Ma il cielo se ne frega di noi

di Rox008
(/viewuser.php?uid=992333)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-15 anni prima


Il giovane Arthur quella notte non riusciva a prendere sonno, continuava a rigirarsi nel letto cercando una pace che stentava ad arrivare e, anche quando chiudeva gli occhi, era solo per pochi istanti prima che si risvegliasse.
Tutta colpa di quel compito in classe che lo attendeva il giorno dopo, sia per l'ansia che gli trasmetteva che per l'averlo fatto andare a letto prima del solito, nella (ormai vana) speranza di dormire di più e svegliarsi rilassato al mattino.
Si rigirò ancora una volta prima di riuscire ad addormentarsi.
Ma dopo meno di un'ora, un forte odore di bruciato lo svegliò. La sua stanza era immersa nel fumo, e da sotto la porta si intravedeva un alone rosso.
Si alzò di scatto dal letto e aprì la porta.
Le fiamme risalivano dal piano di sotto e stavano bruciando le scale.
Sua sorella Morgana uscì dalla stanza accanto alla sua. Si guardarono prima di scattare a correre verso la stessa direzione.
<< Mamma! >> urlò il bambino, entrando nella camera da letto dei loro genitori.
La loro madre, Ygraine, era sdraiata a letto, con la sua vestaglia rossa ormai troppo grande per lei, e la sua fedele bombola dell'ossigeno vicino.
<< Arthur! Morgana! Grazie al cielo siete svegli! Non riuscivo a chiamarvi. >> sussurrò << Scappate, usate l'albero di fronte alla finestra! >>
<< E tu cosa farai? >> le risposero con le lacrime agli occhi. << Non possiamo abbandonarti qui! >>
<< Non mi state abbandonando! Uscendo potete chiedere aiuto. Correte, andrà tutto bene. >>
<< Ma mamma… Siamo troppo in alto. Io non ce la farò mai. >> disse piagnucolando il biondino.
<< Ti aiuterò io, fidati di me. >> gli disse Morgana.
Uscì prima lei dalla finestra, mostrando al fratello come fare, per poi allungare la mano verso di lui e aiutarlo.
<< Torneremo presto mamma, non temere. >> disse il bambino voltandosi verso la madre.
<< Vi voglio bene bambini miei, ve ne vorrò sempre. >> disse Ygraine quando ormai erano lontani.
I due fratelli scesero dall'albero e corsero verso la casa del vicino, gridando aiuto.
Ma ebbero appena il tempo di vedersi aprire la porta prima che un boato rimbombasse nel quartiere.
Si girarono a guardare la loro casa con il cuore in gola.


Arthur guardò il cielo pieno di stelle, la luna che splendeva anche se coperta dal fumo.
Sembrava che fosse una notte come tante, invece il mondo di Arthur era appena crollato.
Il cielo era sempre lo stesso, la vita di Arthur invece cambiava drasticamente.



-Presente


Il cielo sopra Glastonbury prometteva neve, quel 21 dicembre, ma la gente correva da un lato all'altro del paese per gli ultimi acquisti prima del Natale.
Solo un ragazzo era rimasto in casa.
Stava seduto su una poltrona rossa, con una tazza di the (ormai freddo) tra le mani.
Ogni anno, a dicembre tornava sulle sponde di quel lago, nella casa costruita anni prima da un suo lontano ave, ma stavolta non si sarebbe trattato di una semplice vacanza.
Guardò pensoso fuori dalla finestra.
Da lì si aveva una splendida vista del lago e della foresta nata attorno, quasi a voler nascondere al mondo quel piccolo angolo di paradiso.
Il giovane si ricordò di quando a Natale, anni prima, sulle sponde di quel lago realizzava dei pupazzi di neve assieme a suo fratello Will.
Ma presto la tenerezza di quei ricordi lasciarono il posto alla sofferenza e al rimorso.
Perché era stato sempre sulle sponde di quel lago che aveva ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto che avvisava della morte di Will.
Il moro poggiò con troppa forza la tazzina sul tavolo, rompendola.
Un frammento gli procurò un taglio sull'indice, da cui uscì una sola goccia scarlatta.
Il ragazzo la guardò scivolare lungo il palmo, sfiorare il polso e poi cadere sulla tovaglia candida.
Solo in quel momento sembrò riscuotersi dal suo stato di trance.
<< Merda merda merda! >> iniziò a borbottare correndo da un lato all'altro della casa.
Dopo aver trovato un cerotto, dimenticato dentro un cassetto, coprì la ferita, raccolse i cocci della tazza e li osservò.
Passò l'ora successiva a cercare di ridarle la forma originaria, ma le crepe erano vistose.
<< Per quanto si possa provare, quando qualcosa si rompe è impossibile da riaggiustare. E tu, mia cara tazza, lo sai troppo bene. >> Disse sospirando il ragazzo, per poi alzarsi, indossare il giubbotto, l'eterna sciarpa rossa, il cappello e un paio di guanti.
<< Merlin Merlin, se arrivi a parlare con una tazza probabilmente hai bisogno di uscire un po '! >> borbottò poi chiudendo la porta.


Alzò lo sguardo in tempo per vedere i primi fiocchi di neve scendere leggiadri dal cielo, mentre Merlin avrebbe preferito che iniziasse a nevicare solo dopo che lui fosse arrivato in paese.

Ma il cielo se ne frega di noi, dei nostri sogni, dei nostri desideri, dei nostri bisogni.
Al cielo non importa di noi che stiamo a guardarlo rapiti dalla sua bellezza, arrabbiati, felici o tristi.
Il cielo se ne frega di noi.


Ciao! 
Era da tanto tempo che non mi avventuravo in una long, ancora non sono sicura di dove questa storia finirà, e non prometto di pubblicare con regolarità, ma intanto volevo farvi leggere almeno il prologo di questa storia a cui lavoro da ormai mesi.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate! 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


"Degli studiosi sostengono che, per stare bene, un individuo dovrebbe dormire almeno otto ore a notte, di cui due profonde, e fare cinque pasti al giorno" diceva il titolo di un articolo della rivista preferita di sua sorella. 
Leggendolo, Arthur si chiese allora come facesse lui, che a volte dormiva per solo cinque ore scarse e saltava spesso il pranzo se stava lavorando o la cena per pura pigrizia, a sentirsi comunque in forma e avere un ottimo fisico. Anche se si allenava ogni giorno in palestra, andava a correre ogni mattina all'alba e quando mangiava stava attento a cosa mangiava, con i suoi ritmi avrebbe dovuto essere uno zombie. 
Invece poteva vantarsi di avere una pelle perfetta, muscoli ben definiti, capelli luminosi come il sole ed energia da vendere ("e tanta modestia" aggiunse una voce sospettosamente simile a quella di Morgana nella sua testa). 
"Dunque" pensò tra sé e sé "quello stupido giornale di gossip semplicemente si sbaglia." 
Non che ne fosse sorpreso. 
Morgana invece era di tutt'altro avviso. 
<< Hai bisogno di prenderti qualche giorno di riposo! O perlomeno di rallentare un po' il ritmo. Non puoi continuare così Arthur! >> 
<< Io non ho bisogno di riposo! Ed il mio stile di vita è perfetto così! >> sbottò lui in risposta, stiracchiandosi sul divano come un grosso gatto. 
<< Allora rispondi alle mie domande: Quando è stata l'ultima volta che hai dormito per sette ore di seguito? Non ti chiedo otto perché so che sarebbe inutile! >> 
Lui ci ragionò su attentamente, ma non riusciva assolutamente a ricordarselo. Morgana sorrise vittoriosa. 
<< E l'ultimo pasto decente che hai fatto? >> insistette lei. 
Scena muta. 
<< Visto? Neanche te lo ricordi! E poi la domanda delle domande... >> 
<< Non osare chiedermi... >> cercò di fermarla lui (inutilmente). 
<< ... quando è stata l'ultima volta che sei uscito con qualcuno? >> chiese con un ghigno lei. 
<< Ma perché me lo devi chiedere sempre? Ogni mese fai la stessa domanda! Quando uscirò con qualcuno te lo dirò! >> 
<< Sempre se sarò ancora viva! Hai 27 anni e la tua ultima relazione risale a 7 anni fa! >> 
<< Morgana! Il fatto che tu cambi ragazzo ogni tre mesi non comporta che debba farlo anche io! >> 
<< Non è ogni tre mesi! E poi, se trovassi un ragazzo decente non lo lascerei andare via! Finora ho solo trovato persone non adatte a me! Erano tutti una mandria di.... >> 
La sveglia sul telefono di Arthur suonò, interrompendola. 
<< Resterei a blaterare con te per ore e ore sorella cara, ma il mio turno sta per iniziare per cui a malincuore devo andare! >> disse lui dandole un bacio sulla fronte. 
<< Sappi che continueremo il nostro discorso! >> gli urlò lei mentre stava uscendo dalla porta.

Da casa Pendragon alla centrale dei vigili del fuoco c'erano solo venti minuti di viaggio in macchina, affinché a qualunque ora del giorno e della notte per il biondo fosse facile raggiungere i compagni, cambiarsi rapidamente ed essere operativo. 
Diametralmente opposta a casa Pendragon, c'era casa Jefferson, dove abitava il migliore amico e collega di Arthur, Gwaine, con cui gareggiava ogni giorno per battere il record d'arrivo. 
Quel giorno vinse Gwaine, arrivando in postazione in appena diciotto minuti. 
Tutto sembrava indicare che quella sarebbe stata una giornata come tante, i due amici che battibeccavano come al loro solito negli spogliatoi mentre il vecchio comandante Gaius minacciava di fargli fare il turno notturno se non la smettevano, Percival ridacchiava e Lancelot scuoteva la testa ormai abituato alla loro stupidità, quando arrivò una chiamata al centralino: la signora Travis aveva (di nuovo) chiuso il suo adorato gatto Astolfo giù in cantina e non riusciva ad aprire la porta. Succedeva più o meno una volta a settimana, ma la vecchina non ne voleva sapere di cambiare la porta, o per lo meno di metterci un fermo per non farla sbattere al minimo spostamento d'aria, e a pagarne le spese era principalmente il micio. 
Come da abitudine, arrivarono dalla signora Travis in cinque minuti, sfondarono la porta della cantina, liberarono il gatto, e accettarono il caffè che la vecchina gli offriva. Mentre Arthur sorseggiava il suo caffè amaro suonarono alla porta e la signora andò ad aprire.
 

******

Quella mattina Merlin si era svegliato di cattivo umore, con un mal di testa martellante a fargli compagnia. 
Osservò il lago ghiacciato per qualche minuto, prima di salire in macchina e avviarsi verso casa di sua zia. Sorrise quando vide il furgoncino dei vigili del fuoco parcheggiata nel vialetto, immaginando che il povero Astolfo fosse di nuovo rimasto chiuso nella cantina. 
Sua zia lo accolse con una carezza e un grande sorriso che le illuminava gli occhi. 
<< Mio caro Merlin, ti devo presentare quei gentilissimi ragazzi che hanno salvato il mio Astolfo! >> 
<< Devono avere davvero una grande pazienza per farlo ogni settimana! >> 
La signora Travis rispose alla battuta con una linguaccia, per poi entrare nel salotto. 
Nella stanza c'erano i quattro vigili del fuoco nella loro uniforme, tre di loro seduti a sorseggiare del caffè e l'altro in piedi. Leggendo le targhette cucite sul taschino sinistro delle casacche rosse, scoprì che l'uomo seduto scompostamente a capotavola, dai capelli castani fluenti ed un'ordinata barba si chiamava Gwaine, quello seduto vicino a lui dai capelli ricci rossi era Leon e l'uomo-armadio calvo accanto a lui era Percival; infine c'era un uomo biondo che stava in piedi vicino alla finestra con la targhetta nascosta dalle braccia conserte. 
<< Lui è mio nipote Merlin! Abitava a Londra, ma da qualche giorno si è trasferito qui a Glastonbury. Non trovate che sia affascinante? Eppure nessuno è riuscito a rubargli il cuore! Almeno finora... >> disse la vecchina facendo l'occhiolino. 
<< Zia, non credo che ai signori qua interessi sapere della mia vita sentimentale! >> ribatté rosso d'imbarazzo lui. 
<< A me interessa molto, invece! Piacere, sono Gwaine Jefferson, sempre disponibile ad uscire con persone affascinanti! >> si presentò il moro stringendogli la mano (per più del tempo necessario) e dandogli un bigliettino con un numero. 
<< Gwaine, siamo in servizio! >> lo richiamò Leon. 
<< Ma da dove cavolo ha preso quel bigliettino? >> mormorò Percival in direzione del biondo, che si limitò ad alzare le spalle e scuotere la testa. 
<< E dai, rilassati un po', Leon! Tanto qui a Glastonbury non succede mai niente! >> ribatté Gwaine intanto. 
In quel momento i loro cercapersone suonarono simultaneamente. 
<< Dicevi? >> 
<< Dannazione! Beh Merlin, è stato un vero piacere conoscerti! Chiamami pure quando ti va! >> 
<< Gwaine! >> lo richiamò Percival, che lo aspettava già fuori con il resto della squadra. 
<< Si si arrivo! >> rispose seccato lui.

*****

Astolfo era un bel gattone nero panciuto che adorava crogiolarsi al sole o dormicchiare sul divano, specialmente in inverno. 
Merlin si chiedeva perché sua zia gli avesse chiesto di badargli, dato che era chiaro che sapesse stare tranquillamente da solo. 
<< Mi aspetta una lunga, noiosa giornata. >> 
Il micione miagolò, quasi a volergli rispondere. 
Dopo avergli riempito la ciotola di croccantini, messo dell'acqua fresca, pulito la lettiera e dato una spazzolata, il moro fece zapping tra i canali tv, lesse qualche ricetta da una rivista di cucina e cercò, senza risultato, un libro da leggere dalla libreria della zia. Fuori aveva iniziato a piovere a dirotto, per cui non poteva neanche passeggiare nel piccolo giardino della zia come adorava fare, così si arrese all'idea di dover affrontare quelle lunghe ore di pura noia. 
Si preparò un semplice pranzo, si sedette a tavola e diede un'occhiata al display del suo smartphone. 
Trovò un messaggio della sua migliore amica Freya, che gli chiedeva come stava e cosa faceva a Natale, le rispose e poi ripose il telefono in tasca. Nel movimento, qualcosa gli cadde a terra; vide che si trattava del biglietto lasciatogli da Gwaine quella mattina, e lo contemplò per un po'. 
Era da tanto che non passava del tempo con gente nuova, neanche per fare semplicemente quattro chiacchiere. Gwaine gli era sembrato un tipo simpatico, allegro e di buona compagnia, con cui poter passare magari qualche ora a parlare, così quando finì di pranzare e lavare i piatti, decise di chiamarlo, tanto per perdere un po' di tempo. 
Digitò il numero di telefono e attese che rispondesse. 
<< Pronto? >> gli rispose una voce un po' titubante. 
<< Pronto Gwaine, sono Merlin. >> silenzio << Il nipote della signora Travis. >> 
<< Ah sì, ho capito chi sei. Beh, io sono Arthur, un suo collega. Probabilmente Gwaine ne ha fatta un'altra delle sue. >> 
<< Cosa ho fatto stavolta? >> chiese una voce in lontananza. 
<< Hai dato il mio numero a quel ragazzo, non il tuo! Idiota! >> 
<< Ho pensato che non ti facesse male una nuova conoscenza! >> 
<< Aspetta un attimo, da quando vai in giro con in tasca dei bigliettini con il mio numero? >> 
I due iniziarono a discutere tra loro, mentre Merlin, testimone involontario, ridacchiava. 
<< Gran bel colpo Gwaine! >> disse un'altra voce che Merlino non riconobbe. 
<< Grazie Lance! >> 
<< E io ora che dovrei fare? >> ribatté Arthur. 
<< Ma è ancora in chiamata? >> chiese quello che sembrava Percival. 
Silenzio assoluto. Arthur riavvicinò il telefono all'orecchio. 
<< Ehm... Sei ancora lì? >> 
<< Si. E ho sentito tutto. >> rispose Merlin ridendo stavolta liberamente. 
Sentì chiaramente un'imprecazione di Arthur. 
<< Non volevo disturbare, mi annoiavo e volevo parlare con qualcuno. >> disse poi, insicuro. 
<< Non disturbi, semplicemente sono stato colto di sorpresa. >> 
<< Capisco. >> 
Passarono dei momenti in un imbarazzante silenzio. 
<< Quindi ti sei trasferito da poco qui... >> pronunciò dopo un po' Arthur. 
<< E già. >> 
<< Oh Dio mio Arthur, sei un idiota! Passa questo telefono! >> sbraitò Gwaine strappando il telefono dalle mani del biondo. 
<< Ascolta Merlin, noi tra un'ora e mezza smontiamo da lavoro, se vuoi possiamo vederci all'Excalibur, sai come arrivarci? >> 
<< Si, ho però un problema: devo stare con Astolfo per altre tre ore e mezza. >> 
<< Vorrà dire che avremo il tempo per prepararci con calma e che ceneremo assieme. Ci stai? >> 
Merlin ci pensò un attimo. 
Erano anni che non usciva la sera, ancor di più con qualcuno, nonostante avesse spesso ricevuti degli inviti. Stava quasi per inventare per l'ennesima volta una scusa per restare a casa, quando un ricordo lo sorprese.

"Promettimi che, se io non dovessi farcela..."
"Non dirlo neanche per scherzo Will"
"Fammi parlare Merlin. Promettimi che, se io non dovessi farcela, tu vivrai anche per me."
"Will..."
"Promettimelo Merlin. Ti prego."
"Va bene Will, te lo prometto."

<< Va bene, ci vediamo lì alle 20. >>
 

******

Gwaine chiuse la chiamata e ridiede il telefono ad Arthur.

<< Non ci voleva così tanto. >> 
<< L'Excalibur sarà pienissimo, ti ricordo che è l'antivigilia. >> 
<< Ottimo, incontreremo tanta gente! >> 
Il biondo sbuffò, poi gli diede un pugno sul braccio. 
<< Ahio! Perché l'hai fatto? >> 
<< Perché la devi smettere di andare in giro con il mio numero in tasca! >> sbottò Arthur.

Come previsto, il locale era affollato ed i tavoli erano pieni. Probabilmente se Sally, la giovane locandiera, non avesse avuto una cotta per Gwaine, non avrebbero trovato un solo posto libero. 
Invece il rubacuori, Percival, Leon e Arthur erano tranquillamente seduti attorno ad un tavolo, in un angolo risparmiato dall'eccessiva confusione che altrimenti gli avrebbe impedito di parlare tranquillamente. 
<< Secondo me non verrà. >> borbottò Arthur. 
<< Verrà, vedrai! >> rispose invece Gwaine. 
<< Concordo con Gwaine. >> disse Leon. 
<< È appena entrato. >> li informò Percival. 
Merlin era infatti al bancone a chiedere indicazioni al barman, che gli indicò il tavolo occupato dai vigili del fuoco. 
<< Alla buon'ora! >> esclamò Arthur. 
<< Suvvia Pendragon, siamo noi ad essere arrivati in anticipo, lui è in perfetto orario. >> ribatté Gwaine. 
Mentre i due amici battibeccavano, Merlin si sedette nell'unico posto rimasto disponibile, che purtroppo per lui si trovava proprio tra di loro. 
Come quella mattina, Gwaine parlava a Merlin come se fossero amici da sempre, Leon e Percival cercavano di contenere la sua esuberanza, e Arthur restava zitto. 
<< Dunque Merlin, cosa fai nella vita? >> domandò Leon sorridendo. 
<< Non ho un'occupazione fissa, faccio lavori saltuari. Ho lavorato in un bar, in un albergo, in una biblioteca, in una discoteca... >> 
<< In una discoteca? E com'è stato? >> si interessò Gwaine. 
<< Stressante. Ogni sera avevo a che fare con gente ubriaca o fuori di sé. >> rispose stancamente. 
<< Ed ora come mai sei venuto qua a Glastonbury? Tua zia ha detto che vivevi a Londra, se non sbaglio. >> gli chiese Arthur, rivolgendogli per la prima volta la parola di presenza. 
Ma prima che rispondesse, una voce femminile distolse l'attenzione di tutti. 
<< Arthur! Sei tu o sono diventata pazza? Forse ho le allucinazioni? >> 
<< Morgana! Tu sei pazza, ma io sono davvero qui. >> le rispose il biondo. 
<< Per merito mio! >> esclamò Gwaine. 
<< Grande Gwaine! >> disse lei battendo il cinque all'uomo. 
Fu in quel momento che notò Merlin e si bloccò a guardarlo, il sorriso di pochi attimi prima sparito. 
<< Tu sei Merlin Emrys, vero? >> gli chiese. 
Lui la osservò: aveva lunghi capelli neri, in netto contrasto con la pelle perlacea e gli occhi verdi luminosi. 
<< Si, sono io, ma non credo di conoscerti... >> 
<< Conoscevo tuo fratello Will. >> 
Al moro sembrò gelarsi l'aria nei polmoni, e la stanza attorno a lui sembrò improvvisamente più stretta. 
Fu chiaro a tutti il suo disagio. 
<< Scusami, sono stata indelicata. >> si scusò Morgana sentendosi in colpa. 
<< Tranquilla, è solo che mi hai... colto di sorpresa >> rispose l'altro << Come facevate a conoscervi? >> 
<< Eravamo compagni di classe alle elementari, prima che vi trasferiste a Londra. Abbiamo continuato a tenerci in contatto e talvolta siamo anche usciti assieme. Era un bravo ragazzo, persone come lui non credo che ce ne siano. >> 
<< Lo penso anch'io... >> le rispose Merlin. 
Morgana sorrise dolcemente, con le lacrime agli occhi. 
<< Tu gli assomigli tanto, sai? >> 
<< Me lo dicono in tanti. >> 
La cameriera arrivò per portare dei piatti, e Leon ne approfittò per alleggerite l'atmosfera. 
<< Morgana, perché non resti con noi? >> le propose. 
<< Non credo che Arthur ne sarebbe felice. >> 
<< Lo dici come se per te fosse un problema! >> rispose seccato il preso in causa. << Resta. Tanto so che lo faresti comunque! >> 
<< Grazie fratellino caro! >> 
La serata poi trascorse tranquillamente, con Gwaine che faceva sempre battute e Morgana che punzecchiava il fratello.

