Don't mind the outfit, you're always the same

di Eririchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La boccetta di Komui ***
Capitolo 2: *** Nell'infermeria... Post Noah's Ark ***
Capitolo 3: *** Meditazione impossibile ***
Capitolo 4: *** After Level 4 - the end ***



Capitolo 1
*** La boccetta di Komui ***


Komui non era mai stato bravo con le pozioni. Questo lo sapevano tutti, ma lui, l’unico che se ne sarebbe dovuto accorgere una volta per tutte, non sembrava volerlo fare.
 
Era talmente preso a cercare la cura definitiva per miopia e astigmatismo, che non si curò dei possibili effetti collaterali delle sue azzardate combinazioni di ingredienti. Fu così che creò quei due liquidi che comparvero sulla sua scrivania in contemporanea. Dal momento che le aveva provate su due cavie scelte a caso con delle pagliuzza (stavolta era toccato a Johnny e Jerry) conosceva già i loro effetti collaterali: la prima decuplicava la resistenza muscolare, ovvero aumentava forza e durezza corporea: l’ideale qualora servisse un aiutino in uno scontro fisico contro un akuma. Mentre la seconda rendeva disinibiti e oltremodo vogliosi della persona amata.

Insomma, la prima anche se non risolveva del tutto la miopia era comunque sfruttabile sul campo di battaglia, la seconda invece era a dir poco sconveniente, così Komui decise di continuare a lavorare sulla seconda. Peccato che Johnny, in preda al suo effetto collaterale non ancora smaltito dopo 30 minuti, distrusse mezzo ufficio di Komui nel momento stesso in cui provò ad aprirne la porta: la scaraventò senza volerlo contro la scrivania del supervisore, il quale si salvò unicamente perché in quel momento si trovava in un angolo della stanza a maneggiare i flaconi identici delle suddette pozioni gemelle.

Mentre i due cercavano di sistemare il disastro, Lavi entrò nell’ufficio per fare rapporto della missione appena conclusa. Indossava ancora l’uniforme, composta dalla casacca nera, i pantaloni bianchi e la sua amata sciarpa arancione.

- Hei, Komui! Che hai combinato stavolta? –
Fu Johnny a rispondergli, mentre rompeva una dopo l’altra ogni cosa che cercava di afferrare per riporla al suo posto: - Un disastro, Lavi! Non controllo il mio corpo! È da mezz’ora che distruggo tutto ciò che tocco! È orribile! –

Lavi indietreggiò, preoccupato che la pozione potesse essere contagiosa, poi chiese i dettagli. Nel rispondergli a Komui balzò in mente un’idea malsana: chiese a Bookman Junior di provarla.

Ovviamente Lavi si disse contrario, ma un conto era rifiutare un’offerta, un’altra era negare un ordine… - Ti prego, Lavi, voglio solo vedere se è trasferibile all’Innocence! Quanto mai potrà durare l’effetto? -

In quel momento, la mezza scrivania che Johnny stava sollevando gli cadde dalle mani. Bene: l’effetto durava circa mezz’ora! In quel disastro, tuttavia, Komui non si accorse di aver porto all’esorcista la boccetta sbagliata…

Lavi si diresse in mensa con il flacone in una tasca: aveva troppa fame per provarla subito e rischiare di rompere forchetta e quant’altro, perciò si avvicinò a Jerry per ordinare qualcosa da mettere sotto i denti: - Ho famissima, Jerry! Dammi la prima cosa che ti viene pronta, ti prego! –

- Oi oi, Lavuccio, mi sa proprio che la missione ti ha messo fame! Vedrai, ci pensa il tuo Jerry a rimetterti nel pieno delle forze! –Il rosso aggrottò le sopracciglia: - Jerry, stai bene? Sembri… diverso. –

- Non farci caso, ho smesso di essere una cavia di Komui solo pochi minuti fa… è stato orribile! –
- Anche tu con la pozione della super forza, eh? Quanti piatti hai rotto là dietro in cucina? –
- Pozione della forza?! Magari! A me è toccata l’altra! –

Mentre Jerry spiegava quali orrori aveva dovuto veder compiere al suo corpo, quanto imbarazzo aveva provato nel flirtare affatto velatamente con l’oggetto dei suoi sogni proibiti da cui non avrà di certo più il coraggio di farsi rivedere, Lavi si ricordò di aver visto due boccette cadere dalle mani di Komui nell’ufficio… e se gli avesse dato quella sbagliata? Cavolo, se fosse bastato essere attratti fisicamente da qualcuno, allora Komui lo avrebbe ucciso a mani nude perché di certo l’unica davvero attraente dentro all’Ordine era Lenalee!

L’esorcista dall’occhio verde scosse la testa per rimuovere quel pensiero. – Parlando d’altro, che hai di pronto? –

Dopo poco, Lavi finì il suo hamburger e decise di provare il liquido portentoso. Di certo Komui poteva essere sbadato, ma non su queste cose… vero? E poi erano due boccette identiche contenenti liquidi identici, impossibile che Komui potesse distinguerle, per cui doveva aver fatto sicuramente attenzione!

Tirò fuori dalla tasca il flacone e lo osservò: sembrava acqua. Deglutì esasperato dal terrore di avere tra le mani la pozione sbagliata… e se fosse tornato da Komui per chiedergli di controllare bene la boccetta?

Nuovo piano: ne avrebbe bevuta solo metà, così ne avrebbe dimezzato l’effetto o perlomeno la durata!
Si alzò in piedi e tornò da Jerry per restituirgli il vassoio. L’idea di Lavi era di uscire in cortile per aver meno gente possibile nelle vicinanze ma…

- Allora, l’hai già presa? – chiese Jerry sorridente.Lavi fece cenno di no col capo, poi gli mostrò la boccetta e provò a chiedergli se riuscisse a riconoscerla. La aprì speranzoso che Jerry potesse distinguere almeno l’odore, ma ecco che arrivò Kanda, il quale spintonò il povero Junior, colpevole di essersi frapposto tra lui e il suo piatto di soba già fumante sul bancone.

