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C’è stato un
tempo in cui il popolo saiyan, era libero.
Libero di
conquistare pianeti e schiavizzare chi dei loro abitanti osava ribellarsi.
C’è stato un
tempo in cui il popolo saiyan, era temuto.
La loro fama,
era nota in ogni angolo dell’universo, bastava solo nominarli, che il panico si
propagava a macchia d’olio.
C’è stato un
tempo in cui, il popolo saiyan non aveva nemici.
Nemici in grado
di tenergli testa o superarli in forza, fino a quando, un tiranno di nome
Freezer, s’impose su di loro e per la paura che un giorno potessero diventare
più forti di lui, trasformandosi nel leggendario Super Saiyan, prese la barbara
decisione di far saltare in aria il loro pianeta d’origine: Vegeta-Sej.
C’è stato un
tempo in cui, dopo l’ascesa di Freezer, il principe Vegeta, Radish e Napa,
risparmiati da morte certa, vennero reclutati nel suo esercito, servendolo come
si confà ad un sovrano che si rispetti, sottomettendosi al suo volere.
Anche prima lo
facevano, ma la situazione era cambiata notevolmente da quando il re e i suoi
sudditi erano passati a miglior vita, non avevano più un posto dove tornare di
loro proprietà, ma erano diventati parte integrante del suo esercito.
Nessuno di loro
tre erano felici di ciò, e la sola cosa che speravano un giorno, era quella di
ribellarsi, una volta che il principe Vegeta fosse riuscito a diventare un
super saiyan, ovviamente, era lui il predestinato.
C’è stato un
tempo in cui, il desiderio del principe venne esaudito, ma la morte di Freezer,
non avvenne per mano sua, ma di una terza classe, un saiyan dal cuore puro
chiamato dai terrestri Goku.
Ma Goku, era
troppo buono, e gli risparmiò la vita, come fece per il principe Vegeta qualche
mese prima, e chi finì il lavoro iniziato da quel saiyan, chiamato nel suo
pianeta d’origine Kakaroth, fu niente meno che il figlio del principe, Trunks,
venuto dal futuro, mettendo fine ad un’era.
I saiyan
sopravvissuti erano due: Goku e Vegeta, ma con loro non sarebbe morta definitivamente
la loro stirpe come voleva Freezer, ma avrebbe continuato a vivere con i loro
figli.
Gohan, Goten,
Trunks e l’ultima arrivata, la figlia di Gohan e Videl: Pan.
*
La
vecchia signora avanzava lentamente per quel corridoio buio e cavernoso, dove
dalle pareti scendeva lentamente dell’acqua, probabilmente dell’umidità
accumulatasi negli anni.
L’odore
di chiuso e muffa faceva da padrona, ma a nessuno dei due sembrava dar
particolarmente fastidio, troppo concentrati nel loro obiettivo finale, che
qualsiasi altra cosa sarebbe passata in secondo piano, come il sorcio viola con
la coda lunga e grigia che gli passò velocemente accanto, con in bocca un altro
suo simile morto e mezzo divorato.
Non
era raro vedere del cannibalismo tra animali, e loro non erano di certo persone
che si facevano facilmente impressionare.
La
mano rugosa e rachitica, stringeva una torcia infuocata, e anche l’alieno
davanti a lei faceva lo stesso.
Con
l’altra mano, teneva su la gonna nera del vestito, odiava infangarla, e sulla
testa, teneva il cappuccio del mantello verde scuro, da cui sbucavano capelli
lunghi e bianchi, assieme al naso bitorzoluto.
Era
bassa.
Non
si sa di preciso quanti anni avesse, quel suo aspetto avrebbe potuto ingannare,
però l’alieno che la stava accompagnando in quel labirinto interrato, la
conosceva benissimo e aveva una vaga idea di quanti secoli potesse avere.
“Ne
sei sicura, vecchia?” Chiese.
“Si”
Asserì alzando il volto rugoso, da cui sbucavano due intensi occhi azzurri.
“Lo
sai che non si torna più indietro” L’alieno verde, non si era preso nemmeno la
briga di rivolgersi a lei, con il dovuto rispetto.
“Non
farmi altre domande idiote, esegui l’ordine per cui ti pago.”
“Non
lo hai ancora fatto.” Constatò fermandosi davanti a lei dopo essersi girato di
scatto, e spostato la torcia in modo da non bruciarla, era più alto di lei, di
almeno mezzo metro.
L’altezza,
era una caratteristica del popolo namecciano, era raro incontrare alieni di
quella specie bassi, a meno che non siano bambini o vecchi, che con l’avanzare
dell’età, tendevano ad accorciarsi.
La
vecchia sogghignò “A tempo debito, tu pensa ad evocare il Drago Polunga, e il
resto verrà da se”.
Il
namecciano arricciò le labbra, non essendo convinto delle sue parole, ma la
condusse lo stesso verso il cuore della caverna, dov’erano custodite le sette
sfere del drago di Neo Namecc.
Dopo
essersi trasferiti sul nuovo pianeta, i sette saggi, avevano deciso all’unanime
di non custodire più le sfere del drago individualmente, ma di nasconderle in
un luogo sicuro.
Appesero
le due torce alla parete della stanza, già illuminata da quelle palle che
pulsavano e pronte per essere usate.
Il
namecciano sposò la coperta, rivelando il suo tesoro, e alla vecchia, si
illuminarono gli occhi dopo aver spalancato la bocca per lo stupore.
Era
la prima volta che vedeva uno spettacolo simile, il suo sapere si limitava a grossi
tomi che aveva letto e a racconti di pochi viandanti.
“Ci
siamo!” Si sfregò le mani attenta a non graffiarsi con le unghie lattescenti a
stiletto.
“Pronuncia
la formula” Gli ordinò con un ghigno soddisfatto, da cui fuoriusciva un
incisivo inferiore giallo.
“La
mia ricompensa, prima.” Gli allungò la mano attendendo gli venisse posato
quanto chiesto.
Riluttante,
prese da una tasca interna del mantello una manciata di monete d’oro e qualche
gioiello, che gli tirò addosso subito dopo.
“La
formula.” Insistette.
Il
namecciano la guardò torvo mentre si apprestava a raccogliere gli ultimi
oggetti del suo premio dal pavimento dal terreno umido e fangoso.
Anche
se in un primo momento era restio, pronunciò delle parole nella sua lingua e le
sfere magiche, pulsarono di più e quando ebbe finito, apparve il dio drago, che
s’innalzò in tutta la sua maestosità, distruggendo la caverna, facendo ricadere
addosso a loro delle rocce molto piccole, che sembravano quasi sabbia.
Si
coprirono con i mantelli.
La
terra tremò, e i cielo di fece scuro.
Gli
alieni che aravano i campi, si spaventarono e i vecchi saggi dei sette
villaggi, custodi delle sfere, si riunirono poco distanti, chiedendosi chi
stesse invocando Polunga e il motivo.
*
“Ricorda,
i saggi hanno potenziato il drago, quindi il tuo desiderio può essere avverato,
però perché la cosa funzioni, li dovrai sottoporre a periodici trattamenti con
le Gemme Rosa, del pianeta Zuul”
“Me
lo hai già detto questo, ora sbrigati ad esaudire il mio desiderio”.
“Chi
mi ha invocato?” Chiese con voce grossa e spaventosa l’enorme drago.
Il
namecciano deglutì, l’ultima volta che lo aveva visto era solo un bambino, e
ricordava bene che in quel periodo, il suo pianeta d’origine stava per essere
distrutto a causa di uno scontro tra Freezer e un saiyan di nome Goku.
Quella
volta, il drago era la cosa più spaventosa che avesse mai visto in tutta la sua
breve vita e gli ci volle un bel po’ perché non apparisse più nei suoi incubi
peggiori.
“S-sono
stato io, Akim” Balbettò.
“Dimmi,
che cosa desideri?” Il suo muso verde e squamoso si palesò davanti a lui.
“Avanti,
chiedi di ripristinare il pianeta Vegeta-Sej”.
Akim
sospirò e pronunciò la formula in lingua namecciana.
“Niente
di più facile” Gli enormi occhi s’illuminarono di un rosso acceso “Il pianeta
Vegeta-Sej, è stato ripristinato. Qual è il secondo desiderio?” Domandò
impaziente.
“Resuscitare
i suoi abitanti”
Il
namecciano non era molto convinto di ciò, aveva sentito storie di quel popolo,
formato da barbari, che torturavano e uccidevano solo per conquistare pianeti,
e chi risparmiavano, veniva ridotto in schiavitù.
Si
ricordò di Goku però, e se la sua mente non gli stava giocando un brutto
scherzo, anche lui era un saiyan, cresciuto sulla Terra si, e non aveva mai
conosciuto una persona più valorosa di lui.
Assecondò
la vecchia un’altra volta e il dio drago, l’accontentò, non prima di averlo
messo in guardia sulle possibili conseguenze che avrebbe portato quel
desiderio.
“La
prego, Polunga. Faccia come ho chiesto.” Lo disse in lingua namecciana,
inginocchiandosi al suo cospetto per ricoprirlo di rispetto.
“Vi
resta un solo desiderio.” Sembrava alquanto spazientito, ma questo non spaventò
le due persone che gli stavano davanti.
Nel
frattempo arrivarono anche i saggi di tutti i villaggi.
Ansimavano
ed avevano il fiatone, oltre che agli occhi sbarrati.
“Akim!
Che stai facendo?” Gli sbraitò uno dei saggi.
E
prima che potesse raggiungerlo per ordinare a Polunga di andarsene, la vecchia
megera, lo anticipò, facendo chiedere al namecciano di teletrasportarla sul
pianeta Vegeta-Sej.
Così
fece, e mentre i saggi si stavano avvicinando, videro sparire quell’individuo e
le sfere del drago.
“Che
cosa hai fatto?”
*
Sul
pianeta di Lord Beerus, gli allenamenti di Goku e Vegeta proseguivano ad un
ritmo sfrenato.
I
due saiyan, stavano affrontando in un combattimento corpo a corpo il loro
maestro Whis, mentre Lord Beerus si stava gustando un invitante frappè alla
fragola in una coppa di cristallo, gentilmente offerto da Bulma, che glielo
aveva appena fatto recapitare direttamente dallo scettro dell’angelo.
Tirò
su con la cannuccia bianca, causando il tipico rumore di risucchio quando si
termina una bevanda.
“E’
proprio necessario?” Chiese il maestro al dio della distruzione, odiava quel
rumore stridulo.
Si
spostò appena in tempo, prima che i due saiyan lo centrassero, e al posto del suo,
colpirono i rispettivi volti.
“Sta
attento, Kakaroth.” Sbraitò Vegeta, il suo avversario c’era andato giù pesante,
ma cercò di non darglielo a vedere.
“Dai
Vegeta, non dirmi che ti ho fatto male” Sogghignò Goku.
“Ti
faccio vedere io che cosa significa fare male”. Stava per scagliargli un
destro, quando vide l’espressione alquanto preoccupata di Whis.
“Va
tutto bene?”
“In
realtà no, dobbiamo tornare subito sulla Terra!”
“Che
cos’è successo?” Domandò curioso Goku.
Whis
scosse la testa “Non c’è tempo per spiegare, stanno arrivando”
“Chi?”
Entrambi i saiyan chiesero strabuzzando gli occhi.
“I
saiyan!” Rispose lapidario richiamando il cubo di trasporto.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ma ciaoooo! Come vedete, non faccio a tempo a
finire una storia, che ne inizio subito un’altra XD
E spero vi abbia
incuriosito un po’ la trama e questo primo capitolo, dove non è successo ancora
praticamente niente, mi sono solamente limitata a descrivere un po’ la
situazione iniziale.
Come avrete
capito, rivedremo i saiyan e spero di caratterizzarli al meglio, ma metto la
nota OOC, perché non si sa mai; voi fatemi sapere nel corso della storia come
li troverete.
Intanto
ringrazio chi vorrà seguirla, chi mi vorrà lasciare due righe (anche critiche),
e anche chi leggerà soltanto.
Non è mia
intenzione fare un rating rosso, ma non escludo nei prossimi capitoli di poter
fare cambio colore.
Che altro
dire…speriamo vi piaccia e vi aspetto nel prossimo capitolo dal titolo: I saiyan.
Baci, Erika
*
P.S. penso
aggiornerò settimanalmente, e sempre di domenica, almeno per il momento.
Re
Vegeta inspirò profondamente dalle narici, e si inebriò di quella piacevole
sensazione che gli era stata strappata anni prima inaspettatamente e
prematuramente.
Aveva
ancora tutta la vita davanti, e ancora molti pianeti da conquistare.
Si
era risvegliato nel suo letto, dove ricordava di aver perso la vita.
Ucciso
barbaramente e vigliaccamente.
Il
suo aguzzino, aveva aspettato un momento di distrazione da parte del sovrano,
prima di poterlo attaccare, eppure sapeva benissimo Freezer, che Re Vegeta non
era più forte di lui, e lo avrebbe potuto battere senza nessuna fatica.
Ma
forse, temeva una rivolta da parte di tutto il popolo, che avrebbe difeso il
suo re con le unghie e con i denti.
Cosa
che accadde poco dopo, quando la notizia della sua morte, si era sparsa a
macchia d’olio su tutto il pianeta.
Aveva
appoggiato i palmi delle mani sulla balaustra di marmo ed osservava il panorama
che aveva davanti.
Le
case dei suoi sudditi, la tundra violacea e ad alcuni tratti bluastra, la fitta
foresta ed infine le montagne che segnavano il confine tra il territorio saiyan e quello degli Tsufuru.
Un
sole rosato alto alla sua destra gli stava indicando che probabilmente erano si
e no le due del pomeriggio.
Nulla
era cambiato e tutto sembrava essere rimasto così come lo aveva lasciato, si
stava chiedendo anche se il popolo Tsufuru fosse ancora
vivo.
Sospirò
per l’ennesima volta ed abbassò la testa scuotendola un paio di volte, si stava
scervellando inutilmente senza ottenere risposte sensate.
Il
sovrano alzò la testa appena sentì il vociare della folla che stava arrivando a
palazzo, probabilmente anche loro con le stesse intenzioni.
Si
prodigò per scendere direttamente con un balzò dal terrazzo, atterrando sull’atrio
giusto in tempo per accogliere i primi sudditi arrivati.
*
Era
stata teletrasportata nel pianeta Vegeta-Sej grazie
all’ultimo desiderio richiesto al drago Polunga, ma
per la fretta, non aveva indicato la giusta posizione.
Si
ritrovò all’interno di una fitta foresta, da cui filtrava pochissima luce, ma
non le fu difficile orientarsi, di quel pianeta conosceva benissimo ogni
centimetro quadrato, aveva servito e riverito i suoi sovrani nei secoli
precedenti, e compiuto missioni per conto loro e suo, all’interno di quell’area,
alla ricerca di erba medica e qualche altra pianta utile, per completare i suoi
intrugli magici.
Tutto
era come lo aveva lasciato, prima che quella stella scoppiasse in aria e al
posto suo rimanesse solo un ammassi di piccolo asteroidi e pulviscolo stellare.
Oltre
alla poca luce, dovette fare i conti anche con una coltre di nebbia fitta che
si era appena alzata, e che le impediva di procedere a passo spedito verso la
sua meta, ed ogni tanto le faceva sbattere quel naso bitorzoluto addosso al
tronco di un albero.
“Maledetti
namecciani!” Imprecò cercando di tirarsi su da una
pozza d’acqua melmosa “…ritenetevi fortunati che il
vostro pianeta non vale una cicca, altrimenti sarebbe stato il primo che avremo
venduto al miglio offerente”. La vecchia si strizzò dell’acqua nauseabonda in
eccesso dalla gonna e riprese il suo cammino.
Da
quanto puzzava, doveva essere la latrina di qualche animale selvatico che
abitava nei dintorni.
Ma
non aveva tempo per pensare al suo aspetto, doveva sbrigarsi, prima che i saiyan, senza una guida, potessero commettere qualche
imprudenza, ed in più, avevano bisogno di qualcuno che gli dicesse che cosa
stava succedendo e del perché erano vivi e vegeti.
Seppur
con qualche difetto.
Akim, il namecciano, era stato chiaro.
Il
drago Polunga, aveva si, subito un potenziamento da
parte dei sette saggi, ed era in grado di resuscitare più di un essere vivente
alla volta, ma questo avrebbe comportato in loro una deficienza, ovvero l’aver bisogno
di continui trattamenti con una gemma speciale per continuare a restare in
vita.
Erano
come delle batterie, ogni tanto andavano ricaricarti, e non sarebbe ci certo
bastato del buon cibo sulla tavola, com’erano abituati, per rimettersi in
forze.
Oltrepassò
un rovo, e si ritrovò in una pianura rocciosa e violacea, come del resto le
montagne che si era lasciata alle spalle, oltre alla foresta, il cuore del
pianeta.
Il
cielo, era azzurro e per buona parte coperto da nuvole, un timido sole cercava
di farsi strada tra esse.
Si
schermò gli occhi azzurri con la mano rugosa, prima che questi potessero venire
colpiti dalla luce abbagliante e accecarla per qualche secondo.
In
lontananza, si intravedevano i profili dei palazzi bianchi e arrotondati, e
sopra il promontorio, in una lingua di terra, l’imponente palazzo reale, si
ergeva in tutto il suo splendore.
“Casa.”
Sussurrò in un sibilo sorridendo.
Perché
quella era la sua dimora, dove mangiava, dormiva e consigliava il re.
*
Le
sue dita affusolate compivano movimenti circolatori attorno alla sfera di
cristallo.
Aveva
la faccia contratta dalla concentrazione, che veniva puntualmente a meno,
quando Re Vegeta iniziava a camminare nervosamente su e giù per la stanza,
disturbandola anche con il solo respiro pesante.
“Se
continui a muoverti, non riesco a vedere niente”
“Scusami.
Sono ancora sconvolto per quello che mi hai detto l’ultima volta”.
Sayla scosse la testa
“Mi spiace, io dico quello che vedo”.
Gli
aveva predetto la morte per mano di Freezer e la fine del popolo saiyan.
Sapeva
che quell’alieno prima o poi si sarebbe rivelato un vile traditore.
Aveva
l’abitudine di imporsi su di loro e trattarli come dei pezzenti, solo per
usarli per il suo unico scopo, diventare il signore della Galassia, e ci
sarebbe riuscito se fosse stato in grado di piegare sotto la sua volontà ogni
singolo pianeta.
E
per farlo, doveva prima obbligare il popolo saiyan a
giurargli fedeltà, anche perché voleva vedere se la leggenda che si vociferava
alla sua base, fosse fondata: erano in grado di raggiungere una forza tale, da
annientare quel tiranno, trasformandosi nel leggendario super saiyan.
Vegeta,
il figlio del re, fin da bambino, si prestava a faticosi allenamenti per
raggiungere tale forza, era sicuro che un giorno, sarebbe toccato a lui
tingersi di oro, e vendicare il suo popolo dalle umiliazioni che subiva ogni
giorno
Lui
era il predestinato, e su questo non aveva nessun dubbio.
*
Il
palazzo, era in fermento e i sudditi erano accorsi a chiedere spiegazioni al
loro sovrano: Re Vegeta.
La
vecchia, zigzagò tra i presenti, a volte chiedendo permesso, a volte
soltanto spingendoli per passare avanti, evitando al sovrano un linciaggio.
Si
prostrò ai suoi piedi, e dietro di lei potè sentire la
disapprovazione dei saiyan.
Re
Vegeta inarcò un sopracciglio meravigliato, avrebbe riconosciuto quel mantello
ovunque, non che avesse qualcosa di speciale.
“Sayla. Sei tu?” Chiese quasi intimidito.
Tolse
il cappuccio dalla testa con entrambe le mani, rivelando al sovrano la sua
identità.
“Si,
mio signore.”
L’uomo
rimase ammutolito per qualche secondo, non riusciva a trovare le parole più
adatte.
“Sei
viva!” Esclamò.
“Ci
conviene entrare a palazzo, vi spiegherò tutto”. Sayla
fece strada, mentre il monarca cercava di contenere la folla.
“Amici!
Tornate a casa, presto vi convocherò per darvi spiegazioni.” Girò i tacchi e
seguì la consigliera.
“Vogliamo
sapere ora!”
“Perché
ci nascondete le cose!”
“Che
cosa è successo?”
“Perché
siamo ancora vivi?”
Queste
erano le domande per le quali il popolo esigevano risposte.
*
Aveva viso il
suo signore e padrone perire sotto un attacco di quel viscido lucertolone.
Si era nascosta
dietro lo stipite della porta e con fare guardingo, osservava la scena,
impotente davanti a tanta barbarie.
Che cosa avesse
fatto o detto il re, per scatenare la sua ira, era ancora un mistero.
Com’era un
mistero il motivo per il quale lo aveva assassinato nel sonno.
La voce della
sua morte, l’aveva messa in giro lei, correndo a perdifiato tra i corridoi del
palazzo e tra le vie della città, fomentando il panico tra i guerrieri, i
quali, si erano subito prodigati per cercare in qualche modo di abbattere quel
mostro, come meglio potevano.
Gli unici saiyan lontani da qual massacro, erano il principe, Nappa e
Radish, in missione per quel lucertolone.
Sayla aveva raggiunto una monoposto e senza impostare o
vedere dov’era diretta, schiacciò il pulsante per l’accensione, giusto in tempo
per vedere il pianeta brillare sotto la risata sadica di Freezer e dei suo
scagnozzi.
Era rimasta nell’ombra,
sola e senza una meta, in un pianeta sconosciuto e verde, disabitato, fino a
quando un giorno, senza alcun apparente motivo, in quel pianeta, arrivarono da
un giorno all’altro, una strana popolazione verdastra, non possedevano una
grande forza fisica, anzi, chi l’aveva si poteva contare sulle dita di una
mano, ma nascondevano un segreto, anzi sette, e la vecchia Sayla,
doveva vederci chiaro.
*
“Dov’è
mio figlio?” Fu la prima cosa che aveva chiesto versandosi del vino sul suo
calice, che teneva sempre sul tavolino vicino al trono.
Lo
sorseggiò, e in quel momento gli sembrò la cosa più buona del mondo.
Sayla rimase ai piedi
dei tre scalini che la separavano dal trono e spiegò che suo figlio dimora in
pianta stabile sul pianeta Terra.
“Terra,
hai detto?” Fece di rimando sorseggiando dell’altro nettare “Ma non è dove
avevamo mandato il figlio di Bardack, Kakaroth?”
“Si
mio signore, è dove avete spedito mio figlio” Bardack
si unì a quella conversazione comparendo da dietro una colonna bianca dalle
venature grigie.
“Comandante!
Sono felice che ci sei anche tu” Abbassò leggermente la testa in segno di
saluto e rispetto.
“Vuoi
spiegarmi che cos’è successo? L’ultima cosa che ricordo è Freezer che ha fatto
saltare in aria il nostro pianeta”.
“Ed
è così” Intervenne la sibilla.
“Mi
stava giusto illustrando del perché sembra tutto tornato alla normalità. Vino?”
Chiese poi riprendendo la bottiglia di vetro verde e prendendo un altro calice
per il suo comandante.
Bardack alzò la mano e
negò con il capo, quello che gli premeva in quel momento era capire quale
strana dinamica o maleficio gli avesse riportati in vita, per la sbronza ci sarebbe
stato senz’altro del tempo.
“Ricordi
bene, Capitano!” Asserì con il capo “Freezer, è stato la causa della vostra
estinzione.” Fece poi una breve pausa.
“Non
vedo Nappa o Radish.” Constatò Bardack
guardandosi attorno, che oltre alle solite guardie appostate alla porta e
dietro alcune colonne, non notò nessun altro, eppure quei due insieme al
principe, erano sempre da quelle parti.
“Sono
periti sul pianeta Terra, con altra probabilità si trovano lì” Spiegò la
vecchia.
“Quindi,
Sayla, chi si salvò dalla carneficina?” Re Vegeta si
portò un pugno sulla guancia e poggiò il gomito sulla poltrona.
“Il
principe Vegeta, Nappa, Radish e Kakaroth.
Inizialmente.” Rispose.
“Che
intendi con inizialmente?” Domandò il
capitano.
“Radish fu ucciso da Kakaroth
quando approdò sul pianeta Terra, e Nappa da Vegeta, perché ormai d’intralcio.”
“Ecco
perché pensi che entrambi siano sulla Terra.”
“Esatto,
a meno che…” Sayla si portò
due dita sul mento per pensare. “…no, il mio
desiderio era chiaro.”
La
sibilla spiegò poi che grazie alle sfere magiche del pianeta di Neo Namecc, era riuscita a ripristinare e a resuscitare il
popolo saiyan, mettendoli in guardia da quella
piccola accortezza.
Re
Vegeta, si prodigò subito per inviare una squadra sul pianeta Zuul ed estrarre quelle Gemme Rosa dal suo sottosuolo, non
prima di aver schiavizzato i suoi abitanti.
Del
resto, era questo che facevano loro: uccidevano, conquistavano e
saccheggiavano.
Non
sapeva la sibilla quando e come avrebbero avuto bisogno di quella ricarica, ma
dovevano fare presto.
“E
per quanto riguarda i nostri figli?” Chiese Bardack
avvicinandosi al suo sovrano, il quale aveva appena tenuto un discorso sul
terrazzo del palazzo.
Re
Vegeta increspò un labbro in un ghigno sadico “E’ ora di fare una visitina al
pianeta Terra”.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti! E anche il secondo capitolo l’ho
aggiornato di sabato, lo so, vi avevo detto che lo avrei fatto di domenica, ma
domani sarò un po’ incasinata, quindi onde ritardare, ho anticipato.
Anche in questo
capitolo non è successo nulla di che, ma spero si sia delineata un po’ la
situazione generale.
Per chi me lo
sta chiedendo, anche se vi ho già risposto: Bra sarà presente nella storia
anche se non l’ho nominata nel primo capitolo per esigenze di collocazione
temporale; vedremo un po’ tutti i saiyan della
vecchia guardia, chi non ho inserito, sono le madri di Goku e Vegeta.
Questa storia è
ambientata dopo MajinBu e
prima della saga di Golden Freezer.
*
Vi aspetto nel
prossimo capitolo dal titolo: Il rapimento.
Mai
aveva volto lo sguardo all’orologio digitale appeso sulla parete bianca del
laboratorio.
Erano
le unici e trenta.
Ma
non era stanca e non aveva sonno.
Chi
invece aveva sbadigliato, era proprio Bulma, che si era massaggiata poi gli
occhi delicatamente con le dita delle mani, sporcandosi inavvertitamente le
palpebre di olio nero.
Mai
rise.
“Che
c’è?” Aveva chiesto l’azzurra a quella che credeva essere una bambina.
“Niente,
è che sembri avere l’ombretto nero”
Bulma
vide il suo riflesso sullo specchietto di quel macchinario che stava sistemando
ormai da giorni, e rise a sua volta.
“Forse
è il momento di andare a letto” Sospirò, a cui seguì il secondo sbadiglio.
Era
da qualche giorno che si sentiva stanca e spossata, probabilmente per il ciclo
che le doveva arrivare a breve.
“Ma
io non ho sonno” Protestò Mai.
“E’
tardi Mai, e i bambini dovrebbero già essere a letto da un pezzo.” Volse lo
sguardo a Pilaf e Shu che dormivano beatamente adagiati sul pavimento.
La
corvina prese una chiave inglese che usò come bacchetta per sbatterla contro un
coperchio di metallo, che emise un suono simile a quello di un gong, solo più
metallico e fastidioso.
I
due furfanti scattarono in piedi sull’attenti.
“Non
stavamo dormendo” Si giustificarono, ma la bava ai lati della bocca, tradiva le
loro parole.
“Forza,
a letto!” Gli ordinò Bulma, e loro da bravi soldatini, ubbidirono.
“Ti
aiuto a mettere in ordine.” Si prodigò Mai, che di lasciare solo la donna, non
ne aveva voglia.
“Lasciamo
così. Domani dovremo riprendere tutto di nuovo.”
*
Mai
aveva augurato la buonanotte a Bulma, che nel frattempo si era recata in
cucina, aveva l’assoluto bisogno di mangiare qualcosa, visto che in tutta la
giornata aveva messo sotto i denti si e no un paio di crackers e i crampi allo
stomaco si stavano facendo sentire.
La
stanza di Trunks era aperta e si era soffermata sul suo uscio qualche minuto.
Gli
sorrise, chiuse poi la porta e si diresse verso la sua camera, proprio a fianco
a quella del lilla.
Stava
per indossare il pigiama camouflage, quando sentì dei rumori provenire dalla
cucina e Bulma che parlava con qualcuno, in un tono che non sembrava affatto
amorevole.
Non
poteva essere Vegeta, non era solito rincasare dal pianeta di Lord Beerus così
tardi, di solito arrivava alla mattina o al pomeriggio, ma mai di sera o a
notte inoltrata.
Per
sicurezza prese la pistola che teneva sotto il cuscino, la caricò e con
circospezione, cercando di non fare rumore, attraversò il corridoio, fino ad
arrivare alle scale.
Da
quella postazione avrebbe avuto una visione più nitida della situazione.
Trunks
comparve alle sue spalle, ancora assonnato e sbadigliando.
“E’
arrivato mio padre per caso?” Chiese parlando quasi ad alta voce.
Mai
gli chiuse le bocca con le sue mani e lo trasse a se, intimandolo di fare
silenzio.
“Zitto,
vuoi farci scoprire?”
Trunks
si concentrò un po’ di più, e le auree che avvertiva erano due, e non ne
conosceva nemmeno una.
L’unica
cosa che era certa è che quei due, erano saiyan, ma chi fossero, rimase un
mistero, fino a quando, notando l’ombra di sua madre cadere, senza pensarci, si
precipitò in suo aiuto.
“Dove
vai? Aspetta!” Ma Mai non riuscì a fermarlo.
Davanti
a lui si palesarono due energumeni.
Uno
era pelato e l’altro invece aveva i capelli neri che gli arrivavano fino al
sedere.
Erano
vestiti in un modo che non aveva mai visto, e in vita, entrambi, tenevano la
coda come fosse una cintura, sull’occhio uno strano macchinario, che ad un
occhio inesperto, poteva sembrare l’equivalente di un monocolo.
“Te
lo chiedo ancora, puttana. Dov’è il principe Vegeta?” Fu il pelato a parlare in
quel modo volgare e irrispettoso davanti a dei bambini.
Trunks
scattò come una molla e si scagliò contrò quei due atterrandoli in un sol
colpo, facendogli esplodere lo scouter.
Il
capellone si era alzato e dopo essersi liberato dai detriti che il crollo della
parete della cucina aveva causato, si pulì con il dorso della mano un rivolo di
sangue che stava scendendo da un lato della bocca.
“Non
parlare a mia madre in questo modo.”
Mai
si precipitò a soccorrere la donna mentre Trunks li affrontava entrambi.
“Chi
sono quelli?” Chiese la bambina.
“Non
lo so, ma sembrano saiyan”
“Non
è che sembriamo: lo siamo! E pretendiamo di sapere dov’è il principe Vegeta”
Anche il pelato si era ripreso dal colpo di Trunks.
“Non
è qui” Rispose Mai.
“Lo
vedo ragazzina, ed è per questo che voglio sapere dove si trova”
Trunks
raccolse gran parte della sua energia, pronta per essere scagliata con un altro
colpo “Mio padre non si trova sul pianeta Terra”.
“Quindi,
tu sei suo figlio.” Nappa sorrise sadico “Lo immaginavo che avrebbe sparso il
suo seme da qualche parte nella galassia”.
“E
tu” Si rivolse a Bulma “…devi essere la sua puttana.”
Il
glicine stava per attaccare di nuovo, quando qualcuno lo colpì sulla facendogli
perdere i sensi e si palesò davanti alla turchina con Mai svenuta tra le
braccia.
*
Videl
osservava la pendola scandire i secondi, e sorrise ad un ipotetico ricordo di
sua madre che faceva lo stesso mentre la stava allattando.
Dopo
il matrimonio con Gohan e la notizia della gravidanza, giunta alle orecchie di Mr.
Satan, quest’ultimo, ha voluto omaggiare la figlia, con quel cimelio che
apparteneva alla famiglia della moglie da generazioni, ed era giusto che lo
avesse lei.
Un
colpetto di tosse della bimbetta di tre mesi attaccata alla mammella della
mamma, la fece destare da quel pensiero.
Prese
una salviettina umidificata che teneva sempre a portata di mano in un tavolino
vicino la sedia a dondolo di vimini, dove era solita nutrire sua figlia.
Pulì
il rivolo di latte rigurgitato ai lati della bocca a forma di cuore.
Sorrise
pensando con quanta voracità, Pan, era solita a succhiare il latte, sembrava un
pozzo senza fondo, e a lei pareva di non averne abbastanza, ma era restia ad
usare intrugli delle farmacie per farne aumentare la produzione, la bimba
cresceva sana e forte, anche se di giorno mangiava ogni due o tre ore al
massimo, mentre la notte, riusciva a darle l’ultima poppata verso le undici e
trenta circa, e poi via fino a mattina, se non doveva svegliarsi
improvvisamente perchè il seno era dolorante e duro dalla creazione di latte, e
per trovare sollievo e perché non schizzasse quando toglieva il reggiseno,
doveva assolutamente tirarlo ed essere conservato in congelatore.
Sarebbe
stato utile quando la piccola veniva affidata o a nonno Satan o a nonna Chichi
per qualche ora.
Stava
per mettere a letto la piccola che si era addormentata tra le sue braccia, dopo
averla cambiata e cullata per qualche minuto, quando sentì un rumore sordo
provenire da sotto.
Pensò
fosse un tomo caduto a Gohan, non si preoccupò più di tanto.
Rimboccò
la copertina rosa fatta rigorosamente a mano e Pan ancora tra le braccia di
Morfeo, si girò di lato.
Videl
uscì poi dalla stanza attenta a non fare rumore e pregava tutti gli dei che
conosceva perché il casino che stava facendo giù suo marito, non la svegliasse.
Anzi,
era strano.
Di
solito era abbastanza accorto quando era tardi e sapeva che Pan stava dormendo.
Diede
uno sguardo all’orologio da polso digitale, mezzanotte era passata da qualche
minuto, forse era il caso di scendere e con la scusa di bere un bicchiere
d’acqua, avrebbe convito suo marito a salire, quelle correzioni, avrebbero
atteso fino all’indomani.
*
Luce
accesa.
Barattolo
delle penne sparse sul pavimento.
I
fogli di alcune verifiche sgualcite e macchiate da quello ad un primo impatto
sembrava sangue.
Il
terrore nei suoi occhi quando vide un braccio di Gohan sbucare da sotto la
scrivania di mogano.
“Gohan!”
Uscì flebile e tremolante.
Si
avvicinò per vederci chiaro, quando venne bloccata da un braccio forte e senza
gentilezza.
“Sta
bene, non preoccuparti!” Grugnì lo scimmione capellone dietro di lei.
“C-chi
siete?” Chiese balbettando, e il suo primo pensiero andò alla piccola Pan che
dormiva al piano superiore.
“Dov’è
Kakaroth?” Non si curò di quella domanda che gli era stata rivolta qualche
attimo prima.
“K-K-Kakaroth?”
Al momento non aveva capito che cercavano suo suocero, Gohan gli aveva rivelato
qualche tempo fa che il vero nome di suo padre, ovvero il nome saiyan di Goku,
era Kakaroth.
“Sei
sorda forse?” Radish alzò la voce e lo sguardo con un ghigno sadico quando
sentì il vagito di Pan.
Si
era svegliata, e i motivi potevano essere due: o aveva avvertito la minaccia,
oppure le urla e i rumori molesti l’avevano disturbata.
“Nappa,
fai tacere quel moccioso” Aveva ordinato Radish dando per scontato che l’erede
di quella casa, fosse un maschio.
Il
pelato obbedì e seguito dalle urla disperate della donna che veniva trattenuta
dal cappellone, salì le scale, alla ricerca di quello che doveva essere un
ulteriore erede di quel traditore di Kakaroth.
Quando
Nappa aprì la porta, Pan smise di piangere, ma riprese nell’istante in cui vide
che la persona che era entrata, non era nessuno di conosciuto.
Nappa
la sollevò per la testa e la portò giù, era un peccato eliminare quella
creatura dal sangue saiyan, lo scouter nuovo, segnava un’energia elevata.
“Che
fai?” Gli aveva chiesto Radish “…dovevi ucciderla! Le sue urla mi danno alla
testa.” Fece una smorfia disgustata prima di cambiare espressione in una di più
serena “…oppure ti sei intenerito?”
“Ha
una forza strepitosa per essere una poppante, potremo sempre addestrarla per
farla diventare una di noi.”
“Nooo!
Non ve lo permetterò farabutti!”
Videl
ricevette dal capellone un sonoro ceffone, che gli provocò un livido rosso
sulla guancia.
“Avete
finito di fare baccano?” Aveva esordito Re Vegeta andando a controllare la
situazione.
Sia
Nappa che Radish rimasero in silenzio e si levarono subito dalla faccia
quell’aria spocchiosa e saccente che li aveva contraddistinti fino a pochi
attimi fa.
I
due saiyan, presero Gohan di peso, Videl che li seguì senza opporre ulteriore
resistenza e la piccola Pan ancora in lacrime.
*
Il
silenzio dei Monti Paoz, venne squarciato dal rumore dell’astronave che atterrò
poco distante da casa di Goku, facendola tremare.
Chichi
si era svegliata di soprassalto, credendo ci fosse un terremoto o che qualche
vulcano nelle isole vicine, stesse eruttando.
Goten,
invece, dormiva beatamente nel suo letto.
La
corvina guardò fuori dalla finestra, dopo aver scostato le tende e il ciuffo di
capelli neri ribelli dietro l’orecchio e si chiuse un po’ di più dentro la
vestaglia nera che aveva infilato appena si era alzata.
Tutto
sembrava tranquillo.
“Sarà
stato un sogno!” Sospirò.
Ultimamente
le capitava di soffrire d’insonnia e prendeva delle pillole prima di coricarsi,
ma queste, spesse volte le sortivano l’effetto contrario.
Si
voltò, e nel buio della stanza, andò a colpire con la testa qualcosa.
Sbatté
le palpebre più volte per assicurarsi di non star sognando, quella tipica
acconciatura a palma, quel volto nella penombra: Goku era davanti a lei.
“Goku!”
Lo abbracciò non facendo caso ai suoi abiti e alla corazza dura che portava, dove
aveva appoggiato la guancia.
“Ehm…non
proprio!” Biascicò l’uomo con voce più dura, e Chichi si ritrasse subito.
Era
chiaro che non era suo marito quello davanti a lei.
“C-chi
diavolo sei?” Balbettò indietreggiando fino alla finestra chiusa.
L’uomo
avanzò e si rivelò a lei quando i raggi lunari lo colpirono, illuminando viso e
corpo.
Sull’occhio
aveva un marchingegno verde, non portava la sua solita tuta arancione, ma
un’armatura e in vita una coda marrone pelosa.
“Bardack”
Rispose in un grugnito.
Eppure
quel nome non gli era affatto nuovo, ma non poteva trattarsi del padre di Goku.
“Ma
tu non eri morto?” Osò chiedere spavalda.
Chichi
pensò si trattasse di un sogno o di un’allucinazione, non era possibile che
quel saiyan fosse vivo e vegeto proprio davanti a lei.
Bardack
increspò un labbro “ Umh…se devo essere sincero, lo pensavo anch’io, ma…eccomi
qua!” Aprì le braccia.
“Tu
sei solo un’allucinazione” Continuava a ripetersi la donna ad occhi chiusi,
tenendo le mani chiuse come se stesse pregando, davanti al suo petto.
“Ahahahah!”
Quella risata sadica echeggiò per tutto il corridoio, andando a svegliare anche
Goten che sbarrò gli occhi. “…questa sì che è bella!”
Bardack
le diede uno strattone giusto per farle capire che lui era proprio davanti a
lei.
*
Goten,
avvertito il pericolo, si era precipitato nella camera della madre e rimase
impietrito quando vide quella figura uguale a suo padre rivolgergli la schiena.
“P-papà?”
Ma non ne era poi così convinto, quella che percepiva non era di certo l’aura
pura di suo padre.
“Scappa,
Goten!” Gli aveva urlato sua madre.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Eccomi! Ciao a tutti e buona domenica.
Eccoci giunti
con il terzo capitolo e con i saiyan che approdano sul pianeta Terra, e non
sembrano avere buone intenzioni, anzi…cercano Goku (o Kakaroth) e Vegeta, ma
per quale motivo?
Attendo come
sempre le vostre impressioni, e ringrazio chi ha commentato fino ad ora e chi
ha già inserito questa storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.
Vi aspetto nel quarto
capitolo dal titolo: Amare sorprese.
A
volte basta una semplice parola o frase per far fermare il mondo attorno a te,
per mandare il tuo cuore in frantumi come fosse fatto di cristallo.
Oppure
una semplice pioggia per far sciogliere un castello di sabbia appena costruito
con tanta fatica.
Era
così che si sentiva Vegeta quando Whis aveva annunciato l’arrivo sulla Terra
del popolo saiyan.
Ma
che intendeva?
Lo
aveva chiesto ingenuamente Goku, precedendolo, perché alla sua bocca non
arrivava l’impulso di muoversi.
“Non
è che si sta sbagliando? Magari quell’arnese è andato in tilt” Aveva aggiunto
confuso riferendosi allo scettro che brandiva l’angelo.
Sapeva
che il suo popolo, o meglio, quello di Vegeta, era estinto ormai da anni, era
stato lo stesso Freezer a mettere la parola fine all’era saiyan.
“Non
sono previsioni. Ma io vedo solo certezze, e quello che so è che i saiyan sono
vivi e vegeti.”
“Ma
questo come è possibile?” Grugnì Vegeta stringendo i pugni.
Whis
interrogò la sfera di cristallo e proiettò un ologramma verso il nulla, quello
che videro, gli fecero spalancare la bocca.
Qualcuno
aveva evocato il drago Polunga ed iniziato quella follia.
“Dobbiamo
andare sul pianeta Neo-Namecc, inizieremo da lì” Aveva sentenziato il Principe
dei saiyan salendo sul cubo.
“Non
è meglio se prima andiamo sulla Terra? Se sono diretti lì, Chichi, Bulma e gli
altri saranno in pericolo” Goku si grattò la testa a forma di palma.
Vegeta
incrociò le braccia al petto e indurì lo sguardo, Goku capì che non sarebbero
stati ammessi cambi di programma.
“Dimentichi
che sulla Terra ci sono Trunks, Gohan e Goten. Ci penseranno loro.”
“E
se non fossero alla loro altezza?”
Al
principe partì un embolo, quell’idiota stava solo ritardando la loro partenza
con quelle inutili chiacchiere.
“Sono
super saiyan, deficiente! Li metteranno al tappeto in un batter d’occhio.”
Ma
Goku non ne era del tutto convinto e forse nemmeno Vegeta, ma prima di agire,
prima di precipitarsi sulla Terra, dovevano indagare su quanto successo prima.
E
soprattutto chi aveva avuto la folle idea di far resuscitare quei barbari, e se
per disgrazia fosse successo loro qualcosa, in qualche modo avrebbero sistemato
le cose.
*
Vegeta,
al contrario di Goku, non era precipitoso e istintivo.
Lui
studiava la situazione, coglieva ogni dettaglio, per poi colpirti quando meno
te lo aspetti.
Aveva
ordinato agli dei di portalo sul pianeta Neo Namecc, sapeva che la cosa più
sensata da fare era quella di parlare con i namecciani, scoprendo per prima
cosa, chi ci fosse dietro a tutta questa storia.
Che
fossero stati proprio loro?
Vegeta
scosse il capo togliendosi subito quel pensiero.
Quel
popolo non aveva ragione per compiere un simile gesto, un motivo valido per
riportare in vita proprio i saiyan.
E
se l’essere che aveva pensato di farli tornare in vita, avesse sterminato i
namecciani?
Dovevano
indagare.
“A
cosa stai pensando, Vegeta?” Gli domandò Goku vedendolo preoccupato.
“Ho
una terribile sensazione” Rispose aprendo un occhio.
“Beh!
Hai detto tu che ci sono Trunks e gli altri a proteggere la Terra, non
succederà nulla di grave a nessuno!” Era incredibile quanta positività avesse
quel saiyan cresciuto sulla Terra.
Goku
era si un saiyan, ma più un terrestre per certi aspetti, non era uno di loro,
non li conosceva e non sapeva di cosa potevano essere capaci.
Erano
subdoli, meschini, dei barbari agli occhi delle popolazioni che hanno avuto la
sfortuna di imbattersi in loro.
