Le cicatrici d'oro

di Valetomlavy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ranko ***
Capitolo 2: *** Nabiki ***
Capitolo 3: *** Kasumi ***
Capitolo 4: *** Ukyo ***
Capitolo 5: *** Soun ***
Capitolo 6: *** Shan-pu ***
Capitolo 7: *** Nodoka ***
Capitolo 8: *** P-Chan ***
Capitolo 9: *** Genma ***
Capitolo 10: *** Ranma e Akane ***
Capitolo 11: *** Akane e Ranma ***



Capitolo 1
*** Ranko ***




Era felice ancora attaccato a lei, assaporando le sue dolci labbra senza accorgersi della metamorfosi che stava subendo il suo corpo, data la leggera pioggiarellina che da poco aveva cominciato a cadere.
Lei era raggiante, poco le importava se ora stava baciando una ragazza dai capelli rossi.


Era sempre lui e lei lo amava in qualsiasi forma.


“Akane…no!“ Urlò Ranma staccandosi bruscamente. “Io… Io… be’ sai…“ ed arrossì, chinando il capo.


“Sì, me ne sono accorta” rispose lei sorridendo. “Per me sei sempre tu” disse in un sussurro prima di prendergli le mani.


“No… be’,  io…” continuò balbettando. Aveva sentimenti contrastanti: era felice che a lei andasse bene che fosse un “mezzo uomo” e che non le importasse se si trasformava in una ragazza, 
ma aveva anche la viscerale paura che un giorno quel “mezzo uomo” potesse non bastarle più. 
Avrebbe potuto trovare qualcuno migliore,  completo, giusto, cosa che forse lui non sarebbe stato mai.
 Così, senza dire una parola, scappò velocemente lasciando Akane con le mani ancora a mezz’aria.
In quel momento, una crepa si insidiò nel suo cuore.


“Perché dovevo trasformarmi proprio adesso? Ho sempre odiato la mia trasformazione ma ora… io… e lei perché non si infuria? Mi sento a disagio! È una stupida!”
“Ranko…” sospirò “la quinta ragazza con cui devo fare i conti nella mia vita…” disse mentre si guardava riflesso in una pozzanghera.


“A volte penso che Akane la preferisca a me, come durante il nostro primo incontro…” rifletté frustrato.


I pensieri galoppavano nella sua mente e i muscoli si tesero al sopraggiungere di alcuni ricordi.


“A causa sua ho sempre dovuto tenere a bada quell’idiota di Kuno… sono stato coinvolto in quella stupida gara di ginnastica ritmica di Kodachi e, come se non bastasse,
 quel vecchio porco mi palpeggia di continuo…” pensava furioso, con i pugni serrati sul fianco.
“A causa di questa maledizione Shan-Pu mi ha seguito per tutta la Cina cercando di uccidermi. 


Per colpa di Ranko il mio primo bacio è stato… è stato con… con un uomo! 
Quel dannato Mikado!” Quasi urlò mentre sul viso gli si dipinse un’espressione di malcelato disgusto.


“Se non fosse stato per Ranko, Akane non avrebbe iniziato a chiamarmi pervertito… E forse -anzi di sicuro- non ho potuto incontrare mia madre per così tanto tempo a causa sua” continuò a rimuginare con tristezza, mentre proseguiva verso casa.
Ritornando nella sua stanza, Akane si sedette sul bordo del letto e ripensò a tutti gli avvenimenti di quella sera.
 
Aveva ancora addosso il suo mini abito rosso, si guardò allo specchio e decise di fare un bagno caldo.
“Magari così potrò rilassarmi un po’” sentenziò dopo un lungo sospiro.




Ranma, completamente fradicio, dopo aver corso per più di un’ora per tutta Nerima, stava finalmente percorrendo la strada verso il dojo Tendo.


Nel frattempo, immersa nell’acqua calda fino al mento, Akane pensava a quello che era successo, trovandosi a sentire la mancanza di “quel baka” mentre immergeva la testa in un turbinio di bolle di sapone.


"Perché sei scappato? Stupido egocentrico con la sensibilità di una scarpa!” sussurrò arrabbiata.


Ranma, ancora in versione femminile, si stava dirigendo verso il bagno  per togliersi i vestiti bagnati.


 Sospirando distrattamente, aprì la porta e se la ritrovò davanti nuda, in tutto il suo splendore.


“Pervertito! Esci immediatamente!” Gridò Akane incredula e prese subito un asciugamano per coprirsi.


“Ehi! Chi vorrebbe mai guardare una come te?” Rispose quasi in automatico lui, che ora era una lei, ma non andò via.


“Come ti permetti baka!” esclamò irritata e abbassò lo sguardo.


Ranko, in un gesto inconsueto, portò il viso alla stessa altezza di quello di Akane e lei alzò gli occhi.


 Si fissarono per interminabili momenti. Alla fine Akane le afferrò il braccio e, addolcendo i lineamenti del viso, disse: “Dai vieni, ti asciugo i capelli…non voglio che ti prenda un raffreddore.”


L’altra annuì, lei si avvicinò e gli slacciò la treccia.
 Mentre le asciugava le lunghe onde, la ragazza dai capelli rossi le afferrò il braccio e, con le gote arrostate, disse in un sussurro: ”Forse dovrei prima trasformarmi…” 


Akane la guardò di sottecchi e si limitò a rispondere: “Se vuoi fallo, ma non per me.


 Io voglio bene a Ranko. Un giorno spero che riuscirai a liberarti della tua maledizione, visto che ci tieni molto, anzi, probabilmente è la cosa a cui più tieni” abbassò la voce, “ma a me mancherà” disse poi, 
alzandola di nuovo con sicurezza.


Ranko si infuriò: “Come fai a dirlo? Porta solo disgrazie!” 


“Non è vero!” rispose di getto “Tu vedi solo il lato negativo, ma ricorda che è stata lei a salvare il proprietario delle sorgenti termali dalla rovina finanziaria, ha aiutato lei  Ucchan con i suoi affari, è grazie a lei che mi hai aiutato a sconfiggere Kodachi o quella stupida cheerleader o ci siamo salvati da quel disgustoso Picolet!” disse con un tono a metà fra il rimprovero e la supplica.
Ranma, che nei suoi pensieri era sempre un uomo, rifletté per qualche secondo sulle parole della fidanzata.


 Gli tornò in mente la brusca interruzione del loro bacio di poco prima, per via della sua trasformazione, così agì d’impulso e la baciò ferocemente. 
Akane rimase dapprima immobile e poi cercò di addolcire quel bacio. 


La rossa si irrigidì: “Akane, perché non ti ha dato fastidio?”
 Ferito e soprattutto frustrato aggiunse: “Non mi dire che un maschiaccio come te preferisce le ragazze…” 


Come sempre, attaccarla era il solo modo che conosceva per dare credito alle sue certezze.
 Non aveva certo intenzione di offenderla, desiderava solo che lei gli dicesse che era Ranma, l’uomo, che lei voleva.


 “Ora capisco il perché di tante cose…” aggiunse, ma non fece in tempo a terminare la frase che la ragazza gli mollò un sonoro ceffone sulla guancia. 


Con gli occhi scintillanti e la mano ancora tesa, ringhiò: “Sei un proprio un idiota Ranma! Tu non capisci mai niente! Io…io mi sono sempre sentita in colpa perché, 
per ben tre volte, non sei riuscito a guarire dalla tua maledizione a causa mia!” Una lacrima ribelle le rigò la guancia “So che è importante per te… per me invece… io…”


“No Akane, non è mai stata colpa tua! E non devi sacrificarti a baciare uno come me solo perché ti senti in colpa, stupida!
 Io non ho bisogno di te, anche nella mia forma maledetta sai quante ne trovo!” Disse l’ultima frase con gli occhi lucidi e i pugni serrati.


“Non è quello che volevo dire!” cercò di correggersi velocemente, vedendo che era stata fraintesa.


Ranko scappò via e Akane rimase con la mano sulla maniglia della porta del bagno, con gli occhi pieni di lacrime in attesa di essere liberate. 


Le veniva da piangere perché era arrabbiata. Era arrabbiata con se stessa perché non era riuscita a fargli capire che lui per lei era sempre Ranma, Ranma e basta. 


Non le importava che la sua forma esteriore mutasse. Anche se la voce era più cristallina, il suo tono mentre la prendeva in giro era sempre lo stesso, e lei lo avrebbe riconosciuto fra mille. 


Anche se si addolcivano leggermente, i suoi occhi erano sempre blu, impavidi e fieri, e lei ne rimaneva affascinata come il primo giorno. Anche se meno virile, la sua presa era sempre forte e la faceva sentire protetta.


 Ranma o Ranko non faceva differenza.


La notte passò in un lampo e i due giovani ragazzi, fra pensieri nascosti e sentimenti contrastanti, non chiusero occhio.


La mattina seguente a colazione il protagonista era il silenzio.


Akane mangiava il riso quasi per inerzia, Ranma invece non toccò cibo, limitandosi solo a dire che non sarebbe andato a scuola.


“L’istruzione non è importante per un uomo. 


Quello che mi interessa è solo essere il migliore artista marziale del mondo e poi molti combattenti non hanno finito gli studi. È una perdita di tempo.”


“Ma figliolo…” esordì Soun sgomentato.


Genma, in veste di panda, scrisse su un cartello: “Sei un idiota, diventerai solo più ignorante”


“Non te lo permetto figlio!” asserì Nodoka risoluta.


Dal canto suo, Ranma non volle sentire ragioni e, imperturbabile, non rispose nemmeno. 


Akane non provò neanche a discuterci, si limitò ad alzarsi dalla tavola e, prendendo la cartella, lasciare la casa in silenzio.


Nel pomeriggio, dopo una mattinata pensierosa, si diresse al dojo, sicura e determinata, per affrontare quell’ottuso del suo fidanzato.


“Ti ricordi quando ci siamo conosciuti la prima volta?” Esordì.


Ranma terminò i suoi kata e rispose, non senza un lieve sgomento: “Certo, come dimenticare un tavolo sul cranio?”


“No, intendo prima, stupido!” disse Akane sorridendo mentre avanzava al centro della palestra.


“Akane… senti…” replicò il ragazzo asciugandosi il sudore.


“Stai zitto adesso! Hai già detto troppe sciocchezze per una sola giornata.”


“Ranma…” Akane si schiarì la voce “Tu… tu…tu… mi piaci così come sei! 


Non mi importa della tua forma esteriore!” Terminò quasi senza fiato. 


Si sentiva molto imbarazzata ma sapeva che doveva dirlo, non le interessava più né degli insulti né del resto. 


Ranma sarebbe voluto intervenire, ma lei non si lasciò interrompere e continuò agguerrita: “All’inizio non mi piacevi molto, perché eri arrogante, vanitoso ed egocentrico…”


“Ehi neanche tu sei un concentrato di virtù!” Obiettò alzando un sopracciglio.


“Smettila di fare il bambino, Ranma! Ammetto che all’inizio la sorpresa di vedere che ti trasformavi in donna è stata tanta… ma non mi hai mai dato fastidio la tua maledizione”


“A volte penso che lei ti piaccia più di me!


“Ranma, se vuoi trovare una scusa per allontanarti da me fai pure ma non usare Ranko!”


