race the infinity

di Nightingale_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un brivido ***
Capitolo 2: *** battito ***
Capitolo 3: *** Inquietudine ***



Capitolo 1
*** Un brivido ***


Adam lo percepì ancora prima di vederlo. Fu come un tremito nell’aria immobile, il lampo bianco di un fulmine in un cielo nero e tenebroso. 

Un disturbo nella Forza. E la causa di quel turbamento era lui, Snow, il novellino della gara. L’uomo seguì il ragazzo che correva attraverso le sue telecamere, quelle con cui osservava le sfide della “S” come il padrone che era.
Non poteva credere ai propri occhi. E non solo perché un principiante stava vincendo la gara contro Shadow.

 Aveva finalmente un suo simile, forse?
Adam era certo di aver sentito la presenza del ragazzo all’interno della Forza, anche se solo per un breve istante. E anche Snow doveva aver sentito lui, perché quando l’uomo aveva proteso la mente l’altro aveva esitato, il podracer che sbandava leggermente di lato per un attimo.
Adam sorrise al pensiero della confusione che il suo tocco mentale doveva aver generato.
Povero, piccolo Snow.
Era forse la prima volta che qualcuno lo contattava a quel modo? Era forse un “vergine” della Forza?
Gli scappò un risolino.

 Oh, Adam! si rimproverò poi. Doveva andarci più piano, non voleva rovinare il suo prossimo avversario prima del tempo. 

Sì, il suo prossimo avversario. 

Perché non poteva essere altrimenti. 

Perchè se Snow vinceva la sfida, se dimostrava quell’enorme talento e in più era anche sensibile alla Forza… 

Allora lui era come Adam. Allora era destino. Era il fato che gli donava il compagno che tanto aveva desiderato. 

Adam provò un brivido di piacere nella carne tanto quanto nello spirito. 

“Oh, Snow” mormorò dolcemente mentre osservava il ragazzo tagliare la linea del traguardo per primo e venire acclamato dalla folla. 

Finalmente qualcuno degno di lui, qualcuno col quale correre insieme, qualcuno che non si sarebbe rivelato una completa delusione. Un suo simile. Un compagno. E Adam se lo sarebbe tenuto stretto. 

Oh, se lo sarebbe tenuto stretto.

“Tadashi” chiamò in tono brusco il suo schiavo personale “Scopri tutto quello che puoi su Snow”.

“Sì, padrone” rispose l’altro, docile come un cane qual era.

Adam ritornò ai suoi amati schermi e mise la gara di Snow in replay.
L’uomo sorrise mentre pensava ai vari modi per portare Snow dalla sua sua parte.
Tra le sue braccia, nella gara e non solo.

 

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Capitolo 2
*** battito ***


Langa sente il cuore che gli batte all’impazzata, un rombo secondo solo a quello del motore sotto di lui. Ba-bum. Ba-bum. Le sue mani sono strette attorno al volante del podracer, le nocche bianche per la tensione. Ba-bum. Ba-bum.
Il suo respiro accelera, gli occhi azzurri si dilatano per l’eccitazione. Ba-bum. Ba-bum.
il resto del mondo è una macchia indistinta, resta solo la pista, una striscia di terra che si estende davanti a lui all'infinito. Ba-bum. Ba-bum. Langa non credeva che avrebbe potuto sentirsi di nuovo così. Non dopo Kanath. Non dopo suo padre. Invece ora il fiato gli resta corto per l’eccitazione e l’adrenalina gli brucia nelle vene come se stesse di nuovo correndo sulle piste ghiacciate del suo pianeta natale. Come se fosse in sella al suo vecchio snowspeeder e non sopra ad una navicella levitante trainata da due motori a reazione. Sì, all’improvviso il podracing gli ricorda Kanath. La sensazione è la stessa. Ba-bum. Ba-bum. Per un attimo gli sembra addirittura che si metta a nevicare, piccoli sbuffi bianchi che affollano il suo campo visivo….
Poi tutto cambia. Langa lo avverte più che vederlo.  Qualcosa di spiacevole gli sfiora la nuca, è come se un cubetto di ghiaccio gli venisse strofinato sulla pelle. La sensazione di essere osservato da qualcuno. Langa non capisce perché ma sa che è così. E all’improvviso una voce roca e calda gli sussurra all’orecchio: “Mio piccolo Snow…”. D’istinto il ragazzo fa per allontanarsi e sterza con il volante. Il podracer si piega pericolosamente a destra, un alettone laterale che sfiora la parete di roccia generando una nuvola di scintille. Langa sbatte gli occhi e si getta sul volante, riportando la navicella sul normale assetto di volo. Che cosa è stato? si chiede. Adesso la voce è sparita, come anche il brivido gelido. Restano solo Langa e la pista zigzagante della “S”. Nel frattempo il suo avversario, Shadow, lo ha superato e lo sbeffeggia dall’ingresso della miniera. Il ragazzo stringe i pugni. Non è il momento di pensare alle allucinazioni, ha una gara da vincere. Così preme sull'acceleratore...

