IT'S NOT LIVING (IF IT'S NOT WITH YOU)

di violamercati
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** THE SOUND ***
Capitolo 2: *** UGH! ***
Capitolo 3: *** GIRLS ***
Capitolo 4: *** SETTLE DOWN ***
Capitolo 5: *** THIS MUST BE MY DREAM ***
Capitolo 6: *** THE 1975 ***
Capitolo 7: *** SHE'S AMERICAN ***
Capitolo 8: *** MILK ***



Capitolo 1
*** THE SOUND ***


Il cielo di Londra era più grigio che mai, quando accesi la mia ultima sigaretta che avevo nel pacchetto,nella tasca del mio giubbotto nero di pelle.
Puntai gli occhi verso il cielo e una goccia mi colpì la guancia, mi affrettai ad asciugarmela con il dorso della mano dove tenevo stretta tra le dita la mia Chesterfield blù.
Sbuffai scocciata e spostai lo sguardo verso un negozio di vinili:
Era nuovo in zona ed era piuttosto carino, piccolo e luminoso. Aveva un cartello sopra la porta d'ingesso che recitava "THE SOUND" a caratteri cubitali di colore nero, su uno sfondo bianco.
Incuriosita, mi avviai verso il negozietto, buttai la cicca ed entrai. 
Davanti mi ritrovai un corridoio lungo circa cinque metri con attaccate alle pareti chitarre elettriche e classiche, sotto di esse c'erano dei cassettoni con posizionati tutti i dischi originali e in forma di vinile, tutti classificati in maniera alfabetica e in base al colore.
Girovagai un po', accorgendomi che sopra la cassa c'era un bellissimo Sax.
Fin dall'età di 5 anni mi ero appassionata a questo strumento e al suo suono, così rilassante e malinconico. 
"Bello, vero? È il mio strumento preferito" disse una voce accanto a me.
Girai lo sguardo verso quella voce e mi ritrovai un ragazzo  sulla ventina, riccio, alto uguale a me che fissava il sax attaccato al muro principale del negozio.
"E' anche il mio strumento preferito" sussurrai 
Il ragazzo sorrise, mi guardò e mi porse la mano 
"Piacere Matty" mi informò 
"Nicole, piacere mio" risposi, stringendogliela 
"Penso che lo comprerò" esclamò Matty annuendo con il capo
Gli sorrisi e mi allontanai, ma quando mi vide si affrettò a dire
"Volevi acquistarlo tu?" 
"No, no! Io stavo solo dando un' occhiata, non sono mai entrata qui dentro" 
"Effettivamente è solo da una settimana che è aperto, conosco il proprietario"
" Ah, wow, è davvero un bel negozio.. Molto vintage" dissi guardando intorno.
Matty annuì ancora una volta, poi si passò una mano tra i capelli e lo vidi per bene:
Era davvero un bel ragazzo, diciamo pure che fosse il mio tipo; era vestito con dei jeans neri strappati alle ginocchia, una camicia nera con le maniche arrotolate fino al gomito e agganciata fino a metà petto, facendo venir fuori un tatuaggio.
"Beh io vado, ci si vede in giro Matty" riferii facendogli un sorriso ammiccante.
"Ehm, Nicole!" esclamò venendomi incontro
Mi girai e lo guarda
"Io e la mia band ci esibiamo in locale stasera.. Se ti va di passare sei la benvenuta!" spiegò guardandomi negli occhi
Era uno sguardo profondo e dannatamente bello, ti poteva leggere l'anima. 
"Certo, mi farebbe piacere"
Erano appena passate le nove e mi stavo dirigendo verso il locale dove Matty e la sua band si stava esibendo, un pub tranquillo, ci ero stata più di una volta e ogni sabato facevano concerti dal vivo di piccoli musicisti emergenti.
Entrai al "Monks", mi sedetti davanti al palco  ed ordinai una birra media.
Passò un'ora e il locale diventò buio, poi si accese un'unica luce bianca rivolta verso il microfono e lì vidi Matty:
Portava  una camicia trasparente rosa con delle stampe a fiori ,sotto era a  petto nudo con  dei pantaloni neri aderenti. Aveva accentuato il suo taglio degli occhi con una matita nera e aveva lo smalto anch'esso nero alle unghie, sembrava una vera rockstar. Era bellissimo. 
Cominciarono lo show ed erano davvero bravi, ad ogni brano che suonavano provavo sempre un'emozione molto forte, di sofferenza ma anche di speranza e amore… ho capito che Matty vedeva la vita in modo differente da tutti gli altri, descriveva perfettamente una delusione d'amore, di quanto fosse straziante lasciarsi e restare soli col proprio dolore.
Quando l'esibizione finì,Matty venne subito da me e sfoggiò un mega sorriso.
"Nicole! Alla fine sei venuta" disse entusiasta
"Si, ti avevo detto che passavo" risposi ridendo
Lui mi guardò ridacchiando 
"Ti è piaciuto lo show?" chiese ingenuamente
"Oh, è stato bellissimo! Mi sono piaciute un sacco le vostre canzoni" spiegai felice.
In realtà ero molto contenta di questa domanda, volevo sapere il titolo dell'ultima canzone ,
 un testo molto bello ed empatico; narrava di un ragazzo che faceva da amante alla sua amata, ma lei preferiva sempre il suo ragazzo.. Anche se tornava a  fare sesso con il protagonista.
Un'esperienza così la vissi io, quando ancora ero un'adolescente ingenua.
"Bene, mi fa davvero piacere.. Io e la mia band è da qualche anno che suoniamo e puntiamo ad essere il massimo, anche perché siamo totalmente indipendenti musicalmente e penso che nessuno abbia il nostro stile punk-emo"  disse tutto d'un fiato, quasi non riuscivo a stargli dietro.
" Eh già, voi suonate roba diversa da quelle che sento ogni giorno e mi è piaciuto davvero tanto, Matty.." dichiarai bevendo un po' di birra.
"Ma volevo chiederti qual'era il titolo dell' ultima canzone" continuai, appoggiando il calice nel sottobicchiere
La faccia del ragazzo si fece seria, mi scrutò per vari minuti e infine mi rispose
"Beh penso che quella sia la mia canzone più rappresentativa della mia adolescenza.. " fece una pausa, prese il mio bicchiere e ingurgitò un sorso della mia birra, che quasi stava finendo.
"Si chiama SEX comunque, perché parlavamo solo di quello quando eravamo insieme" dichiarò porgendomi la brocca.
La presi e finii la birra e mi ritrovai un po' brilla.
"Tu e?" dissi 
"Io e una mia amica, cioè per me era il mio primo amore, ma per lei ero solo un pupazzo da scopare" sussurrò tristemente, incrociando il mio sguardo. Mi ricomposi nella mia sedia e mi passai la mano sui miei capelli lisci biondi.
"Oh Matty scusami, sono stata davvero una stronza, non volevo farti tornare in mente cose tristi" 
"Tesoro non ti preoccupare, ogni volta che canto quella canzone mi ricordo di lei, ma poi faccio un sorriso e mi passa..  Ormai è un capitolo chiuso" disse semplicemente, prendendo dalla tasca dei suoi jeans un pacchetto di Malrboro golden. Si alzò dalla sedia e mi fece segno di accompagnarlo fuori, così mi alzai e lo seguii nel retro del pub, in un vicolo buio dove c'erano ammassati dei sacchi dell'immondizia.
Presi anch'io una sigaretta e cominciammo a parlare del più e del meno, Matty era un tipo simpatico ed anche un po' pazzo, mi aveva raccontato che gli piaceva vivere, voleva assaporarsi ogni attimo di vita e non lasciare nulla al caso, voleva vivere come una rockstar anche se sapeva benissimo che c'erano pochissime possibilità di successo.
Mi ci rivedevo tanto in lui, quasi ne ero attratta.. Aveva un carisma che era difficile ignorare, ti coinvolgeva emotivamente, ma avevo imparato in passato che non è tutto oro quello che luccica.
"Proviamo un po' di LSD?" propose di punto in bianco. 
Scossi il capo e tornai alla realtà
"Come scusa?" risposi buttando la sigaretta ormai arrivata al filtro.
"Vuoi provare un cartone stasera?"  ripropose Matty entusiasta
Cominciai a ridere ; nella mia vita mi ero drogata tante volte ma ero stata sempre capace di non essere dipendente. Certo fumavo ancora marijuana, ma era da un bel pezzo che non prendevo un' acido.
"Mh, non ci conosciamo nemmeno ed io sinceramente mi vergono se mi sale la botta del cartone. Mi prenderai in giro" risposi ridacchiando. Sinceramente morivo dalla voglia di farlo ma effettivamente non conoscevo minimamente il ragazzo di fronte a me.
"Beh allora non hai mai visto me assumerli, sarò sicuramente più imbarazzante di te" spiegò semplicemente, facendo un sorriso alla fine della frase.

