La vera lady

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


- Non va bene, non va bene affatto - borbotto' William Hundon, dopo aver scorso una lettera che gli era stata consegnata al tavolo della colazione. - Si deve fare qualcosa.- - Mio caro, non agitatevi così. Vi fa male alla salute. - Ribatte' sua moglie, appoggiando sul piattino una fetta di pane imburrato. - In questo momento la mia salute non è così importante! - Esclamò lui scuotendo il capo. - È una lettera del signor Sparrow, vero? Solo quell'uomo può rendervi così nervoso, di prima mattina, per giunta - proseguì sua moglie. Nonostante la signora Hundon soffrisse di reumatismi, tutte le mattine scendeva a fare colazione col resto della famiglia, che in quei giorni comprendeva oltre a suo marito, sua figlia Charlotte e sua nipote Sophie, che viveva con loro da più di due anni. - Qualcosa non va a Madderlea, zio William? - si informò Sophie. - C'è sempre qualche problema a Madderlea. Questa volta il signor Sparrow mi chiede dei soldi per riparare le stalle, la settimana scorsa voleva del denaro per l'ala ovest del maniero. Mi chiedo se non sia un incompetente.- - Non potreste utilizzare un'altra persona che si occupi di Madderlea al posto suo? - azzardo' Sophie. - E come potrei essere certo che un altro sovrintendente sarebbe migliore di lui? La situazione in cui ci troviamo non è per niente soddisfacente. Viviamo troppo lontano dalla proprietà per controllare di persona come vanno le cose. Inoltre, Sparrow è solo uno stipendiato e quindi non è possibile aspettarsi che si occupi di Madderlea come uno della famiglia.- - Ma, papà, non c'è nessuno della famiglia, oltre a Sophie - intervenne Charlotte precipitosamente, poi arrossi'. Nessuno parlava mai in modo così diretto della perdita di Sophie, orfana di entrambi i genitori. Madderlea apparteneva alla famiglia Roswell da molte generazioni. Il padre di Sophie aveva sempre considerato quella proprietà la sua vera casa, anche dopo aver abitato a Bruxelles per molti anni, e quando Napoleone aveva conquistato quasi tutta l'Europa, era lì che aveva portato la famiglia. Era stato un viaggio terrificante, Sophie lo rammentava ancora bene, anche se aveva solo quindici anni all'epoca. I porti europei erano bloccati dalle armate napoleoniche, e gli eserciti facevano terra bruciata dietro di loro per non permettere alle truppe francesi di rifocillarsi. Sophie riusciva ancora a rievocare con la mente scene di panico, vedeva intere famiglie che vagavano per le campagne trascinando sui carretti tutti i loro averi. I soldati non erano in condizioni migliori. Avevano le uniformi lacere ed erano ridotti alla fame. Sophie ricordava che suo padre aveva dovuto vendere tutti i gioielli di famiglia per riuscire a convincere un capitano di una nave a prenderli a bordo fino a Londra. Lei era rimasta a vivere con la famiglia dello zio Henry, mentre suo padre proseguiva il viaggio fino in Spagna per riunirsi al resto dell'esercito. Purtroppo era rimasto ucciso durante una sanguinosa battaglia. Per Sophie era stata un'esperienza dura, che l'aveva fatta maturare anzitempo. Era abituata ad affrontare le avversità della vita e anche se a volte rimuginava sulla propria condizione, per fortuna il suo carattere allegro e indomito aveva spesso la meglio. Lo zio Henry l'aveva accolta come una figlia, e lei si era trovata bene in quella nuova famiglia, nonostante proprio in quel periodo avesse perso anche sua madre. Madderlea era diventata la sua casa, un luogo che lei avrebbe sempre ricordato come un'isola felice, in cui potersi rifugiare lontano dai marosi della vita. Tutto sembrava finalmente aver raggiunto un equilibrio, finché... Sophie sentiva ancora una fitta al cuore quando la sua mente indugiava in quel ricordo, quando in un terribile giorno la esistenza era mutata radicalmente. Erano passati quasi due anni, eppure le immagini erano così vivide nella sua memoria, come se tutto fosse accaduto solo il giorno innanzi. Anche in quel momento, seduta a tavola con la famiglia dello zio William, gli incubi tornarono a tormentarla... Era in viaggio per Londra, dove avrebbe partecipato per la prima volta a un ricevimento. Ricordava ancora l'eccitazione di quei giorni, i preparativi che aveva fatto insieme alla zia Margaret per gli abiti, le fantasticherie che l'avevano rallegrata a proposito dei giovanotti che avrebbe conosciuto. La zia era certa che avrebbe attratto su di sé tutti gli sguardi maschili. Sophie non si era mai considerata una bellezza, era troppo alta e snella per i canoni estetici dell'epoca, però sapeva di avere un bel portamento e una carnagione molto luminosa. Tutti le avevano sempre detto che con i suoi capelli rossi fiamma e gli occhi verde smeraldo sembrava uscita da un quadro. Ricordava che il tempo era bello quando si erano messi in viaggio, ma qualche ora dopo minacciose nuvole nere avevano oscurato il cielo, rendendo l'atmosfera cupa e impenetrabile. Poi era scoppiata una tempesta, con lampi che squarciavano il cielo e tuoni che parevano scuotere la terra. Gli alberi si piegavano sotto la violenza della pioggia e il vento sibilava fra le fronde. Non erano riusciti a trovare un riparo e, nonostante l'abilità del cocchiere, i cavalli si erano imbizzarriti, trascinando il loro veicolo fuori dalla strada carrozzabile in una scarpata. Sophie era stata scaraventa fuori, in mezzo al fango. Sentiva ancora risuonare le urla di terrore della zia e i nitriti dei cavalli, finché era sprofondata in un mondo buio e silenzioso. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta incosciente. Qualcuno doveva averla tratta in salvo, e una mattina si era risvegliata in un letto comodo, in una stanza inondata dal sole. La zia Madeleine, la sorella di sua madre, le teneva la mano. - Come sono arrivata qui? - aveva subito chiesto. - Ti abbiamo portata qui noi, quando abbiamo saputo del terribile incidente che ti era capitato - le aveva spiegato la zia, con quel suo accento francese che conservava ancora dopo aver vissuto in Inghilterra per molti anni. - Mi dispiace, ma sei l'unica a essere sopravvissuta, e in queste settimane abbiamo temuto di perdere anche te. Ora ti manderò Charlotte a farti compagnia.- Sophie aveva trascorso quei giorni piena d'angoscia, ancora in preda alla febbre e al delirio. Fu solo molto più tardi che venne informata d'aver ereditato Madderlea. - Purtroppo la proprietà non è accompagnata da un titolo. Di tutta la famiglia sei rimasta solo tu come unica erede.- Aveva spiegato lo zio. Era padrona di Madderlea! Quell'idea le aveva dato forza e vigore per riprendersi. Comunque, essendo donna e non ancora sposata, non poteva detenere il controllo della sua proprietà, che doveva essere amministrata da un tutore. Lo zio Henry aveva nominato in qualità di amministratore William Hundon, che oltre a essere il marito di zia Madeleine, era anche avvocato. Così si erano svolti i fatti e anche se Sophie non approvava quella situazione, non era in grado di opporsi. Non poteva certo vivere da sola a Madderlea. Avrebbe dovuto prima trovarsi un marito... un marito, a cui obbedire nel bene e nel male, che si occupasse dei suoi affari e a cui dare dei figli. Ma come sarebbe riuscita a trovare un uomo adatto, che non fosse un cercatore di dote, in un posto così tranquillo e fuori dal mondo com'era Upper Corbury, dove viveva con gli zii? In quel villaggio gli scapoli si potevano contare sulle dita di una mano, e anche aggiungendo i vedovi, la situazione non era rosea. - Dovrai comunque sposarti presto o tardi, cara Sophie. Ora che ti sei completamente rimessa, zio William e io abbiamo pensato di organizzarti un debutto in società.- Aggiunse la zia, distogliendola dai suoi pensieri. - Il mio debutto? Dove, a Londra? - - Certo, mia cara - confermò la zia. - Oh, Sophie, è meraviglioso! Come vorrei...- intervenne Charlotte con aria sognante, poi abbassò gli occhi. Sapeva di non potersi permettere un debutto. I suoi genitori non erano sufficientemente ricchi per poterle organizzare una vera e propria entrata in società. - Ma, zia, non sarà troppo faticoso per voi? - Ribatte' Sophie, pensando alla salute malferma della donna. - Tua zia e io non ti accompagneremo. Troveremo una signora che possa fungere da chaperon e che si occuperà di te come se tu fossi sua figlia. Esistono alcune dame che si prestano per queste faccende, in cambio di denaro.- Le rivelò William. - Se dovrò pagare una dama, allora mi piacerebbe che anche Charlotte venisse con me - replicò Sophie, che era davvero affezionata alla cugina. Charlotte le rivolse un ampio sorriso. Aveva Diciannove anni, come Sophie, ma era più piccola e rotondetta. Con dei magnifici capelli biondi e gli occhi azzurri, aveva un viso d'angelo e un'espressione disarmante. - Vi prego, zio William, se volete vedermi sposata, fate in modo che anche Charlotte possa venire con me a Londra. Non mi importa quanto verrà a costare.- - Le tue parole suonano come un ricatto - la redargui' lo zio. - Vi chiedo perdono, non intendevo...- - D'accordo, d'accordo. Vedrò cosa potrò fare. Cercherò una dama senza figli che si possa occupare di entrambe. Mi rechero' a Londra per un paio di giorni.- Concluse zio William con un sorriso. Charlotte era al colmo della gioia e non riusciva a nascondere la propria eccitazione. Sophie invece era più guardinga. Si era ormai abituata a condurre un'esistenza tranquilla e non vedeva di buon occhio tutta l'agitazione che sarebbe senza dubbio seguita nei giorni a venire. Comunque l'entusiasmo della cugina si rivelò contagioso e ben presto sentì nascere anche in lei il desiderio di novità. Così propose a Charlotte di uscire per una passeggiata. Il tempo sembrava essersi rimesso e la pioggia battente pareva essere cessata. Le nuvole correvano nel cielo e l'aria era fresca e profumata, carica dell'aroma delle giunchiglie e delle violette. - Andremo al villaggio - aggiunse Sophie, infilando un paio di stivali pesanti. - Ma sono più di cinque miglia. Sei sicura di farcela ? - le fece notare Charlotte. - Mi sento benissimo. Del resto, se così non fosse, zio William non avrebbe proposto il debutto. Sono certa che ci occorrerà una grande energia per affrontare i balli e le serate a teatro, per non parlare dei picnic e delle visite pomeridiane. - - Stai dimenticando il compito più arduo, cara cugina. Trovare marito! - le rammento' Charlotte. Stavano camminando sull'erba del giardino, quando Sophie si fermò a riflettere su quell'osservazione. Gli unici uomini che aveva conosciuto nella sua vita erano stati suo padre e gli zii, e quindi non poteva considerarsi un esperta in materia. Si chiese come sarebbe riuscita a trovare un marito che fosse interessato davvero a lei come donna, e che non la vedesse solo come un'ereditiera. - Non sarà facile. A volte preferirei non avere proprietà né fortuna. Madderlea è una vera responsabilità. Il maniero è antico e necessita ogni giorno di riparazioni. Inoltre devo tenere conto anche delle famiglie che vivono laggiù e che dipendono da me per il loro sostentamento. Senza dimenticare la parrocchia. Dovrò trovare un marito che ami Madderlea quanto l'aveva amata mio padre, e so già che sarà molti difficile. - - Oltre a Madderlea, sarebbe bene che amasse anche te. Oppure non credi che l'amore sia importante in un matrimonio? - - Certo che lo credo, ed è proprio quello che mi angustia.- Si erano avviate in un viottolo fra gli alberi, e Sophie sollevò un ramo dalle foglie grondanti di pioggia per far passare la cugina, che si trovava dietro di lei. - Se mi amasse, non mi importerebbe che fosse povero. Infatti penso che gli uomini ricchi siano arroganti, convinti come sono che col denaro si possa comprare tutto, persino una moglie.- continuò con un sospiro. - Allora quali sono le qualità che ritieni importanti in un marito? - - Mi piacerebbe che fosse attraente, ma non vanitoso. Inoltre dovrà possedere una vasta cultura e non mostrarsi condiscendente nei miei riguardi. Non sopporterei un uomo che volesse impormi la sua volontà e piegarmi ai suoi desideri. Inoltre è importante che tenga all'onore e che sia gentile con gli inferiori.- - È tutto? - la canzono' Charlotte ridendo. - Oh, no. Dovrà anche essere affettuoso e sollecito, ma non debole. Non sopporto gli uomini deboli.- - Per l'amor del cielo, Sophie! Dove credi di trovare una tale perfezione? Vuoi troppo. - - Lo so, ma non posso impedirmi di sognare. Tu non lo fai mai? - - Dimentichi che io sono innamorata di Freddie - - Ah, certo, il signor Hartfield. Immagino che quando sarai a Londra, non vedrai l'ora di tornare da lui.- - Non ne sono così certa. Freddie mi ha confidato che suo padre darà il suo consenso solo se sceglierà una donna con una ricca dote. Temo che lui finirà per cedergli.- - Allora non è l'uomo che fa per te - concluse Sophie. In quell'istante udirono provenire il suono di un corno in lontananza e videro ai margini dei prati un gruppo di cavalieri che stavano prendendo parte a una battuta di caccia alla volpe. - Ecco laggiù Freddie... Non trovi che sia davvero elegante?- Sospirò Charlotte. Il giovanotto si era accorto della loro presenza e, abbandonati gli altri cavalieri, si era gettato al galoppo per raggiungerle. Quando arrivò davanti alle due ragazze, scivolo' dalla sella con un unico movimento. - Buongiorno - le salutò con un inchino togliendo il cappello e scuotendo i riccioli biondi. Di solo ventun anni, aveva ancora il volto di un ragazzino, ma la linea decisa della mascella lasciava presagire il carattere inflessibile dell'uomo che sarebbe diventato. - È davvero piacevole passeggiare in campagna dopo un acquazzone. Peccato che non godrò ancora a lungo delle gioie agresti. Fra poco accompagnero' mia cugina a Londra per il suo debutto.- Commentò Charlotte. - Intendete dire che parteciperete ai balli e incontrerete tanti giovanotti? Oh, Charlotte, voi... state scherzando? - domandò lui fissandola negli occhi. - Non sto scherzando. Del resto, se vostro padre ha preso la sua decisione, è inutile che io mi faccia illusioni.- Affermò Charlotte alzando il capo. - Riuscirò a fargli cambiare idea. Promettete di avere pazienza. - La supplico' Freddie impadronendosi della sua mano e sfiorandola con un lieve bacio. Sentì risuonare il corno. - Ora devo andare...- E dopo essere rimontato a cavallo sparì al galoppo. Quando furono rimaste sole, le due ragazze si guardarono con complicità. - Per fortuna non ci ha visto nessuno e le apparenze sono salve - commentò Sophie. - Ma a Londra sarà molto diverso. Non dovrai fare nulla che possa rovinare la tua reputazione.- - Non occorre che me lo ricordi. Inoltre, a Londra Freddie non sarà presente e quindi non avrò certo tentazioni - replicò Charlotte con un sorriso. Sophie non ne era altrettanto sicura. Le tentazioni erano dovunque, non solo per la cugina. Avrebbe dovuto rammentare in ogni istante il motivo per il quale si trovava a Londra. Trovare marito, ecco il suo compito, e null'altro. Tre settimane più tardi era tutto pronto per il grande viaggio. Salirono in carrozza accompagnate da Anne, che sarebbe rimasta a Londra come cameriera personale delle due ragazze. Dei cavalli si sarebbe occupato Luke, il figlio dello stalliere. - La vostra chaperon sarà lady Fitzpatrick. È una lontana cugina. Non ci frequentiamo molto perché è vissuta in Irlanda dopo essersi sposata. È rimasta vedova qualche anno fa e si è trasferita a Londra. Abita in Holles Street, in una zona rispettabile della città.- Le aveva informate William appena tornato da Londra. - È una donna anziana? - chiese Charlotte. - Non direi anziana, piuttosto matura. Comunque perfettamente in grado di trattare con delle ragazze piene di spirito come voi. È disponibile e sono convinto che farà bene la sua parte. Credo che sia un po' miope, visto che utilizza degli occhialini, ma questo non è importante. Andrete perfettamente d'accordo. Sono rimasto molto impressionato dalla sua sensibilità e dal suo rispetto per le convenzioni.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


Quella descrizione aveva un po' spaventato le due ragazze, certe di essere finite nella tana di un drago. Comunque avevano presto superato ogni sorta di timore, decise a divertirsi in città. Appena prima di partire, lo zio ricordò loro ancora una volta l'importanza delle regole del buon comportamento. - Sophie, promettimi che farai attenzione. Incontrerai degli uomini senza scrupoli e non dovrai lasciarti ingannare. Lasciati guidare da lady Fitzpatrick e soprattutto non impegnarti con nessuno prima che io abbia dato il mio consenso. E lo stesso vale per te, Charlotte. Anche se non possiedi una fortuna come tua cugina, sei una ragazza molto graziosa e non sei avvezza alle civetterie e alle adulazioni.- le redargui' in tono serio. - Papà, non temete. Non sono una sciocca. Inoltre, il mio unico scopo è quello di divertirmi. Non sono in cerca di marito. L'uomo che desidero si trova qui, a Upper Corbury.- William sorrise compiaciuto e non aggiunse altro. Stava per ritirarsi, quando fu raggiunto dalla moglie che, dopo aver ripetuto mille raccomandazioni, era riuscita a estorcere alle due ragazze la promessa di scrivere ogni giorno. - È davvero tutto molto eccitante - commentò Charlotte appena ebbero intrapreso il viaggio. - A che ora credi che arriveremo? - - Se abbiamo fortuna, prima che faccia buio - rispose Sophie, accomodandosi sul sedile. - Mi auguro che lady Fitzpatrick non sia una arpia. Intendo davvero divertirmi. E tu, hai già pensato agli abiti che indosserai? Sfoggerai un vestito nuovo per ogni occasione. Avrai tutti i giovanotti ai tuoi piedi. Se fossi nei tuoi panni, sicuramente non vedrei l'ora di arrivare.- - Mi piacerebbe davvero cederti la mia posizione, cara cugina.- - Non dirai sul serio! - sbotto' Charlotte e lanciò un'occhiata alla cameriera, che però si era appisolata. - Invece sì. Se fossi al tuo posto potrei scegliermi un marito, sicura che amasse me e non i miei soldi - replicò Sophie. Continuarono a chiacchierare tranquillamente mentre la carrozza si avviava lungo la strada. Piano piano i campi lasciarono posto ai villaggi e alle case. Ben presto si ritrovarono in città, in mezzo ad altri veicoli che attraversavano le vie nonostante l'ora tarda. Finalmente la carrozza si fermò davanti a una casa alta e stretta a due piani, circondata da un giardino. Era una casa elisabettiana, con la facciata e le colonnine divisorie delle finestre tutte di pietra e dalla decorazione classicheggiante. Quando il cocchiere busso' al battente, l'uscio fu aperto da un maggiordomo, che subito si affretto' a mandare un servitore per occuparsi dei bagagli. Sophie e Charlotte si avviarono titubanti per il vialetto e furono accolte da una donna piccola, con un abito color malva e una cuffia scura in testa. Aveva degli occhi piccoli e scuri, che quasi scomparivano nel suo volto paffuto. - Buonasera, lady Fitzpatrick. Noi...- iniziò Sophie. - Oh, vi prego, non dite altro. Lasciatemi indovinare - la interruppe la donna e iniziò a esaminare le due ragazze con il monocolo. Erano vestite in modo abbastanza simile. Sophie indossava un completo da viaggio color ruggine con un cappello verde sormontato da un nastro di velluto, mentre Charlotte sfoggiava un vestito rosa e una cuffia si seta azzurro chiaro. Dopo averle scrutate fin nei più minuti particolari, lady Fitzpatrick si decise a parlare. - Voi siete la signorina Roswell. Lo si capisce senza ombra di dubbio - affermò fissando Charlotte. - E voi invece la cugina di campagna - aggiunse con una smorfia girandosi verso Sophie. Charlotte aprì la bocca per spiegare l'equivoco, ma fu preceduta da Sophie. - Oh, che acuta osservatrice! Non credevo fosse così ovvio.- - Sophie! - la redargui' Charlotte, ma la cugina la ignoro' e continuò a rivolgersi a lady Fitzpatrick. - Sono certa che nessuno riesce a ingannarvi. È vero, in effetti io sono la signorina Hundon.- L'anziana dama si piegò verso di lei, portando una mano a coppa attorno all'orecchio. - Dovete imparare a parlare chiaramente, non è educato borbottare. Sono certa che la signorina Roswell non borbotta affatto.- Sophie capi che la povera lady Fitzpatrick, oltre a essere miope, era anche dura d'orecchio. Chissà se lo zio William se ne era accorto? - Charlotte, per l'amor del cielo, non stare lì ferma come una statua. Dì qualcosa - mormorò rivolta alla cugina. - Cosa vuoi che dica? Ci hai messe in un imbroglio e non so proprio come ne usciremo.- Lady Fitzpatrick aveva loro voltato le spalle e si era avviata verso la casa. - Ora seguitemi, care signorine. Vi aspetta una tazza di tè - affermò una volta entrata in salotto. - Cara Sophie, sedetevi accanto a me. Charlotte può accomodarsi sul divanetto qui di fronte.- Charlotte si affretto' a obbedire, e la dama la fissò con aria costernata. - Cara, avevo detto qui vicino a me.- Sophie decise di intervenire, e questa volta parlò a voce alta. - Milady, avete frainteso i nostri nomi. Io sono Sophie. Lei è mia cugina Charlotte.- - Oh, capisco. Sapete, il signor Hundon parla talmente in fretta che mi è stato difficile afferrare tutto quello che mi ha raccontato - assenti' lady Fitzpatrick. - Quindi la signorina Roswell è Charlotte e la signorina Hundon è Sophie! - E stabilì così un'ulteriore confusione. Charlotte avrebbe voluto replicare, ma un occhiata della cugina la mise a tacere. - Sophie, si può sapere quali sono le tue intenzione? - domandò Charlotte una volta che ebbero avuto il permesso di ritirarsi nelle loro stanze. - Diciamo che ho approfittato dell'errore di lady Fitzpatrick per divertirmi un po'. Del resto, sei stata proprio tu a dire che ti piacerebbe essere nei miei panni.- - Ma la servitù ci conosce.- - Di questo non devi preoccuparti. Ho promesso a Anne cinque ghinee se non ci tradirà. E ho dato la stessa somma a Luke.- - Cinque ghinee! Ma è una vera fortuna. Comunque, devi chiarire subito le cose. Io non posso fare la tua parte. Morirò di imbarazzo quando dovrò comportarmi come un'ereditiera. - - Nessuno ci conosce qui a Londra e sono sicura che te la caverai benissimo - la rassicuro' Sophie, che era ben decisa a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. - Inoltre, potrai divertirti alle spalle di tutti i cercatori di dote. E io, dietro le quinte, magari incontrerò l'uomo dei miei sogni.- - E se accadesse davvero, cosa farai? - - Immagino che dovrò confessargli la verità. Charlotte, ti prego, stai al gioco. Ti prometto che al primo segno di pericolo ammettero' che è stata tutta colpa mia. Poi, pensa agli impegni che dovremmo affrontare domani. Andremo in cerca di abiti, di mantelle, di cappellini, di nastri... Dovremo essere pronte per la nostra prima serata.- Infatti due giorni dopo arrivò un invito, per una soiree' in casa di lady Gosport, una vecchia amica di lady Fitzpatrick. - C'è qualcosa che ti preoccupa, Richard? Mi sei sembrato in pena sin dal tuo ritorno a casa. Spero che tu non abbia trovato guai.- Gli domandò Martin. - Guai? No, non esattamente - rispose Richard, alzando lo sguardo dalla criniera del cavallo. - Allora, cosa c'è che non va? Tuo nonno ti ha messo alle strette? - - Già. È intenzionato a vedermi sposato.- - Prima o poi dobbiamo tutti affrontare quel passo - commentò Martin, tra il serio e il faceto. - È facile per te. Tu non hai un titolo che ti pesa sul capo come la spada di Damocle. Quando sono tornato dalla Spagna, ho scoperto di essere diventato l'erede. Infatti mio zio, alla sua morte, ha lasciato un'unica figlia, Emily. E adesso mio nonno è convinto che io debba sposarla.- - Non è il caso che ti angusti tanto. Emily mi sembra una ragazza graziosa. Non è di tuo gradimento? - - Il fatto è che quando sono partito per la guerra lei era ancora una bambina ed è così che penso a lei, come a una cuginetta da coccolare, non come a una moglie.- - Eppure adesso mi sembra in età da marito - disse Martin. - Ha diciassette anni, ma sua madre l'ha talmente viziata che è ancora molto immatura. Sarebbe una vera disgrazia se fossi legato a lei per la vita. -

