Disagi in Famiglia

di rosy03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Codice01# Coccodrillo ***
Capitolo 2: *** #Codice02# Maledizione ***
Capitolo 3: *** #Codice03# Questione di culo ***
Capitolo 4: *** #Codice04# È stato bellissimo ***
Capitolo 5: *** #Codice05# Nel Passato ***



Capitolo 1
*** #Codice01# Coccodrillo ***



#Codice01#

Coccodrillo





Quello che mi fa prendere un colpo è il grido di mia madre. Sento la sua voce provenire dal bagno e la prima cosa che mi viene in mente è che si sia dimenticata l’accappatoio. Solita routine.
Lo fa sempre: si dimentica l’asciugamano, i calzini, le mutande, il pigiama o qualsiasi altra cosa e poi, non appena poso le pacche stanche sul divano, mi richiama all’appello pregandomi di portarle quel qualcosa. Per la verità non è qualcosa che mi pesa, non particolarmente almeno.
Sospiro, mi alzo facendo leva con le braccia e quasi mi trascino verso il bagno ma non faccio in tempo a entrare che urla di nuovo il mio nome. La cosa mi fa lievemente innervosire – non c’è bisogno che urli, ti sento.
Quando apro la porta la sua voce stizzita mi aggredisce: «Dov’è il coccodrillo?!»
Trattengo il fiato. È impazzita?
«Il cosa
Faccio scorrere gli occhi sulla sua figura: è ancora vestita il che è strano visto che è chiusa in bagno da dieci minuti, il calore emanato dal termoconvettore l’ha fatta accaldare e di conseguenza le sue guance e le sue orecchie sono rosse, mentre tiene i capelli bruni legati in una crocchia disordinata in attesa di uno shampoo – che tarda ad arrivare a causa di un coccodrillo scomparso a quanto ho capito.
«Il coccodrillo, Rossé» continua a dire, imperterrita. «Dovrebbe stare qui e non c’è. Perché non c’è? Dove l’hai messo?»
Per prima cosa metto le mani avanti. Letteralmente.
Non so di cosa lei stia parlando e già mi sta accusando? È ridicolo. «Ma quale coccodrillo? Qui non c’è mai stato alcun- Oh, quello
Mia madre allarga le braccia e alza il mento, aspettando una mia risposta in merito. Sposto lo sguardo sul bordo della vasca e penso a quanto sia esilarante questa situazione.
Una volta realizzato che l’animale mancate fosse quello di gomma e non un rettile vero e proprio, guardo mia madre trattenendo a stento le risate.
«E io che ne so, non l’ho visto. Se non è qui, potrebbe essere nel bagno rosa*» ipotizzo.
«Cercalo un po’, dai. Se l’ha preso Marianna giuro su Dio che la uccido!»
Ecco qua. Mia madre è una persona istintiva, a differenza mia. Non escludo che non potrebbe avere ragione ma accusare la ragazza che l’aiuta a sistemare casa senza nessuna prova, non mi sembra un atteggiamento corretto. Sono sicura che Marianna l’abbia spostato da qualche parte senza accorgersene.
Chiudo la porta e la lascio parlare da sola; so già che mi toccherà cercare quel maledetto coccodrillo di gomma se voglio che si calmi.
«Ross, ma che è successo?» chiede Thomas, uscendo proprio adesso dalla sua stanza.
Trattengo a stento le risate mentre gli spiego cos’è successo: «Hai visto il coccodrillo che sta in bagno? Mamma non lo trova più.»
«Il cosa
«Il coccodrillo di gomma» rettifico. «Dai, aiutami a cercarlo.»
Mio fratello fa per tornarsene in camera sua ma lo afferrò per il cappuccio della felpa. Ne approfitto perché si è già fatto più alto di me di qualche centimetro, tra un paio d’anni non mi permetterà più di comandarlo a bacchetta.
«Ma’! Ma a che ti serve? Poi lo troviamo, ora non ne ho voglia!» chiede con tono lamentoso e alzando la voce di qualche ottava, in modo che nostra madre dal bagno lo possa sentire.
Neanche a dirlo, la sua risposta arriva immediatamente: «Non me ne frega, il coccodrillo deve stare qua!»
«Si è fissata» dico alzando le spalle.


