Vero amore

di Lelusc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 2: *** Forse ***



Capitolo 1
*** Rincontrarsi ***


Ciao a tutti, questo racconto a parole giapponesi al suo interno, ma tranquilli, sotto ci sarà la traduzione, e quindi, niente, buona lettura. Lelusc. ;D

Sono seduto sul comodo divanetto a due posti della biblioteca comunale come al mio solito, sfruttando la fioca luce naturale della mattina che entra dalla finestra alle mie spalle.

Oggi è domenica, ed è presto, molto presto, quindi per me la condizione ideale per leggere in pace, immerso nel più puro silenzio, sicuro di non venir disturbato.

Volto pagina e sorrido. Il romanzo d’avventura a cui ormai sono più che a metà è davvero avvincente e il protagonista è al limite del coraggioso, quasi temerario, e stranamente questo mi diverte. Finché è qualcuno che vive solo nelle pagine...

Finisco il capitolo e distolgo un attimo lo sguardo dal libro che poso capovolto sulle gambe.

È da molto tempo che leggo e mi trovo nella stessa posizione, ho mal di testa e sono indolenzito, noto passandomi una mano dietro al collo, quando il mio sguardo casualmente si posa sulla pila di libri appoggiati sul divanetto accanto a me.

Yare yare, credo di essere andato troppo oltre con l’immaginazione, non penso di riuscire a leggerli tutti. Prenderò in prestito questo e andrò a casa, penso, così mi alzo e incomincio a mettere a posto gli altri libri.

Ecco, ho finito, penso mentre metto l’ultimo il libro al suo posto.

“Itai!”Esclama qualcuno improvvisamente e mi volto di scatto.

Non mi ero accorto ci fosse qualcun’altro. Che strano, è troppo presto perché ci sia qualcuno, mi ritrovo a pensare, e proprio accanto a me, a breve distanza, noto un ragazzo fermo di fronte ad uno scaffale con una mano posata sul capo e ai suoi piedi un libro voluminoso e dall’aria pesante.

Wa! I libri di storia giapponese sono pesanti. Aspetta, non dirmi che gli è caduto in testa e magari anche di spigolo.

“genki?” Chiedo muovendo qualche passo verso di lui.

“Hai. Arigatōgozaimasu”afferma il ragazzo voltandosi verso di me, e ho un improvvisa stretta al cuore quando mi ritrovo a guardare un volto a me tanto famigliare.  

Per chiunque sarebbe un classico viso asiatico dall’incarnato candido e tratti delicati incorniciato da lunghi capelli lisci e corvini e occhi a mandorla neri come la notte, ma per me che so a chi appartiene, è diverso, inoltre nei suoi occhi mi sembra di scorgere
un fugace barlume di sorpresa che però lascia subito il tempo che trova riproponendomi poi degli occhi freddi, privi di qualsiasi emozione.

“Kaoru”

Mi guarda ancora impassibile, poi raccoglie il libro caduto ai suoi piedi e lo mette a posto sullo scaffale.

“Ne è passato di tempo, come stai?”Chiedo, ma non ricevo risposta.

Lo sapevo. Che cosa devo fare? Mi domando a disagio mentre lui senza dire una parola mi passa accanto e fa per andare via.

“Aspetta Kaoru, io…” affermo incerto e lo seguo.

“Aspetta! Vorrei parlarti, Kaoru! Kaoru!”

“Damare!”Esclama voltandosi di scatto verso di me, arrabbiato, poi senza pronunciare più nemmeno una parola, esce dalla biblioteca.

Corro alla porta, ma non ho il coraggio di fare niente se non guardarlo allontanarsi  fino a quando non sparisce alla mia vista e non posso fare a meno di capire il suo comportamento, ma fa ugualmente male.

Cosa devo fare? Mi chiedo con ritrovato dolore.

Credevo di averla superata, invece a quanto pare non è così, penso con rammarico, rimpiangendo il dolce passato che ora è più amaro e lontano che mai.

Sospiro frustrato e torno dentro rassegnato.

“Sasha, daijōbudesuka?”

Guardo la ragazza al di la del bancone e sorrido mestamente.

“Hai. Arigatō Ayako - neesan”

Ayako - neesan allora non mi chiede ne dice più niente, si limita solamente a sorridermi, ma dalla consapevolezza nei suoi occhi, so bene che non crede alle mie parole ed è preoccupata, ma nonostante ciò riprende a lavorare, ed io di conseguenza desisto dal tornare a casa e mi metto nuovamente seduto a leggere sperando di distrarmi dai brutti pensieri che sono tornati a tormentarmi.

Leggo altri tre capitoli, sorpreso che nonostante gli eventi appena accaduti sia riuscito, seppur parzialmente, a concentrarmi, quando un improvvisa vibrazione mi distrae.

Il cellulare? Kaoru! Penso subito.

Masaka penso poi triste, così lo prendo dalla tasca e guardo il display. 

Mamma? Che cosa sarà successo? Mi chiedo preoccupato e mi affretto ad uscire per rispondere.

“Mamma, che succede?”

“Mi dispiace disturbarti, ma c’è un problema con i rifornimenti e devo correre in negozio, potresti tornare a casa e guardare tua sorella?”

“Va bene. Sono in biblioteca, giusto il tempo di arrivare”

“grazie”

“non ti preoccupare”affermo, attacco e metto via il cellulare.

“Ayano – neesan!”

“Hai?” Chiede alzando la testa dal computer.

“Kore o kaimasu”affermo porgendole il libro che poco dopo mi ridà con un sorriso.

“Mata ne Ayano neesan!”

“Mata ne!”

Faccio un sorriso, esco dalla biblioteca e m’incammino lungo il marciapiede, diretto alla metro.

Poche fermate e sono praticamente a casa e anche se tutto quello che vedo mi è familiare, ho la sensazione che ogni cosa sia improvvisamente grigia e fredda, e non è dovuto solo al fatto che Natale è quasi alle porte e di recente le temperature si sono drasticamente abbassate.   

Wa! Samui! Esclama una ragazza davanti a me rivolta all’amica e sorrido.

Già, fa proprio freddo, penso alitandomi sulle mani, ma fortunatamente ormai casa è vicina.

Mi fermo di colpo proprio davanti alla mia via. È grande e curata, piena di case una vicina all’altra tra cui  la mia che è la penultima se svolti a sinistra, mentre quella di Kaoru e la penultima se vai a destra.

 È da tanto che non ho motivo di svoltare a destra, anzi ricordo che ho fatto di tutto per tentare d’ignorare il dolore e il senso di perdita che provavo quando vedevo la via continuare, consapevole che portasse da lui, e alla fine ci ero riuscito, ma ora che l’ho rincontrato…

Insomma! Basta! Non hai tempo da perdere per queste cose, devi tornare a casa! Mi sprono, così mi affretto lungo la via.

“Sono a casa!”Esclamo poco dopo estraendo le chiavi dalla serratura e mi chiudo la porta alle spalle.

“One!”Esclama una vocetta infantile.

“Ah, Yuriko, mi stavi aspettando?”Chiedo scompigliando i capelli della nanetta in braccio a mamma.

“E da quando le ho detto che saresti tornato che è agitata”

Sorrido.  

“Bene, allora Yuriko, fai la brava con il fratellone”afferma mamma porgendomi la piccola che subito si stringe a me.

 “Allora lascio tutto nelle tue mani, torneò il prima possibile”afferma mentre indossa la giacca.

 “Sì, tranquilla, ci penso io”

“grazie, allora vado”afferma, prende la borsa, ed esce di gran fretta.

“Allora, ora che facciamo noi due?”Chiedo alla piccola che mi guarda con i suoi occhioni blu, uguali a quelli di mamma.

“giocare”

“allora giochiamo, ma prima devo cambiarmi. Yoshi!”Esclamo e incomincio a salire le scale che portano di sopra.

Una volta in camera poso il libro sulla scrivania, e metto Yuriko seduta sul tappeto, poi mi affretto a chiudere la porta così che non vada in giro, e senza perderla di vista, o è capace di svuotarmi i cassetti, incomincio a cambiarmi con una maglia comoda e un paio di vecchi pantaloni, poi una volta con le pantofole ai piedi, quest’ultimi ringraziano, le tolgo delicatamente di mano un quaderno di scuola e la prendo nuovamente in braccio.

