Serpedoro

di Padfootblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elladora Nott ***
Capitolo 2: *** James Sirius Potter ***
Capitolo 3: *** Lysander Scamandro ***
Capitolo 4: *** Potter gentile?? ***
Capitolo 5: *** Hogsmeade ***
Capitolo 6: *** Mary Pritchard ***
Capitolo 7: *** Quidditch a due ***
Capitolo 8: *** Pranzo in famiglia ***
Capitolo 9: *** Nella tana del lupo ***
Capitolo 10: *** Sam Peakes ***
Capitolo 11: *** La stanza personale di Elladora Nott ***
Capitolo 12: *** Pritchard alla riscossa ***
Capitolo 13: *** Serpeverde vs Grifondoro ***
Capitolo 14: *** Inviti in guferia ***
Capitolo 15: *** L’opera di convincimento di James Sirius Potter ***
Capitolo 16: *** Un natale diverso ***
Capitolo 17: *** Bianco Natale ***
Capitolo 18: *** Godric’s Hollow ***
Capitolo 19: *** Amortentia ***
Capitolo 20: *** Il terzo appuntamento ***
Capitolo 21: *** Festa di compleanno ***
Capitolo 22: *** La mappa del malandrino ***
Capitolo 23: *** La pioggia lava via le delusioni ***
Capitolo 24: *** Amici ***
Capitolo 25: *** Normale quotidianità - o no? ***
Capitolo 26: *** A Villa Nott ***
Capitolo 27: *** Theodore Nott ***
Capitolo 28: *** Addio ***



Capitolo 1
*** Elladora Nott ***


Capitolo 1 - Elladora Nott


Non avevo proprio un buon rapporto con la famiglia Weasley/Potter. E visto che insieme formavano la maggior parte della Casa Grifondoro, non avevo dei buoni rapporti con i grifi. Era tutto nato dal primo anno e dall’entità che aveva il nome di James Sirius Potter. Mi aveva presa in giro fin dal primo anno perché ero Serpeverde e perché mio padre e mio nonno erano stati dei Mangiamorte nel passato. Non capivo cosa avesse a che fare con me tutto questo, ma a quanto pare Potter pensava che il Marchio Nero si tramandasse di generazione in generazione. Che enorme scemenza. Per tutta risposta, mi limitavo a non replicare alle sue battute e a far finta che non esistesse: non avevo tempo da perdere con lui. L’unica nota negativa era che il mio migliore amico fin da quando ero nata era Scorpius Malfoy. E da sei anni purtroppo, se conoscevi Scorpius eri obbligato anche a conoscere Albus Severus. Non era male, era un ragazzino intelligente che si faceva un sacco di paranoie perché era finito nella “Casa dei cattivi”. Ma noi Serpeverde non eravamo cattivi, anzi, io ero la più buona del mio anno ed aiutavo chiunque avesse bisogno di una mano. Chiunque tranne i Potter/Weasley, ovviamente.

“Elle”mi chiamò Scorpius destandomi dai miei pensieri: “A che pensi?”. Ero in biblioteca, stavo tentando di finire i compiti, ma non potevo ignorare quella testa calda di Potter che era venuto a sedersi al nostro tavolo, quello dedicato ai Serpeverde che lui tanto odiava.

“Al tema sulle Maledizioni senza perdono”mormorai.

“Saprai già farle, no? Papino non te le ha insegnate appena nata?”disse James Potter.

“Jamie”lo chiamò Albus: “Lasciala in pace”

“Dico solo che voi serpi siete avvantaggiate”. C’erano almeno altri dieci tavoli liberi, doveva proprio venire qui, di fronte a me, a mostrarsi in tutta la sua antipatia? Sapevo essere molto cattiva se volevo, ma non dovevo cadere nelle sue provocazioni.

“James, va via e lasciaci studiare in pace”ordinò il fratellino. Nonostante avessero due anni di differenza, Albus era molto più maturo e molto più intelligente del grifo impettito.

“Elle!”cantilenò una voce annoiata. Lysander Scamandro stava venendo verso di me, la camminata ciondolante faceva danzare i suoi capelli biondo platino lunghi fino alle spalle. Appoggiò i gomiti sul tavolo di fronte a me e fissò gli occhi azzurri nei miei: “Ho bisogno di una mano”

“Non ho ancora finito il tema ...”

“Nah, non quello. Possiamo parlare fuori?”. La mia voglia di avere un’istruzione adeguata per il mio futuro mi teneva incollata alla sedia, ma Lysander sembrava davvero aver bisogno di me. Mi alzai velocemente e lo trascinai fuori dalla biblioteca.

“Macmillan è in punizione e domani abbiamo la partita di Quidditch, e sai che è un battitore imbattibile. Al suo posto Smith ha pensato di piazzare Cauldwell, è un tale idiota!”

“Arriva al punto, Lys”

“Abbiamo bisogno della Pozione polisucco”confessò: “Macmillan la berrà per trasformarsi in Cauldwell e viceversa, nessuno si renderà conto di niente e vinceremo la partita”

“Giocate contro Corvonero, giusto?”domandai.

“Esatto. Verrai a vederci?”

“Ma certo, devo tenere sotto controllo i punti”. Ero cercatrice Serpeverde dal mio secondo anno ad Hogwarts e non potevo perdermi neanche una partita di Quidditch. Dovevo segnarmi i punti di ogni partita, controllare le strategie degli altri giocatori e mettercela tutta per battere Grifondoro. L’anno scorso avevano vinto loro, l’anno prima noi, era una costante oscillazione, ma desideravo quella Coppa, anche solo per vedere la faccia di Potter delusa e amareggiata. Quel ragazzo tirava fuori il peggio di me.

“Sapete che tanto non vincerete la Coppa, vero?”chiesi in uno slancio di antipatia alla Potter. Lys sbuffò: “Vedremo, quest’anno siamo agguerriti. Allora, ci stai?”. Entrare nell’ufficio della professoressa Coobage e rubare la sua Pozione non sarebbe stato difficile, non era la prima volta che lo facevo e lei era un po’ rimbambita, non si sarebbe resa conto del furto. Ma rubare qualcosa per puro divertimento e rubare qualcosa per ingannare a Quidditch erano due cose ben diverse. Il Quidditch era sacro. Lys parve leggermi nel pensiero quando sospirò: “Ti prego, Elle”

“Non è giusto”

“È da quando hai messo piede ad Hogwarts che rubi pozioni ed esci nonostante il coprifuoco, sei una piccola combinaguai ...”

“Stiamo parlando del Quidditch”

“È l’ultimo favore che ti chiedo”. I suoi occhi brillarono nei miei, così pieni di speranza e fiducia nei miei confronti. Conoscendolo, sapevo che aveva pensato a tutti i modi possibili per risolvere la situazione e questo era l’unico plausibile. Non potei dirgli di no. Annuii: “Okay, ma è l’ultima volta”

“Lo hai detto anche settimana scorsa ...”

“Ehi, non è colpa mia se Mrs Purr è scappata!”

“Hai gettato uno Schiopodo Sparacoda sopra di lei ...”

“Beh, Gazza si stava avvicinando e dovevo evitare che mi beccasse in flagrante”mi giustificai. Non era stato bello, ma odiavo Aritmanzia ed ero dovuta entrare nell’ufficio del professore per controllare le domande del compito e passarle poi al resto della classe. Insomma … era a fin di bene!

“Hai traumatizzato un gatto”mi prese in giro Lys: “Mia madre non sarebbe felice ...”

“Tua madre sarebbe d’accordo nell’ammettere che gli Schiopodi Sparacoda non sono creature malvagie, lo diventano solo quando attaccate e Mrs Purr stava per piombarsi su quel povero schiopodo”. E chiusi lì il discorso, dandogli la mano: “Domattina in Sala Grande”

“Sei la mia salvatrice”.

 

Il coprifuoco era scattato: nessuno studente poteva uscire dal proprio dormitorio, tutti dormivano pacificamente nei propri letti. Tutti tranne me. Uscii dalla stanza, diretta all’ufficio della professoressa Coobage, con dei Detonatori Abbindolanti nella tasca pronti a scoppiare se qualcuno mi avesse beccata. Quella sera la ronda toccava ai Capiscuola Serpeverde, Zabini e Higgs, e non mi avrebbero mai punita, o la nostra Casa avrebbe perso dei punti. C’era il 90% di possibilità di riuscita della missione. Stavo avanzando lentamente nei corridoi bui quando sentii qualcosa dietro me. Mi voltai, ma non vidi nulla, tutto sembrava tacere. Non c’era né Mrs Purr (povera gatta, speravo non fosse sparita per sempre) né si sentiva il tanfo di Gazza. L’immaginazione mi giocava brutti scherzi. Continuai per la mia strada, la bacchetta ben salda nelle mani, gli occhi che saettavano da una parte all’altra. Stavo facendo tutto questo per quella testa calda di Lys, se solo mi avessero beccata … oh no, non volevo un’altra punizione con il professor Booman, mi faceva pulire i vasi da notte senza guanti! Puntai la bacchetta contro l’ufficio della professoressa e sussurrai: Alohomora. Quell’antro era il regno di ogni Pozionista, Albus lo avrebbe amato. Le mie mani cercarono il secondo scaffale a destra ed eccola lì, la boccia piena di fresca Pozione Polisucco. Ne versai un po’ in una fiala che avevo portato con me. L’odore terribile e la consistenza grumosa rimandavano alle torte di compleanno realizzate da Hagrid. Chiusi la boccia e la sistemai esattamente dov’era prima, in mezzo a cumuli di polvere. Osservai fuori dalla porta e cautamente uscii da quel luogo, richiudendo bene la serratura. Ora dovevo solo tornare nei sotterranei senza farmi vedere e il gioco era fatto. Camminai in punta di piedi verso la mia adorata Casa quando sentii un fruscio dietro me. Allora non era immaginazione! Mi voltai tenendo alta la bacchetta, ma ciò che avevo davanti era la peggiore scoperta che potessi fare quella sera. Potter mi stava puntando la sua bacchetta al petto, a debita distanza. Potter?!

“Non si può andare in giro per i corridoi di notte, Nott”mi fece presente.

“Senti chi parla, Potter, sei fuori anche t...”. Ma notai la spilla di Prefetto sul suo petto. Impossibile, avevo controllato lo schema in Sala Comune e oggi risultavano Zabini e Higgs. Che fosse un altro stupido scherzo di Potter? Eppure non potevo farmi beccare, a Lys serviva davvero la Pozione e io non potevo essere colta in flagrante durante un furto, mi avrebbero cacciata dalla squadra!

“Zabini e Higgs si occupano della ronda stasera ...”

“Abbiamo cambiato turno”mi spiegò: “Domani sera abbiamo gli allenamenti di Grifondoro e non posso perdere tempo a pattugliare i corridoi della scuola, devo allenarmi per batterti un’altra volta”. Stupido, idiota di un Potter. Come il suo caro padre, era il Cercatore dei Grifondoro e non faceva altro che vantarsene in giro per la scuola. Fatto sta che se davvero i Prefetti avevano fatto cambio turno, dovevo tentare di fuggire da Potter perché a lui avrebbe fatto soltanto piacere farmi avere una punizione. Erano sei anni che rubavo dalle scorte dei professori o vagavo in giro per la notte nei corridoi ed ero stata beccata pochissime volte. Non avrei permesso a Potter di denunciarmi. Posai la bacchetta nel Mantello e mi avvicinai a lui, aveva ancora la bacchetta alzata.

“Andiamo, allora, mi autodenuncio”

“Tu … cosa?”chiese con un’espressione disgustata sul volto. Anche lui era campione nell’infrangere le regole di Hogwarts e aveva preso molte più punizioni di me durante gli anni; l’idea di autodenunciarmi doveva sembrargli un affronto personale.

“Era questo che volevi fare, no?”

“Volevo scoprire cosa ci facevi nell’ufficio della Coobage”. Allora non sapeva che avevo rubato dalle sue scorte, la fiala di polisucco era ancora salva nelle mie tasche. Magari mentre saremmo andati verso l’ufficio della Preside, avrei potuto nasconderla da qualche parte senza farmi vedere da Potter, ma come? Non avrei potuto confonderlo per così poco, era maligno e non era da me.

“Osservavo la bellezza di tutte quelle fiale”mentii. Sgranò gli occhi e poi scoppiò a ridere, tirando indietro la testa, era così teatrale.

“Sputa il rospo, Nott”

“Parlerò con la Preside quando saremo da lei, così lo sentirete entrambi”

“Non andremo dalla Preside se prima non mi dici cosa ci facevi lì”. Perfetto, quindi potevo tornarmene in Sala Comune senza dirgli nulla. Mi voltai, dirigendomi verso la mia Sala.

“Nott”mi chiamò, ma non mi voltai, era stato chiaro, potevo tornare indietro senza dire nulla.

“Sono ad un passo dall’andare dalla Preside”. Vai pure, nel tempo che ci impiegherai per svegliarla, io nasconderò la pozione. Me lo trovai accanto, camminava infastidito: “Sei in punizione, Nott”

“Non puoi mettermi in punizione”

“Posso denunciarti”

“Fallo”

“Ho bisogno che tu mi segua dalla Preside”

“Non lo farò”

“Ma prima volevi autodenunciarti!”

“Ho cambiato idea”

“Cosa ci facevi là dentro?”. Ecco le mie care, amate segrete e le porte di pietra che coprivano la nostra sede da occhi indiscreti.

“Ah bene, sei al sicuro sotto terra, piccola serpe”mormorò nervoso.

“È stato un piacere, Potter”

“Ho sentito che parlavi con Lys Scamander oggi ...”

“Ci mancherebbe, eri proprio lì davanti, era impossibile per te non vederci”. Ero davanti al muro, ma non volevo che lui scoprisse come si aprivano le nostre segrete, così mi appoggiai a braccia incrociate.

“Ti ha chiesto aiuto e poi siete usciti, cosa voleva da te?”

“Sei innamorato di Lys?”domandai sarcastica.

“Che cosa?”chiese confuso.

“Perché vuoi sapere gli affari nostri allora?”

“Affari vostri? Tu e Lys state insieme?”era sempre più stupito e scioccato.

“Non vedo come questo possa interessarti”

“Lui è Tassorosso!”

“Ne sono cosciente”

“E tu ...”ma si interruppe e mi osservò, come se potesse leggermi nella mente.

“Se hai finito le tue elucubrazioni, io avrei da fare”

“Scoprirò cosa stai facendo, Nott, fosse l’ultima cosa che faccio”

“È stato un piacere, Potter. Buonanotte”. Lo salutai candidamente con la mano mentre tornava su, dimenticandosi di essere Prefetto e della sua denuncia nei miei confronti. Che idiota.

 

Tassorosso vinceva 170 a 70. Quest’anno i Corvonero sarebbero arrivati ultimi. Scesi dagli spalti per congratularmi con la squadra, Smith mi batté un cinque con un sorriso euforico: “Sei la nostra madrina d’eccezione, Nott”

“Sono felice che abbiate vinto”. Sentii una carcassa spingermi in avanti, a quanto pare Lys era comparso dietro me e mi aveva abbracciata stritolandomi, i suoi capelli lunghi e zuppi mi ricoprivano il viso.

“Abbiamo vinto!”

“Sì, Lys, me ne sono resa conto”esclamai fra le urla dei Tassi.

“E solo grazie a te”sussurrò, non l’avevo mai visto così entusiasta.

“Ah, non è vero, ce l’avreste fatta comunque. E poi, arriverete comunque secondi”lo presi in giro. Mi fece una smorfia e seguì la squadra negli spogliatoi, non prima di urlare: “Te lo scordi, quest’anno vi battiamo!”. Li salutai, osservando le loro camminate ciondolanti e vittoriose. Mary spuntò accanto a me, lo sguardo annoiato: “Non verrò mai più ad una partita di Quidditch”. Mary Pritchard era la mia migliore amica fin dal primo anno ad Hogwarts. Era il mio esatto contrario: bionda, occhi azzurri, cinica e aggressiva, ma era proprio ciò di cui avevo bisogno. Mi aveva salvata parecchie volte dagli insulti di Potter e si era subita tutte le mie lacrime.

“Neanche alle nostre? Ci servi per tifare Serpeverde!”

“Correte intorno a un campo su delle scope”si lamentò: “E due palle tentano di uccidervi, mentre una sola persona deve trovare un microscopico pallino volante”. Detta così era terribilmente offensiva.

“Tecnicamente non sono le palle che tentano di ucciderci, ma i battitori ...”spiegai. Alzò gli occhi al cielo e avanzò verso il castello mentre la seguivo: “E non corriamo e basta, cerchiamo di segnare dei punti”

“Sì, certo”era tutto fuorché interessata.

“E il boccino non è proprio piccolo, ha le ali ed è d’oro, quindi brilla ...”

“Elle, hai cinque secondi per cambiare argomento”

“I tassi organizzano una festa nella loro Sala Comune”dissi subito e scoppiò a ridere, sinceramente divertita: “E mi stai invitando?”

“Beh, non sarebbe male, guarda che sono simpatici!”

“Sei anni e sempre la stessa storia. Sono tuoi amici, non miei”

“E cosa farai tutta sola allora?”tentai di buttarla sul compassionevole, ma il suo sguardo era vivido: “Flint”

“Che cosa?”esclamai sorpresa: “Tu e Flint? Tu e il Capitano ...”

“Sì, il tuo caro Capitano, cercherò di non farlo stancare troppo per i vostri allenamenti di domani”

“Non ci posso credere”

“Ehi, almeno io sto nei confini della mia Casata”ribadì: “Tu perché non vai a consolare Davies? Dev’essere triste, la sua squadra si è appena aggiudicata il quarto posto nella classifica per la Coppa”

“Con Davies è stato solo per un periodo breve”chiarii: “E non cambiare argomento, sono ancora stupita del fatto che tu passi del tempo con Flint”

“È simpatico quando non parla”

“Questa poi”

“È davvero fissato col Quidditch”

“Ci sta, è il Capitano”

“No, davvero”sottolineò alzando le sopracciglia: “Apre bocca e l’unica cosa di cui riesce a parlare è il Quidditch. È snervante, è peggio di te”

“Grazie”dissi sarcastica: “Beh, allora ci salutiamo qui”. Ero ferma all’ingresso, Mary mi sorrideva eloquente: “Qualcuno questa notte festeggerà, eh?”

“Sarò sobria”giurai: “Per tutta la serata”

“Niente Scamandro?”

“Mary!”

“Okay, va bene”alzò le mani in segno di resa: “Una volta eri più libertina, dopo Zabini sei diventata una puritana”

“Mary!”esclamai ancora.

“Goditi la vita, Nott, non si sa mai che Bronne ti uccida prima!”. E se andò strascicando i piedi per terra. Aveva un’eleganza innata nonostante nei modi fosse la ragazza più grezza che avessi mai conosciuto.

 

“Nott!”. No, ancora lui, no. Lo ignorai, questa volta non ero fuori dal dormitorio di notte, ero solo passata a lasciare qualche libro in biblioteca e stavo tornando nel mio regno sotterraneo.

“Nott, un Prefetto ti sta chiamando!”. Chi aveva deciso che Potter sarebbe stato un ottimo Prefetto? Sgattaiolava sempre fuori dal dormitorio di notte, non seguiva a lezione, rispondeva a tono ai professori e si cacciava sempre nei guai. Era me al maschile, solo che nessuno mi aveva nominata prefetto. Mi girai con calma, pronta alla seconda battaglia di quest’anno della serie Potter-Nott.

“Sai chi è mio padre?”. L’odio verso di lui incrementava quando si vantava dei suoi antenati.

“Harry Potter”risposi, chissà dove voleva andare a parare oggi.

“E sai di chi era amico quando era a scuola?”. Tutti, tranne noi Serpeverde. Iniziai ad elencare: “Weasley, Granger ...”

“Lovegood”terminò lui. Oh no, Lys gli aveva detto tutto? Perché non riusciva a tenere la bocca chiusa quel ragazzo? Annuii fingendomi disinteressata: “Se non ti dispiace, avrei da fare ...”

“Si dà il caso”mi interruppe alzando la voce e avvicinandosi a me – la voglia di schiantarlo era così forte che la mia mano era già sulla bacchetta – “Che tu abbia rubato la Pozione Polisucco”sussurrò a un palmo dal mio viso. Oh, Lysander Scamandro me l’avrebbe pagata sul serio questa volta.

“Ed è grazie a quella che ...”

“Non hai prove”

“Lui ha confessato”

“È Scamandro, penseranno che sia una delle sue solite cose senza senso”

“Ti ho visto ieri fuori dal dormitorio”. La parola di un Prefetto che valore aveva su quella di una semplice studentessa?

“Potrei dire che era solo un vostro complotto contro di me … anzi, un tuo complotto. Luna sarà stata anche amica di tuo padre, ma Lys non mi denuncerebbe”

“E perché mai?”

“Perché siamo amici”. Beh, più o meno. Lys era stato molto chiaro l’anno scorso, ma di questo era meglio non parlarne. Eppure dagli occhi di James sentivo che sapeva qualcosa: che Lys gli avesse raccontato proprio tutto? Le mie guance arrossirono e Potter sghignazzò: “Sei caduta nella mia trappola, ma io sono magnanimo: se mi passi il tema sulle Maledizioni senza perdono farò finta di non aver visto niente”. CHE COSA? Ora mi toccava aiutare Potter per colpa di quello stupido di Scamandro! Tuttavia o questo o addio al Quidditch quest’anno. Nascosi la mia indignazione e trafugai nella mia borsa: “Affare fatto”

“Ah, è stato veloce. Per caso, potresti farmi anche una dimostrazione pratica?”. Va al diavolo, Potter, pensai mentre gli voltavo le spalle e tornavo nei sotterranei.
 

***

Note dell'"autrice": 

Buonasera a tutti! 

Sono Padfoot Black e in una notte d'estate ho tirato giù un capitolo abbastanza demenziale di una storia che mi balenava nella mente da un paio di giorni. Elladora Nott è frutto della mia mente, così come la mia versione di James Sirius Potter (anche se, diciamocelo, con due nomi del genere si percepisce già il suo carattere, o no?).

Spero che questo primo capitolo delirante vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!

Alla prossima :)

Padfoot

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Capitolo 2
*** James Sirius Potter ***


Capitolo 2 - James Sirius Potter


Aveva davvero una bella scrittura, pulita e ordinata. Ora capivo perché i gemelli Scamandro avessero scelto lei come secchiona da cui copiare i compiti. Sarebbe stato più semplice scrivere il tema in biblioteca, ma quel posto era così noioso. C’era perenne silenzio e non si poteva parlare, a chi piaceva passare del tempo lì?

“James che studia a colazione? Aiuto”scherzò Peakes sedendosi di fronte a me e trangugiando almeno un litro di succo di zucca: “Senti, oggi abbiamo gli allenamen … da quando scrivi come una ragazza?”

“Sto copiando, Peakes”gli feci presente, era proprio tonto.

“Uuu, Jane ti passa i compiti a patto che tu esca con lei?”

“Non esco con lei, è successo solo due volte”

“Io non ti capisco, è una fuoriclasse: gambe lunghe, vitino da vespa, forme al punto giusto ...”

“Chiedile di uscire se ti piace”

“Non mi piace, penso solo che non è male”farfugliò mentre si ficcava un intero uovo sodo in bocca: “Con una del genere accanto, perché sprecare tempo con le altre?”

“Perché le ragazze non ti lasciano mai in pace”spiegai, mi piaceva elargire la mia saggezza ai miei compagni: “E prima o poi si attaccano a te come la piova gigante e scrollartele di dosso sembra impossibile”

“Ah, ecco perché!”bofonchiò: “Lei vuole che fra di voi sia seria”. Annuii: “Ora smettiamola di parlare di queste cose o mi sale il vomito”. Ero solo al primo paragrafo e Difesa era alla prima ora, mi sarei dovuto muovere e in fretta. Una figura si sedette accanto a me e non ebbi bisogno di alzare lo sguardo per capire che era Lysander. Profumava sempre di fragola, faceva impazzire le ragazze.

“Jamie”mi chiamò sorpreso: “Dove hai preso quel tema?”

“Me lo ha dato lei, non l’ho rubato. A proposito”alzai la testa dalle pergamene per sorridergli: “Grazie per avermi confessato tutto, era così scioccata che io sapessi della Pozione che me l’ha dato senza protestare!”. Lys alzò un sopracciglio con fare cinico: “Ti ha dato il tema perché è incredibilmente e testardamente gentile”

“Chi?”chiese Peakes a bocca piena.

“E anche perché l’ho ricattata”continuai a scrivere, fiero del mio lavoro: ero proprio un genio.

“Non scende a ricatti con nessuno”disse Lys: “È solo gentile e basta”

“Chi è gentile e basta?”chiese ancora Peakes.

“Lascia stare”mormorai: “Fatemi finire di ricopiare il tema o ...”

“Potter”. Aveva una voce davvero soave per essere una serpe. Deglutii spaventato, era già ora? Ma così non avrei preso la sufficienza, avevo scritto solo due paragrafi!

“Nott, dormito bene?”chiesi prendendo tempo.

“Benissimo, grazie. Potresti ridarmi il tema?”. Solo adesso alzai lo sguardo e notai che Peakes era a bocca aperta, mezza fetta di pancetta fra i denti, l’altra metà fuori. Che schifo. Lys stava scacciando qualcosa dal suo piatto vuoto, di sicuro qualche strana creatura che conoscevano solo lui e sua madre. Nott era incredibilmente calma, i suoi grandi occhi nocciola attendevano pazienti e il suo viso terribilmente pallido era accerchiato da un mare di capelli rossi e ricci.

“Ancora 5 minuti?”supplicai. Cookes arrivò lentamente, stiracchiandosi i muscoli delle braccia. Chiuse la bocca di Peakes, gli abbassò la testa e quello riprese a mangiare, alzando lo sguardo di tanto in tanto.

“Potter ti disturba, Nott?”chiese circondandole le spalle con un braccio. Potevo sentire la forchetta di Lys urlare dal dolore da quanto la stava stringendo forte.

“No, non ancora”rispose lei.

“5 minuti!”ripetei e tornai al tema. Leggevo i paragrafi e cercavo di cambiare le parole utilizzate da Nott e distorcere la forma delle sue frasi per creare un compito che non assomigliasse al suo. Sotto sotto mi stavo impegnando, certe volte pensavo che copiare un tema richiedesse più attenzione di scriverlo.

“Ti aspetto fuori dall’aula”disse Nott.

“Che c’è, ti fa schifo sederti al tavolo con noi?”chiesi sbalordito. Sospirò: “Sei senza speranze, Potter” e andò via con il suo passo leggiadro. Valle a capire ste serpi.

“Ti conviene muoverti”mi consigliò Lys ed obbedii, ma non potevo fare a meno di sentire i loro discorsi.

“La conosci?”chiedeva Peakes a Cookes.

“Sì, ci ho parlato qualche volta. Non avrei passato Trasfigurazione l’anno scorso se non mi avesse aiutato”

“Pensavo che fosse una Mangiamorte”

“Peakes!”lo accusò Lys: “Devi smetterla di credere a qualsiasi cosa ti dica James”

“E che ne so, l’ha chiamata Mangiamorte per cinque anni di fila”

“In realtà non è male”commentò Cookes.

“Tieni i tuoi artigli lontani da lei”ordinò Lys. I miei occhi si posarono su quel volto sempre calmo e pacifico, ora rosso dall’agitazione. Non usava mai quel tono di voce con nessuno, sembrava quasi irritato, non lo avevo mai visto così. Tornai al compito e lo terminai in fretta, soffiando sull’inchiostro. “A dopo!” esclamai correndo fuori dalla Sala. Usai uno dei tanti passaggi segreti a me conosciuti per raggiungere l’aula di Difesa in tempo (mai uso dei passaggi segreti fu più indegno) e arrivai trafelato ma puntuale all’inizio delle lezioni. Nott stava parlando con la solita Serpeverde biondina, stavano appiccicate da quando erano qui. Probabilmente le famiglie Purosangue giravano sempre in gruppo per non farsi attaccare dai Mezzosangue. Stavano ridendo e mi bloccai per un attimo a pensare che era la prima volta che vedevo Nott ridere. La sua amica si voltò e un’espressione schifata le spuntò sul volto quando mi vide. Disse qualcosa e poi entrò in classe, ignorandomi totalmente. Nott girò lo sguardo su di me e il suo sorriso scomparve. Wow, non avevo mai avuto un effetto così repentino e negativo sulle ragazze. Di solito camminavano tristi per i corridoi e quando mi vedevano esplodevano di gioia o … beh, sì, ogni ragazza della scuola era sempre stata felice di vedermi e di essere a sua volta osservata da me. Che ci potevo fare? Ero James Sirius Potter, Capitano della squadra di Quidditch Grifondoro, vincitore della Coppa di Quidditch e della Coppa delle Case. Ero Prefetto. E anche perfetto. Mi avvicinai a Nott e le consegnai la pergamena: “È stato un piacere fare affari con te, Nott”

“Non posso dire lo stesso”mormorò tetra: “Ma prego”. Ed entrò sistemandosi al suo solito posto, accanto all’amica che le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece ridere e lasciandomi da solo in mezzo al corridoio.

 

Mi aggiravo per la scuola, facendola risplendere della mia luce riflessa, quando le dita di una mano si intrecciarono alle mie e mi scostai immediatamente, come se fossi stato schiantato. Jane. Quella ragazza doveva smetterla di elemosinare attenzioni.

“Ah, ciao Jane”la salutai continuando a camminare, sperando che non reggesse il mio passo.

“Fra qualche settimana c’è la prima uscita di quest’anno ad Hogsmeade”

“Ma davvero?”. La aspettavo trepidante sin dal primo giorno che ero arrivato, zio George aveva detto che mi avrebbe lasciato un pacco speciale da ritirare da Zonko.

“Ci vai con qualcuno?”

“Cookes, Peakes, Lys, Lorcan … i soliti”

“Tutti maschi?”. Certo, voi ragazze non fate altro che appiccicarvi a me come sanguisughe senza lasciarmi respirare. Annuii laconico, ma Jane non aveva la facoltà di capire quando era ora di smetterla di parlare.

“Sai, io ci vado con Emma, la mia amica. Lei ha una cotta per Peakes, ma le ho detto che è stupido ...”

“Peakes non è stupido”dissi offeso, solo io potevo chiamarlo stupido: “È solo involontariamente simpatico”. Jane rise giuliva, circondando il mio braccio con la sua presa: “Ah, quanto sei divertente!”. Come potevo scappare senza che lei mi vedesse? Come potevo togliermela proprio di torno? Tirarle addosso delle Caccabombe era troppo infantile, persino per me. Una figura si avvicinava a noi, con quattro manuali pesantissimi fra le braccia, era l’occasione perfetta! Le andai incontro con Jane ancora attaccata al braccio, ma mi resi conto troppo tardi che era Nott. Maledizione, proprio lei?

“Ehilà, Nott”le presi i manuali dalle mani e Jane fu obbligata a lasciarmi andare dalla sua presa titanica: “Dove devi portarli?”. Restò a fissarmi in silenzio, quella gentilezza improvvisa non la convinceva.

“Ci penso io”fece per riprenderseli, ma mi spostai di lato: “E dai, voglio aiutarti!”

“E se dovesse portarli nel suo dormitorio?”chiese Jane disgustata. Nott le dedicò uno sguardo truce, poi chiuse gli occhi, prese un bel respiro e li riaprii. Con tutta la calma del mondo, chiese: “Potrei riavere i miei libri, Potter?”

“Ma voglio aiutarti!”

“Sono della biblioteca, se ti è venuta la geniale idea di rovinarli per farmi uno scherzo ...”

“Voglio aiutarti. Sul serio”ribadii sincero: “Dove li stiamo portando?”

“Il Manuale di Incantesimi è da dare a tuo fratello ...”

“Perché, dov’è il suo?”chiesi confuso e lei incrociò le braccia: “Dice di averlo perso proprio quando stavate studiando insieme in Sala Grande”. Ah già, ora probabilmente era stato fatto a pezzi dalle Sirene del Lago. Peccato. Jane ridacchiò, facendo saltare la mia autostima di gioia, ma lo sguardo di Nott era serio: “Appunto, è meglio se li riprendo ...”

“No, faremo il giro insieme e ti mostrerò che so prendermi cura dei libri. Ciao Jane!”e trotterellai, lasciandola mogia e disillusa. Nott mi seguiva controvoglia: “Albus non è in dormitorio, pensavo fosse da voi in Sala Comune”

“E cosa verrebbe a farci?”chiesi schifato. Era esterrefatta dalla mia reazione: “Magari a trovare i suoi cugini!”

“Beh, okay, questo glielo porto poi io”

“Non ti lascio da sola con dei libri di proprietà della Biblioteca e ritirati da me, Potter”

“Va bene, ma visto che dobbiamo salire fino alla Torre Grifondoro, non conviene distribuire prima questi?”

“Quello blu è per Lys”

“So dov’è la loro Sala Comune”

“Sono le tre del pomeriggio, è in Sala Grande”

“E tu come fai a sapere ...”. Alzò gli occhi al cielo e quando arrivammo in Sala Grande lo trovammo davvero lì, seduto al tavolo e ricoperto da libri e pergamene. Nott sfilò un libro dalle mie braccia e glielo consegnò: “Credo che Madama Pince abbia capito che il libro non era per me e mi dice di dirti che sei davvero sconsiderato a non tener conto delle regole della biblioteca riguardo la scadenza dei prestiti”

“Sei la mia salvezza”disse Lys baciandole la mano.

“Mi raccomando, fra una settimana è da riportare indietro”. E girò i tacchi, mentre io la seguivo stupito.

“Ora puoi darmi i libri, Potter, non c’è più Jane”

“E tu come fai a sapere ...”

“Non sei mai stato gentile con me”disse riprendendosi i libri e continuando a camminare: “E lei era appiccicata a te, quindi ...”

“Beh, se vuoi darmi quello da dare ad Albus ...”

“Glielo lascio in camera, ma grazie lo stesso”

“In camera?”esclamai sorpreso: “Entri in camera di mio fratello?”. La seguivo, sembrava corresse, ma quanta energia poteva contenere dentro quel corpo esile e pallido?

“Perché quel tono sorpreso?”chiese allibita: “Siamo amici, è normale ...”. Sì, è normale da ragazzo a ragazzo, ma non da ragazza a ragazzo, io non avrei mai permesso … ma io non avevo amiche donne, quindi forse ero l’unico che non poteva parlare.

“In caso ti servisse un aiuto in futuro ...”

“So che non dovrò chiamare te”sorrise lei e mi lasciò lì, in mezzo al corridoio, con un vago senso di colpa, per la seconda volta in una giornata.

 

Era in biblioteca, che razza di secchione, continuando così avrebbe infangato il nome dei Potter. Mi lasciai cadere sulla sedia di fronte a lui: “Albus”recitai.

“Jamie”disse voltando una pagina del libro che stava attentamente leggendo.

“Nott sale in camera tua?”

“Che cosa?”

“Lo sai che è una Serpeverde, vero?”

“Ma dai?”chiese ironico.

“James in biblioteca per la seconda volta di fila”mormorò Scorpius sedendosi accanto a mio fratello: “Ho seriamente paura”

“Dovrei avrei paura io, sono in mezzo alle serpi”

“La mamma ti ha inviato una lettera”

“Davvero?”. Albus la tirò fuori dal mantello e me la porse.

 

Caro James,

ho inviato la lettera a tuo fratello perché lui si degna di scriverci. Sarebbe carino se, di tanto in tanto, tu considerassi i tuoi genitori, d’altronde senza di noi non esisteresti.

Come stai? Abbiamo tue notizie solo grazie ad Al e Lily, ma vorremmo sentirle da te. Non ci è arrivato ancora nessun reclamo, è strano che tu non abbia preso punizioni. Ti devo ricordare cosa succede quando intercetti i gufi che la Preside invia a noi e strappi le sue lettere? Lo veniamo comunque a sapere e ti becchi una strilettera. Noi stiamo bene, non che a te interessi comunque. Smettila di prendere in giro tuo fratello perché è in Serpeverde, te lo ripeto da 4 anni. Lui almeno è uno studente modello. Fai il bravo.

Con affetto,

Mamma.

 

“L’hai letta?”gli domandai.

“No”rispose, ma aveva storto il naso, lo faceva sempre quando mentiva.

“Bene, l’hai letta. E ti punirei, caro fratello, ma oggi sono magnanimo: come fa Nott a sapere qual è la tua camera?”

“Perché viene lì quando c’è troppa gente in Sala Comune e vogliamo stare soli”. Alzò lo sguardo serio su di me: “Con Scorpius, noi tre”

“Non pensavo fossi di larghe vedute”

“Jamie”mi chiamò minaccioso, lo stavo facendo arrabbiare. Beh, non è che sarebbe successo molto, non era capace di arrabbiarsi con me, voleva bene al suo fratellone.

“Che ti passa per la testa?”mi chiese Scorpius.

“Niente, mi domandavo se voi sapeste qualcosa su Lys e Nott”. Una luce balenò negli occhi di Scorpius, ma continuò a scrivere fingendosi interessato a … agli Avvicini? Ancora? Che noia. Poggiai le braccia sul tavolo e mi rivolsi a lui: “Tu sai qualcosa ...”

“Esatto”

“E non me la vuoi dire”

“Wow, ora capisco perché sei il fratello più intelligente”disse sarcastico.

“Oh, grazie”

“Ti prende in giro”interferì Albus.

“Dimmi tutto, Malfoy”

“È chiaramente Albus il genio della famiglia, poi c’è Lily, poi tutta la tua famiglia, tutte le generazioni possibili e immaginabili di Potter e poi tu”

“Vogliamo parlare di generazioni di famiglie, Malfoy?”chiesi sprezzante.

“Basta”disse Albus in tono minaccioso: “Non ti diremo nulla, con noi perdi solo tempo. Sparisci”

“E va bene”mi alzai: “Sappi, caro fratellino, che io sono un vincente nella vita, quindi scoprirò tutto da solo!”. Gli chiusi il libro sulla mano ed uscii da quel posto che puzzava di vecchio. Avrei scoperto la verità su quei due, a qualunque costo.

 

***

Note dell'"autrice":
Buonasera (o buonanotte) a tutti!
Vi è piaciuto il capitolo scritto dal punto di vista di James? 
Spero così di farvi conoscere meglio i personaggi per come li ho pensati... fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Alla prossima!
Padfoot

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Capitolo 3
*** Lysander Scamandro ***


Capitolo 3 - Lysander Scamandro


James iniziava ad essere davvero irritante con le sue continue domande su me e Nott. Se non lo conoscessi bene, penserei che si era preso una sbandata per la mia piccola amica Serpeverde. Il fatto era che lui non riusciva a tenere la bocca chiusa quando si parlava degli affari degli altri, proprio come me. Quando venivo a scoprire un segreto, non riuscivo proprio a tenermelo stretto, non perché non ci provassi, ma perché era nella mia indole essere onesto e rispondere cortesemente alle domande degli altri. Se Potter mi chiedeva come mai conoscevo così bene Nott, io gli rispondevo che era una mia amica da quattro anni e che mi aveva aiutato nei momenti difficili. Ma se Potter mi chiedeva se Nott avesse fatto parte della mia vita privata, non potevo rispondergli, perché, appunto, era la mia vita privata. Erano due cose totalmente scindibili, ma lui non sembrava comprenderlo.

“E dai, l’altro giorno stavi per conficcare la forchetta nell’occhio di Cookes!”mormorò James affranto: “Guarda che non lo dico a nessuno se state insieme!”

“Non stiamo insieme”risposi sincero. Era vero, purtroppo.

“Ma allora perché ce l’avevi tanto con quella forchetta?”. Ah, Potter e le dinamiche dell’amore erano proprio due mondi a parte. Probabilmente mi sarei confessato con lui se solo avesse mostrato un po’ di sensibilità in campo emotivo. Non fraintendetemi, Jamie era sensibile e affettuoso, ma solo con i suoi amici. Non aveva mai avuto una ragazza fissa e non sapeva cosa volesse dire innamorarsi di una persona, quindi non mi avrebbe capito.

“Te lo spiegherò quando sarai più grande”promisi. E non vedevo l’ora che perdesse la testa per una ragazza e si comportasse in modo strano, avrei potuto prenderlo in giro come lui prendeva in giro me.

“Vado a Trasfigurazione”disse corrucciato: “Ma non è finita qui!”. Voltai la pagina del Cavillo, mamma aveva detto che c’era un articolo interessante sui Ricciocorni, ma qualcosa interruppe di nuovo la mia lettura.

“Ehi Lys”. Jane Bronne sedeva di fronte a me, la camicetta sbottonata quel tanto che bastava a Jamie per impazzire e l’espressione triste di chi ha appena ricevuto un rifiuto: “Come stai?”

“Ti interessa davvero o sei venuta a cercare conforto?”domandai sincero.

“Jamie non vuole uscire con me”

“Vi siete già visti due volte”le feci notare con tono ovvio.

“Lo so!”esclamò irritata: “Dovrebbe voler uscire con me una terza!”. Ecco una caratteristica che avevano tutte le “ragazze” di James: speravano di essere le uniche con cui lui si sarebbe comportato diversamente, speravano di cambiarlo, ma non ci sarebbero mai riuscite.

“Jane, sei una ragazza bellissima”

“Lo so”

“Troverai qualcuno di più adatto per te”

“Lys!”fece il broncio: “Settimana scorsa l’ho aiutato in Pozioni! E l’anno scorso ad Hogsmeade gli ho regalato un pacco intero di dolci di Mielandia!”

“Non è con i regali o aiutandolo in Pozioni che lo farai innamorare di te”

“E con cosa allora?”. La osservai con un misto di tenerezza e compassione: “Con nulla. Se non si è innamorato di te per tutto questo tempo, di certo non cambierà idea adesso”. Sbuffò e si guardò in giro: “Ho bisogno di qualcuno, non posso continuare a sbavare dietro a chi non mi merita”

“Ah, quindi Jamie non ti merita?”. Arrossì imbarazzata: “No, volevo dire … lui è fantastico, intelligente, bellissimo e coraggioso. Ma io ho bisogno di qualcuno che mi ami e mi rispetti”

“Prova con Peakes”. Il suo sguardo mutò da sognante a disgustato: “Peakes?”

“È un bel ragazzo”

“Sì, ma è … tonto”

“Preferirei che tu usassi il termine involontariamente simpatico”. Era più confusa che mai quando si alzò e uscì borbottando parole a caso. Non sapevo da quanto tempo fossi diventato l’amico-di-Potter-che-dà-consigli-alle-ragazze, ma non avrei sopportato a lungo questa situazione.

 

La vidi seduta sugli scalini di pietra, intenta a leggere un foglio di pergamena. Amavo la ruga che le si formava in fronte quando tentava di capire qualcosa. Mi inginocchiai di fronte a lei, studiando la sua espressione.

“Lys”mi chiamò delusa: “Io giuro che di Aritmanzia non ci capisco nulla”

“Perché continui ad iscriverti a quel corso, allora?”

“Perché non sono una che molla”

“Ha senso”ammisi: “Vieni ad Hogsmeade con noi questa settimana?”. I suoi occhi sprizzarono una gioia assoluta: “Ma certo! Il ritorno del grande trio!”. Visto che ero un grande amico sia di James Potter che di Elladora Nott, dovevo dividermi le uscite a Hogsmeade con loro due, perché non si sopportavano. O meglio, Potter non sopportava Nott senza alcuna ragione, lei preferiva evitarlo e basta.

“Porta la borsa più grande che hai perché ti riempirò di dolci”

“Non esiste, questa volta tocca a me pagare tutto!”

“Lascia che sia il mio pegno per farmi perdonare”

“Non devi farti perdonare di nulla!”rispose stizzita.

“Mi farò perdonare perché non potremmo passare insieme la prossima uscita ad Hogsmeade”

“Non è colpa tua”mormorò affranta.

“E neanche tua”le diedi un buffetto affettuoso sulla guancia. Buttò la pergamena nella borsa e appoggiò i gomiti alle ginocchia, sondando il mio viso: “Notizie di tua madre?”

“È ancora in giro a cercare creature che nessuno conosce, ma almeno mi scrive. I tuoi?”

“Papà in galera e mamma che tenta di farlo uscire. Solo che abbiamo i Bronne contro, sono magiavvocati da generazioni e ci stanno remando contro”

“Bronne come ...”

“Jane Bronne”terminò lei per me: “La ragazza di Potter”

“Loro non stanno insieme”

“Lei sembra stargli sempre addosso”

“È un po’ appiccicosa”commentai: “Senti, devo raggiungere Lorcan, ci vediamo a pranzo?”

“Solo se è nella vostra Sala Comune, da noi non c’è abbastanza luce”

“Vada per il pranzo in Sala Tassorosso. Buona fortuna con lo studio”

“Grazie, mi servirà tutta la fortuna del mondo”.

 

Elle si gettò come un corpo morto sulla grande poltrona in velluto ocra, ignorando i miei amici disquisire su quale fosse la Sala Comune più bella di tutte. Non era una battaglia ad armi pari con 3 tassi e 1 serpe. La nostra Sala aveva una forma circolare ed era totalmente ricoperta da carta da parati gialla con lo stemma dei Tassorosso. Il lampadario in cristallo emanava una luce calda e intima, dando una sensazione di pace e tranquillità. Lungo tutta la parete c’erano piccole finestre rotonde dalle quali si intravedeva il giardino di Hogwarts; nonostante fosse situata nei sotterranei della scuola, era una delle stanze più luminose del castello. Una parete era occupata da un camino, di fronte al quale c’erano poltrone e divani in velluto, ora occupati da Elle, me e Macmillan. Tosca Tassorosso mi osservava dal ritratto, teneva in mano la coppa e annuiva ogni volta che Lorcan elencava i tratti positivi di quella Sala.

“Almeno noi abbiamo la luce”intervenni e Elle mi puntò con lo sguardo più cattivo che riuscisse a fare: “Noi abbiamo dei lampadari enormi, potrebbero illuminare l’intero castello ...”

“Li accendete mai?”chiese Macmillan ed Elle incrociò le braccia: “Non è giusto, è ovvio che voi preferiate questa”

“Oh no, cosa c’è di male nella tua in fondo?”chiesi: “È solo spettrale, cupa, tetra ...”

“Non è vero!”

“Dai, Elle, è davvero inquietante, vivete sottoterra ...”

“Abbiamo una bellissima vista su tutte le creature marine!”

“Fra cui la bellissima e imponente Piovra Gigante”la prese in giro MacMillan.

“Scommetto che tu avresti paura di dormire là sotto, Mac”disse Elle con un sorriso: “Certe volte la notte si sente battere un colpo … tum … tum … TUM!”. Gli diede un pizzicotto sulla gamba e Mac fece un salto spaventato. Scoppiammo tutti a ridere e lui si risistemò fingendosi offeso: “Finiscila, non è vero”

“Vieni e vedrai”. Lorcan entrò nella Sala con la bacchetta alzata e quattro piatti svolazzanti pieni di leccornie, facendoli atterrare sul tavolo: “Il pranzo è servito!”

“Quegli elfi ti devono volere davvero bene”rispose Mac gettandosi sull’arrosto.

“Vuoi mangiare come un essere umano?”mi lamentai cercando di allontanarmi da lui, stava sputacchiando cibo su tutto il divano.

“Fe troffo fuono”borbottò lui. Lorcan si accomodò sulla poltrona di fronte a Elle: “Di cosa si parlava?”.

“Mac dice che la Sala dei Serpeverde è più bella di questa”rispose Elle con un sorriso gigante, mentre Mac tentava di tirare giù il boccone per rispondere a sua volta.

“Non ci credo, è troppo patriottico per dire qualcosa del genere. A me piace la vostra Sala, ha un non so che di spettrale”

“Non è solo spettrale, può essere anche accogliente”continuò Elle: “Comunque, visto che è inutile parlare di questo perché fra un po’ Mac riuscirà a ingerire le 10 carote intere che si è infilato in bocca e inizierà di nuovo a difendere la vostra Sala, dobbiamo parlare di Hogsmeade”

“Dobbiamo”estrapolò Lorcan infilzando una carota: “Cosa hai intenzione di fare, Elle?”

“I miei genitori non hanno firmato il permesso ...”

“Come l’anno scorso”

“E l’anno prima”. Elle annuì: “Esatto, a che ora ci incontriamo e dove?”

“Alle quattro di fronte a Mielandia?”

“Perfetto”

“Ha senso andare subito da Mielandia?”chiesi: “Perché non bere prima una Burrobirra? Io e Elle dobbiamo riempirci due zaini a testa a Mielandia”

“Alle quattro di fronte ai Tre Manici di Scopa”rielaborò Lorcan: “Devo ancora dire a Potter che non può venire con noi”. La solita sensibilità di mio fratello nel dire tutto ciò che pensava ad alta voce. Elle abbassò la testa e iniziò a mangiare in silenzio.

“Non sarà un problema per lui, può uscire con Peakes e Cookes”tentai di migliorare la situazione, ma Lorcan, imperterrito, continuava a ribadire il concetto: “Sì, certo, ma loro li vede sempre ed è dall’anno scorso che volevamo provare a comprare del Whisky Incendiario anche se l’età ...”

“Potete andare, se volete”disse Elle tutto d’un tratto: “Uscirò con voi il prossimo weekend”. Mac scosse la testa e pensai stesse soffocando, ma in realtà voleva solo far capire che non se ne parlava proprio di uscire con Potter.

“Mi stai molto più simpatica di quel pomposo di Potter, Elle”ribadì Mac.

“E poi te l’avevamo promesso”disse Lorcan: “I miei erano solo pensieri a caso”. La porta della Sala si aprì e mi voltai curioso: a quest’ora erano tutti in Sala Grande a mangiare a sbafo, chi poteva mai entrare? Suzanne Darling, la Caposcuola Tassorosso. Quella che ci avrebbe denunciati se avesse scoperto che prendevamo il cibo direttamente dai sotterranei e mangiavamo in Sala Comune. Non appena ci vide, sgranò gli occhi stupita e restò zitta per almeno un minuto, il tempo che ci mettemmo tutti per inventare una scusa e non farci mandare in punizione.

“È colpa mia”disse subito Elle, senza alcun senso.

“Non c’era posto in Sala Grande”disse Mac nel contempo.

“Perdonaci”mormorai io.

“Voi … come fate ...”tentò di chiedere lei.

“Suzanne”chiamò Lorcan fingendo un sorriso gentile e avvicinandosi a lei: “Posso chiamarti Suzy?”. Lei era ancora così stordita da non capire perché mangiassimo da soli e soprattutto come era arrivato il cibo lì. Lorcan le posò le mani sulle spalle: “Hai fatto qualcosa ai capelli?”

“Tinta di Madama Putt”boccheggiò lei arrossendo.

“Sei splendida”

“Grazie, ma ...”

“Vuoi accomodarti? Ce n’è anche per te”

“Non credo sia giusto ...”

