Sourpuff and the disgrace of love

di fefi97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il nostro compagno ***
Capitolo 2: *** 2. Zio Peter ***
Capitolo 3: *** 3. Stupida freccia velenosa e infetta ***
Capitolo 4: *** 4. Se lo ferisci, è affar mio ***
Capitolo 5: *** 5. Adrenalina ***
Capitolo 6: *** 6. Sei tu ***
Capitolo 7: *** 7. Solo il lupo ***
Capitolo 8: *** 8. Come adulti responsabili ***
Capitolo 9: *** 9. Derek Fottuta Meraviglia Hale ***
Capitolo 10: *** 10. Veritaserum e verità ***
Capitolo 11: *** 11. Una patetica storia d'amore alla Grifondoro ***
Capitolo 12: *** 12. Ricatto ***



Capitolo 1
*** 1. Il nostro compagno ***


Sourpuff and the disgrace of love

 

 

Note: Avevo cominciato a scrivere questa storia un sacco di anni fa, ma purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) il mio computer l'aveva trasformata in asterischi, quindi ci ho messo un po' a riprenderla. Ci tenevo a precisare che l'ispirazione a questa storia (una sterek partner auror AU ambientata nell'universo di Harry Potter) mi è stata data dalla lettura della fic Drop Dead Gorgeous (la più bella delle drarry, di Maya) e dalla visione di Brooklyn Nine Nine (praticamente Argent è il capitano Holt, perché lo amo). Ovviamente spero che il mio prendere ispirazione non risulti una copiatura, se dovesse essere questa l'impressione, sono pronta a scusarmi e a cancellare la storia. Spero che non sia così, ma ammetto che l'idea di Derek che deve controllare il proprio lupo interiore mi è venuta da DDG e dal mostricciattolo veela di Harry. Ringrazio in anticipo chiunque voglia leggere e darmi un parere, negativo o positivo. Ci vediamo alla fine del capitolo!



1

Il nostro compagno

 

Non appena uscì dall'ufficio di Argent, Derek vide Stiles in corridoio ad attenderlo con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate al petto.

Aveva una vaga aria divertita e Derek alzò gli occhi al cielo mentre gli si avvicinava.

Era così da Stiles sembrare preoccupato e al tempo stesso avere l'aria di chi se la stava spassando un mondo. Era così serpeverde.

-Non voglio parlarne - disse subito, superandolo con una sola occhiata ammonitoria.

Stiles gli fu subito dietro e anche senza guardarlo Derek sapeva che stava ghignando.

-Sei nei guai? Devi essere nei guai, è la prima volta che ti convoca da solo. Non sarà per quella storia dei vampiri del mese scorso? Perché quella credo sia stata colpa mia. Diglielo che è stata colpa mia. -

Derek si fermò improvvisamente e guardò Stiles, sospettoso.

-Quale storia dei vampiri? - gli chiese, con un che di rassegnato negli occhi e nel tono di voce.

Stiles sorrise ampiamente e Derek si sentì preda del più totale sconforto.

-Diciamo che ho aggirato un poco le regole adattandole alle mie esigenze. -

Derek si limitò a scuotere la testa con un vago grugnito, riprendendo a camminare verso il loro ufficio.

-Andiamo Tassorosso! Noi due non abbiamo segreti, dimmi che ti ha detto Argent! -

-Non chiamarmi così. E poi io vorrei avere dei segreti, sei tu che ti impicci sempre e mi rendi la cosa impossibile - ribatté piccato Derek, senza guardarlo.

Sentì Stiles sbuffare dietro di lui e si sarebbe giocato la bacchetta che avesse messo su quell'aria da vittima di un terribile complotto a suoi danni che usava sempre quando voleva piegare la volontà, già fin troppo propensa alla bontà, di Derek.

-Andiamo sono il tuo compagno! Sono praticamente il tuo unico e migliore amico! -

Derek corrugò la fronte, senza fermarsi.

-Non sei il mio unico amico - disse solo, non potendo correggere Stiles sugli altri punti.

Stiles sbuffò di nuovo, ma Derek poteva percepire che stesse ghignando di nuovo.

-A parte Erica e Boyd. E le tue sorelle. E i tuoi libri. -

- È una cosa personale! - esclamò con forza Derek, incapace di contraddirlo.

Si infilò nel loro ufficio, subito seguito da Stiles.

-E allora? Io ti dico tutte le cose personali che mi riguardano! - si lamentò Stiles, oltraggiato.

Derek gli lanciò un'occhiataccia dalla sua scrivania, odiando la sensazione di essere già sul punto di cedere.

Stupido serpeverde logorroico dagli occhi ridicoli.

-Stiles, il fatto che tu non abbia nessuna decenza o nozione di “spazi personali”, non implica che anche io debba venirti a dire tutto. E per la cronaca, quello sfogo sulla tua schiena? Avrei vissuto bene anche senza vederlo. -

Stiles si imbronciò ancora di più, facendo roteare gli occhi a Derek.

-Dovresti sentirti lusingato! Io mi fido di te! E tu dovresti fidarti di me! Andiamo, sono il tuo compagno da quattro anni! Quattro anni che ti salvo il culo in missione! Vorrà dire pur qualcosa! -

Derek lo guardò in modo lugubre, odiando profondamente il fatto di non poter replicare a quello.

La verità era che se c'era una persona in tutto quel mondo di merda di cui Derek si fidava, quella era Stiles.

Sospirò profondamente, assottigliando gli occhi in direzione di Stiles.

-Stiles, sia chiaro: questa cosa non deve uscire da questa stanza, mi hai capito? -
Stiles lo guardò offeso.
-Per chi mi hai preso? Non vado in giro a disseminare le confidenze che mi fai. -
Derek inarcò le sopracciglia e Stiles sbuffò.
-Andiamo, è successo solo una volta. E devi ammettere che tu che ti congratuli con Hannah Jones per la gravidanza anche se non era affatto incinta, è stato epico. -
-Per l'ennesima volta: era girata di profilo e quel vestito era davvero molto aderente e... -
Stiles lo interruppe scoppiando in una fragorosa risata e Derek lo guardò male, imbronciandosi.
Stiles se ne accorse e smise di ridere, sospirando e guardandolo con affetto.
-Quando fai quella faccia mi ricordo che a dispetto delle apparenze sei davvero un piccolo tassorosso dal cuore tenero.-

Derek sospirò di nuovo, passandosi una mano sulla faccia.

Sapeva che se ne sarebbe pentito, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

-Chiudi a chiave la porta – mormorò, rassegnato.

 

 

 

 

Stiles rimase parecchio in silenzio dopo che Derek gli ebbe riportato l'imbarazzante conversazione con il loro capo, Chris Argent.
-Fammi capire. Secondo Argent il tuo... lupo interiore ha trovato il suo compagno. Il suo compagno per la vita. E sta facendo il pazzo per emergere e trovare il suo compagno, marchiarlo e stare con lui per sempre. E più reprimi il tuo lupo interiore più questo fa il pazzo scatenando in te la tua parte animale, spingendoti a comportamenti violenti e strani? -
Derek fece una smorfia, ma non lo contraddisse.
Sapeva che Stiles sarebbe scoppiato a ridere prima o poi, ma questo non gli impedì di trucidarlo con lo sguardo.
-Oh mio Dio! Il tuo lupo è un piccolo ribelle! - ghignò – Sono sicuro che sia un serpeverde. E che mi adora perché riconosce in me un suo pari. -
Questo spiegherebbe molte cose, pensò Derek amaramente.

-È per questo che ultimamente ti sei comportato in modo strano, allora? Con gli occhi che si illuminavano all'improvviso, il ringhio facile e la mania di annusare tutto? -

-Per così dire – bofonchiò Derek, di pessimo umore.

-Quuuindi – Stiles sbatté le ciglia con quel sorriso stupido e enorme e Derek strinse i pugni cercando di ricordarsi quanto odiasse Stiles quando faceva il bambino di quattro anni, cioè sempre – Chi è il nostro compagno? -

-Non usare il plurale, Stiles, è fottutamente inquietante – protestò Derek, aggirando la domanda, gli occhi bassi sulla sua scrivania.

Un rapporto. Sì, doveva esserci un rapporto per Argent da qualche parte. Derek pensava che compilare scartoffie per Argent fosse infinitamente meglio che sostenere quel tipo di conversazione con Stiles.

Non che normalmente non amasse compilare le scartoffie per Argent. Uno di loro doveva pur farlo, visto che Stiles pensava che la loro unica utilità fosse formare torri giganti sulla sua scrivania.

-Sai che intendo – sbuffò Stiles, issandosi con un agile saltello sulla propria scrivania, posta di fronte a quella di Derek – Io sono il tuo compagno sul lavoro. Ergo, penso che sia scontato che il compagno del tuo lupo sia anche un po' il mio compagno. -

-Non è per niente scontato – ribatté Derek, sempre senza guardarlo, ma non riuscendo a impedire alla propria voce di ammorbidirsi davanti ai discorsi stupidi e sconclusionati di Stiles.

Poteva sentire lo sguardo di Stiles farsi acuto e petulante anche senza guardarlo.

-Dai, dimmi chi è. -

-Non lo so – disse subito Derek, un po' isterico, guardando disperato la sua scrivania. Dove cazzo era quel rapporto? - E se lo sapessi, non te lo direi, perché non sono affari tuoi. -

-Oh mio Dio – scandì Stiles, in tono drammatico portandosi una mano al petto, chiaramente ignorando le parole di Derek – È così brutto che non vuoi dirmelo? - fece una pausa tragica – Si tratta di Argent? -

Questo spinse Derek a sollevare di scatto gli occhi in quelli dell'altro, fissandolo disgustato e incredulo.

-No! Certo che no! Dio, Stiles! -

Stiles, quell'idiota, sospirò di sollievo.

-Merlino, meno male. Non so se avrei sopportato l'idea di te che fai cosacce con il capo. -

-Grazie mille, adesso quest'immagine mentale è diventata ufficialmente il mio incubo per i prossimi sei mesi – replicò Derek, lugubre.

Stiles gli sorrise brevemente, prima di tornare parzialmente serio.

-Allora di chi si tratta? Sappi che avrai la mia massima comprensione, di chiunque si tratti – corrugò la fronte – A parte forse Lydia. Sì, se si trattasse di Lydia, dovrei sfidarti a duello. Ma a parte questo, avrai la mia massima comprensione.-

Derek roteò gli occhi, cercando di formare un piccolo sorriso, anche se poteva sentire il suo lupo interiore ringhiare arrabbiato.

Odiava che Argent avesse ragione sul lupo che perdeva lentamente il controllo.
-La mia compagna non è affatto Lydia Martin, okay? È tutta tua. Potrai continuare a farti ignorare da lei per i prossimi trent'anni senza interferenze da parte mia.-
Stiles fece un sorriso smagliante, senza cogliere la provocazione.
-Meraviglioso allora. Sappi che, ora che so che la mia dolce Lydia è al sicuro, io non ti giudicherò. Non giudicherò i probabili gusti terribili del tuo lupo interiore né giudicherò il tuo compagno, per quanto imbarazzante possa essere. -
-Beh, è molto confortante. Grazie, Stiles. -
Stiles annuì distrattamente, il volto pensieroso.
-Scommetto che è un idiota grifondoro – fece una smorfia – Odio i grifondoro. -
Derek sospirò, allungando con aria rassegnata una mano verso il rapporto per Argent. Finalmente lo aveva trovato.

E non stava affatto cercando di evitare la conversazione. Prima o poi lui e Stiles avrebbero dovuto consegnarlo.
-Stiles, il tuo migliore amico è un grifondoro. -
Stiles si strinse nelle spalle.
-Lo so. Ma li odio comunque. -

Derek scosse la testa e roteò gli occhi, ma questa volta il sorriso sulle sue labbra era sincero.

-Come vuoi. Immagino che tu non abbia nessuna intenzione di aiutarmi con questo rapporto, vero? -

Stiles emise un verso atterrito, saltando con eleganza giù dalla sua scrivania.

Era buffo pensare che prima di ricevere un rigido addestramento auror Stiles fosse la persona più scoordinata e goffa del mondo.

Adesso era più agile e silenzioso di un gatto. Certe volte, in missione, Derek doveva voltarsi per essere sicuro che Stiles fosse ancora dietro di lui. Era un piccolo e confortante sollievo incrociare il suo stupido enorme sorriso ogni dannata volta.

-No. Però posso andare a prendere il caffè. Perché sono un ottimo compagno. E sai che altro fa un ottimo compagno? Non giudica il compagno del lupo interiore del suo compagno auror. Nel caso tu voglia dirmelo. -

Derek non riuscì a trattenere una piccola risata, mentre Stiles gli sorrideva sfacciato, gli occhi luminosi.

Derek rimase a fissare la sua schiena che si dirigeva verso il fondo della stanza per quelle che sembrarono ore intere.

-E se lui non mi volesse? -
Stiles si bloccò a pochi centimetri dalla porta, senza girarsi, e Derek si passò nervosamente la lingua sulle labbra.
-Sì, insomma, voglio dire... se il mio compagno non mi volesse? Se mi rifiutasse? -
Osservò Stiles voltare lentamente il viso verso di lui e il cuore quasi gli si fermò nel vedere il sorriso mite e dolce che l'altro gli stava rivolgendo.
Era un sorriso rarissimo da scorgere sul volto di Stiles.
Stiles solitamente ghignava. Quello era un vero sorriso.
-Ti vorrà. Nessuno può essere così idiota da rifiutarti, Derek – il sorriso fece improvvisamente posto al solito ghigno scanzonato – E se non ti volesse, conosco almeno dieci buone maledizioni da infliggergli. -
Derek si sforzò di ridere, mentre Stiles, con un ultimo occhiolino giocoso, apriva la porta con un lieve colpo di bacchetta e spariva in corridoio.
Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, Derek smise di ridere.
Sapeva che le parole di Stiles avrebbero dovuto farlo sentire meglio, ma si sentiva solo incredibilmente e assolutamente depresso.

 

 

 

 

Stiles Stilinski era la miglior peggior cosa che fosse mai capitata a Derek.

Aveva capito che fosse un idiota sin dal primo momento in cui Argent aveva accennato al fatto che il suo nuovo partner fosse un pochino “su di giri”.

Certo, allora non aveva capito che “su di giri” fosse un sinonimo per idiota iperattivo, grazie tante Argent.

Non che Derek potesse comunque opporsi. Aveva cambiato già cinque partner ed era negli auror da meno di un anno.

La gente tendeva a non reagire benissimo quando scopriva che era un lupo mannaro.

Andavano di corsa a lamentarsi da Argent e quando scoprivano che Argent era totalmente a suo agio con l'intera faccenda, o diventavano degli stronzi totali o erano talmente terrorizzati da Derek da mandare all'aria il concetto stesso di “compagni di squadra”.

In entrambi i casi, Derek finiva per diventare abbastanza aggressivo da indurre alla fuga ogni partner.

Per cui fu con un po' di esasperazione che Argent lo pregò di provare a non far fuori Stiles Stilinski dopo appena tre minuti.

-Sembra un deficiente, anzi penso che sia un deficiente – aveva detto Argent, cosa che, per la cronaca, non aveva rassicurato molto Derek – Ma si è diplomato all'accademia con il massimo dei voti. Ho dato un'occhiata al suo profilo e sembra che sia dotato di un altissimo quoziente intellettivo. Ex serpeverde, il suo istruttore lo descrive come pericoloso e letale, all'occorrenza – Argent gli aveva gettato un'occhiata severa – Non lo sottovaluterei, se fossi in te. -

Derek ammetteva di essere un po' curioso a quel punto.

E visto che grazie al suo migliore amico nato babbano Derek aveva una discreta conoscenza cinematografica, cominciò a immaginarsi il suo compagno come una specie di Rambo o Arnold Schwarzenegger magici.

Quindi, era facile comprendere come si fosse sentito quando aveva aperto la porta del suo ufficio e aveva scoperto che il suo nuovo partner era un ragazzino che dimostrava a malapena sedici anni, talmente magro che Derek avrebbe potuto facilmente spezzarlo in due come un ramoscello.

E, quel che era peggio, era stravaccato sulla scrivania di Derek.

Quando poi il ragazzino aveva agitato frenetico una mano e esclamato “woah, ecco il mio ragazzone! La mia metà! Il mio partner!”, Derek aveva deciso che lo odiava.

Ma Argent lo aveva minacciato di far durare Stiles almeno due settimane, quindi Derek aveva chiuso gli occhi, calmato il suo lupo, varcato la porta dell'ufficio e si era presentato laconico all'idiota.

E così era cominciato il suo personale calvario, un lento e intricato percorso dall'odio alla dolorosa consapevolezza che Stiles non fosse così male, fino ad arrivare alla realizzazione che fosse la miglior peggior cosa che gli fosse mai capitata.

Venne fuori abbastanza presto l'ossessione di Stiles per Lydia Martin, che lavorava al reparto pozioni.
-Ovviamente, la amo da sempre – gli aveva detto Stiles, la bocca piena di schifezze non meglio identificabili – Sin da Hogwarts. Da quando avevamo sedici anni. Lei era una corvonero. Ho un debole per le persone intelligenti. Vuoi una patatina?-
Derek ci aveva messo circa tre ore per capire che Stiles fosse una di quelle persone che mangiavano sempre, pur rimanendo estremamente magre.
Quella era una delle tante cose per cui all'inizio lo aveva odiato.
Quella, e il fatto che Stiles non credesse nel modo più assoluto che fosse un tassorosso (“I tassorosso sono carini e dolci! Tu sei cupo e saputello. Credevo fossi un corvaccio cervellone, amico!”).

Stiles parlava decisamente troppo per risultare simpatico a Derek, ma almeno funzionavano bene in missione.

Di solito Derek doveva fare tutto da solo, oppure litigare su come organizzare il piano, per chi dovesse fare irruzione per primo o chi avesse il diritto di lanciare il primo incantesimo.

Con Stiles non c'era stato nessuno di quei problemi. Sin dall'inizio era stato chiaro che insieme fossero una macchina perfetta. Non avevano nemmeno bisogno di parlare, Stiles diventava stranamente silenzioso in missione.

Gli bastava scambiarsi uno sguardo e Derek sapeva che entrambi avevano il piano chiaro nella proprio mente.

Derek sapeva che se si fosse lanciato all'attacco, Stiles sarebbe stato alle sue spalle a coprirlo, e sapeva che avrebbe fatto esattamente la stessa cosa per Stiles.

A malincuore, Derek dovette ammettere che Argent avesse ragione quando lo aveva avvertito di non sottovalutarlo.

Stiles era chiaramente più insidioso e letale di quel che sembrava.

E anche se per la maggior parte del tempo si comportava da idiota, Derek aveva imparato a riconoscergli una sorta di pericolosa e insidiosa intelligenza.

Insomma, in un modo o nell'altro, erano riusciti a passare insieme quasi tre mesi.

Quello era una sorta di record personale per Derek.

Rimasero in una situazione di pacifica sopportazione per un po' di tempo, finché Derek non origliò accidentalmente una conversazione tra Matt Daehler e Danny Mahealani, mentre si versava una tazza di caffè.

-Davvero, mi domando cosa passi in testa ad Argent. Voglio dire, lupi mannari e assassini. Poi chi altro vuole reclutare? Un vampiro serial killer? -

-Smettila, Matt. Derek è un ottimo auror. E Stiles non è un assassino. -

Derek, che era già pronto ad andarsene, deciso a ignorare l'ennesimo discorso razzista sui licantropi, si era congelato, rimanendo immobile dietro la colonna, invisibile a Matt e Danny.

-Forse lui no. Ma suo nonno? Suo nonno era un fottuto mangiamorte. Ho sentito che ha ucciso migliaia di babbani per Tu-sai-chi. E Argent permette a suo nipote di lavorare negli auror?-

-Perché no? - aveva replicato Danny, irritato, e Derek si era ricordato perché, esclusi Erica e Boyd, Danny del reparto tecnologia magica fosse uno dei pochi a piacergli - Non è come se li avesse uccisi lui. Stiles non era nemmeno nato quando Tu-sai-chi era al potere. -

-Ciò non cambia il fatto che venga da un'antichissima famiglia purosangue. Lo sapevi che tutta la sua famiglia è stata in serpeverde? Quasi tutti mangiamorte e convinti oppositori dei nati babbani e degli ibridi. Il suo sangue è marcio, te lo dico io. Il vecchio Darius, suo nonno, era talmente fissato sulla purezza della razza che una volta ha lanciato una maledizione cruciatus su un folletto della Gringott che gli aveva sfiorato la mano.-

-Sono quasi sicuro che te lo sia inventato proprio ora – esclamò Danny, seccato.

Matt disse qualcosa, ma ormai Derek non lo ascoltava più.

Darius.

Darius Green?

Sentiva di avere il cervello annientato mentre barcollava fuori dal suo nascondiglio, ignorando le esclamazioni sorprese di Danny e Matt.

Non si ricordava nemmeno come fosse arrivato nell'ufficio di Chris Argent.

Sapeva solo che Argent, invece di rimproverarlo per essere entrato senza bussare, aveva emesso un sospiro profondo, posando alcuni fogli che stava esaminando e sfilandosi gli occhiali da lettura.

-Immagino che tu abbia saputo. -

-Suo nonno era un mangiamorte – cominciò Derek, con voce piena di rabbia glaciale - E lei lo ha messo a lavorare con me? -

-Stiles è un bravo ragazzo – cominciò Argent, ma Derek non gli diede modo di continuare.

-Suo nonno ha ucciso i miei genitori!- esclamò, furioso, sbattendo un pugno sulla scrivania di Argent, che rimase perfettamente impassibile.

-Lo so. Ma questo non ha niente a che vedere con Stiles. Non ha nemmeno mai conosciuto suo nonno. È un auror, proprio come lo sei tu. Combatte contro i mangiamorte, Hale, non è uno di loro. -

-Il suo sangue è marcio, ho sentito Daehler dirlo! - urlò Derek, senza riuscire a controllarsi.

Adesso lo sguardo di Argent si era fatto glaciale, anche se non diede nessun altro segno di essere furioso.

-Sai, è curioso. È lo stesso che hanno detto di te quando hanno saputo che volevo reclutarti: un lupo mannaro non è affidabile, cattivo sangue non mente mai. Stirpe marcia, mi hanno detto – la voce di Argent era bassissima, ma Derek si sentiva piccolo come se gli stesse urlando contro. La rabbia stava lentamente lasciando il posto alla vergogna.

– Ma non ho dato loro ascolto. Che importa chi sei o da dove vieni? Sei un buon auror, questo è abbastanza per me. Non avrei mai pensato che proprio tu, tra tutti, avresti giudicato qualcuno per il suo sangue o per le sue origini. -

-Signore io... - aveva cominciato Derek, mortificato, ma Argent lo aveva interrotto con un solo sguardo gelido.

-Te lo chiederò solo una volta Hale. Vuoi che sostituisca Stilinski? -

Adesso che la rabbia istintiva lo aveva abbandonato, Derek si sorprese di quanto fosse semplice la risposta.

Gli bastò pensare a Stiles che gli dava un minuscolo cenno prima di ogni missione, a come riuscivano a comunicare solo guardandosi negli occhi. Pensò a come Stiles insistesse sempre per dividere il suo cibo ipercalorico con Derek, anche se lui rifiutava sempre.

Pensò a come ridesse ogni volta che Derek mugugnava qualcosa, chiamandolo “tasso brontolone”.

Pensò alla loro ultima missione, a come Stiles lo avesse buttato a terra poco prima che una maledizione lo colpisse.

Non lo aveva neanche ringraziato e questo, se possibile, lo fece sentire ancora peggio.

-No – mormorò, senza avere il coraggio di guardare in faccia il suo superiore.

-Bene. Allora levati da qui e non azzardarti mai più a parlarmi come hai fatto oggi. -

Derek si stava dirigendo a testa bassa verso la porta, quando Argent lo richiamò.

-Conosci il protocollo. Stilinski sarà informato. -

Derek aveva deglutito e chiuso gli occhi, ma non aveva detto una parola mentre usciva.

Sì, conosceva il protocollo.

Il principio su cui si basavano gli auror era la fiducia tra compagni; senza era impossibile lavorare in coppia al massimo dell'efficienza. Argent era tenuto a informare i suoi uomini su ogni possibile lamentela proveniente dal partner.

Per cui non fu davvero una sorpresa quando Stiles entrò come una furia nel loro ufficio quel pomeriggio, incazzato nero.

Per la prima volta, Derek si era ritrovato ad essere un po' intimidito da quel ragazzino logorroico.

Stiles aveva aperto bocca prima ancora che Derek potesse pensare di scusarsi per essere stato un coglione colossale.
-Per la cronaca. Non ho alcun pregiudizio. Il mio migliore amico è Scott McCall, un grifondoro. Mio padre è babbano e mia madre non ha mai avuto niente a che spartire con mio nonno. È una tassorosso. Credo nella liberazione degli elfi domestici e a ogni campionato vado a vedere i Mets con mio padre. Sono un mezzosangue e sono un serpeverde e sono anche bisessuale. E sono comunque meno stronzo di te.-
Derek era rimasto in silenzio, vergognandosi profondamente di se stesso.
Allora disse la sola cosa che gli venne in mente.
-Sono un licantropo. E di solito quando la gente lo scopre non vuole più lavorare con me. Nel caso pensassi che non ci sia niente di peggio che avere un compagno stronzo. Ecco, io sono stronzo e un licantropo. E sono pure io bisessuale. -

E poi era successa una cosa davvero strana.
Lo sguardo di Stiles si era ammorbidito e il sorriso era tornato a illuminargli il volto pieno di nei.

-Sei un lupo mannaro? Ma è una cosa fighissima amico! -

Derek lo aveva fissato come se non fosse vero.

Era la prima volta che qualcuno chiamava la sua licantropia una “cosa fighissima”. Di solito la gente scappava a gambe levate o, peggio, rimaneva in silenzio, con un'insopportabile espressione di disagio mista a compatimento. Stiles Stilinski invece si comportava come se il fatto di avere un compagno licantropo fosse la cosa migliore della sua vita. Il che rafforzava la sua convinzione che Stiles fosse un idiota, ma comunque, con grande scorno di Derek, questo non cambiava il fatto che stesse lentamente ricambiando il sorriso luminoso di Stiles.
Quella era anche stata la prima volta in cui Derek aveva pensato che Stiles Stilinski fosse bello.

Purtroppo, non sarebbe stata l'ultima.

Avevano cominciato a parlare e Stiles aveva fatto una battuta davvero tremenda sulla licantropia ed era stato precisamente in quel momento, mentre Stiles rideva buttando la testa indietro ed esponendo la gola bianca e piena di nei, che il suo lupo aveva deciso di incasinare tutto.

 

 

 

 

 

-Ehy Lydia! -

Derek cercò di non sollevare gli occhi al cielo davanti al patetico approccio di Stiles.

Come da copione, la strega gettò un'occhiata in tralice a Stiles, inarcò un sopracciglio e afferrò Allison per un braccio, trascinandola via mentre entrambe ridacchiavano.

Derek gettò un'occhiata a Stiles e sospirò nel constatare che il suo grosso sorriso non fosse stato minimamente intaccato.

-Wow. È pazza di me. -

-La tua perseveranza è ammirabile – lo prese in giro Derek, con malcelato affetto.

Stiles gli scoccò un sorriso accecante e Derek dovette cercare di calmare il suo stupido lupo ribelle.

Oddio, adesso cominciava a parlare con se stesso come Stiles. Meraviglioso.

- Te lo giuro sui Mets, io sposerò Lydia Martin. -

-So che è una cosa seria quando tiri in ballo i Mets – mormorò Derek, con un vago sorriso.

-Puoi scommetterci le tue chiappe mannare! - esclamò Stiles, facendo voltare qualche auror nella loro direzione.

Derek si limitò a sospirare affranto, mentre entravano fianco a fianco in sala mensa.

Fosse dipeso da lui, sarebbero rimasti nel loro ufficio a lavorare sul loro ultimo caso, ma Stiles aveva questa strana idea che avessero bisogno di assumere cibo, ogni tanto.

Per Derek era solo tempo sottratto al lavoro.

Certo, poi c'era anche la questione che il suo lupo si innervosisse quando Stiles era in mezzo a troppe persone, ma quello era un dettaglio che si sarebbe decisamente tenuto per sé.

-Non capisco perché io non ti abbia semplicemente mangiato. -

Stiles gli sorrise irriverente, mentre gli passava un vassoio che Derek prese controvoglia.

-Perché mi adori. Perché io coloro la tua vita. Perché senza di me, niente avrebbe senso!-

Era tutto così dolorosamente vero, che Derek ci mise qualche istante a trovare una replica abbastanza sarcastica da non far sospettare niente.

-O forse perché voglio evitarmi la seccatura di trovare un altro compagno decente. -

Stiles gli fece una linguaccia distratta, mentre riempiva il suo piatto di tutte le schifezze possibili e immaginabili.

Si stavano dirigendo al loro solito tavolo, quando Stiles si bloccò di colpo, gli occhi spalancati e l'aria affranta.

-Ho dimenticato il ketchup. -

Stava per voltarsi di nuovo verso il banco del cibo, ma Derek lo fermò sventolandogli davanti una bustina di ketchup.

-Preso. -

Lo sguardo che gli rivolse Stiles sembrava così tanto quello che rivolgeva a Lydia Martin, che Derek si sentì arrossire.

-Mio eroe. Sono tuo, da questo momento fino alla fine dei miei giorni – scandì in tono drammatico e Derek, ancora rosso in viso, sbuffò e lo strattonò malamente per un braccio, mentre Stiles scoppiava a ridere.

-Ti odio – borbottò, anche se sapeva di non essere convincente.

-Mi adori! - replicò Stiles, lasciandosi cadere accanto a lui.

Derek pensava che, adesso che Stiles era davanti a un intero vassoio di cibo, sarebbe stato zitto per almeno dieci secondi.

Ovviamente, si sbagliava.

-Greg dell'ufficio misteri? -

Derek lo fissò esasperato, odiandosi per non riuscire nemmeno ad arrabbiarsi, non con lui.

-Stiles. Quante volte te lo devo dire? Smettila di cercare di indovinare chi sia il mio compagno. -

-Greenberg? -

E, ovviamente, Stiles non aveva intenzione di ascoltarlo.

Derek gli rivolse uno sguardo disgustato.

-Ti sembro impegnato a suicidarmi con lo strozzalupo? No, quindi non è Greenberg. -

Stiles scoppiò in una breve risata prima di tornare all'attacco.

-Argent? -

Derek lo fissò esasperato.

-Ti ho già detto che non è Argent! E ti giuro che se istighi ancora una volta quest'orrenda immagine nella mia mente, ti strapperò la gola con i denti. -

-Intendevo Allison! -si difese Stiles, fingendosi offeso.

Derek roteò gli occhi.

-No. Nessun Argent, okay? -

Stiles mise su un filo di broncio e Derek trovò semplicemente ridicolo il fatto di trovarlo carino.

Avrebbe dovuto trovarlo irritante, cazzo.

C'era davvero qualcosa di profondamente sbagliato in lui.

-Sei sicuro di non sapere chi sia? -

-No. So solo che il mio lupo sta... -

-Facendo il pazzo? - gli venne in aiuto Stiles con aria solidale e Derek sbuffò un sorriso.

-Qualcosa del genere, sì. -

-Lo troveremo, Derek – proclamò Stiles in tono quasi solenne, sporgendosi per coprirgli per un breve istante la mano con la propria – Voglio dire, non può essere lontano, no? Se il tuo lupo sta dando i numeri vuol dire che è vicino. -

-Non voglio trovarlo – disse automaticamente Derek, senza guardarlo.

Stiles aggrottò la fronte.

-Ma devi. Argent ha detto che il lupo peggiorerà e diventerà sempre più aggressivo e dominante se non gli dai ciò che vuoi. -

Derek alzò gli occhi al cielo.

-Non si tratta solo di quello che vuole il lupo. O io. C'è un'altra persona coinvolta. Che potrebbe non impazzire all'idea di essere legata per sempre con un licantropo, sai? -

Stiles solcò ancora di più la fronte.

-Beh, non lo saprai mai se non la trovi e non le parli, sai? -

Derek lo guardò infelice per un istante, ma non ebbe il tempo di dire niente che Jackson Whittemore si lasciò cadere sulla sedia vuota accanto a Stiles.

-Che si dice in paradiso? - esordì con tono sarcastico, scontrando la spalla di Stiles con la sua.

Derek trattenne a malapena un ringhio.

Jackson non gli piaceva per niente, ma cercava di sopportarlo per il bene di Stiles, visto che i due erano compagni di casa a Hogwarts ed erano diventati amici durante l'accademia auror.

Stiles rivolse un grosso sorriso a Jackson e Derek decise che la cosa migliore fosse pugnalare a morte le sue patate. Non erano la gola di Jackson, ma il suo lupo sembrò trovarlo appagante comunque, per il momento.

Cercò di ignorare il più possibile il chiacchiericcio fitto di Stiles e Jackson, limitandosi a grugnire di tanto in tanto quando Stiles cercava di coinvolgerlo, perché Stiles era un fottuto idiota che sosteneva da quattro anni che Derek avesse bisogno di più interazioni sociali.

-Ho sentito che tu e Hale siete ancora in alto mare con il caso della setta dei mangiamorte - disse a un certo punto Jackson, sgraffignando una patatina a Stiles.
Stiles storse il naso, un lampo di orgoglio gli attraversò gli occhi ambra.
-Col cazzo che siamo in alto mare. Ti piacerebbe, così per una volta Derek e io non faremmo il culo a te e a Lahey-

In realtà erano davvero in alto mare, ma visto che aveva il dovere morale di sostenere il suo compagno, Derek sottolineò le parole di Stiles annuendo in maniera solenne.
Jackson fece una smorfia.
-Non capisco perché Argent non abbia messo i due tassorosso insieme, invece di dare a me quella palla al piede di Lahey - si lamentò lanciando un'occhiataccia a Derek, mentre Stiles scuoteva la testa con un sorriso e Derek stringeva la presa sulla forchetta, dicendosi che pugnalare a morte Jackson non avrebbe giovato alla sua situazione.
-Sul serio, tassorosso con tassorosso, serpeverde con serpeverde! - insistette Jackson, spalancando le braccia.
Derek voleva ucciderlo, sul serio.
Stiles ridacchiò. Sembrava divertito e disinvolto, ma la sua gamba sfiorò con discrezione quella di Derek sotto al tavolo, in una muta rassicurazione, e il lupo rilassò i muscoli, senza nemmeno essersi reso conto di quanto fosse stato teso fino a pochi secondi prima.
-Sto bene dove sto – rispose semplicemente Stiles, il sorriso sulle labbra a dispetto degli occhi seri.

Osservò rigido Jackson avvicinare la sedia a quella di Stiles, mentre il ragazzo ghignava divertito.
-Oh Stilinski – mormorò, giocherellando con la mano che Stiles teneva accanto al vassoio, facendo intrecciare le loro dita mentre Stiles scoppiava a ridere – Avremmo fatto scintille, noi due.-
Derek ci aveva provato, davvero, ma il lupo non voleva saperne.
Osservò con cupa soddisfazione Jackson trasalire e allontanarsi di scatto da Stiles, mentre quest'ultimo lo fissava scioccato, insieme ai tre quarti degli auror presenti nella sala pranzo.
-Derek! Hai appena ringhiato? - sussurrò Stiles, guardandolo ad occhi sgranati. Non sembrava arrabbiato, solo stupito. Derek era sempre stato bravo a controllarsi, non era abituato a vedere emergere il lupo senza preavviso.
Derek non rispose, continuava a fissare Jackson con occhi assottigliati, un ringhio persistente che gli rombava in gola, gli occhi illuminati di giallo.
-Si può sapere che cazzo ti prende Hale? - sbottò il ragazzo, mantenendosi comunque a distanza di sicurezza.
-Ehi, non è colpa sua! - intervenne Stiles, guardando l'ex compagno di casa con la fronte contratta – Ha problemi con il suo lupo, tutto qua! E smettetela di fissarlo! - abbaiò, fulminando gli altri auror che si affrettarono a distogliere lo sguardo.

-Spegnilo, Stilinski – esclamò Jackson, guardando con malcelata preoccupazione Derek che continuava a ringhiare, gli occhi che da verdi erano diventati giallo acceso.

Stiles lo guardò male.

-Non è un oggetto, Jackson. Non si può spegnere! - sbottò arrabbiato, ma quando mise una mano sul braccio di Derek, successe una cosa strana.

Derek avvertì tutti i muscoli rilassarsi immediatamente, la rabbia abbandonarlo e venire sostituita da una pervasiva sensazione di pace assoluta.

Lentamente smise di ringhiare e quando sbatté le palpebre, sapeva che gli occhi fossero tornati al loro normale verde.

Immediatamente cercò lo sguardo di Stiles, che gli rivolse subito un grosso sorriso sollevato, anche se i suoi occhi erano pieni di preoccupazione.

-Ehi, Tassorosso. Penso che il tuo lupo abbia fatto il ribelle. Come ti senti? -

Normalmente Derek avrebbe protestato sia per il soprannome irritante che Stiles usava sempre con lui sia per il modo inappropriato con cui si era rivolto al suo lupo, ma adesso riusciva solo a fissare gli occhi ambra di Stiles, sentendosi invadere da una totalizzante calma.

-Mi dispiace - riuscì solo a dire, senza avere il coraggio di guardare chiunque altro non fosse Stiles.

Poteva sentire gli occhi di tutti fissi su di lui, poteva letteralmente odorare la loro paura. Gli occhi luminosi di Stiles però erano privi di qualsiasi paura e giudizio e Derek si aggrappò a quegli occhi come un naufrago alla terra ferma.

-Ehi, non dire scemenze – replicò subito Stiles, passando la mano sul braccio di Derek. Diede una breve occhiata intorno, prima di tornare a guardare Derek – Usciamo da qui, che ne pensi? -

Derek non era mai stato più d'accordo con Stiles prima d'ora.

Si lasciò trascinare in piedi da Stiles, che non aveva lasciato ancora andare il suo braccio.

Era ancora un po' frastornato, ma si sentì decisamente meglio quando Stiles, a metà strada dall'uscita, lasciò andare il suo braccio e gli prese la mano.

Strinse la mano di Stiles come se fosse la sua ancora di salvezza.

Beh, in un certo senso.

 

 

 

-Che figura di merda! -

Derek diede l'ennesimo calcio alla sua scrivania, davanti allo sguardo metà divertito e metà dispiaciuto di Stiles.

-Oh, andiamo. Non è stata una figura così di merda. Ho visto di peggio.-

Derek lo fulminò, odiando come Stiles si fosse limitato a rivolgergli un sorrisetto canzonatorio.

-Oh, davvero, Stiles? E, illuminami, cosa ci sarebbe di peggio che trasformarsi in un fottuto lupo in sala mensa, davanti a tutti i nostri colleghi? -

Stiles sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

-Intanto non ti sei trasformato, smettila di fare il drammatico. Ti sei a malapena comportato come un cane irritato, non eri degno nemmeno di essere chiamato lupo! Non avevi neanche le zanne! -

Fu il turno di Derek di alzare gli occhi.

-Giusto, niente zanne uguale vittoria. Dovremmo festeggiare ora che ci penso. -

Stiles lo guardò in tralice, le labbra arricciate in un piccolo sorriso.

-E smettila, Sourpuff – sbuffò, e Derek non ebbe nemmeno il tempo di ucciderlo per l'odiosa combinazione del termine sourwolf con la sua casa di Hogwarts, che aggiunse: - Ti ricordi quella volta che Scott ha urlato ad Allison di amarla in sala mensa proprio mentre entrava Argent? Quella sì che è stata una figura di merda. -

-Argent! - esclamò affranto Derek, portandosi le mani tra i capelli – Cazzo, non avevo pensato ad Argent! Mi aveva avvisato di tenere sotto controllo il lupo. Mi ucciderà. -

-Non finché ci sono io in giro – intervenne Stiles, e anche se sorrideva il suo tono era totalmente serio. Piegò la testa, guardando Derek con curiosità – Non sarebbe più semplice se trovassi il tuo compagno e facessi le tue cosacce da lupo? Voglio dire, non mi disturba impedirti di squartare Jackson, ma forse la cosa potrebbe diventare pesante a lungo andare. -

Derek gli gettò un'occhiata di densa infelicità.

-Se davvero pensi che sia facile legarsi per la vita con una persona che non ti vuole, allora non abbiamo niente da dirci. -

Capì di aver detto una cosa profondamente sbagliata quando vide Stiles spalancare gli occhi, alzandosi di scatto dalla sedia su cui era stravaccato.

-Che non ti vuole? Ma allora sai di chi si tratta! Mi hai mentito! -esclamò, indignato.

-No! - ruggì subito Derek con esasperazione, evitando il suo sguardo – Era una considerazione ipotetica. Che potrebbe non volermi. Condizionale, Stiles. -

-Non hai usato il cazzo di condizionale, non fare il secchione con me! - sbottò Stiles, irritato – Hai detto chiaramente “che non ti vuole”. Ergo, sai benissimo chi sia il tuo compagno. -

-No, non lo so – negò Derek con forza, guardandolo con sfida.

Stiles aprì la bocca, con tutta l'aria di non voler lasciar perdere il discorso anche a costo della sua vita ma, con grande sollievo di Derek, proprio in quel momento bussarono alla porta del loro ufficio.

-Avanti! - esclamò Derek, prima che Stiles potesse protestare.

Entrambi divennero immediatamente seri quando la porta si aprì rivelando Bob Finstock.

Non era mai un buon segno quando il braccio destro di Argent si palesava a una coppia di auror.

Voleva dire solo una cosa.

-Hale, Stilinski. C'è stato un altro omicidio. Famiglia babbana, una dei figli studia a Hogwarts. Argent vuole che vi rechiate subito sul posto – fece una pausa grave – C'è il marchio nero sulla casa. Sapete cosa significhi. -

Sì, lo sapevano.

L'omicidio coincideva esattamente con gli altri perpetrati dalla setta di mangiamorte che stavano cercando di incastrare da mesi.

Derek cercò subito lo sguardo di Stiles, trovando l'altro già con gli occhi su di lui.

Stiles sembrava un po' più pallido del solito, ma annuì impercettibilmente.

Derek si rilassò appena.

Avevano il piano.

 

 

 

La parte difficile non era fare irruzione nella casa.

La parte difficile non era nemmeno coprirsi le spalle mentre perlustravano l'intero edificio.

Nemmeno obliviare tutti i babbani che incontravano era particolarmente impegnativo.

La parte difficile era quando non c'era nient'altro da fare che stare in piedi in un salotto devastato, davanti a tre cadaveri.

Derek lanciò un'occhiata a Stiles e lo vide verde in volto.

Sapeva che quella parte spettava a lui.

Anche se era Derek quello ad aver perso i genitori a causa dei mangiamorte, Stiles era letteralmente cresciuto con lo stigma del nonno.

Era il motivo per cui aveva voluto diventare auror a tutti i costi.

Ed era anche il motivo per cui Derek aveva chiesto ad Argent di non rivelare mai a Stiles chi fosse stato ad aver ucciso i suoi genitori.

-Va bene – cominciò Derek con voce cupa, facendo materializzare davanti a lui un fascicolo con un colpo di bacchetta – Procediamo all'identificazione. -

Quella era la parte veramente difficile: guardare i corpi immobili di Richard e Emily Dalton, quarantacinque e quarantadue anni, e di Susan, la figlia sedicenne, che teneva ancora in mano il suo cellulare.

Derek rimase ad osservare le unghie smaltate di nero della ragazza, le dita innaturalmente bianche serrate con forza intorno a quella piccola scatola che è il miglior amico di qualsiasi adolescente babbano.

-Mio Dio – mormorò solo, ma bastò perché Stiles si appoggiasse contro di lui, in un muto conforto.

E, come al solito, funzionò e respirare sembrò un po' meno difficile per Derek.

-Margaret Dalton deve essere la figlia che si trova a Hogwarts – disse a bassa voce Stiles, osservando da sopra la spalla di Derek la foto magica di una ragazza imbronciata con i capelli rossi.

-L'unica nata magica della famiglia – confermò Derek.

-Vorrei poter dire che sia stata fortunata a non trovarsi qui, ma dubito che quando le diremo quel che è successo penserà a un colpo di fortuna – mormorò Stiles, lugubre.

Ma Derek non lo stava ascoltando. Aveva gli occhi fissi sul fascicolo e, più precisamente, sulla foto di un bambino di circa sette anni, con gli stessi capelli rossi e ricci di Emily e Margaret Dalton.

-Michael Dalton – mormorò, cominciando a guardarsi intorno – C'è un terzo figlio, il più piccolo. Michael Dalton. -

Gli occhi di Stiles si illuminarono di consapevolezza, mentre entrambi sfoderavano le proprie bacchette e si muovevano senza dire una parola per l'appartamento.

Lo controllarono da cima a fondo per altre tre volte, ma non trovarono nessun bambino.

-Pensi... - Stiles tossì e Derek finse di non aver notato come la sua voce si fosse rotta – Pensi che lo abbiano rapito? -

-E che senso avrebbe? Sono fanatici assassini che non si rassegnano alla caduta di Voldemort, non hanno bisogno di ostaggi per trattare con le autorità. Forse il bambino non si trovava qui quando hanno fatto irruzione, forse era da un parente, o a casa di un amichetto – Derek sospirò – Immagino che dovremmo delegare le sue ricerche a Carter e Miles. Sono loro che si occupano di minori coinvolti nei casi. -

-Aspetta – esclamò Stiles e a Derek bastò vedere il suo sguardo per lasciarlo fare. Stiles aveva gli occhi più grandi del solito e luminosi come il sole; era lo sguardo di quando aveva qualche intuizione geniale – Michael ha sei anni giusto? -

-Quasi sette – confermò Derek, dando un'occhiata distratta al fascicolo – Perché? -

-Beh, abbiamo dedotto che Maggie... -

-Stiles, non cominciare con i soprannomi idioti – lo interruppe Derek con voce secca, ma Stiles si limitò a roteare gli occhi.

-Abbiamo dedotto che Maggie fosse l'unica strega in famiglia. Suzie infatti aveva sedici anni, mai ricevuto la lettera per Hogwarts, frequentava un regolare liceo babbano. Ma Mike? Mike è troppo piccolo per andare a Hogwarts, ma – gli occhi di Stiles brillarono in quelli di Derek – Ma questo non significa che non possa andarci in futuro. -

Derek ricambiò il suo sguardo, senza riuscire a non mostrarsi scettico. Fece anche un evidente sforzo per non commentare la scelta dei soprannomi.

-Pensi che Michael abbia poteri magici? -

-E che li abbia usati per nascondersi quando ha avvertito il pericolo. Non si è nascosto in qualche parte della casa, è rimasto accanto ai suoi genitori e a sua sorella, solo non visibile. Magia involontaria – spiegò Stiles, sollevando in alto la bacchetta – Finite incantatem -

Derek rimase senza parole quando, proprio accanto al corpo di Emily Dalton, comparve un piccolo corpo rannicchiato su se stesso, tutto tremante.

A Derek bastò vederne i ricci rosso fuoco per capire che si trattasse di Michael Dalton.

Fu Stiles ad agire per primo, perché nelle interazioni umane sarebbe sempre stato un passo avanti rispetto a Derek, nonostante gli stereotipi volessero che i tassorosso fossero socievoli ed estroversi e i serpeverde tutti cupi e introversi.

Derek osservò Stiles accucciarsi con cautela davanti al corpo di Mike, all'altezza del viso nascosto dalle sue piccole mani. Non bisognava essere auror per capire che stesse piangendo.

-Mike? - chiamò, con voce dolce – Mike, sono Stiles. So che non mi conosci, ma ti giuro che sei al sicuro con me. Ti porterò da tua sorella Maggie e ti prometto che non vi capiterà più niente di brutto. -

In un altro momento, Derek lo avrebbe rimproverato per quelle promesse.

Non si promettono cose del genere. Mai. Tanto meno a un bambino spaventato.

Ma il bambino mormorò qualcosa, talmente piano che Derek non lo capì.

Ma Stiles a quanto pare sì, perché si portò una mano sul cuore, serio come Derek non lo aveva mai visto. Nemmeno al funerale di Claudia era stato così solenne.

-Lo prometto sulle tartarughe ninja - proclamò, grave.

E Derek non poté fare altro che osservare, esterrefatto, Mike sciogliere la propria posizione raggomitolata e buttarsi di slancio su Stiles, che lo strinse forte al petto, gli occhi che cercavano subito quelli di Derek e che brillavano di cupa soddisfazione da sopra la testa di Mike.

 

 

ANGOLINO

 

 

Eccoci qua! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Per quanto riguarda gli aggiornamenti, ho alcuni capitoli pronti, quindi l'aggiornamento sarà piuttosto regolare almeno per i primi tempi (diciamo ogni venerdì, escludendo la pubblicazione di oggi).

Grazie di cuore a chiunque abbia letto e un grazie particolare alle mie cicce, che non hanno smesso di credere a questa storia o in me. Vi voglio bene e spero di non deludervi <3

Un bacione,

Fede <3

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Capitolo 2
*** 2. Zio Peter ***


2

 

Zio Peter

 

 

Per tutto il tempo che ci volle a Derek per guidare di nuovo verso Londra, Mike rimase in braccio a Stiles, la testa incastrata sotto il mento del ragazzo, la piccola schiena circondata dalle braccia forti dell'auror.

Derek li teneva d'occhio mentre guidava, preoccupato non solo per il bambino, ma anche per Stiles.

Sapeva quanto potesse essere forte e sapeva altrettanto bene come potesse crollare facilmente, se sottoposto a forte pressione.

E il modo in cui Stiles stringeva Mike, non faceva presagire niente di buono.

Ebbe la conferma dei suoi timori non appena entrarono nel dipartimento auror, Mike ancora saldamente in braccio a Stiles.

Non avevano nemmeno raggiunto il loro ufficio, che Bob Finstock gli venne incontro, seguito da Lydia e Allison.

Derek sapeva cosa significasse e, a giudicare dallo sguardo omicida e da come avesse amplificato la stretta intorno al bambino, anche Stiles lo sapeva.

Non sarebbe finita per niente bene.

Afferrò velocemente il gomito di Stiles, stringendolo forte.

-Stai calmo e non ostacolare il protocollo. Fallo per me. -

Odiava l'idea di dover interrogare Mike quanto Stiles. Sapeva che fosse il protocollo a richiederlo, sapeva che avessero bisogno della testimonianza di Mike, essendo l'unico sopravvissuto.

E sapeva quanto questo facesse schifo.
Ma aveva comunque bisogno che Stiles fosse lucido.
Stiles gli gettò uno sguardo di pura rabbia.

-Così non vale. Ti odio. -

Derek accennò un sorrisetto.

-Era un sì? -

Stiles sbuffò, anche se i suoi occhi erano più rilassati mentre spingeva giocosamente Derek per il petto.

-Sì, odioso tassorosso. -

Derek sospirò internamente di sollievo.

 

 

 

 

 

Stiles era sprofondato nel più completo silenzio da quando avevano terminato l'interrogatorio, aveva lo sguardo cupo e perso nei suoi pensieri e Derek sapeva che quando era così fosse meglio lasciarlo stare, se non si voleva saggiare gli effetti di una spiacevole fattura.

Non avevano ottenuto molto da Mike, il bambino era troppo spaventato per rispondere alle loro domande e cercare di identificare gli assassini della sua famiglia. Quando era scoppiato a piangere, Derek si era rifiutato di andare oltre, nonostante le insistenze di Finstock sulla necessità di ottenere una pista grazie alla testimonianza del bambino.

Ma a Derek era bastato lanciare uno sguardo a Stiles, rimasto silenzioso e cupo in un angolo della stanza per tutto il tempo, per rimanere nei suoi propositi.

Mike era stato affidato alle cure di Lydia e Allison e Derek aveva trascinato via Stiles.
Stiles riprese l'uso della parola solo quando furono nel loro ufficio, entrambi sprofondati dietro le loro scrivanie, Derek con i gomiti sul tavolo, Stiles con le gambe sollevate e i piedi indisciplinatamente appoggiati su un vecchio rapporto, la testa inclinata indietro sullo schienale, lo sguardo corrucciato.
-Cosa ne sarà di Mike? -
Derek gli lanciò un'occhiata, trovandolo ancora avvolto da quella spessa nube nera di malumore e rabbia, tipica di quando era incazzato o erano su un caso schifoso. Derek riteneva che l'umore dell'altro si accordasse perfettamente con entrambe le situazioni.
-Non lo so. Immagino che lui e Maggie verranno affidati ai parenti più prossimi, una volta che questa storia sarà finita. -

Se finirà, pensò, ma non lo disse.
Stiles fece un suono sdegnato di gola.
-L'hai letto il loro fascicolo. E hai una fottuta memoria fotografica. Non fingere di non sapere che non hanno alcun parente in vita solo per farmi stare meglio. -
Derek si passò una mano sulla faccia. Si sentiva vecchio di cent'anni.
-Scusa. Hai ragione. Molto meglio dirti che non ho idea di cosa ne sarà di Mike e che molto probabilmente sia lui che Maggie finiranno in qualche pidocchioso orfanotrofio babbano - sputò fuori, acidamente.
Derek trattenne subito il respiro, conscio di aver esagerato. Non osava guardare verso Stiles, temendo di aver solo peggiorato il già precario equilibrio mentale dell'altro.
Ma Stiles si lasciò andare in una piccola risata sbuffata e Derek si rilassò immediatamente.
-Cazzo, devo essere proprio insopportabile se ti ho fatto perdere la pazienza, eh Tassorosso? Di solito sei sempre disgustosamente gentile con me quando siamo su questo tipo di casi. -
Derek gli lanciò un'occhiataccia, mentre Stiles ghignava saputo.
-Io sono sempre gentile con te. Sei tu che a volte sei stronzo. E non chiamarmi Tassorosso. -
Stiles sorrise, quasi intenerito.
-Sei adorabile quando cerchi di fare la voce grossa. -
Derek sospirò, sprofondando con la faccia sulla scrivania sia perché Stiles lo esasperava totalmente, sia per nascondere il piccolo sorriso che gli era nato sulle labbra.

-E adesso stai sorridendo! - continuò Stiles, petulante e fastidioso come al solito – Cerchi di nasconderlo, ma so che lo stai facendo! -

-Lasciami in pace – borbottò Derek contro le sue braccia, sorridendo di più.

Il suo sorriso raggiunse proporzioni allarmanti quando sentì Stiles scoppiare a ridere.

-Sei proprio un sourpuff – lo prese in giro con affetto, ed era talmente bello sentirlo appena più sereno, che Derek non si lamentò nemmeno per il soprannome.

L'atmosfera si era appena fatta più rilassata, quando un lieve bussare alla porta li mise di nuovo all'erta.

Entrambi sospirarono, sapendo benissimo cosa li attendesse.

 

 

 

Derek odiava stare nell'ufficio di Argent.

Era come essere convocato dal preside di Hogwarts quando avevi combinato qualche guaio.

O stare davanti ai tuoi genitori quando sapevi che di lì a poco avresti ricevuto una punizione epica.

Non che avesse mai provato queste cose personalmente, ma la sua migliore amica era Erica e quindi si era fatto tramite lei un'idea di cosa volesse dire.

Ecco, stare nell'ufficio di Argent era un misto di entrambe le cose.

Ma mille volte peggio.

Stiles, al suo fianco, non aveva l'aria di starsi divertendo molto di più.

-Il bambino è troppo sconvolto al momento per poterci fornire informazioni utili, signore – disse Derek con educazione, decidendo di rispondere alla domanda al posto di Stiles, che al momento era rinchiuso in un ottuso e rancoroso silenzio. Derek sapeva che non avesse perdonato ad Argent la decisione di interrogare subito Mike.

-Suggerisco di dargli un po' di tempo, prima di provare a fargli nuove domande – dovette fare una piccola pausa per non far tremare la voce – In fondo ha perso i suoi genitori e sua sorella, signore. -

Argent lo fissò e sembrò leggere qualcosa negli occhi di Derek, perché il suo sguardo si ammorbidì notevolmente. Stiles si mosse leggermente sulla sua sedia per poter sfiorare con la spalla quella di Derek.

-Certo. È naturale. Rimane da risolvere il problema della sorella. -

-Maggie? - intervenne Stiles, parlando così improvvisamente dopo minuti interi di silenzio da far sobbalzare Derek.

Argent gli gettò un'occhiata in tralice.

-Sì, Margaret Dalton. Non può rimanere a Hogwarts. Lei e il bambino verranno trasferiti in due case sicure, sorvegliati da auror, fino a nuovo ordine. Non sappiamo come potrebbero reagire i mangiamorte quando scopriranno di non aver ucciso tutta la famiglia Dalton. Dobbiamo tenerli al sicuro. -

-In due case, signore? - domandò Stiles, prima che potesse farlo Derek – Vuol dire che verranno separati? -

Argent gli gettò un'altra occhiata in tralice e Derek si trovò a pregare che fosse l'ultima.

Merlino solo sapeva cosa fosse capace di fare Argent alla terza occhiata in tralice.

-Certo, Stilinski. Conosci il protocollo di sicurezza. Abbiamo più possibilità di successo se i soggetti da proteggere sono separati. -

Derek gemette dentro di sé quando vide gli occhi di Stiles brillare di rabbia.

-Questo protocollo mi ha veramente rotto il... -

-Capiamo perfettamente signore – si affrettò ad interromperlo Derek, evitando per un pelo la terza occhiata di Argent – La nostra priorità è tenere Mike e Maggie al sicuro – aggiunse, usando i soprannomi a beneficio di Stiles, anche se questo gli valse la sua prima occhiata in tralice da parte di Argent.

Stiles sbuffò ma, fortunatamente, tenne la bocca chiusa.

Derek sapeva che stesse pensando alla promessa che aveva fatto a Mike, sul fatto che lo avrebbe portato dalla sorella, e avrebbe voluto consolarlo, ma non osava far passare Stiles per debole davanti a Argent.

Stiles non glielo avrebbe mai perdonato.

-Lieto che voi capiate – commentò Argent in tono piatto, squadrandoli con gravità – Posso affidarvi il compito di andare a prelevare Margaret da Hogwarts e portarla qui? Il bambino rimarrà sotto la nostra custodia fino a nuovo ordine, quando tornerete qui con Margaret entrambi verranno trasferiti in due luoghi sicuri. -

-Certo che andremo a prendere Maggie – sbottò Stiles, in un tono davvero troppo bellicoso per passare per solerte accettazione degli ordini, come Derek sperava.

Ma Argent si limitò ad annuire, poi il suo sguardo si puntò all'improvviso su Derek.
Il lupo si mise sulla difensiva, mentre sentiva Stiles al suo fianco irrigidirsi ancora di più e protendersi impercettibilmente verso di lui.
-Hale. Hai risolto la faccenda del compagno della vita? - domandò a bruciapelo, con una sensibilità degna di un branco di gnu inferociti.
Derek non poté fare a meno di risentirsi.
-Non è esattamente come andare a fare la spesa – sbottò, aggiungendo rapidamente davanti alle sopracciglia inarcate di Argent: - Signore. -
Stiles al suo fianco stava palesemente cercando di non ridere. Dio, quanto lo odiava. Preferiva decisamente la sua versione depressa.

Argent inarcò ancora di più le sopracciglia.
-Hale, la tua vita sociale si limita alla frequentazione di questo dipartimento, del signor Stilinski e dei Boyd, che a quanto mi risulta sono felicemente sposati e dispersi in giro per il mondo per la loro luna di miele. Con questi presupposti, non dovrebbe esserti difficile trovare il tuo compagno. Considerando lo stile di vita che conduci, si trova sicuramente all'interno dell'ufficio auror. -
Derek si sentiva sempre più indignato. Trovava umiliante che tutti gli conferissero una vita sociale così povera.
-Signore, io ho una vita oltre al mio lavoro! - esclamò, sentendosi avvampare. Stiles che emetteva suoni scettici con la gola, di certo non migliorava la situazione.
L'impassibilità di Argent venne turbata da una punta di scetticismo.
-In ogni caso, ti consiglio di trovarlo, e in fretta. Non tollererò altri episodi come quello avvenuto quest'oggi in sala mensa, signor Hale. -

Derek spalancò la bocca e persino Stiles smise di ridacchiare.

-Lei lo sa? - domandò Stiles, stranamente cauto.

Argent gli rivolse un'occhiata annoiata.

-Io so tutto, signor Stilinski. È tutto agenti, siete congedati. -

Derek e Stiles si alzarono in fretta, senza farselo ripetere due volte.

Non appena furono a distanza di sicurezza dall'ufficio di Argent, Stiles sbottò.

-Non può separarli! Ho fatto una promessa a quel bambino! -

Derek sospirò, anche se non poteva dire di non essersi aspettato una reazione simile.

-Non sarà per sempre, Stiles. Solo finché non avremo catturato i responsabili.-

Stiles lo fissò, incredulo e arrabbiato.

-Potrebbero volerci mesi! Siamo su questo caso da praticamente un anno e non abbiamo fatto nessun progresso, niente di niente! -

-Una volta ne abbiamo quasi catturato uno – cercò di rincuorarlo Derek, ma Stiles si limitò a sbuffare forte.

-Sì, ma è scappato. E aveva anche quel cazzo di cappuccio che gli nascondeva il volto. E poi cosa succederà quando li avremo presi? Mike e Maggie finiranno in qualche orfanotrofio? E Maggie dovrà frequentare Hogwarts per gran parte dell'anno. Come farà Mike da solo? -

-Anche Mike andrà a Hogwarts – disse Derek, ma le sue parole risultavano deboli e insufficienti alle sue stesse orecchie – È solo questione di qualche anno. -

Lo sguardo di Stiles era sempre più infuocato mentre si bloccava in mezzo al corridoio e lo fronteggiava.

-Come puoi essere così calmo? Pensavo che tu più di tutti avresti capito! -

Anche Derek si fermò, il volto rigido.

-Che intendi? -

Stiles sembrò appena più incerto mentre rispondeva, gli occhi che si addolcivano come ogni volta che non voleva ferire Derek.

-Quando... quando i tuoi genitori... tu e le tue sorelle siete stati affidati a tuo zio. Non siete stati separati. Non pensi che sarebbe la cosa migliore anche per Mike e Maggie? Tu avresti voluto restare senza Laura e Cora? -

-Certo che no, ma la situazione è diversa. Per quanto sia stato una figura genitoriale estremamente discutibile, mio zio era lì e si è preso cura di noi. Purtroppo non c'è qualcuno disposto a fare lo stesso per Mike e Maggie. E so che la cosa ti fa impazzire – aggiunse in fretta, prima che Stiles potesse interromperlo – Ma non possiamo farci nulla. -

Stiles rimase in silenzio, visibilmente contrariato.

Alla fine inarcò un sopracciglio.

-Figura genitoriale estremamente discutibile? Amico, tuo zio Peter è fichissimo. -

Derek alzò gli occhi al cielo, riprendendo a camminare.

-Dici così solo perché siete entrambi Serpeverde e ci devi passare solo tre ore a Natale. Non la penseresti allo stesso modo se quell'uomo ti avesse cresciuto dall'età di due anni. -

In realtà voleva bene a suo zio Peter, anche se era completamente fuori di testa.

Era anche l'unico genitore che avesse mai avuto.

In fondo Derek aveva solo due anni quando i suoi genitori erano stati uccisi. Non aveva praticamente nessun ricordo di loro. Cora anche peggio, visto che aveva solo pochi mesi all'epoca. Laura aveva sei anni quando era successo, ma comunque non aveva mai raccontato niente ai fratelli minori sui loro genitori, un po' perché anche i suoi ricordi col tempo si erano sfocati e un po' perché, semplicemente, faceva troppo male.

Lo zio Peter, con le sue assurde schiere di amanti, il suo latente alcolismo e la totale ignoranza di come si crescessero tre bambini, era davvero il loro unico modello genitoriale valido.

Il che era piuttosto triste, in effetti.

-Tu e le ragazze siete venuti su benissimo. -

Fu il turno di Derek di inarcare un sopracciglio.

-Laura non riesce a tenere in piedi una relazione per più di un mese, Cora soffre di insonnia da quando era una bambina e io, stando a quel che dice Argent, sono emotivamente costipato e incapace di costruire relazioni umane al di fuori di questo dipartimento. Ma sì, stiamo una favola. -

Stiles ridacchiò, ma la sua spalla che scontrava delicatamente la propria fece comunque sentire Derek molto meglio.

-Saresti stato emotivamente costipato anche senza tuo zio Peter, Tassorosso. Fa parte di te. Sei un lupo scontroso dal cuore tenero, lo sei e basta. E poi non è vero che non sai costruire relazioni al di fuori del dipartimento. Sei amico di Erica e Boyd dai tempi di Hogwarts. -

-Solo perché Erica decise di adottarmi al primo anno – borbottò Derek, imbronciato.

E quando diceva adottarmi, intendeva letteralmente adottarmi.

Derek non si sarebbe mai scordato di questa ragazzina serpeverde che gli si avvicinava durante pozioni agitando la lunga coda di cavallo bionda, declamando che era troppo depresso e imbronciato per il suo bene e che da quel momento lo avrebbe adottato. E visto che già allora Boyd stava sempre intorno ad Erica, avevano finito semplicemente con il legare tutti e tre.

-Beh, è stata una scelta saggia – replicò Stiles, annuendo con assoluta serietà – Anche io ti avrei adottato. Sei decisamente adorabile. -

Derek arrossì mentre gli lanciava un'occhiataccia, che ovviamente ebbe l'unico effetto di far scoppiare a ridere Stiles.

Non poteva dire queste cose. Derek era abbastanza sicuro che ci fosse qualche regola che vietava di dire cose come quella, se non eri intenzionato a ricambiare i sentimenti di qualcuno.

-Sta zitto. Scommetto che non mi avresti nemmeno notato a Hogwarts – borbottò, burbero e imbarazzato.

Si aspettava un'altra battutina da parte di Stiles, ma invece il suo compagno divenne stranamente silenzioso, mentre gli lanciava un'occhiata scaltra.

-Penso che sarebbe stato più facile il contrario – si limitò a dire, con un tono di voce piatto, non da Stiles.

Prima che Derek potesse chiedergli cosa volesse dire, Lydia Martin spuntò dall'altro capo del corridoio e venne dritta verso di loro, i lunghi capelli biondo fragola che le oscillavano sulla schiena a ogni passo.

Derek avvertì immediatamente l'odore di Stiles cambiare e farsi eccitato e nervoso, come ogni volta che Lydia era nei paraggi.

Sentì il lupo ringhiare piano dentro di lui e pregò che qualsiasi cosa la strega volesse, fosse una cosa rapida.

-Hale, Stilinski – esordì Lydia con aria di sufficienza, fermandosi davanti a loro. Derek non sarebbe mai riuscito a capire cosa Stiles trovasse in lei. La guardava come se fosse la creatura più dolce e amabile del pianeta, quando invece era solo una stronza.

Sapeva benissimo che Stiles fosse innamorato di lei da tempo immemore, ma non faceva altro che ignorarlo o indirizzargli battute sarcastiche. Derek non riusciva a capire come non potesse ritenersi la persona più fortunata sulla faccia della terra.

-Volevo solo dirvi che Mike sta bene, è ancora un po' scosso ma Allison gli ha dato una pozione calmante e adesso sta riposando – i suoi occhi verdi si spostarono improvvisamente su Stiles e Derek strinse forte i pugni, avvertendo già gli artigli fuoriuscire – Bel lavoro, Stilinski. Finstock ci ha detto che sei stato tu a trovare il bambino. -

Derek odiava il modo in cui Stiles fosse arrossito – Stiles non arrossiva mai – e si stesse dondolando sui piedi come un idiota – Stiles era sempre un idiota, ma era il suo idiota, non di Lydia Stronza Martin.

Dovette trattenersi dal roteare gli occhi quando Stiles gonfiò il petto in fuori, in una ridicola imitazione di un militare babbano.

-Ho fatto solo il mio dovere di buon auror – proclamò con voce profonda e pomposa, non da lui – Sai, seguire il protocollo, obbedire agli ordini, salvare vite e fare il culo ai criminali. Tutte cose che amo di questo lavoro. -

Derek girò un po' il viso, per nascondere un piccolo sorriso.

Seguire il protocollo e obbedire agli ordini, certo.