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


- Tuo nonno non ti ha lasciato altra scelta? - chiese Martin. - Per fortuna ha lasciato aperta una possibilità. Devo trovarmi una moglie di suo gradimento entro la fine della stagione, oppure dovrò sposare Emily. Queste sono state le sue parole - spiegò Richard, in preda allo sconforto. - Come mai tanta fretta? Sei appena tornato alla vita da civile. Mi sembra che ti meriti almeno un anno di quiete prima di gettarti nella schermaglia di un fidanzamento.- - È quello che ho tentato di spiegare a mio nonno, ma non mi ha neppure ascoltato. Ha aggiunto che se credevo di avere tempo da perdere, per lui era diverso. È un uomo anziano e dopo la morte dei miei si è preso cura di me. Vuole vedere un nipotino prima di chiudere gli occhi per sempre - concluse Richard. Nel frattempo erano giunti alle stalle, e dopo aver consegnato i cavalli agli scudieri, si avviarono verso la residenza di Bedford Row, dove Richard risiedeva nei suoi soggiorni in città. - Sai, quasi quasi comincio a sentirmi dispiaciuto per Emily - confidò Martin. - Anch'io. Scegliersi una moglie non è un affare da concludere in pochi minuti. Dopotutto, dovrò trascorrere tutta la mia esistenza con la donna che sceglierò.- - Per alcuni non è così - osservò Martin entrando nell'ampio vestibolo ricoperto di marmo. Una magnifica scalinata di legno di quercia si dipartiva dal pianoterra per giungere a una galleria luminosa che dominava il grande atrio. - Molti uomini si sposano solo per continuare la linea ereditaria e poi tengono un'amante. Pensa al principe reggente...- - Potrò anche sembrarti vecchio stampo, ma preferirei avere una moglie che stimo e che mi sia affezionata - replicò Richard, ordinando la colazione al servitore che era venuto ad accoglierli. - Emily non prova nulla per me, ma deve obbedire alle mire di sua madre. Quando è rimasta vedova, mia zia ha perso il titolo che credeva ormai di tenere ben saldo fra le mani e ora è decisa a non lasciarsi sfuggire questa possibilità. Non mi lascerà un attimo di respiro appena verrà a conoscenza della decisione di mio nonno.- - Quindi non hai alternative, caro amico. Partecipa ai balli, mostrati come uno dei buoni partiti a disposizione e spera per il meglio.- - Già. È dove lo trovo il meglio? - - Molto dipende dalle tue esigenze e dalle tue aspettative. Dimmi, quali sono le qualità che secondo te dovrebbe possedere una moglie? - - Lasciami riflettere. Senza dubbio dovrà far parte di una buona famiglia altrimenti mio nonno non l'accetterà mai. Inoltre dovrà essere carina, con un certo stile, in modo che sia fiero di averla al mio fianco. Deve essere in grado di fare conversazione e non essere sciocca. Naturalmente dovrà amare i bambini, visto che lo scopo del matrimonio è quello di avere figli. Non sopporterei una donna che lasciasse i suoi figli in mano alle governanti senza mai occuparsene.- - Mi pare una lista piuttosto lunga.- - Non ho ancora finito. Dovrà essere comprensiva con gli inferiori e soprattutto amare la vita di campagna. Ma, ancora più importante, non dovrà essere in cerca di un titolo. Sarebbe meglio se fosse ricca.- - E per quale motivo? Tu non hai certo problemi di denaro.- - Lo so, ma se lei avesse un suo patrimonio personale, non mi sposerebbe per i miei soldi. Voglio qualcuno che sia abituato alla ricchezza, così che possa capire il mio stile di vita senza esserne turbata. In più potrà essere indipendente e non si aspetterà che io accondiscenda a ogni suo desiderio.- - Mio caro amico, non troverai mai una donna così. La perfezione non esiste! - esclamò Martin ridendo divertito. - Comunque non hai altre vie d'uscita. Dovrai comparire ai balli.- - Lo farò.- - Smettila di fare quella faccia, altrimenti non attirerai mai la donna dei tuoi sogni. Dovrai mostrarti affabile e...- - Lo so. Non ho bisogno di una lezione a proposito del comportamento in società - lo interruppe l'amico. - Allora cominceremo subito stasera. Mia madre ha organizzato una serata e io le ho promesso di partecipare. È ancora molto presto, e la stagione non è iniziata, ma sono certo che saranno presenti molte signorine che faranno il loro debutto quest'anno.- - Dovrò pensare al mio guardaroba. Tutti gli abiti che possedevo prima di entrare nell'esercito sono troppo piccoli.- replicò Richard, ormai deciso a fare la sua parte. - Non me ne sorprendo. Sei partito che eri ancora un ragazzo e ora sei un uomo. Dove ci incontreremo? - - Vediamoci da Jackson alle quattro. Faremo in tempo a tirare di schema per un paio d'ore prima di cena - - Pensi di dover combattere per la mano della tua dama? - - No. Ma è sempre meglio rimanere in esercizio. Un uomo dev'essere in grado di difendere se stesso.- - Insomma, Richard. Mi sembra che tu stia esagerando. Non hai nemici.- - Nessuno uomo ha successo nella vita senza farsi dei nemici - lo contraddisse Richard, ripensando agli anni trascorsi come ufficiale nell'esercito. I suoi uomini lo avevano rispettato, ma alcuni non avevano apprezzato la rigida disciplina a cui erano stati sottoposti. - Il sergente Dawkins ha giurato di vendicarsi. L'ho trascinato davanti alla corte marziale per alto tradimento ed è stato degradato a causa delle mie accuse. Del resto aveva rubato a una famiglia portoghese che era nostra alleata nella guerra e il mio senso dell'onore non mi ha permesso di agire altrimenti.- - Quel traditore ti ha minacciato due anni fa in preda alla collera. Non crederai che intenda davvero mettere in atto le sue parole - gli rammento' Martin. - Non so neppure se sia tornato in Inghilterra. Probabilmente si è stabilito in Spagna e vive laggiù in pace. Ti ho solo fatto un esempio.- - D'accordo. Comunque spero che tu riprenda il buonumore quando ti presenterai da mia madre, questa sera.- - Non temere, amico mio. Incarnero' il perfetto damerino, a suo agio in società.- Quando Sophie e Charlotte arrivarono alla dimora di lady Gosport trovarono il salotto pieno di dame impegnate in fitta conversazione. La maggior parte delle donne pareva appartenere alla stessa generazione di lady Fitzpatrick e subito le due ragazze si immaginarono una serata noiosa. Sophie fissò la cugina e le fece una smorfia, prima che la loro ospite le notasse e si avvicinasse con un sorriso. - Harriet, mia cara, sono davvero felice che siate venuta. - Lady Gosport salutò l'amica e la bacio' sulle guance. Poi si voltò verso le due ragazze, prendendo nota in un istante dei loro abiti. Charlotte indossava un abito di seta bianco ornato con dei nastri azzurri e si guadagnò la sua approvazione, mentre Sophie, con un vestito grigio chiaro più adatto al giorno che alla sera, ottenne una fredda occhiata. - Buonasera, Beth - rispose lady Fitzpatrick e prendendo Charlotte per il gomito, la spinse davanti a sé. - Permettete che vi presenti la signorina Charlotte Roswell, la nipote del conte di Peterborough. Il Signore benedica la sua anima.- - Davvero. Le mie condoglianze, signorina Roswell.- - Vi ringrazio, milady - rispose Charlotte dopo un attimo di esitazione. - Vi siete ripresa dall'incidente? - - Sì... grazie - mormorò la ragazza a disagio. Lady Gosport pensò che quella fanciulla fosse davvero timida e che avesse bisogno di uscire dal proprio guscio, se voleva avere successo. Si voltò quindi verso Sophie. - Voi dovete essere la signorina Hundon, allora, l'accompagnatrice della signorina Roswell.- - Oh, no. Sophie è mia cugina, oltre che mia amica. Condividiamo ogni cosa - intervenne Charlotte. - Questo và a vostro merito, mia cara. Comunque vi accorgerete ben presto che le vostre proprietà attireranno l'attenzione in modo piuttosto diverso da vostra cugina. Venite adesso, vi presento agli altri ospiti.- commentò lady Gosport. C'erano poche giovani donne presenti e solo un paio di giovanotti i quali stavano impettiti nei loro abiti a coda e nelle loro cravatte rigide. Il loro comportamento era talmente affettato che Sophie e Charlotte trattennero a stento le risate.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


- È veramente terribile - mormorò Sophie all'orecchio di sua cugina appena furono lasciate sole. - Se tutte le serate che ci aspettano assomigliano a questa, credo che tornerò presto a Upper Corbury.- - Mi auguro che tu non abbia ragione.- In quell'istante il maggiordomo fece accomodare due giovanotti, arrivati in ritardo. Lady Gosport si affretto' a raggiungere il figlio. - Oh, Martin, ormai disperavo della tua venuta.- - Mi dispiace, ma sono stato trattenuto per affari urgenti. Posso presentarvi il mio amico Richard, visconte di Braybrooke? - L'uomo entrato insieme a Martin fece un passo avanti e tutte le donne presenti si lasciarono sfuggire un sospiro, inclusa Sophie, la quale si era fino ad allora considerata immune al fascino maschile. Richard indossava una giacca blu che gli segnava le spalle possenti e che lasciò indovinare il gioco dei muscoli mentre si chinava per il baciamano. I pantaloni azzurri erano molto aderenti e scivolavano sulle lunghe gambe fino a fermarsi con una stoffa sotto gli stivali lucidi. Aveva i capelli neri che gli si arricciavano dietro le orecchie. Era un vero damerino. Sophie se ne rese subito conto e distolse immediatamente lo sguardo. Gli uomini troppo interessati al proprio aspetto non le erano mai piaciuti e, anche se avvertì in lui un senso di forza e di potere, si volse verso Charlotte. - Hai visto quei due? Santo cielo...- mormorò la cugina senza guardarla. - Lady Fitzpatrick li sta conducendo da noi.- - La signorina Roswell è la nipote e l'erede del conte di Peterborough - stava dicendo in quel momento la loro chaperon. - Poiché siete rimasto a lungo all'estero, di certo non sapete della tragedia che l'ha colpita due anni fa e che l'ha lasciata sola al mondo.- - Non proprio sola - puntualizzo' Charlotte. - Milord, posso presentarvi mia cugina, la signorina Hundon? - Sophie si trovò immobilizzata sotto lo sguardo di due occhi castani penetranti. Quando poi lui le afferrò la mano per sfiorarla con un bacio, si sentì fremere nel profondo. Riconobbe nel visconte un uomo pericoloso, che avrebbe potuto farle dimenticare l'intera burla escogitata con Charlotte. Non solo. Accanto a lui avrebbe potuto mettere da parte l'intera lista delle virtù che riteneva fondamentali per un marito. Cercò di ricambiare il suo sguardo, ma non vi riuscì. Sentiva di odiarlo per la sua eccessiva sicurezza, per i suoi occhi sfrontati, perché la faceva sentire così debole. Si piegò in una riverenza e lo saluto' con voce tremante. - Le due cugine debutteranno insieme. È un gesto molto generoso da parte della signorina Roswell.- aggiunse lady Fitzpatrick. - Davvero molto generoso. Posso augurarvi una felice serata? - convenne Richard. - Grazie milord - rispose Charlotte e appena lui si fu allontanato, si voltò verso Sophie. - Che cosa ne pensi? - - Sono certa che lady Fitzpatrick sia entrata nel ruolo della sensuale. Si è messa in mente di combinare un matrimonio fra te e il visconte.- - Ma lei è convinta che io sia l'ereditiera. Oh, Sophie, siamo davvero nei guai! - - Non preoccuparti. Il visconte non ti interessa come marito? - - Affatto. È troppo in alto nella scala sociale per me.- - Allora divertiti. Se dovesse dichiararsi, potrai sempre rifiutarlo. Almeno farai vacillare il suo amor proprio.- Concluse Sophie in tono pratico. - Non ti piace quell'uomo? - - No, per niente.- - Perché? - Sophie trovava difficile rispondere con sincerità. - Non corrisponde assolutamente ai miei desideri.- - Come fai a saperlo se l'hai appena conosciuto? - - Lo so e basta.- Proprio in quell'istante furono raggiunte da lady Fitzpatrick, che si avvicinò con un sorriso radioso. - La serata non poteva andare meglio. Mia cara Charlotte, lord Braybrooke ha dimostrato un forte interesse per voi. Sapete, sarà senz'altro l'uomo più in vista della stagione. Dovremo fare in modo di attirare la sua attenzione, prima che qualcun altro si intrometta. - Sophie fece un risolino per quelle parole così dirette, ma fu immediatamente redarguita. - Trovare un marito per la signorina Roswell è un affare molto serio e non c'è nulla da ridere.- - Vi chiedo perdono, avete ragione - si affretto' a scusarsi Sophie. - Ora possiamo accomiatarci. È sempre bene giungere con qualche minuto di ritardo e andarsene prima degli altri.- concluse lady Fitzpatrick. - Accidenti, Martin, è così che dovrò trovarmi una moglie? Avevo dimenticato tutte le moine del galateo. Dopotutto, credo che sia meglio sposare Emily e lasciare da parte l'intera faccenda.- I due uomini stavano passeggiando in St. James Street, diretti a un club dove avrebbero trascorso il resto della serata. - Non è stato poi così male. E quella signorina Roswell è abbastanza carina. Un po' timida, ma con tutte le curve al posto giusto. Inoltre è molto ricca. Mia madre mi ha raccontato l'intera storia.- lo corresse Martin. - Mi sembra di ricordare che lady Fitzpatrick abbia accennato a una disgrazia.- - Sì. Suo padre, il secondo figlio del duca, aveva sposato una gentildonna belga e quindi la fanciulla è cresciuta a Bruxelles.- - Davvero? Non mi ha dato l'impressione di una donna abituata a viaggiare. Avrei scommesso che non avesse mai varcato le sponde della nostra isola. Non solo, ero convinto che non avesse mai messo piede a Londra. Ha un fascino molto semplice.- - E questo è un bene, non è vero? Si adatta ai tuoi criteri.- - Se intendi continuare a propormela come moglie, è meglio che tu vada avanti a raccontarmi l'intera storia - - Credo che sua madre sia morta qualche anno fa. Suo padre l'ha portata in Inghilterra e poi è morto da eroe durante la battaglia di Salamanca. La fanciulla è stata adottata dallo zio, un tranquillo gentiluomo di campagna. Ma un paio d'anni fa, la vera tragedia! Mentre si recava a Londra con gli zii, la carrozza è stata travolta dalla tempesta e lei è l'unica sopravvissuta. Si è ritrovata a diciassette anni l'unica erede di Madderlea. Da allora è vissuta con la famiglia della cugina.- - La signorina Hundon - mormorò Richard, e gli parve di risentire il tocco lieve della mano di lei, il colore che si era sparso sulle sue gote quando aveva risposto al suo saluto. - È stata un'autentica fortuna aver partecipato alla serata di mia madre. Allora, hai intenzione di farti sfuggire la ricca ereditiera? - continuò Martin. - Non lo so ancora. Magari, dopo averla conosciuta meglio...- ribatte' Richard entrando nel club. - Ah, già, dimenticavo che l'amore è fondamentale per te! - - E va bene. Domani mi presenterò a lady Fitzpatrick e le proporrò un giro in carrozza nel parco. Adesso possiamo dimenticare questa storia e fare una partita a carte? - La mattina successiva lady Fitzpatrick era seduta nel salotto e rievocava con le due protette i particolari della serata precedente, quando il maggiordomo entrò, annunciando che il visconte di Braybrooke chiedeva di essere ammesso alla loro presenza. - Fatelo accomodare, Lester - rispose l'anziana dama, poi si rivolse a Charlotte. - Dovete davvero averlo colpito, mia cara, altrimenti non si sarebbe fatto vivo così presto. Ora, mi raccomando, comportatevi decorosamente.- Richard, con indosso un cappotto aderente che gli arrivava fino agli stivali lucidati sino a brillare, fece la sua comparsa, poi si inchino' verso lady Fitzpatrick. - Buongiorno, visconte. È un piacere rivedervi. Vi ricordate della signorina Roswell e della signorina Hundon? - - Come potrei dimenticare un trio di tale bellezza, milady? Le stelle più brillanti del firmamento di ieri sera - replicò lui in tono galante. Si volse e intercetto' lo sguardo di Sophie, che lo stava fissando furiosa. Come poteva flirtare a quel modo? Si stava domandando la fanciulla, e con una vecchia signora, per giunta. Richard si piegò verso la mano di Charlotte e sussurro': - Servo vostro, signorina. Spero che stiate bene.- - Bene, grazie, milord - rispose Charlotte con le gote in fiamme. - E voi, miss Hundon, come vi sentite, questa mattina? - - Bene - replicò lei in fretta.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


Sophie, si rendeva conto che quell'uomo la stava turbando, esattamente com'era accaduto quando lo aveva visto per la prima volta, la sera precedente. Si chiese di nuovo perché lui si comportasse come un damerino, visto che emanava sicurezza da ogni poro. Perché voleva apparire diverso da quello che era in realtà? Quel pensiero la fece fremere. Anche lei del resto stava recitando una parte, rammento'. Lady Fitzpatrick lo invitò ad accomodarsi e poi lo impegnò in una fitta conversazione, a dire il vero piuttosto buffa. Richard all'inizio fu costretto a ripetere molte delle sue parole, poi adottò un tono militaresco, e rispose alle domande della dama con voce talmente tonante che Sophie fu certa che anche i domestici nell'altra stanza potevano udire il suo discorso. Dopo qualche minuto lui riuscì a spiegare il motivo della propria visita. Era venuto per invitare la signorina Roswell a fare un giro in carrozza il pomeriggio seguente. Si rese subito conto che la signorina Hundon li avrebbe accompagnati, visto che lady Fitzpatrick inventò una scusa per non partecipare. Quella presenza lo disturbo' parecchio. Faticava a considerare Sophie come la cugina di campagna. Gli pareva che gli occhi di lei, così vivi e intelligenti, spiassero ogni sua mossa e riuscissero a indovinare che lui stava recitando una parte impostagli dalla società. Si affretto' ad accomiatarsi e con un profondo inchino uscì dalla stanza. - Non avrei mai pensato che sareste riuscita ad attirare l'attenzione di un personaggio così altolocato - commentò lady Fitzpatrick rivolta a Charlotte. - Senza dubbio il visconte ha sentito parlare della mia... della fortuna di mia cugina. Madderlea è una proprietà degna di attenzione, non credete? - esordì Sophie. Il volto di Charlotte divenne scarlatto. - Non è molto gentile da parte tua, Sophie. Non pensi che il visconte sia interessato a me e non ai miei soldi? - - Ma certo, hai ragione. E perché non dovrebbe? Però devi ricordare che anche tu hai qualcosa da offrire.- ribatte' Sophie contrita. - Giusto. Ora però dobbiamo pensare al vostro abbigliamento. Una cosa è attirare l'attenzione di un gentiluomo, un'altra è mantenerla.- confermò lady Fitzpatrick. - Cosa sapete del visconte, milady? A parte il fatto che è il nipote del duca di Rathborne. È lui l'erede al titolo? - Si informò Sophie. - Si. Suo padre era il secondogenito e non si aspettava di ereditare, visto che il fratello maggiore godeva di buona salute ed era sposato, eppure il vecchio duca è sopravvissuto a entrambi i suoi figli. Richard Braybrooke è rientrato da poco dalla Spagna.- Il pomeriggio seguente Richard si presentò puntuale all'appuntamento, ma nella sua mente vorticavano numerosi dubbi. Era ben conscio delle virtù della signorina Roswell, ma la trovava piuttosto timida. Inoltre era ben consapevole che la stava corteggiando solo per sfuggire al proprio destino, mentre quella fanciulla meritava qualcuno che l'amasse per se stessa. Le due giovani lo attendevano in salotto. Charlotte era vestita con un abito di fine lana merino della stessa sfumatura dei suoi occhi e portava un cappellino con un nastro rosa. Sophie, invece, si era infilata in un abito di lana grigia e nessuno era riuscito a farla cambiare idea. Era determinata a non sfoggiare il proprio fascino e desiderava che fosse la cugina la vera protagonista di quel pomeriggio. Quando il visconte le invitò a prendere posto in carrozza, le due ragazze rimasero a bocca aperta per la meraviglia. Il veicolo era di metallo nero sfavillante, col blasone dei Rathborne smaltato in oro su entrambe le porte. I sedili erano soffici e ricoperti di velluto rosso. Charlotte accettò con un sorriso il braccio che Richard le porgeva, mentre Sophie preferì salire da sola. Lui sorrise per quello sfoggio di indipendenza, e dopo aver fatto cenno al cocchiere, partirono al trotto giù per il viale. Era un magnifico pomeriggio di primavera e il viale che attraversava il parco era affollato di carrozze. Sembrava che Richard conoscesse tutti e spesso il loro veicolo faceva una sosta e le due ragazze venivano presentate alle persone che incontravano. I giovanotti che trottavano in sella si fermavano accanto a loro e scoccavano occhiate interessate verso Charlotte, che pareva godersela un mondo. Sophie, invece, non era degna di tanto interesse, e quindi aveva l'opportunità di esaminare gli altri, che passeggiavano nel parco come se si fossero recati a una parata. C'erano lady e giovani signore agghindate a festa con cappellini all'ultima moda e abiti che coprivano i loro piedini calzati in stivaletti stringati. Erano presenti ufficiali di marina, splendidi nelle loro uniformi e damerini che si inchinavano e sorridevano come se non avessero una preoccupazione al mondo. Nessuno era interessante agli occhi di lei, tranne l'uomo che le sedeva di fronte e che chiacchierava tanto amabilmente con sua cugina. Era davvero attraente, con il volto abbronzato per le lunghe ore trascorse al sole. Emanava mascolinità a ogni respiro e lei si sentiva così cosciente della sua presenza accanto, che si lasciò sfuggire un sospiro. Improvvisamente si sentì fissare. - Non siete d'accordo, signorina Hundon? - le domandò Richard. Sophie non aveva minimamente seguito la conversazione e così non fu in grado di replicare. - Vi chiedo scusa, milord. Stavo sognando ad occhi aperti.- Richard sorrise. Lei aveva lo sguardo assente, come se stesse pensando a un segreto ammiratore, magari lasciato a Upper Corbury, riflette'. - La signorina Roswell stava esprimendo la propria preoccupazione a proposito dei numerosi uomini in uniforme che ci circondano. Spera che la pace possa durare e che non ci sia più bisogno di combattere.- - Condivido appieno quest'opinione. Comunque la mia simpatia va ai soldati, che non conoscono nessun altro modo di guadagnarsi da vivere. È una vergogna che noi li abbandoniamo al loro triste destino, dopo che hanno combattuto per salvare le nostre vite. Ci preoccupiamo della Spagna e del Portogallo, ci affrettiamo a mandare inviati al Congresso di Vienna per assicurarci che sia fatta giustizia nel resto dell'Europa e poi ignoriamo i problemi che ci toccano tanto da vicino. Non mi meraviglio che molti vagabondi infestino le strade e non credo proprio che scacciarli con la forza dai loro rifugi sia una soluzione.- Richard stava per annuire, ma un lampo negli occhi di lei fece nascere nel suo animo un desiderio di contraddirla. - La legge e l'ordine devono essere mantenuti a ogni costo, altrimenti scivoleremo nell'anarchia - affermò con durezza. - Oh, questa è la risposta fornita per giustificare ogni atto di repressione. Uccideteli e sterminateli, oppure gettateli in prigione e dimenticateli, ecco quello che fa la nostra patria con i suoi valorosi soldati.- - So che vostro padre è avvocato. È da lui che vi vengono tali sentimenti? - commentò lui. Sophie lo fissò. Nel suo fervore, aveva dimenticato la professione dello zio e comunque non gli aveva mai sentito esprimere opinioni al riguardo. - No, milord. Leggo molto e sono sempre stata incoraggiata a pensare da sola. Intendevo dire che se si riuscisse a dare lavoro ai reduci, ne sarei felice. Certo, la situazione è molto diversa per gli ufficiali, che posseggono tenute e hanno una famiglia che...- - Touche', cara signorina Hundon - la interruppe lui. - Comunque, vi ricordo che le proprietà e i titoli richiedono un grande senso di responsabilità. Oneri e onori, come si duce.- Sophie gli sorrise di rimando, pensando a Madderlea, ma lui vide solo una bocca morbida. Si diede immediatamente dello sciocco. Si trovava davanti una ragazza venuta dalla campagna, un essere insignificante vestito di grigio. No, non era una descrizione giusta, si corresse subito dopo. La giovane che stava seduta di fronte a lui aveva le movenze di una gatta, e sembrava decisa a sfoderare gli artigli. Charlotte decise di intervenire, e pose una domanda a Richard a proposito di un veicolo che li aveva sorpassati.

