periodici di klakkyefp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 3: *** secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** quarto capitolo ***
Capitolo 1
*** primo capitolo ***
POV’S DRACO
Finalmente l’ultimo anno stava iniziando.
Non che Hogwarts non mi piacesse, anzi, potevo confermare con convinzione di ritenerla l’unica casa in grado di sostenermi. L’unico fattore che mi metteva in difficoltà a porre piede nel castello si esprimeva in una sola e semplice parola: Mangiamorte. Da un anno a questa parte il marchio nero è ben visibile sul mio braccio destro. Lo disprezzavo con tutto me stesso, come d’altronde succedeva a me da parte dei miei compagni di casa, o semplicemente tutta Hogwarts.
Mi guardavano con un’aria di superiorità anche se più bassi di me, mi fissavano negli occhi cercando forse di scoprire qualche maledizione in grado di ucciderli come un basilisco.
Come in questo esatto momento, avevo appena messo piede nella stazione King’s Cross e un centinaio di occhi già mi stavano squadrando dalla punta delle scarpe nere, precedentemente lucidate, ai miei capelli biondi e fini sistemati ordinatamente.
‹Ma quello è il mangiamorte?!› ‹sembra proprio di si Emily, con quale coraggio si è presentato qui non so nemmeno spiegarmelo› ‹ragazzi lasciate in pace il codardo dai, avremo tutto l’anno per farlo pentire delle sue scelte›.
Un paio di voci si insinuarono nella mia testa passando però da un’orecchio all’altro.
Non me la prenderei mai con dei ragazzini simili, non sanno cosa stanno dicendo, non sanno quello che ho passato, non sanno cosa significa fingere di essere un ragazzo normale, non sanno cosa significa passare intere giornate a contemplare un “magnifico e desiderabile” marchio nero che alleggia sul braccio senza avere una seconda scelta.
Non sanno niente, e spero non lo capiranno mai, è una sensazione orribile che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
La mia popolarità era caduta a picco, non avevo più molti amici e quelli che ancora erano legati a me lo sono solamente per il fatto della nostra “insolita somiglianza”.
Entrai nel primo scompartimento vuoto, per fortuna che arrivai presto altrimenti quegli arroganti insensibili si sarebbero accaparrati tutti i posti e a me sarebbe rimasto quello singolo vicino al bagno.
Finalmente un po’ di pace, guardai fuori dal finestrino, l’espresso era ancora immobile come se cercasse il momento perfetto per partire.
Mi sistemai tranquillamente la cravatta nera del mio completo su misura del medesimo colore appena in tempo per captare le voci di Pansy e Blaise, gli unici che mi sono rimasti affianco nonostante tutto.
‹Dove si sarà cacciato quell’idiota? Blaise, perdincibacco, dammi una mano invece di specchiarti› ‹te ne do anche due, ma invece di cercare “furetto rimbalzino” avevo altri piani› sorrisi a tutte quelle esclamazioni , quei due insieme erano un portento, anche l’anno passato non facevano che punzecchiarsi per ogni minima questione.
Finalmente la loro intelligenza li portò davanti alla mia cabina e subito il mio viso si allargò di un sorriso sincero, non potevo trovare amici più leali di loro e ne ero veramente grato.
‹Buongiorno cazzone, da quanto tempo?!› mi alzai in piedi e abbracciai Blaise che come sempre usò quel suo nomignolo per me ‹sta zitto sottone, a quanto pare non sei riuscito ancora a dichiararti alla Parkinson› vidi le loro espressioni cambiare e il viso di Pansy arrossire violentemente, anche se Blaise aveva la pelle più scura notai un netto cambiamento ‹smettila zio, sai benissimo che siamo amici, ci vogliamo bene come fratelli, è normale che io ci tenga a lui ma non in quel senso e…› Pansy continuava a balbettare frasi su frasi mentre le sue guance si arrossavano maggiormente ‹zia tutte queste tue giustificazioni non richieste non fanno che confermare la mia tesi, e ora venite dentro altrimenti daremo spettacolo›.
‹Beh mi pare che la visibilità in questo momento non ce la toglie nessuno, siamo più popolari di Sirius Black al terzo anno› Pansy aveva appena preso la parola e io la fulminai con lo sguardo, odiavo discutere di quella fastidiosa situazione, non come le persone davanti a me che invece sembrava essere diventato il loro nuovo passatempo preferito.
‹Ho intravisto Samantha poco fa, la mia ex ragazza, stava spettegolando con le sue amiche sul fatto del mio amichetto e della sua lunghezza equivalente all’intelligenza di uno Snaso› ‹per quanto mi stia antipatica devo dire che per questa volta le credo› lui le si avvicinò e senza distogliere le sguardo dalla mia amica ribattè prontamente ‹beh se proprio insisti ti posso mostrare il mio colombre, anche se non mi va appieno l’idea di farlo con una ragazza così inesperta› ridacchiai alla loro solita scenetta poco romantica e riaprii gli occhi appena in tempo per intravedere la mano sottile di Pansy colpire leggermente il braccio del bruno con aria divertita.