Fu un attimo. La boccetta si riversò per buona parte nel piatto sottostante, mescolando subito con il liquido in cui galleggiavano gli spaghetti che tanto piacevano al giapponese.

- Oh mio… -
- E togliti, stupido coniglio! –

Jerry e Lavi rimasero senza parole. Si limitarono a osservare Kanda allontanarsi col proprio vassoio, finché: - Non era la boccetta che dovevi prendere per Komui? –

- Sì… ma mi sa che a ‘sto punto attenderò che la prenda prima Yuu… -Due secondi e una lavata di capo dopo, Lavi si lasciò convincere da Jerry ad avvertire il collega esorcista. Fu così che il rosso si ritrovò subito di fronte al moro, già intento a mangiare il suo cibo preferito. Quest’ultimo lo minacciò con uno sguardo e Lavi deglutì. – Ehm, Yuu, c’è una cosa che dovrei dirti… -

- Tipo il perché ti ostini a chiamarmi per nome e a disturbarmi mentre mangio? Sappi che le prossime potrebbero essere le tue ultime parole se non mi dai una spiegazione soddisfacente. –Lavi deglutì di nuovo. Le labbra di Yuu Kanda avevano già concesso al suo corpo di ingerire parte del liquido di Komui, poco ma sicuro. – No, è che prima, nel tuo piatto, mi ci è caduta una cosa che… -

In quel momento gli occhi di Kanda si sgranarono. Alzò la testa verso il rosso e, con fare impassibile ma urgente, scattò in piedi e lo afferrò per un polso. Poi lo condusse altrove, noncurante nemmeno di lasciare incustodito il suo amato pranzo.

- Yuu! Dove mi stai portando?! Giuro che non l’ho fatto apposta di farti cadere quella cosa nel piatto! -

Camminavano da almeno cinque minuti e Kanda, nonostante Lavi gli avesse raccontato per filo e per segno come erano andate le cose, non sembrava aver ascolto nemmeno mezza sillaba. Il bookman si ritrovò nel sotterraneo, nei pressi del magazzino delle scorte alimentari e, una volta giunti in un corridoio nascosto ed illuminato solo da un fioco lume dietro l’angolo, Kanda lasciò il polso di Lavi solo per poterlo afferrare per le spalle.

Poi sbatté il rosso contro la parete.

Il cervello di Lavi stava processando quegli avvenimenti considerando un susseguirsi infinito di variabili. Arrivò a concludere che se Kanda non gli aveva spezzato il polso dopo averlo afferrato con cotanto entusiasmo, di certo la pozione che aveva ingerito il moro non era quella che decuplicava la forza…

- Y-Yuu… - gemette il guercio, ma non riuscì a chiedere a Kanda come mai lo avesse portato laggiù perché il giapponese lo costrinse ad un bacio selvaggio e soffocante, uno di quelli che tolgono il respiro e non solo a causa dell’effetto sorpresa. Kanda stava infatti premendo il proprio corpo contro quello stordito di Lavi, impedendogli  fisicamente di riprendere fiato.

Inizialmente Lavi aveva sgranato l’unico occhio visibile e si era irrigidito. Kanda lo stava davvero baciando? Questo significava che il suo compagno d’armi era segretamente innamorato di lui? Impossibile! Anche se questo avrebbe spiegato come mai non avesse mai portato a termine le sue minacce di ucciderlo per l’insistenza con cui lo chiamava Yuu…

Lavi stava ancora cercando di raccapezzarci qualcosa quando notò che il proprio spaesamento si era trasformato in qualcosa di altrettanto imprevisto: quella situazione anomala lo aveva eccitato.

Fu allora che un brivido lo percorse in tutto il corpo, rendendolo vulnerabile per un solo, singolo, piccolissimo secondo. Fu solo un istante ma Kanda, proprio perché era un ottimo combattente, colse quell’attimo di debolezza e, nell’istante in cui il brivido giunse al cervelletto di Lavi, forzò l’apertura del rosso per insinuarvi la propria lingua. Da quel momento la situazione precipitò.

Lavi si ritrovò assuefatto a quella penombra così seducente che li avvolgeva, a quel tepore che il fiato infiammato di Yuu gli causava sulla pelle del viso, al senso di urgenza che quel corpo schiacciato contro il proprio gli trasmetteva… Per non parlare del profumo di Kanda: ora che lo aveva così vicino, poteva distinguerlo così chiaramente che non se ne sarebbe più dimenticato nemmeno se non fosse stato un Bookman.

Non si accorse nemmeno di aver avvinghiato le braccia attorno al busto del giapponese. Si ritrovò a stringerlo a sé come se avesse voluto accorciare anche la distanza delle loro anime, come se desiderasse diventare un tutt’uno con lui. In tutta risposta, le mani di Kanda lasciarono le sue spalle per andare a infilarsi tra i suoi capelli. Li afferrò con forza mentre un gemito uscì dalla sua bocca ancora impegnata ad assaporare quella di Bookman Junior in ogni angolo. Lavi era ormai oltremodo inebriato da quel mix di profumo, buio e suoni imbarazzanti che rendevano superfluo chiedersi se anche Kanda fosse eccitato. Si lasciò andare, permettendo alle proprie mani di vagare sul corpo che aveva addosso, di studiarlo attraverso il solo senso del tatto, mentre la parte razionale di lui, quella sempre vigile, si raccontava di star solo accontentando l’amico. D'altronde aveva iniziato Kanda, giusto? Quindi era ciò che voleva… un favore, diciamo.

Lavi non avrebbe mai immaginato che stringere l’esorcista con i capelli più belli di tutto l’Ordine potesse essere così afrodisiaco. Non si era nemmeno accorto che le proprie mani avevano iniziato a sbottonare il cappotto dell’altro: era in completa trance. Fu però in grado di provare sorpresa nello scoprire che Kanda si ostinava a girare a petto nudo sotto l’uniforme. E anche a pensare che fosse meglio così...

Nel frattempo Kanda aveva iniziato a mordere e leccare le labbra dell’altro. Prima quello inferiore e poi, come se temesse che potesse esserne geloso, dedicò lo stesso trattamento anche al labbro superiore di Bookman Jr. Non sussultò quando sentì le mani di Junior sulla propria pelle del petto, curiose di palparne ogni centimetro, però si permise di emettere un mugolio compiaciuto quando sentì le labbra del rosso sul proprio collo.