Derek era abbastanza sicuro che Stiles non avesse mai letto il regolamento auror in tutta la sua vita.

Anche Lydia Martin accennò un piccolo sorriso e subito il lupo di Derek alzò la testa, minaccioso. Come cazzo si permetteva di deridere il loro compagno! Quella stronza.

-Quindi devo dedurre che non sia stato tu a combinare quel casino con i vampiri, il mese scorso? -

Stiles strabuzzò gli occhi, fingendosi sconvolto e portandosi una mano al petto.

-Ovviamente no! Non violerei mai le regole in quella maniera! -

Lydia ridacchiò persino e Derek sentiva davvero di star perdendo il controllo.

Doveva andarsene prima di fare qualcosa che gli avrebbe fatto perdere Stiles per sempre.

-Scusate – borbottò, superandoli velocemente e dando una davvero involontaria spallata a Lydia nel movimento.

-Derek! -

La voce confusa e allarmata di Stiles lo richiamò, ma Derek continuò a procedere risoluto verso il loro ufficio, stringendo spasmodicamente i pugni. Non fece in tempo a sbattere la porta dietro di sé, che Stiles la fermò con un piede, infilandosi dentro all'ufficio, il petto ansante per il fiatone.

-Derek! - ansimò, chiudendo la porta e appoggiandocisi contro – Si può sapere che ti è preso? -

Il lupo non rispose, continuando a dargli ostinatamente le spalle.

-Derek? -

La voce di Stiles adesso era più vicina e Derek chiuse gli occhi, per impedirgli di vedere.

-Derek – la voce di Stiles aveva acquisito una nota consapevole ed era proprio davanti a lui.

Il lupo dentro di lui uggiolò dolcemente quando Stiles gli mise le mani sulle guance, delicato.

Derek sapeva di avere un principio di zanne, ma la cosa non sembrava disturbare per niente Stiles.

-Apri gli occhi, Tassorosso scemo – mormorò con dolcezza e Derek non poté fare altro che obbedirgli, lasciando che gli occhi dorati si riflettessero in quelli ambra di Stiles, preoccupati e comprensivi.

-Il lupo sta facendo il ribelle? - domandò Stiles, con insolita delicatezza.

Derek si limitò ad annuire, avvertendo già le zanne ritirarsi lentamente.

E tutto per il tocco di Stiles sulla sua pelle.

-Sei sicuro che il tuo compagno non sia Lydia, eh, Tassorosso? - scherzò Stiles, con un debole sorriso.

-Sicurissimo – mormorò roco Derek, mentre gli occhi tornavano al loro consueto verde.

Stiles fece un suono comprensivo, senza togliere le mani dalle sue guance. Derek trovava semplicemente confortante la sensazione delle dita fredde di Stiles contro la sua barba ruvida.

-Beh, immagino che tu abbia queste crisi senza un motivo scatenante, no? Voglio dire, il lupo sarà irrequieto finché non troverai il tuo compagno, giusto? -

-Immagino di sì – sussurrò Derek, cercando di nascondere la propria disperazione.

Era una vera fortuna che Stiles non fosse un licantropo e non fosse in grado di sentire le emozioni o di captare i battiti accelerati del suo cuore quando mentiva.

Stiles gli rivolse un grosso sorriso, dandogli un buffetto giocoso sullo zigomo.

-Risolveremo anche questa Tassorosso, te lo prometto. Tu ed io. A costo di dover andare a cercare il tuo compagno ai confini della terra. -

-Non penso che sia così lontano – replicò Derek, fissandolo e sperando che capisse.

Che per una dannata volta lo guardasse davvero e capisse.

Ma Stiles si limitò a scoccargli un ultimo sorriso luminoso, mentre faceva scivolare via le mani dal suo viso.

Il lupo uggiolò per la perdita, ma Derek, dopo anni di allenamento, riuscì a rimanere perfettamente impassibile.

-Muoviamoci Tassorosso. Dobbiamo andare a prendere Maggie. -

 

 

 

-Non è giusto! Perché non posso salire con te?! -

Derek sospirò, tirando il freno a mano della macchina.

Per essere un purosangue, aveva imparato a guidare la Camaro di servizio piuttosto bene, anche grazie alla pazienza di Stiles, che gli aveva fatto fare pratica sulla sua vecchia jeep.

-Sarà solo questione di un minuto. Rimani in macchina. -

Stiles si esibì in un broncio ridicolo e Derek odiò il fatto di non esserne nemmeno infastidito.

-Ma voglio salutare tuo zio anche io. -

-Gli dirò che lo saluti – lo confortò, cominciando a sentirsi frustrato dall'odore di delusione che emanava Stiles – Sul serio Stiles, mi ha chiesto di passare per non so che problema al suo conto alla Gringott, che conoscendo Peter significa che ha bisogno di soldi. Ti annoieresti e basta. Salgo a vedere che vuole e poi voliamo dritti a Hogwarts. -

-E va bene – si arrese Stiles, non cedendo dal suo broncio – Digli che ho amato il whiskey incendiario che mi ha regalato per il compleanno. -

-Sarà felice di saperlo – ironizzò Derek, gettandogli un'ultima occhiata di scuse mentre scendeva dalla macchina – Tieni la bacchetta a portata, se vedi qualcosa di strano o ti trovi in pericolo... -

-Derek, stai andando al piano di sopra. Siamo in un quartiere magico. In pieno giorno. Dubito che qualcuno mi attaccherà qui – lo interruppe Stiles, roteando gli occhi con un sorriso affettuoso.

Derek aggrottò la fronte, rimanendo serio.

-Magari non uno dei mangiamorte, ma tieni comunque la bacchetta pronta. -

Stiles sbuffò, ma fu comunque costretto a sollevare con indolenza la propria bacchetta di acacia e mostrarla a Derek, conscio che l'altro non si sarebbe allontanato altrimenti.

Il lupo annuì soddisfatto.

-Fa il bravo – si raccomandò con voce severa, ignorando il verso esasperato di Stiles.

Cercò di non sentirsi troppo in colpa mentre saliva le scale fino al secondo piano.

Non era vero che Peter dovesse chiedergli dei soldi.

Cioè, era successo innumerevoli volte in passato, ma non era questo il caso.

La verità era che Derek avesse un disperato bisogno di parlare con qualcuno, dopo quello che era successo con Jackson e con Lydia.

Il lupo stava prendendo troppo il controllo sulla sua parte umana e questo lo spaventava, anche se faticava ad ammetterlo persino a se stesso.

Peter forse non era il genitore perfetto, ma era un nato lupo come tutti in famiglia. Forse era giunto il momento di fare una chiacchierata con lui.

Derek utilizzò la sua vecchia copia di chiavi per aprire la porta, venendo immediatamente accolto da Pinkie, l'anziana elfa domestica della sua famiglia. In teoria gli elfi avrebbero dovuto servire in castelli o manieri, o in una villa come la vecchia tenuta Hale. Ma dopo la morte dei suoi genitori, Peter aveva deciso di trasferirsi con i nipoti in una zona più trafficata, ritenendo che cambiare aria avrebbe fatto bene a tutti. Pinkie li aveva seguiti, Derek sospettava più per fedeltà verso i suoi vecchi padroni e affetto per lui e le sue sorelle, piuttosto che per devozione verso Peter, che non possedeva alcun concetto di “pulizia della casa” e faceva impazzire Pinkie.

-Padroncino Derek! - squitti l'elfa, entusiasta di vederlo, i grandi occhi color cioccolato scintillanti.

Derek si chinò per abbracciare brevemente l'elfa.

-Ciao Pinkie. Come stai? -

L'elfa agitò le mani, guardandolo quasi con rimprovero.

-Pinkie non è importante. Pinkie vuole sapere come sta padroncino Derek. -

-Certo che sei importante, Pinkie – ribatté Derek, sollevandosi di nuovo in piedi e sistemandosi un po' nervosamente la giacca di pelle – Io sto bene, ma dovrei parlare con mio zio. È in casa? -

Derek avrebbe giurato che, se non lo avesse ritenuto davvero sconveniente e maleducato, Pinkie avrebbe roteato volentieri gli occhi.

-Padron Peter è di sopra, padroncino – esitò – Pinkie pensa che non sia solo. -

-Non avevo dubbi – borbottò Derek a mezza bocca, per poi aggiungere in tono più alto – Lo chiameresti per me? Digli che è urgente. E di vestirsi – aggiunse frettolosamente, perché con Peter non si sapeva mai.

Pinkie annuì con efficienza e si smaterializzò con uno schiocco sordo.

Derek attraversò l'ingresso immacolato e si sistemò in salotto, sedendosi sul divano e togliendosi la giacca.

Un secondo dopo Pinkie si materializzò di nuovo davanti a lui, con Peter al seguito.

Derek osservò sconsolato l'uomo: aveva i capelli grigi sparati in aria e una vestaglia viola annodata malamente in vita, che lasciava scoperto parte del petto e non nascondeva affatto il collo pieno di morsi e segni rossi.

Era un immagine che non lasciava molto spazio all'immaginazione.

Probabilmente Derek avrebbe solo dovuto essere contento che avesse avuto la decenza di mettersi qualcosa addosso. Cercò di non pensare troppo al fatto che ci fosse qualcuno nudo nel letto di suo zio, al piano di sopra.

L'uomo gli rivolse un grosso sorriso e Derek si alzò in piedi giusto in tempo per essere placcato in un doloroso abbraccio da orso che gli incrinò sicuramente qualche costola.

-Derek! Il mio nipote preferito! - Peter riuscì a baciargli entrambe le guance prima che Derek avesse la prontezza di allontanarsi con una mossa decisa – Non ti vedo mai, non scrivi mai, non chiami mai! Non è così che ci si comporta con un povero vecchio!-

Derek roteò gli occhi davanti alla drammaticità dello zio.

-Hai quarantatré anni. E sono venuto a cena due settimane fa. E spero davvero che non ti aspettassi che rispondessi alla cartolina magica canora che mi hai inviato. -

Peter scoppiò in una risata fragorosa, battendogli la spalla con una mano e rompendogli probabilmente altre ossa.

-Nemmeno le tue sorelle hanno apprezzato! Quella di Laura proiettava anche i Beatles in aria che attraversano le strisce pedonali. Non è meravigliosa la magia? -

-Sì, certo – lo assecondò Derek sbrigativo, sedendosi nuovamente sul divano con lo zio – Possiamo parlare? Seriamente. -

Peter dovette leggere qualcosa nei suoi occhi, perché smise di fare lo scemo e annuì con efficienza.

-Ma certo – si rivolse all'elfa, che per tutto il tempo era rimasta ad osservare la scena con occhi soffici – Pinkie, puoi farci il te per favore? Il mio corretto, se puoi – aggiunse, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Derek.

-Certo, padron Peter – rispose l'elfa, inchinandosi profondamente e scomparendo con un altro schiocco.

-Allora – esordì Peter con un grosso sorriso, non appena furono soli – Come stai? Come va il lavoro? Cosa racconta quella serpe di Stiles? Mi ha un po' stupito che tu non te lo sia portato dietro. Pensavo che foste inseparabili o una cosa del genere. -

-Non siamo inseparabili – mentì Derek con forza, ignorando il sorrisetto dello zio – E stiamo entrambi bene – sospirò, percependo l'odiosa sensazione di star arrossendo – In realtà... ti vorrei parlare di una cosa e preferirei che lui non fosse presente. -

-Oh mio Dio – sussurrò Peter, l'emozione che gli illuminava ogni parte del viso – Non ci credo, vi siete finalmente messi insieme? Lo sapevo che prima o poi persino tu ce l'avresti fatta. La vergogna di avere un nipote tassorosso è stata finalmente ripagata. -

Derek dovette fare uno sforzo fisico per non fargli del male.

-No. Decisamente no. Si tratta di... un'altra cosa – fece un profondo respiro, cercando di farsi coraggio –So di non avertene parlato, ma il mio lupo è stato irrequieto negli ultimi tempi, causandomi dei problemi a lavoro. Argent a quanto pare ha fatto delle ricerche e pensa che il motivo sia che il lupo ha trovato il suo compagno per la vita. -

Peter si fece incredibilmente serio, gettandogli un'occhiata acuta con i piccoli occhi azzurri.

-Ed è così? -

Derek annuì, senza guardarlo.

-Derek – era così raro che Peter usasse quel tono severo che Derek si sentì intimorito. A volte faticava a ricordarsi che Peter fosse legalmente suo padre – Perché diavolo non me ne hai parlato prima? Sai benissimo quanto sia importante nel nostro mondo trovare il proprio compagno, sai quante cose possono andare storte se non si gestisce bene la cosa. Da quanto tempo lo sai? -

Derek borbottò qualcosa, pianissimo, ma sfortunatamente Peter aveva l'udito di un lupo.

-Cosa?! - urlò, facendolo sobbalzare – Quattro anni?! Lo sai da quattro fottuti anni?! -

-Sono sempre riuscito a gestirlo bene fino a questo momento – protestò Derek, cercando di difendersi – Ma Argent sostiene che il lupo sia a un punto di rottura: ha bisogno di legarsi con il suo compagno e non si calmerà fino a quel momento. -

Peter gli gettò uno sguardo cupo.

-Beh, Argent ha ragione. Mi sorprende che tu abbia potuto resistere quattro anni senza reclamare il tuo compagno e non impazzire nel frattempo. Sei il solito testardo. Oltre alla persona più stupida del pianeta.-

Derek lo guardò, un po' disperato.

-Non c'è niente che possa fare? -

-A parte legarti con il tuo compagno? No, non molto. -

Era proprio la risposta che temeva.

Gemette disperato, prendendosi la testa tra le mani.

Sentì lo zio sospirare, mentre si trascinava più vicino.

-È Stiles, non è vero? -

Derek sollevò di scatto il volto, inorridito.

-Cosa? No! No, non so di chi si tratti, io...-

-Oh per favore – sbuffò Peter, guardandolo con sufficienza – Sei talmente ovvio che mi chiedo come quel ragazzo possa non essersi mai accorto di niente! -

Derek tacque, incapace di dire alcunché, tanto meno di negarlo.

A quanto pare essere sempre ubriaco aveva finito per conferire a Peter una sorta di perspicace saggezza.

-Beh, poteva andarti molto peggio – continuò Peter, con voce più dolce – Anche se te lo leggo in faccia cosa provi per quel ragazzo, so che non è il massimo pensare di essere legati per la vita a qualcuno quando hai solo venticinque anni. Ma trovare il proprio compagno è una cosa molto speciale per un lupo, Derek. Succede solo a pochi, a volte puoi vivere una vita intera senza mai trovarlo. E, credimi, la sensazione di vuoto che ti lascia non è per nulla invidiabile. Puoi provare a colmarlo in ogni modo, ma non smetterai mai di sentirti come se ti mancasse qualcosa. –

La sua voce era abbastanza amara da far capire a Derek che stesse parlando di se stesso.

Derek sollevò un po' la testa, incontrando lo sguardo calmo e serio dello zio.

-Perché a me? - sussurrò, pianissimo – Insomma né tu, né Cora, né Laura avete trovato un compagno. Perché a me è dovuto succedere? -

Peter si strinse nelle spalle.

-Questo non posso saperlo, Derek, e se sei venuto da me per questo temo di doverti deludere. Ma ti dirò una cosa. Talia aveva la tua età quando ha capito che tuo padre fosse il suo compagno – accennò un sorriso – Ed è andata bene, no? Voglio dire, si sono sposati e hanno avuto voi tre. Quello che gli è successo è stata una tragedia, ma ti posso assicurare che fossero assolutamente felici di essere compagni e di avere voi ragazzi. -

-Ma è diverso – protestò Derek, frustrato – Papà era un licantropo. E amava mamma. Stiles è un essere umano. E... - dovette stringere forte i pugni sulle cosce – E ama un'altra persona. -

Peter aggrottò la fronte.

-Ne sei sicuro? Il meccanismo del legame è ambivalente, il lupo sceglie un compagno che sa che potrà ricambiare il suo amore e la sua devozione. -

-Beh, sono sicuro che l'amore e la devozione di Stiles siano tutti per Lydia Martin – ribatté Derek, in tono secco.

Peter scosse la testa, di nuovo con quello strano sguardo severo.

-In ogni caso devi parlargli, Derek. Quel ragazzo ti è stato accanto in tutti questi anni, si fida di te. Merita di sapere una cosa così importante, merita di sapere tutto. -

-Non ho intenzione di legarlo a me – protestò Derek, in tono altero.

Peter gli rivolse un'occhiata inflessibile.

-Potresti non avere scelta. Quattro anni sono tanti, Derek. Il lupo è quasi al massimo del suo livello di sopportazione. Continuerà a logorarti finché non gli darai quel che vuole. -

-Beh, non gli darò Stiles – sbottò Derek, testardo – È solo un umano, merita di vivere una vita normale, di stare con chi ama anche solo per un mese, con la libertà di potersene andare in qualsiasi momento. Non merita di essere incastrato per tutta la vita con un licantropo. -

-Sai che il morso di accoppiamento non trasformerebbe Stiles – spiegò Peter con pazienza – Potrebbe continuare a vivere la sua vita umana senza nessun problema. -

-Sì, ma sarebbe vincolato a me. Non potrebbe stare con nessuno, a meno che non voglia la gola squarciata dal mio stupido lupo – ribatté Derek, disperato – Stiles è la persona più leale che conosca, so che se gli spiegassi tutto si offrirebbe semplicemente di essere il mio compagno di vita, senza pensarci due volte. Sacrificherebbe tutto per me , Lydia, la sua libertà... e questo lo ucciderebbe lentamente e finirebbe per odiarmi. Non posso permetterlo, io lo... - esitò, perché non lo aveva mai detto ad alta voce, a malapena si concedeva di pensarlo – Io non posso – si risolse a dire, frustrato.

Peter lo guardava con comprensione mista a tristezza.

-Allora non puoi far altro che cercare di resistere. Ma te lo devo dire Derek, non penso che finirà bene se continuerai a reprimere il legame. Il lupo ha scelto il suo compagno, non puoi negarglielo per sempre. -

Derek deglutì, nervoso.

-Il lupo potrebbe arrivare a fare del male a Stiles? -

Peter era molto cupo.

-Forse. Ma potrebbe anche portarti lentamente alla pazzia, riducendoti in uno stato talmente selvaggio da rendere la tua umanità solo un lontano ricordo. Ho visto qualcuno di noi che si è ridotto così. Non un bello spettacolo. -

-Beh, questo è molto rassicurante – commentò Derek in tono piatto – Farmi odiare da Stiles o impazzire per non farmi odiare. Due opzioni molto alettanti. -

-Dovresti parlarne con Stiles – insistette Peter, sembrando stranamente saggio – So che sei diffidente per natura, ma a volte le persone possono sorprenderci. Forse Stiles reagirà in modo completamente diverso da quello che pensi. In ogni caso non potrebbe mai odiarti. Quel ragazzo è il serpeverde più tassorosso del mondo, fidati di me. -

-A proposito, devo andare a recuperarlo – mugugnò Derek, sfregandosi gli occhi – L'ho lasciato solo in uno spazio chiuso senza nulla da fare. Starà impazzendo. -

Peter ridacchiò alzandosi in piedi, subito imitato da Derek.

-Beh, immagino che dovremo rimandare il nostro tè. Pinkie è stata così efficiente nel lasciarci la giusta privacy, che ora si è fatto troppo tardi. -

-Forse è un bene considerando che hai compagnia – considerò Derek, accennando con sarcasmo alla vestaglia di Peter.

Lo zio simulò un'espressione contrita.

-Che imbarazzo! Pizzicato dal mio nipote preferito in un momento compromettente. -

-Ci sono abituato – gli fece presente Derek, con un debolissimo sorriso.

Si mossero praticamente in contemporanea per abbracciarsi.

Peter era più basso di Derek di quasi tutta la testa, ma la sua stretta era incredibilmente forte. Derek chiuse gli occhi, sentendosi stranamente al sicuro.

Peter era una figura paterna estremamente discutibile, eppure era l'unico padre che Derek avesse mai avuto.

E sapeva che gli sarebbe potuta andare molto peggio.

-Vieni a cena con le ragazze, un giorno di questi – mormorò Peter, senza lasciarlo andare.

-Va bene. Salutami Pinkie e chiedile scusa se non mi sono potuto fermare per il tè. -

Peter emise un mormorio di consenso, poi gli passò la mano intorno alla nuca, avvicinando il viso del nipote al suo.

-Parla con Stiles, testa dura. -

Derek abbassò gli occhi, senza rispondere.

Peter sospirò e lo lasciò andare, dandogli un ultimo buffetto tra i capelli.

-Vai dal ragazzo. E state attenti, con le vostre cose da auror. -

-Grazie zio - disse Derek con serietà, guardandolo negli occhi e sperando che Peter capisse tutto quello che non riusciva a dire a parole.

Ma Peter era più intelligente di quello che lasciava credere.

Sorrise, gli occhi azzurri che brillavano.

-Ti voglio bene anche io. -

Quando Derek uscì dall'edificio, non poteva dire di sentirsi leggero come aveva sperato, ma almeno parlare con Peter gli aveva alleviato un po' di pressione. Era la prima volta che parlava esplicitamente con qualcuno del fatto che Stiles fosse il suo compagno e anche se per natura era una persona riservata, doveva ammettere che fosse stato liberatorio.

Non appena fu abbastanza vicino alla macchina da poter vedere Stiles, sospirò profondamente, senza però riuscire a trattenere un sorriso.

Stiles stava volutamente cambiando posto ai CD che Derek teneva in macchina rigorosamente catalogati in ordine alfabetico e aveva l'aria di starsi divertendo un mondo.

Derek scosse rassegnato la testa, prima che un'idea molto serpeverde gli venisse in mente.

Si avvicinò di soppiatto alla macchina, attento a non farsi vedere da Stiles, la bacchetta pronta in mano.

Con suo grande scorno, Stiles non sussultò nemmeno quando gli conficcò la punta della bacchetta contro il lato del collo, sporgendosi dal finestrino aperto.

-E sei appena morto – disse comunque, piatto.

Stiles si limitò a voltare appena la testa verso di lui, con un sorriso accecante che fece perdere un po' la presa a Derek sulla bacchetta.

-E il tuo fegato è appena esploso – replicò tranquillo e abbassando lo sguardo Derek si rese conto che la bacchetta di Stiles fosse puntata contro la sua pancia.

Sbuffò, allontanandosi dal finestrino mentre Stiles rideva.

-Rassegnati, Sourpuff. Sarai pure un lupo, ma ho i sensi più sviluppati dei tuoi – lo prese in giro in tono bonario, mentre Derek riprendeva il posto di guida.

-Non ricominciare con la storia che sei come un ninja magico. E rimetti a posto i miei CD – lo rimbrottò Derek mentre metteva in moto.

Stiles roteò gli occhi, ma agitò comunque pigramente la bacchetta e subito i CD si sistemarono in modo ordinato nel vano porta oggetti.

-Che ha detto Peter? - domandò poi, in tono curioso.

-Niente di che – rispose Derek, senza guardarlo – Aveva bisogno di soldi per non so che manufatto magico dal dubbio gusto. -

Beh, questa non era propriamente una bugia. Derek ricordava ancora quando lui e Laura avevano dovuto dividersi la spesa di un orribile set di gobbiglie d'oro, acquistato da Peter in un momento di dubbia sobrietà, per evitare che lo zio si riducesse in bancarotta.

-Lo hai salutato da parte mia? - chiese Stiles, giocherellando con la sua bacchetta.

Derek gli lanciò uno sguardo e desiderò poterlo trovare un idiota, come obiettivamente era, ma tutto quello che provò, guardando la gola bianca rovesciata indietro di Stiles e la sua mascella tesa nel tentativo di mantenere in equilibrio la bacchetta sul naso, fu disarmante affetto.

-Sì, ti saluta anche lui. -

Derek iniziava a trovare logorante mentire a Stiles.

Soprattutto se Stiles continuava a rivolgergli quegli sguardi fiduciosi e quei sorrisi enormi e abbaglianti.

Cominciava a credere che sarebbe davvero finito per impazzire.

 

 

ANGOLINO

 

Ecco il secondo capitolo, spero che vi piaccia!
Come al solito è dedicato alle mie cicce, vi voglio bene <3

Grazie a chiunque leggerà, davvero!

A venerdì!

Un bacio a tutti,

Fede <3

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Capitolo 3
*** 3. Stupida freccia velenosa e infetta ***


3

 

Stupida freccia velenosa e infetta

 

 

 

Derek e Stiles si erano informati su Margaret Dalton, prima di arrivare a Hogwarts.

Avevano appreso che aveva tredici anni e frequentava quindi il terzo anno a Hogwarts, che era una serpeverde (Stiles era stato particolarmente soddisfatto da questa scoperta) e che giocava a quidditch come cercatore (e questo aveva invece attirato l'attenzione di Derek, che era stato capitano della sua squadra di quidditch per gli ultimi due anni di Hogwarts).

Ma tutto quello che avevano scoperto non rendeva affatto più facile l'idea di andare a prendere un' adolescente che aveva appena perso la sua famiglia.

Derek sapeva che qualcuno doveva averla già informata dell'accaduto, ma questo non lo rendeva meno nervoso.

Odiava quando il suo lavoro implicava le interazioni umane. Perché non poteva fare il culo ai cattivi e basta?

Come previsto, Maggie li aspettava all'ingresso del castello, insieme a Horace Lumacorno, il direttore della sua casa.

Non appena videro l'anziano mago, Derek avvertì l'odore di Stiles farsi frizzante e su di giri, e roteò bonariamente gli occhi.

-Professore! - esclamò in tono lieto, precipitandosi a stringergli la mano.

-Ragazzo mio! - tuonò Lumacorno, altrettanto contento di vedere Stiles, respingendo con decisione la sua mano tesa e abbracciandolo con forza – Mi sembra ieri che eri nella mia classe di pozioni a farmi sfigurare! Sapevo che saresti diventato qualcuno! -

Stiles gonfiò il petto, tutto gongolante, e Derek si trattenne dal roteare di nuovo gli occhi.

Dopo tutte le volte che l'aveva ripetuta, Derek sapeva a memoria la storia di come Stiles fosse entrato nel LumaClub, il circolo esclusivo gestito da Lumacorno, in cui solo gli studenti più promettenti potevano entrare.

Derek aveva cercato anche di prenderlo in giro per questo, ma Stiles era incrollabile nel suo orgoglio per aver fatto parte di quello stupido club.

-La ringrazio, professore – Stiles si voltò verso di lui e Derek si irrigidì appena, rilassandosi solo quando il compagno gli mise una mano sul braccio, tirandolo leggermente avanti – Mi permetta di presentarle Derek Hale, il mio compagno.-

Lumacorno gli strinse la mano, studiandolo con la fronte contratta.

-Hale? Mi ricordo dei suoi genitori, di suo zio e delle sue sorelle! Non avevo idea che Talia e Alex avessero un terzo figlio! -

Questo sarebbe stato pure offensivo, se Derek non avesse posseduto la consapevolezza di aver passato i sette anni a Hogwarts cercando di rendersi invisibile.

Si limitò a grugnire qualcosa, mentre Stiles lo fissava con occhi brillanti e divertiti.

-Derek è un po'... sfuggente. Ma, mi creda, avrebbe voluto averlo nel suo club. Derek era il primo della classe in Difesa contro le Arti Oscure ed è stato capitano di quidditch di tassorosso per due anni di seguito. -

Derek gli lanciò uno sguardo sorpreso. Era abbastanza certo di non aver mai parlato a Stiles dei suoi anni a Hogwarts. Doveva averlo fatto qualcun altro. Probabilmente avrebbe dovuto uccidere Peter per questo.

Gli occhi di Lumacorno brillavano in maniera allarmante.

-Un vero peccato non averla avuta nel mio piccolo circolo, allora. Ma, ahimè, penso che sia un tratto di famiglia! Non sono mai riuscito a convincere nessun Hale a far parte del LumaClub, nemmeno suo zio che faceva parte della mia casa! -

Derek si limitò a una smorfia tirata, trattenendosi dal dire qualsiasi altra cosa, conscio che gli sarebbe uscita solo qualche battuta sarcastica imparata da Stiles.

A quel punto, Derek si concentrò sulla ragazzina che era rimasta in silenzio e in disparte per tutto il tempo.

Margaret Dalton assomigliava moltissimo al fratello. Aveva gli stessi capelli rossi e ricci di Mike e i suoi occhi grandi e grigi. Era piccola e minuta, il viso era molto pallido e privo di qualsiasi emozione tangibile.

Se ne stava semplicemente in silenzio, a trafiggere i tre adulti con gli occhi tempestosi e taglienti.

Lumacorno le rivolse un sorriso dolente.

-Lasciate che vi presenti la mia studentessa, agenti. Margaret, questi sono gli auror che ti porteranno al sicuro. -

Stiles le rivolse un grosso sorriso incoraggiante, mentre Derek si limitò a ricambiare lo sguardo impassibile della ragazza.

-Dov'è mio fratello? - disse solo, parlando per la prima volta e rivelando una voce molto più forte e decisa di quella che ci si sarebbe aspettati da una ragazza così piccola.

-Mike è al sicuro, ti stiamo portando da lui – si affrettò a rassicurarla Stiles.

Margaret alzò le sopracciglia al diminutivo, ma non disse niente. Derek si trovò a sperare che Stiles non la chiamasse Maggie.

-Sta bene? - insistette e questa volta fu Derek a risponderle.

-Stava dormendo l'ultima volta che lo abbiamo visto. Starà meglio quando ti vedrà – disse solo, perché questo era il massimo di verità non troppo dolorosa che riuscisse a tirare fuori.

Cercò di non pensare a quando avrebbero dovuto dirle che lei e Mike non erano destinati a vivere insieme, per un po'.

La ragazzina lo squadrò con i suoi grandi occhi, giudicante come solo un serpeverde poteva essere.

-Spero che stia bene – si limitò a dire e a Derek sembrò in tutto e per tutto una minaccia.

A giudicare dal piccolo sorriso indubbiamente orgoglioso di Stiles, non doveva essere l'unico a pensarlo.

-Beh, direi che non ci resta che partire – esclamò, battendo le mani – Quella è tutta la tua roba? - chiese a Margaret, indicando il grosso baule al suo fianco e la gabbia in bilico su di esso, con un gufo tutto nero all'interno.

L'animale se ne stava silenzioso e immobile esattamente come la sua padroncina e Derek non poté fare a meno di trovarlo un po' inquietante, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, visto che quella era la tipica cosa da tassorosso per cui Stiles lo avrebbe preso in giro.

La ragazza annuì e Derek lanciò un incantesimo per costringere baule e gabbia a seguirli verso la macchina.

Lumacorno si mosse per mettere la sua mano rugosa sulla spalla esile di Margaret.

-Arrivederci cara. Non vediamo l'ora di riaverti con noi. -

La ragazza si limitò a un cenno, anche se i suoi occhi sembravano meno ostili. Derek ebbe la netta impressione che Lumacorno fosse quello che tra i presenti le piaceva di più, il che era un po' deprimente considerando che Lumacorno fosse un vecchio pomposo con manie di grandezza.

-Povera bambina – mormorò Lumacorno in tono afflitto, mentre Margaret precedeva decisa i due auror – È una strega estremamente brillante. E quello che è successo alla sua famiglia... terribile, davvero terribile. Abbiatene cura, d'accordo?-

-Certo professore – rispose Stiles, estremamente serio – Non le capiterà nulla di male. -

Derek guardò il suo compagno ed ebbe l'assoluta certezza che ogni sua parola fosse vera.

 

 

 

 

Derek era davvero stupito da come Stiles fosse riuscito a gestire tutta la faccenda senza dare di matto.

Sapeva quanto fosse contrario, ma aveva eseguito gli ordini di Argent senza lamentarsi, spiegando a Maggie con calma che lei e Mike sarebbero stati trasferiti in due case diverse quella sera stessa, sotto stretta sorveglianza di auror qualificati.

La ragazza lo aveva incenerito con lo sguardo, ma aveva solo chiesto di poter vedere suo fratello e lui e Derek l'avevano condotta nell'ufficio di Allison e Lydia, dove Mike stava ancora dormendo.

L'avevano lasciata lì con le due donne e l'ultima cosa che Derek aveva visto mentre chiudeva la porta, era stata Maggie che si chinava accanto al divano dove stava riposando Mike, accarezzandogli i capelli.

Stiles si era persino offerto di inviare personalmente le lettere che Argent aveva preparato per allertare gli auror che si sarebbero dovuti prendere cura dei Dalton.

Derek non poteva che essere estremamente orgoglioso di come avesse gestito il tutto.

-Devo ammettere che mi hai stupito – gli disse esplicitamente, mentre finalmente indossavano le loro giacche, pronti a tornare a casa dopo quella giornata estenuante e che sembrava non giungere mai al termine – Pensavo che avrei dovuto sbatterti contro il muro, invece ti sei controllato, non hai perso la calma – inarcò le sopracciglia, fingendosi sconvolto – Sai cosa penso? Temo che tu sia cresciuto. Benvenuto nell'età adulta, Stiles. -

-Piantala – sbuffò Stiles, anche se sorrideva – Solo perché non sono tutto devoto alle regole e al protocollo come qualche lecchino di mia conoscenza, non significa che non possa essere professionale, se voglio. -

-Ehi, non hai il diritto di chiamarmi lecchino, dopo tutte le volte che ho mentito ad Argent per coprirti – gli ricordò Derek, puntandolo con il dito.

Stiles alzò gli occhi al cielo, ma il suo sorriso era sempre più ampio.

-Sì, e per fortuna Argent non può annusare le bugie, perché menti da schifo Derek. -

Derek si limitò a sorridere, anche se aveva la sensazione che sembrasse più una brutta smorfia.

Se solo Stiles avesse saputo quanto era stato bravo a mentire negli ultimi quattro anni, sarebbe stato fiero di lui.

O forse no.

-Ti va di bere qualcosa? - domandò, tenendo aperta la porta per permettere a Stiles di uscire per primo.

Il ragazzo gli rivolse un sorriso di scuse e il lupo uggiolò piano, già prevedendo la risposta.

-Magari domani, Tassorosso. Adesso voglio solo andare a morire a letto. -

-Sì, certo – replicò, cercando di rimanere impassibile.

Avevano fatto solo pochi metri, che Stiles si fermò di colpo, battendosi la fronte con aria afflitta.

-Fanculo, ho dimenticato le chiavi della jeep in ufficio. Devo tornare indietro, ci vediamo domani, d'accordo? -

-Posso aspettarti, se vuoi – propose Derek, un po' perplesso.

-No! - esclamò subito Stiles e Derek capì che la sua faccia impassibile avesse appena ceduto il posto a una ferita, da come l'altro addolcì la propria espressione – Voglio dire, non ti disturbare. Vai a casa e rilassa le tue chiappe mannare. Devi essere esausto.-

Derek annuì, con espressione vuota.

Non sprecò nemmeno fiato a ricordare a Stiles che avrebbe potuto semplicemente lanciare un incantesimo di appello. Era chiaro come il sole che volesse solo una scusa per poter incrociare Lydia, non appena la strega avesse smontato dal suo turno.

Sentiva il lupo agitarsi furioso dentro di lui, sussurrandogli cose disgustose all'orecchio, cose possessive e inquietanti a cui Derek non voleva nemmeno pensare.

Stiles dovette accorgersi che fosse turbato, perché ridacchiò piano, facendo un passo verso di lui.

-Andiamo, ti manco già? Domani sarò qui alle nove in punto pronto a farti impazzire, promesso. -

-Veramente, il turno inizia alle otto – cominciò Derek, puntiglioso fino alla morte, ma dovette interrompersi bruscamente quando Stiles gli appoggiò una mano sulla spalla e si sollevò sulle punte dei piedi, baciandogli piano una guancia.

D'un tratto, senza nessun preavviso, e assolutamente in modo non richiesto, si sentiva euforico e aveva di nuovo sedici anni, aveva appena catturato il boccino vincendo la partita decisiva e il cuore gli batteva all'impazzata.

Rimase a sbattere le palpebre senza riuscire a dire una parola, mentre Stiles si allontanava tranquillo, un grosso ghigno accecante sul viso pieno di nei.

-Ci vediamo – mormorò, con uno dei suoi soliti occhiolini giocosi.

-Alle otto – fu tutto quello che riuscì a dire Derek, con voce burbera e un po' roca.

Stiles scoppiò a ridere, lanciandogli un'occhiata esasperata.

-Sì, alle otto! Rilassati, Sourpuff! -

Derek non rispose, rimanendo immobile a fissare la schiena di Stiles allontanarsi.

Il lupo era irrequieto come quando c'era la luna piena, anche se mancavano più di due settimane.

C'era un'unica spiegazione: Peter aveva ragione.

Stava impazzendo.

 

 

 

 

Quello che lo aveva fatto davvero incazzare all'inizio, era il fatto che il lupo avesse deciso tutto per lui.

Non gli aveva nemmeno chiesto niente: aveva visto quell'idiota di Stiles ridere per una battuta idiota (“immagino che sia difficile per te sbarcare il lunario, eh?") e aveva deciso che fosse il suo compagno.

Quel deficiente.

Quel ragazzino che posava i piedi sulla scrivania e camminava per l'ufficio tenendo la bacchetta sulla punta del naso.

Derek era semplicemente furioso.

Non ci poteva credere.

Per almeno quattro mesi rifiutò categoricamente l'idea che Stiles fosse il suo compagno.

Suo zio Peter aveva spiegato a lui e alle sue sorelle in cosa consistesse, cosa si provasse.

Derek aveva dodici anni, Cora dieci e Laura sedici. Avevano appena beccato l'ennesimo amante di suo zio uscire di casa di nascosto (non molto di nascosto e di sicuro non molto discretamente) e Peter aveva semplicemente deciso che fosse giunto il momento di parlare ai nipoti dei compagni di vita dei lupi.

Scelta discutibile e dalla dubbia motivazione, ma Derek aveva rinunciato da tempo a capire lo zio.

Peter gli aveva parlato per ore e ore di questa cosa strana, di questo sentimento che senti lì, nel petto. Era come quando inciampi, aveva detto. Un secondo prima sei tranquillo, respiri normalmente, pensi a cosa mangerai per pranzo. Un secondo dopo il tuo piede scivola e subito il tuo cuore batte più forte perché non sai cosa stia succedendo e quando lo realizzi arriva la paura, paura di cadere e farti male e il tuo respiro accelera e tutto quello a cui riesci a pensare è proprio che cadrai e ti farai male.

La piccola Cora, da sempre molto acuta e riflessiva, aveva chiesto a Peter come facesse a sapere tutte quelle cose, se non aveva mai avuto un compagno.

Derek non si ricordava bene cosa avesse risposto lo zio, ma sapeva solo che la loro chiacchierata era finita e che si era ritrovato a guardare la tv in salotto con Laura e Cora, mentre poteva sentire lo zio stappare una bottiglia di liquore in cucina.

Derek aveva provato questo, quando aveva sentito Stiles ridere quel giorno, dopo la loro discussione per quel che Derek aveva detto a Argent.

Solo che tutto ciò a cui era riuscito a pensare da quel momento era stato sempre e solo Stiles. Stiles al mattino, Stiles al pomeriggio, Stiles alla sera. Stiles nei suoi sogni, Stiles nelle sue fantasie. Sempre Stiles, tanto Stiles da impazzire.

Alla fine, si era dovuto semplicemente arrendere all'evidenza. Stiles era il suo compagno e no, non poteva farci niente.

Suo zio Peter gli aveva anche spiegato cosa bisognasse fare quando si trovava il proprio compagno (questo però più tardi, quando Derek aveva quasi diciassette anni), ma Derek si rifiutava categoricamente di vagliare quell'ipotesi. Non con Stiles, mai con Stiles.

Perché il fatto era che solo il lupo avesse deciso. Stiles non era il compagno di Derek, era il compagno del lupo.

O meglio, Stiles era il partner di lavoro di Derek, nulla di più.

Derek aveva preso quindi la decisione, più o meno saggia, di ignorare semplicemente la cosa. Stiles poteva anche essere il compagno del lupo, ma questo non significava che Derek dovesse provare lo stesso. Col tempo aveva imparato a tollerare Stiles, era arrivato addirittura ad apprezzarlo e ad ammirarlo e doveva ammettere che fosse il miglior partner che avesse mai avuto.

Ma tutto qui.

Non era innamorato di lui e non lo sarebbe mai stato.

Solo che le cose non erano andate esattamente così.

La verità era che Stiles sembrava intenzionato a non rendergli le cose facili.

Giorno dopo giorno, faceva qualcosa di stupido o diceva qualcosa di altrettanto stupido e Derek semplicemente perdeva un pezzo della sua armatura, giorno dopo giorno, fino a trovarsi praticamente nudo, vulnerabile, alla mercé di Stiles.

A un passo dall'innamorarsi definitivamente di lui.

Non si poteva negare che ci avesse provato a resistere, a difendere quel brandello di armatura che gli era rimasta.

Ma Stiles ovviamente aveva fatto cadere anche quello e a quel punto si era piantato come una stupida freccia velenosa e infetta nel cuore di Derek.

Sapeva che “stupida freccia velenosa e infetta” non fosse proprio il modo in cui si dovesse parlare della persona che si ama, ma, a sua difesa, era davvero molto incazzato.

L'armistizio definitivo era avvenuto il dodici gennaio del duemilasedici.

Stiles e Derek lavoravano insieme da due anni tondi tondi.

Quella mattina Claudia Stilinski era stata uccisa da un lontano cugino, che non le aveva perdonato il fatto che avesse tradito la causa di suo padre Darius e che avesse addirittura sposato un babbano americano, infangando il nome dei Green.

Stiles era sparito dalla circolazione non appena aveva appreso la notizia.

Derek lo aveva cercato tutto il giorno, cercando di seguire la scia sempre più debole di Stiles, il lupo che aveva cominciato ad alzare la testa, irrequieto, disperato per il dolore del suo compagno e per il fatto di non poter fare niente per alleviarlo.

Quando stava quasi per farsi prendere dal panico, Stiles si era presentato a casa sua, a notte fonda.

Si portava dietro una puzza di whisky incendiario che Peter non aveva mai avuto nemmeno nei suoi momenti peggiori, ma quello che spaventava di più Derek era il suo sguardo.

Stiles aveva gli occhi grandi e innaturalmente luminosi. Derek amava gli occhi di Stiles perché erano sempre molto caldi e brillavano sempre, soprattutto mentre rideva. Ma adesso sembravano solo una centrale elettrica pronta ad esplodere.

Stiles aveva sorriso, un sorriso ubriaco e enorme che aveva spaventato Derek ancora di più.

-Ho fatto sesso con Malia Tate! Non sono più vergine! Hip hip hurrà per me! -

E poi aveva biascicato che dovesse vomitare e Derek lo aveva trascinato in bagno e gli aveva retto la testa per una buon mezz'ora.

Derek era stato preoccupato per lui in maniera angosciante. E adesso, con Stiles sbronzo e non più vergine che rideva sul suo divano, lo era ancora di più.
-Cosa dirà Lydia quando violerò il nostro sacro talamo nuziale senza la mia virtù? - biascicò Stiles in tono sorprendentemente leggero, mentre cercava di far sorridere Derek alzandogli gli angoli delle labbra con i pollici, così, perché sul momento gli sembrava una bella idea.
Derek gli intercettò le mani e le strinse forte, mentre Stiles si imbronciava.
-Sorridi! La vita è bella, e il tuo sorriso è così carinooo. -
-Ci vuole altro caffè- sentenziò Derek, ignorandolo.
-Non mi piace il caffè.-
-Non è vero. -
Stiles ci pensò su.
-Hai ragione. Mi piace il caffè. A te piace? -
-Stiles, dimmi che non eri ubriaco quando sei andato con Malia. Dimmi che quella... - Derek fece una pausa, perché al momento non gli venivano in mente termini lusinghieri per definire Malia Tate,che lavorava al Paiolo Magico e a cui Derek aveva addirittura sorriso, una volta. Rimpiangeva quella gentilezza come non mai, adesso.

– Dimmi che lei non si è approfittata di te. -
Lo sguardo di Stiles era denso e confuso.
-È importante? -
-Certo che lo è! - ruggì Derek, lasciando andare di scatto le mani di Stiles, furioso. Aveva voglia di uccidere qualcuno. Aveva voglia di uccidere Malia Tate e non capiva nemmeno il perché.
-Cazzo Stiles, tu non sei così. Sei rimasto vergine per ventun anni perché volevi perdere la verginità con qualcuno di speciale. Volevi Lydia, ricordi? - per la prima volta gli fece un po' male dirlo, anche se, ancora, non capiva il perché – Tu sei... Dio, sei il serpeverde più tassorosso che conosca! Tu dai importanza alle persone, tu dai importanza al sesso! - Derek non era mai stato così addolorato e arrabbiato allo stesso tempo – Non è così che doveva andare. -

Derek, ovviamente, sapeva tutto della vita sessuale di Stiles. O meglio, del fatto che non ne avesse una. Stiles era stato fastidiosamente senza filtri sin dal primo momento che si erano presentati.

“La prima volta deve essere con qualcuno che ami, giusto?” diceva sempre e Derek, che aveva perso la verginità a quindici anni con una ragazza babbana di nome Paige che non aveva più rivisto dopo una dolce estate, si era limitato a grugnire.

Non è che Derek non fosse d'accordo. Era innamorato di Paige, qualunque cosa volesse dire essere innamorato a quindici anni. E aveva avuto una fidanzata a Hogwarts, Braeden, a cui aveva tenuto molto. E quando aveva fatto l'amore con lei, lo aveva fatto perché voleva, perché lei era importante e si era sentito giusto mentre la baciava, invece che un po' a pezzi come al solito. E così era stato anche con Jennifer, anche se erano stati insieme solo per poco tempo.

Ma Derek non riusciva a capire il modo in cui Stiles vedeva le cose. Stiles invece aveva una visione dei rapporti che lo destabilizzava. Era estremamente leale. Quando sceglieva qualcuno, era per sempre.

In questo era molto simile al lupo di Derek.
Stiles lo aveva fissato per un po'. Se non fosse stato per lo sguardo troppo lucido e la pupilla troppa dilatata, sarebbe sembrato quasi occupato in un'intensa e seria riflessione.
Poi sorrise, dolce.
-Avrei voluto perdere la verginità con la mia cotta di quando avevo quattordici anni - disse d'un tratto.
Derek incassò la rivelazione, dicendosi che non aveva senso essere geloso di una persona di cui non conosceva neanche il nome.
Quella era la prima volta in cui Stiles faceva cenno a questa cotta nei due anni in cui avevano lavorato insieme. Supponeva che avesse senso, visto che Stiles diceva sempre di essersi innamorato di Lydia a sedici anni.
-Ah sì? - fece quindi, vago.
Stiles annuì con un sospiro lieve, sistemandosi sul divano.
-Sì cazzo. Lui è carino e dolce e onesto. Non ti bacia quando sei triste perché tua mamma è stata uccisa. È il tipo che ti regge la testa mentre vomiti, hai presente? -
-Wow. Sembra pazzesco - buttò lì Derek dopo qualche attimo, non molto convinto.
-Lo è! Andreste un sacco d'accordo! -
-Dubito - ribatté Derek, asciutto.

Poi Stiles aveva biascicato di nuovo che dovesse vomitare e Derek lo aveva praticamente portato di peso in bagno.

E poi, non appena era tornato più lucido, Stiles aveva pianto.

Aveva pianto tutta la notte nel letto di Derek, finché non si era addormentato tra le sue braccia, avvolto in una camicia del maggiore che gli stava decisamente troppo grande e lo faceva apparire così piccolo e indifeso.

Derek lo aveva stretto tutta la notte, lasciando che Stiles gli sbavasse su un braccio.

Aveva osservato pensieroso il profilo scuro di Stiles, cercando di capire cosa gli stesse sfuggendo.

E poi, alle cinque del mattino, mentre Stiles russava dolcemente contro il suo collo, la sua mano stretta sulla maglietta di Derek come se ne valesse della sua vita, Derek aveva capito.

Non era solo il lupo.

Non era solo il lupo a tenere a Stiles in quel modo.

Erano fottutamente in due e questo, se possibile, lo aveva fatto incazzare ancora di più.

 

 

 

 

 

Derek era già di pessimo umore mentre si trascinava verso il suo ufficio.

Aveva passato tutta la notte e pensare a quel fottuto bacio sulla guancia.

Sì, era patetico.

Il suo umore peggiorò notevolmente quando vide una donna aggirarsi intorno all'ufficio di Argent.

Si bloccò di colpo, sudando freddo.

-Oh no – sussurrò, disperato, guardandosi intorno per una via di fuga, qualsiasi via di fuga.

-Tassorosso! - esclamò una voce alla sue spalle, provocando uno stupido uggiolio contento nel suo lupo – Sei qui! Senti devo parlarti, ho fatto una cosa davvero... -

La donna stava quasi per voltarsi nella loro direzione e Derek capì che doveva agire in fretta.

Afferrò Stiles per un braccio e lo trascinò dentro la prima stanza a portata di mano, che si rivelò essere lo sgabuzzino dove gli inservienti tenevano i detergenti. Spinse Stiles contro una scaffale pieno di “smacchiamagico, per pavimenti magici” e visto che c'era poco spazio, si risolse per stargli addosso.

-Ma che diavolo... - cominciò Stiles, ma Derek gli posò una mano sulla bocca, usando l'altra per fargli segno di tacere.

Stiles gli gettò un'occhiataccia, ma rimase zitto.

Entrambi sentirono il ticchettio inconfondibile di tacchi davanti alla porta.

-Derek? - domandò una voce femminile, un po' perplessa.

I suoi passi si stavano avvicinando decisamente troppo alla porta e Derek stava per prepararsi al peggio, quando una seconda voce intervenne.

-Kate? Che ci fai qui? -

Derek non era mai stato più felice di sentire la voce di Argent in tutta la sua vita.

-Chris! Ho letto sui giornali quello che è successo a quella povera famiglia babbana e sono venuta a vedere come stessi! So che devi essere sconvolto! -

-E molto occupato – ribatté seccamente Argent e Derek notò gli occhi di Stiles esplodere in una piccola risata e dovette lui stesso mordersi le labbra per non ridere.

-Oh, ti ruberò solo qualche secondo del tuo tempo, fratellone. Posso entrare nel tuo ufficio? -

Dì di si, ti prego dì di si.

-D'accordo – rispose Argent in tono un po' scocciato, con grande sollievo di Derek – Vieni. -

Derek non tolse la mano dalla bocca di Stiles finché non sentì i passi dei due fratelli allontanarsi definitivamente e la porta dell'ufficio di Argent chiudersi con un tonfo sordo.

A quel punto fece scivolare via la mano dal volto di Stiles, senza spostarsi.

Stiles utilizzò immediatamente l'acquisita libertà per parlare, gli occhi grandi e confusi ma privi di rabbia.

-Woah amico, quella era Kate Argent? -

Derek grugnì il suo consenso, evitando il suo sguardo e concentrandosi invece sui capelli sparati in aria di Stiles.

Perché quel deficiente non poteva usare una spazzola?

E perché lo trovava comunque la cosa più bella su cui avesse mai posato gli occhi?

Aveva dei problemi, problemi gravi.

-È per questo che ci stavamo nascondendo? - insistette Stiles, con tono pericolosamente divertito, la bocca che andava a formare uno dei suoi soliti ghigni – Temevi per la tua virtù? -

-Ti giuro che quella donna ci ha provato con me alla festa di Natale! - sbottò Derek, esasperato, facendo scoppiare a ridere Stiles – È stato orribile, la sua voce era tutta profonda e strana e... mi ha fatto l'occhiolino. -

Nonostante la drammaticità del suo racconto, Stiles scoppiò solo a ridere più forte e Derek era abbastanza sicuro che se non fosse stato pressato tra il suo corpo e lo scaffale, sarebbe certamente caduto.

Derek un po' ci sperava che si facesse male. Molto male.

-Scusami, scusami – ansimò Stiles, gli occhi scintillanti di lacrime – So che non dovrei ridere. E odio che ti abbia messo a disagio, davvero. Ma continuo a pensare a come ti ho trovato a Natale, nascosto sotto la nostra scrivania, e non riesco a smettere di... -

-Sì, hai reso l'idea – lo interruppe Derek in tono seccato, ma i suoi occhi erano fastidiosamente morbidi mentre guardava Stiles cercare di riprendersi dalle risate.

Derek pensava che non sarebbe mai stato il tipo di persona che va in visibilio quando la persona che ama ride.

E invece, eccolo qui.

A sua difesa, Stiles aveva una fottuta risata carina.

- Dai, sai che non permetterei mai a quella donna terrificante di avvicinarsi a te – lo consolò Stiles, con un sorriso più sincero – Ti strapperebbe il tuo fragile cuore tassorosso dal petto a mani nude e lo mangerebbe. È fuori discussione. -

-Stiles, Kate è antipatica ma non è un mostro – sbuffò Derek, cominciando a sentirsi a disagio.

Decisamente, non voleva in alcun modo che Stiles scoprisse quanto bene conoscesse Kate o perché gli avesse dato il tormento alla festa di Natale.

Non capiva bene il perché, ma Stiles non faceva alcun mistero sul fatto di non sopportarla.

Stiles fece una smorfia scettica.

-Può darsi, ma tu sei senza dubbio troppo buono per lei. -

Derek lo fissò, cercando di mantenere la sua espressione vuota nonostante il suo stupido cuore avesse accelerato. Ancora, era grato al fatto che Stiles non avesse un udito da lupo.

Registrò distrattamente il fatto che fossero ancora l'uno addosso all'altro, ma visto che Stiles non sembrava voler protestare, lasciò correre.

-Volevi dirmi qualcosa? - domandò, guardandolo bene in viso, d'un tratto preoccupato – Prima, in corridoio, hai accennato a qualcosa che avevi fatto e che dovevi dirmi. -

Derek si allarmò non appena vide Stiles distogliere lo sguardo, facendo il vago.

-Niente di che. Magari te la dico dopo. O forse mai. Mi sembri ancora sconvolto per Kate, forse mai è la cosa migliore. -

-Stiles – Derek parlò in modo severo, inclinando il volto per poter incrociare gli occhi dell'altro – Che hai combinato? -

Stiles lo fissò offeso, gonfiando le guance, ma sbuffò sconfitto quando Derek si limitò a sollevare le sopracciglia con impazienza.

-Okay, forse ho fatto qualcosa, ma una cosa piccola. Che posso dirti più tardi, davvero. -

-Dimmela adesso – insistette Derek, avvicinando inconsciamente il viso a quello di Stiles.

Stiles lo fissò, mordendosi nervosamente un labbro.

-Okay. – Fece un profondo respiro e si alzò in punta di piedi, avvicinando la bocca all'orecchio di Derek, che abbassò la testa per rendergli il movimento più semplice.

-Hai una matita nei pantaloni o sei felice di vedermi? - sospirò Stiles nel suo orecchio, provocante.

Derek fece un balzo indietro, andando a sbattere contro uno scaffale alle sue spalle e abbassando subito lo sguardo sui suoi pantaloni.

Ma quando constatò che non ci fosse alcun rigonfiamento imbarazzante e che Stiles stesse ridendo forte, capì cosa fosse successo.

-Stiles! Ti ammazzo! - esclamò, furioso, ma il ragazzo stava già sgattaiolando fuori.

-Senza rancore, Tassorosso! Ci vediamo dopo, non fare tardi! E attento a Kate! -

-Ti odio! - gli urlò dietro Derek, anche se ormai era rimasto solo.

Si appoggiò meglio allo scaffale, con un sospiro profondo.

Si sentiva anche un po' irrequieto.

Continuava a pensare a quello che Stiles non aveva voluto dirgli.

Sperava davvero che quel deficiente non si fosse messo nei guai.

 

 

 

-Stiles. Che stai facendo? -

Stiles smise per un istante di infilarsi quanti più biscotti di zucca possibili nelle tasche del mantello, girandosi a guardarlo con espressione innocente.

-Ho solo fame. E i biscotti di Melissa sono una tentazione troppo forte.-

Derek inarcò le sopracciglia, versandosi una tazza di caffè.

-Beh, a meno che tu non stia cercando di sfamare un esercito, penso che quella ventina di biscotti che hai sotto il mantello ti siano sufficienti fino all'ora di pranzo. -

-Mh, sì a proposito – fece Stiles, evitando i suoi occhi. A Derek non piaceva il fatto che lo stesse facendo un po' troppo spesso quel giorno – Faccio un passo a casa per pranzo. -

Derek lo guardò incredulo.

-Come? Ma siamo dietro a un caso! Non puoi andartene! -

Stiles sbuffò, lanciandogli una breve occhiata.

-Solo per un'oretta! Poi torno qui. Veramente Derek, dobbiamo fare qualcosa per questa tua chiara dipendenza da me. Comincia a preoccuparmi. -

-Stiles – lo ignorò Derek, guardandolo severo – Cosa sta succedendo? Sei strano da stamattina, sei più distratto del solito, continui a guardare l'orologio e non farmi nemmeno cominciare con la storia dei biscotti. -

Stiles si strinse nelle spalle, evitando per l'ennesima volta il suo sguardo.

Derek stava per impazzire.

-Niente, te lo giuro. Ho solo... una cosa da fare. Devo dare da bere alle piante. -

-Tu non hai piante a casa tua – sbottò Derek, esasperato.

Stiles gli gettò uno sguardo risentito.

-Beh, potrei averne. Magari ho deciso di ravvivare l'ambiente dall'ultima volta che sei stato da me, tu che ne sai? -

Derek assottigliò gli occhi, a un passo dal perdere la pazienza.

-Mi stai nascondendo qualcosa. -

Stiles sollevò gli occhi al cielo, emettendo un suono esasperato.

-Ti dico di no! Non essere paranoico, okay? Sono io! Io ti dico sempre tutto! Ricordi quello strano sfogo sulla mia schiena? -

-Sto ancora cercando di dimenticare – confermò Derek, cupo.

Stiles rise brevemente, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla.

Derek odiò il fatto che il suo lupo stesse facendo praticamente le fusa.

-Stai tranquillo, okay? Va tutto bene, non devi preoccuparti. -

Ma non preoccuparsi risultò essere pressapoco impossibile per Derek.

Soprattutto perché il comportamento strano di Stiles durò per giorni interi.

Continuava ad essere sfuggente e distratto, a rubare biscotti dall'area relax e ad assentarsi all'improvviso senza motivo, tornando poi tutto arruffato.

Derek aveva anche pensato che si stesse incontrando segretamente con qualcuno, ma scartò rapidamente quest'ipotesi, per tre motivi.

Il primo era che Stiles non avrebbe mai tradito Lydia, anche solo in linea teorica, e visto che la ragazza non si assentava mai dal dipartimento, non poteva starsi incontrando con lei.

Il secondo era che, se davvero Stiles si stava vedendo con qualcuno, non aveva assolutamente senso che andasse ai loro appuntamenti con il mantello foderato di biscotti di zucca.

Il terzo era che il lupo si rifiutava categoricamente di prendere in considerazione questa possibilità.

Dopo quattro giorni di dubbi e ipotesi, tutto fu improvvisamente molto chiaro per Derek.

Avrebbe dovuto capire tutto dal modo in cui Stiles divenne nervoso e teso, quando vennero convocati nell'ufficio di Argent.

-Ma non abbiamo fatto niente! - strillò, isterico, non appena la porta del loro ufficio si chiuse dietro Finstock.

Derek inarcò un sopracciglio, squadrandolo da sopra un fascicolo che stava esaminando.

-Probabilmente vuole che lo ragguagliamo su qualche caso – aggrottò la fronte – Da quando essere convocato da Argent ti agita? Di solito sei deliziato all'idea di poterlo prendere in giro mentre io cerco di non farci licenziare. -

-Non sono agitato – mentì Stiles, mentre attorcigliava nervosamente le mani – Sono solo... indignato che stia interrompendo una proficua mattinata lavorativa! -

Derek inarcò di nuovo le sopracciglia.

-Hai passato la mattina a lanciarmi palline di carta. Non mi sembravi devastato dal lavoro. -

Stiles si limitò ad agitare la mano contro di lui, come per zittirlo.

Quando si sedettero davanti ad Argent, Stiles era talmente teso che Derek poteva sentirlo vibrare dalla sua sedia.

-Si tratta dei due ragazzini Dalton – esordì Argent a bruciapelo, squadrandoli con gravità. Derek era stato talmente assorto da tutti i problemi che aveva avuto ultimamente con il lupo, che dovette fare uno sforzo per ricordarsi di Mike e Maggie. Dovevano essere arrivati alle loro case sicure, quando? Quattro giorni fa?

-Non sono mai arrivati alle loro case sicure – disse però Argent, facendo immediatamente irrigidire Derek.

-Come è possibile? Pensa che siano stati intercettati dai mangiamorte, signore?- domandò, sporgendosi preoccupato verso il loro capo.

Ma Argent stava guardando Stiles, che a sua volta sembrava del tutto intento a studiare il soffitto. Alla fine Argent staccò lentamente lo sguardo dal serpeverde, riportandolo su Derek.

-Non lo sappiamo, ma lo crediamo improbabile. Questi pazzoidi hanno dimostrato di amare dare spettacolo. Dopo ogni omicidio hanno lanciato il marchio nero in cielo, se avessero preso i due ragazzi li avrebbero uccisi in un luogo ben visibile e lo avrebbero segnalato, per farceli trovare facilmente e poter ridere alle nostre spalle. -

-Beh, ma non possono essere spariti semplicemente nel nulla – insistette Derek, esterrefatto – Cosa dicono gli agenti che dovevano occuparsi di loro? -

-Dicono di non aver mai ricevuto le mie lettere – Argent guardò di nuovo Stiles e questa volta un orrendo dubbio cominciò a insinuarsi nella mente di Derek – Stilinski. Se non sbaglio te ne eri occupato tu. -

Stiles si schiarì la gola, guardando Argent con un'impunita faccia da schiaffi, accennando addirittura un sorriso innocente.

Oh, Derek lo avrebbe ucciso.

-L'ho fatto, Signore. Non riesco a capire come possano non averle ricevute. Ho usato il nostro gufo più veloce e affidabile. -

Argent lo fissò gelido per un istante, poi riportò lo sguardo in modo talmente improvviso su Derek da farlo sobbalzare.

-Hale? Confermi quel che dice Stilinski? Le ha inviate? -

Derek esitò, ma solo per un istante.

Odiava anche il fatto che Stiles adesso fosse rilassato accanto a lui, ben conscio che Derek fosse talmente idiota da dire quello che stava per dire.

-Certo, signore – disse, stringendo i pugni sulle cosce e ringraziando Merlino che fosse l'unico lupo presente nella stanza – L'ho visto con i miei occhi. Stiles ha inviato quelle lettere. -

Argent a quel punto assottigliò gli occhi, guardandoli entrambi con odio represso.

-Ascoltatemi bene – sussurrò, letale – So che voi due c'entrate qualcosa, voi due c'entrate sempre qualcosa. E vi terrò il fiato sul collo finché non riuscirò a dimostrarlo. -

-Non c'è niente da dimostrare – si ribellò Stiles e, Dio, Derek lo avrebbe definitivamente ucciso – Derek e io non ne sappiamo nulla. -

Argent lo fissò con le labbra ridotte a una linea sottile.

-Allora non ci resta che sperare che la squadra scomparsi li trovi prima che lo facciano i mangiamorte. Siete congedati, agenti. -

Derek aveva le gambe rigide mentre si alzava in piedi: gli succedeva sempre, quando doveva mentire così apertamente a qualcuno.

Aspettò giusto il tempo di aver svoltato l'angolo, poi inchiodò Stiles contro un muro, tenendolo sollevato sulle punte dei piedi dal colletto della camicia.

-Stiles- ringhiò, provando l'irresistibile istinto di sbranarlo quando Stiles ebbe anche il coraggio di tentare un sorriso candido – Che cazzo hai combinato? -

Stiles cercò di mantenere la sua espressione confusa, ma quando Derek lasciò andare un piccolo ringhio di avvertimento, alzò gli occhi al cielo, arrendendosi.

-Non potevo sopportare che stessero separati! E levami le mani di dosso! - sbottò, liberandosi facilmente della presa di Derek, storcendogli il polso.

Derek gemette piano e si resse la mano, ricordandosi che, nonostante l'aspetto innocuo, Stiles fosse comunque un auror altamente addestrato.

E anche un bastardo, all'occasione.

Per un attimo gli occhi di Stiles brillarono di senso di colpa, ma la mano di Derek era già guarita. Un altro dei vantaggi di essere un licantropo.

-Non ci posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere – sbottò Derek, incazzato e incredulo – Voglio dire, sei completamente fuori di testa, Stiles? Si può sapere dove cazzo hai portato quei ragazzini? -

-In un posto sicuro! - sibilò Stiles con ferocia, guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in ascolto – In un posto super segreto dove né te né Argent né nessun altro potrà mai trovarli! -

Derek lo fissò, con un che di rassegnato negli occhi verdi.

-Sono a casa tua, non è così? -

-No! - esclamò Stiles, ma Derek captò il suo cuore mancare un battito.

-Non ci posso credere che tu sia stato così idiota da portarli a casa tua! - sussurrò rabbiosamente Derek – Non ti rendi conto di quanto sia pericoloso? -

-Ho lanciato un incantesimo di protezione sulla casa e vado a controllare Mike e Maggie ogni volta che posso! Non sono un idiota! -

-Non si direbbe – disse Derek in tono piatto, poi arrivò a un'orribile realizzazione – Li stai nutrendo con i biscotti di zucca che rubi qui? -

-Ehi, vanno matti per quei biscotti! - si difese Stiles, con un lampo di orgoglio negli occhi ambra.

Derek si limitò a fissarlo con espressione vuota, incazzato nero. Improvvisamente, un'altra realizzazione lo colse.

-Quindi, quando sei tornato indietro l'altro giorno, era questo che stavi facendo? Rapire i due ragazzini? -

Stiles sollevò gli occhi, aumentando la voglia di Derek di fargli del male fisico.

-Non li ho rapiti! Comunque ovvio che stessi facendo questo, che altro pensavi avessi fatto? -

Flirtare con Lydia, pensò Derek, ma non lo disse, godendosi in silenzio il proprio sollievo.

Sapeva che fosse folle da parte sua preferire che Stiles rapisse due orfani alla possibilità che potesse provarci con Lydia, ma ormai era rassegnato al fatto di non essere propriamente normale.

Rivolse uno sguardo mortifero a Stiles.

-Portami immediatamente da loro. -

-Senti, ti assicuro che stanno... -

-Stiles – lo interruppe Derek in tono definitivo – Non era una richiesta. -

Stiles lo guardò in maniera truce per un momento, ma poi gli porse lentamente il braccio, con l'aria di un condannato a morte.

Derek lo afferrò rudemente e un secondo dopo erano spariti, lasciandosi dietro il rumoroso schiocco della smaterializzazione.

 

 

ANGOLINO

 

Terzo capitolo della schifezza!

Grazie davvero di cuore a chiunque sta leggendo questa cosa, davvero!

Un grazie speciale alle mie cicce, vi amo <3

A presto,

Fede <3

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Capitolo 4
*** 4. Se lo ferisci, è affar mio ***


4

 

Se lo ferisci, è affar mio

 

 

Derek non poteva credere ai suoi occhi.

Non solo Mike e Maggie erano davvero nel salotto incasinato di Stiles a mangiare biscotti di zucca, ma non appena comparvero davanti a loro, Mike si nascose dietro a un cuscino del divano e Maggie balzò in piedi, sfoderando la bacchetta e puntandola contro Derek, anche se non era autorizzata a fare incantesimi fuori da Hogwarts.

La abbassò solamente quando riconobbe Stiles.

-Ah, sei tu – disse soltanto, in tono indecifrabile, risedendosi sul divano e attirando Mike, tutto tremante, in un abbraccio.

Derek era agghiacciato, ma Stiles, il deficiente, sorrideva orgoglioso.

-Bravissimi ragazzi! Ottima reazione, proprio quello di cui parlavo nel caso qualcuno che non sia io irrompesse in casa superando i meccanismi di protezione. Mike, meraviglioso nascondiglio. Maggie, complimenti per i riflessi, avresti sicuramente steso Derek se non ci fossi stato io. -

Derek stava per protestare, ma quasi svenne quando vide Maggie accennare un piccolissimo sorriso.

A quanto pare il soprannome Maggie le andava a genio.

