanzia e ogni settimana si riunivano per praticare la magia nera-
 
-Che idiozia Dan! Quelle povere donne ogni settimana si riunivano per il loro club del libro!- disse Steve alzando gli occhi al cielo
 
-Sei liberissimo di non crederci Steve, tutti sanno che le donne morte erano streghe e che sono morte per cause sovrannaturali-
 
-E che tipo di cause sovrannaturali?! Sono proprio curioso di sentirne una!-
 
-Non so di preciso cosa ha ucciso quelle donne, ma so per certo che non è normale-
 
Steve fece per ribattere, ma Vitani che fino a quel momento aveva seguito la conversazione in silenzio lo fermò
 
-Potremmo cambiare argomento per favore?-
 
-Certo che possiamo… non è così Dan?-
 
-Certo che possiamo, per me non è un problema- rispose il ragazzo ravvivandosi il ciuffo verde acqua e sorridendo.
 
Così i tre compagni ripresero a mangiare, chiacchierando del più e del meno e evitando argomenti spinosi come la morte, tuttavia nella mente di Vitani si era formato un pensiero che proprio non riusciva ad ignorare: e se Daniel avesse avuto ragione? E se sua nonna non fosse morta per cause naturali? Non poteva essere vero, giusto? Eppure più ci pensava più si convinceva del fatto che Blackwood Hollow non era un posto normale.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici: La Congrega ***


Endrell continuò a camminare inoltrandosi nel bosco, gli alberi bianchi e spogli si protendevano verso il cielo mentre con i loro rami lunghi e ossuti come dita tentavano di afferrarlo, le foglie secche e bagnate attutivano il rumore dei suoi passi preservando quel meraviglioso silenzio che caratterizzava il bosco di notte è la luna leggermente coperta da nuvole sottili lo sfiorava con i suoi pallidi raggi rendendolo simile ad uno spettro. Il giovane uomo continuò a camminare velocemente e con sicurezza nonostante si sentisse osservato, come se qualcuno lo stesse seguendo, probabilmente si trattava di qualche Ombra che lo studiava a debita distanza aspettando il momento giusto per attaccarlo, il mago allora rivolse il palmo della mano destra verso l’alto, pronunciò l’incantesimo di rivelazione nell’antica lingua fermandosi e attese che gli spiriti maligni si facessero vedere, ma non accadde nulla, così Endrell riprese a camminare.
Mentre procedeva nella sua mente balenò l’immagine di Susan che piangeva mentre lui se ne andava, il mago allora sospirò pesantemente sentendosi un pessimo marito e un vigliacco, stava abbandonando sua moglie la prima notte di nozze, che razza di uomo faceva una cosa del genere?
 
-Ti avevo detto che non sarebbe stato facile- disse una voce facendolo sobbalzare
 
-E come sempre avevi ragione Diadama- rispose voltandosi lentamente mentre le sue labbra si distendevano in un mezzo sorriso
 
la Veggente era lì davanti a lui: i lunghi capelli bianchi solitamente perfettamente pettinati ricadevano in disordine sulle spalle incorniciando il volto pallido, sotto gli occhi spiccavano due occhiaie scure e la leggera veste da notte era semicoperta dalla pesante cappa bianca
 
-Mi spiace presentarmi da te in questo stato- esordì -ma ho visto quello che vuoi per fare e dovevo assolutamente parlarti-
 
-Sei qui per tentare di dissuadermi da questa idea?- domandò Endrell con una punta di disappunto nella voce
 
-No giovane mago, sono qui per offrirti il mio sostegno e il mio consiglio- rispose Diadama incamminandosi con lui -come ben sai la Congrega non acconsentirà mai a lasciarti andare da solo nel Regno delle Anime-
 
-È vero, hanno paura di aprire un portale, ma se io trovassi la Chiave sono certo che mi lascerebbero andare-
-Le loro paure sono più che giustificate Endrell, infatti per compiere un viaggio come quello che vuoi intraprendere tu sono state distrutte due famiglie molto antiche e potenti-
 
-Ma io devo farlo Dia, devo porre fine a questa guerra, è il mio destino, lo hai detto anche tu!-
 
la Veggente si voltò a guardalo con profonda tristezza
 
-È vero ti ho detto questo…-
 
il giovane uomo la guardò a sua volta confuso, non capendo per quale motivo l’amica si fosse improvvisamente rattristata, di solito era così attenta a non mostrare emozioni, doveva aver visto qualcosa di veramente terribile che non poteva condividere con lui
 
-Perché non parli tu con la Congrega? Se mostri loro ciò che hai mostrato a me ti daranno ascolto-
 
-Endrell sai meglio di me che la vostra sede è protetta da un potente incantesimo per tenere lontane le Ombre e gli spiriti, non c’e modo per farmi entrare e se anche lo trovassimo non mi lascerebbero parlare perché non si fidano di me-
 
-Allora cosa mi consigli di fare?-
 
Diadama rimase in silenzio, assorta nei suoi pensieri, gli occhi segnati dalla stanchezza e dalla preoccupazione erano rivolti verso il basso fissi nel vuoto, in cerca di qualcosa da dire, all’amico per aiutarlo, ma non le veniva in mente nulla. Ad Endrell parve di vederla per la prima volta, pareva quasi che lo spirito della Veggente avesse abbandona Diadama lasciandola inerme come un guscio vuoto, per la prima volta il mago si rese conto di quanto dovesse essere difficile per la sua amica avere dentro di se un tale potere.
 
-Dovrai mostrare loro ciò che io ho mostrato a te, solo in questo modo capiranno le tue ragioni- disse la giovane donna interrompendo quel lungo silenzio
 
-E come posso fare? Dia io non ho il tuo dono-
 
la Veggente con pochi passi azzerò la distanza che li separava premendo delicatamente le labbra su quelle di Endrell il quale sgranò gli occhi stupito incapace di sottrarsi al quel bacio così strano e privo di emozioni, dopo pochi attimi fu Diadama ad allontanarsi
 
-Quando verrà il momento pronuncia la parola che ti verrà in mente e tutti vedranno ciò che hai visto tu- disse guardandolo gelidamente
 
-Grazie- fu l’unica cosa che il giovane uomo riuscì a mormorare
 
-Adesso per me è tempo di andare, buona fortuna sir Morgerstern- rispose la donna avviandosi nel bosco, ma prima di sparire tra le fronde si voltò un’ultima volta -so che non dovrei dirti nulla, tuttavia credo sia giusto che tu lo sappia: tua moglie attende il tuo erede- dopo aver pronunciato questa frase Diadama riprese a camminare e scomparve tra gli alberi
 
Endrell la guardò allontanarsi per qualche secondo, attonito, mentre le parole della Veggente prendevano lentamente forma nella sua mente: Susan era incinta del loro primo bambino, il suo primo erede, una fitta di paura trafisse il giovane mago, mentre nella sua mente si faceva strada un terribile pensiero: se non fosse tornato suo figlio sarebbe cresciuto senza di lui, non poteva permetterlo, doveva tornare a tutti i costi, così forte di questa convinzione riprese il suo cammino.
La Congrega aveva la sua sede in un antico castello su una collinetta abbastanza lontana dal villaggio per evitare che qualche paesano vi si imbattesse per caso, inoltre da quando le Ombre erano diventate così insistenti erano state aggiunti molti incantesimi protettivi, Endrell si fermò alla base della collina dopo aver pronunciato alcune parole nell’antica lingua venne avvolto da una lieve nebbia bianca e iniziò ad inerpicarsi sulla salita; una volta giunto davanti alle porte del castello bussò tre volte, dopo poco fu Charles ad aprirgli,
 
-Sei in ritardo- disse squadrandolo gelidamente -la Congrega ti sta aspettando-
 
il mago annuì lentamente
 
-Lo so Charles, ma ho avuto un contrattempo-
 
-Che genere di contrattempo?- chiese il giovane Lord guardandolo leggermente incuriositi
 
Endrell prese un profondo respiro, non sapendo bene cosa rispondere, anche se Charles era la persona di cui più si fidava non era sicuro fosse una buona idea rivelargli della conversazione che aveva avuto con Diadama, infondo il giovane lord era pur sempre un mago e i maghi non amano molto chi ha rapporti con il mondo degli spiriti
 
-Ho avuto un altro incontro con la Veggente- ammise in fine abbassando la testa
 
Charles sospirò pesantemente
 
-Cerca di non nominarla davanti alla Congrega, sono già abbastanza nervosi per l’attesa-
 
Endrell annuì e si incamminò con il lord per i grandi corridoi del palazzo.
I due amici si mossero velocemente e in religioso silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri; anche se non lo dava a vedere Charles era parecchio nervoso, non gli capitava spesso di doversi schierare contro l’intera cerchia e le poche volte che lo aveva fatto era stato duramente punito, ma questa volta rischiava molto più di una semplice punizione, rischiava di essere esiliato dalla Congrega, di perdere i suoi poteri e di mettere in pericolo tutta la sua famiglia, già, la sua famiglia, in un attimo tutti i suoi pensieri si rivolsero ai suoi cari: immaginò la sua casa messa sotto assedio dalle Ombre, sua moglie Amelia bruciata sul rogo, suo padre Benjamin fatto a pezzi dalla folla inferocita e suo figlio il piccolo Lorence trascinato nel Regno delle Anime da quei putridi demoni.
Il giovane lord rabbrividì fermandosi davanti al portone di legno e argento che lo separava dalla sala dove si riuniva solitamente la Congrega e si voltò verso Endrell
 
-Sei pronto per incontrarli?- chiese squadrandolo da capo a piedi
 
il mago prese un profondo respiro
 
-No- ammise piantando i suoi occhi in quelli del governatore -ma non credo di avere altra scelta se non affrontarli-
 
Charles annuì appena meravigliandosi del coraggio che stava dimostrando il suo amico e spinse lentamente la porta entrando nella grande sala dove tutti i rappresentanti delle più importanti famiglie nobiliari di Blackwood Hollow erano riuniti insieme ai loro apprendisti, Charles ed Endrell entrarono silenziosamente e si accomodarono ai loro posti, proprio affianco al Magno Sapiente, che appena li vide sedersi colpí due volte il pavimento con il suo bastone di legno facendo calare il silenzio
 
-Bene- esordì -ora che siamo tutti qui riuniti la nostra assemblea può cominciare, do la parola a Sir Endrell Morgerster, che ha convocato la Congrega sostenuto da lord Charles Darmadon-
 
Endrell si alzò tranquillamente guardandosi attorno mentre il suo cuore batteva come un tamburo, fredde gocce di sudore scendevano lungo la sua nuca e una stretta di ferro gli attanagliava le viscere impedendogli di respirare
 
-Miei signori, mie signore come ben sapete le Ombre diventano più forti ogni giorno che passa: infatti non si limitano più ad aggirarsi per il nostro paese e la nostra foresta come facevano in passato, ora entrano nelle nostre case, uccidono la nostra gente e rapiscono i nostri figli. Questa situazione non è più tollerabile, non possiamo più limitarci ad allontanare le Ombre che incontriamo, dobbiamo fermarle definitivamente e a mio parere c’è un solo modo per farlo: scendere ne loro Regno e uccidere il loro creatore- dopo quelle parole per un attimo calò un gelido silenzio, che venne spezzato dai numerosi borbottii di dissenso dei presenti
 
-Tutto questo è follia- disse una voce femminile elevandosi sopra le altre,
 
 il Magno Sapiente colpì nuovamente il pavimento con il suo bastone
 
-Silenzio, silenzio! Lasciate parlare Lady Wilson!- urlò, i maghi si acquietavano e una donna esile con lunghi capelli neri lasciati liberi sulle spalle e gelidi occhi color ghiaccio si alzava lentamente squadrando Endrell da capo a piedi
 
-Quello che dite Sir Morgerstern è vero, ma ciò che proponete per risolvere la situazione è inimmaginabile! Mandare anche uno solo di noi in quel luogo maledetto è pura follia, inoltre mi sembra che il nostro modo di fare stia funzionando meravigliosamente, certo abbiamo avuto qualche perdita e proprio per questo non possiamo rischiare di perdere uno di noi-
 
-Mia lady con tutto il rispetto so bene quello che dico, la Veggente mi ha mostrato il nostro futuro e questo metodo che ha adottato la Congrega non porterà a nulla di buono!-
 
su tutti i presenti calò un pesante silenzio, gli occhi di lady Wilson divennero due fessure
 
-Voi avete parlato con la Veggente?!- chiese ringhiando
 
Endrell non si lasciò intimidire e sostenne lo sguardo della donna
-Si mia signora, l’ho fatto! E non me ne pento, l’ho fatto per il bene della Congrega e lo rifarei!- disse -e se vedeste ciò che mi ha mostrato…-
 
-Ma noi non possiamo vederlo Sir! E molto probabilmente quella donna vi ha ingannato, ma d’altro canto non sarebbe la prima volta che manipola quelli di noi che non hanno eredi per distruggere una famiglia importante!-
 
-Mia lady con tutto il rispetto io credo che Sir Morgerstern abbia ragione- intervenne allora Charles -so che può sembrare un piano folle, ma è l’unica soluzione che abbiamo, inoltre la Veggente non otterrebbe nulla dall’ipotetica morte di Endrell dato che ha un fratello maggiore la cui moglie attende già un bambino-
 
-Quello che dite è vero lord Darmadon, tuttavia mi trovo d’accordo con lady Wilson, nessuno ci assicura che il figlio di Sir Alexander Morgerstern sia un mago e non possiamo rischiare- disse Sir Thomas O’Malley alzandosi -inoltre i Coleridge potrebbero tornare da un momento all’altro per “purificare” il nostro villaggio-
 
-Ma con i Coleridge possiamo sempre scendere a compromessi, in fondo mantenere gli umani al sicuro e le Ombre rinchiuse nel Regno delle Anime è anche il loro compito- rispose lady Sarah Hamilton alzandosi,
 
a quelle parole nella stanza si scatenò un putiferio: tutti i maghi e le streghe rimasti seduti scattarono in piedi urlandosi addosso e difendendo ognuno i discorsi che aveva trovato più convincenti.
In quel caos Endrell sentiva la sua testa pulsare, come se qualcosa stesse cercando insistentemente di uscire, i rumori sembravano ovattati e tutto pareva muoversi a rallentatore, ad un tratto nella mente del mago balenò una parola nell’antica lingua che ben conosceva: minnar, ricordo; senza rendersene conto il mago sussurrò quelle poche lettere e subito i suoi occhi divennero bianchi, mentre la stanza e i presenti venivano avvolti da una densa nebbia verde e luminosa nella quale si riflettevano le stesse immagini di morte e distruzione che Endrell aveva visto nella grotta di Diadama. Una volta finite la foschia si ritirò esattamente come era entrata mentre i maghi e le streghe della Congrega tornavano ad accomodarsi ai loro posti silenziosamente
 
-Miei signori, mie signore, le immagini che avete visto mostrano ciò che accadrà se non scendo nel Regno delle Anime- concluse Endrell sedendosi anche lui
 
-Bene- esordì il Magno Sapiente alzandosi ancora scosso -rimetto a voi la decisione: in quanti sono a favore a mandare Sir Endrell Morgerstern nel covo delle Ombre per fermale definitivamente?-
tutte le mani si alzarono all’unisono e nessuno osò spezzare quel pesante silenzio che si era fermato dopo le parole del Magno Sapiente.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici: Stranezze ***


La pausa pranzo finì troppo rapidamente per i gusti di Vitani e al suono della campanella la ragazzina fu costretta a tornare in aula per i corsi pomeridiani
 
-Che corsi adesso hai?- le domandò Steve camminandole affianco insieme a Daniel
 
la giovane ci pensò un attimo 
 
-Ho ancora due ore di storia e una di letteratura- rispose tranquillamente continuando ad avanzare
 
-Ma guarda che coincidenza, anche noi adesso abbiamo due ore di storia- esclamò Daniel con un po’ troppo entusiasmo e ricevendo un’occhiataccia da Steve
 
-Quello che voleva dire Dan è che possiamo farti vedere noi dov’è la classe- specificò il ragazzino spostando il suo sguardo su Vitani, la quale aveva osservato la scena divertita
 
-D’accordo grazie- rispose guardando dritto davanti a se.
 
I tre giovani continuarono ad avanzare verso la classe  chiacchierando e punzecchiandosi come se si conoscessero da sempre, nella mente di Vitani si alternavano pensieri contrastanti: da una parte c’era la diffidenza verso questi due strani ragazzi che aveva appena incontrato e di cui sapeva solo ciò che loro le avevano detto, ma dall’altra c’era un  senso di sicurezza che la ragazzina non aveva mai provato nemmeno con i suoi amici più stretti. Tutto ciò era strano, molto strano, le erano bastate poche ore per capire che la stessa Blackwood Hollow era una cittadina particolare, forse anche troppo, Vitani scosse appena la testa per scacciare quei pensieri cercando di auto convincersi che era normale che Blackwood Hollow fosse diversa da ciò a cui era abituata  e cercò di concentrarsi nuovamente su Steve che le stava raccontando un simpatico aneddoto sulla professoressa di storia.
Una volta in classe i tre furono costretti a separarsi, Vitani si accomodò all’ultimo banco, mentre Steve e Daniel si misero davanti a lei, dopo poco entrarono in classe anche James accompagnato da una bella ragazzina da lunghi capelli viola, seguiti da Helle che si sedette accanto a Vitani
 
-Ehy scusa se sono sparita a pranzo, ma dovevo assolutamente parlare con una persona- disse sorridendo leggermente imbarazzata
 
-Oh non preoccuparti- rispose la ragazzina con noncuranza -sono riuscita a cavarmela anche da sola-
 
Helle fece per ribattere, ma in quel momento entrò l’insegnante di storia e sugli studenti calò il silenzio, Vitani si prese un attimo per osservarla: appariva come una donna dall’aria distinta, altissima con i folti capelli ormai argentati tirati in uno stretto chinion, le labbra sottili tinte di rosso, il corpo esile avvolto in un tallieur blu notte e uno sguardo severo nei gelidi occhi grigi. La giovane osservandola non poté fare a meno di notare che tutto in quella donna incutesse timore
 
-Lei è Miss Elizabeth Sheppard- le bisbigliò Helle-insegna in questa scuola da tantissimi anni, in tutta la sua vita non ha mai lasciato questa città e con il tempo è diventata una delle persone più importanti di Blackwood Hollow, è quasi una leggenda, conosce tutti e tutti conoscono lei, è talmente saggia e intelligente che chiunque abbia un problema le va a chiedere consiglio-
 
Vitani osservò la professoressa che stava prendendo posto dietro la cattedra, c’era qualcosa nell’aspetto di quella donna -forse l’abito elegante o forse l’acconciatura perfetta- che le ricordavano molto sua zia Jennifer; l’insegnante intanto  si era seduta e iniziò a squadrare i suoi allievi come un’aquila soffermandosi prima su Emily, poi su James e infine su Vitani
 
-A quando pare abbiamo dei nuovi arrivati- esordì con tono gelido aprendo il registro -signorina Blake saprebbe dirmi quali argomenti ha trattato finora in storia?-
 
presa alla sprovvista la ragazzina iniziò a sfogliare freneticamente i suoi appunti nominando gli argomenti salienti, Miss Sheppard la ascoltava in silenzio penetrandola con il suo gelido sguardo
 
-Dovrà recuperare alcune lezioni signorina, fortunatamente siamo solo ad ottobre, quindi non sono molte. Comunque dopo la lezione venga da me così le darò una lista con i punti del programma che dovrà ripassare- disse una volta che la giovane ebbe finito,
 
poi si concentrò su James ed Emily ponendo loro la stessa domanda e i due dimostrarono di non essere così indietro come la cugina. 
L’ora trascorse lenta e noiosa: Miss Sheppard spiegava minuziosamente ogni dettaglio dell’argomento del giorno, quasi come se l’avesse vissuti in prima persona e la classe prendeva diligentemente appunti come era stato richiesto all’inizio della lezione; Vitani di tanto in tanto smetteva di scrivere per osservare il paesaggio oltre la finestra: il cielo limpido si estendeva confinando con colline lontane sulle quali si affacciavano fredde nuvole grigie cariche di neve, il vento gelido ululava tra i rami degli alberi strappando le poche foglie che erano rimaste attaccate trascinandole e sbattendole contro il vetro, schiacciandole a terra per poi trascinarle nuovamente in aria con una violenza quasi innaturale. Le strade erano quasi deserte, solo pochi passanti -per lo più donne con bambini piccoli- passeggiavano tranquillamente sfidando il freddo e ignorando le raffiche di vento che li travolgevano, ormai abituati a quel clima così rigido. Vitani sospirò e si rimise a scrivere, sospirando e chiedendosi come stessero andando le cose a New York, probabilmente la sua assenza non aveva cambiato il corso della vita a nessuno, ma la ragazzina non poteva fare a meno di chiedersi se i suoi migliori amici sentissero la sua mancanza, probabilmente no, infondo Maya e Clark si erano sempre consolati a vicenda e lo avrebbero fatto anche in quel caso finendo con il dimenticarsi di lei.
A dieci minuti dalla fine della lezione Miss Sheppard interruppe la spiegazione chiudendo il libro
 
-Proseguiremo la prossima volta- disse chiudendo il libro -ora parliamo della Fiera di Fine Ottobre- a quelle parole dalla classe si levò un mormorio eccitato che fece sorridere l’insegnante,
 
Vitani si scambiò uno sguardo perplesso con James sbuffando, quella per loro era solo un’altra stravagante ricorrenza di Blackwood Hollow della quale non volevano fare parte,
 
-Ragazzi fate silenzio- riprese la professoressa riprendendo la sua solita espressione fredda e distaccata -come stavo dicendo tra poche settimane ci sarà la Fiera di Fine Ottobre e come molti di voi sapranno io assegno sempre una ricerca sulla quale io e l’insegnante di lettere vi esamineremo e dalla quale dipenderà un terzo del voto di questo semestre per la mia materia. L’argomento di quest’anno saranno le leggende che girano attorno al nostro paesino, sappiate che mi aspetto un lavoro molto accurato e non uno strafalcione messo insieme all’ultimo minuto visto che avrete tre settimane per farla. Per svolgere il compito sarete divisi in gruppi…- la voce di Miss Sheppard fu nuovamente sopraffatta da un mormorio eccitato che passò per tutta la classe -che formerò io!- tuonò la vecchia insegnante superando le voci dei suoi studenti i quali si espressero in un coro di dissenso
 
-Fate silenzio!- ripetè la professoressa furiosa -ora come stavo dicendo per evitare disparità ho già formato i gruppi che non possono essere minimamente modificati. Il primo sarà formato da James Morgerstern, Laurel Winchester e Derek Jackson- disse 
 
mentre Jem si scambiava un sorriso con la sua compagna di banco e posava lo sguardo sul terzo membro del suo gruppo: si trattava di un ragazzo seduto infondo alla classe con il viso leggermente squadrato pallido incorniciato da folti capelli castani spettinati, il fisico atletico, le labbra sottili e penetranti occhi castani che in quel momento erano carichi di sorpresa e incredulità
 
-Professoressa non credo che mettermi in gruppo con loro sia una scelta saggia- disse interrompendo l’insegnante che stava già chiamando il terzo gruppo
 
-E perché mai?- chiese lei lanciandogli un’occhiata gelida
 
-Per il semplice fatto che io lavoro meglio con Helle, sono anni che facciamo questo tipo di progetti insieme e abbiamo sempre preso il massimo dei voti-
 
-Lo so bene signor Jackson, è proprio per questo che ho deciso di separarvi, per vedere come lavorate separatamente- rispose la donna ghignando
 
il giovane sbuffò rumorosamente e la professoressa riprese a formare i gruppi. Per tutto il tempo Vitani osservò i cugini chiacchierare tranquillamente con i loro nuovi compagni, evidentemente si stavano ambientando bene, sicuramente molto meglio di lei, la ragazzina sospirò, se fosse stata a New York probabilmente lei Maya e Clark avrebbero deriso il progetto, ma non era a New York e i suoi compagni di classe sembravano prendere molto seriamente la ricerca
 
Come sono noiosi
 
pensò la giovane sbuffando e voltandosi verso la finestra, immaginando di fuggire, prendere un aereo per tornare a casa, ma sapeva bene che era impossibile,
 
-Infine abbiamo Vitani Blake, Helle Petersen, Steve Hamilton e Daniel O’Malley- concluse la professoressa rimettendo il registro nella borsa.
 
Di lì a poco la campanella iniziò a squillare e gli studenti si alzarono quasi contemporaneamente raccattarono le loro cose dirigendosi verso l’uscita
 
-Noi ti aspettiamo fuori Vì- le disse Helle uscendo con Steve e Daniel, mentre la ragazzina si avvicinava lentamente alla cattedra;
 
Miss Sheppard finí di sistemare tranquillamente le sue cose senza degnarla di uno sguardo finché non furono rimaste sole
 
-Dunque signorina Blake, si sieda- disse con tono autoritario quando anche gli ultimi ragazzi furono fuori dalla classe
 
Vitani eseguì l’origine senza fiatare mentre la donna le consegnava un foglio che aveva tirato fuori dalla borsa,
 
-Questi sono gli argomenti che dovrà studiare  e sui quali la interrogherò dopo la Fiera di Fine Ottobre-
 
la ragazzina li lesse velocemente imponendosi di non sbuffare, erano davvero tante cose da recuperare
 
-Posso andare?- chiese infine
 
-Certo vada pure-  le rispose la professoressa ritornando a sistemare le sue cose
 
così Vitani si avviò verso la porta, ma proprio quando stava per varcare la soglia l’insegnante la richiamò
 
-Oh signorina Blake- disse facendola voltare -mi spiace molto per sua nonna-
 
la  giovane sgranò gli occhi, di certo non si aspettava le condoglianze dalla professoressa di storia che conosceva da poco più di due ore
 
-Lei conosceva mia nonna?- fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare
 
-Si, io e Helena eravamo amiche d’infanzia, siamo cresciute insieme, sono stata la sua testimone di nozze ed ero presente quando sono nati tutti e quattro i suoi figli, tua nonna era come una sorella per me-
 
-Si… lei era fantastica… riusciva a legare con tutti….- 
 
le labbra di Miss Sheppard si distesero in un lieve sorriso
 
-Helena era una donna speciale Vitani, così come era speciale tua cugina Ridley-
 
la ragazzina aggrottò la fronte confusa
 
-È vero… loro erano speciali…-
 
-Lo sei anche tu signorina Blake, per questo mi aspetto che tu faccia grandi cose. E ora vada, o farà tardi alla sua prossima lezione-
 
Vitani uscì rapidamente, ancora piuttosto confusa, cosa voleva dire con quelle parole Miss Sheppard? In che senso sua cugina e sua nonna erano speciali? E quali grandi cose avrebbe dovuto fare?
Una volta fuori dall’aula la giovane venne circondata dai suoi nuovi compagni di gruppo che iniziarono a parlare della ricerca che avrebbero dovuto fare mentre si dirigevano verso l’aula di letteratura, così la ragazzina fu costretta a mettere da perte le mille domande che le affollavano la mente e a ignorare tutte le stranezze che la circondavano. 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici: La chiave ***


Conclusa la votazione il Magno Sapiente ritenne opportuno sciogliere l’incontro della Congrega sapendo che i maghi per quella notte erano già abbastanza stanchi e scossi e non avevano più nulla da aggiungere. L’uomo sospirò pesantemente massaggiandosi le tempie e spostando lo sguardo su Endrell, che in quel momento stava confabulando con Charles, quel ragazzo era così giovane e stupido, era convinto di poter salvare il mondo da solo, che quello fosse il suo destino, che fosse lui la tanto attesa Stella del Mattino che avrebbe sconfitto le Ombre definitivamente e il Magno Sapiente voleva credergli con tutte le sue forze, ma in cuor suo temeva che stesse commettendo un errore, che Endrell non fosse poi così potente come pensava e che finisse come Jack Laindéir: imprigionato da un destino peggiore della morte e dimenticato da coloro che un tempo lo avevano amato.
Il Magno Sapiente scosse vigorosamente la testa cercando di scacciare quei pensieri così spaventosi e si avvicinò ad Endrell con passo deciso
 
-Sir Morgerstern posso parlarvi?- chiese con il tono pacato di un padre che cerca di nascondere i suoi timori al proprio figlio,
 
il giovane mago fece cenno a Charles di allontanarsi, per poi voltarsi verso il mago
 
-Mi dica-
 
-Come pensi di scendere nel Regno delle Anime?-
 
-Se vi preoccupa la possibilità che possa chiedere alla Congrega di aprire un portale, state tranquillo che non accadrà, infatti ho intenzione di chiedere alla Veggente di aiutarmi a trovare la Chiave-
 
il Magno Sapiente si irrigidì
 
-La Chiave?!- chiese temendo di aver ben capito -sai bene che recuperarla è molto pericoloso, potresti morire o peggio impazzire, potresti addirittura perdere te stesso…-
 
-Prenderla è difficile non impossibile, inoltre non esiste altro modo per accedere al Regno delle Anime- rispose Endrell deciso
 
-Avete ragione Sir, ma siete sicuri di voler chiedere aiuto proprio alla Veggente? Infondo ha già portato alla rovina due nobili famiglie…-
 
-Con tutto il rispetto mio signore lo Spirito della Veggente mi ha dimostrato più volte di essere degna di fiducia, non mi importa cosa ha fatto nelle sue vite precedenti, Diadama è mia amica e so che non mi farà del male!- ribatté Endrell guardando il Magno Sapiente con serietà,
 
il vecchio mago a quel punto sospirò nuovamente
 
-Buona fortuna Sir Endrell Morgerstern, spero vivamente che tu possa tornare presto da questo viaggio.-
 
Endrell e Charles si incamminarono insieme giù per la collina avvolti dal silenzio e dalle tenebre tipici della notte, ognuno assorto nei suoi pensieri, nelle sue paure
 
-Ti fidi davvero ad affidare la tua vita è quella di tutti noi nelle mani della Veggente?- domandò ad un tratto lord Darmadon spezzando la quiete del bosco
 
-Non sto mettendo le nostre vite nelle sue mani- rispose tranquillamente il mago
 
-Ma vuoi il suo aiuto per scendere nel Regno delle Anime-
 
-Esattamente…-
 
-Cosa le impedirebbe di tradirti, di ucciderti e poi di far entrare le Ombre qui?-
 
-Perché è mia amica Charles-
 
Il giovane lord si fermò impedendo anche ad Endrell di proseguirlo e piantò gli occhi nei suoi
 
-Adesso devi giurarmi sull’onore della tua famiglia che tornerai indietro, sei come un fratello per me e non posso perderti-
 
Il mago annuì lievemente
 
-Te lo giuro amico mio- disse dandogli una lieve pacca sulla spalla -ma tu devi giurarmi sull’onore della tua famiglia che qualsiasi cosa accada accoglierai mia moglie Susan in casa e ti occuperai di lei e del bambino che nascerà…-
 
i due continuarono a fissarsi per quelli che sembrarono minuti interminabili, come se entrambi sapessero che quella era l’ultima volta che si vedevano e non riuscissero a dirsi addio.
Una volta giunti alla fine della collina i due amici si separarono, Charles proseguí verso Blackwood Hollow, mentre Endrell si diresse verso la grotta della Veggente, non si scambiarono saluti, non c’erano parole per esprimere tutta la tristezza e il rimpianto che provavano, così ognuno assorto nei propri pensieri prese la propria strada senza voltarsi indietro.
Il mago camminava a passo spedito attraverso le fronde degli alberi sperando di non essere visto o seguito da qualche creatura della notte o peggio, tutti i suoi sensi erano in allerta, pronti a carpire qualsiasi suono  sospetto, il respiro era leggermente accelerato, gli occhi guizzavano da una parte all’altra in cerca di qualcosa fuori dall’ordinario; ad un tratto il rumore di un ramo spezzato lo fece bloccare
 
-Ancora in giro mago?- chiese una voce roca alle sue spalle,
 
il giovane uomo sorrise appena riconoscendola
 
-Sto solo facendo una passeggiata al chiaro di luna Carter- disse voltandosi verso il suo interlocutore
 
si trattava un ragazzino alto ed esile vestito di stracci, con i lineamenti del volto affilati, i capelli grigi, quasi argentati e sfavillanti occhi viola, le labbra sottili erano distese in un ghigno furbo e poco rassicurante
 
-Una passeggiata al chiaro di luna?- chiese -un gentiluomo di nobile famiglia come te passeggia al chiaro di luna tutto solo? Attento Sir, si potrebbe pensare che pratichiate la magia nera-
 
il sorriso del mago si spense appena
 
-Tu invece che ci fai qui? La foresta è un posto pericoloso di notte, non dovresti girare solo-
 
-Nessun posto è sicuro di notte Sir, comunque sono abbastanza furbo da prendere le mie precauzioni- rispose il ragazzo mostrando un sacchetto di tela da cui fuoriuscivano delle erbe -con questo sono completamente invisibile Sir-
 
Endrell osservò prima il sacchetto poi il giovane che aveva davanti
 
-Sai Carter voi druidi siete pieni di sorprese!- esclamò ridacchiando, poi qualcosa gli balenò in mente -quanto è potente quel talismano?- chiese tornando serio
 
Il druido ci pensò un po’
-Abbastanza da tenere lontane le Ombre per due notti-
 
-Bene, adesso ascoltami: devo partire per un viaggio che mi terrà lontano un po’ di tempo e voglio che tu mette uno dei tuoi talismani sulla porta di Lady Susan, finché non sarò tornato, lo puoi fare?-
 
-Lo farò con molto piacere Sir, ma se posso chiedere dove siete diretto?-
 
Endrell sospirò pesantemente
 
-Se tutto va come previsto vado ad eliminare le Ombre- rispose ricominciando a camminare, lasciandosi alle spalle il giovane druido confuso.
 
💎
 
Quando Endrell giunse alla grotta trovò Diadama in piedi davanti all’ingresso che lo attendeva, i capelli erano nuovamente in ordine e sembrava pronta a partire per un lungo viaggio
 
-Mio caro amico- esordì -sei in ritardo-
 
il giovane uomo sorrise appena
 
-Lo so amica mia, ma dovevo accertarmi che Susan fosse al sicuro fino al mio ritorno-
 
sul volto della Veggente comparve una strana espressione, come se sentire quelle parole l’avesse resa infinitamente triste
 
-Lo capisco, ma dobbiamo sbrigarci, a mezza notte il Velo che divide il nostro mondo dal Regno delle Anime diventerà più spesso e anche con la Chiave sarà difficile oltrepassarlo-
 
Endrell annuì seriamente
 
-Allora non dobbiamo perdere altro tempo- rispose entrando con passo sicuro.
 
Una volta varcata la soglia l’oscurità avvolse il mago che sorpreso si guardò attorno in cerca dei gigli che solitamente rischiaravano l’ambiente, ma essi erano come scomparsi
 
-Ti sorprendono le tenebre che avvolgono questa grotta non è vero?- gli domandò la ragazza alle sue spalle
 
-Si… dove sono i fiori che proteggono e illuminano questo posto?-
 
-Quando sono tornata dopo aver parlato con te erano appassiti quasi tutti… ne sono rimasti pochissimi…-
 
il giovane uomo si voltò a guardarla sorpreso, nel buio riusciva ad intravedere gli occhi da gatto di Diadama
 
-Questo potrebbe essere un segno…- disse lui
 
-Un terribile segno- rispose lei superandolo e iniziando a scendere a passo sicuro verso la grotta;
 
una volta giunti lì Endrell si stese sul soffice tappeto d’erba, mentre i pochi gigli rimasti diffondevano una calda luce soffusa e diffondevano nell’aria il loro dolce profumo, la Veggente si inginocchiò accanto al mago e gli porse un una ciotola con un liquido denso e verde che aveva un forte odore di bacche di ribes,
 
-È un misto di bacche, che ho imparato a preparare dai druidi, ti aiuterà a concentrarti e a sprofondare nel Regno Onirico, ma fa attenzione, una volta lì sarai completamente solo e dovrai affrontare numerose prove, saranno difficili, superarle non sarà affatto facile, ma sappi che se fallirai potresti rimanere intrappolato in quel mondo per sempre, o peggio potresti tornare solo in parte perdendo te stesso-
 
il mago annuì e bevve velocemente il contenuto della ciotola, in un attimo sentì il suo corpo farsi più pesante, la vista iniziava ad annebbiarsi e il mondo attorno a lui a farsi sempre più confuso fino a scomparire.
 
💎
 
Quando Endrell aprì gli occhi si trovava ancora nelle grotta, nella stessa posizione in cui si era addormentato, ma sembravano passati secoli: l’erba verde e soffice aveva lasciato il posto ad una distesa scura e urticante, i gigli erano completamente marciti e le scale erano devastate, come se la terra si fosse rivoltata; il mago si guardò attorno stupito, dov’era Diadama? Cosa era successo a quel luogo?
Il giovane uomo si alzò di scatto precipitandosi  fuori, ma quello che c’era all’esterno era un paesaggio anche peggiore, la foresta era completamente bruciata, l’aria era densa di cenere e sull’erba secca vi erano cadaveri coperti di sangue, Endrell li osservò attentamente, Charles, suo fratello, Diadama, Carter, erano tutti stesi lì davanti hai suoi piedi, con gli occhi vitrei e spenti rivolti verso il cielo freddo, il mago indietreggiò inorridito reprimendo un conato di vomito, troppo scioccato per fare altro, poi nel silenzio risuonò un’urlo cristallino, era la voce di Susan 
 
-ENDRELL AIUTAMI- diceva,
 
il giovane uomo fu preso dal panico e corse nella direzione da cui proveniva la voce con gli occhi che bruciavano per il fumo, i polmoni che si riempivano di cenere ad ogni respiro e il cuore che minacciava di uscire dal petto per quanto martellava, ma più si avvicinava alla fonte delle urla più quelle sembravano lontane e agghiaccianti e intanto il solo calava. Quando fu completamente scomparso la scena cambiò: Endrell non si trovava più da solo in mezzo alla foresta, era comodamente seduto sulla sua poltrona davanti al camino acceso, con un libro di poesie francesi in mano, davanti a lui c’era Susan che ricamava sorridendo piano e ai suoi piedi vi era un bel bambino biondo di circa cinque anni con grandi occhi cerulei che lo osservava curioso
 
-Non continui?- chiese la moglie spostando lo sguardo su di lui
 
-Mia amata… come posso essere qui?-
 
-Ma che domanda mi fai? Mio amato tu sei sempre stato qui- rispose ridacchiando
 
-No… io ero nel bosco… avevo una missione-
 
Susan lo guardò confusa
 
-Amore mio, ma di cosa stai parlando? Devi aver sognato, noi siamo sempre stati qui, a Dublino, lontani da ogni pericolo…-
 
la mente del giovane uomo si rilassò
 
-Hai ragione mia cara… deve essersi trattato di un sogno- disse ricominciando a leggere,
 
lentamente tutto ciò che era intorno a lui iniziò ad annebbiarsi e i suono divennero più ovattati, rendendo quel luogo più surreale, come se fosse un sogno, un meraviglioso sogno dal quale Endrell non si sarebbe più voluto svegliare.
 
Ti stai perdendo
 
la voce di Diadama risuonò chiara e forte nella sua testa, come se fosse stata lì accanto a lui, ma il mago decise di ignorarla, come si fa con una mosca fastidiosa, non voleva svegliarsi
 
Ricordati perché sei giunto fin qui, guarda oltre queste illusioni
 
il giovane la ignorò ancora una volta, quella era la realtà, la sua famiglia era lì a Dublino, un luogo dove le Ombre e la magia non potevano più toccarli e non era forse quella la sua missione? Proteggere i suoi cari da quei demoni, fare in modo che fossero al sicuro?  Si, ma per compierla non poteva rimanere bloccato in quella che sapeva essere un’illusione, per quanto meravigliosa potesse essere, doveva assolutamente svegliarsi.
E il salone scomparve.
Endrell venne avvolto da una fitta nebbia verde nella quale si riflettevano immagini di cose passate e di cose che dovevano ancora avvenire, il mago cercò di concentrarsi su quelle, ma esse erano sfuggenti, sfocate e ogni volta che cercava di afferrarne una quelle iniziavano a muoversi più velocemente, tuttavia alla fine il giovane uomo riuscì a prenderne una: in un attimo venne catapultato sulle scale della sua casa a Blackwood Hollow, nulla era come lo ricordava: il velluto rosso che ricopriva la scalinata era scomparso lasciando il posto ad un parchè di mogano, i quadri che solitamente erano appesi sulle pareti erano stati sostituiti con altri più piccoli che raffiguravano persone a lui sconosciute, una in particolare lo colpì: raffigurava una ragazzina con lunghi capelli biondi, quasi bianchi e grandi occhi rossi, Endrell si avvicinò per osservarla meglio, ma proprio quando stava per sfiorare l’immagine una voce lo fece sobbalzare
 
-Non è possibile…- disse in un sussurro,
 
davanti al giovane uomo si trovava un’altra ragazzina, con lunghi capelli mossi e grandi occhi blu come zaffiri, abbigliata in maniera assai particolare: aveva un maglione blu notte e un paio di pantaloni di tela, sul volto era dipinta un’espressione stupita, quasi incredula.
Il mago mosse qualche passo verso di lei, ma prima che potesse raggiungerla Diadama si materializzò tra i due
 
Non è ancora giunto il momento
 
disse senza muovere le labbra
 
Concentrati, trova la chiave
 
il giovane uomo chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e si concentrò, una fitta nebbia azzurra lo avvolse nuovamente, ma questa volta l’unica immagine che vi era riflessa era quella di una chiave fatta interamente di zaffiro che risplendeva nel buio, Endrell allungò una mano e la afferrò con sicurezza, la nebbia lentamente si dissipò e con essa anche tutte le immagini.
 
💎
 
Quando il mago riaprì gli occhi era di nuovo steso nella grotta, Diadama era accanto a lui e nulla era cambiato,
 
-Ci sei riuscito…- affermò la Veggente con aria incredula
 
-La cosa ti sorprende tanto Dia?- rispose lui con un mezzo sorriso osservando la piccola chiave che stringeva tra le dita
 
-No, so quanto sei potente…-
 
-Bene- disse Endrell alzandosi -qual’è la nostra prossima mossa?-
 
-Adesso dobbiamo incamminarci verso il punto in cui il velo è più sottile- rispose lei imitandolo.

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici: Hai paura del buio? ***


Il vento soffiava impetuosamente trascinando con se le foglie secche, sbattendole prima sulla strada, poi sui vetri delle finestre e sui parabrezza delle auto e infine contro i passanti che si coprivano irritati, sembrava quasi che il vento volesse attirare l’attenzione, per invogliare le altre creature viventi ad unirsi alla sua folle danza.
Il cielo era completamente coperto di nuvole perlacee che man mano diventavano sempre più scure, evidentemente Madre Natura si preparava a scatenare la sua potenza sulla terra sottostante sulle creature che portavano avanti le loro semplici vite tranquille e ignare. I contorni delle case si perdevano nella lieve nebbia che stava calando lentamente e avvolgeva con il suo velo sottile gli alberi, le macchine e le persone rendendo l’atmosfera fredda e spettrale.
Vitani osservava quel paesaggio con sguardo assente e distaccato, mentre tornava a casa con James ed Emily, il loro primo giorno di scuola a Blackwood Hollow si era finalmente concluso e -con grande sorpresa dei tre cugini- non era stato poi così terribile. I tre ragazzini avanzarono a passo di marcia verso la grande casa al confine con la foresta, preoccupati per l’imminente tempesta e la pioggia non tardò ad arrivare, così quando le prime gocce iniziarono a cadere i cugini furono costretti a fare l’ultimo tratto di strada che li separava dalla loro dimora correndo.
Una volta giunti lì si accorsero che tutte le luci della casa erano spente
 
-Meraviglioso- sbuffò Vitani staccando il biglietto che era appeso alla porta –“Siamo al lavoro, torneremo verso le 20:00”- lesse ad alta voce
 
-Quindi abbiamo la casa tutta per noi per tutto il pomeriggio? Potremmo organizzare una festa- disse James ridacchiando
 
-Non dire idiozie- sbuffò Emily fulminandolo con lo sguardo
 
-Oh ma dai Emy…- protestò il ragazzo -Vì dammi una mano!-
 
la ragazzina fece spallucce
 
-Mi dispiace Jem, ma in questo caso do ragione a Emily- disse entrando in casa
 
Il giovane alzò gli occhi al cielo
 
-Come siete noiose- rispose salendo in camera sua, mentre le sue cugine lo seguivano.
 
