Tenderly: Love Call!

di NightWatcher96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Errore di Katsuki ***
Capitolo 2: *** Un Cuore Distrutto ***
Capitolo 3: *** Incontri Casuali ***
Capitolo 4: *** Con il Cuore al Posto Giusto: la Battaglia della Vita! ***



Capitolo 1
*** L'Errore di Katsuki ***


Angolo della Quirkless

Buonasera, gente! Stavo guardando un episodio della serie tv "The Guardian Angel" e mi è venuta in mente questa One Shot che siccome è troppo lunga ho deciso di tagliarla in diverse parti. Detto questo Enjoy!




Il cuore pulsava forte nel cuore, le mani un po’ tremanti come visibile segno di felicità, lo sguardo che non perdeva neanche il più piccolo dettaglio. Il respiro era rapido mentre filtrava dal naso silenziosamente e le labbra non smettevano di tremolare, quasi a ritmo della vista che si annebbiava sempre più di lacrime.

“Domani…” sussurrò Kacchan, portando la mano ricoperta di cicatrici al suo petto. “Domani sarà il gran giorno…!”.

Izuku sorrise, annuendo, facendosi inghiottire in un famelico abbraccio. L’indomani sarebbe stato un giorno importantissimo, uno che avrebbero ricordato per sempre.

“Domani saremo una coppia per sempre” continuò piano il verdino, baciandogli affettuosamente le labbra. “Non dovremmo vederci, secondo le tradizioni delle nostre famiglie..”.

Kacchan sogghignò, avvicinandosi con l’inguine e le mani premute sul suo sederino sodo. Dio, quanto era perfetto, meravigliosamente attraente, così meraviglioso in ogni centimetro di quel corpo che in poco più che quattro anni era diventato privo di qualunque massa grassa, ma solo una definizione che avrebbe fatto invidia a qualunque sportivo.

“Sai che non me ne frega un cazzo, baby!” lo sorprese Kacchan, alzandolo in aria per volteggiare insieme. “Cazzo, domani il Number One Hero e il Number Two Hero si sposeranno! Non so se mi spiego! E’ una notizia per tutti i notiziari del Giappone! Ma che dico, di tutto il mondo!”.

Risero, perché in fondo non avrebbero saputo dimostrare in altri modi la loro felicità..
 


Kacchan fece un saluto da marinaio, con ancora un sorriso stampato sulle labbra mentre guardava il suo Izuku che lo salutava festosamente dalla finestra del secondo piano del modesto edificio dove avevano deciso di iniziare la convivenza insieme. Quella sera si sarebbero divisi e anche se non gli andava a genio questa tradizione una parte di sé voleva contare nervosamente ogni singolo secondo per tornare nuovamente a stringere a sé quei morbidi capelli e baciare quelle morbide labbra.

Si strinse meglio la giacca nera di pelle, chinandosi il cappellino corvino per celare la sua identità sebbene verso quell’ora non era così trafficato ma non fece che circa duecento metri prima di essere strombazzato con insistenza alle spalle.

“Baku-bro!” salutò festosamente Eijiro, accostando la sua fiammante auto sportiva rossa.

“Eh! E questa carriola da dove l’avresti presa?”.

“Ho avuto un affare da Momo! Suo zio è un grande venditore di auto sportive e non potevo tirarmi indietro!” commentò con un enorme sorriso. “Sali che ti porto a fare un giro! Sbaglio o questa è l’ultima serata da nubile che passi?”.

Kacchan gli fece il dito medio ma era evidente che era felice come un bambino e salì, notando solo allora, attraverso lo specchietto del cruscotto la presenza di Denki.

“Ehi!” salutò quest’ultimo felice. “Non mi avevi visto proprio, vero?”.

“Difficile non notarti, Pikachu!” lo rimbeccò sarcastico Katsuki, rivolgendosi poi a Kirishima che già si era allontanato da una lunga coda di auto ferme nel traffico e guidava per una strada illuminata da una serie di lampioni. Si vedeva la città specchiarsi nel mare all’orizzonte. “Dove si va?”.

“Non puoi dire che i tuoi amici non ti abbiano pensato, Kacchan!” commentò Denki, punzecchiandolo alla guancia.

“Ehi! Solo una persona può chiamarmi in questo modo e si chiam-“.

“…Izuku Midoriya?” lo interruppe giocosamente ancora Denki, rimettendosi seduto composto. “Eh, come dimenticare il Number One Hero che ti ha rapito il cuore?” sghignazzò per poi diventare un po’ malinconico. “Chi se lo aspettava che proprio tu ti saresti sposato per primo?”.

Eijiro guardò brevemente Denki attraverso lo specchietto, poi spostò lo sguardo curioso sull’espressione di Katsuki che contrariamente a ciò che avevano pensato sorrise genuinamente. Forse non avevano compreso veramente l’importanza di quel passo importante per il loro amico biondo.

Dopo circa venti minuti fatti di canzoni rock dallo stereo dell’auto che andava a velocità sostenuta, si fermarono vicino a un locale dall’insegna sfavillante.

“Crimson Rouge?” lesse stupito Bakugo. “Sai che questo locale non è adatto ai bambini!” commentò con quella solita vena sarcastica.

“Per questo ci stiamo andando. Devi proprio avere un’ultima serata da scapolo come Dio comanda!” ridacchiò Eijiro, scendendo dall’auto per poi chiudere l’auto con un telecomando tutto dorato. “Non ringraziarci. Lo facciamo con il cuore!”.

E di nuovo Kacchan fece loro il dito medio, nonostante fosse veramente contento ed aveva apprezzato.

Si avvicinarono all’ingresso dove la musica era così forte che si sentiva chiaramente. Un buttafuori però si avvicinò con una mano alzata.

“Tetsu Tetsu?!” esclamò Denki, sbattendo i luminosi occhi e passandosi una mano tra i capelli.

“Oh, non te lo avevo detto?” commentò sarcastico Eijiro, battendo il pugno con il vecchio amico-rivale della U-A. “Lui lavora per il boss di questo settore di città. E’ un Pro Hero di giorno e una guardia del corpo di notte! Con lui non si scherza!”.

“Puoi ben dirlo, amico! Dovete entrare?”.

“Secondo te?” commentò acido Kacchan.

Tetsu Tetsu concesse loro l’accesso non senza averli salutati con un pollice alzato. “Ehi, Bakugo!” chiamò però, facendolo voltare. “Congratulazioni! Domani sarà un grandissimo evento! Ho invitato un po’ di amici, spero non ti dispiaccia!”.

“Sarà indimenticabile. Per me potrebbe venire anche l’intero Giappone!” sghignazzò.
 


La musica era veramente assordante, ma era un locale molto delizioso. Il pavimento di marmo chiaro, a tratti ricoperto da tappeti rossi, ampie vetrate dalla quale ci si poteva godere di una vista mozzafiato. Camerieri sui roller offrivano drink costosissimi agli ospiti, c’erano anche tavoli verso il giardino illuminato a giorno, con tanto di piscina e intrattenimento a suon di ragazze in perizoma e orecchie di coniglietto.

C’erano anche portentosi ragazzi che ballavano su passerelle per infervorare soprattutto le signore che sganciavano bigliettoni nei loro perizomi striminziti.

“Ti piace, amico?” chiese Eijiro.

“Non male. Questa volta vi siete veramente impegnati” rispose l’altro, guardandosi ancora intorno. “E’ un posto perfetto per fare baldoria”.

“Oh, ma non è certo qui che la faremo!” evidenziò Denki con le mani dietro la nuca e un sorrisetto di chi la sapeva lunga. Lo superò, avvicinandosi verso una porta chiusa e premette un bottone: un ascensore segreto si aprì. “Saliamo?”.

Bakugo non si espresse, ma quando raggiunsero un piano inferiore rimase allibito: la musica era decisamente più alta, l’ambiente che ricordava molto i night club per gay e persone non binarie. Sembrava assistere a un vero Gay Pride, c’erano tante persone che se la spassavano, chi all’area bar ingozzandosi di arachidi e ingurgitando drink super-alcolici, chi ballava al centro della pista sotto al globo da discoteca, chi invece baciava fin troppo spinto contro le porte del bagno o contro dei pilastri portanti.

Su delle scale che portavano a delle suite al piano inferiore c’erano ballerine nude che ballavano.

Il biondo fischiò, applaudendo una volta sola. “Bravi, bel posto”.

“Sapevamo ti sarebbe piaciuto! Questa sera dobbiamo divertirci!” sorrise raggiante Eijiro, spingendolo dolcemente verso il bar, dove un cameriere subito fece cenno di chiedere. “Tre whiskey con ghiaccio, prego!”.

“Ma davvero? E pensi che lo reggerai, Capelli di Merda?” commentò sarcastico Katsuki, sedendosi su un alto sgabello dall’imbottitura nera, di pelle.

“Sono tante le cose che non sai” rispose sarcastico l’altro, prendendone subito un generoso sorso non appena furono serviti i bicchieri. Fece un rumore di gola, era piuttosto forte il sapore ma non diede segno di cedimento.

Anche gli altri due lo imitarono, Denki tossì leggermente ma si riprese, facendo ridere i suoi amici…
 


Deku osservava il suo tradizionale Hakama, con un Haori bianco. Sua madre aveva insistito nel cambiare il colore nero in uno chiaro per simboleggiare la sua purezza di spirito. Era così bello, aveva quasi paura di toccarlo, paura che se lo avesse fatto tutto si sarebbe distrutto.

In realtà era spaventatissimo, non immaginava di provare una simile tensione per un matrimonio anziché per una battaglia di vitale importanza. Deglutì un magone di saliva, arrotolandosi improvvisamente la manica destra della camicia che indossava: la cicatrice che si era procurato circa tre anni fa era diventata molto più scura. Quel colpo era molto pericoloso.

Solo Kacchan sapeva che erano circa diciotto mesi che non esercitava il suo Quirk, l’One for All, perché quella ferita conservava una piccola parte di un Quirk che distruggeva gli organi attraverso la pelle, le vene e il sangue. Lo stava rallentando, così la cura prescritta da Dave Shield, l’ex spalla di All Might che anche aveva partecipato alla cura, e padre di Melissa.

Se non avesse usato il suo Quirk sarebbe guarito fra cinque mesi. A volte temeva che Kacchan si disgustasse nel vedere un simile danno che dal braccio aveva maciullato spalla, parte del pettorale e l’avambraccio. Portava sempre maniche lunghe per non mostrare a nessuno il suo segreto.

Improvvisamente il campanello della sua porta squillò, facendolo sobbalzare.

“Arrivo” disse, affrettandosi ad aprire. Rimase sorpreso per le numerosi testoline femminile che lo accolsero raggianti. “Ragazze! Che bella sorpresa! Prego, entrate! Entrate e fate come se fosse casa vostra!”.

“Deku-kun! Abbiamo pensato di venirti a trovare, abbiamo pensato di portarti un posticino per il tuo addio al nubilato!” esclamò radiosa Ochako, prendendogli la mano. “Ci accompagnerà Todoroki-kun! Anzi, è già in auto, quindi non accetteremo un no come risposta, chiaro?”.

Tsuyu, Mina, Momo, Jiro e perfino Hagakure e Melissa erano lì con abiti molto casual ma anche eleganti, fatti di gonne e vestiti con giacche di pelle che mettevano ben in mostra le generose curve.