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Capitolo 2
*** UGH! ***


Mi ci volle un po' per farmi convincere da Matty a prendere quel quadratino che teneva nella punta delle dita ma alla fine lo presi. "E' la prima volta?” chiese, appoggiando il cartoncino quadrato sotto la lingua. “No, l’ho già provato in passato quando avevo 16 anni” risposi, facendo un po' di smorfie dato il sapore acido di quella droga. Matty iniziò a ridacchiare per le mie espressioni buffe ed io gli tirai un pugnetto nella spalla. “Però sarei più tranquilla se andassimo in un luogo chiuso, non mi va di farmi vedere così dalle persone in strada” dissi girando gli occhi al pensiero degli sguardi penetranti che ti offriva la gente del posto. “Oh, hai ragione.. se ti senti più tranquilla a casa possiamo andare da me” propose il riccio, guardandomi comprensivo. Sfoggiai il mio miglior sorriso e ci avviammo verso casa sua; dopo circa un quarto d’ora arrivammo nella sua umile dimora vicino al centro di Manchester, entrammo dal portone e percorremmo un corridoio che ci portò davanti alla porta d’ingresso dell’ appartamento. Quando entrai vidi che era una stanza enorme: pavimento in parquet con al centro un divano ad isola con davanti una televisione al plasma. Andando avanti, superata una porta di vetro scorrevole c’ era una cucina moderna anch’essa fatta ad isola, con accanto un enorme tavolo di cristallo. Sulla destra c’era un’altra porta che dava accesso ad un piccolo bagno, tutto rosso che si collegava anche alla camera da letto e penso che sia stata quella la stanza più bella della casa: era enorme e tutta rosa, ma non quel rosa shocking ed imbarazzante: era un color pastello molto elegante e raffinato. Accanto all’enorme vetrata con vista panoramica, c’era un letto rotondo con mille cuscini che andavano dal bianco al viola, con sopra un piumone bianco. A terra, un’enorme tappeto che ricopriva la stanza fatto a moquette. Ma la cosa che più mi colpì era stata un’enorme scritta a neon anche quello di color rosa che dominava la stanza, dove c’era scritto la frase “ I LIKE WHEN YOU FALL ASLEEP, FOR YOU ARE SO BEAUTIFUL YET SO UNAWARE OF IT” Diciamo che Matty non era proprio un poveraccio, vedendo le dimensioni e la posizione del suo appartamento. Ritornai in salotto, accorgendomi che avevo fatto il tour della casa senza il proprietario. “Oh, scusami sono proprio una ficcanaso” mi scusai ridacchiando. Vidi Matty che stava preparando un joint e sorrisi “questo ragazzo mi capisce in pieno” mi trovai a pensare “Non ti preoccupare, hai fatto bene ad esplorare un po' “ rispose facendo cenno di sedersi sul divano accanto a lui “Erba o fumo?” chiesi, osservandolo rollare “Erba, ovvio” disse facendo una smorfia divertita Mi guardai un’altra volta in torno e già avvertivo gli effetti dell’ acido che stavano iniziando a farsi sentire, dopotutto era passata una quarantina di minuti. Mi fissai su un quadro attaccato alla parete del salotto, che raffigurava un campo di grano con dei corvi che volavano. Ad un certo punto vidi le ali degli uccelli che sbattevano e di colpo mi scostai indietro, facendo spaventare Matty “WOW,ma che cazz” esclamai a bocca aperta “Siamo in viaggio, baby” disse eccitato, cominciando a ridere “No Matty è da un sacco che non prendevo un allucinogeno! Vedo le ali dei corvi di quel quadro che sbattono!” spiegai gesticolando come una matta A quel punto il ragazzo accanto a me scoppiò in una fragorosa risata ed io non riuscivo a capire: alla fine quello era l’effetto di quella droga, cosa c’era tanto di divertente? “MA LI NON C’ E’ NESSUN QUADRO!!!” urlò Matty tra le risate che lo stavano possedendo. Mi portai la mano alla bocca e cominciai anch’io a ridere come una pazza. "Ma come no?" domandai stupefatta l'idea che mi fossi immaginata tutto mi stava facendo morire dal ridere, ma allo stesso tempo quel quadro mi sembrava così reale che non potevo credere che fosse frutto della mia mente. Così mi alzai ed andai difronte al quadro e cominciai a tastarlo, le mie dita percorsero tutta la cornice, sentendo la durezza del legno che la ricopriva. "Matty qui c'è un quadro, ne sono convinta! Guarda, lo sto pure toccando!" esclamai, girandomi verso di lui, che mi stava fissando divertito mentre si fumava il joint. Continuava a guardarmi ed a ridere, finchè si alzò e venne verso di me, porgendomi la canna. lasciai stare il quadro misterioso e iniziai a fumare, camminando ed esplorando quel magnifico salotto, mi accorsi che la parete sulla destra era una vetrata, dove dava ad un bellissimo panorama di Manchester. La vetrata era coperta da una tenda bianca, richiamando il divano color crema e pensai a quanta luce poteva esserci quando ci fosse stato il sole. Amavo quello che stavo vedendo, ero quasi invidiosa. "Hai davvero una bella casa, anche io vorrei una vetrata a parete così" dichiarai, osservando la vista al di fuori dell'appartamento. "Era di mio padre, ha comprato casa in campagna dato che è andato in pensione. Me l'ha lasciata, la scuola è qui vicino e ho tutti i miei amici qui" spiegò Matty, aprendo una bustina con all' interno una polverina bianca che svuotò sul tavolino basso davanti al divano. "Wo, wo, wo che stai facendo?" chiesi allibita, mentre lui la stava dividendo in quattro strisce con una carta di credito. Girò il capo verso di me e mi guardò: era divertito da me, forse non pensava che potessi reggere il livello di tossicità che aveva lui. ma io ero ben peggio, in passato, quando davvero mi facevo di eroina. "Mi ha stufato il trip, voglio qualcos'altro... Tu no?" disse semplicemente, arrotolando la banconota da cinquanta sterline che aveva tra le mani. alzai le spalle e mi avvicinai a lui, non avevo mai detto no alla coca. mi misi proprio davanti a Matty con ancora qualche allucinazione del cartone precedente; vedevo tutto rosa e bianco, la stanza si cosparse di luce al neon rosa provenienti da quell'immensa vetrata. Dopo aver scrutato per bene ogni particolare del mio trip, il mio sguardo si rivolse a Matty, che mi stava porgendo la banconota per sniffare la polvere. La presi tra le dita e mi piegai in ginocchio verso la coca e con un tiro la tirai tutta su per il naso. Buttai la banconota nel tavolino e mi sedetti per terra. Dopo una decina di minuti io e Matty stavamo parlando uno sopra l'altro, nessuno dei due ascoltava, parlavamo e basta. Da una parte odio l'effetto della coca, ma era da un sacco di tempo che non la facevo. La botta dell'acido era gia andata via, dato che era più potente la "polvere magica", come la chiamava lui. Si fecero le sei del mattino, a quel punto ci ascoltavamo anche. "Guarda, c'è l'alba" esclamai io, indicando la vetrata. mi alzai dal divano dove ero stata tutta la notte e mi avvicinai alla finestra, subito sentii il calore del sole che piano piano stava salendo per illuminare la giornata. Sentii il braccio di Matty che mi circondava le spalle, e lo guardai: mi aveva raccontato tutto, dei suoi, dei suoi amici, della scuola, della band, le sue passioni, cosa sapeva suonare, la poesia e l'arte. Pensai di essermi innamorata di lui. Era dannatamente affascinante il suo stile e la sua personalità ,poi era buffo quando parlava. "Dormi qui?" mi domandò sussurrandomelo all'orecchio. sorrisi a quella proposta ma mi allontanai e gli dissi di no. Matty sorrise a sua volta, forse capendo che non fosse stato il caso, era già tanto che avevamo passato una notte "balorda" insieme. "Almeno dammi il tuo numero" chiese, prendendomi per il polso annuì e andai in cucina, presi un post-it dalla credenza e scrissi il mio numero, glielo detti. "A presto Mattew" risi, andandomene.