Il viaggio passò tranquillo, nelle ultime tre ore parlammo di ogni genere di avventura trascorsa durante l’estate e su quanta fortuna avessimo avuto ad essere stati riammessi sotto la guardia della preside Mc.Gonagall, non che la nostra professoressa di Trasfigurazione, ad Hogwarts ‹non ci credo ancora, ci ha veramente riammessi, dopo tutto quello che abbiamo combinato› Pansy era eccitatissima anche se fosse consapevole che tutti e tre avremmo riscontrato innumerevoli problemi nel socializzare nuovamente con le persone attorno a noi ‹sinceramente io l’ho trovata sempre una donna affascinante, per non parlare di quando si trasformava da gatta, veramente arrapante›.
Il viaggio continuò così, tra discorsi seri di Pansy e battute poco sobrie da parte di Blaise, fino a che un sussulto più forte degli altri ci informò dell’arrivo del treno a destinazione. Uscimmo con tutta la tranquillità del mondo sotto gli occhi perseveranti dei nostri vecchi amici. Continuavamo a ridere e sorvolare sugli insulti poco carini che ci circondavano e salimmo su una carrozza trainata da un Thestral, un cavallo nero, ossuto e iridi bianche in grado di esser visto solo da chi avesse riscontrato anche lontanamente la morte. E in quel momento mi venne in mente Silente, la professoressa Charity Burbage e tanti altri che avevo visto morire sotto i miei occhi, impotente di prendere anche la minima decisione.
‹Aveva proprio ragione Luna, questi animali sono veramente spettacolari, riescono a captare la tua essenza e comprenderti› a volte Blaise se ne usciva con alcune perle di saggezza da stupirmi veramente che non avesse il cervello tale e quale a uno Snaso ‹mi stupisci ogni giorno di più Testa-Di-Cazzo, non me lo sarei mai aspettato› dissi facendo ridacchiare Pansy che si stava arricciando un attimo prima i capelli di fronte al moro, cosa che lo faceva impazzire, era palese, si piacevano ma erano così coglioni da tenersi tutto dentro.
Se mai dovessi innamorarmi le chiarirei subito i miei sentimenti, se si ama una persona non si dovrebbe perdere tempo a correrle dietro no? Non ho intenzione di sprecare un’altra volta la mia vita. |
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Capitolo 3
*** secondo capitolo ***
| POV’S T/N
Appena misi piede in sala grande un gran vociare mi attraversò le orecchie, erano le mie compagne di stanza che continuavano a sparlare di Malfoy, la mia cotta primordiale ‹ei t/n vieni qua!› vidi Samantha, la mia migliore amica gesticolare a gran forza per attirare la mia attenzione, l’avevo sempre ammirata e non c’era mai stata sorta di un minimo segreto da parte di entrambe, ma adesso si stava mostrando per chi fosse veramente, una stronza pettegola, anche se sapevo lo facesse solo per il gusto di essere ammirata da più gente possibile.
Le feci un cenno per farle capire di averla vista e mi indirizzai al tavolo verde-argento, amavo la mia casa e speravo seriamente che il mio sesto anno fosse stato memorabile, come tutti d’altronde ‹Come va ragazze?› così tutte entusiaste mi raccontarono gli ultimi avvenimenti che avevano vissuto pavoneggiandosi su quanto fossero arrapanti o robe simili ‹…ma si te lo giuro, non faceva che fissarmi le tette, non che la cosa mi abbia dato fastidio› Astoria era così concentrata nello spremere ogni minimo dettaglio quanto la sua storia con un certo Steve, mentre Daphne, una ragazza tanto bionda quanto minimalista, stava lisciandosi i capelli mentre alzava le sopracciglia in direzione del tavolo dei Tassorosso.
Allungai la prospettiva per capire a chi stesse ammiccando e notai immediatamente un ragazzo ricciolo e del medesimo colore di capelli della ragazza, arrossire violentemente, mentre un suo amico alla sua destra, gli lanciava una spallata ghignando ‹oddiomio sono così facili quei Tassi, dovrei tenergli delle lezioni per sottoni› sbuffai, a volte sapevano essere veramente pesanti, anzi da parte mia lo erano sempre, ma non ero una da buttare i propri pregiudizi in faccia alla gente per delle situazioni così semplici ‹e te t/n? quanti ragazzi hai soddisfatto quest’estate?› avrei voluto mandare al diavolo Millicent, una ragazza piuttosto in carne ma con più conquiste di me nell’arco della sua intera esistenza, ma mi trattenni e mordendomi un labbro con fare provocante le risposi ‹oh si moltissimi, ma non me ne è mai interessato nemmeno uno seriamente› le ragazze intorno a me ridacchiarono come al loro solito ‹e brava la nostra t/n, ti meriti proprio di stare con noi› ne avevo veramente piene le cosiddette del loro comportamento, si divertivano a illudere le persone intorno a loro senza badare ai sentimenti e alla sensibilità di cui erano state dotate.