Persino
Freezer li temeva.
Temeva
che un giorno si sarebbero potuti trasformare nel leggendario super saiyan,
ponendo fine alla sua tirannia.
Per
questo, quell’alieno venuto da lontano, aveva preferito prima sottometterli e
poi sterminarli senza pietà, cercando di eliminare la fonte delle sue notti
insonni.
*
Si
era versato del vino rosso nel calice d’oro.
Aveva
portato alla bocca il bicchiere assaporando quel liquido rubino.
Zarbon
e Dodoria erano rimasti impietriti dietro di lui, dopo che gli aveva
preannunciato il suo folle piano.
“Ne
è sicuro, signore?” Osò chiedere Zarbon inchinandosi.
Freezer
bevve d’un sorso, e Dodoria pensò bene di liberarlo di quell’ostacolo,
prendendo il bicchiere tra le sue mani.
Poi
sospirò dalle narici guardando la galassia fuori dall’oblò della navicella.
“Non
possiamo rischiare.”
“I
saiyan sono ai nostro ordini, non hanno mai disobbedito…”
Freezer
alzò una mano, imponendogli di fare silenzio, Zarbon chiuse la bocca senza
replicare.
“Il
Principe Vegeta, Nappa e Radish sono in missione su altri pianeti, vuole che li
richiami?” Chiese tremolante Dodoria.
“No.”
Rispose lapidario “…per loro ho in mente altro. Non hanno ancora finito con
me.”
*
Quindici
minuti.
Era
il tempo che ci avevano messo a raggiungere il pianeta di Neo Namecc.
Vegeta,
Goku, Lord Beerus e Whis, scesero dal cubo e con passo spedito, raggiunsero il
cuore del pianeta, dove prosperavano i namecciani.
Attorniati
da una fitta foresta di arbusti sempre verdi, sorgevano i sette villaggi del
popolo color smeraldo, collegati tra loro.
Al
centro, si trovava la casa bianca dell’anziano saggio Moori.
“Chi
siete voi?” Aveva chiesto con fare minaccioso un namecciano guerriero, simile
nell’aspetto al loro amico Junior, che si era palesato davanti a loro.
Un
fruscio di foglie lo aveva annunciato, come se si fosse mimetizzato dietro di
esse per tutto il tempo, seguendo quei forestieri dal momento in cui avevano
messo piede sul suo pianeta.
Nessuna
aura proveniva da lui, ma non sembrava un cyborg, piuttosto, era abile ad
azzerarla.
“Ciao!
Io sono Goku!” Gli porse la mano amichevolmente “E tu come ti chiami?”.
Il
namecciano non accettò quel gesto e rimase impassibile di fronte quell’usanza.
Si
trovavano al confine di uno dei villaggi, ancora pochi passi e si sarebbero
lasciati alle spalle quella fitta vegetazione.
“Che
cosa volete?”
“Vedere
il vecchio saggio Moori, abbiamo delle cose da chiedere”
Il
guerriero fu sorpreso di quella richiesta e che conoscesse il suo nome.
“Aspettatemi
qui!” Detto questo, li lasciò li ad attendere il suo ritorno, chissà per quanto
tempo.
*
“Potete
venire” Le foglie si erano mosse e richiuse dietro di se.
Goku
pensò che quell’individuo così duro e autoritario, doveva essere il successore
di Nail.
Gli
assomigliava sia nell’aspetto, che nel portamento.
Sfacciatamente
glielo chiese durante il tragitto, con la solita innocenza e semplicità che lo
caratterizzava.
“Nail?
No, però l’ho conosciuto quando ero un bambino, è stato un esempio per me, e
quando ho saputo che si è unito ad un altro namecciano, o meglio che era stato
assorbito, ho voluto seguire le sue orme. Ed eccomi qui” Allargò le braccia
“…il fidato consigliere e guardia dell’anziano saggio”.
“Vogliamo
smettere di parlare inutilmente?”
Il
guerriero e Goku si guardarono interrogativamente, poi quest’ultimo sussurrò
qualcosa all’orecchio del namecciano, che venne però captato dal principe.
“Non
sono irascibile perché non ho pranzato”
“Mi
ha sentito” Sospirò Goku.
“Piantatela!”
Intervenne Lord Beerus, che si stava chiedendo l’assurdo motivo del perché
anche lui e Whis dovevano prendere parte a quel viaggio.
Si
zittirono tutti, non era il caso di irritare ancora di più il dio della
distruzione, se faceva scoppiare pianeti solo perché non gli servivano un pasto
decente, figuriamoci cosa avrebbe potuto fare ora che si trovava lontano da
casa, con la pancia che brontolava, in un luogo dove si nutrivano solo di erba
e radici insapori.
Il
namecciano scostò la tenda rossa posta all’ingresso della dimora del saggio, e
invitò ad entrare i suoi ospiti, quando l’ultimo entrò, si congedò con un
inchino.
“Grazie,
Ismail” Tuonò Moori dall’alto del suo trono.
Nessuno
dei presenti lo salutò con riverenza, tranne Whis, che accennò un chino con il
capo.
“Goku!
Quanto tempo” Si era alzato e raggiunto il quartetto, abbracciando il saiyan
con la tuta arancio.
“Eh
si, sono passati un bel po' di anni!”
“Che
cosa vi porta qui?”
“Sappiamo
che è stato evocato il drago Polunga, e che il popolo saiyan è stato portato in
vita, perché?”
Moori
guardò dietro Goku, quella figura non molto alta e con lo sguardo truce che
aveva appena parlato.
Riconobbe
in lui, quel sicario che aveva trucidato molti dei suoi amici, in cambio delle
sfere del drago, poi se la memoria non lo stava ingannando, la signorina
gentile che li aveva ospitati a casa sua quando una casa loro non avevano,
ospitò anche lui.
Deglutì
rumorosamente ricordando ancora la sua figura sanguinaria.
L’anziano
saggio fu restio a rispondere, cosa che non avvenne, quando Goku gli chiese
gentilmente di dare una spiegazione.
“Uno
dei nostri ci ha tradito” Moori abbassò lo sguardo dalla vergogna, in tanti
secoli, nessuno aveva osato tanto, ma la smania di potere e le promesse di una
vecchia sibilla, si erano insinuate nella testa di Akim come un cancro,
consumandolo lentamente “…c’era una donna che abitava questo pianeta prima del
nostro arrivo. Ci ha aiutati con la sua magia a costruire i villaggi, in cambio
di vitto e alloggio, non chiedeva altro. Poi ha soggiogato uno dei nostri,
senza che ce ne accorgessimo.”
“Sa
chi era?” Lo chiese il principe.
“Sappiamo
solo che si chiamava Sayla” Rispose l’anziano.
“Sayla?”
Vegeta era rimasto impietrito.
Goku
guardò l’amico con aria interrogativa “La conosci forse?”
“Era
la sibilla di palazzo” Spiegò “…pensavo fosse morta nello scoppio del pianeta”
Aggiunse poi “…quella stronza dev’essere riuscita a scappare in qualche modo,
non è possibile che sia stata alle dipendenze di Freezer” Parlò poi tra sé e sé
a voce alta.
“Sayla
ci aveva spiegato che era riuscita a mettersi in salvo grazie ad una monoposto
di fortuna, dopo che il Re fu assassinato. Aveva vissuto molti anni su questo
pianeta da sola, molto prima che arrivassimo noi”
“Tsk!
Non c’è da stupirsi, è sempre stata molto intelligente e scaltra. Mi chiedo
solo quali siano i suoi piani ora.”
“Mi
spiace non poter soddisfare la tua curiosità, Vegeta. Ma chi l’ha aiutata nella
sua impresa, è stato addormentato.”
Goku
inarcò un sopracciglio “Cioè? Non lo puoi svegliare?”
Moori
scosse il capo e spiegò che chi viene addormentato, non può più venire risvegliato,
ma lo farà spontaneamente appena avrà capito di aver sbagliato, e si sarà
pentito dell’azione compiuta.
Nessuno
sa quanto tempo ci vorrà, e soprattutto cosa accade mentre uno è quella specie
di purgatorio.
“E’
un peccato” Biascicò in tono deluso Goku, al contrario di Vegeta, che sembrava
capirci un po' più di lui in quel momento.
“Andiamocene!
Abbiamo già perso abbastanza tempo” Il principe senza troppi ringraziamenti,
girò i tacchi ed uscì da quella stanza, sciogliendo quella posa rigida che
aveva tenuto tutto il tempo.
“Eh?
Cosa? Ma sei stato tu a voler venire qua” Poi lo stomaco del saiyan dai capelli
a palma iniziò a brontolare “…prima di andarcene possiamo fare merenda?”
“Sei
sempre il solito!” Grugnì Vegeta.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti e buon sabato pomeriggio, dovevo
pubblicare domani, ma temo che tra una cosa e un’altra, di non riuscire, così
ho anticipato.
Contenti?
Se la risposa è
affermativa allora fatemi sapere cosa ne pensate, e vi ringrazio come sempre
per seguire questa storia, siete in tantissimi J
E come sempre vi do appuntamento alla prossima settimana con
il capitolo 5 dal titolo: Sayla.
Era
solo un bambino quando Freezer si era presentato un giorno qualsiasi a palazzo,
e aveva imposto al suo re di inchinarsi a lui, al suo volere.
Ricordava
quel giorno come fosse ieri, impresso nella sua mente come il tratto di un
marchio indelebile.
Era
giunto nel bel mezzo dei festeggiamenti per la conquista dell’ennesimo pianeta,
che aveva portato a Vegeta-Sej ancora più fama e
prestigio nell’universo.
La
sua gente, ridotta in schiavitù, era costretta a lavorare per loro, o nelle
botteghe in città, oppure restando sul loro pianeta ad estrarre oro e gemme
preziose.
Zuul, era una stella
di piccole dimensioni, composta da rocce e vulcani per lo più, un ambiente
ostile alla vita, ma nonostante questo, alcuni individui erano riusciti ad
adattarsi, trovando di tanto in tanto un’oasi dove potersi rifugiare.
Quel
pianeta, non era nemmeno nelle mappe stellari, situato nel più remoto angolo
dell’universo sette, i saiyan che approdarono lì, lo
fecero per puro caso, a causa di un’avaria di una delle monoposto.
Avrebbero
dovuto controllare di cosa di trattava, altrimenti a casa non ci sarebbero mai
arrivati, o meglio, non ci sarebbe arrivato chi aveva il problema.
*
Il
piccolo alieno rosa applaudì quattro volte, complimentandosi con il suo re, per
la buona novella.
La
musica che echeggiava fino all’alto soffitto a volta, si fermò di colpo e le
danzatrici coperte da un leggero vestito di velo dai colori più vari, smisero
di ballare a ritmo.
Tutti
si allontanarono al suo avanzare fiero e dall’aria minacciosa.
“Congratulazioni
per la conquista, Re Vegeta” Disse in tono mellifluo rimanendo ai piedi del
trono.
“Chi
ti credi di essere per irrompere in questa giornata di festa?” Il sovrano si
alzò di scatto e guardò dall’alto in basso quel nano, con aria di superiorità.
L’alieno
sorrise sadico “Umpf…Freezer”. Tuonò lasciando
impietriti tutti i saiyan presenti.
Nessuno
lo aveva mai visto, ma la sua fama era conosciuta in ogni angolo della
galassia.
Tutti
sapevano della sua forza e della sua crudeltà.
Non
faceva nessuna distinzione tra giovani, vecchi, bambini o guerrieri, se
qualcuno osava mettersi tra lui e il suo obiettivo, questi eliminava tutti
senza pietà.
Re
Vegeta deglutì rumorosamente, sapeva che contro di lui non aveva nessuna
speranza di vittoria, in caso di duello.
La
sua espressione mutò di colpo, e da fiera e altezzosa, divenne più arrendevole.
“La
tua fama di precede! Vuoi un calice di vino?” Chiamò con uno schiocco di dita
una delle schiave vestite in maniera succinta e quella stoffa trasparente
lasciava poco spazio all’immaginazione.
La
ragazza dalla nivea pelle e capelli biondi ondulati, si precipitò con quanto
richiesto da suo re, e versò il liquido rubino in un calice d’oro tempestato di
pietre dello stesso colore.
Freezer
accettò di buon grado e sorseggiò la bevanda, che sputò immediatamente dopo.
“E
questo sarebbe il tuo vino migliore? Che schifo!”
“Proviene
da un pianeta chiam…”
Alzò
una mano per zittirlo, non voleva sentire altre inutili spiegazioni.
“Pensavo
che alla tua reggia si bevesse qualcosa di meglio.” Freezer si portò le mani
dietro la schiena ed iniziò a camminare “…invece mi
ritrovo con questo sapore orrendo in bocca.” Una smorfia di disgusto si dipinse
sul suo volto.
Tutti
i presenti rimanevano fermi ed immobili, nessuno osava proferire parola o
compiere qualche azione di cui si sarebbe pentito subito dopo.
Quel
raggio rosso luminoso partito dal suo indice destro, andò a colpire dritta al
cuore la povera schiava che aveva osato servirgli un tale scempio, e stramazzò
al suolo inerme, inondando con il suo sangue il pavimento bianco lucido.
Nessuno
azzardò ad avvicinarsi a quel corpo, in quanto l’alieno, con andamento lento,
si stava apprestando a raggiungerlo.
Si
mise a carponi, e leccò il sangue direttamente dalla ferita, osservando i suoi
occhi sbarrati e privi di vita.
“Questo
si che è buono” Si leccò le labbra, lasciando attoniti i presenti.
Re
Vegeta deglutì il nulla davanti a tanta barbarie.
“C-che cosa vuoi?” Balbettò il sovrano.
“Un’alleanza!”
Rispose guardandolo cinico.
“Alleanza?”
Fece di rimando.
Si
sarebbe aspettato di tutto, ma non di certo stringere un patto con lui, che
alla pari, sarebbe stato come stingerlo con il diavolo in persona, perché era
così che era conosciuto nella galassia.
“Ti
darò tempo fino al tramonto per decidere” Il tiranno girò i tacchi e sempre con
le braccia incrociate dietro la schiena, si incamminò verso l’uscita,
camminando sul lungo tappeto rosso.
Poi
si fermò di colpo “…e per dimostrarti cosa ti aspetta
se non dovessi accettare”. Iniziò a trucidare alcuni presenti senza un ordine
preciso.
*
Mentre
i saiyan rimasti, avevano iniziato a portare via i
corpi per bruciarli tutti insieme, Re Vegeta non si era mosso dal suo trono.
Era
rimasto seduto, con la testa abbassata e una mano sul volto.
“Padre”
Lo richiamò Vegeta. “…io combatterò”.
Il
sovrano gli volse lo sguardo. “Non è un nemico che puoi affrontare.” Si alzò
per posargli una mano sulla piccola spalla che sorreggeva il mantello rosso.
“Nessuno
può” Aggiunse rassegnato.
“Sire”
Sibilò la vecchia megera che era rimasta fino a quel momento nascosta dietro
una colonna ad ascoltare i discorsi, ma alle orecchie di Vegeta, sembrò la voce
di un serpente velenoso.
Il
bambino la guardò in maniera riluttante e se solo suo padre glielo avesse
chiesto, l’avrebbe eliminata senza tanti complimenti.
“Un’alleanza
con quell’alieno potrebbe rivelarsi la cosa più sensata da fare”.
“Mai!
Morire in battaglia è la fine degna di un saiyan. Un saiyan non si fa mai sottomettere. Diglielo tu padre!” Lo
guardò con aria di supplica.
E’
questo quello che fin da quando era in fasce, era stato impartito al principe,
e sempre cresciuto con quell’ideale.
“Taci,
Vegeta!” Lo zittì il sovrano. “Devo fare quello che è più giusto per il mio
popolo.”
“Il
tuo popolo ti seguirebbe in battaglia. Combattiamolo!” Cercò di farlo
ragionare, di risvegliare il suo cuore di saiyan.
“Il
Re non vuole portare il suo popolo a un massacro” Fu la sibilla a parlare per
il suo sovrano, molto provato su quell’assurda situazione.
“Ho
forse chiesto un tuo parere?” Tuonò il principe dei saiyan.
“Smettila,
Vegeta. E vattene” Gli ordinò “…sei solo un bambino,
non puoi decidere tu le sorti di tutti noi.”
Nella
sala c’erano solo loro tre.
Gli
altri, dopo che avevano portato via i corpi dei loro compagni, e bruciati,
erano rimasti all’esterno del palazzo, fino a che il re, non avesse deciso cosa
fare.
Morire
o sottomettersi.
“Ma
padre…” Cercò di dire, ma venne zittito all’istante e
senza diritto di replica.
Era
solo un bambino, cosa ne poteva sapere lui di come si governa un popolo.
Era
solo un bambino.
Ma
aveva più coraggio lui di suo padre.
Uscì
da palazzo non con aria abbattuta di chi si era ormai arreso, perché la parola arrendersi, non esiste nel suo
vocabolario, e a volte faceva finta di non sapere il suo significato.
Aveva
percorso anche lui il tappeto rosso, lo stesso che aveva calpestato Freezer
qualche attimo prima.
Era
sparito, o meglio sembrava esserlo.
Si
schermò gli occhi portandosi una mano guantata di
bianco sulla fronte.
All’orizzonte,
appena sotto il sole che stava tramontando, vide la sua navicella.
*
“Allora,
sire. Che cosa ha deciso di fare?” Gli aveva chiesto Sayla.
“Non
ho altra scelta.”
Re
Vegeta si incamminò sul balcone dove era solito tenere i suoi comizi, seguito a
ruota dalla sua consigliera fidata.
“Fratelli.
Sorelle. Amici.” Appoggiò le mani sulla balaustra di marmo bianca mentre
cercava lo sguardo del suo popolo.
“Questo
è un giorno importante per noi. Il popolo saiyan, è
sempre stato un popolo libero…” Fece una breve pausa
sospirando “…ma oggi, ho dovuto prendere una vitale decisione…forse la più importante.” Un altro sospiro mentre
cercava le parole più adatte, ma non ce n’erano, ed era inutile girarci tanto
intorno.
Intanto
la folla rimase sempre in silenzio e attenta alle parole del loro sovrano.
“Oggi,
sarà il giorno che sancirò la mia alleanza con Freezer!” Lo disse in tono non
proprio convinto, d’un fiato, sembrava come che la cosa gli fosse stata imposta
e non ci fosse altra via d’uscita, e sia il re, che il popolo poterono udire
l’eco di un tuono squarciare il silenzio che c’era stato fino ad ora.
Nessuno
parlò, oppure osò ribellarsi a quelle parole.
“Questo
garantirà la nostra sopravvivenza!” Aveva aggiunto Sayla.
“E
chi ci dice che se non combatteremo ci ucciderà comunque?” Chiese un suddito.
“Abbiamo
la sua parola!” Rispose il re.
“E
se non la manterrà?” Ribadì un altro saiyan situato
un po’ più distante, fomentando il malumore tra tutti i presenti.
“Mi
credete un bugiardo?”
Freezer
irruppe quella conversazione, trascinando con sé il principe Vegeta svenuto e
tumefatto.
Lo
lanciò in alto perché il re lo prendesse.
Aveva
il viso rigonfio e sanguinante, un occhio nero, mantello e vestiti quasi
inesistenti.
“Tuo
figlio ha più coraggio di te!” Disse in tono di sfida abbozzando un ghigno
soddisfatto.
“Non
gli ho dato io l’ordine di attaccarti” Si era giustificato consegnando il corpo
del figlio alle sue guardie, per le dovute cure mediche.
Un
paio d’ore nella vasca di rianimazione e sarebbe divenuto come nuovo.
Semmai
un paio d’ore le avesse il popolo saiyan.
Il
sovrano sperava che quella bravata di suo figlio, non costasse loro la vita.
“Si,
lo so.” Disse in tono mellifluo “…ma il bambino, ha
più palle di te. E stando al discorso che hai appena tenuto, ora ne ho le
prove.” Freezer si alzò in volo ed atterrò sul balcone di fronte a lui, e
nonostante la differenza di altezza, Re Vegeta era abbastanza intimorito.
“Quali
prove?” Indietreggiò.
“Le
prove che sei un codardo. Tuo figlio morirebbe piuttosto che sottomettersi.”
Iniziò a girargli intorno e a guardarlo con circospezione.
“Non
m’importa quello che farebbe mio figlio. Io e il mio popolo eseguiremo i tuoi
ordini.” Deglutì sperando di convincerlo.
“E’
la cosa giusta e sensata da fare” Gli porse la mano per una stretta amichevole.
Dopo
un po’ di esitazione, il sovrano del pianeta Vegeta, allungò la sua e la
strinse a quella del tiranno, sancendo l’alleanza tra il popolo saiyan e il suo esercito di guerrieri.
*
Vegeta
aveva aperto gli occhi.
Non
si era nemmeno accorto di essersi addormentato in un angolo del cubo
trasparente.
La
prima cosa che vide, fu la faccia da idiota del suo amico, che continuava a
chiedergli se stava bene o se fosse sveglio.
“E
levati” Gli aveva ordinato spostandolo con poca grazia, da davanti la sua
faccia.
“Siamo
arrivati, Vegeta” Disse Whis portando il mezzo di
trasporto nel mezzo del prato della Capsule Corporation, dove al principe si
chiuse in una morsa lo stomaco iniziando a sudare freddo.
Gli
bastò uno sguardo alla staccionata divelta di legno bianco che delimitava il
confine con la strada, un paio di arbusti bruciacchiati e la parete distrutta
dove si trova la cucina, a fargli salire ancora di più la preoccupazione.
“Siamo
arrivati tardi!” Aveva sussurrato a mezze labbra.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice:
Ciao a tutti!
Spero si sia capito che è stato un sogno, o meglio un ricordo che Vegeta aveva
impresso nella sua testa, e spero anche si sia capito il motivo per cui il
nostro amato principe non vede di buon occhio la sibilla Sayla.
Alla fine siamo
giunti sul pianeta Terra, e le cose non sembrano presentarsi delle migliori,
cosa faranno i nostri eroi adesso?
Come sempre vi
lascio con il titolo del prossimo capitolo: Si parte.
Aveva
urlato i loro nomi Vegeta, senza ottenere alcuna risposta, setacciando ogni
angolo della casa.
Chiuse
gli occhi appena entrò nel salotto di casa, per riaprili subito dopo aver fatto
un bel respiro profondo: la signora e il Dr. Brief, genitori di Bulma, erano
riversi sul pavimento.
Temendo
il peggio, si avvicinò quatto quatto, poi si abbassò sulla donna tastandole la
carotide: c’era battito, e anche il Dr. Brief era nella medesima situazione.
“Stanno
bene!” Si era detto nella mente tirando un sospiro di sollievo.
Un
po’ più distante, Pilaf e Shu, fecero sbucare la testa da dietro il bancone
della cucina, lentamente, come se lo stesse facendo una tartaruga impaurita che
vuole tastare il terreno, per essere sicura di non venire divorata o
sopraffatta da un predatore.
Tremavano.
“S-sei
tu, Vegeta?”
Il
principe si voltò di scatto seguendo quella voce balbettante.
“Chi
dovrei essere?” Chiese digrignando i denti.
“Scusaci,
ma dopo quello che abbiamo visto, dovevamo essere sicuri che fossi Vegeta e non
quell’altro” Spiegò Pilaf ancora terrorizzato.
Non
che non lo fosse quando si trovava al cospetto del principe in persona, magari
se lo incontrava da solo per i corridoi della Capsule Corp, ma più di tutti,
chi riusciva a fargli paura era Goku, temevano che da un momento all’altro si
trasformasse in uno scimmione, distruggendo tutto ciò che lo circondava.
Quell’episodio,
era ben impresso nella mente dei tre membri della gang, e difficilmente se ne
sarebbe andato via.
Un
trauma che aveva lasciato in loro una paura tale che, se allo zoo gli capitava
di imbattersi nella gabbia delle scimmie, scappavano a gambe levate.
“Quell’altro?”
Fece di rimando.
“Uno
uguale a te, ma più alto” Mimò il gesto con la mano. “Aveva un mantello rosso,
una collana d’oro massiccio e uno strano simbolo sulla corazza.”
“Un
tridente.” Aggiunse Shu.
“Si,
mi sembrava quello. E poi c’erano altri due energumeni, uno pelato e uno con i
capelli fino al sedere.”
“Radicchio
e Napal, mi sembra si chiamassero” Il cane si portò due dita sul mento pensando
se quelli che avevano appena pronunciati, fossero i nomi giusti.
“Radish
e Nappa. Razza di idioti” Inveì contro di loro spaventandoli con quel tono
minaccioso, che li costrinse ad abbracciarsi, per trovare un rifugio amorevole.
Goku
osservava quel macello a casa di Vegeta con un espressione alquanto
preoccupata.
Aveva
camminato sopra le pietre, riducendole in polvere ad ogni suo passo.
“Strano
che Trunks non sia riuscito a difendere la casa.” La terza classe si grattò il
capo. “Radish e Nappa non erano poi così forti, almeno quando ho avuto modo di
battermi io. Non ero ancora in grado di trasformarmi in super saiyan, ma
nemmeno loro lo erano…Trunks è più di una spanna sopra a loro.”
“Certo
che Trunks è forte, è mio figlio”
“Erano
forti. E il piccolo stato atterrato con un colpo solo. E poi lui, Bulma e Mai
sono stati portati sulla loro navicella e se ne sono andati.” Spiegò Pilaf in
un racconto confuso e veloce.
Troppe
cose aveva da comunicargli, e si dimenticò la parte più importante, per fortuna
Shu colmò quella mancanza.
“Cercavano
te, Vegeta.”
“Me?”
Fece di rimando con sguardo interrogativo.
Era
chiaro, se i saiyan erano stati resuscitati, soprattutto Nappa e Radish, si
staranno di certo chiedendo che fine avesse fatto il loro principe, e cercarlo
nell’ultimo posto in cui era stato visto, era la cosa più sensata da fare in
quel momento.
“Che
intenzioni avevano?” Chiese il principe prima di venire interrotta dalla madre
di Bulma.
“Oh
Vegeta! Meno male che sei qui” Si tenne la testa ancora indolenzita “…c’erano
delle persone cattive, cattive. Si sono portati via Bulma, Trunks e Mai.
Riportali qui. Ti prego.”
Il
principe dei saiyan annuì mentre la sorreggeva.
*
Se
Vegeta era un fascio di nervi, Goku in quel momento sembrava abbastanza
tranquillo, ma quando provò a localizzare i suoi figli, sbiancò.
“Credo
non ci siano nemmeno Goten e Gohan” Si morse il labbro inferiore. “Sapete se
hanno preso anche loro?” Si rivolse ai quattro superstiti.
“Non
lo sappiamo!” Scosse il capo il dr. Brief che si accese l’immancabile
sigaretta.
“Gokuuuuu”
Urlò Mr. Satan portato al trotto dal fido Bu, che correva a perdifiato per la
Città dell’Ovest.
Non
amava particolarmente volare sulla sua schiena, un’esperienza già provata e
andata a finire quasi male
Bu,
quella volta si era addormentato in volo e Mr. Satan, mentre cercava
disperatamente di svegliarlo, aveva perso l’equilibrio e stava per cadere nel
vuoto.
Per
fortuna c’era Videl con loro e la tragedia si era evitata per un soffio.
“Buongiorno,
Mr. Satan” Lo salutò con la mano alzata e con aria spensierata, come se la
notizia appena appresa non lo sfiorasse nemmeno.
“Goku,
Vegeta” Ansimò poi tenendosi la pancia, come se la corsa l’avesse appena fatta
lui.
“Videl,
Pan e Gohan” Continuò prendendo fiato “Spariti”.
“Spariti?”
Fece di rimando Goku con aria interrogativa.
“Non
ci sono più. A casa c’è un disastro, tutta roba buttata di qua e di la. Non è
da loro partire senza avvertire e lasciare tutto in disordine. E in giardino
sembra sia scoppiata una bomba, ci sono segni di bruciatura ovunque.”
“Chichi
e Goten?” Chiese buttando giù il nulla.
“L’ho
chiamata, ma a casa non risponde nessuno. Allora sono andato a vedere cosa
stava succedendo, ma non c’erano ne Chichi e ne Goten. Puff…spariti anche loro”
Goku
si portò due dita sul mento e la preoccupazione di Vegeta iniziò a salire
sempre di più.
Non
solo erano scomparsi Bulma, Trunks e Mai, ma ora alla lista si erano aggiunti
anche Chichi, Goten, Gohan, Videl e la piccola Pan.
“Ho
chiamato Crilin per avere notizie, ma anche loro non sanno niente”
“Ha
fatto bene, Satan”.
Non
finirono di parlare che alla Capsule Corporation erano arrivati il gruppo di
amici, allarmati dalle parole del suocero di Gohan.
“Che
succede, Goku?” Esordì Yamcha notando poi le condizioni di casa di Bulma.
Il
saiyan dai capelli a palma scosse la testa “Non lo sappiamo per certo, ma
sembra ci sia di mezzo lo zampino dei saiyan”.
“Saiyan?”
Chiesero tutti i nuovi arrivati.
“Ma
siete voi, i saiyan, oppure c’erano altri sopravvissuti?” Domandò Crilin
pensieroso grattandosi con il dito indice una tempia.
Fu
Whis a prendere la parole e a spiegare cose aveva visto dalla sua sfera magica.
“Il
popolo saiyan è stato resuscitato e sembra che vogliono con se anche Goku e Vegeta.”
I
presenti rimasero stupiti di quella rivelazione e si voltarono a guardare
entrambi, aspettando che qualcuno dei due dicesse o facesse qualcosa.
“Andremo
sul pianeta Vegeta-sej.” Sentenziò Vegeta, l’unica soluzione possibile al
momento.
Su
Neo-Namec ci avevano già messo piede, e non si era rivelato un buco nell’acqua,
avevano scoperto, con grande stupore del principe di tutti i saiyan, che la
vecchia sibilla del palazzo reale, Sayla, era riuscita a scampare al massacro
di qualche anno prima.
Non
pensava avessero lasciato la Terra, facendo prigionieri per giunta, sperando a
questo punto rimanessero tali.
Ma
Vegeta, ancora non si stava capacitando del fatto che, ne suo figlio, ne Goten
e ne Gohan, siano riusciti in qualche modo a fermarli.
Scartò
anche l’ipotesi di un attacco a sorpresa.
“Vado
a fare le valigie.” Mr. Satan partì in direzione di casa sua con il fidato Bu,
ignorando il fatto che lui non fosse incluso tra la lista dei passeggeri.
*
Mr.
Satan ritornò poco dopo alla Capsule Corporation con due enormi bagagli in
mano.
“Aspettatemi”
Avanzò claudicante verso di loro, quelle sacche dovevano contenere davvero
tanta roba.
“Non
è necessario che venga con noi. Io e Vegeta bastiamo.”
Il
terrestre prese Goku per la maglietta. “E’ di mia figlia e mia nipote che
stiamo parlando, le salverò a costo della vita!” Implorò il consuocero di
portarlo con lui.
“Saresti
solo d’intralcio!” Ci pensò Vegeta con la sua solita aria altezzosa a cercare
di farlo ragionare.
“Verremo
anche noi!” Dissero all’unisono Crilin, C18, Tensing e Yamcha.
“Sono
anche amici nostri, vi aiuteremo a riportarli a casa” Spiegò Crilin
sistemandosi la cintura blu attorno la vita, e per l’ennesima volta, aveva
svestito i panni di agente di polizia, per
vestire quelli del guerriero fiero e valoroso.
“Non
faresti molto zucca pelata!”
Il
piccoletto lo guardò Vegeta storto e gli fece notare, che da qualche anno a
questa parte, si era rifatto crescere i capelli.
“Quello
che vuole dire Vegeta, Crilin, è che sarete più utili qui, in caso ritornassero”
Ci pensò Goku a calmare gli animi.
“No,
Bulma è in pericolo, veniamo anche noi” Insistette Yamcha, che nemmeno si rese
conto dell’occhiataccia lanciatagli da Vegeta.
Se
ne avesse avuto il potere, avrebbe lanciato dei raggi laser direttamente con
gli occhi e fulminato all’istante.
“E’
una cosa tra me, Vegeta e il nostro popolo. Ma vi ringrazio per il vostro
sostegno. Anche Lord Beerus e Whis ne resteranno fuori, ma se ce ne sarà
bisogno vi chiameremo, e vi porteranno sul pianeta Vegeta-Sej”.
“Basta
con queste inutili chiacchiere. Andiamo!” Il principe dei saiyan si prestò a
salire sul cubo di trasporto, seguito dal suo amico più fidato.
“Torneremo
presto, amici” Li salutò Goku con la mano.
*
Il
Dr. Brief si era avvicinato al quintetto rimasto a terra con aria spensierata
“Ho una navicella pronta, se li volete seguire”.
*
La
navicella dei saiyan, era partita prima dell’alba, qualche attimo prima che il
cubo di trasporto degli esseri superiori, atterrasse sulla Terra.
Li
avevano mancati per un soffio.
“Un
paio d’ore e atterreremo, sire.” Aveva annunciato il comandane dellanavicella al sovrano, quando si era
presentato in plancia per controllare la situazione.
“Grazie”
Biascicò avvicinandosi ai lastroni di vetro temperato e infrangibile, seguito
dalla fidata Sayla.
“L’estrazione
sta continuando sire, il terzo carico arriverà domani.”
“Gli
scienziati sono all’opera?”
“Stanno
ultimando la ricarica, se così la vogliamo chiamare, degli ultimi saiyan, poi
dovremo essere apposto.
“Bene”.
Sogghignò “…i prigionieri si sono svegliati?”
Sayla
controllò velocemente il monitor con le funzioni vitali.
“I
due ragazzini” Rispose.
Il
sovrano, non ci pensò due volte e chiamò al rapporto il suo comandate più
fidato: Bardack.
“Ai
suoi ordini.” Fece una riverenza che venne vista di riflesso sul vetro.
“Vai
a controllare che i due mocciosi non distruggano la navicella nel tentativo di
scappare”
Bardack
inarcò un sopracciglio “Io? Perché io?”
“Perché
ho deciso così, e poi uno dei due è tuo nipote, no?”
Stava
per dire che il ragazzo dai capelli lilla, era invece il suo, ma preferì
starsene zitto e ingoiare quel rospo.
“Si,
signore”. Un’altra riverenza, e la porta scorrevole, si richiuse dietro di lui.
Bardack
udì anche un pianto che echeggiò nel corridoio, e il metallo che lo componeva,
aumentava sempre di più quel suono fastidioso.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice:
Buon sabato a
tutti!!! Ed eccoci giunti al sesto capitolo, anche qui non è successo nulla di
che, solo spiegazioni di cosa hanno trovato i nostri due saiyan sul pianeta
Terra.
Tutti i loro
familiari sono stati rapiti e portati sul pianeta Vegeta-Sej, o almeno così
hanno dedotto.
E così partono
scortati da Lord Beerus e Whis…e a metterci del suo, arriva il dr. Brief XD
secondo voi cosa decideranno? Partiranno, oppure resteranno sulla Terra con le
mani in mano?
Per scoprirlo
continuate a seguire la storia, aspettando il settimo capitolo dal titolo: Saiyan: una nuova
minaccia?.
Baci, Erika
*
P.s. colgo
l’occasione per farvi gli auguri di una serena Pasqua!!!
A
Goten vorticava la testa e l’ultima cosa
che ricordava era sua madre che gli urlava nella penombra di scappare.
Di
scappare da suo padre?
Che
Goku fosse diventato cattivo e che nel pianeta di Lord Beerus gli fosse
ricresciuta la coda?
Aprì
lentamente gli occhi e gli ci volle un po' perché la vista ritornasse ad essere
normale e non più offuscata.
“Goten?
Goten mi senti?” Anche se ovattata, poteva distinguere la voce di Trunks che lo
chiamava.
Si
guardò attorno, quella non era nè casa sua e ne la sua camera da letto.
Pensò
di essere dentro la Gravity Room a casa di Trunks, di essersi svegliato dopo che
un colpo ben assestato di Vegeta gli avesse fatto perdere i sensi, non era raro
che il principe dei saiyan, si intrattenesse con quei due ragazzini al
pomeriggio, quando il figlio di Kakaroth bazzicava per i corridoi con suo
figlio.
Quei
due nanerottoli erano un buon passatempo per allenare i riflessi, e in
contemporanea, poteva insegnargli qualcosa di nuovo.
Ma
Vegeta non c’era, si stava allenando assieme a suo padre da Lord Beerus.
Pavimento
lucido, pareti metalliche saldate con bulloni sporgenti e arrotondati, grossi
tubi argentati che attraversavano il soffitto e una luce accecante, erano
queste le cose che vedevano i suoi occhi, una stanza fredda e asettica, senza
panchine, tavoli, e soprattutto finestre, per fortuna con lui c’era Trunks.
“D-dove
sono?” Chiese passandosi una mano sulla faccia per poi stropicciarsi gli occhi.
La
nuca gli doleva, così la massaggiò lentamente, in modo che il fastidio sparisse.
“Non
lo so, mi sono risvegliato anch’io qua”.
Quello
che udirono sembrava il rombo di un motore acceso, poi la stanza traballò
facendogli perdere l’equilibrio.
“L’ultima
cosa che ricordo è papà” Spiego Goten guardandosi attorno.
“Papà?
Goku è tornato sulla Terra?” Fece il lilla di rimando.
“A
questo punto dubito fosse lui.” Disse abbassando lo sguardo.
“Invece
io ricordo solo due figure in cucina, una pelata e uno con capelli lunghissimi,
però ce ne deve essere stata una terza, perché non ricordo più nulla” Fece una
breve pausa per cercare di raccogliere gli ultimi avvenimenti “Mamma! Mai!”
Urlò poi ricordandosi che in cucina c’erano anche loro.
Si
avviò verso la porta metallica e cercò di scardinarla con tutta la forza che
aveva in corpo.
Era
fatta di un metallo pesantissimo e indistruttibile.
Un
materiale che non aveva mai avuto il piacere di vedere e toccare.
Goten
stava per lanciare una kamehameha, ma venne interrotto dall’amico che gli
abbasso entrambe le braccia.
“Vuoi
farci saltare in aria?”
Non
ottenne risposta, perché la porta si aprì, sparendo nella parete, e davanti a
loro si era materializzato un uomo.
“P-papà?”
Balbettò trovandosi di fronte una figura molto simile al padre, solo lo sguardo
minaccioso e truce gli fece accendere dentro la sua testa un campanello d’allarme.
“No,
moccioso. Se fossimo sulla Terra, mi chiameresti…nonno”
“Dove
sono gli altri?” Chiese Trunks mettendosi in mezzo a quella conversazione con
aria di superiorità.
“Oh!
Tu devi essere il figlio di Vegeta”
“Precisamente!”
Annuì il lilla digrignando i denti.
“Senti,
nonno, mi puoi dire dove sono la mamma, Bulma e Mai?” Giocò la carta della
gentilezza e dell’ingenuità, ma con il capitano Bardack, questo non funzionò.
“Non
lo so” Fece spallucce “…io sono stato incaricato di tenervi d’occhio”. Che
colpo basso per il capitano e comandante dei guerrieri più forti dell’universo,
cambiare pannolini a dei poppanti non era contemplato nel suo contratto verbale,
ma forse quella era la sua punizione per non essere riuscito a difendere il
pianeta Vegeta-sej dalla sua distruzione iniziale. “Per me gli altri sei
possono essere tutti morti!”
“Sei?”
Fece di rimando Goten.
“Si,
tua madre, tuo fratello, la sua schiava, sua figlia” Alzò le dita ad ogni nome
“…poi tua madre e tua sorella” Si rivolse infine a Trunks.
“Ma
io non ho sorelle” Scosse il capo.
“La
morettina non è forse tua sorella?”
“Mmm…no,
è Mai, vive da noi”
“E’
la sua fidanzata, una volta gli ha anche tenuto la mano” S’intromise Goten con
la sua ingenuità.
“Non
è la mia fidanzata” Arrossì e diede un sonoro ceffone sulla testa del moro.
“Ahia,
mi hai fatto male, Trunks”. Goten si tenne la testa e cercò di non piangere,
anche se delle goccioline salate si erano appena formate ai lati dei suoi occhi
neri.
“La
volete smettere?” Bardack li aveva preso per la testae sbattute insieme come fossero due noci di
cocco e il rumore che rilasciarono fu molto simile.
Dovettero
trattenersi per non frignare.
“Hai
la testa dura, Goten!”
“Anche
la tua non scherza”
Entrambi
i bambini si massaggiarono la fronte visibilmente rossa e gonfia.
Poi
una voce fece rizzare le orecchie al saiyan, qualcuno stava chiedendo aiuto, e
sembrava provenisse dalla cella, dov’erano rilegate le tre donne.
“E’
mamma!” Aveva urlato Goten, pronto a oltrepassare Bardack per lanciarsi verso
quella voce disperata.
Di
tutta risposta si beccò un pugno dritto in faccia.
“Ma
che problema hai?” Chiese Trunks soccorrendo l’amico.
“State
qui, e non muovetevi, altrimenti…”
“Oppure
cosa? Ringrazia chi ti ha creato che mio padre non è qui! Altrimenti ci
penserebbe lui a tutti voi.” Il lilla digrignò i denti, e di tutta risposta,
Bardack, gli rise in faccia.
“E’
quello che vogliamo…che il nostro amato principino ritorni a casa!” La porta
metallica ed invalicabile si chiuse e accanto ad essa comparve sul display la
luce rossa.
*
“Fateci
uscire da qui!!!” Stava urlando Chichi in preda ad una crisi isterica.
Bulma
e Videl dovettero coprirsi le orecchie per evitare che non le perforasse i
timpani con quella voce da oca starnazzante.
Chichi
si dimenava e batteva forte i pugni contro la porta, non si sarebbe arresa finchè
qualcuno non fosse arrivato a dare spiegazioni.
“E’
tutto inutile” Biascicò Videl non muovendosi dal suo angolo visibilmente
preoccupata per sua figlia.
Non
sapeva dov’era e dove l’avevano portata, l’ultima volta l’aveva vista in mano,
trattenuta come fosse una bambola di pezza, da quello con i capelli lunghi.
“Non
ti preoccupare, Pan è una bambina forte!” Bulma le mise una mano sulla spalla.
Videl
annuì, ma non per questo era meno turbata.
“Ehiiiii!!!
Mi sentite!!!!???” La mora non si arrese e continuò ad urlare.
Qualcuno
doveva dare delle spiegazioni, soprattutto su dove fossero i suoi figli e sua
nipote.
“Sei
sicura di aver visto il padre di Goku?” Chiese Bulma cercando di calmarla e
fare luce su quell’assurda situazione.
“Era
lui” Aveva risposto in tono pacato e con le lacrime che le scendevano dagli
occhi rigandole il volto pallido e provato.
Bulma
stava per dirle qualcosa, ma un conato di vomito le uscì dalla bocca, si era
voltata appena in tempo per rimettere un po’ di bile.
Era
dal giorno prima che non metteva qualcosa nello stomaco.
“Stai
bene?” Le aveva chiesto Videl.
“E’
solo fame e stanchezza” Rispose in modo naturale pulendosi la bocca con un
fazzoletto trovato nella tasca dei pantaloni.
Fece
un respiro profondo perché la nausea stava ancora avendo la meglio su di lei.
Questo
bastò.
Chiuse
gli occhi e appoggio la schiena alla parete metallica fredda, inspirando ed
espirando ad intervalli regolari.
“Siediti,
Bulma” Chichi l’aiutò quando si accorse che le forze le stavano venendo meno e
che sarebbe stramazzata al suolo svenuta, da un momento all’altro “…ma tu
scotti!” Aveva constatato tastandole la testa, notando le sue guance rosse e la
fronte che iniziava a stillare di sudore.
Videl
non perse tempo e bussò insistentemente alla porta.
Porca
miseria, quella era una navicella, possibile che nessuno si degnasse di andare
a vedere cosa stava succedendo o si degnasse di dare una spiegazione.
Cazzo!
Ne avevano il diritto.
Sua
figlia e suo marito non sapeva dove fossero.
Goten,
Trunks e Mai: idem.
Chi
erano quelli? Che cosa volevano da loro?
Tutto
ciò che sapeva era che volevano Goku e Vegeta, ma perché?
“Aiutateci
per l’amor del cielo! Una donna sta male!!!!” Le mani le dolevano, erano
arrossate e l’insistente picchiettare sul metallo le stava provocando ferite,
dapprima superficiali, poi il dolore iniziò a propagarsi per il polso fino a
raggiungere la spalla.
Senza
contare il seno gonfio e duro.