“D’accordo, mi arrendo. Mi farò prendere in ostaggio da voi ragazze, va bene?” sorrise il verdino, alzando le mani in difesa.

“E allora mettiti la giacca e le scarpe che si va!” sorrise Mina, con il segno della “vittoria!”.

Quando raggiunsero l’auto blu di Shoto, quest’ultimo sorrise dolcemente a Midoriya, facendo il gentiluomo per farlo accomodare davanti, accanto a lui. Mise in moto, guidando prima sulla strada principale per poi prenderne una secondaria.

“Dove andiamo di bello?” chiese curioso Deku, aggiustandosi il colletto della sua elegante giacca corvina bordata di rosso, regalo di Shoto tra l’altro.

“E’ una sorpresa, per cui ora si canta!” esclamò Mina, sporgendosi sui sedili anteriori per accendere la radio e mettere una musica ritmica ad alto volume. “Dobbiamo divertirci, stasera! Vero?”.

Si levò un felice grido di gioia e Deku non poté fare a meno di ridere…
 


“Ti piace quello che vedi, Hero?”.

Una donna nuda con orecchie da coniglio, coda a pon pon e stivali neri altissimi era dinanzi a Kacchan che ancora sorreggeva un bicchiere di whiskey in mano e sogghignava.

“Sì, sei una bella gnocca” commentò, anche se era evidente che fosse ubriaco.

Era la terza bottiglia che si scolava, i suoi amici invece se la stavano spassando ballando, sebbene in modo del tutto fuori sincrono e risate sguaiate.

“Se vieni con me ti faccio assaggiare qualcosa di interessante” disse, sedendoglisi in grembo, avvolgendogli una gamba in vita.

“Sei proprio un bel ragazzo. Strano che tu non abbia donne ai tuoi piedi”.

“Non ne ho bisogno. Tanto domani mi sposo!” esclamò Kacchan, versandosi un altro bicchiere. L’altra lo fermò, fu lei a versarglielo, ne bevve un sorso e provò a baciarlo, lui si scansò facendola imbronciare.

“Andiamo! Tanto sei ancora un uomo libero e anche un bel ragazzo, no?”.

Kacchan stavolta si incupì a tal punto di scrollarsela di dosso in malo modo. La coniglietta emise un suono rabbioso dal profondo della gola, prese il bicchiere di whiskey, ne bevve un sorso generoso e lo sbattè con foga sul bancone, sculettando via, non senza essersi data una scrollata ai lunghi capelli corvini.

Il biondo espirò visibilmente sollevato, passandosi una mano tra i capelli. Tutto quell’alcool gli aveva fatto alzare la temperatura ed aveva la fronte sudata, oltre che la vista un po’ annebbiata. Forse quelle tre bottiglie non erano state un’idea grandiosa, sicuramente avrebbe vomitato.

-Ma domani mi sposo… dev’essere tutto perfetto!- pensò, mentre la sua attenzione ricadeva sui suoi due amici che ballavano a ritmo delle loro risate al centro della pista e fra un inciampo e una frase con poco senso tentavano anche di ricongiungersi a lui.

“Ehi, alza il culo e spassiamocela!” gridò Denki, con il pollice alzato.

“Amico! Quella coniglietta ti stava seducendo o cosa?” rise anche Eijiro, scompigliandogli i capelli.

“No, era solo una prostituta. A me interessa solo un ragazzo”.

“Sì, sì! Lo sappiamo! Per questo ti abbiamo portato qui, cosicché ti potessi dimenticare momentaneamente di lui!” tagliò corto Denki che si era stranamente ripreso dalle sue risate, per cui andiamo a spassarcela!”

Peccato che i problemi erano proprio dietro l’angolo.


 
Essere figlia di persone ricche aveva numerosi vantaggi e Momo era sempre molto felice di evidenziarlo attraverso la sua estrema disponibilità. Infatti era stata una sua idea andare a sorpresa a casa di Deku per trascinarlo nientepopodimeno che al Crimson Rouge, il locale più in voga del momento.

Deku e Shoto avevano la stessa espressione stupita nel vedere il gorilla donna che permetteva l’accesso secondario all’eroina Creaty, che aveva mostrato un pass pure firmato dalla famiglia Yaoyorozu Sarebbero entrati direttamente dalla seconda entrata per raggiungere il piano più in basso del locale e divertirsi.

E quando varcarono la porta bianca dopo un lungo corridoio dove la musica si sentiva appena ma faceva vibrare vetri e pavimenti, furono investiti da una marea di gente, divertimento, musica e ballerine pressoché nude che giravano in mezzo ai clienti per scroccare qualche bigliettone.

“Solo il meglio per il nostro Midoriya!” sorrise Momo, spostandosi di lato per mostrare il fascino di quel posto proibito. “E voglio ringraziarti per avermi permesso di organizzare il tuo matrimonio!”.

Deku sorrise, agitando una mano com’era solito fare quand’era imbarazzato. Come poteva dire a tutti che era stata una ferma proposta di Momo organizzarlo? Quando l’aveva saputo subito si era imposta di preparare tutto, curare nei minimi dettagli che non avrebbe potuto dir di no.

“Deku-kun, balliamo!” esclamò Mina, trascinandoselo per una mano verso la pista.

Anche gli altri la seguirono, per una volta era bello abbandonare le vestigia di Hero ed essere semplicemente ragazzi di venticinque anni che si divertivano.

“Non correre, Mina-chan!” ridacchiò il Number One Hero ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Il tempo si fermò letteralmente, la sua mente congelata. La musica sparì dalle sue orecchie. La bocca che si apriva per lo sgomento, il cuore che galoppava furiosamente. Improvvisamente sperò che era solo già ubriaco e basta.

Perché aveva guardato? Perché era venuto in quel posto? Perché si sentiva mancare così?

Vicino alla porta del bagno, a pochi passi da lui, c’erano due persone in atteggiamenti intimi spinti.

“Oh, mio Dio!” esclamò alle sue spalle Momo, portandosi una mano alla bocca, atterrita.

Kacchan era fiero in piedi mentre Eijiro lo baciava e peggio, gli pompava il fallo con voglia e vigore. Denki invece gironzolava con il suo “Yeah!” tutto confuso di alcool mentre sprizzava scariche elettriche di tanto in tanto.

Katsuki aprì gli occhi, la visione sfocata non aiutò per i primi cinque secondi, poi si sentì letteralmente sprofondare nell’Inferno. Con violenza si staccò di dosso Eijiro, cercando di coprirsi l’eccitato fallo in qualche modo.

“Cazzo! Deku!” esclamò, visibilmente rosso in viso.

Deku respirava sempre più velocemente, sembrava in iperventilazione. Shoto fu il primo a rendersi conto che Deku era sotto shock, con quello sguardo ampio, macchiato di lacrime e pallido in viso.

“Midoriya, calmati!” provò, afferrandolo per le spalle.

“Bakugo! Che cazzo pensavi di fare, eh?!” intervenne infuriata Mina, puntandogli un dito contro, guardando poi Eijiro che si stava rialzando a fatica in piedi. “E tu? Sei un maiale, Kirishima!”.

“Ah, ma di che cosa stai parlando? Lo sanno anche i muri che io e Kacchan ce la siamo sempre spassata fin dai tempi della UA!” commentò quest’ultimo con un sorriso ampio e fin troppo veritiero.

Shoto sentì emettere un “tch” dalla bocca di Deku che aveva i pugni stretti e il suo Quirk che iniziava ad avvolgerlo con scariche elettriche verdastre. Il suo viso era completamente furente, lo sguardo collerico, le lacrime che sgorgavano sulle guance lentigginose e il corpo che tremava di rabbia cieca.

Spostò malamente Shoto da un lato, quest’ultimo barcollò colto all’improvviso, poi caricò l’indice prendendo bene la mira del viso di Katsuki con l’altra mano: era deciso a colpirlo con un proiettile-smash. Non gli importava se il suo corpo sarebbe stato ulteriormente danneggiato dalla ferita.

“Bastardo…!” ringhiò, ignorando che la musica nella sala si era fermata e le persone ora guardavano il tutto con il fiato sospeso.

“Deku-kun, ti prego calmati!” provò Ochako, afferrandogli il braccio per evitare tragedie. “Domani ti sposi!”.

“Non ci sarà più nessun matrimonio! Quello schifoso si stava scopando Kirishima! E non so da quanto tempo va avanti questa storia!” scattò, con più lacrime, cercando di riprendere la mira. “Mi fai schifo, Katsuki Bakugo! Mi avevi giurato eterno amore e invece…! Era solo una pagliacciata!”.

L’ultima parola fu quasi un sussurro, perfino Shoto sentì tutta la tristezza dell’amico e una rabbia pervaderlo verso Kacchan che aveva ancora uno sguardo di sgomento sul viso ed era incapace di parlare.

“Bakugo, tu non dici nulla? Guarda come sta soffrendo Midoriya!” rimproverò duramente Momo, sferzando l’aria con un braccio.

“Deku... mi dispiace, è stato solo un momento! Ero ubriaco e-“.

“Non mi interessano le tue scuse!” ruggì il verdino, scagliando il primo proiettile. “Cosa pensavi di fare? Prendermi in giro anche dopo sposati? Ma ti sei salvato! Chi si prenderebbe un rifiuto come me, vero?”. E ancora un altro, più potente del primo. Katsuki aveva evitato con un rapido scatto verso sinistra, trascinandosi anche Eijiro che non era in condizione di combattere. “Anche adesso non te ne frega niente di me?!”.

“Deku, calmati! Mi dispiace! Ma lo sai che ti amo!” provò il biondo.

Fu un battito di ciglia a tradirlo: quando aprì gli occhi si ritrovò Deku e il suo braccio caricato tutto all’indietro per un Detroit Smash e non poté evitarlo del tutto. Il gancio lo colpì all’avambraccio così duramente da provocargli un’escoriazione e un dolore lancinante.

Il suo braccio sinistro rimase per un attimo indolenzito, forse aveva subito qualche frattura perché il dolore era sempre più crescente. Ma non era nulla paragonato a quello che stava provando nel vedere il suo futuro sposo in quello stato.

“Midoriya, non possiamo arrecare danni qui!” provò Shoto, bloccandolo per il braccio destro. “Per favore, calmati!”.

“Sei un mostro Katsuki! Perché mi hai fatto questo il giorno prima del matrimonio? Perché?!” urlò, caricandosi con maggior potere.

“No! Non usarlo, Deku! Ti distruggerà!” pregò Katsuki, correndo verso di lui prima che avrebbe potuto usufruire del suo One for All al cinquanta per cento con un Texas Smash.

Lo afferrò in un abbraccio buttandosi in terra. Ma non ottenne l’effetto sperato, il suo amore per il verdino gli fece abbassare la guardia e Deku lo stupì con un calcio alla tempia, sbattendolo verso una fila di tavolini che andarono letteralmente in frantumi.

“Adesso basta, Midoriya! Stai esagerando! Lo vuoi uccidere per caso?” scattò Eijiro, attivando il suo Indurimento.

Qualcosa scattò in Deku, si alzò con una furia cieca nello sguardo, caricando il suo pugno destro per marciare e poi correre a piena carica verso quello che si era trasformato in un nemico. Voleva solo distruggerlo e basta. Non gli importava più di nulla!