Sistemai con una mano i miei capelli atri che arrivavano poco sopra le spalle, dietro l’orecchio scoprendo il mio pendente preferito ‹oddiomio ma quella è una boccetta di fortuna liquida?› annuii e anche se avrei voluto maledirmi e scappare da tutta quella confusione, iniziai a spiegare ‹esattamente, sono riuscita a sottrarne un paio di fialette l’anno passato, quando pozioni la svolgeva Lumacorno, un vero incompetente, e con un po’ di magia, sono riuscita a rimpicciolire le boccette, basta un incantesimo di rigonfiamento e posso usarla quando mi pare e piace› mi guardarono affascinate come se avessi avuto addosso il mantello dell’invisibilità ma per fortuna, o quasi, l’ingresso di Draco con i suoi amici, fece distogliere i loro sguardi dai miei orecchini, ora passati in secondo piano.
Guardai anche io nella loro stessa direzione e non potei fare a meno di sospirare mentalmente quando i miei occhi si posarono sul corpo magro e alto di Draco, mi pareva che ogni anno diventasse più imponente e che i suoi lineamenti si fissassero su aspetti più maturi. I suoi occhi cristallini saettavano da un ragazzo all’altro nel tavolo dei Grifondoro, come se stesse cercando qualcuno in particolare, poco dopo si incamminò verso una folto ammasso di capelli disordinati, Harry Potter, l’unico che insieme al suo trio non si era ancora girato verso tutto quello spettacolo ‹Potter…› la sala regnava di un insolito silenzio e ne fui segretamente grata, solamente per il fatto di poter constatare che la sua voce si fosse fatta più profonda.
Harry si girò e appena vide Draco gli sorrise ‹che succede Malfoy?› Draco aprì la bocca per parlare ma una ragazza dai tratti indiani lo interruppe ‹esatto, che cosa vuoi Mangiamorte?› ma non reagì in nessun modo, vidi solamente la sua mascella contrarsi e la mano di Harry ammonire verso la ragazza che al suo gesto era arrossita, zittendosi ‹non ascoltare Patil, non sa cosa sta dicendo, continua, ti ascolto› un paio di sussurri e sussulti stavano iniziando a farsi spazio tra tutta quella tensione ‹senti…Harry, volevo ringraziarti per tutto, per non avermi accusato e anzi per avermi difeso davanti al ministero così da non farmi rinchiudere ad Azkaban, ti sono debitore› vidi il moro sorridere alleviando il nodo in gola che mi si era formato e fissai con desiderio il corpo snello di Draco avvolto in uno dei suoi medesimi vestiti eleganti, completamente nero come la pece.
‹Se per questo anche io ti dovrei ringraziare, se non fosse stato per te forse ora non sarei fidanzato con la donna più bella del mondo, sai di cosa sto parlando› Harry appoggiò la mano sulla spalla della sua ragazza, Ginevra Weasley, e si alzò in piedi ‹questi sono i miei amici, Hermione e Ron e io sono Potter, Harry Potter› gli tese la mano destra sotto gli occhi stupefatti di tutta quanta la sala grande, professori inclusi ‹Draco Malfoy› si strinsero la mano sorridendo e io non potei fare a meno di fare lo stesso.
Insomma il ragazzo che più amavo finalmente stava tornando a vivere e forse avrei potuto avere una possibilità con lui dato che le mie “amiche” lo odiavano.
Tornai a fissare il ragazzo che ora si stava dirigendo verso il nostro tavolo e lo vidi sedersi comodamente, senza badare agli sguardi di ribrezzo maggiori di prima ma, concentrandosi sui suoi amici e ad una zampa di pollo appena apparsa nel suo piatto. Così anche io feci lo stesso e rimasi a rimirare il mio fantastico filetto di pesce gratinato con il sottofondo dei chiacchiericci delle mie compagne di casa. Parlavano delle loro forme superiori e subito mi venne da ridere al pensiero di quanta magia sprecassero per aggiungere qualche taglia, soprattutto Tracey Davis, una ragazza minuta e con troppa euforia, come in quel momento ‹oggi ho intenzione di aggiungere un’altra taglia› ‹mi sembra un’ottima idea, ho saputo che Pansy Parkinson abbia una quarta e che riesca ad accaparrarsi i migliori› naturalmente Millicent le dava corda, e come biasimarla, non aveva “amiche” all’infuori di noi, e non veniva considerata da nessun’altro ‹si ha ragione Milly, però dovresti darmi un’aggiustatina anche a me, ultimamente non mi piaccio molto› aveva appena ribattuto Astoria con il labbro inferiore abbassato per convincerla ‹ovviamente tesoro, stasera tutte in camera di t/n, ci lasci la stanza vero?› annuii e Daphne la ringraziò educatamente, cosa che faceva quando voleva prendere in giro qualcuno.