“Oh, non stiamo a disquisire di queste fandonie, adesso. Tu sei sola e con la pancia vuota, immagino, e qui c’è compagnia e cibo. Cosa desideri di più?”. Lei annuì e lui la fece accomodare sulla poltrona, passandole un piatto col cibo. Si sedette poi accanto a me sul divano, obbligandomi a stringermi ed essere più vicino a Mac-il-divoratore.

“Perché mangiate qui?”fu la sua prima domanda.

“Perché siamo soli e indisturbati”risposi.

“Dove prendete il cibo?”

“Dove viene cucinato”

“Come fate a sapere …”. Elle sorrise: “Ci sono dei segreti ad Hogwarts di cui siamo a conoscenza”

“Dovrei denunciare una situazione del genere”

“Facciamo una scommessa”dichiarò Lorcan orgoglioso: “Se dopo il pranzo non sei felice né della nostra compagnia, né del cibo, allora sei libera di denunciarci”

“Lor!”boccheggiò Mac sputacchiando carote qua e là.

“Ma” Lorcan alzò un dito: “Se invece trovassi questa situazione piacevole, sei invitata ai nostri pranzi segreti ogni volta che vorrai venire”. Suzanne sembrò ponderare la risposta e alla fine annuì sorridente: “Va bene, a patto che Macmillan mi stia lontano. Giurerei di aver appena visto una carota svolazzare dalla sua bocca al pavimento”.

 

***

Note dell'"autrice":
Buon pomeriggio a tutti! 
Ebbene sì, oggi la storia vi è stata raccontata da Lysander Scamandro. Mi affascina come personaggio e so che potrebbe aiutare molto i protagonisti durante il corso della storia... ne vedrete delle belle!
Spero che vi sia piaciuto il mio Lysander, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Alla prossima!
Padfoot

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Capitolo 4
*** Potter gentile?? ***


Capitolo 4 - Potter gentile??


Stavo correndo con almeno dieci libri in mano e non mi accorsi che c’era qualcuno davanti a me, il che mi portò a schiantarmi contro di lui. I libri caddero per terra, aprendosi in mille modi diversi e qualcuno mi prese per le braccia.

“Scusa, io ...”le parole mi morirono sulle labbra quando vidi con chi avevo a che fare. Pelle scura, occhi azzurri ed espressione altezzosa, Adrien Zabini mi giudicava dall’alto: “Sempre con questi maledetti libri”. Mi tolsi lentamente dalla sua presa e mi abbassai per raccogliere i libri. Incredibilmente, vidi che stava facendo la stessa cosa. Zabini, il re delle serpi, si abbassava ad aiutare me, una piccola traditrice del mio sangue.

“Ti aiuto a portarli”disse, non era una domanda, ma un ordine. Fare tutta la strada dalla biblioteca fino ai sotterranei con lui non sarebbe stato semplice, ma non volevo litigare, non di nuovo.

“Come stai?”chiese noncurante, quasi per cortesia, non gli importava davvero del mio stato di salute né fisico né mentale.

“Bene, tu?”

“Me la cavo”. Se la cavava, ma certo, chissà se la Higgs era alla sua altezza e se poteva meritarsi le sue attenzioni.

“Hai passato bene l’estate?”continuò i convenevoli perché probabilmente amava vedermi in imbarazzo e voleva infierire sul mio dolore.

“Sì, sono stata quasi sempre a casa di Scorpius”

“Scorpius non frequenta molto Potter?”

“Sì, ma … non vado a casa Potter”

“Non sei invitata?”. Come se non lo sapesse che le nostre famiglie non si erano mai sopportate lungo i secoli di storia magica.

“Non ho buoni rapporti con loro”risposi calma.

“Eppure stai sempre con Albus e Scorpius”

“Perché sono i miei migliori amici”

“È stato strano passare l’estate senza te”disse tranquillamente, come se non avesse appena gettato una bomba sul nostro intricato e malato rapporto. Ah, adesso era strano. Fino all’anno scorso ero solo un ammasso di feccia che non meritava le sue attenzioni, ora si era reso conto che gli mancavo. Già, chi gli avrebbe passato i compiti adesso, chi lo avrebbe consolato? Chi ci sarebbe stata sempre per lui? Forse Higgs? Non risposi, mi limitai ad entrare nella nostra Sala Comune e a lasciare i libri sul tavolo.

“Non ti servono in camera?”

“Non sono per me e tu comunque non potresti salire”risposi meccanica, prendendo i libri dalle sue mani e posandoli accanto agli altri.

“Elle”mi chiamò a voce chiara, come se dovessi sottomettermi a lui al suono del mio nome. Lo osservai restando a debita distanza, sapevo l’effetto che aveva su di me se stavamo troppo vicini. Per troppo tempo ne ero stata innamorata e per troppo tempo mi ero fatta usare da lui, incapace di dividermi da quell’essere. Eravamo stati amici fin dall’infanzia e quando eravamo arrivati ad Hogwarts questa amicizia si era consolidata. Chi non faceva parte della nostra casata ci guardava male perché i Serpeverde erano noti per essere stati i Maghi Oscuri e nessuno si voleva avvicinare a noi. In quegli anni Adrien mi era stato vicino. Quando avevo capito che se avessi porto la guancia, gli altri studenti mi avrebbero accettata per quello che ero e non per chi mi aveva preceduta, avevo fatto nuove amicizie. Pian piano lui si era fatto le sue amicizie e io le mie ed erano così diverse. Ma a me non importava, mi bastava solo passare del tempo con lui per sentirmi umana, perché lui mi aveva sempre accettata per quello che ero. Una mela caduta lontana dall’albero, la figlia dei Mangiamorte che voleva essere una buona persona. Eppure, più diventavo amica di Albus, più Adrien si allontanava. Più passavo del tempo con i Corvonero e i Tassorosso, più lui non mi parlava. La nostra storia era durata pochissimo, giusto qualche mese idilliaco prima di sentirmi dire che non ero abbastanza per stare con lui. Avevamo interrotto ogni rapporto fra noi, non ci eravamo neanche più parlati. Quindi ero spaventata e stupita da questo suo aiutarmi e parlarmi. Si avvicinò cautamente, ma arretrai fino a quando non sbattei contro il tavolo.

“Se vuoi il tema di pozioni è nella borsa”sussurrai. Sbruffò: “Sono più bravo di te in Pozioni, ricordi?”. Già, è vero, l’unica cosa in cui era più bravo di me. Non proprio l’unica, avrei voluto avere anche io la capacità di cancellare dalla mia esistenza alcune persone come aveva fatto lui con me. Ma purtroppo non ne ero capace.

“Fra qualche giorno c’è l’uscita ad Hogsmeade ...”iniziò a dire.

“Ho promesso a Lys e Lorcan che sarei andata con loro”lo interruppi.

“Disdici”

“No”risposi paziente: “Ho promesso che avrei passato del tempo con loro”

“Passi sempre del tempo con loro”

“Sono i miei migliori amici”ripetei in tono piatto. Avrei voluto scappare, ma mi era così vicino che non riuscivo a muovermi, potevo solo puntare i miei occhi tristi nei suoi.

“Mia madre non faceva che parlare di te”. Era per questo che mi parlava? Perché mancavo a sua madre?

“Le invierò una lettera”

“Come?”chiese confuso.

“Le scriverò una lettera, considerato che le manco”. Scoppiò a ridere, una risata debole e cupa: “Ci eravamo così tanto abituati a te ...”

“Mi dispiace avervi fatto soffrire”risposi sarcastica, incapace di allontanare la mia mano dalla sua, le nostre dita si intrecciavano nonostante il mio cervello mi ripetesse di scappare all’istante.

“Parliamo di quello che è successo?”chiese, ma come al solito era un ordine al quale dovevo sottostare. Scossi la testa: “Non c’è niente di cui parlare, chiaramente non sono abbastanza per te ...”

“Ero arrabbiato, parlavo a vanvera”

“I nostri amici erano così tanto diversi e a te importava soltanto delle nostre amicizie”continuai: “Non smetterò mai di essere gentile con gli altri”

“Hai elemosinato la loro amicizia”

“Sono solo gentile!”esclamai togliendomi dalla sua presa: “Ho soltanto mostrato agli altri chi sono e mi hanno accettata, è così difficile da comprendere?”

“Ti ho difeso per anni in questa scuola così elitaria mentre ti prendevano in giro ...”

“E ti ringrazio”dissi sincera, con gli occhi lucidi: “In quegli anni mi hai fatto sentire a casa e benvoluta e senza di te non so come avrei fatto. Ma sono cresciuta e ho capito che era inutile chiudermi a riccio per le colpe dei miei genitori, dovevo farmi forza e ho trovato persone fantastiche”

“Come puoi essere sicura che non ti prendano in giro quando non sei con loro?”

“Perché mi fido di loro”risposi subito. Sorrise, ma i suoi occhi trasudavano compassione: “Ti feriranno, non appena potranno. Ti faranno sentire una nullità davanti a loro”

“Credo nella bontà delle persone”dissi a denti stretti. Mi accarezzò il viso delicatamente: “Ricordati di quello che ti ho detto, perché non sarò più qui a consolarti quando piangerai per loro”. Mi tolsi dal suo campo visivo e corsi fuori dal sotterraneo, diretta verso Hogsmeade. Volevo restare da sola a piangere e a ripetermi quanto fossi stupida ad aver lasciato che Adrien mi trattasse così. E c’era un solo posto in cui potevo essere davvero da sola: la Stamberga Strillante.

“Nott!”. No, non potevo reggere anche lui! Deviai subito la traiettoria, diretta al cortile esterno. C’era un passaggio segreto dietro la statua di Silente che mi avrebbe portata ad Hogsmeade, lì di sicuro nessuno mi avrebbe trovata.

“Prefetto chiama Nott!”. Non funziona questa volta, Potter, sono troppo destabilizzata per avere a che fare con te. Il cortile era vuoto, il vento freddo d’autunno aveva riunito tutte le foglie ai piedi della statua, le spostai con una manata per trovare lo scacco e aprire così il passaggio segreto.

“Punizione per Nott!”esclamò la sua voce.

“La vuoi piantare?”urlai e uno stormo di gufi si allontanò dalla statua per scappare via al suono della mia voce squillante. Potter restò immobile sul posto, a pochi passi da me, stupito da quell’aggressività che non aveva mai visto in me. Ero sempre così gentile, carina e affettuosa con tutti, ma non quando i vecchi fantasmi che mi avevano fatto soffrire da piccola tornavano a inquietarmi.

“Lasciami in pace!”esclamai: “Non sono un giocattolo, sono una persona! Non sono Theodore Nott, non sono Daphne Greengrass, sono Elladora! Una persona totalmente diversa che non ha niente a che vedere con loro! Mi dispiace se i tuoi genitori hanno sofferto a causa dei miei, ma non sono io a dover espiare le loro colpe! Io non devo nulla a nessuno, voglio solo essere lasciata in pace!”. La gola mi bruciava da quanto avevo urlato e le lacrime cadevano copiose sulle mie guance, ma non ero riuscita a trattenermi. Alcuni studenti erano accorsi sentendo quelle urla e stupendosi che ne fossi proprio io l’autrice. Mi guardavano come se fossi un animale in gabbia e lo ero: prigioniera dei loro sguardi e dei loro pregiudizi.

“E ora sparite o vi crucio tutti!”esclamai, ovviamente non l’avrei fatto, ma la minaccia subì l’effetto desiderato. Corsero tutti via, tranne una figura. Lui restò in piedi a fissarmi, sembrava stesse combattendo una battaglia contro se stesso, probabilmente il suo unico neurone non sapeva cosa fare in questa situazione.

“Hai sentito, Potter?”dissi con voce rotta: “Sparisci”

“Cruciami”rispose lui borioso. Alzai gli occhi al cielo, per quanto sarei rimasta vittima di quei pregiudizi? Non potevo scappare ad Hogsmeade se lui stava lì a guardarmi, avrebbe spifferato tutto alla sua amata Preside. Il mio petto si alzava ed abbassava per i continui singhiozzi, ma la rabbia sembrava scemare. Dopo quella scenata potevo ritrovare la calma che avevo sempre avuto. C’era solo una maniera per farlo andare via. Gli puntai la bacchetta contro, sperando che potesse schiantarmi e poi lasciarmi lì, beandosi della sua bravura. Ma non alzò la sua bacchetta, restò ad osservarmi e, in tono di sfida, chiese: “Allora?”. Perché, dopo sei anni in cui mi prendeva in giro perché secondo lui conoscevo le Maledizioni senza Perdono, non scappava di fronte alla mia bacchetta o tentava almeno di proteggersi?

“Sparisci”ripetei con la bacchetta tesa, ma lui fece un passo verso me. Che diamine stava facendo? Era stupido? Non avevo mai neanche provato la Maledizione Cruciatus, ma lui questo non lo sapeva! Anzi, lui pensava che io la conoscessi prima ancora di aver imparato a parlare. Avanzò fino a quando la mia bacchetta non toccò il suo petto. I suoi capelli neri seguivano la direzione del vento, scompigliandosi disordinati. Abbassai la bacchetta e la riposi nel Mantello: “Ora puoi sparire, per favore?”

“Mio fratello ti adora”. Che senso aveva dirmelo adesso? “Sei un po’ la sorella maggiore che non ha mai avuto”. Annuii asciugandomi le lacrime, sembrava davvero volermi consolare (a suo modo, ovviamente), ma io volevo stare da sola e lui stava lì in piedi a dirmi cose che non avevano senso.

“Volevi andare ad Hogsmeade?”. Alzai lo sguardo su di lui, senza nascondere la mia sorpresa a quella domanda.

“Conosco tutti i passaggi segreti di Hogwarts”si vantò: “E ho visto che stavi puntando alla statua di Silente ...”

“Cercavo un posto dove nascondermi”

“E come mai?”

“Per piangere da sola in santa pace”confessai senza nessun imbarazzo, ora mi avrebbe presa in giro per l’eternità.

“Non è bello restare da soli quando si piange”disse guardando il cielo: “È meglio avere un po’ di compagnia”. Che cosa gli stava succedendo? James Potter stava dimostrando un po’ di gentilezza? Impossibile.

“Okay, andrò ai Tre Manici di Scopa e troverò compagnia”mentii, non doveva sapere dell’esistenza della Stamberga, quello era il mio nascondiglio ad Hogsmeade. Mi voltai e appoggiai una mano sul piede di Silente, ma Potter tossicchiò: “Stai perdendo la lezione di Trasfigurazione”. Oh no, ecco perché stavo correndo prima, avevo Trasfigurazione! Beh, mi sarei finta malata, la professoressa mi adorava, ero la migliore nella sua materia. Io e …

“Anche tu la stai perdendo”. Era una delle classi che condividevamo.

“Sì, beh, ho già Eccezionale, è inutile seguire le lezioni”. Certe volte volevo scuoterlo e vedere se un po’ di narcisismo ed egocentrismo sarebbero usciti dal suo corpo, in modo da iniettarmeli nelle vene e accrescere la mia poca autostima.

“Stai infrangendo le regole della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”annunciò.

“Non sarebbe la prima volta”

“Come quando hai fatto in modo che i Tassorosso vincessero contro i Corvonero?”. Incrociai le braccia, infastidita dal suo comportamento da so-tutto-io: “Non ho mai interferito con il Quidditch, non ho confuso nessuno, i Tassi avrebbero comunque vinto ...”

“E tu come fai a saperlo?”

“Hanno sempre vinto da quando hanno Lys e Macmillan in squadra”

“E tu eri così propensa ad aiutare Lys ...”. Era tornato a divertirsi prendendomi in giro. Ma che essere ignobile. La pressione della mia mano sul piede della statua fece aprire il passaggio sotterraneo che portava ad Hogsmeade.

“Sei decisa a trasgredire le regole?”. Ero così stanca del suo comportamento che mi infilai nel passaggio: “Denunciami pure, Potter, non mi importa molto”. E il passaggio si chiuse sulla sua faccia felice e soddisfatta.

 

Ma dico, cosa diamine mi era preso? Sparire così davanti a un Prefetto? Avevo passato due ore a piangere da sola nella Stamberga Strillante e ora mi era sembrato così stupido lasciare Potter come fautore del mio destino scolastico. Quando tornai al castello tramite il passaggio segreto, trovai il cortile esterno vuoto. Probabilmente Potter mi aspettava davanti ai sotterranei, pronto a mostrarmi la punizione che meritavo. Ma non era neanche lì. Salii di corsa fino alla Sala Grande e vidi Potter seduto fra due ragazze, stava raccontando qualcosa mentre loro ridevano sguaiatamente. Quanto gli piacevano le attenzioni di quelle ragazzine. Forse non era il caso di disturbarlo, ma ero troppo curiosa della mia sorte, così mi posizionai di fronte a lui. Non appena le ragazze mi videro, schioccarono uno sguardo cinico al loro Dio, che mi sorrise: “Ehilà Nott, vuoi partecipare?”

“Trasfigurazione”dissi semplicemente. Le ragazze sbuffarono annoiate, il fatto che lui non le considerasse per un secondo dava loro fastidio. Potter si limitò a farmi un occhiolino e poi si voltò verso la ragazza alla sua destra: “Allora gli ho detto: vieni qui e fammi vedere se a te riesce meglio! Ma non sapeva che avevo inserito del sangue di salamandra là dentro ...”. Me ne andai, col cuore che batteva a mille dalla preoccupazione e dall’ansia, era finito tutto. Potter mi aveva coperto. Che sensazione strana.
 

***


Note dell'"autrice":

Buonasera a tutti!

Piaciuto questo capitolo? Si scopre qualcosa in più sul conto di Elle (e di Zabini) e Potter si comporta in maniera strana...ne vedrete delle belle!
La prossima settimana inizierò le vacanze e non so se avrò una connessione internet, ma spero di riuscire ad aggiornare la storia!
Alla prossima!
Padfoot

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Capitolo 5
*** Hogsmeade ***


Capitolo 5 - Hogsmeade


Dopo aver provato una decina di outfit e aver trasferito tutti i miei vestiti dall’armadio al letto, trovai finalmente un completo che poteva soddisfarmi. Indossai una gonna scozzese grigia e un maglione nero, pronta ad uscire con i gemelli Scamandro.

“Mi lasci tutta sola con Flint e compagnia”mi accusò Mary: “Sentiti in colpa”

“Sarà solo per questa volta, lo prometto. E poi sei libera di venire con noi, se vuoi”

“Per carità, i gemelli sono troppo strani. E poi scusa, Potter con chi starà?”

“Con Peakes e Cookes probabilmente, come ogni volta che esco con gli Scamandro. A dopo!”. Le arruffai i capelli e la salutai, sapevo che mi stava maledicendo internamente, odiava chi le scompigliava la chioma. In Sala Comune non c’era nessuno, così iniziai la mia solita routine per andare ad Hogsmeade: camminare silenziosamente lungo i sotterranei di Hogwarts fino a raggiungere la colonna con un simbolo triangolare disegnato alla base. Lì era presente una piccola finestrella incastonata nel muro che mi avrebbe portato al cortile dove si trovava la statua dedicata all’ex preside di Hogwarts, Albus Silente, passaggio segreto per arrivare indenne ad Hogsmeade. Purtroppo i miei genitori non avevano firmato il permesso per andarci, convinti che quei piccoli sprazzi di libertà con i miei amici mi avrebbero portata sulla cattiva strada. Era d’obbligo quindi usare tutti i mezzi a mia disposizione per potermi divertire con gente che non piaceva alla mia famiglia.

 

Era una giornata grigia, se non per le uniche due persone che indossavano vestiti sgargianti. I gemelli mi aspettavano all’ingresso de I Tre Manici di Scopa, uno più sfarzoso dell’altro. Lys indossava un completo verde acqua, mentre Lorcan uno viola e chiunque sarebbe apparso stupido e orrendo in quei vestiti, tranne loro. Loro sembravano usciti da una copertina di Magistyle.

“Scusate il ritardo, stavo ...”le parole mi morirono in gola quando i miei occhi notarono una figura accanto a loro. Indossava dei semplici jeans e un maglione rosso con una J arancione ricamata sopra, i capelli erano scompigliati sulla testa e non sembrava felice di trovarsi lì.

“Sì, è James”disse Lys come per rispondere alla mia futura domanda: “E sì, pensava di venire con noi. Capisco che tu sia arrabbiata al momento, ma c’è stato un disguido: Lorcan ha invitato lui e io ho invitato te, non pensavamo di creare un tale pasticcio”. Quindi Lorcan lo aveva invitato e poi, una volta ricordatosi di me, si era dimenticato di dirgli che la sua presenza non era gradita. Sarei tornata volentieri indietro, ma non volevo deludere Lys, sapevo che lui teneva alla mia compagnia. Incrociai le braccia al petto, la bambina che avevo in me desiderava che Potter se ne andasse campando una scusa in aria, ma la mano di Lys sulla spalla mi fece tornare adulta. Potevo sopportarlo, bastava ignorarlo come facevo di solito.

“Ragazzi, io posso andare con Peakes e Cookes ...”disse James e pregai di sì, pregai che intendesse dire sul serio, ma Lorcan lo interruppe: “Ma va, sono sicuro che potete sotterrare l’ascia di guerra. Siete entrambi maturi e … beh, tu James no, ma tu, Elle, lo potresti essere per entrambi”

“Andiamo”li superai entrando nel locale.

“A voi è arrivato l’avviso per le lezioni di Materializzazione?”chiese Lorcan.

“No”rispondemmo all’unisono io e Potter e strinsi i denti, cercando di riporre la mia rabbia in un angolino della testa. Lysander mi prese la mano e mi resi conto che avevo promesso che sarei uscita con loro e che ci saremmo divertiti e non potevo perdere tempo arrabbiandomi a causa di Potter.

“Pensavi di scapparci, eh Potter?”esclamò Cookes spuntando da un tavolo e abbracciandolo. Anche Peakes era nascosto là dietro, si guardò in giro e poi si infilò fra di noi: “Ssh, non dite nulla”

“Cookes!”esclamò Potter: “Peakes! Ma non eravate in punizione?”. Come in punizione? Ma poco fa aveva proposto di andare con loro piuttosto di starmi lontano ... lo osservai per tentare di comprendere il meccanismo del suo cervello mentre loro litigavano e si tiravano pugni a vicenda.

“Sì, ma sono uscito … ehi, Nott!”esclamò Cookes: “Che ci fai tu qui?”

“Domanda imbarazzante, salta direttamente i convenevoli”lo avvisò Lorcan.

“Abbiamo dato un distillato soporifero alla Coobage”

“Avete fatto cosa?”esclamò Potter fiero delle azioni dei suoi amici.

“Esatto, quello che ci hai preso tu l’anno scorso, Nott”

“Che cosa?”ripeté Potter fissandomi: “Da dove l’hai presa?”

“Secondo te?”domandai.

“L’hai rubata?”

“Sssh!”intimai: “Non urlare, Potter”

“Ecco come l’hai conosciuta!”disse Potter a Cookes e iniziarono a parlare concitati fra di loro.

“Perché, è rilevante come lui mi abbia conosciuta?”domandai a Lys.

“Sì, ultimamente James sta chiedendo a qualsiasi studente come ti abbia conosciuta”

“Devo tentare di trovarvi un senso?”. Scosse la testa: “È Jamie, non ha senso”. Mi sedetti fra i gemelli, onde evitare di avere troppo contatto con Potter, che si sedette di fronte a Lys. Cookes prese posto di fronte a me, con accanto il fedele Peakes, che si guardava in giro preoccupato: “E se ci beccassero?”

“Sta tutto nella convinzione”gli spiegò Cookes: “Se tu ti senti in punizione, allora lo sei, se non ti ci senti, non lo sei. O no?” e si voltò verso di me, ammiccando. Era la frase che gli avevo detto la prima volta che lo avevo visto, quando lo avevo fatto scappare da una punizione regalandogli una mou mollelingua. Lorcan si alzò e tornò con un vassoio pieno di burrobirre: “Ho chiesto del Whisky, ma non me l’hanno voluto dare”. Iniziammo a bere, mentre Lorcan ci raccontava di come avesse avuto un flirt con la cameriera l’anno scorso.

“Nah, non è vero, ma gli piacerebbe”dichiarò Lys.

“A chi non piacerebbe?”decretò Cookes guardandosi indietro, la ragazza passava agilmente fra i tavoli con pinte di burrobirra in mano.

“Come posso conquistarla, Nott?”mi domandò Lorcan: “Sei l’unica di cui mi fido per queste cose”

“Prima dovresti conoscerla”gli consigliai: “Per capire che tipo è”

“Non mi importa che tipo è, è bellissima”

“Oh, siete tutti così superficiali”lo accusai: “Vi importa solo che siano belle, ma dovreste preoccuparvi anche e soprattutto del cervello”

“Non siamo tutti uguali”guaì Peakes.

“La maggior parte sì”ammisi e mi voltai verso Lorcan: “Metti caso che la incontri e decidete di uscire ...”

“Oh magari!”

“E poi lei si rivelasse una pazza che vuole sapere cosa fai ogni minuto della giornata”

“Sarebbe terribile ...”

“Pensa se ti facesse un incantesimo di Appello che ti costringerebbe a spuntare accanto a lei ogni volta che vuole”

“Non esiste!”

“Oh sì che esiste”

“Stai scherzando!”

“Milly Pudstrock, studentessa del quarto anno Corvonero, lo ha fatto a Davies”

“Non ci credo!”esclamarono tutti all’unisono.

“Ma come fai a saperlo?”

“L’ho dovuto liberare dall’Incanto”risposi bevendo un sorso di burrobirra.

“E pensare che la Pudstrock mi ha chiesto di uscire una volta”ricordò Potter.

“E ci sei uscito?”chiese Peakes impaurito.

“Oh no, aveva uno sguardo troppo strano, sembrava pazza”. Osservai Lorcan e gli indicai Potter: “Visto?”

“Va bene, vorrà dire che andrò a conoscerla”. Si alzò in piedi, gli occhi puntati sulla cameriera e un sorriso splendente in viso. Avanzò verso di lei, sotto il nostro sguardo curioso e lo vedemmo appoggiarsi al bancone e parlarle. Sembrava felicemente sorpresa, di sicuro era interessata. Beh, i gemelli Scamandro avevano il loro fascino e da come stava andando la conversazione ero sicura che Lorcan aveva fatto colpo.

“Non funziona”disse Peakes: “Ha occhi solo per i calici e la burrobirra, neanche lo considera”

“Guarda bene”lo incitai: “Di tanto in tanto alza lo sguardo su di lui perché non può farne a meno, nonostante sia oberata di lavoro”

“Quel piccolo diavolo ce l’ha fatta”commentò Lys: “E solo grazie a te”

“Ora non esageriamo, gli ho solo dato un piccolo consiglio”

“Nott”mi chiamò Potter e non potei far finta di non sentirlo.

“Sì, Potter?”chiesi guardando nel mio bicchiere.

“Credo di aver bisogno del tuo aiuto”. Lo fissai più sorpresa che mai: “Come, prego?”

“Devo togliermi una ragazza di torno”

“Quella dell’altro giorno?”. Jane Bronne. Era da quando frequentavamo Hogwarts che tentava di farmi espellere dalla scuola con varie scuse idiote. Il primo anno si era rotta il naso da sola e poi era andata a piangere dalla Preside dicendo che l’avevo picchiata. Fortunatamente ero in punizione con il professor Paciock quando era successo, quindi avevo un alibi. Il secondo anno aveva fatto in modo di finire in punizione con me e mi aveva accusata di averle gettato addosso delle sanguisughe, quando in realtà era inciampata nel calderone e le erano cadute addosso. Menomale che i dipinti di Hogwarts sapevano parlare e mi avevano salvata. L’anno scorso aveva convinto suo padre, John Bronne, ad avviare la pratica per la pena di morte che avrebbe ucciso mio padre. Dire che non la sopportavo era poco. La odiavo più di quanto odiavo Potter, perché lui si limitava a insultarmi, lei voleva proprio spedirmi fuori dal mondo magico.

“Sì, Jane”

“Presentamela”rispose semplicemente Cookes: “Una volta che avrà conosciuto me non tornerà più da te”

“Ci sei già passato, Cookes, l’anno scorso, alla festa per la Coppa di Quidditch”gli ricordò Lys.

“Ah … già”

“Beh, allora?”mi chiese Potter: “Come me la levo di torno?”

“Hai provato a dirglielo?”

“Una decina di volte, ma è convinta che io lo faccia per vietare ai miei sentimenti di prendere il volo

“Che stregoneria è mai questa?”chiese Cookes.

“È convinta che io non esca con lei per paura di innamorarmi di lei”

“È la più grande vaccata che io abbia mai sentito”

“Lo so! Eppure lei ne è così certa che continua a chiedermi di uscire ogni giorno ...”

“Hai provato ad uscire con altre ragazze?”domandai allora. Potter e Cookes si guardarono con intesa e il primo annuì: “Hai presente la Prefetto di Corvonero ...”

“E Jane lo sa?”

“Certo, ogni volta che mi chiede di uscire le dico che sono impegnato con una ragazza diversa!”

“Allora la soluzione è solo una: devi far finta di stare insieme a una ragazza”. Per poco non si soffocò con la Burrobirra, così Cookes gli batté una mano sulla spalla: “Lo hai traumatizzato, Nott!”

“Seguimi”dissi fissando i miei occhi in quelli di Potter, che annuì ancora rosso in viso “Lei è convinta che tu abbia paura di innamorarti, l’unica maniera per allontanarla da te è innamorarti. Ma visto che non ci sono regole in amore e che non puoi decidere da un giorno all’altro di innamorarti, ingaggia una ragazza che possa essere la tua finta ragazza”

“È geniale”squittì Peakes.

“Grazie”ammisi tornando a bere la mia burrobirra.

“Il fatto è che conosco solo ragazze che vorrebbero uscire con me e finirebbero tutte per illudersi”

“Fai firmare un contratto in cui sono obbligate a lasciarti non appena inizino a provare qualcosa di serio. Lo affatturi e saprai subito se ti dicono la verità o no”

“Sei un genio del male”

“Grazie”ripetei mentre il mio spirito combinaguai gongolava. Lorcan tornò verso noi danzando: “Giovedì esco con lei”canticchiò: “E solo grazie a te, Nott. Giuro che prima o poi ti farò una statua”. Finimmo di bere le nostre bibite e mi doleva ammetterlo, ma mi stavo divertendo. Quel gruppo di pazzi era davvero simpatico. Girammo ancora un po’ per Hogsmeade, ridendo sulle disavventure di Cookes in amore e la giornata non sembrava poter andare meglio. Stavamo aspettando Lys fuori da Mielandia, quando una testa bionda spuntò accanto a Potter: “Jamie!”. Era la ragazza dell’altro giorno, Jane Bronne, la figlia dei magiavvocati che volevano rovinare mio padre. Potter fece una fatica immane a sorriderle: “Ehi, Jane”. Il suo tono era così piatto che avrebbe bruciato le speranze di qualsiasi ragazza, ma non le sue.

“Ti va se torniamo insieme a scuola?”

“Veramente sto aspettando Lys”

“E non possono aspettarlo loro?”chiese lei guardandoci stizzita e solo allora si accorse di me. I suoi occhi diventarono due fessure, ero convinta mi stesse lanciando dieci Maledizioni diverse. Stavo per ribattere di non preoccuparsi della mia esistenza perché io e Potter non avevamo nulla a che fare l’uno con l’altro, quando notai lo sguardo deluso di Potter. E non so bene che cosa successe nella mia testa, ma sentivo il bisogno di aiutarlo. Ero sempre stata altruista e mi piaceva aiutare le persone, ma quello che avevo in mente superava ogni limite.

“Stasera c’è una festa nel nostro dormitorio”ammiccò lei: “Se ti va possiamo spostarla in camera tua ...”. Peakes sgranò gli occhi scioccato, Cookes mimò un fischio mentre Lorcan osservava tutta la scena divertito. Potter scosse la testa e non gli diedi il tempo di parlare. Passai la mia borsa a Lorcan e dissi in tono arrabbiato: “Allora? Quando pensi di dirglielo?”. Potter alzò lo sguardo su di me, non capendo quello che stava succedendo. Erano tutti confusi, speravo che qualcuno avesse capito il mio piano, ma non era così.

“D-dirle ...”

“Di noi due!”esclamai, mentre una parte di me voleva sotterrarsi e uccidersi, il mio orgoglio scalpitava cattivo per liberarsi e fucilarlo, ma ormai mi ero scavata la fossa da sola.

“Ah”fece lui.

“Andiamo, non sei credibile”civettò Jane: “È da sei anni che non vi sopportate, cosa è cambiato?”

“Lui”sorrisi fingendo uno sguardo innamorato: “Lui è cambiato”

“Sei incredibile”rispose Jane schifata: “Solo perché sei amica di quei due strambi, non puoi dirti anche amica sua! Torna nel tuo covo di serpi, non ti meriti le attenzioni di James Potter!”. Era ciò che mi serviva: un insulto dritto ai miei amici e alla mia identità e non mi sarei sentita in colpa per averla trattata male. Mi avvicinai con espressione compassionevole: “Amici? Pensi davvero che siamo solo amici?”. Uno dei miei peggiori difetti era essere competitiva: potevo anche passare sopra agli insulti personali e ignorare chi si credeva migliore di me, ma se mi lanciavano una sfida, o se mi lanciavo una sfida da sola, dovevo farcela. Era più forte di me. Potter guardava prima me, poi lei, non sapendo come rompere il filo trasparente di odio che si era venuto a creare tra noi due.

“Ti conviene tornare da sola al castello”dissi con un sorriso finto.

“Non ti credo, in famiglia siete abituati a mentire, vero, Jamie?”mi provocò lei continuando a guardarmi. Ora aveva esagerato. Fissai i miei occhi in quelli di Potter, che era sconvolto e non sapeva cosa fare, si limitava a guardarmi confuso. Potevo immaginare il suo unico neurone sfrecciare nella testa vuota per trovare una soluzione al problema.

“Che dici, Jamie?”dissi in tono quasi canzonatorio, avvicinandomi a lui. Aveva la bocca leggermente aperta, in segno di sorpresa, e le sopracciglia alzate. La mia mano sfiorò la sua e le dita si intrecciarono con una naturalezza disarmante. Stavo per salvare la pelle al mio peggior nemico e solo perché odiavo Jane più di lui. I nostri nasi si sfiorarono, ma la sua espressione restò sempre inebetita. “È vero che sono abituata a mentire?”. Scosse la testa, come se fosse sotto Maledizione Imperius, che diamine gli stava prendendo? Perché non si comportava come suo solito, da spavaldo rubacuori quale era?

“Jamie, dille di andarsene”ordinò Jane.

“No”rispose Potter, risvegliatosi dal grande letargo.

“Stai davvero insieme a lei?”gracchiò la voce acuta della biondina. Lui annuì, guardandomi sempre con espressione scioccata.

“Non ci credo, non è possibile!”. C’era solo un modo perché se ne andasse e non riflettei su cosa fare, lo feci e basta. Baciai James Potter. Non avrei mai pensato di poterlo fare e mai mi sarei immaginata una scena del genere. Ogni parte del mio corpo combatteva contro me stessa per smettere, la mia dignità mi stava insultando internamente e pensai di distaccarmi da lui. E fu proprio in quel momento che Potter ricambiò il bacio e districò le nostre mani intrecciate per cingermi la vita. No, Potter, sono io che ti sto baciando, non tu! Era strano il modo in cui sembrava tutto così … naturale. Non sentivo di stare baciando il mio peggior nemico, ma un ragazzo normale. Qualcuno tossicchiò riportandomi alla realtà e mi staccai subito da Potter, indietreggiando. Jane se ne era andata e tutti mi guardavano scioccati.

“Prego”dissi laconica abbassando la testa.

“Wow”esclamò Cookes.

“Daresti una mano anche a me con una ragazza?”chiese Peakes.

“Continui a darci lezioni importanti” Lorcan mi battè una mano sulla spalla: “Ma è ora di tornare a scuola, amici”. Prese Potter per le spalle e lo spinse avanti, Cookes e Peakes li seguirono.

“Ma che bella scenetta”. Lys. Oh Merlino, Lys ci aveva visti!

“Non so che mi è preso”ammisi.

“Io sì”rispose neutro: “Jane è la figlia dei magiavvocati che vogliono distruggere tuo padre e ti sei vendicata fingendo di essere la ragazza di Potter. Dopo questo, lei non vorrà più vedere né te né lui”. Aveva ragione, come sempre. Il gruppetto stava già salendo la collina, permettendomi così di poter parlare da sola con Lys.

“Scusami”

“Non devi scusarti se mi piaci e ci sono rimasto male vedendoti baciare uno dei miei migliori amici”. Certe volte la sua onestà mi destabilizzava.

“Non avrei dovuto farlo davanti a te, è decenza umana”confessai: “Ma il desiderio di vendicarmi su di lei era più forte. Mi dispiace”

“Stai tranquilla, prima o poi la cotta per te mi passerà. Succede sempre così, giusto?”allungò un braccio sulle mie spalle e avanzammo verso il castello.

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Capitolo 6
*** Mary Pritchard ***


Capitolo 6 - Mary Pritchard
 

“Ho baciato Potter”. Le tre parole che mai avrei pensato di sentire, ora riempivano la nostra stanza. Era più probabile sentire “Voldemort è tornato” o “Il mondo intero odia Harry Potter”, ma non queste. Alzai una mano per tirarle uno schiaffo, ma fui bloccata dall’affetto che provavo per lei. Forse era stata soggiogata da un filtro?

“Ti ricordi cosa ti ho detto la prima volta che ci siamo incontrate?”le chiesi indagatrice.

“Che tutto sommato stare in camera con una biondina slavata non era male se non capiva quello che dicevi?”. Già, Higgs non mi era mai stata molto simpatica e non era stata fortunata a finire in camera con me, tendevo a prenderla in giro ventiquattro ore su ventiquattro.

“Hai bevuto qualcosa di strano?”

“No, io … ero spinta dalla vendetta”

“La vendetta è un sentimento negativo”le feci presente.

“Lo so”rispose stizzita, ovvio, lei sapeva tutto.

“E come mai una nobile anima come la tua si è piegata a qualcosa di così umano come la vendetta?”

“Oh Mary!”esclamò gettandosi sul letto: “Jane voleva stare con lui e lui non sapeva come scrollarsela di dosso!”

“Hai baciato il bullo che ti perseguita da anni per fargli un favore?”chiesi più arrabbiata che mai.

“No! Lo sai quanto odio lei e la sua famiglia e allora l’ho baciato, ho fatto finta che stessimo insieme. Lei ci è rimasta male e se ne è andata, e io ero felice perché avevo qualcosa che lei desiderava ...”

“È tutto così … stupido”

“Lo so!”

“Quindi adesso state insieme per finta?”. Alzò la testa di colpo, il terrore puro si fece strada nei suoi occhi: “No, io … Merlino, no!”

“Forse dovresti parlarne con lui”

“Non voglio più vederlo!”

“Già, baciare il bullo per fargli un favore non è stata una buona idea”

“Non l’ho fatto per fargli un favore!”esclamò ansiosa: “Oh Merlino, lui penserà questo?”

“Probabilmente, cosa vuoi che ne sappia lui di Jane e dei tuoi genitori?”

“Oh no”

“Certe volte sei così ingenua”

“Mary, aiutami”

“Ah no, ti sei cacciata in un guaio bello grosso e te ne tiri fuori da sola”

“Ho bisogno del tuo cinismo”continuò.

“Sono anni che tento di insegnarti ad essere cinica e tu superi ogni livello di altruismo e gentilezza. Ho chiuso con te, sei un caso perso”. Si inginocchiò di fronte a me, nello sguardo vedevo una disperazione che avevo visto così tante volte in lei. La mia povera piccola Elle, sempre vittima di insulti da parte di chiunque non la conoscesse, eppure così decisa a volersi mostrare per com’era. Aveva bisogno di qualcuno che la salvasse dall’abisso della gentilezza. Aveva bisogno di me. Mi alzai indispettita: “Se osa solo insultarti, lo schianto e la colpa sarà tua, intesi?”. Annuì speranzosa ed uscii di corsa dalla stanza. Dove poteva essere Potter a quest’ora? Probabilmente a bearsi sulle rive del lago o in Sala Grande a fingere di studiare. Le rive del lago erano popolate da ragazzine che facevano le idiote con altrettanti ragazzini, ma non c’era traccia del cercatore di Grifondoro. Strano, di solito sedeva lì con i suoi stupidi amici a parlare di cose stupide come il Quidditch. Che schifo dover parlare con una persona del genere e tentare di farla ragionare. Lo trovai seduto al tavolo Grifondoro, lo sguardo immobile su un libro, forse non sapeva leggere? Avanzai a passi veloci e mi sedetti di fronte a lui. I suoi occhi osservarono prima me, poi il tavolo Serpeverde.

“Pritchard”disse con tutto il disprezzo possibile.

“Potter”sputai disgustata: “Io e te dobbiamo parlare”

“Ho da fare”

“Non mi interessa”gli chiusi il libro, incurante di schiacciargli la mano che teneva sulla pagina.

“Ahia!”si lamentò togliendola dalle pagine e massaggiandosela: “Te l’hanno mai detto che con l’aggressività non andrai da nessuna parte?”

“Lo vedremo”dissi cinica: “Tu e Elle non state insieme, chiaro?”. Il suo sguardo si perse in un punto lontano della Sala, così mi vidi costretta a spiegare: “Elladora Nott”

“Oh”si risvegliò dal torpore del suo cervellino minuscolo: “Ti ha mandato lei qui?”

“No, sono venuta di mia spontanea volontà”mentii: “Lei è troppo buona per queste cose. Le starai lontano, sarà come se non fosse successo niente, okay?”

“Non poteva venire a dirmelo lei?”

“OKAY, POTTER?”urlai sbattendo le mani sul tavolo e lui sobbalzò spaventato: “Okay, va bene”. Alcuni studenti si erano voltati verso di noi, curiosi del battibecco Pritchard-Potter.

“Mandale i miei saluti, allora”

“Evapora, sfigato”. Corsi via da quel tavolo che puzzava di Grifondoro per tornare nelle mie amate e oscure segrete.

 

Elle mi stava spiegando come distinguere un filtro d’amore da una pozione rigenerante, quando un’ombra coprì i nostri fogli. Osservai quell’essere a metà fra uomo e pollo e chiesi, con tutto l’odio del mondo: “Cosa vuoi?”

“C-ciao r-ragazze”disse il tizio che passava sempre il suo tempo con Potter e di cui non volevo neanche sapere il nome.

“Peakes”gli sorrise Elle: “Tutto bene?”

“J-james v-voleva c-che ti dic-cessi ...”

“Potter?”lo interruppi: “Potter ha mandato te a parlarle?”. Lui si limitò ad annuire e continuò ad osservare Elle: “C-che voi non … ecco, voi ...”

“Stringi, bello”ordinai.

“Mary”mi chiamò Elle: “Calmati. Peakes, dimmi tutto, tranquillo”

“Voi non state insieme”terminò il tizio e si passò una mano sulla fronte sudata. Che razza di inetto.

“Okay”annuì Elle: “Messaggio ricevuto. Grazie, Peakes”

“Messaggio ricevuto?”ripetei incredula: “L’altro giorno gli ho detto io che doveva starti lontano!”

“Lo avrà voluto fare per orgoglio”rispose lei in tono noncurante. Mi alzai e fissai gli occhi di ghiaccio in quelli dell’inetto di fronte a me: “Portami da Potter”

“L-lui, ec-co ...”

“Mary ...”mi chiamò gentilmente Elle.

“Ho detto”ripetei a denti stretti, le mani che fremevano dalla rabbia: “Portami da Potter!”. L’inetto annuì e si avviò verso l’uscita della Sala Grande, fuori dalle porte d’ingresso, verso il campo di Quidditch. Ma certo, dove poteva mai andare uno senza cervello? Al campo di Quidditch. Lo seguivo con rabbia, mentre Elle accanto a me tentava di farmi rinsavire, dicendo cose tipo: “Non mi importa, davvero, chi se ne frega se ha voluto ribadirlo ...”. Ma non la ascoltavo. Se c’era una maestra dell’orgoglio ferito, quella ero io. Se c’era qualcuno che non si faceva mai mettere i piedi in testa, il suo nome era Mary Pritchard. La squadra Quidditch di Grifondoro si stava allenando, così puntai la mia bacchetta sul collo, proprio in prossimità delle corde vocali ed espansi la potenza della mia voce: “POTTER VIENI SUBITO QUI!”. L’intera squadra si girò a osservare lo strano gruppetto che formavamo: un inetto, un’orgogliosa incazzata e una ragazza imbarazzata dal comportamento dell’amica. Beh, loro non è che stavano messi meglio, si tiravano palle da soli per farsi del male a vicenda. Una scopa virò e puntò dritto su di me alla massima velocità, ma non mi mossi, volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivato.

“Mary” Elle mi prese il braccio, ma lo strattonai dalla sua presa. Era liberissimo di arrivarmi addosso e schiantarmi per terra, sarebbe stata la miccia che mi avrebbe fatto esplodere. Si avvicinava sempre di più, persino l’inetto mi puntò un dito contro la spalla: “Io c-credo ...”

“Sta zitto”. All’ultimo secondo, proprio quando il suo manico era a pochi centimetri dal perforarmi lo stomaco, Potter svoltò e atterrò accanto a noi. “Sei una stupida”mormorò Elle, mentre l’inetto tirò un sospiro di sollievo. La squadra continuò a giocare, lasciando che il loro Capitano avanzasse fiero verso di noi: “Buonasera signore, siete qui per osservare i nostri allenamenti?”

“Era chiaro che non ci fosse nulla fra voi”dissi indicando lui e la mia amica: “Fin da ieri, quando io sono venuta a dirtelo. Quindi perché mandare lui?” chiesi dando una spallata poco gentile al suo amico “Quando sapevamo già tutti che era una farsa?”

“Volevo che Nott lo sapesse, in modo da chiarire tutto”

“Perché non glielo hai detto tu allora?”

“Oh, proprio tu mi fai questa domanda?”chiese in tono dolce. Feci per spingermi verso di lui, ma Elle mi tenne ferma sul posto: “È chiaro che io e te intendevamo dire lo stesso all’altro”disse pacifica: “Basta così, ognuno a Casa sua e per i fatti propri”

“Sono d’accordo. Ora dovrei tornare ad allenarmi, sai, il Campionato …”e fissò Elle con fare altezzoso.

“Perderete”disse Elle con sguardo fermo e deciso: “Probabilmente lo sai già, perché continuate a prenotare il campo ogni sera per tre ore ...”

“L’anno scorso vi abbiamo battuti”

“È stata fortuna”. Possibile che riuscisse a tirare fuori il suo lato battagliero solo se si parlava di quell’inutile sport che era il Quidditch? Io proprio non la capivo.

“Vedremo come andrà quest’anno”infierì Potter.

“Intanto cerca di non perdere il boccino”disse lei indicandogli un punto sopra la sua testa. Potter salì sulla scopa, ma il boccino scattò via immediatamente. Chi poteva trovare gusto a inseguire qualcosa che continuava a scappare?

“Ho come l’impressione che vedrò questa scena molte volte nel corso di quest’anno”esclamò Elle mentre James virava in aria guardandosi intorno.

“Okay, bla bla, Quidditch, bla bla. Ciao”voltai i tacchi e me ne andai, seguita poco dopo da Elle, sorridente e felice.

“Se solo ci fosse qualcosa che rendesse felice me così come il Quidditch rende felice te”.
 

***


Nota dell'"autrice":
Buongiorno a tutti!
Tornata dalle vacanze con un capitolo che vi mostra la mente di Mary Pritchard. Forse il personaggio più strano di tutta la storia, ma anche il mio preferito. Fatemi sapere se vi è piaciuto!
Alla prossima!
Padfoot

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Capitolo 7
*** Quidditch a due ***


Capitolo 7 - Quidditch a due


Era da tutta la mattina che cercavo Nott, stavo per perdere le speranze quando la vidi sdraiata sulla riva del lago con i gemelli Scamander. Avrei avuto bisogno di una scusa per parlarle da solo, ma non c’era problema: ero il re delle menzogne.

“Ehilà ragazzi!”. Lys e Lorcan si voltarono verso di me, salutandomi annoiati, Nott si limitò a fingere di leggere il libro che aveva sulle gambe.

“La Coobage vi desidera”

“Oh no, cosa abbiamo fatto questa volta?”

“Credo che abbia a che fare con il compito di ieri ...”

“Impossibile, mi sono fatto aiutare da lei, era perfetto”rispose Lorcan indicando Nott.

“Non userei proprio perfetto, ma quasi perfetto”lo corresse.

“Secchiona”sbuffò lui alzandosi: “Ci becchiamo a pranzo, okay?”

“Non se ne parla, Lor, non farmi odiare ancora di più dalla mia Casata!”. Ma con un gesto della mano Lorcan la liquidò e lui e il gemello si allontanarono. Chissà quanto ci avrebbero messo a scoprire che niente di tutto ciò era vero. Restai fermo a guardarla: “Stavate progettando di farci perdere una partita?”domandai sarcastico, ma non sembrò esserne divertita. Sembrava l’unica ragazza a non essere preda del mio fascino.

“Non ce n’è bisogno, Finnigan sembra messo male, è probabile che vinca Corvonero”commentò infine.

“E a te farebbe piacere, non è vero?”chiesi sedendomi accanto a lei.

“Non mi importa molto, vi batteremo comunque quest’anno”

“Oh per favore, Gretchen è andata via, chi è il vostro portiere adesso?”

“Higgs”

“La biondina che sta sempre dietro a Zabini?”. Il suo sguardo sembrò intristirsi, ma annuì e fissò l’acqua splendente e calma del lago.

“Non mi hai denunciata”disse guardandomi negli occhi: “Lunedì, quando ho usato il passaggio segreto per Hogsmeade invece di andare a lezione”. Feci spallucce, noncurante: “Sì, beh, scappo anche io qualche volta, sarebbe stato ingiusto farti avere una punizione”

“Cosa vuoi in cambio?”. Mi voltai sorpreso e i suoi occhi nocciola mi trafissero: “Pensi che lo faccia per un tornaconto?”

“Tu mi odi”

“Io non ti odio, ti prendo solo in giro”

“Di solito chi ti odia ti prende in giro”

“Nah, l’odio è un sentimento troppo brutto e ha portato solo guerre”mi girai dall’altra parte, osservando le ragazze Grifondoro che si erano tolte scarpe e calze per entrare nell’acqua fredda del Lago. Gettavano qualche sguardo timido verso la mia direzione, ero convinto che quello spettacolino fosse dedicato a me. Nott si alzò e scosse la gonna per togliere ogni residuo di terra ed erba. La osservai curioso: “Dove vai?”

“A studiare”

“Perché non ti rilassi un po’? Sembri tesa”. Mi fissò fra lo stupito e l’infastidito: “No, grazie, io … ti lascio alle tue compagne di casata”

“Ah, ma loro fanno sempre così quando sono nei paraggi!”. Iniziò a camminare e la seguii, ormai era un mantra, scappava ogni volta che volevo parlarle, forse per paura che la prendessi in giro di nuovo. In realtà non sapevo bene perché continuassi a parlare con lei, forse per studiarla meglio.