Come per incentivarlo a non smettere, Yuu fece scendere un palmo sulla nuca di Lavi come a implorarlo di scendere di più con quella bocca impudente, mentre l’altra mano corse a cercare la zip della casacca sotto la sciarpa arancione che non gli era mai piaciuta. Quando la trovò, la tirò verso il basso con forza, rivelando che a differenza sua, Bookman Jr indossava altri vestiti sotto il cappotto imposto dall’Ordine Oscuro. Fu per questo che Kanda sbuffò, ma subito scattò con la schiena dritta perché Lavi, partendo dall’ombelico, era risalito a leccargli in punta di lingua una linea immaginaria in mezzo al busto, portando quella lunga scia di saliva e lussuria a terminare agguantando tra le labbra il lobo sinistro del moro.

Yuu aveva un sapore che Lavi non avrebbe mai potuto scordare, un misto di miele e sale che gli avrebbe causato di certo una dipendenza. Ma ancora più indimenticabile sarebbe stata la sua voce in quel momento: un suono mellifluo appena percettibile, un sussurro scappato a quella gola intenta ad ansimare senza ritegno. Lavi si permise di lasciare l’orecchio che stava tormentando per guardare in faccia il ragazzo che teneva tra le braccia e, come immaginava, lo trovò con le guance arrossate dall’affanno. Affanno per cosa non gli era chiaro, visto che oltre a baci e palpeggi non stavano facendo un granché, ma in quel momento Lavi non poté ipotizzare una risposta perché sussultò, lasciandosi sfuggire uno strilletto acuto: Kanda gli aveva sgraziatamente afferrato un gluteo mentre l’altra mano era corsa ad allentargli la cintura dei pantaloni. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma Yuu rimise le proprie labbra sulle sue e, ad occhi chiusi, lo condusse nel paese delle meraviglie…

La schiena di Lavi iniziò a scivolare giù, lungo il muro, finché l’esorcista non si ritrovò seduto per terra con un Kanda affamato di lui sul proprio grembo. Ormai era impossibile distinguere quali gemiti appartenessero all’uno o all’altro, così come,  a causa del vorticare di mani e bocche sui loro petti nudi che li aveva infiammati, nessuno dei due sentiva più il fresco tipico dell’aria stagnante di ogni sotterraneo degno di tale nome.

Kanda stava muovendo il bacino sopra l’erezione sempre più costretta di Lavi, il quale a sua volta era intento a tenere il volto del moro tra le mani per impedirgli di staccarsi dalla sua bocca. Non che Kanda avesse dato segni di volerlo fare, comunque.

Solo quando il rosso sentì le unghie nella carne delle spalle si accorse che Kanda aveva iniziato a fargli togliere la maglietta azzurra. Si staccò allora dal bacio per permettergli di finire quel gesto ma, improvvisamente, Kanda si immobilizzò. Rimasero a fissarsi per qualche attimo: Kanda sembrava sorpreso, mentre Lavi non capiva perché l’altro avesse smesso di provare a spogliarlo. Fece spallucce senza pensarci troppo e si tolse la maglietta da solo, ma appena lo ebbe fatto gli arrivò un potente cazzotto in pieno stomaco.

- Ahi… ahia… ma cosa fai?! –

Yuu scattò in piedi sbraitando: - Sei un pervertito! Non osare mai più farti vedere da me, razza di maniaco! –

Improvvisamente pervaso dai brividi di freddo, Lavi si affrettò a rivestirsi. Tremava, ma non capiva se era per un residuo di eccitazione, per la temperatura troppo bassa oppure per un eventuale imbarazzo che non si sapeva spiegare.

- Guarda che hai iniziato tu! –

- Palle! Io non ho iniziato niente! – gridò Kanda già dileguatosi tra i corridoi.

Lavi ricordò allora una cosa importante. – La boccetta… - si sentì un idiota, e come tale si accasciò nuovamente a terra, battendosi un palmo sulla fronte: - Sono un tale cretino! Era sotto l’effetto del… ma che cavolo mi è preso?? E sì che lo sapevo! Perché mai ho reagito così? Io non… - all’improvviso si ricordò anche di un’altra cosa, e allora scattò in piedi e corse adirato verso Yuu: - EHI! TU ERI COSCIENTE! –

Yuu, già in procinto di salire gli scalini che lo avrebbero riportato al piano terra, emise uno “tsk” e decise che non avrebbe mai ammesso di essere stato cosciente durante quel… quella cosa. MAI.

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Capitolo 2
*** Nell'infermeria... Post Noah's Ark ***


L’infermeria dell’Ordine Oscuro non era mai stata così gremita di gente. Anche per un tipo socievole come Lavi, essere circondato da malati pullulanti o da parenti piagnucoloni dei feriti era troppo.

Sospirò, si voltò su un fianco e si perse ad osservare la coperta che rivestiva interamente il letto di Allen come fosse una montagna. Chissà che cavolo stava facendo là sotto l’albino.

Poco importava: tra lo stomaco di Crowly che borbottava come un cantante metal e un Komui disperato intento a compiangere i capelli bruciati di Lenalee, Lavi dovette sforzarsi non poco per richiamare la mente su qualcosa che lo distraesse abbastanza da risparmiarsi un’emicrania.

E suo malgrado lo trovò: la sua mente volò a qualche ora prima quando Allen, dopo averli salvati tutti invertendo il processo di dissoluzione dell’Arca dei Noah, aveva aperto una porta credendola la strada giusta per l’uscita… Cadendo così in una voragine trascinandosi dietro un Kanda appena risorto (ma non per questo meno incazzoso del solito) che, a sua volta, si era aggrappato alla maglietta di Lavi… il quale però era ancora troppo stordito per cercare a sua volta un appiglio. Se non ci fosse stato Chaoji, a quest’ora sarebbero morti comunque tutti e tre, con o senza il download dell’Arca.