Risi di nuovo mentalmente quando ripensai alla quinta di seno che mi sarei ritrovata al giorno dopo in sala comune e pensai a quanto potesse essere sproporzionata Tracey rispetto al suo corpo magro come uno stuzzicadenti.
Quella sera non dormii molto, sia per il fattore tensione, finalmente il giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni ed ero eccitata al solo pensiero di scoprire chi sarebbe stato il mio nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure ( per pozioni si era offerto di rimanere Lumacorno, un professore veramente eccellente), e anche per il semplice fatto di avere quattro ragazze in preda a una crisi ormonale mentre si facevano crescere il seno ‹e tu t/n? non ti aggreghi a noi? Ti chiedo solo cinquanta zellini› ‹sta zitta Tracey, non vedi che lei è già apposto?› sbuffai sentendo quella sottospecie di complimento, sapevo di essere carina ma non usufruivo del mio corpo come loro e le mie forme le avrei date solo a chi se lo sarebbe veramente meritato.
Finalmente dopo un paio d’ore decisero di lasciarmi stare e mi abbandonarono nella mia stanza da prefetto, riuscendo così ad addormentarmi senza altri problemi.
spazio autrice: scusatemi, non so perchè il testo è così sregolato anche se utilizzo NVU, comunque il solo pensiero che in un solo giorno abbia raggiunto 20 visual significa molto per me.
Sono praticamente nuova in questo sito, solitamente uso Wattpad, ditemi che ne pensate di questa fanfiction.
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Capitolo 4
*** terzo capitolo ***
| POV’S T/N
Mi alzai felicemente e dopo un rapido make-up giornaliero indossai la mia divisa. Sistemai un cerchietto verde smeraldo tra i capelli e in quel momento mi ricordai di uno dei pochi momenti passati con Draco.
Ero appena entrata dal quadro dei Serpeverde quando qualcosa mi fece cadere rovinosamente a terra ‹scusa t/n, non era per te ma per Millicent› stesa ancora al suolo alzai lo sguardo notando la mano fine di Astoria sporgersi verso di me, mi alzai da sola e senza ribattere presi tutti i libri che avevo appena ritirato in biblioteca per dirigermi in stanza ‹non ce l’hai con me vero? Sai che odio Milly e invece che stimo te› mi girai appena in tempo per vedere la sua mano scattare dietro la schiena ma non feci domande e riposi gli occhi sul viso di Astoria ‹si As, lo so, non ce l’ho con te tranquilla› mi sorrise falsamente e io ripresi la strada per la mia stanza da letto. Mi ero appena distesa sul letto quando la mia porta era stata scossa da forti colpi sicuri, mi alzai e aprii appena l’uscio incontrando però due iridi azzurre e profonde che mi scaldarono immediatamente il cuore ‹oh ciao Malfoy, che ci fai da queste parti?› lui si appoggiò al muro e fissò la parete di fronte a lui ‹ah niente di che, avevo voglia di qualcosa di veloce e mi è venuta in mente Daphne, è qui per caso?›.
Lo guardai colpita, e ci rimasi seriamente male, certo non avrei voluto che la mia prima volta fosse stata per soddisfare il bisogno solo fisico ma con Draco avrei potuto accettare di tutto, stavo seriamente prendendo in considerazione di scambiarmi di posto con Daphne tramite una pozione polisucco quando lui iniziò a ridacchiare ‹stavo scherzando, tranquilla, sono venuto qua perché prima quando sei caduta hai perso questo› e mi porse un cerchietto.
Lo presi con riluttanza mentre pensavo al fatto che lui mi avesse vista distesa per terra in una posa non troppo virile ‹beh, uhm grazie Malfoy› lo ringraziai e il suo viso si illuminò di un sorriso mozzafiato ‹di niente…t/n giusto?› annuii e lui mi sorrise di nuovo, poi si staccò dalla parete e mi guardò ancora una volta dalla testa ai piedi prima di salutami e andarsene.
Rimasi con le mani sull’accessorio che aveva toccato anche Draco e al solo pensiero il mio cuore sbattè con violenza contro la cassa toracica facendomi comprendere quanto tenessi a lui, sorrisi.
Mi faceva sentire così speciale con un semplice e quotidiano sorriso anche se non ne fosse mai stato a conoscenza, anche se non ci eravamo mai frequentati nemmeno come semplici amici, anche se non capitava molte volte di rivolgerci la parola, ma sorrisi perché la sua sola presenza nel castello mi faceva scalpitare il cuore in tutte le direzioni.
Come al loro solito le mie carissime amiche entrarono nella mia stanza senza chiedere il permesso, rompendo quell’attimo di beatitudine che ero riuscita a concedermi ‹oddiomio t/n sei carinissima con quel cerchietto, me lo presterai vero?› annuii come sempre alla domanda di Daphne e poco dopo uscii seguita dalle “ochette della situazione”.