“Senti”iniziai: “La partita con i Corvonero si avvicina e la mia squadra è troppo stanca, sai, ci stiamo allenando ogni sera, così ho richiesto il campo per questa sera, solo per me”. Già, potevo avere il campo da Quidditch solo per me, mentre il resto delle squadre doveva inerpicarsi il cervello per trovare un posto libero. Hogwarts mi amava.

“Buon allenamento, allora”

“Mi chiedevo se volessi venire anche tu”. La sorpresa fu tale che si fermò di colpo e qualcuno le piombò addosso.

“Ehi … ah, ciao Elle!” era Suzanne Darling, la Caposcuola Tassorosso.

“Scusami, certe volte sono così imbranata ...”

“Tranquilla, nessun problema” i suoi occhi saettarono da me e Nott curiosi e poi se ne andò, con uno strano sorriso sul volto.

“Venire con te?”chiese Nott tornando a guardarmi: “Hai in mente un enorme scherzo da farmi? Perché non è proprio un bel periodo e non mi va di essere presa in giro più del necessario”

“No, volevo solo testare la tua bravura. Sapere se sei ancora arrugginita come l’anno scorso o se davvero dovrò darmi da fare per batterti quest’anno”. Vidi il fantasma di un sorriso sul suo volto quando annuì: “Okay. A stasera al campo di Quidditch, allora”

“Non è un appuntamento, Nott”dissi subito, non sapevo se lei si sarebbe comportata come le altre ragazze o no, non la conoscevo. Oh Merlino e se fosse stata appiccicosa come Jane? Ma che diamine mi era venuto in mente?

“Oh, lo so, se no non avrei risposto di sì”mi sorrise gentile e continuò per la sua strada. Dovevo batterla a tutti i costi.

 

Volavo così in alto e mi sentivo dannatamente libero. Era da mezzora che il boccino svolazzava ed entrambi sapevamo dov’era, ma nessuno aveva accennato a prenderlo, ci limitavamo a volare e a fare finte, a risalire e poi riscendere. All’inizio dell’allenamento eravamo agguerriti, volavamo come saette per afferrarlo e adesso eravamo pari: 5 a 5. Fra qualche minuto avremmo dovuto abbandonare il campo, ma nessuno dei due intendeva far sapere all’altro quando avrebbe messo in atto la mossa vincente per prendere il boccino. All’improvviso vidi Nott accelerare verso un punto e la seguii senza una logica precisa, ero troppo preso dai miei pensieri per capire quello che stavo facendo. Forse mi stava prendendo in giro, perché non mi sembrava di vedere il boccino davanti a lei. Ma certo, stupido James, è una finta! Mi fermai a mezz’aria e controllai intorno a me, ma non c’era traccia del boccino. Nott continuava a virare, si stava davvero impegnando a fingere. Quando si accorse che non la seguivo si fermò: “Che succede, Potter? Stanco?”

“Ah-ah!”la indicai: “Lo sapevo che era una finta!”

“Sei rimasto fermo lì perché pensavi stessi fingendo?”

“Assolutamente, la tua scopa si muoveva in maniera troppo meccanica, era chiaro che non avessi visto il boccino”

“Quindi non mi hai lasciata vincere di proposito?”chiese tirando fuori il boccino dalla tasca. Sbattei le ciglia, in cerca di una risposta degna. Scoppiò a ridere, mentre balbettavo qualcosa di incomprensibile.

“Avrei dovuto scommettere sulla mia vincita”commentò.

“Ti ho lasciata vincere”

“Vallo a raccontare a qualcun altro, Potter, avrai anche le braccia più lunghe delle mie, ma sei incredibilmente lento”. Sbuffai, ma non potei fare a meno di sorridere: “Sono stanco, è tutta la settimana che ci alleniamo”

“Perché vi allenate così tanto?”chiese volandomi vicino.

“Perché fra meno di una settimana c’è la partita”

“Ma è contro Corvonero”. Alzai un sopracciglio con fare cinico: “Sottovaluti i Corvonero?”

“Sottovaluto tutte le Case che non siano la mia”

“Ah, eccola la piccola serpe che esce, allora è vero che non eri tutta gentilezza e coccolosità”

“Coccolo-cosa?”chiese divertita.

“Ma sì, sempre affettuosa ad aiutare tutti e poi invece ti trasformi in una serpe”

“Solo quando si parla di Quidditch. E dai, lo sai anche a tu che con loro non c’è battaglia”

“Se tu evitassi di aiutare i Tassorosso con i tuoi metodi che vanno contro le regole ...”

“Arriveranno comunque terzi”

“Perché i primi saremo ...”

“Noi”dicemmo all’unisono, scambiandoci uno sguardo di sfida.

“Avete perso l’anno scorso”le ricordai.

“Ma questo è il nostro anno”ammise, proprio perché era così sicura che avrebbero vinto, ce l’avrei messa tutta a batterli.

“Senti ...”iniziai: “Perché l’altro giorno ad Hogsmeade mi hai … aiutato?”. L’immagine del bacio era vivida nella mia mente e non avevo ancora capito come sentirmi a riguardo.

“Jane tenta di farmi espellere da questa scuola da sei anni inventandosi episodi assurdi. Mi sono lasciata prendere dalla vendetta”. Ah allora era pura vendetta, non mi sarebbe corsa dietro come tutte le altre. Bene, potevo stare tranquillo.

“Ma perché proprio io? Ti ho trattata male per anni, questo non superava il tuo disprezzo nei confronti di Jane?”. Fece spallucce: “Do sempre una possibilità a tutti. Devi prima conoscere una persona per giudicarla. Ho visto abbastanza di Jane per capire che è una persona a cui piace il dolore altrui. Ma di te avevo pareri discordanti: io pensavo che tu fossi un ragazzo pomposo e cattivo, ma tutti gli altri mi dicevano che eri buono ...”

“Non riesco a capire. Insomma, Albus non fa che ripetermi che sono stato il tuo incubo per tutti questi anni”

“Bisogna sempre lasciare che gli altri si rivelino a te per come sono veramente”ammise.

“È … veramente nobile da parte tua”

“Grazie”

“No, dico sul serio. Io mi sarei ucciso fossi in te, certe volte so essere davvero cattivo”

“Lo so”

“Eppure tu sei così calma … tranne lunedì”. I suoi occhi si incupirono e vidi che gettava lo sguardo al baule posato sull’erba bagnata. “Forse dovremmo andare”mormorò e virò verso terra, scendendo dalla scopa e posando il boccino nell’apposito spazio. La seguii velocemente: “Scusa, non volevo ...”

“Non fa niente. Io ... avevo soltanto litigato con qualcuno”. Puntò la bacchetta sul baule e quello si librò in aria, seguendola nel tragitto verso la scuola. Feci lo stesso, tentando di indagare sui suoi trascorsi sentimentali: “Qualcuno tipo Lys?”

“Io non credo che lui abbia problemi a stare con te, sul serio”disse guardandomi: “Penso che gli piacciano le ragazze, ma forse per te potrebbe fare un’eccezione”. MA DA DOVE SE NE USCIVA CON QUESTA STORIA?

“Cos- io- non ...”

“Sembri davvero ossessionato da lui”

“Io non sono ossessionato da lui!”esclamai stizzito. Non ero ossessionato da Lys, ma solo dalla verità ed ero nato curioso, non era colpa mia. Per la barba di Merlino, Nott credeva sul serio che fossi innamorato di lui?

“Okay, scusa, è che … continui a chiedermi di lui”mormorò.

“Perché so cos’è successo l’anno scorso”. Il suo sguardo si intristì, se possibile ancora di più. Volevo davvero capire perché ogni santa volta che parlavo con lei riuscivo solo a farla piangere o a farle spuntare quell’espressione depressa sul viso. Ero proprio un maestro.

“Cosa sai?”mi chiese riluttante.

“Poco, ma credo di aver intuito il resto”. Dai, James, dille qualcosa che la faccia sorridere, non fare il solito idiota, stupido … “Sai, prima eravate così tanto amici, poi dopo le vacanze di Natale vi siete separati ...”intervenni.

“Non ho litigato con lui”

“E con chi allora?”

“Conosco altre persone oltre ai gemelli Scamander, sai”

“Oh”. È vero, adesso che ci pensavo conosceva parecchie persone nella scuola ed era ben voluta da tutti. “Già … in effetti conosci un bel po’ di gente”

“Sì”rispose laconica, lasciando il baule nell’entrata degli spogliatoi e chiudendo il cancello a chiave. Riprese a camminare, forse era una mia impressione, ma sentivo che stava aumentando la velocità della sua camminata.

“Non quanta ne conosco io, ma ...”tentai di scherzare per ravvivare l’aria funerea che si era creata fra noi.

“Eh, nessuno può superare il famoso James Potter”

“Sirius”dissi senza pensarci, era meccanico ormai.

“Come?”chiese voltandosi verso di me.

“James Sirius Potter”. Annuì confusa, come se non le potesse importare nulla del mio secondo nome, ma a me importava.

“Sirius era il padrino di mio padre, è morto ...”ma mi zittii. Non ne facevo una giusta, ero proprio stupido, ma dico, potevo ereditare un po’ di delicatezza da mia madre, no?

“Comunque, James è mio nonno, quindi … sai, per distinguermi”conclusi. Continuava ad annuire, ma la tristezza nel suo sguardo era la tipica tristezza post-Potter, quella che a quanto pare solo io riuscivo a provocarle. Più cercavo di essere gentile, più facevo casini, ero un caso perso. All’entrata del castello si voltò e mi porse la chiave del Campo: “Vuoi che la porti io o …?”

“No, no, ci penso io”

“Beh … grazie”mormorò. Aveva anche il coraggio di ringraziarmi dopo che l’avevo fatta deprimere? Ma chi era, da dove veniva e perché avevo tentato di tirarle su il morale quando non ne ero capace?

“Grazie a te, per … cioè ...” ora non riuscivo neanche a formulare una frase di senso compiuto. Annuì ancora, strinse una mano nell’altra e mormorò: “Mi dispiace. Per i tuoi genitori e i tuoi nonni”. Mi immobilizzai, il mio cervello tentava di capire cosa stesse succedendo nella sua testa per arrivare a dirmi queste parole, ma probabilmente i miei neuroni erano già a letto. Perché chiedeva scusa per quello che era successo più di 20 anni fa e di cui lei non aveva niente a che fare? Non toccava a lei chiedere scusa per il comportamento dei suoi nonni e dei suoi genitori, non era colpa sua. Oh Merlino, solo adesso riuscivo a realizzarlo. Non era colpa sua e non avevo fatto altro che prenderla in giro per cinque anni per qualcosa che lei non aveva fatto.

“Immagino … che non sia colpa tua”farfugliai mentre il senso di colpa mi inglobava. Avrei voluto abbracciarla e scusarmi per come l’avevo tratta in tutti questi anni, inginocchiandomi chiedendole umilmente perdono, ma mi sorrise triste ed entrò a scuola senza dire una parola. Ed io restai lì fermo, incapace di seguirla.

 

Avrei dovuto fare ammenda, sarebbe stata la mia missione di quest’anno. Vincere la Coppa di Quidditch e scusarmi per il mio comportamento ingiusto. Stava sorseggiando un tè in Sala Grande leggendo La Gazzetta del Profeta quando le spuntai alle spalle, mormorandole nell’orecchio: “Vuoi venire al tavolo delle persone importanti?”. Per poco non le cadde la tazza di mano, avevamo le facce così vicine che avrebbe potuto tirarmi una testata e sarei svenuto.

“Non credo che ci siano tavoli di persone importanti”rispose: “Ma grazie per l’invito”

“Ma sei qui, tutta sola soletta ...”

“Potter, lasciala in pace”sibilò Zabini, sedendosi di fronte a lei: “Questo tavolo è Serpeverde e non sei stato invitato”. E adesso cosa voleva Zabini dalla mia vita? E da dove era spuntato? Non l’avevo visto passare, che fosse capace di trasformarsi in serpente e strisciare sulle panche?

“Ah ci si può sedere solo sotto invito?”domandai appoggiando un piede sulla panca, facendo sobbalzare Zabini: “Togli quel piede da lì”. Ah, non c’era niente di meglio che prendere in giro i Serpeverde, erano così fieri della Casata a cui appartenevano da tenere a delle stupide panche.

“Ti dà così tanto fastidio, Zabini?”

“Potter”mormorò Nott guardando il suo collega con l’espressione più seria che avesse mai avuto: “Torna al tuo tavolo”. Ah quindi era d’accordo con Zabini o lo diceva per puro orgoglio Serpeverde? “E tu, Adrien, vai dai tuoi amici, sono là in fondo”. Ah-ah, non vuole neanche te, prr.

“Oh, vuoi stare da sola allora?”chiesi sorridente: “E va bene, è un mondo libero in fondo, ognuno può fare ciò che vuole”. Ma restavo ancora a braccia conserte vicino a lei, il piede sulla panca. Osservavo Zabini come se volessi dargli fuoco e se solo avessi imparato gli Incantesimi non verbali probabilmente ci sarei riuscito. Gli studenti della Sala ci guardavano fra il divertito e lo spaventato e Nott chiuse rumorosamente il giornale, come a farci presente che lei era ancora lì.

“Va bene”disse stizzita: “Continuate a odiarvi, io ho di meglio da fare”. E attraversò la sala a falcate, fra gli sguardi scioccati degli studenti. Eh no, non poteva arrabbiarsi con me, stavo solo cercando di essere buono con lei! Raccolsi la sua borsa da terra e le corsi dietro: “Nott!”. Perché correva sempre per i corridoi e perché dovevo sempre seguirla? Sarebbe stato carino se per una volta mi avesse seguito lei. Ero così abituato alle ragazze che mi rincorrevano giornalmente che non mi ero reso conto di quanto potesse essere estenuante per loro.

“Va via”disse senza cattiveria.

“E dai, stavo scherzando”. Le porsi la sua borsa: “Hai dimenticato questa”

“Grazie”

“Sei arrabbiata?”

“No”

“Ma lo sembri”

“Non lo sono”

“Zabini ti dà fastidio? Perché posso fermarlo, sai ...”. Sbuffò divertita: “No, non credo”

“Come, scusa? Pensi che non potrei vincere con uno del genere?”

“Lui è figlio dei tuoi pregiudizi, Potter”spiegò sincera: “Sa usare le Maledizioni”. Il mio sguardo vacillò da lei alla Sala: “Davvero?”sussurrai.

“Già, ora scusa, ma devo andare a prendere dei libri ...”

“Posso venire con te? Non sono mai entrato nel dormitorio Serpeverde, mio fratello non vuole farmici entrare”

“E ha ragione, non puoi conoscere tutti i segreti di Hogwarts, Potter, lasciane qualcuno anche a me. Ciao!”.
 

***


Note dell'"autrice": 
Buongiorno a tutti!
Ecco qui un capitolo dedicato solo ed esclusivamente ai nostri due protagonisti. Vi è piaciuto?
Alla prossima!
Padfoot

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Capitolo 8
*** Pranzo in famiglia ***


Capitolo 8 – Pranzo in famiglia

 

Lys e Nott non volevano parlare e meno mi dicevano, più mi veniva voglia di scoprire la verità. Ah, maledizione, questa storia stava diventando un’ossessione. Oltretutto Zabini mi aveva detto di lasciare in pace Nott, ma era da un po’ che non li vedevo avvinghiati nei corridoi, chissà cos’era successo!

“Sembri una zitella pettegola”mi prese in giro Cookes mentre continuavo a interrogare Lys. Eravamo sulla riva del lago e il pomeriggio che doveva essere riservato a ripassare Pozioni era diventato un’inquisizione sulla vita privata del mio amico.

“Almeno dimmi di Zabini!”lo supplicai.

“Zabini?”chiese Lys: “Cosa sai di lui?”

“Ah!”gli puntai un dito contro: “Sapevo che c’era qualcosa sotto!”. Cookes si sdraiò sbuffando, annoiato dalle mie continue indagini.

“Lui e Nott sono stati insieme, non è così?”

“Credo che se ne siano resi conto tutti”borbottò Cookes: “Si mangiavano la faccia in giro per i corridoi”

“Però è dall’anno scorso che non li vedo più insieme!”

“Si sono lasciati”fece Cookes alzando le spalle: “Normale routine per degli adolescenti”

“Oh no, Jamie ci vede un conflitto mondiale”mi prese in giro Lorcan: “Come se sulla Gazzetta dovrebbe esserci scritto chi si fidanza e chi si lascia ad Hogwarts”

“Ma io so che Lys sa qualcosa che non vuole dirmi”dissi fissando il mio amico che si limitava a guardare attento il lago.

“Impossibile, Lys è sincero, se avesse saputo qualcosa te l’avrebbe detto”disse Peakes, era appena risorto da un ammasso di cioccorane: “E dell’amica di Nott sapete qualcosa?” ma lo ignorammo tutti.

“Lys è sincero, sì, ma quando si tratta della sua vita privata non ne parla con nessuno”commentò Lorcan ed annuii convinto: “Vedete? Lo dice anche suo fratello!”

“Sono venuto qui a rilassarmi e mi state facendo venir voglia di calarmi lentamente nel lago e lasciarmi morire”ammise Lys con il suo solito tono cantilenante e terribilmente onesto.

“Prometto che potrai farlo dopo che mi racconti di Nott e Zabini”

“Perché, comunque?”chiese Cookes: “A te cosa importa?”. Già, a me che importava? Nulla, ma avere armi contro Nott mi faceva sentire importante. Feci spallucce: “Sono curioso. Allora, Lys?”

“Se te lo dico, prometti che non ne farai parola con Nott?”. Annuii, ma sotto il mantello le dita erano incrociate.

“Si sono lasciati perché lui pensava che lei non fosse alla sua altezza e non era d’accordo con la gente che lei frequentava”

“Ovvero noi”aggiunse Lorcan: “E Davies, e Cookes, e un po’ tutti quelli che lei conosce”

“Ma è terribile!”esclamai: “Che razza di idiota potrebbe ...”

“Oh, ti prego!”si lamentò Cookes: “La prendi in giro dal primo giorno che è qui solo perché è Serpeverde, sei l’ultimo che può parlare”. Era vero, ma io non ci ero stato insieme. Non sarei mai stato capace di essere così duro con qualcuno a cui volevo bene.

“Ora mi lasciate in pace?”chiese Lys piegando la testa all’indietro, godendosi i raggi del sole che illuminavano la sua pelle diafana.

“E tu cosa c’entri in tutto questo?”gli chiesi.

“L’ho tirata su di morale”. Quindi non erano stati insieme, erano solo amici. Okay, ora potevo tranquillamente dirigermi verso Trasfigurazione. Mi alzai: “Grazie ragazzi, è sempre bello parlare con voi, ma devo scappare”

“Quindi nessuno di voi sa qualcosa sull’amica di Nott?”chiese ancora Peakes.

“Ormai la lezione è iniziata da mezzora!”commentò Lorcan rivolto a me: “Stai qui e inventati una scusa a caso, la Emeric ti adora”.

 

Entrai così di soppiatto che la Emeric non si rese conto della mia presenza. Mi sedetti al banco dell’ultima fila, al fondo della classe avevo la visione su tutti e i miei occhi istintivamente cercarono una chioma riccia. Eccola, seconda fila centrale, era seduta accanto alla sua amica biondina. Prendeva appunti in maniera così concentrata che un piccolo e innocente rumore l’avrebbe fatta sobbalzare di una decina di metri. Oh, era un momento troppo idilliaco per farselo scappare. Scrissi su un pezzo di pergamena: perdi ancora tempo con le lezioni di trasfigurazione? Non sarebbe meglio passare del tempo ad Hogsmeade? Accartocciai il foglio e lo feci volteggiare fino alla sua testa, facendolo cadere proprio sul foglio dove stava prendendo appunti. Sorrisi malandrino quando la vidi trasalire all’improvviso e tentare di pulire la macchia d’inchiostro sulla pergamena.

“Tutto bene, signorina Nott?”chiese la professoressa.

“Benissimo, scusi”rispose lei nascondendo la pallina di carta con un braccio. La professoressa tornò alla sua lezione e vidi che Nott apriva il biglietto attentamente. Si voltò indietro, sapendo esattamente dove trovarmi e la salutai con la mano. Scosse la testa e tornò a prendere appunti, ignorandomi. Ah no, nessuno poteva ignorare James Sirius Potter. Presi un altro pezzo di pergamena e le scrissi: prossima settimana c’è la grande partita, sei pronta a perdere? E lo feci atterrare proprio sui suoi capelli, in modo che fosse difficile per lei districare la carta dall’ammasso di ricci. Questa volta la vidi strappare un pezzo di pergamena e scrivere concitata. La professoressa era intenta a scrivere incantesimi sulla lavagna con dei gesti delicati della bacchetta, così Nott si girò, mi prese di mira e mi lanciò la palla. Ahia. Era forte la ragazza. TU preparati a perdere. Non avete scampo.

 

Peakes osservava un punto indefinito da minuti interi, non si rendeva conto neanche di ciò che stava mangiando, si limitava a puntare la forchetta sul piatto e riempirsi la bocca. Presi le barbabietole in salsa di mirtillo e gliele misi nel piatto, mentre lui continuava a fissare un punto oltre la mia testa. Infilzò una barbabietola e la mangiò e solo quell’orrido sapore lo fece rinsavire. Sputò tutto nel piatto e Cookes si allontanò subito: “Che schifo, Peakes!”

“Mi sono messo le barbabietole nel piatto?”chiese l’altro confuso: “Io odio le barbabietole”

“A cosa pensi, Peakes?”chiesi indagatore. Cookes indicò qualcuno dietro me e mi voltai, cercando di capire la direzione dello sguardo del mio amico. Una ragazza riccia stava ridendo e aveva gli occhi lucidi dalla felicità; strane emozioni da vedere sul volto di Nott. Un momento … mi girai stupito verso Peakes: “Nott?”boccheggiai stupito.

“Ma no, la sua amica”

“Pritchard?”chiesi ancora più stupito.

“Ecco come si chiamava!”fece eco Cookes. Gli occhi di Peakes si posarono sui miei: “La conosci?”

“È Mary Pritchard, la persona più acida e maligna che io conosca”

“Sempre argomenti profondi, vedo”commentò Rose sedendosi accanto a me.

“Benvenuta, cugina. La biblioteca ti ha cacciata?”la presi in giro.

“Mamma in effetti è preoccupata da quanto tempo tu passi là dentro”mormorò timidamente Hugo: “Ed è la mamma ...”

“Se solo provassi ad entrare in biblioteca anche tu, a quest’ora avresti qualche G.U.F.O in più”mi rispose mia cugina.

“Cos’è un G.U.F.O?”chiese la piccola Lily.

“Qualcosa di terribile”le spiegai con un’espressione terrorizzata: “I professori ti obbligano a stare incatenata ad una sedia per ore, senza poter né mangiare né bere, e devi recitare tutto il Manuale di Incantesimi a memoria!”. Lily si portò una mano alla bocca, stupita e impaurita. “E non appena sbagli un Incantesimo, devi iniziare daccapo!”

“Non voglio farli!”disse lei a gran voce.

“Come no, segui le orme del tuo stupido fratello”disse Rose a denti stretti.

“Vedo che siamo sul piede di guerra, oggi”commentai.

“Hai nascosto ancora la scopa ad Albus e Scorpius!”sbottò lei abbandonando le posate e osservandomi truce. Certe volte somigliava troppo a zia Hermione ed era inquietante.

“Da quando ti importa di Scorpius?”chiesi sprezzante. Lei arrossì ed esclamò: “Non mi importa di lui, ma di Albus!”

“Okay, tranquilla, la ritroverà”

“Io non so come facciano i tuoi fratelli a parlarti ancora”

“A loro serve per giocare”disse Lily: “Hai paura che ti battano, fratello?”. Rose scoppiò a ridere e io la osservai schifato, sentendomi tradito dalla mia piccola sorellina: “Assolutamente no! È solo uno scherzo”

“Scorpius ha girato tutta la notte per cercarla”disse Hugo.

“E tu come fai a saperlo?”

“Oggi ho sentito che lo raccontava ai suoi amici”

“Ha degli amici?”chiesi ironico.

“Finiscila”intimò Rose.

“E guarda, ancora in difesa di Scorpius ...”

“Non difendo lui! Dico solo che dovresti lasciarli in pace, Albus è tuo fratello!”

“Appunto. Torniamo a Peakes”lo osservai, il suo sguardo era sempre fisso sullo stesso punto.

“È cotto di Pritchard”spiegai alla mia famiglia.

“Chi?”chiese Hugo guardandosi in giro.

“La biondina accanto a Nott”

“Chi è Nott?”. Rose alzò gli occhi al cielo, mentre Lily e Hugo si sporgevano per vedere le ragazze.

“Continuate a fissarle, da bravi”disse Cookes sarcastico: “Così nessuno lo noterà”. Abbassai le teste a mia sorella e a mio cugino: “Sono le due serpi, quelle accanto a Scorpius e Albus. Una è bionda, l’altra riccia ...”

“Oh”fece Lily: “Come sono belle”

“No”dissi subito.

“Ti comporti come un bambino”ammise Rose: “Lily, Hugo, smettetela di guardarli e continuate a mangiare”

“E a te chi piace?”chiese Hugo ignorando la sorella.

“Nessuno”risposi più schifato di prima: “A lui piace la biondina”. Indicai Peakes che ormai puntava la forchetta sul tavolo, non si era neanche reso conto che il piatto gli era sparito da sotto il naso.

“Sta messo male”commentò Rose.

“Perché non vai a parlarle?”chiese Lily. Scoppiai in una fragorosa risata che risvegliò Peakes dal suo sonno ancestrale: “Sono disperato, sicuro che non sia un filtro d’amore?”

“E perché mai lei avrebbe dovuto usare un filtro d’amore con te?”chiese Cookes sincero.

“Non so, magari … magari le piaccio e ...”

“Peakes, quelle come lei non hanno un cuore”gli spiegai.

“Disse quello che rubava le scope al fratello”commentò Rose.

“È troppo acida per te, tu hai bisogno di qualcuno che ti capisca”continuai.

“È così bella ...”

“Sì ma è davvero acida”ribatté Cookes: “Ops, ti ha beccato”. Mi girai e vidi che Pritchard aveva posato gli occhi piccoli e cattivi su di noi.

“Sei fregato”dissi tornando a osservare il mio amico: “Arriverà qui in 5, 4, 3, 2, 1”narrai mentre la terribile biondina si avvicinava al nostro tavolo.

“Pollo”disse una voce fredda. Pritchard era proprio dietro di me, con le braccia incrociate, lo sguardo ferreo sul povero Peakes. “Che hai da guardare?”

“I-io? N-niente?”

“Stavamo solo ammirando quanto foste belle tu e Nott”commentò Cookes. Pritchard si voltò tetra verso di lui: “Ah, sì?”

“Direi splendenti”rafforzò lui. Lei sorrise, un sorriso che sapeva di sangue e vendetta e poggiò le mani sul tavolo, sporgendosi verso Cookes: “Sappi che non ho bisogno che uno stupido ammasso di ottanta chili mi venga a dire che sono splendida, lo so già. Se proprio ci tieni”il suo sguardo si spostò su Peakes: “Posso regalarti una foto di Nott da appenderti in fronte, così la smetterai di fissarla”

“In realtà, n-non ...”

“Ssh”intimò lei e Peakes si zittì immediatamente.

“O forse preferisci che ti cavi gli occhi”mormorò lei: “E li metta nel piccolo acquario che abbiamo in camera? Così sarai sempre con noi. Mi chiedo solo … riuscirai a sopravvivere senza?”. Okay, probabilmente stava scherzando, ma era riuscita a far venire i brividi a mezzo tavolo grifondoro.

“Okay, chiamo una tregua”disse Cookes: “Lo terrò a bada”

“Grazie, tutto-muscoli-niente-cervello”rispose lei e andò via soddisfatta del terrore psicologico che aveva provocato al timido Peakes.

“Io ho paura”ammise Lily.

“A chi lo dici”tremò Hugo.

“Tornando alle scope ...”iniziò Rose e sbuffai così sonoramente che Peakes si prese un colpo.

“Riporterò le scope a entrambi, okay? Ora lasciami pranzare in pace”. Certe volte mia cugina sapeva essere davvero pesante. Chissà perché poi si preoccupava così tanto di quelle due serpi. Era solo uno stupido gioco.
 

***

Note dell'"autrice": Buongiorno a tutti!
Scusate il ritardo, ma sono stati mesi di fuoco.
Prometto che mi impegnerò a pubblicare più spesso, vorrei terminare la storia che nella mia mente è già completa, ma devo trovare il tempo per scriverla ... Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Padfoot

 

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Capitolo 9
*** Nella tana del lupo ***


Capitolo 9Nella tana del lupo

 

Scesi le scale del dormitorio di corsa, ripercorrendo i miei passi della mattina per trovare la dannata collana di mia madre (che prima era appartenuta a mia nonna, poi alla mia bisnonna, poi alla bis-bisnonna). Nella nostra Sala c’erano solo Albus e Scorpius, seduti comodamente sul divano a fissarmi divertiti da un buon quarto d’ora.

“Nonna non sarebbe fiera di te”disse Scorpius allungandomi la collana in oro: “Cercavi forse questa?”

“Oh grazie al cielo!”esclamai prendendola e sistemandola nella tasca del mantello: “Dove l’hai trovata?”

“Sotto il tavolo. Tutto bene?”chiese preoccupato.

“Sì, io … oggi è un giorno un po’ triste”ammisi sedendomi accanto a loro: “Papà è in prigione, mamma continua ad inviarmi lettere esigendo che io scriva al Giudice chiedendogli una restrizione di pena per papà …”

“Ma tu non vuoi farlo”terminò Scorpius.

“Io … non lo so. Non dovrebbe toccare a me tentare di salvarlo, esistono i magiavvocati, perché sembra che dipenda tutto da me?”

“Penso che tua madre voglia provarle tutte”rispose Albus: “Per salvarlo”

“Sì e lo capisco”mormorai: “Però non riesco ancora a capire cosa voglio fare”. Scossi la testa, come per scacciare via i pensieri negativi e cercai di sorridere: “Voi cosa fate qui?”. Sapevano entrambi che il metodo migliore per tirarmi su il morale era parlare di qualcosa di futile e così blaterarono qualcosa sul compito di Divinazione e su un elenco dei sogni.

“Ci ha chiesto di tenere un diario dei sogni”disse Albus: “Che cosa ridicola”

“Perché seguite ancora Divinazione?”

“L’alternativa sarebbe Aritmanzia o Rune Antiche”disse Scorpius schifato ed annuii: “Già, sono parecchio noiose”

“Il problema è che io non ricordo i miei sogni, mai”mormorò Albus: “Ho chiesto aiuto a papà e lui mi ha detto che durante i suoi anni ad Hogwarts inventava tutto a Divinazione: sogni, predizioni ...”

“Questo vuol dire che hai il permesso ufficiale di barare!”ammisi entusiasta: “Cosa vuoi di più dalla vita?”

“Già, presumo che farò così. Senti, possiamo prenotarti questa settimana per l’uscita ad Hogsmeade?”chiese Albus: “È da settimane che ci ignori”

“Non vi ignoro!”farfugliai: “Sono solo stata impegnata. E va benissimo uscire con voi, anche perché credo che Mary resterà qui a studiare”

“Perfetto, perché abbiamo molto di cui parlare”disse Albus in tono perentorio.

“In che senso?”chiesi stupita.

“Con chi sei uscita l’ultima volta?”chiese Scorpius dal nulla.

“Con Lys, Lorcan e … un gruppo di Grifondoro”

“Tipo?”

“Peakes, Cookes e … Potter”

“Sei uscita col nemico”concluse Albus.

“È tuo fratello”

“E purtroppo lo sarà per sempre”scherzò: “Ma tu non sei obbligata a passarci del tempo insieme”

“È stato un imprevisto, i due gemelli Scamandro avevano invitato me e lui ma non si erano messi d’accordo e così … ci siamo ritrovati nello stesso gruppo”

“E avete passato un tranquillo pomeriggio d’autunno”terminò Scorpius, sentivo una leggera punta di ironia nella sua voce. Lo sapevano. Osservai entrambi e poi sbuffai, arrendendomi: “Okay, chi ve l’ha detto?”

“Allora è vero!”mi accusò Albus disgustato: “Lo hai baciato!”

“È stato più per vendetta verso la Bronne ...”

“Oh che schifo!”esclamò Scorpius.

“Lo so che non dovrei lasciarmi trasportare da sentimenti come la vendetta, ma … è successo”

“E ora fai comunella coi Grifondoro”terminò mio cugino. Stavo per rispondergli a tono, ma poi mi resi conto che era vero. Quella sera avevo un gruppo studio nella sala Grifondoro. Si sapeva che ero amica di gruppi di Corvonero e di Tassorosso, ma non avevo mai intrapreso nessun tipo di relazione con i Grifondoro. Scorpius notò il mio sguardo alienato e sussurrò: “Stavo scherzando”

“Oh Merlino, è vero. Faccio comunella coi Grifondoro”

“Non c’è nulla di male”disse Albus: “Metà della mia famiglia lo è”

“Tutta la tua famiglia lo è”corresse Scorpius e l’amico annuì: “Già”. Ma non potevo non pensare al fatto che stessi facendo amicizia con gente che non mi aveva mai sopportata e che mi aveva fatto passare l’inferno. Fra poche ore avrei aiutato Potter a passare un esame.

“Elle”mi chiamò Scorpius e mi destai dalle mie paranoie: “Sì, scusa … dici che fa male passare tutto questo tempo con loro?”

“Se ti capita ancora di restare a fissare il pavimento per cinque minuti interi senza parlare, sì”. Mi voltai verso quell’anima sarcastica di mio cugino e scoppiammo entrambi a ridere.

“Mio fratello comunque non è male”si intromise Albus: “Con i propri amici, intendo”

“Lo so, me ne sono resa conto”

“Non è che voi due ...”mi chiese Scorpius con una faccia preoccupata.

“No!”esclamai fin troppo forte: “No, no, no, no, non se ne parla”

“Mi avevi convinto al primo no”

“Comunque la prossima uscita ad Hogsmeade sarà dedicata ai miei Serpeverde preferiti”sorrisi ai miei amici: “Ma questa sera no, devo andare nella Sala Comune di Grifondoro: gruppo studio di Trasfigurazione”

“Visto che vai lì, potresti chiedere a mio fratello di ridarmi il libro di Pozioni?”chiese Albus: “Il professor Tole mi ha dato una punizione oggi perché non l’avevo portato”. Incredibile come potessi pensare bene di Potter e il minuto dopo volerlo già schiantare contro un muro. Annuii: “Sarà fatto. A dopo!”.

 

Studiare con Potter non faceva per me. Continuava a distrarsi e a parlare di Quidditch perché sapeva che era l’unico argomento valido per distrarmi. Finalmente la lezione era finita. Lorcan e Lys erano tornati in dormitorio, Peakes e Cookes erano saliti nelle proprie camere, solo io restavo in piedi a sistemare i libri nella borsa sotto lo sguardo vigile di Potter.

“Che c’è, hai paura che possa dare fuoco alla Sala?”domandai.

“No, ammiravo la cura che riservi ai tuoi libri”

“A proposito di libri”gli puntai la bacchetta contro: “Dov’è finito quello di Pozioni di tuo fratello?”. Fece spallucce, mantenendo il suo solito sguardo furbo: “Non so di cosa tu stia parlando”

“Potter”dissi fra i denti.

“Nott?”rispose tranquillamente.

“Dammi il libro”. Fece qualche passo verso di me, le mani nelle tasche, sapeva che mi dava fastidio quando faceva il pavone pomposo.

“Cosa mi dai in cambio?”chiese sorridente.

“Non ti affatturo”

“Non basta”

“Potter”ripetei con una punta di nervosismo: “È tuo fratello!”

“Lo so”

“E questa settimana devono ricreare la perfetta pozione risvegliante o ...”. Sbadigliò sonoramente e si stiracchiò le braccia.

“Non esco di qui senza il libro”minacciai.

“Bene, vuoi una caramella?”si lanciò sul divano e prese un sacchetto di carta sotto il cuscino. Era pieno zeppo di dolci. “È un incanto”mi spiegò: “Spuntano fuori solo quando ci sono io”

“Come puoi riuscire a fare queste magie e poi hai problemi basici in Trasfigurazione?”domandai stupita: “Il tuo orologio ha ancora l’ala di un gufo attaccata!”. Puntò la bacchetta sull’orologio e quello tornò ad essere un gufo. Con tutte le ali, gli occhi, le zampe. Un gufo perfetto. Con un colpo di bacchetta aprì la finestra e il gufo volò fuori.

“Lo hai fatto apposta”conclusi scioccata.

“Cosa?”

“Hai finto di non saper trasfigurare un gufo in un orologio!”

“Non volevo che gli altri si sentissero inferiori”scherzò. La mia rabbia cresceva a dismisura, pensavo di stare iniziando a conoscere Potter, ma forse non era così semplice capire i meccanismi del suo cervello.

“Mi avevi detto di aver bisogno di ripetizioni in Trasfigurazione”

“Sì, beh, l’ho fatto per gli altri”

“Sei un bugiardo!”. Mi osservò dalla testiera del divano con sguardo innocente: “Solo a fin di bene”

“Dove hai imparato?”

“Talento naturale. Mio nonno … ah, è un’altra storia”

“Tuo nonno cosa?”domandai sempre più curiosa.

“Un giorno forse te lo confesserò, Nott”. Incrociai le braccia al petto e continuai a fissarlo mentre gettava in aria le caramelle e tentava di prenderle con la bocca aperta. Come era possibile che fosse capace di trasfigurare così bene un gufo mentre la maggior parte della classe non riusciva neanche a trasfigurare la lancetta di un orologio? Sorrise e mi lanciò una caramella, ma la schivai: “Il libro, Potter”

“Pensavo volessi sapere di mio nonno”

“Prima vorrei avere il libro”

“Ah, va bene. Se proprio insisti. Seguimi”si alzò con uno scatto veloce e salì le scale verso il dormitorio maschile. Alzai un sopracciglio, cinica, e quando vide che non lo seguivo, scese qualche gradino: “Nott?”

“Non entrerò nella tua stanza”

“Hai paura?”

“No, provo solo disgusto”

“Non sei curiosa?”

“Per niente. Preferisco restare fuori”

“Ah, va bene”. Tornò su e restai da sola in quella Sala. Era bella e molto accogliente, ma non l’avevo detto a Potter o se ne sarebbe vantato per l’eternità. Nella parete accanto alle scale che portavano ai dormitori erano appesi due quadri ritraenti i due diversi gruppi dell’Ordine della Fenice, il gruppo di Auror che aveva combattuto contro Voldemort durante la prima e la seconda guerra magica. Mi avvicinai e tentai di leggerne i nomi. Conoscevo tutti quelli della seconda guerra magica, molti dei loro figli frequentavano Hogwarts. Osservai invece la foto del primo e originale Ordine della Fenice. Riuscivo a riconoscere tutti, la loro foto era in Storia della Magia, volume VI.

“Bella, eh?”chiese Potter dietro me e mi fece sobbalzare per l’ennesima volta. Quel ragazzo era troppo silenzioso nei movimenti.

“Sì”

“Scommetto che l’hai già vista, avrai letto Storia della Magia almeno dieci volte”

“Esatto”confermai guardando il libro nelle sue mani: “È inutile che io ti chieda che fine ha fatto la copertina, vero?”. Annuì: “Persa”

“Già”ammisi, ormai avevo perso ogni speranza con lui: “È sempre un piacere fare affari con te, Potter. Buonanotte”

“Sicura che non vuoi restare? Ho del Whisky da parte”gongolò, e scoppiai a ridere: “Ma dai? Lo prendi anche tu dalle scorte de I Tre Manici di Scopa?”. Spalancò la bocca, stupito dalla mia esternazione, ma non gli diedi il tempo di ribattere ed uscii immediatamente da quella Sala. Vedere quelle foto mi aveva un po’ destabilizzato, la metà di quelle persone era morta per mano dei miei genitori e dei loro colleghi. Non era stato giusto in questi anni ignorare i Serpeverde e pensare che fosse colpa nostra per tutti i mali del mondo, ma non potevo biasimare i giovani che si trovavano senza nonni o senza genitori per colpa delle scelte scellerate dei nostri antenati. E anche se Potter era stato tremendo con me in questi anni, mi trovai a chiedermi come mi sarei comportata io se mi fossi trovata dalla sua parte.

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Capitolo 10
*** Sam Peakes ***


Capitolo 10 – Sam Peakes

Non facevo che pensare a lei, ai suoi capelli biondi perfettamente in ordine, ai suoi occhi azzurro cielo e all’eleganza che aveva nel darmi spallate ogni volta che mi vedeva nei corridoi. Passavo più tempo che potevo in Sala Grande, ma non si palesava spesso, si sedeva fra i tavoli Serpeverde solo quando era con Nott. Avevo chiesto sue informazioni ai ragazzi, ma nessuno mi aveva dato risposta. L’unica cosa che sapevo era che era incredibilmente bella e forte e che avrei voluto conoscerla meglio. Così feci l’unica cosa che mi sembrava possibile: raggiunsi Nott nel cortile esterno e la salutai, senza sapere bene come comportarmi. Per anni ero stato accanto a James mentre la prendeva in giro e ora non sapevo cosa fare.

“Ciao Peakes”mi salutò lei: “Hai un altro messaggio da parte del tuo Capitano?”

“No, questa volta volevo parlare con te”

“Non balbetti sempre, allora”

“Solo quando sono terrorizzato”

“Mary può spaventare, ma in fondo è molto buona”. Il cuore si riempì di gioia al suono di quelle parole.

“Quindi tu non pensi che voglia uccidermi?”. Nott mi guardò per capire se la mia domanda fosse seria o no e scoppiò a ridere divertita: “Peakes, puoi stare tranquillo, non ti ucciderà”. Tirai un sospiro di sollievo e indicai il muretto accanto a lei. Annuì e mi sedetti, prendendo un respiro. Non potevo dirle che mi piaceva la sua amica, neanche la conoscevo! E non avevo fatto nulla quando James la prendeva in giro in tutti questi anni, avrei dovuto scusarmi prima?

“Scusa”dissi automaticamente.

“Di cosa?”

“Per James”. Sorrise gentile: “Non devi chiedere scusa tu per le colpe degli altri”

“Sì, ma io … non ho mai fatto nulla per fermarlo”

“Non sei l’unico”ammise: “Ma la gente cambia, giusto?”. Annuii con convinzione e trovai il coraggio di chiederle di Mary, quando una voce si sovrappose alla mia.

“Ehi, voi due!”. Che voce angelica e dolce, nonostante il tono fosse irritato e arrabbiato. Mi alzai di scatto, vedendo la bionda camminare minacciosa verso me: “Se è un altro stupido gioco del tuo stupido amico …”

“No, ero solo venuto a parlarle”

“E di cosa?”

“Affari miei”dissi subito, senza rendermene conto. Oh no, stupido Peakes, devi essere più gentile!

“Non balbetti più”

“Mary”la chiamò Nott dolcemente: “Togliti quel cipiglio arrabbiato dal viso”. Mary incrociò le braccia sotto il petto e mi osservò scostante: “Beh, me ne vado io o vai via tu?”

“Già, scusate”sorrisi a Nott e scavalcai il muretto, sotto lo sguardo deciso della bionda.

“Puoi restare, se vuoi”disse Nott: “Ti servono ripetizioni di Trasfigurazione?”. Mentre parlava riuscivo solo a guardare la sua amica e i suoi cambi repentini di umore dovuti alle esternazioni di Nott.

“Sei così scarso che hai bisogno di ripetizioni?”chiese lei schifata.

“No, assolutamente”

“Come credevo”

“Non c’è niente di male, Peakes”ribadì Nott, ma riuscivo solo a concentrarmi su quegli occhi azzurri e a fare tutto ciò che mi dicevano di fare.

“Io vado”dissi guardandola negli occhi: “Ci vediamo”. Solo Nott mi salutò, la biondina rimase ferma sul posto, lo sguardo tetro fisso su di me.

“Credo di aver perso la testa”. Ero sdraiato sul letto della mia camera e fissavo il soffitto sperando che mi cadesse in testa. Era una Serpeverde, discendeva da una famiglia che credeva nella purezza del sangue. In tutti questi anni non l’avevo mai vista sorridere, era perennemente imbronciata e arrabbiata. E non avevo nessuna chance con lei, neanche mi considerava! Ma allora perché non potevo fare a meno di pensare a lei?

“Per chi?”chiese Cookes annoiato. Lui non aveva questi problemi, passava del tempo nello stanzino delle scope con una tipa per poi dimenticarla il giorno dopo. Un po’ come James.

“Pritchard”

“Ancora”si lamentò James schifato: “All’inizio pensavo fosse uno scherzo, ma ora stai esagerando”

“Ma avete visto quanto è bella?”

“Sì, ma ce ne sono di migliori”ribatté Cookes e lo osservai con un sopracciglio alzato.

“Okay, è molto bella”si corresse lui: “Ma ha un atteggiamento terribile, sembra sempre sul punto di uccidere qualcuno”

“È una Serpeverde!”esclamò James ancora più disgustato.

“E allora?”

“E allora?! È una nostra nemica!”

“Cresci James, non abbiamo più undici anni”lo rimbeccò Cookes: “Il problema non è in quale dormitorio dorme, ma la sua personalità. Pensi che una persona del genere sia capace di amare?”. Non lo sapevo, non l’avevo mai vista con nessuno, in realtà non avevo mai fatto molto caso alla sua presenza. Ero certo solo di una cosa: l’affetto che provava per Nott era vero.

“Sì”ammisi: “Farebbe di tutto per Nott”

“Tu sei totalmente diverso da lei”concluse Cookes: “Quindi mi dispiace dirtelo amico, ma scordati la serpe biondina”

“Non chiamarla così!”

“Chiamala come vuoi, ma per te è out”.

Eccola lì, radiosa come sempre. Raccolsi tutto il coraggio che avevo per piazzarmi vicino a lei. Teneva un libro fra le mani e aveva un’espressione concentrata. Mi preparai al pugno più duro che Pritchard avesse mai potuto tirare, ma non arrivò. Wow, dieci secondi accanto a lei e non mi aveva ancora picchiato!

“Che bel sole. Amo il sole d’inverno”dissi, stupendomi da solo di non aver balbettato. Chiuse il libro così forte che avrebbe potuto spezzarlo a metà e mi riservò lo sguardo più freddo di sempre: “Pensi che me ne possa fregare qualcosa?”

“Pensavo che piacesse anche a te”

“Il sole d’inverno?”

“B-beh, l’inv-verno in g-generale”. Oh no, il balbettio era tornato! Sembrò ponderare se prendermi a calci o ignorarmi, decise poi di voltarsi verso di me, curiosa: “Come mai?”. Perché sei glaciale. Tossicchiai ed osservai l’erba arida sotto i nostri piedi: “Mi sembravi una persona da inverno”. Chissà per quale strano incantesimo non era scappata senza prima insultarmi. Ciò mi diede la forza di andare avanti: “Credo che l’inverno ti rappresenti: è freddo, glaciale, ma quelle poche volte che c’è il sole sa essere la stagione più bella di tutte”. Sentivo davvero la sua forza concentrarsi tutta sul pugno che mi avrebbe dato fra qualche istante. Contai nella mia testa trenta secondi esatti e poi la osservai. Stava sorridendo. In realtà era una smorfia strana, sembrava come volersi trattenere dal sorridere.

“Stai sorridendo”le feci notare.

“Che idiozia. Essere come l’inverno”scosse la testa, ma il sorriso era ancora lì.

“Ti piace?”

“Sei un idiota”disse subito, con una strana luce negli occhi: “E se parlassi un po’ di più invece di balbettare e pararti dai miei colpi, forse riuscirei a sopportarti”

“Posso farlo”

“Ne sei sicuro?”

“Assolutamente”ammisi fingendomi sicuro di me. Mi tirò un pugno sulla spalla e incassai senza dire nulla. In cambio, il suo sorriso si allargò: “Ci si vede in giro … come ti chiami?”

“Sam”

“Sul serio?”

“Gli altri mi chiamano Peakes”spiegai timido: “È il mio cognome. Peakes, intendo. Sam è il mio nome”

“Ma non mi dire”commentò lugubre. Oh no, ora penserà che l’ho trattata come una stupida!

“Non che tu sia stupida, è che mi piace puntualizzare le cose ...”

“Davvero?”era sempre più lugubre, avevo rovinato tutto!

“Beh, Sam”disse sarcastica: “È stato un piacere farsi dare della fredda e glaciale”

“N-non volevo offenderti”dissi mentre la vedevo andare via.

“Non l’hai fatto”esclamò continuando per la sua strada. Dovevo chiederglielo, ora che non avevo i suoi occhi puntati contro. Alla peggio mi avrebbe picchiato.

“Vieni con me ad Hogsmeade?”. Si fermò e chiese con voce ferma e calma: “Come?”. Presi un bel respiro e glielo chiesi di nuovo, con il cuore che batteva a mille mentre si girava lentamente e puntava gli occhi azzurri nei miei.

“Sei sicuro di farcela?”domandò: “Due ore intere solo con me?”

“Sicurissimo”

“Hai coraggio da vendere”

“Sono Grifondoro!”ammisi orgoglioso, senza rendermi conto che lei era Serpeverde e le nostre casate si odiavano ancor prima di essere state create. Ero proprio stupido. Sbuffò schifata: “Sì, certo. Okay, ci vediamo sabato allora”

“A sabato!”esclamai felice, ma era già tornata dentro. Non ci potevo credere, sarei uscito con Mary Pritchard!

 

***

Note dell'"autrice":
...........................................
SCUSATEMI. 
Lo so che l'attesa è stata lunga, molti di voi si saranno già dimenticati di una storia nata per caso, ma spero che questo capitolo vi piaccia. Ne pubblicherò un altro per farmi perdonare dell'eterno ritardo :)
Buona serata!
Padfoot

 

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Capitolo 11
*** La stanza personale di Elladora Nott ***


Capitolo 11 – La stanza personale di Elladora Nott

La Stanza delle Necessità, come avevo fatto a non pensarci prima! Di sicuro si era rintanata lì! Corsi al settimo piano e non ebbi neanche bisogno di impegnarmi, la Stanza si era già aperta per me. Hogwarts mi amava. Entrai e mi trovai in una piccola sala con un camino scoppiettante, un divano e una finestra che dava sulle montagne, proprio la stessa visuale che avevano i Corvonero dalla loro Torre. Seduta per terra, le spalle appoggiate al muro, sedeva Nott, con un libro sulle gambe.

“Oh, finalmente!”esclamai. Dire che era stupita era poco, non riusciva a parlare, probabilmente pensava che la Stanza delle Necessità fosse sua prerogativa.

“I tuoi amici ti stanno cercando dappertutto”la informai.

“Ho detto loro che avevo da fare ...”