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


Il pomeriggio trascorse piacevolmente, e presto arrivò il momento di rientrare. Richard iniziò a riflettere sulle due giovani che lo accompagnavano. Erano molto unite fra loro, ma così diverse! La signorina Hundon era molto decisa e con un carattere forte, che sembrava quasi nascondere sotto degli abiti insignificanti, mentre la signorina Roswell, che possedeva molti degli attributi che aveva elencato a Martin, non gli suscitava nessun tipo di sentimento, né passione né desiderio. Era una ragazza molto timida, e sembrava quasi avere soggezione di lui. La signorina Hundon, al contrario, non aveva paura di nulla. Si sforzo' di allontanare i suoi pensieri da Sophie e si concentrò su Charlotte, ben deciso a coinvolgerla in una conversazione. Tutto quello che ottenne furono commenti come: Si, milord? No, milord. Davvero? Sophie nel frattempo, si rilasso'. Era dell'opinione che sarebbe stato opportuno mostrarsi più spesso in pubblico e non sempre a fianco di lord Braybrooke. Non era l'unico uomo interessante di Londra, ed era bene che se ne convincesse. Comunque lei e Charlotte non sarebbero potute uscire nella carrozza di lady Fitzpatrick, era così fuori moda e arrugginita che sarebbero solo state ridicole. Avrebbe dovuto procurarsi un veicolo nuovo, magari con lo stemma della famiglia Roswell sulle porte, un gioiellino da fare invidia a tutte le dame della buona società. Quel pensiero la fece sorridere di nuovo e il suo sorriso non sfuggì a Richard, che si sentì invadere da un'ondata di desiderio. Abbassò in fretta gli occhi e per qualche istante si permise di indulgere in fantasticherie, poi si riscosse. Così scosse il capo e si impegnò a fondo per attirare l'attenzione dell'ereditiera. - Parlatemi di Madderlea - la sollecito', sicuro di aver trovato un argomento sul quale la ragazza si sarebbe dilungata per ore. Invece, dopo averlo informato che si trattava di una vasta tenuta vicino alla costa del nord Norfolk, non gli fornì ulteriori ragguagli. Al contrario, pareva molto agitata e nervosa. Che pensasse che lui fosse più interessato alla proprietà che a lei stessa? Nel frattempo erano giunti di fronte alla casa di lady Fitzpatrick e appena la carrozza si arrestò, Richard scese per aiutare Charlotte. Poi si voltò verso Sophie. Lei gli tese la mano, ma lui preferì circondarle la vita sottile con le sue mani forti, e la deposito' sul sentiero. Non la lasciò subito andare, ma rimane lì accanto a lei, guardandola dall'alto con i suoi occhi castani. Sophie abbassò lo sguardo sulla bocca di lui, e subito se ne pentì, Richard aveva una bocca dalle labbra carnose, ed era così vicino a lei, che poteva sentire il suo alito sulle gote. - Signorina Hundon, vi ringrazio per questo pomeriggio e spero di rivedervi presto - sussurro' lui tenendola ancora per la vita. Sophie fece un passo indietro ed emise un profondo sospiro, incapace di rispondere. - So che voi e la signorina Hundon cavalcate. Vi farebbe piacere raggiungere me e il signor Gosport domani mattina? Se non possedete dei cavalli adeguati, sarò lieto di fornirveli.- aggiunse Richard rivolto a Charlotte. - Non sono certa dei nostri impegni - esitò Charlotte, indecisa se accettare. - Charlotte, non ricordi che domani ci recheremo ad acquistare una carrozza? - intervenne pronta Sophie. - Allora un'altra volta. Ma permettetemi di chiedere chi vi consiglierà nella scelta dei cavalli.- commentò lui. - Porteremo con noi il nostro stalliere, Luke - intervenne Charlotte. - Dubito che farete buoni affari. Permettetemi di offrirvi i miei servigi.- Charlotte sbircio' Sophie di sottecchi e dopo aver ricevuto un cenno affermativo, accettò con piacere. Del resto, sarebbe stato scortese rifiutare, quindi si accordarono per la mattina successiva alle dieci. - Non ci lascia un minuto libero. Credo che abbia in mente Madderlea e il tuo patrimonio, e vorrei tanto che non fosse così. Saremo entrambe rovinate quando scoprirà la verità.- Commentò Charlotte mentre si stavano svestendo. - Perché? - ritorse Sophie cambiandosi d'abito. - I gentiluomini si divertono a travestirsi da cocchieri, e spesso giocano dei tiri ai loro conoscenti e nessuno li giudica male. - - Noi non siamo gentiluomini - puntualizzo' Charlotte. - È vero, ma ormai siamo andate troppo oltre per poter tornare indietro. Racconteremo cosa è accaduto quando torneremo a casa tua e la stagione sarà conclusa. A te non verrà nessun danno perché tornerai fra le braccia di Freddie, quanto a me, se non troverò un gentiluomo abbastanza spiritoso da accettare il nostro scherzo, rimarrò zitella.- - Cosa pensi di lord Braybrooke? Non hai cambiato idea? - - No, affatto. È un uomo arrogante e mi pare interessato solo a Madderlea. Guarda quante domande ti ha posto.- - Non ha bisogno di Madderlea. È un erede di un ducato.- - Allora è un ingordo - concluse Sophie, decisa a trovargli dei difetti. La verità era che Richard, in due soli giorni, era riuscito a farle provare sensazione che non sapeva nemmeno potessero esistere. Era un uomo davvero pericoloso. Forse avrebbe dovuto tenere a mente il motivo per il quale si trovava a Londra e così avrebbe ritrovato la sua pace interiore. La mattina dopo lord Braybrooke si presentò alla dimora di lady Fitzpatrick vestito all'ultima moda. Sophie si impose di trattarlo con freddezza, e lui non parve nemmeno accorgersene, impegnato com'era ad attirare l'attenzione di Charlotte. Ma quando venne il momento di discutere a proposito dei veicoli messi in vendita, Charlotte si chiuse in un ostinato silenzio. Era ben conscia che sarebbe stata Sophie a pagare per l'acquisto e quindi era decisa a lasciare a lei la scelta. Così Sophie acquisto' una carrozza che poteva ospitare comodamente quattro persone e una coppia di cavalli grigi. Tornarono a casa in tempo per il pranzo e Richard si fermò a porgere i suoi rispetti a lady Fitzpatrick. - Siamo in debito con voi, milord - replicò l'anziana dama. - È proprio vero - confermò Charlotte. - Se desiderate sdebitarvi, potete accompagnarmi domani mattina in una cavalcata. Il signor Gosport sarebbe deliziato di fungere da accompagnatore della signorina Hundon - ne approfittò subito Richard. Lady Fitzpatrick si affretto' ad accettare per le sue due pupille, poi si ritirò. Quando Sophie fu rimasta sola, il suo pensiero corse subito a Richard. Quell'uomo era attraente, ma anche arrogante e presuntuoso. Chissà se era davvero interessato alla sua eredità o alla cugina in se stessa, si chiese con ansia. Il suo cuore fu invaso dalla gelosia e da quel momento fu incapace di restare ferma e fu di pessimo umore. La mattina successiva un avvenimento nuovo parve per un attimo risollevare il suo spirito tormentato. Una pila di inviti giaceva sul tavolo della colazione. Lady Fitzpatrick ne fu deliziata. - Sapevo che sarebbe accaduto, soprattutto dopo che siete state viste in compagnia di lord Braybrooke. Nessuna delle donne con figlie in età da marito vi permetterà di restare a lungo in sua compagnia. E le donne con dei figli maschi non vi lasceranno tregua, dopo aver saputo quanto avete da offrire, cara Charlotte. Comunque, è venuta l'ora che vi vestiate per la vostra cavalcata. Al vostro ritorno decideremo quali inviti accetteremo e faremo progetti per il vostro debutto.- - Chissà dove intende organizzare un ballo. Non certo in questa casa. Il salone non è abbastanza grande - commentò Charlotte mentre saliva le scale con Sophie. - Credo che lady Fitzpatrick riuscira' a trovare una soluzione. Pensiamo a un giorno per volta. Adesso è il momento della cavalcata - replicò Sophie. Sophie non vedeva l'ora di montare a cavallo. Si infilò nel suo completo da equitazione di velluto blu e indossò un cappellino dello stesso colore con la tesa argentata, una creazione europea che avrebbe fatto girare la testa a tutte le donne che l'avrebbero incontrata. Per un giorno almeno avrebbe smesso di indossare i panni della povera cugina di campagna e si sarebbe permessa di essere se stessa.

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


Sophie scese le scale quando udì la voce di lord Braybrooke, decisa a dimenticare per qualche ora tutte le sue preoccupazioni, ma appena se lo trovò davanti i suoi buoni propositi svanirono. Lui le fece il baciamano e il solo tocco delle sue labbra le fece tremare le gambe. Fu con vero sollievo che accolse la venuta di Charlotte, che distrasse l'attenzione del visconte e le permise di riprendere il controllo di sé. Dopo essere usciti da casa, salirono in sella e, scortati da Luke, si avviarono al passo verso il parco. A mano a mano che il tempo passava, Sophie riacquistava fiducia in se stessa. In sella si sentiva un'altra persona, decisa e competente. Appena si trovò davanti una distesa d'erba, sprono' la sua cavalcatura, impaziente come lei di lanciarsi al galoppo. Gli altri rimasero indietro. Richard era diviso tra il desiderio di seguirla e la volontà di rimanere accanto a Charlotte, che sembrava accontentarsi di un leggero trotto. - Seguila, so che lo desideri. Io rimarrò con la signorina Roswell - mormorò Martin piegandosi verso la criniera del suo cavallo. Poi si voltò verso di lei. - Controllerà che vostra cugina non si faccia male.- - Oh, sono certa che non accadrà nulla a Sophie. È molto abile in sella - spiegò Charlotte, allungando lo sguardo verso la fine della radura. - Siete diventata matta? Sareste potuta cadere.- gridò Richard fermando il suo stallone accanto a quello di Sophie. - Vi sembra che corra qualche pericolo, milord? - lo sfidò lei. Richard dovette ammettere con se stesso che era davvero brava, ma sentiva il desiderio di stringerla e di urlarle che l'aveva spaventato a morte. Smonto' e si avvicinò a una grande siepe che delimitava la radura. Sophie si affretto' a raggiungerlo e rimasero qualche istante l'uno accanto all'altro. Lei aveva le gote arrossate e gli occhi brillanti e Richard capì che non sarebbe riuscito a resistere nemmeno un attimo e senza pensare l'attrasse a sé e la bacio'. Sophie fu colta talmente di sorpresa che non tentò neppure di muoversi. Lei si sorprese invece a rispondergli, ad aderire col suo corpo a quello di lui, fino a sentirsi come cera al sole. Niente esisteva più all'infuori di loro due. Il suono degli zoccoli dei cavalli riportò Richard alla realtà e bruscamente si allontanò da lei. Sophie gli rimase accanto, incapace di reagire. Avrebbe dovuto sentirsi furiosa, ma sarebbe stata una reazione ipocrita. Lei aveva desiderato quel bacio tanto quanto lui. Richard fu il primo a riprendersi, eppure non ammise neppure con se stesso che per qualche istante si era sentito stregato. - Vi chiedo perdono. Non intendevo farvi del male - mormorò con voce roca. - E allora cosa intendevate, milord? - ribatte' lei con gli occhi pieni di lacrime. - Niente, signorina Hundon, niente. È sempre difficile resistere alla tentazione quando ci si trova di fronte una donna giovane e bella e io non sono mai stato molto bravo a resistere.- Sophie stava ancora tentando di trovare una risposta, quando fu raggiunta dalla voce di Charlotte, che la chiamava al di là della siepe. - Sophie! Dove sei? Ti sei ferita? - Lei scivolo' sulle ginocchia e mentì: - Ho preso una leggera storta alla caviglia quando sono scesa di sella. Non è nulla.- - Pensi di riuscire a cavalcare? - - Ma certo - affermò Sophie con sicurezza e salì in sella. Richard era ancora al suo fianco e senza dire una parola si avvicinò al suo stallone. Ritornarono a casa senza aprire bocca, ognuno immerso nei propri pensieri. Quando arrivarono alla dimora di lady Fitzpatrick, Richard rifiutò l'invito di Charlotte di fermarsi per un rinfresco e ripartì con Martin. - Allora? - domandò subito Martin appena ebbero ripreso il cammino verso Bedford Row. - Allora, cosa? - - La signorina Hundon non è caduta, vero? È solo finita tra le tue braccia. Mi chiedo come tu abbia potuto, con la signorina Roswell così poco distante. Ho fatto del mio meglio per trattenerla quando vi ho visto scomparire dietro la siepe.- Richard serro' la mascella e si voltò verso l'amico. - Non vale la pena di litigare, Martin, e poi a causa di una gonnella.- - Il fatto è che non stiamo parlando di una gonnella qualsiasi, ma di una gentildonna - gli rammento' l'altro. - Inoltre non corrisponde affatto ai tuoi desideri e la sua famiglia, benché altamente rispettabile, non fa parte della buona società e non è in grado di fornirle una dote elevata. Che ne pensi della signorina Roswell, che finora è stata l'oggetto delle tue attenzioni? - - Posso solo dire che mi dispiace. Che ne diresti se andassimo a pranzo in città? - Martin accettò e trascorsero insieme il resto della giornata. Si salutarono solo quando faceva ormai buio. Martin avrebbe passato la serata a casa della madre, mentre Richard decise di fare una passeggiata. Aveva bisogno di stare solo e di mettere ordine nei suoi pensieri. Sophie, seduta nel salottino, era annoiata fino alla nausea. Non sopportava più quelle ciance a proposito di balli, spettacoli a teatro, visite e abiti. La sua mente era troppo impegnata col pensiero di Richard. Inoltre sentiva martellare le tempie ed era certa che prima di sera avrebbe avuto un lancinante mal di testa, peggiorato dalla vocetta acuta di lady Fitzpatrick. - Lady Gosport si è offerta di prestare la sua casa per il vostro debutto. È davvero molto gentile. Suo figlio è amico intimo di lord Braybrooke e se voi, cara Charlotte, sarete così fortunata da mantenere la sua attenzione, potrò ritenermi davvero soddisfatta. - Charlotte stava per replicare, quando Sophie intervenne. - Milady, ho un terribile mal di testa. Vi chiedo di scusarmi. Ho bisogno di aria fresca.- - Non sarebbe meglio se vi sdraiaste e beveste una tisana?- - Vi ringrazio, milady, ma il rimedio migliore è una passeggiata.- - Come desiderate, ma non allontanatevi dal giardino. Vostra cugina e io abbiamo ancora molte faccende di cui discutere e vi aspetteremo qui - le raccomando' lady Fitzpatrick. Sophie era certa che l'anziana dama si sarebbe trattenuta ancora a lungo con sua cugina, e così, dopo essersi buttata uno scialle sulle spalle, uscì di casa. Aveva bisogno di restare sola. Non sapeva dove si sarebbe recata, ma in capo a un'ora si ritrovò a passeggiare in Covent Garden. Il grande spazio era deserto. Incontrò soltanto due o tre persone e qualche mendicante. Solo quando uno di quei vagabondi le si avvicinò, lei si rese conto che si trovava di fronte a un soldato in uniforme lacera. Aprì la borsetta e ne tolse alcune monete. - Siete dei soldati? - - Lo eravamo, signorina. Adesso non c'è più bisogno di noi - - Non avete un lavoro? - - No, signorina.- Sophie offrì loro tutte le monete che aveva. - Mi spiace, vorrei poter fare di più.- - Non dovete proprio. Andatevene o sarò costretto a chiamare una guardia. - Affermò una voce imperiosa dietro di lei. Sophie si voltò con gli occhi che sprizzavano rabbia. - Lord Braybrooke, come osate intromettervi? Ho dato a questi uomini i miei soldi di mia spontanea volontà.- - Non vi hanno minacciata? - - No. Perché avrebbero dovuto? Mi avete seguito? - - No. Ho semplicemente visto da lontano una signora che mi pareva nei guai e sono corso in vostro aiuto. Mi scuso per aver equivocato, comunque non dovreste essere in giro da sola. Dov'è la vostra scorta? - - Non ho bisogno di una scorta. Non ho nulla che valga la pena di rubare.- Replicò Sophie ancora irritata. - Eccetto il vostro buon nome.- - Quello, milord, mi è stato preso questa mattina da qualcuno di cui mi fidavo.- - Non è stato preso, ma donato - scherzo' lui con voce ironica. Quelle parole fecero infuriare Sophie. Quell'uomo era davvero insopportabile, presuntuoso e... Incapace di continuare, gli volse le spalle e si avviò da sola. Aveva fatto una decina di passi quando se lo ritrovò alle spalle. - Perché mi state seguendo? Sperate che sia così debole da soccombere una seconda volta? - - Vorrei essere così fortunato. La vostra generosità vi fa onore, ma due volte in un solo giorno è più di quanto io meriti. -

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


- Vi sto semplicemente scortando a casa.- Rispose Richard con un sospiro melodrammatico. Sophie annuì con un cenno del capo, incapace di ammettere persino con se stessa che in sua compagnia si sentiva al sicuro. La stagione era iniziata nel vero senso della parola e Sophie e Charlotte furono coinvolte in un turbinio di impegni. Accompagnate da lady Fitzpatrick, uscivano quasi tutti i pomeriggi con la loro nuova carrozza e partecipavano a intrattenimenti musicali, spettacoli teatrali e cene. Lady Fitzpatrick, ansiosa di far debuttare la sua protetta con tutti gli onori possibili, si incontrava spesso con lady Gosport per organizzare la famosa serata. Fu così che Martin, spesso ospite di sua madre, venne a conoscenza di tutti i pettegolezzi e non perse occasione per riferire tutto a Richard. - Lady Fitzpatrick intende organizzare un ballo in maschera in grande stile - confidò un giorno all'amico. - Non penso che quella donna sia molto aggiornata. Non frequenta la buona società da parecchi anni.- - Mia madre farà da supervisore, inoltre sono convinto che le due fanciulle siano piuttosto raffinate. La signorina Hundon, soprattutto, mentre la signorina Roswell, per quanto sia una persona deliziosa, non possiede quello spirito di indipendenza di sua cugina.- - Accidenti! Ancora a tessere le lodi di quella donna! - - Stavo semplicemente ricordando le virtù che mi hai nominato, e che ritieni necessarie in una moglie.- - Come vorrei non avertene mai parlato! Comunque, quando ho fatto quella lista, stavo solo riflettendo ad alta voce. E poi, non capisco perché continui a enumerare le buone qualità della signorina Hundon. Sai benissimo che mio nonno non mi permetterà mai di sposare la figlia di un avvocato.- impreco' Richard. - Gliel'hai chiesto? - - Certo che no. Non ho la minima intenzione di chiedere la mano di quella smorfiosa.- - Allora concentrati sulla signorina Roswell. Secondo mia madre, la sua dote è davvero cospicua. Inoltre, Madderlea è una proprietà molto vasta, anche se ha urgente bisogno di riparazioni. La nostra giovane ereditiera ha necessità di trovare presto un marito che si occupi in prima persona di tutti i problemi legati a quella tenuta, altrimenti tutto andrà in rovina. Appena avrà affrontato il debutto, scommetto che tutti i giovanotti si faranno avanti per corteggiarla.- - La prospettiva non mi attrae affatto. Però intendo unire il dovere al piacere. Corteggero' tutte le ragazze in età da marito e lascerò le loro madri nel dubbio e nell'incertezza, finché non avrò preso la mia decisione. Se non fossi l'erede del ducato di Rathborne, ma solamente un semplice soldato, sono sicuro che nessuna mi degnerebbe di un sguardo.- Commentò Richard con una smorfia. Una sera Richard riuscì a mettere in atto il suo proposito. Stava partecipando a una cena in casa di lady Howard dopo uno spettacolo teatrale, a cui erano presenti anche lady Fitzpatrick e le sue due pupille. Richard sorrideva e fissava negli occhi con intensità la signorina Hundon, ma era ben conscio della presenza di Sophie a pochi metri da lui. Ogni parola che sussurrava alla fanciulla che gli sedeva accanto poteva essere udita da Sophie, e quella certezza cominciò a innervosirlo. Sentiva nascere in sé la tentazione di voltarsi verso di lei e di rassicurarla. Stava solo recitando una parte, avrebbe voluto confidarle in qualche luogo segreto, lontano da sguardi indiscreti, dove avrebbe potuto attirarla contro di sé e assaporare di nuovo la morbidezza delle sue labbra. Naturalmente era impossibile. Così si voltò come per caso e sorrise. - Oh, signorina Hundon, che piacere. Non sapevo che foste presente anche voi. Come state? - - Bene, milord - rispose Sophie con voce fredda. Per fortuna era riuscita a controllare l'emozione che provava nel cuore e il tremito che l'aveva invasa, appena si era accorta della presenza di Richard in quella stanza. Eppure il comportamento di lui l'aveva profondamente delusa. Sorrideva a tutte le ragazze, le fissava a lungo, cambiava compagna a ogni danza, era un vero libertino. - Era la prima volta che vi recavate all'opera? - le chiese lui. - No, milord. Mio padre mi aveva condotto...- Si interruppe di colpo. Stava per dire all'opera di Vienna, ma si corresse subito. - ...agli spettacoli che si svolgono nel nostro teatro amatoriale, ma naturalmente non sono paragonabili alla grandiosità a cui ho assistito questa sera. Ho apprezzato molto questa serata, anche se la soprano aveva la tendenza a enfatizzare troppo gli acuti.- - L'ho notato anch'io - confermò Richard che si stava rilassando. Finalmente, accanto a quella ragazza poteva togliersi la maschera del dissoluto libertino e godersi una conversazione intelligente. - Ho avuto l'occasione di ascoltarla anni fa, prima della guerra, e la sua voce era perfetta. Ora il suo talento si sta appannando.- - La guerra ha cancellato molti piaceri e ha tolto tante vite. E molti di quelli che sono sopravvissuti si trovano in miseria.- Ribatte' lei, pensando al proprio padre. - Vi riferite a quei soldati che avete incontrato l'altra sera? - - Sì, e non solo a loro. Non riesco assolutamente a togliermeli dalla mente. Possibile che non si possa fare nulla per aiutarli? Il nostro governo potrebbe affidare loro la costruzione di strade e ponti, oppure affittare a quei derelitti un pezzetto di terra, in modo che possano diventare autonomi.- - Santo cielo! Ho davanti a me una radicale! - - Non mi aspettavo che foste d'accordo con me. Siete stato allevato con tutti gli agi. Non potete neppure immaginare cosa significhi essere poveri.- Replicò Sophie. - Povero no, però ho dovuto combattere per ottenere il mio posto nel mondo. Mio padre non era il primogenito, cosi io non ho ereditato subito il titolo, ma ho dovuto arruolarmi nell'esercito.- Rettifico' Richard. Sophie arrossi' quando udì quella precisazione, ma non era ancora pronta a presentargli le proprie scuse. - Ho notato che l'altra sera non avete seguito il mio esempio. Non avete donato nulla a quei reduci.- - No, altrimenti avrebbero speso tutto per comprare una bottiglia. Credetemi, lo so. Non hanno bisogno di carità, ma di lavoro. Del resto, l'avete sostenuto voi stessa proprio un attimo fa. Mia cara signorina, se volete affrontare un argomento così profondo, cercate almeno di non cadere in contraddizione - concluse con un sorriso. - Siete un vero insolente! - ritorse Sophie scotendo il capo. Richard la guardò e riflette'. Avrebbe potuto rivelarle che quando nella proprietà di suo nonno si liberava un posto di lavoro, la priorità veniva data ai reduci, che lo avevano sempre ripagato con lealtà e impegno. Non le aveva parlato di questo fatto, perché si immaginava la sua risposta: il suo aiuto era solamente una goccia in un oceano, rispetto a quello che meritavano quegli uomini. Furono interrotti dalla signora Howard, che si avvicinò con aria di disapprovazione. Era chiaro cosa stesse pensando: che lord Braybrooke era stato trattenuto fin troppo dalla signorina Hundon, una ragazza senza prospettive. - Milord, permettetemi di presentarvi alla signorina Greenholme. È la nipote del marchese di Bury.- Gli si rivolse la dama, conducendolo via. - E io sono la nipote di un conte - mormorò Sophie a denti stretti fissando Charlotte, che le si era avvicinata in quel momento. - Perché non lo dici ad alta voce e la finiamo con la nostra burla? - Sophie non poté risponderle. Furono raggiunte da lady Fitzpatrick, la quale ricordò loro che era giunto il tempo di accomiatarsi. Richard trascorse tutta la serata giocando a carte, ma la sua mente era rivolta altrove. Invece di concentrarsi sulla partita, i suoi pensieri lo riportarono invariabilmente a una giovane donna, a Sophie. Aveva bisogno di riflettere. Quando tornò a casa, alle prime luci dell'alba, si cambiò e poi ordinò che gli fosse sellato il cavallo. Era sicuro che una galoppata all'aria aperta gli avrebbe schiarito le idee.