“Sentiamo signorina, cosa volevi fare al mio quaderno?”

Mi guarda e sorride.

“Peste!”Affermo accarezzandole il capo e vado in camera sua per prendere un gioco qualsiasi per intrattenerla, o non saprò dove sbattere la testa. 

Kowai! Penso subito notando il disordine che regna nella stanza, e stando attento a non calpestare e rompere qualcosa, cerco i cubi.

Io ci andavo matto, magari piaceranno anche a lei. Oddio, ammesso che non inizi a tirarli a destra e manca, penso e tenendo ancora stretta Yuriko, raccolgo alcuni cubi sparsi sul pavimento e li metto nella loro cesta.

“Bene, questa la portiamo con noi. Ora andiamo a divertirci!”Affermo uscendo dalla stanza.

“Non farlo cadere eh”mi raccomando quando Yuriko prende un cubo, poi una volta di sotto poso sia lei che la cesta sul tappeto, al centro del soggiorno.

Chissà, magari per un po’ starà buona a giocare, penso sedendomi sul divano e accendo la televisione alla ricerca di qualcosa d’interessante.

 Alla fine mi ritrovo a guardare un anime, l’unica cosa parzialmente interessante che ho trovato, ed ecco che la mia mente torna al passato.

 Questo anime è piuttosto vecchio, visto che lo guardavo quando andavo alle elementari e ora sono al liceo, ma lo trasmettono ancora, inoltre è un episodio che ho già visto, noto con nostalgia.

Ricordo che lo guardavo con Kaoru, ci andavamo pazzi. Puntuali come un orologio svizzero ci piazzavamo davanti alla televisione sopra due grandi cuscini imbottiti, poi guardavamo tutti gli anime del pomeriggio sgranocchiando patatine e bevendo intrugli che ora non toccherei mai.

Che peccato che tutto sia finito in quel modo, penso di colpo pieno di rammarico e dolore.

Itai! Affermo ritornando al presente. Yuriko mi ha lanciato un dado sulla gamba.

“Che fai nanetta?”Chiedo arricciando le labbra, infastidito, e Yuriko di tutta risposta mi porge un dado in un tacito invito.

“Va bene, ma il fratellone è bravo sai?”Affermo sedendomi vicino a lei che non smette di guardarmi, così non posso fare a meno di scompigliargli i capelli scuri, intenerito, e iniziare a giocare con lei.

Dopo un ennesima caduta del castello di dadi, sono annoiato e stanco.

Pensare che quando ero piccolo lo costruivo e ricostruivo fino allo sfinimento, mi chiedo come facessi. Guardo Yuriko iniziare per la quinta volta di seguito il castello o quello che è, e mi arrendo alzandomi da terra.

Ah, ho il sedere intorpidito! Penso guardandomi intorno e mi accorgo che ormai la televisione ha smesso di trasmettere gli anime e al loro posto c’è un telegiornale.

 Di bene in meglio penso, quando involontariamente il mio sguardo si posa sull’orologio a forma di mela appeso alla parete.

È ora di pranzo? Ma per quanto tempo ho giocato con quei dadi? Non ci posso credere! Come non posso credere che Yuriko non mi abbia detto di avere fame. Di solito è puntuale su queste cose.

La guardo. Sarà troppo concentrata a giocare, in ogni caso io non ho nemmeno tanto appetito, quindi, magari le cucino qualcosa di veloce.

Mi sembra ci fosse della carne macinata in frigorifero, mi ritrovo a pensare e vado a controllare.

C’è. Bene, potrei farle un hamburger con l’uovo, penso quando qualcosa mi tira i pantaloni e mi volto.

“One, ho fame”

Eccola, come da programma.

“Lo vuoi un hamburger con l’uovo?”

“Sì!”

“Bene, allora vai a giocare. Quando è pronto ti chiamo”

Annuisce e corre via.

“Credo cucinerò anche delle zucchine rosolate”borbotto e una volta con tutto l’occorrente pronto, metto a scaldare la piastra e inizio a modellare la carne.

Un attimo dopo ho messo delle fette di pane a tostare e sto rosolando in padella alcune zucchine a cubetti, mentre l’hamburger sta cuocendo e già un delizioso profumino di carne si è impadronito del soggiorno.

Vediamo, per dolce posso tagliare delle mele a coniglietto penso, quando alcuni versi di difficoltà mi fanno voltare e noto Yuriko tentare di salire su una sedia.

“Aspetta, ecco”affermo mettendola a sedere bene sul cuscino. Senza di quello non arriva al tavolo.

“Non vuoi più giocare?”

Scuote il capo.

“Va bene, allora fai la brava e aspetta lì, è quasi pronto”affermo quando il tostapane suona.

“Ah, intanto vuoi questa?”Chiedo porgendole una fetta di pane tostato.

“Attenta. Brucia”affermo e sorrido quando la vedo fissare il pane come se fosse un brutto insetto e morderlo con cautela.

Un attimo dopo poso il piatto con dentro l’hamburger con l’uovo davanti a Yuriko che senza perdere tempo prende la forchetta e con fare entusiasta comincia a mangiare, mentre io guardo privo di appetito il toast al formaggio che sta brevemente cuocendo
sulla piastra e controvoglia lo trasferisco nel piatto, accanto alle zucchine rosolate, poi lo guardo.

Non ho per niente fame, mi sento scombussolato, ma per pranzo credo possano andare, penso mentre lavo due mele e incomincio a tagliarle a coniglietto. Yuriko così le adora!

Un attimo dopo porto a tavola un piattino pieno di spicchi di mela, il mio toast, e mi siedo vicino a Yuriko.

“Oiglio!”Esclama subito felice.

“Sì, un coniglio”affermo pulendole la bocca sporca d’uovo con il tovagliolo, poi prendo svogliatamente il toast e gli do un morso.

Finisco tutto quello che ho nel piatto solo per colpa della golosità, poi guardo Yuriko mentre sgranocchia l’ennesimo spicchio di mela. Sono lieto che almeno lei abbia finito tutto con gusto, io invece ora ho un gran peso sullo stomaco.

Probabilmente è perché mi sono costretto a mangiare, penso indeciso se farmi un tè o qualcosa di simile per aiutarmi a digerire, ma alla fine decido che non ha importanza, così mi alzo da tavola portando con me i piatti sporchi e senza perdere tempo vado al lavello e inizio a lavarli.

Sto  pulendo la piastra, l’ultimo utensile rimasto ancora sporco, quando mi ricordo di Yuriko e mi volto di scatto, ma a tavola non c’è, ci trovo solo il piatto con alcuni spicchi di mela.

“Yuriko, dove sei!?”Esclamo subito agitato.

“Ogionno!”Risponde all’istante.

Ah,va bene, penso ritrovando all’istante la calma e continuo a pulire, poi prendo il piatto con gli spicchi di mela rimasti e raggiungo Yuriko che si e rimessa a giocare con i dadi.

Ma tutto questo interesse per quei pezzi di plastica colorati dove lo trova? Mi chiedo mentre poso il piatto sul tavolino basso e mi lascio cadere sul divano.

È vero, la televisione è rimasta accesa, e che programma è questo? Sport? Perché? Mi chiedo infastidito e comincio a fare zapping alla ricerca di qualcosa di più piacevole.

La seconda volta che faccio il giro dei canali non trovo ancora nulla d’interessante, così vado di mia spontanea volontà sul canale che trasmette solo anime e mi accontento di vedere quelli, così imparo a fare subito tutti i compiti ed ad essere un poveraccio che non ha amici.

Mi sorbo due anime quando una vocetta gracchiante che detesto, comincia a blaterale qualcosa e guardo Yuriko che subito si volta verso la televisione e fa un grande sorriso.

“Momo!”Esclama alzandosi in piedi e fa per arrampicarsi sul divano, vicino a me.

La guardo mentre fatica, e in vena di fare il cattivo la ignoro, mi limito solo a prendere uno spicchio di mela e portarlo alla bocca. Divento di cattivo umore se sono annoiato.