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Capitolo 3
*** GIRLS ***


Quella domenica pomeriggio mi alzai con un leggero mal di testa, probabilmente provocato dai postumi di quello che avevo assunto la notte precedente insieme a Matty. Già, Matty. Mi ributtai a peso morto sopra il letto e pensai a quanto avevamo parlato di sogni, amore ma soprattutto di poesie e di arte. Quel ragazzo era la mia anima gemella, ma non potevo permettermi di affrettare le cose, dato che non lo conoscevo nemmeno. Sbuffai e finalmente mi alzai dal letto, andai in bagno e mi feci una bella doccia rigenerante. Misi un po' di musica in sottofondo dal cellulare ed entrai nella cabina: sentivo l’acqua calda che mi scorreva su tutto il corpo e i miei muscoli si rilassarono ‘ah, ci starei una giornata’ pensai. Dopo una ventina di minuti uscì dalla doccia, afferrai un accappatoio e presi il telefono e visualizzai un messaggio da parte di Matty. “Cosa fai stasera, tesoro?” scrisse semplicemente Sorrisi a quelle parole e mi morsi un labbro. “ A quanto vedo non puoi starmi lontano per più di sei ore” digitai e lo inviai subito. Risi tra me e me, cominciando ad asciugarmi col phon i miei lunghi capelli biondi color grano. Mi vestii con una tuta grigia e misi un po' di eyeliner agli occhi, finendo di truccarmi con un po' di mascara, risaltando le mie lunghe ciglia nere e facendo spazio al verde cristallino dei miei occhi. Lasciai i capelli sciolti lungo la mia schiena e mi riaffrettai a prendere in mano il telefono; c’era un’altro messaggio da parte di Matty. “Se devo essere sincero, volevo scriverti dopo un’ora che te n’eri andata” Mi morsi il labbro e una ciocca di capelli mi arrivò sul viso, la spostai dietro l’orecchio e risposi “Facciamo che ci troviamo per un frullato, così metterò fine alle tue sofferenze” Presi il mio vecchio giubbotto di pelle nero e me lo misi, presi un nuovo pacchetto di sigarette dalla mensola della cucina e mi avviai verso lo Starbucks dove avevamo fissato dieci minuti prima. Il cielo oggi era splendente, non c’era nemmeno una nuvola che copriva il cielo e nell’aria c’era una certa brezza estiva, per essere appena gli inizi di giugno. Ero felice, quel sole mi dava la carica necessaria per stare bene con me stessa e con gli altri, cosa che non succedeva da un sacco di tempo. Mi sedetti in un divanetto vicino ad una finestra che dava su un grande giardino, tappezzato di sdraio e di gente che leggeva e si rilassava, bambini che giocavano e cani che correvano spensierati uno dietro l altro. Tornai alla normalità quando sentii poggiarmi una mano sulla mia spalla destra, alzai lo sguardò ed era Matty. Alla luce del sole, mi sorpresi di quanto fosse più bello della sera prima, i suoi occhi marroni risaltavano sul suo viso, anche se oggi non si era truccato come al concerto di ieri. Era vestito con una felpa rosa e portava sempre quei jeans neri attillati con gli strappi sulle ginocchia, con dei mocassini anch’essi neri. I suoi capelli mori erano più morbidi dato che non si era messo il gel. “Ehy, Nicole?” mi richiamò lui, sventolandomi l’altra mano davanti agli occhi. Scossi la testa per riprendermi dallo stato di trance di qualche minuto prima e sorrisi “Ma non te li cambi mai i pantaloni?” dissi ridendo ed indicando con l’indice i suoi pantaloni. Rise e mi resi conto che aveva una bella risata. “Beh diciamo che adoro questi pantaloni e non mi ci vedo senza” dichiarò, schiarendosi la voce “Però tranquilla, ho altri modelli nei meandri del mio armadio” continuò legandosi i suoi capelli in una codina, dietro la testa. Dio, stava stramaledettamente bene. Sorrisi e arrivò la cameriera a prendere i nostri ordini. “Io un caffè espresso” dissi, accavallando le gambe “anche io” ordinò lui, sorridendole e lei se ne andò facendogli l’occhiolino “Mh, qualcuno ha fatto colpo” esclamai, guardandolo maliziosa Lui sbuffò “L’ ho scopata non so quante volte....penso si sia presa una cotta per me” Appoggiai la mia schiena alla sedia e lo guardai sorridendo “E’ persa Matty” confessai, rivolgendo lo sguardo verso la cameriera bruna che ci aveva preso l’ordine. “ E’ anche una bella ragazza” commentai, scrutandola dal basso verso l’alto: capelli lunghi fino a metà schiena castani, pelle bianca e un visino da bambolina. Avrà avuto al massimo 16 anni ed era alta per la sua età, quelle gambe snelle dentro quei jeans erano una cosa perfetta, per non parlare del fondoschiena. Ritornai a guardare negli occhi Matty “ Perché non le chiedi di uscire?” domandai provocatoria “ E’ troppo piccola per me” rispose, appoggiando i gomiti sul tavolino. “ Una cosa che non mi hai detto ieri sera è quanti anni hai” dissi diretta. “28” rispose freddo. “e lei ne ha 17, non può funzionare” m informò, tirando fuori degli occhiali da sole che aveva nelle tasche della felpa. Il sole si era appena posizionato su di noi quando Matty se li mise e coprì i suoi magnetici occhi marroni. “ Provavi qualcosa anche tu?” chiesi curiosa, mentre arrivava la ragazza per portarci i caffè. “Si” confessò semplicemente La ragazza ci lasciò i caffè e lo scontrino per pagare il conto. Matty tirò fuori il portafoglio e pagò, dandole anche 5 sterline di mancia. “Grazie Katy” le disse, accarezzandole il dorso della mano. “Grazie a te, amore” ringraziò lei, per poi andare via. Assistetti a quella scena completamente inerme dalla sensualità che Matty aveva, ero affascinata dal fatto che quel tizio sconosciuto mi attraeva sempre di più in ogni piccola cosa che faceva. “il tuo caffè tesoro” pronunciò, porgendomi il bicchiere di plastica con le bustine di zucchero. “Ah, grazie.. E grazie anche per il caffè” risposi prendendo il bicchiere. “Non so se hai sentito, quando sonammo ieri in quel locale, una canzone che cantai riguardo ad una ragazza che aveva 17 anni e provai a starci insieme” continuò lui, riferendosi a questa “Katy”. “Mh, quella che il ritornello diceva ‘They're just girls, just girls’?” contestai Lui sorrise e annuì “Si proprio quella, parlava di lei” confessò, buttando giù l’ultima goccia di caffè. “E’ molto bella Matty” dedussi Nella mia testa ormai passavano solo cuoricini e arcobaleni: ‘mi sono innamorata!’ pensai. Adoravo il fatto che Matty faceva delle sue esperienze più strambe un’arte. Aveva questo stile e questa personalità a cattivo ragazzo, però facendo anche solo due chiacchere con lui riconoscevi che era una persona fragile, cercava la fiducia in ogni persona e instaurava un contatto con essa. Ti faceva entrare nel suo mondo, anche in modo esagerato, nel mio caso drogandoci. C'era qualcosa che diceva di stare con lui e non sapevo cosa fosse. Il pensiero di io e Matty a fare sesso mi apparve improvvisamente nella mente e arrosii. Quella scena mi eccitava davvero tanto: lui sopra di me che stringe con le sue mani i miei polsi,con la sua bocca comincia a lasciarmi una striscia di baci giu per il collo fino ad arrivare alle clavicole, io che ansimo sopra di lui e... “Tesoro, non dirmi che ti stai eccitando” esclamò guardando il mio viso, completamente viola. “Non hai caldo? Andiamo fuori a rinfrescarci e magari.... fumare?” proposi, tirando fuori dal giubbotto di pelle un joint già rollato “Oh piccola, cosi ora tu fai eccitare me” rispose stupefatto Ci alzammo e andammo verso il parco.