Chaoji riuscì a salvarli solo perchè a quanto pare era compatibile con dell’Innocence appena trovata. Anche Lavi fece una scoperta in quel momento: i pugni di Kanda non erano i soli a fare male, ma anche i suoi calci: - Ehi, Yu, - aveva iniziato il rosso, - mi spieghi perchè tutte le volte che provi a togliermi la maglietta finisco soffocato o con un pugno nello stomaco? -

Per fortuna Allen e Chaoji erano impegnati a parlare tra loro, altrimenti Kanda non avrebbe potuto soprassedere a una tale frecciatina e Lavi non se la sarebbe cavata con un semplice calcio nei genitali.

 

Lavi tornò al presente: non avendo abboccato alla sua provocazione, Kanda aveva dimostrando che non aveva nessuna voglia di tornare su quanto accaduto nel sotterraneo tempo prima a causa di Komui.

Giusto, Komui... 

Lavi voltò la testa e vide che il suo capo non era più lì a versare lacrime sul lenzuolo ormai fradicio della sorellina: l’infermiera lo aveva cacciato. Beh, almeno Lenalee aveva qualcuno che si struggeva per lei: il vecchio Panda non aveva versato nemmeno una lacrimuccia per lui, troppo orgoglioso del fatto di essere in grado di non provare sentimenti nemmeno per il suo erede. Ora che ci pensava bene, anche Kanda aveva un carattere simile… possibile che Lavi avesse proiettato il suo genitore adottivo sul giapponese? Nah, impossibile. E poi è sempre meglio lasciare la psicoanalisi a chi crede di saperla praticare.

Fu così che Junior si decise: mentre il chiacchiericcio della stanza si fondeva con i passi di infermiere e dottori, il rosso si voltò verso Kanda, posto nel letto accanto e approfittò del chiasso generale per sondare un po’ di più il terreno.

- Ehi, Yu, ti sei ripreso? -

Il giapponese emise un sonoro “tsk” mentre si ostinava a starsene sdraiato con gli occhi fissi sul soffitto.

- Eddai, non fare la mummia, voglio solo parlare un po’! Ad esempio… è da un po’ di tempo che penso a una cosa… non ne abbiamo più parlato, ma penso proprio che avrei la mente più libera se ottenessi una risposta sincera da te. -

Per tutta risposta, Kanda si voltò di lato in modo da dargli le spalle. - Ho sonno. -

- Non mentire! Avevi gli occhi sgranati fino a un momento fa! -

La capo infermiera sgridò Lavi per il fracasso che stava facendo, e questi si scusò a orecchie basse. Ma appena fu tornata ai suoi obblighi, il rosso riprese a stuzzicare il collega: - Dicevo… hai presente quello che è successo nei sotterranei? Quando tu ed io abbiamo… dai, hai capito. Puoi dirmi come stanno le cose? Continuo a pensarci e, diciamocelo, averti nel letto accanto non aiuta. -

Kanda scattò a sedere dopo l’ultima frase: - Cosa vorresti insinuare, stupido coniglio?! -

Ed ecco che la capo infermiera li rimise in riga tutti e due. Kanda sperò di essersi così salvato da quell’interrogatorio imbarazzante e così tornò a coricarsi in modo da non vedere in faccia quello stupido coniglio. Ma in cuor suo sapeva che Lavi non avrebbe mollato tanto facilmente.

Infatti il rosso si sporse verso di lui. - Non ti devi vergognare, è stata colpa di quella stupida pozione di Komui, però ecco… quella pozione ti ha fatto venire da me quindi mi chiedevo se il motivo fosse che tu… -

Kanda si alzò dal letto con tutta l’intenzione di andarsene. - Non è assolutamente come pensi! Tutto ciò che crea Komui non funziona praticamente mai, o perlomeno non come dovrebbe! Quindi se ho fatto qualcosa proprio a te, è stato solo perché eri la persona più vicina in quel momento, tutto qui! Storia chiusa! -

Dopo essersi infilato il maglione, Kanda si diresse verso l’uscita, rispondendo a chi glielo domandava che “siccome lì non riusciva a riposare a causa di tutto quel rumore, se ne sarebbe tornato in camera sua”. Solo Lavi intuì che con “rumore” intendeva proprio l’esorcista coi capelli rossi.

Tiedoll provò a far desistere Kanda, ma alla fine il giovane riuscì a svignarsela lo stesso.

Lavi credette di avere esagerato e che forse il suo compagno d’armi aveva ragione: quella pozione poteva non avere lo stesso effetto su tutti oppure, non essendo Kanda innamorato nè attratto da nessuno, poteva semplicemente averlo fatto momentaneamente infatuare del primo che passava.

La spina dorsale di Lavi fu percorsa da brividi freddi che parvero infiniti. Kanda con… il primo che capitava? Non poteva nemmeno pensarci. Non il suo Yu. Non dopo essersi convinto di essere speciale per il giapponese.

Si stava ancora scervellando sulla questione quando l’infermiera rientrò in stanza e sbatté a letto sia Allen che Kanda. Quando gli sguardi del rosso e del moro si incrociarono di nuovo, il secondo sbuffò, - Guai a te se mi rivolgi ancora la parola. - e si coricò.

 

Lavi pensò a lungo a cosa fare. Qualcosa dentro il suo stomaco non voleva saperne di lasciar correre la questione. E la sua testa e il suo cuore parevano essere d’accordo con lui. In pratica, quel che accadde dopo fu l’esito di una congiura ai suoi danni architettata dai suoi stessi organi interni: nel cuore della notte, Lavi scese dal suo giaciglio e si infilò nel letto di Yu. Se voleva costringerlo ad ammettere qualcosa contro la sua volontà (qualsiasi cosa fosse) doveva farlo ora che Mugen era in riparazione.

Certo, Kanda avrebbe saputo come spezzargli l’osso del collo anche a mani nude, ma Lavi decise che avere l’effetto sorpresa dalla propria parte è una costante di ogni vittoria. Il suo cervello decise di non contraddirlo, consapevole che raccontarsi qualche bugia a volte fa bene al coraggio.

