A moonchild like me

di SilkyeAnders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Dance in the rain, dance in the pain ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Moonchild you shine ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: In this rain ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: War of Hormone ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Dance in the rain, dance in the pain ***


BTS capitolo 1                                                                            A MOONCHILD LIKE ME



CAPITOLO 1: Dance in the rain, dance in the pain.

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Ci tengo a precisare che non conosco, ovviamente, i BTS di persona e quindi il mio modo di descriverli deriva solo ed esclusivamente da ciò che si evince da video ed interviste, quindi ho dovuto immaginare come potessero essere nel privato.
E' la prima volta che scrivo in questo fandom e, in generale, la prima volta che scrivo di persone realmente esistenti e non di personaggi di anime, cartoni o fumetti quindi siate clementi nei vostri giudizi!
Accetto ovviamente ogni genere di correzione.
Non sono una grande esperta di usanze coreane, ho svolto molte ricerche ma comunque se ne sapete più di me fatemi sapere se ho sbagliato qualche cosa ^^
Infine ci tengo a dire che, ovviamente, essendo la fanfiction scritta in italiano non troverete termini coreani a meno che non sia necessario, ad esempio non troverete i termini con cui i membri familiari si chiamano fra loro (ex: appa, omma ecc...).
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Dicono che la pioggia abbia il potere di purificare l'anima, questo fenomeno si chiama "catarsi", è come se la pioggia lavasse via i peccati delle persone, quel giorno a Goyang l'acqua piovana si scagliava ferocemente sull'asfalto quasi a voler ripulire la città e i suoi abitanti.
Le strade brillavano, la luce dei lampioni si rifletteva sui percorsi d'acqua che si formavano tra i marciapiedi, era come se tante meravigliose lucciole popolassero le vie di Goyang.
I passanti correvano da un lato all'altro, i più fortunati ed organizzati con un ombrello e tutti gli altri con un cappotto o un giornale sulla testa cercando in vano di coprirsi dalla furia della pioggia.
-Namjoon chiudi la finestra, è freddo- disse una donna al figlio affacciato alla finestra.
Il ragazzino undicenne la guardò attentamente e si scusò prima di richiuderla alle sue spalle, rimase comunque ad osservare le gocce d'acqua che scivolavano dolcemente lungo il vetro trascinando con sé anche i pensieri del ragazzino.
-Hai finito i compiti?- chiese la donna.
Namjoon annuì, era uno studente coscienzioso e, inoltre, gli piaceva studiare e amava imparare cose nuove.
Mentre guardava fuori ancora una volta si accorse che suo padre e sua sorella stavano rientrando dal supermercato con due piccole buste.
-Esco ad aiutare papà con la spesa- disse il ragazzo.
La madre gli dedicò una rapida occhiata e un sorriso sfuggente e si sistemò in cucina.
Namjoon posò le buste della spesa sul bancone della cucina e offrì immediatamente una coperta alla sorellina in modo tale che potesse scaldarsi dopo esser stata fuori sotto alla pioggia.
-Grazie- disse lei sorridente.
-Namjoon, vieni qui- esclamò il padre.
Il ragazzino corse verso l'entrata e si parò di fronte al papà guardandolo intimorito, per un attimo passò in rassegna gli avvenimenti dell'ultimo periodo, non gli sembrava di aver fatto nulla per cui potesse essere rimproverato e iniziò quindi a rilassarsi.
-Ho scordato di prendere i noodles, vai al Convenience Store qui vicino per favore, ecco i soldi-
Namjoon guardò fuori, oltre le spalle del padre, il tempo non lo invitava certo ad uscire ma in fondo si trattava solo di pochi metri e ovviamente non era consentito rifiutare.
A malincuore prese i soldi, si infilò il cappotto e le scarpe, prese l'ombrello e uscì.
Mentre correva lungo la strada si accorse di qualcosa di veramente bizzarro: una bambina era in ginocchio a terra, i lunghi capelli neri le coprivano il volto ed era completamente inzuppata dalla pioggia.
Namjoon rallentò il passo e si avvicinò a lei con timore.
Quando la ragazzina non sentì più la pioggia sulla testa alzò lo sguardo, l'ombrello di Namjoon la stava riparando, si scostò delicatamente i capelli dal viso e fu in quel momento che il ragazzo si rese conto del suo particolare colore di occhi: erano grigi.
La pelle perlacea risplendeva sotto al cielo annuvolato, aveva quasi il timore di essersi imbattuto in un fantasma.
-Va tutto bene?- chiese intimidito.
Non sapeva se rivolgere la parola ad una persona che non conosceva fosse proprio una buona idea ma una bambina, tra l'altro esile come lei, cosa poteva fargli di male?
Sembrava spaurita e a Namjoon dava l'impressione di aver pianto, anche se non poteva esserne sicuro dato che l'aveva trovata sotto alla pioggia senza nulla che la riparasse.
La bambina si alzò a fatica, aveva le ginocchia sbucciate e un piccolo graffio sulla guancia sinistra, anche le nocche erano ferite.
-Sì- rispose con voce flebile.
-Dove sono i tuoi genitori?- incalzò lui guardandosi attorno.
-Non ci sono...- mormorò la bambina.
-Ehm...-
-Intendo dire che sono a casa...- continuò lei.
Namjoon tirò un sospiro di sollievo.
-E allora tu che cosa ci fai qui sola sotto alla pioggia? Senza ombrello poi!-
-Stavo andando al Convenience Store per comprare del tofu e un gruppo di ragazzini della mia scuola ha iniziato a farmi i dispetti... Mi hanno spinto a terra e non sono più riuscita ad alzarmi, avevo paura- confessò la piccola.
-Anche io sto andando al Convenience Store, vieni con me- disse lui con un sorriso.
Non sapeva bene perché ma quella ragazzina l'aveva intenerito, forse perché gli ricordava sua sorella, avrebbero dovuto avere circa la stessa età.
-Grazie, sei gentile... Mi chiamo Choi Mi-Yon- si presentò la bambina.
Namjoon sorrise ancora  :-Io sono Kim Namjoon-.
I due bambini s'incamminarono verso il minimarket, rimasero in silenzio per diversi minuti finché Namjoon non prese la parola.
-Quanti anni hai?- chiese curioso.
- Ho 8 anni...-
-E vai in giro da sola?- chiese Namjoon in chiaro segno di disapprovazione.
-Mia madre si è fatta male qualche giorno fa e quindi fa fatica a camminare, mio padre le da una mano in casa e, visto che sono figlia unica, tocca a me fare le commissioni-.
Namjoon non poteva credere alle sue orecchie. Lentamente, dentro di lui, iniziò a crescere una forte stima nei confronti della sua nuova conoscenza.
-E tu? Quanti anni hai?- chiese lei.
-Io undici-.
I due arrivarono al Convenience Store, Namjoon posò l'ombrello chiuso all'entrata e prese a camminare con la ragazzina al suo fianco.
-Comunque quando torni a casa faresti bene a farti un bagno caldo e metterti subito sotto alle coperte, sono sicuro che ti prenderai un bel febbrone zuppa come sei- disse il ragazzo.
Mi-Yon lo guardò sorridendo :-Mi sembra di sentire mia madre... Hai undici anni non certo cinquanta!-
I due si osservarono come se si stessero studiando per qualche istante, finché le loro strade non si divisero.
Prima di andare alla ricerca del tofu Mi-Yon si voltò verso Namjoon :-Ci rivedremo?- chiese.
Namjoon non sapeva perché gli avesse posto quella domanda, sembrava una bambina molto sola, forse era per quello, in fondo lui era stato molto gentile con lei e probabilmente aveva bisogno di un amico :-Senz'altro! Possiamo trovarci qui davanti quando vuoi - le disse.


Dopo quel giorno Namjoon andò spesso di fronte al minimarket aspettando per ore l'arrivo di Mi-Yon, non sapeva bene nemmeno lui perché ma si era trasformato in un piccolo rituale per lui.
Mi-Yon però non arrivava mai, era come se si fosse dileguata nel nulla e al ragazzino venne davvero il dubbio di aver avuto a che fare con un fantasma.
Dopo qualche settimana smise anche lui di andare al Convenience Store, aveva perso le speranze di incontrarla lì e decise quindi di scordarsi di lei e di averla conosciuta.
Aveva altro a cui pensare e non poteva lasciarsi distrarre.