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Capitolo 4
*** SETTLE DOWN ***


Uscimmo dal bar e ci incamminammo verso quell’ enorme giardino, prendemmo delle sdraio che erano a disposizione e ci mettemmo a sedere. Accesi il joint e mi rilassai sulla sedia. “E tu? Quanti anni hai?” domandò Matty, sistemandosi per prendere il sole. ‘Oh cazzo’ pensai. Non potevo dirgli che anche io avevo 17 anni. Lo guardai in faccia facendo una smorfia, aveva tutte le ragioni per farmi quella domanda e io dovevo dargli una risposta però mi spaventava da morire confessarlo: quella magia che si era creata sarebbe svanita subito dopo, per Matty le ragazzine come me andavano solo scopate perché sicuramente non poteva funzionare. “Matty, non lo saprai mai” risposi alla fine, facendo la misteriosa Si girò verso di me e pronunciò scherzosamente: “Non farmi scherzi dolcezza, se hai 14 anni vado dritto al fresco” Mi morsi il labbro e lo guardai a mia volta, non sapevo proprio cosa fare. “Promettimi che non mi pianterai in asso” dissi preoccupata “Oh merda, hai davvero 14 anni?!” esclamò Matty alzandosi dalla sedia, facendo girare tutti “Per l’amor del cielo, calmati cazzo!” sussurrai tirandolo giù per le maniche della felpa per farlo tornare a sedere Si rimise sulla sdraio, si tolse gli occhiali che aveva appoggiato sul naso e mi guardò dritta negli occhi, leggermente agitato. Non dissi nulla “Hai l’età di Katy, mh?” constatò prendendomi dalle mani il joint ormai arrivato a metà. Annuì “Oh cazzo ma perché sempre a me” parlò Matty mentre sbuffava il fumo dalla bocca “Io non ci vedo una cosa così orribile, cioè non ti sei trovato bene a parlare tutta la notte con me? “ ringhiai per la frase che aveva tirato fuori. Buttò la canna finita per terra e la schiacciò con il piede destro Sbuffò, si passò una mano tra i capelli, guardò in basso tra le sue gambe e riferendosi a me disse: “E’ quello il problema: mi sono trovato bene come con nessun altra.. Ma hai undici anni meno di me e so cosa sono i tuoi bisogni a quest’età, credimi ci sono già passato” Lo guardai tristemente mentre articolava quelle ovvie parole: “non puoi capire”, “lo faccio per il tuo bene” e bla, bla, bla. Ma Matty non mi conosceva per niente: se riteneva che fossi come quelle stupide ragazzine che si scopava, beh non aveva capito niente di me. Nacqui ad Edimburgo da una famiglia benestante e molto gentile, anzi erano due genitori perfetti. Mia mamma era una dottoressa come mio padre, lavorarono per più di dieci anni nell’ospedale più famoso della scozia. Tutto andava bene fino a quando mio padre lasciò il lavoro per un brutto male, non si risolvette e morì quando avevo 8 anni. Mia madre, che intanto era stata promossa come primario, dette le dimissioni per starmi più vicino e si mise a lavorare in casa come medico di famiglia. Faceva vedere che stava bene ai miei occhi, ma ero solo una bambina per capire che era malata di depressione. Crescendo, a tredici anni, lei tentò di suicidarsi tagliandosi i polsi nel nostro bagno e chiamai io l’ambulanza. Quel’ episodio mi fece cadere nel baratro: cominciai ad andare male a scuola, a fumare sigarette e uscivo già con persone molto più grandi di me, iniziai a drogarmi con le uniche “amiche” che mi erano rimaste dietro ad un carvan abbandonato appena fuori dal mio paese, per evadere a tutto ciò che stava attraversando la persona più importante della mia vita. All’età di 15 anni mi ammalai di anoressia, mi vedevo più grassa di quello che ero e la coca sicuramente aiutava nel mio processo di dimagrimento: non mangiavo mai e sniffavo e basta, fino a quando svenni davanti a tutta la scuola ed andai in terapia. Dopo tre mesi uscì dal ricovero sana, lì mi resi conto che stavo toccando il fondo e cominciai a riprendermi: a scuola, i miei voti si alzarono, smisi di drogarmi (ma non di fumare) e soprattutto cominciai a mangiare, mantenendomi in forma. Mia madre andò in una clinica per malattie mentali ed io mi trasferì a Manchester dai miei nonni. Con Matty, facevo si le cose che mi avevano distrutta in adolescenza, ma la sensazione era tutt’altra: non mi sentivo in colpa, non mi drogavo perché ne avevo bisogno ma perché volevo godermi quella piccola trasgressione insieme ad una persona che la capiva come me. Lui si drogava ovvio, ma per farne arte: dalle esperienze ricavate ne traeva pezzi unici. “Dammi una chance, Healy” risposi “Scommetto che ti ricrederai” lo stuzzicai facendogli un sorriso persuasivo Matty sbuffò nuovamente per poi ribadirmi; “E’ anche un paese che parla, che direbbero se ci vedessero insieme? Io ho 28 anni, Nicole.. Vorrei non rovinarmi la reputazione” “E allora vediamoci di nascosto, se è quello che ti turba. Matty, io voglio essere onesta con te; tu mi piaci parecchio e vorrei che tu mi dessi la possibilità di farmi e farti conoscere meglio” Il mio cuore stava correndo come un cavallo al galoppo aspettando la decisione di Matty, speravo davvero che cambiasse idea. Da quando mi trasferii a Manchester non avevo fatto amicizie, le ragazzine della mia età mi sembravano superficiali e con un quoziente intellettivo pari a quello di un criceto, per non parlare dei ragazzi. Non ho mai trovato una persona cosi pazza ed intelligente come Matty. "E va bene, ma davvero Nicole, dobbiamo stare attenti" esordì dopo un paio di minuti Feci un sorriso smagliante ed annuì "Ti do la mia parola" promisi Guardai l'ora, si erano fatte le cinque "Beh Matty, grazie per oggi ma ora devo tornare a studiare" informai alzandomi dalla sdraio e prendendo da terra la mia borsa in pelle "Oh cristo mi fa già strano" "Ora che ci penso, mi avevi detto ieri sera che tuo padre ti aveva lasciato casa perchè così eri vicino a scuola" dissi guardandolo "Hai 28 anni e ancora devi finire?" Non era tanto normale che a quell'età, frequentasse ancora all'università "No, ho smesso tre anni fa. Diciamo che studiare non è proprio il mio forte, bocciai due volte quando avevo 23 anni ed ero all'ultimo anno.. dedicavo tutto il mio tempo alla band e a creare musica" dichiarò Matty, accendendosi una sigaretta e rimettendosi per l' ennesima volta gli occhiali da sole sugli occhi, anche se il sole stava calando. "Sai, stamattina mi è arrivata una chiamata" confessò, facendo un sorriso a trentadue denti "Era un menager di un' etichetta discografica, ieri era al 'Monks' e ci ha sentito suonare.. vuole collaborare con noi al nostro disco" riferì, alzandosi anche lui dalla sedia Spalancai la bocca: ero shoccata, stava scherzando? "Cazzo Matty, congratulazioni!" esclamai abbracciandolo Appena mi avvicinai, le mie narici si impregnarono del suo profumo misto all'odore di fumo che avvolgeva la sua felpa, era un mix perfetto. Sentii le sue braccia che si avvinghiavano a me, circondandomi in un abbraccio tenero e confortante, un gesto così banale mi riempiva il cuore di gioia, dato che l'unica persona che aveva il permesso di farlo era mia madre. Matty era l'unica persona che in così poco tempo mi aveva fatto provare delle emozioni che avevo tenuto rinchiuse dentro di me per più di due anni, non mostrandole a nessuno, mi stato fidando. " Gli altri? Come l'hanno presa" domandai staccandomi da lui "Molto bene direi, già domani andiamo in studio" rispose. Mi riportò a casa ,si offrì per riaccompagnarmi con la sua decappottabile nera ed io accettai volentieri. "Grazie per tutto, Healy" ringraziai quando arrivammo sotto casa mia. "Di niente tesoro" Sorrisi e scesi dalla macchina, chiusi lo sportello ed appoggiandomi al finestrino chiesi: "Hai già deciso il nome dell'album?" Matty annuì sorridente " I LIKE WHEN YOU FALL ASLEEP, FOR YOU ARE SO BEAUTIFUL YET SO UNAWARE OF IT”