Aveva
bisogno di allattare la sua piccola Pan prima di provocarsi una mastite.
L’ultimo
pugno lo assestò alla corazza.
Videl
aprì gli occhi quando si accorse di aver colpito qualcosa di più morbido
rispetto al metallo.
“Dov’è
mia figlia, grandissimo figlio di pu….”
“Oh,
oh, oh! Calma! Che linguaggio sconcio! Ma me lo sarei aspettato da una
puttanella e schiava come te!” Bardack si era palesato davanti alle tre donne.
“A-acqua!
Acqua” Balbettò Bulma, e con le ultime forze rimaste indicò la borraccia che
teneva appesa alla cintura.
“Per
favore, ha bisogno di cure. Credo abbia la febbre!” Chichi implorò quell’uomo
che assomigliava così tanto a suo marito, di portarla da un medico.
Si
avvicinò con fare incessante e mise la turchina sulla spalla come fosse un
sacco di patate.
“La
farò visitare!”
“Grazie!
Biascicarono entrambe le donne.
“Non
ringraziatemi. La faccio curare per immolarla poi davanti al principe Vegeta,
non ha senso che perda la vita ora!”
“Dov’è
mia figlia?” Chiese Videl con gli occhi lucidi.
“La
mocciosa?” Inarcò un sopracciglio “…è nella nursery per essere testata. Se supera
il test con buoni risultati non verrà gettata nello spazio.”
“Ho
bisogno di nutrirla!”
Bardack
la guardò torva e lo sguardo poi sulla maglietta alla’altezza del seno.
Aveva
la maglietta bagnata e il latte ormai colato le delineava le sue forme tonde.
“Ci
penseranno i nostri macchinari.” Rispose spicciolo prima di rinchiuderle ancora
una volta dentro quella gabbia di metallo.
*
Quando
il dottor Brief se ne era uscito con la storia della navicella a disposizione,
i presenti urlarono di gioia e non esitarono un solo secondo a dirgli di
prepararla, che sarebbero partiti immediatamente.
L’avrebbe
governata Crilin, l’unico con un po’ di esperienza sul campo anche se l’ultima
volta che aveva pilotato una navicella spaziale era durante il viaggio su
Namecc, quando Bulma era intenta a riposare.
Ma
il padre della turchina lo aveva rassicurato dicendo che sarebbero rimasti in
contatto, e che lui avrebbe seguito il tragitto della navicella grazie alla sua
apparecchiatura super tecnologica e di ultima generazione.
Sarebbe
riuscito a sistemare e a correggere eventuali errori di sistema, se ce ne
sarebbe stata la necessità.
Erano
tutti pronti e con le valigie cariche di roba.
Non
sapevano quanto sarebbero stati via o che tempo facesse, quindi era meglio
premunirsi di vari abbigliamento.
Majin
Bu sarebbe rimasto a vegliare sulla Terra.
La
piccola Marron, era stata affidata alle cure di nonno Genio il quale si era
dimostrato saperci fare con i marmocchi, e poi Crilin affiderebbe la sua via in
mano a quella del maestro.
“Motore.
Accensione” Il piccoletto aveva pigiato i pulsante rosso e preso in mano il
timone.
Tutti
allacciarono le cinture di sicurezza.
Il
dito si mosse velocemente sulla tastiera impostando la rotta, gli bastò
digitare PIANETA VEGETA-SEJ, che le coordinate comparvero in automatico sullo
schermo verde.
I
motori si avviarono facendo traballare il veicolo e i presenti.
Il
dottor Brief, controllava che tutto fosse in regola dal suo laboratorio.
Impianto
elettrico: ok.
Una spunta.
Motori: ok. Una spunta.
Audio: ok. Una spunta.
Impianto
idraulico.
Stava per mettere una spunta, quando si accorse che i tubi per lo scarico
dell’acqua non erano stati collegati.
Un
po’ imbarazzato, parlò ai membri dell’equipaggio, dicendo che non sarebbero
partiti nell’immediato.
**ggiarono
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buon sabato a tutti fan di Dragon Ball.
Grazie infinite
per essere arrivati fino a qui. Mi spiace che la storia stia andando a rilento
e di non riuscire ad aggiornare come per l’altra storia due volte a settimana,
però le giornate si stanno allungando e quindi cerco di passare più tempo fuori
casa con il nano XD.
Passando al
capitolo, spero vi sia piaciuto. Che dite, riuscirà il quartetto a partire per
sostenere i nostri amici?Purtroppo nel prossimo non verrà svelato, ma faremo un
piccolo salto temporale all’indietro per scoprire il segreto che si nasconde
dietro le famose gemme rosa, e non a caso il prossimo capitolo sarà proprio: Gemme rosa.
Ringrazio
chi mi sostiene apertamente, ma anche chi preferisce starsene in silenzio.
Solo
una luce appesa su una roccia sporgente illuminava l’abitacolo e anche
malamente, visto che quegli alieni inconsapevolmente proiettavano la loro ombra
sulla nuda roccia.
Un
picchiettio dopo l’altro.
Una
goccia di sudore dopo l’altra.
Una
difficoltà dopo l’altra, visto che la durezza di quella pietra non era uguale
in ogni parte.
I
piccoli abitanti del pianeta Zuul riuscirono ad estrarre quelle gemme così
importanti per quella popolazione barbara.
I
saiyan erano approdati qualche settimana fa, e rivendicarono il dominio su quel
pianeta, facendo prigionieri e uccidendo brutalmente chi osava ribellarsi e chi
non voleva lavorare per loro, tra questi anche il capo del villaggio.
Non
fecero distinzione tra uomini, vecchi, bambini o donne.
I
zuliani più arrendevoli, si inchinarono al Re e al suo volere.
“Cosa
comanda, padrone?” Era il vice del capo del villaggio, un tipo piuttosto basso,
dalle sembianze animalesche.
“Le
gemme rosa” Tuonò “…tutte quelle che riuscite ad estrarre, o meglio, tutte
quelle che ci sono su questo pianeta.” Quel tono, non ammetteva repliche.
“Ma,
signore” Osò dire invece.
“Questi
sono gli ordini del Re, feccia!” S’intromise Nappa calciando l’alieno,
facendolo volare lontano.
“Nonno!”
Un bambino si avvicinò per soccorrerlo.
“Sto
bene” Biascicò alzandosi, cercando di mascherare il dolore alla schiena come
meglio poteva.
Nappa
si era avvicinato a loro mostrando i denti “Questo è niente! Obbedite e non vi
sarà fatto alcun male”.
L’anziano,
annuì con il capo.
Si
sarebbe arreso per il bene del suo popolo, al momento, non poteva fare altro.
*
Quella
radura rocciosa e dalla terra rossa, era disseminata di navicelle spaziali
anche di grandi dimensioni per permettere di trasportare grandi quantitativi di
quel tesoro così bramato dal popolo saiyan.
Di
vitale importanza per loro.
Una
lunga fila di carretti neri, alcuni logori e con qualche accenno di ruggine,
erano stati accuratamente messi in fila su dei binari e attaccati tra loro, in
modo che il loro trasporto risultasse meno pesante e più veloce.
Quegli
alieni non possedevano una forza tale da spingere i carrelli pieni e pulsanti
di rosa, già facevano fatica se erano vuoti.
Erano
piccoli e rachitici, e quella particolarità, era nascosta da una veste pesante
marrone con il cappuccio, la pelle era rugosa e violacea e sugli occhi tenevano
degli enormi occhiali neri, che li proteggeva dalle tempeste di sabbia, molto
frequenti in quel periodo.
Gli
occhi erano piccolissimi, al pari delle talpe giganti che popolava quel pianeta
e che venivano usati per il trasporto delle persone.
Sellati
e caricati di cibo e acqua, avrebbero condotto quel popolo ovunque comandavano.
Erano
solite a nascondersi nel sottosuolo per sfuggire alle eruzioni vulcaniche e ad
altri fenomeni atmosferici che caratterizzavano quel pianeta.
Una
di queste, era la tempesta acida, e dall’aria che si iniziava ad respirare,
sembrava che ne stesse arrivando una.
I
saiyan e gli zuliani, avevano poco tempo a loro disposizione.
Forse
un paio di giorni al massimo.
Un
zuliano alzò il volto al cielo quando iniziò a fiutare il cambiamento di clima.
Era
ovvio che il tempo stesse cambiando, il cielo si era fatto di un giallo ocra,
l’aria più rarefatta e tra meno di quarantotto ore sarebbe divenuta
irrespirabile a causa degli acidi che componevano le nuvole.
Il
vento che si era appena alzato, stava velocizzando il processo.
“Tra
un po’ dovremo smettere e metterci tutti in salvo!” Aveva esordito lo zuliano
incontro al saiyan che lo stava braccando e tenendo d’occhio.
Attendeva
il suo turno per entrare nella miniera e procedere con l’estrazione delle gemme
che si trovavano sempre più in profondità e per permettere l’accesso più
rapido, erano stati scavati nel terreno dei pozzi con macchinari
all’avanguardia portati dai saiyan. “…anche voi dovreste lasciare il pianeta,
prima che la tempesta acida danneggi irreparabilmente i motori delle
navicelle.”
“Che
cos’è questa storia della tempesta acida?” Chiese riluttante, come se
quell’abitane si stesse burlando di lui.
“Con
il solstizio d’inverno, le due lune entrano nella stessa orbita, e il miscuglio
di polveri causato dal loro passaggio cadono nell’atmosfera, provocando una
vento forte che corrode tutto ciò che incontra. Meglio non trovarsi nel suo
cammino. Provoca una morte lenta e dolorosa. Gli organi interni li senti
bruciare e preghi gli dei che tutto finisca presto”.
Il
saiyan inarcò un sopracciglio, non credeva ad una sola parola di quel
piccoletto.
Gli
diede una pacca sulla schiena intimandolo di andare avanti, era arrivato il suo
turno per entrare nella caverna e di lavorare, picconare, finchè le mani non abrebbero
iniziato a dolere e a sanguinare.
*
Re
Vegeta si stava godendo un calice di vino nella plancia della sua navicella,
quando uno scienziato dalla testa allungata bianca, che ricordava molto una
trasformazione di Freezer, entrò dopo essersi fatto annunciare da una guardia.
In
mano teneva delle carte arrotolate.
Non
era molto alto e se il camice bianco che indossava non gli fosse stato cucito
su misura, sicuramente sarebbe inciampato perché troppo lungo.
“Mio
signore” Biascicò. Quell’uomo riusciva a mettergli timore solo con il suo
sguardo truce.
“Che
cosa c’è?” Sorseggiò il vino tenendone un po’ in bocca per gustarselo meglio.
Lo
scienziato arrivò al tavolo vuoto posto al centro della stanza e vi srotolò la
prima carta blu, con annotato dei dati in bianco.
Premette
un pulsante sul suo computer posto sul polso, e proiettò i dati in un ologramma
che si aprì un po’ più in alto.
Rappresentava
il profilo di un guerriero saiyan e dei numeri scritti nella sua lingua.
“I
dati definitivi dell’esperimento, signore.”
Re
Vegeta osservava tutto in attesa di capirci di più.
Nelle
sue competenze c’erano mappe stellari, coordinate, popoli alieni, ma non
scienza, o peggio ancora qualcosa legato alla genetica.
“Dammi
buone notizie”. Si limitò a dire, a lui interessavano solo quello, il resto per
lui sarebbero state solo inutili chiacchiere.
“E’
solo in via sperimentale, ma i soggetti testati hanno risposto bene. Siamo
riusciti ad allungare i tempi da una settimana a dieci giorni con una gemma”.
“Perfetto.”
Sul volto del sovrano si era materializzato un ghigno soddisfatto e anche
sollevato.
“Ma…”
Fece poi smontando il suo entusiasmo, sapeva che quell’avverbio nascondeva
qualcosa di preoccupante. “…i soggetti studiati manifestano scatti d’ira e
irascibilità, finché questi non li portano alla morte, causando aneurismi.
Questo però nei soggetti puri.”
Lo
scienziato spense quella proiezione per passare ad un altro foglio.
Re
Vegeta osservava ed ascoltava il tutto, con estrema attenzione, anche perché ne
andava della sua incolumità.
Lui
era stato sottoposto al trattamento settimanale, che consisteva in un infusione
di cellule staminali potenziate con gemma rosa.
Il
tutto poi completato da un ciclo di un paio d’ore nella vasca di rianimazione.
Il
metodo più sicuro ed efficace al momento.
Ma
si doveva trovare presto una soluzione più duratura, in quanto di gemme rosa,
presto o tardi, non se ne sarebbero più potute estrarre o peggio ancora
avrebbero sfruttato talmente tanto quel pianeta, che il sottosuolo ci avrebbe
impiegato secoli per formarne altre.
E
i saiyan da curare, erano troppi.
“Si
ricorda che ci ha mandato un campione di alcuni terrestri?”
Il
monarca annuì a quella domanda.
“I
nostri laboratori hanno impiantato delle cellule terrestri nei soggetti puri,
creando degli ibridi, metà saiyan e metà terrestri per l’appunto, e i risultati
sono sorprendenti. E’ stato appurato che questi soggetti, non manifestano
nessuno dei sintomi precedenti. E contemporaneamente possono fargli sprigionare
una potenza tale come se fossero super saiyan.”
Re
Vegeta spalancò gli occhi, non credeva alle sue orecchie.
Sarebbe
diventato il leggendario super saiyan senza seguire un allenamento speciale, ma
con solo una iniezione?
No…ci
doveva essere per forza un cavillo, non poteva essere così facile.
Lo
scienziato prese un altro grafico e continuò con quanto scoperto.
“…i
geni terrestri sono perfetti per l’ultimo test che abbiamo eseguito. Sono stati
impiantati in alcuni soggetti, filamenti di DNA e RNA.”
“Su,
va avanti” Battè i pugni così forte sul tavolo da far interrompere il
collegamento, facendo sobbalzare il povero malcapitato, che nervosamente
raccolse tutti gli incartamenti caduti.
“I
soggetti che abbiamo chiamato ibridi”
Continuò sistemandosi gli occhiali sul lungo naso incurvato “…non hanno bisogno
dell’infusione settimanale delle cellule staminali, però potrebbero rigettare
il DNA, se il soggetto a cui lo si preleva, non è abbastanza forte.”
Re
Vegeta si portò le mani dietro la schiena ed iniziò ad avanzare fino al monitor
di comando, dove venivano evidenziate le condizioni meteorologiche.
Una
strana chiazza gialla che roteava come fosse un uragano, stava prendendo sempre
più forza dalla parte opposta dove si trovava la miniera utilizzata per
l’estrazione delle gemme.
Quel
zuliano non aveva mentito, mancava poco tempo.
E
anche i saiyan non ne avevano molto.
“Mio
figlio si trova sulla Terra giusto?” Appoggiò i palmi delle mani sulla
tastiera.
“Si,
sire. Gli ultimi dati evidenziano che si trova lì, e c’è anche Kakaroth.”
“Dobbiamo
andare sulla Terra a prenderli. Convincerli ad allearsi con noi e selezionare i
terrestri che potrebbero tenerci in vita.”
“Funzionerà?
Voglio dire, voci di corridoio dicono che abbiano messo su famiglia e che siano
diventati più…docili, maestà! Questo potrebbe essere un problema.”
“Li
convinceremo!” Spiegò dandogli sempre le spalle e continuando ad osservare i
carrelli pieni di gemme rosa che risalivano dall’oscurità della miniera.
“E
come intende fare?”
“Li
colpiremo dritti al cuore.” Prese il pugnale che teneva nascosto sotto il
mantello e lo piantò sul tavolo con un movimento secco e deciso.
Sogghignò.
E
la sua risata sadica echeggiò per tutti i corridoi della navicella.
“Ma
prima…” Continuò attirando l’attenzione dello scienziato “…ci sottoporremo
anche noi all’esperimento, non possiamo andare sulla Terra e farci trovare
impreparati”.
*
Pianeta
Vegeta-Sej, oggi.
*
Erano
atterrati da qualche minuto sul loro pianeta natale ripristinato, grazie alla
perseveranza di Sayla e soprattutto alle sfere del drago di Neo-Namecc.
Re
Vegeta, fu il primo a scendere seguito dall’immancabile consigliera, che lo
aveva avvisato che il terzo carico di gemme era in arrivo.
“Cosa
ne facciamo dei prigionieri?” Domandò il capitano Bardack.
“Le
schiave nelle celle sotterranee. I ragazzi tutti e quattro nel bunker, più
tardi testeremo la loro forza con i saibaim.”
“La
piccola?”
“Nella
nursery, più tardi le assegneremo un pianeta da conquistare. Il computer non ha
ancora terminato di scansionarla.” Fece una breve pausa “…tutto chiaro?”
Bardack
annuì, ed assieme a Nappa e Radish, andarono a prendere i prigionieri.
*******
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciaooo! E buon sabato a tutti! Eccoci arrivati all’aggiornamento
settimanale, spero abbiate gradito la spiegazione e che iniziate a capire un po’
di più sulla situazione e del perché hanno portato sul pianeta Vegeta-Sej le
famiglie dei saiyan e anche di come abbiano fatto a sopraffare Trunks, Goten e
Gohan.
Come sempre vi
ringrazio per essere arrivati fino a qui, sapete che il mio ‘grazie’ va a tutti
indipendentemente che lasciate o no un commento, ma se vorreste farlo, sappiate
che ne sarei ancora più felice!!
Vi lascio come
sempre, con il titolo del prossimo capitolo: Dentro l’arena.
Sayla
entrò in infermeria dopo che le pesanti porte scorrevoli bianche si erano
aperte.
Era
stata incaricata dal re stesso di sincerarsi delle sue condizioni di salute,
dopo che era stato informato dal capitano Bardack, che la moglie terrestre di
Vegeta si era sentita male.
Aveva
la febbre alta quando era stata visitata dal medico di bordo.
Un
alieno dall’età indefinita, con una folta barba bianca e il muso di un
pterodattilo verde spento, solcato da molte rughe stava controllando battito e
pressione.
Tutto
nella norma.
Toccava
la donna con quelle le mani che ai suoi occhi sembravano zampe di uccello
artigliate, fredde e apatiche, ma nonostante ciò, il suo tocco era fermo e
delicato.
Doveva
avere le allucinazioni, si era detta.
I
suoi occhi si chiudevano involontariamente, la sua mente chiedeva riposo dopo
tutto quello stress accumulato, ma lei voleva tenerli aperti per vedere cosa
stava succedendo attorno a lei.
Era
incuriosita dai macchinari all’avanguardia di quello che doveva essere un
ambulatorio medico, e lo aveva capito dall’odore di alcool e medicinali.
Il
dottore le mise una maschera d’ossigeno sul viso per aiutarla a respirare,
l’ossimetria stava scendendo sempre di più, come il suo corpo che chiedeva solo
un sonno rinvigorente.
Dai
risultati dei primi esami del sangue, era emerso la mancanza di alcune vitamine
e di acqua.
Pensò
che quella donna doveva essere assetata e affamata.
“Una
flebo di fluidi in vena” Aveva ordinato all’infermiera che lo assisteva.
Bulma
faticava a tenere gli occhi aperti, sfinita, si lasciò andare ad un lungo sonno
profondo.
*
“Come
sta?” Aveva chiesto la vecchia sibilla rivolgendosi all’infermiera che annotava
una serie di valori sulla cartella clinica.
Aspettò
che il medico finisse la visita e lasciasse posto alla sua assistente, non
sarebbe stato saggio disturbarlo.
“E’
stabile!” Disse senza togliere lo sguardo dal monitor “Ha avuto un calo di
zuccheri. Succede, se si sta a digiuno!”
Sayla
pensò ci fosse dell’altro, assottigliò gli occhi e la guardò dalla testa ai
piedi, cercando un segno.
Tenne
però per se quelle conclusioni.
“Appena
si riprenderà, chiamate la guardia che la rinchiuda nella sua cella insieme
alle altre schiave terrestri”.
“Come
ordinate” Le fece un inchino e continuò a scrivere.
“Prendete
anche un campione di sangue, sai, per la ricerca.”
“Già
fatto, e già mandato in laboratorio” Disse saccente, cercando di sforzarsi a
sorridere, non le servivano altri capi là dentro, aveva già il suo bel da fare
con il dottore e con turni massacranti.
Purtroppo
erano a corto di personale, visto che Re Vegeta era una persona abbastanza
esigente e se qualcuno gli andava a riferire qualcosa che a lui non piaceva li
eliminava senza pietà.
Quell’infermiera
pensò che le era andata bene fino a quel momento.
Proveniva
da un pianeta lontano, impossibile da pronunciare nella nostra lingua, la pelle
era verde smeraldo, occhi neri, grandi e dalla forma allungata: indossava un
vestitino bianco attillato, che le arrivava un po’ sopra le ginocchia, in
testa, un copricapo bianco con incisa una croce rossa, che le lasciava scoperte
le lunghe antenne.
Da
quando stavano sperimentando quella nuova cura, non aveva un momento libero.
Sayla
uscì da quella stanza e sospirò sollevata.
Quel
bambino che stava aspettando la terrestre sarebbe potuto diventare un ulteriore
esperimento, oppure un corpo da immolare per il bene della razza saiyan.
*
“I
prigionieri sono stati tutti sedati e portati nelle loro celle, abbiamo
liberato il gas”.
“Perfetto,
capitano Bardack. I tre mocciosi portateli all’arena, ho voglia di un
combattimento come ai vecchi tempi”.
“Faccio
preparare i Saibaim?” Chiese.
“Si,
mi sa che ce ne serviranno parecchi. Non dimentichiamo che in uno di quelli
scorre il mio sangue”. Nel volto del monarca si dipinse uno dei suoi soliti
sorrisi di soddisfazione.
“Certo,
sire” Bardack si congedò e pensò che nonostante tutto, sarebbe stata una
soddisfazione vedere i Saibaim trucidati senza pietà da quei tre bambini.
Per
Gohan, c’era altro in programma.
I
Saibaim erano riservati all’allenamento dei mocciosi.
*
La
notizia dell’apertura dell’Arena dei combattimenti, era passata di saiyan in
saiyan molto velocemente e i più curiosi, volevano assistere.
Si
vociferava che il figlio del principe Vegeta e il nipote più piccolo di
Bardack, avrebbero affrontato i temibili Saibaim.
In
più, c’era anche una femmina terrestre che avrebbe partecipato al
combattimento, ma nessuno conosceva la sua vera forza.
Alcuni
spettegolavano sul fatto, che la mocciosa non se la sarebbe cavata, e quindi
avrebbero assistito ad un uccisione in piena regola.
Poco
importava, i saiyan sapevano che sopravvive solo il più forte.
Molti
di loro non possedevano una potenza tale da sovrastare quegli esseri, i
guerrieri che ci riuscivano, si contavano sulle dita di una mano.
Gli
spettatori arrivarono come una sciame di mosche accalcandosi alle varie
entrare, in attesa del loro turno.
Uno
alla volta, presero posto tra gli spalti, solo a quelli di alto rango era
permesso stare nel punto più alto, da cui si poteva godere di un ottima
visuale.
Gli
scalini erano in pietra, non proprio comodi.
Solo
sulla tribuna regale erano stati posati dei cuscini rossi morbidi e
confortevoli.
Il
ring era un enorme cerchio di sabbia bianca e con varie entrate.
Non
era coperto, e il sole picchiava alto nel cielo, ma nessuno dei saiyan presenti
aveva pensato di coprire i propri occhi con cappelli o occhiali da sole, erano
abituati alle temperature più impensabili, calde o fredde che esse siano.
Quando
tutti furono accomodati, il Re entrò con al seguito la vecchia sibilla, e il
Capitano Bardack.
Nappa
e Radish avevano il compito di aprire le gabbie e far entrare gli sfidanti,
quando il re avrebbe dato il suo consenso con un cenno del capo.
*
Il
corridoio di pietra trasudava odore di chiuso e di umidità.
Ai
lati non c’erano porte, ma ogni cinque o sei metri si potevano incontrare dei
cancelli neri che chiudevano delle celle cieche, nessuna brandina per riposare
al suo interno.
Trunks
e Goten buttavano un occhio in ogni cella per vedere se riuscivano a scovare i
propri cari.
Da
quando erano atterrati, o meglio, da quando erano stati prelevati dal loro
pianeta d’origine non avevano ancora visto nessuno, dovevano solo fidarsi di
Nappa e Radish che li aveva informati che tutti stavano bene e non era stato
torto loro un capello.
Ma
potevano fidarsi di quei due?
Sopra
ogni cella era inciso quello che sembrava un numero, e ai lati una piccola
torcia infuocata, unico punto luce di quel corridoio buio tranne per un
bagliore proveniente da quello che doveva essere la fine.
Ne
a Trunks e ne a Goten erano stati dati degli abiti consoni, indossavano ancora
il loro amato pigiama, e per fortuna che entrambi avevano il loro preferito.
Goten
pestò una pozzanghera con il piede nudo.
“Che
schifo!” Esclamò riluttante scuotendo l’arto cercando di pulirsi come meglio
poteva.
Trunks
rise “Per me qualcuno ci avrà pisciato là dentro.” Non ricordava di aver visto
toilette in quel luogo, e nella sua cella, il water, era composto da un buco
sul pavimento.
Goten
imitò un conato di vomito.
“Tu
hai capito dove andiamo?” Chiese un confuso Goten al suo amico in catene.
“Non
ne sono sicuro, ho sentito che parlavano di un’arena e di Saibaim. Tu sai cosa
sono?”
Goten
volse lo sguardo in alto mentre camminava scortato dai due energumeni “Una
volta Gohan mi ha detto che li ha affrontati”.
“Davvero?”
Il lilla inarcò un sopracciglio “E com’era andata?”
“Ha
detto che erano forti, ma è stato molto tempo fa.”
“Ho
paura per Mai.” Sospirò.
Anche
la bambina li avrebbe dovuti affrontare, sarebbe stato divertente misurare la
sua forza nonostante lei continuasse a dirgli che era una semplice terrestre,
non incline al combattimento corpo a corpo, ma con le armi era tutta un’altra
storia.
Ma
nonostante ciò, Re Vegeta fu irremovibile, anche lei li avrebbe dovuti affrontare
e sconfiggerli.
I
due bambini furono acclamati come fossero degli dei appena varcarono la soglia.
La
folla era in delirio, e quelle urla, si potevano udire a kilometri di distanza.
Il
palazzo reale, e la città, erano deserti.
I
due energumeni, piantarono sul terreno un esercito di Saibaim, Trunks ne contò
trenta.
“Io
quelli a destra e tu quelli a sinistra” Trunks e Goten si misero fianco a
fianco, avrebbero affrontato quella battaglia insieme e…in pigiama.
Crebbero
davanti a loro e senza dargli il tempo di accumulare l’energia necessaria per
affrontarli, si scagliarono contro di loro come un piccolo sciame d’api, pronti
a colpirli con il loro pungiglione.
I
due bambini, però, non ci misero molto a trucidarli con la sola forza dell’aura
e senza toccarli.
Re
Vegeta abbozzò un sorrisetto.
“Buuuu!!!
Avevate detto che ci saremo divertiti” Urlò un saiyan insoddisfatto.
“Ci
avete mentito”
“Siiii”
Urlarono tutti in coro.
Il
sovrano si alzò in piedi ed urlò che lo spettacolo promesso ci sarebbe stato a
breve.
*
All’arena
tutti erano in fermento per il combattimento di quella bambina contro un
esercito di Saibaim.
Un
paio saiyan, avevano appena piantato i semi nel terreno aspettando qualche
secondo che crescessero.
A
Mai era stata data una divisa tipica dei guerrieri di quel pianeta, che
l’avvolgeva come una seconda pelle, rimpiangeva i suoi abiti militari, perché
le sembrava di essere nuda con quei vestiti, e in più, le era stata tolta la
sua arma, vedeva la sua fine molto vicina.
Non
aveva i mezzi per combattere quelle cose che piano piano crescevano davanti i
suoi occhi.
Non
che non fosse coraggiosa, anzi.
Questa
volta non avrebbe avuto scampo contro nemici di quel calibro.
Ma
nonostante questo, quella che agli occhi di tutta quella tribù sembrava essere
solo una bimba, non si perse d’animo e cercò di sopravvivere il più a lungo le
fosse possibile, scappando e saltandoli, appena si avvicinarono, aspettando che
la divina provvidenza le mancasse un segno.
E
così fu.
Stava
per essere sopraffatta da uno di quegli esseri piccoli e verdi, si era
accucciata e rannicchiata su se stessa, sperando fosse indolore e che quel
supplizio finisse subito.
Un’esplosione.
Poi
un’altra, e un’altra ancora.
Aprì
un occhio per vedere meglio, e quello che scorse, fu la testa mozzata di uno di
loro davanti a lei.
Mai
balzò all’indietro inorridita.
“Stai bene?” Le aveva chiesto una figura
nera nascosta apparentemente dal sole dietro di lui.
“Sono morta?” Ancora non riusciva a
mettere bene a fuoco quel profilo misterioso, anche se quel timbro di voce
l’avrebbe riconosciuto tra mille, ma non poteva trattarsi di lui.
“No, su alzati” Le aveva ordinato, e lei
obbedì quasi sollevata.
Se sarebbe bastata essere salvata anche
da Trunks, ma avere Vegeta lì, era una garanzia ancora più grande.
“Grazie per avermi salvata.”
Vegeta non rispose, ma le fece un cenno
con la testa, troppo preso ad osservare i presenti, e in particolare una
postazione aveva attirato la sua attenzione.
Un baldacchino posto al centro, coperto
da una tenda rossa di velluto.
Al centro, che si godeva lo spettacolo:
suo padre, e ad accanto la serpe di Sayla.
“La festa è finita, padre!”.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti e buona domenica!
Scusate se aggiorno
di domenica, ma ieri è stata una giornata intensa e non avevo avuto il tempo di
revisionare il capitolo.
Finalmente Goku
eVegeta sono arrivati su Vegeta-Sej, da
adesso in poi comincerà la storia, i primi capitoli erano stati introduttivi e
servivano per spiegare un po’ il tutto.
Ringrazio come
sempre chi continua a seguire e commentare, ma anche chi preferisce rimanere in
silenzio aggiungendo il racconto tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Vegeta
arrivò come un fulmine a ciel sereno a salvare la vita di Mai, che sicuramente
sarebbe stata la prima vittima di quella situazione surreale.
La
bimba non lo ringraziò, sapeva che sarebbe stata una parola sprecata, ma si
limitò ad abbozzare un sorriso che venne ricambiato con un cenno del capo.
“Si
può sapere che cosa ti è preso?” Grugnì contro suo padre dopo aver abbattuto un
Saibaim che si era finto morto e lo voleva assalire alle spalle.
“Tu
dovresti prostrarti davanti a tuo padre” Sayla si era alzata ed aveva preso la
parola per conto del re.
“Ho
forse parlato con te?” Domandò infastidito “Cos’è? Mio padre ha perso la
lingua? Sempre se di mio padre si tratta!”
Re
Vegeta si alzò e con un balzo raggiunse il figlio ai piedi dell’arena lasciando
sul terreno sabbioso le sue orme ad ogni passo.
Gli
mise una mano sulla spalla.
“Non
qui, figlio mio!” Gli mormorò all’orecchio.
Vegeta
aveva capito che doveva seguirlo, spiccarono il volo in direzione del palazzo
reale e nonostante fossero passati diversi decenni da quando non metteva piede
a casa sua la strada non l’aveva di certo dimenticata, anche se ora tutto gli
sembrava più piccolo.
Passarono
per il piccolo terrazzino di marmo bianco, dove il re era solito tenere i suoi
comizi soprattutto dopo aver conquistato un pianeta, oppure quando doveva dire
qualcosa di importante al suo popolo.
Le
tende rosse pesanti volteggiarono al loro passaggio.
Prima
il Re, poi Vegeta con le braccia conserte.
“E’
come te lo ricordavi, figliolo?” Chiese mentre si dirigeva verso il trono sopra
i scalini.
Venne
accolto subito da una serva dalla nivea pelle, che indossava un abito lungo di
raso rosso senza spalline, i lunghi capelli neri erano stati raccolti in una
crocchia bassa, al collo e ai polsi, portava dei pesanti cerchi d’oro
massiccio, segno tangibile delle schiave del re.
Un
rossetto rosso fuoco lucidava le labbra carnose e i suoi occhi verdi vennero
messi in risalto da un velo di matita nera.
Portò
una bottiglia di rosso e due calici dorati.
Ne
porse subito uno pieno al re e poi uno a Vegeta.
“Sembra
tutto più piccolo” Rispose annusando quel liquido dall’odore fruttato, ma non
lo sorseggiò, al contrario del padre che ne aveva già trangugiato quasi mezzo
bicchiere.
“Solo
perché sei cresciuto dall’ultima volta che sei stato qui” Fece una breve pausa
rigirando più volte il vino nel calice “Quanto è passato?” Domandò curioso
stravaccandosi ancora di più sul trono.
“Che
importanza ha?”
“Più
di trent’anni” Intervenne la sibilla Sayla comparendo da dietro il monarca.
“Hai
messo su famiglia” Scandì bene quelle parole. “Sai anche che né la tua schiava
e ne tuo figlio potranno salire sul trono, noi saiyan non possiamo mischiarci
ad altre razze impure”.
“Tsk!
Forse non hai capito che non voglio rimanere qui, dimmi dove li hai portati e
togliamo il disturbo.” Gettò il calice addosso ad un muro pitturandolo di
rosso.
La
stessa schiava di prima di precipitò con uno straccio un mano a pulire come più
poteva.
Re
Vegeta si alzò ed iniziò a camminare su e giù con le braccia dietro la schiena.
“Mmm…non
posso farlo. Ora appartengono al popolo saiyan…” Si fermò e lo guardò negli
occhi “…al tuo popolo. Siediti qui, figlio mio” Gli indicò una poltrona di
velluto verde circondata d’oro, molto più piccola della sua.”
Il
principe dei saiyan inarcò un sopracciglio “No” Tuonò scuotendo il capo.
“Voglio
vedere mia moglie, mio figlio e Mai.”
“Mai…Mai…”
Si portò due dita sul mento.
“La
ragazzina”
“Ah
si! Quella che abbiamo portato qui credendo fosse tua figlia. Devo ammettere
che ci avevamo cascati come imbecilli. Quei capelli e occhi neri, quel
temperamento forte e deciso che caratterizza il nostro popolo, devo ammettere
che ci ha ingannati, ma ormai era tardi quando ce n’eravamo accorti.” Si
accomodò di nuovo pensando che quella conversazione sarebbe andata avanti
parecchio. “Mi sa che ora Bardack l’ha portata nei sotterranei, verrà istruita
dalle altre schiave per servirci e poi quando sarà abbastanza grande, la
useremo come merce di scambio”.
Vegeta
strinse i pugni così forti da lasciare sui palmi dei solchi, e se avesse
affondato di più le unghie nella carne si sarebbe ferito seriamente.
“Non
oserai.”
“Tuo
figlio è quello scherzo della natura dai capelli lilla giusto?”
Vegeta
digrignò i denti, come osava quell’incapace chiamare suo figlio scherzo della natura? Il nervoso gli
stava salendo fino alla testa, un’altra parola in più e gli avrebbe fatto
saltare le cervella, poco importava fosse suo padre, era vissuto fino ad ora
senza la sua presenza, riaverlo ora nella sua vita non avrebbe cambiato un fico
secco, anzi, sembrava diventare più un problema, un grosso problema che
ostacolava i suoi allenamenti.
“Probabilmente
lo invieremo su qualche pianeta, il popolo saiyan ha proprio bisogno di
guerrieri del suo calibro. Per quanto riguarda la tua puttana…”
“Ti
ammazzo se le avete osato torcerle un capello! E’ chiaro????” Vegeta accecato
dalla rabbia sprigionò una piccola parte del suo potere, e il pianeta
Vegeta-Sej tremò.
Le
colonne di marmo grigie dalle venature nere poste ai lati della navata, iniziarono
a sgretolarsi e se non si fosse fermato, probabilmente avrebbe distrutto il
palazzo rendendolo una trappola mortale per chi si trovasse ai piani bassi,
come schiavi e scienziati.
Perché
sapeva che bastava scendere la scalinata di pietra nascosta dall’imponente
dipinto dietro il trono del reper
arrivare ai laboratori di ultima generazione e alle celle.
“Sta
tranquillo, sta bene…credo” Lo disse con tutta la calma del mondo e per niente
impressionato da quella potenza appena sprigionata.
Sapeva
che la tenacia di suo figlio lo aveva portato negli anni a diventare più forte,
a dover superare sempre quello scalino per essere una spanna sopra gli altri,
del resto, era il principe dei saiyan e un giorno sarebbe stato lui a guidare
il suo popolo, anche se, al momento, non sembrava interessato a quell’offerta.
Che
la sua mente sia stata soggiogata?
Che
ne era stato di quel bambino che ricordava?
Quello
che aveva davanti, non sembrava esserne nemmeno l’ombra.
Era
più…docile, mansueto.
“Che
cosa significa…credo?”
Ecco
per l’appunto.
Si
preoccupava per una schiava, per una che gli riscaldava solo il letto e aveva
messo al mondo la sua prole.
“Durante
il viaggio ha accusato un malore, ora la stanno monitorando.”
“Dovresti
nutrirla, lo sai? I sacchi vuoti non stanno in piedi da soli!” S’intromise
Sayla, e a Vegeta le sue parole arrivarono alle orecchie come un sibilo di
serpente, rabbrividì.
Odiava
quegli esseri viscidi e striscianti, e la vecchia sibilla glielo ricordava, in
più era invecchiata, e sembrava che la sua pelle fosse diventata squamosa e che
da un momento all’altra l’avrebbe cominciata a perdere.
“Se
mia moglie mangia o no, non è affar mio, e nemmeno vostro.”
Re
Vegeta fece spallucce “Abbiamo pensato noi a prenderci cura della tua schiava,
se tu non sei in grado”.
Il
principe dei saiyan accecato dalla rabbia si scagliò contro suo padre
bloccandogli la gola con le mani e facendolo ribaltare all’indietro insieme al
trono.
“Brutto
bastardo! Voglio vedere mia moglie. Portami da lei!!!”.
Quella
conversazione però, fu interrotta da due guardie che erano appena entrate
sorreggendo il corpo di un loro compagno.
“Presto,
presto!” Biascicarono non curandosi della scena.
“Che
succede?” Domandò Vegeta perplesso.
*
Goku
era rimasto all’arena come ordinatogli da Vegeta, o meglio, da come aveva
intuito da suo sguardo che gli aveva lanciato prima di spiccare il volo.
Il
capitano Bardack, dopo che il re assieme al sangue del suo sangue aveva
lasciato quel luogo, si era precipitato all’interno dello stadio per recuperare
la bambina e condurla nei sotterranei dove sarebbe stata rinchiusa in una cella
con le altre schiave.
Forse
avrebbe incontrato Videl, Chichi e Bulma.
Aveva
appreso dai due amichetti che quei saiyan, non solo avevano portato via loro ma
anche Chichi, Videl e Gohan per un motivo ancora ignoto.
“Va
tutto bene, Mai?” Chi domandò Goku chinandosi per aiutarla ad alzarsi.
“S-si”
Balbettò ancora scossa scrollandosi di dosso la polvere che quel terreno le
aveva lasciato tra i vestiti e i capelli neri.
“Siete
arrivati giusto in tempo” Gli sorrise.
“Ehi!
Kakaroth!” Bardack attirò l’attenzione del figlio minore, che appena lo vide
inarcò un sopracciglio.
Quell’uomo
era identico a lui e sapeva persino il suo nome, si quello saiyan.
“Mi
conosci?” Chiese puntandosi un dito sul viso.
“Secondo
te non conosco mio figlio? Tsk! Sono passati anni da quando ti ho visto
l’ultima volta…in realtà si eri un poppante, ma questo non mi dà il diritto di
non riconoscerti.”
Goku
squadrò quell’uomo dalla testa ai piedi, si era identico a lui.
Stessi
capelli, stessa corporatura, quello che non era lo stesso, era il carattere.
“Dammi
la bambina e nessuno si farà del male.” Allungò la mano per prenderla mentre
cercava di nascondersi dietro il corpo del saiyan.
“No,
no per favore. Non voglio andare con lui”.
“Vieni
qui, pulce! Vuoi che il re ti ammazzi?” Bardack prese Mai per la corazza e la
tenne stretta perché non scappasse, o gli venisse strappata dalle mani.
“Lasciala
andare, non vedi che è solo una bambina?”
“Questa
bambina ci servirà!”
“Che
vuoi dire?”
“A
te non deve interessare”.
Nel
frattempo alcuni saiyan presenti nell’arena iniziarono a dirigersi verso le
uscite, altri invece, spiccarono il volo in direzione delle proprie case.
Presto
padre e figlio rimasero soli.
“Dove
avete portato la mia famiglia?” Goku indurì lo sguardo, ed assomigliò in modo
impressionante a suo padre.
“Stanno
bene, non preoccuparti. Si trovano nei sotterranei del castello, nelle prigioni
per essere più precisi.”
“Tu
li hai visti, Mai?” Chiese alla bambina.
“No.
Però ho incrociato Trunks e Goten, hanno combattuto prima di me”
Senza
Vegeta lì con lui, Goku poteva fare poco, anzi, non avrebbe dovuto fare niente
prima di consultarlo, non era sicuro che Bardack stesse dicendo la verità, per
quanto ne potesse sapere la sua famiglia si poteva benissimo trovare su di un
altro pianeta, e se avesse eliminato tutti i saiyan sarebbe stato difficile
trovarli.
Meglio
prendere tempo finchè il suo amico non sarebbe ritornato da palazzo.
“Dammi
un solo motivo per non farti fuori all’istante”.
Bardack
aprì le braccia tenendo sempre ben stretta Mai nella mano destra come fosse una
busta della spesa “Perché sono tuo padre, e tu non elimineresti mai un membro
della famiglia.”
Un
fruscio dietro di lui, lo avvertì di una presenza, avrebbe riconosciuta
quell’aura tra mille.
“Come
se non lo avessi già fatto” Poi si voltò verso quell’individuo “…dico bene?
Radish?”
“Ciao
fratellino, è un piacere rivederti.” Fece un inchino burlandosi di lui
“…tecnicamente era stato il muso verde a colpirmi mortalmente, e se non ricordo
male ci aveva uccisi tutti e due.” Si portò al fianco di suo padre, giusto per
fargli capire da che parte stava. “Ma sia chiaro! Nessun rancore, ok?” Alzò le
braccia in segno di resa “…ti avrei ucciso anch’io!”
Goku
si portò sulla difensiva, era pronto per combattere ancora contro suo fratello,
e questa volta ci sarebbe andato già subito giù pesante.
“Ragazzi!”
Disse mellifluo Bardack “…devo forse sculacciarvi? Su, fate pace. Non voglio
vedere i miei due figli litigare come bambini.” Guardò prima uno e poi l’altro.
Radish
incurvò un labbro ed incrociò le labbra in segno di offesa.
“Siamo
riusciti ad unire la famiglia. Ora combatteremo per Re Vegeta e il nostro
popolo.”
“Io
ho già una famiglia.” Goku cercò di non abbassare la guardia, sapeva quanto
subdoli i saiyan potevano essere.
I
suoi sensi erano sempre allertati e attenti. “E voglio che mi portiate subito
da loro”. Un ordine che non permetteva repliche.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buona domenica a tutti ed eccoci qui con il
consueto appuntamento domenicale.
Vegeta che parla
con suo padre e Goku che fa la stessa cosa con la differenza che arriva anche
Radish a dare man forte.
Sono decisi più
che mai a riprendere le loro famiglie e ad andarsene di lì, ci riusciranno? Per
scoprirlo vi basterà attendere la prossima settimana con il capitolo: Nuovi impieghi.
Baci, Erika
*
P.s. Se non lo
avete ancora fatto, vi segnalo che tempo fa avevo pubblicato una one shot dal
titolo “Un aiuto inaspettato”, una VegeBul, se avete
piacere passate a leggerla e a lasciarmi una vostra impressione visto che
saranno i protagonisti della prossima long nel medesimo periodo.
Bulma
aprì lentamente gli occhi e ci mise un po’ prima che la vista non fosse più
offuscata, complice anche la luce che filtrava dalla finestra posta in alto e
sbarrata da delle grate d’acciaio verniciate di bianco.
Gettò
uno sguardo fugace giusto per capire dove si trovasse esattamente, in qualche
piano interrato questo era chiaro vista l’altezza della finestra a livello
strada.
Sicuramente
non era sulla Terra, e quelle non erano le sue montagne.
Una
strana nuvola rosa incorniciava la cima di quella catena montuosa celandola al
mondo esterno.
