Il dolceamaro scherzo del destino

di Saryna8000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fammi un favore Potter ***
Capitolo 2: *** Sorpresa! ***
Capitolo 3: *** Spiegami il perché ***
Capitolo 4: *** Dottoressa...Grenger? ***
Capitolo 5: *** Incontri e Scontri ***
Capitolo 6: *** Andare e Tornare ***
Capitolo 7: *** Sei tu ***
Capitolo 8: *** Dietro la realtà ***
Capitolo 9: *** Aria di casa ***
Capitolo 10: *** La scottante verità ***
Capitolo 11: *** Tutto può cambiare in un attimo ***
Capitolo 12: *** Illogici risvolti ***
Capitolo 13: *** Mano nella mano, passo dopo passo ***
Capitolo 14: *** Trovarsi, perdersi per trovarsi ancora ***
Capitolo 15: *** Riportati all'inizio ***
Capitolo 16: *** Volere non è sempre potere...oppure si? ***
Capitolo 17: *** La cosa giusta da fare ***
Capitolo 18: *** Un aiuto dal passato ***
Capitolo 19: *** La luce vincerà sempre sul buio ***
Capitolo 20: *** Cosa significa Casa ***



Capitolo 1
*** Fammi un favore Potter ***


Ti chiedo un favore Potter
“Buonasera Potter.”
Harry sobbalzò sulla sedia colto totalmente di sorpresa. Era assorto tra le scartoffie di un caso importante e vista la tarda ora di Venerdì credeva di essere rimasto completamente solo in ufficio. Non si aspettava di certo di ricevere la visita di quella austera e nobile figura.
“Mafloy.”
Prima che potesse aggiungere qualsiasi battuta tagliente Draco alzò le mani in segno di resa e si avvicinò elegantemente alla scrivania del moro.
“Ho bussato, anche un paio di volte, e tu sai che non amo ripetermi quindi sì, sono entrato senza il tuo permesso.”
Harry sorrise compiaciuto. Un Malfoy che chiede scusa, anche se velatamente, gli dava sempre molta soddisfazione.
Si sistemò meglio sulla sedia, chiuse il fascicolo che aveva davanti e con disinteresse gli fece segno di accomodarsi. Avrebbe riaperto quel caso insidioso l’indomani, se Draco Lucius Malfoy si era così scomodato ad arrivare fin lì prevedeva una lunga serata.
“Chi ti ha fatto entrare?”
Draco gli lanciò un’occhiataccia e con eleganza prese posto.
“Un Malfoy non deve dare spiegazioni. Sono qui.”
Lo sguardo di Draco divenne vacuo e per mascherare il nervosismo si guardò intorno con finta noncuranza.
La verità è che aveva bisogno di Potter. Era lì a chiedere aiuto e gli costava anche parecchio: un Malfoy risolve i suoi problemi in autonomia senza coinvolgere altre persone.
Harry si sfilò gli occhiali e con un “Accio pezza” fece sbucare da mezzo ai fascicoli un pezzetto di stoffa.
Draco, nel frattempo, si era accomodato ed aveva accavallato le gambe.
Era apparentemente calmo ma, dopo anni, Harry sapeva che il biondo era altamente nervoso ed irrequieto.
Con movimenti calmi e meccanici, il moro iniziò a pulire le lenti, lasciando al nobile biondo il tempo necessario di elaborare la sua richiesta.
Oramai conosceva bene l’uomo che aveva difronte meglio di quanto avesse potuto immaginare.
Tra di loro, negli anni era nata una strana amicizia, un rapporto di fiducia consolidato con gesti e atti che Harry stesso faceva ancora fatica a credere.
Mentre aspettava che il biondo formulasse la sua domanda, il moro vagò nel tempo ricordando come quello stravagante affiatamento fosse iniziato.
Dopo la morte di Voldemort, infatti, volente o nolente la sua vita e quella del giovane Malfoy si erano sempre inevitabilmente incrociate.
Sicuramente iniziò tutto dal processo. Lui, Harry Potter, era stato il testimone chiave per la famiglia Malfoy e grazie alla sua intercessione il Serpeverde era stato completamente assolto e riammesso nella società magica. Se durante la scuola aveva odiato quella serpe snob ed antipatica alla fine di tutto aveva capito che era solo un povero bambino, e poi ragazzo, a cui avevano inculcato un credo sbagliato e a cui non avevano dato molta scelta decisionale.
D’altronde Harry stesso si era ritrovato in un qualcosa più grande di lui senza volerlo, come biasimare Draco che a modo proprio aveva cercato di mantenere in piedi la sua famiglia e proteggerla dal folle Signore Oscuro?
Così durante il processo, guidato dalle parole di Silente, Harry aveva personalmente perorato la causa del Serpeverde e gli aveva dato il beneficio del dubbio.
La prima volta poi che si meravigliò del nuovo Malfoy fu subito dopo la sua sentenza di assoluzione. Draco infatti aveva deciso di ritornare ad Hogwarts per frequentare il settimo anno, affrontando a testa alta i pregiudizi e gli insulti: questo gli faceva onore.
Poi ci fu il momento in cui, andando ad Hogwarts per fare una sorpresa a Ginny, fu a sua volta sorpreso di trovare la serpe con Hermione passeggiare mano nella mano presso le sponde del lago nero.
Sapeva benissimo che Ron e la riccia si erano lasciati mesi prima, avendo capito che non poteva esserci altro che una bellissima amicizia, ma sbiancò quando scoprì la relazione tra la sua migliore amica e il rampollo purosangue, capendo che tra Hermione e Draco stava nascendo un sentimento sincero.
Si stupì ancora di più quando vide Malfoy, appena fresco di M.A.G.O. varcare la soglia del dipartimento Auror, dove lui era solo un cadetto, per offrire gratuitamente e senza alcun interesse delle consulenze come pozionista.
Per non parlare poi di quando qualche tempo dopo se lo ritrovò seduto vicino a lui, al bancone dei Tre Manici di Scopa. Harry e Ginny erano da poco sposati e quella sera avevano litigato pesantemente Il biondo, dopo averlo ascoltato parlare a vanvera, lo riportò a casa integro.
Ma se fino ad allora i loro rapporti, erano sì migliorati ma sempre minimi, fu solo dopo la “tragica rottura”, come la definiva Harry che la loro amicizia si era evoluta e saldata.
Trovarselo, infatti, un paio di mesi dopo, davanti alla porta di casa austero ma sconvolto perché Hermione lo aveva piantato di punto in bianco dopo due anni di relazione, gli aveva permesso di scoprire un Malfoy più umano e più sensibile.
Malfoy, ferito ed impreparato davanti al vero amore, provò a cercarla ma quando capì che la riccia non voleva essere trovata non volle più mettersi sulle sue tracce e scelse di essere un codardo.
Hermione, infatti, non aveva solo lasciato la serpe ma era letteralmente scomparsa, troncando ogni tipo di rapporto anche con Harry ed i Weasley.
Ancora dopo anni, il bambino sopravvisuto, non si dava pace per quella sparizione e per il fatto che l’amica aveva volutamente scelto di escluderlo dalla sua vita.
Quel giorno, l’orgoglio Grifondoro ferito si unì inevitabilmente alla codardia del Serpeverde. E così, invece di cercare Hermione, parlarle e capire le sue motivazioni, Harry si era offeso, distaccandosi da lei ed affiatandosi, in un modo tutto articolato, a Draco Lucius Malfoy.
Lo supportò nell’andare avanti con la sua vita, e lo sostenne quando il biondo in poco meno di un anno, decise di ripristinare il vecchio contratto prematrimoniale stipulato da Lucius con la famiglia Greengrass.
Solo quella volta rivide in un certo senso il vecchio Draco, infelice e solo per opporsi alla famiglia e alle tradizioni.
Certe mentalità bigotte erano dure a morire e Draco in quanto unico figlio di Narcissa e Lucius Malfoy doveva garantire un erede.
Hermione si era volatilizzata ed il biondo aveva scelto di non amare più, una donna quindi valeva l’altra.
Astoria Greengrass, per fortuna, si era rivelata una perfetta moglie: bella mansueta e dolce. Ben presto la donna legò anche con Ginny, soprattutto quando scoprirono, a poca distanza l’una dall’altra, di aspettare entrambe un bambino. Per Harry e la rossa il secondogenito e per i Malfoy il primo ed unico figlio. Bambini tra l’altro destinati a diventare grandi amici.
Quello fu il momento in cui vide rinascere una luce in Draco, e sperò che le cose potessero mutare, ma nonostante tutto, dopo 11 anni di matrimonio e un figlio, Malfoy provava solo del semplice affetto per Astoria.
Ultimamente il suo amico sembrava aver raggiunto un nuovo equilibrio e che tutto gli andasse bene, quindi cosa era successo di così grave da cercarlo addirittura in ufficio per chiedergli una mano?
“Per carità Potter, silenzia questo ufficio e smettila con i pensieri sdolcinati. Sono qui per cose serie!”
Harry lanciò un’occhiata severa verso il Serpeverde e si infilò accuratamente gli occhiali.
“Punto primo, serpe, non ti azzardare ad entrarmi in testa. Mai più. Punto secondo: ho ragione non è vero? E’ qualcosa di serio se ti serve il mio aiuto. Punto terzo: siamo soli, nessuno ci sentirebbe ma se per te è così importante ti informo che il Colloportus ed il Muffliato sono incantesimi basilari, sono certo che puoi riuscirci anche tu.”
Malfoy sbuffò ed estrasse la bacchetta, in un attimo aveva chiuso a chiave la porta ed aveva coperto le loro voci.
“Avanti, parla!”
Il biondo lo guardò ancora un momento e poi sospirò afflitto.
“Sta morendo Harry. Astoria sta morendo. Il medimago le ha dato pochi mesi di vita.”
“Cosa? Ma…come…non…”
“I Malfoy o qualsiasi altra famiglia purosangue non sbandiera le proprie debolezze in giro. Non parliamo di queste cose con nessuno…neanche con …gli amici.”
Harry abbassò lo sguardo rammaricato.
“Da quanto lo sai?”
Draco sorrise amaramente.
“Da sempre. Pensa, era anche scritto nel contratto prematrimoniale! Ma quando fu stipulato la sua salute era migliorata e le avevano prospettato una vita più longeva. Tutto ad un tratto le cose sono peggiorate e non c’è nulla che si possa fare.”
Harry aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse del firewhisky con due bicchierini.
“Serve un goccio.”
“Bravo, buona idea! E che ottima scelta Potter…d’altronde te l’ho regalato io.”
Harry scosse il capo e sorrise mesto, Draco voleva cercare di sdrammatizzare provocandolo ma il discorso andava affrontato seriamente ed il moro si limitò a servire per entrambi il liquido ambrato.
“Cos’ha esattamente e perché sei qui da me?”
Draco scolò il tutto in un sorso e se ne versò immediatamente un altro.
“Una malattia del sangue, degenerativa. Non sanno bene neanche loro cosa sia. Ci sono studi, ipotesi, teorie…ma nulla di concreto.”
Il biondo si prese volutamente una pausa e poi guardò dritto negli occhi l’Auror.
“Il problema non è solo Astoria…”
“Cioè?”
Harry si appoggiò completamente allo schienale della sedia, ed attese pazientemente che Draco riprendesse a parlare.
“Scorpius ha iniziato a manifestare gli stessi sintomi della madre.”
Malfoy scolò anche il secondo bicchiere, e ne versò un altro per sé ed il suo amico che era rimasto letteralmente a bocca aperta.
“Non mi offendo Potter se dici qualche parolaccia ad alta voce.”
“Cazzo! Per Godric Grifondoro, non anche lui! Ma il medimago che dice?”
Draco alzò le mani per aria e scosse la testa.
“Cazzate, dice cazzate!...Che al momento ha solo 10 anni ed è tutto sotto controllo. Mi ha prescritto una pozione Rimpolpasangue, che ho ovviamente preparato personalmente. Sono riuscito anche a prepararne una miscela ad hoc che ha rallentato tantissimo la malattia, ma sta comunque degenerando. Al SanMugo sperano che negli anni qualche studio innovativo possa creare una cura. Hanno anche avuto il coraggio in quel momento di chiedermi dei soldi per la ricerca.”
Harry scosse la testa sempre più afflitto.
“Malfoy…mi dispiace…”
“Ti scongiuro non fare il San Potter…so che mi sei vicino e che posso contare su di te, Ginny e i ragazzi ma non ho bisogno di questo ora…mi serve altro da te.”
Harry alzò le mani in segno di resa.
“Ok, dimmi. Che posso fare per te?”
Il biondo sfilò dalla giacca un giornale e glielo porse.
“Leggi. Fresco di questa mattina.”
Il moro scrutò il quotidiano ed alzò un sopracciglio incredulo.
“Il Times? Da quando leggi giornali babbani?”
Draco sbuffò poi fisso il liquore incendiario. Era lì, aveva sganciato una bomba, voleva un favore personale quindi tanto valeva parlare francamente.
“Hermione mi ha attaccato questa brutta abitudine, diceva sempre: -Per avere una corretta informazione non bisogna limitarsi alla Gazzetta del Profeta, ciò che succede al mondo accade per tutti: maghi e babbani. Non puoi capire quanta connessione ci sia.- Odio ricordarla e odio parlare di lei, ma per Salzar ha ragione. Leggi.”
Harry si schiarì la voce ed iniziò a leggere ad alta voce il trafiletto evidenziato.

Cure miracolose? Sì, presso l’ospedale Sant’Mary di Sidney.
Quest’oggi è stato stabilito un nuovo record mondiale nel reparto ematologico dell’ospedale. Infatti, il 98% dei pazienti affetti da malattie degenerative del sangue sono stati perfettamente curati e guariti dall’equipe medica guidata dal primario Adam Martin. La terapia è tuttora empirica e misteriosa, ma il Prof. Martin garantisce quasi del tutto la riuscita.
 -Non diamo mai garanzie ai nostri pazienti. Chi decide di sottoporsi al trattamento firma un patto di corresponsabilità e fiducia nei nostri confronti. Un vero e proprio contratto di segretezza perché la cura è del tutto sperimentale. Se pubblicheremo i nostri studi? Forse, ma al momento ci limitiamo solo alla prova sul campo. -


Harry guardò confuso Malfoy ancora una volta.
“Perdonami ma continuo a non capire a cosa io possa servirti. Vuoi un passaporta per arrivare il prima possibile a Sidney? Te lo avrebbero dato tranquillamente anche senza il mio aiuto, puoi viaggiare liberamente ovunque.”
Malfoy si portò una mano sulla tempia e si massaggiò la fronte.
“Potter. Sei bravo, intuitivo, il salvatore del mondo magico e comunque le cose bisogna spiegartele come un deficiente!”
“Hey! Non ti schianto solo perché stiamo affrontando un argomento delicato!”
Draco sbuffò infastidito.
“Potter questi hanno una cura innovativa, sperimentale e…misteriosa…celata da contratti di segretezza. E non la vogliono pubblicare su riviste scientifiche…ora ti si è accesso un campanellino di allarme? Auror?”
Il moro rilesse velocemente il giornale e finalmente capì.
“…Uso improprio della magia tra i Babbani…”
Malfoy alzò le braccia al cielo.
“Sia ringraziato Merlino, ci sei arrivato!”
“Ma se mando una squadra di Auror a controllare potrebbero creare il panico. Se scoviamo davvero un mago praticare la magia non autorizzata e soprattutto tra i babbani quello finisce ad Azkaban immediatamente e come farai con Astoria e Scorpius?”
Draco si sporse verso Harry e giunse le mani sotto il mento.
“Potter, qui sta il difficile. Il disonesto Serpeverde, che è in me, chiede un favore personale ad un onesto Grifondoro, che è in te. Vai lì da solo, scopri chi c’è dietro e trova un modo per farlo venire a Londra.”
“Del tipo?”
“Per Salzar, tu sei Harry Potter…se ti troverai faccia a faccia con un mago quello non potrà mai dire di no al bambino sopravvissuto, al salvatore del mondo magico. Dì una mezza verità! Che conosci un bambino malato e che vuoi una consulenza.”
“E tu non puoi farlo da solo?”
“No, sono un Malfoy. Non supplico e non chiedo aiuto, tantomeno a sconosciuti. Ho altri metodi per indagare e circuire. Tranquillo, ho imparato da tempo che non sono giusti. E poi, ora che conosci questa storia, so per certo che vuoi smascherare questo tizio. A me serve solo ottenere la cura e dopo potrai fare ciò che la legge magica prevede. Harry, penso di non avertelo mai detto e rinnegherò ogni singola parola, ma con te posso farlo…ti scongiuro aiutami, se non per me almeno per Scorpius e Astoria."
Il salvatore del mondo magico sorseggiò lento il firewhisky e fissò serio l’uomo disperato che aveva davanti.
Si alzò, infilò la pagina del giornale in tasca e con la bacchetta tolse gli incantesimi messi precedentemente dal biondo.
Con passo lento e sicuro si avviò verso l’uscita.
Il biondo chinò il capo, non si aspettava certo che Potter lo assecondasse con entusiasmo ma sperava di aver toccato le corde giuste, quantomeno doveva provarci. Quello gli era sembrato il modo più pulito di agire, non voleva ricorrere a vecchi metodi. A quanto pare ora non aveva molta altra scelta.
Stava per alzarsi a sua volta quando Harry si arrestò alla porta.
“Sai Furetto? Hai ragione, io non stacco mai e dovrei concedermi una vacanza. Non c’è un amichevole delle Holyhead Harpies in Australia la prossima settimana? Penso che dovrei sorprendere mia moglie e regalarle questo viaggetto soli io e lei. Vado a lasciare la richiesta di ferie al capo dipartimento. Ah…e grazie per esserti offerto spontaneamente di tenere Albus e Lily la prossima settimana. Te li porto lunedì mattina. Buon weekend.”
Malfoy sorrise ed alzò il bicchiere in segno di saluto. Lo sguardo pieno di sincera gratitudine.
“Figurati Potter. E’ un piacere fare da baby sitter alle tue pesti, che insieme al mio diventano terribili. In effetti poteva andarmi peggio…almeno James sta a Hogwarts!”
 

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Capitolo 2
*** Sorpresa! ***


Sorpresa!
 
Harry si appoggiò allo stipite della porta della sua camera da letto e si prese qualche minuto per osservare sua moglie seduta alla toletta da trucco.
Ginny indossava una semplice sotto veste di raso color crema, quasi oro e teneva gli occhi chiusi. Serena si stava spazzolando dolcemente i lunghi capelli color fuoco. Nell’aria aleggiava un leggero profumo di vaniglia segno che si era appena spalmata la sua crema per il corpo preferita.
Il salvatore del mondo magico era completamente rapito dalle movenze genuine e inconsapevolmente sensuali della moglie.
Sì perché sua moglie era sexy, decisamente e assolutamente sexy, e lui ne era sempre più ammaliato ed affascinato.
Sorrise continuando a vedere la scena che involontariamente la rossa gli stava offrendo.
I primi mesi di matrimonio non aveva creduto che Ginny tenesse un vero e proprio rituale per coricarsi e che scegliesse accuratamente cosa indossare per la notte, pensava fosse l’enfasi di essere sposi novelli e compiacersi l’un l’altro il più possibile. Invece lei ci teneva, eccome.
Non lo faceva per vanità o frivolezza, non le serviva trucco elaborato o prodotti di cosmesi costosi e ricercati, no lei rivendicava soltanto la sua spiccata e naturale femminilità, celata per anni di vita convissuta con sei fratelli maschi.
Lentamente Harry si slacciò un paio di bottoni della camicia e con passo calmo e sicuro si avvicinò alla moglie.
Aveva finito di spazzolarsi ed aveva inclinato la testa per raccogliere i lunghi capelli in una treccia. Gli occhi ancora chiusi.
Harry le sfiorò la spalla scoperta e le lasciò un lieve bacio sul collo, inspirando il suo profumo.
Ginny sorrise per nulla sorpresa dell’arrivo del marito, lo aveva sentito arrivare da tempo e sapeva perfettamente che la stava osservando.
Senza dire nessuna parola, si voltò verso di lui.
Con lo sguardo pieno d’amore tese una mano verso il volto di lui e lo accarezzò.
Harry si beò di quel tocco e cinse completamente i fianchi della moglie attirandola verso di lui.
Le prese poi il viso tra le mani e contemplò la sua bellezza prima di baciarla con passione.
Fu difficile staccarsi le loro bocche erano fameliche e desiderose ma Harry sentiva il bisogno di scusarsi con la moglie.
“Sono imperdonabile.”
Ginny si portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio ed appoggiò la sua fronte a quella del marito.
“Sei Harry James Potter, ligio al dovere, hai fatto tardi già altre volte senza avvisare. Tranquillo, qui abbiamo cenato, finito di fare i compiti, visto un po' di tv spazzatura babbana e poi letto. I ragazzi si sono addormentati poco fa.”
Harry la guardò intensamente.
“Perdonami lo stesso.”
E Ginny capì, con quello sguardo capì perfettamente che il ritardo era causato da qualcosa di grave, che suo marito era preoccupato, che aveva bisogno di lei ma che non le avrebbe detto o spiegato nulla.
Così lo guardò altrettanto intensamente e gli sorrise.
“Ti perdono amore mio, so che avrai avuto sicuramente un buon motivo per fare tardi.”
E Harry capì a sua volta che la moglie gli aveva letto dentro e aveva capito. Ma non aveva rovistato nella sua mente come un Legimentis, semplicemente aveva compreso la sua anima e sapeva perfettamente come stargli accanto.
In quel frangente l’idea di un viaggio insieme lo entusiasmò e per un momento volle dimenticarsi il vero motivo della partenza.
“Grazie…e tal proposito…ho una sorpresa per te!”
Ginny lo guardò incuriosita, il volto felice del marito la contagiò subito.
“Ho fatto una pazzia!”
“Cioè?”
“Ho finalmente accettato di prendermi una settimana dal lavoro per staccare e…ti porto in Australia. Io e te soli! Lunedì partiamo!”
Ginny si tappò la bocca con la mano incredula.
“Cosa? Come? Io e te…e i bambini? Sai che i miei parenti sono tutti da Charlie in Romania…”
“Malfoy!”
“E il mio lavoro?”
“Sbaglio o le Holyhead Harpies disputeranno un’amichevole a Sidney la prossima settimana e presenteranno il nuovo membro della squadra?...E mia moglie è o non è la migliore giornalista sportiva del mondo magico che può accaparrarsi un’intervista in esclusiva?”
Ginny si mise le mani sui fianchi divertita.
“Hai pensato proprio a tutto eh…Ci credo che il cappello parlante faticava a smistarti tra Serpeverde e Grifondoro! In effetti ho delle ferie arretrate anche io e se faccio passare una trasferta come un favore…oh Harry…sarà meraviglioso!”
La rossa buttò le braccia al collo al marito e lo riempì di piccoli baci.
Poi si fece improvvisamente seria.
“E’ davvero così grave questo peso che ti stai portando dentro? Mi fido e non voglio spiegazioni ma…sappi che ci sono.”
Il moro annuì impercettibilmente e le catturò nuovamente le labbra ingordo di lei. Lei che lo conosceva più che bene, lei che era il suo tutto.
Con un gesto fluido sfilò la sua bacchetta dai pantaloni perché ancora una volta quella sera aveva bisogno di insonorizzare e chiudere a chiave la porta ma questa volta per amare ed essere amato.
“Ti amo Ginevra Molly Potter!”
 
Apparentemente quello poteva sembrare un normale e tranquillo lunedì mattina. Ma quando l’elfo domestico si palesò nella sala da pranzo a capo chino, Narcissa Malfoy capì immediatamente che non sarebbe stato così.
“Poppy chiede scusa per il disturbo, Signori. Poppy non desidera disturbare il pasto, Signori…ma Poppy deve annunciare l’arrivo degli ospiti, Signore.”
Scorpius sorrise all’elfo e con la bocca ancora piena di frittella non riuscì a contenere la curiosità.
“Chi è arrivato a quest’ora? Aspettavamo qualcuno mamma?”
“Non che io sappia, tesoro.”
Astoria si scambiò un veloce sguardo interrogativo con la suocera e poi si voltò incuriosita verso il marito che stava tranquillamente sorseggiando il suo caffè mentre leggeva il giornale.
Sentitosi osservato e chiamato in causa, evitando con cura lo sguardo inquisitore delle due donne, Malfoy si voltò verso l’elfo.
“Falli accomodare Poppy, arrivo tra un attimo. Scorpius vieni con me, è una sorpresa per te.”
Il bimbo lasciò immediatamente cadere la forchetta nel piatto e scivolò giù dalla sedia.  Di corsa si avvicinò al padre.
“Per me? Davvero? Chi è? Chi è?”
Draco gli sorrise impercettibilmente e lo ammonì bonariamente.
“Piano piccolo! Se fosse ancora vivo tuo nonno ti avrebbe messo subito in punizione. Lo sai che le posate si adagiano con cura sulla tavola e va chiesto il permesso prima di alzarsi.”
Il piccolo Malfoy abbassò il capo in segno di scuse e Draco gli scompigliò i capelli.
Ci teneva moltissimo all’etichetta ma di certo non avrebbe usato gli stessi metodi del padre per educare il proprio figlio.
“Dai vieni, accogliamo questi misteriosi ospiti. Madre, Astoria vi aspettiamo nel salottino, così potrete salutarli anche voi.”
La moglie annuì mesta e si apprestò a finire il suo thè mentre Narcissa si alzò subito e fece un occhiolino a Scorpius.
“Vai mio caro nipote, corri a vedere chi c’è dietro quella porta. Io sono vecchia ed ho bisogno del braccio di mio figlio per essere scortata.”
Draco allungò l’arto verso la madre e con eleganza entrambi si avviarono lungo il corridoio.
Appena usciti dalla sala da pranzo Narcissa si arrestò un attimo pretendendo l’attenzione del proprio figlio.
“E così ospiteremo i figli di Potter per una settimana, c’è qualcosa che dovrei sapere?”
Draco la guardò per un attimo basito e la donna sbuffò.
“Ho letto la mente di Poppy, la tua è schermata. Perché?”
Il biondo deglutì e riprese a camminare.
“Semplice precauzione nei confronti di Scorpius, non volevo che li percepisse involontariamente. Non vedo l’ora che inizi Hogwarts questo settembre così imparerà a gestire i suoi poteri.”
La madre annuì e lo invitò a continuare.
“Non mi hai risposto però…quindi?”
“Ho detto tutto ad Harry, madre. Ci aiuterà. Tra poco prenderà un passaporta per l’Australia. La moglie crede sia un regalo per lei.”
Narcissa bloccò nuovamente il figlio e lo abbracciò.
“Oh Draco, so quanto ti è costato ma hai fatto bene. Bisogna fare di tutto per un figlio. Io l’ho capito troppo tardi e non ho potuto evitarti del dolore.”
Draco le sorrise sereno.
“Tu mi sei sempre stata affianco, è acqua passata madre.”
Le urla di felicità di Scorpius riportarono entrambi alla realtà.
La donna si ricompose, drizzò le spalle ed entrò nel salotto pronta ad accogliere i Potter.
“Bentrovati miei cari.”
Harry e Ginny la salutarono con calore ed invitarono i loro figli a fare altrettanto.
Anche Astoria li raggiunse poco dopo e corse ad abbracciare l’amica.
“Ma che bella sorpresa!”
Ginny si scostò leggermente da lei e lanciò un’occhiataccia in direzione di Draco.
“Tuo marito non ti ha detto nulla?”
La mora si voltò verso Malfoy che fece spallucce.
“Deve essermi passato di mente. Comunque Potter e la sua signora si sono concessi una settimana di ferie. Albus e Lily resteranno con noi.”
I bambini esultarono ed iniziarono una vera e propria danza della gioia.
Ginny strinse la mano all’amica e si proferì in scuse.
“Mi dispiace, ti sembrerò una sconsiderata! Ho davvero creduto che lo sapessi. Li avrei mandati dai miei ma questo mese sono in Romania da Charlie…e…”
Astoria sorrise alla rossa e la rassicurò prontamente.
“Tranquilla tesoro, sono abituata a mio marito. I bambini sono i benvenuti, godetevi questo viaggio tutto per voi!”
Poi un paio di forti colpi di tosse squassarono il petto di Astoria e la costrinsero a sedersi.
Malfoy si affrettò a soccorrerla con un po’ d’acqua.
La donna bevve un sorso e sorrise serena verso gli altri.
“Sto bene, davvero. Un colpo di freddo e mi è tornata la tosse, avevi ragione Narcissa avrei dovuto evitare il giardinaggio ieri.”
Ginny notò immediatamente della forte tensione nell’aria e la faccia preoccupata del marito, la stessa che aveva percepito l’altra sera.
Il sonoro “Pop” dell’elfo domestico distolse l’attenzione da Astoria.
“Poppy è qui per comunicare che le stanze dei signorini Potter sono pronte, Signori. Poppy vi ha sistemato tutti nello stesso piano del Signorino Scorpius. Poppy è a vostro servizio per accompagnarvi e disfare i bagagli, Signorini.”
Albus si voltò raggiante verso la sorella e poi abbracciò l’amico.
“Fico! Avrò una stanza tutta per me questa settimana!”
Ginny incrociò le braccia al petto e assumendo una posa degna della madre richiamò i figli.
“Mi aspetto che vi comportiate bene! Siate ubbidienti e non combinate guai, intesi?”
Albus e Lily annuirono seguiti da Scorpius che si era sentito parte in causa quanto i suoi amici.
“…E ora venite ad abbracciarci!”
I bambini si rifugiarono tra le braccia dei genitori per poi svincolarsi ed andare a sistemare i bagagli insieme al piccolo Malfoy.
Harry si schiarì la voce e prese la moglie per mano.
“Bene, io e Ginny andiamo. Grazie mille ancora per aver accettato di tenere i bambini. Vi siamo veramente riconoscenti.”
Malfoy alzò il mento in segno di assenso e li accompagnò personalmente verso l’uscita.
“Nessun problema Potter. Buon Viaggio.”
Un ultimo sguardo tra i due uomini: un patto, un’intesa, una promessa.
Appena oltrepassarono i cancelli del Manor, Ginny si rabbuiò, abbassò lo sguardo ed inspirò.
Harry le accarezzò i capelli e le sorrise amorevolmente.
“Si tratta solo di una settimana, tesoro. I bambini staranno benissimo! Qui saranno in vacanza tanto quanto noi! Prendila come una mini prova di quando li avremo tutti ad Hogwarts… A proposito dobbiamo ricordarci di rispondere alla lettera che ha mandato Minerva a Albus. Lo ha invitato ad un weekend di orientamento e conoscenza della scuola…”
Ginny richiamò il marito flebilmente mentre lui continuava a sproloquiare.
“Harry…”
“…devo ammettere che è una buona idea…certo, i nostri figli la conoscono bene e ne hanno sentito ampiamente parlare, ma immagino altri giovani maghi che non l’hanno mai vista e sono indecisi tra Durmstrang o Beauxbatons…”
“Harry!”
Ginny si voltò verso di lui, il volto leggermente arrossato, gli occhi lucidi.
“Harry, si tratta di Astoria vero? Sta così male?”
Harry spalancò gli occhi colpito nel segno e si arrese difronte alla sagacia della moglie.
“Sì. Ma c’è dell’altro e io non posso dirtelo, devi fidarti di me.”
Ginny era seria, conscia che non avrebbe ottenuto risposte, ma c’era ancora una domanda che le premeva fare.
“Capisco, dimmi…questo viaggio c’entra qualcosa oppure…”
Harry annuì.
“In parte, è più complicato di così. Sono veramente in ferie e non sono in servizio…Dovrò assentarmi un giorno al massimo, non di più…”
Ginny iniziò a comporre i pezzi del puzzle.
“Il giorno della partita di Quidditch e della mia intervista esclusiva, immagino…”
Harry sospirò.
“Sei delusa, lo so…Non posso darti spiegazioni e ora questo viaggio sembra solo un ripiego, ma non è così…io…”
“Basta. Ho capito. Sì, sono delusa e tu troverai il modo di farti perdonare, ma se c’è qualcosa che possiamo fare per quella donna, facciamolo. Ti prego soltanto di ricordare che sono stata parte dell’esercito di Silente e che ho combattuto contro i mangiamorte. Se le cose dovessero degenerare in Australia voglio, anzi no, pretendo spiegazioni dato che non sei lì in veste ufficiale ma solo come Harry Potter.”
Il moro sorrise, baciò la moglie ed attivò il passaporta.
“Promesso!”


La bambina si rigirò soddisfatta il disegno tra le mani ed alzò il proprio mento alla ricerca del suo gatto. Era stata proprio brava sembrava tale e quale. “Ma…dove sei finito? Mamma la palla di peli è lì sul divano con te?”
“No tesoro e non chiamarlo così!”
La bimba sbuffò e dondolando iniziò a perlustrare il salotto alla ricerca del felino.
“Ehi tu…cosa ci fai alla finestra…uh…una civetta! Mamma, mamma guarda! Una civetta!”
La donna alzò lo sguardo dal libro che aveva in mano e seguì il punto che le indicava la figlia. 
“Una civetta in pieno giorno a Sidney? Sicura che non sia il solito Barbagianni?”
La bambina sbuffò e si mise le mani sui fianchi.
“Se dico che è una civetta, è una civetta!”
Appollaiata alla finestra, effettivamente c’era un civetta, specie insolita in Australia, che portava una lettera in becco.
“Avevi ragione tesoro.”
“Eh…lo so! Mamma, dove vive di solito questo tipo di volatile?”
La donna si portò un dito sul mento e assottigliò gli occhi, spremendo le proprie meningi.
“La civetta è un animale notturno e vive un po' dappertutto: Asia, America, Europa. Di più in Europa credo…”
“Ed aspettavi posta da così tanto lontano, mamma?”
“Assolutamente no.”
La donna fece per alzarsi e raggiungere il davanzale, ma la figlia l’anticipò.
“La prendo io! La prendo io!”
La madre sorrise ed alzò le mani in segno di resa.
La bambina scrutò la lettera, e l’adagiò sul tavolo prima di sparire in cucina per prendere qualcosa da mangiare per l’animale.
Il pennuto si ristorò e si fece accarezzare poi leggiadro spiccò il volo.
“Mamma è andato già via…che peccato!”
“Dai, non ci pensare e portami la lettera. Ehi…tutto bene?”
La bimba annuì e si avvicinò alla madre.
“Mamma non ho mai visto questo sigillo…e la cosa veramente strana è che questa lettera è indirizzata a me: Eltanin Grenger.”
Hermione si alzò velocemente facendo spaventare anche Grattastinchi e raggiunse la figlia strappandole la lettera dalle mani.
Hogwarts. Una missiva da Hogwarts. Che inaspettata sorpresa.
La riccia deglutì e si sedette pallida in volto sulla sedia più vicina.
Sapeva che prima o poi la professoressa Mcgranitt avrebbe inviato quel messaggio alla figlia ma non credeva così presto.
Ora non avrebbe più potuto procrastinare, presto avrebbe dovuto dare alla sua bambina le giuste spiegazioni e lasciarle fare la propria scelta.
“Mamma che cos’hai?”
Hermione accarezzò la testolina bionda della figlia e le lasciò un dolce bacio sulla fronte.
“Va tutto bene, piccolina mia. Vedi questa è una lettera molto importante. Arriva da Hogwarts ed è indirizzata ai piccoli maghi che hanno compiuto o che compiranno 11 anni questo anno.”
Hermione indicò il simbolo che rappresentava le quattro case magiche e la bimba osservò il tutto affascinata.
“E io 11 anni li ho compiuti questo gennaio! Ma…si tratta di quella Hogwarts? La famosa scuola di Harry Potter, il salvatore del mondo magico? Famosa per la lotta contro Voldemort, di cui posso leggere tutti i libri e testi che voglio ma di cui tu non vuoi parlare mai?”
Hermione accarezzò la busta ed annuì.
La bambina cercò lo sguardo della madre e la fissò con i suoi intensi occhi color ghiaccio.
“Mamma tu hai frequentato quella scuola, vero?”
La riccia guardò profondamente la sua bambina ed annuì ancora una volta incapace di dare fiato alla sua voce.
“Hai combattuto anche tu quella guerra ed è lì che hai conosciuto il mio papà?”
Ecco la perspicacità di sua figlia. Sveglia ed acuta la sua Eltanin.
La riccia non poté che continuare ad annuire e sussurrare un flebile sì.
Poi prese un lungo respiro pronta a parlare ma Eltanin inaspettatamente si alzò e si allontanò da lei.
La riccia abbattuta vide la figlia prendere le distanze, non poteva biasimarla se si sentiva confusa e piena di domande.
Poco prima di sparire dietro la porta della cucina però la bimba fece capolino e con uno sguardo furbo si voltò verso la madre.
“L’ho sempre immaginato sai? Sentivo che prima della mia nascita avevi avuto una vita straordinaria. Dai, vieni mamma, prepariamoci due cioccolate calde! Credo si abbinino perfettamente al racconto che mi farai e all’apertura di questa lettera.”
Hermione sorrise sollevata e benedì la spiccata sensibilità della figlia.Per anni si era preoccupata del suo giudizio rimandando l’inevitabile.
Ora però era tempo di far uscire la grifona che era in lei e tirare fuori tutto il suo coraggio.

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Capitolo 3
*** Spiegami il perché ***


Ciao a tutti!
Ci tengo molto a ringraziare chi sta leggendo, seguendo e recensendo questa mia storia.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Ps questa settimana riuscirò a pubblicare anche di venerdì…a presto!
Buona lettura
Spiegami il perché
 
“Sei sicura di non voler prima aprire la lettera di Hogwarts?”
Hermione appoggiò entrambe le tazze fumanti sul tavolino e diede un dolce bacio sulla fronte alla figlia.
Eltanin scosse vigorosamente la testa e si sedette compostamente a tavola.
“No mamma. Prima raccontami la tua storia e poi la leggerò. Credo che così avrà molto più senso!”
La riccia annuì e si sedette vicino alla bambina, prese un biscotto e gli diede distrattamente un morso.
“Va bene tesoro, allora facciamo così. Tu fammi una domanda e io ti rispondo. Così eviterò di parlare a ruota libera e magari raccontarti cose che non ti interessano.”
Eltanin sorrise soddisfatta ed arricciò le labbra in segno che stava ben ponderando il quesito da fare.
“Mmm…ok…allora la prima domanda…ah sì! Dove hai preso Grattastinchi?” La madre scoppiò in una sincera risata.
“Questa è davvero la prima cosa che vuoi sapere sul mio passato?”
La figlia incrociò le braccia al petto e sfoggiò il suo miglior ghigno.
“Sì!”
Hermione sorseggiò la cioccolata e guardò la figlia con ammirazione.
Che furba che era la sua bambina, una vera serpe. La storia del gatto era strettamente legata alla sua. Rispondere a quel quesito equivaleva a raccontarle i suoi primi anni di scuola. Non aveva dubbi in che casa sarebbe finita Eltanin.
“Molto bene, ma sappi che non sono una sciocca e ho capito il tuo gioco. Se ho dato la mia parola che ti racconterò ogni cosa sarà così. Non devi farmi domande a trabocchetto per avere le tue risposte.”
Hermione ammonì la figlia con lo sguardo prima di riprendere il discorso. “Dunque, Grattastinchi l’ho comprato al Serraglio Stregato a Diagon Alley, la Londra magica. Nessuno lo voleva ma io da brava Grifondoro ho visto in lui molte potenzialità. Pensa che sa riconoscere con un solo sguardo le persone malvagie da quelle buone ed è in grado di identificare un Animagus quando è sotto forma animale.”
Eltanin si voltò verso Grattastinchi che dormiva acciambellato sul cuscino.
“Quel pigrone lì? Davvero?”
“Sì…è grazie a lui ad esempio che abbiamo capito che sotto Crosta, il criceto di Ron, si nascondeva il malvagio Peter Minus!”
La bambina iniziò ad esaltarsi.
“Abbiamo? Ron? Intendi Ronald Weasley?”
Hermione sorrise ripensando ai vecchi tempi ed annuì.
“Si, io lui ed Harry eravamo molto amici. Migliori amici. Del trio io ovviamente ero la mente!”
La piccola Grenger spalancò la bocca incredula.
“Ma mamma…Loro sono stra stra famosissimi. Sono citati in tutti i libri di Storia della Magia Contemporanea…hanno affrontato mille sfide e soprattutto insieme hanno trovato e distrutto gli Horcrux per sconfiggere Voldemort, hanno salvato il mondo magico…quindi anche tu…”
La riccia annuì vigorosamente, agitò la sua bacchetta e richiamò a sé un album di vecchie fotografie che costudiva gelosamente e segretamente nella sua camera.
Attraverso le foto magiche e con non poca fatica iniziò a raccontare la sua versione della storia.
Eltanin era completamente affascinata ed elettrizzata.
“Non posso crederci! Io ero già orgogliosa di essere tua figlia ma ora lo sono ancora di più! Ma mamma…perché tu non vieni mai menzionata nei libri?”
Hermione si morse un labbro e sospirò.
“Esiste una legge, sia nel mondo babbano che in quello magico, sulla Privacy. Sei tu che devi autorizzare la pubblicazione del tuo nome. Io non volevo comparire. Dopo la guerra volevo solo una vita normale e realizzarmi per quella che ero…non volevo più avere addosso il grosso peso di essere l’eroina magica, amica di Harry Potter e Ronald Weasley. Tu sei piccola ed è complicato da comprendere ma essere sempre perfetta e all’altezza delle aspettative degli altri non è facile.”
Eltanin afferrò la sua tazza di cioccolata e ne bevve un lungo sorso, assimilando tutte le informazioni che aveva appena ricevuto.
“Perché hai scelto proprio l’Australia?”
“Beh inizialmente la mia idea era quella di allontanarmi un po'…i nonni erano qui, si trovavano bene e io decisi di raggiungerli. Mi sono trovata bene anche io e sono rimasta! Ora ti va di aprire questa lettera?”
Hermione decise di omettere tutta la parte dell’incantesimo Oblivion che fece ai suoi genitori e preferì restare sul vago.
Sperando che alla figlia bastassero le foto ed il suo racconto fece per alzarsi andando a recuperare la missiva che si trovava all’altro capo del tavolo ma la bambina la trattenne per una manica e la guardò con un’indifesa espressione da cucciola.
“Mammina…io avrei ancora una domandina…”
Hermione se lo aspettava. Era giunto il momento e non poteva più procrastinare.
Accarezzò la testolina bionda della figlia e le sorrise incoraggiandola a chiedere.
Eltanin abbassò il capo e giocherellò con le sue dita.
“Non ne parliamo mai...tu mi hai sempre detto di aver scelto di fare tutto da sola con me, hai scelto di non avere nessuno accanto e io…ecco…non mi fraintendere, io ti voglio tanto bene, non mi manca nulla…sono molto fortunata…ma…io…voglio sapere qualcosa di lui.”
Hermione ispirò a pieni polmoni, si sistemò una ciocca di ricci ribelli dietro l’orecchio e sollevò il mento della figlia con una mano.
“E’ vero, ho deciso di farti nascere e di crescerti da sola insieme ai nonni. Ma è giusto che ora tu sappia qualcosa di lui. Io ed il tuo papà ci siamo cosciuti ad Hogwarts. Lui era un Serpeverde. I primi anni ci odiavamo…non sai quanto! Pensa che una volta gli ho anche tirato un pungo in faccia!”
Ad Eltanin si illuminarono gli occhi di gioia e scoppiò in una fragorosa risata. Era felice che sua madre finalmente si fosse decisa a parlarle di suo padre.
“Davvero??”
Hermione alzò la mano destra e portò la sinistra sul cuore.
“Giuro!”
“E poi?”
“Poi…c’è stata la guerra. Vedi, piccola mia, il tuo papà fa parte di una famiglia molto importante del mondo magico. Loro sono purosangue, nobili di nascita. A differenza tua e mia a lui non era stata data possibilità di scegliersi gli amici o di vivere liberamente la sua infanzia. Gli sono state imposte molte cose.”
La bambina capì subito cosa stava cercando di spiegarle la madre e l’anticipò.
“La sua famiglia lottava con Voldemort?”
“Sì.”
“Hanno il marchio?”
“Sì.”
“Lui è cattivo?”
“No, tesoro, no. Come ti dicevo, lui non ha avuto molta scelta e voleva molto bene ai suoi genitori. Non poteva voltargli le spalle, Voldemort li avrebbe uccisi. In qualche modo dovevano restare uniti. Sono concetti difficili ma so che tu puoi capirli.”
La bimba annuì seria.
“Sì lo capisco. Continua per favore.”
“Fu proprio la tua nonna paterna a decidere la sorte della guerra sai? Oramai aveva compreso che Voldemort era un pazzo e che anche loro, nonostante fossero suoi seguaci erano comunque in pericolo. Così fece credere a tutti che Harry fosse morto.”
La bambina sorrise contenta da quella rivelazione e si esaltò nuovamente.
“Geniale! Invece lui era vivo e…buu! Sorpresa!”
Hermione rise contagiata dall’euforia della figlia e proseguì il discorso.
“E’ per questo che poi il tuo papà e la sua famiglia sono stati scagionati e lui ha potuto frequentare l’ultimo anno di Hogwarts. Fu proprio durante quel periodo che è nata la nostra storia. Finalmente sia io che lui potevamo essere liberi e spensierati.”
Eltanin prese la mano della mamma e la strinse forte.
“Ma…?”
“Ma…tutti si aspettavano molto da noi e spesso a causa degli altri nascevano litigi e battibecchi. Poi successe una cosa, molto brutta. Non te la racconterò, piccola mia, perché è la mia versione dei fatti e se tu sapessi solo quella non saresti obbiettiva in un futuro.”
Eltanin ci pensò un attimo e poi guardò seria la madre.
“Ok. E’ a causa di questa brutta cosa che hai deciso di partire definitivamente?”
“Esatto. Il tuo papà non mi ha fermata e non mi ha mai cercata. Quando ho scoperto di averti nella mia pancia ero già iscritta al corso di medimagia qui a Sidney e ho scelto di allevarti da sola. Lui non ha mai saputo di te.”
Hermione abbassò gli occhi in attesa di una qualsiasi reazione della figlia.
Immaginava di averla delusa e si aspettava rabbia e tristezza.
Ancora una volta aveva sottovalutato la sua bambina.
“Immaginavo anche questo mamma. Perché una figlia come me non l’avrebbe abbandonata nessuno.”
Gli occhi della riccia si velarono di lacrime e di slancio abbracciò la figlia.
“Per ora non posso dirti altro, piccola mia, solo che io ho scelto per entrambe e se sei arrabbiata lo capisco. Perdonami…”
La bambina sorrise mesta e si allungò sul tavolo per prendere la lettera.
“Non sono arrabbiata ma ho un’ultima domanda…”
“Chiedi pure.”
“Se io volessi conoscerlo, tu me lo impediresti?”
Hermione guardò la figlia intensamente e le rispose sicura.
“Non te lo impedirei mai.”
Eltanin sorrise felice e si rigirò la missiva tra le mani.
“Ora sono davvero pronta a leggere cosa c’è scritto.”
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Minerva Mcgranitt

Gentile Signorina Grenger,
Siamo lieti di informarla che la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ha indetto un fine settimana di orientamento l’ultima settimana di Giugno per poter dare la possibilità ai giovani maghi di conoscere la struttura e prendere in considerazione l’iscrizione all’anno scolastico che avrà inizio il 1° settembre.
Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 15 Giugno p.v.

 
Distinti saluti,
Minerva Mcgranitt
Preside


Il corridoio che conduceva allo studio di Draco Lucius Malfoy era contornato da una sfilata di ritratti della famiglia Malfoy. Volti e voci ficcanaso pronti a giudicare e commentare il malcapitato che decideva di percorrere quel passaggio.
Astoria era fermamente convita che fossero stati tutti messi lì appositamente per scoraggiare le persone a raggiungere quella stanza e lasciare indisturbato chi la occupava.
La donna aveva superato tutti e con infinita raffinatezza aveva salutato e tirato a dritto senza mostrare alcuna esitazione. Ma ora che era proprio davanti alla porta dello studio del marito la sua sicurezza iniziò a vacillare e pensò seriamente di tornare indietro.
No, pessima idea, doveva affrontarlo subito. Per lei ogni attimo era prezioso. Con un colpo deciso bussò alla porta che poco dopo si aprì cigolando.
“Disturbo?”
Draco si voltò verso la donna e le sorrise. Premuroso si avvicinò a lei e le tese il braccio per accompagnarla sul divanetto difronte la scrivania.
“Non mi disturbi mai, dovresti saperlo.”
La donna annuì impercettibilmente, prese coraggio e si avvicinò alle labbra del marito offrendogli un casto bacio.
Era raro che lui la lasciasse fare, di solito si ritraeva elegantemente ed evitava quel tipo di intimità. Ogni tipo di intimità.
Astoria si allontanò lentamente dal volto del biondo e chiuse gli occhi.
“Se non mi fermi significa che la mia salute è peggiorata ancora, più di quello che pensavo.”
Draco le prese le mani e baciò le nocche.
“Ma che dici Astoria, ho sempre gradito le tue attenzioni…”
La donna sorrise amaramente e si lasciò scappare un triste sbuffo.
“Lusingata di essere ‘gradita’…”
Draco la guardò seriamente e le accarezzò una guancia.
“Sono sempre stato estremamente onesto con te, sai che non ti ho sposata per amore ma per un contratto matrimoniale. E sai anche che ti voglio molto bene, che ti sono sempre stato fedele e che non mi sono mai sottratto ai miei doveri coniugali.”
“Certo…doveri…”
Una lacrima silenziosa scese lungo il viso di Astoria che cercò di riprendere il discorso mantenendo una voce calma e piatta, ma Draco non poté non percepire lo stesso tutto il suo risentimento.
“Sai cosa provo per te, Astoria…”
“Lo so…tu non mi ami…mi vuoi molto bene e non mi hai mai fatto mancare nulla. Sei sempre stato sincero con me. Posso ritenermi fortunata, no?” 
Draco si irrigidì capendo a breve che ci sarebbe stato uno scontro.
“Quindi perché ora fai così e ti attacchi a delle stupide parole?”
La donna si alzò e si diresse verso la finestra.
“Perché ci spero ogni singolo giorno che tu l’abbia dimenticata. Sogno di essere amata da te veramente e non perché abbiamo firmato un accordo.”
Il serpeverde chinò il capo. Astoria aveva ragione.
“Cosa credi che io non abbia sperato nelle stesse cose? Ci ho provato, con tutto me stesso…ma…non posso obbligare il mio cuore, non va a comando. Tu mi conosci più di chiunque altro e ho sempre basato il nostro rapporto sull’onestà.”
Astoria si voltò di scatto con lo sguardo velato dalle lacrime.
“E adesso, anche adesso stai basando il nostro rapporto sull’onestà? Oppure mi stai nascondendo qualcosa?”
Draco sostenne lo sguardo della moglie e rimase in silenzio.
“Rispondimi Draco, cosa sta succedendo? Sono malata, sto morendo e merito il giusto rispetto. Spiegami, cosa complotti con tua madre? Pensi davvero che io abbia creduto alla seconda luna di miele dei nostri amici in Australia e che tu ti sia offerto spontaneamente di tenere i loro bambini?”
Il biondo le si avvicinò e l’abbracciò. Stupita da quel gesto la donna si rifugiò tra le braccia del marito e si sfogò in un pianto liberatorio.
“S…si tratta di Scorpius vero? Anche lui sta peggiorando come me?”
Malfoy le asciugò le lacrime e scosse il capo.
“No, no…assolutamente no. La pozione che ho preparato sta facendo un buon effetto su di lui e la malattia si è arrestata.”
Astoria si ricompose e fece un passo indietro per affrontare nuovamente il marito.
“Ma potrebbe ripresentarsi da un momento all’altro…e allora dimmi, cosa sta succedendo?”
Draco sospirò e le allungò la copia dell’articolo di giornale che aveva trovato.
“Nelle tue condizioni volevo evitarti maggiore stress. Non volevo darti false illusioni ma forse c’è ancora una speranza. Questo team in Australia sta lavorando ad una cura sperimentale.”
Astoria lesse rapita l’articolo e una volta finito strinse il giornale al petto.
“Draco io so di non avere ancora molto tempo…non servono a me queste cure ma al nostro bambino.”
Il biondo allungò una mano verso la moglie per cercare di attirarla nuovamente a sé ma lei glielo impedì.
“No, lo hai detto prima…sincerità tra di noi, Draco. Conosco il mio destino da quando sono piccola e sono stanca di lottare e stare male. Sono stanca di amare una persona che non mi ricambia e vivere così in una gabbia dorata.”
“Astoria…”
“No, davvero ascoltami. Mi sono arresa all’evidenza da molto tempo…e non ci riesco più.”
“Ma non puoi arrenderti, devi lottare. Non pensi a Scorpius?”
“Ogni singolo minuto…è colpa mia se sta male e non posso perdonarmelo.”
Malfoy tentò ancora di avvicinarsi ma lei si allontanò prontamente.
“Non dire così, Astoria…”
“Ma è la verità. Draco, ascoltami. Io amo nostro figlio più di qualunque altra cosa al mondo. Non voglio passare questi ultimi mesi sotto cure che mi potrebbero destabilizzare o rendere incosciente. Voglio vivermi Scorpius e stargli accanto. Trova la cura per lui e non per me. Non voglio allungare questa agonia per guadagnare uno o due anni in stato semicosciente. So di avere pochi mesi e che forse non arriverò neanche a dicembre per il suo 11esimo compleanno…ma me li farò bastare. Promettimi di lasciarmeli vivere come meglio ritengo opportuno.”
Malfoy cercò di cingerla a sé ma la donna alzò le mani in segno di resa e lo fissò seria.
“Promettimelo!”
Il biondo socchiuse gli occhi e impotente fece un respiro profondo.
“Te lo prometto.”
“Grazie, ora scusami ma vado nelle mie stanze. Sono molto stanca. Ho bisogno di riposare, puoi per favore farmi avere della pozione ricostituente?”
Draco annuì mestamente.
“Manderò Poppy a prenderla nel mio laboratorio. Astoria…”
Ma la donna sgusciò fuori dalla stanza prima che il marito potesse aggiungere altro.
 