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


Il cielo era rischiarato dai raggi del sole che saliva all'orizzonte, gli alberi stormivano nella leggera brezza mattutina e gli uccelli cinguettavano dai loro nidi. La natura sembrava salutare il nuovo giorno. Nessun altro paesaggio poteva confortare l'animo tormentato di Richard e spesso, quando si trovava in Spagna, aveva pensato con nostalgia alla campagna della sua patria. Riflette' sul proprio destino. Era un ufficiale e sapeva compiere il proprio dovere, anche se la prospettiva non lo attirava affatto. Era tornato dalla guerra pronto ad affrontare le responsabilità legate al suo titolo. Quand'era nell'esercito, aveva punito i suoi uomini quando non avevano compiuto il loro dovere e non poteva permettersi un atteggiamento diverso con se stesso. Il suo dovere era chiaro: doveva sposarsi. Anche se con Martin aveva scherzato a quel proposito, era ben conscio della serietà e dell'importanza di quel passo. Aveva quasi trent'anni, era ricco e avrebbe ereditato il titolo. Non avrebbe fatto richieste eccessive alla donna scelta come compagna della sua vita, ma sapeva che la signorina Hundon non possedeva nessuna qualità per rientrare nel suo progetto. Tra tutte le fanciulle che aveva conosciuto in quei giorni, l'unica che avrebbe potuto presentare a suo nonno era la signorina Roswell. Se non avesse conosciuto Sophie, se non l'avesse baciata dietro la siepe, forse sarebbe stato felice alla prospettiva di dividere la propria vita con Charlotte. Si ripromise di impegnarsi a fondo in quel corteggiamento e con quei tristi pensieri fece voltare il cavallo. Stava tornando a casa, al proprio dovere. Lady Fitzpatrick era talmente concentrata sul debutto di Charlotte, che spesso Sophie si trovava libera di organizzare le proprie giornate; e Charlotte aveva spesso protestato per quello stato di cose. - Sei tu l'ereditiera, non io. Dovresti essere tu a comparire in prima fila nei balli.- - Io invece sono felice che tu abbia preso il mio posto. Puoi sempre osservare tutti i giovanotti e poi decidere per me. Conosci o miei criteri.- La tranquillizzo' Sophie, che trovava soddisfacente quella situazione. - Se dovessi attenermi alla tua famosa lista, non potrei prendere in considerazione neppure un ottimo partito. Rimane sempre lord Braybrooke, naturalmente.- - Non nominare più quell'uomo! - - Come preferisci. Oggi pomeriggio uscirò con lady Fitzpatrick a fare visite. Se non verrai con noi, cosa farai? - - Ho intenzione di ammirare le bellezze della città. Intanto che mi godrò la passeggiata, vuoi che ti procuri un libro? - - Sophie, sai benissimo che non ho neanche un minuto per leggere. E tutto perché mi hai coinvolta in questa mascherata. Non oso immaginare cosa accadrà quando i miei genitori verranno a saperlo.- La rimprovero' Charlotte. Sophie provava le medesime sensazioni, non per se stessa, ma per sua cugina. Ma ogni volta che decideva di uscire allo scoperto, la sua mente le rammentava perché era venuta a Londra. Scegliere un marito che potesse occuparsi di Madderlea era un conto, innamorarsi era una faccenda molto diversa. E lei era innamorata, non poteva più nasconderlo. Aveva donato il suo cuore all'uomo più indegno di tutta la città. Era un damerino, un libertino, un cacciatore di dote, un uomo capace di baciare una giovane donna per poi accusarla di non tenere alla propria reputazione! E tutto questo mentre cercava di ottenere l'approvazione di Charlotte, perché la riteneva un'ereditiera. Quando avesse saputo la verità, avrebbe rivolto la sua attenzione su di lei? Non l'avrebbe mai accettato a quelle condizioni. Mai! Il suo sogno era ben diverso. Avrebbe trovato un uomo che l'amasse per quello che era e solo dopo gli avrebbe rivelato la verità. - Abbi pazienza fino al debutto, Charlotte, ti prego. Ti prometto che non prolunghero' oltre questa faccenda.- Charlotte annuì. In realtà, trovava divertente recitare la parte dell'ereditiera e le faceva piacere avere attorno tutti gli scapoli d'oro della città, ma non era sciocca e sapeva bene che quei corteggiamenti non erano sinceri. - Comunque devi smetterla di andare in giro da sola. In questo modo non troverai mai un marito. Stasera siamo invitate a cena dalla signora Whitworthy e parteciperai anche tu.- Sophie sorrise e abbassò il capo. Prima di andare a cambiarsi, aveva una faccenda da risolvere. Sapeva bene che né sua cugina né la signora Fitzpatrick avrebbero approvato, visto che quel pensiero che le frullava in testa non aveva niente a che fare con gli impegni mondani, ma ormai aveva deciso. Si recò immediatamente alle stalle. - Vi chiedo scusa, signorina Sophie, ma la carrozza non è ancora pronta - esordì Luke appena la vide. - Mi era stato detto di preparare i cavalli per le due.- - Non ho nessuna intenzione di usare la carrozza questo pomeriggio. Saranno Charlotte e la signora Fitzpatrick a uscire e non sono ancora pronte. Io sono venuta per farti una domanda. Sai che in città ci sono molti soldati, che bighellonano per le vie e chiedono la carità...- - È vero, signorina, ma voi non dovete preoccuparvene - - Invece me ne preoccupo. Non posso smettere di pensare al loro triste destino. Tu sai per caso dove si riuniscono? - No, signorina, e voi non dovreste neppure pormi questa domanda.- - Voglio aiutarli.- - E come? - si stupì Luke. - Non lo so ancora. Ma di sicuro posso fare qualcosa per loro. Avranno bisogno di cibo, di vestiti, di lavoro. Sono una donna molto ricca e non è giusto che io possieda così tanto mentre loro, che hanno combattuto valorosamente, non possiedono neppure un penny. Avanti, dimmi dove si ritrovano. Ne ho visti alcuni a Covent Garden.- - Lady Fitzpatrick non vi permetterebbe mai di recarvi là - - Hai ragione, ma non ho nessuna intenzione di dirglielo. Inoltre, se tu sarai al mio fianco, non sarò sola. Il cocchiere di lady Fitzpatrick potrà guidare la sua carrozza oggi pomeriggio e tu verrai con me - concluse Sophie con un sorriso affascinante. Luke tentenno' ancora un po', poi cedette. Suo fratello era morto in Spagna e lui stesso, appena aveva del tempo libero, andava a scambiare quattro chiacchiere con i veterani. - C'è un rifugio dove i soldati possono sempre trovare un piatto caldo. È condotto da una certa signora Stebbings.- - Bene, portami lì. Sarai ben ricompensato. Ma rammenta. Io non sono una signorina, ma la signora Carter, la vedova di un ufficiale. Tutto chiaro? - - Si, signorina.- La signora Stebbings, vestiva di nero dalla testa ai piedi, tranne che per un grembiule bianco annodato sui fianchi, stava servendo ai soldati un piatto di minestra, che prendeva dal retro di un carro fermo in un viale di Covent Garden. Era la vedova di un sergente, aveva confidato a Sophie, dopo che Luke ebbe finito le presentazioni. - Alcuni degli uomini che avevano prestato servizio con mio marito vennero a farmi visita dopo la guerra e io rimasi sconvolta dal loro aspetto. Erano laceri e affamati, e quando mi confidarono che c'erano altri reduci in condizioni ancora peggiori, decisi che mi sarei presa cura di loro. Così ho incominciato a preparare una zuppa e la distribuisco tutti i giorni.- - Da quanto tempo svolgete questo compito? - chiese Sophie. - Quasi da un anno, eppure la fila degli uomini che attendono un pasto diventa sempre più lunga. Inoltre molti di loro sono malati, e avrebbero bisogno di un posto al caldo dove rifugiarsi, quando il tempo diventa inclemente.- - Immagino che abbiate bisogno di soldi. Vi prometto che farò tutto il possibile per reperire dei fondi. Ora ho degli impegni che mi attendono, ma vi farò avere presto mie notizie - concluse Sophie in tono pratico. Poi si allontanò con passo deciso. Ora aveva le idee chiare. Era necessario trovare un vero e proprio rifugio per quei soldati, e lei era intenzionata a prendere una casa in affitto. L'edificio non doveva essere in buone condizioni, così gli uomini avrebbero potuto lavorare per rimetterlo in ordine.

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Sophie si recò da un agente immobiliare accompagnata da un Luke alquanto sbalordito. Dopo avergli spiegato che faceva parte di un associazione filantropica impegnata nell'aiuto ai reduci, l'uomo le propose una proprietà a Maiden Lane. Quando Sophie vide l'immobile, per un attimo fu tentata di rifiutare. Le finestre avevano i vetri rotti, le porte mancavano e il tetto pendeva da un lato. Quando però l'agente le assicurò che in zona non avrebbe trovato nient'altro di più economico, lei pagò un anticipo e si affretto' a tornare dalla signora Stebbings con le buone notizie. Avrebbe scritto allo zio William, informandolo che le spese che aveva dovuto affrontare erano state superiore alle aspettative. Lo zio non le avrebbe certo negato un anticipo sull'eredità, sapendo quanto quel viaggio a Londra fosse importante per il futuro di Madderlea. In seguito gli avrebbe rivelato la verità, insieme a una confessione sullo scambio di identità organizzato con Charlotte. Se fosse tornata a casa con un marito, era sicura che lo zio non si sarebbe inquietato troppo. Un marito, ecco il vero problema. Sophie aveva partecipato a numerosi intrattenimenti, ma non era riuscita a compiere neppure un passo in quella direzione. E sapeva molto bene quale fosse la ragione: lord Braybrooke. Doveva smettere di pensare a lui, benché sapesse che mai nella sua vita, avrebbe amato qualcun altro. Richard si era recato a casa di lady Fitzpatrick intenzionato a invitare la signora e le sue pupille a fare un giro in carrozza, quando aveva notato Sophie che si allontanava da sola. Si era nascosto come un ladro dietro un cespuglio e l'aveva spiata. Lei indossava ancora quell'orribile abito grigio, ma teneva la testa alta e riccioli di capelli lucenti sfuggivano dal suo cappellino. Martin aveva ragione. Quella ragazza possedeva forza e dignità, oltre a una natura appassionata che solo l'uomo giusto sarebbe riuscito a risvegliare. E lui aveva un saggio del suo corpo morbido e cedevole abbandonato fra le sue braccia. Dal suo nascondiglio, l'aveva vista parlare animatamente con lo stalliere, poi allontanarsi in carrozza. Dove si stava recando senza una scorta? Possibile che non prestasse mai attenzione alle formalità? Ben deciso a scoprire dove si stesse recando, si accinse a seguirla. Quando arrivarono a Covent Garden, un'idea si fece strada nella sua mente. Che Sophie avesse davvero a cuore la sorte dei veterani? Quando poi la vide avvicinarsi alla cucina da campo che distribuiva cibi caldi, quel sospetto divenne realtà e lui rimase a guardarla da lontano, ben consapevole che solo lei sarebbe riuscita a dargli felicità. Rimase lì a lungo, poi si allontanò quando la vide risalire in carrozza, convinto che se ne tornasse a casa. Lui, invece, aveva un compito ben più sgradito da affrontare. Doveva parlare a suo nonno. Richard tornò a casa solo nel tardo pomeriggio e quando mise piede nell'atrio, rimase sorpreso alla vista di una quantità di bagagli e bauli che ingombravano l'ingresso. - Lady Braybrooke e la figlia sono giunte qui oggi. Stanno prendendo il tè nel salottino verde - lo informò il maggiordomo. La zia Philippa ed Emily! Erano le ultime due persone che avrebbe desiderato vedere! - Informatele che le raggiungero' non appena mi sarò cambiato d'abito - ordinò al servitore e sparì su per le scale. Una mezz'ora più tardi entrò nel salotto e con un inchino salutò le due donne. - Oh, Richard, abbiamo sentito molte chiacchiere sul vostro conto. È per questo che sono venuta qui di persona per rendermi conto della verità - esordì la zia quando lui si fu accomodato. - Chiacchiere? E di che genere? - - Mi è stato detto che corteggiate tutte le ragazze che incontrate, che girate in carrozza tutti i pomeriggi e che non passate neppure una serata in casa.- - Il nonno mi ha ordinato di trovare una moglie ed è proprio quello che sto facendo. I miei metodi riguardano solo me - - È questo include che prestiate attenzione a una creatura decisamente poco adatta a voi. Sapete bene quali sono i desideri di vostro nonno. Quanto vorrei che l'eredità non fosse accompagnata da un titolo, così sarebbe mia figlia ad avere in mano tutte le carte, non voi! - lo rimbecco' la zia. - Il matrimonio non c'entra nulla con le carte, signora. Anche se ammetto che si tratta di una scommessa col destino. - La corresse Richard. - Non è affatto vero. Dovete semplicemente compiere il vostro dovere.- - Mamma, vi scongiuro...- intervenne Emily con voce flebile. - Smettila di piagnucolare! - la sgrido' la madre. - Sono venuta qui per chiarire questa faccenda e intendo andare fino in fondo.- - Zia, perché non volete dare una possibilità a Emily? Sono certo che, se fosse libera di farlo, non sceglierebbe me come marito. - - E come potete saperlo? Non glielo avete neppure chiesto!- Emily, in preda alla vergogna, scoppiò in lacrime e uscì dalla stanza. - Ecco! Siete contento? Vedete cosa avete combinato? Questa sera abbiamo ricevuto un invito e mia figlia si presenterà col viso gonfio e gli occhi arrossati.- Richard non si diede neppure la pena di rispondere. Sua zia non era dell'umore adatto per ascoltarlo. - Credo sia meglio che facciate almeno un tentativo per essere gentile con vostra cugina e per dimostrare al mondo che non siete per niente uno scapestrato. Accompagnateci questa sera dalla signora Whitworthy - continuò la donna. Richard accettò, anche se non era affatto convinto di essersi comportato in maniera scortese nei confronti di Emily. Le era affezionato, ma l'aveva sempre considerata una sorella minore. Sophie e Charlotte stavano trascorrendo una serata molto noiosa. Gli uomini presenti al ricevimento appartenevano a due categorie ben distinte. Un gruppo era costituito dai cercatori di dote, e l'altro dai ricchi eredi in cerca di una moglie solo per perpetuare la propria stirpe. - Dobbiamo escogitare qualcosa, altrimenti moriremo di noia. Perché non ci canti qualcosa, Sophie? - suggerì Charlotte. Sophie si alzò dal proprio posto un po' riluttante, ma dopo essersi seduta al pianoforte, un'idea malandrina si fece strada nella sua mente. Avrebbe dimostrato a quella gente di cosa era capace. Intono' una canzone in francese e, sebbene fossero pochi quelli in grado di tradurre, tutti si resero conto che il ritmo e il tono di quella melodia non erano per niente adatti a un salotto dell'alta società. Dopo qualche minuto udì un mormorio alle sue spalle e qualcuno si schiari' la gola. Evidentemente la sua canzone veniva apprezzata a dovere. Quando ebbe terminato, si volse verso il suo pubblico con un sorriso trionfante, pronta a ricevere un applauso che risultò molto più entusiasta da parte degli uomini che delle donne. Fu solo quando si alzò per tornare al proprio posto che scorse Richard in fondo alla stanza, che la osservava con uno strano sorriso. Chissà da quanto era lì... E soprattutto, aveva capito le parole della canzone? Sophie si auguro' di no, e sentì il rossore salirle alle gote. - Le due donne che accompagnano il visconte sono sua zia e sua cugina. Sembra che il vecchio duca veda di buon occhio un matrimonio fra i due giovani. Se fosse vero, sarebbe proprio un peccato. Ma, d'altronde, non vedo per quale altro motivo lady Braybrooke sia venuta in città. Mia cara Charlotte, dovrete impegnarvi a fondo, se non volete perderlo.- sussurro' lady Fitzpatrick. - Milady, se il cuore del visconte è già impegnato con sua cugina, non vedo come...- replicò Charlotte. - Sciocchezze! Fa parte del gioco. Ve ne renderete conto presto.- La rimprovero' lady Fitzpatrick. La signora Whitworthy, che non si era accorta dell'arrivo di lord Braybrooke, di Emily e della madre, si voltò immediatamente verso di loro per salutarli e li presentò agli altri ospiti. Quando lady Braybrooke conobbe Charlotte, fece una smorfia e commentò a bassa voce che la futura ereditiera si sarebbe dovuta occupare di una proprietà in pessimo stato, e lanciò appena un'occhiata a Sophie.

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Lady Braybrooke si avvicinò a lady Fitzpatrick, sorpresa di trovarla lì. - Sono una lontana parente del signor Hundon e mi occupo del debutto di sua nipote e della sua accompagnatrice - spiegò l'anziana dama. Per fortuna lady Braybrooke non indago' oltre e Sophie trasse un sospiro di sollievo. Sarebbe stato davvero imbarazzante se qualcuno si fosse accorto che la vera ereditiera era lei. La serata proseguì con degli indovinelli e i giovani presenti furono divisi in squadre Sophie si trovò nello stesso gruppo di Richard ed Emily, probabilmente perché la padrona di casa aveva ritenuto opportuno tenere il visconte lontano da Charlotte. La vicinanza di Richard la rendeva nervosa e così non riuscì a concentrarsi. Quando il gioco fu terminato, Richard le si avvicinò: - Ho apprezzato molto la vostra canzone. Avete un ottimo accento francese.- - Avete compreso le parole? - chiese subito Sophie. - Quasi tutte. E voi? Conoscete il significato del testo o l'avete semplicemente imparato a memoria? - - L'ho imparato a memoria - si affretto' a rispondere lei. Se avesse ammesso la sua perfetta conoscenza del francese lui avrebbe incominciato ad avere dei sospetti sulla sua educazione. - Ho un buon orecchio per le lingue.- - Signorina Hundon, devo parlarvi. È importante - concluse lui abbassando lo sguardo. Sophie si chiese cosa mai lui avesse da confidarle, e pensò che volesse scusarsi per il proprio comportamento dei giorni precedenti. Da un lato pareva interessarsi a Charlotte, dall'altro faceva la corte a tutte le fanciulle che incontrava. Lei non aveva nessuna voglia di ascoltare le sue scuse, e così non rispose. La serata si concluse in fretta e quando Sophie tornò a casa, aveva il cuore gonfio per l'angoscia. A cosa era servita la sua mascherata, se non poteva avere l'unico uomo di cui era innamorata? A nulla, era la risposta, e lei lo sapeva bene. Per superare quella sensazione di malinconia, si gettò a capofitto nel suo nuovo progetto, e la mattina successiva andò a far visita alla signora Stebbings. Per riuscire a sfuggire all'attenzione di lady Fitzpatrick, le aveva confidato di aver ricevuto da suo padre un incarico. Doveva procurargli un libro di diritto piuttosto raro e avrebbe dovuto visitare molte librerie. La donna accettò quella scusa e le permise di utilizzare la carrozza guidata da Luke. Mentre si avviava lungo la strada, Sophie si permise di riflettere sul problema dei reduci. Lei e la signora Stebbings avevano deciso che agli uomini sarebbe stato permesso di fermarsi nella nuova casa solo per una notte. Dopo essersi riposati, aver consumato una buona colazione e aver indossato abiti puliti, sarebbero stati pronti per affrontare il mondo e forse avrebbero avuto più possibilità per trovare lavoro. Appena arrivò alla casa, si mise subito al lavoro e spazzo' i pavimenti insieme ad altre due donne che erano giunge da poco per aiutare. Persino Luke decise di collaborare e insieme ad altri soldati riparo' le porte e finestre. Verso le quattro del pomeriggio la casa aveva già un altro aspetto, e se non si poteva definire accogliente, era almeno abitabile. Sophie si sentiva esausta, ma soddisfatta. Aiutare gli altri poneva la sua vita sotto una nuova prospettiva e dava alla sua ricchezza un valore più grande. Proprio mentre stava per sedersi su una sedia malconcia, udì un grido provenire dalla stanza accanto. Era Luke, caduto da una scala. Aveva il braccio destro ferito da una scheggia di vetro e la signora Stebbings si affretto' a medicarlo e a bendarlo. - Questo è tutto quello che posso fare. Forse è meglio che consultiate un medico - concluse la brava donna. Luke tentò di muovere le dita, ma una smorfia di dolore gli attraversò il volto. Uno degli uomini presenti, il sergente Dawkins, se ne accorse. - Non riuscirete mai a guidare in quelle condizioni. Posso accompagnarvi a casa? - Sophie si affretto' a rifiutare. Non voleva che nessuno scoprisse dove abitava, e poi il sergente Dawkins la rendeva nervosa, forse perché trovava sempre da ridire sull'operato degli altri. Comunque quel giorno aveva lavorato duro, e la sua offerta era molto gentile. - Se Luke non è in grado di reggere le redini, condurro' io i cavalli - spiegò con leggerezza e tutti parvero accettate la sua affermazione. In realtà, quando si arrampico' a cassetta a fianco di Luke, si sentiva piuttosto nervosa, ma dopo aver percorso i primi metri, cominciò a prendere confidenza. La sua unica preoccupazione era costituita dal braccio di Luke. - Vi reca molto dolore? - - È sopportabile, signorina. Ma che cosa diremo a lady Fitzpatrick? - domandò il cocchiere. - Non lo so. Dovremo trovare una giustificazione per la vostra ferita. Chi crederà mai che vi siete tagliato fino al gomito solo accompagnandomi a fare spese? - rispose Sophie, mentre si guardava intorno. Proprio all'angolo della strada vide Richard, che la fissava con tanta sorpresa che non poté fare a meno di sorridergli. Per un istante fu tentata di avvicinarsi e di offrirgli un passaggio, ma prima che potesse mettere in atto quel piano audace, fu sorpassata da una carrozza che filava a tutta velocità. Quel veicolo era senza cocchiere, e c'era solamente un ragazzino a bordo, che strillava a pieni polmoni per lo spavento. Sophie non sapeva cosa fare per aiutarlo, e inoltre la sua carrozza era talmente ingombrante che una collisione pareva inevitabile. Quando la carrozza le sfreccio' di fianco, evitandola di poco, Luke si gettò all'inseguimento. Non era solo, anche Richard si era messo a correre e tentava di afferrare le redini del cavallo imbizzarrito. Sophie fece fermare la carrozza e scese, proprio quando i due uomini erano riusciti a far arrestare la folle corsa di quell'animale. Il bambino continuava a gridare e quando Sophie lo raggiunse, si rese conto che doveva avere appena sei o sette anni. Richard lo esamino' con cura e affermò che non aveva ossa rotte, ma solo un taglio sulla fronte. - È stato fortunato. Mi chiedo dove siano i suoi genitori - commentò Sophie accarezzandolo e asciugando le sue lacrime. - Appena compariranno, dovranno vedersela con me. Come si può essere tanto irresponsabili da lasciare un bimbo solo su una carrozza? - Disse Richard serrando la mascella. Sophie si rese conto in quell'istante di non essere completamente presentabile. Il suo abito era sgualcito e le sue mani, di solito ben curate, erano arrossate e con le unghie spezzate. Si affretto' a rivolgere la propria attenzione al bambino, che la stava abbracciando. - Come ti chiami? - gli domandò con voce dolce. - Je n'ai pas compris? - Sophie sorrise e tentò ancora. - Comment t'appelles tu? - - Pierre Latour - fu la pronta risposta. - Je m'appelle Sophie - continuò lei nella stessa lingua. - Dove sono i tuoi genitori? - Il bambino ricominciò a piangere, invocando la mamma, e parlando in un francese tanto rapido che Richard ebbe difficoltà a seguirlo. - Dice che suo padre e sceso dalla carrozza per chiedere informazione quando il cavallo si è imbizzarrito. Ha tentato di fermarlo ma è stato travolto - tradusse Sophie. - Allora deve essere ferito. Vado a cercarlo - si offrì Richard. Proprio in quell'istante un uomo li raggiunse, trafelato e con gli abiti eleganti coperti di fango. - Pierre! Mon pauvre fils! - gridò avvicinandosi al bambino. - Papà! - urlò il ragazzino gettandosi fra le sue braccia. Dopo aver confortato il figlioletto, il signor Latour si voltò verso Sophie e Richard e li ringraziò. Spiegò di essere un diplomatico e di far parte di una delegazione venuta in Inghilterra. Sua moglie non era mai stata in quel paese e così lui aveva deciso di condurre la famiglia con sé e per quel motivo aveva affittato un veicolo, per girare più comodamente fra le vie di Londra. Quel pomeriggio, dopo aver lasciato la moglie da una sarta, si era avventurato per la città col figlio, ma presto aveva perduto la strada. Tutte queste parole erano state pronunciate in francese, intervallate da numerosi merci monsieur et madame.