“Akane io… non è una scusa è solo che… è solo che”


“Che cosa?”


“Ti meriti di meglio!” Urlò frustrato.


“Oh sì, è vero! Un ragazzo più dolce, magari romantico e senza dubbio meno rozzo… “ replicò sorridendo.


Lui la fissò dritto negli occhi, pronto a risponderle come al solito, 


ma poi sorrise: “Sei sicura? Cioè, davvero sicura di voler stare con me? Come potrà non importarti di Ranko quando… quando saremo in intimità?” Domandò timido,
 sperando ardentemente che la sua risposta potesse aggiustare quella piccola crepa che gli si era insediata nel cuore.


“Bé… in… in intimità…noi… Ranma ascoltami: quando chiudo gli occhi io sento solo te, il tuo odore, la stretta delle tue mani, la forza che emani. 
E quando li riapro i tuoi occhi sono sempre uguali, vedo la stessa tenacia e dolcezza… a volte, molto raramente in effetti… cioè non mi importa davvero…” rispose timidamente.
“Akane… tu… io davvero ti sto bene così… così come sono?” chiese timoroso.


“Decisamente. E prendo tutto il pacchetto sai: l’egoista egocentrico, lo sbruffone artista marziale, la voluttuosa rossa e perfino il simpatico gattino”. 
“Non non dirlo nemmeno per scherzo!” Esclamò terrorizzato.


Poi senza proferire parola, Akane trovò il modo di far capire a Ranma che a lei non importava niente della sua maledizione, davvero.


Tese lentamente, quasi con imbarazzo, un braccio e se lo avvicinò tirandolo per il bavero della camicia,


 nell’altra mano un bicchiere d’acqua che aveva trovato per terra. Con delicatezza, glielo versò addosso e attese pazientemente che la metamorfosi facesse il suo corso.


 Quando il nero sfumò in rosso, gli stampò un veloce bacio sulle labbra, lasciandolo stordito ad osservarla mentre varcava l’uscita.




E così Ranko seppe.
 

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Capitolo 2
*** Nabiki ***


Era lì maestosa e grande. Sembrava succulenta. Aveva immaginato tante volte di ritrovarsela fra le mani per poterla divorare per bene. Ora, finalmente, dopo quella lunga corsa da casa a scuola l’aveva trovata e sarebbe stato il primo e l’unico… per sempre. 
Senza esitazione la sollevò con delicatezza e l'adagiò sul tavolo, pronto come non mai ad assaporarne ogni centimetro.
“Ranma…” sussurrò Akane lentamente.
“NO! Vai via subito! Lasciaci soli…”
“Ma Ramma…Kasumi potreb-“
“Non pensarci nemmeno ad inventare qualcosa. So che l’hai fatta tu. Me l ha confermato Nabiki…in un certo senso”
“Be’ sì, in effetti io… solo che…non puoi toccarla. Non è per te!” Rispose la ragazza agitando le mani nervosamente.
“NON È PER ME?” Urlò isterico.
“Io mangio da anni i tuoi biscotti di pietra! E le zuppe che sanno di terriccio, per non parlare del tuo riso più salato del mare! E se ciò non bastasse, le tue torte sono una combinazione infernale di zucchero, bicarbonato e aceto!”
“Non è …”
“E tu ti metti a cucinare per qualcun altro? Cos’è, con me hai fatto soltanto pratica?”
“Ranma, ascoltami un att-”
“No!” Urlò e alzò la torta come fosse un trofeo da vincere. 
“Questa è mia! Solo mia!” gridò prima di iniziare a divorarla.
Akane spalancò gli occhi incredula e si portò le mani a coprire le labbra: “Oh santi Kami! Cosa diavolo stai facendo baka?”
“Chiamate il dottor Tofu! Chiamate il dottor Tofu!” Prese a correre verso il salone, “quell’idiota sta divorando la mia torta di polistirolo per il progetto scolastico!” 
Ranma riuscì giusto a sentire un sapore che gli parve strano, prima di cadere a terra svenuto.
“Oh cavoli, è davvero geloso sorellina!” Nabiki aveva assistito divertita a tutto il simpatico siparietto.
“Cosa ne sai tu di questa faccenda?” Le domandò l’altra, voltandosi di scatto.
“Be’ so che avete litigato perché Ranma ha accettato il ramen di Shan-Pu dopo scuola”
“Che novità!” Fece del sarcasmo Akane, incrociando le braccia sul petto con un gesto stizzito del capo.
“In effetti… Io scherzavo quando gli ho detto che, se avesse continuato così, tu avresti preparato i tuoi “manicaretti” per qualcun altro. Non credevo che avesse una reazione simile! Era così accecato dalla gelosia da non accorgersi nemmeno che era una torta finta!” 
Poche ore dopo l’arrivo del medico e l’assunzione di potenti farmaci digestivi, Ranma si sentì meglio ma, non volendo incontrare nessuno, salì sul tetto carico di vergogna e di rimorsi.
“Stupido, ti sei ripreso?” Chiese poco delicatamente Akane, dopo averlo raggiunto, sollevata di vederlo di nuovo in forze.
“Sì. Io… Akane, be’…”
“Ok Ranma, non dire nulla. Era facilmente fraintendibile, soprattutto dopo lo scherzo che ti ha giocato Nabiki” disse quasi ridendo.
Ranma divenne paonazzo per l’imbarazzo e accennò un timido sorriso.
“Però sai, mi fa piacere che tu sia così geloso!”
“Io non sono geloso!”
“Ah no?”
“No! Sono per la giustizia… se quella torta era stata cucinata da te, allora doveva essere… mia” sussurrò l’ultima parola.
Akane arrossì e sorrise in quel modo che gli faceva sempre saltare un battito.
“Dai, vieni a mangiare un po’ di riso caldo. Ti aiuterà con lo stomaco” e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Ranma accettò di buon grado, la sollevò prendendola fra le braccia e scesero insieme dal tetto.
“Io so che vorresti che fossi più femminile, che io…be’ fossi una brava cuoca. Però per ora… forse in futuro… non è che poi non ci provi!” Si fermò a guardarlo. “E forse tu sei troppo schizzinoso…”
Ranma fece per rispondere ma lei proseguì imperterrita: “Comunque, se dovessi mai cucinare una torta, ricorda che sarà sempre per te, baka!” Disse ridendo mentre gli dava le spalle e si dirigeva velocemente in cucina per evitare che lui la vedesse con quel sorriso ebete sul viso.
“Non mi interessa!” Sbottò all’improvviso lui.
Akane si voltò corrucciata, pensava che la faccenda -per una volta- si fosse risolta senza un litigio e invece… sospirò: “Come hai detto, scusa?”
“Non mi interessa che tu non sappia cucinare” chiarì frettolosamente, “non hai bisogno di preparare il cibo per me, posso farlo da solo. Se cucinare non fa per te, non farlo. Non mi importa…sei brava in altre cose” sussurrò quest’ultima frase mentre il viso avvampava.
Lei lo guardò dapprima confusa, poi si irritò: “Non ti interessa perché tanto hai altre opzioni migliori! Giusto? Non mi importa! Se non vuoi che sia io a prepararti da mangiare allora vai pure dalle altre tue fidanzate che sono sicuramente migliori di me!”
“Sei una stupida, lo sai? Fraintendi sempre tutto, non ascolti mai ciò che dico!”
“Hai detto che non ti interessa se so cucinare o meno, e se tu… se tu pensassi a un noi…” replicò mentre sentiva il viso quasi bruciarle per l’imbarazzo, “… ti importerebbe invece! Vorresti che io fossi una brava moglie!”
“ Akane… io… ma che dici! Sei la solita scema!”
“No, qui lo scemo sei solo tu! Io ci provo sai Ranma, più per te che per me… non è detto che una ragazza debba essere per forza una brava casalinga per essere una brava moglie!” Tese le braccia ai lati del corpo stringendo i pugni in un gesto di rabbia.
“E io che cosa ho detto?” Avrebbe voluto replicare lui, ma si limitò solo a scuotere la testa e mormorare “Esatto” prima di uscire dalla stanza.
“Che stupida! Pensa che dovrebbe essere una “donna di casa” per me, senza capire che ciò che amo di lei è proprio che non è affatto una “donna di casa” ma una guerriera!” Pensò Ranma fra sé e sé. 
Non sapeva però di aver dato voce ai suoi pensieri. 
Mentre usciva dalla grande porta finestra del salone diretto verso il dojo, non si accorse che, in un angolo del giardino, la mezzana delle Tendo aveva sentito sia la litigata -data l’altezza dei toni delle loro voci-, sia le ultime frettolose parole che aveva sussurrato senza volerlo.
Evidentemente, era un’abitudine quella di dire che l’amava pensando poi di averlo solo fantasticato nella sua mente.
E fu così che Nabiki seppe.

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Capitolo 3
*** Kasumi ***



“Non è rotto” le diagnosticò girandole il braccio con estrema cura da una parte all’altra.
“Certo che no, idiota!” Akane liberò l’arto dalle sue mani “Altrimenti non potrei muoverlo!”
“Dannazione perché devi farti sempre male! Non capisci che mi preoccupo?”mormorò sottovoce più a se stesso che a lei, digrignando i denti mentre le afferrava il viso e lo muoveva in tutte le direzioni per verificare ulteriori danni.
Era una verità segreta per lui: ogni volta che vedeva Akane ferita, si sentiva come l’uomo più inutile dell’universo.
“Lasciami andare, Ranma” disse frettolosamente la ragazza alzandosi dal prato così velocemente che per poco non ricadde per terra a causa di un capogiro.
“Vedi, non stai bene!” Esclamò visibilmente preoccupato il ragazzo. “Andiamo dal dottor Tofu “ e, senza nemmeno aspettare la risposta, la prese in braccio e saltarono di tetto in tetto.
“Ranma, mi lasci almeno camminare?” 
“No.”
“E perché no?”
“Non voglio.”
“Ma perché?”
“Mi piace portarti in braccio, non lo hai mai notato?” Sussurrò arrossendo all’improvviso. La loro complicità in certe questioni lo rendeva più impulsivo e spesso anche inconsapevole delle proprie parole.
“Poi, goffa come sei, potresti farti ancora più male” aggiunse con più convinzione, fiero di aver (mal) celato il suo imbarazzo.
“Stupido!” Disse Akane quasi per abitudine, mentre però entrava nell’ambulatorio con un sorriso conciliante.
“Non capisco perché, quando siamo dal dottore, deve essere sempre così carina e gentile” pensò Ranma irritato.
Nonostante fossero passati anni dalla cotta della ragazza per il bel dottorino, quando Akane era sottoposta all’attenzione delle sue cure amorevoli, lui sentiva un turbine di emozioni: preoccupazione verso di lei, gratitudine verso di lui e gelosia verso entrambi.