 

Mezz’ora dopo, Thomas mi guarda mentre chiudo la porta lasciandomi alle spalla la voce di nostra madre. «Trovato?»
Annuisco trattenendo a stento le risate.
«E dov’era?»
«Nel bagno verde. Nella bacinella, in mezzo alle pezze. Marianna l’avrà appoggiato lì e poi si sarà dimenticata di rimetterlo sulla vasca» spiego.
Vedo mio fratello spalancare gli occhi, poi fece una smorfia come fosse offeso. «Mi avete fatto perdere un sacco di tempo» mi fa notare.
«Poverino...» dico, non provando neanche a nascondere il ghigno sulla mia faccia. «Il Signorino non ha potuto giocare al computer.»
Mio avvio in cucina e stranamente Thomas mi segue anziché continuare quel che stava facendo prima che lo interrompessi.
«Senti, ma perché mamma ha rotto tanto per quel coccodrillo?»
«Non lo so» dico, mentre tiro fuori la pentola dalla credenza.
Per la verità gliel’ho chiesto ma mi ha liquidata pregandomi di iniziare a preparare il brodo vegetale così da riuscire a cenare per le otto. Mio fratello sospira stranito per poi andarsene.
Pochi secondi dopo lo sento parlare a voce alta con nostra madre: «Oh, Ma’! Che ha di speciale il coccodrillo?»
«Proprio niente. Deve stare qua e punto
Questa sì che è logica.



 









≈ ≈ ≈

Ma salve ^___^ Dopo secoli che non pubblico qualcosa (a parte quel concentrato di depressione) ecco che torno con una storia alquanto demenziale su un coccodrillo di gomma apparentemente scomparso.
Prima di tutto ci tengo a precisare che è TUTTO vero. Nel senso che mia madre ha cominciato a dare i numeri e la cosa più esilarante è che non ci ha dato ALCUNA spiegazione in merito a quell'assurdo comportamento.
Io boh. Forse non ha voluto dirci il motivo di un tale morboso attaccamento... forse nasconde qualcosa. In ogni caso, io e mio fratello non lo dimenticheremo mai e passeremo il resto della nostra vita a ricordarglielo!
Ah, piccola precisazione: *a casa mia ci sono due bagni che noi chiamiamo “bagno rosa” e “bagno verde” rispettivamente per via delle mattonelle color salmone e degli inserti verdi attorno allo specchio XD
Perchè dire "bagno dove sta la vasca" e "bagno dove sta la doccia" è troppo stancante e noi siamo pigri.
Alla prossima XD

Rosy

 

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Capitolo 2
*** #Codice02# Maledizione ***


 
#Codice02#


Maledizione


 

In casa mia c’è una verità incontestabile ed è la seguente: in qualsiasi stagione dell’anno e a causa dell’incompetenza di mia madre e di mio fratello sul chiudere decentemente una stramaledetta zanzariera, è sempre possibile trovare nella mia stanza una grossa e schifosa mosca gigante.
Sembra lo facciano apposta. Quando mia madre decide che è il momento di dedicarsi alle pulizie lascia sempre almeno una zanzariera alzata e non importa da quale finestra entrino, alla fine si ritrovano tutte nella mia stanza e con quelle loro stupidissime ali fanno un chiasso infernale.
«Mamma!» grido, non appena sento quell’insopportabile ronzio.
Mia madre, ovviamente, scende dalle nuvole: «Che c’è?»
Entra nella mia stanza e io la guardo in cagnesco. «È entrata una mosca. Di nuovo. Hai lasciato la finestra aperta?!»
«C’è puzza di chiuso» dice e assottiglia gli occhi. «Tra un po’ ci ritroveremo a scrostare la muffa dalle pareti se tuo fratello non si decide a far prendere aria alla stanza.»
«Sì, ma la zanzariera puoi anche abbassarla, tanto non impedisce mica all’aria di entrare!» ribadisco coi nervi a fior di pelle. Sento quello schifosissimo insetto ronzare attorno a me, vedo quella fastidiosissima macchia nera planare sulla mia scrivania e poi nascondersi dietro la tenda.
Ora mi tocca farla uscire, grazie mamma.
«Come sei esagerata» dice in un sospiro, andandosene chissà dove.
Alzo gli occhi al cielo e mi alzo dal letto controvoglia. «Non sono esagerata. Com’è possibile che tutte le mosche che entrano in casa finiscano in camera mia?! E sono pure enormi!»
«Stai avendo una crisi isterica per una mosca?» chiede Thomas facendo capolino dalla porta.
Lo guardo con la morte negli occhi e pronuncio solo una parola: «’Fanculo!»
Poi cerco l’orribile insetto e solo dopo aver perlustrato la camera da cima a fondo riesco a sentire nuovamente il suo ronzio, davvero troppo vicino alle mie orecchie.
La scaccio malamente – mi fa abbastanza schifo avercela a un centimetro dalla faccia – e finalmente la vedo: ha cominciato a sbattere la testa contro la mia finestra da cui entra un sole meraviglioso.
«Oltre che stronza sei pure scema. Come tutte le tue sorelle.»
È sempre così. Sempre. E sono costretta a perderci un sacco di tempo.
Con la tenda cerco di spostarla e indirizzarla fuori ma niente, è più stupida delle scimmie e quel suo ronzio mi fa innervosire ancora di più.
«Esci, maledetta. Se non vuoi che ti ammazzi, devi andartene!»
Sembro una pazza, lo so.
Alla fine, dopo non so neanche quanti minuti, riesco a cacciarla dalla mia stanza e posso finalmente tornare a oziare. Riprendo il libro che ho dovuto interrompere e ignoro gli sproloqui di mio fratello che è in camera sua.
È finalmente tutto tornato alla normalità.
 