Il viso pallido di Mike fece capolino dalla spalla della sorella, guardò per un istante Derek e poi si concentrò su Stiles.

-Stiles? - domandò, ancora un po' spaventato.

Il ragazzo gli sorrise ampiamente, avvicinandosi e prendendolo dalle braccia di Maggie.

Derek rimase stupito dalla tranquillità con cui Maggie gli permise di farlo: era piuttosto chiaro che fosse una sorella maggiore protettiva.

-Stiles. Che cazzo stai facendo – sbottò Derek a bassa voce, perché non riusciva ad urlare quando Stiles aveva un bambino in braccio e gli stava riempiendo il viso di baci, facendolo ridacchiare.

-Sei venuto a portarci via? - intervenne Maggie, bellicosa – Perché noi non ce ne andiamo. Stiamo bene con Stiles. -

Stiles gli rivolse un'occhiata trionfante, ma Derek lo ignorò.

-Maggie, Stiles non era stato incaricato di prendersi cura di voi – cercò di spiegare con calma, gettando un'occhiataccia al diretto interessato – C'è una ragione per cui eravate destinati a delle case sicure. La vostra sicurezza. -

-Sono al sicuro qui! - protestò Stiles, stringendo la presa su Mike – Sono un auror! Chi meglio di me potrebbe proteggerli? -

-Gli agenti che li avrebbero protetti sapevano anche prendersi cura dei bambini – ribatté Derek, tagliente – Tu hai fatto morire ogni pesce rosso che hai avuto. -

Stiles lo guardò male.

-Beh, forse non sono grande con i pesci rossi, ma vado alla grande con i bambini! Mi sono preso cura di loro per tutto questo tempo! -

-Quattro cazzo di giorni, Stiles! Quattro giorni non fanno di te un esperto di bambini! - ruggì Derek esasperato, per poi pentirsene quando incrociò lo sguardo spaventato di Mike, da sotto il braccio di Stiles.

Sospirò, passandosi una mano sul viso e cercando di calmarsi.

-Possiamo parlare un attimo da soli? - domandò, con il tono più delicato che al momento gli riusciva.

-Porto Mike di là – disse Maggie, alzandosi in piedi e tendendo la mano verso il fratellino.

Stiles mise Mike a terra con attenzione, lasciando un'ultima carezza sui capelli rossi del bambino.

Derek e Stiles rimasero in silenzio finché non sentirono la porta della camera del serpeverde chiudersi.

Immediatamente, Derek trafisse Stiles con uno sguardo tradito e arrabbiato.

-Non posso credere che tu non mi abbia detto niente.-

-Volevo dirtelo! - esclamò subito Stiles, e i suoi occhi brillavano di dispiacere autentico, per cui Derek dovette riconoscere la sua sincerità – Volevo, davvero. Solo che... che ho pensato che non saresti stato tanto d'accordo... -

-Oh, tu dici? - sbottò Derek, sarcastico.

-... e non volevo metterti nei guai con Argent – si morse un labbro e Derek si odiò per l'ondata di tenerezza che provò in quel momento. Stupido cuore flaccido da tassorosso – So che odi infrangere le regole. -

-Stiles, qua non si tratta solo di infrangere le regole! Non è come al solito, quando non rispetti il protocollo e Argent e io ci voltiamo dall'altra parte! Questo... questo è un reato, è rapimento di minori, Stiles! -

Stiles sollevò gli occhi al cielo con aria annoiata e Derek lo avrebbe preso volentieri a pugni.

-Non fare il drammatico! Rapimento! Ho solo portato Mike e Maggie in un luogo dove non dovrebbero essere senza dire niente a nessuno. Non è un rapimento. -

-È l'esatta definizione di rapimento! - esclamò Derek, un po' isterico.

Stiles lo guardò, imbronciato.

-Quindi? Vuoi denunciarmi a Argent? -

Derek strinse le labbra, desiderando tanto di poter dire di sì, per un momento.

Avrebbe reso tutto più semplice.

-No. Certo che no – borbottò, burbero.

Stiles si aprì in un sorriso gigante e Derek lo fulminò.

-E non guardarmi così, sono ancora incazzato con te! -

-Sei il migliore – lo ignorò Stiles, facendosi un po' più vicino – Il miglior compagno del mondo. -

-Ti odio – si limitò a dire Derek, ma a giudicare da come Stiles continuasse a sorridere, non ci credeva nemmeno lui.

-Quindi, che facciamo adesso? - domandò Stiles, tornando serio, e Derek odiò con tutto il cuore il fatto che fosse passato al plurale.

Derek aveva appena preso parte a tutta la faccenda del rapimento, meraviglioso.

-Niente. Non facciamo niente. Se Argent scopre che c'entriamo qualcosa, è la volta buona che ci uccide. I ragazzi resteranno qui finché non cattureremo quei figli di puttana e noi faremo semplicemente finta di non saperne niente. Dopodiché, spero che Argent sia abbastanza di buon umore da chiudere un occhio su tutta questa storia. -

Stiles annuì, frenetico.

-Buono. Buono davvero. Ottimo piano, Tassorosso. -

-Dovevo sapere che non avessi semplicemente obbedito a Argent – replicò Derek, depresso.

Stiles ricambiò con uno sguardo di scuse.

-Non potevo davvero sopportare di dividerli. Lo avevo promesso a Mike. -

Derek lo guardò e non poté impedire ai propri occhi di addolcirsi.

-Lo so. So che non potevi farlo – mormorò, avvicinandosi per poter scontrare la spalla di Stiles con la sua.

Stiles gli lanciò un debole sorriso, poi la sua fronte si solcò per la preoccupazione, mentre prendeva la mano di Derek nelle sue.

-Come va il polso? Mi dispiace, non volevo scattare così prima. Stupidi sensi da auror, mi fanno reagire a ogni cosa come se fosse una minaccia.-

Derek cercò di rimanere impassibile, ma aveva la sgradevole sensazione di essere arrossito. Stiles stava passando le sue lunghe dita, sempre dannatamente fredde, sulla parte interna del polso e pregava che non si soffermasse troppo sul suo battito impazzito.

-Non fa niente – borbottò, evitando il suo sguardo – Lo sai che noi lupi guariamo prima. E poi ti avevo attaccato per primo, avevi il diritto di difenderti. -

Stiles rise piano, senza smettere di accarezzargli la mano.

-Non importa – il suo sguardo brillava di quella serena sincerità che Derek odiava e invidiava allo stesso tempo – Non mi piace comunque farti del male. -

In quel momento sentirono la porta aprirsi e si staccarono di colpo, come se si fossero scottati.

Maggie fece capolino in salotto, tenendo Mike per mano.

Gettò uno sguardo diffidente e Derek e poi puntò gli occhi grigi su Stiles.

-Mike ha fame. -

Stiles annuì, guardandosi intorno.

-Sì, dovrebbero esserci altri biscotti nel... -

-Non possono continuare a mangiare biscotti – lo interruppe Derek con forza, calamitandosi tre sguardi sorpresi addosso – Cucinerò qualcosa. Del pollo e delle patatine. E dei broccoli – aggiunse, pensando che la verdura fosse comunque importante.

-Ehm, temo di avere il frigo piuttosto vuoto – intervenne Stiles, guardandolo felicemente confuso.

Derek lo fulminò.

-Beh, allora dovresti fare la spesa. -

Stiles esitò, gettando un'occhiata ai bambini, e Derek roteò gli occhi.

-Starò io con loro. Muoviti, prima che ti sbrani. -

Stiles si affrettò ad obbedire, smaterializzandosi un secondo dopo.

E quindi Derek rimase da solo, con due ragazzini che lo fissavano con insistenza.

Maggie era intellegibile come al solito, forse ancora sospettosa, Mike invece sembrava meno spaventato da Derek, mentre lo osservava con grandi occhi curiosi.

-Non ci stai portando via, allora? - domandò, con voce sottile e speranzosa.

Derek gli gettò un'occhiata e sbuffò.

-No. Non vi sto portando via – borbottò, mettendosi le mani in tasca e maledicendo Stiles dentro di sé.

Continuarono a fissarsi senza dire niente finché il silenzio non divenne troppo pesante persino per Derek.

-Quindi. Mi sembra di capire che... che ve la stiate passando abbastanza bene? Stiles si prende cura di voi? -

Sia Maggie che Mike annuirono.

-Ci fa dormire nella sua camera mentre lui dorme sul divano – lo informò Mike, con la sua vocina timida.

Derek sentì il cuore scaldarsi. Certamente Stiles avrebbe fatto una cosa del genere.

-E possiamo guardare tutta la tv che vogliamo – aggiunse Maggie, incrociando le braccia al petto e guardandolo quasi con sfida.

Derek si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.

Certamente Stiles avrebbe fatto anche questo.

Stava per fare un commento tagliente, ma in quel momento lo stomaco di Mike brontolò rumorosamente e Derek non riuscì a trattenere un sorriso.

-Ma non vi fa mangiare abbastanza a quanto sembra. -

-Non mangiamo solo biscotti – lo difese Maggie, guardandolo storto – Anche il cibo giapponese e la pizza. -

-Beh, penso che abbiate bisogno di cibo vero – ribatté Derek, deciso ma in tono gentile.

Mike trotterellò fino a lui, prima che Maggie riuscisse a trattenerlo. Si fermò proprio davanti a Derek, guardandolo curioso e inclinando la testa.

-Perché? -

-Perché se non mangi cose sane, non cresci – spiegò Derek, inarcando un sopracciglio e piegandosi lentamente verso il bambino – E se non cresci... il lupo ti mangia! - e sollevò il bambino in aria, facendolo urlare.

Poté vedere con la coda dell'occhio Maggie portare una mano alla bacchetta che teneva nei jeans, ma lasciò perdere quando si rese conto che Derek gli stesse solo facendo il solletico e che Mike stesse ridendo come un matto.

Mike gli abbracciò con forza il collo, squittendo come uno scoiattolo mentre Derek continuava a solleticarlo, passandogli delicatamente la barba sulla guancia per farlo ridere alla lieve sensazione di puntura.

Fu così che Stiles li trovò, e Derek lo avrebbe evitato volentieri.

Non sapeva cosa fosse più fastidioso, la faccia giudicante di Maggie, con tanto di sopracciglia sollevate, o il ghigno di Stiles, carico di buste della spesa e con un'espressione tutta “chi era che voleva portarli via, eh?”.

Derek si schiarì la voce, mettendo giù Mike e pattandogli in modo burbero la testa, mentre il bambino ancora ridacchiava.

-Okay, ragazzino – disse, mettendo un passo di distanza tra lui e Mike – Cuciniamo qualcosa per te e tua sorella. -

Derek trovò estremamente frustrante il fatto che Mike lo avesse seguito in cucina, trotterellando allegro dietro di lui, nonostante gli avesse detto di tornare da sua sorella.

Ma Mike non si era schiodato dal suo fianco per tutto il tempo, tirandogli di tanto in tanto i jeans quando voleva qualche assaggio di pomodoro o formaggio.

Derek alla fine si era ritrovato a dover girare il pollo con una mano sola, mentre con l'altro braccio teneva Mike saldo su un fianco.

Sentì una soffice risata e girando appena la testa si rese conto che Stiles lo stesse osservando, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.

-Non una dannata parola – lo minacciò, puntandogli contro la forchetta.

Stiles ridacchiò, sollevando le mani.

Derek lo odiava.

 

 

 

Derek non sapeva nel modo più assoluto come potesse essere successo, ma dopo due settimane Mike e Maggie erano entrati a far parte della sua quotidianità, volente o nolente.

Aveva cominciato anche a lui a rubare i biscotti in area relax (si vergognava profondamente di questo, ma Mike e Maggie amavano quei biscotti. E pure Stiles), facevano i turni per assentarsi dal lavoro per controllare i ragazzi e passava ogni sera a casa di Stiles, cucinando cose sane mentre Stiles cercava di fare il bagno a Mike o faceva il bucato a Maggie.

Maggie era ancora diffidente e tesa verso di lui, forse perché in un primo momento si era mostrato contrario alla loro permanenza da Stiles, ma Mike lo amava indiscutibilmente. Lo seguiva sempre e ogni occasione era buona per saltare in braccio a Derek.

Stiles sosteneva che fosse perché aveva il cuore di un orsacchiotto morbidoso sotto tutti quei muscoli e i bambini le sentono queste cose, Derek lo aveva minacciato di non ripeterlo mai più se non voleva essere squartato.

Spesso facevano così tardi, occupandosi dei bambini, che Derek si fermava a dormire da Stiles sul divano-letto, anche se questo voleva dire stare teso e immobile per ore, cercando di ricordare al lupo che Stiles afferrasse la sua maglietta nel sonno solo perché era una dannata piovra umana, non perché si considerasse il loro compagno.

Durava solo pochi attimi, comunque. Stiles lasciava andare la sua maglietta dopo un po', girandogli le spalle e rannicchiandosi nel suo lato.

Derek ne era felice, non pensava che avrebbe sopportato l'idea di dormire abbracciati. Era stato già abbastanza logorante quella notte di due anni fa, quando aveva fatalmente realizzato che Stiles fosse l'idiota della sua vita.

-Penso sia meglio che stanotte torni nel mio appartamento – disse Derek dopo pranzo, mentre lanciava un incantesimo di pulizia ai piatti.

Non pranzavano spesso entrambi a casa con i bambini. Per non far insospettire gli altri, di solito uno dei due rimaneva al dipartimento e copriva l'altro. Ma quella notte Mike aveva fatto un incubo che l'aveva sconvolto e Stiles e Derek volevano entrambi controllarlo il più possibile.

Avevano pranzato insieme e adesso i ragazzi erano in salotto a guardare un po' di tv.

Stiles smise per un attimo di lanciare reparo alle macchinine di Mike e si voltò a guardarlo, confuso e contrariato.

Derek pensava che fosse totalmente ingiusto che lo guardasse in quel modo, se poi non voleva essere il loro compagno.

Beh, non che tu gli abbia dato una possibilità di esserlo, visto che non glielo hai detto, gli sibilò una vocina fastidiosa all'orecchio, molto simile a quella dello zio.

-Perché? Sai che ai bambini piace che tu stia qui, prepari una colazione decisamente migliore della mia. E, beh, anche a me piace che tu stia qui – disse Stiles, con quella sincera tranquillità nel dire le cose che Derek non avrebbe mai avuto e che un po' gli invidiava.

-Non è che ci voglia molto a preparare una colazione migliore di cornflakes annegati nel latte – borbottò Derek, sorvolando sul resto.

Davanti allo sguardo eloquente di Stiles, sospirò.

-Avanti, sai che anche a me piace stare qui. Ma stasera non posso proprio. Sai... - si grattò la testa e gettò uno sguardo alla finestra.

Stiles spalancò gli occhi, d'un tratto capendo.

-Oh. Luna piena? - domandò, avvicinandosi a Derek con aria un po' preoccupata.

Derek annuì, dirigendo con un incantesimo l'ultimo piatto pulito nella credenza.

-Che cosa fai di solito quando c'è la luna piena? - domandò Stiles curioso, issandosi sul tavolo della cucina e dondolando distrattamente le gambe nel vuoto.

Derek lo guardò, addolcendo come al solito il suo sguardo.

-Beh – Derek si appoggiò al lavello davanti a Stiles, incrociando le braccia al petto – Me ne sto semplicemente a casa. So controllarmi, non sono un pericolo per me stesso o per gli altri, ma tendo a sentirmi più... irrequieto. -

Stiles aggrottò la fronte, perplesso.

-Non è peggio stare da solo se ti senti irrequieto? Io sono sempre irrequieto e odio stare da solo. -

Derek accennò un sorriso.

-È diverso. Tu hai bisogno delle persone per sentirti meglio, il lupo ha solo bisogno di tranquillità. -

-Non di tutte le persone – fece Stiles, giocherellando distrattamente con la macchinina di Mike. Si strinse nelle spalle con indifferenza – Di solito mi basta stare con te per sentirmi meglio. -

Derek deglutì, imprecando dentro di sé.

Stiles non poteva dire queste cose con quella tranquillità, semplicemente non poteva.

-Se non sei un pericolo per te stesso o per gli altri, perché non rimani qui come al solito? - insistette Stiles, guardandolo con un ridicolo broncio implorante.

Derek esitò.

Non gli sembrava saggio dormire con Stiles durante una notte di luna piena, considerando quanto fosse stato fuori controllo il suo lupo ultimamente.

Solo il giorno prima aveva dovuto chiudersi in bagno per circa venti minuti, e solo perché aveva visto Stiles aiutare Lydia a raccogliere dei fogli che le erano caduti e aveva notato le loro dita sfiorarsi nell'azione.

Sapeva di dover dire di no, ma Stiles aveva questa espressione davvero idiota da cucciolo abbandonato in mezzo a una bufera di neve, e Derek lo odiava, davvero.

-Mh, d'accordo – si ritrovò a borbottare, maledicendosi dentro di sé.

Ma il sorriso enorme e luminoso che gli scoccò Stiles gli fece rimpiangere un po' meno la decisione.

-Ottimo! Allora faremo bistecca al sangue per cena. -

Derek alzò esasperato gli occhi al cielo, mentre Stiles scoppiava a ridere.

-Per l'ennesima volta: non ho fame di cose al sangue durante la luna piena! -

Ma non poté fare a meno di sbuffare un sorriso e di addolcire lo sguardo quando Stiles, quel deficiente, rise talmente tanto da scivolare giù dal tavolo.

 

 

 

Derek, con le braccia incrociate sopra le coperte, era immobile come una statua, mentre aspettava che Stiles venisse a letto.

Sentiva ancora l'acqua scorrere dal bagno, l'unico rumore nella casa silenziosa. Mike e Maggie dormivano da un pezzo e Derek li invidiava moltissimo. Si sentiva così agitato che dubitava si sarebbe addormentato tanto presto.

Perché aveva accettato di fermarsi da Stiles? E perché cazzo Stiles doveva avere solo uno stupido divano-letto da una piazza e mezzo?

Normalmente non gli avrebbe dato fastidio avere Stiles tanto vicino da sentirne il respiro, ma quella era una notte di luna piena, il che rendeva tutto più complicato da gestire.

Diventava sempre più difficile convincere il lupo che non potessero avere Stiles.

Quando il ragazzo si presentò in salotto con un grosso sorriso luminoso, Derek sentì il cuore sprofondare.

Stiles non indossava uno dei suoi soliti pigiami imbarazzanti dei supereroi babbani. Sopra ai pantaloni blu di una vecchia tuta, non aveva altro che la camicia azzurra di Derek, la stessa camicia che gli aveva dato la notte in cui era morta Claudia e Stiles si era vomitato litri di vodka alla pesca e whisky incendiario sulla maglietta.

Il che di per sé non sarebbe stato molto romantico, ma Stiles indossava la sua camicia.

Ed era così dannatamente bello nella penombra, con i suoi stupidi occhi luminosi e le maniche della camicia troppo grande per lui rimboccate fino ai gomiti, che per una volta Derek provò autonomamente il desiderio di balzare addosso a Stiles e baciarlo, senza che il lupo lo spingesse a farlo.

Non che Derek non provasse mai il desiderio di baciare Stiles, ma di solito bastava il pensiero di Lydia per contenerlo. Adesso invece dovette stringere i pugni sulle lenzuola, sperando che non gli uscissero gli artigli.

-Non avevo più pigiami puliti e guarda cosa ho trovato nel cassetto! Non mi ero reso conto di averla tenuta per tutto questo tempo – bisbigliò Stiles, salendo piano sul divano.

Derek si limitò a rivolgergli un'espressione vuota.

Se solo Stiles avesse potuto sapere tutti i pensieri possessivi che aveva il lupo in quel momento, mentre lo guardava con la loro camicia addosso, Derek non aveva dubbi che sarebbe scappato a gambe levate.

Stiles si stava mettendo sotto le coperte, ma si bloccò, guardandolo e inclinando un po' la testa.

-Che c'è? Hai una faccia strana. -

-È solo la mia faccia – borbottò Derek, senza guardarlo.

Stiles lo guardò in maniera scettica, ma non lo contraddisse, sistemandosi accanto a lui.

Derek chiuse gli occhi quando l'odore di Stiles lo colpì. Non era il suo solito odore, molto aspro, di agrumi. C'era qualcosa di diverso. C'era un odore più intenso, di terra, di foglie autunnali.

Un po' depresso, Derek capì che la camicia conservasse un po' del suo stesso odore.

Il lupo uggiolò, contrariato, e Derek si rese conto che lo stava condannando a passare un'intera notte di luna piena con Stiles che profumava di loro, senza che fosse il loro compagno.

-Come va con il lupo? - sussurrò Stiles nel buio e Derek avrebbe solo voluto prendere a testate il muro.

-Bene – mormorò invece, laconico.

Stiles sbadigliò rumorosamente e le labbra di Derek si stiracchiarono in un sorriso.

-Dopo questa estenuante chiacchierata, penso che dormirò. Sono esausto. -

-Passare tutta la sera a giocare con Mike deve essere davvero sfiancante, in effetti – ironizzò Derek, ma la sua voce aveva una sfumatura dolce.

Stiles sbuffò, allungandosi per dargli un colpetto al petto e causandogli un altro tuffo al cuore.

-Non fingere di non aver giocato anche tu a nascondino per tre ore, Sourpuff. -

Derek sbuffò, aspettando pazientemente che Stiles ritornasse nella sua parte del letto.

Solo che Stiles non sembrava averne la minima intenzione. Rimase vicino a lui, così vicino che Derek ne poteva sentire il calore, poteva sentire i loro profumi mescolati insieme su quella dannata camicia azzurra.

Per non contare che la sua fottuta mano fosse ancora sul suo petto.

Proprio sul suo cuore, cazzo.

-Stiles? - chiamò, sperando che non trasparisse il panico dal suo tono.

Non ricevendo risposta, abbassò lo sguardo sulla testa arruffata dell'altro.

Stiles aveva gli occhi chiusi e la bocca un po' aperta, da cui uscivano piccoli suoni.

Derek si lasciò andare contro il suo cuscino, esasperato.

Aveva scordato l'assurda capacità di Stiles di alternare notti in cui si addormentava in due secondi netti e notti passate completamente in bianco.

Ovviamente, quella doveva essere una notte del primo tipo.

Visto che il suo istinto protettivo si rifiutava di spostare Stiles con il rischio di svegliarlo, Derek si rassegnò semplicemente all'idea di non dormire affatto, cercando di calmare il lupo e allo stesso tempo il battito del suo cuore.

Essere innamorati già faceva schifo, Derek pensava di non meritare di dover controllare anche la sua parte animale.

Dovette trattenersi dall'urlare quando Stiles, ora profondamente addormentato, chiuse la mano che teneva sul suo petto a pugno, stringendo tra le dita la maglietta di Derek. Era una cosa che faceva ogni dannata notte, ma adesso era talmente vicino da essere tutto addossato contro il fianco di Derek, la fronte premuta contro la sua spalla.

Derek rimase perfettamente immobile, le braccia ancora incrociate sopra le coperte, gli occhi sbarrati e di un giallo brillante.

Sapeva di aver bucato le lenzuola di Stiles con gli artigli e sperava che il ragazzo non ci facesse caso l'indomani.

Poteva sentire il respiro caldo di Stiles contro il suo collo, gli sbuffi ritmati che uscivano dal naso. Ogni tanto mugugnava qualcosa nel sonno e stringeva la presa sulla maglia di Derek, irrequieto, ma bastava che Derek voltasse un po' la testa e gli sfiorasse la fronte con le labbra, per farlo calmare subito.

Erano quasi le due quando Derek sentì il sonno avvolgerlo lentamente, finché non si arrese e chiuse gli occhi, la mano di Stiles serrata con forza sulla sua maglia.

L'ultima cosa di cui fu consapevole prima di cedere al sonno, fu la sua testa che si appoggiava dolcemente a quella di Stiles e la sua mano che si sovrapponeva a quella del ragazzo.

 

 

 

Derek si svegliò con la netta sensazione di essere felice.

Era un'emozione che aveva provato così di rado, che quasi lo destabilizzò.

Si sentiva sereno, completo, senza nemmeno un pensiero in mente. Decise di tenere gli occhi chiusi ancora per un po', temendo che, una volta aperti, anche questo sentimento sarebbe scomparso.

Fu la sensazione di dita fredde ed estremamente delicate che gli pettinavano i capelli a riscuoterlo.

Aprì di scatto gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre per abituarli alla luce del primo mattino.

Con grande orrore, si rese conto di essere completamente sopra Stiles. Non come le coppie normali, quelle che dormono con la testa graziosamente appoggiata sul petto del proprio compagno, al massimo abbracciandolo con tenerezza per il busto.

No, lui ricopriva completamente Stiles, dalle gambe intrecciate strette con quelle del ragazzo, al suo viso rannicchiato contro il collo dell'altro, l'odore aspro di Stiles che lo investiva nel migliore dei modi.

Persino le sue mani erano strette con forza intorno alle spalle dell'altro, come a volerlo tenere fermo, come se il suo peso e la sua forza da lupo mannaro non fosse un sufficiente deterrente per Stiles dallo spostarlo.

Stiles non sembrava comunque intenzionato a svegliarlo o a spingerlo via.

Derek poteva avvertire dal suo respiro che fosse sveglio, il suo cuore era stranamente calmo, a differenza di quello che correva a mille di Derek.

E la sua mano continuava a lasciargli carezze soffici sui capelli, mentre l'altra era posata con delicatezza tra le sue scapole.

Derek si chiese da quanto tempo fossero in quella posizione e si ritrovò ad arrossire. Ringraziò vivamente di non avere imbarazzanti erezioni mattutine, o si sarebbe dovuto sotterrare.

Fece per scostarsi, ma inaspettatamente la mano di Stiles esercitò una lieve pressione sulla sua schiena, trattenendolo.

-È tutto okay. Non mi dà fastidio – bisbigliò, con voce morbida.

Ma Derek non lo ascoltò, scendendo dal suo corpo e sedendosi accanto a lui, facendo scivolare la mano di Stiles dai suoi capelli. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, ma poteva sentire lo sguardo di Stiles su di sé.

-Dovevi spostarmi – borbottò con voce roca, osservando a fronte contratta le lenzuola avvolte intorno alle sue gambe – Sono pesante, ti avrò schiacciato sicuramente. -

Con la coda dell'occhio vide Stiles stringersi nelle spalle.

-Non c'era davvero motivo di svegliarti. Te l'ho detto, non mi davi fastidio.-

Derek deglutì, nervoso.

-Per quanto tempo siamo rimasti così? - domandò, anche se non voleva sapere davvero la risposta.

Stiles esitò e Derek pensò che non fosse un buon segno.

-Un po' – disse poi, evasivo in un modo che fece immaginare il peggio a Derek – A un certo punto della notte ti sei agitato così tanto che mi hai svegliato. Eri parzialmente trasformato, avevo paura che potessi ferirti da solo nel sonno, così ho cercato di svegliarti, ma mi hai afferrato e ti sei messo sopra di me. Così ho cominciato ad accarezzarti i capelli e ti sei calmato. -

Derek si voltò a fissarlo, inorridito.

-Stai dicendo che non hai dormito da quando ti ho svegliato? Sei rimasto semplicemente sveglio a farmi le coccole? -

Questa volta fu Stiles a sembrare un po' in imbarazzo, anche se i suoi occhi brillavano di offesa.

-Ehi, non avevo più sonno! E tu eri così pacifico che ho pensato che tanto valesse far riposare in modo decente almeno uno di noi! -

Derek scosse la testa, esasperato ma non stupito. Stiles, per essere un serpeverde, aveva davvero una considerazione bassa della propria salute e del proprio benessere. Al contrario, sembra avere a cuore quelli di Derek in maniera ossessiva.

Ma d'altronde lo stesso valeva per Derek, quindi non si sentiva di fargliene una colpa.

Osservò preoccupato il viso di Stiles, notando le profonde occhiaie sotto gli occhi stanchi.

-Devi essere esausto – sospirò alla fine, pieno di senso di colpa.

Nemmeno il ghigno strafottente che gli scoccò Stiles riuscì farlo stare meglio come faceva di solito.

-Mi sottovaluti. Sono iperattivo, ricordi? Significa energia inesauribile. -

-Non sono sicuro che significhi questo – borbottò Derek, ma il suo sguardo si era addolcito, come ogni fottuta volta che Stiles diceva qualcosa di stupidamente tenero.

-Non ti preoccupare, okay? Era notte di luna piena, il tuo lupo è stato un po' fuori di testa ultimamente, avevi il diritto di fare anche tu un po' il matto – disse Stiles, confortante e irritante al tempo stesso, in un modo in cui solo lui riusciva ad essere.

Non riuscì comunque a dire niente, perché in quel momento un assonnato Mike fece capolino in salotto, strofinandosi un occhio.

Stiles scattò subito in piedi, prendendo il bambino in braccio e parlandogli piano in un orecchio.

Derek rimase a letto, a fissarli.

Stiles con la sua camicia addosso e un bambino in braccio.

Faceva male la forza con cui desiderava che quella scena entrasse a far parte della sua vita.

Stiles che profumava di lui, con loro figlio in braccio.

Solo che non sarebbe mai successo. Stiles avrebbe forse perso il suo odore aspro, avrebbe sicuramente perso quello di Derek. Avrebbe acquisito quello dolce e un po' stucchevole di Lydia e avrebbero avuto tanti figli dai capelli rossi e gli occhi vispi, intelligenti e logorroici.

E anche quello faceva male.

Il lupo ringhiava e scalciava, pregandolo di fare qualcosa, qualsiasi cosa purché Stiles fosse loro.

Mentre lottava contro i suoi pensieri, Stiles si voltò improvvisamente per lanciargli un sorriso stanco da sopra la spalla, Mike ancora appeso al suo collo.

Il cuore di Derek sprofondò, mentre provava ancora quella sconvolgente voglia di afferrare Stiles e baciarlo, che non aveva niente a che fare con il lupo, ma solo con il suo essere fottutamente innamorato di Stiles.

Derek capì che doveva fare qualcosa, o sarebbe impazzito.

-Ehi, stanotte ti fermi da me? - gli bisbigliò Stiles più tardi, mentre preparavano la colazione a Maggie e Mike.

Derek si odiò profondamente, perché non poté fare a meno di dirgli sì.

 

 

 

 

 

-Non è assolutamente vero! -

-Sì che è vero! - strepitò Stiles, tenendo la porta del dipartimento aperta per Derek – Sono stato io a salvarti il culo con quei vampiri, e lo sai! -

Erano appena tornati da una missione e, come al solito, stavano litigando su chi fosse stato più determinante nel risolvere il caso e chi avesse salvato più volte la vita all'altro.

-Ti prego, che mucchio di stronzate! Stavi per essere morso! Sono arrivato giusto in tempo! - protestò Derek, guardandolo male.

-Quello era solo un diversivo, me la stavo cavando alla grande! Ammettilo che il fragile umano ha salvato le tue chiappe da mannaro con la super forza! -

Stavano camminando per i corridoi e parlavano così forte che molti auror li stavano guardando male, ma a loro non importava.

Discutere dopo una missione particolarmente pericolosa era il loro di assicurarsi che fosse tutto okay, che fossero entrambi ancora lì, a dirsi cose stupide a vicenda.

-Comunque questo caso non conta niente – tagliò corto Stiles, guardandolo in tralice – Dovremmo vedere chi di noi riuscirà a fare il culo alla setta dei mangiamorte. Quello sì, che è un caso su cui vale la pena litigare. -

Derek grugnì, deprimendosi inevitabilmente alla menzione di quel caso impossibile.

-Come se fossimo anche solo minimamente vicini a una soluzione. Un anno che stiamo dietro quel dannato caso e non abbiamo niente. -

-Abbiamo Mike e Maggie! - protestò Stiles ad alta voce, facendo inarcare le sopracciglia a una collega che stava passando.

Derek lo fulminò.

-Sì, abbiamo ottenuto due mocciosi invece di un arresto, quanto mi sento fortunato! – sussurrò rabbioso – E abbassa la voce, non vogliamo far sapere a tutti che siamo auror che rapiscono bambini, okay? -

-Ancora con questa storia? - si lamentò Stiles, anche se aveva abbassato la voce, con grande sollievo di Derek – Non li ho rapiti. Non starebbero così alla grande se li avessi rapiti! -

Derek sospirò, ma lasciò perdere. Aveva capito che fosse una causa persa cercare di far ragionare Stiles su quei due ragazzini.

-A proposito, è quasi ora di pranzo. Uno di noi dovrebbe andare a casa a controllarli e a dargli da mangiare. -

-Andrò io, ma prima devo passare da Lydia, ho bisogno di una pozione rimpolpasangue. Quel cazzo di vampiro non mi avrà morso, ma il suo incantesimo tagliuzzante al braccio non è stato esattamente un toccasana – si lamentò Stiles con una smorfia, massaggiandosi il braccio destro che era stato curato sommariamente da Derek. Aveva rimarginato la ferita e lo aveva fasciato con un pezzo della sua maglia, ma Stiles aveva comunque perso molto sangue.

Il lupo ringhiò, come ogni volta che Lydia veniva nominata.

Ma Derek non aveva tempo per le scenate di gelosia, perché ora che guardava Stiles bene in faccia poteva dire che non avesse per niente una bella cera. Era pallido e aveva l'aria stanca. Derek si ricordò con una stretta al cuore che non aveva praticamente chiuso occhio quella notte per via della luna piena e la sua fronte si corrugò per la preoccupazione e il senso di colpa.

-Ti accompagno – disse deciso, mettendo una mano sul braccio di Stiles e pilotandolo lontano dal loro ufficio, ma verso quello di Lydia – E devi andarci adesso. -

-Speravo di poter cambiarmi prima – protestò Stiles, facendogli roteare esasperato gli occhi – Voglio dire, puzzo d'aglio e sono coperto di sangue. Non è un buon biglietto da visita per colei che dovrebbe diventare mia moglie. -

Derek cercò con tutte le sue forze di fingersi sordo.

-Stiles, Lydia ti ha visto coperto dalla testa ai piedi di bava di lumaca carnivora. Io non mi preoccuperei troppo dell'aglio e del sangue – gli rispose comunque, quando Stiles continuò a lamentarsi.

-Merlino, il caso della lumaca carnivora! - esclamò Stiles, con una lieve risata che fece stupidamente accelerare il cuore di Derek – Me ne ero quasi dimenticato! Il nostro terzo caso insieme, giusto? -

-Il quarto – lo corresse automaticamente Derek.

Scorgendo le sopracciglia inarcate di Stiles, si schiarì imbarazzato la gola.

– Ho una memoria fotografica. Ricordo tutti i casi che abbiamo risolto – borbottò, evasivo.

Il che, in fin dei conti, era la verità.

Certo, c'era pure il fatto che ricordasse ogni cosa che riguardava anche solo lontanamente Stiles, ma l'altro non doveva necessariamente saperlo.

Si fermarono davanti all'ufficio di Lydia e Derek bussò, senza lasciare andare il braccio di Stiles.

Quando nessuno rispose, cercò di aprire la porta, salvo aggrottare la fronte quando si rese conto che fosse chiusa a chiave. Provò a origliare, ma qualcuno doveva aver insonorizzato la porta.

-Strano – borbottò, contrariato.

Non lo avrebbe mai detto di fronte a Stiles Pazzo d'Amore Stilinski, ma quello era un comportamento davvero irresponsabile da parte di Lydia. Lei e Allison erano le pozioniste del dipartimento, il che significava che ogni auror ferito o che aveva bisogno di cure andasse da loro ancora prima di andare al San Mungo. E questo voleva dire che la loro porta dovesse sempre, sempre, essere aperta.

Aveva intravisto Allison poco prima all'ingresso, ma non aveva visto Lydia da nessuna parte, per cui doveva per forza essere Lydia ad essersi chiusa dentro.

Non capiva il perché avrebbe dovuto farlo, ma qualcosa di tutta quella situazione non gli piaceva. Il suo istinto protettivo gli stava urlando di prendere Stiles e trascinarlo via, ma cercava di non ascoltare troppo spesso il suo istinto protettivo, visto che questo lo avrebbe reso inquietante da morire.

-Beh? - fece Stiles, da dietro di lui, riscuotendolo.

-La porta è bloccata – disse Derek, piatto.

Stiles roteò gli occhi, liberando il braccio dalla presa dell'altro.

-Peccato che non siamo maghi, allora – ironizzò, estraendo la sua bacchetta.

Derek contrasse la fronte, tutto dentro di lui che urlava che quella non fosse affatto una buona idea.

-Stiles, aspetta un...-

Ma Stiles aveva già mormorato un incantesimo e la porta si aprì con un piccolo rumore di serratura.

Il serpeverde gli lanciò un'occhiata di pomposa superiorità, mentre metteva via la bacchetta.

Di solito questo avrebbe fatto ridere Derek, ma adesso era troppo nervoso e troppo frustrato per il fatto di non capire perché lo fosse.

-Umano batte lupo. Rassegnati, sourpuff. Ti salvo il culo in missione e sono pure più intelligente di te – lo prese in giro Stiles, mentre lo scostava delicatamente per poter aprire la porta sbloccata.

E Derek capì subito perché fosse bloccata, in primo luogo.

Lydia Martin e Jackson Whittemore erano così avvinghiati che Derek riusciva a malapena a capire quale arto fosse di chi.

Stiles gli dava le spalle, non poteva vederlo in faccia, ma il suo odore non lasciava molto spazio all'immaginazione del suo stato d'animo.

Fu Jackson ad accorgersi per primo della loro presenza.

Si staccò boccheggiando da Lydia, guardando verso di loro. Considerò a malapena Derek, poi il suo sguardo si puntò su Stiles.

-Oh cazzo, merda – imprecò a denti stretti, balzando via da Lydia e cercando di riallacciarsi la camicia.

Anche Lydia si voltò e saltò giù dalla scrivania, affrettandosi a raccogliere la sua camicetta dal pavimento, rossa come i suoi capelli.

-Stiles, non lo sai che le porte vengono chiuse per un motivo! - strillò, gettandogli un'occhiata velenosa.

Il lupo di Derek ringhiò, protettivo, ma Derek strinse i pugni cercando di calmarsi. Conosceva Stiles, sapeva quanto fosse orgoglioso e sapeva che avrebbe preso ogni intervento di Derek come un'accusa di debolezza verso di lui.

-Stiles, cazzo. Mi dispiace, io... -

Jackson non fece in tempo a finire la frase, perché Stiles si voltò di scatto e marciò via, scontrando la spalla di Derek nell'allontanarsi.

Derek ne scorse per un istante gli occhi lucidi e si sentì il cuore stretto in una morsa. Non aveva mai visto Stiles piangere, eccetto per la notte in cui Claudia fu uccisa.

Derek non dovette nemmeno pensare a cosa fare. Corse dietro Stiles, senza nemmeno più degnare di uno sguardo gli altri due.

-Stiles, porca troia, aspetta! - sentì urlare Jackson dietro di loro.

Derek bloccò la porta del loro ufficio con la spalla poco prima che Stiles potesse chiudercisi dentro.

-Derek, sul serio, va via! - sibilò, cercando di spingerlo via.

Derek di solito preferiva non usare la propria forza per avere un vantaggio su Stiles, ma questa volta si sentì autorizzato a respingere il ragazzo, senza fargli male ma con abbastanza forza da lasciarlo un attimo destabilizzato.

-Non me ne vado – disse con decisione, facendo un passo nel loro ufficio come a rimarcare il concetto.

Si sentì quasi male quando Stiles lo guardò con odio.

Non lo aveva mai guardato così prima.

-Voglio stare da solo, vattene, cazzo! -

Derek aprì la bocca per farlo ragionare, ma ne uscì solo un ringhio quando il lupo captò un nuovo odore.

Non poté impedirsi di schierarsi davanti a Stiles, quando Jackson entrò affannato nell'ufficio.

-Stiles, ti prego, fammi spiegare! - lo supplicò, cercando di aggirare Derek per raggiungere l'ex compagno di casa.

Derek gli mostrò i denti e il bagliore giallo dei suoi occhi e quello sembrò bloccarlo.

Tuttavia Stiles sgusciò da dietro Derek, fronteggiando Jackson.

Derek avrebbe voluto solo mandare via quell'idiota, ma ancora non voleva intromettersi e rischiare di ferire l'orgoglio di Stiles.

- Pensavo che fossimo amici - disse Stiles, quasi calmo, e la sua voce era così piena di dolore che Derek provò il folle e suicida istinto di abbracciarlo.

Con sua grande sorpresa, anche gli occhi di Jackson sembravano addolorati.

-Lo siamo! Siamo amici! E mi dispiace, avrei dovuto dirtelo quando è iniziata, solo non... non volevo ferirti, Stiles, cazzo! -

-Quando è iniziata? - ripeté Stiles, inarcando le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli – E quando è iniziata, Jackson? Da quanto ti diverti alle mie spalle con la ragazza che amo da quando avevo sedici anni? -

-Non mi diverto con lei! - protestò Jackson, per la prima volta un po' arrabbiato – Mi dispiace, ma io la amo! E lei ama me. -

L'espressione di Stiles era la cosa più straziante che Derek avesse mai visto. Per la prima volta in assoluto, fu davvero tentato di dare retta al lupo che gli sussurrava feroce di squarciare la gola di Jackson.

-Beh, congratulazioni – disse poi Stiles, la voce piatta, l'espressione di nuovo vuota – Vi auguro la più grande delle felicità. E ora levati dal cazzo. -

-Senti, non hai il diritto di comportarti come se te l'avessi rubata o ti avessi tradito! - urlò Jackson, facendo un passo verso Stiles.

Derek si tese tutto, ma decise di non intervenire, non ancora.

Stiles scoppiò in una risata sarcastica, orribile e amara.

-Tu non me l'hai rubata, perché Lydia non è un oggetto! E mi comporto come se mi avessi tradito perché è così! Avresti dovuto essere sincero con me, avresti dovuto dirmi che ti piaceva! Sai che mi sarei messo il cuore in pace se avessi saputo che stavate insieme! Non avrei passato praticamente sette anni a immaginarmi una cosa che non sarebbe mai potuta accadere con Lydia! -

-Oh andiamo – esclamò Jackson, feroce – Queste sono cazzate e lo sai! Sapevi che in sette anni Lydia non potesse non aver frequentato nessuno. Se te lo avessi detto esplicitamente, non sarebbe cambiato niente. Avresti continuato a sbavare dietro a Lydia in ogni caso, oppure avresti trovato l'ennesima persona da idolatrare da lontano e a cui saresti stato completamente indifferente! -

Derek vide Stiles irrigidirsi dalla testa ai piedi, ma Jackson continuò a parlare, furioso.

-Perché è questo che fai sempre, è per questo che in tutti questi anni non hai mai fatto davvero una mossa verso Lydia, non le hai mai chiesto di uscire, non hai mai provato ad uscire con qualcun altro! La verità è che non sei innamorato di Lydia, sei solo innamorato dell'idea di lei. Non la conosci nemmeno davvero! Tu fai così, scegli una persona perfetta da adorare e che non potrà mai ricambiare i tuoi sentimenti, perché se li ricambiasse dovresti prendere in considerazione l'idea di soffrire e questo ti fa una paura fottuta! Lo hai fatto con Lydia e lo hai fatto prima di Lydia! E quindi scusami se ho fatto quello che tu non hai avuto le palle di fare, scusami se ho effettivamente chiesto a Lydia di uscire, scusa se vivo davvero e non rimango a contemplare la vita come te! -

Quando Jackson smise di parlare, gli unici suoni rimasero il respiro accelerato del ragazzo e il cuore impazzito di Stiles.

Sembrava completamente a pezzi, mentre fissava Jackson in silenzio.

Derek non era mai stato più incazzato nella sua vita. L'odore di sofferenza che stava emettendo Stiles non lo aiutava a mantenere la calma.

Qualcosa parve rompersi anche nello sguardo di Jackson, perché perse molta della sua aria bellicosa mentre azzardava un piccolo passo verso Stiles.

-Mi dispiace. Non avrei dovuto dire quelle cose, io... -

Ma Stiles si ritrasse con decisione, gettandogli lo sguardo più velenoso che Derek gli avesse mai visto.

-Stai lontano da me – sibilò, prima di superarlo con decisione e uscire dall'ufficio, sbattendo la porta dietro di sé.

Erano rimasti solo Derek e Jackson adesso.

Jackson aveva lo sguardo puntato alla porta da cui era appena uscito Stiles, ma Derek fissava con insistenza la nuca di Jackson.

Il serpeverde se ne accorse e si voltò verso di lui, irritato.

-Beh? Che cazzo vuoi, Hale? -

-Sei stato uno stronzo – replicò Derek, apparentemente calmo.

Jackson emise una breve risata sarcastica.

-Sì sono fatto così, che vuoi farci? A ogni modo, questi non sono cazzi tuoi. -

Il lupo ringhiò e per una volta Derek non fece nulla per contenerlo.

-Ti sbagli. Sono cazzi miei. Qualsiasi cosa riguardi Stiles, è affar mio. Stiles è affar mio. E se lo ferisci, è affar mio – disse, pacato.

Poi si buttò addosso a Jackson e gli sferrò un pugno sulla mandibola.

Faceva fatica a ricordare come si fossero svolti gli eventi, dopo.

Sapeva solo che a un certo punto era sopra Jackson, mezzo trasformato, e continuava a colpirlo e colpirlo e colpirlo.

Almeno finché qualcuno non lo schiantò lontano dal corpo dell'altro.

Alzando lo sguardo, vide Argent in piedi sulla soglia dell'ufficio con la bacchetta sguainata, livido e incazzato, e almeno una decina di auror alle sue spalle che fissavano inorriditi la scena.

Jackson si lamentò piano dal pavimento, rannicchiandosi su se stesso, il viso coperto di sangue. Isaac, il suo compagno, gli era accanto e stava cercando di controllare l'entità dei danni.

-Hale! Che cazzo pensavi di fare, eh? - ruggì Argent, furioso come Derek lo aveva sentito solo poche volte.

E in genere solo con Stiles. Ma, per la prima volta in quattro anni, non era Stiles ad essere finito nei guai.

Derek deglutì, guardando le sue mani coperte di sangue e poi il corpo inerme di Jackson.

Ebbe la certezza assoluta che questa volta non se la sarebbe cavata con delle scuse.

Lo sguardo glaciale di Argent, non faceva che rafforzare quest'opinione.

-Nel mio ufficio. Subito. -

 

 

ANGOLINO

 

 

Quarto capitolo! Stiamo cominciando a entrare nel vivo!

Spero che non sia atroce come sembra e come al solito grazie a chiunque legga!

Grazie alle mie cicce come al solito!

A presto,

Fede<3

 

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Capitolo 5
*** 5. Adrenalina ***


 

 

5

 

Adrenalina

 

 

Derek era in agonia mentre Argent lo fissava cupamente, senza dire una parola.
Lo osservò intrecciare le mani sopra la scrivania e fissarlo al di sopra di queste.

Finalmente, dopo venti minuti di opprimente silenzio, decise di parlare.
-Signor Hale. Sei consapevole che dovrei licenziarti per aver aggredito un tuo collega, in quel momento disarmato e in una condizione più debole rispetto alla tua? -
-Sì, signore - si limitò a dire Derek, perché urlare “Sì signore, ma Jackson è uno stronzo che ha ferito il mio compagno!”, non gli sembrava una buona idea.
Argent sospirò profondamente, come se Derek fosse la causa di ogni problema che avesse mai avuto in vita sua, e Derek dovette ammettere che si sentiva un pochino in colpa.
-Hale, sto per ordinarti una cosa che proprio non avrei voluto ordinarti. Ma ormai non mi lasci altra scelta. -
Lo sguardo di Argent era impenetrabile e duro come l'acciaio.
Derek deglutì, discretamente terrorizzato.
Dato che era un secchione, ripensò a quando l'imperatore Nerone aveva indotto al suicidio i membri della congiura ordita contro di lui. Argent gli stava per ordinare di suicidarsi perché era stufo di lui e del suo lupo pazzo? La terribile immagine di Socrate che beveva la cicuta gli attraversò la mente.
Argent gli stava per ordinare di bere un estratto di strozzalupo? Era davvero questa la fine?
Argent schioccò la lingua contro il palato prima di parlare.
-Hale, devi dire a Stilinski che è il tuo compagno di vita. Legalo a te, fa i rituali da lupo che devi fare, ma, per l'amor di Dio, diglielo. Perché solo Dio sa quanto Stilinski sia totalmente incapace di capirlo da solo. -
Derek spalancò la bocca in un grido muto. Dire che fosse agghiacciato era estremamente riduttivo.
Cominciava anche a sentirsi irritato dalla consapevolezza che il suo segreto segretissimo, fosse in realtà conosciuto da tre quarti della popolazione mondiale.
-Signore – gemette con voce strozzatissima – Lei si sta sbagliando, io... -
Si interruppe di fronte allo sguardo tagliente di Argent.
-Io non sbaglio mai, signor Hale. -
Derek si appoggiò pesantemente allo schienale della sua sedia e fissò Argent con la bocca ancora aperta.
-Non posso dirglielo. Andrà male. E lo perderò - sussurrò poi abbassando lo sguardo, dopo quella che era sembrata un'eternità.
Argent roteò gli occhi, visibilmente annoiato.
-Hale, non mi interessa sapere quali inutili paranoie tu abbia coltivato nel tuo piccolo cervellino tassorosso – di nuovo quello sguardo tagliente – Tu glielo dirai. E risolverete questa faccenda, perché giuro su Dio che non vi sopporto più. -
-Lei nomina spesso Dio, lo sa? - osservò Derek, assolutamente a caso.
Argent lo fulminò.

-Hale, sono dannatamente serio. Devi risolvere questa situazione o non potrò più fingere di non vedere quanto tu stia diventando pericoloso per te stesso e per gli altri. -

Derek aprì la bocca per protestare, il che forse non era proprio una buona idea, ma in quel momento la porta dell'ufficio di Argent si spalancò di colpo.

Derek voltò appena la testa e rimase a fissare a bocca aperta Stiles ansante sulla soglia, una mano sul petto e il fiatone che indicava avesse corso fino lì.

Argent emise un suono che sembrava inequivocabilmente esasperato.

-Stilinski, che cosa... -

-Non può licenziarlo! - urlò Stiles, ancora senza fiato ma con un'espressione risoluta sul volto – Non può, non voleva fare quello che ha fatto, è il suo lupo che è pazzo! -

-Stilinski... -

-... e c'è stata la luna piena! La luna piena lo fa schizzare completamente, non è colpa sua! -

-Stilinski! -

-...sarebbe come licenziare una persona con infermità mentale, non si licenziano le persone con infermità mentale! Abbia un po' di cuore, signore! -

-Stilinski! -

Stiles finalmente tacque, mantenendo però un'espressione ribelle e tesa.

-Stilinski, io non sto licenziando il signor Hale – decretò Argent, con tono più calmo ma continuando a guardare Stiles come se insieme a Derek fosse la causa di ogni cosa andata storta nella sua vita.

Derek cominciava a sospettare che li odiasse davvero profondamente.

Stiles boccheggiò un po', alternando lo sguardo da Argent a Derek.

-Ah no? Non devo minacciare di legarmi nudo alla sua scrivania come atto di protesta se lo licenzia? -

Derek sentì il cuore scaldarsi mentre guardava quell'idiota con esasperato affetto.

Argent strinse le labbra, decisamente meno commosso.

-Sarebbe il sogno di una vita che si avvera, ma no. Non c'è bisogno che tu faccia esibizionismo. Hale non sarà licenziato, avrà solo una nota disciplinare. -

Derek non poté fare a meno di rivolgergli uno sguardo sorpreso.

-Solo una nota disciplinare? Non verrò sospeso?-

Argent lo squadrò, meditabondo.

-So che hai avuto dei problemi con la tua parte animale ultimamente e so quanto possa essere difficile per un licantropo controllarsi quando trova il proprio compagno. Non hai mai causato nessun problema prima d'ora e, conoscendo Whittemore, sono quasi certo che abbia messo del suo in quello che è successo. Quindi, no, non verrai sospeso. -

Derek stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando Argent lo fulminò.

-Ma non tollererò mai più un comportamento simile, ci siamo spiegati, Hale? -

Derek annuì, ben consapevole che se il suo capo non fosse stato Argent, avrebbe sicuramente perso il posto di lavoro per aver fatto a botte alla babbana con un collega. Non sapeva perché il suo capo sembrasse così a suo agio con la licantropia e la faccenda dei compagni, ma di certo non se ne sarebbe lamentato.

-Non lo farà mai mai mai più – si aggiunse Stiles, facendo chiudere gli occhi ad Argent e provocando un piccolo sorriso a Derek – Lo giuro. Lo terrò d'occhio giorno e notte. -

-La cosa mi rincuora oltre l'indicibile – replicò Argent, mortifero.

-Quindi possiamo andare? - domandò Stiles, speranzoso. Derek sapeva che non vedesse l'ora di andarsene dall'ufficio di Argent, che era praticamente una camera di tortura per ogni auror.

-Tu sì, Stilinski. Gradirei scambiare ancora due parole in privato con Hale – rispose Argent, facendo irrigidire Derek.

Stiles, ovviamente, protestò subito.

-Oh, andiamo! Lo so che vuole farmi andare via così che possa licenziarlo! Questo è molto meschino, signore! -

Argent sembrò fare uno sforzo fisico per non alzare gli occhi al cielo.

-Questo sarebbe molto illegale, Stilinski. E, come ho già detto fin troppe volte per il bene di tutti, non ho nessuna intenzione di licenziare Hale. Ma, se non ci lasci soli, potrei cambiare idea. -

Derek guardò l'espressione contrariata di Stiles e sospirò, consapevole che non avrebbe mai ceduto.

-Stiles? - lo chiamò piano, facendo voltare di scatto l'altro verso di lui. Era ancora pallido e sconvolto e Derek sentì il solito istinto di protezione emergere – Fallo per me – disse solo, sapendo che Stiles avrebbe capito.

Stiles esitò, ma davanti all'espressione incalzante di Derek sospirò, arrendendosi.

-Okay. Ma farò di nuovo irruzione se non esci entro dieci minuti. -

-Penso davvero che non sia una buona idea – mormorò Argent, fulminandolo.

Per tutta risposta Stiles gli lanciò uno sguardo di sfida davvero inappropriato da rivolgere al proprio capo. Derek pensava che Argent li odiasse, ma se non li aveva ancora licenziati dopo tutto quello, forse era legittimo pensare avesse un debole per loro.

Finalmente Stiles uscì, chiudendo la porta dietro di sé, e Argent sospirò, riportando lo sguardo su Derek.

-Hale, anche se ho sempre pensato che tu e Stilinski foste perfetti per lavorare insieme per la vostra completa mancanza di buonsenso e raziocinio, tu sei sempre stato quello che tra i due mi sembrava più ragionevole, e la scenata di pochi minuti fa di Stilinski me lo ha appena confermato. -

-Signore? - chiese Derek, confuso e incerto se dovesse prendere le parole di Argent come un complimento contorto o come un insulto elegante.

Argent lo squadrò seriamente, intrecciando le dita sotto il mento.

-Hale, sai che tu e Stilinski non potrete tenere quei due ragazzini per sempre, vero? -

Derek sentì il cuore sprofondare.

Era talmente sconvolto che non ebbe nemmeno la prontezza di negare e Argent inarcò ancora di più le sopracciglia, in attesa che dicesse qualcosa.

-Come lo sa? - domandò infine, roco.

Argent lo guardò con sufficienza.

-Io so tutto Hale – sospirò, come avente un ripensamento – E poi ho visto Stilinski infilarsi venti biscotti di zucca nella manica del mantello. Voglio dire, neppure lui mangia così tanto. -

-Signore, non è colpa di Stiles – disse subito Derek, agitato – Lui... voleva davvero eseguire i suoi ordini, ma aveva promesso a Mike che lo avrebbe portato da Maggie e... -

-Risparmia il fiato, Hale – lo interruppe Argent bruscamente, anche se Derek ebbe la netta impressione che i suoi occhi non fossero glaciali come al solito – So perché Stilinski ha fatto quel che ha fatto e so perché tu lo hai appoggiato – sospirò e adesso i suoi occhi erano davvero morbidi in quelli di Derek – E come padre, posso capirlo. Ma quei ragazzini... non potranno stare con voi per sempre. -

-Lo so, Signore. Io... - si affrettò a dire Derek, ma Argent lo interruppe alzando una mano.

-Non sei tu che mi preoccupi, Hale. Come ho detto, tu sei il più ragionevole tra voi due – gli lanciò un'occhiata penetrante – È Stilinski il problema. Lui non sa che non potrà tenersi quei bambini. Non davvero, almeno. -

Derek rimase in silenzio, incapace di negarlo. Perché Argent aveva ragione. Derek vedeva quanto Stiles tenesse a Mike e a Maggie, quanto fosse preoccupato per loro e la loro sicurezza. Certo, anche a Derek importava, ma sapeva anche che quella fosse solo una situazione temporanea, che presto o tardi Mike e Maggie se ne sarebbero andati. Stiles non lo sapeva, o almeno si comportava come se non lo sapesse.

Argent sospirò, richiamando l'attenzione di Derek.

-Sono solo preoccupato che Stilinski possa crollare, quando i ragazzi andranno via. È mancato poco che andasse a pezzi quando sua madre è morta, non posso permettermi che perda di nuovo la testa. -

Fu come se avesse colpito Derek dritto in faccia.

Non ci aveva pensato.

Era stato così stupido da non pensare a quanto sarebbe stato devastato Stiles dalla perdita di Mike e Maggie, proprio come era stato devastato quando aveva perso Claudia.

Stiles era la persona più forte e orgogliosa che Derek avesse mai conosciuto, ma lo aveva già visto a pezzi, lo aveva già visto sull'orlo del baratro. Aveva quasi perso il suo lavoro l'ultima volta.

Derek ricordava come avesse continuato a presentarsi tardi sul lavoro, spesso ubriaco, il mese successivo alla morte di Claudia. Aveva smesso solo quando Argent gli aveva dato un ultimatum: o si dava una regolata, oppure si trovava un altro lavoro.

E essere un auror era tutto per Stiles.

Si era ripreso, ma Derek non avrebbe sopportato di vederlo ridursi in quello stato ancora una volta.

Non poteva permetterlo.

-Farò di tutto perché questa volta non crolli – promise allora, guardando seriamente Argent negli occhi.

L'uomo si limitò ad annuire, lo sguardo di nuovo gelido come al solito.

-Bene, Hale. Puoi andare. E ricorda quello di cui abbiamo parlato prima. Parla con Stilinski. -

Derek trattenne appena uno sbuffo esasperato, sia perché pensava che il suo capo non avrebbe gradito sia perché aveva venticinque anni, non dodici.

Ma trovava davvero frustrante che tutti continuassero a dirgli di parlare con Stiles. Prima Peter e adesso Argent. Non sapeva quale delle due chiacchierate fosse stata più imbarazzante. E il fatto che fossero arrivati entrambi alla conclusione che Stiles fosse il suo compagno, rendeva il tutto più irritante.

Appena uscì dall'ufficio, trovò Stiles appoggiato alla parete di fronte, gli occhi grandi di preoccupazione. Gli corse subito incontro, frenetico.

-Che è successo? Oddio, guardati, sembri così depresso. Ti ha licenziato? Volevo origliare, ma Argent deve aver fatto un fottuto incantesimo insonorizzante al suo ufficio e non ho potuto origliare, proprio non ho potuto! -

-Stiles! - Derek gli mise le mani sulle spalle, più preoccupato per il modo in cui Stiles sembrasse completamente fuori di sé che per se stesso – Calmati, non stai respirando! -

-E tu non mi stai rispondendo! - ringhiò Stiles, guardandolo con rabbia – Ti ha licenziato o no? -

-No – mormorò Derek, guardandolo sempre più preoccupato e cercando di monitorare i battiti impazziti del suo cuore – No, adesso calmati. Per favore. Fallo per me. -

Di solito il “fallo per me” funzionava sempre con Stiles.

Derek per un istante si illuse di averlo davvero calmato, ma durò solo un secondo, un battito di ciglia in cui il respiro di Stiles sembrò rallentare.

Poi gli tirò un pugno sul braccio.

-Sei un tale coglione! -

-Ma che cazzo, Stiles! - esclamò Derek, guardandolo incredulo.

Ma Stiles lo colpì ancora.

-Tu! Brutto idiota! - continuò a urlare Stiles, sottolineando ogni parola con un pugno. Non gli faceva davvero male (super forza da licantropi), ma certamente Derek stava cominciando a trovarlo seccante – Come cazzo ti è venuto in mente di prendere a pugni Jackson?! Stavi cercando di perdere il lavoro?! Perché siamo su un fottuto caso di omicidio Derek, non puoi mollarmi! -

-Stavo cercando di difenderti! - ruggì Derek, bloccando le mani di Stiles e intrappolandolo contro il muro, in modo che non potesse più colpirlo.

Solo che non si rivelò l'idea migliore, perché Stiles ne approfittò per dargli una ginocchiata all'inguine.

Derek ringhiò e mostrò le zanne, ma non lo lasciò andare.

-Non ho bisogno che tu mi difenda, coglione! - sputò Stiles, furioso, cercando invano di liberarsi – Non sono una ragazzina indifesa! -

-Non ho detto questo! - esclamò Derek, cercando con qualche difficoltà di calmarsi. Il lupo era agitato, ma non voleva in alcun modo fare del male al loro compagno, e valeva anche per Derek – So che te la sai cavare da solo! Ero solo incazzato per come Jackson ti stava trattando! -

Quello sembrò fare calmare un pochino Stiles. Smise di lottare, guardando intensamente Derek.

-Sei un tale idiota, Tassorosso – disse solo, ma il suo tono era molto più soffice rispetto a prima.

Derek grugnì.

-Sì, lo so. Ho perso il controllo, va bene? Ma Jackson e... - colse il lampo di vulnerabilità negli occhi di Stiles ed evitò di pronunciare il nome di Lydia – Ma Jackson ti aveva ferito e io non... non potevo sopportarlo. -

-E io non posso sopportare di perdere te! - esclamò Stiles con urgenza, sporgendosi con il volto verso Derek in un modo che gli fece accelerare il battito – Non lo capisci? Non posso fare questo lavoro senza di te, non posso! Quindi, per favore, la prossima volta che decidi di ammazzare di botte qualcuno per vendicarmi, pensa che mi stai lasciando indietro! -

Derek lo fissò, senza fiato, il petto che si alzava e abbassava frenetico per la lotta di poco prima, in simultanea con quello di Stiles.

-Mi dispiace – mormorò infine, appoggiando stancamente la fronte contro quella di Stiles e allentando la presa sulle sue mani.

Stiles ne approfittò per liberare una mano e posargliela sulla guancia, mentre non staccava gli occhi dai suoi.

Derek sapeva che fossero troppo vicini, ma non aveva la forza di allontanarsi.

Non voleva allontanarsi.

-Lo so. So che ti dispiace – sussurrò Stiles, i suoi occhi così luminosi che Derek a malapena riusciva a reggere il suo sguardo – Non lo fare mai più. -

Stiles portò anche l'altra mano sulla guancia di Derek, stringendo appena la presa, come se volesse imprimergli a forza le sue parole in testa.

Il suo sguardo era duro e implorante allo stesso tempo.

-Non provare mai più a lasciarmi. -

E Derek sapeva che quelle parole non significassero quello che sperava.

Sapeva che Stiles fosse solo preoccupato di perdere il suo partner sul lavoro.

Ma era così vicino, il suo odore aspro avvolgeva Derek in maniera così confortante e i suoi occhi erano così luminosi e belli.

E Derek lo desiderava così tanto da far male.

Non poté impedirsi di chinare la testa e coprire le labbra di Stiles con le sue.

Fu una sensazione indescrivibile.

Aveva passato notti a fantasticare su quel momento, ma niente, niente, avrebbe retto il confronto con quello, con quello sfioramento di labbra, con la sensazione delle dita fredde di Stiles che gli scavavano le guance, con il calore del corpo dell'altro premuto contro il suo.

Fu l'esperienza più esaltante della vita di Derek.

Almeno per circa cinque secondi.

Capì subito che qualcosa non andasse. Le dita di Stiles scivolarono dal suo viso in maniera troppo passiva e Derek sentì il suo corpo abbandonarsi completamente contro il proprio, in modo innaturale.

Si staccò quanto bastava per vedere Stiles bianco come un lenzuolo, con gli occhi sbarrati e rovesciati all'indietro.

E immediatamente l'euforia venne sostituita dal panico.

-Stiles! - lo afferrò per le spalle, sorreggendolo e scuotendolo insieme – Cazzo Stiles! Svegliati! -

Meraviglioso.

Davvero meraviglioso.

Finalmente riusciva a baciare l'amore della sua vita e quello gli sveniva tra le braccia.

Come in uno stupido romanzo rosa.

Oh mio Dio.

Era come in quel libro babbano che Erica leggeva a Hogwarts, quello con i vampiri con l'illuminazione al neon.

Era il fottuto Edward Cullen della situazione e aveva appena fatto svenire la sua Bella Swan con uno stupido e patetico bacio senza lingua.

Stiles emise un lamento e Derek fu invaso del sollievo quando vide i suoi occhi tornare normali, anche se era ancora molto pallido ed era tenuto in piedi solo da Derek.

-Che... che è successo? -

-Sei fottutamente svenuto! - sbraitò Derek e sapeva che non fosse colpa di Stiles, ma era davvero troppo spaventato per calmarsi.

-Deve essere... deve essere per il sangue che ho perso in missione – sussurrò Stiles, chiudendo stancamente gli occhi.

Derek si diede dell'idiota.

Ovvio che non lo avesse fatto svenire con un bacio. Stiles stava andando da Lydia a prendere una pozione rimpolpasangue, prima che tutto quel casino scoppiasse.

-Stiles, rimani sveglio, devi rimanere sveglio!- esclamò Derek agitato, schiaffeggiandogli la guancia con la forza necessaria per far mugugnare Stiles e fargli aprire infastidito gli occhi.

-Dobbiamo andare da Lydia – decretò, cercando di trascinare Stiles via da quel corridoio.

Ci sarebbe riuscito senza nessuno sforzo, visto quanto l'altro fosse debole, ma la sua voce terrorizzata lo fece fermare.

-No! Lydia no, per favore! -

Derek si bloccò, guardandolo esasperato.

-Sul serio, Stiles? Sei mezzo morto e ti preoccupi di Lydia? -

-Per favore, Derek, per favore – mormorò Stiles confusamente, abbandonandosi contro il corpo dell'altro e posandogli la testa contro il petto.

Derek lo strinse, combattuto tra il suo desiderio di assecondare Stiles e la sua volontà di averlo immediatamente in forze e fuori pericolo.

-Va bene – disse infine, odiandosi – Andiamo a casa tua. Dovresti ancora avere qualche pozione di emergenza in casa. -

-Mike e Maggie – biascicò Stiles contro il suo petto. Ormai era talmente debole che Derek sorreggeva tutto il suo peso – Dobbiamo controllare Mike e Maggie. -

Derek imprecò, perché era così da Stiles preoccuparsi di Mike e Maggie mentre gli stava praticamente morendo tra le braccia.

-Sì, sì. Tutto quello che vuoi. Tieniti forte a me, d'accordo? Ci sto smaterializzando. -

Ma la presa di Stiles era troppo debole e Derek si vide costretto a prenderlo in braccio, terrorizzato all'idea di perderlo durante la smaterializzazione. Non aveva davvero bisogno che Stiles si spaccasse.

Diede un ultimo sguardo al viso pallido di Stiles, semi nascosto contro la sua spalla.

-Starai bene, cerca di resistere un altro po'. -

Stiles emise un flebile lamento e Derek decise di non perdere altro tempo.

Si smaterializzò con il solito schiocco rumoroso, stringendo forte il corpo di Stiles tra le braccia.

 

 

 

 

Smaterializzarsi con Stiles incosciente tra le braccia in mezzo al suo salotto davanti a due ragazzini spaventati, inaspettatamente non si rivelò l'idea migliore della vita di Derek.

-Oh mio Dio, è morto? -

-Cosa gli è successo?! -

-Non è morto e starà bene! - sbraitò Derek, cercando di aggirare Mike e Maggie che gli si agitavano intorno – Fatemi spazio, lasciatelo respirare! -

Con un po' di difficoltà riuscì a distendere il corpo di Stiles sul divano, mentre Mike e Maggie continuavano a sgusciargli accanto, preoccupati.