Yuriko, dopo un immane fatica, riesce a salire sul divano e si siede vicino a me decisa a guardare il suo anime preferito, e in un attimo è già tanto assorta che probabilmente non sentirebbe nemmeno il telefono se suonasse, davvero, è così immersa nell’anime che addirittura si agita e sorride in simbiosi con i personaggi.

Nanetta, penso intenerito, e mi porto un altro spicchio di mela alla bocca.

Spero solo che dopo metta a posto i dadi, penso notando che sono sparpagliati ovunque, ma sono già consapevole che alla fine sarà un mio dovere metterli a posto.

No, quindi fammi capire. Momo ha nascosto la bambola di Ichigo per farla un dispetto e ora si è dimenticato dove l’ha messa, ma è stupido? Mi chiedo e di colpo mi rendo conto che involontariamente, non avendo nulla di meglio da fare, mi sono ritrovato a seguire un anime per bambini di tre anni.

Non so se piangere o ridere per questo.

Beh, di sicuro è imbarazzante, penso quando qualcosa mi tocca e mi volto.

Yuriko si è addormentata finendo col appoggiarsi a me.

Che carina! Penso, prendo la coperta ben piegata da sopra il bracciolo del divano, e la copro.

Come se fosse la prima volta che si addormenta dopo aver mangiato.

E ora che faccio? Non so che darei per fare anche io un riposino, ma se si sveglia prima di me sarebbe un guaio, penso accarezzandole delicatamente la testa.

Sto ancora cercando di decidere che fare, quando sento la porta aprirsi.

“Mamma!”

“Sì, sono io, scusa ci è voluto un po’”

“tutto a posto, qual’era il problema”chiedo mentre sento distintamente lo sfruscio del cappotto mentre se lo toglie e lo appende.

“Mi hanno portato troppo zucchero”afferma entrando in soggiorno.

“zucchero?”

“Già, lo avevo richiesto e lo stavo aspettando, ma non comprendo come abbiano fatto a capire dieci pacchi quando ho ordinati cinque”

“ci avranno provato”

“dici?”

“Allora? Gliel’hai rimandati indietro?”

“Certo. Mi è dispiaciuto molto, erano mortificati, ma non l’ho richiesti e sai quando è piccola la nostra cucina. Qui invece, com’è andata? Tutto bene?”

“Sì, l’ho fatta mangiare e mentre vedeva degli anime si è addormentata”

“vedo”afferma mamma e ruba l’ultimo spicchio di mela dal piatto.

“Bene, allora se è tutto in ordine metto a posto i cubi e vado di sopra”

“non ti preoccupare, li farò raccogliere a lei non appena si sveglia. Deve imparare a mettere in ordine dopo aver giocato”

“mi sembra giusto, allora ci vediamo dopo”

“va bene”afferma mamma e appoggia delle buste sul tavolo. Forse si è fermata ai combini a comprare qualcosa per cena.

Salgo di sopra e una volta in camera mi sdraio supino sul letto, preda della classica sonnolenza post pranzo, e sprofondato nel morbido piumone guardo il soffitto tempestato da stelle fluorescenti, quando l’immagine di Kaoru privo di espressione, mi balena nella mente e sospiro.

Non avrei mai voluto vedere il suo viso così, penso stringendo al petto il cuscino, contrariato e triste, e mentre la mia mente cerca la soluzione migliore per riallacciare i rapporti con lui, anche se forse è impossibile, involontariamente mi addormento.

Dei rumori m’infastidiscono e apro gli occhi ritrovandomi confuso e immerso in una stanza tinta d’arancio.

Sento ancora dei ripetuti e timidi colpi e ci metto un attimo a capire di cosa si tratta.

“Sì? Avanti”

“Ehi, tutto bene? È da un po’ che busso”afferma mamma facendo capolino dalla porta.

“Sì, mi ero solo appisolato”

“Ah, ecco, comunque volevo solo avvertirti che fra poco è pronta la cena”

“oggi hai fatto presto”

“sì, stranamente è così”

“bene, allora fra un attimo scendo”

“d’accorto, ma non ti dimenticare. Non mi va di sgolarmi per chiamarti”

“chiaro”affermo mentre mamma mi sorride e se ne va.

 Mi metto a sedere sul bordo del letto ancora leggermente intontito dal sonno e alcuni brividi di freddo mi passano lungo la schiena.

È stata proprio una pazzia addormentarmi in pieno inverno senza coprirmi. Sarebbe fastidioso se mi ammalassi, penso mentre mi passo una mano fra i capelli, e mi alzo.

Spalanco il doppio armadio e prendo la divisa scolastica che appoggio sulla spalliera della sedia, di fronte alla scrivania dove giace la cartella che ho precedentemente preparato.

Preoccuparmi della divisa scolastica era l’unica cosa a cui dovevo provvedere, ora devo solo fare una buona cena e andare a dormire, peccato solo che l’appetito sia ancora restio a tornare e abbia dei dubbi sul fatto che riuscirò a dormire bene questa notte. Non so perché, ma da quando ho rivisto Kaoru mi sento tutto sottosopra e non faccio che pensare a lui.

Guardo il libro della biblioteca ancora posato sulla scrivania dove l’ho lasciato e il nostro incontro riappare nella mia mente.

Come devo fare per potergli parlare? Da come ha reagito è chiaro che non vuole più saperne o avere a che fare con me, penso stanco e non capisco perché ora, dopo così tanto tempo in cui mi ero anche rassegnato a non vederlo o parlargli, non riesca di colpo a lasciarlo perdere.

Lontano dagli occhi lontano dal cuore. Questo detto credo sia perfetto anche in questo contesto, nonostante normalmente venga usato per intendere altro, penso con amarezza e sospiro per la seconda volta.

O beh, ora non serve a nulla pensarci e comunque non credo di poter far molto per cambiare la situazione, mi dico dandomi subito per vinto cosa che normalmente detesto e mi alzo con decisione dal letto stanco di questa strada senza uscita, e abbandono
la camera diretto in soggiorno.

“Alex? Posso chiederti di apparecchiare?”Chiede mamma non appena scendo l’ultimo gradino.

 Faccio davvero così tanto rumore mentre scendo?

“Certo”affermo, e mentre vado alla credenza non posso non notare che i dadi prima sparsi sul tappeto ora sono messi ordinatamente nella loro cesta, e guardo Yuriko seduta sul divano, intenta a guardare un anime.

Che bambina ubbidiente, penso mentre sistemo per bene la tovaglia sul tavolo e prendo i piatti.

Un attimo dopo ho apparecchiato e sono seduto al mio solito posto, in attesa, ed intento a cercare di ricordare quale pietanza possa fare il profumino delizioso che arriva dalla cucina.

 Ha un che di familiare, ma non riesco proprio a ricordare cosa possa essere, penso seccato, e infastidito mi volto verso la finestra per guardare le ultime tracce del tramonto che si dissolvono per lasciare posto all’oscurità.

“Eccomi qui. Yuriko Vieni a mangiare!”Esclama mamma con fare allegro e mi raggiunge con un tegame in mano che subito posa sul tavolo.

“Da quanto tempo non lo facevo! Spero sia venuto bene”afferma mamma, ma non ascolto il resto di quel che dice perché mi ritrovo estraniato da quel che mi circonda.

Guardo lo spezzatino con patate completamente assente. Ecco a quale cibo apparteneva il profumino delizioso che cercavo in ogni modo di ricordare.

Guardo mamma mentre prepara i piatti e mi sento come se precipitassi bruscamente in una voragine buia e fredda.

Lo spezzatino con patate. Kaoru ed io ne andavamo ghiotti e mamma lo cucinava spesso quando Kaoru rimaneva a mangiare, mi ritrovo a pensare con una nostalgia tale da avere voglia di piangere, invece con mia grande sorpresa non accade nulla di simile, anzi avverto distintamente le mie labbra piegarsi in un sorriso, anche se non saprei proprio dire di che tipo.

“Alex, stai bene?”Mi chiede di colpo mamma sedendosi a tavola, e ritorno magicamente al presente.

“Sì, sto bene, sono solo sorpreso, era da molto che non lo cucinavi”

Mamma mi guarda preoccupata e per niente convinta, ma non dice nulla o da voce ai suoi dubbi e non posso che ringraziarla per questo.