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Capitolo 4
*** Dottoressa...Grenger? ***


Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia…aspetto i vostri commenti
😊
Ps nella prima parte sarà descritta una scena di sesso, se non ritenete opportuno leggerla potete tranquillamente saltarla, non influisce con la trama della storia.

 
Dottoressa…Grenger?
 
Ginny si affacciò all’enorme vetrata che dava sulla baia di Sidney, ammirando il tramonto difronte a sé.
Harry non aveva badato a spese e si era concesso una suite in un prestigioso Hotel di lusso proprio difronte a l’icona di quella città: l’Opera House, che in quel momento si stava illuminando riflettendo le proprie luci sul mare.
Il marito abbracciò la rossa da dietro e le lasciò una scia di baci sul collo.
“Che dici, ho scelto bene?”
La donna si voltò fingendosi ancora offesa e lo allontanò piano.
“Mmm…potevi fare di meglio…”
Harry l’afferrò per un braccio e l’attirò nuovamente a sé.
“Ma se ti sono venuti gli occhi a cuoricino non appena abbiamo varcato la soglia della hall…per la prima volta ho visto Ginevra Molly Potter triste di dover fare un giro per la città perché la camera non era pronta all’arrivo.”
Ginny gonfiò le guance e negò vistosamente con il capo.
“Non so di cosa tu stia parlando…”
“Dai…ammettilo…ti piace e nonostante tutto sei felice di essere qui con me.”
La voce del moro si era fatta roca, si era avvicinato malizioso al viso della moglie sfregando il suo naso nell’incavo del collo vicino all’orecchio.
“Lo sento che ti piace.”
Un brivido di piacere percorse tutta la schiena della donna e la sua pelle fremette al tocco delicato del marito.
“N…no…”
Harry si fece più audace e con la mano si intrufolò sotto la maglietta della moglie iniziando una delicata carezza.
“Oh sì che ti piace!”
La rossa si perse in quelle attenzioni ma poco dopo si ricordò dell’inganno e decise di vendicarsi un po'. Scansò nuovamente il marito e gli diede le spalle, si voltò e con una camminata degna di una modella sculettò volutamente e lascivamente verso il bagno.
Si fermò sulla soglia e schioccò le dita. Con un incantesimo non verbale fece evanescere i suoi vestiti e rimase completamente nuda.
Il marito alle sue spalle fissò estasiato il corpo ammaliante della moglie.
Ben presto la sua erezione crebbe prorompente nei pantaloni.
“Ti piace quello che vedi Potter?”
Harry deglutì e cercò di mantenere un certo contegno.
“N…no…”
Ginny lo guardò maliziosa e si morse il labbro inferiore.
“Oh sì che ti piace!”
Poi felina scivolò in bagno lasciando la porta socchiusa ed accese il getto della doccia.
Come se fosse stato colpito da un incantesimo, Harry restò per un attimo immobile indeciso sul da farsi ma poi il suo testosterone prese il sopravvento.
Si avvicinò cauto e dalla fessura della porta socchiusa intravide la sinuosa figura della moglie muoversi sensualmente, abbracciata dai rivoli di schiuma.
Ipnotizzato il moro iniziò a spogliarsi senza mai levare gli occhi di dosso alla moglie.
Nudo e pervaso da scariche di desiderio entrò anche lui nella doccia e fu accolto da due lucenti occhi chiari che lo ammirarono carichi di passione e di fervida attesa.
Il salvatore del mondo magico si soffermò ad ammirare la sua donna: semplicemente stupenda.
I lunghi capelli rossi, ora bagnati, le incorniciavano il volto, facendo spiccare due grandi occhi vogliosi e la bocca carnosa e sensuale.
Il suo seno generoso poi delineava una curva erotica che si diramava verso il bacino ed i fianchi.
“Sì, Ginny…mi piace quello che vedo.”
La rossa sorrise maliziosa ed avvolse le sue braccia intorno al collo di lui facendo combaciare i loro corpi.
“Sì, Harry…mi piace questo hotel e poter stare qui soli io e te.”
Lo disse in un sussurro premendo il proprio seno sul petto del marito.
Immediatamente le loro bocche si unirono in un bacio lungo e fuocoso.
La passione si impadronì dei loro corpi ed Harry la sollevò di forza, abbracciandole la schiena mentre lei cingeva le sue gambe intorno al bacino del suo uomo.
Pelle su pelle, labbra contro labbra, profumo di passione e bagnoschiuma.
Voglia, desiderio, bramosia, fuoco.
Harry poggiò la schiena di Ginny contro la fredda ceramica della doccia, gesto che provocò alla rossa un sussulto estremamente eccitante e sensuale.
Lascivamente si staccò dalle labbra di lei per percorrere con la lingua il suo collo e le sue forme, mentre le mani eccitate della donna si muovevano sulla sua schiena chiedendo di più.
E Harry la accontentò, con un gesto fluido entrò in lei mentre l’acqua scorreva complice sui loro corpi. La possedette, la prese e l’amò.
Uniti in questo gioco d’amore lasciarono la loro eccitazione aprirsi al godimento, raggiungendo poco dopo insieme l’apice del piacere.

“…E quindi domani alle 15:00 giocano le Holyhead Harpies…io ho l’intervista nella mattina. Gwenog Jones mi ha invitata a pranzo e poi con lei mi godrò l’amichevole…Harry ma mi stai ascoltando?”
Ginny era intenta a rivestirsi e stava chiacchierando a ruota libera quando si accorse che il marito non le prestava affatto attenzione. Si voltò verso di lui e si dispiacque di trovarlo sovrappensiero con la fronte aggrottata, immerso in chissà quale ragionamento.
Era bello il suo Harry anche così: preoccupato, in accappatoio, con i capelli arruffati, sdraiato sul letto, con le mani appoggiate dietro la nuca e lo sguardo perso sul soffitto.
“Come scusa?”
Ginny alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al marito.
“Domani…ti stavo parlando di come intendo organizzarmi, ma tu hai la testa altrove…”
Harry le fece una carezza e le sorrise.
“Ordiniamo qualcosa da mangiare in camera o preferisci uscire per cena?”
Ginny lo guardò rammaricata, ancora una volta Harry aveva deciso di omettere.
“Non fare così amore, ho sentito tutto…domani mattina hai l’intervista, poi pranzerai con l’ex battitrice Gwenog Jones, ora manager della squadra e vedrai con lei la partita…Ottimo programma!”
Ginny si sforzò di sorridere imponendosi di non fare domande, si alzò e prese in mano telefono e menù.
“Ordiniamo il servizio in camera sono stanca e domani sarà una giornata impegnativa.”
Harry annuì e non poté che essere d’accordo con la moglie.
“Gin…”
La rossa si voltò e gli sorrise fiduciosa e in un attimo Harry decise di dirle tutto. Infondo era arrivata da sola a scoprire parte della realtà.
“Anche Scorpius è malato. Per ora è stabile ma potrebbe degenerare. Forse c’è una cura, la stanno sperimentando qui a Sidney…”
Ginny lo bloccò.
“Quindi domani andrai in un ospedale a cercare il medico che sta testando questa terapia…”
Harry annuì. Sua moglie sapeva il fatto suo, aveva capito perfettamente tutto e stava traendo le sue conclusioni.
“Sì, esatto. Precisamente al Sant’Mary”
La rossa lo guardò con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto, felice di essere stata informata.
 
“Mamma i fondi del thè non mentono mai…qui dice che oggi è previsto un temporale…”
Hermione alzò gli occhi al cielo e sistemò gli ultimi documenti nella sua cartellina, si legò i ricci ribelli in una coda e si destreggiò tra i mobili della sala in cerca del suo stetoscopio.
“Eccolo! Quante volte ti ho detto che non è un giocattolo?”
Eltanin le si parò davanti con la tazza in mano.
“Mamma non mi hai ascoltata! Oggi devi portare con te un ombrello e stare molto attenta, anzi…ti consiglio di stare a casa!”
La donna diede uno sguardo torvo alla figlia ed incrociò le braccia al petto.
“Per un acquazzone dovrei restare a casa?”
La figlia si mise le mani sui fianchi e sfidò con lo sguardo la madre.
“E se fosse in senso metaforico? Una tempesta che ti sconvolgerà la vita?”
Hermione sospirò e fece una carezza alla sua bambina.
“Sai qual era l’unica materia in cui non eccellevo ad Hogwarts? Divinazione…e sai perché? Non ci credevo veramente! Tesoro non resterò a casa solo perché lo hai letto nel thè!”
Hermione prese la tazza dalle mani di Eltanin per riporla nel lavandino e se la rigirò tra le mani.
“Poi ad onor del vero io ci vedo solo una saetta…”
La bambina sbuffò e batté un piedino per terra.
“E secondo te? Una saetta cosa significa? Io ti ho avvisata…poi fai come vuoi…”
Hermione sorrise e passò alla sua piccolina le scarpe e la cartella.
La figlia scosse il capo rassegnata e anziché afferrare lo zaino, sfilò dall’attaccapanni la sua borsetta.
“E i tuoi libri?”
“Niente libri oggi mamma, ricordi? La scuola ci porta a vedere la partita di Quidditch, l’amichevole Wallgong Warriors contro quella squadra gallese…le Holyhead qualcosa...”
Hermione si batté la mano sulla fronte ed annuì.
Poi colta da un’improvvisa nostalgia sorrise ripensando a quante volte aveva sentito nominare quella squadra soprattutto da Ginny e Ronald.
“Le Holyhead Harpies, tesoro!”
La bambina la guardò compiaciuta.
“Esatto…ora non dirmi che hai giocato a Quidditch …”
La donna scosse la testa e fece segno di no con la mano.
“Come potrei, sai che odio volare con la scopa. Ginny, Ronald e Harry erano formidabili giocatori. Mi toccava sentire tutti i loro discorsi.”
Eltanin si infilò le scarpe da ginnastica e fece una linguaccia alla madre.
“E allora io la mia abilità nel gioco da chi l’ho presa?”
Hermione si affrettò ad uscire e con gesti abituali chiuse la porta di casa. Ancora sovrappensiero rispose di getto.
“Beh da tuo padre, lui era il cercatore di Serpeverde!”
Si tappò immediatamente la bocca e fulminò la figlia con lo sguardo.
Eltanin ghignò divertita ed alzò le mani in segno di resa.
“Scusa scusa, la prossima volta chiedo direttamente senza sotterfugi…uh è arrivato il nottetempo! Baci mamy…e mi raccomando a lavoro, occhi aperti…ricorda la profezia di stamani!”
La riccia non fece in tempo a controbattere che la figlioletta era già corsa via.
Afferrò la sua borsa e guardò l’orologio.
Fu piacevolmente sorpresa di notare che aveva ancora a disposizione una mezz’ora e si concesse il lusso di un caffè nero e di una passeggiata.
Hermione adorava vivere in quella parte di città e quando ne aveva tempo preferiva camminare piuttosto che smaterializzarsi.
D’altronde, lavorando in un ospedale babbano per lei era un rischio usare la magia e spesso preferiva uscire prima di casa e fare qualche passo.
Ci aveva messo mesi a trovare quella piccola ma confortevole villetta a schiera. Pratica e funzionale non solo nell’arredamento ma soprattutto per la posizione. Infatti, si trovava nella periferia residenziale magica a due passi da quella babbana dove vivevano i genitori e al suo luogo di lavoro.


Nonostante il Sant’Mary Hospital fosse una struttura fredda e impersonale per Hermione era come una seconda casa.
Gli eventi e le circostanze infatti l’avevano portata una volta finita la specializzazione in medimagia a qualificarsi anche in medicina babbana.
La sete di conoscenza della donna e la sua etica le impedivano di essere solo una medimaga e così grazie all’aiuto che i suoi genitori le diedero con la piccola Eltanin, approfondì i suoi studi anche nell’ambito della medicina babbana, proprio in quell’ospedale.
Ed esattamente lì, conobbe il suo mentore e attuale capo: il Prof. Adam Martin primario babbano del reparto di ematologia, nonché facoltoso e pluristimato medimago.
“Buongiorno dottoressa Grenger.”
“Buongiorno Violet, ecco a te un buon cappuccino.”
La sua infermiera personale sorrise felice e sorseggiò con gusto la bevanda calda.
“Lei mi vizia!”
Hermione le fece l’occhiolino e prima di avviarsi verso il suo studio, si accertò che non ci fossero messaggi urgenti.
“Qualcosa di importante per me, Violet?”
“Mi faccia pensare…Il primario ha detto qualcosa…ma vabbè se mi verrà in mente glielo farò sapere…intanto le racconto questa!”
La segretaria si voltò a destra e sinistra per accertarsi che non vi fosse nessuno nel corridoio e le fece cenno di avvicinarsi.
Una volta che la Grenger fu difronte a lei, trasfigurò con un incantesimo non verbale la sua penna in bacchetta e creò una bolla invisibile tra di loro.
“Siamo pur sempre in un ospedale Babbano e la prudenza non è mai troppa.”
Hermione annuì e le fece segno con la mano di proseguire il discorso.
Violet si avvicinò ancora di più alla dottoressa ed iniziò a sussurrare.
“Stamani i fondi del mio caffè hanno predetto una giornata infernale!”
La riccia alzò gli occhi al cielo sconcertata.
“Violet…Non posso pensare che hai creato tutto questo per dirmi una cosa simile! Non crederai mica a queste sciocchezze…rimettiti a lavoro, su!”
L’infermiera incrociò le braccia al petto ed alzò il mento offesa.
“Certo che ci credo! Ciecamente! Infatti, poco dopo, ha chiamato il primo ministro della magia in persona arrabbiatissimo con il Dott. Martin. Sbraitava a proposito di un’intervista rilasciata ad un giornale babbano. Inglese mi pare…”
“Il…Times?”
Violet parve illuminarsi e sorrise.
“Sì proprio quello! L’intervista è centrata sul nostro reparto e sulla cura miracolosa che stiamo sperimentando!”
Hermione deglutì.
“Ed era proprio il primo ministro australiano?”
Violet la guardò seria.
“Lui! Non può capire come era in collera! Ha preteso un appuntamento con il primario questo pomeriggio! Speriamo non cancelli il progetto!”
Hermione aggrottò la fronte, in effetti i fondi del caffè potevano aver ragione questa volta.
“Era così arrabbiato? Perché? Il ministro sa tutto quello che succede in questo reparto, sa perfettamente come svolgiamo questo lavoro e che siamo in un ospedale babbano…e poi ora che ci penso…noi non abbiamo autorizzato o rilasciato nessuna intervista!”
Violet annuì vistosamente.
“E’ questo il punto! Ci hanno raggirato! Ricorda l’uomo a cui è morta la figlia, che era in cura da noi, lo scorso autunno?”
Hermione si massaggiò la tempia con una mano, più che lui rammentava la bambina poco più grande di Eltanin.
“Lui l’ho visto poco, ma ora che ci penso…mi pare fosse un giornalista…”
Violet si strinse nelle spalle ed assunse un’aria triste.
“Povera piccina…Comunque sì, ricorda bene, e ovviamente lavora per questa testata babbana! Ha raggirato il patto di segretezza, pubblicando un’intervista tra l’altro non in questo paese. Che Serpe! Sarà anche un magonò ma i tratti di quella casa li ha tutti!”
Hermione aggrottò le ciglia, c’era qualcosa che non le quadrava.
“Cosa stai farneticando?”
Violet si portò una mano alla bocca.
“Ops…forse ho parlato troppo…quindi lei non lo sapeva…”
Hermione iniziò a spazientirsi.
“Sapere cosa?”
L’infermiera ci pensò un attimo ma poi decise di spiegare.
“Va bene glielo dico! Il tizio in questione è un magonò, ha frequentato il primo anno di Hogwarts, smistato in Serpeverde, lei non ha frequentato quella scuola tra l’altro? Comunque…non riuscendo a sviluppare abilità magiche la sua famiglia lo ha allontanato e conduceva una vita da babbano. Facendo il mestiere che fa aveva trovato qualcosa sulle nostre cure ed aveva intuito che sotto c’era altro. Il boss sapeva tutto ed ha deciso di aiutarlo.”
La grifona seguì parola per parola allibita e sconcertata. Lei non sapeva assolutamente nulla di tutta quella faccenda e aveva sempre creduto che il Dott. Martin curasse lì esclusivamente babbani.
Infondo era nei patti con il ministero: loro sperimentavano la tecnologia medica babbana con qualche pozione, ed una volta ottenuti i risultati avrebbero trasferito ogni esperimento nel mondo magico. Integrando così le cure di due mondi.
Era di vitale interesse per tutti non far trapelare assolutamente nulla.
“Voglio leggere quell’articolo!”
Violet annuì vistosamente.
“Io l’ho letto e per fortuna per un babbano è solo una nuova sperimentazione…ma se lo legge uno di noi…comunque è sulla tua scrivania...uh dottoressa…dottoressa…mi sono appena ricordata cosa dovevo dirle! E’ importantissimo…”
La riccia ringraziò di cuore Violet e si precipitò nel suo ufficio, la sua infermiera le stava ancora parlando ma lei non le stava dando più ascolto.
Ora voleva solo capire cosa avesse scatenato tanto scalpore.
Violet provò a fermarla invano.
“Dottoressa mi sono persa in chiacchiere e mi sono dimenticata di dirle la cosa più importante! Il primario non vuole essere disturbato per nessuna ragione stamani...come non detto! Non ha sentito nulla, poco male tanto conoscendola si immergerà nella lettura dell’articolo e nel giro visite fino a pranzo! Le farò avere un post-it!”
Così dicendo Violet fece svolazzare la bacchetta in aria e un foglietto apparve vicino alla copia del Times.
Hermione si era letteralmente catapultata nel suo ufficio e altrettanto velocemente si era infilata il camice, dirigendosi a passo spedito verso la sua scrivania.
Si legò frettolosamente i capelli in una coda disordinata ed afferrò il giornale. Era talmente presa a divorare l’articolo che non si rese conto del post-it magico che le svolazzò di fianco, cadendo inesorabilmente per terra.
La sua infermiera aveva ragione!
Quell’articolo non avrebbe fatto alcuno scalpore tra i babbani anzi forse avrebbe attirato più pazienti. Ma per il mondo magico, invece, poteva voler significare molto di più e per i malpensanti poteva anche voler dire uso improprio della magia.
Ovvio che il primo ministro pretendeva un incontro ed era arrabbiato. Anche se era alquanto ingiusto il fatto che aveva agito d’impulso basandosi su fatti non veri, come se avesse già deciso la loro sentenza.
No, non poteva assolutamente permettere che il loro duro lavoro fosse messo a repentaglio per poche righe!
E soprattutto non avrebbe lasciato il Dott. Martin solo ad affrontare la furia del ministro.
Si morse nervosamente il labbro ed agguantò la cornetta del telefono.
Digitò il numero del suo superiore certa che avrebbe risposto dopo pochi squilli. Staccato.
Hermione fissò basita la cornetta e la sua preoccupazione aumentò.
Compose di corsa il numero di Violet e senza lasciarle tempo di replica le diede precise indicazioni sul giro visite e sul fatto che si sarebbe assentata per un po'.
Ancora presa da mille pensieri e dubbi, uscì in corridoio e in poche falcate raggiunse lo studio del suo capo.
Spalancò la porta senza bussare e come una furia irruppe dentro con ancora il giornale in mano.
“Adam, grazie al cielo sei ancora qui! Scusa l’interruzione ma dobbiamo assolutamente par…la…re…”
Le ultime sillabe le morirono in gola nel momento stesso che i suoi occhi incrociarono quelli verdi dell’uomo seduto difronte al primario.
Hermione deglutì impallidita riuscendo a formulare un unico pensiero.
Sua figlia ci aveva visto giusto quella mattina. Nei fondi del tè c’era proprio una saetta. Una saetta che portava scompiglio. La stessa saetta che l’uomo, che ora le si parava davanti, aveva ben visibile sulla fronte. Quell’uomo che altri non era che Harry Potter.

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Capitolo 5
*** Incontri e Scontri ***


Ciao!!
Non mi sono dimenticata di Draco, giuro! Ma dovete pazientare ancora un pochino…ecco a voi un nuovo capitolo!
Buona lettura grazie in anticipo a chi leggerà e a chi vorrà commentare! A Venerdì!

 
 
Incontri e Scontri

Ginny sorrise soddisfatta mentre con un incantesimo non verbale sistemava il taccuino ed il registratore babbano nella sua borsa.
“Grazie per l’intervista cara, è stato un piacere! Ti farò avere una copia dell’articolo!”
La nuova giocatrice delle Holyhead Harpies le sorrise compiaciuta e le strinse calorosamente la mano.
“Piacere mio, è la prima volta che vengo sottoposta a domande intelligenti e senza penna prendi appunti!”
La rossa le fece l’occhiolino contenta di quell’affermazione.
“In tanti anni di carriera non l’ho mai usata, sai esagera e tende a scrivere ciò che vuole. Io su ogni mio pezzo ci metto l’anima e la faccia. Sono una Grifondoro, non potrei mai distorcere la realtà.”
“Lo apprezzo molto! Le ragazze mi avevano avvisata che eri una giornalista in gamba.”
Gwenog Jones si intromise tra di loro e mise una mano sulla spalla di Ginny.
“Eh già! La mia amica qui è la migliore! Visto che l’intervista è finita ti consiglio di andare a scaldarti. Noi invece raggiungiamo la tribuna Vip!”
Ginny si sistemò la borsa sulla spalla e fece un occhiolino alla giovane giocatrice.
“Che onore, addirittura la tribuna Vip! Beh d’altronde ha i suoi vantaggi conoscere bene la manager delle Holyhead Harpies! Ragazza mia, in bocca al lupo! Fate vedere a questi australiani come si gioca!”
“Consideralo fatto!”
La giocatrice alzò la mano e Ginny batté il cinque, poi insieme all’ex battitrice, si voltò per raggiungere gli spalti.
Non fece neanche due passi che sentì una strana sensazione addosso.
Come se qualcuno la stesse osservando e scrutando.
Con nonchalance si fermò un attimo e richiamò a sé gli occhiali da sole, sparsi nella borsa e li indossò con estrema lentezza.
Eccola lì, poco distante da lei, una bambina con ricci capelli biondi e gli occhi color ghiaccio che non smetteva di fissarla, era come pietrificata.
Poteva avere più o meno l’età di Albus ed aveva un viso stranamente familiare.
La conosceva?
Colta in flagrante la bambina distolse lo sguardo e sgusciò via verso uno dei corridoi che portavano alle gradinate.
“Gwenog …credo di aver dimenticato una cosa, tu avviati. Ci vediamo direttamente in tribuna.”
L’amica non fece caso alla bugia ed annuendo si allontanò mentre la rossa a passo svelto cercava di ripercorrere la strada della piccola biondina.
Perché Eltanin avesse deciso di imboccare proprio quella via non lo sapeva, sapeva soltanto che la giornalista che aveva visto era sicuramente Ginevra Molly Weasley in Potter e la cosa era alquanto bizzarra e assurda.
Pochi giorni fa la conosceva solo di fama e ora aveva scoperto che era stata una delle migliori amiche della madre.
Si era imbambolata! Lei così sveglia ed arguta si era immobilizzata! E quando aveva capito che la rossa si era accorta del suo sguardo, scappare le era sembrata la soluzione migliore.
Ora però si era persa, forse avrebbe dovuto fare marcia indietro, sì forse era la cosa migliore. Girò su sé stessa per correre indietro quando involontariamente si scontrò con qualcuno e cadde a terra come una pera cotta.
“Ahia!”
Eltanin si massaggiò il sedere ed assunse un’espressione triste.
“Ti sei fatta male, piccola? Afferra la mia mano, ti aiuto ad alzarti.”
La bimba alzò gli occhi riconoscente e per poco non urlò quando si trovò davanti proprio Ginevra Potter.
La rossa sorrise ed afferrò la bambina, con agilità la tirò su e le scompigliò i capelli.
“Faccio così paura?”
La bimba incapace di replicare fece segno di no con la testa.
“Hai un nome…o giochiamo al gioco dei mimi?”
In un attimo il cervellino arguto della piccola tornò a funzionare e di getto abbracciò la donna che aveva davanti.
“Grazie per avermi aiutata! Mi scusi…ma…lei…è…Ginevra Potter?”
La rossa fu colta di sorpresa da quella manifestazione di affetto e annuì.
“Non volevo fissarla…ma lei è un mito per me! La mia mamma mi ha parlato tanto di lei, l’eroina del mondo magico! Non posso crederci! Mi scusi ancora ma quando si è accorta di me…ho avuto paura di essere stata indiscreta…e sono scappata…mi dispiace…io sono Eltanin comunque, piacere!”
Di certo alla piccola non mancava la chiacchiera e Ginny fu piacevolmente sollevata dal fatto che non c’era nulla di losco in lei, era semplicemente una sua fan e questo la lusingava. Inoltre doveva ammettere che era molto espansiva e tenera. Sarebbe andata sicuramente d’accordo con il suo Albus.
“Figurati signorina, sì sono proprio io e mi fa piacere averti conosciuta. Immagino tu abbia perso la strada…vieni ti accompagno!”
Eltanin sorrise felice e strinse la mano della donna. Chiacchierando del più e del meno, e scoprendo una comune passione per il Quidditch, arrivarono insieme sulle gradinate dove si trovava la sua classe ed un infuriata docente.
“Grenger! Dove ti eri cacciata? Possibile che ogni volta mi scappi?”
Eltanin abbassò lo sguardo dispiaciuta.
“Maestra ero andata in bagno, glielo avevo chiesto…si ricorda? Poi però nel tornare mi sono persa e questa gentilissima signora mi ha scortato fin qui!”
L’insegnante assottigliò gli occhi cercando di ricordare se e quando la bambina le avesse chiesto il permesso. Quella ragazzina aveva il potere di rigirare sempre le cose in suo favore.
“Fila subito al tuo posto Granger! Grazie mille Signora per avermela riportata! E’ una monella!”
La maestra strinse la mano ad un incredula Ginny che stava ancora metabolizzando il cognome della bambina.
Non poteva aver capito male, l’aveva chiamata…Granger?
“Tutto bene Signora?”
Riscossa dal suo stupore la rossa annuì.
“Sì, tutto ok…allora…Eltanin fai la brava e non ti allontanare…”
La biondina annuì e si avvicinò a lei per un ultimo abbraccio. Poco prima di tornare dalle sue amiche Eltanin decise di rispondere al dubbio palese che leggeva sulla faccia della donna e le sussurrò piano.
“Grazie zia Ginny…spero davvero di rivederti presto! Stasera, quando torno a casa ti saluterò la mia mamma…Hermione!”
E senza dare tempo di replica la biondina lasciò un ammutolita Ginny alle sue spalle.


“Dottoressa Grenger…ero stato molto chiaro questa mattina. Nessuno poteva entrare nel mio studio. Dottoressa? Mi sta ascoltando?”
Ancora turbata e sorpresa Hermione trovò la forza di girarsi ed annuire.
“Mi…dispiace…”
Il dottor Martin alzò gli occhi al cielo e si rivolse con gentilezza al suo ospite.
“Signor Potter, scusi l’interruzione, lei è Hermione Grenger la mia più valida collaboratrice, se non la mente dietro a molte delle mie sperimentazioni. E’ una brillante strega e non si aspettava di certo una visita del suo calibro. La scusi per quell’espressione basita ed incredula ma io stesso ero davvero stupito ed onorato della sua visita.”
Harry dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo sviluppato in anni di lavoro come Auror per non far trapelare lo stesso stupore che aveva palesato Hermione.
“Non si preoccupi…quindi…la dottoressa Grenger fa parte dell’equipe.”
“Sì e le posso assicurare che è la migliore anche se adesso sta rimanendo imbambolata a fissarla.”
Hermione si riscosse a quelle parole e provò a tornare seria e professionale.
“Scusatemi…io tolgo subito il disturbo…”
Il moro si protese in avanti come a bloccarla ma il primario fu più veloce di lui e decise di fermarla.
“Oramai sei qui, l’hai visto e puoi restare. Siediti pure.”
Adam le indicò il posto vuoto vicino al salvatore magico e lei a testa bassa si accomodò.
Harry si schiarì la voce e prese parola attirando volutamente lo sguardo di Hermione su di lui. Iniziò a parlarle prima con gli occhi e poi con la voce.
Il moro rispiegò a grandi linee il perché fosse lì omettendo di proposito per chi fosse l’aiuto che cercava.
Il suo sguardo mentre parlava sembrava volesse abbracciarla e non lasciarla andare, urlare il suo disappunto e la sua gioia per averla ritrovata.
Ed Hermione si lasciò avvolgere dal calore del suo amico e si ritrovò a guardarlo con enorme affetto, come se il tempo non fosse mai passato.
Ascoltò attentamente ciò che Harry le stava dicendo e si preoccupò immeditatamente.
Chi stava male? Si trattava di Ginny? Qualcuno dei Weasley? Forse suo figlio?
Voleva stringergli le mani e rassicurarlo. Ora che lo aveva ritrovato lo avrebbe aiutato lei, come ai vecchi tempi: avrebbe messo a sua disposizione tutta la sua conoscenza medica.
“Come le dicevo Signor Potter, siamo vittime di uno spiacevole inconveniente che al momento non ci permette in nessun modo di aiutarla. Vede il primo ministro australiano, pur sapendo cosa facessimo, ha deciso di citarmi in giudizio. E io devo sospendere ogni sperimentazione finché questo malinteso non venga risolto. Ho le mani legate adesso.”
Hermione si girò di scatto allibita.
“Come in giudizio? Per un articolo di giornale? Ma è assurdo! Qui c’è qualcuno che ha bisogno di noi e ci tiriamo indietro?”
Il primario scosse la testa e guardò la riccia risoluto.
“Sì, al momento non possiamo nulla. Appena risolverò la questione sarà mia premura contattarla via gufo e darle appuntamento.”
Hermione si voltò verso Harry e lo guardò sicura. Gli fece un lieve cenno con la testa e si capirono al volo.
“Capisco, allora ecco il mio indirizzo Dott. Martin, aspetto notizie da lei.”
Il moro si alzò e di rimando anche i due medici. Strinse le mani ad entrambi e si congedò.
“Dottoressa Grenger, accompagni il Sig. Potter all’uscita e gli indichi il giusto luogo per la smaterializzazione. Sa qui ci sono telecamere ovunque, meglio essere prudenti.”
Harry annuì e lasciò che Hermione gli facesse strada.
Camminarono veloce l’uno accanto all’altra e raggiunsero un vicolo buio proprio dietro l’ospedale.
Si guardarono intorno per essere certi che nessuno li avesse seguiti e poi finalmente si lasciarono andare e si abbracciarono forte.
Un abbraccio intenso, ricco di significato e di tormento.
Hermione si staccò un attimo e poi si rituffò nuovamente tra le braccia dell’amico.
“Harry! Sei proprio tu! Non posso crederci! Io…non so da dove cominciare se non scusandomi con te…”
Il moro la strinse a sé e le baciò fraternamente la fronte.
“Sei tu! Hermione sei tu! ...Perché sei scappata?”
Hermione abbassò lo sguardo colpevole e sospirò.
“Io, Amore mio, forse l’ho intuito il perché Hermione è andata via…”
Il salvatore del mondo magico e la riccia si voltarono di scatto e si trovarono una corrucciata Ginevra che mani sui fianchi, gradualmente si avvicinava a loro.
“Ginny! Anche tu qui!”
Il broncio della rossa si tramutò in un ampio sorriso ed il passo lento in corsa.
“Vieni qui amica mia!”
Per poco la signora Potter non strozzò Hermione.
“Mi sei mancata!”
“Anche tu!”
Harry guardò frastornato la moglie.
“Cosa…mi sono perso…?”
Ginny sorrise al marito.
“Giuro che non credevo di trovarla qui, cercavo te per dirti che Hermione era in questa città…
“E come lo sapevi, scusa?”
“Ancora dopo tanti anni di matrimonio ti stupisci di me, amore?...Me l’ha detto un uccellino questa mattina all’amichevole di Quidditch…”
La rossa si girò verso la riccia e le fece un occhiolino. Hermione collegò subito che si riferiva alla figlia e vedere una reazione così positiva da parte dell’amica la fece sentire davvero sollevata. Doveva loro delle spiegazioni e lo avrebbe fatto a cuor leggero perché adesso sapeva che l’avrebbero capita.
Harry invece era sempre più attonito e non riusciva a comprendere.
“Volete spiegarmi?”
Hermione sorrise e fece apparire carta e penna.
“Dobbiamo parlare di tantissime cose e stasera lo faremo. Questo è il mio indirizzo. Vi aspetto alle 18.00. Chiacchiere e poi cena! Ah e non credere che mi sono dimenticata che qualcuno a cui tieni sta male, avrai tutto il mio aiuto. Non mi interessa cosa dice Martin!”
Detto questo la riccia abbracciò nuovamente gli amici ritrovati e riprese servizio.
Ginny si voltò verso il marito e gli fece una carezza sulla guancia.
“Quindi sa perché sei qui…ma non per chi sei qui…sarà tutto molto più difficile…”
“Forse imbarazzante…ma addirittura difficile, ho ritrovato l’Hermione che conoscevo e sicuramente non negherà il suo aiuto a Malfoy. Sono passati anni, lei lo ha lasciato, sarà andata avanti ed è una Grifondoro affronterà la cosa.”
Harry era più che convinto del discorso appena fatto.
“Ti assicuro che dopo stasera non dirai così…ma un passo alla volta. Ora andiamo a cercare un bel regalo da portare stasera a cena!”
“Non vanno bene dei fiori o una bottiglia di vino elfico?”
Ginny ci pensò su ed arricciò le labbra.
“Mmm…no…pensavo più all’ultimo modello di una Firebolt…”
Il salvatore del mondo magico la guardò totalmente confuso e incapace di reagire si lasciò guidare dalla moglie in giro per negozi.

Harry Potter stentava ancora crederci.
Era nella cucina di Hermione con un bicchiere di vino elfico in mano ed alternava lo sguardo meravigliato tra la sua migliore amica che le stava accanto e la bambina che stava allegramente giocando sul tappeto con Ginny.
“…e quindi dopo quella mattina…hai deciso di andare via e tagliare i ponti con tutti…ma a noi potevi dircelo…noi avremmo capito…avremmo fatto qualcosa per te!”
Hermione si morse il labbro inferiore e sospirò.
“Non capisci Harry? Io non sapevo ancora di essere incinta! E poi…è stato un affronto troppo grande, sono stata punta sull’orgoglio e in un istante ho deciso che dovevo allontanarmi. Credimi ho pensato seriamente di farmi viva con voi ma poi è subentrata la paura.”
Harry appoggiò il bicchiere sul tavolo e le strinse una mano.
“Non ti avrei giudicata se avessi saputo! Io ti voglio bene!”
La riccia lo guardò con aria di rimprovero.
“Ma non mi hai mai cercata però…così come non l’ha mai fatto lui…”
Harry abbassò lo sguardo, non poteva darle torto.
“Mi sono offeso e ha vinto l’orgoglio…ho sbagliato è vero ma non sapevo tutto questo…e sicuramente anche Malfoy non se lo immagina…avrebbe fatto qualcosa a riguardo!” Hermione scosse la testa.
“Dubito che Draco volesse realmente cambiare le cose…lasciandolo gli ho agevolato l’inevitabile.”
“Non puoi saperlo…credo invece che avrebbe reagito diversamente!”
Hermione spalancò la bocca sorpresa.
“Da quando sei così sicuro di cosa avrebbe o non avrebbe fatto Malfoy?”
Harry si sistemò gli occhiali.
“Tu sei sparita e noi ci siamo avvicinati, molto. Siamo amici.”
“Capisco.”
“Non fare così…tu sai vero che lui ha il diritto di sapere?”
Hermione lo guardò con occhi pieni di supplica.
“Lo so, ma non è ancora il momento…io non sono pronta ad affrontarlo…non gli negherò Eltanin…ma…Harry lui non deve ancora sapere di noi!”
Il moro chiuse gli occhi afflitto e poi si voltò di nuovo verso il salotto.
“Va bene non glielo dirò ma la bambina ha un padre e un…vabbè ha un padre e devono conoscersi!”
Ad Hermione non sfuggì la frase lasciata a metà.
“E un…?”
Il salvatore del mondo magico le diede le spalle per dirigersi a giocare con la bambina, sperando che l’amica lasciasse perdere il discorso ma la riccia afferrò il braccio dell’amico e lo costrinse a girarsi.
“Harry…Eltanin ha un padre e un…?”
Il moro deglutì e finì la frase senza filtri.
“E un fratellastro malato, una rara malattia del sangue…e ha bisogno di un medimago competente che sta sviluppando una cura sperimentale!”
La riccia si tappò la bocca con una mano e si lasciò cadere sulla sedia vicina.
La testa di Hermione vorticava di pensieri. Malfoy era andato avanti, si era sposato ed aveva un figlio, malato. Cosa credeva che l’amava ancora? Che sperava in un suo ritorno? Con chi si era sposato? Amava quella donna? E il povero bambino? Eltanin aveva un fratellastro e lei poteva provare a dargli speranza, avrebbe potuto salvargli la vita.
“Hermione…scusami per averti detto le così così nude e crude…”
La donna si ricompose e gonfiò il petto in segno di coraggio e forza.
“Dimmi di più.”
Harry si sedette vicino all’amica ed iniziò a raccontarle tutto. Di Malfoy, di come avesse ripristinato il contratto prematrimoniale con Astoria, di Scorpius e di come avesse ereditato la malattia dalla madre.
Hermione cercava di mantenere la calma e di analizzare la situazione da un punto di vista clinico, ma i suoi occhi pieni di lacrime la tradirono.
“Scusami…ho bisogno di rinfrescarmi…torno subito.”
Così dicendo corse al piano di sopra bisognosa di un po' di tempo per sé.
Dispiaciuto della piega che aveva preso il discorso Harry raggiunse la moglie ed Eltanin in soggiorno.
La bambina allungò le braccia verso di lui e si fece prendere in braccio.
Lui sorridendo se la mise sulle ginocchia.
“Zia Ginny…ti spiace se facciamo a cambio? Io mi prendo zio Harry e tu la mamma?”
Ginny soffocò una risata. Quella bambina sapeva il fatto suo e aveva capito che la madre non poteva restare sola.
“Assolutamente…allora io vado su…voi due non combinate guai!”
 
Ginny arrivò difronte alla porta della camera di Hermione con la bacchetta tesa per evocare un alohomora quando la riccia spalancò la porta con gli occhi ancora gonfi dal pianto.
Si tuffò tra le braccia dell’amica e si beò del suo affetto.
“Ho rovinato tutto Ginny…lui…io…”
La rossa le asciugò le lacrime e la scrutò bene in volto.
“Dopo tutti questi anni lo ami ancora vero Herm?”
La riccia annuì mesta.
“Ok, ascoltami. Io non so cosa sia successo e me lo racconterai a breve ma ora ti dico come la penso. La vita vi ha diviso ma ora il destino vi sta mettendo di nuovo sulla stessa strada. E’ tutto estremamente ingarbugliato e complicato ma nel tuo cuore sai qual è la cosa giusta da fare. Parti da lì.”
Hermione ascoltò assorta le parole di Ginny. Aveva ragione lei sapeva qual’era la cosa giusta da fare e l’avrebbe fatta.

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Capitolo 6
*** Andare e Tornare ***


Andare e tornare
 
Draco si svegliò di soprassalto quella mattina, la fronte imperlata di sudore, il fiato corto.
Erano settimane che continuava a fare lo stesso sogno che si tramutava in incubo.
Non la sognava da anni ed ora improvvisamente Hermione occupava il suo subconscio e la sua mente.
La vedeva bella, sorridente, felice tra le sue braccia e quelle lenzuola che sapevano di loro, sapevano d’amore. Lei nuda che si sfiorava la pancia facendogli intendere che una nuova vita stava crescendo lì dentro e poi di colpo lo stesso ventre si tramutava in voragine e la risucchiava senza sosta: la sua mano, le sue membra, il suo corpo, i suoi capelli, il suo tutto. E lui si trovava solo in una stanza semibuia insieme a Scorpius ed Astoria sofferenti e malati legati da un cordone ombelicale che manteneva entrambi in vita. Impotente difronte a tanto dolore. Poi di nuovo Hermione, che gli appariva di fronte come una luce di speranza e lui che provava senza alcun risultato a raggiungerla per trovare un po' di pace.
Si passò una mano sugli occhi e scivolò fuori dal letto.
Si diresse in bagno ancora sbattuto: aveva bisogno di lavarsi di dosso tutta quell’angoscia accumulata. L’acqua scorreva sul suo volto ma non stava ripulendo la sua ansia.
Da quando Potter era tornato dall’Australia si sentiva sempre agitato e irrequieto, come se non tornasse qualcosa.
Il moro aveva trovato il medico, gli aveva spiegato la situazione ed era in attesa di una riconferma, non era riuscito a portarlo subito lì e questo non gli era affatto piaciuto.
Ma Harry l’aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva assicurato che credeva fortemente in un riscontro positivo e che a breve sarebbe stato ricontattato per un consulto.
I giorni passavano però e di quel fantomatico medico nessuna traccia.
Aveva fatto male a fidarsi? Come poteva aspettare tranquillo e sereno quando sua moglie e suo figlio stavano peggiorando? Sì perché se finora solo Astoria aveva avuto una ricaduta, pochi giorni prima anche Scorpius era stato di nuovo male e ora doveva assumere la pozione ogni giorno, non più al bisogno. Non c’era tempo da perdere.
Uscì dalla doccia e si fiondò in camera.
Necessitava di calmarsi e riprendere fiato, quella mattina si sentiva particolarmente scosso e provato. Sapeva che c’era solo una cosa che lo aiutava in momenti come quelli.
Con estrema calma si avvicinò al suo armadio. Con un incantesimo non verbale fece comparire un cassetto che teneva gelosamente segreto, lo aprì ed estrasse con cura la sciarpa che aveva incantato anni addietro.
Immerse il viso nella morbida stoffa oro rossa ed inspirò a pieni polmoni il suo profumo, il profumo di Hermione.
Bastò quel semplice gesto a rigenerarlo e fargli riprendere la lucidità.
Non poteva abbattersi, lui era Draco Lucius Malfoy ed era arrivato il momento di agire.
Si asciugò e si vestì con un colpo di bacchetta e richiamò a sé il suo gufo reale.
Prese pergamena e piuma e indirizzò poche righe a Potter.
-Ho bisogno di parlarti urgentemente oggi. Accompagnerò io stesso Scorpius al binario ¾ e so che farai lo stesso anche tu con Albus. Incontriamoci lì.-

Legò il messaggio alla zampa del suo volatile e lo seguì con lo sguardo mentre scompariva oltre le nuvole.
Si sistemò la giacca e si affrettò ad uscire dalla stanza per fare colazione.
Come imboccò il corridoio vide la porta della camera di Astoria semiaperta e sentì nitidamente parlare madre e figlio.
“Mamma come ti senti oggi?”
La donna fece una carezza al bimbo e gli sorrise.
“Bene tesoro...ma per precauzione è meglio che io resti a casa. Ti accompagnerà papà alla stazione.”
“Certo lo capisco.”
Il bambino abbassò lo sguardo triste e la cosa non sfuggì ad Astoria.
“Cosa c’è ometto?”
“E…se…mentre sono via…tu peggiori?”
Quella domanda fece sussultare Draco che si era nascosto dietro la porta.
La donna raccolse tutto il coraggio che aveva e decisa rispose al figlio.
“So che sei preoccupato per me, che hai paura, ma la mamma ti ha sempre raccontato la verità. Sono peggiorata ultimamente ma è tutto sotto controllo…tu starai via solo un weekend! Devi andare lì, vedere quanto è meravigliosa Hogwarts, fare nuove amicizie per poi tornare a casa e raccontarmi tutto! Sarò qui al tuo ritorno! Promesso!”
Felice della risposta ricevuta Scorpius gettò le braccia al collo della madre e la strinse forte.
“Va bene! Lo farò!”
“Hai preso tutto? Il ricostituente che devi prendere la mattina?”
“Sì mamma ho preso tutto!”
“Bene allora dammi un altro abbraccio e corri a salutare la nonna.”
Scorpius ubbidì e si diresse di corsa a cercare Narcissa.
Astoria si mise a fissare il soffitto ed inspirò a pieni polmoni.
“So che ci hai sentito Draco, puoi entrare se vuoi, non ti mangio…”
Draco si palesò vicino a lei e si sedette sul bordo del letto.
“Non volevo disturbare il vostro momento.”
“Grazie. Ti prego dimmi che ci sono novità!”
Draco scosse la testa.
“No, ma oggi incontrerò Potter. A costo di andare a prendere di peso il medico entro una settimana avremo quel consulto.”
Astoria sorrise stancamente ed annuì. Draco l’aiutò a bere un goccio d’acqua e le sistemò i cuscini.
“Ti lascio riposare. Torno presto.”
“Come ho detto a tuo figlio…sarò qui.”


“Mamma…mi sa che hai sbagliato la destinazione del passaporta. Ora devi fare una smaterializzazione congiunta! Siamo davanti ad una casa e non alla stazione!”
Hermione trattene una risata e guardò la figlia con aria di sfida.
“Io non sbaglio mai! Il perché siamo qui lo scoprirai a breve…sappi solo che non sarò io ad accompagnarti al binario ¾.”
Eltanin la guardò confusa.
“E chi allora?”
“Suona alla porta e vedrai!”
La bambina provocata si incammino versò il grande portone e bussò.
Da dietro alla porta si sentirono urla e strilli poi il silenzio ed alla fine uno scalpiccio di passi.
Una testolina rossa ed una riccia mora sbucarono dalla porta e con due vispi occhi verdi, studiarono la bimba difronte a loro per nulla intimidita.
“Lily, Albus chi è alla porta?”
Eltanin riconobbe subito la voce di Ginny e si voltò prima felice verso la madre e poi sorridente verso gli altri due bambini.
“E così voi due siete i figli di zio Harry e zia Ginny! Interessante…Ciao Lily, Ciao Albus! Piacere io sono Eltanin…e lei è la mia mamma Hermione!”
I piccoli Potter non ebbero il tempo di rispondere che la loro madre corse euforica verso le due inattese ma sperate ospiti.
“Oh per Merlino! Harry! Harry! Vieni a vedere chi c’è alla porta!”
Ginny scansò i figli e le trascinò entrambe dentro.
Con una tazza di caffè in mano e la pergamena di Malfoy nell’altra apparve il salvatore del mondo magico che per poco non si strozzò.
“Voi…qui?...Quindi…”
Hermione abbracciò gli amici ed annuì.
“Quindi siamo tornate a casa…”
La riccia si voltò verso Ginny e le sorrise.
“Un passo alla volta…giusto?”
La rossa sorrise compiaciuta.
“Giusto!”
“Dove posso poggiare i bagagli?”
Ginny afferrò velocemente la bacchetta e sussurrò un incantesimo che fece svolazzare le valigie nella stanza degli ospiti.
Hermione la ringraziò e poi si voltò verso il suo migliore amico e gli sussurrò piano.
“Accompagni tu per me Eltanin alla stazione? Se mi vedessero in giro si spargerebbe subito la voce e io non voglio.”
Lui le fece l’occhiolino per tranquillizzarla ed iniziò le presentazioni ufficiali.
“Bambini lei è Hermione, una cara amica di mamma e papà, è una medimaga. E lei è sua figlia Eltanin. Albus, avete la stessa età e anche lei è stata invitata al week end di orientamento ad Hogwarts. Passerete il fine settimana insieme!”
La bambina si voltò sorridente verso il moretto ed inclinò lievemente la testa.
Albus Severus Potter non seppe spiegarsi bene il perché restava imbambolato a fissarla come un pesce lesso, sapeva solo che non poteva e non voleva smettere.
Provò a parlare ma le parole gli morirono in gola, possibile che era così difficile dirle anche solo un semplice ciao?
Tutti intorno a lui si muovevamo felici ed eccitati per quella visita, la donna riccia sorrideva ed elargiva carezze ed abbracci sia a lui che alla sorella e i genitori sembravano impazziti, girovagavano per casa, offrivano cibo e bevande e parlavano a raffica, Lily aveva preso a braccetto Eltanin e stavano chiacchierando come grandi amiche e lui?
Lui niente non riusciva a smettere di osservare ogni piccolo ed insignificante dettaglio di quella meravigliosa creatura.
I biondi ribelli ricci che ogni tanto Eltanin arrotolava in qualche ciocca per portarseli poi dietro l’orecchio, il sorriso così perfetto e quegli occhi…che occhi! Celesti, no…azzurri,…neanche ma lui era un maschio cosa ne sapeva di colori, era pragmatico e pratico per lui quelli erano semplicemente due occhi fighissimi che lo stavano fissando.
Aspetta come? Lo stavano guardando? Oh oh e ora si stavano anche avvicinando.
“Sei un tipo silenzioso tu, non è vero?”
Eltanin era di fronte a lui e si era sporsa in avanti. Un guizzò di sana furbizia le attraversò gli occhi. E come fosse la cosa più spontanea del mondo si avvicinò al moretto e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia.
“Sei molto carino anche tu, Albus!”
Il ragazzetto trattenne il respiro, le guance rosse e gli occhi spalancati: era fottuto! Questa sapeva anche leggergli la mente!
In quel momento Albus Severus Potter capì il significato di colpo di fulmine.