Appena arrivai in Sala Grande il mio stomaco iniziò a brontolare “minchia che fame” pensai e mi rammaricai del fatto che fossi in un gruppo di amiche simile, quando si andava a tavola non si poteva mangiare molto, solo un muffin integrale e una tazza di latte, trovavo ridicola quella regola e non vedevo l’ora di disfarmene.
Le ragazze in quel momento stavano spettegolando su una certa Flora, ma io non le ascoltavo, stavo contemplando Malfoy che in tutta la sua bellezza si stava incamminando verso il portone aperto della Sala Grande, amavo il suo modo di camminare, il suo portamento e la spavalderia nei confronti degli insulti.
Amavo tutto di lui.
Sospirai pesantemente e come al suo solito Samantha si preoccupò, falsamente, per me ‹che succede tesoro? C’è qualcosa che ti turba vero? Io l’ho notato› sorrise ma solo io riuscii a notare quanta ipocrisia mi stesse riservando ‹sto bene Sammy, tranquilla, piuttosto sai chi si presenterà per la cattedra di difesa contro le arti oscure?› lei negò con la testa incrociando le braccia sotto il seno ‹sinceramente no ma sono venuta a sapere del suo stato di nobiltà, è un purosangue e questo è già un buon punto d’inizio, non avrei sopportato un professore inferiore a me›.
Mi stupii immediatamente dei pensieri della mia amica, non si era mai espressa in quel modo, anzi aveva sempre parlato bene di Hermione Granger e Colin Canon, ora invece se ne usciva con queste espressioni di poco conto, forse perché ci trovavamo insieme alle altre e non aveva voglia di fingere di ammirare i Mezzosangue.
Poco dopo mi alzai, non mi importava che tutti ora mi stessero fissando, volevo andarmene da quel posto diventato troppo pressante, non mi ero mai sentita a mio agio in quel gruppo e mai sarebbe successo ‹dove vai t/n? mica dovevamo saltare la prima ora?› scossi la testa guardando con puro astio la faccia sottile di Tracey che quella mattina aveva deciso di mostrare le sue nuove forme.
La ignorai e uscii dalla sala dirigendomi verso la classe di difesa, i corridoi brulicavano di studenti intenti a fissarmi ‹che volete? Fatevi i bolidi vostri no?› e come per magia tutti gli occhi puntati su di me un momento prima si erano girati dall’altra parte anche se il chiacchiericcio non diminuiva.
Appena arrivata davanti all’aula di difesa contro le arti oscure mi fiondai all’interno chiudendomi la porta alle spalle, ero appena arrivata e già mi sembrava tutto troppo pressante.
Negli anni precedenti tutti sapevano della mia cotta per Malfoy e nessuno mi prendeva in giro anche perché molte altre ragazze si trovavano nella mia medesima situazione, ma ora, dopo tutto il macello che era accaduto, era difficile convincere tutta Hogwarts di non essere innamorata di un “mangiamorte” e nello stesso momento essere accettata di buon grado dagli amici.
Con Sammy ero riuscita a dissuaderla sul mio innamoramento, che non era mai stata una questione seria e che era già passata da un pezzo così ne aveva discusso con le altre e dato che mi avevano sempre stimata per rivelazioni e conquiste mai avute, non avevano dubitato nemmeno un secondo della mia credibilità.
Non come il resto del castello, che invece sembrava fosse palese il fatto di essere ancora attratta da Draco, ed era vero, mi era piaciuto sin dall’inizio anche se a volte risultava sin troppo arrogante e per niente empatico, ma dietro le quinte ero riuscita a carpire la sua vera essenza.
Era un ragazzo estremamente dolce e protettivo, perseverante sulle questioni che gli stavano a cuore e più amabile di una fenice. Si trattava veramente del ragazzo perfetto ma non ero sicura di essere alla sua altezza.
Sbuffai sistemandomi in uno degli ultimi banchi e pochi secondi dopo la porta si aprì rivelando il nuovo professore ‹buongiorno signorina…?› mi alzai immediatamente e guardai l’uomo più o meno sulla cinquantina che si erigeva di fronte a me, aveva un completo raffinato color blu notte e un basco estremamente buffo, era dotato di un’eminente altezza e da una certa vicinanza si potevano scorgere dei leggeri baffi dominare sopra il labbro superiore ‹Caruso, t/n Caruso› sorrise togliendosi il cappello con fare galante e solo allora riuscii a notare dei ciuffi ramati sparpagliati in modo disordinato sul suo capo.
‹S-signor Weasley? È lei?› appoggiò uno zaino sulla cattedra, poi si girò rivolgendomi un altro caldo sorriso ‹per quanto ne sappia sono l’unico mago, escludendo la mia intera famiglia, ad essere stato dotato di questi stupendi capelli, vero?› annuii scioccata, mai avrei pensato di avere come insegnante Arthur Weasley, padre di Ronald Weasley, uno dei maggiori esponenti nel campo della battaglia di Hogwarts.