💎
Vitani sbuffò per l’ennesima volta lasciando cadere la penna sul foglio, non c’era nulla da fare, aveva sempre odiato la matematica, la trovava difficile, quasi incomprensibile. Certo, a New York aveva Maya che era sempre pronta a darle una mano e a chiarire i suoi dubbi, ma lì a Blackwood Hollow doveva contare solo su se stessa, anche per risolvere una stupida equazione! Vitani si strinse nelle spalle mentre alcune lacrime rotolavano silenziosamente sulle sue guance, con la morte di sua nonna e il trasferimento in una nuova città non poteva fare a meno di sentirsi sola, indifesa e vulnerabile. La giovane si asciugò gli occhi e si voltò a guardare una foto che la ritraeva davanti allo Starbucks di Manhattan assieme a Clark e Maya, era stata scattata l’anno precedente, i tre erano andati a prendersi un cappuccino per festeggiare la prima moto di Clark. Vitani sorrise piano al ricordo, magari doveva chiamare Maya… molto probabilmente aveva appena finito di cenare e poteva parlare… e molto probabilmente con lei c’era anche Clark. Si, doveva assolutamente provare a chiamarli, così la giovane prese il computer, ma proprio quando stava per accenderlo un fulmine colpì un generatore lì vicino e Blackwood Hollow piombò nelle tenebre.
Vedendo quell’improvvisa oscurità Vitani non poté fare a meno di rabbrividire, non le era mai piaciuto il buio… fin da piccola infatti aveva sempre temuto che quando calavano le tenebre le creature della notte strisciassero fuori dall’ombra e si appostassero in attesa che lei abbassasse la guardia per poi strapparle il cuore dal petto; la giovane rabbrividì a quel pensiero e tentò di scacciare quell’orribile immagine dalla sua mente. Sì, doveva assolutamente concentrarsi su cose belle come… come i fiori, il sole, la pizza, i nachos… la ragazzina sorrise, i pensieri positivi funzionavano sempre e Vitani iniziò a rilassarsi, la luce presto sarebbe tornata, non c’era motivo di preoccuparsi, o almeno così pensava la ragazzina, fino a che un rumore dietro la porta non attirò la sua attenzione. La giovane scattò in piedi reprimendo l’istinto di urlare e nascondersi sotto le coperte fino al ritorno di sua madre
 
Non essere infantile Tani!” si rimproverò mentalmente,
 
insomma a 15 anni ancora era terrorizzata dal buio? E per cosa poi? Per qualche stupido incubo e qualche visione? Era davvero patetica! Così Vitani perse un profondo respiro, accese la torcia del cellulare e con un’impeto di coraggio spalancò la porta.
Il corridoio se possibile era ancora più oscuro della sua stanza: le pareti trasudavano Ombre e gli angoli erano gonfi di tenebre, davanti a quella scena Vitani deglutì mentre il coraggio che l’aveva spinta a uscire lentamente svaniva; così la giovane prese un profondo respiro perlustrando il corridoio in ciò che l’aveva spaventata, ma non trovò nulla e questo servì solo ad agitarla di più, evidentemente la cosa si era nascosta bene, la soluzione migliore quindi era rientrare in camera e chiudersi dentro in attesa che tornasse la corrente.
Ma appena Vitani chiuse la porta alle sue spalle un terribile pensiero le sfiorò la mente, la cosa nel corridoio poteva essere strisciata nella sua stanza quando lei aveva spalancato la porta, la giovane rabbrividì e lentamente controllò ogni angolo della stanza, senza trovare nulla. Ma proprio quando stava per rilassarsi un movimento alla sua sinistra carpì la sua attenzione, la giovane si voltò di scatto puntando la cosa con la torcia e quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene: davanti ai suoi occhi c’era una creatura completamente fatta di tenebre, alta e scheletrica, con quattro file di lunghi denti simili a lame, grandi occhi bianchi, vuoti come quelli di un morto, la pelle inoltre sembrava putrefatta e la creatura stessa emanava un terribile odore di marcio.
Davanti a quell’essere immondo Vitani abbandonò ogni resistenza e lasciò che il terrore la avvolgesse, un’urlo disperato esplose dalla sua gola, la cosa la imitò emettendo un grido straziante completamente privo di emozioni, poi lentamente tese le braccia verso di lei, la ragazzina in preda al panico scattò furi dalla stanza continuando a piangere e urlare, ma la creatura la seguiva; attirati dalle urla James ed Emily corsero fuori dalle stanze, illuminando il corridoio con le torce. Vedendo la cosa Emy lasciò il cellulare mentre Jem imprecava, tuttavia la creatura accecata dalla luce scattò verso la finestra infondo al corridoio e saltò,
 
-Cos’era quella cosa?!- chiese Vitani strillando istericamente
 
-Ma come è entrato?!- domandò Emily con lo stesso tono mentre raccoglieva il telefono con mani tremanti
 
Jem invece corse verso la finestra e si affacciò urlando
 
-Dove sei andato?! Dove sei andato brutto mostro?! Vieni fuori e affrontami- ma dalla strada deserta e dalla foresta oscura non arrivò nessuna risposta.
 
Lentamente James tornò dalle cugine
 
-Dovremmo dirlo ai nostri genitori quando tornano…- mormorò
 
-Certo! E dovremmo anche chiamare la polizia! E allertare la comunità!- strepitò Emily
 
-Cosa vorreste dirgli? “Un mostro è entrato in casa?” Non ci crederebbero mai… lo sapete- replicò Vitani tentando di mantenere la voce ferma mentre il suo corpo continuava a tremare;
ad un tratto un forte rumore fece urlare i tre ragazzini
 
-Veniva dalla soffitta…- sussurrò Vi
 
-Sarà sicuramente un altro mostro- piagnucolò Emily correndo a barricarsi in camera sua,
 
James e Tani si scambiarono uno sguardo
 
-Dovremmo controllare- esordì il ragazzino
 
-Allora andiamo- affermò la giovane avviandosi con passo incerto verso la soffitta
 
💎
 
Fin da bambini James e Vitani avevano sempre considerato la soffitta di quella casa un luogo magico dove la nonna conservava misteriosi tesori e antiche cianfrusaglie, ma quella notte ai due cugini la soffitta sembrava solo un luogo gelido e spettrale: le ragnatele pendevano dal soffitto e come mani sottili sfioravano i ragazzini facendoli rabbrividire, le torce dei cellulari scontrandosi con mobili accatastati e bauli lanciavano ombre spaventose sulle pareti mentre i tuoni e i lampi facevano apparire quel luogo ancora più spettrale.
James e Vitani avanzavano tenendosi stretti l’uno all’altra, attenti a non toccare nulla e pronti a scattare a qualsiasi rumore, quando un fruscio attirò la loro attenzione, con una sola occhiata i cugini si avvicinarono al punto da cui proveniva, rapidamente spostarono un grosso baule e… davanti a loro apparve una grossa gatta persiana, Jem tirò un sospiro di sollievo
 
-Era solo Marielle… non pensavo fosse ancora viva… insomma dopo la morte di nonna era sparita- disse prendendo la gatta
 
Vì sorrise piano
 
-Chissà da quanto è qui…- si chiese mentre si guardava attorno, ormai la paura era scomparsa lasciando il posto alla curiosità,
 
c’erano molti mobili antichi e diversi bauli che portavano inciso sopra i nomi dei loro proprietari, molti erano di Violet e di un certo Lucas, alcuni erano di Alexa, Scott e Jennifer e uno apparteneva a Ridley Morgerstern. Vedendo quel nome Vitani venne travolta dalla curiosità e non riuscì più a resistere: doveva sapere assolutamente cosa conteneva, così si lanciò sulla cassapanca e senza pensarci due volte la spalancò. Il contenuto colse di sorpresa la ragazzina, infatti al suo interno non c’erano vestiti da bambini o vecchi giochi, vi erano diverse foto di Ridley con una ragazza dai lunghi capelli neri e i tratti orientali che Vitani sapeva di aver già visto, molte candele colorate, un quaderno per gli appunti ormai consumato un sacchetto con delle pietre colorate e uno strano libro intitolato “Guida agli incantesimi di base”. Notandolo la giovane lo prese ed iniziò a sfogliarlo
 
-Ehy Jem… tu sapevi che Ridley era una pseudo Strega?-
 
James la guardò confusa
 
-In che senso era una “pseudo strega”?-
 
Vì gli mostrò il libro
 
-Hai presente quelle streghe che vanno di moda oggi? Quelle fissate con la dea della terra-
 
il ragazzino ridacchiò 
 
-Pensa se lo sapesse zia Violet…-
 
Vitani sospirò tristemente
 
-Probabilmente lo sapeva… è per questo che ha lasciato queste cose qui quando è andata via…-
 
Jem annuì 
 
-Sentio io scendo… tu vieni?-
 
-Ti raggiungo tra un minuto, voglio vedere che altro c’è qui…-
 
così il ragazzino se ne andò dalla soffitta lasciando la cugina da sola.
Vitani ormai divorata dalla curiosità iniziò a sfogliare il libro, era così strano, insomma Ridley era sempre stata una ragazza particolare, ma non aveva mai pensato che fosse il tipo da dedicarsi alla stregoneria, Vi sospirò, le sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più di sua cugina. Come se una qualche divinità avesse udito il suo desiderio un forte vento iniziò a correre per la stanza e travolse la ragazzina buttandola a terra.

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici: La Porta ***


Una volta che il giovane mago si fu ripreso Endrell e Diadama uscirono dalla grotta inoltrandosi nel bosco per raggiungere il velo ed entrare nel Regno delle Anime. Ormai la notte era quasi giunta al termine, i primi pallidi raggi del sole rischiaravano il cielo oscuro accarezzando delicatamente i rami degli alberi spogli, facendoli apparire ancora più bianchi; le creature e gli uccelli notturni ormai si erano ritirati nei loro antri bui, mentre una lieve foschia avvolgeva il terreno. Non c'era mai stata tanta calma in quella foresta. Era come se tutti i tumulti e le decisioni delle notti precedenti fossero spariti lasciando il posto ad una quiete quasi irreale, dove nulla non aveva più importanza.
Endrell faceva scattare gli occhi stanchi da un lato all'altro, controllava ogni angolo, come se si aspettasse un'attacco da parte delle Ombre da un momento all'altro, ma nessuno intralciò il loro cammino, tuttavia questo insospettì il giovane mago. Endrell sospirò pesantemente, aveva l'impressione che la sua testa stesse per esplodere, insomma era accaduto tutto così rapidamente: il matrimonio con Susan, la notizia che lei già attendeva un erede, la decisione della Congrega, la ricerca della Chiave e quelle maledette visioni... probabilmente avrebbe dovuto davvero portare Susan a Dublino per tenerla al sicuro, ma come poteva sottrarsi al suo compito? Se davvero la profezia della Stella del Mattino riguardava lui allora aveva un dovere di scendere tra i morti e di fermare le Ombre una volta per tutte! Ma come poteva rinunciare alla sua famiglia per inseguire un'incerta verità? Ad aumentare i suoi dubbi c'era la visione di quella strana ragazza in casa sua, aveva capito subito di avere un legame con lei, ma non riusciva a spiegarsi perché Diadama gli avesse impedito di parlarle, di farle delle domande per chiarire i suoi dubbi... perché Endrell aveva un disperato bisogno di fare luce sul suo futuro che in quel momento sembrava incerto e nebuloso.
Infine il giovane mago prese un profondo respiro e si avvicinò alla Veggente
 
-Perché non mi hai fatto avvicinare alla ragazza nella mia visione?- chiese
 
-Non era ancora il momento- rispose semplicemente lei scrollando le spalle
 
-Avevo bisogno di risposte! Ho ancora bisogno di risposte! Ma a quanto pare tu preferisci vedermi brancolare nel buio senza conoscere la meta!- gridò Endrell
 
Diadama lo fulminò con lo sguardo
 
-Credi davvero che sia il momento migliore per parlare di tutto questo Endrell?!-
 
-Potremmo non avere altri momenti- rispose lui freddamente
 
-Molto bene- la donna bloccandosi -credi davvero che io mi diverta tenendoti all'oscuro di alcune cose? Credi mi piaccia vederti in difficoltà e non poterti aiutare? Endrell io sto facendo davvero tutto il possibile per aiutarti, ho infranto una delle regole più importanti delle Veggenti dandoti parte dei miei poteri e mi piacerebbe poter fare di più, ma non posso. Conoscere gli eventi futuri è un terribile peso Endrell Morgerstern, perché essi sono immutabili, come se fossero scolpiti nella pietra e io so mio caro amico che tu sapessi quello che so io ti spezzeresti e tenteresti con tutte le tue forze di cambiare il fato, ma l'unico risultato sarebbe quello di farti sprofondare in un abisso da cui non riusciresti a risalire. Quindi non chiedere spiegazioni e fidati di me quando ti dico che un giorno tutto questo avrà un senso.-
 
Endrell sentendo quelle parole non poté fare a meno di ritenersi uno sciocco, aveva accusato Diadama di non aiutarlo abbastanza, quando in realtà lei era la persona che lo aiutava maggiormente in quel difficile periodo
 
-Io mi fido di te Dia- disse infine accennando un sorriso, che la Veggente non ricambiò
 
-Bene, allora andiamo, non abbiamo molto tempo- disse rimanendo impassibile mentre riprendeva a camminare.
 
La Veggente sospirò impercettibilmente, sapeva bene che quel viaggio era avventato e che avrebbe portato a terribili conseguenze, ma sapeva anche che non poteva dirlo al suo amico, lui non avrebbe capito, non lo avrebbe accettato, avrebbe tentato di impedirle di andare con lui e questo lo avrebbe solo messo in pericolo. No, Endrell non era abbastanza forte da reggere la verità senza spezzarsi, il suo cuore era troppo buono, ma Diadama ormai aveva accettato il suo destino ed era pronta ad accettarlo, anche se lo spirito della Veggente cercava di dissuaderla ormai la strega era decisa: sarebbe scesa nel Regno delle Anime e avrebbe affrontato il Fato senza paura; avrebbe difeso Endrell anche a costo della vita.
 
💎
 
I due maghi proseguirono il loro cammino silenziosamente, mentre lentamente il sole rischiarava il cielo. Endrell era sempre più confuso dai repentini cambiamenti della Veggente, ormai aveva la certezza che lei gli teneva celate alcune verità, ma esse dovevano essere veramente terribili, per aver scoinvolto così tanto una donna che solitamente rimaneva gelida e imperturbabile quando. Il mago scosse leggermente la testa, Diadama gli aveva chiesto di fidarsi e non fare domande e lui aveva accettato, quindi era inutile continuare a spremersi la mente su cose che non poteva sapere.
 
 
Così Endrell riprese a controllare gli angoli in cerca di pericoli, ma quello che vide non gli piacque affatto: in giro non c'erano Ombre, lì stavano lasciando passare senza opporre la minima resistenza e questo agitava terribilmente il giovane mago, insomma erano diretti verso il Velo, perché nessuno tentava di fermarli?  In quel momento nulla sembrava avere senso, così Endrell si avvicinò a Diadama
 
-Dia non dovrebbero esserci delle Ombre in prossimità del Velo?- chiese
 
-Si- mormorò la Veggente
 
-E dove sono?-
 
-Nascoste, stanno studiando le nostre mosse-
 
-Pensi che sia una trappola?-
 
-Si e probabilmente non c’è modo di evitarla-
 
il giovane mago ringhiò
 
-Avresti dovuto dirmelo subito-
 
-E cosa avresti fatto Endrell?- chiese Diadama rimanendo calma
 
-Io…- il mago sospirò, effettivamente non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe fatto, probabilmente avrebbe tentato di evitare in tutti i modi il problema distraendosi dal suo obbiettivo principale permettendo così alle Ombre di sopraffarlo.
 
No, non poteva assolutamente permettere che una cosa del genere accadesse, il destino della missione dipendeva da lui e non poteva assolutamente metterlo a rischio,
 
-Probabilmente sarei stato troppo impulsivo…- disse infine
 
-Lo so- rispose la Veggente riprendendo a camminare -e ora sbrighiamoci, molto presto lo squarcio nel Velo sarà troppo stretto per far passare due viventi e io non ho intenzione di farti andare da solo.-
 
💎
 
I due viandanti continuarono ad avanzare fino ad una pianura poco distante da Blackwood Hollow, Endrell era stato molte volte in quel posto da bambino, ma quello che anni prima gli era sembrato un luogo sicuro e familiare in quel momento appariva sinistro e pericoloso. Il mago guardandosi attorno notò per la prima volta che gli alberi formavano un circolo perfetto, come se una forza invisibile li costringesse in quella posizione… ed effettivamente Endrell la percepiva quell’energia terribile, poteva quasi tastarla, l’aria ne era densa e poteva quasi tastarla.
Il giovane mago prese un profondo respiro mentre sentiva il sangue scorrergli rapidamente nelle vene, quel potere illimitato lo faceva sentire bene, come non so era mai sentito
 
-Endrell- lo richiamò Diadama -cerca di concentrarti, stiamo per entrare nel Regno delle Anime, un luogo ostile dove dove la nostra magia sarà come un faro che attira le Ombre, devi assicurarmi che non vuoi tirarti indietro
 
il mago annuì seriamente
 
-Come apro uno squarcio nel Velo?- chiese 
 
la Veggente indicò un punto centrale dello spiazzo
 
-La porta è lì, riesco a vederla chiaramente-
 
Endrell si avvicinò titubante con la Chiave stretta in mano, lentamente allungò la mano mentre la Chiave iniziava a scintillare, il cielo si oscurò, poi accadde: una luce accecante illuminò la foresta, mentre attorno a quell’apertura si estendeva un velo nero come un cielo notturno.
 
-Sei pronto?- chiese Diadama guardando la luce
 
-Si- rispose il mago determinato
 
così i due presero un respiro profondo e si lanciarono nel varco.

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici: Ridley Morgerstern ***


Quando il vento cessò e Vitani tornò a vedere chiaramente si accorse subito di non essere più nella soffitta di casa sua: si trovava in mezzo ad alla strada davanti alla residenza dei Morgerstern che stranamente era illuminata solamente dalla pallida luna, il vento gelido le sferzava il volto e l'aria profumava di erba bagnata e zucchero. Le decorazioni appese ai lampioni spenti e alle case ormai buie suggerivano che era la notte di Halloween e doveva essere molto tardi, visto che la strada era deserta. Vitani si strinse nel maglione guardandosi attorno, ad Halloween mancava ancora un mese, e lei fino a pochi momenti prima era nella soffitta di casa sua a sfogliare uno strano libro, non era possibile che si fosse magicamente trasportata in strada ad ottobre! Doveva per forza trattarsi di un sogno... la ragazzina sbuffó rabbrividendo, come illusione era fin troppo realistica, poteva sentire il gelo penetrarle nelle ossa e paralizzarla nella sua morsa.
Ad un tratto due figure emersero dalla casa dei Morgerstern: si trattava di due ragazze entrambi vestite di nero: la prima portava i lunghi boccoli biondi, quasi bianchi sciolti sulle spalle, la pelle era pallida, quasi cadaverica, sembrava il tipico colorito di chi ha passato troppo tempo chiuso in una soffitta e spiccava nell'oscurità della notte, mentre gli occhi erano grandi e azzurri come due laghi ghiacciati incorniciati da folte ciglia, la seconda invece aveva tratti orientali, portava i capelli neri legati in una comoda coda alta e appesa alla schiena aveva una katana. Vedendo la prima ragazza Vitani impallidì, quella era sua cugina Ridley... ma Ridley era morta un anno prima a causa di un incidente d'auto... come poteva essere lì davanti a lei?! Non aveva senso, doveva trattarsi per forza di un sogno! Mentre la mente di Vitani veniva affollata da mille domande le due giovani si fermarono proprio davanti a lei scrutando la strada, come se non riuscissero a vederla,
 
-Sembra tutto tranquillo- mormorò la ragazza bionda
 
-E immagino che la cosa non ti piaccia- ribbattè la mora
 
-Ti sembra il momento di scherzare Alice?!- chiese la prima fulminandola con lo sguardo -Questa è la notte in cui le Ombre hanno più potere e anche l'unica notte in cui è possibile fermarle-
 
-Lo so Rid, ma l'idea di chiudere l'accesso al Regno delle Anime mi sembra troppo azzardata... ci sono molte cose che potrebbero andare storte, per non parlare poi delle Chimere e delle Ombre che intrappoleresti qui-
 
la bionda sospirò
 
-Capisco che tu sia preoccupata Al... ma non abbiamo altre soluzioni... lo ha detto anche Lucas-
 
-"Lo ha detto anche Lucas"?!- ripeté Alice ridendo -Intendi Lucas Morgerstern? Lo stesso mago che sarebbe disposto a vedere il mondo bruciare pur di non perdere i suoi poteri? Non puoi essere così stupida da fidarti di lui!-
 
Vitani aggrottó la fronte, mago? Ombre? Regno delle Anime? Quel sogno stava diventando sempre più assurdo... e poi chi diavolo era Lucas Morgerstern? In tutta la sua vita non avevamai sentito parlare di qualcuno che portasse quel nome... la ragazzina scosse la testa, al suo risveglio avrebbe cercato tutte le informazioni, così tornò a concentrarsi sulle due giovani che intanto avevano continuato a discutere
 
-Dobbiamo aggirare la foresta- stava dicendo Alice -con la tua auto faremmo in fretta ed è il metodo più sicuro per raggiungere il Weig-
 
sentendo quel nome Vitani aggrottó la fronte, il Weig era un vecchio orfanatrofio abbandonato a causa di un terremoto che negli anni cinquanta lo aveva quasi raso al suolo; e da quello che le aveva detto sua madre quando le aveva comunicato della morte della cugina era un luogo dove i ragazzi organizzavano feste. E proprio rientrando a casa dopo una festa in quel postaccio la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre dell'anni precedente l'auto di Ridley Morgerstern sera finita fuori strada e si era andata a schiantare contro un albero uccidendo la ragazza sul colpo. O almeno questo era quello che era stato detto a Vitani... quindi quel sogno era un semplice ricordo leggermente plagiato dall'immaginazione... molto Ridley avrebbe visto la cugina morire... se solo non avesse preso quella stupida auto...
Intanto Alice e Ridley stavano ancora discutendo
 
-Noi non prenderemo la mia macchina- disse la bionda con il tono di chi non ammette repliche -ci vuole troppo per aggirare il bosco e noi non abbiamo tempo da perdere, l'unica cosa da fare è passare in mezzo alla foresta- concluse
 
sia Alice che Vitani la guardarono sbigottite, davvero voleva raggiungere il Weig a piedi di notte con il rischio di perdersi?
 
-Loki ci farà da guida- aggiunse la bionda mentre un grosso gatto nero con grandi occhi verdi intelligenti emergeva dalle fronde,
 
vedendolo Alice fece una smorfia di disgusto
 
-Non mi fido di quel coso-
 
Rid alzò gli occhi al cielo
 
-Non è un "coso" Alice, è un gatto e non mi ha mai dato motivi per dubitare di lui- poi si rivolse al gatto -noi siamo pronte, facci strada Loki-
 
l'animale miagoló e si inoltró tra gli alberi seguito dalle due ragazze e da Vitani che ormai era divorata dalla curiosità.
La strada nel bosco era buia e insidiosa, ma Ridley e Alice avanzavano con il passo sicuro di chi è pronto ad affrontare qialsiasi cosa si trovi davanti, mentre Vitani le seguiva silenziosamente tenendosi qualche passo indietro mentre la sua mente lavorava furiosamente, la sua parte razionale continuava a dirle che si trattava dinun sogno delirante, ma qualcosa dentro di lei le suggeriva che tutto quello era reale, forse era a causa del vento che continuava a farla rabbrividire o forse era il fatto che pochi minuti prima nella sua stanza si era materializzata una creatura mostruosa fatta interamente di fumo e marciume che aveva cercato di ucciderla, inoltre pensandoci bene in soffitta c'erano anche dei bauli che appartenevano ad un certo Lucas, che probabilmente era la stessa persona di cui avevano parlato Ridley e Alice... Vitani sospirò esasperata: stava decisamente impazzendo... e se non stava impazzendo allora cosa stava succedendo?
 
💎
 
Dopo circa un'ora di cammino le ragazze si fermarono davanti alla sturttura scheletrica del Weig
 
-Ripetiamo il piano- suggerì Alice nervosamente
 
Ridley annuì
 
-Io entro mentre tu mi aspetti fuori e fermi qualsiasi cosa cerchi di entrare... la precedenza hanno le anime dei bambini e degli infermieri intrappolate lì dentro... solo dopo che tutti loro avranno attraversato il Velo io chiudo lo squarcio... e se non torno entro un'ora tu scappi senza voltarti indietro-
 
Alice annuì gravemente
 
-Fa attenzione Rid...- sussurró,
 
la bionda la strinse a se ed entrò senza voltarsi indietro e Vitani la seguì.
Mentre camminava tutti i sensi della ragazza erano in allerta: gli occhi guizzavano a destra e a sinistra, mentre le orecchie erano tese pronte a carpire qualsiasi rumore sospetto, Vitani la seguiva silente come un fantasma, anche lei guardandosi attorno pronta a scattare al primo segno di pericolo; le due giovani entrarono insieme nel grande atrio dell’orfanotrofio: la luce pallida e debole della luna rendeva gli angoli e le scanalature ancora più oscuri facendo apparire la struttura ancora più inquietante e rendendola simile allo scheletro di un gigante. Ridley una volta dentro si guardò attorno in cerca di qualcosa, magari di un qualche segno di vita, ma a Vitani non sembrava esserci nulla di vivo se non grossi scarafaggi, pipistrelli e topi; ad un tratto il pianto di una bambina fece sobbalzare le tue ragazze che corsero al piano superiore per trovare la fonte del rumore, ma più si avvicinavano più l'istinto di Vì le urlava di correre dal lato opposto.
Ma ormai era tardi per tornare indietro, Ridley entrò nella stanza da cui proveniva il pianto con la ragazzina dietro, ma quello che videro geló il sangue nelle vene di entrambi: la creatura che aveva attaccato vitani era lì accucciata a terra intenta a sbranare una bambina talmente bianca che emetteva una luce propria. Quando la piccola vide Ridley urlò e la pregò di aiutarla mentre il sangue scarlatto sgorgava dal suo collo macchiandole il vestitino pregiato
 
-Ehy Ombra- dissi la ragazza mentre le sue mani venivano avvolte da un'alone di luce viola -perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia?!-
 
sentendo quelle parole la creatura lasciò da parte la sua preda e lanciò un'urlo privo di emozioni, molto simile ad un richiamo animale, poi si alzò e con uno scatto fulmineo fu addosso alla ragazza che non ebbe il tempo di reagire, in un attimo la cosa la sollevò da terra e la scaraventò oltre la balaustra delle scale, Ridley atterrò con un tonfo sordo.
Vitani terrorizzata la raggiunse di corsa temendo di trovarla in una pozza di sangue, ma quando la raggiunse la cugina era nuovamente in piedi, certo le sanguinava il naso e dalla postura si intuiva che probabilmente aveva una gamba rotta, ma per il resto sembrava stare bene... come era possibile?! Ridley sarebbe dovuta morire cadendo da quell'altezza e invece era lì, pronta ad affrontare quella creatura e determinata a vincere. La ragazza mosse un passo strascicato verso le scale, ma venne immediatamente bloccata da altre due creature simili alla prima che la spinsero a terra, alla ragazza bastò un'occhiata per capire di essere stata circondata, ma si alzò comunque, Vitani ormai sempre più confusa le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla per darle supporto e per un attimo le sembrò che Rid la sentisse;
 
-Vita mutatur non tollitur- mormorò la bionda prima di correre verso le scale, pronta ad affrontare tutte le creature che si fosse trovata davanti.
 
La ragazza iniziò a scagliare la sua luce viola a destra e a sinistra abbattendo le creature, ma più ne colpiva più quelle arrivavano e alla fine il suo corpo cedette: Ridley stramazzò la suolo, mentre le creature so accalcavano su di lei per divorarla. Vedendo quella scena gli occhi di Vitani si riempirono di lacrime, e un urlo disperato proruppe dalla sua gola, tentò in tutti i modi di allontanare quei mostri da sua cugina, ma senza riuscirci, infatti era poco più di una mosca per loro, Ridley ormai non aveva speranze di sopravvivere e la ragazzina lo sapeva. Così si accasciò a terra piangendo, ma nella confusione generale riuscì a percepire la voce di sua cugina che mormorava parole apparentemente senza senso, poi venne accecata da una luce argentea.
Quando Vitani riaprì gli occhi si trovava lontana dal muro di cinta del Weig, i mostri e Ridley erano spariti e accanto a lei si trovavano solo Alice e il gatto Loki entrambi con qualche graffio e livido ma nulla di grave, Alice fu la prima a reagire, infatti si alzo di scatto
 
-No, no, no!- gridò correndo verso il muro di cinta con la katana sguainata,
 
ma quando tentò di entrare nel giardino la ragazza si scontrò con uno scudo argentato che circondava tutto l'edificio
 
-Non puoi averlo fatto!- urlò colpendo lo schermo con la spada senza ottenere nessun risultato -Non puoi essere stata così stupida dannazione!-
 
alla fine Alice crollò in ginocchio piangendo
 
-Non puoi essere morta mormorò in fine-
 
anche a Vitani sfuggì un singhiozzo, quello che aveva appena visto non poteva essere vero... ma allora perché era così reale? Perché una parte di se continuava a ripeterle che l'esperienza appena vissuta era solo una piccola parte di un'enorme segreto?
Proprio in quel momento il vento ricominciò a soffiare violentemente, ma la ragazzina si aggrappò a ciò le era attorno, aveva bisogno di vedere altro... doveva sapere che era successo a Ridley.
In un'attimo so trovò nuovamente nell’orfanotrofio, la pallida luna illuminava le stanze vuote dell’orfanotrofio Weig, il vento gelido soffiava imperterrito e l'aria profumava di erba bagnata,solo un folle sarebbe andato in quel luogo maledetto, eppure vi era un nuovo cadavere in fondo alle scale: si trattava di una ragazza, con lunghi capelli biondi e grandi occhi azzurri intenti a fissare la luna sopra di lei.
Dopo quell'immagine sconvolgente Vitani venne nuovamente travolta dal vento.
 
💎
 
Quando la ragazzina riaprì gli occhi era di nuovo in soffitta, tutto sembrava uguale al momento in cui se ne era andata, ma per la giovane molte cose erano cambiate. Doveva scoprire chi fosse il misterioso Lucas Morgerstern e come fosse collegato con la sua famiglia, doveva trovare Alice e chiederle di Ridley, ma in quel momento non ne aveva proprio le forze... in quel momento voleva solo piangere. Lentamente rimise il libro nel baule e lo richiuse, poi scese; una volta fuori dalla soffitta venne accecata dalla luce del corridoio, evidentemente la corrente era tornata. Mentre si dirigeva in camera sua venne intercettata da Alexa
 
-Tutto bene Tani?- le chiese la donna
 
la ragazzina si buttò tra le braccia della madre sciogliendosi in lacrime
 
-No- riuscì a mormorare
 
la donna la strinse a se
 
-Che succede bambina mia?-
 
Vitani sospirò, come poteva spiegarle tutto ciò che aveva visto?
 
-Lucas Morgerstern- sussurrò in fine
 
dopo aver pronunciato quel nome la ragazzina poté sentire chiaramente la madre irrigidirsi.

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette: Il Giardino degli Assassini ***


Quando la nebbia del Velo si dissipó Endrell riuscì finalmente si guardò attorno curioso di scoprire come appariva il temuto Regno delle Anime. Ma ciò che lo circondava andava ben oltre quello che aveva immaginato: il cielo era coperto da tetre nuvole che sfumavano dal nero al viola e di tanto in tanto venivano illuminate da lampi scarlatti, l'aria odorava di sangue e putrefazione, davanti ai suoi piedi si estendeva un'enorme campo di rose rosse interamente fatte di cristallo, tra questi fiori particolari giocavani dei bambini completamente bianchi con due cavità nere come la pece al posto degli occhi, intanto uomini, donne e ragazzi pallidi come cadaveri si contorcevano mentre le rose si inerpicavano attorno ai loro corpi trapassandoli con le spine e soffocandoli con gli steli. Endrell rabbrividì
 
-Diadama che posto è questo?- chiese
 
-È il Giardino degli Assassini, il primo luogo che un'Anima deve attraversare per raggiungere il Mare del Riposo Eterno: se lo Spirito che entra in questo Regno è puro e non si è mai macchiato di sangue allora passerà senza conseguenze, ma se invece è colpevole della morte di qualcuno allora le rose lo assaliranno e lo trascineranno nelle viscere del Giardino, dove l'Anima patirà pene eterne.-
 
-E chi sono questi bambini che si trovano qui? Anche loro si soni macchiati si sangue in vita?-
 
Diadama scosse la testa
 
-Questi soni gli spiriti di coloro che hanno ucciso la madre durante il parto, si trovano qui perché sono considerati assassini, quindi non possono procedere oltre il Giardino, ma non sono colpevoli, quindi non meritano di patire tutto il dolore che è riservato agli atri assassini. Il Mietitore gli consente di vivere qui in pace, ma come pegni si prende i loro occhi.-
 
Endrell rabbrividì nuovamente, non era certo colpa di quei bambini se la loro nascita aveva causato la morte delle loro madri, quindi non meritavano certo di essere puniti così,
 
-Non mi sembra giusto- disse infine,
 
la Veggente rise amaramente
 
-La giustizia è un tesoro raro nella vita, quindi perché dovrebbe essere diverso nella morte?-
 
sentendo quell'affermazione il giovane mago non seppe come rispondere, ma in fondo chi avrebbe saputo farlo dopo aver visto quel luogo?
 
-Meglio non fermarci in un posto per troppo tempo, potremmo attirare attenzioni poco piacevoli- sentenziò Diadama spezzando quel pesante silenzio che si era creato.
 
Così i due maghi si incamminarono tra le rose, la Veggente era in testa e mormorava costantemente incantesimi di protezione nell'antica lingua, l'idea che le Ombre potessero trovarli la terrorizzava più di ogni altra cosa, perché sapeva bene che se fossero stati scoperti qui mostri avrebbero ucciso Endrell e avrebbero portato lei dal loro signore: il Ladro di Anime... non poteva assolutamente permetterlo, doveva difendere se stessa e il suo amico a tutti i costi, anche se questo voleva dire usare tutta la sua magia.
Mentre Diadama si arrovellava sui vari destini che la tormentavano Endrell rivolgeva i suoi pensieri alla dolce Susan, la sua bellissima sposa che secondo la Veggente già attendeva il suo erede. Il mago non poté fare a meno di chiedersi se intraprendere quel viaggio fosse stata la scelta giusta, forse sarebbe dovuto rimanere con loro per proteggerli, magari avrebbe dovuto portarli il più lontano possibile da Blackwood Hollow e dalle Ombre, o magari avrebbe dovuto semplicemente seguire il consiglio del Magno Sapiente e della Congrega e stare lontano dal Regno Maledetto... qualsiasi cosa avesse dovuto fare ormai era tardi per i ripensamenti, aveva scelto di seguire Diadama e doveva convivere con la sua scelta, senza rimuginarci troppo.
 
-Cosa troveremo alla fine del sentiero?- chiese Endrell cercando di spezzare quel macabro silenzio
 
-Lo spirito del più crudele assassino della nostra storia: Jason Coleridge- rispose Diadama sussurrando
 
-Io non ne ho mai sentito parlare- disse il mago alzando le spalle
 
-Certo, perché la Congrega ha fatto di tutto per far sparire ogni traccia di quel povero disgraziato-
 
-Ma i Coleridge erano la famiglia di cacciatori di Blackwood Hollow, possibile che non si siano opposti?-
 
la Veggente sospirò,
 
-Quello che ha fatto Jason Coleridge è stato talmente terribile che anche la sua famiglia e la comunità dei cacciatori hanno deciso di ripudiarlo-
 
Endrell non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, perfino i Coleridge -che erano famosi per la loro brutalità- avevano ripudiato quel ragazzo...
 
-Cosa può aver fatto mai fatto?- chiese infine mentre la curiosità lo divorava
 
Diadama sospirò tristemente
 
-La versione ufficiale rilasciata dalla Congrega è che il ragazzo si è alleto con le Ombre per ottenere la magia nera... ma prima di giudicarlo ricorda che ogni storia ha due versioni e non sempre quella ufficiale è la più veritiera...-
 
il giovane mago la guardò confuso, aveva di nuovo la sensazione che la sua amica gli stesse nascondendo qualcosa, ma decise che in quel momento non era saggio indagare su certe cose, aveva imparato ormai che se Diadama voleva dirgli qualcosa gliela diceva senza troppe storie... e poi in quel momento era meglio concentrarsi sulla missione: trovare ed eliminare la fonte di potere delle Ombre.
 
💎
 
I due maghi continuarono a camminare per quelle che a Endrell sembrano ore e più si inoltravano nel giardino più tutto diventava assurdo, quasi surreale: più di una volta incontrarono assassasini che venivano risucchiati nelle viscere della terra e gruppetti di Anime che giocavano cantando con voci smorte e roche che a volte venivano attaccate da un'Ombra che tentava di prenderne qualcuna per nutrirsi; ogni volta Endrell avrebbe voluto intervenire per difendere quelli che per lui erano solo bambini innocenti, ma Diadama lo aveva sempre fermato sussurrandogli che non era quello il loro compito. Così il giovane mago ormai aveva smesso di preoccupaarsi di ciò che avveniva nel giardino e iniziò a impensierirsi per la sua amica, infatti da quando si erano avventurati nel Regno delle Anime la Veggente era diventata molto più pallida del solito, aveva gli occhi cerchiati da occhiaie scure, la fronte madida di sudore e tremava, nonostante lei affermasse di stare bene Endrell sapeva che non era così, stava pagando il prezzo dell'usare la magia nel Regno Maledetto, infatti se un vivente osava usufruire dei suoi poteri in quel luogo allora i morti avevano il diritto di risucchiargli la forza vitale, condannandolo così ad una morte molto lenta e dolorosa.
 
-Devi fare una pausa Diadama- affermò ip giovane mago fermandosi
 
-No- fu l'unica risposta che ottenne
 
-Dia sei esausta! E se continui così presto ti dissolverai tra queste Anime, lascia usare la magia a me per un po' così potrai riprenderti-
 
-Così saremmo entrambi indeboliti e diventeremmo prede facili...-
 
-Almeno fermiamoci un attimo per riprendere fiato...- propose Endrell facendo sedere delicatamente l'amica tra le rose
 
-Va bene- acconsentì lei assecondandolo,
 
il mago si accomodó accanto a lei
 
-Ti offrirei dell'acqua, ma non l'ho portata-
 
-Probabilmente la tua borraccia si sarebbe ridotta in polvere... sono pochi gli oggetti dei vivi che sopravvivono al passaggio in questo mondo... generalmente sono cose come medaglioni o diari- 
 
-Quindi qual'è il nostro destino? Morire disidratati?-
 
-Patiremo la sete, ma non moriremo qui Endrell, infatti per morire in questo luogo un mortale deve essere ucciso-
 
-È questo che è successo a Jack Laindér e a Lyra Blackwood?-
 
la Veggente sospirò
 
-Non lo so...-
 
opo quella risposta sui due maghi caló un pesante silenzio interrotto esclusivamente dalle grida soffocate degli spiriti degli assassini e dal tetro canti dei bambini.
Ad un tratto ogni suono cessò; Diadama si alzò di scatto guardandosi attorno
 
-Endrell dobbiami andarcene subito- disse con voce tremante
 
anche il giovane mago si rimise in piedi
 
-Che succede Dia?-
 
la Veggente non fece in tempo a rispondere che il silenzio venne squarciato da un urlo terribile simile al richiamo di una bestia selvatica e un attimo dopo nel Giardino si riversarono centinania di creature simili a cadaveri fatti di fumo con gli occhi bianchi e vuoti: le Ombre li avevano trovati.
Endrell immediatamente afferrò il polso della sua amica e iniziò a correre trascinandola dietro, mentre lei tremava come una foglia mormorando frasi che al mago sembravano senza senso.
Mentre fuggivano i bambini attorno a loro erano nel panico: piangevano e imploravani pietà, ma le Ombre gli saltavano addosso dilaniando i loro corpicini, Endrell non poteva tollerare quello scempio così dopo aver lasciato Diadama in un luogo sicuro, si voltò per gettersi nuovamente nella mischia, non avrebbe lasciato che altre Animee venissero assoggettate da quei mostri.
Rapidamente estrasse il medaglione di Jack Laindér e lo puntò contro la prima Ombra che vide, dalla collana si diffuse una fredda luce bianca che fece dissolvere la creatura in una nuvola di fumo. Spronato da quel risultato Endrell decise di attaccare un gruppo che aveva accerchiato una bambina dai lunghi capelli argentati, ma il medaglione non sprigionó nessuna luce e l'unico risultato che ottenne il mago fu quello di far innervosire i mostri che lo attaccarono in gruppo, il giovane tentò di ritirarsi, ma in poco tempo venne accerchiato.
Era giunta la sua fine.
Un'Ombra più grossa delle altre si fece avanti e alzò un artiglio preparandosi a colpire, Endrell serrò gli occhi preparandosi ad incassare il colpo e sperò che la sua morte fosse rapida; il mostro abbassò violentemente la zampa su di lui, ma non lo colpì. Il mago riaprì lentamente gli occhi e quello che vide lo lasciò sconvolto: l'Ombra era svanita in una nuvola di fumo, al suo posto vi era Diadama con le mani avvolte da una luce verde, i tatuaggi illuminati e gli occhi completamente bianchi, tutti gli spiriti avevano gli occhi puntati su di lei e le giravano attorno come fanno le falene con le candele. La Veggente disse qualcosa nell'Antica Lingua, sembrava quasi che stesse contrattando con le Ombre che la guardavano incantate, ma Endrell non riuscì a capire ciò che gli stesse dicendo. Ma proprio quando sembrava che Diadama avesse la situazione sotto controllo un'Ombra la trapassò con uno dei suoi lunghi artigli, la giovane donna guardò sconcertata la lama nera che fuoriusciva dal suo stomaco, tentò di dire qualcosa, ma sputò solo sangue, dalla gola di Endrell proruppe un'urlo di rabbia che spinse il giovane mago ad attaccare il mostro con tutta la sua forza, con tutta la sua magia; tuttavia più Ombre abbatteva più ne arrivavano e intanto Diadama si faceva sempre più debole. Quando Endrell sentì le sue forze abbandonarlo si stese accanto alla sua amica e chiuse gli occhi in attesa della morte, le Ombre si avventarono su di loro affamate, ma prima che potessero colpirli una figura incappucciata armata di un lungo bastone appuntito so materializzò davanti ai due maghi e iniziò a fronteggiare i mostri, sconfiggendoli uni dopo l'altro.
Quando le Ombre furono tutte sparite la figura si accucciò accanto ad Endrell e gli fece bere un liquido viola dal sapore amaro, il mago scattò seduto tossendo e sputando
 
-Cerchi di avvelenarmi?- chiese tra un colpo di tosse e l'atro
 
la figura emise una risata roca
 
-Hai recuperato le energie no?- rispose semplicemente per poi avvicinarsi a Diadama e chiuderle delicatamente gli occhi
 
-Non posso fare molto per lei- disse anticipando la domanda del mago -la ferita è avvelenata e tra poco lei sarà morta, l'unico modo che ho per aiutarla è facilitarle il trapasso...-
 
il giovane uomo si chinò delicatamente sulla sua amica e le baciò delicatamente la fronte
 
-Addio mia cara Diadama- sussurrò tra le lacrime, poi si allontanò lasciando il posto alla figura incappucciata, lui non ce la faceva a sopportare la vista della morte della sua amica.
 
L'incappucciato e Diadama si scambiarono poche parole che Endrell non riuscì a sentire, poi lui le fece bere un liquido arancione e lentamente la Veggente si addormentò; quando fu sicuro che la donna avesse esaltato il suo ultimo respiro l'incappucciato si alzò,
 
-Ce la fai a camminare?- chiese
 
il mago annuì
 
-Bene, perché la strada è ancora lunga fino al palazzo del Ladro di Anime e non possiamo perdere tempo-
 
Endrell lo guardò confuso
 
-Mi accompagnerai?-
 
-Si, me lo ha chiesto la tua amica- rispose la figura incamminandosi
 
-Almeno dimmi chi sei- disse il mago seguendolo
 
l'incappucciato sospirò e con un gesto deciso si scoprì il volto: appariva come un ragazzo di circa venti anni, con folti capelli castani, la pelle cadaverica e un unico occhio rosso cerchiato da un'occhiaia nera come la pece
 
-Il mio nome è Jack Laindér e da questo momento sarò la tua guida-.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto: “Non lo so” ***


Alexa si sciolse delicatamente dall'abbraccio e guardò la figlia negli occhi
 
-Vitani dove hai sentito quel nome?-
 
la ragazzina esitò, da un lato era tentata dirle quello che le era capitato, ma dall'altro temeva la sua reazione, una persona razionale ed equilibrata come Alexa Morgerstern non avrebbe mai creduto alla storiella dei mostri e della strega Ridley, probabilmente avrebbe pensato che la figlia fosse diventata pazza o che stesse avendo una crisi isterica curabile con qualche calmante,
 
-L'ho letto su un baule in soffitta- mentì in fine asciugandosi frettolosamente gli occhi
 
-E ti ha sconvolta così tanto leggere quel nome?-
 
-S-si...-
 
-Perché bambina?-
 
-Io non lo so... ero lì tra le cose della nonna e di Rildey... e ho trovato diversi bauli con il nome di quel tipo scritto sopra... e non ho potuto fare a meno di chiedermi perché non fosse venuto al funerale della nonna e di Rid... ho bisogno di sapere mamma...-
 
Alexa sospirò, le era chiaro che la figlia stesse nascondendo qualcosa, ma percependo la sua angoscia decise di non indagare oltre
 
-Va bene Vì ti darò delle spiegazioni, ma sappi che non è esattamente una bella storia- disse avviandosi verso le scale
 
-È una di quegli argomenti che è meglio affrontare davanti ad una cioccolata calda?- chiese Vitani sorridendo appena
 
Alexa la imitò
 
-Vista la situazione direi proprio di si-
 
così le due scesero lentamente le scale completamente avvolte dal silenzio della casa.
In salone Emily era seduta sul divano e continuava a piangere istericamente raccontando alla madre del terrificante sconosciuto che si era intrufolato in casa, intanto James era seduto su una poltrona accanto a Scott che coccolava distrattamente Marielle mentre ascoltava preoccupato il racconto della nipote,
 
-Hai detto che l'intruso era in camera di Vitani?- chiese mentre Emily riprendeva fiato
 
la ragazzina annuì
 
-Era orribile... aveva una maschera nera... diglielo Tani!- strepitò
 
la giovane guardò la cugina senza sapere cosa dire, ormai non riusciva più a capire cosa fosse reale e cosa non lo fosse, le sembrava di impazzire! Ridley aveva definito quel mostro "Ombra", ma Emily sembrava convinta che si trattasse di un uomo con una maschera, la ragazzina non sapeva più cosa pensare
 
-Vì non mi avevi detto che era entrato uno sconosciuto in camera tua- disse Alexa interrompendo i pensieri della giovane -ti ha ferita?! Ha preso qualcosa? Perché non me lo hai detto subito?!-
 
-Io... non lo so mamma... non mi ha ferita... e non ha preso nulla...- rispose Vitani sentendosi sommersa dalle domande
 
la madre si rilassò appena
 
-Dovremmo chiamare la polizia- disse ai fratelli -potrebbe essere pericoloso-
 
Jennifer annuì
 
-Li chiamo immediatamente-
 
-Sarebbe inutile- mormorò Vì
 
-Cosa?- le chiese Emily linciandola con lo sguardo
 
-Be’… un ladro non torna mai due volte nello stesso posto giusto?- sussurrò Tani incerta, in quel momento quell’affermazione le sembrava l’unica cosa sensata da dire, anche perché la sua mente si rifiutava di credere che quello che aveva visto nella sua stanza e successivamente in soffitta fosse reale,
 
-Ma dobbiamo allertare la comunità!- strepitò istericamente la cugina scoppiando in lacrime
 
-Va bene Emi…- esordì Jennifer facendo alzare la figlia -ora ti porto in camera tua così puoi riposarti e tranquillizzarti mentre tuo zio Scott chiamerà la polizia…-
 
la ragazzina annuì piano e seguì la madre sulle scale.
Dopo poco anche Scott e James salirono diretti nelle loro stanze per metabolizzare ciò che era accaduto quella sera, mentre la vecchia gatta Marielle li seguiva attentamente con lo sguardo rimanendo seduta sulla poltrona di Helena; così Vitani e Alexa rimasero sole nel grande salone, il pesante silenzio era interrotto solo dal ticchettare delle lancette che scandivano il lento scorrere del tempo,
 
-Perché non mi hai detto subito del ladro?- chiese in fine Alexa
 
-Non lo so mamma…- rispose sinceramente
 
la donna sospirò
 
-Va bene Tani… allora mi hai chiesto chi è Lucas Morgerstern… è il figlio di William, il fratello di tua nonna… ma non lo conosco molto bene, dato che mia madre non parlava con suo fratello da quattro anni quando sono nata io. So che è un avvocato e che vive a Dublino, ma se vuoi sapere della sua vita privata dovresti chiedere a tua zia Violet, lei e Lucas avevano riallacciato i rapporti da qualche anno quando Ridley è venuta a mancare…-
 
Vitani guardò la madre cercando di assorbire tutte quelle informazioni, Lucas Morgerstern era suo zio, non parlava con nessuno della famiglia da anni se non con Violet e con Ridley… inoltre se la visione che aveva avuto era veritiera Lucas aveva anche causato involontariamente la morte di Ridley,
 
-E cosa contengono quelle scatole in soffitta?- chiese cercando di dare un ordine a tutte le domande che le affollavano la mente
 
-Non lo so, forse vecchi vestiti, giochi da bambini, infondo anche lui ha vissuto qui quando era piccolo-
 
Vitani sospirò
 
-È solo questo?-
 
Alexa annuì
 
-Che altro dovrebbe esserci?- chiese guardando la figlia
-Non lo so… perché nonna e suo fratello hanno litigato?-
 
-Lei non ne parlava mai, credo fosse per qualcosa che aveva fatto William… comunque ora non ha più importanza… qualsiasi problema avessero ora non lo possono più risolvere-
 
-Si hai ragione…-
 
-È meglio se vai in camera a riposarti, è stata una giornata pesante per te…-
 
Vitani annuì
 
-Buona notte mamma…- disse per poi dirigersi verso le scale.
 