“Sì, beh, non l’avevo più fatto da quando Kaoru ha smesso di venire da noi, ma oggi ho visto lo spezzatino dal macellaio e ne ho avuto voglia, così…”mi spiega e di colpo mi sembra incerta e forse un po’ pentita.

“Hai fatto bene”affermo mentre mi porto un pezzo di carne alla bocca.

“Davvero, io non so cosa sia successo fra te e Kaoru, e in realtà era da tempo che volevo parlarne, ma non l’ho mai fatto perché ogni volta che lo nominavo diventavi triste, però, veramente, se c’è un modo per sistemare le cose, tenta, perché è davvero un peccato visto quanto eravate amici. Anche Juliett era preoccupata, o forse è meglio dire che è preoccupata.

“Cosa?  Sei ancora in contato con la zietta”

“certo, solo perché voi non vi parlate non vuol dire che dobbiamo smettere di farlo anche noi”

“non ci posso credere”

“Perché? Siamo amiche, anche papà non ha mai smesso di vedere Frederick”

“Posso sapere cosa è successo fra voi? Chiede mamma, ma non le rispondo, mi limito solo a guardarla e sorridere.  

“Se non vuoi dirmelo va bene, comunque prima ero veramente molto preoccupata per te. In realtà se devo essere sincera lo sono anche adesso, però di meno. Improvvisamente Kaoru è scomparso e non volevi dirmi cosa fosse successo, così non sei più uscito di casa, non ti sei fatto nuovi amici, o almeno non li hai portati a casa, e non ti sei trovato neanche una ragazza, inoltre pare abbia fatto lo stesso anche Kaoru”

Mi fermo con la forchetta a mezz’aria e mentre il pezzo di carne precipita nel piatto guardo mamma.

“Che c’è? Mi sembri stranamente interessato”

“figurati”affermo e mi costringo a mangiare un pezzo di carne.

“Comunque è così, Juliett mi ha detto che dopo che avete smesso di vedervi per un breve periodo è uscito con alcuni ragazzi, ma tornava a casa presto e seconda lei sembrava sempre annoiato o poco interessato, infatti ha smesso subito e ha cominciato a studiare. Pare che ora sia il primo della sua classe, va soprattutto bene in matematica, immagino che per questo la signorina Misaki salterà di gioia.

“Che cosa? Che hai detto?”

“Che la…aspetta, non mi dire che non sai che Kaoru frequenta il tuo stesso liceo”

“scherzi? Non ne avevo idea”

“Ma dove vivi? Kaoru frequenta la tua scuola. Secondo anno classe C”

Mi appoggio alla spalliera della sedia soprafatto dalle novità.

“Ad ogni modo qualunque sia il motivo della vostra rottura cerca di fare qualcosa, non sei l’unico a cui manca e non puoi rimanere in eterno da solo. Mi fai preoccupare”afferma mamma per poi prendere un tovagliolo e allungarsi verso Yuriko per pulirle la
bocca.

Kaoru nel mio stesso liceo? Pensavo che dopo e medie fosse andato altrove, penso mangiando un altro po’ di spezzatino, e sono talmente distratto che se non presto attenzione potrebbe finirmi di traverso.

Dopo che mamma mi ha lanciato questa vera e propria bomba, abbiamo continuato a mangiare, o meglio Yuriko ha finito di mangiare ed è tornata davanti alla televisione, mentre mamma una volta aver concluso il suo pasto, mi ha lanciato uno sguardo
preoccupato e ha iniziato ad impilare i piatti sporchi per poi andare in cucina a lavarli lasciandomi quindi da solo a spiluccare il cibo che ho nel piatto, il che vuol dire, sempre ammesso che ne finisca il contenuto, che poi dovrò lavarmelo da solo.

Beh, non che sia un problema, qui il punto è: riuscirò a finire di mangiare? Mi chiedo, e guardo i cinque pezzi di carne ormai freddi e poco digeribili che è ho nel piatto.

Non mi vanno, mi lamento fra me e me mentre li muovo con la forchetta.

Hanno perso da tempo la loro attrattiva.

“Insomma, smettila di giocherellare con il cibo”mi rimprovera mamma una volta di ritorno dalla cucina.

“E tira su il piatto che devo togliere la tovaglia”

Guardo la carne e contrariato e rassegnato me la infilo in bocca tutta in una volta.

“Bene”afferma mamma, poi prende il piatto e tira via la tovaglia, mentre io mi trasferisco sul divano, vicino a Yuriko, con una gran voglia di sputare tutto quello che ho in bocca.

Se solo non odiassi gli sprechi lo farei davvero, inoltre non mi sento granché bene e mi sta venendo un gran sonno, noto, e la sola idea che domani ricominci la settimana mi fa quasi cadere in depressione

È vero domani ricomincia la settimana e dovrò andare a scuola, ma forse così avrò la possibilità di parlare e chiarire con Kaoru, e questa idea irrompe nella mia mente come un fulmine a ciel sereno e come tale mi da quel poco di energia che mi serve per allontanare la stanchezza e farmi venire una gran voglia di andare a dormire così che sia presto domani.

“Mamma! Vado a fare un bagno e poi vado a letto. Buonanotte!”Esclamo di punto in bianco, deciso.

Scompiglio i capelli a Yuriko a mo’ di saluto, cosa di cui neanche si accorge per quanto concentrata sull’anime, e salgo di sopra.

Un volta in camera prendo un cambio d’abito e vado in bagno e mentre la vasca si riempie inizio a svestirmi per poi andare sotto al getto caldo della doccia e incominciare a lavarmi.  

Poco dopo sono nella vasca, immerso nell’acqua calda e rigenerante, e anche se non vorrei mi ritrovo a pensare a Koaru e a cosa fare per potergli parlare.

Sì essere decisi a farlo, ma quale approccio dovrei usare? Mi chiedo, così per interi, lunghissimi ed estenuanti minuti mi ritrovo a vagliare tutte le idee che ho trovato, ma alla fine nessuna di queste sembra andare bene, pertanto mi ritrovo con nessuna
buona idea.

Sospiro per la terza volta oggi e chiudo gli occhi deciso a prendermi una pausa e lasciarmi cullare dalla sensazione dell’acqua calda sulla mia pelle che mi scioglie i muscoli tesi e dal rumore delle gocce d’acqua che s’infrangono nella vasca.

Un piano per parlargli, un piano, penso, e consapevole che con questo pensiero fisso mi è del tutto impossibile rilassarmi, riapro gli occhi ed esco dalla vasca, mi avvolgo un asciugamano intorno ai fianchi, e mentre lascio che la vasca si svuoti ne prendo un
altro e incomincio a strofinarmi i capelli.

Parlare con Koaru e riallacciare i rapporti eh? Impossibile, a cosa sto pensando? Come potrei mai riuscire a farlo se fino a qualche ora fa non sapevo nemmeno fosse nel mio stesso liceo e sono due stramaledettissimi anni che non ci parliamo ne vediamo,
penso con amarezza.

Credo sarà tutto vano, inoltre il problema in realtà non è nemmeno la lontananza di questi due anni, anche se ha la sua importanza, ma è quello che è accaduto a quel tempo e che mi fa scendere le possibilità a zero. Insomma, è impossibile che non pensi male, e questo è uno, se non l’unico motivo per cui credo non sia il caso di rischiare perché scuramente fallirò.

Ho il terrore che non si risolverà nulla, inoltre sto volutamente cercando di cancellare, o meglio, allontanare il più possibile la paura che veramente non voglia avere più niente a che fare con me. Non so come reagirei se veramente fosse così e non riuscissi nel mio piano di riappacificazione.

Non penso di avere nuovamente la forza di non averlo più nella mia vita ora che l’ho ritrovato,penso di colpo e tale scoperta mi colpisce tanto violentemente da lasciarmi allibito.

“Sono fregato”affermo alla mia immagine sfocata riflessa allo specchio.

O beh, se la situazione in cui mi trovo è questa, con ben chiaro in testa che fallire non è una possibilità, non credo di avere altra scelta se non tentare e spero davvero con tutto il cuore che i miei brutti pensieri non si avverino.

