Il desiderio di una donna

di takitaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scena del crimine ***
Capitolo 2: *** Michiru ***
Capitolo 3: *** Rei ***
Capitolo 4: *** Yaten ***
Capitolo 5: *** Scena del crimine II ***
Capitolo 6: *** Michiru II ***
Capitolo 7: *** Minako ***
Capitolo 8: *** Yaten II ***
Capitolo 9: *** Makoto ***
Capitolo 10: *** Mamoru ***
Capitolo 11: *** Setsuna ***
Capitolo 12: *** Haruka ***



Capitolo 1
*** Scena del crimine ***


“Caffè?” le chiese, con un dolce sorriso in volto, la collega dai lunghi capelli corvini.

“Oh, Rei sei tu. Ti ringrazio” Michiru ricambiò quel sorriso, afferrando la tazza che la donna le aveva poggiato sulla scrivania.

“Nottataccia?” le chiese Rei, un po’ preoccupata per la sua partner. Sapeva bene quanto impegno ci mettesse nel lavoro, ma sapeva altrettanto bene che a volte esagerava pur di distrarsi dai cattivi pensieri che la privavano del sonno.

“Si, ho riordinato un po’ il mio studio, sai non avevo nulla da fare e-”

“Dormire ad esempio?” la interruppe Rei con tono sarcastico, facendola ridere.

“Hai ragione, non ho scuse.”

Michiru e Rei si conoscevano da circa quattro anni. La mora era entrata in polizia qualche mese dopo di lei, ma inizialmente non ci furono molte occasioni di parlare.

Soltanto due anni dopo, quando venne promossa ad Ispettrice, le venne affiancata Rei e, in breve tempo, divennero amiche.

Nonostante il carattere di Michiru, piuttosto schivo con le persone nuove, Rei riuscì a entrare nel suo cuore soprattutto per il suo essere premurosa, dovuto forse al rapporto con la sua sorellina, di cui si occupava ormai da un po' di anni.

"Tu come stai invece?" chiese sorridendo la ragazza dai capelli acquamarina.

"Sto bene. Ero un po' preoccupata per Hotaru, mi sembra che si senta molto sola certe volte ma sembra che sia riuscita a fare amicizia."

"Ah si?"

"Si. Ricordi la sua babysitter? Adesso che ha sedici anni sono diventate ottime amiche, soprattutto perché quella dannata Usagi sembra avere ancora dieci anni, credimi."

Michiru e Rei risero, ad entrambe venne in mente la stessa immagine, l'Usagi goffa e piagnucolona di sempre. Michiru la conosceva da meno tempo, ma era impossibile non adorare il suo comportamento e nonostante Rei la rimproverasse sempre, ci si era affezionata.

“Ispettrice! Ispettrice!” una voce maschile sovrastò le risate delle due donne, interrompendo quel tranquillo scambio di battute.

“Che cosa c’è Noboru?” chiese Michiru un po’ agitata dalla foga dell’uomo.

“Ispettrice! C’è un caso per lei…” si fermò per qualche secondo ad ansimare, portandosi le mani sulle ginocchia piegate, stanco per la corsa “...è un omicidio!”

Michiru non si sorprese più di tanto, d’altronde era cosa più che comune nel suo lavoro. Volse lo sguardo alla collega, un semplice cenno della testa le fece capire che era il momento di recarsi sulla scena del crimine che, probabilmente, le avrebbe tenute occupate per le prossime settimane.

“La scientifica?”

“Si trova già sul posto.” rispose il ragazzo, consegnandole un appunto scritto a mano, con l’indirizzo da raggiungere.

Subito dopo quella risposta, Michiru indossò il suo trench blu scuro e, superando il giovane agente, lasciò la centrale per recarsi al Sunrise Hotel.

 

---

 

L’hotel in questione si trovava nel cuore di Shibuya, incorniciato da negozi e locali notturni. Michiru si recò all’interno, accompagnata da Rei, entrando nella stanza indicata da Noboru in quel foglietto, la 311.

“Che cosa abbiamo?” esordì l’ispettrice, riconoscendo accanto al letto una figura familiare.

“Donna giapponese, tra i 25 e i 30 anni, strangolamento. Il corpo sta per essere portato via, se vuoi dargli un’occhiata da vicino fa presto, Michiru.” la voce era quella della dottoressa Ami Mizuno, il medico legale che affiancava spesso Michiru nelle indagini.

“Si trova nella vasca da bagno, da quella parte.” le indicò la donna, porgendole successivamente un paio di guanti.

L’ispettrice non se lo fece ripetere due volte, prese i guanti e li indossò, in modo da non inquinare le prove, dirigendosi nel bagno en suite dopo aver salutato con un cenno Ami, che tornò a scattare fotografie e prendere campioni.

La vittima giaceva nella vasca completamente nuda. Aveva la testa poggiata sulla propria spalla, le braccia distese lungo i bordi della vasca, i segni violacei evidenti sul collo.

“Poverina” sussurrò Michiru mentre si chinava per osservarla. La donna portava un carrè blu scuro ed era ancora truccata, dettaglio che l’ispettrice si appuntò su un piccolo taccuino nero che portava sempre con sé.

“Probabilmente era qui per un appuntamento romantico” disse Rei entrando nella stanza “c’è un bouquet sul mobile all’ingresso.”

“Dimmi che c’era un biglietto.”

Rei annuì, passando il foglietto alla collega.

 

Questi sono per ringraziarti della bellissima serata.

.H

 

“Dannazione, mai una volta che si firmassero con il nome intero.” sospirò Michiru.

“Almeno c’è il nome del negozio in cui sono stati acquistati, guarda dietro.”

Michiru voltò il biglietto, “Kino no Hana¹”.

“Sai cosa fare Rei.”

Rei fece un cenno con la testa e, ripreso il biglietto, lasciò la stanza.

Michiru continuò ad osservare la scena e notò un particolare piuttosto insolito: poco distante dalla vasca, in corrispondenza della mano della vittima, sul pavimento giaceva un cioccolatino. Lo appuntò, ma non gli diede importanza.

Poco dopo, non trovando altro degno di nota, tornò da Ami che sembrava stesse per andare via.

“Torni già alla centrale?” le chiese Michiru con un’espressione tranquilla.

“Si, voglio analizzare i campioni che ho preso. Inoltre, ci sono alcune cose che non mi tornano e vorrei parlartene.”

“Ti accompagno.” Ami sorrise a quelle parole e lasciò l’edificio assieme all’ispettrice che, prima di salire in auto, inviò un messaggio alla sua partner.

 

Michiru - 11:07 - Accompagno Ami in centrale, chiamami quando hai finito.

 

---

 

Un piccolo bip catturò l’attenzione di Rei che, a piedi, si stava dirigendo nel negozio indicato dal biglietto. Conosceva la strada, era molto vicina a casa sua, anche se non ricordava che ci fosse un negozio di fiori.

Prese il cellulare dalla tasca interna del giubbotto e aprì lo sportellino², leggendo quindi il messaggio e sospirò un “fa sempre così”.

Dopo un paio di minuti raggiunse il negozio, piacevolmente accolta dal profumo che tutti quei fiori emanavano. La sua entrata azionò un campanellino che aveva la funzione di avvisare la negoziante dell’arrivo dei clienti.

“Con permesso.” esordì a voce bassa Rei, avanzando verso il bancone, osservando la figura alla cassa. Due occhi verdi brillanti facevano da contrasto ad una lunga coda alta di colore castano. La donna indossava un grembiule verde pastello e il suo sorriso era davvero gentile.

"Come posso aiutarla?" chiese dopo un piccolo inchino.

Rei tirò fuori il distintivo e rispose "sono della polizia. Sto cercando una persona, ieri sera deve aver comprato un bouquet in questo negozio e ha allegato questo biglietto" concluse, mostrandolo.

"Perché mi sta facendo questa domanda?" le chiese la giovane donna un po' preoccupata.

"Non posso rivelare dettagli ma ho bisogno di quella risposta."

La fioraia rimase interdetta per un istante, chiedendosi probabilmente perché la polizia stesse facendo tutto questo. Cos'era successo? Ma soprattutto, lui stava bene?

"Tenou, Haruka Tenou. È questo il suo nome."

Rei sgranò gli occhi a quel nome, ma aveva davvero sentito bene?

"M-Mi scusi, potrebbe ripetere?" chiese davvero agitata, facendo preoccupare la stessa negoziante.

"Ehm...si...Haruka Tenou, agente."
 

---


Note dell'autore
¹I fiori di Kino, il cognome di Makoto.
²Il cellulare è un modello molto vecchio dato che ho deciso di ambientare questa fanfiction nei primi anni duemila, lo specifico qui per non confondervi.

Ehi, questa è la mia prima fanfiction, sono un po' ansioso di aver fatto qualche errore, mi piacerebbe sentire le vostre opinioni e i vostri consigli, spero riesca a incuriosirvi questo primo capitolo.
Taki

 

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Capitolo 2
*** Michiru ***


"Di cosa volevi parlarmi?" iniziò Michiru, rivolgendosi alla collega mentre teneva saldamente le mani sul volante.

"Ricordi che ti ho detto che è morta per strangolamento?"

"Stai per dirmi che non è così vero?"

"Ti sbagli. È morta davvero per strangolamento, il problema è che non c'è stata nessuna apparente colluttazione."

"Che vuoi dire Ami?" Michiru alzò un sopracciglio visibilmente confusa.

"Non un livido, un graffio, nessun tessuto sotto le unghie. Se qualcuno stesse per strangolarti, proveresti in tutti i modi a difenderti, no? Invece quella ragazza è stata strangolata senza aver opposto alcuna resistenza" rispose davvero perplessa la ragazza dai corti capelli azzurri.

"Forse è stata messa fuori gioco da una qualche sostanza, magari una droga da stupro."

"Questo ce lo dirà l'autopsia" concluse la dottoressa.

"Sai cos'ho trovato io invece?"

"Cosa?"

"Un cioccolatino, vicino alla vasca."

Ami rise leggermente, portandosi una mano alla bocca per coprire quel gesto istintivo.

"Beh perché ridi?"

"Nulla nulla, mi chiedo solo perché fosse lì."

"Era ancora incartato ma la vittima potrebbe averne ingerito uno simile. Pensi potrebbe contenere una qualche sostanza?"

"Vedremo, analizzerò tutto e ti farò sapere."

"Grazie, Ami." rispose l'ispettrice, mentre entrava nel parcheggio della centrale.

Le due donne rimasero in silenzio per qualche minuto, fu Ami a rompere il ghiaccio una volta che anche la collega dai lunghi capelli acquamarina scese dall'auto.

"Tu come stai Michiru?"

L'ispettrice sorrise amaramente a quella domanda. Chiuse lo sportello dell'auto e si voltò verso la dottoressa, rispondendo "cerco di andare avanti. Con te e Rei accanto a me è molto più facile, anche Mamoru mi aiuta molto. A volte mi torna in mente e mi sento in colpa, ma sto meglio."

Il suo tono era determinato, era quello di una donna che con tutte le sue forze stava cercando di sopravvivere. Nonostante dai suoi occhi si potessero percepire facilmente la tristezza e il dolore che la perseguitavano ormai da mesi, c'era comunque un barlume di coraggio.

"Sono contenta di questo, davvero" le rispose l'amica con un sorriso "vieni dentro, ti offro qualcosa per ringraziarti del passaggio".

 

---

 

"Ehm...si...Haruka Tenou, agente" rispose la fioraia, chinandosi, essendo molto più alta, verso la donna che aveva di fronte, continuando "ma si sente bene?".

"Ah si, s-sto bene". Rei tentò di ricomporsi, passando entrambe le mani sul viso e concentrandosi, non era quello il momento di rivangare il passato.

"La ringrazio, mi è stata molto utile, davvero."

La fioraia, girando alla destra del bancone, si avvicinò alla poliziotta, con un sorriso.

"Vuole un bicchiere d'acqua?"

Rei tentennò, ma finì per accettare, appoggiandosi con le braccia al bancone mentre la donna prendeva dell'acqua.

Ma che mi succede? Perché mi fa ancora questo effetto? Sono una stupida.

"Ecco qui" la voce della fioraia interruppe i suoi pensieri. La poliziotta prese il bicchiere, sorseggiando il liquido fresco all'interno.

"Agente, mi perdoni se glielo chiedo di nuovo, ma potrebbe dirmi cos'è successo? Vede, si tratta di un mio amico e-"

"C'è stato un omicidio" disse secca, poggiando il bicchiere vuoto sul bancone "la ringrazio..."

"Makoto, mi chiami pure Makoto."

"Bene, Makoto. La ringrazio, ma ora devo assolutamente tornare in centrale. Arrivederci."

Rei si allontanò così dal negozio, riprendendo tra le mani il cellulare, lasciando la ragazza davvero confusa per la reazione che aveva avuto al solo sentire il nome di Haruka.

 

---

 

"Scusa se ci ho messo un po', c'era traffico."

"Non preoccuparti." rispose la mora mentre saliva in macchina, allacciandosi poi la cintura.

"Hai scoperto qualcosa?" chiese Michiru mentre riponeva nel portabicchiere dell'auto il caffè che poco prima le aveva offerto Ami. Il secondo caffè di quella lunga giornata.

Rei sembrò nuovamente mancare a quella domanda, ma tirò un sospiro e rispose alla partner.

"Ho un nome, Haruka Tenou."

"Perfetto, torniamo in centrale e rintracciamolo, così potremo farci due chiacchiere" aggiunse determinata Michiru, quella notizia l'aveva sollevata, avevano già un nome.

"Hanno scoperto chi è la vittima?" chiese Rei, pur di cambiare argomento.

"Si, poco prima che lasciassi la centrale Noboru mi ha detto che hanno trovato i suoi documenti in un cassetto della stanza. Si chiamava Naomi Ishikawa, 27 anni. Una semplice barista di un locale poco distante."

Rei annuì, volgendo lo sguardo verso l'esterno. I suoi occhi scuri, dalle sfumature violacee, erano piuttosto diversi in quel frangente. Sembravano davvero tristi e fecero preoccupare l'amica.

"Rei, stai bene?"

"S-Si, sono solo stanca, non preoccuparti."

Michiru annuì. Sapeva bene che Rei mentiva, ma non avrebbe insistito.

 

---

 

Puoi andarci da sola? Non mi sento molto bene oggi, credo che non verrò a lavoro.

Le sue parole le tornarono in mente più volte durante il viaggio e anche quando ormai era scesa dall'auto, continuava a chiedersi che cosa avesse Rei.

Il giorno precedente, quando erano tornate insieme in centrale, si erano messe alla ricerca del ragazzo del bouquet, avevano raccolto informazioni insieme, ma Rei sembrava piuttosto assente. Rispondeva a monosillabi e non era determinata e combattiva come al solito.

Quando la mattina successiva l'aveva chiamata, non trovandola a lavoro come sempre, ecco che Rei le aveva detto quella frase, con la voce di chi aveva pianto tutta la notte.

Scosse la testa per scacciare quel pensiero che in quel momento le era d'ostacolo, ricontrollando per l'ultima volta che l'indirizzo fosse giusto.

"Ma sarà davvero qui? Diamine che bella casa."

Sospirò Michiru, osservando la villetta che aveva davanti. Dalle informazioni che aveva raccolto sapeva che era una persona benestante e anche abbastanza famosa lì a Tokyo. 

Percorse il vialetto e, raggiunta la porta, si decise a bussare, preparando il distintivo.

Dopo una ventina di secondi la porta finalmente si aprì. Davanti all'ispettrice una figura molto alta, dai corti capelli biondi arruffati e una faccia assonnata fece la sua comparsa.

"Desidera?" chiese con la voce ancora impastata, sbadigliando subito dopo.

"Sono della polizia" esordì Michiru, mostrando il distintivo con il mento leggermente sollevato, non lasciandosi intimorire dall'altezza dello sconosciuto "vorrei farle alcune domande."

"Polizia? Mi scusi ma non capisc-"

"Lei è il signor Tenou Haruka giusto?"

"Beh si ma-"

"Posso entrare?" insistette Michiru, interrompendolo nuovamente.

"Wow, lei è una di quelle che prende l'iniziativa" disse con un sorriso quasi divertito, spostandosi poi dall'entrata dando modo all'ispettrice di entrare.

"Entri pure."

Michiru si guardò intorno, la casa era davvero grande e ben arredata, con uno stile si moderno ma ancora dal fascino giapponese.

"Posso offrirle qualcosa?"

"La ringrazio ma no, faremo in fretta" il biondo rimase un po' deluso dalla risposta della donna davvero affascinante che aveva davanti, invitandola successivamente a sedersi sul divano del soggiorno.

"Che cosa voleva chiedermi agente? Mi scusi se sono impresentabile ma come può notare dal pigiama non sono una persona mattiniera" iniziò, prendendo posto di fronte a lei e accavallando le gambe, mentre osservava l'ispettrice, rapito dalla sua eleganza e dal suo sguardo glaciale.

Michiru alzò un sopracciglio, l'atteggiamento del ragazzo la stava irritando non poco, sembrava davvero una persona arrogante.

"Conosce questa ragazza?" incalzò Michiru, porgendogli una fotografia della vittima.

Il ragazzo la prese, osservandola bene, e con un'espressione davvero superficiale le rispose.

"Si la conosco, si chiama Naomi. La sta cercando per caso?"

"No. Quando l'ha vista l'ultima volta?"

"Un momento, perché me lo chiede? È scomparsa?" Tenou assunse un'espressione piuttosto preoccupata, sembrava sincero.

"Risponda alla mia domanda."

"No risponda lei alla mia prima."

"Mi ascolti, sono io a fare domande qui, dunque risponda immediatamente o riterrò il suo comportamento sospetto."

"Sospetto? Ma è impazzita?"

"Risponda" la freddezza di Michiru nel porre quelle domande, nel tenere testa agli indiziati senza lasciarsi né intimorire né addolcire era frutto non solo dell'esperienza sul campo, ma anche del modo in cui la vita l'aveva trattata.

Le persone con cui si comportava diversamente erano davvero poche, avrebbe potuto contarle sulle dita di una mano.

"Ieri sera, verso le undici, in un hotel."

Michiru tirò fuori il suo taccuino, iniziando ad appuntarsi le parole del biondo.

"Ricorda il nome dell'hotel?"

"Il Sunrise, lo conosce?"

"Si. Che rapporto aveva con Naomi?"

Il ragazzo assunse un'espressione pensierosa, come se non sapesse esattamente cosa rispondere.

"Noi beh...siamo usciti insieme un paio di volte ma non la conoscevo così bene."

"Avete litigato?"

"Ma perché continua a chiedermi cose del genere? Vuole accusarmi di qualcosa?"

"Risponda e basta, non ho tutto questo tempo" Michiru tornò ad inarcare il sopracciglio, visibilmente innervosita dal suo interlocutore.

"Adesso basta, chiamo Naomi e le chiedo cosa succede" sbottò, alzandosi per prendere il cellulare sul bancone della cucina poco distante da loro, trattandosi di fatto di un open space.

"Non può."

"E perché mai?"

Michiru si alzò dal divano, avvicinandosi al ragazzo dato che immaginava già la reazione che avrebbe avuto, ormai aveva detto così tante volte quella frase che era diventata una frase come tante altre.

"È morta."

 

---

 

Erano anni che non provava un dolore simile. La stanza buia intorno a lei, distesa sul letto con la testa rivolta al soffitto della camera, rispecchiava il suo cuore.

Un fantasma del passato era tornato, bruscamente, nella sua vita. Che cosa avrebbe fatto? Come avrebbe potuto guardarlo in faccia?

"Sorellona, hai fame? Non hai pranzato...dovresti almeno cenare" la voce dolce di Hotaru interruppe i suoi pensieri.

"No, non preoccuparti."

La ragazza decise di entrare nella camera, sedendosi sul letto, accanto alla sorella, orientandosi grazie a quella poca luce che passava dalla porta semichiusa.

"Sono preoccupata per te, che cos'hai sorellona?" 

Rei sospirò. Voleva un bene dell'anima a sua sorella, non voleva proiettare i suoi problemi su di lei, si limitò ad alzarsi leggermente per poterla abbracciare.

Le due finirono per addormentarsi l'una accanto all'altra, quando Rei si svegliò erano le due di notte. Controllò il cellulare, aveva una chiamata persa da Michiru e alcuni messaggi, ma non li lesse. Decise di chiudere gli occhi e provare a dormire ma il suo cuore non voleva saperne e con la mente tornò a quella primavera del '98.

 

Note dell’autore

Ehi, ecco il secondo capitolo. Come avrete notato è più lungo del primo, mi sono impegnato e spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Taki

 

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Capitolo 3
*** Rei ***


"Yui?" chiese la ragazzina dai lunghi capelli scuri varcando la soglia dell'officina.

"Yui? Ci sei?" alzò un sopracciglio "ehi guarda che me ne vado se non ti fai vedere! Devo andare a scuola!" avvisò piuttosto arrabbiata la liceale dalla divisa grigia.

"Va bene va bene, eccomi!" una voce maschile rispose alla ragazza che poco dopo poté riconoscere quella figura familiare.

"Ti ho portato il pranzo, l'hai dimenticato di nuovo" disse severa la ragazza, porgendo un sacchetto all'uomo dai lunghi capelli castani e una frangia forse troppo lunga.

"Grazie Rei" rispose l'uomo, mentre con uno straccio si puliva le mani sporche probabilmente di grasso per motori "non so cosa farei senza di te."

"Lo dici tutti i giorni." aggiunse di tutta risposta la mora, con un tono quasi offeso.

"È la tua ragazza Yuichiro?" un'altra voce si intromise nel discorso, facendo sobbalzare Rei mentre Yui si fece una risata.

"È mia sorella" rispose ridendo.

"Sorellastra" ribatté Rei, squadrando il ragazzo che si era avvicinato a loro. Era molto alto, quasi più di Yui, e i suoi occhi blu rapirono quelli di lei.

"Lui è Haruka, è un ragazzo nuovo."

Haruka fece un cenno con la mano, facendo un passo verso la giovane ancora incantata, chinandosi leggermente.

"Tu come ti chiami?"

"R-Rei." rispose, con le guance davvero rosse. Rimase per qualche secondo a guardare ancora quegli occhi blu come il mare più profondo, poi scosse la testa e si voltò, iniziando a correre.

"Devo andare, sono in ritardo!"

La corsa durò quasi dieci minuti, dopodiché dovette fermarsi, davvero stanca. Si appoggiò al muretto della scuola, cercando di riprendere fiato. Le tornò in mente quello sguardo, e le sue guance non tardarono a diventare nuovamente rosse. Rei non voleva ammetterlo, non lo avrebbe mai fatto, lei non credeva nell'amore a prima vista. Eppure quel giorno aveva visto qualcosa in quegli occhi, quel ragazzo non era soltanto bello, aveva qualcosa che l'aveva letteralmente rapita.

Rei non lo avrebbe mai ammesso, ma probabilmente in quel momento, con un semplice sguardo, aveva già iniziato a innamorarsi di Haruka.
 

---

 

"Accidenti, con questa pioggia non posso tornare a casa" sospirò, tenendo stretta la cartella mentre si riparava sotto un porticato.

"Se solo ci fosse un telefono pubblico...potrei chiamare Yui" disse volgendo lo sguardo al cielo, cercando di capire quanto sarebbe durata quella pioggia così forte. La sua attenzione venne però catturata dal rumore di un'auto che si fermò proprio davanti a lei, incuriosendola.

Dall'auto uscì una figura alta che dopo pochi istanti Rei riuscì a riconoscere: Haruka.

Il biondo le si avvicinò, togliendosi la giacca e porgendola sulle spalle della ragazza.

"Sei la sorella di Yuichiro vero? Vieni ti do un passaggio."

Rei non si mosse, era rossa in viso e decisamente incapace di nascondere il fatto che quel ragazzo la rendeva nervosa con la sua sola presenza. Annuì, lasciandosi accompagnare dal lato del passeggero e allacciando la cintura una volta seduta.

Haruka mise in moto l'auto e tra i due calò il silenzio per qualche minuto, interrotto poi sempre dal biondo.

"Di che anno sei?"

Rei sussultò, rispondendo a bassa voce ancora piuttosto nervosa "del terzo¹".

"Ho capito, quindi hai...?"

"17 anni" rispose, voltandosi per la prima volta verso il suo interlocutore e con una domanda "e tu invece? Vai all'università?".

"No, lavoro e basta...ah e io ne ho 20".

Rei osservò la persona al suo fianco, avevano ben tre anni di differenza, doveva smettere di pensare a qualsiasi sviluppo con lui.

"Sai, Yuichiro mi parla sempre di te, dice che sei molto responsabile e premurosa. Vista la fascia rossa² immagino non mentisse" disse, indicando l'accessorio che Rei teneva al braccio.

"Uhm...s-si" in quel momento avrebbe voluto maledire il fratello per quanto era rossa d'imbarazzo.

"Abiti qui giusto?"

Rei scosse la testa per riprendersi e rispose positivamente dopo aver dato un'occhiata al finestrino.

"Non ho un ombrello da darti purtroppo quindi tieni pure la mia giacca."

"N-No non posso accettare! Non preoccup-"

Haruka le prese una delle mani che la ragazzina stava agitando nel rifiutare e le fece capire che non l'avrebbe lasciata andare senza.

"Non preoccuparti, vai pure con la mia giacca."

"G-Grazie."

Rei aprì lo sportello e uscì dall'auto, prima di andarsene si voltò un'ultima volta per salutare la persona che era stata così gentile con lei, ma non fece in tempo a parlare poiché le sue guance tornarono rosse subito dopo aver sentito quel "ci vediamo, Rei" del biondo.

La ragazza dai lunghi capelli corvini rientrò, togliendosi le scarpe all'entrata e lasciando cadere la cartella accanto al portaombrelli.

Si tolse la giacca di Haruka dalle spalle e la strinse forte tra le braccia, con gli occhi leggermente lucidi.

Perché una persona come lei doveva innamorarsi così facilmente? E di qualcuno che aveva visto soltanto due volte? Se prima aveva ancora dubbi a riguardo, adesso ne era certa.

Sentire il suo nome pronunciato con tanta dolcezza, dalla persona che aveva in testa da settimane, l'aveva lasciata senza fiato.

Ci vediamo Rei.

Rei. Rei.

Rei.

 

---

 

"Rei! Rei!"

I suoi occhi stanchi si aprirono e tornarono immediatamente lucidi quando si rese conto che quella non era la voce di Haruka.

"Rei! Sono Michiru! Sei in casa?"

Rei si alzò dal letto, dirigendosi alla porta del piccolo appartamento, aprendola all'amica che tirò un sospiro di sollievo quando la vide.

"Ehi, eccoti finalmente" disse con un sorriso la donna dai capelli acquamarina.

"Entra" disse, scostandosi per permetterle di passare "siediti pure al kotatsu³, posso offrirti qualcosa mentre mi preparo?"

"No sta' tranquilla, ho già fatto colazione. Allora oggi vieni al lavoro? Pensavo stessi ancora male dato che non hai risposto al telefono" disse accomodandosi come suggerito da Rei.

"Si scusa, ho dormito tutto il giorno ieri."

"Non preoccuparti, ti senti meglio?"

"Si, ti ringrazio Michiru. Vado a prepararmi."

L'ispettrice annuì, attendendo la ragazza mentre si guardava intorno. Non era di certo la prima volta che andava a casa di Rei, conosceva bene anche la sua sorellina che probabilmente era già a scuola visto l'orario, le otto e un quarto.

Dopo circa venti minuti Rei raggiunse Michiru, annunciandole di essere pronta per uscire.

"Andiamo".

 

---

 

"Hai letto i miei messaggi?" le chiese l'ispettrice quando si fermarono a un semaforo.

"No Michiru scusami davvero, non ho proprio guardato il cellulare."

"Nessun problema, ti avevo scritto che Ami ha delle novità importanti visto che ieri pomeriggio ha fatto l'autopsia."

"Ti ha detto di che si tratta?"

"No, preferiva parlarcene in centrale."

"D'accordo."

Calò il silenzio, ma durò poco visto che Michiru riprese la conversazione.

"Sono andata dal signor Tenou ieri."

Rei non sobbalzò, né arrossì. Il suo volto era triste, cupo. Le reazioni che Haruka le provocava non erano più quelle della ragazzina di otto anni prima.

Michiru continuò non vedendo alcuna reazione particolare nella partner.

"Non sapeva che Naomi fosse morta, la sua espressione sembrava sincera quando gli ho detto come stavano le cose."

Rei ascoltò in silenzio, volgendo lo sguardo all'ispettrice per farle capire di continuare.

"A quanto pare è stato lui l'ultimo a vederla, intorno alle undici. Prima di andarmene gli ho chiesto di andare in centrale il prima possibile, così che Noboru potesse prendere la sua deposizione per iscritto."

"Pensi che sia innocente?" chiese la mora.

"Penso che per adesso è l'unico sospettato."

Rei non sapeva che pensare. Haruka non era di certo la persona più innocente del mondo ma uccidere una ragazza? Non lo avrebbe mai fatto.

"Non credo sia stato lui" disse Rei piuttosto convinta, con un tono che insospettì Michiru.

"Vediamo cos'ha da dirci Ami" rispose, anche se in realtà avrebbe voluto chiederle come faceva a esserne così sicura.

 

---

 

Anche quella mattina venne svegliato dal bussare insistente di qualcuno e mentre si alzava pregò qualunque divinità che non si trattasse di altri guai.

Raggiunta la porta tirò un sospiro di sollievo.

"Menomale, sei solo tu."

"Che cosa intendi con solo? Dovrei offendermi?" ribatté la bionda gonfiando le guance mentre entrava nella villetta dell'amico.

"Che ci fai qui?" chiese sbadigliando, ancora molto stordito dall’alcol della sera prima.

"Come che ci faccio! Mi hai chiamato tu Haruka, lo hai dimenticato?"

Haruka volse lo sguardo al soffitto, portando una mano sotto il mento e riflettendo.

"Veramente no."

La ragazza dai lunghi capelli biondi sospirò, mostrandogli il cellulare con il suo messaggio.

 

Haruka - 03:14 - Vieni da me domani, ho bisogno di parlarti.

 

"E io che mi sono anche preoccupata." disse, prendendo posto sul divano mentre Haruka la raggiungeva, sedendosi accanto.

“Hai un aspetto orribile, che hai combinato ieri sera?” chiese, notando le sue occhiaie e il colorito decisamente pallido.

“Ho bevuto un po’ troppo, sai ero nervoso.”

“Cos’è successo?”

Haruka restò in silenzio per qualche secondo, poi continuò.

"In effetti devo chiederti una cosa."

"Dimmi pure Haruka."

"Puoi rifiutare se vuoi."

"Dimmi prima di che si tratta" rispose alzando un sopracciglio visibilmente confusa dalle sue parole.

"D'accordo."

 

---

 

"Ricordi che ti avevo detto che non c'era stata alcuna colluttazione tra la vittima e l'assassino?" iniziò la donna dal caschetto azzurro tenendo una cartellina.

"Si lo ricordo Ami, continua."

"Ho scoperto il motivo. La ragazza aveva una ferita da corpo contundente dietro la testa. Sul momento mi era sfuggita poiché coperta dai capelli e, inoltre, non si trovava nella vasca quando è morta. Il corpo è stato spostato."

"Aspetta Ami non può essere, non abbiamo trovato sangue né in vasca né sul pavimento." intervenne Rei.

"Il colpo non l'ha uccisa, il sangue che ha perso non era così tanto e l'assassino ha avuto modo di pulirlo. Non c'è altra spiegazione, quella ferita è recente."

Rei era ancora poco convinta, Michiru al contrario sembrò concordare con Ami.

"Ha senso. L'assassino l'ha colpita, magari alle spalle, e poi l'ha strangolata senza alcuna fatica. Infine l'ha poggiata nella vasca."

"Si esatto Michiru, dev'essere andata così."

“Hai individuato l’ora del decesso?”

“Tra le undici e mezzanotte circa.”

"Considerando il peso della vittima e il fatto che fosse priva di coscienza possiamo presumere che non servisse una forza eccessiva per compiere il delitto" ipotizzò l'ispettrice, appuntandosi quello che aveva formulato.

"Aspetta Michiru, noi non abbiamo trovato nessun'arma del genere."

“L’ha portata via” disse determinata l’ispettrice, portandosi una mano sotto il mento “probabilmente l’ha portata via perché piena di impronte. Rei ho bisogno che tu chieda allo staff dell’hotel se mancava qualche oggetto.”

“Lo abbiamo già chiesto ma a quanto pare nessuna delle cameriere ricordava esattamente gli oggetti presenti in camera.”

“Diamine.” esclamò Michiru, visibilmente turbata, voltandosi verso l’uscita del laboratorio forense.

“Aspetta, non ho finito” l’ispettrice tornò a guardarla, alzando un sopracciglio con aria interrogativa “abbiamo trovato dei capelli biondi ma non c’è stato alcun riscontro nel database. Avrei bisogno di-”

“Ho capito. Chiederò un campione di dna.”

“Michiru aspetta” disse Rei alla donna che stava già lasciando il laboratorio dopo aver salutato la dottoressa “sappiamo già che era lì no?”

“Adesso ne abbiamo la certezza.”

“Ma non prova che sia l’assassino!” rispose agitata.

Michiru si fermò un istante, guardando Rei negli occhi.

“Ma si può sapere cos’hai?” l’ispettrice non fece in tempo ad ascoltare la risposta della sua partner che Noboru interruppe la loro conversazione, facendola innervosire.

“M-Mi scusi se la disturbo, volevo consegnarle la deposizione di Tenou e della sua amica” disse piuttosto imbarazzato vista la faccia della sua superiore, porgendole dei fogli con un lieve inchino.

“Aspetta, che significa “la sua amica”?” chiese Michiru piuttosto perplessa.

“L’amica che era con lui e che gli ha fornito l’alibi.”

“Dov’è Tenou adesso?”

“Uhm...è appena andato via.”

Michiru diede una rapida occhiata ai fogli e capì che qualcosa non tornava.

 

---

 

“Che cosa gli hai detto?” chiese quando la ragazza lo raggiunse in macchina.

“Quel che mi avevi chiesto. Ho detto loro che dopo essere uscito dall’hotel sei venuto a casa mia e ci sei rimasto fino alle due di notte.”

“Ti ringrazio davvero tanto, Minako.”

“Non devi ringraziarmi Haruka, sai che farei qualsiasi cosa per aiutarti.”

Note dell'autore
¹Il terzo anno del liceo in Giappone corrisponde alla nostra quinta superiore.
²La fascia rossa a cui si riferisce Haruka, indossata al braccio, in alcune scuole indica i membri del consiglio studentesco.
³Il kotatsu è un tavolo basso su cui viene posta una coperta riscaldata a volte da un sistema elettronico.

Spero che questo capitolo vi piaccia, scusate il ritardo ma sono quasi in periodo di esami! Aspetto le vostre recensioni.
Taki

 

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Capitolo 4
*** Yaten ***


"Si chiama Minako Aino, è una mia amica. Anche lei è una pallavolista ricordi?"

"Ah si, ho visto alcune tue partite insieme a lui, sembri davvero forte" rispose con un tono piuttosto ammiccante, facendo ridere la ragazza bionda davanti a lui che d'istinto si coprì la bocca con una mano.

"Ehi perché ridi? Guarda che sono sincero" ribatté, rivolgendo lo sguardo all'amico accanto a lui "non è vero, Yaten?"

 

---

 

"Sei stato davvero bravo oggi" sentì dire da un compagno mentre gli dava una pacca sulla spalla. Non era il primo quel giorno, ma quel colpo l'aveva fatto tornare dai suoi pensieri.

L'uomo prese posto sulla panca di fronte, iniziando a spogliarsi della divisa nera e blu per fare una doccia.

Al contrario suo, Yaten aveva già finito ed era pronto per lasciare il palazzetto dello sport, cosa che fece dopo aver salutato i compagni rimasti nello spogliatoio.

"Facciamo la strada del ritorno insieme?" una voce femminile catturò la sua attenzione non appena varcò l'uscita. Si voltò e riconobbe subito la ragazza che lo stava aspettando. Le sorrise e con un cenno della testa a dar conferma, si incamminò con lei.

"Ho visto l'ultimo set, eri in gran forma."

"Dici davvero?" chiese quasi sussurrando, un po' imbarazzato dal complimento inaspettato.

"Si. Se la squadra ha vinto lo deve soprattutto ai tuoi passaggi" rispose con un sorriso.

"Ma che ci fai qui?" domandò il ragazzo. Non era strano che lei venisse alle sue partite, ma quando lo faceva gli mandava sempre un messaggio per avvisarlo e quel giorno non lo aveva fatto.

"Mi ha accompagnata Haruka" rispose secca la ragazza, mentre Yaten assumeva un'espressione turbata "l'ho aiutato con una cosa e, dopo pranzato, ho pensato di fare un salto qui visto che oggi non ho allenamenti."

"Avete pranzato insieme?" chiese il ragazzo dai capelli argentei con un tono decisamente più cupo.

"Si" rispose la bionda, fermandosi poi davanti a lui, avendo notato il cambiamento improvviso "stai bene Yaten?"

Lui non rispose, si limitò ad alzare la testa e sorriderle, come faceva ogni qual volta sentiva Minako parlargli di Haruka.

 

---

 

"Michiru dovresti fermarti un istante."

L'ispettrice non si era mossa dal suo ufficio da quando aveva ricevuto quella testimonianza.

Senza dare alcuna spiegazione alla sua partner, si era messa a rivedere tutte le informazioni del caso, facendo preoccupare ancor di più Rei.

"Dovresti almeno mangiare qualcosa, sono quasi le cinque e non hai pranzato."

La donna dai capelli acquamarina continuava a tracciare segni sulla lavagnetta che aveva accanto alla scrivania, facendo scorrere il pennarello a una velocità impressionante.

"Almeno rispondimi Michiru."

L'ispettrice si fermò, volgendo lo sguardo a Rei.

"Scusami, è solo che questo caso mi sta stressando più del dovuto" disse, sedendosi alla scrivania e poggiando la testa tra le mani.

"Non ti capisco Michi. Sembravi così convinta quando Ami ti ha detto che le serviva quel campione, pensavo saremmo passate all'azione" iniziò la poliziotta dai capelli scuri, poggiando le mani sulla scrivania e chinandosi verso la donna "e invece sei rimasta lì tutto il giorno a rimuginare. Che ti succede?" la voce di Rei tentava di essere dura ma la sua preoccupazione per l'amica traspariva in maniera evidente.

Michiru alzò la testa, guardando la sua partner.

"È troppo facile Rei. Non è possibile che tutte le prove conducano a lui tranne quella testimonianza" esordì, confondendo ancor di più la sua interlocutrice "i casi sono due. O questo Tenou è così idiota da non saper nascondere le tracce di un omicidio..."