Eltanin rimase per un attimo incantata nel vedere l’affascinante caotico via vai della stazione di King’s Cross.
Babbani e maghi si mischiavano e fondevano freneticamente tra loro.
I babbani impegnati a raggiungere le varie destinazioni mentre i maghi erano intenti ad attraversare il famoso muro del binario ¾.
Possibile che fossero tutti così bravi da non farsi notare? Anche lei sarebbe riuscita a oltrepassare la barriera?
Harry le mise una mano sulla spalla per incoraggiarla.
“Passeremo prima io e Albus, così vedrai come fare. Tranquilla non è difficile!”
Eltanin annuì seria e prese un profondo respiro.
In effetti vedere i Potter scivolare via dall’altra parte sembrava un gioco da poco.
Una piccola ricorsa e via…allora perché si sentiva bloccata?
Doveva provare, una corsetta e sei di là, forza!
Niente, si avvicinava ma poi le gambe le cedevano ed aveva il terrore di essere scoperta.
“Possiamo aiutarti piccola?”
Una voce calda, profonda e gentile le arrivò alle spalle ed Eltanin restò per un momento immobile a testa bassa. E se fossero stati dei babbani?
L’uomo che le aveva appena parlato si abbassò vicino a lei e cercò il suo sguardo.
Capendo che la bambina era un po' intimorita si alzò e si mise ad osservare il muro.
“E’ la prima volta che oltrepassi il muro magico?”
A quelle parole la tensione di Eltanin si sciolse e finalmente si voltò bene per parlare con l’uomo che le stava accanto. Era alto, affascinante, biondo ed aveva due intensi occhi color ghiaccio. Era la prima volta che vedeva qualcuno con la stessa tonalità dei suoi occhi. E non era da solo. Un bambino identico a lui, gli teneva la mano e la guardava sorridendo.
“Sì…beh…i miei amici sono passati…ma io non ci riesco…e se…”
“…e se rimbalzi? Vedi papà è la mia stessa paura…io e lei la pensiamo allo stesso modo! Vero?”
La biondina annuì sorpresa che qualcuno l’avesse capita al volo.
“Esattamente!”
“Tranquilla allora siamo in due! Papà ti sei incantato?”
Draco era rimasto per un momento senza parole, quando la bambina si era girata verso di lui gli era sembrato di rivedere Hermione ad 11 anni, stessa espressione risoluta e caparbia, i riccioli ribelli e un viso sincero e puro. Gli occhi invece…no…quelli erano uguali …ai suoi?
Tutta colpa del sogno e del profumo che aveva sentito quella mattina. Il suo cervello offuscava la realtà, non c’era altra spiegazione.
Si schiarì la voce e si rivolse ad entrambi.
“No, Scorpius non mi sono incantato, è buona educazione restare in silenzio quando gli altri parlano…e nel frattempo mi è venuta un’idea per risolvere il vostro comune problema.”
Eltanin era affascinata dalla grazia e dall’eleganza dell’uomo.
“Cosa propone signore?”
Draco ghignò e porse una mano al figlio ed una alla sconosciuta bambina, poi con un semplice gesto le unì.
“Direi che potreste farlo insieme e io vi raggiungo subito dopo, nel caso non riusciate a passare vi spingerò io.”
I piccoli si guardarono e si sentirono invasi di nuova energia ed entusiasmo. Contemporaneamente strinsero di più le loro manine e si avviarono correndo verso il muro scavalcando il vincolo magico.
“Eltanin! Mi hai fatto prendere un colpo, non passavi più!”
Scorpius si girò verso la bambina stupito del fatto che Harry Potter si riferisse a lei con tanta confidenza.
“La conosci zio Harry?”
Solo in quel momento il salvatore del mondo magico si rese conto con chi fosse la biondina e iniziò a mangiarsi le parole.
“Oh, Ciao ometto! Ehm...Uhm…Sì…la conosciamo…Albus…vieni c’è Scorpius, Eltanin è con lui…”
Il piccolo Potter si diresse immediatamente verso il suo amico e gli lanciò uno sguardo di fuoco appena si rese conto che Scorpius e la sua Eltanin si tenevano per mano.
“Ciao amico mio! Finalmente partiamo! …ma cos’hai?”
“Niente…”
Il broncio di Albus però tradiva la sua risposta. La bimba se ne accorse subito e si liberò dalla presa dell’altro intavolando una conversazione sulla scuola di magia dove erano diretti e ripristinando il sorriso del moretto.
Con un salto perfettamente equilibrato Draco apparve vicino ad Harry.
I due si guardarono per un momento, ed il moro studiò ogni espressione del biondo.
Niente di sospetto o di strano, ovviamente se pur molto intelligente e furbo, come poteva Malfoy immaginare chi fosse Eltanin?
“Potter. Mi consumi.”
“Ciao anche a te Malfoy.”
Draco si voltò per dare le ultime raccomandazioni al figlio e notò che la biondina era ancora lì.
Harry intercettò lo sguardo e si affrettò a spiegare.
“E’ la figlia di un’amica, mi ha chiesto il favore di portarla oggi, lei aveva un impegno.”
Il serpeverde sbuffò nella direzione del moro.
“Sei tu quindi lo sciagurato che hai lasciato questa dolce bambina, sola ad affrontare il muro. Dovevo immaginarlo!”
“Non sono così meschino, ho pensato che farle vedere come si faceva l’avrebbe aiutata.”
Draco alzò gli occhi al cielo.
“E dire che hai anche tre figli.”
“Ok…vuoi che ti ringrazi perché senza di te sarebbe rimasta ancora lì?…grazie cavaliere dall’armatura d’oro!”
“Semmai d’argento! L’oro lo lascio a voi Grifoni.”
Presi a battibeccare non si accorsero che i tre bambini li stavano guardando divertiti.
“Ehm… non vorrei proprio interrompere questo momento idilliaco…ma…è il secondo fischio del treno, al terzo restiamo qui!”
Harry e Draco si girarono di scatto verso Eltanin e vedendola entrambi pensarono subito ad Hermione.
La bimba li guardava con un cipiglio da so-tutto-io, paurosamente uguale alla madre.
“Papà non voglio di certo perdere il treno andiamo!”
Scorpius strattonò il padre e lo trascinò all’entrata del vagone. Seguito a ruota dagli altri.
Una volta arrivati all’ingresso iniziarono il rituale dei saluti.
Mentre Harry aveva abbracciato indistintamente tutti e tre i bambini, Draco si era limitato ad abbracciare il suo per poi scompigliarli i capelli e aveva dato una pacca sulla spalla ad Albus. Li vide salire sul treno e cercare posto quando si accorse che la bambina lo stava fissando.
La piccola per nulla intimorita allungò una mano verso di lui e lo fece scendere alla sua altezza. Lo abbracciò di slancio e gli regalò un sorrisetto furbo.
“Grazie per avermi aiutata…Lei è stato così gentile e io non mi sono neanche presentata a dovere. Che maleducata!”
Draco si perse in quegli occhi così familiari e faticò a trovare l’uso della parola.
“E’ stato un piacere aiutarti e ora che ci penso neanche io mi sono presentato. Rimediamo? Piacere Draco Lucius Malfoy.”
La bimba si bloccò un attimo e sembrò quasi che lo vedesse realmente per la prima volta. Deglutì e gli accarezzò i contorni del viso con la mano.
“La costellazione del Dragone…”
Del tutto spiazzato dai gesti della biondina ma pervaso da un piacevole calore che gli avvolgeva il cuore, Malfoy annuì.
“Proprio da quella è ispirato il mio nome.”
Alla bimba si velarono gli occhi e respinse una lacrima.
Draco non capiva più nulla, sapeva solo che la doveva consolare e che sapere il suo nome ora era di vitale importanza. Lasciò che la bambina si stringesse nuovamente a lui e restò in silenziosa attesa quando la vide salire i primi gradini del vagone.
Poco prima che le porte le si chiudessero davanti, la biondina aveva ripreso la sua solita espressione furbetta. Gli fece un occhiolino e gli sorrise.
“Molto lieta…io sono Eltanin…”

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Capitolo 7
*** Sei tu ***


Sei tu...

Malfoy era rimasto attonito ed immobile.
Fissava ancora il punto in cui fino a poco tempo fa c’era il treno e che ora invece era riempito solo dai binari pieni di ciottoli. Anche la banchina si era velocemente svuotata e tutto intorno regnava un rumoroso silenzio.
Quella bambina non solo gli ricordava Hermione, ma gli ricordava anche lui.
Ed il suo nome, lei si chiamava come la stella luminosa della costellazione del Dragone. La sua. Coincidenze? Chi era quella bambina?
Harry si avvicinò zitto all’amico e si schiarì la voce, non tanto per parlare quanto per riportarlo alla realtà.
Malfoy si girò di scatto ed incrociò gli occhi verdi del salvatore del mondo magico.
“Chi è?”
 La voce era composta e le parole ben scandite, Harry conosceva bene quel tono, la calma prima della tempesta.
Doveva sviare l’argomento e sapeva perfettamente come fare.
“Se vuoi posso anche mettermi a parlare della piccola Eltanin, ma ho altre notizie più interessanti di cui discutere.”
Un lampo di speranza guizzò tra le iridi grigie di Draco e Harry capì di essere riuscito nell’intento.
“Vogliamo andare a parlarne davanti ad un caffè? Che ne dici di quel posto vicino a Piccadilly? Meglio restare tra babbani.”
Malfoy annuì e si incamminò verso l’uscita, poco prima di scomparire nel muro e ritrovarsi nella Londra babbana si voltò e puntò un dito in faccia al moro.
“Non sono scemo Potter, ho capito il tuo gioco. Sai che non mi piace che mi si nascondano le cose. Spera che quello che devi dirmi sia quello che voglio sentire ma sappi che quando lo riterrò più opportuno tornerò sull’argomento ‘Eltanin’!”
Harry sostenne lo sguardo irato del biondo e provò a rispondere senza far trapelare alcuna emozione.
“Io, non ho nulla da nascondere. Ora smaterializziamoci, facciamo prima.”

Riapparvero esattamente in un vicolo cieco dietro l’enorme ed affollata piazza e con non curanza si avviarono verso il posto stabilito.
Harry lanciò uno sguardo di sbieco verso Draco e si compiacque nel vederlo oramai a suo agio camminare nel mondo dei babbani.
“Oggi offro io, Malfoy.”
Draco alzò il sopracciglio ghignando mentre tirava la porta del caffè.
“Quindi è veramente seria la cosa che stai per dirmi, se mi vuoi addolcire così.”
Harry alzò gli occhi al cielo, si avviò al bancone, ordinò per entrambi e pagò.
“Scegli un tavolino, non ho voglia di discutere oggi.”
Il biondo afferrò il suo caffè, si guardò intorno e si avvicinò ad un tavolo fuori dal locale.
Era abbastanza distanziato dagli altri ma anche vicino al caos del via vai del marciapiede.
Avrebbero potuto parlare senza alcuna remora.
“Allora, sfregiato amico mio…sono tutto orecchie!”
Harry gli lanciò un occhiata di fuoco e finì di mescolare con calma lo zucchero nella miscela bollente che aveva davanti.
“Non ho tutto il giorno Potter.”
Harry si appoggiò allo schienale e si sistemò gli occhiali sul naso.
“Cosa c’è? Non posso prepararmi la mia bevanda con calma? I miei gesti ti irritano?”
Il biondo sbuffò per non dargli soddisfazione ed iniziò a sorseggiare la sua bibita calda.
Il moro sorrise soddisfatto e finalmente riprese il discorso.
“Nell’attesa che il caffè si freddi volevo avvisarti che il medimago è arrivato dall’Australia questa mattina. Credo sia disponibile per un consulto.”
Draco si sporse in avanti ed aggrottò le sopracciglia.
“Credo? Che significa credo?”
Harry fece spallucce.
“Non gliel’ho chiesto, ma se è venuto fin qui ho buone speranze di pensare che visiterà Astoria e Scorpius.”
Il serpeverde sgranò gli occhi disorientato. Si portò due dita sulla tempia ed iniziò a massaggiarsi.
“Potter, spiegati meglio o do in escandescenza.”
Harry stava cercando il modo migliore per salvaguardare l’amica ed infondere fiducia a Draco, ma ogni frase che gli balenava in testa rischiava di essere travisata e di creare ancora più guai.
Il biondo lo scrutò a fondo ed assottigliò lo sguardo.
“Dov’è questo medico, Potter?”
Il moro deglutì e sorseggiò il suo caffè.
“A casa mia.”
Draco respirò profondamente cercando di mantenere la calma.
“Lo conosco?”
Harry evitò il suo sguardo e Draco capì che la risposta era affermativa.
Il suo cuore perse un battito e la sua mente iniziò furiosa a collegare i vari indizi.
Si alzò e lanciò qualche penny di mancia sul tavolino.
“Malfoy…dove vai? Ehi…”
Ma Draco era già sparito tra la folla, deciso ad andare in un punto ben preciso della città.


Cosa ci facesse esattamente, Draco Lucius Malfoy, in quel parco non lo sapeva bene nemmeno lui.
Non tornava lì da quasi 12 anni e l’ultima volta si era ripromesso di non metterci più piede.
A quanto pare il suo cuore ed il suo istinto si erano scordati di quel giuramento.
Con falcate eleganti e sicure si avvicinò alla loro panchina e per poco non svenne.
Lei era lì. Sì, perché quella che stava tranquillamente seduta con un libro in mano, i riccioli raccolti scompostamente in una coda ed il thè bollente appoggiato tra le gambe era proprio la sua Hermione.
Una lieve folata di vento scompaginò il libro che la riccia aveva in mano ed il segnalibro, che aveva pigramente incastrato tra le pagine, volò via.
Hermione allungò prontamente la mano e seguì la sua traiettoria nell’aria, vedendolo cadere a terra. Ai piedi di qualcuno.
“Mi scusi…io…ero intenta a studiare questo complicato paragrafo…e…”
Cercando di ricomporsi e di non far cadere la bevanda, Hermione si avvicinò senza prestare molta attenzione all’uomo che le stava porgendo il prezioso gingillo che usava per segnare le pagine.
Draco sorrise nel constatare che lei aveva conservato il suo regalo dopo anni.
La riccia strinse il libro sul petto e finalmente alzò lo sguardo per ringraziare chi aveva davanti.
Un battito di ciglia ed i loro sguardi si incrociarono.
Il cuore di Hermione prese a battere all’impazzata e si ritrovò a perdersi nelle iridi grigie di Draco.
Non seppero esattamente quanto rimasero ad osservarsi con occhi velati, bramosi e nostalgici, pieni di perché e desiderosi di risposta. Il tempo si era come fermato.
Guidato da un impulso irrefrenabile, con una mano esperta Draco le sciolse i capelli e l’attirò a sé, ad un soffio di labbra.
Non era un sogno poteva percepire i brividi che le stava procurando per quel semplice contatto.
Il biondo sapeva che avrebbe dovuto ricomporsi e lasciarla andare ma ci non riusciva. Come calamitato passò le sue dita sul volto di Hermione, tracciando con il pollice il profilo della guancia scendendo poi sulle labbra.
“Sei tu…il medimago che ha trovato Potter…sei tu…”
Il sussurro di Draco rimbombò nel silenzio bucolico del parco.
La riccia era completamente ammutolita, deglutì e riuscì solo ad annuire con il capo.
Draco si avvicinò al suo viso e le sfiorò la mascella con le labbra, inspirando il suo profumo.
Hermione provò un fremito, lo voleva. Lo aveva sempre voluto e sempre lo avrebbe desiderato, erano stati lontani anni ma potevano benissimo essere solo secondi.
Colto da un disperato bisogno di lei Draco iniziò a baciarla.
Sfiorando dapprima le sue labbra, piano, dolcemente per poi chiederle libero accesso alla sua bocca, avvolgendola in un bacio caldo, ingordo, vivo.
Ed Hermione rispose con la stessa intensità, lasciando cadere il libro a terra, stringendosi sempre di più a lui.
Affamati l’una dell’altro lasciarono che la passione prendesse il sopravvento sulla realtà e solo quando si staccarono ansimanti e ancora insoddisfatti si resero conto di cosa stessero davvero facendo.
Fu Hermione a staccarsi per prima.
“Scusami io…voglio dire tu sei…ecco…sposato e io…non dovevo…”
Quelle parole furono come una doccia fredda per Draco che in un istante riprese lucidità e autocontrollo. Fece un passo indietro e calò su di sé una maschera di ghiaccio.
“Sì, mi sono sposato. Era doveroso da parte mia.”
Le parole erano gelide e taglienti. Recriminatorie.  
Ad Hermione non sfuggì il tono e si mise subito sulla difensiva.
“Doveroso? Certo…come no…la tua famiglia! Non ha aspettato molto a farti ritrovare il senno e a farti sposare una purosangue.”
Lo sguardo del biondo bruciò di rabbia.
“Cosa fai? L’offesa? La vittima? Perché ho deciso di rifarmi una vita dopo che mi hai piantato in asso? Dopo essere sparita senza alcun motivo?”
Hermione rimase a bocca aperta.
“Io…io…avevo…una buona ragione…e tu non sei nessuno per giudicarmi!”
Draco sbuffò e le soffiò tutta la sua collera in faccia.
“Nessuno? Nessuno? Io ti amavo e tu invece cosa hai fatto? Te ne sei andata senza lasciare traccia. Pensi che oggi non abbia collegato chi fosse la misteriosa bambina che ha accompagnato Potter? E’ tua figlia…e se i miei calcoli sono giusti direi che ha più o meno 11 o 12 anni…tu mi hai tradito e sei rimasta incinta! Invece di affrontarmi sei scappata! Chi era? Lenticchia?...Ah grazie per averle dato un nome che si collegasse a me comunque…carino da parte tua!”
Lo schiaffo che gli arrivò fu crudo e deciso, e lasciò un lieve segno rosso sulla guancia del biondo.
Gli occhi di Hermione erano velati di lacrime e la voce era rotta dalla delusione e dall’indignazione.
“Come…osi…anche solo…pensare una cosa simile…se l’hai vista…non puoi non aver capito chi sia il padre.”
Hermione si voltò, raccolse il libro che era caduto e fece per andarsene ma il serpeverde l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi.
“Perché? …Perché…?”
Lo sguardo del Serpeverde si era addolcito ma trasudava infelicità e sconforto.
“Perché, Hermione, allora sei andata via? Perché?”
Stille calde rigavano le guance della riccia che scosse la testa dispiaciuta.
Le gambe cedettero e cadde su se stessa, si chiuse in un guscio di dolore e amarezza.
Draco la sollevò da terra come se fosse una piuma e stringendosela al petto l’adagiò alla panchina lasciando che lei sfogasse su di lui tutta la sua tristezza.
Quando si fu calmata le accarezzò i ricci e le sollevò il mento.
“Spiegamelo perché davvero non capisco…”
La grifona deglutì e tirò su con il naso un respiro corto.
“Tua madre.”
Il biondo corrugò la fronte e le fece un impercettibile segno di continuare.
“Hogwarts era finita e tutti stavano andando avanti con le loro vite ma io non ci riuscivo…sentivo il bisogno di riappropriarmi di me stessa…alle volte litigavamo anche per questo, ricordi?”
Draco annuì e le asciugò una lacrima che oramai solitaria le era rimasta sul viso.
“Ci fu una settimana quell’Aprile, lo ricordo bene, avevi discusso con la tua famiglia e ti eri trasferito da me…penso sia successo in quei giorni, sai?”
Il biondo chiuse gli occhi ed inspirò il profumo di lei.
“Come dimenticare…credevo di avere tutto e nel giro di poco non avevo più nulla.”
Hermione abbassò di nuovo lo sguardo.
“La mattina che sei tornato al Manor avevi dimenticato degli ingredienti per una pozione a casa mia e così decisi di portarteli. Poppy mi fece accomodare insistendo per offrirmi almeno un thè ed io accettai. Fu in quel momento che arrivò tua madre. Fu fredda, glaciale, perentoria. Mi disse che a causa mia ti eri allontanato da loro, che gli stavi mancando di rispetto e che stavi disonorando il nome dei Malfoy. Era indignata del fatto che avevi sciolto il fidanzamento con Astoria.”
Hermione fece una breve pausa e chiuse gli occhi prima di continuare.
“Infierì, dicendomi che stavi con me solo per ripulirti l’immagine ma che una volta che avresti ottenuto ciò che volevi mi avresti lasciata. E allora mi offrì dei soldi per sparire prima di soffrire, almeno ci avremmo guadagnato entrambi. Io…io…girai i tacchi e scappai. Ero amareggiata, delusa, offesa…io…ti amavo ma non potevo lottare contro quei pregiudizi e quelle cattiverie. Lì decisi di tagliare i ponti con tutto e tutti e di cercare i miei genitori in Australia.”
Draco la guardò allibito e sciolse l’abbraccio. Era visibilmente ferito, si alzò e provò a calmarsi respirando ampie boccate.
“E…quando hai scoperto di aspettare Eltanin…hai avuto paura…paura che la mia famiglia te la portasse via o liquidasse la cosa alla Malfoy.”
Hermione annuì colpevole.
Il biondo inchiodò lo sguardo verso l’orizzonte.
“E non hai mai pensato di dirlo solo a me…di raccontarmi tutto…mi hai deliberatamente accusato prima di mettermi alla prova.”
Hermione annuì di nuovo e chiuse gli occhi.
“Ero piccola ed insicura. Ma…sono tornata e non ti impedirò di vedere Eltanin.”
Draco sogghignò amaramente.
“Dovrei dirti grazie a questo punto?”
Hermione lo raggiunse e provò a sfiorargli un braccio ma lui si ritrasse.
“No! Non mi toccare! Tu hai dubitato di me, dei miei sentimenti, del mio amore. Sei sparita e io sono andato avanti: ho una moglie ed un figlio. Malati, aggiungerei, ma questo lo sai perfettamente! Ho dei doveri nei loro confronti!”
La riccia si ritrasse e sospirò, non poteva obbiettare.
“Dimmi una cosa…se io non avessi smosso mari e monti per cercare una cura per Scorpius ed Astoria…e se Potter non ti avesse trovato…tu…saresti prima o poi venuta a raccontarmi tutto?”
Hermione ci rifletté per qualche minuto, forse qualcuno di troppo che fece perdere ogni speranza al biondo.
“Come immaginavo…farai il consulto?”
Hermione annuì convinta.
“Ma certo che lo farò…farò tutto ciò che è in mio potere per guarirli.”
“Bene.”
E senza aggiungere altro il serpeverde si voltò un’ultima volta verso di lei con aria delusa e si smaterializzò, lasciando Hermione sola e più amareggiata che mai.
 
Draco comparì direttamente e volutamente nel suo studio e si accasciò sul divano.
Non era pronto ad incontrare Astoria né tanto meno sua madre.
Si coprì gli occhi con un gomito ed indisturbato lasciò finalmente che la sua rabbia si sfogasse in un pianto.
Tutta la sua vita si era basata su di una menzogna.
La donna a cui teneva di più, di cui si fidava ciecamente e su cui faceva affidamento, sua madre, l’aveva nuovamente raggirato.
Succube del marito, lo aveva fatto durante la sua adolescenza avvicinandolo alla cerchia del Signore Oscuro e poi quando finalmente aveva creduto che le idiozie purosangue fossero solo un ricordo l’aveva allontanato da Hermione.
La sua Hermione che nel frattempo aveva vissuto una vita parallela, mettendo al mondo la loro figlia e crescendola da sola.
“Fantastico, io vengo qui per trovare un po' di pace e non avere sempre Silente ed il suo buonismo nelle orecchie e ti trovo così. Capisco che piangere fa bene di tanto in tanto ma ora smettila, è snervante.”
Draco si voltò verso il ritratto del suo padrino e non riuscì a sostenere il suo sguardo.
“Buongiorno Severus, grazie della visita ma non sono in vena. Oggi la mia vita è andata in frantumi. Non puoi capire.”
Piton lo squadrò dalla testa ai piedi e sbuffò.
“Parla e potrò capirti. Ma se vuoi continuare a compiangerti dillo e ritornerò ad Hogwarts vicino al barbuto.”
Draco si asciugò le lacrime e si avvicinò al quadro. Aveva bisogno di sfogarsi ed in effetti non c’era persona al mondo migliore del suo padrino.
Fece un respiro profondo e si sfogò con il suo mentore.
Il professore ascoltò tutto in religioso silenzio senza far trapelare alcuna emozione.
Solo quando Draco finì di parlare, appoggiandosi sulla scrivania con le spalle basse ed il capo chino decise di intervenire.
“Ora comprendo.”
Il biondo alzò la testa aspettandosi che Piton continuasse a parlare.
“E…?”
Severus alzò un sopracciglio con aria di superiorità e lo guardò dritto negli occhi.
“Onestamente? Vedo nei tuoi occhi qualche remora, come se il racconto di Hermione non ti convincesse del tutto.”
Il biondo sospirò sconsolato.
“Hermione non mentirebbe mai…sai che è un tratto distintivo dei Grifondoro. Ma…non posso davvero credere che mia madre abbia fatto questo. Che l’abbia trattata così…io non me ne capacito.”
Piton incrociò le braccia al petto e rispose prontamente.
“Se i Grifondoro vantano sincerità, coraggio ed orgoglio…noi serpeverde siamo perspicaci, scaltri ed intuitivi. E se il nostro istinto ci suggerisce qualcosa escogitiamo un modo ingegnoso per scoprire la verità. Non in modo pacchiano, teatrale ed esuberante come i grifoni. A proposito, hai già consegnato la pozione che ti aveva chiesto il ministero la scorsa settimana?”
“Il Veritaserum? Non ancora, sai quanto è complicata, sono all’ultimo passaggio. Non ho fretta, credo di imbottigliarla domani e consegnarla lunedì mattina.”
Piton annuì.
“Molto bene, ah comunque…pensa alla possibilità di una chiacchierata madre, figlio.”
Draco alzò lo sguardo confuso.
“Ero sicuro che avessi cambiato discorso perché non sei tipo da dare consigli, comunque ci penserò.”
Piton si tolse un finto pelucchio dal mantello.
“Io non cambio mai discorso quando le cose sono serie.”
Il biondo alzò il capo ed intercettò l’occhiata sicura e severa che gli stava lanciando il suo padrino. In un attimo capì guardandolo illuminato.
“Potrei finire la pozione oggi stesso…Il ministero non può mai avere la certezza di quante ampolle verranno fuori…potrei proporre un thè a mia madre…corretto…”
Piton ghignò e voltò le spalle al figlioccio per tornare ad Hogwarts.
“L’hai detto tu, non io. Stammi bene Draco.”



Buonasera a tutti!
Mi scuso se questa settimana sono riuscita a pubblicare solo un capitolo...spero di rifarmi la prossima.
Finalmente Draco ed Hermione si sono incontrati...e la riccia ha svelato al biondo il motivo per cui lo ha allontanato...ma si sa...per conoscere la verità bisogna sentire entrambe le parti.
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate.
Grazie davvero per dedicarmi il vostro tempo leggendo la mia storia!


 

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Capitolo 8
*** Dietro la realtà ***



Dietro la realtà
 
Potevano aver sentito racconti, letto storie e sognato ad occhi aperti ma la scuola di Hogwarts vista con i loro stessi occhi era molto di più.
Eltanin varcò le soglie del castello guardandosi intorno e continuando a sorridere felice.
Anche Albus e Scorpius a pochi passi di distanza da lei erano completamente estasiati.
“Accidenti, James non mi aveva detto che ficata fosse questa scuola…”
Eltanin si voltò verso il moro incuriosita.
“Intendi tuo fratello?”
Albus annuì e perlustrò il cortile per vedere se per caso il maggiore dei Potter fosse lì.
“E’ un Grifondoro.”
“Tipico dei Potter!”
Scorpius mise un braccio intorno alla biondina e le fece un occhiolino.
Ad Albus non sfuggì il gesto e si avvicinò all’amico pronto per fronteggiarlo.
“Che vorresti dire eh? Qualcosa contro la casata oro-rossa, Malfoy?”
Il biondo lo guardò allibito ed alzò subito le mani in segno di resa.
“Calma amico! Facevo tanto per dire…per quanto mi riguarda una casata vale l’altra. Non dicevi lo stesso anche tu? Ora ci tieni ad entrare nei Grifoni?”
“Non è questo il punto!”
Albus si fece tutto rosso ed involontariamente fece cadere lo sguardo sul braccio del biondo ancora appoggiato intorno alle spalle di Eltanin.
Scorpius lo intercettò subito ed intensificò la stretta. Poi con aria di sfida si avvicinò all’orecchio della biondina e si mise a sussurrare con calma.
“Credo che qui qualcuno sia geloso…”
Eltanin sorrise divertita e rispose ad alta voce, guardando intensamente Albus negli occhi che era oramai livido di rabbia.
“Anche tu mi piaci Scorpius…”
Per un momento il giovane Potter sentì il suo cuore rompersi in mille pezzi.
“Ma Albus mi piace molto di più…”
Eltanin fece una linguaccia al moretto e gli si avvicinò.
Lo prese sotto braccio invitandolo ad entrare mentre Scorpius rideva a crepapelle.
L’enorme portone si aprì maestoso sulla Sala Grande, addobbata a festa con striscioni e stendardi di tutte le casate.
Quattro lunghe tavolate si estendevano difronte ai piccoli maghi ed alla fine della stanza imponente si ergeva il tavolo dei professori.
Studenti e corpo docente erano già seduti in attesa del loro arrivo.
Un’autorevole ed elegante Minerva McGranitt invitò, a braccia spalancate, i nuovi visitatori ad avvicinarsi.
“Benvenuti ad Hogwarts miei cari. Sono lieta che abbiate accettato il mio invito e che siate qui questo fine settimana. Spero con tutta me stessa che apprezziate l’opportunità di vedere con i vostri occhi quanto meravigliosa sia questa scuola e quanto ha da offrirvi.”
Con movimenti aggraziati si sistemò gli occhiali e continuò il suo discorso dal pulpito.
“In questi due giorni, miei piccoli ospiti, avrete un assaggio di quello che potrebbe essere il vostro prossimo anno. Come sapete questa scuola vanta quattro casate, appartenenti ai fondatori dell’istituto, ed ogni studente viene smistato in esse in base alle sue qualità e doti. Questo non succederà adesso, ma solo nel momento in cui sarete ufficialmente iscritti. È per questo che tutti voi avrete a disposizione un unico dormitorio con la vostra sala comune e consumerete i pasti seduti in questo quinto tavolo.”
La donna alzò il mento, scrutò i bambini che aveva davanti e con leggiadria sfilò la sua bacchetta dalla manica del vestito, trasfigurando una sedia in una tavola apparecchiata.
“Prendete posto adesso, vicino al vostro piatto troverete il programma di questo week end. I prefetti ed i capiscuola saranno le vostre guide, non esitate a chiedere a loro se avete bisogno di qualsiasi cosa. Detto questo, vi auguro una buona cena e vi rinnovo il mio benvenuto ad Hogwarts.”
Uno scroscio di applausi inondò la sala e tutti iniziarono a mangiare.
Albus allungò il collo verso il tavolo Grifondoro e finalmente riuscì a vedere suo fratello.
“Oh eccolo lì!”
Il moro diede una gomitata a Scorpius ed entrambi salutarono a distanza James che ricambiò con un occhiolino e mimò con le labbra un “Vengo a trovarvi dopo.”
Fu facile per Albus intuire come il fratello si sarebbe addentrato nel dormitorio, dopotutto il padre gli aveva affidato il mantello dell’invisibilità. Ghignò pensando che a breve se ne sarebbe impossessato lui, scaltramente e raggirando come sempre il fratello maggiore.
Era da quando avevano lasciato la stazione che una strana sensazione si era impossessata di Eltanin.
Negativa, positiva? Non sapeva spiegarselo, sapeva soltanto che nutriva una forte connessione con il nobile ragazzino che aveva davanti e che non riusciva a smettere di pensare al padre del biondino: il Signor Draco Lucius Malfoy.
“Sei pensierosa, tutto bene?”
Ancora una volta Scorpius aveva colto nel segno e lei spiazzata si affrettò a sfoderare il suo migliore sorriso e a sdrammatizzare. Quella poteva essere un’occasione per saperne di più su quella famiglia purosangue. Avrebbe sfoggiato le sue naturali doti per estrapolare qualche informazione.
“Tutto ok, stavo solo pensando a come fosse avere dei fratelli…”
Eltanin addentò svogliatamente una patata e guardò i suoi nuovi amici.
Scorpius bevve un sorso di succo di zucca e fece spallucce.
“Non chiederlo a me, io sono figlio unico. Non ti nego che mi piacerebbe averne uno ma purtroppo è una cosa impossibile.”
Albus lanciò uno sguardo compassionevole all’amico e gli fece un occhiolino.
“Io ne ho due e anche se lo negherei davanti a loro, devo ammettere che è bello. Certo ogni tanto invidio i figli unici. Quindi…anche tu…come Scorpius…niente fratelli o sorelle.”
Eltanin annuì con il capo e tagliò silenziosamente la carne.
Poi d’un tratto iniziò a parlare a ruota libera.
“Anche per me è impossibile averne uno…di fratello o sorella intendo…dovrei avere due genitori, invece io ho solo mia madre. A te cosa lo impedisce Scorp?”
Il biondo finì il boccone e la fissò serio.
“Mi dispiace per la morte di tuo padre, non dev’essere stato facile.”
Eltanin fece spallucce e sostenne lo sguardo del biondino.
“Non credo che sia morto, sai? È una storia lunga…mia madre mi ha cresciuta da sola. Io non l’ho mai conosciuto e lui non sa della mia esistenza. So solo che appartiene ad una famiglia purosangue inglese e che è ancora vivo.”
Le frasi le erano uscite a raffica ed Eltanin dovette impedirsi di continuare, cosa le stava prendendo? Voleva carpire qualche informazione sulla famiglia Malfoy ed invece era finita per parlare di sé a due che infondo erano degli sconosciuti.
Albus allungò una mano per rincuorarla ed Eltanin gli sorrise grata di quel gesto.
La biondina stava per cambiare argomento ma Scorpius la sorprese.
“E’ impossibile per me avere un fratello o una sorella perché anche se ho entrambi i genitori loro stanno insieme solo per facciata. Vivono due vite praticamente separate… pensa, non condividono neanche la stessa stanza! All’inizio pensavo fosse normale così poi ho visto le altre famiglie e fidati…i miei sono legati solo da un contratto e basta. Io facevo parte del patto. Un erede per la discendenza della casata. Almeno rispetto a tante famiglie purosangue i miei si vogliono bene e sono uniti, c’è chi si colpisce alle spalle o fa le cose in sordina, tipo tradirsi o ferirsi…tutto sommato mi è andata bene.”
Il giovane Potter gli diede una pacca sulla spalla, si sentiva fuori luogo in quel frangente, lui una famiglia per così dire normale l’aveva e non poteva minimamente immaginare cosa si provasse a crescere senza padre o con due genitori che non si amano.
Fissò per un attimo il suo migliore amico e la ragazzina che gli aveva fatto perdere la testa e dovette ammettere che si assomigliavano parecchio e da come stavano accuratamente scartando le carote dal piatto avevano anche gusti simili…potevano benissimo essere scambiati per fratelli. In effetti…perché non proporglielo?
“Alle volte si è fratelli anche per scelta. Passatemi le vostre carote va…le mangio io!”
Entrambe le teste bionde si girarono verso di lui. Con non calanche Albus si riempì il piatto e proseguì con la sua proposta.
“Idea…visto che bramate dalla voglia di sapere cosa significa essere ed avere un fratello o una sorella…diventatelo l’uno per l’altra. Dopotutto vi somigliate anche!”
Scorpius lo guardò con un cipiglio divertito ed Eltanin sorrise al pensiero.
“Perché no? In effetti mi farebbe comodo un fratello qui ad Hogwarts…”
“Sarà un piacere mia cara…e così…magari…tengo a bada gli scocciatori e i corteggiatori…eh Albus? Mia sorella non si tocca!”
Dicendolo ghignò verso l’amico per prenderlo in giro.
Per tutta risposta il moro gli diede un calcio sotto al tavolo e gli fece una linguaccia.
Poi repentino si sporse verso Eltanin, le lasciò un dolce bacio sulla guancia e le sistemò una ciocca dietro l’orecchio.
“Mi dispiace per la tua situazione familiare…conta su di me e sul tuo nuovo fratello…conosciamo tutte le famiglie magiche d’Inghilterra, se vuoi possiamo cercare insieme tuo padre!”
Ad Eltanin brillarono gli occhi.
“Davvero mi aiutereste a scoprire chi è?”
Entrambi i ragazzini annuirono convinti.
“Conta su di noi, sorellina!”
La biondina alzò fiera il mento e con una vispa aria saccente riprese il suo nuovo fratello.
“Semmai sorellona…sono più grande di te di quasi un anno Scorp! Io di Gennaio e tu di Dicembre.”
Tutti e tre scoppiarono a ridere e conclusero il pasto con spensierati ed allegri .
 
Narcissa Malfoy era solita sorseggiare una tisana prima di coricarsi, lo faceva tutte le sere ed amava farlo in un boudoir privato adiacente alla sua camera da letto.
Era un luogo molto significativo per lei, lì Lucius le aveva dichiarato per la prima volta il suo amore dopo qualche mese di matrimonio.
Un matrimonio pattuito e pianificato sulla carta dalle famiglie purosangue Black e Malfoy.
Nessuno si aspettava amore e passione, quell’unione serviva solo per ampliare entrambi i patrimoni ed il prestigio delle nobili casate oltre ad avere un erede maschio.
Invece Lucius e Narcissa si erano pian piano avvicinati, conosciuti ed infine amati. Tanto amati e nel bene o nel male erano sempre rimasti uniti.
Giocando con la fede nuziale che ancora portava gelosamente al dito, la donna si perse in nostalgici ricordi mentre osservava l’imbrunire, comodamente seduta sulla sua poltrona.
Stava attendendo che l’elfo domestico le servisse la sua solita bevanda quando sentì bussare alla porta. Sorpresa sussultò, si aspettava il classico “pop” e non il figlio che le faceva visita a quell’ora.
“È permesso madre?”
“Caro…certo accomodati. A cosa devo la tua presenza?”
Draco chiamò con uno schiocco di dita Poppy che prontamente arrivò con un vassoio di pieno di leccornie e due tazze di tisana fumante.
“Ho delle novità, madre.”
Narcissa lo studiò con uno sguardo dolce ed amorevole e gli indicò la poltrona difronte.
“Ti ascolto, figlio mio.”
Il biondo si accomodò e con galanteria porse una tazza alla donna.
Narcissa lo ringraziò ed iniziò a sorseggiare l’infuso, con un sorriso lo invitò a parlare.
Draco prese un profondo respiro e si accomodò meglio sulla poltrona, cercando di assumere una posa il più possibile rilassata e distesa.
“Potter aveva ragione il medimago è arrivato oggi a Londra e ha accettato di visitare Astoria e Scorpius. L’ho incontrato questa mattina.”
Gli occhi di Narcissa brillarono di gioia.
“Ma è fantastico! Una splendida notizia! Hai già avvisato tua moglie?”
Il serpeverde abbassò lo sguardo e negò con la testa.
“No…e questo è un altro punto che vorrei discutere con te.”
La nobildonna tornò immediatamente seria e riprese a sorseggiare la sua bevanda calda.
“Cosa è successo Draco?”
Il biondo era indeciso se tergiversare o parlare direttamente. Optò per la seconda scelta e tutto d’un fiato rivelò l’identità del medico.
“Il medimago è Hermione Jane Granger, madre.”
La donna lo fissò stupita e si portò una mano alla bocca.
“Oh…figlio caro…e tu come stai? Cosa hai provato nel rivederla?”
Era sinceramente preoccupata per lui, e Draco sapeva che non poteva fingere: le aveva versato il siero della verità nella bevanda prima di entrare nella stanza.
“Sto. Madre…ho bisogno di farti una domanda.”
Narcissa si alzò, si avvicinò al figlio e gli accarezzò teneramente il volto.
“Ti risponderò con onestà e sincerità. Anche se tu dubiti di me tanto da darmi il Veritaserum.”
Draco sgnanò gli occhi dallo stupore.
“Sei davvero eccellente in pozioni e l’hai ben camuffata. Ma io sono un’abile maga, forse te ne dimentichi. Nonostante sia inodore ed insapore la mia tisana aveva un retrogusto amaro. Sì perché vedere quel tuo sguardo gelido mi provoca dolore e amarezza, figlio mio. Avanti, fa a tua domanda.”
Il biondo abbassò il capo e prese un respiro profondo.
“Cosa è successo l’ultima volta che hai visto Hermione?”
La donna si accarezzò il mento con le dita affusolate ed assottigliò gli occhi immergendosi nei ricordi.
“L’ultima volta che ho visto Hermione eravate qui a cena insieme. Avevi discusso con tuo padre se non ricordo male, ti alzasti da tavola minacciando di sparire e l’hai trascinata via.
Con lei ci scambiammo uno sguardo dispiaciuto, volevo fermarvi ma non ci riuscii. Circa una settimana dopo sei tornato. Ricordo perfettamente che mi dicesti che Hermione ti aveva consigliato di trovare un compromesso con tuo padre e l’ammirai per questo. Ma poco dopo ti lasciò e io non l’ho più rivista da quella sera.”
La donna fissò il figlio e lesse in lui un misto di sollievo, delusione e stupore.
Narcissa gli si avvicinò e lo cinse tra le braccia.
“Non ti aspettavi questa mia risposta e sei sconvolto. Significa che c’è dell’altro.”
Draco si lasciò cullare, annuì triste ed abbassò le sue difese.
Lasciò che dolcemente la madre si intrufolasse nella sua mente e delicata come una brezza leggesse tutta la sua mattinata.
Narcissa fu discreta e dolce, chiuse gli occhi ed esplorò i pensieri ed i ricordi del figlio.
Basita ed incredula afferrò il volto di Draco con entrambe le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi.
“Non ho mai pensato neanche minimamente di ostacolare il vostro rapporto. Mai avrei fatto una cosa del genere. Draco guardami…tu sai che io non ti ferirei mai e poi mai. E se avessi saputo della bambina…Oh figlio mio, hai una figlia…che bambina stupenda…come avrei potuto allontanarti da lei, da loro e stroncare la vostra famiglia? Te lo giuro io non ho mai avuto quella conversazione con Hermione, tesoro mio, e la pozione che mi hai dato ne è la prova.”
Il biondo annuì e si morse il labbro inferiore, trattenendo l’ira e l’indignazione.
“Mi ha mentito quindi…”
La nobildonna si alzò e si avvicinò alla vetrata, aveva iniziato a piovere ed il suo sguardo era perso nel seguire le gocce che si infrangevano sulla finestra.
Un fulmine in lontananza illuminò i suoi occhi ed improvvisamente si voltò di scatto verso il figlio.
“Quel giorno di aprile che sei tornato a casa, quello di cui parla Hermione…tu lo rammenti?”
Il biondo ci pensò un attimo ma la madre anticipò i suoi ricordi.
“Io sì…Tuo padre aveva invitato i Greengrass per il week-end, iniziato con una battuta di caccia tra uomini…stava perdendo volutamente tempo con il tuo contratto prematrimoniale e…”
“…per quieto vivere mi aveva chiesto di partecipare mentre tu intrattenevi la signora e le figlie…a cosa stai pensando madre?”
Narcissa si sedette nuovamente sulla poltrona e scosse la testa.
“Non chiedermi perché ma il mio istinto mi dice che Hermione crede in quello che ti ha detto…per lei è la verità.”
Draco si voltò frustrato verso la madre e boccheggiò incapace di comprendere.
“Che stai dicendo madre? Non possono essere entrambe delle verità!”
La donna fece un respiro profondo e provò a spiegarsi meglio.
“Vedi il fatto che io non abbia discusso con Hermione, non significa che Narcissa Black in Malfoy non l’abbia realmente fatto.”
“Non capisco…”
La donna guardò il figlio dritto negli occhi e cercò di spiegarsi meglio.
“Qualcuno potrebbe aver sabotato la vostra storia volutamente…fingendosi me per un paio di ore al massimo.”
Draco deglutì esterrefatto ma totalmente d’accordo con l’osservazione della madre.
Questo avrebbe avuto senso ed avrebbe spiegato ogni cosa. Ma chi? Chi avrebbe osato così tanto?
“Madre…papà è stato con me tutto il tempo…”
Narcissa annuì e sorrise.
“Oh tuo padre era perfido e non vedeva di buon occhio la tua relazione con Hermione…ma avevamo parlato e messo ben in chiaro il fatto che non ti avrebbe più ostacolato. Continuava a frequentare i Greengrass e procrastinava la rottura del contratto solo per avere un piano b. Chiediamoci piuttosto chi poteva desiderare la tua separazione da Hermione ed il perché.”
Gli occhi del biondo divennero vitrei e furenti. Era stato manipolato ed aveva perso la donna della sua vita a causa di un terribile colpo basso ed un irrimediabile scherzo del destino.
Frustrato strinse i pugni fino a far diventare le sue nocche bianche.
“Hai qualche sospetto madre?”
Narcissa abbassò lo sguardo e come faceva spesso si rigirò la fede al dito, poi alzò gli occhi e fissò la mano sinistra del figlio. In particolar modo l’anulare.
Senza che ce ne fu bisogno Draco colse l’allusione e fissò anche lui lo stesso punto.
Sua madre stava palesemente fissando la sua fede nuziale.
Il biondo si alzò di scatto e si passò una mano sul volto teso e rabbioso.
In poche falcate raggiunse la porta.
“Caro…dove vai? Non fare gesti azzardati…le nostre sono solo supposizioni…”
Non si voltò, afferrò la maniglia e la spinse in basso deciso.
“Tranquilla madre, sto andando a dormire. Come dovresti fare anche tu.”
Fece una breve pausa e girò di poco il viso verso la madre.
“Tutto ciò che ci siamo detti resterà in questa stanza per ora.”
La donna annuì e lo guardò risoluta.
“Assolutamente. Buona notte tesoro.”
“Buon riposo a te.”


Ciao a tutti!!
eccomi finalmente con un nuovo capitolo...eh eh...la mamma è sempre la mamma non avrebbe mai tradito suo figlio.
Che ne pensate? Se vi va lasciatemi un commento
Grazie mille a chi sta leggendo e seguendo la mia storia
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Aria di casa ***


Aria di casa
 
Draco chiuse la porta del boudoir della madre alle sue spalle e con passo sicuro si avviò verso le sue stanze.
La sua postura e la sua camminata erano fiere ed eleganti, nulla che facesse sospettare lo sgomento che si celava nel suo cuore.
L’uomo arrivò nella sua stanza e si premurò di chiudere a chiave, lanciando un incantesimo silenziatore. Aveva bisogno di restare solo e di pensare. Si slacciò due bottoni della camicia e scivolò pigramente sulla sua poltrona.
Richiamò a sé il suo miglior Whisky incendiario e senza badare all’etichetta ne bevve un lungo sorso direttamente dalla bottiglia.
Chiuse gli occhi e si leccò le labbra. Aveva definitivamente lavato via il dolce sapore di Hermione, che ancora percepiva da quella mattina, con il forte distillato ma la sua sete di lei non si era placata. Non dopo quanto aveva appreso quel giorno.
Si alzò e guardò la sua immagine riflessa nello specchio.
Quando quella sera si era recato dalla madre aveva immaginato mille scenari diversi ma mai un epilogo del genere.
Eppure la crudele verità era che qualcuno aveva preso le sembianze di Narcissa Malfoy usando la pozione polisucco ed aveva liberamente sabotato la sua storia d’amore. Aveva ignorato completamente i suoi sentimenti frantumando in mille pezzi il suo cuore.
Se la ricostruzione che aveva appena fatto con sua madre fosse stata veritiera c’era solo una papabile carnefice che lo aveva reso vittima della sua stessa vita: sua moglie, Astoria.
Urlò rabbioso e con la mano spazzolò via tutte le cose ben sistemate sul comò che si schiantarono irrimediabilmente a terra.
“Poppy!”
L’elfo domestico si materializzò all’istante sorridendo felice ma non appena vide lo sguardo vitreo e furioso del padrone ed il caos che aleggiava nella stanza, abbassò il volto e piegò le orecchie impaurita.
“P…Poppy è qui per servirla padrone…”
Draco fece un respiro profondo e cercò di mantenere il più possibile la calma.
“Non ti preoccupare Poppy, non ti succederà nulla. Sai che le punizioni sono finite anni fa in questa casa. Sono solo molto stanco…e ho fatto un macello. Pulisci tutto per favore. Fallo subito tanto sto uscendo.”
“Certo mio Signore, ma fuori piove Signore ha bisogno di un mantello incantato che le assicuri di restare asciutto?”
Il biondo annuì, l’elfa scomparve e ricomparve in una manciata di secondi. Si inchinò mesta porgendo il mantello al suo padrone e aspettò che l’uomo si smaterializzasse per poi iniziare a pulire la stanza.