*** 
“Baka!”
“Maschiaccio!”
“Sono a casaaaaaaa! “
“Sì, come se Kasumi non ti avesse sentito, cornacchia!”
“Cornacchia a chi? Non parlarmi più, stupido!”
Akane salì di corsa in camera sua e Ranma andò spedito verso la cucina.
“Cos’è successo questa volta Ranma? Ancora le tue altre fidanzate?”
“Sì, le hanno fatto male ad un braccio in un attacco doppio… io… non ero… e poi be’… lei non mi ha avvisato! Come sempre è una stupida!”
“Oh cielo, e come sta? Siete andati dal dottor Tofu?” chiese, visibilmente preoccupata, la sorella maggiore.
“Certo! L’ho subito accompagnata lì. Il dottore dice che non è nulla di grave e deve solo stare a riposo un paio di giorni”
“Meno male, povera Akane”
“Mi… mi dispiace Kasumi, io…”
“Ranma, so che non era tua intenzione, anche se… a volte potresti essere più deciso”
“No” rispose frettolosamente il ragazzo, mettendosi un polpo ancora intero in bocca “Cioè sì, ma vedi…” finì di inghiottire “Sapete tutti che non è colpa mia se mio padre mi ha promesso a Ukyo, o se Shan-Pu è così assorbita da quelle sue strane leggi del popolo delle amazzoni o se Kodachi è… be’ lei è pazza” rise. “Akane non sente ragioni! Mi urla addosso, mi malmena e poi scappa. Oppure, ancora peggio, litiga con loro a mia insaputa!” Continuò un attimo dopo.
“Però anche tu sei da biasimare per gli insulti che le rivolgi ogni giorno di fronte alle altre ragazze, facendo capire loro che hanno una possibilità con te. Oppure forse non ti accorgi che questa è l’unica cosa che ottieni con il tuo atteggiamento?” 
“Ma Kasumi… io… A-Akane lo sa che io non dico sul serio!” Balbettò giocando con gli indici in segno di disagio.
“Oh davvero? E come dovrebbe saperlo Ranma?” Lo fissò con un sorriso tenero e comprensivo mentre affettava le zucchine.
“Be’… non si rende conto che continuo a vivere qui?”
“Lei non vive qui da sola, potrebbe pensare che ti piace la mia cucina” sorrise di nuovo “o magari che una casa vale l’altra, vista la tua vita da nomade, che lo fai per per il dojo oppure può pensare che tu rimanga solo per tuo padre, che si trova bene col mio.”
“Se davvero pensa che io faccia qualcosa per quel vecchio, allora è davvero una stupida!” 
“Ranma!” Lo ammonì senza guardarlo mentre prendeva del riso “Non importa comunque, non sono io quella a cui devi dare spiegazioni”
“No, sì, lo so. Il fatto è che io… non so come controllare le mie azioni con lei. Tutto è più… più..” Mentre parlava fissava intensamente un punto lontano. 
“Mi provoca così tante emozioni che mi stordisce, con le altre è più facile, non mi interessano nemmeno e sono padrone di me, lei invece... lei invade i miei pensieri giorno e notte”.
Kasumi fece cadere distrattamente un mestolo e Ranma lo raccolse. In quel momento i loro sguardi si incrociarono e Ranma divenne paonazzo dalla vergogna. Stava quasi per rimangiarsi tutto, quando Kasumi esclamò: “Scusami Ranma, ero intenta a leggere la ricetta e non ho sentito cosa stavi dicendo… farai il bravo con la mia sorellina vero? Le chiederai scusa?”
“Ehm…sì, sì!” Bofonchiò grattandosi la nuca a disagio “O almeno ci proverò!” Aggiunse, ridendo nervosamente, e poi salì velocemente le scale.
“D’accordo. La cena sarà pronta fra poco” mormorò la ragazza, ormai ad una cucina vuota.
Poi fissò il mestolo sorridendo dolcemente e continuò a cucinare. 
E così Kasumi seppe.

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Capitolo 4
*** Ukyo ***


 
La passione  che in quei giorni era apparsa con sfacciataggine e cinismo era la stessa che li aveva sempre contraddistinti. La passione per le arti marziali, la passione negli scontri -viste le  loro personalità- e la passione che scaturiva in quegli episodi di gelosia. Era sempre la medesima che aveva portato un avvicinamento, seppur minimo, tra i due.

Da quella notte sul tetto le liti non erano cessate ma il modo di fare pace era più dolce, si baciavano e si accarezzavano, sempre con il pudore che li aveva contraddisti fin dall’inizio della loro storia, anche ogni qual volta la tensione esplodeva.
Ogni sera si era stabilito un dolce rituale in cui Ranma, dopo aver dato la buonanotte ad Akane, la congedava con un bacio fugace sulle labbra. Nascosti dalla famiglia, ovviamente, lui si arrampicava sulla finestra, baciava la fidanzata e poi rientrava nella sua stanza come se non fosse successo nulla.

Nei giorni a venire il tragitto verso la scuola era stato piuttosto tranquillo, la sola novità era vedere che  Ranma non saliva più sulla ringhiera ma affiancava Akane per strada.
Questi impercettibili cambiamenti non erano passati inosservati.

Ukyo era una persona scrupolosa, dalle maniere né rumorose né teatrali, e quella mattina aveva notato che c’era qualcosa di diverso fra Ranma ed Akane, anche se non riusciva a capire cosa.
Li aveva spiati all’ingresso della scuola, nascosta dietro il tronco di un albero, ancora per tutta la durata delle lezioni e, adesso che era arrivata l’ora di pranzo, continuava a guardarli da lontano.
Credendo di non essere visto, Ranma si era avvicinato con una certa sicurezza al lobo della sua fidanzata e le aveva sussurrato qualcosa che aveva fatto arrossire Akane intensamente.
Ukyo aveva sentito come uno spillo al centro del petto. Per quanto si sforzasse di non odiare Akane, era impossibile non provare un certo risentimento nei suoi confronti. Era l’unica che aveva fatto in modo che Ranma la toccasse di sua spontanea volontà. “Perché?” sussurrò.

Senza dubbio era successo qualcosa, era come se avessero accorciato le distanze. Ultimamente poi erano sempre insieme, anche più di quanto non lo fossero prima.
“Ehi, non dimenticare che dobbiamo parlare, alla fine delle lezioni aspettami…” disse Ranma con voce ferma, esigente e priva di ogni insicurezza ad un'Akane che si intratteneva a parlare con le amiche.
Finite le lezioni, Ukyo li aveva nuovamente seguiti. Non appena aveva notato che si stavano dirigendo nel magazzino della palestra, si era fermata sull’ultimo scalino e, piegando le gambe, si era accovacciata per spiarli dalla fessura. Li vide mentre erano vicinissimi e si bisbigliavano all’orecchio.

“Cosa si staranno dicendo?” Non riesco a sentire nulla! E perché si nascondono? Che avranno da dirsi!” Si torturava fra sé e sé.
Sarebbe voluta entrare, ma invece rimaneva immobile.

Poi, improvvisamente, vide Akane che faceva oscillare dolcemente il braccio e Ranma avere uno spasmo all’istante. Pensò che lui si sentisse a disagio e che si sarebbe allontanato, invece le prese la mano e intrecciò le dita a quelle di lei.
Ukyo sapeva che, anche se lui si rifiutava di scegliere sostenendo che l’amore non gli interessava e che il suo unico obiettivo erano le arti marziali, in realtà aveva già -forse inconsapevolmente- scelto. C’era preferenza sempre più chiara verso una delle sue quattro fidanzate: Akane.

Così, sopraffatta, entrò nella stanza gridando: “Ran-chan! Che stavate facendo tutti soli chiusi qui dentro?”,  lo afferrò e lo abbracciò con forza, scansando un’Akane quasi incredula.
“U-chan…io… be’ stavo solo… io… lei… ieri abbiamo litigato e quindi io…” balbettò.
“Ma che ci fai qui?” Si riprese poi, curioso e un anche po’ infastidito.

Akane, stufa di tutto ciò, si sistemò l’orlo dell’abito e ne lisciò le pieghe, si alzò e disse con apparente calma: “Ukyo, stavamo solo parlando e comunque non sono affari tuoi!”
La ragazza con la spatola la guardò in malo modo, per poi girarsi verso Ranma e stringerlo sempre più forte:“Ran-chan ti volevo invitare a pranzo! È tanto che non vieni nel mio locale! Dai, ti preparerò un pranzetto degno del nostro amore”.
Ranma rimase zitto e immobile.

“Non mi va molto di andare con U-chan, però il pranzo è gratis… e lei ci rimarrebbe male… è mia amica e non mi va di farla stare male per un cosa così sciocca” pensò fra sé e sé mentre le due ragazze si fissavano con astio in attesa del responso.
“Ranma, che vuoi fare?” Domandò Akane incrociando le braccia al petto. “Vieni con me o vai da lei?” Aggiunse ostentando falsa disinvoltura.
In cuor suo, il ragazzo stava affrontando un tumulto di emozioni: era sempre più confuso sul da farsi, non voleva ferire nessuna delle due.
“Ukyo veramente io…” esordì quasi sottovoce, alla fine di dieci interminabili minuti.

“Ran-chan, tu me lo devi! Sei il mio fidanzato, lo sai! Mi trascuri e non è giusto!” Urlò isterica la ragazza rendendosi conto che il codinato stava per scegliere Akane. Aveva notato un guizzo fugace degli occhi di lui, uno sguardo quasi rassicurante che si era posato, leggero come una farfalla, sul volto di lei e aveva incontrato le sue iridi castane, addolcendole subito. Stava prendendo forma la sua più grande paura, non poteva accadere.
Visibilmente sconvolta dalla situazione, aggiunse: “Ricorda sempre che Ran-chan è il mio fidanzato e se vive con te è solo perché è obbligato!”
“Giusto?” Chiese poi, quasi ridendo, in direzione del ragazzo.

 “Be’… io cioè…obbligato no, io … sì, ma io…” iniziò il solito balbettio confuso.
“Visto? “Si intromise Ukyo prima di far finire il ragazzo.

“Come ti permetti di parlami così? E tu! Chi vorrebbe mai stare con uno stupido idiota!” Li aggredì Akane ferita dall’ennesima prova di insicurezza di Ranma, come se tutto quello che stava nascendo fra loro, seppur con fatica, non esistesse più e anzi se ne vergognasse di fronte alle altre.

“Non dire così solo perché sei gelosa! Dovresti essere lusingata di essere una delle mie fidanzate!” Urlò Ranma.

“Peccato che io non ci tenga a far parte del tuo harem! Puoi fare quello che vuoi con chi vuoi! Non me ne frega niente! E tutto quello che ti ho detto prima…Dimenticalo!”

“Pervertito"

“Maschiaccio”

“Baka”

“Vita Larga”

“Donnaiolo”

Ukyo osservava entrambi: il mondo sarebbe potuto crollare, ma loro due avrebbero continuato a discutere fino alla fine. Tuttavia, notò qualcosa di diverso, un sorriso quasi beffardo fra i due, poi Ranma rispose:

“Oh davvero? Io non credo proprio e lo sai bene anche tu che per me sei sempre stata l’unica!”