"O qualcuno vuole incastrarlo" terminò Rei, avendo finalmente compreso cosa l'ispettrice avesse in mente.

"Già, precisamente."

"Quindi pensi sia innocente?"

"Perché mi sembri felice?" incalzò Michiru alzando un sopracciglio, Rei si stava comportando di nuovo in modo strano, come qualche ora prima.

"T-Ti sbagli" rispose, voltandosi.

"Rei c'è qualcosa che dovrei sapere?"

"No" rispose secca "scusami Michi, devo tornare da Hotaru, mi starà aspettando" disse cambiando discorso, tornando a guardare la sua partner.

"A domani, non fare tardi."

"A domani" ricambiò, ancora perplessa, mentre guardava l'amica lasciare l'ufficio.

"Ma che cos'hai Rei?" si chiese, volgendo gli occhi al soffitto "e perché non me ne parli?" sospirò.

"Ispettrice!" la voce di Noboru questa volta non la fece nemmeno arrabbiare, ormai si era rassegnata.

"Che c'è?" rispose in maniera svogliata.

"Ho trovato quello che mi aveva chiesto."

I suoi occhi si illuminarono a quella frase. Diede un rapido sguardo all'orologio, poi prese il suo cappotto e lasciò l'ufficio per andare a casa.

 

---

 

"Sei in ritardo! Sono le sette passate!" lo rimproverò severa la bionda.

"Scusa scusa, prometto che mi farò perdonare."

"Sarà meglio" ribatté, ridendo subito dopo seguita dal suo interlocutore.

"Allora, è iniziato?"

"Non ancora, Yaten ci sta aspettando, andiamo."

Minako e Haruka entrarono nel cinema, raggiungendo il loro amico già seduto nei posti che avevano prenotato.

Haruka prese posto al centro tra i due, salutando il ragazzo dai capelli argentei con una carezza affettuosa sulla testa. Si conoscevano dal liceo, erano amici da molto tempo e il loro rapporto sembrava sempre quello di due ragazzini di sedici anni.

"Ma devi proprio metterli quelli?" chiese Minako, tentando di togliere ad Haruka un paio d'occhiali.

"Certo! Potrebbero riconoscermi!" ribatté prendendole la mano per bloccarla.

"Andiamo chi vuoi che ti riconosca! Non sei così famoso!"

"Questo lo dici tu, il motomondiale va molto di moda ultimamente!"

"Continua a crederci!"

Yaten li osservava scherzare. Minako sembrava così felice quando Haruka le stava intorno, molto più che con chiunque altro. Anche Haruka stava bene con Minako accanto, sembrava volerle molto bene.

"Adesso zitta eh, inizia il film!" la rimproverò ridendo il biondo.

"Va bene va bene!" rispose sussurrando la ragazza, poggiando la testa alla spalla di Haruka.

 

---

 

"Quindi sei un pilota professionista? Davvero?"

"Si esatto, Moto3 per la precisione."

"Devi essere davvero bravo allora, eppure Yaten non mi aveva mai parlato di te prima."

"Ah no?" chiese ridendo, guardando poi Yaten forse in cerca di una risposta.

Il ragazzo rispose timidamente, quasi come se non sapesse esattamente come giustificarsi.

"Non c'è mai stata occasione...credo."

"Tranquillo, non c'è problema. L'importante è che adesso mi hai presentato questa tua amica così carina" disse, facendo l'occhiolino alla bionda davanti a loro che rise al gesto.

"Haruka...puoi accompagnarmi a casa?" sussurrò cupo in volto, troppo piano per la musica del locale.

"Cosa?"

Yaten afferrò un lembo della camicia di Haruka, tirandolo leggermente affinché sentisse.

"Puoi accompagnarmi a casa?" ripeté, stavolta con tono poco più alto.

"Si certo" rispose con un sorriso sincero, alzandosi dal divanetto su cui i tre si erano accomodati, e si avvicinò a Minako.

"Adesso dobbiamo andare, spero di rivederti" la bionda ricambiò il saluto, guardando i due ragazzi lasciare il locale dopo aver pagato anche il suo conto.

Durante il viaggio in auto Yaten non disse molto, si limitò a giustificare quel rientro anticipato con un mal di testa e Haruka non fece altre domande.

Una volta raggiunta la destinazione, Yaten ruppe il ghiaccio.

"Ti piace Minako?"

"Si, è molto simpatica. Sono contento che tu me l'abbia presentata" rispose con un sorriso.

"Mi dispiace che tu sia dovuto andare via prima per colpa mia, ti andrebbe di dormire da me? Vorrei farmi perdonare."

"Non è necessario, sta' tranquillo" rifiutò Haruka, facendo un gesto con la mano.

"Sarai stanco e un po' ubriaco, è meglio che non guidi. Non accetterò un no" ribatté Yaten.

"Va bene va bene" rispose Haruka, alzando le mani in segno di resa, seguendo l'amico in casa.

 

---

 

Le luci si riaccesero all'improvviso, svegliando Yaten che si era addormentato verso la metà del film.

"Ricordami di non far scegliere mai più il film a Minako!" si lamentò Haruka guardando l'amico appena sveglio che si stropicciava gli occhi "ehi ma tu stavi dormendo! Non è giusto!"

"Dai non lamentarti, non era così male!" ribatté la bionda ridendo per la scenetta tra i due.

"Dio Minako, se volevo guardare una nave che affonda rispolveravo Titanic¹!"

Tra una battuta e l'altra i tre amici raggiunsero il parcheggio, dove si salutarono. Minako infatti si lasciò riaccompagnare da Yaten, in quanto abitavano nella stessa zona, mentre Haruka si avvicinò alla sua auto. Attese che i due si allontarono, prima di parlare.

"Buonasera, anche lei è una fan di navi che affondano, ispettrice?" incalzò voltandosi.

Una figura femminile si palesò davanti al biondo, guardandolo con aria nervosa.

"Da quanto?"

"Da quanto cosa?"

"Da quanto te n'eri accorto?" chiese, incrociando le braccia.

"A circa metà film ho sentito qualche rumore e mi sono voltato, l'ho vista allora, sedersi tra gli ultimi posti. Spero che almeno a lei il film sia piaciuto." rispose, sottolineando quell'ultima frase con un tono decisamente provocatorio, mentre si avvicinava alla donna.

"A me è piaciuto, signor Tenou."

Haruka rise, sistemandosi successivamente i capelli biondi con una mano.

"Vuole un passaggio?"

"Sono venuta con la mia auto."

"Allora non abbiamo nient'altro da dirci" ribatté Haruka, voltandosi verso la sua decappottabile gialla.

"Aspetti, voglio solo parlare."

"Se voleva solo parlare ispettrice" si voltò verso di lei "non doveva seguirmi di nascosto."

Michiru non si arrese, era piuttosto decisa.

"Non mi costringa a usare la forza" il biondo rise di gusto a quella minaccia.

"Che paura, un'affascinante ispettrice in borghese vuo- ehi aspetti, questo cosa significa!?" Haruka non riuscì a terminare la frase che si ritrovò una manetta attorno al polso, con l'altro anello tenuto in mano dalla donna.

"Non si arrabbi, non le conviene. Se mi sfiora con un dito la accuserò di tentata violenza sessuale nei miei confronti."

"Lei è pazza" ribatté Haruka, preso alla sprovvista da quella situazione.

"Adesso vuole seguirmi? Facciamo un giro insieme."

 

---

 

"Grazie mille di avermi accompagnata."

"Non preoccuparti, è un piacere."

La bionda si tolse la cintura, aprendo lo sportello per lasciare l'auto. Una volta chiuso, si chinò verso l'abitacolo.

"A domani, Yaten!" lo salutò sorridendo, voltandosi successivamente verso l'edificio presso cui abitava.

Yaten attese di vederla rientrare prima di rimettere in moto l'auto, ma proprio poco prima di ripartire il suo cellulare squillò, costringendolo a tirare di nuovo il freno a mano per rispondere.

"Yaten Kou, chi parla?"

"Quanto tempo eh?" quella voce era l'ultima cosa che avrebbe voluto sentire, soltanto una frase e il ragazzo dai capelli argentei iniziò a tremare, agitato.

"Ascoltami fratellino, ho bisogno di parlarti. Lo sai che sono più quello di un tempo quindi per favore smettila di evitarmi, è importante."

"C-Che cosa vuoi?" ribatté Yaten, stringendo forte il volante con la mano libera.

"Si tratta della mamma" l'uomo fece un respiro molto profondo "è morta."

Il sangue nelle vene del giovane pallavolista si gelò, il respiro iniziò a mancargli. Staccò la chiamata in quell'istante, portandosi le mani sul volto, incapace persino di piangere per lo shock.

 

---

 

"Perché mai dovrei rispondere alle sue domande? Lei non ha alcuna autorità in questo momento!"

"Signor Tenou, se lei è innocente deve aiutarmi."

"Che cosa significa questo?" Haruka alzò un sopracciglio, incapace di comprendere le intenzioni di quella donna impulsiva.

"Se lei è innocente qualcuno vuole incastarla no? Se non mi aiuta non riuscirò a scoprire di chi si tratta."

"Questo significa che mi crede?"

"Significa che valuto tutte le opzioni."

"Ah si? Questa che opzione è? Giocare alla guardia e al carcerato con il sospettato?" ribatté Haruka, agitando il braccio e facendo tintinnare le manette, con le quali l'ispettrice aveva bloccato il biondo alla maniglia interna della portiera.

Michiru rise, confondendo ancor di più il passeggero.

"Sa, lei è una persona divertente nonostante la sua arroganza."

"Fa così con tutti quelli di cui sospetta ispettrice?"

"No, lei è il primo" rispose con un sorriso divertito, guardando il ragazzo per un istante quando si fermarono ad un semaforo.

"Posso sapere almeno il suo nome?" chiese Haruka, chinandosi verso l'ispettrice.

"Michiru Kaiou. Ma per lei sono-" 

"Ispettrice, si."

I due fecero un giro di un'oretta, tempo in cui Michiru tempestò il pilota di domande, le cui risposte non risultarono molto utili alle indagini, eccetto una.

"Rieccoci al parcheggio" annunciò l'ispettrice dopo essersi fermata davanti all'auto di Haruka. Allungò una mano alle manette del ragazzo, avvicinandosi inevitabilmente anche al suo viso, togliendole delicatamente.

"Lei è davvero una bellissima donna."

"Farmi dei banali complimenti non abbasserà i miei sospetti sa?" rispose ridendo l'ispettrice.

"Ero sincero."

"Certo certo. Adesso può andare."

Haruka lasciò la volante, salutò Michiru in modo quasi amichevole, come se quella chiacchierata in auto avesse attenuato la sua ostilità verso la donna.

Non appena andò via, Michiru tirò fuori il suo taccuino, segnandosi alcuni nomi: si trattava delle persone che erano a conoscenza dell'appuntamento di Haruka con Naomi.

 

---

 

"Sei stata un'incosciente Michiru, quell'uomo è pericoloso, potrebbe essere l'assassino" la rimproverò Ami, poggiando la tazza di caffè che aveva in mano su un ripiano del laboratorio.

"Rei lo sa?"

"No e tu non devi dirglielo" rispose determinata l'ispettrice "ultimamente è strana e non so cos'abbia. Non voglio farla preoccupare ulteriormente."

Ami sospirò, sapeva che Michiru avesse buone intenzioni ma non poteva fare a meno di pensare che fosse stato davvero troppo pericoloso.

"Hai scoperto qualcosa almeno?"

"Si, ho una lista di nomi."

"Che nomi?"

Michiru tirò fuori il suo taccuino, cercando la pagina corrispondente per mostrarla alla dottoressa.

"Ecco qui, sono i nom-"

"Ispettrice! Ispettrice!"

"Possibile che tu debba arrivare sempre nei momenti peggiori Noboru!?" sbottò Michiru, spaventando quasi il giovane agente "che cosa c'è?"

"M-Mi scusi è solo che...vede...c'è stato un altro omicidio!" ribatté, ancora un po' interdetto, il ragazzo.

"Ho già un caso Noboru, non poss-" 

"Ispettrice si sbaglia! È stata l'agente Hino a chiamarmi, dice che si tratta dello stesso assassino!"

"Come può dirlo?" Michiru alzò un sopracciglio, era davvero sconvolta dalle parole del ragazzo, non avrebbe voluto crederci.

"E-Ecco questo non lo so in real-" l'agitazione di Noboru venne interrotta da un bip, si trattava del cellulare dell'ispettrice. 

Rei le aveva inviato una fotografia dalla scena del crimine e, quando lo riconobbe, Michiru sgranò gli occhi.

Un dettaglio così insignificante.

Un cioccolatino.

 

Note dell’autore

¹Il film a cui si riferiscono Haruka e Minako è “Poseidon” del 2006.

 

Ehilà, ho scritto questo capitolo esattamente ieri notte, ci sono stato fino alle quattro dato che non avevo quelle idee in testa e non riuscivo a dormire.

Spero possa piacervi, fatemi sapere cosa ne pensate.

Taki

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Capitolo 5
*** Scena del crimine II ***


Il rumore della rete metallica contro cui veniva spinto dai suoi colpi, ormai componeva quasi un ritmo nella sua mente.

Era abituato. I pugni non facevano più così male, nonostante i segni e i lividi che lasciavano sul corpo, non li sentiva più. Il dolore era come ovattato. Il suo animo non sentiva più nulla.

"Ehi! Lascialo in pace!" una voce lontana spezzò quel momento, il ragazzo davanti a lui smise di colpirlo, voltandosi nella direzione da cui arrivava l'intruso, e così fece anche lui, alzando il capo.

Un ragazzo alto e biondo, con la divisa della loro scuola, correva verso di loro dopo aver scavalcato atleticamente un muretto.

Avvenne tutto così velocemente che l'altro non ebbe neppure il tempo di scansare il pugno che gli arrivò in piena guancia sinistra, facendolo indietreggiare di qualche passo. Solo allora il ragazzo ancora a terra riconobbe l'intruso.

"T-Tenou?" chiese al compagno di classe.

"Lascialo in pace bastardo" il ragazzo si piazzò davanti al ragazzino dai capelli argentei ancora a terra, allargando le braccia "non ti permetterò di torcergli un altro capello."

"E tu chi sei scusa? Da dove salti fuori? Non intrometterti. È una questione tra fratelli" ribatté il ragazzo dai capelli scuri, strofinandosi la guancia con il dorso della mano.

"Togliti o sarò costretto a far male anche a te" minacciò, mentre si avvicinava al biondo alto circa quanto lui.

Tenou non se lo fece ripetere due volte, sorrise a quella minaccia e diede una ginocchiata all'altro all'altezza dello stomaco, stordendolo abbastanza da poterlo spingere via per farlo cadere.

"Non mi fai alcuna paura, sei solo un bastardo che se la prende con chi non può difendersi" disse, chinandosi poi verso il ragazzo dietro di lui.

"Stai bene?" chiese sorridendo.

"S-Si, più o meno" il suo viso era leggermente rosso, non era sicuro se fosse per i colpi ricevuti dal fratello o per il ragazzo che gli stava chiedendo dolcemente se stesse bene "ma perché lo hai fatto Tenou?"

"Non sopporto le ingiustizie" rispose, con un sorriso davvero sicuro di sé. Subito dopo si voltò nuovamente verso il ragazzo dai capelli scuri, che nel frattempo si era rialzato, assumendo una posizione di guardia.

"Non ti sei ancora stancato?" chiese il biondo.

L'altro non rispose, sferrò un pugno all'altezza del suo viso che Tenou non riuscì a schivare, ma al quale rispose con un forte gancio destro.

Yaten nel frattempo si era alzato, anche se con fatica, e guardava il suo compagno di classe battersi con tanta foga per lui. Già, per lui. "Perché?" si chiese.

I suoi pensieri vennero interrotti dal tonfo sordo del fratello che cadeva al suolo dopo l'ultimo colpo di Tenou.

"Spero tu abbia imparato la lezione" provocò il biondo mentre ancora ansimava per lo scontro.

L'altro non rispose ancora una volta, si limitò ad alzarsi e allontanarsi mentre si teneva un braccio.

"Ti ringrazio...Tenou" sussurrò Yaten, facendo voltare il biondo verso di sé.

"Ehi siamo compagni di classe no? Puoi chiamarmi per nome!"

"G-Giusto...ti ringrazio..." si corresse, imbarazzato.

"Haruka" sorrise "tu sei Yaten giusto?"

"S-Si!" il biondo gli poggiò una mano sulla testa, accarezzandola affettuosamente.

"Andiamo in infermeria adesso."

 

---

 

"Posso offrirti qualcosa? Per ringraziarti" chiese Yaten guardando il compagno che nel frattempo si era seduto sul muretto che qualche ora prima aveva scavalcato per salvarlo.

"Nah tranquillo" rispose, tirando fuori una sigaretta e un accendino dalla cartella.

"M-Ma Tenou, non dovresti fumare qui."

"Non preoccuparti, qui sul retro non ci troverà nessuno, e poi ti ho detto di chiamarmi per nome."

Yaten prese posto accanto a lui, osservando le sue labbra tirare e poi buttare via il fumo.

"Che guardi?" chiese ridendo.

"N-Niente" rispose l'altro, voltandosi di lato.

"Perché ti stava picchiando?" chiese con un tono decisamente serio il biondo.

"Nulla di che" rispose secco Yaten, ma Haruka sembrò innervosirsi.

"Non esiste nulla di che. Dimmi la verità."

Yaten sospirò.

"Abbiamo la stessa madre, ma due padri diversi. Suo padre era un alcolizzato, un violento e un irresponsabile. Ha abbandonato nostra madre non appena è nato mio fratello, costringendola a crescerlo da solo. Tre anni dopo ha conosciuto mio padre e sono nato io. Da allora viviamo tutti e quattro insieme. Credo che Seiya mi tratti in questo perché frustrato del fatto che lui non abbia un padre che lo ami, non saprei che altra spiegazione dare" raccontò, guardando davanti a sé, con un tono davvero basso.

"Mi dispiace Yaten, non credevo avessi una situazione familiare così complicata" Haruka aveva un'espressione davvero triste, quelle parole non erano facili nemmeno da ascoltare.

"Haruka!" una voce femminile interruppe la loro conversazione e il biondo parve riconoscerla immediatamente vista la velocità con cui spense la sigaretta sul muretto, nascondendola poi nella tasca interna della giacca.

"Senpai¹ Meiou! Che cosa ci fai qui?" chiese con un sorriso nervoso, agitando le mani, mentre l'altra si avvicinava con un passo davvero elegante.

La ragazza dai lunghi capelli scuri, di cui alcune ciocche erano raccolte in uno chignon, afferrò la guancia di Haruka, pizzicandola con forza.

"Che cosa hai combinato stamattina durante l'intervallo?" chiese piuttosto arrabbiata.

"Ahio! Mi fai male!"

"Rispondi."

"Non so di che parli!"

"Mi hanno detto che hanno visto un ragazzo biondo del secondo anno fare una rissa con un esterno."

"E allora? Cosa c'entro io?"

La ragazza sospirò. "Sei l'unico biondo in una questa scuola, lo sai vero?"

Haruka alzò le mani in segno di resa.

"Mi hai scoperto."

Meiou lasciò andare la sua guancia, portando entrambe le mani sui fianchi "Haruka devi smetterla di comportarti così, se esageri non riuscirò più a proteggerti" lo rimproverò.

"Era per una buona causa, stavo difendendo un amico" ribatté Haruka mentre si toccava la guancia dolorante.

"Dici sempre così. Ti chiedo solo di startene più tranquillo. Chi era l'altro?"

"Nessuno di importante."

"Mio fratello" Yaten intervenne nella conversazione, ammonito dallo sguardo di Haruka.

"Tuo fratello?" chiese la ragazza.

"Si. Frequenta un corso non molto distante da qui, non è la prima volta che viene a scuola per farmi del male. La prego non si arrabbi con Haruka" chiese il ragazzo inchinandosi.

La ragazza sospirò, avvicinandosi al biondo e puntando un dito sulla sua guancia.

"Sei fortunato, per oggi ti perdono" detto questo, si allontanò dai due.

"Scusami...hai avuto dei guai per colpa mia..." sussurrò Yaten dispiaciuto, ma Haruka poggiò entrambe le mani sulle sue spalle, sorridendo.

"Non devi scusarti. Ho deciso io di intervenire e lo rifarei altre cento volte. Ah e poi il consiglio studentesco mi da continuamente la caccia, se non fosse stato per Setsuna sarei già stato espulso!" rise di gusto all'ultima frase.

"Setsuna? La ragazza di prima?"

"Esatto" rispose Haruka, recuperando poi la cartella dal muretto e poggiandosela in spalla, chiese al ragazzo "ti piacciono i videogiochi?"

"Uhm si."

"Vieni allora, ti porto a casa mia."

 

---

 

Ricordare quei momenti gli riportò il sorriso, il che era un bene in una giornata come quella.

"Che c'è Yaten?" chiese Haruka guardandolo con aria confusa.

"Stavo pensando a quando eravamo al liceo" il biondo rise a quella risposta, mentre Minako li guardava divertita.

"Comunque tra poco arriverà Seiya, voleva discutere con me i dettagli del funerale della mamma" sussurrò quasi Yaten "grazie di essere venuti qui così presto."

"Non devi ringraziarci, siamo tuoi amici" rispose Minako accarezzandogli la schiena, mentre Haruka guardava fuori dalla finestra, in attesa probabilmente del suo nemico giurato, Seiya.

 

---

 

"Abbiamo fatto il più in fretta possibile, cos'è successo?" Michiru arrivò sul posto insieme ad Ami, raggiungendo un complesso di piccoli appartamenti in stile giapponese sotto la pioggia scrosciante. Individuato l'appartamento, si era precipitata dalla sua partner per chiedere spiegazioni, mentre la dottoressa iniziava a raccogliere e fotografare elementi utili unendosi ai membri della scientifica già presenti.

"Maya Matsumoto, 24 anni, giovane promessa del tennis" Rei fece un respiro profondo "probabilmente un altro strangolamento."

"Chi l'ha trovata?" chiese Michiru, tirando fuori il taccuino da una tasca del cappotto.

"Sua madre. Questa mattina dovevano uscire per fare compere ma sua figlia non rispondeva né al telefono di casa né al cellulare, così è venuta qui e...ha trovato la porta socchiusa."

"Povera donna" sospirò Michiru, passandosi una mano tra i capelli "dov'è la vittima?"

"All'ingresso, poco distante dalla porta."

L'ispettrice indossò un paio di guanti di lattice, che gentilmente Rei le porse, e varcò la soglia del piccolo appartamento, ormai pieno di agenti.

Notò Ami esaminare il cadavere e si chinò verso la vittima, osservando i segni sul collo.

La giovane donna, dal mullet biondo platino, giaceva sul pavimento in legno con il viso rivolto al soffitto, leggermente scomposta.

"Questa volta l'assassino ha usato un laccio un tessuto o qualcosa di simile, non un'arma di fortuna. Si tratta senza alcun dubbio di un omicidio premeditato, Michiru" affermò la dottoressa, guardando l'amica.

"L'unica connessione con l'omicidio di Naomi, quindi, è questo cioccolatino?" l'ispettrice lo indicò, si trovava proprio accanto alla vittima, nei pressi della sua mano. Stessa forma, a cuore, e stesso incarto, rosso e nero.

"Si, esatto. Sembra essere identico. Analizzerò anche questo ma, se si tratta dello stesso assassino, anche questo sarà un normale cioccolatino."

Michiru sospirò, rialzandosi per dare un'occhiata in giro "vorrei capire il senso di tutto questo" disse quasi sussurrando, ma Ami riuscì a sentirla.

"Anch'io Michi. Anche dopo anni che faccio questo lavoro, continuo a chiedermi come possa un essere umano arrivare a tanto."

Le parole della dottoressa lasciano l'ispettrice piuttosto turbata, nonostante ormai fosse abituata a vedere quel tipo di tragedie, non si era mai trovata di fronte a un caso simile.

"Michiru" Rei raggiunse la sua partner, che nel frattempo si era alzata, facendola voltare.

"Abbiamo trovato il suo cellulare, era sul letto."

"Dimmi che hai buone notizie."

"Per quanto possano essere definite buone notizie, abbiamo trovato alcuni messaggi."

Rei cambiò espressione e tono all'improvviso, e per qualche ragione l'ispettrice sembrò capirne immediatamente il motivo.

"L'ultima persona a cui ha scritto la vittima..." la mora si fermò, sembrò quasi non voler continuare quella frase.

"Di chi si tratta Rei?" insistette Michiru.

"Haruka Tenou."

 

---

 

"Perché non possiamo parlare da soli?" chiese, piuttosto innervosito l'uomo dai capelli scuri, guardando Yaten.

"Scusa se non mi fido di te" si intromise Haruka, alzandosi in piedi e mettendosi davanti a lui.

"Non dovresti nemmeno essere qui! Mio fratello non ha bisogno di una guardia del corpo!" ribatté la voce.

"Se non ti sta bene puoi andartene" il biondo spintonò l'altro, che reagì afferrandogli la camicia nera e tirandolo.

"Ragazzi smettetela, vi sembra il momento di litigare?" Minako separò i due, mettendosi successivamente davanti ad Haruka.

"Haruka, Minako, vi ringrazio. Non preoccupatevi per me, non mi farà nulla" intervenne Yaten, ancora seduto sul divano del proprio salotto "se vuoi soltanto parlare puoi farlo davanti a loro, Seiya, altrimenti vattene via."

L'uomo si calmò, tornando seduto. Minako prese per mano Haruka, sussurrandogli di calmarsi, mentre lo accompagnava a risedersi accanto a Yaten, gesto che non passò inosservato a quest'ultimo.

"Ascoltami...so di non essere stato un buon fratello, ma questa può essere un'occasione per recuperare il nostro rapporto" iniziò Seiya, con un tono pacifico.

"Vuoi dire che hai dovuto aspettare che morisse la mamma per ricordarti che hai un fratello?"

"Sai che cosa voglio di-"

"Non m'importa" la freddezza del ragazzo dai capelli argentei era impressionante. Nonostante suo fratello gli facesse ancora molta paura e non riuscisse a superare alcuni brutti ricordi, avere i suoi amici accanto lo faceva sentire più sicuro.

"Se non hai altro da dirmi puoi andartene, non ho nessun rapporto da recuperare con te."

Seiya si alzò deluso, voltandosi verso l'uscita.

"Il funerale è domattina, alle undici. Mi sono occupato io di tutto, spero di vederti domani."

Yaten non rispose.

Terminata la frase, Seiya si diresse fuori dall'abitazione, seguito a distanza da Haruka.

"Cosa sei, un cane rabbioso?" lo provocò il moro, ormai nel vialetto dell'edificio "puoi anche smetterla di seguirmi."

"Stai lontano da lui."

Seiya rise, non sembrò una risata cattiva ma Haruka non riuscì bene a comprenderne la causa. 

"Alla biondina è scappato il guinzaglio?"

"Non provocarmi, sai come andrebbe a finire."

"Non mi fai paura" il moro si avvicinò, poggiando una mano contro il suo petto "ma non voglio nemmeno sporcarmi le mani. Sono cambiato" con quest'ultima frase diede un'ultima spinta ad Haruka, voltandosi per andarsene.

 

---

 

"Dove stiamo andando?" chiese Rei alla sua partner, osservando la strada che stavano percorrendo, sotto la pioggia battente, con l'auto.

"Ami è in laboratorio ad analizzare i campioni che ha raccolto quindi, mentre aspettiamo i risultati, andremo a parlare con il nostro unico sospettato" Michiru sospirò "di nuovo."

Rei arrossì, voltandosi verso l'ispettrice.

"T-Tenou?" chiese sentendosi quasi mancare.

"Rei vuoi dirmi cosa c'è che non va con Tenou? Da quando è iniziato il caso sei così strana. Lo conosci?" chiese Michiru, ancora convinta che Rei le stesse nascondendo qualcosa.

"D-Diciamo di si."

L'ispettrice fermò l'auto davanti alla villetta di Haruka, dov'era stata appena pochi giorni fa.

Scesa dal veicolo, aprì un ombrello e diede un rapido sguardo all'amica, avvicinandosi poco dopo.

"Rei stai bene?" chiese, mettendole una mano sulla spalla.

"Si Michi...stai tranquilla."

La donna dai capelli acquamarina le sorrise, dirigendosi assieme a lei alla porta, bussando.

Ma l'ispettrice non si sarebbe mai aspettata di trovare una persona del genere al posto del biondo.

"Posso aiutarvi?" la donna che aprì la porta era molto più alta di loro, aveva dei lunghi capelli scuri e indossava un tailleur nero.

"Sono l'ispettrice Kaiou, sto cercando il signor Tenou, potrebbe gentilmente dirmi chi è lei?" Michiru tirò fuori il distintivo, mentre Rei guardava la donna con un'espressione davvero sorpresa, pensando subito che fosse soltanto l'ultima donna di Haruka.

"Setsuna Meiou, molto piacere. Sono l'avvocato di Haruka, lui non è in casa mi dispiace."

Quella frase ricordò qualcosa a Michiru. Il suo nome era nella lista che aveva ottenuto la sera prima.

"Sa dirmi dov'è andato?"

"Mi dispiace. È corso via per un'emergenza, non ne ho idea."

"La ringrazio comunque. Potrei farle alcune domande?" Setsuna non sembrò turbata da quella richiesta, tutt'altro.

"Posso offrirvi del tè? Mi dispiace molto lasciarvi sotto la pioggia."

Le due donne accettarono, chiudendo gli ombrelli e togliendosi le scarpe una volta all'interno.

Setsuna le fece accomodare a un tavolo nel soggiorno, portando loro un vassoio con del tè poco dopo.

"Che cosa voleva chiedermi, ispettrice?" domandò prendendo posto di fronte a lei.

"Come mai Tenou l'ha lasciata qui?"

"Si fida di me. Inoltre ero qui perché voleva parlarmi proprio del suo caso, ispettrice Kaiou."

Michiru alzò un sopracciglio, quella donna sembrava davvero scaltra.

"Dove si trovava sabato notte tra le undici e mezzanotte?"

"A casa mia, non credo però di poterlo dimostrare."

Rei annotò la risposta della donna, notando poi che quest'ultima la guardava da un po'. Che la conoscesse?

"D'accordo, e ieri notte?" continuò Michiru.

"Sono rimasta nel mio ufficio fino a tardi, sono sicura che le telecamere di sicurezza lo proveranno" rispose piuttosto sicura, porgendo all'ispettrice il proprio biglietto da visita che conteneva, insieme ad altre informazioni, anche l'indirizzo dell'ufficio.

"Verificheremo. Conosceva queste due ragazze?" la donna dai capelli acquamarina le porse due fotografie.

"Si. Una è Naomi Ishikawa, l'altra dovrebbe chiamarsi Maya Matsumoto. Sono entrambe ragazze di Haruka, se così possiamo definirle, no?" dopo l'ultima frase, la donna lanciò un'occhiata a Rei, che quest'ultima non capì.

"Della morte di Naomi ne è già a conoscenza, ma immagino non sapesse della morte di Maya."

"No, non lo sapevo infatti"

"Mi dica, che rapporto ha con Tenou? Siete solo cliente e avvoca-" uno squillo interruppe la domanda dell'ispettrice, era il cellulare di Setsuna.

"Mi scusi un momento" la donna si alzò, aprendo lo sportellino e rispondendo alla chiamata.

 

"Allora, cos'è successo?"

"La madre di Yaten...è morta."

"Dio...mi dispiace molto. Come sta?"

"Sta bene, non preoccuparti, scusa se sono andato via di corsa."

"Ascolta, c'è qui l'ispettrice, ti cercava."

"Perché?"

"È morta un'altra ragazza, vuole parlare con te."

"Cazzo...senti facciamo così, dille che passo in centrale più tardi...adesso devo stare con Yaten."

"Lo farò."

 

Setsuna staccò la chiamata. Sapeva bene che, nonostante si fosse allontanata, le due avevano ascoltato l'intera telefonata. Tornò al tavolo, rivolgendosi immediatamente a Michiru.

"Ispettrice, mi ascolti, voglio darle un consiglio."

"Perché dovrei ascoltare un consiglio da lei?"

"Se è una donna intelligente lo farà."

Michiru non ribatté, lasciandola parlare.

"Haruka è innocente, glielo posso assicurare."

"Ne è così sicura perché è lei l'assassina?"

Setsuna rise, ma ignorò quel commento.

"Se vuole risolvere questo caso deve indagare sulle persone a lui vicine, se continua a insistere su di lui incriminerà la persona sbagliata."

"Tutto qui?" Michiru si voltò verso la sua partner "Rei va pure ad accendere l'auto, abbiamo terminato."

La mora si alzò, lasciando la stanza e recuperando il proprio ombrello.

"Lei sa che se seguissi il suo consiglio, dovrei indagare anche su di lei?" chiese l'ispettrice guardando l'altra.

"Ne sono consapevole, ma sono anche certa di essere innocente, così come sono certa che Haruka lo sia, tanto da metterci la mano sul fuoco." la risposta gelò la donna dai capelli acquamarina, tanto da lasciarla senza parole.

Michiru si alzò dal tavolo e stava per andarsene, ma Setsuna tornò a parlare.

"Haruka verrà in centrale più tardi."

"La ringrazio per la collaborazione, credo che ci rincontreremo molto presto" terminata la frase, l'ispettrice lasciò l'abitazione e raggiunse l'auto.

 

---

 

"Ispettrice!" Noboru, come al solito, entrò correndo nell'ufficio di Michiru e, sempre come al solito, chiamandola con un tono decisamente alto.

"L'ispettrice si è allontanata un attimo, aveva da fare al laboratorio forense" Rei stava sistemando dei documenti sulla scrivania dell'amica, quando venne spaventata dall'arrivo improvviso di Noboru.

"Oh...capisco" rispose il ragazzo, grattandosi la nuca, mentre la mora si alzava per avvicinarsi a lui.

"Di' pure a me."

"Certo agente Hino. Vede, c'è una persona che vorrebbe parlare con l'ispettrice, è nella sala interrogatori."

"Arrivo subito" rispose Rei con un sorriso, posando sulla scrivania i fogli che aveva in mano e dirigendosi nella stanza indicata dal giovane agente.

Non appena aprì la porta, scorse una figura seduta al tavolo, con la testa tra le mani.

"Posso aiutarla? L'ispettrice arriverà subito."

Il ragazzo alzò la testa, e i loro sguardi si incrociarono.

"Non ci posso credere...Rei?"

"H-Haruka?"


Note dell’autore

¹Termine giapponese che si usa per riferirsi a uno studente o a un collega più anziano.

 

Ehi, eccovi un nuovo capitolo. Vi chiedo scusa per essermi dilungato così tanto sugli altri personaggi, ma mi piace approfondire le loro storie. Vi anticipo che nel prossimo capitolo Haruka e Michiru avranno molto più spazio.

Taki

 

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Capitolo 6
*** Michiru II ***


Non accadeva da così tanto tempo che pensò quasi di averlo sognato, eppure era vero, qualcuno aveva bussato alla porta del suo appartamento.

Quando aprì la porta si ritrovò davanti un viso decisamente familiare, al quale sorrise.

"Che piacere vederti, Rei."

"C-Ciao Haruka" rispose la ragazza, con le guance leggermente arrossate, porgendo successivamente qualcosa al ragazzo.

"È la tua giacca. Ricordi? Me l'avevi prestata."

"Si ricordo" rispose prendendola dalle sue mani, sfiorandole "ti va di entrare? Mi dispiacerebbe lasciarti andar via senza offrirti qualcosa" propose alla mora.

Rei sembrò esitare qualche istante, arrivare fino a casa di Haruka per restituirgli quella giacca era stato un enorme sacrificio per lei. Da quel giorno erano passate infatti due settimane, tempo che Rei aveva passato a rimuginare sul restituirla o meno, quando e dove, finché Yuichiro, che ormai aveva capito che la sorella aveva un debole per Haruka, non l'aveva convinta ad andare direttamente a casa del biondo, passandole l'indirizzo.

Alla fine accettò, entrando nel piccolo appartamento.

"Accomodati pure."

La ragazza si sistemò in ginocchio su uno dei cuscini indicati da Haruka, riflettendo su quanto quella situazione la stesse rendendo nervosa. Restare da sola con lui non era nei piani.

"Che cosa posso offrirti? Purtroppo non so fare il tè, altrimenti ti avrei-"

"Posso farlo io se vuoi!" rispose quasi gridando, era un modo per scaricare la tensione.

Haruka rise a quel gesto e con un cenno le accordò il permesso, appoggiandosi poi al muro mentre la guardava preparare la bevanda.

"Ecco qui" disse la mora, poggiando il vassoio sul tavolino basso¹ poco distante, tornando a sedersi stavolta insieme al biondo, che si era seduto davvero troppo vicino.

"Ti chiedo scusa, oltre a portarmi la giacca hai dovuto anche preparare il tè" iniziò, grattandosi la nuca.

"Non preoccuparti, non c'è alcun problema!" rispose Rei agitando le mani imbarazzata, osservando poi l'appartamento mentre beveva.

"Vivi da solo?" chiese, viste le dimensioni del monolocale.

"Si."

"Mi dispiace."

"Perché?" chiese Haruka confuso.

"Devi soffrire molto la solitudine qui" rispose tenendo lo sguardo lontano dal ragazzo.

Si sentiva davvero una stupida, possibile che una persona come lei non riesca a guardare in faccia un ragazzo? Insomma, era solo un ragazzo.

"Nah. Sto bene da solo" rispose piuttosto sicuro, tenendo la testa alta "preferisco stare qui che a casa dei miei genitori."

Rei inclinò la testa verso di lui, guardando i suoi occhi blu diventare spenti, cupi.

"Hai litigato con loro?"

"Più o meno. Loro non hanno accettato le mie scelte di vita e non c'è stato altro modo, non potevo resistere un minuto di più."

La mora era piuttosto confusa, di quali scelte di vita stava parlando esattamente? Rinunciare all'università e lavorare in officina forse? Eppure non era così strano per un ragazzo della sua età.

Avrebbe voluto approfondire la questione, ma l'effetto che Haruka aveva su di lei la faceva sentire piuttosto insicura.

"Tu hai un buon rapporto con la tua famiglia?" chiese il biondo.

"Beh si, vado d'accordo sia con mia madre che con il padre di Yuichiro. Ah e ho anche una sorellina, forse non te ne ha parlato."

"Hotaru?" rispose prontamente Haruka.

"Si esatto, allora lo sapevi."

"Beh lui mi parla sempre di voi, vi vuole molto bene" rispose con un sorriso, eppure un velo di tristezza sembrò pervadere nuovamente i suoi occhi, spezzandone la voce.