 

“Ehi, Langa che fai? Sogni di nuovo ad occhi aperti?”. Un braccio magro e abbronzato si strinse attorno al collo del ragazzo, distogliendolo bruscamente dai suoi ricordi. La faccia di Reki entrò nel suo campo visivo, un sorriso sornione che arricciava le labbra del ragazzo dai capelli rossi. 

“Sempre con la testa tra le nuvole, eh?” insinuò l’amico e prima di lasciare la presa, gli scompigliò allegramente la chioma azzurra. 

Langa cercò immediatamente di ricomporsi. A differenza dell’amico, lui detestava il disordine. 

“Stavo solo riflettendo…” disse, mettendo il broncio come un bambino. 

Reki rise e si sedette per terra davanti a lui. 

I due ragazzi si trovavano nell’officina sul retro del Dope Sketchy, il negozio di articoli per podracer dove Reki e da poco anche Langa, lavoravano part-time. 

“Riflettere è una parola kanathese per dire ‘fissare il vuoto con la faccia imbambolata’?” .

“Io non ho la faccia imbambolata...” replicò il ragazzo dai capelli azzurri. Davvero la sua faccia diventava strana quando pensava? D’istinto si andò a toccare il volto con le dita, come se il tatto potesse confermare o meno quell’impressione.

“Ma che fai?” rise Reki “Guarda che ti stavo solo prendendo in giro!”. 

Poi cacciò una mano nello zaino e ne tirò fuori due panini nell’incarto colorato di Astroburger. 

“Tieni” disse, lanciandone uno a Langa che prontamente lo afferrò al volo. “Mentre tu eri impegnato a riflettere io sono andato a procurarci qualcosa da mangiare. i nostri podracer non sono i soli ad aver bisogno di carburante” esclamò.

Langa si accorse in quel momento di avere fame, molta fame. 

Lui e Reki avevano passato tutta la mattina lì in officina ad occuparsi dei loro veicoli. Strano, gli sembrava di essere lì da cinque minuti e invece erano passate delle ore. 

Il suo stomaco si riscosse gorgogliando. 

Langa decise di lasciar perdere le riflessioni e di concentrarsi invece sul proprio panino. 

Per un po’ di tempo i due ragazzi mangiarono in silenzio. 

“Langa?” domandò Reki.

“Sì?”.

“A cosa stavi pensando, prima?”

Al ragazzo kanathese ci volle qualche momento per rispondere. 

In realtà non era facile per lui mettere in parole il miscuglio di emozioni che aveva provato durante la gara.  Ba-bum. Ba-bum.

“Alla... gara...” rispose alla fine, incerto.

“La gara?” fece eco Reki, apparentemente perplesso. 

Langa strinse le spalle, pronto ad una nuova presa in giro. 