“Detroit…!” urlò per grande sgomento dei suoi amici.

“NO!” urlò Katsuki, ancora in terra con una tempia spaccata e il sangue ad imbrattargli mezzo viso.

Eijiro chiuse gli occhi: non aveva mai ricevuto un colpo di Midoriya quasi a metà potenza, forse non si sarebbe salvato dalla sua furia.

Ma il colpo non arrivò mai.

Deku era fermo in piedi, tremando, l’One for All non c’era più a infondergli potenza. I suoi occhi erano sbarrati nel vuoto, carichi di dolore e lacrime. Improvvisamente si artigliò una spalla e urlò a squarciagola, cadendo in terra.

Shoto fu il primo a soccorrerlo. “Midoriya, che succede? Che sta succedendo?!”.

“Presto! Togliamogli la camicia! Qualcosa sta serpeggiando sul suo collo!” gridò Momo, creando immediatamente una barella che Ochako fece volteggiare con il suo Quirk Zero Gravity. Lo misero lì sopra e quando rimossero il tessuto rimasero allibiti. “Mio Dio, ma che cos’è?”.

Mezzo corpo era diventata una gigantesca piaga, rossa viva e pulsava, Deku stava ancora urlando, il dolore insopportabile.

Improvvisamente iniziò a sputare sangue e a diventare sempre più debole.

“Dobbiamo portarlo in ospedale!” fece Ochako, afferrando il suo cellulare dalla pochette che aveva in mano.

“No!” scattò Bakugo, tentando di alzarsi. Il colpo era stato forte, tutto il suo corpo gli faceva male.

“Tu stanne alla larga! E’ già troppo quello che hai fatto!” lo spintonò Mina, interponendosi fra lui e Izuku.

“Togliti di mezzo, Occhi da Panda!” ruggì l’altro, spintonandola a sua volta. Mina per poco non cadde di schiena, ma Shoto intervenne, con una piccola fiammata. “Non capite che non può andare in ospedale? Non in uno normale?!”.

“E dove dovrebbe andare allora?” ringhiò anche Tsuyu.

Melissa comprese tutto. “Chiamate il Signor Might, io mi occupo di far venire un elicottero per portare Deku su I-Island. Solo lì possiamo cercare di contenere l’infezione” istruì con un tono di chi non avrebbe ammesso repliche.

“Infezione?” chiese stupida Ochako.

“E’ una lunga storia. Ve la racconterò strada facendo. Per ora la nostra priorità è salvare Deku” sospirò Melissa, con una stretta al cuore…
 

 

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Capitolo 2
*** Un Cuore Distrutto ***


Angolo della Quirkless

E finalmente eccoci alla seconda parte di questa storia. Beh, sta diventando un po' difficile da scrivere perché voglio spiegare alla bene i sentimenti dei protagonisti. Ma la storia non può che andare avanti! Detto questo, Enjoy!



 

Due anni fa…

 

Il gelo era persistente, rendeva il paesaggio surreale, colorando d'azzurro le montagne altissime e bianchissimo il paesaggio. Ora dopo ora tutto iniziava ad essere un'unica massa candida e gelida.

I polmoni facevano male, respirare era sempre più difficile e la vista era costantemente offuscata dalla neve che cadeva fitta ma tendeva a una direzione confusa per via del freddissimo vento. Questa missione era stata assegnata a solo due Pro Hero, il Number One e il Number Two.

"Quanto manca?" urlò Katsuki, poco dietro Deku. Il freddo gli rendeva il corpo più pesante, molto difficile da muovere anche per via del suo Quirk che necessitava di sudore. "Deku, la tormenta è troppo forte. Dobbiamo accamparci prima di che sia troppo tardi!".

Deku si guardò intorno: adesso c'erano alberi e nebbia; se non fossero stati attenti sarebbero potuti sprofondare in qualche parte o peggio, qualche slavina o valanga avrebbe potuto trascinarli via. Perfino il vento rumoreggiava nelle orecchie. In effetti tutto iniziava a pesargli sul corpo stanco. Erano dopotutto circa tre ore che camminavano su quella montagna, dopo essersi calati con un elicottero dove avevano ricevuto precise istruzioni da Endeavor, All Might e Shoto, il Number Three degli Hero.

Le mani guantate di Katsuki gli si appoggiarono sulle guance, Deku si era perso nuovamente nei pensieri a quanto pareva. Sorrise un po', cercando di immortalare lo sguardo torvo dell'altro prima di unirsi in un caldo bacio.

"Cerchiamo un-".

Deku gli poggiò una mano sulla bocca, guardandosi intorno con attenzione. Video Katsuki in allerta, nuovamente con quello sguardo determinato e in attesa, una leggera scia di adrenalina per un imminente combattimento. Il "click" si udì di nuovo, questa volta molto più metallico di prima, nitido attraverso la tormenta.

Kacchan si mosse per primo, si buttò in terra a peso morto trascinandosi anche Deku che immediatamente piegò il dito indice della mano sinistra e sparò un colpo con il suo One for All. Colpì di striscio un albero, tranciandone il tronco in un rumore tagliente.

"L'ho mancato!" sbuffò, mentre l'altro si rimetteva in piedi e gli porgeva una mano.

"Ma bene! Che sorpresa! I due migliori Pro Hero di tutto il Giappone hanno deciso di venirmi a trovare! Ma che gentili!" esclamò improvvisamente una voce molto giovanile, estremamente felice ma anche con un certo sarcasmo. Deku e Katsuki si fecero cenno di tacere e di cercare silenziosamente. "Avevo giusto voglia di provare il mio nuovo esperimento, il mio Quirk ora che è potenziato merita di essere valutato da due Pro Hero!".

"Hai rotto il cazzo con questo tuo sbraitare! Esci fuori!" ruggì Kacchan, adocchiando un'intercapedine fra la neve. Si vedeva a malapena l'entrata, con tutta quella neve e tutti gli arbusti che creavano uno sbarramento naturale, ma avevano trovato una traccia. Indicò con l'indice a Deku di puntare lì, per distruggere ed entrare nel covo. "E tu pensi che ci batterai?" continuò con un ghigno.

"Ah ah! Non si fa!".

Katsuki sentì un gridolino alle sue spalle: Deku era riverso su un fianco, tenendosi il braccio sinistro dove capeggiava una macchia rossa che aveva strappato un lembo della sua tuta verde. Lo aiutò immediatamente, controllando lo stato della ferita che almeno non sanguinava.

"Bastardo! Maledetto, non si fa!" canzonò la voce, sbucando da dietro un albero avvolto in parte dalla nebbia. 

Era alto un metro e settanta, fisico magro, avvolto da un uniforme completamente nera con tanto di cappuccio. Aveva un mantello di uno sgargiante color scarlatto e sia naso sia bocca erano protetti da una museruola d'acciaio che ricordava il duplicatore di voci di Shinsou. Aveva un ciuffo di capelli biondi che sventolava nella tormenta e penetranti occhi di ghiaccio chiarissimi. Nella mano sinistra ardeva uno strano fuoco azzurrato, con un nucleo rosso che sembrava ardere come la rabbia di Kacchan. 

"Chi sei?" ansimò Deku, nonostante il dolore stesse diventando sempre più insopportabile.

"Mmh, davvero vuoi saperlo? Per sbattermi in gattabuia? Magari al Tartaro?" schernì l'altro, muovendo le dita per cancellare quella fiamma e farla comparire più piccola sull'indice. "O vuoi sapere che cosa ti ha colpito?".

Kacchan guardò la macchia rossa sul braccio di Deku, poi di nuovo quel pazzoide Villain. Non poteva attaccarlo, quel Quirk era potenzialmente pericoloso. L'uomo di nuovo cancellò la fiamma per applaudire una sola volta. 

"Il mio Quirk uccide da dentro. Lo scoprirai tu stesso, Izuku Midoriya. Molti vorrebbero sottrarti il Quirk, io ho solo voglia di distruggerti perché sei il simbolo della Pace. Questa società è talmente corrotta che nessuno merita di essere salvato!" continuò mellifluo, tuttavia avvampò nel rimarcare a denti stretti sull'ultima frase. Puntò indice e pollice verso Deku, come se fosse stata una pistola e un sorriso gli alzò gli zigomi, facendogli socchiudere gli occhi. "Ricordati il mio nome, Hero… Hisashi".

Deku e Kacchan spalancarono gli occhi, quel nome era terribilmente familiare. Il padre di Izuku che non era mai più tornato dall'Europa aveva il medesimo nome. E il cognome? Il primo aveva quasi paura di scoprirlo.

"Perché sei così sorpreso, Hero? Ma tranquillo, non ho alcun sudicio legame di parentela con te. Il mio cognome non è certo Midoriya. Curioso, non trovi? Potremmo avere la stessa età" e giù una risata sadica e sprezzante. Allargò l'altro braccio, per agganciare la mano sul braccio che tendeva verso Deku, continuando: "Sayonara, Number One Hero!".

Katsuki e Deku richiamarono istantaneamente i loro Quirk, il primo si lanciò con una serie di scoppiettanti fiammate per uno sprint rapidissimo, il secondo volò letteralmente con il suo One for All al trenta per cento. Scagliarono un pugno fiammante e un calcio elettrizzante, alzando neve e nebbia condensata.

Non ci impiegarono molto a capire che Hisashi era anche molto veloce e in un attimo, poco prima dell'impatto si era celato su alcuni rami di alberi lì intorno. Teneva ancora quella mano puntata a mo di pistola contro Deku. 

"Tempo scaduto" mormorò, fingendo di sparare con uno "Swish" con un tono basso, una sorte di sospiro a labbra aperte. 

Era a poca distanza dal colpirlo, il corpo avvolto dal potere più puro, in una tonalità chiara: con un Manchester Smash avrebbe avuto la vittoria, seguito da un colpo fiammante di Katsuki, poco dietro di lui… eppure si bloccò a mezz'aria, cadendo sulla neve. 

Deku rimase con gli occhi spalancati, registrando con estrema lentezza Katsuki che urlava qualcosa mentre teneva testa ai veloci pugni e parate a palmi aperti del nemico, spostandosi di ramo in ramo. Poi il cuore incalzò in battiti rapidi, il corpo che tremava, il respiro che sbucava in nuvolette bianche. E il dolore, come una scarica elettrica, poi un calore lungo tutto il braccio precedente colpito. Urlò come non aveva mai fatto in vita sua, senza poterlo fermare. 

Katsuki si sentì investito da una rabbia sovrumana: calcolò in un attimo il secondo di troppo che Hisashi avrebbe impiegato di lì a poco per atterrare sulla neve, gli sparò una fiammata in faccia, si catapultò oltre la sua testa e lo afferrò per il cappuccio, sbattendolo di volto più e più volte contro lo spesso tronco di un albero. Lo lasciò quando iniziò a vedere sangue, la maschera incrinarsi e pure qualche dente, quando la rabbia lo abbandonò, quando colui che aveva osato ferire il suo Izuku aveva perso conoscenza.

Lo scaraventò a terra, bloccandogli immediatamente le mani con delle manette ricevute da Endeavor proprio per catturare il Villain che aveva spedito in ospedale e poi alla morte i migliori Pro Hero con il suo Quirk dalla natura sconosciuta. Quest'oggi lo avrebbero scoperto!