La vita di un elfo di casa Malfoy poteva effettivamente dirsi migliorata dopo la morte di Lucius Abraxas Malfoy: niente urla o maltrattamenti quanto meno punizioni corporali o divieti. Ma di certo non era diventata monotona e noiosa.
Destreggiarsi tra i vari componenti della famiglia non era una passeggiata.
Lo sapeva bene Poppy che aveva sempre le orecchie ben drizzate pronta ad assecondare i suoi padroni.
Come quella sera: prima la strana tisana richiesta da Padron Draco, poi il dover ripulire la sua camera e vederlo scomparire e ora sentire chiaramente la voce della Signora Narcissa pronunciare perentoria il suo nome.
La piccola elfetta schioccò le dita soddisfatta del suo lavoro ed apparve al cospetto della matrona di casa.
“Poppy è qui per lei Signora.”
“Grazie Poppy…portami per favore della pozione senza sogni.”
L’elfa iniziò a stropicciarsi il grembiulino preoccupata.
“Poppy non vuole essere importuna ma spera che la signora Narcissa non stia male.”
Narcissa sorrise e scosse la testa.
“No, non sto male ho solo bisogno di una bella dormita. Va a prendermela.”
A quelle parole la piccola elfa si rallegrò nuovamente ed in una manciata di secondi fece arrivare quanto la sua padrona aveva richiesto.
“Poppy lascia la fiala sul comodino, Signora. Poppy serve ancora, Padrona?”
La donna scosse la testa ed allungò una mano per congedare l’elfo, ma improvvisamente Poppy si irrigidì, sbarrò gli occhi e drizzò le orecchie.
“Poppy deve andare subito via Signora, La signora Astoria chiama…ha la voce strana…Poppy va via di corsa ora, la Signora Astoria grida aiuto…”
Narcissa restò per un attimo sgomentata non realizzando subito cosa stesse succedendo. Poi si tuffò nel corridoio raggiungendo le stanze della nuora più in fretta possibile. Astoria riversava a terra priva di sensi, i lunghi capelli sparsi nel pavimento ed un braccio allungato verso le coperte, cadute a terra insieme a lei. Poppy stava saltellando in lacrime vicino alla padrona indecisa su cosa fare.
“P…padrona…Poppy è felice che lei sia qui…Poppy ha trovato la signora così…Poppy non sa cosa è successo e cosa è meglio fare…”
Narcissa si precipitò sul corpo della giovane donna e le mise una mano sulla fronte prendendole delicatamente il polso con l’altra.
C’era ancora il battito e lei scottava, probabilmente aveva la febbre alta.
“Poppy chiama Draco e fallo venire qui. Poi va a prendere dell’acqua, una pozione di Potus Purgas per la febbre e la speciale rimpolpasangue di Astoria. Corri!”
Mentre impartiva ordini, sollevò con un colpo di bacchetta la donna e la ripose sul letto.
La sistemò sul materasso e la coprì. Mentre era ancora intenta a sistemare la nuora si accorse che l’elfo domestico era rimasto immobile.
Accigliò lo sguardo e il piccolo esserino magico deglutì teatralmente per prendere parola.
“P-poppy crede…crede sia meglio portare prima le fiale e poi chiamare il padrone, Signora.”
Narcissa la guardò confusa e incrociò le braccia al petto risentita.
“Posso anche urlare e chiamarlo io Poppy, ma non mi sembra una cosa degna del mio rango.”
L’elfa si torturò le manine e balbettò impaurita.
“P-p-poppy non vuole mancare di rispetto alla Signora Narcissa, ma se anche la padrona gridasse il Signor Draco non sentirà. È uscito!”
La donna chiuse gli occhi, si premette le tempie con due dita e prese un profondo respiro. Dove diavolo era andato suo figlio a quell’ora? E meno male che le aveva assicurato che andava a dormire.
Narcissa guardò Astoria: era sofferente, con la fronte imperlata di sudore ed il viso scavato dal dolore. Non poteva perdere altro tempo! Le avrebbe dato lei tutte le prime cure possibili sperando che potessero bastare fino all’arrivo di Draco.
Con la fermezza purosangue che la distingueva si rimboccò letteralmente le maniche ed impartì nuovamente gli ordini alla piccola elfa.
“Poppy! Portami le fiale che ti ho chiesto prima e aiutami a far riprendere Astoria. Poi andrai a cercare mio figlio. Veloce!”


Hermione era tornata da Harry e Ginny distrutta dopo l’incontro con Draco.
Il salvatore del mondo magico e la moglie non fecero troppe domande, limitandosi ad ascoltarla e a restarle vicino.
Quando poi la riccia espresse il desiderio di uscire nonostante il cielo stesse promettendo una tempesta non si opposero più di tanto.
“Sicura che non vuoi che venga a fare un giro con te?”
Hermione scosse la testa e sorrise mesta all’amico.
“No tranquillo Harry, davvero faccio due passi e torno, se ho bisogno lancerò un patronus, ok?”
Ginny l’abbracciò forte e provò a convincerla alla Molly, con scarsi risultati.
“Ho preparato il pasticcio di carne alla Weasley stasera, non ti tento almeno un po' a restare a casa?”
“Sei un tesoro ma…no…non vi preoccupate ho solo bisogno di una serata per me…per pensare e metabolizzare.”
“Promettici che non sparirai!”
La rossa fu perentoria.
“Non lo farò…anzi per farvi stare più sereni vi dirò che ho intenzione di fare un giro nel mio vecchio quartiere…voglio dare un’occhiata a casa…lo so, vi sembrerà strano, i mei l’hanno venduta e non c’è più niente lì che mi leghi a quelle mura…ma…vorrei rivederla…”
Ginny lanciò un’occhiata nervosa al marito che restò impassibile.
“Non insistiamo, Hermione. Fa ciò che ritieni giusto. Io e Ginny siamo qui per te.”
“Grazie Harry…allora io vado…non aspettatemi alzati!”
La riccia tirò loro un bacio e sgusciò fuori casa.
“Perché l’hai lasciata andare? Hai sentito dove vuole arrivare? E se lui fosse a casa?”
Il moro si sistemò gli occhiali e guardò la moglie con intensità.
“Dubito che a quest’ora lui si trovi lì…ma se dovessero incontrarsi…beh…lasciamo che il destino faccia il suo decorso…ok?”
Ginny annuì poco convinta e prima che potesse voltarsi per tornare in cucina Harry la sorprese con un bacio.
“Sono preoccupato quanto te…ma devono sbrogliarsela da soli!”


Hermione si strinse nel suo impermeabile color cammello e sorrise felice nel constatare che almeno all’esterno casa sua era rimasta tale e quale.
Adorava quella villetta a schiera e le dispiacque non poco quando i suoi genitori le comunicarono che avevano deciso di venderla per stabilirsi definitivamente in Australia vicino a lei ed Eltanin.
In quel periodo era molto indaffarata tra i corsi e la vita da neo mamma che prestò poca attenzione alla compravendita.
Chissà com’erano i nuovi proprietari…in effetti era molto curiosa al riguardo…la luce della sala era accesa, erano lì dentro…quasi quasi…
Percorse cauta qualche passo nel vialetto per poi tornare indietro scuotendo la testa.
Ma cosa le diceva il cervello? Suonare a quell’ora tarda per dire cosa? Piacere sono la figlia dei precedenti proprietari, mi fate fare un giro della mia vecchia casa? No meglio andare via.
Persa in quei pensieri Hermione non si rese neanche conto che aveva iniziato a piovere. La leggera pioggerella stava per trasformarsi in un vero e proprio temporale.
Il rombo di un tuono la fece sobbalzare riportandola alla realtà dei fatti, era zuppa dalla testa ai piedi e non si era schiarita le idee in alcun modo.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo si precipitò a ripararsi sotto la tettoia della villetta. Il portico di legno cigolò e lei si maledisse, ricordando bene che all’interno quel suono poteva essere percepito e che spesso preannunciava visite.
Suo padre Matt ci scherzava sempre su dicendo che l’unica magia che era in grado di fare era prevedere il suono del campanello grazie a quelle scale cigolanti.
Una voce maschile ovattata si sentì da dietro lo spesso portone di legno.
“C’è qualcuno lì fuori?”
Appunto, come non detto…
Si sistemò al meglio i capelli bagnati ed arruffati pronta a rispondere quando la porta si spalancò e lei per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
“…Hermione…”
La donna si avvicinò all’uomo e lo fissò attonita, sbirciò fugace dietro di lui e per poco non le venne un colpo. Il salone sembrava sempre lo stesso.
“Tu…tu…cosa ci fai a casa mia Malfoy?”
Il biondo per tutta risposta la tirò dentro e con un incantesimo non verbale l’asciugò completamente.
“Vuoi dire a casa mia Granger. L’ho comprata anni fa.”
Hermione si voltò di scatto verso di lui e lo fissò a bocca aperta.
“Non lo sapevi?”
La riccia scosse la testa ancora ammutolita.
“Vieni accomodati…ehm…fa come se fosse…casa tua…”
Hermione vide un guizzo divertito negli occhi argento del biondo e non riuscì a trattenere un sorriso. Si tolse il cappotto e lo tenne tra le mani mentre si guardava intorno attentamente.Divani, tavolo, sedie, foto, libreria…tutto era rimasto uguale a quando ci abitava lei, cosa significava?
Si voltò verso Draco per chiederglielo ma lui la anticipò.
“Non abito qui Hermione, ma avevo bisogno di un posto tutto mio lontano dalle mura del Manor. Penso che né Astoria né mia madre sappiano di questa mia proprietà.”
Le prese delicatamente il soprabito e la invitò a sedersi sul divano.
“Casa è intatta non ho spostato neanche un soprammobile.”
La riccia lo guardò stupita.
“Davvero?”
“Non mi credi? ...Va a fare un giro se vuoi…”
Giocò volutamente con la curiosità della grifona che non se lo fece ripetere due volte e come una bambina corse su per le scale in direzione delle camere da letto. Entrò nella sua stanza ed una sensazione di calore le riempì il cuore, Draco non le aveva mentito. Aveva lasciato perfino il suo adorato copriletto rosso-oro.
Il biondo salì silenzioso dietro di lei e poggiato sullo stipite della porta la osservò felice che sfiorava le sue cose.
“Perché, Draco?”
Il serpeverde incrociò le braccia al petto ed alzò un sopracciglio.
“Vuoi la versione ufficiale o quella ufficiosa?”
Hermione sorrise e gli si avvicinò piano.
“Entrambe.”
Draco sbuffò divertito e le afferrò una ciocca di ricci ribelli iniziandoci a giocare.
“Avevo bisogno di una cantina ben strutturata dove creare il mio laboratorio. Ad essere onesto…l’unica cosa che troverai completamente diversa è il seminterrato.”
La riccia si avvicinò ancora ed appoggiò le sue mani sul petto di lui.
“E quella ufficiosa?”
Draco inclinò la testa osservando da vicino gli occhi della sua Hermione.
“Volevo possedere qualcosa di tuo…che nessuno mi avrebbe più tolto.”
I loro visi erano così vicini che i loro respiri si confondevano.
“Cosa ti ha portato qui, Hermione?”
“Non riuscivo a restare da Harry e Ginny…avevo bisogno di…”
“…di aria di casa…”
La donna annuì e posò i suoi occhi sulle labbra di Draco, incapace di reggere lo sguardo di lui si sforzò di mantenere un po' di autocontrollo.
“Quindi…ti ho disturbato…stavi…lavorando?”
Draco negò delicatamente con il viso strofinando volontariamente il suo naso con quello della riccia come una carezza. Poi le lasciò un lieve bacio sulla fronte.
Era sbagliato, non avrebbe dovuto farlo, forse era durato più a lungo del previsto di certo la situazione gli era sfuggita di mano perché non aveva previsto di lasciarle altri baci sugli occhi e sulle guance.
Si staccò da lei con il fiato in sospeso, serrando i pugni e chiudendo le palpebre. Era un vero e proprio supplizio staccarsi da lei, ma non poteva cedere. Dovevano prima parlare e chiarirsi.
La riccia fece un passo indietro, con lo stesso dolore e rammarico.
“Hermione…ho parlato con mia madre oggi…e devo dirti alcune cose…”
“La ami? Perché fa male, ma voglio che tu sia felice e…”
La riccia non prestò molta attenzione alle parole del biondo.
Draco corrugò la fronte non capendo in un primo momento a chi si riferisse la donna.
“Intendi Astoria?”
La riccia incrociò le braccia al petto e lo guardò confusa.
“E chi sennò? Per caso hai anche un’altra donna di cui non sono a conoscenza?”
Draco tirò indietro la testa e si passò una mano tra i capelli.
Rise, mentre Hermione sbuffava risentita lui non riuscì a trattenersi.
“No! Ma dobbiamo parlare…”
“‘No’ non hai un’altra donna o ‘No’ non la ami?”
Il cuore di Hermione batteva forte, aveva bisogno di sapere e quel furetto platinato invece rideva e faceva l’enigmatico.
Draco la guardò risoluto. In un attimo, incapace di resistere, le si avvicinò sicuro ed assaporò le sue labbra morbide. Un bacio dolce, voluto, bramato.
“Ho amato solo una donna in tutta la mia vita. E quella donna sei tu.”
Hermione si era ripromessa di restare calma, di non fare gesti avventati, di appellarsi al suo autocontrollo, di parlare con lui, di non affrettare le cose e soprattutto di non cedergli.
Come c’era finita adesso sul letto, a cavalcioni su di lui che torturava le sue labbra, il suo collo ed il suo corpo?
Le snelle gambe di Hermione erano saldamente avvinghiate al bacino di Draco e con movimenti regolari la sua intimità strisciava sull’asta di lui, mentre le loro lingue si cercavano calde e voluttuose.
Il biondo si staccò un attimo per perdersi in quegli occhi ambrati liquidi di passione. Il fiato corto, le labbra arrossate dai baci.
Ansimante e vogliosa Hermione fece scorrere le sue mani febbrili sul fisico di Draco e lentamente iniziò a spogliarlo. Ricordava bene come gli piacesse essere svestito dolcemente e come amasse essere torturato da carezze e sfioramenti, pregustando quello che sarebbe avvenuto dopo.  Dove lei scopriva pelle lasciava un bacio, dove toccava lasciva lui gemeva.
Le mani di lui non riuscirono a restare ferme e mentre godeva di quella dolce agonia riprese a baciarla con passione, stringendo con forza i glutei spingendola più a contatto con il suo bacino.
A lei sembrò di andare a fuoco, come aveva fatto a sopravvivere tutti quegli anni senza il suo tocco?
Erano arrivati ad un punto di non ritorno, non importava cosa sarebbe successo dopo, per una volta avrebbero dato retta al loro cuore e alla loro passione, proprio come ai tempi di Hogwarts quando nacque il loro amore.
“P…Padron Draco…”
I due amanti sussultarono dallo spavento e si staccarono immediatamente rompendo l’incanto che si era creato.
“Poppy…cosa cazzo…?”
Hermione alzò la mano e sorrise all’elfetta che nel frattempo si era prostrata a terra.
“Padrone Poppy è molto dispiaciuta, anche felice di vedere la Signora Hermione, ma Poppy doveva disturbare il padrone, doveva…è un ordine della Signora Narcissa.”
Il biondo fulmineo si rivestì completamente e fece cenno all’elfo di alzarsi.
“Cosa è successo?”
“La padrona Astoria, sta male, è svenuta. Padrona Narcissa ed io l’abbiamo soccorsa ma il Padrone deve tornare ora. La signora ha la febbre e reagisce poco nonostante le pozioni.”
Draco guardò Hermione disperato e dispiaciuto.
La realtà, i suoi obblighi, la sua vita lo stavano prepotentemente richiamando a sé e lui non poteva esimersi.
“Io devo andare, se vuoi restare…sì insomma…considerala sempre casa tua…”
Si voltò per smaterializzarsi ma Hermione lo bloccò risoluta.
“Vengo con te!”
“Cosa? No!”
Hermione incrociò le braccia al petto ed alzò il sopracciglio con aria di sfida.
“Sono un medico specializzato nella malattia di Astoria, ricordi? Non solo posso concretamente aiutarla ma posso anche iniziare a formulare la mia diagnosi. Non accetto un no da parte tua!”
Il suo tono non ammetteva repliche e così dicendo lo superò e prese la mano della piccola elfa. Si voltò un’ultima volta verso il biondo sicura ed orgogliosa.
“Portami al Manor, Poppy, grazie!”

******
Ciao a tutti!
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Sembra proprio che ora che si sono ritrovati Hermione e Draco non riscano a non trovarsi e a stare insieme!
Certo Poppy li ha fermati sul più bello...
Cosa succederà ad Astoria? Draco riuscirà a parlare con Hermione dei suoi sospetti?
RIngrazio moltissimo chi sta commentanto e anche chi sta solo leggendo. Se vi va aspetto di leggere le vostre opinioni!

Alla prossima :-)

 

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Capitolo 10
*** La scottante verità ***


La scottante verità


Il sonoro “Pop” della smaterializzazione congiunta fece girare di scatto Narcissa.
Era pronta ad inveire contro il figlio e dirgliene quattro quando si accorse che il biondo non era solo.
Di fianco a lui una chioma riccia che non vedeva da anni, di una donna oramai non più ragazzina, che la guardava con fierezza e sicurezza. Orgogliosa com’era, infatti, Hermione non le avrebbe mai palesato il suo disagio ma anzi la guardava con uno sguardo bruciante di determinazione.
Non aveva pensato molto quando si era proposta di andare, il richiamo alla sua professionalità era stato troppo forte per riflettere e prepararsi all’incontro con la nobildonna che le aveva stravolto la vita. Era lì per curare una donna malata, doveva essere superiore e non considerare Narcissa.
Da vera Grifondoro avrebbe affrontato la situazione con coraggio e a testa alta.
Quella donna non aveva più potere su di lei e di certo non avrebbe potuto ferirla più di quanto aveva già fatto.
“Buonasera Signora Malfoy.”
Narcissa intuì subito dall’atteggiamento e dal tono di voce della riccia che Draco non le aveva ancora svelato la verità. Hermione credeva fermamente che la discussione avuta anni fa fosse stata proprio con lei.
Cercò lo sguardo del figlio per averne conferma e lo trovò a capo chino con aria colpevole.
La nobildonna decise di comportarsi nel modo più naturale possibile.
Sorrise quindi benevola e ricambiò il saluto con cortesia.
“Buonasera Hermione. Sono davvero contenta che tu sia qui.”
La riccia fu spiazzata da quel comportamento, Narcissa sembrava sinceramente felice di vederla.
“Draco mi ha detto che tu sei il medico specializzato che stavamo aspettando.”
Ancora incapace di decifrare la donna, Hermione annuì e si avvicinò al capezzale di Astoria. Dalla sua borsetta estrasse dei guanti di lattice ed uno stetoscopio.
Li indossò velocemente ed iniziò ad auscultare il torace della donna.
“Mi dica, Signora Malfoy, cosa è successo esattamente?”
“Narcissa, chiamami Narcissa cara e dammi del tu.”
Lo sguardo della nobildonna era dolce e privo di qualsiasi risentimento.
Hermione continuava ad essere confusa difronte a quell’atteggiamento ma decise di accantonare per il momento qualsiasi diatriba o faida passata e di concentrarsi sulla sua nuova paziente.
“Molto bene, Narcissa, puoi dirmi per favore cosa è successo?”
“Ero nella mia camera con Poppy quando all’improvviso Astoria ha urlato aiuto, invocando proprio il nostro elfo. Mi sono precipitata qui e l’ho soccorsa.”
Nel mentre che la donna parlava, Hermione aveva estratto la bacchetta ed aveva iniziato a controllare le funzioni vitali di Astoria.
“Capisco, gli hai dato qualcosa? Posso avere quattro sedie per favore?”
Narcissa annuì e fece segno a Poppy di dare seguito alle richieste di Hermione. Si scambiò una rapida occhiata con il figlio non capendo bene a cosa le servissero le seggiole ma lui scrollò le spalle e scosse la testa. Ne sapeva quanto lei.
Hermione seguì con la coda dell’occhio la scenetta e si lasciò scappare un ghigno divertito. Vedere impotenti i Malfoy ed avere completa libertà di azione le dava uno strano senso di piacere.
“Narcissa, è importante che io sappia se Astoria ha preso o meno qualcosa, ricordi cosa le hai dato?”
La nobildonna si scusò con un sorriso e si affrettò a rispondere.
“Le ho dato una pozione contro la febbre e la sua speciale di rimpolpasangue.”
Professionale e precisa la riccia ascoltò attentamente la nobildonna e non appena l’elfa apparve con quello che le era stato richiesto Hermione trasfigurò il tutto in un monitor multi parametrico per il monitoraggio dei segni vitali, un kit di rianimazione, una bombola di ossigeno ed una flebo.
Con gesti calcolati e specifici Hermione sistemò sul volto di Astoria la maschera d’ossigeno e le inserì un ago cannula nel braccio e collegò il tubicino alla flebo.
Come se nulla fosse, poi,  tirò fuori dalla sua borsa i suoi occhiali, un taccuino ed una penna annotando tutto quello che le era stato detto.
“La Potus Purgas per la febbre?”
Narcissa la guardava rapita.
“Sì esatto, di solito Draco prepara quella pozione per far scendere la temperatura.”
Hermione scrisse rapidamente e si sistemò le lenti sul naso.
“Hai parlato di una speciale rimpolpasangue. Di cosa si tratta?”
Rimasto immobile ancora nel punto dove si era smaterializzato e colpito dalla velocità con cui Hermione aveva preso in mano la situazione, Draco si schiarì la gola e finalmente prese parola.
“L’ho fatta io. Ad Astoria hanno prescritto la classica per curare la sua malattia ma era poco efficace. Così ho avuto l’intuizione di aggiungere un poco di Dittamo e del Timo. Il suo corpo aveva risposto bene all’inizio ma nell’ultimo anno neanche quella l’ha aiutata. Posso…posso chiederti che cosa diavolo sono questi aggeggi? Cos’è quel filo che penzola dal braccio di Astoria e cosa le hai messo in faccia?”
Il biondo indicò stranito tutta la strumentalizzazione vicino al letto della moglie.
Hermione fece un lungo respiro ed alzò gli occhi al cielo.
“Quindi mi stai dicendo che l’unica cosa che le hanno prescritto al San Mugo è della rimpolpasangue rivisitata?”
Draco annuì ed alzò un sopracciglio infastidito. Odiava quando Hermione evitava di rispondere alle sue domande. Narcissa gli fu subito accanto e gli toccò un braccio per calmarlo.
“Hermione sa quello che fa, mi sembra che abbia tutto sotto controllo. Falle svolgere il suo lavoro e poi ci spiegherà.”
La riccia si meravigliò di quelle parole e decise di abbassare definitivamente l’ascia di guerra.
“Le condizioni attuali di Astoria sono stabili, la febbre sta diminuendo ma fa ancora molta fatica a respirare. Inoltre non mi piacciono affatto quegli ematomi sulle braccia e sullo stomaco. Segno che la malattia sta degenerando. Questo filo come lo chiami tu è una flebo. Vedi ho inserito un ago che mi permetterà di somministrare sostanze liquide direttamente in vena, tipo delle medicine. In questo momento le sto dando una sostanza glucoidrosalina. Sono zuccheri e sali minerali per idratarla.”
Hermione diede un attimo di tempo ai due Malfoy di apprendere i concetti basilari della medicina babbana e poi riprese a parlare.
“Questa che vedi sul viso, invece, è una mascherina che filtra ossigeno. Mentre qui, su questo display sono segnalate le sue funzioni vitali. Ho assoluto bisogno di controllarle costantemente. Sono oggetti ospedalieri babbani, fidati, importantissimi per svolgere al meglio il mio lavoro.”
Il biondo annuì attratto da tutti quegli aggeggi sconosciuti e piacevolmente colpito dalla professionalità della grifona.
“Mi fido ti te, ciecamente.”
La riccia sorrise e si avvicinò ai due Malfoy.
“Per caso il San Mugo ha rilasciato una sorta di cartella clinica? Qualche informazione sul suo stato di salute?”
“No, niente.”
Hermione si portò una mano sul mento e si morse il labbro inferiore.
“Neanche mezzo foglio con su scritto la sua diagnosi?”
Draco scosse la testa dispiaciuto di non poter essere d’aiuto.
“D’accordo, allora devo procedere per gradi. Ho bisogno di un campione del suo sangue per analizzarlo e quindi mi serve tutta la mia attrezzatura medica. Devo mandare un messaggio a Harry, la maggior parte delle mie cose si trova da lui, e…”
La grifona non riuscì a finire la frase che Astoria iniziò a mugolare in preda a degli spasmi di dolore acuto.
Draco fu sul punto di precipitarsi al capezzale della moglie ma Hermione perentoria lo fermò con un braccio.
“Ci penso io, tu per favore ora esci. Manda un gufo ad Harry e trovami dello spazio nel tuo laboratorio. Dovrò posizionare lì altri strumenti babbani. Narcissa devo chiedere anche a te di uscire.”
Il biondo ingrossò le narici e provò a protestare ma la madre lo costrinse ad eseguire gli ordini della dottoressa Grenger.
“Noi usciamo Hermione, ma puoi dirci cosa le farai?”
La riccia sospirò ed annuì, ci voleva pazienza con quelle serpi.
“Le inietterò un calmante, una specie di pozione senza sogni ma che ha anche l’effetto di non farle provare meno dolore. In questo modo si tranquillizzerà e potrà riposare. State sereni, so quello che faccio.”
A Draco non andava giù comunque di uscire dalla stanza ma capendo che Hermione non ammetteva alcuna replica girò i tacchi e se ne andò.
Narcissa tentennò un poco insicura ma alla fine a testa alta poggiò una mano sulla spalla della riccia in un palese gesto di affetto.
“Grazie per quello che fai, a lui penserò io. Hai bisogno di altro, non so bene come funziona con i dottori babbani ma…non so vuoi del tè, un caffè…”
Hermione fece un passo indietro e scosse la testa. Non riusciva a comprendere il comportamento della donna che aveva davanti e questo la destabilizzava.
“No, grazie”
Narcissa abbassò gli occhi dispiaciuta, ma non biasimava la freddezza della grifona.
“Non avere remore e se hai qualche necessità conta pure su Poppy e anche su di noi.”
Detto questo lanciò un ultimo sguardo di rammarico verso Astoria ed uscì.
Rimasta completamente sola con la sua paziente Hermione si avvicinò a lei e le accarezzò la fronte. Un forte senso di colpa le esplose nel petto.
Questa bellissima donna, perfetta nonostante la sofferenza, era sopraffatta dalla malattia e dal dolore e lei la pluristimata dottoressa Grenger, nonché integerrima Grifondoro, stava per fornicare con suo marito.
No, quello che era successo con Draco doveva finire ancor prima di iniziare, non poteva assolutamente fare un torto del genere ad Astoria, Godric Grifondoro si sarebbe rivoltato nella tomba.
Hermione fece un respiro profondo e con gesti automatici tirò fuori dalla sua borsa una siringa ed una fiala di calmante.
Preparò con cura la medicina per somministrarla in endovena e si chinò verso la donna semi cosciente.
Poco prima che la riccia procedesse Astoria si destò mettendo a fuoco la stanza ed Hermione le sorrise benevola.
Gli occhi della signora Malfoy si spalancarono e la riccia ci lesse del puro terrore, come se avesse visto un fantasma. Con dolcezza Hermione le accarezzò la nuca.
“Astoria, non ti preoccupare…va tutto bene…sono Hermione Grenger, ti ricordi di me? Sono io il medico specializzato, sei sotto le mie cure. Tra poco starai meglio.”
La piccola di casa Greengrass afferrò con ritrovata forza il braccio della grifona e tentò di liberarsi dalla mascherina. Gli occhi velati di lacrime ed il viso ancora più bianco.
“Her…Hermione…Granger…tu…io…”
“Si, sono io. Shhh, non ti affaticare. Ora pensa a riposare, va tutto bene.”
Astoria scosse vigorosamente la testa e strinse nuovamente la presa sulla riccia.
Calde stille le rigavano la guancia.
“Sei…sei un’allucinazione vero?...Ho vissuto anni con questo peso e adesso capisco che per morire serena ho bisogno del tuo perdono...”
La riccia corrugò la fronte e accarezzò il viso della donna malata.
“Non sono un allucinazione…e non capisco davvero perché dovrei perdonarti cara, dai cerca di riposare e di tranquillizzarti. Non stai morendo hai solo un po' di febbre.”
Astoria guardò con occhi pieni di supplica Hermione.
“Ti prego perdonami…e sarò in pace con me stessa. Ho…ho voluto una cosa che non mi apparteneva…e ne ho subito tutte le conseguenze…Perché nonostante tutto Draco è sempre stato tuo e non mio.”
Hermione si fece seria e batté le palpebre incapace di capire.
“Ti stai solo affaticando e non va bene nelle tue condizioni. Parleremo con calma dopo, ora devi dormire.”
Astoria ansimò di dolore ma obbligò la riccia ad ascoltarla.
“No! Io…non lo so se avrò un’altra possibilità…e te lo devo confessare! Ero io quel giorno…ero…ero qui al Manor e avevo capito che avrei perso Draco…che lui aveva scelto te. E tu lui. Dovevo separarvi…ero…accecata dall’ amore…amore non corrisposto…Sono stata una sciocca ma…ho preso un capello di Narcissa…ho trovato nel seminterrato le loro pozioni…ho bevuto la polisucco e sono diventata…Narcissa. Io…io…ti ho allontanata da lui…ero io…”
Non appena finì di pronunciare quelle parole con la voce rotta dalla sofferenza e dallo sforzo  Astoria perse nuovamente i sensi, i battiti del suo cuore ondeggiarono da altissimi a bassissimi ed Hermione ancora scioccata dalla rivelazione non si perse d’animo e si affrettò a rianimare la donna ristabilizzando le sue condizioni.
In un attimo il mondo smise di girare e la riccia crollò inerme sulla sedia vicino al capezzale di Astoria.
Era stato tutto un assurdo, insensato, illogico mal interpretato gioco di supremazia.
La piccola, ingenua, mansueta Greengrass l’aveva volutamente manipolata e colpita.
E c’era riuscita, aveva saputo destreggiarsi tra le paure e le inquietudini di Hermione.
Le aveva tirato un brutto tiro mancino e lei aveva abboccato servendogli Draco su di un piatto d’argento.
La rabbia sopita per anni le ribolliva dentro, aveva bisogno di urlare e piangere.
Che situazione paradossale stava vivendo, la persona che le aveva rovinato la vita giaceva malata in gravi condizioni di salute e lei era l’unica che poteva salvarla.
Per una frazione di secondo pensò di lasciarla lì, smontare tutto ed andarsene ma non sarebbe stato giusto. Hermione era un medico ed un dottore non lascia morire un paziente senza aver provato tutte le cure.
Perché era così dannatamente leale e onesta? Perché nonostante tutto prevaleva la volontà di aiutarla?
Hermione si strinse in sé stessa e portò entrambe le mani sul volto.
Lasciò che calde lacrime scendessero libere sul suo viso.
D’improvviso due calde braccia la accolsero e lei si ritrovò a piangere tutto il suo risentimento sul petto di una persona.
Alzò di poco lo sguardo ed incrociò i dolci occhi materni di Narcissa.
“Sfogati cara, piangi quanto vuoi.”
“Na…Narcissa…tu…tu…”
La nobildonna annuì ed Hermione non riuscì a trattenere un singulto.
Si lasciò cullare da quella donna che per anni aveva pensato fosse malevola e nociva, e sfogò tutta la sua frustrazione. Narcissa accolse tutto la sua afflizione poi decise di parlare.
“Draco mi ha raccontato cosa vi eravate detti e del perché eri sparita. Sapevo perfettamente che non era mai avvenuta una discussione del genere tra te e me.”
La grifona si asciugò una lacrima.
“E Draco ti ha creduta?”
Narcissa abbassò lo sguardo e le accarezzò la schiena.
“Mio figlio è una serpe Hermione, è venuto a pormi la domanda sapendo che non potevo altro che dire la verità.”
Le fece un occhiolino ed arguta com’era la riccia capì subito cosa volesse intendere.
“Il Veritaserum…”
“Sì. Ma vedi anche io sono figlia di Salzar Serpeverde ed ho iniziato a ricongiungere i vari pezzi. Il dubbio che fosse stata Astoria mi è venuto subito. Ma non avevo prove.”
Hermione si voltò verso la giovane donna addormentata e sospirò.
“Credo che Draco abbia provato a parlarmi di questo ma…le cose sono precipitate e quando è arrivata Poppy io ho agito d’istinto.”
Narcissa la strinse ancora più forte e le asciugò le ultime lacrime rimaste.
“Sei una grande donna Hermione ed una vera Grifondoro. So che le mie parole non hanno molto valore ma sappi che Astoria è stata causa del suo stesso male. Credeva di aver vinto ottenendo Draco per sé, di poterlo convincere di cambiare idea ma lui non l’ha mai amata. Tu meritavi di sapere queste cose prima di diventare il suo medico.”
La nobildonna le sorrise dolcemente e proseguì il suo discorso.
“Io lo so che tutto questo adesso per te è difficile…ma ecco…segui il tuo cuore. Lui saprà sempre indicarti la cosa giusta da fare.”
Hermione annuì, si alzò per controllare il monitor di Astoria e fece un lungo respiro.
“Io non lascerò mai e poi mai un mio paziente in fin di vita, bisognoso di cure. Capirò il problema di Astoria e la curerò, facendo del mio meglio.”
Narcissa le porse un bicchiere d’acqua e la riccia ne bevve un sorso.
“Grazie.”
“Ma figurati cara.”
Hermione scosse di poco la testa.
“No…intendo davvero grazie…grazie per tutto, Narcissa.”
“Hermione, tu ami ancora mio figlio?”
La grifona si guardò la punta delle scarpe ed annuì vigorosamente.
“Ne sono felice, mia cara. Fidati di me, al momento non diciamo nulla a Draco e se ci riesci comportiamoci come se Astoria non ci avesse confessato alcunché. Non ti chiedo di mentire, ma solo di omettere. A tempo debito diremo tutto.”
Hermione si morse il labbro preoccupata.
“Devo fingere di avercela ancora con te?”
Narcissa sorrise e scosse la testa.
“No tesoro, diremo che ci siamo chiarite e che sai dei miei sospetti anche tu.”
La riccia si sentì sollevata e stranamente più forte di prima. Narcissa le dava coraggio e sicurezza. Istintivamente si sporse verso la nobildonna e la strinse in un caloroso abbraccio.
“Madre…Hermione…tutto bene?”
Draco fece capolino nella stanza proprio in quel momento seguito da un Potter preoccupato per le vicende accadute quella sera.
“Certo figlio mio, abbiamo avuto modo di parlare e di chiarirci. Buona sera Harry, grazie per essere corso qui. Desideri del tè?”
Così dicendo la nobildonna fece accomodare il salvatore del mondo magico nel salotto vicino e lasciò a suo figlio la giusta privacy con la grifona.
“Hermione…ho provato a dirtelo stasera…che mia madre non c’entrava nulla e che avevo dei dubbi su Astoria ma poi la situazione è precipitata…io…io lo capisco se vuoi andare, è solo un sospetto ma se fosse stata lei di certo non merita il tuo aiuto…”
La riccia gli si avvicinò cauta e gli accarezzò il volto.
“E’ tutto davvero assurdo ma non scapperò un’altra volta. Ho deciso che farò una cosa per volta. Ora ho bisogno di fare quel prelievo di sangue e di analizzarlo. Mi aiuti, ti va?”
Draco si beò di quella carezza e di quelle parole. Hermione sarebbe rimasta.
“Sono a tua completa disposizione.”

Ciao  a tutti!
Scusatemi se vi ho fatto attendere...ecco qui...una confessione in piena regola anche se inconscia...che ne pensate?
Commenti suggerimenti e critiche sempre ben accette!
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Tutto può cambiare in un attimo ***


Ciao a tutti e buona lettura, 
Ci tenevo solo a ringraziare chi ha letto finora la storia e che spero si sia appassionato quanto me che la sto scrivendo.
Per questo capitolo devo ringraziare 24nuvola.
Leggendo un suo commento ne ho tratto ispirazione.
Vi ringrazio anticipatamente e se vi va, vi invito a commentare.


Tutto può cambiare in attimo
 

“Non credevo tu fossi così brava nel Quidditch!”
Albus era sempre più entusiasta ed ammaliato da quella biondina tutta ricci e tutto pepe.
Oltre ad essere bella, scaltra e furba era anche un asso come cercatrice.
“Mia madre dice che è un talento naturale, pare che anche mio padre fosse cercatore come me…forse l’ho ereditato da lui!”
Scorpius sbuffò divertito ed addentò una mela che aveva sottratto a colazione.
“Mmm…mio padre lo era e pure quello di Albus eppure noi siamo delle schiappe!”
Il giovane Potter incrociò le braccia al petto.
“Hey…parla per te! Non sarò fortunato con il boccino ma sono un ottimo battitore…d’altronde mia madre era un fenomeno, ho preso da lei! A proposito…”
Albus si fermò di colpo e si schiarì la voce.
“Eltanin…parlaci di tua madre.”
La biondina si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e continuò a camminare verso gli spogliatoi.
“Perché? Cosa vorresti sapere di lei?”
Il moro le regalò un sorriso birichino e con non curanza la superò.
“Beh…se vogliamo scoprire qualcosa su tuo padre, dobbiamo prima capire chi era tua madre.”
Eltanin alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia al petto assumendo un’aria sfrontata da so-tutto-io.
“Credi che io non ci abbia già pensato? Peccato che mia madre ha praticamente vissuto in Australia dopo i M.A.G.O. e che prima di diplomarsi la sua vita sociale era fare la fuggitiva alla ricerca degli Horcrux con tuo padre…non credo che grazie alla sua vita potremmo scoprire molto!”
Albus ghignò soddisfatto e le diede un buffetto sulla guancia.
“Mmm…interessante quello che hai detto…mi sa tanto che invece non hai considerato un piccolo insignificante dettaglio che potrebbe essere di vitale importanza per la tua ricerca!”
Eltanin si fermò di colpo e obbligò anche il giovane Potter ad arrestare la sua camminata.
“Cioè? Non fare il misterioso con me Potter!”
Il moro si avvicinò lentamente e sfacciato le fece una carezza sulla guancia.
“Dammi un bacino Eltanin e parlerò…”
Scorpius che fino ad allora era rimasto ad ascoltare in silenzio mimò un conato di vomito.
“Albus…ti vendi per un bacino…non è da te! Comunque mia cara nuova sorella, quello che vuole dirti il qui presente Don Giovanni è che l’anno della battaglia finale non sono stati fatti i M.A.G.O. e che agli studenti che hanno combattuto è stato data la scelta di frequentare nuovamente il settimo anno oppure di avere il diploma ad honorem.”
Eltanin puntò il suo sguardo sull’erba fresca elaborando quello che le era stato appena detto, mentre Albus dava una bonaria spinta all’amico mimando con le labbra una sottospecie di minaccia per aver sabotato il suo approccio con la biondina.
Sospirando il giovane Potter attirò nuovamente l’attenzione della sua amica.
“Esatto…quello che volevo capire è se tua madre ha frequentato il settimo anno due volte. Ragiona…se così è stato, è molto probabile che tuo padre l’abbia incontrato ad Hogwarts…che sia nato qualcosa tra queste mura.”
Eltanin aprì la bocca stupefatta. Il ragionamento non faceva una piega, c’era solo un piccolo problema. Lei non si ricordava minimamente come la madre avesse superato i M.A.G.O.
Si accasciò a gambe incrociate per terra e mise il broncio.
“Non ne ho la più pallida idea! Mia madre ama studiare, lo fa in continuazione…è una medimaga, posso supporre che abbia voluto riprendere gli studi…ma non saprei…”
Scorpius si accomodò vicino a lei e le mise un braccio intorno alla spalla per infonderle supporto.
Anche Albus si accovacciò vicino a lei pensieroso. Poi come illuminato batté le mani e si alzò in piedi di scatto.
“Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima! L’annuario!”
Scorpius sorrise soddisfatto e si tirò in piedi anche lui.
“Eh bravo Potter, oggi stai dando il meglio di te. Eltanin se tua madre ha frequentato lo possiamo scoprire sfogliando l’annuario del 1999.”
Le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e lei accettò di buon grado.
“Ma è geniale! Ma non prenderemo solo quello degli studenti del settimo anno! Prendiamo anche quelli del sesto e del quinto.”
Albus era un po' scettico.
“Dici che tuo padre potrebbe essere più piccolo di tua madre?”
“Non lo so, è una ricerca…non posso di certo escluderlo.”
Scorpius annuì e fece segno agli amici di incamminarsi verso la biblioteca.
"Ci hai detto che tuo padre fa parte di una famiglia purosangue, sai altro di lui per caso?”
Eltanin abbassò gli occhi e giocherellò con le dita.
“Ecco…in realtà…si…”
La cosa non sfuggì ai due ragazzini che le si avvicinarono cauti.
Scorpius le mise entrambe le mani sulle spalle e la obbligò ad alzare gli occhi.
“Sorellina, qualunque cosa sia puoi dircela, non giudicheremo e ci aiuterà nelle ricerche.”
La biondina annuì e inconsciamente si portò una mano sul braccio destro.
“Ha il marchio. Era…era…un mangiamorte.”
Scorpius si lasciò scappare un flebile “Oh” e si voltò verso Albus che lo guardava serio.
Il moretto alzò impercettibilmente un sopracciglio come ad invitare l’amico a parlare.
Il biondo fece un respiro profondo, prese la mano della ragazzina e la strinse forte.
“Anche mio padre ha ricevuto il marchio. E’ una storia lunga, era giovane e mal consigliato. Ma questo non fa di lui una brutta persona, anzi, negli anni ha dimostrato ciò che era veramente. Se tua madre ha amato un tipo così significa che era come mio padre, e che ha seguito la famiglia non il suo vero volere.”
Eltanin annuì felice di quella ammissione e baciò il biondo sulla guancia.
“Grazie!”
“Hey! Non vale! Il bacio lo volevo io…che tra l’altro ho avuto tutte queste brillanti intuizioni!”
La biondina rise birichina e diede uno sbuffo sulla spalla ad Albus.
“Tu fatti venire ancora altre idee come queste di oggi e poi chissà…”
Dicendo questo superò i due e corse felice verso la biblioteca.
“Glielo diciamo dopo che non ci sono marchiati del sesto e del quinto anno, Scorp?”
Il biondo si voltò verso l’amico, lo sguardo serio e l’espressione profonda.
“Come si chiama la madre di Eltanin?”
Albus si batté una mano sulla fronte , si era dimenticato di informare l’amico di quel dettaglio.
“Giusto! Scusami! Si chiama Hermione…Hermione Jane Granger!”
“Hai…hai…detto Hermione?”
Scorpius rimase impietrito e sentì il suo cuore accelerare i battiti. Quel nome lo aveva già sentito! E no…non perché sua nonna gli raccontava che anche un’impavida ragazza aveva aiutato lo zio Harry a sconfiggere Voldemort con le sue intuizioni.
Quel nome ogni tanto lo aveva sentito pronunciare da suo padre, durante il sonno, quando si appisolava sul divano del suo studio e sognava beato. Lo pronunciava e sorrideva.
E lo aveva letto, distintamente, in una lettera d’addio rivolta a suo padre, che per puro sbaglio aveva lasciato aperta sulla scrivania.
“Amico che hai?”
“Albus…cazzo!”
Come preso da un raptus Scorpius iniziò a correre verso Eltanin che oramai era già quasi arrivata alla meta, seguito dal giovane Potter confuso e disorientato.
“Oh…Malfoy. Fermo! Mi spieghi?”
Albus raggiunse il biondo prima che potesse aprire la porta della biblioteca e lo strattonò per un braccio.
“E’ mio padre!”
“Che vuol dire è tuo padre?”
“Quello che ho detto Albus…mio padre…beh…mio padre è il padre di Eltanin!”
Il giovane Potter sgranò gli occhi incredulo.
“Ma…ma…ma ne sei sicuro? come ci sei arrivato?”
Il biondo si ricompose un attimo e guardò dritto negli occhi l’amico.
“Lo so e basta. Ti fidi?”
Il moro annuì e prima che Scorpius potesse fare un passo in avanti lo bloccò di nuovo.
“A lei dovrai delle spiegazioni, lo sai vero?”
Il piccolo Malfoy ghignò.
“Scommettiamo che in quell’annuario mio padre sarà tra i pochi Serpeverde marchiati? Entriamo e lasciamo che venga fuori da sé. Non ti preoccupare poi le spiegherò come l’ho capito. Ah…Potter…ora più che mai…Mia sorella non si tocca.”
Albus alzò gli occhi al cielo e superò l’amico, gli fece un occhiolino d’intesa ed entrò sicuro e tranquillo nella stanza.
“Hai trovato gli annuari?”
Albus scansò la sedia e si accomodò vicino ad Eltanin. La biondina annuì e mostrò fiera il suo bottino.
“Eccolo qui, dov’è Scorpius?”
Il moro fece un cenno con il capo ed indicò l’amico che stava arrivando con una pergamena ed una piuma. Il biondo si posizionò difronte a loro e fece un dolce sorriso ad Eltanin.
“Bravo Scorp, scriviamo tutti gli indizi che abbiamo. Dunque sappiamo che è un maschio…”
Il giovane Malfoy rise divertito.
“Ma dai…non l’avrei mai detto! Che indizio importante.”
Il moro lo guardò torvo e prima che potesse insultarlo la biondina scosse la testa divertita.
“Scorp…credo che il nostro amico voglia provare un incantesimo rivelatore che trascriva tutti i nomi papabili dal libro alla pergamena… ma possiamo usare la magia? Come lo fai senza una bacchetta?”
Albus guardò la biondina sempre più affascinato: che tipa sveglia ed intuitiva.
“Tranquilla l’ho già fatto un sacco di volte, userò una formula non verbale e poi nel caso assurdo dovessero scoprire che stiamo facendo magia, dirò che l’ha fatta James per noi… eccolo seduto lì a studiare. Tutto sotto controllo!”
I due ragazzini si batterono un cinque d’intesa e Eltanin euforica finalmente schioccò il bacio tanto agognato sulla guancia di Albus.
Scorpius prese la pergamena ed iniziò a riportare gli indizi.
“Iniziamo: Maschio, Purosangue, Mangiamorte…poi?”
Eltanin si morse un labbro pensierosa e Albus tamburellò le dita sul tavolo.
“Ah era un Serpeverde! Me l’ha detto mia mamma!”
I due amici si scambiarono un impercettibile occhiata d’intesa e Scorpius diligente trascrisse anche questa informazione. Poi si schiarì la voce.
“Dunque…per quello che ci hai detto finora, possiamo scartare gli annuari del sesto e del quinto anno.”
La biondina li guardò entrambi perplessa e Albus si affrettò a spiegare.
“Non avevano il marchio, troppo piccoli. Solo in pochi l’hanno ricevuto e gli è stato fatto prima della battaglia finale…e beh…dai…vediamo di fare questo incantesimo.”
Il giovane Potter chiuse gli occhi, si concentrò e sibilò in silenzio la formula.
Dalla pergamena fuoriuscì un fascio di luce verde e poco dopo la penna iniziò a scrivere da sola. Poi si staccò dal foglio e cadde sul tavolo, Albus riaprì gli occhi ed afferrò il prezioso foglio di carta. Lesse velocemente e prese un lungo respiro.
Guardò serio Eltanin e poi Scorpius. Si alzò facendo scivolare silenziosamente la sedia e piegò il foglietto, celando volutamente il contenuto.
Lo mise in mezzo al tavolo tra i due biondi e poi si voltò.
“A dopo ragazzi, vado a dare fastidio a mio fratello.”
Perplessa Eltanin lo guardò dileguarsi e poi si voltò verso Scorpius. Il biondo le stava rivolgendo uno sguardo inteso, diverso, come se fosse consapevole.
Un brivido percorse la schiena della ragazzina e senza interrompere il contatto visivo, allungò la mano verso la pergamena.
Indugiò nel prenderla e Scorpius ne approfittò per mettere la sua mano sopra quella di lei.
“Se il mio intuito non sbaglia ci sarà scritto solo un nome lì sopra.”
Eltanin sorrise.
“Sai anche quale per caso?”
Anche Scorpius sorrise.
“Forse…”
La biondina rigirò la sua mano intrappolata sotto quella del giovane Malfoy ed incrociò le loro dita. Proprio come durante il loro primo incontro.
“Se ti dicessi che lo speravo?”
Scorpius annuì e strinse di più la presa.
“Perché non lo scopriamo?”
Eltanin si riempì i polmoni d’aria ed afferrò il foglio, poi lo porse al biondino.
“Leggilo tu per primo.”
Scorpius accettò con un gesto del capo e prima di afferrare la pergamena si strofinò le mani. Aprì delicatamente il foglietto. Gli occhi grigi del ragazzo iniziarono a brillare e Eltanin si alzò di scatto per raggiungerlo.
Si abbracciarono stretti stretti felici come non mai.
“Dimmi che c’è scritto Draco Lucius Malfoy…”
Scorpius si staccò di poco per vedere negli occhi la sorella ed annuì.
“Sì!Noi non ci siamo solo scelti. Siamo veramente fratelli.”
 