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Capitolo 5
*** THIS MUST BE MY DREAM ***


Presi le chiavi dalla mia borsa e aprii il portone d’ingresso di casa mia. “Cara, sei tornata? Tutto bene?” Sentii la voce di mia nonna provenire dalla cucina, appesi il giubbotto all’ attaccapanni e mi diressi verso di lei. Varcai la porta e la trovai intenta a cucinare qualcosa di sfizioso. “Ciao nonna, si tutto alla grande” salutai, avvicinandomi e dandole un bacio sulla guancia. Mi sorrise, poi presi una tazza e la riempì con della Coca-Cola zero e mi misi a sedere, prendendo i libri che mi servivano per studiare, dalla mensola sotto la televisione. “Dove sei stata?” chiese, mescolando l’impasto che aveva davanti a sé. “A prendere un caffè con un amico” risposi aprendo il libro alla pagina designata. “Lo conosco?” “No, l’ho conosciuto ieri in un negozio di dischi che hanno aperto di recente in centro” spiegai mentre sorseggiavo la mia bibita gassata. “Che bello, sono felice che hai trovato un amico” disse sorridendomi dolcemente, versando il composto nello stampo. Mia nonna è stata sempre gentile e permissiva, da quando mi sono trasferita da lei mi ha accolto felicemente, aiutandomi a riprendere in mano la mia vita, incoraggiandomi sempre nelle cose che facevo, consigliandomi ogni scelta che avrei dovuto fare. Le raccontavo tutto ciò che mi accadeva e lei non mi giudicava mai. Era la mia roccia. Si fidava ciecamente di me, non le importava quello che facevo per i fatti miei, basta che non mi mettevo nei casini e che non sbarellassi troppo, ritornando come prima. A Matty sarebbe piaciuta. Ricambiai il sorriso e tornai a studiare sul libro di biologia. Alzai lo sguardo incrociando le lancette dell’orologio, accorgendomi che erano le otto. Mi stava fumando il cervello. Chiusi il libro che avevo tra le mani, lo rimisi a posto e presi il cellulare: Nessun nuovo messaggio. Ero da una parte delusa, speravo che ci fosse almeno un messaggio da parte di Matty. Andai in camera e decisi di non mangiare, mi si era chiuso lo stomaco al pensiero che Matty , avendo scoperto l’importante differenza d’età, non voleva più sentirmi. Andai verso la mia cabina armadio e aprii un cassetto nascosto nell’ anta del armadio, presi una bustina con delle pasticche colorate e me la misi tra le mie mutandine. Mi cambiai velocemente sostituendo la tuta ad un paio di jeans chiari e un top bianco, legai i capelli in un’alta coda, mi sciacquai il viso, mettendomi subito dopo agli occhi una linea di eyeliner e una passata di mascara. Ero bianca cadaverica, quindi decisi di passare un po' di terra per ravvivare la pelle e per far risaltare i miei zigomi. Scesi e mi avviai in salotto, mia nonna stava guardando il suo show preferito. “Vado a cena fuori nonna, non torno tardi ma non mi aspettare sveglia, per qualsiasi cosa chiamami” annunciai, avvicinandomi a darle un bacio. “Va bene piccola, non mi far preoccupare e stai attenta” . \\ Stavo in piedi davanti alla porta dell’appartamento di Matty, mangiandomi le unghie. Sentivo provenire della musica da casa sua e non sapevo cosa fare, se suonare o andarmene, ma alla fine lo chiamai. “Ehy Nicole, cosa succede?” rispose ridendo, era ubriaco. “Ehm, ciao Matty.. Io sono davanti al tuo portone” dissi velocemente. “Oh, e che ci fai li? ENTRA” urlò. Attaccai il telefono e mi girai per andarmene ma una voce urlò il mio nome “NICOLE! DOVE VAI ENTRA!” . Vidi Matty completamente ubriaco che si reggeva allo stipite della porta, barcollando su e giù. “Forse non è il caso, hai ospiti” suggerii io tristemente. “No, vieni ci sono gli altri della band, te li faccio conoscere” . Incerta, mi incamminai ed entrai in casa, con Matty che rideva e farfugliava parole incomprensibili dietro di me. Appena entrai in salotto, vidi tre ragazzi che si stavano rilassando sul divano, bevendo e scherzando. Quando mi videro, si alzarono tutti e fermarono la musica. “Emh, Salve.. Mi chiam” “Si chiama Nicole ed è una mia amica” m’interruppe, sbiascicando, Matty. Feci un sorriso imbarazzato e salutai con la mano. Odiavo presentarmi a persone nuove, mi trovavo patetica quando parlavo con la gente, avevo paura di apparire stupida. “Matty vieni qui, ti facciamo riprendere” disse ad un tratto un ragazzo biondo e magrolino, facendo segno a Matty di avvicinarsi a lui. Lui obbedì ed insieme sniffarono la polvere sopra il tavolino di vetro accanto al divano. Dopo un paio di minuti Matty sembrava un’altra persona: parlava e ragionava normalmente, riprendendosi completamente. Mi guardò e venne verso di me. “Scusami, sono stato patetico prima” spiegò ridendo. Feci un sorriso e sinceramente ero sollevata, se la serata proseguiva con lui che non riusciva ad articolare una parola sarei dovuta stare con dei tizi a caso. “Beh, mettiti comodo dolcezza, ho portato le molly” rivelai prendendo la busta dalle mutande. La buttai sopra al poggia piedi, prendendo l’attenzione di tutti. Matty mi guardò negli occhi e articolò: “ Questo deve essere il mio sogno”