Quando uscirono dal locale, gli unici rimasti sobri furono Merlin, Arthur e Morgana. 
<< Perché ogni serata con loro deve finire così? >> si lamentò il biondo mentre Gwaine gli parlava con la voce strascicata della sua ultima avventura con una tale Linda. 
<< Tu stai zitto, io c'ero la sera in cui hai provato a rimorchiare l'appendiabiti in soggiorno! >> lo schernì Morgana. 
<< È successo due anni fa! Comunque, abbiamo un problema: Leon è troppo ubriaco per guidare e toccava a lui riaccompagnare Lancelot e Percival a casa, ed io sono venuto con la moto perché dovevo portare solo Gwaine. Merlin, possiamo usare la tua macchina? >> 
<< Si, ma non conosco abbastanza bene la città, né i vostri indirizzi di casa. >> rispose lui. 
<< Vorrà dire che io riaccompagno Leon e Lancelot con la mia macchina, mentre mio fratello viene con te per riaccompagnare Percival e Gwaine e dopo lo riporti qui per recuperare la moto, se per te va bene >> 
<< Certo, nessun problema. >>

Fu così che Merlin e Arthur si ritrovarono sulla macchina del moro, accompagnati da Percival e Gwaine che cantavano "Angel" di Shaggy. 
Arthur parlava solo quando doveva indicare la direzione da prendere a Merlin, il quale annuiva, svoltava e aspettava la prossima indicazione. 
Quando finalmente arrivarono davanti casa Hunt, trovarono la sorella di Percival sull'uscio della porta con le braccia conserte. 
<< Ma ciao Vivien! Che piacere vederti! >> la salutò Arthur mentre apriva la portiera della macchina e faceva scendere l'amico con l'aiuto di Merlin. 
Gwaine sembrava non essersi accorto di nulla, continuando a cantare a squarciagola. 
<< Avrei preferito che ci vedessimo in altre circostanze. Non riuscite proprio a non bere quando uscite? >> 
<< Io stavolta sono sobrio! E anche Merlin. È nuovo di qui. >> 
La ragazza sembrò notare solo in quel momento il moro che stava aiutando Arthur a trascinare in casa il fratello. 
<< Merlin... Come vai di cognome? >> gli chiese. 
<< Emrys... >> 
<< Come pensavo. Conoscevo tuo fratello. >> 
Lui non rispose. 
Lasciato Percival sul divano, i due salutarono Vivien, tornarono alla macchina e partirono alla volta della casa di Gwaine, che si addormentò durante il tragitto. 
Una volta accompagnato anche lui a casa, Merlin guidò fino al locale per riprendere la moto di Arthur. 
Non c'era più nessuno in giro, le luci dei lampioni illuminavano la strada vuota e la radio della macchina era l'unico suono che si sentiva. 
<< Beh, tutto sommato non è stata una brutta serata, no? >> disse Arthur. 
<< No anzi, è andata abbastanza bene. >> 
<< Già... >> 
Il biondo stava per aprire la portiera, quando si voltò di nuovo verso Merlin. 
<< So che non sono affari miei, ma ho notato che in tanti conoscono tuo fratello, e appena lo nominano ti incupisci... Che cosa gli è successo? >> 
<< È morto. Tre anni fa. >> rispose l'altro guardando fisso davanti a sé. 
<< Com'è successo? >> 
<< Perché non lo chiedi a qualcun'altro? Visto che qua sembrano conoscerlo tutti. >> sbottò il corvino. 
<< Scusa, non volevo infastidirti. È solo che ho l'impressione che tu non ne parli molto. Non fa bene tenerti tutto dentro, lo so per esperienza. >> 
<< Come hai detto tu, non sono affari tuoi. E ora scendi, siamo arrivati alla tua moto. >> 
Arthur non replicò e scese dalla macchina. 
<< Buonanotte Merlin. >> disse prima di richiudere la portiera. 
<< Buonanotte Arthur. >>

​Il biondo guardò la macchina sfrecciare via. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-3 anni prima 
 
La casa era esattamente come l’aveva lasciata pochi giorni prima. 
C’era una tazza nel lavandino, un pacco di biscotti sul tavolo, dei vestiti gettati un po' ovunque, il posacenere con dei mozziconi di sigarette abbandonato sul davanzale della finestra.  
C’erano delle ricevute poggiate distrattamente su un mobile all’entrata, delle foto sul comodino, i resti di un pasto dentro il frigo, delle camicie buttate distrattamente sull’asse da stiro. 
C’era un quadro incompleto in mezzo al soggiorno, dei giornali sparsi per casa, un maglione sulla cruccia appesa fuori dall’armadio.  
C’era l’albero di Natale con le luci arcobaleno a disegnare strane ombre sulle pareti; c’erano dei regali sul pavimento, su uno c’era attaccato un biglietto con scritto “Per Merlin”.  
Ciò che non c’era, che non ci sarebbe più stato, era la voce di Will che lo chiamava dal bagno perché aveva dimenticato per l’ennesima volta l’accappatoio fuori, la musica di Will a tutto volume mentre dipingeva, il profumo di Will che restava per ore in ogni stanza, la risata di Will mentre guardava un film stupido. 
Ciò che non c’era e non ci sarebbe più stato era… Will.  
E Merlin ne sentiva disperatamente la mancanza. 
 
Era da poco tornato dall’ospedale, dove aveva dovuto confermare che si, quel corpo senza vita, ritrovato in un vicolo buio, era di suo fratello. 
Quel fratello che lo abbracciava quando a scuola lo prendevano in giro, che gli faceva il solletico quando lo vedeva piangere, che gli preparava i suoi piatti preferiti dopo aver preso un brutto voto per confortarlo o dopo averne preso uno buono per festeggiare.  
Quel fratello con cui aveva litigato furiosamente due settimane prima, tanto che Merlin aveva sbattuto la porta di casa e Will non lo aveva fermato, sapendo che aveva bisogno di tempo per sé.  
Quel fratello che invece aveva disperatamente bisogno di lui, quel fratello per cui non c’era stato proprio nel momento peggiore, nonostante avesse promesso che ci sarebbe stato sempre. 
Perché quel fratello che per lui faceva di tutto era in realtà il più fragile dei due, ma diventava forte per entrambi. 
Merlin si era sempre chiesto come facesse. Quando poi l’aveva scoperto gli aveva urlato contro, e Will non aveva risposto, non si era difeso, non si era giustificato, era rimasto ad ascoltare e incassare la pioggia di insulti con cui Merlin lo stava ricoprendo.  
Anche allora Merlin gli aveva sbattuto la porta in faccia, ed era tornato a casa solo la sera. Aveva trovato Will seduto sul divano, in silenzio, con le luci spente, gli si era seduto accanto e aveva detto “Ne usciremo assieme, te lo prometto”, e lui gli aveva poggiato un braccio sulle spalle, confortandolo anche in quel momento.  
Sapevano entrambi che quella era una promessa pericolosa da fare.  
 
Merlin si sedette nello stesso punto e scartò il pacco regalo con il suo nome. C’era una sciarpa rossa dentro e Merlin sorrise brevemente: lui ne aveva comprata una identica a Will, ma blu.  
Poi realizzò che suo fratello non l’avrebbe mai vista. 
Si prese la testa tra le mani e sapeva che, da quel momento in poi, nessun braccio sarebbe arrivato a circondargli le spalle.  
Pianse e urlò fino ad avere male alla gola, tenendosi le gambe strette al petto mentre tremava.  
Il giorno dopo si era svegliato sul divano e come se nulla fosse era andato nella stanza di Will, aveva preso il suo completo preferito (“Questo lo metterò quando troverai qualcuno così idiota da sposarti” aveva detto suo fratello quando lo aveva comprato) ed era uscito, diretto alla stazione dove sua madre e Freya lo stavano probabilmente già aspettando.  
 
Probabilmente senza Freya non ce l’avrebbe fatta a superare quei giorni. 
Freya fu al suo fianco quando dovette chiamare i vari parenti, conoscenti e amici per comunicargli la data e l’ora del funerale.  
Fu al suo fianco mentre sceglievano la chiesa, la bara e i fiori.  
Fu al suo fianco quando alla fine della messa cadde in ginocchio piangendo e invocando il nome di suo fratello, davanti agli occhi freddi di suo padre e quelli impietositi di sua madre. 
Fu al suo fianco mentre firmava il contratto di vendita della casa per tornare a vivere dai suoi per due mesi. 
Fu al suo fianco quando una notte piangendo le suonò alla porta per farsi ospitare. 
Fu al suo fianco quando prese il treno per andare a Glastonbury, volendo cambiare definitivamente città.  
 
Rimase con lui per più di una settimana, lo aiutò ad aprire gli scatoloni del trasloco e a sistemare la casa vicino al lago dove Merlin avrebbe vissuto.  
All'inizio aveva dovuto costringerlo a mangiare, a dormire, a lavarsi, lo aveva assistito durante gli attacchi di panico e gli aveva tenuto la fronte mentre vomitava anche l’anima. 
Solo quando Merlin riprese il controllo di sé e le disse di poter restare da solo era tornata a casa sua facendogli promettere di sentirsi una volta al giorno. 
Aveva sempre rispettato quella promessa. 
 
O quasi. 
 
- Presente 
 
<< Ciao Freya, scusa se ieri non... >> 
<< Merlin! Perché ieri non hai risposto alla mia chiamata? Cos’è successo?? >>  
<< Niente, stai tranquilla. Sono solo uscito con delle persone che ho incontrato... beh, ieri stesso, ma sembravano affidabili e quindi sono uscito con loro e sono tornato a casa era tardi. >> 
<< Merlin, puoi parlarmi di tutto, lo sai. Dimmi la verità, cos’è successo? >> gli chiese preoccupata. 
<< Ti ho detto la verità, sono uscito con delle persone che ho conosciuto qui. >>  
Le raccontò di come aveva conosciuto i vigili del fuoco, dello scambio di numero fatto da Gwaine e della serata.  
<< Per quanto mi hai detto, penso che potrei andare d’accordo con Gwaine, sembra una persona molto socievole e simpatica. In più è riuscito a farti finalmente passare una serata fuori! >> 
<< Si, è simpatico, ma è un tale casinista! E non ha la minima idea di cosa sia lo spazio personale! O il pudore! >>  
<< Che mi dici invece di quell’Arthur? >> 
Merlin sospirò al ricordo della loro discussione.  
<< Che devo dirti, è un tipo strano: prima non mi parla se non costretto dalle circostanze, poi cerca di diventare il mio psicologo. >>  
<< Magari è una persona gentile che si preoccupa degli altri, ma che non sa bene come relazionarsi. >>   
<< Secondo me è solo un impiccione. Però forse non sono stato poi tanto gent... Ahi! >> 
<< Che è successo? >>  
<< Oh niente, ho una tazza un po’ scheggiata e ho messo la mano proprio sul bordo più tagliente. >>  
<< Perché la tieni se è scheggiata? >> 
<< Mi ci sono affezionato, non posso proprio buttarla via! Comunque, mentre io cerco il cerotto, parliamo di altro: come sta Batuffolo? >> 
<< Oh, il piccolo demonio sta bene. Ieri mentre lo portavo a passeggio ha iniziato a inseguire un gatto, solo che il gatto è saltato su un albero agilmente mentre Bat ci è sbattuto contro. Gli ho dovuto medicare il muso! >> 
<< Oh poverino! >>  
<< Poverino lui? Povera IO che devo avere a che fare con un cane così stupido! >> 
Merlin rise, finché non sentì che gli stava arrivando un’altra chiamata. 
<< Scusami Freya, qualcuno mi sta chiamando. Ci sentiamo dopo. >>  
<< Senz’altro, a dopo. >> 
A chiamare era, con perplessità di Merlin, Arthur. 
<< Pronto? >> 
<< Pronto, ciao, sono Arthur. >> 
<< Ciao, dimmi pure. >> 
<< Volevo chiederti scusa per ieri. Non mi sarei dovuto intromettere. >> 
<< È vero, non avresti dovuto, ma io non avrei dovuto risponderti tanto sgarbatamente e praticamente buttarti fuori dalla macchina. Siamo pari. >>  
<< Tranquillo, capisco il perché della tua reazione, e anche se resto dell’idea che parlarti ti farebbe bene, non voglio forzarti. Piuttosto, stasera nella piazza centrale ci sarà l’accensione dell’albero di Natale, è una tradizione qui a Glastonbury, e noi ragazzi pensavamo che potresti unirti a noi. Probabilmente ci sarà anche tua zia. >>  
<< Ti ha costretto Gwaine a invitarmi, vero? >>  
<< Cosa? No! Semplicemente qualcuno doveva farlo e mi sono proposto io. >>  
<< Beh, grazie davvero del pensiero, però non mi piace molto il clima natalizio. >> 
<< Neanche a me piace, ci vado solo perché Gwaine insiste e sarebbe capace di venirmi a prendere a casa e trascinarmi per i piedi se io decidessi di non andarci. E ti avverto che potrebbe fare lo stesso con te. >>  
<< Allora diciamo che ci penso, e se decido di non venire avrò cura di chiudere la porta a chiave. >>  
<< Come se questo bastasse. >> rispose ridacchiando Arthur. << Comunque va bene, casomai ci sentiamo più tardi e mi dirai se dovrò placcare Gwaine. >> 
<< Grazie, a più tardi. >>  
 
Dopo aver richiamato Freya e aver parlato con lei dell’eventualità di accettare l’invito (o meglio, dopo aver ascoltato la ragazza ordinargli di andare e almeno provare a essere amico del biondo), Merlin decise che forse partecipare ad una tradizionale festa del paese, anche se natalizia, non sarebbe stato poi così male.  
Sicuramente sarebbe stato migliore di ciò a cui Freya l’avrebbe sottoposto se non avesse fatto come diceva lei. 
 
 
****** 
 
 
<< E dimmi, cos'è più fastidioso: le luci a intermittenza o i cori natalizi? >> sussurrò Merlin ad Arthur che era in divisa accanto a lui come gli altri vigili del fuoco.  
Gaius, davanti a loro, si voltò a fissarli con il sopracciglio alzato. 
Oltre a loro e ai ragazzi che aveva conosciuto la sera prima all’Excalibur, c’erano altri tre loro amici, Lancelot, Gwen ed Elyan.  
Ascoltavano il sindaco che teneva il tradizionale discorso annuale davanti ad un albero altissimo e stracarico di festoni e decori di mille colori e fantasie diverse.  
Secondo quanto raccontato da Lancelot, chi voleva veniva ad appendere un addobbo ed esprimere un desiderio, per cui c’era un continuo via vai di gente mentre un piccolo coro di bambini intonava canzoncine. 
<< Penso un po’ tutto. >> rispose il biondo dopo averci riflettuto qualche attimo. << A Natale tutto è pervaso da una sorta di felicità e amore incondizionato, sembra che non esistano i problemi, le tensioni e l’odio. Tutti mostrano una gentilezza e bontà d’animo che in realtà non hanno, una felicità che non provano, e si aspettano che anche tu sia felice e gioioso come loro. È tutto così... >> 
<< Falso? >> finì la frase per lui Merlino. << La penso esattamente come te. >> 
<< Smettetela con questi discorsi sacrileghi voi due! Il sindaco sta per accendere le luci dell’albero! >> disse loro Gwaine da dietro le spalle. 
L'albero si accese di mille luci scintillanti che si riflettevano sui volti delle persone che guardavano affascinate, decorandoli di tanti colori diversi, la banda cominciò a suonare allegramente e tutti applaudirono.  
<< Buon Natale! >> gridarono tutti gioiosamente.  
Quando la folla si disperse un po’, Merlin vide Arthur e Morgana avvicinarsi all’albero e appendere assieme una palla di natale rossa e oro, ma non fece domande in merito. 
 
Passarono il resto del pomeriggio in piazza, tra le diverse bancarelle, per poi spostarsi a casa Pendragon. 
Merlin e Gwen avevano parlato molto, sentendosi fin da subito in sintonia.  
<< Mio padre lavora in un’acciaieria fuori dal paese con mio fratello Elyan. Per un po’ anch’io ho lavorato con loro, prima di aprire la libreria che si affaccia sul lago. Tu abiti lì vicino, vero? Qualche volta ti ho visto con una ragazza. Siete fidanzati? >> 
<< Oh, ehm veramente... >> rispose lui a disagio sul divano.  
<< Oddio scusa, sono stata indiscreta! Non ti stavo spiando, giuro! >>  
<< Tranquilla, va tutto bene. E comunque si, abito lì da poco. Freya invece è solo la mia migliore amica, io sono gay. >>  
Arthur sembrò congelarsi, per poi borbottare delle scuse e uscire quasi correndo.  
<< Tutto bene? >> chiese il corvino, temendo di avere a che fare con l’ennesimo omofobo. 
<< Non ce l’ha con te, e non è omofobo, se te lo stai chiedendo. >> gli spiegò Lancelot sedendosi vicino a Merlin. << Vedi, anche lui è gay, ma è un discorso delicato per lui a causa di alcuni tristi precedenti. >> 
<< Mio padre è uno stronzo, non un “triste precedente”. >> sibilò Morgana mentre osservava il vino rosso roteare nel bicchiere che teneva elegantemente in mano. 
<< Ora vado a parlare con la principessa e tornerà qui come nulla fosse. >> disse Gwaine, alzandosi.   
<< No Gwaine, al momento non ha bisogno di sentirti descrivere le condizioni in cui vorresti lasciare la BMW di Uther. >>   
<< Stavolta puntavo alla sua Lamborghini. >>  
<< Forse... Potrei provare a parlarci io. >> li interruppe Merlin timidamente. << Ne so qualcosa di problemi legati al coming out con la famiglia. >> 
<< Sicuramente sarai più delicato di Gwaine. >> disse Morgana sorridendogli dolcemente << Molto probabilmente è nel balcone della sua camera; sali le scale, segui il corridoio ed entra nell’ ultima porta a destra. >>  
Così Merlin uscì dalla stanza, mentre Morgana e Gwaine battibeccavano sulla loro differente idea di “delicatezza”.  
 