Quattordici anni dopo...
-Oggi ho fatto davvero fatica... Sono sfinito- sospirò un ragazzo dai lucenti capelli neri.
-Dovresti dormire di più, se vai a letto tardi poi non hai energie per affrontare la giornata seguente- commentò un altro ragazzo seduto affianco a lui.
In sottofondo la musica risuonava flebile quasi come a non voler disturbare l'atmosfera tranquilla all'interno della stanza.
-Per oggi le prove sono terminate, Jungkook, Jin...-
Il moro alzò lo sguardo verso il ragazzo che stava chiamando lui e il suo amico, si alzò e incitò Jin a fare lo stesso.
Di fronte a loro c'erano gli altri membri del loro gruppo: i BTS.
Namjoon, il leader, era in piedi dinanzi a tutti a braccia conserte.
Gli altri membri del gruppo erano: Jimin, un ragazzo esile e dalla bellezza sconvolgente; Yoongi, dal look più cinico e serio; Hoseok, con uno sorriso enorme dipinto in viso e Taehyung, un ragazzo modaiolo e dal viso delicato.
I sette ragazzi avevano il respiro affannato, avevano fatto le prove di una coreografia fino alla nausea e non vedevano l'ora di potersi riposare un po', prima però li attendeva un servizio fotografico.
Tornarono a casa per poter fare ciascuno una rapida doccia e cambiarsi d'abito, avevano i tempi davvero stretti e quindi non ci volle molto per ripartire verso la destinazione del servizio fotografico.
-Jimin-ssi è sempre in ritardo... Avremmo fatto molto prima se non fosse così vanitoso- scherzò Namjoon rivolgendosi al manager.
Gli altri ragazzi risero di gusto.
Jimin gli diede un colpetto sulla spalla :-Non sono sempre in ritardo- asserì.
Jungkook sollevò un sopracciglio e lo osservò attentamente :-Resta comunque il fatto che sei stato l'ultimo a prepararsi- commentò.
Jimin alzò gli occhi al cielo, non se l'era presa e non poteva dar torto ai suoi amici, sapeva benissimo anche lui di essere un ritardatario cronico.
I sette ragazzi si diressero verso la sala del trucco per presentarsi ai truccatori e ai costumisti.
-Non c'è nessuno?- chiese Hoseok guardando la stanza vuota.
Namjoon scosse il capo :-Pare di no-.
Improvvisamente una ragazza entrò correndo nella sala, non si accorse della presenza dei ragazzi e si scontrò contro la schiena di Yoongi, il quale si voltò per vedere chi fosse la persona che era andata a sbattere contro di lui.
-Oh... Mi scusi davvero tanto io non...- la ragazza aveva la voce tremante.
-Non si preoccupi, non è successo niente- si limitò a rispondere Yoongi.
Si scostarono tutti per far passare la ragazza che, una volta dentro alla stanza, posò una valigetta sopra una postazione da trucco e si voltò verso i ragazzi.
-Scusate se vi abbiamo fatto attendere, il personale era occupato a controllare le luci con il fotografo e...-
-Non c'è davvero nessun problema, anche noi siamo qui da poco- rispose Namjoon con voce calma.
Osservò attentamente la ragazza, gli era stranamente familiare e iniziò a pensare a dove potesse averla vista.
Lei, dal canto suo, era occupata a far accomodare i membri del gruppo alle loro postazioni mentre si legava i boccolosi capelli rosa.
Namjoon fu riportato alla realtà quando sentì una voce chiamarlo.
-RM! Ci sei? A che pensavi?- chiese Taehyung che era già seduto alla sua sedia.
Namjoon notò la ragazza in piedi di fronte a lui con espressione imbarazzata, sicuramente aveva cercato di attirare la sua attenzione per farlo accomodare, era rimasto l'unico in piedi al centro della stanza.
Non si era nemmeno accorto che gli altri truccatori e i costumisti erano già arrivati.
Il manager fece il suo ingresso nella sala e si diresse immediatamente verso la ragazza dai capelli rosa.
- E' lei la signorina Choi Mi-Yon?- chiese.
Namjoon voltò la testa di scatto, il suo sguardo si spostò rapidamente dal manager alla ragazza ancora ferma di fronte a lui, fu in quel momento che notò i suoi bellissimi occhi grigi.
-Sì, sono io- rispose la giovane.
-Ah bene! Ragazzi un attimo di attenzione per favore, questa ragazza sarà la vostra truccatrice per concerti e servizi fotografici, rassegne stampa e cose di questo tipo- spiegò il manager :- Sarà con voi molto spesso e ci tenevo a presentarvela- continuò sorridendo.
I ragazzi si alzarono e le rivolsero un educatissimo inchino, Namjoon era ancora immobile con gli occhi sbarrati, non poteva crederci.
Era davvero lei, dopo tutto quel tempo!
Sembrava non averlo riconosciuto ma era evidente che fosse così, lui era cambiato moltissimo nel corso del tempo.
La ragazza si sistemò al suo fianco sinistro, era mancina dunque, un set di pennelli legato alla vita e un fondotinta liquido fra le mani.
Iniziò a truccarlo, il suo tocco era delicato e piacevole, Namjoon chiuse gli occhi e iniziò lentamente a rilassarsi mentre la spugnetta in lattice picchiettava dolcemente la sua fronte e le tempie.
Notò come Mi-Yon sintonizzava il proprio respiro al suo e come le sue mani affusolate avessero quasi timore nel toccare il viso del ragazzo.
Era talmente impaziente di poterle parlare che per un attimo si scordò di dove fosse.
La ragazza fece scorrere la spugnetta verso le guance e il naso di Namjoon, il modo in cui picchiettava il prodotto era sapiente e fluido, il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi come fosse finita a praticare un lavoro come quello.
Ovviamente aveva studiato per farlo, lo sapeva, però c'era qualcosa che lo sorprendeva.



Il servizio fotografico finì abbastanza tardi, i ragazzi uscirono dall'edificio e si resero conto che aveva iniziato a piovere.
Salirono di fretta in auto scortati dal manager e da un paio di guardie di sicurezza ma Namjoon si bloccò, aveva notato Mi-Yon con la valigetta sopra la testa nel tentativo di ripararsi dalla pioggia improvvisa.
-RM muoviti! Se tieni lo sportello aperto entra la pioggia- gli intimò Jin.
Namjoon lanciò un'ultima fugace occhiata in direzione di Mi-Yon, i loro sguardi si incrociarono per un breve istante prima che, anche lui, salisse a bordo dell'auto.
-RM è strano oggi... Non sembra lui- commentò Jungkook.
Namjoon guardava fuori dal finestrino, non prestava nemmeno particolare attenzione a ciò che i ragazzi dicevano, osservava le gocce di pioggia scivolare rapidamente sul vetro, si mise a pensare a mille cose e ritornò indietro con la mente a quando incontrò Mi-Yon, era un giorno di pioggia tale e quale a quello, lei non aveva l'ombrello...
-E' inutile, non ci sta nemmeno ascoltando- sbottò Yoongi.
Namjoon si destò dalla sua trance e tornò ad osservare i membri del gruppo.
-Mh?-
-Stavamo solo notando che oggi sembri su un altro pianeta- ripeté tranquillamente Taehyung.
-Forse... Sono stanco- rispose il venticinquenne.
-E' vero che è stata una giornata lunga oggi- concordò Hoseok.
-Non vedo l'ora di mettermi a letto- sbuffò Jungkook.
-E pensare che è stata comunque una giornata leggera rispetto a quelle che avete solitamente- commentò il manager.
-Sì ma è stata comunque faticosa- incalzò Jimin osservando anche lui la pioggia fuori dal finestrino.
-La ragazza che ci farà da truccatrice per gli eventi...- iniziò Namjoon rompendo il silenzio all'interno dell'auto :-Come la conosce?- chiese al manager.
L'uomo fece spallucce :-E' la figlia di un'amica di famiglia, mi ha detto che è una vostra fan e che cercava lavoro, per casualità ho scoperto che oggi si sarebbe occupata del trucco per il servizio fotografico e ho pensato che non poteva certo essere una coincidenza. Ho preso due piccioni con una fava-.
Namjoon sollevò un sopracciglio :-Una fan?-
Il manager sorrise :-Sì, specialmente tua Namjoon, sua madre mi ha raccontato che non si perde un' intervista-
Il ragazzo arrossì senza rendersene conto, probabilmente allora lei si ricordava!
Poi ci pensò, non c'era bisogno che si ricordasse, il suo nome e cognome erano di pubblico dominio e anche le sue foto da bambino, probabilmente aveva sempre saputo chi aveva di fronte quel giorno.
-Come mai ti interessa tanto?- chiese Jin.
RM alzò lo sguardo, improvvisamente il soffitto dell'auto era molto interessante, sperava di poter evitare una risposta ma, quando tornò a guardare di fronte a sé, notò che gli altri membri del gruppo lo stavano fissando.
-No, niente... Volevo solo...- cercò di improvvisare una risposta ma non gli usciva nulla di sensato.
Il fatto è che nemmeno lui sapeva perché gli interessasse così tanto, in fondo quella ragazza l'aveva vista una volta quando era piccolo e poi più nulla per quattordici lunghi anni, non erano amici, non erano nemmeno conoscenti, eppure avvertiva un senso di familiarità quando era vicino a lei.
Era come se sentisse di conoscerla da una vita pur avendoci parlato un'unica volta.
-Ti ascoltiamo- insistette Jimin.
Yoongi guardava fuori dal finestrino, era più discreto degli altri e non aveva interesse nel mettere a disagio Namjoon.
-Non mi interessa. Solo che volevo sapere come mai abbiamo cambiato entourage di truccatori, tutto qui- disse con tono deciso.
La risposta sembrò soddisfare parzialmente gli altri che, seppur a fatica, iniziarono nuovamente a parlare fra loro del più e del meno.
Namjoon tornò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, la mente affollata di pensieri e la vista annebbiata dalla stanchezza.
Per quanto ci provasse non riusciva a togliersi dalla testa Mi-Yon e i suoi penetranti occhi grigi, forse era la questione irrisolta fra loro che lo spingeva a pensare a lei così tanto ma non riusciva comunque a vederci un senso.
Non sapeva spiegarsi cosa lo spingesse a dare così tanta importanza a una ragazzina che faceva parte di un minuscolo frammento del suo passato.