Anche se era bravo a mascherare i suoi sentimenti, Rei non era stupida, si era accorta del suo dolore e aver notato quell'oscurità nel suo cuore, in qualche modo, l'aveva fatta sentire più vicina a lui.

"H-Haruka...senti" la mora prese coraggio "t-ti andrebbe di dirmi cos'è successo?" chiese, tenendo ancora gli occhi sulla propria tazza poiché se avesse incrociato il suo sguardo, in quel frangente e da così vicino, non ci sarebbe riuscita.

"Non mi guarderesti più allo stesso modo" rispose secco “non ne ho parlato nemmeno con tuo fratello.”

Rei andò in confusione, non si aspettava quella risposta e non riusciva nemmeno lontanamente a immaginare il significato di quelle parole, ma voleva davvero aiutarlo. Sentiva che, in quell'occasione, valeva la pena rischiare.

Inoltre, per quanto potesse mentire a se stessa, sapeva bene che ciò che Haruka temeva non sarebbe mai potuto accadere, non con lei.

"Non credo che esista nulla che..." sospirò, davvero rossa in viso "...che possa cambiare il modo...il modo in cui io...ti guardo."

L'aveva detto, ci era riuscita. Il sospirò finale era quello di chi si era tolto un peso dal cuore.

Non sentendo alcuna risposta dal biondo decise di voltarsi verso di lui e notò che sul volto del ragazzo stavano scendendo delle lacrime, ma notò anche che non aveva un'espressione triste, tutt'altro.

"H-Haruka?"

Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi a lei per guardarla negli occhi e, quando l'altra tentò di evadere il suo sguardo, la strinse forte in un lungo abbraccio.

Rei ricambiò quel gesto, stringendogli la camicia sulla schiena. Chiuse gli occhi, divenuti ormai lucidi, ascoltando grazie al silenzio di quel momento, il battito accelerato dei loro cuori.

Non riusciva a credere di star abbracciando il ragazzo che le tormentava il sonno da settimane.

Quando si staccò dall'abbraccio, Rei tentò di voltarsi per scappare ancora dai suoi occhi, ma Haruka le prese dolcemente il viso con una mano, per assicurarsi che i loro sguardi si incrociassero.

"Allora te ne parlerò" sussurrò il ragazzo.

In quel momento, sentì il suo animo bruciare, un sentimento sconosciuto, talmente forte da spaventarla.

Rei realizzò in quell'istante che quella per Haruka non era una semplice cotta, come si era ripetuta in quelle settimane. Era amore.

 

---

 

In quel momento, sentì il suo animo bruciare, un sentimento sconosciuto, talmente forte da spaventarla.

Rei realizzò in quell'istante che quello per Haruka non era né rancore né odio, come si era ripetuta in quegli otto anni. Era ancora amore.

Il ragazzo si era alzato, avvicinandosi a lei.

"Rei io-"

"Non ti avvicinare!" rispose indietreggiando mentre portava una mano in avanti, come per proteggersi.

"Aspetta Rei, vorrei parlare con te" la supplicò Haruka, tentando di afferrarle un braccio.

"Non toccarmi!" la voce di Rei era rotta dal pianto, i suoi occhi, invece, carichi di lacrime.

La poliziotta riuscì a respingerlo e corse immediatamente via, il più lontano possibile da lui, non accorgendosi nemmeno di essere passata accanto a Michiru.

"Rei! Cos'è successo?" le gridò l'ispettrice non appena la riconobbe, ma la donna era già andata via. In quello stesso istante volse lo sguardo alla stanza da cui Rei era corsa via, assumendo immediatamente un'espressione arrabbiata.

"Tu" disse minacciosa avvicinandosi "che cosa le hai fatto?" Michiru avrebbe voluto tirargli uno schiaffo in pieno volto ma si fermò non appena notò lo sguardo del biondo. Si calmò con un sospiro e tirò per la manica il ragazzo nella sala interrogatori, facendolo accomodare per poi prendere posto davanti a lui.

"Cosa le hai fatto?" chiese, stavolta con un tono pacato.

"Nulla"

"Non ti credo, Rei non si sarebbe comportata così altrimenti."

"Non le ho fatto nulla, volevo soltanto parlare."

Michiru alzò un sopracciglio, stava lentamente perdendo ancora la calma.

"Dimmi la verità, tanto la scoprirò comunque."

Haruka sospirò, guardando finalmente Michiru negli occhi, per la prima volta in quella conversazione.

"Lei è davvero crudele ispettrice" le disse con un mezzo sorriso "noi due stavamo insieme, molti anni fa."

Michiru sgranò gli occhi quando sentì quelle parole, non avrebbe mai immaginato che Rei potesse essere stata con un tipo del genere e la cosa, in qualche modo, la turbava,

"Ispettrice?"

La donna dai capelli acquamarina scosse la testa, anche se ancora in fase in elaborazione.

"Cosa le hai fatto?"

"Ancora? Nie-"

"Intendevo allora."

"Perché da per scontato che sia stata colpa mia?" chiese Haruka piuttosto offeso.

"Devo davvero spiegarle il motivo?" rispose Michiru alzando un sopracciglio, con uno sguardo davvero severo.

"Beh, dopotutto ha ragione. L'ho trattata male."

"Non avevo dubbi a riguardo."

Haruka rimase piuttosto interdetto dalla sua risposta, notando successivamente che la donna stava prendendo qualcosa dal fascicolo che teneva in mano da quando era arrivata.

"Conosce questa donna?" chiese, mettendo sul tavolo una fotografia.

Haruka riconobbe immediatamente la persona ritratta, portandosi le mani sul volto.

"Cazzo...non Maya...perché proprio lei?" disse con un tono decisamente basso, che Michiru sentì appena.

"Dove si trovava ieri notte?"

"A casa."

"Immagino nessuno possa confermarlo."

"Non credo" Haruka aveva un tono decisamente triste, sembrava essere più legato all'ultima vittima vista la reazione, cosa che non passo inosservata all'ispettrice.

"Che rapporto aveva con lei?" chiese, sicura che questa volta la risposta sarebbe stata diversa.

"L'ho conosciuta a uno dei tanti eventi che organizzano per noi sportivi circa un mese fa, me l’ha presentata Minako. Siamo usciti tre o quattro volte insieme."

"Tre o quattro volte è sopra la media?" chiese Michiru con tono quasi provocatorio.

"Sta scherzando?" chiese Haruka piuttosto alterato.

"Affatto" rispose l'ispettrice con un sorriso beffardo.

"Lei è un diavolo."

"È il primo che me lo dice" Michiru rise a quella frase del biondo e la tensione si alleggerì.

"Mi ascolti signor Ten-"

"Mi chiami per nome almeno, ormai sono un cliente abituale non trova?"

"D'accordo" l'ispettrice accettò divertita "Haruka giusto?"

"Ha davvero dovuto leggerlo sul fascicolo?"

Risero entrambi a quella battuta del biondo, tra i due le ostilità si erano attenuate del tutto.

"Mi ascolti Haruka, dopo questo omicidio la mia ipotesi si è fatta ancora più probabile."

"Che vuole dire?"

"Vede, a meno che lei non sia davvero idiota, dubito che avrebbe rischiato tanto da commetere un omicidio subito dopo avermi incontrato, in una situazione dove avrei potuto seguirla di persona o mandare una volante."

"Perché non lo ha fatto?" chiese Haruka.

"Non lo ritenevo necessario."

"Se lo avesse fatto, adesso avrebbe la prova della mia innocenza, ispettrice."

Michiru sapeva che Haruka aveva ragione, lei stessa quando aveva ricevuto la notizia di un secondo omicidio si era data tutta la colpa.

"Lo so, purtroppo non posso tornare indietro, ma posso evitare che accada ancora."

"Che intende?"

"Ho bisogno che lei mi elenchi tutte le ragazze con cui è uscito negli ultimi due mesi."

"Ispettrice ne è sicura? La lista è lunga" rispose grattandosi la nuca.

"Ne ho bisogno, devo evitare che un'altra ragazza venga uccisa" rispose decisamente determinata "e inoltre, ho un piano."

Haruka inclinò la testa, con un'espressione interrogativa che si tramutò in una risata non appena la donna gli illustrò il piano.

"È sicura di volerlo fare?" chiese ancora ridendo, facendo irritare Michiru che avrebbe tanto voluto colpirlo.

"È necessario per le indagini" rispose l'ispettrice, fulminandolo con lo sguardo "e c'è un'altra cosa, non si preoccupi si tratta soltanto di una formalità" inizio Michiru, tentando di tenere nascoste le sue vere intenzioni "ho bisogno di parlare con queste tre persone."

La donna porse al biondo tre fotografie.

"Yaten Kou, Minako Aino e Makoto Kino."

"Perché vuole parlare con loro?" chiese Haruka mettendosi sulla difensiva "sono miei amici, non c'entrano nulla con il caso."

"Tranquillo, è il protocollo, ma non sospetto di loro, anche per questo volevo chiedere a lei di informarli."

"D'accordo, lo farò" rispose Haruka dopo alcuni istanti di esitazione "ma la prego di andarci piano con Yaten...ha appena perso la madre" chiese, con un tono decisamente preoccupato, quasi dolce, del tutto nuovo all'ispettrice.

Michiru non si aspettava quella richiesta, rimase interdetta per un po', prima di rispondere.

"Farò del mio meglio."

Dopo aver lasciato la stanza, raggiunse Noboru.

"Ho bisogno che tu faccia una cosa" iniziò, passandogli una lunga lista di nomi "voglio che tutte queste ragazze vengano messe sotto protezione e informate del pericolo. Di’ loro di fare molta attenzione."

Il giovane agente non perse tempo e si mise subito al lavoro, mentre l'ispettrice si allontanò per cercare Rei.

 

---

 

"Non credevo sarebbe stato puntuale."

"Non è buona educazione far attendere le donne, soprattutto se sono ispettrici."

Michiru salì nell'auto di Haruka. Si erano dati appuntamento davanti alla centrale di polizia per quella sera stessa, così che una volante potesse seguirli.

Il biondo non si aspettava che la donna si sarebbe presentata in un abito corto così bello e non aveva perso occasione per guardarla durante il viaggio.

"Tenga gli occhi sulla strada" l'ammonizione di Michiru suonò così buffa, così come la situazione in cui si trovavano entrambi.

"Certo certo" rispose svogliatamente Haruka.

Anche l'ispettrice era rimasta piacevolmente sorpresa, non credeva che quella specie di playboy si sarebbe presentato in giacca e cravatta.

"Non è un po' troppo formale?" chiese al ragazzo.

"E lei non è un po' troppo sexy?"

"Stia zitto."

Haruka rise alla risposta di Michiru, approfittando del momento leggero per parlare un po' con quella donna che, in fondo, lo incuriosiva.

"Allora ispettrice, è la prima volta che invita a cena un potenziale assassino?"

"Non faccia lo stupido. A dire il vero, era da molto tempo che non uscivo un po' di sera."

Rispose la donna, lasciando che il vento le muovesse i capelli mentre si rilassava nella decappottabile del pilota.

"Perché ispettrice? Dovrebbe divertirsi di più" chiese Haruka divertito.

"Credo sia perché, a differenza sua, non riesco a uscire con una donna diversa ogni giorno."

"Ho sentito bene? Le piacciono le donne ispettrice?" chiese il biondo ridendo.

"Si, e molto anche."

"Potrei farle cambiare idea se me lo chiedesse."

"No grazie, sto bene così" rispose ridendo.

"La convertirò un giorno, vedrà."

"Lei è piuttosto stupido, Haruka."

Michiru osservava quel buffo ragazzo accanto a lei, lo trovava davvero sincero nei modi e iniziò a pensare che forse avrebbe dovuto totalmente escludere che fosse lui il colpevole.

"Almeno lei mi dia del tu, così sembrerà un vero appuntamento, non trova?"

"Le ricordo che questo piano mi farà diventare un possibile bersaglio dell'assassino."

"Così mi fa sentire in colpa."

"Non si preoccupi" rispose Michiru "se proprio ci tiene però lo farò."

"Allora io poss-"

"No."

Dopo le loro risate, il silenzio calò per qualche secondo, interrotto nuovamente da Michiru.

"Sai, mi ricordi molto una persona."

"Ah si ispettrice? La sua ex magari?"

"A dire il vero si."

“E cos’è esattamente che le ricorda lei di me?”

“Il tuo modo di fare, così spavaldo e buffo. Anche lei era molto divertente.”

"Quindi per andare a letto con lei devo farla ridere ispettrice?”

“Non ci pensare nemmeno.”

Haruka rise, continuando.

“Da quant'è che non state più insieme?"

"Credo poco più di un anno" Michiru non parlava mai della sua vita privata, le uniche persone con cui lo faceva erano Rei, Ami e Mamoru.

Eppure in quel momento, le sembrò così facile aprirsi con Haruka, non seppe spiegarselo.

"Come mai è finita tra voi due? L'ha tradita ispettrice? Non la facevo una cattiva ragazza. Oppure i vostri genitori non accettavano la vostra relazione?"

"Nulla di tutto questo."

"Allora cos'è successo?"

Michiru sospirò, alzando la testa verso il cielo che stava accogliendo la notte, diventando sempre più scuro.

"È morta."

 

---

 

"Ah sei tu, mi hai spaventata."

"Lavori di nuovo fino a tardi? Non ti fa bene" la rimproverò, avvicinandosi a lei "scommetto che hai fame, andiamo a mangiare qualcosa insieme?" le chiese sorridendo il ragazzo alto dai corti capelli neri.

"Va bene, sistemo un attimo il laboratorio e andiamo" rispose la dottoressa.

"D'accordo, ti aspetto" rispose lui, sedendosi su uno sgabello "ma dov'è Michiru? Sono passato nel suo ufficio per salutarla ma non c'era."

"È uscita."

"Ah si? E con chi?" l'uomo era decisamente sorpreso, Michiru non usciva da moltissimo tempo.

"Non ci crederai mai."

"Ho paura se mi dici così" rispose ridendo.

"Si tratta del ragazzo sospettato del suo caso."

"Ma che dici? È uno scherzo?" chiese incredulo e soprattutto preoccupato.

"No, ma tranquillo, una volante li segue" lo rassicurò Ami.

"Spero stia bene" disse sospirando "sai ha saltato la seduta ieri."

"Capiscila, è presa dal lavoro, questo caso è davvero complesso, abbiamo pochissimi indizi."

"Lo so, vorrei solo che non usasse ancora il lavoro come scusa per evadere dai problemi, ricordi cos'è successo l'ultima volta?" il suo tono era davvero triste, teneva molto a Michiru e non avrebbe voluto vederla di nuovo svenuta in ufficio per la fatica accumulata.

"Sta' tranquillo Mamoru, andrà tutto bene" Ami si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla per rassicurarlo, ottenendo un dolce sorriso dal moro.

"Ho quasi terminato, devo soltanto lavare queste fiale."

"Tranquilla, fa' con calma" l'uomo stava osservando il laboratorio nel frattempo, era passato un po' di tempo da quando era venuto l'ultima volta, ovviamente era pulito e ordinato come sempre, del resto Ami era una perfezionista nel suo lavoro. 

Un dettaglio però catturò la sua attenzione, un portafoto abbassato su un ripiano. Mamoru si alzò, prendendo tra le mani il portafoto per guardare cosa ci fosse all'interno, fu una piacevole sorpresa.

"Hai ancora questa foto?" chiese alla dottoressa.

"Uhm sì, mi ricorda di quando eravamo tutti e quattro all'università" rispose sorridendo.

"Come mai la tieni giù?" chiese l'uomo, notando lo sguardo di Ami incupirsi.

"È per Michiru, non voglio che ripensi a lei. Si è tormentata abbastanza per quasi un anno."

Anche lo sguardo di Mamoru divenne triste, entrambi avevano ben ancora in mente la sofferenza della loro amica.

L'uomo guardò ancora la foto, sorridendo amaramente.

Lo scatto ritraeva lui, Ami, Michiru e un'altra donna, dai capelli rossi², il giorno della laurea.

 

---

 

"Dove stai andando?" le chiese ancora piuttosto arrabbiata.

"A schiarirmi le idee" rispose secca l'altra.

"Non abbiamo finito ancora di parlare."

"Michiru."

La donna dai lunghi capelli rossi si voltò verso di lei, guardandola negli occhi.

"Michiru io ho paura. So bene che lavorare in polizia per te è importante ma l'altro giorno mi sono davvero spaventata. Cosa sarebbe successo se il proiettile fosse stato sparato di poco più a sinistra? Non sarei qui a parlarti..." l'ultima frase venne pronunciata dalla donna con un tono davvero triste.

"Vuoi che lasci la polizia?" chiese Michiru.

"Si."

"Non voglio, a me piace questo lavoro, ho lavorato sodo per arrivare fin qui" tentò di spiegarle la donna dai capelli acquamarina.

"Pensavo che una volta diventata ispettrice il tuo lavoro sarebbe stato meno pericoloso, invece è stato l'esatto opposto" ribatté l'altra.

"Mi dispiace che tu la pensi così...ma non lascerò la polizia."

"Fa' come meglio credi Michiru, adesso scusami ma ho davvero bisogno di smettere di pensare" disse la donna, prendendo le chiavi dell'auto dal mobile all'ingresso.

L'ispettrice era ancora arrabbiata, ma la accompagnò ugualmente all'uscita per salutarla.

"Vedi di tornare per la cena, Erika."

La rossa le passò una mano sulla guancia, voltandosi per andare via.

"Va bene, Michiru."

Due ore dopo, il mondo le crollò addosso. Una telefonata dall'ospedale la informava che la sua compagna era stata coinvolta in un incidente, un frontale con un tir che aveva perso il controllo.

Non c'era stato nulla da fare.

La cornetta del telefono le cadde sul pavimento, le ginocchia cedettero mentre le lacrime iniziavano a rigare il suo volto.

Il senso di colpa, quel giorno, iniziò a divorare il suo cuore dall'interno, impedendole di parlare per oltre un mese. Quando riuscì finalmente a parlare, le sue parole lasciarono senza fiato la partner che era lì quel giorno.

"Rei, hai novità sul nostro caso?"

 

---

 

"Mi dispiace ispettrice, non volevo farle tornare in mente certi ricordi" il biondo era davvero dispiaciuto dopo aver ascoltato il suo racconto.

"Non preoccuparti di questo Haruka, so che non era tua intenzione dato che non potevi saperlo."

Durante il resto del viaggio nessuno dei due parlò, la prima a dire qualcosa fu l'ispettrice quando ormai erano già seduti al tavolo di un ristorante.

"Haruka."

"Hm?"

"Ti stai divertendo? Non voglio che questa serata sia così pesante."

"Lei si sta divertendo ispettrice?" chiese il ragazzo.

"Molto, mi piace la tua auto" rispose sorridendo, sembrava sincera.

"Come darle torto" rispose Haruka, ricambiando il sorriso. Michiru si sentì decisamente sollevata, aveva paura di aver rovinato la serata.

Certo quello non era un vero appuntamento, ma nulla le vietava di divertirsi no? Dopotutto quel ragazzo era molto simpatico quando voleva e l'ispettrice si sentiva stranamente bene con lui.

Durante la cena parlarono molto, principalmente di argomenti leggeri, trascorrendo una serata davvero piacevole.

"Mi dispiace che la serata sia già terminata ispettrice, mi stavo abituando alla sua compagnia" iniziò Haruka mentre raggiungevano insieme l'auto nel parcheggio.

"Dispiace anche a me."

"Mi dica, tenersi al mio braccio fa parte della copertura?"

"Ti lascio col dubbio" rispose Michiru con un sorrisetto divertito.

"Ribadisco che lei è un diavolo."

Mentre erano sulla strada del ritorno, ancora seguiti dalla volante che li aveva accompagnati tutta la sera, Haruka ricevette un messaggio e chiese all'ispettrice di leggerlo dato lui era alla guida.

"È da parte del tuo amico Yaten, dice che ti sta aspettando" disse Michiru, tenendo il cellulare del biondo tra le mani, tentando di nascondere un'espressione decisamente turbata quando vide la miriade di chat che il ragazzo aveva, ovviamente tutte donne.

"Ah si, gli dica che sto arrivando per favore" l'ispettrice inviò il messaggio come Haruka aveva chiesto, voltandosi verso di lui quando tornò a parlare.

"Ispettrice...ha parlato con Rei?" chiese.

"No, purtroppo è andata direttamente a casa, le parlerò domani."

"Ho capito."

"Dovresti parlarle" suggerì severa.

"Non vuole parlare con me."

"Ha ragione."

"Ma ispettrice-"

"Vuoi che le dica qualcosa da parte tua?" chiese Michiru, un po' le faceva tenerezza.

"Beh sì...domani mattina ci sarà il funerale della madre di Yaten, lei lo conosceva."

"Ho capito, glielo riferirò appena torno a casa."

"La ringrazio davvero, ispettrice."

 

---

 

"Haruka dov'eri finito? Yaten era in pensiero per te!"

"Tu no?" chiese provocandola.

"Certo che si!" rispose arrabbiata Minako.

"Adesso puoi andare, resto io con lui questa notte."

"D'accordo. Vi do la buonanotte allora ragazzi, ci vediamo domani mattina."

I due salutarono Minako e si diressero nella camera da letto del ragazzo dai capelli argentei, dove entrambi si cambiarono i vestiti.

“Devi avere almeno una taglia in meno per quanto mi sta stretta questa maglietta.”

“Non lamentarti stupido.”

"Hai un futon³?" gli chiese il biondo.

"Haruka...in realtà, volevo chiederti di dormire insieme a me...se non è un problema per te" chiese il ragazzo timidamente.

L'amico sorrise e gli accarezzò la testa, prendendo posto nel morbido letto di Yaten, raggiunto poco dopo dall'altro non appena spense la luce.

A differenza del biondo, fece davvero fatica a prendere sonno, tormentato da mille pensieri. Mentre lo guardava, gli tornarono in mente gli anni del liceo, quando dormiva spesso a casa di Haruka per stare lontano da Seiya.

Con una mano prese a toccargli i capelli, carezzandoli dolcemente.

"Vorrei che passassi più tempo con me...come allora" sussurrò al ragazzo addormentato accanto a lui "vorrei che mi guardassi come guardi loro...sai Haruka?"

Yaten aveva il cuore in subbuglio, le forti emozioni che aveva provato in quei giorni adesso si stavano scontrando con quelle che pensava di aver seppellito.

"Tu...credo tu...mi piaccia ancora."

 

Note dell’autore

¹Non so se ci sia bisogno di specificarlo, ma in Giappone, soprattutto nelle case tradizionali o in quelle piccole, è comune avere un tavolino basso e sedersi sul pavimento a differenza nostra.

²A questo personaggio ho deciso di dare l’aspetto di Eudial, una delle Witches 5.

³Vuol dire letteralmente "materasso arrotolato". È il materasso tradizionale della cultura giapponese, interamente in cotone, rigido, sottile e arrotolabile.

 

Ehi, ecco il nuovo capitolo. Vi chiedo scusa per averci messo un po’ di più ma è venuto davvero lungo e volevo assicurarmi che fosse buono.

Aspetto con piacere le vostre recensioni.

 

Taki

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Capitolo 7
*** Minako ***


"Ehi! Non vieni con noi?"

"No, vi ringrazio. Ho già un appuntamento" rispose sorridendo.

"Va bene, divertiti!"

La bionda lasciò l'edificio salutando le compagne di squadra con la mano, dirigendosi al parcheggio, dove qualcosa attirò la sua attenzione.

"Come fai a saltare così in alto?"

Era la voce di un ragazzo, se ne stava appoggiato alla propria auto gialla, tenendo le braccia conserte.

"Haruka! Non c'era bisogno di venire fin qui" disse prima di raggiungerlo per abbracciarlo molto forte, non lo vedeva da tanto tempo.

"Scusa, avevo voglia di vederti giocare" le rispose accarezzandole la testa con una mano.

"Spero tu ti sia divertito."

"Moltissimo, soprattutto quando due ragazze della tua squadra voleva azzuffarsi con l'arbitro."

La ragazza rise, dandogli un buffetto sulla guancia.

"Dai sali, sto morendo di fame!"

"Si!" rispose entusiasta la bionda, entrando nell'auto insieme a lui.

"Abbassa il tettuccio, stasera c'è un bel vento."

"Sei di buon umore vedo" il ragazzo sorrise, accontentandola.

"Ehi si! Ah e più tardi dobbiamo festeggiare la tua vittoria! Sei stato bravissimo. Non ne capisco molto di moto eh, però eri carino mentre stappavi lo champagne sul podio."

"Dai" rispose l'altro ridendo mentre sistemava lo specchietto retrovisore, poi si voltò verso di lei "ti ringrazio. Sono davvero contento che tu abbia visto la mia gara."

"E io sono contenta che tu abbia visto la mia."

"Siamo pari?" chiese ridendo.

"Solo se mi offri da bere!"

"Va bene va bene!"

La bionda accese il cellulare, dando un’occhiata alle note.

“Perché sorridi?” chiese il ragazzo mentre metteva in moto l’auto.

“Niente” rispose, richiudendo lo sportellino e stringendo l’oggetto al petto.

 

---

 

"Seeervizio!"

"Servizio?"

"Alzaaami la paaalla Haaaruka!"

"Si si" rispose ridendo mentre la aiutava a uscire dall'auto, notando che non riusciva a reggersi in piedi.

"Ricordavo reggessi meglio l'alcool sai?"

"Punto!"

"Si si" Haruka non trovò altro modo se non quello di prenderla in braccio per portarla in casa.

"Dove mi porti?" chiese stringendosi molto forte a lui, con le labbra che sfioravano la sua guancia e le braccia intorno al collo.

"A casa mia, sei troppo ubriaca, non posso lasciarti da sola" rispose mentre, nonostante la ragazza tra le braccia, apriva la porta di casa.

"Tocca a meee! Devo serviiire io!" gridò la bionda alzando in alto la mano.

"Sei buffa sai" dopo aver chiuso la porta, si recò nella propria camera, adagiando la ragazza sul letto delicatamente, ma proprio quando stava per lasciarla completamente si sentì afferrare la camicia.

"Minako?"

"Hmm."

"Hmm cosa?" chiese alzando un sopracciglio.

"Qual è il punteggio?"

"Venti a zero per te. Adesso però è meglio che dormi sai?"

Haruka portò una mano su quella della ragazza, tentando di farle lasciare la propria camicia, ma la bionda lo tirò con forza sul letto, mettendosi a cavalcioni sopra di lui.

"M-Minako?"

"Haruka..." sussurrò mentre si sfilava il vestitino, avvicinandosi al ragazzo e guardandolo negli occhi "...fai l'amore con me."

Il ragazzo arrossì e per lui era raro. Di solito quella frase spettava a lui. La cosa che più lo turbava però era il fatto che a sussurrarlo in quel modo così dolce fosse proprio Minako.

La ragazza si avvicinò ancora di più a lui, lasciandogli un bacio sulla guancia.

"Ehi...ascoltami" sussurrò Haruka, fermando la ragazza afferrandola per i polsi, dato che aveva iniziato a mettere le mani dappertutto.

"Hmm?"

"Ascolta...non voglio approfittare di te...insomma...sei ubriaca. Non voglio farlo se non sei in te" le sussurrò gentilmente, non sapendo se la ragazza fosse abbastanza sobria da capirlo.

“Non mi importa…”

“Minako…”

"Sei ingiusto..."

"I-Ingiusto?"

"H-Ho bevuto per..."

La ragazza non riuscì a terminare la frase, crollò tra le sue braccia dopo un sospiro.

Haruka sorrise trovandola dolce nonostante tutto e, assicurandosi di non svegliarla, la sistemò nel proprio letto, rimboccandole le coperte.

"Buonanotte" le sussurrò, prima di dirigersi in salotto per dormire sul divano.

Il giorno successivo, quando si svegliò, era davvero molto confusa. Realizzò dopo qualche secondo di essere in camera di Haruka e in solo intimo.

"C-Che cos'è successo?" si chiese, osservando il vestito corto della sera precedente giacere sul pavimento mentre si metteva seduta.

"Ah ti sei svegliata" Haruka arrivò sorridendo, facendo arrossire l'altra bionda.

"H-Haruka!"

"Ehi" rispose prendendo posto accanto a lei e porgendole una maglietta "puoi mettere questa se vuoi."

"G-Grazie."

"Ah e qui c'è il tuo cellulare" le disse appoggiando sul letto l'oggetto "ho pensato che l'avresti cercato una volta sveglia, ti ho preceduto. Ti era caduto nella mia auto."

Minako prese dalle sue mani l'indumento e raccolse il cellulare, ancora piuttosto imbarazzata, mentre il biondo le si era avvicinato all'orecchio.

"Sta' tranquilla, non è successo nulla" terminata la frase si alzò, baciandole la fronte.

"Alzati, ho ordinato qualcosa da mangiare."

Minako attese che l'altro lasciasse la stanza, prima di aprire lo sportellino e cancellare una nota dal suo cellulare, coprendosi poi gli occhi con il braccio e iniziando a piangere, trattenendosi abbastanza da non farsi sentire.

 

21/05/2005 - Oggi farò l'amore con Haruka.

 

---

 

L'acqua della doccia divenne improvvisamente più fredda, riportandola nel presente.

Girò la manopola e lasciò la cabina, indossando un accappatoio arancione e prendendo posto sul proprio letto, tornando a rivangare il passato.

"Che cosa ho sbagliato?" si chiese sussurrando, venendo poi distratta dal suono di un messaggio.

 

Haruka - 09:12 - Dovresti venire in centrale oggi, dopo il funerale. L'ispettrice vuole farti altre domande e non soltanto a te, anche a Yaten. Si tratta di quello che ti ho raccontato ieri al telefono.

 

Minako non si aspettava qualcosa del genere. Il giorno precedente Haruka l'aveva informata della morte di un'altra ragazza, ma non aveva menzionato nulla riguardo né a lei né a Yaten.

Non vi diede troppo peso, rispose telegraficamente e, dopo essersi ben asciugata, indossò un sobrio abito nero, dirigendosi alla propria auto per raggiungere il cimitero.

 

---

 

"Come ti senti?" chiese poggiandogli una mano sulla spalla.

"Sto bene, ti ringrazio."

"Mi ha fatto piacere dormire con te questa notte."

"A-Anche a me" rispose Yaten, spostando lo sguardo dal suo interlocutore, ben consapevole che Haruka non si fosse accorto di nulla.

"Devo dirti una cosa" iniziò con un tono abbastanza serio il biondo "però non arrabbiarti, so che avrei dovuto dirtelo prima."

"Che c'è Haruka?" chiese il ragazzo dai capelli argentei tornando a guardarlo.

"Sono morte due ragazze con cui sono uscito qualche volta. Una la conoscevi, Maya."

"La tennista...? Dio..." Yaten sgranò gli occhi scosso dalle sue parole, tentò di elaborarle per tornare lucido ma il suo viso non nascondeva la sua reazione.

"Il problema è un altro in realtà...vedi...sospettano di me" il biondo abbassò drasticamente il tono.

L'ultima frase fu quella che decisamente stravolse di più il ragazzo.

"C-Che significa?" gli chiese interdetto.

"Pensano che sia il colpevole" rispose secco.

"M-Ma come..."

"Ovviamente non sono stato io Yaten. Anche l'ispettrice che si occupa del caso lo ha capito, dice che qualcuno vuole incastrarmi."

"A-Ah...e chi?" chiese nervoso, iniziando a guardare un po' impaurito il biondo. Non credeva di certo che fosse stato lui, ma era pur sempre umano.

"Che hai Yaten? Stai bene?" chiese preoccupato, avvicinandosi a lui.

"S-Si!" rispose indietreggiando, comportamento che non passò inosservato al biondo.

"Ascolta, arrivo al punto. L'ispettrice vuole parlare con te e Minako, dovreste andare in centrale."

"Perché?" 

"Ha detto che è il protocollo."

"Lo hai detto a Minako?"

"Cos'è che dovevi dirmi Haruka?" una voce femminile si intromise nella conversazione, raggiungendo i due ragazzi.

"Hai letto il mio messaggio?" chiese il biondo.

"Si" rispose, poi guardò Yaten "possiamo andarci insieme più tardi se te la senti" propose con un sorriso.

"Si, d'accordo" rispose il ragazzo, ancora turbato per la notizia appena ricevuta.

"Yaten."

Il ragazzo dai capelli argentei si voltò, riconobbe subito la voce del fratello maggiore, così come Haruka che si affiancò a lui per proteggerlo.

"Seiya."

"La cerimonia sta per iniziare, vieni."

"Si."

 

---

 

"Grazie di avermi accompagnata, da sola non sarei riuscita a venire."

"Non preoccuparti Rei, sai che puoi contare su di me" le rispose sorridendo l'ispettrice mentre le poggiava una mano sulla gamba.

La mora ricambiò quel sorriso e insieme lasciarono l'auto, per avvicinarsi al gruppo di persone radunato per la sepoltura.

L'ispettrice stava si accompagnando Rei, ma stava anche osservando i comportamenti delle persone lì presenti e, per la precisione, di quattro individui.

Yaten Kou, Minako Aino, Setsuna Meiou e quel biondo presuntuoso di Haruka, che le fece un occhiolino quando si accorse della sua presenza, gesto che le strappò un sorriso.

Le due poliziotte non si avvicinarono troppo, non essendo direttamente legate alla donna scomparsa.

Michiru notò che le persone da tener d'occhio erano tutte vicine, Haruka e Minako tenevano per mano il loro amico, mentre Setsuna se ne stava più dietro. Anche lei scambiò uno sguardo con l'ispettrice, ma la donna dai capelli acquamarina non riuscì a interpretarlo.

Qualche minuto dopo, iniziò l'ultimo saluto.

 

---

 

"Pensavo sarebbe venuta in divisa, non fanno così le ispettrici ai funerali?"

"La mia divisa nera non verrà sprecata per le tue fantasie, inoltre non volevamo dare nell’occhio."

"Lei è proprio crudele ispettrice."

"Lei invece è irrispettoso" ribatté sorridendo.

"Ho fatto quello che mi aveva chiesto, manca soltanto Makoto."

"Va bene, la ringrazio."

"È tornata a darmi del lei?"

"Non siamo più ad un appuntamento."

Il biondo rise ma successivamente notò che Rei si era avvicinata a Yaten.

"Come sta Rei?"

"Meglio, le ho parlato questa mattina."

"Sono contento. La ringrazio per averla avvisata."

"Dovresti parlarle comunque."

"Lo farò. Adesso devo salutarla ispettrice."

Terminata la frase, si allontanò dalla donna andando verso la propria auto.

"Non so se ti ricordi di me" iniziò Rei.

"Me ne ricordo" asserì il ragazzo, guardandola.

"Ne sono contenta, in ogni caso volevo dirti che mi dispiace molto per tua madre."

"Ti ringrazio. Il tuo è stato un pensiero gentile" le rispose sorridendo, avvicinandosi poi al suo orecchio facendo un passo in avanti e lasciando interdetta sia lei che Minako.

"Vorrei che tu sapessi una cosa."

"Dimmi" rispose la donna un po' preoccupata, così come Michiru che si stava pian piano avvicinando.

Il tono che ebbe Yaten sussurrandole quelle parole era davvero strano.

Sembrava sia confortante che triste, sia felice che arrabbiato. Si trattava di un sentimento che Rei non riuscì a definire, così come non riuscì a dare un senso alle parole che aveva sentito. Perché glielo aveva detto e perché adesso?

Terminata la frase si scostò, salutando la poliziotta con un cenno per poi allontanarsi con Minako.

"Va tutto bene Rei?" chiese Michiru, ormai raggiunta l'amica.

"Si...tranquilla" rispose la mora, con un'espressione davvero confusa.

"Che cosa ti ha detto?"

 

---

 

Il buon profumo dei fiori freschi tirò un po' su il morale di Haruka, abbattuto dall'aver rivisto Rei senza poterle ancora parlare.

Tenendo le mani in tasca, entrò nel negozio, facendo suonare un campanellino.

"Ehi Mako!"

"Haru!" lo salutò sorridendo mentre innaffiava alcune piantine accanto al bancone.

"Come stai oggi?" le chiese Haruka, ma l'attenzione di entrambi venne catturata da una serie di rumori piuttosto forti.

"Usagi! Ti sei fatta male?" chiese Makoto, correndo in soccorso dell'amica che era inciampata in un secchio nel retro.

"Ahio! Ma perché devono capitare tutte a me!" gridò disperata e in lacrime, tenendosi il ginocchio.

"Forse perché sei un'imbranata da primo premio" Haruka raggiunse le due ragazze, senza perdere occasione per prendere in giro la buffa biondina.

"Se sei venuto a prendermi in giro puoi anche andartene Haruka!" gli rispose, con una linguaccia.

"Dai non litigate" intervenne la bruna mentre aiutava Usagi con la ferita "piuttosto, che cosa ti serve Haruka?"

"Beh" iniziò, grattandosi la nuca "mi servirebbero dei fiori per una tomba."

"Oh...cos'è successo?" gli chiese la bionda mentre si rialzava.

"Parli di quella ragazza dell'hotel?" chiese invece Makoto.

"No, si tratta della madre di Yaten."

"Ho capito, mi dispiace davvero molto, te ne preparo subito un mazzo" rispose la fioraia mentre prendeva l'occorrente.

"Povero Yaten...speriamo riesca comunque a gareggiare" asserì Usagi, con tono preoccupato.

"Quand'è la prossima partita?"

"Tra quattro giorni."

"Vedrai che si riprenderà e riuscirai a fare delle bellissime fotografie" rispose Haruka sorridendo.

"Lo spero davvero, sai le ultime sono piaciute moltissimo al redattore. Adesso devo andare, vi saluto!" la bionda rischiò di cadere nuovamente mentre lasciava il negozio, ma Haruka la acchiappò prontamente e finalmente riuscì a uscire senza farsi del male.

"Ecco qui."

"Grazie mille. Quanto ti devo?" le chiese, mentre prendeva dalle sue mani il mazzo di fiori.

"Tranquillo, offro io."

"Sei gentile" le sorrise.

"Ma figurati" ricambiò guardandolo con i suoi occhi verdi.

"Senti Mako, devo dirti una cosa."

"Riguarda quell'omicidio?"

"Beh si, più o meno. L'ispettrice che si occupa del caso vuole parlare con te, dovresti andare in centrale oggi."

"Ma hanno già parlato con me, è venuta un'agente."

"Davvero?"

"Si, una donna dai capelli scuri. Perché vogliono farmi altre domande?"

"Capelli scuri?" Haruka penso subito potesse trattarsi di Rei, ma scosse la testa "non importa. Probabilmente è perché vedi...è morta un'altra ragazza."