“Puoi fare una pausa se vuoi Malfoy…io ho quasi finito di elaborare tutte le informazioni che mi servivano.”
Senza distogliere lo sguardo dal microscopio Hermione prese delicatamente un’ampolla è versò qualche goccia di liquido viola nel vetrino con il campione di sangue di Astoria.  Draco le stava seduto accanto, non aveva fatto altro per tutto il giorno che annotare le strane parole e frasi che lei enunciava e la fissava estasiato.
“Cosa hai detto che fa questo aggeggio...dottoressa Granger?”
Hermione alzò gli occhi al cielo e ripeté per l’ennesima volta l’uso che se ne faceva in medicina babbana.
“E’ una specie di lente di ingrandimento molto sofisticata che mi permette di trovare microorganismi non visibili ad occhio nudo, Sig. Malfoy”
Draco rise e le spostò un ciuffo ribelle scappato dallo chignon arrangiato che si era fatta poche ore prima.
“Sei bellissima quando lavori e quando mi spieghi le cose.”
“Draco…”
Il biondo scosse la testa ed annuì.
“Lo so…abbiamo promesso di fare un passo per volta: di curare prima Astoria, di valutare anche la salute di Scorpius e solo dopo tutto questo penseremo a noi…lo so…ma è…snervante…e ingiusto…e…e tu sei bellissima lo stesso mentre lavori e mentre mi spieghi le cose…quindi te lo dico lo stesso.”
Hermione fissò il biondo annuendo ad ogni parola ma con la consapevolezza interiore di volere molto di più.
“Esatto. Quindi ora per favore rileggimi ancora la pergamena. L’agente che ho immesso ci impiegherà circa 5/10 minuti ad agire.”
Draco le fece un occhiolino e si schiarì la voce prima di iniziare la lettura.
Hermione lo ascoltava attenta e ripeteva con il labiale ogni singola parola.
Quando il serpeverde finì la riccia si massaggiò le tempie tenendo gli occhi chiusi.
“Sai già cos’è Grenger ma stai facendo un ultimo controllo vero?”
La gifona lo guardò dritto negli occhi incapace di mentire ed annuì impercettibilmente.
“E’ molto grave?”
Hermione sospirò e si morse il labbro inferiore.
“Aspettiamo il risultato di questo ultimo test e poi formulerò la mia diagnosi.”
I minuti sembravano non passare mai e nella stanza calò uno strano e surreale silenzio.
Inconsciamente Hermione aveva allungato il braccio in direzione di Draco e lui perso nei suoi pensieri aveva iniziato ad accarezzarlo lievemente. Le dita che sfioravano la pelle di lei, con movimenti circolari e lenti che salivano dal polso fino all’incavo del gomito.
La testa del biondo era china sulla pergamena, incapace di dare un senso a quelle parole che invece per la riccia avevano un significato ben preciso.
Una domanda che voleva uscire dalla bocca di lui e che invece tentennava tra le sue labbra.
Hermione gli sfiorò la guancia e lo costrinse ad incatenare i loro sguardi.
“Draco…non voglio fare la misteriosa ma la medicina è scienza e prima di esporsi bisogna avere i giusti dati alla mano.”
Il biondo si accigliò risentito del mezzo rimprovero.
“Lo so bene Dottoressa…”
Il rampollo di casa Malfoy sbuffò e marcò volutamente l’appellativo.
“…ma ciò non toglie che sono…ecco…mi sento…e lascia stare…”
La riccia si alzò dalla sua postazione ed accolse Draco tra le sue braccia.
Il serpeverde si lasciò accarezzare come un bambino, con la testa appoggiata sul petto di Hermione.
“So a cosa stai pensando…la tua preoccupazione non è solo per Astoria ma anche per Scorpius…Draco…non è detto che sia esattamente la stessa medesima cosa. Anche identiche patologie alle volte hanno risvolti completamente diversi, dipende da tanti fattori.”
Il tono di voce era calmo e rassicurante e il biondo si lasciò avvolgere da quelle parole.
Alzò impercettibilmente il volto verso quello di Hermione ad un passo dalle sue labbra.
Improvvisamente baciarla era diventato un bisogno vitale come respirare e lentamente le si avvicinò sempre di più.
Era sul punto di baciarla quando un trillo magico attirò l’attenzione di entrambi e la riccia si precipitò al microscopio.
Seria osservò per minuti interi il sangue sotto la lente e poi alzò lo sguardo verso Draco.
Dalla faccia di Hermione non traspariva alcuna emozione. Incrociò le mani sul grembo e si schiarì la voce.
“Dunque, si tratta di una rara forma di anemia...di base questa patologia è asintomatica e quando si diagnostica è perché c’è in atto una malattia più grave. Nel caso di Astoria è un po' diverso.”
Il tono della riccia era professionale e distaccato, ogni tanto faceva una voluta pausa per scorgere la reazione di Draco.
“Il sangue di Astoria a causa di questa malattia non riesce più a produrre globuli rossi. Ma la cosa veramente strana è che sembra come incantato, refrattario al flusso magico.”
“Che significa? Spiegati meglio Grenger.”
Draco non voleva tergiversare, voleva arrivare dritto al punto.
“Significa che Astoria presenta tutti i sintomi legati all’anemia e che i risultati dei miei esperimenti lo confermano ma…scientificamente non posso spiegarti perché stia perdendo l’uso della magia…forse un’ulteriore causa al fatto che la malattia sia stata mal curata e trascurata.”
Draco era sconcertato.
“Come…cosa…come fai a dire che ha perso i poteri?”
Hermione sospirò e gli mostrò una bottiglietta.
“Vedi l’agente che ho usato per fare il test al microscopio deriva da questa fiala magica. Ne ho estrapolato i principi e l’ho mescolato al suo sangue per vedere se faceva effetto. Niente. Draco da quanto Astoria non pratica la magia?”
Il biondo la guardò completamente spaesato.
“Io…non ne ho idea…ma…perché?”
“Perché il sangue magico a differenza di quello babbano ha una cellula in più, quella magica. Lo so è assurdo che proprio io ti parli di sangue dopo tutto quello che è successo ma forse è il motivo principale per cui mi sono specializzata in questo ramo medico.”
Hermione prese un respiro profondo e proseguì la sua spiegazione.
“Un mago si definisce tale perché è chimicamente portatore di magia. Se manca questo elemento nel corpo di un mago…non importa di che origine sia…potrebbe morire.”
“Ma…esistono maghi che non hanno magia e sono vivi e vegeti…io…non capisco.”
La riccia sorrise.
“In realtà non sono maghi…vedi prendi ad esempio me, io sono babbana e sono nata con questa cellula in più nel sangue. Sono una strega a tutti gli effetti. Un mago che non manifesta magia non ha questo elemento in più. Dovrebbe definirsi babbano in realtà, ma il mondo magico ha coniato il termine magonò, perché a differenza dei babbani loro sono nati in questo ambiente e conoscono la magia anche se non riescono a praticarla. Non so se…”
Draco finì cupo la frase per lei.
“Ti sei spiegata perfettamente quindi il problema qui è che se Astoria perde definitivamente la magia potrebbe morire? Se non conosciamo la maledizione che l'ha colpita è spacciata, giusto?”
Hermione annuì.
“Io al momento posso curare l’anemia e temporeggiare. Ma sicuramente sarà necessaria una trasfusione.”
Draco spalancò le braccia e la guardò con aria ovvia.
“Ok fai subito la trasfusione, sé un problema di costi lo sai che io ho ingenti quantità di denaro e…”
La riccia scosse la testa.
“Non posso Draco perché il sangue di Astoria è in mutamento ora: né magico né babbano. Posso provare a somministrarle dei farmaci ma finché non capisco la causa della perdita della magia non posso fare alcuna trasfusione.”
Draco abbassò lo sguardo sconfitto.
“Padron Draco…dottoressa Hermione…a Poppy dispiace disturbare ma è arrivata questa da Hogwarts.”
Draco si precipitò a recuperare la missiva e strappò velocemente la busta. Lesse tutto d’un fiato il contenuto e sbarrò gli occhi.
Hermione gli si avvicinò prontamente e lesse a sua volta la lettera. Poi si voltò verso Draco e gli prese entrambe le mani guardandolo risoluta.
“Madama Chips scrive che Scorpius ha avuto un mancamento in biblioteca oggi pomeriggio ma che si è ripreso poco dopo. Draco, stai tranquillo. Lui non è agli stessi livelli della madre.”
Il biondo deglutì a fatica, la testa che ronzava e che cercava una soluzione.
“Se ti fa stare meglio chiedi a Minerva di mandartelo a casa subito. O se vuoi andiamo a prenderlo noi…o…”
Draco le strinse la mano e se la portò alla bocca. Inspirò il profumo di lei come faceva con la sciarpa oro rossa e si calmò riprendendo lucidità.
“No, Scorpius sta bene adesso ed è giusto che finisca il week-end insieme agli altri.”
Poi la guardò intensamente con i suoi occhi grigi ed Hermione perse un battito.
“Presi da tutto questo…noi non abbiamo più parlato di come comportarci con Eltanin...cosa pensi sia meglio fare per lei?”
La riccia boccheggiò sentendosi come schiacciata dal peso di quelle parole.
Era vero…quelle ultime 24 ore erano state così intense che non ci aveva pensato.
“Posso spiegarle che devo lavorare e posso chiedere a Harry e Ginny se la tengono loro…oppure…”
“Va bene la seconda opzione. Lasciala venire qui, lasciami avvicinare a lei.”
Hermione annuì e senza pensare, in un impeto di voglia e desiderio lo baciò.

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Capitolo 12
*** Illogici risvolti ***


Ciao a tutti!
Eccomi qui con nuovo capito
😊 volevo avvisare che la prima parte descriverà delle scene un po' piccanti, per chi è sensibile invito a saltare quel pezzo e a proseguire con il capitolo.
Vi lascio alla lettura e come sempre ringrazio di cuore chi sta leggendo questa storia e chi vorrà commentare!
A presto!

 
Illogici risvolti
 
Un brillio di luce filtrò dalle tende e nella camera si irradiò un chiaro bagliore, segno che la notte era passata ed il giorno stava facendo capolino.
Hermione si stiracchiò lentamente ancora in dormiveglia e si accoccolò sotto il gradevole tepore delle coperte. Era da anni che non si concedeva una dormita così.
Allungò una mano facendola scivolare tra le morbide e raffinate pieghe di seta, abbandonandosi a quella piacevole sensazione.
Amava crogiolarsi nel letto ancora un po' trasognata e lontana dalla realtà quotidiana.
La faceva sentire leggera e sospesa tra i suoi pensieri e i suoi sogni.
I suoi sogni…che sogni aveva fatto quella notte, lei e Draco che bruciavano di passione e eros, avvinghiati e stretti in una profonda danza erotica. 
Se ci ripensava sentiva ancora le farfalle nello stomaco e un eccitante senso di beatitudine al basso ventre.
Oh ingiusta vita! Perché doveva aprire gli occhi e lasciare andare quel desiderio? Perché doveva affrontare una nuova giornata piena di problematiche quando quel letto era così comodo, ampio, confortevole e che sapeva di…Draco? Aspetta cosa?
D’improvviso Hermione sgranò gli occhi. Si guardò intorno…un momento…quella non era la sua camera, non era sdraiata sul suo letto.
In un istante si rese effettivamente conto dove si trovasse.
Era nella stanza di Draco. Era nel suo letto. Nuda.
Non era affatto un sogno anzi…era successo per davvero.
Leggermente intimorita allungò ancora un braccio nel letto e tastò il materasso.
Era sola, completamente sola, sospirò di sollievo e si coprì il volto con entrambe le mani.
Come era potuto succedere? Non si era forse ripromessa di restare al suo posto e di non affrettare le cose?
Beh sì. In teoria è tutto molto facile ma come si fa a resistere ad una serpe che ti avvolge nelle sue spire e ti trascina nel torbido e peccaminoso piacere?
Sbuffò di nuovo, strinse gli occhi e si coprì fino alla testa con il lenzuolo.
A rigor del vero la colpa era solo sua. Era stata lei ad accendere la fiamma con quel bacio.
Avrebbero dovuto smettere subito dopo ed invece…in un secondo la riccia si era ritrovata attaccata al muro con le braccia sopra la testa ed il biondo che le lasciava una scia di avidi baci sulla mandibola, il collo ed il seno.
La testa leggera e la voglia di lui sempre più inarrestabile. Cosa avrebbe dovuto fare smettere? No…suggerirgli una smaterializzazione in camera da letto le era sembrata la soluzione più adeguata e così Malfoy aveva solo eseguito un suo ordine.
Certo da lì in poi non si era più fermato.
Le mani di lui l’avevano cercata prepotentemente accarezzandole tutto il corpo.
Una l’aveva artigliata a sé e l’altra si era infilata sinuosa sotto la gonna di Hermione scostando l’intimo di pizzo e cercando un varco tra le sue pieghe.
Due dita erano entrate decise dentro di lei, già bagnata e pronta a riceverlo.
Per lui fu un attimo formulare un incantesimo non verbale per lasciarli solo in intimo, era sempre stato bravo in questo.
Con movimenti sicuri, Draco, girò la grifona e baciandole il collo le slacciò il reggiseno lasciando che le sue mani si impossessassero dei seni di lei: turgidi e pieni. C’era trasporto e impeto in tutti quei gesti, sapeva cosa piaceva ad Hermione e voleva farla sua senza aspettare troppo, accelerando i tempi per paura che lei potesse ripensarci e sfuggirgli di nuovo, rifugiandosi dietro banali scuse.
E le labbra di Draco, infatti, non le lasciarono il tempo neanche di respirare che subito si impossessarono della sua bocca. L’erezione di lui evidente che strusciava fra le sue gambe che chiedeva impaziente di essere liberata.
Hermione colse subito l’invito e pervasa dal piacere gli accarezzò il torace con carezze che sembravano una tortura che salivano e scendevano tra gli addominali scolpiti fino a raggiungere finalmente il suo membro di marmo.
Lo voleva, Hermione, lo voleva e guardandolo intensamente negli occhi si inginocchiò davanti al suo turgore, gli sfilò gli slip ed iniziò a leccarglielo.
Draco gemeva e le afferrò i capelli per dettarle un ritmo che lei conosceva bene, la presa infatti si trasformò in una carezza e lui si abbandonò completamente alla sua lingua.
Quasi al limite e con molta fatica il biondo si staccò da lei per prenderla con le sue possenti braccia e gettarla giocosamente nel letto.
Con uno sguardo il serpeverde la invitò a sdraiarsi, con le mani le aprì voluttuosamente le gambe e con la bocca iniziò a divorarle il suo frutto proibito.
Accompagnò la sua lingua alle dita che sinuose si infilarono ancora dentro di lei.
Il primo orgasmo che investì Hermione fu travolgente ma Draco non si accontentò e non le lasciò il tempo di riprendersi, approfittando del momento ancora carico di piacere le alzò una gamba sopra la spalla e la penetrò con vigore.
Per entrambi fu pura estasi.
Il biondo affondò ancora e ancora dentro la riccia a ritmo sempre più sostenuto baciandola con passione ed entrambi si persero completamente in quel piacere. La presa sui fianchi di lei era ben salda, i corpi stretti ed incastrati.
Non servirono parole per capirsi, sapevano benissimo come godere l’uno dell’altra, furono i loro ansimi e gemiti a parlare per loro.
Hermione lo guardò piena di lussuria e con un affascinante ghigno malizioso capovolse le posizioni decidendo di montare la gonfia asta di Draco.
La riccia iniziò a cavalcarlo e si gettò con il busto sul torace di lui. Piano gli sussurrò all’orecchio un semplice ordine che face fremere il biondo.
“Godi…godi adesso…con me…”
E Draco obbedì raggiungendo il culmine insieme a lei e riempiendola del suo caldo e denso seme.
Restarono così, immobili abbracciati ancora con il fiatone.
Draco le baciò la spalla e con un incantesimo non verbale coprì entrambi con le lenzuola di seta.
Uniti e piacevolmente cullati dagli ultimi istanti di piacere si addormentano appagati.


Hermione riemerse dalle lenzuola e con il viso ancora in fiamme per aver ricordato la notte precedente, cercò i suoi vestiti a terra.
Si allarmò non trovando nulla ma poi lo sguardo le cadde sul comodino e lì scorse un biglietto.
La calligrafia elegante era quella di Draco, poche righe che la fecero sorridere.
-Ho fatto portare per te dei vestiti nuovi, sono in bagno che è a tua completa disposizione. Ho incantato per te questa caraffa, appena la toccherai apparirà caffè fumante ed un croissant. Non arrossire, la notte scorsa è stata pura estasi. Noi, come anni fa, noi come vorrei che fossimo nel presente.D.L.M.-
La riccia lesse nuovamente quelle parole e si portò il biglietto al cuore.
Toccò la brocca e subito l’odore del caffè le invase le narici. Nero, forte e senza zucchero come piaceva a lei.
Ne sorseggiò un po' con gusto e addentò il cornetto.
Stranamente si sentiva completamente a suo agio in quella stanza, come se quello fosse il giusto posto dove stare e non in una camera degli ospiti.
Finì la colazione in rigoroso silenzio e poi si avvio velocemente verso il bagno con un lenzuolo arrotolato alla bene e meglio sul corpo.
Non era il momento di lasciarsi andare a strane lucubrazioni mentali. Avrebbe affrontato in seguito le conseguenze di quella notte.
Quello era un nuovo giorno e lei doveva pensare prima di tutto alla sua paziente e al ritorno di sua figlia.
La grifona si fece una doccia veloce ed indossò il completo pantalone che Draco le aveva fatto trovare.
Si sistemò i capelli e si trucco leggermente, non aveva mai amato gli eccessi.
Decisa abbassò la maniglia della camera pronta ad affrontare l’esterno.
Hermione si chiuse la porta alle spalle e si guardò intorno circospetta, nessuno, si lasciò andare ad un lungo sospiro di sollievo. Non doveva trovare alcuna scusa del motivo per cui fosse uscita da lì. Si ravvivò i capelli e si incamminò verso la stanza di Astoria.
Era ferma davanti alla porta chiusa della camera con la mano alzata pronta a bussare ma non trovava il coraggio. Come avrebbe dovuto comportarsi con la moglie di Draco dopo tutto quello che era successo?
“Cara, buongiorno. Dormito bene?”
Ad Hermione scappò un gridolino non aspettandosi Narcissa di fianco a lei.
“Oh scusa tesoro ti ho spaventata. Stavo giusto andando da Astoria per prendere con lei un tè, stamani si è svegliata senza febbre e sembra stare decisamente meglio.”
Hermione annuì e le sorrise.
“Buongiorno a te Narcissa. Mi fa piacere, io ero qui perché…ecco…dovrei…visitare Astoria prima di scendere in laboratorio.”
Narcissa le mise una mano sulla spalla, lo sguardo dolce.
“Entriamo insieme.”
Hermione la ringraziò ma si vedeva che era ancora titubante.
“Draco è andato da lei questa mattina e le ha accennato cosa è successo e che il famoso medico arrivato dall’Australia sei tu. Non so bene come abbia reagito, ma conoscendola non troverai ostilità, da brava purosangue è abituata a reprimere ogni emozione.”
La riccia ponderò le parole di Narcissa, abbassò il volto e sospirò.
“Non mi preoccupa la sua reazione verso di me…”
La nobildonna le sorrise benevola e con un dito le sollevò il mento costringendola a guardarla negli occhi.
“Hermione…Draco mi ha detto della scelta di far venire qui Eltanin…io ne sono davvero felice, grazie. Per quanto riguarda Astoria, ogni cosa a suo tempo. Ci limiteremo a dirle parte della verità che hai una figlia e che ha passato il fine settimana ad Hogwarts come Scorpius.”
“Ma lei capirà e non voglio che le faccia del male.”
Narcissa la fissò seria ed alzò il mento elegantemente.
“Astoria non torcerà neanche un capello alla mia nipotina, che le piaccia o no questa è la realtà e la bimba ha tutto il diritto di conoscere suo padre e la sua famiglia. Io personalmente vigilerò su Eltanin.”
Rassicurata da quelle parole abbracciò di slancio la nobildonna per poi ricomporsi e bussare finalmente alla porta.
La flebile voce di Astoria la invitò ad entrare.
Come mise piede nella stanza, Hermione trovò la donna seduta sul letto, il volto perso ad osservare qualcosa attraverso la finestra.
Visibilmente pareva stare davvero molto meglio: la pelle più rosea, il viso più vispo.
La riccia si schiarì la voce e si decise a fare il primo passo.
“Buongiorno Astoria, come ti senti?”
La più giovane delle sorelle Greengrass si voltò lentamente ed inaspettatamente le regalò un sorriso.
“Hermione, è un piacere rivederti. Sto molto meglio, grazie per avermi soccorso.”
La riccia si scambiò uno sguardo con Narcissa ed entrambe arrivarono alla conclusione che Astoria non ricordava affatto la confessione fatta in preda alla febbre alta.
“Astoria, mia cara, Hermione è venuta a visitarti, se vuoi io passo dopo per il nostro tè.”
La moglie di Draco si morse il labbro.
“Lo preferirei grazie.”
Poi si voltò verso Hermione, una tacita richiesta nello sguardo: desiderava restare sola con lei. La Grifona annuì e si girò verso la nobildonna.
“Faremo presto Narcissa. Quando ho finito chiederò a Poppy di chiamarti.”
La Signora Malfoy fece un cenno con il capo e si congedò.
“Ma certo, per qualsiasi cosa sono a disposizione.”
Fece un occhiolino in direzione di Hermione e lasciò definitivamente la stanza.
Hermione si avvicinò alla sua attrezzatura medica, si infilò gli occhiali e i guanti di lattice: ora doveva concentrarsi sulla visita e non sul perché Astoria volesse stare sola con lei.
“Dunque, come ti senti stamani? Febbre, dolori, malessere di qualche tipo?”
 La giovane delle sorelle Greengrass scosse la testa e si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Niente febbre o dolori. Provo solo un po' fastidioso questo filo ma Draco, questa mattina, mi spiegava la sua importanza ed è una cosa sopportabile.”
“Fammi controllare un attimo, se i parametri sono buoni lo tolgo. Dunque, dicevamo, niente febbre…la pressione è buona…il respiro regolare…dimmi mal di testa? Nausea?”
Astoria annuì mesta continuando ad essere composta ed elegante anche nella malattia.
“Un po' di giramento di testa e stanchezza.”
Hermione annuì ed iniziò a preparare una siringa con del ferro e della pozione rimpolpasangue.
“Ti inietterò questa medicina, sentirai un pizzico ma poi passa subito. Vedi ho analizzato il tuo sangue e ho scoperto alcune cose. Ora ne parliamo insieme.”
Astoria restò impassibile e chiuse gli occhi solo nel momento della puntura.
“Fatto, ora come ti stavo dicendo Astoria, la tua malattia…”
“Draco, mi ha detto tutto, Hermione.”
La riccia si voltò verso di lei ed i loro occhi si incatenarono.
“Avrei voluto essere io a spiegarti di cosa soffri e la cura che intendo intraprendere…”
Uno sbuffò amaro uscì dalle labbra della serpeverde.
“Si certo, mi ha accennato dell’anemia ma io non intendevo quello.”
Hermione era perplessa.
“A cosa ti riferisci allora?”
“Al fatto che anche tu hai una figlia che è stata convocata a Hogwarts questo weekend e che oggi verrà qui al Manor. Draco in questo momento è uscito proprio per andare a prendere lei e Scorpius. Quello che non mi ha detto, forse per non ferirmi, è che la bambina oltre che tua è anche sua.”
Hermione sbarrò gli occhi sorpresa, ecco perché la Greengrass voleva restare sola con lei. Sapeva. Ma come era possibile? Come poteva questa donna conoscere questo dettaglio della sua vita? In un attimo la riccia ritrovò tutto il suo coraggio Grifondoro e decise di affrontare l’argomento in maniera definitiva.
“Come fai a sapere di Eltanin?”
Astoria prese un respiro profondo e si fissò le mani.
“Eltanin è davvero un bel nome.”
Hermione inclinò il capo e si accomodò al suo capezzale.
“Ricordi quello che mi hai detto in preda alla febbre vero?”
Astoria annuì mesta.
“E ora vuoi passare all’argomento successivo e capire perché sei ancora viva e Draco non è arrabbiato con te.”
La Greengrass annuì nuovamente.
“Non gliel’ho detto. Lui sospetta di te ma io ho omesso la tua richiesta di perdono per ora. E’ più importante la tua salute.”
Gli occhi di Astoria si velarono di lacrime.
“Nonostante tutto il male che ti ho fatto?”
Hermione incrociò le braccia al petto e la guardò risoluta.
“Sei una mia paziente e questa è una priorità. Ora dimmi. Come fai a sapere di Eltanin?”
Astoria prese un respiro profondo e si decise a parlare.
“Perché credo sia lei la causa della mia perdita di magia. Sì, Draco mi ha accennato anche questo ed è vero io non ho quasi più poteri magici.”
Hermione aggrottò la fronte.
“Non capisco. La tua probabilmente è una maledizione…come fa Eltanin ad esserne la causa, impossibile.”
La moglie di Draco deglutì e fissò Hermione.
“L’arazzo della famiglia Malfoy. Eltanin è apparsa lì.”
La riccia si morse il labbro inferiore e si portò una mano sulla fronte.
“Ma…continuo a non capire…Draco e Narcissa non sapevano della mia bambina, se è vero che è apparsa lì…”
“L’ho cancellata. Ho applicato sull’arazzo un incantesimo di magia nera. Lì ora c’è riportato solo il nome di Scorpius. Lo dovevo fare Hermione o mi avrebbe lasciata…ed io…io avevo appena saputo di essere rimasta incinta…e…sono stata una stupida…ma se questo è il prezzo…io lo pagherò e morirò. Morirò e non potrò recarvi più alcun danno!”
Hermione la lasciò sfogare, lo sguardo impassibile, il volto privo di ogni emozione.
Poi sospirò e scosse la testa.
“Oh no mia cara, no. Tu non morirai. Sarebbe troppo semplice e facile. Ma d’altronde sei una serpe, non potevo aspettarmi altro da te. Mi dispiace stravolgere i tuoi piani ma tu vivrai. Ora che so cosa hai fatto posso concentrarmi maggiormente sulla cura e guarirai. Spezzerò la maledizione e ti salverò. E tu dovrai affrontare Draco. Gli dirai tutto.”
Calde stille rigarono il volto di Astoria.
“Ma non capisci, se io muoio anche tu e Draco avrete una seconda possibilità. Basterà lasciarmi andare e tutto si sistemerà.”
“Sei davvero una stupida!”
La voce di Draco suonò come un tuono minaccioso e fece sobbalzare entrambe le donne.
“Draco…io…”
“Cosa…cosa ci fai già qui? Non eri andato a prendere i bambini?”
Hermione cercò di intervenire provando a smorzare la tensione ma con un gesto deciso del braccio Malfoy le impose di rimanere al suo posto.
“Ho ricevuto un gufo da Hogwarts, sono partiti in ritardo, arriveranno dopo pranzo.”
Gli occhi del biondo bruciavano di rabbia se avesse potuto avrebbe dato fuoco a sua moglie. La sua mascella era tesa il volto scuro di odio.
“Mi fai schifo Astoria.”
Se l’avessero pugnalata forse la Greengrass avrebbe sofferto meno. Ma il biondo aveva solo iniziato e ora come un fiume in piena le stava riversando addosso tutta la sua rabbia.
“Tu…tu hai giocato con la mia vita e quel che è peggio è che lo stai facendo anche con la tua e con quella di Scorpius. Ma non hai una dignità o dell’amor proprio?”
Astoria si sentì gelare il sangue delle vene ma non riuscì a replicare. Hermione invece non poteva restare in silenzio, era più forte di lei.
“Ok è stata una manipolatrice senza scrupoli ma ora accusarla di fare del male volontariamente a Scorpius mi sembra eccessivo.”
Draco assottigliò lo sguardo e fulminò la grifona.
“Taci Dottoressa Grenger. Quello che non puoi sapere è che se il così detto piano infallibile di mia moglie andasse in porto morirebbe anche Scorpius. L’arazzo di famiglia è stato incantato da mio nonno quando è diventato capofamiglia e se qualcuno osa anche solo modificarne una virgola di quell’albero genealogico infauste conseguenze ricadranno non solo sul mago o sulla strega che ha osato tanto ma anche sulla sua stirpe.”
A passo veloce si avvicinò al letto della moglie e gli puntò il dito contro.
“Dimmi immediatamente che razza di incantesimo hai lanciato e prega che ci sia un modo per sciogliere la maledizione!”
Astoria era scossa e sconcertata non aveva assolutamente immaginato che le sue azioni si sarebbero ripercosse anche sul suo unico figlio. Lei era pronta al dolore e alla sofferenza come contrappasso a tutto il male che aveva fatto ad Hermione e al marito ma non a quello. Si mise le mani nei capelli disperata e scosse la testa.
“Non lo so…io…ho trovato un libro qui al Manor di magia nera e ho trovato lì la formula…ora…io…non mi ricordo quale tomo fosse.”
Draco furioso si voltò e calciò una sedia scaraventandola per terra. Era fuori di sé.
Hermione si lanciò verso di lui e istintivamente l’abbracciò.
“Draco! Respira, calmati e ragiona insieme a me. Il libro è qui in biblioteca, lo troveremo e scopriremo di quale maledizione si tratta. Non sei solo, affronteremo tutto insieme.”
La riccia gli accarezzò il volto e non lasciò mai cadere il suo sguardo.
“Draco guardami, troveremo una soluzione.”
Il volto del biondo parve distendersi e gli occhi si fecero più dolci.
“Non meritavamo questo. Scorpius non merita questo…io…non posso sopportare la sua vista, mi vedo costretto a cacciarla.”
Malfoy lo disse come se in quella stanza ci fossero solo lui ed Hermione.
La riccia fece un respiro profondo e poi voltò il viso verso Astoria.
“Draco…so che è contorto da dire ma la vera ripicca che puoi farle è curarla. Fisicamente e moralmente è a pezzi. Ha capito i suoi errori ed è talmente disperata che voleva redimersi nel modo più subdolo. Invece se tu mi permetterai di aiutarla, lei vivirà e dovrà imparare a convivere con le sue colpe. Le dovrà affrontare. Ti supplico, lascia che io la curi. In questa casa, nella sua stanza. Non mandarla via, non fare nulla di avventato. Pensa a Scorpius…e pensa ad Eltanin. Non sei obbligato a venire qui, a vederla ma non lasciarla sola al suo destino.”
Draco accarezzò la guancia di Hermione, quella donna era un uragano, una vera forza della natura e lui ne era sempre più perdutamente innamorato. Era assurdo ed inconcepibile quel ragionamento ma aveva senso. E così Draco annuì convinto.
“E sia.”

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Capitolo 13
*** Mano nella mano, passo dopo passo ***


Mano nella mano, passo dopo passo


Eltanin si teneva la testa con la mano e guardava incantata il paesaggio che scorreva dal finestrino. Il fratello le si era appisolato di fianco e di tanto in tanto la testa di lui con i fini crini biondi si appoggiava sulla sua spalla.
Era stato un week-end ricco di emozioni e tutto quello a cui pensava la ragazzina era che non voleva rientrare a Londra.
Cosa sarebbe successo al suo ritorno? La madre sarebbe stata di parola e le avrebbe presentato suo padre? E lui? Come avrebbe reagito alla notizia? E come dire ai loro genitori che lei e Scorpius sapevano già tutto?
Sospirò più forte del dovuto ed Albus che sedeva di fronte a lei alzò lo sguardo dal libro che stava svogliatamente sfogliando.
Figuriamoci se era riuscito a leggere qualche pagina, Eltanin era palesemente sovrappensiero e lui stava cercando un modo per distrarla con ovviamente scarsissimi risultati.
Ok quello era un altro sospiro, da quando erano partiti era il ventesimo e lui; Albus Severus Potter, non poteva sopportare oltre.
Il moretto prese dalla sua borsa una pergamena e tutto concentrato iniziò ad armeggiare con le mani, poi fece un incantesimo non verbale e tutto soddisfatto allungò il braccio verso Eltanin.
Come destata da un sogno la biondina guardò incuriosita la mano chiusa a pugno dell’amico.
“Cos’è?”
Albus ghignò e si sporse ancora un po' più vicino.
“Apri!”
Eltanin sorrise divertita e decise di stare al gioco, lentamente aprì il pugno del giovane Potter ed al suo interno trovò una pallina di carta tutta accartocciata.
“Cosa dovrei farci con…questa?”
Albus schioccò la lingua e con un visetto vispo la sfidò.
“Prendila e sorriderai.”
Eltanin lo guardò con aria di sfida ed incrociò le braccia al petto.
“Si certo, una pallina di carta adesso ha questo potere…”
“Scommettiamo? Se ho ragione voglio darti un bacio prima di scendere dal treno.”
La biondina scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo.
“Sei fissato con questi baci…comunque ok…ma se vinco io…visto che ti piace tanto questa cosa…tu dovrai svegliare Scorpius dandogli per l’appunto…un bacio.”
Albus fece una faccia teatralmente disgustata ma accettò subito i termini.
Anche la biondina acconsentì con un cenno del capo ed assunse la sua espressione più seria. Con lentezza prese tra le sue mani la pergamena accartocciata.
Come la poggiò sul suo palmo la carta iniziò a schiudersi ed aprirsi formando una bellissima rosa. Su di ogni petalo erano riportate delle parole e leggendole dal centro all’esterno formavano un’unica frase.
-Andrà tutto bene Eltanin, io per te ci sarò sempre. Albus Severus Potter.-
Inutile dire che le labbra della piccola Grenger si incresparono in un ampio sorriso e gli occhi le si illuminarono.
“Grazie…è…meravigliosa.”
Albus alzò un sopracciglio vittorioso e si sporse verso la sua adorata biondina per riscuotere il premio. Ma lei giocosamente lo respinse con un dito.
“Hei! Ho vinto la scommessa. Merito il mio premio!”
“Infatti lungi da me non rispettare i termini…ma…non hai specificato quando ed entro quanto mi devi baciare…quindi scelgo io!”
Soddisfatta Eltanin si mise a ridere e Albus mise un finto broncio alzando le mani in segno di resa. Poi un po' per fare il giullare, un po' per strappare ancora una risata cristallina all’amica, il giovane Potter si avvicinò a Scorpius e gli scoccò qualche bacio sulla guancia infastidendo l’amico e svegliandolo dal suo sonno di bellezza.
“Ma…cosa…amico, ma sei matto? Mi baci? Bleh…che schifo!”
Eltanin si piegò in due dalle risate sotto lo sguardo attonito del fratello e la faccia divertita di Albus.
“Voi due…non state bene…hai perso qualche scommessa Potter?”
“No, Scorp…ma siamo arrivati e non potevamo perdere ore a svegliarti. Così è stato più veloce.”
Tutti e tre furono attirati dal fischio del treno e si votarono a vedere fuori dal finestrino.
Binario 9 e ¾ King's Cross Station, Londra.
Scorpius tese la mano verso la sorella e la guardò benevolo.
“Mano nella mano, un passo alla volta. Ed affronteremo tutto.”
Eltanin annuì strinse la mano al fratello e si incamminarono verso le porte.

Draco Lucius Malfoy chiacchierava tranquillamente sulla banchina del binario con paio di suoi ex compagni di casata. Le mani in tasca, la postura elegante e composta. Nulla che facesse trapelare il tormento che si celava dentro il biondo.
Di tanto in tanto lanciava con noncuranza uno sguardo al treno mascherando il fremito nel vedere comparire i propri figli. Con un gesto del capo si congedò dai suoi vecchi amici e si diresse verso il vagone centrale.
“Hai già un piano o improvviserai Malfoy?”
Draco sobbalzò ma si ricompose in un attimo.
“Potter ma che razza di modi sono! Apparire all’improvviso!”
Harry rise di gusto.
“Fantastico, non sai che pesci prendere…un Malfoy che non sa cosa sia meglio fare…me lo devo appuntare nell’agenda.”
Draco gli lanciò uno sguardo di fuoco pronto a ribattere quando Harry riprese a parlare serio.
“Ascolta, ho sentito Hermione prima…le ho chiesto di Astoria, mi ha detto che forse può fare qualcosa per lei. Sono contento.”
Il biondo lo ascoltava impassibile.
“Malfoy.”
“Potter, lo so. Se ho bisogno ci sei. Credimi per quanto non voglia…avevo già pensato di chiederti nuovamente aiuto. Puoi venire domani al Manor? E’ una cosa delicata.”
Il salvatore del mondo magico annuì.
“Devo sbrigare delle cose urgenti in ufficio domani mattina, ma mi libero per pranzo.”
Harry terminò appena in tempo la frase quando si rese conto che Albus stava scendendo dal treno e disinvolto si avvicinò al figlio, lasciando Malfoy ad un passo indietro da lui.
Ora per il serpeverde arrivava il difficile: aveva voluto essere lì da solo quindi spettava a lui prendere entrambi i figli e spiegargli la situazione. Si, ma come?
Si bloccò un istante quando vide Scorpius scendere dal treno mano nella mano con la piccola Grenger e il cuore di Malfoy ebbe un moto di tenerezza.
Albus si staccò dai due amici e corse verso il padre, salutando calorosamente lo zio Draco.
Quando Scorpius ed Eltanin arrivarono erano tesi e a disagio. Non volevano separarsi.
I fratelli erano così sicuri che la destinazione di Eltanin fosse casa Potter che tristi non riuscirono neanche a formulare un saluto, solo un semplice gesto del capo.
I due uomini si scambiarono uno sguardo perplesso e si voltarono verso Albus che si avvicinò al padre abbracciandolo.
Stretto tra le braccia del genitore il giovane Potter confessò subito, non aveva senso girarci intorno.
“Papà. Loro lo sanno. L’hanno scoperto.”
Harry si alzò e mise una mano sulla spalla di Draco. Lo fissò serio e con un cenno della testa gli indicò i ragazzi che avevano lo sguardò piantato per terra ed annuì.
Il biondo capì immediatamente e deglutì. Un velo di preoccupazione calò sul suo volto.
Ora come si sarebbe dovuto comportare?
A rompere il silenzio e a salvare la situazione fu lo zio Harry che diede un’amorevole carezza sul capo di entrambi i biondini obbligandoli ad alzare lo sguardo.
“Eltanin. Scorpius.”
I due alzarono gli occhi trovando quelli verdi dello zio.
“Piccola, tu ricordi che la mamma ti aveva accennato che era qui anche per un nuovo caso?”
La riccia annuì.
“E tu piccolo, ricordi che la tua mamma stava aspettando una bravissima medimaga?
Anche Scorpius annuì convinto. Poi come illuminati dallo stesso pensiero si guardarono a vicenda per poi voltarsi verso Draco.
Il biondo si abbassò all’altezza dei propri figli e sorrise dolcemente.
“Sì esatto, avete indovinato. La tua mamma Eltanin è al Malfoy Manor. Si è stabilita lì al momento e sta curando la mamma di Scorpius.”
Il piccolo Malfoy si voltò entusiasta verso la sorella, questo dava loro una reale opportunità di stare ancora insieme.
La biondina però sembrava come immobilizzata. Non aveva smesso neanche per un istante di guardare affascinata ed incredula il padre. Provando a non far trapelare nessuna emozione la piccola Granger si avvicinò a Draco e gli fece una carezza sul volto.
“Tu e la mamma…avete…avete…parlato di me?”
Il serpeverde adorò il coraggio della figlia, in quell’istante era proprio come Hermione. Inclinò la testa da un lato e sistemò una ciocca di ricci ribelle dietro l’orecchio della ragazzina ma non parlò, si limitò a sorriderle con gli occhi.
Eltanin trattenne il fiato, se avevano parlato il Sig. Malfoy sapeva e se ne era a conoscenza cosa ne pensava di tutta questa storia? L’avrebbe voluta? Accettata? Le avrebbe dato una possibilità?
Mentre si lasciava trasportare da queste paure Draco la sorprese.
Il biondo con una mano attirò Eltanin a sé e con l’altra afferrò Scorpius.
Li abbracciò entrambi saldamente per minuti che parvero infiniti.
Poi si scostò di poco e guardò i piccoli intensamente.
“Osservandovi, capisco che avete scoperto una cosa molto importante l’uno dell’altra questo fine settimana e che quindi già sapete…Ditemi, ne siete felici?”
I biondini boccheggiarono colti in fragrante e Draco aspettò pazientemente che si riprendessero dallo stupore della domanda. All’unisono risposero senza alcuna remora.
“Siamo felicissimi.”
Il biondo li strinse ancora a sé e sussurrò ad entrambi un dolce “Anche io.”
“Però non vale papà! Tu ci hai letto nella mente!”
Scorpius gli fece un occhiolino mentre Eltanin guardò il biondo incantata.
“Tu sei un Legimentis?”
Draco fece un cenno di assenso con il capo.
“Ebbene sì, lo confesso.”
“E ora a cosa sto pensando?”
I due si scrutarono per qualche secondo poi Draco alzò le mani sconfitto.
“Sei proprio mia figlia, già padroneggi l’occlumanzia.”
Eltanin fece un sorriso tronfio e si voltò verso il fratello.
“Anche tu ne sei capace?”
Scorpius si impettì fiero ed annuì.
“E’ la nostra parte Black!”
Draco strinse ancora a sé i suoi bambini incredulo di quanto naturalmente si stavano evolvendo le cose.
I Potter si scambiarono un’occhiata d’intesa e decisero che era arrivato il momento di tornare a casa. La banchina era oramai vuota ed erano rimasti solo loro.
“Malfoy, io direi che è arrivato il momento di andare.”
Draco si voltò verso Harry e gli fece un occhiolino a mo’ di ringraziamento poi si indirizzò alla figlia.
“Eltanin. Io…sarei onorato e felice se anche tu venissi al Manor con me e Scorpius. La tua mamma è d’accordo ma sta a te scegliere. Puoi andare con lo zio Harry e Albus o restare con noi, come preferisci.”
La biondina si tuffò nuovamente tra le braccia del padre e lo guardò ammaliata.
“Io voglio venire a casa con te…Papà.”
Draco si sentì scoppiare il cuore di gioia, le accarezzò i ricci ribelli voltandosi poco dopo verso Scorpius, come a volere un ulteriore conferma. Il figlio era visibilmente commosso e felice. Questo rese il biondo ancora più sollevato. Si alzò e prese per mano entrambi i figli. Tutti e tre mano nella mano un passo dopo l’altro si avviarono verso l’uscita.
“Papà?”
“Dimmi Scorpius, ti ascolto.”
“Albus ci prova con Eltanin, digli qualcosa…”
Draco si voltò basito verso il giovane Potter che prontamente alzò le mani sulla difensiva. “Giuro che non ho fatto nulla di male, Zio Draco!”
Scorpius fece una linguaccia all’amico e Eltanin diede un colpetto alla nuca al fratello alzando gli occhi al cielo divertita.
Lasciando che i ragazzini si divertissero a prendersi in giro Draco strattonò Harry per un braccio, obbligandolo ad accostarsi a lui.
“Sfregiato, se tuo figlio osa solo…”
“Ehi, Malfoy…sono solo dei bambini…e poi guarda tua figlia è un amore, come negare ad Albus una cotta! Vedrai che gli passerà!”
Il biondo chiuse gli occhi in due fessure e minacciò il moro puntandogli un dito contro.
“Sarà meglio per lui!”
 
Narcissa era scesa in giardino approfittando del piacevole caldo di giugno e si dedicò alla lettura di un libro sotto la fresca ombra del gazebo.
Di tanto in tanto alzava gli occhi e si perdeva a guardare l’orizzonte sperando di scorgere la figura di suo figlio seguita da quella di Scorpius e di Eltanin.
Non vede l’ora di riabbracciare suo nipote e di conoscere la bambina.
Si tuffò nuovamente nella lettura e dovette constatare a malincuore che non era riuscita ad andare oltre quel capitolo, troppo in fremito per quello che sarebbe accaduto da lì a breve.
Fece un respiro profondo e quando per l’ennesima volta alzò lo sguardo si stupì di vedere Astoria ed Hermione a pochi passi da lei.
“Ragazze, che sorpresa! E’ bello vedere che puoi uscire cara, come ti senti?”
La nuora le sorrise e si accomodò vicino a lei.
“Molto meglio, Narcissa. Grazie.”
“Mi fa piacere. Che ne dite di un tè freddo?”
Hermione fece per rispondere ma Astoria l’anticipò.
“Volentieri, grazie.”
La riccia era ancora in piedi e non sembrava intenzionata a sedersi. Questo non sfuggì alla padrona di casa.
“Hermione ti unisci a noi?”
“Vorrei ma…ho del lavoro da sbrigare…e…forse…”
La Grifondoro mise una mano sulla spalla di Astoria e la Greengrass sospirò.
“Ti prego resta. Narcissa, devo parlarti prima che arrivino i bambini.”
La nobildonna le sorrise dolcemente ed annuì.
“Ti ascolto.”
Non fu facile per Astoria confessare ciò che aveva fatto ma aveva capito che era necessario ammettere le sue colpe. Ora che anche la vita di Scorpius era in pericolo non poteva più commettere nessun passo falso.
Narcissa fu di parola ed ascoltò tutto molto attentamente.
“Lo so, mi stai odiando e ti capisco. Io…”
La nobildonna bloccò la nuora e la guardò austera.
“E’ davvero riprovevole tutto quello che hai fatto ma adesso non conta. Non so se riuscirò a perdonarti, ma di certo non ti lascerò sola in questo momento complicato.”
La nobildonna alzò lo sguardo verso Hermione e la riccia le sussurrò un flebile grazie a fior di labbra, poi si voltò ad incrociare il volto della nuora che scoppiò in un pianto.
Narcissa si alzò, le porse un fazzoletto di stoffa e le fece una carezza sul capo.
“Cos’altro c’è che devo sapere?”
Astoria tamponò una lacrima sulla sua guancia e restò a testa china. Ora doveva raccontare la parte più assurda di tutta quella storia.
Narcissa alzò lo sguardo verso la riccia cercando qualche spiegazione.
Hermione si rivolse alla donna con dolcezza.
“Avanti Astoria, sta a te parlare.”

La Greengrass annuì e prese fiato.
“So che Eltanin è la figlia di Draco.”
Narcissa che finora aveva mantenuto la sua compostezza spalancò la bocca stupita.
“Lo so da molto tempo in realtà. Quando ebbi il dubbio di essere rimasta incinta di Scorpius mi ricordai del racconto che mi aveva fatto Draco sull’arazzo di famiglia e diedi una sbirciatina. Volevo vedere se il mio bambino già appariva. Invece notai il nome di Eltanin, vicino ad un ramo ancora vuoto e collegai subito tutto. Ebbi paura e cercai un modo per eliminarla dal dipinto…”
Narcissa sussultò e si portò una mano alla bocca.
“Magia nera…tu…hai usato la magia nera per eliminare le sue tracce dall’albero genealogico dei Malfoy…sai che ci sono terribili conseguenze per questo atto?”
La riccia intervenne subito capendo che Astoria non avrebbe avuto la forza di ribattere.
“Ne siamo venute a conoscenza questa mattina, Astoria non è solo malata ma è anche maledetta. Se la maledizione non verrà spezzata morirà…”
“…E perirà anche il mio Scorpius.”
Narcissa concluse la frase al posto di Hermione.
Astoria annuì e si chiuse a riccio spaventata di una probabile furiosa reazione.
Ma la nobildonna continuò a fissarla impassibile.
“Non c’è bisogno che mi diciate altro. Dobbiamo ritrovare immediatamente quell’incantesimo. Alza lo sguardo Astoria. Dimmi, mio figlio lo sa?”
“Sì, l’ha scoperto mentre lo stavo raccontando ad Hermione. In quel frangente ci ha anche svelato la maledizione dell’arazzo. Era furioso, come non lo avevo mai visto, ma Hermione l’ha placato e l’ha convinto a non cacciarmi.”
Narcissa annuì concorde.
“Sì non è la soluzione appropriata al momento.”
Poi la matrona di casa si alzò e diede le spalle ad entrambe.
“Ragazze mie, il difficile deve ancora arrivare.”
Puntò i suoi occhi chiari verso la casa e anche Astoria ed Hermione fecero lo stesso.
Draco, Scorpius ed Eltanin stavano percorrendo il vialetto del giardino nella loro direzione.
Si tenevano per mano, sorridevano, chiacchieravano complici e sembravano davvero felici.
Il biondo alzò lo sguardo verso la madre e sintonizzarono le loro menti.
Narcissa si beò di quell’informazione e guardò nuovamente le due donne che le stavano accanto.
“Astoria, Hermione loro già lo sanno che sono fratelli, che sono figli di Draco. Ora spetta a voi rispondere a tutte le domande che avranno. So che questo vi spaventa ma loro devono sapere cosa è successo per affrontare ciò che verrà.”
Detto questo sfoderò un sorriso sincero verso i nuovi tre arrivati e corse loro incontro per salutarli calorosamente, lasciando le due madri basite ed incredule su ciò che aveva appena detto.


Ciao a tutti!
Che ne dite di questo capitolo? Tenero l'incontro con Draco ed i figli, vero?
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :-) ovviamente sempre se vi va!
Approfitto di questo spazietto per augurarvi una buona Pasqua!
A presto!