Una volta giunto nella sua camera, prima di cedere al sonno, Namjoon accese il computer e iniziò a girovagare un po' sul web in cerca di cose interessanti e di una distrazione dai pensieri che lo tormentavano.
Non sentiva i morsi della fame, era troppo stanco per mangiare qualsiasi cosa ma si sforzò comunque di assaggiare del kimchi che Jin gli aveva portato in stanza.
Alla fine ne mangiò più della metà.
Doveva effettivamente mangiare se voleva essere in forma il giorno seguente, inoltre non voleva certo sorbirsi le lamentele di Jin sul fatto che non aveva cenato, sarebbe stato estenuante e aveva accumulato sin troppo stress in quei giorni.
Prese la ciotola mezza vuota e si diresse in cucina per ripulire i suoi piatti sporchi.
Lavò tranquillamente la ciotola e la ripose al suo posto, tornò in camera sua con passo strascicato, era pronto per mettersi a letto e lasciarsi cullare dal dolce rumore della pioggia che batteva delicatamente sulla sua finestra creando un'armonia quasi eterea.
S'infilò rapidamente il pigiama e si mise sotto alle coperte, venne avvolto immediatamente da un caldo tepore che lo fece rilassare in fretta.
Piano piano i muscoli del suo corpo iniziarono a sciogliersi uno ad uno, prima i piedi, poi le gambe, il torso, le spalle e così via.
I suoi occhi si fecero sempre più pesanti finché, finalmente, non si addormentò.
Sognò di danzare sotto alla pioggia, fra le braccia teneva una donna dai lunghi capelli neri, non riusciva a vedere il suo volto ma poteva vedere chiaramente cosa indossava: converse alte di colore rosso, jeans e una t-shirt bianca.
Si svegliò più sereno che mai e pronto per iniziare una nuova giornata con la mente più libera e leggera.
Dormire in modo così pacifico gli aveva giovato più di quel che potesse immaginare, l'immagine del sogno faceva capolino ogni tanto fra i suoi pensieri ma non si sentiva affatto appesantito da ciò, anzi gli faceva piacere!
Quel sogno lo aveva lasciato con una sensazione così positiva e rasserenante che non gli dispiaceva averlo in testa ancora per un po' prima di scordarsene del tutto.
Qualche particolare era già sfuggito alla sua memoria ma quel ballo liberatorio sotto alla pioggia e la tranquillità che gli aveva donato erano ancora lì.
Quel giorno sarebbe dovuto andare allo studio di registrazione per provare alcuni testi a cui stava lavorando, gli altri ragazzi invece avrebbero avuto il giorno libero.
Namjoon sapeva benissimo che, con ogni probabilità, avrebbero dormito per la più parte della giornata e non poteva certo biasimarli.
Si vestì, fece colazione e raggiunse il suo manager che lo aspettava tranquillamente alla porta con tanto di scorta e auto parcheggiata.
Raggiunsero lo studio in un batter di ciglia e Namjoon dovette subito mettersi all'opera, aveva diverse cose da fare e il tempo era un fattore fondamentale.
Riuscì ad ottenere una breve pausa durante la quale ne approfittò per andare in bagno e bere un caffè, mentre osservava il liquido amaro danzare all'interno del bicchiere ad ogni suo movimento non poté non pensare di nuovo al suo sogno.
Senza sapere bene quale fosse la connessione mentale che lo portò a tale pensiero iniziò a sviare verso altri ragionamenti finché il viso di Mi-Yon non gli apparve di prepotenza sovrastando gli altri pensieri.
Sospirò :-Ma perché non posso smettere di pensarci?- si chiese infastidito.
Finì di bere il suo caffè che, immediatamente, lo avvolse con un'ondata di calore che avvampò lungo tutto il corpo del ragazzo.
Le bevande calde erano sempre una botta di energia quando era freddo, Namjoon adorava bere caffè proprio per la scarica di adrenalina che gli donava.
Ritornò in studio con la mente un po' meno offuscata e si concentrò lavorando duramente per ore.
Quando terminò tornò a casa e trovò i suoi amici seduti sul divano a parlare animatamente, si tolse scarpe e cappotto.
-Com'è andata?- chiese Jungkook con un sorriso radioso.
Namjoon gli diede una pacca sulla spalla e posò il proprio zaino a terra.
-Bene, ho lavorato parecchio ma ne è valsa la pena- rispose fiero il leader del gruppo.
Jimin gli fece spazio sul divano.
-Ora che siamo soli...- iniziò Taehyung :-Perché non ci dici che cosa ti tormenta da ieri?-
RM scosse il capo :-Non mi tormenta nulla V-.
-Puoi continuare a ripeterlo quanto vuoi ma, personalmente, io non ci credo- asserì l'altro alzando gli occhi al cielo.
Tae era un ragazzo energico, sapeva come ottenere ciò che voleva e quello che voleva erano informazioni.
Anche un cieco si sarebbe accorto dell'improvviso cambiamento di Namjoon, più che curioso diciamo che Taehyung era preoccupato.
Non sapeva cosa affliggesse così tanto RM e non sapeva nemmeno come poterlo aiutare, fra i membri del gruppo non c'erano mai stati segreti anche perché è difficile tenere un segreto quando vivi a strettissimo contatto con altre sei persone e passi con loro quasi ogni minuto del giorno.
Il fatto che Namjoon si negasse a parlare lasciava perplessi anche gli altri, il loro leader era sempre stato per tutti un punto di riferimento e, come Jin, era considerato un po' il genitore del gruppo.
Vederlo così strano aveva gettato i ragazzi in allarme, il fatto che non volesse parlarne li agitava quindi più del dovuto.
-Hai iniziato a comportarti in modo strano da quando il manager ci ha presentato quella ragazza- commentò Hoseok.
-Non capisco di cosa stiate parlando- continuò Namjoon.
Scoppiò a ridere sciogliendo la tensione che si era creata :-Vi state facendo davvero dei film, non mi comporto in modo strano, vi assicuro che va tutto benissimo sono solo un po' stanco per via dell'agenda frenetica di questo periodo... Penso sia normale, no?-
Nella stanza calò il silenzio.
-Anche io posso stancarmi a volte, lo sapete benissimo... Questo non vuol dire che io non stia bene, semplicemente mi sento un po' più fiacco del solito- continuò sorridendo.
-Se è solo questo va bene...- mormorò Jin.
Gli altri annuirono, finalmente Namjoon sentiva di averli convinti.
Non voleva parlarne con i suoi amici, non perché non si fidasse di loro ma semplicemente perché non era chiaro nemmeno a lui di cosa effettivamente dovesse parlare.
Non c'era molto da dire sulla questione e, quel poco che c'era da dire, non era rilevante né tantomeno interessante.
Decise che, per ora, avrebbe tenuto il segreto e avrebbe continuato a sognare la pioggia.










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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Moonchild you shine ***


Capitolo 2 BTS CAPITOLO 2: Moonchild you shine


"Dopo la pioggia sorge sempre il sole", dicono questo non è vero?
Però a Seoul il sole non si vedeva da ormai tre giorni, la città solitamente così brillante e viva sembrava avvolta da un grigiore sconosciuto alla più parte degli abitanti.
Faceva davvero freddo quel giorno in particolare; i ragazzi erano radunati in soggiorno a parlare di tutto e di niente e a scherzare fra loro, era una giornata di quelle in cui si sentivano particolarmente pigri.
Namjoon pensava spesso a cosa facessero le persone "normali" durante le giornate di pioggia intensa, quando era piccolo lui stava a casa a giocare con la sorellina o studiava, a volte guardava la sitcom FRIENDS con sua madre.
Si chiedeva cosa facessero le altre famiglie, se i genitori raccontassero ai figli delle storie per non farli spaventare durante i tuoni forti, si chiedeva anche se i fidanzati rimanessero tutto il giorno a letto ad amarsi e tenersi caldo.
-A che cosa pensi Namjoon-ssi?- chiese Jin.
Namjoon abbozzò un sorriso mesto, pensare alla sua famiglia lo rendeva sempre emotivo, a volte avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.
-Niente in particolare, mi chiedo solo cosa facciano gli altri durante i giorni di pioggia...- ammise il ragazzo.
Hoseok s'illuminò :-Quando ero piccolo ballavo, ballavo anche sotto alla pioggia... Era molto divertende, mi piaceva anche giocare con mia madre-.
Poche semplici parole del ballerino avevano innescato nei ragazzi una forte malinconia verso le proprie famiglie, non tutti avevano un gran rapporto con i loro genitori ma una cosa era certa: li amavano follemente e avrebbero voluto trascorrere del tempo con loro.
Hoseok sentì di aver detto qualcosa di troppo, anche a lui iniziò a mancare la sua famiglia.
Avevano sempre meno tempo da passare con i loro cari, in quel periodo la loro fama era all'apice e in quelle condizioni era persino difficile uscire per andare a comprare il pranzo al supermercato.
Si sentivano in trappola a volte ma lo sapevano, sapevano che era la vita che avevano scelto di condurre e ringraziavano per la loro fortuna ogni giorno.
Jungkook essendo il più giovane fra i membri spesso sentiva la nostalgia di casa ma era sempre felice quando gli altri ragazzi si comportavano come fratelli nei suoi confronti, lo facevano sentire meno solo e si divertiva molto con loro.
-Che freddo- mormorò Jin rompendo il silenzio.
-Sì, oggi fa freddo...- fece eco Yoongi.
I ragazzi spostarono la loro attenzione fuori dalla finestra, dietro al divano del salotto ne avevano una immensa che si specchiava sulla parte urbana di Seoul.
La pioggia scivolava dolcemente sul vetro e picchiava ferocemente sull'asfalto, era un controsenso davvero incredibile per Namjoon, si chiedeva spesso come una cosa così dolce ed eterea potesse fare così male a volte.
-Vado in camera mia, ho bisogno di scrivere un po'- comunicò agli altri membri.
Si limitarono tutti ad annuire mentre il leader si allontanava dal soggiorno per recarsi nella sua stanza.



Era ormai ora di pranzo quando Namjoon uscì dalla sua camera, era stato molto produttivo in quelle ore e ne andava molto fiero.
Jin aveva cucinato per tutti come spesso avveniva, aveva preparato delle cose deliziose: bibimbap* e naengmyeon*.
-E' tutto buonissimo Jin hyung- disse allegro Jungkook.
-Sì, sei stato bravo- concordò Taehyung.
I ragazzi mangiarono e iniziarono nuovamente a parlare del più e del meno.
-Oggi abbiamo programmi?- chiese Jimin.
Namjoon annuì velocemente e prese il cellulare dalla propria tasca, impostò il programma della Big Hit e lo lesse attentamente.
-Oggi abbiamo una conferenza stampa e un' intervista serale- disse con tono calmo.
Yoongi alzò gli occhi al cielo, non era un grande amante degli eventi eccessivamente pubblici ma comunque non se ne lamentava, sapeva benissimo che era parte del gioco e di conseguenza accettava di buon grado ogni cosa così come veniva.
Continuarono a pranzare in silenzio poi, Hoseok e Namjoon, si misero a lavare i piatti riponendoli infine al loro posto in modo ordinato.
-Si prospetta una giornata piuttosto faticosa- borbottò Namjoon.
-Sì, però mi piacciono le interviste. Sono felice di farne una- rispose tranquillo Hoseok.
-Anche a me piacciono... Si ha l'occasione di dire molte cose durante le interviste- commentò RM :-Però non ti nascondo che a volte vorrei davvero poter avere un giorno totalmente libero- aggiunse.
Hoseok annuì, non poteva certo dargli torto!