“Sì, ma volevano organizzare una specie di gruppo studio e non ti trovavano”. Mi piazzai di fronte a lei, con le mani sui fianchi e osservai la stanza. La porta dietro di me si richiuse, lasciandoci soli e nascosti da tutti.

“Come hai fatto a sapere che ero qui?”. Era paura quella che vedevo nei suoi occhi? Ma sì, era terrorizzata che avessi scoperto il suo piccolo segreto.

“Secondo anno, scappavo da Gazza”raccontai in tono pomposo: “E avevo caldo, così si è trasformata in una stanza piena di neve e ghiaccioli alla fragola. Terzo anno, con Louis Jordan. Scappavamo da una professoressa e si è trasformata in uno stanzino delle scope. E via così, per tutti questi anni. E tu, come l’hai conosciuta?”. Fece spallucce: “Giravo al settimo piano e l’ho vista”

“Ma lei si presenta solo a chi ne ha davvero bisogno”. Annuì e continuò a leggere il libro, a quanto pare non voleva degnarmi di una risposta.

“Noooott”la chiamai inginocchiandomi di fronte a lei: “Sei scappata qui e avevi bisogno di un salotto con un divano e un camino? Perché non andare nella tua Sala Comune?”

“Perché da qui vedo le montagne”

“Dovevi essere smistata in Corvonero, allora”

“Come fai a sapere della vista ...”ma si interruppe di fronte al mio sguardo eloquente. Diciamo che le ragazze Corvonero non erano giulive come le Grifondoro, ma anche loro mi sapevano apprezzare. Il mio sguardo cambiò quando capii che anche lei sapeva della vista della Torre Corvonero.

“E tu come fai a sapere …?”domandai scioccato e lei sbuffò: “Davies”

“Tu e Mark Davies?”esclamai sgranando così tanto gli occhi che avrebbero potuto scappare dal mio cranio e correre via. Nott e Mark Davies insieme?

“Niente di serio”confessò noncurante.

“Niente di ...”. Ero sempre più allibito, non pensavo che Nott avesse un tale atteggiamento con i ragazzi, non mi ero mai soffermato a rifletterci. Non mi ero mai fatto delle domande sulla sua vita sentimentale in generale prima di conoscerla.

“Potter”mi interruppe facendomi tornare sulla Terra: “Perché sei qui?”. Mi sedetti a gambe incrociate, prendendo il suo libro e cercando di leggere quelle piccole e strane parole per distrarmi dal pensiero di Nott e Davies insieme. Aigam al ... Ah, era al contrario.

“È al contrario”mi disse.

“Ti sorprenderà, ma so leggere”risposi sarcastico, lo chiusi e con un tonfo lo gettai via.

“Ehi, mi interessava!”

“Non puoi più studiare ora che ci sono io”

“Ora capisci perché non ho detto a nessuno della Stanza?”

“Ma io sono diverso”

“Tu sei peggio di chiunque, Potter. Gli altri quando sanno che voglio stare in pace, mi lasciano in pace. Tu no. Ma ti sarei grata se almeno oggi potessi lasciarmi da sola. Per favore”. Il suo sguardo di supplica faceva così tanta pena che mi sentii non desiderato per la prima volta nella mia vita. Era strano, pensavo che le facesse piacere passare del tempo con me, come al resto degli studenti di questa scuola. Ma come potevo pretendere che le facesse piacere la mia compagnia? Ero stato un mostro con lei per sei anni. “Oh. Okay”farfugliai.

“Non è per te, davvero”mugolò stringendosi le ginocchia al petto: “È solo che non voglio vedere gente oggi”

“È l’anniversario di qualcosa?”. Annuì e iniziai a contare con le dita tutti gli avvenimenti più importanti del mondo magico, ma non riuscivo ad arrivarci.

“No, siamo solo a dicembre, non ricordo nessun avvenimento”

“E ovviamente tutti qui a scuola festeggiano solo i tuoi avvenimenti”disse ironica: “Esisti solo tu nel mondo magico”

“È il tuo compleanno?”

“Potrei mai essere triste il giorno del mio compleanno?”

“Beh, non lo so ...”mi zittii ancora e sospirai: “Devi aiutarmi se vuoi essere aiutata”

“Non voglio essere aiutata”sorrise divertita dal mio atteggiamento: “Voglio solo pensare, tutto qui”

“Okay, allora dimmi solo come fai a conoscere la Stanza e poi me ne vado! Giuro!”. Sospirò, decisa a cacciarmi da quella stanza con l’unico metodo possibile: raccontarmi la verità.

“Il mio primo giorno del mio primo anno ad Hogwarts”

“Wow, la conosci prima di me!” i miei occhi si illuminarono, ma la sua espressione era cupa come al solito.

“Camminavo per i corridoi quando un bambino, fra migliaia di studenti, mi notò e mi puntò un dito contro. Mi chiese chi ero e quando gli risposi che ero Elladora Nott, lui urlò a tutti che ero una Mangiamorte, proprio come mio padre e che sarei stata imprigionata anche io quando avrei avuto l’età adatta per andare ad Azkaban”. Oh Merlino, era colpa mia. Era sempre stata colpa mia. Pensavo di riuscire a rammendare anni di sofferenze con il mio stupido atteggiamento da pollo?

“I-io ...”balbettai e lei annuì: “Già e da quel momento per tutta Hogwarts ero la più piccola Mangiamorte mai esistita”. Il silenzio ci inglobò, si sentivano di tanto in tanto gli scoppiettii delle fiamme nel camino. Avrei potuto anche chiederle scusa per tutti i giorni della mia vita, ma non avrebbe cancellato gli anni di inferno che le avevo fatto passare.

“Per tre anni, nessuno a scuola mi ha parlato. Ero amica solo di Adrien e della mia cerchia di Serpeverde, ma nessuno osava rivolgermi la parola perché non ne ero degna. Da cinque anni, ogni volta che sono triste vengo qui e la Stanza mi propone sempre la stessa sala, con i soliti divano e camino”

“Non pensavo che le mie parole ...”

“Eri figlio di Harry Potter, pendevano tutti dalle tue labbra”

“Non è facile”dissi all’improvviso: “Essere suo figlio, avere questi … antenati”

“Almeno nessuno ti ha chiamato mangiamorte, no?”

“Scusa, che cretino”dissi scuotendo la testa: “Davanti a te non dovrei dire certe scemenze”. Voleva stare da sola, ecco perché si era cacciata in questa stanza senza dirlo a nessuno, ma non potevo lasciarla qui dopo aver saputo tutto questo. Mi prese una mano e mi osservò mesta, probabilmente aveva intuito il dispiacere e la compassione che stavo provando in questo momento.

“È passato”confessò: “Ora ho un sacco di amici di cui mi fido”

“Scusami”

“È acqua passata”

“Come fai ad essere così? Non ti viene voglia di prendermi a pugni?”

“Sono convinta che dalla cattiveria possa nascere la gentilezza. Pensa come sarebbe brutto il mondo se dalla cattiveria si generasse altra malignità?”

“Tu sei così … buona”

“Grazie”sorrise: “Hai visto che le serpi possono essere gentili e i grifi cattivi?”

“Oh sono davvero pessimo”esclamai sdraiandomi per terra, la mia mano ancora fra le sue: “Ti ho trattata malissimo per nessuna ragione”

“Beh, i miei genitori hanno sterminato intere famiglie babbane ...”

“Ma tu non sei così”. Fece spallucce: “Ognuno ha i propri pregiudizi contro i quali combattere”

“Perché sei triste?”mi voltai verso di lei: “Oggi, intendo”

“È il compleanno di mio padre”spiegò a voce bassa: “E lui è in prigione”. Oh no, mi ero dimenticato della situazione tragica in cui versava la sua famiglia. Non avrebbero potuto passare il Natale insieme se lui era in prigione!

“Ma tu puoi vederlo, giusto? Tipo … a Natale”chiesi. Scosse la testa: “Non so se ho voglia di tornare a casa. La situazione è complicata e ho bisogno di concentrazione per studiare”

“Quindi resterai qui ad Hogwarts?”

“Presumo di sì”. Il mio sguardo vagò per i soffitti della stanza mentre cercavo una frase carina da dire per tirarla su di morale. Ma non c’erano frasi carine, suo padre era un criminale e stava subendo un processo perché era stato seguace di Voldemort.

“Potter”dondolò la testa: “È ora di andare e lasciarmi qui a crogiolarmi nella tristezza”. Ma il mio sguardo era serio, non l’avrei lasciata da sola, dovevo redimermi dopo anni di cattiveria.

“Mi dispiace”

“Lo so”

“Scusa”

“Di cosa?”

“Di tutto”. E un sorriso si formò sulle sue labbra: “Sei un idiota”. Le nostre mani erano ancora intrecciate e me ne resi conto solo in quel momento. Chi l’avrebbe mai detto che io e Nott ci saremmo ritrovati chiusi in una stanza senza che la stessa esplodesse?

“Ti chiederò scusa ogni giorno per l’eternità”dissi con espressione seria, ma lei scoppiò a ridere: “Non ce n’è bisogno, devi solo promettermi una cosa: prima di prendere in giro una persona dovrai conoscerla sul serio”

“E poi posso prenderla in giro?”

“Beh, magari fra le mura di casa tua, senza essere troppo … plateale”

“Va bene, te lo prometto”

“Grazie”. Non avevo mai notato che aveva delle lentiggini sulle guance, la rendevano ancora più dolce di quello che era.

“Ora dovrei ...”sussurrò indicando il libro con la testa.

“Oh già!”mi alzai in fretta abbandonando la sua mano e arrossendo come un peperone. Raccolsi il libro e glielo consegnai: “Non dirò a nessuno che sei qui. Ma esci fuori stasera, c’è un gruppo studio!”.
 

***

Note dell'"autrice": Rieccomi!
Spero di essermi fatta perdonare con un capitolo incentrato solo su James ed Elladora. Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie!
A presto,
Padfoot

 

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Capitolo 12
*** Pritchard alla riscossa ***


Cap 12 – Pritchard alla riscossa

 

Lo stavo baciando. Non capivo neanche io il perché o cosa fosse successo perché arrivassimo a questo, ma stavo baciando Sam Peakes. Mi distaccai all’improvviso, le mani ancora premute sul suo viso.

“Per essere uno sfigato, non baci male”dissi in imbarazzo.

“G-grazie”
“La smetti di balbettare?”

“Ok-k-kay”. Corrugai le sopracciglia, osservandolo per bene. Non era brutto, aveva occhi azzurri e capelli neri come la pece. Era anche dell’altezza giusta e aveva spalle larghe (normalità per i giocatori di Quidditch). Se solo non fosse stato così idiota, timido e balbuziente.

“Mary ...”mormorò.

“Per te sono Pritchard”

“Okay, Pritchard ...”

“Non mi chiamare Pritchard”

“Ma tu hai detto ...”

“Oh Merlino, sei insopportabile!”. Mi allontanai da lui e osservai la coltre nebbia del cunicolo dove eravamo rimasti nell’ultima mezzora a baciarci. Fino a poco tempo fa uscivo con tipi forti e sicuri di sé e ora passavo trenta minuti del mio prezioso tempo a sbaciucchiare un Grifondoro. Com’ero caduta in basso. Eppure non riuscivo a smettere di pensare che in lui ci fosse dell’altro e che saremmo davvero potuti andare d’accordo. In queste due ore mi aveva parlato tranquillamente di tutto ed avevamo parecchie cose in comune, tranne il Quidditch, ovviamente. È che non riuscivo proprio a farmi andare giù il fatto di essere uscita con un senza palle. Grifondoro, per giunta.

“Non dirai nulla a nessuno, è chiaro?”intimai.

“Okay”. Ah, era facile da compromettere. Avrei dovuto arrabbiarmi con lui, ma invece gli gettai le braccia al collo e lo baciai ancora. Ma cosa diamine mi stava succedendo?

“Stasera dovevamo avere gli allenamenti, ma non sono andati in porto”disse sulle mie labbra.

“E secondo te può fregarmene qualcosa?”chiesi sprezzante.

“No, giustamente. Ma questo vuol dire che gli spogliatoi sono liberi”. Ah, bene. Dritto al punto.

“Ti sembro quel tipo di ragazza?”. I suoi occhi si spalancarono dal terrore e scosse violentemente la testa: “Ass-solutamente n-n-no”

“Bene. Perché non lo sono”

“S-scusa, i-io n-non v-volevo ...”

“Ci vediamo lì alle nove”e scappai via, senza dargli la possibilità di rispondere. Ah, Pritchard, in che casini ti sei trovata!

 

Elle ascoltò il resoconto dettagliato senza battere ciglio. Alla fine, però, sorrise come una nonna poteva sorridere all’annuncio di matrimonio della nipote zitella.

“Ma è fantastico!”

“Non c’è nulla di fantastico, siamo solo due persone a cui piace ...”mi interruppi, non trovavo l’espressione giusta.

“Sbaciucchiarsi nei vicoli bui di Hogsmeade?”terminò lei ironica.

“Finiscila”intimai: “Nessuno deve saperlo, intesi?”

“Terrò la bocca chiusa!”

“Soprattutto Potter”

“Scherzi? È una pettegola, andrebbe a dirlo a tutti”

“A proposito, cosa nascondete voi due?”

“Nulla”rispose lei ingenuamente.

“Perché parlate un sacco e vi riunite con gli altri strambi”

“Mary”intimò lei in modo gentile.

“Okay”dissi lasciandomi cadere sul letto: “Non vuoi che io li chiami strambi, ma un po’ lo sono”

“Passiamo solo del tempo insieme”

“Ma se succedesse qualcosa me lo diresti, vero?”. Sgranò gli occhi e scoppiò a ridere di gusto. La guardavo mentre si teneva le mani sullo stomaco e rideva sguaiatamente.

“Elle”la chiamai funerea.

“Tu sei pazza”

“Dico solo di fare attenzione, so che sei sensibile e lui è un egocentrico, narcisista, falso ...”

“Non c’è niente fra me e Potter”

“Sarà meglio”

“E poi scusa”disse cercando di darsi un contegno: “Perché tu puoi uscire con Peakes e io non posso uscire con Potter?”

“Esci con Potter?”esclamai schifata e scioccata allo stesso tempo.

“No! Ma se succedesse, sarebbe una tragedia?”

“Assolutamente!”risposi sicura: “Tu meriti qualcuno alla tua altezza”

“Tipo?”

“Davies”

“Oh, ti prego, non è mai andata in porto con lui ...”

“Perché non gli hai mai dato una chance!”

“Non eravamo compatibili!”

“E tu e Potter lo siete?”. Scosse la testa e prese una cioccorana: “No. Volevo solo capire da dove derivasse il tuo odio per lui”

“Deriva dai cinque anni in cui non ha fatto altro che prenderti in giro”

“Sta facendo ammenda”. Scartai una cioccorana e trovai la figurina di Harry Potter che mi guardava fiero di aver salvato il mondo magico. Sbuffai e la lanciai a Elle: “Oh, guarda, il tuo futuro suocero”

“Mary!”

“Si scherza”.

 

Seduta al tavolo, sorseggiavo un te ma sentivo la nuca pizzicare in maniera strana. Alzai lo sguardo su Elle, seduta di fronte a me, intenta a leggere la Gazzetta del profeta. Stavo per iniziare il mio monologo narcisista dicendole di sentirmi osservata, ma notai l’articolo in prima pagina: Theodore Nott: il suo destino è già stato deciso?

“Elle”la chiamai gentilmente.

“Mmm?”mormorò voltando velocemente pagina.

“Va tutto bene?”. Seguì il mio sguardo e annuì prontamente: “Certo. Non andrò a casa a Natale, tutto qui”

“Tua madre ...”

“Non lo sa ancora, ma è meglio così per entrambe. Io potrò studiare in pace e lei potrà struggersi cercando un modo per tirare fuori papà”

“Quindi non è condannato a morte?”

“Non ancora, ma i Bronne faranno di tutto per ucciderlo il prima possibile”

“Ti direi di venire da me, ma poi mia madre farebbe la spia con la tua e saresti obbligata a tornare a casa ...”

“Va bene così, Mary, davvero”confessò: “Sento che Hogwarts è casa mia più di quanto lo sia Nott Manor”

“Quindi tu stai bene?”. Chiuse il giornale e sorrise mesta: “Quanto può stare bene un adolescente con i genitori che la odiano. Che ti succede? Hai lo sguardo corrucciato”

“I tuoi sono proprio degli stronzi”

“È quello che tutti si vogliono sentir dire”disse sarcastica.

“C’è qualcuno che mi sta guardando?”chiesi improvvisamente. Elle si spostò leggermente di lato e un ampio sorriso illuminò il suo viso: “Io credo che sia proprio tanto innamorato”

“Lo uccido”

“E dai, è carino! Mary!”mi prese una mano per fermarmi: “Stai seduta”

“Voglio andare lì e dirgli di smetterla di guardarmi, è assillante!”

“Lui cerca di non guardarti, ma non ci riesce!”disse dolcemente.

“Gli avevo detto che nessuno doveva … che fai?”. Elle aveva iniziato a salutare e le abbassai la mano con uno schiaffo veloce: “Non si fraternizza con il nemico”

“Potter ci fa segno di andare a sederci con loro”

“Elle”

“Anche Cookes. Peakes invece tiene lo sguardo basso”

“Perché lo sto educando bene”ammisi incrociando le braccia. Elle posò gli occhi su di me: “Ti piace”

“Perché non parliamo di altro?”deviai: “Ad esempio: il compito di Trasfigurazione. Ho una domanda sul ...”

“Potter è bravo in Trasfigurazione e sai chi è suo amico?”

“Io ti odio”

“Non durerà a lungo, Mary, prima o poi cadrai sotto il suo incantesimo”

“Si può sapere da che parte stai?”

“Dalla parte dell’amore”scherzò facendo gli occhi dolci. Sbuffai schifata: “Vado in camera, ci vediamo a Trasfigurazione, voglio il posto accanto al tuo per copiare, intesi?”

“Agli ordini, capo!”. Mi alzai e mi voltai verso il tavolo Grifondoro. Potter stava facendo delle boccacce, Cookes tentava di farlo tornare sui libri e Peakes fissava il tavolo. Alzò gli occhi verso di me, ma lo incenerii con lo sguardo e poi scappai dritta al dormitorio. Non mi sarei comportata come le altre ragazze. No. Ero forte e coraggiosa. E non avrei mai fatto gli occhi dolci a Peakes.

 

Peakes tirò indietro la testa ridendo di gusto ad una battuta di Cookes. I due gemelli – non sapevo ancora distinguerli e non mi interessava neanche farlo – scuotevano la testa sorridendo a malapena, avevano un che di reale nel loro atteggiamento, di nobile. Al contrario di Sam, che rideva grugnendo, proprio come i maiali. Ancora non mi capacitavo di poter frequentare un tizio del genere. Mi avvicinai al gruppetto più stupido che la storia di Hogwarts avesse mai visto e tossicchiai. Sam alzò lo sguardo e gli si illuminarono subito gli occhi, come se avesse visto una Veela in carne e ossa.

“Oh, chi si vede”disse Cookes sarcastico, avrebbe preferito evitarmi per il resto della sua vita, ma non era colpa mia se il suo migliore amico si era innamorato di me.

“Devo parlare con Lys”annunciai. Lo sguardo di Sam si spense, ma si alzò repentino per andarsene.

“Puoi restare”lo avvisai.

“E perché noi no?”domandò il gemello con una piuma rossa in testa, probabilmente era l’altro.

“Perché no”risposi semplicemente.

“Okay, ragazzi, alzate i deretani, su su”disse il gemello con un libro in mano: “Ci vediamo a lezione”. Cookes e l’altro gemello sbuffarono e se ne andarono lentamente, girandosi a guardarci e odiandomi sempre di più. Bene, mi piaceva questo sentimento di disprezzo misto a paura nei miei confronti. Lys fece segno di sedermi accanto a lui e mi accomodai su quel prato umido e appiccicaticcio (ma come diamine facevano a sedersi qui anche in pieno inverno?). Sam si sedette accanto a noi, né troppo vicino a me, né troppo vicino a lui. Bravo, Peakes, hai imparato che non mi piacciono i tipi appiccicosi.

“Parliamo di Potter”

“James?”chiese Lys. E pensare che credevo fosse il gemello più intelligente.

“No, Edmund”risposi sarcastica.

“Non c’è nessun Edmund ...”fece per dire Sam, ma lo zittii con uno sguardo truce. Merlino, perché mi riducevo a frequentare certe persone?

“Cos’è successo fra te e James?”

“Nulla. Ancora”dissi: “Ma vedo che ha uno strano atteggiamento nei confronti di Elle e volevo chiederti se tu ne sai qualcosa”. I suoi occhi si rabbuiarono, come se gli avessi chiesto di raccontarmi il periodo peggiore della sua vita. Sinceramente non poteva interessarmi, ero qui solo per prendermi cura della mia migliore amica, non ero la psicologa di nessuno.

“Penso che a James piaccia Elle”disse Lys con nonchalance, mentre Sam spalancava gli occhi dallo stupore: “James?”. Lo sapevo, me lo sentivo. E il fatto che lo pensasse anche Lys era un’altra conferma. Stupido di un Potter, allontanati da Elladora.

“E penso che lei ricambi i suoi sentimenti”continuò lui: “Anche se sono entrambi troppo presi dai propri problemi per dichiararsi a vicenda”. Mi doleva ammetterlo, ma stavo iniziando a pensarla così anche io.

“Cosa possiamo fare?”chiesi minacciosa. Lys alzò un sopracciglio: “Vuoi organizzare loro un appuntamento al buio?”

“No, testone, voglio che non succeda nulla fra di loro perché son sicura che lui la farebbe soffrire”

“Stai suggerendo di allontanarli?”. Annuii e lui scoppiò a ridere: “Non puoi. Sono troppo legati, trovano ogni scusa per passare del tempo insieme, James vuole addirittura invitarla a casa Potter per Natale”

“Che cosa?”domandai schifata: “Lei non ci andrà mai!”

“Non gliel’ha ancora chiesto, quindi non possiamo ancora sapere la sua risposta”. Lys stava dalla loro parte. Nonostante fosse cotto di Elle, non cercava di porre fine a questa aberrante storia.

“Sam, fila via”. Il mio quasi-ragazzo obbedì, scappando verso il castello. Ora eravamo solo io e Lys, faccia a faccia, le due persone alle quali Elle teneva di più nella sua vita. Eppure eravamo così diversi.

“Che c’è, Scamandro, ti è passata la cotta?”domandai maligna. La sua espressione non mutò, restò nobile e altezzosa: “No, ma dovresti sapere anche tu che dovremmo volere solo il bene per lei. È una nostra amica”

“Volere il bene per lei significa non farla intrallazzare con Potter”

“Le ha chiesto scusa mille volte, sta cercando di fare ammenda ...”

“Non m’importa, solo tu sai quanto lei ha sofferto in questi anni”lo interruppi: “E non oso neanche immaginare cosa potrà passare se si innamora di uno del genere”

“Non possiamo farli allontanare sulla base di queste teorie, Mary ...”

“Sono Pritchard”. Sospirò paziente: “Va bene, Pritchard, ascoltami: Elle riesce sempre in ciò che vuole. Quando si renderà conto che le piace James, nessuno potrà fermarla”

“Fermiamola prima”

“Non puoi fermarli. Sono due mine, sono fin troppo competitivi. Non puoi neanche allontanarli ora come ora, perché stanno finalmente legando”

“Finalmente?”

“Sì, finalmente lui non la prende più in giro e lei non piange ogni sera prima di andare a letto”. Questo era vero. Ma era sempre merito di Elle, perché era lei ad aver mostrato a Potter cosa significava essere gentili, non lui. Lui non aveva fatto niente per lei.

“So che dal tuo punto di vista può sembrare sbagliato ...”

“Lo è”

“Ma lascia che si conoscano. Lascia che quella Elle triste e cupa resti solo un ricordo”

“Potter non le farà bene”

“Se davvero hai ragione, sarò il primo a schierarmi con te e contro James”promise: “Ma ora non possiamo fare nulla. E questo lo sai anche tu”. Aveva ragione e proprio questo mi dava fastidio: il non poter fare nulla per salvarla.

“Mi aveva detto che eri il più saggio dei due”dissi in tono acido.

“In realtà sono il più saggio di tutta la compagnia”. Già e a lei piace quella stupida testa di rapa di Potter. Vai a capire come ragionano le ragazze al giorno d’oggi. E poi parlavo io, io, che stavo uscendo con Sam Peakes! Avrò sbattuto la testa tante di quelle volte da piccola. Lysander mi guardava costernato, come se volesse tirarmi su il morale. Scossi la testa: “Ciao, sfigato”

“Buona serata, Prichtard”.

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Capitolo 13
*** Serpeverde vs Grifondoro ***


Capitolo 13 – Serpeverde vs Grifondoro

 

Pioveva. Come se non fosse già una situazione disperata. Planai non appena vidi dell’oro brillare accanto a Peakes. Era lì, il boccino, mi stava aspettando.

“Ehi, Nott, dove vai così di fretta?”. Maledetto Potter, non stiamo giocando, questa è la vera partita e il Boccino sarà mio. Si posizionò proprio accanto a me, le nostre gambe si sfioravano, gli occhi di entrambi puntati alle ali svolazzanti.

“Non ho paura di schiantarti”

“Fallo, è contro le regole e vinceremo noi”. Il Boccino scomparve dalla mia vista e tirai su la scopa poco prima di finire con la faccia nel prato. Mi alzai di nuovo in volo, facendo finta di seguire un punto preciso, e infatti lui mi seguì: “Non so cosa tu abbia visto, ma non c’è nulla”

“Concentrati, sfigato”

“Uuu, sfigato è il meglio che sai fare?”. Eravamo 70 a 70, dovevo prendere il Boccino, non avrebbero vinto i Grifondoro, non questa volta. Eccola di nuovo, quella piccola pallina dorata. Diedi un calcio alla scopa che affrettò la sua corsa, ma Potter mi era così vicino che avrebbe potuto prenderlo. Mi spostai a destra, bloccandogli la traiettoria, ma lui mi superò a sinistra. Era lì, a pochi passi da noi.

“Hai pensato già a come ti inchinerai di fronte alla mia bravura?”. Non riusciva a stare zitto neanche nei momenti importanti. Il Boccino era così vicino … strisciai sulla scopa, sempre più avanti, rischiando di cadere. Potter capì quello che stavo facendo e velocizzò la sua rotta. Allungai il braccio e le mie dita sfiorarono la pallina dorata. La afferrai e la voce di Lorcan esclamò a gran voce: “Serpeverde prende il Boccino! Non sarei così felice se non ci fosse la mia amica a prenderlo, ma cavoli, le serpi vincono contro Grifondoro!”. Scesi in picchiata fino a raggiungere la mia squadra che mi acclamava. Scorpius mi abbracciò: “Abbiamo vinto!”

“Lo so!”

“Sei stata grande!”. Tutti gli studenti Serpeverde si accerchiarono intorno a noi, non avevo mai visto tutto quell’entusiasmo. Beh, lo avevo visto, ma era passato un anno dall’ultima volta che avevamo vinto. Nello spogliatoio mi tolsi la divisa di Quidditch totalmente zuppa e infilai quella della scuola. Non ero l’unica nella stanza, era presente anche Higgs, ma non mi importava cosa aveva da dire, avevo vinto e la Coppa era praticamente nostra.

“Complimenti”disse acida, come se fosse stata obbligata da qualcuno a dirlo.

“Grazie”sorrisi, la migliore arma per rispondere alla sua cattiveria. Ficcai i vestiti fradici nella borsa ed uscii così velocemente che sbattei contro Potter.

“Oh, scusa!”

“Ma figurati” era proprio giù, indossava ancora la sua divisa da Quidditch e grosse gocce d’acqua cadevano dai suoi capelli finendo sul suo viso.

“Ehi”sussurrai, ma fui travolta da Flint che mi abbracciò: “Sei scomparsa, Nott, avevo paura che i grifi ti avessero nascosta”

“Sono ancora qui, Flint”dissi battendogli una mano sul braccio. Potter ci ignorò e andò via. Osservai le sue spalle mogie e la sua andatura cantilenante entrare a scuola, senza avere la possibilità di tirarlo su di morale. Ero così presa dalla vittoria che non avevo pensato che lui era stato sconfitto. Avevo sconfitto James Sirius Potter.

“Abbiamo vinto!”urlò un’altra voce e qualcuno si buttò addosso a me. Andammo nel dormitorio dove tutti i Serpeverde ci aspettavano con bottiglie di Burrobirra e dolci di ogni tipo. Albus tirò su i pollici e venne verso me.

“Non dirmi che abbiamo vinto, è quello che continuano a ripetere tutti”. Lo abbracciai mentre si complimentava, ma sentivo che qualcosa era sbagliato. Sopra le nostre teste qualcuno era triste perché aveva perso. Non sapevo perché mi preoccupavo così tanto per i Grifondoro, ma ad un certo punto abbandonai la festa ed uscii a prendere un po’ di aria. Non sapevo la parola segreta che mi avrebbe permesso di entrare nella Sala Comune Grifondoro e comunque non avevo nessuna scusa per andare lì. Mi limitai a camminare per il cortile esterno, arrivare fino al giardino, spuntare davanti al Platano Picchiatore e tornare indietro, sulle rive del lago. Stavo perdendo ogni speranza, ma una sagoma sdraiata per terra mi fece avvicinare alla riva. I capelli spettinati sulla testa facevano da cornice all’espressione più delusa che avessi mai visto su quel volto. Mi inginocchiai di fronte a quella testa bacata, le mie ginocchia potevano quasi toccarla e lo osservai. Sorrise mesto: “Che ci fai qui? Sei venuta a prendermi in giro?”

“Volevo solo sapere come stavi”

“Come pensi che stia?”

“Mi dispiace”

“Ti dispiace essere la migliore Cercatrice al momento?”

“Hai detto bene, al momento”dissi toccandogli la punta del naso con un dito: “Chissà, l’anno prossimo potrai prenderlo tu il Boccino”. I miei capelli cadevano su di noi, come tendine a proteggere ciò che ci stavamo dicendo. Chi l’avrebbe mai detto, Potter e Nott che non si insultavano o ignoravano a vicenda, ma parlavano pacificamente. Ma non ero ingenua, sapevo che se avessero vinto loro, lui mi avrebbe presa in giro allo sfinimento e non si sarebbe preoccupato di ciò che provavo io. Ma era questa la mia forza, ero diversa da tutti gli altri e non avevo bisogno di un motivo per essere gentile, lo ero e basta. Potter alzò una mano e girò un dito attorno a un mio riccio e sapevo che stava pensando esattamente la stessa cosa. Volevo tirarlo su di morale dicendogli che il Quidditch non era tutto, ma per me era tutto e immaginavo lo fosse anche per lui.

“Potrai rifarti in futuro”dissi: “Resti comunque il Cercatore di cui ho più paura”

“Questa sì che è una consolazione”scherzò.

“Se vuoi posso portarti un po’ di Burrobirre”

“Nah, non ne ho voglia”

“Dei fantastici biscotti al cioccolato arrivati direttamente da Mielandia?”

“Perché sei qui?”chiese sincero, non c’era cattiveria nella sua voce. Le sue dita scorrevano fra i miei ricci disordinati mentre studiava attentamente il mio volto.

“Perché non ti ho mai visto così triste e mi dispiaceva”

“Se a quest’ora io avessi vinto, ti starei rincorrendo per tutta Hogwarts prendendoti in giro”

“Ognuno è fatto a modo suo”giustificai e gli porsi una mano: “Ti va di evadere da Hogwarts?”

“Dove vuoi portarmi, Nott?”. Alzai un sopracciglio e afferrò la mia mano, ci alzammo all’unisono ridacchiando come due bambini che stavano trasgredendo le regole dei genitori. Corremmo oltre il giardino, oltre la capanna di Hagrid, fino alla Foresta Proibita.

“Vuoi per caso uccidermi e nascondere il mio corpo?”chiese fra lo spaventato e il divertito.

“Oh certo, alla comunità magica serve solo un altro pretesto per odiarmi”

“Io non ti odio”. Lo osservai sorpresa, ma decisi di scherzarci su per non dare troppa importanza a quella frase: “Nessuno può odiarmi una volta che mi conosce”. Frenai la corsa e infilai due dita in bocca, fischiando. Dopo poco sentii un rumore di zoccoli e Fiorenzo, il centauro, comparve davanti a noi.

“Buonasera, Elladora”

“Buonasera, Fiorenzo”mi inchinai a lui: “Voglio presentarti James Sirius Potter”. Fiorenzo sgranò gli occhi sorpreso e poi si inchinò: “Lieto di conoscerti, James Sirius Potter”

“Oh, io … sono lieto … è un piacere”si inchinò con imbarazzo e tentai con tutte le mie forze di non ridere.

“Mi chiedevo se fosse possibile visitare la collina”. Fiorenzo annuì e partì al galoppo. Afferrai la mano di Potter e seguimmo il centauro fino a una collinetta.

“Ti lasceremo la solita ora di libertà, Elladora”

“Grazie infinite Fiorenzo”gli sorrisi grata e lo vidi scomparire fra gli alberi del bosco.

“Tu sei amica dei centauri?”chiese sorpreso Potter.

“Ti avevo detto che conoscevo alcuni segreti di Hogwarts di cui tu non eri a conoscenza”. Si guardò intorno scioccato, avevamo la Foresta Proibita ai nostri piedi e riuscivamo a vedere tutta Hogwarts dalla collinetta in cui eravamo. Ma Potter non stava guardando nel punto giusto. Con una mano indicai il cielo e finalmente vide il manto di stelle sopra noi. Aveva la bocca spalancata tanto che pensai che la sua mascella si fosse bloccata.

“Si vedono tutte ...”indicò il cielo come a mostrarmelo.

“Tutte le stelle”

“Le conosci?”

“Certo”. Ci sedemmo per terra e pian piano gli indicai il nome di ogni stella e la costellazione alla quale apparteneva: “Quella è Andromeda”

“Da Hogwarts non si vedono così bene ...”commentò. Era totalmente stregato da quel paradiso e potevo immaginarlo, la prima volta che avevo visitato la collina ero rimasta esterrefatta per settimane.

“Sembra tutto inutile quassù”mormorò: “Come se le cose a cui siamo legati siano materiali … insomma, guarda quanto è vasto il cielo!”. Provava le stesse identiche cose che avevo provato io anni fa e questo mi fece credere che in fondo anche Potter poteva essere un umano e provare dei sentimenti.

“Sai, il Quidditch è sempre stato importante per me”raccontò: “Non ho nemici contro cui combattere, nessun Voldemort da uccidere, la mia unica missione è essere il figlio che tutti si aspettano che io sia. E quindi vincere la Coppa di Quidditch e la Coppa delle Case, avere buoni voti. Certo, le punizioni e il mettermi sempre nei guai non aiutano, ma è nella mia natura disobbedire alle regole”

“Perdere una partita non significa perdere nella vita”risposi: “Tu hai una famiglia che ti vuole bene e dubito che a tuo padre importi se non hai preso il boccino una volta nella tua vita”

“Da quando sei Cercatrice tu ho perso il Boccino tre volte”

“E tuo padre ha tentato di ucciderti per questo?”

“No, non me l’ha fatto pesare”

“Immagino che per te il Quidditch sia importante, ma … c’è altro nella vita”

“Come le stelle?”

“Esatto”sorrisi.

“Nott, sei davvero … ah”si tirò a sedere: “Hai ragione, vincerò l’anno prossimo”. Ci avevo messo poco a farlo tornare quello di sempre. Continuammo a scherzare e prenderci in giro fin quando non vidi Fiorenzo comparire fra gli alberi. Era già passata un’ora?

“Grazie davvero”gli sorrisi. Potter si alzò come una molla e si inchinò di nuovo: “Grazie mille, signore”

“È stato un piacere fare la tua conoscenza”

“Anche per me, qui è … wow”. Fiorenzo sorrise e riscendemmo la collina. Purtroppo era sera e il coprifuoco era già scattato, avremmo dovuto fare il triplo della fatica passando per i corridoi segreti per arrivare ai nostri dormitori.

“Credo che tu conosca tutti i passaggi segreti per la Torre Grifondoro, vero?”domandai.

“Assolutamente, li uso da cinque anni. Ma qualche volta preferisco un aiuto esterno”. Si guardò intorno e poi tirò fuori qualcosa dal mantello. Era un altro mantello. Cosa faceva, usava un mantello sopra un altro?

“Oh”mi finsi sorpresa: “Un mantello”

“Questo non è un semplice mantello, Nott”. Lo indossò e scomparve. Questa volta fui io a restare sorpresa, era proprio scomparso! Non riuscivo a vederlo, che magia era questa? Un momento … tirò fuori la testa: “Tu hai mostrato qualcosa a me e io qualcosa a te”

“Non sarà mica il Mantello dell’Invisibilità!”esclamai.

“Sssh, c’è il coprifuoco! Vieni!”mi trascinò sotto il tessuto, dovevamo stare piegati o i nostri piedi ci avrebbero rivelati. Gazza arrivò subito, controllando con i suoi occhi avidi, ma non vide nulla. Tornò indietro e io avevo ancora la bocca aperta quando Potter mi sorrise: “Bello, eh?”

“Ecco come hai fatto a seguirmi quella sera! Mi era sembrato di sentire qualcosa, ma non ti avevo visto!”

“Anche io ho i miei trucchetti. Dai, ti do un passaggio fino ai sotterranei”. E così camminammo l’uno vicino all’altro, le nostre braccia si sfioravano di continuo, le nostre gambe sfregavano fra di loro fino a quando non vidi il familiare muro di pietra. Ci togliemmo il Mantello e non riuscivo ancora a capacitarmi di cosa avevo appena visto.

“È solo un Mantello”mi disse divertito.

“Solo un Mantello? Discende da Ignotus Peverell in persona!”

“Ne sono cosciente”

“Merlino, e riesci a finire in punizione anche con questo?”

“Ehi, non lo uso sempre!”rispose fingendosi offeso.

“Se io avessi fra le mani un oggetto del genere, lo userei per evitare le punizioni”

“Spesso funziona, certe volte sono così sicuro di farcela che non lo uso di proposito”

“Allora te le vai proprio a cercare”

“Ho altre armi, sai?”. Il mio sguardo si illuminò: “Tipo?”

“Ehi, questo è già un grande segreto, ritieniti fortunata, nessuno sa della sua esistenza”

“Davvero?”. Annuì con fare pomposo: “Non lo sanno neanche i miei fratelli”

“Non ci credo, stai scherzando? Ma sono tuoi fratelli!”

“Mio padre l’ha lasciato a me, lo avrà Albus una volta che finirò la scuola”

“Ah, finirai la scuola?”chiesi sarcastica. Sorrise e sentimmo dei rumori provenire dal dormitorio.

“È ora di andare”dissi subito: “Grazie per avermi mostrato uno dei tuoi grandi segreti”

“E tu uno dei tuoi”rispose lui: “A domani, Nott!”

“Buonanotte!”sussurrai mentre si infilava il mantello e andava via. A domani. Che la mia tortura avesse finalmente una fine?

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Capitolo 14
*** Inviti in guferia ***


Capitolo 14 – Inviti in guferia (Elle)

 

Jamie si sistemò meglio accanto a me e prese il mio libro dalle gambe: “Uh, incantesimi non verbali. Chi li sa fare?”

“Io”dissi subito: “Allora, dovete ...”

“Non avevo dubbi”

“Jamie!”lo richiamò Dom: “Se non tieni chiusa quella bocca, ti affatturo!”. Avevo deciso io l’argomento per questa lezione perché sapevo che era l’unica maniera per farlo stare zitto.

“Provaci, vediamo, senza parlare”. Dom lo fissò così intensamente che la sua testa sembrò quasi esplodere, ma non successe nulla. Lorcan sbadigliò: “Dicci quando hai fatto, Dom”

“Come se voi lo sapeste fare!”. Lorcan fissò Lysander che guardò Dom. Lei era così concentrata su Lor che non si rese conto che Lys nel frattempo puntava la sua bacchetta e sussurrava “Wingardium Leviosa”. Il libro di Dom si librò nell’aria e lei restò a bocca aperta.

“Lysander Scamandro”lo richiamai e sbuffò, il libro cadde. Dom sventolò la chioma bionda: “Non siete capaci neanche voi!”

“Dacci una lezione tu, maestrina”mi disse Lor e lo guardai pensando Incarceratum. Una catena comparve dalla sua nuca e gli ricoprì le labbra.

“Così impari a non parlare”sorrisi sarcastica e Dom batteva le mani: “Oh è perfetto, lasciamolo così per sempre!”. Dopo interminabili minuti in cui le teste dei ragazzi sembrarono esplodere, alcuni di loro riuscirono negli incantesimi più semplici. Anche se Potter si nascondeva dietro l’aria ribelle, era molto bravo e se solo si fosse impegnato di più, avrebbe avuto passato in modo eccellente i M.A.G.O l’anno prossimo.

“Bene, noi torniamo a casa”disse Lorcan alzandosi di fretta: “Ci vediamo giù a cena, babbei”

“L’unico babbeo sei tu!”lo prese in giro Dom mentre i gemelli uscivano dal ritratto. Potter mi sorrideva in una maniera così strana che gli chiesi se stesse bene.

“Benissimo”aggiunse: “Probabilmente l’anno prossimo col tuo aiuto riuscirò ad avere qualche M.A.G.O e a rendere fieri mamma e papà”

“Ringrazia di non essere Rose o Hugo, loro sì che hanno paura degli esami”commentò Dom. Dal ritratto entrò un ragazzino del primo anno spaventato: “E-ell … N-not-t-t”

“Sono io”

“T-ti c-cercano ...” e scappò di corsa nel dormitorio. Afferrai il polso di Potter e controllai l’ora sul suo orologio d’oro. Oh Merlino, gli allenamenti! Scavalcai il divano urlando: “Gli allenamenti! Addio”

“Ti accompagno!” ma la sua voce era troppo lontana mentre correvo le scale dritta al campo di Quidditch.

 

Legai la lettera che avevo scritto a mia madre alla zampa del gufo e lo vidi volare via eccitato. Era da tanto che non le scrivevo e finalmente Podge poteva volare verso una destinazione.

“Nott!”urlò una voce lontana. Potter stava scuotendo la testa dalla neve entrando in guferia.

“Scusa”disse subito. Era bello il fatto che prima si scusasse per qualsiasi cosa mi aveva fatto e poi me lo dicesse. Chissà di chi aveva riempito l’armadietto di Pozioni di vermicoli questa volta.

“Per cosa?”

“Per tutto quello che ti ho fatto in passato, ricordi? Avevo promesso che ti avrei chiesto scusa tutti i giorni”. Quando lo conoscevi, sul serio e non solo in superficie, James Potter riusciva davvero a stupirti per la sua gentilezza.

“Hai inviato una lettera ai tuoi?”mi chiese. Annuii, non volevo parlargli dei problemi che avevo coi miei genitori, non avrebbero fatto altro che aumentare i suoi pregiudizi nei nostri confronti.

“Peccato, potevi aspettare che salissi io”. Oh sì, la mia vita gira intorno a te, Potter. Ora dovevo chiedergli anche il permesso di inviare delle lettere ai miei genitori?

“Così sarai obbligata a usare il gufo di Albus per riscrivere ai tuoi”. Accarezzò il suo gufo prima che lui partisse con la lettera fra le zampe.

“Prendi pergamena e piuma, su”ordinò.

“Potter, ho già inviato una lettera ...”. Controllò fra le tasche del suo mantello e tirò fuori una piuma striminzita e un foglio di pergamena bruciacchiato: “Scrivi: cara mamma e caro papà … dai, ti prego, fidati!”. E seguii i suoi consigli strambi, presi la penna e iniziai a scrivere ciò che mi dettava.

Questa nuova per avvisarvi che non verrò a Natale”. Come faceva a saperlo? Lys aveva parlato? O Albus? Mi voltai verso di lui, ma fissava un punto indistinto di fronte a sé: “Mi dispiace ma mi hanno invitata i Potter e non ho potuto dire di no. Con affetto, Nott

“Tu pensi che io mi firmi Nott quando invio lettere ai miei?”fu l’unica cosa che riuscii a dire.

“Oh no, certo, il tuo nome andrà bene. Hai scritto … oh, dovevi scrivere! Dammi qua”. Mi prese la penna e finì di scrivere la lettera, mentre lo osservavo imbambolata. I Potter non mi avevano invitata a Natale e io non volevo andarci, volevo passarlo qui, da sola, in pace e tranquillità. Potter chiuse la lettera e si avvicinò al gufo di Albus.

“Potter”lo chiamai, non avrebbe avuto il coraggio di farlo, era troppo anche per lui. Legò la lettera alle zampe e saltai su di lui per bloccarlo, ma il gufo partì spedito.

“No!”esclamai: “Sei pazzo? Chi te l’ha detto?”

“Chi mi ha detto cosa?”. Scesi dalle sue spalle per guardarlo meglio. Non sapeva che sarei rimasta qui a Natale, nessuno glielo aveva detto. Aveva preso l’iniziativa da solo, senza conoscermi, senza sapere chi fossero i miei genitori. Aveva superato il limite.

“Richiama il tuo gufo”ordinai.

“Sai che non si può fare, ormai è già dietro al tuo e fra qualche giorno il messaggio arriverà”

“Come ti sei permesso?”chiesi sbalordita: “Questa è la mia vita, Potter, non è un gioco! Non sono un personaggio delle tue storie, non faccio tutto quello che ordini, ho un cervello! Fino a quando si scherza va bene, ci passo sopra, ma questo è troppo”

“Sei arrabbiata?”chiese stupito, pensava anche di avermi fatto un favore!

“Hai deciso tu cosa dovevo fare io durante le vacanze!”esclamai nel modo più chiaro possibile, per far entrare il concetto in quel cervello bacato: “Non sono alla tua mercé, sono un essere umano che ha la facoltà di decidere da sola cosa fare della propria vita!”

“Scusa, pensavo ti facesse piacere ...”

“Perché non me lo hai chiesto? Chi ti credi di essere? Io non ti sopporto!”girai i tacchi e scesi di corsa, con Potter alle calcagna: “Scusami, hai ragione, ma l’altro giorno eri così triste al pensiero di passare il Natale qui e pensavo di farti un piacere invitandoti …”

“Non ero triste perché avrei passato il Natale ad Hogwarts!”gli urlai in faccia: “Ma perché mio padre è in prigione!”. Sgranò gli occhi e sembrò capire il mio ragionamento: “Ah, io … pensavo che ti facesse piacere passare un Natale diverso ...”

“LASCIAMI IN PACE!”urlai e continuai a scendere più in fretta della luce.

“Nott, ascoltami, ti prego!”. No, non dovevo fermarmi, dovevo scappare. Da brava, Elladora, non rallentare il passo, non piegarti a quella voce dispiaciuta. Ma si fermò davanti a me, bloccando il mio cammino.

“Sono uno stupido”ammise.

“Puoi dirlo forte”

“E non voglio obbligarti a fare ciò che non vuoi. Dovrei … pensare a quello che provano le persone prima di avere iniziative del genere. La vita è tua e sei libera di fare quello che vuoi, io non sono nessuno per dirti cosa fare. Se vuoi restare qui da sola, non mi opporrò. Ma mia madre fa un delizioso pasticcio alla zucca e a Natale viene anche nonna Molly e cucina divinamente! Zio George porterà tutti gli ultimi prodotti dei Tiri Vispi Weasley e nonno Arthur! Lo troverai simpaticissimo, parla un sacco di babbani e delle cose che loro usano. Abbiamo un kit nuovo di Quidditch, mia madre giocava nelle Holiday Harpies, potremmo allenarci e ...”. La voce gli morì in gola quando notò i miei occhi lucidi. La sua famiglia era tutto ciò che di perfetto si poteva desiderare. Immaginavo già delle persone che non conoscevo intorno a un tavolo, a scambiarsi regali, a passarsi la torta fatta in casa dalla nonna …. io avevo solo i miei genitori, due freddi maghi che vivevano ancorati al passato.

“Nott”sussurrò poggiandomi una mano sul viso: “Volevo tirarti su il morale, non farti piangere ...”. E d’un tratto scoppiai a ridere fra le lacrime. Che razza di persona strana era James Potter e perché si ostinava ancora a passare il tempo con una fallita come me? La sua mano fredda era così grande da prendermi l’intera guancia, era surreale. Lo guardai, era spaventato che tornassi a urlargli contro.

“Scusa”tentò di nuovo con una smorfia.

“Non decidere mai più al posto mio cosa devo fare, lo hanno già fatto troppe persone nella mia vita”

“Lo prometto”giurò solennemente, poi indagò il mio sguardo: “Allora … vieni a casa Potter?”. Non perdeva mai le speranze, continuava a riprovarci, sbatteva la testa contro il muro convinto che prima o poi il muro si sarebbe rotto.

“Ci penso”ammisi e questo bastò a farlo sorridere entusiasticamente: “Ah, fantastico!”

“Non è un sì, ho solo detto che ci penso”

“Mi basta”.

 

Finalmente in pigiama. Questi giorni prima di Natale stavano diventando un incubo, fra Potter e le sue richieste astruse e i mille compiti da fare, volevo solo una vacanza di tre mesi. Mary aveva uno sguardo strano questa sera, come se stesse studiando ogni mio movimento.

“Che è successo?”le domandai.

“Hai un’aria strana”

“Io? Tu mi guardi male da mezzora”

“Sto indagando i tuoi pensieri”

“Ora mi fai paura”

“C’è qualcosa che ti turba”

“Ci sono molte cose che mi turbano”ammisi mettendomi sotto le coperte: “Il primo Natale ad Hogwarts, i compiti, gli incantesimi non verbali”

“Vieni da me e ti nascondo nell’armadio”disse all’improvviso. Oggi si erano messi tutti d’accordo per invitarmi a casa loro a Natale?

“No, grazie, Mary, sto bene qui. In realtà anche Potter mi ha chiesto di andare da lui per Natale”. I suoi occhi scintillarono, pieni d’odio. Certe volte dimenticavo del disprezzo che provavano l’uno nei confronti dell’altra.

“No”rispose.

“È quello che gli ho detto”

“Sai che noia stare con la sua famiglia? Si crederanno tutti eroi di guerra! Magari durante Natale si metteranno a snocciolare i nomi di chi hanno ucciso, saranno fieri di aver ammazzato mezza Casata Serpeverde, per non parlare dei nostri parenti”. Scoppiai a ridere: “Dubito che lo facciano”

“Non farti rincitrullire, secondo me se la tirano un sacco”

“Beh, non lo scoprirò mai perché non varcherò mai la soglia di casa Potter”. Il suo sguardo si addolcì e venne di corsa ad abbracciarmi. Aiuto, Mary che mostrava così spudoratamente i suoi sentimenti.

“Sei sicura che vada tutto bene?”le domandai.

“Sono solo molto fiera di te”ammise: “Non ti sei lasciata abbindolare da quel cercatore da due soldi”

“Ah, lo odi proprio”mormorai: “Ma se solo provassi a conoscerlo ...”