 

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Capitolo 14
*** Trovarsi, perdersi per trovarsi ancora ***


 

Trovarsi, perdersi per trovarsi ancora

Hermione aprì lentamente la porta della sua camera trovando un’occupatissima Eltanin, che sbuffava tra sé e sé.
Si fermò un attimo ad osservare la figlia. L’aveva lasciata per soli tre giorni eppure le sembrava crescita moltissimo.
Sapeva che la sua bambina era estremamente intelligente ma non avrebbe mai pensato che in un solo fine settimana ad Hogwarts avrebbe scoperto tutto.
Un colpo di tosse attirò l’attenzione di Eltanin, sua madre era lì che le sorrideva felice.
Gioiosa la bimba corse verso di lei e se l’abbracciò.
“Quanti abbracci oggi…devo esserti mancata parecchio!”
“Mamma non sai quanto!”
“Che stavi facendo tesoro?”
La biondina incrociò le braccia al petto e soffiò via un ricciolo ribelle dalla fronte.
“Sto scegliendo cosa indossare di appropriato per cena. Mica posso scendere in maglietta e jeans…che figura ci farei…”
Hermione soppresse una risata, divertita e si impose di annuire.
“Mamma non ridere è una cosa serissima! Guarda ho solo roba molto casual!”
La riccia osservò i vestiti della figlia sparsi sul letto, non potendo che darle ragione. Forse avrebbe potuto trasfigurare qualcosa, non voleva deludere la sua piccola.
Un leggero bussare interruppe le due.
“Posso entrare?”
Narcissa si palesò da dietro alla porta con un ampio sorriso.
Eltanin afferrò la mano della madre e la strinse forte, come a darsi coraggio.
Hermione assecondò la stretta e fece un cenno alla nobildonna di farsi avanti.
“Certo vieni pure…eravamo nel bel mezzo di una cosa tra donne.”
Narcissa si strinse le mani al petto e guardò dolcemente Eltanin.
“Posso chiedere di cosa si tratta?”
La bambina cercò lo sguardo della madre che le fece segno di parlare tranquillamente.
“Ho un problema nonna.”
Né Hermione né Narcissa si aspettavano che Eltanin usasse già la parola “nonna” con così tanta spontaneità ed entrambe rimasero piacevolmente sorprese.
La Signora Malfoy si avvicinò alla piccola e le prese entrambe le mani.
“Dimmi tesoro. E vedremo di risolverlo immediatamente.”
La bimba gettò uno sguardo sul letto e poi di nuovo verso la nonna.
“Non ho vestiti adatti alla cena di stasera. Vedi questo posto è bellissimo, elegante, raffinato e io…mi sento inadeguata.”
Narcissa si sciolse a quelle parole e abbracciò di slancio la nipotina.
“Prima di tutto…tu non sei inadeguata. I tuoi vestiti sono perfetti per cenare qui e non devi sentirti in imbarazzo. Detto questo…hai ragione sul fatto di volere un bel vestito per stasera. Ma semplicemente perché è una cena speciale. La tua prima qui al Manor. E le grandi occasioni vanno festeggiate a dovere.”
La bambina ricambiò l’abbraccio felice delle parole che aveva appena udito.
“Resta il problema del vestito però, nonna.”
Narcissa le fece un occhiolino e chiamò il fidato elfo che con uno schioccante “pop” si materializzò in pochi secondi.
“Poppy, portami il regalo che ho acquistato per questa signorina e per sua madre.”
Hermione corrugò la fronte incuriosita, mentre l’elfetta appariva con un due pacchi finemente incartati.
“Un regalo per noi?”
“Oh cara, mi sono permessa di farvi una cosuccia. Ero troppo contenta di avervi qui e beh…accettalo ti prego.”
Eltanin si voltò verso la madre a mani giunte.
“E’ scortese rifiutare un regalo, mamma! Che cos’è nonna?”
“Aprilo e vedrai tu stessa.”
La bambina si fiondò sulla confezione ma prima di strappare il fiocco si voltò verso la nonna e le sorrise.
“Grazie grazie grazie.”
Narcissa si avvicinò ad Hermione e le sussurrò piano.
“E’ davvero un tesoro questa bambina. Grazie di aver permesso tutto questo.”
Desiderosa poi di vedere la reazione della nipotina si apprestò ad aiutarla a scartare.
Un vestitino di raso, color verde petrolio, a mezze maniche e gonna a palloncino spiccò dalla confezione.
Incredula Eltanin lo tirò fuori con cura e si precipitò verso lo specchio.
Lo appoggiò su sé stessa e fece una giravolta.
“Nonna…è…stupendo…grazie!”
Gongolando dalla gioia Eltanin si guardò ancora per qualche secondo allo specchio e poi si precipitò tra le braccia della nobildonna.
“Figurati tesoro, questo colore ti risalta gli occhi e l’incarnato. E’ perfetto per stasera non trovi anche tu Hermione cara?”
La riccia fissava emozionata la scena e riuscì a fare solo un cenno con il capo.
“Mamma tu non lo apri il tuo regalo?”
“Oh…ma certo!”
Delicatamente Hermione poggiò la confezione pregiata sul letto ed iniziò a scartare con mani tremanti. I pacchi provenivano dallo stesso negozio e poteva immaginarsi il contenuto.
Le dita sfiorarono la carta velina e curiose si impossessarono di un lembo di stoffa.
Hermione sgranò gli occhi incredula, il vestito era semplicemente bellissimo.
Si trattava di un tubino bordeaux di pizzo con scollo all’americana che creava un elegante gioco di vedo non vedo.
Eltanin prese la mano della nonna ed entrambe si scambiarono uno sguardo compiaciuto.
“Narcissa…io davvero…non so cosa dire…è meraviglioso. Grazie.”
La nobildonna sorrise felice e schioccò le dita.
Altri doni comparvero difronte alle Grenger.
“Sono contenta che la prima parte del regalo vi piaccia. Ora passiamo alla seconda!”
Eltanin batté le mani entusiasta mentre Hermione la ammoniva con uno sguardo.
“Narcissa non possiamo accettare altri regali, davvero…questi vestiti sono già tantissimo e…”
La matrona di casa Malfoy alzò con grazia una mano e fermò il ragionamento della riccia sul nascere.
“Mi dispiace cara, ma ho un arretrato di 11 anni con voi. E’ un piacere coccolarvi un po'. Dunque, dove eravamo rimaste, ah sì. Ecco qui…”
Narcissa porse a ciascuna una scatola di dimensione diversa e le guardò soddisfatta.
“Un vestito necessita sempre di una adatta scarpa in abbinamento.”
La nobildonna aveva pensato anche a quello. Un paio di sandalini di raso per Eltanin ed un raffinato paia di decolté color nude per Hermione.
“Ecco ora siete perfette!”
La piccola iniziò a saltellare intorno alla nonna felice guardandola amorevolmente.
Poi di colpo si fermò ed il suo faccino si fece più serio.
“Sai, la mamma mi ha raccontato che sei stata tu a salvare lo zio Harry, dando una svolta alla guerra. Sei una donna formidabile e sono felice di essere tua nipote.”
La nobildonna si affrettò ad asciugare una lacrima di emozione.
“Oh tesoro…le tue parole mi commuovono.”
Lo sguardo della piccola era serio e sicuro.
“Sono vere e sincere. Mamma, nonna…posso farvi una domanda?”
Hermione mise una mano sulla spalla di Narcissa e fece un cenno del capo alla figlia in segno di assenso.
“Mamma ricordi quando mi hai raccontato della famiglia di papà? Hai detto che tra di voi successe una cosa molto brutta e che a causa di questo sei scappata. Non mi hai voluto dire cosa per non influenzare la mia voglia di conoscerli…”
Narcissa, sentendo quelle parole, si girò di scatto verso Hermione piena di gratitudine.
La riccia era composta e fiera.
“Infatti. E ad oggi sono molto felice di aver agito così. Dai...spara! Cosa vuoi chiedere?”
 Eltanin iniziò a giocherellare con un ricciolo biondo.
“Eri tesa e nervosa quando siamo arrivate a Londra mamma, ora non lo sei più. Vero?”
Hermione annuì, si preparò a dare una risposta ma Narcissa intervenne al posto suo.
Prese un bicchiere e ci verso dell’acqua poi mostrò il contenuto alla nipotina.
“Risponderò io se alla mamma non dispiace. Vieni qui Eltanin e dimmi com’è l’acqua dentro questo bicchiere.”
La bimba si avvicinò e scrutò il contenuto pensandoci su.
“L’acqua è calma.”
La nobildonna annuì.
“Sta a vedere ora, piccola cara.”
Con un gesto fluido la donna estrasse la sua bacchetta ed evocò una piccola stilla facendola poi scivolare dentro.
“E ora, cosa è successo?”
Eltanin osservò bene e decretò con sicurezza che l’acqua si era trasformata in agitata e increspata. La goccia, infatti, aveva creato delle piccole onde che si propagavano nel bicchiere.
“Esattamente. Hai visto cosa ha creato una piccola goccia? Immagina che la goccia sia un’incomprensione, un malinteso a cui non viene data una spiegazione per anni…”
La bimba incatenò i suoi occhi color ghiaccio a quelli della nonna.
“Genererebbe fraintendimenti e astio, nonna…ma quindi adesso?”
Hermione prese un respiro profondo.
“In questi giorni abbiamo avuto modo di confrontarci ed ora è tutto chiarito, piccola mia. Possiamo voltare pagina.”
Eltanin ci pensò un attimo e si ritenne soddisfatta della risposta. Poi il suo faccino si rabbuiò improvvisamente.
“Mamma Scorpius ha avuto un mancamento questo week-end, lui non è malato come la sua mamma vero?”
La Grifondoro si fece coraggio e provò a spiegarle la situazione con parole semplici e mirate.
“Tesoro, sai che io ti spiego ogni cosa e lo farò anche adesso. Vedi, Astoria è affetta da una rara malattia e maledizione. Non posso escludere che anche Scorpius abbia qualcosa. Lo visiterò domani stesso.”
Eltanin sgranò gli occhi preoccupata e la madre si apprestò ad abbracciarla.
“Non è ancora detto nulla finché non lo visiterò ma nel caso fosse malato ti giuro su Godirc che farò tutto ciò che è in mio possesso per curarlo. Va bene?”
La piccola si lasciò cullare dal calore materno ed annuì.
“Scorpius lo sa?”
Narcissa si schiarì la voce e le sorrise.
“Lo intuisce già, piccola cara. E credo che se fino a qualche giorno fa il suo animo era rassegnato ora vede della speranza. Tu sei quel qualcosa in più che gli mancava per lottare.”
Hermione accarezzò la schiena della figlia e le indicò i regali ricevuti.
“Ora va a cambiarti, non vorrai mica sfigurare questa sera vero?”
La piccola Granger schioccò un bacio sia alla madre che alla nonna per poi acciuffare i nuovi capi e sgattaiolare verso il bagno.
Prima di sparire nel bagno fece un occhiolino in direzione di entrambe.
“Le chiacchiere tra donne non finiscono qui…sono stata brava e non ti ho chiesto di papà…ma a breve dovrai raccontarmi anche quello!”
Hermione aprì la bocca per ribattere ma Eltanin si era già chiusa la porta dietro di sé.
Narcissa rise sotto i baffi.
“Mi dispiace molto per te cara…ma ho il sentore che la nostra piccolina finirà tra i serpeverde il prossimo anno.”
“Già…ho la stessa identica sensazione.”


Draco Lucius Malfoy aveva lasciato la porta del suo studio volutamente aperta, sapeva che quel qualcuno avrebbe bussato prima o poi quel pomeriggio e voleva fargli intendere che era pronto a parlare.
Il biondo sedeva sul divano con raffinata eleganza e si stava dedicando alla lettura del giornale. Un ticchettio allo stipite della porta gli fece alzare gli occhi.
“Posso entrare?”
Draco ripiegò con cura la Gazzetta del Profeta e sorrise.
“Certo, figlio mio, entra.”
Scorpius fece un paio di passi in avanti con le mani in tasca e si appoggiò alla scrivania del padre.
“Mi aspettavi? Sono così prevedibile?”
Il serpeverde lanciò un ghignò in direzione del figlio.
“Sì ti aspettavo ma non sei così scontato. Speravo di non sbagliarmi perché è da tanto che non ci scambiamo due parole tra uomini.”
Scorpius incrociò le braccia al petto e sorrise.
“In effetti è un bel po' a dire il vero.”
“E allora rimediamo. Vuoi dirmi tu perché sei qui?”
Il giovane Malfoy annuì e guardò il padre dritto negli occhi.
“La ami ancora?”
Draco fu spiazzato da quella domanda, non se l’aspettava.
“Pensavi che volessi parlare di Eltanin, papà? Ti rassicuro, le voglio bene e già la sento parte di me. E sulla madre che ho bisogno di risposte.”
Draco si inumidì le labbra e si passò una mano sui capelli.
“Vedi che non sei prevedibile nonostante tutto? Comunque voglio essere sincero con te. Sì, Scorpius la amo ancora.”
Il biondino annuì e girò i tacchi per andarsene ma il padre lo trattenne per un braccio.
“Non andare, non posso dirti molto adesso ma prova a fidarti di me. Ci sono cose che non sai e di cui non voglio metterti a conoscenza.”
“Non sono abbastanza degno per te?”
Lo sguardo di Draco si fece duro.
“Che diamine stai dicendo? Tu sei mio figlio! Tu sei un Malfoy! Ma ciò non toglie che io deciderò di omettere cose che potrebbero intaccarti o ferirti inutilmente. Ti proteggerò finché ne sarò in grado.”
Il biondino sfuggì dalla presa del padre strattonando il braccio.
“Come il fatto di non dirmi che sono malato anche io? Ma credi che sia così stupido da non capire che la mia pozione ricostituente è invece della rimpolpasangue come quella che rifili alla mamma?”
Il ragazzino cercò invano di trattenere un singhiozzo ma oramai gli occhi erano pieni di lacrime. In attimo Draco lo circondò con le sue braccia e lo strinse forte.
Lasciò che suo figlio sfogasse tutta la sua frustrazione, poi gli asciugò il viso.
“Ascoltami attentamente. Non lo dirò molto spesso quindi è un momento più unico che raro. Mi dispiace, ho sbagliato avrei dovuto essere sincero sulla tua condizione di salute.”
Scorpius gli fu grato di quelle parole ma pretese di più.
“Posso sapere la verità?”
Draco annuì e gli indicò il divano. Si sedettero ed il serpeverde iniziò a spiegare, calibrando ogni singola parola.
“Hermione ha fatto delle scoperte sulla malattia della mamma e forse non è come abbiamo pensato finora. Astoria non è solo malata, ma è anche vittima di una maledizione, una maledizione che si tramanda anche ai propri figli. Non c’è bisogno che tu sappia il perché o come mai ne sia affetta. Ti basti sapere che è così. Domani Hermione ti visiterà. Lei non crede che tu sia malato ma che tu abbia solo la maledizione. Una volta spezzata tutto si risolverà, anche la malattia della mamma.”
Scorpius abbassò lo sguardo e rifletté bene sulla spiegazione appena data.  
“Non pensarlo neanche figlio mio, a costo di istituire una squadra di ricercatori di magia nera, io troverò quella maledizione e la spezzerò.”
Il biondino alzò il volto ed annuì.
“Invece…tu…e la mamma?”
Draco prese un respiro profondo e fissò un punto indefinito sul pavimento.
“Le vorrò sempre bene perché mi ha dato te…ma il mio cuore non le è mai appartenuto…credo tu lo sapessi già.”
Scorpius gli mise una mano sulla spalla e confermò.
“Sì, era palese che siete amici ma nulla di più…è che mi fa un po' strano ecco…”
“Stai tranquillo per ora non cambierà nulla. Prima penseremo a curarla e a spezzare questa maledizione poi vedremo cosa accadrà.”
Il piccolo Malfoy si alzò e finalmente sul suo volto apparve un sorriso.
“Ok. Papà io nonostante tutto sono davvero felice di avere una sorella e che adesso sta vivendo qui.  E…beh…ecco…mi fa piacere conoscere anche Hermione, sembra davvero buona ed una bella persona.”
Draco annuì commosso e si alzò di scatto. Mise un braccio intorno al figlio e lo condusse verso la porta.
“Andiamo a prepararci per cena. E…ometto grazie, ti voglio bene.”
“Anche io papà! Tanto!


Ciao a tutti!
Che ne pensate del capitolo? Questa volta ho messo un pò in stand-by la trama per dare ad Eltanin e Scorpius delle meritate spiegazioni. Spero che vi sia piaciuto e che non sia stato monotono. Nel prossimo ci sarà un pò più di azione! Grazie per il vostro supporto, a chi legge e a chi vorrà anche commentare!

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Capitolo 15
*** Riportati all'inizio ***


 
Riportati all’inizio
 
Il passaggio spaziotemporale fu alquanto rapido ed indolore. I tre si ritrovarono catapultati in un corridoio del primo piano del maniero a due passi dallo studio di Draco.
“Siamo sicuri che questa cosa funziona?”
Scorpius era alquanto preoccupato e non sembrava del tutto convinto del piano.
Eltanin alzò gli occhi al cielo ed annuì.
“Certo che sì! Le ho chiesto di riportarci nel luogo e nel momento in cui è stata scagliata la maledizione. Non fare lo scettico.”
Il biondino si guardò in giro circospetto ed incrociò le braccia al petto.
“E come facciamo a sapere che siamo tornati indietro nel tempo? Qui mi pare tutto uguale!”
Albus si distanziò di poco dai due fratelli ed aprì silenziosamente la porta dello studio.
L’arredamento era completamente diverso e proprio vicino all’ingresso dove adesso c’era l’armadietto dei liquori ora c’era un tavolino intarsiato in legno.
Nessun quadro di Severus Piton e nessuna mensola con libri di pozioni.
Lo sguardo del giovane Potter cadde sulla scrivania dove in bella mostra c’era la gazzetta del profeta. Con passo felpato e veloce, il moretto afferrò la copia del giornale e tornò dai suoi amici.
“Questa è sufficiente come prova? Siamo tornati indietro di 11 anni…a maggio precisamente…leggete la data riportata qui in prima pagina.”
Eltanin e Scorpius afferrarono il Profeta ed annuirono.
“Quindi…io ancora non esisto mentre tu hai pochi mesi di vita.”
La biondina alzò un dito indice e ci tenne a puntualizzare.
“Tu esisti fratellino, magari tua madre ancora non lo sa, ma sicuramente è incinta.”
Il biondino stava per replicare quando udirono nettamente un ticchettio di tacchi provenire dal corridoio. Eltanin afferrò decisa i due ragazzini.
“Dobbiamo nasconderci ma restare nei paraggi e vedere cosa succede.”
Albus ghignò e si strinse di più alla biondina sotto lo sguardo truce di Scorpius.
“Ho quello che fa al caso nostro, ringraziate James che si è fatto sgraffignare da sotto il naso il mantello di papà!”
Eltanin guardò estasiata l’oggetto e sorrise compiaciuta.
“Sei una vera sorpresa Potter!”
Il moretto le lanciò un bacino e con un rapido gesto coprì tutti e tre sotto il mantello.
“Appiattiamoci alla parete e vediamo che succede.”
Scorpius si mise un dito davanti alla bocca e sussurrò piano.
“E’ invisibile ma possono sentirci.”
D’un tratto il rumore dei passi si fece sempre più forte e con passo sicuro ed elegante Astoria Greengrass da poco in Malfoy apparì dal fondo del corridoio.
Aveva un sorriso radioso sulle labbra ed emanava felicità da tutti i pori.
Le tre piccole pesti la osservarono immobili, i loro cuoricini accelerarono quando lei si fermò proprio difronte a loro.
Si toccò la pancia con amorevolezza e poi prese un respiro profondo.
“Avanti su! Non devo aver paura! Se Draco ha ragione lì dentro avrò la risposta che cerco. Anche se sono sicura che tu ci sei e stai crescendo dentro di me!”
Con mano ferma la donna aprì la porta a fianco allo studio ed entrò.
Scorpius si liberò del mantello ed osservò con occhi lucidi la porta chiusa, Eltanin gli si fece subito vicino e gli si strinse ad un braccio.
“Avrà appena scoperto di aspettarti.”
Scorpius annuì felice ed Albus provò ad avvicinarsi alla fessura della serratura per sbirciare dietro la porta chiusa.
“Che fai?”
“Provo a vedere…boh se siamo qui un motivo ci sarà!”
Un urlo spezzato all’interno della stanza fece rizzare i tre che immediatamente si ricoprirono con il mantello e si misero nuovamente spalle al muro.
Astoria uscì da lì con le lacrime agli occhi ed il passo tremante, dovette appoggiarsi al muro di fronte a loro e respirare profondamente per regolare il respiro.
Si guardò intorno avveduta e poi si asciugò velocemente le lacrime che le solcavano le guance, ricomponendosi come era giusto che ci sia aspettasse da una del suo rango.
Scorpius scattò impercettibilmente come a raggiungerla in un moto di apprensione ma Albus lo bloccò contro la parete.
Un tonfo sordo si udì da sotto il mantello ed Astoria si girò con la fronte aggrottata.
Assottigliò lo sguardo circospetta avvicinandosi alla parete, tese il braccio elegantemente ed i bracciali che aveva al polso tintinnarono, la mano pronta a tastare la carta da parati.
Eltanin serrò gli occhi e strinse sia la mano di Albus che quella del fratello.
Non voleva vedere il momento in cui sarebbero stati scoperti e creato ulteriori guai.
Il confortante “pop” della smaterializzazione di un elfo destò la donna dal suo intento.
“Poppy…mi hai spaventata…cosa…cosa ci fai qui?”
“Poppy si scusa mia signora, ma Poppy deve lavare questo corridoio. Poppy può iniziare?”
Astoria voltò lo sguardo verso la stanza che aveva appena abbandonato e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“No Poppy, non ora, posticipa a questo pomeriggio. Adesso…devi fare una cosa importante per me!”
“Poppy è qui per aiutare la signora, qualsiasi cosa.”
Astoria si chinò ed iniziò a parlare pianissimo, i tre cercarono in vano di capire ma captarono solo la parola “biblioteca”.
Quello che li lasciò davvero perplessi fu lo sguardo perso e smarrito della piccola elfetta.
“Ma signora…Poppy non crede sia lecito.”
Astoria la guardò con uno sguardo severo e rude.
“E’ un ordine e non devo certo darti alcuna spiegazione. Ora va!”
In un attimo Poppy sparì ed Astoria si portò una mano al petto ed una alla fronte.
Era tesa e nervosa, si morse il labbro e chiuse gli occhi come se fosse in preghiera.
Pochi istanti dopo l’elfetta comparì al suo cospetto, abbassò il volto ed allungò le braccia verso la neo signora Malfoy. Le porse un libro, un tomo antico ed Astoria lo afferrò con delicatezza. Ne sfogliò qualche pagina e sorrise, finalmente rincuorata.
“Poppy?”
“Al suo servizio”
“Oblivion!”
L’incantesimo fu lanciato improvvisamente e lasciò a bocca aperta i ragazzi che si voltarono all’unisono in direzione della povera elfa, visibilmente stordita e confusa.
“Signora Astoria, Poppy…Poppy si scusa ma non ricorda perché è qui…e ora la testa di Poppy gira…”
“Oh piccolina, sei venuta per pulire il corridoio ma se stai così devi andare a riposare. Lo pulirai domani. Vai Poppy, vai!”
Sicura che oramai l’elfo non fosse più un problema Astoria si intrufolò nuovamente nella stanza e dalla fretta socchiuse la porta alle spalle, lasciandola un po' aperta.


“Dico ma sei matto amico? Per poco non ci facevi beccare prima!”
Albus diede un pugno sul braccio del giovane Malfoy che lo fulminò con lo sguardo.
“No dico Potter, l’hai vista? Era sconvolta! Io…non mi sono trattenuto.”
Eltanin si parò tra i due e li allontanò delicatamente.
“Scorpius, Albus! Non fate così, ora serve tutta la vostra lucidità, avete visto anche voi no cosa è appena successo! Che cos’era quel libro e perché lanciare quell’incantesimo su Poppy?.”
Albus scrollò le spalle e si torturò con il pollice e l’indice il labbro inferiore.
“Non lo so, ma non mi piace.”
Lo sguardo del moretto era fisso su quello del biondino e la sua voce era ferma e decisa.
“Devo entrare lì dentro.”
Scorpius serrò la mascella ed indurì il pugno.
“Cosa? No, semmai entrerò io!”
Ancora una volta la piccola Grenger prese in mano la situazione e si parò davanti al fratello fronteggiandolo.
“Albus ha ragione, sei molto coinvolto emotivamente ed è necessario invece mantenere la calma. Dimmi, sai cosa c’è in quella stanza?”
Scorpius abbassò la testa ed accennò un flebile no.
“Ok allora io e te ci infiliamo nello studio di papà, è troppo pericoloso restare nel corridoio. Mentre Albus va a guardare lì dentro, si coprirà con il mantello. Meglio che sia il nostro amico a scoprire cosa si nasconde dietro quelle quattro mura.”
Il biondino annuì e diede le spalle ai due.
“Che succede se quello che troviamo è troppo più grande di noi?”
Albus gli mise una mano sulla spalla e cercò di rincuorarlo.
“Scorpius, ragiona insieme a me ed in base alla tua risposta ci comporteremo di conseguenza.”
Il biondino lo fissò serio e gli fece cenno di proseguire.
“Ok, se tuo padre vuole tenerti all’oscuro significa che non sarà una cosa piacevole da sapere. Però il punto è questo, vuoi aiutarli o aspettare che siano loro a trovare una soluzione, chissà quando? Se preferisci la seconda opzione allora torniamo ai nostri tempi, andiamo a Diagon Alley e comportiamoci come nulla fosse. Ma…se invece vuoi provare a risolvere il problema allora…beh…devi accettare le conseguenze di quello che scopriremo, sapendo che puoi sempre contare su di me ed Eltanin.”
Scorpius chiuse gli occhi e strinse i pugni, poi afferrò la sorella e si diresse verso lo studio di Draco.
“Facciamolo! Basta vivere nel mistero. Ho bisogno di risposte.”
Albus gli fece un occhiolino e silenzioso scivolò sotto il mantello.
Con un colpo di piede aprì ancora un po' lo spiraglio della porta e si intrufolò nella stanza occupata da Astoria.


Non appena varcò la porta dell’ufficio del padre, Scorpius si rese conto di essere finito dalla padella alla brace. Sapeva bene di essere nella tana del lupo!
“Accidenti, vieni Eltanin usciamo immediatamente!”
La biondina lo guardò incerta non capendo a pieno il perché.
“Cosa? No! Qui non c’è nessuno…fuori è peggio!”
Il biondino le si avvicinò all’orecchio ed iniziò a bisbigliare cauto.
“Questo è il tempio del nonno, nessuno può entrare qui dentro! Come minimo ci sarà qualche incantesimo di protezione e tra poco arriverà!”
La piccola provò a protestare.
“Ma Albus ha preso la gazzetta qui dentro poco fa e non si è palesato nessuno. Stai tranquillo.”
Scorpius scosse la testa e si avviò verso un angolo nascosto tra le due librerie.
“Non conosci nonno Lucius, vedrai…sarà qui a momenti. Vieni, almeno nascondiamoci in questo punto, qui non ci può vedere se apre la porta e dà un’occhiata veloce!”
Eltanin però non era dello stesso avviso e nonostante la sollecitazione del fratello, caparbia si fermò a guardare incuriosita la stanza, perdendo tempo.
Non sapeva bene che aggettivi usare per descrivere lo studio del famoso Lucius Abraxas Malfoy. La stanza era cupa ma allo stesso tempo raffinata e ben curata: non un oggetto o un mobile fuori posto e di cattivo gusto. Il tutto incuteva sia terrore che rispetto.
“Figo! Questo è lo stemma di famiglia?”
“Eltanin ti prego, vieni qui! Se ti becca che gli racconti?”
La ragazzina fece spallucce e lanciò una linguaccia in direzione del fratello.
“Io so sempre come uscire dai guai!”
Spensierata e sicura delle sue parole si avvicinò ad una palla di cristallo e ne osservò i fumi ed i colori che si propagavano all’interno. Se la rigirò tra le mani prima di poggiarla e passare all’oggetto successivo: un mappamondo d’oro.
Stava per toccare il prezioso oggetto quando alle sue spalle una voce profonda e forte le fece sbarrare gli occhi e sbiancare dallo spavento.
“Chi sei? Mostrati e dimmi cosa ci fai qui dentro!”
Con un colpo di bastone a terra Lucius impose alla bambina di girarsi.
Ad Eltanin non era rimasta molta scelta e dopo aver lanciato un occhiolino al fratello per tranquillizzarlo si voltò.
Occultò la sua mente e la schermò poi si impose lo sguardo più smarrito che potesse fare ed un labbruccio triste.
“Io…io…mi scusi…ma non so cosa ci faccio qui…stavo giocando con mio fratello alla smaterializzazione e in un attimo pouf, non ho controllato la mia magia! Lei chi è? Dove sono?”
Lucius la squadrò da capo a piedi e si avvicinò a lei molto lentamente.
Inclinò la testa di lato per osservarla meglio e non proferì alcuna parola, il silenzio che creava quell’uomo era assordante. La tensione nell’aria si poteva tagliare con il coltello.
La bambina deglutì e provò nuovamente a parlare ma l’uomo la fermò con una mano.
“Taci.”
Girò intorno a lei e non cessò neanche per un momento di guardarla. Poi le si fermò davanti e con aria di sufficienza alzò il mento e ghignò.
“Eltanin.”
La ragazzina sgranò gli occhi.
Un qualcosa molto simile ad un sorriso comparve sulle labbra di Lucius.
“Sei molto simile a tua madre ma almeno hai gli occhi di Draco…e hai anche il naturale dono della legimanzia. Ottimo.”
La biondina spalancò la bocca incredula. Mentre Lucius si sedeva sulla poltrona posta vicino alla finestra. Accavallò le gambe e le fece segno di avvicinarsi.
“Bel tentativo quello di farmi credere ad una smaterializzazione involontaria, hai mentito con classe devo dire. Ma credevi davvero che l’avrei bevuta?”
La piccola Grenger scosse la testa ed abbassò lo sguardo. Poi in un moto di coraggio alzò il viso e fissò il nonno negli occhi.
“Non sembri sconvolto di vedermi, perché?”
Malfoy senior alzò un sopracciglio ed in un attimo Eltanin si trovò seduta difronte a lui grazie ad un incantesimo non verbale.
“Ed ecco il tuo lato Grifondoro…sappi che i Malfoy sono Serpeverde da generazioni e non mi aspetto diversamente da te.”
Lo sguardo dell’uomo adesso era dolce e premuroso. La ammirava come un oggetto prezioso. Per un attimo la sicurezza di Malfoy vacillò, la mano grinzosa ma forte cercò quella piccola e delicata della nipote e la strinse.
Tutta la compostezza purosangue lasciò spazio ad una naturale commozione.
“Pochi attimi fa…ho creduto…ho pensato…credevo che tu fossi morta, non c’erano altre spiegazioni…tu…tu non apparivi più!”
Gli occhi dell’uomo erano palesemente lucidi e la piccola in uno slancio istintivo si apprestò ad abbracciarlo.
“Perché dici così…nonno? Che significa?”
Lucius si beò di quell’abbraccio e di come lo aveva chiamato ma subito si ricompose.
Si alzò e fissò con sguardo vacuo fuori dalla finestra.
“Eltanin, non sei qui da sola vero?”
La biondina non volle mentire.
“Ci sono anche Scorpius e Albus con me.”
“Scorpius...e…Albus…Dove?”
“Mio fratello è in questa stanza…si è nascosto…”
Lucius sorrise divertito.
“Nell’unico angolo cieco del mio studio, tra le due librerie. Anche Draco lo faceva. Vieni avanti piccolo.”
Il giovane Malfoy deglutì e timido apparì al cospetto del nonno.
L’uomo gli si avvicinò e prese il suo volto con una mano, gli scrutò il viso e sorrise compiaciuto.
“Credo che io e te avremo qualche anno a disposizione per conoscerci, ma sono davvero contento di vederti anche adesso. E invece chi è Albus? E dove è nascosto?”
Subito il piccolo si affrettò a rispondere.
“E’ il secondo genito di Harry Potter ed è nella stanza a fianco.”
Lucius si fece scuro in volto e si avvicinò velocemente alla porta, lentamente l’aprì e scrutò il corridoio.
“Non c’è nessuno, vai Eltanin! Portami il giovane Potter. Lo voglio qui immediatamente!”
 
“Albus! Albus! Dove sei?”
Eltanin sentì muoversi l’aria intorno a lei e il moretto fece la sua comparsa.
“Eccomi! Non urlare!”
“Presto entra qui, è importante!”
Il piccolo Potter entrò nello studio e si tolse completamente il mantello di dosso. Senza neanche alzare lo sguardo si ravvivò i capelli ed iniziò freneticamente a raccontare.
“Ragazzi non potete capire, ad una certa me la sono vista brutta! C’erano delle piume di struzzo e io sono allergico allo struzzo! Ho starnutito! Ma la cosa più assurda è che Astoria non mi ha scoperto perché era tutta intenta a recitare una strana formula davanti ad un dipinto, anzi no un arazzo! Che rappresentava la famiglia Malfoy da generazioni. Ero a tanto così da leggere il titolo del libro che aveva in mano, quando l’ha fatto sparire. Accidenti! Poppy non può esserci d’aiuto perché è stata obliviata e io non ho fatto in tempo a scoprire che tomo fosse! La dovevate vedere prima è sbiancata e poi è scappata a gambe levate! Lì per lì non capivo poi ho visto il mitico Nonno Lucius nel corridoio, si è affacciato nella stanza e poi ha proseguito. Forse tua madre, Scorp, non voleva farsi vedere da lui…vabbè comunque poi sei arrivata tu, Eltanin, ed eccomi qui…oh ma perché fate quella faccia? E siete così seri? Non mi avete neanche interrotto…oh per Merlino! Ciao, Nonno Lucius!”
Il Signor Malfoy fissò il giovane Potter con un sopracciglio alzato.
“E così io sarei mitico eh…?”
Albus sorrise nervoso ed annuì, provò a ribattere ma lo sguardo inquisitore di Malfoy senior gli fece scegliere di restarsene buono, meglio se vicino ai suoi amici.
Mesto e a capo chino si avvicinò ai fratelli mentre Eltanin e Scorpius se la ridevano sotto i baffi.
Lucius si sedette nuovamente sulla sua poltrona e si rigirò il bastone tra le mani.
“Ragazzi, sedetevi. Ora noi tre dobbiamo fare un bel discorsetto.”
Obbedienti i ragazzini fecero come gli era stato ordinato ed aspettarono con rigoroso silenzio che Nonno Lucius iniziasse ad interrogarli.
“Alzi la mano di chi è stata l’idea di catapultarvi indietro nel tempo. Voglio sapere anche come avete fatto e quanti anni avete adesso.”
Eltanin deglutì ed alzò il braccio, cercando di mantenere un certo coraggio.
“L’idea è stata mia, abbiamo 11 anni, beh quasi tutti…io li ho già compiuti mentre loro ancora no…e…ecco…questa è la giratempo di mia madre, abbiamo usato quella.”
La bambina se la sfilò dal collo e la mostrò al nonno che impassibile continuò con le domande.
“Ora voglio sapere il perché. Scorpius?”
Il biondino si schiarì la voce e fece un respiro profondo.
“La storia è complicata…nonno…”
“Non mi interessa, io non voglio sapere tutto. Voglio solo il motivo che vi ha spinto a fare questo gesto sconsiderato.”
Il biondino ubbidente si affrettò a spiegare.
“La mamma è malata e vittima di una maledizione che non ha colpito solo lei, ma anche me. Nel futuro, cioè nel nostro presente, non sanno cosa sia successo e stanno cercando una soluzione…ma brancolano nel buio e così noi…”
Lucius lo fermò alzando il bastone e poi si voltò verso il giovane Potter.
“E tu? Dimmi il tuo nome completo Potter e cosa c’entri in tutto questo?”
Albus boccheggiò un attimo e si grattò la nuca.
“Beh…ecco…io sono Albus Severus Potter, piacere, ci conosceremo tra qualche mese…e lei…lei ha proprio ragione, Nonno Lucius…io cosa c’entro? Nulla…eh…mi ci sono trovato in mezzo, sa i suoi nipoti sono molto persuasivi…aiutaci Albus, aiutaci…e allora mi sono detto…ok…li aiuto…”
Scorpius gli lanciò un’occhiataccia mentre Lucius scoppiò in una genuina risata.
La tensione si sciolse ed i ragazzi sembrarono leggermente sollevati.
“Non vi nego che quello che avete fatto è da incoscienti. Sapete che avete corso un rischio altissimo? E se non vi avessi trovato io? Tuttavia…alla luce di tutto quello che so adesso e dell’opportunità che il destino mi ha regalato…”
Lo sguardo di Lucius si posò su Eltanin che gli sfoderò un dolce sorriso.
“…sfrutteremo a nostro vantaggio questa vostra intrusione nel passato. Ragazzi, qualcosa di veramente oscuro è appena accaduto nella stanza affianco.”
Eltanin strinse la mano del fratello e cercò la sua approvazione con lo sguardo. Voleva sapere ma aveva bisogno che Scorpius fosse d’accordo.
“Vai Eltanin, chiediglielo.”
“Ok! Nonno, puoi raccontarci cosa è successo esattamente?”
Lucius abbassò lo sguardo pensieroso e poi annuì.
“Ve lo dirò ma prima voglio fare una premessa. I vostri genitori, tutti loro nessuno escluso, sono umani e sbagliano ma vi amano, immensamente. Anche io in passato ho fatto scelte al quanto discutibili e di cui mi sono pentito. Ho messo in pericolo la vita di mio figlio e di mia moglie e se potessi non lo rifarei, ma il passato non si può cambiare. Questo ve lo dico perché ciò che vi racconterò potrebbe far crollare l’immagine che vi siete costruiti su di loro.”
Scorpius fu risoluto e alzò il mento fiero.
“Va bene, siamo pronti, dicci tutto.”
“Tua madre era in quella stanza oggi perché credo abbia scoperto di aspettare te e ne voleva la certezza.”
“Come?”
“Vedendo comparire il tuo essere nell’arazzo.”
Il piccolo Malfoy deglutì, il battito del cuore accelerato.
“L’abbiamo vista entrare felice e speranzosa infatti, ma poi ne è uscita distrutta…perché?”
Lucius addolcì il volto, si alzò e gli fece una carezza. Gesto che non aveva mai fatto con il proprio figlio.
“Perché ha visto Eltanin. E questo l’ha sconvolta. Tua madre Scorpius ama molto tuo papà, purtroppo lui…beh non la corrisponde. Lei sa che tuo padre è innamorato di Hermione e la felicità di averti, di creare una famiglia ha ceduto il posto alla paura di perderlo, di perderti. Puoi immaginare cosa farebbe tuo padre se già sapesse di lei?”
Sì Scorpius poteva raffigurarsi il padre dare in escandescenza.
Eltanin lo riportò alla realtà, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Poi improvvisamente la piccola ricordò le esatte parole del nonno e tutto le fu palesemente chiaro.
“Astoria…Astoria mi ha appena cancellata…ecco perché hai pensato che fossi morta…perché dicevi che non apparivo più!”
Scorpius e Albus sgranarono gli occhi mentre Lucius confermava con il capo.
“Esattamente, se ti avesse lasciata lì, tutti noi avremmo saputo di te e non so cosa sarebbe successo a questa neo famiglia.”
“E tu come sapevi che ero lì?”
“Mia cara, io sono il capofamiglia e controllo con regolarità l’arazzo. Quando ho visto il tuo nome ho subito inviato i miei uomini a cercarvi. Tua madre è andata via non lasciando tracce e la ricerca è ancora in corso.”
Eltanin lo guardò sorpresa.
“Tu…tu mi stai cercando?”
Lucius le sorrise bonariamente.
“Ovviamente! Tu sei una Malfoy! Adesso però…non posso più…”
Scorpius aggrottò la fronte.
“Perché?”
Il nonno tornò a sedersi e guardò i ragazzi dritto negli occhi.
“Perché sarebbe troppo complicato spiegare che sto cercando una bimba che l’arazzo neanche menziona e sarei quindi costretto a svelare la vostra fuga nel passato…cambierei inevitabilmente il flusso degli eventi. Il futuro potrebbe essere completamente compromesso. Non posso rimandarvi indietro non sapendovi al sicuro!”
Scorpius si batté una mano sulla gamba e sbuffò risentito.
“Non fare così nipote mio, come vi ho detto adesso bisogna giocare d’astuzia. Sappiamo qual è la maledizione e sappiamo che è stato usato un libro di magia oscura.”
Il piccolo Malfoy incrociò le braccia al petto ed abbassò lo sguardo rassegnato.
“Sì! Ma forse questo lo sanno già anche papà ed Hermione…non abbiamo risolto molto!”
Lucius sfoderò il suo miglior ghigno e con due dita alzò il mento del nipote.
“Mio figlio non ha a disposizione la mia conoscenza delle arti oscure e quasi 11 anni per cercare un libro. Io sì. Ora venite qui tutti e tre. Ascoltatemi attentamente. Quando tornerete al vostro tempo voglio che cerchiate quel mappamondo lì. Eltanin toccalo.”
La biondina fece come richiesto e posò il palmo della mano sinistra sul prezioso oggetto. In un attimo una forte luce si propagò nella stanza, lo stesso flusso di magia che la ragazzina aveva provato toccando Astoria.
Qualche secondo dopo il mappamondo si aprì celando uno scompartimento segreto.
“Hai appena innescato una sorta di serratura magica, l’oggetto ti riconosce come legittimo componente della nostra casata. Da questo momento in poi solo tu puoi aprire quel misterioso cassetto. Se sarò riuscito nell’intento il libro sarà lì dentro. Ma, ascoltatemi bene, Eltanin ora è inevitabilmente legata ad Astoria a causa della maledizione e la prossima volta che lo toccherai dovrai farlo con lei. Lei che ha lanciato l’incantesimo sull’arazzo.”
I ragazzi si guardarono speranzosi.
“Nonno io ho preso la mano della mamma di Scorpius ieri sera ed è apparso lo stesso fascio di luce…significa qualcosa?”
Lucius pensò sembrarci su ed alzò le spalle.
“Chi può dirlo…Forse ci sono buone probabilità che io abbia ben compiuto la mia missione. Non vi resta che scoprirlo e tornare al vostro tempo! Avanti venite qui ragazzi ed abbracciatemi! Uno alla volta.”
Inaspettatamente fu Albus ad alzarsi per primo e a circondare con le sue braccia Nonno Lucius.
“L’ho detto e lo confermo che nonostante tutto sei mitico.”
“Tu sei un bel furbetto a mio avviso!”
L’uomo si avvicinò ancora e lasciò cadere nella tasca della giacca del giovane Potter una busta. Piano gli sussurrò all’orecchio e poi gli fece un occhiolino.
“Consegnala a tuo padre quando tutto sarà finito”
Albus annuì e prolungò di poco l’abbraccio.
Poi fu la volta di Eltanin.
“Non ti dimenticherò mai Nonno!”
“Neanche io piccola cara.”
Con la spontaneità che la contraddistingueva gli scoccò un bacio sulla guancia e si voltò per raggiungere il moretto.
Scorpius si congedò per ultimo e si abbandonò nella stretta del nonno sussurrandogli un dolce grazie.
Poi come erano arrivati, i tre giovani scomparirono.
Lucius restò immobile qualche minuto, fissando il punto in cui i ragazzi si erano volatilizzati e poi si avvicinò alla sua scrivania. Estrasse una cartellina che riportava la scritta ‘Hermione Jane Granger' piena di foto e documenti.
Osservò le immagini e lesse molto rapidamente il contenuto.
Alla fine senza neanche battere ciglio con un incantesimo non verbale bruciò tutto.
Si sedette alla scrivania e prese pergamena e piuma.
Con una calligrafia elegante e raffinata iniziò a scrivere.
“Carissimo Dottor Martin, amico fidato!
 Congratulazioni per la cattedra in medimagia all’ospedale magico di Sidney. Spero che la mia missiva ti trovi bene!
Sai che non amo le smancerie e se non fossi certo della tua fidata riservatezza neanche ti parlerei di questa questione a me molto a cuore.
La più brillante strega di Hogwarts, nonché salvatrice del mondo magico frequenterà a breve i tuoi corsi. Mi riferisco proprio ad Hermione Jane Granger.
Si è trasferita in Australia e so per certo che intende intraprendere la professione di Medimaga. Se puoi e se la riterrai degna, prendila sotto la tua ala, ma non fare mai menzione a questa mia lettera o alla nostra lunga amicizia.
So che non necessiti di altre spiegazioni e che le mie parole con te sono al sicuro. Ricordati che i miei galeoni ed i miei contatti al ministero Australiano sono a tua completa disposizione ai fini di qualsiasi sperimentazione tu voglia iniziare.

Sempre tuo
Lucius Abraxas Malfoy”


Ciao a tutti!
Scusatemi per il lieve ritardo di questa settimana.
Che ne dite di questo capitolo? Ve l'aspettavate l'entrata in scena di Lucius?
Spero che a voi sia piaciuto leggerlo quanto a me scriverlo.
Mi farebbe piacere leggere i vostri commenti sempre se vi va.
Alla prossima!

 

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Capitolo 16
*** Volere non è sempre potere...oppure si? ***


Volere non è sempre potere…oppure si?
 
Hermione fasciò le proprie spalle con uno scialle e si diresse verso l’enorme vetrata del salotto che dava sull’ampio giardino.
La cena era finita da poco e lei si era accomiata prima degli altri con la scusa di salire a controllare Astoria che aveva declinato l’invito di Narcissa preferendo cenare in camera. Voleva lasciare ad Eltanin un po’ di tempo da trascorrere sola con la parte di famiglia appena ritrovata. Lo doveva alla figlia, lo doveva a Draco.
Ovviamente aveva tenuto alla sua parola ed era andata a fare visita ad Astoria ma dopo aver constatato che stava bene ed aveva mangiato l’aveva lasciata riposare. L’aveva trovata ancora un po’scossa per la giornata appena trascorsa ed aveva preferito non interferire imponendole la sua presenza.
Così si era ritrovata a girovagare per il Manor ancora troppo sveglia per andare a letto e la sua attenzione fu attirata da una porta aperta, un salotto.
La stanza era illuminata solo da fasci di luna che si specchiavano per terra attraverso un’ampia vetrata che dava su di un terrazzo.
Ammaliata dall’atmosfera la grifona decise di uscire e di respirare un po' d’aria.
Non appena mise piede all’esterno una brezza leggera la accarezzò e la riccia si strinse nelle proprie braccia.
La luna era piena e luminosa ed Hermione non poté non alzare lo sguardo affascinata da tanta bellezza.
Non poteva negare che quella tenuta era meravigliosa, lo spettacolo che le si parava davanti era d’incanto. Il giardino curato con ampie siepi ed aiuole che si intersecavano fino ad una fontana centrale. E la luna che regnava sopra a tutto questo.
Sospirò persa nei suoi pensieri e sussultò presa alla sprovvista quando Draco l’abbracciò da dietro, le spostò una ciocca di capelli e con una semplicità disarmante le baciò il collo inspirando il suo profumo.
“Draco…”
“Shh…non parlare…”
Hermione si morse il labbro inferiore.
“Lo sai che non sono capace a restare zitta.”
Il biondo ghignò divertito e proseguì la sua tortura lasciando una scia di baci dal collo all’orecchio di lei.
“Provaci e goditi il momento…so cosa mi diresti e non mi va di ascoltare…”
Hermione si voltò di poco fissando i suoi occhi nocciola a quelli ghiaccio di lui.
“E cosa direi?”
Malfoy sospirò teatralmente e strinse maggiormente la presa su di lei.
“Che non possiamo…che abbiamo promesso di non affrettare le cose…che dobbiamo prima concentrarci sulla maledizione…e solo dopo possiamo pensare a noi due…”
La riccia si sentì colpita sul vivo, la conosceva bene ma non voleva regalargli questa soddisfazione.
“Invece volevo accertarmi di dove fossero i ragazzi…non mi va che ci vedano così…è delicata la situazione e…”
Draco alzò il sopracciglio poco convinto e le diede un bacio sulla fronte.
“Scorpius sta mostrando ad Eltanin la sua stanza e si sono portati dietro mia madre. Siamo soli Grenger…quindi se questa era la tua preoccupazione principale…puoi saltarmi addosso senza problemi!”
Hermione rise e gli diede un colpetto sul petto.
“Scemo!”
Gli occhi di Draco si fecero improvvisamente seri e la riccia deglutì allarmata.
“E’ una tortura per me, Hermione…ti ho ritrovata e non posso averti…”
La grifondoro si sciolse a quelle parole ed accarezzò il viso del serpeverde, poi si avvicinò alla sua bocca e gli catturò un bacio.
Sapeva sempre di buono Draco, tabacco menta e sandalo, e lei ne andava matta.
Le labbra di lui le creavano dipendenza.
Quel dolce bacio si trasformò presto in passione. Le loro lingue che si cercavano fameliche e vogliose ma prima che la situazione degenerasse Hermione si staccò di colpo.
Con il fiato corto e le gote arrossate, fece un passo indietro.
“E’ un supplizio anche per me non poterti vivere…ma…non mi sento a mio agio così, continuo a sentirmi fuori luogo…tu sei sposato…”
“Hermione questo matrimonio è una farsa ed Astoria è una strega di nome e di fatto…è lei quella fuori luogo non tu…”
La riccia abbassò il viso incapace di reggere lo sguardo del biondo.
“Ma resta tua moglie e sappiamo cosa dicono le leggi del mondo magico al riguardo.”
Draco si infilò le mani in tasca e fissò la luna incapace di ribattere.
Un matrimonio magico era vincolante e per sempre.
“Troverò una soluzione anche per quello. Non posso immaginare la mia vita senza te.”
Lo sussurrò appena, ma Hermione lo udì forte e chiaro e quello le bastò a scaldarle il cuore. Draco avrebbe lottato per il loro amore.
 
Il silenzio troneggiava nella stanza, si sentiva soltanto il respiro rilassato di Hermione che dormiva serena di fianco a sua figlia.
Eltanin osservava invidiosa il profilo della madre caduta in un sonno profondo mentre lei non riusciva a chiudere occhio.
La biondina si girò e rigirò nel letto cercando la giusta posizione…niente il sonno aveva deciso di abbandonarla nonostante la stanchezza.
Era ancora troppo adrenalinica per la giornata appena trascorsa, troppe emozioni tutte insieme da metabolizzare.
Aveva provato di tutto…ma invano, neanche contare le pecorelle come le consigliava sempre nonno Matt aveva funzionato.
Non le restava che provare un ultima cosa: bere una camomilla bella calda.
Sì ma tra il dire ed il fare…in Australia, a casa sua bastava scendere in cucina e avrebbe risolto in un attimo, ma dentro quel maniero? Rischiava di perdersi.
Un’idea le balenò subito in testa ed un ghigno furbetto le apparve in volto.
Lentamente e cautamente sgattaiolò fuori dalle coperte stando ben attenta a non fare alcun rumore onde evitare di svegliare la madre e quatta quatta si avvicinò alla porta.
Sgusciò fuori nel corridoio e piano piano il più silenziosamente possibile iniziò a cercare la porta della camera del fratello.
L’avrebbe svegliato a suon di solletico, si sarebbero fatti una grassa risata e poi l’avrebbe costretto a procurarle la camomilla.
Aveva oltrepassato metà del corridoio e stava sorgendo un problema non indifferente…qual era la stanza di Scorpius? Quando si erano dati la buonanotte le sembrava che fosse poco distante ma ora al buio non riconosceva più la porta.
Sbuffò sconsolata e si decise ad aprire una camera, avrebbe fatto piano e nel caso avesse sbagliato sarebbe subito tornata sui suoi passi.
Abbassò lentamente la maniglia ma questa cigolò facendo alzare gli occhi al cielo alla biondina. C’era una luce fioca nella stanza ed Eltanin si affacciò cauta per sbirciare.
“Ciao Eltanin.”
La piccola sobbalzò, aveva sbagliato stanza.
“Signora Malfoy, mi scusi…io…non volevo disturbarla…ho sbagliato…io…”
La donna le sorrise e le fece segno di entrare.
“Chiamami Astoria e dammi del “tu”, ti prego! E non mi stai disturbando, non riuscivo a dormire.”
“Anche lei? Pure io! Lei…cioè…tu hai provato le tecniche di rilassamento o a contare le pecore?”
“Le pecore?”
“Sì. Mio nonno Matt, babbano, sostiene che contare le pecore aiuti a prendere sonno. A me non ha mai aiutato però…”
Astoria rise divertita come non le succedeva da tempo, inclinò la testa e picchiettò la sua mano sul letto.
“Siediti vicino a me se ti va, anche se credo tu stessi cercando qualcun altro.”
Eltanin si avvicinò un po' titubante e un po' con aria colpevole.
“Vero…volevo svegliare Scorpius e convincerlo a bere una camomilla insieme a me…di solito quello funziona come metodo per dormire, infatti è il consiglio di nonna Jane, moglie di nonno Matt…”
Alla Greengrass brillavano gli occhi, ascoltare quella bambina parlare a raffica era terapeutico. Non si spiegava il perché ma averla vicina la faceva sentire molto meglio.
“In bocca al lupo allora…mio figlio non lo svegli neanche con un colpo di cannone. E’ un vero pigrone!”
La biondina rise divertita immaginandosi il fratello.
“Giuro! Non sto scherzando, sai come riesco a svegliarlo la mattina?”
Eltanin scosse la testa rapita dal discorso e Astoria si portò un dito sulle labbra.
“E’ un segreto ma sei sua sorella…potrebbe esserti utile in futuro…ebbene lo svegli solo se lo minacci di dare via la sua collezione di figurine delle cioccorane.”
La ragazzina si tappò la bocca per non scoppiare in una risata e fece un occhiolino complice alla donna che aveva a fianco.
“Userò questa informazione con parsimonia e a tempo debito. Grazie!”
“Che ne dici piccola se la camomilla ce la prendiamo io e te?”
“Ci sto! Bella calda e con un cucchiaino di miele per me!”
Astoria le fece un cenno di assenso con il capo e chiamò l’elfo di casa.
“Poppy, per favore, due camomille bollenti con un cucchiaino di miele. Sai che anche io la prendo così?”
Con una naturalezza disarmante Eltanin poggiò la sua mano su quella di Astoria e le sorrise felice.
Astoria guardò la piccola mano posata sulla sua e sorrise a sua volta.
Improvvisamente un piccolo fascio di luce e calore si propagò verso il soffitto cogliendo del tutto impreparate le due che osservavano affascinate quel brillio luminoso.
“E’ bella questa cosa che stai facendo Astoria…che…che cos’è?”
La Greengrass guardò per un attimo interdetta la bambina ancora persa a guardare le scintille di luce. Credeva fosse stata Eltanin a creare quella strana magia, ma ora che ci faceva attenzione poteva percepire dentro di sé una strana forte energia, come non le capitava da anni.
Incredula si liberò dalla presa e di colpo tutto finì.
“Poppy è qui con le camomille, Signora. Poppy va e resta a disposizione.”
Eltanin si affrettò ad avvicinare il vassoio e a porgere la tazza fumante ad Astoria che nel frattempo aveva ripreso a parlare del proprio figlio evitando di rispondere alla domanda della bambina.
Eltanin capì immediatamente che era successo qualcosa ma non volle indagare, se Astoria voleva cambiare discorso l’avrebbe assecondata, forse non era nulla a cui dare peso. Inoltre parlare con lei era piacevole e voleva saperne di più sul fratello.
“E così Scorpius ti chiede tutte le sere di leggergli la favola della buonanotte?”
La donna annuì finendo di sorseggiare la sua camomilla.
“Ebbene sì!”
“Ok…lo confesso…lo faccio anche io con mamma! Mi piace da morire quel momento!”
Entrambe scoppiarono a ridere.
“Astoria…io ho un po' sonno…grazie per questa chiacchierata…provo a tornare nella mia camera.”
Eltanin si stiracchiò abbandonandosi ad uno sbadiglio e poi diede un bacio sulla guancia veloce alla donna.
“Ti accompagnerei io stessa ma sono un po' stanca…ho un’idea però. Poppy?”
La bambina provò a fermarla, non voleva disturbare quel povero elfo.
“Poppy è qui!”
“Puoi per piacere far arrivare Eltanin nel suo letto senza che Hermione se ne accorga?”
“Poppy lo fa immediatamente, padrona.”
“Bene! Allora buonanotte tesoro! Vieni a trovarmi quando vuoi.”
“Buona notte a te! Grazie, è stato bello!”
Con uno schiocco di dita l’elfo smaterializzò la piccola direttamente sotto le coperte.
Prima di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo Eltanin fece una carezza alla madre che continuava a dormire beata.
“Ti voglio bene mamma.”
Un ultimo sbadiglio e la piccola crollò nel mondo dei sogni.
 