 
Non è vero.
Perché dieci minuti dopo la storia si ripete. «E che cazzo, ma’!»
«Che c’è?!» strilla anche lei dalla cucina.
Infuriata mi alzo dal letto e scalza la raggiungo. Non dovrei essere sorpresa ma la zanzariera della portafinestra è spalancata mentre mia madre sta lavando gli spinaci al lavandino. «Ti costa così tanto chiudere?!»
«Ma è chius- Ah, no. È aperta» dice, accorgendosi dell’errore.
La risata che mi sfugge è pienamente ironica. «Ma dai?!»
«Rossé, mi porti un po’ d’acqua?» chiede mio fratello dalla sua camera.
Sono a poco così dall’implodere. «Te la vieni a prende, sfaticato! E tu,» continuo puntando il dito contro mia madre che continua imperterrita a fare quel che sta facendo senza degnarmi di uno sguardo: «chiudi quella stramaledetta zanzariera perché non ho intenzione di passare tutta la mia vita dietro alle mosche che prendono d’assalto la mia stanza!»
Faccio dietro front e mentre torno nel mio nido non posso non pensare che quella dannata ha avuto il tempo di attraversare la cucina, il soggiorno, il corridoio, ha completamente snobbato i bagni e le altre camere per fiondarsi nella mia. È una maledizione.
Una stramaledetta maledizione! E fa pure un caldo allucinante, dannazione!


 
 


 
≈≈≈
 

Okay. Non mi sono inventata niente.
Anche stavolta è TUTTO vero. Anzi, avete idea di come risolvere la mia situazione? Conoscete un corso accelerato di buon senso da suggerire a mia madre? 
O dovrei arrendermi e considerare l’idea di iniziare a considerare le mosche come "coinquiline" vere e proprie? Che poi non sono neanche piccole. Mi farebbe schifo anche ucciderle, sono troppo grosse.
Che tristezza... T.T
 
Rosy


 

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Capitolo 3
*** #Codice03# Questione di culo ***


 
#Codice03#


Questione di culo






 
Penso che la sfiga mi accompagni.
O almeno che la fortuna – cieca com’è – non sia riuscita a trovarmi e sta ancora cercando a tentoni la mia esimia figura. Forse è andata a sbattere contro un palo o, peggio, fa apposta a non avvicinarsi.
Perché?
Sono stata seduta tutto il tempo. Ho giocato a carte con mio fratello, ho chiacchierato con mia nonna che è passata a trovarci – il fatto è di per sé straordinario perché raramente mia nonna esce di casa senza farsi pregare – e ho mangiato un gelato.
Il gelato in questione me l’ha portato Thomas. Non mi sono alzata.
Ho trascorso l’intero pomeriggio a oziare. Niente studio, niente lavoro, niente preoccupazioni; intanto avrò detto due o tre stupidaggini e avrò ascoltato due o tre idiozie uscire dalla bocca di mio fratello.
Sono sicura di aver udito anche alcune prediche della nonna. Mia madre le ha offerto del crodino – analcolico, ovviamente – ma lei ha rifiutato.
Insomma, non ho fatto niente se non osservare il mondo attorno a me. Non ha fatto troppo caldo e ho addirittura sopportato alcune zanzare che hanno approfittato della mia siesta per nutrirsi del mio sangue.
Sono rientrata due orette dopo.
Due orette dopo mi sono ritrovata con tre morsi sulle braccia e altri quattro in punti diversi dei piedi – sì, stranamente hanno risparmiato le mie gambe.
O forse devo ancora accorgermene?
Comunque sono rientrata dopo due ore passate seduta in giardino. Non so di chi sia stata l’idea ma almeno ho avuto il tempo di notare che mia madre ha piantato una nuova pianta in giardino: l’uccello del paradiso.
Purtroppo non ricordo il suo vero nome, ancor più esotico di questo.
Comunque – e non ho paura di ribadirlo fino alla morte – ho rimesso il piede dentro casa dopo due ore. Sono stata seduta tutto il santissimo tempo.
«Non è possibile» dico, sfiorando con le dita il leggero gonfiore causato dalla puntura. Allo specchio la mia faccia è sconvolta. «Come cazzo ha fatto a pungermi?!»
Mia madre fa capolino dalla porta del bagno, ignorando le mie lamentele e l’espressione allibita che ho dipinta addosso: «Hai colorati da lavare?»
A quanto pare ho preso da lei perché anch’io ignoro ciò che ha appena detto: «Abbiamo ancora il Fargan
«Ti hanno punto?» chiede.
Che domanda idiota, mi dico. Sono stata seduta due fottute ore in giardino, le fottute zanzare hanno banchettato col mio sangue e a quanto pare hanno pure i poteri sovrannaturali perché altrimenti questa cosa non si spiega.
La guardo scocciata. Non sono arrabbiata con lei.
Sono arrabbiata con il mondo e con Dio che le ha create.
«Sì, mamma, mi hanno punto» spiego e faccio una pausa. «Sul culo.»
 