“No”si alzò improvvisamente: “Mai, e sottolineo mai, avrò rapporti di amicizia con Potter”

“Prima o poi questo odio ti brucerà il fegato”

“Sarò felice di non avere più un fegato allora”.

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Capitolo 15
*** L’opera di convincimento di James Sirius Potter ***


Capitolo 15 - L’opera di convincimento di James Sirius Potter

 

Aveva detto che ci avrebbe pensato, ma più passava il tempo, più ero intimorito dalla sua risposta. Più passava il tempo, più si allontanava dall’idea di venire a casa mia a Natale. Così non mi restava altro che tentare di convincerla in tutti i modi. Teneva un libro piccolo davanti agli occhi, qualcosa di Erbologia, e si spaventò quando spuntai dietro di lei: “Ehi!”. Trasalì e fece un passo indietro. Quando mi vide, sbuffò: “Che vuoi, Potter?”

“Cos’è tutta questa malignità questa mattina?”

“Mi hai fatto prendere un colpo”

“Scusa”

“Smettila di chiedere scusa”

“Non posso, ormai è diventata un’abitudine”. Infilò il libro nella borsa e iniziò a camminare molto velocemente verso un’aula. Era sempre così fra me e lei, io la rincorrevo e lei scappava, la maggior parte delle volte perché doveva fare una cosa gentile per qualcun altro.

“Ci hai pensato?”

“Sì, ci ho pensato, ma non ne sono ancora sicura”

“Quale parte del ‘sarà il miglior Natale di sempre’ non hai compreso?”. Mi riservò uno sguardo cinico: “La parte in cui la figlia di due noti Mangiamorte va a casa del figlio dell’eroe del mondo magico a Natale”

“Non siamo elitari”

“Questa è la castronata più grande che io abbia mai sentito”

“La mia famiglia non è come me!”

“Lo so, Albus è simpatico”

“Infatti … no, aspetta. Albus non è simpatico. Io lo sono”

“Siete tutti così egocentrici?”

“Nah, solo io”

“Menomale”

“Però puoi tastare con mano e vedere se davvero siamo tutti egocentrici in famiglia!”

“Non mi sembra un incentivo geniale”

“Avrai Albus dalla tua parte! Ogni volta che ti stuferai di me, potrai andare da lui. Anche se non capisco perché mai dovresti preferire lui a me, però ...”

“È intelligente, astuto e non ha pregiudizi”

“Perché è una serpe”. Si fermò e si voltò verso di me, con l’espressione più seria che le avessi mai visto in viso. Eravamo davanti un’aula che non avevo mai frequentato, ma non avevo il tempo di sbirciare, dovevo fare ammenda.

“Scusa”mormorai.

“Figurati, ci sono abituata. Ora ho lezione di Aritmanzia, se non ti dispiace”

“Vengo anche io”

“Sei Grifondoro”mi fece notare.

“Ora sei tu ad essere elitaria”

“La lezione del mercoledì alle nove è con i Serpeverde e i Corvonero. Voi e i Tassi la seguite il giovedì alle tre. E comunque, tu non fai Aritmanzia”

“Come fai a sapere che non faccio Aritmanzia? Mi segui, eh?”chiesi in tono interessato.

“Ogni giovedì alle tre mi dirigevo alla lezione di Erbologia e tu mi seguivi urlando ai ragni della serra di fare attenzione a me perché avrei potuto sterminarli tutti”. Merlino, ero proprio crudele ai tempi. Feci per aprire la bocca, ma la coprì con la sua mano longilinea: “Stop. Lo so che vuoi chiedere scusa, ma sarebbe già la ventesima volta oggi e non ho tempo. Oltretutto, ho un test di Aritmanzia a breve e se non lo passo sono nei guai. Se vuoi che io venga a casa tua a Natale, devo passare questo test, in modo da evitare di fare esercizi complicati per le prossime due settimane. Ce la fai a non disturbarmi per le prossime 3 ore?”. Annuii e il sorriso felice tornò sul suo viso: “Grazie”. Entrò nell’aula e si sistemò all’ultimo banco, iniziando a tirare fuori calamaio e inchiostro. Un gruppo di Corvonero arrivò festante e mi salutarono (sì, ero troppo popolare), fra di loro c’era Davies.

“Ehi, Mark!”lo fermai mentre i suoi compagni prendevano posto intorno a Nott.

“James? Cosa ci fai qui?”

“Vagavo per la scuola”dissi disinteressato: “Segui Aritmanzia?”

“Già, materia difficile, ma ti dà un sacco di punti per i M.A.G.O”

“Davvero?”

“Molta più di Erbologia, non so se mi spiego”sussurrò eloquente. Eppure avevo voti così alti in Erbologia! Mi avrebbe fatto comodo seguire Aritmanzia. Ne avrei parlato col Preside, magari non era troppo tardi per iscriversi a questa materia inutile e complicata. Intanto nell’aula un ragazzo si era voltato verso Nott e avevano iniziato a parlare animatamente. Cosa le aveva scritto? Perché lei annuiva e poi rideva? Chi era lui? Non lo avevo mai visto. Davies notò il mio sguardo e sorrise: “Nott è un genio. Stamattina si è infiltrata nello studio del professore e ha copiato tutti i calcoli presenti sulla lavagna magica. Abbiamo questo test in pugno”

“E brava Nott”sussurrai compiaciuto.

“Se sei qui per prenderla in giro, lasciala in pace. Se la conoscessi ti renderesti conto di quanto è speciale”. Spostai lo sguardo dal ragazzo sconosciuto a Davies, non mi aveva mai parlato con questo tono supponente.

“Senti, Mark … cosa intendi per speciale?”. Mi osservò stranito: “È intelligente, simpatica e molto gentile. Non ha proprio l’aria di una Mangiamorte”. Sentivo un tono di accusa nelle sue parole e raddrizzai la schiena, tentando di darmi un contegno: “Lo so, ho iniziato a fare ammenda”

“Tu?”

“E chi se no? Voglio chiederle scusa per tutto quello che ho fatto in questi anni”

“Buona fortuna allora, hai tanto da farti perdonare”. E detto questo, entrò per prendere posto esattamente davanti a Nott. Lasciò la borsa coi libri per terra e si voltò sul suo banco. Iniziarono a chiacchierare e a scambiarsi bigliettini, ma l’unica cosa alla quale riuscivo a pensare era quella strana sensazione rovente alla bocca dello stomaco. Da dove proveniva tutto questo nervosismo? Sbuffai e me ne andai da quel posto rancido e puzzolente di cervelli in fumo.

 

Stavo fissando l’uovo e la pancetta nel mio piatto, quando qualcuno tossicchiò. Peakes mi diede una leggera gomitata e fui obbligato ad alzare lo sguardo. Pritchard e Nott erano appena entrate in sala Grande e stavano sussurrando e sorridendo fra loro.

“Non è bellissima?”

“Peakes, basta, per favore”si lamentò Cookes.

“Ci vediamo questo pomeriggio, prima che lei parta”

“A quando il matrimonio?”lo prese in giro l’altro.

“E dai, Cookes, non puoi essere felice per me una volta tanto?”

“Lo sarei se solo mi fidassi di lei”

“Beh, fallo”

“Sssh”intimai mentre seguivo il labiale delle ragazze e tentavo di capire cosa si stessero dicendo.

“James, è la mia ragazza”disse Peakes: “Non puoi guardarla così”

“Da quando è la tua ragazza?”chiese Cookes schifato.

“Non è ancora ufficiale, ma si comporta così con me ...”

“Quella ti mollerà sto pomeriggio, fidati”

“Cookes!”si lamentò Peakes: “E James, smettila di fissarla”

“Non sto fissando lei”

“Per la barba di Merlino”esclamò Cookes stupito: “Nott?”

“Sssh!”ordinai, ma non riuscivo proprio a capire cosa si dicessero quelle due.

“Per me stanno parlando di ragazzi”disse Peakes: “Sai com’è, quando le ragazze sussurrano e ridacchiano così ...”

“Non ergerti a massimo esperto dell’argomento, Sam”rispose Cookes.

“Mi consolerebbe sapere che non stai fissando intensamente la mia ragazza”mi disse Peakes.

“Non è la tua ragazza”si intromise Cookes.

“Lo diventerà!”

“Sogna!”. Mi alzai di scatto e andai al tavolo dei Serpeverde. Non appena arrivai davanti alle due ragazze, si zittirono. Pritchard mi fissò schifata e poi prese subito una porzione extra di uova, Elle mi sorrise: “Buongiorno, Potter”

“Com’è andato il test ieri?”

“Alla grande!”

“L’hai passato anche a Davies e ai suoi amici?”chiesi sprezzante. Corrugò le sopracciglia, non capendo dove volessi arrivare: “L’ho passato a tutta la classe. Tranne alcuni”e osservò Zabini con la coda dell’occhio. Oh, okay, allora non era solo un accordo fra lei e Davies. Era gentile con tutti. Lo era sempre. Il peso che avevo sullo stomaco evaporò in un attimo.

“Tutto bene?”chiese lei con tono indagatore.

“A meraviglia”risposi sorridente: “Passate una buona giornata!”

“Non vuoi chiederle per la centesima volta se verrà a casa tua o no?”

“Mary”intimò Elle a voce bassa.

“Già, hai deciso dove passerai il Natale?”chiesi come se non me ne importasse nulla.

“Ho deciso che te lo dirò questo pomeriggio alle sei”

“Ma è quando partiamo!”

“Esattamente”
“Ma è disumano!”

“Lo so”ammise divertita.

“Sparisci, Potter”disse Pritchard in tono lugubre.

“E tu non spezzare il cuore a Peakes”ordinai: “Ci serve, è uno dei migliori battitori che abbiamo”

“Bla, bla, bla”mi prese in giro Pritchard, ma Elle sorrideva in uno strano modo. La indicai, fissandola intensamente: “Alle sei, davanti al treno”

“Vedremo”.

 

Erano le sei in punto e la maggior parte della mia famiglia allargata aveva già preso posto sul treno per tornare a casa. Albus mi osservava con un sorriso mesto: “Sarà per un’altra volta”

“Oh, sta zitto”

“Non era pronta, in fondo non deve essere semplice per lei”

“Sali sul treno”ordinai.

“E tu che farai?”. Già, cosa avrei fatto io? D’un tratto la mia fantasia prese il sopravvento e pensai di restare ad Hogwarts. In fondo era un’esperienza che non avevo mai provato e magari mi sarei divertito molto a stare qui! Oltretutto avrei avuto il campo di Quidditch tutto per me.

“Potrei restare”

“Tu cosa?”esclamò mio fratello sbalordito: “Ma la nonna cucina la sua torta alla melassa!”

“Potreste inviarmela tramite gufo”

“E zio George porterà tutte le novità dei Tiri Vispi Weasley!”

“Anche quelli sono inviabili tramite gufo”

“James”. Mi voltai verso il mio piccolo fratellino che sembrava molto preoccupato della mia salute mentale.

“Pensaci bene”. Ci avevo pensato: restare ad Hogwarts sarebbe stata una nuova avventura e io amavo le avventure.

“Okay”capì immediatamente e mi diede una pacca sulla spalla: “Buona fortuna”

“Grazie”. Ma proprio quando stavo per tornare a prendere la valigia per portarla di nuovo ad Hogwarts, sentii dei passi e qualcuno chiamarmi. Nott, trafelata e con un baule enorme accanto a lei, stava correndo verso il treno.

“Nott!”esclamai sorpreso: “Che ci fai qui?”. Prese un respiro e mi osservò stupita: “Non vuoi che venga con voi?”

“In realtà James stava giusto dicendo ...”fece per dire Albus, ma gli misi una mano sulla bocca e lo spinsi nel corridoio del treno.

“Certo, prego”. Scesi e la aiutai a issare il baule.

“Pensavo non venissi più”ammisi.

“Non volevo venire, ma poi ho pensato a quanto ti saresti lamentato al ritorno dalle vacanze e ho preferito preservare la mia integrità mentale”. Almeno tu ne avevi ancora una, pensai.

“Siamo nello scompartimento con Lys, Lorcan, Peakes e Cookes. Tutte persone che dovrebbero starti simpatiche”

“Molto più di te, già”terminò.

“Ti pentirai di queste frecciatine, Nott”. Il treno iniziò a partire quando ci sistemammo ai nostri posti. Elle si sedette fra Lys e Lorcan e quei tre non fecero altro che prendermi in giro per tutto il viaggio. Ma non mi dava fastidio, erano i miei migliori amici e loro potevano farlo. Più andavamo avanti, più vedevo lo sguardo di Elle incupirsi ed essere più nervoso, ma la rassicurai con un occhiolino. Sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 16
*** Un natale diverso ***


Capitolo 16 – Un Natale diverso

 

Avevo paura, una paura terribile di non piacere a quelle persone e di non meritarmi neanche di essere lì. La casa era grandissima, il salone da solo avrebbe potuto ospitare una famiglia di venti persone a pranzo e i Potter/Weasley/Granger ne avevano proprio bisogno. Io avrei dormito nella camera degli ospiti al secondo piano, Potter mi aveva fatto lasciare lì il baule con tutti i miei effetti personali. I suoi genitori non erano ancora arrivati, Albus era seduto sul divano a mangiare Cioccorane e Lily correva felice per casa. Io tremavo e continuavo a guardare fuori dalla finestra, avevo i nervi a fior di pelle.

“Tutto bene?”mi chiese Potter preoccupato.

“Una meraviglia”mentii. Girò il braccio intorno alle mie spalle, infondendomi un po’ di calore e sicurezza. Ero venuta a conoscere i Potter, io, Elladora Nott, figlia di Mangiamorte, ero in casa di un Auror. E non un Auror qualsiasi, Harry Potter! Colui che aveva incarcerato mio nonno e mio padre. Oh Merlino, perché avevo accettato l’invito a venire qui? Un pop e Harry Potter in carne e ossa si materializzò nel salotto di casa. Indossava un Mantello nero, aveva i capelli brizzolati sparsi qua e là e gli occhiali che coprivano gli occhi verdi. Lily gli corse incontro abbracciandolo e così fece Albus. Io arretrai, fino a staccarmi da Potter junior, non volevo che Potter senior vedesse suo figlio toccare una serpe.

“Ciao pa”salutò Potter junior con una pacca sulla spalla.

“Ah, Jamie, niente più abbracci, eh?”lo canzonò il padre: “Sei cresciuto ormai”

“Già. Lei è Elladora”. Chissà se gli aveva detto il mio cognome, forse lo aveva omesso per permettermi di non essere odiata almeno oggi.

“È un piacere”dissi stringendo la mano a Potter senior: “Harry, piacere mio”. Stavo per congratularmi per la casa, come richiedeva la buona educazione, quando un altro pop tuonò nella sala e dei capelli rossi rischiararono l’ambiente. La signora Potter era davvero elegante nel suo completo bordeaux e abbracciò tutti i figli, compreso James. I suoi occhi si posarono curiosi su di me: “Tu devi essere la Elladora di cui parla sempre Jamie”

“Sempre mi sembra esagerato ...”mugolò lui dietro le sue spalle.

“È un piacere, grazie per l’invito”mormorai con voce tremante.

“A pranzo saremo solo noi”fece presente la signora Potter alla famiglia: “Questa sera invece ci saranno tutti”

“Tutti?”chiesi a bassa voce.

“Mamma, papà, Ron, George, Bill, Teddy”. Potter junior annuì in mia direzione, come a dirmi che ci saremmo divertiti, ma l’idea di conoscere tutti in una volta era spaventosa.

“Jamie, aiutami di là in cucina”ordinò la signora Potter. Oh no, non le ero piaciuta. Questo era il codice madre-figlio per sparlare di me in cucina! Era finita, era il caso di tornare ad Hogwarts e togliermi da ogni impiccio.

“Allora, Elladora, come stai?”chiese Potter senior con una tranquillità assoluta.

“Bene, grazie, lei?”

“Oh ti prego, non darmi del lei, non sono così vecchio”. Cercai di sorridere, ma volevo solo sotterrarmi. Albus e Lily seguirono la madre in cucina, lasciandomi da sola con il padre. Sarebbe stato un interrogatorio? Stavano decidendo se meritavo di stare lì con loro a pranzo?

“Signor Potter”dissi in uno slancio di coraggio: “Il mio cognome è Nott”. Lo osservai negli occhi, volevo capire cosa pensasse: “Sono Elladora Nott, figlia di Theodore Nott e Daphne Greengrass”

“Lo so”. Allora Potter junior glielo aveva detto. Il cuore perse un battito, avevano accettato che io andassi lì a Natale nonostante le mie origini. Un punto a loro favore.

“Sinceramente a noi non importa chi siano i tuoi genitori”rispose.

“Oh … grazie”

“Non devi ringraziarci”e poi alzò la voce: “Inoltre ho saputo che hai battuto Jamie a Quidditch”

“Papà!”trillò James dalla cucina.

“Mi ha dato del filo da torcere”ammisi: “È dal secondo anno che ci alterniamo: il secondo anno l’ho preso io, il terzo lui ...”

“Insomma, si può parlare di qualsiasi cosa”esclamò Potter junior entrando in sala con una tovaglia e delle posate: “E voi decidete proprio questo”

“Beh, è una cosa che io e Elladora abbiamo in comune”spiegò Potter senior: “Non so se te l’ha detto, ma anche io ero Cercatore”

“Non fa che urlarlo al mondo intero”commentai.

“Ehi, non è vero!”si lamentò l’altro. Mi avvicinai a lui e presi le posate dalle sue mani, permettendogli di stendere la tovaglia sul tavolo.

“Non iniziate a coalizzarvi contro di me!”

“Allora, come vi siete conosciuti?”chiese la signora Potter entrando con i bicchieri. Osservai Potter junior che fece spallucce: “A Trasfigurazione. Nott ha il massimo dei voti”

“C’è qualcosa in cui tu non abbia il massimo dei voti?”chiese la madre: “Perché Jamie parla così bene di te ...”

“MAMMA!”

“Aritmanzia”ammisi: “E Divinazione il terzo anno, ma l’ho mollata. A dire il vero ho mollato anche cura delle creature magiche”

“A proposito, Hagrid come se la passa?”chiese Harry a James, ma lui fece spallucce: “Non lo vedo da un bel po’, ma a metà novembre stava bene”

“Jamie”lo richiamò la madre: “Ad Hagrid farebbe piacere se andassi a trovarlo di tanto in tanto”

“E infatti ci vado!”

“Sta bene”risposi io al posto suo: “Credo che stia coltivando una creatura che è un misto fra un Avvincino e uno Schiopodo, non sa bene neanche lui cosa sia”. Gli occhi di Potter senior si sgranarono: “Conosci Hagrid?”

“Ho passato molto tempo nella sua casa, è stata la mia salvezza quando sono arrivata ad Hogwarts”. Una luce negli occhi di Potter senior si illuminò, ma non capivo perché.

“Papà è un fan di Hagrid”spiegò Albus: “Dice che gli ha salvato la vita parecchie volte”

“Già”ammise Potter senior: “Io, Ron ed Hermione passavamo molto tempo da Hagrid ...”

“Oh ti prego”lo interruppe Potter junior: “Non iniziare con i racconti nostalgici”

“Adolescenti”sbuffò la signora Potter tornando in cucina.

“Come mai passavi molto tempo da Hagrid?”chiese Lily venendomi accanto.

“Ero molto sola”le spiegai, facendo attenzione ad usare bene le parole: “E lui era così particolare che mi faceva dimenticare l’esistenza del mondo esterno”

“Hagrid è strano”concluse Lily.

“C’è anche lui questa sera?”chiese Albus.

“No, non c’è, è in Romania a trovare Norberta”spiegò Harry. Peccato, una faccia conosciuta non mi sarebbe dispiaciuta. Il volto della signora Potter spuntò dalla cucina: “Elladora, saresti così gentile da venire a darmi una mano?”. Oddio, ecco il secondo interrogatorio. Mi avviai velocemente al patibolo, pronta a morire di una morte lenta e dolorosa.

“Mi chiedevo se ti piacesse il pasticcio di zucca”

“Sì, moltissimo!”

“Bene, ho chiesto a Jamie cosa poteva piacerti ma non lo sapeva, non è un grande osservatore”. La osservai puntare la bacchetta su un coltello che si posizionò sul tagliere e iniziò ad affettare una zucca enorme. Accanto ad esso, delle patate si stavano lanciando in una padella pronte ad essere fritte. Aveva tutto sotto controllo.

“Ho preparato la torta di melassa, è la preferita di Harry e senza quella non sarebbe una vera Vigilia di Natale. Elladora” la Signora Potter si girò verso di me: “Nessuno di noi ha intenzione di mangiarti, okay? Cerca di stare tranquilla”. Annuii: “O-okay, grazie”

“L’unica persona di cui devi avere paura è Ronald, mio fratello”disse portando una caraffa di succo di zucca in cucina. “Fa delle battute che non fanno ridere, ma si offende se non riceve reazioni esagerate”

“Mi siederò vicino a lui per controllarlo”la tranquillizzò il marito.

“Qualsiasi cosa succeda, ti accetterà”disse la signora Potter: “Dopo tutto sei la ragazza di Jamie ...”. Un bicchiere crollò per terra ed io scossi così forte la testa che per un po’ vidi doppio.

“Non stiamo insieme!”dicemmo io e Potter junior all’unisono. I suoi genitori sembravano sorpresi, mentre Albus e Lily ridacchiavano in un angolino.

“Oh scusate … pensavo ...”la signora Potter si voltò ed entrò in cucina. Potter senior prese la bacchetta e riparò il bicchiere che Potter junior aveva rotto, con uno sguardo eloquente al figlio. Ora più che mai volevo tornare ad Hogwarts, non sarei riuscita a reggere altro imbarazzo.

 

Avevamo finito di mangiare lo stufato delizioso della nonna di Potter Junior, era il migliore che avessi mai mangiato. Il Signor Ron si stiracchiò: “Ah, è stata una giornata durissima, c’erano in giro dei vecchi Mangiamorte che non eravamo ancora riusciti a prendere. Avreste dovuto vederli, scappavano come cavallette!”. Tutta la felicità che ero riuscita ad inglobare in quelle poche ore di tranquillità ora era sparita, lasciando spazio a paura e diffidenza. Ronald Weasley sapeva chi ero? Avevo come l’impressione che nessuno glielo avesse detto e non volevo essere io a comunicarglielo.

“Cosa vuoi fare da grande, Elladora?”mi domandò poi.

“Io … sono ancora indecisa. Mi piacerebbe lavorare al Ministero nell’Ufficio per la Regolamentazione della Magia, credo che sia ciò a cui devo puntare, perché l’alternativa sarebbe giocare come Cercatrice per una squadra di Quidditch ...”

“Sei Cercatrice?”esclamò sorpreso: “Come Jamie! Lui ha preso dal talento del padre. A proposito, chi sono i tuoi?”. Oh no, no, no. Hermione accanto a lui tossicchiò imbarazzata: “Ron, preferisci torta alla melassa o alle mele?”. Ma il Signor Ron continuava a osservarmi curioso.

“Wow, che mangiata”disse Albus tentando di cambiare argomento: “Ti sei proprio superata, nonna”

“Oh grazie caro, sapevo che la torta alla melassa era la tua preferita!”

“Elladora”mi chiamò il Signor Ron: “Ti sei come imbambolata ...”

“Lasciala stare, Ron, non conosce nessuno, deve essere difficile per lei”disse piano Hermione. Ma a lui non sembrava importare e non mi avrebbe lasciata in pace se non glielo avessi detto.

“Nott”sospirai cupa e il silenzio scese sulla tavola. Osservai la sua espressione cambiare, passare da sorpresa a delusa: “Ah”rispose semplicemente. Percepivo imbarazzo dalla sua parte, ma capivo anche che stava cercando un modo per non farmi pesare la mia discendenza.

“Prendi un po’ di torta”disse passandomi un piatto col dolce e lo ringraziai con un cenno della testa.

“Quello che ho detto prima, sui … ecco, io …”

“Fa niente, capisco”lo interruppi: “Non c’è problema”

“Passano gli anni, ma resti sempre il re delle figuracce”disse il Signor George smorzando subito l’atmosfera: “Cosa dobbiamo fare con te, piccolo Ronnie?”

“Mangia e sta zitto”lo rimbeccò il fratello. Scoppiammo tutti a ridere e pian piano tornò il sereno. Come aveva consigliato la Signora Potter, continuai a ridere alle sue battute e dopo un po’ l’imbarazzo tra noi scomparve del tutto.

 

Theodor Nott, noto Mangiamorte e seguace di Voldemort, è stato condannato a morte. Quando la mattina dopo vidi il titolo in prima pagina della Gazzetta del Profeta, smisi di respirare. Mi alzai dalla sedia e scusandomi, uscii fuori al gelo. Corsi via, non sapevo neanche dove stessi andando, non conoscevo questo villaggio, non conoscevo nessuno. Chissà se era popolato solo da maghi o da Babbani, chissà se potevo entrare in casa di uno sconosciuto, chiedere un po’ di metropolvere e tornare a casa. Casa, dove mia madre mi aveva detto che non ero la benvenuta e che avrebbe preferito non vedermi in queste vacanze. Non avevo un posto in cui stare.

“Elladora!”era la prima volta che mi chiamava per nome, forse perché se avesse usato il cognome mi avrebbe disintegrata totalmente. “Fermati!”. C’erano solo ville su villette, neanche un posto dove poter scomparire. Poi, la strada sembrò terminare, lasciando spazio a una piazzetta con una Chiesa e un cimitero. Al di là della piazzetta, dei vasti prati erano coperti di bianco. Corsi ancora, ignorando il freddo e le scarpe che si stavano riempendo di neve fresca. Nevicava. Facevo così fatica ad andare avanti, i piedi erano zuppi perché infossati nella neve. Rallentai pian piano, il gelo penetrava fra i vestiti per colpire tutte le mie ossa. Sarei potuta restare lì e morire di freddo, forse non avrei sofferto così tanto. Ai miei genitori neanche importava se fossi viva o morta, non sarebbe importato a nessuno. Tutto d’un tratto due enormi braccia si chiusero intorno a me e un corpo caldo scontrò col mio. Avrei riconosciuto quelle mani lunghe e dinoccolate da un chilometro. Il suo respiro caldo sul mio collo formava nuvolette nell’aria fredda della sera. Indossava soltanto un maglione.

“Sei uscito senza mantello”notai a voce rotta: “Ti prenderai l’influenza ...”. Non rispose, continuò a tenermi stretta, per paura che potessi scappare. Ma avevo i piedi gelati, non sarei riuscita a fare neanche un passo avanti. Appoggiai una mano sulla sua, mi teneva ancorata a lui.

“Potter”sussurrai: “Mi stai stritolando”

“Non osare scappare”

“Non lo farò”. Mi lasciò quel tanto che bastava a farmi girare e trovarmi faccia a faccia con lui. Aveva le guance rosse dalla corsa e i capelli più spettinati che mai.

“Non volevo che lo leggessi …”

“Lo avrei scoperto lo stesso prima o poi”ammisi: “Forse è meglio se torno a casa”

“No!”esclamò: “Dobbiamo ancora giocare a Quidditch con mamma e papà, non ti ho ancora mostrato tutta Godric’s Hollow e il cimitero!”

“È meglio per tutti se io ...”

“Non lo accetto”. Sospirai avvilita, non sapevo neanche io cosa fare. Mia madre non mi avrebbe comunque accettata, ma non potevo lasciarla da sola in un momento del genere. Eppure sapevo che se fossi tornata a casa, mi avrebbe dato la colpa di tutto, dicendomi che sarei dovuta andare ai mille processi fatti a mio padre in quegli ultimi mesi, mostrarmi vittima e forse avrei fatto pena alla giuria e lo avrebbero salvato. Quella condanna era anche colpa mia.

“Ci rivedremo a scuola fra qualche giorno”promisi: “Giuro di aspettarti prima di prendere un’altra punizione”

“Non puoi andartene, è vietato dalle leggi magiche ...”

“Quali leggi?”chiesi divertita.

“Quelle di casa Potter, una volta che entri non puoi più andar via!”. Nonostante tutto mi fece sorridere: “Potter …”

“Non usare quel tono con me”. Mi guardò indagatore e mi afferrò per il polso, trascinandomi fuori dai prati innevati: “Andiamo”

“Dove?”

“A casa. Mia”. Camminammo in silenzio, la presa di Potter non mollava, era più forte che mai, tanto che mi avrebbe potuto rompere il polso se solo mi avesse strattonata. La via del ritorno era molto più lunga, non pensavo di aver fatto tutta questa strada all’andata. In più, il freddo si insinuava sotto i vestiti, facendomi battere i denti. Potter se ne accorse e mi lasciò la mano per un attimo. Lo guardai confusa, stava per togliersi il maglione.

“Ma che fai?”chiesi tirandoglielo giù.

“Hai freddo”

“Non voglio il tuo maglione!”mi lamentai.

“Ma hai freddo”rispose semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo restare a maniche corte e darmi il suo maglione con zero gradi e la neve che ci cadeva addosso. Mi costrinse a piazzarmi dietro di lui e a tenergli giù le estremità del maglione per evitare che si prendesse un coccolone.

“Va bene, ho capito, torna qui”si liberò dalla mia presa e mi girò un braccio intorno alle spalle, parlandomi all’orecchio: “Facciamo un patto: ora corriamo verso casa mia. Se arrivo prima io, tu resti. Se arrivi prima tu, sei libera di tornare a casa”

“Ci sto”lo assecondai. Ci fermammo, io puntai il piede per terra tracciando una linea di partenza davanti a noi e poi mi misi in posizione.

“Sono più veloce di te, sei destinato a perdere”lo minacciai.

“Conosco casa mia. Al mio tre: uno, due … tre!”. Sfrecciammo entrambi in avanti, correndo uno più veloce dell’altro, con un solo scopo: vincere. Quella corsa ci voleva proprio, stava riscaldando i miei muscoli dal torpore invernale. Potter raccolse una manciata di neve da una staccionata e me la lanciò in pieno viso, facendomi rallentare.

“Ehi, non vale!”mi lamentai continuando a correre e cercando di togliere la neve dagli occhi. Lo conoscevo ormai, avrei dovuto immaginare che non avrebbe vinto questa battaglia lealmente. Le luci di casa Potter sembravano avvicinarsi, così cercai di aumentare il passo, arrivando proprio dietro lui, stavo per superarlo, ma in uno slancio, si gettò sulla staccionata di casa sua.

“Ho vinto!”esclamò.

“Mi hai gettato addosso un cumulo di neve!”mi lamentai.

“Nessuno ha dettato le regole, eravamo liberi di fare ciò che volevamo per arrivare alla meta, no?”

“Non è leale”

“Perché, doveva essere leale?”scherzò. La madre di Potter junior ci osservava con le braccia incrociate dalla finestra della cucina.

“Forse è il caso di entrare”mugolai, impaurita da quello sguardo. Entrammo in casa e la signora Potter ci indicò il piano superiore: “Vi ho preparato un bagno caldo, toglietevi questi vestiti e filate di sopra!”. Ci accompagnò su e mi mostrò un bagno enorme con la vasca più grande che avessi mai visto: “Tu vieni qui, cara, l’accappatoio è lì e ti ho lasciato anche una coperta, starai morendo di freddo”

“Oh guarda, la vasca è grande per entrambi”

“Jamie!”trillò la madre: “Tu vai nell’altro bagno!”. Il figlio scoppiò a ridere e seguì gli ordini.

“Scusalo, ha preso dai suoi zii, sempre a far battute ...”. Mi chiuse in bagno e poi la sentii urlare qualcosa al figlio. Erano davvero la famiglia più stramba che avessi mai conosciuto. Mi tolsi tutti i vestiti fradici ed entrai nella vasca, l’acqua profumava di lavanda. Lasciai che ogni singola porzione di freddo abbandonasse il mio corpo e mi rilassai così tanto da addormentarmi. Soltanto quando sentii un colpo alla porta mi destai.

“Elladora … sei viva?”. Era la signora Potter.

“Sì, scusi, esco subito”. L’acqua non era più così calda e avevo le dita delle mani raggrinzite. Appoggiai i piedi sul tappetto e infilai l’accappatoio, coprendomi con la coperta. Aprii la porta e Ginny Weasley mi sorrise: “Tutto bene?”

“Mi ero addormentata”. Annuì: “Metto una pozione rilassante nel bagno, funziona sempre. Elladora, mi dispiace per l’articolo. Sappi che noi siamo qui se ti serve una mano, saremo ben felici di aiutarti”. Loro, che avevano perso familiari e amici per colpa di gente come mio padre, erano pronti ad aiutarmi. E così scoppiai a piangere fra le sue braccia e le confessai che non avevo la più pallida idea di come reagire a quella situazione. Mi disse che avrei dovuto prendermi del tempo per pensare e raccogliere le idee. E mi disse anche che mi avrebbero accompagnato loro personalmente a casa se lo avessi ritenuto corretto. Annuii e mi distaccai, ringraziandola per l’aiuto.

“Giù c’è ancora una fetta di torta se dovessi aver bisogno di zuccheri”. Sorrisi e la ringraziai ancora. Ci salutammo e mi avviai verso la mia stanza. Indossai il pigiama e un maglione e mi infilai sotto le coperte. Erano stati tutti così gentili con me, era incredibile come fossero riusciti ad aiutarmi con piccoli gesti affettuosi.

“Pss”sussurrò una voce fuori dalla camera.

“Sì?”farfugliai e la porta si spalancò per mostrarmi Potter in pigiama, i capelli elettrici danzavano nell’aria. Chiuse la porta e si avvicinò al letto: “Ero solo venuto a sapere se eri ancora qui”

“Hai vinto tu la gara”risposi indispettita.

“Già, sono un genio”. Si accomodò sul mio letto, senza neanche chiedere se mi desse fastidio: “Come stai?”

“Bene”ammisi: “Tua madre è stata così gentile ...”

“Domani andrà meglio, vedrai. Quando ho raccontato a zio George dei tuoi furtarelli a scuola era così fiero di te! Di sicuro a Natale non farà che parlarti di quello che faceva lui a scuola quando aveva la nostra età!”. Sorrisi, ma non dissi niente. Non sapevo ancora se sarei rimasta lì o no e, come suggerito dalla Signora Potter, avevo bisogno di tempo per riflettere. Provai a spiegarlo a Potter, precisandogli che avevo bisogno di restare da sola, ma non mi ascoltò. Si sdraiò accanto a me e restò a fissarmi.

“Potter”sussurrai in tono eloquente, desideravo soltanto riposare in pace.

“Non riesci a riflettere se ci sono io qui?”

“Esatto”

“Ho tutto questo potere su di te?”chiese ironico e sbuffai: “È una situazione seria”

“Lo so. Per questo voglio starti vicino”. Lo disse con una tranquillità disarmante, come se fosse normale starmi vicino quando stavo male. Era normale fra amici, ma io e lui non eravamo mai stati propriamente amici. Eravamo più come Tom e Jerry e i suoi atti gentili ancora mi stupivano. Annuii e lo lasciai fare, tanto combattere con lui era inutile.

“Sto già pensando a cosa fare domani”

“Potter”mi lamentai, sapevo che non mi avrebbe lasciata in pace.

“Lo sai che ho due nomi, vero?”mi puntò due dita contro per farsi capire meglio: “Due nomi neanche tanto lunghi, ma sono tanti non credi?”.

“Va bene. Grazie di tutto, James Sirius Potter”

“Ora non esageriamo, puoi sceglierne uno!”

“Va bene … James”conclusi. Che strano chiamarlo col nome.

“Elladora”ripeté.

“Non ti ho dato il permesso di chiamarmi per nome”mi lamentai.

“In effetti Elladora è un po’ lungo, potrei chiamarti Elle”. Sorrisi divertita: “Smettila”

“Ella è da vecchia, vero? Forse Elle è più da giovane”

“Elladora va bene”conclusi.

“È troppo lungo”

“No, sei tu che sei troppo pigro”. Spalancò la bocca e poi la richiuse, fingendosi offeso. Lo guardai affettuosamente e decise di smetterla di torturarmi, per restare a fissarmi in silenzio.

“Ho bisogno di tempo per pensare”confessai.

“Lo so”

“Potrebbe volerci molto”

“Immagino”

“Non so se abbia senso che tu resti qui”

“Ti do fastidio?”

“Solo quando parli”confessai e ridacchiò: “Allora starò zitto”. Lo osservai come a chiedergli se gli andasse bene e annuì, capendomi immediatamente. E così restammo uno a fianco all’altro, in silenzio lui tentava di convincermi a restare mentre nella mia mente regnava sovrana la confusione.

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Capitolo 17
*** Bianco Natale ***


Capitolo 17 – Bianco Natale

 

Mi gettai stanco sul divano, le mille pietanze cucinate da nonna non mi permettevano di restare in piedi. Lily, seduta sulla poltrona, mi fissava curiosa.

“Che c’è?”domandai stanco.

“Nulla”

“Stai tramando qualcosa”

“Assolutamente no”. Sentii una risata che conoscevo bene e spostai di poco la testa per guardare cosa succedeva dall’altra parte della sala. Zio George aveva dato un pacco pieno di Tiri Vispi a Elle che sorrideva come una bambina: “Ma è fantastico! Grazie mille, signor Weasley!”

“Merlino, ti prego, chiamami George! Sono giovane, io”

“Attenta a quelli”la avvisò la nonna: “Il cannocchiale è terribile, tira pugni a caso ...”

“Tira pugni solo se sente una minaccia vicina”la corresse George: “Puoi usarla contro James quando ti tratta male”. Elle si voltò e mi osservò malandrina. Oh no, in cosa mi ero cacciato! Appoggiò lo scatolone sul tavolo e tentò di aiutare mia nonna a sparecchiare, ma lei le ordinò tassativamente di sdraiarsi e non osare neanche muovere un dito. Così venne a sedersi accanto a me. Alzai la mano a mo’ di saluto: “Ti avevo detto che non ti avrebbe permesso di aiutarla”

“Ma mi dispiace, c’è così tanto cibo e cose da mettere a posto!”

“Cosa ti ha regalato zio George?”

“Lo scoprirai”

“Guarda che se vuoi davvero usare il cannocchiale contro me ...”

“Dipende da come ti comporti”

“Che cosa?!”. Elle e Lily scoppiarono a ridere e incrociai le braccia al petto: “Siete antipatiche”

“Cos’hai qui?”chiese lei vedendo una busta sotto il maglione.

“Oh, saresti davvero curiosa di leggerla, eh?”chiesi prendendola fra le mani, facendo in modo che lei non vedesse il mittente.

“E vorresti sapere di chi è”continuai in tono mellifluo.

“Jane”

“No”

“Kate”

“No”

“Una delle tante di cui non so il nome?”

“Come sei cattiva”sussurrai: “Riguarda una persona che conosciamo entrambi”. Elle fece per prendermela dalle mani, ma fui più svelto e schivai il suo tentativo di afferrarla.

“Cookes?”. Scossi la testa e mormorò stupita: “Peakes?”. Sorrisi malandrino e si avvicinò a me per prenderla, ma la schivai ancora.

“Se parla di Mary devo sapere la verità!”

“Mary non ti ha scritto?”

“Non ama scrivere le lettere e torneremo fra poco, quindi mi dirà tutto a voce”

“Allora non ha senso mostrarti la lettera”

“James Sirius Potter”intimò tentando di darsi un tono serioso.

“Quando usano il nome completo c’è da preoccuparsi”intervenne zio Ron. Elle si ricompose e gli sorrise mesta.

“Cosa le hai fatto, Jamie?”. Boccheggiai stupito: “Perché ogni volta sembra che sia stato io a fare qualcosa?”

“Perché è sempre così”commentò Lily.

“Non è vero!”

“Invece sì!”

“Non è vero!”. Zio Ron alzò un sopracciglio eloquentemente e sbuffai contrito. La mia famiglia amava Elle più di quanto amasse me, era ingiusto. Ma d’altronde, dopo averla conosciuta, nessuno poteva odiarla, era così dolce e gentile.

“Ora Jamie, mostrale quella lettera”ordinò zio Ron.

“E tu come fai a sapere ...”. Mi liquidò con un gesto della mano e la passai ad Elle che la lesse curiosa. Le sue espressioni cambiavano in continuazione, non riuscivo a capire cosa pensasse. Alla fine, si portò una mano alla bocca, stupita. Aspettai che mi dicesse qualcosa che non sapevo, ma richiuse la lettera nella busta e me la porse.

“Allora?”domandai.

“Interessante”

“Interes ...”mi guardai in giro, ma zio Ron era andato a parlare con mamma e Lily era sdraiata per terra a giocare con Hugo.

“Non hai nulla da dirmi?”

“No”

“Elladora”la richiamai all’ordine, ma si limitava a sorridere gioiosa.

“C’è qualcosa che non so”mormorai ed Elle fece spallucce: “No”

“C’è qualcosa che sai e non vuoi dirmi!”mi alzai di colpo: “Passeggiata serale!”

“Sì, vengo anche io!”disse Lily.

“È una cosa da grandi”presi la mano di Elle e la trascinai fuori, mentre lei rideva divertita: “Non ti dirò nulla, Potter”

“James”la corressi.

“Non ti dirò nulla, James”. Aveva quel ghigno ironico di chi sapeva tutto ma non voleva dire niente. Eppure io le avevo fatto leggere la lettera confidenziale di Peakes in cui raccontava di essere andato a casa di Pritchard per farle gli auguri di Natale!

“Pensi che possano averlo ucciso?”domandai impaurito.

“Ti ha scritto dopo che era stato da lei”disse Elle: “Quindi è sano e salvo a casa sua”

“Quindi mi dovrei chiedere perché non l’abbiano ucciso?”

“I genitori di Mary tendono a non uccidere la gente a caso”spiegò sarcastica.

“Ma sono Serpeverde!”. Notai il suo sguardo cinico e tentai di riprendermi: “Volevo dire … Pritchard sembra la tipica ragazza che uccide i ragazzi che non le vanno a genio”

“Se lo fosse, tu saresti già morto”. Scossi la testa, tornando serio per un attimo: “Peakes è … stupido, ma è buono”

“Lo so”

“So che tu lo sai, ma ...”

“Lo sa anche lei”mi rassicurò: “E non lo prenderà in giro, non lo ucciderà, non gli farà del male in alcun modo”

“Come puoi esserne certa?”

“Perché la conosco e non è il tipo a cui piace fare del male alla gente”

“Ma tu pensi sempre bene di tutti ...”

“Peakes nella lettera diceva che prima l’ha insultato, ma poi hanno passato una nottata piacevole”. Oh Merlino. Solo adesso ci ero arrivato! Sgranai gli occhi e questo provocò ancora più risate da parte di Elle.

“Peakes e Pritchard?”chiesi stupito.

“La tua faccia è magnifica”commentò. Aveva le lacrime da quanto rideva, ma io non potevo fare altro che preoccuparmi per il mio amico. Era nelle grinfie della serpe acida.

“Devo fermarlo”

“Credo che ormai sia cotto a puntino”

“Come posso fermarlo?”

“Non puoi”rispose sorridente.

“Merlino, è una cosa terribile”

“Innamorarsi? Anche. Ma spesso regala gioia e sorrisi”

“Perché sei sempre così ottimista?”

“Non lo so, è un pregio”. Mi sedetti sul marciapiede e fissai la luce tremolante del lampione illuminare il selciato innevato. Elle si accomodò accanto a me, sempre sorridente: “Passerà, tranquillo”

“Non vedo l’ora che passi, Peakes innamorato non me lo immagino proprio”

“Io parlavo di te”sghignazzò. Mi voltai verso di lei e mi spiegò: “Passerà quel momento in cui vedrai tutte le ragazze uguali e allora ti focalizzerai soltanto su una”

“Io?”domandai schifato.

“Oh, sì”

“Mai nella vita”

“Succederà e devi essere pronto per quando accadrà”

“Non sarò schiavo di un filtro d’amore”

“Purtroppo certe volte capita senza assumere nessun filtro”

“Ti prego, bloccami prima che succeda”la supplicai: “E fammi tornare in me”. Aveva uno sguardo strano, come se avessi improvvisamente succhiato via tutta la sua felicità e fosse rimasta solo con tristezza e rassegnazione.

“Elle?”la chiamai e lei annuì: “Lo prometto”

“Grazie”. La porta di casa si aprì e mio padre ci sorrise: “Non sentite freddo?”

“Un pochino, in effetti”ammise Elle alzandosi.

“Io vado dai nonni. James, tua madre avrebbe bisogno di te, dice che vuole sistemare la camera ...”

“Oh no, papà, ti prego!”lo supplicai: “Non un’altra volta! Cosa importa a lei della mia camera! Io ci trovo le cose, a me va bene così!”

“Già, ma abitiamo noi in questa casa e sarebbe carino che fosse ordinata”

“Tu come tenevi la tua camera quando eri piccolo?”

“Vivevo nel sottoscala”. Boom, non dovevo mai usare questa tecnica con lui, vinceva sempre. Mi alzai controvoglia ed entrai, solo per ricordarmi più tardi che c’era anche Elle fra noi.

“Ti va di accompagnarmi, Elladora?”domandò mio padre. Oh no. Oh no, no, no, se solo avesse visto la tomba dei nonni sarebbe crollata nella tristezza più assoluta e sarebbe scappata.

“Cert ...”

“No!”la interruppi: “In realtà mi servirebbe una mano”

“James”mi chiamò mio padre stupito: “Non vorrai mica far pulire la tua camera a un ospite!”. No, papà, usa il cervello e tenta di capirmi!

“Non volevo dire quello ...”balbettai.

“Tranquillo, James, va tutto bene”mi sorrise Elle. Che sorriso. Restai imbambolato a fissarla mentre mio padre mi chiuse la porta in faccia. Aprii la finestra e li vidi camminare fianco a fianco verso il cimitero.

“Fate presto!”urlai dopo aver spalancato la finestra e scoppiarono entrambi a ridere. Non c’era nulla da ridere, non sapevano in che guai si stavano cacciando.

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Capitolo 18
*** Godric’s Hollow ***


Capitolo 18 – Godric’s Hollow

 

Elladora restava in silenzio, probabilmente lacerata da un imbarazzo totale nei miei confronti. Mai avrei immaginato che James riuscisse a fare amicizia con una ragazza del genere. Era un misto fra l’intelligenza e l’acutezza di Hermione e la voglia di fare guai di me e Ron. Per non parlare del fatto che fosse Serpeverde, Casata che James aveva preso in giro dal momento stesso in cui era entrato ad Hogwarts, creando non pochi problemi al fratello minore. Certe volte mi chiedevo se i nomi che avevo dato ai miei figli avessero avuto qualche influenza sul loro comportamento.

“Immagino che tu abbia letto Storia della magia”. Lei annuì, rispondendo che l’aveva letto al primo anno di scuola.

“Quindi sai perfettamente dove siamo”

“Già”rispose timida: “Ho letto molto sull’argomento”. Hermione 2 la vendetta.

“Sai, è la frase preferita di Hermione”

“Albus me lo ripete sempre”sorrise divertita: “Dice che certe volte le ricordo sua zia Hermione. Ma anche suo zio George”. Come dargli torto.

“E loro non sanno tutto ciò che abbiamo fatto io, Ron ed Hermione ad Hogwarts”

“Davvero?”

“Diciamo che racconto le cose in maniera edulcorata, se sapessero tutto a quest’ora si sarebbero sentiti in dovere di fare qualsiasi cosa a scuola. Un po’ come James”. Fra le risate arrivammo davanti alla casa dei miei genitori, ormai totalmente coperta di edera. Lo sguardo di Elladora si fermò sulla parte superiore della casa, dove c’era un enorme buco causato dalla Maledizione senza perdono , e un’ombra triste passò nei suoi occhi.

“Sono morti qui. La loro casa è rimasta intatta, non si può ricostruire a causa della magia oscura”le spiegai. Toccai il cancello e il cartello che avevo visto così tante volte in questi anni apparve mostrandoci le scritte:

Qui, la notte del 31 ottobre 1981,

persero la vita Lily e James Potter ...

 

Gli occhi di Elladora lessero velocemente tutte le parole e dalla sua espressione potevo percepire che ogni lettera era una pugnalata al cuore. Fece per aprire la bocca, ma la richiuse quando notò tutti i nomi dei maghi che erano venuti a firmare per mostrare il loro supporto alla nostra famiglia. Osservò la casa e capii che era entrata nel suo mondo e che, qualsiasi cosa avessi detto, non sarebbe stata capace di ascoltarmi. Fissava lo sguardo sulla casa in rovina e le migliaia di firme dei maghi che erano passati prima di noi. Allungò una mano verso la casa, ma poi si fermò, lasciandola a mezz’aria. Era strano il fatto che riuscissi a capire cosa stesse pensando in questo esatto momento.

“Puoi firmare se vuoi”. Sembrò come risvegliarsi e scosse la testa: “No, io … non penso che il mio nome possa ...”

“Elladora è un bel nome”la interruppi: “Pensa chi si è firmato come Barnabas! Barnabas! Che nome astruso”. Sorrise, abbassando la testa: “Intendevo dire ...”

“Lo so cosa intendevi dire. Ma non importa”. Mi osservò con occhi lucidi e timidi mentre le porsi la mia bacchetta.

“Signor Potter, io ...”

“Tu sei riuscita a far avere voti eccellenti a James in Pozioni. E mia madre era una maestra delle Pozioni, penso che te ne sia enormemente grata”. Sorrise e prese lentamente la mia bacchetta. La puntò verso un angolo in basso a destra del cartello e incise il suo nome: Elladora. Era così piccolo che solo un occhio attento lo avrebbe potuto notare. Ma capivo che per lei doveva essere stato un gesto difficile, probabilmente era l’unica figlia di Mangiamorte ad aver firmato quel cartello. Ci incamminammo verso il cimitero mentre le raccontavo delle marachelle di mio padre (quelle di cui ero a conoscenza, ovviamente, sapevo che ce n’erano altre che Sirius e Lupin mi avevano nascosto) e la sua faccia passò da divertita ad incredula.

“Non pensavo che Potter senior fosse un fuorilegge”commentò.

“È il gene che abbiamo noi Potter”ammisi: “James ha preso molto da suo nonno. Ti ha raccontato di quella volta che ha usato un passaggio segreto per andare ad Hogsmeade?”. Il suo viso la tradì e capii che anche lei lo aveva usato.

“Ha portato anche te?”chiesi sorpreso.

“Oh no, io ho scoperto i passaggi segreti molto prima di James”ammise.

“Non ci credo”

“Lo giuro! Lui conosceva solo quello del Platano Picchiatore, ma in realtà si può andare ad Hogsmeade passando dalla Statua di Silente, quella nel cortile esterno del Castello”

“Voi due finirete in punizione insieme, prima o poi”

“Impossibile, non mi faccio mai beccare”

“A differenza di mio figlio”. Eravamo arrivati esattamente davanti al cimitero, il monumento ai Caduti si era trasformato al nostro sguardo nella statua raffigurante i miei genitori con in braccio un bambino. Elladora rimase a fissare la statua senza parole, studiando ogni minimo dettaglio intagliato nella pietra.