Ancora una volta non si era espresso come voleva e ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Sua madre glielo diceva sempre che doveva imparare a parlare delle sue emozioni. 

Invece gli occhi dorati di Reki presero a brillare di entusiasmo. 

“Amico, ci stavo giusto pensando anch’io quando ero in fila da Astroburger!” esclamò. 

“Davvero?” Langa era sorpreso.

 “Sì, ancora non ci posso credere che tu abbia vinto alla tua prima gara!” disse il ragazzo dai capelli rossi. “Il modo in cui hai affrontato l’ultimo tratto, poi, è stato fenomenale. Hai fatto mangiare la polvere a quel gradasso di Shadow!” e continuò così per un po’, descrivendo e mimando tutti i dettagli della vittoria dell’amico.

Langa si accorse di stare sorridendo. Si era preoccupato per nulla. 

Ma con Reki era sempre così. Bastava che si nominasse qualcosa legato al podracing e il volto del ragazzo dai capelli rossi si illuminava per la contentezza. Langa certe volte non poteva fare a meno di invidiare quella spontaneità. Naturalmente anche lui provava gioia per le cose che gli piacevano, solo che non era bravo ad esprimerlo. 

Ba-bum. Ba-bum. Anche se forse con il podracing poteva rivelarsi diverso.

“Reki!” esclamò, interrompendo l’amico che ancora stava parlando.

 “Il podracing mi fa battere forte il cuore…” tentò di spiegarsi. “anche a te?” concluse, goffo. 

Il sorriso di Reki non si fece attendere ed era grande e luminoso come il sole di Nihon-3. “Certo amico. Il podracing è una delle cose più fantastiche che ci siamo”. Langa annuì contento. Non solo il podracing è fantastico, anche tu lo sei, Reki… pensò.

 

 

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Capitolo 3
*** Inquietudine ***


Kaoru spense il suo data pad e sospirò. Era inquieto e la cosa non gli piaceva.
Il turbamento non si addiceva ad un Jedi. Invece lui si sentiva così ogni volta che inviava il suo rapporto settimanale al consiglio dei Jedi su Coruscant.
La missione all’inizio gli era parsa semplice: andare sul pianeta Nihon-3 e indagare su un certo “incidente” avvenuto nella politica locale.
Dove “incidente” stava per indagine su un caso di corruzione in cui l’accusato, anzi gli accusati, si erano difesi dicendo di essere stati vittima di una “pressione mentale” e di essere stati spinti a commettere il crimine. Di essere stati manipolato con la Forza insomma.
Naturalmente l’idea di un Jedi che usava i suoi poteri per corrompere un politico era completamente ridicola.
I Jedi non si occupavano di politica e usare i propri poteri per scopi personale andava contro il loro Codice.
Gli agenti incaricati del caso infatti non avevano dato retta agli accusati e la loro difesa pubblicamente smontata. Ma Kaoru sapeva e anche il consiglio dei Jedi sapeva, che potevano esserci altri utilizzatori della Forza nella Galassia, persone senza gli scrupoli dei Jedi.
Naturalmente la parola “sith” era da usare con cautela e per il consiglio non c’erano abbastanza elementi per dichiarare anche solo possibile l’intervento di qualcuno addestrato dal Lato Oscuro.
Ma non occorreva che si trattasse di qualcuno addestrato e Kaoru lo sapeva.
Un essere Sensibile alla Forza ma non abbastanza potente per diventare un Jedi poteva, almeno in teoria, poter usare una manipolazione mentale di basso livello.
Quindi il consiglio Jedi aveva deciso di inviare qualcuno ad indagare e la scelta era caduta sul maestro Jedi Kaoru, il quale aveva subito accettato.
C’era però un problema che kaoru aveva taciuto.
Lui era originario di Nihon-3 e anche se erano anni che non visitava il pianeta, c’erano delle persone che aveva conosciuto prima di diventare un Jedi, persone che aveva amato. Una di loro in particolare.
E questo era un problema perché i Jedi potevano avere avventure ma non potevano legarsi sentimentalmente a qualcuno.
Ai Jedi infatti era proibito “l’Attaccamento” come lo chiamavano loro. La suoneria del comlink attirò l’attenzione di Kaoru, qualcuno lo stava chiamando. Si affrettò a rispondere. 