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Capitolo 6
*** THE 1975 ***


Risi e gli detti una pacca sulla spalla “No caro, è tutto vero” dissi, per poi rivolgere uno sguardo altezzoso agli altri ragazzi, che mi guardarono sbalorditi. Alla fine, dopo aver preso le pasticche, mi dissero i loro nomi: il biondo era Adam, il riccio alto era George ed infine il ragazzo bruno era Ross. Sembravano tipi apposto, simili a Matty. Mi raccontarono come si erano conosciuti e come avevano creato la band, di quanto credessero alle loro potenzialità e a quanto si volevano bene tra loro. Diciamo che l’ultima parte era anche perché era la droga a parlare. “E quindi, perché vi chiamate THE 1975?” accennai, dato che Matty non me l’ aveva mai rivelato. “ Matty stava sfogliando un vecchio libro che gli fu dato da un eccentrico conoscente artista quando aveva 19 anni, all'interno trovò una serie di strani scarabocchi con le note datate in un formato insolito: ‘1 giugno the 1975’ . Spiegò Ross. “Ero piuttosto spaventato quando l'ho letto, l'uso della parola "THE " mi aveva bloccato. Era il nome perfetto della band” continuò Matty, accendendosi una sigaretta e gesticolando. " E perchè avete chiamato così l'album?" chiesi curiosa, mi sembrava che quella frase fosse importante per Matty, dato che era appesa sopra il suo letto, per giunta illuminata dal neon. Si guardarono tra loro, facendo un sorriso dolce. "La mamma di Matty glielo diceva sempre da piccolo quando si addormentava" pronunciò George, guardando Matty, che stava annuendo, guardando il panorama dalla sua vetrata e finendo la sigaretta. Mi si sciolse il cuore al pensiero che sua mamma gli dicesse "mi piace quando dormi, perché sei così bello ma così inconsapevole di esserlo". Mi fece ricordare tanto mia madre quando mi accompagnava a letto e mi dava un bacio prima di addormentarmi e mi mancava come l'aria un gesto del genere. Sorrisi malinconica "Matty è una cosa davvero bella, siete persone bellissime che fanno musica che spacca.. vi devono ascoltare da ogni parte del mondo" commentai, prendendo una sigaretta ed accendendola. Mi ringraziarono e Matty venne ad abbracciarmi "Grazie Nicole, grazie del tuo supporto" articolò, sbiascicando leggermente. Risi amorevolmente e lo guardai : "Davvero ragazzi spaccate di brutto!" dissi, facendo risollevare gli animi. "Ora mi suonate una canzone, tanto so che da qualche parte avete microfoni, chitarre e quant'altro" proposi guardandoli. "Potremmo andare nel garage di Adam, dove ci allenavamo i primi tempi, certo gli strumenti sono quelli che sono, ma possiamo fare uno o due brani" rispose Ross, prendendo le chiavi della sua aiuto. "oh si così si ragiona!" esclamai felice, spegnendo la sigaretta. Tutti annuirono alla proposta del moro e ci dirigemmo verso la sua decappottabile rossa, salimmo e ci avviammo verso la nostra destinazione. Dopo una ventina di minuti arrivammo al garage, parcheggiammo ed Adam si avviò verso il portone del garage, girò due mandate di chiavi e la porta si aprì, accese la luce illuminando una stanza piena zeppa di strumenti: chitarre di tutti i tipi, una batteria enorme al centro, tasteria elettronica, pianoforte e poi il più bel strumento di tutti.. il sax, attaccato alla parete davanti all'ingresso del garage. "Wow Adam, sono tutti tuoi?" dissi affascinata da quello che stavo vedendo "No, alcuni sono di Matty, alcuni di George, ed altri di Ross.. ma comunque sono io alla fine che ha il garage più spazioso per suonare o tenere per bene l'attrezzatura" spiegò il biondo, avvicinandosi alla chitarra elettrica. "Sai, prima avevamo fatto vari ep, il primo si chiamava 'Facedown' pubblicato nell agosto del 2012, dove la BBC Introducing mandò alla radio il nostro pezzo 'The City'.. " continuò Adam, guardando prima me e poi Matty, che si era posizionato davanti al microfono, proprio davanti a me. "il DJ di Radio 1 Zane Lowe passa il nostro altro singolo chiamato 'Sex', tratto dal secondo ep nel novembre di quell anno, riportante proprio il nome della canzone" disse George, mettendosi seduto davanti alla batteria. "Da lì, inizia il nostro primo tour qui nel Regno Unito ed in Irlanda che finisce all'inizio del 2013, per poi iniziare il tour negli Stati Uniti" parlò Matty, alzando la testa dal microfono che stringeva tra le mani, guardandomi negli occhi e sorridendo. Non potevo crederci.. erano una band a tutti gli effetti, ma non avevo mai sentito parlare di loro, nemmeno alla radio o magari su Youtube. Ero inconsapevole che fossero così famosi da andare oltre oceano. "Ma quindi vi conosce tanta gente! come mai vi esibite in uno stupido locale come il Monks?" enunciai, guardandoli. "Conosciamo il proprietario, ci abbiamo sempre suonato da quando eravamo al liceo" spiegò Ross, mettendo al collo un'altra chitarra. "Abbiamo fatto tanti show televisivi locali per pubblicizzare questo album, ma la vera fortuna l abbiamo trovata ieri sera" esclamò Matty sorridendo "Più persone collaboreranno con noi, più diventeremo internazionali e sono sicuro che stupiremo quel menager!" disse Adam, accordando il suo strumento. "A me piacciono molto di più questi pezzi che quelli dell' altro album" dichiarò Matty accendendo una sigaretta. "Ah ma avete fatto un altro album?" chiesi stupita, non avevo la minima idea che fossero a questo punto, mi sentii fortunata ad essere nel loro garage, ad ascoltare la loro musica. "Si, un' album indipendente, chiamato THE 1975".

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Capitolo 7
*** SHE'S AMERICAN ***