“Se non vuoi entrare ...”proposi, ma mi interruppe dicendo che voleva fare visita ai nonni di James. Avanzammo verso le loro tombe, Elladora cercava di leggere quei nomi che probabilmente non le dicevano nulla. Mi fermai di fronte alle lapidi di Kendra e Ariana e depositai una corona di fiori. Elladora era già avanti e si guardava in giro spaesata, come se non fosse mai stata in un cimitero. Poi si fermò esattamente davanti alla tomba dei miei genitori. La raggiunsi e posai due corone di fiori sulla fredda pietra.

L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte”lesse a bassa voce.

“La prima volta che lessi questa frase, pensavo fosse una tipica frase da ...” mi zittii, non era carino dirlo in sua presenza. Annuì come a dirmi che aveva compreso: “Le sembrerà un’idea stupida, ma … sono convinta che loro vivano ancora in lei. E in James, in Albus, in Lily”

“È quello che mi diceva Ginny, ma non ci ho creduto davvero fino a quando non ho avuto dei figli”. Elladora osservò le tombe accanto a quelle dei miei genitori. Dopo la battaglia di Hogwarts, avevo fatto creare una lapide per Sirius e una per Lupin e Tonks. Probabilmente era stato un gesto egoistico pensare di volerli vicino a me a Godric’s Hollow, ma avevano combattuto una terribile guerra ed erano morti in battaglia. Meritavano di essere sepolti accanto ai miei genitori. Probabilmente loro sarebbero stati d’accordo.

“Sirius Black era il mio padrino ...”

“Fratello di Regulus”terminò lei.

“Non pensavo che lo conoscessi”

“Mia madre è cresciuta studiando a memoria la linea generazionale di tutte le principali famiglie p … insomma, le famiglie magiche”

“Purosangue”borbottai: “Immaginavo. E lui, sai chi è?”le chiesi indicando la tomba di Remus.

“Remus Lupin e Ninfadora Tonks, certo. Hanno combattuto la seconda guerra magica. Ninfadora era cugina di Narcissa Black”. Mi stupivo di quanto conoscesse la loro storia.

“Ho passato tanto tempo di fronte al monumento dei caduti ad Hogwarts”mi spiegò: “E ho imparato a memoria i nomi di tutti quelli che hanno combattuto. Era un po’ la mia maniera di fare ammenda”

“Non devi fare ammenda per nulla, non è stata assolutamente colpa tua”

“Lo so”mormorò: “Ma visto che mio padre non ha ancora chiesto scusa, ho deciso che chiederò scusa io al posto suo. Mi dispiace, signor Potter. Per tutto il dolore causato a lei e alla sua famiglia”. La osservai, sempre più sconvolto. Aveva deciso di portarsi sulle spalle un peso che non le apparteneva.

“Elladora, non tocca a te chiedere scusa”le dissi: “Ognuno è responsabile delle proprie azioni e quando questo è successo tu non eri neanche nata”. Ora capivo perché James aveva tentato di tenerla a casa, sapeva cosa le passava per la mente.

“Torniamo a casa”le dissi vedendo il suo sguardo triste: “Mangiamo un po’ di torta alla zucca e prendiamo in giro James mentre mette a posto la sua camera”. Alzò lo sguardo su di me e sorrise felice: “Ci sto!”.

 

***

 

Presi il baule e scesi le scale di casa. Nonna lo aveva riempito di torte e ora pesava un sacco. Albus e Lily stavano abbracciando mamma e papà, io facevo finta di non esistere: “Su, muoviamoci, il tempo stringe”

“Ciao Jamie”mia madre mi diede un bacio sulla guancia: “Mi raccomando, comportati bene”. Poi si voltò verso Elle e le sorrise: “È stato un piacere averti qui con noi, Elladora. Ricorda: sarai sempre la benvenuta”

“Grazie davvero per avermi ospitata, signori Potter, è stato tutto magnifico”. Si abbracciarono e poi Elle strinse la mano a papà. Le volevano davvero bene e la conoscevano solo da qualche giorno.

“Bene, dovreste arrivare nell’ufficio di Neville”disse mia madre dandoci della Metropolvere: “Porgetegli i nostri saluti e dategli la torta che gli ha fatto la nonna”

“Sarà fatto!”disse Lily sorridente. Mi infilai nel camino e sorrisi ai miei genitori: “Non posso promettervi di fare il bravo ma ...”

“Jamie!”chiamò mia madre severa, ma con una sonora risata scomparii fra fiamme verdi. Mi trovai nell’ufficio del professor Paciock, che sobbalzò non appena mi vide: “Oh, James! Già di ritorno?”

“Già, bisogna studiare”ammisi mollando il baule per terra, finalmente grato di poter usare la bacchetta per portarlo in giro. Feci per andarmene, ma Neville tossicchiò. Mi voltai verso di lui e indicò il baule con uno sguardo: “Cos’hai là dentro?”

“Libri”dissi svelto. Alzò un sopracciglio, aspettandosi una risposta sincera. Intanto Lily emerse dal camino e si pulì il cappotto dalla polvere.

“Tua nonna mi aveva detto che c’era una torta alla melassa ...”

“Okay, va bene”aprii il baule e tirai fuori la torta impacchettata con un fiocco verde gigante: “Questa è tua”

“Oh, grazie signora Weasley!”gongolò il professore.

“Ma voglio le risposte per il prossimo test!”

“Lo sai che non faccio queste cose”. Lily si avvicinò al professor Paciock e lo abbracciò.

“Ehi piccoletta! Come avete passato le vacanze?”

“Ci siamo divertiti un sacco!”disse Lily: “Abbiamo anche giocato a Quidditch, ma mamma ed Ella hanno vinto contro me, papà e James ...”. Il professore sgranò gli occhi, ma lo liquidai con uno sguardo: “Non ci siamo dati da fare, le abbiamo lasciate vincere”

“Non è vero, Elle è molto più brava di lui”cantilenò mia sorella. Chissà perché ci stava mettendo così tanto, ero sicuro sapesse usare la metropolvere. Che fosse finita da qualche altra parte? Magari non aveva pronunciato bene Hogwarts? Sentii il cuore battere e pompare adrenalina nelle vene, forse dovevo andarla a cercare, ma dove? Ad Hogsmeade? Una volta papà mi aveva detto che aveva sbagliato a dire “Diagon Alley” ed era finito in Nocturn Alley. Non potevo immaginarmi una creatura così dolce come Elle a Nocturn Alley!

“Lily, Elle è partita prima di te?”

“No, mamma le stava parlando”. Arrossii così tanto che il rosso della sciarpa sembrava scolorito. Era peggio che Elle fosse atterrata a Nocturn Alley o che mia madre le avesse detto qualcosa di imbarazzante? Merlino, perché doveva sempre mettermi in imbarazzo quella donna!

“Se non dovesse arrivare ...”chiesi rivolto a Neville. Alzò lo sguardo dalla torta, stupito: “Sarà qui a momenti”

“Sì, ma se dovesse sbagliare a pronunciare ...”

“Hogwarts?”concluse Neville: “Frequenta da sei anni questa scuola e non saprebbe pronunciare il suo nome?”

“Ipotizzo, se ...”

“Sei preoccupato?”chiese Lily fra lo stupito e lo schifato.

“No, era solo una domanda in generale, mi chiedevo dove vanno le persone che non sanno … pronunciare bene i nomi”

“Sei preoccupato!”

“Non sono preoccupato, ero solo curioso ...”. Un pop dietro le mie spalle mi fece trasalire e vidi Elle uscire dal camino. La stavamo tutti osservando: Lily con sguardo malandrino, Neville curioso e io sollevato. Era viva.

“Bene, possiamo andare nei nostri dormitori!”esclamai.

“Ah sì? Non vuoi aspettare che torni Albus?”chiese Lily: “Non sei preoccupato per lui?”

“Elle può aspettare Albus, d’altra parte sono Serpeverde, no? Noi andiamo in Sala Grifondoro”

“Ma io ...”

“Ssh, cara sorellina, va tutto bene. Ci vediamo! Professor Paciock, Elle”. Li salutai di fretta, presi Lily per le spalle e ci incamminammo verso il dormitorio. La sensazione di prima era sparita, ero tornato il solito James. Per un attimo avevo davvero pensato di essere capace di preoccuparmi per Elle.

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Capitolo 19
*** Amortentia ***


Capitolo 19 – Amortentia

 

James mi aveva prestato il Mantello dell’invisibilità per permettermi di fare un giro intorno alla scuola indisturbata. Dovevo dire che mi piaceva proprio questo Mantello, era perfetto per non farsi mettere in punizione. Notai James da solo sulla riva del lago e mi avvicinai di soppiatto per spaventarlo. “Potter”gracchiò una voce acuta e una ragazza dalla lunga chioma corvina si sedette accanto a lui: “Sei libero questa sera?”

“No, ho da fare”

“E domani?”

“Potrei aver da fare”

Potresti? E con chi scusa?”

“Con Elle”

“Nott?”esclamò sorpresa: “Perdi ancora del tempo con lei?”. Ma James non cadde nella provocazione e si limitò a fissarla: “Avevi bisogno di qualcosa?”

“Sì, beh … è da mesi che non ci vediamo”mormorò lei passandogli un dito sul petto e facendomi venire voglia di mozzarglielo.

“Oh, cara Katy”disse lui in tono divertito: “Lo sai che più di due volte non è permesso”

“E da chi?”

“Dalle mie leggi”rispose lui tranquillamente, facendola scoppiare a ridere: “Jamie, sei così simpatico!”. Era il tono più acuto che le mie orecchie avessero mai sentito.

“Un’ultima volta, non c’è due senza tre!”lo supplicò lei. Merlino, ma cosa ci facevo nascosta qui a spiare loro due? Era una mancanza di rispetto nei confronti di James! Eppure ero così curiosa di sentire la sua risposta alle attenzioni di quella lì. Il motivo di questa curiosità non mi era ancora chiaro, però.

“Domani pomeriggio?”propose lui e il mondo mi cascò addosso. Perché ora mi sentivo delusa? Era la sua vita, era libero di fare ciò che voleva. I fumi di Pozioni mi avevano fatto davvero girare la testa questo pomeriggio, non c’era altra spiegazione.

“Quindi vedi me prima di uscire con lei?”chiese la ragazza avvicinandosi: “Eppure sappiamo entrambi di chi è figlia”

“Kate ...”la avvisò James come per fermarla, ma lei ridacchiò, una risata calcolatrice: “Potrà sembrarvi anche tanto buona e gentile, ma è solo un gioco. È già promessa sposa a Zabini”. Oh no, perché non stava zitta? E perché parlava di me a James, lei non mi conosceva, non aveva il diritto di farlo. Ma a quanto pare aveva fatto scattare la molla giusta, perché James adesso pendeva dalle sue labbra. Kate si avvicinò ancora di più a lui, guardandolo dritto negli occhi: “Appena sarà finita la scuola si sposeranno e poi chissà, magari si faranno il Marchio insieme”

“No, non ti credo”

“Chiedi a Zabini se non ti fidi di me. Ma io non ti mentirei mai, Jamie, lo sai”

“Non mi importa”si alzò e camminò verso il castello. Li seguii, in preda al totale panico, non sapendo se uscire e dichiarare la mia posizione o restare invisibile nel silenzio.

“Lei e sua madre stanno tentando in tutti i modi di far uscire suo padre da Azkaban in modo che sarà presente per il matrimonio”. James sbuffò arrabbiato: “Non mi interessa, è libera di fare ciò che vuole con i suoi compari Mangiamorte”. Mi immobilizzai in mezzo al giardino, non essendo neanche più capace di respirare. Lo aveva detto davvero? James, che in tutti questi mesi aveva combattuto con me contro i pregiudizi sulla mia persona, ora mi dava della Mangiamorte? Lui che mi aveva preso in giro per sei anni e che si scusava ogni mattina per ciò che mi aveva fatto, era ricaduto nel tranello di quell’oca giuliva? Ci aveva messo così poco a voltarmi le spalle e credere a quello che gli aveva detto lei. Entrai al castello e seguii i vari passaggi segreti per tornare nel mio dormitorio. Mi tolsi il Mantello e lo infilai sotto il mio. In Sala Comune trovai Albus e Scorpius all’entrata, capirono subito che c’era qualcosa che non andava. Stavo per tirare fuori il Mantello e darlo ad Albus, ma lui non sapeva della sua esistenza. Sotterrai il mio orgoglio e corsi su in camera, gettandolo nel baule e chiudendolo con un calcio. Maledetto Potter e maledetti i suoi pregiudizi duri a morire.

 

Mi ignorava da giorni e io non ero da meno. La sera prima gli avevo lasciato il Mantello nella statua di Silente, sperando che capisse che era lì e che se lo sarebbe ripreso. Albus e Scorpius continuavano a chiedermi cosa fosse successo, ma non avevo detto nulla a nessuno, men che meno a Lys che mi rincorreva ogni giorno domandando: “Allora? Oggi mi dici cos’hai?”. Tutti avevano capito che io e Potter avevamo litigato: qualche mese fa camminavamo insieme per i corridoi destando sorpresa negli sguardi di tutti e ora non riuscivamo neanche a stare nella stessa stanza senza sbuffare o scappare. Eppure, non mi prendeva in giro platealmente com’era suo solito, ignorava proprio la mia esistenza. Fu la settimana in cui incrementarono le sue punizioni, in cui saltava le lezioni e non si presentava ai controlli per Hogsmeade, ma ci andava solo usando passaggi segreti. Fu la settimana in cui i miei compiti andarono male rispetto alla solita media, tanto che la preside mi chiamò in ufficio dicendosi preoccupata del mio stato di salute. Ma questa volta non sarei andata a scusarmi con Potter perché era stato lui a sbagliare e io non potevo continuare a perdonare la gente che mi aveva fatto stare male senza delle scuse decenti. Pensavo di farla franca ignorandolo a mia volta, ma non avevo considerato le lezioni di Pozioni. Metà degli studenti del sesto anno era andata alla prima lezione di Materializzazione, così la classe si era decimata. Il professore aveva ben pensato di raggrupparci in coppie e fare realizzare a ognuna un incantesimo diverso. Si dava il caso che avesse messo me e Potter insieme.

“Non potrei cambiare partner, professore?”chiese lui sprezzante.

“No, Potter, vi ho assortiti in questa maniera proprio perché ognuno ripari le lacune dell’altro”

“Io non avrei problemi a stare con Peakes”dissi: “Lui ha molte lacune e sono sicura che sarei capace di ripararle tutte”

“Ehi!”esclamò l’altro offeso.

“Le coppie sono così e così resteranno”. Avanzai controvoglia verso il calderone di Potter e gettai il libro sul tavolo, senza preoccuparmi di lanciarlo a pochi centimetri dalla sua mano.

“Bene”il professore alzò la voce mentre facevo più rumore possibile sistemandomi sul tavolo del traditore. “Dovrete pescare da questa boccia un foglio con scritto la Pozione che dovrete realizzare. Ai vincitori darò due fiale di Pozione Rigenerante”. Iniziò a fare il giro partendo da Cookes e Peakes, passando poi da Zabini e Higgs.

“Puoi tornare al tuo dormitorio, posso cavarmela da solo”sussurrò stizzito Potter al mio fianco.

“Ho saltato troppe lezioni questa settimana per evitarti, non ho intenzione di rovinare la mia carriera scolastica per colpa tua”

“Colpa mia?”. Intanto la maggior parte delle coppie aveva ricevuto l’indicazione sulla Pozione da realizzare, sembravano tutti abbastanza soddisfatti. Se mi fosse capitato il Filtro della Morte avrei proposto un assaggio a Potter per vedere se funzionasse davvero o no.

“Non capisci cosa hai fatto?”

“Io?”domandai sorpresa: “Cosa ho fatto?”. Fece per rispondere, ma poi chiuse le labbra e tornò a fissare il calderone vuoto. Non gli avevo fatto nulla, a meno che lui non pensasse che avessi rubato il suo Mantello.

“Ho lasciato il Mantello ...”

“Lo so dove hai lasciato il Mantello”mi interruppe brusco.

“E allora cosa avrei fatto?”

“Tu sei ...”

“Prego”disse il professore e pescai il bigliettino, l’ultimo presente. Aprii il foglio e restai sbalordita da quelle lettere. Oh no, proprio oggi?

“Potter?”chiese il professore e lui lesse a denti stretti: “Filtro d’amore”. Il professore appoggiò la boccia vuota sulla sua scrivania e poi alzò le mani: “Al mio tre iniziate, Pozionisti: uno, due, tre!”. Pagina 62 del libro, filtri d’amore. Sembrava complicato, ma ce l’avrei potuta fare. Iniziai a sbucciare le uova di Ashwinder, mentre Potter recuperava i petali di rosa. Stava per metterli nel calderone, ma lo bloccai: “Bisogna prima inserire il contenuto delle uova e la polvere di peperoncino”

“Oh scusa miss so-tutto-io”. Stavo tornando ad odiarlo. Aspettò che finissi di sbucciare le uova, che le girassi per due volte in senso orario e poi inserì la polvere di peperoncino. Ci ignorammo per tutta la lezione, tranne quando gli davo qualche colpetto sulla mano per fermarlo se vedevo che stava sbagliando. La situazione era così tesa che ci mancò davvero poco che non ci urlassimo addosso. E adesso che conoscevo il vero James Sirius Potter non potevo sopportare di essere di nuovo ai ferri corti con lui.

 

Avevo controllato tutti i suoi nascondigli segreti, ma non lo avevo trovato. Non l’avrebbe passata liscia, ero ancora molto arrabbiata con lui. Salii fino al settimo piano, era l’ultima alternativa e non dovetti neanche concentrarmi troppo, la Stanza delle Necessità si aprì immediatamente, mostrandomi la mia sala con divano, camino e finestra sulle montagne. Oh no, Stanza, non volevo la mia stanzetta, ma quell’idiota di Potter.

“Che ci fai tu qui?”. Saltai dalla paura e vidi la sua testa comparire dal divano. Lo osservai truce e si alzò di colpo, le mani in tasca e lo sguardo più arrabbiato del mio.

“Mi hai lasciata lì a finire la pozione da sola!”esclamai furente.

“Sembravi non avere bisogno del mio aiuto”

“E infatti non avevo bisogno del tuo aiuto!”esclamai nervosa: “Ma non è stato comunque educato dartela a gambe di fronte alla prima difficoltà!”

“Certo, se tu magari mi avessi parlato e detto cosa fare piuttosto di darmi continui colpi di bacchetta sulle mani ...”

“Avevi anche tu il libro, sei capace di leggere o non te l’hanno ancora insegnato?”

“BEH, MI FIDAVO DI TE!”. Volevo rispondergli a tono, ma fui sorpresa da quella dichiarazione. Sembrò rendersene conto, perché tossicchiò imbarazzato: “Cioè, mi fidavo delle tue doti da pozionista”. Era in lotta con sé stesso, una parte di lui voleva urlarmi contro, l’altra voleva sotterrare questi giorni di guerra e tornare amici. Allora il James Potter che avevo conosciuto era ancora lì, sotto una marea di cattiveria.

“Perché mi ignori da giorni?”domandai, sperando che la versione di Potter che avevo conosciuto a Natale spuntasse fuori.

“Affari miei”

“Io credo che siano anche affari miei visto che non mi parli”

“E tu perché mi ignori?”. Perché ti spiavo con quella stupida Kate e mi hai offeso. Incrociai le braccia, decisa a non dirgli niente.

“Sono venuta io qui”

“Beh, ti lascio volentieri la tua stanza”

“No, sono venuta io qui da te”ripetei: “A cercarti, per parlare, non per litigare”. Ed eccola lì, una scintilla del vecchio James negli occhi.

“Ho pattugliato tutta la scuola, ho controllato ogni passaggio segreto. Ho fatto lo sforzo di venirti incontro, ora tocca a te fare un passo avanti”. Sbuffò e osservò le montagne dalla finestra inferriata: “So che il motivo per cui mi sono arrabbiato con te non ha senso. Ma credo che il fatto che tu mi abbia ignorato, abbia peggiorato la situazione”. Restai zitta, non avrei detto nulla se non fosse stato lui a parlare per primo, questa volta ero irremovibile.

“Mi è arrivata una voce”confessò: “Che … tu e tua madre volete tirare fuori tuo padre di prigione”. Allora era per questo che era arrabbiato? Perché volevo avere una famiglia normale come la sua invece di far parte di una famiglia disfunzionale?

“E questo cosa ha a che fare con te?”

“Nulla”disse subito: “Ma … lo fate perché tu possa sposare Zabini una volta fuori di qui. Voi siete promessi sposi fin da quando eravate piccoli”. Non me lo chiedeva, supponeva che tutto ciò che fosse uscito dalla bocca di quella tizia fosse verità assoluta.

“E chi te l’ha detto? Zabini in persona?”

“No, Kate”

“Chi?”

“Una del quinto anno, ha da sempre avuto una cotta per me ...”. Le sue rotelle iniziarono a girare velocemente, se avessi chiuso gli occhi avrei sentito il rumore meccanico dei suoi ingranaggi lavorare ed arrivare alla soluzione esatta.

“Tu … la conosci?”mi chiese osservandosi i piedi.

“Non so chi sia”. Ero lì, a braccia incrociate, con lo sguardo più severo che avessi mai avuto in vita mia, mentre lui alzava piano lo sguardo su di me: “E scommetto che non conosca neanche Zabini”

“Non che io sappia”

“Quindi quello che ha detto ...”

“È vero”ammisi: “Sto cercando di far uscire mio padre da Azkaban e io e Zabini siamo promessi sposi dall’età di un anno”. Tutto il dispiacere che aveva provato nell’ultimo minuto si trasformò in rabbia e disprezzo: “Allora Kate aveva ragione!”

“Curioso che tu creda alle sue parole, ma non vieni da me, la diretta interessata, a chiedermi se sia vero o no. E hai anche il coraggio di arrabbiarti, per quale ragione?”

“Tu e Zabini … oh Merlino, non ci credo!”

“È per questo che sei arrabbiato? Perché sono promessa sposa a Zabini? O hai paura che, tirando fuori di prigione mio padre, io possa riunirmi a lui e ai suoi compari Mangiamorte?”. Un lampo gli balenò negli occhi: “Eri lì. Ci hai sentiti”

“Volevo ridarti il Mantello, ma eri troppo preso a parlarmi dietro con lei e non volevo disturbare”. Scosse la testa e fece per andarsene, ma poi tornò sui suoi passi: “Ti ho accolto in casa mia perché eri da sola ad Hogwarts, dov’era il tuo futuro marito in tutto questo?”

“Chissà cosa passa nel tuo cervello per farti credere che io debba dirti tutto quello che succede nella mia vita ...”

“Siamo amici! E mi fidavo di te, avresti dovuto dirmi che eri promessa sposa a quella serpe di Zabini!”

“E tu avresti dovuto dirmi che pensavi che sono solo la figlia di un Mangiamorte!”

“Sai che non è vero, è da quando ti conosco che non ti chiamo più così”

“Allora era solo per fare il bello davanti a lei?”chiesi schifata: “È così? Siamo amici solo quando ti conviene, ma poi per fare colpo su una ragazza mi prendi in giro?”

“Ero arrabbiato e non sapevo cosa stavo dicendo”

“Se lo hai detto vuol dire che lo pensavi”

“Non lo penso!”

“E invece sì!”esclamai sull’orlo delle lacrime: “L’idea è così radicata in voi che non ve ne rendete neanche conto! Solo pochi fra di voi riescono a distinguere un Mangiamorte dalla figlia di un Mangiamorte!”

“La mia famiglia ti ha accettata per quello che sei! Una persona gentile che non ha nulla a che vedere con i suoi genitori. Ero arrabbiato l’altro giorno e quando Kate mi ha detto quelle cose non ci ho visto più, ma non le penso sul serio”. La rabbia sembrava essere scemata e nei suoi occhi restava solo tristezza.

“Pensavo di non dovermi più preoccupare di chi ero con te”confessai: “Mi sentivo al sicuro”. Alzò lo sguardo triste su di me ed esclamò subito: “E puoi ancora farlo, non sono cambiato, sono il solito idiota che parla a vanvera senza pensare a cosa dice”

“La cattiveria nei tuoi occhi quando Kate ti ha detto quelle cose ...”

“Non la vedrai più”promise: “E non ascolterò più nessun altro, d’ora in poi mi fiderò solo di te”. Mi asciugai una lacrima e annuii: “Okay”. E in un attimo allargò le braccia e si avvicinò, chiudendomi nel suo abbraccio. E non seppi come mai, ma mi sentii di nuovo protetta. Chiusi gli occhi, godendomi quella pace dopo dei giorni terribili, lasciando che mi stringesse a sé per trasmettermi il suo calore.

“Posso farti un’ultima domanda?”chiese timido.

“Spara”

“Hai intenzione di sposarlo sul serio?”. Ridacchiai: “Sei fuori? Non passerei tutta la mia vita con lui neanche sotto tortura”

“Oh, menomale”

“Perché ti interessa, comunque?”domandai poi.

“Oh nulla, avrei dovuto rompere i contatti con te, Zabini non mi sta simpatico, sai …”

“Neanche Mary ti sta simpatica”

“Beh, mica vuoi sposarla!”

“Ma è la mia migliore amica e resterà per sempre al mio fianco”

“È diverso … la sopporterò. In fondo è entrata nella vita di Peakes, prima imparo a conviverci, meglio è”

“Se solo tu la smettessi di attaccarla, lei si placherebbe”gli feci notare in modo calmo.

“È lei che mi aggredisce!”

“E tu non rispondere”

“È difficile”

“Provaci”. Alzai lo sguardo timido su di lui, ma aveva messo su il broncio. Gli sorrisi divertita e infine sbruffò: “Va bene. Ma sia chiaro, lo faccio solo per te”.

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Capitolo 20
*** Il terzo appuntamento ***


Capitolo 20 – Il terzo appuntamento

 

I Tassorosso stavano stracciando i Corvonero, questa era la notizia dell’anno! Era ovvio che nessuno dei due avrebbe mai vinto la Coppa di Quidditch, ma l’anno scorso i tassi erano stati molto più bravi di quest’anno. Forse era dovuto al fatto che avevano cambiato cercatore perché Printon, il brillante occhio di falco dei Corvonero, si era diplomato e aveva preso tutti i M.A.G.O possibili e immaginabili.

“Corner sembra scoordinato”commentò Elle.

“Già, è come se volesse essere ovunque tranne che lì”dissi.

“Così va male, si classificheranno quarti”giudicò Cookes.

“O terzi, dipende da come andate voi”continuò Elle. Il mio amico si volse truce verso di lei: “Ti voglio bene, Nott, ma non è ancora detto che la Coppa di Quidditch sia vostra quest’anno”

“È quello che ti dici prima di andare a letto, Cookes?”lo prese in giro lei: “Se ti fa stare più tranquillo”

“Abbiamo vinto contro i Tassorosso ...”

“Di pochissimi punti”

“Oh, senti chi parla! Avete solo 50 punti di vantaggio contro i Tassorosso ...”

“Merlino, che noia, ma state mai zitti?”. Mi ero dimenticato della presenza dell’acida biondina, ma sapeva farsi sentire quando voleva. Il suo rapporto con Peakes stava diventando morboso, ora veniva anche alle partite di Quidditch, si sedeva con noi e si lamentava di quanto il gioco fosse stupido secondo lei.

“Lasciali perdere, Mary, annegheranno nella loro convinzione”disse Elle funerea. Mi voltai verso di lei, ma aveva il solito sorriso irriverente che usava quando prendeva in giro la nostra squadra.

“Continua pure a scherzare, riderò io quando i Tassi vi stracceranno”

“Ti piacerebbe”

“E Corner schizza verso destra, che abbia visto il boccino?”disse Finnigan che si stava occupando di commentare la partita. Il cercatore di Corvonero aveva lo sguardo fisso in avanti e volava più veloce che mai.

“Era ora, gli svolazzava intorno da un quarto d’ora”esclamai.

“Come ci dice Potter”ripeté Finnigan: “Il boccino svolazzava sulla testa di Corner da un quarto d’ora”

“Finnigan!”lo rimproverò Cookes mentre Lys si voltava sulla scopa e allargava le braccia, come a dirmi di stare zitto.

“Tu pensa ai Bolidi!”gli urlai.

“Lascialo in pace”si lamentò Elle: “Sono già abbastanza giù dall’avere pochi punti. A Corner comunque non conviene prendere il boccino, sono ancora sotto di 60 punti ...”. Ma Corner si stava avvicinando sempre di più al boccino e stava allungando una mano.

“Finnigan, pss”mormorai avvicinandomi a lui: “Anche se Corner lo prende, sono ancora sotto di 60 punti”

“James!”mi chiamò Elle: “Fatti gli affari tuoi!”

“Che c’è, paura che i corvi perdano?”chiesi tornando al mio posto: “Potresti consolare Davies”

“Ricordo ai giocatori che i Tassorosso hanno 180 punti e i Corvonero 20”disse Finnigan al microfono.

“Come, scusa?”mi chiese Elle confusa.

“Nulla”

“Hai detto che potrei consolare Davies”

“Mi sembrate amiconi”

“Cos’è questo tono supponente, Potter?”chiese cinica.

“I Tassorosso hanno 180 punti e i Corvonero ...”

“Finnigan, da che parte stai?”urlò uno studente dalla folla.

“Informo soltanto i giocatori dei propri punti ...”

“Tanto la perdete la coppa quest’anno!”urlò la stessa voce. Mi voltai, ma non riuscii a capire da dove provenisse. Chi osava dire che avremmo perso? Razza di idiota.

“Lascialo perdere, è stupido. Sono sicura che voi vincerete”disse una voce melliflua dietro me. Kate mi sorrideva sbattendo le grandi ciglia.

“Lo so, è che mi danno fastidio i bulli”. Elle tossicchiò – una tosse piena di ironia – ma Kate la ignorò: “Non vedo l’ora che vinciate per festeggiare alla grande la vincita della Coppa!”

“Aspetta e spera”sussurrò Elle, ma Kate non la sentì.

“Non pensavo fossi appassionata di Quidditch”le dissi.

“Oh sì, da sempre!”

“E perché non sei mai venuta alle selezioni? Avrei messo una buona parola per te”. Kate ridacchiò imbarazzata: “Perché eravate già la squadra più forte che potesse esserci!”. Nonostante non mi fosse molto simpatica, Kate sapeva davvero di cosa stava parlando.

“E Corner si avvicina ...”esclamò Finnigan.

“Idiota!”

“Lascia stare!”

“Vai avanti!”

“Una di queste sere potremmo vederci”propose Kate: “Qui sul campo, così ti faccio vedere cosa so fare!”

“Corner è sempre più vicino … se solo avesse una Mou mollelingua a quest’ora potrebbe prendere il boccino con … oh, professoressa, era una battuta!”

“Non vedo l’ora”le feci l’occhiolino e poi le tribune esplosero in un boato. Corner aveva preso il boccino mettendo fine alla partita, senza rendersi conto che tutti, fra i suoi compagni di squadra, il pubblico e Finnigan, lo stessero avvisando che avrebbe perso. Mi voltai per gustarmi la scena dei Corvonero che uscivano dal campo e i Tassorosso che ridevano a crepapelle.

“Chissà cosa sarà successo a Corner”disse Elle preoccupata.

“Nulla, è solo scemo”disse Cookes: “Lo stavano avvisando tutti, ma lui non capiva nulla”

“E quest’anno i Corvonero sono quarti”disse Peakes come a chiudere il discorso.

 

Kate era incapace. A Quidditch, ovviamente. Sembrava non conoscesse neanche le regole base e mi stupivo di come avesse fatto a vedere le partite in tutti questi anni senza capire cosa stava succedendo sul campo. Non sapeva andare a segno, né cacciare Bolidi, né vedere il boccino. Sentivo di aver sprecato il mio tempo con lei, ma non volevo dirglielo, così mi finsi stanco e tornammo al Castello. Lungo tutto il tragitto non faceva che parlare di quanto i suoi genitori fossero stati severi nel proibirle di non avvicinarsi al Quidditch perché preferivano che lei avesse un altro tipo di carriera. La verità era che non me ne poteva importare nulla di quello che pensavano i suoi genitori, non avevo fatto altro che desiderare per tutto il tempo che Elle fosse lì per mostrare a Kate cosa volesse dire giocare veramente a Quidditch. Salutai Kate che continuava a parlare di qualcosa e andai dritto al tavolo dei Serpeverde.

“Io e te, Boccino, Campo da Quidditch”. Elle alzò lo sguardo sorpresa: “Buonasera anche a te. Non posso, ho promesso a Lorcan che lo avrei aiutato a trasfigurare il suo vaso in un ombrello”

“Che cosa?”chiesi schifato: “E ti sembra più importante del Quidditch?”

“Ma gliel’ho promesso!”

“Ah, che noia. Peccato perché avevo il campo prenotato ancora per un’ora”

“Vi siete allenati?”chiese lei curiosa: “Ma se la maggior parte della tua squadra è qui!”

“L’ho prenotato per me. E per Kate”. Elle sgranò gli occhi e non riuscì a dire nulla. A quanto pare l’avevo colpita.

“Quella Kate?”

“Già, ti ricordi l’altro giorno durante la partita Corvonero-Tassorosso? Mi aveva detto che le piaceva il Quidditch e così ho pensato di prenotare il campo per vedere cosa sapesse fare”

“Già, perché è quello che fai tu”disse lei come in trance.

“Ma era proprio incapace e me ne sono andato via subito. Avendo ancora un’ora a disposizione pensavo potesse interessarti, ma se non è così ...”. Il suo sguardo era terribilmente truce e pensai di aver sbagliato qualcosa. Ne ebbi la conferma quando vidi che Pritchard, seduta accanto a Elle, stava sorridendo malefica e lo faceva soltanto quando io sbagliavo irrimediabilmente nei confronti della sua migliore amica.

“Scusa?”proposi timido, ma Elle sbuffò: “Di cosa?”

“Non lo so, sembri arrabbiata”

“Non lo sono”

“Ma vedi, quando lo sei, dai sempre risposte brevi ...”

“No”

“Ma è proprio quello che stai facendo ora ...”. Scosse la testa e sospirai: “Dove ho sbagliato?”

“Non ci arriverai mai, Potter. Ora smamma”disse Pritchard. Restai a fissare Elle intensamente, come se potessi leggerle nella mente, ma lei mi ignorava, continuando a sfogliare un libro. Pritchard guardò me, poi lei, poi ancora me e infine sbuffò: “Te ne vuoi andare?”

“Non fin quando non capisco cos’è successo”

“Nulla, voglio solo finire di cenare e andare ad aiutare Lorcan”rispose Elle senza neanche degnarmi di uno sguardo.

“Quello fra te e Kate era un appuntamento?”chiese Pritchard. Volevo ignorarla, ma la sua amica mi stava ignorando a sua volta e avevo il bisogno di sapere dove avessi sbagliato.

“No”

“Sembrerebbe di sì”

“Cosa te lo fa dire?”chiesi cinico.

“Il fatto che tu abbia prenotato il Campo per uscire con lei”

“Volevo testare la sua bravura nel Quidditch!”

“E non è andata bene, quindi poi vieni qui e chiedi ad Elle di venire con te perché con Kate è andata male?”

“No, perché avevo ancora un’ora libera e mi andava di volare con lei”. Elle alzò lo sguardo e la sua espressione cambiò da cinica a dolce. Oh, finalmente era tornata e potevo ignorare la sua amica petulante.

“Questa è una cosa molto carina da dire”mi fece presente Elle.

“Sei l’unica che vola quasi bene quanto me, quindi ...”

“Eee hai distrutto subito l’atmosfera”mormorò Elle: “Devo ancora aiutare Lorcan, ma grazie per averlo chiesto”.

 

Se qualche anno fa mi avessero mostrato quest’immagine, non ci avrei creduto. Non sarei neanche riuscito ad immaginare una situazione del genere: ero in maglietta e jeans, davanti al mio armadio a lanciare camicie a destra e a manca perché non sapevo cosa mettermi. Io, James Potter, il più figo della scuola, non sapevo come vestirmi prima di un appuntamento. Elle tossicchiò e solo così mi ricordai che anche lei era presente nella stanza.

“È grave?”le chiesi: “Il fatto che ci stia mettendo tanto a scegliere come vestirmi?”. Annuì: “Significa che ti piace”

“Ma non sa nulla del Quidditch!”

“Non dovete avere per forza gli stessi interessi”. Afferrò una camicia bianca dal letto e me la porse.

“Non mi piace quella camicia”

“Puoi ascoltarmi per una volta?”chiese gentile. Alzai gli occhi al cielo e la indossai. Ah. In effetti non era proprio malaccio.

“I jeans danno l’aria sportiva e la camicia l’aria elegante, è perfetto”ammise.

“Sono perfetto”la corressi e fu lei ad alzare gli occhi al cielo: “Abbiamo finito qui?”

“No, devi aiutarmi!”chiesi prendendola per le braccia: “Dove la porto? Cosa le dico?”. Sgranò gli occhi e arrossì lievemente: “Sei mai andato ad Hogsmeade con lei?”

“No”risposi schifato: “Sono sempre andato con i miei amici”

“Quindi non sai quale sia il suo negozio preferito?”

“I Tre manici di scopa?”

“James”mi redarguì lei: “Kate è amica di Jane, andranno di sicuro da Madame Piediburro”

“Oh Merlino, no, non voglio mettere piede in quel posto!”

“Allora andate da I Tre Manici”

“E se non le piace?”

“Le piaci tu”mormorò cupa: “Non penso le importi in quale luogo la porterai”

“E di cosa parleremo?”

“Lascia parlare lei”

“Oh, che noia”

“James, è un appuntamento, non puoi fare il tuo solito sproloquio e non darle neanche la possibilità di parlare”. Le mostrai una cravatta: “Questa va bene?”

“Non ti sembra troppo una cravatta?”domandò.

“Proviamo”. Mi posizionai di fronte a lei e gliela passai. Si morse il labbro per non ridere, ma poi non riuscì a trattenersi. Aveva davvero una bella risata, era pacata, come nel suo stile, ma contagiosa.

“Che c’è?”domandai curioso.

“Non sai metterti la cravatta”

“Non l’ho mai fatto”mi giustificai.

“Ah, Potter”mormorò girandomi la cravatta intorno al collo e iniziando a fare il nodo. Era abile, eppure non l’avevo mai vista con una cravatta.

“Papà ha provato a insegnarmi ma …”

“La tua soglia di attenzione è bassa”terminò lei.

“Tu dove hai imparato?”. Fece una smorfia e rispose brevemente: “Zabini”. Pensare che un essere maligno del genere aveva avuto la possibilità di passare dei mesi con lei e poi aveva mandato tutto in fumo era impressionante. Strinse bene il nodo, sistemò il colletto e notò il mio sguardo curioso.

“Allora?”domandò e mi risvegliai: “Grazie”. Osservai il mio riflesso allo specchio, ma in effetti la cravatta era troppo pomposa e così poco Jamesiana.

“Ti arrabbi se ...”le chiesi prendendo i lembi della cravatta.

“Se mi dai ragione e asserisci che l’idea della cravatta fosse sbagliata?”sorrise e la sciolsi in un battibaleno: “Così va meglio. Grazie, Elle. Di tutto”

“Figurati. Se abbiamo finito, allora ...”

“Non puoi venire con noi?”

“Come, scusa?”

“Ma sì, passiamo un po’ di tempo insieme!”

“James … è un appuntamento. Dovresti stare da solo con lei”

“È normale che io abbia paura?”

“Normalissimo”

“Non ho mai passato più di un’ora da solo con una ragazza e non ci ho mai veramente … parlato”

“Questo ti fa onore”commentò sarcastica. Vederla lì, in piedi, in pigiama e con un mantello serpeverde addosso era rincuorante. L’avevo cercata per tutta la scuola invano, per poi trovare la sua amica acida che mi aveva comunicato che Elle non stava bene ed era chiusa in camera. Allora avevo preteso di vederla, ma Pritchard non voleva che la interrompessi, così ero andato davanti ai sotterranei e avevo urlato fin quando Elle non era scesa. Le avevo spiegato la situazione (avevo invitato Kate ad Hogsmeade e necessitavo dei consigli di Elle per uscirne vivo) e lei aveva acconsentito ad aiutarmi. Non mi aveva ancora spiegato cosa ci stava a fare in pigiama alle quattro del pomeriggio di sabato.

“Tu non vieni ad Hogsmeade?”. Scosse la testa: “Preferisco dormire”

“Come mai?”

“Mi piace riposare”

“Elle”. Prese un maglione e me lo lanciò: “Metti questo, fuori fa freddo”

“Perché sei triste?”domandai avvicinandomi lentamente.

“Non sono triste, metti il maglione”. Le accarezzai una guancia e trasalì.

“Addirittura?”domandai curioso.

“Scusa, ho i nervi a fior di pelle”si giustificò allontanando la mia mano: “Portala dove vuoi, il luogo non è importante, ricordati di farla parlare e fingi di essere interessato a ciò che dice. Se andrà bene non ti renderai neanche conto del tempo che passerà. Non fare battute stupide, non giocare con il cibo e falle pochi complimenti, ma veri”

“Ricevuto, capo”. Sorrise mesta e tentò di dare una sistemata alla mia chioma, facendomi rizzare i capelli sulla nuca. Che mi prendeva adesso? Avevo come i brividi, però era anche rilassante. Sistemò le ultime ciocche e annuì: “Perfetto, dovrebbero durare per i prossimi 10 secondi”

“I miei capelli sono indomabili”

“Lo so, ma ci ho provato lo stesso. Buona fortuna”

“Elle”la chiamai prima che scendesse le scale. Si voltò verso di me, con quel suo solito sguardo gentile e altruista.

“Se vuoi resto qui … cioè, se vuoi parlare con qualcuno”

“Dopo che abbiamo passato un’ora chiusi in questa stanza a sistemarti?”scherzò: “Sto bene, tranquillo, sono solo stanca. Buona serata!”.

 

Continuavo ad annuire, ma non avevo la più pallida idea di cosa stesse dicendo. Non riuscivo a non pensare alla faccia triste di Elle. Forse aveva litigato con Zabini? Di solito quando era così depressa la colpa era sempre e solo di quella brutta serpe di Zabini. Eppure fino a poco tempo prima lei si confidava con me e riuscivo a tirarla su di morale con le mie stupide battute. Questo pomeriggio però si era comportata in maniera strana e non ero riuscito a darmi una spiegazione. Pagai il conto salatissimo di Madame Piediburro – maledetto negozietto per coppiette – ed uscimmo all’aria gelida di gennaio. Kate continuava a parlare senza sosta, mentre tentavo di camminare più velocemente per arrivare al castello e passare da Elle. Che scemo, non potevo neanche entrare nella loro Sala Comune, avrei rischiato di essere ucciso.

“James?”mi chiamò una voce e quando mi voltai Kate stava fissando il mio viso: “Stai bene?”

“Alla grande”mentii passandole un braccio intorno alle spalle.

“Sembravi sulle tue ...”

“Oh no, ero solo perso nelle tue parole”. I suoi occhi si illuminarono – ovviamente – e si strinse a me: “Stavo solo pensando a dove potessimo andare”

“Torniamo ad Hogwarts”risposi laconico.

“Sì, ma pensavo più dettagliatamente ...”. Ah. Voleva tornare nella Stanza delle Necessità. Era credibile, in effetti, stava parlando con me. Ma io non ne avevo proprio voglia.

“Oh, Kate”le dissi in tono dolce: “Questa sera purtroppo ho promesso a Lysander di aiutarlo in Trasfigurazione”

“E non puoi rimandare?”

“No, non posso. Ha dei voti bassissimi. Troll”. Kate sospirò: “Come sei buono e gentile, Jamie!”. Eh già, non immagini quanto. Iniziò di nuovo a parlare e le mie orecchie decisero di chiudersi a quel suono acuto. Finalmente eravamo ad Hogwarts, nel mio territorio. La accompagnai alla Torre Grifondoro e, fingendo di aver perso il portafoglio nei giardini del Castello, scesi in fretta i gradini. Non avrei sopportato di passare altro tempo con lei. Okay, Kate era riuscita nell’intento di farmi uscire tre volte con lei, aveva superato ogni record, bisognava dargliene atto. Ma era così noiosa e petulante che non ci sarei più uscito per il resto della mia vita. Avevo anche provato a chiederle degli scoop su Zabini, ma non ne sapeva nulla. Era un po’ inutile, poverina. Non capivo neanche perché ci ero uscito. Feci un giro per la scuola ma era sera e pochi studenti si aggiravano ancora per i corridoi. Non potevo tornare nella Sala Comune, sapevo che Kate mi stava aspettando a braccia aperte e, dopo una giornata passata interamente con lei, avevo bisogno di distrarmi. Una testa biondo platino venne in mio soccorso.

“Lysander!”urlai e si voltò con disinvoltura, lo sguardo sorpreso: “Jamie! Già tornato?”

“E non vedevo l’ora! Che fai qui, tutto solo?”

“Sto aspettando che Suzanne vada a prendere il mantello”. Suzanne. No, non mi diceva nulla.

“È la Caposcuola di Tassorosso”mi informò.

“Aaah, certo! E dovete fare le ronde?”

“No, usciamo”

“Dove andate?”

“A fare un giro per i giardini di Hogwarts, prima che scatti il coprifuoco”

“Posso venire con voi?”. Mi osservò come si guarda un cane bisognoso di affetto.

“Jamie. Sto uscendo. Con Suzanne. È una ragazza”. Oh. Oh! Esultai e da quanto ero felice lo abbracciai. Erano mesi che non usciva con una ragazza, finalmente si stava riprendendo!

“Ma allora ti presto il Mantello!”

“Ma se hai detto che nessuno tranne noi deve conoscerne l’esistenza”. Ed Elle. Dettagli.

“Ma così potrete stare fuori fin quando volete!”

“È la Caposcuola dei Tassorosso”. Oh questi dannati Tassi, non infrangevano mai le regole.

“Godetevi i vostri cinque minuti di libertà, allora”lo presi in giro: “Io vado a prendere un po’ di aria fresca”. Salutai il mio amico ed uscii, non sapendo bene dove andare. Sapevo solo che avevo bisogno di riflettere su cosa stesse succedendo nella mia testa e perdere tempo finché Kate non fosse tornata nella sua camera, per poter poi essere libero di salire nella mia.

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Capitolo 21
*** Festa di compleanno ***


Capitolo 21 – Festa di compleanno

 

E così alla fine la famosa Kate ce l’aveva fatta, aveva avuto il suo terzo incontro con James Sirius Potter e lui se ne stava vantando con i gemelli Scamandro. Lo ignoravo, continuando a scrivere sulla pergamena. L’essermi resa conto che lui mi piacesse non mi aveva aiutato, dovevo ancora sentire delle avventure con le sue fan, di come una fosse più stupida dell’altra e dovevo sopportarlo mentre si pavoneggiava davanti ai suoi amici stupidi.

“Elle, basta, è tutto il pomeriggio che scrivi!”si lamentò James.

“Il compito è da consegnare domani”

“Domani? Impossibile, avevo scritto che era per la prossima settimana!”. Alzai lo sguardo su di lui e non potei non sorridere di fronte a quell’espressione sorpresa, sembrava un bambino colto in flagrante.

“Oh, Elle!”si gettò su di me, poggiando la testa sulle mie gambe: “Elle, salvatrice degli studenti senza speranza ...”

“Hai passato un pomeriggio intero a parlare e parlare ...”

“Lo so, mi dispiace!”mugolò.

“Non te la cavi così, Potter”disse Lorcan: “Occhio per occhio, dente per dente”

“Ti darò qualsiasi cosa tu voglia!”esclamò James alzando la testa e guardandomi. Peccato che qualsiasi cosa io voglia sia l’unica cosa che tu non puoi darmi, James.

“Non copiare parola per parola, però”dissi passandogli il compito e lui mi sorrise estasiato: “Oh grazie, vado subito a prendere penna e pergamena!”. E corse via estatico. Lorcan si alzò: “Vado a prendere dei biscotti, mi è venuta fame a non far nulla”. Lys aveva gli occhi fissi nei miei e con la sua solita onestà, chiese: “Da quanto ti piace?”

“Lys”sospirai prendendomi la testa fra le mani: “Sono un caso perso”

“Me ne sono reso conto”

“Non è colpa mia, io sto cercando sul serio, davvero, di non pensarci ...”

“Ma ritrovartelo tutti i giorni davanti non aiuta”

“Esatto!”. La sua espressione mi fece capire ancora di più quanto fossi rincitrullita. Parlare di questo con lui non era il massimo. Era trascorso un anno e a lui ancora non era passata.

“Quando finirà?”gli chiesi.

“Te lo farò sapere quando lo scoprirò”. Oh Merlino, era così grave!

“Scusami”dissi subito rizzando la schiena: “Sono una stupida, idiota, imbecille ...”

“Di cosa parlate?”chiese James sedendosi accanto a me.

“Niente”rispondemmo all’unisono.

“Ah, mi nascondete qualcosa, lo so. È forse per il mio compleanno? Tipo una festa a sorpresa?”. Oh no, fra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno e chi avrebbe dovuto preparare tutto?

“Non siamo così banali, James”. No, non eravamo così banali, peggio! Non gli avevamo organizzato nulla! Ero un’amica terribile. Restammo in silenzio mentre Potter copiava il compito e alla fine, mi stampò un bacio sulla guancia, facendomi arrossire fino alla punta delle orecchie: “Sei la mia salvatrice”. Non potevo continuare così, ma che vita era questa? Lys si alzò di colpo e lo guardammo sorpresi. Potevo leggergli nel pensiero, stava di sicuro pensando “Basta, questo è troppo”, vedermi rimbambita davanti a Potter non doveva essere un paradiso per lui.

“No, resta, Lys, vado via io”dissi alzandomi all’improvviso.

“Perché? Avete litigato?”chiese James.

“No, c’è una cosa che va fatta e ...”

“La mia festa di compleanno!”esultò lui.

“Il mondo non gira intorno a te, Potter” gli scompigliai i capelli e presi il mio compito, mentre Lys si risedeva cauto di fronte al suo amico.

“Ehi, Elle, stasera sono di ronda io, ti va di farmi compagnia?”. Certo che mi va, ma come faccio a dimenticarmi di te se passo 24 su 24 in tua compagnia?

“Ma io non sono un Prefetto e non potrei stare fuori ...”

“Ho un’idea per nasconderti”sorrise malandrino e alla fine annuii: “Okay”. Non avevo il coraggio di guardare Lys perché sapevo che mi stava dando della stupida.

 

Ero riuscita a radunare tutti gli amici di Potter nella Stamberga Strillante, avevo usato tutti i passaggi segreti che conoscevo per portarli lì illesi e nessun professore ci aveva scoperti. La musica era pronta, le bottiglie di burrobirra e di Whisky Incendiario coprivano la maggior parte del tavolo. Diedi loro le ultime informazioni e poi uscii per andare a recuperare il festeggiato. Aveva detto che mi avrebbe aspettato davanti al Portone d’Ingresso ma non lo vedevo. Che fosse uno dei suoi stupidi scherzi? Proprio adesso? Qualcosa mi pizzicò un fianco e mi voltai con la bacchetta alzata, ma non vidi nessuno.