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


Richard ebbe qualche difficoltà a seguire il discorso del diplomatico francese, mentre Sophie rispose con sicurezza. Luke era riuscito a calmare il cavallo, ma aveva anche notato che una ruota del veicolo era irrimediabilmente danneggiata. Il signor Latour non poteva proseguire il viaggio. Sophie mise a sua disposizione la propria carrozza, ma Richard intervenne. - Sarà meglio che prenda io le redini, non so se questo gentiluomo si fida della vostra abilità come cocchiere. Visto che il vostro francese è migliore del mio, informatelo che sarò lieto di accompagnarlo. Il bimbo ha bisogno di un medico e anche il vostro cocchiere.- ribatte' con arguzia. Sophie non l'avrebbe mai ammesso, ma in quel momento era contenta che qualcun altro avesse deciso di gestire la situazione. Si sentiva davvero esausta. Una volta trovata la signora Latour e spiegatole l'accaduto, accompagnarono la famiglia del diplomatico in albergo. Qui Pierre fu visitato da un medico, che si occupò anche del braccio di Luke. Era molto tardi quando si avviarono verso casa. - Immagino che Charlotte e lady Fitzpatrick saranno preoccupate per me - affermò Sophie mentre Richard la scortava verso la sua carrozza. - Questo è certo, mia cara signorina Hundon. Prima arriverete a casa, meglio sarà per tutti.- Fecero accomodare Luke all'interno della carrozza, mentre Sophie si sedette accanto a Richard. - Ora, signorina Hundon, credo di aver diritto a una spiegazione - affermò lui dopo aver avviato i cavalli. - Non c'è nulla da dire. Ero fuori a fare spese e... avete visto anche voi cos'è accaduto.- - Di solito uscite con gli abiti sporchi e delle macchie di fango sul volto? - insinuo' Richard. - Oh! Devo essermi sporcata quando ho consolato quel ragazzino - tentò di giustificarsi Sophie. - Neppure voi, milord, siete il ritratto dell'eleganza. La vostra camicia è strappata, e avete perso il cappello.- - Touche', mia cara. Comunque sono davvero curioso di sentire come giustificherete il vostro ritardo. Il cocchiere non può essersi procurato quella ferita quando ha fermato il cavallo. Ho notato che aveva il braccio bendato prima che lo accompagnassimo dal medico. Qualunque fossero i motivi che vi hanno condotto fuori casa questo pomeriggio, non possono essere certo quelli soliti di una fanciulla di buona famiglia.- - Milord, vi rammento che il modo in cui occupo il mio tempo libero non vi deve interessare. Se non fosse stato per l'incidente, sarei giunta a casa in tempo per la cena e non avrei avuto bisogno di fornire giustificazioni. Vi prego, smettete di tormentarmi - lo supplico' Sophie. Richard avrebbe voluto prenderla fra le braccia e confortarla, ma sapeva che non era possibile. Si limitò a brontolare fra sé e continuò il resto del viaggio senza parlare. Ma la sua curiosità era stata stuzzicata, e sapeva che non avrebbe avuto pace finché non fosse riuscito a conoscere la meta delle uscite di Sophie. Due giorni dopo le due fanciulle stavano prendendo il tè con lady Fitzpatrick, lady Gosport e altre signore, e la conversazione verteva ancora sull'incidente accaduto al diplomatico. - Il povero Luke è stato seriamente ferito. E Sophie è arrivata a casa coperta di fango e con gli abiti laceri. Io ero terribilmente preoccupata. Ci sono molti vagabondi per le strade, oltre ai tanti soldati...- stava spiegando lady Fitzpatrick. - I reduci non hanno colpa se non trovano lavoro e non hanno un luogo dove riposare. Inoltre ero perfettamente al sicuro al fianco di Luke.- Intervenne Sophie, ma lady Fitzpatrick sembrò non aver nemmeno udito quel commento e proseguì col suo racconto. - Il signor Latour è passato a porgere i suoi omaggi il giorno dopo. È davvero un gentiluomo molto cortese. Continuava a chiedere del signor Hundon e io non capivo di chi stesse parlando. Poi mi sono resa conto che il francese era convinto che il visconte Braybrooke fosse il marito di Sophie! Che cosa ridicola! Solo perché i due si sono trovati, per caso, sulla scena dell'incidente. Comunque, sono davvero grata della presenza del visconte, che così ha potuto guidare la carrozza fino a casa, visto che Luke era ferito.- - È esattamente quello che ha riferito Martin la sera stessa. Avrebbe dovuto incontrarsi con mio figlio alle otto ma è giunto alle dieci, e pareva sconvolto. Ha porto le sue scuse ed è rientrato subito a casa. Martin si è un po' meravigliato. Dopotutto il visconte è un soldato e non è certo il tipo da rimanere sconvolto per un avvenimento senza gravi conseguenze.- Osservò lady Gosport. - Forse è innamorato - suggerì Verity Greenholme con un sorrisetto che fece venire voglia a Sophie di prenderla a sberle. - Chi credete sia riuscita a impadronirsi del suo cuore? - domandò la madre di Verity. - Magari sua cugina Emily - intervenne Charlotte. - No, mia cara. Questo non è affatto deciso. Non dovete abbandonare le speranze appena vedete comparire una rivale.- La contraddisse lady Fitzpatrick. - So che il visconte ha le idee molto chiare sulle qualità che deve possedere la sua futura moglie. Parlando con Martin, ne ha fatto un'intera lista. Al primo posto c'era la ricchezza, poi la dignità e la fierezza - commentò lady Gosport. - Avete sentito, cara Charlotte? Voi siete perfetta - insinuo' lady Fitzpatrick. Sophie lanciò una muta preghiera, perché qualcuno facesse terminare quella penosa conversazione, e il destino le venne in aiuto. Il maggiordomo busso' alla porta. - Il signor Frederick Hartfield chiede di parlarvi, milady.- - Freddie! - esclamarono Sophie e Charlotte all'unisono, guardandosi con terrore mentre il giovanotto entrava in salotto. Dopo aver salutato le donne più anziane, Frederick si voltò verso le fanciulle. - Signorina Roswell, signorina Hundon. Che piacere trovarvi qui.- Charlotte era impallidita, mentre Sophie si sentiva le gote scottare per l'imbarazzo. - Fa così caldo, qui dentro. Credo che...- Appoggiò una mano sul braccio di Frederick e finse di svenire con un tempismo perfetto. Il giovane si piegò, la prese fra le braccia e guidato da lady Fitzpatrick si diresse verso il terrazzo. - Povera Sophie, non si è ancora ripresa dal trauma dell'incidente - commentò Charlotte seguendoli. - Vi prego, liberatevi subito di loro, Freddie. Dobbiamo parlarvi da sole - sussurro' Sophie. Frederick ne fu stupito. - Milady, non dovete preoccuparvi. Vi prego, tornate dalle vostre ospiti nel salotto. Sono certo che la signorina Roswell...- Annunciò il giovanotto ad alta voce rivolto a lady Fitzpatrick. - Naturalmente rimarrò qui - intervenne Charlotte in fretta. - Mia cugina ha solo bisogno di aria fresca.- Nel frattempo Frederick aveva raggiunto una panca e vi aveva adagiato Sophie. - Ora potete smetterla di fingere, signorina Roswell. Non crederò mai che la mia comparsa sia causa del vostro svenimento.- - Ditemi, Freddie. Cosa ci fate qui? - gli chiese Charlotte. - Mio padre mi ha mandato in città perché trovi una moglie ricca e agiata. Ho accettato di partire solo perché temevo che voi aveste incontrato un altro e aveste accettato la sua offerta.- - Oh, Freddie, non siate assurdo! - esclamò Charlotte. - Questo non spiega però perché siate venuto proprio in questa casa.- - Mio padre mi ha chiesto di porgere i suoi rispetti a lord Gosport, hanno frequentato lo stesso college da ragazzi. Non mi aspettavo di trovarvi qui. Ed è chiaro che per voi non è stata una piacevole sorpresa vedermi - concluse fissando ora l'una ora l'altra fanciulla. - D'accordo, Freddie, vi diremo tutto. Io e Sophie ci siamo scambiate identità - spiegò Charlotte. Frederick le guardò senza parlare per qualche istante, notando che in effetti Charlotte, era vestita in modo molto più appariscente di Sophie. - In nome del cielo, perché? - domandò infine. - Sarebbe troppo lungo da spiegare. Ora sta arrivando lady Gosport. Qualunque cosa accada, ricordate di non rivolgervi con troppa familiarità a Charlotte. Dopo tutto lei è l'ereditiera.- tagliò corto Sophie, vedendo che le signore ritornavano da loro.

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


Quando le dame si avvicinarono, Charlotte propose a lady Fitzpatrick di tornare subito a casa, per permettere a Sophie di riprendersi. Appena salite in carrozza, lady Fitzpatrick si mise a riflettere. Era convinta che Sophie fosse innamorata di Frederick, altrimenti perché sarebbe dovuta svenire alla sua comparsa? Quella scoperta le fece piacere, infatti aveva temuto che Sophie intendesse irretire con le proprie grazie il visconte di Braybrooke, che invece lei era ben decisa a far sposare a Charlotte. Soddisfatta, si appoggiò al sedile della carrozza e chiuse gli occhi. Il giorno dopo Freddie si presentò di nuovo in Holles Street, per chiedere notizie delle due fanciulle. Era convinto che le avrebbe trovate sole, in compagnia della loro ospite, ma appena fu ammesso in salotto, si accorse che la stanza era affollata da membri dell'alta società. Sophie e Charlotte erano impegnate in una fitta conversazione con Martin Gosport, che Freddie conosceva di vista, e con un altro giovane, in cui abito alla moda lo qualificava come un rappresentante della nobiltà. - Lord Braybrooke, permettetemi di presentarvi il signor Frederick Hartfield - esordì con un sorriso Charlotte. I due uomini si inchinarono, lanciandosi sguardi poco amichevoli. - Questi è il signor Martin Gosport, ma forse lo conoscete già - continuò Charlotte. - Certo. Ci siamo conosciuti prima della guerra, quando sir Mortimer vi ha accompagnato a Londra per una visita - - Provenite dalla stessa città della signorina Hundon?- lo interrogo' Richard incuriosito. - Si, infatti. Ci conosciamo fin da bambini.- - E ho numerose cose da raccontarvi, caro Freddie. Vi parlerò in privato, se sua signoria acconsente - intervenne Sophie. Richard annuì e osservò con fastidio la familiarità che sembrava regnare fra quei due. - La signorina Hundon sembra essersi completamente rimessa - commentò in tono acido. - Oh, certo. L'arrivo del signor Hartfield è stato davvero miracoloso. Vi sono davvero grata, milord, per aver riaccompagnato Sophie a casa l'altro giorno. Non è stato molto saggio uscire da sola in compagnia dello stalliere, ma lei è piuttosto indipendente. Credo proprio che il signor Hartfield avrà un bel daffare con lei. - Confermò Charlotte, a cui era venuta una strana idea. - La signorina Hundon è fidanzata col signor Hartfield? - si informò subito Richard. - Non esattamente. Sir Mortimer è deciso a veder sposato il figlio con una donna ricca, e come sapete, mia cugina non possiede un vasto patrimonio.- Richard assorbi' quelle informazioni. Se sir Mortimer si fosse opposto al matrimonio, Sophie si sarebbe consolata con un altro? Lui era disposto a divenire una seconda scelta? - Eppure la signorina Hundon ha così scarsa esperienza del mondo. Magari, dopo aver frequentato la buona società di Londra, si renderà conto che ci sono altri giovani in giro. Dopotutto il signor Hartfield è ancora un ragazzo e se non è in grado di opporsi al padre...- Commentò Richard. - Non e un ragazzo! Freddie è...- Charlotte si interruppe di colpo, col volto in fiamme. Stava per rovinare tutto. Il suo unico scopo era quello di ingelosire il visconte. Anche se Sophie aveva affermato più volte di non provare niente per lui, era chiaro invece che ne era innamorata. - Credo che stia semplicemente attendendo gli eventi.- Richard sorrise. Così l'ereditiera era gelosa della cugina! Lanciò uno sguardo preoccupato verso il divano, sul quale Freddie e Sophie erano seduti e decise che era giunto il momento di intervenire. Si avvicinò cauta a loro e riuscì a cogliere un brano della loro conversazione. - Freddie, nessuna di noi vi rivolgerà più la parola, se vi lascerete sfuggire un solo particolare. Dovrete aspettare fino al nostro debutto. Mancano soltanto tre settimane. - Stava dicendo Sophie al giovane. - Tre settimane! Non ce la farò mai.- Richard emise un colpo di tosse e notò che sul volto di entrambi aleggiava un senso di colpa. - Signor Hartfield, non possiamo permettervi di monopolizzare l'attenzione della signorina Hundon! - Freddie si alzò subito in piedi. - Vi chiedo perdono, milord. Avevamo così tanto da raccontarci. Venite, Sophie, raggiungiamo gli altri.- Lady Fitzpatrick, Charlotte e Martin stavano parlando quando furono raggiunti. - Oh, signor Hartfield, sono contenta di vedervi. Posso contare su di voi per scortare la signorina Hundon al suo debutto? E lord Braybrooke, ci onorerete anche voi della vostra presenza? - interveni' lady Fitzpatrick. - Corre voce che sarà l'evento della stagione e non lo perderei per nulla al mondo. Sarò lieto se la signorina Roswell mi concederà l'onore di un valzer.- Domandò Richard. - Naturalmente - Confermò Charlotte, ignorando la gelida occhiata di Freddie. - Abbiamo pensato di organizzare una serata ai Vauxhall Garden per sabato. Verrete con noi, signorine? Immagino ci saranno delle raffigurazioni della battaglia di Waterloo e dei fuochi d'artificio. Lord Braybrooke, farete parte della nostra scorta? - intervenne lady Gosport. Richard acconsentì con un sorriso e poi si accomiato'. Prima di andarsene, però, si avvicinò a Sophie e le bacio' la mano, sussurrandole: - Sono felice di vedere che vi siate rimessa. Ma vi prego, in futuro state più attenta.- Sophie rimase sconvolta dalle sensazioni che il gentile tocco delle labbra di lui aveva scatenato in lei. - Milord, sono sempre attenta. Del resto non è stata colpa mia se la carrozza è uscita di strada. Anzi, devo sempre ringraziare Luke per il suo pronto intervento.- - Oh, certo, l'inestimabile Luke - commentò lui in tono enigmatico e se ne andò. Sulla strada verso casa. Richard continuò a rimuginare sullo strano comportamento delle due fanciulle. Era chiaro che stavano tramando qualcosa. Il signor Hartfield, poi, sembrava non sapere quale delle due avesse attirato il proprio interesse. E che dire di Sophie? Era certo che lei stesse progettando qualcosa di strano e decise che l'avrebbe seguita. Il mattino dopo, mentre cavalcava in Oxford Street, vide Sophie che camminava lungo l'arteria principale, vestita in modo dimesso e seguita a qualche passo di distanza da Luke, che aveva un'aria imbarazzata sul volto. Decise di mettersi sulle sue tracce, stupito che lei vagasse da sola per le strade di Londra. Sophie, ignara della sua scorta, continuò il suo cammino verso Maiden Lane. Per poter uscire da sola, aveva confessato a lady Fitzpatrick che voleva recarsi in visita dai Latour. L'anziana dama, impegnata in una fitta conversazione con Charlotte, l'aveva a malapena degnata di uno sguardo. Appena girato l'angolo della strada, vide che c'era una lunga fila di uomini davanti alla casa. - Cosa facciamo? Non possiamo farli entrare tutti - le domandò la signora Stebbings. - Dobbiamo organizzare un servizio d'ordine. Sono uomini abituati a obbedire. Serviremo a tutti un pasto caldo e offriremo una stanza a coloro i quali vengono qui per la prima volta. Nel frattempo manderò Luke a procurarsi altre provviste.- rispose Sophie in tono pratico. Poi si mise all'opera, porgendo ai reduci una tazza di minestra calda. Era così impegnata nel suo lavoro che non si accorse del passare del tempo. Fu solo quando sentì suonare le campane di mezzogiorno che si ricordò di aver promesso che sarebbe rientrata per l'ora di pranzo. Dopo aver salutato le altre dame, si avviò verso casa, assicurando che sarebbe tornata il più presto possibile. Intanto Richard aveva continuato a passeggiare su e giù per la strada, incapace di stare fermo. Quando vide Sophie e Luke che si avviavano, entro' nel rifugio e si presentò alla signora Stebbings, sottolineando che era molto interessato al lavoro che quella donna stava svolgendo e dicendosi pronto a offrire il proprio aiuto. La signora Stebbings si scuso' per non poterlo accogliere degnamente, ma ammise che lei stessa non si aspettava che i bisognosi sarebbero accorsi in così grande numero. - Le buone notizie viaggiano in fretta, signora. Ma mi dica, come siete riuscita nel vostro intento? Dovete avere di certo un generoso benefattore.- Domandò Richard. - Avete ragione. In effetti abbiamo ricevuto l'aiuto di una signora, che però non ci ha rivelato il suo nome. Ha mandato qui a rappresentarla la signora Carter, una vedova di guerra, che è una sua cara amica.- - La signora Carter? È forse la donna che ho incrociato mentre venivo qui? Era vestita di grigio, mi pare.- - Proprio lei. Una signora davvero gentile e compassionevole.- Richard annuì, abbassando il capo. Ora era tutto chiaro. La benefattrice poteva essere solo la signorina Roswell. Così, la ricca ereditiera era anche una filantropa, però lasciava tutte le incombenze alla povera cugina.