-È morto come mamma e papà e Susan? - domandò Mike piangendo disperato e Derek si concesse di distogliere per un secondo l'attenzione da Stiles per poter passare una mano tra i capelli rossi di Mike.

-Starà benone, devi solo fidarti di me – guardò Maggie, che era molto pallida ma non piangeva, sicuramente più lucida del fratellino – Maggie, vai in camera di Stiles e prendi il baule in fondo all'armadio e portalo qui. -

La ragazzina si affrettò ad obbedire correndo fuori dal salotto, con Mike alle calcagna.

Derek avrebbe potuto semplicemente lanciare un incantesimo d'appello, ma non voleva staccarsi neanche un secondo da Stiles.

Era seduto sul divano, con la testa del ragazzo sulle ginocchia, e stava cercando di fargli riprendere conoscenza schiaffeggiandogli piano il volto.

Quasi pianse di sollievo quando Stiles socchiuse gli occhi, con un flebile lamento.

-Ehi – sussurrò Derek frenetico, accarezzandogli rude la guancia – Ehi, non lasciarmi, okay? Continua a rimanere sveglio. Ti daremo la pozione e starai subito meglio. -

-Penso di essere svenuto per un po', Tassorosso – mormorò Stiles e Derek emise una risata strozzata davvero patetica e di cui si sarebbe vergognato, se non avesse avuto Stiles mezzo morto in grembo.

-Vaffanculo, stronzo. Mi hai fatto morire di preoccupazione. -

Stiles riuscì a fare una mezza smorfia sarcastica e Derek si sentì inondare dal sollievo.

-Andiamo. Mi è successo di peggio. Rischi del mestiere auror, no? -

-Non mi eri mai svenuto tra le braccia – gli fece notare Derek, senza smettere di accarezzargli la guancia.

Maggie e Mike tornarono in quel momento, trascinando ciascuno un manico del pesante baule.

Derek prese la bacchetta con la mano libera e li aiutò facendo lievitare il baule fino al divano. Lo aprì con un semplice alohomora e appellò una boccetta di rimpolpasangue.

Aiutò Stiles a mettersi seduto, sorreggendolo contro il suo petto, mentre Mike e Maggie si appollaiavano all'altro lato di Stiles, ansiosi e pieni di paura.

Avvicinò la boccetta alle labbra di Stiles, che aprì obbediente la bocca e lasciò che Derek lo aiutasse a bere.

Già alla terza sorsata Derek poteva dire che stesse meglio. Stiles finì di bere la pozione da solo, senza l'aiuto di Derek, e a ogni sorso sedeva un po' più dritto sul divano e prendeva colore sulle guance.

Una volta finita, Stiles lasciò cadere la boccetta vuota sul pavimento, pulendosi poi la bocca con il dorso della mano e sorridendo con i suoi stupidi occhi brillanti, come se avesse appena vinto al gioco più bello del mondo.

Derek lo avrebbe ucciso.

-Beh. È stato interessante. -

Immediatamente Mike e Maggie gli furono addosso con tanta veemenza che Derek fu costretto ad alzarsi dal divano.

Osservò stupito e un po' commosso i due bambini, uno premuto contro ogni lato di Stiles, abbracciati a lui in una palla tremante e singhiozzante.

Stiles li cullò, stringendoli a sé e sussurrando parole confortanti alle loro orecchie.

Sono solo preoccupato che Stilinski possa crollare, quando i ragazzi andranno via. È mancato poco che andasse a pezzi quando sua madre è morta, non posso permettermi che perda di nuovo la testa.

Fu quel pensiero a far agire Derek.

-Okay, basta così – esordì con tono più duro del dovuto, avvicinandosi al divano – Lo state soffocando e ha bisogno di respirare. -

Stiles gli lanciò un'occhiataccia da sopra i capelli di Maggie.

-Non mi danno fastidio – protestò, ma Derek aveva già sollevato Mike dalle ascelle e lo aveva posato per terra.

-Non importa, hai bisogno di riposare – ribatté con forza Derek, guardando in modo eloquente Maggie, ancora avvolta con forza intorno a Stiles.

La ragazzina gli lanciò un'occhiata rancorosa, ma scivolò un po' lontana da Stiles, asciugandosi con discrezione gli occhi.

Derek la guardò e si sentì un po' in colpa.

Non l'aveva mai vista piangere per i suoi genitori o per sua sorella, ma adesso ecco che piangeva per Stiles.

Derek non poteva permettere che Stiles e i bambini si affezionassero più di quanto avevano già fatto gli uni agli altri.

Avrebbe reso il distacco solo più fottutamente doloroso e Derek non poteva permettersi di riavere uno Stiles nelle stesse condizioni in cui era stato dopo la morte di Claudia.

Non avrebbe potuto sopportarlo.

-Come stai, Stiles? - pigolò Mike, accontentandosi di appendersi ai jeans di Stiles.

Stiles gli sorrise, allungandosi per accarezzargli i capelli.

-Alla grande, campione. Mai stato meglio. -

Derek sbuffò forte, ma non lo contraddisse.

-Che cosa è successo? - chiese Maggie, ancora molto pallida.

Stiles le strinse la mano in maniera confortante, scuotendo la testa.

-Niente, Maggie. Solo un piccolo incidente sul lavoro. Ma sto bene. Mi dispiace di avervi spaventato. -

Mike tirò rumorosamente su con il naso.

-Non venivate per pranzo e abbiamo pensato... abbiamo pensato che foste morti – confessò, piagnucolando.

-Mike! - lo riprese la sorella, imbarazzata, ma Stiles si limitò ad alternare lo sguardo dall'uno all'altra, stupito e commosso insieme.

Anche Derek si sentiva così, ma stava facendo del suo meglio per mantenere un'espressione impassibile.

-Avete pensato questo? - mormorò Stiles, tirando Maggie di nuovo vicino a lui e cercando di sollevare Mike in grembo.

Derek alla fine ebbe pietà e si chinò per sollevare il bambino e posizionarlo con delicatezza in braccio a Stiles.

-Va tutto bene – mormorò Stiles, stringendo di nuovo i ragazzi a sé e baciandogli i capelli – Tutto bene. Non vado... non andiamo da nessuna parte. Mai. Lo prometto. -

Derek avrebbe voluto dirgli quanto fosse stupido da parte sua fare quel tipo di promessa a due orfani. Avrebbe voluto dirgli che non potevano dirgli che sarebbero stati sempre con loro, perché non era vero, perché, come aveva detto Argent, non avrebbero potuto tenerli per sempre.

Ma scorse una luce vulnerabile negli occhi di Stiles ed era così raro scorgerla, che desistette dal dire quello che avrebbe voluto.

Invece, si avvicinò al divano e posò esitante una mano sulla testa scombinata di Maggie.

E la ragazzina, per la prima volta in assoluto, si girò di scatto e lo abbracciò forte, la testa affondata contro la sua maglia e le braccia strette intorno ai suoi fianchi.

Derek imprecò dentro di sé, ma non poté fare altro che ricambiare l'abbraccio, accarezzando con dolcezza i capelli di Maggie.

 

 

 

Derek sapeva di essere stato soffocante per tutto il giorno.

Ma non riusciva a impedirselo.

Era stato davvero troppo preoccupato per Stiles per riuscire a non essere insopportabile, adesso.

-Riesco a mettermi a letto da solo! - protestò esasperato, mentre Derek, ignorandolo, lo stava aiutando a sdraiarsi sotto le coperte.

-Dovresti dormire in un letto vero, non in un fottuto divano-letto – borbottò, scontento.

Stiles gli lanciò un'occhiata mezzo divertita e mezzo irritata.

-Derek, smettila di comportarti come se avessi subito un duplice trapianto al cuore. Sto bene. -

-Non ho idea di cosa tu stia dicendo, ma stai zitto – ribatté Derek con forza, sistemandogli con attenzione il cuscino dietro la testa.

Stiles rise piano, un suono che scaldò un po' il cuore a Derek.

-Giusto. Dimenticavo che sei uno spocchioso purosangue che non sa niente di chirurgia babbana. -

-Zitto – ripeté Derek, ma il suo tono era fastidiosamente morbido.

Stiles sospirò, sorridendogli con gli occhi.

Batté allegro una mano sulla parte vuota di materasso accanto a lui e Derek si lasciò sfuggire un piccolo sorriso esasperato.

-Avanti, Sourpuff. Smetti di fare la crocerossina e vieni a letto. È stata una giornata dura anche per te. -

Derek non protestò, lasciandosi scivolare con attenzione vicino a Stiles, attento a non scontrarlo in nessuna maniera.

Il ragazzo se ne accorse e gli scoccò l'ennesimo ghigno esasperato.

-Non sono fatto di cristallo, Derek. -

Derek scosse la testa, incapace di dirgli a parole cose avesse significato per lui vederlo incosciente e pallido tra le sue braccia. Invece, si rannicchiò su un fianco, il viso rivolto verso l'altro.

Stiles imitò la sua posizione, in modo che fossero faccia a faccia.

-Non farlo mai più – mormorò Derek, con un'espressione seria e terribile.

Stiles sbuffò un sorriso, gli occhi che brillavano luminosi nella penombra.

-Cercherò di non prendere più un incantesimo tagliuzzante da un vampiro, promesso. -

Derek annuì, prendendo assolutamente sul serio lo scherzo dell'altro.

-Bene. O dovrò ucciderti. -

Stiles scoppiò a ridere e questo, finalmente, fece sentire Derek un po' meglio.

-Solo tu puoi suonare minaccioso e tenero insieme, Sourpuff. -

-Come ti senti ora? - lo ignorò Derek, squadrandolo preoccupato.

Stiles gli sorrise con dolcezza. Non sorrideva mai in quel modo, solo quando Derek faceva particolarmente il “tassorosso senza speranze”, qualsiasi cosa volesse dire.

-Benone. Quella pozione ha funzionato alla grande. -

Derek esitò, sentendosi improvvisamente tutto caldo.

-E... ricordi cos'è successo prima di svenire? -

Stiles lo fissò, adesso serio.

-Certo. Mi hai baciato. -

Lo aveva detto con un tono strano, quasi sommesso. Derek non riusciva in alcun modo a ricambiare il suo sguardo.

-Mi dispiace – borbottò, fissando un punto a caso del muro dietro la testa di Stiles.

Lo vide scuotere la testa con la coda dell'occhio.

-Non scusarti – Stiles sembrò esitare, il suo odore si era fatto cauto e nervoso – Posso chiedere cosa significasse per te? -

Derek si sentì sprofondare nel panico. Non poteva dirgli la verità. Non dopo che aveva appena scoperto di Lydia e aveva il cuore spezzato.

Stiles non si meritava di dover fare il conto anche con gli stupidi sentimenti non corrisposti di Derek.

-Niente – disse quindi, velocemente, passandosi la lingua sulle labbra – Era l'adrenalina. Sai, la scazzottata con Jackson, il nostro litigio, tu che sei stato ferito in missione. Eri... eri troppo vicino e mi è venuto spontaneo. E poi il lupo pazzo... insomma è successo. Ma è tutto qui. Non significa niente. -

Stiles rimase in silenzio così a lungo, che Derek fu costretto a sollevare gli occhi nei suoi.

Gli occhi di Stiles erano indecifrabili, ma sorrideva.

-Certo, immaginavo, tranquillo. Adrenalina. Anche per me non significava niente. -

Lo so, pensò Derek, un po' depresso. Non aveva nemmeno bisogno di controllare i battiti di Stiles per sapere che non stava mentendo.

-Ehi – lo richiamò Stiles con dolcezza, strisciando più vicino – Tutto bene? Ti sei incupito. -

Derek gli lanciò una rapida occhiata, imbronciato.

-Sono sempre cupo – borbottò, facendo ridere l'altro.

-Vero. Un piccolo tasso imbronciato e tenero, ecco cosa sei – mormorò, con affetto.

Derek scosse esasperato la testa, mentre Stiles gli scoccava uno di quei sorrisi luminosi che lo facevano sentire in pace con se stesso.

-Dormi, Sourpuff. Domani ci aspetta una lunga giornata. -

Derek annuì, fingendo di chiudere gli occhi.

Ma non appena sentì il respiro di Stiles farsi pesante, li aprì di nuovo, fissandolo intensamente e controllando in modo compulsivo i battiti del suo cuore, per essere sicuro che stesse davvero bene.

Non riuscì a prendere sonno finché Stiles, con un mugugno assonnato, allungò una mano e gli strinse con forza il davanti della maglietta.

Solo allora Derek si sentì abbastanza tranquillo da abbandonarsi al sonno, la mano sovrapposta delicatamente a quella di Stiles.

 

 

 

Derek non poté fare a meno di lanciare un'occhiata apprensiva a Stiles, mentre varcavano le porte del dipartimento.

-Sei sicuro che non ti giri la testa? Non hai nausea? La vista è nitida?-

Per tutta risposta, Stiles scoppiò a ridere, aumentando la convinzione di Derek che fosse un deficiente.

-Derek, smettila! Quante volte dovrò dirti che sto bene? -

Non una di troppo, pensò Derek, senza perderlo di vista.

Non era solo colpa sua, comunque.

Il lupo era sempre più protettivo e possessivo nei confronti di Stiles e quello che era successo il giorno prima non aveva fatto altro che agitarlo di più.

-Penso solo che avresti potuto stare a casa a riposarti. Non sarebbe morto nessuno – borbottò, imbronciato.

Stiles gli lanciò un'occhiata divertita.

-Sarei morto io, Tassorosso! Di noia! È incredibile che tu non mi conosca affatto! -

-È proprio perché ti conosco che mi ero fatto spedire tutto il cofanetto di Star Wars da Boyd. Almeno avresti avuto qualcosa da fare, a casa. Al sicuro. -

Stiles rise di nuovo e Derek avrebbe voluto irritarsi, ma Stiles aveva una risata fottutamente carina.

-Sai, è inquietante il fatto che tu abbia questo aspetto tenebroso e poi tu sia semplicemente... -

Ma Derek non seppe mai cosa fosse semplicemente, perché Stiles si bloccò di colpo, facendolo quasi finire addosso alla sua schiena.

-Stiles, che cazzo... -

Ma si interruppe anche lui non appena mise a fuoco la scena da sopra la spalla di Stiles.

Jackson e Lydia erano in piedi vicino alla caraffa di caffè dell'area relax. Erano molto vicini e Lydia teneva una mano sulla guancia del ragazzo, mentre Jackson giocava distrattamente con una ciocca di capelli di Lydia.

Derek provò un certo compiacimento nel constatare che Jackson fosse ridotto piuttosto male. Ancora non avevano inventato un incantesimo per nascondere i lividi, a quanto sembrava.

A un certo punto, Lydia voltò appena la testa verso di loro e spalancò gli occhi, mortificata.

-Stiles! - esclamò con un tono di voce sorprendentemente morbido, facendo scivolare con delicatezza la mano dalla guancia di Jackson.

Derek non poteva vedere Stiles in faccia, ma poteva vedere quanto fossero rigidi i muscoli del collo e come fossero serrate le sue mani lungo i fianchi.

-Stiles, possiamo parlare? Per favore? - domandò Lydia, facendo un piccolo passo verso di loro.

Jackson continuò a mantenersi un po' a distanza, evitando accuratamente lo sguardo di Derek.

In qualsiasi altro momento l'ego di Derek si sarebbe gonfiato, ma adesso era troppo preoccupato per Stiles per rallegrarsi di aver preso a botte Jackson.

-Scusa Lydia – riuscì a dire Stiles, con voce roca, dopo quelle che parvero ore – Ma ho un sacco di lavoro da fare. -

-Stiles... - cominciò Lydia, con quella che sembrava una voce addolorata, ma Stiles non le diede modo di dire niente, affrettando il passo verso il loro ufficio e allontanandosi da loro.

-Stiles! - Lydia fece per seguirlo, ma Derek le bloccò la strada, squadrandola con freddezza. Lydia ricambiò immediatamente con uno sguardo sprezzante, inarcando le sopracciglia perfette.

-Penso che gli dovresti lasciare dello spazio – disse Derek, cercando di mantenere un tono calmo.

-Ehi, chi ti credi di essere, lupo pazzo?! -

Jackson si fece avanti, bellicoso, ma bastò un solo sguardo da parte di Lydia per bloccarlo.

-Jacks, non ti sono bastate le botte di ieri? Ci penso io qui – disse decisa e Derek quasi provò ammirazione.

Perlomeno, sembrava sicuramente più sveglia di Jackson, anche se non meno stronza.

Lydia riportò gli occhi in quelli di Derek, con un'espressione dura.

-Penso di avere il diritto di spiegarmi con Stiles. -

Derek inarcò le sopracciglia.

-Perché? Lo hai sempre trattato di merda e adesso improvvisamente ti importa di lui? - domandò, gioendo internamente quando la vide sobbalzare, colpita.

-Non sapevo che provasse qualcosa per me. Non davvero – disse piano e Derek scoppiò in una risata sarcastica, senza dubbio imparata da Stiles.

-Beh, saresti stata l'unica in tutto il mondo a non saperlo – la sua voce suonava amara alle sue stesse orecchie, ma non poteva farci niente – Era chiaro come il sole che fosse innamorato di te. Hai solo deciso che non ti importava. -

Lydia rimase in silenzio, lo sguardo indecifrabile e pensieroso.

Derek si esibì in un sorriso fasullo, facendo un passo indietro.

-Ora scusami, ma abbiamo davvero molto lavoro da fare – lanciò uno sguardo sereno a Jackson, che lo stava fissando con odio – È sempre un piacere, Whittemore. -

Jackson biascicò qualche insulto rabbioso, ma Derek si stava già allontanando a passo svelto, del tutto intenzionato a raggiungere Stiles prima che decidesse di annegare i suoi dolori nel whisky incendiario.

In quello era molto simile a Peter. E spiegava perché andassero così d'accordo, oltre per la passione nel prendersi gioco di Derek, che avevano in comune.

Non appena varcò la porta dell'ufficio, Stiles gli fu addosso, gli occhi pieni di ansia e una buffa espressione di disapprovazione sul volto.

-Perché ci hai messo così tanto? Avresti dovuto sostenermi nella mia uscita di scena drammatica, non lasciarmi andare da solo come un idiota!-

Derek inarcò un sopracciglio, allontanando delicatamente Stiles mentre controllava con discrezione il suo battito cardiaco, giusto per assicurarsi che non gli stesse venendo un infarto.

-Stiles, ti ho raggiunto circa due minuti dopo. -

-Beh, due minuti di troppo! - esclamò Stiles ed era talmente ridicolo che Derek ridacchiò piano.

Tutta l'espressione di Stiles si addolcì di colpo.

-Ah, lascia perdere. Non ce la faccio ad avercela con te quando fai emergere il tuo lato da tasso – borbottò imbronciato, allontanandosi verso la scrivania di Derek e issandosi sopra, con totale noncuranza di tutte le cose che c'erano appoggiate.

Derek scosse la testa con un piccolo sorriso rassegnato, sedendosi invece sulla propria sedia.

-Se ti può consolare, Jackson ha un aspetto orrendo - disse poi, con tono stranamente allegro.

Stiles cercò di guardarlo male, ma Derek avrebbe potuto dire anche ad occhi chiusi che stesse disperatamente lottando contro un sorriso.

-Non mi consola, Derek. È stata una cosa stupida da parte tua attaccarlo, non dovresti andarci fiero. -

Derek inarcò un sopracciglio, un po' imbronciato.

-L'ho fatto nero – brontolò e Stiles non riuscì più a trattenere una risata.

-Okay, puoi andarci un po' fiero – si corresse, con un sorriso luminoso e indulgente, che restituì l'allegria a Derek.

Rimase a fissare un po' Stiles, che stava giocherellando con una statuina che gli aveva portato Cora da Parigi, poi trovò il coraggio di chiedergli quello a cui aveva pensato per buona parte della notte.

-Ieri Jackson ha detto che... quello che hai fatto con Lydia, lo avevi già fatto in passato. Sceglierti una persona che non ricambia i tuoi sentimenti – fece una pausa, notando con apprensione come Stiles si fosse lievemente irrigidito – Di chi parlava? -

Dopo un lungo istante in cui Derek si maledì per essersi spinto troppo oltre, Stiles sospirò profondamente, portando lo sguardo su Derek. Non sembrava arrabbiato o infastidito, per fortuna, solo un po' triste.

Il che forse era anche peggio, perché Derek odiava quando Stiles era triste. Succedeva così di raro che non sapeva mai come comportarsi. Era Stiles quello che riusciva sempre a fargli tornare il sorriso con una sola faccia buffa. Derek era più il tipo che si limitava a grugnire delle consolazioni o prendeva a botte la persona che lo aveva reso triste, ma Stiles non si era mai lamentato finora.

-Un ragazzo per cui ho avuto una cotta abbastanza... abbastanza devastante, ecco. A Hogwarts – rispose Stiles con un sorriso un po' teso, passandosi una mano sul retro del collo.

Immediatamente, il cervello di Derek mise insieme tutti i pezzi.

-La tua cotta di quando avevi quattordici anni? - domandò atono.

Stiles annuì, dondolando nervosamente le gambe nel vuoto.

-Già, proprio lui. -

-E come è andata tra voi? - domandò curioso, senza riuscire a impedirselo.

Stiles gli lanciò una lunga e strana occhiata calcolatrice prima di rispondere.

-Beh, in nessun modo. Non mi ha mai notato. Un giorno provai a parlargli, ma gli dissi a malapena ciao che mi mandò al diavolo e mi disse di levarmi di torno. Non mi ha nemmeno guardato - la sua espressione era triste, Derek non lo sopportava -Ero come... invisibile. -

Derek lo guardò incredulo, sentendo une lenta rabbia montargli in petto mentre il lupo ringhiava furioso. Inoltre, un mondo in cui Stiles potesse risultare invisibile gli sembrava francamente assurdo. Derek lo avrebbe notato anche in mezzo a una folla urlante.

-Tutto qui? Ti ha mandato al diavolo e non si è mai scusato? -

-Beh, tecnicamente mi ha augurato di andare in pasto ai troll – precisò Stiles, con gli occhi che brillavano in modo strano in quelli di Derek – Sai, purosangue. -

-Che razza di stronzo! - sbottò Derek, senza riuscire a trattenersi.

Stiles sembrò sorpreso dalla sua rabbia, il che era un po' deprimente per Derek. Non riteneva che la loro amicizia fosse abbastanza forte, dopo quattro anni, da rendere legittima la sua indignazione?

-Lascia stare, ormai è acqua passata. Non ci penso quasi più – disse poi, con un sorriso che però non gli raggiunse gli occhi.

Derek lo guardò, arrabbiato.

-Rimane comunque un deficiente -

Stiles d'un tratto scoppiò a ridere, facendo imbronciare Derek ancora di più.

-Sì, immagino che tu abbia un pochino ragione – disse infine Stiles, con un ghigno storto.

Ho ragione. Nessuno con un minimo di intelligenza ti rifiuterebbe.

Questo Derek però lo pensò e basta, troppo emotivamente costipato per dirlo ad alta voce.

Stiles lo guardò, aumentando il suo ghigno.

-Forse Jackson non ha tutti i torti, comunque. Dovrei cominciare a uscire con persone a cui veramente interesso – buttò fuori una piccola risata, mentre il cuore di Derek perdeva un colpo. Possibile che si riferisse...

-Dovrei dire di sì ad Isaac per quel caffè, dopotutto. -

Derek gelò completamente.

Il lupo cominciò a ringhiare piano, minaccioso.

-Cosa? - domandò, cercando di mantenere un tono neutro.

Stiles si strinse nelle spalle, senza perdere quell'aria divertita che incomprensibilmente faceva venire voglia a Derek di prendere a pugni qualcosa.

O Isaac.

-Penso che abbia una cotta per me. Mi ha chiesto di uscire un mese fa, ma io gli ho detto di no perché, lo sai, Lydia. Comunque è stato piuttosto adorabile – Stiles rise di nuovo, in una maniera così soffice che Derek sentì ribollire la rabbia nelle vene – È proprio un tasso senza speranze. Era tutto rosso, balbettava e non riusciva a guardarmi negli occhi. Mi è un po' dispiaciuto respingerlo, in effetti. -

Okay, questo era troppo. Non solo Stiles si mostrava pentito all'idea di non essere uscito con Isaac, Isaac, ma lo aveva pure chiamato tasso.

Tasso.

Questo era il modo in cui chiamava Derek, non Isaac Sciarpa Perenne Lahey.

Per cui Derek non si stupì più di tanto, quando il lupo decise di palesarsi.

Stiles invece balzò giù dalla scrivania, guardando sbalordito le zanne e gli artigli di Derek in bella mostra e i suoi occhi di un giallo luminoso.

-Derek, calmati! - ansimò, facendo il giro della scrivania fino a trovarsi di fronte a Derek.

Derek avrebbe voluto dire a Stiles di stargli lontano, perché aveva evidentemente perso il controllo del lupo e non voleva fargli del male, ma tutto quello che riusciva a fare era emettere un ringhio basso e minaccioso.

Visto che Stiles era un masochista idiota e leale in modo irritante, ovviamente si inginocchiò di fronte a Derek, ignorando il fatto che ormai fosse parzialmente trasformato.

Gli mise le mani sulle ginocchia e Derek sentì subito il lupo alzare la testa, attento e un po' più calmo.

-Ehi, sourpuff. Calmati – sussurrò, accarezzandogli le gambe e guardandolo negli occhi – Smetti di fare il lupo pazzo. -

A ogni carezza di Stiles, Derek sentiva di riacquistare un po' più di controllo di sé.

Capì di essere tornato alla normalità, quando Stiles gli rivolse un grosso sorriso sollevato.

-Ehi. Bentornato. -

Derek evitò lo sguardo di Stiles, sentendosi imbarazzato e a disagio.

-Scusa – borbottò, con voce roca.

Vide Stiles scuotere la testa con la coda dell'occhio.

-Non devi scusarti. Starai meglio quando troverai il tuo compagno. Non è colpa tua. -

Invece sì, pensò Derek, sentendosi profondamente in colpa.

Avrebbe dovuto parlare con Stiles. Era quello che tutti continuavano a dirgli, Peter, Argent e persino il suo lupo pazzo.

Stiles meritava di sapere cosa stesse succedendo, meritava di sapere perché non poteva semplicemente trovare il suo compagno di vita.

Ma aveva troppa paura di come Stiles avrebbe reagito alla notizia di essere proprio lui quel compagno.

Derek aveva sopportato molto cose brutte nella sua vita.

Ma non pensava che avrebbe mai potuto sopportare di perdere Stiles.

-Derek, comincio a essere preoccupato – sussurrò Stiles e il suo tono era così stranamente serio che Derek non poté fare a meno di riportare lo sguardo su di lui – Cominci a perdere il controllo sempre più spesso e in modo sempre più violento. Ho paura che tu possa farti male. -

Derek emise un grugnito incredulo, mentre il suo cuore accelerava a dismisura.

-Ti preoccupa che io possa farmi del male? Una persona sensata avrebbe paura che io possa fare del male agli altri. A te. Sono io il licantropo, Stiles. Sono io il mostro. -

Stiles scosse la testa, stringendogli le ginocchia e guardandolo quasi con rabbia.

-Non dire più queste stronzate. E non me ne frega un cazzo degli altri. Sono un serpeverde, mi preoccupo solo delle persone a cui tengo. Quindi, indovina un po', è di te che mi preoccupo, Tassorosso. -

Derek gli rivolse un'espressione quasi vuota, ma il suo cuore continuava a battere in modo assurdamente forte.

-Non ti devi preoccupare – disse infine, riuscendo con molta difficoltà a vincere il proprio disagio emotivo per poter sovrapporre una mano di Stiles con la propria.

Stiles la strinse subito e Derek lo maledì internamente, perché di questo passo gli sarebbe scoppiato il cuore e avrebbe avuto la morte più patetica di sempre.

-Promettimi che prenderai sul serio questa storia di trovare il tuo compagno, Derek – mormorò Stiles, serissimo, gli occhi che bruciavano in quelli di Derek – So che siamo impegnati con il caso dei mangiamorte e con Maggie e Mike, ma mi devi promettere che ti prenderai cura di te. Non posso vederti perdere il controllo così ogni volta. Non capisci l'ansia che provo per te. -

E Derek avrebbe potuto dire molte cose.

Avrebbe potuto dire a Stiles che non era colpa sua se il suo compagno fosse anche l'unica persona a cui non poteva dirlo.

Che non poteva credere che pensasse che Derek lo bacerebbe solo sotto l'effetto dell'adrenalina e non sempre, sempre, sempre.

Che era stupido da parte di Stiles essere in ansia per un licantropo che avrebbe potuto farlo fuori con un solo morso.

Ma più di tutto, avrebbe solo voluto dire a Stiles quanto fosse scioccamente e profondamente innamorato di lui.

-Te lo prometto – disse solo, godendosi per un istante la luce calda e fiduciosa negli occhi di Stiles e cercando di respingere il senso di colpa che risaliva amaro nel suo stomaco.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!

Innanzitutto, buona Pasqua a tutti anche se in ritardo!

Secondo, grazie di cuore a chiunque stia leggendo questa storia, so che vi sto facendo penare e che ormai questi sterek sono imbarazzanti (sono consapevole che ormai manca solo il segnale luminoso con scritto EHI IO TI AMO), ma abbiate pazienza!

Un grazie speciale alle mie cicce, come al solito. Vi amo <3

Un bacio a tutti,

Fede <3

ps: aggiornamento notturno così domani mattina si prova a studiare ahahah

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Capitolo 6
*** 6. Sei tu ***


6

 

Sei tu

 

Quella notte Derek era troppo turbato per riuscire a prendere sonno.

Nemmeno la mano di Stiles serrata sulla sua maglietta era di qualche conforto.

Continuava a pensare a Isaac, alla cotta non corrisposta di Stiles, al suo lupo pazzo, a Peter e Argent che gli dicevano di parlare con Stiles, al loro stupido bacio, a Stiles che gli sveniva tra le braccia e al terrore irrazionale di perderlo che aveva provato in quel momento.

In effetti, non era poi così sorprendente il fatto che non riuscisse a dormire.

Si passò frustrato le mani sulla faccia, mentre Stiles continuava a russare pacifico al suo fianco, la fronte che sfiorava appena la spalla di Derek.

Emise un lieve sospiro di sollievo quando finalmente Stiles lasciò andare la sua maglietta e si rannicchiò su un fianco, dandogli le spalle.

Derek ne approfittò per strisciare il più silenziosamente possibile fuori dal letto.

Aveva bisogno di un bicchiere d'acqua e di una pausa dall'odore aspro e così invitante di Stiles.

Il lupo era ancora irrequieto dall'episodio di quel pomeriggio e Derek non voleva tirare troppo la corda. Senza contare che aveva ben presenti le parole dello zio, sul fatto che avrebbe potuto ferire Stiles inavvertitamente, se avesse continuato a reprimere i suoi istinti.

Argent sarebbe dovuto diventare un uomo loquace e sorridente, prima che Derek permettesse una cosa del genere.

Si trascinò in cucina, aggrottando la fronte quando si rese conto che la luce era accesa, la porta socchiusa.

La spinse piano, rivelando la figura esile di Maggie, rannicchiata su una sedia con una tazza di latte sul tavolo davanti a sé e quello che sembrava un foglio di carta in grembo.

-Maggie? - la chiamò, sorpreso e un po' contrariato.

Erano le tre di notte, che ci faceva sveglia?

La ragazzina sollevò di scatto lo sguardo su di lui, mettendosi immediatamente sulla difensiva.

Nonostante il loro goffo abbraccio della sera prima, era chiaro che Stiles si mantenesse ancora in modo saldo il preferito della ragazza.

-Che ci fai in piedi? - domandò Derek e anche se avrebbe voluto risultare rassicurante, non riuscì a impedire alla propria voce di uscire severa – Mike ha avuto un altro incubo? -

Ne aveva parecchi. Il che era comprensibile, visto che aveva assistito all'assassinio dei genitori e della sorella. Stiles gli aveva suggerito di disegnare ciò che sognava, con la speranza che il bambino gli rivelasse inconsapevolmente il volto di uno dei colpevoli o qualche indizio che potesse aiutare con le indagini, ma finora aveva prodotto solo scarabocchi violenti e senza senso. Stiles si rifiutava di interrogare di nuovo Mike in modo diretto e Derek, memore del pianto isterico del bambino, era più che d'accordo. Usare la legilmanzia o del veritaserum su un bambino così piccolo era illegale, così non potevano fare altro che aspettare.

Maggie si irrigidì, stringendo le labbra.

-No. Io l'ho avuto. Ma immagino che non abbia importanza – disse freddamente, facendo per alzarsi.

-Ehi, ehi, aspetta! - esclamò sottovoce Derek, facendo un passo avanti con le braccia tese, come per fermarla, dandosi mentalmente dell'idiota.

Continuava a fare passi falsi con Maggie e la cosa era assolutamente frustrante.

Maggie inarcò un sopracciglio, ma rimase comunque seduta.

-Aspetta – ripeté Derek in tono più calmo, avvicinandosi alla ragazzina e trascinando una sedia di fronte a lei – Certo che ha importanza se hai un incubo, Maggie. Mike non è l'unico che ha il diritto di stare male. -

Prendendolo di sorpresa, Maggie gli rivolse uno sguardo di rabbia pura.

-Ma tu che ne sai? Tu e Stiles vi comportate come se sapeste quello che Mike ed io stiamo passando, come se poteste fare veramente qualcosa per farci stare meglio! Beh, indovina un po', non potete capire e non potete aggiustarci! -

Per un attimo, la somiglianza tra Maggie e Stiles travolse Derek in modo così improvviso da lasciarlo senza parole.

Maggie aveva lo stesso sguardo orgoglioso e ferito, lo stesso modo di fare di Stiles, la stessa rabbia sarcastica, tanto che per un istante Derek provò un senso di inaspettata tenerezza.

-Cosa ti dà la certezza che non possiamo capire quello che state passando? - domandò, con voce calma, ma decisa, guardandola negli occhi – Come sai che non ho perso i miei genitori quando avevo due anni, anche loro uccisi da un mangiamorte, mentre io ero nell'altra stanza? Come sai che non ho pianto per ore tra le braccia di mia sorella maggiore, mentre la mia sorellina piangeva nella culla, finché mio zio non ci ha trovato? -

Gli occhi grigi di Maggie si spalancarono a dismisura, ma Derek non le diede modo di dire niente.

-Come sai che Stiles non ha perso sua madre per via di una stupida vendetta tra mangiamorte? Maggie, nessuno mette in dubbio che tu e Mike stiate soffrendo e hai ragione, non dovremmo provare ad aggiustarvi. Certe cose non le puoi aggiustare. Ma non dovresti dare per scontato il fatto che non possiamo capire. Perché purtroppo capiamo. Fin troppo bene. -

Maggie lo fissò intensamente, in silenzio.

Sembrava pentita e Derek provò l'istantaneo bisogno di rassicurarla, conscio di essere stato un' troppo duro.

-Ascolta Maggie, io... -

-Mangiamorte? È così che si chiamano gli uomini che hanno ucciso i vostri genitori? Hanno ucciso anche i miei genitori e Susan? -

Derek esitò solo un istante, poi annuì con cautela.

- Sì, anche se gli uomini che hanno ucciso tua sorella e i tuoi genitori non sono propriamente mangiamorte. Vedi, i veri mangiamorte sono stati catturati quando Voldemort è caduto, un mago oscuro esistito molto prima della tua nascita. I pazzi che hanno fatto del male alla tua famiglia appartengono a una setta che vorrebbe riportare in auge l'ideologia dei tempi di Voldemort. Hanno ucciso molte persone nell'ultimo anno. -

Maggie lo fissò, sempre con quegli occhi grigi e troppo seri per una ragazza di tredici anni.

-Perché? - chiese soltanto, con una sorta di rabbia repressa che ancora una volta gli ricordò Stiles in modo quasi doloroso.

Anche Derek indurì il suo sguardo.

-Pensano che la magia dovrebbe essere usata solo dai cosiddetti purosangue. Secondo loro i... i nati babbani dovrebbero essere estirpati per rendere... per rendere il mondo un posto più puro. -

-Nati babbani? - ripeté Maggie, in tono incerto.

Derek sospirò, passandosi una mano sul volto. Avrebbe solo voluto interrompere quella conversazione dolorosa, ma sapeva di dovere delle spiegazioni a Maggie. Mike era ancora troppo piccolo per capire, ma Maggie era diversa. Meritava di sapere.

-È un termine dispregiativo con cui chiamano le persone come te e Mike. Persone magiche nate da genitori senza poteri magici. Noi li chiamiamo babbani. -

Maggie aggrottò la fronte.

-Anche Susan era una nata babbana? -

Derek scosse la testa.

-No. Susan non aveva poteri magici, per questo non frequentava Hogwarts. Era una babbana, come i tuoi genitori. -

-Le sarebbe piaciuta un sacco Hogwarts – sussurrò Maggie, senza guardarlo – Soprattutto Cura delle Creature Magiche. Le piacciono un sacco gli animali. -

Derek rimase in silenzio, il cuore stretto in una morsa alla realizzazione che Maggie avesse usato il presente.

-Quindi anche tu e Stiles siete dei nati babbani? - domandò poi Maggie, prendendolo di sprovvista – Per questo hanno ucciso anche i vostri genitori?-

Derek si passò nervosamente la lingua sulle labbra.

-Non esattamente. Stiles è un mezzosangue. Significa che suo papà è un babbano e sua mamma era una strega. Sua mamma era anche la figlia di un potente mangiamorte, ma ha rinnegato la sua famiglia ed è scappata di casa per sposare il padre di Stiles. Per questo è stata uccisa. -

Maggie rimase in silenzio, pensierosa.

-Non posso credere che Stiles abbia qualcosa a che fare con quelle persone – sbottò poi, quasi con rabbia – È troppo buono. -

-Lo è – disse subito Derek con fervore, forse con fin troppo fervore, a giudicare dal sopracciglio inarcato di Maggie – È l'uomo migliore che io conosca. Non ha niente a che vedere con suo nonno. Il suo sangue non conta niente. Anzi, conta. Perché sua madre era una strega brillante e gentile, mentre suo padre è uno sceriffo onesto e ligio al dovere. Stiles ha preso ogni cosa da loro. È...Stiles è ogni cosa straordinaria esista al mondo. -

Maggie lo soppesò seriamente, tanto da metterlo quasi a disagio.

-E tu? - chiese infine, curiosa – Sei un mezzosangue anche tu? -

-No – Derek fece una pausa, sentendosi la gola secca – Io sono un purosangue. -

Maggie si corrucciò.

-Non capisco. Perché allora i mangiamorte hanno ucciso la tua mamma e il tuo papà? Che motivi avevano? -

-Perché sono un purosangue solo per quanto riguarda la magia – spiegò Derek, amaro – Per il resto sono un ibrido. -

Maggie continuava ad apparire confusa e Derek emise un sospiro profondo.

-Se ti faccio vedere una cosa, prometti di non spaventarti? -

Maggie mise su un'espressione sdegnata e orgogliosa così da Stiles, che Derek non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

-Non ho paura di niente. -

Derek scosse la testa, chiudendo gli occhi.

-Bene, allora. -

Quando li riaprì, erano di un giallo brillante e Maggie li stava fissando stranamente affascinata.

-I tuoi occhi – ansimò, allungando esitante una mano verso il viso di Derek per poi abbassarla subito dopo – Perché hanno cambiato colore? -

-Perché sono un lupo mannaro. E per i mangiamorte è quasi peggio che essere un nato babbano. -

Maggie rimase in silenzio, nessuna espressione tangibile sul viso.

Derek sospirò di nuovo, facendo tornare gli occhi al consueto verde.

-Mi dispiace di averti turbata, cercavo solo... -

Ma Maggie gli sfiorò inaspettatamente una mano con la punta delle dita, interrompendolo.

A Derek sembrò di scorgere una morbidezza del tutto nuova nel suo sguardo.

-Grazie per avermelo detto. Non deve essere una cosa facile da condividere con le persone. Le persone sono stupide e non sempre capiscono. -

Derek la fissò, incredulo e con un'inaspettata voglia di ridere.

Nessuno aveva mai reagito così bene al fatto che fosse un licantropo.

Persino Erica e Boyd avevano avuto la loro settimana di rifiuto, prima di correre da lui invocando perdono.

Solo Stiles si era comportato sempre come se fosse una cosa assolutamente normale, persino una cosa figa.

Maggie gli assomigliava davvero più di quanto fosse lecito.

-Grazie a te, per aver capito – riuscì a dire infine, impacciato come ogni volta che doveva affrontare le proprie emozioni, ma Maggie produsse un minuscolo sorriso, per cui pensò di non essere andato poi così male.

-E mi dispiace per quello che ho detto prima – aggiunse, con un po' di imbarazzo sul viso pallido – Sul fatto che tu e Stiles non potevate capire. -

Derek le strinse la mano, sorridendole gentilmente.

-È stato già dimenticato. -

Si fissarono negli occhi, improvvisamente di nuovo impacciati e diffidenti.

Derek si schiarì la gola, lasciandole andare con delicatezza la mano.

-Beh. Devo abbracciarti adesso o...-

Maggie fece una smorfia, ritraendosi un po'.

-No. Ci siamo già abbracciati ieri. Non sono pronta a ripetere l'esperienza così presto. -

-Nemmeno io – disse subito Derek, sollevato.

Maggie gli sorrise di nuovo, questa volta più ampiamente, e Derek ricambiò subito.

-Penso che andrò a letto adesso. Grazie di avermi fatto compagnia – mormorò poi, sbadigliando e appoggiando il foglio che teneva in grembo sul tavolo, accanto alla tazza di latte quasi vuota.

Derek aggrottò la fronte.

-Quello cos'è? -

Maggie si strinse nelle spalle, scivolando con grazia giù dalla sua sedia.

-Solo un disegno che Mike ha fatto dopo un incubo. Lo stavo guardando perché di solito i suoi disegni non hanno un senso, ma questo ha quasi una forma – Maggie era già quasi vicino alla porta, mentre Derek allungava una mano verso il foglio stropicciato – In effetti, sembra quasi un lupo. -

Derek sollevò di scatto il volto verso di lei, ma Maggie era già uscita dalla cucina.

Con uno strano nervosismo, Derek si concentrò sul disegno di Mike.

In effetti, disegnato con l'inconfondibile mano goffa e incerta di un bambino di sei anni, c'era un lupo grigio che si stagliava sul bianco della pagina. Ma non fu quello ad attirare l'attenzione di Derek.

C'erano delle frecce disegnate sotto il lupo e quella che sembrava una catena.

In meno di un secondo, Derek era corso in salotto, il foglio stropicciato nel pugno destro.

Accese la luce della piccola lampada posta sul tavolo da caffè e si arrampicò sul letto, dove Stiles stava ancora russando dolcemente, ignaro di tutto.

-Stiles! Stiles, svegliati! Svegliati! - lo richiamò con voce bassa e concitata, scuotendolo con la mano libera.

Stiles grugnì, aprendo un solo occhio dopo parecchi minuti di richiami da parte di Derek.

-Tassorosso, tu mi piaci, ma questo potrebbe portarmi a odiarti per sempre, lo capisci, vero? - borbottò, infastidito.

-Guarda cosa ha disegnato Mike dopo un incubo – esclamò Derek, ignorandolo e sbattendogli in faccia il disegno.

Stiles brontolò scontento, mettendosi lentamente seduto e prendendo il foglio, senza rinunciare a guardare storto Derek.

-Giuro su Dio che se mi hai svegliato solo perché Mike ha confuso di nuovo il porpora con il rosso e tu lo trovi inaccettabile, io... -

-Guardalo e basta! - lo interruppe Derek, impaziente.

Stiles lo guardò di nuovo male, ma obbedì controvoglia.

Derek vide gli occhi di Stiles spalancarsi immediatamente, colto dalla sua stessa realizzazione.

-Ma questa... no, non può essere – esalò, guardando incredulo Derek, gli occhi spalancati e del tutto svegli.

Derek annuì cupo, gli occhi fissi sul disegno.

Il lupo aveva un'aria sinistra alla luce fioca della lampada e le frecce sembravano sul punto di colpirlo a morte.

-Sì. È la collana di Allison Argent. Allison Argent era lì, la notte in cui i Dalton sono stati uccisi. -

 

 

 

 

-Non lo so, Tassorosso – Stiles schiantò con noncuranza un mago, mentre guardava perplesso Derek – È solo un disegno. Non dimostra niente. -

-Non dimostra niente? - ripeté Derek con rabbia, facendo cenno a Stiles di chinarsi mentre schiantava una strega alle sue spalle – Mike ha disegnato quella fottuta collana dopo un incubo. Un incubo sulla morte dei suoi genitori e di sua sorella. È ovvio che c'entri qualcosa. -

-Dimentichi che Allison si è presa cura di Mike, quando lo abbiamo portato al dipartimento. Forse l'ha vista lì e l'ha disegnata – ribatté Stiles, tirando delicatamente via Derek per poter schiantare il mago di prima, che aveva cominciato a rialzarsi.

-Perché Mike dovrebbe disegnare la collana di Allison dopo un incubo, se non l'ha vista in un momento traumatico per lui? - rispose Derek, irritato, mentre gettava un incantesimo legante su entrambi i maghi.

-È solo che non capisco perché Allison avrebbe dovuto fare una cosa del genere! - esclamò Stiles, facendo lievitare i due criminali fino alla Camaro – È la figlia del capo auror, lavora nel reparto pozioni dello stesso dipartimento! Senza contare che sia una delle persone più gentili che io conosca. Non è la prima persona che mi verrebbe in mente se mi chiedessero di pensare a un'efferata assassina con pregiudizi razziali, Sourpuff. -

Derek lo guardò male, lasciando che Stiles si mettesse al posto di guida mentre lui si sistemava sul sedile del passeggero, dopo aver gettato i due malviventi, legati come salami, sul sedile posteriore.

-Non sempre bisogna avere l'aspetto o il carattere di un assassino per esserlo. Sei un auror, dovresti saperlo. -

Stiles si limitò a scuotere la testa, mettendo in moto, e Derek lo guardò con rabbia.

-Non vuoi accettare che quel che sto dicendo sia la verità solo perché è la fidanzata del tuo migliore amico – lo accusò, brusco.

Stiles gli lanciò un'occhiata in tralice, mentre la Camaro sfrecciava via da quella catapecchia abbandonata in mezzo al bosco.

-Beh, sì, perdonami ma mi troverei in una situazione lievemente imbarazzante se dovessi dire al mio migliore amico: “oh no Scott, non posso fare da testimone alle tue nozze, perché la tua futura moglie fa parte della setta dei mangiamorte a cui do la caccia da un anno e adesso devo spedirla ad Azkaban per sempre. Spero che riuscirai a superare la cosa”. -

-Non glielo dobbiamo dire per forza – suggerì Derek, cercando di essere incoraggiante – Potremmo arrestarla e basta. E poi scriviamo un biglietto a Scott. -

Stiles gli lanciò una rapida occhiata, incredulo e divertito al tempo stesso.

-Oh mio Dio. Ecco perché non dovresti mai parlare con la gente*. Sei un disastro sociale. -

Derek si imbronciò.

-E quale sarebbe il tuo piano? -

Stiles sospirò profondamente, incupendosi.

-Beh, anche se vorrei soltanto ignorare ciò che hai detto, le tue intuizioni si sono sempre rivelate giuste in passato. Ed è effettivamente strano che Mike abbia disegnato quella collana dopo un incubo – emise l'ennesimo sospiro – Immagino che dovremmo indagare a fondo su questa faccenda. -

Prima che Derek potesse mettere su la sua faccia da finalmente ti sei reso conto che avevo ragione io, Stiles lo ammonì con un'occhiata.

-Ma solo dopo che io avrò parlato con Scott. Non posso nascondergli una cosa così. Deve sapere che sto indagando sulla sua fidanzata. -

Derek gemette esasperato rovesciando indietro la testa sullo schienale.

-Che due boccini, Stiles! Così ci metteremo una vita. -

Stiles scoppiò in una risata divertita.

-Dovresti davvero smetterla con gli insulti da purosangue, Derek. È troppo facile prenderti in giro così. -

-Vai in pasto ai troll – borbottò Derek, facendolo ridere di nuovo, gli occhi che brillavano di una luce strana.

-È normale che litighiate durante un'operazione di cattura? - domandò il mago che avevano arrestato, un po' perplesso.

-Silenzio! - tuonarono Stiles e Derek, insieme.

 

 

 

Derek odiava Scott McCall.

No, questo era ingiusto.

In realtà Scott gli piaceva. Era un po' tonto a volte, ma era leale, gentile e onesto e conduceva un eccellente lavoro al Serraglio Stregato.

Ma odiava quando lui e Stiles si trovavano nella stessa stanza insieme.

-Stiles! -

Derek fece appena in tempo a scostarsi, che Stiles venne travolto dal grifondoro, che lo stritolò in un abbraccio.

Stiles rise, mentre lasciava pacche cameratesche sulla schiena dell'amico. Il capo di Scott, Alan Deaton, li guardava con un sorriso indulgente, dalla soglia della stanza privata dove lui e Scott visitavano gli animali.

Derek cercò di calmare il lupo, urlandogli internamente che Stiles non era suo, ma capì che fosse una battaglia persa quando vide Scott arruffare affettuosamente i capelli di Stiles.

Cominciò a ringhiare, calamitandosi subito tre sguardi sorpresi addosso.

-Derek! - sussurrò Stiles, staccandosi un po' da Scott e guardandolo preoccupato.

-Hai problemi a controllare il tuo lupo, Derek? - domandò Deaton, facendo un passo avanti e fissandolo intensamente, la fronte solcata da una ruga di preoccupazione.

Derek chiuse gli occhi, sia perché erano diventati gialli, sia perché non voleva che Deaton gli leggesse la verità in faccia. Era un vecchio amico di sua madre e, pur non essendo un licantropo, la sua professione di veterinario magico gli aveva conferito una conoscenza abbastanza vasta su tutte le creature.

Derek nutriva il forte sospetto che Deaton conoscesse benissimo i sintomi dovuti al reprimere troppo a lungo i sentimenti per il proprio compagno di vita.

-È tutto a posto – intervenne Stiles con forza e Derek lo sentì farsi più vicino.

Si odiò profondamente quando gli bastò il tocco leggero della dita fredde di Stiles sul dorso della mano, per smettere di ringhiare.

Aprì gli occhi e Stiles gli rivolse un grosso sorriso incoraggiante.

-Eccolo qui! Occhi verdi e tutto nella norma! Niente di cui preoccuparsi! -

Derek non poté fare a meno di rivolgergli un piccolo sorriso, più perché sapeva che Stiles, nonostante il tono allegro e spensierato, avesse bisogno di un'effettiva rassicurazione sul fatto che stesse bene, che perché avesse davvero voglia di sorridere.

-Mh – fece Deaton, che lo aveva guardato con la stessa espressione per tutto il tempo.

Derek evitò con forza il suo sguardo, continuando a specchiarsi negli occhi grandi e luminosi di Stiles.

-Amico, cosa ci fate qui? - intervenne Scott e, con grande sollievo di Derek, si mantenne abbastanza lontano da lui e Stiles.

-Oh – Stiles si allontanò da lui, dandogli le spalle, e Derek dovette fare un grande sforzo per trattenere le proteste del lupo – In effetti dovrei parlarti, Scott – lanciò una breve occhiata di scuse a Deaton – In privato. -

-Potete usare la stanza delle visite – disse subito l'uomo, scostandosi dalla porta.

Scott, con un'occhiata un po' preoccupata a Stiles, entrò nella stanza, con l'amico al seguito.

Derek si mosse per seguirli, ma Stiles si voltò verso di lui, con uno sguardo dispiaciuto e risoluto insieme.

-Dacci un minuto, okay, Tassorosso? -

Derek sapeva che fosse legittimo che Stiles volesse parlare al suo migliore amico di una cosa così delicata da solo, ma non poté evitare di risentirsi un po'.

La vocina nella sua testa che sussurrava quanto odiasse Scott, tornò a farsi sentire.

La sua faccia era comunque rimasta perfettamente impassibile.

-Certo – si limitò a dire, restando nella sala principale con Deaton.

Stiles gli rivolse un sorriso grato e un veloce occhiolino che per un istante lo fece sentire un po' meglio, poi la porta si richiuse alle sua spalle.

Se c'era una cosa che Derek odiava più della confidenza tra Scott e Stiles, era l'idea di restare da solo con Deaton, che aveva tutta l'aria di volerlo psicoanalizzare.

Lo studiava come se fosse stato uno dei kneazle che gli portavano al Serraglio, e la cosa faceva infuriare Derek.

Stava cercando di usare i suoi poteri per origliare la conversazione tra Scott e Stiles (era sicuro che Stiles avrebbe cercato in ogni modo di addolcire la pillola per Scott), ma Deaton scelse proprio quel momento per parlare.

-Stiles lo sa? -

Derek gli rivolse un'occhiata gelida.

-Sa cosa? - scandì, freddo come il ghiaccio.

Deaton inarcò un sopracciglio, senza lasciarsi minimamente scalfire dall'aria omicida di Derek.

-Immagino che questo sia un no. Hai intenzione di dirglielo? -

Derek meditò di ignorare la domanda, ma sapeva che Deaton avrebbe continuato a fissarlo con quel dannato sguardo intenso e mistico da guru spirituale finché non avesse parlato.

-No. -

Deaton sospirò e Derek strinse i pugni, cercando di ricordarsi che aveva già rischiato di essere licenziato per aver preso a pugni qualcuno e che la cosa non poteva ripetersi in alcun modo.

In fondo era ancora in servizio.

E Stiles avrebbe davvero sbroccato di brutto, oltretutto.

-Non penso sia una scelta saggia, Derek. -

-Non penso che siano affari tuoi – scattò Derek, odiando come la sua voce non uscì affatto minacciosa, ma petulante come quella di un bambino di cinque anni.

-Stiles ha il diritto di sapere – insistette Deaton, piano.

-Smettetela di dirmi che dovrei parlarne con Stiles! - esclamò Derek esasperato – E poi perché cazzo tutti lo sanno? -

Deaton inarcò entrambe le sopracciglia, con un'aria di sufficienza che riuscì ad aumentare ancora di più l'irritazione di Derek.

-Beh, perché sei davvero molto ovvio, Derek. Anzi, mi domando come Stiles possa non essersene accorto. -

Derek aprì la bocca, pronto a far emergere il bambino petulante in lui una volta per tutte e a insultarlo, ma in quel momento la porta della stanza privata si spalancò di colpo, rivelando uno Scott furioso.

-Tu devi scherzare! -

-Scott, per favore! - esclamò Stiles, in tono stranamente implorante, correndogli dietro.

-No, non voglio più sentire niente! Te ne devi andare! - urlò Scott, indicandogli la porta.

Derek inarcò un sopracciglio, avvicinandosi discretamente a Stiles, protettivo.

Forse l'amicizia tra Scott e Stiles non lo faceva impazzire, ma sapeva quanto fosse importante per Stiles e odiava sentire l'odore di angoscia su di lui.

Si mise tra i due, fissando risoluto Scott.

-Scott, non è colpa sua – disse spiccio– È stata una mia idea. -

Udì Stiles gemere esasperato alle sue spalle, ma lo ignorò.

Scott lo fissò, incredulo e furioso.

-È stata una tua idea? Che Allison sia una mangiamorte? -

-Aspetta, cosa? - esclamò Deaton, perdendo finalmente la sua flemma – Allison una mangiamorte? Di cosa stai parlando, Scott? -

-Vedi, questo era il motivo per cui volevo parlartene in privato!- esclamò Stiles, sarcastico, guardando male Scott da sopra la spalla di Derek – Sapevo che avresti fatto un dramma da grifondoro! -

-Dramma da grifondoro? - urlò Scott, facendo storcere il naso a Derek – Hai detto che la mia futura moglie è un'assassina! -

-Ho detto che forse è un'assassina!- si difese Stiles, risentito.

-Perché diavolo Allison dovrebbe essere un'assassina? - intervenne Deaton, confuso e perplesso – Lavora nel dipartimento auror, per l'amor del cielo. -

-Derek pensa che, visto che un bambino di sei anni traumatizzato ha disegnato la collana di Allison, collana che probabilmente ha visto mentre Allison si prendeva cura di lui in ufficio, questa sia una prova inconfutabile del fatto che Allison faccia parte della setta dei mangiamorte – rispose Scott, con un tono sorprendentemente velenoso e sarcastico.

Stiles doveva avergli insegnato qualche cosa, in tutti quegli anni di amicizia.

-L'ha disegnata dopo un incubo. Sulla sua famiglia che è stata assassinata – ribatté Derek, duro – Persino tu, Scott, dovrai ammettere che sia strano. -

-La collana di Allison? - domandò Deaton, prima che Scott potesse protestare – Quella con lo stemma degli Argent? -

Sia Derek che Stiles si voltarono a fissare l'uomo.

-Lo stemma degli Argent? - chiese Stiles, curioso.

-Gli Argent sono una delle più antiche famiglie purosangue del nostro mondo e come ogni famiglia purosangue hanno uno stemma – spiegò Deaton, paziente – Ad esempio, quello degli Hale è la triskele, come Derek sa. Quello degli Argent è il lupo circondato da frecce – rivolse quasi uno sguardo di scuse a Derek – Molto tempo fa, quando i licantropi erano perseguitati in massa, gli avi di Allison furono cacciatori di lupi mannari. -

-Delizioso – commentò Derek, piatto, strappando una risata sbuffata a Stiles.

-È stato una vita fa! - protestò Scott, indignato – Allison non farebbe male a una mosca, è una pozionista, aiuta le persone! Suo padre è il capo auror! Stiles la conosce, è anche sua amica! Stiles, come puoi pensare che Allison c'entri qualcosa?-

-Scott, anche io penso che Allison sia incapace di fare una cosa del genere, ma i genitori di Mike sono morti. E Mike ha solo sei anni. E Maggie, sua sorella, ne ha tredici. Dobbiamo capire perché abbia disegnato quella collana, lo capisci?- cercò di calmarlo Stiles, conciliante.

-È solo una collana! Sono sicuro che sia pieno di collane con lo stesso ciondolo! -

-In realtà no – intervenne Deaton – Essendo uno stemma familiare, solo i membri della famiglia possono portarlo. Fare riprodurre un ciondolo simile per qualcuno esterno alla famiglia, sarebbe considerato praticamente illegale. -

-Oh andiamo! - esclamò Scott, frustrato – Vuoi dirmi che in tutto il mondo solo Allison ha quel ciondolo? -

Deaton si strinse nelle spalle.

-Potrebbe averne uno anche Kate, è una Argent anche lei. -

Derek si voltò di scatto verso Stiles e capì dalla sua espressione che stessero pensando esattamente la stessa cosa.

-Anche Kate potrebbe avere una collana così? - domandò Stiles, in tono basso e serio.

-Sì, ma adesso cosa... - Scott si interruppe, alternando frenetico lo sguardo da Stiles a Derek, assolutamente incredulo – Oh ma certo! Prima era Allison l'assassina, adesso è sua zia! Mi pare logico! -

-Non abbiamo detto niente – si difese Stiles, anche se non in tono molto credibile.

-Non ce n'è bisogno, vi si legge in faccia cosa pensate! - Scott rivolse uno sguardo quasi tradito a Stiles – Come puoi credere a Derek e non a me? Siamo amici da quasi vent'anni! Derek si è accorto della tua esistenza da quanto, quattro anni? -

Derek aggrottò la fronte, confuso.

Che cosa stava cercando di insinuare, quell'idiota? Conosceva Stiles da quattro anni, come avrebbe potuto accorgersi prima della sua esistenza?

Si voltò verso Stiles, che aveva un'espressione stranamente mortifera mentre fissava Scott.

-Stiles – lo chiamò piano, un po' disorientato dall'odore arrabbiato e triste insieme che stava emettendo Stiles – Tutto bene? -

Ma Stiles lo ignorò. Non staccava gli occhi da Scott.

-Credo a Derek perché è un auror addestrato. E sa che tutti gli indizi vanno colti, anche quelli che potrebbero compromettere la fidanzata del tuo migliore amico – cominciò ad allontanarsi verso l'uscita, sotto lo sguardo esterrefatto e arrabbiato di Scott – Mi dispiace Scott, ma da questo momento considera pure Allison sotto indagine. Te l'ho voluto dire perché siamo amici e ti rispetto, ma lascia che ti dica che qualsiasi interferenza da parte tua la interpreterò per quel che è, un intralcio alle indagini. Non aspettarti più che faccia l'amico con te in questa faccenda, d'ora in poi. -

-Cos'è, una minaccia?- sbottò Scott, ma Stiles si era già sbattuto la porta alle spalle.

Derek degnò appena di un'occhiata Deaton, ignorò Scott e si affrettò a seguire Stiles all'esterno.

Sapeva quanto fosse importante per Stiles che Derek ci fosse, durante le sue uscite di scena drammatiche.

 

 

 

 

Stiles non aveva parlato per tutto il viaggio in macchina e la cosa stava sinceramente cominciando a spaventare Derek.

Poteva capire, però, perché fosse di umore così pessimo.

Non lo aveva mai visto litigare con Scott prima d'ora e sapeva quanto fosse importante la sua amicizia per Stiles.

Derek osservò Stiles con la coda dell'occhio, mentre il ragazzo spegneva il motore.

Rimasero in silenzio sotto casa di Stiles per circa quindici minuti, poi nemmeno Derek resse più.

-Stiles. Vuoi parlarne? -

-Cos'è una triskele? - disse improvvisamente Stiles, voltandosi a guardarlo con curiosità.

Nonostante lo avesse smaccatamente ignorato, Derek non poté fare a meno di sentirsi sollevato nel risentire la voce di Stiles.

-Beh, è un simbolo di origine celtica. Sono tre spirali intrecciate, che possono acquisire diversi significati. Ma sostanzialmente significa che la vita è un ciclo eterno, che tutto è collegato e che come nasciamo, poi moriamo e rinasciamo di nuovo. Cose così – rispose, un po' impacciato, cercando di ricordare le parole di Peter quando glielo aveva spiegato, tanti anni fa.

Stiles sorrise, un piccolo ghigno affettuoso che rilassò un pochino Derek.

-Wow. Come le spieghi le cose tu, Tassorosso, nessuno mai. -

Derek gli mostrò il medio e Stiles rise, e la sua risata lo fece sentire decisamente meglio.

-E quindi la triskele è lo stemma della tua famiglia? Perché non sapevo che la tua famiglia avesse uno stemma? - insistette Stiles, inclinando la testa.

-Non me lo hai mai chiesto - rispose Derek, laconico come al solito.

Stiles roteò gli occhi, poi gli lanciò uno sguardo luminoso che mise subito in allerta Derek.

-Quindi anche tu hai una collana o una cosa del genere? -

Derek sbuffò una risata.

-Non esattamente – visto che Stiles lo stava fissando trepidante, Derek sospirò, arrendendosi – Ho un tatuaggio. Sulla schiena – ammise, controvoglia.

L'espressione di Stiles era impagabile.

-Oh mio Dio! E perché non ne sapevo niente? Come potevo non saperne niente! -

-Non sono solito farmi vedere mezzo nudo da te – gli fece notare Derek, cercando di mantenere un tono neutro e di non aggiungere cose patetiche come “non che mi dispiacerebbe”.

-Voglio vederlo! - esclamò Stiles, di nuovo su di giri e allegro.

-Assolutamente no – protestò Derek, ma senza convinzione.

Odiava quando Stiles era triste e non parlava.

Se quel tatuaggio poteva farlo stare meglio, allora Derek glielo avrebbe mostrato.

-Levati la maglietta! Dai! - cantilenò Stiles, petulante, sporgendosi tutto verso il suo sedile.

Derek lo guardò con aria mortifera per un istante, poi sollevò seccamente gli occhi al cielo.

-Va bene. -

Si diede una rapida occhiata intorno per assicurarsi che fossero soli, poi si sfilò rapidamente la maglietta, dando le spalle a Stiles.

Lo sentì fischiare e, suo malgrado, sorrise di nascosto.

-Woah, ma è bellissimo! -

Il sorriso morì sulle labbra di Derek, quando Stiles gli sfiorò il contorno del tatuaggio con le sue lunghe dita fredde.

-Quando te lo sei fatto? - domandò, con voce bassa e quasi reverente.

Era talmente vicino che Derek ne avvertiva l'alito caldo sulla pelle nuda, il che non era esattamente d'aiuto.

-Quando ho compiuto diciassette anni. Prima Peter non ha voluto – rispose, un po' roco, chiudendo gli occhi alle carezze delicate di Stiles sulla pelle.

-Perché? -

-Noi licantropi guariamo subito. Abbiamo bisogno di metodi speciali per avere marchi permanenti sul nostro corpo. E sono metodi un po'... drastici. -

Stiles rimase in silenzio per un po', dietro di lui, continuando a tracciare distrattamente il percorso delle spirali con le dita.

Derek ne poteva intravedere il volto serio e pensieroso dal riflesso del finestrino.

-Perché proprio un tatuaggio? Non potevi portare lo stemma di famiglia in un altro modo? -

-Sì. Ma preferivo questo modo. Volevo che loro fossero sempre con me – mormorò e sapeva che non ci fosse bisogno di specificare a chi si riferisse.

Sentì le dita di Stiles fermarsi e la sua mano allontanarsi.

Stava quasi per umiliarsi e chiedergli di continuare ad accarezzarlo, quando avvertì il tocco caldo e dolce delle labbra di Stiles contro la schiena, proprio sopra il tatuaggio.

Derek si congelò immediatamente e avvertì Stiles fare lo stesso.

Stiles si scostò subito, con tanta veemenza da finire addosso al finestrino con un tonfo sordo.

-Scusa, scusa, scusa! Non so che mi sia preso! – disse subito, agitato e nervoso. Derek poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata, perfetto accompagnamento del suo.

Non rispose mentre si infilava la maglietta, continuando a dare le spalle a Stiles.

Non poteva guardare in faccia Stiles, o avrebbe visto gli occhi gialli e le zanne in bella vista.

Il lupo era totalmente nel panico. Continuava a ringhiare e ad agitarsi e nella testa di Derek ormai risuonava una sola parola.

Nostro. Nostro. Nostro. Nostro.

-Davvero, mi dispiace. Sono così abituato a dare baci a Mike quando è triste che ormai lo faccio in automatico. Vedo una persona triste e, bum, parte il bacio. Mi dispiace, sono un idiota. -

Stiles continuava a blaterare, il che non aiutava esattamente Derek nella battaglia che stava sostenendo contro il suo lupo.

È fatta. Ti ha baciato, ha baciato il tuo marchio, ti ha accettato. Ti vuole. Prenditelo.

Ma Stiles non era un oggetto e Derek non voleva prenderlo. Non voleva che Stiles gli appartenesse. Voleva stare con Stiles come una persona normale, ma solo se anche Stiles lo voleva.

Ma Stiles non lo voleva. Stiles era solo una persona idiota con un cuore troppo grande per il suo stesso bene che baciava la gente quando era triste.

Derek avrebbe dovuto odiarlo per questo, ma proprio non ci riusciva.

Lo amava un po' di più e questo lo faceva incazzare in maniera indicibile.

-Derek? - lo richiamò Stiles, un po' esitante - Derek, dì qualcosa, per favore. -

E poi gli mise una mano sulla spalla, stringendo appena.

Era un gesto d'affetto che Stiles gli aveva rivolto almeno un milione di volte, ma in quel momento il lupo capiva solo che il loro compagno li stesse toccando cercando di sottometterli.

E, nell'ottica del lupo, era Stiles quello che avrebbe dovuto sottomettersi e mostrare il collo a Derek, accettando il morso di accoppiamento.

E il lupo era frustrato e arrabbiato all'inverosimile, perché il loro compagno continuava a rifiutarli, non vedeva la verità.

Non accettava quanto si appartenessero.

Derek non riuscì in alcun modo a impedire quello che avvenne dopo.

Si voltò verso Stiles ringhiando profondamente e saltandogli addosso.

A giudicare dall'assenza di reazioni da parte di Stiles, di solito sempre con i sensi in allerta, il ragazzo non si aspettava minimamente una cosa del genere. Derek lo addossò contro il finestrino, ringhiandogli a un centimetro dal volto, mentre Stiles lo fissava, sconvolto e confuso.