Il
cielo era azzurro, ma di una tonalità che non aveva mai visto, quasi violacea,
il sole aveva lo stesso colore di quello terrestre.
Il
prato era quasi blu e le montagne di un magenta spento.
Scosse
la testa perché l’odore di alcol e medicinali che si stava facendo strada tra
le narici, le stava annebbiando la mente.
Provò
ad alzarsi.
Inutile
perché era praticamente legata al letto con delle cinghie di cuoio sia sui
polsi che sulle caviglie, era incatenata talmente stretta che questa le
impediva quasi la circolazione sanguigna.
“Ehi!
Ehi! C’è nessuno?” Chiamò a gran voce, aveva urgente bisogno di espletare un
bisogno fisiologico, e se non l’avesse fatto subito si sarebbe ritrovata con il
letto bagnato.
Sarebbe
stata una vergogna per una donna della sua età.
La
porta della sua stanza si aprì, c’era solo lei, il suo letto, la piccola
finestra, un comodino d’acciaio con sopra una lampada (spenta), un
apparecchiatura che monitorava i battiti del suo cuore e una flebo conficcata
in vena.
Entrò
quella che ai suoi occhi sembrò essere un’infermiera, ma poteva essere
benissimo anche un medico, una scienziata o qualsiasi altra cosa.
Alta,
molto alta, con la sua enorme testa ovale poteva toccare quasi il soffitto.
Enormi
occhi neri la scrutavano e continuavano ad annotare qualcosa sulla cartella
clinica.
Le
sue tre dita oblunghe e verde scuro continuavano a toccarla e tastarla lungo
tutto il corpo.
Indossava
un abitino bianco candido molto striminzito che le arrivava di almeno dieci
centimetri sopra le ginocchia, sulla testa un cappellino dello stesso colore da
cui spuntavano due antenne verdi corte.
“Lasciatemi
andare subito” Bulma continuava a dimenarsi rendendo difficile la raccolta di
informazioni da parte di quell’aliena.
“Calma,
calma…quanta fretta!” Intervenne Saiyla palesandosi dietro di lei melliflua.
L’infermiera
parlò in una lingua sconosciuta a Bulma, ma la sibilla sembrava aver compreso
ogni singola parola, la congedò con una riverenza appena accennata.
Rimaste
sole, l’azzurra chiese gentilmente di essere liberata, le braccia e le gambe le
facevano male e sentiva il bisogno di alzarsi.
“Dopo,
prima vediamo come stai.” Saiyla le tolse il lenzuolo bianco e le alzò il
camice verde all’altezza del ventre, prese infine un apparecchio per le
ecografie e dopo aver spruzzato del gel ghiacciato sulla pancia, iniziò a muore
il sensore.
Sul
monitor apparve una camera gestazionale con all’interno quello che sembrava un
fagiolo.
“Congratulazioni…si
dice così dalle tue parti, no?”
Bulma
era sconvolta, aspettava un bambino.
Impossibile.
Cioè,
era possibile, possibilissimo anzi, ma non se lo aspettava proprio, lei e
Vegeta non avevano in programma altri marmocchi.
Si
sentiva strana nei giorni precedenti, ma solo perché lavorava troppo, riposava
e mangiava poco.
Almeno
era quello che credeva.
Una
lacrima le rigò inaspettatamente il volto quando udì il battito di quel piccolo
cuoricino.
In
quel momento non esisteva altro e il suo rapimento era passato in secondo
piano.
Saiyla
le stava parlando, ma la sua voce la recepiva ovattata, in quel momento c’erano
solo lei, quel piccolo fagottino e il mondo magico dove la sua fantasia la
stava portando.
Rinsavì
solo quando spense il monitor e le coprì il ventre con il camice alzato in
precedenza.
“Lasciami
andare brutta strega” Berciò cercando di alzarsi e strappare le cinghie.
“Stai
ferma se non vuoi farti male.”
“Vedrai
quando arriverà mio marito, sarà la vostra fine”
La
megera le rise in faccia “Il principe è già arrivato.”
L’espressione
di Bulma si fece seria e attenta alle sue parole, la rassicurava il fatto che
Vegeta fosse già arrivato, magari era insieme a Goku, e presto sarebbero stati
tutti liberi e teletrasportati sul pianeta Terra ritornando alla vita di tutti
i giorni.
“Questo
significa che la vostra fine è vicina!”
“Ne
sei proprio sicura?” Domandò una figura alta e che assomigliava a suo marito,
la stessa che aveva fatto irruzione nella sua cucina atterrando Trunks, e
successivamente condotti con la forza all’interno della navicella.
Bulma
alzò la testa più che poteva per vedere meglio le figure che si erano palesate,
accanto al re vide suo marito, e tirò un sospiro di sollievo.
Era
vero che era arrivato, e ora sarebbe andato tutto per il meglio.
“Vegeta!”
Disse a mezze labbra tirando un sospiro di sollievo e improvvisamente tutta la
tensione che aveva accumulato, andò sempre più scemando facendola rilassare.
Il
principe dei saiyan se ne stava accanto a suo padre con lo sguardo truce e le
braccia incrociate al petto.
La
guardò, ma non disse niente.
“Vegeta,
ti prego dai un taglio a questa farsa e andiamocene di qui”
Non
le rispose.
“Vegeta!
Sto parlando con te!” Insistette lei alzando i toni.
“Non
permetterai ad una schiava di parlarti in questo modo, vero figliolo?”
“Io
non sono la sua schiava, sono sua moglie!” Bulma cercò di strattonare via le
cinghie per l’ennesima volta inutilmente, si provocò solo delle ferite
superficiali.
“Saiyla
come sta? Può essere rinchiusa con le altre schiave?” Domanda d’obbligo visto
il suo temperamento, le era bastato ricaricarsi mezza giornata per ritornare ad
essere un fiore.
La
sibilla stava dicendo qualcosa quando il principe Vegeta l’anticipò.
“E’
una scienziata, ci potrà tornare utile”
Fu
quel ci che fece sbarrare gli occhi a
Bulma, che fosse passato dalla loro parte?
Che
quella megera gli avesse fatto una fattura come quella volta che il mago Babidi
si era impossessato della sua mente?
Quella
storia puzzava.
Sicuramente
Vegeta stava architettando qualcosa, lo poteva vedere dal suo sguardo e dalle
sue continue occhiate che le lanciava.
“Questa
mi giunge nuova” Disse Saiyla.
“Guarda
che sono piuttosto brava sai? Ho inventato tante cose.” Si pavoneggiò.
“Te
ne intendi anche di genetica?” Chiese Re Vegeta.
Avrebbe
voluto dire di no, che quello non era il suo campo anche se ne sapeva
abbastanza riguardo al genere umano, in teoria, quello si, ma non in pratica,
in quello scarseggiava.
Però
qualcosa le diceva che doveva mentire.
“Si,
conosco molto bene la genetica, ho lavorato per i più rinomati lab…”
“Bene!
Saiyla portala ai laboratori”
“Mio
signore, mi permetta di…”
“E’
un ordine, Sayla” Tuonò prima di sparire con Vegeta al seguito.
Grazie
al cielo l’avrebbe slegata e sarebbe potuta andare in bagno, e oltre a svuotare
la vescica, aveva urgente bisogno di vomitare.
Non
per la nausea causata dalla creatura che portava in grembo, ma perché sembrava
che Vegeta si fosse alleato con il suo popolo voltando le spalle a lei, alla
sua famiglia.
Però
era anche vero che non doveva fermarsi all’apparenza, forse suo marito aveva
visto qualcosa a cui voleva andare a fondo, altrimenti per quale motivo
segregarla in un laboratorio e non in una cella come le altre schiave? Chissà
Videl e Chichi in quale tugurio erano finite, per non parlare di Trunks, Goten,
Gohan e la piccola Pan.
Era
da poco sul pianeta Vegeta-Sej, e diciamo che per la maggior parte del tempo
era stata in uno stato di dormiveglia, non capendo del tutto cosa stava
succedendo nelle varie sezioni, ricordava solo cose molto confuse: alcune urla,
gente che correva e poi più niente.
*
Bardack,
Goku, Radish e Mai, si trovavano ancora all’arena dei guerrieri.
Un
alito di vento cercò di smorzare la tensione che si era creata con l’arrivo di
Radish, fratello più grande di Goku.
“Voglio
vedere la mia famiglia”
“Calma,
c’è un tempo per ogni cosa. E poi non è detto che riuscirai a vederli, magari
verranno venduti prima, chi lo sa” Fece spallucce Radish.
“Goten
e Trunks stanno bene” Lo informò Mai che venne subito dopo strattonata perché
restasse zitta.
“Ve
lo ripeto, portatemi dalla mia famiglia” Goku si stava arrabbiando e alcuni
pezzi di terreno avevano iniziato a fluttuare quando aumentò la sua aura, forse
per spaventarli e per fargli capire che non stava scherzando.
“Siamo
noi la tua famiglia adesso” Bardack si era avvicinato a lui e gli mise entrambe
le mani sulle spalle “Abbiamo una seconda possibilità”
“Non
voglio una seconda possibilità” Disse riluttante.
“Se
vuoi sapere se stanno bene” Si allontanò da lui avvicinandosi al figlio
capellone “…si stanno bene” Annuì allargando le braccia “…e ti porteremo da
loro.”
Goku
sospirò felice, aveva finalmente ottenuto quello che voleva e senza incorrere
alla violenza, ma non bisognava abbassare mai la guardia, non li conosceva e
potevano essere imprevedibili.
*
Bardack
aveva condotto il figlio in una nursery, dopo aver affidato Mai alle cure di
Radish, il quale contrariato aveva grugnito in lingua saiyan una frase che
tradotta assomigliava a questa “Non sono
tornato in vita per fare da balia a dei ragazzini”, aggiungendoci poi delle
imprecazioni intraducibili.
Goku
non era molto contento di separarsi da lei, anche perché non sapeva dove
l’avrebbe portata, lui non era come Vegeta, non era cresciuto lì, e quel
pianeta ad un primo impatto gli sembrava lugubre per una ragazzina come lei.
Anche
per lui in realtà.
Varcò
la soglia del castello e rimase impressionato da quanto sfarzo si trovasse in
quell’atrio.
“Urca!”
Esclamò guardandosi attorno.
Nonostante
bazzicasse spesso a casa di Bulma, di Mr. Satan e Gohan, che le riteneva tra le
case più lussuose in assoluto, quel castello le batteva tutte, ed aveva visto
solo l’ingresso.
Bardack
gli fece cenno di seguirlo, imboccò il lungo corridoio a sinistra.
“Dove
stiamo andando?”
“Dalla
mocciosa!” Rispose senza mezzi termini.
“Pan?”
Domandò sentendo dei vagiti provenienti da una stanza non ben definita.
D’istinto
Goku lo superò dandogli una spallata.
“Paaannn!!”
Urlò il suo nome aprendo tutte le stanze che mano a mano vedeva, fino a
raggiungere quella infondo che con un calcio frantumò.
I
detriti colpirono uno scienziato dalle sembianze di dinosauro, basso e rugoso,
che stava annottando dei valori.
In
una culla dalla forma ovale, adagiata su un cuscino rosso fuoco, nuda come
mamma l’aveva fatta, giaceva Pan in lacrime.
La
prese tra le sue amorevoli braccia: era gelata e tremava.
“Razza
di bastardi!” Si era rivolto a suo padre che lo guardò di traverso “…è solo una
bambina, non potete tenerla nuda!”
“Questo
è il trattamento riservato ai cuccioli di saiyan, se sopravvivi vieni spedito
in un pianeta per conquistarlo.”
“E’
solo un quarto saiyan! Non sopravvivrebbe”
Pan
smise di piangere quando si accorse di essere tra le braccia calde del nonno
che aveva aumentato di proposito la propria aura per riscaldare quanto bastasse
quel corpicino che stava riprendendo il suo colorito rosato, e non giallognolo.
“E
allora? Un impiastro in meno!”
Goku
gli lanciò un’occhiata omicida, se Pan era stata trattata così, non immaginava
che cosa avevano potuto fare a Chichi e Videl.
Ma
la cosa più importante era: perché Gohan e Goten non siano intervenuti?
***
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Eccomi! Sono riuscita ad aggiornare in tempo,
avevo paura di slittare il tutto a lunedì.
E scusatemi se
non vi saluto come dovrei, ma ho mille cose da fare. Perdonatemi, spero
possiate capire. Grazie comunque per esserci sempre, vi adoro!!!
Come di consueto
vi lascio con il titolo del prossimo capitolo: Non aprite quella porta.
Bulma
da quel giorno non vide più suo marito, era trascorsa più o meno una settimana.
E
nonostante fosse stata destinata ai laboratori, era convinta di non conoscere
del tutto quello che accadeva nei sotterranei del castello.
Non
era raro imbattersi in qualche dottore che trasportava in condizioni critiche qualche
guerriero saiyan, facilmente intuibile dai monitor a cui erano attaccati quando
di corsa attraversavano quei corridoi per condurli alla fine, dove due porte
enorme di metallo si aprivano al loro passaggio, oppure quando passavano nel
lettore il loro lascia passere.
Anche
Bulma, incuriosita, ma con la scusa di rendersi utile, aveva provato ad
accedervi, ma la spia rossa non accennava a lasciare il posto a quella verde
quando strisciava il suo badge nella fessura apposita, o in alternativa quando
chiedeva a qualche medico di poterlo seguire.
“Non
hai accesso a quell’area” Le aveva detto Re Vegeta palesandosi dietro di lei.
“Sono
una scienziata, e ho il diritto di sapere che cosa accade dietro quella porta”.
“Niente
di che. I guerrieri vengono medicati nella vasca di rianimazione, è così che ci
curiamo le ferite dopo una battaglia” Spiegò.
Ma
Bulma non era il tipo di persona che si poteva incantare con quattro parole
giusto per dargli il contentino.
“Non
mi sembrava avesse ferite di guerra!” Constatò facendolo rimanere perplesso,
quella donna aveva l’occhio lungo e sarebbe stato difficile convincerla.
“Non
tutte si vedono. Vedi…” Si fermò perché non ricordava più il suo nome.
“Bulma,
mi chiamo Bulma.”
“Bulma.
Una squadra è stata sul pianeta Celith, lì i suoi abitanti usano un veleno
paralizzante per difendersi, quel saiyan ne è stato vittima, tutto qua. Un paio
d’ore nella vasca di rianimazione e ritornerà come nuovo.”
“Ma…”
Tentò di dire.
“Torna
al tuo lavoro. E’ tutto”.
Re
Vegeta attese che la moglie di suo figlio recepisse il messaggio e tornasse nel
suo laboratorio a riparare le navicelle, prima di aprire la porta ed
addentrarsi a controllare la situazione.
“Voglio
vedere mio marito e mio figlio” Gli ordinò facendolo fermare e poi voltarsi di
scatto e Re Vegeta dovete trattenere per un angolo il lungo mantello rosso per
evitare che gli coprisse la faccia.
“Non
sei nelle condizioni di fare pretese. Sei ai nostro servizio, e questo equivale
ad essere nostra schiava.”
“Ho
una cosa importante da dirgli” Berciò innalzando un pugno che non spaventò per
niente il monarca.
“Che
sei incinta?” La spiazzò con quella domanda “…forse lo sa già…forse Saiyla
glielo ha già comunicato. Se mio figlio non si è presentato significa che non
gli importa della creatura che porti in grembo”.
Conosceva
bene suo marito e quelle parole non la toccarono minimamente, sapeva che se
Vegeta si comportava in quella maniera un motivo c’era.
Era
anche vero che non lo vedeva da una settimana, anzi, forse è più corretto dire
che non aveva più rivisto nessuno.
Sapeva
altresì della presenza di Goku in quel pianeta, ma tranne l’aver ascoltato di
nascosto un paio di conversazioni tra Radish e Nappa avvenute tra quei
corridoi, non conosceva ulteriori dettagli.
Una
settimana, era trascorsa già una settimana.
Eppure
credeva che una volta arrivati Goku e Vegeta avrebbero sterminato il loro
popolo e fatto ritorno sul pianeta Terra, quanto ci avrebbero messo?
Un
giorno al massimo aveva calcolato, ed invece erano trascorsi sette giorni.
Sette
lunghi giorni di nausee e crampi alla schiena e allo stomaco.
Sette
giorni di ansia e preoccupazione per delle perdite esigue di sangue che
aveva,le era successo anche con quando aspettava Trunks e il medico ginecologo
le aveva detto essere normali “perdite da
impianto” le aveva definite quel piccoletto pelato baffuto.
“Passeranno
in pochi giorni, stia tranquilla” Le aveva detto all’epoca, ma ora non aveva
nessuno su cui contare, nessuno specialista a cui mandare un messaggio solo per essere
rassicurata, e non c’erano nemmeno Chichi e Videl con le quali confrontarsi.
Era
sola e doveva accettarlo.
Bulma
fece un bel respiro profondo e scacciò via i brutti pensieri che le stavano
attraversando la mente.
“Si
guardi bene le spalle, Re Vegeta.”
“Da
te?” Chiese incurvando il labbro inferiore “…cos’è una minaccia? Non mi sembri
nelle condizioni di farne”.
L’azzurra
fece spallucce “E’ solo un consiglio”.
*
Vegeta
sentiva degli strani rumori provenire dai laboratori e ad ogni volta che
provava a chiedere a suo padre di entrare per dare un’occhiata, veniva liquidato
con un va tutto bene e di non
preoccuparsi.
Aveva
fiutato quella menzogna da kilometri di distanza e per fortuna aveva avuto la
brillante idea di mandare sua moglie in avanscoperta, reclutandola tra gli
scienziati.
Doveva
assolutamente scoprire che intenzioni avevano e che cosa c’era sotto.
Perché
Sayla li aveva resuscitati.
E
per farlo, doveva fingersi uno di loro, o meglio, fingere di stare al loro
gioco.
Per
questo quando suo padre gli aveva proposto di unirsi a lui nel regnare come ai
vecchi tempi non aveva esitato.
Il
problema sarebbe stato Kakaroth.
Quale
ruolo affidargli?
Visto
che Bardack era il primo ufficiale del re, lui avrebbe avuto il figlio? Non
avrebbe potuto chiedere di meglio se fosse stato così, ma sarebbe stato troppo
bello per essere vero.
Muoversi
liberamente tra i sotterranei del castello, tra i suoi laboratori e nelle
prigioni prendendo i loro amici si sarebbe rivelato un gioco da ragazzi.
Ma
il sovrano, aveva deciso per Nappa e Radish con grande disappunto di Vegeta.
A
Kakaroth sarebbe stato affidato il compito di formare le guardie e i guerrieri,
ben lontano da Vegeta.
“Dannazione!”
Aveva imprecato mentalmente, se aveva tra i piedi Nappa e Radish non si sarebbe
potuto muovere indisturbato nel castello e il suo piano ci avrebbe messo molto
di più per realizzarsi.
Però
essendo il principe, magari poteva far visita ai prigionieri.
Doveva
sincerarsi delle condizioni di tutti.
L’unica
cosa che non riusciva a capacitarsi, è come Gohan, Goten e Trunks non abbiano
ancora tentato la fuga, non sarebbe stato difficile per loro liberarsi.
Dimenticava
una cosa…Sayla era esperta di magia, non era da escludere che gli avesse fatto
una fattura.
Sentiva
ancora le loro auree, quindi non erano in pericolo e questa era una buona cosa.
Altra
cosa a cui pensare prima che potessero essere vendute come schiave, o peggio
ancora lasciate alla mercè di quei barbari, era controllare in che condizioni
versavano Mai, Chichi, Videl e la mocciosa.
Il
principe dei saiyan si mise addosso la divisa tipica del suo pianeta e indossò
il suo miglior ghigno, il suo motto era far buon viso a cattivo gioco.
Il
problema sarebbe stato dirlo a Kakaroth, visto che erano giorni con si
vedevano.
Lasciò
la sua stanza da letto dove aveva trascorso le ultime sette notti.
Era
proprio come la ricordava da piccolo: due enormi finestre drappeggiate da due
pesante tende cremisi, al centro un letto in legno a baldacchino imbottito da
lenzuola si seta nere e un paio di armadi nella parete libera. Un lampadario a
goccia di finissimo e pregiatissimo cristallo troneggiava il soffitto bianco.
Trovò
Radish ad attenderlo ai piedi delle scale, sembrava alquanto nervoso e
continuava a camminare su e giù mangiandosi le dita delle mani.
“Finalmente!”
“Finalmente
cosa?” Chiese il principe interrogativo.
“Devo
parlarti!”
*
Goku
sospirò mentre strappava nervosamente dei fili d’erba seduto sul giardino del
palazzo reale attendendo di essere chiamato per la missione.
Sarebbe
andato con suo padre Bardack su un pianeta poco lontano a ritirare delle pelli
e delle coperte, l’inverno sul pianeta Vegeta-Sej si stava avvicinando ed erano
sprovvisti di ogni cosa, non potevano rischiare di morire assiderati anche se
il loro fisico tollerava qualsiasi tipo di temperatura, e non sarebbe stato di
certo un po’ di freddo ad ucciderli.
“La
navicella è pronta, la tua amica dai capelli azzurri l’ha riparata!” Aveva
annunciato Bardack raggiungendo il figlio e rimanendo in piedi vicino a lui.
“Voglio
vedere la mia famiglia” Sembrava non aver sentito quello che gli aveva appena
detto, e ogni volta che ne aveva l’occasione chiedeva di loro.
“Ti
ho detto che…” Bardack svenne cadendo addosso al figlio prima di terminare la
frase.
“Papà…papà
stai bene?” Lo chiamò per la prima volta con quell’appellativo mentre lo
schiaffeggiava cercando di fargli ritornare i sensi.
“Ka..k..ka..roth”
Ansimò annaspando e sollevando un braccio.
“Che
cosa ti prende?” Gli chiese urlando scuotendolo con forza perché restasse
sveglio, ma ogni volta che provava a fare qualcosa sentiva il suo respiro farsi
sempre più pesante e gli occhi dilatarsi sempre di più finché non li chiuse del
tutto.
Goku
non aveva tempo da perdere, doveva subito portarlo in infermeria dove sarebbe
stato curato.
Lo
caricò sulle spalle senza nessuna fatica e dopo qualche falcata raggiunse il
palazzo e i sotterranei dove trovò Bulma intenta nella riparazione di una
scheda di memoria.
Riversò
il corpo di suo padre su una barella e questa di incrinò leggermente.
L’amica
si tolse il casco protettivo e spense la fiamma ossidrica.
“Che
succede?” Gli chiese prendendo uno stetoscopio per auscultare cuore e polmoni.
Bardack
respirava a fatica e il battito del cuore era accelerato, se fosse successo ad
un essere umano sarebbe sicuramente morto.
“Non
lo so, stavamo parlando ed è svenuto, l’ho portato qua!” Spiegò allargando le
braccia.
Bulma
e Goku realizzarono che era la prima volta che si vedevano da quando erano lì,
non dissero nulla, ma si limitarono a sorridere l’uno all’altro.
Loro
due potevano capirsi con uno solo sguardo, non servivano parole per esternare
la loro gioia nell’essersi trovati e nell’apprendere che stavano entrambi bene.
“Dobbiamo
attaccarlo ad un monitor” Nella fretta di sposarsi, Bulma urtò con il ventre lo
spigolo di un mobiletto d’acciaio, strizzò gli occhi dal dolore, poi guardò il
camice bianco che iniziava ad imbrattarsi di sangue e il panico l’assalì di
colpo.
“Oh
mio dio!” Esclamò Goku sorreggendo l’amica.
“Sto
bene, è solo un graffio per fortuna!”Disse controllando meglio, lo spigolo del tavolino era appuntito e le
bastò poco per ferirsi.
Più
tardi si sarebbe fatta vedere, nel frattempo aveva tamponato il tutto con qualche
metro di garza sterile.
“Pensiamo
a tuo padre ora” Gli aveva detto indicando l’apparecchiatura posta dietro di
lui che consisteva in un monitor con diversi cavi attaccati, forse un aggeggio
che serviva a monitorare l’attività cardiaca e cerebrale.
Bulma
non era un’esperta in medicina, ma qualcosa all’università e nella forbita
biblioteca di casa, era riuscita ad imparare.
Un
po’ di anatomia umana l’aveva studiata, quel poco che bastava per riuscire a
rianimare una persona, insomma, le basi le sapeva, e sapeva anche usare un
defibrillatore se ne avesse avuto occasione.
Avendo
un saiyan in casa che si sottoponeva in passato ad allenamenti impossibili, era
stata costretta a seguire corsi di rianimazione e primo soccorso, sarebbe stato
più facile per lei aiutarlo in caso di bisogno, prima che riuscisse a costruire
la vasca di rianimazione sotto suo suggerimento, ma ogni volta che tentava di
collaudarla, falliva, lei e il dottor Brief, non erano riusciti a scoprire il
segreto di quella macchina salvavita, ma ora che nell’altro laboratorio ce
n’erano a disposizione sicuramente ne avrebbe rubato le funzionalità, e chissà
che non fosse riuscita a trovare i progetti in qualche cassetto.
Goku
stava per legarsi da solo con quel groviglio di fili mentre li passava
all’amica.
“Sta
fermo, altrimenti rischi di strozzarti” Lo schernì aiutandolo come meglio
poteva cercando di non sbattere la pancia a destra e sinistra.
“Ho
notato che stai molto attenta al tuo ventre, c’è qualcosa che mi devi dire?”
Assottigliò gli occhi.
“Santo
cielo Goku, ti sembra il momento per chiedermi una cosa del genere? E poi lo
hai visto anche tu che mi sono ferita, sto solo facendo attenzione a non farmi
più male.” Attaccò la spina alla presa e il sensori al petto e poi alle tempie.
Quando
il monitor si accese iniziò a suonare all’impazzata richiamando i medici che si
erano presi una piccola pausa.
Ne
arrivarono tre, di etnie diverse.
Quello
dal muso allungato simile ad un pterodattilo inveì contro Bulma dicendole che
dovevano essere avvertiti o portare Bardack nella sala adatta.
“Non
ho il pass, non me lo hanno ancora dato” Incrociò le braccia al petto in segno
di offesa.
“Forza,
dobbiamo portarlo di là, non c’è più molto tempo da perdere!” Disse uno
sbloccando il meccanismo della barella per trascinarlo con più facilità.
Una
corsa contro il tempo prima che per il capitano Bardack fosse la fine, aveva
bisogno di un’infusine immediata di staminali, i tre aprirono la porta e
passarono, anche Goku li seguì, Bulma invece si era accasciata a terra in
silenzio ansimando.
Si
tenne la pancia mentre il sangue continuava a fluire.
*
Goku
continuò invece la sua corsa nel lungo corridoio inseguendo i tre medici, non
si era accorto di aver perso la sua amica Bulma.
Spalancò
gli occhi quando arrivarono a destinazione e il suo viso fu illuminato da una
luce verdastra.
ro**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buon sabato a tutti amanti del fandom.
Grazie per
essere arrivati fino a qui, lo so, vi ho lasciato con più interrogativi che
risposte, ma vi prometto che presto le avrete.
Abbiamo un
Radish che deve parlare con Vegeta…di cosa?
Bardack si sente
male e Goku che insegue i medici…che cosa avrà visto?
E non
dimentichiamo Bulma!
Io come al
solito vi do appuntamento al prossimo week end e con il titolo del prossimo capitolo:
Fuori uno.
Non
era più preoccupato visto i buoni risultati ottenuti con gli ultimi esperimenti.
Il
sangue puro terrestre era quello più adatto a loro, mentre quello dei quattro
mezzo sangue dava ancora qualche problema, ma Saiyla che controllava tutta la
sperimentazione non aveva accennato al sovrano quali fossero gli effetti
collaterali.
Al
momento nella vasca di rianimazione c’erano quattro appartenenti al popolo
saiyan che aspettavano di terminare la rigenerazione.
Ancora
dieci minuti e avrebbero finito la terapia.
“Stiamo
andando nella giusta direzione, sire” Biascicò melliflua Saiyla, molto attenta
ad ogni infusione che veniva fatta.
“Dobbiamo
radunare i guerrieri più forti e andare sulla Terra.” Re Vegeta osservava i tre
figli dei saiyan e le tre terresti immersi nella vasca di contenimento, ognuno
nella sua capsula.
“Lo
faccio subito, sire” S’inchinò pronta a ubbidire all’ordine.
“Però…”
Si
fermò prima di uscire attendendo ulteriori istruzioni “Dobbiamo allontanare mio
figlio e il figlio di Bardack. Non credo approverebbero il nostro piano e
sarebbe molto pericoloso se lo venissero a sapere”.
“Se
è così perché non li ha eliminati subito? Sono solo d’intralcio! E ora è
diventato difficile tenere a bada anche la sua schiava. Fa sempre più domande e
pretende di entrare qui. Sarebbe un disastro se lo facesse, spettegolerebbe
tutto a suo figlio.”
“Anche
se si verificasse questa possibilità, sono in due, noi siamo un centinaio”
Saiyla
non ne era poi così convinta…
*
Interrogò la
sfera magica quella notte.
Da tempo sentiva
che c’era qualcosa che non andava, come se il suo piano dovesse fallire da un
momento all’altro.
Eppure era stata
attenta, aveva fatto tutto quello che le era stato suggerito sia dagli astri
che da quei namecciani.
Aveva riportato
in vita il popolo saiyan solo per dare a loro il giusto posto nell’universo, un
posto privilegiato che gli era stato tolto molto tempo fa da Freezer.
Credeva che, se
si fossero sottomessi al suo volere, prima o poi qualcuno sarebbe diventato il
Super Saiyan leggendario, mettendo fine al suo regno di terrore e umiliazione.
Lo aveva visto.
Aveva visto la
morte di quell’alieno per mano di un saiyan.
E così era
accaduto.
Peccato che
successe parecchi anni dopo, ma questo lei non avrebbe potuto prevedere.
Lei vede solo le
cose accadere, non il quando.
Sistemò sul
calderone che ribolliva la sfera magica, e con un bastone raggrinzito, iniziò a
girare, a girare e girare quella palla, fino a quando la nuvola di fumo che si
era formata al suo interno non iniziò a delinearsi e rendere più nitide quelle
immagini.
Vide solo pochi
frame.
Ma questi
bastarono per farla sospirare e chiudere gli occhi.
“Non di nuovo!”
*
“Che sia il caso di attuare il piano B?”
Re Vegeta sospirò “Lo stavo per pensare anch’io…avere
tra i nostri un guerriero di quel calibro non sarebbe una cattiva idea e la
situazione qui sta degenerando, prima che sia troppo tardi è meglio premunirsi”
Passeggiò avanti e indietro con le mani incrociate dietro la schiena mentre
pensava e ripensava sul da farsi.
“Non sarà difficile trovare una scusante per
portarlo qui” Continuò la megera.
Il sovrano non ne era convinto, o meglio il
piano avrebbe funzionato se non ci fossero stati suo figlio e sua moglie tra i
piedi a irrompere con le loro inutili domande.
Che cos’era la cosa che desiderava più di
tutte?
“Eureka…” Sussurrò a mezze labbra dipingendo
sul suo volto un ghigno sadico.
*
Vegeta,
Nappa e Radish stavano passeggiando lungo un sentiero di ciottoli al di fuori
del castello.
Il
principe era in prima linea e i suoi sottoposti al seguito.
“La
volete smettere di farmi da balia!” Grugnì Vegeta fulminandoli con lo sguardo.
Era
pur sempre il sovrano di quel pianeta e aveva ogni diritto di stare da solo
ogni tanto e non avere sempre delle sentinelle che controllassero ogni suo
passo.
“Sai
com’è…non abbiamo niente di meglio da fare” Fece spallucce Radish.
“Bene!
Allora trovatelo!” Vegeta spiccò il volo, ma i suoi tirapiedi non avevano
intenzione di mollarlo, per ordine del Re non dovevano perderlo di vista per
nessun motivo, erano persino arrivati al punto di sedersi a turno in camera sua
assicurandosi che dormisse.
Il
principe dei saiyan era stufo.
Era
stufo di quella situazione.
Era
stufo non poter vedere Bulma, Trunks e Mai.
Era
stufo perché gli avevano comunicato che sua moglie aspettava un altro figlio e
non poteva nemmeno parlarle e capire come stava, si sentiva in colpa perché
l’aveva costretta a ore e ore di lavoro mentre avrebbe dovuto riposare.
Era
stufo di non potersi confrontare con Kakaroth.
Ed
era stufo di avere sempre due piattole attaccate al culo.
Si
fermò di colpo, senza nessun preavviso per i due saiyan che lo stavano
inseguendo.
Colpì
dritto al volto con il dorso del pugno prima Nappa a destra e poi Radish a
sinistra, facendoli precipitare a terra.
“Idioti!”
Farfugliò vedendoli sparire tra la fitta vegetazione della foresta.
Ma
quando riprese il volo, Nappa e Radish erano ancora lì, dietro di lui.
“A
chi hai dato degli idioti?” Domandò Nappa che gli si parò davanti.
“Ti
ho già eliminato una volta, non avrò problemi a farlo di nuovo”
“Questa
volta non accadrà, caro il mio principino” Disse sicuro di se e delle sue
capacità.
“Tsk!
Questa è bella! Sei una nullità Nappa, e resterai sempre una nullità”
“Lo
credi davvero?” Senza pensarci, il saiyan pelato aumentò la sua aura a
dismisura, sprigionando una forza immensa.
Il
principe non si impressionò più di tanto, Nappa aveva aumentato notevolmente la
sua forza fisica doveva ammetterlo, ma nonostante questo, Vegeta era sicuro
delle sue possibilità.
Doveva
sbarazzarsi di quei due in fretta, poi sarebbe arrivato il turno di tutti gli
altri.
Sarebbe
andato contro il suo stesso popolo se necessario.
Doveva
vedere sua moglie e mettere fine a quella buffonata.
Perché
era quello.
Si
sentiva tradito dal suo stesso padre e ancora una volta per colpa di Sayla.
Questa
volta si sarebbe assicurato di farla fuori lui stesso, ma prima doveva pensare
a Nappa.
“Senti,
io non ho tempo da perdere con voi due è chiaro. Ora vado a riprendere i
terrestri e ce ne andremo da qui. E voi mi lascerete andare.”
Nappa
lo guardò di traverso alzando un sopracciglio, non lo avrebbe lasciato andare
per nulla al mondo, forse in passato gli sarebbe risultato difficile
disobbedire a un suo preciso ordine, ma ora rispondeva solo ad un sovrano: il
Re.
Il
pelato sapeva benissimo quale trattamento gli sarebbe stato riservato se Vegeta
fosse riuscito nel suo intento, non avrebbe più ricevuto le tante preziosi
infusioni che lo tenevano in vita.
Sarebbe
morto di nuovo, e questa volta solo per un difetto
diresurrezione.
Non
poteva permetterlo.
“Non
ti lascerò andare, Vegeta”
Il
principe si voltò nella sua direzione contrariato “Osi sfidare un tuo
superiore?” Tuonò guardandolo di traverso.
“Non
sto sfidando il Re” Sottolineò quell’ultima parola infierendo sul suo orgoglio
e fu in quel frangente che Nappa venne colpito da un gancio destro di Vegeta e
scaraventato di nuovo a terra.
“Come
osi parlarmi in questo modo inutile feccia” Lo raggiunse a gran velocità senza
dargli modo di alzarsi.
Vegeta
continuò a colpirgli il volto con una serie di pugni finchè anche Nappa non
reagì calciandolo e sposandolo.
Il
pelato ansimava e si pulì un rivolo di sangue che gli fuoriuscì dalla bocca, il
volto era tumefatto e un occhio violaceo gli si stava chiudendo.
“Però…sei
migliorato di parecchio” Lo schernì riprendendo fiato.
“Questo
è niente, ricordati che ti posso far fuori solo usando un dito”
Nappa
tirò un labbro con grande sicurezza “Lo vedremo.” E in una frazione di secondo
gli occhi divennero verdi acqua raggiungendo lo stadio di super saiyan.
“Dilettante”
Esclamò Vegeta per niente impaurito da quella forza “…mio figlio raggiunse
quello stadio a sette anni e senza allenamento speciale.”
Senza
annunciarsi il neo super saiyan si scaraventò contro il suo principe con grande
furia, lo voleva fare fuori ad ogni costo, il Re sarebbe stato fiero di lui e
lo avrebbe promosso ad un grado superiore anche se non era quello che gli aveva
ordinato, ma gli sarebbe bastato dire che Vegeta era diventato incontrollabile.
Il
corpo di Vegeta volò oltre la foresta e sembrava essere senza vita, ma non
appena il suo nemico si avvicinò quanto bastava, il principe di tutti i saiyan sfoggiò
uno dei suoi ghigni sadici migliori e colpì mortalmente con un ki-blast Nappa.
“Idiota!”
Berciò Vegeta quando la nuvola di fumo nero svanì, lasciando di quel pelato
solo il ricordo.
Radish
applaudì.
“Se
non la smetti sarai tu il prossimo!”
Il
capellone aprì le braccia in segno di resa “Volevo solo complimentarmi con il
mio principe per il magnifico spettacolo, nemmeno negli inferi non ho assistito
ad un incontro così emozionante”.
“Non
abbiamo tempo da perdere con queste stupidaggini. Tuo padre non ci metterà
molto a scoprire che cosa ho fatto e avvertire il mio.”
“Tutto
come ai vecchi tempi, eh Vegeta? Tu ricordi come ci divertivamo da ragazzini
a…”
Vegeta
lo schiaffeggiò un paio di volte “Portami dagli altri imbecille, brinderemo ai
vecchi tempi più tardi!”
Le
porte blindate e scorrevoli si spalancarono di colpo e il rumore prodotto dalla
corsa affannosa dei dottori fece voltare Re Vegeta in quella direzione, che in
quel momento stava controllando con gli specialisti i risultati degli ultimi
esperimenti.
“Eccellente”
Aveva appena detto complimentandosi prima di essere interrotto.
Guardòoltre a quello più basso giusto per vedere a
chi era toccato sta volta.
Spalancò
gli occhi quando si accorse che quello sopra la barella era il capitano
Bardack, e non aveva di certo una bella cera.
La
sua faccia tendeva al giallognolo e le iridi nere erano spalancate, sembrava
che in lui non scorresse più la vita, ma il monitor dei suoi valori vitali
segnava ben altro.
Era
vivo, ma non per molto.
“Presto,
una fiala di adrenalina, dobbiamo stabilizzarlo prima del trattamento” Ordinò
all’infermiera che subito gli passò una siringa.
Il
medico volse lo sguardo allo schermo quando il bip iniziava a calare e il
battito cardiaco riprendeva la sua normale funzionalità.
“Che
è successo?” Chiese il sovrano tenendosi a debita distanza, ma controllando con
occhio vigile e attento che tutti i protocolli stabiliti venissero rispettati,
non poteva perdere Bardack.
“Quella
nuova e quello uguale a lui cercavano di stabilizzarlo, ma hanno fatto più
danni che altro” Spiegò quello dalla forma di pterodattilo mentre armeggiava
siringhe e flebo.
“Non
doveva sentirsi male, non così presto. Ha avuto la sua dose solo una settimana
fa…e gli ultimi test parlano di almeno due settimane in ottima salute.”
“C-che
cosa significa?”
Goku
era entrato nella stanza con grande sorpresa di tutti i presenti.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buon sabato a tutti gente! E come al solito vi
lascio con quel velo di mistero.
In questo
capitolo scopriamo una piccola alleanza tra Vegeta e Radish, spero apprezzerete…ma
ora che cosa avranno in serbo il Re Vegeta e Saiyla? E questo piano B di cui
parlano?
Come sempre vi
aspetto nel prossimo capitolo il prossimo fine settimana: Con le spalle al muro.
E come di
consueto ringrazio tutti quelli che leggono e commentano, ma anche chi leggendo
silenziosamente aggiunge la storia tra le PREFERITE, SEGUITE E RICORDATE.
La
madre di Bulma arrivò in giardino con un enorme vassoio di pasticcini e con al
seguito un paio di robot che trasportavano ogni tipo di bevanda.
Erano
le quattro del pomeriggio e la signora svampita aveva ben pensato che i suoi
ospiti potessero avere fame.
Per
comodità, gli avventurieri dello spazio stavano stazionando alla Capsule
Corporation in attesa che il dott. Brief completasse la navicella che li
avrebbe condotti su Vegeta-Sej.
Tra
i curiosi erano arrivati anche Whis e Lord Beerus che non mancavano mai se si
trattava di provare nuove leccornie, e da quando mancava Bulma, sembrava che le
pasticcerie in città nascessero come funghi.
C-18
batté i pugni sulla scrivania d’acciaio dividendola in due, non risparmiando le
sue lamentele al Dr. Brief.
“La
vuole piantare di trovare mille scuse per non farci partire?”
Di
tutta risposta e per nulla impressionato da quel gesto, Vegeta faceva ben di
peggio, si lucidò gli occhi con il panno adatto.
“Dovete
aver pazienza se non volete esplodere appena usciti dall’orbita terrestre.”
Spiegò alitando sulle lenti per poi indossarle una volta pulite e limpide.
Pochi
attimi prima dell’olio nero era schizzato da una tubatura mentre la fissava con
la fiamma ossidrica.
“Secondo
me sta solo perdendo tempo!” Berciò acida la cyborg andando a sedersi vicino al
marito che sostava e si godeva il sole di quella bellissima giornata
primaverile sulla panchina bianca in giardino, accavallò le gambe e incrociò le
braccia sotto il seno in segno di collera.
Non
che fosse entusiasta di lasciare il pianeta Terra e di conseguenza sua figlia
Marron al Genio delle Tartarughe di mare, ma la ricompensa offerta da Mr. Satan
per riportare sua figlia e sua nipote a casa sane e salve, era molto allettante
e il conto in banca scendeva sempre di più.
“Avanti
tesoro.” Crilin deglutì un pezzo di bignè alla crema e ne addentò subito un
altro sporcandosi la bocca come un bambino “…il dottore vuole solo che tutto
sia apposto, lo sai che è molto meticoloso e preciso, per questo insieme a
Bulma è uno degli scienziati più brillanti del pianeta Terra.” Buttò giù un
altro boccone e si batté il petto per farlo scendere meglio, la sua ingordigia
lo stava per strozzare.
“Sarà,
ma a me sembra solo che voglia farci perdere tempo” C-18 diede una pacca sulla
schiena al pelato per aiutarlo nel suo intento, ma, non avendo controllato la
sua forza, Crilin rischiò di finire in orbita, fortunatamente grazie alle sua
abilità, riuscì a fermarsi a mezz’aria prima di oltrepassare l’atmosfera.
“Tutto
apposto?” Gli aveva chiesto senza scomporsi minimamente la bionda una volta che
il marito era ritornato al suo posto.
“L’ho
anche digerito!” Esclamò sospirando e prendendo un bicchiere d’aranciata
lasciato sul tavolino bianco per inumidire la gola.
“Seiun ingordo, Crilin. A volte sei peggio di
Marron”.
Crilin
inarcò un sopracciglio “Marron? Ma se non mangia niente…la linea” Sospirò guardando
il cielo e gesticolando con le dita a formare delle virgolette.
“Fa
bene, come potrebbe pretendere di trovare uno straccio d’uomo se fosse grassa e
brufolosa?”
“E’
ancora giovane, e poi non darà il permesso a nessuno di toccarla finché sarò in
vita.”
“Penso
ancora per poco allora se continuerai ad ingozzarti così.”
“Diciamo
che se ho te al mio fianco, non mi accadrà mai nulla di male” Crilin
assottigliò gli occhi e guardò la moglie in modo malizioso.
“Scommettiamo?”
C-18 alzò un pugno e Crilin pensò bene di smetterla con certe smancerie, aveva
imparato in quegli anni a sapersi fermare quando oltrepassava il limite.
“Ho
capito l’antifona!” Il piccoletto alzò le mani in segno di resa “…e comunque
per quanto riguarda Marron, non scherzavo. Il suo fidanzato dovrà essere più
forte di me”.
“Se
è ricco non mi interessa…saprà proteggerla lo stesso.” Fece spallucce.
“Avere
soldi non significa essere forte.”
“Lascia
perdere, tanto non capiresti” Sospirò C-18 alzandosi e troncando quella
conversazione.
“Scusa
ma perché stiamo litigando?” Le chiese cercando di capire com’erano finiti a
parlare della vita sentimentale della loro figlia.
“Non
lo so, ma hai iniziato tu!” Si diresse a grandi falcate ancora verso il dottor
Brief mentre tutti la guardavano con gli occhi sgranati, ogni minuto che
passava vedeva sempre di più svanire quella sacca piena di monete d’oro.