L'edificio in cui si teneva la conferenza stampa era molto grande, i ragazzi vennero subito spediti al trucco.
Namjoon iniziò a sudare, l'idea di rivedere Mi-Yon lo emozionava e lo rendeva ansioso al medesimo istante, il fatto è che avrebbe voluto parlarle ma immaginava che anche quel giorno non ce ne sarebbe stato il tempo.
La loro agenda era frenetica e, sospettava, anche quella di Mi-Yon doveva esserlo.
Arrivarono in sala trucco dove l'equipe di truccatori stava sistemando le ultime cose per iniziare, Mi-Yon era immobile di fronte alla propria postazione, era intenta a sistemare una lampadina del suo specchio ma per quanto ci provasse non riusciva a riavvitarla correttamente.
Namjoon non ci pensò su tanto, si diresse verso di lei a passo deciso e, da dietro di lei, posò la mano sulla lampadina riavvitandola alla perfezione.
Fu molto sorpreso di non aver rotto nulla peggiorando la situazione, Mi-Yon si voltò e Namjoon non poté fare a meno di notare come riuscisse senza fatica a sovrastarla in altezza, i grandi occhi grigi fissi sul volto di Namjoon.
-Grazie...- mormorò timidamente la giovane.
Namjoon le rivolse un lieve inchino e le sorrise dolcemente.
-Può accomodarsi qui...- aggiunse lei.
Non riusciva a smettere di guardarlo, per un attimo nel suo sguardo rivide quel bambino di undici anni che fu così gentile da offrirle riparo dalla pioggia.
L'espressione di Mi-Yon assunse un'aria nostalgica e pensierosa, un lieve sorriso sulle labbra carnose.
Namjoon si sistemò al suo posto e chiuse gli occhi come di consuetudine, Mi-Yon iniziò a truccarlo e si accorse del fatto che era persa nei dettagli del suo viso: la linea perfettamente sottile della mandibola, gli occhi intensi che osservavano tutto con aria curiosa e sorpresa, le labbra piene e leggermente imbronciate, le dolcissime fossette che donavano una delicatezza infantile al suo bel viso.
Lo trovava meraviglioso, ogni cosa di lui le sembrava perfetta proprio come quattordici anni prima, in un certo senso lei aveva sempre saputo che Namjoon sarebbe stato destinato a grandi cose e, riguardandolo in quel momento, quella convinzione si fece sempre più nitida.
Il pennello da sfumatura carezzava dolcemente la palpebra del rapper, le setole erano soffici e morbide e RM si sentiva come se fosse immerso in una nuvola soffice.
Aprì appena gli occhi per permettere a Mi-Yon di sfumare la matita all'interno dell'occhio, le punte lucenti dei capelli di lei gli sfioravano la spalla e il collo facendogli venire i brividi lungo la schiena.
Namjoon ora poteva osservarla da molto vicino e si sorprese a pensare a quanto fosse bella vista a quella distanza, l'aria concentrata e seria che aveva contribuiva a donarle un certo fascino.
Non riusciva davvero a capire, i dubbi si insinuavano scaltri nella sua mente, non era in grado di formulare un pensiero sensato: perché si sentiva così attratto da lei?
Si rese conto che in quattordici anni l'immagine di Mi-Yon era sempre stata presente in qualche angolo nascosto e segreto della sua mente ma non comprendeva come mai, in fondo non si conoscevano bene,si erano parlati per pochi attimi da ragazzini e la questione non era mai andata avanti.
Lei sparì e lui anche... Era come se il destino volesse ricondurlo verso di lei per qualche strano motivo.
-Manca solo il trucco labbra-.
La voce della ragazza lo destò e bloccò la sua rete di pensieri, annuì rapidamente e socchiuse le labbra.
Non sapeva perché ma, mentre lo faceva, la guardava dritto negli occhi come se volesse attrarla verso di sé.
Mi-Yon fissava le labbra del ragazzo, era il suo lavoro quello di osservare e studiare i volti delle persone ma, per qualche strano motivo, il viso di Namjoon la metteva in difficoltà.
Era convinta di non aver mai posato gli occhi su un uomo così bello e affascinante.
D'altro canto non c'era un solo membro di quel gruppo che non sembrasse uscito da un quadro dell' Ottocento, erano tutti splendidi e quando erano insieme brillavano di una luce singolare.
Sembravano angeli irraggiungibili eppure lei poteva toccarli, respirare accanto a loro, guardarli e parlarci.
Si sentiva estremamente fortunata.
Sfumò delicatamente un rossetto nude sulle labbra di Namjoon rendendole ancora più carnose e invitanti, era ovvio che i BTS giocavano molto sulla propria bellezza ma Mi-Yon li amava soprattutto per i loro sacrifici e l'immenso talento.
-Grazie, è un lavoro davvero ben fatto- disse Namjoon rivolgendole una piccola riverenza.
Mi-Yon fece altrettanto e lo salutò con un sorriso caloroso.
Si voltò e notò che quasi tutti gli altri avevano finito di farsi truccare, nella sala erano rimasti solo Taehyung e Jin.
-Sono libera, se uno di voi vuole posso pensarci io- disse la ragazza guardando nella loro direzione.
Taehyung corse velocemente verso la postazione e si sedette chiudendo gli occhi per permettere alla truccatrice di lavorare.
Namjoon si bloccò sulla porta, osservava i movimenti fluidi e dolci di Mi-Yon e il modo in cui le sue mani sembravano essere guidati dai pennelli e non il contrario, notò la passione che metteva nel suo lavoro e non riuscì a non pensare che era la stessa passione di cui si sentiva investito ogni volta che saliva sul palco con i suoi amici.


Dopo la conferenza stampa salirono tutti in auto ma, prima che partissero, il manager aprì nuovamente lo sportello.
-Sarà più facile se viene con noi così potrà ritoccare il trucco a ciascuno- disse facendo passare Mi-Yon.
La ragazza salì in auto reggendo la gonna con la mano, era una minigonna nera a vita alta e anche se indossava le calze aveva il timore che potesse vedersi qualcosa mentre saliva in macchina.
Yoongi la aiutò sostenendola con il braccio e la fece accomodare fra lui e Jimin.
-Grazie- disse lei sorridendo.
Yoongi chinò leggermente il capo in segno di rispetto :-Non c'è di che- rispose.
Durante il tragitto Mi-Yon fece cambiare di posto uno ad uno per ritoccare il trucco a ciascun membro e si divertì ad ascoltare i loro discorsi.
-Jimin-ssi è caduto l'altro giorno, ha emesso un tonfo così forte che pensavo si fosse rotto qualche cosa- asserì Jungkook divertito.
Jimin mise su un finto broncio e lo colpì amichevolmente con un pugno sulla coscia :-Non ho fatto tanto rumore...- si difese.
Jungkook scoppiò a ridere e i suoi intensi occhi neri si illuminarono di una luce nuova, era come vedere un bambino divertito da una delle sue marachelle preferite.
-Ah no? Eppure anche io ti ho sentito dalla mia stanza- aggiunse Taehyung.
-No! E' impossibile...- insistette Jimin :-Non ho fatto rumore io...- gli altri lo interruppero scoppiando in una fragorosa risata.
Anche Mi-Yon si lasciò sfuggire una risatina, quei sette ragazzi avevano il potere di attrarre le folle con la loro simpatia, era impossibile non ridere in loro compagnia.
Namjoon voltò il capo non appena la sentì ridere, il suono che emise era cristallino e delicato, non sapeva bene come spiegarselo ma gli venne in mente che poteva avere una voce piacevole mentre cantava.
-Mi-Yon-ssi lei quanti anni ha?- chiese Jimin.
I ragazzi si lanciarono in un verso di disapprovazione all'unisono :-Non si chiede l'età alle donne!- esclamò nervoso Jin.
-Non importa, non mi ha dato fastidio...- mormorò lei con un sorriso sincero :-Dunque io ho ventidue anni- rispose.
-Come me!- esclamò Jungkook.
-Però tu sembri più grande- commentò Yoongi osservando l'amico.
-E' vero che sembra più piccola di me- disse timidamente il moro.
Jimin tornò di nuovo a guardare Mi-Yon :-Siamo davvero rumorosi, ci scusi-.
-Non è un problema nel modo più assoluto, e per favore... Possiamo darci del tu? Mi fa sentire vecchia il fatto che continuiate tutti a darmi del "lei"- rispose lei.
-Ma certo! In fondo ora fai parte della squadra- commentò Jin con un sorriso.
La strada verso la destinazione successiva fu davvero molto piacevole per tutti, i ragazzi scherzavano animatamente fra loro e Mi-Yon parlava a turno con ciascuno ponendo delle domande e facendo delle banali conversazioni su ogni genere di argomento venisse loro in mente.
Quando arrivarono al posto dove si sarebbe tenuta l'intervista era ormai pomeriggio inoltrato.



Una volta a casa i ragazzi cenarono, erano riusciti a prendere del sushi d'asporto e dei noodles piccanti.
-Che giornata...- sospirò Yoongi, non ricordava di essere mai stato così stanco.
-La tabella di marcia oggi è stata piuttosto faticosa ma la preferisco di gran lunga a quella dei concerti, in quei momenti non si ha un attimo di tregua- commentò Jin.
-E' vero, secondo me i concerti sono quelli che drenano più energie- concordò Hoseok mentre sorseggiava della sprite.
-L'intevista di oggi è andata bene, siete stati tutti bravi- aggiunse Namjoon.
-Ci hanno rivolto delle belle domande, ero felice di rispondere- rispose tranquillamente Jungkook.
-Sì? Mi fa piacere-.
Il gruppo continuò a parlare fino a tarda sera poi ognuno tornò nella propria camera per riposare.
Namjoon si svegliò la mattina seguente con un forte mal di testa, gli pizzicava la gola e sentiva la testa decisamente pesante.
Si trascinò in cucina per la colazione ma la stanza attorno a lui sembrava girare vorticosamente ad ogni piccolo passo.
-Namjoon hyung stai bene?- chiese preoccupato Taehyung avvicinandosi al leader dei BTS.
-Mi gira un po' la testa a dire il vero...- rispose l'altro con voce flebile.
-Credo tu ti sia preso un'influenza hyung- affermò Jungkook toccandogli la fronte con il dorso della mano destra.
-Scotti- aggiunse poi.
-Prendo il termometro- disse Jin correndo verso il bagno.
-Io preparo del juk*- affermò Yoongi e si diresse immediatamente verso i fornelli.
-Stenditi RM, stenditi sul divano- disse Jimin aiutandolo a camminare.
Taehyung lo sorreggeva dal lato destro mentre Jimin si occupava del sinistro, dietro di loro camminava un preoccupatissimo Jungkook.
Nessuno di loro era abituato a vedere il leader così debole e affaticato, Namjoon era il loro punto di riferimento e di solito era lui a prendersi cura di tutti quanti, anche per questo motivo lui e Jin erano considerati un po' come i genitori del gruppo.
Jin tornò con il termometro e gli misurò subito la temperatura, ovviamente aveva la febbre.
Hoseok estrasse rapidamente il telefono dalla tasca e lesse il programma della Big Hit per quel giorno, avevano un servizio fotografico e poi più nulla per tutto il resto del giorno.
-Mangia, ti sentirai meglio- disse Yoongi porgendo una ciotola a Namjoon.
Il ragazzo mangiò a fatica, non aveva affatto fame ma sapeva che quel pasto gli avrebbe fatto bene, poteva saltare il pranzo ma non la colazione.
-Vai a farti un bagno caldo, ti preparo la medicina per l'influenza- disse Jin.
Namjoon si trascinò in bagno e riempì la vasca di acqua calda, accese il diffusore di aromi in modo da far inumidire la stanza.
Se voleva liberarsi del raffreddore quello era un ottimo modo per farlo.
Finito il bagno RM si recò in camera, si vestì e poi andò in cucina a prendere la sua medicina.
-Il manager sarà qui fra poco- comunicò Jin.
-Jimin, come al solito, è in ritardo- asserì Taehyung.
Se ne stavano tutti fermi in salotto ad attendere che Jimin scendesse, Namjoon era steso sul divano con un braccio a coprirgli il viso, nel frattempo decise che avrebbe fatto bene ad indossare la mascherina e la tirò fuori dalla tasca della felpa.
Quando anche l'ultimo membro fu pronto i ragazzi poterono finalmente avviarsi, la macchina era già fuori ad attenderli.
-Namjoon, che cos'hai ragazzo?- chiese il manager sgranando gli occhi.
-E' solo un po' di febbre, nulla di cui preoccuparsi- rispose lui con voce fiacca.
In realtà sentiva di non essere in grado di reggersi in piedi ma non aveva alcuna intenzione di mostrare quanto male si sentisse, doveva tenere duro ed arrivare almeno fino alla fine del servizio fotografico poi sarebbe stato possibile riposare.
-Bene, hai preso le medicine?- chiese l'uomo.
-Sì manager, le ho prese- rispose il venticinquenne.
-Bravo ragazzo- commentò lui dandogli una pacca sulla spalla sinistra.
Le ossa di Namjoon gridarono di dolore a quel contatto improvviso; l'intero corpo gli faceva davvero male, era come se tanti piccoli aghi lo pungessero in ogni parte del corpo.
Sentiva le voci rimbombare in testa come un martello pneumatico, era quasi certo di star per svenire.
Chiuse gli occhi nel vano tentativo di riposare ancora qualche istante e sperando così di riprendersi almeno un po'.


