Le fiabe di Albondocani

di Albondocani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Due Asini ***
Capitolo 2: *** La volpe e la fame ***



Capitolo 1
*** I Due Asini ***


Un contadino aveva due asini e spesso li impiegava per trasportare carichi pesanti su per il colle. Uno dei due asini protestava di continuo e ragliava contro il padrone, maledicendone la stirpe, criticandone le capacità e dannandone la persona. Faceva ciò perché desiderava un trattamento migliore, ma il padrone non poteva capire una sola delle sue parole.
Inascoltato, un giorno cadde nella disperazione e piangendo si buttò a terra scalciando fino ad alzare una nuvola di polvere. Questa entrò negli occhi e nei polmoni dell’uomo che lo conduceva, il quale si ritrovò a tossire e a doversi strofinare gli occhi. Tutta soddisfatta per la sua vittoria la bestia se la rideva alla grande. Non appena il padrone si riprese, prese un grosso ramo e con quello percorse l’asino. Poi lo fece rimettere in marcia.
Arrivati sulla cima ancora agitato nell’animo per la sconfitta si rivolse al suo compagno (il quale durante tutto quel trambusto era rimasto talmente inosservato che l’ascoltatore potrebbe persino essersi scordato si lui) e gli chiese come mai non fosse affaticato e amareggiato come lui.
“Forse i tuoi pesi sono più sopportabili?”.
“Ti sbagli. Anche per me questa fatica è intollerabile” rispose l’altro “proprio come per tutti gli altri animali da soma su questa terra.”
“Allora perché non sei tanto amareggiato quanto lo sono io?”
“Perché mentre tu sprechi fiato lamentandoti a gran voce io invece bestemmio tra me e me aspettando di arrivare, e una volta lì mi godo il mio riposo.” “Dopo aver sentito le tue parole, il dolore che mi è stato inflitto è per me motivo d’orgoglio” concluse il primo. L’altro stette zitto per porre fine alla discussione, ma entrambi rifletterono sulle parole dell’avversario.
Non importa come e se le idee dei due asini cambiarono dopo quel giorno. Conta solo che entrambi vennero continuamente caricati con pesi giorno dopo giorno, fino a morirne.

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Capitolo 2
*** La volpe e la fame ***


Ai giovani che credendolo felice più di ogni altro uomo gli chiedevano consigli, il saggio filosofo Faliafe rispondeva con questa storia.

Un anno i boschi del Peloponneso vennero colpiti da una grave siccità. A causa di ciò una volpe si ritrovò ad essere molto affamata, ma temeva di spingersi fino alla città perché temeva gli umani e ricordava come una sua amica un giorno si fosse recata lì e non avesse più fatto ritorno.
Tuttavia, soffrendo per gli stenti, infine disse a sé stessa “A che pro morire un poco ogni giorno quando potrei salvarmi o morire in un giorno solo? Meglio che io entri nella città e tenti di salvarmi dalla sofferenza, in un modo o nell’altro”. Salì così nella città e vi trovò una casa con un cortile.
Nel cortile stavano due bambini che giocavano con una seconda volpe, finché una donna non li chiamo nella casa e gettò all’animale alcuni pezzi di carne. La prima volpe riconobbe la sua amica, quella che tanti anni prima era aveva creduto morta, e la chiamò implorandola di condividere con lei il suo cibo. Quella non vedendo uno della sua specie ormai da molti anni accettò ben volentieri e divise con lei ciò che la donna le aveva gettato. Poi le venne chiesto: “Ma come mai tu, che credevo morta, sei riuscita a farti servire da questi uomini?”
“Io” rispose la seconda volpa “avvicinandomi alla città molti anni venni riempita dalla paura di essere schiacciata dai carri e sbranata dai cani e presa dal terrore iniziai a correre su e giù e non volendolo morsi il padrone di quella casa. Questi, rimasto colpito dalla ma energia, decise di prendermi e portarmi con sé, così che potessi far divertire i suoi bambini e offrire una difesa contro i ladri.”
Sentendo questa storia l’altra maturò l’idea di fare lo stesso, poiché voleva vivere come la sua amica senza mia più dover soffrire la fame. Salutata questa si aggirò per giorni attorno alla città cercando di individuare quali uomini avessero le migliori condizioni e dei bambini nelle loro case.
Individuatone uno lo raggiunse e lo morse alla caviglia, e questi la scagliò via con un calcio, ferendole un occhio e infliggendole molto dolore. Mezza cieca e sanguinante decise “Tornerò dalla mia amica e la interrogherò meglio, così da trovare il modo di vivere anch’io sicura come lei”.
Detto ciò torno alla casa dove questa viveva e, accostandosi al giardino, vide un bambino in lacrime portare la sua amica, immobile e col pelo pieno di sangue. La volpe allora proruppe in riso. “Guarda un po’ da che razza di sventurata volevo farmi consigliare. Non solo non sapeva cosa fosse meglio per me, ma nemmeno cosa fosse meglio per sé stessa, nonostante la ritenessi assai invidiabile”. E zoppicante tornò alla ricerca di cibo.

Inutile era chiedere al maestro se alla fine la volpe avesse trovato o meno del cibo

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