Presi dalla mia borsa di cuoio il volume per la lezione e aspettai paziente l’inizio dell’ora, ero entusiasta di avere finalmente un’ insegnante valido dopo Lupin. Improvvisamente la porta si spalancò nuovamente, non mi girai troppo impegnata a fare bella figura di fronte al nuovo professore.
‹Buongiorno Signor Weasley› il mio cuore sobbalzò nell’udire quella voce roca e profonda e il mio viso scattò involontariamente nella sua direzione, i nostri sguardi si incrociarono, gli osservai il volto notando la sua mascella rilassata e un leggero sorriso tirato verso il lato destro, stava bene, era felice.
‹Buongiorno anche a lei Signor Malfoy, tutto bene al Manor?› lui annuì, solo allora mi resi conto della presenza costante del professor Weasley e distolsi gli occhi dal ragazzo, imbarazzata.
Cercai di coprirmi le guance arrossate con i miei capelli ma erano troppo corti e mi maledii mentalmente del taglio deciso quell’estate.
Mentre aspettavo trepidante l’arrivo degli altri studenti giocando con la mia penna d’aquila preferita, mi sorpresi a pensare su quanto fossi bipolare, insomma, un attimo prima non vedevo l’ora di incontrare Draco e stare da sola con lui fantasticando su quanto fosse attraente e maturo, e il momento dopo, quando finalmente si presentava alla mia stessa lezione, pregavo mentalmente che arrivassero i miei amici così da confondermi tra loro.
Mi passai una mano tra i capelli corvini e con la coda dell’occhio cercai Draco, lo trovai parecchie file avanti ma nella corsia opposta alla mia e potei osservarlo in tutto il suo splendore, aveva abbandonato la toga sulla sedia mentre con una mano sistemava il nodo alla cravatta.
Deglutii ma non feci che peggiorare la situazione già critica, inspirai più volte pesantemente abbassando lo sguardo e solo quando sentii un forte schiarimento di gola davanti a me alzai nuovamente gli occhi.
Che mi venisse un colpo, Draco Lucius Malfoy si erigeva di fronte a me mentre si passava una mano, priva di anelli, tra i ciuffi biondi ‹che succede Malfoy?› lui mi guardò accigliato e io ricambiai lo sguardo ‹che ti prende a te Caruso, ti ho richiamata almeno un paio di volte ma non rispondevi›.
Ecco quello era il momento perfetto per morire di crepacuore, mi sentivo estremamente patetica e fuori posto ‹oh scusa, ero assorta nei miei pensieri› ‹fa niente, comunque ti stavo chiedendo se avessi con te dell’acqua, ho dimenticato la mia bottiglia in sala grande e non mi va di tornarci› annuii spaesata e frugai nella borsa afferrando poi un vecchio termos, un oggetto babbano in grado di tenere dei liquidi al loro stato originale di temperatura, e glielo porsi, mi ringraziò immediatamente e stappò la bottiglia.
Non mi persi nemmeno un suo movimento, svitò il tappo con le sue dita affusolate e poi se la portò alle labbra, inclinò leggermente il viso e deglutì, il suo pomo d’Adamo si muoveva regolarmente mentre un rivolo d’acqua scendeva a sua insaputa lungo il mento infilandosi sotto la camicia.
Sussultai quando l’uscio si aprì per l’ennesima volta rivelando tutti gli studenti del mio corso e abbassai lo sguardo impaurita dai giudizi ‹grazie mille t/n, tu sei veramente gentile› sorrisi alle sue parole dolci e rimisi l’oggetto nella mia sacca.
Ha bevuto dalla mia bottiglia.
Ci ha appoggiato le labbra.
Essenza di lui.
La terrò come ricordo in eterno.
Questi erano solo alcuni pensieri rivolti a lui e alla sua virilità nel lasso di tempo in cui i miei amici e non prendevano posto nei posti a sedere.
Mi riscossi solo alla voce di Arthur ‹Bene, buongiorno ragazzi, io sono Arthur Weasley, alcuni già mi conosceranno, soprattutto per le grandi doti di mio figlio minore, ma passiamo oltre, quest’anno sarò io a prendere parte ai vostri insegnamenti riguardo a questa materia che spero vi stai molto a cuore, oggi volevo dedicarmi maggiormente alle presentazioni mentre a partire dalla prossima lezione inizieremo a discutere principalmente della Materializzazione, un’arte molto complessa› scrutai l’intera classe notando da molti presenti un certo entusiasmo, io una tra questi.
‹Ottimo se nessuno ha qualche domanda di qualsiasi genere io direi di iniziare› ma una mano si alzò, si trattava di Samantha, non ero mai stata ottimale con Divinazione ma dal suo sguardo crudele, potevo prevedere che non fosse niente di buono ‹mi scusi l’interruzione Professore ma non riesco proprio a comprendere come mai un essere così spregevole si trovi in questa classe› alludeva sicuramente a Draco e il mio cuore rimbombò insistente nel mio petto, le mani iniziarono a sudare per la mia presa ferrea stretta a pugno e un leggero mal di testa mi invadeva.