“Ehi, Kaoru...” disse una voce familiare dall’altra parte del comunicatore.

Per la seconda volta quel giorno, l’uomo si ritrovò a sospirare. Conosceva una sola persona che avesse l’audacia di chiamarlo per nome senza prima anteporre il titolo di “maestro jedi”. Il suo amico di infanzia Kojiro. A proposito di persone della sua vecchia vita. 

“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi...”

“Lo so, lo so” lo interruppe l’altro con la consueta maleducazione. “ma nihon ghiaccerà prima che io ti chiami in quella maniera pomposa”.

Kaoru sbuffò. “Non hai alcun rispetto per…”

“...per l’istituzione che rappresento, le tradizioni e blah,blah, blah” lo scimmiottò Kojiro.

“sei un troglodita”.

“E tu un quattrocchi spocchioso”.

“Gorilla!”

“Snob!”

Kaoru si morse la lingua. Quella sequela infantile di insulti non si addiceva ad un Jedi. Non sapeva perchè, ma ogni volta che c’era di mezzo Kojiro perdeva la calma e finiva sempre per abbassarsi al suo livello. “Lasciamo perdere. Perché mi hai chiamato?”

“Volevo parlarti di quello sta succedendo alla ‘S’ ultimamente” spiegò Kojiro. Kaoru si accigliò. “Siamo su una linea sicura?” 

“Certo che lo siamo, per chi m'hai preso, cherry?”.

All’improvviso il suo amico kojio sparì, sostituito dall’agente dei servizi informativi che collaborava con i jedi all’indagine.

“bene, joe” disse allora il jedi, usando anche lui lo pseudonimo che l’altro utilizzava nel mondo delle corse.

“allora dimmi, che accade?”

“Hai presente il novellino di cui parlano tutti, quello che ha vinto la sfida con Shadow?”

“Certo”.

“Beh, ti ricordi che ha fatto quel salto spettacolare proprio nell’ultimo tratto? E’ stato una manovra così eccezionale che mi chiedevo se…”

“se per caso non avesse usato la Forza?” completò Kaoru per lui. Naturalmente Joe ci aveva visto giusto, aveva percepito un disturbo nella forza durante la gara, e la fonte era quasi sicuramente il novellino, quello Snow. 

“Sì, è così” rispose Cherry. 

“Allora avevo visto giusto” esclamò Joe. 

“Ma non era il solo a causare il perturbamento nella Forza che ho avvertito…” cherry esitò “Ho percepito anche la presenza di Adam”. 

La reazione di joe non si fece attendere “Quel bastardo!” sbatté il pugno sul tavolo “Scommetto che il novellino ha attirato la sua attenzione” “Esatto…” Kaoru rabbrividì ricordando come aveva avvertito la presenza di Adam nella forza, come un'oscura e gelida nube di tempesta che si espandeva sempre più. “che cosa conti di fare?” chiese Joe. “Osservare, per ora” rispose Kaoru “devo scoprire le estensione dei poteri del ragazzo e se mi facessi avanti subito, scatenerei la reazione di Adam”. 

A Joe la cosa non piacque, naturalmente. 

“Non mi piace aspettare e chissà che potrebbe fare quel pazzo nel frattempo…”.

 “Sono convinto che avvicinare Snow per primo farebbe precipitare solo la situazione…” ribattè Kaoru. 

Joe sospirò. “se lo dici tu…”.

 Ciò nonostante l’altro acconsentì ad aspettare ed osservare. Kaoru promise che avrebbe partecipato al prossimo raduno della S e chiuse la comunicazione. La conversazione con l’amico gli aveva dato molto su cui riflettere.

 

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