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


Era facile essere generosi quando si possedeva un vasto patrimonio. Comunque Sophie offriva qualcosa di più del denaro, donava il suo tempo libero. Quanto l'amava per questo! E Hartfield, possibile che non fosse a conoscenza del progetto della sua amata? Perché non era rimasto al suo fianco e le aveva invece permesso di girare da sola per le vie della città, soltanto con la scorta del cocchiere? Richard frugo' nelle tasche e appoggiò sul tavolo alcune monete. - Vi prego di accettarle per coprire le vostre spese. È tutto quello che ho con me per il momento, ma vi farò avere una donazione più generosa fra qualche giorno.- Sophie rincaso' molto tardi per la cena e informò lady Fitzpatrick di non essere ancora riuscita a trovare il libro per suo padre. - Ora, comunque, è arrivato il momento che voi e la signorina Charlotte decidiate a proposito dei decori e dei costumi per il vostro debutto. Andarsene in giro da sola per la città non è decoroso, signorina. Come mai il signor Hartfield non vi ha accompagnata? - domandò l'anziana dama. - Credo che fosse impegnato altrove. Suo padre gli ha dato mille incombenze da svolgere - rispose Sophie. - Tra le quali trovarsi una moglie ricca - aggiunse Charlotte. - Proprio come Braybrooke. Sarebbe meglio che faceste in modo che si interessasse di più a voi. Sarei davvero delusa se non chiedesse la vostra mano, e sono certa che anche il signor Hundon condivida la mia opinione - osservò lady Fitzpatrick. - Non è certo colpa mia se il visconte ha rivolto altrove il suo cuore - ribatte' Charlotte. - Siete troppo modesta, mia cara, e inoltre mancate di iniziativa. In qualità di futura erede di Madderlea, dovete imparare a far conto sulle vostre forze - concluse lady Fitzpatrick e lasciò sole le ragazze. Sophie scoppiò in un'allegra risata, ma Charlotte la fissò scotendo il capo. - Non capisco proprio cosa ci trovi di divertente. Comunque non crederò mai che sei stata in giro tutto il giorno a cercare un libro per mio padre. Sono tutte storie, inoltre non stai facendo il minimo sforzo per trovare marito - la rimprovero'. - Non ho conosciuto nessuno che possa interessarmi.- - Non è affatto vero. Si capisce benissimo che hai perso la testa per Braybrooke - la canzono' Charlotte. - E lord Braybrooke è in cerca di una ricca moglie compiacente che gli permetta di continuare la sua vita da libertino. Rappresenta l'esatto contrario dell'uomo che desidererei per marito - sbotto' Sophie. - Comunque io non accetterei mai una sua offerta, anche se lady Fitzpatrick sembra che si sia messa in testa che io debba sposarlo. Sono già fidanzata - commentò Charlotte. - Come? Raccontami tutto.- - Stamattina Freddie è venuto a farmi visita e sono riuscita a restare qualche minuto sola con lui. Freddie mi ha sussurrato che, se non avessi accettato di sposarlo, avrebbe rivelato il nostro segreto a lady Fitzpatrick. Uno strano ricatto. Naturalmente io ho accettato, anche se il nostro fidanzamento deve rimanere segreto fino a quando lui non tornerà a casa e parlerà con suo padre.- Spiegò Charlotte. Quella sera Sophie si vesti' con cura particolare per l'uscita ai Vauxhall Garden. Indossò un abito color ambra con un corpetto di seta e maniche a sbuffo. La vita era sottolineata da un fiocco lucido disseminato di fiori, che venivano ripresi dall'acconciatura alla greca, con i capelli raccolti da un nastro. L'unico gioiello era una collana di perle appartenuta a sua madre. - Sei bellissima - affermò Charlotte quando uscì dalla sua camera. - Anche tu stai molto bene vestita di rosa. Sono certa che Freddie avrà occhi unicamente per te.- - Lo spero proprio - sospirò Charlotte e si voltò quando udì bussare alla porta. Erano arrivati i loro accompagnatori. Richard, che come sempre era vestito in modo impeccabile, per quella particolare occasione, sentì il respiro che gli moriva in gola non appena vide Sophie. In quel momento non sembrava affatto una ragazza di campagna, piuttosto una dea. Richard avrebbe voluto prenderla fra le braccia e dichiararle il suo amore, ma si limitò a inchinarsi e a offrire il braccio a Charlotte, per scortarla alla sua carrozza. Lo spettacolo commemorativo della battaglia di Waterloo fu davvero grandioso. Le baionette lampeggiavano alla luce delle candele, i pifferi suonavano, i giovani ufficiali a cavallo, tutti in alta uniforme, splendenti di fiocchi di raso e medaglie, mentre l'attore che impersonava Wellington stava in sella a un irrequieto stallone con le briglie tempestate di borchie d'argento. - Che eroi! Se è così che il popolo si immagina una delle nostre vittorie più ardue, non c'è da meravigliarsi che nessuno dimostri simpatia per i reduci.- Commentò Richard in tono sarcastico alla fine dello spettacolo. - Avreste preferito spaventare tutti mostrando la verità? Avreste voluto far vedere il sangue, i cavalli imbizzarriti, gli uomini che gridano nell'agonia? Questo è solo uno spettacolo, non una lezione di storia, e non farà del male se i nostri soldati verranno ammantati da un alone di gloria.- Replicò Sophie. Richard la fissò stupito e immagino' che una descrizione così vivida di una battaglia le derivasse da una lettura e non dall'esperienza personale. Sophie aveva parlato con veemenza e aveva ancora gli occhi brillanti per l'eccitazione. - Non mi avete risposto, milord. Non siete d'accordo? - - Avete ragione, signorina - rispose Richard a fatica, trattenendosi dall'attirarla fra le sue braccia. - Non riesco a trovare nemmeno una falla nel vostro ragionamento.- - Lo spettacolo è finito. Che ne direste di passeggiare vicino alle lanterne? È così romantico! - propose Charlotte. - Perdonatemi, signorina Roswell. Sono convinto che anche voi condividete la preoccupazione della signorina Hundon per i nostri poveri soldati.- le si rivolse Richard offrendole il braccio e incamminandosi con lei lungo il sentiero. - Poveri? Ne dubito. Sono certa che sono state assegnate loro delle pensioni. Voi non sembrate affatto povero.- ribatte' Charlotte in tono salottiero. Richard scosse il capo. Gli pareva impossibile che quella ragazza riuscisse a fingere così bene. Che non fosse lei la segreta benefattrice? E chi altri, allora? Lady Fitzpatrick? Quella donna non gli aveva dato l'impressione di disporre di vasti mezzi, ed era quasi certo che avesse ricevuto del denaro per fungere da chaperon. Il mistero si infittiva sempre di più e continuò a occupare la sua mente finché si accomodarono a un tavolo. Si erano appena seduti, quando Charlotte si rivolse a Sophie. - Non è il signor Latour quel gentiluomo laggiù? - - Ma certo. È con sua moglie e suo figlio - confermo' lei. - Ti prego, presentameli. Non ho mai conosciuto dei francesi in vita mia.- - Con molto piacere - acconsentì Sophie e quando i Latour furono a pochi passi da loro li salutò con un cenno. Dopo aver fatto le debite presentazioni, si accomodarono con un sorriso. Fu solo in quel momento che Sophie si rese conto che la barriera linguistica sarebbe stata un ostacolo difficile da superare. Il signor Latour parlava un po' d'inglese, mentre sua moglie e suo figlio comprendevano solo il francese. Richard tentò di guidare la conversazione, ma ben presto lasciò il posto a Sophie, la quale passò con disinvoltura da una lingua all'altra. Fu solo quando il diplomatico si complimento' con lei per l'ottima conoscenza del francese, che si rese conto di aver compiuto un errore. - Da bambina ho avuto una governante francese - spiegò. - È stata un'ottima insegnante. Anche se il vostro accento non è parigino - commentò il signor Latour. - Infatti, la signora Cartier proveniva da Bruxelles - aggiunse Sophie e abbassò lo sguardo. Sarebbe voluta scomparire nel nulla, perché Richard la stava osservando con una strana luce negli occhi. - La signorina Roswell non ha beneficiato degli stessi insegnanti? - - No. Non abbiamo sempre vissuto insieme. Mia cugina si è unita alla mia famiglia quando i suoi tutori sono morti in un incidente, circa due anni fa. - Spiegò Sophie.

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


Per fortuna della fanciulla, la conversazione si interruppe perché i primi fuochi d'artificio cominciarono a brillare nel cielo. Pierre lanciò un grido di eccitazione e subito Richard se lo carico' sulle spalle e si mosse tra la folla in modo da permettere al bambino di seguire meglio lo spettacolo. Sophie si sentì morire mentre li osservava. Il visconte di Braybrooke sembrava divertirsi in compagnia di Pierre e non era per niente preoccupato che gli stivali del bambino potessero sporcargli la giacca da sera. La sua mente fu invasa da un'immagine di Richard a Madderlea, mentre giocava nel parco con dei bambini. I loro bambini... Quando i fuochi artificiali terminarono, i Latour si accomiatarono e rientrarono al loro albergo. - Si è fatto tardi. Non vorrei che lady Fitzpatrick si preoccupasse - commentò Freddie, fissando Charlotte e Richard con gelosia. Andarono in cerca della vedova e la trovarono seduta su una panchina, col capo reclinato. Si era addormentata. - Come chaperon non è davvero raccomandabile. Il signor Hartfield e io avremmo potuto rapirvi e lei non se ne sarebbe neppure accorta - osservò Richard. - Evidentemente vi considera entrambi dei gentiluomini - ribatte' Sophie con sarcasmo. - Vi suggerisco di svegliarla e di condurla all'entrata, mentre io chiamo la carrozza, prima che la tentazione di comportarmi in un altro modo abbia la meglio su di me.- - Di nuovo, milord? - sussurro' Sophie di rimando. Furioso, Richard le voltò le spalle e andò in cerca del suo cocchiere, attraversando i vialetti bui dei giardini, luoghi fatti per appartarsi e scambiarsi baci appassionati. Ma la donna del suo cuore gli aveva fatto capire con due sole parole di non averlo ancora perdonato. Comunque la sua indagine aveva fatto dei progressi. Aveva scoperto che lei parlava francese in modo fluente, mentre la signorina Roswell pareva ignorare quella lingua, e aveva sostenuto addirittura di non avere mai conosciuto un francese, mentre tutti sapevano che aveva trascorso l'infanzia a Bruxelles. Ma se questo non era vero, dove aveva passato i primi quindici anni della sua vita? E la signorina Hundon aveva avuto per davvero una governante belga? Quella sera non si era comportata affatto come la cugina di campagna. Il suo abito e i suoi modi avevano rivelato una personalità interessante. Se solo avesse avuto la possibilità di ricominciare da capo, come se l'avesse conosciuta da poco, avrebbe potuto farle la corte. Ma era troppo tardi? Mentre era impegnato in quelle tristi riflessioni, si sentì chiamare. Alzò il capo e si trovò davanti la zia Philippa. - Richard, non sapevo che foste qui. Perché non ce lo avete detto? Saremmo potuti venirci insieme.- - Sono in compagnia, zia, e sto per rientrare. Le signore sono stanche - taglio' corto lui. - Ah, vedo che non perdete occasione per divertirvi. Comunque ricordatevi cosa ci si aspetta da voi prima che la stagione sia conclusa - gli rammento' agitando il ventaglio. - Come potrei dimenticarmene? - ribatte' Richard e in quel momento vide avvicinarsi Frederick, con Sophie al braccio, Charlotte e lady Fitzpatrick. Zia Philippa salutò tutti e poi si rivolse alla dama più anziana. - Lady Fitzpatrick, stavo per suggerire che avremmo potuto cenare insieme, ma mio nipote sostiene che siete stanca e state per rientrare.- - È vero, milady. È molto tardi. - Confermò Charlotte. - Ma certo, voi che abitate in campagna andate a dormire al tramonto e vi alzate all'alba. Immagino che troviate le abitudini cittadine piuttosto seccanti.- - Non seccanti, milady, direi invece insalubri. Si dice che il sonno prima di mezzanotte sia efficace e che favorisca il buonumore migliorando il carattere.- Intervenne Sophie. Richard si lasciò sfuggire una risata e ottenere dalla zia una gelida occhiata. - Andate pure, Richard. Vi aspetto domani pomeriggio per accompagnare me ed Emily nel parco.- - Ve ne prego, caro cugino. Siamo in città da oltre una settimana e non vi abbiamo visto che solo per qualche minuto. - Aggiunse Emily con un timido sorriso. Richard abbassò il capo e annuì. L'educazione non gli permise di rifiutare, anche se già sapeva che il pomeriggio successivo sarebbe stato davvero tedioso. Sophie trascorse la notte insonne, rievocando col pensiero ogni parola che aveva scambiato con Richard, ogni sguardo che lui le aveva lanciato, persino quel bacio appassionato che lui le aveva rubato... Dopo essersi rigirata fra le lenzuola, decise di alzarsi. Guardò fuori della finestra. Le prime luci dell'alba coloravano di rosa la città e la vita continuava il suo corso. Era incominciato un nuovo giorno e lei era più infelice che mai. Era venuta a Londra sicura di se stessa, convinta che avrebbe trovato l'uomo dei suoi sogni. Invece aveva trasformato la sua vita in un incubo. Sophie scoprì che erano ancora tutti addormentati, così informò la governante che sarebbe uscita. Aveva bisogno di dare un'occhiata al rifugio di Maiden Lane. Come sempre, vi trovò una lunga fila di uomini che aspettavano un piatto caldo. Si tolse il cappotto e si avvicinò al pentolone, incominciando a riempire una scodella. - Grazie, signorina.- Sophie alzò gli occhi al suono di quella voce e si trovò di fronte lo sguardo beffardo di Richard Braybrooke, che indossava una vecchia uniforme logora e non si era ancora rasato. - Andatevene via! Non avete nessun diritto di venire qui, fingendo di essere povero. Questo cibo è per i bisognosi e voi non lo siete - protesto' lei, tentando di impadronirsi della ciotola. - Avete ragione, ma questo cibo non è per me, è per il povero Davy - spiegò lui, indicando un uomo senza gambe seduto in un angolo. - Non riesce a fare la fila come tutti gli altri.- Lei ne restò meravigliata. - Ma perché siete vestito in questo modo? - - Credete che sarei stato ben accolto se mi fossi infilato un abito del mio sarto? Comunque voi non siete la sola ad aver compassione per questi uomini, signora... Carter.- Sophie non riuscì a replicare. Possibile che lui avesse indovinato il suo segreto? Nel frattempo Richard era tornato con la ciotola accanto all'invalido e lo stava aiutando a mangiare. Tra gli uomini che avevano assistito alla scena c'era anche il sergente Dawkins, che aveva serrato gli occhi appena aveva riconosciuto Richard. Il sergente non aveva dimenticato i suoi propositi di vendetta mentre trascorreva tre anni rinchiuso in una prigione di Lisbona a cui la corte marziale lo aveva destinato. E in quel momento, quando si era trovato davanti l'uomo che era stato la causa di tutte le sue sfortune, la sua mano era corsa al pugnale che portava sempre legato alla cintura. Serro' i pugni, consapevole che non avrebbe potuto vendicarsi uccidendo il maggiore Braybrooke in mezzo a una strada, ma sapeva che avrebbe trovato altri metodi per farlo soffrire. Dopo che Richard ebbe accompagnato a casa Sophie, si affretto' a rientrare, deciso a radersi e a cambiarsi d'abito. Purtroppo per lui trovò sua zia ad attenderlo in salotto, intenta a dare ordini alle cameriere. - Richard, dove siete stato? Il duca vostro nonno è qui e ha già domandato di voi - lo rimprovero', poi fissando l'attenzione sui suoi abiti laceri e sporchi, fece una smorfia di disgusto. - Siete rimasto fuori tutta la notte? Sembrate un vagabondo. È meglio che saliate a cambiarvi prima di incontrarvi con sua grazia. Lo informerò che siete rientrato- - Perché il duca è venuto a Londra? Odia la città.- - Lo scoprirete molto presto. Vi attende in biblioteca.- Richard si affretto' su per le scale e dopo essersi reso presentabile entrò in biblioteca. Suo nonno era seduto su una poltrona. La tragedia che l'aveva colpito, la perdita di entrambi i figli, sembrava ancora pesare su di lui come una condanna, e gli aveva scavato il volto ossuto con nuove rughe. - Vostra grazia, non sapevo della vostra venuta, altrimenti sarei stato qui ad accogliervi - lo saluto' Richard dopo essersi inchinato. - Siediti, figliolo, accomodati qui accanto a me - replicò il duca.

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


Dopo che Richard si fosse accomodato accanto a suo nonno, il duca proseguì. - È stata tua zia a chiedermi di venire qui. Sembra che tu ti sia reso ridicolo andando in giro per tutta la città accompagnato da donne di dubbia fama...- - Vostra grazia, ho semplicemente ubbidito a voi. Sto cercando moglie.- - E hai anche precisato quali devono essere le virtù di queste donne! La tua lista gira per tutta la buona società. Non posso certo rimproverarti per questo, ma perché hai voluto rendere pubblici i tuoi desideri? - - È stato solo uno scherzo tra me e Martin. Non credevo che l'avesse preso sul serio. E soprattutto non mi aspettavo che ne avrebbe parlato con sua madre.- Spiegò Richard accigliato. - D'accordo, figliolo, ora cambiamo argomento - concluse il duca sedendosi più comodamente. - Cosa hai da dirmi a proposito del tuo matrimonio? Ti ho già fatto sapere come la penso in proposito e non capisco perché tu abbia intenzione di porre obiezioni.- - Vi riferite a Emily? - - E a chi altri? - - Emily è mia cugina, siamo cresciuti insieme. Anche ora è poco più che una bambina. Ha bisogno ancora di tempo e voi avevate sottolineato l'importanza di concludere in fretta...- - Il matrimonio la farà maturare - lo interruppe il duca. - Nonno, non credo che siate giusto con lei. Se le concedeste ancora un anno o due, sono certo che non sceglierebbe me come marito.- - Che cosa accadrebbe alle migliori famiglie d'Inghilterra se ai loro rampolli fosse consentito scegliere? Conosci il tuo dovere. Potrai amare cento donne, ma sposarne una sola, quella che più contribuirà ad arricchire il patrimonio e il nome della famiglia. Ricordati che devi seguire la gloire, come dicono i francesi, che significa anteporre il dovere a tutto il resto. Un uomo del nostro livello non può permettersi altro. Tua zia Philippa lo sa bene, e credevo l'avessi capito anche tu - replicò il duca con asprezza. - Eppure voi mi avete dato un'alternativa.- - Infatti. E tu cosa hai fatto, se non infangare il tuo buon nome? - - Ho conosciuto una donna...- - Se le mie informazioni sono corrette, ti stai riferendo alla piccola Roswell, la nipote del conte di Peterborough - lo interruppe il nonno. - È venuta qui accompagnata dalla cugina, la signorina Hundon, ed entrambe si trovano sotto l'ala protettrice di lady Fitzpatrick, la vedova di un irlandese. Se la signorina Roswell è davvero così in alto nella scala sociale, vorrei sapere perché non ha avuto uno chaperon adeguato.- - Lady Fitzpatrick è miope e un po' dura d'orecchio, ma è una donna di buon cuore - la difese Richard. - Così buona che permette alle sue protette di fare ciò che a loro aggrada. Spero che tu non ti sia ancora sbilanciato.- - No. Sono sorte alcune complicazioni...- - Lo credo bene. Prima fra tutte, tua zia Philippa. Non che mi preoccupi troppo per lei, ma per Emily è un'altra faccenda. È mia nipote, e la sua sorte mi sta molto a cuore - affermò il duca con sicurezza. - Lo stesso vale anche per me, vostra grazia. Questo però non significa che dobbiamo sposarci - ribadi' Richard. - Sai che tua zia sta organizzando il debutto di Emily per la settimana prossima? Sono convinto che voglia precedere la signorina Roswell e voglia forzarti la mano prima che tu perda la testa. Ho imposto a Philippa di invitare qui la piccola Roswell. Voglio darle un'occhiata.- - Anche la signorina Hundon, spero.- Il duca si voltò a guardare il nipote con sospetto. - La... la signorina Hundon? Pensavo che fossi interessato alla nipote di Peterborough.- - Non verrà mai senza sua cugina. Sono inseparabili - spiegò Richard con un sorriso. - Allora che siano invitate entrambe, anzi invitiamo tutta la buona società. Prima avrò modo di conoscerle, prima potrò ritornare in campagna.- - Potreste incontrarle prima del ballo, so che mercoledì sera saranno da Almack's e anch'io ho confermato la mia partecipazione.- Il vecchio duca sbuffo', per niente contento di dover partecipare a una serata di gala. - D'accordo. Comunque, se prima di allora avrai cambiato idea, sarò lieto di saperlo.- Richard non avrebbe mai cambiato idea a proposito di Sophie, ne era certo e se lo ripeté mentre prendeva congedo dal nonno. Sapeva però che lei non avrebbe mai accettato di sposarlo se avesse dovuto sfidare il vecchio duca. Uscì dalla biblioteca e si trovò davanti la zia. - Allora, cosa vi ha detto? - si informò subito. - Niente di importante. Dov'è Emily? - taglio' corto lui. Zia Philippa accolse quella domanda con un ampio sorriso. - Credo sia in giardino. Andate a parlarle, Richard. Sarà felice di vedervi.- Richard si inchino' e si avviò verso il giardino. Emily era seduta su una panchina con aria sognante. Sembrava davvero una bambina, pensò mentre le si avvicinava. Era molto magra, e i suoi capelli scuri erano trattenuti da un nastro, che però si era sciolto e ora le pendeva sulle spalle. - Emily. - La fanciulla alzò il viso e lui si accorse con stupore che stava piangendo. - Cosa è accaduto? - - Niente.- - Non credo che tu pianga per niente. Tua madre ti ha sgridato? - continuò lui, come se stesse parlando con una sorellina. - Non esattamente.- - Infatti, non ti comporti mai in modo da meritarti una sgridata. Non senti mai il desiderio di ribellarti? - - Oh, no.- - Allora, se tua madre ti imponesse di sposare un uomo che non sopporti, accetteresti solo per ubbidienza? - - Io non ti trovo insopportabile - affermò Emily guardandolo con gli occhi sgranati. - Però non mi ami. Mi vuoi bene come a un fratello che ti è sempre stato vicino, che ti ha portato sulle spalle quando eri bambina, che ti ha insegnato a montare a cavallo, non come a un marito.- - La mamma dice...- - Non voglio sapere cosa dice tua madre. Per una volta sforzati di esprimere un'opinione personale. Se chiedessi la tua mano, ti getteresti fra le mie braccia, oppure andresti a nasconderti, preferendo morire piuttosto che dividere il mio letto? - - Richard! - esclamò Emily, sconvolta dalla sua rudezza. - Il matrimonio è fatto per durare tutta la vita. Anche se vuoi far piacere a tua madre, non fingere con me. Non mi desideri, vero? - continuò lui'. - Ti prego, Richard, non chiedermelo, altrimenti la mamma mi ucciderà se rifiuto.- - Allora non lo farò. Rimarremo amici e cugini.- - Oh, Richard, ti ringrazio, ti ringrazio tanto - replicò Emily. - Non parleremo a nessuno di questa conversazione. Aspetta fino al tuo debutto. Sono certo che incontrerai dei giovanotti che ti piaceranno. La zia Philippa dovrà farsene una ragione - affermò lui in tono pratico. - Lo spero. Perché vedi, c'è già qualcuno...- iniziò a confidarsi Emily con aria sognante. - Davvero? E chi è? - - Non riderai di me? Vedi, lo conosco da molto tempo e lui mi ha detto che è disposto ad aspettare ancora qualche anno perché io sono molto giovane...- - Mi incuriosisci, cara Emily. Non riesco a capire di chi tu stia parlando.- - Davvero? Eppure sei stato tu a presentarci, prima che partiste per la guerra.- - Martin! Oh, quella vecchia canaglia! - esclamò Richard. - Ti auguro ogni felicità. Un giorno Martin erediterà il titolo di suo padre e anche se il suo patrimonio non è pari al mio, è piuttosto ricco. Tua madre non potrà opporsi.- - Non dirle niente. È un segreto.- Richard le tese la mano e la invitò ad alzarsi. - È un segreto e tale rimarrà fino a quando non mi permetterai di farti le congratulazioni. Ora andiamo dentro e niente lacrime, d'accordo? - Lady Braybrooke, osservandoli dal salottino, emise un sospiro di soddisfazione. Si sedette di nuovo alla scrivania e aggiunse i nomi di lady Fitzpatrick, della signorina Roswell e della signorina Hundon alla lista degli invitati, come le aveva suggerito suo suocero. Ora che la presenza di quelle donne non costituiva più una minaccia, le avrebbe accolte con un sorriso. La serata da Almack's fu una vera delusione. Tutti si comportavano in modo modo formale, e da bere c'erano solo tè e limonata.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo ***