Fu fulmineo: sgattaiolò nel letto di Kanda e tirò la coperta fin sopra le loro teste. Come si aspettava, Kanda poteva essere ingenuo in certe cose, ma di certo non era uno stupido: abituato a ragionare come un soldato in battaglia, il giapponese capì subito che incazzarsi gli avrebbe fatto alzare la voce… attirando l’attenzione di un’intera stanza di gente che lo conosceva e che avrebbe potuto fraintendere. O che avrebbe voluto, fraintendere. Marie, lo stupido Moyashi e qualcun altro probabilmente non aspettavano altro.

Lavi fece un sorriso smagliante che purtroppo per lui si perdette nel buio. - Shh, non vorrai che si sveglino tutti e ci vedano così, neh, Yu-chan? -

L’altro grugnì e si rannicchiò sul bordo del letto. - Che diavolo vuoi ancora?! -

Lavi si fece serio e l’altro lo capì dal cambio del tono di voce. - Una risposta, Yu. -

- L’hai già avuta, se non ti piace è un problema tuo. - replicò l’altro provando a buttarlo giù dal materasso senza tuttavia avvicinarglisi troppo. Lavi afferrò quella mano che gli stava sgraziatamente premendo il petto e avvicinò la testa in direzione della voce di Kanda. - Guarda che è tutta colpa tua! Prima che tu facessi quella cosa ero convinto che mi piacesse Lenalee! E invece mi hai portato nel sotterraneo e mi hai… -

Una mano gli tappò la bocca: - Non osare mai più parlare di quella cosa. Non è successo niente nel sotterraneo, ficcatelo bene in testa! Vuota com’è, di certo ne hai di spazio. -

Lavi riuscì a sfruttare il buio e l’agitazione di Kanda per portarsi sopra di lui. Allargò le gambe in modo da agganciare il corpo del moro, poi sistemò ancora il lenzuolo sopra le loro teste in modo che attutisse i loro sussurri e riprese: - Benissimo, allora non sarà un problema per te prendere di nuovo la pozione e, se invece di venire da me salti addosso a qualcun altro, possiamo chiuderla qui. -

- Tsk! Non ci penso minimamente, e ora esci dal mio letto razza di coniglio maniaco! -

Kanda alzò un po’ troppo la voce e qualcuno nella stanza tossì. I due rimasero immobili, ugualmente terrorizzati dalla possibilità di essere visti… così. 

Rimasero pietrificati finché non furono certi che l’intera stanza fosse piombata nuovamente nel sonno. Poi, al primo suono di un russare, Kanda soffiò un: - Sei contento? Giuro che se ti beccano nel mio letto non…! -

Kanda non finì mai la frase: la bocca di Bookman Jr era, se possibile, ancor più impudente del padrone, perchè gli diede un bacio a stampo tremante, convincendo il moro che nemmeno Lavi sapeva bene cosa stesse facendo. Decise di domandarglielo. Subito. Così tirò Lavi per una guancia e appena questi squittì di dolore, la voce di Yu lo raggiunse dritto dritto a cuore, stomaco e cervello, sedando quella rivolta intestina e lasciando al proprietario di tali organi il compito di sistemare quella situazione imbarazzante. - Che diavolo credevi di fare?! - gli ruggì in faccia il giapponese. 

Lavi non avrebbe saputo dire se era più infuocato il respiro adirato di Kanda o il lembo di pelle che questi gli stava ancora pizzicando con la chiara intenzione di strapparglielo via (quella faccia la avrebbe dovuta sopportare ancora e ancora, ma almeno non avrebbe più dovuto vederla per intero, giusto?).

- Era… volevo solo vedere se reagivi come l’altra volta… -

- Come te lo devo dire che non mi piaci, stupido maniaco di un coniglio?! -

Finalmente Lavi riuscì a sottrare la propria guancia a quei polpastrelli incazzati. Se la massaggiò dolorante. - Magari la prossima volta che cadi in un dirupo potresti non farmi credere che il tuo ultimo desiderio sia spogliarmi, per esempio. -

Kanda avvampò. Ma di collera. 

Lavi giurerà ai posteri di aver sentito un ruggito provenire dalla ghiandola della vergogna di Kanda, in quel momento. Fu il suo istinto di sopravvivenza a salvarlo dall’inevitabile omicidio-suicidio: afferrò fulmineo i polsi di Kanda (che trovò al primo colpo nonostante il buio, miracolo!) e si affrettò a spiegare: - Scusa! Scusa! Scusa! Scusa! Scusa! Scusaaaa! Non volevo dirlo! E’ solo che continuo ad avere in testa la scena di quando sei apparso dal nulla con Crowlino… Non hai idea di quanto tu fossi figo in quel momento, coi capelli sciolti e la divisa completamente strappata e… ecco, è stato allora che mi è tornato in mente il sotterraneo. -

- Ma sei fissato! - disse Yu liberandosi dalla presa dello stupido coniglio.

- Certo che lo sono! Ho creduto che avrei perso la vergin... no, meglio che non dica certe cose proprio a te… - Bookman Jr sospirò, - Senti, tu sei uno che sa ciò che vuole, Yu, per questo non mi capacito di come sia potuta succedere una cosa del genere senza che tu lo volessi. Diamine, sei riuscito ad eliminare un Noah tutto da solo ma non sei in grado di ammettere che desideravi baciarmi?! -

Un secondo dopo, la stanza al completo fu svegliata da un tonfo bello pesante, contornato da uno scricchiolio osseo tutt’altro che rassicurante e da strilli al contempo bassi ma acuti che lamentavano dolore ovunque.

Qualcuno accese la luce e un coro di voci addormentate e irritate coprì Lavi di insulti di ogni specie (e anche di alcuni oggetti).

Si stava ancora rotolando dal dolore con le mani tra le gambe quando sbottò: - Oh, certo! Lo stomaco di Crowly continua a gracchiare ininterrottamente da ore e voi vi svegliate solo perché io sono caduto dal letto! Come no! -

Dall’alto del suo giaciglio, un Kanda ghignante e tutt’altro che soddisfatto replicò: - Dovresti solo ringraziarli che si siano svegliati, perchè stava per andarti molto peggio. -

 

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Capitolo 3
*** Meditazione impossibile ***


La meditazione era sempre stata la sua ancora di salvezza, l’unico modo che conosceva per sgomberare la mente da ogni pensiero... nonché le vicinanze da ogni rompiscatole.