La sala trucco era organizzata perfettamente quella mattina, ogni oggetto era al proprio posto e Mi-Yon era pronta ad accogliere i ragazzi con il suo miglior sorriso. Tuttavia quando li vide entrare si rese conto che Namjoon non era in forma.
-Sta male?- chiese rivolgendosi a Jin.
-Sì, è solo un po' di febbre...- rispose il ragazzo posando la giacca sul divano.
Namjoon si accasciò su una delle sedie e chiuse immediatamente gli occhi al forte ed inaspettato contatto con le luci degli specchi da truccatori.
-Puoi coprire bene i segni dell'influenza... Non vorrei che si vedesse che non sto bene- mormorò con un filo di voce.
Mi-Yon annuì, improvvisamente fu colta da un forte senso di stima nei confronti del ragazzo: era evidente che stesse male eppure era comunque lì a svolgere il suo lavoro al meglio delle sue possibilità, tutto l'impegno e la passione che Namjoon, come del resto gli altri sei, metteva in ciò che faceva la sorprendeva.
-Queste foto potranno vederle anche le nostre ARMY, non voglio che si preoccupino per la mia salute- disse RM.
Mi-Yon si sentì pervadere da un senso di tenerezza, Namjoon era davvero una brava persona e un gran leader, pur di non far preoccupare nessuno si era trascinato al servizio fotografico come se non avesse assolutamente nulla e infatti era proprio quella l'intenzione che aveva.
Mi-Yon ripensò ad alcune delle esibizioni dei BTS che aveva avuto modo di vedere in TV, Namjoon era sempre quello che ci metteva passione, una passione tale da lasciare a bocca aperta il suo pubblico.
Ogni singola parola del suo rap sembrava un proiettile sparato in faccia ai fans, ogni movimento che eseguiva era intriso di energia e voglia di fare, Mi-Yon era molto fiera di lui e del suo modo di essere.
Ognuno di loro aveva un modo diverso di dimostrare l'immenso amore che provava nei confronti del proprio lavoro.
Hoseok, ad esempio, era un sole... Sorrideva in ogni occasione e teneva alto il morale del gruppo e dei fans, vederlo entrare in una stanza era sempre un'esperienza magnifica perché la illuminava all'istante con il suo buonumore e il suo essere così eccentrico.
Yoongi era più riservato ma quando parlava di musica i suoi occhi iniziavano a brillare, era come se stesse parlando di qualcosa di immenso valore.
Taehyung era quello che, fra tutti, dimostrava la sua passione con il suo modo di fare, era sempre super concentrato ad ogni singolo evento e si prendeva cura di se stesso il più possibile per essere sempre in forma a ciascuna performance.
Jungkook, invece, dimostrava tutto il suo amore per la professione cantando, ogni volta che cantava il suo viso si distendeva lasciando spazio a un sorriso meraviglioso e ad una voce angelica quasi sospirata.
Jimin si allenava duramente, il ballo, il canto, ogni cosa! Se la prendeva sempre così tanto quando sentiva di non aver dato il massimo, era in grado di sacrificare se stesso per quel lavoro, per quelle emozioni...
Jin, infine, era colui che lo dimostrava ad ogni incontro con i fans, il suo sorriso e il suo essere un eterno Peter Pan lo rendevano sicuramente adorabile agli occhi delle persone.
Inoltre era così fiero di sé e del suo gruppo...
Mi-Yon provava ammirazione per ognuno di loro.


Erano quasi le due del pomeriggio ma il servizio fotografico non era ancora terminato, improvvisamente in sala trucco comparve Namjoon, il quale si accasciò immediatamente sul divano portando un braccio sul volto.
-Chiudi la porta per favore... Non voglio che mi vedano così- sospirò.
Mi-Yon, che non si aspettava assolutamente di vederlo entrare così, ubbidì senza emettere un fiato.
-Ti senti bene?- chiese preoccupata.
-Mi gira la testa, non riuscivo più a reggermi in piedi così sono venuto qui...Non so nemmeno io perché-.
-Ti prendo del tè caldo...- disse la ragazza correndo alle macchinette automatiche.
Tornò poco dopo con del tè verde fumante in mano.
-Prendi, ti farà bene...- disse porgendolo al rapper.
Namjoon si sedette a fatica e prese il bicchiere tra le mani, il calore della bevanda lo avvolse e il suo profumo lo fece sentire più calmo improvvisamente.
-Ti ringrazio- rispose educatamente.
La ragazza chiuse di nuovo la porta e si sistemò accanto a lui.
I due tenevano una certa distanza, Namjoon non era mai stato così in imbarazzo.
-Posso dirti una cosa?- chiese la ragazza guardando fisso davanti a sé.
Namjoon annuì.
-Ammiro tantissimo la tua forza... Non so come riesci a non mollare tutto, a non volere una vita meno frenetica, avresti il diritto di star male in santa pace senza dover correre a destra e a sinistra per rispettare una tabella di marcia meticolosa. Non credo che tu lo sappia ma io sono una grande fan dei BTS anche per questo, non importa cosa vi capiti, siete sempre in grado di portare a termine ogni cosa con il sorriso sulle labbra e con un'energia particolare. Penso che tu sia un gran leader e un grande artista... Forse ti sembrerà stupido ma quando ascolto alcuni dei tuoi testi mi sento capita. Credo che possa farti bene sentirti dire queste parole "moonchild, you shine"-.
Namjoon voltò il capo, il sorriso sulle labbra, stava per commuoversi e il fatto che fosse un tipo sensibile non aiutava di certo.
-Grazie. Sei gentile a dire tutto questo- rispose timidamente.
-E' quello che penso...- mormorò la ragazza :-Faresti meglio a tornare dal fotografo, non so quanto manca alla fine ma se non ti trovano potrebbe essere un problema-.
RM annuì e si alzò dal divano recandosi fuori dalla sala trucco.
Mi-Yon si coprì il viso con le mani, era completamente rossa in viso, non riusciva davvero a capire da dove avesse tirato fuori il coraggio per dire tutte quelle cose.
Inoltre non era nemmeno riuscita a parlargli del loro incontro di quattordici anni prima, pensò però che forse era meglio così, se lui non si fosse ricordato di lei sarebbe stato a dir poco imbarazzante e poi, di certo, non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia.
Sospirò e inizò ad ascoltare un po' di musica per distendere l'atmosfera.
Quando il servizio fotografico terminò ognuno dei membri andò da lei a ringraziarla del superbo lavoro svolto, ringraziarono anche per la pazienza che la ragazza aveva impiegato rimanendo lì dalla mattina fino al tardo pomeriggio.
Mi-Yon rispose loro che lo faceva con piacere, che era il suo lavoro e che non dovevano preoccuparsi.
Non era un peso per lei, anzi si era divertita!
Tornarono tutti a casa.


Namjoon era disteso nel suo letto, gli occhi fissi sul soffitto bianco della sua stanza.
Le parole dolci di Mi-Yon gli risuonavano in testa, non volevano abbandonare i suoi pensieri nemmeno per un attimo.
Namjoon pensò che era stata gentile a dire quelle parole, pensò anche che la citazione alla sua canzone fosse un modo per incentivarlo a non mollare.
Qualsiasi fosse il motivo di quel discorso così bello... Aveva funzionato.
La febbre rendeva il dormire molto complicato, Namjoon aveva tanta difficoltà a prendere sonno e inoltre continuava a pensare a lei.
Immaginò le mani delicate della ragazza toccargli il viso con premura mentre stendeva il correttore sotto ai suoi occhi, immaginò i suoi occhi grigi mentre lo guardavano concentrati, immaginò il sorriso che faceva ogni volta che terminava il make up e ne era soddisfatta, immaginò anche il modo in cui sintonizzava il proprio respiro al suo ogni volta che eseguiva il suo trucco.
Tutto di lei gli era rimasto impresso e non riusciva davvero a spiegarsene il perché.
Ogni volta che la sua immagine balenava nei suoi pensieri le parole della propria canzone e le parole che lei gli aveva rivolto quel giorno gli tornavano in mente facendo affiorare dolci ricordi.
Moonchild, you shine. When moon rise, it's your time...
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Qui troverete alcune precisazioni su alcuni nomi coreani inseriti all'interno della storia, in pratica vi spiego brevemente quelle parole di cui potreste non conoscere il significato o vi spiego, come in questo caso, che cosa sono alcune pietanze inserite nel testo.
*bibimbap: riso con verdure e carne bovina.
*naengmyeon: noodles in brodo caldo.
*juk: porridge coreano che di solito si offre a chi non si sente bene.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: In this rain ***


Mi-yonXJoon CAPITOLO 3: In this rain



Il destino.
Il destino è quella cosa che nessuno capisce davvero fino in fondo, almeno finché non ci si imbatte e, a dirla tutta, forse nemmeno in quel caso si capisce realmente che cosa sia il destino.
Un legame indissolubile che unisce due o più persone, affinché questo sia possibile l'Universo lavora sodo: una serie di coincidenze, amici in comune oppure, a volte, basta della semplice pioggia.