Sarebbe
stato un disastro se fossero tornati prima della loro partenza.
“Allora
si decide o no a riparare questo catorcio?” La pazienza non era di certo una
sua virtù.
“Sono
desolato C-18, ma ci vuole più tempo del previsto” Si scusò con tutta la calma
del mondo il povero scienziato “…se ci fosse stata Bulma l’avremo riparata in
men che non si dica”.
“Se
avete tutta questa fretta di partire vi possiamo portare noi” Whis tirò su con
la cannuccia le ultime gocce di succo d’arancia producendo il tipico rumore di
risucchio e ricevendo un’occhiataccia da Lord Beerus che di dare un passaggio a
quegli esseri inutili non ne aveva nessuna voglia.
“Dimmi
Whis, ti sei forse ammattito?” Gli domandò sputando tutto il succo che stava
per ingurgitare, addosso a Yamcha che gli stava seduto vicino.
Il
povero malcapitato non osò dire o fare niente che potesse infastidirlo, gli
sarebbe bastato una parola detta nel modo sbagliato per fargli alzare il dito e
spedire tutti all’altro mondo.
Stai calmo. Stai
calmo. Non è successo niente. Prendi la salvietta lì vicino e pulisciti.
Sorridi. E se ti guarda male, basta chiedere scusa, anzi chiedi scusa subito
non vedi come ti guarda di traverso.
Continuava
a ripetersi nella mente con un sorriso a trentadue denti dipinto sul volto.
“Perdoni
la mia insolenza, Lord Beerus, non accadrà più!” Yamcha si alzò dopo aver fatto
un inchino e andò a sedersi più vicino a Crilin.
Di
tutta risposta ricevette un grugnito incomprensibile.
L’angelo
guardò il suo adepto con aria svampita “Massì, gli daremo un passaggio noi.
Così toglieremo il disturbo”
“D-disturbo?”
Lord Beerus si alzò facendo spaventare tutti “Dovrebbero ringraziarci che gli
abbiamo risparmiato la vita”.
“E
poi dove avrebbe trovato queste leccornie da metter sotto i denti?” Addentò un
dolcetto ricoperto di zucchero a velo “…gnoppo gnomi”.
“Non
ti hanno insegnato a parlare a non parlare con la bocca piena?” Grugnì il dio
della distruzione.
Whis
deglutì rumorosamente il boccone e si coprì la bocca prima che gli fuoriuscisse
un rutto, non sarebbe stato carino per uno del suo rango, e sapeva che sul
pianeta Terra era maleducazione.
Quanto
rimpiangeva il pianeta Slug, lì poteva liberarsi quando voleva e lo avrebbero
anche premiato, ma quelle erano cose da Lord Beerus, più che sue, il quale
cercava di tenere sempre un comportamento composto e rispettoso verso tutti.
“Mi
scusi, è colpa di queste squisitezze.”
“Senta
Whis!” Si avvicinò all’angelo in maniera guardinga Mr. Satan “E’ vero che ci
potrebbe portare sul pianeta Vegeta-Sej?” Chiese timidamente inginocchiandosi
al suo cospetto con le mani giunte in segno di preghiera.
Il
capo era abbassato in modo che non potesse vedere i suoi occhi lucidi e pieni
di lacrime.
Doveva
accertarsi delle condizioni di sua figlia e di sua nipote, ormai era una
settimana che Goku e Vegeta erano partiti, sarebbero dovuti essere già di
ritorno da un bel pezzo.
Una
strana sensazione gli attraversava le viscere e quel brutto presentimento non
lo faceva dormire la notte costringendolo a ingerire una dose massiccia di
tranquillanti per riuscire a chiudere occhio per almeno un paio d’ore.
*
“Vuoi
essere il prossimo?” Vegeta ansimante lo chiese a Radish che si stava godendo
lo spettacolo con la schiena appoggiato sul troco bello grosso di un albero.
Il
capellone sbuffò dal naso “No, grazie! Non ho nessun conto in sospeso con te. E
grazie per avermelo levato di torno”
“Non
ti ho fatto nessun favore, ricordatelo! L’ho fatto solo perché era d’intralcio.”
Radish
sorrise sghembo e alzò le mani in segno di resa “D’accordo, come vuoi.”
“Dai,
sbrighiamoci, abbiamo già perso abbastanza tempo con quell’inutile sottoposto”.
I
due saiyan si allontanarono, e qualcuno che aveva assistito alla scena poteva
sentire ancora i loro battibecchi nonostante la lontananza.
“Sei
arrugginito caro principino”
“Non
chiamarmi mai più così” Sbraitò “…non ci metterò molto a farti saltare le cervella!”
Radish
iniziò a ridere tenendosi la pancia “Ahahah! Proprio come Nappa? Ti prego se lo
fai promettimi che riprenderai la scena, vorrei rivederla dopo” Imitò la testa
che iniziava a gonfiarsi per poi scoppiare e riversare tutto il suo contenuto in
aria.
“Visto
che ci tieni tanto, ti accontento subito.” Vegeta si fermò di fronte a lui e gli
alzò una mano davanti al volto.
La
sua espressione era seria e non prometteva niente di buono, iniziò a contare
partendo dal numero tre e tornando indietro molto, molto lentamente.
Radish
gli diede una pacca sulla spalla quando gli vide abbassare il braccio “E io da
scemo c’ero cascato!”
“Solo
perché mi sono reso conto che mi servi vivo!” Gli rispose proseguendo per la
loro meta, ancora due minuti scarsi di volo e sarebbero arrivati.
“Vegeta,
devo confessarti una cosa!” Gli disse in tono serio.
“Sentiamo!”
Sospirò credendo ad un’altra cretinata delle sue.
“Devo
cambiarmi le mutande!”
Non
si sbagliava.
*
Vegeta
e Radish avanzarono lungo il corridoio in maniera sincronizzata, ma non appena
Vegeta riconobbe la figura di sua moglie seduta a terra con la schiena
appoggiata al muro e con una chiazza di sangue sul ventre, lo oltrepassò
spintonandolo.
“Ehi!”
Si lamentò infastidito.
“Bulma!”
L’aveva chiamata scrollandole le spalle.
Era
pallida e la fronte stillava di sudore, non era calda, quindi scartò l’ipotesi
della febbre, ma ansimava ed era chiaro che qualcosa non andava.
La
prese in braccio “Ora ti porto in infermeria”.
“Ma
non dovevamo…” Vegeta gli lanciò un’occhiata omicida e se avesse solo osato dire
qualcos’altro, Radish era sicuro che avrebbe sparato fuoco dai suoi occhi “…ok,
ho capito, faccio strada”.
Aprì
la prima porta a destra con un calcio e Vegeta adagiò Bulma sul lettino, le
scoprì la pancia e tolse quelle bende che aveva sapientemente attorcigliato attorno
la vita.
“Giusto
per non farci scoprire eh?”
“Smettila
di lamentarti! E aiutami!” Berciò Vegeta guardandolo storto mentre aiutava
Bulma come poteva.
Era
abituato a medicare e ricordava che quando era alle dipendenze di Freezer per
graffi superficiali come quelli della moglie, li curava con un liquido speciale
che proveniva direttamente dalla vasca di rianimazione.
Aprì
ogni cassetto, ogni anta e ogni armadietto, ma di quella soluzione non vi era
traccia, poi si ricordò che prima di partire, Balzar aveva dato a loro un
sacchetto di Senzu.
Frugò
nella tasca interna della tuta e ne prese uno.
“E’
una ferita superficiale, se la caverà!” Aveva detto il cappellone continuando a
battere i piedi dal nervosismo.
“Si,
lo so bene, ma lei è una terrestre, non ha il nostro organismo.”
Radish
lo aveva visto prendere quel seme e metterglielo in bocca.
“Cos’è?
Hai intenzione di farle crescere una pianta?”
Vegeta
sbuffò dal naso “Per una buona volta basta battute idiote! Sulla Terra ci
curiamo così”.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buon week end ragazzuoli! E anche il
quattordicesimo è stato pubblicato, un capitolo soft e che in realtà avevo
intenzione di eliminare, poi mi sono detta che un po’ di quiete prima della
tempesta ci vuole, e credetemi, perché dal prossimo si inizierà a ballare.
Spero abbiate
apprezzato il piccolo ritorno sulla Terra e le battute che si sono scambiati
Radish e Vegeta, tra un paio di capitoli verrà svelata l’alleanza tra i due
attraverso un flash back.
Che altro
dire…speriamo vi piaccia e vi aspetto nel prossimo capitolo dal titolo: …….….( sono ancora
indecisa XD).
Goku
aveva ancora negli occhi neri e dilatati e conseguentemente sul suo viso il
riflesso verdastro della luce proiettato dalle capsule che si ergevano
imponenti davanti a lui.
Un
laboratorio di criogenia in piena regola, dove i protagonisti di quegli esperimenti
erano niente di meno che le persone che stavano cercando.
Ne
aveva contate sei con la mente mentre scorreva il viso lentamente e ad ogni
volto noto apriva sempre di più la bocca dallo stupore, mentre dentro di lui
cresceva sempre di più il nervosismo per aver aspettato così a lungo, quando
gli bastava varcare una porta (o scardinarla a seconda di come si vuole vedere)
per trovare quello che si stava cercando con tanto accanimento.
Se
solo avessero agito prima, ora in quelle capsule sicuramente ci sarebbero state
altre persone, sempre da salvare certo, ma almeno si sarebbe potuto pensare più
lucidamente.
Ognuna
di esse conteneva il corpo dei suoi amici e famigliari, in particolare Gohan,
Goten, Chichi, Videl, Trunks e Mai, attaccate con degli enormi cavi che
partivano dall’alto fino ad arrivare alla una fonte di energia, degli enormi
panelli elettrici dietro di loro, in basso della capsula scorrevano i valori
vitali scritti in una lingua incomprensibile per lui.
Il
più basso erano i valori delle tre donne, e questo lo poteva capire dalle due
tacche rosse impresse e pulsanti.
Ogni
ospite, era immerso totalmente in una sostanza simile all’ acqua completamente
nudi e a coprire il seno e l’intimità una fascia color carne, sul volto era
stata posta una maschera nera per l’ossigeno altrimenti sarebbero sicuramente
annegati e ai saiyan, quei terrestri servivano vivi, perché si sa, i morti non
producono sangue.
Goku
rabbrividì quando vide che in entrambe le braccia erano stati conficcati degli
aghi molto grossi con delle cannule che avevano il compito di succhiare il loro
sangue per poi finire in sacche trasparenti all’esterno che sarebbero state
successivamente controllate e catalogate, per essere infine spedite al
laboratorio di genetica dove gli scienziati avrebbero sintetizzato la proteina
necessaria per essere poi iniettata a chi ne avesse bisogno.
Il
saiyan dai capelli a palma si era precipitato ad abbracciare la capsula della
moglie “Chichi…” Aveva sussurrato, poi si era spostato in quella di Goten e
Gohan.
“RAZZA
DI BASTARDI!” Urlò con gli occhi iniettati di sangue non scomponendo per nulla
né Re Vegeta e né Saiyla.
“LIBERATELI
SUBITO!” Insistette stringendo i pugni e digrignando i denti, Goku poteva
sentire le loro forza vitale affievolirsi ogni volta che il sangue usciva dal
loro corpo e finiva goccia dopo goccia in quella sacca, ne poteva sentire anche
il rumore di ogni singola che si andava a confondere con le altre, aumentando
sempre di più la tensione.
Goku
avrebbe voluto spaccare tutto, prendere a pugni Re Vegeta, Saiyla e tutta la
compagnia che stava cercando di rimettere in piedi suo padre, ma doveva pensare
in modo razionare a quali danni avrebbe potuto causare se avesse anche solo
pensato di trasformarsi in Super Saiyan, non sapeva nemmeno se bisognava
aspettare qualche processo particolare prima di poter staccare quelle maledette
macchine a cui erano attaccati per non arrecare qualche menomazione.
Quello
lo sapeva Bulma.
Già
Bulma.
D’improvviso
s’accorse che la sua amica non era presente in quella stanza, diede uno sguardo
veloce al suo interno e dietro di lui, ma della donna nessuna presenza.
Ricordava
che si era ferita durante il tentativo di salvare la vita a Bardack, poi che
fine avesse fatto rimaneva un mistero, che fosse stata catturata?
Improbabile.
“Stanno
bene, non preoccuparti!” Biascicò il re facendo qualche passo in avanti dopo aver
mormorato alcune disposizioni alla strega non facendosi sentire da Goku che non
era stato lesto a leggere le labbra.
Saiyla
si era congedata facendo un inchino con il capo.
“Non
possono morire perché quelle che vedi è una vasca di rianimazione” Continuò il
sovrano muovendosi su e giù “…è programmata per fermare il processo di aspirare
sangue se i valori vitali arrivano sotto il minimo”
Goku
lo seguiva con molta attenzione e non prestava più interesse verso suo padre a
cui si stava sottoponendo all’infusione delle staminali.
La
sacca a cui era stata attaccata la flebo era di un rosa accecante e non appena
l’ago iniziò a fare il suo dovere, le vene del capitano Bardack iniziarono a
diventare più nitide e ad illuminarsi a sua volta, segno che il liquido gli
stava entrando in circolo e che presto avrebbe compiuto la sua magia.
Fu
attaccato anche ad un respiratore, avevano annotato sulla sua cartella la
postilla di crisi respiratoria, quindi
meglio evitare che succedesse di nuovo perché l’ultima volta era stato salvato
per il rotto della cuffia.
Uno
scienziato aveva impostato il timer nel computer di ultima generazione, un’ora
sarebbe stata sufficiente per il trattamento.
Successivamente
avrebbe terminato un ciclo di un paio d’ore nella vasca di rianimazione ed
infine sarebbe ritornato come nuovo.
Fino
alla prossima volta.
Goku
cercò di nascondere il disagio che provava a vedere tutti quegli aghi, ma
finché non avrebbero fatto a lui la puntura, tutto sarebbe stato regolare.
Re
Vegeta iniziò a girargli intorno con circospezione mentre Bardack veniva
condotto in una stanza adiacente per completare il ciclo di medicazione.
“Liberali
subito o te la dovrai vedere con me” Lo intimò Goku stringendo un pugno.
“Non
possono essere liberati, sono in uno stato catatonico, e se vengono svegliati o
staccati dalle macchine che li tengono in vita, morirebbero in un istante…”
Fece una piccola pausa fermandosi davanti a lui, poi si avvicinò al suo
orecchio “…quindi ci penserei bene prima di fare una simile sciocchezza” Gli
sussurrò.
Goku
si guardò il braccio quando sentì qualcosa conficcarsi nella vena, non ci fu il
tempo di rendersi conto che un grosso ago gli aveva appena bucato la pelle, che
stramazzò al suolo.
“Piano
B” Mormorò Saiyla in un ghigno sadico e soddisfatto con ancora la siringa tra
le dita.
“Piano
B” Fece di rimando il Re con la stessa identica espressione.
*
Bulma
aprì prima un occhio e poi un altro quando il dolore all’addome sparì.
Si
mise in posizione seduta quando notò al suo capezzale Vegeta e quell’altro.
“C-che
ci fa lui qui?” Farfugliò alzando il lenzuolo bianco fino a coprirsi metà
volto.
Vegeta
si girò appena e guardò Radish che se ne stava con la schiena attaccata al muro
e con le braccia conserte.
“E’
apposto!” Le aveva risposto.
“APPOSTOO?
Ma ti sei forse rincretinito Vegeta? Siamo prigionieri in questo pianeta che
non dovrebbe nemmeno esistere, non sappiamo dove sono gli altri e che fine
abbiano fatto. Io stavo per morire. E tutto quello che hai fatto in questa
settimana è stringere amicizia con quell’energumeno?” Abbassò il lenzuolo
perché d’un tratto di sentì ridicola.
“Tua
moglie mi sta già sulle palle, Vegeta, sappilo.” Grugnì Radish offeso.
“Taci
tu!” Lo zittì in un attimo “Piuttosto, hai scoperto qualcosa che ci può essere
utile?” Si rivolse poi a Bulma.
“Ah!
Piombi qui dopo un tempo immemore che non ci vediamo. E sei più interessato a
sapere che cosa cavolo sta succedendo che non hai nemmeno la decenza di
chiedermi come sto??”
“Senti!
Non abbiamo tempo per queste stronzate, stai bene lo so, ora dimmi quello che
voglio sapere!”
Bulma
sospirò rassegnata non era il momento per dirgli certe cose e lo avrebbe
ringraziato più tardi per averla curata, sempre se ce ne fosse stata
l’occasione.
“Non
ho scoperto molto di quello che accade qui…”
“Arrivi
tardi bambolina, quello gliel’ho già spiegato io” S’intromise Radish
gongolando.
“…qualcuno
ti ha interpellato razza di scimmione? E non chiamarmi bambolina” Puntualizzò lei mettendo subito dei paletti.
“Certo
che il fegato non ti manca!” Radish avanzò lentamente verso di lei con aria
minacciosa, era abituata ad avere a che fare con le espressioni di Vegeta, che
le sue non la scalfivano minimamente.
“Smettila
cretino! Tanto non la spaventi” Incalzò Vegeta cercando di mettere fine a quel
battibecco.
“Hai
ragione, è abituata ad un brutto muso come te! Ora che si trova davanti il vero
saiyan come me, non lo può fare.” Radish si baciò i bicipiti e gonfiò il petto
battendoselo.
“Quanto
sei idiota!” Berciò Vegeta.
Bulma
si spazientì e saltò giù dal letto, prese un cambio pulito da una sua capsula e
dopo aver tirato una tenda, si cambiò.
“Finchè
voi scimmioni giocate a chi ha la banana più grossa, io ho altro da fare!”
“Senti,
piuttosto, hai visto Kakaroth?” Domandò Vegeta, era sicuro di aver sentito la
sua aura in quei sotterranei, ma d’un tratto si era affievolita fino quasi a
sparire.
Bulma
spalancò gli occhi, certo che lo aveva visto, era stato lui in persona a
portare suo padre con un piede nella fossa da lei perché lo curasse.
“Io…io…”
Esistò guardandosi attorno “…mi ha portato Bardack che si era sentito male, poi
ho cercato di curarlo…” Indicò la stanza per poi dirigersi verso il corridoio
“…ricordo che sono intervenuti gli specialisti e che lo stavano portando nel
laboratorio in fondo” Lo indicò e videro che era chiuso “…una mezz’ora prima
avevo visto il Re e Saiyla varcare quella soglia”. Disse in un racconto confuso
e con voce tremolante, aveva un brutto presentimento, ma non sapeva per quale
motivo.
Radish
sobbalzò e smise di baciarsi i muscoli e pavoneggiarsi davanti allo specchio.
“Che
cosa??” Il capellone la prese per le spalle e iniziò a scuoterla, piano, per
quanto gli fosse possibile “Intendi che Re Vegeta, Saiyla e Kakaroth sono
insieme nella stessa stanza?” La guardò dritta negli occhi con un velo di
preoccupazione.
“Metti
giù quelle zampacce” Bulma se le tolse senza fatica “…comunque si, è quello che
ho visto” Affermò convinta.
“Siamo
nei guai!” Deglutì Radish diventando bianco come un lenzuolo di
quell’infermeria.
“Dici
che attueranno il loro piano?” Chiese Vegeta rivolgendosi al suo compare.
“Ne
sono sicuro, quale occasione migliore?”
“Chissà,
magari non lo permetterà”
“La
magia di Saiyla è potente, ho visto quello che può fare”
“Non
posso credere che sarà così facile, sono sicuro che Kakaroth saprà cavarsela”
Radish
e Vegeta iniziarono a parlare tra di loro come se in quella stanza non ci fosse
Bulma, che li osservava con una vena pulsante sulla tempia, ancora qualche
secondo e sarebbe esplosa, odiava quando le persone la escludevano così senza
nessun motivo da una conversazione.
“Ehilà!
Io sono qua!” Agitò una mano per far si che quei due ricordassero anche della
sua presenza “…volete dirmi che sta succedendo?” Chiese quando ebbe la loro
totale attenzione.
*
Mr.
Satan rimase in silenzio per qualche secondo attendendo la risposta di Whis.
“Se
è quello che desiderate, certo, vi accompagneremo sul Pianeta Vegeta-Sej, è di
strada, poi noi torneremo nel nostro di pianeta, così Lord Beerus potrà
riposarsi, è quasi giunto il momento del suo letargo”.
“L-letardo?”
Farfugliò strabuzzando gli occhi.
“Si
certo, il dio della distruzione deve osservare un lungo periodo di sonno e
riposo per far fronte alle energie perse durante l’anno”
Quali energie
perse?
Pensò Crilin, ma non ebbe il coraggio di fargli quella domanda, magari non era
al corrente di missioni speciali a cui aveva partecipato.
C-18
si alzò algida “Finalmente si parte!” Si avvicinò a Mr. Satan “Rimani qui tu,
sarai solo d’intralcio.”
“Posso
rendermi utile portando Marron e il Genio da me per un periodo, o per tutto il
tempo che vorrai, ho fatto costruire un enorme parco giochi per Pan, ma è
ancora piccola per giocarci”
“E
la mia borsa, non dimenticartela”
“A
lavoro finito!”
C-18
lo sollevò per la collottola della camicia “Se credi di prenderti gioco di me…”
Mr.
Satan portò avanti le mani “No, no, non lo farò. Te lo assicuro.”
“Ti
conviene che sia così.” Poi con fare lento iniziò ad avviarsi verso il cubo,
seguita da Crilin, Yamcha e Tensing.
**
Continua
te *
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti miei carissimi lettori. Come state,
tutto bene?
Vi lascio con
l’interrogativo di cosa sia successo a Goku fino al prossimo capitolo…e chi lo
sa, acqua in bocca XD (si carissima sweetlove, se ti senti presa in causa hai
ragione!!! perchè è grazie a te se ho proseguito con la mia idea).
Io come sempre
ringrazio chi legge e commenta e anche chi rimane in silenzio, anche se mi
piacerebbe sapere che cosa ne pensate J
Io come al
solito vi aspetto nel prossimo capitolo dal titolo: Prigionieri.
Radish si era
intrattenuto nel letto caldo di una saiyan di secondo rango.
Insieme avevano
consumato qualche bottiglia di vino rosso di troppo ed erano finiti a letto
assieme.
Sul pavimento se
ne potevano contare quattro, ma non si escludeva che qualcuna fosse finita
rotta o sotto il talamo peccaminoso.
Il saiyan si
svegliò con la bocca impastata e che sapeva di acido, andò in bagno per sciacquarla
e per assaporare qualcosa di fresco e che non sapeva di niente.
Ci mise qualche
secondo prima di aprire la porta, la testa girava e camminare dritto era
risultato alquanto difficile, soprattutto perchè doveva anche evitare ostacoli
sparsi sul pavimento lucido.
Prima di entrare
volse lo sguardo al letto che si era lasciato alle spalle, forse se la notte
prima avesse scopato qualcuno di rivoltante, sarebbe stato più facile vomitare
e liberarsi di quel cerchio che gli opprimeva la testa.
E invece no.
La ragazza che
giaceva su quel letto, con la pancia rivolta verso il materasso era bellissima,
lunghi capelli neri e viso dai lineamenti dolci e regali, niente a che vedere
con i ruderi che era abituati ad avere per le mani solo per il puro piacere.
Questo quando
era in vita.
Gli sembrava
fossero passati secoli dalla sua ultima volta invece ne erano trascorsi pochi
di anni.
Non ricordava il nome di quella fanciulla e il motivo
per il quale erano finiti a letto assieme.
Della sera precedente aveva un vago ricordo annebbiato.
Era al bar, un luogo lugubre dove i guerrieri erano
abituati ad intrattenersi prima di rincasare dopo essere rientrati alla base a
missione ultimata, ubriachi s’intende.
Odorava di alcool e tabacco e una leggera coltre di
fumo ne riempiva l’enorme stanza rendendo difficile distinguere nitidamente la
persone al suo interno.
Era aperto solo la sera.
Stava bevendo dello scotch di quinto ordine al bancone
di legno appiccicaticcio, e per quanto il proprietario passasse lo straccio
inumidito per pulirlo, era impossibile mantenerlo tale.
Complice le risse degli ubriaconi che spargevano il
contenuto zuccherino dei bicchieri mischiate a gocce di sangue, e non era
certamente escluso che qualche pezzo di vetro si era conficcato nel legno.
Staccò le possenti braccia dalla superficie per bere d’un
sorso quando gli apparve questa ragazza, triste e sconsolata.
“Che schifo!” Mormorò pulendosi gli arti
appiccicaticci guardando la ragazza sedersi accanto a lui.
“Il solito…doppio questa volta.”
Aveva ordinato anche lei un super alcolico alquanto
costoso e Radish non poté non notarla, anche perché dagli abiti che indossava
non dava l’impressione di appartenere ad una terza o quarta classe.
Il barista raccolse l’ordine e dopo aver lucidato un
bicchiere di vetro con lo straccio pulito versò il liquido rosso al suo
interno, la donna misteriosa gli allungò un paio di monete d’oro.
“Che ci fa una bella fanciulla come te tutta sola?”
La saiyan gli lanciò un’occhiata di torva “Niente che
ti riguardi!”
“Questo è un bar per poco di buono…o cerchi guai o ti
conviene bere il tuo drink e andartene, magari scortata all’uscita da me…” Le
sussurrò all’orecchio.
“Mmm…sicuramente dopo il secondo giro ti troverò anche
attraente! Un altro perfavore!” Ordinò un altro bicchiere facendo spallucce.
“In tal caso, attenderò al tuo fianco e ti
proteggerò!”
“Cosa non si fa per una scopata, eh?”
Radish inarcò la schiena all’indietro e si stiracchiò
le braccia “Mi conosci per caso?”
“Ti ho già inquadrato a dire la verità, mi basta
poco.” Trangugiò il bicchiere d’un sorso “…ho del vino nel mio alloggio…potremo
continuare la conversazione lì…che ne dici?” Gli alitò sul volto mettendogli
una mano sulle parti intime cogliendolo impreparato.
“Se è quello che vuoi…il grande Radish non può tirarsi
indietro” Le leccò una guancia e la prese per mano.
Insieme si diressero verso la base dove alloggiavano i
guerrieri.
“Non penserai di andare in camera tua!” Berciò la
ragazza misteriosa notando che la stava conducendo verso l’ala Est designata ai
combattenti di terza classe.
Radish inarcò un sopracciglio “Si, l’intenzione era
quella.”
“Ma il vino buono si trova nella mia”Gli disse con
fare sensuale.
Radish fu ammaliato dai suoi modi gentili e rudi allo
stesso tempo.
Lo baciò, o meglio gli infilò la lingua in gola per
tutto il tragitto fino al suo alloggio.
Con un calcio dato all’indietro aprì la porta e lo
trascinò al suo interno.
Da quel momento in poi, Radish, non ricordò più nulla,
ma almeno sperava di aver fatto la sua porca figura.
Aprì la porta e del bagno e si sciacquò la bocca con
dell’acqua corrente.
Poi si specchiò e si massaggiò la faccia.
Poggiò i gomiti sulla ceramica bianca del lavandino
ovale e mentre lo faceva sentì le voci di Nappa e Re Vegeta che passavano per
quel corridoio.
Non sapeva bene il motivo, ma doveva inseguirli e
capire perché si trovavano assieme.
Si precipitò in camera a racimolare sul pavimento gli
abiti sparsi qua e la e si vestì di fretta e furia, se non l’avesse fatto gli
avrebbe persi di vista.
Pregò gli dei dell’universo sperando che nella fretta
di non aver indossato abiti femminili, sai che figura!
Volse l’ultimo sguardo verso quella ragazza, dormiva
ancora beatamente, sarebbe stata un peccato svegliarla.
*
Radish camminò di soppiatto lungo il corridoio
cercando di non farsi notare dalle due figure che vedeva allontanarsi sempre di
più.
E una volta arrivati nello spazio comune dove circa
una ventina di guerrieri si stavano intrattenendo in conversazioni, uscirono
dalla base.
Radish li raggiunse fuori dopo pochi secondi, li vide
vicino ad una monoposto parlare animatamente.
Nappa agitava le mani in aria e Re Vegeta aveva
un’espressione più accigliata del solito, ma il figlio maggiore di Bardack non
riusciva a sentire che cosa stavano dicendo, così decise di avvicinarsi.
Nessuno dei due saiyan si era accorto della sua
presenza proprio dietro l’astronave.
“…Saiyla ha messo a punto il marchingegno.” Sentì dire
a Re Vegeta.
“Il problema sarà attirare Kakaroth nella trappola.”
Fece di rimando Nappa.
Radish strabuzzò gli occhi, stavano mettendo a punto
un piano senza di lui, senza consultarlo e per giunta avrebbero usato suo
fratello, non che gli fosse simpatico, questo era certo, ma questa idea non gli
piaceva affatto.
Rimase ancora ben nascosto per saperne di più.
“Dici che funzionerà?”
“Il bracciale inibirà la sua forza così da poterlo
comandare a nostro piacimento!”
“E’ un saiyan, non credo si farà manipolare con
facilità.”
“Ed è qui che interverrà la magia di Saiyla.”
“Come faremo a tenere lontano tuo figlio? Ha già
fiutato a kilometri di distanza che c’è qualcosa non va.”
“Vegeta presto o tardi capirà che la cosa giusta da
fare sarà quella di unirsi a noi.”
Radish strinse i pugni dalla rabbia, ma doveva
controllarsi per non essere scoperto, Nappa teneva lo scouter sul suo occhio e
alla minima vibrazione o rilevazione di forza glielo avrebbe comunicato.
“Come sempre, del resto!”
“I cinque sono già stati trasportati nel laboratorio?”
Aveva chiesto poi il Re.
Nappa asserì con il capo “Come aveva comandato, mio
signore. Gli scienziati li stanno già usando come nostra fonte di energia.”
“Bene, allora andrò a vedere come procede. Tu intanto
fai in modo di tenere lontano mio figlio dal pianeta.”
“Certo, signore” Nappa fece una riverenza prima
prendere il volo e lo stesso fece Re Vegeta poco dopo.
Radish doveva fare qualcosa, non poteva permettere che
Kakaroth cadesse vittima loro.
Nonostante avesse sempre desiderato avere suo fratello
al suo fianco, non doveva accadere così.
Soggiogato e manipolato.
Avvertire Vegeta era la cosa più saggia da fare, gli
avrebbe spiegato tutto ed insieme studiato un piano di battaglia, d'altronde
era lo stratega del gruppo, era grazie al principe in persona se si
conquistavano pianeti ed intere galassie.
*
“Non capisco perché mi dici tutto questo, Radish.
Perché dovrei crederti, eh?” Berciò acido Vegeta una volta venuto a conoscenza
del piano diabolico architettato da Saiyla e da suo padre.
“Perché io sono quello che ti sono sempre stato
fedele, e non ti volterei mai le spalle, come invece ha fatto Nappa. Ma tu hai
sempre preferito di gran lunga lui a me.” Spiegò con una punta di amarezza.
“Era più forte! E al mio fianco dovevo avere persone
in grado di mantenere il mio passo.”
Radish si sentì ferito da quelle parole e forse il
fatto di essere andato a spifferargli quello che aveva appena scoperto non si
era rivelata così una buona idea.
Non voleva entrare nelle sue grazie o che il principe
si prostrasse a lui, questo non lo aveva mai voluto, ma almeno un po' di
gratitudine, questo glielo doveva.
“Ma questo era il passato!” Continuò Vegeta
cogliendolo di sorpresa.
“Significa che…” Mormorò a mezze labbra attendendo che
Vegeta gli completasse la frase.
“…significa che dobbiamo fare qualcosa prima che
quella vecchia strega porti tutto il popolo alla morte. Kakaroth è una bomba ad
orologeria e quello che hanno intenzione di fargli non promette nulla di
buono.”
“Ma tu sei forte, vero?” Gli chiese timidamente con un
filo di voce.
Di tutta risposta ricevette un pugno in centro alla
testa.
“Ahia! Che male! Vegeta ti sei ammattito? Avresti
potuto spaccarmi la testa come un cocomero.”
“Giusto per farti capire che ho usato solo lo 0,01%
della mia forza.”
Non dubitava di lui, questo era certo, ma Radish non
sapeva che cosa stessero facendo realmente ai saiyan.”
*
Bardack spalancò gli occhi e si mise in posizione
seduta di scatto.
Scostò le coperte bianche e cercò di scendere dalla
lettiga, ma decina di aghi erano conficcati nelle sue braccia e gambe, senza
contare gli elettrodi applicati sulle tempie, sul petto e sulle nude gambe.
Nessuna smorfia di dolore si palesò sul suo volto
deformandogli i tratti duri e spigolosi.
Si limitò solo a staccare uno ad uno quegli ostacoli
finché un dottore non decise di fare irruzione nella sua stanza per
controllarne i valori vitali prima di fargli riprendere la sua normale
attività.
“Capitano Bardack, non si agiti. Ci penso io!” Lo
scienziato spense i monitor ed impedirono il fluire di ulteriore liquido nelle
sue vene.
La porta a scomparsa di aprì con un fruscio ed entrò
Re Vegeta per sincerarsi delle sue condizioni.
“Si è completamente ripreso, sire.” Disse togliendo
l’ultimo elettrodo dal suo quadricipite.
Bardack saltò giù dal letto completamente nudo e cercò
con la vista i suoi vestiti, qualcuno gli aveva portato una divisa pulita e adagiata
su un tavolo libero lì vicino.
“Sto bene! Mi sento rinato.”
“Speriamo solo che questa volta duri di più. Ci hai
quasi lasciato le penne, lo sai?” Gli spiegò il sovrano.
Bardack sbuffò dal naso “Ma sono qui.”
“Solo perché sei stato soccorso in tempo.”
“D-dov’èKakaroth? Stavo parlando con lui quando è
successo.”
Sul volto di Re Vegeta si materializzò un ghigno
sadico “Non ti devi preoccupare per lui, ora è dalla nostra parte.”
Bardack infilò per ultima la corazza della battle
suite senza alcuna difficoltà, nonostante fosse stretta, il materiale con cui
era stata costruita era molto elastica, aderiva al corpo perfettamente senza
impedire i movimenti.
“Avete attuato il Piano
B?”
Re Vegeta annuì con il capo “Esatto…stava cominciando
a fare troppe domande e poi ha visto lor.o” Indicò la stanza annessa con i
cinque corpi immersi nella capsula di criogenia.
“Ah!” Seguì una breve pausa “…e gli altri due?”
“Per prendere Vegeta avremo bisogno di Kakaroth, e
invece per quanto riguarda quella che ha preso in sposa sul pianeta Terra,
imprigioneremo anche lei.”
*
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buongiorno e buon venerdì, oggi per me giornata di
festa visto che è la ricorrenza dei Santi Patroni del paese, così ne ho approfittato
per aggornare di mattina presto e fare un giro, non per le banchi degli
ambulanti visto che hanno sospeso i festeggiamenti, ma per negozi.
Ok la smetto di
annoiarvi e vi do appuntamento al prossimo: Il cambiamento.
*
P.s. come sempre
ringrazio voi tutti che state seguendo questa storia e vi auguro un buon week
end.
“Forse è meglio se ce ne andiamo di qui.” Esordì Radish
dopo aver capito che per Kakaroth non c’era più nulla
da fare.
Vegeta, Bulma e Radish
sentirono dei rumori provenire dal laboratorio in fondo al corridoio e l’energia
di Goku affievolirsi secondo dopo secondo.
“Che sta succedendo?” Aveva domandato Bulma
guardando prima Vegeta e poi Radish in attesa di una
risposta, lei non era in grado di percepire la forza e non era nemmeno dotata
di uno scouter, anche se Re Vegeta si era prodigato
di fargliene avere uno il prima possibile.
“Kakaroth…” Mormorò Vegeta stringendo i pugni
“…lo hanno preso! Dannati bastardi.”
Bulma iniziò a ridere istericamente “Divertente! Molto divertente!” Si asciugò
una lacrimuccia che le era uscita dal lato di uno dei due occhi.
“Non c’è nulla da ridere, bambolina.”
Bulma cambiò espressione in una frazione di secondo, da divertita a iraconda “Ti
ho detto di non chiamarmi più bambolina, scimmione.”
“E’ per colpa tua se sono riusciti a prendere mio fratello!”
“Come sarebbe a dire?”
“Se non ti avessimo trovato in corridoio morente, ora saremo riusciti a fare
qualcosa, ma il qui presente principe si è subito precipitato a salvarti,
mandando in fumo il nostro piano.” Le alitò in faccia facendola quasi cadere
all’indietro, per fortuna Vegeta era riuscito a sostenerla.
“Ah sì? Beh! Scusate proprio, eh!” Poi si rivolse al marito “…anche tu la
pensi così?”
“Si.”
Quell’affermazione lasciò di stucco la scienziata che non sapeva cosa dire
in quel momento, il labbro inferiore le tremava dall’ira, stava accumulando
talmente tanta rabbia che sarebbe potuto uscire del fumo dalla sua testa in un
momento all’altro.
“Ehi, bambolina, vedi di darti una calmata, non ho intenzione di soccorrerti
per l’ennesima volta, anzi, se fosse stato per me ti avrei lasciata lì.”
“Per quanto mi riguarda te ne puoi anche andare, e non capisco che cosa ci
faccia mio marito con uno come te!”
Vegeta se ne stava zitto e tranquillo appoggiato con la schiena al muro
attendendo che quei due la smettessero, avrebbe potuto nel frattempo sorseggiare
un caffè e leggere un quotidiano, se mai lo avesse fatto almeno una volta in
vita sua.
E non era quello il momento per iniziare.
“La volete smettere di litigare? Abbiamo cose più importanti a cui pensare”
“Scusami, saranno gli ormoni.” Bulma aveva dato
per scontato che Vegeta sapesse della sua gravidanza, e così fu.
“Ah! Giusto…il bambino!” Esclamò senza esternare alcun tipo di sentimento.
“Oh! Congratulazioni bamb…Bulma!”
Si corresse Radish dopo aver ricevuto dall’azzurra
uno sguardo omicida. “E congratulazioni anche a te vecchio volpone.” Gli diede
uno schiaffo amichevole sulla spalla facendolo spostare di qualche centimetro
in avanti.
“Si, sono incinta, Vegeta! E spero di non dover partorire su questo pianeta.”
Radish trasalì “Che ha questo pianeta che non va? Io sono nato qui e anche il qui
presente principe.”
“Non mi va. Punto e basta!” E invece avrebbe voluto dire che ne era
disgustata anche se in cuor suo sperava un giorno di vedere la terra che
apparteneva all’uomo al suo fianco, ma non così.
Non strappata dal suo amato pianeta Terra e portata lì con la forza,
imprigionata e mandata a servire un popolo che per rigor di logica avrebbe
dovuto comandare.
Bulma era comunque convinta che la sorte che al momento le era stata destinata
fosse migliore rispetto a quella degli altri suoi compagni.
Sapeva anche che mai avrebbe visto quella terra perché distrutta tanto
tempo fa da Freezer, ma doveva anche immaginare che niente sia impossibile
quando nell’universo esistono le sette sfere del drago.
Che siano quelle terrestri, namecciane o le super
sfere, in mani sbagliate diventano pericolose, e l’illogico potrebbe diventare
logico da un momento all’altro.
Dei rumori più forti iniziarono ad echeggiare lungo tutto il corridoio come
le urla strazianti che emetteva Goku.
“Fate qualcosa, aiutatelo!” Li supplicò Bulma
riconoscendo quei lamenti e quella voce.
“Non possiamo, ormai è tardi e il processo è già iniziato. La cosa più sensata
da fare è nascondersi e attendere il momento opportuno per agire” Spiegò Radish.
“Ma che cazzo di piano è?” Berciò acida l’azzurra contro il capellone.
“Ha ragione lui” Intervenne Vegeta placando quel litigio sul nascere.
“Ma…ma Vegeta…” Balbetto Bulma non riconoscendo
più suo marito, in altri casi sarebbe andato di là e avrebbe compiuto una
strage, ma ora, ora sembrava li volesse lasciar fare “…non pensi a Trunks, a
Mai, Goten...”
“E’ per questo che ti dico che dobbiamo nasconderci e pensare ad un piano
efficace” La interruppe.
“Bulma, non sappiamo che effetti possa avere un
blocco del processo su tutti loro, anche su Kakaroth.”
Intervenne Radish in maniera calma. “Potremmo causare
danni irreparabili”
“Ci sono le sfere del drago!”
“Tsk! Hai visto a cosa hanno portato le sfere su
cui fai sempre affidamento?” La rimproverò Vegeta incrociando le braccia al
petto.
Bulma abbassò lo sguardo, aveva dannatamente ragione e anche il Sommo Kaiohshin non è mai stato molto d’accordo sul loro
utilizzo, era stato sempre chiaro su questo aspetto.
“E allora dovete trovare un altro modo per tirarci fuori di qui!”
“Mmm…si…un altro modo
ci sarebbe.”
Tutti e tre si voltarono in corrispondenza della provenienza di quella
voce.
“Padre…”
“Vegeta…pensavo mi fossi fedele” Disse mellifluo avanzando nella stanza.
“Ho scoperto il tuo piano. Arrenditi!”
Una risata sadica si propagò in quelle quattro mura “Arrendermi? Non essere
ridicolo figliolo.” Berciò quando una figura conosciuta fece capolino dietro di
lui, ma solo a Bulma si riempì il cuore aspettando
che Goku mettesse fine a quella farsa.
Gli altri due digrignarono i denti dalla rabbia.
Erano riusciti nel loro intento.
Goku era avvolto da un’aura nera e malvagia, accanto a lui c’era Bardack.
*
Whis osservava gli ultimi avvenimenti dalla sfera posta in cima al suo scettro
di legno.
“Ohi, ohi!” Esclamò portandosi una mano sulla bocca “…questo sì che è un
guaio!”
“Che intende?” Domandò C18 avvicinandosi con un paio di falcate e
prendendogli dalle mani il bastone per guardare meglio.
Fino a poco fa se ne stava tranquilla e impaziente con le spalle ben salde
al vetro del cubo di trasporto celeste.
La cyborg strabuzzò gli occhi “O mio dio!”
“Si? Che c’è?” Chiese Lord Beerus aprendo un
occhio.
“Non credo si rivolgesse a lei” Incalzò sospirando Whis
scrollando la testa, l’egocentrismo del suo protetto a volte era troppo grande
per essere contenuto.
“Insolenti!” Mormorò ritornando a chiudere gli occhi per prepararsi al
lungo letargo che lo stava aspettando, e che avrebbe atteso ancora perché dalle
esclamazioni dei presenti sembrava che sul pianeta Vegeta-Sej
la situazione non fosse tutta rose e fiori.
Eppure quei due saiyan avrebbero dovuto essere di
ritorno già da un pezzo sulla Terra.
Che cosa poteva mai essere andata storto?
“Non mi dica che…” Balbettò C18 osservando la scena davanti a lei.
“Proprio così, mia cara!”
“Ma questo è un guaio!”
Anche Tensing, Yamcha e
Crilin si avvicinarono lentamente per ottenere
spiegazioni, e in fretta visto che in lontananza si poteva vedere il pianeta
Vegeta-Sej in tutta la sua grandezza.
“Oh no! Goku” Soffiò Crilin in preda alla
disperazione, non poteva essere che il suo migliore amico si fosse alleato con
i saiyan.
“Che gli è successo?” Chiese Tensing rivolgendosi
all’angelo.
“Questo lo dovete scoprire voi!”
“Quell’idiota si è fatto soggiogare!” Berciò il dio della distruzione non
scomponendosi minimamente.
“No! E’ impossibile, Goku non starebbe mai dalla
parte dei saiyan” Crilin
strinse i pugni ricordando la prima volta che erano arrivati sulla Terra con
l’intento di portarselo via perché si unisse a loro.
“Già, è vero!” Continuò Tensing dando man forte
al piccolo uomo pelato.
“E’ sicuro che quel coso funzioni bene?” Domandò ingenuamente Yamcha prendendo lo scettro tra le mani agitandolo poi per
vedere se le immagini cambiavano.
A Lord Beerus stava per partire un embolo “Che
insolenza e maleducazione. Usare la sfera divina in quella maniera. Potrei
distruggervi lo sapete?”
Yamcha, Tensing e Crilin
sussultarono a quella minaccia e divennero più bianchi di un lenzuolo appena
lavato.
“Ci dispiace sua magnificenza!” Si scusò Crilin
congiungendo le mani in segno di preghiera.
Tensing strappò lo scettro tra le mani del suo amico e lo consegnò al suo legittimo
proprietario.