"Ah...mi dispiace..." la ragazza sembrò piuttosto turbata "d'accordo, verrò...però-"

"Non preoccuparti di quello, ti accompagno con la mia auto."

 

---

 

"Non so perché mi abbia detto quella frase, ma quello che mi preoccupa di più è il tono."

"Nemmeno io, è piuttosto strano" confermò Michiru mentre parlava con Rei del comportamento di Yaten.

"Scusami Michi, non dovremmo parlare di questo mentre siamo in ufficio."

"Tranquilla, è ok. Sono tua amica" le sorrise "vedi, forse quel Tenou non è così male, dovresti dargli almeno la possibilità di parlarti."

"Dici? Resta comunque un donnaiolo" rispose Rei con un tono decisamente severo.

"Può darsi, ma mi sembra una brava persona."

"Non era questo che pensavi l'ultima volta che abbiamo parlato di lui" chiese Rei piuttosto confusa, ricordando quanto fosse stata ostinata verso di lui per quanto riguardava il caso.

"Beh, ho cambiato idea. Sai ieri-"

"Ispettrice!" la voce di Noboru, questa volta, spaventò Michiru facendola letteralmente saltare sulla sedia.

"Devo mettere un catenaccio a quella porta" sussurrò piuttosto arrabbiata, voltandosi verso di lui mentre lo guardava con un sopracciglio decisamente troppo alzato "che cosa c'è!?"

"S-Sono arrivati!"

"Arrivo subito" rispose alzandosi.

"Michi aspetta."

"Hm?"

"Voglio venire anch'io" affermò piuttosto determinata.

"Sei sicura di farcela?"

"Certo."

Michiru sorrise e, con al suo fianco Rei, raggiunse la sala degli interrogatori dove avrebbe parlato con i veri sospettati di quel caso così intricato.

 

---

 

"Domani dovrò partire di nuovo."

"Quando tornerai a trovarmi?" gli chiese, appoggiando la testa alla sua spalla.

"Tra qualche gara credo" le rispose, accarezzandole i capelli.

"Sei sempre in giro per il mondo tu" lo rimproverò la bionda.

"Scusa, scusa" rispose l'altro ridendo "ti mancherò?"

"Molto."

"Allora guardami ancora in tv."

"Stupido, l'avrei fatto lo stesso" ribatté la ragazza, aprendo lo sportello dell'auto in cui erano seduti a guardare il tramonto.

"Dove vai?" chiese alla bionda che aveva appena lasciato l'auto.

"Voglio fare il bagno" rispose, incamminandosi sulla spiaggia che avevano davanti, per raggiungere il mare.

"Ehi aspetta!" il ragazzo lasciò l'auto, raggiungendo la ragazza con una corsetta "Minako!" il biondo le afferrò un braccio per fermarla "non abbiamo nemmeno il costume."

"Che importa? Facciamolo e basta" gli rispose tirandolo con sé verso l'acqua.

"Sei una stupida, ti verrà la febbre."

"Verrà a entrambi" rispose mentre si toglieva la maglietta e successivamente i pantaloncini, facendo arrossire il ragazzo davanti a sé "così resterai più tempo con me."

"Ottimo piano, te lo riconosco" ribatté ridendo, togliendosi anche lui i vestiti e seguendola in acqua dove, dopo un paio di schizzi, entrambi si calmarono, avvicinandosi.

"Haruka."

"Dimmi" le rispose, abbracciandola quando si ritrovarono abbastanza lontano da essere lui l'unico a toccare il fondo.

"Promettimi una cosa."

"Di non farti affogare?" la bionda rise.

"Quello era implicito scemo."

"Va bene va bene."

"Promettimi che tornerai sempre da me."

Haruka sorrise, poggiando la fronte contro quella della ragazza che reggeva.

"Promesso."

 

---

 

"Lei è la signorina Aino, giusto?"

"Si."

"Bene, io sono l'ispettrice Kaiou, mentre lei è l'agente Hino."

"Piacere di conoscervi. Avrei una domanda ispettrice" iniziò Minako, dopo aver guardato bene le due donne "ha già una mia deposizione no? Perché mi ha richiamata?"

"La sua deposizione riguardava la prima vittima, ma come le avrà già spiegato il suo amico, c'è ne un'altra."

"Si, me lo ha detto. Si tratta di Maya vero?"

"Esatto" l'ispettrice le mostrò le foto di entrambe le vittime "dove si trovava la notte dell'omicidio?"

"A casa, Yaten potrà confermarlo, mi ha accompagnata lui a casa."

"Il signor Kou? Verificheremo" Michiru si appuntò quell'informazione "che rapporto aveva con queste due ragazze?"

"La prima, Naomi, la conoscevo soltanto di vista. Maya invece era mia amica, anche se in realtà la vedevo soltanto ad alcuni eventi" mentre Minako parlava all'ispettrice i suoi occhi erano concentrati su Rei che anche questa volta, com'era accaduto con Setsuna, non capì.

Michiru se ne accorse.

"Signorina Aino, qual è il suo rapporto con Haruka?" lo sguardo della bionda tornò all'ispettrice, mentre Rei si chiedeva cosa avesse in mente la sua partner.

"Siamo amici."

"Davvero?"

"Certo" rispose sicura.

"Sa, l'altro giorno, quando siete andati al cinema tutti e tre insieme, c'ero anch'io."

"Ma che dice?" chiese la ragazza confusa, e non era la sola. Anche Rei ne era all'oscuro.

"Non sto mentendo. Ho guardato anch'io Poseidon assieme a voi e l'ho vista signorina Aino, stringersi a lui in quel modo" continuò Michiru, con un tono decisamente provocatorio.

"Che cosa vorrebbe insinuare?" chiese Minako piuttosto innervosita dal tono dell'ispettrice.

"Credo che lei sia innamorata di Haruka e che la sua gelosia sia il movente di questi omicidi."

"Michi smettila adesso..." intervenne Rei, trovando piuttosto rude il comportamento della partner.

"So cosa sta cercando di fare" Minako teneva la testa bassa, il tono appena udibile "vuole che io mi arrabbi con lei, così potrà usarlo contro di me."

La risposta della bionda stupì entrambe le donne.

"Tutto quello che ha detto è falso, siamo soltanto amici e adesso, se non ha altre domande sul caso, vorrei andarmene."

Michiru alzò un sopracciglio, non si aspettava quella reazione da lei.

"Un'altra ce l'ho" rispose, mettendo sul tavolo quattro fotografie "secondo lei, quale tra questi potrebbe essere l'assassino?" 

Questa volta l'ispettrice riuscì a turbare seriamente la bionda.

"Un momento...perché ci sono Haruka e Yaten?" chiese quasi tremando, sembrava spaventata.

"Risponda alla mia domanda" ribatté freddamente Michiru.

Minako allontanò dal gruppo quella del biondo e osservò le altre tre fotografie, oltre a Yaten c'erano Setsuna e la fioraia amica di Haruka.

"Non so cosa dirle...ma sono certa che anche Yaten sia innocente, lo conosco bene. Dovrebbe escludere sia lui che Haruka dai sospettati."

"Ne è così sicura perché è lei l'assassina, signorina Aino?" la provocò ancora Michiru, tentando di metterla alle strette.

"Michiru adesso basta, stai esagerando" Rei sembrò davvero arrabbiata in quell'istante.

"Da che parte stai Rei?"

Rei? Dunque era questo il suo nome. Minako se lo stava chiedendo dalla mattina, quando Yaten le aveva sussurrato qualcosa senza darle alcuna spiegazione. Eppure quel nome non le era nuovo.

"Dalla tua ovviamente, ma non puoi spaventare così questa ragazza."

"Non la sto spaventando" ribatté Michiru.

"Non vedi che sta tremando? Dalle tregua."

L'ispettrice sospirò, passandosi una mano tra i capelli prima di tornare a guardare la bionda.

"Che cosa può dirmi delle altre due?"

"Hm...Setsuna è l'avvocato di Haruka, so che si conoscono da molto, ma non so quasi nulla su di lei. La fioraia invece, com'è che si chiama?"

"Makoto." rispose Rei.

"Ah si, lei. So che lei e Haruka sono amici da un po' e che è lì che lui compra sempre i fiori per le sue accompagnatrici."

"È così che chiama le sue ragazze da una notte?"

"Ha qualche altra informazione su di lei?" Rei intervenne, decisamente spazientita dall'atteggiamento provocatorio di Michiru.

"Mi dispiace, la conosco davvero poco."

"Va bene, la ringrazio, abbiamo finito."

"Rei aspetta io-"

"Ho detto che abbiamo finito" ribatté Rei.

Michiru non le rispose, si limitò a uscire dalla stanza per andare presumibilmente a prendere del caffè. Nel frattempo Rei si avvicinò a Minako, che stava per andare via.

"Ascolta, mi dispiace per la mia partner."

"Non si preoccupi agente" le sorrise.

"Volevo dirti che mi dispiace per la tua situazione, so come ci si sente."

"Quale situazione?" chiese confusa la bionda, incrociando quegli occhi viola decisamente a lei familiari.

"Sai cosa intendo, insomma vedere Haruka sempre circondato da ragazze-"

Improvvisamente Minako ricordò dove aveva già sentito quel nome e realizzò anche cosa probabilmente Yaten le avesse sussurrato quella mattina.

"Non si deve preoccupare, non c'è nessun problema. Come ho già detto all'ispettrice, siamo soltanto amici."

 

---

 

"Sei pronto? Guarda che perderai l'aereo."

"Arrivo! Sto prendendo le ultime cose" le rispose il biondo dalla propria camera, mentre in realtà si stava ancora vestendo.

Nel frattempo Minako stava preparando lo zainetto del pilota come da lui richiesto, quando qualcosa cadde dal portafoglio che stava mettendo all'interno.

"Hm? E questa?" la bionda si piegò per raccoglierla, si trattava di una fotografia, una donna dai lunghi capelli corvini e degli occhi dalle sfumature viola.

"Haruka è pronto?” Ho già portato in auto la sua valigia" Yaten spaventò la ragazza, arrivando all'improvviso, facendola sussultare “scusa non volevo spaventarti, ho appena messo la sua valigia in auto” continuò, notando poi che la ragazza stava guardando qualcosa "che cos'hai in mano?"

"È caduta dal suo portafoglio. La conosci?" gli chiese mostrandogliela.

"Ah si, è Rei."

"Rei?"

"Non te ne ha mai parlato?"

"Veramente no" rispose la bionda piuttosto confusa "ma adesso sono curiosa."

Yaten sospirò, guardando di lato.

"Rei...è stata la sua unica fidanzata."

 

Note dell’autore

Ehi questa volta non ho nessun termine da spiegarvi. Detto questo eccovi il nuovo capitolo, volevo ringraziare tutti quelli che la stanno seguendo, quando ho iniziato pensavo sinceramente che nessuno l’avrebbe letta.

Vi ringrazio ancora e vi do appuntamento al prossimo capitolo che, esami permettendo, tenterò di scrivere nei prossimi giorni.

Taki

 

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Capitolo 8
*** Yaten II ***


"Ma dove si è cacciato?" si chiese il ragazzo dai capelli argentei, osservando l'orologio che aveva al polso.

Yaten sospirò, sedendosi su una panchina poco distante, con le gambe accavallate, in attesa del suo amico ritardatario.

Qualche minuto dopo, la sua attenzione venne catturata dal suono di un'auto che accostò davanti a lui.

"Scusami per il ritardo!"

Il ragazzo sorrise, avvicinandosi alla decappottabile gialla, ma la sua espressione cambiò quando notò che il ragazzo non era da solo. Accanto a lui, infatti, c'era una ragazza dai lunghi capelli corvini che indossava una divisa scolastica.

Il ragazzo al volante accostò, uscendo successivamente dall'auto e avvicinandosi a lui.

"Ehi Yaten, spero tu non sia arrabbiato" chiese con un tono piuttosto dispiaciuto.

"Non preoccuparti, sono abituato dal liceo ai tuoi ritardi" gli rispose secco, puntando lo sguardo sulla ragazza.

"Che guardi?" chiese il biondo, agitando una mano davanti al suo viso.

Yaten scosse la testa, guardando il suo amico.

"Chi è quella?"

"Ah si, volevo giusto presentartela" rispose sorridendo, raggiungendo il lato del passeggero per aprirle la portiera.

Il ragazzo dai capelli argentei alzò un sopracciglio, avvicinandosi a entrambi.

"Lei è Rei" iniziò il ragazzo, mentre l'altra si inchinava educatamente "è la mia fidanzata."

Yaten non riuscì a credere a quelle parole in un primo momento, penso di essersi sbagliato, di aver sentito male, ma quando Haruka ripeté quelle parole, sorridendo alla ragazza al suo fianco, sentì una stretta al cuore.

"È un piacere conoscerti" asserì la mora.

"N-Non...non me ne avevi parlato" rispose, tentando di mostrarsi indifferente.

"Diciamo che in questi mesi sono successe un po' di cose" Haruka e Rei si scambiarono sguardi complici, seppur innocenti, la loro intesa, agli occhi di Yaten, sembrò piuttosto forte.

"Allora, andiamo al cinema o no?" chiese il biondo, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Si."

 

---

 

"Maledetta Rei, certe volte non la capisco" sospirò l'ispettrice mentre si dirigeva nel parcheggio della centrale, per prendere una boccata d'aria.

Una volta fuori, tirò un calcio ad uno scatolone che giaceva sull’asfalto.

"Tutto bene ispettrice?" una voce familiare dal tono arrogante la fece sobbalzare, si voltò così verso il biondo che se ne stava appoggiato al muro dietro di lei.

"Mi hai spaventata, pensavo di essere da sola."

"Come ha fatto a non accorgersi di me? Ero praticamente accanto alla porta" le rispose ridendo, mentre si toglieva la sigaretta dalla bocca per buttar fuori il fumo.

"Sta' zitto, ho quasi rovesciato il mio caffè per colpa tua!" rispose la donna con un sopracciglio alzato. Di contro, Haruka si avvicinò a lei.

"Sbaglio o mi ha dato del tu?"

"S-Sbaglia" Michiru si accorse solo in quell'istante di averlo fatto, arrossendo lievemente, mentre l'altro tornò al muro con un'aria soddisfatta.

"Che le è successo?"

"Ho fatto arrabbiare Rei" rispose, appoggiandosi anche lei al muro, accanto al ragazzo.

"Benvenuta nel club."

"Non fare lo scemo."

"Lo ha fatto di nuovo ispettrice."

"Lei mi da proprio sui nervi lo sa?" rispose Michiru, facendo attenzione stavolta.

Il ragazzo rise, continuando "che ha combinato per farla arrabbiare così tanto da cacciarla qui fuori?"

"Non mi ha cacciata, sono stata io ad uscire."

"Hmhm."

"Hmhm cosa?" l'ispettrice gli diede uno spintone sentendosi presa in giro, ma al ragazzo non sembrò dispiacere.

"Confessi ispettrice" Michiru sospirò.

"Ho esagerato con la signorina Aino."

"Parla di Minako?" il biondo si voltò verso di lei.

"Si, Rei dice che l'ho spaventata con le mi-" l'ispettrice non riuscì a terminare la frase poiché interrotta dalla risata del biondo, piegato sulle ginocchia.

"Ma cos'hai da ridere?"

"S-Scusi ispettrice! Non riesco a immaginarla spaventosa!" le rispose agitando le mani mentre rideva.

"Ho una gran voglia di prenderti a calci."

Il ragazzo si rialzò, asciugandosi le lacrime che gli erano uscite per il troppo ridere.

"Può anche continuare a darmi del tu se proprio non ci riesce ispettrice."

Michiru era a un passo dal colpirlo ma qualcosa la fermava, forse perché, dopotutto, gli piaceva quella persona e con lui si divertiva sempre.

"Piuttosto, lei" questa volta marcò bene il pronome "che cosa ci fa qui? Non l'ho convocata."

"Ho accompagnato Makoto, sa, lei non guida l'auto."

Michiru si fermò a riflettere per qualche istante. Il negozio di fiori si trovava effettivamente molto vicino sia all'hotel Sunrise che all'appartamento dell'ultima vittima, non avrebbe avuto bisogno di un'auto, a differenza degli altri.

"Tienimi questo" gli disse, porgendogli il proprio caffè.

"Ma che combina?" le chiese Haruka, notando che stava scrivendo qualcosa sul taccuino "piuttosto, non dovrebbe rientrare per interrogare gli altri?" l'altra sospirò alla domanda.

"Ho provato a rientrare ma Rei mi ha detto che voleva interrogare Yaten da sola."

"Ha ragione."

"Prego?"

"Se ha spaventato Minako, con Yaten avrebbe fatto anche di peggio."

"Devo prenderla come un'offesa?" chiese con il sopracciglio alzato mentre riponeva il taccuino per riprendersi il caffè, che Haruka allontanò.

"Ma che fa?"

"Lo sa ispettrice..."

"Hm?"

"Non avevo notato che i suoi occhi erano così blu l'ultima volta. Non ero abbastanza vicino."

Michiru arrossì, presa alla sprovvista da quel complimento, allungò la mano per riprendersi il caffè e si voltò, senza dire nulla.

"Ispettrice?"

“Non sapevo fumassi.”

Il ragazzo alzò un sopracciglio, confuso dal suo cambio di argomento.

“Non lo faccio spesso, ma qualche volta mi viene voglia.”

“Ho capito”

“Ispettrice ho detto qualcosa che non va?”

"No, tranquillo. Meglio se rientro" la donna rispose così, lasciando il ragazzo solo con la sua sigaretta.

 

---

 

"Haruka..."

"Hm?"

"Sono contento di essere ancora tuo amico dopo tutto questo tempo sai."

"Davvero?" chiese il biondo mentre sorseggiava un succo di frutta.

"Si, non ti nascondo che spesso ho avuto paura di perderti..."

"Non devi aver paura di quello Yaten" rispose l'altro piuttosto sicuro "noi saremo amici per sempre."

"Già..."

“Come sta andando il campionato?”

“Direi bene, abbiamo vinto tre partite di fila” rispose il giovane pallavolista.

“Sono sicuro che sei stato il migliore in campo.”

“Ma va, non esagerare”

Haruka si alzò dalla panchina su cui erano seduti, buttando via il cartone vuoto della bibita e volgendo lo sguardo all'altro "grazie per la compagnia, adesso devo andare."

"Dove?"

"Minako mi ha chiesto di vederci."

"Ah...d'accordo."

"Va tutto bene?"

"Ultimamente passi molto tempo con lei."

"Sei geloso?" Haruka lo chiese ridendo, come fosse una battuta tra amici, ma si preoccupò quando vide l'altro non rispondere.

"Yaten?"

"Va tutto bene, va' pure."

"Sei sicuro?"

"Si."

 

---

 

"Dato che hai confermato la versione di Minako, entrambi avete un alibi per il secondo omicidio, anche se nulla esclude che possiate aver lasciato casa più tardi. Detto questo, a differenza della sua amica, lei non ne ha uno per il primo, signor Kou."

"Quella sera avevo un allenamento importante, sono andato a mangiare con la squadra più tardi...saranno state circa le dieci. Dopo sono tornato a casa" rispose Yaten, torturandosi nervosamente una ciocca di capelli, sembrava molto teso.

"Va tutto bene Yaten?" chiese Rei, ignorando le formalità, vedendolo in quello stato.

"Si...è solo che non pensavo che Haruka fosse coinvolto...tutto qui."

Rei stava per rispondere al ragazzo, ma la sua attenzione venne catturata dall'entrata di Michiru, che prese posto accanto a lei sussurrando "scusami per prima."

"Va bene, ma parlo io" rispose l'altra ancora a bassa voce e l'ispettrice annuì.

Rei prese, come aveva fatto prima anche la partner, alcune fotografie, mostrandole al ragazzo, ma cambiò la domanda.

"Ha qualche informazione utile riguardo queste persone? Ha notato qualcosa di strano?"

Yaten osservò le fotografie, i soggetti erano gli stessi dell'interrogatorio precedente, fatta eccezione per lui stesso, sostituito da Minako.

"La persona che conosco di meno tra loro è decisamente lei, non so assolutamente nulla sul suo conto" il ragazzo dai capelli argentei poggiò l'indice sul viso di Makoto "l'unico punto che abbiamo in comune sono due persone."

"Sarebbero?"

"Come immagina una è Haruka, l'altra è una ragazza di nome Usagi."

"Usagi?" Rei alzò un sopracciglio, piuttosto preoccupata, sperava con tutto il cuore che non si trattasse della stessa Usagi, così come Michiru, che assunse un'espressione simile.

"Si, è una fotografa sportiva, Minako non ve l'ha detto?" a quel punto le due donne si rassegnarono, la probabilità era davvero alta.

"Può descriverla?"

"Beh è bionda, ha una pettinatura assurda, è goffa-"

"Si è decisamente lei" Rei e Michiru risposero insieme, per poi sospirare.

"La conoscete?" chiese il ragazzo confuso.

"Si, più o meno" rispose Rei "e di lei cosa può dirmi invece?" chiese puntando la foto di Setsuna.

"Ah si, andavamo a scuola insieme, tutti e tre" Yaten rispose con uno sguardo quasi malinconico.

"Tutti e tre?"

"Io, Haruka e Setsuna."

Le due donne rimasero piuttosto scioccate dalla rivelazione, mentre Rei iniziò a pensare che probabilmente l'avvocato l'aveva fissata in quel modo il giorno prima poiché l'aveva riconosciuta, seppur alla poliziotta il suo viso non diceva nulla.

"Era di un anno più grande, però ci vedevamo molto spesso. Lei e Haruka sono amici da tantissimo tempo a quanto ne so, da prima che lo conoscessi."

"Com'era la divisa della vostra scuola?" Michiru intervenne, sembrando stranamente interessata.

"La divisa?" chiese Yaten confuso "beh...pantaloni e cravatta blu scuro...camicia bianca...giacca grigia, ma perché me lo chiede?"

"Curiosità."

Rei alzò un sopracciglio, ignorando il motivo di quella domanda, e continuò l'interrogatorio.

"Cosa mi dice di Minako invece?"

"Ah, lei è mia amica da più o meno due anni, l'ho conosciuta tramite la pallavolo, giochiamo nello stesso palazzetto."

"Rei posso continuare io?" chiese l'ispettrice.

"Va bene, ma se esageri-"

"Non preoccuparti, lascia fare a me" la rassicurò Michiru. Rei acconsentì, ma non sembrava fidarsi delle parole della partner.

"Signor Kou, che rapporto ha con Haruka?"

"Michi..." la mora sospirò.

"Siamo amici dal liceo, lui mi ha sempre protetto, il nostro è un legame molto forte, è il mio migliore amico."

"Davvero?"

"Si" rispose il ragazzo con un sorriso.

"So che Haruka è un pilota professionista, quindi si assenta davvero spesso e quando è in Giappone passa tutto il suo tempo con molte ragazze, non ha paura che il vostro legame possa spezzarsi?"

Yaten cambiò espressione, le parole di Michiru avevano tirato fuori uno dei suoi più grandi timori, perdere Haruka.

"N-No, non ne ho. Il nostro legame è molto forte."

"Ho capito. Quindi non pensa che potrebbe essere sostituito da qualcun'altro?"

"Dove vuole arrivare ispettrice?" le chiese con un tono piuttosto nervoso, tentando di mascherare le sue emozioni con un sorriso.

Michiru afferrò le fotografie che aveva sul tavolo, lasciando lì soltanto quella del biondo, e le sollevò per mostrargliele.

"Non ha paura di essere sostituito da una di loro? Magari è già successo."

Yaten sgranò gli occhi, la paura e l'incertezza sul suo volto erano fin troppo evidenti, l'ispettrice se n'era accorta.

"N-no..." sospirò, abbassando la testa mentre mentiva a se stesso, ma Michiru aveva ottenuto quel che voleva. A differenza di Minako, il ragazzo aveva reagito alla sua provocazione esattamente come si aspettava.

"Abbiamo finito signor Kou, può andare."

Yaten alzò la testa, confuso. Le domande di Rei erano state piuttosto semplici, ma non appena l'ispettrice era intervenuta, il suo tasto dolente era stato schiacciato con forza. Quella donna non era stupida.

Yaten salutò con un cenno le due donne e lasciò la stanza, tornando da Minako e Haruka, che lo stavano aspettando accanto a dei distributori automatici insieme a Makoto, sulla quale cadde lo sguardo del ragazzo.

"Hai visto la sua reazione?" chiese l’ispettrice alla sua partner, quando l’indiziato aveva ormai lasciato la stanza.

"Si, l'ho vista Michiru. Che cos'hai in mente?"

 

---

 

"Haruka dove vai?"

"Devo passare da un'amica, perché me lo chiedi?"

"Aspetta..." gli chiese, afferrandogli un lembo della camicia, fermandolo dal lasciare il proprio appartamento.

"Che c'è Yaten?" chiese l'altro, confuso, voltandosi verso di lui.

"Non puoi restare un altro po'? Sei appena tornato dal Portogallo e siamo stati insieme soltanto un paio d'ore..." il tono del ragazzo era decisamente molto triste.

"Non preoccuparti, quando tornerò passerò la serata con te, promesso" rispose il biondo, sorridendo.

"Non puoi proprio rimandare? Che c'è di tanto importante?"

"Voglio accompagnare Mako in ospedale, non mi va di farla andare da sola."

"Perché?"

"Perché cosa?" chiese alzando un sopracciglio.

"Perché c'è sempre qualcuno o qualcosa che ti porta lontano da me Haruka?" il ragazzo aveva gli occhi lucidi e la voce tremolante.

"Yaten..." il biondo si avvicinò a lui, accarezzandogli la testa affettuosamente "non hai bisogno di sentirti così" continuò, prendendo il suo viso tra le mani "sai quanto io tenga a te no?"

"Si, lo so...però-"

"Nessun però. Stasera tornerò da te e giocheremo tutta la notte come facevamo da ragazzini, ti va?"

"S-Si, va bene."

"Perfetto" Haruka spostò le mani dal suo viso, ma il ragazzo le afferrò.

"Hm?"

"Non…” Yaten sospirò, avrebbe voluto dire mille cose al suo amico, ma non ci riuscì “...dimenticare gli occhiali."

"Ah si, giusto" rispose il biondo ridendo, indossando successivamente gli occhiali che usava per non farsi riconoscere in pubblico.

"Allora ci vediamo dopo?"

"Si."

 

---

 

"È un piacere rivederla agente, sta meglio?"

"Si, la ringrazio" rispose Rei un po' imbarazzata iniziando l'interrogatorio assieme a Michiru.

Le porsero le stesse domande che avevano fatto agli altri due indiziati, ma a differenza loro, Makoto non conosceva affatto le due vittime.

Quel che sapeva di loro era il nome e poche altre informazioni che Haruka le raccontava quando doveva incontrarle.

"Dove si trovava la sera del primo omicidio?"

"A casa, come sicuramente già sa, abito nell'appartamento sopra il negozio" tra i tre sospettati, Makoto sembrò loro la più tranquilla.

"Può dimostrarlo?" chiese la mora.

"Si, ho una telecamera di sicurezza davanti al negozio, potete controllarla."

"La sera del secondo omicidio invece?"

"Ero con la mia amica Usagi, potete chiedere a lei. Abbiamo guardato un film assieme fino a tardi."

"Intende Usagi Tsukino vero?"

"Si esatto, la conosce agente?"

"Beh...si, più o meno" rispose Rei grattandosi la nuca piuttosto imbarazzata, mentre la faccia buffa della bionda le si palesava in mente. Successivamente la mora si voltò verso Michiru, aspettandosi lo stesso gioco che aveva fatto con Minako e Yaten.

"Che rapporto ha con Haruka?" chiese prontamente l'ispettrice.

"Mi ha aiutato in un momento difficile, siamo amici."

Michiru fece una smorfia a quelle parole. Dicevano tutti la stessa cosa, 'siamo amici'.

"Momento difficile?" chiese alzando un sopracciglio.

"Beh vede, ho avuto un'incidente e ho frequentato l'ospedale per molto tempo. Lui c'era e mi è stato vicino, sa in quel periodo era in pausa dal motomondiale a causa di un braccio rotto."

L'ispettrice se lo appuntò, avrebbe sicuramente chiesto al biondo altre informazioni su di lei, così come per gli altri.

Ancora una volta tirò fuori le fotografie degli indiziati, ma la risposta della donna la turbò.

"Mi dispiace ispettrice, ma se vuole chiedermi delle informazioni su di loro non le sarò molto utile" asserì con un tono gentile, quasi dispiaciuto "non conosco affatto quelle persone. Tutto quello che so viene dai racconti di Haruka o di Usagi, ma non credo di averci mai parlato."

"Non ha davvero nessuna informazione? Nemmeno una sensazione, non so?" chiese l'ispettrice piuttosto interdetta.

"Mi sembrano brave persone, rendono felice il mio amico."

"Ho capito."
 

---


“Ehi ti hanno tenuta davvero per poco rispetto a loro due.”

“Beh credo sia perché non sapevo molto, dopotutto” rispose la ragazza dai capelli castani, guardandosi poi intorno.

“Dove sono i tuoi amici?”

“Ah sono andati via, avevano gli allenamenti.”

“Mi dispiace che tu abbia dovuto aspettarmi.”

“Tranquilla Mako, vieni, ti accompagno al negozio” la rassicurò il ragazzo, dirigendosi con lei verso il parcheggio sul retro, dove poco prima aveva parlato con Michiru.

“Che cosa ti hanno chiesto?”

“Sei curioso?”

“Un pochino” rispose ridendo.

“Domande piuttosto comuni, puoi immaginare se hai visto almeno un poliziesco.”

“Niente di particolare?”

“A dire il vero, una domanda mi ha sorpresa. Mi hanno chiesto di noi.”

“Noi?” chiese Haruka, piuttosto confuso, mentre entrava in auto con lei.

“Si. L’ispettrice mi ha chiesto che rapporto abbiamo.”

Il biondo rise a quella risposta, ma Makoto non ne capì il motivo.

Più tardi, quando la riaccompagnò in negozio, la bruna lo invitò in casa, dove trascorsero insieme qualche ora.

 

---

 

“Pensi ancora a lei?”

“Qualche volta, quando sono da sola e non lavoro.”

“Come ti fa sentire?”

La donna sospirò.

“Vedi, il fatto è che sono davvero stanca di sentirmi in colpa.”

“Che cosa intendi Michi?” chiese l’uomo dai capelli scuri, guardandola.

“Vorrei poter fare quello che voglio senza dovermi sentire la cattiva della situazione.”

“Michi, non devi sentirti in colpa per aver fatto quello che ti rende felice. Devi pensare anche alla tua serenità, a quello che ti fa stare bene, non soltanto agli altri.”

“Ma così finirei per ferire qualcuno...è già successo...e lo sai anche tu.”

“Non è stata colpa tua quella volta, anche se continui a pensarlo.”

“Se lo dici tu…”

“Michi.”

“Hm?”

“Sono contento che tu abbia voluto recuperare la nostra seduta, ero molto preoccupato per te. Vorrei che tu imparassi a prendere la tua vita con più leggerezza, senza tener conto di quello che gli altri penseranno di te.”

“Ma Mamoru io-”

“Devi imparare a volerti più bene. Fa’ quello che ti fa stare bene.”

“Quello che mi fa stare bene dici?” l’ispettrice rifletté qualche secondo, afferrando poco dopo il cellulare.

“Ti ringrazio Mamoru, seguirò il tuo consiglio” asserì Michiru, lasciando quasi di corsa il suo studio.

“Aspetta Michi! Dove vai?”

 

---

 

"Davvero?" chiese il biondo ridendo.

"Davvero, non so quante volte sia inciampata in quel secchio, nonostante gli cambi posto ogni volta riesce comunque a beccarlo" rispose la bruna ridendo nel raccontare le disavventure di Usagi.

Lo squillo improvviso del cellulare del biondo interruppe la conversazione, il ragazzo aprì lo sportellino per controllare chi fosse, ma non conosceva quel numero.

 

"Pronto?" rispose, piuttosto curioso.

"Haruka?"

"Ispettrice?" il biondo alzò un sopracciglio decisamente confuso.

"Ha riconosciuto la mia voce?"

"Certo" alla risposta del ragazzo seguì un breve silenzio dell'altra, interrotto da lui stesso.

"Come ha avuto il mio numero?"

"Le ricordo che lavoro in polizia."

"Non fa una piega" asserì il ragazzo, continuando "perché mi ha cercato ispettrice?

"Possiamo vederci?"

"Quando?"

"Adesso."

"Beh non credo sia un problema, ma è successo qualcosa ispettrice?"

"No, stia tranquillo, è tutto ok. Dove si trova adesso? Verrò a prenderla."

"Da Makoto."

"Arrivo."

 

"Tutto bene Haruka?" chiese la bruna quando l'altro staccò il cellulare.

"Si si, era l'ispettrice, dice che voleva vedermi."

"Spero non sia successo nulla."

"Lo spero anch'io."

 

---

 

"Ma buonasera ispettrice."

"Buonasera a lei" rispose al biondo mentre lo guardava entrare nella propria auto.

"Questi sono per lei" le disse Haruka sorridendo, porgendole un mazzo di fiori, al quale la donna rise.

"Che ha da ridere?"

"Pensavo che il negozio chiudesse alle otto."

"Ma io sono un cliente speciale, e poi non potevo presentarmi a mani vuote dato che è venuta fin qui per me."

"Immagino che sia questo il suo modo di ammaliare le ragazze."

"Ehi se dice così mi offende, mi fa sembrare cattivo."

"Quindi è qui che abita la tua amica fioraia?" chiese osservando la vetrina del negozio sottostante, particolarmente carina.

"Si esatto, l’ho accompagnata a casa e sono rimasto un po’ qui con lei, lì c’è la mia auto vede?" rispose indicando la propria auto, parcheggiata davanti al negozio.

"Vedo. Questo posto è molto carino, ma dev’essere scomodo dover passare dal negozio per uscire."

"No si sbaglia, ho usato la porta sul retro."

"Retro?" Michiru alzò un sopracciglio.

"Si esatto, qualcosa non va?" l'ispettrice rifletté qualche istante, recuperando il cellulare dalla tasca del cappotto.

"Scusami un secondo" la donna lasciò l'auto per fare una telefonata, appoggiandosi con la schiena alla portiera.

 

"Michiru?"

"Rei, sei ancora al lavoro?"

"No, sto tornando a casa, perché me lo chiedi?"

"Hai revisionato i video delle telecamere di sorveglianza del negozio di fiori?"

"Si, intendi quelli che mi ha portato Noboru poco dopo gli interrogatori no?"

"Precisamente."

"Ma dove vuoi arrivare? Non capisco."

"Nei video che hai controllato viene mai inquadrato il retro del negozio?"

"No, è una telecamera a circuito chiuso, mostra soltanto l'entrata principale."

"Lì c'è una porta Rei, quei video non provano nulla."

"Quindi potrebbe aver mentito?"

"Si esatto."

"Ho capito, in effetti è molto strano."

"Ne riparliamo domani a lavoro, d'accordo?"

"Si, va bene Michi."

 

Staccata la telefonata, la mora chiuse lo sportellino e ripose il cellulare nella tasca della giacca, procedendo verso casa.

"Chissà se è stata davvero quella ragazza, sembrava così genti-"

Il suo pensiero, sussurrato a voce bassa mentre camminava, venne bruscamente interrotto dal rumore molto forte del vetro di una bottiglia, che si infranse direttamente contro la sua nuca.

Il colpo violento le fece perdere conoscenza all'istante e la giovane poliziotta crollò al suolo, senza aver avuto la possibilità di vedere il suo aggressore.

 

Note dell’autore

Anche questa volta nessuna nota, quindi ringrazio ancora tutte le persone che continuano a seguire la mia storia che, purtroppo, si avvicina sempre più ad una conclusione. Aspetto come sempre le vostre recensioni, al prossimo capitolo!

Taki

 

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Capitolo 9
*** Makoto ***


"Benvenuto!" iniziò la ragazza con un tono cortese quando sentì il campanellino attaccato alla porta suonare.

Un ragazzo alto e biondo fece il suo ingresso nel negozio di fiori, avvicinandosi al bancone con le mani in tasca.

"Non avevo mai notato questo negozio."

"Ho appena aperto, sei il primo cliente" rispose la bruna sorridendo.

"Davvero?"

"Eh si. Come posso aiutarti?"

"Hmm vediamo" rispose il ragazzo, incrociando le braccia e volgendo lo sguardo al soffitto "due mazzi di rose, per favore."

"Li preparo subito" la ragazza si mise subito al lavoro, sistemando i due bouquet che il biondo le aveva chiesto e porgendoglieli di conseguenza dopo che quest'ultimo ebbe pagato.

"Come ti chiami?" la domanda sorprese un po' la bruna, ma rispose comunque con gentilezza.

"Makoto."

"Questi sono per te" disse porgendole uno dei due mazzi che aveva appena acquistato, facendo decisamente arrossire l'altra "sono per augurarti buona fortuna per l'attività."

"Ti ringrazio...è un pensiero davvero gentile..." rispose facendo un piccolo inchino, salutandolo poi con la mano mentre lasciava il negozio, accorgendosi troppo tardi di non avergli chiesto il suo nome.

 

---

 

"Va tutto bene ispettrice?" chiese il biondo alla donna mentre rientrava in auto.

"Si, non si preoccupi."

"Allora, dove vuole portarmi?" chiese piuttosto incuriosito dal comportamento dell'altra.

"Vedrà" Michiru mise in moto l'auto, guidando fino alla costa mentre chiacchierava del più e del meno con Haruka, sentendosi davvero bene.

"Riconosco che con il tettuccio non è la stessa cosa" asserì la donna dai capelli acquamarina, dando un'occhiata al biondo dallo specchietto.

"Vero? Avremmo dovuto prendere la mia auto ispettrice."

"Va bene se mi fermo qui?" gli chiese.

"Vuole passeggiare con me?"

"A dire il vero si."

"Non sarà una trappola?" la donna rise alla domanda.

"No no."

"Lei è stranamente gentile questa sera."

"Le dispiace?"

"Tutt'altro."

L'ispettrice fermò l'auto nel parcheggio di una spiaggia, dove entrambi scesero per passeggiare l'uno accanto all'altra.

"Mi dispiace di non averla avvisata prima."

"Non si preoccupi, non c'è problema."

"Posso chiamarti Haruka?"

"Siamo di nuovo ad un appuntamento?" le chiese il ragazzo ridendo, ricevendo una leggera gomitata in risposta.

"Va bene ispettrice."

"Michiru."

"Hm?"

"Chiamami Michiru."

"Non sarà un po' troppo audace stasera ispettrice?" Haruka era piacevolmente sorpreso dal suo comportamento, ma non poteva rinunciare a stuzzicarla.