Ero incazzata nera, come poteva rivolgersi così ad una persona che non aveva la ben che minima colpa? Scattai immediatamente in piedi e raccattai velocemente il libro, il taccuino e una penna mettendole in borsa ‹Signorina Caruso, che le prende?› guardai con le lacrime agli occhi il Signor Weasley per poi posare le mie iridi su tutti gli studenti, Malfoy compreso, mi stava fissando con uno sguardo confuso e ne aveva il pieno consenso.
‹Mi prende che la mia migliore amica sia una vera imbecille e che giudichi le persone solamente per degli insulsi pettegolezzi infondati, e a me questo non va affatto bene› ‹aspetta tesoro ma che ti succede? Perché ti rivolgi così a me? Non ho fatto niente di male, sto solo dicendo la verità› ‹vai al diavolo Dickens› e uscii dall’aula infuriata con lei e con me, per il mio comportamento estremamente infantile.
Corsi velocemente in direzione dei sotterranei e appena raggiunsi la mia stanza buttai tutti i volumi nuovi per terra, odiavo le persone false e la mia migliore amica lo era, forse da tutta la vita e io non me ne ero mai accorta pensando fosse la ragazza migliore del mondo.
SPAZIO AUTRICE: eh niente, come va? io stanchissima ma dettagli. |
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Capitolo 5
*** quarto capitolo ***
| POV’S DRACO
Mi ero per caso perso qualcosa? Come mai quella ragazza aveva appena preso le mie difese? Sapevo anche difendermi da solo ma le sue parole mi rincuorarono.
Finalmente avevo trovato oltre al Golden Trio e ai miei migliori amici, qualcuno che mi stimasse un minimo, sorrisi al solo pensiero di quello che era appena accaduto e mentre il professore indicava una ragazza dai capelli blu notte, iniziai a scarabocchiare l’inchiostro su una pergamena di scorta, ultimamente mi rilassava disegnare senza uno scopo specifico, ultimamente ero parecchio stressato e ultimamente passavo molto tempo isolato.
‹Molto bene Riley, a quanto vedo nei precedenti anni sei stata molto presente nella mia nuova materia, spero vivamente che anche per questo periodo ti impegnerai al massimo› la ragazza dai capelli corvini e ondulati sorrise mostrando lo smalto dei denti fin troppo bianco per essere naturale ‹certamente professor Weasley, farò del mio meglio› sbattè le ciglia folte e notai i suoi occhi da cerbiatta castani, pensai fosse carina, molto carina.
Finita l’ora di lezione uscii lentamente dall’aula notando il suo fisico, era alta, quasi quanto me e assomigliava a una Veela con il suo fisico proporzionato e il mio cuore sobbalzò.
Cercai di distogliere la mia attenzione dal suo viso dolce e rude contemporaneamente e continuai a camminare per i corridoi con passo più spedito. Per quanto le persone intorno a me potessero odiarmi mi ritenevo ancora fortunato, insomma avevo ancora alcuni amici su cui contare e i professori sembravano non avercela con me, la società era l’ultimo dei miei pensieri.
Finite le ore mattutine passai l’intero pomeriggio a ripassare e trascrivere i miei appunti riguardo ai Maridi finchè le mani iniziarono a dolermi ‹maledetti Maridi, non potevate rimanere in fondo al lago nero invece di presentarvi a Silente? Così ora mi tocca studiarvi› sbuffai frustrato dopo l’ennesimo paragrafo.
Quando finalmente finii notai si fossero fatte le diciotto e un quarto, c’era ancora tempo per scendere e subirmi la solita strillettera umana, presi dalla mia valigia modificata con la magia, un cavalletto e una tela, appoggiai il tutto di fianco a un vaso e mi maledii per la prima volta di esser stato smistato in Serpeverde, i nostri dormitori si trovavano nei sotterranei, ciò voleva dire niente finestre.
Al Manor invece non c’era, almeno non più, un angolo dove non si potesse scorgere un filo di luce, preferivo di gran lunga dipingere paesaggi che vasi di fiori mezzi marci, ma non mi lamentai troppo e intinsi il pennello nella tempera.
Smisi di pitturare solamente quando sentii vari colpi alla porta della mia nuova stanza solamente per me
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Un buon punto che si poteva detrarre sul fatto di essere odiati da tutta la scuola era appunto una camera interamente privata, aveva provveduto personalmente la preside Mc.Gonagall per risolvere la questione e le ero veramente grato.