In un modo o nell’altro devo far sì che voglia tornare ad essere mio amico, penso e con tale ferma decisione in testa mi vesto alla svelta, mi asciugo i capelli e vado in camera dove m’infilo nel piumone, e tempo qualche secondo sono già nel mondo dei sogni. 
*********

Yare yare non esiste una vera traduzione, diciamo = e vabbè o mannaggia, oppure un sospiro.

Itai! = che male!

genki? = stai bene?

Hai. Arigatōgozaimasu = sì, grazie molte

Damare! = zitto!

Neesan = sorellona, si usa con le ragazze più grandi di te e non nel nucleo familiare

Masaka = non c’è modo.

Kore o kaimasu = prendo questo.

Mata ne! = A presto!

Yoshi! = Dai!

Kowai = spaventoso

Combini =   convenience store (negozio di comodità).

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Capitolo 2
*** Forse ***


La mattina seguente non appena suona la sveglia la spengo prontamente con un colpo secco della mano e poso sulla scrivania il libro che sto leggendo. Un vero peccato visto che ero praticamente alla fine.

Oggi stranamente mi sono svegliato un’ora prima del dovuto. Dico stranamente perché è vero che sono mattiniero, ma non così mattiniero, ad ogni modo immagino sia dipeso dall’importante compito che mi attende.

Il fatto che sia accaduto questo, dovrebbe farmi capire quanto rincontrare Kaoru mi abbia sconvolto.

È come se non avessi più il controllo di me stesso, e in qualche modo, se ci penso bene, è spaventoso; per questo non mi ci soffermo più di tanto, inoltre sembra che la decisione che ho preso mi renda ansioso più di quanto credessi.

Seriamente, ieri non appena ho posato la testa sul cuscino mi sono addormentato come un sasso, quindi cosa vuol dire tutto questo ora? Non ho mai reagito così, nemmeno il giorno prima di un esame importante, noto mentre sistemando alcune pieghe sul piumone.

Sarà meglio che mi sbrighi, mi dico e prendo dalla spalliera della sedia la divisa scolastica.  

Un attimo dopo mi sono cambiato e sto sistemando il coletto semirigido della divisa davanti allo specchio che mostra tutta la persona.

“Bene, sono in ordine”affermo dandomi un ultima occhiata, poi prendo la spazzola e mi pettino i capelli; azione che non mi prende mai molto tempo siccome li ho a caschetto, infine recupero la cartella da sopra la scrivania e scendo si sotto.

Passo la sala fiocamente illuminata e sorrido quando sento in lontananza le voci di mamma e Yuriko.

“Buongiorno”auguro entrando in cucina.

“Buongiorno”risponde mamma mentre appoggio su una sedia libera la cartella e mi siedo vicino a Yuriko intenta a inzuppare con grande serietà un biscotto nel latte al cioccolato.

“Buongiorno nanetta”affermo scompigliandole i capelli, cosa di cui nemmeno si accorge, e prendo un po’ di pane tostato su cui spalmo sopra un velo di crema di nocciole, poi sansa attendere oltre gli un bel morso.

“Non hai perso tempo vedo? Vuoi un po’ di latte caldo?”Mi chiede mamma mostrandomi la brocca mezza piena che tiene in mano.

“Sì, grazie”

“One gooso”afferma Yuriko guardandomi.

“Dice quella che sta inzuppando biscotti al cioccolato nel latte al cioccolato”

“Alex!”Mi riprende mamma scuotendo il capo e versa nella mia tazza preferita il latte, così sorrido e senza perdere ulteriore tempo ci aggiungo lo zucchero e me lo porto alle labbra.

“Oggi devi fare qualcosa d’interessante a scuola?”Mi chiede di punto in bianco mamma sedendosi a tavola mentre io mangio l’ultimo pezzo di pane.

“No, niente, nemmeno una verifica che possa volgere negativamente la giornata che sono certo sarà noiosa”

“capisco… Beh, cerca ugualmente di studiare e divertirti”

“D’accordo. Qui ho finito”affermo alzandomi e porto la tazza al lavello.

Di solito non mangio molto a colazione e oggi ho meno appetito del solito, anche se più di ieri che era proprio inesistente.

 Non mi capisco in questi giorni!

Prima non ho fame, però mi addormento subito, dopo mi sveglio presto e ho appetito. Boh?

“Io vado”affermo e prendo la cartella.

“Buona giornata!”Esclama mamma sorridendo, così scompiglio nuovamente i capelli a Yuriko che scansa la mano infastidita.

A quanto pare è una di quelle rare volte che si accorge del mio gesto.

Nanetta, penso, ed esco di casa.

Mentre m’incammino lungo il marciapiede, mi sistemo per bene la sciarpa e mi rammarico di essermi dimenticato nuovamente i guanti.

“La prossima volta li metto sul mobile all’ingresso”farfuglio infastidito e infilo le mani in tasca. Chissà perché ieri non ci ho pensato.

In realtà la scuola non è molto distante da casa, ed è facilmente raggiungibile a piedi, ma è comunque una specie di tortura andarci d’inverno, anche nelle classi fa veramente freddo.

Ad ogni modo, è una mia impressione o la temperatura oggi sembra più rigida del normale? Mi chiedo e distratto dai miei pensieri per poco non passo il bivio.

Ma dove ho la testa oggi? Speriamo non sia un brutto segno, mi dico svoltando a destra.

Quanto vorrei che papà fosse qui e mi accompagnasse con la macchina, mi ritrovo a pensare e mi accorgo che intorno a me non si vede un anima, cosa assurda.

Le persone la sanno lunga penso continuando a camminare, quando mi accorgo di non aver preso l’obento.

Accidenti! Penso fermandomi un attimo incerto su cosa fare.

Tornare indietro è fuori discussione, altrimenti farò tardi, penso, quando mi torna in mente che vicino scuola c’è un combini, così mi affretto ad andare.

Speriamo ci sia ancora qualche obento già pronto, o male che vada alcuni onigiri. In quel benedetto combini ci va tutta la scuola, o è meglio dire, le scuole, visto che vicino al mio liceo ci sono anche le medie e le elementari.

 Strano che ancora non si siano ampliati o abbiano creato delle filiali da qualche parte.

Aspetta, ora che ci penso mamma mi aveva avvisato che per un po’ non avrebbe avuto il tempo di preparami l’obento perché troppo occupata ad allestire il negozio per Natale.

Che testa! L’ho completamente dimenticato, comunque secondo me volendo il tempo lo avrebbe trovato, ma non mi sembra giusto ne carino chiederle una cosa simile, non ho più due anni e non me la cavo malissimo in economia domestica, quindi dovrebbe andare bene, penso e senza accorgermene ho già attraversato le due strade e ormai sono ad un passo dalla scuola, così mi affretto ad andare al combini.

Speriamo non ci sia molta fila, penso controllando l’ora sul cellulare.

Cavolo! Non è delle migliori. Mi devo ricordare di non pensare mentre cammino o rallento l’andatura, mi dico mentre entro e
subito mi si risolleva il morale.

Non c’è molta gente e la cassa è praticamente vuota.

“Irasshaimase!”Esclama subito il cassiere e sorrido.

“Ohayō Heiji – san”

“Oh, Sasha. Ohayō”afferma, così lo saluto con un cenno della mano e vado dritto verso gli obento sperando ce ne sia rimasto uno con i gamberi fritti, e per mia enorme fortuna c’è e sembra essere anche l’ultimo.  

Perfetto, penso prendendolo, e sorrido.                                                              

Se ci fosse stato Kaoru sarebbe stato un disastro, anche lui adora l’obento con i gamberi fritti, quindi sicuramente avremmo litigato o ci saremmo sfidati a morra cinese per chi lo avrebbe preso, però alla fine, come sempre, avrebbe ceduto lui e si sarebbe accontentato di alcuni onigiri o del pane.     

Tanto alla fine quasi sicuramente avrei condiviso il mio pranzo con lui e lui avrebbe fatto lo stesso con me, finiva quasi sempre così.

Questa è una delle cose di cui sentivo più la mancanza all’inizio, penso triste mentre prendo un cartoccetto di latte e vado alla cassa.  