La donna si fermò, guardando verso il mare.

"Questa sera ho deciso di pensare un po' a me."

Il ragazzo si fermò e le sorrise, avvicinandosi con le mani in tasca mentre il vento muoveva dolcemente i capelli di entrambi.

"Allora farò in modo che tu ti diverta, Michiru."

Sentire il suo nome pronunciato proprio da Haruka e con un'espressione così tenera, priva di malizia, le fece perdere un battito, tanto da essere costretta a chiudere gli occhi per non perdersi in quelli blu oceano che la stavano guardando come nessuno aveva fatto da tanto tempo.

"Ehi."

"Hm?" rispose riaprendo gli occhi e notando che il ragazzo aveva allungato una mano verso di lei.

"Andiamo."

"Si."

La donna sorrise e l'afferrò, tornando a passeggiare con lui, mano nella mano.

 

---

 

"Aspettami qui, torno subito, d'accordo?"

"Va bene" rispose il biondo, prendendo posto nella sala d'aspetto e iniziando a guardarsi intorno.

"Ehi, ma io ti conosco" iniziò, sedendosi accanto ad una ragazza dai capelli castani raccolti in una coda "sei la ragazza del negozio di fiori?"

"Ah si, mi ricordo di te" rispose l'altra sorridendo, decisamente felice di vedere il biondo, che riconobbe immediatamente "il mio primo cliente."

"Come sta andando lì?"

"Molto bene, ti ringrazio" la ragazza spostò lo sguardo sul braccio dell'altro, notando che era fasciato "ma che ti è successo?"

"Questo? Sono caduto dalla moto durante le prove, sai io sono un pilota professionista, però non dirlo in giro."

"In effetti avevi un viso familiare."

"Davvero? Nessuno mi riconosce di solito" asserì con un tono decisamente deluso.

"Gli occhiali fanno parte del travestimento? L'ultima volta non li avevi indosso."

"Si esatto" rispose sistemandoseli.

"Ma perché sei qui? Insomma, non credo che uno psicologo possa curarti quello" chiese appoggiando un dito sul suo braccio.

"Infatti. Sono qui perché il mio dottore insiste che la caduta mi abbia provocato un trauma psicologico, ma secondo me esagera, sto benissimo."

"Anche a me sembri stare bene" asserì sorridendo la bruna.

"Tu invece? Perché sei qui?" il volto della ragazza si incupì, Haruka si accorse che qualcosa non andava.

"Anch'io ho avuto un incidente, vengo qui da allora. Sai, non guido più l'auto per questo" Makoto teneva la testa bassa, il solo ripensare a quell'incidente le gelava il sangue, ma si sentì decisamente sollevata quando Haruka le poggiò una mano sulla spalla per confortarla.

"Sai, anche il negozio è una sorta di terapia. Il dottore dice che circondarmi di fiori e piantine mi farà bene, per questo ho deciso di aprirlo."

“Perché proprio i fiori? C’è un motivo particolare?”

“In realtà...non lo so.”

 

---

 

“D’accordo, dammi qualche minuto e arrivo” la bruna staccò la telefonata e richiuse il proprio cellulare, tornando a guardare la strada, ma era troppo tardi.

Tentò di sterzare per evitare l’auto che stava venendo a tutta velocità verso di lei, ma non vi riuscì, schiantandosi contro di essa in un ruvido frontale.

Quando riprese conoscenza i soccorsi non erano ancora arrivati, scese dall’auto rendendosi conto di essere quasi illesa ma accorgendosi che la persona con cui si era scontrata era volata via dall’auto poiché non indossava la cintura.

Makoto non aveva mai visto tanto sangue in vita sua, i vetri rotti ricoperti dal denso liquido rosso brillavano alla luce delle altre auto che passavano.

“Sta bene?” un uomo le si avvicinò, la sua voce era ovattata, così come tutti i suoni in quel momento. Makoto vedeva soltanto il sangue.

“Signorina?” la donna si voltò verso la voce e in quell’istante li vide.

Nei pressi dell’incidente, poco distante dalle auto in frantumi, vi era un’aiuola bellissima, con centinaia di specie di fiori differenti.

Quella visione fu l’ultima immagine che rimase impressa nella sua mente, prima che si accasciasse al suolo perdendo conoscenza.

 

---

 

"Il dottore dice che è qualcosa di inconscio."

“Quindi non ricordi nulla?”

“No.”

“Ho capito, però mi sembra un’ottima idea, Makoto” la ragazza arrossì di colpo, non pensava che il biondo si ricordasse il suo nome "sono sicuro che andrà sempre meglio, vedrai."

"Haruka!" il ragazzo sussultò.

"Setsuna!"

"Che combini? Non dirmi che stai infastidendo quella ragazza" lo ammonì piuttosto severa.

"Ma no che dici-" 

"Vieni dai, è il tuo turno."

"Arrivo" il biondo si alzò, ma prima di andare si voltò verso la bruna "ci vediamo, Mako."

"Si, Haruka" rispose sorridendo la fioraia, decisamente contenta di aver finalmente scoperto il suo nome.

 

---

 

"Scusami, si è fatto veramente tardi."

"Non preoccuparti, stare con te mi ha fatto davvero piacere."

"Anche a me, Haruka" asserì sorridendo.

"Sai è strano."

"A che ti riferisci?"

"A tutto. Da come ti ho conosciuta fino a questo appuntamento, è stato tutto molto strano, ma bello" rispose sorridendo, mentre si grattava la nuca guardando di lato.

"Non ho mai detto che fosse un appuntamento sai" rispose l'altra ridendo.

"Niente da fare, sei proprio cattiva tu."

"Haruka."

"Deve proprio piacerti chiamarmi così."

"Si, è un nome molto carino."

"Che cosa volevi dirmi?" chiese tornando a guardarla.

"Mi dispiace di aver sospettato di te quando ci siamo conosciuti" iniziò, sembrava piuttosto seria "ma passando del tempo con te, anche se poco, mi sono accorta che sei una brava persona."

Il ragazzo sembrò davvero colpito da quelle parole, di certo non se l'aspettava.

"Ispettrice..."

"Michiru" lo corresse sorridendo.

"Anche tu sei una brava persona."

"Lo pensi davvero?" chiese, fermandosi davanti a lui, alzando la testa per guardarlo.

"Certo."

"Io non penso di esserlo."

"Perché?"

"Il mio comportamento è spesso di facciata, cerco di rispettare le aspettative che le persone hanno verso di me. Sai, l'ispettrice fredda e intelligente o l'amica dolce e fedele" il biondo non sembrò turbato dalle sue parole, quindi la donna continuò "ma la verità è che vorrei fare tante cose che invece reprimo costantemente per paura di ferire ancora qualcuno."

"Si sente ancora in colpa per Erika?"

"Si."

"Non dovrebbe ispettrice."

"Che fai? Sei tornato formale?" chiese la donna piuttosto confusa, il biondo le si avvicinò.

"Non trova molto sexy il fatto che io la chiami ispettrice?" rispose sussurrando, voleva farla ridere e vi riuscì. Ancora una volta, la tensione si era allentata in poche battute.

"Stupido" rispose la donna "a proposito, non hai una foto di quando andavi al liceo?"

"Perché le interessa?"

"Voglio vederti con la divisa blu e grigia."

"Lei come lo conosce il colore della mia divisa?"

"Yaten."

"Giusto" rispose ridendo "prima o poi le mostrerò una fotografia di quel tempo."

"Mentre aspetto, immaginerò."

"Non immagini troppo ispettrice" rispose con tono scherzoso prima di tornare serio per un istante "riguardo al discorso di prima, cos'è che vorrebbe tanto fare ad esempio?"

L'ispettrice sospirò, appoggiando le mani sul petto del ragazzo.

"Pensavo te ne fossi dimenticato."

"Invece no."

"Te lo dirò se mi chiami di nuovo per nome."

Haruka sorrise, non perdendo l'occasione.

"Mi-chi-ru."

La donna sorrise sentendo ancora il proprio nome, mentre spostava le mani dal petto al collo del ragazzo.

"Ad esempio...volevo fare questo."

Michiru si alzò leggermente sulle punte, avvicinandosi al viso del biondo per lasciargli un bacio sulle labbra al quale quest'ultimo non si oppose, seppur decisamente preso alla sprovvista.

Quando la donna si staccò, i due si guardarono per qualche istante prima di tornare a baciarsi, stringendosi forte l'un l'altra, sotto un cielo stellato.

 

---

 

"Yo."

"Ehi" salutò il ragazzo che aveva preso posto accanto a lei.

"Questo è per te" le disse, offrendole un succo di frutta, che la ragazza accettò di buon grado.

"Come va il braccio?" chiese mentre infilava la cannuccia nella confezione.

"Meglio, tra poco potrò togliere anche il tutore."

"Sono contenta per te."

"Anch'io, non vedo l'ora di poter tornare in moto" asserì il ragazzo, guardando in alto con un sorriso.

"Ti hanno detto quante sedute ti restano?"

"Ah io ho finito qui."

Makoto era piuttosto confusa, non si aspettava quella risposta.

"Allora perché sei venuto?"

"Per te."

"Per me?"

Il biondo si voltò verso di lei, facendola arrossire.

"Hmhm."

"Sei molto carino a farlo, mi dispiace che-"

"Non dispiacerti. Ho deciso io di farlo."

"Ti ringrazio allora" rispose la bruna, sorridendo.

"C'è soltanto un problema vedi..."

"Haruka."

"Parli del diavolo...Setsuna!" Makoto rise alla reazione del biondo, sembrava terrorizzato dalla donna che era appena arrivata, ma in realtà si vedeva che erano molto amici.

"Mi hai chiesto di venire qui senza spiegarmi nulla e te la sei svignata" lo rimproverò, pizzicandogli la guancia.

"Ahio! Stavo cercando Mako!"

"Me ne sono accorta, potevi dirmelo scemo" la donna dai lunghi capelli scuri gli lasciò la guancia, sedendosi accanto alla bruna "mi chiamo Setsuna, piacere."

"Makoto, il piacere è mio."

 

---

 

"Ne è sicura?" le chiese sussurrando, mentre le accarezzava i capelli.

"Smettila di darmi del lei, stupido."

"Mi scusi, ero convinto che le piacessero le donne, ispettrice" le rispose con un tono volutamente provocante, mentre le baciava il collo.

"Se mi chiami ancora così vedi."

"Non sa essere minacciosa con me."

"Dillo davanti alle manette."

"Vede che le piace giocare all'ispettrice?"

La donna sospirò all'ultima provocazione di Haruka, mentre gli accarezzava i capelli.

In quel momento si sentiva davvero bene, stava per passare oltre con un ragazzo che mai avrebbe pensato le sarebbe piaciuto, ma lo squillo del cellulare interruppe l'atmosfera sensuale che si era creata nell'auto della donna.

"Vuoi rispondere?"

"No, lascialo squillare."

Quando la chiamata terminò, l'ispettrice tirò un sospiro di sollievo, il rumore le dava decisamente fastidio. Ma proprio mentre stava iniziando a spogliarsi, ricominciò a squillare, una, due, tre volte, finché il ragazzo non si fermò.

"Forse dovresti rispondere" le sussurrò il biondo.

"Vedo soltanto chi è" rispose la donna piuttosto infastidita dall'insistenza di chi la stava chiamando.

Haruka le passò il cellulare dallo scomparto del cruscotto e osservò la sua espressione cambiare quando lesse il nome sul display.

"Va tutto bene?"

La donna ignorò la domanda, portandosi immediatamente il cellulare all'orecchio dopo aver premuto la cornetta verde.

 

"Usagi?"

"Michiru..."

"Stai piangendo? Che cos'hai?"

"Si tratta di Rei...è in ospedale."

"Che significa in ospedale? Che le è successo?"

"Devi venire qui, Hotaru è davvero spaventata e non so proprio cosa fare, ti prego."

"Dimmi prima cos'è successo."

"Qualcuno l'ha aggredita, non è grave, ma non ha ancora ripreso conoscenza."

"Arrivo subito."

 

"Qualcosa non va? Ho sentito ospedale" le chiese preoccupato il ragazzo, soprattutto perché aveva sentito anche il nome di Usagi.

"Devo andare, ti chiedo scusa" rispose l'ispettrice riabbottonandosi la camicetta "ti accompagnerò alla tua auto così potrai andare a casa-" la donna venne interrotta mentre stava per mettere in moto l'auto, Haruka le afferrò un braccio.

"Chi è in ospedale? Usagi?" le chiese determinato.

L'ispettrice sospirò, sapeva che quella situazione stava andando nella direzione peggiore possibile.

"Conosci Usagi?"

"È in ospedale si o no?"

"Makoto ti ha raccontato l'interrogatorio?"

"Non cambi argomento ispettrice."

"Rei."

"Rei?"

"Si, è lei quella in ospedale."

"Che le è successo?" l'espressione di Haruka cambiò drasticamente a quella notizia, l'ispettrice non lo aveva mai visto così agitato.

"Sta' calmo, so che non è grave. Vado in ospedale e ti chiamo appena so qualcosa."

"No, verrò con lei."

"Non se ne parla."

"Non mi importa, non scendo da questa auto se non mi porta con lei."

"Haruka senti-"

"No."

Michiru sospirò ancora, prima di arrendersi definitivamente, mettendo in moto l'auto per raggiungere l'ospedale il più in fretta possibile, conscia che stava andando incontro a qualcosa che l'avrebbe messa in seria difficoltà.

 

---

 

"Yo."

"Ehi, quello è il mio saluto."

"Scusa scusa" rispose ridendo, sedendosi accanto a lui.

"Sei da solo?"

"Hmhm, sono venuto con la mia auto, finalmente posso di nuovo guidare" le rispose il biondo, muovendo il braccio per farle vedere di essere guarito.

"Attento potrebbe fare ancora male."

"Nah. Piuttosto, ti va se dopo ti riaccompagno con la mia auto?"

"Non so..."

"Dai, tanto saranno soltanto pochi minuti."

"Sei venuto fin qui soltanto per questo?"

"Precisamente" la risposta colpì la bruna, che rimase a guardarlo per un po', rossa in viso.

"Allora non posso rifiutare."

"Sta' tranquilla, è la stessa strada che facciamo sempre a piedi con Setsuna, sarà breve."

Makoto era ancora spaventata dalle auto e nonostante fosse guidare quel che la terrorizzava di più a causa del suo trauma, anche salirci come passeggera non scherzava.

"A proposito, dov'è la tua amica?"

"Setsuna? Visto che potevo venire da solo non l'ho chiamata, sai è molto indaffarata, è un’avvocato" rispose il ragazzo, incrociando le braccia.

"Mi dava l'aria di una persona responsabile in effetti, sembrava così premurosa con te" asserì Makoto con un sorriso gentile.

"Lo è, si è sempre presa cura di me."

"Da quanto tempo vi conoscete?"

"Molto, dalle elementari."

"È davvero tanto tempo in effetti."

"Signorina Kino, tocca a lei" il dottore chiamò personalmente Makoto, la quale si alzò per entrare nello studio dopo aver salutato il biondo.

"È il tuo ragazzo?" la domanda fece diventare la fioraia decisamente rossa.

"C-Chi!? Haruka? Ma no!" rispose, ridendo nervosamente per la domanda piuttosto inopportuna.

"Ho capito, meglio non indagare. A parte questo, come ti senti ultimamente?"

"Direi bene dottore."

"Sogni ancora l'incidente?"

"In quest’ultima settimana non mi è successo nemmeno una volta in realtà."

"Ne sono contento, significa che stai migliorando."

"Davvero?"

"Si, e credo che quel ragazzo c'entri qualcosa."

"D-Dottore!" l'altro rise di gusto.

"Se ti fa stare meglio è una brava persona."

Makoto sorrise alle parole del suo medico e colse l'occasione per raccontargli quanto il biondo avesse fatto per lei negli ultimi due mesi.

Quando lasciò lo studio, Haruka era ancora lì ad aspettarla e, come promesso, la riaccompagnò a casa con la propria auto.

 

---

 

"Usagi!"

"Michiru!" la bionda si buttò tra le braccia dell'ispettrice non appena la vide, stringendola molto forte mentre il suo viso veniva rigato dalle lacrime.

"Sono qui, tranquilla" le sussurrò, accarezzandole la testa "dai asciugati adesso" le disse, porgendole un fazzoletto di stoffa¹.

Usagi prese il fazzoletto dalla sua mano e si asciugò le lacrime, accorgendosi soltanto allora della presenza di qualcun'altro dietro l'ispettrice.

"Haruka?"

Il ragazzo si limitò a salutarla con un cenno.

"Lui perché è qui?" chiese alzando un sopracciglio, non era la persona più sveglia del mondo ma non era nemmeno così stupida da non capire che c’era qualcosa di strano.

"L'ho accompagnato io."

"Perché? Conosce Rei?"

"Una cosa del genere" rispose Michiru, passandosi una mano tra i capelli "adesso vuoi dirmi cos'è successo per favore?"

"Si, vedi Hotaru mi ha chiamata dato che Rei non era ancora tornata a casa e non rispondeva al cellulare, così sono uscita per andare da lei e l'ho trovata..."

"Dove?"

"Non era molto distante da casa sua..."

"Usagi sii più precisa."

"Li c'è un negozio di CD musicali se non erro, com'è che si chiama? Threelights forse?"

Michiru sgranò gli occhi a quelle parole, la sua mente viaggiò velocemente in un'unica direzione, sapeva bene cos'altro c'era vicino casa di Rei.

"È stata lei..."

"Michi?"

"Scusate se vi interrompo, siete le amiche di Hino vero?" la voce del medico riportò l'ispettrice alla realtà.

"Si siamo noi."

"La paziente si è appena svegliata, potete parlare con lei ma vi chiedo di non stressarla troppo, ha bisogno di riposare."

"Vado io" Michiru si propose ma Haruka le afferrò il braccio, come aveva fatto prima in auto, provocando una reazione piuttosto preoccupata in Usagi.

"Lasciami, devo parlare con Rei."

"Mi faccia sapere come sta, ispettrice."

"D'accordo" la donna rimase decisamente confusa dalle sue parole, era convinta che il biondo le avrebbe chiesto di poter entrare con lei.

Una volta che Haruka le ebbe lasciato il braccio, entrò finalmente nella stanza di Rei, trovando la sua sorellina accanto a lei.

"Hotaru."

"Ehi Michiru."

"Va' pure da Usagi, tua sorella non è in pericolo."

"Va bene, pensaci tu a lei però."

Michiru le sorrise, lasciandola andar via prima di sedersi accanto alla sua amica, anche se vederla le provocò sensazioni contrastanti.

"Come stai?" chiese osservando testa fasciata della mora.

"Come vedi" rispose la sua partner, con una voce decisamente debole.

"Riesci a ricordare cos'è successo?"

"Si, ma non ti sarà utile."

"Raccontamelo comunque" asserì la donna, accarezzando la mano dell'altra.

"Qualcuno mi ha colpita alle spalle con una bottiglia, non sono riuscita a vedere nulla che possa identificarlo."

"Vigliacca."

"Vigliacca?"

"Si, la persona che ti ha fatto questo."

"Già" sospirò la ragazza, portandosi una mano alla testa "mi fa davvero molto male."

"Rei."

"Hm?"

"Forse so chi è stato."

"Ma che dici?" le chiese la mora, non era al meglio della condizione, ma era abbastanza lucida da rendersi conto che Michiru stava correndo un po' troppo.

"La fioraia."

"Cosa? Aspetta-"

"Inoltre è probabile che sia anche l'assassina."

"Michi aspetta, che stai dice-"

"Rei, ha mentito sul suo alibi e il suo negozio si trova vicinissimo a casa tua. Dev'essere lei."

"Non riesco a credere che possa essere lei.."

"Ascoltami, domani mattina la metterò con le spalle al muro e vedrai che avrò ragione."

"Michiru aspetta-"

"Non preoccuparti, avrà quello che si merita per averti aggredita in quel modo" l'ispettrice le strinse forte la mano, scambiando con l'amica uno sguardo davvero intenso.

"Michiru...va tutto bene?"

"Perché me lo chiedi?"

"Hai un'espressione...strana."

"No no, va tutto bene" le rispose alzandosi "ah, c'è una persona che vorrebbe vederti."

 

---

 

"Ma dov'è Usagi?" si chiese la ragazzina dai capelli scuri lunghi fino alle spalle mentre cercava l'amica con lo sguardo, ma notò qualcun'altro.

"Haruka?" il ragazzo si voltò verso di lei.

"Hotaru? Sei proprio tu?" chiese ridendo.

"Haruka!" la ragazzina si fiondò su di lui per abbracciarlo molto forte.

"Ehi ehi piano" disse ricambiando l'abbraccio “certo che sei cresciuta tantissimo.”

"Sei venuto per mia sorella?"

"Si, più o meno."

"Hotaru! Eccomi!" i due si voltarono verso la bionda goffa che stava correndo verso di loro.

"Ehi ma voi due vi conoscete?"

"Lunga storia" le rispose Haruka "ma quanto ci hai messo?"

"Il distributore era difettoso!" ribatté piuttosto offesa mentre offriva alla più giovane una bibita "bevi questo, devi essere stanca, non hai chiuso occhio."

"A me non hai portato nulla?"

Usagi gli fece una linguaccia, alla quale il ragazzo rise, poi continuò "come conosci Rei?"

Il ragazzo sospirò, grattandosi la testa evidentemente in difficoltà.

"Non ti ha parlato di me?"

"Haruka" Michiru interruppe la conversazione.

"Ispettrice?"

"Va' da lei."

"Non vuole parlarmi."

"Vai e basta."

"Ma-"

"Vai."

Il ragazzo sospirò e alzò le mani in segno di resa, dirigendosi verso la stanza di Rei senza obiettare.

"Michi."

"Hm?"

"Tu sai come si conoscono?"

"Beh vedi...come te lo spiego..."

"Stavano insieme" Hotaru intervenne, lasciando Usagi letteralmente a bocca aperta.

"M-Ma che dici! Non è possibile!"

"Si, tanti anni fa."

"Voglio che mi racconti tutto! Tu lo sapevi Mi...Michiru? Dove vai?" le chiese la bionda, accorgendosi che l'altra stava andando via.

"Ho bisogno di stare un po' da sola, scusami."

 

---

 

"Che cosa ci fai qui?" la mora volse lo sguardo alla porta, Michiru non le aveva detto chi sarebbe entrato da quella porta e si sarebbe aspettata chiunque, ma non lui.

"Chiedilo alla tua amica ispettrice."

"Vattene" la mora si voltò dall'altra parte.

"Rei...possiamo parlare?"

"Non abbiamo niente da dirci."

"Non voglio parlare del passato, ma di come stai...sai ero preoccupato."

"Cinque minuti" a quella risposta il biondo prese posto sulla sedia accanto al lettino della ragazza.

"Come ti senti?" le chiese, cercando di essere gentile.

"Mi fa molto male."

"Mi dispiace...che cos'era?"

"Una bottiglia di ve-" la voce di Rei si arrestò improvvisamente, quando sentì la mano del ragazzo sfiorarle la testa.

"Puoi guardarmi?" la mora voltò la testa verso di lui, puntando immediatamente i suoi occhi che, in quel momento, le sembrarono davvero tristi.

"Mi mancava il tuo viso" le disse sorridendo, mentre l'altra arrossì.

"L'hai visto giusto stamattina."

"Non da così vicino."

Rei spostò lo sguardo da lui, sapeva che non sarebbe riuscita a rimanere lucida altrimenti.

"Puoi anche andare adesso."

"Non sono passati i cinque minuti che mi hai dato."

"Già, purtroppo no."

"Senti...lo so che sei arrabbiata con me e sappi che per quanto mi riguarda hai ragione ad esserlo. Non ho scuse. Vorrei solo che tu sapessi che non ho amato nessuna di quelle ragazze come ho amato te" le disse, sfiorandole una mano.

Rei rise a quelle parole del biondo, che non capì.

"Perché ridi?"

"Allora è vero."

"Che cosa?"

"Che non ti sei più fidanzato dopo di me."

"Lo sapevi?"

"Me l'ha detto Yaten, altrimenti non ci avrei mai creduto."

"Che cosa ne pensi?"

La mora non rispose, si limitò ad afferrare la mano di Haruka che poco prima l'aveva sfiorata, consapevole che si sarebbe pentita di quel che stava facendo.

"Accompagna Hotaru e Usagi a casa..."

"Rei-"

"...e poi torna qui."

 

---

 

"Allora?" Michiru era fuori nel parcheggio, aveva lasciato detto a Usagi di riferirlo al biondo quando sarebbe uscito.

"Ho un favore da chiederle ispettrice."

"Dimmi."

"Potrebbe riaccompagnare a casa Hotaru e Usagi? Lo farei io ma-"

"Si, va bene" la freddezza della donna gelò Haruka.

"Tutto ok ispettrice?" le chiese avvicinandosi, ma l'altra indietreggiò bruscamente.

"Scusami, ma non posso proprio."

"Di che cosa sta parlando?"

"Vado" il biondo rimase confuso dal suo comportamento, rimanendo lì a guardarla andare via sentendo che qualcosa tra loro si era appena rotto.

 

---

 

"Benvenuto!" Makoto salutò il cliente appena entrato mentre era di spalle a sistemare alcune piantine.

"Polizia di Tokyo" la ragazza si pietrificò nel sentire quelle parole e quando si voltò ebbe la conferma che la voce che aveva sentito era la sua.

"Sono l'ispettrice Kaiou, devo farti alcune domande piuttosto importanti."

"Buongiorno ispettrice, non sono stata in centrale appena ieri?" chiese tentando di restare calma.

"Se ti rifiuterai, sarai incriminata per intralcio alle indagini" la minacciò Michiru, tirando fuori un paio di manette e avanzando verso di lei.

"Aspetti non capisco...le ho già detto che non c'entro con-"

"Sono qui per l'aggressione all'agente Hino, ne sa qualcosa?" non appena l'ispettrice pronunciò quel nome, l'espressione sul viso di Makoto cambiò drasticamente.

 

---

 

"Adesso che sono guarito dovrò ripartire quindi per un po' non ci vedremo."

"È un vero peccato, vorrà dire che ti guarderò dal televisore."

"Puoi anche chiamarmi eh, tranquilla" le rispose il biondo ridendo, mentre accavallava le gambe.

"Non preoccuparti, starò bene."

"Sicura?"

"Certo."

"Mako."

"Hm?"

"Sono contento di averti conosciuta."

"Anch'io, Haru."

"Di' un po', non te l'ho mai chiesto, ma tu ce l'hai un ragazzo?" Makoto rise a quella domanda.

"Ma che hai da ridere?"

"Niente."
 

Note dell’autore

 

¹Portare sempre con sé un fazzoletto di stoffa è un costume tipico giapponese, spesso vi sono ricamate anche le iniziali della persona.

Ehi, mi dispiace che sia passata un’intera settimana ma purtroppo gli esami si avvicinano sempre di più e ho davvero pochissimo tempo per scrivere.

Come sempre, vi ringrazio di seguire la mia storia e attendo le vostre recensioni, al prossimo capitolo!

Taki

 

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Capitolo 10
*** Mamoru ***


"Lei è Michiru."

"Piacere di conoscerti" gli sorrise la donna dai capelli acquamarina, inchinandosi lievemente.

"Il piacere è mio" rispose il ragazzo alto dai corti capelli scuri, inchinandosi a sua volta "Ami mi ha parlato molto di te" asserì mentre osservava l’altra, trovandola davvero bella.

"Davvero?"

"Si, mi ha detto che sei un'ottima compagna di stanza, gentile, ordinata e divertente."

"Dai Mamoru, non esagerare" lo rimproverò la ragazza dai corti capelli blu "piuttosto, non hai lezione adesso?"

"Ah si, in effetti si, ma sto aspettando una mia-"

"Mamo!" una ragazza dai lunghi capelli rossi stava correndo verso di lui.

"Parli del diavolo" aggiunse il ragazzo ridendo.

"Scusa il ritardo!" la ragazza si fermò, piegandosi sulle ginocchia esausta, volgendo successivamente lo sguardo alle due figure che aveva davanti.

"Sono tue amiche?"

"Ah si" rispose Mamoru, grattandosi la nuca "lei è Ami, siamo amici da molto" aggiunse sorridendo "lei invece è Michiru, sai ci siamo appena presentati."

La ragazza sorrise, rialzandosi "piacere di conoscervi allora, frequentate anche voi questo campus?"

"Si esatto, anche se facciamo tutti corsi diversi" rispose prontamente Ami "e tu invece?"

"Stesso corso di Mamoru, psicologia!" rispose sorridendo, dando successivamente uno sguardo al proprio orologio da polso "ma è già così tardi? Dobbiamo andare!" detto questo, la rossa afferrò il braccio del ragazzo più alto di lei, trascinandolo via con la forza.

"A-Aspetta Erika! Mi fai male!"

"Shh! Siamo già in ritardo!"

 

---

 

"Non mi menta, so cos'ha fatto" iniziò Michiru, sbattendo entrambe le mani sul tavolo degli interrogatori, facendo spaventare Noboru che era accanto a lei.

"I-Ispettrice non so di cosa parla! L'agente Hino sta bene?" chiese Makoto agitata.

"Non mi prenda in giro. So che è stata lei."

"Aspetti io-"

"Perché non ci ha detto che il suo negozio ha una porta sul retro?" incalzò l'ispettrice.

Makoto sembrò esitare qualche istante, puntando lo sguardo sulle proprie mani che in quel momento erano ammanettate al tavolo.

"Vede...io..."

"Non mi faccia perdere tempo e confessi, il suo alibi è falso e la sua abitazione è praticamente a due passi da tutte le scene del crimine di questo caso" Michiru sembrò davvero arrabbiata nel dirle quelle parole, ma i sentimenti che in realtà stava sfogando non riguardavano affatto il caso.

"Si sbaglia, non ho fatto del male a nessuna di quelle persone ispettrice, non ne avrei avuto alcun motivo..."

"Lei crede?"

Makoto rimase piuttosto confusa dalla sua domanda, sembrava che l'ispettrice sapesse qualcosa in più di lei.

"Il movente è la gelosia, lei è innamorata di Haruka-"

"Questo non è ve-"

"Non mi interrompa" la fermò fredda Michiru "lei ha ucciso quelle donne perché gelosa del loro rapporto con Haruka."

"A-Aspetti un attimo...l'agente Hino sta con Haru?"

‘Haru?’ Michiru era leggermente infastidita dal modo in cui la ragazza chiamava il biondo, decisamente troppo intimo.

"Stava."

"Ma io non lo sapevo!"

"Non lo sapeva?" Michiru alzò un sopracciglio "Haruka non le ha mai parlato di Rei?"

"No, non sapevo chi fosse finché non è venuta da me la mattina dell'omicidio al Sunrise."

Michiru si portò una mano al volto, coprendosi gli occhi. Non riusciva a credere a quello che aveva sentito. Sospirò, tornando a guardare la bruna.

"Questo non giustifica il fatto che lei abbia mentito sul suo alibi, potrebbe essere comunque l’assassina di quelle due ragazze. Se è innocente come dice allora deve dirmi la verità" l'ispettrice prese posto di fronte a lei, era rimasta in piedi tutto il tempo con l'obiettivo di intimidire la donna ma la situazione era cambiata.

Makoto sospirò, sembrava avesse qualcosa da tenere nascosto a tutti i costi, ma l'ispettrice non riusciva a capire il motivo.

"Sto proteggendo una persona e ho pensato che se la polizia avesse visto i filmati della telecamera sul retro lo avrebbero riconosciuto..." raccontò con voce bassa.

"Noboru."

"Si ispettrice?"

"Lasciaci sole, va bene?"

"Ma ispettrice-"

"Sono sicura che hai da fare."

"Sissignora!" le rispose prontamente il giovane agente, lasciando la sala.

La donna dai capelli acquamarina si rivolse quindi nuovamente alla bruna.

"Può parlare liberamente adesso."

"Come faccio a fidarmi di lei?" le chiese Makoto piuttosto diffidente "fino a pochi istanti fa mi stava accusando di un duplice omicidio compiuto e di un altro tentato."

"Le conviene, se non vuole finire in prigione."

Makoto sospirò ancora, tentando probabilmente di farsi coraggio.

"Va bene."

"Allora?"

"Vede...un mio amico è scappato di casa, suo padre lavora nella polizia e dato che spesso passa la notte da me ho pensato che..."

"Aspetti, di chi si tratta?"

"Jun, Watanabe Jun."

"Watanabe...non sarà..."

"Si esatto, è il figlio del capo della polizia."

Michiru si portò la testa tra le mani, quel caso l'avrebbe fatta impazzire molto prima di quanto avrebbe immaginato.

"Ispettrice?"

L'altra sospirò, tornando a guardare la bruna.

"Guarderò i filmati delle telecamere da sola e non dirò nulla del suo amico, va bene?"

"Lo farebbe davvero ispettrice?"

"Sì" rispose, sospirando esausta "ma ho bisogno di una sua fotografia così che possa riconoscerlo."

"Ne ho una sul cellulare, ma dovrà liberarmi."

"Si, certo" le rispose l'ispettrice, sbloccando le manette e lasciando che l'altra le mostrasse la fotografia del ragazzo.

"Eccolo, è lui."

L'ispettrice alzò un sopracciglio, piuttosto confusa da quello che stava vedendo.

"Non avrà sbagliato fotografia?"

"No no, è lui."

"Ma è una ragazza¹" ribatté l'ispettrice, osservando la giovane dai lunghi capelli turchesi e gli occhi blu, delicatamente truccata.

"No no, è un ragazzo ispettrice."

"D-Davvero?" la donna rimase piuttosto interdetta, se non glielo avesse rivelato Makoto non avrebbe mai pensato che quello fosse un ragazzo.

"Si, davvero. Va tutto bene?"

"S-Sì, solo che adesso capisco perché il tenente Watanabe non parla mai di suo figlio né ne ha denunciato la scomparsa."

"È una brutta persona ispettrice" rispose Makoto, assumendo un'espressione crucciata.

"Immagino. Non si preoccupi, non dirò niente."

"Allora...adesso mi crede?"

"Se nei filmati non la vedrò uscire di casa si, le crederò."

"Menomale" l'espressione contenta di Makoto per qualche ragione addolcì l'ispettrice.

"Adesso potrebbe dirmi in che ospedale si trova l'agente Hino? Vorrei vedere come sta."

"La accompagno io, così mi darà anche i filmati."

"D'accordo."

 

---

 

"Ti piace?"

"Eh!? Ma no!" rispose il ragazzo, ridendo nervosamente.

"Guarda che a me puoi dirlo" insistette la rossa.

"Ti ho detto di no" ribatté sicuro il ragazzo "inoltre, sono sicuro che uno come me non sia affatto il suo tipo."

"Ma lei è il tuo."

"Smettila Erika!" la ragazza rise divertita alla reazione del ragazzo, amava stuzzicarlo "allora perché la fissi non appena ne hai l'occasione?"

"Io non fisso proprio nessuno, ti sei fatta un'idea sbagliata" le rispose, raccogliendo le proprie cose dal banco per poi alzarsi.

"Ehi dove vai?"

"A pranzo con Ami."

"Allora è lei che ti piace!"

"Erika!"

 

---

 

"Come sta mia sorella?"

"Bene, ha dormito quasi tutta la notte" rispose Haruka sorridendo alla ragazzina.

"Sei rimasto tutto il tempo?"

"Certo."

Hotaru sorrise, non sapeva il motivo per il quale Rei aveva rotto con il ragazzo, ma ricordava bene quanto fosse forte il loro rapporto.

"Haru" una voce familiare attirò l'attenzione del biondo, che si voltò nella direzione da cui proveniva.

"Mako? Che ci fai qui?" le chiese confuso.

"Sono venuta a vedere come sta l'agente Hino, ho saputo che è stata aggredita."

"Siete amiche e non lo sapevo?" chiese il biondo ridendo.

"Una cosa del genere. Posso entrare?"

"Si vieni, ti accompagno" le rispose, rivolgendosi successivamente alla più giovane "tu aspettaci qui eh?"

"Guarda che non sono più una bambina, vado al liceo!" ribatté la mora gonfiando le guance.

"Certo certo" le rispose sorridendo prima di entrare nella stanza di Rei insieme a Makoto.

"K-Kino?” la poliziotta si voltò verso la porta e notò la donna “che ci fai qui?" le chiese decisamente preoccupata dopo la conversazione avuta con Michiru.

"Mi chiami Makoto, sono venuta a vedere come stava" le rispose prendendo posto accanto al letto mentre Haruka si appoggiò al muro con le mani in tasca, osservando le due donne.

"L'ispettrice voleva parlarti" iniziò Rei.

"Abbiamo già parlato, mi ha accompagnata lei qui."

Rei era decisamente confusa, che cosa passava per la testa di Michiru, prima aveva portato lì Haruka e adesso Makoto? E perché non l'aveva avvisata? Ma soprattutto, questo significava che la fioraia era innocente?

"Agente?"

La mora scosse la testa scacciando i pensieri che aveva in mente, tornando a guardarla.

"Come si sente, allora?"

"Mi sento meglio, ti ringrazio" le rispose cordialmente. Le due parlarono per un po' e da quel che si dissero ebbe la conferma che aveva ragione fin dall'inizio, Makoto non era l'assassina e questo, in qualche modo, la sollevò.

"Senti Makoto..."

"Hm?"

"Volevo dirti che capisco come ti senti."

"A che si riferisce agente?"

"Chiamami Rei."

"D'accordo" rispose sorridendo "a che ti riferisci Rei?"

"Sai, so com'è essere innamorata di Haruka, vederlo sempre con altre ragazze..." le sussurrò la mora, analogamente a quanto aveva detto il giorno prima anche a Minako.

"Anche tu pensi che io sia innamorata di Haruka?" le chiese ridendo.

"Beh si."

Makoto sorrise e si alzò, confondendo decisamente la mora.

"Rei, non sono innamorata di lui" le disse piuttosto convinta. La poliziotta stava per risponderle ma venne interrotta dalle dolci labbra della bruna che si posarono sulle sue, lasciando senza parole sia lei che Haruka, il quale aveva osservato tutta la scena con aria divertita.

"A presto, Rei" le sussurrò la bruna all'orecchio dopo essersi staccata, salutando Haruka con la mano e lasciando successivamente la stanza.

Non appena uscì, il biondo si avvicinò alla mora, ridendo davvero divertito dall'espressione dell'altra.

"Non dire una parola" lo fulminò Rei.

"Te l'ho sempre detto che hai un ascendente particolare sulle donne" le sussurrò prendendola in giro, mentre l'altra si toccava le labbra.

"Sta' zitto."

 

---

 

"Sai suonare il violino?"

"Beh si, ho imparato quando ero piccola."