Lo bendò, lo imbavagliò e lo legò a un albero, non volendo correre alcun rischio.

"Bastardo di merda schifoso!" ruggì, correndo poi verso Deku che ancora urlava, ora potendosi muovere. "Oi! Deku! Che succede? Deku!" chiamò, quando iniziò a notare una macchia rossa serpeggiare lungo il viso. Freddo o no, gli slacciò il costume e rimase pietrificato nel vedere mezzo corpo che era come ustionato, le vene gonfie e scarlatte, come se avrebbe potuto esplodere di lì a poco. 

Chiamò immediatamente Endeavor, cullando Deku, pregando di fare in fretta, di salvarlo, di fare tutto il possibile!

 

Per tutto il viaggio a bordo di uno degli elicotteri super-equipaggiati di I-Island non lasciò il capezzale di Izuku neanche per un momento, era completamente assente, il suo cervello gli mostrava a loop infinito quello spettacolo terribile sul corpo del suo compagno di vita. 

"Il prigioniero è sveglio" sentì mormorare da due guardie dei servizi segreti alle sue spalle.

La rabbia lo pervase, non si fece notare da nessuno quando sgattaiolò nello stanzino di tre metri per tre dove si trovava quel Villain. Notò subito All Might e Endeavor con Shoto che lo interrogavano senza successo. Tutti quei colpi, gli venne da pensare mentre entrava senza chiedere permessi, gli avevano fracassato il viso, il naso e maciullato tutte le labbra, con qualche dente, rendendolo terrificante.

Quando i loro occhi si incrociarono il suo passo deciso mutò in uno sprint e un pugno violento gli si abbattè contro il viso, facendo collassare il capo di Hisashi, sbattendolo duramente contro le paratie di metallo che rivestivano i muri.

Il tonfo fu intenso, tanto da zittire i tre Pro Hero.

"Che cosa hai fatto a Deku?" urlò afferrandolo per la gola, con tutta la rabbia possibile. "Parla, o ti ridurrò in briciole!".

"Non ho paura di morire, tu perderai qualcosa a te molto prezioso, io potrò ricongiungermi alla mia sorellina che voi Hero non avete salvato dalla catastrofe di Shigaraki!" urlò il nemico, tirando indietro il collo nonostante la stretta presa salda. "Aveva solo otto anni quando la nostra casa per colpa di Gigantomachia la uccise distruggendosi sulla sua testa! Ed io dov'ero? A sognare di diventare un Hero!".

Quante perdite in quel giorno di sette anni fa? Il flebile ricordo di Midnight venne in mente. 

"Tutti noi abbiamo perso qualcosa per colpa di voi Villain! Non hai alcun diritto di andare in giro a uccidere Pro Hero!" ruggì Kacchan, aumentando la stretta. Hisashi si sentì istantaneamente mancare l'aria, le lacrime della disperazione colare lungo le guance e la lingua che cercava di chiedere aiuto.

"Bakugo, lo ucciderai così! Non interroghiamo così i Villain!" intervenne Shoto.

"Non sappiamo che cosa ha fatto a Deku!" scattò fumando di rabbia. I capelli gli oscuravano la vista, ma non sfuggì una lacrima lungo la guancia pallida. "Prega che non muoia o tu sarai il prossimo!" pronunciò con voce letale. Lo lasciò andare, ignorando i colpi di tosse per prendere boccate di ossigeno dell'altro.

"Il mio Quirk…" ansimò, in un blando tentativo di prendere fiato. "E' stato potenziato. La chimica è la chiave di ogni cosa. Poter attrarre oggetti metallici non era granchè quando poi ho assunto una discreta quantità di Solfuro di Sodio, Ossigeno e Benzotene il mio Quirk è cambiato. Appena colpisco la pelle del nemico una parte del mio Quirk entra in circolo, attivandosi all'utilizzo dell'altro Quirk, scavando attraverso le vene e raggiungendo i muscoli principali. Lì, rilascia una sostanza mortale, simile al cianuro ma molto più rapida, capace di mandare in cancrena e necrosi tessuti e ossa e uccidendo da dentro!".

"Quindi, Midoriya…!" esclamò Shoto, incredulo.

"Ha ancora una sottile speranza, non ha usato troppo Quirk" sorrise negativamente Hisashi. "Ma appena lo userà morirà in circa tre ore!".

Katsuki non rispose più delle sue azioni, si avventò sui suoi capelli, iniziando a prendergli a ginocchiate il volto fino a renderlo un pasticcio di sangue. A nulla valsero i richiami, la forza congiunta dei tre Hero per fermarlo. Deku non poteva morire!

 

In un piccolo laboratorio Melissa e suo padre avevano già capito quanto grave fosse la situazione di Deku, intubato e privo di coscienza. Il suo corpo era gravemente ferito, alcuni organi necessitavano di trattamenti medicinali specifici. Parte del corpo era ancora ricoperto da piaghe scarlatte e gonfie. Il fegato, l'intestino e un polmone rischiavano di collassare per una carezza ingente di globuli rossi e bianchi.

"Papà, aumenta il dosaggio dell'antibiotico, Deku non sta rispondendo bene!" esclamò Melissa, guardando il battito cardiaco che rallentava.

David non perse tempo, mescolò in una siringa una sostanza lattiginosa e la iniettò in un sondino posto nel braccio ancora sano: rimasero con il fiato sospeso per qualche secondo, poi il cuore iniziò a battere regolarmente. E solo allora sospirarono.

"Prepariamo un'altra dose, cambiamogli subito le bende del lato inferiore e usiamo antibiotici più potenti, con anti-coagulanti. Non potrebbe sopravvivere con un rischio elevato di una trombosi o un ictus. Melissa, controlla i livelli di ossigeno, anche quelli del sangue e i battiti cardiaci. Io inietto" spiegò David. 

"Battito cardiaco in aumento lieve, ossigeno in aumento. Mancano globuli bianchi" elencò la bionda ragazza. "Papà, non sta rispondendo ancora!".

"Non mollare, Deku! Hai salvato me e mia figlia, non puoi farti sconfiggere da un Villain del genere!" pronunciò l'altro, pregando che l'ultima siringa contenente nano-robot pronti a fermare l'infezione nel suo corpo avrebbe funzionato. La iniettò tutta la sostanza trasparente: il petto di Deku prese a muoversi rapidamente, poi si stabilì, così come anche le sue onde celebrali. "Aspetteremo due ore. Non ci resta che monitorarlo"…

 

"E dopo una settimana di terapie Deku si risvegliò, il suo corpo era arrivato a una fase di stallo. Visto che io e mio padre stavamo lavorando su una cura sperimentale per annullare l'effetto di quel Quirk, gli chiedemmo di non esercitare il suo o tutto sarebbe stato vano. Avevamo sperato che dopo diversi mesi potevamo contare su un miglioramento e invece è bastato così poco per ridurlo nuovamente in questo stato".

Il racconto di Melissa aveva squarciato i cuori dei presenti. Midoriya aveva tenuto nascosto tutto questo senza mai abbandonare il suo lavoro da Hero. 

"Ma, Melissa… c'è ancora speranza che possa sopravvivere?" domandò preoccupata Ochako, prendendole la mano per guardarla. 

"A differenza della prima volta abbiamo ultimato la cura. Dobbiamo solo sperare nella sua forza di volontà, visto che richiederà molta energia e la totale assenza di Quirk. In tutto questo tempo io e mio padre abbiamo continuato a lavorare sui nostri nano-robot per migliorare l'efficienza di una cura fatta dall'interno del corpo umano, quando non si può contare su un trapianto".

Su I-Island, in una stanza d'ospedale, Deku riposava pallidissimo, il corpo bendato, elettrodi sparsi su tutto il corpo, gli occhi ostinatamente chiusi e una mascherina d'ossigeno sulle labbra screpolate. 

"E pensare che volevamo solo dargli una piccola festa" gemette improvvisamente Momo, in colpa. "Invece è finito tutto in una tragedia".

"Non potevamo saperlo" intervenne Hagakure. "Bisogna capire che cosa c'è tra Kirishima e Bakugo".

Alla menzione dei due cognomi, i presenti si fecero molto più torvi. Una volta arrivati all'ospedale, Melissa aveva dato disposizioni ad alcuni dottori forzuti di tenere Denki, Eijiro e Katsuki in tre stanze separate per una lavanda gastrica in modo da espellere tutto l'alcool ingerito. Non voleva rischiare di far saltare tutto per aria, conoscendo il carattere esplosivo di Ground Zero.

"Per ora non possiamo fare molto. Abbiamo iniettato ben tre dosi dei nano-bot, dobbiamo solo aspettare e monitorarlo. Il suo corpo è in uno stato molto delicato" espirò David, poggiando una mano sulla fronte di Deku. "La sua temperatura è molto bassa. Non va bene, se andasse in ipotermia a causa di quel Quirk, potrebbe distruggere i nano-bot e rendere invano il trattamento. Melissa, procurami circa tre coperte termiche, dobbiamo in qualche modo innescargli la febbre".

"Meglio se andiamo fuori, ragazze. Dovremmo anche avvisare che il matrimonio è ormai saltato…" proferì tristemente Momo. 

"Che diremo alla stampa?" sospirò Mina, aprendo la porta. Per poco non gridò di terrore a due occhi rossi dispiaciuti che la fissavano con un enorme senso di colpa. "E tu che vuoi? Non puoi stare qui, vai da un'altra parte! Anzi, tornatene a casa che hai già fatto abbastanza!". 

Momo ebbe la brillante idea di spingere tutti fuori dalla stanza di Deku per non destare problemi, dopotutto era un ospedale e anche molto rinomato. Kirishima sembrava molto più lucido di quanto non fosse stato prima, aveva un cerotto sulla guancia e gli occhi arrossati. Si torturava nervosamente le mani, non riuscendo a mantenere un contatto visivo.

"Non so cosa mi sia preso, ma non è vero che io e Baku-bro ce la siamo spassata fin da tempi del Liceo" pronunciò. "Ero solo arrabbiato che mi avessi chiamato maiale, però mi vergogno di aver fatto tutto da solo. Ero talmente ubriaco che mi sono buttato su Katsuki dicendogli che Izuku non lo avrebbe mai scoperto ed era solo un innocente gioco per testare chi baciasse meglio" raccontò, sempre più tremante di vergogna. "Ma poi mi sono fatto prendere la mano, Katsuki che mi incitava a proseguire ed io poi…".

"Sei stato un vero idiota. Delle semplici scuse non basteranno! Midoriya è distrutto!" rimproverò ancora Mina, facendo un passo avanti. "Ero convinta che tra di noi le cose fossero chiare, Ei… e invece dovrai darmi delle scuse".

Kirishima non trattenne le lacrime e dopo diversi anni sentì nuovamente quell'opprimente debolezza schiacciargli il petto, fargli male. Sentì di aver effettivamente fatto qualcosa di estremamente grave. 

"Mi dispiace…" sussurrò con le lacrime che cadevano copiose. 