“Sono 463 yen”afferma Heiji e gli porgo i soldi.

“Fūtō ga hoshīdesu ka?”

“II desu, Arigatō”affermo, metto tutto nella cartella ed esco.

Non oso guardare l’ora. No, non lo faccio, non ci tengo, mi dico affrettandomi ad attraversare la strada, diretto a scuola, ormai veramente poco distante.

Varco il cancello proprio quando suona la campanella e trattengo a stento un sospiro di sollievo.

Ce l’ho fatta, penso molto più rilassato, e un istante dopo mi ritrovo a guardarmi intorno, ma fra gli studenti ancora raggruppati fuori o quelli che entrano, Kaoru non c’è.

Sarebbe un problema se andassi controllare se è già in classe? Mamma in che aula aveva detto era? Ah! Sì, secondo anno classe C, ricordo di colpo, così mi affretto ad entrare a scuola deciso ad andare fino alla sua classe.

Il fatto che si trovi infondo al corridoio, come la sua casa è infondo alla via, mi fa sentire così a disagio, come se fosse un
brutto segno, ma non è il caso di soffermarsi a pensare ad una sciocchezza simile.

Calzo le scarpe di scuola e metto via le altre.

bene, ora…

“Yo! Sasha!”Esclama qualcuno interrompendo i miei pensieri e stampandomi un energico cinque sulla schiena che involontariamente mi fa fare un passo in avanti.

“No - bu - hi - ro. Omae”affermo guardandolo male.

“Gomen Gomen”dice subito sorridendo, per niente pentito.

“Ohayō! Sasha.

“Ohayō Kana - san”

“Nobuhiro, anata wa nani o shimashita ka?”

“Betsuni”

“Hontōni?”Chiede guardandolo, poco convinta.

“Hontōni”

“Usotsuki!”afferma prendendolo per un orecchio.

“Sāsha gomen'nasai. Sasha, eh? Sasha?”

È stato un bene che fossero distratti così sono potuto sgattaiolare via. Certo non è stato carino da parte mia dileguarmi così, ma non avevo altra scelta dovevo allontanarmi prima che suonasse la seconda campanella, mi dico mentre mi affretto lungo il corridoio, diretto alla classe di Kaoru.

È questa. Vediamo, mi dico sbirciando dalla porta.

Eccolo, è a uno dei primi posti, vicino alla finestra.

Che strano, allora è vero che è diventato un secchione, prima detestava stare davanti, penso e sorrido, ma solo per un secondo perché l’idea che in tutto questo tempo possa essere cambiato mi spaventa, perché vorrebbe anche dire che non ha più bisogno di me.

A, no, però mamma ha detto che si comportava come me, quindi forse anche lui non si è fatto nuove amicizie penso, quando la campanella suona.

“Ah, devo andare in classe”affermo e faccio per andare via, ma non prima di notare due ragazzi fermarsi al banco di Kaoru e dirgli qualcosa con fare amichevole.

In fin dei conti, forse non ha davvero più bisogno di me, penso mentre corro in classe, proprio dalla parte opposta del
corridoio, e spalanco la porta.

Il professore non c’è, sono salvo, penso, quando qualcuno si schiarisce la gola alle mie spalle e mi metto sull’attenti, poi mi affretto ad andare a sedermi al mio posto, quello sulla fascia centrale ma vicino alla finestra.

Il professore era proprio dietro di me penso un po’ a disagio, e prendo il libro di testo dalla cartella.

La lezione d’inglese inizia e subito il professore non spetta tempo e prende a scrivere alla lavagna, ed è così che mi accorgo di aver nuovamente dimenticato una cosa improntante, fatto che mi conferma che oggi è proprio una delle mie giornate no.

Trascrivo ogni cosa sul quaderno e sono felice che il professore abbia preferito spiegare, perché oggi non sono del tutto sicuro di riuscire a concentrami.

Non riesco a pensare ad altro se non al fatto che sia una pessima giornata e l’idea che non possa far altro che peggiorare mi fa quasi desistere nel tentare di riallacciare i rapporti con Kaoru, infondo se oggi mi va tutto storto immagino andrà male anche il mio tentativo di tornare amici.

Con la fortuna che ho potrei anche peggiorare la situazione, penso ancora e ho la sensazione che stia per perdere anche l’ultima fibra di fiducia che possiedo.

Aaah, uffa! Devo ascoltare il mio compagno che sta leggendo, non distrarmi! Mi dico e cerco di concentrarmi sulla lettura incerta di Nobuhiro.

Che figura! Così impara a salutarmi in quel modo.

“Alexander continua a leggere tu”afferma improvvisamente il professore e riprendo a leggere da dove Nobuhiro si era fermato senza alcun problema.

“Perfetto. Beh, c’era da aspettarselo da un madrelingua. Bene ragazzi, ora che abbiamo letto il testo rispondete alle domande a
piè di pagina e dopo aiutandovi con la spiegazione alla lavagna svolgete gli esercizi a pagina ventisei e ventisette”afferma il professore sovrastando i sussurri pieni d’invidia o ammirazione di alcuni compagni.

Veramente, invece di pensare a me perché non si danno da fare, neanche mi dessi veramente delle arie come dicono, penso e noto Kana e Nobuhiro sorridermi, non che questo m’interessi particolarmente.

Se fossi stato in classe con Kaoru e lui si fosse congratulato con me sarebbe stata tutta un altra cosa, ma non è così, quindi…

Beh, magari il prossimo anno potrebbe succedere, mi ritrovo a pensare e mi accorgo che la classe è piombata in un teso silenzio per colpa degli esercizi ai miei compagni poco comprensibili.

Un attimo dopo ho fatto tutto senza alcun problema e con il gomito puntellato sul banco, reggendomi la testa, sono intento a guardare fuori dalla finestra, tediato, ma ad ogni modo non c’è niente d’interessante da vedere.

“Tempo scaduto ragazzi, i restanti esercizi fateli a casa”dice il professore e incomincia a spiegare un argomento nuovo che non ha niente a che vedere con la comprensione del testo o il ripasso della lezione precedente, ma è di pura grammatica inglese e mi ritrovo a seguire senza alcun pensiero e a scrivere appunti, solo il suono della campanella mi fa tornare al presente.

 Il professore prima di andare via ci ha dato degli esercizi per casa che io ho svolto velocemente e con facilità, così con mio grande piacere non devo preoccuparmi dei compiti d’inglese a casa.

“Sāsha, memo o misete kuremasen ka?”Mi chiede Nobuhiro materializzandosi davanti al mio banco.

I miei appunti? Ma guarda che scocciatore, penso, il problema è che sembra così fiducioso che non posso dirgli di no e mi ritrovo a porgergli il quaderno.

“Arigatō”afferma prendendolo e corre al suo posto.

“Sāsha, enshū o hikaku shimasen ka?” Chiede Kana venendo da me, cosa che nessun altro, a parte lei e Nobuhiro, ha mai fatto. Chissà, forse non sono facile da approcciare, o magari è perché…

“Sasha?”

“Hai” affermo tornando al presente, e un po’ a disagio mi ritrovo a mostrare gli esercizi a Kana per confrontarli.

Uuh, li ha sbagliati quasi tutti, noto e la guardo in volto scoprendo che è imbarazzata.

Beh, immagino non sia facile per chi non è inglese, mi ritrovo a pensare, così incomincio a spiegarle il procedimento di ogni esercizio finché non entra la professoressa di storia giapponese.

“Arigatō!” Esclama Kana felice e torna al suo posto, mentre io prendendo il libro di storia, pronto alla, sicuramente tediosa, spiegazione piena di date storiche e nomi assurdi.

Al terzo imperatore dal nome stravagante ci rinuncio e mi ritrovo a fissare il libro che mi manda ancora più in confusione, però ecco che suona la campanella di fine ora e mi ritrovo a congratularmi con me stesso per aver resistito praticamente fino alla fine, poi il fatto che ci abbia capito qualcosa è tutt’altra storia.

Quando il professore di matematica fa la sua comparsa, io sono già pronto con il quaderno aperto sugli esercizi che ha dato per casa e attendo che ci chieda di andare uno per uno alla lavagna per svolgerli e vedere se abbiamo capito il meccanismo, così attendo con calma il mio turno.