Derek poteva avvertire il suo odore farsi ancora più aspro del solito. Ma era troppo oltre la sua parte umana per fare qualcosa per tranquillizzare Stiles.

Continuava a ringhiargli addosso, vedeva le labbra di Stiles muoversi ma non capiva cosa gli stesse dicendo.

Vide Stiles muovere il braccio e il lupo gli suggerì che stesse cercando di prendere la bacchetta, per attaccarli.

Derek ringhiò più forte, intrappolando entrambi i polsi di Stiles contro il vetro, impedendogli ogni movimento.

Stiles si inarcò, cercando di liberarsi dalla sua stretta, e nel farlo espose il collo.

Il lupo uggiolò, pieno di desiderio.

Mordi. Fai vedere a chi appartiene. È tuo, prendilo.

Con un guaito, Derek si lanciò in avanti, immergendo il volto contro la gola bianca e pulsante di Stiles.

Aprì la bocca, i denti che già graffiavano la carne, squarciandola appena.

Derek sapeva che il morso di accoppiamento, perché fosse innocuo, andava dato solo in determinate circostanze, doveva essere un'unione consapevole di corpo e anima, ma non riusciva in alcun modo a controllarsi.

Stava per chiudere le zanne sulla gola di Stiles, quando la voce del ragazzo, debole e come se fosse lontana anni luce, finalmente riuscì a superare la foschia che avvolgeva il cervello di Derek.

-...Sourpuff, va tutto bene. Calmati. Calmati. Fallo... fallo per me. Fallo per me. -

Non sapeva esattamente cosa fosse stato.

Se il soprannome assurdo e scemo che Stiles gli aveva affibbiato da quattro anni.

Se il fatto che, anche in una situazione così, Stiles continuasse a preoccuparsi per lui, rassicurandolo che andasse tutto bene.

O se fosse stata la supplica di Stiles, quel "fallo per me", che Derek gli aveva rivolto così tante volte, perché sapeva che Stiles avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

E Derek avrebbe fatto qualsiasi cosa per Stiles.

Fu come risvegliarsi da un brutto incubo.

Derek sbatté le palpebre, gli occhi tornarono verdi e le zanne si ritirarono. Fissò le lievi striature rosse sul collo bianco di Stiles e trasalì, inorridito.

Si scostò da Stiles come se si fosse scottato, lasciandogli andare i polsi e rannicchiandosi contro il proprio finestrino.

Con un forte senso di nausea, Derek osservò Stiles massaggiarsi con attenzione i polsi, che recavano i segni violacei delle dita di Derek. Pensò al fatto che, se gli fossero spuntati gli artigli, avrebbe potuto bucargli la pelle e dovette soffocare un vero e proprio conato di vomito.

Vide il collo di Stiles, livido e macchiato di sangue, e gli sembrò di impazzire.

-Mio Dio - sussurrò, quasi totalmente rauco - Mio Dio. Stiles. Io... -

Ma Stiles sollevò gli occhi nei suoi e Derek non sapeva se ridere o piangere, perché quell'idiota continuava a guardarlo con fiducia, quasi sereno.

-Va tutto bene. Nessun danno. Ti sei fermato in tempo, non mi hai morso. Sei stato bravo. -

Derek lo fissò, incredulo e un po' incazzato.

-Sono stato... vaffanculo Stiles! Avrei potuto farti del male! Potevo ucciderti! - si afferrò la testa tra le mani, disperato - Cazzo, cazzo, cazzo! Potevo ucciderti, cazzo! -

-Derek, calmati! - esclamò Stiles, sporgendosi e cercando di toccarlo, ma Derek gli lanciò un blando ringhio di avvertimento e Stiles rimase al suo posto.

-Potevi farmi del male, ma non lo hai fatto - continuò, con voce estremamente calma e lucida - Non mi faresti mai del male. -

-Guarda il tuo dannato collo! Guarda i tuoi polsi! - ruggì Derek, sollevando il volto per potergli rivolgere uno sguardo furioso - E ripetimi che non ti farei mai del male! Ripetimelo guardandomi negli occhi e senza puzzare di paura! Dimmi che non hai paura di me, dimmelo! -

Stiles aprì la bocca, con uno sguardo deciso e risoluto, ma non uscì niente. Ci riprovò, ma non riusciva a dire niente. Derek rimase a guardarlo boccheggiare impotente per qualche istante, il cuore pesante di senso di colpa e cupa soddisfazione.

Stiles non poteva dirglielo.

Non poteva mentirgli così spudoratamente, non in quel momento.

-Vai a casa, Stiles - disse infine, piatto - Vai da Mike e Maggie. Ci penso io a riportare la Camaro in dipartimento. -

Stiles lo fisso, prevedibilmente ribelle e contrariato.

-Cosa? No! Tu vieni a casa con me, come al solito! -

Derek lo fulminò, o meglio ci provò, perché era abbastanza sicuro di risultare più straziato che terrorizzante in quel momento.

- Se pensi che continueremo a dormire sul tuo fottuto divano-letto come se niente fosse, ti sbagli di grosso. D'ora in poi ridurremo i contatti al minimo. -

Stiles lo fissò, orripilato.

-Cosa? Perché? -

Derek non sapeva se lo stesse facendo di proposito o se davvero non si rendesse conto di quanto fosse grave quel che era appena accaduto.

Conoscendo Stiles, era probabilmente la seconda.

-Perché? Stiles, stavo per morderti. Non deve capitare mai più. -

-È stato solo perché hai problemi con il lupo ultimamente - protestò Stiles, cocciuto - Quando troverai il tuo compagno andrà meglio. -

-Stiles, non è così semplice! - esclamò, frustrato.

-Sei tu che non lo rendi semplice! - urlò Stiles, e per la prima volta sembrava davvero arrabbiato - Non ci stai nemmeno provando a trovarlo, il tuo compagno! Sembra quasi che tu voglia stare così per sempre! -

-E tu cosa ne sai? - sputò Derek, aggressivo, sporgendosi pericolosamente verso di lui - Che ne sai che io non stia facendo niente? -

-Perché passi tutto il tuo tempo con me, mentre dovresti cercare il tuo compagno! È con lui che dovresti passare il tempo! -

-Lo sto facendo! - urlò Derek, esasperato e troppo pieno di dolore per poter ragionare - Lo faccio, lo faccio! Passo ogni istante con lui, ogni ora, ogni minuto! -

Stiles aggrottò la fronte, scuotendo la testa.

-Cosa stai dicendo? -

-Sei tu! - esplose Derek, al limite - Sei tu - ripeté con voce più calma, specchiandosi negli occhi increduli e sconvolti di Stiles - Sei tu il mio fottutissimo compagno. -

Pensava che si sarebbe sentito meglio una volta detta la verità, ma non era affatto così. Se possibile, si sentiva peggio.

L'espressione profondamente turbata di Stiles non lo aiutava molto.

-Stiles - provò a dire, con tono più dolce, allungando una mano verso il suo viso.

Ma Stiles scosse la testa velocemente, come in trance, cercando alla cieca la maniglia della portiera.

-No - disse solo, appena un sussurro scioccato, prima di scendere velocemente dalla macchina e correre via, fino al portone del suo palazzo.

Derek rimase immobile per un lungo istante, poi sferrò un pugno al finestrino, sfondando il vetro.

Osservò con indifferenza il sangue mischiarsi a piccole schegge di vetro sulla sua pelle, mentre un tenue odore di angoscia e senso di colpa lo raggiungeva.

Stiles lo aveva visto.

 

ANGOLINO

 

*battuta presa da Rachel di Friends

 

Non odiatemi. Amo tanto l'angst. Ricordate, soffrirai, ma poi sarai felice e vedrai!

Come al solito vi ringrazio di cuore per l'entusiasmo e per tutte le recensioni carine e affettuose che ricevo! Non sono una persona molto gioiosa, ma voi mi scaldate il cuore <3

Come sempre questo capitolo è per le mie cicce, vi amo <3

A presto,

Fede <3

ps: altro aggiornamento notturno, ormai ci sto prendendo gusto ahaha

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Capitolo 7
*** 7. Solo il lupo ***


7

 

Solo il lupo

 

 

 

Stiles non veniva al lavoro da tre giorni.

Non aveva avvisato nessuno, non aveva mandato nemmeno un gufo.

Derek stava impazzendo.

Ammetteva di non aver provato a contattare Stiles, ma dubitava che il ragazzo avrebbe parlato volentieri con lui, in ogni caso. Stava cercando di rispettare i confini di Stiles, ma a dire il vero avrebbe solo voluto varcarli di corsa urlando "scusa!" a squarciagola.

Piuttosto patetico, sì.

Stiles gli mancava come l'aria.

E non si trattava solo di Stiles. Gli mancavano anche Mike e Maggie.

Non poteva fare a meno di sentirsi in colpa al pensiero di starli abbandonando, dopo tutto quello che avevano passato.

Come se non bastasse, era troppo depresso per lanciare anche un solo semplice reparo alla Camaro, quindi il finestrino era ancora a pezzi.

Con il senno di poi, Derek non si sorprese più di tanto quando venne convocato con la massima urgenza nell'ufficio di Argent.

-Va bene - esordì il suo capo, dopo un profondo respiro, come a invocare pazienza - Ora ti farò delle semplici domande e tu mi risponderai. D'accordo? -

Derek annuì esitante, anche se sospettava che il tenore della domanda fosse puramente retorico.

-Dove cazzo è Stilinski? -

-A casa con una brutta influenza - rispose automaticamente.

Anche se Stiles adesso lo odiava, Derek non avrebbe comunque smesso di proteggerlo.

Argent inarcò un sopracciglio, guardandolo come se fosse il flagello della sua vita, per cui Derek sospettava di non essere andato alla grande durante la prima domanda.

-Ah, davvero? Perché Whittemore non ha idea di dove sia e Scott dice che non lo sente da quando hanno avuto un brutto litigio tre giorni fa e che era con te quando è avvenuto. Nessuno dei due ha fatto cenno a un'influenza. -

Derek si strinse nelle spalle, temerario.

-Beh, probabilmente Jackson non sa dell'influenza. E Stiles si è ammalato dopo il litigio con Scott, mi pare ovvio. -

Argent lo fulminò.

-Hale, sto perdendo la pazienza. Voglio la verità. -

-Le ho detto la verità - protestò Derek, petulante.

Argent strinse gli occhi.

-Beh, per come stanno le cose, il tuo amico si sta assentando dal lavoro senza giusta causa. Potrei licenziarlo, lo sai? -

Derek lo guardò, orripilato.

-Ma non lo farà, vero? Stiles è il miglior auror del dipartimento, Signore. -

Di nuovo quello sguardo che stava a significare che Derek fosse la più grande disgrazia della sua vita.

-Purtroppo, è vero. Ma domani deve tornare a lavoro, o sarò costretto a prendere provvedimenti drastici. Anche se si tratta di Stiles. -

Derek stava per protestare, ma la porta dell'ufficio di Argent si spalancò di colpo.

Derek sapeva che solo due persone potevano osare entrare nell'ufficio di Argent senza bussare e senza conseguenze.

E una era Stiles.

Si voltò di scatto, speranzoso, ma fu investito dalla delusione quando vide Allison sulla soglia.

Non poté fare a meno di osservare la collana d'argento della ragazza, in bella vista sull'uniforme.

Argent perse un po' della sua aria compassata e severa, addolcendosi come ogni volta che vedeva la figlia.

-Allie? Tutto bene?-

-Stiles è tornato, Signore - rispose la ragazza, professionale come al solito -Pensavo volessi saperlo. -

Il cuore di Derek accelerò all'inverosimile.

Stiles.

Era tornato.

Non poté fare a meno di notare che anche Argent fosse sollevato.

-Bene, un problema in meno. Digli di venire qui - Derek fece per alzarsi, ma Argent lo inchiodò con uno sguardo severo - Rimani anche tu, Hale. -

Derek si risedette, obbediente e un po' agitato.

Non era pronto a un confronto con Stiles.

Non dopo tre giorni che non si parlavano, non nell'ufficio di Argent.

Non dopo che lo aveva quasi morso e gli aveva urlato addosso che fosse il suo fottutissimo compagno.

Ma Allison era già sparita, quindi Derek supponeva che non potesse far altro che farsi coraggio.

Sentì l'odore aspro di Stiles ancora prima di vederlo.

Non si voltò, troppo codardo per farlo, ma aspettò che Stiles si sedesse accanto a lui per osservarlo con la coda dell'occhio.

Il senso di colpa fu la prima emozione che provò.

Stiles indossava un maglione nero a collo alto e sembrava pallido e magro, sotto la tenue luce del lampadario di Argent.

Derek non poté impedirsi di trovarlo ancora più bello del solito, il che, per qualche motivo, lo fece sentire peggio.

Il fatto che Stiles non lo avesse degnato di uno sguardo, non stava aiutando molto il suo stato d'animo.

Argent sospirò profondamente, guardando anche Stiles come se fosse la disgrazia peggiore della sua vita.

-So che mi pentirò di avertelo chiesto, Stilinski. Ma forse ti piacerebbe condividere con noi il motivo che ti spinge a indossare un maglione a collo alto a maggio? -

Derek abbassò lo sguardo, dolorosamente consapevole dei segni rossi dei suoi stessi denti sulla pelle delicata di Stiles.

-Solo senso della moda, signore - rispose però Stiles, in tono puramente allegro.

Derek alzò lo sguardo in tempo per cogliere l'occhiata esasperata di Argent. Era abbastanza sicuro di avere uno sguardo simile, al momento.

-So che mi pentirò anche di questo, ma devo chiedertelo. Stai bene, Stilinski? -

-Sì, Signore - rispose subito Stiles, anche se era totalmente falso.

Derek poteva capirlo dal suo odore trasudante nervosismo, dal suo pallore e, prima di tutto, dal suo sguardo.

Amava gli occhi di Stiles perché erano sempre luminosi, ma adesso erano spenti, tristi.

A giudicare dall'espressione di Argent, anche lui non ci credeva molto.

-Forse vuoi dirci perché ti sei assentato dal lavoro per tre giorni, senza preavviso? Preferibilmente la verità, questa volta.-

Stiles esitò.

-Quello che le ha detto Derek vale come risposta? - domandò, cauto, e suo malgrado Derek tossì per nascondere una risata.

Argent li fulminò entrambi.

-Mi sembra ovvio che sia inutile pretendere che vi comportiate come adulti. Sparite dalla mia vista. E Stilinski, la prossima volta finirai in guai seri.-

- Sì Signore - risposero in coro, alzandosi insieme.

Camminarono insieme fino al loro ufficio, senza parlarsi, Stiles di un passo più avanti rispetto a lui.

Derek voleva solo far scontrare la spalla contro la sua e dirgli che gli dispiaceva, ma qualcosa, nel modo in cui Stiles si teneva distante, lo trattene.

Non poteva dargli torto.

Lo aveva attaccato, spaventato e ferito, per poi lanciargli addosso il fatto che fosse il suo compagno.

Era ovvio che Stiles lo odiasse.

Ma quando entrarono nel loro ufficio e Stiles finalmente si voltò a guardarlo, non fu odio quello che vide sul suo volto.

Sembrava solo estremamente preoccupato.

-Stai bene? -chiese Derek, nell'esatto momento in cui lo disse anche Stiles.

Rimasero a fissarsi, Stiles confuso, Derek solo esasperato.

-Sul serio? Sparisci per tre giorni dopo quello che è successo e poi chiedi a me come sto? -

Stiles aggrottò la fronte, sempre più confuso.

Derek era diviso tra l'urlargli contro e il baciarlo.

-Sparito per tre giorni? Sei tu che non ti sei fatto né vedere né sentire - gli lanciò uno sguardo acuto - Maggie e Mike hanno sentito la tua mancanza. -

Derek lo fissò, senza parole.

- Non mi sono fatto né vedere né sentire - cominciò, cercando di mantenere la calma - Perché tu sei scappato via in quel modo e non sei venuto al lavoro per giorni. Pensavo che non... non volessi vedermi. -

L'espressione di Stiles adesso era il ritratto dello sconvolgimento e Derek non sapeva se ridere o piangere.

-Cosa? Non sono venuto a lavoro perché Mike ha avuto la febbre, Derek. Non l'ho detto ad Argent per ovvi motivi, ma è così. Perché diavolo non avrei voluto vederti? -

Derek per un attimo non riuscì a rispondere, sopraffatto da troppe emozioni.

Confusione, sollievo e un po' di irritazione stavano turbinando caoticamente dentro di lui.

-Perché non mi hai detto che Mike stava male? - domandò brusco, lasciando vincere l'irritazione.

Stiles sfoderò un piccolo ghigno sarcastico, che aumentò la rabbia di Derek.

-Beh, penso che questo si possa ricondurre al fatto che non ti sei fatto né vedere né sentire per tre giorni. -

-Perché pensavo fossi incazzato con me! - sbottò Derek, arrabbiato, facendo un piccolo passo verso di lui.

Stiles ricambiò con uno sguardo duro, facendo anche lui un passo avanti.

-Beh, forse un po' lo sono! - esclamò, alzando un po' il mento - Forse un po' lo sono, visto che il mio partner, l'unica persona della mia fottuta vita di cui mi fidi, ha tralasciato di dirmi che fossi il suo compagno! -

Lo stomaco di Derek sprofondò.

-Senti, so che non ti piace l'idea, io... -

-E se ti fossi fatto male, nel frattempo? - lo interruppe Stiles, senza ascoltarlo - Se avessi perso il controllo e ti fossi fatto del male? Dio, ti avrei ucciso in quel caso, lo giuro. -

Derek era totalmente incredulo.

No.

Non poteva davvero essere vero.

-Fammi capire - cominciò, atono - Non sei arrabbiato perché ti ho quasi mangiato vivo, ma perché io potevo farmi male? -

Stiles lo fulminò.

-Certo! -

-Oh mio Dio, ma perché devi fare sempre così? - sputò Derek, quasi furioso - Perché devi sempre mettermi prima di te stesso? -

-Forse perché lo fai anche tu! - ribatté Stiles, quasi con aria di sfida, avanzando di un passo - Mi metti sempre al primo posto e qualcuno che pensi al tuo stupido e masochista culo da lupo mannaro del cazzo ci deve essere! -

-È tutto sotto controllo! - quasi urlò Derek, avvicinandosi ancora di più a Stiles.

Registrò a malapena il fatto che fossero troppo vicini e troppo incazzati l'uno con l'altro, qualunque fosse il motivo.

-Tutto sotto controllo un cazzo - sibilò Stiles, abbassando drasticamente i toni ma in compenso assumendo un'espressione letale - Sono mesi che ti comporti da pazzo e l'altro giorni mi hai quasi morso! Perché non mi hai detto prima che sono il tuo compagno? E non provare a mentirmi, so che lo sapevi da tempo, forse sin dall'inizio. Quindi, perché non me lo hai detto? -

-Perché non è importante! - sbottò Derek, sentendosi frustrato e sulla difensiva.

Stiles non poteva sapere quanto invece fosse importante, quanto fosse importante lui per Derek. Avrebbe finito per spaventarlo ancora di più e Derek poteva sopportare qualsiasi cosa, ma non di perdere Stiles.

-È il lupo che decide, io non ho voce in capitolo! -

Fu come se improvvisamente il tempo si fosse fermato.

Stiles rimase immobile, Derek non lo sentiva nemmeno respirare.

La sua espressione non era più furiosa, ma solo vuota.

Per qualche motivo, Derek preferiva di gran lunga quando gli stava urlando contro.

-Capisco - disse infine Stiles, facendo un passo indietro.

La sua mancanza di emozioni stava quasi per far uscire di testa Derek, quando per fortuna Stiles si lasciò andare a un sospiro, passandosi una mano tra i capelli e scuotendo la testa con un microscopico sorriso.

-Beh, in effetti lo immaginavo che fosse una cosa che dipendeva dal lupo - gli rivolse un ghigno giocoso, ma Derek notò con frustrazione che non raggiunse i suoi occhi - Mi dispiace solo che ti abbia incastrato con me. Te lo avevo detto che era un serpeverde. -

Derek rimase a guardarlo in silenzio, incapace di dire qualcosa.

Sentiva che ci fosse qualcosa di sbagliato nelle parole di Stiles, sentiva il bisogno di spiegarsi meglio, di fargli capire quanto poco c'entrasse il lupo nella sua folle e inspiegabilmente consapevole decisione di amare Stiles.

Ma, come sempre, il suo stupido lato da Tassorosso imbranato ebbe la meglio e non riuscì a dire niente.

Stiles sospirò di nuovo, questa volta senza sorridere.

-Quindi? Adesso che si fa? -

Derek si riscosse, guardando Stiles con esasperazione mista a sospetto.

-Niente. Assolutamente niente. Se avevi intenzione di fare qualcosa, non farla. Perché non faremo niente. -

Stiles lo fissò, incredulo.

-Sono il tuo compagno e non hai intenzione di fare niente? Non dovremmo... - Stiles deglutì e Derek avrebbe potuto sentire il suo odore trasudante nervosismo anche a chilometri di distanza - Non dovremmo legarci? Argent non aveva parlato di un legame? In cosa... mh, consiste, esattamente? -

-No - decretò Derek con ferocia, quasi ringhiando. Capì dallo sguardo cauto di Stiles che i suoi occhi fossero diventati gialli - Non ci sarà nulla del genere. Non c'è bisogno che tu ti sacrifichi per me, non sono uno dei tuoi casi da risolvere. È tutto sotto controllo. -

-Sì, lo vedo come sia tutto sotto controllo - ribatté Stiles con sarcasmo velenoso, guardandolo con rabbia ma mantenendo prudentemente un tono di voce calmo - Perché non mi permetti di aiutarti, brutta testa di cazzo? Non stai nemmeno provando a farmi capire cosa stia succedendo! Mi hai gettato addosso il fatto che fossimo compagni e sei sparito! -

-Sei scappato via! - esplose Derek, incapace di controllarsi, ma abbastanza lucido da rimanere a distanza di sicurezza da Stiles - Sei scappato via da me e puzzavi di paura! Avevi paura di me! Come puoi essere così ottuso da non capire che non voglio spaventarti? Che non potrei mai spingerti a fare qualcosa che ti terrorizza o... o ti disgusta? -

Stiles spalancò gli occhi, incredulo.

-Derek... -

-No - Derek scosse la testa, facendo un passo indietro. Sentiva le unghie allungarsi in artigli e non voleva rischiare in alcun modo di ferire Stiles - No, non ci sarà nessun legame, non parleremo più di questa cosa. Io... io posso controllarla. Non voglio che tu abbia paura di me, io non posso vivere in un mondo in cui tu hai paura di me, io... -

-Derek! -

Prima che Derek potesse anche solo realizzare cosa stesse succedendo, Stiles era su di lui, il suo petto era premuto contro il suo e le sue mani fredde circondavano il viso di Derek.

Derek ringhiò e provò ad allontanarsi, ma Stiles non dava segno di voler cedere, così fu costretto a desistere, per non rischiare di ferirlo.

-Guardami, Tassorosso! - ordinò Stiles, con voce quasi arrabbiata.

Riluttante, Derek sollevò i suoi occhi luminosi in quelli dell'altro.

Stiles aveva un'espressione risoluta in viso, mentre teneva fermo il volto di Derek, incurante del fatto che fosse parzialmente trasformato.

-Mettiamo in chiaro una cosa. Io non ho paura di te. Io non avrò mai paura di te. Mai. E non potresti mai disgustarmi, ti tiro un pugno se dici di nuovo una cazzata del genere. Non posso dirti perché sono scappato né perché avessi paura, non ora perlomeno, ma ti giuro che nessuna delle due cose riguarda te - fece passare una mano dietro la nuca di Derek, portando le loro fronti a scontrarsi, mentre l'altra mano gli accarezzava piano la guancia - Non esiste un fottuto mondo in tutto il fottuto universo in cui io possa avere paura di te, Derek. -

Derek sospirò tremante contro il viso di Stiles.

Sentiva il suo corpo farsi rilassato e pesante mentre tornava umano.

Stiles lo sostenne contro il suo corpo, passandogli un braccio intorno alla vita e mantenendo la mano sulla sua guancia. Continuavano a guardarsi in silenzio, fronte contro fronte.

Esitante, Derek allungò piano una mano, posandola con delicatezza infinita sul lato del collo di Stiles, ancora coperto dal colletto del maglione.

Stiles lo guardò tranquillo, senza far trasparire nessuna emozione.

-Mi dispiace - sussurrò Derek, roco - Mi dispiace di averti ferito. -

Stiles scosse la testa, rivolgendogli un sorriso quasi dolce.

-Non darti troppe arie, era solo un graffietto. Non si vede quasi più niente. Ho coperto il collo solo perché non volevo che la gente facesse domande o che tu finissi coinvolto. -

Fu il turno di Derek di scuotere la testa, mentre sovrapponeva una mano a quella che Stiles teneva sul suo viso.

-Devi smetterla di tenere più a me che a te stesso. Non è una cosa sana. O intelligente - lo rimproverò, ma la sua voce uscì odiosamente debole.

E dolce.

Stiles rise e lo stomaco di Derek si strinse dolorosamente.

- Bevo otto caffè al giorno mischiandolo con l'adderal. Dovresti aver capito che non sono un fan delle scelte sane. O intelligenti. -

-Idiota - mormorò Derek, ma di nuovo con voce troppo debole, troppo affettuosa, per risultare come un vero e proprio rimprovero.

Stiles si fece improvvisamente serio, staccandosi un pochino per poterlo guardare bene in tutto il volto.

-So che questa situazione fa schifo, Derek. So che non avresti voluto che il lupo decidesse per te. E so... so di non essere esattamente in cima alla tua lista di possibili compagni. Ma troveremo una soluzione, te lo giuro. -

E Derek avrebbe solo voluto dirgli che l'unica cosa che faceva schifo di quella situazione fosse che Stiles non ricambiava i suoi sentimenti.

Che non era stato il lupo a decidere per lui, gli aveva solo fatto aprire gli occhi su una cosa che sapeva dalla prima volta in cui Stiles aveva aperto la sua stupida bocca logorroica ed esclamato “woah, ecco il mio ragazzone! La mia metà! Il mio partner!”.

Che non c'era nessuna lista, perché Stiles non aveva mai avuto uno straccio di concorrenza.

E questa volta sentiva che poteva farcela, poteva essere onesto con Stiles, dire quello che realmente provava per una volta.

Ma la porta del loro ufficio si spalancò di colpo, facendoli entrambi sobbalzare ed allontanare l'uno dall'altro.

Come se l'interruzione non fosse abbastanza, Derek si incupì ancora di più quando notò chi fosse la persona in piedi sulla soglia, con un'espressione mortificata per nulla convincente.

Kate Argent.

Con la coda dell'occhio vide anche Stiles irrigidirsi e mettersi sulla difensiva.

-Oh, ho interrotto qualcosa? - domandò Kate sorridendo ampiamente, mentre chiudeva la porta dietro di sé con uno schianto.

-Forse avresti dovuto bussare, se ti preoccupa così tanto l'idea di aver interrotto qualcosa – replicò Stiles, con un sorriso ampio quanto quello di Kate, ma molto più velenoso.

Derek gli diede una discreta occhiata ammonitoria.

Per quanto apprezzasse il sarcasmo di Stiles e condividesse in buona parte l'ostilità verso Kate, non gli sembrava una buona idea mancare di rispetto alla sorella del proprio capo.

Anche se poteva essere una potenziale assassina, certo.

Come era accaduto poco prima con Allison, Derek non poté fare a meno di osservare la collana intorno al collo della donna. Il ciondolo non era visibile, nascosto sotto la camicia che stava indossando, ma Derek sapeva che fosse lì e la cosa lo rendeva euforico e cupo al tempo stesso.

-Hai ragione, sono stata terribilmente maleducata – si schernì Kate, con un tono per niente convincente – Volevo solo fare qualche domanda a voi ragazzi, se posso – continuò, tornando a sorridere e incrociando le braccia al petto.

-Domanda? - ripeté Stiles, inarcando un sopracciglio e incrociando a sua volta le braccia al petto, in una posa speculare a quella della donna – Che tipo di domande? -

-Sono solo molto preoccupata per quei due bambini... quelle povere creature risparmiate dalla strage della famiglia babbana. Margaret e Michael, giusto? -

Derek trattenne a stento un ringhio. Nonostante tutto, riuscì a mantenersi perfettamente impassibile.

Purtroppo, non si poteva dire lo stesso di Stiles.

-Si chiamano Maggie e Mike – sputò in tono velenoso, ignorando lo sguardo glaciale di Derek, che gli intimava di stare zitto – E non vedo come possano essere affari tuoi. Non sei un auror e non sono autorizzato a parlare di un caso con una civile. -

Gli occhi di Kate brillavano come non mai e a Derek non piaceva per niente.

-Maggie e Mike, eh? In ogni caso, in quanto sottosegretaria del Ministro della Magia, penso che sia mio preciso dovere cercare di vedere la luce in tutta questa triste faccenda. Dopotutto, ero un Auror una volta. -

-Prima di essere radiata dall'ordine per aver ucciso un sospettato – sbottò Stiles e Derek chiuse un istante gli occhi, chiedendosi perché il suo compagno dovesse essere un idiota istintivo incapace di tacere. Dovrebbero essere i Serpeverde quelli astuti, in teoria.

Non che non fosse vero, ricordava benissimo lo scandalo di cinque anni prima. Allora Kate era l'agente di punta del dipartimento e Derek solo una matricola, mentre Stiles nemmeno era entrato nel quadro, ancora impegnato con l'accademia auror. Durante un interrogatorio, Kate aveva perso la testa e ucciso un uomo. Era quasi certo che avesse usato una maledizione senza perdono, ma in qualche modo suo fratello era riuscito a farla uscire in maniera sommariamente pulita, dichiarando alla stampa che si era trattato di uno “schiantesimo poco equilibrato”. Con l'influenza di Gerard Argent, il patriarca della famiglia, era riuscita a fare carriera in politica in pochissimo tempo, anche se Argent non aveva potuto fare altro che cacciare la sorella dagli auror.

Kate strinse gli occhi, d'un tratto glaciale.

-Ascoltatemi bene voi due – sussurrò, avvicinandosi minacciosamente finché non fu solo a qualche centimetro di distanza. Derek trovò a dir poco istintivo mettersi tra lei e Stiles, anche se Stiles lo guardò malissimo.

– So che c'entrate qualcosa con la scomparsa dei due ragazzini, Chris mi ha detto che siete stati voi a trovarli e che, guarda caso, sono spariti da sotto gli occhi di tutti misteriosamente, proprio poco prima di essere mandati alle loro case sicure.-

-Non è colpa nostra se gli agenti a cui erano affidati si sono lasciati sfuggire da sotto il naso due ragazzini indifesi – disse Derek, atono, aprendo bocca per la prima volta – Non sappiamo niente, stai perdendo il tuo tempo con noi. -

Kate lo guardò con quello che sembrò autentico odio per un istante, poi si sciolse in un altro sorriso enorme, afferrando con le dita lunghe il viso di Derek e affondando appena le unghie nella pelle delle guance.

Ci fu un ringhio, ma Derek era piuttosto sicuro che non fosse stato il suo lupo a emetterlo.

Con la coda dell'occhio poteva vedere Stiles mostrare i denti come una belva.

Dovette allungare un braccio all'indietro e stringergli il polso, in un'intimazione silenziosa di non fare nulla.

-Derek, amo il tuo faccino imbronciato, ma non ti conviene prendermi in giro, okay? -

Derek non le rispose, abbassando discretamente gli occhi sulla camicetta della donna. Li distolse subito, mentre Kate gli lasciava andare di scatto il viso, allontanandosi di un passo.

Continuava a sorridere, ma i suoi occhi erano incredibilmente freddi.

-Troverò quei bambini e farò in modo che stiano nel posto giusto per loro, fosse l'ultima cosa che faccio. -

-Il posto giusto per loro quale sarebbe? - scattò Stiles, guardandola con odio – Un orfanotrofio di merda? -

Kate lo guardò e Derek represse a malapena l'istinto di attaccarla.

-Oh, penso che lo scoprirai presto – mormorò, con un ultimo sorriso maligno.

Non appena la porta del loro ufficio si chiuse dietro di lei, Stiles si liberò dalla presa di Derek sul suo polso e gli fu addosso.

Derek stette immobile, mentre Stiles posava le mani nello stesso punto dove l'aveva afferrato Kate, guardandolo con preoccupazione.

-Stai bene? Quella stronza non ti ha fatto male, vero?-

Derek non sprecò nemmeno fiato a ricordargli che fosse un licantropo.

Afferrò le mani di Stiles e le allontanò con delicatezza dal suo viso, guardandolo seriamente negli occhi.

-Stiles, le ho visto il ciondolo della collana mentre mi stava addosso. Non era quello del disegno di Mike. -

Stiles lo guardò confuso per un istante, poi spalancò gli occhi.

-Ecco cosa stavi guardando. Pensavo che le guardassi le tette, Sourpuff. -

Derek arrossì di botto, lasciando andare di scatto le mani di Stiles, mentre quel deficiente rideva.

-Era ovvio che stessi controllando il ciondolo, idiota. -

Stiles sollevò le mani, poi divenne di nuovo serio.

-È furba. Probabilmente sa che Mike l'ha vista e, dal momento che sa che stiamo indagando, cerca di essere il più discreta possibile. -

Derek gli lanciò un'occhiata severa.

-Oppure Kate non possiede affatto una collana simile e la soluzione è molto più semplice. -

Stiles lo guardò confuso per un istante, poi spalancò gli occhi, incredulo e vagamente incazzato.

-Che cosa? Vuoi rimanere fermo sull'ipotesi che sia Allison l'assassina? Sul serio, Derek? Anche dopo questa palese scenetta intimidatoria? -

-Guarda i fatti Stiles – esclamò Derek con voce trattenuta, cercando di non essere troppo brusco – Mike ha disegnato una collana. Abbiamo visto la collana addosso a Allison. Kate non porta una collana simile e per quel che ne sappiamo potrebbe anche non averla. E, anche se la cosa non ti piace, la sua posizione al ministero effettivamente la autorizza a chiedere informazioni su un caso così importante. -

-E che mi dici del fatto che Allison sia una brava persona e Kate una pazza psicopatica? - ribatté Stiles, gli occhi che brillavano di una luce feroce.

-Non puoi basarti sulle tue simpatie personali per risolvere un caso, Stiles! - esclamò Derek, esasperato.

Stiles rimase in silenzio per un po', fissandolo con uno sguardo cupo e arrabbiato.

-Perché non vuoi che sia Kate l'assassina? - sbottò, con voce dura e rigida -Perché non ti sei scostato quando ti ha preso il viso? -

-E questo adesso che vorrebbe dire? - mormorò Derek, ma distolse lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi mentre gli mentiva.

Era sempre stato un po' codardo quando c'erano di mezzo i sentimenti.

Ma Stiles no.

Stiles non era codardo.

Mai, in nessuna circostanza.

Nemmeno in quella.

-Ci sei andato a letto? -

Stiles aveva posto la domanda in tono calmo, quasi disinteressato. Ma Derek era quasi certo che i suoi occhi ardessero. Non che fosse abbastanza coraggioso per verificarlo di persona.

-Due anni fa. È successo solo un paio di volte – riuscì a rispondere dopo un po', con voce roca.

Stiles rimase di nuovo in quel silenzio freddo e terribile per qualche istante.

-Beh, a quanto pare avevi un motivo in più per scappare da lei alla festa di Natale – si limitò a commentare alla fine, in tono distaccato.

-Non riesco a sopportare l'idea che qualcuno di cui mi sono fidato sia capace di uccidere degli innocenti, di uccidere i genitori di Mike e Maggie – riuscì faticosamente a dire Derek, finalmente guardandolo negli occhi – Lo capisci, vero? -

Lo sguardo di Stiles era duro e freddo e Derek, inspiegabilmente, si riscoprì irritato.

Sapeva che Stiles disprezzasse Kate e il motivo per cui non gli aveva mai rivelato dei loro trascorsi era proprio perché sapeva che Stiles avrebbe disapprovato. Ma non aveva il diritto di guardarlo in quel modo, come se gli avesse fatto un torto personale. Non è che stessero insieme, Stiles non era innamorato di lui. Invece Derek lo era, eccome se era innamorato di Stiles.

E quindi non aveva diritto di giudicarlo solo per aver cercato di dimenticare i suoi sentimenti per qualche istante, se gli era sembrato più facile accettare l'invito di Kate di prendere un drink insieme e affondare le mani nei suoi capelli biondi mentre la baciava con forza, piuttosto che passare un'altra notte sveglio e solo, a pensare a capelli castani e a occhi luminosi.

-E tu capisci che non posso sopportare l'idea che la fidanzata del mio migliore amico, una delle mie più care amiche, sia capace di uccidere degli innocenti, di uccidere i genitori di Mike e Maggie, vero? - sibilò Stiles, avvicinando il viso al suo con aria di sfida.

Il lupo ringhiò piano e Derek fece per precauzione un passo indietro.

Non riusciva a staccare gli occhi dal collo del maglione di Stiles, dove sapeva ci fossero i segni dei suoi denti.

Non doveva accadere mai più.

Stiles lo guardò ancora per un istante, poi scosse la testa, scostandosi un po'.

-In ogni caso sono contento che Argent non sappia dove sono Mike e Maggie. Dal momento che sospettiamo di due membri della sua famiglia, non possiamo fidarci totalmente nemmeno di lui. -

Derek lo guardò, sorpreso.

-Stai dicendo che pensi che Argent sia coinvolto? -

Stiles fece una smorfia.

-No. Il mio istinto dice di no. Ma se è vero che Kate o Allison c'entrano qualcosa, non possiamo rischiare di dare informazioni delicate a Argent. Potrebbe rivelarle senza volerlo al nemico. -

-Stiles, devo dirti una cosa – disse velocemente Derek, quasi nel panico.

Ma Stiles si limitò a rivolgergli di nuovo quello sguardo duro e distante.

-Non ora, Derek. Devo andare da Mike e Maggie e assicurarmi che stiano bene. Parleremo dopo. -

Quando usava quel tono e quello sguardo, Derek sapeva che fosse meglio non contraddirlo.

Così rimase semplicemente a fissare la schiena di Stiles allontanarsi, mentre pensava, con una punta di disperazione, che Argent sapesse perfettamente dove si trovassero Mike e Maggie.

 

 

 

 

Derek sapeva di star giocando con il fuoco, ma doveva assolutamente parlare con Stiles.

Sapeva che Stiles fosse incazzato con lui, anche se era ancora confuso sul motivo esatto, ma aveva davvero bisogno di parlargli di Argent.

Fu così che dopo cena si materializzò a casa del compagno, anche se non era stato invitato.

Il fatto che ci fosse riuscito senza problemi e che Stiles non avesse modificato l'incantesimo di protezione che rendeva la casa accessibile solo a lui e a Derek lo confortò almeno in minima parte.

Si era materializzato in cucina, pensando di trovare Stiles seduto sul tavolo a bersi la sua tazza di caffè serale, come al solito, ma invece la trovò vuota.

Derek aggrottò la fronte, registrando il suono delle risate di Mike proveniente dal salotto.

Erano le undici passate, Mike avrebbe dovuto già essere a letto, soprattutto se aveva la febbre.

Derek pensò che fosse meglio non chiedersi quante regole Stiles avesse infranto con i bambini nei pochi giorni in cui non era stato con loro e camminò invece piano verso il salotto, fermandosi dietro la porta socchiusa.

Dalla sua prospettiva poteva vedere solo il retro del divano, ma era abbastanza chiaro che Mike e Maggie fossero seduti lì. Stiles era davanti a loro e stava facendo quella cosa assolutamente idiota che Derek detestava, quel gioco di equilibrio con la bacchetta sul naso.

Derek non poteva credere che quello fosse davvero l'amore della sua vita.

Si vergognava quasi di se stesso.

-Ancora! - rise Mike, battendo le mani.

Stiles rise, facendo saltare la bacchetta in aria con un piccolo colpo di naso e prendendola al volo con la mano, sorridendo vanesio alla nuova serie di applausi.

Derek roteò brevemente gli occhi, con affetto.

-Basta così voi due. Dovete andare a letto. A che ora dice sempre che dovete andare a dormire Derek? Alle undici, no? Quindi a letto. -

-Derek dice sempre alle dieci – lo corresse Mike diligente e Derek ebbe la consapevolezza che l'unico in quella casa con un minimo di buonsenso fosse un bambino di quasi sette anni.

-Sì, le dieci – disse distrattamente Stiles, stringendosi nelle spalle – Esattamente quello che ho detto io. -

-Fai un'ultima magia – lo pregò questa volta Maggie, con tono implorante e curioso insieme.

Derek non ebbe nemmeno bisogno di vedere l'espressione di Stiles per avere la certezza che l'avrebbe accontentata.

-Va bene, ma questa è l'ultima. Mike ha bisogno di riposo, e anche tu. -

Derek rimase nascosto nella penombra, suo malgrado affascinato dall'espressione concentrata di Stiles, mentre muoveva con grazia la bacchetta, eseguendo un incantesimo non verbale.

Capì subito che si trattasse di un patronus quando vide densi fili bianchi propagarsi nell'aria, prima inconsistenti, poi sempre più uniformi, fino a formare la sagoma di un grosso animale.

Derek non aveva mai visto il patronus di Stiles e osservò curioso la creatura fumosa che si aggirava con grazia per il salotto, facendo emettere versi stupiti e ammirati ai due ragazzi sul divano.

Non riusciva a capire bene che animale fosse da quella distanza. Era sicuramente un quadrupede di grosse dimensioni, con una coda folta e piccole orecchie a punta. Gli sarebbe sembrata una volpe, se non fosse stato così grosso. Sembrava un grosso cane, ma Derek non ne era certo.

L'animale saltò sulla spalliera del divano, spingendo Mike ad arrampicarsi in ginocchio sui cuscini, nel tentativo di afferrare con le manine quell'immagine inconsistente, senza ovviamente riuscirci.

Derek fece appena in tempo a pensare che avrebbe dovuto spostarsi da lì, quando gli occhi delusi di Mike incrociarono i suoi da sopra la spalliera del divano, riempiendosi di stupore e gioia insieme.

-Derek! C'è Derek! -

Immediatamente il patronus si dissolse, segno che Stiles avesse posto fine all'incantesimo.

Anche Maggie sporse la testa arruffata oltre il divano, rivolgendo uno sguardo sorpreso a Derek, anche se privo di ostilità.

Derek era avanzato di un solo passo all'interno del salotto, abbandonando il suo inutile nascondiglio, che Mike gli era già corso incontro, abbracciandogli le gambe con forza.

Derek lo prese in braccio e gli baciò la fronte, cercando con tutte le sue forze di ignorare lo sguardo di Stiles puntato su di lui.

-Ehi terremoto. Sei fresco, ti è passata la febbre? -

Mike annuì con entusiasmo, rivolgendogli un grosso sorriso.

-Sì, Stiles l'ha sconfitta – il suo sorriso vacillò, mentre inclinava la testa, perplesso – Perché non sei più venuto, Derek? -

Derek aprì la bocca per rispondergli, già annaspando, ma Stiles gli parlò sopra.

-Direi che è giunto il momento di andare a letto – proclamò, con voce calma ma incontestabile.

Mike gli rivolse uno sguardo triste e persino Maggie lo guardò un po' storto.

-Ma Derek è qui e non lo vediamo da giorni. A Mike è mancato. Non possiamo stare un po' con lui? - sbottò, nel suo tipico modo orgoglioso, che mai le avrebbe permesso di ammettere esplicitamente che Derek fosse mancato anche a lei.

-Avevamo detto una magia e poi a letto. Derek non era nei piani – rispose Stiles, mentre avanzava piano verso di loro.

Derek azzardò una rapida occhiata nella sua direzione. Non sembrava arrabbiato, nemmeno il suo odore conteneva rabbia, ma c'era una strana rigidità nel suo volto mentre prendeva Mike dalle braccia di Derek.

-Verrò a trovarvi presto, Maggie. Sono stato impegnato in questi giorni, ma adesso sarò più presente – la rassicurò Derek, sporgendosi oltre Stiles per incrociare gli occhi grigi della ragazza.

-Lo prometti? - domandò Mike in tono esigente, mentre Stiles lo posava con delicatezza a terra.

Derek esitò, come al solito restio a fare ogni sorta di promessa ai due ragazzi.

-Certo che lo promette – intervenne però Stiles e Derek si sentì infinitamente sollevato nel riscontrare che non fosse così incazzato con lui da impedirgli di vedere Mike e Maggie o dallo smettere di fare promesse compromettenti in nome di entrambi – Ora però dovete veramente andare a dormire – voltò la testa verso il divano, dove Maggie era ancora appollaiata sullo schienale, imbronciata – Maggie. -

Derek non si stupì di vedere Maggie alzarsi immediatamente e andare verso di loro. Quando Stiles usava quel tono c'era poco da fare.

Maggie prese per mano il fratellino, mentre il suo sguardo si ammorbidiva.

-Coraggio Mike, andiamo a letto. -

Mentre gli passava accanto, Maggie gli rivolse un minuscolo sorriso e Derek lo ricambiò, anche se una parte di lui avrebbe voluto abbracciarla come aveva fatto poco prima con Mike.

Stiles rimase immobile e silenzioso, gli occhi fissi su un punto poco sopra la testa di Derek, finché entrambi non sentirono la porta della stanza dei ragazzi chiudersi piano.

A quel punto Stiles lo inchiodò con uno sguardo duro.

-So che ti piacciono le entrate di scena drammatiche, ma avresti dovuto davvero avvisare che saresti venuto. -

-Non ho mai avuto bisogno di avvisare prima – ribatté debolmente Derek.

Si aspettava quasi che Stiles si incazzasse ancora di più, ma invece gli occhi dell'altro si ammorbidirono, anche se emise uno sbuffo di sufficienza.

-Che vuoi, Derek? -

-Parlarti. Ci ho provato prima in ufficio, ma hai detto che avremo parlato più tardi, ricordi? -

Stiles gli lanciò uno sguardo denso.

-Non usare le mie parole contro di me, Tassorosso. Ho detto che avremo parlato poi, non che potessi intrufolarti in casa mia a piacimento. -

-Avresti potuto modificare l'incantesimo di sicurezza, se non mi volevi – scattò Derek, irritato.

Stava quasi per fare marcia indietro, quando notò Stiles sollevare un angolo della bocca in un piccolo ghigno.

-Ora non fare il martire, Sourpuff, sai che non lo avrei mai fatto – sospirò, mentre Derek non poteva fare altro che rilassarsi nel sentire il suo solito soprannome scemo – Va bene, parliamo. Vieni.-

Derek seguì docilmente Stiles fino al divano, sedendosi accanto a lui. Stiles indossava già il pigiama ed era a piedi nudi e Derek rimase per un attimo a fissarlo, con i suoi capelli arruffati e le gambe incrociate sotto il corpo, e non poté fare altro che pensare che fosse bello, così bello da far male.

I suoi occhi scivolarono sui segni sul collo e si chiese come li avesse giustificati con Mike e Maggie.

Il senso di colpa lo stava soffocando lentamente, mentre non riusciva a distogliere lo sguardo.

Stiles gli sorrise leggermente, con consapevolezza, sporgendosi per spingerlo sulla spalla con due dita.

-Ehi? Ti sei incantato? -

-No – raschiò Derek dopo un po', con voce roca, alzando lo sguardo con fatica – No. Io... devo dirti una cosa. Avrei dovuto dirtela prima in realtà – Derek fece un respiro profondo, mentre Stiles lo guardava leggermente preoccupato – Si tratta di Argent. Argent sa che Mike e Maggie sono a casa tua. -

-E come cazzo fa a saperlo? - scattò subito Stiles, mettendosi in allerta.

-Non lo so. Ma quella volta che ha voluto parlarmi da solo dopo la rissa con Jackson mi ha detto di averlo sempre saputo. -

-Perché non me lo hai detto? -esclamò Stiles, fissandolo incredulo -Sarà passata minimo una settimana, Derek! Avresti dovuto dirmelo! -

-Lo so! Lo so e mi dispiace, ma non volevo... Non volevo agitarti. -

-Agitarmi? - ripeté Stiles, socchiudendo gli occhi con fare sospettoso – Perché, che altro ti ha detto Argent? -

Derek esitò, ma sapeva di non poterlo nascondere a Stiles, non più.

-Ha detto che i bambini non sarebbero stati per sempre con noi. E che avrei dovuto assicurarmi che anche tu te ne rendessi conto, prima che ti facessi del male – aggiunse piano, in tono di scuse.

Stiles rimase in silenzio, l'espressione intellegibile.

-Ho capito – disse solo e Derek sapeva che il discorso fosse concluso lì, a meno che non volesse ricevere una fattura.

-Penso che a questo punto sarebbe più sicuro mandare Maggie e Mike da un'altra parte – continuò Derek, cambiando argomento – Non possiamo rischiare che Allison o Kate scoprano dove sono. -

Stiles annuì, anche se il suo sguardo era pensieroso e lontano.

-Potremmo mandarli da tuo padre – azzardò Derek, pentendosene subito quando Stiles gli rivolse uno sguardo incredulo e incazzato.

-Assolutamente no! Non voglio che venga coinvolto nelle cose magiche, è pericoloso. -

-Stiles, è un poliziotto – cercò di farlo ragionare Derek, nel tono più delicato che gli riuscì.

Stiles gli rivolse uno sguardo feroce.

-Sì, ma è un babbano! Se uno di quei bastardi scoprisse che Mike e Maggie sono con lui, non potrebbe difendersi ad armi pari. La risposta è no.-

-Va bene, va bene – si affrettò a dire Derek, visto che il cuore di Stiles stava battendo a una velocità assurda, spaventato – Tuo padre non verrà coinvolto. Hai ragione, non saprebbe difendersi contro la magia. Non avrei dovuto proporlo, mi dispiace. Adesso calmati. Fallo per me. -

Fu profondamente soddisfacente avvertire il cuore di Stiles rallentare subito, dopo quelle parole.

Rimasero per un po' in silenzio, poi Derek sospirò profondamente.

-So che mi pentirò sicuramente di averlo proposto, ma... che ne dici di mio zio? -

Stiles lo guardò, pensieroso.

-Tuo zio? -

Derek annuì, con una smorfia.

-Sì. Voglio dire, ci sono alte probabilità che traumatizzi per sempre Mike e Maggie e che quando andremo a riprenderli Maggie sarà diventata una spogliarellista e Mike uno spacciatore, ma è un mago potente e sa come difendere la casa. Sarebbero al sicuro con lui. -

Stiles lo fissò, riflettendo attentamente sulle sue parole.

Alla fine annuì con decisione.

-Mi fido di Peter. Penso che sia la soluzione migliore. -

Derek sospirò di nuovo, passandosi una mano sulla faccia.

-Ora il problema sarà solo dire a Mike e Maggie che dovranno andarsene per un po'. Non la prenderanno bene. -

Stiles annuì, quasi distrattamente.

-Sì, dovremo essere cauti nel dirglielo. -

Derek gli rivolse uno sguardo sorpreso.

-Dovremo? -

Stiles lo guardò, un minuscolo sorriso beffardo sul volto.

-Certo. Non vorrai scaricarmi la patata bollente, eh, Tassorosso? -

-No, certo che no – riuscì a dire Derek, dopo un po' – Dimmi solo quando hai intenzione di dirglielo e farò in modo di esserci. -

Stiles sospirò, guardandolo come se fosse un idiota, cosa che Derek trovò francamente ingiusta.

-Che ne dici di domattina, a colazione?-

Derek aggrottò la fronte e Stiles sospirò una seconda volta, alzando addirittura gli occhi al cielo come se Derek fosse la persona più ottusa del pianeta e non fosse lui a essere assolutamente disorientante.

-I bambini non ti hanno visto per giorni, Derek. E ormai è tardi. Potresti dormire qui. E fare colazione con noi, domani. -

-Stiles, non penso che sia una buona... - cominciò Derek, perché davvero non pensava che fosse una buona idea condividere un letto con Stiles, non dopo che aveva tentato di morderlo e aveva espresso in maniera fin troppo palese la sua incapacità di controllarsi con lui in giro.

Ma poi captò l'odore di Stiles, un lievissimo odore di ansia e speranza che contrastava con la sua espressione impassibile, e si ricordò che Stiles fosse esattamente come Maggie.

E che come Maggie non avrebbe mai ammesso esplicitamente quanto gli fosse mancato e quanto avesse bisogno di lui.

-Avrò bisogno di un pigiama – mormorò solo e la luce negli occhi di Stiles fu la ricompensa più bella del mondo.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!

Aggiornamento notturno e capitolo un po' di passaggio, ma dal prossimo le cose si smuoveranno, promesso!

Grazie di cuore a chiunque doni un po' del suo tempo per leggere questa cosa <3

E grazie alle mie cicce, vi amo <3

A presto,

Fede <3

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Capitolo 8
*** 8. Come adulti responsabili ***


8

 

Come adulti responsabili

 


Derek non sapeva da quante ore stesse fissando il soffitto, ma aveva l'assoluta certezza che anche Stiles non riuscisse a dormire.

Il ragazzo gli dava le spalle ed era perfettamente immobile, ma Derek poteva percepire il ritmo un po' troppo veloce del suo respiro.

Prendendolo lievemente di sorpresa, alla fine Stiles rotolò sulla schiena, con un grosso sospiro.

-Kate Argent? Sul serio? -

Derek girò appena la testa, osservando senza difficoltà il viso di Stiles al buio. Il serpeverde lo stava guardando, anche se Derek sapeva che senza la vista dei licantropi doveva distinguere a malapena il suo profilo.

Derek invece riusciva a vedere ogni dettaglio del viso serio di Stiles.

Ed era bellissimo.

-Due anni fa. Solo qualche volta – disse Derek per la seconda volta in quel giorno.

Stiles scosse la testa. Derek lo vide sorridere leggermente, sarcastico.

-Comincio a pensare che tu abbia un fetish per i serpeverde stronzi che ti spezzano il cuore. Braeden a Hogwarts, Kate adesso. Ammettilo, hai un tipo. -

-Come fai a sapere di Braeden? - domandò Derek, sorpreso, ma Stiles lo ignorò.

- Senza contare che il tuo lupo ha scelto me come compagno – il sorriso di Stiles luccicava al buio – Sì, hai proprio un debole per i serpeverde stronzi. -

-Tu non sei stronzo – protestò Derek aggrottando la fronte. Davanti all'espressione scettica di Stiles sbuffò – Non con me, almeno. -

Adesso Stiles non sorrideva più. Si avvicinò un po' a Derek, finché le loro ginocchia non si sfiorarono appena.

-No, non con te. -

Si fissarono negli occhi per minuti interi, in silenzio.

-Kate Argent? - ripeté Stiles, sommesso.

Per un attimo a Derek sembrò addolorato, ma scacciò in fretta questa sensazione.

-Due anni fa, solo qualche volta – disse per la terza volta, un po' confuso.

Per un po' Stiles non disse niente.

Quando parlò, lo fece ancora con quella strana voce addolorata.

-Perché non vuoi legarti con me, Derek? Perché non accetti che l'unico modo per te di stare meglio, è legarti con me? -

Derek si irrigidì un po', ritraendosi appena.

- Non sai quel che dici – rispose con voce dura, un po' alterata – Non sai in cosa consista il legame, cosa comporti e... -

-Non sono nato ieri – lo interruppe Stiles con un sorriso beffardo, cambiando atteggiamento così in fretta da lasciare Derek spiazzato – Ho capito da un secolo che c'è di mezzo il sesso. -

Derek non poté impedirsi di arrossire.

Stiles sorrise ancora di più. Non poteva vederlo bene in faccia, ma lo conosceva e sapeva quanto potesse essere senza speranze Derek a volte.

-Che c'è, devi mordermi mentre facciamo sesso? -

-Stiles, piantala – sibilò Derek, sempre più rosso.

Ma il sorriso di Stiles era quasi perfido mentre non demordeva.

-Pensi che sia un verginello che non ci sa fare? Guarda che sono bravo. Non per vantarmi, ma sono fottutamente bravo a fare sesso. La mia prima volta da ubriaco forse non è stata il massimo, ma ti giuro che ho avuto modo di rifarmi. -

-Stiles, stai zitto! - quasi urlò Derek, sentendosi andare a fuoco.

Che cazzo stava succedendo? Come erano finiti a parlare di sesso mentre condividevano lo stesso letto?

Inoltre, una parte di lui, una parte infantile, sciocca ma molto consistente, non poteva far meno di ardere di gelosia al pensiero che Stiles fosse stato con altre persone, dopo Malia.

Aveva sempre pensato che Stiles fosse rimasto romanticamente fedele a Lydia, per tutto quel tempo.

A quanto pare, si sbagliava di grosso.

Stiles aggrottò la fronte. Sembrava incazzato e questo fece esasperare ancora di più Derek, perché Stiles non aveva nessun motivo di essere arrabbiato con lui.

-Perché Kate sì e io no? Posso comportarmi anche io da stronzo senza cuore, se la cosa ti eccita. Ne sono capace, è nella mia natura. Posso essere esattamente come lei, né più né meno. -

-Smettila – ringhiò Derek, mostrando i denti – Smettila, smettila, smettila. Tu non potrai mai essere come Kate. Tu sei buono. E sei mio amico. Non so cosa tu ti sia messo in testa, ma non ci legheremo. -

-Se non ci leghiamo finirai per impazzire – ringhiò a sua volta Stiles, fissandolo pieno di rabbia – Pensi che sia un idiota? Ho fatto delle ricerche, Derek, e so che se non ti leghi farai una brutta fine.-

-Non è vero. Posso controllare il lupo – mentì Derek.

Prevedibilmente, Stiles scoppiò in una risata sarcastica.

-Certo. Come lo hai controllato quando hai quasi ammazzato Jackson. O quando hai quasi ammazzato me. -

Derek si mise a sedere di scatto, ferito come non mai.

Non guardava in faccia Stiles, ma dal ritmo accelerato del suo cuore capì che doveva essersi pentito delle sue parole.

-Hai ragione – disse infine Derek, atono e senza guardarlo – Puoi comportarti da stronzo senza cuore. È nella tua natura. -

Anche Stiles adesso si era messo seduto.

-Derek, mi... -

Ma Derek non gli diede tempo di dire niente, scendendo risoluto dal letto.

-Questa è stata un'idea di merda. Me ne vado a casa e verrò domattina per parlare con i ragazzi. -

-No! Derek, aspetta! Per favore! -

Derek rimase immobile, permettendo a Stiles di raggiungerlo a pochi passi dal letto e continuando a dargli le spalle. Non reagì quando gli posò la testa tra le scapole, come un cucciolo pentito che chiede il perdono della madre.

-Scusa – sussurrò Stiles, il fiato caldo che si infrangeva contro il sottile tessuto della canotta di Derek – Scusami. Sono stato uno stronzo. -

Derek sospirò, ma non disse nulla.

Non importa. Puoi fare lo stronzo quanto vuoi e io continuerò ad amarti. Perché sono un idiota senza speranze.

-Non è un gioco, questa cosa del legame – sussurrò Derek, dopo un'infinità di tempo – Non puoi biasimarmi se cerco di tenertene fuori. Non lo faccio perché non ti stimo o non ti considero all'altezza. Voglio solo proteggerti. -

Sentì Stiles muovere la testa contro la sua schiena, mentre annuiva.

-Lo so. So che vuoi proteggermi, sei il solito tasso senza speranze – lo accusò, ma la sua voce era molto dolce.

Derek si voltò lentamente, mentre Stiles faceva qualche passo indietro.

Si fissarono, entrambi seri e tesi.

-Andrà tutto bene – provò Derek, non molto convinto – Troverò una soluzione, controllerò il lupo. -

Ma Stiles scosse la testa, con un sorriso triste.

-Non ti credo. -

-Perché no? -

- Perché i tuoi occhi sono gialli da quando mi sono scostato. -

Derek imprecò a bassa voce, portandosi istintivamente una mano alle tempie. Non si era nemmeno reso conto di aver innescato il processo di trasformazione. La situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano.

-Potremmo provare con qualcosa di più graduale – disse Stiles, suonando un po' disperato – Lascia stare il sesso, il morso, tutte le stronzate che ti ho detto. Cominciamo con qualcosa... qualcosa di più semplice. -

Derek abbassò la mano, studiando Stiles con sospetto.

-Cosa intendi? -

Stiles scosse la testa, avvicinandosi invece di rispondere.

Derek fece un automatico passo indietro, facendo brillare gli occhi al buio.

-Stiles – disse in tono di avvertimento.

L'ultima cosa che voleva era avere Stiles troppo vicino mentre stava combattendo con il lupo.

Ma Stiles lo guardò male, continuando ad avvicinarsi.

-Fidati di me, cazzo – disse cocciuto e suo malgrado Derek si costrinse a rimanere immobile, le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Sentiva già gli artigli spingere per uscire.

Rimase rigido come un pezzo di marmo, fissando dall'alto in basso Stiles che invadeva completamente il suo spazio personale, finché i loro petti non si sfiorarono e le loro ginocchia non cozzarono in modo sgraziato.

Molto lentamente, Stiles sollevò le mani e le mise sulle guance di Derek.

Gli occhi di Stiles brillavano di una luce strana e Derek si chiese se fosse solo per il riflesso dei propri occhi nei suoi o per qualche motivo in più.

-Ti sto per baciare – disse velocemente, passandosi la lingua sulle labbra e ignorando il sussulto di Derek – Giudicando il tuo prototipo di donna, direi che ti piacciono i baci aggressivi e un po' rudi. E posso farlo. Posso farlo, Derek. So che è il lupo che decide, ma questo non vuol dire che non possiamo provare. È solo un bacio, no? -

Derek lo fissò. Il suo cuore batteva talmente forte che si stupì del fatto che Stiles non riuscisse a sentirlo, anche senza l'udito fine dei licantropi.

Tutto in lui urlava che fosse una cattiva idea, che qualsiasi cosa Stiles volesse dimostrare, quella era una cattiva idea.

Eppure era troppo egoista per respingere Stiles. Perché voleva disperatamente un bacio che avesse significato. Voleva stringere Stiles e essere stretto a sua volta, non voleva stringere tra le braccia il suo corpo svenuto e debole.

Ma più di ogni cosa, voleva soltanto baciare Stiles. Solo questo.

Perché, davvero, Derek lo amava.

E anche se Stiles lo voleva baciare solo per una sorta di esperimento, Derek lo desiderava comunque.

-Va bene – disse quindi, con una voce roca e quasi metallica che Derek riconobbe a stento come la propria.

Stiles lo guardò negli occhi ancora un istante, poi si sporse.

Derek non aveva idea a che gioco l'altro stesse giocando, ma quello non era un bacio rude e aggressivo.

Non era nemmeno frizzante e caotico, come ogni cosa che Stiles faceva, diceva o pensava.

Era dolce.

Dolce, dolce, dolce. E lento. E attento.

Oh, così attento. Derek si sentiva quasi inerme mentre permetteva a Stiles di muoversi come voleva, di inclinare la sua testa con le mani per dare una migliore angolazione al bacio, di stringerlo come preferiva.

Stiles fu attento e dolce persino quando cominciò a sospingerlo verso il letto.

Derek lo lasciò fare, finché non toccò il materasso con il retro delle ginocchia.

Si ritrovò sdraiato di traverso sul letto, schiacciato piacevolmente dal peso di Stiles, che non aveva smesso un istante di baciarlo.

A Derek cominciava a mancare il fiato, ed era un licantropo.

Si chiedeva vagamente come Stiles potesse resistere.

Fu Derek a scostarsi per primo, ma solo per poter liberare un gemito, quando Stiles, quel piccolo bastardo, fece scontrare i loro fianchi a tradimento.

Stiles gli sorrise, gli occhi che brillavano di malizia.

-Te l'ho detto che sono bravo a letto. -

-Sta zitto – gemette Derek esasperato, afferrandolo per la nuca come se fosse un gatto e unendo di nuovo le loro bocche.

Stiles mugugnò lieto nella sua bocca, baciandolo con più energia.

Derek gli buttò le braccia al collo, spingendoselo ancora più vicino, perché non sopportava l'idea di una anche minima distanza tra lui e Stiles.

Le mani di Stiles si erano spostate, una era sul lato del collo di Derek, l'altra intrecciata ai suoi capelli scuri, senza tirare.

Continuarono a baciarsi ancora per qualche minuto, poi Derek sentì Stiles spostarsi leggermente sul suo corpo e la mano sui suoi capelli tirare delicatamente. Senza sapere bene come fosse successo, Derek si trovò la bocca socchiusa a pochi centimetri dal collo di Stiles. Deglutì nervosamente, mentre il lupo gemeva di desiderio alla vista della gola bianca, pulsante, viva.

Loro.

-Avanti, Sourpuff – mormorò Stiles, dandogli uno strattone delicato, avvicinandolo al suo collo.

Fu quello a scuotere Derek via dal suo torpore. Con un ringhio, ribaltò le loro posizioni, inchiodando Stiles sul materasso, i polsi ai lati del volto. Stiles lo fissava tranquillo, divertito quasi, e questo se possibile fece incazzare Derek ancora di più.

-Stavi cercando di ingannarmi per farti mordere? Davvero, Stiles? Si può sapere perché sei così autodistruttivo? -

-Stavo solo cercando di dare una mano – protestò Stiles, avendo pure il coraggio di sembrare offeso – Non capisco perché la tiri tanto per le lunghe. Mordimi e facciamola finita. -

Derek lo fissò, incredulo e con un'inaspettata voglia di ridere istericamente.

-Non funziona così, Stiles. Non posso morderti e basta! C'è... - si interruppe, con la sgradevole sensazione di essere arrossito – C'è tutto un rituale da rispettare. -

Stiles inarcò un sopracciglio, malizioso, e, Merlino, Derek voleva sbranarlo.

E non in senso buono.

-Un rituale sessuale? Te l'ho detto, non sono un verginello – l'espressione di Stiles si fece d'un tratto seria - Possiamo farlo, se lo vuoi anche tu. È solo sesso. E, sinceramente, mi sembrava che andasse tutto bene dal punto di vista fisico fino a qualche secondo fa. So che pensi che il fatto che siamo amici complicherà le cose, ma non deve essere così per forza. Proprio perché siamo amici da tanti anni, voglio aiutarti. Derek, possiamo farlo. -

-Noi non faremo niente – disse Derek con forza, guardandolo male – Te l'ho già detto, non ti rendi conto del tipo di aiuto che stai offrendo. È una cosa più grande di te. Non ho intenzione di legarti. E i tuoi trucchetti non funzioneranno più. -

Stiles tornò a sorridere, insinuante. Si inarcò sul materasso e le sua erezione si sfregò con quella di Derek, facendogli emettere un gemito che sembrava in modo preoccupante un ringhio.

-Sei sicuro? Sembrava ti stessi divertendo. -

Derek lo guardò malissimo, poi con una mossa fulminea rotolò giù dal suo corpo e lo spinse giù dal letto. Il fatto che Stiles avesse riso, invece di incazzarsi, lo rese ancora più imbronciato.

-Sei in punizione – lo informò e, a giudicare dal ghigno storto che Stiles gli lanciò da sotto in su, doveva essere apparso più petulante che minaccioso.

-Oh. Addirittura. Quindi devo dormire sul pavimento?-

-Esattamente. Devi stare lontano da me – esclamò Derek, anche se il lupo ringhiava arrabbiato a ogni parola, contrariato.

Stiles si sistemò sul tappeto, non sembrando particolarmente turbato. Si sollevò su un gomito, per poter lanciare un'occhiata a Derek, il volto serio adesso.

-Derek, mi dispiace. Non voglio forzarti. Sono solo preoccupato per te. -

Suo malgrado, Derek sentì il suo stesso viso addolcirsi.

-Lo so – si costrinse ad ammettere, deponendo almeno in parte la sua irritazione -Non mi hai forzato. Il bacio... - Lo volevo disperatamente – Il bacio era okay. Più che okay, in effetti. Ma non voglio... non voglio... -

-Non vuoi legarti a me – completò Stiles, il volto e il tono di voce indecifrabili.

Derek lo fissò, non sapendo bene cosa dire. Voleva solo che Stiles smettesse di odorare in quel modo, di frustrazione mista a tristezza.