La ragazzina aveva appena iniziato a salire i primi scalini quando senti nuovamente sua madre parlare
 
-Cosa dovrei fare secondo te Marielle?- disse Alexa preoccupata,
 
-Non lo so Alexa, forse dovresti parlarne con i tuoi fratelli- a rispondere fu una voce acuta e gracchiante, che Vì non aveva mai sentito, possibile che fosse la voce del gatto?!
 
No, non era possibile, i gatti non parlano! Forse stava di nuovo avendo le allucinazioni... ma non aveva senso... non aveva mai avuto problemi simili... magari stava sviluppando una specie di sindrome post traumatica da stress... doveva assolutamente informarsi... comunque stava sicuramente accadendo qualcosa di strano, anche se Vitani non sapeva ancora di cosa si trattasse... l'unica cosa di cui era sicura era che lo avrebbe scoperto presto! Sia che si trattasse di un'imminente malattia mentale sia che si trattasse di qualcos'altro.
Forte di questa nuova convinzione la ragazzina ripresa a salire le scale, ma a metà della prima rampa vide qualcosa che la paralizzò: sul gradino davanti a lei vi era un giovane uomo con i capelli biondo sabbia e grandi occhi blu come zaffiri, vestito con abiti di altri tempo
 
-Non è possibile...- mormorò la ragazzina indietreggiando,
 
il ragazzo che era intento ad osservare una foto di Ridley, si voltò e mosse qualche passo verso di lei, come se volesse chiederle qualcosa, ma prima che potesse parlare sparì in una folata di vento... Vitani fissò il punto in cui il ragazzo era sparito, ecco un'altra cosa inspiegabile... l'ennesima della giornata.
 
-Vì che fai qui ferma in mezzo alle scale?- le chiese suo zio Scott riscuotendola dai suoi pensieri
 
-Non lo so...- rispose Vitani ricominciando a salire le scale mentre mille domande le si affollavano nella mente.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove: Jack Laindéir ***


Endrell sgranò gli occhi, quello era il famoso Jack Laindèir?! Il mago che aveva tradito la Congrega sotto ordine dello spirito della Veggente?! Come poteva essere lì, ancora in vita e in forze? Poteva davvero fidarsi di lui? Se Diadama gli aveva chiesto di fargli da guida in quel regno maledetto allora sì, ma Endrell non ne era sicuro…
 
-Ehy chiudi quella bocca ragazzino! Sembra che tu abbia visto un fantasma!- disse Jack scoppiando in una roca risata
 
-Sto cercando di decidere se posso fidarmi di te-
 
il sorriso del giovane si congelò
 
-La Veggente si fidava di me… lei mi ha chiesto di farti da guida… ma immagino che la Congrega mi abbia screditato parecchio… fino a farti dubitare di me-
 
-Si, inoltre non sei come ti immaginavo…-
 
-Ah no? E come mi immaginavi? Come un demone? Un mostro? O come un’Ombra?!- chiese Jack con una punta di acidità nella voce
 
-No… semplicemente più alto…-
 
-Da quando l’altezza influisce sulla fiducia?-
 
Endrell lo guardò stranito
 
-L’altezza ovviamente non ha nulla a che fare con la fiducia… la mia è solo una constatazione…-
 
-Bene… allora perché non ti puoi fidare?!-
 
-Perché sei un traditore! Sei venuto qui nel Regno delle Anime, hai abbandonato la Congrega, hai tradito i viventi e ti sei alleato con le Ombre… e la cosa peggiore è che hai trascinato suo fondo anche i Blackwood! Una famiglia di maghi molto potenti che ti ha sostenuto! Tu sei Il motivo per cui la Congrega non si è più fidata dello spirito della Veggente! Sei il motivo per cui Diadama è scesa in questo luogo!! Sei tu la ragione per cui la mia amica è morta!- mormorò Endrell cercando di mantenere la calma,
 
Jack sbuffò inarcando un sopracciglio
 
-Va bene, sei sconvolto per la morte della tua amica, vuoi trovare assolutamente un colpevole e posso accettare che tu te la prenda con me… ma chiamarmi traditore… come se avessi avuto davvero l’intenzione di nuocere la mia famiglia!- sbottò voltandosi -e ora muoviti ragazzino, molte Ombre sono scappate e non ho intenzione di farmi trovare qui quando torneranno con i rinforzi- aggiunse iniziando a incamminarsi.
 
Endrell lo osservò allontanarsi soppesando le sue alternative: non poteva assolutamente rimanere solo nel regno maledetto, ma seguendo Jack Laindéir rischiava di andare incontro ad una morte orribile, il mago sospirò e spostò lo sguardo sul corpo privo di vita di Diadama, sembrava si fosse addormentata tra le rose, se non fosse stato per il colorito cadaverico e il rivolo di sangue che le colava dalla bocca. Il giovane le si avvicinò e si accovacciò accanto a lei
 
-Mi dispiace tanto Dia… non dovevo farti venire qui…-  mormorò accarezzandole delicatamente i capelli, non poteva sopportare l’idea di aver perso la sua migliore amica in quel modo orribile
 
-Allora ragazzo pensi di venire o vuoi rimanere qui a fare da esca alle Ombre?!- disse Jack che ormai era a qualche metro di distanza
 
Endrell sospirò nuovamente
 
-Arrivo…- disse incamminandosi verso di lui -allora da che parte andiamo?- chiese una volta che lo ebbe raggiunto
 
-Dobbiamo raggiungere il castello diroccato su quella collina- rispose Jack scrutando l’orizzonte
 
-Quanto ci vorrà?-
 
a Laindéir sfuggì una risata roca
 
-Chi può dirlo? Qui il tempo scorre in modo diverso, potremmo metterci dei giorni o degli anni… se le cose si mettono male potremmo impiegarci anche dei secoli, ma noi non ci accorgeremmo di nulla visto che qui si potrebbe dire che il tempo non esiste- spiegò cingendo con il braccio le spalle di Endrell
 
-Dei secoli…- ripetè il giovane mago attonito -io non posso passare qui dei secoli… ho una famiglia da cui tornare!- balbettò passandosi una mano tra i capelli con un gesto nervoso
 
-Oh povero piccolo maghetto… anche io avevo una famiglia da cui tornare, ma sono bloccato qui da parecchi secoli e tutti quelli che conoscevo sono morto… o peggio…- lo canzonò Jack fissando il vuoto, -ma ora andiamo! Non abbiamo tempo da perdere!- concluse staccandosi dal compagno di viaggio e riprendendo la marcia.
 
💎
 
I due maghi camminarono per quelle che ad Endrell sembrarono ore, senza mai fermarsi, con il paesaggio che mutava: infatti il giardino ricolmo di rose vitree aveva lentamente lasciato il posto ad una fitta foresta di alberi bianchi e spogli, che si protendevano verso il cielo come se implorassero pietà al cielo che si stagliava su di loro inondandoli con i suoi lampi scarlatti.
Anche le anime erano molto diverse da quelle che abitavano il giardino, infatti i bambini privi di occhi erano stati sostituiti da scheletri allampanati coperti da brandelli di pelle e sangue rappreso che brancolavano senza una precisa meta tenendosi a debita distanza da Jack e dalla sua lancia. Vedendo quelle creature Endrell non poté fare a meno di stringere l‘ amuleto che teneva in tasca con un moto di paura,
 
-Non preoccuparti, quelle Anime non si avvicineranno a noi- lo rassicurò Laindéir come se avesse percepito il suo pensiero
 
-Ne sei sicuro?-
 
-Certamente… questi sono gli spiriti di chi è morto in battaglia… non sono aggressivi-
 
-Capisco- rispose il giovane mago tornando a guardare gli scheletri domandandosi se tra loro vi era anche Diadama e se era lì poteva riconoscerlo? O aveva perso la sua memoria quando era stata brutalmente strappata alla vita?
 
Mentre Endrell si arrovellava la testa con queste domande i due viandanti continuarono a camminare per un tempo infinto, addentrandosi sempre di più nella foresta, fino a che i rami degli alberi non oscurarono completamente i raggi vermigli del cielo
 
-Qui possiamo riposare- disse Jack fermandosi
 
il giovane mago come risposta crollò al suolo sospirando esausto
 
-Lo so, per i mortali è difficile stare qui, le Anime e le Ombre ti succhiano lentamente l’energia vitale fino a ridurti come un guscio vuoto- disse Laindéir osservando il suo giovane compagno
 
-Allora tu come sei sopravvissuto tutto questo tempo qui?- chiese Endrell sollevando lo sguardo
 
-Io sono un caso a parte… ho la magia nera e una potente alleata a proteggermi…-
 
-La magia nera consuma, non protegge-
 
-Quando vivi in un posto così puoi solo scegliere da cosa farti distruggere… e io preferisco avere la possibilità di difendermi… anche se questo a lungo andare mi renderà polvere…-
 
-Sinceramente non capisco come fai… io avrei preferito morire piuttosto che rimanere bloccato qui-
 
Jack sospirò
 
-Anche io ragazzo… ma essere in questo stato, da solo, senza poter esalare il mio ultimo respiro è la punizione per quello che ho fatto…-
 
-Cosa puoi aver fatto di così terribile per meritare una pena del genere?-
 
-A causa della mia testardaggine ho trascinato in questo Abisso altre due persone, che ora sono intrappolate esattamente come me-
 
-La Congrega ha sempre parlato poco di questa storia, come se volessero cancellarla…- disse Endrell riflettendo ad alta voce
 
a Jack sfuggì una risatina
 
-Non posso biasimarli ragazzo… potendo lo farei anche io… ma il passato è immutabile persino qui…-
 
un pesante silenzio seguì quelle parole, entrambi i maghi erano assorti nei loro pensieri e tormentati dalla loro paure.
 
-Cosa è successo veramente quando sei venuto qui?- domandò Endrell di punto in bianco
 
-Sei sicuro di volerlo sapere davvero?- chiese Jack di rimando spostando lo sguardo su di lui
 
-Sì…- fu la risposta secca
 
-Va bene, se ne sei convinto… ma sappi che non è una bella storia.- esordì Laindéir sedendosi con la schiena appoggiata ad un albero
-Era un pomeriggio d’autunno quando la Veggente del mio tempo, Clarisse, ebbe una visione davanti alla Congrega di Blackwood Hollow e pronunciò nell’Antica Lingua la Profezia della Stella del Mattino. Avvenne tutto così in fretta che nessuno di noi riuscì a capirla e a tradurla interamente e quando Clarisse si riprese non ricordava nulla, così tentammo  di ricostruire le parti mancanti con scarso successo… ma alla fine siamo riusciti a capire che con “Stella del Mattino”  la Veggente parlava di un mago che riuscisse a praticare un tipo di magia sconosciuto ad ogni ordine di maghi e che possedesse la Lux Sacra, una naturale lucentezza proveniente dall’Anima; io all’epoca ero un giovane stregone, molto portato per la magia bianca e per l’alchimia così il Magno Sapiente della mia Congrega, Lord Sailas Blackwood, decise di insegnarmi anche la negromanzia e la magia dei druidi, nel tentativo di risvegliare in me la Lux Sacra, come dipendesse da quanti tipi di magia ero in grado di praticare .
L’addestramento durò sette anni, i miei progressi venivano controllati dalla figlia del mio maestro… Lyra… la mia dolce Lyra… io e lei eravamo molto uniti… avevo intenzione di chiederla in moglie… comunque durante il mio addestramento le Ombre erano diventate molto più aggressive, compivano sacrifici umani, trascinavano i bambini nel Regno delle Anime e i Coleridge, la famiglia di cacciatori che a quel tempo controllava Blackwood Hollow, ci aizzava contro la popolazione, perché si sa, nulla è più potente di una folla spaventata. I processi per stregoneria erano ormai all’ordine del giorno… perdemmo molti validi maghi in quel periodo… la situazione era insostenibile così il Magno Sapiente decise di convocare ciò che rimaneva della nostra Congrega e i più alti membri della famiglia di cacciatori per spiegare la situazione e negoziare una tregua.
Christian Coleridge, il capofamiglia, accettò una volta appreso che non eravamo noi il vero pericolo, accettò la tregua e la proposta di collaborazione tra la Congrega e la sua famiglia per il bene della comunità e per un po’ le cose sembrarono migliorare migliorare: i processi cessarono e con noi e i cacciatori le Ombre ridussero le loro attività. Ma una notte… una terribile notte… quelle bestie, quei demoni appiccarono un fuoco nei bassifondi di Blackwood Hollow costringendo chiunque abitasse lì a fuggire nel bosco per cercare riparo… ma tutta quella povera gente non aveva idea di cosa lì attendesse nella foresta…- Jack prese un profondo respiro abbassando lo sguardo -fummo io e Jason Coleridge a scoprire cosa era successo… mentre gli altri maghi e i cacciatori cercavano di domare le fiamme noi andammo nel bosco a cercare i sopravvissuti… quello che trovammo fu orribile… ogni uomo, donna, vecchio e bambino che aveva tentato la fuga era stato appeso ad un albero come una macabra marionetta… sui polsi avevano tutti profonde ferite che sembravano fatte da un animale… le Ombre erano tutte attorno ai corpi per nutrirsi delle Anime più giovani e corrompere quelle più anziane… la cosa peggiore fu che alcune persone erano ancora vive. Ma noi non potevamo fare nulla per salvarli… eravamo impotenti… solo un’Ombra osò avvicinarsi… ci disse che il Ladro di Anime ci mandava i suoi saluti.
Quella stessa notte ci fu una riunione della Congrega alla quale parteciparono anche i cacciatori… e fu deciso che io, in qualità di Stella del Mattino, sarei sceso nel Regno delle Anime per sconfiggere quel mostro e porre fine al suo dominio del terrore… ma avrei dovuto farlo da solo, tutti erano troppo spaventati per seguirmi, solo Jason e Lyra si fecero avanti, desiderosi di combattere al mio fianco quella battaglia, ma Lord Sailas e Sir Christian lo ritenevano troppo pericoloso… così non insistei.
Quando la riunione fu sciolta decisi di creare un’arma per proteggermi nel Regno delle Anime, così sfruttando le mie doti da alchimista creai il Medaglione del Sole… un oggetto magico che emana raggi solari ogni qualvolta che c’è un’Ombra nelle vicinanza… la notte seguente, mentre i cacciatori difendevano il villaggio la Congrega aprì il portale per il Regno delle Anime, presi un profondo respiro e mossi i primi passi verso quel luogo, ma proprio quando stavo per passare la mia amata Lyra e Jason mi raggiunsero e si lanciarono insieme a me… dovevo fermarli… ora a causa mia anche loro sono intrappolati qui…-concluse Jack stringendosi nelle spalle
 
Endrell lo guardò dispiaciuto
 
-Tutto quello che la Congrega ha sempre sostenuto su di te, su Diadama era sbagliato… tu hai davvero cercato di salvarci tutti…-
 
-Ma non ci sono riuscito… e ora un altro mago è qui…-
 
-Fermerò io il Ladro di Anime- affermò il giovane mago con determinazione
 
-Ma davvero?- chiese Jack sorridendo beffardo -E come credi di fare?-
 
-Ancora non lo so, dovrò improvvisare suppongo-
 
-Si, improvvisare può essere un buon piano, ma forse invece di improvvisare potrei aiutarti io…-
 
-E come?-
 
-Potrei iniziare aiutandoti a farti degli alleati?-
 
-Bene, da chi dovrei iniziare?-
 
-Da una persona che mi odia… Jason Coleridge-
-E dove lo troviamo?-
 
-Nelle profondità della Fossa dei Dannati, poco dopo questa foresta-.

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Capitolo 20
*** Capitolo venti: “Non starò mica diventando pazza?!” ***


Vitani sospirò esausta dopo l’ennesima notte insonne e si tolse alcune ciocche ribelli dal volto, quel pomeriggio si era recata all’unico, locale di Blackwood Hollow: il Wood Hole, luogo dove a quanto sembrava i ragazzi di tutte le età si riunivano per studiare, fare laute merende a base di pancake e cioccolata calda e per ascoltare gruppi locali dal vivo ogni venerdì sera. Helle lo aveva definito il luogo perfetto per fare una ricerca per Miss Sheppard, ma Vitani avrebbe preferito di gran lunga lavorare in un luogo più tranquillo, silenzioso e appartato, come la biblioteca; aveva un disperato bisogno di calma visti gli ultimi eventi. Era passata una settima da quando un intruso era entrato in camera di Vitani, lei aveva avuto una visione della morte di Ridley e aveva sentito un gatto parlare. Le sembrava di impazzire, in quella settimana le sue visioni erano peggiorate, ormai ovunque si voltasse vedeva occhi cambiare colore, gente con le orecchie a punta e oggetti fluttuare; inoltre da quando quel mostro era entrato in camera sua continuava a fare sempre lo stesso incubo: si trovava in un giardino di rose cremisi, sotto un cielo freddo e cupo, circondata da bambini bianchissimi privi di occhi che la imploravano di aiutarla e ogni notte la ragazzina si svegliava con la fronte madida di sudore e le mani tremanti come foglie.
Vitani sbuffò guardando l’orologio del telefono, erano le cinque e venti, i suoi compagni di gruppo erano ufficialmente in ritardo e lei gli avrebbe concesso solo altri cinque minuti prima di andarsene a casa e iniziare la ricerca da sola, non aveva mai sopportato i ritardatari, anche se a New York lei e Maya erano costantemente costrette ad aspettare Clark, alla ragazzina sfuggì un sorriso ripensando ai suoi migliori amici, le mancava molto passare il tempo con loro e non vedeva l’ora di tornare a casa a New York per rivederli. Vitani guardò nuovamente l’ora: le cinque e ventuno, il tempo sembrava scorrere più lentamente a Blackwood Hollow, la ragazzina alzò gli occhi al cielo prendendo il telefono, se doveva aspettare in qualche modo aveva bisogno di ingannare il tempo, così giusto per cambiare iniziò una partita a Candy Crush.
Quando Helle, Steve e Daniel arrivarono ormai erano le cinque e mezza,
 
-Siete in ritardo- disse Vitani posando il telefono
 
-Lo so, lo so, scusa- rispose Helle trafelata, appoggiando sul tavolo i numerosi libri che aveva tra le braccia -ma dovevo sistemare la mia stanza prima di uscire e poi sono passata in biblioteca…-
 
-Io invece ho dovuto aspettare che Daniel finisse di fare i suoi comodi, prima di poter venire qui- aggiunse Steve stizzito linciando l’amico con lo sguardo
 
-Non ho scusanti… mi ero totalmente dimenticato di dover venire qui a fare la ricerca…- mormorò Dan
 
-Si certo- rispose Steve seccato,
 
-Non importa- disse la bionda cercando di porre fine alla discussione -ma se la prossima volta evitate di lasciarmi ad aspettare quaranta minuti da sola senza avvertirmi-
 
-Scusaci Vi… non accadrà mai più nulla del genere- rispose Helle sedendosi davanti a lei insieme ai due ragazzi.
 
-Allora… su cosa dovremmo fare la ricerca?- chiese Vitani guardando i compagni con aria interrogativa
 
-Be’, io avrei un’idea a die poco geniale- esordì Helle trattenendo a stento l’emozione -visto che tu Vi sei una Morgerstern, pensavo che potremmo fare una ricerca sul protettore di Blackwood Hollow: Sir Endrell Morgerstern- 
 
-Mi sembra una pessima idea- sbuffò Steve -anche Laurel e Matt vorranno fare la ricerca su di lui visto che sono in gruppo con James Morgerstern-
 
-Hai il ciclo Steve?- domandò la mora parecchio seccata
 
-Ma come sei simpatica Helle…-
 
 -Comunque è impossibile che anche trattino il nostro stesso argomento, visto che il padre di Laurel è il pastore della città e che Endrell Morgerstern era un mago-
 
-Sai Steve… Helle ha ragione…- mormorò timidamente Dan, ma il ragazzo dai capelli blu lo fulminò nuovamente con lo sguardo e Vitani sospettò che non fosse stata solo la lunga attesa a renderlo così irritabile;
 
-Comunque vorrei sentire cosa ne pensa Vi- disse Steve
 
-A me sta bene… non ho altre idee… quindi Sir Endrell Morgerstern mi va bene-
 
Helle sorrise entusiasta
 
-Bene! Ho portato diversi libri su di lui e sulle leggende che girano attorno a lui- disse iniziando ad aprire molti dei libri che aveva portato -da qualche parte dovrebbe esserci anche un suo ritratto!-
 
Steve sospirò
 
-Mentre voi iniziate a scegliere quali informazioni utilizzare io vado a prendere del caffè per tutti…- disse alzandosi
 
-Ti do una mano- rispose Vitani imitandolo.
 
I due ragazzi si avviarono verso il bancone dove una cameriera con folti capelli color nocciola si stava chiacchierando animatamente con un ragazzo pallido con grandi occhi verdi,
 
-Scusa Sarah…- esordì Steve rivolgendosi alla castana che si voltò subito sorridendo
 
-Dimmi tutto caro- disse con voce dolce
 
-Puoi farmi tre caffè e un cappuccino? Il cappuccino con la cannella… grazie-
 
-Subito tesoro- disse accendendo la macchina per il caffè, mentre Steve appoggiava i gomiti al bancone
 
-Ehy…- esordì Vitani avvicinandosi a lui
 
-Ciao…- rispose il ragazzo ravvivandosi la chioma azzurra
 
-È  successo qualcosa tra te e Daniel?- chiese lei non sapendo che altro dire
 
Steve la guardò leggermente stupito, di certo non si aspettava una domanda così esplicita da una persona che lo conosceva così poco,
 
-Non hai peli sulla lingua- disse ridendo appena e facendo avvampare la ragazza
 
-Scusa, forse sono stata troppo diretta-
 
-No, tranquilla… mi hai solo preso alla sprovvista, sai qui sono rare le ragazze così dirette, soprattutto con me-
 
-Helle mi sembra molto diretta, comunque stai evitando di rispondere alla mia domanda-
 
-È adorabile il modo in cui non ti lasci sfuggire nessun dettaglio… dovresti fare la detective-
 
Vitani rise
 
-Me lo diceva anche il mio amico Clark a New York…-
 
-Allora abbiamo ragione io e il tuo amico Clark… comunque… per rispondere alla tua domanda… sì, ho litigato con Dan prima di venire qui… ma non ho molta voglia di parlarne…-
 
-Ok…- rispose Vi anche se interiormente era divorata dalla curiosità
 
sui due calò un imbarazzante silenzio finché non tornò Sarah con i caffè e il cappuccino e i ragazzi tornarono al tavolo, vedendoli Helle batté le mani
 
-Il carburante finalmente!- disse sorridendo e prendendo la sua tazza -Grazie Steve-
 
il giovane le sorrise
 
-Prego Helle… Dan ti ho preso il cappuccino con la cannella… come piace a te- disse porgendo il caffè all’amico che lo prese tenendo lo sguardo basso.
 
I ragazzi studiarono tutta la sera e più andavano avanti più Vitani notava atteggiamenti strani nel comportamento dei suoi amici: infatti Ginger contestava più volte i libri di testo definendoli inesatti, Steve prendeva appunti su cose che non erano scritte da nessuna parte e Dan continuava a guardare l’orologio, come se avesse fretta di andare,
 
-Secondo me dovremmo utilizzare la leggenda più inquietante che riusciamo a trovare!- disse Helle con un macabro sorriso in volto,
 
-È un’idea sensata, la fiera si tiene il 31 ottobre al tramonto, una leggenda macabra potrebbe attirare più persone e stupire la professoressa- rispose Steve senza smettere di scrivere
 
-Potremmo lavorare sulla leggenda di Sir Endrell nel Regno delle Anime- propose Dan timidamente mentre gli altri due annuivano convinti
-Scusate…- li interruppe Vitani confusa -ma di cosa parla questa storia?-
 
-Davvero non conosci la leggenda di Sir Endrell nel Regno delle Anime?- rispose Isabelle sconcertata
 
-Non conosco proprio Sir Morgerstern- 
 
-Seriamente? Ví sono le leggende sulla tua famiglia come puoi non conoscerle?- le chiese Steve con la stessa espressione di Helle in volto
 
-Scusate ma non sono cresciuta qui come voi!- sbuffò Vitani indignata
 
-Ok… te la racconto io- rispose Daniel pazientemente -Allora… devi sapere che all’inizio del 1800 Blackwood Hollow era infesta da demoni fatti di tenebre, privi di occhi che si nutrivano di Anime. Si racconta che durante la notte tra il 31 ottobre e il primo novembre si aggirassero per il paese entrando nelle case e rapendo le persone per trascinarle nel loro oscuro regno fatto di sangue e pazzia. Endrell Morgerstern era un mago molto potente che decise di sfidare le Ombre nel loro territorio, così senza paura scese nel Regno delle Anime dove purtroppo rimase intrappolato per l’eternità, costretto a vagare per quelle lande desolate… si dice che ancora oggi lui esca durante la notte di Halloween insieme alle Ombre e che cerchi un corpo da prendere per poter tornare sulla terra.-
 
Vitani lo guardò scettica
 
-Questa leggenda non fa paura, anzi la trovo piuttosto surreale- disse alzando le spalle
 
-Hai il tipico scetticismo di chi vive nelle grandi città- le rispose Steve -tu non sei abituata a credere in queste cose-
 
-Non mi sembra una cosa tanto grave- sbuffò la bionda
 
-Non lo è… è solo triste-
 
-Se lo dici tu-
 
-Ora basta rimettiamoci a studiare, o non finiremo mai questa stupida ricerca- disse Helle interrompendo Steve che stava per ribattere,
 
così i ragazzi ripresero i loro studi in silenzio.
💎
 
Quella notte Vitani non riusciva a prendere sonno, la storia di Daniel continuava a tornarle in mente tormentandola, era vero, quel pomeriggio con i suoi compagni  l’aveva definita stupida, ma con il calare delle tenebre l’idea di creature fatte di tenebre che strisciavano nella sua stanza per divorarle l’anima la terrorizzava. La ragazzina prese un profondo respiro e iniziò a contare tentando di rilassarsi, ma proprio quando stava per addormentarsi il cigolio della porta la riportò alla realtà, la giovane scandagliò la stanza con lo sguardo evitando di muoversi, inizialmente non vide nulla, ma ad un tratto un essere interamente fatto di fumo con quattro file di denti affilati e grandi occhi bianchi e vacui entrò nella sua stanza strisciando, lentamente si issò sulla balaustra del letto sibilando e sbavando. Vitani era come paralizzata, non riusciva a muoversi, non riusciva a parlare, e intanto quella creatura continuava ad avanzare graffiandole le gambe con i suoi lunghi artigli, la ragazzina serrò gli occhi sperando che il mostro la finisse in fretta. 
Poi ad un tratto i suoi muscoli si riattivarono, Vitani si tirò su di scatto guardandosi attorno, era sola nella sua stanza e la porta era ancora chiusa e non c’era nessun mostro sul suo letto, la ragazzina si passò una mano tra i capelli sospirando terrorizzata,
 
-Sto diventando pazza- mormorò.

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno: La Fossa dei Dannati ***


Endrell e Jack ripresero la marcia in silenzio, mentre la testa del giovane mago vivente continuava a martellare, la morte di Diadama, il racconto di Jack, l’idea di chiedere aiuto a Jason Coleridge, gli sembrava tutto troppo surreale e più andava avanti più sentiva di star perdendo se stesso, come se il Regno delle Anime lo stesse risucchiando anima e corpo, cercando di tramutarlo in un ombra senza sentimenti, schiava di quel luogo maledetto. No, non poteva permettersi di lasciarsi andare, doveva resister per Diadama, che aveva sacrificato la sua vita per salvarlo, per la sua amata Susan, che portava in grembo il loro bambino e per la Congrega che aveva riposto tutte le sue speranze in lui; improvvisamente Endrell si sentì come se avesse appena ritrovato tutte le energie che gli sembrava di aver perso, così accelerò il passo accostandosi a Jack
-Cosa troveremo nella Fossa dei Dannati?- chiese
-Jason, troveremo Jason, pensavo di essere stato chiaro quando ho detto che era stato rinchiuso lì- rispose Jack vagamente seccato
-Intendevo cosa troveremo oltre a Jason-
-Probabilmente delle Chimere-
-Chimere? Intendi la creatura mitologica con il muso di un leone, il corpo di capra, le ali da pipistrello e la cosa di drago?- domandò Endrell sorpreso
-No ingenuo e sprovveduto vivente, le Chimere sono i seguaci del Mietitore di Anime, sono in parte umani e in parte Ombre e ti assicuro che non te li vuoi mettere contro, soprattutto ora-
-Che sta per succedere ora?-
-Siamo sull’orlo di una guerra ragazzo, le Chimere non si fidano di nessuno, soprattutto di chi cerca di portare via uno spirito dalle loro prigioni-
-Quindi dovremo combattere?-
-Vorrei poterti dire di no, ma temo sì-
Endrell sospirò
-Cosa facciamo?-
-Devi dire loro che sei la Stella del Mattino, è l’unico modo-
-Sono agli ordini del Mietitore, perché dovrebbero dare ascolto a me?-
Jack lo guardò stupito
-Endrell tu non sai davvero nulla della profezia della Stella del Mattino-
-A questo punto mi pare ovvio-
-Secondo la predizione della Veggente davanti alla Stella del Mattino i cacciatori e le congreghe di tutto il mondo formeranno un’alleanza senza precedenti per affrontare e sconfiggere il Ladro di Anime restituendo al mondo il suo equilibrio, perfino il Cupo Mietitore concederà le sue forze per il successo della causa-
-E questo come ci aiuterebbe con le Chimere?-
-Non ci arrivi? Tu sei l’alleato naturale del Mietitore, loro ti rispetteranno e mentre tu le distrai io andrò a prendere Jason-
-E se ti dovessero scoprire?-
-A quel punto la fuga sarebbe la nostra unica opzione-
Endrell annuì gravemente e i due uomini ripresero la marcia.
💎
Mentre camminavano il giovane mago si domandava cosa avrebbe trovato nelle celle della Fossa dei Dannati, forse dei mostri con grossi denti affilati, unghie come lame e corna e code proprio come i demoni che venivano affrescati sulle pareti delle chiese. In un certo senso aveva paura di scoprirlo, infatti se c’era una cosa che aveva appreso in tutta la sua vita era che il nuovo non è sempre meglio e che anzi le novità molto spesso portavano solo molti problemi irrisolvibili.
Mentre Endrell si arrovellava il cervello cercando di capire cosa lo attendeva e quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa Jack ripensava alla prima volta che era era sceso nel Regno delle Anime e al momento in cui lui e Jason avevano cercato di ingannare le Chimere per convincerle ad aiutarli a tornare nel Mondo dei Viventi; il loro piano era fallito miseramente e Jason era stato catturato e imprigionato, mentre lui era fuggito come un vigliacco. Jack sospirò pesantemente, già una volta aveva commesso il terribile errore di buttarsi a capofitto in una missione suicida senza speranza di successo e alla fine erano stati altri a pagarne il prezzo al suo posto, per questo quando Diadama la Veggente lo aveva contattato la prima volta aveva rifiutato di aiutarli, in fondo non esisteva nessuna garanzia che quel patetico maghetto fosse la Stella del Mattino, ma quando aveva saputo che un altri due vivi erano stati tanto stupidi da scendere nel Regno delle Anime non aveva potuto fare altro che correre in loro aiuto… anche se era arrivato troppo tardi per salvare la Veggente. Ma tutto questo Endrell non doveva assolutamente saperlo, o non si sarebbe più fidato di lui ed entrambi avrebbero per l’occasione si salvarsi.
-Non manca molto- disse Jack spezzando il pesante silenzio che si era andato a creare, -ti senti pronto biondino?-
-Non lo so… in realtà sono un po’ nervoso-
-Paura dell’ignoto?-
-Si…- rispose sinceramente Endrell
-È comprensibile, tutto ciò che è nuovo spaventa, ma le novità non sono sempre negative o pericolose-
-Come fai a dirlo?-
-Perché sono una persona ottimista e perché credo che nel nuovo ci sia anche del buono-
-Sai non mi aspettavo tanto ottimismo da qualcuno che vive in questo posto da secoli-
-Se mi fossi lasciato andare maghetto… se avessi permesso al Regno delle Anime di demolire il mio spirito adesso sarei un’Ombra e tu saresti morto… inoltre non potevo permettermi di essere sconfitto da questo posto maledetto... quindi sono dovuto rimanere ottimista e sperare che un giorno sarei uscito di qui con Lyra e Jason- rispose Jack sospirando.
 
Per secoli aveva cercato un modo per scappare, per salvarsi, per ingannare il Ladro di Anime e liberare gli spiriti dei suoi due compagni, ma ogni volta falliva miseramente aggravando la sua situazione e ogni fallimento, ogni umiliazione lo demoralizzavano portandolo a domandarsi che senso avesse continuare a tentare, continuare a subire una sconfitta dietro l'altra in un circolo di dolore e sofferenza che lo trascinava sempre più a fondo divorandolo lentamente.
Ma Jack non si era mai arreso, ogni volta che le Ombre lo imprigionavano, lui trovava un nuovo modo per scappare ed arrivava sempre più lontano, si avvicinava sempre di più al Ladro di Anime, alla libertà e a Lyra; era questo pensiero a farlo rialzare tutte le volte e a spingerlo a sfidare la sorte, anche se ad ogni passo era sempre più vicino alla morte.
 
-Jack a cosa stai pensando?- chiese Endrell riscuotendo la guida dai suoi pensieri
 
-A niente- rispose lui fermandosi sul bordo di una conca -siamo arrivati giovane mago-affermò poi sporgendosi appena
 
Endrell lo imitó e il paesaggio che vide lo lasciò senza fiato: sotto di loro vi era un deserto roccioso che si stendeva per miglia tra rupi frastagliate e pietre affilate, mentre una fitta nebbia bianca come il gesso si insinuava nel terreno; le nuvole erano passate dal rosso sangue al nero pece e una sottile pioggia cremisi cadeva sulla valle impregnando ogni cosa sottostante del suo colore vivo. In quello scenario così tetro molte figure antropomorfe si muovevano in fila indiana controllate da esseri con maschere bianche molto simili al muso di un corvo e pesanti mantelli neri fatti di pelle
 
-Quelli sono i dannati e i nemici del Mietitore, mentre gli esseri che li controllano sono le Chimere...-
 
-Sono tantissimi, sai qual'è il tuo amico?-
 
-Purtroppo no, ma so qual'è la sua cella-
 
-Quindi cosa vuoi fare?!-
 
-Aspetteremo che li riportino tutti in cella e poi lo andremo a prendere-
 
-Quanto dovremmo aspettare?-
 
-E chi può saperlo? Il tempo qui scorre in modo strano-
 
-Mi prendi in giro?! Dobbiamo agire subito!-
 
Jack stava per rispondere, ma venne interrotto da un boato prodotto da un fulmine che si era schiantato al suolo, i due ragazzi presi dalla paura e dalla curiosità si sporsero a guardare: un ragazzo bianco come un cadavere con molte cicatrici sulla schiena e una massa arruffata di capelli neri era riuscito a liberarsi dalle catene uscendo dalla fila, due Chimere avevano cercato immediatamente di bloccarlo attaccandolo con delle alabarde, ma il giovane le disarmò rapidamente iniziando a correre verso l’altura dove si erano posizionati Jack ed Endrell.
Il ragazzo correva con una velocità impressionante, ma le sue carceriere erano più veloci, infatti in poco tempo riuscirono a raggiungerlo e ad accerchiarlo, intimandogli di arrendersi per evitare altri scontri; in quell’istante il giovane alzò lo sguardo verso i due maghi gelandoli con le sue iridi di ghiaccio. Jack sospirò
 
-Oggi la fortuna è dalla tua parte giovane Endrell…- disse impugnando la sua arma e iniziando a correre verso il prigioniero e le Chimere
 
Endrell invece rimase a guardare la scena sconcertato dall’avventatezza della sua guida, se venivano catturati avrebbero vanificato tutti i sacrifici che aveva fatto per arrivare fin lì e tutte le speranze che i suoi cari avevano riposto in lui... non poteva permetterlo! Così il giovane mago si lanciò all'inseguimento di Jack.
Laindéir intanto aveva iniziato la battaglia assieme al ragazzo dai capelli corvini, appena lo aveva raggiunto il giovane aveva attaccato una delle Chimere atterrandola ed era riuscito a prendere la sua katana, Jack approfittando della distrazione delle altre ne aveva attaccata una alle spalle disarmandola, poi si era accostato al prigioniero fuggiasco, i due erano schiena contro schiena pronti a scattare. Gli occhi di Jack scattavano da una parte all'altra cercando di individuare i punti deboli dei suoi nemici
 
-Mi sembra di essere tornato un ragazzino, Coleridge- disse con tono beffardo,
 
il ragazzo dai capelli corvini abbozzò un ghigno scoprendo due file di denti affilati
 
-Senti la mancanza dei vecchi tempi Laindéir?- chiese poco prima di attaccare violentemente la Chimera davanti a lui.
 
Jack lo seguì a ruota colpendo ripetutamente la testa di un'altra con il suo bastone, del sangue gli schizzò sulla faccia, ma lui non ci fece caso, si voltò immediatamente verso la prossima combattente tentando di atterrare anche lei, ma quella era più alta e forzuta delle compagne, senza il minimo sforzo prese il mago per il collo e lo scagliò contro una roccia, una fitta di dolore alla schiena tolse il respiro al mago che rimase steso a terra mentre il sangue caldo gli colava sulla fronte mischiandosi con quello della Chimera che aveva ucciso.
Jason intanto continuava ad affrontare le sue carceriere con foga, era rimasto prigioniero per secoli, aveva sopportato le ingiurie e le umiliazioni in silenzio, ma quel giorno quando aveva visto Jack sulla cima del precipizio che lo osservava in lui era scattato qualcosa, si era riacceso un sentimento che aveva represso per moltissimo tempo: la rabbia; così aveva deciso di rischiare la propria vita liberandosi per correre ad uccidere quel mago bastardo. Ma le cose non erano andate come aveva previsto, le Chimere lo avevano accerchiato e ad andare in suo soccorso era stata proprio la persona che avrebbe dovuto uccidere era corso in suo aiuto. Jason doveva ammettere che una piccola parte di lui aveva apprezzato che Jack si fosse lanciato in battaglia per aiutarlo, anche se la sia parte razionale gli diceva che in realtà aveva un secondo fine. Ma quello non era i momento per arrovellarsi il cervello cercando di capire cosa avesse in mente quel mago manipolatore, Coleridge doveva tenere a mente il suo obbiettivo: riscattare la sua libertà; e per farlo doveva combattere.
Così Jason con un affondo colpì al ventre la Chimera che aveva davanti per poi lanciarsi con furia contro la sua prossima avversaria. I muscoli di Jason erano tesi, pronti a scattare e gli occhi erano vigili, si spostavano da una Chimera all'altra per capire chi di loro lo avrebbe attaccato per prima; lo sguardo di Coleridge sguardo indugiò per un attimo sul corpo inerme di Jack a pochi passi da lui, e il cacciatore non poté fare a meno di chiedersi se quel mago avventato fosse ancora vivo.
Ad un tratto una Chimera scattò verso di lui, approfittando del suo momento di distrazione, ma una lama fatta di luce le trapassò il petto, per un secondo Jason provò pena per quella creatura agonizzante, così mosso dalla pietà le afferrò la testa tra le mani e con un movimento secco le torse il collo, poi spostò lo sguardo sul suo “salvatore” e rimase molto sorpreso nel notare che non era affatto come i soliti compagni di avventura di Jack: infatti si trattava di un ragazzo esile, biondo e pallido con l’aria di chi non ha mai fatto del male ad una mosca,
 
-E tu chi diavolo dovresti essere?- chiese frettolosamente il cacciatore mentre si preparava al prossimo attacco
 
-Il mio nome è Endrell Morgerstern- rispose il giovane -tu invece sei Jason Coleridge?-
 
-In persona, è Laindéir che ti ha parlato di me?-
 
-Si, ha detto che tu puoi aiutarmi con la mia missione-
 
Jason alzò gli occhi al cielo
 
-Di qualsiasi cosa si tratti la risposta è no, è ora concentrati sulla battaglia o non usciremo vivi di qui- disse ricominciando a combattere
 
la battaglia non durò ancora molto, infatti Coleridge riuscì a mettere in fuga con facilità le poche Chimere rimaste, mentre Endrell difendeva Jack ancora privo di sensi.
Una volta che fu tutto finito il cacciatore si avvicinò ai due maghi,
 
-Laindéir è ancora vivo?- chiese al ragazzo biondo
 
-Credo di si-
 
Jason scrutò il corpo inerme dello stregone per poi sferrargli un calcio tra le costole
 
-Svegliati bastardo!- urlò con rabbia
 
Jack gemette di dolore
 
-Sono sveglio…- biascicò portandosi le mani al petto
-Bene così posso ucciderti!- strillò Coleridge agitando la katana
 
il mago scattò a sedere protendendo le braccia in avanti per proteggersi
 
-Jay… Jay parliamone… sono passato secoli e vuoi ancora uccidermi?!-
 
-Cosa ti aspettavi Jack?! Tu mi hai trascinato in questo posto e appena le cose si sono messe male mi hai abbandonato qui!-
 
-Jason sii realista… io non potevo fare poi molto, ormai ti avevano preso-
 
Coleridge squadrò Laindéir con lo sguardo di un assassino
 
-Non potevi fare poi molto?!- chiese avvicinandosi minaccioso -Tu avresti potuto uccidermi!- urlò
 
-Non ne avevo motivo…-
 
-Hanno cercato di trasformarmi in un’Ombra Jack! Guarda cosa mi hanno fatto! Tu dovevi uccidermi! Invece sei fuggito vigliacco, hai abbandonato me e hai abbandonato anche Lyra!-
 
gli occhi di Jack divennero due fessure e sul volto si dipinse un’espressione di pura ira
 
-Come osi accusarmi di avervi abbandonati?!- chiese con voce cavernosa -Sei stato tu il primo a scappare quando le cose si sono messe male!-
 
-Almeno io sono tornato per cercare di salvare Lyra! Tu dove sei stato in questi secoli?-
 
-Io…- Laindéir abbassò lo sguardo in difficoltà, lui dov’era stato in tutti quei secoli? Si era nascosto, cercando di evitare il Ladro di Anime e i suoi seguaci
 
-Comunque… perché sei venuto a cercarmi?- chiese Jason cambiando argomento
 
-Ci serve il tuo aiuto- rispose Endrell che fino a quel momento era rimasto in silenzio
 
-Il mio aiuto? Per fare cosa- domandò il cacciatore con una punta di curiosità
 
-Per uccidere il Ladro di Anime- affermò Jack che sembrava essersi un po’ ripreso
 
Jason sospirò pesantemente e mentalmente considerò tutte le possibili opzioni, andare contro il Signore delle Ombre era pericoloso, ma lui non aveva nulla da perdere e avrebbe cercato comunque di uccidere quell’essere abbietto; magari con due esche sarebbe riuscito più facilmente nel suo intento…
 
-Va bene, vi aiuterò,  ma voglio che sia chiaro che non lo faccio per voi, ma solo per me-
 
-Lo possiamo accettare- rispose Endrell determinato
 
-Ottimo, abbiamo un piano?- chiese Jason
 
-Non ancora- rispose Jack abbattuto.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue: Sette e segreti ***


Il giorno seguente Vitani appariva come uno zombie: dalla treccia che si era fatta frettolosamente erano sfuggite molte ciocche che le ricadevano in modo scomposto sul volto pallido, la pelle era spenta, gli occhi erano cerchiati da vistose occhiaie scure e lo sguardo assente era fisso sulla tazza del caffè.
James al contrario si sentiva benissimo, come se avesse dormito per cento anni, quando entrò in cucina portò con se tutta la sua energia e sorrise alla cugina
 
-Sembri un fantasma Tani- le disse scherzosamente rubandole il toast dal piatto
 
la ragazzina spostò lentamente lo sguardo su di lui e si stiracchiò
 
-Ho dormito malissimo Jem- rispose stropicciandosi gli occhi
 
-Oh mi dispiace… sai la causa? Incubi? Insonnia? Studio?-
 
-Direi un misto delle tre cose… insomma credo che la ricerca per Miss Sheppard mi abbia un po’ suggestionata-
 
-Lo capisco, è capitato anche a me… ormai ho la testa talmente piena di informazioni sui processi per stregoneria a Blackwood Hollow che ormai me li sogno anche la notte-
 
-Tu però riesci a dormire!-
 
James rise appena
 
-Che dire, amo dormire così tanto che nemmeno sognare donne bruciate può turbare il mio sonno- disse facendo sorridere la cugina
 
-Comunque è una mia impressione o qui le persone sono ossessionate con le leggende popolari e il soprannaturale? Insomma Steve e Helle ieri anno passato un’ora a criticare il libro di fiabe popolari dicendo che quello che raccontava su Sir Endrell era sbagliato-
 
-È una cosa che ho notato anche io, anche Laurel è fissata con queste cose, ma in fondo loro vivono in un paesino molto lontano dalle metropoli, quindi questo attaccamento alle tradizioni e alle leggende è una cosa normale per loro-
 
Vitani annuì
-Immagino che tu abbia ragione, ma comunque li trovo strani- disse portandosi la tazza di caffè alla labbra
 
-Magari anche loro ci trovano strani… prova a pensarci, i nipoti di Helena Morgerstern che ritornano a Blackwood Hollow in una macabra circostanza come il funerale della loro amata nonna e che non sanno nulla di tutte le leggende che girano attorno alla loro famiglia, per loro saremo come degli alieni… soprattutto tu con quell’accento americano-
 
-Il mio accento non ha nulla che non va!- protestò Vitani
 
-Forse non a New York, ma qui è come se parlassi un’altra lingua- rispose James ridacchiando
 
la ragazzina gli lanciò un’occhiataccia prima di lasciarsi andare in una lieve risata
 
-Non è che siete voi inglesi a parlare in modo strano?- chiese scherzosamente
 
-Ne dubito profondamente!- affermò James accentuando il suo accento britannico e facendo ridere la cugina -Vedo che ti sei ripresa Vi… quindi ora sei pronta ad affrontare la giornata scolastica e in particolare la prima ora con Miss Sheppard-
 
Tani tornò immediatamente seria
 
-Pronta mi sembra un’esagerazione- disse poggiando la testa sul tavolo -non possiamo restare a casa?-
 
-Per quanto mi piacerebbe so che la nostra assenza verrebbe notata, quindi dobbiamo andare, anzi se non ci sbrighiamo faremo parecchio tardi, Emily è già uscita e nessuno può darci un passaggio-
 
Vitani sospirò pesantemente
 
-E va bene Jem… allora andiamo…- disse alzandosi -e speriamo di non incontrare spettri o cacciatori di streghe mentre andiamo- aggiunse ridacchiando insieme al cugino.
 