 

Yu Kanda si sedeva lì, sotto il porticato in legno rosso, e assumeva la posizione del loto. Era una stanza a ingresso libero per cui, chiunque volesse occupare il tempo nel suo stesso modo, era libero di farlo, a patto che non disturbasse chi era già assorbito in tale pratica. Era una goduria per Kanda non dover sottostare a quella fastidiosa normativa sociale che imponeva di salutare e scambiarsi convenevoli. Non che in altre situazioni la praticasse senza ritrosie, ma almeno in quella stanza era libero di ignorare chiunque entrasse, a prescindere dalla gerarchia sociale che rivestiva all’interno dell’Ordine. Sarebbe potuto entrare il Papa, e lui avrebbe finto di averlo scambiato per qualcun altro senza fare una piega… anche se nessuno ci avrebbe creduto: come tutti i migliori combattenti dell’Ordine, figurarsi se Kanda non badava a chi gli entrava alle spalle in una stanza. Magari la new entry non se ne sarebbe accorta, ma Kanda di certo ne avrebbe riconosciuto perlomeno i passi.

 

Quel giorno però qualcosa non funzionava come al solito. Non sapeva dire se c’era un problema nella stanza o in lui, ma qualcosa c’era, perchè non riusciva a concentrarsi.

 

In genere gli bastava chiudere gli occhi per connettere mente e corpo. Erano anni che praticava la meditazione, per cui il rilassamento muscolare avveniva quasi in automatico appena incrociava le gambe e abbassava le palpebre. Quando poi iniziava a inspirare ed espirare, riusciva a percepire il mondo circostante senza problemi.

 

Allora perché quel giorno no?

 

Una faccia da scemo. Ecco su cosa continuava ad impegnarsi la sua mente. Una faccia da scemo contornata da capelli rossi e un sorriso affabile quanto ebete.

 

Yu Kanda scosse la testa e la sua lunga coda alta si mosse alle sue spalle come una coda di serpente. - Piantala… - borbottò a quell’immagine che continuava a proiettarsi sulle sue palpebre abbassate. Possibile che Bookman Jr fosse invadente e fastidioso anche quando non c’era?

 

Riprovò a concentrarsi. Il buio che gli oscurava le retine era reso più profondo dall’ombra del porticato. Inspira. Espira. Inspira… 

“Una risposta, Yu”

“L’hai già avuta. Se non ti piace è un problema tuo.”

 

- Dannazione! - sbottò il giapponese. Possibile che appena era riuscito ad annichilire l’immagine di quello stupido coniglio, era comparsa la sua voce? - Che diamine mi prende oggi? - chiese a se stesso innervosito.

 

Passeggiò sul posto qualche istante, poi si rimise a sedere, speranzoso che una pausa gli permettesse di concentrarsi di più. Ma appena chiuse nuovamente gli occhi lo sentì: lo “Yu!!” pronunciato con entusiasmo non appena era riemerso dalla scalinata con Crowly in spalla.

Avrebbe giurato che Lavi stesse scodinzolando. Era felice perché erano vivi, o perché era vivo lui, Yu Kanda? Probabilmente la seconda, e non solo perché al momento Lavi non aveva riconosciuto quella massa informe che era Crowly: più probabilmente, quell’idiota era preoccupato di non poter più torturare Kanda. Ne era la prova il fatto che, nemmeno dieci ore dopo, si era infilato nel suo letto dell’infermeria per infastidirlo.

 

Un brivido corse lungo la schiena di Kanda, mandando a farsi benedire ogni speranza di poter iniziare finalmente a meditare come si deve: dare corda a quei pensieri non li avrebbe fatti esaurire fino ad eclissarsi, anzi, stava solo moltiplicando il vortice di congetture che di lì a poco lo avrebbe risucchiato. Dopo le visioni e le voci, infatti, adesso fu la memoria tattile della sua bocca a tradirlo, riportandogli alla mente il contatto con le labbra tremanti di Lavi avuto quella notte.

Kanda sgranò gli occhi ma rimase immobile nella posizione del loto. Quella situazione gli stava sfuggendo di mano. Ok, aveva ammesso che la pozione di Komui gli aveva fatto fare una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare. Ma Lavi sembrava averci creduto, quindi… perché quell’idiota avrebbe dovuto insistere così?

 

Qualcuno entrò nella stanza e Kanda non faticò a capire che si trattava di Lenalee. Era tra gli esorcisti più minuti, per cui i suoi passi erano facilmente riconoscibili. Senza contare il profumo dolce e agrumato che metteva spesso. A meno che la mammoletta non glielo avesse preso in prestito in un attimo di follia albina, non poteva essere altri che Lenalee.

 

Niente, nemmeno il suo innato fastidio per Walker e la presenza di Lenalee riuscirono a distrarlo dalla chioma rossa che era tornata ad occupare la sua mente.

 

Kanda ci provò davvero a concentrarsi sulla presenza di Lenalee: la sentì avvicinarsi e prendere posto poco distante da lui, cosa che accadeva quando c’era qualcosa che la preoccupava. Di certo c’entrava l’arrivo di Lveille. Quell’uomo rivestiva un ruolo nefasto nella vita della ragazza, per questo si doveva essere rifugiata da Kanda. In qualche modo, si sentiva al sicuro se c’era lui, per questo si rifugiava in camera dello spadaccino quando era piccola e quell'uomo si palesava all'Ordine. E Kanda sapeva di voler bene a Lenalee. A modo suo, ovvio. Non a caso era stato disposto a tutto per salvarla dalle grinfie di Tyki Mikk, e non solo per il discorso di impedire ai Noah di mettere le mani sulla sua Innocence… Merda.