La camera da letto del biondo era, come tutta la casa, arredata in modo elegante ma sobria, con mobili moderni e colori tenui. Protagonista della stanza era il grande letto con il baldacchino in legno scuro e il copripiumone rosso, abbinato alle tende che, spinte dal vento, si muovevano sinuose svelando di tanto in tanto una figura appoggiata alla balaustra del balcone.  
<< Gwaine lasciami stare, non ho voglia di sentirti raccontare per l'ennesima volta di come vorresti ridurre la BMW di mio padre. >> disse Arthur senza neanche girarsi. 
<< Stavolta ha detto che puntava alla Lamborghini, ma non saprai questa bellissima e avvincente storia visto che sono venuto io al suo posto. Posso restare qui? >> rispose Merlin.  
Il biondo si voltò di scatto, evidentemente sorpreso.  
<< Certo. >> 
Restarono in silenzio, guardando le stelle che illuminavano la notte.  
<< Tu quando hai capito di essere omosessuale? >> domandò il biondo. 
<< A undici anni mi presi una cotta per Cedric, il mio compagno di banco. Andai da Freya e le chiesi se secondo lei potessi sposarlo, e lei mi disse che dovevo chiederlo a lui. Per la cronaca, lo feci davvero, e lui rise di me. Invece tu? >>  
<< Mi spiace, ma ci conosciamo da troppo poco tempo per un passo così importante. >> rispose ironico Arthur. 
<< Intendevo quando hai capito di essere gay, idiota! >> 
<< Oh, non avevo capito. >> disse Arthur sorridendo << A 18 anni finì a letto con Gwaine, e la mattina dopo capì che mi dava maggiormente fastidio il fatto che fosse stato con lui in quanto Gwaine che in quanto maschio. Anzi, mi ero sentito più a mio agio con lui che con chiunque altra prima. Andai a letto con un altro uomo, e di nuovo mi sentii meglio che quando andavo a letto con una donna, mi sembrava più... spontaneo. Persino i baci mi sembravano più veri. È stata un'emozione nuova per me. Nuova e paurosa. Chiesi addirittura alla mia psicologa se fosse normale o se si trattasse solo di una reazione ritardataria a un trauma, e lei mi diede uno scappellotto. >>  
<< Non è stata molto professionale. >>  
<< No, ma la dottoressa Mithian è fatta così. Comunque, quando lo dissi a Morgana fu inorridita dal fatto che fossi andato a letto con Gwaine e non con Lancelot, o Leon o chiunque altro del gruppo. >> risero entrambi, poi Arthur si strinse nelle spalle << Non andò altrettanto bene con mio padre, che mi buttò fuori casa il giorno dopo. Fortunatamente Morgana già abitava da sola e mi disse di venire a stare con lei. Mesi dopo lui mi chiamò, chiedendomi di tornare, ed io gli ho riattaccato in faccia; allora lui si è presentato a casa, Morgana l’ha mandato all’inferno e ha minacciato di chiamare la polizia se non mi lasciava in pace. Non lo vedo da quel giorno. >>  
<< Ci sono persone che è meglio tenere fuori dalla propria vita. >>  
<< Parli per me o per te? >> 
<< Per entrambi. Anch’io ho chiuso i rapporti con mio padre per via della mia sessualità. Mia madre soffre per la situazione, a volte quando lui non è a casa mi chiama e mi chiede di ricucire i rapporti, ma ormai è impossibile per me. >>  
<< Mi dispiace terribilmente. Io... so quanto si può star male per la propria famiglia. >> 
Merlin sapeva che non era quello che Arthur voleva dire, ma fece finta di niente; gli poggiò invece una mano sulla spalla e fu ricambiato da un labile sorriso con gli occhi lucidi.  
<< Certo che abbiamo avuto tutti e due una vita facile eh! >> esclamò il corvino.  
<< Si, se ci dovesse vedere un gatto nero, toccherebbe ferro! >>  
Risero leggermente tra le lacrime e continuarono a parlare di argomenti più leggeri.  
I rintocchi di un campanile risuonarono nell’aria annunciando la mezzanotte. 
<< Buon Natale Merlin. >> 
<< Buon Natale Arthur. >> 
<< Buon Natale ragazzi! >> gridò Morgana uscendo sul terrazzo e quasi lanciandosi addosso ai due. 
Subito dopo vennero raggiunti dal resto del gruppo e festeggiarono fino a notte fonda. 
 
****** 
 
Merlin pensava che avrebbe passato il Natale da solo, dato che sua zia gli aveva detto che lei avrebbe servito il pranzo alla mensa per i poveri, per cui aveva pensato di dormire fino a tardi, mangiare un toast al volo, forse farsi una doccia e passare il resto della giornata afflosciato sul divano. 
Invece erano appena le 8 del mattino e lui stava ancora dormendo quando sentì qualcuno suonare il campanello di casa.  
Inizialmente lo ignorò, ma dopo poco suonarono nuovamente.  
Allora si alzò e pigramente andò verso la porta. Guardò dallo spioncino e vide che si trattava di Arthur. 
<< Che ci fai qui? >> gli chiese mentre apriva la porta sbadigliando. 
<< Buongiorno anche a te e soprattutto buon Natale! >>  
<< Buongiorno, buon Natale, che ci fai qui? >>  
<< Come siamo scontrosi >> 
<< Ho sonno e non mi aspettavo visite oggi. >> 
<< E invece guarda che fortuna che hai, ci sono io! >>  
<< Non capisco quale sarebbe la fortuna! >> 
<< Merlin! >> 
<< Dai entra, prima che ti congeli. >> disse il moro mettendosi di lato. 
Merlin si chiuse la porta alle spalle mentre Arthur si guardava attorno.  
<< Carina questa casa, sembra quasi una casetta delle favole. Abiti per caso con i 7 nani? >> 
<< Mi dispiace, niente nani qui. È una casa un po’ vecchio stile, apparteneva a mio zio Larry, marito di zia Claire. >> 
<< Intendi la signora Travis? Era sposata? >> 
<< Si, ma purtroppo è rimasta vedova anni fa. Questa casa sarebbe dovuta andare ad un loro eventuale figlio, ma siccome non hanno fatto in tempo ad averne l’hanno intestata a me e mio fratello. Ogni nuovo proprietario deve aggiungere un dettaglio, ma io non ho ancora aggiunto niente. D’altronde, fino a pochi mesi fa la consideravo solo una casa vacanze, e non so neanche quanto ci starò qui. >> 
<< Pensavo che fosse definitivo il tuo trasferimento. >>  
<< A Glastonbury si, in questa casa non lo so. >>  
<< Cosa non ti piace di questa casa? >>  
Il moro guardò fuori dalla finestra mordendosi il labbro, indeciso se rispondere sinceramente o no.  
<< Io... ho troppi ricordi legati a questa casa. >>  
Arthur restò in silenzio, incerto se Merlin avrebbe continuato a parlare o no.   
<< A mio fratello e mia madre piaceva molto questa casa e cercavano di venirci almeno ogni tre mesi, anche solo per un fine settimana. Io invece ci venivo solo per poter stare con loro senza mio padre in giro, oppure quando volevo scappare e restare un po’ da solo. Ed ero qui quando mio fratello è morto. Ero sulle sponde del lago e ho ricevuto una chiamata da parte di un ospedale. Avevo giurato di non tornarci, ma quando ho deciso di lasciare Londra questo era l’unico posto dove poter stare. >> raccontò, poi più allegramente aggiunse << Ma ora dimmi, cosa ti porta qui la mattina di Natale? >>  
<< Beh, ieri hai detto che oggi saresti stato solo a casa, per cui io e Morgana abbiamo pensato che ti sarebbe piaciuto venire con noi. >>   
<< Venire dove? >>  
Arthur sorrise. 
<< Se vuoi saperlo, devi seguirci. Portati un cappotto pesante e una sciarpa. >> 
 
****** 
 
<< Wow! >> disse Merlin scendendo dalla macchina. 
<< Già! Anch’ io ho detto “wow” la prima volta che sono venuto qui! >> confermò Arthur accanto a lui ridendo.  
<< E ogni anno sembra più bello! >> sospirò Morgana raggiungendoli. << Ormai da tempo passiamo il Natale qui, immersi nella pace e nella quiete di questo piccolo angolo di paradiso. >> 
Erano in mezzo ad una foresta, imbiancata dalla soffice neve caduta nella notte, con il sole che filtrava tra i rami creando giochi di luce e ombre, e in lontananza si intravedeva un laghetto ghiacciato.  
Sembrava un paesaggio uscito da una favola, dove il bianco della neve era rotto dal legno scuro e dai mattoni del cottage davanti a loro. 
L’interno era un po’ polveroso, e c’era odore di chiuso, ma una volta scoperti i mobili dai lenzuoli sbiaditi posizionati sopra per proteggerli, accese le luci e aperte le finestre si dimostrò essere una casa incantevole. 
<< Ci fu lasciata in eredità da nostra madre, raccontava spesso che quand’era piccola passava il Natale qui con la sua famiglia. Certo, lei ci stava una settimana e noi a causa del mio lavoro possiamo starci solo un giorno, ma è comunque un modo di continuare la tradizione. >> spiegò il biondo, dandogli le spalle mentre accendeva il camino.  
Merlin realizzò che né Arthur né Morgana avevano mai accennato alla loro madre prima.  
 
Dopo pranzo uscirono fuori per fare una passeggiata tra gli alberi. 
Arrivarono in un piccolo parco abbandonato, che un tempo doveva essere stato molto carino e adatto ad una giornata in famiglia. 
<< Nostra madre amava questo parchetto, ci veniva sempre a giocare con sua sorella e quelle poche volte che ci siamo venuti noi da piccoli portava anche noi qui. >> sussurrò Arthur sfiorando con la punta delle dita una panchina di legno.  
Sembrava ci fosse un’incisione, ma da dove si trovava, Merlin non riusciva a leggerla e il suo sesto senso gli disse di non avvicinarsi. Morgana invece si avvicinò e imitò il fratello.   
Poi si spostarono lungo il sentiero che portava al laghetto. Morgana si sedette su una panchina e aprì lo zaino di tela che si era portata, uscendone tre paia di pattini.  
<< Mi auguro che tu sappia pattinare sul ghiaccio, Merlin. >>  
<< Diciamo che me la cavo. Ogni tanto andavo in una pista di ghiaccio vicino casa. >> 
<< Ottimo, perché mio fratello invece cade continuamente. >> bisbigliò Morgana al moro, facendolo ridacchiare. 
Effettivamente Arthur scivolava spesso, appoggiandosi a Morgana o Merlin per evitare di cadere ma continuando a mostrarsi sicuro di sé.  
La ragazza approfittò di un momento di distrazione dei due per scattargli una foto, imprimendo i sorrisi di Arthur e Merlin mentre il biondo stringeva la spalla del più mingherlino e rideva.  
Dopo aver fatto un altro giro tra gli alberi, ricoperto i mobili con i teli e chiuso a chiave il portone, tornarono in città. 
<< Grazie per avermi portato con voi, è stata una giornata davvero bella. >> disse Merlin quando arrivarono davanti a casa sua. 
<< Figurati, è stato un piacere averti con noi. >> rispose Morgana. << Nonostante ci siamo conosciuti da poco, mi sembra che siamo amici da secoli. >> 
<< Anche per me è lo stesso. >> 
Arthur si era addormentato a metà viaggio, per cui Merlin ebbe cura di non sbattere lo sportello troppo forte quando lo chiuse.  
Morgana scese con lui. 
<< Ti spiacerebbe farmi compagnia mentre fumo una sigaretta? >> 
<< No figurati. >> 
<< Grazie. E non dire ad Arthur che fumo, sarà il nostro piccolo sporco segreto. Tu fumi? >> 
<< A volte. >>  
<< Tieni >> disse lei porgendogli il pacchetto di sigarette.  
Merlin prese una sigaretta e fumarono per un po’ in silenzio.  
<< Mio fratello è un tipo particolare: quando incontra qualcuno è sempre sospettoso, ma nel momento in cui inizia a conoscerlo si affeziona e se vede che ha bisogno di aiuto si fa in quattro per lui. >> 
<< L’ho notato, ha fatto la stessa cosa con me. >>  
Morgana sorrise.  
<< Troppo spesso le persone hanno provato ad approfittarsi del suo buon cuore e poi l’hanno abbandonato, ma lui non ha mai smesso di farsi in quattro per gli altri. >> 
<< Conoscevo qualcuno così. >>  
<< Will. >>  
<< Già. Gli avrò detto mille volte di stare attento, di tenere gli occhi aperti e non fidarsi troppo delle persone, ma lui non mi ascoltava mai, testardo com’era. Forse, se io avessi insistito di più... >> 
<< Non sarebbe cambiato nulla, perché non ti avrebbe ascoltato. >>  
<< Potrebbe essere. >> 
<< Merlin, non puoi colpevolizzarti per ciò che è successo a Will, lo sai. Ognuno di noi fa le proprie scelte, lui aveva fatto le sue e purtroppo erano sbagliate, anche lui lo sapeva. Ha provato ad uscirne, ma sai che non è facile. >>  
<< Esattamente in che rapporti eravate tu e Will? >>  
Lei sgranò gli occhi e arrossì lievemente.  
<< Io e Will... eravamo grandi amici. Avremmo potuto essere di più, ma non ne abbiamo avuto il coraggio, abbiamo sempre e solo ballato sul confine, finché un giorno abbiamo entrambi incontrato altre persone. Siamo rimasti però amici, abbiamo continuato a scriverci e talvolta a uscire assieme. >> 
<< Eri tu allora la persona con cui si scambiava tutte quelle lettere per cui lo prendevo in giro! Gli dicevo che soltanto qualche vecchio avrebbe accettato delle lettere invece di una chiamata o degli sms. >> 
<< Grazie tante eh. In realtà sono stata io ad avere l’idea di scriverci delle lettere, anche ora con gli amici più stretti uso le lettere scritte a mano per comunicare, trovo che sia più sentito ciò che si scrive. E comunque usavamo anche il classico cellulare, ma per parlare di argomenti più leggeri. >> 
Entrambi finirono di fumare prima di parlare di nuovo.  
<< Nelle lettere ti nominava spesso. >> 
<< Davvero? >> 
<< Si. Non c’era nessuno al mondo a cui tenesse di più. Per questo so che lui vorrebbe che tu fossi felice, anche senza di lui. Il passato, Merlin, non si può cambiare, è il futuro che va scritto. >> 





Ciao!
Mi scuso per non aver potuto pubblicare prima, ma non immaginate il periodo che sto avendo.
Probabilmente il prossimo capitolo arriverà per la fine di agosto/l' inizio settembre, non voglio illudere né me né voi di farcela prima. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se volete lasciate una recensione o cercatemi nei canali social (li trovate tutti qui https://linktr.ee/RDomini ) che ho aperto proprio per restare in contatto, darvi aggiornamenti e raccontarvi magari qualche aneddoto o curiosità. 
A presto! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ciao e scusate il terribile ritardo!
Purtroppo tra il lavoro, un corso per migliorare l'inglese che ho iniziato e altri impegni vari il tempo è poco, ed io prima di pubblicare un capitolo voglio esserne certa.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che la storia vi stia appassionando, se volete farmi qualche appunto o critica ditemelo :)
Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, ma ho già iniziato a scriverlo.
A presto. ;)




Merlin fu svegliato da un forte tuono che fece tremare i vetri delle finestre. 

Si era addormentato con la faccia sul cellulare, mentre leggeva i messaggi nella chat di gruppo che Gwaine aveva creato la sera prima con il nome di “The Knights”, in cui aveva aggiunto, oltre alla squadra dei vigili del fuoco, Merlin, Morgana, Gwen, Lancelot ed Elyan.
Negli ultimi due giorni non si erano potuti vedere, ma si erano scambiati numerosi messaggi. 
Inoltre era andato alla libreria di Gwen e avevano parlato molto, uniti dalla passione per i libri fantasy. Quando raccontò tutto questo a Freya, lei fece finta di ingelosirsi per poi dire che presto sarebbe venuta a trovarlo per conoscere tutti.
Al tuono successivo il moro si costrinse ad alzarsi dal letto e iniziò a correre verso la veranda per salvare i vestiti stesi la sera prima dalla pioggia, ma non appena aprì le imposte vide che era arrivato troppo tardi. 
Sbuffando andò verso la cucina e decise di prepararsi un the. Stava per versarlo in una tazza quando vide che si trattava di quella scheggiata.
<< Come fai a sbucare sempre fuori? >> disse ridendo piano Merlin. << Ecco che ricomincio a parlarti come fossi umana. Quasi quasi ti do anche un nome. >>
Il telefono vibrò per l’arrivo di una chiamata da un numero sconosciuto.
<< Pronto? >> 
“Pronto Merlin, sono la mamma”
<< Ciao mamma. >>
“Come stai?” 
<< Bene e tu? >>
“Bene. Come hai passato il Natale?”
<< L’ho trascorso con degli amici. E tu? >>
“Con tuo padre e un suo amico.”
Ci fu un lungo silenzio, prima che sua madre riprendesse a parlare.
“Mi piacerebbe vederti”
<< Sai dove sono. >>
“Sai che non posso muovermi da qui”
<< È un tuo problema. >>
“Non potresti...”
<< No. Non verrò lì e non chiamerò Balinor. >>
“È tuo padre”
<< Non lo è più da un po’. >> rispose lapidario Merlin prima di staccare la chiamata.
Si sedette poi su una poltrona rossa guardando fisso nel vuoto.
Il telefono gli suonò di nuovo in mano e lui rispose senza neanche controllare chi lo stava chiamando.
<< È inutile che insisti, non cambio idea, discorso chiuso! >>
“Ho per caso chiamato in un brutto momento?”
<< Morgana! Scusami, credevo fossi un’altra persona. >>
“Qualcuno di poco gradito, immagino. Beh, credo di aver avuto un tempismo perfetto: volevo andare al ristorante che c’è in piazza, ma da sola mi annoio, vieni con me?”
<< Va bene, passo a prenderti io? >>
“Ok, ci vediamo tra due ore, a dopo” 

 ******


<< Mi piace questo posto. >> 
<< È sempre stato molto grazioso come ristorante. Ci ho lavorato durante il college. Mia madre a me e Arthur ha lasciato una discreta eredità, ma volevo comunque guadagnarmi dei soldi da sola. Comunque, con chi ce l’avevi stamattina? >> chiese Morgana mentre infilzava un pezzo di carne nel piatto.
Merlin inghiottì con calma gli spaghetti al pesto e bevve un bicchiere di vino prima di rispondere.
<< Mia madre. Vorrebbe che io andassi a Londra da lei e quello che si ostina a definire “mio padre”, e anche stamattina insisteva perché lo facessi. >>
<< Mi sembra di capire che tu non abbia un buon rapporto con i tuoi genitori. >>
<< Decisamente no. >> 
Rimasero qualche attimo in silenzio, mentre Morgana faceva roteare il vino nel suo bicchiere.
<< È per questo che hai lasciato Londra? >> 
<< Non solo; non c’era più posto per me lì, non senza Will. Mi sembrava di vivere chiuso in una gabbia. >>
<< Ma non avevi amici lì? >>
<< Si, e con qualcuno parlo ancora. Anche Freya, di cui vi ho parlato spesso, vive lì; ma persino lei è stata felice quando ho detto che me ne sarei andato, perché vedeva quanto stavo male lì. >> 
<< Conosco bene la sensazione, è la stessa che mi ha fatta scappare via da casa di Uther. Quando Arthur mi ha seguita ho tirato un sospiro di sollievo. >> 
<< Non dev’essere stato facile per voi. >>
<< Per Arthur non è tutt’ora facile, ma ciò che ci ha fatto non si può perdonare. >> 
Morgana guardò fuori dalla finestra, ma per Merlin era chiaro capire che con la mente era in un altro luogo, in un altro tempo. 