Mina, nonostante la rabbia che covasse dentro, si sentì anche un po' in colpa, non era abituata a tenere distante una persona, a meno che non fosse un Villain, quindi dolcemente gli prese una mano e lo trascinò via, facendo un cenno alle sue amiche che capirono che avrebbe fatto qualcosa lei per calmare, punire e forse perdonare Red Riot.

"Beh, vado a vedere che dice Denki" annunciò improvvisamente Jiro, sapendo che il suo fidanzato storico era stato ricoverato nella stanza ventuno. Salutò, proprio come Mina, sparendo dentro un ascensore per raggiungere il secondo piano.

Momo e Ochako decisero di tornare a casa, sentivano la stanchezza di una notte veramente pesante. Shoto, che era rimasto silenzioso, si propose di riaccompagnare tutte, anche Tsuyu e Hagakure. Tutti avevano la stessa espressione: la morte nel cuore…

 

"Matrimonio annullato per i due Simboli della Pace…".

"Deku e Ground Zero: storia finita?".

"Il Simbolo della Pace rifiuta il matrimonio. Lealtà al popolo o solo capriccio?".

Katsuki aveva mal di testa e leggere le notizie di quegli inutili scoop non facevano che peggiorarlo. Come previsto, nonostante Endeavor avesse cercato di evitare di far saltar fuori il vero motivo dell'annullamento del matrimonio, alcune persone al Crimson Rouge avevano rilasciato delle interviste rapiti da ingenti somme di quattrini e adesso la maggior parte del mondo sapeva che Deku lo aveva lasciato.

-Stronzate!- era stato il suo pensiero, nonostante, ora a mente fredda, iniziava a pensare che effettivamente il suo Izuku non lo avrebbe voluto più vedere per il resto della vita.

Sospirò, aprendo e chiudendo la mano destra che a furia di quelle lavande gastriche per eliminare la post-sbronza e i vari medicinali si sentiva il braccio intorpidito. Due giorni, venti chiamate da suo padre, cinquanta da sua madre e centoventi messaggi da parte di Kirishima e altri suoi amici. Non aveva risposto a nessuno. Nemmeno alle due chiamate di Inko. Sua madre aveva tutto il diritto di volerlo morto. Già era stato complicato farsi accettare come fidanzato ai tempi del liceo, adesso aveva solo riportato le cose peggio di quelle di un tempo.

Voleva vedere Deku, ma Melissa e David gli avevano gentilmente detto di evitare, dato che la psiche di Deku, nonostante si fosse fortunatamente risvegliato da poco più che sei ore, era troppo debole per sopportare tutto. Ma non poteva lasciare le cose così, il giorno prima sarebbe stato celebrato il loro matrimonio.

Alla mano destra portava anche l'anello di fidanzamento. Ora si sentiva di non meritarlo.

Colto da un guizzo di rabbia e determinazione, buttò le coperte oltre il letto e si propose di andare a vedere il suo Deku. Sapeva che la stanza era proprio al piano superiore, la settantaquattro. Attento, salì una rampa di scale e raggiunse il piano in questione, tentando di mantenere un profilo basso.

"Ground Zero" chiamò una voce di donna alle sue spalle. Infastidito si voltò, era una candida infermiera con due occhi rossi e squame sulle guance traslucide. "Cerca Deku? Al momento è in cardiologia".

"Come in cardiologia? Che significa?!" esclamò il biondo, visibilmente scosso.

"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, sto bene".

Quella voce… quel timbro stanco ma inconfondibile. Il tempo sembrò rallentare e il corpo appesantirsi. Kacchan notò l'infermiera superarlo con un sorriso, dirgli qualcosa inerente al referto che portava tra le mani e quello sguardo che da dolce lo trapassò come lance roventi. Che si aspettava? Che lo avrebbe perdonato?

Era seduto su una sedie a rotelle, Melissa lo spingeva, anche lei sembrava turbata. Anzi, lo era e come. 

"Oggi ti dimettono, tornerai a casa" mormorò freddamente Deku. "Bene, sono contento". 

Era terribile a mentire. Kacchan non sentiva rabbia, solo rimorso; aveva pensato che, come un tempo, al suo risveglio Deku lo avrebbe perdonato e invece no. Avrebbe faticato per rimettere le cose a posto!

Melissa spinse Deku nella stanza, lo aiutò a stendersi sul letto, rimettendogli due elettrodi sul petto e una flebo nel braccio. Lo salutò e sparì, non senza aver degnato Kacchan di una lunga occhiata carica di avvertimenti. Deglutì, non aveva mai avuto questa paura in tutta la sua vita: entrò nella stanza e chiuse piano la porta. Ora era faccia a faccia con Deku.

"Come stai?" chiese, avvicinandoglisi al letto.

"Non nelle migliori condizioni. Il mio cuore è affaticato, dovranno passare circa otto mesi prima di riuscire a esercitare nuovamente l'One for All. Nel frattempo sarete tu e Shoto a proteggere i cittadini" pronunciò con voce atona, guardandolo.

"La piaga?".

"Si è fermata. Secondo Melissa il mio corpo dovrebbe essere in grado di guarire con quelle iniezioni costanti di nano-bot".

Notò che alla mano destra di Deku mancava l'anello. 

"Deku" disse, cercando di prendergli la mano. Ma l'altro la ritirò, dandogli uno sguardo tagliente. "Mi dimetteranno dopodomani. Tornerò a casa da mia madre".

"M… ma perché? Abbiamo il nostro appartamento!" replicò disperato Katsuki. 

Deku sospirò, guardandolo negli occhi con dolore vivido, poi voltò la testa verso la finestra dove fuori pioveva. "Io e te non siamo più che Pro Hero. Non c'è motivo di vivere insieme. Non c'è motivo di essere fidanzati. Non c'è motivo di sposarsi".

Katsuki strinse i pugni, rabbioso. Gli faceva male, Deku non gli aveva mai parlato con tanta rabbia, si sentiva di esplodere ma se lo meritava e allora perché voleva solo urlare? 

"L'anello non l'ho tolto. Tu però sì!" tuonò, afferrandolo per una spalla.

"Non toccarmi!" sibilò l'altro, schiaffeggiandogli la mano. "Mi sembra una presa per i fondelli! Perché dovrei tenere un anello che non ha più alcun valore? Se vuoi illuderti, fallo! Anzi, perché non chiedi al tuo Kirishima di sposarti?".

"Io non lo amo, Deku!".

"Non ti credo! Non ti saresti mai spinto con lui se fosse stato solo un gioco!" ruggì Deku, mettendosi seduto con rabbia. Ora stava ansimando, il suo cuore pulsava nel petto.

"Io sono innamorato di te! E' vero, non ci sono scuse per ciò che ho fatto, ma dammi una cazzo di possibilità!".

Deku iniziò a tossire, il cuore gli stava battendo a due ritmi diversi, sentiva di mancargli l'aria. Stava soffocando sotto gli occhi di Katsuki. 

"V… vattene via! N… non ti voglio… più… vedere!" ansimò.

Kacchan premette il bottone posto sulla testiera del letto per chiamare i medici. Approfittò del trambusto per sparire: ora era tutto finito ed era stata solo colpa sua...

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Capitolo 3
*** Incontri Casuali ***


Angolo della Quirkless

Eccoci qui con un altro capitolo. Mi ero detta che ne sarebbero serviti due, ma conoscendomi era impossibile stilare una One-Shot perché sul mondo di My Hero Academia le storie sono infinite! Detto questo, ringrazio chi mi segue, legge, recensisce o no: Enjoy!!!




 

Inko Midoriya aprì la porta di casa il più velocemente possibile, invitando ad entrare il suo Izuku, aiutandolo a sistemarsi sul divano. Al ragazzo non sfuggì la sensazione nostalgica di essere tornato a casa dopo tanto tempo, respirare la familiarità che tutto non fosse cambiato e la morbidezza del divano che gli fece tirare un sospiro di sollievo.

"E' bello riaverti a casa, Izuku" mormorò Inko, sedendoglisi accanto e prendendogli una mano tra le sue. "Adesso devi solo riprenderti. Hai rischiato veramente molto, tesoro".

Izuku teneva gli occhi bassi, due pozze verdi smeraldo scure di tristezza e collera. Non rispose, fece solo afflosciare la mano stretta in quelle più piccole e delicate della madre che non ebbe bisogno di domande per capire il perché. Suo figlio era rimasto profondamente distrutto da ciò che aveva fatto Katsuki e non poteva fare molto.

Il suono del campanello sopraggiunse forte abbastanza da farli un po' sobbalzare. Inko si alzò subito, facendo restare seduto il ragazzo di venticinque anni, mentre si affrettava ad aprire. Rimase stupita di vedere una chioma bionda ispida seguita da un'altra più scura. 

"Mitsuki, Masaru-san!" disse, sposandosi di lato per farli accomodare. "Che sorpresa!".

Deku si voltò verso i due nuovi adulti, sperando per un attimo di vedere anche il suo ex fidanzato. Non c'era. Si sorprese di quel suo pensiero stupido, a quanto pare era talmente patetico che se lo avrebbe detto da solo anche dinanzi ad uno specchio. 

"Izuku" chiamò dolce la voce di Mitsuki, cercando i suoi occhi. Si sedette al suo capezzale, prendendogli la mano con le cicatrici. Le accarezzò un po', mentre anche Inko si accomodava su una poltrona, imitata da Masaru. "Mi dispiace molto per ciò che è successo. Katsuki mi ha raccontato tutto e ovviamente non mi sono risparmiata".

Deku, alla menzione di Kacchan, deviò lo sguardo improvvisamente rabbioso, volendo ritirare la mano ma l'altra lo trattenne.

"Non possiamo tollerare ciò che ha fatto nei tuoi confronti ma ti posso garantire che la tua lontananza lo sta uccidendo. Non ti sto chiedendo di tornare insieme, non ne ho alcun diritto e te ne parlo da madre, ma anche tu, vedo la sofferenza nei tuoi occhi… rimarginate queste ferite. E' per il vostro bene, il vostro futuro…".

"Non voglio alcun futuro con lui. Lei non c'era, Mitsuki-san! Non ha potuto vedere lo scempio al Crimson Rouge! Lui e Kirishima in atteggiamenti spinti, entrambi con un godimento puro sul viso. Che cosa avrei dovuto pensare? Che era solo uno scherzo capace di mandarmi all'altro mondo?!" tuonò il giovane, strattonando la mano con rabbia. Deglutì, tentando di calmarsi o avrebbe attivato inconsapevolmente il suo One for All, seguito dal suo cuore che iniziava a galoppare rapidamente. "Mi aveva chiesto il perché avessi tolto l'anello. Che cosa avrei dovuto rispondergli? Che lo perdonavo e tutto era meravigliosamente come prima? Signori Bakugo, tra di noi è finita. Vi ringrazio della visita, ma niente mi farà cambiare idea!".

E detto questo si alzò con foga, un principio di vertigine gli fece quasi perdere l'equilibrio ma ugualmente si rintanò in camera sua, sbattendo la porta. Rimase con la schiena poggiata contro la liscia e fredda superficie, con la vista che si annebbiava sempre di più, poi artigliandogli il volto fiammeggiante si buttò sul letto, stringendo il cuscino contro il petto e un lembo fra i denti. Voleva urlare, piangere e distruggere tutto ma si trattenne, non voleva far preoccupare più nessuno. 