 

Kanda si maledì subito per aver ripensato al suo primo scontro con Mikk. Si maledì pesantemente perché Tyki, quella notte, su quel tetto, dopo aver lasciato libera l’esorcista aveva subito contrattaccato e, se non fosse intervenuto Lavi, li avrebbe colpiti in pieno entrambi. Si era ritrovato quella schiena davanti, con ancora la croce grigia ben visibile ricamata sulla giacca e la chioma rossa fluttuante a causa dell’urto con il Noah…

 

E così il metodo “pensa a qualcos’altro”, dopo averlo illuso di avercela fatta, aveva riportato Kanda al suo originario tormento: Lavi.

 

“Quanto lo odio” si ritrovò a pensare il giapponese. “Odio la tua faccia sempre sorridente, odio quella fascia che ti tiene i capelli in ordine e in disordine al tempo stesso. Odio quell’occhio così verde, nessuno ce li ha così verdi! E poi la tua stupida parlantina…” l’elenco continuò a oltranza, mentre la sua mente gli regalava una carrellata di immagini del rosso prese dalla sua memoria. Immagini sulle quali Kanda poteva sputare il suo odio in libertà… libertà che però finì in un modo imprevisto: “e finalmente ti sei tolto quella sciarpa! Che diamine porti a fare una sciarpa se poi ti metti solo magliette a collo largo per far risaltare collo e clavicole?! E i mezzi guanti? Mi spieghi che cavolo vuol dire mettere i mezzi guanti? Con le maniche a tre quarti, poi! Ammetto che abbiamo un sarto che sa il fatto suo, ma porca miseria, già ti ha messo dei pantaloni che ti risaltano il culo, se poi metti in mostra anche gli avambracci non so se stai andando in guerra oppure a…”

Panico.

Cos’aveva appena pensato?

No. No no no no no! NO! Non esiste, non esiste! Kanda non ha mai guardato il fondoschiena di nessuno, benché meno clavicole, spalle o braccia. E certamente non di un maschio. E di certo non di Bookman Jr!

 

Merda. 

Lavi era ossessionato da lui da quella volta del sotterraneo. Possibile che potesse essere contagioso? Insomma, fino a quarantotto ore prima manco aveva più pensato nè a Lavi nè all’episodio della pozione (beh, più o meno…), e adesso si ritrovava ad averlo come chiodo fisso?

“Ieri Lavi ha detto che ero figo… dev’essere stato quello, mi ha influenzato lui! Non c’è altra spiegazione!”

 

Intanto Lenalee iniziava ad avere il respiro sempre più pesante. Preoccuparsi per lei, forse, lo avrebbe aiutato a non preoccuparsi per Lavi.

Con ancora i nervi tesi, si sforzò di sembrare naturale quando le chiese: - Che c’è? -

Lenalee rispose con un sorriso di facciata facilmente scopribile come falso: - Niente! Pensavo che mi sarebbe piaciuto meditare con te ogni tanto! -

 

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Capitolo 4
*** After Level 4 - the end ***


Gli esorcisti capeggiati da Komui ne avevano visti tanti di campi di battaglia, ma mai si sarebbero aspettati che anche la loro base diventasse uno di quelli. 

Dopo l’attacco dell’Akuma livello 4, entrato grazie alla bella quanto letale Bluebell, ognuno degli appartenenti all’Ordine Oscuro aveva addosso l’odore del sangue. Nel migliore dei casi si trattava del proprio o di quello di un conoscente, nel peggiore, invece, si trattava di entrambi.

 

Mentre i più cercavano di aiutare i feriti a raggiungere l’infermeria o ad uscire da sotto cumuli di macerie, Allen e Lenalee raggiunsero Komui e Lveille, mentre Lavi si avvicinò a Kanda senza avere niente di preciso da dirgli.

 

I due esorcisti si ritrovarono l’uno accanto all’altro. Lavi che ancora si teneva una spalla dolorante e Yu che aveva lo sguardo fisso sui fratelli Lee che si ricongiungevano.

 

- Sei proprio legato a Komui e Lenalee, neh, Yu-chan? -

Il giapponese sbuffò e voltò lo sguardo verso Hevlaska. - Tsk. Non in particolar modo. -

- Però prima gli hai tirato le orecchie per bene al supervisore, no? Si vede che vi conoscete da tanto, è normale affezionarsi alle persone, non devi prenderla come una debolezza. -

- Non ho mai detto niente del genere. -

 

Yu fece per andarsene, ma Lavi lo afferrò per un polso senza accorgersene. Per non farlo andare via, probabilmente. Immediatamente il giapponese si voltò a squadrarlo e questo fece sussultare Lavi. Cosa voleva dirgli? 

Lasciò andare la presa. - Scusa, io… - lo sguardo di Lavi cadde su quel che rimaneva dell’ascensore colpito poco prima dal Livello 4, proprio mentre Kanda e Komui lo stavano usando per raggiungere Hevlaska insieme ad altri due finder.

- Penso di aver perso dieci anni di vita prima, quando tu e Komui siete stati colpiti. -

Kanda alzò un sopracciglio mentre il resto del suo volto rimaneva impassibile. Voltò lo sguardo alle proprie spalle e allora, vedendo l’ascensore, capì a cosa si stesse riferendo il rosso. - Si direbbe che sia tu ad avere una debolezza, Lavi. -

Lavi emise una risatina colpevole. - Eh eh… ammetto che non è molto professionale da parte di un Bookman, però sì, temo di essermi affezionato troppo. -

 

Il brusio dei soccorsi iniziò a farsi sentire. Di lì a poco la stanza di Hevlaska si sarebbe riempita di gente.

 

- Senti… - Lavi si grattò la nuca con fare nervoso, - Lo so che ultimamente sono stato particolarmente invadente e ti chiedo scusa. L’ultima cosa che voglio è che tu non mi sopporti più a tal punto da non volermi più vedere. Quindi… la smetto, promesso. Quello che è successo nel sotterraneo rimarrà nel sotterraneo, non te ne devi più preoccupare. -

 

Impercettibilmente, Kanda sgranò gli occhi per un attimo. Ovviamente Lavi se ne accorse, ma desistette dal fare congetture ad alta voce. Se era riuscito a farsi perdonare, non era proprio il caso di far incazzare nuovamente Kanda.

- Sei proprio uno stupido coniglio. - soffiò l’altro dopo essersi fatto scuro in volto.