Akane avvampò e sorrise, dimenticando improvvisamente il perché della lite.
Ranma si ricordò della presenza di Ukyo e la fissò dispiaciuto.
Cercò in vano di dire qualcosa alla sua amica di infanzia ma le parole gli morirono in gola.
In quel momento scattò qualcosa nel cervello della ragazza delle okonomiyaki, come se la sua mente si fosse all’improvviso riempita di ricordi e pensieri che si erano uniti come in un puzzle. Era sempre stata lei a storpiare la realtà. Ogni volta che Ranma salvava Akane, non era per obbligo ma c’era reale preoccupazione nei suoi occhi. Ogni volta che ostentava una finta indifferenza, in realtà era davvero geloso di lei, come quando aveva creduto che si fosse fidanzata con Ryoga. Ogni volta che fingeva di non guardarla, in realtà sapeva di non poter nemmeno sopportare la vista di Akane assieme ad un altro ragazzo. Ogni volta… tutte le volte.



Così scappò via e fu in quel momento che Ukyo seppe.



 

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Capitolo 5
*** Soun ***


Soun Tendo era un uomo pacato, aveva affrontato molte sfide nella sua carriera di artista marziale ma la vita lo aveva costretto ad affrontare la più temuta per un padre: crescere le sue adorate figlie tutto da solo.

Ognuna delle tre aveva delle peculiarità, dei difetti e dei pregi, com’è giusto che sia. Tutte e tre, a modo loro, ricordavano al vecchio artista marziale la loro madre: Kasumi era l’angelo del focolare, troppo giovane per prendere le redini di una famiglia ma troppo altruista per non farlo; Nabiki era scaltra e calcolatrice ma anche intelligente e caparbia, se non fosse stato per i suoi affari il dojo non avrebbe avuto vita facile; e poi c’era Akane, la più contraddittoria fra le tre, sia dolce che fragile, sia tenera che testarda, orgogliosa ed implacabile, sicuramente orgogliosa ma anche tanto generosa. Akane forse più di tutte era quella che aveva subito maggiormente le conseguenze della morte della madre, perché con lei aveva perso anche il suo Sensei.

Soun non aveva più voluto allenarla per paura che, così facendo, avesse potuto farsi male seriamente.
Dalla morte della sua adorata moglie l’uomo era diventato particolarmente sensibile al benessere delle figlie.

Da quando era arrivato il suo amico Genma con il figlio (be’ in quel momento figlia ma sono dettagli) l’idea di far sposare i rispettivi eredi aveva vacillato molte volte. Urla e liti erano all’ordine del giorno, avventure e personaggi matti da legare non mancavano mai però, più passava il tempo, più il patriarca notava che c’era qualcosa di speciale in quel ragazzo, Ranma.

Akane gli aveva sorriso quando lo aveva incontrato per la prima volta nella sua forma maledetta e non era un sorriso come quelli che faceva da bambina, non era nemmeno come quelli comprensivi che usava normalmente, in quel momento Soun aveva visto sul volto della figlia qualcosa che non era più apparso da quando sua madre era morta: spensieratezza.

I mesi passarono, e lui e il suo amico organizzarono mille e un piani per unire i rispettivi figli, piani che spesso fallivano o avevano l’effetto completamente opposto.
E, sebbene Ranma e Akane negassero sempre qualsiasi sentimento e gridassero di odiarsi a vicenda, lui, Soun Tendo, che era sempre stato un padre amorevole e conosceva le sue figlie meglio di chiunque altro, poteva notare i cambiamenti nella sua bambina.

Ogni giorno vedeva più vita e gioia nei suoi occhi, e avrebbe persino potuto giurare che si intensificassero quando lei e Ranma litigavano.
Un giorno come tanti Soun, seduto a gambe incrociate sul patio, udì Ranma e Gemma litigare:

“Non voglio una ragazza, tanto meno quella mi hai imposto tu!”

“Ma cosa dici? Figlio ingrato!”

“Quando sono arrivato a Nerima era molto chiaro che sarei ripartito immediatamente. Ero determinato ad approfittare della situazione come mi hai sempre insegnato!”

“Ma Ranma!”

“Volevo solo riempirmi lo stomaco, dormire sotto un tetto e tornare subito in Cina!”

“Poi però non lo hai fatto!”

“Nessuno, nemmeno tu potevi incatenarmi in una relazione forzata, stupido vecchio!

Calcio, pugno, secchio d’acqua un panda che vola nel cielo… dicevamo che era un giorno come tanti.

 
“Quando ho visto il suo sorriso ho capito che non sarei mai più andato via…” sussurrò Ranma, a capo chino verso il punto, oramai vuoto, dove fino a poco prima si era trovato suo padre.

Ed un vecchio padre, passeggiando in cerca del suo amico per una partita di Shoji, sentì tutto e sorrise compiaciuto sotto i baffi.

Fu così che Soun seppe.
 

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Capitolo 6
*** Shan-pu ***


“Drin Drin”.
Questo era il suono che si avvertiva prima del passaggio in bici dell’esuberante cinesina di Nerima.
“È da tante settimane che non vedo Airen”. È passato più  tempo del solito… strano, di solito a quest’ora va a scuola con quel maschiaccio violento!
“Fiuuu” sospirarono all’unisono i due giovani, appollaiati sul ramo di un albero. Erano parecchi giorni che riuscivano a scampare all’attacco cinese.
“Basta! Io mi sono stancata di nascondermi come una ladra Ranma!”
“Dai Akane, almeno Shan-Pu non ci ha visto!”
“E se anche fosse?”
“Sai come è fatta… non sente ragioni!” Le rispose a mo’ di scusa, attirandola poi in un forte abbraccio.
 
***
 
Nel pomeriggio un’amazzone irrequieta cercava la soluzione ai suoi problemi di cuore.
“Che ti succede Shan-Pu? Sei più nervosa del solito” le chiese amorevolmente Mousse  avvicinandosi, invece, ad una statua.
“Cosa vuoi, stupida papera cieca! Stanotte avrò la mia vendetta e Ranma sarà finalmente mio!”
“Io non ci vedrò bene ma qui la cieca sei tu!” Sbottò, ma in un sussurro, il ragazzo.
“Cosa hai detto? Come osi! Airen mi ama, quando ho usato la spilla della discordia ha seguito me, ciò significa che gli piaccio molto, ricordo ancora come quella dannata donna infelice ha rovinato tutto confessando il suo falso amore!” Urlò tutto d’un fiato.
“Sì, per una sfida! Quel bastardo di Saotome farebbe tutto o per vincere una sfida ma poi, come sempre, è finito tutto in un fiasco! C’eri anche tu sul monte Hooh, o hai bisogno di una rinfrescata di memoria?
Shan-Pu lo guardò in malo modo. Certo che c’era e certo che ricordava perfettamente quel “ti amo” urlato a squarciagola in un grido di dolore straziante.
“Lui lo ha detto solo per compassione, era morta…” ma sembrava poco convinta.
“Se lo dici tu…” la canzonò.
Negli anni aveva capito che se Ranma si avvicinava a lei, era solo per un suo tornaconto personale. Ma continuava a convincersi che, essendo bellissima e bravissima nel combattimento, non ci sarebbe voluto molto tempo per farlo innamorare di lei. Oramai era un’ossessione, Ranma era bello e forte, il ragazzo che tutte vorrebbero e tutte le avrebbero invidiato. Cosa sarebbe successo se fosse stato qualcuno di ripugnante a batterla?
No! NO! Doveva averlo, lui era perfetto per lei! Certo, non conosceva i suoi gusti, né le sue abitudini, ma non le importava, doveva solo portarlo in Cina (ovviamente da uomo) per fare vedere a tutti la sua fortuna!
“Lasciami stare stupida anatra e vai a finire il tuo lavoro al ristorante!” Gli ordinò con rabbia mentre lei rifletteva sul da farsi.
Poco dopo metteva già in atto un altro dei suoi piani.
“Dovrebbe essere già mezzanotte, devo spiarlo con il mio corpicino da felino e cogliere il momento opportuno per eliminare la ragazza Tendo senza far cadere la colpa su di me, così sarò finalmente la moglie del mio Ranma. È lei l‘unico vero ostacolo, ed amazzoni eliminano sempre ostacoli.”
Molto spesso era stata al Dojo Tendo, appena arrivò in Giappone seguì lì la ragazza col codino, lì ha capito che in realtà quella era il suo amato Airen e lì c’è stato il loro bacio e per non parlare di tutte le volte che era lì per attaccare la sua nemica che veniva puntualmente salvata dal suo futuro marito
“Che rabbia!” sibilo la gattina quando ricordò che grazie allo shampoo 901 aveva eliminato Ranma dalla memoria di Akane e lui fece di tutto ‘per farsi che lei si ricordasse di lui…
“Ma non rimarrà così ancora per molto” pensava indignata la cinesina
Vagando per la casa arrivò senza ostacoli nella camera che il suo amato condivideva con suo padre
 “Vorrei infilarmi nel futon del mio Arien come ho fatto tempo fa. Anche se lui mi urla di andarmene, io so che finge, perché dovrebbe? È solo un ragazzo timido!” pensava mentre si aggirava nella stanza dove però giaceva addormentato solo un grosso panda.
A passo sicuro si diresse poi al dojo, che, suo malgrado, era buio e silenzioso. Così la gattina cominciò quasi a disperare, era però sicura che Ranma si trovasse in casa, poiché l’aveva visto cenare, era rimasta appollaiata all’ingresso per tutto il tempo e lui non era uscito fuori neanche un secondo quella sera.
Vagò per tutta la casa: in cucina, nei corridoi e nel salotto. Tutto era quieto e tranquillo. Decise così di andare nella camera della ragazza con la vita larga, la finestra era socchiusa e riuscì ad entrare.
Subito si bloccò con una zampa appena poggiata sulla scrivania.
“Non può essere…”
Semi disteso sul letto c’era Ranma, con Akane in grembo, e la stava baciando come se non potesse farne a meno.
“Akane io… io… mi dispiace per oggi” le bisbigliava fra i baci sempre più appassionati.
“Ranma è che… io quando… c’è lei, io…” cercava di rispondere sopraffatta dalle emozioni.
“Non vorrei ascoltare, ma i miei sensi di gatto in questo momento sono davvero fastidiosi”
“Tu sei… importante per me” disse Ranma d’un tratto, sussurrandole fra i capelli, mentre continuava ad accarezzare il viso della fidanzata e la baciava sempre più ardentemente.
“Che cosa?” Urlò dentro di sé la gattina inviperita.
Corse in bagno e, dopo essersi bagnava con l’acqua calda, fece irruzione nella stanza.
“Che succede qui?” Scalpitò mentre i due giovani si staccavano velocemente.
“Cosa hai fatto al mio Arien per farti abbracciare?” Urlò minacciosa.
“Non sono il tipo di donna che costringe un uomo, ho una dignità io!”
“Cosa stai insinuando?!” Aveva il fuoco negli occhi.
Akane non rispose e Shan-Pu cambiò strategia di attacco: “Ranma ti stavi baciando con la ragazza violenta?” Domandò minacciosa, “perché se è così, io bacio lei con bacio della morte! Se vuoi una donna, hai qui me, il mio corpo è molto più sensuale del suo e so cucinare mille volte meglio!”
“No, no che dici?” Rispose velocemente Ranma, evidentemente preoccupato per l’imminente bomba che poteva scoppiare.
“Tu non sei niente, io sono sempre stata la migliore, sono un’amazzone, non sei mai riuscita nemmeno a sfiorarmi in combattimento!” Disse fissando Akane dritto negli occhi.
“Io ti sfido!” Sputò poi velenosa.
“E io accetto!” Rispose l’altra risoluta.
“No!!!” Urlò Ranma, che già vedeva nella sua mente uno dei suoi più grandi incubi farsi r eale.
“Fra una settimana al parco"
“Ci sarò.” Confermò Akane con lo sguardo duro rivolto alla spalle di Shan-Pu che, nel frattempo, era già uscita dalla stanza.
“Akane non ne hai bisogno, ok? È pericoloso! Shan-Pu è pericolosa… Io sarò sempre lì per proteggerti ma…” Le disse con dolcezza Ranma, non appena furono di nuovo soli.
Nella sua testa quella frase racchiudeva i suoi sentimenti più puri: “sempre” era quello che si aspettava che fosse con lei, e “proteggerti” per lui era la forma più sincera di amore. Ma come spesso accade, non aveva riflettuto sul fatto che Akane non vive nella sua testa, né legge i suoi pensieri, e ora era lì che lo guardava con un’espressione così ferita che lui non sapeva cos’altro fare.
“Ho bisogno di riposare” gli rispose voltandogli le spalle.
Il codinato annuì e lasciò velocemente la stanza.
Quella notte non avrebbero dormito.
 