Una parte del suo cuore si pentì per come aveva trattato i genitori di Kacchan, ma non voleva perdonare. Non voleva più stare così male. La sensazione acida gli risalì lungo l'esofago, era in procinto di vomitare. Doveva calmarsi e l'unico modo era prendere un sorso d'acqua. Peccato che per farlo sarebbe dovuto tornare in salotto per raggiungere la cucina. 

Si alzò, cercando di non fare rumore e quando aprì la porta non seppe perché ma si mise in ascolto. C'erano ancora i tre adulti che stavano parlando.

"Inko, non posso biasimare Izuku. Non ci sono scusanti per ciò che ha fatto mio figlio, ma in quanto sua madre non posso vederlo auto-distruggersi in quel modo. Neanche come Pro Hero e attuale Number One sta rendendo. Si sta facendo abbattere come un pivello! Se non fosse per il figlio di Endeavor, Shoto, sicuramente sarebbe in un letto di ospedale" furono le parole di Mitsuki.

"Inko-san, sappiamo tutti che carattere ha Katsuki ma non saremmo qui se la questione non fosse di vitale importanza. Non ti stiamo chiedendo di parlare con Izuku e risolvere la questione ma almeno cercare di fare chiarezza. Le cose sono rimaste in sospeso da allora" precisò anche Masaru, sospirando gravemente. 

"Non posso intromettermi nella vita sentimentale di mio figlio. Anche lui è distrutto, molto più di quanto possa essere Katsuki. Non posso fare nulla, mi dispiace".

Deku chiuse la porta, sospirando. Aveva preso la sua decisione di lasciare Kacchan, di non volerlo mai più vedere e allora perché una parte del suo cuore non voleva lasciar fossilizzare le cose in quel modo? Le parole di Masaru lo avevano colpito, come se avessero sbloccato una porta che era rimasta chiusa da quella sera al Crimson Rouge. Doveva capire che cosa aveva spinto sia Kacchan sia Eijiro che era il suo migliore amico dopo Shoto a comportarsi in quel modo.

Il suo cellulare improvvisamente squillò: era una chiamata dall'agenzia di Sir NightEye che ora era gestita da LeMillion che con Aizawa si assicuravano di essere tutori di Eri e potevano contare anche sull'aiuto di Bubble Girl e non solo, anche le Wild, Wild PussyCat e Kota Izumi, il bambino salvato da Muscular anni fa al campus estivo. 

"Ehilà, Deku! Come te la passi, Number One Hero?".

Deku sorrise un po' suo malgrado, LeMillion era veramente speciale, capace di infondere coraggio e sorrisi anche nel cuore più ottenebrato. 

"Potrei stare meglio. Cosa posso fare per te?".

"Anche se attualmente sei in congedo malattia, abbiamo bisogno di te in ufficio. Pensi di farcela?".

Gli sembrava così strano che LeMillion gli chiedesse di venire in ufficio e sbrigare pratiche potevano essere brillantemente gestite da Bubble Girl. Forse cambiare aria gli avrebbe fatto bene. Confermò l'appuntamento nel pomeriggio per le quattro e si distese, portandosi un braccio sugli occhi. 

Il suo cervello era così confuso…

 

"Ennesimo Villain catturato".

Kacchan si tirò al collo la maschera sedendosi a peso morto sul divanetto grigio del suo ufficio presso l'agenzia di Endeavor. Il suo braccio era stato ferito e gli faceva male, probabilmente a furia di sparare raffiche a vuoto aveva sforzato decisamente troppo. 

"Dovresti concentrarti di più in battaglia" parlò nuovamente Shoto, mentre afferrava una bottiglia d'acqua da un mini frigo posto sotto al un tavolino con delle riviste e gliela lanciò. L'altro l'afferrò e iniziò avidamente a bere. "Non so perché le tue prestazioni siano calate drasticamente ma non possiamo contare su un Number One del genere".

"Combatto come al solito, Bastardo a Metà" mugugnò, guardando altrove.

"Io non credo proprio" rimarcò l'altro, afferrandogli un polso. "Hai fatto tutto da solo. Devi scindere sentimenti e lavoro. Credevo che avessi imparato bene questa lezione quando sei stato mandato in missione con Midoriya per catturare quel Villain, Hisashi!".

"Non parlare di lui!" tuonò il biondo, strattonandosi il braccio. Non trattenne un gemito di dolore, si era slogato in battaglia. 

"Fatti curare. E cerca di riprenderti, Bakugo" concluse, lasciandolo da solo. 

Kacchan fumava di rabbia, ma quel bicolore aveva ragione. Si stava lasciando andare: da quando Deku era stato dimesso e tornato a casa da sua madre Inko tutto in quell'appartamento sapeva di lui, era un continuo tormento che non riusciva più a focalizzarsi su nulla. Si passò una mano tra i capelli, trattenendo un gemito di rabbia e lacrime salate.  

Da quando era accaduto tutto quel disastro nessuno dei vecchi amici del liceo lo aveva più chiamato. Aveva avuto qualche ramanzina da Iida e la sua fidanzata Faccia Tonda, poi nient'altro. Perfino Eijiro non l'aveva più contattato. Era stato abbandonato da tutti.

Ma se lo meritava. Deglutì la voglia di piangere e si arrotolò la manica del suo costume invernale, il braccio destro era un disastro di lividi e il polso gonfio. Forse stava esagerando a voler disperatamente cercare la morte per liberarsi da questo dolore sovrumano…

 

Gli sembrava un'eternità da quando aveva passeggiato da solo senza una singola ronda. Tutto sembrava normale, dai grattacieli che riflettevano il cielo ancora cristallino, con qualche nuvola spumosa in lontananza, il tran tran pomeridiano più che intenso, le risate felici dei bambini che si rincorrevano tra gli sparsi erbosi dei parchi. 

Un urlo femminile alle sue spalle lo destò dalla sua passeggiata per raggiungere in anticipo l'agenzia di LeMillion. Deku si voltò e sospirò impercettibilmente: i Villain non perdevano il vizio di arrecare disturbo a quanto pare. Questo che stava correndo con un registratore di cassa sotto al braccio zeppo di soldi e la donna che cercava di inseguirlo sembrava molto simile a Kirishima, i capelli rossi tirati all'indietro, fisico palestrato, una cintura trasversale che rimbalzava sulla spalla e sul fianco, i pantaloni neri infilati negli stivali rossi. Una "R" sulla cintura in vita.

Deku si sentì avvampare di rabbia cieca, tanto da non controllare le sue emozioni. Caricò a testa bassa verso il nemico, stordendolo con un pugno dritto al volto che lo fece volare contro un lampione e addirittura incrinarlo. 

I passanti, la donna, alcuni ufficiali di polizia rimasero sbigottiti a quel salvataggio inaspettato.

"Deku!" esclamò la donna, correndo verso di lei con felicità. "Le sono infinitamente grata per l'aiuto!" disse, inchinandosi profondamente.

L'altro sorrise, restituendole il registratore di cassa, controllando che potesse effettivamente trasportarlo fino al negozio e che fosse opportunamente scortata da altri Pro Hero che ringraziarono.

Aprì e chiuse la mano destra quando si rimise in cammino, per un frangente aveva quasi provato ad usare il suo Quirk. Se lo avrebbe fatto, che cosa sarebbe accaduto al suo corpo? Poi era scattato in quel modo violento perché gli era sembrato di rivedere Kirishima? Non andava bene, era tutto così sbagliato!

D'un tratto si sentì bloccare per un polso, prontamente si voltò per sventare una nuova minaccia corpo a corpo ma rimase completamente sbigottito a ciò che vide. 

"Posso parlarti? Ho pensato che non avresti mai risposto alle mie chiamate e messaggi e che sicuramente a casa non ti saresti fatto vedere, quindi, è stato un caso vederti".

La rabbia nuovamente gli tornò a gonfiargli il petto: c'era dinanzi Eijiro con i capelli scuri, bassi, una normalissima felpa grigia, un jeans e sneakers bianche e rosse. Aveva un bonario sorriso ma occhi molto tristi.

Deku alzò il braccio, non volendolo neanche rispondere ma l'altro non liberò il suo polso.

"Non possiamo continuare a rimanere in silenzio, per favore, dammi la possibilità di spiegare!" riprovò Eijiro, facendo un passo avanti.

Deku fece schioccare la lingua contro i denti in un evidente segno di rabbia ma non rispose né lo guardò.

"Non ti sto implorando il perdono, non lo merito affatto. Midoriya, voglio solo chiarire con te. Perché non è giusto che vivi in questo stato!".

Il braccio e il polso che opponevano resistenza si afflosciarono, Kirishima colse il gesto come un primo passo per chiarire. Ringraziò, indicando di seguirlo a un parco poco distante dove non vi era nessuno, se non qualche altalena che dondolava nel vento e uno scivolo.

Si fermarono vicino a una ringhiera dove sorgeva un fosso profondo dove avrebbero continuato a lavorare per la costruzione di una fontana.

"Saprai già di cosa voglio parlare, ma è solo molto difficile. Non sono molto bravo con le parole…" iniziò.

"Con i fatti sì, però" sputò velenosamente il verdino, fissandolo truce.

Kirishima incassò il colpo ma continuò: "Quella sera, avevo pensato che a Bakugo servisse un addio al nubilato tra amici. Non pensavo che anche le ragazze ti avrebbero portato al Crimson Rouge. Era una serata molto semplice, un drink, qualche ballo e nulla più".

Izuku si appoggiò alla ringhiera stancamente, una mano sul petto e i capelli che gli oscuravano lo sguardo addolorato. Quel colpo al Villain lo avevano stancato parecchio. 

"Stai bene?" chiese Eijiro, offrendogli una mano.

"Continua".

Di nuovo ignorò quella voce intrisa di rabbia. 

"Qualcosa è andato storto. Un whiskey dopo l'altro ci ha fatto perdere il lume della ragione, ben presto io e Katsuki abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi, poi di chi baciasse meglio e chi fosse più capace a letto. A un certo punto faccio io il primo passo, dicendo che ero un abile baciatore visto che a Mina piacevano i miei" raccontò Eijiro, con un lieve sorriso alla menzione della sua ragazza. "Dopodichè, qualcosa scatta in noi, io lo trascino accanto alla porta del bagno e mi viene voglia di approfondire".

"Di scopare Katsuki per suo sommo piacere!" ringhiò Deku.

Kirishima fu come colpito al petto da una freccia acuminata nel vedere il suo amico con le lacrime sugli occhi. 

"Hai rovinato tutto, Kirishima! Hai fatto saltare il nostro matrimonio, la nostra relazione tutto! Come pensi che mi possa sentire sapendo che niente sarà più come prima?!" tuonò, battendogli due pugni sul petto. Il rosso lo lasciò fare non sapendo che dire o fare. 

"Non era mia intenzione. Credimi. Era solo un innocente gioco, nient'altro…".

"Non chiamarlo gioco!" sbottò l'altro, inginocchiandosi sulla ginocchia e piangendo disperato. Eijiro deglutì e si accovacciò per abbracciarlo. Fu sorpreso che l'altro non si allontanò né oppose resistenza. "Ti sarai divertito a vedermi in quello stato!".