Namjoon stava ormai bene, era passata una settimana dal servizio fotografico e, fortunatamente, la sua febbre era sparita lasciandolo un po' debole ma comunque in salute.
Durante quella settimana non era mai riuscito a vedere Mi-yon e, per un motivo che ancora non gli era ben chiaro, ne sentiva la mancanza.
Si chiedeva spesso come facesse a mancargli una persona che, fondamentalmente, non conosceva affatto.
Quel giorno in particolare non poteva evitare di pensare a lei, fuori pioveva e ormai Namjoon aveva imparato ad associare la pioggia alla sua presenza.
-Anche oggi piove- sbuffò infastidito Jimin, seduto al bancone della colazione.
Namjoon ragionò su quella frase, era vero che in quel periodo a Seoul pioveva molto ma non era strano per quella stagione eppure lui voleva pensare si trattasse di un segno del destino, voleva pensare che Mi-yon portasse con sé la pioggia e che con quest'ultima decidesse di lavare le coscienze macchiate della gente.
Era sicuramente un pensiero molto poetico nonostante fosse, e Namjoon lo ammetteva a se stesso senza problemi, piuttosto sdolcinato.
-La pioggia non è male se non si deve uscire di casa- affermò Hoseok.
-Peccato che invece noi dobbiamo uscire eccome!- esclamò Jin.
I sette guardarono fuori dalla finestra, le gocce s'infrangevano violentemente sul vetro trascinando via, verso la strada, tutti i residui di polvere.
Le vie di Seoul erano completamente allagate, sembrava stesse per prepararsi un tifone.
Yoongi controllò rapidamente le previsioni :-Non c'è l'allerta meteo, dovremmo poter stare tranquilli-.
-Ma sì, alla peggio ci bagneremo un po'. Basta ricordarsi gli ombrelli- commentò Jungkook.
-Penso che più che un ombrello ci serva un miracolo- rise Taehyung.
-Bè, per fortuna c'è l'auto dell'agenzia. Solitamente parcheggiano proprio di fronte al portone quindi non credo davvero che ci bagneremo ma, per sicurezza, portiamo gli ombrelli- asserì Namjoon.
Namjoon in realtà non la vedeva così tragica, forse proprio perché la pioggia lo induceva a pensare a Mi-Yon si sentiva allegro, quasi rinvigorito.
Erano ormai le nove del mattino e la pioggia non accennava a placarsi anzi, ai ragazzi dava l'impressione di abbattersi addirittura con più foga di prima.
-Pare che Seoul oggi abbia un peccato gigantesco da lavarsi via dalla coscienza, eh?- chiese Jin ironico.
Hoseok e Yoongi annuirono seri, Jungkook attrasse su di sé l'attenzione :-E' arrivato il manager-.
Tutti e sette andarono verso l'auto coprendosi la testa con i cappotti o con i cappucci delle felpe, il manager li aspettava accanto allo sportello con un ombrello già pronto affinché non si bagnassero.
Namjoon non poté evitare di sorridere, era solo pioggia... Che male poteva fare? Insomma, non vedeva grave il fatto di bagnarsi un pochino ma, comunque, non era lui a decidere.
-Allora, la riunione di oggi è piuttosto significativa, vi sentite pronti? In forma?- chiese il manager.
Lo chiese con un certo distacco, quasi non gli importasse sul serio.
-Sì- Namjoon rispose con altrettanta freddezza, non perché non volesse essere gentile, semplicemente non voleva risultare invadente.
-Bene, molto bene-.
Nel van piombò il silenzio, tutti erano presi nel contemplare le gocce furenti scaraventarsi sull'asfalto ad effetto kamikaze.
Sul vetro picchiavano con così tanta forza che Jin ebbe per un attimo il timore si rompesse.
Jimin ne approfittò per riposare un po', non aveva dormito molto e, per quanto non gli piacesse, il suono della pioggia lo rilassava.
Jungkook stava chiacchierando sottovoce con Hoseok e Taehyung mentre Yoongi guardava fuori dal finestrino, accanto a loro.
Namjoon posò distrattamente la testa sopra la spalla di Jin, era un gesto abitudinario ed accadeva di frequente.
Jin rilassava molto Namjoon, il quale tendeva sempre a stargli intorno ogni volta che era triste o nervoso.
-Ci siamo- disse il manager.
I ragazzi scesero dall'auto, ciascuno con il proprio ombrello e con i cappucci alzati.
Quando varcarono la soglia dell'edificio furono accolti da una donna piuttosto trafelata dai lunghi capelli neri.
Il cartellino sulla sua maglietta aveva su scritto Kim Chong-eun.
-Buongiorno signore, buongiorno a tutti- mormorò.
-Buongiorno, l'equipe del maquillage è già arrivata?- chiese il manager.
-Sì, sono al piano di sopra in sala riunioni... Manca solo...- la donna non fece in tempo a finire la frase.
Mi-yon varcò la soglia dell'agenzia, completamente fradicia e con il trucco colato.
Il manager la guardò severamente mentre la ragazza si scostava i capelli bagnati dal viso, i suoi occhi grigi erano arrossati e tremava di freddo.
-Le pare il modo di presentarsi in un ufficio rispettabile?- la sgridò l'uomo.
-No signore- mormorò lei flebilmente.
-Tra l'altro è anche in ritardo!- proseguì l'uomo.
-Mi scusi signore-.
Mi-yon non osava alzare lo sguardo dal pavimento, non ne aveva il coraggio.
-Non le hanno insegnato che quando piove è necessario uscire con l'ombrello?- chiese il manager alzando ancora di più la voce.
Mi-yon odiava sentire urlare, le grida la spaventavano e le mettevano addosso una grandissima ansia.
-Allora?- gridò.
-M...Mi scusi signore-.
-Avete dieci minuti prima che inizi la riunione- disse l'uomo rivolgendosi ai ragazzi.
Tutti e sette lo guardarono in cagnesco, a ciascuno di loro dispiaceva per la povera Mi-yon, si vedeva che era sull'orlo delle lacrime e a nessuno di loro era sembrato giusto sgridarla così davanti a loro e ad un'assistente.
Nessuno disse nulla.
Quando il manager fu sparito oltre le scale Mi-yon cedette, scivolò sul pavimento in ginocchio con il volto tra le mani.
Namjoon ebbe un tuffo al cuore, ora ne era assolutamente certo. Era lei, era lei la bambina che conservava gelosamente nei suoi ricordi, la bambina che aveva trovato accovacciata a terra durante un violento giorno di pioggia.
Non riuscì a frenarsi e le corse incontro piegandosi accanto a lei.
-Coraggio, alzati. Non dargli la soddisfazione, forza-.
La ragazza alzò lo sguardo nella direzione del rapper che, ora, le porgeva dolcemente la mano con un sorriso rassicurante dipinto in viso.
In quel momento pensò di essere a cospetto di un angelo, Namjoon era terribilmente bello e la metteva in soggezione.
Gli prese la mano, quando le loro pelli si sfiorarono sentì una scarica elettrica percorrerle la spina dorsale.
Rimasero bloccati in quella posizione per qualche istante finché Hoseok non li scosse :-Dunque...-.
Namjoon aiutò velocemente Mi-yon ad alzarsi da terra e le lasciò rapidamente la mano.
-Hai scordato l'ombrello?- chiese dolcemente Hoseok.
-Sì, stranamente sembra che io non riesca mai a ricordarmene quando fuori piove...- borbottò la truccatrice.
-In bagno ci sono dei phon con cui puoi asciugarti i vestiti e i capelli- disse Jimin con un sorriso soave.
-Oh, meno male! Inizio ad aver freddo...- commentò la ragazza.
-Vieni con me, ti mostro dove si trova-.
Mi-yon seguì Jimin fino al corridoio dove, a circa metà di esso, erano ubicati i bagni dell'agenzia.
-La sala riunioni è al secondo piano, quarta porta a destra- le spiegò poi il cantante.
Mi-yon fece un lieve inchino in segno di ringraziamento prima di entrare nella toilette delle donne.
Rimase per un attimo ferma a guardarsi allo specchio ed estrasse dalla borsa la sua trousse del makeup.
Afferrò un phon ed iniziò ad asciugarsi maglietta e capelli, passò in seguito ai pantaloni e tamponò le scarpe con dello scottex.
Sistemò il trucco e controllò rapidamente l'ora sull'orologio del telefono: le 10:45. La riunione era già iniziata da almeno un quarto d'ora.
-Fantastico, mi farò sgridare di nuovo- sospirò.
Decise che era inutile piangersi addosso, avrebbe affrontato la cosa e si disse che, comunque, nulla poteva essere peggio di quello che era successo poco prima all'entrata: essere rimproverata di fronte ai BTS.
Sospirò ancora per togliersi quell'immagine pietosa dalla mente.
Percorse le scale a gran velocità e, poco dopo, arrivò al primo piano dove si trovavano gli ascensori e gli uffici del personale.
Notò la monotonia dei colori dell'azienda, grigi e neri, bianchi candidi ma non una punta di colore.
Non si soffermò troppo sull'ambiente circostante, rischiava di distrarsi troppo e non era assolutamente il momento adatto per lasciarsi trasportare da futili pensieri.
Arrivò finalmente alla porta della sala riunioni e vi trovò Namjoon, con le spalle al muro e lo sguardo rivolto verso gli ascensori.
-Che cosa... La riunione non è iniziata?- chiese la truccatrice.
-Sì, è iniziata ma... Non mi è piaciuto come ti ha trattato il manager prima e, dato che quando ne avevo bisogno mi hai aiutato, ho deciso di renderti il favore. Saremo in ritardo entrambi così non se la prenderà con te-.
Mi-yon sorrise dolcemente, era un gesto davvero carino mettersi nei guai per aiutarla.
-Ti ringrazio ma non vorrei che ora finissi tu nei guai al mio posto- mormorò.
-Bè, diciamo che sono abituato... Con tutte le cose che rompo in giro per l'agenzia è un miracolo che non mi abbiano ancora detratto soldi dallo stipendio- scherzò il rapper.
Mi-yon rise, una risata cristallina e limpida come l'acqua.
-Senti ancora freddo?- chiese Namjoon.
-No, l'aria calda del phon ha aiutato... Spero solo di non prendermi un raffreddore-.
-Non accadrà se ti fai un bagno caldo stasera- suggerì il venticinquenne.
-Hai ragione, farò così-.
I due si sorrisero e poi tirarono un lungo sospiro prima di varcare la soglia della sala riunioni dove tutti erano già seduti in silenzio.
Il manager lanciò ai due ragazzi un'occhiataccia ma si limitò a far loro cenno di sedersi ai loro rispettivi posti, RM riconobbe subito l'espressione sul volto dell'uomo: era furibondo.
Namjoon prese subito posto accanto a Taehyung e Yoongi mentre Mi-yon prese posto vicino a un ragazzo del suo equipe.
-Dunque, siamo qui per parlare della data d'inizio del tour- spiegò a denti stretti il manager.
Ognuno tirò fuori un blocchetto di appunti e una ragazza iniziò a consegnare delle circolari, dei contratti e delle regole cartacee.