-7 anni prima

<< Sono gay, padre. >>
Morgana, seduta di fronte ad Arthur nel grande tavolo da pranzo, avvertì il cambio di atmosfera nella stanza senza neanche alzare gli occhi dal tacchino in crosta nel suo piatto. Posò con calma le posate, si asciugò la bocca e osservò Uther Pendragon che, seduto a capotavola, sembrava essere diventato una statua di sale.
<< Come prego? Credo di aver sentito male. >> 
<< Sono gay, padre. Per cui con Vivian ci sarà sempre e solo una grande amicizia. >> 
Uther si alzò da tavola e lasciò la stanza nel più totale silenzio. 
<< Temo che tu l’abbia rotto. >> commentò Morgana guardando verso la porta da cui era appena passato l’uomo. 
Arthur fece cadere con malagrazia le posate sul tavolo e si mise le mani ai capelli, quasi tirandoli e sentendo un attacco di panico arrivare. Morgana gli si avvicinò subito.
<< Stai tranquillo, andrà tutto bene. Vedrai che più tardi verrà a cercarti per parlarti, farti uno dei suoi soliti discorsi sulla grandezza dei Pendragon e ti dirà che amministrerai l’azienda di famiglia con tuo marito, a cui dovrai però far firmare un contratto prematrimoniale. >> 
<< Ma l’hai guardato in faccia? Era... era... >> Arthur non riuscì a finire la frase mentre respirava affannosamente. 
<< Respira Arthur, respira con me, dai! Contiamo i respiri come ti ha insegnato Mithian. 1... 2... 3... Dai Arthur! 4... 5... Ora la regola dei 5*! Dimmi 5 cose che puoi vedere, io vedo l’albero di Natale, quell’orrendo quadro di arte moderna, la tovaglia verde, la tua camicia blu e la poltrona nera nell’angolo, ora tocca a te. >> 
<< La tua collana di perle... la pioggia che batte contro la finestra... le tende rosse... il lampadario di cristallo... il camino acceso >> 
<< Adesso 4 cose che puoi avvertire, io il pizzicare del mio maglione, la trama della tua camicia, il tepore del fuoco e ... l’umidità delle tue lacrime. >>
<< Io... il fastidio dell’etichetta sul collo... il pizzicare di un taglietto sul dito... la durezza di queste sedie... le tue perle che mi premono contro la testa. >>
<< Ora 3 suoni che puoi sentire, io sento il vento fuori, il crepitio del fuoco e la musica classica che viene dal giradischi. >>
<< Io invece... il mio respiro... il battito del tuo cuore... il ticchettio dell’orologio a pendolo... >>
<< 2 odori che puoi sentire, io sento il tuo dopobarba e l’odore del ragù. >>
<< Io il tuo profumo e l’odore dell'incenso. >> 
<< 1 gusto, io il gusto del tacchino. >>
<< Anch’io il tacchino. Era davvero... buono. >> 
<< Già, era molto buono. >> 
Poi rimasero ancora abbracciati, senza parlare. Morgana che massaggiava dietro il collo ad Arthur e Arthur che accarezzava la schiena a Morgana.

Quella notte Morgana dormì nella sua vecchia stanza, accanto a quella di Arthur, per poter restare con lui finché non si addormentava.
Al mattino una delle domestiche consegnò ad Arthur una lettera di suo padre in cui lo cacciava di casa. 

-Presente

<< Arthur può sembrare forte, ma anche lui ha le sue fragilità. I primi tempi piangeva ogni notte, non voleva mangiare, si era chiuso in sé. Qualche volta lo sento ancora piangere di notte, soprattutto durante le feste. Non perdonerò mai Uther per ciò che gli ha fatto. >> disse Morgana stringendo forte il tovagliolo.
<< Purtroppo so quanto può far male la propria famiglia. Quando io feci coming out con i miei genitori, sembrava che loro lo avessero accettato, invece una settimana dopo mio padre mi portò da un dottore dicendogli di guarirmi. Allora Will chiese a dei suoi amici di ospitarci mentre cercavamo casa e quella notte abbiamo fatto le valigie. Al suo funerale, mio padre mi disse che se non fosse stato per me lui sarebbe rimasto a casa con loro e non sarebbe morto. Anch’io sono stato molto male, Freya mi ha salvato restandomi accanto quando neanche mia madre si curava di me, troppo chiusa nel suo dolore e temendo di litigare con mio padre. >> 
<< Che schifo. >>
<< Già. >> 
Poi Morgana riempì i loro bicchieri di vino e alzò il suo. 
<< Brindiamo a noi, che siamo andati avanti nonostante tutto lo schifo che abbiamo dovuto affrontare. >> 

Dopo aver bevuto e mangiato un dolce, pagarono il conto e uscirono a passeggiare nella piazza di fronte.
<< Cosa farai a capodanno? >> chiese Morgana.
<< Freya verrà a farmi una visita a sorpresa. >>
<< Non è una visita a sorpresa se sai già che verrà. >>
<< Ma Freya non lo sa che io lo so. >> 
<< Aspetta, spiegati meglio. >>
<< A Freya piace farmi delle visite a sorpresa, ma ormai nel corso degli anni ho imparato a riconoscere i segnali di quando sta per arrivare. >>
<< Ad esempio? >>
<< Partiamo dal più banale: non mi chiede che tempo fa. >>
<< Ma che senso ha? Magari semplicemente non si preoccupa del tempo. >>
<< Invece sì, perché pensa che sia un segno di buon auspicio se dove si trova la persona con cui sta parlando c’è lo stesso tempo meteorologico di dove c’è lei. >>
<< Che cosa strana... >>
<< È da Freya cercare costantemente dei segnali nascosti nella natura e nel caso. Ma non è solo questo: ha detto per ben 5 volte nell’ultima settimana che vorrebbe vedermi. >>
<< Magari le manchi. >>
<< Lo dice sempre che le manco, ma fa riferimento al vedersi solo quando sa con certezza che ci vedremo a breve. >>
<< È ancora poco per dire che arriverà. >>
<< Mi ha chiesto più volte cosa faccio a Capodanno. >>
<< Semplice curiosità. >>
<< Ti assicuro che lei il 31 dicembre sarà fuori da casa mia per farmi una sorpresa. >> disse ridendo Merlin.
<< Va bene, non insisto. Però questo vuol dire che la festa si farà a casa tua. >>
<< Quale festa? >> 
<< La tradizionale festa di Capodanno del gruppo. La squadra di Arthur sta lavorando maggiormente in questi giorni proprio per poter chiedere di avere la notte del 31 libera. >>
<< E perché si dovrebbe fare a casa mia? >> 
<< Perché così se viene Freya ti trova in casa, e se non viene sei comunque con noi alla festa. Devo solo avvertire gli altri che la festa invece di essere a casa Pendragon sarà a casa Emrys. >> 
<< Ma casa mia non è grande quanto la vostra, staremo scomodi. >>
<< Hai un salotto e una veranda, giusto? >>
<< Si, però... >>
<< Non saremo in tanti, e ci adatteremo. >> 
<< Continuo a non essere convinto. >>
Quando tornò a casa sua, Merlin aveva accettato di fare la festa di Capodanno a casa sua.

Tre sere dopo se ne pentì. 
<< Non dovevano esserci poche persone? >> aveva sibilato Merlin a Morgana mentre lei gli passava un cocktail fatto da Gwaine (lo assaggiò appena e poi abbandonò il bicchiere sul tavolo sperando di non essere notato).
<< Beh, la metà circa è in veranda e sulle sponde del lago, quindi tecnicamente in casa ci sono poche persone. >> 
Merlin la guardò con il sopracciglio alzato. 
<< Ok, ci ho provato. >> rispose lei sorridendo imperturbabile mentre andava verso un gruppo di amiche che la chiamavano. 
Intanto Arthur si avvicinò con due bicchieri pieni di uno strano liquido blu. 
<< Tieni, per superare questa sera ti servirà. >> disse porgendone uno al moro.
<< Cos’è? >> 
<< Non lo so esattamente, Gwaine ha detto che sa di mirtillo. Butta giù e non pensarci. >>
<< Poco fa ho assaggiato un suo cocktail, ed era temendo. >>
<< Questo sono sicuro che ti piacerà. >> 
Quattro bicchieri di liquido blu più tardi, Merlin si sentì più rilassato. 
<< Non esagerare però! >> disse Arthur sorridendo.

C’era gente che ballava in veranda, altri che facevano rimbalzare le pietre sulla superficie del lago e un gruppetto stava seduto in cerchio sul tappeto rosso in salotto che si divertiva con il gioco della bottiglia. 
Merlin, Arthur, Morgana e Gwaine stavano con questi ultimi, più per avere una scusa per stare seduti che per altro. 
Un ragazzo con un cappello stava girando la bottiglia, imbronciato dopo aver preso un pugno da un suo amico. Il tappo indicò Gwaine. 
<< Allora, cosa scegli? Bacio, schiaffo, pugno... >>
<< Bacio >> scelse lui con un sorrisino malizioso ed un occhiolino verso alcune ragazze. 
Non si aspettava di certo che la bottiglia scegliesse Morgana. 
<< Jefferson, io ti avverto: se resti un solo secondo in più attaccato a me non esiterò a picchiarti. >> 
Così tra le risate dei presenti e il loro imbarazzo malcelato, Gwaine e Morgana si baciarono.
Merlin notò Leon in un angolo guardare la scena, per poi uscire quasi correndo. 
Si voltò verso Arthur e vide che pure lui lo aveva notato. 
<< Scusa un attimo, tienimi il bicchiere. >> gli disse il biondo, per poi alzarsi e dirigersi verso dov’era andato il rosso. 
Il gioco proseguì come nulla fosse, ma Merlin preferì alzarsi e fare un giro della casa, intravide anche Arthur e Leon parlare in un angolo ma non si avvicinò, chiacchierò con qualcuno a caso (alcuni neanche sapevano che quella fosse casa sua) e dovette ammettere tra sé che gli amici di Morgana erano comunque socievoli e finora non avevano causato danni (tranne un tale che si era seduto troppo pesantemente sull’amaca facendola sganciare). 
Intanto aveva svuotato sia il suo bicchiere che quello di Arthur e aveva provato un altro cocktail (stavolta rosso) che Gwaine aveva chiamato “Pendragon” in onore di Morgana e Arthur, ed iniziava a sentirsi brillo. 
Fu in quel momento che qualcuno suonò il campanello, e se lui non fosse stato vicino alla porta non l’avrebbe sentito. Andò ad aprire e si ritrovò davanti Freya. 
<< Sorpresa! >> gridò abbracciandolo forte.
Non seppe come, ma Morgana era magicamente comparsa al suo fianco. 
<< Tu devi essere Freya! Io sono Morgana, Merlin mi ha parlato così tanto di te! >>
<< E a me ha parlato di te e del vostro gruppo, non vedevo l’ora di conoscervi! Immagino che questa festa sia opera vostra! >> disse facendo cenno alla gente in salotto.
<< È una nostra tradizione fare una grande festa con gli amici a Capodanno, ma Merlin non voleva uscire di casa, così abbiamo portato la festa da lui. >>
<< Idea geniale! >> 
Poi i tre rientrarono, continuando a chiacchierare e presentando Freya agli altri. 
Gwaine le baciò la mano mentre Arthur alzò gli occhi al cielo. 
La festa continuò tra le chiacchiere e i cocktail (soprattutto di Merlin) fino a pochi minuti prima della mezzanotte, poi tutti uscirono fuori in veranda mentre Morgana e Gwaine riempivano e distribuivano i calici con cui brindare.
Quando mancava ormai un solo minuto alla mezzanotte, Merlin si ritrovava tra Freya e Arthur, il resto del gruppo tutto attorno, a guardare verso il cielo e urlare il conto alla rovescia. 
Allo scocco della mezzanotte Leon schiacciò un pulsante da un telecomando e il cielo si illuminò di mille colori e forme diverse grazie ai fuochi d’artificio. 
Merlin, ormai palesemente ubriaco, buttò un braccio sulle spalle di Arthur e uno sulle spalle di Freya ridendo, Morgana baciò Leon e Lancelot baciò Gwen. Gwaine ammiccò a Percival, sollevando le sopracciglia, ed il gigante buono ridendo gli puntò un dito contro dicendogli “Non ci provare nemmeno!”. 

La notte proseguì allegramente e gli ultimi invitati se ne andarono alle quattro del mattino. 
Lancelot, Gwen e Elyan se n’erano andati da poco, Merlin si era addormentato sul divano, e in casa erano rimasti solo Arthur, Freya, Morgana, Leon, Gwaine e Percival, riuniti nel soggiorno.
<< Credo che domattina Merlin avrà un brutto risveglio. >> disse Gwaine.
<< Ha bevuto decisamente troppo, gli avevo detto di andarci piano ma non mi ha ascoltato. >> borbottò Arthur.
<< State tranquilli, io dormo qui, ci starò attenta io. >> rispose Freya.
<< Devi riposarti anche tu, hai fatto un lungo viaggio in treno. Se non è un problema, rimango anch’io qui, che domani ho il turno pomeridiano, e ci penso io a Merlin, mi va bene anche dormire sul divano. >> rispose Arthur.
<< Se vuoi, puoi dormire nella camera degli ospiti tra la mia e la sua, che ha anche una porta comunicante. >>
<< Non darà fastidio a Merlin se occupo una stanza senza il suo permesso? >> 
<< Amico, hai visto com’è ridotto, neanche capirebbe cosa gli stai chiedendo. >> commentò Gwaine.

Così Arthur e Freya si ritrovarono nella camera di Merlin per mettere il pigiama a quest’ultimo. 
Quando gli levarono la maglietta mugugnò leggermente, ma oltre a quello restò profondamente addormentato.
Arthur notò che era davvero molto magro e che aveva dei segni sulle braccia.
<< Dovrebbe mangiare di più. >> bisbigliò piano, ma Freya lo sentì. 
<< Glielo dico sempre, ma lui afferma sempre di mangiare il giusto. È comunque meglio di com’era qualche anno fa. >> 
<< E queste cicatrici? >> chiese sfiorandogli le braccia con la punta delle dita. 
<< Un giorno te lo racconterà lui stesso. >> sospirò la ragazza.
Quando gli cambiarono i pantaloni, Arthur vide che anche lì c’erano altri segni, e si chiese se davvero un giorno Merlin gliene avrebbe parlato. 
Finito di vestirlo, lo misero sotto le coperte. 
<< Vedi, come immagino avrai capito Merlin ha sofferto molto in passato, e non solo per la morte di Will, anzi probabilmente ha sofferto così tanto per la sua morte anche perché era la sua ancora di salvezza, e per quanto io ci abbia provato non sono mai riuscita a equipararlo. Spero che ci riuscirai tu, penso che ci riuscirai tu. >> disse Freya con gli occhi lucidi ma la voce ferma ad Arthur prima di uscire dalla stanza. 
Arthur invece si fermò ad osservare Merlin dormire, le ciglia nere poggiate sugli zigomi e i capelli disordinati e un po’ sudati, su cui passò la mano per lisciarli leggermente e spostarli dalla fronte.
E si rese conto che Merlin Emrys, l’enigmatico e strano Merlin Emrys, era davvero bello.

Fu in quel momento che decise che si sarebbe preso cura di lui.
Si sedette su una poltrona nell’angolo e si addormentò lì, con un secchio ai piedi ed un bicchiere d’acqua per prendere una pastiglia per il mal di testa sul tavolo accanto.



*  N.d.a.: la regola dei 5 esiste davvero e serve a fronteggiare attacchi di panico o ansia, consiglio a tutti di impararla per sé e per gli altri.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Iniziare l’anno vomitando l’anima non era esattamente ciò che Merlin aveva pensato di fare (nè tantomeno sperato) ma che avrebbe dovuto aspettarsi, visto quanto aveva bevuto la sera prima.
Ciò che non si sarebbe potuto aspettare era che al suo risveglio, mentre sentiva la cena risalire l’esofago, a passargli un secchio e tenergli la fronte ci fosse Arthur. 
L’orologio sul comodino diceva che fossero le 10, per cui non sapeva se il vigile del fuoco fosse arrivato quella mattina o se avesse passato lì la notte (e, nel caso della seconda ipotesi, dove avesse dormito). 
Tra un conato e l’altro, Merlin aveva intravisto che erano entrambi vestiti, lui con il pigiama (che non ricordava di aver indossato) e Arthur con gli stessi vestiti della festa, e questo aumentò solo la sua confusione. 
<< Non sforzarti troppo a pensare, peggiorerai solo la tua emicrania. >> disse il biondo mentre spostava la mano sinistra tra le sue scapole e lo massaggiava con dei cerchi lenti. 
<< Hai dormito qui? >> chiese il moro quando sentiva di avere un po’ di tregua.
<< Si. Freya ha detto che potevo dormire nella stanza accanto, ma evidentemente mi sono addormentato sulla poltrona all’angolo. Credo che lei mi abbia poi coperto con un plaid. >>
<< E gli altri sono rimasti pure? >>
Merlin notò un’interessante sfumatura di rosso formarsi sulle guance di Arthur, ma non commentò.
<< No, sono rimasto solo io. Freya doveva riposarsi dopo il viaggio, e ci aspettavamo che non avresti avuto il risveglio migliore, quindi ho pensato di restare per aiutarti. >>
<< Oh, grazie. È stata una cosa davvero gentile e premurosa da parte tua. >> e stavolta fu Merlin ad arrossire.
<< Figurati, è una cosa da amici. E noi siamo amici, no? >> domandò lui quasi nervosamente.
Il moro sgranò gli occhi. 


Conosceva Arthur da due settimane circa e, anche se avevano già condiviso momenti importanti assieme, di solito Merlin non stringeva amicizia con qualcuno che conosce da così poco; tuttavia non poteva negare che considerasse Arthur un suo amico, e caro anche. 
Era combattuto tra il dirglielo e il tacere, ma quando lo guardò vide che era diventato pallido e aveva lo sguardo ferito. 
<< Ehm sì, certo. Certo. >> rispose sorridendo timidamente.
<< Non mentire, puoi dirlo se mi consideri solo un conoscente, tranquillo. >>
<< No, non posso dire che sei solo un conoscente. Siamo amici, ci tengo molto a te, è solo che di solito non considero qualcuno mio amico dopo così poco tempo, e quando ho realizzato che invece ti considero già mio amico sono rimasto sorpreso. Inoltre mi sono appena svegliato dopo una sbornia, non puoi aspettarti che io ti risponda rapidamente. >>
Il biondo ritrovò il sorriso. 
<< Capisco ciò che dici. Sia sul fatto dell’essere amici dopo poco tempo, che del dopo sbornia. E a proposito di quest’ultima, ti ho preparato un bicchiere d’acqua ed un'aspirina per il mal di testa. Vedrai che dopo starai meglio. >> rispose passandogli il bicchiere a cui aggiunse una compressa effervescente. 
Arthur lo aiutò a bere prima di tornare a sedersi sulla poltrona. 
<< Se vuoi puoi andare nel letto della stanza accanto e riposare un po’ anche tu. >>
<< Tranquillo, sto bene, questa poltrona è parecchio comoda. >>
<< Ma è leggermente imbarazzante sapere che mi guardi mentre dormo. >>
<< Non ti guardo mentre dormi! >> ribattè arrossendo, e stavolta Merlin non l’avrebbe ignorato.
<< Stai arrossendo! L'hai fatto davvero! Arthur, è da maniaci! O da Edward Cullen. >>
<< Non sono un maniaco! >>
<< Allora sei Edward Cullen?! >>
<< Ti risulta che io brilli al sole?! >>
I due risero, e nonostante il mal di testa Merlin poteva dire che non era un brutto inizio dell’anno.


Freya venne poco dopo, attirata dalle risate. 
<< Buongiorno a voi, principessa e principe azzurro! >> esclamò fingendo un inchino.
<< Non sono una principessa! E lui non può essere un principe azzurro: i leggins gli stanno sicuramente male, con tutta quella massa. >> rispose Merlin.
<< Ehi! Mi stai dando del grasso? >> controbatté Arthur.
<< Oh no, figurati! Sto solo dicendo che hai molta massa! >> 
<< Merlin! >>
<< Quando avete finito di battibeccare, volete fare colazione? >> li interruppe Freya. << Tu, Merlin, è meglio se prendi solo un the con qualche biscotto, mentre per te Arthur c’è una fetta della torta che ho da poco uscito dal forno. >>
<< Va bene, grazie. Tra un attimo lo faccio andare in cucina. >>
<< Non sono un bambino, so andarci da solo in cucina! >>
<< Allora prova ad alzarti e a camminare. >> 
Merlin si alzò troppo velocemente e non cadde a terra solo perché Arthur era già pronto a prenderlo. 
Pensò che il momento potrebbe essere stato leggermente romantico, mentre guardava da molto vicino gli occhi azzurri di Arthur e ne sentiva il respiro sulle labbra, ma un attimo dopo stava vomitando di nuovo e non aveva modo di pensare al momento appena passato.