“Idiota”sussurrai e sentii la sua risata: “Vedessi che salto hai fatto!”. Tirò fuori la testa dal Mantello: “Dove si va, mia cara?”

“Hogsmeade, cerca di non farti beccare”. Aprì le braccia e mi accolse sotto la sua ala. Ci incamminammo lungo il giardino, mentre lui continuava a chiedermi cosa avremmo fatto.

“Ho sperato tutto il giorno in una festa a sorpresa ma, quando sono sceso per aspettarti, Lys e Lorcan erano ancora in giro per la scuola e nessuno sembrava in tumulto”

“Non ti sono bastati i mille regali che hai ricevuto?”

“Sì, per me è la normalità ricevere tanti regali”. Lo diceva scherzando, ma sapevo che non era lontano dalla realtà.

“E comunque sono curioso di vedere dove mi porterai”

“Ai Tre Manici di Scopa”

“Ma non abbiamo l’età ...”

“Ho corrotto il cameriere”

“Come hai fatto?”

“Potter, quante volte devo spiegarti che ho dei trucchi che neanche tu conosci?”. Mi tolsi il Mantello quando arrivammo di fronte al Platano Picchiatore e puntai la bacchetta contro un rametto, posizionandolo nel nodo dell’albero.

“Non pensavo conoscessi questo trucchetto”ammise: “Mio nonno e i suoi migliori amici lo crearono per scappare da Hogwarts”

“Ah ma allora è un vizio di famiglia quello di cacciarsi nei guai”commentai. Scendemmo lungo il terriccio che ci portò al sentiero tortuoso.

“Senti, Elle, io … volevo parlarti”. Oh no, si era reso conto di tutto? E io che pensavo di aver fatto così bene il mio lavoro!

“Di cosa?”finsi di non sapere nulla.

“Niente, così in generale ...”

“James”cantilenai avanzando per il sottopassaggio: “Cosa trami?”

“Nulla, davanti a un bicchiere di burrobirra sarà più semplice parlarne”. Ma allora non sapeva della festa a sorpresa! Chissà a cosa si riferiva, però. Accantonai la mia curiosità e spinsi la porta della stamberga, entrando insieme a James, che sussurrò: “Elle, io ...”

“SORPRESA!”. Le luci si accesero e partì la musica. James spalancò la bocca, completamente scioccato mentre tutti i suoi amici gli venivano incontro abbracciandolo.

“Buon compleanno fratello!”esultò Albus passandogli una bottiglia di burrobirra.

“Ehi, tu non sei un po’ piccolo per quella?”gli rinfacciai prendendo la bottiglia di Whisky Incendiario che teneva con l’altra mano: “Oh no, è per Lys, mi ha detto di tenergliela da parte!”

“E tu lo ascolti ancora”gli presi la bottiglia e la portai ben lontana da lui. James era letteralmente sormontato da tutti i suoi amici, sapevo che quella sera non mi avrebbe minimamente considerata. Lys passò velocemente dietro di lui e poi si posizionò accanto a me: “Ci ha scoperti?”

“No, è grazie a voi se si è convinto che non ci sarebbe stata una festa a sorpresa”

“Sono stato bravo?”

“E ti meriti il premio”tirai fuori dalla tasca una fiala di Distillato Soporifero: “Grazie”. Osservammo la scena della squadra di Grifondoro che lanciava James in aria cantandogli tanti auguri e Lys mi sussurrò: “Lo sai che te lo consegneranno emaciato e ubriaco alle prime luci dell’alba, vero?”

“Lo so”

“E sai anche che non lo vedrai per tutta la sera perché è in mezzo ai suoi amici e ha occhi solo per loro?”. Questa era pura cattiveria, ma purtroppo era la verità.

“Lo so”ripetei: “Ma non cercare di distrarmi, a cosa ti serve il distillato soporifero?”. Fece spallucce: “Non si sa mai”.

 

Lorcan mi diede una mano a portare il corpo pietrificato di Potter alla Torre Grifondoro. Mi fermai davanti al dipinto, convinta di non poter entrare, ma Lorcan alzò un sopracciglio cinico: “Io non lo porto in camera”

“E dovrei portarlo io?”chiesi imbarazzata.

“È stata tua l’idea della festa!”. Mi aiutò solo per pronunciare la parola d’ordine e, una volta che la porta si aprì, mi salutò e tornò nella sua Casa. In Sala Comune c’era Peakes, ancora stordito dalla festa: “Ehi Elle, che ci fai qui?”

“Devo portare Potter in camera”annunciai.

“Ti aiuto!” Peakes mi fece strada e una volta arrivato davanti alla porta, la spalancò senza bussare. La camera era totalmente vuota. E disordinatissima.

“Ma voi non dormite mai?”chiesi lasciando la carcassa del mio amico sul suo letto. Lo liberai dall’incantesimo e lui scoppiò a ridere: “Wow, viaggiare da pietrificato è fantastico!”

“Buona fortuna” Peakes mi batté una mano su una spalla e scomparve.

“Okay, James, è ora di dormire”

“Ma voglio ancora fare festa!”piagnucolò capriccioso.

“Ci siamo divertiti abbastanza, sta giù”ordinai tirandolo giù e coprendolo con le coperte.

“Vieni anche tu qui sotto, fa freddo”

“Io dovrei stare in un dormitorio a chilometri di distanza dal tuo”. Tirai fuori la Pozione Rigenerante e gliela misi sul comodino: “Questa è da prendere domattina quando ti sveglierai”

“Eeeeelle”mi chiamò e gli tappai la bocca con una mano: “Ssh, fa silenzio. Chiudi gli occhi e dormi, ci vediamo domani mattina”. Mi prese la mano, facendo aumentare in maniera esponenziale il mio battito cardiaco e chiese in tono ingenuo: “Dove sei stata?”. Era deciso a continuare a parlare, come suo solito. “Alla festa … ti ho persa”

“Sono sempre stata lì”ammisi.

“No, tu … io mi sono girato e non c’eri”. Feci spallucce: “Non sono scomparsa, tranquillo”

“Eri con Lysander da qualche parte?”. E adesso cosa c’entrava Lys? Stavo per rispondergli piccata, ma poi notai i suoi occhi. Aveva il tipico sguardo-miccia dal quale sarebbe partita una guerra e non volevo litigare ancora con lui.

“No”. Ma lui scoppiò a ridere: “Lys mi ha raccontato dell’anno scorso, fra voi due c’era un sacco d’intesa”

“È passato”

“Davvero? Perché lo tratti come un essere speciale, diversamente da come tratti tutti gli altri”

“È un mio caro amico”

“Siete stati insieme?”chiese in tono indagatore.

“No, non siamo stati insieme”

“Ma con Davies ci sei stata”. Cos’era, un interrogatorio su quante persone avessi frequentato?

“Non sono stata con Davies, uscivamo insieme e basta”

“Come con Zabini?”

“No, con lui era diverso”. Grugnì a mo’ di risposta e si girò su di un lato, dandomi le spalle: “Perché proprio loro?”. Che razza di domanda era? Capivo che era ubriaco, ma stava dando i numeri.

“Capita”risposi laconica: “Ora dormi”. Uscii dal dormitorio e vidi dei ragazzi salire, che fossero i suoi compagni di stanza?

“Vai già via, Nott?”

“Se vuoi restiamo ancora giù per lasciarvi un po’ da soli”

“Gli ho solo fatto da badante, tranquilli”

“A me non dispiacerebbe se mi facessi da badante”

“Frena le parole, Cookes”. Uscii dal ritratto e mi inerpicai per i passaggi segreti della scuola, fin quando non arrivai a Casa.

 

Stavo bevendo il mio tea in Sala Grande, assaporando ogni sorso di quella meravigliosa bevanda alla vaniglia, mi sembrava di aver trovato la pace interiore. Ma non avevo fatto i conti con Potter. Dondolò nella mia direzione e poggiò un piede sulla panca: “Sono così stanco che mi siederei perfino qui”

“Fallo”risposi girando la pagina della Gazzetta del profeta, nessun nuovo arresto o rilascio, tutto taceva.

“Mi fanno così tanto schifo queste panche, della gente davvero cattiva si è seduta qui sopra”

“Sai, credo che le puliscano ogni cinquant’anni, quindi sei salvo”

“Amo quando sei sarcastica”. E io odio quando mi fai complimenti a caso come questo, facendomi arrossire come un peperone.

“Vieni a sederti con i più fighi della scuola?”e indicò un gruppo di persone sedute al tavolo dei Grifondoro, fra cui c’erano Peakes, Cookes, Lysander e Lorcan.

“Nah, sto bene qui”

“Elle”

“Ho quasi finito il tea e poi devo scappare di corsa in biblioteca, James, non ho tempo”. Schioccò le labbra: “Sei arrabbiata”

“Non sono arrabbiata”

“Allora sei infastidita”

“No”

“Ho detto o fatto qualcosa di strambo ieri?”. Oltre a volere il resoconto dettagliato della mia vita privata?

“No, sono solo nervosa per Trasfigurazione”

“Sarai perfetta come al solito!”. Doveva smetterla di farmi questi complimenti, sul serio. Finii il tea e lasciai la Gazzetta sul tavolo. Mi alzai, seguita da Potter, e uscii dalla Sala Grande.

“Cos’ho detto?”

“James, ho solo fretta di andare a studiare per gli esami, davvero”

“Ma siamo a gennaio!”

“Mi piace portarmi avanti con lo studio”

“Stasera ti va di scoprire un altro mio segreto?”. Mi fermai in mezzo al corridoio e lo osservai truce: “Mi prendi in giro”

“No, dico sul serio”

“Okay”risposi senza collegare il cervello.

“Così mi farò perdonare”

“Smettila, non hai fatto niente!”ribadii per l’ennesima volta. Mi sorrise felice e si inchinò: “A questa sera allora, signorina Elle”. E si allontanò saltellando, come se non avesse niente di meglio da fare che ballonzolare per i corridoi della scuola.

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Capitolo 22
*** La mappa del malandrino ***


Capitolo 22La mappa del malandrino

 

Ecco perché non riuscivo più ad uscire con nessun’altra. Ecco perché il mio sguardo finiva sempre sulla tavolata dei Serpeverde e perché il mio cervello continuava a cercare motivi per restare con lei. Mi piaceva Elle. Oh Merlino, in che pasticcio mi ero cacciato! Lys mi sorrideva, sembrava felice che finalmente mi struggessi anche io per una ragazza.

“E ora che faccio?”chiesi impaurito: “Non mi è mai successo!”

“Diglielo e vedi come ti risponde”

“Mi riderà in faccia! Non posso piacerle, ho passato anni a bullizzarla”

“Non sei certo uno che riesce a tenersi le cose dentro, giusto?”mi chiese il mio amico: “Confessale il tuo amore e poi lascia che sia lei a scegliere”

“Amore mi sembra una parola grossa”lo interruppi: “Mi piace, ecco”

“Passi ogni giorno con lei e trovi le scuse più strampalate per incontrarla nei corridoi, se questo non è amore”

“È che … è bellissima”

“Lo so”. Lo osservai truce: “In che senso?”

“Mi sembra ovvio, tutti vedono che è molto bella”. Sbuffai e scossi la testa: “Lys, sono nei guai”

“So anche questo, ma non pensi che dovresti cercare di uscirne?”

“E se lei mi dicesse di no?”

“Davvero un egocentrico come te pensa di non poter riuscire a conquistare una ragazza?”

“Non l’ho mai pensato, ma con lei ...”

“Stai diventando noioso”disse con la sua solita onestà. Mi alzai: “Okay, allora la invito fuori. Usciamo e glielo dico”

“Bravo”

“Non adesso, però”commentai sedendomi di nuovo: “Ho bisogno di riflettere”. Scoppiò a ridere e fu lui ad alzarsi e allontanarsi, uscendo dalla mia camera e lasciandomi solo. Perché tutte le sfortune dovevano capitare a me? Elladora Nott, mi hai rovinato!

 

Ci nascondemmo sotto il Mantello dell’invisibilità e la portai al Platano Picchiatore. Puntai la bacchetta contro il nodo speciale del tronco e l’albero si fermò all’improvviso. Scendemmo attraverso la cavità, che d’inverno era ancora più umida e piena di fango, per atterrare nella Stamberga Strillante. Buttai il Mantello su una vecchia poltrona e le mostrai quel bellissimo posto pieno di polvere e muffa.

“So che tu hai ricordi vaghi del tuo compleanno”mi disse: “Ma l’abbiamo organizzato qui”

“Lo so, ma guarda meglio”

“Ci vengo da sei anni, James, conosco perfettamente ogni graffio di questa stanza”

“E sai anche perché ci sono così tanti graffi?”. Mi osservò indagatrice, avevo attirato la sua attenzione. Mi sedetti sul materasso di un letto ormai caduto a pezzi e le feci segno di accomodarsi accanto a me.

“Tanti anni fa, in questa magica stanza, si riunivano quattro studenti Grifondoro. Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia. Si ritrovavano qui ogni volta che la luna era piena perché il loro amico licantropo potesse trasformarsi in un ambiente pacifico. È per questo che fu costruita questa casa, per tenere tutti all’oscuro. All’inizio, i tre studenti non potevano immaginare che il loro amico fosse un licantropo e non si capacitavano di come lui scappasse ogni mese e tornasse sempre più emaciato di prima. Poi iniziarono a seguirlo e scoprirono il segreto. E così, entrarono nel reparto proibito della Biblioteca e presero il miglior libro di Trasfigurazione. Studiarono per mesi, anni, fino a diventare degli Animagi. Vedi quell’angolo dietro la porta? Sono incise le loro iniziali”

“Mi stai prendendo in giro”. Tirai fuori la Mappa del Malandrino e gliela porsi. Non appena la prese nelle mani, spuntò la scritta:

 

I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso

Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori

sono fieri di presentarvi

La Mappa del Malandrino

 

La bocca di Elle ormai era spalancata dallo stupore. Posai la bacchetta sulla vecchia pergamena e decantai: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”. La scritta andò via per lasciare posto alla mappa di Hogwarts.

“Non ci credo”ripeté Elle per l’ennesima volta: “Ci sono tutti ...”

“Esatto”

“Non può essere vero”

“È vecchia, risale ai tempi di mio nonno, infatti ci sono ancora alcuni passaggi distrutti dalla guerra”

“Come l’hai avuta?”domandò guardandomi negli occhi. Feci spallucce: “È un segreto”

“Potter”intimò.

“Ma come, non ci chiamavamo per nome?”

“L’hai rubata dall’ufficio di Gazza?”

“Non io, i miei zii Fred e George”. Tornò a fissare la mappa, accarezzandola dolcemente, come se potesse farle male. “Avrei adorato andare a scuola con loro”

“Penso che avresti adorato di più andarci con i Malandrini”

“Sai chi sono?”chiese rigirandosi verso di me.

“Beh, diciamo di sì. Lunastorta è Remus Lupin, un caro amico di nonno”

“La sua tomba è vicino a quella dei tuoi ...”si interruppe, era arrivata l’epifania.

“Felpato è ...”

“Sirius Black”terminai.

“E Ramoso ...”

“James Potter Senior”

“Quindi Codaliscia ...”

“No, non è mia nonna”

“Oh”disse delusa.

“Era Peter Minus”. Sgranò gli occhi: “Quel Peter Minus?”. Annuì, ogni volta che pensavo a questa storia purtroppo non riuscivo a tagliare via quel traditore di Codaliscia. Ma come faceva lei a sapere chi era Peter Minus?

“Tu come fai a saperlo?”le chiesi.

“James, è scritto su Storia della Magia, capitolo 85: La seconda guerra magica. Peter Minus è colui che ha fatto risorgere Voldemort”

“Davvero lo hai letto tutto?”

“Lo avresti dovuto fare anche tu”

“Nah, non è il mio genere”

“Quindi Lunastorta era un licantropo!”esclamò: “E i suoi amici sono diventati Animagi per lui!”

“Per fargli compagnia”annuii.

“Ma è un pensiero bellissimo!”. Era davvero confortante vederla così felice per storie che appartenevano al passato. Sapevo che le sarebbe piaciuto il racconto dei Malandrini e soprattutto la Mappa.

“Sai con che incantesimo l’hanno creata?”mi domandò.

“No, papà era un po’ una schiappa in Incantesimi”

“Perché potremmo modificarla”continuò elettrizzata: “E scrivere i giusti passaggi segreti! Renderla … contemporanea”. Sì, forse era quello che avrebbe voluto nonno. Una Mappa da tramandare ai miei figli, così anche loro avrebbero potuto sovvertire le regole.

“Se vuoi te la regalo”dissi all’improvviso, senza neanche rendermene conto. Scosse la testa: “No, assolutamente, è tua, appartiene alla tua famiglia. Però se vuoi puoi donarmela per qualche settimana e tenterò di modificarla”

“Va benissimo. Ormai so la pianta della scuola a memoria, posso farne a meno”

“Mi chiedo ancora come tu sia finito in punizione quando hai questa e il mantello dell’invisibilità”

“Lo faccio apposta, almeno Gazza ha qualcosa da fare!”borbottai, la realtà era ben diversa: ero troppo sicuro di me stesso, tanto da non rendermi conto del pericolo.

“Grazie, James”mormorò: “Per avermi raccontato questa storia”

“E non hai sentito nulla! Lo sai di quando zio Ron e papà sono stati inseguiti da dei ragni giganti?”. Passammo tutta la serata a ridere come matti alle malefatte dei miei genitori e non ci rendemmo neanche conto di quanto tempo passò fin quando non uscimmo. Il cielo era chiaro, a breve il sole avrebbe fatto capolino. Avevamo passato più di sei ore fuori dal castello!

“Ti accompagno al dormitorio”dissi tirando fuori il mantello.

“Fai prima ad accompagnarmi in Sala Grande”ammise: “Fra mezzora iniziano le lezioni”

“Ah, pensi sempre a studiare”

“Guarda che devi venire anche tu, abbiamo Pozioni”

“Sei matta? Non ho dormito, torno in camera mia a poltrire”

“Beh, non ti presterò i compiti allora”disse con un sorriso, ma sapevo che non diceva la verità. Aprii il mantello e coprii entrambi.

“Quando ero piccolo era fin troppo grande”le spiegai mentre salivamo verso il castello: “Tanto che inciampavo sempre. Una volta ci ho portato dentro Lys, lui è sempre stato più alto di me, eppure dovevamo tenere le estremità per paura di impigliarci e cadere come scemi”

“E ora è troppo piccolo”disse Elle ritirando i piedi per coprirli: “E bisogna stare piegati per non farsi vedere. Hai qualche altro segreto?”

“No, penso che tu li conosca tutti. Ed è preoccupante”. Scoppiò a ridere: “Tranquillo, non li rivelo a nessuno”. La vidi tremare e d’istinto allungai un braccio sulle sue spalle, per riscaldarla. Sorrise mesta: “Perché queste brillanti idee ci vengono d’inverno?”

“Perché sotto sotto siamo dei geni”scherzai. Entrammo nel castello da uno dei nostri nascondigli e una volta arrivati in Sala Grande, tolsi il mantello. Eravamo soli.

“Sei sicura che sia ora di colazione?”le domandai guardandomi in giro.

“A breve arriveranno tutti”mi confermò: “Scappa finché sei in tempo”. La osservai mordicchiandomi il labbro: “Mi dispiace. Non volevo fare tardi”

“Sta tranquillo, andrò a letto presto stasera”disse nel suo solito tono gentile. Portai una mano sul suo viso e lo accarezzai, era sempre così gentile. E provai l’impulso di baciarla.

“Elle ...”sussurrai, indeciso se dirle che forse mi piaceva o provare subito a baciarla senza parlare. Ma un suono mi fece allontanare da lei e degli studenti Corvonero entrarono in Sala. Mi passai una mano fra i capelli e le sorrisi imbarazzato: “Buona lezione, eh!”. Mi osservò stranita e scappai prima che potesse dire altro. Ero stupido. Ero proprio uno stupido.

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Capitolo 23
*** La pioggia lava via le delusioni ***


Capitolo 23 – La pioggia lava via le delusioni

 

“Che corazza dura che hai” tuonò una voce. Adrien camminava verso di me, sotto la pioggia battente, coperto da un incantesimo che evitava alla pioggia di bagnarlo. Lo estese sulla mia testa e smisi di sentire gocce umide battermi addosso, era come avere un grande ombrello sopra le nostre teste.

“Ero venuta a pensare”confessai.

“A cosa?”

“Tutto”dissi evasiva.

“Conosco quello sguardo. Sei delusa e amareggiata”

“Dieci punti a Serpeverde”scherzai senza sorridere.

“È stato lui, vero? Potter”. Scossi la testa, era un misto di cose a farmi stare male, ma di certo non mi sarei confidata con lui. Adrien sbuffò irritato: “Non so cosa ci vedi in quello, è solo un pomposo, arrogante, presuntuoso ...”

“Attento, ti stai descrivendo”. Si voltò verso di me, alzando le sopracciglia con fare cinico: “Bene, siamo già a questi livelli? Sei così tanto innamorata di lui da difenderlo a spada tratta?”

“Non sono ...”ma mi bloccai e incrociai le braccia al petto, Adrien era l’ultima persona di cui avevo bisogno adesso.

“Quante volte ti ha deluso in questi mesi, eh?”. Tante, ma non tutte per colpa sua.

“Te l’avevo detto che non avresti mai fatto parte del loro gruppetto”continuò: “Pensano di essere i migliori e ti feriranno ancora. Quanto devi soffrire prima di renderti conto che non appartieni a quel mondo?”

“Lui mi ha dato più cose in tre mesi di quanto abbia fatto tu in un anno”riconobbi: “È gentile e premuroso e la sua famiglia mi ha accolto …”

“Non ti accetteranno mai”

“Tu non sai cosa si prova ...”

“Lo so bene”mi interruppe: “Hai smesso di amarmi perché eravamo tanto diversi e avevamo amicizie così distaccate …”

“Non ho smesso di amarti per quello, Adrien”rimbeccai: “Ma perché tu non mi facevi mai sentire alla tua altezza. Io non ero degna di passare del tempo con te perché avevo amici che ritenevi strambi, ti eri stufato della mia gentilezza e mi hai piantata perché ti faceva comodo avere un’amica come me, ma non una ragazza come me”

“Questo non è vero”

“Non mentirmi”lo supplicai: “Sappiamo entrambi che è così”. La pioggia continuava a battere incessante, mentre Adrien non riusciva a guardarmi negli occhi: “E ora ami lui, eh?”. Lo guardai truce e lo sentii ridere: “Ti piace soffrire. Bene, fa quello che vuoi della tua vita, ma non tornare da me quando i tuoi cosiddetti amici ti ridurranno in cenere”. E se ne andò, così com’era venuto, sparendo nella nebbia invernale. Male. Terribile fitta allo stomaco, ecco cosa si provava. Che giornata tremenda. Mia madre mi aveva inviato una lettera in cui minacciava di togliermi dallo stato di famiglia se non fossi tornata a casa a farle visita. E ora ci si metteva pure Adrien a ricordarmi il vero mondo al quale appartenevo. Non avevo il coraggio di tornare nella Sala Comune, non avevo il coraggio di entrare a scuola, volevo restare lì, nell’immenso giardino di Hogwarts da sola, con la pioggia che mi cadeva addosso e il cuore infranto per l’ennesima volta. Non seppi quanto tempo passò, ma smise di piovere e il cielo si rischiarò, mostrando un sole debole nascosto dalle nuvole.

“Finalmente!”esclamò una voce e la sagoma di Potter si mostrò ai miei occhi: “È tutto il pomeriggio che ti cerco, ho persino chiesto a Zabini dov’eri … ehi”. Si mise di fronte a me, indagando il mio stato d’animo: “Cos’è successo?”. Non riuscii a parlare e mi lasciai abbracciare, trovando un conforto temporaneo. Forse Adrien aveva ragione, forse non sarei mai entrata a far parte del gruppo, ma per adesso ero amica di James e avevo bisogno di lui. Chiuse le braccia intorno alla mia figura esile, facendomi sentire protetta ed eliminando con un solo gesto tutta la cattiveria di Adrien. Avevo finito tutte le lacrime per quel giorno, potevo solo sperare di non litigare anche con Potter, non ne avrei avuto le forze.

“È successo qualcosa di grave ai tuoi?”. Perché questa era la cosa peggiore che poteva capitare a lui, ma non sapeva che il legame che avevo io con i miei genitori era totalmente diverso rispetto al suo. Scossi la testa, non avevo voglia di parlarne.

“È successo qualcosa di grave a te?”. Grave quanto? Perché sentire il mio ex che mi ripeteva quanto fossi stupida a farmi nuovi amici e non essere ricambiata dal ragazzo che mi piaceva non era grave, era solo triste. Scossi di nuovo la testa.

“Vuoi parlarmene?”. Certo che voglio parlartene, ma potresti scappare al suono delle mie parole. James non aveva mai avuto una relazione seria, saltava di donzella in donzella. Io ero stata solo un anno con Adrien e poi avevo iniziato a frequentare raramente altre persone, senza impegnarmi. In qualche modo sapevo già che io e Potter non potevamo funzionare.

“Allora devi darmi qualche indizio o non so come tirarti su il morale”. Mi basta che tu sia qui a stringermi e dirmi che andrà tutto bene. Non mi importa se non mi ami e se non sono abbastanza per te, ci sono abituata. Sono abituata a dare tutto ciò che posso alle persone che amo e a non essere ricambiata.

“Ho paura”farfugliai.

“Di cosa?”

“Tutto”

“Oh questo sì che è semplice da debellare: non puoi avere paura di nulla fin quando sarai con me”. E mi chiedevano ancora come mai ne fossi innamorata. Sorrisi mesta: “E poi?”

“E visto che non ho intenzione di lasciarti scappare, staremo insieme per tutta la vita”. Lo aveva detto sul serio? Staremo insieme? Come amici intendeva, stupida Elle, scendi dal piedistallo. Mi distaccai da lui lentamente, sentendo ogni mia porzione di pelle pregarmi di tornare fra le sue braccia.

“Va un po’ meglio?”

“Sì, grazie”

“Non ti ho mai vista così tanto giù, neanche quando ti chiamavo … come ti chiamavo”

“Certe volte capita”ammisi.

“Sei zuppa”. E solo allora mi resi conto di essere bagnata fradicia. Annuii come se lo avessi previsto: “La pioggia lava via le delusioni”

“Delusioni d’amore?”

“No, delusioni in generale”

“Niente che una torta di Molly Weasley non possa sistemare”. Quanto avrei voluto anche io una nonna che mi inviava dolci tramite gufo.

“Senti, Elle … io non so chi sia che ti faccia soffrire così tanto in questi giorni. Se lo sapessi sarebbe già in infermeria mal conciato. Ma è un idiota e un essere senza cuore se fa stare male una come te”. Non riuscivo a trovare una risposta adatta per ringraziarlo e la situazione peggiorò quando appoggiò la sua fronte sulla mia: “Non meriti tutto questo”. Non meritavo neanche questa tortura, avere le sue labbra così vicine alle mie e il suo respiro caldo sulla pelle senza poter fare nulla. Diamine, Potter, andava bene consolarmi, ma così era troppo. Era troppo accarezzarmi la guancia fredda e bagnata dalla pioggia, facendomi tornare un po’ di colorito sul viso pallido. Era troppo stringere il braccio sui miei fianchi per non lasciarmi scappare via. Era troppo anche avvicinarsi e posare le labbra sulle mie. Non ebbi il tempo di pensare a cosa stavo facendo e ai mille modi per fermarlo, perché ricambiai il bacio e finalmente, dopo giorni, una luce si accese in me. Il cuore infranto riprese a battere forte nel petto, così forte che sembravano fuochi d’artificio. Perché adesso? Perché mi stava baciando proprio adesso, in una delle mise peggiori, zuppa e coi capelli fradici? Magari gli facevo pena. Oh Merlino, ma certo, stava tentando di tirarmi su il morale perché gli facevo pena. Mi distaccai da lui e aprii gli occhi sconvolta, avevamo entrambi la stessa espressione impaurita.

“Merlino”sussurrò lui.

“Scusa”dissi subito: “Non so che mi è preso ...”

“Ti ho baciato io, Elle”

“Ah, già”. Allora non l’aveva fatto per pena, ma perché era stato preso dal momento. Eravamo ancora stretti l’uno all’altra, troppo spaventati per fare anche solo un piccolo movimento.

“Tu … da quanto?”chiese curioso.

“Da quanto cosa?”tentai di prendere tempo per scappare da quella situazione terribilmente imbarazzante.

“Nulla”. Il fatto che lui fosse più spaventato di me di fronte ai sentimenti mi tirava su il morale. Corrugò le sopracciglia: “Io … non pensavo a te così, insomma ...”

“Siamo amici”dissi semplicemente.

“Sì, ecco, amici”. Okay allora perché diamine mi aveva baciata? Per dimostrarmi la sua amicizia?

“Un’ultima cosa”domandò e le sue labbra furono di nuovo su di me e ci baciammo, ancora e ancora, perdendo il conto, avvinghiandoci sempre di più, sentendo il bisogno che avevamo l’uno dell’altra crescere a dismisura. Quando ci distaccammo, gli sguardi preoccupati tornarono a colorare i nostri volti.

“Che cosa mi sta succedendo?”chiese: “Non riesco a fermarmi”

“È normale, capita ...”

“Lo so che capita, ma stavolta è diverso”. Oh bene, almeno non facevo parte delle ragazze della scuola con cui collezionava incontri fugaci nello stanzino delle scope.

“È il momento”tentai di tranquillizzarlo: “Mi stavi tirando su di morale e boom, ci siamo baciati”

“Di solito quando tiro su il morale a una persona, non la bacio il momento dopo”. No, infatti, idiota, ma devi capire da solo cosa stai provando in questo momento perché io sono così confusa da volermi uccidere.

“Stai tranquillo”gli battei una mano su una spalla, più in imbarazzo che mai: “Tutto si sistemerà”

“Elle”aumentò la stretta sui miei fianchi: “È dal giorno del mio compleanno che desideravo dirtelo”

“Dirmi cosa?”

“Mi piaci”. COSA?! Avevo pianto lacrime inutili per tutte queste settimane perché pensavo di non essere ricambiata e adesso mi diceva questo? Mi sorrideva e con una mano mi teneva ferma, con l’altra si scompigliava i capelli, in evidente imbarazzo.

“Lo sapevi dal tuo compleanno ...”sussurrai.

“In realtà da prima, è per quello che mi ero arrabbiato quando Kate mi ha detto che avresti sposato Zabini. Ci ho messo un po’ a capirlo, sono un testone per certe cose e non ero sicuro di piacerti, tu sei così gentile con tutti e non capivo se il tuo atteggiamento nei miei confronti fosse diverso o no”

“Ma certo che era diverso”dissi ovvia.

“Quindi è diverso?”chiese in tono speranzoso e mi limitai ad annuire.

“Perché non me lo hai detto?”chiese allora stranito.

“Perché tu … non sei un tipo da queste cose”farfugliai confusa.

“E tu cosa ne sai?”

“Non esci mai con una ragazza per più di tre volte, tranne con quell’oca giuliva ...”

“Sono uscito con lei solo perché così avevo qualcosa di cui parlare con te. E sotto sotto volevo farti ingelosire”. Spalancai la bocca: “Ma sei scemo?”

“Non sapevo come poter giustificare il fatto che volessi passare del tempo con te e ...”

“Tu sei fuori di testa”

“L’ho fatto inconsciamente, almeno, questo è quello che mi ha detto mio fratello”

“Albus lo sa?”chiesi arrossendo.

“Stamattina l’ho visto e gli ho chiesto di te e lui … beh, se ne era reso conto tempo fa”

“Sei scemo”ripetei in trance e mi sorrise imbarazzato: “Scusami”

“Ma proprio tanto”continuai e mi baciò di nuovo, facendosi così perdonare per la sua stupidità. Non ci potevo credere, gli piacevo. E ci stavamo baciando.

“Esattamente, da quando è che ti piaccio io?”chiese poi egocentrico come suo solito.

“Ieri”mentii con un sorriso.

“Eeeelle!”si lamentò facendo il broncio.

“Non lo so, è successo e basta”sorrisi. Sentivo delle persone ridacchiare e solo in quel momento mi resi conto che eravamo in mezzo al giardino della scuola. Mi distaccai da lui giusto in tempo per vedere un gruppo di ragazze Tassorosso guardarci e sorridere fra di loro. Oh no. Mi allontanai subito da lui e presi un respiro.

“E adesso che c’è?”chiese preoccupato.

“Siamo … nel giardino”gli feci notare.

“Ti vergogni di me?”domandò poi triste.

“No, assolutamente no”dissi avvicinandomi di nuovo: “Però, forse … non dovremmo essere così plateali”

“Ti vergogni di me”asserì abbassando la testa: “Posso capirlo, ti ho trattata male e non sembro il ragazzo perfetto, ma ...”

“Non è per quello”lo rassicurai: “È che sono già sulla bocca di tutti per questioni famigliari e ...”

“Capisco, davvero”disse con occhi spenti. No, non capiva. Non me ne importava un fico secco se la gente ci vedeva avvinghiati, non volevo però che Lys ne soffrisse. E avrei voluto parlargli da sola prima che venisse a scoprirlo da altri.

“Stanza delle necessità. Ora”gli dissi semplicemente e lo lasciai lì, a bocca aperta, senza dargli possibilità di replica. Avrei trovato il tempo di parlare con Lys, ma adesso volevo soltanto passare tutto il tempo possibile con James.

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Capitolo 24
*** Amici ***


Capitolo 24 – Amici

 

Ci ritrovammo nella stanza delle necessità, era ormai diventato il nostro luogo preferito. Da quando ci entrava anche lui, l’ambiente si era riempito di altri oggetti, fra i quali un boccino che continuava a volare sulle nostre teste. Ero convinta che la Stanza sentisse i desideri di entrambi e non solo più i miei.

“Devo dirti una cosa”iniziai e sospirò: “Oh, finalmente!”

“Finalmente?”

“Mi dici perché ti vergogni di me?”. Mi tirai a sedere e lo osservai, sembrava preoccupato. Gli passai una mano fra i capelli per tranquillizzarlo.

“Io non mi vergogno di te”ammisi: “Mi piace stare con te, mi rendi felice e mi mandi in totale confusione ogni volta che mi guardi”. Il suo sorriso si allargò e si sedette di fronte a me, interrompendomi con un bacio e avvolgendomi nel suo abbraccio.

“Mmm, aspetta”mormorai dolce.

“C’è altro?”. Sorrisi divertita: “Sì. Il motivo per il quale non voglio che ti pavoneggi ...”

“Non mi pavoneggio!”. Alzai le sopracciglia con fare ovvio e si zittì, non poteva non darmi ragione.

“Qualcuno potrebbe soffrire a vederci in giro insieme”

“Potrebbe?”chiese confuso: “Chi? Cookes? Lui scherza, non gli piaci veramente”. Lo guardai ancora, ero seria e non avevo voglia di scherzare. I suoi occhi diventarono cupi all’improvviso: “Lys. Me lo sono sempre chiesto, sai. Pensavo ci fosse stato qualcosa fra di voi ...”

“Non c’è mai stato niente”

“Ma a lui piaci?”. Annuii e sbuffò: “Da quanto?”

“Un po’ di anni, penso”

“Anni?”chiese sconvolto.

“Sì, ma forse adesso gli sta passando ...”

“Forse?”

“James”lo richiamai: “Ti stai arrabbiando?”

“No, beh … è il mio migliore amico! Non può piacergli la mia ragazza!”

“Gli piaccio da molto prima che piacessi a te”gli ricordai in un sussurro e il suo sguardo cambiò, passando da infastidito a triste: “Oh no”

“Già”

“Che amico di merda”

“Smettila”mormorai dandogli un leggero bacio sulle labbra: “Non è colpa tua, non potevi saperlo”

“Ma lui ci sta male?”chiese e annuii. Le sue dita continuavano ad accarezzarmi, ma lo sguardo era lontano. Chissà cosa gli passava per la mente.

“Io non posso lasciarti”disse infine guardandomi: “Lo so che è un ragionamento egoista da fare, ma non ci riesco. Possiamo fingere di essere amici. Non ti toccherò davanti agli altri, non ti guarderò, farò il bravo. Ma non posso davvero starti lontano”. Sorrisi felice e lo strinsi a me: “Va bene”

“Però dobbiamo vederci più spesso, perché sarà difficile trattenermi”continuò stringendomi a sé e risi poggiandomi sul suo petto: “Ah sì?”

“Sì, quindi esigo che questa stanza diventi soltanto nostra e chiederò alla Preside di chiudere il piano per averla tutta per noi”

“Addirittura. E poi?”

“E poi staremo rinchiusi qui per tutto il giorno”

“E le lezioni?”

“Ci facciamo passare gli appunti”

“Quindi intendi scomparire qua dentro?”domandai alzando lo sguardo su di lui e annuì: “Sei d’accordo?”

“Vorrei riuscire ad uscire da questa scuola e passare i MAGO, quindi no, non sono d’accordo”

“Secchiona”borbottò e scoppiai a ridere: “Ma sul chiudere il settimo piano sono molto d’accordo”

“Ah sì?”. Lo attirai a me e lo baciai, sentendomi estremamente fortunata a poter avere quel piccolo ma enorme momento di gioia nella mia vita.

 

Avevo deciso di comportarmi come una brava figlia e di tornare a casa per fare visita a mia madre. Non avevo messo in conto, però, di avere un ragazzo parecchio appiccicoso e impiccione.

“Perché hai chiesto di fare il test di Pozioni un altro giorno?”. Era venuto sul campo da Quidditch, dove a breve avrei iniziato ad allenarmi con la mia squadra.

“James, di solito quando due persone stanno insieme, non significa che debbano per forza stare insieme tutto il tempo”

“Mi stai lasciando?”domandò burbero.

“No, ma dovrei allenarmi. Con la mia squadra, un gruppo di persone che tu non sopporti e che non ti sopporta”

“Come fanno a non sopportarmi, sono simpaticissimo”. Sorrisi di fronte al suo narcisismo: “Oh, io lo so, ma loro no. Ti va se ne parliamo dopo?”

“Uff, okay”. Fece per avvicinarsi e darmi un bacio, ma poi si ricordò della nostra tacita promessa. Si scostò sbuffando: “Ti aspetto su allora”. Gli sorrisi mesta: “Ci metterò poco. Giusto il tempo di allenarmi per stracciarvi”

“Ah, finiscila”disse fingendosi offeso e andò via, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni e le spalle giù, mogie. Passai tutta l’ora a pensare a lui, era una distrazione troppo forte e la mia attenzione nei confronti del boccino fu praticamente inesistente.

“Che ti prende, Elle?”chiese Flint.

“Non so, oggi non sto bene ...”mentii.

“È Potter? La prossima volta lo butto fuori dal campo a calci”

“No, non è lui, davvero. Ultimamente ha smesso di prendermi in giro”

“Resta comunque uno sfigato”. Ecco, bene. Vivevo in due mondi che si odiavano e farli collidere sembrava impossibile.

“Mi tratta molto bene, Flint”lo rimbeccai: “È solo geloso che noi vinceremo”

“Puoi dirlo forte”disse dandomi una pacca sulla spalla e tornammo negli spogliatoi. Mi cambiai velocemente e tornai in Sala Comune, dove trovai Albus e Scorpius parlare concitati.

“Che tramate, voi due?”chiesi e alzarono lo sguardo su di me: “Oh, chi si vede!”

“La nuova Grifondoro!”

“Oh per favore!”mi lamentai: “Smettetela”

“La compagnia di mio fratello ti fa veramente male”. Avrei dovuto dirglielo? Forse sì. Quei due avrebbero mantenuto il mio segreto, ne ero sicura.

“A proposito di questo”dissi sedendomi di fronte a loro sul divano in pelle nera.

“Oh no, che c’è? Verrai anche a Pasqua da noi?”mi prese in giro Albus e sorrisi: “No, torno a casa”

“Torni a casa?”chiese Scorpius sorpreso: “E perché mai?”

“Mamma ha minacciato di diseredarmi e così le do il contentino”

“Caspita”esclamò lui: “E quando parti?”

“Non so ancora, devo organizzare due cose, ma poi starò via per qualche giorno. Te la saluto, la tua cara zietta”dissi ironica: “Ma stavamo parlando di James”

“James”sbruffò Scorpius: “Una volta era Potter, ti ricordi?”chiese ad Albus che annuì: “Potter ha fatto questo, Potter mi ha invitato a casa sua ...”e risero divertiti.

“Avete finito di prendermi in giro? Devo dirvi una cosa importante!”. Annuirono all’unisono e mi osservarono. Era arrivato il momento, ma non sapevo come dirlo. Dovevo girarci intorno, raccontando loro ogni cosa dall’inizio oppure rivelarlo così, in maniera cruda?

“Noi … stiamo insieme”dissi semplicemente. Scorpius sgranò gli occhi come se gli avessi detto che la piovra gigante era pronta a rompere la vetrata e ucciderci tutti, mentre Albus spalancò la bocca: “Sei sicura?”

“Sì, Albus … che domanda è? Certo che ne sono sicura”

“Ti ha fatto un incantesimo?”chiese ancora avvicinandosi e guardandomi negli occhi: “Ti ha somministrato dell’amortentia?”

“Ma va, è incapace a Pozioni”gli fece eco Scorpius: “Se fosse un incantesimo più forte? Tipo ...”

“Scorpius!”si lamentò l’amico girandosi offeso verso di lui: “Mio fratello non usa le maledizioni senza perdono!”

“Ragazzi, calmatevi”dissi in tono serio: “Non è uno scherzo, non c’è nessun filtro o incantesimo”

“Ma lui è … lui”disse Scorpius schifato: “Ti ha sempre presa in giro ...”

“È cambiato”ammisi facendo spallucce.

“Mary lo sa?”chiese Albus preoccupato: “Resterò senza un fratello? Potrebbe ucciderlo”

“No, non la vedo da ieri, è scomparsa ...”

“Sarà con Peakes”disse Scorpius: “Anche quella, che coppia, son proprio strambi ...”

“Beh, tenetevelo per voi”lo interruppi: “Non deve saperlo nessuno”

“E come mai?”chiese Albus stupito.

“James vuole tenerlo segreto?”chiese Scorpius: “Ti sta prendendo in giro? Sei un’altra delle sue conquiste?”

“No, sono io a volerlo tenere segreto”ammisi: “Non vorrei che qualcuno ne soffrisse e … non mi piace quando James si pavoneggia per i corridoi”. I miei amici mi guardavano ancora sconvolti, non sapevano come prendere la notizia.

“Ragazzi, sono sempre io”li rassicurai.

“Incredibile”mormorò Scorpius: “Non dirlo a zia o davvero è la volta buona che ti disereda”.

 

Infilai il libro di Difesa nella borsa, pronta a correre da James, ma due occhi mi fermarono. Lys. Gli sorrisi mesta e gli feci segno di seguirmi fuori dall’aula. Obbedii ed aspettai che tutti gli studenti si allontanassero per restare da sola con lui.

“Devo dirti una cosa”mormorai.

“James sembrava più felice del solito oggi”mi interruppe, aveva già intuito tutto. Non risposi e sbuffò: “Quando avevi intenzione di dirmelo?”

“È successo soltanto ieri”gli spiegai: “Volevo trovare il momento giusto … te lo ha detto lui?”

“No, ci sono arrivato da solo. Si vedeva lontano un miglio che gli piacevi ed era terribilmente confuso su come comportarsi. Desumo che vi siate dichiarati”. Annuii e basta, come al solito non potevo dire nulla di fronte alla sua onestà sfrontata.

“Mi dispiace”dissi dopo un po’.

“Perché?”domandò, ma non riuscii a rispondere.

“Elle”mi chiamò in tono cupo e lo guardai negli occhi. Sapeva che mi dispiaceva per lui, perché non doveva essere bello nella sua posizione vederci insieme.

“È la tua vita, sei libera di fare quello che vuoi”

“Lo so, ma non voglio che ci vedi mentre ci sbaciucchiamo in giro per i corridoi della scuola”

“Prima o poi sarebbe successo, non posso pensare che tu resti single per tutta la vita perché mi fa male vederti con qualcun altro”

“Ma lui è un tuo amico ...”

“E allora?”. Sbuffai: “E allora ti darà più fastidio rispetto ad una persona normale ...”

“L’importante è che voi siate felici. E io mi farò passare quel fastidio che provo alla bocca dello stomaco ogni volta che lo guardi come se fosse l’unico ragazzo sulla faccia della terra”. Abbassai gli occhi, sentendomi tremendamente in colpa.

“Sto scherzando”aggiunse poi.

“Non fa ridere”

“Elle, guardami”. Scossi la testa e ridacchiò: “E dai, dico sul serio. Starete bene insieme, hai la giusta carica per bloccare il suo egocentrismo ed è una persona migliore da quando ti conosce. E tu sei meno triste e più esuberante. Sono davvero felice per entrambi”

“Non voglio comunque che lui esageri ...”

“Okay, va bene”mi interruppe: “Ma non farti problemi per me. Lascia che sia io a gestire i miei sentimenti. Tu hai già tanto da fare gestendo i suoi”. Sbruffai una risata amara e mi passò una mano fra i capelli, stropicciandomeli.

“Grazie, Lys”

“E di cosa?”

“Di essere sempre comprensivo e saggio”

“È il mio ruolo nel gruppo, o no?”. Sorrisi e lo guardai. Stava sorridendo anche lui, sembrava dirmi che era tutto okay.

“E poi sto uscendo con Suzanne in questo periodo”disse Lys percorrendo il lungo corridoio che ci avrebbe portati in Sala Grande.

“Ah già! E come sta andando?”chiesi seguendolo.

“Bene, per adesso. È molto dolce”commentò abbassando lo sguardo imbarazzato, di solito non era mai così timido. Che fosse quella giusta? Il mio sorriso si allargò e quando mi fissò, scosse la testa: “Ti stai comportando come una zia pettegola”

“E dai, non posso essere felice per te?”

“Ho appena iniziato ad uscirci, non pianificare già il matrimonio. In certe cose tu e James siete così uguali”

“Non dirlo con quel tono truce”scherzai.

“Mangi al tavolo Grifondoro stasera?”

“No, perché dovrei?”. Si fermò di colpo e per poco non ci scontrammo.

“Perché state insieme”rispose banalmente.

“Gli ho chiesto di non essere plateale”. I suoi occhi si posarono sui miei, severi: “Non ha senso”

“E invece sì, non voglio ...”mi interruppi e non fui capace di guardarlo mentre sbruffava: “Tu sei matta. Te l’ho già detto, sentiti libera di fare quello che vuoi”

“Va bene”asserii alla fine: “Ma dovrò comunque tenerlo a bada, oggi sembrava una miccia ...”

“E non farà che peggiorare”ammise il mio amico continuando a camminare.

“In che senso?”domandai preoccupata.

“Vedrai, cara Elle, vedrai”.

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Capitolo 25
*** Normale quotidianità - o no? ***


Capitolo 25 – Normale quotidianità. O no?

 

Pensavo fosse semplice. All’inizio avevo creduto che un rapporto del genere potesse essere perfetto per me e Jamie, ma mi sbagliavo. Seduta in Sala Grande, sorseggiavo il mio tea alla vaniglia, sfogliando annoiata la Gazzetta.

“El-ladora N-nott?”pronunciò una voce spaventata. Alzai lo sguardo dal giornale e vidi un piccolo bambino con la cravatta Grifondoro porgermi un minuscolo pezzo di pergamena. Lo afferrai e lui si ritrasse, impaurito.

Puoi sederti al tavolo con noi, sai?

Oltre il tavolo di Serpeverde e Corvonero, James mi guardava sorridente. Voltai la pergamena, presi la mia piuma e scrissi: Sono ancora una Serpeverde. E non usare i bimbi del primo anno per mandarmi messaggi. Consegnai la risposta al ragazzino che, traumatizzato, corse verso James.

“Notizie?”chiese Mary sedendosi accanto a me. Le avevo raccontato tutto, mi sembrava il minimo dopo che mi aveva ascoltata e consolata per anni. Non l’aveva presa molto bene, le dava ancora fastidio la presenza di James, ma mi aveva promesso che non lo avrebbe infastidito.

“Vuole che vada a sedermi da loro”

“Che schifo!”

“Mary ...”. Sbuffò e mi rubò il giornale dalle mani: “E dalla Gazzetta, notizie interessanti?”

“No, nessuna”. Mentre chiacchieravamo continuavo a guardare al tavolo dei grifi: James stava cercando freneticamente qualcosa nelle sue tasche e quando esultò a gran voce per aver trovato una pergamena, mezza Sala si voltò verso di lui.

“Perché proprio Potter?”chiese Mary in tono funereo: “Come può piacerti uno come lui?”. James prese la penna dalle mani di Peakes e iniziò a scrivere concitato, mentre il bambino del primo anno aspettava trepidante.

“Adrien lo sa?”

“No, non dovrebbe saperlo nessuno in teoria”

“Digli che non sta funzionando, allora”. Il bambino tornò e non ebbe il coraggio di guardarmi quando allungò il biglietto verso di me.

 

Non ti chiedo mica di cambiare lo stemma sul tuo mantello, ma di stare con me noi. Porta anche la tua amica, ha una brutta cera.

 

“Brutto ...”. Tirai Mary giù per le spalle, aveva letto tutto ed era già partita alla carica. Prese la pergamena dalle mie mani e scrisse: Io ho una brutta cera? Eppure sei tu quello con cui Elle non vuole avere a che fare, non io. Vola basso, Potter. Lo diede al bimbo che corse via, senza aspettare una mia risposta.

“Mary”dissi a denti stretti: “È già difficile avere a che fare con lui, se ti ci metti anche tu ...”

“Ti sembra che io abbia una brutta cera?”chiese offesa.

“No, assolutamente ...”

“Lo so, sono perfetta”mi interruppe spostandosi i capelli perfettamente in ordine dal viso: “Andiamo ad Aritmanzia?”. Jamie spalancò la bocca, aveva il cipiglio da “è guerra” mentre premeva forte la penna sulla pergamena. Anche Mary se ne accorse e si alzò, dirigendosi a quel tavolo. Le corsi dietro, sperando che non creasse casini e per poco non le rovinai addosso quando si fermò di colpo di fronte a James: “Potter”

“Pritchard”sputò lui.

“Buongiorno!”esclamai per calmare gli animi, ma nessuno mi diede retta.

“A Grifondoro non vi insegnano a non usare i bambini per i vostri porci comodi?”chiese lei indicando il povero bimbo traumatizzato.

“Si chiamano favori, ma di sicuro voi Serpeverde non sapete cosa siano”rispose acido l’altro.

“Ti ricordo, Potter”apostrofò lei schifata: “Che cadere vittima di questi pregiudizi su di noi non ti rende acuto, ma solo uno stupido borioso ...”