"No, Midoriya, nulla di quello che dici o pensi è la verità. So che sarà difficile riportare le cose come prima, ma voglio che tu sappia che voglio rimediare al mio errore. Katsuki ha bisogno di te più che mai, lo vedo in battaglia, anche Shoto me lo dice che si sta lasciando andare. Anche tu hai bisogno di lui. Non siamo ciechi, lo capiamo" sussurrò Kirishima, strofinandogli i capelli, anche lui aveva le lacrime agli occhi mentre chiudeva le palpebre. "Dammi una possibilità, per favore…".

 

"L'anello non l'ho tolto. Tu però sì!" tuonò, afferrandolo per una spalla.

"Non toccarmi!" sibilò l'altro, schiaffeggiandogli la mano. "Mi sembra una presa per i fondelli! Perché dovrei tenere un anello che non ha più alcun valore? Se vuoi illuderti, fallo! Anzi, perché non chiedi al tuo Kirishima di sposarti?".

"Io non lo amo, Deku!".

"Non ti credo! Non ti saresti mai spinto con lui se fosse stato solo un gioco!" ruggì Deku, mettendosi seduto con rabbia. Ora stava ansimando, il suo cuore pulsava nel petto.

"Io sono innamorato di te! E' vero, non ci sono scuse per ciò che ho fatto, ma dammi una cazzo di possibilità!".

Deku iniziò a tossire, il cuore gli stava battendo a due ritmi diversi, sentiva di mancargli l'aria. Stava soffocando sotto gli occhi di Katsuki. 

"V… vattene via! N… non ti voglio… più… vedere!" ansimò.

 

Gli vennero in mente quelle crude parole che aveva detto a Katsuki e di nuovo fu investito da un'ondata di lacrime. Si sentiva ancor più male, il cuore dilaniato nel petto, i respiri incostanti tra i singhiozzi, il corpo tremante e stanco.

"Vieni, ti accompagno da LeMillion" propose Kirishima, aiutandolo a rialzarsi e non osò staccargli gli occhi di dosso quando lo vide ondeggiare. "Piangere fa bene, ancor di più ascoltare".

Deku si sentiva solo stravolto, non voleva più pensare nulla, voleva solo sprofondare da qualche parte e dimenticare la sua stessa esistenza. Kirishima aveva fatto un passo avanti, lui non molti, si era lasciato consolare. Era semplicemente patetico allo stato puro. 

Dopo qualche minuto raggiunsero l'ingresso dell'agenzia, entrarono e Eijiro accompagnò Deku a una sedia, porgendogli prontamente un bicchiere d'acqua. Non si aspettò di ricevere un cenno con il capo di ringraziamento. 

Il silenzio imbarazzante che cadde tra di loro non durò che una manciata di secondi; dopo qualche istante entrarono LeMillion, Eri e Kota, questi ultimi due chiedendo immediatamente uno dei suoi speciali abbracci. Deku li strinse a sé, strofinando il capo si loro morbidi capelli. 

"Deku, non essere triste…" sussurrò Eri, accarezzandogli la guancia. 

L'altro si ritrovò nuovamente a piangere nonostante il sorriso e che si stesse trattenendo.

LeMillion prese posto alla scrivania, chiedendo a Kirishima di prendere posto accanto a Deku, anche se fu difficile visto che Kota lo guardava come un leone pronto ad azzannarlo.

"Ti ho fatto venire qui per un motivo importante. Ricordi quella sera al Crimson Rouge?" iniziò il biondo, intrecciando le dita sotto al mento come avrebbe fatto Sir NightEye. Deku gli rivolse occhi tristi ed annuì pian piano. "La scientifica ha analizzato i cocktail serviti in quel locale ed è venuto fuori un particolare fattore" continuò, spingendogli sotto al naso alcuni fogli stampati. Anche Eijiro ne prese una copia. "Se notate bene nella composizione alcolica c'è una voce che non dovrebbe affatto comparire. Sto parlando di quei cinquanta grammi della Droga dell'Amore".

"Che cosa sarebbe questa stupidaggine?" domandò curioso Kota. 

"E' una composizione chimica ottenuta con un Quirk capace di aumentare feromoni e istinti animali negli esseri umani. Se assunta in quantità elevate porta a perdere il senno e a comportarsi in modo discutibile. Esattamente come è accaduto con Denki, Eijiro e Katsuki. Metabolizzata dal sangue al cervello, la droga fa straparlare e fare ciò che non si vorrebbe mai fare".

Deku si irrigidì, fissando il vuoto con le lacrime ancor più copiose lungo le gote pallide. Anche Kirishima aveva smesso di respirare, la stessa medesima espressione scioccata e umida di Deku, LeMillion afferrò la sua mano cercando il suo sguardo.

"Hai capito, Izuku? Hai compreso che cosa è successo in quel locale? Dopo che sei svenuto scientifica e polizia hanno scoperto che si fabbricava questa droga da poterla dare ai pugili per farli combattere senza sentire la stanchezza per incontri clandestini. Per fortuna è stato sventato il tutto e adesso quella Droga è all'agenzia di Endeavor e BestJeanist" continuò il biondo, scompigliandogli i capelli.

"Mi dispiace" mormorò improvvisamente Deku, mentre Eri e Kota lo lasciavano dall'abbraccio. Poi si rivolse a Eijiro che continuava a trattenere miseramente le lacrime. "Mi dispiace".

"Vai, Izuku Midoriya. E salvalo" incitò calmo LeMillion.

Deku si alzò con una foga incredibile, correndo via, verso il suo Kacchan.

 

Che senso aveva vivere se non aveva più nulla? 

Dopo che era andato da un medico aveva scoperto che aveva sforzato troppo i suoi tendini e non poteva rischiare di spezzarseli, rendendo il braccio destro completamente insensibile. Ora portava una spessa fasciatura ma non gli importava. Aveva interesse per la discutibile altezza che si era scelto. A fine giornata lavorativa si era accomodato sul cornicione di un altissimo edificio dove si godeva una vista mozzafiato, ma era anche perfetta per suicidarsi.

Katsuki guardò il suo anulare, aveva ancora l'anello ed era l'unico legame che lo teneva ancora a Deku. Sarebbero stati sposati, felici, una cosa sola e invece aveva semplicemente rovinato tutto. Si artigliò una mano sul viso, ritraendo le ginocchia al petto, sempre su quel cornicione, sempre a volerlo fare. Buttarsi e basta.

Improvvisamente il suo cellulare squillò, lui non aveva neppure voglia di ascoltare o sapere chi lo avesse interrotto dal suo pensiero. Il display si oscurò, dopo qualche attimo nuovamente si illuminò nella tasca del suo pantalone scuro. A quanto pare non lo avrebbero lasciato in pace.

Svogliatamente prese il cellulare e per poco non perse realmente l'equilibrio cadendo da un'altezza considerevole mentre si rimetteva in piedi con un salto. Era Kirishima! Sotto un messaggio vocale di Shoto.

"Che cazzo vuoi?" ringhiò.

"Bakugo, devi venire immediatamente! Midoriya è uscito a cercarti ma non è più tornato, neanche sua madre e i tuoi genitori rispondono! Ci siamo dirigendo a casa tua, per favore raggiungici immediatamente!".

Il biondo non ebbe bisogno di rimuginare anche sul perché avesse deciso di rispondere a Red Riot ma quella voce carica di disperazione non poteva affatto essere uno scherzo! Mano o no, sarebbe andato a salvare il suo Izuku a qualunque costo!

 

Poco prima…

 

Midoriya non poté correre a lungo, la terapia alla quale continuava a sottoporsi ogni settimana stava indebolendo il suo corpo, tanto che aveva già perso cinque chili di muscoli, andando immancabilmente sottopeso. Era però tornato all'appartamento che condivideva con Katsuki, un grumo di emozioni gli era salito in gola, facendolo un po' tentennare. 

Bussò un paio di volte. Attese. Pazientemente. Felice. Ansioso.

Non rispose nessuno.

Riprovò, poi s'infilò la mano in tasca ed estrasse la chiave della serratura, non capendo perché non l'avesse restituita tempo fa. Forse anche questo era un segno del destino, chi mai avrebbe potuto dirlo? Aprì la porta, accese la luce ma ciò che vide lo fece rimanere attonito. Vestiti sporchi ricoprivano il pavimento, c'era una pila di piatti sporchi nel lavandino, cibo nella spazzatura. Capì subito che anche se Katsuki si preparava da mangiare la maggior parte finiva nella spazzatura. 

Fece un piccolo giro di ricognizione: il bagno, la camera da letto.. tutto era in disordine, c'erano anche delle gocce di sangue accanto a uno specchio ridotto in frantumi. Deku si sentì male per ciò che aveva passato Kacchan. Notò allora una lettera sgualcita sul portariviste fra il divano e la tv. La prese e iniziò a leggere.

 

Non so a chi indirizzare questa lettera. Vorrei dire a Deku, no, a Izuku perché confido sempre che potremo tornare insieme. La verità è che continuo a pensare a ciò che ho fatto con Kirishima e non mi capacito perché io per lui non ho mai provato nulla, neanche affetto. Solo amicizia. E invece ho rovinato tutto, ogni cosa. 

Deku, semmai leggerai questa lettera, allora molto probabilmente ci sono riuscito, l'ho fatta finita perché non riesco a immaginare, a vivere, un mondo senza di te. Senza il mio Deku...

 

Deku si stupì perfino del suo possente "no" che sbucò dalla sua bocca, ancora a stringere quella lettera tra le mani tremanti. 

"Kacchan, non lo fare! Dimmi che sei ancora vivo!" mitragliò, correndo rapidissimo fuori dalla casa. Aveva bisogno di tornare a casa da sua madre, magari era tornato lì, come faceva quando era triste o più scontroso del solito. Ma distavano diversi chilometri! 

Improvvisamente, come una manna dal cielo, vide una figura alata volteggiare nel cielo. Il suo stile era inconfondibile, le ali vermiglie rese un po più pallide dall'argentea luna. Agitò le braccia, chiamando il suo nome più e più volte.

"Oh, guarda chi si vede!" commentò quello che rivelò essere un più che contento Hawks, atterrandogli vicino

"Ti prego, puoi portarmi a casa mia? E' urgente! Non c'è un minuto da perdere!" mitragliò il giovane, visibilmente scosso. 

Hawks non fece domande, eseguì e dopo circa una decina di minuti atterrarono di fronte al giardino della casa dei Midoriya. 

"Io vado, mi ha fatto piacere veder-".

Un colpo invisibile scagliò Hawks contro un albero, tranciandolo di netto dinanzi a Deku che rimase impietrito. 

"Chi c'è?!" ruggì il verdoni, guardandosi intorno. Non vide nessuno, pensò bene di soccorrere Hawks che era rimasto inerme al suolo, con i suoi occhiali gialli incrinati e una sanguinante ferita alla tempia e alla nuca. Lo chiamò più e più volte ma non ottenne risposta. "Maledizione! Chi c'è?!" ruggì nuovamente.

Deku si sentì qualcosa di viscido avvolgerglisi intorno allo sterno e sollevarsi di diversi metri. Solo aguzzando la vista colse un dettaglio terribile: era un uomo con occhi pazzoidi, dorati, mezzo corpo avvolto da una sostanza viscida e verdastra che tendeva a scomparire nel buio e ricomparire accanto a una fonte di luce. Era come un blob informe gigante.