Quella serata a peggiorare l'umore di Sophie, Richard era giunto al braccio di sua cugina Emily, accompagnato dalla zia che aveva un'espressione incredibilmente soddisfatta. Non erano però giunti soli, ma seguiti da un gentiluomo che, benché avanti negli anni e vestito con abiti fuori moda, si imponeva con la sua sola presenza e sembrava esaminare tutti con uno sguardo indagatore. Sophie e Charlotte avevano i carnet pieni di inviti per i balli, anche se Sophie aveva tenuto libero uno spazio per il valzer, nella speranza che Richard si facesse avanti. Dopo aver danzato con uno degli ospiti, tornò al suo posto e passò di fianco a una delle signore presenti, proprio mentre questa affrontava un argomento che le stava a cuore. - È stata Philippa Braybrooke stessa a confidarmelo. Ha già chiesto la mano di sua cugina e l'annuncio del fidanzamento verrà dato durante il debutto. È per questo motivo che sua grazia è venuto a Londra.- Sophie rimase profondamente delusa. Stava ancora rimuginando sul comportamento di Richard, quando fu avvicinata da lady Fitzpatrick e Charlotte. - Sua grazia è un uomo davvero imponente, non credete? Sono convinta che sia venuto in città per guardare da vicino le signorine adatte a suo nipote. Devo trovare il modo di presentarvelo - commentò l'anziana dama. Charlotte stava per replicare, ma in quel momento vide che Richard, accompagnato proprio da suo nonno, si stava facendo largo verso di loro. - Vostra grazia, permettetemi di presentarvi la signorina Roswell - esordì lady Fitzpatrick con un inchino. Charlotte si piegò in una riverenza. - Sono lieto di rinnovare la nostra conoscenza, signorina Roswell. Probabilmente voi non ve ne ricordate, è accaduto prima della guerra. Io svolgevo una missione diplomatica in Belgio e i vostri genitori sono stati così gentili da offrirmi ospitalità. Voi eravate ancora una bambina. Sono davvero dispiaciuto della morte di vostro padre. Era un soldato valoroso e voi dovete essere fiera di lui.- Affermò l'anziano signore. Charlotte, col volto cremisi per l'imbarazzo, non riuscì a fare altro che mormorare un ringraziamento. Sophie, a sua volta, sarebbe voluta scomparire, ma sapeva di non avere via di scampo. Infatti Richard si era voltato verso di lei e le stava presentando il duca. - La cugina della signorina Roswell, immagino - commentò il duca esaminandola da capo a piedi, mentre il cervello di Sophie girava freneticamente alla ricerca di una soluzione. Lei non rammentava affatto di avere incontrato il duca e sperava proprio che lui non l'avesse riconosciuta. In quel momento l'orchestra attaccò un valzer e Freddie si avvicinò a Charlotte per reclamare quella danza. Sophie si trovò sola accanto a Richard e al temibile nonno, il quale però si accomodo' in una poltroncina ed esorto' il nipote a divertirsi. Richard approfittò subito di quel consiglio e invitò la ragazza a ballare. Sophie si avviò nel salone al braccio di lui, mentre si sentiva la testa leggera. Iniziò a ballare pensosa, desiderando con tutte le sue forze di poter cancellare in un solo istante i giorni passati, come se quello fosse stato il loro primo incontro. - Siete molto silenziosa, questa sera - commentò Richard. - Vi chiedo scusa.- - È stato vostro padre a insegnarvi a ballare il valzer? - - No, questa danza non era considerata del tutto adatta alla buona società quando... - Si interruppe di colpo, conscia che stava per rivelargli gli anni passati in Belgio, nazione nella quale il valzer era considerato immorale. - È stato Freddie a insegnarlo a me e a Charlotte, appena ha saputo che ci saremmo recate a Londra.- - Allora è un ottimo maestro, oppure voi siete un'allieva eccellente. Desidero congratularmi con voi.- - Grazie - mormorò lei, poi aggiunse, incapace di trattenersi: - Posso esprimervi le mie felicitazioni per il vostro fidanzamento? - - Fidanzamento? Questa notizia mi giunge nuova. E a chi sarei fidanzato? - replicò lui con un sorriso. - Ma a vostra cugina, naturalmente.- - Allora le malelingue ne sanno più di me.- - Non è vero? - - Vi importa forse? - - No - rispose lei un po' troppo in fretta. - Siete una bugiarda, deliziosa ma sempre bugiarda - la canzono' lui, poi assunse un'espressione seria. - Signorina Hundon... Sophie... debbo parlarvi.- - Ma stiamo già parlando! - - Non qui. Quando tornerete a Maiden Lane? - Il cuore di Sophie si affloscio' per la delusione. Allora lui voleva parlarle solo a proposito dei reduci, quando lei aveva sperata che... - Ho promesso a lady Fitzpatrick che non sarei più uscita da sola.- - Allora permettetemi di accompagnarvi.- - Dubito proprio che milady acconsentira'.Appena verrà a sapere che non siete fidanzato con vostra cugina, si aspetterà che scortiate Charlotte, non certo me. Non rinuncerà tanto facilmente all'idea di vedervi impegno con lei - gli spiegò Sophie abbassando gli occhi a disagio. - E voi condividete questa speranza? - Lei non sapeva cosa rispondere. Non si era mai sentita tanto confusa in vita sua. - Domani verrò col signor Hartfield a casa vostra. Invitero' voi e vostra cugina a fare un giro per la città e magari, se avremo fortuna, la sorte ci separerà, così potremo recarsi a Maiden Lane.- Rispose Richard con una strana luce negli occhi. La mattina successiva, dopo essersi svegliata, Sophie si rifugiò in camera di Charlotte. Le due ragazze si misero a parlare della serata da Almack's, rinnovando le confidenze che si erano scambiate quando ancora vivevano a Upper Corbury. - Lord Braybrooke mi ha confidato di non essere impegnato con la cugina e quindi credo che non perderà tempo a chiedere la tua mano - esordì Sophie. - Non penso proprio. Non mi ha mai prestato particolare attenzione. E se anche lo facesse, lo rifiutero'. Sarà un'ottima esperienza per lui, che si crede così al di sopra dei comuni mortali.- - Oh, Charlotte, hai torto. Non è un uomo arrogante.- - Eppure tu hai sempre sostenuto che lo fosse - - Ho cambiato idea.- - Ma lui sa che tu lo ami? - - Certo che no! - esclamò Sophie arrossendo. - Come hai fatto a indovinare i miei sentimenti? Comunque fra poco sarà qui con Freddie. Vuole accompagnarci a fare un giro per la città.- Charlotte, anche se rimase stupita per quella notizia, non lo diede a vedere e in poco tempo le due ragazze furono pronte per uscire. Richard e Freddie si presentarono dopo qualche minuto alla porta e insieme i quattro giovani si avviarono in carrozza a fare un giro per la città. Dopo aver ammirato Westminster, la White Tower e la cattedrale di St. Paul, Sophie propose di recarsi tutti insieme a Maiden Lane. La visita si rivelò un fallimento. La povera signora Stebbings sembrava intimidita da quei giovani altolocati e i soldati lanciavano occhiate di sospetto ai loro abiti. Sophie tentò di comportarsi come al solito, offrendosi di consegnare i pasti, ma capì che per quel giorno non sarebbe riuscita a concludere nulla di buono. Così tornò alla carrozza, seguita, senza che se ne accorgesse nessuno, dallo sguardo acuto del sergente Dawkins, il quale aveva già organizzato un piano per la propria vendetta ed era pronto a metterlo in atto. Charlotte, gettando il cappellino in camera di Sophie, dove si era rifugiata appena dopo essere rientrata a casa, si mostrò piuttosto soddisfatta della mattinata appena trascorsa. - Come vedi, ti sei preoccupata per nulla, cara Sophie. Il visconte non ha fatto neanche un tentativo per parlarmi in privato, e neppure ha cercato di separarmi da Freddie. Probabilmente si è reso conto che avrebbe solo perso il suo tempo. Comunque, non riesco a capire come tu possa stare accanto a quegli uomini così sudici. Mi sento sporca al solo pensiero e ho bisogno di fare un bagno. Non capisco neppure perché lord Braybrooke ti incoraggi in questo progetto.- - Come me si sente in dovere di aiutare quei poveretti.- - È un'ulteriore prova del fatto che siete molto simili. Deve essere cieco se non se ne è ancora reso conto.- Insiste' Charlotte.

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Capitolo 18
*** 18 Capitolo ***


Sophie guardò sua cugina. - Lord Braybrooke ha in mente quella sua ridicola lista di virtù, e l'unica caratteristica che io possiedo è quella di avere una fortuna, ma lui non lo sa. È un circolo vizioso, cara Charlotte, di cui io non vedo la soluzione.- - Allora dobbiamo porre fine al nostro gioco. Confessiamo tutto a lady Fitzpatrick. Lei ci aiuterà di certo.- - D'accordo. Le parlerò io non appena si presenta l'occasione.- Acconsentì Sophie. Ma nonostante tutte le buone intenzioni, le due ragazze non riuscirono a trovare il modo di rivelare la verità. Quando scesero per la colazione, infatti, lady Fitzpatrick era fuori di sé. Aveva appena ricevuto l'invito al ballo di lady Braybrooke. - Quella donna vuole prendersi un vantaggio su di noi. Ha fissato il debutto della figlia prima del vostro. Così durante quella faticosa serata farà sì che il visconte Braybrooke si dichiari.- - Non credo che ci sia nulla di cui preoccuparsi. Lord Braybrooke non è certo un uomo da lasciarsi convincere ad agire controvoglia.- Replicò Sophie. - Non dite sciocchezze! È un uomo come tutti gli altri. E chiederà la mano di sua cugina se la famiglia lo obbligherà.- - Sarò lieta di questa soluzione. Lord Braybrooke e io non siamo fatti l'uno per l'altro.- Affermò Charlotte con coraggio. - Come potete affermare questo? È il miglior partito di Londra - protesto' lady Fitzpatrick. - La ricchezza non garantisce la felicità, milady. Preferisco di gran lunga sposare un uomo povero ma che mi ami piuttosto che avere un marito ricco che mi tratti come un trastullo. E Sophie è d'accordo con me. Inoltre sono già innamorata di un altro.- - E chi sarebbe? - gemette l'anziana dama. - Il signor Frederick Hartfield.- - Hartfield! Ma... ma io credevo che lui fosse interessato alla signorina Hundon. E voi lo sapevate? - domandò lady Fitzpatrick, rivolta a Sophie, più confusa che mai. - Si, milady. Vedete, io e mia cugina abbiamo vestito l'una i panni dell'altra, facendo credere che la signorina Hundon fosse l'ereditiera - continuò Sophie tutto d'un fiato. - La signorina Hundon un'ereditiera? Non dite sciocchezze. Tutti vi conoscono e il signor Hartfield sa benissimo chi siete, visto che proviene dal vostro stesso paese. Se pensate che qualcuno possa credere che voi, Sophie, siate un'ereditiera, siete davvero molto sciocca.- - Lo so, milady, ma voi non avete compreso...- tentò ancora una volta Sophie, alzando la voce. - Come se qualcuno credesse a una tale fandonia! I Roswell appartengono a una famiglia aristocratica ben conosciuta, mentre gli Hundon, per quanto rispettabili, non fanno parte dell'alta società - replicò lady Fitzpatrick seccata. - Non voglio sentire una parola di più. Voi due dovreste essere delle giovani con la testa sulle spalle, e invece indulgete ancora in giochi da bambine. Sarà mio compito fare in modo che cessi qualunque voce in proposito. Non mi meraviglio che persino il visconte sia confuso.- - Confuso? - domandò Sophie. - Ma certo. Vi sarete accorta che ha prestato attenzione sia a voi sia a vostra cugina, come se non fosse in grado di decidersi. E del resto ora dobbiamo occuparci del duca. È lui l'uomo più importante.- La mattina dopo il cielo era grigio e nuvole gonfie di pioggia lasciavano presagire un acquazzone. Lady Fitzpatrick cominciò a preoccuparsi per la serata, il debutto di Emily, benché non fosse il caso. La sala da ballo a Rathborne House era abbastanza grande da contenere cento ospiti, e la padrona di casa aveva preparato un buffet ben fornito e un'orchestra di prim'ordine. Per quella serata Sophie aveva deciso di mostrarsi in tutta la sua bellezza. Indossava un abito di broccato color crema con un arabesco di fiori verdi, e l'orlo guarnito di balze e gale. I capelli erano stati pettinati dalla cameriera, legati con nastri crema e argento sulla sommità del capo, a lasciare libero il collo, adorno d'una collana di perle. Era davvero bellissima e quando mise piede nel salone, tutti gli sguardi si appuntarono su di lei. - È deliziosa - mormorò lady Rathborne alla sua vicina. Richard ne rimase folgorato. Sophie era perfetta ed elegante, e i suoi capelli color oro rosso sembravano fiammeggiare alla luce dei candelabri. - Signorina Hundon. Spero stiate bene - la salutò con un inchino. - Si, vi ringrazio, milord - rispose lei. Quella sera Richard si comportava in modo troppo formale, come se volesse farle capire che aveva dimenticato tutto quello che avevano vissuto insieme, il lavoro a Maiden Lane, l'incidente con la carrozza e perfino quel bacio così ricco di passione il cui ricordo la sconvolgeva. Lui comunque prese il carnet dalle mani di lei e scrisse il proprio nome per due balli, poi si rivolse agli altri ospiti. Sophie seguì Charlotte e lady Fitzpatrick nel salone sontuoso. Anziane vedove erano sedute sulle poltrone poste in cerchio a formare dei salottini, e osservavano con occhi acuti e commentavano con voci taglienti tutto quello che accadeva. Giovanotti in abiti da sera erano riuniti in gruppo, e sbirciavano le fanciulle, prima di decidere a chi inchinarsi per un ballo. Sophie venne avvicinata da Martin Gosport, che la condusse al centro della sala, impegnandola nella danza. Con la coda dell'occhio notò che anche Richard stava ballando, con Emily, che quella sera pareva avere un'aria più matura. - Posso congratularmi con voi, signorina Hundon? Questa sera spezzerete molti cuori. Siete davvero incantevole. Se poi foste anche ricca, potreste avere tutti i giovani ai vostri piedi.- Mormorò Martin. - Signor Gosport, non vi ha mai detto nessuno che in società occorre un po' di diplomazia? - - Io sono convinto che si debba parlare chiaramente, signorina. Si evitano molti problemi. Anche la signorina Roswell è davvero elegante - continuò lui, lanciando un'occhiata a Charlotte, che stava conversando animatamente con Freddie. - Se fossi nei panni di Richard, mi affretterei a chiedere la sua mano, prima che Hartfield lo batta sul tempo.- - Ma il visconte è interessato a mia cugina? - chiese Sophie, fingendo noncuranza. - Quale altra donna possiede tutte le virtù che lui richiede in una moglie? - - Oh, avete ragione. Ho sentito parlare anch'io della famosa lista. Ma, ditemi, è vero che la ricchezza è fondamentale per lui? - - Per niente. Mi ha confidato di desiderare una moglie ricca in modo che non venga scelto per il suo patrimonio. Perché me lo chiedete? - le domandò improvvisamente interessato. - Semplice curiosità. Mi chiedo come sia possibile che un uomo decida quali siano le virtù della propria moglie prima ancora di averla conosciuta. Deve essere fatto di ghiaccio.- - Oh, quella lista era uno scherzo. Richard è un uomo dal cuore d'oro e più di una volta mi ha stupito per la sua passionalità. - - Credete che possa innamorarsi, un giorno? - - Certo, quando incontrerà la donna giusta.- - È sarà un marito fedele? - - Nessuno sarà più costante e sincero di lui. Se vi state preoccupando per vostra cugina, signorina Hundon, non ne avete motivo. Non potrebbe accettare un uomo migliore.- Sophie fu davvero felice che il ballo si interrompesse in quel momento, perché sarebbe voluta scappare e rifugiarsi in un posto sicuro e solitario. Se quello che Martin le aveva appena rivelato corrispondeva al vero, allora Richard non avrebbe chiesto la mano di Charlotte perché voleva sposare un'ereditiera, ma perché la amava. Dopo aver salutato Martin, si infilò in un corridoio, dimentica che il ballo successivo era stato promesso a Richard. La musica si spense dietro le spalle di Sophie, mentre lei, seguendo il lungo corridoio, si infilava su per le scale, coperte da un fitto tappeto di velluto rosso. Si fermò accanto a una porta, poi ad un'altra, alla ricerca di un salottino dove le dame si riposavano tra un ballo e l'altro. Non udì nessuna voce femminile che la potesse guidare, così si decise ad aprire un battente, per ritrovarsi in una sontuosa camera, con un letto a baldacchino.

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Capitolo 19
*** 19 Capitolo ***


Sophie stava per ritornare in corridoio, quando sentì una voce ben nota alle sue spalle. - State cercando un luogo per riposare, signorina Hundon?- Era Richard, andato alla sua ricerca, dopo essersi accorto della sua scomparsa dalla sala da ballo. - Oh, mi avete spaventato - sussulto' Sophie, facendo un passo indietro. - Lo credo. Non vi sentite bene? - - Oh, no. Stavo solo cercando un salottino per rimettermi in ordine i capelli e... - La voce le si spense, perché Richard le aveva appoggiato entrambe le mani sulle spalle e la stava fissando con una strana espressione. - I vostri capelli sono perfetti. Siete bellissima questa sera. Possibile che non vi rendiate conto dell'effetto che avete su di me? - commentò lui accarezzandole un ricciolo. Sophie lo fissò con gli occhi spalancati. Avrebbe voluto allontanarsi, ma il suo corpo non le obbediva, sembrava che i suoi muscoli si fossero sciolti sotto quel tocco leggero, eppure insinuante. - Certo. So che vi esaspero - gli rispose, cercando di reagire. Richard gettò indietro il capo e scoppiò in una sonora risata. - Avete ragione. Proprio quando sono convinto di essere riuscito a comprendervi, voi mi confondete. - - Non capisco, milord.- - Invece sono certo che avete capito benissimo. Ditemi che non state giocando al gatto e al topo con me.- - Non ci penso nemmeno! - - Allora perché i vostri occhi intendono una cosa e le vostre labbra ne esprimono un'altra? Avrei giurato che... Ma non importa, lasciamo stare. Perché siete fuggita quando è arrivato il mio turno di ballare con voi? Mi trovate così ripugnante? - - No, certo che no. Avevo dimenticato il vostro ballo.- - Trovate così facile dimenticarvi di me? Ne sono davvero ferito - replicò Richard in tono melodrammatico, poi abbassò il capo e la bacio'. Sophie fu colta talmente di sorpresa che non riuscì a sottrarsi dalla sua stretta, alle sue labbra che diventavano sempre più esigenti, alle sue mani che le accarezzavano la nuca e le promettevano altri piaceri. Poi lui alzò il capo e la guardò negli occhi, come se volesse leggerle nella mente. - Forse adesso vi sarà difficile dimenticarmi.- Sophie, furiosa per la propria debolezza e ansia di riprendere l'autocontrollo, si liberò dalla sua stretta e lo fissò con uno sguardo fiammeggiante. - È così che corteggiate le donne, milord? Povero Charlotte. Ero convinta che l'amaste, che desideraste farne vostra moglie. Spero che mia cugina abbia abbastanza buonsenso da vedervi come siete in realtà, un uomo che si aspetta che le donne gli cadano ai piedi. Anche se io non sono nobile, questo non significa che permetta a qualcuno di prendersi delle libertà...- Si interruppe di colpo, perché si accorse della sua espressione divertita. - Ora ascoltatemi. Ho bisogno di parlarvi. Sophie, non ho nessuna intenzione di chiedere la mano di vostra cugina.- - Bene, così almeno eviterete di ricevere un rifiuto.- Richard si sforzo' di ignorare il sarcasmo di lei e proseguì nella sua confessione. - Non avete capito che sono innamorato di voi? - - Non vi credo. È impossibile.- - Perché impossibile? Non credete che io abbia un cuore? - - Oh, no, milord. So che avete pietà e compassione per i meno fortunati, e...- - Almeno mi trovate una qualità. Comunque io non stavo parlando di compassione, ma di amore. Voi siete nei miei pensieri giorno e notte, vi inseguo con la mente e mi domando cosa stiate facendo... Ma chiedere la mano della signorina Hundon sarebbe una parodia. Io...- - Avete perfettamente ragione, milord. Ma se credete che io possa accettare una proposta di questo tipo, vi sbagliate di grosso. Piuttosto preferirei morire.- ribatte' Sophie. - Mi ritenete tanto caduto in basso? Allora che significato ha per voi quel bacio? Che siete pronta per cadere nelle braccia di un cercatore di dote? - ritorse lui. Sophie lo fissò con asprezza e si allontanò da lui, scendendo di corsa le scale, finché trovò la salvezza in un salotto. Qui finalmente, vicino ad altre donne, poteva riposarsi. Sbatte' la porta alle sue spalle e si lasciò cadere su una poltroncina. Richard la seguì, rimase qualche istante sulla soglia indeciso sul da farsi, poi ritornò nella sala da ballo. La danza che aveva promesso a Sophie si era appena conclusa e le coppie stavano tornando ai propri posti. Richard si avvicinò a Charlotte, che stava conversando con Freddie. - Signorina Roswell, ho bisogno di parlarvi.- Charlotte lo guardo' stupita e si rivolse a Freddie in cerca di consiglio. - Andate pure, mia cara. Ascoltate questo gentiluomo.- Le suggerì il suo accompagnatore. - Signorina Roswell, non intendo preoccuparvi, ma sono convinto che vostra cugina non si senta bene - esordì Richard appena si furono allontanati dagli altri ospiti. - Sophie è indisposta? Devo andare subito da lei.- - Venite, vi conduco io.- Lasciarono la stanza seguiti dagli sguardi interessati degli ospiti, i quali erano convinti che il visconte di Braybrooke stesse conducendo la sua ereditiera lontano da occhi indiscreti per farle una proposta formale. - Spero che non abbiate fatto nulla per sconvolgere mia cugina - commentò Charlotte mentre salivano le scale. - No. A meno che riteniate sconvolgente una proposta di matrimonio.- - Avete chiesto la sua mano? - si stupì Charlotte. - Ho tentato. Ma lei ha preferito fraintendere le mie parole, e forse voi ne conoscete il motivo. Credevo che Sophie provasse qualcosa per me, ma evidentemente mi sbagliavo. Vi è così affezionata, che credo arrivi a negare i suoi sentimenti, se teme che possano dispiacervi.- - È vero, ma in questo caso vi sbagliate. Sophie sa benissimo chi occupa il mio cuore.- - Vale a dire il signor Hartfield? - - Esatto.- - E... e Sophie lo sa? Ne siete sicura? - - Certamente. Non abbiamo segreti fra noi.- - Allora forse è innamorata di un altro? Voi che la conoscete così bene, dovete saperlo. Ha già donato il suo cuore a un altro uomo? - la interrogo' Richard. - No. Comunque, milord, il discorso che mi state facendo non ha senso. Tutti sono a conoscenza del fatto che desiderate una moglie ricca.- - Non prestate orecchio ai pettegolezzi. È vostra cugina che voglio, se lei mi accetterà. Per favore, convincetela che nulla mi farà mai cambiare idea - la supplico' mentre apriva la porta dietro la quale Sophie si era rifugiata. Ma nel salotto non c'era traccia di lei. Lasciarono la stanza e Richard si avvicinò al maggiordomo. - Conoscete la signorina Hundon? È vestita con un abito color crema e ha i capelli rossi.- - Una donna che risponde alla vostra descrizione ha lasciato questa casa circa dieci minuti fa, milord - rispose il servitore. - Era sola? - - Si, milord. L'ho vista salire in carrozza.- - Devo seguirla. Voglio andare fino in fondo a questa faccenda - affermò Richard voltandosi verso Charlotte. - Non è molto saggio da parte vostra, milord. Se Sophie è tornata a casa, non vi farà mai entrare se nessuno si trova con lei.- - Voglio assicurarmi che sia arrivata sana e salva. Vi prego, signorina Roswell, tornate al ballo e non fate parola con nessuno di quanto sapete.- Si inchino' e uscì in gran fretta dal palazzo. Appena arrivata a casa, Sophie si rifugiò in camera, si gettò sul letto e abbracciando il cuscino sfogò la sua disperazione piangendo in modo irrefrenabile. Richard le aveva confessato il suo amore, ma aveva anche lasciato intendere che mai l'avrebbe sposata. Lei era certa che non sarebbe riuscita a sopravvivere a quel dolore. Come avrebbe potuto sopportare di vederlo corteggiare un'altra, sapendo che mai avrebbe sentito le sue forti braccia attorno a lei? Quanto avrebbe voluto lasciare subito Londra, fingendo che tutto quello che era accaduto in quella città fosse stato solo un brutto sogno. Sentì bussare alla porta. Era la fida Anne, che la veniva a informare di una visita. - Signorina Sophie, lord Braybrooke attende in salotto. Ho detto a sua signoria che voi vi eravate già ritirata, ma lui non intende ragioni. Ha affermato che se ne andrà solo dopo avervi vista.-

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Capitolo 20
*** 20 Capitolo ***