“Sono desolato, non volevo recare disturbo.” Yamcha
abbassò lo sguardo sperando di venire risparmiato dal dio della distruzione “…è
che non mi sembra vero che Goku sia diventato cattivo.”
“Sarà un clone! Non è la prima volta che ci troviamo difronte a una cosa
simile” Ipotizzò Tensing portandosi due dita sul
mento.
“Non lo trovo possibile!” Disse Whis.
“Perché no? Non potrebbero aver usato le sfere del drago e aver chiesto un
clone di Goku?” Chiese la cyborg.
“Quella è senza dubbio l’aura di Goku, se permettete, la conosco bene.”
Spiegò Whis.
Crilin si avvicinò di più al vetro e ci posò una mano sopra.
Sospirò e il suo fiato caldo opacizzò la lastra per alcuni secondi.
“Amico mio…che ti è successo?”
*
Bulma andò a nascondersi dietro il corpo del marito e Vegeta ebbe paura per la
sua incolumità, non perché temeva che l’avrebbero portata via, l’avrebbe difesa
fino alla morte, ma perché nel caso di uno scontro diretto sarebbe potuta
rimanere ferita.
Doveva portarla il più lontano possibile, ma come?
“Q-quello è davvero Goku?” Balbettò indicandolo con un dito indice
tremolante.
“Temo di si.” Rispose Vegeta.
“Ti confermo che è lui, in tutta la sua forza e vigore.”
Goku fece un passo in avanti e nel suo volto si materializzò un ghigno
sadico.
“Chi devo uccidere per primo?” Chiese.
Re Vegeta gli abbassò il braccio che aveva appena alzato, non poteva
permettere scontri nel castello, ne andava dell’incolumità delle cavie in
laboratorio e quindi della loro sopravvivenza.
“Calmo, calmo. Non c’è bisogno di accendere i fuochi d’artificio, magari
potremo parlare con loro e farli ragionare. Si sottometteranno al noi spontaneamente!”
Vegeta gli sputò sugli stivali “Io non sono come te! Preferisco combattere
piuttosto che essere lo schiavo di qualcuno. Ti ricordo la volta in cui hai
venduto la tua anima a Freezer e a questa qui.” Il principe non ci pensò due
volte e senza nemmeno essere visto colpì a morte con un raggio giallo Sayla che cadde a terra esanime.
“Voi…” Re Vegeta iniziò a raccogliere le sue energie e ad ingrossare la
voce “…non sapete che cosa avete fatto!”
“Ti abbiamo liberato dalla schiavitù, dovresti solo ringraziarci!”
Intervenne Radish.
“E tu…inutile terza classe torna nel luogo in cui sei venuto” Re Vegeta
lanciò verso Radish un ki-blast
inaspettato.
*
Continua
*
Angolo
autrice: e niente, vi lascio così fino al prossimo venerdì, dove scopriremo le
sorti del nostro amato Radish. Teorie? Attendo come
sempre le vostre considerazioni, e prima che possiate scriverlo: no, C18 non
salverà Radish XD
Vi auguro come sempre un buon week end.
Erika
*
P.s. stavo per dimenticare il titolo del
prossimo capitolo: La verità
Saiyla osservava la luna alta nel cielo di Vegeta-Sej.
Il riflesso bluastro si rifletteva nei suoi occhi rugosi e preoccupati.
Sospirò mentre si reggeva ben salda al suo bastone e interrogava gli altri
sul futuro di quel pianeta risorto come l’araba fenice grazie a lei.
Re Vegeta bussò alla sua porta e con un movimento repentino chiuse i
drappeggi bordeaux a coprire la porta finestra.
“Non sei a letto?” Gli chiese lanciandogli un’occhiataccia.
Quella mattina era stato diramato un avviso, un’allerta che invitava ogni
abitante e guerriero a non uscire di casa per nessun motivo durante quella
notte, a causa della luna piena.
Si sarebbe arrangiata lei a vegliare sul pianeta, assieme a qualche guardia
non appartenente al popolo saiyan che aveva giurato
fedeltà al suo re.
“Non riesco a chiudere occhio. Ti sento mormorare e la cosa mi dà alquanto
fastidio!”
“Scusa tanto se sto lavorando per voi”
“Tsk! Per noi? Sappiamo bene a cosa miri!”
“Se la cosa per te è una seccatura posso sempre rispedirvi tutti quanti
dall’inferno da dove vi ho tirato fuori.” Berciò acida.
La luce fioca di un paio di candele poste sul tavolo di legno ormai
impregnate di cera illuminava i loro profili immobili.
“Non è necessario, piuttosto, le stelle ti hanno detto qualcosa di
interessante?” Domandò curioso.
Saiyla sbuffò dal naso, poi gli allungò una piccola pergamena con incise delle
parole in lingua saiyan.
“Cos’è sta roba?” Chiese perplesso iniziando a leggere con la mente “…una
formula magica?”
Saiyla incrociò le mani dietro la schiena mentre camminava ancora verso la
finestra che lasciò chiusa, sparendo per qualche istante dentro l’angolo buio.
“E’ per ogni evenienza!” Rispose spicciola senza troppe spiegazioni.
Re Vegeta deglutì il nulla “E’ un rito sacrificale, se ho inteso bene le
parole”
“Hai inteso bene.” Confermò annuendo anche con il capo. “…gli astri hanno
predetto la mia morte, e l’unico modo per riportarmi in vita sarà compiere quel
sacrificio”
“Ci sono ancora in giro le sfere del drago sia namecciane
che terrestri…”
“Le avranno occultate o distrutte giunti a questo punto, non penso che la
razza umana o quella namecciana siano così stupidi da
tenerle in bella vista.”
“Capisco…ma secondo, nell’eventualità che questo accada, dove l’andiamo a
scovare una saiyan ancora vergine, mi sembra un po'
una presa in giro?”
Re Vegeta non fece a tempo a terminare quella frase che il vagito di una
bambina si propagò per tutto il corridoio e sorrise sadico.
“Hai pensato proprio a tutto eh? Per questo avevi dato l’ordine di portare
via tutti dalla Terra.”
Saiyla sogghignò “Finalmente hai capito perché, mi sono lasciata un’opportunità,
chiamiamolo un lascia passare.”
“Se vuoi l’andiamo ad immolare anche subito” Propose senza troppi giri di
parole.
“Non è necessario e poi il sangue dev’essere fresco e non rappreso, c’è
scritto nelle note in fondo.”
Re Vegeta si portò la pergamena con la formula più vicino agli occhi, non
aveva notato quella frase a causa della poca luce.
“Sai quando accadrà?”
“Il destino è imprevedibile, potrebbe essere adesso, domani o fra un
anno…le mie visioni non hanno archi temporali precisi.”
*
Vegeta era riuscito a far scudo a Radish con il
suo corpo.
Incanalare quel colpo era il solo modo per evitare di far crollare una parete
del castello, se non del tutto, evitando così qualsiasi vibrazione letale per
chi si trovava nella capsula di criogenia nel laboratorio.
“Ehi! Grazie fratello! Se non ci fossi stato tu sarei schiattato come
quella lì” Indicò il corpo inerme di Saiyla che
giaceva in una pozza di sangue.
“Non sono tuo fratello, idiota!” Inveì contro di lui non distogliendo lo
sguardo da suo padre, da Goku e da Bardack.
Nessuno dei tre si era prodigato a controllare Saiyla
o a far sparire il suo corpo.
Bulma vomitò sul pavimento quando si accorse che delle budella fuoriuscivano dal
suo ventre.
Non era riuscita a trattenersi e la nausea dovuta alla gravidanza.
Si ripulì con il lenzuolo bianco della lettiga e poi lo gettò a terra dove
c’era il contenuto del suo stomaco a coprirlo.
“Stai bene?” Si preoccupò suo marito.
“Nausea gravidica”
“Voi terrestri siete sempre state deboli.” Non lo pensava veramente questo
era certo, ma doveva fingere di essere qualcun altro per tener fede alla sua
reputazione.
Bulma questo lo aveva intuito e non infierì dicendogli che doveva vedere com’era
stata la sua gravidanza quando aspettava Trunks visto che lui se l’era data a
gambe quando gli aveva comunicato che era incinta.
“Sei sempre il solito scimmione egoista” Si limitò a dire prima che
un’altra contrazione dello stomaco la facesse rimettere di nuovo.
Ma questa volta uscì solo un po' di bile, niente di più.
“Non mi sembri stare bene, bambolina”
“Tu chiudi il becco!”
“Come comandi, mia principessa” Le fece una riverenza e lei chiuse gli
occhi rassegnata, ma anche divertita, forse infondo non tutti i saiyan erano antipatici a pelle, tra di loro esisteva
qualcuno con il senso dell’humor.
“BASTA!!!” Urlò Re Vegeta stufo di quel teatrino inutile attirando
l’attenzione dei presenti.
“Bardack porta via quello schifo” Ordinò riferito
al corpo martoriato di Saiyla.
“Come sua maestà comanda” Non se lo fece ripetere due volte, prese il
cadavere per un polso e lo trascinò lungo il corridoio lasciando dietro di sé
una scia di sangue nero e qualche pezzetto di budella.
Bulma volse lo sguardo da un’altra parte per evitare di vomitare di nuovo o
peggio ancora di svenire, e non le sembrava consono.
“Bene, ora che quella strega è morta converrai con me di non averne
più bisogno. Noi ora lasceremo questo pianeta per tornare sulla Terra e vivremo
tutti quanti felici e contenti”
“Ti sei forse ammattito?”
Vegeta inarcò un sopracciglio meravigliato, anche se un po' si aspettava
quella domanda da parte di suo padre.
“…oppure la permanenza sulla Terra ti ha annebbiato il cervello, figliolo?
Che ne è stato del principe distruttore e sanguinario che ricordavo? Di mio
figlio?”
“Tsk, niente di tutto ciò, padre. Ogni mia scelta
è stata detta da me e non perché mi facevo controllare da qualcuno.” Nemmeno
quella volta che Babidi aveva preso il controllo
della sua mente era riuscito a farsi soggiogare, ma aveva fatto credere a quel
mago da strapazzo di avere la situazione in mano, avere un guerriero del
calibro di Vegeta tra il suo mazzo di carte da giocare sarebbe stato grandioso,
peccato che il principe dei saiyan avesse altri piani
a riguardo.
“Sai…” Iniziò suo padre muovendosi con circospezione attorno il corpo di
Goku “…anche lui aveva detto la stessa cosa, che non si faceva usare da
nessuno, ed invece…eccolo qui, piegato al nostro volere, e avere un saiyan così forte tra la nostra schiera di fedeli è un
vantaggio!”
“Pensi sia più forte di me?” Inveì avvicinandosi pericolosamente a lui, Re
Vegeta non si mosse di un millimetro, sapeva che non gli avrebbe torto un
capello, ma non perché si trovava difronte a suo padre, ma perché in fondo al
corridoio aveva un asso nella manica “Puttanate! E questo lo capirai molto
presto” Vegeta iniziò ad aumentare la sua aura fino a trasformarsi in super saiyan, aveva tutte le intenzioni di combattere e vincere
per dimostrargli che aveva torto, come sempre.”
Goku si portò in posizione di attacco senza che il monarca potesse dargli
l’ordine di attaccare.
“Tsk! Allora non sei un automa” Ringhiò incontro
al suo amico portandosi davanti a lui.
“Non vorrete combattere qui?” Incalzò Radish e
senza rendersene conto vennero colpiti da una ventata molto forte e da un boato
sordo dietro di loro, Goku e Vegeta avevano fatto crollare una parete di
mattoni e scavato un lungo tunnel nel terreno con una semplice spinta.
“Cazzo!” Imprecò Radish tenendo ben salda Bulma per le spalle. “Andiamo!” Le disse sorpassando Re
Vegeta e correndo lungo il corridoio.
Bulma faceva fatica a stargli dietro per via del suo stato interessante che le
impediva anche i gesti più semplici, rendendola subito stanca e spossata.
Fece per accasciarsi, ma venne sorretta dalla mano forte e rozza di Radish.
“Andiamo, bambolina…se ti accadesse qualcosa, Vegeta non me lo perdonerebbe
mai!”
Bulma lo guardò per qualche secondo stranita, non le sembrava possibile che uno
come lui potesse aiutarla in una situazione del genere “G-grazie!” Balbettò.
“Solo perché sono un saiyan non vuol dire che non
abbia un cuore anch’io”.
*
Bulma e Radish raggiunsero l’esterno del castello e
solo dei boati in lontananza gli fece percepire dove si stava svolgendo il
combattimento tra i due.
All’arena.
Volarono fino a lì e si sistemarono sugli spalti da bravi spettatori.
Anche Re Vegeta raggiunto poi da Bardack si
accomodarono vicino a loro.
La tensione che divideva i due combattenti si poteva tagliare con un
coltello.
Goku e Vegeta.
Occhi negli occhi.
Con la sola differenza che quelli di Goku erano spenti e vuoti, quelli di
Vegeta pieni di rabbia e delusione.
“Come hai potuto Kakaroth cadere nella loro
trappola? Idiota che non sei altro!” Berciò riluttante.
“Non so di che cosa parli, io sono sempre stato così. Sono nato su questo
pianeta!”
“Certo che non sai di che cosa parlo! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello,
mentecatto!”
Vegeta partì all’attacco trasformandosi subito in Super SaiyanGod Blu, inutile perdere tempo con trasformazioni
inferiori, non aveva senso giunti a quel punto, conosceva bene la forza di
Goku, l’unico interrogativo che restava era sapere se anche lui sapeva di
essere forte quanto il principe.
Lo sapeva.
Goku aumentò la sua aura ottenendo la stessa trasformazione con la medesima
forza.
Sarebbe stato uno scontro alla pari, bisognava solo vedere chi avrebbe
ceduto per primo.
Il principe dei saiyan iniziò lo scontro
scagliandosi contro di lui con tutta la forza che aveva in corpo, mentre Goku
si portò subito in posizione di difesa indietreggiando ad ogni colpo inferto
non risentendone minimamente.
“Ti farò tornare in te solo prendendoti a schiaffi!”
Goku non disse nulla, si limitava solo a parare i suoi pugni e ad ergere
una barriera quando Vegeta gli lanciò delle potenti sfere di energia.
“Questo è molto meglio del combattimento dei saibaim”
Disse Bardack.
“Mmm…si” Poggiò un
gomito sul ginocchio e la testa sulla mano aperta.
Controllava e ricontrollava ogni loro mossa pensando a quanto quei
guerrieri nel corso degli anni abbiano raggiunto una potenza elevata, forse
avrebbero potuto tenera testa a Broly.
Già Broly…chissà che fine avevano fatto lui e Paragras.
Poco importava.
Combattevano ormai da una mezz’ora buona testa a testa, senza che nessuno
dei due riuscisse a colpire l’altro in maniera significativa.
Vegeta stava elaborando un piano nella sua mente perché intuì che prendersi
a schiaffi non lo avrebbe condotto da nessuna parte.
Fu allora che prese una decisione.
Sofferta e…imbarazzante.
Tornò normale sciogliendo la trasformazione in Super Saiyan
Blu.
“Mi arrendo”.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Ciao a tutti! Alla fine ha indovinato chi credeva che Vegeta avrebbe
salvato Radish😊 pensavate che fosse
arrivata davvero la fine per il nostro saiyan
cappellone? Ma anche no…invece per Saiyla le cose
sembrano diverse.
Come sempre fatemi sapere che cosa ne pensate e intanto vi comunico che
mancano più o meno una decina di capitoli per la fine, quindi vi terrò
impegnati almeno fino ad agosto, e poi come vi ho già anticipato, mi prenderò
una piccola pausa fino a settembre.
Un abbraccio, e buon week end.
Erika
*
Prossimo capitolo: Il piano di Vegeta
*
P.s.pubblico oggi perché
domani devo fare il vaccino, quindi non ero sicura di fare a tempo.
Vegeta, Bulma e Radish
vennero imprigionati in una cella al di sotto del castello.
In uno spazio dimenticato che puzzava di vomito e di piscio dalle cui
pareti filtrava acqua.
Bulma sperava si trattasse di semplice umidità, ma si ricordò che il castello
era circondato da un fiumiciattolo e quella doveva essere acqua che penetrava
nel terreno.
Anche se sperava con tutta sé stessa di sbagliarsi, s’immaginava che da un
momento all’altro le pareti crollassero e di essere investita da un fiume in
piena che l’avrebbe senz’altro uccisa.
“Grazie tante, eh!” Berciò contro il marito mentre si chiudeva in un
abbraccio per scaldarsi le spalle, l’umidità le stava entrando fin dentro le
ossa.
Addosso aveva ancora i vestiti sporchi di sangue del giorno prima e
puzzava.
Santo cielo se aveva bisogno di un bagno caldo profumato e con tante bolle,
vista la situazione si sarebbe anche solo accontentata di una doccia veloce, ma
in quello spazio angusto, l’unica cosa che contenesse dell’acqua era un buco
nel terreno nella parte più buia.
Nauseabondo e lurido.
E chiamarlo lurido era un complimento.
Lo osservò per un istante e non seppe nemmeno perché, e quando vide quella
latrina ribollire un attimo, le prese un colpo, forse qualche strana creatura
ci abitava là dentro.
“Non ti spaventare, bambolina. Forse è stato uno stronzo a prendere
vita.”
“Sei solo uno schifoso, Radish! Ricordati che hai
davanti una signora.” Incalzò lei.
Radish se ne stava sdraiato su quella specie di lettiga di legno attaccata con un
paio di catene al muro di pietra, senza nessun materasso o cuscino, osservava
il soffitto ammuffito e una goccia d’acqua gli cadde in un occhio accecandolo.
Vegeta invece era in piedi, immobile davanti le sbarre con gli occhi chiusi
con le braccia incrociate sul petto.
Lanciò un ki-blast contro l’acciaio che tornò
indietro, lo evitò con uno spostamento repentino del collo, e quella sfera di
energia andò a provocare un buco nel muro.
“Ma che bella idea, caro principino. Lo sanno tutti che queste prigioni
sono inespugnabili.”
“E’ stato solo perché sono stufo di sentirvi parlare. Devo concentrarmi e
pensare ad un piano.”
“Ah! Quindi vuoi dire che non ne hai uno? O che quando hai detto che ti
arrendevi non avevi pensato all’eventualità che ci portassero qui?” Inveì sua
moglie agitando le braccia in aria “…forse voi scimmioni siete abituati ad un
simile schifo, ma io no!”
“Oh! Giusto” Radish si alzò e le fece una
riverenza “…principessa!”.
“Non prendermi in giro! Sono incinta e non ho proprio voglia di beccarmi
una malattia per colpa di questo posto”. Incrociò le braccia in segno di offesa
mettendo il broncio come una bambina.
Ma aveva ragione e Vegeta doveva tirarla fuori di lì subito per non mettere
a rischio la salute del suo secondogenito, oltre che a quella della moglie
s’intende.
*
Re Vegeta sorseggiava del buon vino rosso appena versato dentro il suo
calice dorato da una schiava.
Alla sua destra si trovava Goku, in piedi con lo sguardo vuoto e perso.
Alla sua sinistra, Bardack aveva appena preso
posto sul trono riservato a suo figlio Vegeta, il principe.
“Ti ho forse detto di sederti?” Chiese riluttante girando e rigirando quel
liquido rubino all’interno del bicchiere.
Il re era più inacidito del solito perché aveva appreso della perdita di
Nappa, il suo fidato, l’unico che poteva controllare suo figlio in maniera
indisturbata.
“Dovevi vedere i fuochi d’artificio!” Si era burlato Radish
mentre veniva condotto e rinchiuso nella sua cella, avrebbe preferito di gran
lunga lui al posto del pelato, ma non era stato lesto a compiere lui quel gesto
e non pensava che fosse ancora fedele a suo figlio dopo tutti questi anni di
distanziamento.
Bardack si alzò per non incorrere a punizioni.
“Ti chiedo perdono, sire.” Gli era sempre stato altamente antipatico il suo
re, per i suoi modi di fare da altezzoso e spocchioso.
Solo perché era a capo di un popolo non significava che fosse forte o che
fosse amato dalla sua gente, anzi, sentendo il vociare nei corridoi della base
era tutto il contrario.
In ogni caso, doveva ingoiare quel rospo e rimanere ai suoi ordini.
“Temo che Vegeta abbia in mente qualcosa, non è da lui gettare la spugna
così facilmente.” Sorseggiò rumorosamente il vino.
“Radish come sempre gli darà una mano.” Precisò
il saiyan dai capelli a palma.
“Mmm…tuo figlio gli è sempre stato fedele, per
questo l’avevo tenuto fuori da certi nostri piani.”
“Mi dispiace, non so come scusarmi” Bardack si
prostrò a lui.
Re Vegeta gli fece una smorfia prima di finire il contenuto del calice che
continuava a tenere in mano “Non è colpa tua.”
Si pulì i baffi con il dorso della mano sporcando i guanti candidi, una
schiava in modo repentino ne aveva portato subito un cambio pulito.
“Hai intenzione di seppellire Saiyla?” Gli chiese
poi.
“No. La dobbiamo riportare in vita” Il sovrano appoggiò un gomito sul
mancolo del trono.
Bardack deglutì, sperava che si fosse liberato di quella megera, ma si vedeva che
quella maga aveva affondato bene in lui le sue radici e sarebbe stato
impossibile estirparle.
“Ok, raduno una squadra e partiamo subito per il pianeta Terra”
“Non sarà necessario, Saiyla mi ha lasciato
precise istruzioni in merito.”
Bardack inarcò un sopracciglio pensando che quella vecchia teneva molti conigli
del suo cilindro.
“Dovremo sacrificare una vergine saiyan!”
Bardack iniziò a ridere istericamente, così forte che aveva dovuto tenersi la
pancia perché cominciava a fare male.
Si asciugò una goccia salata che gli era appena uscita dall’occhio.
“Divertente! Molto divertente!”
“Quello che le avevo detto anch’io”
“Una vergine saiyan, ma come l’è saltata in
mente” Rideva ancora.
“Beh!...una c’è…piccola, ma c’è!”
Bardack si fece subito serio intuendo di chi si poteva trattare, non gli piaceva
l’idea di sacrificare la vita di una bambina innocente, soprattutto se si trattava
di un membro della sua famiglia.
Certo, Kakaroth era stato soggiogato e Radish segregato in una cella in condizioni pessime, ma
erano vivi e vegeti, questa era l’unica cosa che gli stava a cuore.
Bardack dovette per forza di cose trattenersi dallo spaccargli la faccia e
mandarlo al diavolo, prendere armi e bagagli come aveva fatto Paragras tantissimi anni fa ed iniziare una nuova vita in
un pianeta sconosciuto e dimenticato dagli dei.
Ma una strana sensazione, una vocina interna, gli disse che non era il
momento opportuno per farlo, che Re Vegeta non gli avesse messo al corrente di
altre cose.
“Potremo vivere anche senza di lei, perché riportarla in vita?”
Re Vegeta si alzò di scatto pensando di non dover dare nessuna spiegazione
ad un suo sottoposto.
*
L’atterraggio sul pianeta Vegeta da parte dei terrestri fu molto semplice e
senza nemmeno troppi.
Crilin, C18, Tensing e Yamcha
scesero dal cubo di trasporto del dio della distruzione ringraziandolo del
passaggio.
“Capirete bene che noi non possiamo rimanere qui. Lord Beerus
ha bisogno di riposo” Spiegò mellifluo Whis.
Yamcha guardò stranito il dio gatto che teneva gli occhi chiusi, stava per dire
qualcosa del tipo ‘ma se non ha fatto altro tutto il tempo’, ma pensò
bene di tenere quella bocca chiusa e ben cucita.
Gli ci volle una grande forza di volontà per evitare che la sua ingenuità
lo portasse a morte certa.
“Dica a Lord Beerus di riposarsi, ne ha bisogno”
Gli uscì poi.
“Noto del sarcasmo nel tuo tono”
Yamcha portò avanti le mani agitandole “No, no. Ma che sta dicendo? Io-io…non mi
permetterei mai!” Balbettò ricevendo un pugno in quella sua testa da Crilin.
“Smettila, vuoi farci saltare in aria tutti?” Gli sussurrò.
“Bene, allora noi andiamo. Buona fortuna”
Il cubo era partito da qualche secondo quando Lord Beerus
aprì gli occhi come colto da una scossa improvvisa.
“Non promette niente di buono!” Scosse il capo guardando giù.
Apparentemente non c’era nulla che non andasse, ma era l’aura sinistra e
malvagia che aleggiava tutto intorno a destabilizzare il dio della distruzione.
“Mi sa che dovremo rimandare il suo letargo, giusto?”
“Già…”
*
Bulma toccò le sbarre della prigione nell’inutile tentativo si smuoverle, ma se
non c’era riuscito suo marito con delle sfere di energia ad alto potenziale,
come poteva pretendere lei di aprire la porta come se niente fosse?
Il viscidume nero ed oleoso che le lasciarono sulle mani era vomitatevele.
Si tolse il camice e cercò di pulirsi come meglio poteva.
Lo stomaco iniziò a brontolare, e non solo il suo.
Radish cavò dal muro quello che sembrava un verme di quelli grossi e pelosi.
Lo mangiò.
Bulma per poco non svenne, sia per come ha visto ingurgitare quel grosso insetto
da Radish sia al sol pensiero di dover consumare
anche lei un simile pasto per tenersi in forza.
“Vuoi favorire, bambolina?” Il fratello di Goku, notando il suo disagio, le
aveva offerto un altro vermone viscido staccato dal
muro.
“Preferisco morire di fame piuttosto!” Inveì.
Radish lo risucchiò come fosse uno spaghetto e a Vegeta stava quasi per partire
un embolo, il rumore prodotto da quella bocca gli fece rizzare tutti i peli del
suo corpo oltre ai vermi che continuavano e salire e scendere sulle mura.
“Devi pensare anche alla creatura che porti in grembo”
“Non darò mai da mangiare dei vermi al mio bambino!”
“Perché?” Chiese con naturalezza “…sono succosi, basta spremerli un po'
per…”
“SMETTILAAAA!!!” Vegeta in una frazione di secondo li zittì entrambi
liberando una fortissima energia, e la vibrazione prodotta fece crollare la
spessa parete che li separava dalla prigione vicina.
“Sei stato grande Vegeta!” Si complimentò Radish
raggiungendo quella che sembrava essere un’uscita.
Non si sbagliava.
“Ehi! Venite, da qui possiamo andare via, la porta è aperta”
Bulma non se lo fece ripetere due volte e nemmeno Vegeta che si sentì
terribilmente in colpa per il terremoto appena provocato, sperava che le
capsule contenenti i suoi famigliari non avessero subito alcun danno.
“Fermi!”
Radish inarcò un sopracciglio a quella richiesta “Che c’è? Non vuoi portare tua
moglie fuori di qui?”
“Si, ma non abbiamo un piano, noi siamo in due. Uno e mezzo” Si corresse
poi “…come faremo a contrastare un’intera popolazione? Io sono forte, e posso
tener testa solo a Kakaroth.”
“Posso radunare dei miei fedeli…”
“Bah…sarebbero inutili, abbiamo bisogno di persone forti per avere un
minimo di possib….ma queste auree!” Vegeta guardò in
alto “…impossibile, ma come hanno fatto…”
“Vuoi dirmi che sta succedendo? Senza il mio scouter
non posso rilevare nessuna forma di vita!”
“I terrestri…sono in tre…sempre meglio di niente. Dobbiamo andare da loro!”
Vegeta iniziò a correre lasciando indietro Bulma
e Radish che continuavano a guardarsi in maniera
interrogativa.
“Tu che sei sua moglie ci hai capito qualcosa?”
“No!”
*
Continua
*
Angolo
autrice: Ciao a tutti! Devo confessarvi una cosa, mentre rileggevo questi
capitoli, mi ero accorta di non aver più parlato di Nappa, per fortuna sono
riuscita a rimediare XD.
Come sempre ringrazio chi segue la storia con grande entusiasmo, chi mi
lascia sempre un commentino, e chi legge in silenzio.
C18, Crilin, Yamcha e Tensing continuavano a guardarsi attorno per cercare di
orientarsi un attimo.
Alle loro spalle c’erano montagne, irte e insidiose.
A destra e a sinistra il nulla, e davanti a loro, a circa un kilometro di
distanza potevano intravedere una fitta foresta.
Non era la prima volta che Crilin che si trovava in
un pianeta sconosciuto, e questo gli ricordò molto il viaggio su Namecc alla ricerca delle sfere del drago.
Rabbrividì pensando a quell’esperienza tutt’altro che positiva e sperava di
non doverla ripetere anche lì.
Certo, era assieme a dei guerrieri forti, ma lo era stato anche quella
volta e non avevano potuto fare niente per contrastare Freezer e impedire la
sua morte.
“Che cosa c’è?” Gli aveva chiesto sua moglie vedendolo esitare.
Crilin si destò dal suo pensiero “Niente…forza, andiamo!” Sospirò.
“Si, ma dove?” Domandò Yamcha guardingo.
Quel pianeta non gli piaceva per niente, ma a dire il vero non gli
piacevano i saiyan in generale, fatta eccezione di
Goku anche se lo
poteva considerare un terrestre a tutti gli effetti.
“Sento delle presenze da quella parte, nessuno di conosciuto però. Tutte
auree malvagie” Mormorò Crilin portandosi due dita
sotto il mento.
“Siamo sicuri di essere sul pianeta giusto?” Domandò perplessa C18 “…o
meglio, siamo sicuri che li abbiano portati qui?”
L’androide, come gli altri del resto, si sarebbe aspettata di vedere un
pianeta devastato conoscendo Goku e Vegeta, più quest’ultimo, però qualcosa era
andato storto e non sapeva bene di preciso cosa.
Goku era diventato malvagio, sempre se si trattasse di lui, ma
dall’espressione di Whis sembrerebbe proprio così, di
Vegeta se ne erano perse completamente le tracce, e il resto degli ostaggi
parevano essersi dissolti come neve al sole.
“Laggiù!” Tensing indicò le tre figure che si
stavano avvicinando a loro a grande velocità, per poi atterrare di fronte a
loro.
“Ah! Bene, ci sei anche te!” Esclamò Vegeta contro
C18, logico che non aveva avvertito la sua presenza, i cyborg non hanno aura, e
quella era stata proprio una bella sorpresa, gradita.
Un alleato forte in più era quello che ci voleva, anche se non poteva di
certo competere con Kakaroth.
Ma tutti rimasero colpiti dalla compagnia che aveva Vegeta: Radish.
Crilin, Tensing e Yamcha
indietreggiarono spaventati.
“C-che ci-ci fa lui qui?” Balbettò Yamcha
indicando il fratello maggiore di Goku.
“E’ innocuo!” Rispose spicciola Bulma.
“Innocuo?” Fece di rimando Radish “…senti
bambolina, forse non hai capito con chi hai a che fare…”
“Non vorrete mica ricominciare? Ne ho abbastanza dei vostri battibecchi
inutili, ci sono cose più importanti a cui dobbiamo pensare!”
“Basta che non lo porti a casa nostra quando questa storia sarà finita” Bulma incrociò le braccia al petto in segno di offesa.
“Non è un cucciolo abbandonato. Radish sarà
libero di andare dove vorrà.” Sentenziò il principe dei saiyan.
“Eccovi qua, ma dov’eravate finiti?” Berciò acida la cyborg,
sempre pronta a rimproverare il prossimo se le cose non andavano come diceva
lei.
Stava facendo un breve giro di ricognizione quando sentì delle voci
provenire nel luogo del loro atterraggio.
Radish la guardò imbambolato e attorno a lei si materializzarono una miriade di
luci, la poté vedere chiaramente mentre si toccava in modo sensuale i capelli
biondi e incrociava gli occhi azzurri desiderosi di lui.
“E questa dea, chi è?”
“Mia moglie, perché?” Gli rispose a tono Crilin
cercando di farsi più alto.
“Ho capito bene? T-tua moglie?” A Radish ci volle
una grande forza di volontà per non scoppiare a ridergli in faccia.
“S-si. E vedi di tenere le tue manacce da maniaco apposto d’ora in poi è chiaro?”
“Radish tieni e freno i tuoi ormoni!” Intervenne
Vegeta conoscendo la sua indole verso il sesso opposto, meglio ancora se
portavano i capelli biondi.
“Ah! Non me ne va bene una…però potrei sempre farlo fuori…” L’ultima frase
la disse in un sussurro non percettibile agli altri.
*
Lo scouter che Bardack
teneva sull’occhio destro iniziò a bippare e in
contemporanea sullo schermo apparvero tre puntini che si allontanavano sulla
mappa.
“Stanno scappando!” E senza perdere tempo tentò di raggiungerli, ma fu
fermato dal re in persona.
“Lasciali andare, facciamogli credere che non ce ne siamo accorti”.
“Potrebbero lasciare il pianeta!”
Re Vegeta rigirò il calice colmo di vino rosso tra le dita e poi ne bevve
un sorso.
“Improbabile. Tutti i loro compagni sono qui, compreso tuo figlio, sono
sicuro che non andranno da nessuna parte.”
Aveva ragione, doveva dargliene atto.
“Come intendi procedere?”
Il sovrano bevve per l’ennesima volta dal calice dorato.
“Dobbiamo compiere il sacrificio della vergine, stanotte.”
“Stanotte??” Bardack strabuzzò gli occhi, non
perché fosse presto, ma perché quella notte ci sarebbe stata la luna piena e
ricordava fin troppo bene cosa succedeva ai saiyan
quando sorgeva una luna completa.
Ma non era quello il problema principale, il fatto era che Saiyla, in quelle determinate serate non dava a loro il
permesso di mettere fuori il naso dai loro alloggi.
Non erano ancora pronti, troppo pericoloso per la loro salute.
“Hai capito bene.”
“Ma non possiamo…”
Bardack stava per continuare quella frase quando venne interrotto dal suo
interlocutore.
“Credi forse non abbia pensato a questa cosa?”
*
Vegeta e Radish avevano appena terminato di
raccontare quello che stava accadendo su quel pianeta e del perché i loro amici
erano stati rapiti e portati sul pianeta Vegeta-Sej.
“Quindi mi state dicendo che una vecchia pazza vi ha fatto resuscitare
grazie alle sfere del drago di Namecc, ma che siccome
Polunga poteva riportare in vita una persona alla
volta, è stato modificato per permettere che la resurrezione di massa potesse
compiersi.
Però questo ha portato in voi dei difetti” Riassunse in parole povere Crilin giusto per essere sicuro di aver capito bene.
“E questi difetti si potevano correggere con delle infusioni di cellule
staminali e le gemme che si trovano in un determinato pianeta, ma che siccome
era stato ripulito tutto, avete trovato la soluzione con il DNA terrestre.”
Continuò sempre più perplesso.
“Il succo è questo” Affermò Radish “…raccontato
in maniera molto blanda, ma hai afferrato, nanerottolo!”.
Crilin a quell’appellativo fece una smorfia di dissenso.
“Quindi avete bisogno di noi terrestri per continuare a vivere, ed è per
questo che i nostri amici sono tenuti prigionieri in delle capsule di criogenia
nel sotterranei del castello”.
“Bravo, hai fatto il compitino!” Disse sarcastico Radish
rivolgendosi a Crilin che cercava di capirci qualcosa
in tutta quella faccenda.
“In poche parole siete venuti direttamente nella tana del lupo” Aggiunse
Vegeta torvo.
“Si, ma quello che non riesco a capire, è il perché Goku sia diventato
cattivo, non sarebbe stato più facile con Vegeta?” Ipotizzo Yamcha
ricevendo da parte del principe un’occhiata omicida e che probabilmente se si
fosse trovato faccia a faccia con quel mollusco non avrebbe esitato a farlo
sparire in una nuvola di fumo, incenerendolo all’istante lasciando al suo posto
una coltre di fumo denso e cenere, che il vento avrebbe sospinto lontano.
Nessuno avrebbe potuto trovarne il cadavere e il suo alibi sarebbe stato
perfetto, a Vegeta sarebbe bastato negare fino alla morte di essere stato lui
il responsabile della sua dipartita.
“Senti tu, ma con chi credi di aver a che fare? Anzi mi stavo giusto
chiedendo perché i buoni a nulla che sono sulla Terra abbiano mandato uno come
te a recuperare gli altri!” Gli rispose a tono e senza farsi mettere i piedi in
testa, in realtà sarebbe bastata solo uno sguardo al principe per esprimere
tutto il suo disappunto per la frase che gli era stata appena rivolta.
“Non volevo offendere. La mia era solo una costatazione perché sei tu
quello che comanda qui, non vedo perché prendersela con Goku.” Cercò di
salvarsi la faccia arrancando la prima scusa plausibile partorita dalla sua
mente, era bravo in questo, bisognava dargliene atto.
“Kakaroth è solo un’idiota! Si vede che lo hanno
capito.” Vegeta incrociò le braccia sul petto com’era solito a fare.
“Se avete finito di battibeccare, abbiamo un altro problema da risolvere, e
anche piuttosto grosso” Indicò il tramonto dalla parte opposta.
“Sta solo calando la sera, non vedo cosa ci sia di male. Oppure di notte
compaiono mostri giganti che ti staccano la testa con solo un morso?” Chiese Crilin guardandosi attorno spaventato.
“Mmm…sarebbe meglio accadesse questo!” Radish fece spallucce poi divenne serio “…stanotte ci sarà
luna piena”.
Yamcha, Tensing e Crilin
sbiancarono, sapevano anche fin troppo bene cosa accadeva ai saiyan in certe situazioni, e questa volta non avrebbero
dovuto tenere a bada solo uno scimmione, ma centinaia.
“Tranquilli, nessun abitante sarà in giro. Saiyla
era stata molto attenta a queste determinate situazioni.” Li rassicurò il
capellone.
“Si, però tu e Vegeta…”
“Idiota, io non posso trasformarmi, non ho la coda” Berciò acido il
principe “…e nemmeno Kakaroth.”
“Io si però!” Si vantò Radish ammiccando verso
C18 che incurvò un labbro riluttante.
“Immagino che bello spettacolo saresti!”
Radish si avvicinò a lei di soppiatto “Se vuoi faccio fuori quel nanerottolo e ce
ne andiamo in giro per la galassia io e te…ti intriga l’idea?”
“Se solo provi a toccare mio marito giuro che faremo si
il giro per la galassia insieme, ma porterò solo la tua testa con me…appesa al
collo!”
Radish deglutì e si arrese, non ci sarebbe stato modo per smovere il cuore dell’ algida cyborg, anche se l’idea di stare in mezzo a
quel seno prosperoso non gli dispiaceva affatto.
Era arrivato tardi, pazienza.
Se ne sarebbe fatto una ragione.
*
Re Vegeta passò a Bardack dei bracciali
fluorescenti di colore verde.
“E questi cosa sono?” Chiese riluttante.
“La nostra salvezza. Ci impediranno di trasformarci in scimmioni impazziti
durante la cerimonia.”
Bardack era ancora riluttante a compiere quel sacrificio, ma Re Vegeta non avrebbe
rinunciato al suo braccio destro per niente al mondo e non averla al suo fianco
in quel momento lo stava destabilizzando.
Il suo sovrano aveva sempre avuto il vizio del bere, ma un bicchiere ogni
tanto durante la giornata, invece oggi era alla seconda bottiglia di vino in
nemmeno un’ora.
Eppure quella megera non aveva nulla di speciale o di così importante ed
essenziale per la loro sopravvivenza in quel momento.
Forse ne era solo affezionato come accade con un cucciolo smarrito e presto
il dolore se ne sarebbe andato a scemare sempre di più fino a fargliela
dimenticare.
Ma non era quello il giorno.
“Dovrò presenziare anch’io?”
“Ci saremo tutti! Nessuno escluso. Saiyla ne ha
fatti per tutti noi”
“Ha pensato davvero a tutto” Bardack aveva
ponderato bene di servirsi da solo del vino, forse qualche bicchiere sottratto
al suo sovrano sarebbe stato un bene per lui e avrebbe smesso di dire
stronzate.
“Sai com’è fatta…vuole fare un ritorno in grande stile e stupire tutti.” Re
Vegeta gli porse il suo calice per brindare, Bardack
imitò il gesto prima di portarsi il bicchiere alla bocca.
Aveva una strana sensazione, come se avesse già vissuto quella situazione.
Tutti riuniti in un sol luogo…tutti dritti dritti
nella tana del lupo.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Ciaooo! Pubblico l’aggiornamento un giorno in
anticipo per far un regalo alla mia carissima amica sweetlove,
spero tesoro che questo capitolo ti abbia strappato un sorriso e che andrai al
lavoro un po' più serena 😊
Ma non potrei non citare il carissimo Teo5Astor, un capitolo dedicato a
lui.
Grazie mille anche a Eevaa di seguire la storia
con entusiasmo!
E un sentito grazie a tutti voi che leggete senza recensire, ma che avete
inserito la storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.
Era risaputo nella galassia che i saiyan durante
la luna piena si trasformassero in Ozaru, enormi,
giganteschi scimmioni, forti e capaci di spazzare via la popolazione di un
intero pianeta in poco tempo.
I Saiyan erano temuti nell’universo anche per
questo motivo.
Re Vegeta aveva fatto preparare il feretro di Saiyla
al centro dell’arena dei combattimenti, sopra l’altare ricoperto da un telo
rosso di ciniglia spessa e pesante.
A tutto il popolo saiyan furono distribuiti i
bracciali protettivi e intimato di presentarsi ad un orario prestabilito.
Mezzanotte, quando la luna blu sarebbe stata alta in cielo e la vergine
sarebbe stata immolata per il bene del popolo.
“Che hai intenzione di fare con Vegeta?” Gli aveva chiesto Bardack mentre attraversavano il corridoio per dirigersi
verso la nursery dove la vergine stava riposando ignara del suo destino.
“Terremo d’occhio la situazione e se servirà, Kakaroth
lo fermerà”
“E gli altri che sono atterrati?”
Si, si erano accorti anche dei quattro ospiti non invitati alla festa.
“Non hanno un potenziale combattivo elevato, non fanno nessuna paura”.
Disse mentre controllava la loro posizione sullo scouter
“…e poi sono terrestri, non ci sarà niente da temere, anzi sarà un gioco da
ragazzi prenderli e usare anche loro per la nostra fonte di energia.”
“Ci hanno facilitato il compito.” Sogghignò Bardack
mentre continuavano ad avanzare.
“Si, ma non dimentichiamo che ce ne sono molti altri. Appena Saiyla verrà riportata tra noi partiremo per la Terra per
prenderne ancora.” Lo informò il re.
Insieme entrarono nell’area dedicata alla nursery, e l’unico vagito che
echeggiava nella stanza era quello di Pan.
Non c’erano state nascite di recenti e pareva che nessuna delle donne saiyan aspettassero figli, fatta eccezione della moglie di
Vegeta, ma di lei se ne sarebbero occupati una volta risolti questa questione.
Bardack si avvicinò a lei e la coprì con la copertina rossa di pile che a causa
del continuo sgambettare le era scivolata giù.
“E’ cresciuta” Notò il bisnonno.
“Mmm…meglio ci sarà più sangue che scorre nelle
sue vene” Re Vegeta si avvicinò ad uno scienziato con la cartellina in mano.
“Sire i valori della vergine sono stabili!”
Bardack digrignò i denti, come osava chiamare sua nipote con quell’appellativo? Il
capitano non era un sentimentalista questo era certo, e nemmeno un puro di
cuore, ma se c’era una cosa che nessuno doveva fare era toccare la sua
famiglia.
“Perfetto, allora mi vado a preparare per la cerimonia.”
“Siamo sicuri che andrà tutto bene?” Chiese perplesso lo scienziato al sovrano.
Re Vegeta
guardò fuori dalla finestra il sole rosso basso all’orizzonte che si apprestava
a sparire dietro le montagne.
Nutriva anche
lui qualche dubbio in merito, e non lo avrebbe mai confessato apertamente a
nessuno, ma se quello era la volontà di Saiyla, era
suo dovere rispettarla.
Nei suoi
confronti era sempre stata leale e sincera, per questo doveva ricambiare il
favore in qualche modo e come lei si era prodigata per farli tornare in vita,
anche a lui avrebbe fatto lo stesso.
“Ho fiducia
nella nostra consigliera. E poi ho distribuito i bracciali a tutti come mi era
stato indicato. Questo ci impedirà di bloccare il processo per la
trasformazione in Ozaru.”
“Ha fatto
bene, sire. Vedo che è stato pensato a tutto, è molto fortunato ad avere Saiyla al suo fianco, ci vuole una persona meticolosa.”
*
“Che intendi
fare, Vegeta?” Chiese Crilin perplesso, erano
arrivati su quel pianeta da quasi un paio d’ore e tutto quello che avevano
fatto fino a quel momento, era stato parlare e parlare senza concludere un bel
niente.