In realtà detesto questo tipo di correzioni, finisce sempre che mi metto in mostra e alla fine mi sparlino alle spalle, ma se questo è il metodo del professore non posso farci granché, inoltre visto che è anche lui straniero e quindi molto più alto dei giapponesi e prestante, grazie al cielo sono intimoriti e tendono a stare zitti, altrimenti mi avrebbero detto le peggio cose.

Che noia, penso dopo un po’ guardando il poveretto immobile davanti alla lavagna, chiaramente in difficoltà.

Ce ne vorrà di tempo prima che sia il mio turno. In classe fanno quasi tutti pena in matematica. Auguri professore! Mi ritrovo a pensare e nell’attesa guardo fuori dalla finestra. Il mio solito modo di fuggire dalla realtà. 

Quando è il mio turno vado alla lavagna e svolgo l’esercizio in un attimo, me la cavo bene in questa materia.

“Kanpeki”dice il professore e faccio ritorno al mio posto senza essere battezzato dai mie compagni.
Ecco perché è uno dei miei professori preferiti.

Quando si conclude anche la seconda ora di matematica e il professore se ne va, ci raggiunge il serioso professoressa di scienze alto e magro e dall’aspetto di un universitario appena assunto, cosa non proprio vera, che ci farà l’ultima ora prima di pranzo e quella dopo.

Scienze è una delle mie materie preferite e anche se onestamente preferisco la pratica,  ascolto la lezione piacere, inoltre il professore sembra aver ingoiato un manico di scopa ed essere un esperto di poker face quindi mi sta un casino simpatico, tutte cose che mi mettono di buon umore e mi divertono tantissimo, pertanto anche se onestamente non vedo l’ora di andare a casa, mi ritrovo ad impegnarmi.

Per fortuna che dopo le lezioni non faccio parte di alcun club e posso andare via.

Quando finisce l’ora e inizia la pausa pranzo, oltre al materializzarsi dal nulla di studenti di altre classi che cercano gli amici per mangiare insieme, sembra che tutta la classe cacci un sospiro di sollievo, perfino la struttura stessa, così prima che qualcuno mi chiedi qualcosa o mi incastrino per mangiare con loro prendo il mio obento ed esco dall’aula.

M’incammino lungo il corridoio diretto al giardino, al mio solito posticino isolato e calmo dove posso mangiare immerso nei miei pensieri senza dover sentire ciance inutili o assistere a teatrini idioti come quelli che sono soliti fare Kana e Nobuhiro.

Seriamente, perché ancora non si sono messi insieme quei due? Mi chiedo di colpo, ma caccio via dalla mente questo pensiero e vado dietro il capanno degli attrezzi della palestra dove mi siedo a terra, in un angolo, cosa che m’impolvera sempre la divisa, e incomincio a mangiare il mio pranzo.

L’appetito come sempre non sembra essere presente, ma vedere i gamberi fritti mi aiuta un po’, anche se mi ricorda quello che non ho più.

Appoggio la testa al muro scrostato del capanno e guardo il cielo oggi terso.

 La verità è che non sono affatto fiducioso e non ho la più pallida idea di come avvicinarmi a lui.

Perché l’amicizia con Kaoru a preso questa piega? Ma che domande mi sto facendo? La verità è che non voglio guardare in faccia la realtà, perché ovviamente è colpa mia! Penso portandomi alla bocca non so bene cosa del pranzo.

Finisco di mangiare immerso nella mia bolla di solitudine, accompagnato dal suono del vento freddo creatosi mente facevo lezione che smuove di tanto intanto le fronde degli arbusti, e ignoro il freddo che con brevi ma intensi brividi mi attraversa il corpo.

Finisco l’ultimo boccone che ancora non ho capito come approcciarmi nuovamente a Kaoru.

Se mi trattasse come ha fatto ieri in biblioteca non mi riprenderei tanto facilmente.

Kami - sama, non credevo di essere così timoroso e vigliacco, pensavo di essere migliore.

“Mi faccio schifo”affermo risoluto.

Se qualcosa non ti piace, cambiala. Reagisci! Scoppio a ridere all’improvvisa immagine di Kaoru che mi appare nella mente e mi sprona, come se non lo avesse mai fatto prima.

Perché anche quando è lui che mi crea problemi e sempre lui che mi aiuta? Comunque ironia della sorte, questa immagine mette in chiaro una cosa, e mi fa capire che, alla fine, codardo e insicuro lo sono sempre stato.

Mi alzo da terra e mi do delle pacche per togliermi di dosso la terra, poi butto il contenitore del pranzo nel primo cestino dei rifiuti che trovo, diretto in classe.

Non so come andrà a finire, ma il consiglio, anche se viene da chi mi crea la difficoltà, è giusto.

Tenterò di ricostruire la nostra amicizia, è vada come vada non mollerò.

È troppo importante, penso e torno in classe per le ultime tre lezioni, quella di scienze e le due d’informatica.

Finite le lezioni la classe si svuota come per magia, ed io sono uno dei pochi che non avendo impegni o fretta se la prende comoda.

Metto i libri nello zaino che metto a tracolla.

“Sāsha! Issho ni ie ni kaerimashou ka?”Esclama Kana - san dalla porta.

“Sumimasen, kyō wa isogashīdesu. Mata ashita ne”

“Ok. Mata ne! Sā!”Esclama Kana appendendosi al braccio di Nobuhiro, ed escono dalla classe.

Io li seguo subito, diretto però alla classe di Kaoru.

Sono terrorizzato su come andrà a finire, ma devo pur far qualcosa! Mi dico, ma quando giungo alla sua classe, lui non c’è.

“Otetsudai shimashou?” Mi chiede qualcuno, e mi volto trovandomi davanti una ragazza dall’aria severa e un che di secchiona.

Hai, arigatōgozaimashita. Kaoru wa doko?”

“Kurabu ni”

Al club? Lui fa parte di un club? Penso subito sorpreso.

“Arigatōgozaimashita”affermo e corro in giardino, perché chissà per quale motivo ma non riesco a vedere Kaoru seduto a fare qualcosa, quindi sicuramente avrà scelto un club dove possa stare in movimento, quindi un club sportivo.

Raggiungo di corsa i campi sportivi e non devo nemmeno cercare perché Kaoru mi si palesa davanti e per un attimo rimango di sale per la sorpresa.

Al di la di un gruppo di ragazze urlanti e ancora una rete, c’è il campo di calcio e in mezzo ad un gruppo di ragazzi in divisa sportiva con tanto di numeri, spicca un Kaoru dai capelli legati e la fronte imperlata di sudore che super concentrato tenta di non farsi rubare la palla, deciso ad andare a tirare in porta.

Sapevo che Kaoru era bravo, alle medie sapeva fare ogni tipo di sport con facilità, ma questo è sorprendente, soprattutto la sua concentrazione, non si accorgerebbe nemmeno se iniziasse a piovere, e come sempre è popolare, noto sentendo gli urletti concitati delle ragazze e i commenti positivi che fanno su di lui.

Sorrido e dopo un attimo di esitazione mi avvicino anch’io alla rete, sicuro che comunque non verrò notato e guardo per un attimo la sua azione che seppur diversa da quella che aveva deciso, va in porto.

Ammiro il suo preciso assist ad un compagno che subito non perde tempo e segna facendo così fare un punto alla sua squadra, ma sono sicuro che in realtà avrebbe voluto farlo lui.

Il gioco di squadra… penso, quando di colpo inizia un gran baccano prodotto dalle lamentele delle ragazze che avrebbero
voluto vedere Kaoru far gol e non quell’altro, e sorrido.

Beh, io l’ho sempre saputo che è fantastico, ad ogni modo non credo sia il caso si disturbarlo ora, a parte il fatto che non avrei neanche modo di farlo, inoltre venir preso a calci dalle ragazze sarebbe umiliante.

Alex mettere su delle scuse non è da uomini, penso facendo avanti e indietro come un idiota, non sapendo che pesci prendere, e ovviamente non posso avere aiuto dalla divina provvidenza, perché Kaoru giustamente nemmeno mi ha notato.