"Invece a me hanno insegnato a suonare il piano” asserì il ragazzo con tono malinconico “più precisamente è stata mia madre."

"Davvero? È una cosa molto dolce" gli sorrise, prendendo posto accanto a lui dopo aver appoggiato lo strumento su una piano.

"La sala musica di questo campus è davvero molto carina, mi piace suonare qui quando ho terminato le lezioni."

"Dovresti provare a fare la violinista, potresti diventare famosa" le suggerì sorridendo.

"Nah, non sono così brava."

"Non è quello che ho sentito."

"Sei troppo buono con me" lo rimproverò la ragazza dai capelli acquamarina, ridendo subito dopo, appoggiandosi con la testa alla sua spalla.

"Che ne dici di suonare qualcosa insieme?"

"Sono troppo arrugginito, non è il caso!" rispose il ragazzo, grattandosi la nuca.

"Sono sicura che non è così" rispose, afferrandogli la mano per tirarlo su "dai, vieni."

"V-Va bene, va bene!"

Mamoru si lasciò convincere dalla ragazza un po’ rosso in viso, sedendosi al pianoforte e accompagnando le sue note meglio di quanto potesse sperare, sorridendo nel vederla così concentrata nel suonare.

Ai suoi occhi, era davvero bellissima.

 

---

 

"Scusami, avrei dovuto avvisarti con più anticipo."

"Non preoccuparti, sono libero a quest'ora, il prossimo paziente non arriverà prima delle tre" la rassicurò Mamoru, facendola accomodare nel suo studio "se avevi davvero bisogno di me hai fatto bene a venire."

Michiru prese posto sulla poltrona dove aveva passato davvero tanto tempo nell'ultimo anno.

"Allora, cos'è successo?" chiese l'uomo, incrociando le braccia.

"Ieri ho seguito il tuo consiglio..." cominciò l'ispettrice "...all'inizio mi sono sentita davvero molto bene ma poi...i sensi di colpa mi hanno assalita e ho dovuto usare un'altra maschera per guardare in volto la mia migliore amica."

"Rei?"

"Si."

Mamoru sospirò.

"Che cos'è successo?"

"Ho fatto qualcosa di brutto" la donna esitava, continuando a girare intorno a quel che era accaduto.

"Michi, se non mi dici di cosa si tratta non posso aiutarti, per favore. Sai che puoi fidarti di me."

"Vedi...c'è questo ragazzo..."

L'espressione di Mamoru cambiò, diventando decisamente più diffidente a riguardo.

"...lui mi piace, è una brava persona."

"Cos'ha a che fare con Rei?" alla domanda l'ispettrice sospirò, stringendo i pugni sulle proprie gambe.

"Stavano insieme e...io credo che lei lo ami ancora."

"Michiru..."

"Non posso farle questo Mamoru..."

"Lui la ama?"

"Non lo so...ma non cambia niente..."

"Cambia invece."

"No non cambia assolutamente nulla! Sarei una persona orribile in entrambi i casi!"

"Michi-"

"No! Lei è la mia migliore amica...non posso farle questo...non posso..." la donna iniziò a piangere, portandosi le mani sul volto e Mamoru si avvicinò a lei, confortandola con un abbraccio.

"Michi..." sussurrò "...sei più buona di quanto credi."

"N-Non è vero...altrimenti non vorrei farle questo..." rispose singhiozzando.

"Chi è lui Michiru?" le chiese mentre le accarezzava la testa, tentando di calmarla.

"I-Il ragazzo del caso..."

"Michiru...non dovresti fidarti di lui" il tono di Mamoru cambiò drasticamente, diventando piuttosto severo "da quello che mi ha raccontato Ami potrebbe essere lui l'assassino."

"No Mamoru...lui è innocente..."

"Hai le prove?" l'ispettrice si bloccò.

"Michiru?"

La donna si staccò dal suo abbraccio, guardandolo negli occhi con ancora le lacrime a rigarle il viso.

"Michi? Che ti prende?"

"H-Ho qualcosa..."

"Se non sono prove certe-"

"...non dimostrano nulla."

"Esatto" asserì Mamoru "ascolta, devi stargli lontano e, a questo punto, dovresti dirlo anche a Rei" il suo tono era deciso.

"...lei è stata aggredita ieri notte...ma lui era con me..."

"Non è detto che chi l'abbia aggredita sia anche l'assassino Michi, non è così scontato."

"Ma io ho passato del tempo con lui...non posso credere che sia il colpevole..."

"Le persone mentono, Michiru."

L'ispettrice non rispose, si limitò a tenere la testa bassa mentre si asciuga le lacrime con il dorso della mano.

"Hai pensato che potrebbe averti sedotta soltanto per ingannarti Michi?"

"No...no a questo...non avevo pensato."

"Ascolta" Mamoru le alzò il viso con una mano "stai più attenta a quel ragazzo, Ami ed io siamo molto preoccupati per te, davvero."

"S-Si."

"Non devi rimanere da sola con lui."

"V-Va bene."

Terminata la conversazione con Mamoru, Michiru era ancora più confusa di prima. Adesso oltre al sentirsi in colpa, aveva nuovamente in testa sospetti sul biondo che, a quel punto, le stava facendo desiderare di sparire nel nulla.

Lasciato lo studio del suo amico, si avviò verso l'uscita, ma una figura familiare catturò la sua attenzione.

"Quella non è...Aino?" sussurrò tra sé e sé, osservando la bionda uscire da un altro studio, al quale l’ispettrice si avvicinò quando la ragazza si era ormai allontanata.

"Dunque anche lei va dallo psicologo" pensò ad alta voce, chiedendosi se Haruka ne fosse al corrente, mentre lo annotava sul taccuino.

 

---

 

"Non vuoi proprio dirmelo?"

"Te lo dirò soltanto se andrà bene."

"Che misterioso" asserì Ami, ridendo.

"Adesso scusami, ma devo proprio andare da lei."

"Vedrai che andrà bene" lo incoraggiò la ragazza, guardandolo successivamente allontanarsi dal campus per dirigersi nel luogo in cui avrebbe dovuto incontrarsi con qualcuno.

Arrivato davanti alla stazione di Shibuya², notò quella persona attenderlo, seduta su una panchina. Improvvisamente iniziò a sentirsi piuttosto nervoso, le sue mani tremavano leggermente, rischiando di far cadere il bouquet che aveva tra le mani. Appoggiò così la schiena al muro di un edificio, guardando in alto.

Certo, conosceva Michiru da più di un anno ormai, e certo, parlavano quasi tutti i giorni, ma questa volta era diverso. Questa volta aveva intenzione di dichiararsi a lei.

Ma proprio quando riuscì a prendere coraggio con un respiro profondo, si voltò a guardare nuovamente verso la ragazza e notò che non era più sola.

Michiru stava infatti scambiando un tenero bacio con Erika, la sua migliore amica.

 

---

 

"Michiru" la mora sorrise non appena vide la sua amica entrare nella stanza, sollevandosi con l’aiuto delle braccia per mettersi seduta.

"Rei" le sorrise di rimando, volgendo lo sguardo al biondo dietro di lei che aveva volutamente ignorato fino a quel momento "puoi lasciarci da sole?"

"Certo" rispose, lasciando la stanza.

"Michiru devo dirti una cosa."

"Prima io. Makoto è innocente, ho sbagliato"

La parole dell'ispettrice tolsero a Rei ogni dubbio, adesso poteva essere certa che la fioraia non c'entrava nulla con quella storia "e credo anche che il movente non sussista per lei, non mi sembra così innamorata di lui dopotutto."

"Non lo è, te lo assicuro."

"Come fai a dirlo?" le chiese curiosa l'ispettrice.

"Stamattina, quando l'hai accompagnata è venuta qui e-"

"Se te l'ha detto lei non fa molta differenza, non so quanto possiamo creder-"

"Mi ha baciata."

"Cosa!?" Michiru assunse un'espressione decisamente sorpresa, inclinando la testa.

"Già" asserì l'altra imbarazzata.

"Beh, non potevo aspettarmi una prova migliore."

"Michi..."

"Ti è piaciuto almeno?"

"M-Michi!" la donna rise al forte imbarazzo della partner, ma nell'istante in cui incrociò il suo sguardo che fino a quel punto aveva evitato, i sensi di colpa tornarono a bussare alla sua mente, costringendola a guardare il pavimento.

"Domani mi dimetteranno."

"Ah si?" le domandò con un sorriso forzato.

"Sì. Verrai a prendermi?"

"Certo."

 

---

 

"Ispettrice" la voce di Haruka la fermò non appena la donna uscì dalla stanza di Rei.

"Che cosa vuoi?"

"Possiamo parlare?"

"Non possiamo rimandare?"

"No, è importante."

"D'accordo."

L'ispettrice, contrariamente a quanto Mamoru le aveva raccomandato, si ritrovò da sola con il biondo arrogante e pure sospetto nel parcheggio dell'ospedale dove, la notte prima, si erano parlati per l'ultima volta.

"Allora? Che cosa vuoi?" chiese Michiru con tono decisamente impaziente "ho molto lavoro da fare."

"Vorrei chiederle cosa le è successo" iniziò Haruka, avvicinandosi alla donna che indietreggiò quasi di riflesso "vede? Ieri eravamo così intimi e adesso si comporta in questo modo."

Michiru non rispose, spostando lo sguardo di lato.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?"

"No."

"Allora qual è il problema?"

"Non c'è nessun-"

"Non sarà per Rei?"

"No."

"Andiamo, lei non sa mentire lo sa?"

"Ho detto di-" l'ispettrice non riuscì a terminare la frase poiché il suo viso venne afferrato dal biondo con una mano, che la costrinse a voltarsi.

"Guardami, Michiru."

Sentirsi chiamare per nome in quel momento le provocò sentimenti contrastanti, sentiva un forte calore crescere nel suo petto e al tempo stesso dei brividi lungo la schiena.

"Non mi..." la donna sospirò leggermente, quasi non riusciva a parlare "non mi toccare!"

Haruka le lasciò il viso, sul suo volto si poteva leggere un'espressione davvero confusa.

"Ma che cosa le è successo?"

Michiru si voltò.

"Vorrei tornare a prima di ieri sera."

"Che cosa significa? Vuole forse far finta che non sia successo nulla tra noi ispettrice?"

"Te ne prego."

"Noi non stiamo più insieme, lo sa."

"Non ha importanza, è la mia migliore amica."

"Non dovre-"

"Questa è la mia decisione" la donna riuscì a sentire Haruka prendere un respiro profondo.

"D'accordo, ispettrice."

"Ti ringrazio."

La donna si voltò verso di lui, scambiando con il biondo uno sguardo indecifrabile, carico di emozioni diverse.

"Ti chiedo scusa..."

"Non finirà così" la risposta di Haruka la spiazzò.

"Scusa?" gli chiese, piuttosto perplessa, ma lo squillo del cellulare del biondo interruppe la conversazione.

"Rispondi pure" asserì la donna prima di voltarsi "devo tornare in centrale" annunciò, allontanandosi successivamente dopo aver salutato con un cenno il pilota che, prendendo dalla tasca il cellulare, rispose dopo un sospiro.

 

"Hai un pessimo tempismo."

"Vieni a casa, è successa una cosa."

"Di che parli?"

"Vieni a casa, non posso dirtelo al telefono."

"Mi stai spaventando Setsuna."

"Vieni e basta!"

"Non ho l'auto, puoi veni-"

"Che significa che non hai l'auto!? Stai bene?"

"Non c’è bisogno che ti arrabbi, te lo spiego strada facendo."

 

---

 

"Come stai?" le chiese gentilmente, prendendo posto accanto al suo letto.

La donna non rispose, Ami l'aveva avvisato che non parlava più dal giorno dell'incidente.

Sospirò, afferrandole una mano.

"So che cosa ti passa per la testa, non è colpa tua Michiru."

Nessuna reazione.

"Senti..." il tono di Mamoru sembrò più incerto "...vorrei poterti aiutare Michi, se hai bisogno di parlare o di qualsiasi cosa, conta pure anche su di me."

La donna annuì e il ragazzo si alzò, lasciandole un bacio sulla guancia, prima di lasciare la stanza d'ospedale dov'era ricoverata a causa del fatto che per più di due settimane aveva smesso anche di nutrirsi, diventando davvero debole.

"Mi fa male vederla così" sussurrò all'amica che lo stava aspettando fuori.

"Anche a me, spero si rimetta presto."

"Resti qui?" chiese, prendendo posto accanto a lei su una panchina nel corridoio.

"Sto aspettando Rei."

"La vostra amica poliziotta?"

"Esatto."

"Secondo te tornerà quella di un tempo?"

"Non possiamo saperlo, Mamoru."

"Già."

I due rimasero in silenzio per qualche minuto, finché il moro non si alzò.

"Adesso devo andare, ho un paziente tra poco."

"Si certo, va' pure" asserì Ami, ma poco prima che il ragazzo si allontanasse tornò a parlare "sai, mi è venuta in mente una cosa."

"Hm?"

"Non mi hai mai detto a chi dovessi dichiararti quel giorno, immagino fosse andata male."

Mamoru sospirò, stringendo un pugno.

“Già.”

 

---

 

"Che cos'è successo?"

"Haruka siediti."

"Setsuna mi stai facendo preoccupare."

"Siediti" insistette la donna, piuttosto severa.

Il biondo sospirò, sedendosi sul divano della propria abitazione, guardando dal basso l'amica che era davanti a lui.

"Allora?"

La donna accese il televisore del salotto, passando sul canale delle notizie.

"Vuoi spiegarmi cosa significa...?" Haruka assunse un'espressione davvero arrabbiata non appena si rese conto di cosa era accaduto.

"Non lo so, ma non mi spiego come i media siano entrati in possesso di informazioni così dettagliate. Non hanno fatto il tuo nome ma 'giovane pilota biondo giapponese coinvolto in un caso d'omicidio' è piuttosto preciso."

"Non capisco...chi può aver fatto una cosa simile?"

"Haruka, non voglio saltare a conclusioni affrettate ma sono state condivise informazioni di cui nemmeno noi eravamo a conoscenza."

"Dove vuoi arrivare?" inclinò la testa.

"I casi sono due, o l'assassino ha deciso di incastrarti a tutti i costi usando metodi decisamente creativi o qualcuno che aveva accesso alle informazioni della polizia ha deciso di rende pubblico il caso."

"Polizia?" Haruka non poteva credere a quel che aveva sentito, la sua mente viaggiò immediatamente a quell'unica persona e Setsuna ne era perfettamente conscia.

"Stai pensando che..."

"...è una possibilità Haruka."

Il biondo si alzò dal divano, sembrava davvero molto agitato.

“Non posso credere che mi abbia tradito in questo modo” asserì, calciando uno sgabello.

“Sta’ calmo, ti proteggerò io.”

"Ho bisogno di distrarmi."

"Sarebbe meglio che tu restassi a casa."

"Non riesco, mi dispiace" ribatté, indossando i suoi occhiali da copertura.

"Vuoi venire con me?"

"Haruka aspetta."

Il ragazzo alzò le mani.

“Ho capito, non c’è problema” asserì piuttosto cupo, afferrando il cellulare dal tavolo.

 

“Haruka?”

“Mina, sei libera questa sera?”

“Uhm sì, perché me lo chiedi?”

“Vuoi uscire con me?”

“Ah si! Certo!”

“Ti va di andare al ‘Planet V’?”

“Va bene, ti aspetto lì allora.”

“Arrivo.”

 

“Haruka è una pessima idea, qualcuno potrebbe cercare di seguirti per ottenere informazioni, è pericoloso anche per Minako” lo rimproverò Setsuna, decisamente preoccupata.

“Troppo tardi” ribatté freddo, salendo in camera per cambiarsi, mentre l’avvocato si portava una mano tra i capelli, sicura che qualcosa sarebbe andato storto.

Quando il ragazzo tornò giù, si rivolse a lei “puoi restare qui se vuoi, tanto hai le chiavi” ma subito dopo si avvicinò, con aria piuttosto seria “ah e se mi cerca quell’ispettrice non dirle dove sono.”

 

---

 

“Non starai lavorando un po’ troppo?” iniziò Ami, entrando nel suo ufficio.

“Con Rei fuori gioco devo fare tutto da sola” rispose l’ispettrice, sorseggiando l’ennesimo caffè di quel giorno, ormai aveva perso il conto.

Ami prese posto di fronte a lei, osservando il mucchio di scartoffie che aveva sulla scrivania “e Noboru?”

“Sta ancora terminando un lavoro che gli ho dato ieri.”

“Almeno ti aiuta, non sei contenta?” le chiese la dottoressa ridendo, provocando una reazione piuttosto buffa in Michiru.

“Oh sì, non sai quanto, soprattutto quando-”

“Ispettrice!” questa volta la donna dai capelli acquamarina rovesciò il caffè dallo spavento, mentre Ami rideva davvero divertita con una mano sulla bocca.

“M-Mi dispiace ispettrice…” asserì Noboru davvero mortificato.

“...soprattutto quando...entra nel mio ufficio urlando! Noboru dannazione!” la donna si alzò in piedi, guardando il giovane agente in cagnesco.

“Mi scusi! Non succederà più!” disse inchinandosi.

“Che cosa vuoi!?”

“H-Ho terminato il lavoro che mi aveva chie-”

“Mi hai fatto rovesciare il caffè solo per dirmi questo!?”

“No no! Vede ecco...ho chiamato tutte le ragazze della lista e le ho avvisate ma-”

“Vai al punto!”

“U-una di loro è morta!”

Michiru si bloccò, impiegando qualche secondo per elaborare quel che Noboru le aveva appena comunicato.

“Quando!?”

“I-Il mese scorso, il caso è stato archiviato per mancanza di prove” le rispose, porgendole un fascicolo “qui c’è tutta la documentazione.”

L’ispettrice afferrò la cartellina, leggendo il nome della donna.

“Tomoko Sato”

“Che cosa stai pensando Michiru?” le chiese Ami.

“Forse abbiamo trovato la pista giusta.”

 

---

 

“Ma quanto ci mette quello scemo?” si chiese Minako, appoggiandosi ad un muretto poco distante dall’entrata del locale dove avrebbe passato la serata con il suo amico.

“Ehi, ma io ti conosco” una voce familiare richiamò la sua attenzione, facendola voltare, ma non appena la bionda lo riconobbe indietreggiò.

“Seiya?”

“Sei da sola?” le chiese avvicinandosi, non sembrava avere cattive intenzioni, ma Minako conosceva bene la sua storia e dunque continuò a indietreggiare.

“Sto aspettando Haruka” l’espressione del moro cambiò a quel nome.

“Davvero un peccato che tu perda tempo con lui, sei così carina.”

“Non parlare così di lui” ribatté la ragazza, sentendosi successivamente afferrare il braccio “c-che stai facendo?” gli chiese dimenandosi mentre l’altro la trascinava lontano dal locale.

“Voglio solo parlare un po’ con te.”

“Io invece non voglio! Lasciami!” Minako tentò di dargli uno schiaffo, ma l'altro le bloccò anche quella mano.

“Sai che il tuo amico non è come sembra?”

“Lasciami!”

“Non è una brava persona come pensate tu e mio fratello.”

“M-Mi stai facendo male! Smettila!” lo implorò la ragazza con gli occhi lucidi.

“Minako!” la voce di Haruka attirò l’attenzione di entrambi e in particolare quella del moro, che lasciò andare la bionda.

“Che cazzo le stavi facendo?” il ragazzo si avvicinò a lui, afferrandogli la maglietta e tirandolo verso di sé, sfruttando il fatto di essere poco più alto.

“Niente, stavamo parlando” rispose l’altro, afferrandogli il braccio “adesso lascia-” il moro non riuscì a terminare la frase che sentì un colpo forte al volto, indietreggiando contro il muro del vicolo in cui aveva trascinato Minako.

“Non ti avvicinare più a lei” Haruka si posizionò davanti alla ragazza, guardando l’altro che per qualche motivo iniziò a ridere.

“Ma che hai da-”

“Vuoi uccidere anche me?”

“Ma di che stai parlando?”

“Ho visto le notizie sai” iniziò Seiya, strofinandosi una guancia con il dorso della mano “non è stato così difficile capire che parlassero di te.”

“Haruka di che sta parlando?” chiese Minako, ignara di tutto, mentre il biondo stava perdendo decisamente la pazienza.

“Non sarai stato tu?”

“Purtroppo no, non sapevo nulla del tuo hobby da assassino.”

“Mi sembri decisamente contento però” Haruka si riavvicinò a lui.

“Si, magari questa è la volta buona che mio fratello si accorga chi sei davvero.”

“Tuo fratello? Hai il coraggio di pensare ancora di poter rimediare?” il biondo appoggiò con impeto la fronte contro quella di Seiya, portando una mano sulla sua spalla “anche se dovesse odiare me, non tornerà mai a vederti come un fratello maggiore, lo sai vero?” quelle parole del pilota si rivelarono essere il detonatore che fece esplodere la rabbia del moro il quale gli afferrò il braccio, contorcendolo con la forza necessaria da far gridare di dolore l’altro.

“Haruka!”

“Cristo…” sospirò il biondo, tenendosi il braccio dolorante.

Qualche istante dopo intervennero alcuni agenti, chiamati probabilmente da alcuni passanti che avevano visto la scena, separando i due ragazzi e chiamando un’ambulanza.

 

---

 

“Michiru, sei ancora qui?” chiese l’uomo, affacciandosi all’ufficio dell’ispettrice.

“Mamoru! Non preoccuparti, stavo per tornare a casa, te lo giuro” rispose quasi ridendo, mentre metteva nel cassetto alcune scartoffie.

“Hai idea di che ore sono?”

“Hm, più o meno.”

“Le undici Michi.”

“Ah…” rispose guardando piuttosto sconsolata l’orologio “ho dimenticato di cenare.”

“Da quanto sei qui?”

“Direi almeno sette o sei ore.”

“Allora non hai visto il notiziario.”

“Che notiziario?” le chiese Michiru confusa.

“Parlavano del tuo caso.”

“Cosa? Ma non ho autorizzato nessuno a…”

“Avevano molte informazioni sai, piuttosto dettagliate.”

“Ma com’è possibile?” si chiese l’ispettrice, portandosi le dita alle tempie “hanno rivelato i nomi dei sospettati? Loro non-”

“Nessun nome eccetto quello delle vittime, tranquilla.”

“Dio...chi può essere stato?” Mamoru le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla e sorridendole.

“Prenditi una pausa Michi, basta per oggi. Che ne dici di andare a mangiare qualcosa insieme?”

“Ah...sì, d’accordo, in effetti ho un po’ fame” rispose la donna, sospirando, prima di tornare a mettere a posto l’ufficio.

“Ti aspetto fuori, allora” le disse, prima di lasciare l’ufficio e tornare alla propria auto dove, una volta seduto, prese un cellulare dalla tasca del cappotto, recuperandone la sim dal retro e spezzandola, rendendola inutilizzabile.

“Meglio che resti anonimo” sussurrò tra sé e sé, prima di riporre il cellulare in uno scomparto del cruscotto, notando successivamente che Michiru l’aveva raggiunto.

“Eccomi.”

“Ehi” Mamoru le sorrise, mettendo in moto l’auto e lasciando la centrale, osservando di tanto in tanto l’amica dallo specchietto retrovisore, che sembrò accorgersene.

“Mi è tornata in mente una cosa.”

“Hm?”

“Ricordi quella volta che abbiamo suonato insieme?”

“Quale delle tante?” rispose il ragazzo sorridendo.

“La prima.”

“Si, la ricordo bene.”

“Mi avevi detto che avrei potuto fare la violinista” asserì ridendo l’ispettrice “chissà, magari se l'avessi fatto adesso non sarei qui con il mal di testa.”

“Te l’avevo detto Michi” rispose ironicamente il moro.

“Già, forse avrei dovuto ascoltare te anziché Erika” ripose, spiazzando Mamoru.

“Che vuoi dire?”

“Lei detestava sentirmi suonare sai, diceva che ero tremenda” il tono della donna sembrò piuttosto nostalgico.

“Si sbagliava” ribatté l’altro.

“Chissà, magari sarebbe ancora viva.”

Mamoru sospirò, la piega che la conversazione aveva preso era piuttosto malinconica, voleva tirarle su il morale, ma il passato stava bussando con insistenza, questa volta, alla sua mente.

“Non è stata colpa tua, te l’ho detto mille volte.”

 

---

 

“Credo che la lascerò.”

“Ma che cosa stai dicendo?”

“Non posso continuare così, ho troppa paura e non mi fa bene.”

“Quello che dici non ha senso! Così la perderai di sicuro!”

“Preferisco perderla per mia scelta che per un proiettile vagante!”

“Erika...ripensaci ti prego...le faresti troppo male.”

“Ho già deciso Mamo, non ho intenzione di tornarci su!”

“Sei un’egoista!”

“Ma che dici? Da che parte stai Mamo?”

“Mi sono fatto da parte per te e tu ti comporti così?”

“Ma di che stai parlando!?”

“Sono innamorato di Michiru da quando l’ho conosciuta, ma tu me l’hai portata via!”

“Mamo...io...io non ne avevo idea, mi dispiace!”

“Non ha importanza adesso.”

“Senti...questo non cambia la mia decisione.”

“Vuoi davvero farle così male?”

“Vuoi farmi sentire ancora più in colpa?”

“Te lo meriti.”

“Senti Mamo io-”

“Erika? Erika!? Erika!”

 

Note dell’autore

¹Il personaggio in questione ha l’aspetto di Fisheye del trio delle Amazzoni.

²Quartiere di Tokyo.

 

Ehi! Scusatemi se ci ho messo così tanto ma ho avuto gli esami per tre giorni di fila, per fortuna sono andati tutti bene. Voi come state invece? Attendo i vostri messaggi e vi do appuntamento al prossimo capitolo!

Taki

 

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Capitolo 11
*** Setsuna ***


"Mi raccomando, stai attenta."

"Non preoccuparti mamma" le rispose sorridendo la bambina dai lunghi capelli scuri, salutando la donna e dirigendosi di corsa al parco dove era solita trascorrere le giornate estive.

Una volta arrivata, si apprestò a raggiungere la sua giostra preferita, l'altalena, ma si fermò, notando lì seduto un bambino che non aveva mai visto prima dondolarsi.

Lo osservò nascondendosi dietro un albero per un po', portava i capelli corti e biondi, un colore piuttosto inusuale nel suo quartiere e indossava una maglietta a maniche corte con un coniglietto e un paio di pantaloncini.

La bambina gli si avvicinò, notando il suo sguardo piuttosto triste, pensò che si sentisse solo.

"Ehi."

Il biondo alzò la testa, fermando successivamente l'altalena appoggiando un piede sul terreno.

"Hm?"

"Non ti ho mai visto qui, sei nuovo?" gli chiese, portandosi l'indice sul mento.

Il bambino non parlò, ma le fece cenno di sì con la testa.

"Ti va di giocare?" il biondo arrossì a quella richiesta, assumendo un'espressione decisamente sorpresa.

"V-Vuoi giocare con me?"

"Si! Non vuoi?" chiese piuttosto confusa.

"No no! Accetto!" rispose sorridendo, lasciando l'altalena per avvicinarsi a lei, notando che erano praticamente alti uguali.

"Io mi chiamo Setsuna, e tu?"

"Haruka."

"Mi piace il tuo nome!"

"Anche a me piace il tuo! Non ho mai sentito questo nome prima d'ora" asserì il bambino, battendo le mani e sembrando decisamente più a suo agio rispetto a prima.

"Allora, a cosa vuoi giocare Setsuna?"

"Hmm" la bimba iniziò a riflettere, ma in realtà aveva già bene in mente cosa fare "allora, io sarò la principessa da salvare e tu il mio principe!"

"D'accordo!"

 

---

 

"Mi ha fatto piacere cenare con te, è passato così tanto dall'ultima volta."

"Anche a me ha fatto piacere, davvero" le rispose mentre accostava.

"Grazie di avermi riaccompagnata qui in centrale, purtroppo non posso restare senza la mia auto, sai cose da ispettrice" asserì Michiru ridendo.

"Non preoccuparti, è stato un piacere per me."

"Allora io vado" disse al moro, lasciando la sua auto dopo averlo salutato, in modo da raggiungere la propria.

Successivamente entrò in macchina, poggiando la borsa sul sedile del passeggero ma, non essendo quest'ultima chiusa bene, alcuni oggetti caddero sul tappetino.

"Diamine" sussurrò con tono quasi esausto, chinandosi per raccogliere gli oggetti caduti tra i quali c'erano le fotografie che aveva usato durante gli interrogatori.

"Eppure ricordavo di averle lasciate in ufficio" si disse, tenendole tra le mani e osservandole, tornando su e poggiando la schiena al sedile.

"Questa potrei anche buttarla via" pensò ad alta voce, tenendo quella di Makoto "quanto odio la sua faccia" sospirò, invece, quando il suo sguardo cadde su quella di Haruka, nella quale aveva il suo solito sorriso arrogante. Spostò entrambe le fotografie sul sedile accanto a lei, tenendo tra le mani le tre rimaste: Minako, Yaten e Setsuna.

"Se i miei ragionamenti sono giusti, uno di voi tre deve essere l'assassino, non c'è altro modo. Nonostante quello che mi ha detto Mamoru...non riesco a vedere Haruka come un assassino, quindi devo sperare di non sbagliarmi."

L'ispettrice infilò le fotografie nel proprio taccuino e, dopo aver riposto gli altri oggetti caduti, decise finalmente di mettere in moto l'auto, lasciando il parcheggio seguita per un breve tratto dall'auto di Mamoru, che era rimasto lì, probabilmente preoccupato per la sua incolumità.

 

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"Ti sei divertita al parco?" le chiese, chinandosi alla sua altezza.

"Si! Ho un nuovo amico!" rispose la bimba sorridente mentre si buttava tra le braccia della mamma, notando successivamente un camion piuttosto grande parcheggiato accanto alla loro casa.

"Cos'è quello mamma?"

"Quello? Ah, è un camion dei traslochi, abbiamo dei nuovi vicini sai" le rispose sorridendo.

"Nuovi vicini?"

"Si esatto, so che hanno una figlia, potresti fare amicizia anche con lei, che ne pensi?"

La bimba sembrò davvero contenta della notizia e tenendo la mano della propria mamma si avvicinò al camion, notando una donna dai lunghi capelli biondi prendervi una scatola, la quale si inchinò per salutare non appena le notò arrivare.

"Sono lieta di conoscervi" iniziò "spero che saremo dei buoni vicini per voi."

"Altrettanto" rispose la madre della bimba, mentre le teneva ancora la mano "lei è mia figlia Setsuna, ha compiuto da poco otto anni."

"Piacere!"

"Oh, il piacere è mio piccola" rispose sorridendo "ho una figlia della sua stessa età, spero che andiate d'accordo."

"Davvero?" chiese la piccola.

"Certo, adesso è in giro, ma te la presenterò non appena..." la donna si fermò, sembrò aver notato qualcuno arrivare dietro le proprie interlocutrici "oh eccoti! Stavamo giusto parlando di te! Vieni a conoscere i nuovi vicini, Haruka!"

La bimba si voltò, riconoscendo immediatamente il bambino con cui aveva giocato poco prima al parco e, quando i loro sguardi si incrociarono, percepì qualcosa di decisamente strano.

 

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"Come stai? Ti fa molto male?"

"Sto bene, tranquilla, non è rotto."

"Mi hai fatta preoccupare, stupido" asserì la donna dai capelli scuri, spostando le mani dal viso del biondo.

"Ti chiedo scusa, avrei dovuto ascoltarti."

"Decisamente" ribatté severa.

"Come sta Minako?" chiese il ragazzo, guardando di lato.

"Sta ancora piangendo, si sente in colpa. Ma non devi preoccuparti, Yaten è con lei."

"Voglio vederla."

"Aspetta almeno che il dottore torni, vediamo se ha qualcos'altro da dirti."

"Non serve, mi ha già messo questo tutore" le rispose, guardandosi il braccio "starò bene."

"Non dire sciocchezze e aspetta" ribatté la donna, appoggiandogli un dito sulla guancia.

"Va bene, va bene!"

"Signor Tenou" iniziò il dottore, rientrando.

"Allora? Posso andare?" chiese impaziente.

"Si, ovviamente sta' molto attento al braccio e cerca di evitare qualsiasi urto o movimento brusco" asserì, porgendo successivamente una scatola al biondo "se il dolore dovesse tornare prenda questi antidolorifici."

"Quali sono i tempi di recupero?" chiese Setsuna dopo aver preso la scatola, lasciando l'altro interdetto.

"Almeno tre settimane."

"Dovrò tenere questo coso per tre settimane?" chiese Haruka piuttosto arrabbiato agitando il braccio fasciato, facendosi male "cazzo, mi ero dimenticato che facesse così male."

"Sei incredibile, davvero!" lo rimproverò l'altra.

"D-Dai non c'è bisogno di arrabbiarsi! Andiamo adesso dai!" le chiese agitando la mano libera nervosamente, notando che anche il dottore era spaventato dallo sguardo della donna.

Una volta che il biondo riuscì a calmarla, lasciò la stanza con Setsuna per raggiungere i suoi amici nella sala d'aspetto del pronto soccorso.

Notò immediatamente Minako che, seduta accanto a Yaten, stava singhiozzando e le si avvicinò, portandole una mano sotto il mento.

"Mina."

La ragazza alzò la testa, alzandosi di scatto e fiondandosi su di lui, per abbracciarlo forte.

"Minako fa' piano!"

"Tranquillo, lasciala" lo rassicurò Haruka, stringendola a sua volta con il braccio libero, quello destro.

"Non piangere Mina, va tutto bene, è solo un braccio slogato."

"M-Mi dispiace, è colpa mia!"

"Affatto! Calmati adesso su."

"Come ti senti?" gli chiese il ragazzo, alzandosi anche lui e avvicinandosi dal lato.

"Sto bene Yaten, sta' tranquillo."

"Mi dispiace per Seiya, io..."

"Non chiedermi scusa, non è nemmeno colpa tua" ribatté serio il biondo "non preoccupatevi per così poco, sto bene."

"Sarebbe meglio andare a casa adesso" intervenne Setsuna.

"Sì, sono d'accordo" rispose il ragazzo, incamminandosi insieme agli altri verso il parcheggio, tenendo per mano Minako fino a quando questa non raggiunse l'auto di Yaten.

"Buonanotte Mina, sta' tranquilla mi raccomando" le disse dopo averle chiuso la portiera.

"Domani mattina verrò a trovarti, te lo prometto."

"Certo, ti aspetto" le sorrise, rivolgendosi successivamente a Yaten dal finestrino stesso.

"Verrai anche tu?" il ragazzo dai capelli argentei arrossì lievemente, non aspettandosi quella domanda da lui.

"S-Sì certo" rispose, avvicinando tra loro le mani che teneva sul volante.

"Ehi ma che hai fatto alla mano?" gli chiese Haruka, notando che era fasciata.

"A-Ah questa? Vedi...quando Setsuna mi ha chiamato ecco...mi sono spaventato e ho fatto cadere un...bicchiere" rispose, volgendo lo sguardo lontano dal biondo.

"Sta' più attento, scemo" lo rimproverò Haruka con un tono decisamente amichevole.

"Senti chi parla."

"S-Setsuna!" sobbalzò il ragazzo "potresti evitare di venirmi così all'improvviso alle spalle!"

"Vieni andiamo, ti porto a casa."

"Arrivo, arrivo" rispose arreso, salutando i suoi amici prima di raggiungere la donna dai capelli scuri, entrando nella sua auto.

Il ragazzo prese posto dove non era solito stare in auto e questo le ricordò l'ispettrice, che per ben due volte aveva osservato guidare.

"Ehi Setsuna."

"Hm?" chiese la donna, mettendo in moto l'auto.

"Mi porti a casa?"

"Si, te l'ho detto prima."

"Ti va di restare?"

L'avvocato sorrise e Haruka assunse un'espressione un po' confusa.

"Non ho mai avuto intenzione di andar via."

 

---

 

"Quanto piove oggi" si disse la ragazza dai lunghi capelli scuri mentre apriva l'ombrello, incamminandosi verso casa.

Il suono degli stivaletti sull'asfalto bagnato era l'unica cosa che poteva sentire oltre alla pioggia scrosciante, questo perché in giro non c'era quasi nessuno.

In effetti vi era abituata, il consiglio studentesco la teneva occupata per molto tempo dopo le lezioni e finiva sempre per tornare nel tardo pomeriggio, quasi all'ora di cena.

Svoltò l'angolo che la separava dalla propria abitazione, quando notò una figura stare sotto la pioggia, appoggiata al muro di casa sua, con la testa alzata.

"Haruka?" lo chiamò, avvicinandosi per ripararlo con un ombrello "perché sei sotto la pioggia? Ti verrà la febbre se..." qualcosa attirò la sua attenzione e si avvicinò ulteriormente a lui "...perché stai...piangendo?"

"Sono andato via..." le rispose con una voce debole, rotta dal pianto.

"Che cos'è successo...?"

"Gliel'ho detto...ma loro-"

La ragazza gli afferrò la mano e l'altro la guardò finalmente negli occhi.

"S-Setsuna?"

"Vieni da me, non devi preoccuparti adesso. Penserò io a te."

 

---

 

"Sei stanco vero?"

"Non così tanto" le rispose, prendendo posto sul divano, con la testa rivolta verso il soffitto e il braccio libero lungo lo schienale.

"Perché non vai a letto?" gli chiese, sedendosi accanto a lui.

"Hm...è ancora presto."

"Guarda che sono le due di notte" ribatté l'altra.

"Dovresti dormire allora."

"Senti chi parla" entrambi risero.

"Setsuna."

"Hm?"

"Non pensi di passare più tempo a casa mia che a casa tua ultimamente?"

"Ti dispiace?"

"Affatto, altrimenti non ti avrei dato la chiave."

"Allora che c'è?"

Haruka riportò giù la testa, guardando l'altra accanto a sé con un'espressione inusuale per lui.

"Dovresti pensare più a te che a me."

La donna sospirò, poggiando successivamente una mano sulla gamba dell'altro.

"Questa è una frase che non puoi proprio dirmi in un momento come questo, Haruka."

"Tempismo sbagliato già, ma è vero" ribatté il biondo.

"Ho promesso di pensare a te e lo farò tutta la vita, tengo davvero molto a te se non l'avessi capito" rispose sicura mentre l'altro arrossì.

"Quanti anni hai per arrossire ancora a frasi del genere?" chiese la donna piuttosto divertita, mentre il biondo le sorrise, avvicinandosi con la fronte a quella dell'altra.

"Dette da te sono davvero rare."

"Ma smettila" ribatté Setsuna alzandosi "piuttosto, vuoi una mano per cambiarti?"

"Tranquilla, dato che non è rotto posso farcela."