La riunione andò avanti per circa tre ore finché, finalmente, non fu concesso a tutti di pranzare, Mi-yon non sapeva assolutamente dove andare a mangiare e, in effetti, non aveva nemmeno abbastanza soldi per potersi comprare il pranzo in un bar o per mangiare in un ristorante.
Jungkook si avvicinò a lei mentre uscivano dalla stanza.
-Ti va di mangiare con noi?- chiese.
Mi-yon sgranò gli occhi, ne fu immensamente sorpresa, non avrebbe mai creduto che proprio lei sarebbe stata così fortunata un giorno.
-E' per conoscerci meglio, in tour si trascorre molto tempo assieme e a stretto contatto e, dato che sei nuova, ci è sembrata un'idea carina- spiegò Hoseok.
-Grazie, che dolci!- esclamò Mi-yon, era davvero molto lieta delle circostanze.
Gli otto si recarono alla mensa dell'agenzia.
-C'è proprio tutto qui dentro eh?-.
Jin sorrise :-Sì, può essere un piacevole svago quando passi qui dentro intere giornate-.
Mi-yon provò tenerezza per quelle parole, non ci aveva mai pensato ma la vita di quei ragazzi non doveva essere semplice. Probabilmente, non avevano nemmeno mezzo minuto libero e la cosa le dispiaceva molto.
Chissà se avevano mai desiderato avere delle vite normali? Comportarsi come tutti i ragazzi della loro età?
Doveva pesargli molto quello stile di vita così frenetico.
Una volta ritirato il pasto tutti quanti si sedettero ad un tavolo della mensa, optarono per uno accanto alla finestra; fuori pioveva ancora.
-Non accenna a smettere- sbuffò Jimin.
-Che guaio! Sarà un Inferno rientrare a casa- si lamentò la ragazza.
-Non hai qualcuno che possa venire a prenderti?- chiese Yoongi.
-Sfortunatamente no, ma c'è la metro... Non è un problema, lì posso entrare completamente zuppa senza che nessuno mi dica nulla-.
-Ricordami di prestarti l'ombrello allora- disse distrattamente Namjoon.
La sua voce profonda aveva il potere di destare l'attenzione della ragazza, era come se fosse un richiamo e non poteva evitare di voltarsi verso di lui istintivamente.
-Non occorre, davvero io...-.
-E' solo un ombrello, prendilo pure- incalzò lui.
Quando distolse brevemente lo sguardo da lei si rese conto che i membri del gruppo lo stavano fissando in modo strano, Hoseok in particolar modo aveva un ghigno divertito dipinto sul viso.
-Che c'è?- chiese sottovoce.
I ragazzi scossero il capo, alcuni ridacchiando e altri alzando gli occhi al cielo.
Namjoon rimase confuso ma si ripromise di parlarne con loro una volta giunti a casa.
Per un'ora rimasero tutti e otto a parlare, ridere e scherzare finché non fu il momento di rientrare ognuno a casa propria.



Mi-yon alzò lo sguardo verso il cielo, la pioggia scrosciava ancora infrangendosi pesantemente sulle strade di Seoul.
Namjoon sopraggiunse da dietro e le riparò il capo con un ombrello.
Mi-yon si voltò e sorrise d'istinto, quella scena era così simile a ciò che accadde quattordici anni prima.
-Ti ringrazio molto- disse con un sorriso flebile.
-Non ringraziarmi- rispose lui sorridendo a sua volta.
Mi-yon voleva prendere coraggio, voleva chiedergli ciò che le frullava in mente ormai da giorni ma non sapeva nemmeno lontanamente come approcciare il discorso. E se lui non si fosse ricordato di lei? In fondo erano trascorsi anni e lei non si riteneva una persona memorabile.
Inoltre con tutte le facce che Namjoon vedeva ogni giorno perché mai avrebbe dovuto tenere a mente proprio la sua?
-Senti io... Ehm... Lo so che sembra pazzesco ma...- Namjoon iniziò a parlare ma fu interrotto da un esuberante Taehyung.
-Hyung! Muoviti o ci farai infradiciare!- esclamò correndogli incontro con un ombrello nero in mano.
Dato che Namjoon avrebbe consegnato il suo ombrello a Mi-yon, Taehyung aveva scelto di condividere il proprio con il suo leader.
Il rapper però non voleva andarsene, voleva rimanere lì sotto alla pioggia con la ragazza dai capelli rosa e dagli occhi grigi, la stessa ragazza che affollava la sua mente da giorni.
Non era certo del perché ma una cosa l'aveva capita: si sentiva attratto da lei, molto.
Era come se Mi-yon lo attirasse verso di lei, una specie di sirena che richiamava all'ordine i suoi marinai.
Si sentiva uno sciocco, sapeva bene che non si conoscevano bene ma era pronto a mettere la mano sul fuoco nel dire che lei gli piaceva molto.
Non aveva ancora compreso in che modo lei gli piacesse, sicuramente lo attraeva fisicamente ma... Il resto?
Non conoscendola bene non poteva esserne sicuro.
Eppure, quel giorno, sotto a quella pioggia vorace ebbe l'impressione di conoscerla da tutta la vita.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: War of Hormone ***