Avevano pranzato con Freya e guardato un film sul divano, e Merlin fu colpito da quanto si sentisse a suo agio seduto sul divano con il corpo caldo e muscoloso di Arthur accanto e i piedi freddi di Freya incastrati sotto le gambe. A volte perdeva la concentrazione verso il film per osservare Arthur ridere o Freya guardare entrambi con un sorrisetto malizioso (gli avrebbe chiesto più tardi il perché). 
Era ormai pomeriggio quando Arthur disse che doveva tornare a casa per prepararsi ad andare al lavoro.
<< A che ora finisci di lavorare? >> chiese Merlin ad Arthur mentre lo guardava salire in macchina. 
<< Tardi, a mezzanotte. Ma sentiti libero di scrivermi se ti serve qualcosa. >> 
<< E tu sentiti libero di scrivermi se ti annoi. >> 
<< Sicuramente mi annoierò! >>
<< Allora sicuramente ci sentiamo più tardi. >> 
Quando la macchina si allontanò, Merlin chiuse la porta, si girò e trovo Freya appoggiata al muro con le braccia incrociate e un sorrisetto divertito sulle labbra. 
<< Sputa il rospo. Perché continui a fissare me e Arthur in quel modo? >>
<< In quale modo? >>
<< Lo sai benissimo in quale modo. >>
<< Niente di che. Semplicemente siete una bella coppia. >>
<< Di amici. >>
<< Ovvio, di amici. D’altronde, Arthur non è di certo il tuo tipo. >>
<< No, non lo è. >>
<< Già. Mica è biondo, con gli occhi blu, il fisico muscoloso e un delizioso senso dell’umorismo. >> 
<< È più simile al tuo di tipo. >>
<< Vero, si avvicina anche al mio tipo. Ma non potrei mai avere una relazione con il tuo futuro fidanzato. Inoltre... >>
<< Inoltre? >>
<< Potrei aver conosciuto qualcuno! >>
<< Davvero? E me lo dici così? Chi è? Quando lo hai conosciuto? >> 
<< Ieri sera, in realtà. È un tipo simpatico, mi ha fatto ridere molto. >> 
<< Quindi è un amico di Morgana e Arthur? >>
<< A quanto pare è un cugino alla lontana. >> 
<< E come si chiama? >>
<< George! >>
<< Oh mio Dio, non dirmi che è il tizio che aveva il papillon color ottone! >>
<< È carino! >>
<< È noioso. Ed è l’opposto del tuo tipo! >>
<< Bacia bene. >>
<< Ti prego, non dirmi altro! >>
<< Ci siamo baciati poco prima dello scocco della mezzanotte, aveva le labbra salate per le patatine ma la bocca dolce per i cocktail, e sicuramente con quella lingua può fare meraviglie, magari la prossima volta... >>
<< Basta, ti prego! >> urlò tappandosi le orecchie Merlin, facendo ridere Freya a crepapelle.


*****
<< Arthur! Come sta Merlin? >> chiese Gwaine appena arrivò a lavoro.
<< Quando l’ho salutato stava bene, ma si è svegliato vomitando, com’era ovvio che accadesse. >> rispose l’altro, arrossendo (ancora! Arthur registrò in un angolo della sua mente che non era mai arrossito così spesso come quel giorno.)
<< Hai per caso sentito Leon? >> 
<< No veramente, tu? >>
<< No. Quindi probabilmente ha dormito a casa tua e se n’è andato prima che tu arrivassi. >>
<< Perché avrebbe dovuto dormire a casa mia? >>
<< Hai ragione: non ha sicuramente dormito. >> disse il barbuto muovendo le sopracciglia in un modo che doveva essere ammiccante ma per Arthur era solo imbarazzante.
<< Gwaine, cosa stai cercando di dirmi? >>
In quel momento il rosso entrò negli spogliatoi della centrale correndo. 
<< Scusate il ritardo ragazzi, ho dimenticato di impostare la sveglia! >> spiegò Leon mentre si sbottonava la camicia. 
Gwaine fischiò. 
<< Amico, complimenti! Hai una bellissima collezione di succhiotti! Ti sei divertito, eh? >> 
Arthur guardò Leon impallidire.
<< Non mi dire che finalmente hai parlato con mia sorella?! >>
<< Preferirei non parlarne adesso >> rispose lui, e quando la sirena delle emergenze suonò pochi secondi dopo sospirò di sollievo.


Passata l’emergenza, Gwaine riprese il discorso e tempestò di domande Leon per saperne di più di cos’era successo quella notte, finché non sbottò che non era con Morgana, ma con qualcun altro.
E Gwaine si pentì di aver fatto domande.


*****


“Arthur non si è fatto sentire.” pensò Merlin mentre sbloccava il suo cellulare per l’ennesima volta quel pomeriggio.
Poi lo riferì a Freya, ma prima che lei rispondesse qualcuno iniziò a bussare alla porta.
<< Vado io, magari è proprio lui. >> le disse.
Ma quando aprì la porta, oltre ad Arthur trovò Gwaine, con un forte odore di alcool addosso e tenuto in piedi da un braccio del biondo. 
<< Ehi, che è successo? >> chiese il corvino mentre li faceva entrare e aiutava Arthur a sorreggere li barbuto. 
Con la coda dell’occhio vide Freya e la sentì borbottare qualcosa di indefinito, forse “Oh no un altro ubriaco”.
<< Gwaine ha appena avuto un’amara lezione sul perché bisogna sempre cogliere l’attimo. >> rispose Arthur. 
<< Non posso crederci... Era mio amico. >> farfugliò Gwaine. 
<< Di chi sta parlando? >> 
<< Leon. A quanto pare dopo la festa è andato a letto con Percival. >> spiegò Arthur. << Quando è arrivato a lavoro aveva dei succhiotti, e Gwaine per tutto il corso del turno ha provato a saperne di più, finché Leon esasperato gli ha praticamente urlato tutto in faccia. Percival era di piantone e ha visto la scena, si è avvicinato per chiarire e Gwaine gli ha dato uno schiaffo. Poi è andato ad ubriacarsi a casa sua, e probabilmente avrebbe continuato per tutto il pomeriggio e la sera se non fossi arrivato io. >>
<< Merda. >>
<< Già. Gwaine va dietro Percy praticamente da anni, e Percy è stracotto di lui, ma nessuno dei due ha mai fatto un passo in avanti per paura di rovinare la loro amicizia. Anche Morgana e Leon fanno così da anni, sono innamorati ma nessuno dei due ha mai trovato il coraggio di dirlo all’altro. A quanto pare quando alla festa Morgana e Gwaine si sono baciati al gioco della bottiglia né Leon né Percival l’hanno presa bene, e hanno cercato conforto prima nell’alcool, nonostante io avessi provato a dissuaderlo, e poi tra loro. Ovviamente al risveglio se ne sono pentiti entrambi, ma il danno era fatto. >> 
Gwaine scoppiò a piangere, lasciando sgomenti e imbarazzati sia Arthur che Merlin, mentre Freya gli si sedette accanto e gli mise un braccio sulle spalle. 
<< Sfogati ragazzone, butta tutto fuori. Se però si tratta di vomito, evita di farlo addosso a me. >> gli disse, poi si rivolse agli altri due ragazzi. << Portatemi dei fazzoletti e il secchio. >> 




<< Morgana lo sa? >> chiese più tardi Merlin ad Arthur. 
Gwaine alla fine si era addormentato con la testa sulle gambe di Freya, mentre loro due erano andati in cucina e stavano bevendo un the. 
<< Non lo so, credo di no. Secondo te glielo dovrei dire? >>
<< Non ci pensare nemmeno. Dovrà dirglielo Leon. E a proposito di lui, come sta? >> 
Arthur si grattò la testa imbarazzato. 
<< Arthur? >> 
<< Credo che sia con Lancelot e Gwen. Al pronto soccorso. >>
<< Al pronto soccorso?! >>
<< Potrei avergli dato un pugno sul naso. >> 
<< Arthur! È tuo amico! >>
<< Morgana è mia sorella! In un primo momento non ho ragionato e ho pensato solo a quanto lei soffrirà quando lo scoprirà. >>
Per un po’ non parlarono, limitandosi a sorseggiare il loro the. 
<< Ahi! >> esclamò Arthur improvvisamente, toccandosi il labbro su cui era appena spuntato un taglietto. 
<< Oddio scusami, ti ho dato la tazza scheggiata! >> 
<< Per quale motivo tieni una tazza se è scheggiata?! >>
<< Beh... Ci sono affezionato! E un po’ mi assomiglia. >> borbottò Merlin arrossendo leggermente e prendendo tra le mani la tazza con fare protettivo. 
Arthur lo guardò meravigliato sbattendo gli occhi. 
<< Non credo di capire. >> 
<< Vedi, per sbaglio ho rotto questa tazza, ho provato a ripararla e ho ottenuto un risultato abbastanza buono, tranne che per quella piccola scheggiatura. Mi ricorda che quando qualcosa è rotto, ne porta sempre un segno; per quanto tu ci provi a nasconderlo, ciò che ti succede ti lascia sempre un segno. >> 
Arthur rimase in silenzio, per poi alzarsi, posare la tazza nel lavandino e scompigliare i capelli a Merlin.
<< E quindi sotto quell’aspetto da idiota, hai anche un po’ di saggezza. >> 
<< Tra noi due, sei tu l’idiota più grande. >> 
<< Comunque, mi chiedevo se stasera volessi mangiare fuori. Sai, è meglio che Gwaine dorma un po’, e mangiando faresti sicuramente rumore e lo sveglieresti. >>
<< Ma se si svegliasse Freya avrebbe bisogno di aiuto. >> 
<< Assolutamente no, Merlin! >> esclamò la ragazza appena entrata nella stanza. << Vai pure, al massimo mi porti una pizza per dopo, al momento non ho fame. >> 
<< Sicura? >>
<< Sicurissima! Prima di uscire però dovresti salire sopra per spiegarmi una cosa sulla caldaia! >>
<< Ehm... va bene. >> rispose Merlin sospettoso.


E aveva ragione ad esserlo, perché non appena saliti al piano di sopra Freya gli sorrise maliziosamente. 
<< E quindi Arthur ti ha invitato ad un appuntamento. >> 
<< No, mi ha invitato a mangiare fuori per non svegliare Gwaine. >>
<< Gwaine è così ubriaco che forse neanche se suonassimo la tromba nel suo orecchio si sveglierebbe. >>
<< Ma io e Arthur siamo amici. >>
<< Finora. E comunque, appuntamento o no tu ora ti vestirai per bene. >>
<< Freya ti prego non fare come al tuo solito. >>
<< Il mio solito? Cosa intendi? >>
<< Quando devo uscire con qualcuno tu diventi una specie di iperattiva fashion stylist con una dose eccessiva di caffeina in corpo e mi sommergi di vestiti finché non trovi il completo secondo te perfetto che mi farà sentire un imbecille. >>
<< Non è vero, ora vedrai. >> 


Quando scesero nuovamente sotto, Freya aveva un sorriso enorme mentre Merlin continuava a tirarsi la manica della giacca che lei gli aveva fatto indossare. 
Arthur rimase imbambolato a guardarlo.
<< Lo sapevo io! Sembro un imbecille! >> si lamentò Merlin quando lo notò. 
Indossava una giacca blu cobalto sopra un dolcevita in tinta e un jeans scuro, e Freya gli aveva messo del gel tra i capelli replicando quello che per lei era un look da finto-spettinato e che per Merlin era un nido di rondini. 
<< Stai bene invece. Decisamente bene. Ti dona molto quel colore. >> commentò Arthur quando pensò che la sua voce potesse suonare più sicura. 
<< Grazie.>> rispose Merlin guardandolo con la testa inclinata e le guance rosse. 
<< Perfetto, ora potete uscire. Passate una bella serata! >> disse Freya mentre li spingeva fuori dalla porta.
Osservò la macchina allontanarsi e girare ad un incrocio, poi chiuse la porta ridacchiando.
<< Due idioti. >> 


*****


Arthur aveva prenotato un tavolo in una pizzeria dall’aspetto elegante ma accogliente, riscaldata da un camino a legna dove un vivace fuoco sfavillava allegramente.
Il loro tavolo era proprio vicino al camino, e Merlin rimase per un attimo fermo a guardare come i capelli di Arthur sembravano diventare oro fuso illuminati dal riflesso delle fiamme, perdendo quindi ciò che Arthur stesso gli stava dicendo.
<< Merlin, hai sentito cosa ti ho detto? >> 
<< No scusami, puoi ripetere? >> 
<< Dicevo che in questo locale fanno la pizza più buona che io abbia mai assaggiato finora. >> ripeté rosso in faccia e cercando di non guardare Merlin negli occhi. 
Il resto della serata passò allegramente tra risate e racconti delle loro vite, di tanto in tanto le loro mani si sfioravano mentre prendevano le patatine o le bottiglie.
Merlin per un attimo pensò che quello si trattasse davvero di un appuntamento, per poi scrollarsi l’idea di dosso e darne la colpa alle battute di Freya.
“Perché le sue erano solo battute, no?” pensò.


Finito di mangiare e pagato il conto, uscirono e senza dire niente al riguardo iniziarono a passeggiare invece di tornare alla macchina. 
<< Quindi tu, Arthur Pendragon, probabile discendente del Re di Camelot, il Re di Una volta e Per sempre, hai paura degli orsacchiotti di peluche? >>
<< No! Ho paura degli orsacchiotti di peluche regalati da Morgana! Conoscendola so che sarebbe capace di nasconderci dentro un altoparlante per farti uno scherzo nel cuore della notte, magari dopo che avete visto un film horror su dei pupazzi assassini. >>
<< Sembra molto specifico... Ha per caso fatto quello scherzo a te? >>
<< Ovviamente! Non sono più riuscito a chiudere occhio quella notte! >> 
Merlin rise di cuore e con le lacrime agli occhi, ma Arthur non se ne risentì, iniziò invece a ridere con lui fino ad avere entrambi male alla pancia per le troppe risate.
Quando smisero di ridere erano più vicini di quanto credessero, al punto che Arthur sentiva il profumo di Merlin e lui poteva quasi contare le ciglia di Arthur. 
Il biondo si schiarì la gola e fece un passo indietro, subito imitato da Merlin.
<< Che ne dici se andiamo a vedere l’albero? Probabilmente la gente avrà continuato ad aggiungerci addobbi, e ora ne sarà stracolmo. >> 
<< Ottima idea! Andiamo. >> 
Ma il cellulare di Arthur iniziò a squillare, facendoli fermare nuovamente. 
<< Oh cavolo, scusa io... devo rispondere, potrebbe essere una chiamata di lavoro. >>
<< Tranquillo, fai pure. >> 
Quando guardarono lo schermo del telefono, capirono che la serata era finita: il nome di Morgana lampeggiava quasi furiosamente. 


*****


Morgana perlomeno non si era ubriacata, aveva optato per indossare un pigiama extralarge di lana, si era appollaiata sul divano con una coperta addosso e aveva scelto di vedere un film di azione e violenza. 
Merlin e Arthur entrando la salutarono, ma lei non diede segno di averli sentiti, quindi le si avvicinarono piano. 
<< Non sono un animale impaurito, potete avvicinarvi normalmente. Hai preso quello che ti ho chiesto? >> 
<< Si, ho tutto qui. Menomale che quel supermercato è sempre aperto, altrimenti non avrei davvero saputo dove andare. C’era anche un’offerta sul cacao, per ogni confez... >> 
<< Smettila di divagare e prepara la cioccolata calda. >> lo interruppe lei girandosi finalmente a guardarli. Aveva il trucco sbavato e gli occhi rossi, ma era comunque bellissima e sembrava sicura di sé.
Quando notò i vestiti di Merlin alzò un sopracciglio. 
<< Ho interrotto qualcosa? >> 
<< No! >> esclamarono assieme Arthur e Merlin, arrossendo e guardando ovunque tranne che verso l’altro. 
<< Vado a fare la cioccolata! >> aggiunse Arthur.
<< Io invece... io... >> 
<< Vieni ad aiutarmi! Si, tu devi aiutarmi a preparare la cioccolata calda! >> 
<< Giusto! Ti aiuto con la cioccolata calda! Perché ci si aiuta tra amici, vero? >> 
<< Smettetela di blaterare e andate in cucina, se non avrò la mia cioccolata calda tra 10 minuti inizierò a urlare! >> li interruppe Morgana. 
Una volta che i due andarono verso la cucina, sorrise dolcemente e si asciugò una lacrima. 


Rimisero il film dall’inizio e lo guardarono insieme gustando intanto la loro cioccolata calda, Arthur e Merlin ogni tanto trasalivano per le immagini cruente mentre Morgana rideva.
Lei si addormentò prima che il film finisse, con la testa appoggiata sulla spalla di Arthur e i piedi sulle gambe di Merlin.
<< Ogni volta che sta male vuole guardarsi questo film agghiacciante, sembra che vedere queste scene così sanguinose la faccia stare meglio. >>
<< È quasi pauroso. >>
<< Leva il “quasi”. >> 
<< È decisamente pauroso. Ma almeno non dobbiamo preoccuparci della possibilità che vomiti. >>
<< E non è una cosa da poco. >>
<< Già. Poco fa Freya mi ha detto che Gwaine si è svegliato, ha vomitato nel vaso di fiori che tengo sul tavolino davanti al divano ed è tornato a dormire come se niente fosse. >> 
<< Che schifo. >> 
<< Già. Mi toccherà buttare i fiori e lavare il vaso appena tornerò a casa. >>
A quel punto Arthur guardò l’orologio e si rese conto che era notte fonda. 
<< Si è fatto parecchio tardi, forse sarebbe meglio che tu dorma qui stanotte. >>
<< Ma non vorrei disturbare. >>
<< E infatti non disturbi. >> 


Dopo che Arthur convinse Merlin a restare, gli mostrò la stanza degli ospiti e gli porse dei vestiti.
<< È un pigiama che ho comprato tempo fa ma che mi stava piccolo. Dovrebbe starti bene. >>
<< Grazie, non dovevi. >>
<< Non potevo lasciarti dormire con i jeans, è scomodo! >>
Mentre Merlin si cambiava, Arthur portò Morgana nella sua camera.
La poggiò delicatamente sul letto, le rimboccò le coperte e la accarezzò. Poi spense la luce e uscì dalla stanza.
In quel momento anche Merlin stava uscendo dalla stanza degli ospiti con il pigiama di Arthur addosso e una lieve sfumatura di rosa sulle guance.
<< Credo sia ora di andare a letto. A dormire dico. >> disse il corvino stranamente imbarazzato.
<< Tutto bene? >>
<< Si, perfettamente! Ho avvertito Freya, manda la buonanotte a entrambi. >> 


In realtà, Freya oltre alla buonanotte aveva detto a Merlin che era molto dolce che Arthur non solo lo avesse fatto restare a dormire da lui, ma gli avesse anche prestato i suoi vestiti, per poi chiedergli com’era andato quello che lei continuava a definire un appuntamento. 
E di certo, lui non avrebbe mai ammesso che l’idea non gli dispiaceva poi tanto.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ciao!
Scusate il tremendo ritardo, ma sto avendo un periodo un po' particolare, per cui a volte scrivere non è facile, e non solo per il tempo. 
Spero comunque che ciò che ho scritto vi piaccia!
Sperando di sentirsi presto, buona lettura.