"Sei sicuro?"

Il ragazzo rispose con un cenno della testa, dirigendosi nella propria camera per cambiarsi, seguito a distanza dalla donna che non si fidava particolarmente delle sue parole e ne ebbe la conferma vedendo il ragazzo litigare con il tutore.

"Lascia, faccio io" gli sussurrò, aiutandolo a togliersi la maglietta.

"C'ero quasi."

"Ho un déjà-vu."

"Sei davvero cattiva certe volte."

"Non è colpa mia se ti sei rotto il braccio tre volte da quando ti conosco" gli rispose ridendo, poggiando successivamente una mano sul suo petto.

"Grazie."

La donna rispose con un cenno della testa, lasciando successivamente la stanza.

"Ehi, dove vai?"

"A dormire sul divano" rispose voltandosi, poco fuori dalla porta della stanza di Haruka.

"Aspetta."

"Hm?" il biondo avanzò verso di lei, afferrandole un braccio.

"Che ti prende?" chiese la donna, alzando un sopracciglio.

"Dormi con me."

"Ma...sei sicuro?"

"Si."

"Hai paura?" gli chiese prendendolo in giro, mentre gli stringeva la mano che poco prima l'aveva afferrata.

"Ho più paura di te che di qualunque cosa."

"Me lo ricorderò per il futuro" anche questa volta risero entrambi, la loro complicità era senza dubbio quella che ci si aspetterebbe da due amici d'infanzia.

Il biondo si mise a letto, guardando il soffitto mentre aspettava che l'amica si spogliasse prima di mettersi accanto a lui.

"Non hai freddo così? Siamo comunque in inverno sai" le chiese voltandosi verso di lei.

"Mi stavi spiando?"

"Ho vissuto con te per oltre un anno, non pensi che abbia visto già tutto?"

"Pervertito."

Alla risata dei due seguì qualche minuto di silenzio, nuovamente interrotto dal biondo.

"Setsuna."

"Hm?"

"Sei sveglia?"

"Se ti ho risposto credo di sì."

"Antipatica."

"Che cosa c'è?"

"Mi dai la mano?"

"Ma che ti prende oggi?"

"Sei proprio antipatica."

La donna sospirò, afferrandogli la mano e portandosela all'altezza del seno, stringendola forte.

"Meglio?"

"Ti voglio bene."

Setsuna sospirò ancora, mordendosi un labbro prima di poter rispondere al biondo.

"Anch'io te ne voglio" disse, prima di lasciargli un bacio sulla testa e addormentarsi con lui.

 

---

 

"Adesso che faccio? Yaten mi ha abbandonato" si disse mentre camminava attraverso il cortile della scuola, diretto al retro della palestra, dov'era solito fumare di nascosto, ma proprio quando stava per girare l'angolo sentì una voce e si bloccò.

"Senpai, vorrei che accettassi questa lettera."

"Lettera?" si chiese il biondo "una confessione?"

"Mi dispiace, se si tratta di una lettera d'amore non posso accettare."

Haruka riconobbe immediatamente la voce della ragazza, decisamente sorpreso.

"Setsuna?" si chiese ancora, sbirciando lievemente dal muro dove si era nascosto, notando la sua amica di spalle e davanti a lei un ragazzo dai capelli corvini.

"Ma senpai...perché?"

"Non posso accettare, mi dispiace molto" rispose, chinandosi per scusarsi.

"Ho capito..." le rispose il ragazzo, prima di allontanarsi decisamente rattristato dal risultato.

"Chissà perché l'ha rifiutato" si chiese, portandosi una mano sul mento.

"Che cosa stai facendo Haruka?"

"AAAAAH! S-S-Setsuna!" gridò il biondo, spaventato dall'arrivo improvviso dell'amica che aveva notato immediatamente la sua presenza non appena era arrivato, senza nemmeno voltarsi.

"Non è educato spiare le persone."

Il ragazzo si ricompose, raccogliendo la cartella che aveva lasciato cadere per lo spavento e, rimettendola sulle spalle, si incamminò con Setsuna che stava andando via.

"Ero venuto per fumare, non sapevo fossi qui."

"Allora perché mi stai seguendo adesso?"

"Perché hai rifiutato quel ragazzo?"

"Non ti riguarda."

"Ahh, ho capito, ti piace qualcun-"

Haruka non riuscì a terminare la frase poiché Setsuna lo colpì con la propria cartella.

"Ahio! Ma sei matta?"

La ragazza rise, continuando a camminare.

"Come mai Yaten non è con te?"

"Ha detto che doveva studiare, quel traditore."

"Dovresti farlo anche tu, domani la tua classe non ha un test?"

"Nah, non ne ho bisogno."

"I tuoi voti dicono l'opposto."

"Ehi! Non puoi spiare i miei voti!"

"Si che posso."

"Ma non dovresti!"

"Pensa a studiare piuttosto."

"Non mi va, volevo andare alla sala giochi, ma da solo non è così divertente."

"Non sei da solo."

Haruka si fermò, guardando l'amica piuttosto confuso.

"Beh? Non vuoi la mia compagnia?"

"A-Ah si, certo!" rispose sorridendo, nonostante fosse ancora sorpreso dal suo comportamento.

"Allora andiamo."

Il ragazzo tornò a camminare al suo fianco, continuando a parlare con lei e prendendosi altri colpi dalla ragazza per le sue provocazioni.

 

---

 

"Grazie di essere venuta."

"Non ringraziarmi, è il minimo che potessi fare" rispose Michiru, sorridendo all'amica, mentre la accompagnava alla propria auto dove, ad attenderla, c'era Hotaru.

"Ehi!" la salutò la poliziotta.

"Mi sei mancata Rei!" le disse, abbracciandola molto forte dopo essere uscita dall'auto.

"Scusa, ti ho fatta preoccupare."

"Non importa, adesso stai bene" rispose la più piccola, stringendo forte la sorella.

Michiru sorrise dolcemente nel guardarle, quasi dispiaciuta di doverle interrompere per farle salire in auto e riaccompagnarle a casa.

L'ispettrice lasciò parlare le due sorelle lungo il tragitto finché Rei, ad un certo punto, non le fece una domanda.

"Michiru, hai visto Haruka ieri sera?"

"Haruka?" il solo sentire il suo nome la mise decisamente a disagio, forse la partner sospettava qualcosa di loro "no...perché?"

"Ha lasciato l'ospedale più o meno quando sei arrivata tu e non è più tornato" raccontò all'amica, con un tono abbastanza deluso.

"Ah...non so cosa dirti Rei...anch'io l'ho visto lì l'ultima volta."

"Ho capito..."

"Non preoccuparti sorellona, vedrai che ha avuto soltanto un contrattempo" intervenne Hotaru.

"Hm...vorrei sapere come si chiama questa volta il contrattempo."

La ragazzina non capì, mentre l'ispettrice riuscì finalmente a dare una spiegazione al motivo per cui, probabilmente, i due si erano lasciati tempo prima.

"Senti Michi, come sta andando con il caso?"

"Ho una nuova pista ma te ne parlerò in un altro momento, non voglio turbare Hotaru" rispose sorridendo.

"Non preoccuparti Michiru, guarda che sono abbastanza grande per queste cose!"

"Questo lo dici tu!" tutte e tre risero e l'ispettrice riuscì a smorzare la tensione che, altrimenti, l'avrebbe divorata.

 

---

 

"Un altro omicidio? Sei sicura Michiru?"

"Abbassa la voce!"

"Si, scusa."

"Non ne sono sicura, ma ci sono buone probabilità che questa sia la prima vittima, visto che è morta il mese scorso e Haruka la conosceva."

"Ma il caso non è stato chiuso?"

"Si, per mancanza di prove, ma sappiamo entrambe che l'ispettore a cui è stato assegnato non è noto per la sua minuzia" le disse, puntando l'indice sul suo nome sul fascicolo che aveva portato con sé.

"L'ispettore Fukuda?"

"Esatto."

"Adesso mi è più chiaro" rispose, sospirando, mentre nella sua mente si palesò l'immagine del loro anziano collega scansafatiche.

"Ho dovuto litigare con lui per riaprire il caso, si è sentito offeso, pensa un po'!" continuò Michiru con un sopracciglio decisamente troppo alzato, che fece ridere la partner.

"Ami sta riesaminando le prove, nel pomeriggio andremo sulla scena del delitto."

"Non è passato troppo tempo?"

"In effetti si, ma voglio andarci per capire meglio la dinamica dell'incidente dato che nel rapporto è scritto che è 'accidentalmente caduta dal balcone'."

"Pensi che qualcuno l'abbia spinta?"

"Si, può essere."

"Hai l'elenco dei sospettati di questo caso?"

"Si, e hanno fatto un pessimo lavoro dato che Haruka non figura nella lista, eppure uscivano insieme durante quel periodo."

"Come fai a saperlo?"

Michiru avrebbe voluto rispondere, ma dire all'amica della lunga lista di ragazze di Haruka non le sembrò l'idea migliore.

"Interrogatori vari."

Rei sembrò accettare quella risposta e l'ispettrice ne fu sollevata, alzandosi successivamente.

"Adesso devo andare, voglio parlare nuovamente con i sospettati, potrei riuscire a farli cadere in errore."

"Vengo con te."

"No Rei, devi restare a casa a riposare."

"Non è necessario, sto bene."

"Non ti lascerò uscire, è inutile."

"Ma Michi-"

"Non mi importa, resta qui!"

Rei sospirò.

"D'accordo."

"Brava" le sorrise l'amica, lasciando successivamente il suo appartamento per raggiungere la propria auto.

 

---

 

"Ma che stai combinando?"

"Ho pensato avessi fame."

"Ma che ore sono se stai già preparando il pranzo?" si chiese il biondo, appoggiandosi al muro della cucina.

"Mezzogiorno."

"Ho dormito così tanto?"

"Già."

Il biondo sospirò, osservando la sua amica cucinare. Sapeva bene che non era molto brava, abituata a mangiare quasi sempre fuori, ma sembrava che si stesse davvero impegnando.

"Carino il grembiule comunque."

"Non speravo ne avessi uno."

"Visto? Ti ho sorpresa."

La conversazione tra i due venne però interrotta dal suono del campanello, che attirò l'attenzione di entrambi.

"Dev'essere Minako, vado io" annunciò il biondo, dirigendosi alla porta, aprendola senza nemmeno curarsi di controllare chi fosse e, suo malgrado, non fu decisamente la scelta migliore.

"Ispettrice?" 

"Ma che ti è successo al braccio?" chiese la donna, notando immediatamente la fasciatura e deducendone il motivo per cui il ragazzo non era tornato da Rei.

"Non la riguarda. Che cosa ci fa qui?" le chiese, con un tono davvero turbato poiché quando la donna arrivava così di colpo non c'erano mai buone notizie.

"Ho bisogno di parlarti."

"Ha cambiato di nuovo idea?"

"Cosa?" chiese la donna, confusa.

"Deve sospettare di nuovo di me per aver reso il mio caso pubblico in quel modo" asserì con tono decisamente arrabbiato.

"Pensi che sia stata io?"

"Beh, è lei la poliziotta tra noi."

"Haruka non ne avrei tratto alcun vantaggio, coinvolgere i media mi ha solo reso il lavoro più difficile, alla centrale è pieno di giornalisti."

"Non mi fido di lei."

"Non ti fidi per quello che ti ho detto ieri?"

"Haruka che succede?" la voce di Setsuna interruppe la conversazione "ispettrice, che cosa ci fa qui? Se vuole interrogare il mio cliente-"

"Non voglio interrogarlo, voglio solo chiedergli alcune cose ma non da ispettrice" il suo sguardo si spostò nuovamente sul biondo "ma da Michiru."

La risposta della donna lo lasciò piuttosto interdetto, non sapeva bene come reagire e ringraziò silenziosamente Setsuna per aver parlato al suo posto.

"Stavamo per mangiare, vuoi unirti a noi, Michiru?" le chiese, pacificamente.

L'ispettrice si rese conto che quello era l'unico modo per parlare con il ragazzo, il suo avvocato era un osso duro e non le avrebbe dato nessun'altra possibilità.

"D'accordo, accetto."

Haruka sospirò, le scintille che percepiva tra le due donne non facevano sperare nulla di buono.

 

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"Non preoccuparti, termino io qui."

"Grazie presidentessa, la saluto allora."

"A domani" rispose la ragazza, continuando a riordinare delle scartoffie che si erano accumulate su di una scrivania.

"Lavori sempre troppo, presidentessa" una voce familiare, dal tono beffardo, attirò la sua attenzione.

"Non mi chiami mai così, che succede?" rispose divertita, osservando l'amico entrare e scoppiando a ridere subito dopo.

"Ma che ti sei messo!?"

"Ehi non ridere! Questa è un'uniforme da principe!"

"Ah si? Che carina" rispose la ragazza, continuando a ridere.

"Mi sto pentendo di essere passato a salutarti sai."

"Scusa, scusa!" rispose Setsuna, tentando di calmarsi dato che le faceva male la pancia dal ridere. Nel frattempo, l'altro si era avvicinato.

"Hai finito qui?"

"Quasi."

"Verrai a vedermi? La mia classe farà una recita nell'auditorium."

"Ecco perché c'erano così tante ragazze quando sono passata."

"Sei gelosa?"

"Di quel costume? Non credo proprio" rispose ridendo, mentre l'altro sospirò.

"Dimenticavo che sei l'antipatica presidentessa del consiglio."

"Verrò, comunque."

"Davvero?"

"Si. Qual è lo spettacolo?" chiese mentre, di spalle, riponeva alcuni fogli in uno schedario.

"Biancaneve."

La ragazza si bloccò per un istante.

"Ah si? Chi sarà Biancaneve?"

"Natsumi¹, quella ragazza che si è trasferita da poco nella mia classe."

"Ho capito" rispose, tornando a riordinare "Yaten reciterà con te?"

"Ah no, lui si è occupato dei costumi."

"Dovrò muovergli delle critiche per quello allora."

"Setsuna."

"Hm?"

"Mi dispiace che non siamo più in classe insieme, sarebbe stato divertente recitare con te."

"Siamo stati in classe insieme per tanti anni, non è un problema."

"Lo so però...se non avessi perso quell'anno..."

La ragazza si voltò verso di lui.

"L'hai perso per un'ottima ragione. Che importa adesso una stupida recita?" chiese, portandogli una mano sul viso affettuosamente.

"Hai ragione" sorrise, mentre l'altra tornò di spalle a riordinare lo schedario.

"Inoltre, conoscendoti, mi avresti dato il ruolo della strega cattiva."

"Affatto" rispose il biondo "ti avrei dato il ruolo della principessa."

La risposta di Haruka la sorprese, facendola decisamente arrossire.

"Come quando eravamo bambini?" chiese con un sorriso nostalgico.

 

---

 

"Non sapevo sapessi cucinare il curry sai?"

"Dovrei prenderlo come un insulto?" gli chiese la donna, portandogli contro un mestolo.

"No no! Assolutamente!" rispose l'altro, agitando una mano nervosamente.

"Riesci a mangiare da solo?"

"Non ricordi che non sono mancino?"

"Ricordo soltanto che sei scemo."

"Ehi!"

L'ispettrice osservò quella scena piuttosto turbata, non sapeva affatto come reagire dato che si sentiva decisamente fuori posto.

"Si vede che vi conoscete da molto" iniziò, tentando un approccio più amichevole.

"Lei come lo sa ispettrice?"

"Me l'ha detto il tuo amico Yaten."

"Anche questo!?"

"Noi ci conosciamo da quando avevamo otto anni, abbiamo fatto tutte le scuole insieme."

"Non avete un anno di differenza?" chiese la donna, ricordando che Yaten le aveva spiegato che Setsuna era più grande.

"In realtà no, abbiamo la stessa età, ma lui ha dovuto ripetere un anno."

"Tengo a precisare che è stato per le assenze" ribatté Haruka.

"Non che con quei voti saresti passato."

"Ehi!"

"Posso chiederti perché sei stato lontano da scuola così tanto tempo?"

Haruka sembrò in difficoltà, quindi la sua amica intervenne "problemi di salute."

"Ho capito" l'ispettrice percepì la tensione che quella domanda aveva scaturito, avrebbe voluto prendere appunti ma non le sembrò il momento adatto.

Setsuna si alzò, raccogliendo i piatti vuoti per portarli via "vi lascio parlare" disse, prima di lasciare la sala da pranzo.

Haruka guardò l'ispettrice, aveva un'espressione decisamente turbata.

"Allora...davvero non è stata lei?"

"No, non sono stata io, posso giurartelo."

"Mi dispiace di averla accusata."

"Siamo pari, no?"

Haruka sorrise.

"Quasi, io non l'ho accusata di duplice omicidio sa?"

"Hai ragione" Michiru rise, sistemandosi successivamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Haruka, ascolta, ricordi questa ragazza?" gli chiese, porgendogli una fotografia che aveva tirato fuori dalla borsa "era nella lista che mi hai dato."

"Vorrei vedere la sua faccia mentre stampa tutte queste fotografie e le rimette con cura nella borsetta di Fendi."

L'ispettrice rise, mentre il ragazzo prese la foto dalle sua mani.

"Si, mi ricordo di lei. Tomoko, giusto?"

"Si, esatto."

"Se mi ha portato questa foto immagino che sia morta anche lei..."

"Non sbagli, ma stavolta è successo il mese scorso."

"Che vuole dire?" chiese il biondo.

"Voglio dire che questa potrebbe essere la prima vittima dell'assassino che stiamo cercando. Ho bisogno che tu mi parli dell'ultima volta che l'hai vista dato che è anche il giorno della sua morte."

Haruka si portò una mano tra i capelli, sembrava piuttosto stressato da quella situazione che continuava a peggiorare, così Michiru decise di cambiare momentaneamente argomento, portando una mano sul suo tutore.

"Che cos'hai fatto al braccio?"

Il biondo arrossì lievemente, la dolcezza con cui l'ispettrice pronunciò quelle parole lo sorprese visto che fino a poco fa era decisamente più fredda.

"U-Una rissa, più o meno."

"Non dovresti fare a botte sai?"

"Ho soltanto difeso una mia amica."

"Di chi si tratta?"

"Minako."

"Hai denunciato il tuo aggressore? Se mi dai il nome lo farò io per te."

"Non so se voglio farlo..."

"Perché mai non dovresti farlo?"

"Vede...lui..."

"Seiya Kou."

"Setsuna!"

L'ispettrice rimase interdetta dall'intervento improvviso della donna, ritirando la mano che teneva sul braccio del biondo.

"Perché glielo hai detto?"

"Perché è quello che merita quell'animale per averti quasi spezzato un braccio."

"Non puoi decidere per me."

"Non mi importa se lo denuncerai o meno, voglio che l'ispettrice lo sappia."

"Ma che stai dicendo?"

"Mi fido di lei."

La risposta della donna sorprese sia Haruka che l'ispettrice, in particolar modo quest'ultima che non sapeva come prendere quella frase, detta da un sospettato.

"Grazie...non lo denuncerò se non sarà Haruka a chiedermelo."

"Va bene così" rispose la donna, lasciando nuovamente la stanza, ma il fatto che in realtà li stesse ascoltando sembrò davvero ovvio all'ispettrice.

"Haruka."

"Hm?"

"Vorrei parlare con te da soli."

"Non so se sia il caso visti i nostri trascorsi, senza contare il fatto che i giornalisti potrebbero vederci e-"

"Non ha importanza. Verrò a prenderti alle otto, aspetterò qui fuori fino alle otto e mezza, se non vorrai venire lo capirò."

Detto questo, l'ispettrice si alzò, raggiungendo l'uscita, seguita non solo da Haruka, ma anche da Setsuna che avanzò verso di lei.

"Ispettrice, per quanto riguarda le notizie in tv, volevo dirle una cosa."

"Credo che lei abbia sentito che non sono stata io" incalzò Michiru, volendo far capire alla donna che sapeva di essere stata origliata.

"Si, ho sentito. Quel che volevo dirle è che chiunque abbia dato quelle informazioni alla televisione, indipendentemente dal motivo per cui l'ha fatto, non voleva danneggiare lei visto che né il suo nome né quello di Haruka sono saltati fuori."

Michiru alzò un sopracciglio, non sapeva effettivamente se poteva fidarsi di quella donna, il suo atteggiamento era davvero strano e non faceva che diventare più ambiguo ogni volta che la incrociava.

"Lo terrò a mente" asserì, prima di andare via, incontrando nel vialetto della villa l'amica bionda del pilota, accompagnata da Yaten.

"Salve ispettrice" le sorrise Minako salutandola, lasciando interdetta Michiru che mai si sarebbe aspettata quel comportamento dopo averla traumatizzata all'interrogatorio.

"Buongiorno ispettrice" anche il ragazzo dai capelli argentei la salutò con un cenno della mano e l'ispettrice non poté fare a meno di notare un dettaglio particolare.

 

---

 

"Non capisco perché abbia insistito per tornare qui, la polizia mi aveva detto di aver chiuso il caso."

"Mi dispiace signor Shimizu, ma abbiamo dovuto riaprirlo" rispose Michiru mentre camminava al fianco del proprietario dell'hotel in cui la vittima era morta circa un mese prima.

"Non pensa che sia inutile tornare lì? Ho affittato la stanza ad altre persone nelle ultime due settimane" insistette l'uomo dai corti capelli neri.

"Questo non la riguarda, ho un mandato."

Una volta raggiunta la stanza, l'ispettrice entrò insieme ad Ami, tenendo in mano il fascicolo mentre osservavano quella che aveva l'aria di essere una suite.

"Vi lascio lavorare allora" disse l'uomo ormai arreso, chiudendo la porta della stanza e tornando in reception.

"Dunque è questo il balcone da cui è caduta?" chiese Ami, avvicinandosi ad esso "il muretto è piuttosto alto, mi sembra difficile che una persona possa cadere giù accidentalmente."

"Come pensavo, dopotutto" asserì Michiru, mentre rileggeva il rapporto.

"Non credi manchi qualcosa?" chiese Ami, mentre girava per la stanza in cerca di qualunque cosa utile.

"Tipo?"

"Il cioccolatino Michi, c'era in entrambi gli omicidi."

"Questo è vero, ma ho una teoria a riguardo. Se questo è stato il suo primo omicidio è stato il più rocambolesco, non ha avuto né il tempo né soprattutto la lucidità di sistemare la scena o di firmarsi, cose che invece ha iniziato a fare dall'omicidio al Sunrise."

"Sei incredibile Michi" le sorrise Ami.

"Hai trovato qualcosa?" le chiese, chiudendo il fascicolo visto che, a furia di rileggerlo a lavoro, lo aveva praticamente imparato a memoria.

"No, non c'è..." l'attenzione della dottoressa venne catturata da un particolare.

"Ami?" Michiru si avvicinò alla donna, che nel frattempo si era piegata sul pavimento, nei pressi della porta scorrevole che dava sul balcone.

"Qui c'è una macchia di sangue, sulla moquette."

"Dici davvero?"

"Non posso campionarla, è secca ormai, però indica che c'è stata una colluttazione, no?"

"Hai ragione" asserì Michiru "la vittima potrebbe aver colpito l'assassino prima di essere spinta...e nel rapporto hanno denunciato la scomparsa di una statuetta..."

"Potrebbe aver usato quella...e poi l'assassina l'ha portata via poiché vi era il suo sangue" le due donne erano sulla stessa lunghezza d'onda, finalmente quel caso aveva mostrato delle briciole da seguire.

"Dobbiamo trovare quella statuetta, sarà la prova determinante per questo omicidio" annunciò Michiru, voltandosi verso l'uscita.

"Aspetta Michi...ho trovato qualcos'altro"

"Hm?"

Ami, con l'ausilio di un paio di pinzette, tirò via un pezzo di tessuto rosso che si era incastrato nei cardini della porta scorrevole.

"Di che si tratta Ami?"

"Sembra la stoffa di un vestito, dovrei analizzarlo meglio per dirtelo...potrebbe esserci anche del dna."

"Perfetto, questo caso sta finalmente andando nel verso giusto" asserì Michiru, con un'espressione davvero soddisfatta, sentendosi per la prima volta vicina alla soluzione.

 

---

 

"Dovresti andare, Haruka."

"Hai sentito anche quello?"

"Scusami, non mi sono comportata bene prima."

Il biondo si scostò dalla finestra dalle quale stava osservando l'auto dell'ispettrice, e si voltò verso la donna alle sue spalle.

"So che l'hai fatto per proteggermi."

"Ti chiedo scusa lo stesso."

"Non credo di andare, comunque."

"Perché?" chiese, facendo un passo verso di lui.

"Non è il caso."

"Haruka."

"Hm?"

"Ti ho visto insieme a tantissime ragazze in tutti questi anni" iniziò Setsuna.

"Che cosa c'entr-"

"Non mi interrompere" il biondo alzò una mano in segno di resa, lasciandola parlare "ma ti ho visto innamorato soltanto una volta, quando stavi con Rei. Il tuo sguardo era diverso e oggi ho rivisto quello stesso sguardo, mentre parlavi con l'ispettrice."

"Setsuna..."

"Provi qualcosa per lei, vero?"

"...è complicato."

"Va' da lei."

"Non è il caso ti ho detto..."

"Ascolta. Non puoi perdere questa opportunità, devi parlare con lei."

"L'ispettrice...no, Michiru...si sente in colpa per Rei...ho provato a spiegarle che tra noi è finita ma..."

"Anche lei prova qualcosa di forte per te, ne sono sicura, i vostri sguardi erano identici. Parlaci, si lascerà convincere perché anche lei vuole essere felice Haruka."

Il biondo rise, avvicinandosi all'amica.

"Te l'avevo detto che passi troppo tempo con me, dovresti pensare anche alla tua felicità."

La donna portò le mani dietro la schiena, stringendole forte tra loro.

"Se tu sei felice Haru, sono felice anch'io" rispose sorridendo, lasciandosi successivamente abbracciare da lui.

"Ehi, tranquillo, ti aspetto qui" gli sussurrò, accarezzandogli la schiena con un sorriso e gli occhi lucidi, non avrebbe mai ammesso a sé stessa il motivo di quelle lacrime.

 

---

 

“Eccolo, è lui! Com’è carino!”

‘Ma quanto strillano’ pensò, osservando alcune ragazzine sedute davanti a lei agitarsi per l’entrata in scena di Haruka.

Setsuna sorrise nel vederlo, quel costume era decisamente buffo ma il biondo le sarebbe piaciuto con qualsiasi cosa poiché quel che maggiormente amava di lui era la loro intesa.

Le luci si affievolirono, lasciando più forte soltanto un riflettore che puntava su Biancaneve, o meglio quella Natsumi dai capelli rossicci, e il principe.

‘Quella ragazza è bellissima, in confronto io…’

Haruka le si avvicinò, chinandosi per lasciare il bacio decisamente famoso che avrebbe svegliato la principessa, eppure Natsumi si comportò diversamente, alzando la testa ancor prima di riceverlo, per rubare al ragazzo un bacio decisamente più profondo, nello stupore del pubblico.

Una lacrima le rigò il viso, quella fu la prima volta che vide Haruka, il ragazzo che aveva amato fin da piccola, baciare qualcuno.

 

---

 

"Ispettrice."

La donna quasi si spaventò nel vederlo arrivare così all'improvviso al suo finestrino, non si aspettava affatto che il ragazzo alla fine sarebbe arrivato, erano quasi le otto e mezza dopotutto.

"Ehi" disse, uscendo dall'auto per aiutarlo ad entrare nel lato del passeggero.

"Ha una faccia, l'ho spaventata?" chiese ridendo.

"Decisamente" rispose, tornando al suo posto.

"Allora, dove mi porta?"

"A casa mia, se per te va bene."

"Certo."

L'ispettrice sorrise, mettendo in moto l'auto e dirigendosi con il biondo verso la propria casa, dove una mezz'ora più tardi lasciò entrare il ragazzo.

"Accomodati, posso offrirti qualcosa?"

"No, grazie ispettrice" rispose, mettendosi seduto sul divano del soggiorno, seguito dalla donna.

"Allora...immagino che voleva riprendere il discorso di oggi, no?"

"Si, inoltre volevo dirti che ho dei nuovi indizi rispetto a questa mattina."

"Davvero?"

"Si, ma adesso raccontami di quel giorno."

"Non c'è molto da dire...ho conosciuto Tomoko qualche giorno prima in un locale e siamo usciti insieme soltanto due volte, l'ultima è stata quella."

"Che cosa avete fatto?"

"Hm...siamo andati a guardare una partita di pallavolo e dopo abbiamo cenato insieme se ricordo bene, infine siamo stati in hotel."

"Quello che non mi torna è che la polizia non ti abbia inserito tra i sospettati, non c'è stato alcun modo di risalire a te a quanto pare."

"Forse nessuno mi ha visto con lei."

"Già, forse è così. Ma il suo cellulare era vuoto, non c'era nemmeno il tuo numero."

"Questo è strano, lo aveva. Mi ha chiamato al telefono prima di uscire, ispettrice."

Michiru si portò una mano sotto al mento, riflettendo sulla sua risposta "dev'essere stato l'assassino, non c'è altra spiegazione, questo conferma che ti conosceva ma complica le cose."

"Perché dice così?"

"Perché non ha cancellato i collegamenti a te negli altri due omicidi."

"Questo è vero..."

"Ahh, non sopporto più questo caso" esclamò l'ispettrice, portandosi la testa tra le mani, mentre il biondo le portò una mano sulla spalla.

"Ispettrice."

"Hm?"

"Mi guardi."

Michiru si voltò verso di lui, aveva un'espressione piuttosto determinata.

"Ispettrice, voglio confessarle una cosa."

"No Haruka, so cosa stai per di-"

"La prego, non mi interrompa" insistette il ragazzo e l'ispettrice sospirò.

"Credo...di essermi innamorato di lei."

Il volto della donna assunse un'espressione quasi tenera e, con le guance divenute ormai rosse, abbassò lo sguardo, sussurrando.

"Lo credo anch'io..."

Il biondo sorrise, alzandole il viso.

"Allora smettiamola di tenerci lontani, non crede? Non ha funzionato per un giorno, come spera che funzionerà per sempre?" le sussurrò a pochi centimetri dal viso.

"Hai ragione...ma Rei mi odierà."

"Rei capirà, al massimo sarà arrabbiata con me per altri otto anni."

"Avete appena ricominciato a parlare...non posso farle questo...ti prego..." gli disse, allontanando il suo viso con una mano, ma Haruka la fermò.

"Non deve venirlo a sapere subito, no?"

"Questo è vero...però..."

"Nessun però ispettrice" ribatté il ragazzo, sicuro, prima di baciare dolcemente la donna, che ricambiò immediatamente il bacio, stringendosi a lui, facendo però attenzione a non fargli male al braccio.

I due erano consapevoli che avrebbero ferito una persona a loro cara, eppure avevano ignorato tutti i semafori rossi che la ragione aveva in loro acceso, spingendo sull'acceleratore senza pensare.

Dopo qualche minuto a scambiarsi effusioni, l'ispettrice portò le mani ai bordi della sua maglietta, spogliandosi per il ragazzo, in maniera davvero sensuale.

"Dovrà aiutarmi, ispettrice, non potrò fare così anch'io purtroppo" asserì sorridendo.

"Certo" sussurrò, aiutandolo a sfilarsi la maglietta, osservando così il suo corpo.

Due cicatrici, all'altezza del petto, erano ben visibili e la donna dai capelli acquamarina le accarezzò con cura, guardando poco dopo il biondo.

"Credo di doverle raccontare alcune cose, ispettrice."

"Ti ascolto" sussurrò, con la stessa dolcezza di quella mattina, mentre guardava negli occhi il ragazzo di cui, ormai, era innamorata.

 

---

 

"Deve ritenersi fortunata ispettrice, se avessi avuto il braccio in buone condizioni sarebbe andata diversamente."

"Si si, fai pure l'arrogante quanto ti pare" rispose l'ispettrice ridendo mentre guidava.

"Non sono arrogante."

"Però anche se non eri al massimo sei stato bravo, lo sai?" gli sussurrò, accarezzandogli il viso con una mano.

"Le avevo detto che l'avrei convertita ispettrice."

"Hm, diciamo che l'hai fatto per metà."

"Ehi!" entrambi risero, mentre la donna accostò una volta arrivati alla villa del pilota.

"Allora dobbiamo salutarci, ispettrice."

"Aspetta, ti accompagno" disse, uscendo dall'auto per aprire la portiera dell'altro, raggiungendo con lui la porta d'ingresso, dove il ragazzo suonò il campanello, senza però ottenere risposta.

"Non risponde?" chiese l'ispettrice.

"Si sarà addormentata, eppure le luci sono ancora accese" replicò il biondo, afferrando la maniglia della porta, rendendosi conto, nel girarla, che non era chiusa a chiave.

In quell'istante, il ragazzo si bloccò.

"Qualcosa non va?"

"...è aperta."

Michiru assunse immediatamente un'espressione seria, non era la prima volta che le succedeva qualcosa di simile.

"Aspetta" disse al ragazzo, andando in auto a recuperare la pistola, che impugnò per entrare nell'abitazione "aspetta qui, potrebbe essere entrato un ladro."

"Ispettrice..."

La donna aprì lentamente la porta, senza fare troppo rumore, attraversando successivamente il salotto della casa, quando noto qualcosa di decisamente negativo, arrestandosi.

"Ispettrice?"

"Haruka...non entrare!"

"Che succede ispe..." purtroppo per lei il biondo era già dietro di lei e aveva visto con i suoi occhi quel terribile spettacolo.

La sua amica Setsuna giaceva sul pavimento della cucina, in una pozza di sangue.

"...no...non può essere..."

"Haruka stai indietro" Michiru tentò di trattenerlo, ma il ragazzo si lasciò cadere sulle ginocchia, portando una mano sul viso della donna "no no no...Setsuna...perché...?"

L'ispettrice tentò di mantenere la calma, afferrò il cellulare e digitò immediatamente il 110.

"Sono l'ispettrice Kaiou, distretto di Aoyama. Mi servono immediatamente un'ambulanza e delle volanti...c'è stato un omicidio."

 

Note dell’autore

¹Il personaggio è Natsumi Ginga, nome “da terrestre” di An, un nemico della seconda stagione, l’aliena innamorata di Mamoru per capirci. Ho scelto lei perché in un episodio recitano proprio Biancaneve, piccolo trivia.

 

Ciao a tutti! Vi chiedo scusa per aver fatto passare così tanto tempo dall’ultimo capitolo, purtroppo ho avuto gli esami e ne avrò due anche la prossima settimana, per farmi perdonare, come avrete notato, questo è un po’ più lungo.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Taki

 

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Capitolo 12
*** Haruka ***


"Tanti auguri a te..." un coro di voci iniziò ad intonare una canzoncina mentre batteva le mani, lasciando la piccola bionda nell'imbarazzo, non sapeva come reagire, stringeva i pugni tentando di non guardare direttamente nessuno.

Aveva così tanti occhi puntati addosso, alcuni di persone che non ricordava nemmeno di conoscere, che erano lì solo perché sua madre teneva alle apparenze, e quel che più la metteva a disagio era il modo in cui la trattavano.

Sua madre le aveva fatto indossare un vestitino bianco contro la sua volontà, nonostante lei avesse tentato in ogni modo di spiegarle che avrebbe voluto vestirsi diversamente, ma quest'ultima non volle sentire ragioni.

‘Le signorine si vestono in questo modo’, diceva.

In quella situazione, l'unico conforto che la piccola aveva era la sua amica Setsuna, la cui presenza fu l'unica cosa in grado di attenuare la voglia che la bambina aveva di piangere.

"Dai Haruka, spegni le candeline!" la madre richiamò la sua attenzione agitando una mano, mentre nell'altra teneva una piccola macchina fotografica.

"Si..." rispose la biondina con un tono decisamente sconsolato, poggiando le mani sul tavolo e soffiando le nove candeline bianche che decoravano la torta.

Più tardi, arrivò il momento di aprire i regali che aveva ricevuto e, nonostante nessuno di questi le fosse piaciuto davvero, mentì con un falso sorriso pur di non deludere chi glielo aveva portato, ormai vi ci era abituata dopotutto.

"Haru!" la sua attenzione venne, però, richiamata finalmente da una voce amica.

"Setsu!" le rispose sorridendo, sentendosi successivamente afferrare la mano e trascinare via dalla bambina.

"Ehi dove mi porti?" chiese curiosa.

"Voglio darti il mio regalo!" rispose sorridendo, portando Haruka lontano dalla stanza principale dove il compleanno si stava svolgendo e, quando fu abbastanza sicura che fossero da sole, le porse un pacchetto blu.

"Dai, aprilo."

Haruka iniziò a scartare il pacchetto, si aspettava ovviamente che all'interno ci fosse un'altra bambola o al massimo l’ennesimo vestito ma, al contrario, i suoi occhi si illuminarono quando riuscì a scorgere che il regalo era invece una macchinina da corsa gialla.

"Ti piace?" chiese l'amica, tenendo le mani dietro la schiena forse un po' insicura della scelta, ma ogni dubbio sparì quando l'altra la strinse davvero forte.

"Grazie Setsuna...mi piace tantissimo!" esclamò davvero al settimo cielo, addirittura con le lacrime agli occhi, che però asciugò subito con la manica del vestito.

"Davvero? Avevo paura che l'avresti preferita rossa sai..." Haruka si staccò dall'abbraccio, scuotendo la testa e rispondendo all'amica.

"È perfetta."

Setsuna sorrise, riprendendo la biondina per mano "mi raccomando non farla vedere alla tua mamma!"

Haruka sorrise "vieni, andiamo a nasconderla in camera mia!" e dopo quell'invito, salirono nella cameretta della festeggiata, passando quel compleanno insieme a giocare insieme.

Senza la sua amica Setsuna, anche quel compleanno sarebbe stato una tortura come i precedenti, senza di lei...già.

Senza di lei.

 

---

 

"Signore, sta bene?" una voce lo riportò al presente, interrompendo quell'immersione nei ricordi. Si trattava di un'infermiera.

"Signore?"

"Si, sto bene, la ringrazio" rispose, portandosi una mano sul viso, decisamente stanco.

"Dovrebbe riposarsi un po' o si ammalerà" gli consigliò la donna dai corti capelli scuri.

"No...non posso lasciarla da sola" rispose determinato, l'altra sorrise.

"Immaginavo che avrebbe risposto così, quindi anche se non dovrei, le ho portato questo" la donna gli porse gentilmente un cuscino e Haruka lo accettò, piacevolmente sorpreso.

"Se non vuole tornare a casa almeno si riposi qui, non mi faccia preoccupare."

"D'accordo, la ringrazio" le sorrise il biondo, guardando l'infermiera allontanarsi e, successivamente, poggiando il cuscino a lato del lettino, poggiandovi per il momento soltanto il braccio fasciato mentre tornava ad osservare l'amica.