MI-YONXJOON CAP 4 WAR OF HORMONE Capitolo 4: War of Hormone


Il sole non era ancora sorto quella mattina, tutto taceva a Seoul ma era da aspettarselo. Era ancora molto presto.
Namjoon guardò fuori dalla finestra della sua camera, gli occhi ancora gonfi e la vista appannata dal sonno. Diede un rapido sguardo all'orologio, le tre del mattino.
Si era svegliato con un'ora di anticipo.
Prese un lungo respiro e si strofinò gli occhi cercando di resistere alla tentazione di ritornare a letto e riposare, la tabella di marcia durante i tour era un vero inferno ma Namjoon era grato di potersi esibire e, di fatto, svegliarsi prima non era così male: avrebbe potuto usare il bagno in santa pace e farsi una doccia per svegliarsi un po'.
Uscì dalla camera trascinando i piedi, si diresse subito in bagno per lavarsi e notò che non era l'unico sveglio a quell'ora.
-'Giorno- biscicò Yoongi.
Namjoon gli rivolse solo un cenno con il capo per poi indicare la porta del bagno con sguardo inquisitorio, Yoongi scosse il capo facendogli cenno di entrare tranquillamente.
Non ci volle molto prima che anche gli altri membri del gruppo si svegliassero e iniziassero a prepararsi per andare in aeroporto.
-Forza, venite a fare colazione- intimò Jin.
-Hyung, sono le quattro e mezza di mattina. Non ho fame- lamentò Jimin.
Gli altri lo guardarono con sguardo di disapprovazione :-Devi mangiare, avere una dieta sana è importante e la colazione è una riserva di energie importantissima- disse serio Yoongi.
Jimin smise di lamentarsi e si sedette con gli altri a mangiare, seppur con riluttanza.
-Non serve che tu la finisca- disse Jin con un sorriso rassicurante.
Il cellulare di Namjoon vibrò, il ragazzo lo estrasse dalla tasca della felpa e lesse il messaggio che gli era appena arrivato.
-Che dice?- chiese Jungkook distrattamente.
-Abbiamo altri dieci minuti, vengono a prenderci con il van e... Pare che alcuni membri dello staff viaggeranno con noi-.
-Ah, bene- disse Hoseok con un sorriso carico di sottintesi, gli altri iniziarono a ridacchiare fissando Namjoon.
-Cosa?- chiese lui seccato.
-No, no... Niente-.
-Cosa?- incalzò il leader.
-Ci chiedevamo solo... Chissà se ci sarà Mi-yon- lo provocò Taehyung, il sorriso divertito.
Namjoon roteò gli occhi :-Che vuoi dire?-.
-Dai Joon! Ci siamo accorti di come la guardi- tagliò corto Yoongi.
-Io guardo tutti così- si giustificò il rapper.
-Mi auguro di no- scherzò Hoseok.
-E' carina no? Quindi che problemi ti fai a dirci che ti piace?- azzardò Jin mentre sciacquava rapidamente i piatti sporchi.
-Ammetto che è carina- disse semplicemente Namjoon.
Si rese conto solo dopo di averlo ammesso ad alta voce, sentì il viso avvampare e si coprì istintivamente la bocca con la mano iniziando a ridere nervosamente.
Jin gli rivolse un sorriso fiero e gli altri fecero altrettanto.
-A dire il vero...- mormorò Namjoon tenendo lo sguardo basso.
-Sì?- incalzò Jimin.
-La verità è che io già la conoscevo- Namjoon alzò la testa per guardare le espressioni dei suoi amici che, per il momento, si stavano mantenendo abbastanza neutri :-Quattordici anni fa conobbi una bambina nella mia città, siamo andati insieme al minimarket promettendoci di rivederci lì qualche volta ma... Non ci siamo mai più rivisti. Ecco, quella bambina era lei-.
-Un incontro segnato dal destino- rispose divertito Jin.
-Ma smettila- esclamò Namjoon dandogli un'amichevole spinta.
-Comunque è davvero incredibile che vi siate rincontrati dopo quattordici anni- commentò Taehyung.
-Ci siamo visti una sola volta da bambini, abbiamo parlato per poco tempo... Niente di che, veramente-.
-Sì ma te la ricordi ancora dopo tutti questi anni- osservò Hoseok.
-Eh sì, un motivo deve esserci no?- incalzò Jungkook.
Namjoon fece spallucce :-Sto cercando di capirlo anche io onestamente-.
-Magari ti ha colpito particolarmente- azzardò Hoseok.
-Avevo undici anni- sentenziò Namjoon, come se il solo fatto di essere un bambino potesse impedirgli di rimanere incuriosito da una persona.
Ora che ci pensava bene però, anche all'epoca aveva trovato Mi-yon affascinante. Non tanto per il suo aspetto fisico anche se, a dirla tutta, gli occhi grigi erano un particolare magnetico... No, Mi-yon gli era rimasta impressa per la sua fragilità.
Il clacson li destò tutti dal loro discorso, il van era arrivato.
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I ragazzi erano seduti ad aspettare il resto dell'entourage, il loro aereo privato era già in postazione e i ragazzi avevano già preso posto al suo interno per provare a riposare un po'.
-Ci vuole molto?- chiese il manager a un membro dello staff.
-Sta arrivando, doveva sistemare la borsa del trucco- spiegò la donna.
A sentire quelle parole Namjoon non poté evitare di prestare maggiore attenzione alla conversazione.
-Questa benedetta ragazza- sospirò l'uomo.
-Scusate!- esclamò una voce affannata poco dopo.
I ragazzi sollevarono il capo di scatto, alcuni stavano già per addormentarsi e l'improvvisa confusione li aveva storditi appena.
Namjoon sorrise ampiamente quando vide arrivare Mi-yon, i lunghi capelli rosa raccolti in una treccia laterale e un'espressione contrita in viso.
-Prendi posto- disse il manager alzando gli occhi al cielo.
Mi-yon era contenta, almeno non era stata sgridata per il ritardo.
La ragazza fece scorrere lo sguardo lungo le varie postazioni e notò, anche con immenso piacere, che c'era un sedile libero di fronte a Namjoon.
-Posso?- chiese timidamente.
-Certo, figurati-.
Mi-yon sorrise calorosamente e sistemò la sua valigia prima di sedersi, i suoi incantevoli occhi grigi percorrevano gli interni del jet privato con stupore.
-Mai stata su uno di questi?- chiese Jimin divertito.
-No, mai... Non pensavo che gli interni potessero essere così spaziosi- confessò la truccatrice.
-Ci farai presto l'abitudine- disse Yoongi abbassandosi una mascherina sugli occhi.
Namjoon, nel mentre, si sorprese a squadrare la ragazza seduta dinanzi a lui. Lo aveva già notato altre volte ma, quel giorno in particolare, le gambe di Mi-yon erano lunghe ed esili e richiamavano l'attenzione ogni qual volta erano scoperte.
Caso voleva che l'abbigliamento scelto dalla giovane per quella giornata fosse piuttosto lusinghiero della sua figura: pantaloncini in pizzo bianchi, converse rosse e una camicetta rossa con un fiocco sul colletto.
Namjoon non aveva mai nascosto il suo gradimento per quel tipo di calzature, sosteneva che slanciassero le gambe e la figura e, di conseguenza, non gli parve nemmeno troppo strano il fatto di aver notato in modo particolare quel dettaglio.
Mi-yon era seduta davanti a lui, era impossibile non guardarla e non memorizzare ogni singolo particolare del suo viso.


Ben presto, il sonno prese sopravvento sulla maggior parte dei passeggeri ma, per quanto fosse esausto, Namjoon non riusciva a dormire. Non con Mi-yon lì di fronte.
Si guardò rapidamente attorno per capire chi fosse ancora sveglio e chi no e, quando fu soddisfatto delle sue "indagini", tornò a posare la sua totale attenzione sulla ragazza.
-Namjoon-sshi...- mormorò Mi-yon, Namjoon sentì chiaramente il cuore perdere un battito.
-Mh?-.
-Lo so che è strano ma... Forse nemmeno te ne ricordi...- Mi-yon sembrava aver perso la voce tanto parlava piano :-Io e te... Noi... Sicuramente non te ne ricordi...-.
-Mi ricordo- disse semplicemente Namjoon.
Il viso di Mi-yon si illuminò, un sorriso enorme sulle sue labbra carnose.
-Davvero?-.
-Sì, è stato un incontro bizzarro. Non potevo scordarmelo...- ammise lui.
Mi-yon si coprì il viso con le mani, sembrava così felice che Namjoon si ricordasse di lei. Il ragazzo non credeva di aver mai visto una persona così felice per una cosa così normale, la trovava una reazione adorabile.
-Solo una domanda... Perché poi sei sparita?- chiese curioso.
-Oh, i miei genitori progettavano un trasferimento già da qualche mese. Non pensavo che l'avremmo fatto davvero visto che mia madre si era fatta male e, invece, dopo pochi giorni mi son ritrovata a fare le valigie per venire a vivere a Seoul- spiegò la ragazza.
-Ora capisco meglio- sospirò Namjoon.
In un certo senso quella spiegazione lo aveva calmato, per settimane da ragazzino si era convinto di non esserle andato a genio.
-Sì, però il mondo è davvero piccolo a quanto pare- disse lei con un sorriso dolce in viso.
-Davvero piccolo- convenne lui ricambiando.
I due rimasero a guardarsi negli occhi per un po'. A Namjoon venne in mente un altro argomento di conversazione.
-Il colore dei tuoi occhi è... Unico. Non si vedono tante persone in Corea con quegli occhi. Per non dire che non se ne vedono proprio-.
Mi-yon annuì, la sua espressione era chiara: non era la prima volta che qualcuno si interessava al colore dei suoi occhi.
-Il fatto è che ho alcuni antenati di orgine europea, pare che questo gene salti un paio di generazioni-.
-La genetica è davvero impressionante- commentò il rapper.
Mi-yon annuì una volta ancora :-E' così interessante-.
Namjoon sbadigliò strofinandosi gli occhi con le mani, era davvero stanchissimo e il viaggio si prospettava ancora bello lungo.
-Namjoon-sshi, dovresti riposare. Devi essere in forma-.
Il ragazzo sospirò cercando, in vano, di ignorare ancora una volta le sensazioni che la ragazza gli provocava. Chiaramente lei gli piaceva ma, per ora, era più che altro una questione fisica. Non si può certo parlare di amore se davanti si ha una sconosciuta!
-Riposati anche tu, avrai molto lavoro da fare e ci servi riposata- intimò il rapper.
Mi-yon annuì, lo sguardo ammirato di chi non riceve molte attenzioni gentili.
I due chiusero gli occhi quasi allo stesso momento e, pochi attimi dopo, Morfeo li accolse calorosamente tra le sue braccia.
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Jin si stiracchiò e prese a farsi scrocchiare il collo e la schiena.
Namjoon si svegliò poco dopo, aprì lentamente gli occhi e la visione che gli si parò di fronte lo fece arrossire dall'imbarazzo.
La camicetta di Mi-yon si era appena spostata scoprendole leggermente il decolleté, il ragazzo non sapeva davvero che fare. Lei stava ancora dormendo e, anche se non era un gran pezzo di pelle quello scoperto, Namjoon si sentiva in colpa ad aver focalizzato proprio lì la sua attenzione.
Senza pensarci due volte, il ragazzo si alzò e si tolse la giacca per poi usarla per coprire la truccatrice.
Jin, l'unico sveglio, gli lanciò un'occhiata divertita e scosse il capo fra sé alzando gli occhi al cielo.
-E' galanteria- sibilò RM.
Jin annuì in modo esagerato, si alzò e rivolse un enorme inchino a Namjoon :-Un vero principe- lo canzonò.
Namjoon non poté evitare di tirargli contro il proprio berretto colpendolo al petto, entrambi dovettero trattenersi dal ridere per non svegliare il resto dei passeggeri.
A Namjoon piaceva molto andare in tour anche per questi momenti di bonding con i suoi compagni, certo, in quell'occasione sapeva che si sarebbe beccato moltissime prese in giro e, anche se sapeva che non c'era cattiveria né malizia, non è che fosse proprio impaziente.
Di certo anche lui, però, nella posizione degli altri avrebbe scherzato con il malcapitato di turno e quindi poteva solo incassare e sfoderare un po' di autoironia.
La cosa importante per lui era che fosse riuscito a parlarle e a chiarire ciò che era in sospeso da troppi anni, sentiva il cuore più leggero e avendo la testa finalmente libera si rese ben presto conto di provare una forte attrazione fisica nei confronti di Mi-yon.
Ma dopotutto, che cosa poteva fare lui per risolvere quella questione? Se avesse avanzato anche solo una mossa verso di lei si sarebbe scatenato il putiferio più totale, sapeva a che destino sarebbe andato incontro qualora si fosse venuto a sapere e la prospettiva non lo allettava nemmeno un po'.
Comunque, non era solo la conseguenza dell'avere una relazione a spaventarlo. C'era un'altra cosa che gli impediva di fare la sua mossa: e se lei non avesse provato attrazione per lui? C'era da metterlo in conto.
Non sono affascinante come Tae o Jungkook, di sicuro non ricado nei suoi ideali pensò.
Era un pensiero che aveva spesso, quello di non essere abbastanza. Se solo avesse saputo quanto si sbagliava...
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Ciao!
Chiedo scusa a tutti per essere sparita per un anno (?) praticamente... Come già sapete solitamente non scrivo di persone realmente esistenti quindi non sapevo come mandare avanti la storia senza trasformarla in un cliché assurdo pieno di fantasie adolescienziali fuori età (ahimé non sono più un'adolescente da un po').
Spero di aver ritrovato un pochino di ispirazione, credo che il rating cambierà perché ho sinceramente timore di creare una di quelle fanfiction erotiche scontate e fastidiose.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, breve ma intenso (?)...
Alla prossima!
-SilkyeAnders

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