Dopo che si sistemarono con gli accordi degli strumenti, iniziarono a suonare. Matty aveva una voce così bella che quasi mi faceva emozionare: malinconica, dolce ma anche profonda. Era così empatico che mi coinvolgeva nel testo, quasi come fossi stata io la protagonista; i testi erano riflessivi, volevano farti capire la loro filosofia riguardo alla vita, le droghe, la società e l’amore. Ad un tratto sentii un sound familiare, riconobbi quella canzone appena Matty cominciò a cantare: era Sex, la canzone che mi aveva incuriosito la sera precedente, ricordandomi della storia che il moro mi aveva raccontato riguardo lui e la sua ex scopa-amica. Collegai, quindi, a quello che mi avevano detto una decina di minuti prima, ovvero che quella canzone era anche il titolo dell’ep che li aveva fatti esordire. Sorrisi, contenta di essere con loro, osservandoli creare arte, cosa che purtroppo non potevano fare tutti. Finirono l’esibizione e applaudii, lodandoli del loro duro lavoro affrontato in questi anni, di quanto impegno avessero messo nel comporre testi e suoni unici, che non avevo mai sentito da nessun altro artista. Loro mi ringraziarono e si misero a sedere in un divano, situato in fondo alla stanza, accanto alla porta che dava dentro casa. Io mi avvicinai al sax, osservandolo accuratamente. Lo vuoi provare?” chiese Adam. Mi voltai verso il gruppo e imbarazzata rifiutai, ma loro insistettero. Alla fine accettai, lo presi e appoggiai il gancio al collo, sistemando lo strumento a mio piacimento, per intonare le prime note. Iniziai a suonare, piano piano chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla melodia del sax. Mi sentivo una piuma: immaginavo di ballare insieme alle note che intonavo, salendo sempre di più fino a che sentii della musica che accompagnava il suono che stavo creando. Aprii gli occhi confusa: mi accorsi che i ragazzi erano tornati alle postazioni precedenti e stavano suonando insieme a me, adattandosi alle note che stavo improvvisando. “AHH, PERCHE’ TI SEI FERMATA!” urlò entusiasta Matty, guardandomi sorridente. Alzai le spalle ridendo, guardandomi intorno. “Nicole, mancava qualcosa ad una nostra canzone..ma non abbiamo mai capito che suono potesse risultare accettabile, e tu stasera l’hai trovato.” disse Matty, rivolgendo il suo sguardo euforico a tutti, che annuirono felici. Erano tutti d'accordo sul fare musica con me. ‘Okay, stai calma’ pensai, la droga stava cominciando a scendere e mi sentivo elettrizzata. “Okay facciamolo!" risposi guardando il resto della band. "Okay, ricomincia come prima" disse Matty, girandosi verso il microfono. Cominciai a suonare la melodia precedente e dopo venti secondi sentii Matty cantare: "If she likes it 'cause we just don't eat And we're so intelligent, she's American If she says I've got to fix my teeth Then she's so American". Mi resi conto solo alla seconda frase che stavamo facendo una specie di duetto. Per un secondo non ebbi più fiato, non potevo credere che fossi io ad accompagnare la voce candida di Matty; lui si stava adattando alla melodia che intonavo, ed era davvero un bel pezzo. "Okay,okay.. proviamo tutti insieme. Nicole, ora inizia George con la batteria e dopo tutti noi con le chitarre... inizio a cantare, poi quando verrà il tuo turno ti faccio un cenno con la mano va bene?" mi interruppe Matty, smorzando il suono del sax. Feci segno di si con la testa e mi sorrise di rimando. " cinque, sei, sette, otto..." Dopo tre minuti Matty sventolò la mano e io cominciai subito a suonare. Non pensavo che mi lasciassero suonare fino alla fine della canzone, ma quelle note che stavo soffiando fuori dal sax ci stavano davvero bene con la base di quella canzone. "WOOW, sei stata incedibile tesoro!" Esclamò Matty, facendo una giravolta e girandosi verso di me, mentre staccavo la bocca dal becco del sassofono. Sorrisi felice ed un pò imbarazzata "Ragazzi, mi state dando un'occasione unica" ringraziai commossa. "Non ci devi ringraziare, al massimo lo dovremo fare noi. Ci hai appena salvato l'ultima canzone del nostro album!" disse George, alzandosi dalla sua postazione. Guardandomi intorno, incrociai lo sguardo con le lancette dell'orologio appeso al muro: erano le quattro del mattino ed io dovevo alzarmi per andare a scuola, alle sette. "Cazzo ragazzi sono le quattro! Io devo ritornare a casa" informai agitata "Ehy, calmati.. che hai fa fare domani di così importante" scherzò Ross. Già, loro non sapevano minimante che avevo 17 anni e che andavo ancora a scuola. Incrociai lo sguardo di Matty ed alla fine disse: "Dai lasciamola stare, sarà stanca da quanto fiato ha buttato in quel sax" . Cominciarono a ridere e tempo di una sigaretta, mi riaccompagnarono a casa. Arrivati al mio portone li salutai: "è stato un' onore suonare con voi" dedussi, scendendo dalla macchina rivolgendomi a quei quattro. "Anche per noi, tesoro. Ci sentiamo presto" rispose Matty, buttandomi un bacio amichevole da lontano. Scossi la testa sorridendo ed entrai in casa.