Derek non lo capiva. Stiles non ricambiava i suoi sentimenti, non lo avrebbe mai fatto. Perché era così impaziente di legarsi a un mostro? Sapeva che era leale come nessun altro, ma anche la lealtà aveva un limite.

Stiles alla fine sospirò, riscuotendo Derek dai suoi pensieri.

-Se prometto di stare nella mia parte e di non mostrarti il collo random, posso salire di nuovo sul letto? -

Derek lo guardò un po' male, o almeno ci provò.

-Se mi mostri il collo, te lo spezzo. E sì, puoi salire. -

Stiles ridacchiò, sollevandosi agilmente in piedi.

-Così dolce. -

Derek si ritirò il più possibile nella sua parte del letto, permettendo a Stiles di sistemarsi nella sua. Stiles gli dava le spalle e, per una volta, fu Derek a sentire per primo uno schiacciante senso di mancanza e perdita, non il lupo.

Sarebbe stato tutto molto più facile se fosse stata solo una cosa da lupo, se Derek non fosse ridicolmente innamorato di Stiles.

E invece era qui, a monitorare il respiro di Stiles e ad assicurarsi che si addormentasse senza problemi.

E solo quando Stiles, mugolando nel sonno, si girò verso di lui con la delicatezza di una foca moribonda e si aggrappò quasi con prepotenza al davanti della sua maglietta, Derek permise a se stesso di chiudere gli occhi, le dita che sfioravano delicatamente il dorso della mano di Stiles.

 

 

 

Come previsto, Maggie e Mike non presero bene la notizia del loro trasferimento, soprattutto Mike, che aveva pianto tutta la mattina appendendosi al collo di Derek.

Derek aveva addirittura cominciato a dubitare della loro decisione, ma Stiles si era mostrato irremovibile.

Derek sapeva quanto in realtà gli costasse separarsi dai due ragazzini e che se era disposto a farlo, voleva dire che fosse l'unica cosa giusta da fare.

Aveva visto Stiles irrigidirsi di fronte allo sguardo tradito e freddo di Maggie, ma neanche allora aveva ceduto.

Ed era per questo che, dopo aver accampato una scusa palesemente poco credibile con Argent, non si erano presentati a lavoro e adesso erano sulla soglia dell'appartamento di Peter.

L'uomo, che si era precipitato alla porta non appena Pinkie lo aveva chiamato, stava guardando meravigliato Maggie, imbronciata e il più lontano possibile dai due adulti, e Mike, in braccio a Derek e con il viso nascosto contro il suo collo.

Infine guardò Stiles e Derek, con un che di rassegnato negli occhi azzurri.

-Pinkie, fai cinque tè, per favore. Il mio pesantemente corretto. -

 

 

Mentre Pinkie intratteneva i bambini in salotto, Stiles e Derek si chiusero in cucina con Peter, per spiegargli tutto.

Peter sembrava un po' perso mentre ascoltava, Derek non era sicuro se fosse la sorpresa di averli visti piombare lì con due ragazzini sconosciuti o fosse semplicemente l'effetto del suo terzo tè corretto.

-Oh Merlino – esalò infine, distrutto, quando Stiles ebbe finito di parlare – Mi state dicendo che devo occuparmi di altri due orfani? Sul serio? Si può sapere cosa devo espiare in questa vita? -

Stiles trattenne a stento una risata, mentre Derek lo guardò male.

-Evita di chiamarli orfani davanti a loro. E sarà solo una situazione temporanea. -

Peter gli lanciò un'occhiata torbida, versandosi direttamente del whisky nella tazza, lasciando perdere il tè.

-Derek, nipote mio, non devi darmi lezioni. Ho cresciuto tre orfanelli come figli, so benissimo come comportarmi. -

-Quello che hai appena detto, mi sta facendo dubitare – commentò Derek, secco, mentre Stiles rideva apertamente.

Fu in quel momento che Peter si concentrò su Stiles, osservando con occhi acuti il collo alto del suo maglione.

-Dolce Stiles. C'è qualche motivo per cui indossi un dolcevita a maggio? -

Derek si irrigidì un po', ma Stiles rimase perfettamente rilassato, sorridendo sghembo a Peter.

-Senso della moda, immagino. -

Peter lo fissò scettico per un istante, poi alternò lo sguardo da lui a Derek, che teneva gli occhi bassi e sapeva di avere un'espressione terribilmente imbarazzata sul volto.

-Avete un odore strano voi due – considerò Peter, sospettoso – E Derek è di un imbarazzante color porpora. Cosa mi state nascondendo? -

Stiles a quel punto lanciò un'occhiata in tralice a Derek, mentre si sfiorava quasi distrattamente la gola con la punta delle dita, dove i denti di Derek lo avevano ferito leggermente.

Peter seguì i suoi movimenti attentamente, poi fissò Derek e spalancò gli occhi, sconvolto.

-Per tutti i gargoyle. Glielo hai detto?! - tuonò, facendo sobbalzare sia lui che Stiles.

Derek lo fulminò, mentre Stiles guardava perplesso dall'uno all'altro.

-Detto cosa? Derek, di cosa sta parlando? -

Derek evitò il suo sguardo e Stiles impiegò soli pochi secondi per capire. Derek poteva letteralmente sentire la sua rabbia.

-Peter lo sapeva?! Sapeva che sono il tuo compagno e io no? -

-Lo sapevano tutti secondo me, dolcezza – intervenne Peter, probabilmente con l'intenzione di aiutare, ma riuscendo solamente ad aumentare la rabbia di Stiles e la disperazione di Derek – Insomma, era abbastanza ovvio. -

-Meraviglioso – sbottò Stiles, sarcastico – Quindi lo sapevano tutti tranne me. Derek, perché sei così scemo? -

-Perché è un tassorosso – rispose con naturalezza Peter, prima che Derek potesse dire anche una sola parola. Continuò a guardare il collo di Stiles, con curiosità.

-Immagino che il maglione significhi che vi siete legati? -

Stiles sbuffò e il lupo di Derek uggiolò infelice all'ondata di risentimento che poteva sentire arrivare dal suo compagno.

-No. Derek non vuole – alzò gli occhi al cielo – Perché è un idiota che a quanto pare preferisce impazzire lentamente, piuttosto che sopportare di legarsi a me. -

Derek non riuscì a trattenere un ringhio, anche se se ne pentì subito quando incrociò lo sguardo stranamente cauto e quasi timoroso di Stiles.

-Non parleremo di nuovo di questa cosa, Stiles. Non qui e non adesso. -

Stiles gli gettò un'occhiata velenosa e sbatté con forza la propria tazza di tè sul tavolo. Si alzò in piedi di scatto, rovesciando quasi la sedia nel movimento.

-Vado a controllare i ragazzi – sbottò, uscendo dalla cucina senza aspettare risposta e senza guardare nessuno.

Derek fece uno sforzo enorme per non sussultare quando la porta sbatté con forza alle spalle di Stiles. Gli occhi penetranti e giudicanti di Peter, che non lasciavano il suo viso, non stavano migliorando il suo umore.

-Va bene – cominciò lentamente lo zio – Perché Stiles parla come se tu non fossi innamorato di lui? -

Derek sollevò di scatto il viso verso la porta chiusa, in panico, anche se razionalmente sapeva che Stiles non poteva aver sentito.

-Sta zitto. E comunque ho ritenuto opportuno non dirglielo. -

L'espressione dello zio era esasperazione pura, il che non era molto lusinghiero, visto che veniva da Peter.

-Oh, Derek. Sciocco, inutile, tenero Derek. Perché diavolo ritieni opportuna questa cazzata? -

-Mh, da dove cominciare? - replicò Derek, sarcastico, fulminandolo – Forse perché è innamorato di un'altra persona? Forse perché è talmente idiota da non capire quanto legarsi con un licantropo sia una faccenda seria? Forse perché tengo abbastanza a lui da non volergli rovinare la vita?-

Peter spalancò le braccia, un'espressione incredula sul volto.

-Rovinargli la vita? Ma, ragazzo mio, Stiles lo vuole. Ti vuole. -

Derek scosse freneticamente la testa, ritraendosi sulla sua sedia.

-No. Dice di volerlo solo perché vuole aiutarmi. Lui... non mi vuole in quel modo. -

Peter fece un sorrisetto, gli occhi che brillavano di qualcosa che a Derek sembrò affetto.

-Ascoltami Derek. So che in quanto tasso sei abituato a essere un idiota ingenuo per la maggior parte del tempo, ma fidati di un vecchio serpeverde con un po' di esperienza alle spalle. Stiles ti desidera. Lo sento. Cazzo, puzza letteralmente di eccitazione ogni volta che sei a mezzo metro di distanza. Come puoi non accorgertene?-

Derek lo fissò in silenzio, riflettendo. Nonostante quel che sosteneva lo zio, Derek non era un totale idiota. Certo che aveva annusato l'odore di Stiles. Lo aveva annusato ieri notte quando si erano baciati e lo aveva annusato adesso, nella cucina di Peter. Stiles profumava come se fosse effettivamente attratto da lui.

Ma era tutto qui. Attrazione.

Derek voleva altro, Derek voleva che Stiles arrossisse come arrossiva con Lydia Martin, voleva che il suo cuore accelerasse, voleva vederlo dondolarsi sui piedi come ogni volta che Lydia era nei paraggi, voleva... voleva solo che lo amasse quanto Derek amava lui, davvero tutto qui.

Morderlo e intrappolarlo in un rapporto a senso unico con il suo lupo, non era sicuramente nei piani di Derek.

-Digli la verità, Derek. Tutta la verità. Perché se Stiles è convinto che sia solo il tuo lupo a volerlo, non penso che questa faccenda potrà finire bene. -

Derek rimase in un silenzio mortifero ancora per un po', poi grugnì e spinse avanti la propria tazza vuota.

Peter rise, mentre la riempiva di whisky ambrato.

-Ah ragazzo mio...- i suoi occhi azzurri si velarono di tristezza – Non ti rendi conto di quanto tu sia fortunato. Hai un compagno e un compagno che ti vuole, non tutti possono dire lo stesso, sai? -

Derek lo fissò da sopra l'orlo della sua tazza.

-Perché a volte ho l'impressione che tu stia parlando di te? -

Peter sospirò, senza guardarlo. Derek vide le sue labbra piegarsi in un piccolo sorriso amaro.

-Perché sto parlando di me. -

Derek lasciò perdere definitivamente il suo tè alcolico, sconvolto.

-Cosa? Ma... ma tu avevi detto di non avere un compagno. -

Peter fece una smorfia, sempre evitando il suo sguardo.

-Io mento, nipote. Non è una novità. -

Derek era completamente senza parole mentre fissava lo zio come se fosse un perfetto sconosciuto.

-E chi è? - domandò, senza riuscire a trattenere la curiosità.

Peter si strinse nelle spalle. Fece per allungarsi verso la bottiglia di whisky, ma Derek la allontanò con piglio deciso, un sopracciglio inarcato. Lo zio lo fissò male per qualche istante, poi sospirò, arrendendosi implicitamente e accasciandosi sulla sedia.

-Non ha importanza. Ti basti sapere che quando si è trattato di scegliere tra me e la sua fidanzata incinta, ha scelto lei. -

Derek esitò, incerto su cosa dire. Era abituato a Peter che faceva costantemente lo scemo, protetto da vari strati di sarcasmo e menefreghismo. Non lo aveva mai visto così vulnerabile.

-Pensavo avessi detto che il lupo sceglie un compagno in grado di ricambiare il suo amore e la sua devozione.-

Peter si strinse nelle spalle.

-Li ricambiava, infatti. Solo che a volte non è abbastanza. -

Un silenzio denso calò nella cucina.

-È per questo che ora sei... ehm... -

Derek non aveva idea di come dirlo in modo delicato.

Peter gli rivolse un sorriso lupesco.

-Un alcolizzato senza speranze? -

-Sì. Ehm, più o meno. -

-Beh, la risposta è: più o meno sì. -

Derek ci rifletté per un attimo, assorto.

-Però non sei impazzito. Anche se non ti sei legato con il tuo compagno. Quindi non è detto che io debba impazzire se non mi lego con Stiles, no? -

Sapeva di suonare pateticamente speranzoso, infatti Peter gli rivolse uno sguardo di commiserazione.

-No, non sono impazzito. Perché Talia e Alex erano morti e io dovevo occuparmi di te e delle tue sorelle. Non avevo tempo per impazzire, non potevo permettermelo. Inoltre, essere costantemente ubriaco aiutava. Anche il sesso senza significato. Ma... non è uno stile di vita sano, Derek. Non è di certo la vita che vorrei per te. -

Derek rimase in silenzio, fissando lo zio.

-Dovevi dircelo – sbottò infine, uno strano senso di colpa che serpeggiava dentro di lui – Per tutto questo tempo ho pensato che tu fossi semplicemente un irresponsabile, invece...l'alcol, tutti quegli uomini. Ha tutto un senso. Stavi soffrendo come soffro io adesso. E ti sei comunque occupato di noi al meglio che potevi per tutti questi anni. Cazzo, avevi solo vent'anni. Siamo stati un peso. -

Peter scosse la testa, un sorriso quasi dolce che gli tirava le labbra.

-Un peso? Derek, non era l'alcol e non era il sesso a non farmi impazzire, forse non sono stato abbastanza chiaro prima. Eravate voi a mantenermi ancorato alla realtà, tu, Laura e Cora. Voi siete la mia vita. -

Derek sentì l'affetto invaderlo, così come un forte senso di imbarazzo.

-Io...ehm. Insomma. Sai che io, che noi... cioè noi ti... -

Stava ancora lottando con le parole, quando Peter sbuffò e si alzò in piedi, interrompendolo gentilmente con un gesto della mano.

-Non strozzarti, nipote. Lo so. Non dovresti sprecare queste parole con me. Sbaglio o devi ancora salutare Marvin e Meredith? -

Anche Derek si alzò in piedi, guardando in tralice lo zio.

-Si chiamano Mike e Maggie. Ti supplico, scriviti i loro nomi da qualche parte. -

Peter agitò sbrigativo una mano.

-Non essere sciocco, è stato solo un lapsus. Me li ricordo i loro nomi. -

Derek non ne era pienamente convinto, ma lasciò perdere e si mosse per raggiungere Stiles e i ragazzi in sala. Non appena Pinkie lo vide, si allontanò in cucina raggiungendo Peter e Derek ringraziò mentalmente entrambi per questa delicatezza.

Stiles era seduto sul divano, Mike sulle ginocchia e Maggie seduta accanto a lui, a qualche centimetro di distanza. Stava mormorando qualcosa e Derek si avvicinò piano per non interromperlo.

-… sarà solo per qualche tempo, ve l'ho detto. Oh, Maggie, non guardarmi così. -

-E come ti sto guardando? - replicò la ragazzina, astiosa sia nel tono di voce che nel modo in cui teneva le braccia conserte al petto.

Stiles le gettò un'occhiata che Derek non sapeva se definire fiera o di rimprovero.

-Come se non vedessi l'ora di spedirmi contro una fattura – disse, poi alzò la testa, incontrando lo sguardo di Derek.

Derek fece del suo meglio per ignorare il modo in cui Stiles si fosse irrigidito.

-Avanti ragazzi, salutate anche Derek. -

Mike non se lo fece ripetere due volte e si lanciò letteralmente dalle ginocchia di Stiles, costringendo Derek a prenderlo al volo.

Si strinse il bambino al petto, solo un po' impacciato, passando le dita tra i suoi ricci rossi. Cercò di incrociare lo sguardo sfuggente di Maggie da sopra la testa del fratellino.

-Maggie – disse piano, con il tono più delicato che gli riuscì.

La ragazzina tirò su con il naso, voltando la testa dall'altra parte. Derek sapeva che stesse trattenendo le lacrime e, a giudicare dalla sua espressione cupa, doveva saperlo anche Stiles.

-Ciao a tutti e due. Ecco, vi ho salutato. Ora potete andare e lasciarci in pace – sbottò Maggie, la voce tremante che tradiva ciò che davvero provava.

-Ehi -

Derek posò con delicatezza Mike in grembo a Stiles, poi si inginocchiò davanti a Maggie. La ragazzina teneva ancora il volto girato, ma non lo uccise quando Derek le mise una mano sul ginocchio, il che era già qualcosa.

-Ti ricordi cosa mi dicesti, qualche giorno fa? Hai detto che le persone sono stupide e non sempre capiscono – Derek poteva sentire lo sguardo confuso di Stiles su di sé, ma continuò a concentrarsi su Maggie -Tu non sei una stupida Maggie. So che capisci perché non possiamo tenervi con noi. Fai finta di non saperlo perché sei orgogliosa e va bene, sono orgoglioso anche io. Ma voglio comunque che tu sappia che tu e Mike siete amati così tanto da me e Stiles. Così maledettamente tanto. E ti prometto che saremo presto di nuovo insieme. -

Era la prima volta che Derek ammetteva ad alta voce di tenere ai ragazzi, di solito era Stiles quello che dimostrava affetto e faceva promesse compromettenti, ma eccolo qui, in ginocchio davanti a una ragazzina, un bambino e l'amore della sua vita, a mettere da parte l'orgoglio e a sentirsi ridicolo.

Ma non riuscì a sentirsi poi così ridicolo, quando Maggie scivolò giù dal divano affondando la testa contro il suo petto, senza abbracciarlo. Derek la strinse a sé e le baciò i capelli, fingendo di non notare le lacrime che gli bagnavano la maglia. Guardò Stiles, che stringeva ancora Mike a sé come se ne valesse della sua vita. I suoi occhi erano morbidi in quelli di Derek, privi dell'ostilità di prima. Erano luminosi, anche, e pieni di qualcosa di totalizzante e bellissimo che Derek non riusciva a capire cosa fosse.

Sapeva soltanto che Stiles non aveva mai guardato Lydia Martin così.

Né nessun altro al mondo.

 

 

 

La camaro di servizio era ancora rotta, per cui era stato Stiles a guidare la jeep fino a casa di Peter. Adesso, mentre accompagnava Derek nel suo loft, Stiles era estremamente silenzioso e, per quanto si sforzasse, Derek non riusciva a decifrare il suo umore.

-Staranno bene – si risolse a dire alla fine, quando Stiles spense il motore sotto casa di Derek – Davvero Stiles, staranno bene. -

-Lo so – si limitò a dire Stiles, senza un particolare tono di voce, lo sguardo fisso davanti a sé – So che staranno bene. -

Derek rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire. In realtà c'era una cosa che voleva disperatamente dire, ma non era abbastanza coraggioso per quello, non ancora.

-Sei stato bravo con Maggie – disse improvvisamente Stiles, facendolo un po' trasalire – Non sapevo più cosa fare con lei, ma poi sei arrivato tu e ti sei fatto ascoltare. E hai detto... quelle cose. -

-Beh, le penso davvero – replicò Derek, imbarazzato.

Finalmente Stiles si voltò a guardarlo e Derek fu quasi investito dalla forza del suo sguardo. Lo guardava ancora in quella maniera intensa e totalizzante, proprio come lo aveva guardato a casa di Peter.

-So che le pensi. Nessuno tiene alle persone nella maniera in cui ci tieni tu, Derek. Ti prendi cura di tutti, dei ragazzi, delle tue sorelle, dei tuoi amici e... e di me. Soprattutto di me. -

-Sei il mio compagno – rispose automaticamente Derek, senza pensarci. Gli occhi di Stiles lo confondevano e lo rendevano debole – Sai che tengo a te. -

Stiles annuì, guardandolo attentamente.

-Certo e io tengo a te. E forse questo può bastare, non pensi? -

Derek aggrottò la fronte, sentendosi su un terreno pericoloso.

-Cosa intendi? -

Stiles si passò la lingua sulle labbra e Derek sentì la macchina riempirsi del nervosismo dell'altro. C'era anche una nota più leggera, più frizzante, e si ricordò le parole di Peter.

Stiles ti desidera. Lo sento. Cazzo, puzza letteralmente di eccitazione ogni volta che sei a mezzo metro di distanza. Come puoi non accorgertene?

-Intendo dire che non c'è bisogno che siamo innamorati. Io tengo a te e tu tieni a me, Tassorosso. E penso che ieri abbiamo dimostrato di piacerci anche fisicamente. E, per qualche motivo, il lupo mi ha scelto. Hai bisogno di me e io voglio aiutarti. Non deve essere niente di più di questo, un aiuto. -

Derek scosse la testa, cercando di ignorare il dolore che aveva provato alle parole di Stiles.

Non c'è bisogno che siamo innamorati.

Parla per te, avrebbe voluto dirgli, parla per te, cazzo. Perché io ti amo così tanto che a volte non respiro ed è francamente spaventoso e terribile.

-Legarti con me è molto più di un piccolo aiuto, Stiles. È qualcosa di permanente e davvero potente. Non sai quello che stai chiedendo. -

Si aspettava che Stiles avrebbe protestato come al solito, ma invece il ragazzo si limitò a sistemarsi comodo contro la portiera, guardandolo con attenzione.

-Allora spiegami. Spiegami tutto, Sourpuff. Così saprò cosa sto chiedendo e potrò dirti che non mi importa, che lo voglio comunque. -

Derek lo fissò sorpreso per un istante, poi non riuscì a trattenere una risata sbuffata.

-Tu sei pazzo. -

Stiles gli ammiccò, facendo sprofondare in maniera piacevole lo stomaco di Derek.

-Lo sono, e tu mi adori. Avanti Derek, parla. -

Derek lo fissò per un po', combattuto, poi sospirò, arrendendosi.

-Va bene. Va bene. Beh, come hai capito anche tu, il legame c'entra con il sesso – cominciò, imbarazzato a morte.

Stiles gli rivolse un sorrisetto malizioso e Derek avrebbe voluto strozzarlo.

-Ottimo, cento punti a serpeverde. -

Derek lo guardò un po' male, ma cercò di non perdersi.

-Beh, il legame è un po' un rituale di accoppiamento, il lupo deve... - lanciò uno sguardo di scuse a Stiles – ...possedere il suo compagno, corpo e anima. -

Stiles non si scompose, continuando a fissarlo apparentemente sereno.

-Quindi io dovrei essere il passivo? Non è un ruolo che ricopro di solito, ma posso farlo. -

Derek chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, stringendo forte i pugni sulle ginocchia.

-Derek? - lo chiamò l'idiota, sembrando un po' preoccupato.

Derek dovette aspettare ancora qualche istante per essere sicuro di non usare una voce ringhiante.

-Per favore, evita di dire cose del genere quando siamo insieme in uno spazio ridotto. Immaginarti in... in certe situazioni con altre persone non è una cosa che il lupo gestisce bene – disse, continuando a tenere gli occhi chiusi e sentendosi un po' bugiardo.

Non era solo il lupo a non gestire affatto bene l'idea di Stiles con altri, anche se sapeva che non era giusto e che non aveva nessun diritto di essere geloso.

-Scusa – mormorò Stiles e Derek sapeva dal suo tono che lo intendeva – Scusa, davvero. -

Derek sospirò, riaprendo lentamente gli occhi.

-Non è colpa tua. E no, non devi per forza essere il passivo. Il possesso di cui parlo è una cosa più simbolica. Io... Merlino è così imbarazzante. -

-Devi mordermi durante il sesso? - suggerì Stiles, avendo pietà di lui.

-Nel momento in cui vieni – mormorò Derek, sentendosi morire dall'imbarazzo.

Ma Stiles continuava ad essere tranquillo, c'era ancora quell'odore frizzante nell'auto, anche se un po' nascosto da un picco di nervosismo.

-E il morso... insomma, non fraintendermi, i licantropi sono fichissimi e ieri notte non mi sembrava un problema, ma... -

-Non ti trasformerà – lo interruppe Derek, guardandolo con urgenza – Non lo farei mai, Stiles. Lo giuro. Non sentirai nemmeno dolore, ti rimarrà solo un segno leggero. -

Vedere Stiles rilassarsi immediatamente alle sue parole ebbe il potere di calmare anche Derek.

-Va bene. Fin qui non sembra terribile. Sesso con il mio compagno sexy e morso senza conseguenza. Poi che succede? -

Derek cercò di ignorare con forza la parte sul compagno sexy e si sforzò di andare avanti.

-Beh, questa è la parte complicata. I lupi sono monogami. Quando si legano lo fanno per sempre. Una volta rivendicato, il lupo ti riconoscerà come suo compagno a tutti gli effetti e dovrebbe smettere di dare di matto, a meno che... - si interruppe, sentendosi oppresso da un forte senso di nausea.

Odiò che il tocco leggero di Stiles sulla sua gamba fosse in grado di farlo sentire meglio.

-A meno che? - insistette, con voce gentile.

Derek gli gettò uno sguardo disperato, che gridava “scusa”.

-A meno che tu non lo tradisca. Il lupo è monogamo e abbastanza... territoriale. Riesce a tollerare che tu abbia amici e rapporti platonici con altre persone, ma un tradimento fisico, sentire l'odore di qualcun altro su di te in modo così intimo... -

Derek si interruppe, ma sapeva dallo sguardo di Stiles che aveva capito.

-Ovviamente io farei di tutto per evitarlo – continuò, sentendo il disperato bisogno che Stiles capisse che non voleva e non aveva mai voluto privarlo della sua libertà – Se tu volessi... altre relazioni, io lo capirei e cercherei di tenere sotto controllo il lupo. -

Ma Stiles scosse la testa, con un sorrisetto indecifrabile.

-I tuoi occhi lampeggiano al solo pensiero di me con altri, Tassorosso. Questa volta devo dissentire con te. -

Derek rimase in silenzio, sentendosi invaso da un forte senso di impotenza.

-Hai ragione – ammise infine, odiandosi profondamente – Probabilmente non riuscirei a controllarlo. Ed è per questo che non ci legheremo. Voglio che tu sia libero di stare con chi vuoi.-

Stiles lo fissò, talmente intensamente che Derek per un attimo temette che potesse leggergli la verità nello sguardo.

- Non c'è qualcuno con cui voglio stare al momento. Lydia... beh, lo sai. E delle altre persone non mi importa poi molto, non penso che sarebbe un grande sacrificio per me. Però anche io voglio che tu sia libero di stare con chi vuoi. Mi dispiace che il lupo ti abbia incastrato con me. -

Non era la prima volta che Stiles diceva questa cosa e Derek si ritrovò a scuotere con decisione la testa.

-Non dire così. Non c'è compagno migliore di te al mondo. -

Non si aspettava che Stiles si incupisse e anche Derek si irrigidì di riflesso.

-Ho detto qualcosa di sbagliato? -

Stiles scosse la testa, ma sembrava ancora teso.

-No. È solo che a volte dici delle cose e...non so, a volte penso... - emise un gemito esasperato, passandosi una mano tra i capelli -Niente. Ignorami. Sono solo un po' confuso, tutto qui. So che non è possibile. -

Derek aggrottò la fronte, perplesso, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa, Stiles parlò di nuovo.

- Senti, non dobbiamo decidere tutto adesso. Almeno ne abbiamo parlato come due adulti responsabili ed è questo l'importante. Niente più segreti da parte tua e niente subdoli tentativi di farmi mordere da parte mia. Per il resto... possiamo dormirci su, no? -

Derek annuì prontamente, un po' confuso e agitato, allungando alla cieca una mano dietro di sé per afferrare la maniglia della portiera.

-Certo. Possiamo definitivamente dormirci su. Allora ciao! -

-Derek! Aspetta, la cintura! -

Derek si bloccò, rendendosi conto che, nella fretta di allontanarsi da Stiles e dal suo odore soffocante, non l'aveva neppure slacciata. Prima che potesse farlo, Stiles si protese verso di lui, premendo il bottone al suo posto. Derek lo stava fissando e quando Stiles alzò di scatto il viso, si ritrovarono più vicini di quanto non fossero stati per tutto il giorno. Derek deglutì, ma non si scostò, gli occhi fissi in quelli luminosi di Stiles. Derek poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata e sapeva che il proprio fosse nelle stesse condizioni. Poi Stiles fece un'espressione strana, come addolcita, e premette le labbra su quelle di Derek, un bacio morbido, veloce. Si spostò leggermente dopo, guardando Derek in maniera interrogativa, come per chiedergli se andasse bene. Questa volta fu Derek a sporgersi per baciare le labbra di Stiles e quando fece per ritirarsi, Stiles lo trattenne con una presa decisa sulla nuca e aprì la bocca, dandogli implicitamente il permesso per di più. Derek gemette nel bacio, lasciò perdere la portiera e afferrò Stiles per le spalle, spingendoselo contro disperato. Sentì a malapena il clic della cintura di Stiles che veniva slacciata e poi si ritrovò Stiles a cavalcioni, bellissimo, che lo baciava come se ne valesse della sua vita, una mano intrecciata ai capelli di Derek e una delicata sulla sua mascella. Derek gli strinse la vita con entrambe le braccia, spingendoselo ancora più vicino, perché non sembrava mai abbastanza, non era mai abbastanza. Una parte di lui pensava che non sarebbe stato felice finché non si fossero fusi insieme.

-Fanculo – ansimò Stiles sulle sue labbra, gli occhi che bruciavano nei suoi, eccitati e quasi cupi – Fanculo con la storia degli adulti responsabili che parlano. Non voglio affatto dormirci su. -

Derek ringhiò, le mani che scavavano sotto il maglione di Stiles per poter raggiungere la pelle calda dei fianchi.

-Nemmeno io. -

Stiles gli sorrise, un sorriso del tutto serpeverde, poi si abbassò a mordergli il labbro inferiore, facendolo ringhiare ancora più forte.

-E allora cosa aspetti a chiedermi di salire, scemo di un tassorosso? -

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!

Altro capitolo <3

Scusate se aggiorno con un pochino di ritardo, spero che l'attesa ne valga la pena e che il capitolo non faccia totalmente schifo!

Forse stanno cominciando a capire qualcosa ahahah

Come al solito grazie a tutti e in particolare alle mie cicce <3 Vi amo <3

A presto!
Un bacione,

Fede <3

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Capitolo 9
*** 9. Derek Fottuta Meraviglia Hale ***


9

 

Derek Fottuta Meraviglia Hale

 

 

 

Derek non pensava che il sesso potesse essere così...spensierato. Con Paige era stato imbarazzante e veloce, perché erano entrambi giovani e inesperti. Con Braeden era stato passionale e a tratti quasi aggressivo, con Jennifer malinconico e struggente. Con Kate c'erano stati graffi e morsi e Derek si era sentito un po' sporco dopo. C'erano stati anche ragazzi, certo, e spesso il sesso era stato piacevole, bello, liberatorio.

Ma non era mai stato così facile come lo era con Stiles. Sembrava così naturale spogliarlo e lasciarsi spogliare, che Derek si ritrovò a chiedersi perché diavolo non lo avessero fatto prima. Lasciò che Stiles lo spingesse sul suo letto, lasciò che lo ricoprisse con il suo corpo nudo e più piccolo del suo, ma così fottutamente bello e virile. Lasciò che la bocca ridente di Stiles cercasse la sua, reclamandola per un bacio. Stiles aveva riso tutto il tempo, e Derek amava questa cosa.

Aveva riso quando Derek li aveva smaterializzati nel suo loft senza dire una parola, aveva riso quando avevano urtato un vaso francamente orrendo che gli aveva regalato Cora, aveva riso quando Derek era rimasto impigliato nella sua maglia e aveva riso quando aveva praticamente squarciato il suo maglione, invece di perdere tempo a sfilarglielo.

Anche adesso rise, mentre Derek li faceva rotolare dolcemente sul materasso, intrappolando Stiles sotto di sé.

-Come va con il lupo adesso? Sta ancora facendo il ribelle o è contento di me? - domandò, una luce provocatoria e calda negli occhi, e Derek non poté impedirsi di ridere a sua volta.

-Sta zitto – brontolò, soffice, chinandosi per baciarlo – Sei bellissimo – aggiunse poco dopo, soffiandolo contro le labbra gonfie di Stiles, perché Stiles si meritava di sapere quanto fosse straordinario per Derek, quanto il suo corpo nudo lo stesse facendo impazzire.

Stiles sembrò assolutamente sorpreso per un attimo, ma poi si inarcò contro di lui, facendo gemere entrambi e accarezzandogli la schiena con entrambe le mani.

Derek fremette quando Stiles tracciò con dita delicate il contorno della triskele.

-E tu allora? - mormorò Stiles, trattenendo a stento un gemito quando Derek gli baciò la gola, proprio nel punto in cui c'erano ancora i segni dei suoi denti – Mi fai girare la testa. Letteralmente. -

Derek si sollevò un po', rivolgendogli un sorrisetto.

-Questa cosa non è un po' imbarazzante per un serpeverde? -

Stiles inarcò un sopracciglio, ricambiando il sorriso.

-Non per vantarmi, ma ti ho fatto venire già una volta in corridoio, posso permettermi qualche commento smielato. -

Derek rise e si allungò per afferrare una mano di Stiles che ancora vagava sulla sua schiena e la intrecciò con la propria, portandola con delicatezza sul cuscino accanto alla testa del più piccolo.

-Beh, se non sbaglio ho ricambiato il favore. -

Gli occhi di Stiles erano più luminosi che mai mentre ricambiava con forza la stretta delle dita di Derek.

-Non sbagli. -

Derek gli baciò ancora una volta la bocca, poi scese con delicatezza dal suo corpo. Cercava il lubrificante e i preservativi nel cassetto, ma era un po' difficile con Stiles aggrappato alla sua schiena che gli baciava il collo.

-Te lo hanno mai detto che sei parecchio distraente? - mormorò Derek, alla decima volta che il lubrificante gli sfuggiva di mano.

Sentì Stiles sorridere contro la sua pelle.

-Mi hai detto di non parlare di altri quando siamo soli in uno spazio ristretto. -

Derek ringhiò d'approvazione e, una volta buttato sul materasso ciò che gli serviva, si voltò per fronteggiare Stiles, baciandolo con foga.

-Ottima risposta – borbottò, facendolo ridere di nuovo.

Rotolarono di nuovo sul materasso, Derek sulla sua schiena e Stiles su di lui.

Derek osservò attentamente i movimenti di Stiles, quando il ragazzo interruppe il bacio e si allungò a recuperare il lubrificante e un preservativo. Vide Stiles esitare e gli accarezzò i fianchi con entrambe le mani, in una muta rassicurazione.

-Non dobbiamo fare niente che non vuoi. Li posso mettere via anche adesso, se me lo dici – mormorò, sperando che la sua voce fosse suonata dolce come era sua intenzione e non ringhiante, disperata e piena di desiderio come temeva.

Ma Stiles scosse la testa, guardandolo seriamente negli occhi.

-No, voglio. Voglio che mi mordi – Stiles fece una piccola pausa, poi aggiunse: - E ti voglio dentro di me. -

Derek lo fissò, sorpreso, le dita che quasi inconsapevolmente stringevano i fianchi di Stiles.

-Sei sicuro? Prima hai detto...-

-So cosa ho detto – lo interruppe Stiles con un piccolo sorriso, accarezzandogli una guancia con la mano - Ma voglio che tu sia il primo. -

Derek lo fissò, il cuore che batteva furioso, e sapeva che i suoi occhi erano diventati gialli dal sorrisetto di Stiles. Si chinò su Derek, finché le sue labbra non furono direttamente sulla pelle sensibile dell'orecchio.

-Ma dopo voglio il mio turno, va bene? -

Derek ringhiò, ribaltando Stiles in modo che fosse di nuovo sotto di lui. Lo guardò attentamente e non gli era mai sembrato più bello di così, tutto occhi luminosi, sorriso furbo e capelli spettinati.

-Tutto quello che vuoi, maledizione – mormorò, confuso ed eccitato, e Stiles rise, attirandolo su di sé con le braccia e con le gambe, baciandolo fino a fargli perdere definitivamente il controllo.

 

 

 

 

 

Stiles era solo a pochi metri da lui, davanti all'armadio a specchio, eppure a Derek sembrava lontano dei chilometri.

Forse era l'effetto del legame, ma Derek sospettava che c'entrasse molto poco con il lupo e moltissimo con il fatto che aver finalmente avuto Stiles fosse stata la cosa più bella di una vita intera.

-Torna a letto – mormorò, strisciando per mettersi seduto contro la testiera e coprendosi con le lenzuola.

Stiles gli sorrise dallo specchio, nudo e bellissimo.

-Che c'è, mi vuoi ancora? Pensavo che il lupo si fosse calmato dopo avermi azzannato. -

Derek aggrottò la fronte e i suoi occhi scivolarono verso le dita di Stiles, che si stavano sfiorando con cautela la gola.

Proprio sopra i vecchi segni dei denti di Derek, spiccava un morso fresco, leggermente rosso. Proprio come aveva previsto, Stiles non aveva mostrato nessun segno di dolore e disagio quando lo aveva morso, ma adesso che lo guardava a mente lucida, Derek non poteva escludere che pulsasse un po'.

-Ti fa male? -

Stiles si strinse nelle spalle, gli occhi luminosi che gli ammiccavano dallo specchio.

-Solo un pochino. Ho sopportato di peggio. -

Derek non rispose, gli occhi fissi sul morso, il morso che lui gli aveva inflitto, e Stiles sospirò, lasciando cadere la mano e guardandolo con esasperazione.

-Ehi, no. No. Non ricominciare con le turbe da tasso, per favore. -

Derek grugnì, guardandolo un po' male.

-Voglio solo essere sicuro che tu stia bene. -

Stiles gemette esasperato, strappando suo malgrado un minuscolo sorriso a Derek.

-Ma sto bene! Stavo bene quando me lo hai chiesto mentre mi preparavi, stavo bene quando sei entrato, stavo bene durante, stavo bene quando me lo hai chiesto prima e dopo il morso e, indovina, stavo bene quando me lo hai chiesto circa cinque volte dopo il sesso. Sto bene! -

Derek scosse la testa, ma ormai stava sorridendo.

-Va bene. Stiles Stilinski sta bene. Grazie per avercelo comunicato, ne prenderemo nota. -

Stiles rise e Derek sentì una sensazione calda e possessiva invadergli lo stomaco. Quello che rideva era il suo compagno. Era suo e lo voleva. Ancora, ancora e ancora.

Per sempre.

Anche Stiles lo stava guardando dallo specchio e Derek poteva vedere l'eccitazione nei suoi occhi, ne poteva sentire l'odore.

-Torna qui. -

Stiles gli sorrise, gli occhi che brillavano dispettosi.

-Perché? -

Dio, era bellissimo. E Derek voleva essere di nuovo dentro di lui.

-Perché ti voglio ancora. E poi...-

Si leccò le labbra e, senza perdere il contatto visivo, si scoprì dal lenzuolo e allargò le gambe. L'odore aspro di Stiles divenne più acuto, i suoi occhi più cupi.

-Sbaglio o avevi detto che volevi il tuo turno? -

Stiles gli sorrise dallo specchio, un sorriso da lupo.

 

 

-Wow. Davvero Wow. -

Derek sorrise, senza fiato, gli occhi fissi al soffitto e una mano che passava lenta tra i capelli sudati di Stiles, ancora addosso a lui, dentro di lui, il viso affondato contro il suo collo.

-Wow? È un complimento nel linguaggio serpeverde? -

Stiles rise contro la sua pelle, scuotendo entrambi i loro corpi e provocando un brivido piacevole a Derek.

-Direi proprio di sì – sollevò il volto e Derek sentì il cuore sciogliersi nell'incrociare lo sguardo appagato di Stiles, i suoi occhi luminosi come non mai, sorridenti – Sei una meraviglia, Tassorosso. -

Derek inarcò le sopracciglia, senza smettere di sorridere.

-Anche tu non sei stato male. -

Scoppiò a ridere quando Stiles gli morse una guancia, dispettoso.

-Non sono stato male? Sono stato perfetto. -

-E modesto – soggiunse Derek, senza però contraddirlo.

Stiles scosse la testa poi, con un ultimo bacio sulle labbra, si sfilò delicatamente dal suo corpo. Derek si morse le labbra per trattenere un piccolo lamento, consapevole che Stiles sarebbe andato in paranoia se si fosse accorto che provava anche solo il minimo disagio. Non che provasse dolore, era decisamente avvolto in una spessa bolla di piacere, ma era comunque da tempo che non faceva l'amore in quel modo e Stiles era tutt'altro che piccolo. Si sgranchì discretamente le gambe, distendendole sul materasso, mentre aspettava che Stiles buttasse il preservativo. Quando tornò a letto, si distese di nuovo su Derek nella posizione di poco prima e li coprì entrambi con il lenzuolo.

Derek appoggiò il mento ai capelli di Stiles e strinse forte il suo corpo con le braccia e le gambe, tenendoselo abbracciato addosso. Stiles aveva di nuovo il volto nascosto contro il suo collo e lo stava baciando languidamente.

Quando i baci divennero piccoli morsi, Derek sorrise, dandogli un colpetto scherzoso su una spalla.

-Smettila. Sono esausto. Voglio solo dormire. -

Stiles rise, ma sollevò la testa, obbediente. Derek cercò disperatamente di memorizzare ogni dettaglio del sorriso di Stiles, proprio come lo vedeva in quel momento.

-Pensavo che i licantropi avessero la super resistenza o cose così. Sinceramente, sei un po' una delusione, Derek.-

Derek inarcò le sopracciglia, le labbra contratte in un ghigno imparato da Stiles.

-Non dopo tre round. E in due ho dovuto fare tutto il lavoro. Se provi a fare qualcosa anche di solo vagamente sessuale, ti spezzo il collo. -

-Oh, tremo di paura – lo prese in giro Stiles, facendogli roteare gli occhi.

-In realtà – ricominciò Stiles, abbassando gli occhi e allarmando Derek per il lieve odore di imbarazzo che sentiva provenire da lui– Non stavo cercando di sedurti. Pensavo...ah, è una cosa stupida, lascia stare – si schernì, passandosi una mano tra i capelli.

Derek aggrottò la fronte e gli sollevò il mento con una mano, gentile.

-Dimmelo. Per favore. -

Stiles lo guardò, combattuto, il labbro incastrato tra i denti.

-Niente. Ho solo pensato... tu hai il mio marchio. Sarebbe...non so, carino se anche tu avessi il mio. -

Derek lo fissò, un'inaspettata ondata di tenerezza che lo invadeva.

-Non è una cosa stupida. Ma i licantropi...-

-Guariscono subito – lo interruppe Stiles, sbrigativo, con un sorriso che non coinvolgeva gli occhi – Lo so, Sourpuff. Te l'ho detto, lascia stare. -

Derek rimase in silenzio, mentre osservava con occhi attenti Stiles scendere dal suo corpo e stendersi accanto a lui. Si voltò su un fianco, per poter essere faccia a faccia. Adesso solo le loro gambe e le loro braccia si sfioravano e Derek sentì il lupo uggiolare, bisognoso della vicinanza del suo compagno.

-Perché adesso hai messo il broncio? - mormorò Derek, con gentilezza.

Stiles si strinse nelle spalle, allungando una mano per tracciare figure immaginarie sul braccio di Derek.

-Non lo so. È solo che... io porterò il tuo marchio per sempre. E mi sta bene, te l'ho detto! - aggiunse precipitoso, quando vide Derek in procinto di parlare, preoccupato – Volevo solo che anche tu potessi portarmi sempre con te. Sai, per essere alla pari. Tutto qui. -

Derek scosse la testa, catturando la mano di Stiles, che ancora vagava sul suo braccio, e intrecciando con forza le loro dita.

-Ti porto con me in altri modi. Solo perché non si vede, non vuol dire che tu non sia marchiato in me. Sei sempre con me, Stiles. -

Gli occhi di Stiles tornarono a brillare, accecanti, e Derek gli sorrise.

Si mossero insieme, baciandosi pigramente, le gambe che si intrecciavano.

Derek sospirò, morbido, quando Stiles gli si arrampicò di nuovo addosso, baciandolo con più decisione.

Qualcosa gli diceva che non avrebbe dormito presto.

 

 

 

Derek si svegliò nell'esatto momento in cui sentì Stiles sfilarsi con delicatezza dalle sue braccia. Contrasse la fronte e gli afferrò alla cieca un polso.

Stiles rise, soffice, ma rimase immobile.

-La tua dipendenza da me è sempre più preoccupante, Sourpuff. -

Derek aprì a fatica gli occhi, mettendo a fuoco la figura di Stiles, vestito solo dei suoi boxer, seduto sul bordo del materasso.

-Dove stai andando? - bofonchiò, senza lasciarlo andare.

Gli occhi di Stiles erano morbidi mentre si allungava per scostare una ciocca di capelli dagli occhi di Derek.

-A casa. Tra due ore inizia il nostro turno e io non ho vestiti mettibili, grazie a un certo lupo ribelle. -

Derek contrasse ancora di più la fronte, sollevandosi un po' sul materasso per poterlo guardare bene in viso.

-Posso prestarti qualcosa di mio – sorrise, insinuante, accarezzandogli la pelle interna del polso – Non te ne andare, abbiamo ancora tempo prima del turno. -

Stiles continuò a sorridere, ma qualcosa era cambiato nel suo sguardo e nel suo odore. Sembrava nervoso.

-Siamo già alla fase in cui ci scambiamo i vestiti? -

Derek inarcò le sopracciglia, il suo sorriso che prendeva una piega maliziosa.

-Beh, il pensiero di te con addosso i miei vestiti è decisamente allettante, quindi nulla in contrario da parte mia. -

Questa volta Stiles perse il sorriso e anche Derek si fece serio, d'un tratto preoccupato.

Lasciò andare il polso di Stiles, mettendosi seduto contro i cuscini e guardando l'altro con attenzione.

-Cosa c'è che non va? - Lo sguardo di Derek andò automaticamente al collo di Stiles, dove il morso spiccava con fierezza – Ti sei pentito? -

Stiles scosse freneticamente la testa, ma continuava a puzzare di nervosismo e stava facendo impazzire Derek.

-No. Cristo, no. Solo... - si passò una mano tra i capelli spettinati, facendo vagare lo sguardo per stanza – Non devi fingere per forza, Derek. -

-Fingere? - ripeté Derek, assolutamente confuso – Pensi che stia fingendo? -

Lo sguardo di Stiles era cauto, sulla difensiva e Derek lo odiava, perché Stiles non stava mai sulla difensiva con lui. Si erano sempre fidati l'uno dell'altro, senza riserve.

-Non sempre. Cioè so che mi... che mi vuoi bene, questo non lo stai fingendo. E so che ieri notte non stavi fingendo, che mi volevi davvero, perché il lupo mi voleva. Ma adesso ci siamo legati, è tutto risolto. Non c'è bisogno che tu ti comporti... così. -

-Così come? - domandò Derek, sempre più disorientato.

-Come un fidanzato – sputò Stiles, come se stesse pronunciando una parola terribile.

Derek rimase in silenzio, un peso opprimente sul petto.

Certo, era ovvio che Stiles non volesse questo.

Lo aveva detto lui stesso solo ieri, non c'era bisogno che fossero innamorati.

-Posso non farlo, se vuoi – si risolse a dire, cauto.

Non voleva spaventare Stiles più di quanto probabilmente aveva già fatto.

Tuttavia l'odore di nervosismo di Stiles aumentò ancora di più e il ragazzo lo guardò con quella che sembrava autentica disperazione.

-Se voglio...Dio, Derek. Non è... non è quello che voglio io il problema. È quello che vuoi tu che mi importa. Non voglio che... insomma, non voglio che ti comporti in un certo modo con me solo perché pensi che adesso me lo aspetto visto che ci siamo legati o perché ti faccio pena per la questione di Lydia! -

-Che cosa? - quasi urlò Derek, cominciando ad arrabbiarsi – Come puoi pensarlo? Se mi comporto... come un fidanzato con te, è perché voglio, non per farti contento o perché mi fai pena. -

Stiles sembrava genuinamente confuso e Derek cominciava a trovare l'intera situazione parecchio frustrante.

Voleva solo riportare l'orologio indietro di qualche ora, quando era ancora a letto con il suo compagno felice e addormentato tra le braccia.

-Perché dovresti comportarti come un fidanzato? Hai detto sin da subito che era il lupo ad avermi scelto come compagno, che non avevi voce in capitolo. -

Derek esitò, incerto.

Si ricordò delle parole di Peter, del suo consiglio di dire la verità a Stiles.

Perché se Stiles è convinto che sia solo il tuo lupo a volerlo, non penso che questa faccenda potrà finire bene.

Voleva disperatamente dire la verità a Stiles, ma non voleva in alcun modo spaventarlo. Ed era certo che dire “sono dolorosamente innamorato di te da quattro lunghi anni e morirei per te”, fosse un po' spaventosa come cosa.

Stiles aveva già dovuto digerire molto, aveva addirittura accettato un legame per lui, non poteva buttargli addosso anche questa cosa, non quando sapeva che Stiles provava ancora sentimenti per Lydia e una sua dichiarazione lo avrebbe solo messo in una situazione spiacevole.

Ma una mezza verità non avrebbe fatto male a nessuno, giusto?

-Ho solo pensato...noi teniamo l'uno all'altro, è così evidente. E io ti trovo attraente, non è solo il lupo – specificò, perché a volte gli sembrava che Stiles ignorasse questa cosa – E insomma, siamo legati. Perché non provare... a farla funzionare? -

Stiles inclinò la testa, studiandolo come se fosse uno strano esperimento riuscito male.

-Mi stai chiedendo di frequentarci? Tipo come una relazione? -

Derek deglutì, cercando di raccogliere tutto il coraggio di cui un tasso può essere capace.

-Sì. Se vuoi insomma. -

Stiles rimase a fissarlo a lungo e il silenzio stava diventando insostenibile per Derek.

-Non so se sono bravo con le relazioni – disse infine, in tono lento e misurato, senza staccare lo sguardo dal suo – Non ne ho mai avuta una che non fosse dentro la mia testa. E, beh, il sesso non conta. -

Derek represse un ringhio, cercando di ricordare al lupo che sì, Stiles era stato a letto con altri, ma adesso era loro, era il loro compagno.

-Non devi essere bravo – rispose, azzardando a prendergli la mano e sentendosi caldo e in pace quando Stiles intrecciò le dita alle sue sul materasso – Devi solo essere te stesso. E, beh, non te la sei cavata affatto male come compagno in tutti questi anni. Questa è più o meno la stessa cosa. -

Finalmente, finalmente cazzo, lo sguardo di Stiles si addolcì e Derek tornò un po' a respirare. Chiuse gli occhi quando Stiles gli accarezzò una guancia con le nocche, delicato e attento.

-Sei proprio un tasso senza speranze. -

Per tutta risposta Derek gli prese la mano e gli baciò il palmo, sorridendo quando sentì i battiti di Stiles aumentare.

-È un sì? -

Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere lo sguardo ardente di Stiles su di lui.

-Sì. Potrebbe davvero finire di merda, ma sì. Proviamoci. -

Derek scoppiò in un sorriso pateticamente felice e gli occhi di Stiles si ammorbidirono ancora di più. Si mossero insieme uno verso l'altro, incontrandosi a metà strada in un bacio dolce e sentito. Le dita di Stiles si intrecciarono ai suoi capelli, senza tirare.

-Dovrai prestarmi una camicia, Sourpuff – sussurrò sulle sue labbra, gli occhi che brillavano – E una sciarpa. Anzi, no, fanculo. Solo una camicia. Chi se ne frega se gli altri vedono il marchio. È fottutamente sexy. -

Derek scoppiò a ridere, sentendosi completamente felice per la prima volta nella sua vita.

 

 

 

Derek aveva cercato di non fissare troppo Stiles, davvero, ma la sua camicia gli stava larga e gli lasciava scoperta una piccola porzione della spalla mentre guidava, senza contare che il tessuto nero creasse un contrasto affascinante con la sua pelle bianca.

Stiles gli lanciò una rapida occhiata, incurvando le labbra.

-Sei un po' troppo orgoglioso di te, per i miei gusti. Forse avrei dovuto mettere quella sciarpa. -

Derek ringhiò, ma era un ringhio scherzoso, il lupo era al settimo cielo da quando si erano legati.

-Non osare. -

Stiles continuò a sorridere e Derek si sentì il cuore caldo quando l'altro spostò la mano dal cambio al suo ginocchio, accarezzando delicato la rotula.

-Come stai, comunque? - domandò Stiles, in tono curioso e preoccupato insieme – Il legame ha calmato il lupo? -

Derek coprì la mano di Stiles con la sua, intrecciando le dita. Non riusciva nemmeno a sentirsi patetico per il suo bisogno di contatto, aveva decisamente aspettato troppo.

-Stiamo entrambi alla grande ora che ti abbiamo – rispose, guardando intensamente il profilo di Stiles.

Il serpeverde non disse niente, ma il suo sorriso si addolcì e il pollice si mosse per accarezzare il dorso della mano di Derek.

Derek rimase avvolto in una bolla di contentezza e amore per tutto il viaggio fino al dipartimento.

Avrebbe voluto che tutto rimanesse così per sempre, che il mondo potesse essere ridotto a lui e Stiles.

Ma fu dolorosamente consapevole che c'erano altre persone al mondo, quando sentì Stiles irrigidirsi al suo fianco, una volta arrivati davanti al ministero.

Jackson e Isaac stavano anche loro entrando, litigando come al solito. Derek notò con soddisfazione che la faccia livida di Jackson stava virando a un deciso giallo malaticcio. Entrambi si bloccarono quando notarono lui e Stiles davanti all'ingresso. Jackson cercò lo sguardo di Stiles, ma il serpeverde lo ignorò, sorridendo invece a Isaac. Isaac arrossì da capo a piedi e Derek riuscì a trattenere un ringhio solamente pensando che adesso Stiles era suo, non importava quale cotta potesse avere quell'idiota di Lahey. Se pensava al fatto che fosse un tassorosso come lui, provava un forte senso di rabbia irrazionale.

-Lahey. Come va con il caso del commerciante di amuleti maledetti? - domandò Stiles, con un sorriso davvero eccessivo, per i gusti di Derek.

Isaac sembrava che stesse per svenire da un momento all'altro e Derek avrebbe volentieri alzato gli occhi al cielo.

Sul serio, un po' di contegno.

Mentre il tassorosso ancora annaspava in cerca di una risposta, Jackson si inserì con un cipiglio deciso.

-Stiles – a Derek non sfuggì il fatto che gli occhi di Jackson si fossero stretti sul colletto aperto della camicia, che mostrava chiaramente il segno del morso - Possiamo parlare? -

Stiles continuò a guardare Isaac sorridendo, quando gli rispose.

-Preferirei di no, se non è roba di lavoro. -

-È roba che sei uno dei miei migliori amici, sei sparito per tre giorni e ora hai il collo che sembra il banchetto di un vampiro – sbottò Jackson, chiaramente perdendo tutta la sua già poca pazienza – Cazzo, ho capito che ce l'hai con me per Lydia. Ma siamo amici da anni. Almeno parliamone.-

Stiles lo ignorò, continuando a guardare Isaac con insistenza.

-Allora Lahey? Il ladro? -

-Ehm – Isaac, palesemente in difficoltà, lanciò uno sguardo a Jackson prima di rispondere – Beh, confidiamo di prenderlo a breve. Vogliamo tendergli una trappola. Alcuni agenti si sono infiltrati in circoli criminali e hanno diffuso la voce di una grossa asta di manufatti oscuri. Speriamo di attirare il nostro ladro. -

Secondo Derek era estremamente non professionale parlare di operazioni segrete a un altro auror fuori dall'ambiente di lavoro, soprattutto se non si trattava del tuo compagno, ma Stiles si illuminò, come colto da una realizzazione improvvisa.

-Ho un'idea, cazzo! - esclamò solo, e prima che qualcuno potesse anche solo pensare di fermarlo, si slanciò verso l'ingresso e sparì all'interno dell'edificio.

Derek cercò di respingere il senso di perdita che sentiva, sapendo bene che fosse ridicolo. Il legame era ancora fresco e aveva bisogno di tempo per abituarsi all'idea di non potere avere Stiles accanto ogni istante. Isaac, sempre più perplesso, scosse la testa, entrando anche lui dentro il ministero.

Derek fece per seguirli, ma Jackson gli bloccò la strada con aria bellicosa.

Derek inarcò un sopracciglio, senza scomporsi.

-Vuoi il secondo giro, Whittemore? -

Con sua sorpresa, Jackson ignorò la provocazione, rimanendo perfettamente serio.

-Che sta succedendo tra te e Stiles? -

Derek cercò di dominare l'ondata di fastidio e di rimanere calmo.

-Sbaglio o non sono affari tuoi? -

-Beh, per citarti, Hale, tutto ciò che riguarda Stiles è affar mio – replicò Jackson, sarcastico e rabbioso insieme – Anche se adesso ha deciso di odiarmi, siamo amici. E non voglio che soffra. -

-Non farei mai soffrire Stiles! - protestò Derek con veemenza, disgustato alla sola idea.

Jackson inarcò le sopracciglia, scettico.

-Come lo spieghi il fatto che è sparito per tre giorni? E che quando è tornato sembrava un cadavere e aveva quel ridicolo maglione a collo alto, che non ha ingannato nessuno, per la cronaca. E adesso ha quel segno sul collo e so che c'entri tu e il tuo lupo pazzo. -

-Non gli ho fatto del male – ringhiò Derek, stringendo le mani a pugno – Sono cose da lupo, cose che tu non capiresti, ma ti assicuro che non ho costretto Stiles a fare niente che non volesse. Lui sta bene. -

L'ultima frase l'aveva detta con un tocco di disperazione perché, anche dopo tutte le rassicurazioni e il confronto di quella mattina, Derek non era ancora del tutto convinto che fosse vero.

E l'idea di poter far star male Stiles, anche inconsapevolmente, lo uccideva.

Jackson rimase a lungo in silenzio, trafiggendolo con uno sguardo acuto.

-Sarà meglio per te che continui a stare bene, allora. Non so cosa stia succedendo tra voi due, ma non ti conviene illuderlo o ferirlo. Cazzo, quello ci sta sotto con te dai tempi di Hogwarts, non si merita altre cazzate da parte tua, mi hai capito? -

Fu come se qualcuno gli avesse versato dell'acqua ghiacciata addosso.

Derek si congelò, fissando Jackson come se non fosse vero.

-Sotto con me dai tempi di Hogwarts? - ripeté a fatica, con una voce impastata che non gli sembrava nemmeno la sua.

Jackson alzò gli occhi al cielo, completamente insensibile allo sconvolgimento di Derek.

-Non fingere di non saperlo. Lo sapevano tutti, ai tempi. Stiles era un continuo “Derek qua, Derek là. Derek ha fatto questo, Derek ha fatto quello. Derek è così bravo a difesa contro le arti oscure, Derek è il miglior giocatore di quidditch del mondo. Derek è così bello forte gentile e atletico” e bla bla bla. Poteva parlare per ore di te nella sala comune. Nessuno lo sopportava più. -

Derek sapeva di essere abbastanza ridicolo, con la bocca spalancata e lo sguardo perso, ma non poteva farci niente.

-Stiles...Stiles parlava di me in sala comune? -

Jackson gli lanciò un'occhiata acuta, come a voler capire se fosse serio o lo stesse prendendo in giro.

-Certo. E non solo lì – roteò gli occhi – Eri Derek Fottuta Meraviglia Hale per lui. Beh, lo sei ancora. Ma da ragazzo era davvero un disco rotto con questa storia della tua assoluta perfezione. E nessuno doveva osare dire il contrario. Una volta ha picchiato Martin Sike di corvonero solo perché ha detto che tassorosso era la casa più inutile di tutte – lo fissò, spazientito – Ma insomma, devi per forza saperle queste cose. -

Derek gettò fuori una risata isterica. Sentiva il cuore battere a mille da quando Jackson aveva pronunciato la frase “quello ci sta sotto con te dai tempi di Hogwarts”.

-Ti assicuro che non ho la più pallida di cosa tu stia dicendo. -

Jackson aggrottò la fronte.

-Ma scusa, a cosa pensavi fosse dovuta l'acne acuta di Patrick Shelman? -

-Chi cazzo è Patrick Shelman? - domandò Derek, sempre più confuso e disperato.

Jackson che lo guardava come se fosse un perfetto idiota, non stava migliorando la situazione.

-Il capitano della squadra di quidditch di grifondoro. Tentò di disarcionarti durante una partita quando noi eravamo al quinto anno e Stiles gli mise una pozione brufolosa nel suo succo di zucca il giorno dopo durante la colazione. -

Improvvisamente, l'immagine di un ragazzo alto e riccio che usciva urlando dalla Sala Grande coprendosi la faccia con le mani attraversò la mente di Derek.

-È stato Stiles? - domandò, quasi urlando – Ma Patrick è stato in infermeria per due settimane, non può averlo fatto solo perché stava per disarcionarmi! È assurdo! -

Jackson a quel punto lo fissò, scioccato.

-Tu davvero non ne sapevi niente. Come cazzo facevi a non saperlo? -

-Non lo so! - si difese Derek, un po' isterico – Io... io non avevo mai pensato al fatto che Stiles fosse a Hogwarts negli stessi anni in cui c'ero anche io. Aspetta – d'un tratto fu colto da una realizzazione stupenda e terribile al tempo stesso - Sono io la sua cotta di quando aveva quattordici anni. -

Jackson adesso lo stava guardando come se fosse qualcosa di particolarmente schifoso che aveva toccato per sbaglio.

-Mi sembra piuttosto ovvio. O forse devo mettere degli striscioni? Anche se, a dir la verità, ti aveva già notato quando eravamo al terzo anno. Tu eri al quinto ed eri stato nominato prefetto. Stiles e io eravamo con i nostri compagni di casa nel cortile e stavamo giocando con dei fresbee zannuti. Poi sei arrivato tu e hai cominciato a rompere le palle sul fatto che fossero proibiti e ce li hai sequestrati. Quando te ne sei andato, stavamo già pianificando di farti qualche scherzo, ma Stiles ci disse di lasciarti stare – roteò gli occhi, anche se la sua espressione mostrava in modo infinitesimale affetto – Il giorno dopo cominciò a comporre lodi su di te. E non si è più fermato. Neanche quando ti sei messo con quella Braeden. O con quel caso umano di Jennifer. -

Derek era sempre più stordito, sempre più incredulo.

-Ma... Lydia... -

Jackson lo interruppe con un'occhiataccia.

-Ma Lydia niente. Ha cominciato a fissarsi con lei solo al sesto anno, quando tu ti eri già diplomato. Anche se aveva smesso di parlare di te già da un po', di punto in bianco. Non so perché. -

Derek deglutì, sentendosi diventare pallido.

Lui sapeva perché.

Un giorno provai a parlargli, ma gli dissi a malapena ciao che mi mandò al diavolo e mi disse di levarmi di torno. Non mi ha nemmeno guardato. Ero come... invisibile.

Ma non era possibile... non ricordava niente del genere. Certo ricordava di aver sequestrato parecchi oggetti proibiti durante i suoi anni da prefetto, ma non ricordava affatto Stiles tra quel gruppo di serpeverde. Il che era assurdo, perché adesso Stiles era così fondamentale per Derek. Davvero c'era stato un tempo in cui il suo volto tra la folla era solo uno dei tanti?

C'era stato un tempo in cui Stiles lo amava e lui si era stato fuggire quell'occasione? L'occasione di essere ricambiato dal ragazzo che amava da quattro lunghi anni?

-Non... non può essere possibile – balbettò a quel punto Derek, scuotendo la testa.

Jackson lo scrutò con aria truce.

-Se non mi credi chiedi alla tua amica Erica. Era una serpeverde anche lei no? -

Derek non rispose, assolutamente sconvolto.

Jackson lo soppesò ancora per un istante, poi sbuffò.

-Senti, non ho tempo per questo. Non è colpa mia se sei un auror e non sei nemmeno in grado di renderti conto quando piaci a qualcuno. Solo, non far soffrire Stiles. Si è rassegnato anni fa al fatto che non avresti mai ricambiato i suoi sentimenti e gli bastava essere tuo amico. E ora gli sei rimasto solo tu, perché ha allontanato Lydia, ha allontanato me e persino Scott. Sì, ogni tanto parlo con quello sfigato di McCall, ma solo quando riguarda Stiles. Quindi adesso non puoi buttarlo via dopo esserti divertito con lui. Perché, licantropo o meno, ti farò molto male in quel caso. -

-Non voglio buttarlo via – rispose Derek, distante, quasi assente – Voglio che stia con me. Voglio che sia felice.-

Jackson lo squadrò.

-Sarà meglio per te. -

Prima che Derek potesse dire qualsiasi cosa, Jackson si allontanò dentro l'edificio.

Derek rimase immobile, lo sguardo perso nel vuoto.

Poi, qualcosa scattò dentro di lui. Entrò e si diresse a passo di marcia verso il loro ufficio. Stiles non era lì e anche se solitamente questa cosa lo avrebbe allarmato, adesso si ritrovò a ringraziare il cielo.

Con dita febbrili, aprì il cassetto della sua scrivania, estraendo uno strano aggeggio che Erica e Boyd chiamavano smartphone.

Essendo un purosangue, non capiva perfettamente il funzionamento di quell'affare, ma ogni tanto lo usava per comunicare con i suoi migliori amici.

Normalmente non avrebbe disturbato Erica mentre era in viaggio di nozze, ma considerando che la sua luna di miele durava da circa due mesi e che aveva appena scoperto una cosa sconvolgente, si sentiva legittimato a chiamarla.

Avviò una videochiamata, perché aveva bisogno di vedere in faccia la sua amica.

Erica, per fortuna, rispose immediatamente.

Nonostante tutto, Derek sorrise nel vedersela comparire abbronzata e con una collana di fiori al collo. Dal panorama alle sue spalle, era piuttosto chiaro che si trovasse in spiaggia.

-Derek! Aloha! Finalmente ti sei fatto sentire! - urlò, inequivocabilmente felice nel vederlo.

-Ehi. Non volevo disturbarvi. Come va alle Hawaii? -

-Benissimo, anche se siamo in partenza! Boyd è in albergo a fare le valigie. Brasil, aspettami! -

Derek scosse la testa, sorridendo ancora di più.

-Siete le prime persone che conosco la cui luna di miele non finisce mai. -

Erica si strinse nelle spalle, senza perdere il sorriso.

-La gioia di lavorare in proprio e di potersi permettere una piccola vacanza – d'un tratto si fece seria, scrutando Derek attentamente – Tu come stai? Non hai una bella cera. L'ultima volta che ti ho sentito avevi problemi con il lupo. Come va adesso? -

Derek prese un profondo respiro, mentre si sedeva con attenzione alla sua scrivania.

-Meglio – fece una pausa, lo sguardo che saettava quasi inconsapevolmente verso la porta chiusa – Mi sono legato con Stiles. -

Ci fu un lungo silenzio e Derek pensò che non fosse un buon segno il fatto che Erica avesse perso qualsiasi traccia di sorriso.

-Legato? Legato tipo legato legato? Come compagni di vita? -

Derek grugnì, evasivo.

-Sì. -

-Oh – Erica sembrò rilassarsi progressivamente, il che tranquillizzò anche Derek – Beh, non è sorprendente ora che ci penso. Voglio dire, sei chiaramente innamorato di lui da quando avete cominciato a lavorare insieme.-

-Lo sono – confermò subito Derek, sollevato. Erica non aveva fatto alcun cenno a una possibile cotta di Stiles, era certo che Jackson si fosse inventato tutto.

-E anche Stiles è chiaramente innamorato di te da un decennio, quindi direi che la cosa ha senso – aggiunse però Erica, con noncuranza, e Derek si sentì crollare il mondo addosso.

Erica sembrò notare qualcosa nella sua espressione, perché si fece immediatamente allarmata.

-Beh, lo sapevi, no? Voglio dire, lo sapevamo tutti. -

-Io no! - esclamò Derek, isterico ed esasperato – Come avrei dovuto saperlo?! Non mi ha mai detto niente! -

Adesso lo sguardo di Erica era molto simile a quello di Jackson e Derek lo trovò decisamente irritante.

-Derek. Oh, Derek, Derek, Derek. Sapevo che fossi ingenuo, ma questi livelli sono infimi persino per te. Se ne era accorto persino Boyd, e ho detto tutto. -

-E perché non mi avete detto nulla, allora? - strillò Derek, disperato.

Erica inarcò le sopracciglia, senza scomporsi.

-Beh, perché ora siete amici e pensavamo non ti importasse, all'epoca. Voglio dire, eri tutto pazzo di Braeden a Hogwarts. Poi al settimo anno hai avuto quella storia con quella pazza di Jennifer, poi di nuovo Braeden... non pensavamo ci fosse spazio per Stiles Stilinski.-

Derek scosse la testa, trattenendosi dal dire quello che veramente pensava.