 
La mattina dopo Merlin si svegliò presto, a giudicare dal cielo fuori dalla finestra appena illuminato dall’alba, ma si alzò comunque dal letto per prendere un bicchiere d’acqua.  
Arthur era già lì, vestito e con i capelli leggermente umidi, appoggiato sulla penisola della cucina e guardando fuori dalla finestra mentre sorseggiava un caffè.  
Merlin restò per un attimo a osservarlo, per poi far notare la sua presenza schiarendosi la gola. 
Il biondo trasalì e si rovesciò addosso quel poco che restava del suo caffè, facendo ridere Merlin. 
<< Merlin, non è divertente! E poi che diavolo ci fai sveglio a quest’ora? >>  
<< Oh sì che è divertente. Comunque, potrei farti la stessa domanda. >> 
<< Devo andare a lavorare tra due ore circa, ma volevo prima andare a correre. Vuoi venire con me? >> 
<< Va bene. >> 
 
Quando Merlin viveva a Londra, era una sua abitudine uscire all’alba per correre in un parco vicino casa, lo aiutava a rilassarsi e talvolta dopo aver corso gli veniva voglia di scrivere o disegnare.  
A volte Will lo accompagnava, ma di solito non parlavano, si godevano la reciproca compagnia e la calma attorno a loro, prima che la città si svegliasse e i londinesi iniziassero a muoversi come api impazzite mentre raggiungevano i posti di lavoro o le scuole.  
Anche Glastonbury all’alba era silenziosa, in giro si vedevano poche persone e quasi nessuno parlava. 
Arthur e Merlin raggiunsero un parco vicino casa Pendragon, avvolti nella calma e nell’aria fresca del mattino, e corsero in silenzio, lanciandosi uno sguardo di tanto in tanto e sorridendosi leggermente.  
Sembrava che lo avessero fatto altre mille volte, quotidianamente. 
In realtà però Merlin non correva ormai da mesi, per cui dopo meno di mezz’ora aveva i polmoni che bruciavano e le gambe che chiedevano pietà.  
Arthur rideva guardando Merlin appoggiato ad un muro mentre si asciugava il sudore dalla fronte.  
<< Gaius, alla veneranda età di 60 anni, riesce a correre più tempo di te e più velocemente. >> 
<< Stai zitto, persino ascoltarti mi sembra che richieda troppa energia. >>  
Quando tornarono a casa Arthur rideva ancora e Merlin si malediceva per non essere rimasto a letto quella mattina. 
Morgana li aspettava in cucina mentre preparava dei pancake, e anche lei rise sentendo il racconto della mattinata. 
Poi Arthur andò a farsi la doccia e prepararsi per andare al lavoro, e prese due pancake al volo mentre usciva di casa. 
Merlin e Morgana invece li mangiarono comodamente seduti sul divano in un confortevole silenzio, prima che il cellulare idi Morgana, abbandonato sul tavolino da caffè poco lontano da loro, iniziasse a squillare.  
Lei lo guardò, vide che si trattava di Leon, e staccò. 
<< Dovreste parlare. >> le disse dolcemente Merlin. 
<< Lo so. Ma non ora. Non oggi. Forse neanche domani. >>  
<< Prima parlate, meglio è. Urlagli contro, digli quanto lo odi, ma non lasciare che un domani tu ti penta di ciò che non hai detto o fatto. Non c’è niente di peggio del restare per sempre con il rimpianto di non aver parlato o agito quando potevi. >>  
<< Lo dici per esperienza personale, vero? >>  
Merlin sospirò, non contento di dove fosse finito il discorso ma capendo che non poteva evitarlo.  
<< Prima di morire, io e mio fratello abbiamo avuto un grande litigio, ed io invece di provare a riappacificarci ho fatto le valigie e me ne sono andato. Lui ha provato più volte a chiamarmi, mi ha mandato messaggi, ma io non ho mai risposto. Giorni dopo ho provato a chiamarlo io, il suo telefono però era spento. Due ore dopo mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi che avevano trovato mio fratello morto. Non c’è giorno in cui io non mi penta di non avergli risposto al telefono quando mi chiamava, di aver cancellato i suoi messaggi senza neanche leggerli, di non aver chiarito quando potevo. >> raccontò con voce grave e sempre più instabile verso la fine. << Non fare il mio stesso errore, chiama Leon adesso che ne hai la possibilità. Dopo, se sei certa che sia ciò che vuoi, chiudi i rapporti e vai per la tua strada. >>  
<< Merlin... Mi dispiace davvero tanto, e non posso neanche immaginare quanto tu abbia sofferto, o quanto tu soffri ancora. >> 
<< Adesso è solo un dolore sordo che si fa sentire ogni tanto durante il giorno, un rumore in sottofondo che cattura l’attenzione. Non fa meno male, però è più facile conviverci. >> rispose sorridendole tristemente.  
Più tardi la sentì parlare al telefono e talvolta urlare, ma quando finì la chiamata andò sorridendo da Merlin e lo abbracciò.  
<< Grazie. >> gli disse con gli occhi lucidi << Non sarà facile, però abbiamo deciso di riprovarci, stavolta sul serio. >>  
Quando Arthur tornò a casa aveva un occhio nero ma sorrideva raggiante.  
<< Che cavolo hai combinato? >> gli chiese Morgana mentre apriva il freezer cercando dei legumi surgelati.  
<< Noi ragazzi abbiamo chiarito: io e Leon ci siamo chiariti, Gwaine e Percival hanno finalmente parlato dei loro sentimenti, o perlomeno è quello che hanno detto quando sono arrivati assieme stamattina, e Gaius ha detto che dovremo fare il turno di notte per le prossime due settimane. >>  
<< Cosa c’entra Gaius? >> chiese Merlin. 
<< Non ha gradito molto che ci prendessimo a pugni durante l’orario di lavoro. >>  
<< Non posso che dargli ragione! >> rispose ridendo Morgana mentre gli poggiava la busta dei surgelati sull’occhio.  
 
Merlin se ne andò poco dopo, e raccontò tutto a Freya. 
<< Tutto è bene quel che finisce bene, no? >> commentò lei. 
<< Decisamente. Arthur dice che ancora i rapporti sono un po’ incerti, giustamente, ma tutto andrà bene. Intanto però per due settimane non potremo uscire tutti assieme la sera. >> 
<< Potresti uscire a pranzo con il tuo bel pompiere. >> 
<< Arthur non è il mio bel pompiere. >>  
<< Eppure hai pensato subito a lui. >> 
<< A chi altro potevi riferirti? A Gaius? Ha un paio di anni di troppo! >>  
<< Oh Dio non mettermi in testa queste immagini orrende! >> 
<< L’hai voluto tu! >>  
Risero a lungo, per poi ordinare una pizza e mangiarla davanti alla TV.  
Mentre Freya mangiava l'ultima fetta di pizza, Merlin controllò il suo cellulare e vide che c’era un messaggio di Arthur. 
“Grazie per essere rimasto con Morgana quando io non c’ero, e soprattutto per averla convinta a parlare con Leon.”  
Merlin sorrise, catturando l’attenzione di Freya. 
<< Chi ti ha scritto? >> 
<< Arthur. >> 
<< Che carini che siete! Un’adorabile coppietta di piccioncini! >> squittì lei stringendogli anche le guance. 
<< Ma smettila! >> rispose ridacchiando lui. 
<< Non dirmi che non ti piacerebbe! >>  
Il corvino arrossì.  
<< Siamo solo amici. >>  
<< Finora. Ma a giudicare da quello che mi ha detto Gwaine... >> mormorò Freya sovrappensiero. 
 
- La sera prima 
 
<< Odiavo quel vaso, ma non gli avrei mai augurato di fare una fine così poco... dignitosa. >> disse Freya dopo aver portato il vaso di fiori che prima abbelliva il salotto e che era stato usato da Gwaine come secchio del vomito. 
<< Era un vaso orrendo, però ha fatto una fine davvero brutta. >> commentò biascicando le parole. 
<< Menomale che Merlin non è qua a vederlo. >>  
<< Dov’è, a proposito? >>  
<< È uscito con Arthur a quello che lui si ostina a non chiamare “appuntamento”, e ora è a casa sua, ho il presentimento che si fermerà lì stanotte. >> 
<< Sono felice per loro, Merlin piace parecchio ad Arthur, ne parla sempre a lavoro, anche se sempre prendendolo in giro, è il modo di fare di Arthur. Ma pendeva dalle sue labbra già dalla serata al pub, probabilmente senza neanche accorgersene. E alla festa? Lo guardava continuamente. >>  
<< Dici? >> 
<< Lo dico sì. Arthur non mi sembrava così colpito dai tempi del suo ex pazzo, Cedric. >>  
<< E chi sarebbe questo Cedric? >>  
<< Fa parte dell’altra squadra in centrale, Arthur si era preso una sbandata colossale per lui, prima di trovarlo a letto con un altro nostro collega, Cornelius. >> 
<< Che razza di nome è Cornelius? >>  
<< Il nome di un idiota. È a capo dell’altra squadra, ma non ha neanche la metà del fascino e del carisma di Arthur. Sai che ci sono andato a letto? >> 
<< Con Cornelius? >> 
<< No! Mio Dio che orrore! Con Arthur! >> 
<< Con Arthur?! >> 
<< Si, sono stato il responsabile della sua epifania! Certo, il giorno dopo è stato imbarazzante, ma ne è valsa la pena! Che strana parola “pena”! È così simile a “pene”! >> disse ridacchiando, per poi borbottare continuamente “pena” e “pene” finché non si addormentò.  
Freya decise che aveva bisogno di bere qualcosa di forte, presa ovviamente dal minibar di Merlin. 
Poi guardò Gwaine, e decise invece che per un po’ avrebbe evitato l’alcool. 
 
- Presente 
 
<< Cosa ti ha detto Gwaine? >>  
<< Mi spiace, ma io non rivelo i segreti da ubriachi degli altri. Inoltre il film è appena finito ed io sono parecchio stanca, vado a dormire. >> 
<< Prima o poi me lo dirai. >> le urlò Merlin mentre lei saliva le scale. 
Lui invece rimase a guardare distrattamente la TV, finendo per addormentarsi sul divano.  
 
Le fiamme erano alte e il fumo gli faceva bruciare gli occhi.  
Vedeva solo piccoli dettagli per volta, che però gli fecero capire che si trovava nella sua stanza. 
Solo che le pareti sembravano avvicinarsi sempre di più, fino a intrappolarlo.  
Improvvisamente la porta si aprì, facendo entrare una grande luce, e anche se Merlin non poteva vederlo bene, riconobbe Arthur che gli si avvicinava, incurante del fuoco che gli lambiva la pelle. 
Una trave cadde tra loro, impedendogli di vedere Arthur ma sentendo la sua voce chiamare il suo nome. 
<< Vai via Arthur, lasciami andare! >> gli urlò.  
Una mano gli si appoggiò sulla spalla, facendolo sobbalzare.  
<< Will. >> sussurrò Merlin guardando suo fratello accanto a lui che gli sorrideva.  
Intanto Arthur aveva superato la trave e tendeva la mano verso Merlin, gridandogli di andare con lui. Le lacrime creavano dei sentieri chiari sulla sua pelle sporca di fuliggine, e Merlin avrebbe voluto accarezzarlo e farlo smettere di piangere, andò verso di lui ma Will invece non lo seguiva.  
<< Will, dobbiamo andarcene. >> gli disse prendendogli la mano. 
Suo fratello gli sorrise maggiormente, scuotendo la testa. 
<< Devi andare avanti Merlin, devi lasciarmi andare. >>  
<< Non posso Will, non posso! Devi venire con me! >>  
<< Merlin! >> continuava a gridare Arthur, con le fiamme che iniziavano a bruciargli i vestiti.  
<< Merlin, devi andare avanti, lasciami andare! >>  
<< Merlin! >>  
<< Merlin! >> 
 
<< Merlin! >>  
Il corvino aprì gli occhi e vide Freya che lo scuoteva.  
<< Era solo un incubo. >>  
<< Ma era così vivido. C’era Arthur, e Will, e la mia casa bruciava, e... >> 
<< Respira Merlin, stai andando in iperventilazione. >>  
<< Will era lì! Era con me, e mi sorrideva nonostante fossimo circondati dalle fiamme. >>  
<< Merlin >> disse con fermezza Freya << Era solo un incubo. Respira con me e torna alla realtà. >>  
Dopo alcuni minuti, Merlin tornò a respirare normalmente.  
<< Non succedeva da tanto. Ho avuto altri incubi, ma mai così vividi e mai con Will vicino a me. Di solito è lontano, e per quanto io corri non lo raggiungo mai. L’ultima volta che l’ho sognato vicino a me è stata la notte del litigio. Mi parlava anche. >>  
<< E cosa diceva? >> 
<< Ripeteva la frase “Devi andare avanti Merlin, devi lasciarmi andare”. >> 
Freya non disse altro, ma le parole non dette rimasero sospese nell’aria. 
 
 
****** 
 
 
<< Un uccellino mi ha detto che qualcuno qui ha avuto un appuntamento con Merlin. >>  
Arthur stava facendo un controllo dell’inventario e Gwaine, che avrebbe dovuto aiutarlo, stava sdraiato su una panca a blaterare di diversi argomenti. 
<< Devi aver preso della roba forte per sentire un uccellino parlare. >>  
<< Io prendo solo roba forte, quella leggera la lascio ai debolucci come te. Comunque, com’è andata? >>  
<< Non era un appuntamento, ma è andata bene. Tutto sommato è stata una bella serata. >> 
<< E alla fine Merlin è rimasto a dormire da te. >> 
<< Nella stanza degli ospiti. >>  
<< Quella accanto alla tua camera? >>  
<< Quale altra stanza degli ospiti ci sarebbe a casa mia? >>  
<< Oh non lo so, è tua la casa. E poi, perché è rimasto da te? >>  
<< Perché si era fatto tardi. >>  
<< E come mai avete fatto tardi? >>  
<< Abbiamo guardato un film con Morgana! So dove vuoi andare a parare, Gwaine, smettila! >>  
<< Ti piace Merlin, vero? >>  
<< È simpatico. >>  
<< Anche io sono simpatico, stasera ti andrebbe un appuntamento con me? >>  
<< Non era un appuntamento! >>  
<< Sii sincero con zio Gwaine. Lui ti piace, e tanto anche. >> 
<< Lo trovo simpatico, e ha un aspetto vagamente bello. >>  
<< Vagamente bello? Quel ragazzo è magnifico! Se non fossi ormai bloccato su Percival, potrei anche passarci una notte. >>  
Arthur gli lanciò un’occhiataccia.  
<< Sei geloso, Principessa? >>  
<< Non sono geloso, però tu cerca di scherzare di meno. >>  
<< Altrimenti cosa fai, Pendragon? >> rispose scherzando Gwaine, e gli si avvicinò fingendo di voler iniziare una rissa.  
<< Altrimenti prendo a calci il tuo culo flaccido, Jefferson! >>  
I due scoppiarono a ridere, mentre in sottofondo si sentiva un cellulare squillare.  
<< Credo che sia il mio. >> disse Arthur, per poi accigliarsi leggendo il nome sul display.  
<< Pronto, Merlin? >>  
“Ehm... Ciao Arthur. Scusa se ti disturbo a lavoro.” 
<< Tranquillo. Che succede? >>  
L'orologio alla parete segnava le 4 di notte. 
“In realtà niente. Scusa se ho chiamato, stacco.” 
<< Appena finisco il turno vengo da te e mi racconti tutto, ok? >> 
“Io... Ok, allora non so, pranziamo assieme?”  
<< Con piacere. Ora vai a dormire, o domani sarai scontroso. >>  
“Va bene. Però...” 
<< Però? >>  
“Ecco... Stai attento, ok?” 
<< Stai tranquillo, sto sempre attento. >>  
“Promesso?”  
<< Promesso. Buonanotte Merlin, riposati. >> 
“Grazie, a più tardi.” 
<< A più tardi. >>  
 
Arthur posò il telefono in tasca, perplesso.  
Gwaine lo guardò sorridendo.  
<< E questo è il secondo appuntamento. >> 
<< Gwaine! >> 
 
 
***** 
 
 
Quando ore dopo Arthur andò a casa di Merlin, fu Freya ad aprirgli la porta e farlo entrare.  
<< Io sto uscendo, vado a pranzo con George, Merlin invece sta ancora dormendo, non ha riposato bene stanotte, ma sono certa che se sarai tu a svegliarlo sarà felice. >>  
<< Stanotte mi ha telefonato. È successo qualcosa? Sembrava scosso. >>  
<< Non sapevo che ti avesse chiamato. Comunque se vorrà, te lo dirà lui. >>  
<< Ma sta bene? >>  
Freya fece un mezzo sorriso.  
<< È sulla buona strada per stare davvero bene. La tua vicinanza lo sta aiutando molto, sai? E il fatto che tu sia qui e che ti interessi così a lui, mi fa pensare che andrà sempre meglio. >> 
Arthur arrossì e spostò il suo peso da un piede all’altro.  
<< Ehm... Grazie, immagino. >> 
<< Freya, smettila di mettere in imbarazzo Arthur! >> esclamò Merlin scendendo dalle scale.  
Aveva ancora il pigiama addosso (e Arthur notò che si trattava del pigiama che gli aveva dato lui) e un cardigan rosso.  
<< Sto andando, fate i bravi! >> li salutò Freya uscendo di casa.  
Merlin andò verso la cucina e Arthur lo seguì.  
<< Sono passato da un locale che fa delle buone lasagne e uno squisito pollo con patate. Spero che non ti dispiaccia. >>  
<< Assolutamente no! Adoro fare colazione con le lasagne! >> 
Arthur rise a pieni polmoni, la sua risata riempiva la casa, e Merlin pensò che sarebbe stato bello sentirlo ridere così più spesso.  
 
Mangiarono chiacchierando del più e del meno, per poi uscire nella veranda e sdraiarsi sulle sdraio a prendere il sole.  
Merlin osservava di sottecchi Arthur, che sembrava un modello in posa con i suoi capelli biondi, le guance rosate dal sole e gli occhi chiusi, rilassato.  
<< Riguardo a stanotte... >>  
Arthur aprì gli occhi e li puntò nei suoi, facendo un cenno con la testa per farlo continuare. 
<< Ho avuto un incubo. Lo so che detto così sembra che io sia un bambino impaurito, però era davvero vivido, e strano. C’erano delle fiamme alte, la mia camera stava bruciando, il fumo non mi faceva vedere nulla, e... >> iniziò a raccontare Merlin, ed era così concentrato sui ricordi del sogno che non notò Arthur che gli si sedeva accanto e gli prendeva la mano.  
<< Calmati Merlin, siamo qui, nella tua veranda. >> 
<< Nel sogno c’era Will. E c’eri anche tu. >> 
<< Io? >>  
<< Si. Volevi salvarmi, ed io volevo raggiungerti, ma Will non mi seguiva, ed io non poteva andare senza di lui. Tu invece di andartene e lasciarmi restavi lì, mentre le fiamme iniziavano a bruciarti. A quel punto mi sono svegliato. >> 
<< Se può consolarti, sappi che di solito se qualcuno si oppone ad abbandonare una stanza in fiamme abbiamo il permesso di prenderla in braccio e portarla noi stessi fuori prima che la situazione peggiori. >> 
<< E se non c’è modo di raggiungerla? >>  
<< Cerchiamo un'altra via. Inoltre, evitiamo di metterci in pericolo noi stessi, per non dover essere soccorsi a nostra volta e permettere la totale attenzione sui civili. >> 
<< Quindi il mio incubo è irrealizzabile? >> 
<< Non irrealizzabile, ma molto difficile. >> 
<< Era da tanto che non sognavo Will. Forse anche questo mi ha destabilizzato. Ti chiedo ancora scusa per averti disturbato a lavoro. >> 
<< Tu non disturbi mai. >> 
<< Avresti potuto essere impegnato nel salvataggio di una signora anziana. >> 
<< In questo periodo dell’anno qui a Glastonbury al massimo dobbiamo salvare il gatto di tua zia dalla cantina. A proposito, l’abbiamo vista stamattina, ti saluta. >> 
<< Devo fargli cambiare quella porta! >> 
<< Già, dovresti davvero. >>  
 
Rimasero sdraiati al sole per circa un’ora, e quando Merlin si stava per appisolare Arthur si alzò e si stiracchiò (a Merlin ricordò Astolfo dopo uno dei suoi tanti pisolini).  
<< Scusami, devo tornare a casa prima di prepararmi per tornare di nuovo in servizio. Non farti problemi a chiamarmi se ne hai bisogno. >> 
<< Potresti essere impegnato a salvare qualcuno. >> 
<< In quel caso ti passerei subito quel qualcuno, cioè tua zia. >>  
Merlin lo accompagnò alla porta mentre continuavano a ridacchiare.  
<< Allora ciao. >> 
<< Ciao. E grazie per essere venuto. >> 
Arthur gli scompigliò i capelli ridendo raggiante per poi salire in macchina e partire. 
Merlin chiuse la porta e salì nella sua camera. Aprì un cassetto del comodino, uscì un pacchetto di sigarette, ne accese una e la fumò appoggiato alla finestra. 
Nonostante le rassicurazioni di Arthur, si sentiva ancora profondamente angosciato dall’incubo.  
 