“Che ore sono Eltanin?”
“Quasi mezzogiorno, fratellino, perché hai già fame?”
“Mmm…Se Albus è qui con suo padre a quest’ora, significa che gli adulti non ci vogliono tra i piedi per pranzo.”
Scorpius fece un cenno alla sorella che si voltò ad osservare dalla finestra i due Potter che facevano il loro ingresso ai cancelli del maniero.
“Perché dici così?”
“Perché conosco papà! Imparerai a conoscerlo anche tu…quando confabulano qualcosa con lo zio Harry qui al Manor e si danno appuntamento verso quest’ora, loro scompaiono e io e Albus ci troviamo invischiati in quale impegno importantissimo. Benvenuta nel club!”
Eltanin incrociò le braccia al petto e corrugò la fronte.
“No dai non ci credo! Saranno venuti a farci visita e pranzeremo tutti insieme!”
“Ingenua, comunque se non ci credi chiedilo a Potter Junior…”
E così dicendo Scorpius le fece un occhiolino e si avvicinò alla porta della propria camera pronto per accogliere l’amico.
L’aprì ed uno scocciato Albus Severus Potter apparve dalle scale.
Neanche entrò in camera che subito squadrò il biondino dalla testa ai piedi.
“Ciao amico! Ehi perché hai la manica della camicia tirata su? E cos’è quella roba sul braccio?”
Scorpius mostrò l’incavo del gomito all’amico come se avesse una lesione di guerra.
“Hermione mi ha fatto un prelievo di sangue e questo è un cerotto. Ha usato un aggeggio babbano con un ago e mi ha infilzato. Poi è uscito il sangue e lei l’ha messo in una fiala. C’è un buco qui sotto ed il cerotto serve per non aprire la ferita.”
Il giovane Potter lo guardò sconcertato.
“Oh per Merlino…e fa male?”
“Da morire!”
“E da quanto stai così?”
Scorpius chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
“Da stamani prima di colazione, Hermione dice che lo posso togliere ma…e se morissi dissanguato?”
“Oh no! Amico mio…per carità tienilo, non mi lasciare! Ma, non capisco, perché sottoporti a questa tortura?”
Eltanin alzò gli occhi al cielo e sbuffò divertita.
“Albus non starlo a sentire! E’ un fifone, non ha sentito alcun dolore, solo un pizzicotto e ovviamente lo può togliere il cerotto! Non c’è alcun pericolo che muoia dissanguato!”
Al suono della voce della biondina Albus si voltò rosso in volto. Non credeva di trovarla in camera dell’amico, comodamente adagiata sulla poltrona. E soprattutto che avesse ascoltato la conversazione! Si era fatto vedere altamente preoccupato!
“E-Eltanin…oh ciao…anche tu qui! Ti trovo…bellissima, cioè ti trovo benissimo!”
Scorpius serrò gli occhi in due fessure e diede uno scappellotto all’amico.
“Potter vero che il maniero è grande ma era ovvio che Eltanin fosse qui ed avremmo trascorso del tempo insieme, credevi di non trovarla? E levati quell’aria da pesce lesso, mia sorella è off-limits!”
Albus sbuffò ed Eltanin si mise a ridere di gusto.
“Piantatela voi due, e poi mi pare che Albus abbia avuto occhi solo per te da quando è entrato…ti prego non mi lasciare, Scorpius!”
Scimmiottò la ragazzina ridendo.
Il moretto alzò le braccia al cielo e poi le incrociò al petto.
“L’ho visto ferito! Ero preoccupato…ah…lasciamo perdere! Comunque...che sta succedendo? E non provate a dirmi 'niente' perché dev'essere qualcosa di grosso."
Il giovane Potter lanciò un'occhiata indagatrice verso i due fratelli.
Scorpius sfoggiò un ghigno alla -te l'avevo detto io- verso la sorella ed Eltanin si mosse nervosa sulla sedia.
A questo punto iniziava seriamente a pensare che c'era qualcosa sotto.
"Perché dici così Albus?"
Per tutta risposta il moretto fece spallucce e si sedette accanto alla biondina.
"Stamani i miei confabulavano poi mio padre è andato a lavoro e mia madre ha portato Lily dai miei nonni, lasciandomi solo a casa. Mai successo. Ed ecco riapparire papà un paio d'ore dopo con un sorriso a 32 denti, tutto felice che era riuscito a liberarsi promettendomi una grande sorpresa per oggi."
Eltanin incrociò le braccia al petto.
"E da questo hai dedotto che sta succedendo qualcosa di grave?"
Albus si voltò verso Scorpius aggrottando la fronte ed indicando la sua adorata, poi si batté il palmo della mano sulla fronte.
"Giusto! Lei non li conosce ancora bene...ecco vedi, Eltanin, quando quei due architettano qualcosa, bella o brutta che sia, fanno sempre in modo che noi piccoli siamo...come dire...distratti da altro."
Il biondino si avvicinò all'amico e si sedette a gambe incrociate per terra.
"Vai...illuminaci, quale sorpresona ci aspetta?"
Il giovane Potter ghignò furbo.
“E come faccio a saperlo…è una sorpresa!”
Il biondino ghignò a sua volta.
“Ti conosco, come minimo hai origliato o hai frugato da qualche parte e sai benissimo cosa ci aspetta oggi.
Un guizzo divertito brillò negli occhi di Albus che si fece però subito serio.
"Tu già immagini cosa stanno macchinando i genitori, vero Scorp? Avanti...dimmelo e io ti rivelerò cosa hanno pensato per noi..."
Scorpius sorrise amaramente ed alzò le mani in segno di resa.
Guardò prima l’amico e poi la sorella.
“Eltanin già sa qualcosa, ma non credo sappia tutto.”
La biondina corrugò la fronte ed incrociò le braccia al petto.
“Sei misterioso e non piace.”
Albus si fece serio ed annuì.
“Già neanche a me, avanti dicci tutto.”
Scorpius fece un respiro profondo e si indicò il braccio.
“Quello che tutti e due sapete, anche se per vie differenti, è che la mia mamma sta male, molto male. Anche io sto male Albus. Forse la stessa malattia, ecco perché Hermione mi ha prelevato il sangue, per studiarlo.”
Il giovane Potter si girò bianco in volto e cercò in Eltanin una conferma.
Lei annuì mesta ed abbassò la testa sconsolata.
Con un colpo di tosse, Scorpius, attirò nuovamente a sé l’attenzione.
“Pare che mia madre sia anche vittima di una maledizione. Soffre di una rara malattia del sangue, sì, ma ad aggravare il tutto c’è anche questa dannazione. E…ecco…”
Albus si protese in avanti e poggiò la sua mano sul braccio del biondino.
“Avanti amico, a noi puoi dirlo!”
“La maledizione, si tramanda ai discendenti. Ma né papà né Hermione hanno idea di quale magia nera sia. Se non trovano un contro incantesimo, potrei morire anche io.”
Eltanin si portò una mano alla bocca e sussultò spaventata, Albus invece chiuse gli occhi ed imprecò a bassa voce.
“Scorp, ma come è possibile? Voglio dire…qualcuno avrà lanciato la maledizione, tu madre dovrà ricordarsi qualcosa! Come fanno a non sapere di cosa si tratta? Dico bene, Eltanin ho ragione vero?”
La piccola Grenger si morse un labbro e si portò una mano tra i ricci ribelli.
“In effetti, molte cose non sono chiare…”
Improvvisamente Eltanin si ricordò dello strano fenomeno della sera prima e si guardò la mano.
“Sorellina cosa c’è?”
“Niente…e che…ieri sera non avevo sonno ed ero venuta a cercarti ma per sbaglio sono finita in camera di tua madre. È stata così carina e dolce…”
Scorpius ed Albus la guardavano con aria interrogativa non capendo dove volesse andare a parare.
“Vabbè senza che scendo nei particolari, ad un certo punto, le ho toccato la mano ed un fascio di luce brillante e caldo si è propagato dalla nostra stretta. Non so cosa fosse.”
Il biondino le si parò davanti e la prese per le spalle.
“Eltanin è stata una tua magia involontaria?”
La ragazzina lo fissò seria e scosse la testa convinta.
“No, io no! So quando mi parte della magia, ne sento il flusso.”
Scorpius si girò verso Albus ed entrambi si guardarono poco convinti.
“Perché fate quella faccia?”
Il giovane Malfoy si grattò il capo.
“Qualche tempo fa è venuta qui al Maniero mia zia Daphne, mamma era convinta che io stessi altrove invece le ho sentite parlare. Mia madre le stava confessando che non riusciva più a fare magie o incantesimi. Da quel momento ci ho fatto sempre più caso ed in effetti neanche porta la sua bacchetta.”
Sulla bocca della piccola si formò una ‘o’ di stupore.
Albus sospirò, la sua mente stava ragionando ed il suo sguardo era perso nel vuoto.
“Chissà cosa c’è dietro…tu amico mio che rischi la pelle e Eltanin che tocca tua madre e le attiva una magia…come se tutti e tre foste implicati in questa cosa…”
Scorpius fissò lo sguardo a terra e scrollò le spalle.
“Non so che dirti, so solo che mi fa rabbia non poter sapere e provare ad essere di aiuto. Odio restare ad aspettare. A proposito, cosa hanno pensato per noi oggi, Albus?”
“Ci spediscono a Diagon Alley con Narcissa.”
Scorpius incrociò le braccia al petto e guardò l’amico amareggiato.
“Questa era la grande sorpresa, Diagon Alley?”
il moretto sorrise e ghignò.
“Già! Ma non una semplice passeggiata…per noi sono previsti acquisti presso ‘Olivander - fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.’”
Eltanin non capiva lo stupore che comparve all’improvviso sulla faccia del fratello.
“E’ un bel negozio? /> Albus sorrise e le scompigliò i capelli ricci.
“Si, Eltanin. Oggi per tenerci lontano hanno pensato al più grande dono che un mago possa ricevere…”
Scorpius completò la frase al posto del giovane Potter.
“Olivander è il migliore sulla piazza, lui crea e vende bacchette magiche!”
Il piccolo Malfoy si alzò da terra e si tuffò rattristato sul letto.
“Fantastico, aspettavo da tanto questo giorno! Ma come posso godermelo a pieno sapendo che mentre cerco la mia bacchetta, qui cercano un modo per salvarmi la vita?”
Albus diede una pacca sulla spalla all’amico e cercò di confortarlo.
Eltanin si accasciò sulla poltrona e guardò fuori dalla finestra.
Poi si alzò di scatto avvicinandosi al fratello e al giovane Potter sorridendo birichina.
“Albus sai a che ora è prevista la nostra uscita?”
Il moretto fece spallucce.
“Non saprei, ora sono tutti giù e si staranno organizzando, credo che al massimo tra un quarto d’ora partiremo, perché?”
Tronfia e con l’aria saccente di una che tutto sa, Eltanin estrasse dalla sua camicetta una collana.
“Scopriremo cosa c’è sotto e andremo da Olivander!”
I due ragazzini si guardarono perplessi.
“E come conti di fare?”
La biondina fece un occhiolino e mostrò ai due il prezioso ciondolo che aveva appeso al collo.
“Con questa! È la giratempo di mia madre!


Ciao a tutti!
Che ne pensate di questo capitolo? Spero che anche questo vi sia piaciuto.
Ora le cose si stanno facendo un pò complicate...quei tre non riescono proprio a stare buoni. Che dite combineranno guai?
Grazie davvero a chi sta leggendo e a chi sta anche commentando,
Alla prossima!

 

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Capitolo 17
*** La cosa giusta da fare ***


Ciao a tutti, ringrazio davvero chi sta leggendo questa storia e chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione. Curiosa di sapere cosa ne pensate, grazie!
 
La cosa giusta da fare
 
Ginevra Molly Potter accarezzò amorevolmente la testolina della figlia e le lasciò un dolce bacio sulla fronte.
“Fai la brava con i nonni, io ho un po' di lavoro arretrato e papà ha una missione. Ma sarà solo per questo week-end.”
Lily Luna guardò la madre con un cipiglio imbronciato.
“Ma perché solo io e non anche Albus?”
Ginny si sentì per un attimo colpevole, gli occhi azzurri della figlia la scrutavano perplessi.
“Perché ci ha chiesto la possibilità di restare con Scorpius e Eltanin. Dai, tu qui hai i tuoi cugini: Victorie Dominique e Louis. Ti divertirai molto di più.”
La bimba arricciò le labbra e sbuffò.
“Ma io volevo stare con Albus, Eltanin e…Scorpius. E’ vero che non mi fanno mai giocare perché sono più piccola ma forse visto che c’è anche Eltanin…”
Ginny si scambiò un’occhiata con Molly cercando il suo aiuto e la nonna accorse ad abbracciare la nipote.
“Tesoro, tu sei una brava bambina e se i tuoi genitori hanno deciso questo tu obbedirai. Ti prometto che la prossima domenica organizzerò un pranzo alla Weasley e inviteremo qui alla Tana Scorpius e Eltanin. Così potrai vederli, ok?”
La rossa ringraziò di cuore la madre e la bambina sembrò convita.
“Ok, allora io vado dagli altri. Ma se Dominique vuole giocare a truccarci tu non farai obbiezioni mamma!”
Ginny sorrise ed annuì. Doveva pur darle vinta qualcosa.
Molly prese la figlia sotto braccio ed insieme seguirono l’esile figura di Lily Luna scomparire per le scale a chiocciola.
“Dici che sto facendo la cosa giusta, mamma? So per certo che è vero, Harry e Draco hanno organizzato una sorpresa per Albus, Scorpius e Eltanin…però qualcosa non mi convince…e poi…devo parlare con Astoria e con Hermione…sento che mi sono persa qualcosa…
“Oh Ginevra cara…Sai che puoi contare sull’aiuto della tua famiglia e che questa casa è sempre aperta. Segui il tuo istinto e raggiungi Harry dai Malfoy. Lily Luna starà benissimo qui.”
“Grazie mamma.”
Molly stritolò in un forte abbracciò la figlia e poi sgranò gli occhi ricordandosi improvvisamente di qualcosa.
“Oh per Merlino! Ciambellone!”
“Ciam…Cosa?”
“Aspetta prima di andare prendi questo! E’ un dolce babbano, il preferito di Hermione. Salutamela tanto, dille che capisco che ora è presa dal lavoro ma pretendo assolutamente che venga qui il prima possibile. Va bene o mi vedrò costretta ad inviarle una strillettera!”
Ginny si ritrovò in un attimo il pacchetto in mano, impossibilitata a rifiutare.
Baciò la madre sulla guancia ed afferrò un po' di polvere magica lanciandola nel camino.
“Va bene, riferirò! A presto.”
“Ciao cara, salutami tutti.”

Fiamme verdi apparvero nel camino del lussuoso salotto dei Malfoy e Ginny ne uscì strofinandosi i vestiti per togliere la polvere in eccesso.
“Buongiorno Sig.ra Potter, Poppy è felice di vederla qui. Suo marito è nello studio del padrone, Poppy le mostra la strada.”
La rossa sorrise ma scosse la testa.
“Per favore Poppy, annunciami ad Astoria prima. Dopo mi condurrai dagli altri.”
L’elfo annuì e scomparve con il classico “pop” per poi riapparire pochi istanti dopo.
“La Signora Astoria la aspetta, Poppy l’accompagna?”
“No grazie, conosco la strada. Ah Poppy…questo è un dolce, puoi portarlo in cucina? E’ da parte di mia madre per la Dottoressa Grenger.”
“Certo! Poppy se ne occupa subito!”
Sorridendo e saltellando la piccola elfa si smaterializzò e Ginny con passo sicuro si avviò verso la camera dell’amica.
Bussò con sicurezza e con altrettanta disinvoltura entrò nella camera della donna.
“Ginevra, che bello vederti.”
“Astoria, buongiorno, ti trovo benissimo…oh…wao…e questi? Opera di Hermione?”
La rossa indicò incuriosita tutta la strumentalizzazione medica babbana.
“Sì, lei è davvero un portento. Mi ha spiegato anche la funzione di ogni singolo aggeggio ma…non saprei ripetere.”
Entrambe si misero a ridere e Ginny si accomodò sulla sedia affianco al letto di Astoria.
Le prese la mano e la strinse.
“Dimmi, come stai?”
Astoria sfoggiò il miglior sorriso che avesse ma aveva l’anima inquieta.
Non si aspettava quella visita e il dover affrontare la sua amica così presto. Sì perché avrebbe anche potuto provare a mascherare il suo vero stato d’animo ma con Ginevra Potter era inutile negare.
“Sto molto meglio fisicamente.”
Ginny prese un profondo respiro.
“Sì lo vedo ma…io ti conosco…non dev’essere facile tutta questa situazione…davvero come stai?”
Astoria inclinò elegantemente il capo.
“Sto.”
Ginny aveva lo sguardo seriamente preoccupato.
“Oh cara, non devi essere forte con me. Io voglio molto bene ad Hermione e tu lo sai. Ma voglio bene anche a te e ci tengo a dirti che ti sono vicina, che se hai bisogno di parlare sono qui. Non dev’essere stato facile accettare Herm come medico sapendo del suo passato con Draco…e…beh…”
Gli occhi limpidi di sincerità e onestà della rossa furono troppo per Astoria che ritrasse la mano ed abbassò il capo.
“Mi dispiace io…”
“No, no. Ma di cosa dovresti dispiacerti, non è colpa tua se il caso è stato così beffardo. Chi poteva immaginarlo? Ora però devi concentrarti sulla tua guarigione, al resto penserai dopo.”
Astoria chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore.
Era più che evidente che nessuno aveva aggiornato Ginny, e che lei non sapesse della maledizione e del male fatto ad Hermione e Draco.
La medimaga era stata di parola. Non l’aveva infangata e non aveva sbandierato alla rossa e al marito ciò che lei aveva fatto anni prima. L’assurdo è che l’aveva posta in una situazione peggiore. Ora avrebbe dovuto necessariamente ammettere i propri sbagli e prendersene le conseguenze.
“Ehi, Astoria…tutto bene?”
La Greengrass scosse la testa, gli occhi lucidi.
“Devo essere sincera Ginny, come non lo sono mai stata in tutti questi anni. E…beh l’opinione che hai di me cambierà ma…non posso più omettere.”
“Mi stai seriamente preoccupando…che sta succedendo?”
Astoria prese un respiro profondo e sempre a testa bassa, incapace di guardare la rossa negli occhi, iniziò a raccontarle tutto: dalla pozione polisucco alla maledizione.
Percepiva lo stupore e lo sgomento di Ginny ma non aveva proprio il coraggio di alzare lo sguardo e leggere la delusione e l’indignazione nel volto dell’amica.
Quando finì dovette ammettere a se stessa che si sentiva più leggera, colpevole ma liberata da un peso che la opprimeva da anni.
Sentì la sedia affianco a lei spostarsi e vide la figura della rossa andare verso la finestra.
“Capisco se ora vuoi andare via e se ce l’hai con me, Ginny…io ho allontanato Hermione per anni, ho avuto Draco con l’inganno e ho messo a repentaglio la vita di mio figlio…ma…ecco…ci tengo a ribadire che ero una sciocca piccola ed egoista purosangue, abituata ad averla sempre vinta. Sono cambiata, davvero…e con te sono sempre stata me stessa.”
Ginny le dava le spalle, silenziosa e pensierosa. Poi ruppe improvvisamente il silenzio.
“Sai, prima della guerra Harry mi lasciò. Mi disse che era meglio per entrambi e che mi voleva al sicuro. Per un frangente, un assurdo momento mi balenò la malsana idea di rapirlo. E scappare con lui. Trascinarlo via dal suo destino e stravolgerlo. Al diavolo il mondo magico, i maghi e le streghe coinvolte e tutto quello che avrebbe comportato la vittoria di Voldemort. Io lo amavo con tutta me stessa e non potevo sopportare la rottura. Per non parlare della gelosia che mi logorò capendo che sarebbe scappato con Hermione e mio fratello.”
Ginny fece volutamente una pausa e si girò verso Astoria. I loro sguardi si incrociarono e la rossa si avvicinò nuovamente alla donna malata.
“Io…ho seriamente pensato di arrivare a costringere Harry con la forza, ero pronta a lanciargli un Imperio…ma poi ho capito che sarebbe stato del tutto inutile e che se davvero mi amava una volta finito tutto sarebbe tornato da me. E così è stato.”
Il volto di Ginny era serio.
“Astoria mi delude sapere quello che hai fatto e non ho parole davvero ma…in un certo senso lo comprendo. Io sono riuscita a controllarmi e a non far vincere l’egoismo ma so che la paura di perdere qualcuno e la gelosia possono portare a gesti estremi. Guardami e dimmi a cuor leggero che rifaresti tutto, che sei contenta di quello che hai fatto.”
Astoria scosse la testa e lasciò che una lacrima le rigasse il volto.
“No…io…non potrei mai rifarlo, io sono terribilmente dispiaciuta e pentita. Quando ho scoperto di stare male ero convinta che la malattia fosse la mia giusta punizione.”
Ginny la cinse in un abbraccio e lasciò che la donna sfogasse tutte le sue lacrime.
“So che non lo rifaresti e so che non volevi il male di nessuno, ma ora devi affrontare la realtà. Devi collaborare e provare a ricordare quel libro.”
Astoria annuì e Ginny fu ancora più risoluta.
“E dovrai lasciare Draco. Lo dovrai lasciare libero di scegliere chi amare, anche se già sai chi vorrà. So che il vincolo magico e indissolubile ma trovate un accordo. Non lo legare a questo matrimonio senza amore. Fa male a lui e fa male a te.”
La serpeverde sfiorò la fede che aveva al dito e guardò l’amica dritta negli occhi.
La consapevolezza di come riscattarsi definitivamente.
“Se dovessero trovare la cura e spezzare la maledizione, sono pronta ad autodenunciare le mie colpe, sì Ginny. Sono pronta ad andare ad Azkaban se questo significa la felicità di Draco e serenità per Scorpius. Mi allontanerò da loro per un bel po'.”
Ginny chiuse gli occhi inspirando.
“Forse può esserci un altro modo…forse…”
Astoria ghignò sconsolata e si sforzò di apparire calma.
“Non c’è. E va bene così. In questo momento Draco ed Hermione stanno aggiornando Harry, mi aspetto da un momento all’altro di vederli spuntare da quella porta per l’interrogatorio. E da bravo Auror tuo marito aprirà un protocollo. Chiederò di evitare la stampa ma non posso esimermi.”
La rossa la guardò determinata.
“Sono più che sicura che Harry sarà discreto…e nel caso…puoi contare su di me.”
“Grazie.”
Un lieve bussare alla porta fece voltare entrambe le donne.
Astoria prese un profondo respiro e diede con eleganza il permesso di entrare.
Potter e Malfoy entrarono mesti e imbarazzati.
Ginny ed Astoria si guardarono incredule, di certo non si aspettavano che fossero i propri figli a fare il loro ingresso nella stanza.
 
Harry James Potter si arruffò i capelli con entrambe le mani e si accasciò sul divano dello studio di Draco Malfoy.
“Fatemi capire bene. Astoria è vittima di una maledizione mortale lanciata da lei stessa più di 11 anni fa. Magia oscura. Magia proibita. E se non troviamo il contro incantesimo non solo muore lei ma pure Scorpius. E mi state chiedendo di aiutarvi. Senza in alcun modo denunciare il caso al dipartimento Auror.”
Hermione e Draco si scambiarono una veloce occhiata ed annuirono.
“Harry…”
Il moro alzò un dito e se lo portò alle labbra, chiedendo all’amica di fare silenzio.
“No Hermione, non siamo più a Hogwarts se ci sono delle procedure da seguire è perché mantengono tutti in sicurezza. Avete idea di cosa possa significare cercare un libro oscuro e aprirlo? Quanti incantesimi e maledizioni potrebbe innescare il solo ritrovamento? Vi rendete conto che state chiedendo ad un Auror di infrangere la legge?”
Hermione battè un piede a terra e pretese che il moro gli desse attenzione.
Con la voce più alta di un’ottava gli urlò in faccia tutta la sua frustrazione non capendo la polemica senza senso che stava montando su il suo amico.
“Harry! Io e Draco sappiamo perfettamente il rischio è per questo che abbiamo chiesto a te e non abbiamo fatto di testa nostra. Ci sono in ballo due vite e poco tempo a disposizione! Perché ti rifiuti di capire?”
Malfoy mise un braccio intorno alle spalle della riccia cercando di calmarla ed il gesto non passò inosservato agli occhi dell’Auror Potter.
Harry sospirò, si alzò e si pose di fronte ai due.
“C’è altro che dovrei sapere?”
Hermione abbassò gli occhi sentendosi immediatamente colpevole di aver fatto trapelare quella complicità ritrovata con il biondo, mentre Draco sostenne lo sguardo indagatore del salvatore del mondo magico.
“Lo stai chiedendo da Auror o da amico, Potter?”
Lo sguardo di Harry si addolcì.
“Da amico.”
Stringendo ancora di più a se Hermione, Draco raccontò al moro con una naturalezza disarmante cosa avesse compiuto Astoria 12 anni prima per separarli. E prima di concludere il racconto si voltò leggermente verso la riccia cercando il suo sguardo.
“…Non ho mai smesso di amare Hermione, lo sai Potter. E ora che l’ho ritrovata non la lascerò di certo andare.”
Harry rimase a bocca aperta esterrefatto dal racconto di tutti gli eventi. Mentre Malfoy raccontava lui collegava ogni singola faccenda e più la storia si faceva completa più Harry percepiva dove il biondo volesse andare a parare.
“A te non importa più nulla di Astoria, vero Malfoy? Se lei non avesse messo in pericolo Scorpius tu l’avresti lasciata sola al suo destino. Tu vuoi salvare tuo figlio e poi sbatterla ad Azkaban.”
Hermione si voltò verso il biondo allibita e sconcertata.
Il volto di Draco si fece serio ed impassibile.
“E’ così. Se lo merita.”
Hermione si portò una mano alla bocca.
“Ma…Draco…è la madre di Scorpius…se la denuncerai non pensi a lui? Tu non puoi volere per lei una cosa del genere e provocare altro dolore a tuo figlio.”
Gli occhi di ghiaccio di Draco erano infuocati d’ira.
“E allora cosa dovrei fare? Salvarla e tenermela? Lo sai anche tu che se non la denunciassi lei resterà qui, al mio fianco. Finché morte non ci separi. Ma se posso allontanarla e poter stare finalmente con te lo farò.”
Hermione indietreggiò di un passo e si aggrappò al braccio di Harry.
“Chiuderla in prigione non cambierà il suo status sociale. Lei sarà comunque tua moglie e io non ho intenzione di diventare una concubina. Sappilo!”
Draco digrignò i denti appellando più autocontrollo possibile.
Perché era così difficile far capire ad Hermione che l’importante era stare insieme non importa il mezzo ma il fine. Dannata lealtà grifondoro!
Harry sospirò e si massaggiò le tempie.
“Va bene, calmatevi. Capisco l’integrità e l’onestà di Hermione e la voglia di vendetta di Draco, anzi mi stupisco che tu non l’abbia già fatta arrestare.”
Il biondo fece scivolare lo sguardo verso la grifona e Potter sorrise magnanimo.
“Non litigate adesso per questa questione. Vi aiuterò senza coinvolgere il dipartimento. Affrontiamo una cosa per volta. Ora pensiamo alla maledizione. Poi penseremo a cosa sia più giusto fare nei confronti di Astoria.”
La riccia si buttò fra le braccia di Harry ringraziandolo, poi si voltò verso Draco e gli tese la mano.
“Tregua.”
Il biondo afferrò la mano della riccia ma anziché stringerla la usò per trascinare la donna verso di sé e catturarle le labbra di lei con un bacio.
Harry alzò le mani in segno di resa e si avviò verso la porta.
“Vado ad informare i ragazzi della loro uscita ad Hogsmeade.”
Hermione e Draco continuavano a fissarsi sorridenti non prestando molta attenzione all’amico.
Non appena il salvatore del mondo magico aprì la porta si ritrovò davanti Eltanin.
Un sorriso a trentadue denti e un guizzo furbetto negli occhi.
“Ciao zio Harry! Che bello vederti.”
Come aveva fatto poco fa la madre, Eltanin gli saltò al collo e lo salutò calorosamente.
Non appena sentì la voce della figlia la riccia si distanziò da Draco come se si fosse scottata e raggiunse la porta.
“Hey tu, signorina! Cosa ci fai qui?”
Eltanin snobbò la domanda della madre, la superò e si avvicinò al padre.
“Ho bisogno di parlare con voi.”
Il biondo le sorrise e le accarezzò una guancia.
“Non ora piccola, adesso noi adulti abbiamo una cosa importante da fare. Dove sono gli altri due? Abbiamo una sorpresa per voi.”
Malfoy si aspettava dell’entusiasmo invece la figlia restò immobile ed impassibile.
“Non hai capito papà. Noi adesso parleremo.”
Hermione si scambiò un’occhiata perplessa con Harry e decise di intervenire.
“Tesoro, perché dici così?”
La piccola alzò il mento fiera.
“Hogsmeade può aspettare. Quello di cui dobbiamo parlare no.”
Draco scrutò meglio la figlia, aveva oscurato la sua mente e sosteneva risoluta il suo sguardo. Non l’aveva mai vista così e a giudicare dal comportamento di Hermione era così anche per lei.
Con un gesto della mano la invitò ad accomodarsi sul divano.
“Siediti e dicci tutto. Ti ascoltiamo.”
Eltanin scosse la testa ed incrociò le braccia al petto.
“Non qui. Dobbiamo andare da Astoria. Deve esserci anche lei.”
Draco serrò la mascella e parlò con una voce che non ammetteva repliche.
“Non credo sia il caso, figlia mia. La mamma di Scorpius è affaticata e sarebbe uno strapazzo inutile per lei. Deve riposare.”
Hermione si avvicinò alla figlia e la strinse a sé. Poi prese il volto della piccola tra le mani e la guardò dritta negli occhi.
“Eltanin, papà ha ragione, sei sicura sia necessaria la presenza di Astoria?”
La bambina annuì caparbia.
La riccia rivide nella bambina la sua determinazione di quando era giovane e capì che la figlia sapeva qualcosa di vitale importanza: dovevano darle fiducia e fare come diceva.
“Molto bene. Draco, Harry andiamo da Astoria.”
La piccola sorrise felice e trascinò la madre fuori nel corridoio prima che potesse cambiare idea.
Harry diede una pacca sulle spalle a Draco prima di imboccare la porta.
“Amico mio sei fregato, tua figlia è peggio della madre.”


 

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Capitolo 18
*** Un aiuto dal passato ***


Un aiuto dal passato
 
“Ginny…amore…cosa ci fai tu qui?”
Harry si meravigliò non poco di vedere la moglie nella stanza di Astoria, tranquillamente seduta di fianco alla donna con Albus e Scorpius vicini.
“Credevi davvero che non ti avrei raggiunto? ”
Harry le sorrise sghembo e scosse il capo.
“Certo che lo credevo, ma pensavo tu venissi a cercare direttamente noi tre…non di trovarti qui.”
Ginny si portò una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio e poi guardò intensamente l’amica malata.
“Dovevo prima fare due chiacchiere con Astoria e adesso…so tutto quanto...e…a quanto pare non è più un mistero per nessuno cosa è accaduto.”
La rossa guardò eloquentemente il marito e scandì con cura le ultime parole, poi fece un cenno con il capo in direzione dei ragazzi.
Harry aggrottò la fronte scambiandosi veloce un’occhiata preoccupata con Hermione e Draco.
Eltanin lasciò la mano della madre e si unì a Scorpius e Albus.
L’aria nella stanza si era come congelata e la biondina sentiva su di sé gli occhi di tutti gli adulti puntati addosso. Era arrivato il momento di parlare e dare spiegazioni.
La ragazzina fece scivolare lo sguardo su tutte le figure presenti nella stanza e poi si soffermò a guardare Astoria.
La donna le sorrise dolcemente e si schiarì la voce, attirando su di sé l’attenzione.
Senza distogliere lo sguardo da Eltanin parlò agli altri.
“Volevamo proteggere i nostri figli. Non volendo dare loro un dispiacere, ma invece ho paura che loro abbiano trovato lo stesso le risposte alle domande che cercavano.”
La biondina annuì, l’arguzia di Astoria l’aveva colpita.
“Che significa?”
Draco si era sporto in avanti, la mascella contratta e gli occhi vitrei. Era visibilmente angosciato, i suoi figli non avrebbero dovuto vivere ulteriori complicazioni. La loro vita era già stata stravolta fin troppo in quei pochi giorni.
Scorpius si affrettò ad affiancarlo e gli afferrò con sicurezza il braccio.
Il biondo scrutò il figlio preoccupato.
“Papà, Hai capito perfettamente quello che intende dire la mamma, noi sappiamo cosa è successo e cosa lei abbia fatto.”
Un ringhio uscì dalla bocca del biondo che incenerì con lo sguardo la moglie ed Hermione.
“Non posso credere che gli avete spiegato nel dettaglio cosa è accaduto!”
Astoria spalancò gli occhi e scosse il capo.
“Come avrei potuto farlo, Draco? Dargli questo dispiacere?”
Il biondo si scrollò dalla presa del figlio e si passò una mano tra i capelli. Poi come una fiera in gabbia si avvicinò alla finestra. Scuro in volto si girò contrariato in direzione della riccia.
“Non mi dire che sei stata tu! Certo, ovvio, tipico dei Grifondoro…l’onestà ad ogni costo.”
Hermione sostenne lo sguardo di ghiaccio di Draco e lo incenerì con i suoi occhi color miele. Poi gonfiò il petto e come una furia gli puntò il dito contro.
“Cosa stai farneticando? Premettendo che sono la prima a spiegare le cose a mia figlia perché la ritengo intelligente abbastanza da capire…No, non ho parlato di ciò che è avvenuto 12 anni fa in questa casa. Mi sono limitata a parlare della malattia di Astoria e della maledizione, come credo abbia fatto anche tu Draco! Oppure hai argomentato anche su altro?”
La riccia conclusa la sua arringa si avvicinò velocemente al letto di Astoria e si sedette incrociando le braccia al petto.
Si era palesemente schierata a fianco della donna malata contro le accuse rivolte da Draco ed il suo pregiudizio affrettato.
Il biondo dovette mordersi il labbro per non scoppiare ed allargò le narici in un respiro profondo.
“Papà.”
Eltanin lo richiamò con la sua vocina e gli sorrise. Raggiunse il fratello e lo prese per mano.
“Guardaci papà. Ci vedi arrabbiati o sgomentati? No, siamo tranquillissimi. Sappiamo perché lo abbiamo scoperto da soli.”
Albus si schiarì la voce e Potter lo incenerì con lo sguardo. Eltanin rise divertita.
“Mi correggo, lo abbiamo scoperto noi tre da soli.”
Draco guardò intensamente Scorpius, voleva essere certo di quello che sua figlia stava asserendo. Per tutta risposta il biondino annuì.
“E’ vero Papà. Non incolpare nessuno, abbiamo fatto tutto da soli. Anzi, perdonaci per questo ma…non potevamo restare con le mani in mano e quindi ci siamo messi ad indagare.”
Draco abbassò il capo sconfitto.
“Guardaci Papà, per favore. Sto bene, davvero, e anche Eltanin.”
“Anche io sto bene grazie.”
Albus sorrise in direzione dei propri genitori e Ginny lo ammonì con lo sguardo, con un sussurro riuscì a sgridarlo severamente.
“Devo ancora capire cosa c’entri tu in tutta questa storia…prega soltanto di non aver combinato alcun guaio.”
Scorpius scosse la testa sorridendo e riprese a parlare.
“Papà, non volevamo scavalcare voi grandi o mettere in dubbio ciò che stavate facendo…solo che non potevamo restare fermi ad aspettare.”
Harry Potter che finora era rimasto in rigoroso silenzio, decise che era il momento di intervenire e provare a placare gli animi.
“Scorpius, Eltanin, Albus. Sedetevi per favore su quel divano. Sapete, io…”
Lo sguardo di Harry scivolò su Hermione e le sorrise nostalgico.
“…Io vi capisco. Sono stato ragazzo anche io e…beh…conoscete la mia storia, seguivo spesso il mio istinto e altrettanto spesso mi cacciavo nei guai. C’era un motivo dietro al mio essere disubbidiente e al mio infrangere le regole. Giusto Herm?”
La riccia annuì complice di quelle scorribande.
“Vedete, io ringrazio Silente e Piton ogni giorno per non avermi spiattellato subito ogni cosa. Sarebbe stato un peso troppo grande da sopportare. E’ per questo che i vostri genitori vi hanno omesso delle cose. Volevano risparmiarvi un po' di delusioni e frustrazioni per proteggervi. Ora che siete a conoscenza dei fatti accaduti molti anni fa, cosa cambia? Nulla, dobbiamo comunque dare la priorità al problema principale che è la maledizione. Dovevate fidarvi di noi adulti e lasciarci fare.”
Albus si grattò la testa ciondolando sul posto in cui era seduto.
“Non è proprio così papà!”
“Cioè?”
Eltanin si schiarì la voce e fiera di sé si apprestò a parlare.
“Forse abbiamo scoperto come annullare la maledizione! Abbiamo dovuto fare un viaggetto…ma…molto probabilmente abbiamo la soluzione!”
Hermione scattò in piedi e raggiunse la figlia. Si inginocchiò alla sua altezza la prese per le spalle e la fissò seria.
“Cosa avete fatto Eltanin?”
L’entusiasmo della piccola diminuì improvvisamente.
“Mamma…era l’unica cosa da fare.”
Hermione chiuse gli occhi e lasciò la presa sulla figlia. Il palmo della mano aperto verso la bambina e la voce dura.
“Consegnamela immediatamente.”
Eltanin tirò fuori dalla maglietta la collana che aveva nascosto e se la sfilò la lentamente lasciandola cadere nella mano della madre. Non appena Harry vide il ciondolo si irrigidì e guardò preoccupato la moglie.
Ginny si portò una mano alla bocca sorpresa.
“E’ ciò che penso che sia?”
Hermione annuì delusa e si sedette nuovamente vicino ad Astoria.
Draco seguì la scena da lontano e aspettò in rigoroso silenzio che la riccia si decidesse a dare spiegazioni.
La grifona si rigirava l’oggetto tra le mani e scuoteva il capo.
“Oh per Salzar! Grenger…parla! Cos’è quell’oggetto? Cosa hanno combinato questi tre?”
Draco aveva uno sguardo disperato, smanioso di capire.
“E’ la mia giratempo. Credevo di averla persa.”
Astoria prese in mano delicatamente l’oggetto e l’osservò da vicino.
“Una giratempo…vuoi dire che…”
“Sì, esatto. I nostri figli sono tornati nel passato.”
Draco si afflosciò sulla sedia e si massaggiò le tempie.
“Fantastico. Avete idea di cosa significhi una cosa del genere? Sapete che è vietato l’uso improprio della magia alla vostra età? Io…io…non ho parole!”
Scorpius si alzò e fronteggiò il padre.
“Papà tu non comprendi! Noi forse abbiamo trovato il modo di spezzare la maledizione, non è questa la cosa più importante?”
“Avete disubbidito Scorpius e vi siete messi in pericolo!”
“Ok, arrabbiati allora, sgridaci, puniscici…ma facci almeno finire di parlare. Prima di condannarci ascoltaci.”
Draco guardò i ragazzi negli occhi ad uno ad uno. Erano visibilmente tesi ma nel loro sguardo il serpeverde poteva cogliere una forte sfumatura di fiducia. Sì erano perfettamente consci di quello che avevano rischiato e ora avevano tutta l’aria di scoprire se la loro fuga nel passato fosse stata proficua.
Con un gesto della mano invitò i ragazzi a proseguire.
“Avanti, vi ascolto. Anzi, vi ascoltiamo. Diteci, cosa serve per il contro incantesimo?”
Albus si grattò nuovamente il capo e Scorpius abbassò lo sguardo.
“Ecco…non lo sappiamo.”
Eltanin mise subito le mani avanti.
“Nel senso che non sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare ma qualcuno ci ha dato una mano e in questi anni ha cercato la soluzione al nostro problema!”
Gli adulti si guardarono gli uni con gli altri cercando di capire il contorto discorso appena fatto dalla piccola Grenger.
“Poveri noi, è meglio se intervengo io a questo punto. Li avete confusi e ora non ci stanno capendo nulla.”
Albus si alzò e fece un occhiolino in direzione del padre che alzò gli occhi al cielo.
“Grazie figliolo, ma non credi che forse dovrebbero essere i diretti interessati a spiegarci come sono andate le cose?”
Il giovane Potter scosse la testa e si posizionò al centro della stanza.
“Dunque, siamo tornati indietro nel tempo…sì ok, sbagliando, disobbedendo, ecc…e abbiamo rivissuto il momento esatto in cui zia Astoria ha voluto cercare Scorpius nell’arazzo di famiglia.”
La donna malata cercò lo sguardo del figlio e il ragazzo le sorrise dolcemente.
“L’abbiamo vista entrare nella stanza e uscire poco dopo distrutta. Aveva appena letto il nome di Eltanin sulla tela. Disperata ha chiamato Poppy e le ha detto di portarle il libro di magia oscura.”
Draco per poco non si strozzò con la sua stessa saliva e lanciò uno sguardo carico di odio in direzione della moglie.
La donna prese un profondo respiro.
“L’ho obliata Draco, Poppy non ricorda di avermi assecondato…e comunque non le ho chiesto il libro ma l’incantesimo. Ecco perché non ricordo il titolo. Immagino che avendo giocato con la memoria di Poppy lei adesso non possa aiutarci…”
Hermione chinò il capo ed annuì.
Astoria si perse ancora in quel ricordo.
“Ragazzi, io rammento di aver sentito una presenza nel corridoio ma non c’era nessuno…come avete fatto a vedermi ma io a non accorgermi di voi?”
Ginny ed Harry risposero all’unisono.
“Con il mantello dell’invisibilità, ovviamente.”
“Ma non l’avevi lasciato a James, tesoro?”
Harry annuì guardando storto il figlio.
“Immagino che non te lo abbia prestato volutamente…a casa faremo i conti anche su questo. Andiamo avanti. Quindi avete visto Astoria effettuare l’incantesimo?”
Scorpius scosse la testa.
“Solo Albus, se restavamo tutti e tre sotto il mantello mamma ci avrebbe scoperto subito.”
Il giovane Potter abbassò il visetto sconsolato.
“Non sono riuscito a leggere il titolo però perché non appena zia ultimò la formula…”
“Apparve Lucius…”
Astoria completò la frase.
“Io…io mi ricordo benissimo che sentii i suoi passi e scappai via di corsa…”
Draco si massaggiò il mento e poi ghignò al pensiero di suo padre e alla paura che incuteva. Ma perché il padre si trovava lì? Ma certo…
“Voi due non vi sarete mica nascosti nel suo studio vero?”
Scorpius sorrise.
“Sì, e quindi è scattato l’allarme. Io volevo andare via ma Eltanin non credeva di correre alcun rischio e così…”
“…lo abbiamo incontrato!”
Ad Eltanin si incresparono le labbra all’insù, felice al pensiero di nonno Lucius.
“Mamma…lui sapeva di me! Ci stava cercando! Lo aveva letto sulla tela giorni prima.”
Draco si rabbuio e abbassò il volto.
“No Papà…non avercela con lui. Non poteva dirti nulla. Cerca di capire io ero sparita dall’arazzo e se lui avesse stravolto la storia…chissà dove saremmo noi oggi. Doveva mantenere il segreto. Ma ci ha promesso che ci avrebbe aiutati e che avrebbe vegliato su di noi.”
Hermione si portò una mano alla bocca per lo stupore. L’incredulità di ciò che sua figlia stava dicendo e la gioia nel sentire che quel burbero di un purosangue si fosse comportato da nonno, accettando Eltanin.
“Draco…tuo padre non poteva fare diversamente, ha fatto la cosa giusta.”
La riccia si alzò e si avvicinò al biondo prendendolo per mano.
Si scambiarono uno sguardo carico d’amore e consapevolezza. Poi la Granger si voltò verso le tre piccole pesti e li invitò a continuare.
“Cosa vi ha detto Lucius?”
Scorpius si schiarì la voce.
“Nonno ha detto che avrebbe cercato lui il libro. Avrebbe avuto anni a disposizione.”
Eltanin annuì.
“Papà ho bisogno del mappamondo che si trovava nello studio del nonno.”
Draco focalizzò mentalmente il manufatto in questione e corrucciò la fronte perplesso.
“Lui vi ha detto di cercare quell’oggetto? Sicuri?”
“Certo! Sono sicurissima di quello che dico, si tratta di una specie di scrigno segreto che si aprirà solo se sarò io a toccarlo. Lo ha incantato lui stesso con l’impronta della mia mano.”
Hermione mise una mano sulla spalla di Draco cercando di capire il perché fosse agitato.
“Non so dove sia…mio padre riarredò lo studio pochi anni dopo la nascita di Scorpius…e…fece sparire il mappamondo.”
Un velo di amarezza comparve sul volto di tutti.
“E…se lo avesse solo nascosto?”
Albus Severus Potter ancora una volta aguzzò l’ingegno ed azzardò una possibile ipotesi. Harry guardò fiero il figlio e supportò la sua supposizione.
“Certo! Potrebbe averlo portato in una delle vostre proprietà o alla Gringrott!”
Malfoy sbuffò amaramente e scosse il capo.
“Conosco tutte le camere blindate a nome mio e quelle di mia madre. Lucius non ha lasciato lì nessun mappamondo.”
“E le vostre proprietà?”
Il salvatore del mondo magico non si dava per vinto.
“Non lo so, potrei spedire un elfo a controllare.”
“Fallo!”
Malfoy si alzò dalla sedia e con un colpo di bacchetta richiamò a sé una pergamena e una piuma. Chiuse gli occhi ed enunciò un incantesimo non verbale. La piuma volteggiò sulla carta e ben presto apparve il disegno dell’oggetto perduto.
“Poppy!”
“Poppy è qui per servirla Signore!”
“Riconosci questo mappamondo?”
L’elfetta sorrise ed annuì.
“Poppy sì ricorda, sì. Poppy sa che un oggetto di padron Lucius.”
Draco sorrise e anche tutti gli altri. Era un buon inizio.
“Vai nelle proprietà dei Malfoy e dei Black per favore e cercalo, mi serve qui all’istante.”
Poppy si inchinò mesta e si grattò convulsamente l’orecchio sinistro. Non voleva disobbedire agli ordini del suo signore ma doveva dissentire. Per lei, nonostante fosse oramai libera e pagata, diventava sempre un problema dover dire di no.
“Signore…Poppy chiede scusa...ma deve dire di no…”
Malfoy si accigliò all’istante.
“Come, perché?”
Poppy indietreggiò e si inchinò prostrandosi a terra.
“Poppy è buona, non vuole disobbedire Poppy, ma…mio signore Poppy sa che lì non c’è nessun mappamondo.”
Il viso di Draco si addolcì ed invitò l’elfa ad alzarsi.
“Capisco…e Poppy tu sai dov’è? Puoi portarmelo?”
La piccola elfa annuì con il capo per poi deglutire e torturarsi le manine.
“Poppy signore sa dov’è. Ma Poppy non può prenderlo.”
Spazientito Malfoy prese un respiro profondo. Era difficile parlare con gli elfi: rendevano ogni cosa complicata. Hermione capì immediatamente che il suo uomo stava per perdere la pazienza e si decise ad intervenire.
“Non serve che tu lo prenda Poppy, se non puoi non importa. Ci dici dov’è? Così magari lo andiamo a prendere noi.”
Felice e sorridente l’elfetta si mise a saltellare.
“Poppy ringrazia! Sì Poppy lo dice subito. E’ alla Gringrott!”
Harry incrociò le braccia al petto e canzonò Malfoy.
“Non avevi detto di conoscere a mena dito tutte le vostre camere blindate? Forse stai iniziando a soffrire di demenza.”
Il biondo gli lanciò un’occhiata di fuoco e gonfiò il petto pronto a rispondere ma Hermione si frappose tra di loro guardando in direzione dei ragazzi.
“Evitiamo battibecchi inutili, ok? Devi andare alla Gringrott Draco e controllare.”
La piccola elfa iniziò a scuotere vistosamente la testa e a guardare con i suoi occhioni la Granger.
“Cosa c’è Poppy?”
“Poppy si scusa con il signor Draco, ma lui non troverà nulla in banca. Deve andarci lei dottoressa Grenger con la piccola Eltanin. Se vuole Poppy vi porta subito lì.”
La riccia era palesemente sorpresa.
“Noi? Perché?”
Poppy sorrise con ingenuità.
“Il mappamondo si trova nella vostra camera blindata.”
“No…Poppy…ti sbagli noi lì non abbiamo nessun conto…è tutto in Australia…”
Poppy non demorse e con uno schiocco di dita richiamò a sé una busta chiusa con cera lacca.
“Ora che sapete Poppy può consegnarvi questa. Poppy l’ha avuta dal signor Lucius poco prima di morire.”
E dopo aver lasciato la missiva in mano alla riccia l’elfetta si volatilizzò.
Con mani tremule Hermione aprì la lettera e ciò che lesse la sconvolse.
Con una mano tra i capelli e gli occhi che mangiavano ogni parola scritta si voltò in direzione della figlia.
“Eltanin…tuo nonno…ci ha lasciato un’eredità. Ci ha intestato una camera blindata. Insieme possiamo accedervi.”
La piccola sorrise soddisfatta e si avvicinò alla madre porgendole la mano.
“Andiamo a recuperare il mappamondo mamma!”
 