Che c'era sempre spazio per Stiles, perché Stiles era così importante per lui. Ed era stato un idiota, oh così idiota, a non averlo capito subito.

-Veramente Derek, pensavamo che lo sapessi – insistette Erica, sembrando un po' dispiaciuta – Era venuto persino a parlarti una volta, non ti ricordi? Noi eravamo al settimo anno ed eri seduto con me e Boyd sulle tribune e guardavamo gli allenamenti di quidditch di tassorosso. Tu eri incazzato perché quel cretino di Patrick Shelman ti aveva fatto quasi cadere dalla scopa e ti aveva lussato una spalla e Madama Chips ti aveva ordinato di sospendere gli allenamenti almeno per una settimana. -

-Lo sapevi che è stato Stiles a fargli venire l'acne, a proposito? - la interruppe Derek, in tono sconvolto.

Erica alzò un sopracciglio, estremamente tranquilla, e Derek si sentì morire.

-Ma certo. Lo sapevano tutti – fece una pausa – Anche tu lo sapevi, no? -

Derek grugnì, depresso.

-Lascia perdere, va avanti. -

Erica lo soppesò ancora qualche istante, poi riprese a parlare.

-Insomma, eravamo sulle tribune e a un certo punto Stiles si è avvicinato, tutto rosso su di giri, e ti ha detto ciao. Poi non mi ricordo esattamente cosa hai detto, ma mi ricordo che quel poveretto se ne è andato con la coda tra le gambe. -

-Gli ho detto di andare in pasto ai troll – disse Derek, la voce completamente vuota, il cuore pesante.

-Sì, beh, come dicevo eri incazzato. Ed era anche il periodo in cui continuavi a lasciarti e riprenderti con Braeden. Praticamente non pensavi ad altro. E Stiles è piombato all'improvviso interrompendo un momento privato tra noi tre. La tua reazione è stata naturale. Non essere troppo duro con te stesso. -

-L'ho trattato malissimo, Erica! - esclamò Derek, arrabbiato – E lui non mi ha mai rinfacciato nulla, in tutti questi anni! È sempre stato nient'altro che gentile con me, sin dall'inizio. E io sono stato orribile con lui. -

-Questo non è vero, Derek! - protestò Erica spalancando gli occhi – Magari non sei stato un raggio di sole a Hogwarts, ma sei stato un buon compagno per lui in questi quattro anni, una volta che hai avuto la possibilità di conoscerlo! -

Derek scosse la testa, sentendosi pateticamente sull'orlo delle lacrime.

-Sono pure andato a lamentarmi con Argent quando ho scoperto chi fosse suo nonno. Lui invece non ha nemmeno battuto ciglio quando gli ho detto di essere un licantropo.-

-Okay Derek, adesso ascoltami. Ti conosco e non ti lascerò precipitare in questa spirale di senso di colpa e autocommiserazione. Sì, non sei stato gentile con Stiles ai tempi della scuola, ma eri un ragazzino problematico, Gesù, chi non lo è a diciassette anni? E Stiles era un ragazzino strano e più piccolo che ti seguiva dappertutto ed era anche lui sciocco come tutti i ragazzi a quell'età. Grazie a Dio siete cresciuti entrambi, siete diventati compagni, siete legati! Ed è così ovvio che tu lo ami! Qual è il problema? -

-Il problema è che adesso non sono sicuro che Stiles provi più lo stesso – mormorò Derek, affranto.

Erica gli lanciò un'occhiata torbida.

-Okay, adesso stai facendo l'ottuso per forza.-

Derek la guardò male.

-Non sto facendo l'ottuso. Sono passati anni da Hogwarts, Stiles è stato innamorato di Lydia per un sacco di tempo e me l'ha detto esplicitamente che non è innamorato di me. -

Intendo dire che non c'è bisogno che siamo innamorati.

Erica inarcò le sopracciglia.

-Mi sembra molto difficile crederlo. Senti, ho partecipato anche io a qualche festa di Natale degli auror. E il modo in cui Stiles ti guarda? Non ha mai guardato Lydia così. -

-Ma è sempre rosso e su di giri quando passa lei – protestò Derek, confuso – E il suo odore si fa eccitato quando c'è Lydia, lo sento. Poi si agita tutto, il suo cuore accelera e comincia a dondolarsi sui piedi. Non è così con me.-

Erica scosse la testa.

-Sai come si comporta Stiles con Lydia? Esattamente come si comportava con te a Hogwarts, quando eri solo un ragazzo carino che idolatrava da lontano. E vuoi sapere come si comporta con te adesso? Come una persona innamorata, una persona che ti conosce davvero e ti ama per quello che sei. È per questo che è sempre tranquillo quando gli sei accanto, è per questo che non si agita o non dondola sui piedi. Tu lo calmi Derek, lo rilassi. È così che funziona quando ami qualcuno. È così che tu sei con lui.-

Derek rimase in silenzio, stordito. Si riscosse solo quando avvertì dei passi nel corridoio. Avrebbe riconosciuto quell'andatura per sempre.

-Devo andare – disse velocemente, ignorando lo sguardo contrariato di Erica – Ti voglio bene, saluta Boyd e digli che mi manca. Ciao. -

Derek chiuse la videochiamata nell'esatto momento in cui entrò Stiles, su di giri.

-Tassorosso, ho un piano geniale per fare il culo alla setta dei mangiamorte e per dimostrare che è Kate la nostra Argent incriminata! -

Derek cercò di mostrarsi colpito, o per lo meno curioso, ma sapeva di essere troppo teso al momento per fingere.

Stiles infatti inclinò la testa, perplesso.

-Va tutto bene? - lanciò uno sguardo al cellulare tra le mani di Derek – Ho interrotto una chiamata? -

Derek scosse con decisione la testa, riponendo il telefono nel cassetto. Si alzò in piedi, andando incontro a Stiles.

-No. Non interrompi mai. Mai, mai, mai. -

Stiles fece un sorrisetto, sembrando confuso e lusingato insieme.

-Va bene, Tassorosso. Credo di aver capito il concetto. -

Derek lo fissò seriamente negli occhi, ora molto vicino.

-Bene. Perché voglio che non te ne dimentichi mai. -

Gli occhi di Stiles erano accecanti nei suoi mentre lo soppesava.

-Sei strano – commentò, senza cattiveria, il tono dolce – Sei sicuro vada tutto bene?-

E Derek avrebbe voluto dirgli molte cose. Avrebbe voluto dirgli che aveva parlato con Jackson e Erica e sapeva di essere la sua cotta di quando era a Hogwarts. Voleva chiedergli scusa per essere stato brusco per lui, per non averlo notato, per averlo fatto sentire invisibile. Voleva dirgli quanto fosse importante adesso per lui, quanto fondamentale e amato fosse.

Invece, scattò in avanti, prese Stiles tra le braccia e lo baciò, famelico. Stiles sussultò all'inizio, un po' sorpreso, ma si rilassò rapidamente nel bacio, passando un braccio intorno alla vita di Derek e l'altro intorno al suo collo. Derek ringhiò, possessivo, spingendo Stiles contro il muro e stringendolo ancora più forte. Più pensava che avrebbe potuto avere tutto questo molto prima, più sentiva forte e prepotente il bisogno di tenere Stiles accanto a lui.

Stiles rise contro la sua bocca, liberando a fatica una mano per potergli accarezzare piano una guancia.

-Woah, Sourpuff. A cosa devo tutta questa foga? Stai per partire per la guerra senza di me? -

Derek scosse la testa, appoggiando la fronte contro quella dell'altro e respirando affannato.

-No. Mai senza di te. -

Gli occhi di Stiles brillarono nei suoi e lo stomaco di Derek si contrasse perché era vero, Stiles non aveva mai guardato Lydia così.

Come aveva potuto non capirlo prima?

-Buono a sapersi, perché ho bisogno di te. -

A quel punto Derek riacquistò un po' di lucidità, ricordando le parole che aveva pronunciato Stiles nell'entrare. Si scostò un pochino da lui, smettendo di stargli addosso, anche se non lo lasciò andare del tutto e Stiles non fece nulla per liberarsi dall'abbraccio.

-Parlavi di un piano? -

Stiles annuì, sorridendo frenetico, come ogni volta che era sul punto di risolvere un caso.

-Sì. E Argent ci aiuterà a eseguirlo. Ma prima... – si sfilò con qualche difficoltà dalla tasca dei pantaloni una piccola fiala dal liquido incolore, che Derek riconobbe all'istante.

-Dobbiamo avere qualche garanzia da lui.-

Derek fissò la pozione e poi Stiles, a sopracciglia inarcate.

Non era sicuro di dove volesse andare a parare Stiles, ma di certo un piano che cominciava con il drogare il proprio capo con il veritaserum, prometteva di finire nel disastro.

Non che avesse importanza, sarebbe stato dalla parte di Stiles in ogni caso.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!
Scusate il ritardo, purtroppo sono un po' immersa nello studio, infatti non ho riletto tutto bene e spero che non ci siano orrori grammaticali (nel caso, urlate).

Finalmente le cose si smuovono un po'!

Ringrazio chiunque impieghi un po' del suo tempo per questa schifezzina, davvero <3

Un grazie speciale alle mie cicce, vi amo <3

A presto,

Fede <3

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Capitolo 10
*** 10. Veritaserum e verità ***


10


Veritaserum e verità

 

 

-Stiles, ne sei assolutamente certo? -

-Fidati di me, Tassorosso.-

Derek lo fissò per un po', poi sospirò sconsolato.

-Va bene. Facciamo questa cosa.-

Sollevò il braccio per poter bussare alla porta di Argent, ma Stiles la aprì semplicemente, ignorando l'occhiataccia di Derek.

Anche Argent gli lanciò un'occhiataccia dalla sua scrivania, ma questo non scoraggiò Stiles.

-Signore! Possiamo entrare? - domandò, praticamente già dentro.

Derek lanciò una breve occhiata di scusa a Argent, mentre entrava e chiudeva la porta.

Argent sollevò un sopracciglio e posò la propria tazza di tè sulla scrivania.

-Spero abbiate una buona ragione per interrompere il mio tè pomeridiano.-

-Un'ottima ragione, signore! - cantilenò Stiles allegro, lasciandosi cadere su una delle due sedie davanti a Argent.

Derek prese posto su quella libera, molto più riluttante. Lanciò una veloce occhiata apprensiva alla tazza vuota di Argent, sperando che Stiles sapesse quel che stava facendo.

Argent stava fissando con insistenza il collo di Stiles e Derek si ritrovò a sperare che non facesse nessuna domanda imbarazzante sulla faccenda “compagni di vita”.

Conoscendo Argent, adesso che Derek non era più un pericolo, era più probabile che avrebbe continuato a fare finta di niente per i prossimi vent'anni.

-Signore, se permette una domanda... - cominciò Stiles, sorridendo amabile – Quali sono i suoi pensieri su Lady Gaga? -

Derek spostò velocemente lo sguardo su Argent, in apprensione.

Per un attimo, sembrò che Argent stesse per mandarli al diavolo.

-Penso che Lady Gaga sia un dono di Dio e la miglior cantante mai esistita al mondo – rispose invece Argent, atono.

Ci fu un denso momento di silenzio, in cui Stiles parve esaltato, Derek ansioso e Argent semplicemente orripilato.

Lanciò un'occhiata alla sua tazza, poi fulminò Derek e Stiles.

-Stilinski. Hale. Avete messo del veritaserum nel mio tè? -

-Mentre Finstock era distratto – confermò Stiles allegramente – E abbiamo appena provato che funziona. Allison era una chiacchierona a Hogwarts, sa? E non dovrebbe cercare di tenere segreta la sua passione per Lady Gaga, signore, è davvero un'ottima cantante, niente di cui vergognarsi. Qual è la sua canzone preferita? -

-Poker face. Stilinski, sto per ucciderti – sibilò Argent, mortifero, facendo il gesto di alzarsi dalla sedia.

-Signore, possiamo spiegare – intervenne Derek, in tono urgente, mentre lanciava un'occhiata alla “avevi promesso che non ne avresti approfittato” a quell'idiota di Stiles – Abbiamo un piano per incastrare la setta dei mangiamorte, ma dobbiamo sapere di poterci fidare di lei. -

-Signore, lei è un ferale assassino che odia i babbani ed è fissato con la purezza del sangue? - domandò Stiles, senza nessun tatto.

Argent lo fulminò.

-No.-

-E c'entra qualcosa con la setta dei mangiamorte? -

-Assolutamente no. -

Stiles guardò Derek, sembrando soddisfatto.

-Direi che possiamo procedere. -

-Signore, abbiamo bisogno che lei dica sia a Allison che a Kate che i fratelli Dalton, Mike e Maggie, si trovano a casa di Stiles – disse Derek, guardando con serietà il loro capo.

Argent aggrottò la fronte.

-Perché dovrei fare una cosa del genere? -

-Abbiamo modo di credere che una delle due sia coinvolta nell'omicidio dei Dalton. Vogliamo tendere una trappola facendo credere che Mike e Maggie siano ancora da me. Quando il responsabile si presenterà con l'intenzione di uccidere i ragazzi, Derek ed io saremo pronti a catturarlo – spiegò Stiles.

Argent sembrava profondamente depresso.

-E posso sapere dove invece si trovano quei due poveri ragazzi che hanno avuto la sventura di incontrarvi? -

Derek e Stiles si scambiarono un'occhiata, poi il serpeverde scosse piano la testa e Derek sospirò, tornando a concentrarsi su Argent.

-Preferiamo di no, signore. La prudenza non è mai troppa. Sappia solo che sono al sicuro con mio zio. Non penso che lei lo conosca, ma è un ottimo mago, davvero. -

-Conosco suo zio fin troppo bene – rispose Argent sotto l'impulso della pozione, per poi chiudere gli occhi come se rimpiangesse il giorno in cui era stato messo al mondo.

Derek aggrottò la fronte, ma prima che potesse anche solo metabolizzare quelle parole, Stiles gli parlò sopra, curioso.

-In che modo lo conosce? -

Era chiaro che Argent non volesse rispondere nel modo più assoluto, ma nemmeno lui poteva opporsi al veritaserum.

-In modo intimo. Molto intimo. -

Ci volle qualche secondo prima che entrambi recepissero l'esatto significato di quelle parole.

-Lei è andato a letto con mio zio?- quasi urlò Derek, orripilato.

Argent aveva la morte negli occhi quando rispose.

-Parecchie volte. -

-Oh mio Dio! - esclamò Derek, scostandosi un po' con la sedia.

-Oh mio Dio! - rise Stiles, assolutamente deliziato.

-Oh mio Dio – mormorò Argent, prendendosi il volto tra le mani – Io vi licenzierò, lo giuro. Fosse l'ultima cosa che faccio. -

-E quante volte esattamente... - cominciò Stiles, allegro, ma sia Argent che Derek lo fulminarono.

-Stiles, quello è mio zio. Ti prego contieniti – sibilò Derek, che aveva la sgradevole sensazione di essere arrossito.

-Stilinski, fammi anche solo una domanda sulla mia intimità, e giuro che di te non troveranno nemmeno le ossa. -

Stiles sollevò le mani, senza smettere di sorridere.

-Farà quello che le abbiamo chiesto, signore? - domandò Derek, ancora profondamente turbato.

Perché improvvisamente guardare Argent negli occhi era così difficile?

E perché non riusciva a smettere di pensare a lui e a suo zio in posizioni compromettenti?!

-Lo farò – rispose Argent in tono piatto, gli occhi stretti su di loro e lampeggianti d'odio – Solo perché ho fatto un giuramento quando sono diventato auror e credo in quello che faccio e sono tenuto a prendere in considerazione ogni possibile pista. Ma dubito fortemente che mia sorella o mia figlia c'entrino qualcosa in questa faccenda. -

-È quello che ci auguriamo tutti signore – lo assecondò Stiles, con uno sbrigativo gesto della mano – Parlando di cose serie. Lei e lo zio di Derek... -

-Stiles! - urlò Derek, fulminandolo.

Stiles gli rivolse un finto sguardo innocente.

-Che c'è? Non è colpa mia se Argent è praticamente il tuo zio acquisito!-

-

-Argent non è il mio zio acquisito! - protestò Derek con forza. Lanciò un'occhiata a Argent, implorante – Giusto? Non si vede ancora con mio zio, vero? -

Lo sguardo di Argent era indecifrabile, ma Derek non dubitava che li avrebbe volentieri uccisi lentamente e dolorosamente.

-No. Non so nemmeno dove abiti. Non lo vedo da ventitré anni. -

-Che è esattamente l'età di Allison – considerò Stiles.

Improvvisamente, la verità si presentò a Derek in tutto il suo orrore.

-Era lei! - esclamò, sconvolto – Era lei il suo compagno! Lo ha lasciato quando sua moglie è rimasta incinta di Allison! -

-Woah, cosa? - intervenne Stiles, guardando Argent sconvolto – Lo ha abbandonato anche se sapeva che sarebbe, mh, tipo impazzito? -

Argent si alzò di scatto in piedi, sbattendo i pugni sulla scrivania.

-Scegliere Victoria è stata la decisione più difficile della mia vita, ma non mi aspetto che due ragazzini con il latte alla bocca come voi possano capire. E, no, non sapevo che sarebbe potuto impazzire, non finché il lupo di Hale non ha cominciato a fare il pazzo e mi sono documentato come si deve. In ogni caso non ha importanza, perché non riesco a rintracciarlo e comunque dubito che voglia sentirmi dopo tutti questi anni. E adesso siete pregati di uscire dal mio ufficio e di non farvi più vedere fino a quando non avrete risolto il caso. -

Sia Stiles che Derek non ebbero il coraggio di disobbedire. Si alzarono di scatto in piedi, praticamente correndo verso la porta.

Non parlarono finché non furono al sicuro nel proprio ufficio e poterono scambiarsi uno sguardo allibito.

-Non posso credere che Chris Argent, il nostro capo, facesse cosacce con tuo zio! - sussurrò Stiles, quasi reverente nel suo sconvolgimento.

Derek gemette e si coprì il viso con le mani, consapevole che quell'immagine lo avrebbe tormentato per il resto dei suoi giorni.

 

 

Derek aveva fatto centinaia di appostamenti con Stiles negli ultimi quattro anni.

Ma era la prima volta che gli sembrava che la Camaro, riparata e resa invisibile da un incantesimo, fosse troppo piccola per entrambi.

Ormai era notte fonda e aspettavano sotto casa di Stiles da tutto il giorno, sperando che Kate o Allison cadessero nella loro trappola.

Stiles era visibilmente nervoso, continuava a tamburellare le dita sul volante in un ritmo frenetico.

Anche Derek era nervoso, ma non solo per il caso.

Le parole di Jackson continuavano a turbinargli nel cervello.

Eri Derek Fottuta Meraviglia Hale per lui. Beh, lo sei ancora.

-Sei sicuro che il tuo piano funzionerà? - domandò, perché aveva bisogno di distrarsi.

Stiles continuò a perlustrare la via buia con gli occhi, senza guardarlo.

-Diciamo che sono fiducioso. Valeva la pena tentare. Se non altro dopo tutto il casino che abbiamo fatto con il veritaserum. -

Derek sbuffò, anche se era un po' divertito.

-Vuoi dire il casino che tu hai fatto con il veritaserum. -

Stiles ridacchiò e Derek lo osservò attentamente.

-Come te lo sei procurato, a proposito? -

Stiles si strinse nelle spalle.

-Me lo ha dato Lydia. -

Derek inarcò le sopracciglia, riportando lo sguardo davanti a sé e cominciando ad avvertire anche il lupo innervosirsi.

-Lydia? E perché avrebbe dovuto farlo? Non si possono ritirare pozioni come il veritaserum senza il permesso scritto di un superiore. -

-Beh, le ho detto che mi serviva per il caso dei mangiamorte e che Argent non doveva saperlo. E visto che mi aveva già dato una mano a portare Maggie e Mike a casa mia, mi ha aiutato ancora. -

Derek si girò così di scatto che si fece male al collo.

-Cosa?! Lydia sapeva che avevi portato i ragazzi da te? Lo ha sempre saputo? -

Stiles gli lanciò una rapida occhiata, sembrando niente di meno che perplesso e facendo infuriare Derek ancora di più.

-Sì. Voglio dire, i ragazzi erano sotto la sua custodia quella sera. Nemmeno lei voleva che finissero in delle pidocchiose case sicure, separati. Così mi ha aiutato e ha giurato di non dire niente né ad Allison né ad Argent. -

Derek lo fissò, sentendosi tradito e ferito come non mai.

-Lo hai detto a Lydia e non a me? Ti sei fidato di lei e non di me? -

-Woah, aspetta un attimo! - esclamò Stiles, finalmente girandosi a guardarlo, sconvolto e arrabbiato insieme – Non metterla così, cazzo. Non è giusto. Non è vero. -

-No? - incalzò Derek, sarcastico – E allora perché io l'ho saputo solo quattro giorni dopo? Evidentemente non ero affidabile quanto la tua preziosa Lydia Martin. -

Stiles assottigliò gli occhi e Derek seppe di avere esagerato.

-Vaffanculo Derek. Non so perché stai facendo lo stronzo e non ho tempo per questo adesso, ma sai che le cose non stanno così. Mi fido di te, mi fido di te in un modo incredibile, non potrei mai fidarmi di Lydia così. Ma mi serviva una mano per portare via i ragazzi e in quel momento Lydia mi era più utile di te. Tutto qui. Poi se vuoi trasformarlo in un dramma da tassorosso, accomodati. -

-Un dramma da tassorosso? - ripeté Derek velenoso, incapace di fermarsi, di dominarsi. Non ora che era stato fatto il nome di Lydia, non dopo una giornata passata in preda a domande, dubbi e rimorsi terribili – Sei proprio l'ultima persona che può parlare in fatto di drammi amorosi, Stiles. -

Visto che mi hai tenuto nascosto per anni il fatto che ti piacessi, pensò, ma non lo disse.

Stiles lo fissò, confuso ed esasperato.

-Derek non ti sto seguendo. Sei geloso o cosa? Perché se sei geloso, sappi che sei molto carino e mi lusinga, ma non ce n'è bisogno. -

Suo malgrado, Derek sentì la propria espressione arrabbiata ammorbidirsi, mentre i suoi battiti aumentavano.

-Non ce n'è bisogno? -

Stiles d'un tratto sorrise, un sorriso esasperato e affettuoso, mentre scuoteva la testa.

-Sei proprio un caso umano, Sourpuff. Sono venuto a letto con te, mi sono fatto mordere da te, ho acconsentito a iniziare una relazione con te. Cazzo, sei il mio compagno. E tu ti preoccupi ancora se due mesi fa ho detto a Lydia di Mike e Maggie? -

Visto che Derek manteneva uno sguardo diffidente, Stiles gemette esasperato, buttando la testa indietro.

-Visto che mi costringi a dirtelo esplicitamente...Non devi essere geloso di Lydia. Perché tutto ciò a cui riesco a pensare ultimamente sei tu, Derek. -

Sollevò un sopracciglio, mentre Derek lo fissava, il cuore che batteva rapido.

-Abbastanza sdolcinato per te? Ora puoi smetterla di essere strano durante un appostamento? -

Derek non disse nulla, ma sorrideva impercettibilmente. Cercava di non farsi troppe aspettative sulle parole di Stiles, era ovvio che pensasse a lui, cazzo erano appena stati a letto insieme, ma non poteva impedirsi di sperare, sperare che ci fosse qualcosa di più.

Stiles scosse la testa e, brontolando insulti, si sporse per lasciargli un bacio veloce sulle labbra.

Derek capì che ci fosse qualcosa che non andava dal modo in cui Stiles si era irrigidito contro di lui. Staccò appena la bocca dalla sua, rimanendo vicinissimo, gli occhi fissi sul finestrino alle spalle di Derek.

-Non ti muovere – sussurrò, pianissimo, e Derek si immobilizzò all'istante, obbediente – C'è qualcuno lì fuori. -

-Riesci a colpirlo da qui? - mormorò Derek, le labbra che sfioravano quelle di Stiles.

-Ci provo. Sta fermo, non voglio colpirti. -

Derek obbedì, sentendo la bacchetta di Stiles sfiorargli l'orecchio sinistro. C'era solo una minuscola fessura nel finestrino, era quasi impossibile prendere la mira con precisione, ma Derek sapeva che se qualcuno poteva riuscirci quello era proprio Stiles. Derek non lo sentì pronunciare l'incantesimo, ma dal tonfo proveniente dall'esterno capì che l'incantesimo di pietrificazione di Stiles era andato a buon fine.

Insieme si precipitarono giù dall'auto, mentre Stiles illuminava la strada buia con la bacchetta.

Fu Derek a raggiungere per primo il corpo inerme, caduto proprio davanti al primo gradino del portone di Stiles. L'individuo era caduto prono, il cappuccio del lungo mantello nero gli copriva ancora la testa. Derek lo girò, abbassando in contemporanea il cappuccio. Riconobbe il viso pietrificato ancora prima che Stiles lo illuminasse.

Gli occhi azzurri di Kate Argent, l'unica parte del suo corpo che riuscisse a muovere, li stavano fissando con autentico odio.

-Te lo avevo detto, Derek – disse Stiles, cupo.

Derek si limitò a deglutire, gli occhi che non riuscivano a staccarsi dal viso della donna che aveva ucciso i genitori di Mike e Maggie.

Kate Argent, la sua ex amante.

 

 

-Questa è un'enorme stronzata! - sbraitò Stiles, entrando nel loro ufficio come una furia.

Derek lo seguì, intellegibile.

-Siamo stati noi ad avere l'idea, noi abbiamo catturato quella figlia di puttana, il caso è nostro! Perché devono essere Jackson e Lahey a condurre l'interrogatorio?! -

-Lo sai perché – rispose Derek piatto, lasciandosi cadere stancamente sulla sedia davanti alla sua scrivania – Argent dice che siamo troppo coinvolti. -

-Vaffanculo, io non sono coinvolto! - urlò Stiles, guardandolo con rabbia – Voglio solo far soffrire quella stronza con la maledizione cruciatus finché non mi chiederà pietà! E non mi fermerò finché non mi pregherà di ucciderla, proprio come lei ha ucciso Richard, Emily e Susan Dalton! -

Derek si prese la fronte con le mani, esausto. Stava ancora cercando di metabolizzare che Kate Argent, con cui aveva condiviso parecchie notti appassionate, fosse anche la persona che al momento odiava di più in tutto il mondo.

-Vedi, è per questo che Argent non fa condurre l'interrogatorio a noi. Quella è sua sorella, nonostante tutto. E tu sei completamente fuori di testa. -

Derek sollevò di scatto il viso quando sentì un rumore sordo. Stiles aveva rovesciato il cestino con un calcio e adesso lo stava guardando furioso, standosene in piedi tra le cartacce e i loro avanzi di cibo.

-Sì, sono fuori di testa e lo saresti anche tu, se te ne fregasse qualcosa di Mike e Maggie! -

Come guidato da una forza invisibile, Derek si alzò di scatto in piedi, livido.

-Stai attento, Stiles – sibilò, stringendo i pugni – Compagno o non compagno, posso sempre farti molto male se continui a dire cazzate. -

-Cazzate? - ripeté Stiles, astioso, ignorando completamente l'avvertimento e la posa rigida di Derek e avvicinandosi con irruenza a lui – Chi è che non li voleva sin dall'inizio? Chi è che li ha spediti da Peter senza nemmeno pensarci mezzo secondo? -

-Eri d'accordo con me! - ruggì Derek, facendo il giro della scrivania fino a trovarsi a pochi centimetri da Stiles – Sai bene perché li abbiamo mandati via! Senti, so che sei incazzato, ma non ti permetterò di sfogarti su di me! -

Prendendo Derek completamente alla sprovvista, Stiles gli assestò un potente spintone al petto, gli occhi stravolti dalla rabbia.

-Te lo avevo detto che era Kate! Te lo avevo detto, avremmo potuto chiudere il caso da giorni, ma tu dovevi a tutti i costi proteggere la tua scopata del momento come il fottuto tassorosso che sei! -

Per un terribile e infinito momento, Derek pensò che il lupo avrebbe attaccato. Ma anche se si stava comportando da coglione, quello era il loro compagno, il loro compagno legato, e il lupo si limitò a ringhiare, rifiutandosi di fargli del male.

Ma Derek non era dello stesso avviso.

Si aprì in un piccolo sorriso cattivo, decisamente non da lui.

-Beh, tecnicamente la mia scopata del momento sei tu. -

Non lo vide neanche arrivare lo schiaffo, sentì il rumore prima del dolore. Derek rimase immobile, come pietrificato, mentre fissava Stiles, ansimante e rosso, con il braccio ancora sollevato in aria.

Lo stomaco gli sprofondò quando si rese conto che aveva gli occhi lucidi.

-Stiles – lo chiamò, con una voce che non sembrava nemmeno la sua – Mi dispiace. Ti prego. Scusa. Scusa, scusa, scusa, scusa. -

Derek sapeva che anche i suoi occhi erano diventati lucidi, perché l'espressione di Stiles cambiò appena. Abbassò lentamente il braccio, tenendosi ancora rigido e diffidente.

Derek si mosse lentamente verso di lui, senza staccare gli occhi dai suoi, come se stesse cercando di domare una tigre feroce. Stiles era ancora teso quando Derek gli passò lentamente le braccia intorno alla vita, portandoselo contro e piegandosi finché non affondò il viso contro il suo collo.

-Scusa, scusa, scusa, scusa – ripeté in un mantra senza fine contro la sua gola, dove c'era il morso di Derek, simbolo di quel legame che aveva appena denigrato in modo così stupido – Non so perché l'ho detto. Non è vero. Sai che non è vero. -

Dopo un angosciante minuto di silenzio, Stiles sospirò appena e Derek quasi pianse di sollievo quando sentì le braccia dell'altro circondargli con cautela la schiena. Anche il suo battito adesso era più regolare, l'odore meno aspro e arrabbiato.

-Sì, lo so. E lo hai detto per fare lo stronzo, ma solo perché lo stavo facendo anche io – Derek poteva sentirlo sorridere anche senza vederlo in faccia – Questa è una cosa molto serpeverde, in effetti. -

-Il mio lupo è un serpeverde – mormorò Derek, stringendolo più forte – E ti adora perché riconosce in te un suo pari. E questa è solo una delle tante cose su cui hai avuto ragione sin dall'inizio. Avrei dovuto darti retta su Kate. -

Stiles rimase in silenzio, ma Derek sentì un suo braccio spostarsi per accarezzargli con dolcezza i capelli.

-Dispiace anche a me – disse infine, sussurrando contro il suo orecchio, senza accennare a sciogliere il loro abbraccio – Non avrei dovuto dire quelle cose su Mike e Maggie, so che li ami quanto me. E non avrei dovuto colpirti. -

-Me lo sono un po' meritato – replicò Derek, ma sentì Stiles scuotere la testa.

-No. Tu sei sempre attento con me, non mi tocchi mai perché hai paura di ferirmi, anche solo per sbaglio. Anche se non sono un licantropo, non sono comunque legittimato a farti del male. Perché tu non mi hai mai fatto del male. -

Derek sollevò il viso dal collo di Stiles, senza lasciarlo andare ma allontanandosi un po' per poterlo osservare bene in viso.

-Io ho cominciato a farti del male quando avevo diciassette anni, a quanto pare. -

Gli occhi di Stiles si spalancarono e il suo odore intenso e nervoso disse a Derek che aveva capito. Fece per allontanarsi, ma Derek lo trattenne contro di sé, gentile ma fermo.

-Stiles. Penso che dobbiamo parlare. Ci sono... tante cose che devo dirti. E che avrei dovuto dirti molto tempo fa, se devo essere sincero. Ho parlato con Jackson e Erica e adesso ci sono tante cose che mi sono chiare. Tante cose per cui devo scusarmi, anche.-

Stiles si limitò ad osservarlo in silenzio, gli occhi che correvano impazziti dal suo viso alla porta, come se stesse cercando una via di fuga, il suo battito impazzito.

-Derek... non so come mai tu stia tirando fuori quella storia adesso, né cosa ti abbia detto Erica o quello stronzo di Jackson, ma non c'è bisogno di parlarne. Sono cose successe un sacco di tempo fa, io ero un ragazzino stupido e irritante. Veramente, lascia stare. -

Derek aggrottò la fronte, contrariato.

Ma prima che potesse protestare, la porta dell'ufficio si spalancò di colpo. Stiles balzò via dalle sue braccia come se si fosse scottato e Derek lo lasciò andare, cercando di sopprimere quell'opprimente senso di perdita che sentiva.

Osservò con occhi vuoti Jackson e Isaac sulla soglia, il primo sospettoso e impaziente, il secondo visibilmente imbarazzato e agitato.

-Stiles, Hale. Abbiamo la confessione. -

-Vi ha detto dove trovare gli altri? - domandò subito Stiles, facendo un passo verso l'ex compagno di casa, evitando accuratamente lo sguardo di Derek.

Jackson annuì, lo sguardo cupo.

-Sì. Muovetevi, Argent vuole che partiate subito. E, Stiles, cerca di non fare stronzate, ho dovuto praticamente scongiurare Argent di non toglierti il caso. -

Stiles annuì, per una volta senza obiezioni o ribellioni.

-Cosa ha detto sulla collana? - intervenne Derek, senza perdere di vista il compagno.

Isaac si strinse nelle spalle.

-Ci sono due collane a quanto pare. Kate ha smesso di indossare la sua quando ha scoperto che Mike era sopravvissuto. Temeva che l'avesse vista e voleva depistare i sospetti su Allison. -

-Allison come sta? - chiese Stiles, preoccupato.

Jackson grugnì, evasivo.

-Non bene. È piuttosto sconvolta, come Argent, anche se lui lo nasconde meglio. C'è Lydia con lei adesso. -

-Dobbiamo andare – concluse Isaac, lanciando un'occhiata significativa al compagno.

Derek si aspettava che Stiles lo guardasse, come faceva sempre prima di una missione, per condividere silenziosamente il loro piano. Ma questa volta Stiles uscì dall'ufficio senza guardarlo, seguendo Jackson e Isaac, e Derek si sentì solo come non mai.

 

 

Derek non era per niente concentrato.

E sapeva che questo non andava affatto bene. Non quando stavano facendo un appostamento davanti al covo della setta a cui davano la caccia da un anno.

Derek non era molto sorpreso del fatto che si trattasse di una casa nel bosco.

C'era sempre una casa inquietante nel bosco in ogni storia di cattivi.

Per un po' cercò di ripassare il piano a mente, di ricordarsi tutti i dettagli che Kate aveva rivelato durante l'interrogatorio, il numero di complici, la posizione delle uscite, i piani della casa.

Ma rimanere concentrato era impossibile.

A sua discolpa, dovevano aspettare il segnale di via libera di Isaac e Jackson prima di fare irruzione. E così erano bloccati nella Camaro, l'odore aspro e nervoso di Stiles che stava lentamente facendo uscire Derek di testa.

-Stiles – cominciò, la voce roca per il prolungato silenzio.

Stiles si irrigidì, ma non si voltò verso di lui, continuando invece a scrutare fuori dal finestrino in attesa del segnale.

-Non ora, Derek. -

-Invece ne parliamo ora – ribatté Derek, cominciando ad arrabbiarsi – Dobbiamo parlarne. -

-Non ora. Non durante una missione – ringhiò quasi Stiles, i muscoli del collo tesissimi – Ho bisogno di restare lucido. Per cui stai zitto. Per favore. -

-Dobbiamo parlarne ora proprio perché siamo in missione, una missione pericolosa. Non voglio che mi succeda qualcosa senza averti detto...delle cose. -

Stiles si voltò di scatto verso di lui e Derek sobbalzò sorpreso davanti agli occhi ardenti e furiosi dell'altro.

-Non ti succederà un bel niente. Non finché ci sono io. Ed è esattamente per questo che devo rimanere lucido. -

Derek scosse la testa, la fronte aggrottata.

-Non sappiamo come andrà. E io... mi dispiace, ma devo parlare. Dio, avrei dovuto parlare anni fa, ma sono stato troppo codardo e ora potrebbe essere la mia ultima occasione. -

-Smettila cazzo – sibilò Stiles, fulminandolo – Smettila di parlare di ultime occasioni, di rimpianto e stronzate simili. Andrà tutto bene e parleremo dopo. -

-Non era solo il lupo – sbottò Derek, ignorandolo – Non è mai stato solo il lupo. -

Stiles non smise di guardarlo male, ma Derek sapeva che ormai si era arreso.

-Di cosa stai parlando? Non era solo il lupo a fare cosa? -

Derek si passò la lingua sulle labbra, trovandole aride.

-A volerti. Ad amarti. -

Stiles rimase in silenzio, talmente immobile e imperscrutabile che Derek controllò stupidamente il suo battito cardiaco, come se avesse paura di non trovare alcun suono. Ma il cuore di Stiles batteva, fortissimo, ed era l'unico rumore nell'auto.

Derek strinse le mani sulle ginocchia, senza staccare lo sguardo da quello stralunato e fisso di Stiles.

-Io ti amo, Stiles. Ti amo dal primo giorno in cui Argent ci ha messo a lavorare insieme. Non volevo ammetterlo, ho cercato di negarlo perché mi faceva paura, perché non ho mai provato quello che provo per te per nessuno, mai. Voglio dire, sono stato innamorato, ma mai in questo modo così... così viscerale. Se non ti vedo anche solo per un giorno, sto male da cani e... non è normale, cazzo! Ma ti amo. Ti amo per un milione di ragioni e il fatto che il lupo ti abbia scelto come compagno non è tra queste. Ti amo, ti amo, ti amo. -

Stiles rimaneva in silenzio, quasi assente, e Derek continuò a parlare, un po' disperato.

-Mi dispiace per averti fatto sentire invisibile a Hogwarts, mi dispiace se ti ho fatto credere che il lupo ti volesse più di me. Mi dispiace per tutto. Ero solo un ragazzino troppo solo e troppo cieco, convinto che avrei smesso di sentirmi così odiosamente spezzato se solo fossi riuscito a far funzionare le cose con Braeden – i suoi occhi ardevano in quelli impenetrabili di Stiles – E in effetti ho smesso di sentirmi spezzato. Ho smesso nell'esatto istante in cui ho aperto la porta del nostro ufficio e ti ho trovato sdraiato sulla mia scrivania, con la tua risata irritante che ho imparato a venerare dopo circa dieci secondi. Avrei dovuto parlare chiaro subito, ma avevo paura che tu amassi Lydia e non volevo costringerti a stare con me, non volevo turbarti. Ma adesso sono qui, a dirti che ti amo e a sentirmi davvero un tassorosso scemo. E lo sto facendo perché, in qualche modo, spero che anche tu possa amarmi – Derek fece una pausa, fissando Stiles quasi implorante – È così? -

Stiles sbatté le palpebre, l'unico segno di vita che aveva dato da minuti interi. Spostò lo sguardo alle spalle di Derek, anche se il suo cuore continuava a battere veloce, troppo veloce.

-Il segnale. È ora – disse con voce roca, non da lui.

Derek si limitò ad annuire, stringendo le labbra e cercando di ricacciare il senso di amara delusione che lo stava invadendo.

Almeno aveva detto la verità, ci aveva provato. Non poteva rimproverarsi niente. E, soprattutto, non poteva costringere Stiles a ricambiare i suoi sentimenti.

-D'accordo. Jackson e Isaac entreranno dal retro, tu ed io da davanti. Io vado per primo e tu mi copri le spalle. -

Per la prima volta da quando Derek aveva cominciato a parlare, gli occhi di Stiles si rianimarono e il ragazzo sembrò tornare in sé.

-No! – esclamò, con uno sguardo feroce e risoluto a Derek – Vado per primo io. -

Derek aggrottò la fronte.

-Abbiamo stabilito ore fa che sarei andato prima io. Abbiamo un piano, seguiamolo. -

-Sì, ma adesso è diverso – esclamò Stiles, sembrando un po' disperato e sorprendendo Derek – Ora... - si interruppe bruscamente, abbassando lo sguardo.

Derek fece un sorrisetto, capendo finalmente quale fosse il problema.

-Non ti devi preoccupare. Se anche dovesse succedermi qualcosa, non ti serberei rancore per non avermi risposto. Non c'è bisogno che tu mi protegga. -

Stiles sollevò di scatto lo sguardo, arrabbiato, e sembrava in procinto di dire qualcosa, ma poi si limitò a scuotere rabbiosamente la testa.

-Va bene. Ti guardo le spalle. -

 

 

 

Derek non era mai stato colpito durante una missione.

Aveva dei sensi molto sviluppati e dove i suoi sensi non arrivavano, arrivava Stiles.

Stiles riusciva sempre a intervenire in tempo, con una naturalezza che lasciava sempre Derek stupito.

Stiles era sempre preciso, attento, entrava in azione al momento giusto, non un secondo prima né un secondo dopo.

Ma questa volta Derek sapeva che era in ritardo, perché sentì la sua voce gridargli di stare giù quando ormai il fascio di un incantesimo non verbale lo stava raggiungendo. Il corpo di Stiles impattò quasi con violenza sul suo, buttandolo a terra. Il suo intervento era stato tempestivo, ma non abbastanza. Rotolarono insieme sul pavimento, Stiles sopra di lui.

-Merda – imprecò Stiles tra i denti e Derek lo sentì rimettersi in piedi e urlare incantesimi a raffica.

Derek voleva imitarlo, ma un forte dolore alla testa lo trattenne.

Gemette, portandosi una mano sulla tempia destra. Quando se la portò davanti agli occhi, vide che le dita erano ricoperte di sangue, anche se non riusciva a capire da dove provenisse. Tutta la testa gli pulsava e gli faceva un male cane.

E pensare che stavano andando così bene fino a quel momento.

Avevano messo fuori gioco sei maghi, ne mancava solo uno seguendo le indicazioni di Kate.

E ovviamente doveva essere proprio il bastardo che aveva colpito Derek a tradimento.

-Derek! Derek ci sei? -

La voce di Stiles, concitata e urgente, era vicinissima, anche se Derek non riusciva a mettere a fuoco il suo viso, che ondeggiava pallido e preoccupato su di lui.

Cercò di forzare un grugnito di risposta, che a quanto pare Stiles ritenne una sufficiente rassicurazione.

-Resta giù! Non ti muovere! -

Derek non rispose, si limitò ad accasciarsi sul pavimento, chiudendo gli occhi. Sapeva di essere inutile al momento, ma cercò di monitorare la situazione con i suoi sensi, senza mai perdere di vista il battito accelerato di Stiles e il suono della sua corsa. Aggrottò le sopracciglia quando sentì delle urla, ma si rilassò leggermente quando si rese conto che non appartenevano a Stiles.

-Stiles! Basta così, lo ucciderai! -

Quella era la voce di Jackson, ovattata e come proveniente da un altro pianeta.

-Meglio – ringhiò Stiles, ma in quel momento le urla cessarono e Derek capì che, per fortuna, aveva fatto prevalere la lucidità sul senso di vendetta.

Derek non si sarebbe mai perdonato se Stiles fosse diventato un assassino a causa sua.

Si sforzò di aprire gli occhi quando sentì l'odore nervoso e in ansia di Stiles farsi più vicino, i suoi passi frenetici che rimbombavano nella vecchia casa.

-Derek! -

Stiles era di nuovo in ginocchio accanto a lui e Derek notò, con un po' di inquietudine, che teneva le mani sospese con cautela sul suo viso, come se avesse paura di toccarlo.

O non sapesse cosa poter toccare.

-Derek, mi senti? -

-Male – grugnì Derek – Tutto confuso. -

-Merda – borbottò Stiles, poi aggiunse in tono più alto, come se stesse parlando con qualcun altro presente nella stanza: - Dice che sente male, che è confuso! -

-Grazie al cazzo, gli hanno fatto esplodere un orecchio. -

-Jackson, vaffanculo! - urlò Stiles, senza staccare gli occhi da quelli di Derek, che aveva spalancato i suoi.

-Non ascoltarlo, Derek, è solo un coglione. E il tuo orecchio non è proprio esploso esploso. Solo un pezzetto. La punta. Beh, un po' più della punta. Ma a nessuno serve la punta dell'orecchio, cazzo, è praticamente inutile, lo sanno tutti – si premurò di rassicurarlo Stiles, con un po' di disperazione – Ho visto di peggio Tassorosso, davvero. Starai benone. -

Derek fece una smorfia, ma era troppo debole per contraddirlo.

-Lo hai preso? Hai preso quello stronzo? -

L'espressione di Stiles si fece feroce.

-Ci puoi giurare. -

Derek cercò di sollevare le labbra in un sorriso, ma non doveva essere un bello spettacolo a giudicare dall'espressione terrorizzata di Stiles.

-Bene. -

-Jackson, dobbiamo portare Derek al San Mungo, adesso. Sta perdendo un sacco di sangue! - esclamò Stiles, parlando da sopra la sua spalla.

Si voltò di scatto quando sentì il tocco leggero delle dita di Derek sulla guancia. Gli aveva lasciato una scia di sangue sulla pelle, ma a Stiles non sembrava importare.

-Ti amo – gli disse Derek in un sussurro, godendosi gli occhi di Stiles farsi spalancati e luminosi nei suoi.

Stiles mosse le labbra, formulando una risposta, ma Derek lasciò cadere stancamente la mano dal suo viso, chiuse gli occhi e svenne.

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciaooo!

Scusate il ritardo con cui aggiorno, purtroppo sono stata immersa nello studio! Aggiorno con un po' di anticipo rispetto a venerdì per farmi perdonare!

Allora, che dire... c'è un po' di capitolo in questo angst. E anche un po' di George Weasley e il suo orecchio mozzato.

Ma, ehi, almeno hanno parlato un po'!

Grazie di cuore a chiunque impieghi un po' di tempo a leggere questa schifezzina, davvero <3

Come sempre questo capitolo è per le mie cicce, love you <3

Ci vediamo venerdì prossimo con un nuovo capitolo!

Un bacio,

Fede <3

 

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Capitolo 11
*** 11. Una patetica storia d'amore alla Grifondoro ***


11

 

Una patetica storia d'amore alla Grifondoro

 

 

 

Ancora prima di aprire gli occhi, Derek avvertì la presenza di Stiles.

Il suo odore aspro riempiva in modo confortante la stanza e i suoi battiti irregolari facevano compagnia a quelli calmi di Derek. Cercò di muovere le dita della mano sinistra, che gli sembravano intorpidite, ma si rese conto abbastanza presto che fossero intrappolate nella presa mortale di Stiles.

Si mosse piano, con un piccolo grugnito, e Stiles gli strinse le mano ancora più forte.

-Ehi. Ehi, Tassorossso. Mi senti? Sei al San Mungo, al sicuro. -

Con un po' di sforzo, Derek schiuse gli occhi, ritrovandosi a pochi centimetri il viso preoccupato di Stiles.

C'era un'esplosione di bianco in quella stanza d'ospedale asettica, ma gli occhi di Stiles erano l'unica cosa luminosa e viva e Derek si concentrò totalmente su di essi, con sollievo.

Non contava il letto su cui era disteso, non contava il pulsare continuo della sua testa.

Contava solo Stiles.

Stiles gli sorrise, anche se il suo volto era teso e il suo odore acido per la paura. Derek aggrottò la fronte, accarezzandogli impacciato la mano con il pollice.

-Stai bene? -

Stiles fece un verso strano, guardandolo quasi arrabbiato.

-Vaffanculo. Sei tu quello a cui hanno fatto quasi saltare un orecchio. -

-Oh. -

Derek si era completamente dimenticato di quel dettaglio. Si portò la mano libera al lato della testa, incontrando in effetti una garza ruvida. Guardò Stiles, interrogativo.

-Ti ha colpito con un sectumsempra – disse subito Stiles, cupo – I medimaghi dicono che non possono farlo ricrescere, ma che ti devi comunque ritenere fortunato. È un miracolo che ti abbia preso solo l'orecchio di striscio. -

Derek scosse la testa, aggrappandosi con forza alla mano di Stiles e lasciando perdere il suo orecchio.

-Non un miracolo. Tu. Mi hai salvato la vita. -

Derek spalancò gli occhi, sorpreso, davanti allo sguardo inequivocabilmente arrabbiato di Stiles.

-Sono stato troppo lento. Avrei dovuto accorgermene. Dovevo guardarti le spalle. -

Derek aggrottò la fronte, desiderando con tutte le sue forze poter essere abbastanza in forze da alzarsi e stringere Stiles finché non lo avesse visto sorridere.

-Lo hai fatto. Lo fai sempre.-

Stiles scosse la testa, il cuore che batteva frenetico, e lasciò andare di scatto la mano di Derek.

Derek si mise con qualche difficoltà seduto sul suo letto, mentre osservava ad occhi spalancati Stiles fare avanti e indietro per la stanza, come un leone in gabbia.

-Stiles? -

-È colpa tua! - esclamò Stiles all'improvviso, inchiodandolo con uno sguardo feroce, senza fermarsi – Te lo avevo detto, ti avevo detto di non dirmi quelle cose! E tu le hai dette lo stesso e io non ero lucido e tu sei quasi morto! -

-Fammi capire, ce l'hai con me perché ti ho detto che ti amo? - replicò Derek, alzando anche lui un po' la voce.

Stiles lo trucidò con lo sguardo.

-Sì! Non avresti dovuto dirmelo, maledizione! -

Derek lo fissò per un po', poi abbassò lo sguardo, stringendo forte i pugni sulle coperte ruvide che gli coprivano le gambe.

-Mi dispiace. Hai ragione, non avrei dovuto dirtelo. –

Sentì Stiles fermare la sua camminata, ma Derek continuò a parlare, senza guardarlo.

-Non avrei dovuto dirtelo, sapendo che non provavi lo stesso. -

L'odore di Stiles si fece se possibile ancora più arrabbiato e Derek sollevò lo sguardo, perplesso. Non aveva mai visto Stiles così incazzato, non con lui almeno.

-Oh mio Dio. Davvero? Davvero, Derek? Pensi che sia questo il problema? Perché sei così stupido? -

-Beh, dimmi tu qual è il problema, se sei così intelligente! - sbottò Derek, cominciando a scaldarsi – Perché per come le vedo io le cose, io ho detto di amarti e tu non mi hai risposto! E ora sei qui a urlarmi addosso per non so bene quale motivo e...

-Potevi morire! - ruggì Stiles, avvicinandosi precipitosamente al letto di Derek – Potevi morire e sarebbe stato su di me, perché dovevo guardarti le spalle, ma tutto quello a cui riuscivo a pensare... tutto quello a cui riuscivo a pensare era che tu mi ami. Cazzo, tu mi ami. Tipo che mi ami davvero, perché lo hai ripetuto davvero un sacco di volte. Tu mi ami. -

Derek rimase in silenzio, colpito e vagamente confuso. Osservò incerto Stiles riprendere a camminare, le mani che tiravano nervosamente i capelli.

-Ti rendi conto cosa abbia significato per me sentire che mi amavi? - gli rivolse uno sguardo stravolto e, per la prima volta, Derek si sentì profondamente in colpa – Non ti rendi conto che provo esattamente lo stesso per te? -

Derek boccheggiò, completamente senza parole. Stiles gli lanciò un breve sguardo, emise un verso sarcastico e riprese a camminare.

-No, certo che no. Sei troppo stupido. -

Derek deglutì, il suono frenetico dei suoi battiti che lo distraeva e gli confondeva i pensieri.

-Tu...tu mi ami? -

Stiles emise una risata sarcastica, senza guardarlo.

-È così fottutamente ovvio. -

-Non per me! - esclamò Derek, senza nemmeno preoccuparsi del tono acuto e quasi isterico della sua voce – Insomma, come avrei dovuto capirlo? Hai parlato di Lydia senza sosta per quattro anni e hai cominciato a mostrarti interessato solo quando hai scoperto che eravamo compagni! -

Stiles si voltò di scatto a guardarlo, incredulo e furioso.

-Parlavo senza sosta di Lydia perché pensavo che non avrei mai potuto avere te! E sapevo che non avrei potuto avere nemmeno lei, ma, in qualche modo, amare lei era più facile che ammettere di amare te. -

Derek scosse la testa, disorientato e un po' ferito.

Ovvio che fosse più facile amare Lydia Martin.

Lydia non era un licantropo, Lydia non aveva un lupo pazzo pronto a emergere all'improvviso. Lydia offriva un amore libero e senza vincoli, Derek uno stupido legame permanente.

-Più facile – ripeté, atono.

Stiles gli lanciò uno sguardo di fuoco, mentre continuava a camminare senza tregua.

-Certo. Se mi fossi messo con lei e lei mi avesse lasciato, sarei caduto in piedi. Cado sempre in piedi. Sempre. Anche il fatto di averla persa a causa di Jackson mi ha ferito solo per un po'. Ma se avessi perso te... - il suo odore si fece pesante e disperato, stordendo Derek – Cristo, non ti basta il fatto che io stia uscendo completamente di testa? Che il solo pensiero che quello stronzo avrebbe potuto ucciderti mi fa impazzire? -

Per Derek fu come mettere gli occhiali per la prima volta e scoprire che c'era tutto un mondo da vedere con i propri occhi miopi. Il cuore riprese a battere, la tristezza che gli aveva provocato la precedente frase di Stiles cominciò a dissolversi.

-Tu mi ami – disse calmo, giusto per ricapitolare e tenere il punto della situazione, perché una parte di lui pensava ancora di aver frainteso qualcosa – Non ami Lydia. Ami me. -

Stiles si fermò in mezzo alla stanza, guardandolo con pura esasperazione.

Suo malgrado, Derek sentì un angolo delle labbra sollevarsi.

-Sì, idiota, sì. Mi sembrava evidente, te l'ho pure detto l'altro giorno, quando eravamo in macchina! -

Derek aggrottò la fronte, un po' offeso.

-Non mi hai detto niente del genere! -

Stiles spalancò gli occhi, incredulo.

-In quale universo dirti che non devi essere geloso di Lydia e che penso solo a te non sarebbe una dichiarazione d'amore? -

Derek boccheggiò, sentendosi arrossire sotto lo sguardo soddisfatto di Stiles.

-Poteva avere un milione di significati diversi quella frase – si difese infine, poco convinto.

Stiles scosse la testa, guardandolo sconsolato, quasi triste.

-No. Ne aveva solo uno. Ed è sempre stato così, sempre. Sono solo stato bravo a nasconderlo. Ma un po' ci speravo che tu te ne accorgessi comunque – fece un sorrisetto – Pensi che mi proponga di essere il compagno di ogni licantropo che mi capita di fronte? -

-Ma...- Derek boccheggiò, sempre più confuso e disorientato -Ma tu sei scappato quando ti ho detto che eravamo compagni. Puzzavi di paura. -

Stiles lo guardò intensamente negli occhi, sembrando quasi addolorato.

-Avevo una fottuta paura, Derek. Avevo paura di poter davvero averti, dopo tutti quegli anni passati a volerti. Non sono bravo con le relazioni vere, lo sai. Avevo paura che avrei fatto qualcosa, che avrei rovinato il nostro rapporto e ti avrei perso. Ma poi tu hai detto che era solo il lupo ed è cambiato tutto. Ho semplicemente pensato...beh, perché no? Se questo è l'unico modo per averlo, compagni di vita sia. Solo ora mi rendo conto di quanto fosse egoista. -

Derek scosse con decisione la testa, guardandolo dritto negli occhi.

-Se era un pensiero egoista, allora lo era anche il mio. Perché io ho pensato la stessa cosa quando ti sei offerto di essere il mio compagno.-

Gli occhi di Stiles adesso brillavano, il suo odore era più calmo e dolce.

-Quindi è andata così? Io ti amavo e tu mi amavi, ma nessuno dei due se ne è reso conto? E adesso, per un puro colpo di testa del lupo pazzo, siamo comunque legati per la vita? -

Derek buttò fuori una risata incerta, sentendo il petto colmarsi di amore incondizionato per l'uomo che gli stava di fronte.

-Temo di sì.-

Stiles fece un verso sdegnoso con la gola.

-Che patetica storia d'amore alla grifondoro che è questa. -

Rimasero a guardarsi ancora per qualche istante, poi, come in un muto accordo, Stiles si avvicinò rapidamente al letto di Derek.

Derek alzò le braccia, circondando il corpo di Stiles in un abbraccio quasi violento. Stiles lo stringeva così forte che quasi non respirava, ma non se ne sarebbe lamentato per nulla al mondo. Affondò il volto contro la spalla di Stiles aspirando il suo odore aspro, buono, di compagno.

Di amore.

Dopo qualche istante Stiles sollevò il volto, trovando subito le labbra di Derek. Si baciarono con calma, senza fretta, la mano di Stiles infinitamente delicata sulla sua guancia. Quando il bacio finì, Stiles rimase comunque vicino, la fronte contro quella di Derek.

Gli sorrise, caldo e luminoso, e Derek sentì ancora quella sensazione di amore devastante investirlo dritto nel petto.

-La mia solita sfortuna. Potevo averti quando eri perfetto e adesso sono incastrato per il resto della mia vita con un tipo con un orecchio e mezzo. -

Derek sbuffò una risata, cercando di guardarlo male con scarsi risultati.

-Sei proprio uno stronzo. -

Stiles gli fece l'occhiolino.

-Ogni tanto – tornò serio - Rimani comunque la persona più bella che io abbia mai conosciuto. In ogni senso possibile. -

Derek lo fissò, cercando disperatamente di combattere contro le lacrime. Non poteva piangere, quel deficiente non poteva farlo piangere. Cercò di baciarlo, giusto per dissimulare gli occhi lucidi, ma Stiles si ritrasse, ancora con quel cipiglio serio sul viso.

-Dimmi ancora che mi ami Tassorosso. -

Derek sbuffò, roteando gli occhi.

-Perché? Hai bisogno di gonfiare il tuo ego? -

Stiles scosse la testa, fissandolo intensamente.

-No. Così posso risponderti. -

Le labbra di Derek tremarono in un sorriso commosso, senza che potesse fare nulla per impedirlo.

-Ti amo. -

Anche Stiles gli sorrise, tenero e insieme feroce, tutto occhi luminosi e grandi, una mano che cercava la sua sul materasso e la stringeva forte, fortissimo.

-Ti amo anche io. Da quando avevo quattordici anni e per sempre. -

Derek chiuse gli occhi, frustrato.

Quello stronzo era riuscito a farlo piangere.

Stiles fece un sorrisetto odiosamente serpeverde e questa volta non si ritrasse quando Derek si sporse verso di lui e lo baciò.

Furono costretti a separarsi con un piccolo balzo quando la porta si spalancò di colpo.

-Signor Hale, le regole prevedono un visitatore alla volta... -

Le lamentele esasperate dell'infermiera andarono perdute quando due piccole figure si infilarono sotto il braccio teso di Peter, tutte capelli rossi e occhi grigi.

Il cuore di Derek accelerò, mentre con gli occhi esaminava avido ogni più piccolo dettaglio di Mike e Maggie, come per cercare ferite o malesseri.

Ma i due ragazzini, a parte essere vestiti in modo orribile, sembravano in perfetta salute.

Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, Derek si aprì in un ampio sorriso, allargando le braccia.

Mike si mosse per primo. Corse fino al letto e saltò sul lato non occupato da Stiles. In un attimo Derek si ritrovò le braccia piene del suo piccolo corpo tremante, i suoi ricci rossi che gli solleticavano la faccia. Sbirciò Maggie, ancora ferma sulla soglia, da sopra la testa di Mike.

Alternava lo sguardo da Derek e Stiles, l'espressione impassibile tradita solo da un lieve tremore del labbro inferiore.

Stiles si alzò in piedi, facendo un piccolo passo verso di lei, e Maggie sembrò sbloccarsi. Camminò rapida verso di lui e si gettò tra le sue braccia, lasciando che Stiles la stringesse forte contro il suo petto.

Derek incrociò lo sguardo sospettosamente acquoso di Maggie da sotto il braccio di Stiles.

-Che cavolo ha fatto all'orecchio? - borbottò, guardando Derek ma rivolgendosi a Stiles.

Stiles rise, sciogliendo con delicatezza il loro abbraccio ma rimanendo vicino.

-Sai com'è. Mi distraggo un secondo e lui si mette nei guai. Una causa persa. -

Derek aprì la bocca per protestare, ma in quel momento Maggie si avvicinò al letto e Derek tacque, ricambiando lo sguardo attento di Maggie.

La ragazza si sedette nel posto lasciato libero da Stiles, senza dire nulla. Derek liberò con qualche difficoltà un braccio dalla presa feroce di Mike, ancora appeso al suo collo, e allungò una mano verso Maggie, il palmo rivolto verso l'alto. La ragazza non esitò nemmeno un istante prima di intrecciare le loro dita e stringerle forte, gli occhi grigi che non abbandonavano nemmeno per un istante quelli verdi di Derek.

-Peter, come diavolo li hai vestiti? - chiese Stiles a quel punto, tenendosi un po' distante dal letto, e Derek si concesse una seconda occhiata ai vestiti dei due ragazzi.

Maggie indossava un'improbabile gonna a ruota e una camicetta che probabilmente sarebbe andata di moda vent'anni fa. Mike era vestito persino peggio, con una giacca di pelle che faceva a pugni con i suoi capelli rossi e, per Merlino, era gel quella roba strana tra i suoi capelli?

-Non sono adorabili? - cinguettò Peter, inequivocabilmente orgoglioso, avanzando nella stanza con disinvoltura – Sono Sandy e Danny Zucco di Grease. -

Maggie inarcò un sopracciglio, rivolgendo uno sguardo eloquente a Derek.

-A Peter piacciono i musical – disse, in tono funereo, e Derek non riuscì a trattenere una risata.

Mike si sollevò dal suo collo in quel momento, guardandosi ansiosamente intorno finché i suoi occhi non incontrarono quelli di Stiles. Derek percepì l'odore del bambino farsi calmo e felice mentre si staccava da lui e balzava giù dal letto.

Stiles si accovacciò sul pavimento, facendosi già trovare pronto per accogliere Mike tra le sue braccia. Si alzò in piedi, tenendo il bambino in braccio e sussurrandogli rassicurazioni e cose dolci, mentre Mike si stringeva intorno al suo collo, proprio come aveva fatto con Derek poco prima. Derek sorrise davanti a quella scena, poi riportò gli occhi su Maggie, che era ancora seduta accanto a lui, le loro mani intrecciate.

-Peter vi ha trattato bene? -

Maggie si strinse nelle spalle, ma il suo odore era tranquillo, il battito del suo cuore calmo.

-Non è male. Anche se ci chiamava Malcom e Marianne. -

Peter sospirò, afflitto, mentre si avvicinava al letto di Derek.

-Troppi nomi da ricordare per un povero vecchio. -

Derek lo fissò, scettico, ma rimase immobile mentre lo zio si chinava per abbracciarlo con una delicatezza inaspettata. Derek lo avvolse goffamente con il braccio libero e si sentì amato in maniera incondizionata dalle persone presenti nella stanza, proprio come in una famiglia.

-Le tue sorelle saranno qui a momenti – lo informò Peter, lasciandolo andare e sedendosi elegantemente su un lato del letto – Ho dovuto dirgli che adesso sei raccapricciante e che non hai metà orecchio, come mi ha gentilmente informato il nostro dolce Stiles – lo zio sospirò, sconsolato – A quanto pare non gli importa e insistono nel volerti tenere nella famiglia. Assurdo. -

Derek stiracchiò un sorriso, gli occhi che brillavano.

-Grazie zio. Ti voglio bene anche io. -

Peter sbatté le palpebre, sorpreso. Derek si ripromise di dire più spesso alle persone a cui teneva cose del genere. Non tutti erano così pazienti come Stiles da attendere per quattro anni e Derek, dopo aver quasi rischiato di morire, era deciso a non perdere più nessuno. Lanciò uno sguardo quasi feroce a Maggie e a Mike, ancora in braccio a Stiles.

No.

Non li avrebbe persi. Li avrebbe protetti e li avrebbe amati, esattamente come meritavano. Tutti e tre.

-Quando possiamo tornare a casa? - domandò Maggie, la voce sottile e inequivocabilmente speranzosa.

Peter assunse un'espressione offesa, ma Derek lo ignorò.

Strinse la mano di Maggie, lanciando una veloce occhiata a Stiles.

-Presto. -

Avrebbe voluto dire di più, ma non poteva sbilanciarsi, non adesso, non prima di aver capito come procedere.

Mike e Maggie erano due orfani natibabbani e adesso che non c'era più il pericolo della setta dei mangiamorte avrebbero dovuto essere affidati agli assistenti sociali babbani.

Derek non era sicuro di volere questo per se stesso e i due ragazzi e, giudicando dalla forza con cui Stiles stringeva Mike, non era il solo.

Riportò lo sguardo su Maggie, forzando un sorriso.

-Probabilmente dovrò passare la notte in ospedale e Stiles dovrà fare rapporto con il nostro capo e occuparsi delle formalità. Per ora è meglio se restate con Peter. -

Maggie si incupì, ma non disse nulla.

-Peter mi piace – ci tenne a informarli Mike con la sua vocina sottile, facendo capolino da sopra la spalla di Stiles.

Peter sfoderò un sorriso abbagliante.

-Ma certo. Tutti gli orfani mi amano. È una benedizione e insieme una maledizione. -

-Amare è una parola grossa – precisò Maggie, ma il suo tono non era davvero tagliente e i suoi occhi erano morbidi.

Stiles camminò lentamente verso il letto, sedendosi con attenzione sul fondo, Mike seduto sulle sue ginocchia.

Derek era circondato da ogni parte e il letto era decisamente troppo piccolo per tutti quanti, ma non se ne sarebbe lamentato per nulla al mondo.

Mike guardò attentamente Derek e per la prima volta sembrò accorgersi della benda sul suo orecchio.

-Ti fa male? - chiese, evidentemente preoccupato.

Derek scosse la testa, sorridendogli rassicurante.

-No. I medimaghi hanno fatto un ottimo lavoro. Sto bene.-

-E avete catturato i mangiamorte? - domandò Maggie, la voce bassa e seria, rivolta a Stiles.

Derek vide gli occhi di Stiles ardere in quelli della ragazza, la fissava con tanta intensità che sembrava esserci una conversazione silenziosa in corso tra loro.

-Sì, Maggie – disse solo, gli occhi duri a dispetto della voce gentile.

A Derek sembrò che Maggie si facesse più rilassata accanto a lui.

Mike posò una mano sulla guancia di Stiles, spingendo il ragazzo ad abbassare lo sguardo su di lui.

-Staremo insieme presto, vero Stiles? Lo prometti? -

Derek guardò Stiles e sapeva che tutta la prudenza che aveva usato per rispondere a Maggie stava per essere gettata via.

La cosa più frustrante era che non gli importava poi così tanto. Anche lui voleva essere imprudente, anche lui voleva dare la stessa risposta di Stiles.

Ma lasciò che fosse Stiles a stringere con forza la manina di Mike, gli occhi che non lasciavano quelli spalancati del bambino.

-Te lo prometto sulle tartarughe ninja, Mike. -

 

 

 

 

Derek sbuffò, cercando di fingersi infastidito anche se sorrideva.

-È proprio necessario? -

-Ovvio – rispose subito Stiles, saltellando dietro di lui.

Anche se non poteva vederlo in faccia, Derek era sicuro che si stesse divertendo un mondo, per cui smise di divincolarsi e si aggiustò la benda nera sugli occhi.

-Stiles, lo so che hai organizzato una festa per il mio rientro a lavoro. Lo sapevano persino le infermiere del mio reparto. Non ha senso che tu faccia finta che si tratti di una sorpresa. Senza contare che sono stato assente solo un giorno. È ridicolo.-

-Smettila di lamentarti. Sei il fidanzato più scorbutico del pianeta. Non meriti il fantastico me. -

Derek sorrise ancora più ampiamente, il cuore che batteva forte.

-Okay, okay ci siamo! - disse finalmente Stiles, facendolo fermare – Togliti la benda! -

Derek scoppiò a ridere non appena mise a fuoco la scena davanti a sé.