Andrà a finire che farò un solco a terra.

“Torno indietro”borbotto di colpo, e dopo un sospiro carico di frustrazione torno dentro scuola.

Ho appena percorso un breve tratto, quando sento un certo fermento che prima non c’era.

“Kao no bōru”dice una voce femminile, un po’ agitata.

La palla in faccia? Mi chiedo confuso. Mi manca l’inizio della frase.

“Kaoru ga bōru o kao ni tsuketa!”

 Ha Kaoru cosa? Mi chiedo voltandomi preoccupato, però mi trattengo ugualmente dal ridere alla sola idea.

Che impiastro! Beh, almeno questo non è cambiato col tempo, penso mentre mi affretto ad andare in infermeria dove sicuramente è stato portato, perché secondo un’altra ragazza gli è uscito il sangue dal naso.

Sono praticamente arrivato quando mi blocco davanti alla porta con il cuore in gola.

Ma che accidenti ci faccio qui? Non posso entrare, se entro comunque che cosa posso dirgli?

Damare! M’immobilizzo quando mi torna in mente quell’esclamazione.

Zitto! Già, ieri non voleva nemmeno ascoltare cosa volevo dire, e in ogni caso ci sarà la professoressa ad assisterlo e magari qualche ragazza preoccupata sarà andata con lui, io a che servo? Mi chiedo appoggiandomi con le spalle alla porta.

“Alexander, sei tu?”

M’immobilizzo all’istante.

Kaoru? Ora che faccio? Entro? Me ne vado? Ma che cosa vado a pensare? Certo che entro.

“Sì, sono io”affermo incerto facendo capolino, ma dall’uscio non mi schiodo.

“Che accidenti fai ancora sulla porta? Se devi entrare entra”afferma, così muovo qualche passo, ma credo ci sia qualcosa che non va.

Lo avrà capito che sono in infermeria perché lui si è fatto male e non per me stesso? Secondo me no, e visto come ha reagito ieri quando volevo solo parlagli, apriti cielo quando lo capirà.

“Muoviti a prendere quello che ti serve”

Appunto, lo sapevo.

“Stai bene?” 

“Che t’importa?”

Se te lo chiedo magari m’importa no?

“Ho sentito che ti sei fatto male”affermo e non specifichiamo come è successo altrimenti sarebbe imbarazzante e controproducente ora.

“Sì, come puoi vedere, ma sto bene”

E secondo te stare con un fazzoletto intriso di sangue premuro sul naso e la testa semi alzata è stare bene? Mi chiedo, ma trattengo il mio commento, anche se so bene dalla sua espressione che ha capito chiaramente che vorrei dissentire la sua dichiarazione.

“In realtà, io sto benissimo”affermo in un improvviso attacco di coraggio.

Ora mi uccide! Ora mi uccide! Ora mi uccide!

“Lo avevo capito”

A sì?

“A sì?”

“Mi hai preso per un idiota?”Chiede seccato.

“No, io…”

“che accidenti vuoi? Dovresti aver capito che non voglio ascoltarti. Eppure mi sembrava di essere stato chiaro ieri”afferma con durezza e incredibile ma vero mi sale la nausea.

“Ho capito, ma non mi piace come sono andate le cose fra noi”affermo guardando a terra davvero davvero a disagio.

“E di chi credi sia la colpa!”Esclama con enfasi, con il viso torto dalla rabbia.

 Lo so, lo so che è colpa mia e che non ho alcun diritto di provare o sperare di tornare amici, ma anche se è così io non posso farci niente, però voglio…

“Vattene!”

Serro i pugni e con la sensazione che potrei rigettare da un momento all’altro muovo un passo verso la porta, poi mi fermo.

“No!”Esclamo voltandomi verso di lui con rinnovata decisione, anche se non ho idea di dove l’ho presa.

“Non esiste che non siamo più amici, non lo accetto. Non m’importa niente, non accetterò mai un no!” Esclamo arricciando le labbra e stringendo ancora di più i pugni tanto che cominciano a dolermi le mani.

“Ma a me non interessa!”Esclama Kaoru alzandosi dal bordo del letto dove era seduto.

“E a me non importa un accidenti!”Gli urlo contro.

“Tu…”fa per dire furioso e sono già pronto al colpo che immagino stia per sferrarmi, ma non accade niente.

Kaoru?

“Tu… anche io non volevo che finisse così”afferma a testa china, di nuovo calmo, cosa che per un attimo mi terrorizza di più, ma solo per un attimo.

“So che per te deve essere difficile, lo capisco, ma vorrei che tentassi, anche se io…”affermo e mi sorprendo quando Kaoru alza di scatto la testa sorpreso.

“Tu… Imbecille!”Mi urla poi dritto in faccia.

Lo guardo perplesso.

“Tu essere limitato, tonto, stolto, tardo, stupido, idiota, sei ottuso peggio di un angolo!”

“Ehi! Ma che…”esclamo arrabbiato.

“va bene”

“Eh?”

“Ho detto va bene, sei diventato sordo forse? Certo che ne hai di problemi”

“davvero?”

“Se per te essere tardo, cretino e anche sordo non sono problemi”

“Kaoru”

“Sì, accetto, o meglio mi sembra di non avere altra scelta”

“davvero proverai…”

“ora ti colpisco. Oh, il sangue si è fermato”afferma poi toccandosi il naso.

“Ecco, allora…se è così…ti va di tornare a casa insieme?”

“No”

Beh, effettivamente è troppo presto, penso, ma ammetto di esserci rimasto un po’ male.

Insomma, mi ci è voluto del coraggio per chiederlo.

“Ho una cosa da fare dopo scuola, ma possiamo andare a scuola insieme domani”

“Va bene”

“allora ci vediamo”afferma, ed esce dall’infermeria.

Guardo la porta chiusa ancora stralunato da tutto ciò che è successo e mi ritrovo a ricordare perché a volte detesto la vita.

Le cose che ti sembrano insormontabili poi si risolvono come niente, si dissolvono come bolle di sapone, ma anche se è tutto andato per il meglio, non sono comunque così ingenuo da credere che ora sia tutto a posto, la parte difficile inizia adesso.

*****************************************
Obento = Pranzo al sacco

Combini = negozio (discount)

Onigiri = Polpette di riso

Irasshaimase = benvenuto

Ohayō Heiji – san = buongiorno signor Heiji.  (San – signore) (Heiji – nome proprio)

Fūtō ga hoshīdesu ka = Vuole una busta?

II desu, Arigatō = va bene così, grazie (ii desu, sarebbe è buono, ma va in base al contesto)

Calzare le scarpe e metterle a posto =  i giapponesi all’ingresso delle scuola hanno delle scarpiere dove mettono le scarpe con cui arrivano e calzano quelle apposite per la scuola.

Omae = Tu (un tu brusco, si usa per i maschi vicini (amici) o per chiamare chi odi)

Gomen Gomen = scusa, scusa (diminutivo di gomen'nasai)

Nobuhiro, anata wa nani o shimashita ka = Nobuhiro, cosa hai fatto?

Betsuni = neinte

Hontōni = veramente

Usotsuki = bugiardo

gomen'nasai = scusa

Forse il prossimo anno = perché nelle scuole giapponesi ogni hanno gli studenti cambiano compagni, così che vengano tutti mischiati e si possano fare altre conoscenze, anche se può ancora capitare di stare insieme con i vecchi amici.

Può quindi capitare che una persona della classe C si ritrovi nella classe A in cui non consce nessuno e viceversa o ritrovarsi
in classe con i vecchi amici e altri sconosciuti.

Kanpeki = perfetto

Kami - sama = Dio (sama è un onorifico)

Sāsha! Issho ni ie ni kaerimashou ka = Sasha torni a casa con noi?

Sumimasen, kyō wa isogashī desu. Mata ashita ne = mi dispiace oggi ho da fare, ci vediamo.

Ok. Mata ne! Sā! = Ok. A presto! Andiamo!

Otetsudai shimashou? = serve aiuto?

Hai, arigatōgozaimashita. Kaoru wa doko = Sì, grazie. Dove Kaoru?

Kurabu ni = al club

Arigatōgozaimashita = grazie


 

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