Prendere l’oggetto in questione e tornare al Manor fu molto rapido ed indolore.
Ad Hermione faceva sempre effetto mettere piede in quella banca memore di quello accaduto nei panni di Bellatrix. Ma quella era un’altra vita oramai lì dentro poteva entrare a testa alta ora ne era un suo pieno diritto.
Non appena apparirono tra le fiamme del camino del maniero, trovarono Draco ad attenderle. Il biondo corse subito loro incontro e senza rendersene conto, agendo d’impulso diede un bacio sulle labbra ad Hermione per poi abbracciare calorosamente la figlia.
“Finalmente siete tornate!”
“Sei stato sempre qui tutto il tempo ad aspettarci? Potevi restare con gli altri…”
“Sai che non ci sarei riuscito…ho detto loro che avevo delle carte da cercare…comunque come è andata? Lo avete trovato?”
Eltanin ghignò soddisfatta.
“Sì, è nella borsa di mamma…sai che ama rimpicciolire gli oggetti! Su forza, andiamo a risolvere questa cosa…ah…poi mi spiegherete questo bacio. Tranquilli, con calma, non ho fretta.”
Le gote candide di Draco si tinsero di rosso, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che aveva appena fatto ed Hermione si affrettò a superarli a testa bassa imporporata anche lei.

Il mappamondo troneggiava al centro della stanza. Eltanin vi si parò di fronte ammirandolo e tutti gli altri si posizionarono intorno a lei formando un cerchio.
Harry Potter estrasse la bacchetta e la puntò verso il manufatto.
“Prima di fartelo toccare Eltanin voglio accertarmi che l’oggetto sia sicuro.”
Una scia verde fuoriuscì dalla bacchetta del salvatore magico per poi ritrarsi poco dopo.
L’oggetto era pulito e privo di qualsiasi magia oscura.
Harry poté decretare il via libera.
“Puoi toccarlo.”
La biondina annuì ed allungò la sua manina verso la sfera. Impresse le sue dita sul legno intarsiato e chiuse gli occhi.
Tutti trattennero il fiato in attesa che succedesse qualcosa. Niente.
Eltanin riaprì gli occhi e guardò l’oggetto confusa. Perché non succedeva nulla?
Poi d’improvviso si ricordò le parole del nonno. Astoria. Aveva bisogno di lei.
Veloce sgusciò verso la donna sotto lo sguardo attento degli altri.
“Devi esserci anche tu!”
Astoria la seguì fiduciosa e si posero l’una di fronte all’altra con il mappamondo in mezzo.
“Ok, metti la tua mano sinistra sul mappamondo e dai a me l’altra.”
Astoria fece un respiro profondo ed eseguì il comando. Non appena le due si presero per mano e toccarono il manufatto un fascio di luce si espanse per la stanza: il globo si aprì e dentro, immutato ed intatto, trovarono il libro tanto agognato.
Astoria ebbe un mancamento e prontamente Ginny l’afferrò evitandole di cadere. Poi aiutata da Scorpius la fece accomodare su di una poltrona.
La donna aveva sentito chiaramente la magia fluire nel suo corpo ma era troppo debilitata e quella forza risucchiò la sua energia.
Hermione preoccupata si avvicinò alla figlia temendo che le fosse successa la stessa cosa, invece Eltanin sembrava stare benissimo.
“Ok allontanatevi, il libro è impregnato di magia oscura. Sarò io ad estrarlo.”
Harry era già pronto con la bacchetta in mano ma Draco lo fermò.
“E’ un libro del Manor, non si farà toccare facilmente da un estraneo senza il consenso di un Malfoy. Lo prendo io e se ci sarà bisogno tu sarai qui, ok?”
Harry annuì e fece un passo indietro.
Delicatamente Draco allungò la mano e lentamente sfiorò la copertina. Sentì una lieve ed impercettibile scossa, segno che il libro si stava concedendo a lui.
Lo afferrò con cura ed aprì la pagina dove era stato lasciato ben in vista un segnalibro.
Lesse con avidità le righe sottolineate e poi si voltò verso gli altri.
“Abbiamo il contro incantesimo.”
 
Ciao a tutti!
Scusatemi per la lunghezza del capitolo, mi sono lasciata prendere la mano.
Volevo dar spazio a questo “scontro” ragazzi genitori e spero di essere riuscita ad esprimere le emozioni di entrambe le fazioni.
Che ne dite? E’ stato bravo Nonno Lucius?
Volevo avvisarvi che il prossimo sarà il capitolo conclusivo della storia, al quale forse seguirà un epilogo. Magari che vede protagonisti il nostro nuovo trio all’ultimo anno di scuola. Cosa ne pensate?
Inoltre mi sta balenando in mente di scrivere anche un prequel di questa storia.
Una one shot di come Draco ed Hermione si sono innamorati ad Hogwarts…potrebbe piacervi?
Grazie come sempre a chi legge e a chi vorrà commentare.
Alla Prossima!

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Capitolo 19
*** La luce vincerà sempre sul buio ***


La luce vincerà sempre sul buio
 
“Figlio mio,
Se stai leggendo queste parole significa che il momento è arrivato ed io non ci sono più. Significa che entrambi i tuoi figli sono di fianco a te e che è giunto il momento del rituale.
Sì, per fortuna ritrovato questo maledetto libro oscuro, anche se non è stato affatto facile.  
Hai letto il contro incantesimo? Lo so, ti ha completamente spiazzato ma, figlio mio, è magia nera quella che è stata implicata. C’è sempre un prezzo da pagare.
Non sarà facile ragazzo mio, ma dovrai farti forza.
Lo so a cosa stai pensando e se vuoi fallo!
Consulta il libro nuovamente o contatta qualche esperto ma perderai solo ulteriore tempo. Non ci sono alternative.
Come citato in quelle pagine, Eltanin ed Astoria sono inevitabilmente legate l’una all’altra.
Dovrà essere tua figlia a recitare il contro incantesimo, solo lei può farlo.
Ma non è sufficiente. Per liberare tua moglie dalla maledizione e quindi, ricorda bene anche tuo figlio, dovrai trovare un modo per connettere le due.
Serve uno scambio di sangue tra di loro. Purtroppo è una cosa imprescindibile.
Una volta creato questo legame Eltanin potrà recitare il contro incantesimo:



“Sacro arazzo, Io appartengo a questa casata.
Sono la legittima erede di…Con il mio sangue, lo stesso che scorre in questa famiglia, io ti chiedo di liberare….da ogni maleficio. … non oserà più contraddire la tua preziosa tela o perirà. Possa dunque la magia scorrere di nuovo pura e forte, il nefasto sortilegio è finito.”



Figliolo, sono sicuro che se tutto verrà eseguito con convinzione e fiducia la maledizione si spezzerà. Fai solo molta attenzione perché ci sarà un forte concentrato di magia oscura. Scegli bene il luogo e chi far partecipare.
Figlio caro, credi in ciò che farete e tutto andrà bene, ricorda chi sei: un Malfoy degno di questo nome. Forse non te l’ho mai detto e quindi coglierò questa ultima occasione.
Ti voglio bene.

Papà Lucius
P.S. Sii fiero dei tuoi figli, e non sgridarli troppo per quello che hanno fatto.
Non c’è giorno che io non ringrazi la loro malsana idea di viaggiare nel tempo perché mi ha permesso di conoscere Eltanin e di vedere il mio Scorpius già ometto.”

 
Draco lesse e rilesse la missiva un paio di volte prima di richiudere la pergamena ed alzare lo sguardo per affrontare gli altri. Come dirgli cosa aveva appena scoperto?
Quando di getto aveva scorso le righe della pagina del libro trovando la scritta “contro incantesimo” non prestò la minima attenzione al tipo di rituale. Fu solo sollevato di leggere che c’era una soluzione al problema.
Non appena si rese conto che il segnalibro, altro non era che una lettera di Lucius accuratamente ripiegata, capì immediatamente che non era tutto rosa e fiori.
“Draco cosa c’è?”
Hermione non gli aveva staccato gli occhi di dosso e aveva visto come il biondo aveva sbarrato gli occhi dopo qualche riga.
Draco deglutì con fatica e respirò profondamente.
“Bambini, andate in camera di Scorpius. Se necessario vi verremo a chiamare.”
Il piccolo Malfoy spalancò la bocca pronto a replicare ma Albus lo trattenne per un braccio.
“Va bene Zio Draco, lo faremo.”
Eltanin si voltò sconvolta verso l’amico, anche lei come il fratello aveva qualche obiezione in merito ma vedendolo serio e imperturbabile si convinse a non tirare troppo la corda.
In silenzio e a testa bassa uscirono mesti dalla stanza.


“Perché? Dicci perché Albus?”
Il moretto si voltò verso l’amica e sfoderò un dolce sorriso.
“Dai Eltanin, noi abbiamo fatto abbastanza, non credi? Ora è il momento che gli adulti si confrontino tra di loro e prendano delle decisioni. O non ti fidi?”
Scorpius abbassò il capo ed annuì.
“Ha ragione. Andiamo in camera mia.”
Eltanin si voltò un’ultima volta verso la porta e sbuffò.
“Io non mi muovo da qui. Sento…io sento che devo essere presente.”
Albus sbuffò divertito e si mise seduto a gambe incrociate per terra, spalle contro il muro per appoggiarsi.
“Temevo che lo avresti detto…ok aspettiamo qui. Partita a scacchi?”
La biondina gli sorrise e gli si sedette a fianco.
“No…ti insegno la morra cinese. Ti piacerà è un gioco babbano.”
Scorpius li fissò incredulo.
“Scherzate vero?”
“No fratellino, io non mi muovo di qui.”


Harry Potter si avvicinò all’amico e gli mise una mano sulla spalla.
“Cosa c’è?”
Draco alzò lo sguardo ed Harry vi lesse tutta la sua preoccupazione.
“C’è che ho parlato troppo presto. Si tratta pur sempre di magia oscura e…il rituale non è semplice.”
Hermione si alzò a sua volta e raggiunse i due, tese la mano e Draco che prontamente le consegnò il libro. Vorace e ansiosa di sapere divorò ogni singola parola di quel rito.
Finito di leggere, si premette una mano sulla tempia e chiuse gli occhi.
Poi allungò il tomo verso Ginny ed Astoria che a loro volta lessero il contenuto.
Come la moglie di Draco finì di leggere calde lacrime gli solcarono il volto.
“Io…io…non possiamo coinvolgere la piccola Eltanin, come posso farle anche questo? ...dev’esserci un altro modo.”
Harry e la moglie si scambiarono uno sguardo preoccupato, volevano consolare e consigliare in qualche maniera ma forse era meglio restare in silenzio ed ascoltare.
Draco si afflosciò sulla sedia e si scompigliò i capelli con le mani.
“Forse dovremmo fare altre ricerche. Partire da questo e consultare libri simili…non…non lo so…Hermione?”
La riccia si era completamente estraniata dagli altri, si era impossessata di nuovo del libro e con attenzione leggeva e rileggeva quelle righe.
A differenza degli altri non sembrava affatto preoccupata, piuttosto alla ricerca di una possibile soluzione. Con un colpo secco della mano chiuse il tomo ed alzò il viso.
Un sorriso sicuro e fiero sulle proprie labbra.
Hermione Jane Granger bruciava di tenacia e coraggio.
“Si può fare, nella massima sicurezza.”
Draco scattò in piedi e la raggiunse. La prese per le spalle ed impose su di lei tutta la sua stazza.
“Niente atti eroici con mia figlia, Grenger. E’ magia oscura quella.”
Gli occhi della grifondoro brillavano di determinazione.
“Draco, amo mia figlia più di ogni altra cosa al mondo. Se dico che è fattibile, è fattibile, punto.”
Harry non riusciva più a restarsene buono e zitto, doveva intervenire.
“E come, Herm?”
Hermione sventolò in aria il tomo chiuso.
“Qui non viene specificato come deve avvenire lo scambio di sangue. Quindi lo farò in maniera babbana.”
Draco la guardò accigliato, la riccia lo ignorò e continuò il suo ragionamento.
“Una trasfusione di sangue. Sono un medico specializzato ed ho tutti gli strumenti per farlo.”
Harry sorrise e le fece un occhiolino.
“Geniale!”
Sempre più convinta della sua teoria Hermione si apprestò a prendere la cartella clinica di Astoria, dove aveva appuntato le analisi del suo sangue ed i relativi dati, e scorse con le dita tutte le informazioni finché non trovò cosa cercava.
“Bingo! Siete compatibili! La trasfusione si può fare senza creare danno a nessuno!”
Draco la osservò così felice ed entusiasta che si sentì contagiato da una palpabile speranza.
“Granger.”
La riccia si voltò verso di lui aspettandosi uno sguardo gelido e freddo.
Il sorriso sulle labbra del biondo la spiazzò.
“Non ho capito bene cosa tu voglia fare…ma mi fido.”
Hermione annuì grata e gli si gettò al collo incurante degli altri che erano presenti.
“Non farò alcun male ad Eltanin, te lo prometto.”
Draco annuì e ricambiò la presa su di lei.
Astoria distolse lo sguardo da loro, consapevole che adesso poteva solo accettare questa realtà e farsi da parte.
Harry si schiarì la voce e si grattò la nuca leggermente a disagio.
“Ehm…Herm…Draco…io direi di organizzarci. In quanto Auror so di preciso che a prescindere si scatenerà una forte energia oscura quindi eviterei a Scorpius e Albus di assistere al rito.”
Il biondo prontamente annuì.
“Concordo.”
Anche gli altri annuirono.
Harry si sistemò gli occhiali e poi guardò amorevolmente la moglie che alzò subito le mani in segno di resa.
“Sì, capisco benissimo amore. Meglio che anche io sia fuori di qui. Starò con i ragazzi, vado a chiamare Eltanin.”
Prima di lasciare la stanza Ginny lasciò un lieve bacio sulle labbra al marito e accarezzò con lo sguardo sia Hermione che Astoria. Non sarebbe stata lì fisicamente ma sarebbe stata comunque a loro fianco.
Non appena la rossa aprì la porta vide una scena che aveva del comico.
Scorpius e Albus dimenavano le mani l’uno verso l’altro e Eltanin gridava oggetti senza senso.
“Carta batte Sasso! Albus sta vincendo!”
 Ginny assunse un cipiglio alla Molly ed incrociò le braccia sotto il seno.
“Non dovevate essere di sopra?”
Eltanin le corse in contro e l’abbracciò di slancio.
“Colpa mia! Sento che non mi posso muovere da qui.”
Ginevra la strinse a sé e poi si voltò indietro indicandole la madre.
“Vai piccola, hanno bisogno di te. Sii forte. Voi due…muovetevi, andiamo nel salotto di sopra a mangiare qualcosa.”
Entrambi provarono a controbattere ma la rossa fu irremovibile, lasciò loro solo il tempo di un veloce saluto e poi afferrandoli sotto braccio li trascinò al piano superiore. Non li avrebbe persi di vista.
Eltanin entrò nella stanza titubante e si affrettò ad accoccolarsi tra le braccia della madre.
Dolcemente Hermione le scostò una ciocca di ricci biondi ribelli e le baciò la fronte.
Poi le indicò il punto in cui sarebbe avvenuto il rito.
“Tesoro mio, tu lo sai che ti ho sempre parlato con franchezza. Lo farò anche questa volta. Astoria ha bisogno di te. Tu, vuoi aiutarla?”
La piccina si voltò verso la donna malata e senza alcuna esitazione annuì.
“Cosa devo fare mamma?”
La donna le accarezzò una gota, la prese per mano e la fece accomodare su di una poltroncina reclinabile vicina ad una identica dove era già seduta Astoria.
In mezzo alle due sedute era stato posto l’arazzo di famiglia.
“Piccina mia, il rito ha inizio creando tra di voi un legame di sangue, poi dovrai recitare questa formula. Vedi? Io ti metterò questa flebo con la sacca vuota. L’ago prenderà il tuo sangue e la riempirà. Lo vedi quest’altro tubicino che esce dal sacchetto? Ecco quello è collegato direttamente al braccio di Astoria che riceverà il tuo sangue.”
Eltanin osservò il tutto e si sforzò di restare calma.
Hermione inclinò la testa e poi appoggiò la propria fronte a quella della figlia.
“Sentirai solo un pizzico quando inserirò l’ago, e forse poi avrai un po' di mal di testa dovuto al fatto che sarai un pochino debole ma…ho già chiesto a Poppy della torta con doppio cioccolato e panna per ricaricare le tue energie.”
La piccola sorrise e si leccò i baffi.
“E posso avere anche del succo di zucca?”
“Certo che sì.”  
“E…posso tenere la mano a papà mentre tu esegui la procedura?”
Hermione le fece l’occhiolino ed invitò Draco ad avvicinarsi con un gesto della mano.
“Se papà non sviene alla vista di un po' di sangue, volentieri!”
Draco sbuffò risentito.
“Io non ho paura di quel coso! Eccomi piccola mia, stringi la mia mano.”
Eltanin sorrise e poi si voltò verso Astoria.
La donna la stava guardando con un misto di gratitudine e di vergogna. Le sussurrò un flebile grazie e poi chiuse gli occhi.
La piccola Grenger si rese conto che nessuno teneva la mano alla donna e sentì che non era affatto giusto.
“Astoria…”
“Dimmi tesoro.”
“Vorrei anche la tua mano, è un problema mamma?”
La riccia sorrise e scosse la testa bonariamente.
“Puoi farlo se vuoi.”
Draco si irrigidì subito, cosa che non sfuggì alla bambina.
“Papà, guardami. Io…io lo capisco che sei arrabbiato. Ti senti preso in giro e credi di aver perso anni inutilmente a causa di Astoria. Papà in parte è così ma in parte no. All’inizio anche io ero arrabbiata, lo ammetto. Ma poi ho capito che sì, Astoria mi ha tolto molto…ma mi ha anche dato tanto.”
Il biondo la guardò stupito e la piccola continuò imperterrita.
“Vuoi un esempio di ciò che mi ha dato? Un fratello ad esempio…ti pare poco?”
Draco abbassò il capo commosso, sua figlia aveva avuto il potere di scuoterlo e farlo ragionare. Ci avrebbe messo anni a perdonare quella donna ma oramai faceva parte della sua vita, avevano un figlio insieme ed il minimo che poteva fare era provare ad avere con lei un rapporto civile.
Alzò gli occhi di ghiaccio incontrando quelli verdi della donna.
“Finiamo questa cosa il prima possibile e poi noi due parleremo.”
Astoria annuì e prese delicatamente la mano di Eltanin che subito ricambiò la presa felice.
Hermione guardò fiera la figlia, lanciò uno sguardo amorevole a Draco e poi iniziò la procedura.
Quando la trasfusione ebbe inizio il fascio di luce che si innescava al loro tocco, apparve di nuovo. Era una radiazione luminosa calda che infondeva nell’aria un forte senso di pace e protezione.
Draco però era guardingo e con la bacchetta ben stretta in mano.
Nonostante tutto stesse filando liscio percepiva una forte inquietudine.
Lanciando un’occhiata verso Harry, il biondo capì che il salvatore del mondo magico doveva sentirsi allo stesso modo. Il busto teso in avanti, la bacchetta puntata verso le due poltroncine: era pronto ad intervenire.
Hermione si scambiò uno sguardo d’intesa con Harry ed espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Il sangue stava fluendo e lo scambio stava avvenendo correttamente. Quando alla riccia i parametri vitali di entrambe sembrarono stabili, fece lievitare il libro di magia nera difronte la figlia per iniziare la seconda parte del rito.
La pagina si aprì ma questa volta una nube scura invase tutta la stanza, annebbiando gli occhi di tutti. Uno stridulo acuto, aspro e penetrante perforò i timpani dei presenti.
Hermione urlò e si dimenò tappandosi le orecchie, un’ombra malvagia apparve dietro la donna e la schiacciò sul pavimento, impedendole qualsiasi movimento.
Harry si catapultò sull’amica ed iniziò a lanciare incantesimi contro questa presenza iniziando così una lotta contro un’inconsistenza nera e buia.
“Hermione, raggiungi Draco! Io terrò a bada questa presenza, Eltanin…Eltanin deve recitare l’incantesimo! Vai!”
La riccia si divincolò facilmente grazie all’aiuto del suo amico e a tastoni si inoltrò nella cupa coltre di fumo.
Era inutile provare a chiamare l’amato, ogni suono era inghiottito da un urlo terrificante.
Incapace di parlare lanciò l’unico incantesimo non verbale che gli venne in mente.
“Lumus!”
Una flebile luce partì dalla sua bacchetta illuminando le due poltroncine.
Vide chiaramente la figlia ed Astoria avvolte nel loro stesso fascio di energia positiva e Draco che proteggeva con il proprio essere quella bolla protettiva.
Sollevata nel constatare che stessero bene Hermione si apprestò a raggiungere il suo uomo.
Lo toccò appena e lui si voltò di scatto felice di vederla al suo fianco.
A gesti e con il labiale, la riccia provò a spiegare al biondo che il libro era stato inghiottito nel buio. Non avevano più la formula.
Eltanin ed Astoria guardavano impotenti la scena, si stringevano la mano decise a non mollare la presa, consce che se lo avrebbero fatto sarebbero state risucchiate nell’oscurità che le circondava.
Draco lanciò loro un sorriso di incoraggiamento e poi chiuse gli occhi. Inspirò ed aprì la mente, sperando che la figlia seguisse il suo esempio.
La biondina capì immediatamente l’intenzione del padre e fece lo stesso.
“Papà?”
“Figlia mia non temere…sono qui. La mamma è qui. Eravamo consapevoli che il libro avrebbe lottato contro di noi. Zio Harry ha tutto sotto controllo.”
“Ho paura.”

“Lo so, non lasciare mai la mano di Astoria, voi siete al sicuro. Fidati di me.”
“Ok, ma…l’incantesimo? Come faccio a recitarlo, io non l’ho mai letto e il libro…non lo vedo…”
“Eltanin apri gli occhi e guardami.”

La piccola ubbidì subito e vide il padre stringere in mano un pezzo di carta.
“Ripeti ad alta voce ciò che io leggerò mentalmente. Tuo nonno ha riportato l’incantesimo in questa lettera. Andrà tutto bene.”
Eltanin sorrise sollevata, le veniva da piangere dalla felicità ma doveva restare concentrata.
Lottando contro il fumo ed il bruciore che provocava ai suoi occhi Draco recitò mentalmente la formula ed Eltanin urlò a squarciagola parola per parola.


“Sacro arazzo, Io appartengo a questa casata.
Sono la legittima erede di Draco Lucius Malfoy. Con il mio sangue, lo stesso che scorre in questa famiglia, io ti chiedo di liberare Astoria da ogni maleficio. Astoria non oserà più profanare la tua preziosa tela e le generazioni future o perirà. Possa dunque la magia scorrere di nuovo pura e forte, il nefasto sortilegio è finito.”



All’improvviso l’arazzo di famiglia si sollevò da terra: si richiuse su sé stesso per poi con forza spiegarsi nuovamente. Il fumo e l’ombra oscura furono man mano risucchiati in un vortice creato dall’interno della tela.
Sparirono completamente lasciando la stanza intatta, come se nulla fosse accaduto.
Anche il bagliore che circondava Eltanin ed Astoria svanì richiamato dalla tela stessa.
Man mano che si avvicinava all’arazzo divenne come un filo d’orato che si intrecciò tra i rami dell’albero genealogico formando la scritta ‘Eltanin’.
Il nome della primogenita di Draco era tornato al proprio posto.
La maledizione era stata spezzata definitivamente.
 
Non mi odiate…il racconto è finito ma non ho messo ancora la parola fine.
Il prossimo capitolo sarà definitivamente l’ultimo.
Sarà l’epilogo di questa storia e risponderà ad alcune domande che spero vi stiate ponendo. Vi è piaciuto fin qui?
Grazie davvero per aver letto anche questo capitolo e a chi vuole commentare.

 

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Capitolo 20
*** Cosa significa Casa ***


Cosa Significa Casa -Epilogo 7 anni dopo-
 
 
 
Le luci dell’alba illuminavano fiochi e ancora timidi tutto Malfoy Manor.
Una soffice coperta di neve bianca ricopriva ogni superficie del giardino e della villa.
Affacciata dalla finestra della sua camera, Narcissa osservò con cura quel candido panorama e sorrise pregustando il caos che a breve avrebbe contrastato con la pace di quel momento.
Appena sveglia e ancora in camicia da notte si voltò verso il ritratto di suo marito lanciandogli un dolce bacio con la mano.
“Buona vigilia di Natale amore mio.”
“A te Cissy cara. Credevo volessi dormire ancora un altro po'. Sarà una lunga giornata avresti dovuto riposare.”
La nobildonna si strinse lo scialle sulle spalle e si accomodò al tavolino appena apparso difronte a lei con la sua prima colazione. La sua fidata Poppy aveva ben eseguito le istruzioni che le aveva dato la sera prima.
Narcissa si versò una tazza di caffè nero fumante ed ammonì il marito con lo sguardo.
“Scherzi vero? Non posso crogiolarmi a letto oggi. Devo fare tantissime cose!”
Bevve un lungo sorso che le riscaldò il petto e si imburrò una fetta di pane proseguendo con l’elenco dei suoi impegni.
“Devo dare le ultime direttive in cucina per la cena di stasera. Modificare alcuni addobbi…hai notato che non sono abbastanza? E finire di commissionare qualche regalo. Per non parlare del fatto che i ragazzi stanno tornando da Hogwarts e voglio passare un po' di tempo con loro, sempre se i gemellini ce lo permetteranno! Tutto questo prima delle cinque di oggi pomeriggio! Poi dovrò prepararmi per accogliere gli ospiti.”
Lucius alzò gli occhi al cielo e rise divertito.
“In effetti è un programma molto intenso e credo che in alcune cose tu possa farti aiutare da tua nuora e tuo figlio.”
Narcissa sbuffò ed incrociò le braccia al petto.
“Lucius! Potrei anche offendermi per la tua affermazione. Credi che non sia più in grado di organizzare una festa di natale?”
L’uomo scosse la testa e si prostrò in un inchino.
“Mai potrei anche solo pensare una cosa del genere mia Signora. Le tue feste sono sempre le migliori.”
Narcissa annuì ed addentò la sua fetta di pane tostato. Si appoggiò allo schienale della sedia e si gustò un sorso di caffè sorridendo da dietro la tazza.
Era felice, non poteva negarlo.
“Sai mio amato marito? Credo di non averti ringraziato abbastanza per aver spezzato la maledizione e aver ridato la felicità a nostro figlio.”
Lucius accarezzò la moglie con lo sguardo maledicendo l’impossibilità di abbracciarla.
“Era mio dovere trovare quel libro.”
“Non solo per quello. Sei stato astuto e lungimirante nei confronti di Draco.”
L’uomo deglutì e scosse il capo.
“Ho fatto troppi errori con lui, dopo la sconfitta del Signore Oscuro ho cercato di proteggerlo il più possibile e comunque ho fallito. Basti pensare a tutto quello che gli ha fatto Astoria.”
Narcissa allungò la mano verso di lui e lui fece lo stesso verso di lei.
“Ma il tuo senso di protezione ti ha portato a stipulare quel prezioso contratto prematrimoniale segreto tra te e Cyrus. Scommetto che quando quel presuntuoso di un Greengrass ha firmato non ha neanche letto le clausole. Sei stato accorto e furbo.”
Lucius scosse la testa divertito.
“Se tu sapessi come è andata realmente, moglie mia.”
La nobildonna inclinò la testa incuriosita.
“Cioè?”
“L’ha voluto stipulare Cyrus quel patto e ha preteso che io e lui firmassimo per i nostri figli.
Lui ha insistito per quella postilla. Diceva che il nostro Draco aveva già rotto un accordo e spezzato il cuore di Astoria in mille pezzi. Voleva accertarsi che la figlia non soffrisse ancora e mi ha imposto di scrivere che in caso di tradimento, menzogna o raggiro nei confronti di Astoria o della famiglia Greengrass, il matrimonio doveva ritenersi nullo e liberato da ogni vincolo magico. Mi disse tutto tronfio che preferiva sapere Astoria divorziata ma libera di rifarsi una vita piuttosto che ingiustamente infelice legata a Draco. A me è bastato chiedere di uguagliare la richiesta anche nei riguardi di nostro figlio.”
Narcissa si portò una mano alla bocca stupita.
“Non ci credo! Non me lo avevi mai detto!”
Lucius ghignò trionfante.
“Già andò proprio così.”
“Lo ripeto, sei stato scaltro. E te ne sei ricordato al momento giusto consegnandolo ad Albus Potter.”
Il marito la guardò con un guizzo di fierezza negli occhi.
“Il contratto mi apparì in mano nel momento stesso in cui Astoria cancellò Eltanin dall’arazzo e qualche attimo dopo conobbi i ragazzi, grazie al loro viaggio nel tempo. Lui capitava a fagiolo. Da perfetto Serpeverde lo avrebbe consegnato al padre e prima gli avrebbe dato una sbirciatina. Avevo un alleato nel futuro, era perfetto.”
Narcissa mise le mani sui fianchi ed alzò gli occhi al cielo.
“Peccato che si sia ricordato di consegnarlo ad Harry quando Hermione e Eltanin avevano già le valigie in mano pronte a tornare in Australia. Draco era distrutto!”
Lucius giunse le mani in segno di scuse.
“Questo non l’avevo calcolato moglie! Ma all’epoca era ancora un bambino…è stato fin troppo bravo nel compito affidatogli!”
Narcissa annuì.
“Vero. E grazie a quella pergamena Draco ha potuto divorziare e convolare a giuste nozze con Hermione.”
“…e non hanno perso tempo sfornando quei due gemellini, tanto adorabili quanto pestiferi.”
“Oh…non dire così di Vega e Altair! Sono vivaci e intelligenti.”
“Ci vogliono 4 elfi per tenerli a bada!”
Risero entrambi di gusto consci delle continue marachelle dei due bambini.
“Ammetto però mia amata Cissy che il maniero è più vivo da quando ci sono loro.”
La nobildonna diede le spalle al marito ed annuì.
Poi guardò l’orologio d’oro intarsiato sul comodino e sbiancò.
“Cielo è tardissimo e io devo ancora finire di mangiare!”
Narcissa prese uno spicchio di mela e lo intinse nello yogurt prima di portarselo alla bocca.
“Perché angosciarti per la cena di stasera, quel punto della lista puoi anche saltarlo. I nostri elfi faranno tutto alla perfezione.”
Narcissa scosse la testa e fece segno di no con il dito.
“Ho deciso che saranno serviti anche piatti Babbani per rispettare le tradizioni di Matt e Jane. A proposito, sai che questa sera parteciperanno anche i Weasley? Hanno accettato tutti con molto piacere!”
Lucius alzò un sopracciglio e ghignò.
“Perché quell’espressione mio amato marito?”
“Pensavo a mio padre e alla faccia che farà quando vedrà tutte quelle chiome rosse dei Weasley, ai genitori babbani di Hermione seduti al tavolo dei Malfoy  intenti a mangiare cibi babbani…”
Narcissa finì il caffè e si pulì con cura i lati della bocca con il pregiato tovagliolo di lino.
“Ho già provveduto a spostare il mio caro suocero Abraxas. Ha sbuffato e anche parecchio ma alla fine se ne è fatto una ragione.”
Lucius rise di gusto.
“Non hai tralasciato alcun dettaglio! Quindi…tutti, tutti hanno accettato l’invito eh?”
La nobildonna annuì, un guizzo divertito negli occhi.
“Sì, oramai siamo una grande famiglia allargata e loro…beh in qualche modo ne fanno parte, non credi?”
L’uomo abbassò il capo e fece un lieve cenno di conferma.
“Anche se questo non l’avevo proprio previsto.”
Narcissa allargò le labbra in un sorriso.
“E come potevi prevedere che Astoria decidesse di rinunciare ai suoi beni, dando la maggior parte in beneficenza e scegliendo di trovarsi un lavoro? Chi doveva dirtelo che avrebbe accettato la proposta di Ginny, iniziando a lavorare per George e Ron ai “Tiri Vispi Weasley”? E soprattutto chi poteva immaginare che tra Ron ed Astoria nascesse l’amore e che avrebbero avuto una splendida bambina?”
Lucius alzò le mani.
“Proprio nessuno!”
“Infatti! È il dolceamaro scherzo del destino!”
Un fragoroso e gioioso bussare alla porta fece sobbalzare Narcissa e sorridere Lucius.
“Questi sono i gemelli…qualcosa mi dice che hanno provato ad entrare in camera dei genitori ma l’hanno trovata sigillata.”
“Lucius!”
L’uomo fece spallucce e ghignò.
“Beh mia cara…anche noi facevamo così con Draco, ricordi?”
La donna sorrise beandosi di quei ricordi e corse ad aprire ai nipotini.
“Nonna nonna, buongiorno giochi con noi?”
La nobildonna sospirò e si arrese subito difronte ai quei due bei faccini. Il suo programma per la giornata avrebbe subito un forte ritardo.

*****

“Dici che i gemelli hanno desistito finalmente?”
Da sotto il lenzuolo Draco fece capolino ed ammiccò alla moglie che lo guardava dall’alto con un dolce sorriso. La mano di lei si perse fra i crini biondi del marito iniziando una lenta e delicata carezza.
“Sì…credo tu possa uscire dal tuo nascondiglio…”
Draco immerse la testa tra i seni della riccia inspirandone il profumo e apprezzandone la morbidezza mugugnando un categorico no.
“Hai detto no, Malfoy? Ma…dobbiamo alzarci…è la vigilia di Natale. Dobbiamo fare un sacco di cose e…”
“Moglie. Zitta. Sono tra le tue tette e non intendo lasciare questa posizione. Anzi…”
Con un leggero movimento strusciò il proprio bacino contro la gamba della donna facendole sentire tutta la sua sfrontata erezione mattutina.
Un fremito percorse la schiena della riccia, le guance le si velarono di rosso al solo pensiero di cosa quell’arnese poteva farle sentire ma non doveva cedere, non subito almeno.
“Draco…dai…smettila…”
Per tutta risposta Malfoy ghignò e fece scivolare un dito sotto la sua sottana di seta, tracciando una sinuosa carezza verso il basso.
La pelle di Hermione prese fuoco sotto quel semplice tocco ed un gemito tradì le sue buone intenzioni.
“Smettere cosa?”
Hermione aprì la bocca per elencare alcuni ragionevoli motivi ma Draco si issò sui gomiti per spegnere quel faccino serio con un bacio. Un bacio lento, dolce che presto si tramutò in tumultuoso, passionale, erotico.
Consapevole di averla distratta a dovere, il biondo lasciò che la sua mano riprendesse il  viaggio interrotto poco prima, arrivando fino al pube di lei, scostando lo striminzito pezzo di stoffa che celava i ciuffetti ben curati del suo monte di venere.
Maliziose e spudorate le dita di Malfoy si fecero largo dentro di lei trovandola già eccitata, bagnata e calda.
“20 punti in meno a Grifondoro per aver detto una bugia!”
Hermione si divincolò offesa ma Draco la bloccò sotto di lui iniziando a lasciarle una scia di saliva e piccoli morsi sul collo. Fu la resa definitiva di lei che si abbandonò completamente a quella tortura. La bocca di Draco non era ancora sazia e scese di nuovo fino al seno di lei per lambire e leccare i capezzoli mentre la mano di lui adesso le stava stuzzicando il clitoride, gonfio e lubrificato di umori.
Lei era burro sotto le sue dita, così perfetta così sensuale.
“Draco…ti prego…”
Il biondo la guardò languido ed affamato.
“Ti prego…cosa?”
Voleva sentirselo dire. Adorava quando lei si lasciava andare, la voce le diventava roca e le parole sulle sue labbra diventavano sporche.
“Dillo Hermione…che cosa vuoi?”
Ansimante e vogliosa la riccia si morse un labbro, retaggio della sua pudicizia.
“Vuoi che smetto?”
Hermione sgranò gli occhi preoccupata e scosse il capo.
“E allora dimmi cosa vuoi…”
Gli occhi ambrati di lei erano pura lussuria.
“Voglio…voglio il tuo cazzo Draco, voglio…voglio che mi sbatti e che mi fai godere…”
Le labbra del biondo si aprirono in un ghigno malizioso.
Con un gesto veloce della mano le strappò le mutandine e le sventolò in aria.
“Queste allora non ti servono più…”
Hermione sorrise divertita, sempre più coinvolta e desiderosa fece scivolare la sua mano sull’asta di Draco, felicemente stupito da quel gesto deciso.
La riccia lo accarezzò lascivamente per tutta la sua lunghezza, con movimenti ritmici e veloci per poi indirizzare la punta sulla sua entrata.
Draco affondò in lei lentamente senza trovare alcuna resistenza
Restò un momento immobile godendosi il volto imperlato di piacere della moglie ed i suoi sospiri per poi iniziare a cavalcarla selvaggiamente.
Entrava ed usciva in lei, riempendola e sbattendola con vigore mentre lei assecondava le sue spinte incitandolo a darle di più.
Raggiunsero insieme un orgasmo animalesco, viscerale e profondo.
Consci che quel piacere non potesse durare a lungo e che avevano già rubato del prezioso tempo ad una giornata fitta di impegni.
Ancora ansimante Draco si buttò a braccia aperte a fianco della moglie e lei si accucciò a fianco a lui. Lui le accarezzò teneramente i capelli e lei iniziò a tracciare dei cerchi immaginari sul suo petto.
“Sig. Malfoy questa volta dobbiamo alzarci ed iniziare questa giornata.”
Il marito sbuffò e la strinse a sé.
“Va bene Sig.ra Malfoy…”
Hermione si mise seduta e gli sorrise.
“Ti amo Draco.”
“Io anche di più Hermione. E ti amerò per sempre”

******

Come da consuetudine, Scorpius ed Albus erano i primi a salire sul treno e a scegliere la carrozza. Non importava quale fosse, la cosa certa era che i posti vicino al finestrino dovevano lasciarli a lei. Entrambi riservati ad Eltanin.
La ragazza, infatti, adorava potersi stiracchiare ed allungare a suo piacimento ammirando il paesaggio che le scorreva di fianco. Entrava per ultima e si accomodava.
Perché quindi questa volta avrebbe dovuto essere diverso?
Peccato che Eltanin, una volta apparsa sulla soglia, non si aspettasse di trovare suo fratello ed il suo migliore amico in compagnia della tutto pepe e forme giuste Celia Zabini.
Figlia dell’eterea “zia” Daphne Greengrass e dell’affascinate “zio” Blaise Zabini.
Corvonero, sesto anno, piovra. Sì perché in quel momento era completamente avvinghiata ad Albus. Ma non aveva un minimo di ritegno?
Eltanin la incenerì con lo sguardo, ovviamente no dato che la ragazza in questione si strusciava come un gatto al fianco del suo amico e rideva come un’oca starnazzante.
“Celia, che onore la tua presenza fra noi.”
La giovane mulatta sorrise falsamente nella sua direzione ed Eltanin restò impassibile ancora in piedi sulla porta.
“Caposcuola Grenger, piacere mio”
“Caposcuola Grenger-Malfoy prego. E quelli sono i miei posti, se ti sposti…sai io dovrei passare…”
Ma che sfacciata! La corvonero si era così spalmata addosso ad Albus che le impediva il passaggio.
“Oh non riesci a passare? Beh di certo con tutte le fette di torta di cioccolato che ingurgiti a colazione…comunque non resterò ancora a lungo. Sono solo passata a salutare il mio caro cuginetto Scorpius. Mamma voleva essere certa che avesse ricevuto l’invito per la festa di capodanno.”
La bionda socchiuse gli occhi e fece un lungo respiro, promettendo a se stessa di non cedere ad alcuna provocazione. Sfoggiò nuovamente un sorriso a trentadue denti ed indicò con la mano il fratello.
“Cara, devi esserti confusa perché stai abbracciando Albus. Scorpius è da quest’altra parte.”
Celia sorrise di gusto e fece un occhiolino al moro.
“Veramente? Che sbadata… vabbè allora approfitto per invitare anche lui alla festa! Sai sono inseparabili questi due non voglio di certo far torto a nessuno. E’ una festa esclusiva e beh…tesoro avrei invitato anche te ma immagino tu abbia già altri impegni, no?”
Eltanin le lanciò un’occhiataccia. Perché quella tizia fosse finita a Corvonero invece che con loro a Serpeverde era un mistero.
Aprì la bocca per risponderle a tono ma Scorpius la precedette.
“Ti faremo sapere ok, Celia? Entro martedì avrai un mio gufo. Scusatemi, permesso, ci vediamo dopo.”
Il biondo terminò velocemente la frase e si catapultò nel corridoio. Una familiare chioma mogano era comparsa poco prima e stava raggiungendo la coda del treno.
“Ma…Scorpius…dove vai?”
Celia era incredula che l’avesse liquidata così e si alzò di scatto cercando di fermarlo.
Eltanin le si parò davanti e lasciò libero il fratello di scappare dalla sua rossa. Anche lei lo avrebbe fatto volentieri ma doveva restare ad aiutare Albus a liberarsi da quella strega.
“Sbaglio o stava inseguendo qualcuno?”
Eltanin fece spallucce.
“Non lo so e non mi interessa, e ora visto che il tuo cuginetto è andato via…”
La bionda allungò un braccio in direzione dell’uscita invitando Celia ad andarsene.
Ma questa bofonchiò qualcosa e si appollaiò di nuovo su Potter.
 “Ti spiace se resto qui, Al? A farti compagnia? Non vorrai restare solo soletto…”
La splendida mulatta sbatté gli occhi da cerbiatta in direzione del moro e gli accarezzò il braccio.
“Scusami? Ti sembro nessuno io?”
Eltanin aveva serrato i pugni vicino ai fianchi ed era letteralmente rossa in volto di rabbia.
La Corvonero fece spallucce e le rispose senza neanche degnarla di uno sguardo.
“Forse non hai capito che io ed Albus vorremo della privacy…”
“…tu ed Albus?”
Il cuore di Eltanin batteva all’impazzata nel petto. Cosa stava insinuando quella sciacquetta? Albus era il suo migliore amico e non l’aveva mai neanche nominata Celia Zabini, ora quella voleva forse farle credere che ci fosse del tenero tra di loro? Ma figuriamoci…oppure era vero e lui non glielo aveva ancora rivelato.
La bionda sgranò gli occhi e si voltò alla ricerca del volto di Albus.
L’amico era impassibile, l’espressione del viso indecifrabile.
Eltanin deglutì e con mano tremante li indicò incredula. Celia annuì fiera ed appoggiò la sua testa a quella di Albus.
“Non gli hai raccontato, tesoro, alla tua migliore amica cosa hai fatto ieri sera dopo la festa? Sai Grenger-Malfoy…ho alzato un po' il gomito ed Albus è stato così gentile a riaccompagnarmi in camera. Una volta dentro l’ho dovuto ringraziare a dovere…”
Eltanin guardò Albus sgomentata. Lui restava zitto, immobile, e la bionda continuava a chiedersi il perché non si scrollava di dosso la Zabini e le dava della bugiarda.
Forse perché era tutto vero, il dubbio flebile si insinuò nella testa di Eltanin e la fece sobbalzare. Cosa pensava che Albus fosse asessuato? Credeva davvero che avrebbero continuato a vita l’ambiguo rapporto per cui sembravano una coppia ma poi non facevano alcun passo più intimo per non rovinare l’amicizia? Credeva veramente che lui sarebbe rimasto con le mani in mano?
Gli occhi iniziarono a pizzicarle e fingendo un pelucchio nell’occhio si allontanò dalla carrozza.
“Scusate il disturbo, buon viaggio di ritorno.”
La mano forte di Albus l’afferrò per un polso costringendola a girarsi.
Gli occhi verdi di lui si persero in quelli ghiaccio di lei.
Senza distogliere lo sguardo da Eltanin e con la solita calma che lo contraddistingueva, Albus invitò con eleganza la corvonero ad andarsene.
“Celia, grazie di essere passata. Ma non serve che resti ancora.”
La ragazza guardò il moro accigliata e furente in volto. Ma come? La sera prima ci stava e la mattina dopo la cacciava via in quel modo? Chi si credeva di essere?
Incrociò le braccia al petto pronta ad insultarlo quando lui, continuando a fissare Eltanin, mise ogni cosa in chiaro.
“Hai detto bene prima, sono stato un cavaliere. Eri molto ubriaca e ti ho accompagnata in camera. Ti sei addormentata non appena hai toccato il letto e io non ti ho neanche sfiorata. Sono andato via e la tua compagna di stanza è stata così gentile da spogliarti e rimboccarti le coperte. Lei era lucida ricorda bene quanto me come è andata.”
La giovane Zabini divenne rossa per l’imbarazzo. Aveva realmente creduto che fosse stato lui a denudarla e che avessero fatto qualcosa. Mormorando un flebile grazie uscì di corsa dalla carrozza lasciando Eltanin ed Albus completamente soli.
Potter lasciò delicatamente la presa sull’amica e si sedette sul posto centrale che normalmente occupava. Gambe incrociate e mani dietro la testa. Chiuse volutamente gli occhi e decise per un mutismo volontario.
Eltanin si guardò la punta dei suoi piedi e si portò una ciocca dietro l’orecchio.
Aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo che l’amico aveva parlato ed ora era sollevata e…imbarazzata. Non c’era stato mai tra di loro disagio o impaccio.
Perché tutt’ad un tratto quel silenzio era diventato strano?
Ok, avrebbe fatto finta di niente, era così che funzionava tra di loro, d’altronde erano serpeverde meglio non indagare e volare bassi in attesa della mossa dell’altro.
Con nonchalance si accomodò nel suo lato preferito ed estrasse dalla sua borsetta un elastico con il quale si fece al volo una crocchia disordinata.
Prese anche il libro che stava finendo di leggere e si finse completamente assorta nella lettura.
“Era mia sorella quella vero?”
“Come?”
Albus era ancora nella stessa medesima posizione a palpebre chiuse.
“Hai capito perfettamente. Scorpius, stava correndo dietro a mia sorella. Giusto?”
Eltanin si morse il labbro inferiore indecisa su cosa rispondere.
Conosceva benissimo Albus e sapeva che ogni cosa che usciva dalla sua bocca era ben studiata e calcolata. Mentire e cercare di salvaguardare il segreto di suo fratello sarebbe stato inutile. Molto probabilmente la tresca tra Scorpius e Lily non era un mistero per lui.
“Non morderti il labbro, Eltanin.”
La bionda lo guardò stupita.
“Scusami? Chi ti dice che lo stia facendo?”
Albus ghignò continuando imperterrito quella sua posizione falsamente rilassata e non curante.
“Perché ti conosco e anche se non ti vedo, so di certo che stai ponderando la giusta risposta da darmi. E quando pensi, ti mordi il labbro. Quindi non farlo.”
“Ti dà fastidio?”
Potter aprì gli occhi e le fissò la bocca.
“Molto.”
Imprevedibilmente Albus, le fu subito vicino allungando una mano sul suo volto ed iniziando a sfiorarle il labbro in questione con il pollice. Un movimento deciso ma delicato.
Il cuore di Eltanin iniziò a battere all’impazzata, la gola le diventò secca e ringraziò Merlino di essere già seduta perché le gambe le diventarono gelatina.
In quell’attimo che sembrava infinito non riusciva né a muoversi né a parlare.
Albus inclinò la testa e la mangiò con gli occhi.
“Sto per farti un’altra domanda.”
La bionda annuì lentamente, il leggero sfioramento di lui era diventata una carezza continua, quasi ipnotica.
“Ma non voglio che tu pensi troppo alla risposta. Voglio che tu sia sincera.”
Eltanin deglutì cercando di restare lucida e di non dar peso al fuoco che stava divampando dentro di lei.
“Sono sempre onesta con te Albus.”
Albus ghignò ed avvicinò il suo volto a quello di lei. Poteva sentire il dolce fiato di lui, tabacco e menta, pizzicarle sulla guancia, così pericolosamente vicino alla sua bocca.
“Era gelosia, o sbaglio? Hai provato una sana e ardente gelosia nei miei confronti prima.”
Eltanin spalancò le palpebre fallendo miseramente il tentativo di fingere indifferenza.
Accidenti, perché stava arrossendo come una ragazzina imbranata?
Aprì la bocca per ribattere ma non uscì nulla.
Il ghigno di Albus si trasformò in un tenero sorriso.
“Sappi che adesso colmerò questa distanza e ti bacerò. Premerò le mie labbra sulle tue e cercherò la tua lingua per stuzzicarti e lasciarti senza fiato. E poi morderò io questo tuo labbro perché e tra i miei denti che deve stare non tra i tuoi. Opponiti se vuoi ma me lo devi. O pensi che mi sia dimenticato che hai ancora una scommessa da pagare?”
Un guizzo divertito illuminò lo sguardo di Eltanin. Albus si ricordava ancora di aver in sospeso un bacio da lei…e lei mai come adesso si sentiva pronta per pagare il suo pegno.
Lo voleva e voleva assolutamente vivere ciò che lui le aveva appena descritto.
Trepidante ed impaziente per ciò che sarebbe successo a breve gli sorrise di rimando.
“Basta parlare Potter…passa ai fatti!”
Decisa afferrò il bavaro del mantello di lui e ancor prima che Albus potesse realizzare fu lei a catturare le labbra di lui ed iniziare quella danza famelica e insaziabile di baci e carezze.
 

Ciao a tutti!
Chiedo umilmente scusa per non essere riuscita a postare prima questo mio epilogo.
Spero vivamente che non via abbia delusi!
Vi ringrazio davvero infinitamente per aver letto la mia storia!
Un grazie particolare a chi a commentato, in particolar modo a Ladyathena presente e di supporto ad ogni capitolo!

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