≈≈≈
 
Ce ne sarebbero tanti – troppi – di avvenimenti esilaranti legati agli insetti ma per adesso mi fermo qui. Sennò diventerei monotematica.
Invece ho già in mente il prossimo delirio da sottoporvi ^____^
Ma continuiamo a parlare di zanzare: qual è il posto più strano in cui queste maledette creature vi hanno morso? Per quanto riguarda me la storia è abbastanza esplicita.
Sì. Mi hanno punta sul SEDERE O_______________O A questo punto ho solo una domanda: Dio, perché?
Alla prossima ^^
 
Rosy


 

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Capitolo 4
*** #Codice04# È stato bellissimo ***



#Codice04#


È stato bellissimo


 


Quando entro in cucina trovo mia madre e il suo compagno che fanno colazione. Non me ne stupisco: è sabato, lui non lavora e quindi è rimasto a dormire a casa – niente di nuovo.
«‘Giorno» dico, sbadigliando appena.
Mia madre mi accoglie con un larghissimo sorriso – neanche fosse il giorno dello stipendio – mentre lui mi lancia un’occhiata divertita. Non so cosa stia succedendo ma devo sapere.
Fortunatamente mi legge nel pensiero perché indica mia madre e spiega: «Adesso ho ufficialmente paura. Sentila
Okay, ora sono curiosa.
 




«È stato bellissimo» dice. «Indossavo una parrucca bionda e mi sentivo così... sicura di me, così forte! In pratica sono andata dritta dal direttore generale e gli ho sparato un colpo in fronte!»
Sgrano gli occhi e mentalmente le faccio i complimenti.
Poi continua con il suo racconto: «Ho fatto la stessa cosa con il direttore sanitario ma a lui ho sparato due volte. La prima nei coglioni, la seconda in testa!» E prima ancora che potessi chiederle il perché di tale scelta stilistica, lei spiega tutto: «È un fedifrago schifoso! Tradisce sua moglie ogni volta che gliene capita l’occasione; sono sicura che mi abbia ringraziata!»
Mi pare giusto.
«E poi... poi sono andata da quella stronza. La causa di tutti i miei guai, quella puttana che per fare il dispetto a me e a mio fratello ha reso la mia vita lavorativa un inferno!»
A questo punto non posso non esultare. Conosco quella persona. Per colpa sua mia madre ha passato gli ultimi sei mesi a maledirla e a urlare per ogni minima cosa: di conseguenza, siamo stati tutti nervosi e irascibili... quella stronza! «! Hai ucciso pure lei?!»
Mi pare quasi di vedere le stelle nei suoi occhi mentre annuisce.
«Oh, ma prima ho incontrato il mio ex caposala. Gli ho puntato la pistola contro e quasi non è scappato.»
Questa volta è il suo compagno a chiedere: «È morto?»
«No, gli ho sparato alle gambe» spiega. «Comunque ho chiuso quella stronza nel suo ufficio, l’ho terrorizzata un po’ e solo dopo l’ho uccisa! Ti giuro, Ross, è stato soddisfacente! Lo rifarei altre mille volte se potessi...»
Non posso fare a meno di ridere.
Posso immaginare come si sia sentita; dev’essere stata una liberazione. Mio fratello arriva proprio in quel frangente e ci chiede spaesato cos’abbiamo che non va per essere così svegli di prima mattina.
Si siede vicino a me, mi ruba la fetta biscottata e ci mette sopra la Nutella come se niente fosse. Ma la mia attenzione è puntata su mia madre che non ha ancora smesso di sorridere come una stupida.
Guarda prima me e poi il suo compagno e sospira: «È stato proprio un sogno stupendo...!»
 