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Capitolo 8
*** MILK ***


Presi le chiavi di casa dalla mia tasca destra, le infilai nella serratura e girai un paio di mandate prima di trovarmi nell’ingresso di casa. Chiusi lentamente il portone dietro di me, il più silenziosamente possibile, per evitare che mia nonna, che aveva la stanza da letto proprio accanto all’entrata, si svegliasse e vedesse che ore fossero. Sicuramente mi avrebbe urlato contro che erano le quattro e mezzo di mattina ed io dovevo alzarmi per andare a scuola alle sette. Percorsi quattamente lo stretto corridoio che conduceva alle scale per salire al piano di sopra, le salii ed entrai in camera mia con il cuore in gola. Appena vidi il letto mi ci buttai sopra, avevo ancora i postumi di quelle dannate pasticche e mi girava tutta la stanza ma comunque chiusi gli occhi. Non so quante volte mi rigirai nel letto, sbuffando ripetutamente al pensiero che non prendevo sonno data l’adrenalina dell’ecstacy, quando decisi di alzarmi e mi arresi all’idea di non dormire. Un’ altra notte passata in bianco. Guardai l’orologio sopra il mio comodino: segnava le 6:50. Andai in bagno e decisi di farmi una doccia, mi sentivo stanca e pensare al getto d’acqua tiepida sulla mia pelle mi faceva già rilassare. Dopo una quindicina di minuti uscii dalla cabina, presi l’accappatoio e mi asciugai, mi vestii con la divisa della mia scuola: camicia bianca con cravatta e giacca blù, gonna fino a metà ginocchio grigia, calze bianche, calzini e scarpe nere. Uno schifo. Decisi di truccarmi leggermente per mascherare il mio viso cadaverico ed alla fine presi il phone e cominciai ad asciugare i capelli, lisciandoli un po' con la spazzola, tanto per dargli una forma. ‘ah, molto meglio’ pensai appena mi vidi tutta bella profumata allo specchio. Prima di scendere in cucina a fare colazione, presi lo zaino grigio e me lo misi alle spalle, mettendo nella taschina anteriore sigarette e cellulare. Entrai in cucina e vidi mia nonna che già mi aveva preparato uova strapazzate con becon fritto e succo di arancia. Blah, stavo quasi per vomitare. Percorsi la stanza ed arrivai alla macchina del caffè. Presi la mia tazza preferita e vi ci versai il liquido. “Tesoro non vuoi mangiare?” Parlò, mettendo nel piatto quello che aveva cucinato. “Mh, non ho tanta fame stamattina” risposi sorseggiando il mio caffè. Non avevo fame di certo dopo tutto quello che avevo assunto la sera precedente, insieme a Matty. Sorrisi a ciò che mi avevano proposto nel garage di Adam: non potevo ancora credere di aver collaborato con loro ad un brano, oltretutto suonando col mio strumento preferito. Quel pensiero mi fece esplodere di gioia, potevo affrontare la giornata serenamente, anche se da una parte i miei pensieri si cimentarono sul fatto che magari non li avrei visti mai più, in fondo ero solo una ragazzina che sapeva suonare bene il sassofono e loro hanno preso la palla al balzo per terminare l’album. Però in fin dei conti mi sembravano dei ragazzi alla mano, pieni di voglia di vivere e anche una bella compagnia per passare le serate, con loro non mi sono mai sentita a disagio o sbagliata .. Stavo bene, come non stavo da ormai parecchi anni. Alla fine non volevo sperarci più di tanto, volevo che fossero loro, ora, a cercarmi. Anzi, volevo che Matty mi cercasse, quanto io volevo cercare lui. Non lo vedevo da quattro ore e già mi mancava la sua risata e la sua parlata strana, tipica della gente di Manchester. “Nicole?” richiamò la mia attenzione la voce di mia nonna, mentre mi stava sventolando venti sterline davanti agli occhi. Scossi la testa ritornando sul pianeta terra e la guardai, articolando uno ‘scusa’ e finendo subito dopo il caffè. “Tieni, se ti viene fame magari più tardi” disse, mettendomi nella mano libera i soldi. Sorrisi guardandola, dandole due baci come ringraziamento. Uscii di casa alle otto precise e mi incamminai verso la mia scuola, che distava un paio di minuti a piedi. Arrivata all’ingresso, buttai la sigaretta nel posacenere ed entrai a scuola // L’ultima campanella dell’ultima ora finalmente suonò ed io mi affrettai ad uscire dall’ aula di scienze. M’incamminai verso il mio armadietto, quando ci arrivai, misi accuratamente i libri all’interno della cabina d’acciaio, ricoperta di stickers che segnavano il mio nome. Presi un vecchio libro di poesie e lo misi nello zaino; Il mio professore teneva che lo leggessi, dato che aveva adorato la poesia che avevo scritto nel compito precedente e riteneva che fosse necessario incrementare la mia passione letteraria. D' altro canto a me faceva piacere, fin da piccola ero appassionata alla letteratura, al teatro, all’arte ma specialmente alla poesia. Durante il mio ricovero ne scrissi così tante che avevo riempito due scatoloni: ritenevo necessario tirare fuori la mia anima, il mio dolore, la mia gioia e le mie paure attraverso le parole e la scrittura. Chiusi con uno scatto l’armadietto e mi appoggiai con la schiena ad esso. Mi massaggiai le tempie e sbuffai infastidita, tirando su la testa ed osservando i miei coetanei che si stavano affrettando a sgomberare i corridoi per recarsi nelle proprie abitazioni. Ad un tratto una musica familiare mi rimbombò nelle orecchie. Voltai la testa verso quel suono, e notai un gruppo di ragazzine all’uscita che stavano ascoltando una canzone da un cellulare. Presi le mie cose, avvicinandomi a loro, facendo finta di prendere una bottiglia d’acqua alla macchinetta. Quando arrivai davanti al distributore, riconobbi immediatamente la canzone: SEX. “Io mi sono innamorata di questa band” sentii una ragazza commentare. Il mio cuore prese a battere velocemente, collegando il fatto che la band che stava dicendo la ragazza era composta dalla stessa gente con cui mi ero strafatta la sera prima. Presi il telefono, cominciando ad agitarmi di più quando vidi un messaggio da parte di Matty. ‘Ti va se pranziamo insieme a casa mia? Ho già ordinato il sushi 😉 xxx’ Inspirai a pieni polmoni ed espirai quando inviai un ‘okay’ come risposta. /// Arrivai davanti al portone e suonai al campanello. Dopo un paio di minuti arrivò in tutta la sua bellezza Matty. Mi accorsi che era a petto nudo con sopra una vestaglia nera ed un paio di pantaloni stretti neri, ovviamente. “Direttamente dall’uscita di scuola eh” disse lui indicando la mia divisa scolastica. Arrossii un po' a quel commento stupido, maledicendomi per il fatto che potevo passare da casa a cambiarmi ma dato l’orario mi sembrava rispettoso mangiare il prima possibile. Alla fine gli rivolsi un sorrisetto sarcastico ed entrai in casa. “Tieni” pronunciò, passandomi il joint, quando posai lo zaino a terra. “uh, che bella accoglienza” dedussi sorridendogli. “Sai, quando stavo uscendo ho sentito delle ragazzine che ascoltavano la vostra musica” informai, togliendomi la giacca e posandola sull’attaccapanni. Lui fece una smorfia divertita e disse solo un “forte”, dopo di che prese una busta di plastica bianca e si sedette per terra davanti a me. Prese un contenitore di carta e delle bacchette e cominciò a mangiare i suoi noodles, mentre io finii la canna che mi aveva passato. “Insomma, com’ è andata con il manager?” chiesi curiosa, prendendo anche io il contenitore uguale al suo. “MH” mugugnò, finendo l’ ultimo boccone di spaghetti. “Molto bene devo dire, stamattina abbiamo parlato un po' dei video musicali” mi rispose, poggiando sul tavolino la scatoletta. Annuii e mi alzai dal posto e finii il mio pasto appoggiata all' enorme vetrata con vista panoramica. Il cielo era grigio e da lontano delle enormi nuvole nere cariche d' acqua si stavano mano a mano avvicinando. Mi piaceva quando pioveva, ma da una parte mi faceva sentire maledettamente maliconica e triste, anche se non lo ero. Infatti Matty appena vide la mia espressione si avvicinò e "Tutto bene?" chiese. "mh, si si è che sono parecchio metereopatica" risposi guardandolo in volto, accennando un piccolo sorriso. Matty sorrise di rimando, allungò la sua mano e leggermente mi accarezzò una guancia, quasi facendo attenzione a dove metteva le dita e sopratutto a non farmi male. Mi appoggiai alla sua mano, chiusi gli occhi e sospirai: le sue dita erano caldissime, mentre la mia pelle candida era ghiacciata.. mi faceva sentire a mio agio. "Tesoro, sei così fottutamente bella ma anche dannatamente fragile" articolò dopo alcune carezze. Risi appena, mi ricomposi e presi le sigarette dal mio zaino che era appoggiato sul divano. "Vuoi, rockstar?" chiesi porgendoli il pacchetto "Magari dopo, ho qualcosa di meglio" rispose facendomi l occhiolino e andando nella sua camera da letto. Sapevo già cosa stava andando a prendere: cocaina. Ormai mi ero abituata all'idea che Matty fosse un tossico alcolista ed io non ero nessuno per giudicarlo. Si stava godendo la vita da una parte, ma sapevo anche che si stava rovinando con le sue mani e mi dispiaceva perchè la maggior parte delle volte lo vedevo fatto di qualcosa. Ero anche io ad istigarlo, con pasticche e pippate insieme, ma io e lui eravamo diversi: io ormai avevo imparato a gestire il mio corpo e soprattutto mi sapevo controllare, mentre Matty era completamente dipendente e suppongo anche da parecchi anni. Ma ognuno è fragile a modo suo e dato che praticamente non lo conoscevo nemmeno, non potevo dirgli niente anche se mi dispiaceva con tutto il cuore, perchè lo capivo: capivo il suo dolore e il "non pensarci" con le droghe. Matty ritornò in salotto con una bustina bianca, come previdi. Cominciò a stenderla e dividerla nel solito tavolino di vetro, arrotolò una banconota che aveva nella tasca della vestaglia e tirò su col naso. A quel punto mi porse la sterlina per tirare su anche io, ma io rifiutai: era lunedì e io facevo festa solo il fine settimana. Ecco, questa era la mia regola.. Se diventava un'abitudine voleva dire che ero dipendente. "Ma dai, Nicole, non si dice mai di no alla coca!" esclamò lui, prendendo una sigaretta dal mio pacchetto Sbuffai "Già, ma io dico si solo il fine settimana" risposi Matty rimase in silenzio, forse aveva capito che non la pensavo come lui "Ma dai, un tirino.. al massimo ti riprendi" aggiunse, accendendosi la Chesterfield. La voglia di farla era irrefrenabile, ma la mia forza di volontà lo era di più. "Ti ho detto di no, Matty.. accetta la mia decisione. Non voglio ricadere nel vortice della droga, ci sono stata per troppo tempo e non ero felice." "Perchè, ora lo sei?" Mi lasciò un' attimo interdetta. Non ero del tutto felice, no. Avevo ancora delle mancanze nella mia vita: come mia mamma, che era ormai da anni che non la sentivo nè vedevo. Come mio padre, che se n'era andato via troppo presto. Come le amicizie. Come l'amore. "No, non sono felice ma sto cercando di esserlo, come dovresti fare tu" dissi abbassando lo sguardo. "Beh lo sto facendo tesoro, sto realizzando il mio sogno e penso di avere il diritto di drogarmi quanto cazzo mi pare" sputò lui guardandomi negli occhi. "Non ti sto impedendo di farlo, però sappi che con quella merda non arriverai da nessuna parte. E se pensi che io ti stia dietro su quest' aspetto allora possiamo non vederci più" sospirai "Ora scusami, ma devo andare a studiare, buona serata" Presi le mie cose e me ne andai, lasciandolo con la sua polvere magica.

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