💎
 
Quando i due cugini arrivarono a scuola le lezioni erano già iniziate da dieci minuti e i due ragazzi non sapevano se andare in classe o attendere la fine della prima ora
-Secondo me dovremmo entrare… rimanendo fuori faremmo solo peggio- propose James torcendosi le mani
 
-Se entriamo adesso la Sheppard si arrabbierà molto e io non ce la faccio a sentire una sfuriata adesso- rispose Vitani
 
-Meglio la sfuriata che rimanere fuori Vi- affermò Jem dirigendosi verso l’aula mentre la ragazzina rimaneva immobile nel corridoio.
 
Quando il cugino fu sparito dietro la porta della classe 21 la giovane si guardò attorno pensando a cosa poteva fare in quell’ora che aveva appena guadagnato, sicuramente non poteva rimanere lì nell’androne, serviva un permesso che lei non aveva e se qualche insegnante l’avesse trovata avrebbe sicuramente passato il resto della settimana in punizione; la biblioteca era esclusa dato che serviva la tessera per entrare, quindi l’unica alternativa era dirigersi in aula studio sperando che fosse vuota.
Mentre avanzava per il corridoio Vitani ripensava allo strano sogno che aveva fatto quella notte e al terribile senso di impotenza che aveva provato mentre quell’Ombra la osservava, era come se in quel momento avesse perso il controllo di tutti i suoi muscoli, era stato orribile, ma da quello che aveva letto su internet quello era un fenomeno assolutamente normale chiamato paralisi del sonno, probabilmente aggravato dall’attacco di panico che le aveva causato la vista di quell’Ombra che in realtà era solo frutto della sua immaginazione. O almeno questo era quello che la ragazzina si costringeva a pensare, anche se il dubbio che tutto ciò che stava vivendo da quando era arrivata a Blackwood Hollow fosse reale si era insinuato nella sua mente come un tarlo che continuava a scavare fino ad arrivare alla sua razionalità che continuava a cercare scuse e spiegazioni per respingerlo sempre con meno successo.
Vitani era talmente assorta nei suoi pensieri che andò a sbattere contro la porta dell’aula studio, la giovane sbuffò massaggiandosi la fronte e fece per entrare, ma delle voci provenienti dall’interno della stanza la bloccarono, possibile che a quell’ora ci fosse già qualcuno? La ragazzina incuriosita si avvicinò per sentire meglio: le voci erano di due ragazzi che stavano evidentemente litigando
 
-Sei un irresponsabile- disse il primo con tono di rimprovero
 
-Irresponsabile?!- ripetè il secondo incredulo -Forse sei tu che non vuoi capire la situazione!-
 
-Non c’è nessuna situazione da capire! Quello che vuoi fare ti metterebbe in una posizione difficile!-
 
-È solo una riunione di famiglia Steve!- sbuffò il secondo ragazzo facendo trasalire Vitani,
 
dunque erano Steve e Danieli due a litigare, la ragazzina non riusciva a crederci, le loro frecciatine andavano avanti da una settimana ormai, ma non li aveva mai sentiti litigare veramente… inoltre non poteva certo rimanere lì ad origliare, i due ragazzi in fondo erano suoi amici, o comunque erano sulla buona strada per diventarlo, ascoltare la loro discussione le sembrava una mancanza di rispetto; ma la curiosità ebbe la meglio su di lei e Vitani si accostò di più  alla porta per sentire meglio cosa si dicevano
 
-Una questione di famiglia?!- ripetè Steve incredulo -UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA?! Dan potrebbero ucciderti!-
 
-Non mi uccideranno, quella era una pratica obsoleta tipica degli antenati di mia madre, ormai abbiamo abbandonato le vecchie tradizioni-
 
-Davvero?- chiese Ste e sarcasticamente -Allora non hai bisogno di fare il rituale o di sostenere la Prova-
 
-Nessun membri della Famiglia ha mai rinunciato alle due cose! Perfino mio fratello Edward prima di andarsene ha sostenuto la Prova!-
 
-Allora siete tutti dei fanatici!-
 
-Steve posso sapere perché ti infastidisce tanto quello che faccio con la mia famiglia?!- domandò Daniel esasperato
 
Steve non rispose, in fondo nulla di ciò che avrebbe potuto dire avrebbe influito sulla decisione del suo migliore amico
 
-Proprio come immaginavo non hai nulla da dire!- affermò Dan uscendo dall’aula tanto velocemente da non accorgersi di Vitani.
 
Mentre la ragazzina aspettava che Daniel si fosse allontanato abbastanza rifletteva su quello che poteva fare: se fosse entrata a consolare Steve avrebbe anche dovuto spiegare perché sapeva della loro lite, ma andarsene come se non fosse successo nulla sarebbe stata una mossa meschina che non era decisamente da lei, soprattutto considerando che Steve era sempre stato molto gentile con lei, così decise di entrare
 
-Ehy Steve…- disse entrando lentamente, come se temesse che qualcuno potesse sentirla
 
il ragazzo che in quel momento si era seduto con la testa appoggiata al banco alzò lo sguardo verso di lei
 
-Ciao Vi… che ci fai qui?- le chiese
 
-Ho fatto tardi a lezione e non avevo voglia di sorbirmi un rimprovero da Miss Sheppard, tu come mai sei qui?-
 
-Dovevo parlare con Dan prima delle lezioni, ma abbiamo litigato e ora ho fatto tardi-
 
-Vi ho sentiti- ammise Vitani sedendosi accanto all’amico
 
-Davvero? Cosa hai sentito di preciso?-
 
-Solo che lui vuole seguire una tradizione di famiglia e tu vorresti che rifiutasse-
 
-In parole povere è il nostro problema-
 
-Per la Prova?- domandò Vi divorata dalla curiosità
 
Steve sgranò gli occhi
 
-Cosa sai tu della Prova?!- chiese frettolosamente
 
-Solo che è una cosa pericolosa e probabilmente stupida- rispose la ragazzina sorpresa dalla reazione improvvisa dell’amico
 
il giovane parve rilassarsi appena
 
-Infatti lo è, per questo quando dopo pranzo Dan andrà nel bosco io lo seguirò per impedirgli di compiere un terribile errore-
 
-Davvero? Allora vengo con te!- esclamò Tani emozionata
 
-È una pessima idea- rispose Steve seriamente -tu non conosci la famiglia di Dan come me…-
 
-No non li conosco, ma voglio aiutarti ad aiutare il tuo migliore amico-
-Potresti farti male-
 
-A casa ho i cerotti-
 
il ragazzino sospirò
 
-Va bene Vi… ma devi promettermi che qualunque cosa vedrai non ne farai parola con nessuno-
 
-Porterò il segreto con me nella tomba!- rispose Vitani scherzosamente
 
Steve rise appena
 
-Molto bene, ci vediamo in cortile all’ora di pranzo, non fare tardi o ti lascio qui- affermò determinato
 
-Tranquillo Steve, io non faccio mai tardi- rispose la giovane con lo stesso tono.
 
💎
 
James era profondamente e irrimediabilmente annoiato.
Quando era entrato in classe Miss Sheppard seccata dal suo ritardo e soprattutto dal l’interruzione della lezione lo aveva rimproverato aspramente per venti minuti e quando aveva finito era talmente inacidita che invece di continuare la lezione aveva ordinato agli studenti di lavorare sulle loro ricerche, dando inizio al tormento per il povero Jam, che nell’ultima mezz’ora era stato costretto a sorbirsi le liti di Laurel e Matt, che a quanto pareva non erano d’accordo su nulla, nemmeno sul tema della ricerca
 
-La caccia alle streghe è un argomento troppo scontato!- sbuffò Derek
 
-Anche la maledizione del Weig! Lo ha portato il gruppo vincitore dell’anno scorso!- rispose Laurel seccata
 
-Appunto! Sappiamo che è un tema vincente! Quindi dovremmo riproporlo!-
 
-Non fanno mai vincere la stessa presentazione per due anni di fila!-
 
-Invece si!-
 
-No!-
-Si!-
 
-E va bene!- esclamò Laurel -Facciamo scegliere la ricerca a James!-
 
il ragazzino dai capelli rossi che fino a quel momento aveva ascoltato distrattamente il dibattito mentre fantasticava su ciò che avrebbe mangiato a pranzo si tirò su di scatto
 
-Dovrei scegliere io?- ripetè per confermare ciò che aveva sentito
 
-Sì, sei l’unico neutrale qui, quindi scegli: la caccia alle streghe o lo strano caso del Weig?-
 
Jam squadrò prima Laurel e poi Derek
 
-Senza offesa… ma io preferisco il caso del Weig…- affermò
 
la ragazzina dai capelli viola annuì gravemente
 
-Mi adeguerò. Ora dividiamoci il lavoro, io mi occuperò della storia dell’orfanotrofio, Derek tu devi intervistare Alice Fukuhara, mentre tu James dovrai procurarci più notizie possibile sulla misteriosa morte di tua cugina Ridley-
 
il giovane sgranò gli occhi
 
-Su Ridley?- chiese incredulo -Cosa ha a che fare lei con questa storia?-
 
-Davvero non lo sai? Qui si dice che quando Ridley Morgerstern morì la notte di Halloween di un anno fa furono dei fantasmi ad ingannarla e a condurla al Weig dove la rinchiusero- raccontò Laurel
 
-Scusa ma mi sembra proprio una storia assurda- rispose James sbuffando
 
-È quello che si racconta, ma se vuoi tu e Derek potete scambiarvi i compiti…-
 
-Tranquilla Laurie… ma non credo che troverò molte informazioni… nella mia famiglia non parliamo molto di Rid-
 
-Va bene James, ma capiremo se vorrai cambiare argomento…-
 
-No, questo va benissimo… solo che mi ci vorrà un po’ di più per reperire le nozioni necessarie- affermò Jem seriamente -ma prima mi dovrete raccontare tutto ciò che si dice su quella notte e cosa pensa la gente-
 
Laurel iniziò a riportare tutte le voci sulla strana storia della morte di Ridley Morgerstern: c’era chi affermava che la ragazza dopo aver bevuto troppo durante una festa al Weig fosse caduta in un fosso, altri sostenevano che fosse stata proprio la sua migliore amica Alice Fukuhara, dopo un terribile litigio a spintonarla e a farla cadere, mentre i più fantasiosi accusavano gli spettri;  ma tutti gli abitanti di Blackwood Hollow concordava sul fatto che la giovane Morgerstern in un modo o nell’altro fosse arrivata al vecchio orfanotrofio Weig e che avesse fatto di quel luogo la sua tomba, perché in cuor loro gli abitanti di Blackwood Hollow sapevano con certezza che in quelle vecchie rovine si annidava qualcosa di molto malvagio che attendeva solo la sua prossima vittima.
Mentre ascoltava quella storia James si chiese come mai la sua famiglia non avesse mai fatto nulla per smentire quelle voci, ne per proteggere la memoria di sua cugina… per la prima volta il ragazzino ebbe la forte impressione che  i Morgerstern avessero davvero qualcosa da nascondere e quella sensazione non lo abbandonò per il resto della giornata.
 
💎
 
 
Quando suonò la campanella per il pranzo Vitani era già in cortile, infatti aveva deciso di saltare tutte le lezioni mattutine per fare ricerche in biblioteca sulla famigerata Prova, ma sfortunatamente non aveva trovato nulla di utile, se non la definizione sul dizionario e pochi accenni sui antichi riti di passaggio tipici dei Druidi: aveva sprecato il suo tempo, così la ragazzina aveva deciso di chiedere qualche chiarimento a Steve. Quando il giovane arrivò Vitani gli fece un cenno di saluto
 
-Sei pronta Vì?- chiese
 
-Prontissima… ho solo una domanda: cosa accadrà durante la Prova?-
 
-Non lo so precisamente- rispose Steve mentre si avviava verso la foresta vicino alla scuola -Dan non è mai stato chiaro su questo, le uniche  cose certe sono che rischia di morire e che se sopravvive non sarà più lo stesso…-
 
-Sarà lui a cambiare o il vostro rapporto?-
 
-Direi entrambi le cose… se supererà il rito dovrà stare quasi esclusivamente con la sua famiglia… e non potrà più vedere uno come me-
 
-Steve cosa c’è di sbagliato in “uno come te”?-
 
-La mia famiglia…- rispose semplicemente il giovane con tono affranto
 
-E cosa c’è che non va nella tua famiglia?-
 
-Secondo gli O’Malley tutto… le nostre famiglie non sono mai andate d’accordo, a causa del ramo scozzese della mia famiglia-
 
-Sei una costante sorpresa Steve Hamilton, dovremmo davvero parlare di più…- affermò Vitani
 
-Si dovremmo, ma questo non è il momento adatto…- rispose il giovane
 
la ragazzina annuì e sui due calò il silenzio.
Quando entrarono nella foresta Tani rabbrividì: all’improvviso le nuvole perlacee che ricoprivano il cielo quella mattina erano state oscurate dalle fitte fronde secche degli alberi, che a stento facevano filtrare la luce del giorno, i rami e le foglie secche in terra scricchiolavano sotto il peso dei due ragazzi creando un macabro rumore di ossa spezzate, mentre un corvo solitario cantava. Mentre andavano avanti per quel bosco spettrale Vi ebbe l’impressione di conoscere quel sentiero, come se lo avesse già visto in precedenza, ma non ricordava dove;
 
-Manca molto?- chiese la ragazzina stringendosi nella giacca
 
-No, siamo quasi arrivati- rispose Steve continuando a procedere
 
-Dove siamo diretti?-
 
-Al Weig, è lì che i fanatici come gli O’Malley fanno le loro iniziazioni-
 
in un attimo Vitani capì perché quel sentiero le sembrava così familiare: lei ci era già stata, o meglio lei aveva sognato quella strada il giorno prima in quella strana allucinazione
 
-Come fanno ad entrare?- domandò ingenuamente ripensando allo schermo argenteo che aveva bloccato il passaggio di Alice e del gatto
 
Steve si fermò a guardarla seriamente, come se cercasse di capire cosa le fosse passato per la testa
 
-Nessuno può entrare, il posto è maledetto… a loro basta stare davanti al cancello principale- rispose riprendendo
 
-Chi lo ha maledetto?- chiese ancora Vitani
 
il ragazzino si irrigidì
 
-Nessuno lo sa con precisione- ribatté chiudendo il discorso.
 
I due giovani proseguirono fino a raggiungere la radura dove sorgeva il vecchio orfanotrofio e Vi si sorprese di vederla tanto diversa da come la ricordava: molti tronchi era stato inciso uno strano simbolo formato da tre spirali che si univano in un punto centrale, la terra era stata cosparsa di bacche belladonna e petali di gigli che sembravano brillare di luce propria; riuniti in un largo semicerchio vi era un gruppo di persone tutte vestite con lunghe tonache bianche che stringevano una candela accesa tra le mani e al centro di quel semicerchio vi era Daniel.
Vedendolo lì Vitani si accostò a Steve che intanto si era nascosto tra i cespugli
 
-Cosa facciamo adesso?- sussurrò 
 
-Non lo so ci sto pensando- rispose,
 
intanto un uomo dai capelli bianchi si era fatto avanti
 
-Fratelli e sorelle- esordì allargando le braccia -oggi un altro membro della nostra famiglia è pronto a diventare un elemento produttivo della nostra comunità!-
 
-Aliasa- risposero in coro tutti i presenti,
 
-Si, miei fratelli e sorelle! Oggi accoglieremo nella nostra armata un nuovo combattente e insieme potremo finalmente debellare la piaga delle Ombre!- disse il vecchio con la voce carica di entusiasmo, poi iniziò a mormorare un a strana filastrocca in una lingua che Viatini non riuscì a comprendere
 
-Che sta facendo? – chiese la ragazzina all’amico
 
-Guarda- le rispose semplicemente lui indicando il Weig:
 
in poco tempo dalle rovine del vecchio orfanotrofio fuoriuscirono delle creature scheletriche completamente fatte di fumo e polvere con lunghi artigli neri, denti affilati e occhi completamente bianchi. Gli esseri si lanciarono furiosamente contro lo schermo argenteo che circondava la struttura urlando e stridendo, mentre cercavano una breccia per uscire; Vi li guardava scioccata, non poteva credere che le creature che aveva visto nella sua stanza e nella visione fossero vere, non era possibile, dovevano per forza essere frutto della sua immaginazione, intanto l’uomo aveva smesso di cantare e si stava avvicinando a Dan con una ciotola in legno tra le mani
 
-Questa giovane O’Malley è una pozione ricavata dai gigli della Veggente, secondo la tradizione in essi vi sono ancora racchiusi poteri profetici e bevendone l’estratto, se ne sarai degno, anche tu vedrai il mondo come appare, altrimenti ti consumerà- disse porgendo il recipiente al ragazzo
 
Dan lo portò lentamente alle labbra, come se avesse delle remore, poi bevve.
Il ragazzino dopo il primo sorso si accasciò a terra contorcendosi e urlando come se un fuoco lo bruciasse da dentro, Steve a quel punto saltò fuori dai cespugli e corse verso l’amico, ma venne intercettato da due ragazzi più grandi,
 
-Trattenetelo- disse il vecchio -Daniel deve superare da solo la Prova-
 
anche Vitani, cercando di riprendersi dallo shock, uscì dai cespugli e cercò di avvicinarsi a Daniel, senza successo, mentre il giovane continuava a contorcersi e a urlare; poi improvvisamente  le convulsioni cessarono, il ragazzo girò lentamente la testa verso Vi, i suoi occhi erano completamente bianchi, privi di pupille e vuoti come quelli di un morto
 
-Lei è così luminosa, splendente e chiara, come una stella- disse, poi perse i sensi.
 
A quel punto i due ragazzi che trattenevano Steve lo liberarono, permettendogli di correre dal suo amico
 
-Il Daniel O’Malley ha superato la Prova!- esclamò il vecchio allargando le braccia e sorridendo felice, mentre tutti i presenti applaudirono,
 
-Vi, portiamo Dan all’ospedale…- mormorò il ragazzo accarezzando delicatamente i capelli dell’amico
 
Tani continuava a fissarlo incredula, tutto quello che aveva visto fino a quel momento le sembrava completamente assurdo e le cose che aveva detto Daniel durante quella specie di trance indotta da quella pozione… era tutto così surreale, doveva per forza esserci una spiegazione razionale a tutta quella follia!
 
-Vi!- la voce di Steve la riportò alla realtà -Portiamolo in ospedale…- ripetè
 
-Non ce ne sarà bisogno, giovane alchimista, Daniel starà bene- affermò il vecchio,
 
e per confermare le sue parole il ragazzo steso a a terra riaprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco la vista, poi tirò su il busto appoggiandosi sui gomiti,
 
-DAN!- strillò Steve lanciandosi sull’amico per abbracciarlo
 
i due si strinsero l’uno all’altro come fratelli, mentre il ragazzo dai capelli turchini malediceva l’altro per la sua stupidità.
 
💎
 
Una volta a casa Vitani non faceva altro che rimuginare su quello che aveva vissuto quel giorno, sicuramente tutte quelle persone erano parte di una setta di fanatici e Daniel ne era entrato a fare parte, ma non era quello che turbava i pensieri della ragazzina, infatti a tornarle in mente erano le parole di Daniel,  la barriera argentea attorno al Weig e le creature racchiuse in essa. Non riusciva a trovare una spiegazione logica e quando aveva chiesto a Steve di fornirgliene una lui era stato vago, aumentando solo la confusione nella testa di Vi; la giovane ormai si chiedeva se come gli O’Malley anche le altre famiglie a Blackwood Hollow fossero parte di una setta di squilibrati… se così fosse allora probabilmente anche sua nonna e sua cugina erano coinvolte in qualcosa di losco e forse era stato proprio quel qualcosa a portarle alla morte! La giovane scattò in piedi, l’unico luogo dove poteva trovare delle risposte era la soffitta.
Vitani si precipitò fuori dalla sua stanza correndo lungo la scala per raggiungere la soffitta e quando entrò nella stanza si stupì nel constatare che non era stata la sola a pensare di salire lassù per scoprire qualcosa in più sulla famiglia Morgerstern: James era seduto su un baule intento a leggere un diarietto di pelle nera con gli angoli rifiniti in metallo,
 
-Che ci fai qui Jam?- domandò Vi osservandolo
 
il ragazzino alzò lo sguardo
 
-Sto facendo delle ricerche-
-Per il progetto di storia?-
 
-Si, anche… tu perché sei qui?-
 
-Devo fare delle ricerche- rispose Vitani sedendosi accanto a lui
 
-Qui non c’è molto, oltre a quello che abbiamo trovato qui la settima scorsa ci sono solo vecchi vestiti, giochi e quaderni scolastici, ma questo vecchio diario contiene cose interessanti- affermò James mostrandolo alla cugina
 
-Davvero? Di che parla?-
 
-Per ora descrive solo le abitudini della Congrega della Stella del Mattino, è una specie di setta…-
 
Vi impallidì
 
-Una setta?- ripetè
 
-Si, questi pazzi si incontravano tutte le sere qui e a capo di tutti c’era il fratello di nonna, William Morgerstern-
 
-James… di chi è quel diario?-
 
-Di Lucas Morgerstern- affermò il giovane ricominciando a leggere.

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitré: La Piana degli Spettri ***


Jason guardò in cagnesco i due maghi
 
-Non potete essere così sprovveduti da non aver un piano; cosa pensate di fare? Volete entrare passeggiando nella Magione e di raggiungere la sala del trono senza incontrare resistenze?!-
 
Jack e Endrell si scambiarono uno sguardo senza rispondere
 
-Avete bisogno di me più di quanto credessi- il cacciatore sospirò, poi con la punta della katana disegnò a terra un rettangolo -questo è il castello del Ladro di Anime- affermò – la sala del trono si trova esattamente al centro della Magione, le Ombre sono maggiormente concentrate a Sud, dove si trova l’ingresso principale, quindi avremmo più possibilità se passassimo dalla finestra che da sul corridoio dell’ala Ovest, una volta passati da lì raggiungere la sala del trono sarà facile-
 
-Non va bene- lo interruppe Jack -è la stessa finestra da cui siamo scappati e dopo la nostra fuga è stata incrementata la sorveglianza-
 
Jason sbuffò
 
-Allora cosa proponi di fare?- chiese seccato
 
-Sono secoli che giro attorno a quel luogo, che ascolto i discorsi delle Chimere e ho imparato dai nostri errori. L’ingresso Nord attualmente è quello meno sorvegliato, quindi dovremmo passare da lì- rispose il mago
 
-Jack…- il cacciatore prese un profondo respiro -forse non ti rendi conto che per raggiungere l’ingresso Nord dovremmo passare per il campo delle Chimere, che sicuramente non si sono scordate di noi-
 
-Le possiamo aggirare-
 
-Perderemmo troppo tempo e non credo che il tuo nuovo amico voglia rimanere qui a lungo- affermò Jason indicando Endrell con un cenno del capo.
 
Il giovane mago, che era rimasto in silenzio fino a quel momento prese un profondo respiro ricordando ciò che gli aveva detto Jack: nel Regno delle Anime il tempo non esiste, un’ora lì poteva corrispondere a dei decenni nel Mondo dei Vivi; per un attimo Endrell immaginò di tornare a casa e scoprire di aver perso tutta l’infanzia di suo figlio, o di trovare la sua bellissima Susan vecchia e malata, mentre lui non sarebbe cambiato di un giorno… il ragazzo sospirò pensando che Diadama probabilmente aveva sempre saputo che nessuno dei due sarebbe mai tornato a casa ma che per il bene della missione aveva preferito non dirglielo
 
-Dovremmo aggirare le Chimere- affermò Endrell mentre dolorosamente lasciava andare l’idea di rivedere la sua famiglia -è il modo più sicuro per raggiungere il castello-.
 
💎
 
Dopo aver riposato per permettere a Jack di riprendersi i tre si rimisero in cammino in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.
Jason ricordava il momento in cui il suo migliore amico lo aveva abbandonato nella Fossa, affermando che non c’era modo di aiutarlo, ricordava il dolore straziante che lo aveva accompagnato ogni secondo mentre, lentamente si trasformava in un’Ombra. Era stato in quei momenti che aveva giurato a se stesso che mai più avrebbe aiutato un mago e che avrebbe ucciso Jack Laindéir; ma evidentemente il Fato aveva progetti diversi per lui e alla fine si era ritrovato in una situazione molto simile a quella che la prima volta lo aveva condannato: due maghi e un cacciatore di streghe cercheranno di uccidere il Ladro di Anime. Sul volto sfregiato di Jason comparve l’ombra di un sorriso -il primo che probabilmente faceva da secoli- se fossero riusciti nel loro intento forse la sua maledizione si sarebbe spezzata e forse sarebbe potuto tornare nel Mondo dei Vivi, avrebbe sentito di nuovo il dolce soffio del vento, il calore del sole sulla pelle, avrebbe assaporato il pane e l’acqua e si sarebbe goduto la tranquilla cittadina di Blackwood Hollow fino al suo ultimo giorno. Jason non era mai stato un tipo ottimista, ma l’idea di tornare tra i vivi era talmente allettante che decise di sperare per il meglio.
Jack era in testa al gruppo illuminando la via con il suo medaglione mentre molti dubbi gli attanagliavano la mente. Il ricordo della sua prima incursione nel castello era ancora vivido e ogni giorno lo tormentava: ricordava come lui, Jason e Lyra erano riusciti a entrare facilmente, forse troppo facilmente e di come avessero raggiungiti in fretta la sala del trono; con il senno di poi avrebbe dovuto intuire che si trattava di una trappola, infatti appena varcarono la soglia della stanza le porte si chiusero alle loro spalle intrappolandoli come topi. Il Ladro di Anime li aveva ingannati, portandoli esattamente dove voleva e anche se loro avevano provato a resistere era stato tutto inutile e alla fine solo il sacrificio di Lyra li aveva salvati.
Jack si chiese se non fosse una pessima idea quella di introdursi nuovamente nel castello, anche perché probabilmente il Ladro di Anime sapeva del loro arrivo e li stava attendendo con impazienza per finire quello che aveva iniziato secoli prima.
Endrell camminava lentamente mantenendo una piccola distanza tra lui e gli altri, mentre era afflitto dai rimorsi. Il giovane mago si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta rinunciando all’idea di rivedere Susan e il bambino, era stato proprio quel pensiero a spingerlo ad andare avanti nei momenti più difficili e senza di esso temeva di arrendersi alla prima difficoltà; Endrell prese un respiro profondo immaginando sua moglie che cresceva da sola il piccolo Áengus o la piccola Agata, il quale domandava spesso perché suo padre lo avesse abbandonato. Il mago si chiese se Susan sarebbe mai riuscita a dare una risposta a quella domanda così insidiosa.
Improvvisamente un altro pensiero sfiorò la mente del giovane uomo: se mai avesse fallito lasciare la sua famiglia sarebbe stato un’inutile sacrificio. Un’ondata di coraggio travolse Endrell mentre una nuova forza si faceva strada nella sua Anima spazzando via tutti i suoi dubbi e le sue incertezze, qualunque fosse stato il suo destino il mago sapeva che la cosa più importante per lui era proteggere la sua famiglia, per garantire loro una vita lunga, serena e tranquilla. Finalmente Endrell aveva capito per cosa doveva combattere e ormai nulla lo avrebbe più fermato.
Preso dai suoi pensieri il mago non si era reso conto che Jack e Jason si erano fermati pochi passi avanti a lui, andò a sbattere contro la schiena del cacciatore, il quale colse l’occasione per rifilargli un’occhiataccia,
 
-Perché vi siete fermati?-
 
-Siamo vicini al campo delle Chimere dobbiamo essere cauti- rispose Coleridge  seccato
 
-Pensavo che lo avremmo aggirato-
 
-Infatti è questo il piano, ma dobbiamo capire quanto si è esteso, non vorremmo mai trovarci in mezzo ad un gruppo di guerriere pronte ad ucciderci- spiegò Jack
 
-Ovviamente no…-
 
-Dovremmo andare verso nord e poi tornare sulla strada principale, è la strada più logica- affermò Jason stringendo l‘ impugnatura della katana -potremmo incontrare delle Ombre, ma non saranno molte e sicuramente riusciremmo a sconfiggerle tranquillamente-
 
-Ma quella strada è insidiosa e ci porterebbe dritti nella Piana degli Spettri… e vorrei evitare quel luogo…- proseguì Jack incrociando le braccia al petto
 
-Anche io…- mormorò il cacciatore -ma è più breve di quella che prenderemmo per evitare l’accampamento e la piana-
-Quindi la decisione spetta a te giovane Morgerstern- affermò Laindéir -che strada prendiamo?-
 
-Cosa rischiamo di incontrare nella Piana degli Spettri?- chiese Endrell
 
Jack fece un profondo respiro
 
-Gli spiriti di tutti quelli che sono morti in questo Regno, sono pericolosi e vendicativi, quindi sarebbe meglio non disturbare il loro riposo-
 
-Ma è la via più breve, giusto?- chiese il giovane mago
 
-Si-
 
-Allora rischiamo-
 
💎
Ad Endrell il cammino verso la Piana sembrò infinito, ad ogni passo sentiva le forze abbandonarlo e notò con enorme sorpresa che anche Jack e Jason erano in una situazione analoga. Ad un tratto qualcosa attirò l’attenzione del mago
 
-Qualcuno ci sta seguendo- disse
 
-Lo so- rispose Jason -chiunque sia ci sta seguendo dal quando abbiamo superato il campo delle Chimere-
 
-Probabilmente è proprio una di loro- affermò Jack pacatamente -ma finché non ci attacca direi di ignorarla-
 
-Io propongo di ucciderla- ringhiò il cacciatore -prima che lei uccida noi-
 
Laindéir scosse la testa
 
-Evitiamo di combattere battaglie non necessarie, dobbiamo risparmiare le forze per affrontare il Ladro di Anime-
 
-Va bene, va bene, va bene!- sbuffò Coleridge,
 
e sui tre calò di nuovo il silenzio.
Dopo quelle che ad Endrell parvero ore la compagnia giunse davanti ad una landa desolata, il vento ululava spostando la sabbia nera che copriva il terreno e una lieve nebbia bianca aleggiava attorno ai ceppi secchi e agli oggetti piantati al suolo. Il giovane mago osservò attentamente il paesaggio
 
-Chi è il primo ad andare?- domandò con un fremito di paura nella voce
 
-Dovrebbe essere il maghetto che ha proposto di prendere questa strada- rispose Jason con un ringhio per nascondere il terrore che lo attanagliava
 
-Si sono d’accordo- mormorò Jack stringendo il suo medaglione per darsi sicurezza.
 
Erano spaventati, notò Endrell tremando appena, poi si costrinse ad avanzare, anche se con passo incerto e spaventato, come quando era bambino e durante la notte andava in camera di suo fratello perché un brutto sogno lo aveva svegliato. Mentre il giovane mago avanzava con i due compagni alle spalle si guardava attorno studiando gli oggetti a terra: per lo più erano armi spezzate, ma c’erano anche vecchi tomi ormai ammuffiti, con le pagine ingiallite e le copertine strappate, da ogni cosa iniziò a sollevarsi quella che inizialmente sembrava una semplice foschia verdognola che lentamente prese la forma di persone scarne, pallide, con gli occhi cerchiati da profonde occhiaie,
 
-La cosa non mi piace affatto…- mormorò Jason stringendo il manico della sua katana
 
-Nemmeno a me, ma dobbiamo solo ignorarli…- affermò Jack cercando di mostrarsi sicuro di se,
 
ma più si addentravano nella pianura più gli spettri si stringevano attorno a loro allungando le loro mani scheletriche come se volessero afferrarli.
Un urlo acuto attirò l’attenzione dei tre giovani uomini, che si voltarono nella direzione da cui proveniva; il primo a scattare fu Jason, che estrasse la katana e corse in soccorso di chiunque ne avesse bisogno, Jack ed Endrell lo seguirono a ruota facendo piccoli incantesimi di protezione per impedire agli spettri di aggredirli. Il cacciatore intanto si faceva strada con la spada colpendo tutto ciò che si poneva sulla sua strada, in poco tempo raggiunse la persona che aveva chiamato aiuto: si trattava di una giovane donna con lunghi capelli neri legati in una treccia, il fisico esile e scattante era avvolto in una stretta armatura nera, le spalle erano avvolte da un lungo mantello rosso e brandiva una katana con cui teneva lontani gli spettri. In un attimo Jason fu al suo fianco coprendole le spalle, i due si muovevano all’unisono, combattendo come una perfetta macchina da guerra.
Endrell li osservò ammirato, non aveva mai visto nessuno essere così in sintonia e si chiese se quei due non si fossero già incontrati prima, poi ad un tratto un oggetto attirò la sua attenzione: al suolo c’era uno spesso mantello bianco squarciato e sporco di sangue, come quello che indossava Diadama; il giovane mago si avvicinò lentamente ignorando gli spettri che lo circondavano, che tuttavia rimasero immobili permettendogli di passare. Quando Endrell giunse davanti all’oggetto da esso si sollevò una fitta nebbia verde che prese le sembianze di una donna dai lunghi capelli bianchi, interamente vestita di nero con dei tatuaggi rossi che le coprivano completamente le braccia, dalle labbra scarlatte colava un rivolo di sangue, gli occhi erano lattei e luminosi, circondati da profonde occhiaie scure e sul ventre era presente un’enorme ferita
 
-Adesso basta- disse la donna con tono autoritario,
 
appena gli spettri udirono la sua voce si ritirarono rispettosamente allontanandosi dai viventi, Jason e la guerriera abbassarono le loro katana guardando la donna fantasma stupiti, così come Jack, solo Endrell rimase impassibile, poiché non sapeva come reagire, appena gli era apparsa davanti il mago aveva riconosciuto in quella fanciulla la sua cara amica Diadama e questo lo terrorizzava
 
-Ciao Endrell- disse lo spettro accennando un sorriso
 
-Dia…- mormorò il giovane uomo ancora frastornato
 
-Sei arrivato molto lontano anche senza di me-
 
il mago annuì lentamente
 
-Tu mi hai trovato una guida prima di lasciarmi però… ti sei presa cura di me fino all’ultimo mia cara amica-
 
la Veggente emise una risata roca
 
-Era quello il mio compito mio caro amico, prendermi cura di te e quando lo avrò assolto potrò riposare in pace-
 
-Ho così tanti dubbi Dia, ho abbandonato la mia famiglia, i miei amici e se fallissi? E se fosse tutto inutile?-
 
Diadama posò dolcemente la sua gelida mano sulla spalla di Endrell
 
-Lo Spirito della Veggente dopo la morte mi ha dato una chiara visione di quello che dovrà accadere e posso assicurarti che sei esattamente dove dovresti essere e tutto andrà per il meglio-
-Ma come?- domandò ancora il giovane mago
 
-Devi avere solo fiducia- rispose la donna, poi spostò lo sguardo su Jack -lo spettro che cerchi non è qui, in realtà non ha mai lasciato la Rocca Oscura-
 
Jack annuì e fece un piccolo inchino
 
-Grazie mia signora- si limitò a dire,
 
intanto Diadama aveva già spostato la sua sua attenzione su Jason e la guerriera
 
-Hai preso la decisione giusta unendoti a questa causa Jason Coleridge- affermò, poi si voltò verso la guerriera -è un onore conoscerti generale-
 
la donna ripose la katana e fece un profondo inchino
 
-L’onore è mio mia signora-
 
Diadama sorrise e tornò a guardare Endrell
 
-È ora di ripartire amico mio, ma non temere nessuno vi disturberà mentre attraverserete questo luogo- affermò, poi scomparve nella nebbia assieme agli altri spettri.
 
💎
 
Mentre i quattro viandanti valicavano la Piana nessuno osò proferire parola, erano tutti troppo presi dai loro pensieri e dai loro dubbi, il primo a spezzare il silenzio fu Jason
 
-Ancora non ci hai detto chi sei e perché ci stavi seguendo- disse rivolgendosi alla donna che fino a quel momento si era tenuta  a distanza dai tre
 
-Io sono il generale Maysa, della Fossa dei Dannati- rispose con tono piatto
 
il cacciatore e i due maghi si irrigidirono
 
-Perché ci seguivi?- chiese nuovamente Coleridge mentre stringeva l’impugnatura della katana
 
la Chimera gli rivolse uno sguardo glaciale
-Non lo immagini?- ringhiò -Sonno millenni che nessuno fugge dalla Fossa, non da quando ho io il comando-
 
-Non mi riporterai lì generale- borbottò Jason
 
-Non sfidarmi cacciatore, la tua Anima e il tuo corpo sono stati corrotti dalla magia nera, sei un Dannato e la Fossa è il tuo posto! Ma da quando ho iniziato a seguirvi ho compreso che tu e il traditore Laindéir avete un compito importante e l’apparizione della Veggente me lo ha confermato. Voi state viaggiando con la Stella del Mattino- affermò Maysa
 
i tre uomini si guardarono, incerti su cosa rispondere, dirle la verità era rischioso, ma non potevano farsi altri nemici, ne avevano fin troppi e forse se fossero stati sinceri avrebbero guadagnato un’alleata,
 
-È vero- disse in fine Endrell facendo un passo verso di lei
 
il generale lo osservò
 
-Sei diverso da come ti descriveva la profezia-
 
-In che modo- chiese il mago confuso
 
-La profezia dice che la Stella del Mattino sarebbe stata così luminosa che avrebbe rischiarato tutto il Regno, ma tu… tu sembri normale- rispose lei girandogli attorno
 
Jack fulminò Maysa con lo sguardo
 
-Ti sbagli, è lui quello di cui parla la profezia, ne sono sicuro- affermò
 
-Come qualche secolo fa eri sicuro di essere tu?- si intromise Jason borbottando,
 
Laindéir si limitò a guardarlo male e a riprendere il cammino, senza aggiungere altro e gli altri tre lo imitarono, su di loro calò nuovamente il silenzio e ognuno sprofondò nuovamente nei propri pensieri.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro: Misteri da svelare ***


James e Vitani osservavano il quadernino nero appoggiato sulla scrivania della ragazzina come se fosse un mostro pronto a saltargli alla gola
 
-Lucas Morgerstern era un satanista- affermò Jam incrociando le braccia al petto
 
-E probabilmente lo erano anche la nonna e Ridley- aggiunse Vi passandosi nervosamente una mano tra i capelli
 
-Forse dovremmo riportare il diario in soffitta e fingere di non averlo mai trovato…-
 
-Ma se lo trovasse Emily? O i nostri genitori? Secondo me dovremmo bruciarlo-
 
-Potrei dire Matt e Laurel di fare la ricerca per la Sheppard, ho letto solo poche pagine, le dimenticherò in fretta-
 
-Io posso smettere di frequentare Daniel, o fingere di non aver visto la sua iniziazione in quella setta di pazzi-
 
-E andremmo avanti con le nostre vite facendo finta di nulla…-
 
-Oppure leggiamo il diario per capire cosa c’è di sbagliato in questa città…-
 
-Così tutte le cose strane acquisterebbero un senso e tu smetteresti di pensare di star impazzendo-
 
Vitani si voltò verso il cugino
 
-Tu non lo pensi?- chiese guardandolo confusa
 
-No… insomma forse all’inizio, ma io non ho visto tutte le visioni strane che hai visto tu…- rispose James scrollando le spalle
 
-Le allucinazioni intendi…-
 
-Si, e l’incontro ravvicinato con la folle setta degli O’Malley- aggiunse Jem
 
-Giusto… allora cosa vogliamo fare? Bruciamo il diario nel camino o lo leggiamo per trovare una risposta?-
 
-Vorrei bruciare il diario e chiudere questa storia, ma so già che me ne pentirei, quindi leggiamolo e andiamo avanti-
 
-Va bene- mormorò Vi aprendo lentamente il diario, come se temesse che le parole che stava per leggere potessero saltarle addosso e aggredirla
 
-Dai sbrigati!- le intimò il cugino
 
-Non è una cosa facile James!- sbottò la ragazzina guardandolo male
 
-Perché?! Per me non lo è stato-
 
-Tu non sapevi cosa contenesse! Io si e non voglio cambiare l’opinione che ho sulla nonna e su Rid, leggendo qualcosa che potrebbe svelare molti dei loro segreti!-
 
-Nemmeno io se è per questo! Ma abbiamo deciso di farlo-
 
Vi annuì decisa ed aprì il diario di scatto iniziando a leggere.
Le prime pagine sembravano scritte da un adolescente annoiato che raccontava delle lunghe che trascorreva in una città dove il tempo sembrava fermarsi
 
Anche oggi le lezioni si sono concluse presto, ma come sempre non ho appreso nulla che non sapessi già. Non vedo l’ora di poter lasciare questo posto dimenticato da Dio per andare a Londra o addirittura a New York.” scriveva Lucas Morgerstern con una bella calligrafia ordinata “L’unica nota positiva è vedere Katherine ogni giorno, vorrei solo passare più tempo con lei, o eliminare quel fastidioso biondino con cui è solita girare” Vitani saltò alcune pagine
 
-Era proprio ossessionato da questa ragazza- notò James leggendo una delle molte descrizioni di Katherine
 
-Era solo innamorato Jem…- rispose la cugina sorridendo appena -ah ecco! Qui parla della Congrega!- esclamò riprendendo a leggere
 
Oggi diventerò ufficialmente membro della Congrega, mio padre dice che è un grande onore per me farne parte pur essendo così giovane, ma nonostante questo nutro ancora dei dubbi sulle nostre ideologie, forse zia Helena aveva ragione quando diceva che i maghi non dovrebbero sfruttare il potere delle Ombre così spesso…
 
Vi chiuse improvvisamente il diario come se avesse paura di quello che aveva appena letto
-Bruciamolo- affermò dirigendosi verso il camino,
 
James la seguì incredulo
 
-Tani aspetta! Sei davvero sicura?-
 
-Lucas Morgerstern è un pazzo James! E io non voglio averci più nulla a che fare!- esclamò lanciando il quadernino tra le fiamme
 
il cugino la guardò incredulo
 
-Perché lo hai fatto?!- chiese furioso -Finalmente ci stavamo avvicinando a delle risposte!-
 
-Possibile che non lo capisci?! Non ci sono risposte da trovare! Non ci sono misteri nascosti! Siamo capitati in una famiglia di matti, che viene da una città governata dalle sette!-
 
-Come fai ad esserne così sicura?!-
 
-Perché non esiste la magia James!- concluse Vitani lasciando la stanza per chiudersi in camera sua.
 