 
Cercò nella rubrica un numero che non chiamava da tanto tempo. Dopo tre squilli, una voce femminile rispose. 
" Signor Emrys! Era da tanto tempo che non la sentivo. " 
<< Era da tanto tempo che non sentivo il bisogno di chiamarla, dottor Kilgharrah. >> 
“Vedo che non ha perso il suo carattere combattivo. Perché mi ha chiamato se non seguirà i miei consigli?” 
<< Perché da uno psicologo non voglio dei consigli, voglio solo che mi spieghi la natura dei miei problemi. >> 
“Lei sa già qual è la natura dei suoi problemi. Adesso deve solo risolverli. Ed evitare che se ne creino di altri. Ha già visto cosa succede ad ignorare i problemi.” 
<< Io non sto ignorando i problemi, semplicemente non c’è niente che io possa fare per riparare il rapporto con mio padre se lui per primo non cambia le sue opinioni. >> 
L'altro uomo al telefono prese un respiro per poi abbandonare il loro modo di parlare fintamente formale. 
“Merlin, io e tuo padre abbiamo avuto un’educazione d’altri tempi, con idee retrograde e assolutamente insensate.” 
<< Eppure tu sei andato oltre a quelle idee e hai una mente aperta. >> 
“E in cambio quando nostra madre è morta, nostro padre non mi ha permesso di sedermi accanto a lui e mio fratello.” 
<< E mio padre non ha detto né fatto niente, immagino. >> 
“Era nostro padre.” 
<< Era vostra madre. >>  
“Merlin, non mi aspetto che tu perdoni Balinor come se niente fosse, ma ti consiglio di provare almeno a parlargli.” 
<< Per quale motivo dovrei parlargli? Per sentirmi insultare ancora una volta? No grazie. >> 
“Le persone cambiano. Anche tuo padre, con il giusto aiuto, può cambiare.” 
<< Lui non vuole essere aiutato, lui non vuole cambiare. Ed io non voglio essere ferito di nuovo. >>  
 
Merlin staccò la chiamata e buttò il telefono sul letto. Schiacciò la sigaretta ormai spenta nel posacenere e uscì di casa nonostante le nuvole avessero ormai coperto il sole. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Ciao!
Scusate la lunga attesa, ma questo capitolo non è stato facile da scrivere, in più ho avuto vari impegni e ci sono anche dei cambiamenti in corso nella mia vita, per cui non sempre ho il tempo o la voglia di scrivere (purtroppo)
Spero che questo capitolo vi piaccia e che sia piacevole nonostante i temi non proprio leggeri
A presto

ATTENZIONE: in questo capitolo sono trattate, seppur in modo lieve e senza particolari descrizioni, tematiche delicate e argomenti che potrebbero essere difficili per alcuni, per cui su Efp la storia è passata a rating arancione e ho voluto aggiungere il tag #triggerwarning su Wattpad e dei nuovi tag su Ao3. Sentitevi liberi di dirmi se secondo voi ho fatto bene, se ho sbagliato o se devo aggiungere o modificare altro.
I trigger warnings sono per queste tematiche:
- autolesionismo
- depressione (implicita)
- violenze fisiche inflitte da un parente molto stretto
 
 
 
I giorni passavano lentamente, le notti erano tormentate dallo stesso incubo ricorrente, e Merlin aveva aumentato esponenzialmente il suo consumo di sigarette; inoltre le occhiaie sotto i suoi occhi erano più marcate del solito e Arthur avrebbe giurato che avesse perso almeno un chilo nelle ultime due settimane.
Il vigile del fuoco cercava di passare più tempo possibile con lui, di distrarlo e di tranquillizzarlo, e una volta ottenuta una serata libera organizzò un’uscita tra amici.
All'Excalibur c’era molta gente, ma tutto sommato la confusione non era eccessiva e trovarono un tavolo senza troppi problemi (anche grazie alla solita cameriera invaghita di Gwaine).
Morgana e Leon sedevano vicini, e nonostante il loro rapporto risentisse ancora della tensione che si era creata dopo il tradimento di Leon, sembravano più legati che mai; anche Gwaine e Percival si erano avvicinati di più e si tenevano la mano sotto il tavolo, nella falsa speranza che nessuno lo notasse (ovviamente tutti lo avevano notato); Freya aveva sorpreso tutti presentandosi con George e annunciando che, quando sarebbe ripartita due giorni dopo, lui sarebbe andato con lei, ufficialmente per visitare Londra; Gwen e Lancelot tubavano felici mentre Elyan fingeva di esserne infastidito; infine c’era Merlin con accanto Arthur che cercava di distrarlo da qualunque pensiero negativo gli passasse per la testa, riuscendoci anche abbastanza bene.
La serata era trascorsa tranquillamente, si erano tutti divertiti e rilassati, e quando uscirono dal locale gli unici rimasti sobri furono Merlin, Arthur, Morgana e Lancillotto, come in una sorta di déjà-vu della prima uscita del gruppo.
 
<< Bene, io porto Gwen e Elyan con me, ma ho ancora spazio in macchina. Volete che prenda pure qualcun altro? >> chiese Lancillotto mentre faceva entrare in macchina la fidanzata e il cognato.
<< No tranquillo, io stavolta sono venuta con la macchina e porto Leon, Freya e George, mentre Merlin porterà Arthur, Gwaine e Percival. >> rispose Morgana.
 
Così Merlin e Arthur si ritrovarono in macchina insieme con Gwaine e Percival che ridacchiavano e canticchiavano “All you need is love” mentre si tenevano per mano.
Il tragitto in macchina, a differenza della loro prima serata assieme, fu piacevolmente accompagnato da chiacchiere e battute tra Merlin e Arthur, la sorella di Percival sbuffò vedendo il fratello ubriaco che chiedeva quasi in lacrime di non essere diviso da Gwaine, al punto che alla fine dovettero accettare la sua richiesta.
Poi Arthur e Merlin continuarono a parlare del più e del meno prima di arrivare davanti casa Pendragon, e si fermarono lì.
<< Ti ricordi quando, dopo la nostra prima uscita assieme, mi hai mandato a quel paese in questo esatto punto? >> chiese Arthur sorridendo.
<< Non ti ho mandato a quel paese! O almeno, non verbalmente! >>
<< Ma mentalmente sì! >>
<< Mentalmente sì. >>
<< Però ora siamo qui, nonostante questo. >>
<< Già. Quella sera ero davvero irritato da te, ma poi a mente fredda ho capito che in fondo volevi solo essere d’aiuto. Credo che sia una tua deformazione professionale voler salvare gli altri. >>
<< Probabilmente. Oppure dato che anch’io sono stato male ed è stato grazie all’aiuto di Morgana e di una psicologa che sono andato avanti, so quanto può servire la presenza di qualcuno accanto, e cerco di essere quel qualcuno. >>
Dopo qualche minuto passato in un silenzio stranamente confortante, Merlin parlò di nuovo.
<< Anch’io ho fatto psicoterapia dopo la morte di Will. Già la settimana dopo avevo uno psicologo che mi seguiva, senza la mia autorizzazione però. >>
<< In che senso? >> 
<< Mio zio Kilgharrah è uno psicologo. È il fratello di mio padre, ma non si parlano da anni. Il giorno dopo il funerale mi ha chiesto se poteva restare a casa mia per qualche giorno, dicendo che doveva fare delle commissioni a Londra. Dopo tre giorni l’ho sentito parlare con Freya, e ho capito che in realtà non aveva nessuna commissione da fare, mi stavano solo tenendo d’occhio, Freya di giorno e lui di notte. Non solo: cercava di farmi parlare e di farmi accettare il dolore, adattando su di me i suoi metodi di lavoro. >>
<< Dev’essere stato tremendo! >> rispose sarcastico Arthur.
<< Per me in quel momento lo fu! Io non volevo avere nessuno attorno, volevo stare da solo, e loro invece mi stavano continuamente attorno. Non lo sopportavo. Dopo due settimane esplosi di rabbia, e mio zio accettò di andarsene, ma dovetti promettergli che avrei cercato qualcuno per fare psicoterapia. E così andai da uno psicologo, finché non mi sentì meglio e decisi di venire qui. >>
<< Quindi in realtà la mia impressione che tu non parlassi dei tuoi problemi non era esattamente corretta. >>
<< In parte sì, invece. Parlavo poco con lo psicologo, e solo perché dovevo; inoltre non sono mai stato sincero fino alla fine, anche se ho il presentimento che lui mi riuscisse a leggere comunque. Non parlo mai di mia spontanea volontà dei miei problemi, neanche con gli amici. E da quando è morto, non ho più parlato di Will. O almeno, non ne parlavo più. Due mesi prima di trasferirmi ho iniziato a parlarne con Freya, ogni tanto ne parlo con Morgana, e poi ci sei tu. Sei quello a cui dico più cose, che variano da come sto a com’era Will. Ti ho già raccontato le sue passioni, i suoi pregi e i suoi difetti, il nostro rapporto e il perché siamo andati via da casa dei nostri genitori, e non mi pesa avertelo detto. >>
<< Eppure ci sono ancora cose che non mi dici, vero? >>
Merlin guardò fuori dal finestrino e strinse maggiormente le mani sul volante.
“Adesso mi caccia e se ne va via, come la prima volta.” pensò Arthur.
 
Invece Merlin lo stupì.
<< Ti riferisci alle cicatrici, vero? Freya mi ha detto che le hai viste. Se può consolarti, non ho mai provato a uccidermi, perché Will non lo avrebbe voluto. Spesso si pensa che l’autolesionismo sia legato alla voglia di morire, eppure non sempre è così; io ad esempio non ho mai desiderato farla finita, ma dopo aver sofferto così tanto per cose che non potevo controllare, volevo poter decidere cosa poteva ferirmi, e alle mie condizioni. Tre mesi prima che io venissi qui ho deciso di smettere, quando ho visto Freya piangere disperatamente per me. Ho smesso perché non volevo farla soffrire, so cosa si prova quando qualcuno a cui vuoi bene si fa volontariamente del male, e non volevo farle provare lo stesso dolore. Non era giusto che lei soffrisse per le mie colpe. >>
<< Non hai colpe, Merlin. >>
<< Sapevo quanto Will fosse fragile, ma ho lasciato che la mia rabbia prendesse il sopravvento e invece di restargli accanto me ne sono andato, dopo aver litigato pesantemente per giunta. >>
<< Perché avevate litigato? >>
Merlin non rispose subito, tanto che Arthur pensò che non avrebbe mai risposto. Invece lui prese dei profondi respiri e gli raccontò tutto.
<< Voleva che parlassi con nostro padre, addirittura che facessimo pace. “Fallo per la mamma, Merlin.” mi diceva. “Dagli un’opportunità di rimediare”. Per lei avrebbe fatto di tutto, anche quando era chiaro che lei non avrebbe mai fatto lo stesso per noi. Anche se lei era rimasta ferma a guardare mentre suo marito lo picchiava per aver provato a difendermi. Non ho mai capito come facesse, ma pur di capirlo accettai di ascoltarlo e provare a parlare con i nostri genitori, stavo per chiamare Will per dirglielo, ed è arrivata la chiamata che mi informava della sua morte. >>
Arthur abbracciò Merlin senza pensarci due volte.
Parlarono ancora dopo, di argomenti più leggeri, e si misero d’accordo per vedersi il giorno dopo.
Poi si salutarono e tornarono alle rispettive case.
 
*****
 
Dopo aver parlato con Arthur Merlin si era sentito più leggero, sapeva che una chiacchierata non poteva risolvere tutti i suoi problemi ma sapere di avere qualcuno accanto aiutava, e la mattina dopo, con questo pensiero in testa, il ragazzo si era svegliato di buon umore.
Persino le lamentele di Freya per il suo risveglio pietoso da dopo sbornia erano state sopportabili, ed era con il sorriso sulle labbra che era uscito di casa per andare a trovare sua zia Claire.
Era andato nel panificio a comprare le ciambelle che sua zia adorava, al negozio d’animali per i croccantini preferiti da Astolfo e del cibo d’asporto per pranzare con sua zia senza che nessuno dei due dovesse cucinare o lavare dei piatti.
Ancora di buon umore aveva parcheggiato la macchina davanti casa di sua zia e aveva poi suonato il campanello di casa.
Quando la porta si aprì però, il suo umore subì un violento peggioramento.
 
*****
 
<< La mia testa sta scoppiando. >> borbottò Gwaine con la testa nascosta tra le braccia conserte.
<< Non sei più così giovane da superare indenne un’ubriacatura. >> rispose Arthur mettendogli davanti una tazza grande di caffè nero.
<< Ma stai zitto tu, che neanche a vent’anni reggevi più di tre bicchieri. >>
<< Ti stai confondendo con il tuo ragazzo. >>
<< Ehi! Non mettetemi in mezzo! >> controbatté Percival alzando momentaneamente la testa dalla spalla di Gwaine. << E comunque noi due reggiamo l’alcol molto meglio di te. >>
<< Il fatto è che non dovevamo infrangere la regola “Non si beve la sera prima di un turno mattutino” >> disse Leon dopo aver ingoiato una pastiglia di paracetamolo.
Quando suonò la sirena, si alzò un lamento.
<< Dai ragazzi, c’è bisogno di noi! >> esclamò Arthur divertito.
<< Il buon vecchio Astolfo è di nuovo rimasto bloccato in cantina. >> li informò Gaius entrando nella stanza. << La signora Travis sembrava più nervosa del solito, portatele questa boccetta di distillato di valeriana e ditele di prenderne cinque gocce in mezzo bicchiere d’acqua. >>
<< Non è che hai qualcosa anche per noi? >> chiese Gwaine.
<< Un’altra settimana di turno notturno se continui a lamentarti. >>
<< Sto benissimo così, grazie. >>
 
 
In effetti, la signora Travis era più agitata del solito, ma capirono che non era solo per il suo povero gattone (che liberarono con molta più facilità del solito, facendogli venire il dubbio che la signora lo avesse chiuso apposta per avere una scusa per chiamarli).
Seduti ai due estremi del tavolo del soggiorno, c’erano Merlin e una donna, entrambi con lo sguardo puntato ovunque tranne che sull’altro, e Freya era seduta a metà tavolo visibilmente tesa.
<< Ragazzi, vi offro il caffè. Ehm, lei è Hunith, mia sorella. E madre di Merlin. >>
Arthur capì dal suo sguardo che quella non era il solito invito, ma una richiesta di aiuto per la situazione difficile in cui si trovava, e anche Freya aveva uno sguardo simile.
<< Piacere, io sono Arthur, un amico di Merlin. E loro sono i miei colleghi Gwaine, Percival e Leon, anche lor amici di Merlin. >> rispose mentre si sedeva accanto a Merlin e appoggiava il gomito sulla spalliera della sedia del corvino.
<< Suo figlio è davvero un bravo ragazzo, sa? Dovrebbe esserne orgogliosa; io sarei orgoglioso di averlo come figlio. >> disse Gwaine mentre sorseggiava il caffè.
Hunith spalancò per un attimo gli occhi prima di guardare verso il basso con fare colpevole.
 
Dopo la signora Travis cercò di far fare discussioni più leggere, finché Arthur e la sua squadra non dissero di doversene andare.
<< Quasi mi dimenticavo! Signora Travis, Gaius le manda questo, dice di prenderne qualche goccia in un bicchiere d’acqua. >> disse Arthur sull’uscio della porta.
<< Oh, grazie. Gaius è un così brav’uomo. E tu sei proprio un bravo ragazzo, ti ringrazio di essere rimasto. >>
<< Non deve neanche dirlo. So quanto è difficile la situazione tra Merlin e sua madre, sarei rimasto anche se lei non me lo avesse chiesto. >>
<< Merlin è fortunato ad averti. >>
A queste parole Arthur arrossì, suscitando delle risatine nella signora.
<< Se succede qualcosa ci chiami. Anzi... Gwaine? Hai ancora i biglietti da visita con il mio numero di cellulare? Ne vorrei dare uno alla signora Travis. >>
<< Forse si, ultimamente ho smesso di distribuirli... Infatti eccone uno! >> e uscì un biglietto dal taschino della giacca.
<< Non si faccia problemi a chiamarmi personalmente. >> le disse Arthur dandole il biglietto.
<< Grazie caro, sei proprio un ragazzo d’oro. Ora è meglio che io rientri, ho lasciato Freya e Astolfo soli con quei due. >>
 
Così la signora Travis chiuse la porta e tornò nel soggiorno, dove Merlin e sua madre continuavano a ignorarsi e Freya sembrava visibilmente a disagio.
 
*****
 
Merlin non vedeva sua madre da due anni, quando gli aveva chiesto di incontrarsi in un piccolo bar di Londra.
 
-2 anni prima
 
Il locale era piccolo e modesto, ma accogliente, con ancora i decori natalizi a rendere più gioiosa l’atmosfera ed un vecchio jukebox dimenticato in un angolo.
Avevano ordinato entrambi una cioccolata calda alla cannella e avevano passato gli ultimi 10 minuti a rigirarla con un cucchiaino, prenderne un sorso, guardarsi da sopra la tazza e ripoggiarla sul suo piattino.
Hunith aveva delle profonde occhiaie, era molto magra e si guardava continuamente le spalle, come se si aspettasse che qualcuno arrivasse all’improvviso. E probabilmente era così.
<< Lui non sa che sei qui, vero? >> le chiese Merlin all’improvviso, facendola trasalire.
<< No, non lo sa. È al lavoro. >>
<< Immaginavo. >>
<< Per ora sta lavorando ad una culla, è davvero molto graziosa sai? >>
Merlin non rispose, ma questo non sembrò scoraggiare la donna.
<< È in legno di abete, ovviamente, a forma di luna con incise delle stelle. Dovresti proprio venire a vederla. >>
<< No. >>
<< Tuo padre ne sarebbe felice. >>
<< Mio padre sarebbe felice di vedermi morto. >>
<< Non dire queste parole! >>
<< Sto solo parafrasando ciò che mi ha detto lui il giorno del funerale. C’eri anche tu quando ha detto, e cito testualmente “Avresti potuto esserci tu al suo posto!”. >>
<< Non lo intendeva come un desiderio o un auguro, Merlin! Era preoccupato per te! >>
<< Così preoccupato che non si è degnato neanche di guardarmi durante e dopo la cerimonia, si è seduto il più lontano possibile da me. Non mi ha nemmeno salutato quando se n’è andato, neanche mi ha guardato. E soprattutto non mi ha mai chiesto scusa per aver detto che avrebbe preferito qualsiasi cosa ad un figlio gay. >>
<< Era scioccato, Merlin! Ma lui ti ama! >>
<< Strano modo di dimostrarlo! >>
<< Lo sai com’è fatto! >>
<< Si, e so anche come sono fatto io, e non ho intenzione di cambiare per lui. Quando sono andato via di casa ha detto che non mi considerava più suo figlio, ed io non lo considero più mio padre. Fattene una ragione mamma! >> ed uscì dal locale dopo aver lasciato i soldi sul tavolo.
Poco dopo anche Hunith uscì e salì su una macchina.
<< Com’è andata? >> le chiese l’uomo alla guida.
Lei non rispose.
 
- Presente
 
Sua madre aveva il suo solito profumo floreale che riempiva la stanza, e indossava uno dei suoi maglioni morbidi su un jeans chiaro, e Merlin poteva quasi illudersi di essere tornati a tanti anni fa, in uno di quei pomeriggi passati al parco.
Ma sul suo viso c’erano nuove rughe e i suoi occhi non erano più luminosi come allora.
<< Perché sei venuta qui? >> le chiese freddamente.
<< Volevo rivederti. >>
<< Bene, adesso che mi hai visto puoi andartene. >>
<< Merlin! >> lo richiamarono sua zia e Freya.
<< Sicuramente Balinor non ne sa nulla, e quando lei tornerà da lui, e sappiamo tutti che lei tornerà da lui, si ritroverà nei guai. Potrebbe anche picchiarla. >>
<< Tuo padre non mi ha mai torto un capello. >>
<< Sei stata fortunata allora, con me e Will non si è fatto problemi. >>
<< Ammetto che ha avuto una reazione esagerata e fuori controllo, ma vi voleva bene. Vi vuole ancora bene, anche adesso che Will non c’è più e tu sei lontano. >>
<< Dimentichi che io mi sono allontanato perché lui ha più volte dimostrato che mi odiava, mi ha ferito sia fisicamente che moralmente, per poi ignorarmi completamente. Ha dimostrato di non avere bisogno di me, ha detto chiaramente di non volere un figlio gay, e allora io non ho bisogno di lui e non voglio un padre omofobo. E questo è tutto. >>
<< Le persone cambiano Merlin, e anche tuo padre lo ha fatto. Non c’è giorno che non si maledica per come ti ha trattato, ha anche fatto un percorso psicologico per imparare a gestire la sua rabbia e soprattutto per disfarsi della sua omofobia. Adesso è un uomo migliore. >>
<< Peccato che adesso a me non importi più. Potrebbe anche essere diventato l’uomo più buono del mondo, ma io guardandolo rivedrò sempre l’uomo che mi ha odiato e picchiato. >>
Merlin disse quelle parole senza neanche alzare la voce, con lo sguardo fuori dalla finestra, come se stesse raccontando una semplice storia, per poi voltarsi e uscire da casa.
 