***
Il mattino seguente un’ Akane pensierosa saltò la colazione, un Ranma preoccupato mangiò pochissimo e un maialino disperso trovò la strada per il dojo Tendo.
“P-channnn” Lo chiamò la ragazza dai capelli blu, e subito il codinato salì le scale a due a due per fare irruzione nella stanza e strappare il maialino dalle braccia della ragazza.
“Chi non muore si rivede” sibilò seccato.
“Lascialo stare!” Urlò furiosa, “e vattene fuori di qui!”
!No! Dobbiamo parlare della stupida sfida che hai accettato. Io non ti permetterò di lottare contro  Shan-Pu!”
“Tu non me lo permetti? E, di grazia, chi credi di essere?”
“Il tuo fidanzato, ecco chi!” Rispose stringendo i pugni.
“Non mi interessa quello che pensi. Io combatterò e tu non puoi fermarmi! Pensi che non possa farcela?
“Akane…” cominciò con il tono di voce che voleva essere conciliante, “sai bene che è più forte di te…”
Dopo qualche minuto di silenzio Akane gli si avvicinò, gli prese le mani e lo pregò con sguardo languido: “Allenami,  Ranma! So che posso batterla se tu mi aiuti!”
“ Io…” ma Akane lo fissava con gli occhi sempre più scintillanti e dolci, “ecco io… io…”abbassò il viso, “non posso."
“Pensi che io non sia in grado, vero?”
“Non riesco nemmeno ad immaginare che qualcuno possa farti del male. Preferirei farmi colpire cento volte per evitare che qualcuno possa colpire te anche solo una volta” spiegò lui serio, buttando fuori le parole tutto d’un fiato.
Akane sospirò.
“Ti allenerò io!” disse all’improvviso Ryoga, aprendo bruscamente la porta.
“Oh, Ryoga, grazie!”
“Assolutamente no.”
“Possiamo iniziare domani mattina” fu invece quel che disse Ryoga, ignorando completamente Ranma e rivolgendosi solo ad Akane.
“D’accordo!” Rispose, sorridendo e ignorando palesemente il suo fidanzato.
“Maiale approfittatore! Come sai del duello?” Cambiò tattica l’altro.
“Be’ io… ho sentito… quando…” balbettò.
“Avrà sentito le tue urla dal corridoio” disse Akane gelida.
“Sì, proprio così! Io ehm… passeggiavo e…”
“Taglia corto. Qui nessuno allenerà nessuno e non ci sarà nessun combattimento!”
 
***
A nulla valsero le proteste di Ranma, che alla fine non potè interrompere le sedute di allenamento fra Akane e Ryoga. Anche se, ogni giorno, le sue iridi blu li osservavano sospettose.
La sera prima dell’incontro Akane si avvicinò al dojo, dove Ranma stava praticando alcuni kata.
“Non credi che ce la farò,  vero?”
“In un combattimento leale a mano libera sì, direi che potresti affrontarla…per un po’ almeno” disse Ranma facendole spalancare leggermente gli occhi.
“Ma devi ricordare che lei è sempre stata sleale…” sorrise rivolgendole la prima volta lo sguardo, “e lo sarà anche questa volta!”
“Io ho bisogno di combattere per me stessa Ranma! Devo superare i miei limiti! Non crederai che debba passare tutta la vita sotto la tua gonna!”Ranma, l’espressione quasi offesa, non si voltò.
Poco dopo  rapidamente  la raggiunse e disse : ”È mio dovere proteggerti, stupida!”
“Non più! Ora io sono più…grazie a Ryoga… io mi sento più…”
Un tic nervoso prese a far battere l’occhio destro di Ranma.
“Non si tratta di quanto sei forte ma riguarda quello che sei per me…” sussurrò.
“Ranma…io…devo farlo per me…”
“Lo so, ma io non posso permetterlo.” Era affranto e angosciato.
Akane si avvicinò, si mise di fronte al ragazzo, lo tirò verso di sé e, alzandosi sulle punte, lo bacio teneramente.
“Lo capisco, ed è per questo che non ci sarai”
“Che cosa?” Urlò indignato. “Non se ne parla proprio! Non andrai da sola!”
“Ci sarà Ryoga “
“Preferisci lui a me?” Le bisbigliò spingendola con il corpo verso il muro.
“Ma che dici?” Rispose imbarazzata.
“Ascolta, ti ho visto in azione, e ad essere onesto penso che tu abbia del potenziale ma ancora è troppo presto”
“Invece il tempo è scaduto!” rispose Akane, divincolandosi dalla stretta e uscendo, mettendo così fine alla conversazione.
 
***
Il giorno dopo Ranma stava compiendo alcuni kata che costituivano il suo riscaldamento quotidiano, ciò avrebbe richiesto una totale concentrazione ma lui lo eseguiva senza troppi intoppi mentre la sua mente viaggiava a chilometri di distanza. Era contento che le mosse fossero naturali per lui perché non era mai stato meno concentrato in vita sua, e per una volta non gli importava.
Un sorriso sciocco si allargò sul suo viso, com’era stato facile per lei convincerlo a non assistere all’incontro.
“Ranma, io mi fido di te, noi…noi adesso…adesso siamo una coppia e voglio che tu abbia fiducia in me quando ti dico che posso farcela da sola e non voglio che tu intereferisca” erano state le esatte parole della piccola Tendo che dopo sigillò il loro tacito accordo con un dolce bacio prima di scappare via.
“Solo 15 minuti, sarà il tempo massimo che ti darò per sconfiggerla…poi...io… io..” pensò preoccupato
 
 Nel parco di Nerima la lotta era iniziata con un rapido susseguirsi di calci e pugni.
L’amazzone la fissava con gli occhi che ostentavano superiorità. Akane, dal canto suo, non era intimorita. Aveva aspettato a lungo questo scontro: aveva sempre considerato Shan-Pu la sua vera rivale, lei che faceva di tutto, letteralmente di tutto, per dividerli, e questa era la resa dei conti.
Presa dalla furia, fu proprio Akane ad attaccare per prima. In un gesto prevedibile e familiare, Akane si lanciò con un entusiasmo spericolato, urlando il suo grido di battaglia mentre si avventava contro Shan-Pu con un calcio circolare.
L’amazzone sbadigliò teatralmente, pronta a bloccare la mossa con estrema facilità, tuttavia la gamba della ragazza non arrivò mai. Invece, con un salto in aria, Akane colpì la cinesina con un potente pugno.
“Aieee!” strillò isterica, con entrambe le mani premute contro il naso per fermare il flusso di sangue che le sgorgava sul viso.
Akane, quella goffa e stupida ragazza l’aveva colpita?! Come conosceva il Kachuu Tenshin Amaguriken? Si era allenata!
Per un attimo anche Akane rimase sbalordita: era davvero riuscita a colpire Shan-Pu? Inizialmente si sentì persino in colpa per averle rotto il naso, poi la cinesina parlò:“Credi davvero di avermi sconfitto? È stata solo distrazione!”
“Ti ho colpito e non puoi continuare” rispose calma e distaccata la piccola Tendo.
“Non finisce qui!” Urlò di rimando l’amazzone.
“Invece sì!” A parlare fu Ranma, che aveva assistito alla fine dell’incontro.
“Basta Shan-Pu! Io ne ho abbastanza di te e delle tue trovate! Non ti sposerò mai, mi dispiace, non siamo fidanzati. Per me l’unica è Akane. Anche se dovessi vincere mille incontri io sposerò lei!” Gridò tutto d’un fiato prima di rendersi conto di quello che aveva detto e arrossire visibilmente.
Qualche attimo il cielo si coprì e lente goccioline si presentarono mostrando una ragazza dai capelli rossi che prese fra le braccia una brunetta malconcia ma felice  e un gattino lilla triste venne preso in braccio da un docile ragazzo cinese con le lenti degli occhiali appannate e un grosso ombrello nero.
E così la Cina seppe.
 
 

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Capitolo 7
*** Nodoka ***


Gli occhi Akane si spalancarono quando il bel ragazzo con la bandana gialla e nera, con cui aveva vissuto a stretto contatto tutti quei giorni, iniziò a rimpicciolirsi: la pelle bianca divenne nera, il naso umano scomparve per far invece apparire un grugno arrotondato, le dita maschili si attorcigliarono lasciando il posto a degli zoccoli…
Il tempo fermò in quell’esatto istante, mentre un brivido di sudore freddo le scorreva lungo la schiena.
“P-chan” sussurrò.

“Akane… posso spiegare!” Ranma, in versione femminile, cercò di mettersi tra il maialino e la ragazza, che era ancora in uno stato di trance.
“Non è come sembra…” continuò la rossa con voce tremante.
Ma quelle parole suscitarono in Akane una reazione imprevista: panico!
Lei le aveva sempre odiate, erano le stesse che Ranma farfugliava quando succedeva qualcosa di compromettente. Le usava in modo tale da farle credere che non doveva saltare alle conclusioni più ovvie, ma questa volta non la fecero infuriare… stavolta erano vuote, come un’eco lontano. La sua mente ebbe un attimo di lucidità e lei capì di colpo tutto: gli insulti, la gelosia del fidanzato, la misteriosa e scomparsa del suo maialino…
Poi si alzò con gli occhi spenti, disse con il tono di voce più freddo che poteva: ”Spero di non rivedervi mai più!” e corse via.
Corse fino ad esaurire le forze, allontanandosi il più possibile da tutti i luoghi che di solito frequentavano. Corse fino allo sfinimento, non voleva essere trovata, non questa volta!
Si sedette per terra con la schiena contro il muro di mattoni che copriva l’ingresso, sapeva che lì Ranma avrebbe difficilmente guardato, per paura che ci fosse qualche gatto.
Si sentiva tradita, sporca e violata nella sua privacy.
L’avevano volutamente ingannata.
L’aveva ingannata, lui più di tutti. Ranma era quello che l’aveva più delusa: poteva capire il fatto che Ryoga lo nascondesse, sicuramente si vergognava, ma lui… perché aveva permesso tutto ciò?
 