Tutti i loro colleghi erano schierati nell'ingresso del dipartimento con degli striscioni e, a giudicare dalle loro espressioni, almeno la metà di loro era stata costretta da Stiles. Allison e Lydia avevano delle trombette colorate e sembravano genuinamente contente, Isaac e Jackson tenevano i due lembi di uno striscione con scritto: “ben tornato lupo pazzo”, sicuramente scritto da Jackson, e altri auror stavano spargendo coriandoli con un'espressione perplessa. Persino Argent aveva una coccarda appuntata sul petto e teneva una specie di bandierina che evidentemente gli avevano messo in mano a forza, anche se sembrava meno truce del solito.

-Ragazzi! - esclamò Stiles, visibilmente deluso – Dove sono i fuochi d'artificio? Ero stato chiarissimo in merito. -

Argent lo fulminò.

-E io ero stato chiarissimo che saresti dovuto passare sul mio cadavere prima di portare quegli affari un ufficio. -

-Buongiorno Signore – lo salutò Derek, stranamente allegro.

Argent gli rivolse uno sguardo indecifrabile.

-Hale. Contento di rivederti quasi tutto intero – disse, piatto.

-Ci senti ancora? - domandò curiosa Hannah Jones, che aveva una ghirlanda di fiori intorno al collo e un tatto invidiabile.

-Sì, Hannah, è solo la punta dell'orecchio – sbottò Stiles, guardandola male – A cosa serve la punta dell'orecchio? -

-Mh, equilibrio. Funzione uditiva. Fattore estetico. Devo continuare? - intervenne Lydia, inarcando le sopracciglia.

Derek cercò di calmare il proprio lupo. Non c'era bisogno di sbranare Lydia. Stiles amava loro.

-Derek è un licantropo – la liquidò Stiles, guardandola a malapena e facendo sorridere un po' Derek – L'equilibrio è a posto, l'udito pure e il suo fattore estetico è messo benissimo. Se chiedete a me, l'orecchio mozzato gli dà un'aria da duro che mi eccita molto. -

Derek arrossì completamente, mentre Lydia e Allison scoppiavano a ridere.

-Nessuno te lo ha chiesto, Stilinski – disse Argent, lugubre. Si staccò la coccarda dalla camicia e la consegnò insieme alla bandierina a un confuso Finstock.

-La festa è finita. Hale è vivo e sta bene, non c'è più niente da vedere. Tornate al vostro lavoro. -

Nessuno se lo fece ripetere due volte, anche se Allison si avvicinò rapidamente a Derek per dargli un veloce abbraccio.

Derek doveva ammettere che cominciava a sentirsi un po' una merda per aver passato settimane a ripetere “Allison è un'assassina!”.

Una volta rimasti soli, Argent si avvicinò a loro, con l'aria di chi è costretto a fare qualcosa controvoglia.

-Hale, Stilinski. Volevo congratularmi con voi per aver risolto il caso. -

-Grazie, Signore. Ci dispiace per sua sorella – replicò Derek, con cautela.

Argent liquidò il discorso con un gesto secco della mano, ma Derek poteva vedere nei suoi occhi che la ferita fosse ancora aperta.

-Uno i parenti non può sceglierseli. Verrà giudicata da un tribunale magico insieme ai suoi complici. È partita anche un'inchiesta al ministero. Pare che non fossero tutti puliti nemmeno lì. -

Derek non disse nulla, ma non faceva fatica a credere che anche Gerard Argent e i suoi scagnozzi c'entrassero in qualche modo nella vicenda.

-Volevamo anche scusarci per averla drogata con il veritaserum – intervenne Stiles, in tono stranamente serio – E per aver dato un po' di matto quando non ci ha permesso di condurre l'interrogatorio. E per aver scritto “Argent fa schifo” nei bagni. Divento infantile quando sono incazzato. -

Argent lo fissò a lungo, imperscrutabile.

-Ti ringrazio per la sincerità, Stilinski, lo apprezzo. -

-Mi scuso anche io, anche se mi dissocio dalla scritta nel bagno – si aggiunse Derek, guardando in tralice Stiles.

Argent scosse la testa.

-Non importa. Avete fatto un ottimo lavoro. Io e, oserei dire, tutta la comunità magica e non magica siamo in debito con voi. Quindi – Argent alternò lo sguardo dall'uno all'altro, serio e autorevole – Potete chiedere qualsiasi cosa e vi sarà data. Un ufficio più grande, una promozione, più casi, una vacanza. Qualsiasi cosa. -

Stiles si voltò a guardarlo, sorpreso, ma Derek seppe cosa chiedere nell'esatto istante in cui incrociò gli occhi dell'altro. Si voltò di nuovo verso Argent, alzando un po' il mento.

-Vogliamo Mike e Maggie. -

L'odore felice e incredulo di Stiles lo investì, rendendolo ancora più sicuro della sua richiesta.

Argent lo fissò, un solo tremito dell'occhio destro che tradiva la sua sorpresa.

-I due ragazzini nati babbani? -

-Sì, Signore – rispose Derek con convinzione.

-Ma nessuno giudice babbano serio affiderebbe due ragazzini a voi. -

-Ne siamo consapevoli, Signore. -

-Stilinski ha fatto morire ogni pesce rosso che abbia mai avuto. Ha rapito i due ragazzi e li ha nutriti con biscotti alla zucca per giorni. -

-In effetti sì, Signore. -

Argent inarcò un sopracciglio, impaziente.

-Siete completamente inadatti a prendervi cura di due minori. -

-Lo sappiamo, Signore. -

Adesso Argent sembrava profondamente depresso.

-Per farvi ottenere la loro custodia dovrei corrompere mezzo tribunale. O addirittura confonderlo. -

Derek esitò solo un istante prima di dire: -Temo di sì, Signore. -

Argent scosse la testa, guardandoli truce.

-Datemi un solo motivo per cui dovrei appoggiare questa follia. -

Questa volta fu Stiles a prendere la parola.

-Perché vogliamo bene a quei ragazzi. E loro ne vogliono a noi. È vero, non siamo le due persone più adatte a fare i genitori del mondo, ma in qualche modo funzioniamo. Mike e Maggie hanno bisogno di noi e noi di loro.-

Argent li scrutò ancora per un istante, letale.

-Molto bene – disse piatto, già cominciando a voltarsi – Vedete solo di non farmene pentire. Ne riparleremo presto.-

Senza aspettare una risposta, Argent si allontanò lungo il corridoio, lasciandoli soli.

Derek fece appena in tempo a voltarsi verso Stiles, che il ragazzo gli fu addosso, cercando la sua bocca quasi con disperazione. Derek lo strinse, un po' sorpreso, cedendo di buon grado all'assalto dell'altro.

-Derek Hale, io ti amo – sussurrò Stiles sulle sue labbra, quasi con ferocia, guardandolo negli occhi.

Derek sorrise, mentre una parte di sé pensava che non si sarebbe mai abituato a sentire Stiles pronunciare quelle parole.

-Ormai è inutile fingere di non essere coinvolto. Quei due ragazzini mi hanno conquistato e voglio che stiano con noi. E, soprattutto, voglio che tu sia felice. -

Gli occhi di Stiles brillarono nei suoi.

-Lo sono. Lo sarei stato in ogni caso, con te al mio fianco. -

Derek gli accarezzò una guancia, delicato.

-Non potrei essere più che d'accordo. -

Stiles gli sorrise, un sorriso dolce per una volta, poi si alzò sulle punte e gli circondò la testa con le mani, per baciarlo meglio.

Derek ricambiò per un po' il bacio, ma fu costretto a sottrarsi con un gemito quando Stiles premette un po' troppo sull'orecchio ferito.

Stiles si scostò subito, guardandolo preoccupato.

-Che c'è? Ti fa male? -

-Non è niente – lo liquidò Derek, cercando di riprendere il bacio, ma Stiles si ritrasse con un cipiglio serio.

-Davvero, Tassorosso. Non dovrebbe farti così male – scrutò attentamente il suo orecchio, pensieroso – Forse è meglio che vada da Lydia a prenderti una pozione contro il dolore. -

-No! - esclamò subito Derek, quasi ringhiando e calamitandosi addosso lo sguardo sorpreso di Stiles – No – ripeté, modulando la voce – Vado io. Non preoccuparti. -

Stiles lo fissò per un po', poi stiracchiò un sorriso consapevole.

-Davvero? Sei ancora geloso di lei? -

Derek sbuffò, evitando il suo sguardo.

-Non sono affatto geloso. Voglio solo pensarci io. -

-Certo – lo prese in giro Stiles in tono beffardo, un grosso sorriso che lentamente gli occupava tutto il viso -Sei assolutamente credibile. -

Derek grugnì, evasivo, e gli occhi di Stiles si addolcirono.

-Ehi – gli circondò di nuovo il viso con le mani, questa volta appoggiandole delicatamente sulle guance. Suo malgrado, Derek incrociò il suo sguardo, tenero e divertito insieme.

-Non c'è bisogno che tu sia geloso. Sono tuo. E tutti lo sanno in ufficio. Non nascondo esattamente il tuo marchio sul collo, nel caso non lo avessi notato.-

Derek sovrappose le mani su quelle di Stiles, gli occhi intrecciati ai suoi.

-Lo so. Forse devo ancora abituarmi all'idea di averti. -

Stiles sorrise, giocoso e dolce insieme.

-Beh, per tua fortuna sembra che tu abbia una vita intera per farlo. -

Derek ricambiò il sorriso, abbassandosi per baciarlo piano sulle labbra.

-Fila a prendere la tua pozione, Sourpuff – sussurrò Stiles, facendo malvolentieri un passo indietro. Gli strizzò l'occhio – E non uccidere Lydia. -

Derek sbuffò e alzò gli occhi al cielo, ma non promise nulla.

Si diresse verso l'ufficio di Allison e Lydia, mentre Stiles si allontanava nella direzione opposta. Il lupo uggiolò, ferito, ma Derek cercò di calmarlo: avrebbero rivisto il loro compagno presto, avrebbero avuto Mike e Maggie e sarebbe andato tutto bene.

Stava per bussare alla porta del reparto pozioni, ma quella si aprì di colpo, rivelando la figura di Allison.

Derek abbassò il braccio, imbarazzato. Allison si limitò a sorridergli, inclinando un po' il capo.

-Ciao. Avevi bisogno? -

-Ehm. Mi fa male l'orecchio – borbottò e aggiunse subito dopo, per mettere in chiaro che non fosse una sua idea: - Stiles ha insistito perché prendessi qualcosa. -

Allison rise leggermente e Derek si sentì ancora più imbarazzato e in colpa.

Allison non sembrava affatto una feroce assassina, in effetti.

-Ci scommetto che l'ha fatto. È molto protettivo con le persone a cui tiene – il suo sorriso si fece dolce – Con te particolarmente. -

Derek si mosse, la sensazione di disagio che aumentava.

-A proposito. Stiles non ha mai creduto...ti ha sempre difesa, continuava a dirmi che era impossibile che tu... che tu...

Allison lo interruppe con un gesto gentile della mano.

-Lo so. Stiles ha spiegato tutto a me e a Scott mentre eri in ospedale. Noi tre siamo amici dai tempi di Hogwarts, è tutto a posto. E non biasimo nemmeno te per aver sospettato di me – fece un sorrisetto triste, le dita che sfioravano il ciondolo intorno al collo. Derek si chiese se lo tenesse per torturarsi o come promemoria di ciò che aveva fatto sua zia.

-Avevi ragione almeno un po'. -

-Mi dispiace comunque – insistette Derek, sincero.

Allison si strinse nelle spalle.

-Non tutti i mali vengono per nuocere. Da questa faccenda orribile almeno ho capito cosa voglio fare della mia vita – il suo sguardo si indurì impercettibilmente – Il prossimo anno farò domanda per diventare auror. La vita da pozionista comincia a starmi stretta. Ci sono tante persone crudeli nel mondo e voglio fare qualcosa, in prima persona. -

-Saresti un ottimo auror – disse subito Derek, senza l'ombra di dubbio e concedendosi persino un piccolo sorriso.

Aveva visto Allison tirare con l'arco durante un aggiornamento annuale voluto da Argent per tutti i maghi del dipartimento. Non aveva dubbi che sarebbe stata una risorsa preziosa.

Anche Allison gli sorrise, gli occhi di nuovo dolci.

-Grazie – si guardò rapidamente alle spalle, prima di riportare lo sguardo su Derek – Stavo uscendo per incontrare Scott, doppiamo scegliere il menù per il matrimonio, ma c'è Lydia dentro. Può aiutarti con l'orecchio. -

-Meraviglioso – disse Derek, piatto e assolutamente falso.

Allison scoppiò a ridere e Derek rivalutò la nuova simpatia che aveva appena nutrito nei suoi confronti.

-Oh, andiamo. Non c'è mai stata concorrenza. Stiles è cotto di te da una vita. -

-Perché sono l'unico che non se n'è mai accorto? - domandò Derek, infastidito.

Allison sorrise, stringendosi nelle spalle.

-Non prendertela. Stiles in effetti è bravo a simulare. Lo conosciamo solo da così tanto tempo che è impossibile non accorgersi del modo in cui ti guarda. -

Derek sentì un calore sbocciare nel suo petto.

Allison gli diede una pacca amichevole sul braccio e poi lo superò.

Prendendo un grosso respiro di incoraggiamento, Derek entrò.

Lydia era seduta alla sua postazione, i piedi sollevati sulla scrivania e il naso immerso in un libro che sembrava sospettosamente una lettura babbana che nulla aveva a che fare con il lavoro.

-Sei qui per il tuo orecchio deturpato? - domandò, senza alzare lo sguardo dalle pagine.

Derek si bloccò in mezzo alla stanza, sorpreso, e Lydia gli lanciò uno sguardo annoiato da sopra la copertina rosa del libro.

-Non avrò il super udito, ma riesco ancora a origliare una conversazione che avviene a due metri da me, Hale.-

Derek si schiarì la voce imbarazzato.

-Mh. Sì. Bene. Se non ti è di disturbo, mi servirebbe una pozione contro il dolore.-

Lydia sospirò pesantemente, appoggiando il suo libro sulla scrivania con riluttanza, come se non fosse letteralmente pagata per fornire pozioni e Derek le stesse rovinando la vita.

Derek rimase impacciato a guardarla mentre rovistava tra gli scaffali. Quando si voltò verso di lui, aveva in mano una piccola ampolla con un liquido rosso.

-È piuttosto forte, basterà un sorso ogni sera prima di andare a dormire, anche se puoi prendere il primo ora se il dolore non è sopportabile. Se non passa, vieni da me. -

Derek annuì, allungandosi a prendere la pozione.

-Grazie. -

Lydia inarcò un sopracciglio, sollevando di scatto il braccio e allontanando la pozione dalla portata di Derek.

-So che Jackson ti ha già accennato qualcosa, ma ci tenevo a precisare una questione per me molto importante: non devi far soffrire Stiles.-

Derek si irrigidì e strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di contenere l'irritazione.

-È buffo che questa raccomandazione venga proprio da te. -

Lydia non si scompose, si limitò ad arricciare le labbra in un sorrisetto di scherno.

-Non amo Stiles, ma ci tengo a lui. Stiles, Allie, Jackson, Scott... siamo sempre stati un gruppo. A volte ci sono delle incomprensioni, ma l'affetto resta, è come un...

-È come un branco – completò Derek, rilassandosi appena.

Lydia accennò un sorriso, più sincero questa volta.

-Sì. Esattamente come un branco. -

Derek scosse la testa.

-Non farò del male a Stiles. Lui non è solo un membro del branco per me. È compagno. È famiglia – la voce gli si spezzò per un istante – È tutto. -

Lydia lo soppesò ancora per un po', poi sembrò convincersi, perché gli porse la pozione. Derek si affrettò a prenderla prima che cambiasse idea.

-E per la cronaca – aggiunse Lydia, sempre con quell'irritante aria di superiorità – Non ho mai preso sul serio il corteggiamento di Stiles semplicemente perché sapevo benissimo che non era me che voleva, non davvero. Io ero solo l'opzione che gli sembrava più facile. Sono una corvonero e posso assicurarti che Stiles non ha mai amato nessuno come ama te. -

Derek arrossì di puro piacere e Lydia alzò gli occhi al cielo, ma non sembrava davvero infastidita.

-Forse dovremmo cercare di riconciliare Jackson e Stiles – propose Derek, esitante.

-Oh, non mi darei troppo pena per quello – disse distrattamente Lydia, tornando alla sua scrivania e recuperando il suo libro – Sono serpeverde. Loro non fanno pace, loro depongono il rancore, prima o poi – si strinse nelle spalle – Torneranno a insultarsi amichevolmente prima che tu possa spremerti il tuo cervellino tassorosso. -

-Tu non mi piaci – le fece notare Derek, piatto.

Lydia sbadigliò da dietro il suo libro.

-Sì, sì. Chiudi la porta quando esci. -

Derek obbedì, anche se si premurò di sbattere la porta perché in fondo aveva due anni. Si avviò verso il proprio ufficio, il vetro freddo dell'ampolla a contatto con la sua mano destra. Esitò prima di entrare dalla porta socchiusa, avendo riconosciuto la seconda voce che stava facendo eco a quella di Stiles.

-Sei sicuro? Totalmente sicuro? -

-Sì, Jackson – Derek conosceva quel tono, era quello che Stiles usava quando cercava di non ridere – Non mi trasformerò in un licantropo una volta al mese, non è così che funziona il morso di accoppiamento. E sono sicura che Lydia te l'ha già spiegato ma vuoi solo darmi il tormento. -

-Sto solo cercando di capire se sarò costretto a uscire con McCall mentre tu ululi alla luna – replicò Jackson, sprezzante.

-A proposito di Scott. L'addio al celibato – Derek poteva immaginare il sorriso diabolico sulla faccia di Stiles anche senza vederlo – Hai idee? -

-Oh, sì – disse Jackson e Derek non fece fatica a immaginarsi lo stesso identico ghigno sul suo volto – Una più crudele dell'altra. -

A quel punto presero a parlarsi l'uno sopra l'altro, eccitati e in piena fase di complotto, e Derek scosse la testa, allontanandosi verso l'area relax.

I serpeverde erano creature strane che Derek non avrebbe mai compreso del tutto, ma la sua sensibilità tassorosso gli aveva suggerito di lasciare a quei due almeno venti minuti da soli, per fare pace, deporre il rancore o qualsiasi altra cosa.

La risata squillante di Stiles gli giunse all'orecchio buono e gli scaldò il cuore, confermandogli che stava facendo la cosa giusta.

 

 

ANGOLINO

 

Scusateeeee

So che sono in ritardo, ma la sessione estiva mi ha reclamata ( e continua a farlo, ahimè). Questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo! Non so dire quando potrò aggiornare, ma è già mezzo scritto quindi sono fiduciosa. Vi ringrazio per la pazienza e l'affetto che riservate a questa storia bruttina <3

Un grazie speciale alle mie cicce, che mi stanno sempre accanto. Vi amo <3

A presto!

Un bacio,

Fede <3

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Capitolo 12
*** 12. Ricatto ***


12

 

Ricatto

 

 

Derek si mosse nervosamente sulla propria sedia, senza staccare lo sguardo da quello annoiato di Argent.

-Signore – cominciò, esitante – Spero che non la prenda male, non voglio insinuare alcuna condotta niente meno che professionale da parte sua, ho il massimo rispetto del suo giudizio e la mia stima nei suoi confronti è infinita, ma mi sembra che lei mi stia...ricattando. -

-Sono molto offeso, Hale – commentò Argent, versandosi serafico una tazza di tè.

Derek non trattenne un sospiro di sollievo.

-Lo so, Signore, mi perdoni. È così sciocco da parte mia pensare...

-Certo che ti sto ricattando, pensavo fosse piuttosto ovvio – lo interruppe Argent, in tono disinteressato.

Derek rimase a bocca aperta, fissando il suo capo come se non fosse vero.

-Non sono sicuro che lei possa farlo – commentò infine Derek, incerto – Sono abbastanza sicuro che potrei denunciarla. -

Argent si strinse nelle spalle, senza guardarlo.

-Sicuramente puoi farlo – lo inchiodò con uno sguardo che fece tremare la spina dorsale di Derek – Ma in quel caso penso che tu possa scordarti i tuoi due ragazzini nati babbani.-

Derek spalancò la bocca, inorridito.

-Oh mio Dio, lei è orribile – sussurrò, ritirandosi un po' sulla sua sedia.

Argent sospirò.

-E tu un ottuso tassorosso. Coraggio Hale, Stilinski non ha fatto tutte queste storie. -

Okay, adesso Derek era ufficialmente sconvolto.

-Lei ne ha parlato con Stiles? -

-Certo. E temo di doverti informare che è stato molto più cooperativo di te. -

-Beh, certo, lo zio da pugnalare alle spalle è il mio! - sbottò Derek, senza riuscire a trattenersi.

Argent gli rivolse un'occhiata torbida.

-Voglio solo parlare con lui. Niente di male.-

Derek scosse la testa, cercando di mantenere la calma.

-Con tutto il rispetto, Signore, ma penso che ci sia un motivo se non ha sue notizie da ventitré anni. Non credo che voglia vederla o ascoltare quello che ha da dire. -

Gli occhi di Argent adesso fiammeggiavano.

-Beh, sfortunatamente per lui, dovrà vedermi. E dovrà ascoltare. E tu mi aiuterai Hale, oppure i tuoi due ragazzini finiranno in qualche orfanotrofio sperduto. Sai che tu e Stilinski non potreste mai ottenere la custodia senza il mio aiuto. -

-Non posso credere che Stiles abbia acconsentito a questo ricatto! È inaudito! - protestò Derek, la voce un po' acuta.

Argent fece una smorfia.

-In realtà Stilinski sembrava piuttosto elettrizzato all'idea di... parole sue, non mie...di riunire la coppia. Ha cominciato a blaterare di qualcosa che mi pare si chiami “le pagine della nostra vita”, ma ho smesso di ascoltare.-

-Stiles è un idiota – proclamò Derek, cupo.

Argent roteò gli occhi.

-E su questo siamo tutti d'accordo – il suo sguardo si fece impaziente – Allora? Mi aiuterai? -

Derek si morse il labbro. Sapeva già in cuor suo la decisione che aveva preso e questo lo faceva sentire una persona orribile.

-Mi assicura che se la faccio incontrare con mio zio, lei poi ci aiuterà ad avere Mike e Maggie? -

Argent si sporse sulla scrivania, la mano tesa.

-Hai la mia parola, Hale. -

Derek strinse mesto la sua mano, chiedendosi se è così che ci si sentiva dopo aver fatto un patto con il diavolo.

 

 

-Oh, andiamo. Mi terrai il broncio ancora per molto? -

Derek continuò a guidare in silenzio, il suo broncio ancora saldo al suo posto.

Stiles sospirò, stiracchiandosi sul sedile del passeggero. Non sembrava attraversato dal benché minimo rimorso e questo, se possibile, fece aumentare l'irritazione di Derek.

-Non ci ha chiesto di drogare tuo zio e chiuderlo in una cantina piena di ratti feroci. Vuole solo parlare – insistette Stiles, la testa inclinata all'indietro per mantenere la sua bacchetta sul naso. Derek gliela avrebbe volentieri infilata in un occhio. O peggio.

-Argent ha abbandonato mio zio, gli ha spezzato il cuore e lo ha reso un alcolizzato senza spirito di conservazione. Ed era il suo compagno, Peter avrebbe potuto benissimo impazzire. Quindi, perdonami, ma non sono esattamente elettrizzato all'idea che si rivedano. -

-So che sei preoccupato per tuo zio – mormorò Stiles, la voce dolce e comprensiva, e Derek si odiò per l'immediato senso di tranquillità che lo invase – E, sì, Argent si è comportato di merda, ma adesso vuole rimediare, no? E poi, non voglio difenderlo, ma Argent non sapeva nulla della faccenda dei compagni. Tuo zio non glielo ha mai detto. -

-Perché ha messo incinta una tizia e l'ha sposata! - esclamò Derek, arrabbiato.

-Lo so. Dico solo che nemmeno tuo zio è stato particolarmente trasparente, cosa che immagino sia ereditaria – replicò Stiles e adesso il suo tono era un po' seccato.

Derek gli lanciò una rapida occhiata e sentì il suo sguardo ammorbidirsi subito quando incontrò quello turbato di Stiles. Gli posò una mano sul ginocchio, accarezzandogli delicato una rotula.

-Mi dispiace. Peter avrebbe dovuto dire subito la verità ad Argent. E io avrei dovuto dirla a te. -

Stiles lo guardò e Derek si sciolse quando gli sorrise. Posò una mano su quella di Derek, intrecciando le loro dita.

-Perdonato, stupido lupo. E sono sicuro che anche Argent e Peter faranno pace, vedrai. -

Derek sospirò, ritornando di umore cupo.

-A meno che non si uccidano prima. -

Stiles rise e il suono riuscì almeno in parte a rilassare Derek.

-Non essere drammatico, Sourpuff. Andrà tutto bene. Argent avrà Peter e noi avremo Mike e Maggie. E saremo tutti felici. -

Derek sbuffò, ma non lo contraddisse. Poteva solo sperare che sarebbe stato tutto così semplice.

 

 

Quando arrivarono a casa di Peter, Pinkie li accolse come al solito.

-Padroncino Derek, padroncino Stiles. I bambini aspettare voi.-

In effetti, aveva appena chiuso la porta dietro di loro, che Mike e Maggie gli corsero incontro, quasi travolgendo l'elfa.

Stiles si issò Mike in braccio, mentre Derek trasse brevemente Maggie a sé, baciandole i ricci ribelli.

-Stiamo andando a casa? - domandò Maggie, speranzosa.

-Abbiamo già preparato le valigie – li informò Mike, stretto con forza al collo di Stiles.

Il serpeverde ridacchiò, facendo scontrare il naso con quello del bambino e facendo innamorare Derek giusto un pochino di più.

-Impazienti, vero? Comunque, sì, andiamo a casa.-

-Forse – aggiunse precipitosamente Derek, ma ormai il danno era fatto.

Mike gli si buttò addosso con un gridolino, mentre Maggie abbracciava Stiles, senza dire nulla.

Derek cercò di guardare male Stiles da sopra la testa di Mike, ma non riusciva ad avercela con lui, non quando Stiles sembrava risplendere di felicità. Derek si ritrovò a sorridere, suo malgrado.

-Dobbiamo prima risolvere una faccenda – precisò comunque, aggiustando la presa su Mike e guardando seriamente lui e Maggie.

-Che faccenda? - chiese subito Maggie, appoggiandosi a Stiles, ma senza staccare gli occhi da Derek – Ancora i mangiamorte? -

Derek scosse con decisione la testa.

-No. Abbiamo risolto il caso e loro sono sotto processo, strettamente sorvegliati. Non possono più fare del male a nessuno. -

-Pinkie, Peter è in casa? - intervenne Stiles, in tono gentile.

L'elfa spalancò gli occhi sporgenti e Derek era sicuro che fosse la sua tattica per non alzarli al cielo.

-Sì, Padroncino Stiles. È di sopra. Pinkie pensa che non sia...

-Solo. Sì, immaginiamo – la interruppe Derek, chiedendosi cosa avesse fatto di male nella sua vita. Lanciò un'occhiata a Mike e a Maggie, pieno di disapprovazione.

-Potresti credere che non porti i suoi amanti a casa mentre deve badare a due bambini, e invece... -borbottò verso Stiles, che trattenne a stento una risata.

-Che sta succedendo? - li incalzò Maggie, spazientita.

-Dobbiamo parlare con Peter. Da soli – le spiegò Stiles, posandole una mano sulla spalla – Quindi sarebbe meglio se tu e Mike usciste per qualche ora con Pinkie – sorrise all'elfa – Se Pinkie può, naturalmente. -

Pinkie gonfiò il petto, orgogliosa come ogni volta che doveva assolvere un compito.

-Pinkie è onorata di badare alla signorina Maggie e al signorino Mike, padroncino Stiles. Pinkie li proteggerà a costo della sua stessa vita. -

-Non credo che sarà necessario, Pinkie – commentò Derek, posando con gentilezza Mike per terra – Portali a prendere un gelato a Diagon Alley, va bene? -

Mike emise un gridolino contento, ma Maggie continuò a soppesare con sospetto i due adulti, le braccia incrociate al petto.

-Perché non possiamo rimanere qui? -

Perché qui sarà un lago di sangue tra qualche minuto, pensò Derek, disperato.

-Perché dobbiamo parlare di cose da adulti – rispose invece, forse un po' troppo brusco.

-Quindi cose noiosissime – tradusse Stiles con un occhiolino, facendo ridere Mike e inducendo persino un piccolo sorriso sulle labbra di Maggie.

-Ma poi andiamo a casa? - insistette la ragazza, gli occhi puntati su Derek.

-Sì, Maggie, poi... - cominciò Stiles, ma Maggie lo interruppe toccandogli il braccio.

-Voglio che lo dica Derek – disse, con tono di sfida, anche se le tremava un po' il mento.

Derek sentì il proprio cuore scricchiolare. Si inginocchiò davanti a lei, guardandola seriamente negli occhi, lasciando che il suo sguardo fosse aperto e vulnerabile come lo era solo per Stiles.

-Poi andiamo a casa, Maggie. -

Maggie lo soppesò per alcuni istanti, poi, lentamente, annuì.

-Va bene – si rivolse al fratello, che era già attaccato alla mano di Pinkie, evidentemente già sognando la sua coppa di gelato – Andiamo, Mike.-

Stiles e Derek salutarono i due bambini con un sorriso, sorriso che si trasformò subito in una smorfia di orrore non appena rimasero da soli in casa.

-Quando ha detto che sarebbe arrivato Argent? -

Derek diede un'occhiata all'orologio al suo polso e imprecò.

-Tra dieci minuti. E quell'idiota di mio zio sta scopando con qualcuno al piano di sopra. Ottimo inizio per una riconciliazione serena. -

-Va bene, niente panico – esclamò Stiles, con una luce eccitata negli occhi che fece sprofondare Derek ancora di più nel panico – Andrà tutto bene. Tu vai di sopra e fai in modo che tuo zio...ehm, si liberi del suo ospite...-

-Perché io? - protestò subito Derek, disperato.

Stiles inarcò un sopracciglio.

-Non penso che tu voglia che veda nudo tuo zio. La nostra vita sessuale potrebbe risentirne in modo permanente. -

Derek grugnì, chiedendosi perché aveva dovuto innamorarsi di un idiota totale.

-Quindi, tu ti occupi di tuo zio. Io... - Stiles si diede un'occhiata intorno, indugiando con lo sguardo sulla decina di bottiglie mezze vuote che giacevano sul tavolino del soggiorno – Io bonifico l'ambiente. E magari metto qualche candela. -

Derek lo fulminò.

-Niente candele. Non vogliamo che si diano fuoco, giusto? -

Stiles mise il broncio.

-Beh, allora qualche petalo di rosa, un po' di musica...-

-Stiles. -

Il serpeverde sbuffò.

-Va bene! Mi libererò solo delle bottiglie, contento? -

-Neanche un po' – replicò Derek, cominciando ad avviarsi al piano di sopra con l'aria di un condannato a morte.

Circa cinque minuti dopo fece ritorno in soggiorno con un recalcitrante e scontento Peter al seguito.

-Insomma, si può sapere cosa succede? Avevo un ospite, se non ve ne siete accorti – si lagnò, tirando nervosamente i lembi della sua vestaglia, che lasciava scoperta decisamente più pelle di quanta mettesse a suo agio Derek.

-Me ne sono accorto. Ho visto più parti anatomiche del tuo ospite in due secondi, che del mio fidanzato in due settimane – brontolò Derek, sfregandosi con forza gli occhi, come se potesse cancellare anche le immagini che avevano dovuto vedere.

-Ora sono geloso – cinguettò Stiles, facendosi loro incontro.

Peter lo salutò con un buffetto distratto sui capelli, mentre i suoi occhi azzurri vagavano per la stanza.

-Dove sono gli orfani? E Pinkie? -

-Pinkie li ha portati a Diagon Alley – rispose Derek, dando un'occhiata al suo orologio.

Conoscendo la puntualità di Argent, avevano all'incirca due minuti di tempo.

Lanciò uno sguardo a suo zio e gemette quando vide l'ombra violacea di un grosso succhiotto fare bella mostra di sé sulla sua gola.

-Non puoi vestirti? Con una sciarpa magari?-

Peter lo guardò perplesso.

-Ma cosa sta succedendo? - i suoi occhi si posarono sul tavolino sgombro e si riempirono di orrore – E dov'è il mio alcol?! -

-Lo riavrai a tempo debito – promise Stiles, avendo la decenza di sembrare un po' imbarazzato.

Peter li fulminò.

-Si può sapere che vi prende? Piombate qui senza preavviso, rapite gli orfani e la mia elfa domestica, costringete un ragazzo incantevole a smaterializzarsi senza nemmeno dargli il tempo di rivestirsi e, cosa più grave di tutte, nascondete l'alcol! -

Derek e Stiles si scambiarono uno sguardo.

-Okay, non c'è un modo delicato per dirlo – Stiles sospirò profondamente, puntando gli occhi in quelli di Peter – Argent sta venendo qui. -

Per un attimo Peter non ebbe nessuna reazione. Poi i suoi occhi diventarono di un azzurro elettrico e il suo petto rimbombò con un ringhio minaccioso. Derek si affrettò a mettersi davanti a Stiles. Se suo zio doveva perdere il controllo, preferiva decisamente che lo facesse con un altro lupo, non con il suo compagno umano.

-No – ringhiò Peter, adesso guardando Derek.

Derek lasciò che i propri occhi si illuminassero di giallo. Era un piccolo avvertimento allo zio: sono pronto a liberare il lupo, se mi costringi.

-Sì. Vuole parlarti. E tu lo ascolterai. -

-Derek, tesoro... - cominciò Stiles, cercando di sgusciare da dietro di lui, ma Derek lo trattenne parandogli un braccio davanti, un blando ringhio nella sua gola.

Stiles sospirò, ma capì l'antifona e rimase dietro Derek.

-Stavo solo cercando di suggerire un approccio diverso, ma vedo che voi ragazzi siete entrati nella modalità mannara. -

-Non voglio vedere quello stronzo! Come cazzo vi è venuto in mente di dirgli dove abito! - latrò Peter, decisamente furioso.

-Vuole solo parlarti – rispose Stiles, la voce gentile e accomodante, anche se Derek continuava a mantenersi teso e sulla difensiva – Non devi perdonarlo o altro, solo ascoltarlo. Per favore. Non ci aiuterà a ottenere l'affidamento di Mike e Maggie se non lo fai. -

Peter aprì la bocca, furibondo, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta, un suono deciso e secco. Sia Derek che Stiles puntarono gli occhi su Peter.

Il lupo li guardò con odio, poi grugnì.

-Bene. Ma lo faccio solo per gli orfani, tanto per cambiare. -

-Grazie – sillabò Stiles, pieno di sollievo.

Derek si mosse per aprire la porta, tenendo d'occhio lo zio nel processo.

-Ti prego, non azzannarlo. È il mio capo – gli sussurrò, precipitoso.

Peter fece schioccare le zanne, il che non era proprio una risposta rassicurante, ma ormai non c'era più tempo.

Derek aprì la porta, veloce come se dovesse strappare un cerotto. Argent lo guardò a malapena, i suoi occhi cercarono e trovarono subito Peter, che si manteneva un po' discostato, gli occhi ancora di un azzurro innaturale e le braccia incrociate sulla vestaglia.

-Peter – disse Argent dopo un tempo che sembrò infinito, la voce monotona come al solito, il viso che non esprimeva alcuna emozione tangibile.

-Chris – rispose con calma Peter, quasi affabile.

Stiles e Derek si scambiarono uno sguardo.

Chris squadrò Peter da capo a piedi.

-Ti colgo in un brutto momento? -

-In effetti, sì – replicò Peter, casuale, guardandosi con fare distratto le unghie – Ma il tuo tempismo ha sempre fatto schifo, per cui non preoccuparti troppo. -

La mascella di Argent si tese così tanto che avrebbe potuto spezzarsi da un momento all'altro.

-Okay – proclamò Derek con forza, afferrando Stiles per un polso e cominciando a trascinarlo verso la cucina – Vi lasciamo un po' di privacy. Siamo di là se... – se cercate di uccidervi – …se avete bisogno di noi. -

Proprio in quel momento Peter decise di informare Argent sulle dimensioni del suo amante e di elogiarne la straordinaria resistenza (“una vera novità dopo di te, Chris. Il tuo record era due minuti, vero?”), per cui Derek accelerò il passo, trascinandosi dietro un ridacchiante Stiles.

 

 

Derek cominciava a pensare che non sarebbero mai più usciti da quella cucina. Erano passate due ore e i toni nel soggiorno non si erano affatto calmati, anzi.

-...SE TU ME LO AVESSI DETTO...-

-...SE TU NON AVESSI MESSO INCINTA QUELLA STRONZA CHE TUO PADRE VOLEVA TANTO CHE FREQUENTASSI...-

-...È STATO UN INCIDENTE, ERO UBRIACO! DOVEVO PRENDERMI LE MIE RESPONSABILITÀ CON LA BAMBINA...-

-...OH, FOTTITI, CHRIS. SEI SOLO UNO STRONZO! -

Poi le urla smisero all'improvviso e per cinque minuti buoni si sentirono solo rumori di vetri rotti, il che non era propriamente rassicurante.

-Si stanno uccidendo – gemette Derek, la testa tra le mani, i gomiti affondati sul tavolo.

-Non essere drammatico – disse con leggerezza Stiles, l'orecchio premuto contro la porta. Derek lo avrebbe sbranato prima del tramonto – Hanno pure smesso di lanciarsi addosso oggetti. -

In effetti, nel giro di qualche secondo ripresero a urlare, anche se Derek non lo considerava necessariamente un miglioramento.

-Te ne sei fregato di me per tutti questi anni e adesso stai qui, a guardarmi come se ti dovessi qualcosa! Io non ti devo niente, Chris!-

-Ti ho cercato! - ruggì Argent e Derek non lo aveva mai sentito alzare la voce in quel modo prima d'ora – Nell'esatto momento in cui ho firmato le carte per il dannato divorzio, ti ho cercato! Volevo scusarmi, volevo...-

-Cosa? - tuonò Peter, il tono pericoloso – Cosa volevi? Un'ultima scopata?-

-Te! Volevo te, idiota! Perché...sei sempre stato...il solo per cui...e in tutti questi anni... - Argent diede in un suono frustrato e Derek poteva quasi immaginarselo fare avanti e indietro come un leone in gabbia – Devi proprio farmelo dire? -

-Sì – rispose Peter, implacabile.

-Bene! - ringhiò quasi Argent, il tono colmo d'odio – Ti amo. Ti amo, sei contento ora, stronzo narcisista? Ti ho sempre amato, Dio solo sa perché. Pensavo che mi sarebbe passata con il tempo, che era solo uno sciocco amore da ragazzini, che avrei amato Victoria come amavo te, che sarei riuscito ad amarla come amo Allison, ma non è così, perché tu... cazzo, tu eri sempre piantato lì nella mia mente e non riuscivo a fare niente, assolutamente niente, senza averti nei miei pensieri. -

Dopo le parole di Argent calò un silenzio denso e innaturale. Derek sollevò la testa, incrociando lo sguardo teso di Stiles.

-È stato doloroso? - domandò poi Peter, in tono disinteressato – Vivere senza di me per tutti questi anni? -

-Una tortura – rispose Argent, un po' spezzato – Mi sentivo lacerato. Incompleto. Ogni santo giorno. Ora so perché. Sono il tuo compagno. -

Derek non poté fare a meno di accogliere con sorpresa le parole di Argent. In tutti gli anni che aveva lavorato nel suo dipartimento, non una sola volta gli era sembrato che stesse combattendo contro qualche demone. Ma in fondo Argent era un serpeverde. Lanciò un'occhiata a Stiles. I serpeverde erano bravi a nascondere i loro sentimenti, purtroppo.

-Già. Una tortura. E sei umano – commentò Peter, sprezzante – Quindi puoi immaginare che per me sia stato dieci volte peggio di quello che è stato per te. -

I toni adesso si erano drasticamente abbassati e Derek fu costretto a raggiungere Stiles davanti alla porta per continuare a origliare la conversazione.

-Mi dispiace – disse Argent ed era sincero, lo avrebbe capito anche un essere umano qualunque – Mi dispiace, Peter. -

-Davvero mi hai cercato? - domandò Peter, con un tono diverso, quasi sommesso.

Argent sospirò. Derek sentì rumore di passi, poi un fruscio lieve.

-Ho divorziato da Victoria quindici anni fa, quando mi è stato chiaro che nessuno avrebbe mai potuto prendere il tuo posto. E da allora non ho smesso di cercarti. -

-Sei proprio un bastardo – ringhiò Peter – Ti odio, cazzo. Odio te e la tua stupida faccia impassibile e perfetta. Odio la tua famiglia per averci separato e odio te per averlo permesso. Ti odio perché dopo la morte di mia sorella avevo bisogno di te e tu non c'eri.-

Si sentì un forte stridio, come se le gambe del tavolino avessero slittato sul pavimento.

-Adesso sono qui. Mi odi ancora? - domandò Argent, il suo tono strano, un po' affannato.

La risposta di Peter andò perduta, ricoperta da improvvisi e forti rumori. Stiles trasalì un po' all'inconfondibile rumore del legno che si spezza. Lanciò uno sguardo a metà tra l'allucinato e il divertito a Derek, che lo ricambiò di malavoglia.

-Stanno... -

-Sì – grugnì Derek, chiudendo gli occhi quando sentì un inconfondibile gemito, emesso dall'inconfondibile voce di suo zio.

-Con noi qui dentro? - domandò Stiles, le labbra che tremavano nel palese tentativo di trattenere una risata.

Derek lo odiava.

-Puoi almeno fare finta di non trovarlo divertente?- sbottò seccato, andando di nuovo a sedersi al tavolo, coprendosi le orecchie con le mani.

Purtroppo l'udito di un licantropo funzionava fin troppo bene e Derek continuò a sentire ogni gemito e ogni imprecazione soffocata. Il fatto che continuassero a esserci rumori di oggetti rotti rendeva il tutto solo più inquietante. Il suono cristallino della risata di Stiles non migliorò per nulla il suo umore.

-Oh, ti prego, promettimi che risolveremo anche noi i nostri litigi scopando selvaggiamente e distruggendo mobili – ansimò, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a quella di Derek – È così romantico. -

Derek sollevò la testa per lanciargli un'occhiataccia, ma era difficile rimanere furioso con Stiles quando l'altro sorrideva a non finire e aveva gli occhi lucidi e increspati ai lati. Seguendo il suo istinto, si sporse e catturò le sue labbra in un bacio dolce e profondo. Stiles ronzò di contentezza, appendendosi al collo di Derek con inaspettata forza.

-Mh. Stiamo cercando di gareggiare con il nostro capo e tuo zio? - mormorò contro la sua bocca, scoppiando a ridere forte quando Derek si ritrasse di scatto, un'espressione inorridita sul volto.

-Vaffanculo – biascicò, arrossendo mentre Stiles praticamente ululava dal ridere – Ti odio. -

Stiles gli rivolse un'occhiata maliziosa e, anche se lo stava prendendo in giro, Derek non riuscì a impedire la vampata di calore che lo attraversò.

-Scommetto che mi odi proprio come tuo zio odia Argent. -

Prima che Derek potesse replicare, con un movimento fluido, Stiles gli si mise a cavalcioni, allacciandogli di nuovo le braccia intorno al collo. Gli morse il labbro inferiore, facendolo ringhiare piano.

-Perché adesso non scopiamo su questo bel tavolo di legno massiccio finché non lo rompiamo? Non vorrai lasciarli vincere. -

Stiles scoppiò a ridere forte quando Derek lo sollevò di peso, issandolo sul bordo del tavolo e ricoprendolo con la sua mole. Derek schiacciò Stiles contro la superficie e ringhiò, ma il suono uscì in modo giocoso, accordandosi alle risatine del suo compagno.

-Sei una minaccia – brontolò, pieno d'affetto, lasciando un breve bacio sulla bocca ridente dell'altro.

Ignorando il broncio di Stiles, lo tirò su, aiutandolo a sedersi dritto sul tavolo e rimanendo davanti a lui, tra le sue gambe aperte.

-Davvero non stiamo scopando? - domandò, petulante.

Derek inarcò un sopracciglio, proprio mentre dal soggiorno proveniva un boato assordante che fece sobbalzare Stiles.

-No, Stiles. So che sembra assurdo e assolutamente irragionevole da parte mia, ma non stiamo scopando nella cucina di mio zio, mentre sempre mio zio si sta facendo scopare da Chris Argent nella stanza accanto. Perdonami. -

Stiles roteò gli occhi, ma sorrideva.

-Che noia.-

Derek lo guardò un po' male, anche se appoggiò la fronte a quella dell'altro.

-Spero che questo trauma ne valga la pena – mormorò, senza riuscire a nascondere totalmente la propria angoscia.

Lo sguardo di Stiles si fece serio e dolce mentre appoggiava una mano sulla guancia di Derek.

-Sarà così. Avremo Mike e Maggie. Te lo giuro. -

Derek guardò negli occhi castani di Stiles, luminosi e splendenti, e in quel momento di sentì quasi investito da una luce divina, si sentì invincibile e in grado di fare tutto, se solo Stiles avesse continuato a guardarlo in quel modo. Si appoggiò al tocco di Stiles, sentendosi più innamorato che mai del suo compagno, umano, infinitamente più fragile di lui, ma così forte e dolorosamente necessario.

-Sono così felice che il lupo abbia scelto te, non ne hai idea – sussurrò, godendosi la leggera sorpresa che colorò lo sguardo di Stiles.

-Beh, il tuo lupo è un serpeverde – cominciò Stiles, stiracchiando un sorriso. Si sporse leggermente in avanti, catturando le labbra di Derek con le sue.

-E mi ha chiaramente scelto come suo pari – completò in un bisbiglio dolce, prima che Derek lo baciasse di nuovo.

-Anche se non ti avesse scelto, non avrebbe avuto importanza – sussurrò Derek sulla sua bocca – Io mi sarei innamorato di te in ogni caso. -

Stiles arrossì ed era uno spettacolo così raro e così bello, che Derek non resistette a baciarlo un'altra volta.

 

 

 

 

Argent li squadrò malissimo non appena misero piede in tribunale.

-Siete in ritardo. Già partiamo male. -

Derek diede un'occhiata al proprio orologio.

-Avevamo appuntamento alle quattro. Sono le quattro e un minuto. -

Argent alzò seccato gli occhi al cielo.

-Ogni minuto è prezioso. Dobbiamo ripassare la nostra strategia. -

-Pensavo che la nostra strategia fosse rimanere in silenzio e lasciare parlare lei – intervenne Stiles, cercando disperatamente di allargare il nodo della cravatta che gli aveva fatto Derek poco prima.

-Eppure – commentò Argent mortifero, facendo scorrere lentamente gli occhi su Stiles, che praticamente navigava in un completo di Derek – Comincio a temere che non sarà sufficiente. -

-Non avevo abiti eleganti – sbottò Stiles, sulla difensiva.

-La scelta era tra i miei vestiti e camicie a scacchi, Signore – confermò Derek.

Argent roteò di nuovo gli occhi, provocando un preoccupato scambio di sguardi tra Stiles e Derek.

-Va bene, non importa. Vediamo di sbrigarci. Ho...delle cose di cui occuparmi. -

Derek cercò di mantenere un'espressione composta, anche se si sentiva un po' nauseato all'idea di cosa – di chi – Argent si dovesse occupare. Fece del suo meglio per non guardare troppo il colletto inamidato della camicia del suo capo, dove era piuttosto sicuro si nascondesse un morso ancora fresco. Non sapeva bene come sentirsi all'idea che Peter e Argent fossero legati per la vita. Certo, era felice per suo zio, Derek non lo aveva mai visto sobrio per un lasso di tempo così lungo, ma l'idea di passare ogni Natale seduto accanto ad Argent che lo fulminava mentre gli passava le patate arrosto, gli faceva venire i brividi.

-Che carini – commentò Stiles estasiato, con evidentemente meno spirito di conservazione di Derek – Sembra ieri che Derek mi legava a sé dopo mille paranoie e adesso siamo già surclassati da una nuova coppietta felice. Come vola il tempo quando ci si diverte. -

Derek gli pestò vigorosamente il piede, mentre Argent lo guardava con tutta l'aria di stare per lanciare una maledizione cruciatus.

-Mettiamo in chiaro questa cosa una volta per tutte. Voi due starete fuori dalla mia vita privata – fece una smorfia – Non importa quando possiamo essere... imparentati. -

-Va benissimo per me - si affrettò a dire Derek, pieno di sollievo.

Stiles pareva contrariato, ma Derek gli strinse la mano abbastanza forte da indurlo a tacere.

Argent li soppesò ancora per qualche istante, poi sospirò e gli fece cenno di avvicinarsi. Derek e Stiles obbedirono subito.

-Bene – cominciò Argent a bassa voce, anche erano soli nel grande atrio. Stiles e Derek si strinsero intorno a lui, pendendo dalle sue labbra.

– Mi sono informato sul giudice che ha in carica il caso. -

-Con informato intende...-

Argent fulminò Stiles.

-Che ho racimolato le giuste informazioni per ricattarlo nel caso le cose non andassero bene, ovviamente.-

-Sì. Ovviamente. -

-Non dovremmo arrivare a tanto, comunque. I babbani sono creature semplici e la nostra storia di copertura è abbastanza credibile. A proposito, ringrazia tuo padre, Stilinski. -

Stiles si strinse allegramente nelle spalle.

-Si figuri. Adora quando gli chiedo di falsificare dei rapporti della polizia. -

Non era propriamente vero, ma Derek decise di non commentare.

Argent annuì, sbrigativo.

-Con il rapporto della polizia che dichiara che i Dalton e Susan sono morti per una fuga di gas e i documenti falsi che ci siamo procurati, dovremmo riuscirci. Vi ricordate tutti i dettagli, giusto? -

-Io sono un pompiere babbano – cominciò Derek, salvo interrompersi per la risatina attutita di Stiles.

-Solo pompiere, tesoro. Il giudice potrebbe risentirsi per la precisazione. -

Derek aggrottò la fronte.

-Bene. Sono un pompiere e ho fatto irruzione in casa dei Dalton non appena è stato segnalato il pericolo. Non c'era niente da fare per Susan e i suoi genitori, ma ho trovato Mike, miracolosamente ancora vivo. L'ho tratto in salvo e portato in ospedale. -

-A questo punto entro in gioco io, valoroso agente di polizia che si è occupato del caso e compagno di Derek – intervenne Stiles allegro, giocherellando con il distintivo che suo padre gli aveva diligentemente procurato e che giaceva nella sua tasca – Ho rintracciato Maggie, che stava studiando in un prestigioso e normalissimo collegio in Scozia, e l'ho fatta ricongiungere con il fratello. Entrambi hanno trascorso queste ultime settimane in una casa famiglia. -

-Ma ci siamo affezionati e vorremmo ottenere la custodia temporanea. Lei è il nostro avvocato – completò Derek.

Argent li soppesò, stava per fare un cenno di approvazione, ma poi si bloccò, come ripensandoci.

-Avremmo sicuramente più opportunità se voi due foste sposati. -

Derek aggrottò la fronte.

-Ma noi non siamo...-

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Argent estrasse dalla tasca della giacca due perfette fedi d'oro. Le mise di forza in mano a Derek, ignorando il suo sconvolgimento.

-Me le hanno prestate Allison e Scott, gli serviranno per il matrimonio, per cui vedete di non perderle – li avvisò, fulminandoli con lo sguardo.

Derek rimase a osservare gli anelli, annichilito, ma Stiles proruppe in un versetto eccitato.

-Wow. Questa frode ai danni del sistema giudiziario babbano è sempre più romantica. -

Argent gli rivolse uno sguardo esasperato.

-Mettiti l'anello e basta, Stilinski.-

Stiles ridacchiò poi, gettando Derek nel panico più totale, allungò una mano verso di lui, agitando le dita affusolate. Derek deglutì, cercando di scacciare l'imbarazzo e anche quella sensazione calda che poteva sentire in fondo allo stomaco. Era ridicolo. Non era come se si stessero per sposare davvero. Era solo una farsa, come tutto il resto. Prendendo un profondo respiro, prese tra le dita uno degli anelli, quello di circonferenza più piccola, probabilmente destinato ad Allison, e lo infilò con delicatezza all'anulare di Stiles. Stiles aveva sicuramente le dita più grosse di Allison, ma l'anello si adattò senza difficoltà. Derek inarcò le sopracciglia. Avrebbe dovuto immaginare che Argent li avesse incantati.

Stiles sollevò la mano davanti al viso, sorridendo smagliante al suo nuovo anello. Derek deglutì di nuovo, cercando di respingere l'imbarazzante pensiero che quella fosse la vista più bella di sempre.

-Guardi Signore – cinguettò Stiles in direzione di Argent – Adesso siamo cognati o una cosa del genere. Cioè, come si dice quando qualcuno sposa il nipote e qualcun altro lo zio del nipote? Oh mio Dio, sono suo nipote anche io? -

Argent chiuse gli occhi, come a invocare pazienza.

-Hale, mettiti quel dannato anello prima che uccida Stilinski. -

Derek si affrettò a obbedire, ma Stiles bloccò gentilmente i suoi movimenti, prendendogli la fede dalla mano.

Gli sorrise e Derek sentì il suo stomaco contrarsi.

-Mi sembra giusto che lo faccia io – disse piano e per una volta non era canzonatorio o ironico. La sua voce era dolce e Derek stette immobile mentre Stiles, con una concentrazione che non gli aveva mai visto, gli prendeva la mano sinistra e con attenzione gli metteva l'anello. Stiles strinse brevemente le loro dita prima di ritrarsi e il rumore delle fedi l'una contro l'altra fece quasi sorridere Derek.

Argent, che li aveva osservati critico fino a quel momento, si lasciò andare in un sospiro drammatico.

-Spero davvero che funzionerà, non ho davvero voglia di confondere nessuno oggi – li fulminò – Muoviamoci, la nostra audienza è tra meno di un'ora. -

Cominciò ad avviarsi verso gli ascensori, ma Derek e Stiles rimasero indietro, guardandosi con cautela. Alla fine Stiles sorrise, un sorriso luminoso e caldo, che fece sentire bene Derek nel profondo, nonostante il nervosismo.

-Ehi. Andrà tutto bene. Mike e Maggie sono praticamente già nostri.-

Derek annuì soltanto, non fidandosi della stabilità della propria voce per parlare.

Stiles si sporse, intrecciò di nuovo le dita delle loro mani sinistre e gli baciò una guancia.

-Stai tranquillo. Andrà tutto bene – gli ripeté, un sussurro caldo contro la sua pelle, e questa volta Derek gli credette.

Stiles lo lasciò andare, guardò soddisfatto la faccia già più rilassata di Derek e gli fece l'occhiolino.

-E poi chissà. Magari tra qualche anno comprerò degli anelli veri. -

Prima che Derek potesse metabolizzare le parole dell'altro, Stiles lo superò saltellando allegramente e raggiunse Argent, che li stava aspettando con aria omicida davanti a un ascensore già aperto.

Derek rimase immobile, boccheggiando come un idiota.

-Hale, ti muovi o no? - lo chiamò aspro Argent e Derek si riscosse.

Si avviò verso i due, gli occhi fissi su Stiles, che era appoggiato a una parete dell'ascensore e lo guardava dolcemente, la bocca ritorta in un ghigno affettuoso e divertito. Derek gli sorrise, prendendo posto accanto a lui. Mentre l'ascensore cominciava a salire, Derek, guardando davanti a sé e cercando di non farsi vedere da Argent davanti a loro, prese la mano di Stiles. Il serpeverde ricambiò la stretta con tanta forza da fargli quasi male.

Derek sorrise ancora di più.

Sì, chissà. Magari tra qualche anno.

 

 

 

 

Quattro anni dopo, stazione di King's Cross

 

 

 

-Siamo in ritardo. Come è possibile che facciamo tardi tutti gli anni? -

Derek roteò gli occhi, accelerando il passo e trascinandosi brutalmente Mike dietro.

-Meno lamentele e più velocità, Maggie. Il treno partirà a minuti. -

-E comunque siamo in ritardo perché tu sei stata in bagno per secoli, Maggie cara – puntualizzò Stiles, che era appena dietro di loro e spingeva il carrello di Mike.

Maggie sbuffò, in perfetto stile diciassettenne annoiata dai genitori, poi prese la rincorsa e sparì con il proprio carrello e il proprio gufo oltre la barriera del binario 9 e ¾.

-Ora tu e Mike, Tassorosso – disse Stiles, con quel tono dolce e intimo che usava solo con lui e a cui Derek non si era ancora abituato, nemmeno dopo quattro anni.

Derek lanciò un'occhiata incoraggiante a Mike, che era un po' pallido e visibilmente nervoso, e poi attraversarono insieme la barriera, mano nella mano. Stiles li seguì poco dopo e Derek si concesse un sospiro di sollievo. Il treno era ancora lì, anche quest'anno ce l'avevano fatta.

Aiutò Stiles e Maggie a caricare i bagagli dei due ragazzi sul treno, mentre Mike rimaneva un po' in disparte sul binario, dondolandosi sui piedi.

-Zio Chris e zio Peter non vengono a salutarci? - domandò Mike, una volta che furono tornati da lui.

-Li hai visti ieri sera a cena, tesoro – rispose Derek distrattamente, la mente impegnata a fare un rapido check-in di tutte le cose di cui Mike e Maggie avevano bisogno. Almeno quest'anno voleva evitare di spedire pacchi a Hogwarts dopo appena due giorni perché Maggie si era resa conto di aver dimenticato qualcosa di fondamentale – Purtroppo oggi avevano un impegno improrogabile.-

Maggie storse il naso.

-Immagino quale sia l'impegno improrogabile. Saranno troppo impegnati a sco...

-Maggie! - la interruppe precipitosamente Derek, guardandola ad occhi spalancati.

-...a scommettere – completò Maggie, mentre Stiles guardava in alto in un palese tentativo di non scoppiare a ridere – A scommettere sui cavalli. -

Mike guardò la sorella e poi i due adulti, perplesso.

-Da quando scommettono sui cavalli? -

-Davvero da molti anni. E con passione instancabile – rispose Stiles e questa volta fu Maggie a doversi mordere le labbra per non ridere.

Derek guardò malissimo entrambi, ma sapeva che era una causa persa.

Serpe una volta, serpe per sempre.

-Finitela – sibilò, sospirando quando vide subito dopo Stiles fare un occhiolino giocoso a Maggie, che gli sorrise complice.

-Non ho capito – insistette Mike, con un po' di broncio – Perché non avevo mai sentito parlare di scommesse sui...-

-Maggie, non devi andare a salutare i tuoi amici? - lo interruppe Derek, con voce un po' troppo alta e un'occhiata alla ragazza che urlava “reggimi il gioco o brucerò tutti i tuoi cd”.

-Vado dai miei amici! - confermò Maggie zelante, con qualche decibel in più nel tono.

Abbracciò velocemente Derek, scoccò un bacio sulla guancia a Stiles e si lasciò stringere brevemente e infine scompigliò i capelli di Mike, sorridendogli con affetto.

-Ci vediamo sul treno, nanetto. -

Mike riuscì a scoccarle un breve sorriso teso, che però non raggiunse i suoi occhi.

Maggie lanciò un'occhiata a Stiles, che annuì come a dire “tranquilla, ci pensiamo noi qui”.

-Ci vediamo a Natale, tesoro – mormorò Derek, baciando un'ultima volta i capelli arruffati della ragazza.

Maggie si scostò, fingendosi infastidita, si scambiò un ultimo sguardo d'intesa con Stiles e poi si allontanò.

Una volta che Maggie fu sparita sul treno, Derek e Stiles si avvicinarono a Mike.

-Ehi – cominciò Stiles con un sorriso gentile, accarezzando i capelli rossi di Mike – È normale essere nervosi, sai? È il tuo primo anno a Hogwarts, dopotutto. -

Mike scosse la testa e per la prima volta Derek vide quanto chiaramente sembrasse terrorizzato.

-Maggie non era così nervosa la prima volta che l'abbiamo accompagnata in stazione. E non ditemi che non è vero, non c'eravate, non potete saperlo. -

-Magari lo nascondeva bene, ma sono sicuro che un po' lo fosse – intervenne Derek, sorridendogli gentilmente.

Stiles annuì con sussiego, appoggiandosi quasi casualmente alla sua spalla e scaldando il cuore di Derek.

-Confermo. Noi serpeverde siamo bravissimi a nascondere le cose. Derek non si è accorto di piacermi per tipo mezzo secolo. Cioè, in parte era dovuto al fatto che fosse un tassorosso scemo, ma era soprattutto perché lo nascondevo bene. -

-Confermo – disse Derek con un sorriso, senza prendersela.

Mike li fissò, non sembrando ancora molto rassicurato.

-E se come mago sono un disastro? Se non vengo smistato in nessuna casa? Se mi rispediscono indietro perché è stato tutto un errore? -

-Ehi, ehi – esclamò Stiles, inginocchiandosi davanti al ragazzo e prendendolo per le spalle – Calma, cucciolo. Innanzitutto, non sarai affatto un disastro. È proprio impossibile. -

-E il cappello parlante ti smisterà sicuramente in una delle quattro case – si inserì Derek, sperando di suonare rassicurante.

-E non possono rispedirti indietro – concluse Stiles con forza – Non se lo lasciano scappare un mago in gamba come te a Hogwarts.-

Mike stiracchiò un sorriso, anche se Derek captava ancora i battiti accelerati del suo cuore e il suo odore nervoso.

Si inginocchiò accanto a Stiles, cercando di ignorare il treno che fischiava e la gente che correva frenetica intorno a loro.

-Mike. Di cosa hai davvero paura? -

Mike si morse un labbro, puntando i suoi occhi su Derek ed evitando quelli di Stiles.

-Posso dirtelo nell'orecchio? -

Derek lanciò uno sguardo a Stiles, che sorrise consapevole. I ragazzi li amavano entrambi allo stesso modo, ma sapevano che, quando dovevano confidarsi su qualcosa, era più probabile che Maggie andasse da Stiles e Mike da Derek.

-Abbiamo i segreti vedo. Va bene, vado a vedere se Maggie si è sistemata. Cercate di non metterci troppo, il treno sta per partire. -

Il cuore di Derek accelerò quando Stiles gli posò una mano sulla spalla nell'alzarsi in piedi.

Mike rimase in silenzio finché non fu sicuro che solo Derek potesse sentirlo.

-Ho paura che mi manchiate troppo, ecco – sbottò Mike, arrossendo come i suoi capelli.

Derek sentì il cuore scaldarsi, mentre guardava con tenerezza quel ragazzino che era a tutti gli effetti suo figlio.

-Mike, ma questa è una paura più che naturale. Perché non volevi che Stiles lo sapesse? Pensavi che non avrebbe capito? -

Mike si strinse nelle spalle, dondolandosi ancora di più sui piedi. Quello era un tic nervoso che aveva preso da Stiles.

-È che lui e Maggie sono sempre così sicuri di sé. Maggie non piange mai al pensiero di dover venire a Hogwarts. -

-Mike, Maggie ha diciassette anni, questo è il suo ultimo anno a Hogwarts. È ovvio che sia più abituata di te a separarsi da noi. Ma ti assicuro che tutti abbiamo avuto paura a undici anni. Separarsi da chi si ama, anche solo per un breve periodo, non è mai semplice. Tu vedi Stiles così sicuro di sé, ma ti posso assicurare che Maggie gli manca ferocemente ogni volta che va via – spiegò dolcemente Derek, dandogli un buffetto sulla guancia – E comunque potrai scriverci sempre. E a Natale tu e Maggie tornerete a casa e saremo di nuovo tutti insieme. -

Mike lo guardò intensamente, smettendo di dondolare.

-Lo prometti? -

E all'improvviso Derek capì quale fosse la vera e più profonda paura di Mike e la consapevolezza gli strinse il cuore in una morsa: aveva paura di perdere Stiles e Derek, come aveva perso i suoi veri genitori e sua sorella.

Derek ricambiò con serietà il suo sguardo, verde contro grigio.

-Te lo prometto sulle tartarughe ninja, Mike. -

Questa volta Mike si aprì in un sorriso autentico, mentre si buttava addosso a Derek, abbracciandogli con forza il collo. Derek lo strinse a sé, sorridendo da sopra la testa del ragazzo a Stiles che stava tornando da loro.

-È ora, cucciolo – disse con delicatezza, guardando con occhi morbidi Derek e Mike.

Il ragazzino si staccò da Derek e si voltò ad abbracciare con forza Stiles, che gli accarezzò i capelli con affetto.

-Mi raccomando, studia ma trova anche il tempo di divertirti, d'accordo? - mormorò il serpeverde, la sua voce che quasi andava perduta sotto il fischio insistente del treno.

Mike annuì, staccandosi e sorridendo a entrambi gli adulti. Aveva gli occhi un po' lucidi, ma sia Derek che Stiles finsero di non notarlo, per non metterlo in imbarazzo.

-Allora ci vediamo a Natale – disse, scrutandoli come se temesse una contraddizione.

Ma Derek gli sorrise, mentre Stiles annuì con forza.

-Ci puoi scommettere. -

Derek sentì la gola serrata mentre guardava Stiles aiutare Mike a salire sul treno. Quando il treno cominciò a muoversi, Stiles tornò verso di lui, prendendolo per mano e stringendola forte.

-Coraggio, Sourpuff. Staranno bene. -

Derek sbuffò, anche se sorrideva.

-Non fingere di non essere turbato. Ti ho visto stamattina mentre ti soffiavi il naso. -

Stiles rise leggermente e il lupo di Derek uggiolò, felice e innamorato.

-Beh, sono i miei ragazzi. È dura separarmi da loro, soprattutto da Mike. Di solito sta sempre con noi o con Pinkie, Argent e Peter. È difficile pensare che non lo vedremo fino a Natale. -

Derek voltò appena la testa verso di lui, imitato da Stiles.

Gli occhi del ragazzo brillavano dolcemente nei suoi e per Derek fu istintivo sporgersi e baciargli piano le labbra.

-Saranno di nuovo con noi prima di quanto pensi – mormorò, strofinando il naso contro il suo.

Stiles sorrise, poi d'un tratto si esibì in un ghigno.

-Speriamo che Mike finisca a serpeverde. -

Derek si scostò un po' per potergli rivolgere un'occhiata scettica e divertita.

-Mike? A serpeverde? Parliamo dello stesso bambino che piange quando schiaccia una coccinella per sbaglio? -

Stiles sbuffò, facendolo sorridere ancora di più.

-Sì, lo so. Ci sono più probabilità che l'inferno geli, ma fammi sognare, Tassorosso. -

Derek inarcò le sopracciglia, insinuante.

-Magari finirà a grifondoro. -

Rise alla faccia orripilata di Stiles.

-No. Tutto tranne quello. Odio i grifondoro. -

-Il tuo migliore amico è grifondoro – gli fece presente Derek, per quella che doveva essere l'ennesima volta.

Stiles, sorprendentemente, scosse la testa, facendosi più vicino.

-Ti sbagli. Il mio migliore amico è anche il mio compagno, la mia metà. Ed è decisamente un tassorosso scemo con un lupo ribelle. -

Amo quest'uomo, pensò Derek, spassionato.

E il lupo non c'entrava proprio niente.

Lo baciò di nuovo, più a fondo questa volta. Stiles gli accarezzò la guancia, ridacchiando nel bacio.

-Ti amo – gli sussurrò Stiles, come a leggergli nel pensiero.

Derek lo fissò intensamente, appoggiando la fronte contro la sua.

-Anche io. -

Il sorriso che gli scoccò Stiles, era il motivo per cui Derek viveva.

E poi si voltarono verso il treno che si allontanava, trasportando via Mike e Maggie, e rimasero a guardarlo finché non fu solo un puntino all'orizzonte, tenendosi per mano.

 

 

ANGOLINO

 

Eccoci qui, è finita!

Posso solo dire grazie a chiunque l'abbia letta. Se sono riuscita a farvi stare bene o a strappare un piccolo sorriso, sarei davvero super contenta <3 Anche questo capitolo è dedicato alle mie cicce Rach e Giuls, con uno speciale ringraziamento a Giuls che mi fa sorridere con le sue recensioni e i suoi scleri. Vi voglio tanto bene <3

Alla prossima!
Un bacio,

Fede <3

 

ps: i due idioti si sono sposati o no? Lascio libera interpretazione <3

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