Un'altra scossa alla porta mi fece voltare, e anche se a malincuore, mi alzai ‹finalmente cazzone, ce l’hai fatta!› dovevo immaginarmelo, solo lui poteva avere la briga di venire ad insultarmi in camera mia ‹sempre molto simpatico vero?› lui mi sorpassò entrando in camera e si sdraiò supino sul letto ‹sono solamente onesto› sorrisi sedendomi comodamente sulla poltrona verde acrilico e lo guardai mentre si sfregava le mani sul viso ‹ei che ti prende?› lo vidi sorridere mentre si copriva al meglio il viso ‹mi sono innamorato› ‹Pansy?› ipotizzai anche se avrei potuto scommetterci ‹si nota così tanto?› appoggiai il gomito sul bracciolo della sedia e lo fissai divertito.
‹Oh si, non fai che fissarla tutto il giorno e stuzzicarla anche solo per avere un minimo della sua attenzione› Blaise si alzò a sedere mentre si torturava malamente un labbro tra i denti ‹è bellissima e ha un animo così nobile, ha un sorriso stupendo per non parlare del suo fisico, sai Draco, la vorrei tanto stringere al mio petto e farla mia› lo guardai sorridendo, non capitava molto spesso vederlo così sciolto e onesto sui suoi sentimenti senza il suo solito sprizzo di ironia ‹sei molto dolce Blaise ma questa bellissima dichiarazione non dovresti farla a me, va da lei e dille ciò che provi› ‹lo farò, ma non oggi›.
(...)
‹E quindi? Da quanto è che dipingi così bene?› io Pansy e Blaise eravamo appena tornati dalla sala grande camminando per i corridoi con fare svogliato, notai Blaise fissare di sottecchi la Parkinson e ripensai a quello che mi aveva rivelato quella stessa sera, era innamorato di lei da tanto tempo ma non aveva il coraggio di farsi avanti “stupidi innamorati”.
‹Oi Draco mi senti? Ti ho appena chiesto da quanto disegni› mi girai nella direzione di Pansy, non aveva mai visto una mia rappresentazione ma durante l’intera cena Blaise non aveva fatto altro che lusingare me e le mie fantastiche mani ‹non da tanto, ho iniziato quando Harry mi ha fatto tornare al Manor quest’estate› ripensai alla mia casa che di conseguenza mi rammentò mia madre Narcissa, da sola in quell’enorme maniero e triste per la scomparsa di mio padre Lucius.
Strinsi i pugni al ricordo della sua fuga appena eravamo stati rilasciati dal ministero, aveva abbandonato volontariamente la mamma dopo tutto il macello che era accaduto alla nostra famiglia solo per colpa sua e non si era nemmeno degnato minimamente di chiederle scusa per tutto il dolore recatale, un formicolio improvviso ai palmi delle mani si diffuse e senza pensare ai miei amici mi avviai con passo spedito verso i sotterranei, la sala comune ed infine la mia stanza.
Presi la bacchetta dalla mia toga e la puntai al soffitto, un attimo dopo era apparso davanti al mio viso un sacco da Kickboxing, uno sport babbano che mi aveva sempre affascinato, e un paio di guantoni della mia misura, mi tolsi immediatamente la camicia e le scarpe rimanendo con i miei pantaloni neri.
Iniziai a colpire leggermente il sacco sbuffando ogni tanto per riprendere fiato
“Sei inutile, non riuscirai mai a soddisfare le richieste del Signore Oscuro”
Pugno
“Perché te ci sei riuscito vero padre?”
Un altro pugno
“Come osi rivolgerti così a me, sono tuo padre cazzo”
Il viso mi bruciava al solo pensiero della sua mano sulla mia guancia dopo lo schiaffo, così continuai a dare pugni con fare più perseverante
“Non sono il tuo fottuto burattino okay? Lasciami in pace”
Continuai a tempestare il sacco di colpi, uno dietro l’altro, il fiatone aumentava sempre di più ma io non riuscivo a smettere, ero troppo arrabbiato per calmarmi
“Se non farai quello che ti ha detto morirà anche tua madre e tu non lo vuoi vero?”
“Stai bleffando”
“Ti piacerebbe, mi ha convocato quest’oggi il Lord e me lo ha riferito personalmente”
Mi aveva risposto con un atteggiamento sottile e presuntuoso, quasi incivile e questo mi diede la carica di aumentare nuovamente la velocità dei miei colpi
“Non te ne frega niente di lei vero? L’hai sposata solo per imposizione”
“Lo sai benissimo che io non ho mai amato nessuno…”
Si girò per andarsene, solo all’ultimo ruotando leggermente il capo e rivolgendomi un leggero sguardo mi disse le ultime parole, quelle peggiori che avrei voluto sentire da lui
“…Nemmeno a te”
Diedi un ultimo pugno e disperato mi accasciai al suolo trascinandomi debolmente contro la parete più vicina, bloccai le ginocchia al petto che iniziò a tremare scosso dal mio pianto. Come aveva trovato la forza di abbandonarci dopo tutto quello che avevamo fatto per lui? Come mai non voleva bene alla sua famiglia?
Mi alzai con le gambe doloranti e mi stesi sul letto ancora scosso da perseveranti tremolii su tutto il corpo, sfinito mi addormentai. |
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