 
 
Per ore Ranma aveva vagato per le strade di Nerima senza successo.
Era già capitato che lei scappasse, che litigassero, aveva perso il conto dei loro battibecchi, anche adesso che si erano molto avvicinati, ma stavolta lui sentiva che era diverso e aveva paura!
Si era fatto buio, le luci della sera illuminavano la strada, Ranma si appoggiò ad un lampione nel parco, amareggiato e stanco ma ancora deciso a cercarla.
Akane lo vide da lontano e decise di avvicinarsi. Non era una codarda, non si era nascosta per capriccio, voleva tempo per sé, per riflettere, ed era ora di affrontare la situazione.
Appena la vide il cuore di Ranma sussultò, era felice che fosse lì e che stesse bene ma dalla sua boccaccia uscì solo : “Sei una stupida, non sai come ci hai fatto preoccupare!” Mentre cercava invano di trattenere la rabbia.
“Tu  non sai nemmeno cosa sia la preoccupazione!” Urlò Akane avvicinandosi pericolosamente.
“Ma cosa dici, stupido maschiaccio! Io mi preoccupo sempre per te, puoi negarlo?” Ringhiò, sfiorandole il naso agguerrito.
“Oh sì! Era tutto preoccupato lui quando dormivo abbracciata a Ryoga, o quando lo baciavo o lo stringevo a me tutte le volte, vero?” Rispose acida.
“No, io… non l’ho mai… quasi mai…  permesso! Io…volevo, ho sempre voluto…”
“Sta’ zitto, mister preoccupazione! Eri davvero preoccupato quando lo portavo con me in bagno o mi cambiavo davanti a lui?”
“No, lui… mi ha detto, mi ha giurato sul suo onore che lui….”
“Perché non me l’hai mai detto Ranma?” Chiese poi, a bassa voce e con gli occhi tristi.
“C’ho provato! Non sai quanta volte! Ma… ma tu non mi hai mai creduto!”
“Suvvia, il grande Ranma Saotome, colui che quando vuole sfida chiunque e che riesce in tutto, battaglie, nemici pericolosi, addirittura un semidio, non riesce a farsi ascoltare da uno stupido maschiaccio?”
“Ma che dici, Akane! Io ti ho dato un sacco di indizi, eri tu a non vederli! O non volevi vederli? ”urlò irritato.
“Io mi fidavo di te!” Disse sillabando le parole, “non avrei mai pensato che proprio voi due vi sareste approfittati di me! Ridevate alle mie spalle! Da quanto lo sai? Lo sanno tutti, vero?”
Ranma abbassò il viso e non rispose.
“Dimmelo!” Urlò lei.
“Gli ho dato la mia parola di artista marziale!” Gridò all’improvviso, afferrandole i polsi. “Perché sei arrabbiata con me e non con lui?”
“La tua parola…” rise beffardamente, “è più importante della mia persona, della mia privacy…Tu mi hai mentito spudoratamente!” aggiunse liberandosi dalla presa.
Ranma la fissava sbigottito.
“Non ricordi? Quando aveva il disegno sulla pancia mi venne il dubbio e te lo domandai ma tu hai negato affermando che il disegno lo avevi fatto tu ed io ti ho creduto come una stupida!”
“Shan-pu lo sa, vero? E pure Ukyo, vero?” Continuò.
“Che differenza fa?”
“La fa per me! Capisco perché non mi hanno mai temuta davvero come rivale, sapevano che a te di me in realtà non importa e non te n’è mai importato niente!”
Gli voltò le spalle affranta  e si incamminò, lui le prese il braccio per fermarla: “Vengo con te, andiamo a  casa, domani sarai più lucida e noi…”
“Ranma” e si divincolò dalla sua stretta,  “qualsiasi cosa c’era fra noi, è finita… “ disse in un sussurrò allontanandosi e lasciandolo solo nel parco.
Ranma era perplesso. Cosa era stato quello sfogo? Perché non lo aveva semplicemente picchiato? Oppure fatto volare nei cieli di Nerima o qualsiasi altra cosa… avrebbe sopportato tutto pur di tornare alla normalità.
Non sarebbe mai riuscito ad ignorarla né avrebbe mai accettato la sua indifferenza.
 
 
In casa Tendo, dopo l’arrivo particolarmente teso dei due fidanzati, nessuno pose domande in merito, la situazione era più complicata del solito. Tutti erano apparentemente calmi eccetto una madre rigorosa che li amava entrambi incondizionatamente .
“Ranma…” sussurrò Nodoka dopo essere entrata di soppiatto nella stanza del figlio visibilmente turbato.
“Mamma, sì…dimmi”
“È vero ciò che mi ha raccontato Nabiki? Tu hai nascosto ad Akane l’identità di P-chan?
“Io, io… ho provato… lei è… è solo una stupida! Ho dato la mia parola di artista marziale… io non… “
“Taci Ranma, figliolo, hai torto!” Decretò. “Non è virile farsi da parte con un altro corteggiatore  verso la propria fidanzata. Non è lodevole giocare con l’amore di una fanciulla che è per giunta la tua futura moglie!”
“Ma mamma, io…”
“Ma nulla! Io ho sempre pensato, in cuor mio, che tu volessi bene ad Akane, a modo tuo, certo, però credevo davvero che tu tenessi a lei!”
“Be’ io, in verità, io…” e le guance divennero color cremisi acceso in un attimo.
Nodoka cominciò: “Visti gli ultimi avvenimenti e il torto che le hai causato…” nel frattempo Ranma, aspettando il verdetto, osservava il pavimento come se fosse la cosa più interessante del mondo, “scioglieremo questo fidanzamento!” Sentenziò infine.
Ranma spalancò gli occhi, sorpreso e al contempo infastidito.
“Dopo cena andremo a parlare con Soun e gli chiederemo scusa di non avere un erede all’altezza di sua figlia. Non so come faremo a ricompensarli del tempo che hai perso e per come sei stato ingrato della loro l’ospitalità. Mi vergogno profondamente, un conto è non volere un impegno, un’altra cosa è denigrare in modo così irrispettoso una persona.”
Ranma si sentì umiliato. Tremava, rosso di rabbia, le parole di sua madre gli erano penetrate in profondità perché sapeva che, in fondo, erano vere.
Tuttavia, con l’arroganza che lo aveva sempre contraddistinto e difeso in quelle situazioni, nascondendo la paura disse: "Non credi sia un po’ esagerata come decisione?”
“Vedremo…” sussurrò autoritaria.
***
Quella sera al dojo…
“Il motivo per cui siamo qui riuniti non è per nulla piacevole” introdusse Nodoka, ”purtroppo il nostro unico figlio ed erede non è pronto ad assumersi un impegno ed ancora meno a sposarsi. Io, come matriarca di questa famiglia, sono qui ad oppormi ad una relazione in cui l’amore e il rispetto non sono stati in grado di fiorire. Il desiderio delle nostre dinastie non può essere al di sopra della felicità dei nostri figli. Quindi, a nome dei nostri avi, pongo fine all’impegno e spero che quest’azione non spezzi i legami di amicizia che uniscono le nostre famiglie.”
“Ma Nodoka, tesoro, l’hai detto tu… sono giovani, immaturi, faranno la pace. Fra qualche anno tutto andrà bene” tentò di conciliare Genma.
Nodoka lo ignorò volutamente, avrebbe fatto qualunque cosa per questo matrimonio.
Continuò: ”Nel poco tempo in cui sono stata qui è impossibile per me credere che  Soun permetta che a sua figlia venga mancato di rispetto in questo modo! In casa sua per giunta! Inoltre, non ho mai visto dimostrazioni d’affetto da parte di nessuno dei due… o mi sbaglio?” Disse osservando i giovani, che però non riuscivano a guardarla negli occhi.
Akane non poteva a credere a ciò che aveva appena sentito, durante l’incontro aveva osservato Ranma di sottecchi, chissà se era stato lui l’artefice di tutto.
Ranma era silenzioso e profondamente imbarazzato, stringeva i pugni  e aveva l’aria di chi sta cercando di capire qualcosa.
Ad un certo punto Soun si schiarì la voce e disse: “Come patriarca della famiglia Tendo accetto la rottura del fidanzamento se non ci sono obiezio-“ non fece in tempo a finire la frase che Ranma si alzò di scatto ed urlò: “Andate tutti all’inferno! Decidete sempre per noi!”
Poi guardò negli occhi sua madre: “Adesso ferma questa stupidità! “ e uscì correndo dal dojo.
Il sangue di Ranma iniziava a ribollirgli nelle vene. Ma perché sua madre, che prima difendeva Akane a spada tratta, ora gli voleva mettere in testa tutti questi dubbi?
“Figliolo, non è quello che hai sempre voluto?”
“Tu non capisci! È lei quella che ho sempre voluto “ disse serio.
“Ranma..tu…?
E fu lì che Nodoka seppe.
 
 
 

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Capitolo 8
*** P-Chan ***


“Tutto a causa di quel maiale!” Pensò con rabbia.
 
Accidenti a Ryoga! Se non fosse esistito, se non fosse stato sempre pronto a rovinare la
sua esistenza, se Akane non fosse stata così stupida da non rendersi conto che il ragazzo incapace e il porcellino nero erano la stessa persona, e se lei non lo avesse trasformato in un pasticcio sbavante con quel suo sorriso angelico, lui non si  troverebbe in questo casino adesso!
 
“Non è colpa mia! Di Akane, di Ryoga, del mondo intero ma non mia!” Pensò caparbiamente, poi grugnì e lasciò cadere il pugno sulle tegole del tetto senza troppa forza ma riuscì comunque a romperle.
 
Erano tutte bugie, stava commettendo gli stessi errori di Ryoga, che, come un idiota, lo aveva seguito in Cina e ora lo incolpava di essere stato maledetto e di tutte le disgrazie che ne erano seguite.
Incolpava gli altri per quella che era solo colpa sua, era l'idiota che non sapeva come gestire le cose e aveva deciso di nascondere P-chan ad Akane.
 
Ed eccolo lì il maiale travestito da uomo che lo indica e gli urla contro:
 
“È tutta colpa tua Ranma! È grazie a te che sono maledetto!”
 
Ranma si spazientì: “Ti ho forse costretto io a seguirmi in Cina?”
"Ti sei perso il duello!”
“Ma se sei stato tu a mancare per primo!”
“Mi sono perso!”
“Come sempre, vero? Sono stufo di sentire sempre la stessa storia! E sono stufo di te che mi incolpi per tutto, non siamo più una coppia di bambini capisci?”
 
“Sono io che sono stufo di te Saotome!” Gridò di rimando l’altro. “Hai finito! Libererò Akane da te! Tu non la meriti, lei mi perdonerà e sarà mia!” Urlò mettendosi in posizione d’attacco.
Ryoga si lanciò a tutta velocità ma Ranma reagì rapidamente e si librò di lato. Con un calcio lo fece schiantare contro un muro. Ryoga poi rialzandosi si fiondò contro l’avversario con una sequenza di pugni e calci che Ranma schivò, ma non con poca difficoltà, così una volta trovata un'apertura saltò verso il suo rivale e gli diede un forte calcio.
 
 Ryoga non riuscì a fermare lo slancio e cadde rovinosamente a terra.
 