<< Devi avere pazienza con lui, tuo marito sarà anche cambiato ma non lo è nei suoi ricordi, e anche io non riesco a fidarmi ciecamente. Potrei provare a parlargli io per ricucire almeno il vostro rapporto, ma prima che Balinor si avvicini a lui deve dimostrare di essere davvero cambiato, o non gli permetterò neanche di guardarlo. >> disse con voce ferma la signora Travis una volta che Merlin ripartì con la macchina.
Hunith annuì e rimase in silenzio.
<< Non mi è chiara una cosa: perché venire qui ora? >> chiese Freya.
<< Volevo che conoscesse Aithusa. >>
<< Chi è Aithusa? >>
<< È...sua sorella. Ha due anni, le abbiamo mostrato le foto di Merlin e Will e sembra già adorarli. Vorrei che anche Merlin vedesse lei. Almeno lui. >>
<< Oh mio Dio. Merlin ha una sorella. E non lo sa. Non gli avete detto niente finora, e pensate che sia una buona idea fargliela vedere adesso, all’improvviso? Perché non dirglielo subito? >>
<< Non volevamo pensasse che stavamo sostituendo Will. >>
<< Ma come fate a sbagliare continuamente con Merlin? Lui forse all’inizio lo avrebbe pensato, ma dopo avrebbe fatto di tutto per essere presente nella vita di sua sorella. Adesso invece si sentirà in colpa per non esserci stato! Come vi è saltato in mente di fare una cazz... >>
<< Freya! Calmati! Agitarci non aiuterà. >> la fermò la signora Travis, per poi rivolgersi a Hunith. << Per quanto sia stata una decisione davvero pessima decisione e davvero, sorella mia, non capisco come sia possibile sbagliarsi così tanto su Merlin, ti aiuteremo a far avvenire questo incontro. Ma non sarà a breve. Dove soggiornate per ora? >>
<< In un hotel nelle vicinanze. >>
La signora Travis spostò il suo peso da un piede all’altro, a disagio.
<< Non posso farti stare qui da me, ma sei mia sorella, per cui non posso neanche farti stare in un hotel, specialmente con una bambina. >>
<< Figurati Claire, ho già causato abbastanza problemi, non voglio causarne altri. >>
<< Lascia stare, ho già un’idea su chi potrebbe ospitarti e darti anche qualche informazione su tuo figlio Merlin. È ora che tu lo conosca bene. >>
E rigirandosi un bigliettino da visita tra le mani, prese il telefono.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ciao!
Finalmente ho pubblicato il nuovo capitolo, mi dispiace di avervi fatto aspettare a lungo (come al solito) e non vi prometto che il prossimo arriverà a breve, ma vi assicuro che non abbandonerò questa storia e che prima o poi vedrete pubblicato l'ultimo capitolo (che, ironia della sorte, ho già scritto quasi in concomitanza con il primo capitolo).
Intanto, se siete fan della serie Sherlock BBC, potete dare un'occhiata ad una storia su quella serie tv che ho pubblicato per una challenge, la trovate sul mio profilo.
Ciao e (spero) a presto! :)



Il ticchettio delle lancette dell’orologio scandiva i minuti di silenzio passati a osservarsi l’un l’altro, chi con imbarazzo, chi con speranza, chi con fare guardingo e chi con furia malcelata.
Ovviamente, l’ultimo caso riguardava Morgana che, con i gomiti appoggiati all’isola della cucina, pur di non sputare veleno e fiamme beveva il suo the troppo caldo, bruciandosi la lingua, e osservava le due figure estranee che meno di un’ora prima erano entrate in casa sua, accompagnate da un Arthur evidentemente pronto a veder scoppiare la fine del mondo davanti ai suoi occhi.
Doveva ancora decidere se avercela più con quelle due persone, per cui non riusciva a nutrire molta simpatia (soprattutto per l’uomo) e che avrebbe voluto incontrare con abbastanza preavviso da poter provare ad avere almeno l’apparenza di una persona calma, o con Arthur che le aveva portate a casa loro senza prima avvertirla.
Arthur comunque non era poi molto felice della situazione in cui si trovava (e temeva che da un momento all’altro Morgana, stanca di poter solo lanciare pugnali dagli occhi alle due figure, iniziasse a esternare le parole acide che sapeva giravano per la sua testa), ma non aveva potuto sottrarsi ad una richiesta d’aiuto da una persona così gentile e con un’argomentazione tanto valida come quella che gli aveva fatto la signora Travis.
 
<< Hanno fatto un lungo viaggio e hanno bisogno di riposare, soprattutto Aithusa. In giornata è anche previsto un brutto temporale e stare in hotel con una bambina non è il massimo, li ospiterei io ma non ho abbastanza spazio in casa. >>
Arthur era rimasto in silenzio, stringendo il telefono tra le mani così forte da far sbiancare le nocche.
<< Per favore Arthur. Magari questa potrebbe essere l’occasione giusta per ripartire. Il passato non potrà mai essere dimenticato, né cambiato, ma c’è ancora tempo per scrivere il futuro. >>
Il biondo stava per rispondere che quando aveva visto Merlin, il ragazzo non aveva l’aria di chi voleva minimamente parlare con sua madre, ma la signora Travis sembrò leggergli nella mente e gli rispose.
<< Nonostante ciò che vuole far credere agli altri, Merlin ha bisogno della sua famiglia, soprattutto di sua madre. E nonostante io non li perdonerò mai per il male che gli hanno fatto, persino Hunith e Balinor meritano una possibilità per farsi perdonare. Non per loro, ma per Merlin stesso, che potrà finalmente fare i conti con il suo passato e smettere di fuggirgli. >>
 
Così adesso nella sua cucina c’erano lui, Morgana, Hunith, Balinor e un porte-enfant con dentro Aithusa, la sorella di due anni che Merlin non sapeva neanche di avere.
Quando Morgana li aveva visti entrare e Arthur le aveva detto chi erano, lei li aveva guardati con gli occhi spalancati e suo fratello le aveva chiesto di seguirlo nella stanza degli ospiti dove, come previsto, lei aveva dato libero sfogo ai suoi pensieri, gridando a mezza voce per non farsi sentire.
<< Come diavolo hai potuto pensare che fosse una buona idea portarli qui? >>
<< La signora Travis me l’ha chiesto, e hanno pure una bambina. >>
<< Quella bambina è la sorella di cui non hanno neanche informato Merlin! Hai pensato a come la prenderà Merlin quando scoprirà della sua esistenza? Loro sicuramente non ci hanno pensato! >>
<< Ma io si, e so che sarà un trauma, ma so anche che la amerà comunque. >>
<< Ovviamente! E si sentirà in colpa per non esserci stato per lei, pur non avendo nessuna colpa dato che non gli hanno detto niente della sua esistenza! >> disse Morgana riuscendo, con meraviglia di Arthur, a gridare a bassa voce.
<< Lo so Morgana, lo so! >>
<< E sai anche quanto Merlin si sentirà tradito da noi per aver ospitato le due persone che più l’hanno ferito? >>
<< Si Morgana, so anche questo. >>
<< E non ti importa minimamente? >>
A quel punto Arthur, che fino a quel momento aveva ascoltato quasi passivamente la sorella, sussultò come se l’avessero schiaffeggiato e diventò rosso in volto.
<< Certo che mi importa, non mettere neanche in dubbio quanto mi importi di lui. Ed è proprio per questo che li ho portati qui: Merlin ha bisogno di fare una volta per tutte i conti con il suo passato; deve parlare con i suoi genitori faccia a faccia e decidere se chiudere del tutto i rapporti. Se lui deciderà di non voler davvero avere niente a che fare con loro, io stesso mi assicurerò di farli tornare a Londra e non farli mai più avvicinare a lui. >>
<< Se lui se la prenderà con noi, io gli dirò che è stata una tua idea. E mentre con Hunith posso cercare di avere un rapporto quantomeno civile, dato che anche lei è una vittima in tutto questo, non ti posso assicurare che non schiaffeggerò quell’uomo alla prima occasione. >>
 
Dopo essere tornati dai loro ospiti, Morgana gli aveva mostrato la camera dove avrebbero soggiornato, il bagno attiguo, le diverse stanze della casa, e gli aveva spiegato un po’ la loro routine.
Poi erano tornati in cucina, dove Arthur li aspettava con del the caldo, e da allora non avevano più parlato.
Quando fuori era ormai buio e aveva iniziato piovere a dirotto, Arthur aveva chiesto cosa volessero mangiare e aveva preparato la cena.
Anche la cena si era svolta nel massimo silenzio, interrotto solo dai gorgoglii di Aithusa e dal rumore delle posate.
Infine, sparecchiata la tavola, Morgana parlò agli ospiti.
<< Chiariamo una cosa: se siete qua è perché mio fratello Arthur non è capace di dire di no a nessuno. Io non mi fido di voi, non mi state simpatici e non sono felice di avervi qua. Ma voglio bene a vostro figlio Merlin, volevo bene a Will, ed è solo per rispetto nei loro confronti e per il fatto che Aithusa è piccola e non ha colpe che non ho buttato voi e mio fratello fuori di casa. Vi avverto però che se ferirete nuovamente Merlin, non ci sarà luogo qui a Glastonbury in cui sarete al sicuro dalla mia rabbia, le mie urla sarebbero sentite ovunque sulla faccia della terra. Detto questo, buonanotte. >>  
Arthur alzò gli occhi al cielo mentre Morgana lasciava la stanza.
<< È sempre così melodrammatica. Però devo avvertirvi anch’io che se ferirete ancora Merlin vi comprerò io stesso i biglietti per Londra e farò di tutto per tenervi lontani da lui. Vi sto ospitando per darvi un’ultima occasione di ricucire i rapporti, ma se lui non vorrà farlo lo supporterò. >>
<< A noi basta avere quest’ultima occasione, faremo di tutto per farci perdonare e riconquistare la fiducia di nostro figlio, ma accetteremo ogni sua decisione. >> rispose Hunith con gli occhi lucidi. Balinor si limitò a cingerle le spalle con un braccio ed annuire seccamente.
Mentre Arthur usciva dalla stanza, l’uomo parlò:
<< Ti ringrazio, Arthur Pendragon. Non sembri come tuo padre. >>
Il biondo si fermò sui suoi passi, congelato.
<< Conosci mio padre? >>
<< Un tempo anche noi vivevamo qui, sarebbe stato impossibile per noi non conoscerlo. Tuttavia, vorrei tanto non averlo mai conosciuto. In tutta la mia vita ho conosciuto solo un’altra persona peggiore di lui, spregevole e odiosa, e stranamente anche lui fa parte della tua famiglia. >>
<< Di chi stai parlando? >>
<< Di tuo zio Agravaine. Dov’è adesso? >> chiese cupo Balinor.
<< Per come lo descrivi, sai anche tu dove si trova adesso: dov’è da ormai due anni, fortunatamente; in ogni caso, è da anni ormai che non lo considero più parte della mia famiglia. >>
<< Sapevo quanto facesse schifo anche prima che tutto ciò che ha fatto venisse allo scoperto. Merlin sa che è tuo zio? >>
<< No, non è decisamente qualcosa di cui mi piace parlare. E poi perché avrei dovuto dirglielo? >>
<< E non gli hai neanche detto il cognome da nubile di tua madre? >>
<< No, perché avrei dovuto? >>
<< Balinor basta, lascia stare! >> li interruppe Hunith.
<< C’è qualcosa che dovrei sapere? >> chiese il biondo.
<< Niente che adesso importi. >> rispose la donna.
<< Voglio saperlo comunque. >>
<< Non vuoi davvero saperlo. Fidati. >> ribatté lei.
<< Ditemelo! >> sbottò alla fine Arthur dando un pugno sul tavolo.
Aithusa si svegliò piangendo, intimorita dal baccano, e Hunith andò a consolarla.
<< Cosa succede qua? >> domandò Morgana entrando nella stanza spaventata dalle urla.
<< Sa cosa ha fatto vostro zio? >> le chiese Balinor.
<< Non tutto; non sarebbe servito a niente farglielo sapere! >>
<< Sapere cosa? >> gridò spazientito Arthur.
<< Agravaine era lo spacciatore di Will. Era da lui che comprava la droga per cui poi è morto. >> gli spiegò Morgana con le lacrime agli occhi.
<< Io… credevo che Will fosse morto in un incidente. >>
<< No. Nostro figlio aveva iniziato a fare uso di droghe quando aveva poco più di 18 anni, e a spacciarla a 20. >> raccontò Hunith tornando con Aithusa in braccio << Una sera fu accompagnato a casa da dei poliziotti che lo avevano scoperto in un vicolo, fortunatamente Merlin non era in casa e Will ci pregò di non dirgli niente, che avrebbe fatto di tutto per smettere se noi avessimo mantenuto il suo segreto. Ed effettivamente riuscì a ripulirsi e non toccò droga a lungo, ma poi ricominciò. Una sera, tempo dopo che lui e Merlin erano andati via di casa, Will mi chiamò dicendo che l’aveva scoperto, che avevano litigato e che Merlin era uscito di casa senza neanche portarsi il cellulare e quindi non riusciva a contattarlo. Ore dopo mi mandò un messaggio dicendo che suo fratello era tornato e che lui avrebbe ripreso a frequentare il centro di recupero, e lo fece davvero. Ma stavolta fu più difficile, non so quante volte mi chiamò piangendo dopo una ricaduta. Non sapevo come fare ad aiutarlo, non c’è niente che tu possa fare in quei casi, se non stargli accanto. >>
Si fermò, scossa dai singhiozzi, e Balinor le cinse le spalle con un braccio. Anche Morgana aveva le lacrime agli occhi, ma prese coraggio e continuò lei il racconto.
<< Ogni giorno messaggiavamo o ci chiamavamo, e mi raccontava di quanto vedeva il dolore che causava a Merlin, e che se ne vergognava tremendamente. Litigavano, litigavano spesso, perché Merlin gli chiedeva di parlargli, di permettergli di aiutarlo, ma lui non ci riusciva, cercava di nascondere quanto stesse male, quanto stesse perdendo le speranze, continuava a dire a Merlin che ce l’avrebbe fatta; gli prometteva che quando le cose fossero state migliori avrebbero fatto un viaggio assieme, ma allo stesso tempo mi scriveva che non pensava di farcela, che gli sembrava di sentire l’eroina chiamarlo di notte. Una sera ero pronta a raggiungerlo a Londra, ma lui mi chiese di non farlo, perché non voleva che lo vedessi in quelle condizioni. Pochi giorni dopo andai comunque da lui, ed era solo l’ombra del ragazzo allegro e sorridente che conoscevo. Quando lo saluti, mi abbracciò forte e mi disse: “Perdonami se non dovessi farcela”. Quella fu l’ultima volta che lo vidi, morì sei mesi dopo. Andai al funerale, e vidi anche Merlin, e credimi Arthur, era distrutto; avrei voluto avvicinarmi a lui, ma avevo paura di non essere abbastanza forte per potergli anche solo stare accanto, stavo anch’io male e non potevo aiutarlo ad andare avanti quando neanch’io sapevo come fare. Dopo il funerale rimasi a Londra altri due giorni, in modo da poter tornare da te senza che tu capissi che qualcosa non andava. >>
<< Perché? Ti avrei consolata, ti sarei stato accanto. >> le chiese Arthur prendendole la mano.
<< Avrei dovuto dirti di Agravaine, e tu ancora stravedevi per lui. Quando poi venne fuori tutto quello schifo su di lui, non ebbi il coraggio di farti sapere anche questo. >>
 
<< Quindi tu lo sapevi? Lo sapevi e non hai detto niente? L’hai coperto? Magari l’hai anche aiutato? >> chiese l’ultima persona che loro avrebbero voluto veder entrare nella stanza.
<< Merlin! Oh mio Dio, che ci fai qui? >> domandò Arthur.
<< Ho chiamato a lungo sia te che Morgana, non ho ricevuto chiamate e mi sono fatto prendere dall’ansia, così sono venuto qui e ho sentito delle urla, sono entrato preoccupato e ho sentito con chi steste parlando e, soprattutto, di cosa. Mi sono congelato, non volevo che tu, Arthur, sapessi così ciò che è successo a mio fratello, ed ero preoccupato anche per te, Morgana, perché non sapevo quanto fossi al corrente di ciò che stava passando Will. >> poi si rivolse furente a Morgana << E invece tu sapevi già tutto, forse anche prima di me, e l’hai coperto! Will era tuo amico, e tu hai coperto il suo spacciatore! E anche dopo avermi incontrato non hai detto nulla! Hai fatto finta di non sapere nulla anche con me! Come hai potuto? >>
<< No, non è così Merlin, lasciami spiegare! >> rispose Morgana e provò ad avvicinarsi.
<< No! Non avvicinarti e non parlarmi, non voglio più sentirti né vederti! >>
E corse via.
Lei provò a raggiungerlo ma Arthur la fermò.
<< Resta qui, vado io a parlargli. Andrà tutto bene, vedrai. >>
Le diede un bacio sulla fronte, prese le chiavi della moto e con questa inseguì Merlin che era già ripartito con la sua macchina.
 
Lo rincorse fino a casa del corvino, lo vide abbandonare l’auto senza preoccuparsi di parcheggiare bene e chiudere lo sportello e andare poi verso le rive del lago, dove cadde in ginocchio urlando.
Arthur lo chiamò più volte, ma sembrava non sentirlo. Quando poi Merlin lo vide, preso dalla rabbia gli lanciò contro le pietre che aveva sotto le mani, ma il biondo incurante continuò ad avvicinarsi, finché non si inginocchiò davanti a lui e lo strinse a sé nonostante le sue resistenze.
<< Merlin, calmati. Ti assicuro che non è come pensi. Calmati, per favore. Fallo per me. >>
<< Lasciami stare, voglio stare da solo! E poi mi spiegherai cosa ci facevano mia madre e Balinor a casa tua! >>
<< Ed io invece non voglio assolutamente lasciarti da solo ad affrontare tutto questo. E Morgana non ha assolutamente coperto Agravaine. >>
<< Sapeva tutto ma non ha detto niente. Magari anche allora sapeva che era vostro zio a dare la droga a Will ma non ha fatto nulla per impedirlo. >>
<< Non è vero, fammi spiegare. >>
<< No! Capisco che è tua sorella, ma non puoi difenderla in questo caso! >>
<< Merlin, è stata Morgana a denunciare per prima Agravaine! >> gridò infine Arthur.
<< Che cosa? >> chiese Merlin scioccato.
<< Morgana ha denunciato Agravaine per prima, e ha incoraggiato altre persone a fare lo stesso, facendo quindi aprire le indagini su di lui. Probabilmente se non fosse stato per lei, non sarebbero mai venuti alla luce i suoi crimini. >>
<< Come l’ha scoperto? >>
<< Morgana era molto affezionata a lui, ed una sera pensò di fargli una sorpresa e andarlo a trovare a casa sua. Ma lui non era solo, c’erano degli uomini, e stavano discutendo su come vendicarsi di un uomo che aveva deciso di collaborare con la giustizia dopo che avevano minacciato lui e la sua famiglia. Quella sera mi venne a cercare a lavoro piangendo; era furiosa, voleva fargliela pagare a tutti i costi, e ora che conosco la storia di Will capisco maggiormente perché. >>
 
I due rimasero abbracciati, in ginocchio sulle rive del lago, Arthur accarezzando Merlin e il corvino singhiozzando ancora. Dopo qualche minuto, si separarono lentamente e Merlin poggiò delicatamente una mano sulla guancia di Arthur.
<< Scusami per le pietre. Ti sta spuntando un livido, dopo meno di un mese che ti era sparito l’occhio nero… >> gli rispose sorridendo il biondo.
<< Tranquillo, non fa neanche male. >> rispose Arthur sorridendo e poggiando leggermente la sua mano su quella di Merlin.
<< Mi dispiace lo stesso; tutti penseranno che tu abbia di nuovo fatto a botte con qualcuno. >>
<< Non mi importa, e comunque presto sparirà. Tu come stai? >>
<< Un po’ scosso, ma bene. >>
<< Forse dovremmo entrare, fa un po’ freddo qua fuori. >>
<< Forse sì. >>
Ma restarono comunque lì fermi a guardarsi negli occhi. Poi Arthur si avvicinò piano a Merlin, e Merlin lo copiò, finché le loro labbra non si sfiorarono. Si separarono brevemente, cercarono nel volto dell’altro qualche eventuale segno di ripensamento, e non trovandone si avvicinarono nuovamente per baciarsi con più sicurezza e decisione.
 
 
Merlin razionalmente sapeva che un singolo bacio non poteva risolvere i problemi e dolori della sua vita, ma per la prima volta dopo anni sentì che il domani poteva essere migliore.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3978760