Sophie decise di incontrare lord Braybrooke. - D'accordo. Digli che scendero' fra un attimo.- Rispose alla sua cameriera e quando fu rimasta sola, volò allo specchio. Il suo volto era gonfio per il pianto e lei tentò di rimettersi a posto, poi abbandonò l'impresa. A che pro darsi tanto da fare, visto che aveva perduto per sempre l'unico uomo che avesse amato? E lui, se avesse saputo la verità, le avrebbe mai proposto di divenire la sua amante? No, certo che no. Se avesse conosciuto la sua vera identità, le avrebbe proposto il matrimonio. Quando entrò in salotto, trovò Richard in piedi, accanto al caminetto. Lui alzò la testa appena la vide e subito si accorse che lei aveva pianto. - Milord, non è stato saggio da parte vostra presentarvi qui questa sera. Ora che mi avete vista, potete andarvene.- esordì Sophie tentando di controllare il fremito nella voce. - Solamente quando avrete risposto alla mia domanda.- - E quale sarebbe? - - Perché non volete diventare mia moglie? - - Vostra... vostra moglie? - si stupì lei. - Ma certo! Cosa credevate che intendessi quando...? - Si interruppe, fissandola, come folgorato da una spiegazione. - Mio Dio! Non ditemi che avete pensato che vi chiedessi di diventare la mia amante! Dovete avere una pessima opinione di me, per poter credere a una tale infamia! - - Eppure, milord, avevamo stabilito che io non posseggo alcuna delle qualità che voi ritenete indispensabile per la vostra futura sposa.- - Al contrario, voi rispondete appieno alle mie richieste. Siete bella e avete compassione dei deboli, vi piacciono i bambini. Cavalcate come se foste nata in sella e siete coraggiosa. L'unica pecca che trovo in voi è che siete un po' troppo indipendente, ma sono certo che il vostro comportamento sia frutto di alcune circostanze. Inoltre sono convinto che non mi troviate del tutto insopportabile.- - Milord, io... - - Ditemi che mi sposerete e io dedicherò il resto della mia vita a rendervi felice. Non c'è null'altro che io desideri di più. Perché, vedete, io vi amo, Sophie.- Lei lo fissò incredula. Per giorni e giorni aveva desiderato sentire proprio quelle parole e ora che il suo desiderio si era avverato, era troppo tardi. - Vi prego, milord, non continuate.- - Perché no? Voglio sapere quale sarà la vostra risposta prima di parlare col signor Hundon.- - Oh, no! Non dovete dirgli nulla, vi prego, promettetemelo.- Gridò Sophie in preda alla disperazione. - Ma è il mio dovere. Io voglio chiedervi in sposa e prima devo avere il consenso del vostro tutore.- ribatte' lui. Lei era troppo sconvolta per prendere nota delle sue parole. Richard infatti si era riferito al signor Hundon definendolo un tutore, e non un padre. - Lord Braybrooke, vi ringrazio, ma la risposta è no. Non posso acconsentire a diventare vostra moglie.- - Perché no? Mi trovate ripugnante? Brutto? Odioso? - ritorse lui afferrandola per un polso. A ogni domanda Sophie scoteva il capo. - E allora perché? Siete preoccupata per la vostra dote? Non mi importa. Niente è importante se mi sposerete.- - Ma importerà sicuramente a vostro nonno - replicò lei. - Andremo insieme da lui e gli spiegheremo tutto. Non ci rifiuterà il suo consenso. Ma se anche lo facesse, non importerebbe. Con voi al mio fianco, sono pronto a sfidare il mondo.- Sophie lo guardo' negli occhi e si sentì perduta. Era arrivato il momento di confessargli la verità. Era meglio che la venisse a sapere da lei, prima che qualcun altro lo informasse. Trasse un profondo respiro, ma prima che potesse iniziare a parlare, fu interrotta dalla cameriera. - Miss Sophie, il signor Hundon è qui. - la avvertì con agitazione. - Oh, no!... Milord, dovete andarvene.- - Ma io devo parlargli...- - Non questa sera. Sarà stanco per il viaggio e quindi non certo dell'umore adatto per ascoltarvi - spiegò guardandosi intorno nella stanza alla ricerca di una via di fuga. Afferrò Richard per un braccio e lo guidò verso la terrazza, che dava sul giardino. - Qui, andatevene da qui in fretta.- Riluttante, Richard disparve nel buio, proprio mentre lo zio William faceva la sua comparsa nella stanza. - Si può sapere di cosa sta cianciando il maggiordomo? -domandò l'uomo appena vide Sophie. - Prima mi dice che lady Fitzpatrick e la signorina Roswell sono fuori casa, poi aggiunge che la signorina Sophie è a casa. Non mi sembra che abbia le idee molto chiare.- - Zio, che sorpresa vedervi - lo accolse lei con un sorriso, tentando di parlare con un tono di voce normale. - A casa va tutto bene? - - Sì, tutto a posto, considerando la salute della tua povera zia. Piuttosto, come mai Charlotte è fuori con la tua dama di compagnia e tu sei qui? - - Sono andate al ballo dei Braybrooke. Io non mi sentivo molto bene, cosi sono tornata indietro.- - Be', allora vai subito a letto. Non è il caso che tu stia qui al freddo. Aspetterò io Charlotte e lady Fitzpatrick.- Sophie fu attraversata da un brivido all'idea che sua cugina dovesse affrontare da sola le ire paterne, così propose allo zio di ritirarsi. - Mi sembri molto ansiosa di liberarti di me. Comincio a pensare che sua grazia avesse ragione - osservò suo zio. - Sua grazia? - - Sì, il duca di Rathborne. Mi ha scritto una lettura, informandomi che in città stavano accadendo cose strane, e ingiungendomi di recarmi presto a Londra, se non volevo che mia figlia e mia nipote si rendessero ridicole agli occhi del bel mondo.- Allora sua grazia l'aveva riconosciuta! Lei abbassò il capo e si sedette. - Avanti, perché non mi racconti cos'è successo? - la sollecito' lo zio. - Sono stata davvero una sciocca, e penso di aver irrimediabilmente rovinato la mia vita - iniziò lei, e dopo essersi asciugata le lacrime che le scendevano copiose sulle gote, narro' l'intera storia. - Fatico a credere alle mie orecchie. Avete architettato un piano diabolico e ora mi chiedo come faremo a uscirne. Ma come siete riuscite a continuare per tutti questi giorni? - continuò zio William non appena lei ebbe terminato. - È stato molto difficile, soprattutto dopo l'arrivo di Freddie.- - Ma certo, Frederick Hartfield è a Londra! Del resto, farebbe qualunque cosa gli domandasse Charlotte.- - Sapete anche questo, zio? - domandò Sophie stupita. - Lo sospettavo da un pezzo, poi il ragazzo è venuto a parlarmi prima di partire per la città. Io non sono contrario a una sua unione con Charlotte, ma gli ho detto chiaro e tondo che con suo padre dovrà vedersela da solo. E immagino che dopo questa faccenda non sarà un compito tanto semplice.- Furono interrotti dal ritorno di lady Fitzpatrick e di Charlotte, che rimase folgorata appena vide il padre in salotto. - Papà! Cosa fate qui? - - La stessa domanda che potrei porti io, mia cara. Ti ho mandato a Londra con Sophie e mi aspettavo che tu imparassi a comportarti in società, invece vengo a sapere che avete organizzato uno stupido scherzo che danneggera' la nostra reputazione. Tua cugina mi ha appena confessato tutto quanto.- - Oh, povera Sophie, deve esserle costato molto.- Lady Fitzpatrick era rimasta scioccata per quello scambio di parole, e continuava a girare lo sguardo dall'uno all'altro, finché William Hundon prese in mano le redini della situazione e spiegò quanto era accaduto con voce tonante. - Domani mattina mi rechero' personalmente da lord Braybrooke. Spero che lui e il duca acconsentiranno a mantenere il segreto per evitare uno scandalo - concluse prima di ritirarsi. Richard, rimasto nascosto nell'ombra, aveva udito tutto. Ma era stata solo una conferma ai suoi sospetti. Già da tempo aveva dei dubbi sul comportamento di Sophie e molti suoi atteggiamenti non gli erano parsi tipici di una ragazza allevata in campagna. Ritornò a casa senza essere notato da nessuno, infradiciato dalla pioggia che aveva iniziato a scendere copiosa, ma più deciso che mai a sposare Sophie. Il mattino dopo si recò subito dal nonno.

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Capitolo 21
*** 21 Capitolo ***


Il duca di Rathborne pareva attenderlo in salotto. - Oh, Richard, ragazzo mio, tutto bene al ballo di ieri sera? - - Non esattamente.- - Allora c'è lo zampino della signorina Roswell, Sophie Roswell - osservò l'uomo più anziano, sottolineando con enfasi il nome proprio. - Come lo sapete? - - C'è ben poco che mi sfugge. Inoltre quella ragazza è l'immagine di sua madre. Gli stessi lineamenti e la stessa carnagione, con quel colore di capelli che è impossibile definire.- - Rosso con lampi dorati - aggiunge Richard. - Molto poetico - tagliò corto il duca. - Cos'hai deciso di fare con lei? - - Le ho chiesto di sposarmi.- - Offerta che la ragazza ha rifiutato, immagino. Forse per lei è più importante evitare uno scandalo che accettare un matrimonio.- Ipotizzò sua grazia. - Non credo proprio. Sentite, nonno, voi avrete obiezioni ad accettarla come mia futura moglie? - - Per niente. Al contrario, mi farebbe piacere vedere al tuo fianco una donna dotata di tanto spirito da aver architettato una fandonia simile - rispose il duca sorridendo. In quell'istante fu annunciato l'arrivo del signor Hundon, il quale ringrazio' il duca per averlo informato. Aggiunse inoltre che il debutto delle due fanciulle era stato cancellato e che entro qualche giorno sarebbero rientrati tutti a Upper Corbury per evitare uno scandalo. Dopo aver udito quelle parole, Richard non riuscì a trattenersi. - Sophie vi ha rivelato che ho chiesto la sua mano? - Il signor Hundon lo fissò con stupore. - No, non me ne ha neppure accennato.- - In questo caso, se mi recassi adesso da Sophie e la convincessi ad acconsentire, voi mi dareste la vostra benedizione? - William Hundon accettò e Richard uscì subito dalla stanza e si recò nelle scuderie, dove si fece sellare un cavallo. Si precipitò a Holles Street, ma non vi trovò Sophie, solo Charlotte, disperata. - Milord, Sophie è sparita. Ieri sera era sconvolta e...- - Lo so, e conosco anche il motivo - la rassicuro' lui. - Inoltre, credo di sapere dove si sia rifugiata. A Maiden Lane.- - Oh, maggiore, è stato veramente gentile da parte vostra venire di persona - lo accolse la signora Stebbings con un caldo sorriso. - Ieri ho ricevuto la visita del vostro avvocato. Voglio ringraziarvi a nome della nostra associazione e naturalmente di tutti i soldati. È un vero sollievo sapere che il nostro rifugio sarà sempre a disposizione, e tutto questo grazie alla vostra generosità.- - Si, si - annuì Richard, fremente, desideroso di interrompere quel fiume di parole. - Avete per caso visto la signora Carter? - - Oh, mi dispiace, ma è stata qui stamattina, molto presto. Mi sembrava distratta, e non dell'umore adatto per svolgere le sue solite mansioni, così le ho consigliato di tornare a casa.- - Era sola? - - È venuta sola, ma quando se ne è andata il sergente Dawkins si è gentilmente offerto di accompagnarla, e...- - Dawkins! - ruggi' Richard. - Si, il sergente - gli confermò la signora Stebbings. - C'è qualcosa che non va, maggiore? - Richard strinse i denti e si sforzo' di mantenere la calma. Dopotutto Dawkins era un cognome piuttosto comune da quelle parti, inoltre, anche se si fosse trattato della stessa persona, questo non significava che Sophie fosse in pericolo. - Spero di no. A che ora se ne sono andati? - - Almeno due o tre ore fa.- - Tre ore! Accidenti! Siete certa che la signora Carter intendesse recarsi direttamente a casa? - - Credo proprio di sì. La signora mi ha informato che stava per lasciare la città e che quindi era venuta qui per accomiatarsi. Non so dove abiti, ma se voi conoscete il suo indirizzo, vi dispiacerebbe controllare che sia giunta a casa sana e salva? - aggiunse, ora un po' preoccupata. - Purtroppo vengo proprio da lì. La signora non era ancora rientrata quando io mi sono recato da lei - la informò lui. - Oh, maggiore, temete che le sia accaduto qualcosa di male? Eppure avrei giurato che il sergente Dawkins fosse un uomo di cui ci si potesse fidare.- - Ora devo andare - concluse Richard e si affretto' a rimontare in sella. Per prima cosa stabilì di tornare a Holles Street. Nel frattempo Sophie poteva essere rientrata e lui si stava preoccupando per nulla. Ma non era così. Richard decise di non mettere in allarme tutta la famiglia e organizzò una ricerca con i suoi amici e servitori. Tornò quindi a Maiden Lane con una pistola sotto la giacca e chiese ai reduci se volevano unirsi a lui nella ricerca. - Temo che il sergente Dawkins abbia qualcosa a che fare con la scomparsa della signora Carter. Qualcuno di voi ha idea di dove possa essersi rifugiato? - domandò Richard. Gli uomini lo fissarono scotendo il capo, e solo il soldato senza gambe si avvicinò. - Ieri ho visto il sergente parlottare con un uomo dall'aria truce e poi allontanarsi. Così ho deciso di seguirli e ho visto che si infilavano in una casa vicino a Seven Dials.- - Questo è accaduto ieri? - puntualizzo' Richard. - Sì. È vero che non prova nulla, ma sono sicuro che se troveremo quella canaglia del compagno, avremo anche sue notizie.- - Non potete andare da solo in quel covo di ladri, maggiore - Intervenne un altro reduce, che ben conosceva quella zona malfamata della città. - Se si spargesse la voce che voi state cercando uno dei loro compagni, quei tagliagole farebbero fronte comune e si rifiuterebbero di parlare.- - Ho portato qui con me alcuni vecchi abiti del mio povero marito, che riposi in pace - lo informò la signora Stebbings. - Pensavo di distribuirli agli uomini, ma credo che siano della vostra misura, maggiore.- Richard la ringraziò e accettò quegli abiti, in realtà un po' troppo piccoli per lui. Dopo essersi cambiato, si frego' il volto con del fango e si sporco' gli stivali, in modo da riuscire a confondersi con le altre decine di reduci che affollavano la città. Da quel momento in avanti la ricerca di Sophie venne condotta con l'accuratezza di una campagna militare. Sophie non aveva idea di dove si trovasse. Sapeva solamente che giaceva in un luogo buio e maleodorante. Si era chiesta più volte chi le volesse far del male, ma senza trovare una risposta. Sapeva che era stato il sergente Dawkins, insieme a un altro uomo con una benda su un occhio, ad averla trascinata in quella prigione, ma non ne conosceva il motivo. Quando aveva loro offerto dei soldi per la propria liberazione, quei due le avevano riso in faccia. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso dal momento in cui quei due energumeni l'avevano legata e imbavagliata, ma dovevano essere ormai passate alcune ore. I suoi occhi si erano abituati all'oscurità e ora si rendeva conto di trovarsi in una soffitta. Il tetto era spiovente e non c'erano finestre, ma una sola porta. Il caldo era intollerabile e lei aveva la gola secca. Avrebbe dato qualsiasi cosa per un sorso d'acqua. In quel momento udì dei passi sulle scale e dopo qualche istante vide comparire Dawkins. Recava con sé una borsa, dalla quale tolse una penna, un foglio di carta e una boccetta d'inchiostro. - Ora fate la brava. Voglio che scriviate una lettera per me. Vi sleghero', ma è inutile che gridiate o che pensiate di fuggire. Fuori da questa ci sono tre piani di scale e il vecchio Joe sorveglia l'unica uscita.- la intimidi' Dawkins. Appena fu slegata e le fu tolto il bavaglio, Sophie imploro' un bicchiere d'acqua. Dawkins glielo concesse e versò una ciotola d'acqua da una caraffa che si trovava nella stanza. - Ora state attenta e scrivete quello che vi dettero'. È una lettera molto speciale - continuò il malvivente appena Sophie si fu seduta. - Al maggiore Richard Braybrooke, Bedford Row. Caro Richard, per favore non tentate di ritrovarmi o verrò uccisa prima che voi riusciate a raggiungermi.- - Perché credete che il maggiore si metterà alla ricerca? Non prova alcun interesse nei miei confronti. Abbiamo litigato - lo interruppe Sophie. - Non tentate di fare qualche giochetto con me, signora Carter. O dovrei dire la signorina Hundon? -

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Capitolo 22
*** 22 Capitolo ***


Sophie restò sorpresa dalla rivelazione sul suo conto di Dawkins. - Come avete fatto a scoprire chi fossi? - - Non è stato difficile. Vi ho seguito fino a casa e ho parlato con i servi. Ora continuate a scrivere: Ritornerò sana e salva solo se voi porterete mille...- In quel momento furono interrotti dall'arrivo di Joe, stanco di fare la guardia al portone. Appena udì la cifra, tentò di correggerla. - Scrivete duemila.- - Non pagherà mai! Dove credete che riesca a trovare una somma simile? E se anche ci riuscisse, cosa vi fa pensare che pagherebbe per il mio rilascio? - esclamò Sophie disperata. I due uomini si guardarono l'un l'altro, come se riflettessero sulle parole di lei, poi Dawkins sogghigno'. - D'accordo, avete tentato. Ora continuate: Porterete mille ghinee sui gradini della cattedrale di St. Paul questa sera alle sette...- - Duemila - ripeté Joe. - Ma la vuoi finire? - Dawkins si volse verso di lui brandendo un pugnale. - Se saremo troppo avidi, lui non si farà vedere. Invece lo voglio qui, a macerarsi nell'angoscia, proprio come è successo a me.- - Che me ne importa della tua vendetta? Non mi interessa cos'è accaduto fra te e il maggiore durante la guerra. Se tu lo porterai qui, dovrò trovarmi un altro rifugio. Pagherà. Guardala, è una signora.- Replicò Joe. - Sì, è vero. E sono anche molto ricca. Posso pagarvi molto di più del maggiore Braybrooke, che dopotutto è solo il figlio di un secondogenito.- Confermò Sophie. - Quanto? - domandò subito Joe. - Chiudi quella boccaccia e vattene! Non hai capito che lei vuole prenderci in giro solo per proteggerlo? Io, quell'uomo, lo voglio qui e voglio che assaggi questo! - sbraito' Dawkins, agitando nell'aria un gatto a nove code. - Non abbiamo ancora concluso la lettera. Raccomandategli di venire solo e di assicurarsi di non essere seguito. Se si farà accompagnare da qualcuno, io lo verrò a sapere e lui potrà ripescare il vostro corpo nel Tamigi.- Joe girò le spalle borbottando, ma in quell'attimo la porta fu scossa da colpi decisi. Dawkins la spalanco' e sulla soglia comparve un uomo lacero, che subito Sophie riconobbe. Era uno dei reduci che spesso si recavano a Maiden Lane. - Le guardie sono per strada e stanno frugando dappertutto - Non starò certo qui ad aspettare - affermò Joe e dopo aver afferrato una borsa si avviò per le scale. - Mi devi un favore, Dawkins, non dimenticartene. Ti troverò dovunque andrai - mormorò prima di scomparire. - Anche per noi è arrivato il momento di andarcene. Troveremo un altro rifugio.- Sibilo' Dawkins mettendosi la lettera in tasca e afferrando Sophie per un braccio. Quando scesero in strada, non vi trovarono anima viva. Dawkins spinse Sophie in avanti, ma fatti pochi passi, una mano sbuco' da un portone e la tirò dentro. Un attimo dopo la via si animo' di dozzine di uomini, che convergevano verso l'attonito Dawkins, ma Sophie se ne rese conto a malapena, poiché si trovava accanto a Richard, e lui le stava sussurrando all'orecchio: - Vi sentite bene? - - Sì. - - Riimanete qui. Non è uno spettacolo adatto a una signora.- ribatte' lui e uscì in strada. Afferrò il gatto a nove code che il sergente aveva lasciato cadere e gli si avvicinò. Quel malfattore era trattenuto da due uomini robusti. - No! - gridò Sophie, convinta che Richard volesse frustarlo. - Mi ha spaventata, ma non mi ha fatto del male. Non dovete vendicarvi.- - Non cerco vendetta, ma ho intenzione di dargli una bella lezione - replicò Richard, gettando la frusta a terra e liberandosi della giacca. - Lasciatelo andare - ordinò agli uomini che tenevano fermo il sergente, poi gli si avvicinò e gli sferro' un pugno. Anche in quelle circostanze avverse, Sophie non poté fare a meno di ammirare l'innata eleganza di Richard, il suo corpo snello e muscoloso, le sue pronte reazioni ai colpi ricevuti. Il sergente Dawkins si stava difendendo strenuamente, ma alla fine dovette soccombere sotto la gragnuola di colpi di Richard e rimase steso a terra. - Occupatevi di lui e fatelo medicare - ordinò ai soldati, poi si avvicinò a Sophie. - Non fate mai come vi viene detto? - - È tutto quello che avete da dirmi, milord, dopo che...- - No, ma il resto lo rimanderemo a più tardi. Venite, la carrozza ci attende in fondo alla strada.- Si voltò verso gli uomini. - Vi ringrazio tutti. Sarete ben ricompensati.- - Non vogliamo ricompense, maggiore. È stato un piacere aiutare la signora che ha fatto così tanto per noi. Vi auguriamo tanta felicità.- Lo corresse uno dei soldati. Durante il tragitto per Holles Street Sophie raccontò a Richard quello che le era accaduto e lui le spiegò che era stato uno dei reduci a guidarlo al rifugio di Dawkins. Poi lei si appoggiò al sedile della carrozza, svuotata di ogni energia. Chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro. - Riconosco di essermi comportata come una sciocca. Posso solo dire che mi dispiace e che vi sono grata per il vostro pronto intervento.- - Risparmiate le scuse per vostro zio e vostra cugina, signorina Roswell.- - Come mi avete chiamata? - - Avete sentito benissimo. Avete lasciato dietro di voi molti indizi che rivelavano la vostra vera condizione. Il vostro spirito di indipendenza, la vostra fierezza, la vostra conoscenza perfetta del francese, tutto lasciava presagire che non potevate essere una povera ragazza vissuta solo in campagna. E poi, naturalmente, mio nonno è intervenuto. Sostiene che siete la copia di vostra madre. Deve essere stata molto bella.- - Immagino che adesso lo sappiano tutti - commentò Sophie, che non fece neanche caso a quel complimento. - No, nessuno saprà nulla. Mio nonno ha giurato di mantenere il segreto e sono certo che anche lady Fitzpatrick terrà la bocca chiusa. Se ne tornerà in Irlanda e anche voi ve ne andrete a Upper Corbury.- - Si, è vero.- - Ditemi, come intendevate mettere fine a questa pagliacciata? - - Pensavo che, una volta tornate nel Leicestershire, avremmo ripreso ognuna la propria identità. Charlotte avrebbe annunciato il suo fidanzamento con Freddie e io sarei vissuta da sola.- - E se qualcuno avesse chiesto la vostra mano durante il soggiorno a Londra? - si informò lui, che sentiva il desiderio di stringerla fra le braccia.- - Avrei rifiutato, naturalmente. Non avrei mai potuto accettare la proposta di un uomo sotto mentite spoglie.- - È per questo che mi avete rifiutato? È l'unica ragione? - - Ma, milord, non è possibile che voi intendiate sposarmi adesso, dopo lo scandalo che susciterà il mio comportamento, e...- - Troveremo insieme il modo per evitare lo scandalo - spiegò Richard con filosofia. - Tornerete nel Leicestershire e fra qualche mese, non troppi, giacché sono un uomo impaziente, verrò a trovarvi e verrà annunciato un fidanzamento tra la signorina Roswell e il visconte di Braybrooke.- - Ma, milord...- - Spero che non abbiate intenzione di rifiutare di nuovo. Non credo che riuscirei a domandarvelo per la terza volta - commentò lui con tono ironico. Sophie lo fissò incapace di parlare. - Volete che mi getti ai vostri piedi? Ecco fatto - ribatte' lui appoggiandosi su un ginocchio. - Vi amo, Sophie, vi ho amata dalla prima volta che ho posato lo sguardo su di voi. E invece di essere irritato per la mascherata che avete organizzato, vi amo ancora di più, per la compassione che avete mostrato per gli altri, per l'amore che avete per il prossimo, per gli umili e gli indifesi.- Sophie si gettò fra le sue braccia e lui la bacio', facendo nascere in lei il desiderio che quel bacio potesse durare per sempre. ___________________________FINE_____________________________

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