Lavi stava ancora cercando di interpretare quel sussurro e quel cambio di atteggiamento, quando Kanda gli afferrò la collottola della maglietta e lo trascinò sotto la piattaforma dove Allen e gli altri stavano ancora parlando. - Yu, cos…? -

- Mi hai sentito, ho detto che sei uno stupido coniglio! -

- Ma perché ti sei arrabbiato, adesso?! Ti ho chiesto scusa e che non tornerò più sull’argomento! Che altro devo fare per dirti che ci tengo a te? -

Per la seconda volta nella sua vita, Lavi venne messo al muro dal giapponese. E, sempre per la seconda volta nella sua vita, Kanda gli stampò un bacio sulla bocca che presto avrebbe perso tutta la castità iniziale.

L’occhio di Lavi si sgranò fino a fargli male, finché non fu costretto ad aprire la bocca: allora la palpebra cadde come una tapparella a cui viene all’improvviso tagliata la corda. L’ombra che il sottoscala gettava su di loro divenne un tutt’uno col buio dei suoi occhi chiusi, in perfetta armonia col blackout mentale che lo investì.

 

Le mani di Kanda gli tenevano saldamente i bicipiti, mentre il suo petto schiacciava quello di Junior tra il proprio e la parete alle sue spalle, impedendo al coniglio di respirare. Un ginocchio, poi, andò ad infilarsi tra le gambe di Lavi, premendo leggermente sul suo improvviso rigonfiamento.

Entrambi si sforzarono di non emettere nemmeno un gemito. Non un singolo respiro doveva permettersi di rivelare la loro posizione a chi fosse nei paraggi.

Lavi, dal canto suo, attese che Yu facesse di lui ciò che più gradiva, dopodiché, appena il giapponese diede segno di voler interrompere quel contatto, Lavi si fece coraggio e alzò i palmi dalla parete a cui era rimasto aggrappato tutto il tempo con le unghie, afferrò la maglietta di Kanda sulla schiena e si sporse in avanti per impedire a quella bocca di andare via.

Inizialmente Kanda sembrò irrigidirsi, ma poi lasciò che anche il coniglio provasse l'ebbrezza di condurre il gioco. Gli permise di aggrapparsi alla sua maglietta smanicata anche se era certo che, sgraziato com’era, gliel’avrebbe sgualcita; così come gli permise di approfondire di più il bacio e quindi di sopportare il respiro caldo di Bookman Jr sulla pelle.

Quando però le mani di Bookman iniziarono a scendere troppo in basso, Kanda non ci pensò due volte ad alzare di colpo il ginocchio che teneva tra le gambe dell’altro. Aveva fatto bene a metterlo lì per precauzione: come volevasi dimostrare, Lavi era davvero un coniglio.

 

Mentre il rosso si mordeva la lingua per non gridare, Kanda si pulì la bocca con uno dei polsini. - Maniaco… -

A quella singola parola, Lavi scattò in piedi, ferito più nell’animo che non nelle parti basse: - Ma insomma! Ti decidi una buona volta?! Si può sapere perchè fai così?? -

- Tsk. Sei tu che devi sempre strafare. -

La bocca di Lavi si spalancò in una gigantesca O di incredulità: alla fine era colpa sua? SERIAMENTE?!

- Stai scherzando, Yu? Stai scherzando o sei completamente matto? La caduta di prima ti ha ucciso troppi neuroni? Come puoi dire che è colpa mia! Anche stavolta hai iniziato tu! Inizi sempre tu e poi dai la colpa a me perchè…! -

Kanda ebbe l’istinto di afferrare Mugen ma, purtroppo, era ancora in riparazione. Per cui si avvicinò a Lavi e gli bloccò quella dissenteria di parole alla vecchia maniera: con un palmo.

 

- Non osare leccarla. - mise in chiaro subito lo spadaccino, poi aggiunse: - Lo so cosa stai pensando, e no, non sono pazzo. Forse un pochino, visto che da qualche tempo, tra tutta la gente che esiste al mondo, mi sono fissato proprio con te che sei la quintessenza di tutto ciò che odio. Sei rumoroso, invadente, ti diverti a infastidire le persone, ti prendi libertà che non dovresti e sei duro d’orecchi quando ti si dice di non prendertele. Però hai delle qualità. Non ti dirò mai quali, quindi non me lo chiedere e, soprattutto, non pensare che insistendo come fai di solito te le rivelerò, perché altrimenti sarà la volta buona che ti taglio a fette così piccole che nemmeno la squadra scientifica saprà rimettere insieme il tuo cadavere. -

Una gocciolina di sudore scese su una tempia di Lavi.

- Detto questo, - Yu tolse la mano e, con nonchalance, se la pulì sulla maglietta di Lavi (il quale era ancora troppo intontito per accorgersene), - se ti azzardi a fare parola con qualcuno di quello che è appena successo, ti eviro. Tuttavia… - Yu si voltò e iniziò ad allontanarsi. Non sembrava voler concludere la frase, così Lavi si costrinse a riprendere il controllo della propria persona e a chiederglielo: - Tuttavia cosa? -

 

Dal canto suo, Yu Kanda mormorò qualcosa che le orecchie di Lavi non udirono.

- Che hai detto? Non ti ho sentito Yu, alza la voce… - ma appena Lavi fece un passo verso di lui, Kanda si allontanò di nuovo.

- Ho detto che tutto quello che succede nel sotterraneo, resterà sempre nel sotterraneo. -

 

Lavi ci mise un po’ a capire. 

 

Kanda era già scomparso al piano di sopra quando il rosso realizzò due cose: la prima era che il rossore che aveva intravisto sulle orecchie del moro era sicuramente dovuto a un imbarazzo improvviso che il giapponese aveva mascherato voltandosi di spalle e sparendo. La seconda era che Kanda lo aveva ufficialmente invitato più spesso nel sotterraneo. Ora restava solo una cosa da fare: valutare se il dolore che si era sempre beccato dopo ogni singolo rendez-vous valesse il piacere del rendez-vous stesso.

Se è vero che le cose belle fanno dimenticare quelle brutte, probabilmente Lavi sarebbe diventato impotente nel giro di pochi giorni.

 

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