“Mi dispiace Ryoga, ma non è colpa mia! E anzi, adesso sono in un pasticcio per colpa tua e della tua stupida codardia!”
 
“Preparati a morire Ranma!”
Ranma schioccò la lingua, rassegnato all'insensatezza di questa situazione. Tuttavia non avrebbe permesso a Ryoga di farla franca, non solo aveva perennemente messo in pericolo la sua vita, ma si era approfittato della sua fidanzata e del suo buon cuore.
 
 “Ryoga ascoltami! Ti batterò, come sempre del resto!” Esordì in tono arrogante.
“Ma vedr-“
“No, non dire nulla, ti batterò una volta per tutte e non permetterò mai più né a te né a nessun altro di avvicinarsi ad Akane!”.
 
Si fissarono e Ryoga notò uno scintillio, un fuoco mai visto prima negli occhi del suo avversario. A quel punto una consapevolezza nuova e del tutto inaspettata gli fece spalancare gli occhi: “Sei innamorato di lei?”
 
Ranma arrossì di colpo.
“Non essere assurdo!” Rispose sbuffando e iniziò a camminare nervosamente su e giù.
“Lei è un maschiaccio goffo, non è per niente carina, è accigliata tutto il tempo e hai notato come si morde l'interno della guancia quando è davvero concentrata? O come si tormenta il labbro inferiore lo lascia così rosso e livido? Chi pensi la voglia come fidanzata? E poi è molto piccola, mi arriva appena sotto il mento. Ti fa venire voglia di str-…” Si interruppe facendo un movimento con le mani che poteva significare qualsiasi cosa, si schiarì la gola e finì: “Nel senso che è… minuta, ecco! Anche se ha i fianchi e la vita larga! Ah ah ah! E poi inciampa continuamente, come se avesse due piedi sinistri, devi stare sempre a tenerla d'occhio perché può cadere da un momento all’altro!”
 
Poi lo fissò serio, tanto serio e determinato come il suo eterno rivale non lo aveva mai visto: “Ryoga combatti seriamente!”
“Puoi giurarci! E chiuderò per sempre quella tua boccaccia arrogante! Come ti permetti di dire queste cose su di lei? Akane è un fiore! Le spiegherò tutto e vedrai che lei capirà! Perché Akane è…”
“ MIA!” Urlò Ranma pieno di fermezza e di autorità. “Akane è la mia fidanzata” aggiunse poi con più calma.
“Tu non la meriti!” Rispose Ryoga, “Non riesci a vedere quanto sia meravigliosa! Invece io…"
"No, no! Non sei mai stato innamorato, sei solo ossessionato da lei come lo sei dal volermi battere!”
“Chiacchiere!" Sbuffò Hibiki, sordo alla verità che stava sentendo.
 
"Sembra che ci sia solo un modo per farti capire come stanno le cose!” Ringhiò Ranma.
 
Questa volta l'incontro era diverso, i sentimenti che li dominavano avevano superato da tempo i loro litigi infantili.
Il grido di battaglia si levò alto nell’aria e, al primo colpo, il boato dei loro corpi che si scontravano fece scappare spaventati gli uccelli dagli alberi attorno.
Ranma colpì Ryoga violentemente all'addome e, con un calcio rotante, lo fece sobbalzare più e più volte. Ryoga, dal canto suo, avendo un’aura combattiva molto forte in quel momento, decise di utilizzare il colpo del leone. Il colpo raggiunse l’avversario e lo schiacciò contro il tronco di un albero.
Lo scontro proseguì così per molto tempo, con calci e pugni ben assestati che facevano crollare prima l’uno e poi l’altro rivale. Senza mai, però, che nessuno dei due si arrendesse.
 
 
 
 
“Aprimi!!!” Urlò Ranma per la terza volta, accovacciato alla finestra di Akane.
“Neanche morta! Lasciami sola!”
“Stupido maschiaccio! Dai, fammi entrare!”
“Perché non te ne vai dal tuo amico Ryoga e lo aiuti a prendere in giro qualcun’ altra con la sua stupida maledizione?” Domandò Akane, con un misto di rabbia e tristezza.
 
Un tonfo e una spallata dopo, Ranma ruzzolava sul pavimento della stanza.
 
“Stupido! Cosa credi di fare?”
“Sono entrato per parlati e non me ne andrò finché non chiariremo!”
“Sono state dette fin troppe parole” sussurrò ripensando alla discussione di qualche momento prima e rivolgendo i suoi occhi castani dappertutto fuorché su di lui.
 
“Akane…" Esordì, ma, vedendo che lei preferiva osservare il pavimento e non rispondergli, la prese grossolanamente dal polso e la tirò a sé.
L'abbracciò e il solo sentire il calore della sua pelle contro la sua lo fece gemere di soddisfazione e tranquillità. Un minuto lontano da lei lo angosciava più della possibilità che un gatto apparisse dal nulla.
 
Akane ricambiò l'abbraccio e seppellì il suo viso sul petto di lui. Restarono così qualche minuto, senza far altro.
Quando la ragazza alzò il viso per perdersi nei bellissimi occhi del fidanzato, si accorse che aveva il corpo pieno di graffi e lividi.
“Ranma, per tutti i Kami!” Esclamò portandosi le mani sulle labbra semi aperte “Cos’è successo?”
 
Ed eccola lì la sua Akane, per quanto potesse essere arrabbiata si preoccupava comunque in maniera sincera e disinteressata per lui. Era la sua costante.
Guardandola teneramente le rispose: “Non preoccuparti, non è nulla per il grande Ranma Saotome!”
“Il solito presuntuoso arrogante. Aspetta qui vado a prendere disinfettante e cerotti!”.
“No, resta qui!” Le chiese fermandola per un polso.
 
Lei lo fissò e disse: “Sai, avrei voluto odiarti per sempre, ero così arrabbiata! Anche se, riflettendoci, qualche indizio me l’hai dato…”
“Qualche?” Urlò incrociando le braccia.
“Oh smettila, stupido! È comunque colpa tua, io mi fidavo di te!”
Si fissarono a lungo, parole non dette che solo loro potevano capire riempivano quei silenzi.
Ranma poi si schiarì la gola, l’abbracciò di nuovo e appoggiò il mento sulla sua testa: “Ascoltami bene perché te lo dirò una volta sola. Akane… io… io è da tanto che… io be’, sì, non so da quando… forse da dopo il tavolo in testa… o da quando io... oh sto divagando!Akane… io… io ti…”
 
“Cuik! Cuik!”
 
Un maialino nero si appollaiò davanti al letto dopo un agile salto dalla finestra.
 
“Stupido maiale! Urlò il codinato.
 
“Ryoga!” disse severa Akane, allontanandosi dalle braccia del fidanzato.
 
***
 
Un fumante bollitore dopo, un Ryoga piuttosto malconcio e col capo chino cercava di scusarsi con Akane: “Io non merito di starti davanti, perdonami se puoi!”
“Dovevi dirmelo, Ryoga!”
“Hai ragione, non ho scusanti. All’inizio, sarò onesto, ero rimasto con te per far impazzire Ranma di gelosia. Però, dopo…io… mi sono affezionato e…”
“E hai pensato bene di ingannarmi!” incalzò Akane affranta.
“No, no. Io… io non sapevo come…. quando… ormai era troppo tardi!”
“Sarebbe stato semplice parlarmi. Credo di essere sempre stata gentile e ben disposta nei tuoi confronti e tu te ne sei approfittato.”
 
La lingua sembrava aver perso la sua funzionalità, il corpo sembrava atrofizzato e Ryoga si limitò ad annuire.
“Akane, avrei dovuto dirtelo prima ma, in tutta franchezza, speravo di poter guarire e volevo tenere con me questo terribile segreto. Spero tu possa perdonarmi un giorno.”
La ragazza non fece in tempo a rispondere che Ryoga era già scappato via correndo.
 
***
 
“Un giorno ti perdonerà!” disse una dirompente rossa ad un triste maialino sotto la pioggia.
“Lo farà perché il suo cuore è puro, ed è uno dei motivi per cui io mi sono innamorato di lei”.
 
E così P-chan seppe.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Genma ***


Sicuramente ho fatto scelte sbagliate nella mia vita…chi non le fa!
Ma sono queste scelte che hanno portato me e mio figlio qui adesso.
E non potrei esserne più contento!
Ho vissuto tanti anni, forse troppi, lontano dal mio unico amore…
Ma oggi capisco che doveva andare così e che forse adesso potremmo ritrovare il sentimento perduto…
Dicono che io sia stato  troppo severo con mio figlio, ma mi hanno insegnato che è con il sacrificio che si ottiene il risultato migliore e lui è il migliore, sposerà la donna migliore per lui ed erediterà il dojo migliore.
Ne sono certo o almeno lo spero!
Sotto questi grandi occhi di panda io osservo e rifletto…
Certo, forse non avrei dovuto scambiare mio figlio con così tanti commercianti, mercanti … amici solo per cibo ma in quel momento non avevo altre risorse che lui…e dovevamo pur mangiare.
Poi l’ho sempre tenuto come me, non mi sono mai arreso con lui! Mai!
So che a volte sembra che io lo istighi o che lo infastidisca di proposito ma io lo conosco, è così che esce davvero il suo pensiero più nitido!
Io sono orgoglioso di mio figlio anche se non lo saprà mai, anch’io nascondo i miei sentimenti per lui, sono una debolezza, l’ho sempre pensata così, distraggono…
Arrivato in questa casa però io ho notato la sua metamorfosi, ho notato come è sempre più interessato ad avere gente intorno, poiché è sempre stato solo, non me ne pento è così che ho temprato il suo spirito.
Ma da qualche giorno non riesco a capire cosa gli succede.
…….
“Sei distratto!” Dissi ripetutamente  durante l’allenamento mattutino mentre sistemavo i miei occhiali.
“Concentrati!” Gli urlai contro più volte quella mattina.
“Sono concentrato vecchio!” Rispose acido l’adolescente.
“Non puoi ingannarmi figliolo! Sono giorni che hai la testa fra le nuvole.”
“Ti faccio vedere io!” Rispose il ragazzo lanciandosi verso il padre che lo schivò facilmente.
“Lo Sapevo!” Urlò vivace mentre il figlio, oramai figlia, galleggiava nello stagno con un enorme bernoccolo.
Ranma era nel Dojo, cercava di meditare nella posizione del loto davanti l’altare.
La sua mente era in subbuglio, sapeva che suo padre se ne sarebbe accorto. Come genitore era sempre stato un disastro ma come Sensei, nonostante i suoi metodi discutibili , aveva fatto un ottimo lavoro, lui era il migliore artista marziale dei suoi tempi.
“E bene?” Chiese il vecchio seduto accanto a lui constatando che il giovane assorto non aveva percepito la sua presenza.
“Dannazione vecchio! Lasciami in pace!” disse voltandosi.
“È per la scuola?” Chiese dubbioso.
No, no, non te n’è mai portato si rispose da solo mentre Ranma alzava gli occhi al cielo.
“Non ho nulla ti dico ” Insistette il ragazzo.
“Può essere che sei stato sconfitto durante un incontro?” Chiese fra l’allarmato e l’ inorridito.
“Ovviamente no!” Si difese subito offeso.
“Allora hai litigato con Akane!” Concluse soddisfatto dandogli una pacca sulla spalla.
Ranma si irrigidì e arrossì di colpo ripensando al suo maschiaccio.
“Cosa dici vecchio!” Urlò mettendosi di spalle, la sua faccia da poker non era mai stata buona.
“Chi se ne frega di quella stupida!” concluse tutto d’ un fiato.
Genma si limitò a guardarlo mostrando un piccolo sorriso soddisfatto.
…………….
Io lo conosco, non è davvero infelice dell’impegno, col suo carattere sarebbe scappato subito…ma non lo ammette.
Lui è stato subito attratto da lei, l’ ho notato quando il mio buon vecchio amico Soun ha mostrato le sue figlie per fargliele conoscere e subito i loro occhi si sono incatenati.
Con lei, diventa rosso di imbarazzo, respira velocemente quando le è vicino, coglie sempre l’occasione per sfiorarla o toccarla…ed anche se ha una ragazza più ricca, una più brava in cucina e una più forte lui ritorna sempre da lei,
per scusarsi, per chiedere consiglio, per confrontarsi …con una naturalezza poi  che loro non notano ma che i miei grandi occhi hanno sempre visto.
 