💎
 
Per il resto della serata clima rimase elettrico, grandi nuvole violacee oscuravano il cielo lasciando intendere che presto avrebbe piovuto e un gelido vento soffiava spazzando violentemente le foglie cadute.
In casa Morgerstern l’atmosfera non era migliore: il dolore per la perdita di Helena pesava ancora sulla famiglia e a questo si aggiungevano le tensioni personali tra i suoi abitanti; quella sera la cena venne consumata in fretta e in silenzio, l’unico rumore era emesso da Marielle, la gatta, che di tanto in tanto miagolava per ottenere un pezzo di cibo e una volta che i commensali ebbero finito di cenare ognuno si ritirò nella propria stanza sperando di lasciarsi alle spalle un’altra pesante giornata.
Vitani si rigirava ne letto sperando di prendere subito sonno, ma ovviamente non ci riuscì, mentre il buio e il silenzio la avvolgevano continuava a tornarle in mente quello che aveva detto Dan mentre era sotto l’effetto di quella strana droga: l’aveva definita “luminosa come una stella” e anche se non sapeva perché la ragazzina sentiva che in quella definizione c’era qualcosa che non le tornava e come  se non bastasse era anche assalita da mille dubbi per aver bruciato il diario di Lucas Morgerstern. Aveva forse dato un giudizio troppo frettoloso? James poteva avere ragione, magari avrebbe dovuto leggere la pagina fino in fondo, la paura aveva avuto il sopravvento in un primo momento e ora ne pagava le conseguenze. Vi guardò l’orologio esasperata, i numeri fluorescenti segnavano la mezzanotte, la giovane si passò le mani tra i capelli, se non riusciva a dormire tanto valeva andare a vedere se qualche pezzo del diario si era salvato; silenziosa come un topo la ragazzina scese rapidamente le scale per dirigendosi in soggiorno. Quando varcò la soglia della stanza Marielle, che fino a quel momento era comodamente accucciata sulla vecchia poltrona di Helena alzò la testa osservando attentamente i movimenti della giovane umana; era con i Morgerstern da almeno un anno e di cose strane e sospette ne aveva viste, come la giovane Jennifer che nascondeva le sigarette nei vasi ornamentali, o il giovane Scott che rubava le birre di suo padre, ma nessuna di queste era tanto strana e sospetta come vedere Vitani Blake che rovistava tra le ceneri del camino durante la notte, così la gatta si avvicinò miagolando alla ragazzina che portandosi un dito alla bocca le fece cenno di fare silenzio per poi rimettersi a rovistare.
Quando le sue mani furono interamente coperte di cenere Vi sbuffò frustrata, ovviamente non si era salvato nulla del diario, buttarlo nel fuoco era stata una mossa davvero stupida; la giovane decise di sbollire la frustrazione prendendo un po’ di aria fresca, così afferrò rapidamente scarpe, giacca e chiavi ed uscì in giardino. Il cielo era ancora coperto, ma le nubi avevano iniziato a dissiparsi lasciando filtrare qualche sottile raggio di luna, anche il vento si era placato rendendo l’atmosfera molto più piacevole, Vitani si sedette sull’erba umida inspirando il profumo della sera a pieni polmoni, mentre Marielle si era accucciata accanto a lei facendole le fusa, era proprio una notte piacevole, di quelle in cui dormire sembra uno spreco. Come Vi aveva sperato l’aria fresca servì a placare la tensione e le permise di schiarirsi la mente, avrebbe sicuramente trovato un altro diario di Lucas Morgerstern nelle varie scatole che c’erano in soffitta e avrebbe scoperto cos’era la Congrega della Stella del Mattino, anzi avrebbe iniziato le sue ricerche quella stessa mattina. Dopo poco la giovane si stiracchiò decidendo che era ora di tornare al letto
 
-Serata tranquilla?- chiese una voce graffiante facendola sobbalzare
 
Tani si guardò attorno cercando di identificare il proprietario della voce, ma l’unico altro essere vivente che vide era un gatto randagio seduto a pochi passi da lei
 
-Chi c’è?- chiese la ragazzina titubante
 
-Ci sono io- le rispose il randagio avvicinandosi
 
la giovane indietreggiò, mantre Marielle avanzò ringhiando
 
-Oh andiamo Mari, siamo amici noi- affermò il gatto per poi rivolgersi a Vitani -potresti dirle di calmarsi? Non sono qui per creare problemi-
 
Vi non disse nulla
 
-Sai parlare ragazza? Capisci quello che dico?-
 
-I gatti non parlano- fu l’unica cosa che la giovane riuscì a dire, troppo scioccata per formulare qualsiasi altro pensiero
 
-Forse, o forse non parlano con te- rispose il felino sedendosi davanti a lei mentre Marielle continuava a ringhiare -ti assicuro che non sei impazzita- aggiunge poi notando lo sguardo terrorizzato di Vitani
 
-Sto sognando?- chiese la ragazzina speranzosa
 
-Se la cosa può farti accettare più in fretta quello che ho da dirti, allora si, stai sognando-
 
Vi annuì tremante
 
-Molto bene- riprese il gatto avvicinandosi ancora mentre Marielle gli ringhiava -Il mio nome è Loki e sono qui in qualità di messaggero-
 
-Loki? Come il gatto di Ridley?-
 
-Esattamente, ed è proprio lei che mi ha mandato da te-
 
-Perché?-
 
-Questa mattina i druidi con la loro stupida Prova hanno trovato la risposta ad una profezia che si trascina da secoli-
 
-Quale profezia?-
 
-Quella della Stella del Mattino- Loki fece per aggiungere altro, ma Marielle lo attaccò mordendogli un orecchio
 
-Fai silenzio spirito incauto! Non sai chi potrebbe ascoltare- ringhiò la gatta
 
Loki rise appena
-Hai ragione… scusa ragazzina, ma non posso dirti più di quanto non ti abbia già detto, sarà Ridley a rispondere a tutte le tue domande, ma dobbiamo sbrigarci, la foresta di notte è insidiosa e noi abbiamo tempo fino alle prime luci dell’alba- il gatto si liberò dalla presa di Marielle e corse verso le fronde oscure che circondavano la casa
 
e Vitani, dopo un attimo di esitazione lo seguì.
Se la foresta di giorno poteva sembrare un luogo tranquillo e pacifico, di notte risultava agghiacciante, il vento ululava minaccioso scuotendo le fronde degli alberi, gli uccelli notturni cantavano incessantemente e i rametti e le foglie secche sul sentiero scricchiolavano sotto le scarpe di Vi. La ragazzina si guardò attorno riconoscendo il percorso sul quale la conduceva il gatto, era la seconda volta che lo percorreva quel giorno
 
-Perché stiamo andando al Weig?- chiese avvicinandosi al gatto
 
-Perché è lì che Ridley vuole incontrarti-
 
-No- affermò Tani fermandosi
 
Loki si voltò verso di lei
 
-Che c’è ragazzina? Hai paura?-
 
-Quel posto è infestato…-
 
-Oh decisamente si… e le Ombre rinchiuse lì dentro sono feroci e pericolose, l’unica cosa che desiderano sono la carne e il sangue delle giovani streghe-
 
-È una fortuna che non sia una strega allora-
 
il gatto emise una macabra risata
 
-Già, una vera fortuna- disse ricominciando a camminare
 
e la ragazzina lo seguì.
Più si avvicinavano al vecchio orfanotrofio più Vitani sentiva un senso di ansia crescere dentro di lei, tutto le sembrava fin troppo realistico per essere solo un sogno, il vento pungente che le sferzava il viso, il forte odore della resina degli alberi e i suoni del bosco che le riempivano le orecchie, non aveva mai fatto un incubo così vivido. Dopo mezz’ora di cammino finalmente arrivarono al Weig, il profilo del vecchio edificio fatiscente era illuminato dai flebili raggi della luna che finalmente mostrava timida il suo volto attraverso le nubi, Vitani lo guardò intimidita, tutta quella situazione le ricordava il sogno che aveva fatto sulla morte di Ridley
 
-Coraggio, entra- le intimò Loki
 
-Nessuno può entrare… me lo ha detto Steve questa mattina- mormorò la ragazzina
 
-Nessuna persona normale vorrai dire… ma tu mia cara sei molto speciale, hai addirittura ricevuto un invito dalla padrona di casa in persona-
 
-La padrona di casa?-
 
-Esattamente ragazzina e se fossi in te non la farei aspettare più del dovuto, il tempo stringe-
 
-Ma come faccio ad entrare se il cancello è sigillato?-
 
-Devi solo volerlo, io ti aspetto qui-
 
Vitani annuì lentamente, spinse il vecchio cancello che si aprì con un macabro cigolio ed entrò; appena la ragazzina mosse il primo passo nel giardino incolto vide delle sagome scure simili ad ombre umane emergere dall’erba e alta e farsi avanti osservandola con grandi occhi luminosi e macabri sorrisi bianchi, la ragazzina si strinse nella giacca ed accelerò il passo mentre il terrore le attanagliava lo stomaco. Più si avvicinava all’edificio più si rendeva conto che le Ombre si facevano numerose e quando fu dentro alla base della scalinata si accorse che l’avevano circondata, senza lasciarle una via di uscita, Vi si guardò attorno terrorizzata, come nei suoi incubi peggiori quelle creature oscure erano attorno a lei ansiose di divorarla, ma questa volta non riusciva a svegliarsi e iniziava a temere che fosse tutto reale
 
-Ridley…- chiamò timidamente mentre le Ombre si avvicinavano
 
e proprio in cima alle scale comparve una ragazza con un lungo abito bianco con una corona argentea poggiata sul capo, i lunghi boccoli biondi erano sciolti sulle spalle, l’incarnato cadaverico rifletteva i raggi lunari, gli occhi gelidi osservano le Ombre con disprezzo e tutta la figura in generale sembra emettere una fioca luce azzurrina
 
-Allontanatevi da lei- tuonò la ragazza,
 
al suo comando le sagome oscure si dissolsero nella notte senza lasciare traccia, quando furono sole la giovane si avvicinò a Vitani che la guardava ammirata
-Ciao Tani, è molto tempo che ti aspetto-
 
-Ridley?- mormorò la ragazzina incredula
 
-Si tesoro sono io-
 
-Ma come… che cosa…- Vi cercò qualcosa da dire, ma la voce le si spezzò in gola e le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance
 
Ridley le si avvicinò asciugandole il volto, ma la sua attraversò la ragazzina trasmettendole un brivido freddo
 
-Scusa- mormorò -purtroppo siamo in due regni diversi e non possiamo toccarci-
 
la ragazzina si tamponò gli occhi cercando di darsi un contegno
 
-Una cosa alla vota… cosa sei? Un fantasma?- chiese con voce mentre le lacrime continuavano ad uscire incontrollate
 
-Non esattamente… sono un’Anima Bianca, uno spirito puro che ha il potere di scacciare le Ombre se entrano nel suo dominio-
 
-Come sei diventata così?-
 
-Di solito è una cosa che capita agli spiriti delle streghe-
 
-Gli spiriti delle streghe?!-
 
-Si Vi, ed è proprio per parlare di questo che ho mandato Loki a chiamarti-
 
-Cosa?-
 
-È ora, cara cugina, che tu sappia la verità sulla nostra famiglia-
 
-E quale sarebbe?-
 
-Fin da quando i primi Morgerstern sono arrivati in questo luogo dalla Germania hanno sempre avuto la magia nel sangue, discendiamo da una stirpe di potenti streghe e stregoni e si dice che tra di noi vi sia la Stella del Mattino, il più potente mago mai esistito, destinato a sconfiggere le tenebre nel Regno delle Anime-
 
Vitani guardò Ridley frastornata da tutte quelle informazioni
 
-Quindi sei una strega-
 
-Come lo sono tutti i membri della nostra famiglia, te compresa-
 
-Questo è il sogno più assurdo che io abbia mai fatto…-
 
-Non è un sogno Vi, è reale-
 
la ragazzina scosse la testa
 
-Non può essere…-
 
-Perché?-
 
-Perché la magia non esiste!-
 
Ridley la osservò attentamente
 
-Per tutto questo tempo ti è stata nascosta la verità, sei stata allontanata dalla tua vera natura fino a diventare scettica riguardo ad essa, ma da quando hai messo piede a Blackwood Hollow delle forze primordiali hanno iniziato a risvegliarsi attirate dalla luce della tua Anima-
 
il vento, che fino a quel momento soffiava placido attraverso le mura diroccate creando una piacevole brezza, iniziò ad ululare minaccioso vorticando attorno alle due ragazze
 
-Fallo smettere!- urlò Vitani stringendosi nella sua giacca
 
-Non sono io- rispose la cugina rimanendo impassibile -Vi devi ascoltarmi attentamente! Trova Alice Fukuhara, lei ti aiuterà a svelare i segreti della nostra famiglia!- riprese cercando di sovrastare il vento con la sua voce
 
-Sono completamente impazzita!- strillò la ragazzina disperata accucciandosi a terra
 
-Non lo sei Tani… fidati del tuo istinto-
 
💎
 
Quando Vitani riaprì gli occhi era nuovamente nel suo letto, le coperte erano sparse sul pavimento assieme alla sua giacca, hai piedi aveva ancora le scarpe coperte di fango e tra i capelli aveva diverse foglie e rametti. Alzandosi notò davanti alla porta della sua camera un grosso gatto nero che la osservava
 
-Loki?- mormorò temendo che il felino ricominciasse a parlare,
 
ma l’unica risposta che ottenne fu un miagolio seccato; la ragazzina sospirò, mentre i ricordi della notte precedente la travolgevano come un’ondata di acqua gelida, stava lentamente scivolando verso la pazzia, non aveva dubbi… eppure qualcosa dentro di lei le suggeriva che la realtà poteva essere un’altra, che tutte le cose strane che le erano sempre capitane e che erano aumentate da quando era arrivata a Blackwood Hollow potessero essere reali, che tutti i suoi incubi non fossero solo brutti sogni, ma avvertimenti di qualcosa che stava per accadere. La ragazzina non sapeva che fare, la ragione le suggeriva di trovarsi un bravo analista e di farlo in fretta, ma l’istinto le gridava di scavare più affondo e di svelare i misteri della famiglia Morgerstern, Vitani si massaggiò le tempie prendendo un profondo respiro, raramente il suo istinto aveva avuto torto, così decise di affidarsi ad esso, come le aveva detto Ridley, e la prima cosa che doveva fare era trovare Alice Fukuhara per parlare con lei.

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque: La Rocca Oscura ***


Una volta giunti alla fine della Piana i quattro viandanti si fermarono ad osservare il grande castello diroccato che si stagliava davanti a loro ragionando su come procedere
 
-Dovremmo procedere con un attacco frontale, non se lo aspetterebbero mai e il nostro vantaggio è la sorpresa- affermò Jason
 
ma Maysa scosse la testa
 
-È troppo rischioso e poi il sentiero per l’ingresso principale è troppo esposto e potrebbero avvistarci-
 
il cacciatore la guardò in cagnesco e fece per ribattere, ma Jack lo fermò
 
-Cosa proponi allora generale?-
 
-Dovremmo separarci e arrivare alla sala del trono da due lati diversi accerchiandola-
 
-Separati saremmo più deboli- fece notare Endrell
 
-Ma abbiamo più possibilità di riuscire nell’impresa, inoltre tu hai il potere di purificare le Ombre, quindi non saremo in svantaggio- affermò la donna
 
il giovane mago si irrigidì, iniziando a sospettare ci fosse qualcosa che non andava in lui, infondo non aveva mai purificato nessuna Ombra, il massimo che era riuscito a fare era stato rispedirle nel Regno delle Anime e anche in quelle occasioni era stato aiutato da qualcuno o da qualcosa, ma decise di tenere quei dubbi per se, non c’era motivo di far preoccupare anche gli altri,
 
-Certo- mormorò stringendosi nelle spalle
 
-Allora è deciso- affermò Jack -Endrell e io passeremo dall’ingresso a Nord, mentre Maysa e Jason passeranno dalla porta principale-
 
la guerriera e il cacciatore annuirono e si diressero verso l’entrata stando attenti a non farsi vedere dalle Ombre appostate lì vicino, intanto i due maghi si avviarono costeggiando le mura a Nord del castello, in silenzio poiché entrambi erano smarriti nei loro pensieri.
 
-Tu sai come purificare le Ombre, vero?- chiese Jack spezzando il silenzio
 
Endrell si strinse nelle spalle senza rispondere,
 
-Come immaginavo- mormorò Laindéir intuendo la risposta -è una magia complicata e si vede che non sei un mago così esperto-
 
-Tu sapevi farla?-
 
-No ma…-
 
-Ma?-
 
-Ma credo che la Stella del Mattino dovrebbe essere così potente da riuscire a purificare le Ombre anche senza aver fatto pratica-
 
-Temi che io non sia il mago prescelto?- chiese Endrell fermandosi, ormai assalito dai dubbi
 
-Non lo so maghetto…. non lo so-
 
-Sono sicuro di essere io- affermò Endrell cercando di convincere più se stesso che Jack
 
-Ne ero sicuro anche io- mormorò il mago riprendendo a camminare.
 
Osservandolo il giovane uomo notò per la prima volta quanto il suo compagno di viaggio sembrasse vecchio: il leggermente piegato in avanti, le spalle curve, lo sguardo spento e la stretta quasi ossessiva attorno al suo medaglione, anche se non sembrava i secoli passati nel Regno delle Anime, le ferite ricevute durante le innumerevoli battaglie e l’impossibilità di trovare la pace avevano segnato profondamente lo spirito di Jack Laindéir, che stava lentamente scivolando verso l’oscurità. Endrell sospirò domandandosi se anche lui sarebbe diventato così un giorno: un’anima inquieta piena di rimpianti e risentimento verso se stessa e tutto ciò che lo circondava, quella prospettiva lo terrorizzava più dell’idea essere ucciso dal Ladro di Anime e diventare una delle sue Ombre,
 
-Siamo arrivati- affermò Jack, fermandosi a pochi passa da una porticina sfondata coperta da rami di edera secchi
 
-Perché non c’è nessuno a controllarla?- chiese il giovane Morgerstern
 
-Perché il Ladro di Anime è convinto che nessuno sarebbe così stupido da tentare di nuovo di passare per questa strada-
 
-Cosa c’è oltre quella porta?-
 
-Una galleria lunga e buia, dove si nascondono le tue peggiori paure?-
 
-Ci sei già passato?-
 
-Si, una volta, è lì che ho perso Jason…-
 
-Tu cosa hai visto?-
 
-Il Mietitore-
 
Endrell annuì prendendo un profondo respiro
 
-Entriamo-.
 
La galleria era più buia di quanto avesse immaginato il mago, la vista e l’udito erano completamente inutile, così il giovane tentò di affidarsi agli altri sensi: il tanfo di morte misto a muffa era insopportabile, le pareti erano umide, fredde e sembravano stringersi sempre di più attorno ai corpi dei due maghi, come se volessero assorbirli, l’aria si faceva più calda e pesante e sapeva di metallo. Endrell respirava a stento in quel luogo così angusto, accelerò il passo sperando di raggiungere l’uscita più rapidamente, ad un gratto una risata lo fece sobbalzare
 
-Endrell- lo chiamò una voce roca e acuta che il mago tentò di ignorare -è inutile che fai così maghetto- riprese la voce -non puoi ignorarmi io sono nella tua testa-
 
davanti agli occhi del giovane uomo comparve un ragazzino, con sottili capelli biondi, la pelle talmente bianca da sembrare di porcellana, gli occhi di un lilla talmente chiaro da sembrare trasparente e vestito interamente di rosso
 
-Chi sei?- gli chiese Endrell
 
-Non così in fretta giovane mago- affermò il ragazzo ghignando -se vuoi che ti dica chi sono dovrai prima accettare di partecipare al mio gioco-
 
-Quale gioco?-
 
-Ci faremo delle domande, senza barare e rimanendo il più possibile sinceri l’uno con l’altro, altrimenti ci sarà una penitenza-
 
-Che tipo di penitenza?-
 
-Lo scoprirai solo giocando-
 
-E se non volessi giocare-
 
-Allora ti ucciderò e ucciderò anche tua moglie e il tuo bel bambino-
 
-Va bene, accetto-
 
sul volto del ragazzo comparve un ghigno poco rassicurante
 
-Molto bene!- esclamò allegramente -se non ti dispiace inizio io, qual è il tuo nome?-
 
-Endrell James Morgerstern-
 
-Ma che nome stupendo!-
 
-Tu chi sei?-
 
-Io sono Cáel-
 
-Solo Cáel?-
 
-Non barare maghetto, è il mio turno- affermò il giovane, mentre Endrell sentiva un gelido artiglio graffiargli il petto e a stento riuscì a reprimere un’urlo, -oh, oh, pare che qualcuno ha ricevuto la sua prima penitenza- osservò con voce cantilenante
 
il mago si guardò il petto e notò con preoccupazione che la sua camicia stava iniziando a macchiarsi di sangue
 
-Non preoccuparti sarà guarita prima che tu raggiunga la fine della galleria- lo rassicurò Càel -allora, perché sei qui?-
 
-Per fermare il Ladro di Anime- affermò Endrell deciso -tu non sei realmente qui, giusto?-
 
-Perspicace il maghetto, no, non sono realmente qui. Credi davvero di avere qualche speranza contro il grande Ladro?-
 
-No-
 
-Perché?- subito dopo quella domanda dalle labbra del ragazzino provenne un gemito di dolore ed Endrell ebbe la certezza che anche lui aveva ricevuto la sua penitenza
 
-Non è il tuo turno- mormorò -cosa sei?-
 
-Sono un farshee, un messaggero del Mietitore- sussurrò -Perché nutri dei dubbi sulla riuscita della tua impresa?-
 
-Non so purificare le Ombre-
 
-Nessuno sa farlo-
 
-Come lo sai?-
 
-Me lo ha detto il Mietitore, se dovessi fallire come farai a scappare?-
 
-Non scapperò, perché dovrei?-
 
-Perché altrimenti diventerai un’Ombra- un altro lamento seguì le parole di Cáel, confermando ad Endrell che il farshee aveva mentito
 
-Perché hai mentito?-
 
-Perché il Mietitore e la Veggente non sarebbero felici se ti dicessi la verità. Davvero non hai paura di diventare un’Ombra?-
 
-No- Endrell sentì il gelido artiglio infilarsi nella ferita aperta e tracciare un solco ancora più profondo -perché sei qui?- chiese mentre sentiva il petto andargli a fuoco
 
-Per salvarti la vita, vuoi essere salvato?-
 
-Si…- in un attimo Cáel gli fu addosso tenendolo bloccato,
 
Endrell tentò di liberarsi dalla sua presa, ma il ragazzino era sorprendentemente forte, avvicinò le sue labbra all’orecchio del mago e gli sussurrò qualcosa nell’antica lingua
 
-Di queste parole quanto ne avrai bisogno e la tua vita verrà risparmiata- affermò prima di scomparire.
 
Endrell scosse la testa accorgendosi di essere ormai alla fine della galleria, la ferita sul petto gli doleva ancora, ma non sanguinava più, davanti a lui Jack era pallido e sudato,
 
-Te l’ho detto, questo posto è terribile- mormorò aprendo lentamente la porta per non far rumore,
 
-Terribile è un eufemismo…- sussurrò Endrell in risposta
 
Laindéir gli lanciò un’occhiata,
 
-Sei pronto?- domandò
 
-Si- affermò il giovane uomo,
 
i due maghi uscirono allo scoperto e iniziarono a percorrere il lungo corridoio che li avrebbe condotti alla sala del trono. 

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei: Rivelazioni ***


Quando quella mattina Vitani arrivò a scuola era determinata a trovare Alice Fukuhara e a parlare con lei, anche se in realtà non era sicura di quello che le avrebbe detto, di certo non poteva esordire dicendo:
 
Ciao, sono Vitani Blake e il fantasma di mia cugina mi ha detto di cercarti perché tu puoi aiutarmi a svelare i segreti della mia famiglia
 
l’avrebbe sicuramente spaventata e l’avrebbe sicuramente fatta rinchiudere in un manicomio. La ragazzina sospirò sconfortata, come poteva chiedere aiuto ad una persona che nemmeno conosceva sulla base di una cosa che perfino lei faticava ad accettare,
 
-Un penny per i tuoi pensieri- le disse Steve affiancandola
 
-Devo parlare con Alice Fukuhara- mormorò Vi
 
-Di cosa?-
 
-Io…- la ragazzina sospirò nuovamente -non lo so- ammise disperata
 
il ragazzino si parò davanti a lei fermandola
 
-Allora perché ti preoccupa tanto?-
 
-Credo sia una cosa importante…-
 
Steve la guardò confuso
 
-Va bene Tani… che ti sta succedendo?-
 
la ragazzina lo guardò incerta ma alla fine cedette, così tirò l’amico nello stanzino delle scope e chiuse la porta
 
-Mi devi promettere di non rivelare a nessuno quello che ti dirò e soprattutto che non mi prenderai per pazza- disse
 
-Te lo prometto- affermò Steve
 
Vitani prese un profondo respiro e iniziò a parlare raccontando al suo amico tutto quello che le era capitato da quando era arrivata a Blackwood Hollow: dagli incubi, alla paralisi notturna, a tutte le sue allucinazioni fino ad arrivare al gatto parlante e al fantasma di Ridley, più parlava più quello che diceva le sembrava assurdo, come se fosse il deliro di una povera pazza.
 
-Sono tante informazioni da metabolizzare- affermò Steve quando la ragazzina smise di parlare
 
-Pensi che io sia pazza?- gli chiese lei con le lacrime che le inumidivano gli occhi
 
-No, so che può sembrarti assurdo, ma ti credo, inoltre non è nemmeno la cosa più assurda che sento in questi giorni, insomma proprio ieri abbiamo assistito ad un raduno di Druidi-
 
-Un raduno di cosa?-
 
-Druidi, ci sono tante cose che devi sapere su questa città è i suoi abitanti, ma questo non è né il momento ne il luogo adatto-
 
-Forse sei tu il matto…- mormorò la ragazzina facendo ridacchiare l’amico
 
-Non direi… ma ora concentriamoci su quello che devi fare adesso: parlare con Alice Fukuhara e dirle quello che hai detto a me- le rispose il giovane
 
-Ok…-.
 
I due ragazzi uscirono dallo stanzino dove si erano rinchiusi e si sorpresero nel vedere che il corridoio era ormai deserto, probabilmente la campanella era suonata senza che loro se ne accorgessero,
 
-Allora, dove la troviamo Alice Fukuhara?- chiese Vitani,
 
-A pranzo lei di solito si siede infondo alla sala, non le piace stare in mezzo alla gente, quindi sarà sicuramente da sola, ma per ora andiamo in classe, mia madre sa che ho saltato le lezioni pomeridiane ieri e non posso saltarne altre- affermò Steve
 
così i due ragazzi si salutarono e si diressero verso le rispettive aule.
Come era prevedibile Vitani non riuscì a concentrarsi molto quel giorno, mille domande le affollavano la mente: cosa voleva dire Steve con la sua affermazione? Perché non l’aveva presa per pazza? Come sapeva tutte quelle cose? Era forse un mago anche lui? Vitani non lo sapeva, ma aveva un disperato bisogno di scoprirlo, così quando suonò la campanella che finalmente segnava la fine delle lezioni mattutine e l’inizio della pausa pranzo la giovane schizzò fuori dalla classe e si diresse verso la mensa determinata a trovare Alice Fukuhara. Steve era già arrivato e la aspettava davanti all’ingresso della mensa assieme a Dan,
 
-Ehy bionda- le sorrise quest’ultimo
 
-Ciao Dan- rispose la ragazzina abbozzando un sorriso -come ti senti?-
 
-Ancora un po’ confuso, Steve mi ha raccontato quello che è successo ieri… ma non mi e tutto chiaro, ma credo di doverti ringraziare per essermi venuto a cercare- disse
 
-Figurati… ma mi devi una spiegazione Dan…-
 
-La avrai a tempo debito…- mormorò il ragazzino
 
-Vi- la richiamò Steve -Alice è al suo solito tavolo- le disse
 
la giovane annuì e si diresse verso la ragazza dai tratti orientali che era seduta infondo alla mensa da sola, i capelli corvini erano legati in una treccia che le ricadeva morbidamente su una spalla, gli occhi scuri erano cerchiati da profonde occhiaie, come se anche lei avesse passato la notte in bianco. Quando Vitani si accomodò davanti a lei assieme a Steve e Daniel Alice non riuscì a nascondere lo sguardo sorpreso
 
-Cosa vi serve?- chiese appoggiando la forchetta,
 
Tani prese un profondo respiro
 
-Sei Alice Fukuhara, giusto- le chiese titubante
 
-Si…-
 
-Ho bisogno di aiuto…  e so che tu puoi darmelo-
 
-Senti ragazzina, io non do ripetizioni-
 
-Non è per le ripetizioni… il mio nome è Vitani Blake e ieri notte durante un assurdo sogno lucido il fantasma di mia cugina mi ha detto di venirti a cercare- mormorò sentendosi una pazza
-Come si chiamava tua cugina?- le chiese Alice guardandola seriamente
 
-Ridley Morgerstern-.
 
 
 
💎
 
Alice condusse i tre ragazzini in un’aula vuota affermando che qualunque cosa volesse dirle Vitani non doveva essere sentita da orecchie indiscrete,
 
-Allora- esordì chiudendo la porta -come sei entrata al Weig?-
 
-Ho aperto il cancello-
 
-Non è possibile- mormorò Alice,
 
Vitani lanciò uno sguardo confuso a Steve e Daniel che la guardavano sorpresi
 
-Perché dice che non è possibile?- domandò
 
-Quel posto è sigillato con la magia da un anno ormai… è sotto il dominio di un’Anima Bianca, nessuno entra senza invito…- le spiegò Steve torcendosi le mani
 
-Nessuno mi ha invitata, quello stupido gatto ha detto che bastava che spingessi il cancello-
 
-Ok Vitani, ora raccontami tutto dall’inizio- affermò Alice,
 
e la ragazzina lo fece, per la seconda volta in quella giornata si ritrovò a raccontare come stesse impazzendo, delle sue allucinazioni, dei suoi orribili incubi, delle paralisi notturne e della assurda notte che aveva appena passato, temendo che ascoltando quel racconto una delle tre persone presenti potesse davvero prenderla per pazza,
 
-Wow…- mormorò Alice quando la ragazzina si fermò 
 
-Lo so, è una pazzia- affermò Vi abbassando lo sguardo
 
-Non lo è, mi sorprende solo che tu ci abbia messo tanto a capirlo- replicò Alice incrociando le braccia al petto
 
-Cosa?-
 
la ragazza sospirò
 
-Vedi… come avrai notato Blackwood Hollow non è una cittadina come le altre- iniziò Alice, -qui sono sempre accadute cose strane e sempre ne accadranno, ma tutto questo a tutto questo c’è una spiegazione- la ragazza prese un profondo respiro -per quanto possa sembrarti assurdo Blackwood Hollow è stata fondata vicino all’ingresso di un portale per un’altra dimensione, se così vogliamo definirla, chiama Regno delle Anime.-
 
Vitani senti le gambe cedere sotto il suo peso e crollò seduta su una sedia lì accanto,
 
-Forse la pazza non sono io…- mormorò
 
Steve le si sedette accanto e prese le mani tra le sue
 
-Vi lo so che per te deve essere difficile da accettare, ma dopo quello che hai visto ieri…-
 
-Io non lo so cosa ho visto ieri- sbottò la ragazzina
 
-Hai visto l’iniziazione in una Congrega di druidi- le rispose Dan stringendosi nelle spalle
 
-Quindi tu sei un druido- affermò Vitani furiosa -mi sembra ovvio, tu sei un druido, io sono una strega, Ridley è un’Anima Bianca e voi cosa siete?!- chiese rivolta a Steve e Alice
 
-Un’alchimista…- mormorò il ragazzo
 
-Una chimera- rispose la ragazza
 
-Ovviamente e cosa sarebbero?- domandò ancora Vitani mentre sentiva la testa che le scoppiava
 
-Un’alchimista è un mago che si specializza nella lavorazione dei metalli e nella creazione di talismani, amuleti, scettri e bacchette, mentre una chimera è una creatura del Regno delle Anime in parte umana e in parte Anima Bianca, il nostro compito è proteggere le anime buone dalle Ombre e altre cose… esistono diversi accessi per il Regno delle Anime in tutta Europa, e generalmente sono sorvegliato anche da una Congrega di streghe… come quella dei Morgerstern-le spiegò Alice tranquillamente
 
-È assurdo- ripetè Vitani passandosi una mano tra i capelli mentre l’altra stringeva ancora quella di Steve -a voi non sembra assurdo?-
 
-Sono cose che sappiamo da sempre- le disse il ragazzino
 
-Mi scoppia la testa- mormorò
 
-È comprensibile…- la consolò Alice
 
-Perché sta succedendo tutto questo? Tutti gli incubi, le allucinazioni…- chiese Vi disperata
 
-I poteri delle streghe derivano direttamente dal Regno delle Anime e più si allontanano dal passaggio per accedervi, il Velo, più la loro magia si affievolisce, certo più è potente la strega più i suoi poteri rimarranno intatti anche a grandi distanze. Tu hai sempre avuto questi incubi, giusto?- le spiegò Alice
 
Vitani annuì
 
-È perché sei molto potente-
 
-Ma prima non erano così… vividi… si sono intensificati da quando sono qui…- mormorò
 
-È normale, i tuoi poteri si stanno risvegliando dopo essere stati assopiti per molto tempo, devi solo imparare a gestirli- la tranquillizzò Alice
 
-Come imparo?- chiese Vitani ormai esasperata
 
-Io, Steve e Alice possiamo insegnarti le basi, possiamo insegnarti come controllare i tuoi incubi, ma per il resto dovremo trovarti una vera strega che ti addestri- le disse Dan appoggiandole una mano sulla spalla.
 
💎
 
 
Mentre quel pomeriggio Vitani tornò a casa la conversazione che aveva avuto con Steve, Dan e Alice continuava a risuonarle nella mente e dentro di lei la ragazzina sentiva montare la rabbia, se quello che le avevano detto era vero voleva dire che tutti i membri della sua famiglia le avevano sempre mentito, sua nonna, Ridley, sua madre, i suoi zii, tutti! E James ed Emily? Anche loro erano maghi? Anche loro le avevano mentito? E sua zia Violet? Si era allontanata dalla famiglia dopo la morte di Ridley, era forse perché non apprezzava le pratiche magiche? Vitani non lo sapeva, l’unica cosa di cui era certa era che Lucas Morgerstern era un mago e probabilmente molto potente… e forse lui poteva aiutarla a sviluppare e controllare i suoi poteri. Quando la ragazzina varcò la soglia della casa si sorprese nel vedere sua madre seduta sulla poltrona a leggere con la gatta Marielle sulle gambe,
 
-Ciao tesoro- le disse sorridendo
 
ma la ragazzina le lanciò un’occhiata di fuoco
 
-Quando pensavi di dirmelo?!- chiese
 
-Dirti cosa?- le domandò la donna confusa
 
-Lo sai benissimo!-
 
-Vi… di cosa parli?-
 
-Parlo del fatto che siamo streghe!- sbottò la ragazzina, accorgendosi che si stava lentamente abituando all’idea -Parlo del vero motivo per cui è morta Ridley, dei gatti parlanti e di tutte le stranezze che ci sono a Blackwood Hollow!-
 
la donna sospirò chiudendo il libro
 
-Vitani, probabilmente hai la febbre, stai delirando- mormorò alzandosi e andando verso la figlia per sentirle la temperatura,
 
ma Vitani si allontanò facendo un passo indietro
 
-Tu puoi anche continuare a fingere, puoi anche continuare a mentirmi, ma io so la verità! Tutte le cose strane che ho visto da quando siamo qui stanno accadendo per un motivo e tu avresti potuto dirmelo, avresti potuto darmi una spiegazione! Ma hai preferito mentire e continui a farlo!- affermò furiosa mentre lacrime di rabbia le colavano lungo il volto,
 
a quel punto Alexa prese un profondo respiro rassegnata, ormai sua figlia sapeva la verità
 
-Avevo delle buone ragioni per farlo… e sinceramente speravo che tu fossi nata senza magia…- mormorò
 
-Sai una cosa?- sussurrò Vitani -non mi interessa- affermò uscendo per dirigersi verso il bosco.

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette: La Signora dei Fiori ***


La Rocca del Ladro di Anime era molto più grande di quanto apparisse esteriormente: i corridoi si intrecciavano tra loro come fanno i fili di un gomitolo, le scale a chiocciola si inerpicavano lungo le torri, ma senza portare a nulla, ogni porta varcata conduceva in una stanza uguale alla precedente e dei rampicanti ormai quasi secchi coprivano interamente il pavimento, le mura e le finestre rendendo difficile camminare.
Tuttavia Jack avanzava con passo svelto e sicuro, lo sguardo fiero e determinato puntato dritto davanti a se, il medaglione stretto nella mano sinistra tenuto in alto per illuminare la strada davanti a lui e scoraggiare qualunque cosa avesse tentato di attaccarlo. Endrell arrancava dietro di lui incespicando tra i rampicanti, il petto gli bruciava ancora dopo l’incontro con il farshee, era come se potesse ancora sentire quel gelido artiglio squarciargli la pelle, mentre la risatina malefica del messaggero del Mietitore gli riempiva le orecchie. Quando il giovane mago inciampò per l’ennesima volta osservò il suo compagno di viaggio frustrato
 
-Jack!- sbuffò mentre cercava di liberarsi il piede dalla presa di un rampicante che sembrava leggermente più vivo degli atri
 
Laindéir si fermò a sua volta
 
-Che succede ragazzino?- chiese voltandosi verso di lui
 
-Rallenta, non riesco a stare al tuo passo…- affermò mentre finalmente si liberava dalla pianta
 
il mago sbuffò esasperato
 
-I vivi sono così pesanti- borbottò mentre si appoggiava al muro attento a non toccare i rampicanti -e fa attenzione con quel povero arbusto! Rischi di farle male!- aggiunse con un ringhio
 
-Farle male?- ripetè Endrell confuso
 
-Lascia perdere- sospirò Jack -solo… non toccare i rampicanti…- mormorò riprendendo a camminare.
 
Avanzarono per quelle che al giovane Morgerstern sembrarono ore, avvolti nel più totale silenzio, i sensi dei due maghi erano tutti in allerta, con i muscoli tesi, pronti a scattare ad ogni rumore sospetto, ma stranamente non incontrarono nessuna Ombra ad intralciare il loro percorso; intanto i rampicanti diventavano sempre più fitti e proseguire era sempre più difficile, tanto che più di una volta furono costretti a cambiare strada perché il corridoio era completamente bloccato. All’ennesimo passaggio invalicabile Endrell sbuffò frustrato e Jack sospirò esausto,
 
-Va bene, fermiamoci per un po’- mormorò quest’ultimo avvicinandosi alla parete di rampicanti mentre il compagno si sedeva a terra,
 
-Non avrei mai immaginato che la fortezza del Ladro di Anime fosse invaso dalle piante- mormorò il giovane Morgerstern appoggiando la testa al gelido muro,
 
Laindéir sospirò pesantemente
 
-La prima volta che ci sono stato non era così…- rispose accarezzando dolcemente -era molto più pericoloso, c’erano Ombre appostate in ogni anfratto e piccoli gnomi maligni che tentavano di strapparci la carne dalle ossa-
 
-E cosa è cambiato?- domandò Endrell incuriosito
 
-Le piante…- mormorò Jack
 
il giovane mago guardò confuso il compagno di viaggio, ma non chiese altro, essendo troppo stanco per indagare oltre.
Il silenzio che era calato sui due maghi veniva spezzata esclusivamente dai mormorii di Jack che continuava a canticchiare una melodia nell’Antica Lingua,
 
-Come staranno Jason e Maysa?- chiese Endrell improvvisamente staccandosi dal muro,
 
-Se la caveranno… Jason è già stato qui e Maysa è il generale delle Chimere, staranno benissimo- rispose Laindéir senza guardarlo,
 
-Immagino di si…-
 
-Ti sei riposato abbastanza, ripartiamo- aggiunse Jack allontanandosi dal rampicante.
 
I due maghi imboccarono il primo corridoio davanti al loro, si trattava di un lungo passaggio stretto e umido: gli arbusti verdi e resistenti occupavano le pareti coprendo completamente i muri e le finestre mentre delle goccioline di condensa si formavano sui rampicanti e il fiato dei due maghi formava piccole nuvole di vapore,
 
-Endrell… hai per caso incontrato una banshee o un farshee nella galleria che abbiamo attraversato per entrare?- chiese improvvisamente Jack voltandosi a guardarlo
 
il giovane uomo aggrottò la fronte
 
-Perché me lo chiedi?-
 
-Perché un incontro con uno di loro non è mai una buona cosa, sono i messaggeri del Mietitore, è generalmente un loro visita preannuncia una maledizione imminente-
 
-Tu ne hai mai incontrato uno?-
 
-Io no, ma Lyra si, proprio nella galleria che abbiamo attraversato per entrare-
 
-Che le ha detto?-
 
-Le diede un incantesimo che si rivelò una maledizione-
 
-Che tipo di maledizione?-
 
-Lyra è legata al Ladro di Anime-
 
-In che modo?-
 
-Non lo so, l’unica cosa di cui sono certo è che dopo che ho parlato con la Banshee sono comparsi questi rampicanti attorno alla Rocca Oscura- spiegò Laindéir -ma ora rispondi alla domanda: hai incontrato un messaggero del Mietitore?-
 
-Si, era un Farshee-
 
Jack si voltò verso di lui guardandolo preoccupato
 
-Che ti ha detto?!-
 
-Ha voluto fare un gioco, domande e risposte-
 
-Non ti ha detto altro?-
 
-No- mentì Endrell mentre gli risuonava nella testa l’incantesimo che il Farshee gli aveva sussurrato nella galleria
Laindéir sospirò sollevato
 
-Bene… non c’è da fidarsi dei messaggeri del Mietitore, perché anche se lavorano per la Morte in persona sono pur sempre fate e folletti e come tutti i membri del Piccolo Popolo sono infidi e nonostante quello che dicono possa sembrare d’aiuto spesso raccontano solo menzogne per divertirsi a spese degli altri- affermò
 
il mago annuì
 
-Lo so… conosco le storie sul piccolo popolo…-
 
Jack appoggiò saldamente le mani sulle spalle del giovane uomo guardandolo seriamente,
 
-Promettimi di non usare mai quell’incantesimo, nemmeno se ne andasse della tua stessa vita… ok?-
 
-Si va bene-
 
-Devi prometterlo! Avanti fallo!-
 
Endrell guardò il mago davanti a lui, in quel momento appariva sia come un bambino spaventato che come un giovane uomo provato dalle molteplici perdite e dai troppi anni passati nel Regno delle Anime,
 
-Prometto- mormorò il giovane Morgerstern con tono pacato tentando di tranquillizzare il compagno di viaggio.
 
💎
 
Nel frattempo Maysa e Jason erano quasi giunti alla sala del trono.
Avevano seguito i rampicanti camminando rapidamente e senza emettere un suono, durante il tragitto avevano incontrato poche Ombre, ma le avevano eliminate senza fatica,
 
-Sai cosa mi ha sempre incuriosito?- esordì ad un tratto Maysa spezzando il silenzio che li avvolgeva,
 
-Non mi interessa- rispose gelidamente Jason
 
-Le storie che girano attorno alla Signora dei Fiori- proseguì la Chimera imperterrita -è una vera e propria leggenda, si dice che sia per merito suo se tu e Laindéir siete riusciti a lasciare questo posto senza un graffio-
 
-È vero- fu la risposta appena udibile del cacciatore,
 
-Cosa è successo?-
 
-Ho perso una persona cara per colpa di una Banshee…- affermò Jason
 
-Tutti abbiamo perso qualcuno Coleridge, non hai idea di quante sorelle ho perso a causa di Banshee, Farshee, Ombre o schifosi vermi ribelli come te- rispose secca Maysa,
 
-Bene, quindi evitiamo di parlarne e chiudiamo questa storia-
 
-Bene- borbottò la Chimera accarezzando distrattamente i rampicanti sui muri.
 
Maysa e il cacciatore continuarono a camminare in silenzio per un po’, il corridoio si allargava sempre di più sfociando in una grande sala circolare: i mobili erano neri, ricoperti di polvere, il pavimento in marmo era coperto di chiazze di sangue secco, i muri e le finestre erano completamente coperti da grossi rampicanti verdi su cui erano fioriti diversi gigli arancioni luminosi che aumentavano man mano che si avvicinavano al fondo della stanza è proprio lì vi era un trono di pietra coperto di fiori su cui sedeva un uomo alto e scheletrico, il volto appuntito incorniciato da folti capelli rossicci, gli occhi scavanti cerchiati da profonde occhiaie violacee, la pelle talmente chiara da essere quasi trasparente e le braccia e il collo coperto da tatuaggi rossi: il Ladro di Anime.
Alle spalle del trono, appoggiata alla parete e quasi completamente assorbita da dai rampicanti c’era una donna con lunghi capelli rossi, ricci, sul volto dal colorito cadaverico spiccavano diverse efelidi, gli occhi erano serrati, l’espressione era tesa sofferente, la fronte era imperlata di sudore, le vene erano gonfie e nere e il suo corpo dal torace in giù era diventato parte dei rampicanti, come le braccia.
Jason e Maysa si fermarono a pochi passi dall’ingresso, mentre Jason e Endrell entravano da una delle porte laterali,
 
-Lyra…- mormorò Laindéir guardando la donna dai capelli rossi,
 
l uomo sul trono spostò gli occhi prima sui due maghi e poi sul cacciatore e la chimera
 
-Il figlio al prodigo è tornato- affermò osservando Jason -devo ammettere che non immaginavo che il mio incantesimo avesse avuto un effetto così particolare su di te, avrei dovuto tenerti con me-
 
in risposta Coleridge estrasse la katana dal fodero pronto ad attaccare, ma l uomo aveva già perso interesse per lui e aveva spostato il suo sguardo su Jack che continuava a fissare Lyra con occhi sgranati,
 
-E c’è anche il mio mago preferito- affermò con un ghigno
 
dalle labbra di Laindéir si liberò un profondo ringhio
 
-Oh non dirmi che sei qui per tentare di nuovo di uccidermi, l’ultima volta non per te non è finita molto bene-
 
-Non io- ringhiò il mago facendo un passo avanti -ma lui- affermò indicando Endrell che fino a quel momento era rimasto in disparte a studiare la situazione.
 
Lo sguardo del Ladro di Anime si spostò rapidamente sul mago, squadrandolo come farebbe un bambino con un nuovo giocattolo,
 
-Interessante- mormorò protendendosi verso di lui -chi dovresti essere, biondino?- chiese tranquillamente
 
il giovane uomo sentì il sangue gelarsi nelle vene, mentre gli occhi vuoti del Ladro di Anime lo inchiodavano al pavimento, impedendogli ogni movimento e mozzandogli il respiro
 
-Allora maghetto? Chi sei?- ripetè l uomo sul trono
 
-Il mio nome è Endrell Morgerstern e…-
 
-Morgerstern?- lo interruppe il Ladro di Anime -Sai cosa vuol dire il tuo nome non è vero?-
 
-Si- rispose Endrell gelidamente
 
-Quindi suppongo che tu sia qui per uccidermi- affermò alzandosi elegantemente dal trono e muovendo qualche passo verso il giovane mago che non disse nulla,
 
mentre il Ladro di Anime si avvicinava sempre di più a lui, fino ad arrivare ad un palmo dal suo volto
 
-Suppongo che tu possa provarci- affermò ghignando,
 
in un attimo i suoi tatuaggi si illuminarono di una tetra luce luce bianca e colpí con forza il petto di Endrell che venne sbalzato oltre la porta da cui era entrato.
La battaglia ebbe inizio.
Centinaia di Ombre invasero la sala del trono travolgendo Jack, Jason e Maysa, mentre il Ladro di Anime lasciava la stanza con passo lento e calcolato per raggiungere il giovane Morgerstern che si stava rialzando a fatica con una profonda bruciatura che gli si stava formando sul petto dove il Ladro di Anime lo aveva colpito. Lentamente Endrell si rimise in piedi appoggiandosi alla parete accanto a lui,
 
-Allora giovane mago, vediamo che sai fare- affermò l’uomo fermandosi proprio davanti a lui,
 
il mago prese un respiro profondo e scagliò contro il suo avversario con il suo incantesimo più potente, ancora e ancora, ma senza successo, il Ladro di Anime continuava a bloccare i suoi incantesimi schernendolo e colpendolo a sua volta,
 
-È il meglio che sai fare?- chiese mentre il giovane Morgerstern si rialzava per l’ennesima volta con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore e sangue,
 
-Mi sto solo scaldando- rispose Endrell rimettendosi in posizione di difesa, pronto per il prossimo attacco.
 