“Liberare
gli altri.” Rispose.
Radish iniziò a ridere istericamente e ad
applaudire lentamente “Ma che bel piano principino, guarda se non ci fossi
stato tu non ci sarei mai arrivato.”
Yamcha trattenne a stento una risata e
dovette girarsi per non sghignazzargli in faccia e rischiare di morire seduta
stante.
“Idiota! Sai
bene cosa intendo! E che non sarà facile se tutti sono nel castello. Ma dovremo
entrare di soppiatto, liberare tutti e portarli via”
“Saranno
sicuramente deboli e non riusciranno a svegliarsi, dovremo metterli nella vasca
di rianimazione se li vogliamo portare fuori con le loro gambe.”
Crilin si passò una mano dentro la tasca
tirando fuori un sacchetto marrone.
“Io ho
questi, sono passato da Balzar prima di partire, ho pensato ci fossero utili”
“E bravo zucca pelata!”
“Bene, ora
che abbiamo il piano, un mezzo piano per la precisione, come entreremo nel castello
senza farci scoprire?” Chiese perplesso Tensing.
“Sicuramente
vi staranno dando la caccia” Precisò C18 frenando l’entusiasmo di tutti, ma
aveva ragione, sicuramente dopo il trambusto provocato da Vegeta, il re sarà
sicuramente nelle sue tracce e non ci metteranno molto a catturarli di nuovo,
ma, c’è un ma…Vegeta si stava chiedendo perché le guardie reali non si
stavano muovendo dal castello.
“Che hai,
Vegeta?” Gli chiese Radish.
“Strano…siamo
qui ormai da qualche ora, ma sembra che nessuno ci stia cercando, il pianeta
non è immenso e non noto nessun movimento sospetto.”
“Qualcuno
dovrebbe andare a controllare cosa sta succedendo.” Suggerì Crilin,
e tutti inevitabilmente guardarono il cappellone.
“I-Io?”
Balbettò sentendosi preso in causa.
“Esatto, ci
andrai tu!” Vegeta gli diede una spinta sulla schiena facendolo avanzare di
qualche passo.
“E perché?”
“Se ti
conosco avrai sicuramente qualche amicizia…sai cosa intendo…” Gli disse
in tono malizioso “…vedi di scoprire più che puoi! Questa situazione non mi è
chiara.”
Radish si portò una mano dritta sulla
tempia da bravo soldato “Agli ordini, capo!”
“Vedi di
fare meno lo stupido, e datti una mossa. Noi ti aspetteremo qui vicino alla
foresta, sarà più sicuro.”
Il saiyan non se lo fece ripetere due volte e dopo aver
azzerato completamente l’aura partì in una corsa sfrenata verso il castello,
doveva evitare di venire scoperto.
*
Quando il saiyan fu lontano, Vegeta domandò ai terrestri che cosa
erano venuti a fare su Vegeta-Sej.
“Abbiamo
saputo dai genitori di Bulma che erano stati
catturati, volevamo solo aiutare.”Rispose Crilin.
“E hanno
mandato voi?” Chiese con riluttanza il principe.
“Majin-Bu e Junior sono rimasti sulla Terra nel caso avesse
bisogno di essere protetta!” Continuò Tensing “…ci
hanno portati Lord Beerus e Whis.”
“E perché
non sono rimasti?” Sbraitò Bulma pensando che una
mano in più, soprattutto di quel calibro, avrebbe fatto certamente la
differenza.
“Lord Beerus doveva andare in letargo” Rispose Yamcha con indifferenza e sollievo, probabilmente non li
avrebbero visti per un bel po', si sentiva sempre a disagio con loro nelle
vicinanze.
Bulma pestò i piedi nel terreno “Che
razza di superficiali. Non sa che in certi casi non bisogna dormire???” Avrebbe
voluto continuare ad insultarli, ma una fitta al basso ventre la fece piegare
dal dolore.
Yamcha si apprestò a soccorrerla, seguito
da Crilin.
“Bulma! Bulma! Stai bene?” Le
domandò l’ex fidanzato.
“Che ti
prende, Bulma?” Continuò Crilin.
“Sta bene!”
Rispose Vegeta per lei in maniera riluttante e con un tono irritato.
Yamcha prese coraggio oltre che le difese
dell’azzurra “Ma che cos’hai? Sei cieco? Si sta piegando in due dal dolore”
Bulma continuava a soffrire e il dolore
non accennava a calare.
“Levatevi di
torno razza di babbei che non siete altro!” S’intromise C18 spostando i due
uomini rivolgendosi poi all’amica “…dimmi cosa ti senti?”
“Oltre che
ho una fame da lupo?” Chiese ironica aprendo un occhio e ansimando.
“Fai dei
respiri profondi.”
Bulma fece come ordinato.
“Meglio?” La
bionda la notò più serena e con il viso più rilassato rispetto a qualche
secondo fa.
“Sta
passando!”
“Vi ho detto
che non c’era niente di cui preoccuparsi!” Intervenne Vegeta sempre con la
solita espressione austera e indifferente.
Lo stomaco
di Bulma iniziò a brontolare, come quello del
principe e degli altri terrestri.
Per fortuna
loro, ma per sfortuna di quella povera creatura, un cervo incrociò il loro
cammino.
Vegeta lo
incenerì all’istante.
“La cena è
servita!”
*
Radish fu di ritorno dopo circa un’ora e
rimase basito nel vedere il banchetto improvvisato appena consumato.
Di quella
povera bestiola erano rimasti solo ossa bianche e ben spolpate, nemmeno nei
documentari si potevano vedere certe cose da parte del braco, ma solo quando arrivavano
le carogne a ripulire tutto.
“Che razza
di bastardi!” Esclamò notando che non gli era stata lasciata nemmeno un
brandello di pelle.
“Smettila,
se vuoi ti abbiamo lasciato dei…vermi” Vegeta rabbrividì solo a pronunciare
quel nome “Piuttosto hai scoperto qualcosa?”
Radish digrignò i denti dalla rabbia
ripensando a tutte le volte che Vegeta e Nappa banchettavano a sua insaputa
lasciandolo spesso e volentieri con un pugno di mosche in mano.
“Tieni!” Crilin gli lanciò una coscia che aveva tenuto da parte, non
si sa bene per chi.
Il fratello
di Goku la divorò con voracità e in pochi secondi, ricordando molto i modi del
congiunto.
Tirò fuori
dalla bocca l’osso perfettamente spolpato ed elogiò la cena improvvisata con un
bel rutto finale.
“Maiale!” Lo
insultò C18.
Radish non fece molto caso a
quell’affermazione mentre si toglieva con un’unghia un pezzo di carne che gli
era stato incastrato tra gli incisivi.
“Che
schifo!!!” Sbottò la cyborg alzandosi dal tronco che
fino a qualche secondo fa lo aveva usato come sedia.
“Oh! Abbiamo
una principessa tra noi” Scimmiottò in tono scherzoso che mandò in bestia la
bionda.
“Senti
scimmione, non sono una principessa, è solo che mi fanno schifo certi
atteggiamenti. O la pianti, oppure ti insegno io un po' di buone maniere a suon
di ceffoni!” Inveì contro di lui lasciandolo di stucco, era abituato ad aver a
che fare con donne forti, ma con quel temperamento era tutta un’altra storia.
Radish rimase basito per qualche secondo
“Ok dolcezza, come vuoi. Me ne sto zitto solo perché non voglio che si scateni
il caos anche qui!”
Quelle
parole non sfuggirono al principe dei saiyan “Che
intendi?”
“Ho avuto
una soffiata”
“Da chi?”
“Da…ma che
importanza ha?” Chiese con estremo imbarazzo.
Vegeta
incrociò le braccia al petto “Ho capito, è una che ti scopi” Disse malizioso.
“Anche se
fosse?”
“Ma la
volete piantare e darci delle spiegazioni?” Inveì Bulma.
“Mi scusi,
mia regina!” Radish le fece una riverenza “…comunque
dicevo…che stanno radunando tutti i saiyan all’arena
perché stanotte sorgerà una luna piena blu, perfetta per compiere il sacrificio
e riportare in vita Saiyla.” Spiegò spicciolo.
Vegeta
strabuzzò gli occhi “La vogliono riportare in vita? E perché? Come faranno?”
“Chi è che
vogliono sacrificare, Radish?” Chiese Crilin.
“Una vergine
saiyan” Rispose.
Vegeta
sollevò l’amico per la tuta di combattimento “Vuoi prendermi in giro? Non esist…” Lo mise giù e la sua mente iniziò a vagare su chi
fosse in quel momento la ragazza di cui si poteva trattare.
“P-pan?”
Balbettò poi.
Radish annuì.
E tutti i
presenti rimasero basisti, soprattutto C18 che vedeva sfumare la sua lauta
ricompensa se fosse successo qualcosa alla piccolina.
“Dobbiamo
andare!” Disse prendendo il volo, ma Crilin la fermò
trattenendola per un polso.
“Cosa credi
di fare? Dobbiamo escogitare un piano!”
“Pan è in
pericolo!”
“Tutti lo
siamo a questo punto!” Intervenne Tensing.
Vegeta
continuava a rimuginare sul da farsi.
“Trovato!”
Esclamò poi guardando in cielo mentre anche l’ultimo raggio solare stava
lasciando posto alla buia notte.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Buongiorno a tutti ed eccomi qui con l’immancabile aggiornamento del
venerdì, ormai siamo arrivati quasi agli sgoccioli della storia e poi arriverà
la mia meritata vacanza dal mondo della scrittura…ma fino a settembre però XD
Perché la nuova long è in stesura, c’è al momento solo il primo capitolo.
*
Ringrazio come di consueto chi mi segue sempre con molto interessa la
storia, ed invito i lettori silenziosi a farsi sentire, se ovviamente ne hanno
voglia, fa sempre piacere ricevere dei commentini, anche critiche costruttive, perché
no?
Vegeta era sempre stato un guerriero molto brillante e astuto.
Molte battaglie e molti pianeti erano stati conquistati grazie al suo
grande intuito e la sua perspicacia, oltre che per la sua forza che, nel corso
degli anni, era sempre riuscito ad aumentare grazie a costanza e dedizione
sacrificando a volte momenti con le persone che amava, ma lo faceva soprattutto
per loro, per proteggerli in caso di minaccia.
“Se stanno radunando tutti all’arena, questo significa che nel castello non
ci sarà nessuno?” Chiese Bulma curiosa.
“La mia fonte mi ha detto così, ogni singolo saiyan
è stato chiamato a rapporto!”
“Ma che senso ha? Voglio dire…se hanno in mente di compiere questo
sacrificio, non è necessaria la presenza di tutti.”
“E io che ne so…forse Saiyla ha manie di
grandezze e vuole dimostrare che alla pari di un dio.” Radish
fece spallucce non riuscendo a dare una spiegazione logica a tutto.
“Questo non ha importanza. Anzi ci dà qualche vantaggio.”
“Che intendi?” Chiese Crilin.
“Nel castello non ci sarà nessuno e potremo liberare gli altri che si
trovano in una capsula di criogenia…”
“Si, Bulma ci ha già spiegato questa cosa…va
avanti.” Lo invitò Tensing spazientito.
“Li porteremo via da lì, questa è la nostra priorità!”
“E a Pan? A Goku? Non ci pensi?” Intervenne Yamcha.
“Vuoi startene un po' zitto e farmi finire di parlare? Oppure preferisci
che ti faccia io tacere inutile insetto?” Grugnì lanciandogli un’occhiata torva,
e non si esclude che i suoi occhi abbiano anche emesso qualche fulmine o
saetta.
“Ti conviene fare come dice, è un consiglio.” Ammiccò Radish
verso il terrestre.
“Spacconi!” Sibilò senza farsi sentire.
“Dicevo prima che l’idiota mi interrompesse che, la nostra priorità è
liberare i prigionieri, e una volta in salvo andremo all’arena a riprenderci
Pan e Kakaroth.”
“Come intendi poi andartene da qui?” Domandò C18.
“Alla base ci sono delle navicelle, ci penserà Bulma
a scegliere quella più adatta a trasportarci tutti via.”
Radish applaudì “Bravo! Bravo! Un super piano principino. Sei sicuro che
funzionerà? Voglio dire, mio fratello è forte, molto forte…”
“Vuoi forse dire che non sono in grado di affrontarlo? Lo farò rinsavire a
suon di calci nel culo se sarà necessario.”
“E gli altri saiyan?” Fu Bulma
a parlare “…non dimentichiamoci che non siamo soli, anzi, lo siamo contro una
popolazione intera”
“Non sono molto forti, ce la faremo.” Affermò con estrema certezza.
“Hai pensato ad una eventuale soluzione drastica?” Ipotizzò Radish buttando giù un po' di saliva, era chiaro che quello
scenario non gli sarebbe piaciuto, del resto si stava parlando sempre del
pianeta dove era nato e cresciuto.
Vegeta abbassò lo sguardo, in realtà era quello che aveva in mente.
L’ultima spiaggia se si sarebbero trovati in difficoltà.
L’idea di quel piano B non gli piaceva, ma se si fossero ribellati non
avrebbe avuto altra scelta.
Il suo intento era quello di prendere la sua famiglia, i suoi amici e
ritornarsene presto sulla Terra, poco importava se i saiyan
fossero rimasti su quel pianeta e per quanto la prospettiva di restare sul
Vegeta-Sej non l’aveva scartata del tutto, ora era
impossibile attuarla. Non dopo quel colpo di stato.
Avrebbe anche tollerato la loro presenza nell’universo, l’importante è che
non venissero a dare fastidio sulla Terra.
“Vegeta…ricordati che ci sono anche tuo padre e il padre di Radish e Goku da affrontare”. Intervenne Bulma ricordandogli quel piccolo particolare.
“Guarda che lo so…” E li avrebbe eliminati senza pietà se solo avessero
provato ad ostacolarli, cosa che immaginava sarebbe avvenuta molto presto.
*
Lord Beerus si stava portando alla bocca una
tazza di camomilla fumante comodamente seduto sul suo letto.
Si era preparato per il lungo letargo che lo attendeva, ma il pensiero di
quello che stava accadendo sul pianeta Vegeta-Sej,
gli stava ritardando il suo meritato riposo.
“E’ la cinquantesima che beve, è sicuro di riuscire a prendere sonno?” Gli
chiese titubante Whis mentre gliela porgeva
garbatamente.
Il dio della distruzione le bevve d’un sorso scottandosi la gola.
“Ahhhhh!! Brucia Brucia!!!”
Urlò lanciando la porcellana in aria e recuperata repentinamente dall’angelo
prima che potesse infrangersi a terra.
“Se solo non foste così ingordo…” Sospirò mentre poneva l’oggetto che aveva
salvato sul vassoio d’argento lucido come uno specchio notando che i biscotti
di cui ne andava ghiotto erano ancora lì, doveva essere preoccupato per
qualcosa, altrimenti quella sua momentanea inappetenza non si spiegava.
Lord Beerus lo incenerì’ con il solo sguardo “Non
riesco a dormire!” Esclamò portandosi le mani dietro la testa.
“E’ preoccupato per i saiyan?” Chiese alzando un
sopracciglio.
“MA CHE DICI! Sono in pensiero perché se Goku e Vegeta falliscono, quegli
scimmioni invaderanno la Terra e tanti cari saluti a degli ottimi piatti.”
Sbraitò irritato.
“Uhm…quindi è più preoccupato del suo stomaco che per la sorte dei
terrestri!” Replicò mellifluo.
“Esatto!” Lord Beerus incrociò le braccia sul
petto in segno di offesa, era incredibile come solo Whis
potesse pensare che gli stava a cuore di più la vita dei terrestri che la sua.
“Allora se è così, la lascio dormire in pace. Dorma sogni sereni Lord Beerus, troveremo un altro pianeta che sostituirà la Terra”
Whis prese il vassoio e si diresse verso l’uscita,
spense la luce e chiuse dietro di sé la porta violacea.
Non fece a tempo a raggiungere la cucina che il dio della distruzione apparve
dietro di lui raggiungendolo con un paio di ampie falcate.
“E va bene! Andiamo” Pestò i piedi.
“Niente riposino?”
“Niente riposino!” Ripeté a denti stretti.
*
Si avviarono di corsa verso il castello e per ovvie ragioni Vegeta aveva
preso in braccio Bulma, data la sua condizione non
sarebbe stata in grado di tenere testa ai guerrieri, ma anche se non fosse
trovata in stato interessante sarebbe riuscita a correre il loro passo.
La lasciarono alla base dov’erano perfettamente allineate delle monoposto e
delle navicelle un po' più grandi in grado di trasportare anche trenta persone,
quella doveva essere senz’altro quella riservata all’esercito reale e in
particolare quella con cui erano arrivati su Vegeta-Sej
settimane addietro.
L’azzurra ebbe una fitta al ventre e C18 quando se ne accorse le andò
subito incontro.
“Stai davvero male vero?”
“Non è niente!” Rispose spicciola non ammettendo il suo problema.
“Di quanto sei?”
Bulma strabuzzò gli occhi, non immaginava che la cyborg
lo avesse capito.
“Cosa? Sei incinta?” Intervenne Yamcha fulminando
con lo sguardo Vegeta.
Sua moglie aspettava un bambino e lui la scarrozzava da un posto all’altro
come fosse un mobile usato pronto per essere lasciato accanto al primo bidone
che avrebbe trovato.
“Ecco…adesso tutti lo sanno.” Sospirò.
“Congratulazioni” Si complimentarono all’unisono sia Crilin
che Tensing.
Radish sbottò “Tutto questo è molto carino, ma se non vi dispiace abbiamo una
missione da compiere.”
Vegeta annuì.
“Io non ti lascio sola!” L’avvertì Yamcha, che
nonostante gli anni ancora provava dei sentimenti forti verso di lei, amicizia
s’intende.
“Grazie, Yamcha!”
L’idea di lasciarla sola con quel babbeo gli dava il voltastomaco, ma al
momento non aveva altra soluzione e con riluttanza, Vegeta acconsentì.
“Se la tocchi ti ammazzo!” Lo avvertì.
“Se mi tocca, lo ammazzo prima io!” Precisò Bulma
ammiccando.
*
I cinque guerrieri arrivarono senza problemi ai laboratori del castello, a
volte aggirando, a volte mettendo fuori gioco le guardie che erano rimaste a
sorvegliare la fortezza.
Radish buttò giù la porta con un calcio e con una riverenza fece entrare C18
“Prima le signore!”
L’ algida cyborg non lo degnò di uno sguardo.
“Non ho speranze con lei” Sospirò affranto abbassando il volto.
“Direi di no!” Precisò torvo Crilin.
Percorsero poi un altro corridoio che li avrebbe portati alla stanza
dov’erano detenuti i loro amici e con il cuore in gola, Vegeta mise fuori gioco
il pannello di controllo sperando che la porta si aprisse.
Era stata Bulma a suggerirgli quella soluzione,
aveva studiati i progetti e aveva notato una falla nel sistema.
Aveva ragione, le porte scorrevoli si aprirono rivelando uno spettacolo
agghiacciante per i terrestri.
“Stacchiamo le macchine e tiriamoli fuori da lì.” Propose Vegeta iniziando
da Trunks.
Gli altri osservarono con premura ogni suo movimento.
Vegeta tolse prima la spina dal pannello principale e poi ruppe il vetro
della capsula, quando tutta l’acqua fuoriuscì riversandosi sul pavimento, il
corpo del lilla gli cadde tra le braccia, in velocità gli tolse tutti i cavi ed
elettrodi a cui era attaccato e gli mise in bocca un fagiolo magico.
Con le poche forze rimaste lo masticò ed ingoiò.
Trunks aprì lentamente gli occhi mettendo a fuoco la figura di suo padre.
Gli ci volle un enorme forza di volontà per non abbracciarlo e dirgli che
era contento di vederlo.
“Ora stai bene, forza, aiutaci a liberare gli altri.” Gli ordinò suo padre
lasciando andare senza essere troppo gentile.
Trunks si precipitò subito a liberare Mai e a curarla come gli aveva detto
di dare suo padre e vedendo cosa stavano facendo gli altri.
“Trunks…” Sospirò la corvina aprendo lentamente gli occhi e agitandosi
appena non riconobbe il luogo di dove si trovava.
“Sta calma, Mai. Sei al sicuro ora, ci sono io con te.” Soffiò
accarezzandole il volto.
Mai abbozzò un sorriso e si alzò, poi si coprì velocemente notando che non
indossava alcun vestito se non dei brandelli di stoffa a nascondere le parti
intime.
Trunks le allungò un lenzuolo in velocità arrossendo vistosamente.
“G-grazie!” Biascicò lei vergognandosi a sua volta.
*
Tutti in poco tempo ripresero conoscenza, e Vegeta assieme a Radish rassicurarono i presenti e li informarono sugli
ultimi avvenimenti.
Consegnarono a loro anche del vestiario, ma purtroppo non avevano trovato
molto in quel laboratorio se non delle tute da combattimento che si modellarono
sulla loro pelle.
“Ehi guardami Trunks, sono un saiyan anch’io!”
Esclamò entusiasta Goten contro il suo migliore
amico.
“Ma tu sei un saiyan!” Precisò inarcando un
sopracciglio frenando il suo entusiasmo sul nascere.
Chichi e Videl ebbero un mancamento alla rivelazione
che Goku era diventato cattivo e che da lì a poco sua figlia avrebbe perso la
vita per mano sua.
“No, non è vero. Io non ci credo!” Ansimò Chichi
in preda alla disperazione “…il mio Goku non può essere malvagio, non
torcerebbe un capello alla sua nipotina.”
“Calmati, Chichi, vedrai che Vegeta avrà
sicuramente qualcosa in mente”
Ed infatti, ora che i prigionieri erano liberati e in salvo, potevano in
tutta tranquillità annientare quel popolo e far tornare alla normalità Kakaroth, ma l’unica in grado di farlo sarebbe stata Saiyla spezzando l’incantesimo.
Ma questa sua idea se l’era tenuta per sé, l’unico che conosceva il piano
nei dettagli era Radish.
*
“Sei sicuro?” Gli domandò Radish strappando dei
fili d’erba.
Erano rimasti soli, Bulma e gli altri si erano
allontanati di qualche metro per espletare dei bisogni fisiologici e non potevano
di certo sentire quello che stavano dicendo.
“Si” Affermò con convinzione il principe dei saiyan.
“Così facendo, Saiyla verrà riportata in vita”
Vegeta sbuffò dal naso “Lo so, non serve che me lo ricordi, ma è l’unico
modo per salvare Kakaroth e farlo ritornare quello di
prima.”
“E cosa ti dice che obbedirà ad un tuo ordine? Anche tuo padre la segue
come un cagnolino, di certo non farà quello che le chiederai.”
“Potrebbe essere costretta a farlo.”
Radish inarcò un sopracciglio e lo guardò per ascoltare meglio “Cioè?”
“La minaccerò…farò saltare in aria il pianeta con lei compresa.”
“E la mocciosa? Non pensi a lei?”
“Perché? Tu si? Da quando ti sei intenerito?” Gli
domandò sarcastico.
“Ne ho uccisi tanti di bambini nella mia vita passata, non sarà di certo
una terrestre a farmi cambiare idea. Sai che mi danno il voltastomaco.”
“Meglio così…”
*
Continua
*
Angolo
autrice: Buon venerdì popolazione terrestre! Come state? Oggi capitolo soft…ma
credetemi, ancora un po' di pazienza e scoppierà una bomba!
Mi viene da piangere perché ieri, come qualcuno sa, (si sweetlove
ce l’ho con te, è inutile che ti guardi intorno XD) ho messo la parola fine a
questa storia.
Ringrazio tutte le persone che continuano ad essere presenti sia con
commenti che inserendo la storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE, ne sono
davvero felice, grazie davvero di cuore.
Vi mando come sempre un grosso abbraccio e ci si sente la prossima
settimana.
Una schiava ondeggiava verso il suo sovrano con un cuscino di velluto tra
le mani con sopra una corona d’oro dalle forme di foglia.
Re Vegeta poggiò sulla testa una tiara, simbolo del suo potere e di quello
che rappresentava su quel pianeta.
Un sovrano.
E come un sovrano doveva guidare il suo popolo, ma per farlo, aveva bisogno
di un alleato e di una persona fidata al suo fianco, e quella persona
rispondeva al nome di Saiyla.
Non suo figlio Vegeta, che aveva osato tradirlo e insediarsi sul pianeta
Terra mescolando il suo regale seme con quella plebaglia e gente di infimo
livello.
Indossò anche il mantello rosso e si avviò verso l’arena.
Anche Bardack si vestì in modo più consono per
presenziare ad una cerimonia al fianco del re, aveva tolto i polsini rossi che
lo caratterizzavano e indossato anch’esso un mantello nero, sulla sua armatura
venne inciso il simbolo della casata reale.
“E’ tutto pronto, mio signore” Bardack gli fece
una riverenza spostando il drappo rosso pesante e rivelando un’arena stracolma
di gente, molta dei quali, quella arrivata in ritardo, dovettero rimanere in
piedi.
C’era confusione, schiamazzi e urla che cessarono appena il sovrano varcò
la soglia dell’ingresso per prendere posto sul suo balcone.
Silenzio.
Re Vegeta si schiarì la voce.
“Amici!” Iniziò il suo discorso “…questa sera riporteremo tra di noi una
nostra amica. Fate entrare la vergine!”
Indicò il posto da dove sarebbe entrata acclamata dalla folla.
Al centro dell’arena era stato allestito un altare sacrificale.
Ai piedi era stato posizionato il corpo di Saiyla
coperto da un lenzuolo di lino bianco che ondeggiava a causa di una leggera
brezza.
Goku entrò nell’arena con in braccio la piccola Pan alzata sopra la sua
testa, e nonostante la posizione dormiva beatamente ignara del funesto destino
che la stava attendendo.
Avanzò fino ad arrivare all’altare e posizionare il corpicino seminudo
accanto a quello di Saiyla ed infine Goku prese il
pugnale argentato che era stato precedentemente adagiato su un cuscino di
velluto nero.
*
Vegeta illustrò il piano a tutti i presenti, e come volevasi dimostrare,
c’era chi non era affatto d’accordo e che voleva portare via la piccola Pan da
quella stanza seduta stante e affrontare Re Vegeta e il suo esercito saiyan, anche Goku se fosse stato necessario.
Pan non doveva fare le spese per tutta quella situazione assurda.
“La mia nipotina non farà da cavia e non verrà sacrificata da nessuno!”
Sbraitò Chichi la quale non aveva nessuna intenzione
di attenersi al piano, non se ne sarebbe stata con le mani in mano sapendo che
sua nipote fosse in pericolo.
“Gohan dì qualcosa tu!” Continuò tirando la
corazza del figlio cercando approvazione da parte sua, del resto era sempre suo
padre.
“L’idea non mi piace, ma se Vegeta dice di fare così, allora noi ci
atterremo al piano.”
“E se le cose dovessero andare male?” Incalzò Videl
“…io non voglio vedere mia figlia che…” Non riuscì a continuare perché le
lacrime iniziarono a rigarle il volto e anche perché l’idea di vedere sua
figlia perire senza che lei o Gohan, oppure altri
potessero muovere un dito non poteva accettarlo.
“Non morirà…la salveremo prima. La prenderò io se le cose si dovessero
mettere male” Abbracciò sua moglie e le baciò la fronte mentre annuiva a Vegeta
non molto convinto.
A Gohan iniziò a battere forte il cuore, sperava
che il piano del principe dei saiyan non si rivelasse
un buco enorme nell’acqua.
“C’è solo un problema, e grosso direi!” Intervenne Radish.
Tutti si girarono verso di lui attendendo che parlasse.
“Io non posso venire e di conseguenza partecipare all’operazione.” Sembrò
quasi rammaricato.
“Perché?” Chiese Gohan inarcando un sopracciglio.
Radish indicò la coda “Ci sarà luna piena stanotte e….ahio!!! Che male!!!” Urlò di dolore voltandosi verso Vegeta
che brandiva la coda di scimmia appena strappata e che si muoveva ancora.
“Problema risolto! Ora andiamo!” Ordinò spicciolo “…e ricordatevi: nessuno
muova un muscolo, dovete aspettare un mio preciso ordine e potremo attaccare!”
Tutti lasciarono la stanza tranne Radish si stava
ancora massaggiando la parte lesa.
Vegeta gli urlò dal corridoio di sbrigarsi o lo avrebbe fatto fuori
all’istante.
“Stronzo!” Grugnì a denti stretti mentre si tamponava con un lenzuolo il
vuoto lasciato dalla coda imbrattandolo di sangue, e quando vide che non ne
sgorgava più mise un piede davanti.
Radish barcollò un po' e appoggiò le mani alla parete per non cadere, la perdita
della coda lo aveva destabilizzato.
“Ma sei ancora lì?” Gli domandò tornando indietro. “Muoviti, non abbiamo
tutta la notte!”
“Che cazzo Vegeta! Avresti potuto avvertirmi!”
“Non me lo avresti permesso…e comunque non ti devo spiegazioni”
“Non ti devo spiegazioni” Scimmiottò mentre era voltato.
“Hai detto qualcosa?” Vegeta si girò di scatto.
Radish mise le mani avanti agitandole “No no, niente. Te lo sarai immaginato.”
Il principe non ne era molto convinto però e gli lanciò un’occhiata torva.
*
Bulma e Yamcha stavano cercando la navicella perfetta
per il viaggio di ritorno.
Il terrestre le stava davanti per proteggerla da eventuali guardie che
tenevano d’occhio l’area.
Si mossero furtivi da una monoposto all’altra cercando di non farsi vedere.
Yamcha fermò l’amica che si stava lanciando di corsa verso una navicella più
grande, appena sentì delle voci.
La zittì mettendole un dito sulle labbra prima che potesse protestare.
“Shhh…”
E non appena le due guardie che ciarlavano sulle ultime conquiste in fatto
di donne si dileguarono, i due furfanti presero l’occasione per nascondersi
dietro l’ennesima navetta.
Bulma schiacciò il pulsante verde che simboleggiava una freccia rivolta verso
l’alto aprendo il portellone principale.
Entrarono sempre in modo furtivo evitando di accendere le luci per non
farsi scoprire, ci avrebbe pensato la luna ad illuminare il loro cammino al suo
interno.
“E così aspetti un altro bambino” Iniziò Yamcha
con una punta di rammarico.
“Si, l’ho scoperto qui” Confermò “…e forse è stato per la mia condizione
che non mi hanno fatto fare la fine di Trunks e gli altri.” Bulma
premette un pulsante giusto per capire da quale parte della navicella si
stavano trovando, e dal rumore che proveniva all’interno della stanza
sembravano fossero i motori.
“Naa…acqua. Dobbiamo andare dalla parte opposta”
Disse voltandosi sbattendo contro l’ex fidanzato. “Ti puoi spostare per
favore?” Chiese irritata cercando di passare, ma trovandosi davanti ad un muro
che non accennava a cadere.
Yamcha la prese per i polsi.
“Lasciami” Gli ordinò.
“No, finchè non risponderai ad una mia domanda.”
“Q-quale domanda?” Biascicò nervosa.
“Perché hai scelto lui al posto mio?”
Bulma strabuzzò gli occhi, era incredibile come non avesse ancora del tutto
superato la loro rottura nonostante gli anni passati.
Deglutì il nulla anche perché di questo argomento ne avevano parlato
abbondantemente a suo tempo e sembrava che Yamcha
avesse accetto la cosa, con riluttanza ovviamente, ma evidentemente non era
così, e il fatto che Bulma lo avesse lasciato per
Vegeta, un mercenario, un assassino, lo mandava ancora fuori di testa e senza
nessuna consolazione.
“Non sono cose che ti riguardano.” Gli rispose seccata in quanto
quell’argomento era già stato oggetto di discussione
Ma il terrestre non era ancora riuscito a chiudere definitivamente il
capitolo con lei, nonostante comunque nel corso di quegli anni era riuscito ad
intrattenersi con altre donne, ma erano storielle di poco conto in confronto a Bulma, l’unica donna che era riuscito ad amare e anche
l’unica che era riuscito a deludere più di tutte.
“Mi riguardano eccome” Continuò convinto.
Bulma doveva rispondergli altrimenti non se lo sarebbe tolto dai piedi
intralciandola nell’unico compito assegnatale dal marito, e se avesse fallito
poi Vegeta se la sarebbe presa con lei e disintegrato lui, doveva assolutamente
impedirgli di farlo arrabbiare.
“Senti Yamcha…non credere che tutto quello che
c’è stato tra di noi fosse una farsa o che non gli abbia dato importanza, ma è
finita, si vede che doveva andare così.” Fece spallucce.
Ma al terrestre non bastava quella spiegazione, non le aveva confessato
niente di quello che sapeva già.
“No, non posso accettarlo. Dimmi la verità…te lo sbattevi quando io non
c’ero?”
Bulma strabuzzò gli occhi e la mano aperta contro la sua guancia partì in
automatico.
“Non ti azzardare a darmi della poco di buono” Gli puntò un dito nel petto
e Yamchapotè vedere del
fuoco nei suoi occhi e sarebbe stata pronta da un momento all’altro ad
incenerirlo.
“N-non era mia intenzione. Sai che non lo farei mai.” Si portò sulla
difensiva pentendosi di averle posto quella domanda così stupida.
“E allora per favore non tirare più fuori questo argomento, per me è morto
e sepolto, ho voltato pagina. E non voglio più pensare al passato e piangermi
addosso. Con i ma e con i se non si va da nessuna parte Yamcha. Facciamo scelte. E ad ogni scelta comporta una
conseguenza. Ci possono piacere o meno, ma se le abbiamo prese significava che
in quel momento andava bene così.”
Ancora una volta Bulma aveva dimostrato di essere
più matura di lui, e a Yamcha non restò altro che
lasciarla andare.
Nuovamente.
“Scusami.” Le disse abbassando lo sguardo.
“Meglio che ci sbrighiamo a trovare la cabina di pilotaggio e rifornire
questa navicella.” Bulma cambiò discorso e si avviò
verso l’uscita con un groppo in gola, del resto ricordare il passato non era
stato molto piacevole, soprattutto dopo aver rivissuto per una frazione di
secondo la delusione provata dopo la negazione ad una proposta di matrimonio
partita da lei.
*
Non era stato difficile per nessuno arrivare all’arena, anche se avevano
dovuto correre e per chi non riusciva a tenere il passo dei saiyan
era stato aiutato da chi poteva.
Si muovevano furtivamente tra la boscaglia per non essere visti e dopo
essere arrivati a destinazione si guardarono attorno con circospezione.
Stranamente non c’era nessuna guardia ai cancelli, come se si fossero
dimenticati che Vegeta, Radish e Bulma
non si trovavano più nelle segrete del castello, ma che erano a piede libero e
scorrazzavano liberi nel pianeta.
Bardack aveva chiesto a Re Vegeta che cosa intendesse fare con i loro figli dopo
quel tradimento, ma lui sembrava fare orecchie da mercante e non essere più in
grado di pensare lucidamente dopo che Saiyla era
morta in quel modo stupido.
“Ci penserà Goku a tutti e due” Aveva risposto in maniera molto blanda e
non convincendo affatto il capitano.
I traditori si arrampicarono sulla parete scoscesa dello stadio.
Mai si era aggrappata a Trunks invece Chichi era
stata portata da Gohan, doveva assolutamente vedere
con i suoi occhi suo marito, non le importava del piano di Vegeta, sarebbe
andata personalmente dove si trovava in quel preciso momento e preso a sberle
come meritava.
Ma non si sarebbe, mai e poi mai, di vederlo al centro dell’arena mentre
posa il corpicino avvolto da un telo bianco su un cuscino sull’altare.
Lo avrebbe fatto lui.
Lui e solo lui sarebbe stato il carnefice della sua nipotina.
*
La luna alta
nel cielo, uno spettacolo unico e raro.
Un vagito.
Un altro
ancora più forte.
Il battito
del cuore che accelera sempre di più.
Una lama che
affonda decisa nel petto.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Ciaoooo!!! Allora che ne dite di questo
capitolo? Spero abbiate apprezzato il momento Bulma e
Yamcha anche se non sono la mia coppia preferita…e
comunque ho voluto fare un piccolo spoiler sulla mia prossima long.
Non credo che Yamcha abbia mai tradito Bulma, anche se è la scusa più gettonata per quanto
riguarda questo fandom, io penso invece che sia stato proprio perché Yamcha non era pronto a qualcosa di più serio, infatti
Mirai Trunks dice a Goku che il terrestre era immaturo e che era per questo che
sua madre lo ha lasciato, ed è stato in quel momento che si è interessato a suo
padre.
*
Con l’occasione vi annuncio che dalla prossima settimana aggiornerò due
volte, il martedì e venerdì. Ed ho aggiornato oggi invece di domani perché non
credo riuscirò a mettermi al pc. Un abbraccio forte forte.
I terrestri osservavano i movimenti di Goku attoniti.
Videl aveva affondato la testa dentro il petto del marito per soffocare i
singhiozzi, non poteva vedere sua figlia morire, non in quel modo e non per
mano di suo suocero.
Chichi aveva avuto un mancamento appena Goku aveva issato il pugnale al cielo ed
era stata sorretta da un Goten furibondo, ma incapace
anche lui di muoversi.
Sembrava che gli occhi di Vegeta emanassero una sorta di potere speciale
che aveva letteralmente paralizzato i presenti e anche chi effettivamente
poteva fare qualcosa, perché di sicuro non gli sarebbe stato difficoltoso
fronteggiare quelle nullità in loro confronto, dovettero assistere inermi.
I denti stridevano e le lacrime avevano iniziato a rigargli il volto.
“Perché papà?”
Non poteva credere che suo padre fosse capace di questo, nemmeno sotto
incantesimo.
Amava la sua famiglia.
Amava Pan.
Ma Vegeta era stato chiaro, nessuno si doveva muovere per nessun motivo
finché non lo avesse deciso lui.
Tutti i terrestri si schermarono gli occhi, non avrebbero potuto essere
testimoni di tanta barbarie nei confronti di una bambina innocente.
Vegeta alzò il labbro superiore in un ghigno soddisfatto non appena la lama
del pugnale andò a conficcarsi nel petto duro di Saiyla
e non in quello di Pan.
Aveva visto anche gli occhi di Goku animarsi non appena l’ultima nata in
casa di Kakaroth aveva emesso il suo pianto, destando
il nonno dal suo incantesimo, come se quel vagito aveva il potere di scaturire
il risveglio da sogni o incantesimi potenti.
Vegeta aveva appena vinto.
Saiyla perso.
Non sarebbe più tornata a dar fastidio e ad annebbiare la mente di suo
padre, fin troppo corrotta dal suo comportamento megalomane.
Questa era una certezza bella e buona, ora con Kakaroth
dalla sua parte, la sua famiglia e amici più cari liberi, non c’era più niente
che lo intrattenesse su quel pianeta che gli aveva dato i natali.
Avrebbe anche potuto combattere contro il suo stesso popolo e danneggiare
quella stella che non gli apparteneva più, da tempo.
La Terra era diventata la sua casa.
Il principe dei saiyan fece la sua entrata in
scena incenerendo con un ki-blast il corpo della
megera lasciandolo bruciare tra le fiamme infernali, immaginandosela ora che si
contorceva dal dolore.
“NOOOOOO!” Fu l’urlo disperato del Re che si alzò alto nel cielo facendolo
echeggiare in tutta la valle.
Poi guardò in direzione del colpo.
Suo figlio.
Braccia conserte e portamento fiero.
E non era solo, era riuscito a liberare tutti i terrestri dalla loro
trappola e rimetterli in sesto in men che non si dica.
Come aveva fatto?
Questa era la domanda che lo stava tormentando in quel preciso momento.
*
“Arrenditi, padre. Hai perso!”
“No, non è arrivato il momento…” Mormorò Re Vegeta volgendo uno sguardo al
figlio, aveva ancora un asso nella manica e non si sarebbe fatto problemi ad
utilizzarlo anche contro la sua stessa prole.
Ma se il figlio in questione andava contro i suoi stessi principi tutto era
lecito.
Ora che Re Vegeta era in vita e i nemici sconfitti, era determinato più che
mai a riportare il popolo saiyan in auge come ai
vecchi tempi prima dell’arrivo di Freezer.
E se questo significava farlo senza suo figlio allora che così sia.
“Noi ora ce ne andremo di qui e guai se sentirò ancora parlare di voi.”
Stava rinnegando il suo stesso popolo, le sue origini e questo a Re Vegeta
proprio non andava giù.
Che ne era stato del principe sanguinario?
Di quello temuto in ogni angolo della galassia?
“E secondo te vi lascio andare così? Avete una cosa che noi vogliamo…quindi
non ve ne andrete di qui finché noi non l’otterremo.”
Vegeta digrignò i denti “Se è la guerra che vuoi, allora guerra sia.”
Si scagliò contro suo padre senza dargli l’occasione di controbattere le
sue parole.
Re Vegeta incrociò le braccia al petto nel tentativo di difendersi da colui
che aveva messo al mondo da calci e pugni scagliati con una violenza tale da
far quasi fatica a tenere il passo.
Indietreggiava sempre di più mentre Vegeta avanzava e più lo faceva e più
aumentava l’intensità dei colpi.
La luna blu schermata dalle nuvole d’un tratto apparì alta nel cielo
illuminando i volti dei presenti che iniziarono ad ammirarla avvertendo un
senso di nausea e una forte cefalea che li costrinse a tenersi la testa tra le
mani mentre lunghi lamenti si propagavano per tutta la valle.
Anche Bardack aveva avvertito la stessa cosa e Radish quando se ne accorse si avvicinò a lui.
“Padre! Che ti succede?” Chiese apprensivo senza ottenere risposta.
Bardack era riuscito ad aprire un occhio e ansimando notò che al figlio maggiore
mancava la coda e che la parte delle gambe che era rimasta scoperta era
ricoperta di sangue rappreso.
Qualcuno doveva avergliela strappata, non c’era altra spiegazione.
“La…la tua coda!” Alzò una mano a fatica.
“E’ stato Vegeta, voleva evitare che mi trasformassi.”
“Ba-bastardo!” Biascicò.
Radish negò con il capo “Lo ha fatto per il mio bene, perché non diventassi uno
scimmione senza alcun controllo, non avevo i vostri bracciali protettivi…ma…ma
da quel che vedo non è che vi proteggono tanto, sai?” Incurvò il labbro
superiore in segno di disprezzo.
Ma fu quando iniziò ad intravedere della peluria marrone che andava e
veniva come una luce ad intermittenza, che Radish
prese la barbara decisone di privare suo padre della coda.
Un gesto secco che provocò molto dolore a Bardack.
“Dimmi ti sei forse ammattito?” Non era d’accordo con quella presa di
posizione.
“L’ho fatto per il tuo bene!”
“Da quando sei diventato un sentimentalista? Forse la vicinanza a Vegeta ti
ha fatto uscire di senno?”
“No. Sto solo cercando di salvare il mio popolo.”
“Strappandoci il simbolo che ci contraddistingue?”
Radish sospirò, suo padre non aveva ancora capito niente.
“Svegliati! Re Vegeta vi sta portando ad un suicidio di massa…”
Bardack strabuzzò gli occhi “Che cazzo stai dicendo?”
“Questi bracciali impediscono la trasformazione in Oozaru,
ma non hanno calcolato che si può anche impedire lo sviluppo del corpo, ma non
del cervello…non del cervello.” Sottolineò quell’ultima frase scandendola in
maniera chiara e parola per parola perché suo padre capisse bene il loro
significato.
“In pratica il cervello s’ingrandisce ma la testa no. Questo significa
che…”
Radish annuì con il capo “Esatto…le teste dei presenti scoppieranno come
palloncini ad una festa rilasciando nell’aria i coriandoli” Imitò
successivamente il gesto aggiungendo anche il rumore di uno scoppio.
Bardack storse il naso davanti alla scena macabra che gli si sarebbe presentata
davanti.
“Dobbiamo fare togliere i bracciali a tutti.”
*
La prima cosa da fare era allontanare i terrestri dal campo di battaglia,
soprattutto quelli più deboli e portare via di là anche la piccola Pan che ora
dormiva beatamente tra le braccia del nonno, il quale si stava chiedendo che
cosa ci facesse vestito in quel modo strano e alquanto orrendo invece della sua
solita tuta arancio comoda e che sa di casa, sopra un altare con sua nipote
dormiente in braccio e il corpo di Saiyla lì vicino.
Macabro, molto macabro.
Guardò in alto in direzione del combattimento tra Re Vegeta e il principe,
poi si voltò quando sentì le urla dei suoi figli chiamarlo a gran voce.