“Toh, sono le dieci, sta iniziando Aritmanzia!”la interruppi spingendola via: “Ci si vede, ragazzi!”

“Pritchard, non è finita qui!”urlò James mentre uscivamo dalla Sala. Mary si tolse dalla mia presa, gli occhi che saettavano a destra e sinistra: “Giuro che se lo becco in giro da solo ...”

“Non gli farai nulla”ordinai: “Con lui funziona il silenzio, devi ignorarlo ...”

“Come hai fatto tu per cinque anni? E dove ti ha portata questo?”

“Mi ha portata a conoscerlo meglio e a farmi rispettare”

“Sei troppo buona, non riesco ad arrabbiarmi con te”

“Bene, quindi cerca di tranquillizzarti ...”

“Zabini”tuonò lei vedendo Adrien davanti all’aula. Oh no. “Sparisci dalla mia vista o è la volta buona che ti uccido”

“Pritchard”sospirò lui menefreghista: “Non riusciresti neanche a torcermi un capello”

“Proviamo”. Ma le abbassai la mano, prima che potesse alzarla su di lui. Adrien, nel frattempo, aveva già puntato la bacchetta al petto della mia amica.

“Molla l’osso”ordinai minacciosa.

“Perché, cosa mi fai, Nott? Un discorsetto carino su quanto sia importante la non violenza?”. Non avevo ancora imparato a gestire bene la mia rabbia. Avevo subito così tanti insulti in questi anni, che incanalavo la rabbia e non la lasciavo mai uscire dal mio corpo. Pochissime volte permettevo alla mia versione rabbiosa di mostrarsi agli altri e non ne andavo fiera. Soprattutto perché quando mi arrabbiavo tanto, era come se la magia che avessi dentro scoppiasse da sola, decidendo lei per me cosa fare della persona che avevo davanti. E oggi la mia rabbia decise di schiantare Adrien senza neanche prendere la bacchetta. Il gruppo di studenti intorno a noi esalò mormorii sorpresi, alcuni entrarono in classe terrorizzati. Mary scoppiò a ridere ed esclamò divertita: “Ah, Zabini, mai sottovalutare una Nott”. Avanzai verso di lui e gli porsi una mano, ma non l’accettò, si alzò da solo, scrollandosi la polvere dai vestiti. Era arrabbiato, l’avevo ridicolizzato di fronte a metà classe, e lui era così egocentrico da credersi il miglior mago della scuola.

“Mi dispiace”sussurrai: “Ma non minacciare mai più i miei amici”

“Schiantare non basta certe volte”rispose semplicemente: “Fa attenzione”. Aveva forse intenzione di uccidermi e quello era un avvertimento? Non ne avrebbe avuto il coraggio, parlava tanto per dare aria alla bocca e per sentirsi importante. Lo superai ed entrai in classe mentre Mary ridacchiava ancora: “È stato fantastico, amica, batti il cinque!”.

 

Raccolsi la borsa stracolma di libri ed uscii da Trasfigurazione, pensando a cosa avrei dovuto fare dopo. C’era qualcosa che mi balenava in testa, ma non ricordavo cosa fosse.

“Elle!”. Ecco cos’era! Mi fermai e lasciai che mi raggiungesse, aveva un sorriso da idiota stampato sul volto: “Non sei scappata … per una volta non ti ho dovuto rincorrere”

“È la forza dell’abitudine”ammisi: “Scusa, per prima, per tutto quello che è successo con Mary ...”

“Già, è parecchio cattivella la tua amica, eh?”

“Tu le hai detto che aveva una brutta cera!”

“Era una battuta!”

“Beh, lei non ha senso dell’umorismo, quindi ...”. Cadde il silenzio su di noi, non era mai successo, di solito o lui mi insultava o io scappavo di corsa. O entrambe le cose allo stesso tempo.

“Senti ...”dicemmo all’unisono e sorridemmo imbarazzati.

“Vieni”mi prese per mano e mi portò in un’aula libera, chiudendo la porta. Stavo per dirgli che sarei dovuta uscire immediatamente per andare a Difesa contro le Arti Oscure, ma fu subito su di me e dimenticai ogni cosa. Le sue labbra calde e le sue mani sul mio corpo mi facevano perdere cognizione del tempo e dello spazio. Gettai la borsa per terra in modo da poter girare le braccia intorno al suo collo, più mi stringevo a lui, più sentivo il bisogno di averlo vicino. Forse non eravamo destinati ad essere come le altre coppie, a noi bastava questo: scambiarci sguardi furtivi durante le lezioni, sfiorarci le dita quando passavamo l’uno accanto all’altra nei corridoi e rinchiuderci nella Stanza delle necessità quando ci andava di farlo. Mi prese per i fianchi e mi poggiò su un banco con una spontaneità disarmante. Mi staccai da lui solo per togliermi il maglione, non gli lasciai il tempo di parlare, parlare era così sopravvalutato. Iniziò a sbottonarmi la camicia, con calma, come se avessimo tutto il tempo del mondo. E ce l’avevamo, giusto? Una voce tossicchiò imbarazzata e le mani di James fermarono il loro corso. Ci guardammo, come a chiederci chi fra noi due avesse tossito, ma c’era una terza persona che aveva aperto la porta.

“Conosci così tanti nascondigli, James, perché proprio qui?”. Il professor Paciock! Indossai svelta il maglione, mentre James si voltava: “Ehilà, Neville!”

“Professor Paciock”

“Già, professore … noi stavamo andando”. Raccolsi la borsa e mi passai una mano fra i capelli per tentare di dar loro ordine e dignità.

“Ecco, bravi”. Sorrisi mesta al professore ed uscii, seguita da James. Una volta fuori, lo osservai e scoppiammo a ridere, sollevati che ci avesse trovato Paciock e non il professor Binns.

“D’ora in poi solo Stanza delle necessità”annunciai.

“Ah, così togli tutto il gusto dell’essere scoperti!”

“Che gusto c’è ad essere scoperti?”domandai curiosa.

“Dà quel qualcosa in più”. Non potevo non essere d’accordo, l’adrenalina data dall’evadere le regole era la nostra miccia.

“Però, visto che ormai abbiamo iniziato”gongolò girandomi un braccio intorno alle spalle: “Sarebbe un peccato non finire ...”

“Signorina Nott”tuonò la voce di Binns. Oh no e cosa voleva lui adesso? Stavo solo camminando fra i corridoi in pace e tranquillità … oh no. Difesa!

“Professor Binns!”esclamai: “Stavo giusto venendo a lezione, avevo dimenticato il libro in Sala Comune ...”

“Si dia il caso che la lezione sia iniziata da un quarto d’ora”

“Ma lei è qui”gli feci notare in tono ovvio.

“Grazie per avermelo fatto notare”sibilò sarcastico: “Ma sono il professore e ho il diritto di arrivare in ritardo, lei no. Vada in aula, adesso. E dieci punti in meno a Serpeverde”ci superò, appena in tempo, perché lo maledissi in tre lingue diverse, compreso il troll.

“Chissà chi vincerà la coppa delle Case quest’anno”scherzò Potter.

“Siamo ancora in tempo per superarvi”

“Non se continui a saltare le lezioni per nasconderti con me nelle aule ...”

“Ah, smettila, non è stata una mia idea!”

“Ma non ti sei opposta”. Piegò la testa su di me per baciarmi, ricordandomi cosa mi stavo perdendo per andare a lezione di Difesa.

“James”sussurrai staccandomi da lui: “Ci vediamo nella Stanza delle Necessità fra due ore”

“Così tanto? Non puoi uscire prima?”. Ridacchiai e scossi la testa: “Penso proprio di no. A dopo”.

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Capitolo 26
*** A Villa Nott ***


Capitolo 26 – A Villa Nott

 

Non so come avevo fatto, ma ero riuscito a convincere Elle a portarmi a casa sua per le vacanze di pasqua. Era da settimane che si lamentava di dover tornare a casa dai suoi, diceva di non averne voglia. E potevo capirla, da quello che sapevo, i Nott erano parecchio rigidi. Ed erano stati dalla parte di Voldemort durante la guerra magica. Dettagli. Chi meglio di me poteva rallegrarla? Ma mentre ero riuscito a farla ridere in questi giorni bui, adesso che si avvicinava il momento dell’incontro con sua madre, il suo sguardo si rabbuiava. Avevamo dovuto camminare fino a Nocturn Alley, entrare in un negozio stregato e utilizzare la metropolvere per arrivare a casa sua. Il padre non voleva un contatto diretto fra Hogwarts e Villa Nott e aveva quindi bloccato il passaggio del camino per la scuola. Si prospettavano giorni felici.

 

Daphne Greengrass era una signora tanto bella quanto spaventosa. Aveva anche lei i capelli ricci, ma erano biondi ed ordinati, avevano tutti la stessa forma e cadevano lunghi sulle sue spalle. I suoi occhi azzurri mi fissarono con tutto il disprezzo del mondo.

“Mamma, lui è James”disse Elle.

“È un piacere conoscerla”mormorai preoccupato allungando una mano verso lei. Si limitò a stringermi debolmente le dita e ci fece entrare. La casa era enorme, il lungo corridoio sul quale ci guidava la signora Greengrass sembrava non finire mai. Elle era più nervosa di me mentre seguiva la madre e le sfiorai la mano per tranquillizzarla. Non subì l’effetto sperato, perché sobbalzò. Mi diede uno sguardo a mo’ di scusa e ci fermammo. Eravamo arrivati nel salotto, una stanza dal pavimento grigio, con mobili di legno noce e un camino in pietra nera. Le tende alle finestre erano verdi. Ero proprio in un covo di serpi.

“Accomodatevi”disse la signora Greengrass che si era seduta sulla poltrona più regale che avessi mai visto. Io ed Elle ci sedemmo sul divano, l’uno accanto all’altra.

“Avete davvero una bella casa”dissi per smorzare il silenzio, ma non erano certo questi i complimenti che piacevano alla signora Greengrass. Forse avrebbe preferito sentire che la sua casa era spettrale, paurosa, terrificante. E pensare che mi ero cacciato in questo casino da solo!

“Come va la scuola?”chiese lei fissando la figlia.

“Bene”ammise lei: “Sto recuperando Aritmanzia, fra un po’ ci sono gli esami di fine anno, ma sono contenta”. Non parlò del Quidditch, forse per non farmi sentire ancora più in imbarazzo di quanto già non fossi. O forse perché alla madre non importava molto.

“Ti dispiacerebbe lasciarci da sole?”chiese la madre guardandomi. Annuii, ma Elle poggiò una mano sulla mia: “Può restare”

“Si tratta di tuo padre”. Elle fece spallucce e la madre alzò gli occhi al cielo. Si lisciò il vestito e poi tornò a osservarla: “Il processo si chiuderà domani e tuo padre sarà condannato a morte”. Sentii la sua mano stringersi sulla mia, ma i suoi occhi restavano ancorati a quelli della madre. Sembrava avere la situazione sotto controllo, come se la signora Greengrass le avesse appena detto che si mangiava pasticcio di carne a cena. Continuavano a guardarsi senza dire nulla, che fossero capaci di usare l’Occlumanzia?

“James”sussurrò Elle.

“Sì?”

“Potresti uscire e chiudere la porta, per cortesia?”. Si voltò verso di me, calma, pacifica, sorridendo gentile: “Nell’altra ala della villa c’è la sala da pranzo, se chiami Wendy ti farà strada”. Annuii e mi alzai, sorrisi mesto alla signora Greengrass ed uscii chiudendo la porta. Feci qualche passo in avanti e attesi, poi tornai indietro nel modo più silenzioso possibile e porsi l’orecchio alla porta.

“Pensi sia colpa mia?”chiese Elle.

“Ma certo. Se tu ti fossi presentata in tribunale e avessi pianto, la giuria si sarebbe intenerita e ora tuo padre non rischierebbe la morte”

“Sarebbe comunque rimasto ad Azkaban, credi che sia meglio?”

“Non sta a te giudicare la fine che deve fare tuo padre!”tuonò la signora Greengrass.

“Lui mi ha comunque cancellato dalla famiglia l’anno scorso”disse Elle tranquilla: “Non mi considera più sua figlia”

“Sai che non intendeva dire sul serio”

“Ha detto che avrebbe preferito che io non fossi mai esistita”

“Era arrabbiato”

“Lo pensava sul serio e lo sai anche tu”

“Non pensare di conoscere tuo padre”disse la signora Greengrass maligna: “Non ti sei mai soffermata a parlare con lui, lo hai giudicato e basta. Da quando sei in quella scuola non sei più la nostra Elle e pensavamo di averle viste tutte, ma ora spunti con quel Potter ...”

“Lui non ha niente a che vedere con questa storia”

“Lui ha tutto a che vedere con questa storia. Sei stata da lui a Natale, immagino che ti avranno accolta a braccia aperte”disse la madre sarcastica: “Hai pensato bene di abbandonare la tua vera famiglia per infiltrarti in quell’ammasso di Mezzosangue e ...”

“Sta zitta”esclamò la figlia.

“Non osare parlarmi in questo modo!”

“E tu non osare parlare di loro in questo modo!”. Silenzio, mi stavo pentendo di aver forzato la mano con Elle per presentarmi ai suoi, ora capivo cosa intendeva. I suoi genitori non mi avrebbero mai accettato.

“Tuo padre verrà qui a cena questa sera. L’ultima cena in famiglia. Ti chiedo di essere presente, non per me, ma per lui”. Non sentii la risposta, il battibecco era finito? Corsi lungo il corridoio, diretto all’altra ala della villa, c’erano così tante stanze! E che famiglia strana, quando io litigavo con i miei urlavo come un matto, loro parlavano educatamente. Riuscivo ancora a vedere nella mia mente lo sguardo calmo di Elle che mi diceva di uscire dalla stanza. Mi faceva quasi paura. Ma dov’era questa dannata sala da pranzo? Solo in quel momento mi ricordai dell’elfo.

“Wendy?”chiamai e un piccolo essere si materializzò di fronte a me.

“Ciao!”le sorrisi: “Sono James. Tu devi essere Wendy”

“Buongiorno, signor James”disse lei inchinandosi fino a quando la testa toccò i piedi: “Cosa posso fare per lei?”

“Mi indicheresti qual è la sala da pranzo per favore?”

“La accompagno subito, mio signore”e dondolò fino ad una porta con gli infissi d’oro. La ricchezza di questa famiglia era scioccante. Il tavolo in legno era lungo, già apparecchiato con argenteria di lusso. Sul muro dietro al posto dedicato al capotavola c’era un gigantesco dipinto raffigurante Elle da piccola e i suoi genitori. Avevano tutti l’aria altezzosa, come a sfidare chi entrasse ad essere migliore di loro. Elle era cresciuta in questo ambiente, ma era stata coraggiosa a scegliere la vita che voleva per sé senza farsi condizionare dalla famiglia.

“Il signore gradisce qualcosa da bere?”

“Oh no, grazie Wendy, sto bene così”

“Gradisce qualcosa da mangiare?”

“Wendy”annunciò la signora Greengrass, era appena arrivata: “Sparisci”. L’elfa ubbidì immediatamente e con un sonoro clac ci lasciò da soli. Dov’era Elle? L’aveva imprigionata per fare in modo che vedesse il padre quella sera? Sua madre si posizionò accanto a me e osservò il dipinto: “Magnifico, non è vero?”

“Molto”mentii, era terrificante come tutta la loro casa.

“È cambiata molto”commentò lei guardando la piccola Elle del dipinto: “Non solo fisicamente, ovviamente. Ma di spirito”. Potevo solo immaginare quanto fosse stato difficile crescere in un ambiente del genere senza farsi fagocitare dall’idea Purosangue è giusto, Mezzosangue sbagliato.

“È sempre stata … diversa da noi”continuò la madre: “Sempre gentile con i servi, era la paladina dei reietti”. Immaginavo che con servi intendesse gli elfi. Ah, se solo zia Hermione fosse qui!

“Ma l’abbiamo accettata, era nostra figlia. Poi è venuta ad Hogwarts. Mio marito voleva farla studiare in casa, non riteneva Hogwarts un luogo adatto a lei, ma io insistetti e così la mandammo lì. Si era fatta degli amici, molti dei quali li conosceva già da bambina. Non so se hai conosciuto Adrien Zabini”. Oh sì che l’ho conosciuto, quello che ha trattato malissimo sua figlia e che non è stato capace di amarla? Soltanto un essere spregevole non avrebbe amato Elle, era perfetta. Annuii e la madre continuò: “Sono stati molto amici, poi si sono fidanzati. Sono promessi sposi da quando avevano sei anni, io e suo padre eravamo così felici. Come i genitori di Zabini, ovviamente. Ma è finito, come la maggior parte degli amori adolescenziali. Eppure, c’è qualcosa che continua a legarli”. L’unica cosa che avevano in comune era l’essere Serpeverde. Per il resto, non c’erano persone più diverse fra loro di Elle e Zabini.

“Sai, lui le è stato accanto nei momenti bui, come me”raccontò con lo sguardo perso al passato: “Quando tornava a casa per le vacanze di Natale e mi stringeva così forte da stritolarmi. Quando poggiava la testa sulle mie gambe e piangeva tutte le lacrime che aveva trattenuto perché qualcuno a scuola continuava a prenderla in giro”. D’un tratto la smisi di sentirmi superiore a quella famiglia e trattenni il respiro. Ma certo, James, pensavi che avessero ignorato gli anni di inferno che le hai fatto passare?

“Ma lei continuava, stoica”disse la signora Greengrass: “Voleva tornare ad Hogwarts, non le importava se la prendevano in giro, perché aveva degli amici che tenevano a lei. E pensavo che gli amici fossero i soliti, ero ignara che ne avesse degli altri … strambi”. Si voltò verso di me, le braccia incrociate e lo sguardo più duro di una roccia: “Cosa vuoi da noi?”

“C-cosa?”balbettai, la mente ancora all’immagine di Elle bambina che piangeva.

“Perché sei qui?”domandò.

“Perché volevo conoscervi”

“Non accetto bugie in questa casa”rispose calma, ma gli occhi erano due saette: “Che cosa volete da noi? Non vi sembra di aver fatto abbastanza rinchiudendo suo padre e suo nonno ad Azkaban?”

“Io non voglio nulla, signora Greengrass”

“L’hai presa in giro per cinque anni”ribadì: “L’essere più gentile e affettuoso del mondo è stato tua vittima per cinque anni. Perché dovrei credere che sei qui solo per conoscere noi?”

“Ma è la verità, io voglio molto bene a sua figlia ...”

“Vuoi soldi?”chiese indicandomi con la testa una teiera in ceramica: “Apparteneva alla famiglia Black, da sempre nostri grandi amici. Ci faresti dei bei galeoni”

“Non voglio i vostri soldi!”dissi schifato: “Io sono qui solo per sua figlia!”

“Lei non è fatta per il vostro mondo”disse la madre facendo un passo avanti e fissando gli occhi azzurri nei miei: “Potrà sembrare gentile e affettuosa e lo è. Ma quando è ferita, diventa una leonessa. Se tocchi ciò che ama, si trasforma in una combattente. Non è ingenua, è furba. Troppa gente scambia la sua gentilezza per stupidità, ma non è così”

“Io non penso che lei sia stupida”

“Falla soffrire, Potter, e i tuoi genitori si ritroveranno senza un figlio”. Avrei voluto ribadire ancora il fatto che volevo bene a sua figlia, o dirle che le minacce erano inutili, ma il suo sguardo freddo mi immobilizzò. In quel momento seppi che intendeva dire sul serio. Aveva davvero intenzione di uccidermi se avessi fatto del male alla figlia.

“Signora, il pranzo è pronto”disse Wendy. La signora Greengrass mi indicò una sedia e mi sedetti, a lato del capotavola, dove si era accomodata lei.

“Chiama Elladora”

“Sì, signora”e scomparve. Sul suo viso non c’era più la freddezza di prima, ma un’espressione calma, sempre altezzosa. La porta si aprii ed Elle si sedette di fronte a me. Aveva pianto, gli occhi erano arrossati, ma per il resto non mostrava segni di tristezza. La signora Greengrass mi osservò placidamente mentre Wendy mi serviva il pasticcio. Io non riuscivo a non notare gli occhi rossi di Elle. Che cosa era successo dopo che me ne ero andato? E perché entrambe facevano finta che non fosse successo nulla? Nel discorso minatorio di prima mi era sembrato che la madre tenesse davvero tanto alla figlia, allora perché trattarla così male? Entrambe si servirono e iniziammo a mangiare. Almeno, io e la signora Greengrass mangiavamo, Elle si limitava a spostare il cibo da una parte all’altra del piatto.

“Wendy lo ha fatto perché era il tuo preferito”disse la madre fissando il suo piatto. Elle deglutì e si ficcò una forchettata di pasticcio in bocca, come forzandosi a mangiare. Non potevo sopportare tutto questo, non era libera di fare ciò che voleva in casa propria! Che razza di stregoneria era mai questa?

“Ti piace, James?”chiese la madre cordiale, come se non mi avesse minacciato di morte cinque minuti prima.

“È buonissimo”ammisi e lo era, davvero, il miglior pasticcio che avessi mai mangiato. Elle alzò lo sguardo su di me, sembrava che si fosse appena resa conto che ci fossi anche io. Sorrise mesta, un sorriso microscopico, si era limitata a tirare su l’angolo destro della bocca, e riprese a mangiare. Restammo in silenzio mentre Wendy portava le altre dieci portate. Se solo non fossero stati Mangiamorte, a zio Ron sarebbe piaciuto venire a mangiare qui. Appoggiai le mani sulla mia pancia, avrei dovuto correre miglia e miglia per smaltire tutto questo. Elle aveva solo finito il suo pasticcio, poi non si era servita più, di sicuro lo aveva mangiato solo per fare contenta Wendy.

“Desideri altro, James?”chiese la madre, sempre cordiale.

“No, grazie, era tutto buonissimo”

“Bene. Ho degli affari da sbrigare adesso. Elle, ti dispiace portarlo a fare un giro?”. Lei annuì senza guardarla in viso e la signora Greengrass mi regalò il primo sorriso della giornata: “Buon pomeriggio”. Si alzò e andò via. Elle aspettò che salisse le scale e poi chiamò Wendy. L’elfa spuntò e mi sembrò sollevata quando vide che la signora Greengrass non era presente.

“Ti sei superata!”esclamò Elle sorridente: “Era il miglior pasticcio di sempre!”

“Oh grazie signora”rispose Wendy inchinandosi: “Ma lei non ha mangiato altro”

“Ho preso il bis del pasticcio!”mentì Elle: “E poi ero troppo piena, ma James ha mangiato tutto, vero?”. Era tornata la mia Elle, sorridente, gentile, non l’aristocratica stizzita di questa mattina.

“Era tutto buonissimo, non ho mai mangiato così bene!”ammisi e Wendy mi sorrise: “La ringrazio, signore”. Elle si alzò e aprì le ante del mobile sotto il ritratto di famiglia. Tolse una lastra di legno, prese qualcosa e poi risistemò tutto. Le orecchie di Wendy si rizzarono e il suo sorriso si allargò. Elle si inginocchiò e le diede un pezzo di cioccolato. L’elfa si inchinò per l’ennesima volta, e squittì: “Grazie infinite, padrona!”. Elle si alzò e mi porse una mano: “Usciamo?”.

 

I giardini erano più grandi della villa stessa ed erano curatissimi. Elle mi teneva per mano, guardava fisso di fronte a sé, la mente da un’altra parte. Questo giorno era così diverso da quelli passati a casa Potter. Mi fermai e lei avanzò di qualche passo, non si rese conto che ero immobile fin quando non mi lasciò la mano. Si girò verso me, la mano ancora a mezz’aria, lo sguardo stranito. Avanzò per trovarsi proprio di fronte a me e mi riprese la mano: “Scusa. Per oggi, per tutto. Non avrei mai dovuto portarti qui”

“Hai litigato con tua madre?”domandai.

“Normale routine”

“Hai pianto”

“Normale routine”ripeté con un sorriso: “È stato solo un momento, è passato”. Le accarezzai guancia, sorridendo di fronte al suo arrossire, allora avevo ancora un qualche effetto su di lei: “Come stai?”

“Dovrei chiederlo io a te”disse ironica.

“Un po’ stordito”ammisi: “Siete … aristocratiche”

“È l’educazione che ci danno quando nasciamo”

“Non vi siete urlate addosso, avete solo … parlato”. I suoi occhi si incupirono: “Hai sentito tutto”

“Scusa, lo so che origliare è sbagliato ma ...”

“Non fa niente”ammise: “Non avevo problemi a farti sentire cosa ci saremmo dette, è solo che non volevo mostrarti questa parte di me”

“La fredda, distaccata e aristocratica Elladora Nott?”domandai passandole una mano fra quei ricci così disordinati e perfetti allo stesso tempo. Annuì: “Già, quando sono qui devo sottostare alle loro regole e mi trasformo. Nessuno conosce questa mia versione. Tranne Zabini, ma a lui andava bene, ero tetra al punto giusto”. Ridacchiai e la abbracciai, immergendo la testa nella zazzera dei suoi capelli.

“Mi dispiace”sussurrò triste.

“Non è colpa tua”dissi pacato. Ora la riconoscevo, ora avevo a che fare con la persona che avevo avuto accanto in questi mesi.

“A proposito di essere tetra”tenne stretta la presa sulla mia mano e mi portò lungo il sentiero selciato, lontano dalla villa, dove c’era una piccola casetta in marmo. Aprì la porta con un: “Ta-dah!”. Erano le tombe dei suoi antenati, c’erano tutti dal 1900 ad oggi, chi nelle urne, chi nelle tombe vere e proprie.

“Avete il vostro cimitero personale?”chiesi vagamente disgustato.

“Esatto. Quanto è inquietante da uno a dieci?”domandò col sorriso. Tanto. Troppo.

“Oh guarda, bisnonno Theodore! Così pieno di sé stesso che ha chiamato il figlio come lui”indicò una tomba in alto: “E lì c’è bisnonna Drusella, amava licenziare un elfo domestico al mese. Per un certo periodo i miei amici mi chiamavano Drusella”

“Come mai?”

“Perché liberavo ogni nuovo elfo che veniva a lavorare per noi. Sai, vengono trattati malissimo e non potevo sopportarlo, così continuavo a regalare loro indumenti”raccontò passando un dito sulla scritta in ferro di Drusella: “Poi mi sono resa conto che trattavano i nuovi elfi in modo peggiore rispetto a come trattavano quelli precedenti, così ho smesso di liberarli a patto che loro rispettassero il nuovo arrivato. Ed è arrivata Wendy”

“Perché non hai raccontato questa storia a zia Hermione? Ti avrebbe adorata da subito!”

“Perché, non mi adora?”chiese ironica.

“Oh sì, ti adorano tutti”. Ovviamente, com’era giusto che fosse. Qui invece sentivo dell’odio provenire anche dai morti.

“James, io ho un favore da chiederti”disse portandomi fuori da quel luogo oscuro: “E devi promettermi che mi dirai di sì”

“Dimmi prima di cosa si tratta”

“Io ti ho promesso che saremmo stati qui tutto il giorno e che ce ne saremmo andati domani”disse: “Ma è meglio se tu vai via questo pomeriggio”

“Perché?”

“Non c’è un motivo preciso ...”mentì. Restammo in silenzio, accompagnati soltanto dal rumore del selciato sotto le suole delle scarpe. La villa si stava pian piano avvicinando, fra poco saremmo tornati fra quelle mura fredde e tetre.

“È per tuo padre, vero?”

“Come … hai sentito anche quello?”

“Sì, poco prima di scappare impaurito”

“Hai visto com’è mia madre”mormorò affranta: “E mio padre è mille volte peggio, non ti accetterà mai, non farà neanche finta di accettarti”

“Non mi importa”

“James, ti obbligherà a lasciarmi”

“Non lo farò”

“Non ti obbligherà a parole”. Questa volta fu lei a fermarsi e a guardarmi con la paura più pura negli occhi. No, non stava dicendo sul serio. Capivo che mi voleva proteggere a tutti i costi dalla cattiveria della sua famiglia, ma così era troppo. Eppure qualcosa nel suo sguardo mi diceva che era vero.

“Fidati”disse con gli occhi lucidi: “E ti prego, questa volta ascoltami. Torna a casa”

“Tuo padre è in prigione, non credo che userà la sua sera libera per uccidermi”

“Oh, non ti ucciderà. Sarebbe troppo semplice”

“Mi … torturerà?”

“O forse mormorerà un oblivion e tu dimenticherai tutto. E un imperio ti farà scappare via”

“Mi prendi in giro”. Ma i suoi occhi erano troppo seri. E la abbracciai di nuovo, passandole un braccio intorno alle spalle: “Non mi importa”

“Mi costringi a pietrificarti e nasconderti in un armadio?”

“Provaci, sono più veloce di te”la sfidai.

“James”sussurrò lei impaurita: “Non è un gioco”

“Lo so”

“Elladora”. Una voce potente, bassa, tuonò nel giardino di Villa Nott. Lentamente, come se le costasse uno sforzo immane, Elle si distaccò da me e guardò oltre le mie spalle: “Padre”.

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Capitolo 27
*** Theodore Nott ***


Capitolo 27 – Theodore Nott

 

Oh no. Proprio adesso? Non ero pronto mentalmente! Feci per girarmi, ma Elle mi strinse così forte la mano che lo presi come il segno che dovevo restare fermo.

“Ti aspettavamo per questa sera”disse lei con tranquillità.

“Mi hanno concesso qualche ora in più”

“Mamma sarà felice di vederti”. Non sapevo com’era fatto, non ne avevo la più pallida idea, e perché non potevo girarmi? Era così spaventoso e terrificante da non poterlo guardare in faccia?

“Padre”lo chiamò Elle.

“Fallo girare”ordinò lui e la presa di Elle si strinse sulla mia mano: “Sarebbe il caso di ...”

“Ho detto”ripeté lui con un tono che non ammetteva repliche: “Fallo girare”. Elle mi lasciò la mano, segno che potevo voltarmi. Lo feci subito, avevo aspettato abbastanza. Il signor Nott aveva i tratti del viso duri, rigidi, come se non fosse nato predisposto per ridere. I capelli erano rasati a zero, gli occhi castani erano circondati da folte sopracciglia nere. Mi superava in altezza, ma era molto magro e non sembrava proprio passarsela bene. Ma la cosa peggiore fra tutte era che aveva la bacchetta puntata contro il mio petto. Ecco perché Elle non mi aveva fatto girare.

“Chi è?”chiese lui a lei, forse non mi riteneva degno di parlare con lui.

“James”

“James come?”. Il signor Nott non sapeva della mia esistenza? Cavolo, eppure stavamo insieme da mesi! Ma il volto emaciato del padre di Elle e i suoi vestiti stracciati mi ricordarono che aveva vissuto ad Azkaban e che non aveva avuto contatti con la figlia. Eppure, anche se era sporco e polveroso, riusciva comunque a sembrare aristocratico. Elle scivolò davanti a me, piazzandosi proprio di fronte al padre, la bacchetta puntata al suo petto.

“Potter”rispose semplicemente e il padre sgranò gli occhi: “Come hai osato portare uno di loro in questa tenuta? Lo sai chi ha costruito questa villa? Lo sai chi ci ha abitato? Lo sai di chi è stato il quartiere generale durante la prima guerra magica?”. Avrei dovuto immaginare che Voldemort avesse voluto passare un po’ di tempo qui, era abbastanza terrificante.

“Lo so”rispose semplicemente Elle.

“Tuo nonno è stato in prigione per colpa di gente come loro”

“Lo so”

“Io sono in prigione per colpa di gente come loro”

“Lo so”. Ecco un altro scontro tra aristocratici, nessun urlo, solo sguardi perfidi e frasi ad effetto. Il padre alzò la bacchetta, aprì la bocca e fu un attimo. Spostai Elle con una forza inaudita e lasciai che la bacchetta fosse puntata sul mio petto. Ma prima di poter pronunciare qualsiasi incantesimo, la bacchetta volò dalle sue mani per finire accanto ai piedi di Elle. Lo aveva disarmato. Il signor Nott la osservò schifato: “Come hai osato?”

“Ti hanno lasciato poche ore di libertà e pensi di impiegare il tuo tempo uccidendo qualcuno?”chiese la figlia.

“Ridammi la bacchetta”

“Giura di non ucciderlo”

“Non lo avrei ucciso, piccola ingrata ...”

“Ho visto come si muovevano le tue labbra”. Il signor Nott si posizionò di fronte a lei, guardandola dall’alto. Elle sostenne lo sguardo, aveva un atteggiamento totalmente diverso col padre. E d’un tratto ricordai le parole della madre: quando è ferita, diventa una leonessa. Se tocchi ciò che ama, si trasforma in una combattente.

“Signor Nott”intervenni, se c’era qualcuno con cui doveva prendersela ero io, non la figlia “Elle mi aveva detto di andarmene. È colpa mia se sono rimasto”. Ma non mi considerò, continuò a fissare la figlia con un misto di disgusto e fierezza: “Non mi sei venuta a trovare in prigione”

“Ho avuto da fare”

“Hai lasciato tua madre da sola a Natale”

“Mi dispiace”

“Cosa vuole lui qui?”chiese il padre sprezzante.

“L’ho invitato io, volevo che conoscesse la mamma”

“E il papà?”. Lei non rispose, si limitò a stringere gli occhi.

“Ridammi la bacchetta”ordinò lui.

“Lo faccio andare via adesso”promise lei: “E poi ti ridò la bacchetta”

“Elladora”richiamò lui imponente.

“Theodore”esclamò una voce sorpresa all’entrata della casa. La signora Greengrass era uscita, regale come sempre, ma con una luce inedita negli occhi. Il signor Nott si voltò e percorse a falcate lo spazio fra loro, per poi abbracciarla. Vedere così due Mangiamorte mi metteva un po’ in imbarazzo, non pensavo che potessero amarsi come due persone normali. Elle tirò un sospiro di sollievo e quando feci per andarle accanto, scosse la testa, mimando un no con le labbra. Ah, quindi non era finita. L’amore per la moglie non aveva ricordato al signor Nott che uccidere un sedicenne innocente fosse sbagliato. I suoi genitori si osservavano negli occhi e stavano sussurrando qualcosa. Passarono minuti che mi sembrarono ore, ma alla fine il signor Nott si voltò verso Elle e allungò una mano. Lei gli andò vicino e gli porse la bacchetta, ma la tenne da un’estremità.

“D’accordo”disse il signor Nott. Elle la lasciò andare e i suoi genitori entrarono dentro. Solo allora si concesse di prendere un respiro e di venirmi incontro con gli occhi lucidi: “Scusami, scusami davvero”. La abbracciai di nuovo, grato che fossimo entrambi vivi e ancora più arrabbiato verso i suoi genitori di quanto lo fossi prima. Ma che razza di maniera era di trattare un ospite questa?

 

Una volta lavato e sistemato, il signor Nott aveva riacquistato tutta la sua aristocrazia. Ero nella sala da pranzo e stavo aspettando Elle, quando lo vidi entrare con uno sguardo saccente.

“Daphne mi ha detto che posso fidarmi di Elladora. Ed è stata lei a invitarti qui, quindi non ti ucciderò”. Ah grazie, avrei dormito sogni tranquilli quella notte. Non risposi perché avevo una marea di insulti da recapitargli, ma non mi sembrava giusto nei confronti della mia ragazza.

“Mi ha anche detto che sai tutto di lei e Zabini”. Ancora? Ma allora era un chiodo fisso! “Sono promessi fin da quando avevano sei anni”. Volevo rispondere, ma continuò a parlare.

“Sono condannato ormai”ammise puntando gli occhi castani nei miei: “Non ho più nulla da perdere. Un passo falso e sei morto, Potter”. E adesso non solo sua madre voleva uccidermi, ma anche suo padre. Quella notte avrei dormito con la bacchetta sotto il cuscino.

“Tengo molto a sua figlia”. E il signor Nott fece una cosa inaspettata: scoppiò a ridere.

“Lei è una di noi”

“Si sbaglia”. Ah ma allora dillo James che vuoi morire? Deglutii e andai avanti: “Lei è pura, gentile, non odia nessuno ...”

“Non tradirà mai la sua famiglia”. Lo aveva fatto però, non si era presentata alle udienze in tribunale per salvare la vita al padre. “Potrà anche sembrarti che stia bene ad Hogwarts, ma appartiene a noi. Hai visto come si comporta qui? Ti sei reso conto della dignità nel suo portamento, dell’educazione costante e dell’aristocrazia nel suo sguardo?”. Sì, me ne ero reso conto e mi faceva paura.

“Quelle come lei sono nate per sposare Purosangue”ammise il signor Nott: “Non permetterò mai che infanghi il proprio nome con quello di un Mezzosangue”

“Non credo che riuscirà a vedere il suo matrimonio”dissi cinico: “Domani c’è la sentenza, giusto?”. Alzò un sopracciglio, restando sempre immobile sul posto, lo sguardo davanti a sé: “Non cantare vittoria, Potter. Non conosci mia figlia come la conosco io. Domani potrei morire, come potrei tornare a casa. Vedremo”. Sentimmo dei passi e ci zittimmo, fingendoci tranquilli quando Elle e la madre entrarono. Mangiai poco, avevo lo stomaco in subbuglio dopo quel discorso col padre e non volevo passare più del tempo in quella casa. Al termine della cena, ringraziai e salii nella camera che mi avevano riservato, piena di cimeli di magia oscura che ero sicuro mi avrebbero torturato o ucciso nel sonno. Scattai quando sentii un rumore, convinto che il padre fosse venuto a uccidermi. Ma era Elle, si era materializzata nella mia stanza.

“Scusami”sussurrò ancora sdraiandosi accanto a me e baciandomi. All’improvviso tutto il freddo polare presente in quella stanza scomparve per lasciare spazio al calore delle braccia di Elle. La abbracciai e cercai di sorriderle per rassicurarla che tutto andasse bene.

“Domani torniamo ad Hogwarts”asserì.

“Di già?”

“Non voglio che tu stia qui con lui”

“Ha detto che non mi ucciderà”

“Non è comunque un bel posto dove stare”commentò triste.

“L’importante è che ci sia tu”. Mi sorrise e si strinse ancora di più a me, restandomi accanto per qualche minuto.

“Ti dispiace se resto qui stanotte?”chiese nascondendo il volto sul mio collo.

“Scherzi? Questa stanza fa paura”

“Mi ci chiudevano dentro da piccola quando combinavo qualche pasticcio. L’ho sempre chiamata la stanza delle punizioni”. Che razza di genitori erano? La abbracciai forte e le diedi un bacio sulla testa: “Domani chiedo a nonna di inviarmi una torta alla melassa, okay? Così ci scrolliamo di dosso tutta questa oscurità”. Ridacchiò e mi stampò un bacio sul mento: “Okay, non vedo l’ora di mangiarla”. Chiudemmo gli occhi e stavo per addormentarmi, quando sussurrò: “Scusami, James. Non dovevi vedere tutto questo”

“Non importa”biascicai in pieno dormiveglia: “Voglio solo che tu stia bene”. E non capii cosa mi disse perché, cullato nel suo abbraccio, mi addormentai in pochi attimi.

 

La signora Greengrass abbracciò la figlia, sorridendole. Strano, il giorno prima l’aveva trattata come uno straccio e ora le sorrideva? Dal labiale mi sembrò che la stesse anche ringraziando. Elle tornò da me e prese un respiro: “Okay, possiamo andare”

“Tua madre ti ha ringraziata?”chiesi stranito.

“Non è nulla”

“Cosa hai fatto?”. Schioccò le labbra, guardandosi in giro: “Te lo spiego dopo”

“Elle”. Mi prese per mano e ci smaterializzammo. Non ero pronto a quella sensazione e, quando fummo catapultati fuori dal cancello di Hogwarts, per poco non vomitai.

“Avremmo potuto usare della semplice metropolvere”mi lamentai, ma non mi ascoltava. Spalancò il cancello ed entrò, risalendo la collina.

“Elle!”la chiamai seguendola stordito, lo stomaco mi creava ancora problemi.

“Mi sono ricordata che ho un compito da finire entro domani ...”

“Ma è vacanza”

“È importante”

“Ma hai ancora quattro giorni ...”. Non mi rispose e continuò per la sua strada, obbligandomi a correre per piazzarmi di fronte a lei e prenderle le spalle. Stava piangendo, le labbra tremavano incessanti e gli occhi erano così tristi che volevo smettere di guardarli, ma non potevo.

“Ho bisogno di stare da sola”spiegò lentamente: “E non merito la tua compagnia. Tu non hai fatto nulla di male, anzi, ti sei comportato fin troppo bene con due pazzi del genere. Ma ti prego, un solo minuto passato con te mi fa sentire in colpa, quindi devo andare”

“Non voglio lasciarti da sola così”

“Passerà”mormorò, si staccò da me e corse via. Avrei voluto seguirla e dirle che non mi importava niente dei suoi genitori, ma il mio stomaco non resse e vomitai tutta la colazione dietro il cespuglio.

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Capitolo 28
*** Addio ***


Capitolo 28 – Addio

 

La Gazzetta del Profeta recitava: Theodore Nott libero da ogni accusa. La lettera della figlia che commuove la giuria. Buttai il giornale di lato e finii di bere il mio tè in santa pace. Speravo che la notizia non facesse il giro della scuola, ma degli sguardi continuavano a colpirmi. Era gente che non avevo mai visto, ma che adesso mi passava davanti e mi riservava occhi pieni d’odio. Dovetti andarmene per evitare di scoppiare a piangere di fronte a tutta la scuola. Avevano ragione, non potevo biasimarli, ma avrebbero almeno potuto cercare di immedesimarsi nella situazione. Era pur sempre mio padre! Lys comparve nel mio campo visivo, i capelli mossi perfettamente in ordine, come se fosse appena uscito da una cerimonia. Mi fermai, sapevo che mi avrebbe fatto la ramanzina, tra 3,2,1 ...

“Perché lo stai ignorando?”

“Non lo sto ignorando”mentii.

“Elle, se vuoi che questa conversazione sia proficua, devi dirmi la verità”. Ma non volevo, ed ero sicura che lui già sapesse tutto, quindi mi limitai a incrociare le braccia sotto al petto e a lanciargli uno sguardo di sfida.

“Pensi di non meritarlo”disse Lys onestamente, leggendomi nella mente: “E speri che lui si stufi del tuo comportamento strano e che ti lasci, così non sarà obbligato a sopportare gli stessi sguardi che stai sopportando tu in questi giorni. Lascia che ti dica questo: James non è stupido. Non è più il bulletto che era mesi fa, è cambiato. E una relazione è formata da due persone, non puoi decidere tu per lui”

“Voglio solo che non soffra ...”

“Lo stai facendo soffrire con questo tuo comportamento”. Okay, forse era vero. Ma sapevo che dal momento in cui gli avrei parlato, lui mi avrebbe perdonata e non potevo accettarlo.

“Non riuscirai a farti lasciare”continuò Lys.

“Potrei lasciarlo io”

“Ti rincorrerebbe per giorni, mesi, per riconquistarti”. Sì, era da James. L’unica maniera per fare in modo che si liberasse di me era farmi odiare. E per farmi odiare avrei dovuto insultarlo, ma richiedeva uno sforzo che non sarei mai stata capace di fare. Eppure era per il suo bene.

“È nella Stanza delle Necessità”

“Grazie, Lys”

“Quando vuoi sono qui”.

 

Era nella mia stanza, incredibile come riuscisse a trasformarsi per lui, senza che la mia presenza fosse necessaria. Era sempre stato il mio rifugio, costruito così solo per me, negli anni avevo apportato delle modifiche, ma era stato visibile solo a me. Quando osservai James, non sembrò sorpreso di vedermi lì, si aspettava che gli parlassi dopo giorni di silenzi.

“Ho pensato così tanto a te e ho avuto questo”disse allargando le braccia: “Speravo ci fossi tu, ma la stanza era vuota”

“Dobbiamo parlare”

“Della Gazzetta e della notizia in prima pagina?”

“Anche”. Fece per avvicinarsi, ma indietreggiai, non potevo stargli vicino fisicamente perché in questi giorni mi era mancato terribilmente ed ero debole. Un suo sguardo poteva farmi pentire di ciò che stavo per fare.

“Ho salvato mio padre dalla gogna”confessai: “Prima di partire ho consegnato a mia madre la lettera che poteva scagionarlo e il tribunale ha deciso di salvarlo”

“È normale, è tuo padre”. Non lo guardai, chiusi gli occhi e cercai di ricordare la versione precedente di James, quello che mi prendeva in giro perché pensava fossi una Mangiamorte, quello che non osava neanche sfiorarmi per non essere intaccato dai miei geni maligni. Oggi desideravo davvero che quel James tornasse, avrebbe reso il mio compito più semplice.

“Già, ma lui non ti ha accettato. Come mia madre, loro … non pensano che tu sia abbastanza per me”

“Non mi importa di loro, a me importa solo di quello che pensi tu”. No, James, torna ad essere cattivo, andiamo, ti sto dando tutti gli input del mondo, offendi i miei genitori, offendi me.

“Hanno ragione”mentii guardando per terra: “Non siamo fatti per stare insieme, veniamo da due mondi troppo diversi”

“Mi prendi in giro?”

“No, me ne sono resa conto quando ti ho visto in quell’ambiente. Tu non sei fatto per stare lì”

“E chi ci vuole stare lì?”chiese disgustato: “Ci sono cimeli di Voldemort ovunque, avete una cripta con i vostri antenati in giardino!”. Annuii e lo guardai negli occhi: “E non me ne vergogno. Posso anche avere un rapporto freddo con i miei genitori, ma sono la mia famiglia”

“Va bene, ma la tua famiglia non ha nulla a che vedere ...”

“James, ti prego”sussurrai cinica: “Non prendiamoci in giro: le nostre famiglie si odiano, tu mi odiavi fino all’anno scorso ...”

“Prima di conoscerti! Ma poi ho capito che persona sei e ho cambiato idea!”

“Ma non hai cambiato idea sui miei genitori”

“Come potevo?”chiese sprezzante: “Tua madre mi ha offerto soldi per lasciarti e tuo padre ha tentato di uccidermi”. Mia madre cosa? Ma feci finta di non esserne sorpresa e continuai per la mia strada: “È il loro modo di proteggermi”

“Da cosa? Dal tuo ragazzo?”

“Da un ragazzo che mi ha presa in giro e umiliata per cinque anni”. Ecco, lo avevo detto. Avevo promesso che non avrei mai rivangato quegli anni, ma lo avevo fatto. Una parte di me urlava: James, lo sto facendo per te, ti sto liberando da un peso! Ma non sembrava capirlo e mi guardava come la peggiore delle traditrici: “Sono cambiato”

“Davvero?”chiesi in tono cattivo: “Perché non oso immaginare cosa diciate nella vostra Sala Comune su quello che è successo al ritorno dalle vacanze ...”

“Nulla”ammise: “Non oserei prenderti in giro per questo, non lo faccio più. Che cosa ti sta succedendo, Elle?”

“Ho solo aperto gli occhi”confessai: “E non ha più senso continuare così”

“Mi stai lasciando?”esclamò perplesso, sia perché non era mai stato lasciato, sia perché non capiva i miei motivi. Fissai gli occhi nei suoi, mantenendo un’espressione fredda, ma diventava sempre più difficile non avvicinarmi per abbracciarlo.

“Elle”mormorò cupo: “Non so cosa ti sia successo, ma torna in te”

“Questa è la vera Elle”mi indicai: “E ti sto parlando col cuore”. Questa era l’unica cosa vera che gli avevo detto oggi: tutta questa cattiveria derivava dal fatto che gli volevo così bene da lasciarlo perché non subisse gli stessi trattamenti che gli studenti di Hogwarts riservavano a me. Lo facevo perché i suoi genitori non dovessero più preoccuparsi di mandare il figlio a casa dei genitori della ragazza. Lo facevo perché da qualche parte, in quel mondo, c’era una ragazza perfetta per lui, con una famiglia normale, che lo avrebbe reso felice nel futuro.

“Non ti credo. Quel giorno quando siamo tornati mi hai detto che non mi meritavi ...”

“Era solo una scusa per restare da sola a pensare. Cosa ti fa credere che io non ti meriti?”dissi con tutta la perfidia che riuscivo a trovare nella mia anima: “Sei tu a dover chiedere scusa per il tuo comportamento, io non ho fatto altro che essere gentile”

“Lo so e sto cercando di fare ammenda”

“Non basta. Non posso accontentarmi di stare con uno come te”. Sgranò gli occhi sorpreso: “Accontentarti? Accontentarti? I miei genitori ti hanno accolto come una figlia!”esclamò arrabbiato: “Ho preso a pugni chiunque ti insultasse! Lo so che ho sbagliato e sto cercando di risolvere, perché tutta questa cattiveria? I tuoi genitori ti hanno detto qualcosa?”

“Solo che non mi meriti”dissi e quello era vero, me lo avevano detto più volte quel giorno, chiedendomi di lasciarlo, ma avevo rifiutato, perché non potevo immaginarmi senza James. E ora ero qui, a rinfacciargli cose in cui neanche credevo. Forse Lys aveva ragione, forse avrei dovuto lasciare che il rapporto fra me e James fosse gestito da entrambi e non solo da me stessa. Ma era più forte di me, sapevo cosa fosse giusto per James e mi stavo comportando di conseguenza.

“Non ti riconosco più”ammise dispiaciuto: “Io … non so che dire”

“Non c’è niente da dire. Addio, James”ed uscii velocemente dalla stanza, correndo fino al dormitorio, per chiudermi in camera a piangere come una stupida codarda.

 

Lo evitavo. Entravo per ultima nelle aule e uscivo per prima, mi sedevo nei posti in fondo in modo che non mi vedesse. Se il professore poneva una domanda di cui sapevo la risposta, non alzavo la mano. Se c’erano delle coppie da formare durante le lezioni di Pozioni, restavo accanto ai Serpeverde. Tenevo lo sguardo basso, non passavo mai in Sala Grande, ma cenavo in camera con il cibo che Mary mi portava. Stavo facendo del mio meglio per non fargli pesare la mia presenza, ma sembrava impossibile. Uscivo nel giardino per incontrare Hagrid e trovavo lui. Correvo nei corridoi per andare da una lezione all’altra e lo trovavo lì, con il suo passo calmo, incurante di essere in ritardo. Finivo in punizione per aver risposto male ad un professore e lo vedevo uscire dall’ufficio della Preside. Eravamo in così tanti studenti in quel posto, eppure mi sembrava di vedere soltanto lui. A nulla servivano le parole di Lys, di Albus, di Scorpius. Persino Mary aveva tentato di dirmi di tornare da lui piuttosto che essere un involucro senza vita. Ma non potevo. Avevo fatto una gran fatica a lasciarlo, dicendogli una bugia dietro l’altra e non potevo rimangiarmelo. Ora tutti gli occhi erano puntati su di me. Disprezzavano me, odiavano me. James Potter era tornato ad essere l’eroe della scuola. Ed era giusto così.

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