Intanto nella sala del trono Jack, Jason e Maysa non erano in condizioni migliori, non importava quante Ombre abbattessero, quelle continuava a moltiplicarsi.
Laindéir usava tutti gli incantesimi di cui era a conoscenza, spesso attingendo al potere del suo medaglione, non gli importava quante energie sprecasse, aveva un solo obbiettivo: raggiungere Lyra e staccarla dal muro prima che fosse troppo tardi.
Jason combatteva fianco a fianco con Maysa, abbattendo più Ombre possibile, ma senza riuscire a spianarsi la strada per raggiungere Jack o Endrell,
 
-Sono troppi! Dobbiamo andarcene di qui!- esclamò la Chimera mentre trafiggeva l’ennesima Ombra,
 
-Non senza Jack- le urlò di rimando -e lui non se ne andrà senza Lyra-
 
Maysa lanciò una rapida occhiata al mago che con tutte le sue forze combatteva per raggiungere la donna dietro al trono,
 
-E va bene!- sbottò decapitando un’Ombra davanti a lei -Creerò un diversivo, ma avrai pochissimo tempo per raggiungere il tuo amico… e poi dovrete cavarvela da soli-
 
prima che Jason potesse replicare la Chimera si accucciò a terra posando entrambi le mani sul gelido pavimento mormorano qualcosa nell’Antica Lingua, la terra iniziò a tremare, per un attimo le Ombre divennero nulla di più di semplici sagome sfocate e incorporee e approfittando del momento di confusione Coleridge e Laindéir raggiunsero di corsa il trono.
La battaglia tra Endrell e il Ladro di Anime proseguiva senza sosta, il giovane mago era sfinito, nessuno dei suoi incantesimi sembrava avere effetto e ormai era a corto di idee, mentre il suo avversario sembrava diventare più forte ogni secondo che passava, così con una mossa disperata tentò di rientrare nella sala del trono, ma due Ombre gli sbarrarono la strada mentre il Ladro di Anime gli si avvicinava
 
-Sai ragazzino Jack è stato una delusione certo, ma tu… tu sei talmente patetico che non vale nemmeno la pena di lasciarti in vita- affermò mentre i suoi tatuaggi si illuminavano,
 
ma prima che potesse lanciare un qualsiasi incantesimo contro Endrell alcuni rampicanti si staccarono dalla parete avvinghiandosi attorno alle gambe del mago oscuro, che lanciò un urlo frustrato e afferrò con tutte le sue forze la pianta che divenne nera, secca e priva di vita. Il Ladro di Anime non lasciò la presa fino a che tutti i rampicanti non furono tutti anneriti e dalla sala del trono provenne un grido agghiacciante. Approfittando della sua distrazione Endrell eliminò le due Ombre che gli bloccavano la strada e irruppe nella stanza adiacente dove i suoi alleati si erano rifugiati dietro il trono: Jason con la spada sguainata abbatteva più Ombre possibili, Jack era chinato a terra e stringeva tra le braccia il corpo senza vita di Lyra, Maysa invece si trovava a pochi passi di distanza dal trono era stata sopraffatta da diversi nemici che stavano sbranando ciò che rimaneva del suo corpo.
Da un lato le Ombre, assetate di sangue, dall’altro il Ladro di Anime determinato ad ucciderlo, Endrell era accerchiato. Il giovane mago riuscì a stento a raggiungere il trono, quando fu lì era quasi senza forze,
 
-Qual è la prossima mossa- gli chiese Jason esausto,
 
-Non lo so- rispose Endrell ergendo uno scudo attorno a loro
 
-È finita…- mormorò Jack stringendo a se il corpo di Lyra -non c’è modo di lasciare questo posto… non in vita almeno…-
 
nella mente di Endrell risuonarono le parole del Farshee:
 
-No- Endrell sentì il gelido artiglio infilarsi nella ferita aperta e tracciare un solco ancora più profondo -perché sei qui?- chiese mentre sentiva il petto andargli a fuoco
 
-Per salvarti la vita, vuoi essere salvato?-
 
-Si…- in un attimo Cáel gli fu addosso tenendolo bloccato,
 
Endrell tentò di liberarsi dalla sua presa, ma il ragazzino era sorprendentemente forte, avvicinò le sue labbra all’orecchio del mago e gli sussurrò qualcosa nell’antica lingua
 
-Di queste parole quanto ne avrai bisogno e la tua vita verrà risparmiata- affermò prima di scomparire.
 
Il giovane mago scosse vigorosamente la testa scacciando quei pensieri, ma Jack lì carpì comunque,
 
-Fallo- mormorò
 
-Cosa?- chiese Endrell
 
-Fallo, lancia l’incantesimo del Farshee, per noi è troppo tardi, ma tu devi salvarti, sei l’unico a poter fermare il Ladro di Anime… non puoi morire, non adesso-
 
la barriera creata dal giovane Morgerstern si stava infrangendo, c’era poco tempo per pensare,
 
-Non vi posso lasciare qui- mormorò mentre lo scudo andava in pezzi,
 
-Coraggio maghetto non ti resta molto tempo- affermò Coleridge rimettendosi in posizione d’attacco
 
anche Jack si alzò pronto a combattere
 
-Va, ti copriamo noi…- mormorò,
 
Endrell prese un profondo respiro e pronunciò le parole che il Farshee gli aveva sussurrato nella galleria, lentamente i suoi alleati, le Ombre, il Ladro di Anime, il castello e tutto il Regno attorno a lui vennero avvolti da una tenue luce bianca, i contorni si fecero sfocati e l’ultima cosa che il giovane mago riuscì a vedere fu il volto di una donna vestita di nero, con folti capelli rossi e ricci intrecciati con splendidi gigli arancioni dal pistillo blu.

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto: L’Anima Bianca della foresta ***


Vitani continuò a correre per il bosco finché non rimase senza fiato.
Guardandosi attorno la ragazzina notò che si era allontanato parecchio da casa sua e era finita in una zona del bosco che non conosceva: le fronde degli alberi, che si intersecavano  tra loro, oscuravano il sole già pallido a causa delle nubi, l’erba alta e umida era avvolta da una fine nebbiolina, il vento ululava smuovendo le fronde degli alberi e suonando una macabra melodia, grandi nuvole nere oscuravano l’orizzonte e l’aria era carica di elettricità, segno che si stava preparando una violenta tempesta. Vitani sospirò sedendosi, iniziando a strappare sottili fili d’erba mentre le lacrime le inumidivano gli occhi e le rigavano il volto, sentiva come se tutto il mondo le fosse crollato addosso, la sua famiglia le aveva mentito, sempre, dal momento in cui era nata, non si era mai sentita peggio. Con un gesto rabbioso Vitani si asciugò le lacrime e iniziò a rigirarsi tra le mani un filo d’erba mentre la nebbia diventava sempre più fitta; una folata di vento fece rabbrividire la ragazzina, forse era il momento di tornare a casa, anche se non ne aveva alcuna voglia, si alzò lentamente, ma guardandosi attorno Vi si accorse che non ricordava da quale sentiero fosse arrivata,
 
-Cazzo- imprecò prendendo il telefono dalla tasca della giacca, magari Steve poteva mandare qualcuno a cercarla,
 
ma ovviamente il cellulare non prendeva.
La ragazzina si passò una mano tra i capelli mentre il panico si impadroniva lentamene di lei, cosa poteva fare? Si era allontanata troppo da casa sua senza fare attenzione alla strada e ora era persa nel bosco, senza sapere dove andare, era stata una vera stupida! Nuova lacrime di frustrazione iniziarono a rigarle il volto, ma Vitani le asciugò con rabbia non era stanca di continuare a piangersi addosso, doveva reagire. Come prima cosa doveva tornare a casa, poi avrebbe chiesto spiegazioni alla sua famiglia; così la ragazzina scelse una direzione a caso e imboccò la strada senza pensarci troppo.
Intanto le grandi nuvole nere avevano oscurato completamente il cielo pomeridiano rendendo il bosco ancora più oscuro e inquietante e un vento gelido si era alzato da nord sferzando Vitani che rabbrividiva stringendosi nella sua giacca. La ragazzina vagò nella foresta per quelle che le sembrarono delle ore, la foresta sembrava senza fine e più camminava più le sembra di allontanarsi da casa sua,
 
-Ti sei persa, signorina?- le chiese una vocina stridula alle sue spalle facendola sobbalzare,
 
Vitani si guardò attorno in cerca di chiunque avesse parlato, ma a parte lei sembrava non esserci nessuno nella foresta,
-Alza lo sguardo signorina, sono proprio davanti a te- affermò il suo interlocutore.
 
Vitani sollevo gli occhi fino sul ramo dell’albero difronte a lei, sul quale era appollaiato un piccolo pettirosso che la osservava divertito
 
-Salve- le disse l’uccellino
 
-Non è possibile- mormorò la ragazzina
 
-Cosa non è possibile signorina?-
 
-Tu parli-
 
-Certo che parlo, perché ti stupisce tanto?-
 
-Sei un pettirosso-
 
-Lo so signorina, trovi normale che un gatto possa parlare ma ti sembra strano che possa farlo anche un pettirosso?-
 
-Non trovo normale che un gatto possa parlare, nessun animale dovrebbe parlare!-
 
-Infatti molti di loro non parlano, solo i guardiani dell’oltretomba possono farlo-
 
-I guardiani dell’oltretomba?-
 
-Si, animali che, come le streghe, prendono forza e magia dal Regno delle Anime-
 
-Tutta questa situazione sta diventando sempre più assurda- sospirò Vitani, poi tornò a guardare il pettirosso -come sai che so che i gatti possono parlare e che so delle streghe?- chiese aggrottando le sopracciglia
 
-È molto semplice signorina: da quando sei arrivata a Blackwood Hollow ogni creatura magica ha capito chi eri e ieri Loki ce ne ha dato conferma quando ti ha portata al Weig-
 
Vitani si limitò a guardare il pettirosso con diffidenza
 
-Ora seguimi signorina, ti condurrò fino alla tua casa- cinguettò l’uccellino,
 
ma prima che potesse alzarsi in volo Loki balzò sull’albero e gli spezzò il collo.
La ragazzina guardò il felino inorridita
 
-Perché lo hai fatto?!- strillò
 
-Non sai proprio nulla delle creature magiche Vitani?-
 
-Non direi-
 
-I pettirossi, o come gli piace farsi chiamare “i guardiani dell’oltretomba” sono spie del Ladro di Anime, gli sussurrano ogni tua mossa e quello che ho appena ucciso probabilmente ti avrebbe portato da lui, o peggio-
 
la giovane sbuffò
 
-Quindi che dovrei fare? Diffidare di ogni essere vivente che mi capita di vedere?-
 
-Si- affermò il gatto lasciando cadere a terra la sua preda
 
-Soprattutto di pettirossi e ratti-
 
-Anche i ratti lavorano per il Ladro di Anime?-
 
-Non sempre, ma sono veramente disgustosi-
 
Vitani si strinse nelle spalle
 
-Va bene… ora puoi dirmi come torno a casa?-
 
-Ti accompagnerò io, ma non subito-
 
-Perché?-
 
-Voglio farti conoscere una persona-
 
-Chi?-
 
-Lo scoprirai solo seguendomi- affermò Loki scendendo con eleganza dall’albero e incamminandosi tra gli alberi,
 
Vitani sbuffò per l’ennesima volta e seguì il felino.
Camminarono per quelle che alla ragazzina sembrarono ore, senza soste, andando sempre più in profondità, il sentiero era ormai scomparso fagocitato dalle radici degli alberi che si ammassavano le une sulle altre rendendo difficile il passaggio, i rami erano talmente fitti da non lasciar passare nemmeno un pallido raggio di sole, l’aria era umida e si poteva chiaramente sentire il borbottio di un ruscello; Vitani procedeva lentamente, inciampando su ogni radice sporgente, mentre la foresta si infittiva sempre di più, come se non avesse fine.
 
-Loki- sbottò esasperata quando prese l’ennesima storta alla caviglia,
 
il gatto si fermò a guardarla con aria annoiata,
 
-Cosa c’è ragazzina?-
 
-Quanto manca?-
 
-Non molto, la persona che stiamo cercando è qui vicina-
 
-Cosa vuol dire non molto?!-
 
-Vuol dire esattamente quello che ho detto!- ringhiò Loki -Ma fossi in te non perderei troppo tempo a cercare di capire quanto ci vorrà, quando saremo arrivati te ne accorgerai- aggiunse riprendendo a camminare,
 
Vitani sospirò esausta e lo seguì.
Camminarono ancora, fino a raggiungere una radura circolare, la terra sterile era coperta di cenere bianca che arrivava fino al limitare del bosco e al centro della piana c’era un grande salice con il tronco perlaceo e le foglie rosse come il sangue da cui pendevano gigli arancioni con i pistilli blu che mandavano una fioca luce dorata,
 
-Ho già visto quei fiori…- mormorò Vitani -da dove vengono?-
 
-Sono i gigli delle Veggenti, si narra che quando nacque la magia la prima Veggente passò alcuni dei suoi poteri a questo fiori per concederli ai maghi normali- le disse Loki
 
-E perché sono qui?-
 
-Queso io non lo so, ma sono sicuro che la persona che devi incontrare potrà darti una risposta-
 
-Dove sarebbe questa persona-
 
-Ti aspetta vicino al salice, tu vai, io ti aspetto qui e controllerò che nessuno venga a darti fastidio-
 
-Va bene…- rispose Vitani incerta avviandosi nella radura,
 
avvicinandosi al grande salice notò che in piedi accanto al tronco vi era una figura femminile che si confondeva perfettamente con l’albero: il lungo abito medioevale era candido, i lunghi boccoli vermigli scendevano dolcemente sulle spalle e attorno ai fianchi della donna e intrecciati a essi vi erano centinaia di gigli arancioni, un sorriso gentile increspava le labbra della sconosciuta e i suoi profondi occhi azzurri trasmettevano una dolcezza unica nel suo genere.
Vitani si fermò davanti a lei
 
-Salve- mormorò giocando nervosamente con l’orlo della giacca
 
il sorriso della donna si allargò
 
-Salve- rispose -io sono Lyra Blackwood e per me è un vero onore conoscerti mia cara-
 
-Lei sa chi sono?- domandò la ragazzina diffidente 
 
-Sei Vitani Elizabeth Blake, sei arrivata fin qui da una terra lontana e stai scoprendo i tuoi poteri-
 
-Come sa tutte queste cose?!-
 
Lyra colse un giglio dal salice
 
-Questi gigli possono mostrare alcune cose passate e alcune future, ho passato secoli a contatto con loro e ora ne sono parte
 
-Quindi sei una Veggente-
 
la donna rise appena
 
-Purtroppo no mia cara, ho solo acquisito alcuni dei suoi poteri e purtroppo non posso rivelare nulla sul futuro-
 
-Capisco… ma allora perché hai voluto incontrarmi se già sai chi sono e non puoi rivelarmi nulla sul mio futuro?-
 
-Avevo bisogno di conoscerti, vedere se eri davvero tu quella della visione-
 
-Quale visione?-
 
-Vedi mia cara quindici anni fa, il giorno della tua nascita, sia io che il Ladro do Anime avemmo una visione: la famosa Stella del Mattino si era incarnata in una bambina, troppo lontana dal suo dominio per colpirla, o per mandare le sue Ombre a ucciderla nel sonno… avrebbe sicuramente mandato uno dei suoi servi a cercarti se qualcosa non lo avesse distratto-
 
-Cosa lo ha distratto?- chiese Vitani mentre cercava di contenere le mille emozioni che le affollavano la mente
 
-Tre maghi coraggiosi e una chimera hanno sfidato il Ladro di Anime e la battaglia si è conclusa solo questa mattina, quando sono finalmente stata liberata e sono giunta qui come Anima Bianca-
 
-Come è possibile? La battaglia dovrebbe essere iniziata quindici anni fa-
 
-Il tempo scorre in maniera diversa nel Regno delle Anime- affermò Lyra -comunque tutto quello che devi sapere è qui- aggiunse porgendole un vecchio diario trasandato con la copertina di pelle marrone
 
-Cos’è?- chiese la ragazzina prendendolo titubante
 
-Questo dovrai scoprirlo da sola-
 
-Non ce la posso fare- mormorò Vi
 
-Ma certo che puoi mia cara: sei la Stella del Mattino, la Morgerstern che sconfiggerà il Ladro di Anime-
 
Vitani impallidì
 
-Io non ucciderò nessuno… non sono un’assassina e fino a questa mattina non sapevo nemmeno di essere una strega, inoltre il mio cognome è Blake, non Morgerstern- sbottò indietreggiando di un passo
 
Lyra sospirò
 
-Tenerti all’oscuro della tua natura è stato un grave errore- sussurrò
 
-Lo dico anche io… comunque mi dispiace ma non posso aiutarvi… non sono una strega… non nemmeno una Morgerstern…- disse Vi porgendo il libro alla donna
 
-Tienilo mia cara… è tuo e ti aiuterà a capire chi sei…-
 
-Grazie- mormorò la ragazzina stringendo il vecchio quaderno al petto -ora devo andare-
 
-Ma certo mia cara, ti rimanderò a casa in un battito di ciglia, chiudi gli occhi-
 
Vitani abbassò le palpebre mentre una brezza calda e leggera le accarezzava i capelli e le solleticava il volto portando con se il profumo dei gigli.
 
💎
 
Quando la ragazzina riaprì gli occhi si trovava al limitare del bosco vicino Casa Morgerstern, le luci erano accese, ormai era calata la sera e si era abbassata la temperatura; Vitani non ebbe il tempo di muovere nemmeno un passo verso la villetta che venne travolta dall’abbraccio della madre in lacrime
 
-Sei sparita per delle ore!- strillò continua a stringere a se la figlia -Tua zia voleva chiamare la polizia!! Dove sei stata?!-
 
-Nel bosco… in una radura nel bosco-
 
-Mi devi una spiegazione signorina…-
 
-Anche tu mamma…-
 
e senza aggiungere altro le due si diressero verso la casa.

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove: In cerca di risposte ***


Quando Vitani e Alexa entrarono in casa la tensione era palpabile: Emily era seduta sul divano intenta a mangiarsi le unghie per il nervosismo, James era appoggiato alla parete, con la schiena rigida, le sopracciglia aggrottate e le braccia incrociate al petto, Scott misurava a grandi passi il salone con un’aria terribilmente seria, Jennifer era seduta in cucina e picchiettava le dita sulla superficie di legno del tavolo, infine la gatta Marielle era accucciata sulla poltrona  davanti al camino, dove di solito sedeva Helena.
Vedendo che Vi era tornata sana e salva tutti i presenti si rilassarono un po’, ma nonostante questo i volti dei tre adulti rimasero seri,
 
-Vitani, James, forse è meglio se vi sedete- affermò Scott indicando il divano con un cenno del capo,
 
i due ragazzini si accomodarono mentre Jennifer li raggiunse
 
-Bene- esordì la donna ravvivandosi la folta chioma bionda -crediamo sia arrivato il momento di rivelarvi la vera natura della nostra famiglia…-
 
-Come avrete notato da quando siamo arrivati qui avete assistito a molti eventi strani, che molto spesso vi hanno coinvolto personalmente… come gli incubi di Vi o le strane sensazioni di Emily e James…- proseguì Scott
 
-Quello che vogliamo dirvi è che quello che vi sta accadendo non è dovuto al lutto e allo stress, è dovuto a qualcosa che è sempre stata dentro di voi anche se è rimasta addormentata per molto tempo: la magia- concluse Alexa,
 
Jam e Emy si scambiarono un rapido sguardo prima di scoppiare in una fragorosa risata,
 
-È uno scherzo vero?- chiese James notando che nessun altro stava ridendo -insomma… la magia non esiste-
 
-Ti sbagli…- mormorò Vi stringendo a se il libro che le aveva dato Lyra -la magia esiste ed è molto più pericolosa di quanto credi…-
 
il ragazzo guardò la cugina allibito
 
-Fino a ieri sera non ci credevi nemmeno tu! Anzi, preferivi essere pazza piuttosto che pensare che la magia potesse essere una cosa anche lontanamente reale e ora vieni a dirmi che ci credi?! Cosa è cambiato in una giornata?- sbottò
 
Vitani sospirò, sapeva bene come si sentiva James, anche se non lo dava a vedere anche lei faticava ancora ad accettare tutto quello che aveva appreso quel giorno e una piccola parte di lei desiderava che si trattasse di un orribile sogno
 
-Non è cambiato nulla… ho solo capito che… che non esiste una spiegazione più logica di quella che ci hanno appena dato… anche se sembra assurda-
 
Jam si lasciò andare contro lo schienale del divano sospirando pesantemente mentre si massaggiava la radice del naso.
 
-Anche io e James siamo maghi?- domandò Emily che fino a quel momento era rimasta in silenzio
 
Jennifer e Alexa la guardarono sorpresa
 
-Crediamo di si… anche se non avete ancora manifestato i vostri poteri è davvero improbabile che voi siate nati senza magia-
 
-Bene-
 
-Avete altre domande?- chiese Scott
 
i tre ragazzi scossero la testa
 
-Bene…- mormorò Alexa -ragazzi forse dovreste andare a riposare… vi chiamiamo più tardi per la cena-
 
i tre cugini si alzarono senza dire una parola e si chiusero nelle loro stanze, per riflettere su le informazioni appena ricevute.
Vitani si stese esausta sul letto e osservò il quaderno che le aveva dato Lyra, all’apparenza era solo un vecchio libbraccio con la copertina consumata, le pagine ingiallite e le rifiniture in oro sporche,  probabilmente erano secoli che nessuno lo apriva e la ragazzina temeva che facendolo le pagine si sarebbero disintegrate sotto il suo tocco.
Vitani aprì delicatamente il quadernino, le pagine erano coperte da parole in inchiostro blu ormai sbiadite scritte in una lingua che lei non conosceva, la ragazzina sbuffò sfogliando rapidamente le pagine in cerca di qualcosa che le chiarisse le idee, ma non ebbe fortuna. Sospirando si voltò verso Loki che si era accucciato ai piedi del letto poco prima,
 
-Tu sai leggere cosa c’è scritto qui?- gli chiese scuotendolo appena
 
il gatto si voltò pigramente verso di lei
 
-Qui dove?- chiese assonnato
 
-Qui su questo stupido diario- affermò Vitani porgendogli il vecchio quaderno ancora aperto
 
Loki lo squadrò attentamente
 
-È molto rovinato, e in alcuni punti sembra illeggibile, ma si, riconosco la lingua-
 
-Davvero?! Che lingua è? La sai tradurre?- nel cuore della ragazzina si fece strada una nuova speranza
 
-Si tratta dell’Antica Lingua, è l’idioma delle creature magiche, ormai non lo parla più nessuno, ma gli incantesimi sono tutti scritti così… per quanto riguarda la traduzione, be’ non credo ci sia un modo per tradurre l’Antica Lingua in modo appropriato, ma se vuoi posso insegnarti a leggerla e chi lo sa, magari un giorno sarai abbastanza brava da capire quello che c’è scritto e potrai iniziare a provare qualche incantesimo-
 
-Possiamo partire da questo quaderno?-
 
-Dato che non abbiamo altro direi di sì-
 
Vitani accarezzò delicatamente la prima pagina del quaderno, l’inchiostro era sciolto, in molti punti la scrittura era illeggibile, ma in altri spiccavano alcune parole, la ragazzina si concentrò su quelle tentando di capirne il significato, ma più si sforzava più le sembrava di non capire.
 
-È difficile vero?- chiese improvvisamente Loki osservandola attentamente
 
-Molto… più vado avanti più mi sento stupida- mormorò Vi
 
-Per voi streghe è più difficile imparare l’Antica Lingua, ricordo che Ridley ci mise sei anni ad apprenderla-
 
-Sei mesi?!- Tani guardò il gatto disperata -Vuoi dire che per sei mesi oltre alla nuova scuola dovrò preoccuparmi di studiare una lingua morta solo per apprendere le basi della magia?!-
 
-Esattamente- le rispose Loki stiracchiandosi, -e dovrai anche studiare la storia della magia e delle creature magiche-
 
Vitani si strofinò il viso con le mani emettendo un lamento soffocato
 
-È assurdo… tutta questa situazione è assurda! Talmente assurda che non può essere reale…- borbottò
 
-Ma lo è-
 
-Forse… ma io ho bisogno di una spiegazione razionale-
 
-Potresti trovarla in questo vecchio diario- affermò il gatto pulendosi il muso con una zampa,
 
la ragazzina sospirò nuovamente tornando a guardare il quaderno
 
-Ok… proviamo…- mormorò.
 
💎
 
Il giorno seguente a scuola Vitani aveva l’aria distrutta e faticava a seguire le lezioni, Emily seduta accanto a lei cercava di mantenerla sveglia dandole leggere gomitate, mentre Helle al banco davanti a lei faceva del suo meglio per nasconderla agli occhi dei professori, mentre la ragazzina sfogliava concentrata il vecchio diario di Lyra.
 
-Io non ti capisco- le disse Emily quando suonò la campanella della terza ora -hai passato la notte su quel quaderno senza ottenere nessun risultato, e ora continui a perdere tempo invece di seguire lezioni che potrebbero davvero esserti utili…-
 
-Questo mi è utile Emily!- borbottò Vi chiudendo i libri per le prossime lezioni e preparandosi a lasciare l’aula
 
-In che modo?-
 
-Per fare chiarezza in tutta questa situazione assurda… mi sembra di impazzire e ho bisogno di risposte…- mormorò -tu come riesci a essere così tranquilla?-
-Non lo sono- ammise Emily seguendo la cugina -forse tendo a razionalizzare-
 
-Complimenti, ci stai riuscendo bene…- borbottò Vitani stiracchiandosi.
 
La ragazzina spostò pigramente lo sguardo sui ragazzi che camminavano attorno a lei domandandosi quanti di loro fossero a conoscenza dell’esistenza delle streghe e della magia, sicuramente tutti avevano sentito delle storie che giravano attorno a Blackwood Hollow dato che ogni anno erano costretti a presentare la ricerca per Miss Sheppard, ma quanti di loro erano coinvolti, quanti di loro erano maghi, streghe o… altro? Vi sospirò pesantemente abbassando lo sguardo, ancora faticava a credere fosse tutto reale, che non fosse impazzita ma che ogni sua visione o incubo erano veri, la tensione e la paura le attanagliavano lo stomaco, le veniva da piangere e avrebbe tanto desiderato tornare a New York e riprendersi la sua vita normale. Emily le picchiettò sulla spalla riscuotendola dai suoi pensieri,
 
-Sta arrivando un gruppo di gente strana che probabilmente vuole parlare con te- le disse indicando con un cenno del capo Steve, Daniel, Alice e Helle che avanzavano verso di loro
 
-Perché pensi che vogliono parlare con me?- chiese
 
-Ho come un’intuizione- mormorò Emy ravvivandosi i lunghi boccoli biondi,
 
intanto i quattro ragazzi si fermarono davanti alle due cugine e le squadrarono con aria seria
 
-L’aula sedici è vuota per un’ora- affermò Alice incrociando le braccia al petto -quindi 
andremo lì a parlare, adesso-
 
-Non se ne parla!- sbottò Emily puntando i piedi -ho biologia adesso- affermò
 
-È una cosa importante- replicò Alice con il tono fermò di chi non accetta repliche,
 
-È inutile protestare Emy- mormorò Vitani mettendole una mano sulla spalla.
 
I sei ragazzi si incamminarono verso l’aula sedici e mentre attraversavano il corridoio, vennero raggiunti da Laurel e Derek che scortavano James come due guardie carcerarie e nessuno di loro proferì parola per tutto il tragitto. Una volta nell’aula Alice si chiuse la porta alle spalle per assicurarsi di non essere interrotta da nessuno, poi prese posto alla cattedra e invitando gli altri a fare lo stesso con uno sguardo,
 
-Allora- esordì James quando tutti si furono accomodati guardandosi attorno -perché siamo qui?-
 
-Perché- rispose Alice pazientemente -Loki mi ha detto che adesso tutti e tre siete a conoscenza della verità e quindi avrete bisogno di qualcuno che vi insegni in fretta come difendervi-
 
-Difenderci da cosa?- chiese Emily con una nota di panico nella voce
 
-Dalle Ombre- rispose Helle -creature della notte che cacciano le Anime dei mortali per renderle parte del loro esercito e rafforzare i loro poteri- spiegò
 
ascoltando le parole della sua amica nella mente di Vitani balenò il ricordo di quell’orribile creatura che pochi giorni prima era apparsa nella sua stanza e le era saltata addosso per divorarla e che poi era scomparsa nella notte, dunque era un’Ombra, la ragazzina sospirò pesantemente massaggiandosi la fronte, in quei momenti le era difficile credere che fosse tutto reale,
 
-Aspetta Alice…- affermò Jam strappando Vi dai suoi pensieri -Loki era il gatto di Ridley-
 
-Si, esatto- rispose la ragazza rimanendo impassibile
 
-Ma hai detto che ti ha parlato…-
 
-Lo so-
 
-Ma i gatti non parlano-
 
-Forse non hanno mai parlato con te, ma ti assicuro che i gatti parlano-
 
James si lasciò cadere contro lo schienale della sedia
 
-Certo, perché no, noi siamo maghi e i gatti parlano…- borbottò incrociando le braccia al petto
 
-Mi dispiace che la cosa ti turbi James, ma è così e basta- disse Alice spazientita -ora tornando a noi… ci fermeremo ogni giorno dopo la scuola, per insegnarvi qualche incantesimo base di difesa-
 
-E nessuno di voi dovrà più girare da solo, le Ombre sono più aggressive con i maghi inesperti- aggiunse Daniel
 
-Va bene- mormorano in coro James ed Emily ancora sotto shock,
 
Vitani invece rimase impassibile, in quel momento voleva solo delle risposte, alle mille domande che le affollavano la mente ed era convinta che molte di esse le avrebbe trovate nel vecchio quaderno di Lyra, così lentamente lo appoggiò sul tavolo davanti a lei, vedendolo Helle e Steve sgranarono gli occhi,
 
-Dove lo hai preso?- chiese il ragazzino osservandolo
 
-Me lo ha dato un’Anima Bianca nella foresta- rispose la giovane -mi ha detto che qui troverò le risposte che cerco… ma non so leggere l’Antica Lingua e ho bisogno di aiuto per tradurlo-
 
-Molto bene- disse Alice prima che chiunque altro potesse proferire parola -questo pomeriggio sarà la prima cosa che affronteremo nel vostro addestramento- affermò mentre nella sala era calato il silenzio.

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta: La maledizione del quaderno ***


Vitani, James ed Emily passarono ogni pomeriggio delle due settimane successive nel bosco vicino alla scuola; ai genitori avevano mentito dicendo che si sarebbero fermati nell’istituto per concentrarsi sui loro progetti per la ricerca di storia assegnata da Miss Sheppard, convincere Alexa, Jennifer e Scott non era stato facile, ma alla fine avevano ceduto. Infondo ciò che non sapevano non poteva ferirli, infatti i tre ragazzini ogni giorno si recavano nel bosco per fare pratica con le arti magiche.
Emily, con grande sorpresa di Steve, eccelleva nell’alchimia, James aveva stupito Laurel, Dan e Alice con il suo grande talento per le pozioni e per la scherma e Vitani… Vitani era bloccata.
Infatti, se non per qualche casuale eccezione, non era riuscita ad apprendere nessun tipo di arte magica e per lei stava diventando davvero frustrante,
 
-Forse Dovremmo provare con qualcosa di più semplice- azzardò Helle un pomeriggio dopo l’ennesimo fallimento
 
Vi si passò una mano sulla fronte madida di sudore
 
-No, ci posso riuscire!- sbottò frustrata,
 
Helle si scambiò uno sguardo incerto con Derek, forzare la magia poteva diventare pericoloso, ma la ragazzina bionda non sembrava davvero determinata a continuare a provare, quindi non avevano molta scelta se non acconsentire,
 
-Va bene Tani- mormorò Helle -ora svuota la mente e ripeti dopo di me- aggiunse pronunciando una frase nell’antica lingua,
 
Vi eseguì ogni singolo comando della sua amica, ma quando pronunciò la formula non accadde nulla, nemmeno una piccola scintilla, così la ragazzina sbuffò per l’ennesima volta frustrata e si lasciò cadere sull’erba,
 
-Non ci riesco!- affermò esasperata passandosi una mano tra i capelli,
 
Helle si accomodò davanti a lei
 
-Senti facciamo una pausa dagli incantesimi- le disse -proviamo a concentrarci su qualcosa di diverso-
 
-Tipo cosa?-
 
-Potrei provare a insegnarti a leggere l’antica lingua-
 
Tani estrasse dallo zaino il quaderno di Lyra e lo aprì alla pagina che le sembrava meno rovinata avvicinandolo a Helle che lo scrutò aggrottando le sopracciglia
 
-Qualcosa non va?- le chiese Vi
 
-Non avresti una pagina meno rovinata?- le chiese la ragazzina sfogliando un po’ il vecchio diario
 
-Quella è la migliore-
 
-Va bene- mormorò Helle avvicinandosi -iniziamo da qui- affermò sedendosi accanto alla ragazzina bionda, che sconsolata si voltò spostò lo sguardo sulle pagine, mentre i suoi cugini facevano progressi con la magia.
 
Intanto James stava cercando qualche pianta officinale con Daniel e Laurel, ma la sua mente era altrove: possibile che nella loro famiglia fossero tutti maghi e che lo avessero tenuto nascosto per tutti quegli anni? Evidentemente era così, ma il ragazzino si chiese mentalmente se suo padre avesse mantenuto segreta quel l’informazione anche con sua madre, infondo lei aveva sempre sospettato che Scott le nascondesse qualcosa, ed era stata proprio quella sfiducia la causa del loro divorzio. Jam sospirò voltandosi verso Laurel
 
-Tu sapevi già della mia vera natura quando ci siamo conosciuti- affermò spezzando il silenzio
 
la ragazzina lo guardò a sua volta
 
-Non proprio, lo sospettavo visto che sei un Morgerstern, ma fino ad oggi non ne avevo la certezza-
 
-Quindi sei una strega o qualcosa di simile?- domandò James
 
-Qualcosa di simile- rispose Laurel ridacchiando -sono una portavoce della natura-
 
-E cosa sarebbe?-
 
-Un druido femmina- intervenne Dan avvicinandosi ai due
 
-E non potreste dire semplicemente druida?-
-No, per due ragioni- spiegò il ragazzino -primo: perché “druida” suona davvero male e secondo: le portavoci della natura hanno poteri diversi rispetto ai druidi, le più fortunate, per esempio, hanno la capacità di guarire ogni male inferto dalla magia e dopo la morte se hanno onorato le tradizioni del loro popolo diventato Spiriti della Foresta, un po’ come le streghe che diventano Anime bianche-
 
James si voltò verso Laurel interessato
 
-Tu che poteri hai?-
 
-Oh per lo più cose banali… vedo l’aura delle persone che mi circondano e a seconda del colore capisco se qualcuno è felice, o triste, o arrabbiato… e poi sento le voci degli alberi, ma solo se mi concentro capisco cosa mi dicono- mormorò imbarazzata
 
-Sembra fantastico-
 
-Per i maghi esistono incantesimi e pozioni per vedere le auree, se vuoi posso insegnartene qualcuno-
 
-Mi piacerebbe molto- disse James sorridendo
 
-Bene, allora ci serve della lavanda per iniziare- affermò Laurel inoltrandosi nella foresta.
 
💎
 
Il pomeriggio passò troppo rapidamente e i ragazzini furono costretti a tornare alle rispettive abitazioni prima che il sole calasse definitivamente e lasciasse spazio alle tenebre e alle Ombre, che ogni notte  infestavano la foresta, sempre più numerose. Vitani, come ogni sera cenò rapidamente e poi si ritirò in camera sua, per finire di studiare e provare nuovamente a decifrare il vecchio diario, sia Loki che Helle le avevano assicurato che con il passare del tempo sarebbe diventato più facile decifrare l’Antica Lingua e nel praticare la magia, ma sembrava che più si sforzasse più fallisse miseramente. Quella sera non fu diversa: passò ore china sulla scrivania a leggere e rileggere invano sempre gli stessi capitoli, con il fascio aranciato della sua lampada da studio come unica fonte di luce e Loki che dormiva acciambellato ai piedi del letto come unica compagnia. Solo quando i numeri fluorescenti della sveglia segnarono le tre e mezzo del mattino Vi allontanò la sedia dalla scrivania stiracchiandosi,
 
-Forse mi sto sforzando troppo- mormorò stropicciandosi gli occhi -meglio andare a dormire- affermò alzandosi e avvicinandosi nuovamente al libro per chiuderlo,
 
ma quando l’occhio le cadde sulle pagine ingiallite le parve di vedere una parola diversa dalle altre, le sembrava quasi di comprenderla… diceva “radura”, Vitani sbatté più volte le palpebre, e si avvicinò di nuovo al libro. Davanti al suo sguardo le lettere, le parole e le frasi iniziarono a vorticare mischiandosi e trasformandosi fino a diventare qualcosa che lei comprendeva; la ragazzina afferrò il quaderno sfogliando velocemente le pagine ingiallite, l’Antica Lingua era scomparsa, tutti i testi erano stati tradotti in inglese, e le parti che prima erano più rovinate sembravano essersi sistemate,
 
-Sono stata io?- mormorò Vitani, mentre un sorriso affiorava sulle sue labbra.
 
Lentamente si sedette nuovamente alla scrivania leggendo attentamente: per lo più erano solo descrizioni di un luogo che Vitani non aveva mai visto, ricette per fare il tea e lettere d’amore per una certa Susan Drake, insomma nulla che potesse esserle utile, tranne che sulle ultime pagine dove era descritto minuziosamente quello che poteva essere un rituale per spezzare ogni tipo di maledizione. Qualcosa scattò dentro Tani, che sentì l’impulso di provare immediatamente l’incantesimo, si alzò come se fosse in trance, indossò i suoi anfibi neri, la giacca pesante e uscì andando verso la foresta. Attorno a lei poteva sentire le Ombre stridere e crepitare nell’oscurità e vedeva i loro occhi bianchi scrutarla e studiarla, come fanno i predatori con le prede; tuttavia la ragazzina non era spaventata, per la prima volta da quando era arrivata a Blackwood Hollow si sentiva al sicuro, anche nella foresta e le tenebre non la spaventano.
Vitani raggiunse la radura dove aveva incontrato Lyra e seguendo le istruzioni del quaderno spense la torcia del telefono che fino a quel momento aveva illuminato la sua strada, aprì il quaderno e iniziò a recitare l’incantesimo nell’Antica Lingua, come se la conoscesse
 
-Venite a me, o Anime Bianche dei miei antenati, venite a me!
Datemi la forza di aprire un varco per il Regno delle Anime e di tenere lontani gli spiriti maligni!
Venite a me, o Anime Bianche dei miei antenati, venite a me!
Aiutatemi a guidare l’Anima del nostro parente, che vaga perduta nel Regno Maledetto!
Venite a me, o Anime Bianche dei miei antenati, venite a me!
Fate che la mia voce venga udita da Sir Endrell Morgerstern!- mentre recitava la formula il vento aveva iniziato a soffiare sempre più forte, avvolgendo Vitani in bozzolo d’aria, foglie e nuvole.
Intanto accanto a lei erano apparse molte figure vestite di bianco, alcune che non conosceva, altre che le erano più familiari, come sua nonna Helena che le sorrideva dolcemente e recitava alcune parole nell’Antica Lingua; la ragazzina e le Anime Bianche continuarono a recitare le formule, ad un tratto, davanti a loro ci fu un lampo di luce bianca simile ad un flash, mentre tutto attorno si faceva nero.
Vi si fermò esausta osservando quello squarcio luminoso davanti a lei, il vento continuava a soffiare attorno a loro,
 
-Aiutatemi a farmi udire da Sir Endrell Morgerstern- proclamò un’ultima tendendo le mani verso la spaccatura,
 
proprio davanti a lei un ragazzo di circa vent’anni la oltrepassò e si accasciò a terra. La fenditura si richiuse, il vento cessò e le Anime Bianche scomparvero, Vitani, dopo un’ attimo di sbigottimento lasciò cadere a terra il diario e si precipitò a vedere come stesse il ragazzo: la prima cosa che notò fu che era coperto di lividi e graffi, come se avesse combattuto e che i suoi abiti -di un’altra epoca- erano lacerati in più punti. Tani cercò di ricordare velocemente tutto ciò che le avevano insegnato al corso di primo soccorso a New York, così fece la prima cosa che le venne in mente: lo girò sulla schiena per facilitargli la respirazione, questo sembrò aiutarlo, infatti il giovane uomo aprì lentamente gli occhi e spostò lo sguardo sulla ragazzina,
 
-Endrell?- chiese lei ricambiando lo sguardo.

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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno: Il ritorno di Endrell Morgerstern ***


Endrell camminava lungo quel tetro corridoio da quelli che gli parevano secoli, i piedi gli dolevano, sentiva le braccia pesanti, ma qualcosa gli diceva che non poteva, anzi non doveva fermarsi.
Attorno a lui vi erano solo tenebre e silenzio, ma nella sua mente i ricordi di quello che aveva vissuto erano vividi, più spaventosi di ciò che lo circondava, le immagini del viaggio nel Regno delle Anime, della morte di Diadama, della battaglia con il Ladro di Anime e dell’incantesimo, lo tormentava, sembravano quasi prendere vita su quelle pareti prive di ogni luce e colore. Il giovane mago si chiese se fosse quella la punizione che doveva tollerare per essere fuggito come un vigliacco lasciando da soli i suoi compagni di viaggio: continuare a rivivere per l’eternità quei terribili momenti fino a scordare anche chi fosse, sarebbe stato terribile per lui perdere memoria dei momenti passati a stringere Susan, delle giornate passate a ridere e scherzare con Charles e di tutti gli insegnamenti che gli aveva trasmesso suo fratello prima di partire per il Nuovo Mondo.
Camminando Endrell si rese conto che non sentiva nemmeno più i rumori della battaglia, che fino a qualche momento prima lo assordavano, ora era avvolto completamente dal silenzio e questo lo faceva sentire ancora più vuoto e solo, ormai Jack Laindéir, Jason Coleridge e Maysa erano stati sconfitti e probabilmente erano morti… o peggio il Ladro di Anime li stava torturando per trasformarli in Ombre, presto o tardi Endrell avrebbe dovuto confrontarsi con tre persone che aveva conosciuto bene, che considerava sue amiche e la sola idea lo atterriva, non sarebbe mai stato in grado di affrontarli o far loro del male. Il giovane mago scosse la testa con veemenza, cercando di scacciare quegli orribili pensieri e provò a concentrarsi su altro, così si chiese quanto mancasse alla fine del tunnel, sapeva che un’incantesimo di un Farshee era una lama a doppio taglio, ma non poteva credere che quel tunnel fosse completamente senza uscita, insomma doveva esserci un modo, un incantesimo, per aprire un varco e uscire, per tornare nel Regno delle Anime, affrontare nuovamente il Ladro di Anime e porre fine a quella storia. Non era certo quello che desiderava, l’unica cosa che voleva era tornare a casa sua, da sua moglie e dal loro bambino, era buffo pensarci, ma non sapeva nemmeno come lo aveva chiamato, forse Rubeus come suo padre, o Markus come suo fratello, o… Endrell secondo… come il padre che lo aveva abbandonato prima ancora che venisse al mondo. Il giovane uomo sentì qualche lacrima rigargli il volto e le asciugò con rabbia, tutto quello che aveva fatto era stato per proteggere sua moglie e suo figlio, ed era stato tutto inutile. Endrell si fermò massaggiandosi la radice del naso, aveva bisogno di un momento per riprendersi, per smettere di rimpiangere tutto ciò che aveva perso, per inseguire quella che si era rivelata un’utopia irraggiungibile.
 
-Perché stai piangendo?- la domanda improvvisa fece sobbalzare il giovane mago che credeva di essere solo,
 
quando alzò lo sguardo per cercare chi avesse parlato si trovò davanti un uomo di circa trent’anni, sul suo volto si potevano chiaramente vedere i segni di battaglie passate, tra i capelli dorati vi erano già dei fili argentei, attorno agli occhi cerulei vi erano profondi cerchi neri e il corpo ben formato era avvolto da un elegante completo bianco e un pesante mantello con i bordi argentati
 
-Non stavo piangendo- rispose Endrell muovendo un passo verso lo sconosciuto e notando che era anche leggermente più alto di lui
 
-Non dovresti mentire- rispose l’uomo abbozzando un ghigno
 
-Non stavo mentendo, comunque chi sei?-
 
-Il mio nome è Rubeus Morgerstern, sono il primo dei tuoi discendenti e sono qui per guidarti-
 
-Rubeus…? Come…-
 
-Tuo padre, sì, è stata mia madre Susan a sceglierlo per me e a raccontarmi tutto su di te, sui tuoi poteri e sulla tua missione-
 
guardando quell’uomo davanti a lui il cuore di Endrell si scaldò un po’, anche se suo figlio non aveva ereditato la sua magia era comunque diventato un’Anima Bianca e in qualche modo era riuscito a trovarlo e stava per condurlo in salvo,
 
-Coraggio dobbiamo andare, gli altri attendono- lo richiamò Rubeus incamminandosi
 
-Quali altri?- chiese il giovane uomo seguendo il figlio
 
-I tuoi altri discendenti, noi Morgerstern siamo tutti qui, qualcuno ci ha richiamati per trovarti e salvarti-
 
-Chi?-
 
-Io non lo so… è troppo lontana perché possa conoscerla, ma l’ho sentita, ha una voce chiara e forte come poche, con un solo incantesimo è riuscita a chiamarci tutti-
 
-È una mia discendente anche lei?-
 
-Credo di si-
 
Endrell annuì lentamente, chiunque fosse quella persona doveva essere una strega molto potente,
 
-Come è stata la tua vita?- chiese dopo qualche attimo di silenzio
 
-Come quella di un qualsiasi bambino, non abbiamo mai lasciato Blackwood, mia madre ha vissuto la sua vita come una vedova, io mi sono sposato a sedici anni, con Annette Darmadon, abbiamo avuto tre figli, due maschi e una femmina-
 
-Sei stato felice?-
 
-Molto-
 
-Mi dispiace non esserci stato per te…-
 
-Lo so… ma hai dovuto scegliere, lo capisco, sono stato costretto a scegliere anche io, tra il bene di tutti e quello della mia famiglia, non è stato affatto facile, ma l’ho fatto-
 
Endrell si fermò e costrinse il figlio a fare lo stesso
 
-Mi dispiace- mormorò stringendolo a sé, se fosse rimasto con lui forse avrebbe avuto una vita più lunga e felice, o forse sarebbe stato un totale disastro,
 
Rubeus ricambiò la stretta con dolcezza
 
-Hai fatto la scelta giusta- rispose.
 
I due ripresero a camminare lungo il corridoio e un ad uno Endrell conobbe tutti i suoi discendenti, lo guidavano attraverso il cunicolo buio raccontandogli le loro vite, delle loro esperienze con le Ombre e Endrell fu contento di sentire che in qualche modo aveva rallentato l’ascesa del Ladro di Anime nel Regno dei Viventi.
Andando avanti il giovane mago si rese conto che il corridoio diventava sempre più luminoso e in lontananza poteva scorgere quella che pareva essere un’apertura e nel suo animo si fece strada un pizzico di speranza, forse, le sue preghiere erano state esaudite, poteva uscire da quel luogo e fare ammenda per i suoi errori e capire dove fosse la vera Stella del Mattino, per aiutarla a sconfiggere il Ladro di Anime. Quando raggiunse l’ultima dei suoi discendenti, una simpatica vecchietta con i capelli argentati e dolci occhi cerulei, mancavano solo pochi passi alla grande apertura che segnava la fine di quella lunga strada buia,
 
-Cosa troverò lì fuori?- chiese
 
-Un mondo completamente nuovo-
 
-Sarà molto diverso da quello che ricordo?-
 
-Temo di si…-
 
Endrell annuì mentre il timore si faceva strada in lui… e se non fosse riuscito ad adattarsi al nuovo mondo? O peggio se avesse scoperto che la sua stirpe si era estinta con quella dolce vecchina? Ma soprattutto come avrebbe fatto ad andare avanti senza la sua Susan?
 