Si alzò in volo per riportare Pan dai suoi genitori e cercare di capire
dagli altri che cosa stava succedendo.
“Goku…sei veramente tu?” Chiese Chichi con un
filo di voce dopo essere rinvenuta.
“Si, tesoro, sono io.”
Chichi dopo avergli accarezzato una gota svenne nuovamente, lo shock era stato
troppo forte e doveva ancora smaltire la terribile immagine di lui con quel
pugnale in mano.
“Non lo sappiamo con certezza…” Cercò di spiegare Gohan
“…Vegeta si è scagliato contro suo padre, Radish è
andato dal nonno…” Perché quella parola d’un tratto iniziò a suonare strano?
“…e sembra stiano tutti impazzendo da quando è apparsa quella strana luna blu.”
A Gohan era stata raccontata la storia dell’Ozaru, ovvero del saiyan che si
trasformava in scimmia quando la luna piena appariva alta nel cielo, ma per sua
fortuna non lo aveva mai visto avverarsi e per lui quella si poteva benissimo
considerare una leggenda bella e buona, cosa che invece non potevano di certo
dire Crilin e Tensing che
stavano assistendo alla pseudo trasformazione rabbrividendo.
Immaginavano già un centinaio di scimmie impazzite distruggere tutto quello
che gli capitava a tiro, dovevano assolutamente andarsene di lì.
“P-presto, recuperiamo Vegeta e andiamocene di qui” Balbettò il pelato
sbiancando.
“Ehi! Un momento...Bulma dov’è?” Goku non si era
nemmeno preso la briga di chiedere al gruppo di terrestre che cosa ci facessero
lì sul pianeta Vegeta e sul come fossero riusciti ad arrivarci in così poco
tempo.
L’ultima cosa che ricordava era la sua amica ricoperta di sangue in quel
corridoio che gli diceva di andare avanti e che presto l’avrebbe raggiunto.
Poi da lì il buio più totale.
“Santo cielo! Sei così scemo che neanche ti sei accorto della nostra
presenza.” Berciò acida l’algida cyborg facendo sfarfallare
le ciglia a Goku che guardò ad uno ad uno le persone presenti.
“Ahahah! Non ci ho fatto caso!” Esclamò sorpreso
constatando che effettivamente non dovevano essere lì.
“Piantatela. Ci ha dato un passaggio Lord Beerus.
Bulma e Yamcha sono alla
base alla ricerca di una navicella che ci porterà via di qui.” Spiegò Tensing spicciolo.
“E ora dov’è Lord Beerus?”
“In letargo, o almeno così aveva detto Whis.”
Disse Crilin.
“Urca! Beato lui, un pisolino ci vorrebbe anche a me!” Sbadigliò
stiracchiandosi “…ma non è il momento, dobbiamo pensare ad altro. Forza…Goten, Trunks e Videl, portate va
di qui Mai, Chichi e Pan…” Ordinò ai piccoli e alla
nuora che protestarono.
“Ma perché sempre noi?”
“Obbedite!” Gli urlò come avrebbe fatto Vegeta e a loro non restò altro da
fare che eseguire l’ordine anche se controvoglia.
*
“Sei un folle se pensi che vincerai. O mi lasci andare e nessuno si farà
male o sarà peggio per te!” Ringhiò il principe mentre continuava ad infierire
sul padre.
“O ti allei con me o te ne pentirai amaramente, Vegeta!” Replicò suo padre
emettendo una forza tale da spodestarlo e farlo spostare di qualche metro.
Risplendeva d’oro.
Vegeta iniziò a ridere istericamente trattenendosi la pancia.
“Cos’è vuoi prendermi in giro? Basterebbe un mio schiocco di dita per farti
saltare in aria insieme al tuo bel pianeta!”
“Allora perché non lo fai?” Lo sfidò conoscendone già il motivo, tutti i
suoi amici e affetti più cari si trovavano ancora lì.
“Credi forse che non ne sarei capace?”
“La tua famiglia è ancora qui, e visto che sei diventato uno smidollato non
avresti il coraggio fargli del male. L’aria che si respira sulla Terra ti ha
annebbiato il cervello.”
“Parli proprio tu che sei stato soggiogato da una megera! E ti sei
prostrato ai piedi di un tiranno senza scrupoli.” Quella storia lo divorava
ancora dall’interno e non avrebbe dimenticato molto facilmente l’umiliazione subita.
“L’ho fatto solo per il nostro popolo!!” Re Vegeta gli tirò un pugno in
pieno volto, non era un suo compito giudicare il suo operato.
Il principe si pulì il rivolo di sangue che gli fuoriusciva dal labbro con
la lingua “E dimmi, padre. A che cosa è servito mettersi a novanta? Ha
distrutto lo stesso il nostro popolo.”
“Si, ma ora abbiamo il modo di rimediare. Con te e Kakaroth
riusciremo a portare in alto nuovamente il nome dei saiyan.”
“Mai!”
*
“Vegetaaaa!!! Devono togliere i bracciali!” Gli
urlò Radish mentre soccorreva il primo saiyan.
“Così ci ritroveremo degli scimmioni impazziti.”
“NOOO! Per una volta vuoi ascoltarmi?”
Vegeta notò che Bardack non aveva più la coda
come il cappellone.
“Moriranno…i bracciali impediscono la trasformazione…gli scoppierà il
cervello!”
*
Continua
*
Angolo
autrice: Buongiorno a tutti e buon inizio settimana, come promesso questa settimana
vi allieterò con la pubblicazione di ben due capitoli, ormai siamo agli
sgoccioli e voglio andare in vacanza senza lasciare questa storia in sospeso.
Come sempre ringrazio chi arriva a leggere fino alla fine e chi mi lascia
sempre un suo parere, ma ringrazio anche chi preferisce rimanere in silenzio.
N.B. presenza di immagini forti e a tratti linguaggio scurrile
*
Vegeta-Sej
*
Capitolo 25 – Fine di un’era?
*
Lord Beerus osservava le stelle susseguirsi una
dopo l’altra, brevi filamenti bianchi e brillanti che apparivano e sparivano
con la stessa intensità.
Presto sarebbero arrivati alla destinazione.
Il pianeta Vegeta-sej li attendeva e richiedeva
l’aiuto del dio della distruzione.
“Ne è sicuro, signore?” Gli domandò Whis.
Lord Beerus sospirò, non gli piaceva come
soluzione, ma prima di mettere in atto il suo piano avrebbe controllato la
situazione, e se fosse stata grave, allora sarebbe intervenuto.
Il Pesce Oracolo glielo aveva mostrato e a pelle sapeva già che la
risurrezione di quel popolo avrebbe portato solo che guai, e grossi.
“Lo sai che non torno indietro sui miei passi, a meno che non mi si dimostri
il contrario.” Seguì una breve pausa dove l’angelo non ebbe il coraggio di
replicare le sue parole “…allora? Quanto manca?” Chiese irritato come sempre.
“Poco, signore. Qualche minuto e saremo arrivati a destinazione.”
*
Sguardo sadico e di chi la sa lunga.
Re Vegeta stava riservando a suo figlio quell’espressione che non
prometteva nulla di buono, anzi sembrava proprio la classica faccia di chi in
realtà custodisse un grosso segreto dentro di sé.
Nel frattempo sotto di loro i primi saiyan iniziavano
a morire sotto i loro occhi mentre i bracciali del sovrano si illuminavano di
verde dopo ogni vittima mietuta.
“Che sta succedendo?” Domandò Vegeta sgranando gli occhi guardando sotto
notando il sangue che dalla testa scoppiata come un pallone schizzava verso
l’alto a gran velocità, per poi successivamente far cadere il corpo dei
malcapitati inermi.
“E’ quello che ti sto cercando di dire…” Incalzò Radish
“…quei bracciali li uccideranno.”
“Beh! Non m’importa!” Berciò Vegeta volgendo lo sguardo a suo padre, ora il
suo obiettivo principale era lui e non quell’inutile massa di idioti sotto di
loro.
“Ma a lui si!” Intervenne Bardack che conosceva
il piano del re fin dall’inizio.
Tutti si voltarono a guardarlo attendendo che parlasse, tranne Re Vegeta
che gli intimò di stare zitto e di chiudere quel buco dentato che si ritrovava.
A tradimento, gli scagliò un ki-blast mandato poi
in orbita da un Vegeta che gli fece scudo con il proprio corpo.
“Che intendi, Bardack?” Continuò il principe dei saiyan non distogliendo la connessione oculare con suo
padre, il quale non avrebbe perso occasione per mettere a tacere quell’infedele.
Bardack, gli era sempre stato devoto, come lo era stato per il suo popolo
difendendolo con i pugni e con i denti, ma se si stava ribellando al suo
sovrano, forse un motivo più che valido c’era.
Sapeva che c’era del marcio in suo padre, come sempre del resto, ma era
proprio curioso di conoscere le sue reali intenzioni.
“TRADITORE!!!!!” Con rabbia repressa Re Vegeta iniziò un combattimento
corpo a corpo con Bardack che stava avendo la peggio,
Goku intervenne appena in tempo per evitare la tragedia.
“Che sta succedendo qui? Esigo delle spiegazioni!” Non ci mise molto il saiyan dai capelli a palma a cambiare espressione, da
quella ebete che riservava nei momenti più tranquilli a quella seria e fiera
che faceva fuoriuscire il saiyan puro dentro di lui.
“Cinque contro uno…patetico e vile da parte vostra!” Biascicò il sovrano
pulendosi con la mano il sangue che gli stava fuoriuscendo dal naso e tirando
su inspirando rumorosamente quello che stava tentando di andarsene dal suo
corpo.
“Non cambiare discorso…ci devi delle spiegazioni. E subito!” Tuonò suo
figlio, quello che si sentiva più tradito degli altri.
Crilin, Tensing e C18 rimasero in disparte dietro di
loro a controllare la situazione, non avrebbero combattuto se non fosse stato
strettamente necessario, solo Goku e Gohan si erano
messi in prima linea assieme agli altri per fronteggiare il sovrano e il popolo
sottostante.
Intanto lamenti sconnessi arrivavano dai saiyan
malcapitati e facevano da sfondo a quella che doveva essere la spiegazione del
sovrano che avrebbe finalmente cacciato fuori la verità.
La luna dal riflesso azzurrastro era ancora alta nel cielo e ogni tanto
veniva coperta dalle nubi mettendo fine a quella nenia spettrale.
*
“Vuoi deciderti a parlare? Non abbiamo tempo da perdere!” Fu Vegeta a spezzare
quel macabro silenzio, prima che le nuvole coprissero la luna altri saiyan perirono nella stessa maniera dei precedenti
lasciando del tutto indifferente Re Vegeta.
“Vegeta…hai visto i suoi bracciali? Sono diversi da quelli degli altri!”
Gli fece notare Goku avvicinatosi di più a lui dandogli quasi fastidio quel
contatto.
“Si…e credo che presto scopriremo che a che cosa servono.”
“Sei con le spalle al muro, ti conviene dirgli la verità, oppure lo farò
io!” Tuonò Bardack convinto e stufo di quella situazione.
Re Vegeta sogghignò sadico quando i bracciali si illuminarono per
l’ennesima volta e il figlio sbiancò perché aveva intuito qualcosa, qualcosa di
losco e subdolo.
“Sei un parassita!” Grugnì il principe. “…tu trai la tua forza da quei bracciali…e
appena qualcuno ci lascia le penne ti trasferisce il suo potere.”
Re Vegeta alzò un sopracciglio e un labbro soddisfatto, sapeva bene che suo
figlio era intelligente e che ci sarebbe arrivato da solo.
“I miei complimenti!” Aprì le braccia giusto per burlarsi un po' di lui.
“Ecco perché il tuo potere cresceva senza una spiegazione…”
“Urca! Non ci sarei mai arrivato, bravo Vegeta hai sempre l’intuito giusto”
Mormorò Goku irritando il principe che cercava di ignorarlo per non
innervosirsi sempre di più.
“Non è tutto…” Continuò Bardack convinto di
vuotare il sacco lui visto che il sovrano non aveva nessuna intenzione di
rivelare la verità “…è vero, ogni volta che qualcuno muore gli trasferisce la
sua forza aumentando in modo esponenziale la sua, ma quello che paparino non ti
ha detto Vegeta è che lui in realtà vuole mettere fine al popolo saiyan!”
Quelle parole vibrarono in tutta la valle e non era escluso che qualche
tuono, dell’imminente temporale, si fosse propagato dopo aver pronunciato
quella frase, lasciando i presenti attoniti.
“Stai scherzando vero?” Ringhiò Vegeta “…perché allora riportare tutti in
vita? Perché Saiyla lo avrebbe fatto?”
“Tsk! Perché…perché Saiyla
aveva predetto la morte del re e la fine del popolo saiyan
per mano di Freezer, ma non era tutto quello che la strega aveva visto…un
giorno, qualche anno dopo, un giovane saiyan
originario di questo pianeta lo avrebbe sconfitto, e quel giovane Kakaroth, eri tu.”
“Incredibile!” Esclamò sorpreso.
“…dopo la morte di Freezer, Saiyla avrebbe dovuto
riportarci in vita, lo scopo poi sarebbe stato quello di recuperare Vegeta, te Kakaroth e di ritornare qui per continuare a portare alto
il nome del nostro popolo…ma qualcosa andò storto, purtroppo passò più tempo
del previsto e ormai la mente di Vegeta era stata avvelenata dalla presenza dei
terrestri e voi ormai avevate raggiunto una potenza tale da non avere nemici
nell’universo. Così, per mettervi fuori gioco la strega ha ideato questi
bracciali assorbienergia. Arrivati sulla Terra
però abbiamo avuto una brutta sorpresa, voi non c’eravate e quindi abbiamo
dovuto attuare il piano B per attirarvi qui.”
“Quindi eri d’accordo anche te con questa pagliacciata?” Domandò acido
Vegeta.
“Si” Annuì Bardack non troppo convinto “…ma le
cose non vanno mai come te le immagini o programmi.”
“E i terrestri? A che cosa vi servivano allora?” Vegeta credeva che oltre a
quello che aveva visto e rivelato in secondo luogo da Radish
fosse un imbroglio, quindi chiedeva una conferma.
“…ci stavo arrivando…in pratica quello che ti ha detto Radish
è vero, noi saiyan resuscitati abbiamo un difetto,
dobbiamo sottoporci a cicli continui di infusioni di cellule staminali
terrestri per continuare a vivere, questo è a causa del ritorno in vita di
massa, il drago Polunga poteva resuscitare una
persona alla volta e non un centinaio, così fu modificato dai namecciani, e questo ha provocato il difetto in
noi.”
“Queste cose lo sappiamo già…ma perché i saiyan
la sotto stanno tirando le cuoia?” Indicò con un dito la direzione da guardare.
“Purtroppo le cellule terrestri ci fanno si rimanere in vita più a lungo,
ma ci impediscono di trasformarci in Oozaru con la
luna piena.”
“Perché allora darvi quei bracciali se non servono a niente!”
“Non lo avete ancora capito?” Chiese Re Vegeta con aria di superiorità
“…servono a me per incanalare più energia possibile, non me ne frega niente del
mio popolo, io voglio il potere, POTERE!!!! AHAHAHAH”
“Una cosa non mi è chiara.” Intervenne Goku che venne guardato da tutti i
presenti in maniera attonita, non pensavano fosse in grado di ragionare, a meno
che non stesse per dire una fesseria. “…se come dici tu le cellule terrestri vi
impediscono di trasformarvi e i bracciali che vi sono stati spacciati come
inibitore e come protezione per le onde Bluz…perché
lui non ne risente? Voglio dire…a te e a Radish
abbiamo dovuto togliere la coda per darvi un po' di sollievo.”
Forse per la prima volta in vita sua Goku aveva posto una questione
interessante ed intelligente.
Re Vegeta ghignò e sprigionò una risata spettrale lasciando i presenti
attoniti.
“Perché io non sono mai morto! Nessuno mi ha riportato in vita!”
“Che cazzo stai dicendo? Ti ho visto io con i miei occhi essere ucciso per
mano di Freezer!” Vegeta si sentiva preso in giro e da suo padre per giunta.
Ricordava bene il giorno in cui quella serpe rosa e viola gli aveva
trafitto il petto lasciando il suo corpo a terra a marcire.
Quello stesso giorno, lui, Nappa e Radish erano
stati spediti in missione su un altro pianeta, mentre lui metteva fine all’era saiyan.
*
“E’ così, Vegeta. Non sono mai morto. Saiyla ed
io poi siamo partiti, eravamo approdati su quello che oggi si chiama Neo Namecc…lei era riuscita ad integrarsi con gli abitanti,
mentre io ho preferito rimanere nell’ombra, nascosto, nessuno doveva sapere che
ero ancora vivo…fino a qualche mese fa.”
“Fai solo schifo! Hai riportato in vita un’intera popolazione solo per
diventare più forte! Non meriti nemmeno di essere il Re di questo pianeta!”
Vegeta aprì una mano pronto per scagliare uno dei suoi colpi migliori per
mettere fine a quella pagliacciata.
“Fermati figlio mio!” Re Vegeta preparò la sua contromossa in una frazione
di secondo, aprì anche lui le mani e tenne ferma una sfera di energia bianca
pronta per essere lanciata sotto di lui.
“Che vuoi fare?”
“Ucciderli tutti e prendere la loro energia così potrò prendere a calci
voi. Sono già condannati ad una morte lenta e atroce, voglio solo mettere fine
a quelle sofferenze!”
“Presto! Toglietevi quei bracciali!!” Urlarono all’unisono Crilin, Tensing e C18 mentre si
dirigevano verso l’intera popolazione.
“NON OSATE!!!” Il re aumentò la potenza e scagliò giù quel colpo, Gohan con un calcio riuscì a mandarla in orbita senza alcun
problema.
“Bravo figliolo!” Si complimentò Goku ammiccando, ricevendo un accenno del
capo come approvazione.
Bardack ne approfittò della distrazione per scagliarsi contro il suo re, dopo
essersi trasformato in super saiyan, ed infliggergli
colpi micidiali che cercava di parare come meglio poteva.
E com’era prevedibile, quei pugni e quelle sfere di energia gli facevano
solo che il solletico, perché mentre la gente lì sotto moriva ed imbrattava di
sangue i due terrestri e la cyborg, Re Vegeta
acquistava sempre più vigore rendendo inutili i tentativi di Bardack e Radish, che si era
aggiunto allo scontro andando dare man forte al padre.
Vegeta li prese entrambi per la collottola della tuta da combattimento e li
spinse via prendendo il loro posto.
Non sarebbero stati in grado di fronteggiare un super saiyan
di terzo livello ormai.
“Aiutate quegli idioti laggiù a togliersi quei fottuti braccialetti. Qui ci
penso io!” Era una questione ormai tra loro due.
Padre e figlio.
Nessuno si sarebbe dovuto intromettere.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Buon giorno e buon venerdì a tutti, ormai siamo agli sgoccioli e un po' mi
dispiace.
Le sorprese comunque non sono finite qui, qualcuno vuole osare a fare
qualche teoria su quello che succederà?
Con questo vi saluto e vi dò appuntamento a martedì per il penultimo
capitolo.
“E’ l’ultima possibilità per unirti a me, figliolo. Insieme potremo
diventare i dominatori dell’universo!” Gli tese una mano in segno di resa.
“Non mi interessa governare un universo intero, mi preme farti fuori al più
presto!” Grugnì sferrandogli un destro sulla mascella che gli fece piegare la
testa all’indietro.
“E così hai scelto…MORTE!” Si scagliò contro suo figlio con una potenza
alquanto inimmaginabile, Vegeta non aveva nemmeno il tempo di aprire gli occhi
per vedere che cosa stava succedendo affidandosi solo agli altri sensi,
soprattutto a quello della percezione, chiedendosi come fosse possibile che
avesse accumulato talmente tanto potere da pochi esseri.
Forse sul pianeta di Neo Namecc era riuscito
anche ad allenarsi dopotutto.
Chi poteva dirlo?
“Credi che dovremo aiutarlo?” Soffiò Gohan verso
il padre che negò con il capo.
“Lo sai benissimo che Vegeta preferirebbe morire piuttosto di ricevere da
noi un aiuto.”
“Quel testone…” Digrignò i denti il mezzo sangue.
“E poi sono sicuro che se la caverà…presto, aiutiamo queste persone a
levarsi sti cosi” Goku e gli altri cercarono di aiutare più persone possibili,
ma purtroppo era impossibile finchè la luna era alta
nel cielo e i suoi raggi continuavano a fomentare in loro quel processo di auto
distruzione.
*
Un boato echeggiò nella valle facendo alzare gli occhi al cielo increduli.
Qualcuno aveva appena distrutto la luna e i suoi detriti stavano
precipitando sul pianeta Vegeta-sej ad una velocità
incontrollata.
Alcuni piccoli meteoriti raggiunsero anche la base con le navicelle
parcheggiate ed allineate in maniera millimetrica distruggendole quasi tutte.
Bulma strabuzzò gli occhi e per poco non svenne.
Come del resto gli altri terrestri che li avevano appena raggiunti.
“E ora come faremo a lasciare questo stupido pianeta?” Chiese Chichi mordendosi le labbra, se solo avesse avuto i suoi
vecchi abiti invece di quella tuta da combattimento saiyan
troppo stretta per lei, ora starebbe masticando la sua pashmina color arancio.
Già…era successo l’irreparabile.
L’unica navicella che li avrebbe condotti fuori di lì e riportati sulla
Terra era stata danneggiata e Bulma insieme a Mai
erano andate a controllare la situazione.
Quando uscirono di lì con i volti affranti i terresti capirono subito che
avrebbero dovuto trovare qualche altra soluzione per lasciare per sempre quel
pianeta senza farci mai più ritorno.
“Potremo sempre chiedere a Goku di tele trasportarci sul pianeta Terra.”
Propose Yamcha.
“Il tele trasporto funziona solo se riesce a percepire l’aura di qualcuno.”
Rispose Goten.
“Già è vero…come quella volta che aveva chiesto a me di aumentare la mia
forza in modo da far arrivare prima lui e mio padre sulla Terra.” Continuò
Trunks facendo ricordare ai presenti quel particolare.
“Potremo chiedere a MajinBu di fare la stessa
cosa o a Junior” Ipotizzò il figlio più piccolo di Goku.
“E sentiamo piccoli geni…come li contattiamo?” Domandò una Bulma isterica.
“A quello potremo pensarci io.”
“WHIS!!!” Urlarono tutti all’unisono voltandosi verso l’angelo.
“Ma…ma che ci fate qui? Lord Beerus non doveva
andare in letargo?” Chiese Yamcha sorpreso di vederlo
lì.
“Lord Beerus ha preferito venire a controllare la
situazione di persona, non riusciva a chiudere occhio.” Spiegò con il solito
tono calmo e spensierato.
“Quindi significa che è qui?” Continuò Chichi.
“Esatto!” Affermò con assoluta fermezza.
Bulma si avvicinò a lui con due ampie falcate “Qualche idiota ha distrutto la
luna” Indicò con l’indice l’enorme vuoto sul cielo “…e ha fatto precipitare i
detriti quaggiù distruggendo il nostro unico mezzo di trasporto.”
Whis sorrise non dando peso alle sue parole “Oh! Oh! Oh! Ma è stato il dio
della distruzione a farlo, per impedire a Re Vegeta di aumentare la propria
potenza in maniera esponenziale.”
“Eh! Eh! Non volevo dare assolutamente dell’idiota, è una parola che mi è
sfuggita…sono sicura che Lord Beerus avrà avuto delle
ragioni più che plausibili…” Poi ripensò per un nano secondo a quanto appena
ascoltato “…che intendi che Re Vegeta stava aumentando la sua potenza, per caso
traeva forza dalla luna?”
Whis sospirò “Non proprio…in pratica i saiyan a causa
delle vostre cellule iniettate nei loro corpi non riescono a trasformarsi
facendogli letteralmente scoppiare la testa in aria. E Re Vegeta con degli
speciali braccialetti riusciva ad incanalare la loro forza una volta morti.”
Bulma corse dietro una monoposto a vomitare la cena, la scena raccapricciante
che Whis le aveva appena descritto non era tra le
migliori e il suo relativo stato interessante non aiutava per niente.
*
I lamenti terminarono non appena la luna venne fatta brillare e le scie di
luce lasciavano lentamente quel pianeta per dirigersi nello spazio aperto,
ovviamente s’intende i meteoriti che non erano atterrati sul pianeta.
“NOOO!” Urlò Re Vegeta messo ormai in scacco.
Niente luna, niente saiyan morti.
Niente saiyan morti, niente più energia.
“Lord Beerus!” Esclamò Goku vedendolo volteggiare
alto nel cielo per poi scendere accanto a loro.
“Lord Beerus!” Incalzò Re Vegeta deglutendo della
saliva, non aveva di certo scordato il loro unico incontro.
“Io e te abbiamo ancora un conto in sospeso per quel cuscino…”
“Mi pareva ci fossimo già chiariti…”
“Si, è vero, ma sai…io sono una persona che porta rancore e che non
dimentica facilmente le cose.”
“Cos’è? Vuoi farmi fuori solo per un inutile guanciale?”
“Io non farò proprio un bel niente…sono stanco e ho già il mio letto
morbido che mi aspetta e sicuramente molto più confortevole di quello che mi
avevi promesso tu.”
A Vegeta stava partendo un embolo pensando che quello era forse il momento
meno opportuno per parlare di cose così frivole e soprattutto se passate da più
di trent’anni.
Per fortuna la cosa passò prima che potesse iniziare a sbraitare e a
prendere a schiaffi prima suo padre e dopo Lord Beerus.
“Lord Beerus, si sposti e mi faccia pareggiare i
conti con mio padre.” Berciò il principe raggiungendo lo stadio di super saiyangod super saiyan, era stanco di rimanere ancora su quel pianeta.
Re Vegeta seppur potente, dannatamente potente per i suoi canoni, si
ritrovò in una situazione più grande di lui, ormai resosi conto che non aveva
scampo e che sarebbe perito in ogni caso direzionò un colpo al nucleo del
pianeta, sterminando tutta la popolazione di sotto, sotto lo sguardo attonito
di Goku, Gohan, Tensing, Crilin, Bardack e Radish.
Videro un lungo raggio dorato venir assorbito dal terreno prima di
schizzare in alto allontanandosi il più velocemente possibile da
quell’imminente esplosione.
L’onda d’urto generata aveva spazzato via le montagne, le foreste e un
pezzo di palazzo reale, mentre nel resto del pianeta si crearono delle
microfratture sul terreno facendolo ondeggiare come se fosse trasportato dai
flutti del mare.
La risata malefica e sadica del sovrano del pianeta echeggiò lungo tutta la
superficie e a volte veniva soffocata da delle piccole esplosioni e
dall’eruzione dei vulcani affiorati rendendo quello scenario apocalittico.
“SEI FORSE USCITO DI SENNO?” Grugnì il principe dei saiyan
prendendo a pugni suo padre ridotto ad un fantoccio, non gli importava più
nulla, perché tanto sarebbe morto nell’esplosione di quel pianeta.
“Svegliati figlio mio! Erano condannati fin dall’inizio.” Sputò del sangue
dalla bocca.
“Avremo trovato una soluzione, non serviva sterminare il nostro popolo!”
“Ah! Ora è il nostro popolo, fino a cinque minuti fa non t’importava di
niente”
“Ed è ancora così. Ma non vedevo la necessità di ucciderli tutti”
“Ormai non mi servivano più…”
Bardack strabuzzò gli occhi “Che razza di bastardo!” Aveva intuito il suo scopo
“…era il tuo piano fin dall’inizio!”. Il capitano si scagliò contro il suo re
con l’intento di farlo fuori e fargliela pagare.
“Sei sempre stato quello più intelligente, perché credi che ti abbia
promosso al grado di capitano? Solo che questo si è rivelato poi un’arma
a doppio taglio…conoscendo il mio piano sei potuto arrivare alla soluzione
senza alcun tipo di problema. Pazienza…errore mio…” Aprì le braccia per
addossarsi tutta la colpa parlando in maniera non curante.
Goku che li guardava con fare perso chiese che gli venisse spiegata un po'
quella situazione.
“In pratica al re non gli interessava nulla del popolo saiyan,
ma pensava solo che grazie a loro poteva aumentare la sua forza in maniera
esponenziale, ma non aveva fatto i conti che voi due eravate diventati più
forti di qualsiasi essere nell’intero universo.” Spiegò Radish
nella maniera più semplice possibile.
“Esatto! E ora anche voi perirete su questo pianeta…buaahahaha”
Rideva sì, ma la sua faccia cambiò radicalmente espressione quando un braccio
gli trapassò il torace.
Repentino, fulmineo.
Non ebbe il tempo di dire o fare qualcosa che velocemente sentì la vita
scivolargli via di dosso.
“T-to-r-ne-ne-rò” Furono le sue ultime parole
prima di precipitare senza vita lungo il baratro da lui stesso creato e che ora
minacciava l’esplosione del pianeta.
Vegeta osservò il suo braccio grondante di sangue.
*
“Non riusciremo ad andarcene via di qui in tempo, dobbiamo guadagnare tempo
cercando di rallentare il processo di esplosione.” Intervenne Whis per controllare come fosse la situazione sul campo di
battaglia.
“Non è possibile questo!” Esclamò Vegeta.
“Grazie alla mia magia si, però…”
“Però cosa, avanti parli Whis!” Lo invitò il principe.
Whis sospirò, non gli piaceva per niente quello che stava per dire “Dovrò
creare una sfera contenitiva, l’unico problema è che se io mi allontano e non
l’alimento con una fonte di potere risulterà tutto inutile.”
“Beh! Basterà che lei rimanga qui, facciamo salire tutti sul cubo e poi
prima di lasciare il pianeta la veniamo a prendere.” Ipotizzò Radish.
“No mi dispiace, non funziona così…una volta avviato il processo di
rallentamento, se io togliessi la sfera troppo velocemente, questa esploderebbe
all’istante. Immaginatevi cosa succede ad una bottiglia di una bevanda gasata
quando l’agitate troppo e poi togliete d’improvviso il tappo.”
Goku imitò un’esplosione con le mani e con un suono uscito dalla bocca.
“Esattamente quello succederebbe, Goku!” Gli confermò l’angelo. “Dobbiamo
trovare qualcuno che rimanga a tenere fermo questo tappo.”
“Lo farò io!” Si propose Vegeta senza pensarci “…la sua magia è potente Whis e io sono l’unico in grado di trattenerla, poi mi
farete resuscitare con le sfere del drago.”
“E’ inaccettabile usare ancora le sfere del drago, i Kaioshin
non daranno mai il permesso, quindi il tuo piano è escluso.”
“Lo faremo noi!” Dissero all’unisono Radish e Bardack.
“No, perché voi?” Chiese Goku affranto “…vi ho appena ritrovati…non è
giusto.” Gohan gli mise una mano sulla spalla per
confortarlo.
“Noi siamo già condannati…non vogliamo vivere dei parassiti per il resto
della nostra vita.” Spiegò Bardack.
“Già…ti immagini se mentre sono lì con una bella donna…” Il suo sguardo
catturò quello fulminante di C18 “…e svengo, che figura ci faccio!” Radish trovava sempre il modo per smorzare la tensione.
“Mi spiace sia andata così, Kakaroth! Ti auguro
il meglio.”
“Anche io…” Lo abbracciò d’istinto, e Bardack gli
posò la mano sulla schiena.
“Non è giusto!” Piagnucolò Gohan.
Poi venne il turno di Radish che riluttante gli
disse che se lo avesse anche solo sfiorato lo avrebbe ucciso all’istante.
“Non vorrei interrompere il quadretto famigliare, ma qui esplode tutto”
Berciò Vegeta.
Whis senza perdere ulteriore tempo creò la sfera dai riflessi viola facendola
aderire all’enorme cratere.
Bardack e Radish con l’imposizione delle mani cercarono
di tenerla più in basso possibile.
“Andiamocene!” Goku tele trasportò tutti alla base.
*
“PRESTO! SBRIGATEVI! SALITE TUTTI SUL CUBO!” Urlarono all’unisono i
terrestri aiutando i compagni a montare sul cubo di trasporto celeste.
La terra tremava sotto di loro e i vulcani eruttavano lava e gas rendendo
quasi irrespirabile l’aria.
Bulma che era rimasta ancora là fuori attendendo l’arrivo di Vegeta venne presa
di peso da Yamcha e portata a forza sulla navetta.
“Lasciami andare subito!” Cercò di liberarsi dalla sua morsa che la stava
trattenendo contro la sua volontà.
“Non pensi al bambino che porti in grembo? Se ti succedesse qualcosa Vegeta
non ce lo perdonerebbe mai!” Le spiegò l’ex fidanzato rivolgendosi a lei in
maniera autoritaria e ferma, forse per la prima volta in tutta la sua vita.
Aveva ragione e Bulma lo sapeva bene, ma pensare
suo marito là fuori in quel caos infernale non la rassicurava per niente.
Unica nota positiva era che c’era Goku con lui, il quale aveva rispedito Gohan presso il punto d’incontro, nemmeno stessero facendo
un’evacuazione antincendio da un edificio in fiamme…peggio! Si trovavano tutti
su di un pianeta pronto ad esplodere, una situazione che alcuni di loro avevano
già provato.
“Eccoli!” Urlarono Trunks e Goten incollati sul
vetro attendendo il ritorno degli altri.
I restanti membri del gruppo erano comparsi dritti davanti a loro e non
appena furono al sicuro, il cubo iniziò a salire per far ritorno sul pianeta
Terra.
*
Lord Beerus, su richiesta di Vegeta, uscì da cubo
di trasporto quando questi fu abbastanza lontano da non restare coinvolto
nell’esplosione.
Il principe dei saiyan aveva chiesto al dio della
distruzione di non far soffrire Bardack e Radish che si stavano sacrificando per loro, perché
potessero tornare tutti alle loro vite normali.
Lord Beerus acconsentì senza obiettare, mise le
mani in posizione avanti e creò una sfera di energia pronta a colpire il
pianeta Vegeta-sej “Distruzione!” Pronunciò poi.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Buongiorno a tutti…chiedo scusa, ieri mi ero dimenticata di aggiornare, e
contro ogni previsione credo che l’Epilogo lo pubblicherò lunedì…scusatemi, ma
è una settimana impegnativa.
Vi mando un forte abbraccio e vi auguro un buon week end di Ferragosto.
Ciao a tutti i miei cari lettori,
questa volta vi metto i ringraziamenti all’inizio.
Sapete già che sono di poche
parole, quindi partiamo subito con il nominare chi mi ha sempre fatto sapere
che cosa ne pensava:
*
sweetlove
- Teo5Astor - Eevaa: grazie
davvero per esserci sempre stati, il vostro supporto, il vostro entusiasmo è
stato fantastico e grazie anche per aver
seguito la storia con interesse non abbandonandola mai.
*
E come sempre un immenso GRAZIE a
tutti voi che avete letto silenziosamente, a chi ha inserito la storia tra le
PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.
Ora vi lascio al breve epilogo, e
spero mi farete sapere se ne è valsa la pena scrivere questa storia.
*
Vegeta-Sej
*
Capitolo 27 – Epilogo
*
Tornare sul pianeta Terra non era mai stato così devastante.
Eppure era la loro casa.
Nessuno in quella mezz’ora aveva tentato di dire o fare qualcosa, ognuno
dei presenti era rimasto immobile nel proprio posto.
Chi con gli occhi chiusi per non piangere.
Chi urlava internamente.
Chi si sentiva un emerito incapace per non essere riuscito a salvare Radish e Bardack che si erano
sacrificati per loro per permettere di vivere quell’esistenza che ai due saiyan era stata negata così presto e per la seconda volta.
Certo, erano già condannati, però se fossero tornati sulla Terra assieme a
loro, Bulma e suo padre avrebbero potuto trovare una
soluzione alla loro condizione fisica.
Vegeta non escludeva comunque che una volta sistemati, avrebbero
preso armi e bagagli per partire alla volta dello spazio in qualche angolo
sperduto, oppure, si sarebbero trovati talmente bene sulla Terra da chiamarla casa.
Ma ormai erano inutili parole sussurrate al vento e trasportate lontano.
Bardack e Radish non c’erano più, periti in maniera
eroica contro ogni aspettativa.
Un saiyan non muore mai per gli altri, muore per sé
stesso, per evitare di essere catturato e ucciso dai nemici, ma mai per dare la
possibilità a degli sconosciuti di salvarsi.
Ma loro due erano sempre stati diversi.
Bardack dentro di sé portava un animo nobile essendo sempre stato considerato una
terza classe, e anche Radish che lo nascondeva sempre
perfettamente grazie ai suoi modi riluttanti e vili.
“Qualcuno vuole dire qualcosa?” Chiese Crilin
parlando molto lentamente spezzando quel silenzio che si era creato all’interno
del cubo di trasporto.
E come volevasi dimostrare nessuno aveva avuto il coraggio di proferire
parola.
Fu Pan a parlare per loro, o meglio a piangere, sembrava che il suo vagito
fosse la trasmigrazione di tutte le lacrime che i presenti trattenevano a
stento.
Videl cercò di cullarla e calmarla come poteva, ma fu quando la prese Gohan tra le sue possenti braccia che la piccola si
addormentò beatamente.
*
Vegeta se ne stava in disparte, e la voglia di spaccare un lato del cubo di
trasporto celeste e scappare lontano da tutto e da tutti era tanta, ma era
inutile far collassare quella protezione uccidendo tutti i presenti compreso
lui.
Tra pochi minuti sarebbero atterrati sul pianeta Terra e da lì sarebbe
potuto andare dove cavolo voleva, anche rintanarsi nel più remoto angolo per
giorni e giorni in assoluta tranquillità isolandosi dal resto del mondo.
In silenzio.
In preghiera.
No, Vegeta non pregava mai e non piangeva i morti.
I saiyan non avevano quella tradizione, si
limitavano a bruciare i corpi o ad abbandonarli se morivano in battaglia su
altri pianeti, ci avrebbero pensato gli abitanti a togliere la spazzatura.
Solo a chi apparteneva ad un alto rango veniva celebrata una funzione e il
corpo inumato.
Bulma non osò avvicinarsi vedendolo ridotto in quello stato.
Da fuori sembrava starsene come sempre per conto suo con gli occhi chiusi,
ma sapeva benissimo che dentro era in conflitto con sé stesso.
Finalmente arrivarono sulla Terra ed atterrarono nel giardino della Capsule
Corporation, e anche se erano affamati, gli dei preferirono ritornarsene nel
loro pianeta, Lord Beerus doveva fare il suo riposino
ed era già in ritardo, colpa di quel piccolo inconveniente.
“Allora ci vediamo, grazie mille per il passaggio.” Mormorò Goku.
In quei casi sarebbe stato cortese ringraziare con una stretta di mano o un
gesto simile, ma il saiyan dai capelli a palma non
era solito nelle buone maniere.
“Di nulla.” Rispose Whis con riverenza.
“Andiamo, Whis. Sono stanco” Berciò il dio della
distruzione salendo sul cubo.
I presenti lo videro alzarsi alto nel cielo per poi sparire poco.
*
Gli amici si erano tutti riuniti in giardino per i convenevoli finali,
pronti a ritornare alle proprie dimore per riposarsi, e vani furono i tentativi
di Bulma che aveva insistito perché i presenti
restassero a cena da loro.
“Hai bisogno di riposare!” Aveva incalzato Chichi
facendo riferimento al suo stato interessante.
“Avrò tempo per farlo.” Non era vero, fino alla fine della gravidanza si
sarebbe buttata sul lavoro, per colpa di quell’inconveniente aveva lasciato
indietro troppo progetti che sicuramente l’anziano padre non aveva portato
avanti, se non per pochi passaggi e pochi collaudi.
In più mancava anche Mai, che di solito si occupava di provare le macchine,
come facesse una bimba della sua età a fare quello che faceva era sempre stata
un’incognita.
Poco importava comunque.
Meglio non fare troppe domande.
“Ci dispiace Bulma, ma dobbiamo andare da
Marron.” Continuò Crilin a malincuore perché una
serata spensierata in compagnia era quello che ci voleva in quel momento.
Anche Yamcha e Tensing
si unirono al coro di disdette, anche se a Yamcha non
gli sarebbe dispiaciuto restare un altro po', ma poi se la sarebbe dovuto
vedere con Vegeta e quell’individuo non gli era mai andato a genio, per diverse
ragioni.
“Faremo un’altra volta, Bulma!” Disse Goku
portandosi due dita sulla tempia per sparire qualche secondo dopo assieme a
tutta la sua famiglia.
All’azzurra non restò altro che entrare in casa percorrendo il vialetto
illuminato scortata da Trunks e Mai, Vegeta era rimasto in giardino, immobile
con il viso rivolto verso le stelle.
Bulma sospirò mentre gli lanciò un’ultima occhiata prima di chiudere la porta,
chissà quando sarebbe ritornato.
Sapeva bene che suo marito era solito a sparire quando subiva un trauma di
qualunque tipo, e quello lo era.
La prima volta che il suo pianeta natale era esploso per mano di Freezer
lui non c’era, non lo aveva visto disgregarsi in tanti pezzettini che si
sarebbero propagati nell’universo, alcuni cadendo nei pianeti vicini, altri
vagando senza meta, forse vagano ancora.
Era stato un duro colpo vederlo esplodere e sgretolarsi, perché Bulma era convinta che fosse quella la causa del suo
disagio.
“Vuoi che ti prepari un bel bagno caldo?” Propose Mai.
Bulma sospirò, non lo voleva fare, ma dio solo sapeva se aveva bisogno di
abbandonarsi nell’acqua calda e profumata per qualche minuto rilassandosi e
sgombrando la mente da mille preoccupazioni.
Alla fine cedette “Grazie, Mai.”
La corvina salì velocemente le scale seguita da Trunks “Ti porto gli
asciugamani” Propose il lilla sorridendole.
*
Terminato il bagno, scese in cucina a mettere qualcosa di commestibile
sotto i denti, la pancia brontolava e il bambino doveva cominciare a mangiare qualcosa
di sano ed equilibrato, poi il giorno dopo avrebbe preso appuntamento con il
medico che l’aveva seguita con la prima gravidanza per fare degli accertamenti
ed ecografia.
Escludeva a priori che Vegeta sarebbe andata con lei, ma poco le importava.
Bugiarda! Le importava eccome, ma in tutti quegli anni aveva imparato a
conoscere suo marito e a capire che certe cose non erano per lui o da lui.
Ma quando aprì la porta della camera da letto ed accese la luce sussultò e
per poco non cacciò fuori un urlo.
Sul letto, supino, c’era lui.
“Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?” Gli chiese rimanendo in piedi
sulla sponda del letto.
Vegeta roteò la testa per guardarla meglio “No, non ho fame.”
Allora Bulma chiuse la porta e si coricò accanto
a lui.
“Ti credevo in qualche luogo ostile alla vita.”
“A che pro, scusa?”
“Beh…il tuo pianeta…Radish…Bardack…”
“Non devi più preoccuparti di niente…non torneranno.”
“Non intendevo questo, ma…”
“Non pariamone più.” Tagliò corto dandole le spalle.
Bulma deglutì “Domani prenderò appuntamento per dei controlli.”
“Stai male?”
“No, ma è normale farlo quando si è in gravidanza.”
Era ovvio che Vegeta non lo sapesse, non c’era quando Bulma
aspettava Trunks.
“Mmm…” Mugugnò.
“Posso chiederti una cosa?”
“Mmm…”
“Che avresti fatto se il tuo pianeta non fosse esploso e Radish e Bardack sarebbero stati
ancora vivi?”
Vegeta si portò di nuovo supino ed osservò il soffitto illuminato di raggi
lunari.
“Inutile pensare ai ma e se…bisogna guardare sempre avanti,
mai indietro, e ora per i prossimi mesi ed anni ne avremo di cose di cui occuparcene.”
Vegeta le mise una mano sul ventre percependo un piccolo tepore, una speranza
per il futuro.
*
FINE
*
Angolo
autrice: Buongiorno e buon lunedì…chiedo umilmente perdono, dovevo pubblicare
venerdì, ma tra una cosa e un’altra non ci sono riuscita…chiedo venia.
Siamo giunti alla fine di questa avventura e io spero vivamente vi sia
piaciuta, ho cercato di far combaciare tutto alla perfezione e curare i minimi
dettagli, ma devo confessarvi che sempre non è stato facile.
Ora comunque sto lavorando ad una nuova storia, scaletta e primo capitolo
sono già stati buttati giù, il più sarà trovare il tempo per la stesura, in
quanto la long su Miraculous (non ancora pubblicata)
mi sta assorbendo molto tempo.