Adesso avevo bisogno di prove e decisi di osservarli in silenzio sgranocchiando bambù.
Notai come durante i pasti si sedevano sempre più vicini e come si sfioravano le mani, notai come si allevano sempre più spesso al dojo, come facessero, senza discutere, i compiti nella stanza della piccola Tendo e una notte sentendo passi veloci nel corridoio
 mi alzai di soppiatto e intravidi due ragazzi che si baciavano al chiaro di luna.
 
E fu lì che il  mattino successivo senza preavviso portò suo figlio ad una sessione di allenamento in montagna, con non poche polemiche del ragazzo che mai si era mostrato così restio ad andare.
 
Genma seppe ma non voleva che il frutto del suo duro lavoro si fosse troppo distratto.

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Capitolo 10
*** Ranma e Akane ***


Seduto a gambe incrociate su una roccia gelida, sotto l'impeto di una piccola cascata, si sentì rinfrescato, 
all'inizio soffrì per la trasformazione del suo corpo ma poi si sentì più calmo quando l'acqua lo avvolse come una seconda pelle.

Da quando suo padre lo aveva trascinato in montagna, per uno stupido allenamento, la sera sentiva un caldo insopportabile, un ansia dolorosa
e una forte tensione nei muscoli ma, la cosa che lo infastidiva di più, era quel pensiero fisso: Akane, Akane, Akane!!!

Tutto questo gli succedeva dopo quella sera,quando era solo con lei in corridoio e poi nella sua stanza e poi loro...
Loro...

Ranma ha avuto difficoltà a ricordarlo,il suo viso arrossì fino a quando non fu più possibile nasconderlo e il suo corpo divenne ancora più preda di quella follia.

Se prima era innamorato di quello stupido maschiaccio, ora non riusciva a smettere di immaginarla e di provare un dolce rammarico per tutte le volte che l'aveva tenuta stressa a sè,
magari per scappare da nemici o presunte fidanzate,per ogni volta che l'aveva avuta così vicina, a portata di finestra, da entrare di notte nella sua camera da letto e...

Ad akane mancava tanto quanto a lui?

Da quando l'aveva guardata la prima volta aveva capito che era speciale, per lui, per il suo cuore.

Adesso lei era sua e lui era suo...era sempre stata qualcosa per cui lottare,per cui vivere...per cui morire!

Non riusciva più a smettere di pensare a lei, al suo viso,ai suoi occhi, a quel gesto misto di paura e tenerezza che scoprì quella notte per la prima volta in lei...
e che sarebbe stato solo per lui,nessuno l'avrebbe vista mai così, solo lui!

Ricordò il suo collo,le spalle nude, il reggiseno che scivolava sotto la pressione delle sue dita tremanti...
Gli occhi chiusi di lei, imbarazzata ed ansiosa, aspettando lui, solo lui!

Un urlo del suo stupido vecchio lo fece rinsavire.

"Che stai facendo figliolo? Non ti ho mai visto così demotivato prima!"

Ranma lo fissò ma non rispose.

Era vero, mai come allora avrebbe voluto rincasare dopo essere stato trascinato via cosi violentemente dalla sua unica fidanzata.

Gli erano sempre piaciuti gli allenamenti, sopratutto in montagna, l'aria fresca che sà di libertà, la natura incontaminata,
 la tranquillità di esercitarsi con kata sempre più complessi...ma ora tutto aveva un sapore più amaro...tutto lo allontanava da lei!

*******

Akane ha scritto, o pensava di averlo fatto dopo essere stata interminabili minuti con la penna in mano a fissare il foglio sul suo taccuino.

Seduta alla sua scrivania si sentiva così strana,le sue giornate trascorrevano molto lente da quando quel baka era andato ad allenarsi in montagna con suo padre.

Non riusciva a ricordare nemmeno le sue conversazioni a scuola con i suoi amici ma, solo l'imbarazzo e la rabbia quando gli chiedevano come mai
Ranma non era presente! Già come mai?

Perchè era fuggito! Chissà se a lui sarebbe mancata tanto quando mancava a lei!



Si ricordò di essersi addormentata abbracciando il suo baka, una cosa che aveva sempre voluto fare! 

Come se fosse il suo cuscino,come avrebbe desiderato fare tutte le sere per il resto della sua vita.

Le braccia di Ranma erano state il piu confortevole dei rifugi, e il profumo del suo collo fu come una droga, intensa ed irrinunciabile.

Erano stati due sprovveduti, si erano addormentati dopo aver suggellato il tutto con dolci promesse ... e il mattino seguente fu il caos!

Non ebbero nemmeno il tempo per vergognarsi delle proprie nudità o di parlarsi, lo stupido non l'ha nemmeno baciata dopo.

Sono scappati entrambi, lei si è vestita rapidamente e ha tolto le lenzuola incriminanti, lui dopo essersi ricomposto è volato dalla finestra e si è tuffato
nello stagno sperando  che il cambiamento con la maledizione cancellasse tutte le prove.

Akane dal canto suo, corse poi in bagno, si cambiò il pigiama ancora impregnato del suo odore e sprofondò con la faccia sul cuscino.

Era possibile innamorarsi ad ogni sguardo? per lei era così!
e ora?


cosa sarebbe successo?

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Capitolo 11
*** Akane e Ranma ***


Cercava di ricordare quando si era innamorato di lei, ci pensava da tempo e ogni volta che trovava una risposta si rendeva conto che l’amava già prima.

Ranma saltò il muro entrando nel giardino e ruppe lo spazio che lo separava dalla casa, c’ era silenzio, tutti dormivano. Improvvisamente tutto il coraggio di cui si vantava sparì mentre guardava la finestra buia della sua fidanzata.
Di cosa aveva paura?

Durante tutto il periodo dell’allenamento non aveva pensato altro che a questa riconciliazione.
Entrò dalla finestra, come era suo solito fare e la vide.

“Akane” sussurrò nervosamente con la voce quasi rotta, lei dal canto suo mosse le gambe lamentandosi sottovoce.
Ranma guardandola così tenera e delicata dimenticò il motivo per cui aveva fatto irruzione.

“Ranma” sussurrò la ragazza facendolo rabbrividire,d’istinto appoggiò entrambe le mani ai lati del cuscino e abbassò il viso fino a sfiorarle le labbra.
“Tu…tu sei tornato” disse in un soffi di fiato, cercando di mettere affuoco il suo viso.

Ranma se e accorse e cercò di zittirla coprendole la bocca con la sua mano.
La fissò a lungo e lei cercava di capire il motivo di tanto sgomento.
“Devi dirmi qualcosa? Disse sottovoce.
“Si, qualcosa di molto importante!” rispose guardandola con ancora la sua mano ancorata alle sue labbra.

La liberò, sopraffatto da tanti pensieri, sospirò e le disse abbassando lo sguardo:- No, no…meglio un’altra volta! Scusa Ak…
“ Ranma! Lo interruppe subito, io ti prometto che non ti interromperò, ti lascerò finire e cercherò, cercherò…all’improvviso prese la sua mano e la riportò sulla sua bocca.
Questo gesto fu un trampolino di lancio per lui ed iniziò a riflettere, aveva ripetuto quel discorso mille volte nella sua testa.
“Ok…io, dannazzione! Non si tratta del fidanzamento imposto dai nostri genitori, hai capito?

Akane si irrigidì all’istante.
“Non c’entrano nemmeno le altre ragazze”…sospirò pesantemente.
“Lo sai non è colpa mia se sono pazze di me, bè pazze totalmente, aggiunse innervosendosi.
“Non è difficile capire il perché piaccio “aggiunse con un sorriso beffardo.
Il suo cuore era un tumulto, era la cosa più difficile che avesse mai tentato di fare.

In quella notte non c’era spazio peri dubbi, era una sfida: lui contro la più grande rivale che avesse mai avuto, che temeva più di perdere la propria vita: Akane.
“Oh al diavolo sto divagando!” disse ad un Akane più tesa e confusa che mai.
Lei cercò di mantenere la calma per evitare una furiosa lite.
Calcolando bene la forza Ranma prese Akane dalle spalle e con sicurezza disse:- Vuoi sposarmi?
Akane shoccata dalla frase gli diede uno spintone che lo fece ruzzolare dal letto.
“Oh sono sveglia, non sto sognando” sussurrò soccorrendo un Ranma tramortito a terra.
“Ehi ma sei stupida? Sempre violenta! Non sei mai carina, io non so pr…”

“Ridimmelo!” chiese con fermezza guardandolo negli occhi.
“Ma cosa? Mi hai sentito! Non farmelo ripetere! Rispose rosso come un pomodoro guardando un po’ ovunque fuorché in quei grandi occhi ambrati.
“Ranma, disse con un tono più conciliante afferrandogli la mano ed intrecciando le loro dita, ridimmelo”.
“Mi vuoi sposare?” chiese titubante.
“Siiiii!!!!!” urlò la ragazza stritolandolo in un abbraccio.

Poi si mise a sedere e si accigliò.
“Che succede maschiaccio?” disse Ranma avvicinandosi e facendo scorrere il naso e la guancia sul suo viso in una dolce carezza.
“E adesso?” rispose lei sospirando.
“ Cosa intendi?” rispose lui coccolandola ancora un po’.

Akane si raddrizzò meglio fra le sue braccia e aggiunse:- “Alla famiglia, alle persone fastidiose che ci perseguitano.. a tutti cosa diremo? cosa faremo?”

Ranma si prese qualche secondo prima di rispondere:- Io ti amo, più di quanto tu possa immaginare e questa sarà un'altra sfida e nessuno batte Ranma Saotome, in qualche modo vinceremo insieme concluse alzando il pugno in segno di vittoria.
Akane rise, e lui, se avesse potuto imbottigliare quella risata e berla fino ad ubriacarsi tutte le notti, lo avrebbe fatto pensò soddisfatto.
“ Anch’io ti amo Ranma”.

Poi si sciolsero in un dolce bacio al chiaro di luna.
Fu così che anche loro seppero che, una volta espressi i loro sentimenti, nessuno li avrebbe mai divisi.


 
                                                                          Fine.
 

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