-Ti senti pronto caro?- gli chiese la donna con gentilezza
 
-Non lo so… ma pronto o meno dovrò affrontare quello che mi aspetta lì fuori con coraggio- affermò iniziando a muovere qualche passo verso l’apertura -tu sai chi mi ha chiamato?- domandò incerto
 
-Si caro, lo so, è stato qualcuno molto, molto speciale, che ha davvero bisogno di te-
 
prima che il giovane mago potesse rispondere un ringhio feroce giunse alle loro orecchie. I due si voltarono di scatto e videro che alle loro spalle stava giungendo un’Ombra, era la più grossa che l’uomo avesse mai visto: correva sulle quattro zampe, i suoi lunghi artigli d’argento raschiavano il terreno, dalle fauci sporche di sangue stantio colavano dei fili di bava, mentre i tetri occhi bianchi erano colmi di fame e crudeltà, la donna si voltò verso Endrell,
 
-Presto scappa!- gli ordinò,
 
-No, non posso lasciarvi qui ad affrontare quella cosa- protestò lui
 
-Non preoccuparti per noi, siamo Anime Bianche, quel mostro non ha alcuna speranza contro di noi!- replicò la donna prima di iniziare a recitare una formula nell’Antica Lingua,
 
il giovane uomo rimase per un attimo ad osservare la bestia schiantarsi contro la barriera azzurrina creata da quella donna, mentre Rubeus e altri discendenti la attaccavano con ogni sorta di sortilegio e arma, poi si voltò e corse via, verso lo squarcio che segnava la fine di quel lungo corridoio vuoto e con un balzo lo attraversò.
 
💎
 
L’impatto con il terreno fu più duro di quanto Endrell si aspettasse, gli dolevano tutti i muscoli e a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, tutti i suoni sembravano ovattati e le ferite riportate durante la battaglia con il Ladro di Anime che fino a quel momento non gli avevano dato alcun problema adesso erano in fiamme, poi improvvisamente sentì qualcuno che lo spostava, così con le sue ultime forze spalanco le palpebre, dapprima davanti al suo sguardo comparve solo un placido cielo notturno, ma gli bastò spostarlo alla sua sinistra per incrociare un paio di occhi blu come zaffiri molto simili ai suoi, incastonati sul volto di una ragazzina dall’aria preoccupata,
 
-Endrell?- chiese lei con voce cristallina,
 
ma prima che potesse risponderle il mago perse definitivamente i sensi.
 
💎
-Credi che sia morto?-
 
-No, anche se ha perso i sensi continua a respirare, me ne sono assicurata…-
 
le voci giungevano ovattate alle orecchie di Endrell che  cercava di riprendere conoscenza, sotto di lui sentiva il prato umido e sul suo volto una leggera brezza notturna, era tanto tempo che non sentiva il vento sulla pelle… era davvero uscito dal Regno delle Anime alla fine, poche lacrime di gioia gli rigarono le gote, mentre il suo respiro si faceva più rapido,
 
-Credo stia male!- esclamò una voce femminile carica di preoccupazione,
 
-No…- gracchiò Endrell -sto bene- mormorò aprendo finalmente gli occhi,
 
il cielo era veramente splendido quella notte, pareva un velo nero impreziosito da centinaia di piccoli diamanti e l’aria era satura del profumo dell’erba bagnata. Il giovane mago strizzò gli occhi e cercò di alzarsi ignorando le terribili fitte di dolore che gli pervadevano tutto il corpo,
 
-Fai piano- affermò una ragazzina entrando finalmente nel suo campo visivo,
 
era la stessa ragazzina che aveva visto appena attraversato il portale poteva notare una certa somiglianza con gli altri suoi discendenti, che fosse anche lei una Morgerstern?
 
-Dove siamo?- chiese mettendosi seduto mentre si massaggiava la testa
 
-A Blackwood Hollow, in Irlanda- gli rispose un ragazzo dai capelli completamente blu,
 
-Sono davvero tornato a casa mia?!- domandò il giovane mago improvvisamente vigile -Ma come è stato possibile? Credevo che l’incantesimo del Farshee fosse impossibile da spezzare-
 
-Io non so cosa sia un Farshee… ma ho trovato l’incantesimo per farti uscire su questo quaderno…- rispose la ragazzina porgendogli un vecchio grimorio rovinato, che Endrell prese con mani tremanti
 
-Questo era mio…- mormorò rigirandoselo tra le mani, -dove lo avete preso?-
 
-Me lo ha dato Lyra Blackwood, ha detto che mi avrebbe aiutata a trovarti-
 
-Lyra… non è più prigioniera del Ladro di Anime?-
 
-È un’Anima Bianca-
 
Endrell scattò in piedi, ma la fitta di dolore che gli colse le gambe lo costrinse a sedersi di nuovo
 
-Cerca di fare piano- lo rimproverò il ragazzo
 
-Non sono più abituato ad un corpo mortale…- sospirò il giovane mago guardandosi le mani -ho davvero bisogno di parlare con Lyra Blackwood… o con un’altra Anima Bianca, ho bisogno di ottenere delle rispose- aggiunse alzando lo sguardo sui due ragazzi -vi prego…-
 
-Ti porteremo da Lyra domani, ma ora hai bisogno di riposo, quindi ti portiamo a casa- affermò la ragazzina
 
-Siete molto gentile ad offrirmi riparo sotto il vostro tetto signorina, ma non so nemmeno il vostro nome-
 
-Sono Vitani Blake, l’ultima dei tuoi discendenti- affermò la giovane spiazzando Endrell, che mai avrebbe immaginato che una strega così giovane potesse compiere un incantesimo così potente.
 
💎
 
Endrell arrancò con i due ragazzini fino a quella che un tempo era stata casa sua e si  sorprese nel notare quanto fosse cambiata: le siepi a forma di animale erano state potate e sostituite da qualche albero da frutto -ormai spoglio-, la fontana di marmo era sparita e le fiaccole che prima erano attaccate alle mura per illuminare il viale erano state sostituite da strane lanternine illuminate da un bulbo di vetro. Davanti al portone era radunata un piccolo gruppo composto da tre adulti e due ragazzi che si stringevano nei loro pigiami e scrutavano Endrell, Steve e Vitani con sguardo accigliato,
 
-Come ti è venuto in mente di uscire nel cuore della notte?!- strepitò una donna di mezza età con i capelli biondi spettinati e grandi occhi azzurri
 
-Mamma lasciami spiegare- rispose Vitani allontanandosi di qualche passo da Endrell e Steve
 
-Hai due minuti!-
 
-Ho fatto un incantesimo preso da un quaderno che un’Anima Bianca mi ha dato nella foresta-
 
la donna guardò la figlia con occhi sgranati
 
-Cosa hai fatto?-
 
-Un incantesimo preso da un diario che un’Anima Bianca mi ha dato nel bosco…- mormorò nuovamente la figlia
 
-Credo sia meglio parlarne dentro, davanti ad una tazza di tea- affermò la donna varcando la soglia assieme al resto della famiglia- affermò la donna varcando nuovamente la soglia seguita dagli altri familiari,
 
Endrell, Vitani e Steve invece indugiarono qualche minuto in giardino, spaventati e spaesati da quella che sembrava essere una situazione più grande di loro. I tre presero un profondo respiro per riempirsi di coraggio ed entrarono: il fuoco stava già scoppiettando allegramente nel camino e veniva ravvivato da un uomo dai capelli rossicci, mentre due ragazzini erano seduti sul divano sorseggiando una tazza di tea che gli era stata appena offerta da una donna dai capelli biondo platino e occhi gelidi, mentre la madre di Vitani camminava avanti e in dietro per tutto il salone,
 
-Sedetevi- ordinò ai tre giovani sulla soglia, -Steve ho telefonato a tua madre e le ho detto che sei qui, verrà a prenderti domani mattina- aggiunse
 
-Grazie signora Blake- mormorò il ragazzino
 
-Figurati, ora… Vi richiamare lo spirito di un antenato dal Regno delle Anime non è certo una cosa che potrebbe fare una strega che ha appena scoperto di essere tale e i cui poteri sono sopiti per così tanto tempo, come è stato possibile?-
 
-Non lo so mamma…- rispose Vitani sforzandosi di mantenere un tono calmo e ignorando l’impulso di iniziare a urlare -qualche giorno fa Loki mi ha portato da un’Anima Bianca nel bosco, lei mi ha dato un quaderno malandato  scritto nell’Antica Lingua dicendomi che mi avrebbe aiutato a raggiungere il mio scopo. Fino a qualche ora fa non riuscivo nemmeno a capire cosa ci fosse scritto, poi improvvisamente le parole hanno acquistato un senso e ho capito che dovevo andare nel bosco per fare questo incantesimo e l’ho fatto- affermò alzandosi in piedi
 
-Vi, nessuno in questa famiglia potrebbe replicare l’incantesimo che hai fatto tu a meno che non usi la magia- le disse suo zio Scott osservandola preoccupato
 
-Sono una strega da poco più di due settimane, non so nemmeno cosa sia la magia nera- esclamò la ragazzina passandosi le mani tra i capelli,
 
-Alcuni maghi sono più portati di altri, come nostro zio Cornelius e suo figlio Lucas- affermò Jennifer incrociando le braccia al petto, mentre i fratelli le lanciarono un’occhiata truce -e voi non guardatemi così! Sapete perfettamente che ho ragione- aggiunse alzando gli occhi al cielo,
 
-La cosa importante- riprese Alexa sforzandosi di non tramutare la sorella in una rana -è capire come è possibile che una strega alle prime armi abbia fatto un’incantesimo così potente che le ha permesso di richiamare uno dei nostri più antichi antenati-
 
-Forse posso spiegarvelo io- mormorò Endrell, che fino a quel momento era rimasto in silenzio cercando di metabolizzare tutto quello che aveva vissuto fino a quel momento -ma poi madama dovrete rispondere voi alle mie domande.-
 
Tutti gli occhi si spostarono su Endrell che non poté fare a meno di sentirsi a disagio, sapeva che quelle persone erano come lui, che erano Morgerstern, riusciva a percepirlo, ma erano anche degli estranei, quasi intrusi che occupavano la sua casa; il giovane mago si schiarì rumorosamente la gola e prese un profondo respiro
 
-Secoli fa, quando i maghi ancora si fidavano delle veggenti e le Ombre erano ancora poche, venne pronunciata la profezia della Stella del Mattino, un mago dotato fin dalla nascita di straordinarie capacità, che avrebbe definitivamente sconfitto il Ladro di Anime. Ai miei tempi commisi l’errore di credere di essere io quel mago e per questo mio sbaglio… tutti coloro che si sono fidati di me sono andati incontro ad un destino orribile… ma vedendo ciò che è riuscita a fare questa giovane strega inizio a pensare che potrebbe essere lei la prescelta- affermò guardando Vitani, che distolse rapidamente lo sguardo e iniziò a mangiarsi le unghie nervosamente,
 
-Già conosciamo questa profezia- rispose Scott -anche noi abbiamo commesso l’errore di credere che la Stella del Mattino fosse una ragazza della nostra famiglia e questo le è costato la vita. Non commetteremo di nuovo lo stesso errore credendo in una favola-
 
-Ma voi non capite messere! Le profezie non sono fiabe, in un modo o nell’altro si avverano sempre e anche se inizialmente non capiamo alla fine tutto acquista un senso-
 
-Tu stesso hai detto che il tuo errore è costato molte vite, noi non vogliamo sbagliare di nuovo, Vitani non è la Stella del Mattino perché semplicemente non esiste nessuno così. L’incantesimo che ha fatto può essere stato un caso isolato, dovuto al risveglio dei suoi poteri-
 
-Voi potrete anche essere scettici, ma io so quello che dico e se solo ci fosse una Veggente potrei dimostrarvelo-
 
-Adesso basta- affermò Alexa strofinandosi la fronte -ne riparleremo domani mattina al nostro risveglio, adesso abbiamo tutti bisogno di riposare-
 
💎
 
Steso su uno scomodo materasso di gomma e coperto da ruvide lenzuola Endrell osservava il soffitto azzurro della camera della ragazzina che lo aveva riportato tra i vivi e rifletteva. Erano passati secoli da quando aveva lasciato Blackwood Hollow per andare ad affrontare il Ladro di Anime e ora che finalmente era tornato tutto era diverso, tutti i suoi amici e le persone a cui teneva erano morti, la sua casa non era più sua, insomma tutto quello a cui teneva era scomparso in una nuvola di fumo. Il giovane uomo si chiese cosa sarebbe successo se fosse rimasto, se avesse scelto di ignorare le profezie di Diadama e fosse rimasto assieme a sua moglie e suo figlio, avrebbe avuto una vita lunga? Sarebbe stato felice? Chi poteva dirlo… 
 
-Non riesci a dormire?- gli chiese Vitani affacciandosi dal letto
 
-No- mormorò Endrell
 
-Mi dispiace, il materasso gonfiabile non è molto comodo-
 
-Non è per quello, è solo che ho molti pensieri per la testa-
 
-Ti capisco… ne ho tanti anche io-
 
-È per quello che vi ho detto prima? Perché non era assolutamente mia intenzione turbarvi-
 
-Non mi hai turbata, in realtà non sei il primo a dire che potrei essere una specie di super strega-
 
al giovane uomo sfuggì una risatina
 
-Vi esprimete in modo alquanto bizzarro, ve lo hanno mai detto?-
 
anche Vi ridacchiò
 
-Qualche volta… comunque, cosa ti affligge tanto da toglierti il sonno?-
 
-Sono le domande che non sono riuscito a porvi prima, ho davvero bisogno di una risposta-
 
-Se vuoi posso provare ad aiutarti-
 
-Grazie madamigella… la prima domanda che mi pongo è… quando abbiamo perso il titolo nobiliare? Ero un Sir quando sono partito e ora invece… sono come tutti gli altri-
 
-Credo che la famiglia lo abbia perso nel ‘900, ma non ne sono sicura, domani potremmo controllare-
 
-Va bene… la mia prossima domanda riguarda mia moglie Susan… voglio sapere se la sua è stata una morte serena e priva di dolore… oppure…- la voce gli si spezzò in gola e Endrell non riuscì a proseguire la frase,
 
-Da quello che so è morta nel suo letto in tarda età…-
 
il giovane mago sospirò sollevato
 
-Il mio più grande rammarico era averle portato sofferenza con la mia scomparsa, ma almeno so che per lei la morte è stata più clemente…-
 
-C’è altro che vuoi sapere?- chiese Vi mettendosi seduta
 
-In realtà si… da quando i maghi hanno smesso di credere alle profezie?- chiese Endrell guardando la ragazzina che assunse un’aria pensierosa,
 
-Be’ io non conosco tutti maghi del mondo… ma credo che la mia famiglia abbia perso fiducia nelle profezie quando è morta mia cugina Ridley-
 
-Cosa le è successo?-
 
-Ecco… a me è stato solo detto che è morta in un incidente d’auto… ma poco tempo fa ho avuto una strana visione… l’ho vista combattere contro delle Ombre… credo sia stato questo a toglierle la vita…-
 
-Mi dispiace molto per la vostra perdita…-
 
-Grazie…-
 
-È stata solo colpa mia-
 
-Questo non è vero-
 
-Invece si… vedete madamigella, se fossi riuscito ad adempiere alla mia missione e avessi sconfitto il Ladro di Anime quando ne ho avuto l’occasione, ora non saremmo qui-
 
-Senti Endrell… no ha senso fossilizzarsi sul passato, pensare a tutti i rimpianti che abbiamo, a tutte le cose e le persone che abbiamo perso o alle scelte diverse che avremmo potuto fare. Gli errori fanno parte della vita, sono ciò che ci permette di apprendere, ciò che ci spinge ad andare avanti-
 
-Ma se avessi troppa paura di sbagliare di nuovo per provare ad andare avanti?-
 
-Be’ quando mi capita una cosa del genere penso sempre a quello che mi diceva mia nonna: il coraggio non è sempre un possente grido di battaglia, a volte è solo una timida vocina che a fine giornata ci sussurra “anche se oggi ho fallito, riproverò domani”-
 
-Tua nonna era una donna molto saggia-
 
-Si.. si… lo era…-
 
-E voi le somigliate molto-
 
-Dici davvero?-
 
-Si… insomma io non la conoscevo… ma dal tipo di insegnamento che vi ha lasciato posso dedurre che presto o tardi diventerete come lei-
 
-Grazie Endrell-
 
-Figuratevi lady Vitani-
 
-Ora proviamo a dormire un po’-
 
-Mi sembra un’ottima idea, riposate bene madamigella-
 
-Anche tu Endrell- rispose la ragazzina stendendosi e chiudendo gli occhi.

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue: L’arrivo degli ultimi Morgerstern ***


Quando Vì si svegliò il giorno seguente notò che il letto accanto al suo era vuoto, probabilmente Endrell si era alzato prima di lei e aveva lasciato la camera per non disturbarla. La sveglia accanto al suo comodino segnava le nove meno venti e la ragazzina considerò per qualche secondo l’idea di rimettersi a dormire, ma scartò subito l’idea, non sarebbe mai riuscita a prendere nuovamente sonno così sospirò e lasciò il confortante calore delle sue coperte. Tani rabbrividì sentendo l’aria gelida che le sfiorava il volto e i piedi nudi, rapidamente infilò una felpa e un paio di calzini pesanti e uscì dalla stanza; Loki era appollaiato proprio fuori dalla sua porta,
 
-Ciao giovane strega- esordì il felino stiracchiandosi
 
-Ciao Loki- rispose Vitani iniziando a scendere le scale
 
-Si prospettano giornate gelide-
 
-Non sapevo fossi un’appassionato del meteo-
 
-Non lo sono, ma so per esperienza che le giornate prima della Notte delle Ombre sono molto fredde-
 
-Cos’è la Notte delle Ombre?-
 
-È l’ultima notte di ottobre, quando le Ombre hanno così tanto potere da riuscire a lasciare il Regno delle Anime e vagano libere per le strade rapendo gli sconsiderati che girano a tarda notte e soffocando i bambini nelle culle-
 
-Ma è orribile-
 
-Lo so, ho affrontato molte molte volte quelle notti, in questa vita e nelle tre che l’hanno preceduta-
 
-Hai avuto altre tre vite Loki? Cosa sei? Il personaggio di un videogioco?-
 
-No, sono un gatto e come tutti i gatti ho nove vite-
 
-Credevo fosse solo una diceria…-
 
-Quante delle cose che hai vissuto in questi ultimi mesi credevi fossero solo dicerie o leggende o frutto della tua immaginazione?-
 
Vitani non rispose.
La ragazzina scese l’ultima rampa di scale saltellando assieme al gatto, ma una volta giunti davanti alla cucina si fermarono per osservare la particolare scena che si presentava davanti ai loro occhi: accatastati contro la porta chiusa della cucina c’erano Endrell, James e Emily,
 
-Cosa state facendo?- chiese Vì incrociando le braccia al petto,
 
Emily si voltò verso di lei con gli occhi le brillavano per la curiosità,
 
-Questa mattina verso le sei due macchine, mia madre e gli zii erano già svegli e da quel momento si sono chiusi in cucina. Io è da quel momento che sto cercando di sentire, ma credo che abbiano fatto un’incantesimo alla porta per con farci sentire- affermò -ho chiesto ad Endrell di spezzarlo, ma lui ha detto che dobbiamo essere noi a spezzarlo, perché ne abbiamo tutte le capacità e ha aggiunto che non ci avrebbe insegnato come fare insegnato se non fossimo stati d’accordo tutti e tre, allora io e Jam abbiamo provato a fare da soli, ma non siamo riusciti a capire come fare!-
 
Vitani sorrise appena ascoltando la cugina, da quando era iniziata tutta quella storia della magia la più entusiasta era Emily, si cimenta a senza paura in ogni incantesimo, tentava ogni pozione senza paura e quando falliva era subito pronta a ricominciare. Ma infondo Emily era sempre stata una ragazza solare e positiva, che anche se a volte questo la faceva apparire un po’ superba; Vitani invece era tutto il contrario: dopo anche un solo fallimento si scoraggiava, si arrendeva, si chiudeva in se stessa e faceva di tutto per scomparire.
 
-Tani, mi stai ascoltando?- la richiamò Emily
 
-Si, si, non riuscite a fare l’incantesimo per riuscire a sentire quello che accade lì dentro. Mi dispiace, ma non posso aiutarvi- rispose la ragazzina incrociando le braccia,
 
-Perché no?- le domandò James staccandosi dalla porta
 
-Perché non sono capace-
 
-Come sei esagerata Vi! Non è che se sbagli una volta allora sei incapace- sbuffò Emily,
 
Vi alzò gli occhi al cielo
 
-Non ho sbagliato una volta! E sinceramente non ho più nessuna voglia di provare-
 
-Non sei incapace Vi, sei solo stupida!-
 
Tani fece per ribattere, ma Endrell si mise tra le due ragazzine e le squadrò con sguardo severo
 
-Adesso basta- affermò con tono autoritario -nessuna di voi è stupida e nessuna di voi è incapace, praticare la magia non è semplice e voi avete appena iniziato a imparare-
 
-Quindi che dovremmo fare?- chiese Vitani incrociando le braccia
 
-Potresti provare a spezzare l’incantesimo- le rispose il mago, ma la ragazzina scosse la testa con veemenza, a che poteva servire? Negli unici incanti che era riuscita a fare con successo era stata guidata da un impulso che in quel momento non sentiva, quindi era certa che avrebbe fallito,
 
-Coraggio, che ti costa fare un tentativo?- miagolò Loki grattandosi un orecchio -sei una delle più promettenti streghe che abbia mai incontrato, hai un potenziale enorme-
 
-Esageri…- borbottò la ragazzina passandosi una mano tra i capelli e cercando di nascondere la soddisfazione che le aveva dato l’udire quelle parole -va bene, ci provo- cedette infine posizionandosi davanti alla porta della cucina -e ora che faccio- chiese -mi lascio guidare dall’istinto?-
 
-L’istinto è un buon inizio madamigella, ma non è l’unica cosa che deve guidarvi- le rispose Endrell -la magia è più di questo, è organizzazione canalizzazione dell’energia che scorre ovunque-
 
-Come faccio ad organizzare l’energia?- 
 
-È qui che arriva la parte difficile madamigella, vi servirà molta concentrazione-
 
-Quindi devo solo concentrarmi?-
 
-Si esatto, sir James, madamigella Emily, provate anche voi coraggio- affermò Endrell incrociando le braccia al petto,
 
così i due ragazzini si posizionarono al fianco di Vitani,
 
-Dobbiamo dire una parola magica, o qualcosa di simile?- chiese Emy
 
-Si, ma non preoccupatevi per quella, se organizzerete e canalizzerete bene l’energia pronuncerete la parola nell’Antica Lingua come se già la conosceste-
 
Come mi è successo mentre leggevo il vecchio quaderno che mi ha dato Lyra nel bosco” pensò Vitani, poi chiuse gli occhi e tentò di concentrarsi.
 
Inizialmente non sentiva nulla, solo gli spifferi freddi della casa, l’ululare del vento contro le finestre, il respiro dei suoi cugini e il profumo di cenere proveniente dal camino, ma più il tempo passava, più i suoi sensi si acuivano, sentiva il fruscio delle foglie in giardino, il profumo di erba bagnata andava a mischiarsi con l’odore di legna bruciata. Improvvisamente ogni odore e ogni rumore si fusero perfettamente gli uni con gli altri creando un’armonia che risuonava tutta attorno a lei, a Endrell, ai suoi cugini, a Endrell, agli abitanti di Blackwood Hollow e a tutto il resto delle creature viventi, era… pura energia, poteva quasi vederla scorrere ovunque. Vitani si chiese se anche i suoi cugini riuscissero a sentire quello che sentiva lei, in quel momento le pareva impossibile che la risposta fosse “no”. Mentre osservava il flusso di energia muoversi davanti ai suoi occhi una parola balenò nella mente di Vitani, non era certa di cosa significasse, ma il suo istinto le diceva di sussurrarla e da quello che le aveva detto Endrell seguire per praticare la magia seguire l’istinto era necessario, così ci provò, pronunciò quella strana parola, una, due, tre volte, lentamente l’energia che continuava a brillare davanti ai suoi occhi assunse un tenue colore celeste e si diresse verso la porta della cucina concentrandosi su di essa crepando la sottile barriera trasparente che la ricopriva.
Vitani poteva sentire gli sguardi stupefatti dei cugini e di Endrell su di lei, ma in quel momento non le importava, nulla poteva distrarla da quello che stava facendo; intanto davanti ai suoi occhi la sottile barriera magica che copriva la porta della cucina si frantumò in tante, piccole, scintillanti schegge di energia,
 
-Wow…- fu l’unica cosa che Vitani riuscì a mormorare guardando quello che aveva appena fatto,
 
-Sei stata meravigliosa!- strepitò Emily dandole una pacca sulla spalla,
 
-Grande Vì! Ci sei riuscita al primo colpo!- si complimentò James sorridendole,
 
-Non pensavo di farcela davvero- mormorò Vitani guardandosi le mani con un’enorme sorriso stampato in volto,
 
-Siete più forte di quello che pensate madamigella, non dubitatene mai- le disse Endrell poggiandole una mano sulla spalla
 
-Grazie- sussurrò Tani ancora incredula,
 
-Ora possiamo sentire quello che si stanno dicendo?- chiese Emily impaziente come i cugini non l’avevano mai vista,
 
-Certamente madamigella- rispose Endrell, così i quattro si avvicinarono alla porta, curiosi di sentire cosa stessero discutendo gli adulti nell’altra stanza.
 
Inizialmente udirono solo confusi sussurri sommessi, ma dopo un po’ iniziarono a a carpire chiare parole,
 
-Quello che volete farle correre è un rischio enorme, io… sono d’accordo con Violet e Scott, non ne vale la pena- stava dicendo Alexa, con l voce colma di preoccupazione,
 
-Quando nostra madre propose di sottoporre Ridley all’addestramento come se fosse la Stella del Mattino sei statala prima a sostenere la sua idea!- rispose acidamente Jennifer,
 
Vitani sentì una stretta allo stomaco, stavano parlando di lei, di quello che aveva affermato Endrell la sera prima e questo la terrorizzava,
 
-E tu sei stata la prima a mandare al diavolo Lucas quando ci sono stati problemi Jen!- replicò Alexa con un ringhio
 
-Certo! Ridley è morta perché lui le ha detto di utilizzare la magia nera!- strillò Jenny e subito dopo un silenzio glaciale calò sulla cucina,
 
Vi poteva quasi sentire i respiri dei suoi familiari oltre la porta,
 
-Scusa Violet…- mormorò infine Jennifer,
 
-Non preoccuparti Jen- rispose la donna con un tono particolarmente tranquillo, che fece gelare il sangue nelle vene a Vitani.
 
la ragazzina si allontanò un po’ dalla porta e dopo aver dato una rapida occhiata ai cugini capì che nemmeno loro sapevano dell’arrivo di zia Violet. La donna aveva interrotto definitivamente i contatti con la famiglia quando l’anno prima sua figlia era morta nel vecchio orfanotrofio abbandonato; inizialmente Tani non aveva capito come una persona potesse tagliare i ponti con tutta la sua famiglia, ma dopo quello che era venuta a sapere su tutte le bugie che le avevano detto in quei quindici anni, era riuscita a capire i sentimenti di Violet, avrebbe fatto lo stesso se ne avesse avuto l’occasione. Vi si avvicinò nuovamente alla porta per sentire il resto del discorso
 
-Tua figlia, Alexa- stava dicendo una voce maschile che non conosceva -ha aperto e richiuso un passaggio per il Regno delle Anime, richiamando un uomo che era incastrato lì da secoli e che conosce la profezia della Stella del Mattino meglio di tutti noi messi insieme-
 
-Continui a chiamare questa… cosa… “profezia”, ma ormai è chiaro che si tratta di una maledizione Lucas- ribatté gelidamente Scott, -hai idea di quanti Morgerstern, abbiano perso la vita per questa stronzata! E ora vuoi condannare un’altra ragazzina?-
 
-Ma almeno dovremmo insegnarle come usare la magia! Un potenziale così grande può diventare pericoloso per lei e per chi la circonda!-
 
-Ora basta Lucas!- tuonò Alexa -Mia figlia non è il tuo prossimo esperimento, non è la tua prossima esca per le Ombre o il tuo prossimo sacrificio! È una ragazzina e merita di avere una vita normale-
 
Vitani udì chiaramente dei passi dirigersi verso la porta
 
-Non puoi proteggerla per sempre Lexie, se la prossima volta che aprirà un portale per il Regno delle Anime uscirà qualcosa di grosso e pericoloso, come un’Anima Errante ostile, e tu non sarai nei paraggi per difenderla cosa accadrà?- chiese Lucas con tono tranquillo -O se quel tipo che si fa passare per Endrell Morgerstern si rivelasse una minaccia? Un servo del Ladro di Anime? Chi proteggerebbe Vitani? O Emily? O James?-
 
-O Geraldine- aggiunse Scott alzandosi dal tavolo e avvicinandosi al cugino
 
-Mia figlia sa proteggersi da sola- mormorò l’uomo a denti stretti -e se non avete intenzione di ascoltarmi allora perché mi avete chiamato urgentemente?-
 
-Perché ci troviamo davanti a un bivio: fidarci di Endrell Morgerstern e credere di nuovo alla profezia o lasciar perdere e rispedire quell’Anima Errante nel Regno dei Morti- affermò Jennifer-e abbiamo pensato che tutta la famiglia dovesse votare-
 
-Allora votiamo- disse Violet -quanti a favore della prima opzione? E quanti a favore della seconda?-
 
Vitani si allontanò dalla porta della cucina e si voltò verso James, Emily e Endrell con aria incredula, mentre sentiva la rabbia impossessarsi di lei, come potevano altri prendere decisioni per lei senza nemmeno consultarla, senza nemmeno chiederle cosa volesse lei, cosa pensasse. La ragazzina si passò le mani tra i capelli con un gesto nervoso,
 
-Ma li avete sentiti?- chiese guardando i presenti
 
-Si- rispose Emily incrociando le braccia al petto -e non mi piace per niente… insomma se dovessero decidere di non insegnarci nulla che faremo? Esploderemo per un’eccesso di potere? O verremo consumati da essi diventando dei maghi oscuri?-
 
-E poi… cosa intendevano dicendo “rispediremo l’Anima Errante nel Regno delle Anime”? Vogliono forse uccidere Endrell?- domandò James percorrendo il salone a grandi passi
 
-Miei giovani eredi non temete- affermò Endrell abbozzando un sorriso -nessuno sta pensando di uccidermi e se non imparerete come usare i vostri poteri non avrete ripercussioni fisiche, il vero pericolo saranno gli incantesimi accidentali-
 
-Come quello che ho fatto nel bosco?- chiese Vi
 
-Esattamente, pensa se oltre a me fosse uscito anche altro, non saresti tata in grado di difenderti e io non sarei stato in grado di aiutarti-
 
-Potrebbe ricapitare una cosa del genere?- chiese Emily preoccupata
 
-Potrebbe capitare anche di peggio- rispose una rispose qualcuno alle loro spalle,
 
i ragazzini, il gatto e il mago si voltarono verso le scale su cui era seduto Steve, con ancora qualche foglia tra i capelli
 
-La prima volta che i miei poteri si sono risvegliati tutto quello che toccavo marciva ero terrorizzato, così tanto che sono scappato nel bosco, dove ho incontrato un’Ombra che per poco non mi ha ucciso- raccontò 
 
-Imparare a organizzare e canalizzare l’energia è consigliato per chi nasce con la magia… e più grandi sono i poteri più è probabile che le Ombre e altre cose ti notino e ti diano la caccia- mormorò Endrell
 
-Dovrai insegnarci comunque- affermò Tani -anche se i nostri genitori non fossero d’accordo, io voglio sopravvivere e per farlo non posso rifiutare la mia natura-.
 
Prima che il mago potesse rispondere la potrà della cucina si aprì e sulla soglia apparvero tutti i Morgerstern presenti in quella casa,
 
-Non preoccuparti ragazzina- affermò un uomo dai folti capelli corvini e grandi occhi argentei con un ghigno beffardo dipinto in volto -la famiglia ha votato e non dovrete apprendere la magia di nascosto- poi spostò il suo sguardo su Endrell -tu devi essere il capostipite della nostra famiglia. Molto piacere, io sono Lucas Morgerstern-
 
Vitani squadrò con diffidenza quell’uomo che si era appena presentato: i capelli neri erano perfettamente pettinati all’indietro, gli occhi argentati scintillavano maliziosamente, le labbra erano tirate da un ghigno che non prometteva nulla di buono e la pelle cadaverica sembrava quasi trasparente sotto i pallidi raggi solari che filtravano attraverso la finestra. Studiando quel particolare individuo il primo pensiero che attraversò la mente di Vi fu quello di trovarsi davanti ad un vampiro, ma cercò di scacciare subito quell’idea, non sarebbe riuscita a tollerare anche l’esistenza dei vampiri. Tani era così impegnata a studiare quell’uomo da non accorgersi di aver iniziato a fissarlo, almeno fino a che Steve non le diede una lieve gomitata riscuotendola dai suoi pensieri; intanto Lucas aveva iniziato a sommergere Endrell di domande e Alexa, Scott e Violet si erano avvicinati per ascoltare e sorvegliare la situazione, mentre Violet era rimasta in disparte, appoggiata alla parete accanto alla porta della cucina studiava i movimenti di tutti i presenti come un falco soffermandosi in particolare su Vitani, Lucas e Endrell.
 
💎
 
Quella stessa sera, dopo cena Alexa, Lucas, Jennifer, Scott e Violet si radunarono in salone per discutere ciò che avrebbero dovuto fare,
 
-Voglio convocare tutte le Congreghe di Blackwood Hollow- affermò Violet sorseggiando una tazza di tea, mentre i fratelli e il cugino le lanciavano sguardi perplessi
 
-Perché?- chiese Alexa con voce carica di preoccupazione -le Congreghe non si riuniscono da secoli e non sono più in buoni rapporti-
 
-Ma questa potrebbe essere una situazione di emergenza, la Notte delle Ombre si avvicina e il mio sesto senso mi dice che sarà più dura delle altre, dobbiamo prepararci ad una guerra e se non saremo uniti potremmo non superarla- spiegò
 
-Quindi cosa suggerisci?- le chiese Lucas abbandonandosi contro lo schienale della poltrona
 
-Di convocare ogni mago, strega, alchimista o druido presente a Blackwood Hollow-
 
-Perché?- le chiese Scott incrociando le braccia al petto
 
-Perché presto dovremmo combattere, molto presto, e ci servirà tutto l’aiuto possibile-
 
-Dovrei portare qui anche la mia Congrega allora- affermò Lucas
 
-No- ribatterono Violet e Alexa nello stesso momento -sappiamo bene che le Congreghe spesso tendono a non andare d’accordo e già sarà difficile mantenere la pace tra quelle che sono nate e si sono sviluppate qui, non credo che sia una buona idea portare anche degli stranieri- spiegò Violet
 
-Va bene- borbottò il cugino
 
-Allora- riprese la donna -siete d’accordo con la convocazione o devo fare tutto da sola?-
 
-Io no- rispose Scott
 
-Votiamo- propose Jennifer
 
-Va bene- affermò Alexa -quanti a favore della di tutte le Congreghe di Blackwood Hollow?-
 
tre mani si sollevarono all’unisono
 
-Quanti a sfavore?- chiese Jennifer sospirando
 
l’unica mano ad alzarsi fu quella di Scott.

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Capitolo 33
*** Capitolo trentatré: Il raduno delle streghe ***


Poco prima dell’alba del giorno seguente un gruppo di persone avvolte in cupi mantelli neri si era radunato nel giardino di casa Morgerstern e Vitani, che anche quella notte non aveva chiuso occhio, osservava tutte quelle persone accamparsi nel giardino di casa sua e domandandosi perché fossero lì, cosa volessero e soprattutto se fossero persone reali o solo mostruose Ombre strisciate fuori dalla foresta che attendevano solo una sua distrazione per irrompere in casa e sbranarla. La ragazzina scosse la testa e si passò le mani sul volto, stava di nuovo affondando nel tetro vortice che erano i suoi pensieri, così si allontanò dalla finestra e si sedette sul letto accanto a Loki, che dormiva pacificamente. Vi guardò il gatto con una leggera punta di invidia, chiedendosi come riuscisse a dormire così tranquillamente, nonostante tutte le cose che erano successe fino a quel momento; la ragazzina si passò le mani tra i capelli sospirando,  soffriva così tanto per la mancanza di sonno che era diventata gelosa perfino di un gatto? Scosse la testa mentre una tetra risatina le sfuggì dalle labbra, era davvero ridotta male, per un secondo si chiese perché tutto quello stesse capitando a lei, forse aveva commesso qualche azione terribile in una vita precedente e l’universo aveva deciso di punirla. Vitani scosse nuovamente la testa, doveva smettere con tutte quelle elucubrazioni, se doveva passare restare sveglia ad attendere che anche gli altri si alzassero -cosa che probabilmente sarebbe avvenuta tra tre o quattro ore- tanto valeva mettere a frutto il suo tempo e iniziare a sperimentare la sua magia. Emozionata Tani si alzò e si posizionò al centro della stanza, poi come le aveva insegnato Endrell chiuse gli occhi e svuotò la mente facendo profondi respiri e ascoltando i suoni e gli odori della notte, come quella mattina sentì l’energia pulsare attorno a lei e a tutte le creature viventi che aveva attorno, poteva percepire perfino quella che scaturiva da quella folla che si era radunata in giardino, poteva quasi vederne il colore -un tenue grigio perla- e percepirne la natura neutrale, non riusciva ancora a capire chi fossero, ma era certa che  non erano ostili.
Soddisfatta del successo del suo primo tentativo Vitani prese un respiro profondo e tornò a concentrarsi sull’energia che scorreva attorno a lei con un nuovo obbiettivo: far levitare una penna dalla scrivania alla sua mano, una parola nell’Antica Lingua apparve nella sua e la ragazzina la pronunciò senza alcuna esitazione, un sottile bagliore verde acqua colorò l’energia che scorreva attorno a lei, raggiungendo una penna abbandonata sul tavolo da studio e sollevandola di qualche centimetro, Vitani sorrise emozionata, era la prima volta che vedeva qualcosa di positivo in tutta quella storia, in preda all’emozione pronunciò la formula ancora e ancora e ancora, fino a che tutti gli oggetti nella sua stanza non furono sollevati da terra. Alla ragazzina sfuggì una risatina non riusciva a crederci, stava davvero usando la magia e lo stava facendo bene. Alzò e abbassò i mobili e gli oggetti della sua camera un paio
 
-Loki!- chiamò emozionata -Loki svegliati!-
 
il gatto aprì pigramente gli occhi e si stiracchiò
 
-Cosa vuoi Vitani?- miagolò sbadigliando
 
la ragazzina gli rivolse un ampio sorriso e pronunciò nuovamente la formula librando in aria anche il felino, che le lanciò un’occhiata stupita
 
-Stai utilizzando consapevolmente la tua magia!- esclamò mentre volteggiava sospeso nel vuoto,
 
Vitani rise e annuì
 
-Lo sto facendo!- esclamò
 
-Lo stai facendo!- ripetè il gatto
 
la ragazzina lasciò che il mobilio e il gatto si posassero dolcemente a terra e si scrocchiò le dita, si sentiva carica di energia ed era pronta a tentare un nuovo incantesimo, Loki intanto si appollaiò sul letto osservando quella giovane strega che aveva appena iniziato a muovere i suoi primi passi verso il grande potere che la attendeva.
Intanto nella stanza degli ospiti al piano di sotto Endrell dormiva sonni agitati, si girava e rigirava nel letto tremando e sudando, mentre nella sua mente riviveva tutto ciò che aveva passato nel Regno delle Anime: rimpiangeva di non essere stato all’altezza del Ladro di Anime, di aver lasciato morire Diadama e di aver abbandonato tra le Ombre Jack, Maysa e Jason. Nel suo intimo il mago si chiedeva se li avrebbe mai rivisti o se il Ladro di Anime li aveva già corrotti trasformandoli in orride Ombre, la sola idea di doverli affrontare lo atterriva; Endrell si tirò su a sedere passandosi una mano tra i capelli madidi di sudore cercando di tranquillizzarsi, con il favore dell’oscurità le sue più profonde paure avevano preso il sopravvento avvolgendolo e soffocandolo, proprio come quando si era trovato nel Limbo creato dall’incantesimo del Farshee, era stato un vigliacco e avrebbe dovuto fare di più, avrebbe dovuto porre fine al regno del Ladro di Anime in quell’occasione. Si sentiva morire ogni volta che tutti quei ricordi lo travolgevano; Endrell prese un respiro profondo cercando di scacciare quella strana sensazione che gli attanagliava il petto, mentre cercava di concentrarsi sulle nuove opportunità che si presentavano: poteva insegnare a Vitani la magia, raccontarle le sue esperienze e fare in modo che non compisse i suoi stessi sbagli giovane strega poteva rimediare a tutti gli errori commessi da lui, da chi lo aveva preceduto e da chi era venuto dopo.
Il mago decise di sgranchirsi le gambe, così si alzò dal letto misurando a lunghi passi la stanza, fino ad arrivare alla finestra che spalancò nella speranza che un po’ di aria fresca sarebbe riuscita a calmarlo.
Endrell appoggiò i gomiti al davanzale lasciando che il placido venticello notturno gli lambisse il volto alleviando leggermente la presa che sentiva sul petto, in quel momento avrebbe davvero voluto avere qualcuno con cui potersi aprire, che sapesse dargli conforto e consigliarlo, il giovane uomo scosse la testa per scacciare quel pensiero, il viaggio che aveva intrapreso era un viaggio solitario e questo lo sapeva bene, avrebbe dovuto contare su se stesso, sulle sue capacità e sui suoi ideali, cercando di non smarrire la via a causa delle sue insicurezze. Anche se non era la Stella del Mattino il Regno dei Vivi aveva bisogno di lui e non poteva più sottrarsi al suo destino.
Mentre i pensieri attraversavano la mente di Endrell come un fiume in piena, un movimento nel giardino carpì la sua attenzione e quando il mago abbassò lo sguardo si trovò davanti uno scenario che non si sarebbe mai aspettato di vedere: nel cortile si era radunata un piccolo gruppo di Chimere, erano ancora incappucciate, seminascosto nelle tenebre, ma Endrell poteva intravedere lo scintillio delle loro armi sotto i mantelli, sul volto del mago affiorò un tenue sorriso: nella battaglia che stava per combattersi le Congreghe di Blackwood Hollow non sarebbero stati soli.
I primi pallidi raggi di sole si mostrarono oltre le cupe e fitte fronde del bosco, fino a raggiungere gli occhi del giovane uomo che stiracchiandosi decise di che per lui era saggio dormire un po’, infondo solo tra poche ore e avrebbe dovuto affrontare un’ardua discussione, era bene farsi trovare riposato.
 
💎
 
Vitani scese in cucina di buon ora quel giorno e si sorprese nel vedere che non era da sola: infatti Violet era seduta al tavolo della cucina con in mano una tazza di caffè e lo sguardo perso nel vuoto,
 
-Buongiorno- affermò Vi con un tono un po’ troppo allegro distogliendo la zia dai suoi pensieri,
 
la donna si voltò verso la ragazzina,
 
-Buongiorno Tani- rispose cercando imitare il suo tono vispo, ma senza molto successo -ti sei svegliata presto-
 
-Si!- cinguettò la giovane afferrando una tazza e versandosi una generosa quantità di caffè -Dormito bene?-
 
-Si, abbastanza… tu? Oggi sembri… raggiante, ti sei riposata?-
 
-Non proprio, ho provato degli incantesimi- ammise sorridendo imbarazzata, se stesse confessando un scabroso -Loki mi ha aiutata un po’, ma per il resto ho fatto quasi da sola!-
 
Violet sospirò puntando il suoi sguardo nella tazza di caffè che stringeva tra le mani, scrutando la bevanda marrone, studiandone ogni più piccola sfumatura, aspirandone l’inebriante profumo, cercando di focalizzare ogni singolo neurone della sua mente su tutto ciò che riguarda il caffè,
 
-Tutto bene zia?- chiese Vitani osservando la donna,
 
-Si… si tesoro, va tutto bene… solo che, per un attimo mi hai ricordato…-
 
-Ridley- sussurrò Vi rabbuiandosi -scusa…-
 
-Non è colpa tua, riconosco l’ebrezza del riuscire per la prima volta in un incantesimo difficile-
 
la ragazzina abbozzò un sorriso
 
-Mi sembra di poter fare tutto- affermò
 
-Ma non è così-
 
-Ah no?-
 
-No Vi, anche se sai come usare la magia non vuol dire che la vita sia più facile o che ci siano meno rischi, anzi. Il mondo della magia è molto più pericoloso di quanto immagini, se non mi credi chiedilo pure a Sir Endrell, o a Ridley- disse cupamente Violet
 
Vitani annuì silenziosamente prendendo un sorso di caffè, mentre cupi pensieri attraversavano la sua mente, mentre una morsa di paura di finire come sua cugina o come il suo antenato le attanagliava il petto,
 
-Dovresti andare a vestirti Tani, tra poco avremo ospiti e vorranno incontrarti- affermò la zia riportando la ragazzina alla realtà,
 
-Va bene zia…- mormorò la giovane posando la tazza e andando verso le scale.
 
Mentre saliva le scale facendo due gradini alla volta, le parole di Violet risuonavano nelle orecchie di Vitani e il pensiero che tutto quello che stava accadendo fosse troppo per lei tornò a troneggiare nella sua mente. E se non fosse stata all’altezza? E se Endrell avesse sbagliato e non fosse lei la prescelta? Infondo era una cosa già capitata in passato, certo aveva fatto levitare tutti gli oggetti nella sua stanza quella notte, ma non era affatto sufficiente per affrontare qualcuno molto più potente ed esperto di lei. Vitani scosse con veemenza la testa, stringendo gli occhi per scacciare quei pensieri mentre faceva dei profondi respiri per cercare di calmare il suo battito cardiaco, che era notevolmente accelerato. In quei momenti le sembrava ancora di star vivendo un delirio psicotico, era tutto troppo surreale,
 
-Lady Vitani?- mormorò una voce maschile riportando la ragazzina alla realtà,
 
Vi aprì gli occhi e in cima alle scale vide Endrell osservarla con aria preoccupata
 
-State bene?- chiese il mago avvicinandosi lentamente
 
-S-si- balbettò Tani cercando di calmare i brividi che le correvano lungo la schiena -ho solo avuto un giramento di testa…-
 
-Siete molto pallida-
 
-Io sono sempre pallida-
 
-Sembrate spaventata…-
 
-Forse un po’ lo sono…- ammise la ragazzina guardandosi i piedi
 
-Perché?-
 
-Se non fossi all’altezza del mio compito? Se fossi solo l’ennesima delusione?-
 
-Milady, voi avete solo quindici anni e nessun tipo di preparazione magica, eppure siete riuscita ad aprire un portale per il Limbo in cui ero intrappolato, per guidarmi fuori avete convocato tutte le Anime dei vostri antenati, siete la strega più giovane e potente che io abbia mai incontrato, non siete una delusione e non lo sarete mai-
 
Vitani si strinse nelle spalle
 
-Ma se fallissi? Non sono una persona così straordinaria…-
 
Endrell appoggiò delicatamente le mano sulle spalle della ragazzina e le sorrise dolcemente
 
-Non permettere mai a nessuno, soprattutto a te stessa, di sminuire il tuo potenziale- le disse con tono paterno
 
-Grazie Endrell- gli rispose accennando un piccolo sorriso.
 