 











≈≈≈


AHAHAHAH Allora?! 
È successo pochissimi giorni fa e volevo proprio scriverci qualcosina! C'è da dire che mia madre non è solita fare sogni del genere... il vero pericolo sono io, credetemi >_____________< i miei sogni sono così articolati che sembrano dei veri e propri film!
Che poi possono spaziare dal genere teen fantasy all'horror in meno di un attimo!
Bene, spero che abbiate trascorso delle belle vacanze... io torno nella mia buca a studiare, alla prossima!

Rosy
 

 

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Capitolo 5
*** #Codice05# Nel Passato ***


 
#Codice05#
 

Nel Passato


 



 
Parecchi anni fa... almeno una decina; mio fratello non esisteva ancora

 


Mi sono svegliata in un letto che non è il mio.
Non so come io ci sia finita ma un dolore allucinante mi costringe a mettermi seduta e a stringere con malcelata confusione il mignolo del piede destro con entrambe le mani. E mia madre ha il coraggio di lamentarsi.
«Mi hai tirato una ginocchiata!» sibilo dolorante.
La sento mugugnare; è ancora mezza addormentata.
Al che alzo gli occhi al cielo e sbuffo rumorosamente: non è così che volevo iniziare la giornata, grazie ma’... ora dovrò zoppicare fino al bagno. Ormai del tutto sveglia e con il dolore quasi del tutto svanito, decido di alzarmi.
C’è qualcosa che non mi quadra, però.
«Ma’?»
Lei non risponde. Si limita a fare un verso di assenso, come a darmi l’okay per continuare.
«Ieri mi sono mica addormentata qua?»
Quello che ottengo come risposta è un secondo verso, questa volta indecifrabile. Decido di lasciar perdere, non ne ricaverò nulla comunque.
Mentre faccio colazione penso e ripenso che non c’è niente di normale nel modo in cui mi sono svegliata – ginocchiata a parte.
Sono strasicura di essermi addormentata in camera mia, rifletto.
«Ross, alla fine che volevi ieri sera?»
Sollevo la testa dalla mia fetta biscottata e guardo mio padre come se fosse impazzito. «Quando?»
In effetti ricordo di averlo visto in soggiorno ieri sera tardi; guardava la Tv.
«Verso mezzanotte ti ho vista in corridoio, a che ti serviva la forchetta?»
Okay, non sto capendo.
«Perché la forchetta?»
Evidentemente pare stia intuendo che io non ricordo nessuna passeggiata in corridoio e – soprattutto – nessuna forchetta, perché la sua espressione si fa un tantino preoccupata. «Ti ho chiesto cosa facessi in piedi a quell’ora e tu mi ha risposto che stavi cercando una forchetta ma non mi hai voluto dire per fare cosa. E visto che mi stavi spaventando ti ho mandata a dormire con tua madre. Te lo ricordi, vero
Sono sconvolta.
Da quando sono sonnambula? Cosa devo scoprire ancora di me stessa? Domani mi sveglierò con le mani imbrattate di sangue per aver ucciso la vicina di casa con una forchetta?!
«Più o meno» rispondo. «C’è della Coca Cola? Ho bisogno di dimenticare...»











≈≈≈


Dopo questo capitoletto potete capire tre cose di me:
1. le abitudini sono dure a morire: mangio ancora le fette biscottate a colazione ^___^
2. sono una povera vittima: mia madre quella ginocchiata me l'ha data - potete solo immaginare come sia svegliarsi in questo modo brutale T.T anche se devo ammettere di aver accorpato due fatti avvenuti in due giornate distinte della mia vita ma volevo troppo scrivere della ginocchiata!
3. no, non sono sonnambula... È SUCCESSA UNA VOLTA SOLA, GIURO! Ricordo i fatti in maniera vaga ma so di aver chiesto una forchetta a mio padre. Ma forse avevo soltanto fame! O.O
Ho postato due capitoli in meno di un'ora ma ero troppo ispirata!
Alla prossima!


Rosy


 

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