"Mi avresti rimproverato per questo..." sussurrò, osservando Setsuna che sembrava soltanto dormire, attaccata a tutte quelle macchine che tentavano di tenerla in vita durante il coma.

Il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime e tornò a piangere, perdendo ormai il conto delle volte in cui aveva ceduto alla tristezza.

 

---

 

"Michi smettila, non è colpa tua" Ami tentò ancora di rassicurare l'amica, senza successo.

"Si invece, è accaduto perché sono una pessima detective, l'assassino ha quasi ucciso un'altra donna" ribatté l'ispettrice, tenendo la testa tra le mani mentre sedeva sul divano della casa di Haruka, ormai diventata una scena del crimine.

"Lei è viva" iniziò portandole la mano libera sulla spalla, mentre con l'altra teneva una macchina fotografica, con cui stava fotografando gli indizi sulla scena "e adesso vieni ad aiutarmi, sentirti in colpa non aiuterà quella donna, ma prendere l'assassino si" disse sorridendo all'ispettrice.

Michiru sospirò, alzandosi successivamente per mettersi al lavoro "è viva per miracolo e non è sicuro che sopravviva” sospirò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “ma...hai ragione tu, posso fare ancora qualcosa" rispose alla dottoressa, ringraziandola con lo sguardo.

L'ispettrice, prima di tornare a cercare indizi sulla scena assieme ad Ami, richiamò all'attenzione Noboru.

"Mi dica tutto, ispettrice!" rispose pronto il moro.

"Arrestate sia la signorina Aino che il signor Kou, sono i sospettati rimasti e uno di loro è per forza l'assassino. Chiamatemi appena li avete presi."

"Si ispettrice!" il giovane agente scattò via immediatamente, mentre Michiru raggiunse Ami che aveva già trovato qualcosa di interessante, qualcosa che avevano già trovato in un’altra scena del crimine di quell’intricato caso.

 

---

 

"Ehi."

Il biondo si voltò alla sua destra, riconoscendo una voce decisamente familiare e, istintivamente, si alzò per abbracciarlo.

"Yaten...sei qui."

"Avresti dovuto chiamarmi prima, stupido" disse, ricambiando piuttosto forte l'abbraccio, sentendo Haruka tremare, qualcosa che l’amico non faceva mai.

"Come sta lei?" chiese, sussurrando all'orecchio del biondo mentre con le mani gli accarezzava la schiena.

"Il dottore ha detto che se supera la notte potrebbero esserci speranze...però..."

"Però?" chiese, staccandosi per guardare il biondo negli occhi.

"Ho paura..."

"Tu che hai paura?" sorrise il ragazzo dai capelli argentei, prendendogli il viso tra le mani "questa mi è nuova. Sta' tranquillo, sopravviverà di certo, lei è molto forte."

"Spero che tu abbia ragione" rispose con un mezzo sorriso, tornando a sedersi accanto al letto dell'amica.

"Hai visto Minako?" la domanda del biondo sorprese il ragazzo, che strinse leggermente un pugno. Haruka lo notò, ma non vi diede peso.

"Minako...? No, perché?" chiese, con un sorriso che al biondo non sembrò così sincero, ma del resto non avrebbe potuto chiedere di lei a qualcun’altro.

"L'ho chiamata un paio di volte ma il suo cellulare non è raggiungibile" Yaten realizzò soltanto in quell'istante che con ogni probabilità il suo migliore amico aveva chiamato Minako molto prima di lui e non una volta sola, forse per questo i suoi occhi iniziarono a sembrare così tristi. Haruka non riuscì più a ignorarlo.

“Yaten...va tutto be-”

"Non preoccuparti, avrà soltanto il cellulare scarico" rispose secco.

"Si, hai ragione...dev'essere così."

"Haruka."

"Hm?"

Yaten sospirò, stringendo ancora il pugno poiché sapeva già che si sarebbe odiato per quel che stava per dire all'altro ma, dopotutto, non gli piaceva vedere Haruka giù.

"Se vuoi...vado a...cercarla."

Il biondo sorrise.

"Grazie."

Yaten si voltò di scatto per nascondere la sua reazione, lasciando successivamente la stanza.

 

---

 

"Haruka."

"Hm?" il biondo si voltò, distogliendo lo sguardo per un momento dallo schermo luminoso che aveva davanti.

"Buon compleanno" sussurrò quasi, decisamente imbarazzato, porgendo al biondo un pacchetto rosso.

"Come facevi a sapere che è il mio compleanno?" chiese il ragazzo incuriosito, lasciando stare la macchinetta con cui stava giocando per aprire il regalo del suo amico, che trovava adorabile quando arrossiva anche se, in effetti, non aveva mai capito il motivo di tutto quell’imbarazzo. Nessuno dei suoi amici arrossiva con lui, dopotutto, era qualcosa che soltanto Yaten faceva.

"L'ho chiesto a Setsuna."

"Ahh, ora capisco" rispose sorridendo, scartando il pacchetto con cura e sorridendo nel trovarci un orologio dallo stile sportivo.

"Wow, ma ti sarà costato tanto!" esclamò il biondo, indossandolo in fretta per vedere l'effetto che faceva al polso, dopo averlo tirato fuori dalla scatola.

"Molto meno di quanto pensi, sta' tranquillo" gli rispose Yaten, avvicinandosi per abbracciarlo, sorprendendo così decisamente l'altro che però ricambiò.

"Hai ricevuto qualcos'altro per il tuo compleanno?" gli chiese staccandosi da lui e tornando a sedersi sullo sgabello accanto a quello di Haruka, dal quale si era alzato per stringerlo.

Il biondo rifletté qualche istante, portando una mano sotto il mento e ricordando, soltanto in quel momento, che qualcos’altro c’era.

“Si, mi hanno dato una lettera...beh in realtà, me l’hanno infilata nell’armadietto delle scarpe¹, ma non c’era alcun mittente.”

Yaten arrossì di nuovo, al ché una qualsiasi persona avrebbe fatto due più due, ma non Haruka. Lui non si era mai reso conto dei sentimenti che l’altro provava per lui, questo perché l’aveva sempre considerato come un fratellino minore e soprattutto perché a lui erano sempre interessate solo le ragazze.

“B-Beh che cosa ne pensi? Voglio dire...cosa c’era scritto?”

“Inizialmente non avevo capito nemmeno io che cosa ci fosse scritto sai, erano tante parole dolci, ero un po’ confuso...Setsuna però mi ha spiegato che era una lettera d’amore.”

“Setsuna…?”

“Si, gliel’ho fatta leggere durante la pausa pranzo.”

A quelle parole del biondo seguì un lunghissimo momento di silenzio, interrotto soltanto da un rumore metallico, di fatto provocato dalla caduta dello sgabello di Yaten che si era alzato di scatto, raccogliendo la cartella e scappando via.

“Scusa...m-mi sono ricordato che ho un impegno!”

“Eh? Ma Yaten!” il biondo lo rincorse fino all’uscita della sala giochi, dopodiché pensò che, forse, l’amico non voleva essere seguito, a giudicare da quanto velocemente fosse corso via, nonostante non fosse un tipo così atletico.

“Ma che hai combinato?”

Una voce, che ormai era abituato a sentire praticamente ogni giorno da anni, catturò la sua attenzione e lo fece voltare.

“Ah non guardarmi così, non so che gli è preso.”

“Sei proprio sicuro?”

“Certo! Da quant’è che eri lì poi?”

“Andiamo, è meglio se non ti rispondo” disse Setsuna seccata, tirandolo per la cravatta, già di per sé allentata, nuovamente dentro la sala giochi.

 

---

 

“Vado al laboratorio, sperando che i giornalisti non siano ancora nel parcheggio a caccia di informazioni per gli altri omicidi” scherzò Ami.

“Ho detto al tenente di far sgomberare, non saprei come altro fare” rispose l’ispettrice, sorridendo all’amica.

“Ti chiamerò appena ho i risultati” le disse la dottoressa, prima di entrare in una volante e lasciare la casa.

L’ispettrice la salutò con un cenno, portando poi la mano nella tasca interna del caldo cappotto che indossava, prendendovi il cellulare che aprì, iniziando a scorrere la rubrica, finché i suoi occhi non lessero il nome del biondo.

Avrebbe dovuto chiamarlo? La donna dai capelli acquamarina era insicura a riguardo, continuava a torturarsi, stringendo un pugno. Aveva paura di peggiorare soltanto la situazione, intromettendosi in quel modo, dopotutto se Setsuna era rimasta da sola la colpa era decisamente anche sua.

“Michi?”

Una voce femminile, che decisamente le mancava, attirò la sua attenzione e, anche se era felice di rivederla, le venne quasi d’istinto di nascondere velocemente il cellulare.

“Rei!”

“Come vanno le cose qui? Ho saputo cos’è successo da Noboru.”

“Ami ha trovato qualcosa, è appena andata via per analizzarlo. Piuttosto, tu che ci fai qui? Dovresti essere ancora a riposo” chiese, portando le mani dietro la schiena, per qualche motivo.

“Ti prego, non ne potevo più di stare a casa” disse sbuffando “e poi, ero preoccupata.”

“Per Haruka?” incalzò l’ispettrice, forse con un cinismo ingiustificato, che le venne spontaneo in quel frangente.

“N-No! Per te...ovviamente.”

“Hm, ho capito.”

“Sai, conosco bene la tua tendenza a darti la colpa senza alcuna ragione.”

Rei non aveva torto, ma probabilmente era all’oscuro del vero motivo per cui Michiru si sentiva così in colpa, visto che la mora non sapeva che Haruka aveva trascorso la serata proprio in sua compagnia.

“Non preoccuparti per quello, Ami mi ha già strigliata per bene” appena conclusa la frase l’ispettrice sentì una mano sulla spalla, che le provocò sensazioni contrastanti.

“Immagino non abbia funzionato quindi, se hai bisogno, sono qui, Michi.”

Perché? Perché Rei doveva essere così dolce con lei? Con una come lei, che l’aveva tradita nonostante sapesse quanto fosse sbagliato.

“Michi?”

“S-Si?”

“Va tutto bene?”

“Si si, tranquilla, ho solo...freddo.”

“Ah...d’accordo.”

“Ascolta, ho bisogno di vedere Mamoru adesso, se c’è qualche novità chiamami, d’accordo?” le annunciò, allontanandosi, quasi correndo, dall’amica che rimase piuttosto confusa.

“E adesso che faccio io?” si chiese. In effetti, non c’era nulla che potesse fare lì in quel momento, se non girare per la casa del biondo, ancora piena di agenti, ma poi, il suo occhio venne catturato da un portafoto, ritraeva Haruka assieme ai suoi amici, Setsuna e Yaten, in divisa scolastica. 

Ripensando a lui, le venne in mente qualcosa che poteva fare.

 

---

 

“Haru! Vieni un attimo!”

“Arrivo Yui!” rispose il biondo, scivolando da sotto un’auto che stava riparando steso su di un carrellino, posando sul pavimento la chiave inglese che aveva in mano. 

Si ripulì, per quanto poteva, il viso sporco di grasso, raggiungendo la stanza dell’officina da cui Yuichiro lo stava chiamando che, per qualche ragione, aveva le luci spente.

“Yui? Ma che stai-” non riuscì a terminare la frase poiché un coro di voci lo prese letteralmente alla sprovvista, assieme all’accensione improvvisa delle luci.

“Buon compleanno Haruka!”

“AAAAAAAH! Ma siete scemi!?” gridò il biondo, credendo per un attimo di essere passato a miglior vita a causa di un infarto, mentre una pioggia di coriandoli colorati invadeva la stanza.

“Che esagerato che sei! Volevamo solo farti una sorpresa!” scherzò Yuichiro, rivolgendosi all’amico che si era appoggiato al muro per lo spavento preso.

“Una sorpresa? Questo è un attentato alla mia vita!”

Quando il biondo si calmò, rinunciando finalmente all’idea di strangolare Yuichiro e gli altri dell’officina con le proprie mani, i ragazzi si concessero una mezz’ora per bere un po’ e mangiare la torta che uno di loro aveva portato.

“Ah Haruka…”

“Hm?” chiese il biondo, mentre sorseggiava una lattina di birra.

“Mia sorella mi ha chiesto di darti questo.”

Yuichiro gli porse un biglietto, al ché Haruka alzò un sopracciglio. La sua fidanzata voleva davvero liquidarlo con un biglietto d’auguri consegnato da suo fratello?

Il ragazzo lo afferrò, aprendolo dopo aver posato su una cassettiera di metallo la lattina, e le sue labbra si curvarono in un sorriso nel leggerne il contenuto.

Rei, infatti, aveva scritto che sarebbe passata a casa sua quella sera stessa e che quindi avrebbe dovuto farsi trovare lì, così che lei potesse dargli il suo regalo di compleanno.

“Allora? Che dice?”

“Non dovresti chiederlo sai?”

“Dai sono curioso!”

“No mi dispiace” rise il biondo, infilando il biglietto in una delle tasche dei pantaloni da lavoro che indossava “avresti dovuto aprirla prima di darmela, scemo!”

 

---

 

“Michiru?”

“Ho bisogno di parlare, scusa” disse la ragazza, entrando nella casa dell’uomo non appena quest’ultimo le aprì la porta.

“D’accordo ma...è successo qualcosa?”

L’ispettrice prese posto sul divano del salone, attendendo che il moro la raggiungesse, ma questi era ancora piuttosto confuso dal suo atteggiamento e tentò di alleviare la sua tensione.

“Vuoi qualcosa da bere?”

“Se puoi...un caffè” rispose l’altra, passandosi una mano tra i capelli.

“Sei fortunata, lo stavo già preparando per me” rispose l’uomo sorridendo, tornando in cucina, iniziando a pensare ai possibili motivi per cui la donna fosse lì, anche se uno le sembrò il più probabile, per qualche motivo.

“Grazie” rispose l’ispettrice, afferrando la tazza di caffè che il moro le porse poco dopo, prendendo successivamente posto accanto a lei.

“Allora? Di che si tratta?”

La donna sospirò, sentendo successivamente una mano sulla schiena.

“Tenou?”

“Hm, si.”

“Ti avevo detto di stargli lontano Michi, è pericoloso.”

“No, non lo è. Ieri, mentre ero con lui a casa mia...una sua amica è stata quasi uccisa. Mi sento terribilmente in colpa…come con Erika sai, il mio tempismo non è mai stato dei migliori...inoltre stamattina ho visto Rei e...insomma...Mamoru? Mi stai ascoltando?” l’ispettrice si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio. Non sembrava la stesse ascoltando, a giudicare dal modo in cui stava fissando il vuoto.

“Ehi?”

“Perché a casa tua?”

“Hai ascoltato solo quella parte?” chiese la donna, indispettita.

“Perché lì Michi?” insistette l’uomo, stavolta guardandola.

“Hai un problema con questa cosa?” il suo tono non le piaceva affatto, non sembrava nemmeno il Mamoru che conosceva.

“Si, perché quel ragazzo è pericoloso.”

“Non lo è, te l’ho appena spiegato ma forse non stavi-”

“Michi!”

L’ispettrice adesso era davvero confusa. Perché il suo amico si stava comportando in modo così rude tutto ad un tratto?

“Forse non sarei dovuta venire qui” la donna poggiò la tazza, che aveva bevuto soltanto per metà, su un tavolino, alzandosi, ma l’uomo la fermò.

“Aspetta...scusami io non volevo reagire in quel modo” il suo tono le sembrò sincero.

“Dimmi che ti prende allora.”

“Voglio soltanto proteggerti da lui Michiru…”

“Non ce n’è alcun bisogno.”

“Invece si, quel ragazzo ti farà soffrire sicuramente, non hai visto quante ragazze cambia ogni settimana? Quella lista era infinita!”

La mente di Michiru si fermò un istante, qualcosa non quadrava.

“Lista?”

“Si, sai di cosa parlo.”

“Certo...io lo sono bene...ma tu? Come fai a sapere della lista? Non ricordo di averla mai menzionata con te.”

Mamoru ebbe un attimo di esitazione, probabilmente poiché l’ispettrice glielo chiese con lo stesso sguardo con cui, probabilmente, interrogava i sospettati, poi rispose.

“Me ne ha parlato Ami, sai che conversiamo spesso di lavoro a pranzo.”

In quel momento, Michiru si sentì una stupida.

“Tu…”

Il moro non capì, assumendo un’espressione confusa.

“Sei stato tu...a dare le informazioni ai media.”

“C-Cosa? Ma che dici...perché avrei-”

“Non so come ho fatto a non pensare a te, forse è perché ti voglio bene.”

“Michi aspetta-” l’uomo tentò nuovamente di fermarla, ma la donna evitò la sua presa, raggiungendo finalmente la porta.

“Ho bisogno di riflettere con qualcuno che non abbia agito alle mie spalle, mi dispiace.”

“Aspetta io...volevo solo proteggerti.”

“Lo so, me l’aveva detto anche lei dopotutto” terminò così la conversazione, lasciando l’abitazione dell’uomo.

‘Quel che volevo dirle è che chiunque abbia dato quelle informazioni alla televisione, indipendentemente dal motivo per cui l'ha fatto, non voleva danneggiare lei visto che né il suo nome né quello di Haruka sono saltati fuori’. Le tornarono in mente le parole di Setsuna che, per quanto l’ispettrice odiasse ammetterlo, era stata più perspicace di lei quella volta.

Questa scoperta, però, le fece realizzare anche un’altra verità, alla quale iniziò a pensare mentre entrava nella sua auto.

Convincere Haruka che l’assassino era uno dei suoi migliori amici non sarebbe stato affatto facile, se persino una persona meticolosa come lei, aveva escluso a priori l’amico psicologo, non immaginava nemmeno quanto il pilota avrebbe protetto a spada tratta i suoi amici, soprattutto contro di lei che, dal primo minuto, l’aveva accusato senza alcuno scrupolo.

Il suono della notifica di un messaggio catturò la sua attenzione, era Noboru, che la informava dell’avvenuto arresto di Yaten. L’ispettrice stava per rispondere al giovane agente, ma un altro messaggio si fece largo sullo schermo.

La donna si morse il labbro, mettendo immediatamente in moto l’auto.

“Dio, non un'altra volta.”

 

---

 

“Wow” sospirò Haruka, non riuscendo a dire altro quando finalmente vide la sua ragazza quella sera, indossava un bellissimo vestito corto, di un rosso piuttosto acceso, che arrivava poco sopra le ginocchia che aveva, al centro del petto, una sorta di fiocco.

“Scemo, mi fai entrare?” chiese, imbarazzata, mentre guardava di lato, tenendo con una mano il bordo inferiore del vestito che si pentì quasi di aver messo, in parte perché troppo corto, soprattutto conoscendo Haruka, ma anche perché, nonostante le calze, con il freddo di gennaio² non era di certo la scelta migliore.

“Vieni” rispose, spostandosi lievemente dall’entrata per farla passare, lasciando che si accomodasse, come al solito, al kotatsu.

“Non hai freddo Rei?” chiese con un tono tutt’altro che preoccupato.

“Zitto, l’ho fatto per te!” rispose scontrosa. Nonostante inizialmente anche solo guardare Haruka la mettesse in difficoltà, col tempo aveva iniziato a sentirsi sempre più a suo agio, mostrando così la sua vera natura che, per qualche ragione, al biondo piaceva davvero molto.

“Tieni, riscaldati” le disse ridendo, porgendole una tazza di cioccolata calda, prendendo posto accanto a lei, iniziando a osservarla mentre chiacchieravano.

In effetti, però, qualcosa non gli tornava.

“Di’ un po’...” iniziò il biondo, incrociando le braccia.

“Hm?” mugugnò la ragazza, bevendo la cioccolata.

“Non eri venuta per darmi il tuo regalo?”

“I-Infatti!”

“Beh allora devi averlo dimenticato...non vedo nulla” chiese, curioso, mentre la mora divenne rossa tutto ad un tratto e il biondo non riuscì a capire se fosse per la rabbia o per l’imbarazzo ma, a giudicare dalla risposta, era la seconda.

“I-Idiota.”

“Hm?”

“Non hai capito?” chiese Rei, fissando il liquido scuro nella tazza.

“Hmmm no. Avrei dovuto?”

L’altra sospirò, avvicinandosi all’altro timidamente, lasciando sulle sue labbra un bacio tenero, dal quale si staccò però subito.

“Un bacio?” chiese, sorridendo intenerito. Rei non prendeva quasi mai l’iniziativa.

“No...razza di scemo.”

“Non capisco…”

La ragazza sospirò nuovamente. In effetti, quando si comportava così, assomigliava molto a Setsuna, tranne per l’imbarazzo ovviamente, di cui l’altra era totalmente priva.

“Voglio...ecco...non farmelo dire...ti prego…”

Haruka riuscì finalmente a capire, o almeno sperava, le prese dunque il viso tra le mani, guardandola dritta negli occhi.

“Sei sicura?”

“Sì” rispose, stavolta più determinata.

“Ti amo, Rei” l’altra sorrise.

“Anch’io, Haruka.”

 

---

 

“Haruka.”

Il ragazzo si voltò, pensando inizialmente che si trattasse dell’infermiera che, di tanto in tanto, passava a controllare non tanto Setsuna, ma lui.

Ma quando vide la persona che lo stava chiamando, rimase piuttosto sorpreso.

“Rei?”

“Ehi.”

Il biondo si alzò ma la mora gli fece segno di tornare a sedersi.

“Adesso credo di aver capito perché non sei tornato in ospedale da me” iniziò, indicando il braccio fasciato del ragazzo “che hai combinato?”

“Lunga storia” rispose, con un sorriso quasi sollevato.

“Hai fatto a botte?”

“Si, una specie” rise.

“Onestamente, pensavo fossi andato via per passare la notte con qualche ragazza.”

Haruka si grattò la nuca, in effetti il suo piano era davvero quello di andare in un locale con Minako, aveva proprio dimenticato che Rei gli avesse chiesto di restare, troppo arrabbiato per la storia della televisione.

“Come sta?” chiese, guardando la donna ricoverata, avvicinandosi nel frattempo.

“Né bene né male, in uno stato del genere...è come se fosse sospesa. Bisogna aspettare che si svegli...mi hanno detto.”

“Ho capito.”

“Perché sei qui?”

“Non ti sembra ovvio?”

“Pensavo fossi ancora arrabbiata...insomma, non credevo che mi avessi perdonato solo per essere venuto a trovarti.”

“Non ti ho perdonato infatti...però tengo a te comunque, mentirei se dicessi il contrario. Stavo dando un’occhiata a casa tua e sai, ho visto quella foto...di voi tre” l’espressione di Haruka divenne un po’ più cupa “e quindi ho pensato di venire qui.”

“Ho capito.”

“Ascolta…”

“Hm?”

“So che non è molto...ma se vuoi posso restare io qui con lei, così puoi andare a riposare un po’ in un letto vero e magari mangiare qualcosa.”

“Non posso…”

“Non la conoscevo bene ma, se teneva a te, credo lo vorrebbe anche lei.”

“No io...se le succedesse qualcosa…”

“Ti chiamerò in quel caso.”

Il biondo sospirò.

“Non posso tornare a casa vero?”

“No, non credo.”

“Andrò in hotel, allora…” Haruka fece una pausa, aggrottando successivamente la fronte “lei che cosa ci fa qui?”

Rei assunse subito un'espressione confusa a causa di quella frase, ma realizzò qualche istante dopo che il ragazzo stava parlando con qualcuno alle sue spalle, quindi si voltò, notando una Michiru piegata per lo sforzo, probabilmente aveva corso.

“Michiru?”

“Rei?” chiese l’altra, anch’essa confusa, mentre ansimava.

“Che cosa ci fa qui?” chiese ancora il ragazzo, il suo tono non era freddo ma piuttosto preoccupato, la donna non gli aveva mai portato una buona notizia e la situazione era già delle peggiori in quel momento.

“La tua amica...Minako...non si trova...è sparita.”

“Cosa…?” Haruka scattò in piedi.

“Mi dispiace…stiamo facendo il possibile-”

“No...Yaten è andato a cercarla...magari lui-”

“Yaten è stato arrestato” la voce dell’ispettrice gli sembrò così fredda in quel momento che giurò di aver sentito qualcosa trafiggere il suo cuore.

“Michiru che stai dicendo?” neppure Rei ne sembrò al corrente, anzi era piuttosto arrabbiata.

“La verità, era l’unico sospettato rimasto...spero solo che la ragazza stia bene.”

“Non è possibile…” Haruka era traumatizzato. Che cosa stava accadendo all’improvviso? Da ormai una settimana riceveva soltanto brutte notizie, tre ragazze erano morte, Setsuna era in coma, Minako scomparsa e Yaten...Yaten ne era il colpevole? Il suo Yaten? L’amico che conosceva dal liceo?

Il biondo si lasciò cadere sul pavimento, sentendo immediatamente le braccia di Rei stringerlo per consolarlo, mentre l’ispettrice nemmeno lo guardava.

Perché stava accadendo tutto questo?

Perché a lui?

 

---

 

“Buon compleanno Haru!”

“Non c’è bisogno di gridare così forte!” le disse, tentando invano di farle abbassare la voce, in quanto i membri del suo team li stavano fissando piuttosto curiosi da quando Haruka aveva implorato la sicurezza di non buttarla fuori a calci.

“Ma sono felice!” rispose la bionda, saltandogli al collo, stringendolo davvero molto forte, l’altro ricambiò. Infondo, quella stupida era davvero carina con lui.

“Mi sei mancato” sussurrò l’altra, stringendolo ancor più forte.

“Mi fai male così sai” disse ridendo alla bionda, decidendo di vendicarsi afferrando il suo fiocco rosso e sfilandolo via.

“Ehi!”

“Dovresti legarlo meglio sai?”

“Razza di scemo ridammelo!”

“Se ci arrivi è tuo” continuò ridendo.

“Non è molto giusto se sei più alto di me, sai” protestò l’altra, incrociando le braccia.

Il ragazzo riportò giù la mano che teneva il fiocco, guardando l’amica “piuttosto, come facevi a sapere che ero qui?”

“Ho chiesto a Setsuna, mi ha detto lei che eri qui all’autodromo.”

“Maledetta, la smetterà mai di dire a chiunque dove sono?” sospirò il ragazzo, porgendo successivamente il fiocco alla bionda, non prima di aver osservato quanto fosse carina anche senza.

“Tieni.”

Minako non se lo lasciò ripetere due volte, lo afferrò e tornò ad indossarlo, stavolta più stretto e, in quel momento, Haruka si rese conto che senza non era davvero lei, visto che era abituato a vederglielo addosso praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro.

“Ti sta molto bene.”

“Davvero?” chiese sorridendo, con le guance leggermente rosse.

“Si” le rispose, baciandole successivamente una guancia.

Minako le piaceva molto, doveva ammetterlo.

“Allora, perché non andiamo da qualche parte a festeggiare il tuo compleanno?” propose la ragazza, dopo essersi ripresa dal bacio.

“Ma mi stavo allenando per migliorare il mio tem-”

“No no no, è il tuo compleanno. Non voglio sentire scuse.”

“Ma-”

“Cambiati e andiamo” disse decisa la ragazza, indicando la tuta, di un azzurro acceso con dettagli gialli, che il pilota ancora indossava.

“Va bene, va bene!” si arrese, ridendo.

 

---

 

“Mi dispiace che sia andata in questo modo.”

“Da quant’è che sospettava di lui? Mi dica la verità ispettrice” la voce del ragazzo, ormai, non era fredda e distaccata, ma semplicemente stanca.

L’ispettrice invece, si sentiva terribilmente in colpa, un sentimento che proprio non riusciva a mandare via in nessun modo. Avvicinò tra loro le mani che teneva sul volante, guardando successivamente il ragazzo accanto a lei.

“In realtà, sospettavo di loro quattro dall’inizio.”

“Loro quattro?”

“Si. Oltre a lui, sospettavo anche di Setsuna, Makoto e Minako stessa.”

“Lei...non può dire sul serio. Mi aveva detto che era solo il protocollo!”

“Ho mentito” ripose secca, pentendosene subito dopo “mi dispiace…”

“Mi ha tenuta nascosta una cosa simile fino a questo momento?”

“Te l’ho detto, mi disp-”

“Non sa dire altro!?”

“No…”

Il ragazzo sospirò, davvero nervoso.

“Come ha potuto sospettare dei miei amici!? Loro sono innocenti, non avrebbero mai fatto una cosa simile!”

“Non è una cattiveria la mia, sono le prove a dimostrarlo.”

“Non ci crederò mai!” 

“Devi, è la realtà!”

“Voglio parlare con Yaten!”

“Non è possibile adesso, mi dispiace davvero.”

“Sono stanco” lo sguardo della donna, che fino a quel momento era concentrato sulle proprie mani, venne distratto dal rumore della portiera del passeggero.

“Che stai facendo?”

“Me ne vado” annunciò il ragazzo, uscendo dall’auto anche se a fatica, il braccio fasciato di certo non aiutava.

“E dove?”

“Non mi segua.”

L’ispettrice lasciò correre sospirando. Avevano appena fatto pace e adesso si trovavano nuovamente in questa situazione anzi, forse stavolta era anche peggio.

Decisa, prese il cellulare, che teneva nel cappotto.

 

“Noboru.”

“Ispettrice?”

“Novità?”

“No, non l’abbiamo ancora trovata, pare che nessuno l’abbia vista da ieri pomeriggio e il cellulare non è raggiungibile.”

“Noboru, ascoltami.”

“Si?”

“Metti sotto controllo il cellulare di Aino...nel caso dovesse riattivarsi...e anche quello di Tenou.”

“Di Tenou? Ma-”

“Fa’ come ho detto, sto tornando in centrale.”

 

---

 

“Questo è il mio regalo” annunciò la bionda non appena l’altro finì di mangiare, porgendogli un pacco piuttosto grande, le dimensioni erano quelle della scatola di un gioco da tavolo, che aveva tenuto presumibilmente sotto il tavolo del ristorante.

“Il fiocco è rosso e la carta gialla...ha forse qualche significato?”

“Non fare lo scemo e aprilo!”

“Si si” rispose il ragazzo ridendo, scartando il pacco e trovandovi all’interno una giacca da moto nera, dalle rifiniture gialle.

“Wow Mina, dov’è che l’hai trovata?” chiese entusiasta, indossandola immediatamente, realizzando così che gli stava a pennello.

“Ho paura a chiederti come mai mi sta così bene, dove hai preso le misure?”

“Non vuoi saperlo, te lo garantisco!”

“Ehi!” rise, ringraziandola con un bacio sulla fronte.

“Haru.”

“Hm?”

“Non è che mi daresti un bacio sulle labbra?”

“Me lo chiedi così all’improvviso?”

La ragazza si limitò a fare sì con la testa, sembrando davvero tenera.

“Adesso?”

“Si.”

Il ragazzo sospirò, ma proprio mentre si stava avvicinando il suono del cellulare interruppe il momento, deludendo decisamente la biondina.

“Aspetta” disse dispiaciuto “dev’essere Sets...ah e invece no.”

“Chi è?”

“Yaten.”

Il viso della ragazza sembrò incupirsi, e il biondo lo notò.

“Che hai?”

“Haru...credo che Yaten mi odi” sussurrò Minako, volgendo lo sguardo al panorama che il ristorante offriva, essendo all’ultimo piano di un alto edificio.

“Perché?” la risposta della ragazza lo aveva totalmente spiazzato, portandolo a silenziare la suoneria insistente per ascoltarla.

“Da quando ci ha presentati...non mi parla più come prima. Un po’ mi manca…”

“Sono sicuro che c’è un motivo valido.”

“Se lo dici tu…”

 

---

 

“Ti conviene confessare, credimi è meglio.”

“Ma di che cosa sta parlando!?” Yaten era decisamente spaventato, continuava ad agitarsi sempre di più ad ogni parola dell’ispettrice, facendo rumore con le manette che lo tenevano al tavolo.

“Degli omicidi ovviamente.”

“Non ho fatto niente ispettrice! Mi ha già interrogato!”

“Lo so, ma evidentemente hai mentito, sei rimasto soltanto tu tra i miei sospettati.”

“Voglio...un avvocato…”

“Sarebbe già qui se non lo avessi mandato in coma.”

“Che cosa sta dicendo!?”

“Setsuna Meiou è anche il tuo avvocato no?”

“Non le ho fatto nulla! Mi creda ispettrice! La supplico…” l’ultima frase la sussurrò, con gli occhi ormai carichi di lacrime che non faticarono a uscire pochi istanti dopo.

L’ispettrice, che era rimasta in piedi tutto il tempo, prese posto sulla sedia di fronte al ragazzo, incrociando le braccia e accavallando le gambe.

“Dov’è Aino?”

“Non lo so…”

“Sei un bravo attore sai?”

“Non sto mentendo…”

“Che cosa le hai fatto? L’hai uccisa? Sarebbe la quar-”

“La smetta! Sono innocente!” il ragazzo sembrò davvero soffrire in quel momento ma l’ispettrice doveva tenere duro, prima o poi avrebbe ceduto.

“Davvero? Cos’hai fatto alla mano allora?”

“Ho...rotto un bicchiere…”

“Un bicchiere? Magari era una bottiglia invece, che ne dici, signor Kou?”

“La...smetta…” Yaten iniziò a singhiozzare, non ne poteva più.

L’ispettrice non si sentiva in colpa, dopotutto stava parlando con un brutale assassino, no? Quella era la cosa giusta da fare, no?

Il suo duro interrogatorio venne però interrotto, un agente entrò per riferirle che la dottoressa Mizuno la stava cercando.

“Torno presto, sarà meglio che per quel momento tu ti sia deciso a parlare.”

Detto questo, la donna dai capelli acquamarina si alzò, raggiungendo poco dopo il laboratorio forense, dove Ami la stava aspettando.

“Allora, novità?”

“Si, ricordi il pezzo di tessuto rosso che avevamo ritrovato sulla scena del delitto di Tomoko? La ragazza precipitata dal balcone?” iniziò Ami, Michiru annuì “ne ho trovato un altro identico a casa di Haruka, l’ho analizzato e si tratta di un tessuto piuttosto ricercato, utilizzato soprattutto per le rifiniture di abiti e accessori come nastri, lacci e fiocchi” la mente dell’ispettrice si fermò a riflettere un istante “purtroppo le impronte erano confuse e impossibili da poter analizzare, però è comunque qualcosa no? Michiru? Mi stai ascoltando?” chiese la dottoressa.

“Ma certo…”

“Hm?”

“Come ho fatto a non pensarci subito?”

“Michi?”

“Non è sparita...quella ragazza è scappata.”

“Aino?”

“Si...è lei l’assassina, ne sono certa. Quella ragazza...porta sempre un fiocco rosso sulla testa, non l’ho mai vista senza e sono sicura che anche Haruka me lo confermerà.”

“Ispettrice!” Noboru riuscì miracolosamente a tenere un tono adatto a non far né sussultare né infuriare la donna.

“Il cellulare di Aino si è riattivato?” chiese Michiru, impaziente.

“No, il suo è ancora irraggiungibile…si tratta di quello di Tenou, sta ricevendo una telefonata da una donna, venga!”

L’ispettrice corse dietro Noboru, raggiungendo la stanza dove si effettuavano le intercettazioni e sedendosi dove indicato, indossando le cuffie e riconoscendo immediatamente quella vocina.

“È Aino! Tracciate immediatamente la posizione!”

 

“Mina? Dove sei? Tutti ti stanno cercando sai?”

“Haru...ho bisogno di parlare con te...possiamo vederci?”

“Si certo...ma stai bene?”

“Si...tranquillo.”

“Ascolta, mi trovo all’hotel dove abbiamo festeggiato il mio compleanno, te lo ricordi? Quello con il ristorante all’ultimo piano.”

 

“È un telefono pubblico! L’abbiamo trovata.”

“Mandate delle volanti al telefono, subito! Noboru, tracciate la posizione di Tenou!”

“Abbiamo trovato la cella, ma ci sono molti hotel in questa zona” rispose il ragazzo dopo alcuni minuti, minuti preziosissimi.

“Non c’è tempo, chiamateli tutti e trovate quello dove alloggia Tenou!” ordinò, sfilandosi via le cuffie e correndo fuori dalla stanza, per raggiungere il più in fretta possibile la propria auto, sperando di fare in tempo, avrebbe controllato di persona ogni hotel di Tokyo per salvarlo, non poteva sapere cosa avesse in mente quella pazza.

 

---

 

L’ispettrice tentò di fare quanto più in fretta possibile, salendo di corsa le scale dell’hotel Moonlight, l’unico dove risultava un Tenou, assieme ad altri quattro agenti. Una volta raggiunta la stanza prenotata dal ragazzo, non pensò nemmeno lontanamente di bussare, sfondando direttamente la porta e riconoscendo immediatamente le due sagome che si trovò davanti tirò un sospiro di sollievo. Haruka era ancora vivo.

“Mani in alto!” annunciò, puntando la pistola verso la bionda, che sussultò, alzando timidamente le mani “Haruka, allontanati da lei! Subito!”

“Ispettrice” il ragazzo si avvicinò a lei, in modo che la canna della pistola fosse a pochi centimetri da lui, portando in avanti la mano che non era fasciata.

“Haruka?” chiese confusa l’ispettrice, notando inoltre che Minako si era nascosta dietro il ragazzo, con uno sguardo decisamente spaventato che confuse ancora di più la donna, visto che era quello di Haruka ad essere impassibile..

“Sono stato io.”

“A cosa ti riferi-”

“Mi arresti, sono io il colpevole” ribatté, freddo.

“Ma che cosa stai dicendo...Haruka sei impazzito!?” chiese la donna, mettendo giù la pistola e allargando le braccia chiedendo spiegazioni.

“Sto dicendo quello che ha sentito.”

“Aspetta-”

“Sono io l’assassino.”

 

Note dell’autore

¹Nelle scuole giapponesi, all’ingresso, vi sono degli armadietti dove gli studenti cambiano le scarpe. Praticamente ne usano un paio per l’esterno e uno per l’interno.

²Il compleanno di Haruka è il 27 gennaio.

 

Allora, che dire? Mi scuso per l’immenso ritardo nel pubblicare questo nuovo capitolo ma, purtroppo, a causa di una serie di situazioni che si sono venute a creare non sono riuscito ad andare avanti, spero comunque che non vi siate dimenticati della storia! Vi annuncio inoltre che questo è il penultimo capitolo della storia, il prossimo dunque conterrà il finale ma non sarà proprio la fine, questo perché avevo in mente di aggiungere degli “extra”, ma ve ne parlerò meglio nel prossimo appuntamento.

Come sempre, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, aspetto le vostre recensioni e vi aspetto per il finale!

Taki

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