Il mago abbracciò affettuosamente la ragazzina e scese al piano di sotto, mentre Vitani risaliva verso la sua camera per prepararsi all’incontro con le Congreghe di Blackwood Hollow, che si sarebbe tenuto a distanza di poche ore.
 
💎
 
Verso metà mattinata il soggiorno di casa Morgerstern era ghermito di persone, che dopo aver occupato ogni singola sedia e poltrona presente avevano iniziato a discutere animatamente, l’argomento era sempre lo stesso: potevano davvero fidarsi di nuovo della profezia della Stella del Mattino?
Vitani osservava la scena accovacciata sulla prima rampa di scale, completamente estraniata dalla situazione, mentre accarezzava lentamente e ripetutamente Loki, che dormiva accovacciato sulle sue gambe. La ragazzina era così assorta nei suoi pensieri da aver perso completamente il filo della conversazione,
 
-Ti annoi?- le chiese qualcuno riportandola bruscamente alla realtà,
 
Tani alzò lo sguardo di scatto e si trovò davanti il volto sorridente di Steve
 
-Un po’- ammise sorridendo al suo amico
 
il ragazzino si sedette accanto a lei e iniziò a coccolare il gatto
 
-Davvero? Non ti preoccupa nemmeno un po’ che quei pazzi lì sotto stiano decidendo se ucciderti o lasciarti vivere-
 
Vitani sbiancò voltandosi di scatto verso l’amico
 
-Sul serio?!- chiese con un filo di voce
 
-No- rispose Steve ridacchiando mentre la ragazzina gli tempestava il braccio con pugni leggeri trattenendo a stento le sue risate, da quando era arrivata a Blackwood Hollow era l’unico momento in cui si sentiva una vera quattordicenne,
 
-Però credo che stiano decidendo se fidarsi di te o meno…- mormorò il giovane tornando serio
 
-Lo so…- sussurrò Tani passandosi entrambi le mani tra i capelli -credi che giungeranno mai ad una conclusione comune?-
 
-Non credo, hanno troppa paura che possa rivelarsi un altro errore, come l’ultima volta…-
 
-Parli di Ridley o di Endrell?- chiese Vitani
 
-Di… Ridley... pensavamo che Endrell fosse solo il personaggio di una favola-
 
-E la statua che avete al centro della piazza?-
 
-È il protettore della nostra città-
 
-Già…-
 
-Magari faranno una statua anche a te, se assolverai ai tuoi doveri di Stella del Mattino-
 
-È la mia più grande aspirazione-
 
-Ah si?-
 
-Certo, avere una statua al centro della città è la mia più grande aspirazione- affermò Vitani
 
a Steve sfuggì una lieve risata
 
-In questo caso mi assicurerò personalmente che la statua ti renda giustizia-
 
-Oh grazie, che gesto cavalleresco-
 
-Già…-
 
i due ragazzini tornarono a guardare la discussione che si svolgeva al piano di sotto, mentre la preoccupazione si faceva sempre più viva nelle loro menti, poiché erano consapevoli che qualunque decisione fosse stata presa sarebbe stata la decisione sbagliata.

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Capitolo 34
*** Capitolo trentaquattro: La paura non è che il precursore del coraggio ***


Il raduno delle Congreghe si prolungò fino a tarda sera e alla fine si erano create due fazioni: la prima, composta da druidi e negromanti, affermava che per affrontare le Ombre la notte del trentuno ottobre fosse necessario creare un’esercito composto da maghi esperti e guidato da Sir Endrell e dalla Stella del Mattino, mentre la seconda fazione, composta da maghi e alchimisti sosteneva che nonostante i suoi grandi poteri Vitani fosse ancora una strega inesperta e che Sir Endrell non usava i suoi poteri da secoli. Le due fazioni continuavano a urlare e insultarsi, ma nessuno era disposto a scendere a compromessi e la situazione era in una fase di stallo.
Vitani, dopo la terza ora di discussioni aveva deciso che la sua presenza era irrilevante, quindi si era rintanata in camera sua assieme a Steve, Daniel, Laurel, James ed Emily,
 
-Non raggiungeranno mai un accordo- sospirò Vi passandosi una mano tra i capelli mentre si dondolava sulla sedia della sua scrivania
 
James sul letto
 
-Sono ore che urlano gli uni contro gli altri, non li sopporto più- affermò strofinandosi il volto
 
-È solo l’inizio- disse Steve, che si era seduto sotto la finestra assieme a Dan -le Congreghe non sono mai andate molto d’accordo-
 
-Già, tra alcune si potrebbe quasi dire che c’è una vera e propria “guerra fredda”- affermò Daniel -come tra druidi e alchimisti-
 
-O tra maghi e negromanti- aggiunse Laurel stendendosi accanto a James
 
-Così non può funzionare- affermò Emily che al contrario degli altri aveva continuato a misurare la stanza a grandi passi -dobbiamo prendere in mano la situazione-
 
-Cosa proponi?- le domandò Vitani osservandola attentamente
 
-Di agire da soli-
 
sentendo le parole della cugina Vi non riuscì a trattenere una risatina
 
-Scherzi vero? Nessuno di noi è un mago esperto e fidati! Servono maghi esperto e spiriti potenti per fronteggiare le Ombre!- affermò incrociando le braccia al petto
 
-Chiederemo ad Endrell e ad Alice di addestrarci, abbiamo ancora una settimana infondo-
 
-Una settimana è poco- fece notare Jem
 
-Lo so, ma non abbiamo molta scelta- ribatté Emily 
 
-In effetti potrebbe funzionare- mormorò Vi, che non aveva mai pensato velocemente, -insomma, una settimana è davvero pochissimo e potremmo fallire miseramente, ma… Emily ha ragione, fare da soli potrebbe essere la nostra unica possibilità-
 
-Davvero Vi? Un secondo fa hai detto che è una pessima idea- affermò James
 
-Lo so, lo so, ma ho cambiato idea-
 
-Perché?-
 
-Perché questo non è il momento di essere prudenti! Dobbiamo agire e abbiamo poco tempo per farlo, quindi forza! Il tempo delle discussioni è finito- proclamò Tani scattando in piedi e dirigendosi verso la porta,
 
i suoi cugini e i suoi amici la guardarono con occhi sgranati, agire in modo così deciso e ignoravano che la ragazzina in realtà stava tremando per la paura e già rimpiangeva la sua decisione. Ma non c’era tempo per i ripensamenti. Vitani si diresse a passo sicuro perso la porta mentre le sue mani tremavano come foglie, varcò la soglia e scese le scale dirigendosi verso il salone dove, le discussioni continuavano ad andare avanti senza tregua; tuttavia quando Vi si trovò sull’ultimo gradino, così vicino a quei maghi esperti arrabbiati si accorse che non sapeva bene cosa fare, doveva forse interrompe la discussione? O forse era meglio non farsi vedere? Aveva il permesso di stare lì? Di sentire quello che dicevano? Oppure era una conversazione privata? La ragazzina sospirò e alzò lo sguardo verso il pianerottolo del primo piano, dove si erano appostati i suoi cugini e i suoi amici, che le fecero segno di procedere in qualche modo.
Tani si voltò nuovamente verso il salone e puntò lo sguardo su Endrell, che ascoltava la diatriba con aria annoiata, in effetti il mago non aveva mai sentito argomentazioni così ridicole, agire o non agire, era quella l’unica decisone da prendere, non c’era tempo per le discussioni. Il mago sospirò, pensando che quei… bambini avrebbero dovuto lasciar prendere a lui il comando della situazione, infondo era l’unico a sapere veramente a cosa  stavano andando incontro, inoltre era il mago più anziano e avrebbero dovuto portargli più rispetto.
Facendo girare lo sguardo seccato per la stanza Endrell si accorse che un paio di occhi molto simili ai suoi lo osservavano dalla penombra della scalinata: era Vitani che cercava di attirare la sua attenzione senza essere notata anche dalle altre persone presenti, il mago incuriosito dall’espressione di urgenza della ragazzina si alzò mormorando delle scuse e la raggiunse,
 
-Tutto bene lady Vitani?- le chiese cortesemente
 
-Ho bisogno di chiederti un favore Endrell- rispose la giovane
 
-Ditemi tutto, vi ascolto-
 
in pochi secondi Vi raccontò al mago il piano di Emily
 
-È rischioso…- mormorò il mago in fine, -ma si può fare- aggiunse
 
-Davvero? Ci aiuterai?-
 
-Certamente-
 
-Bene…- affermò Vitani rilassandosi appena -ora dovrò solo convincere Alice-
 
-Fidatevi di me, la Chimera di cui mi avete parlato vi aiuterà. Le Chimere hanno scelto di schierarsi con voi da secoli, fidatevi-
 
-Bene, bene… allora, quando vogliamo cominciare?-
 
-Mandate un messaggero alla Chimera, inizieremo immediatamente- affermò il mago.
 
Solo un’ora dopo i ragazzi, il mago, la Chimera e il gatto Loki erano radunati in un piccolo spiazzo tra gli alberi vicino alla casa, pronti ad apprendere tutto quello che c’era da sapere sul Ladro di Anime e sulle sue Ombre,
 
-I mostri che affronteremo la notte del trentuno ottobre non sono come le “pacifiche” Ombre che vedete qualche volta girare per la foresta durante la notte, o che si insinuano nelle vostre case per darvi incubi- affermò Endrell camminando avanti e indietro davanti ai ragazzini -con queste Ombre non basteranno i vostri strani, piccoli, fulmini nelle palline di vetro per allontanarle, servirà la Lux Sacra, un incantesimo estremamente difficile da fare, che solo un mago o una Stella del Mattino molto esperto può fare, ci vogliono anni di allenamento, ma noi non abbiamo anni, abbiamo a stento una settimana, quindi dovremmo trovare una strategia alternativa-
 
-Le altre Chimere hanno scelto di schierarsi con noi- disse Alice -hanno tenuto d’occhio il punto di convergenza nel Velo tra questo mondo e il Regno delle Anime-
 
-Quindi hanno scoperto dove si trova?- chiese Endrell
 
-Al vecchio orfanotrofio Weig, si stanno già radunando-
 
-Di alle tue sorelle di continuare a osservare quello che accade-
 
-Lo farò-
 
-Molto bene, e ora iniziamo il vostro addestramento- affermò Endrell con decisione.
 
 
💎
 
Fu una settimana frustrante, soprattutto per Vitani, la quale, terrorizzata dall’imminente battaglia non riusciva ad incanalare bene l’energia e i suoi incantesimi risultavano deboli e inutili. Endrell non era d’aiuto, con l’avvicinarsi della Notte  era sempre più spaventato, trovava difficile concentrarsi, quindi non riusciva ad insegnare ai ragazzi come avrebbe voluto, se non fosse stato per Alice, che si impegnava a mantenere la calma tra l’insegnante e gli allievi, molto probabilmente il gruppo si sarebbe sciolto già dal secondo giorno.
Alla fine della quinta giornata i ragazzini crollarono stremati sul prato,
 
-Io non ne posso più- mormorò Vitani passandosi una mano tra i capelli, -non mi sembra di aver fatto alcun passo avanti e ormai mancano solo due giorni ad Halloween-
 
-Lo so Vi… ma che scelta abbiamo?- chiese Dan appoggiando la testa sulla spalla di Steve -ma che altro possiamo fare se non continuare ad allenarci?-
 
-Nulla ma è così… frustrante! Più si avvicina la sera della battaglia e meno riesco a fare incantesimi! Come faccio ad affrontare il Ladro di Anime se non riesco nemmeno a far fluttuare un sasso? A questo punto, dopo quello che ho fatto pochi giorni fa credevo di aver finalmente imparato-
 
Steve e James la abbracciarono
 
-Hai solo paura…  come tutti noi Vi… ma andrà tutto bene- le disse suo cugino accarezzandole la testa,
 
la ragazzina annuì lentamente, cercando di credere veramente alle parole del cugino.
Endrell intanto si era inoltrato da solo nella foresta, stanco e frustrato come non mai è incredibilmente spaventato per l’imminente battaglia, non era pronto a vedere come le Ombre e il Ladro di Anime avrebbero fatto a pezzi quei ragazzini, se solo fosse riuscito a sconfiggere il suo nemico quando ne aveva avuto l’occasione, le cose sarebbero andate diversamente. Mentre camminava il mago si accorse che qualcuno lo stava seguendo, così si fermò e iniziò a guardarsi attorno, mentre l’innaturale fruscio tra gli alberi che aveva attirato la sua attenzione si faceva sempre più forte, in un attimo il giovane uomo si mise in posizione d’attacco, le sue mani vennero avvolte da una tetra luce violacea, mentre nei suoi occhi brillava una luce minacciosa, il tempo nel Regno delle Anime gli aveva insegnato a non abbassare mai la guardia. Ad Endrell ci volle poco per individuare la direzione da cui proveniva il rumore, ma proprio quando stava per scagliare uno dei suoi incantesimi più potenti dalle fronde degli alberi emerse Alice, che vedendo il mago inarcò le sopracciglia
 
-Volevi colpirmi?- chiese con tranquillità
 
-No… be’ in realtà sì, ma non sapevo foste voi lady Alice, il bosco nasconde molte insidie-
 
-Non con la luce del giorno-
 
-Il sole sta calando-
 
-Ma i suoi raggi ancora illuminano la foresta-
 
-Non per molto-
 
-Non vi arrendete mai Sir Endrell?-
 
-Se mi arrendessi non sarei qui lady Alice-
 
-Lo so, la vostra è una delle storie più raccontate tra le Chimere-
 
-Per via del generale Maysa immagino
 
-Si esatto, era una grande guerriera-
 
-Lo era davvero, si è sacrificata per permettermi di salvarmi, tutti coloro che mi hanno accompagnato in quel viaggio lo hanno fatto…-
 
-Perdere chi si ama è orribile, dentro ti rimane solo un terribile senso di vuoto-
 
Endrell annuì mestamente
 
-Ma non permetterò che accada di nuovo- riprese Alice assumendo un’espressione quasi feroce, -e se avete un po’ di coraggio non lo permetterete nemmeno voi Sir Endrell-
 
-Cosa?-
 
-Avete sentito, so che vi spaventa l’idea di affrontare nuovamente quei mostri e sono terrorizzata anche me, ma se vogliamo vendicare coloro che abbiamo perso allora dobbiamo essere forti e combattere per loro, fino alla fine-
 
il mago annuì
 
-Fino alla fine!- affermò -Combatteremo a affianco di lady Vitani fino alla fine-
 
la giovane Chimera sorrise appena
 
-E vinceremo ad ogni costo- disse
 
ma il mago si rabbuiò
 
-Non ad ogni costo, non voglio sacrificare nessuno questa volta- rispose con fermezza.
 
I due giovani si inoltrarono nuovamente nel bosco e tornado dai ragazzini, che non avevano più nemmeno la forza di alzarsi,
 
-Miei giovani allievi- esordì Endrell -dobbiamo riprendere l’addestramento, adesso-
 
-Endrell con tutto il rispetto siamo troppo stanchi…- mormorò Laurel che si era stesa sul prato assieme ad Emily
 
-Io so che siete stanchi ma dobbiamo fare uno sforzo-
 
-Lo pensavo anche io… ma ora che la battaglia si avvicina non ne sono più tanto sicura…- mormorò Vitani strappando qualche filo d’erba
 
-Perché milady?-
 
-Perché… ho paura…-
 
-Lo so mia giovane allieva, anche io sono spaventato, quello che affronteremo è davvero terrificante, ma non dobbiamo lasciare che questo ci blocchi e che ci impedisca di agire, perché infondo la paura è solo il precursore del coraggio e che guardare in faccia la paura e affrontarla senza tirarsi indietro vuol dire essere un eroe-
 
-Ma cosa succede se quando mi trovo davanti al Ladro di Anime io mi blocco perché la paura è troppa?-
 
-Se dovesse succedere non preoccuparti: noi saremo al tuo fianco e ti aiuteremo a fronteggiare quel bastardo-
 
dopo quelle parole Vitani si trovò circondata dai suoi amici e dalla sua famiglia, stretta in un abbraccio incoraggiante, a quel punto alla ragazzina sfuggì un piccolo sorriso, da quando era iniziata quella storia non si era mai sentita così sicura come in quel momento.

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Capitolo 35
*** Capitolo trentacinque: La battaglia di Halloween ***


Il trentuno ottobre giunse fin troppo in fretta e la mattina del fatidico giorno Vitani non si sentiva affatto pronta ad affrontare una battaglia, avrebbe tanto voluto passare quella giornata come era abituata a fare a New York: mangiando caramelle durante le lezioni scolastiche e guardando film horror per tutta la notte assieme ai suoi migliori amici. La ragazzina sospirò pesantemente mentre finiva di prepararsi per la scuola, non aveva alcun senso rimpiangere ciò che aveva a New York, soprattutto sapendo che forse quella poteva essere la sua ultima giornata tra i vivi, così prese il suo zaino, salutò la sua famiglia e uscì assieme ai cugini. Tuttavia durante  il tragitto per la scuola nessuno dei tre  proferì parola e anche durante la giornata sia i tre cugini che Steve, Daniel, Laurel e Alice furono molto silenziosi, troppo presi dai loro pensieri e dalle loro paure, non fu una giornata facile e più l’ombra della battaglia si avvicinava più peggiorava.
Endrell, mentre i suoi allievi erano a scuola, si diresse nel bosco per cercare l’aiuto delle Anime Bianche che lo popolavano. Camminando tra le fronde degli alberi il mago respirò affondo assaporando tutti i profumi del bosco, lasciando che l’odore di erba bagnata, foglie secche e corteccia lo avvolgessero, riportando alla sua mente ricordi di quando era bambino e giocava spensierato assieme a suo fratello durante i caldi pomeriggi estivi, di quando da ragazzino passeggiava con Susan corteggiandola nelle tranquille mattine primaverili o quando si inoltrava nel bosco durante le gelide sere invernali per portare legna da ardere a Diadama; Endrell sorrise appena mentre i fantasmi del suo passato si muovevano attorno a lui regalandogli un po’ di calma prima della battaglia.
Il mago si fermò in una radura al centro della quale sorgeva un albero bianco dalle foglie rosso, sotto cui crescevano splendidi gigli arancioni dal pistillo blu, vedendoli ad Endrell sfuggì un sorriso malinconico
 
-Lady Vitani mi aveva parlato di questo posto, ma non pensavo fosse così…- mormorò avvicinandosi all’albero,
 
mentre avanzava accanto al tronco apparve una donna interamente vestita di bianco con lunghi capelli rossi intrecciati con gli stessi gigli che crescevano sotto l’albero,
 
-Ben arrivato Sir Endrell- disse la dama mentre sul suo volto d’avorio si dipingeva un sorriso gentile
 
il giovane uomo fece un profondo inchino
 
-Grazie mia signora, per me è un onore essere ricevuto da voi- rispose
 
-Sono io che mi ritengo onorata per avere la possibilità di incontrare il mago che mi ha liberata-
 
-Io vi avrei liberata mia signora?-
 
-Dal palazzo del Ladro di Anime, molto tempo fa-
 
Endrell si prese un momento per osservare meglio quell’Anima Biancane in lei riconobbe la donna dall’incarnato cadaverico che aveva sacrificato la sua vita per impedire al Ladro di Anime di inseguire di Jack Laindéir,
 
-Siete lady Lyra Blackwood- mormorò
 
-Esattamente- rispose la dama con gli occhi leggermente velati di lacrime -ma ora ditemi Sir Endrell, perché siete qui?-
 
-Ho bisogno del vostro aiuto… e dell’aiuto di tutte le Anime Bianche che riuscirete a trovare, per l’imminente battaglia che dovremo affrontare contro il Ladro di Anime-
 
-Farò tutto il possibile per aiutarvi Sir Endrell, ma non posso garantirvi l’aiuto delle altre Anime Bianche, come sapete ci è vietato lasciare incustodito il luogo magico che ci è stato affidato dal Mietitore-
 
-Anche solo il vostro aiuto potrà fare la differenza mia signora-
 
-Ve lo devo Sir Endrell-
 
-Voi non mi dovete nulla lady Lyra-
 
la donna si limitò a sorride, poi fece un piccolo inchino e scomparve in una nuvola di fumo dorato. Rimasto solo il giovane mago riprese la sua passeggiata, per studiare il campo di battaglia e godersi a pieno quella che poteva essere la sua ultima giornata tra i vivi.
 
💎
 
Quella stessa sera Vitani, Endrell e la loro piccola compagnia lasciarono villa Morgerstern verso le diciannove, avventurandosi per le variopinte vie di Blackwood Hollow. Per il paesino si respirava il profumo di mele candite, patatine fritte e hot dog, bambini in maschera affollavano le strade, gli adolescenti compravano dolci alle bancarelle o bevevano qualche bevanda alcolica comprata al di nascosto o rubata dalla frigo e gli adulti giravano per le bancarelle chiacchierando allegramente, assaporando qualche specialità e sorseggiando qualche bevanda calda; osservando la quiete e la gioia che aleggiavano per la città Vitani si sentì un po’ più leggera, come se la battaglia che avrebbe affrontato a breve non dovesse giungere mai e assieme a Steve decise anche di partecipare ad alcuni dei giochi presenti alla fiera.
 
-Sei preoccupata?- le chiese il suo amico mentre tentavano di buttare giù una pila di bottiglie vuote con una pallina,
 
Vi sospirò, avevano evitato l’argomento per tutta la giornata, ma più il tempo passava più sembrava possibile evitarlo,
 
-Si- ammise la ragazzina lanciando la sua ultima palla
 
-Anche io…- rispose Steve imitando il suo gesto
 
-Alla fine sai cosa hanno deciso le Congreghe?-
 
-Si… rimarranno qui a pattugliare le strade e agiranno solo se lo riterranno estremamente necessario-
 
-Quindi saremo soli…-
 
-Temo di si-
 
-Non importa- affermò Vitani con sicurezza voltandosi a guardare il ragazzino -ce la faremo-
 
-Come fai ad essere così sicura?-
 
-Non sono affatto sicura, ma credo che quello che ci ha detto Endrell qualche giorno fa sia giusto: la paura è solo il precursore del coraggio-
 
-Stai diventando molto saggia- le disse Steve abbozzando un sorriso
 
-No, sono solo brava a ripetere con il tono giusto frasi dette da chi è saggio davvero- rispose Tani ricambiando il sorriso,
 
per un fai face attimo gli sguardi dei due ragazzini si incrociarono e ad entrambi sembrò che il tempo si fosse fermato e che qualcosa di molto importante stesse per accadere,
-Dovremmo andare- affermò Steve mentre sentiva il volto andargli in fiamme,
 
-Decisamente si- rispose Vitani leggermente imbarazzata,
 
così i due giovani maghi andarono al confine del bosco, dove avevano appuntamento con i loro amici.
Ci volle più o meno un’ora prima che raggiungessero il Weig, quando arrivarono la luna era ormai alta nel cielo: con i suoi raggi argentati illuminava lo scheletro di quella che un tempo era stata la struttura dell’orfanotrofio, rendendola più macabra del solito,
 
-Questo posto mi mette i brividi- mormorò Laurel stringendosi a James,
 
-Anche a me- rispose il ragazzino cingendo le spalle della giovane con un braccio,
 
la compagnia avanzò in silenzio fino al vecchio cancello di ferro battuto dove li attendevano: Helle, Derek, Miss Sheppard e il gatto Loki,
 
-Siete in ritardo- affermò l’insegnante di storia con aria austera,
 
-Non sapevamo che qualcuno ci aspettasse- disse Vitani
 
-Io e questi giovani maghi abbiamo deciso di ignorare il volere della nostra Congrega per unirci alla vostra causa-
 
-Da quanto siete qui?- chiese Endrell
 
-Da circa dieci minuti- rispose Helle
 
-Ci sono stati movimenti?-
 
-No, non da quando siamo qui almeno- affermò Derek
 
-Secondo la mia esperienza le Ombre attaccano solo quando si varcano le mura del giardino- disse Alice con sicurezza,
 
-Non questa volta- miagolò Loki con voce melliflua -le Ombre non vi attaccheranno, almeno fino a che non arriverà il loro signore e padrone il Ladro di Anime-
 
-Allora entriamo- affermò Endrell varcando la soglia.
 
La piccola compagnia oltrepassò il vecchio cancello di ferro, il giardino incolto era deserto, il vento ululava trascinando con se l’odore della morte, la vecchia struttura dell’orfanotrofio si ergeva minacciosa sui mortali che avevano osato varcare i suoi confini, in quel luogo nulla di vivo avrebbe potuto trovare una dimora, eppure all’interno di quella casa silenziosa qualcosa si muoveva in completa solitudine; Vitani si guardava attorno, con lo sguardo vigile e le orecchie tese, pronta a cogliere qualunque movimento, nella sua mente era ancora vivo il ricordo della prima volta che era stata lì, quando aveva visto morire sua cugina Ridley e ogni volta che quelle immagini la sfioravano la ragazzina sentiva la sua pelle accapponarsi. Se Vi si fosse guardata attorno avrebbe notato che quel luogo faceva uno strano effetto anche ai suoi amici: Steve e Daniel avevano assunto un’orribile colorito cadaverico, Laurel, Helle e Derek continuavano a tremare, Alice stringeva compulsivamente l’elsa della sua katana, James e Emily scattavano ad ogni minimo rumore, Miss Sheppard sembrava diventata di ghiaccio Endrell… Endrell continuava a ripensare al giorno in cui lui e Diadama si erano recati proprio in quella radura per entrare nel Regno delle Anime, senza sapere a cosa stavano andando realmente incontro, ricordi e paure avevano circondato la piccola compagnia e senza che se ne accorgessero si erano tramutare in orride Ombre.
Endrell fu il primo a notarle, in un attimo nelle sue mani apparvero due lame luminose, che utilizzò per colpire le Ombre più vicine a lui, a quel punto anche gli altri membro della compagnia si accorsero di essere circondato e così la battaglia cominciò. All’inizio Vitani non capì molto bene quello che stava succedendo, si limitava ad evitare i grossi mostri oscuri che tentavano di afferrarla e a recitare alcuni degli incantesimi di attacco che le aveva insegnato Endrell la settimana precedente, erano solo la paura e l’adrenalina a guidarla, ma la seconda si esaurì abbastanza in fretta, così quando un’Ombra più grossa delle altre riuscì a evitare tutti i suoi colpi e a spingerla a terra la ragazzina capì che non poteva continuare in quel modo. Vi prese un respiro profondo e fece appena in tempo a pronunciare le parole di un incantesimo che non conosceva che l’Ombra le fu addosso, quando le mani della giovane strega entrarono in contatto con il corpo gelido e fluido dell’essere lei si sentì pervadere da uno strano calore, poi una forte luce si sprigionò dal suo corpo e tutte le Ombre presenti si dissolsero nelle tenebre,
 
-Cosa è successo?- chiese Tani alzandosi da terra
 
-Hai evocato la Lux Sacra!- esclamò Endrell sorridendo
 
-Quindi abbiamo vinto?- chiese James,
 
ma prima che qualcuno potesse rispondergli la terra iniziò a tremare, il vecchio orfanotrofio venne illuminato da una fredda luce blu, il vento iniziò ad ululare, sempre più forte, la luna e le stelle si oscurarono e un gelo innaturale avvolse la compagnia congelandoli fin nelle ossa. Dal portone principale emerse una figura alta e scheletrica coperta da una lunga tunica grigia, avvolta da una tetra aura violacea e con al seguito una schiera di Ombre alte, con lunghi artigli, gli occhi bianchi, privi di vita e grosse zanne che sembravano fatte apposta per strappare la carne umana,
 
-Devo ammettere che sono impressionato- esordì la sagoma scheletrica -non avevo mai visto una strega così giovane riuscire a fare un incantesimo così potente-
 
Vitani sentì il sangue che le si gelava nelle vene e vide Endrell a pochi passi da lei digrignare i denti
 
-Il Ladro di Anime- lo sentì ringhiare
 
-Preferisco essere chiamato Signore dell’Oltretomba-
 
-Quel titolo non è tuo- ruggì Alice puntando la katana verso di lui
 
-Ah no piccola Chimera? E a chi dovrebbe appartenere se non a me? Al Mietitore? A colui che ha abbandonato il suo regno per girare tra i mortali? No mia cara piccola Chimera, quel titolo è mio, l’ho conquistato grazie alla grande magia nera-
 
-Tu lo hai rubato, così come hai rubato le Anime per creare le tue Ombre mostruose-
 
sul volto del Ladro di Anime comparve un macabro ghigno
 
-Parli delle mie amabili creature? Erano Anime già condannate, io ho solo dato loro un nuovo scopo.- affermò con tono pacato, mentre il suo ghigno si allargava -Ma cambiamo argomento: mia cara, bellissima, giovane Stella del Mattino, perché vuoi combattermi? Perché il codardo Sir Endrell ti ha detto che è il tuo… destino?- chiese lasciandosi andare ad una tetra risata -Non credi sia ridicolo? Infondo cos’è il destino se non la serie di scelte che compiamo ogni giorno?-
 
Vitani non rispose
 
-Prenderò il tuo silenzio come un si, dunque ascolta la mia proposta, cambia il tuo destino e unisciti a me, insieme potremmo governare sul Regno delle Anime e sul Regno dei Vivi, il mondo ritroverebbe il suo equilibrio e noi non dovremmo affrontarci- 
 
per qualche istante Vi accarezzò l’idea di accettare la proposta del Ladro di Anime, pur di evitare la terrificante battaglia che la attendeva, ma qualcosa dentro di lei le urlava di non farlo, di non accettare, che il Ladro di Anime stava mentendo,
 
-No…- mormorò infine -non credo che allearmi con te sia la soluzione che stiamo cercando per questa situazione-
 
il sorriso che fino a quel momento aveva tirato le labbra del Ladro di Anime si trasformò in una smorfia orrenda
 
-Dunque hai scelto di condannare te stessa e il tuo patetico mondo ad una morte orrenda- ringhiò, poi alzò entrambe le braccia e le Ombre che erano alle sue spalle attaccarono.
 
La battaglia riprese, ancora più violenta di prima, mentre il Ladro di Anime osservava la scena dalla soglia del Weig, ogni volta che un’Ombra cadeva lui era subito pronto a crearne un’altra, la piccola compagnia si batteva con coraggio, ma i nemici erano troppi e li stavano per sopraffare: Alice menava fendenti a destra e a manca abbattendo quante più Ombre possibili, i maghi lanciavano incantesimi di protezione creando una sottile barriera azzurrina tra loro e i nemici, Endrell brandiva le sue lame di luce combattendo i mostri con furia, avanzando verso il Ladro di Anime, il desiderio di vendetta ardeva dentro di lui, mentre nella sua mente riviveva il loro primo scontro e la cocente umiliazione che aveva subito lo spingeva solo a combattere con più violenza. Vitani invece in breve tempo si era trovata isolata dal resto dei suoi amici e tre Ombre la avevano circondata, ma questa volta la ragazzina non si era lasciata spaventare: usava tutte gli incantesimi che le aveva insegnato Endrell e quelli che le suggeriva il suo istinto, ma tutto sembrava inutile e molto presto si rese conto che per un’Ombra che abbatteva altre due spuntavano al suo posto, l’unico modo per eliminarle tutte sarebbe stato evocare nuovamente la Lux Sacra, ma quando ci provò non ottenne l’effetto desiderato, infatti non ottenne altro che una flebile luce bianca che servì esclusivamente ad allontanare le Ombre.
Endrell intanto aveva finalmente raggiunto il Ladro di Anime, approfittando della sorpresa iniziale menò un fendente diretto al volto, ma il mago oscuro si riprese in fretta e evitò il colpo, poi fece apparire nelle sue mani un paio di lame nere avvolte dalla stessa aura violacea che avvolgeva il suo corpo, lo scontro ebbe inizio. I due maghi si affrontarono con ogni incantesimo a loro disposizione e per un fagacee momento Endrell ebbe la meglio, ma poi qualcosa cambiò e a Vitani, che ormai era a pochi passi dai due maghi, sembrò che il tempo rallentasse: Endrell tentò di trafiggere il Ladro di Anime al petto, ma lui si abbassò evitando il fendente e colpì l’avversario allo stomaco, sul volto di Endrell si dipinse un’espressione di puro dolore, la camicia si tinse di rosso e il corpo si afflosciò a terra come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili. Gli occhi di Vitani si riempirono di lacrime, dalla sua gola proruppe un grido di tristezza, lo stesso senso di calore che l’aveva pervasa la prima volta che aveva richiamato la Lux Sacra, una potente luce bianca avvolse prima lei, poi il Ladro di Anime, infine tutte le Ombre presenti e quando si ritirò Vitani, Endrell e il mago oscuro erano scomparsi.

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Capitolo 36
*** Epilogo: Una nuova alba ***


Quando Vitani riaprí gli occhi le ci volle qualche secondo per mettere a fuoco il luogo dove si trovava: era arrivata in una grande stanza circolare, con alte colonne bianche dai capitelli in stile corinzio che reggevano uno splendido soffitto con incastonati diamanti neri, lapislazzuli e rubini, il pavimento era coperto da un soffice strato di erba su cui crescevano splendidi gigli luminosi e al centro della sala si ergeva un trono fatto di diamanti dal cui schienale partiva un paio di ali dorate,
Guardandosi attorno Vitani si accorse di non essere sola, infatti steso a pochi passi da lei c’era Endrell, che si dissanguava lentamente tra un respiro agonizzante e l’altro, la ragazzina mosse qualche passo verso il mago, ma mentre si avvicinava si accorse che anche il Ladro di Anime era in quella stessa stanza ed era molto più vicino ad Endrell di quanto fosse lei, dalla gola di Vi emerse un ringhio animalesco, la ragazzina si diresse con passo di carica pronta a pronunciare uno dei suoi più potenti incantesimi, mentre il mago oscuro faceva lo stesso, ma il rumore di una porta che si apre li distrasse,
 
-Non funzionerà- gracchiò una voce proveniente dal fondo della stanza -qui è proibito l’uso della magia-
 
i due maghi si voltarono verso il punto da cui arrivava la voce e videro qualcosa che li stupì molto: stava facendo il suo ingresso una strana creatura, somigliava molto ad un corvo, ma era poco più bassa di Vitani, con il corpo coperto di piume nere, con un grande becco nero sul volto e con il corpo coperto da una lunga tunica cremisi, nell’ala destra stringeva una grossa falce dal manico dorato e la lama impreziosita da zaffiri, stretta alla sua ala sinistra invece c’era da donna più bella che Vitani avesse mai visto, la carnagione sembrava essere stata scolpita nel marmo tanto era pallida, i capelli bianchi le ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena, gli occhi gialli sprizzavano orgoglio, il fisico perfetto era avvolto da un elegante abito rosso sangue, che riprende a il colore dei tatuaggi che le coprivano tutte le braccia; seguito di quella strana coppia vi erano la signora del bosco, Lyra e l’Anima Bianca Ridley Morgerstern, entrambi erano scortate da due cavalieri dall’armatura di ossidiana. Il cavaliere che scortava Lyra aveva al collo un medaglione luminoso, mentre colui che accompagnava Ridley aveva sul volto una grossa cicatrice nera e al fianco portava una katana con incisa sopra una frase nell’Antica Lingua: ogni storia può essere riscritta e ogni destino può essere cambiato. Infine alle loro spalle vi era un corteo di Anime Bianche, tra le quali Vitani riconobbe sua nonna e altri membri della sua famiglia che aveva visto solo in foto; l’uomo corvo e la dama vestita di rosso camminarono fino al trono, Lyra, Ridley e i loro cavalieri si fermarono a pochi passi da Vi e dal Ladro di Anime, mentre tutte le altre Anime Bianche si posizionarono attorno alle colonne circondando la piccola compagnia.
L’uomo corvo si accomodò sul trono e rivolse il suo sguardo verso i tre maghi davanti a lui,
 
-Chi sei tu?- gli chiese Tani guardandolo incuriosita
 
-Io sono il Mietitore di Anime, giovane Stella del Mattino- rispose il corvo gracchiando
 
-Perché siamo qui?- domandò la giovane, 
 
-È stata lady Lyra a dirci che avevate bisogno d’aiuto, ma il motivo specifico per cui siamo qui devi essere tu a dircelo-
 
-Io…- per un attimo Vitani accarezzò l’idea di chiedere un’incantesimo per spazzare via il Ladro di Anime e le sue Ombre per sempre, ma il gemito di dolore che emise Endrell le fece cambiare idea -io voglio solo che Endrell si salvi- mormorò infine,
 
-Mia cara giovane strega, il suo destino era scritto ancor prima che tu nascessi, Endrell Morgerstern ha adempiuto al suo compito, lascia che ora si riposi- rispose la dama vestita di cremisi con tono pacato
 
-Ma… perché?- chiese Vitani con le lacrime agli occhi
 
-A volte Vi- le spiegò Ridley -non esiste una risposta per quello che il destino ci riserva-
 
-Tuttavia- aggiunse il Mietitore -renderò il suo trapasso più rapido e meno doloroso-,
 
Tani annuì mestamente, e mosse qualche passo verso Endrell, si accucciò accanto al mago e gli tenne la mano fino a che il giovane non esalò il suo ultimo respiro, mentre diverse lacrime le rigavano il volto, poi esattamente come erano arrivati lì Vitani e il Ladro di Anime vennero avvolti da un’accecante luce bianca e apparvero nuovamente nel giardino del Weig, dove la battaglia continuava a infuriare come se nulla fosse accaduto, l’unica differenza era che il corpo di Endrell era scomparso.
Alzando lo sguardo Vitani si trovò davanti il volto sfigurato dalla rabbia del Ladro di Anime,
 
-Cosa credevi di ottenere trascinandomi lì, piccola patetica mortale? Speravi che il Mietitore salvasse te, il triste maghetto e tutti i tuoi patetici amici? No… no ragazzina, voi morirete tutti in modo orrendo, te lo posso assicurare- ringhiò avvicinandosi a Tani con aria minacciosamente,
 
Vi sentì crescere dentro di lei una furia animalesca, scattò in piedi, squadrando il mago oscuro con gli occhi sprizzavano scintille,
 
-Io non credo- mormorò mentre nelle sue mani apparvero due lunghe lame argentate avvolte da una tenue aura azzurrina,
 
il Ladro di Anime le rivolse un ghigno sprezzante
 
-Lo vedremo- rispose lanciandosi contro di lei.
 
I due maghi si affrontarono menando fendenti e recitando incantesimi, Tani non era mai stata così agguerrita: avanzava senza alcuna paura, pronunciando qualunque formula apparisse nella sua mente, non c’era Ombra o barriera che potesse fermarla, ormai aveva messo alle corde il Ladro di Anime, che almeno in un primo momento aveva avuto la sicurezza di vincere la battaglia. Tuttavia vista la mal parata il mago oscuro decise di cercare rifugio tra le rovine del Weig, così richiamò due Ombre gigantesche per tenere impegnata la giovane strega e varcò la soglia del vecchio orfanotrofio, Vitani affrontò i due demoni che le bloccavano la strada assieme al gatto Loki e si lanciò all’inseguimento del suo nemico.
L’interno dei Weig era ancora più tetro è inquietante dell’esterno: le mura ormai in rovina salivano dritte, i mattoni che si univano con precisione erano sfigurati da una ragnatela di crepe, i solidi pavimenti erano coperti di calcinacci, le porte di legno marcio erano state divelte dai cardini, il silenzio si stendeva uniforme contro le mura in rovina del Weig e l’odore di qualcosa in decomposizione riempiva l’aria. Vitani camminava lentamente, facendo attenzione a non fare il minimo rumore e spostando lo sguardo in ogni angolo per non essere colta di sorpresa, le sembra quasi che l’interno della casa fosse in una dimensione differente, tanta era la quiete; i raggi argentati della luna rischiaravano il suo cammino proteggendola dalla totale oscurità. Vi avanzò fino alla base delle scale, dove il Ladro di Anime la attendeva con un sorriso raccapricciante dipinto in volto,
 
-Non avresti dovuto seguirmi qui- affermò divertito, -adesso morirai-
 
da ogni anfratto del vecchio orfanotrofio emersero Ombre mostruose, che urlando e ringhiando si lanciarono sulla giovane strega; Tani respinse le prime con le lame, le seconde con gli incantesimi, ma erano troppe,
 
È la fine” pensò spaventata, ma proprio quando stava per arrendersi nella sua mente balenò la frase nell’Antica Lingua che aveva letto sull’elsa della katana di uno dei due cavalieri del Mietitore, guidata dall’istinto e dalla paura la giovane strega pronunciò quelle parole senza esitazione.
 
Nel pronunciare l’incantesimo Vitani si era distratta e si accorse troppo tardi che un’Ombra stava per trafiggerla con i suoi lunghi artigli, la ragazzina chiuse gli occhi pronta ad incassare il colpo, che non arrivò mai, Vitani aprì gli occhi e con sua grande sorpresa si trovò davanti non una creatura spaventoso, ma Endrell interamente vestito di bianco, avvolto da un’aura argentata,
 
-Sei tornato- disse Vi con gli occhi pieni di lacrime
 
-Dovevo aiutarvi a finire il lavoro milady- rispose il mago sorridendole -tutti noi dovevamo- aggiunse prima di allontanarsi per affrontare un’altra Ombra,
 
fu a quel punto che Tani si rese conto che a combattere il Ladro di Anime e i suoi demoni c’erano anche la dama vestita di cremisi, Lyra, Ridley e i due cavalieri, così, pervasa da un nuovo senso di coraggio la giovane strega iniziò a farsi strada verso il suo nemico.
Il Ladro di Anime, che fino a quel momento si era goduto lo spettacolo, quando la ragazzina aveva richiamato gli Spiriti prediletti dal Mietitore aveva avuto la fastidiosa sensazione che la paura stesse iniziando ad annidarsi dentro di lui e quindi aveva deciso di porre fine a quella storia: con un incantesimo aveva richiamato la sua spada fatta di tenebre e aveva iniziato a correre verso Vitani pronto a ucciderla, a pochi passi da lei sollevò la spada e menò un un violento fendente, ma non ottenne il risultato sperato, infatti attorno a Vi c’era una sottile barriera argentata visibile solo sotto i raggi lunari,
 
-Non può essere- mormorò il mago oscuro con la voce pervasa dal terrore -non può aver ottenuto la benedizione del Mietitore-
 
-Non è la benedizione del Mietitore- gli rispose Vitani -è un mio incantesimo-,
 
il Ladro di Anime iniziò a indietreggiare spaventato, mentre la giovane strega avanzava verso di lui
 
-Ladro di Anime- esordì con voce solenne mentre attorno a loro si alzava una fitta nebbia blu -usurpatore del Regno delle Anime, io Vitani Blake, Stella del Mattino, con il potere conferitomi dai miei antenati ti condanno a passare l’eternità a vagare nel Giardino degli Assassini, senza i tuoi poteri- affermò,
 
dal terreno emersero rovi di rose che si avvinghiarono attorno al corpo del mago oscuro e lo trascinarono oltre il Velo mentre lui urlava e si dimenava. Quando il Ladro di Anime fu scomparso e la nebbia si diradò Vitani notò che nella casa erano rimasti solo lei e le Anime Bianche,
 
-Grazie- mormorò la ragazzina avvicinandosi a loro
 
-È stato un onore- rispose Endrell facendo un profondo inchino
 
-Siamo noi a dovervi ringraziare madamigella- affermò il cavaliere con il medaglione -senza di voi non avremmo mai fermato quel folle-
 
-È stato un piacere per me, ma ora cosa accadrà?-
 
-Il Mietitore continuerà a girare nel Regno dei Vivi, mentre il Fato controllerà il Regno delle Anime per evitare che altri maghi ne prendano il controllo, lo squarcio nel Velo verrà sigillato e voi giovane Stella del Mattino continuerete a vegliare su questo mondo- rispose la dama vestita di cremisi,
 
Vitani annuì, pronta a farsi carico di questa responsabilità.
Il primo raggio di sole illuminò la scalinata e sui volti delle Anime Bianche si dipinse un’espressione di tristezza,
 
-Ora devi lasciarci andare però milady- le disse Endrell mestamente
 
-E come faccio?- chiese Tani,
 
-Di il nostro nome, prima che il sole sorga e saremo liberi di godere dei Campi della Luce nel Regno delle Anime- le spiegò il mago,
 
-Ma potremmo vederci ancora?- domandò Vi guardando prima Ridley e poi Endrell
 
-Certo tesoro- le rispose Rid stringendola tra le braccia -ci vedremo sempre nei nostri sogni e nei ricordi che ci legano- mormorò accarezzandole i capelli,
 
la giovane strega annuì lentamente mentre il suo volto veniva rigato dalle lacrime,
 
-Cavalieri, dama vestita di rosso, non conosco i vostri nomi- mormorò tra un singhiozzo e l’altro
 
-Sono Jack Laindéir- rispose l’uomo con il medaglione
 
-Io sono Jason Coleridge- si presentò il guerriero con la katana
 
-E io sono Diadama- concluse la dama
 
-Jack Laindéir, Jason Coleridge, Lyra Blackwood, Diadama, è stato un onore conoscervi- affermò la Tani,
 
quando ebbe pronunciato i loro nomi le quattro Anime Bianche si dissolsero in una tenue nebbiolina blu,
 
-Mi mancherete moltissimo- mormorò la giovane strega stringendo a se un’ultima volta Endrell e Ridley -siate felici-
 
-Lo saremo- rispose il mago
 
-Di a mia madre che le voglio bene e che ora sono in pace- le disse la cugina
 
-Endrell e Ridley Morgerstern: vi auguro il meglio- sussurrò Vi stringendoli più forte che mai prima di rimanere con solo un soffio di nebbia azzurra tra le braccia.
 
Vitani uscì lentamente dal vecchio orfanotrofio, i suoi amici la attendevano in giardino e quando la videro arrivare le corsero incontro per stringerla in un grande abbraccio di gruppo, poi tutti insieme si diressero verso il cancello arrugginito, Vi rimase si trattenne qualche secondo per dare un’ultimo sguardo al Weig: la struttura in rovina si stagliava ancora imponente contro il giardino incolto, ma illuminata dai caldi raggi dorati di quella nuova alba non faceva più paura, il gatto Loki le strofinò la testa contro la gamba destra,
 
-Vuoi restare a guardare l’alba o possiamo andare a casa?- le chiese stanco,
 
la giovane strega si chinò e prese il gatto tra le braccia incamminandosi verso i suoi amici, che la aspettavano pochi passi più avanti, stanchi e felici,
 
-Andiamo a casa- mormorò sorridendo.
 
Fine

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