"Deku, il Number One Hero!" esclamò ridendo. 

Aveva in una mano una pasticca a forma di cuore, rosa, più o meno grande quanto un chicco d'uva. La portò alla bocca, rompendola con i denti in un sonoro scricchiolio poi scese il silenzio. 

"Distruggerò te e mi prenderò la taglia sulla tua testa, tutti i duecento milioni di dollari americani!".

Improvvisamente la presa sul suo corpo si fece ancora più salda, Deku non poteva quasi respirare, Hawks era fuori combattimento. Vide con la coda dell'occhio sua madre, Mitsuki e Masaru. Era nei guai se non poteva combattere…!

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Capitolo 4
*** Con il Cuore al Posto Giusto: la Battaglia della Vita! ***


Angolo della Quirkless

La storia è finalmente conclusa, non l'avrei mai detto! Voglio ringraziare tutti quelli che mi seguono, come sempre, nuovi e vecchi lettori, chi lascia o meno una recensione. Adoro il fandom di My Hero Academia! Detto questo Enjoy!



 

Katsuki non aveva mai corso così a perdifiato senza usare le sue caratteristiche fiammate per darsi maggior potenza. Era guidato dalla rabbia, la paura ma anche la speranza che gli pompava forza nel cuore. Sì, perché non era riuscito a togliersi dalla mente le parole di Eijiro: ovvero, Izuku lo stava cercando. Perché?

Era improbabile che si fosse trattato di uno scherzo di pessimo gusto, se lo avrebbe fatto, di Red Riot non sarebbe rimasto neanche più un singolo pelo indurito. E poi, nonostante tutto quello che era successo, non gli aveva mai fatto effettivamente del male, né a lui né tantomeno a Izuku.

Bakugo saltò con una cavallina perfetta un condizionatore di un edificio, evitò il divario tra altri due che lo avrebbe fatto cadere da un'altezza considerevole e concludere con una capriola da manuale. Il suo cuore batteva velocissimo, il fiato era un ronzio nelle sue orecchie, mutandosi in rapidissime nuvolette nell'aria più fredda.

Provò a chiamare nuovamente Eijiro, aveva bisogno di sapere, di tenere la mente lucida. Attese impaziente che il suono dell'attesa gli facesse udire la voce dell'altro ma non accadde nulla. Fece tre tentativi prima di imprecare sonoramente e aumentare la corsa.

Se solo ci fosse stato un fottuto Pro Hero con le ali avrebbe fatto prima, maledizione! 

Come se il destino l'avesse appena udito, una figura alare scura e una folata di vento attirarono la sua attenzione. 

"Serve un passaggio, Bakugo?".

Si sarebbe mollato un paio di schiaffi in faccia per capire se fosse stato solo un sogno o la realtà, invece Kacchan sogghignò e si lasciò prendere da Tokoyami prima per le braccia, poi per le ascelle. Gemette un pochino quando sforzò il polso precedentemente ferito. 

"Ho ricevuto un messaggio da Shoto, immagino che sia stato avvisato da Kirishima. Hawks non ha risposto al cellulare, ho pensato che fosse successo qualcosa di serio ed eccomi qui. Coincidenza che ti abbia trovato" spiegò l'uomo alato, con Dark Shadow che gli faceva da ali maestose nella notte, un po' argentee per la luna piena che brillava nel cielo.

Bakugo non disse nulla, in cuor suo sperava di non fare troppo tardi. 

"Hai ricevuto il rapporto dall'agenzia di LeMillion su Crimson Rouge?" continuò dopo un attimo Tokoyami.

Bakugo cercò di guardarlo negli occhi con un'espressione rabbiosa e curiosa. "Di che si tratta?".

"Ah, immagino che devi aver lasciato prima l'ufficio di Endeavor, altrimenti te lo avrebbero spiegato. LeMillion, proprio questo pomeriggio, ha inviato una copia via mail a tutti noi sui risultati della scientifica sui cocktail serviti al Crimson Rouge e si accennava di una droga potente se assunta in quantità elevate nell'alcool o negli integratori proteici o in quantità compatte e massicce in pasticche dalla forma di cuori rosa".

Bakugo deglutì, qualcosa nella sua mente si stava formando in merito a quelle informazioni. Poteva essere che…?

"La Droga dell'Amore, è così che viene chiamata in gergo. Ha effetti di breve durata in forma liquida, fa perdere i freni inibitori, mettendo a nudo i lati più selvaggi di un essere umano, che può essere in forza o in termini sessuali. In pasticche la situazione è ben diversa".

"Che cosa intendi dire?" gemette Katsuki, i cui occhi spalancati sembravano rubini scintillanti nella notte.

Tokoyami accelerò esponenzialmente, stringendo la presa sotto le ascelle del biondo. "Può distruggere un Pro Hero con la forza bruta. Un Pro Hero, Excalation che veniva dagli Stati Uniti ha perso un braccio e una gamba letteralmente strappandoli. Per questo ci stiamo dirigendo da Kirishima, quel criminale ha un Quirk che gli permette di rendersi invisibile e potrebbe fare seri danni".

Kacchan non aveva bisogno di sapere ancora…

 

"IZUKU!" urlò Inko, tentando disperatamente di correrlo e salvarlo.

"No, Inko, stai indietro! Quel Villain non è uno qualunque. Ha una forza sovrumana!" la bloccò immediatamente Mitsuki, con uno sguardo determinato che veniva tradito dai tremolii per quella sensazione pesante di sentirsi impotente. Anche Masaru non riusciva a muovere un solo muscolo.

"Ma così lo ucciderà! Non sentite le sue urla strazianti?!" espose Inko, fra le lacrime.

Il Number One Hero stava urlando a squarciagola, quel Villain dopo quella pasticca aveva aumentato la presa, lo stava facendo impazzire e il suo corpo era al limite della sopportazione. Non poteva usare l'One for All o il suo corpo sarebbe andato letteralmente in cancrena. Ma doveva proteggere sua madre e i genitori di Kacchan.

Indeciso o no sull'usare almeno un potente Smash, un'improvvisa fiammata lo sorprese, tranciando e bruciando di netto il tentacolo informe che lo stava stringendo sempre più. Deku cadde in terra con un gridolino, ma subito cercò di capire cosa fosse caduto. 

C'era odore di bruciato, il viscido blob che era diventato un verde smorto si stava sciogliendo sull'erba, con un rumore di bolle. Dinanzi a lui diverse figure stagliate fieramente per proteggerlo.

"Siamo qui per aiutarti, Midoriya!".

"Sì, adesso sei al sicuro!".

Intravide una figura che conduceva al sicuro Hawks, portandolo verso dei cespugli più vicino ai Bakugo e alla signora Midoriya. 

Shoto e Denki che avevano parlato erano pronti per fargli da scudo. Deku si sentì pervadere dal sollievo, dalla voglia di piangere e ringraziare qualunque Kami che aveva deciso di fargli terminare quella profonda agonia. Notò con la coda dell'occhio Eijiro che si era inginocchiato al suo fianco e con la sua forza nata dall'Indurimento stava strappando rumorosamente quella morsa disumana. Appena fu libero sentì un dolore atroce al lato destro del torace, probabilmente si era incrinato qualche costola. 

Eijiro lo aiutò a mettersi in piedi, cercando di condurlo da sua madre al sicuro ma qualcosa andò storto. 

"Dove scappi?!" sentirono urlare dalle sue spalle. 

Da un frammento di quel tentacolo disciolto si ingigantì una mano di un verde lime che sembrava gelatina pronta ad acciuffare Deku che in un frangente fece spostare Kirishima, spingendolo via. Attese ad occhi chiusi di venir afferrato e forse disciolto nell'acido ma non successe nulla.

Con il cuore martellante nel petto e il respiro affannato appena dischiuse gli occhi rimase con la bocca aperta: un'esplosione che sembrava a rallentatore per opera di un Pro Hero in Nero, che veniva sorretto da un secondo dalle fattezze di uccello oscuro.

Baguko scagliò una serie di esplosioni per crivellare quella mano che si agitava viscida fino a ridurla in una poltiglia per poi buttarsi letteralmente su Deku e trascinarlo via quando una pioggia acida da quell'arto bruciato cadde tutt'intorno. 

Rotolarono per qualche metro, mentre Tokoyami, Shoto e Denki iniziarono a bombardare il Villain che tuttavia se la rideva con attacchi combinati nella speranza di farlo retrocedere. Era pericoloso.

L'odore di Katsuki, quell'inconfondibile aroma di colonia forte e dolce allo stesso tempo. La protezione che scaturiva il calore del suo corpo, il respiro bollente che affannosamente gli si abbatteva sulle guance pallide. Quando per l'ennesima volta dischiuse le palpebre rimase congelato e rapito dai due meravigliosi rubini rossi che lo fissavano, velati di lacrime e le labbra piegate in una sottile linea che vibrava. 

Kacchan non piangeva mai ma adesso aveva l'espressione di un cucciolo ferito.

Deku alzò piano una mano tremante, volendolo accarezzare, anzi, toccare e sentire come una flebile energia pizzicargli i polpastrelli: voleva sentire Kacchan appoggiarsi al suo palmo in cerca di silenziose carezze.

Invece lo vide improvvisamente scivolare via, tirato da una verdissima mano semi trasparente sbucata dal terreno. Il Villain poteva allungare gli arti e renderli permeabili a qualunque superficie? Gli ricordò moltissimo il Quirk di Mirio-san!

"KACCHAN!" urlò Izuku, afferrandogli la mano. Non avere abbastanza forza, tuttavia, lo fece volteggiare in aria insieme al biondo che imprecava e cercava di scagliargli delle fiammate. "Mostro!" urlò, mai così impotente.

Denki cercò di fulminarlo ma quell'essere fece ritrarre la testa nel corpo, mentre se la rideva e inglobare un'esplosione di ghiaccio da parte di Shoto che schioccò la lingua contro i denti in un sonoro fastidio. Kirishima, cerco di indurire al massimo il suo corpo per abbatterlo con un sonoro pugno, Tokoyami scagliò Dark Shadow per bloccarlo.

"Inutile! Patetiti!".

Il mostro poteva anche rendere flaccido il suo corpo per assorbire tutti i colpi possibili: poi attaccò con una serie di pugni che a contatto con Dark Shadow e Kirishima li stese al tappeto per aver corroso la pelle con un singolo tocco. I due caddero in terra, torcendosi nel dolore. La mano di Kirishima era diventata calda, bollente e rossa. Il becco di Dark Shadow era imbrattato di sangue. 

"Ha molti Quirk!" ringhiò Denki, provando nuovamente a colpirlo. E di nuovo l'altro sfuggì. "Ma è anche veloce!".

Improvvisamente, il mostro si gonfiò, diventando di un verde nucleare, poi un'enorme bocca aperta con una fila di denti aguzzi a spirale si aprì con uno scricchiolio di ossa che si spostavano in un modo nauseante. 

"Voglio mangiarti, e poi mi prenderò lo stesso i soldi!" esclamò. 

Bakugo continuò a far detonare fiammate, ma il suo braccio sano cominciava a risentirne e quello ferito non aiutava. Deku non l'aveva lasciato anzi, stava brillando. No! Non avrebbe potuto sopportare di vederlo nuovamente in quello stato tra la vita e la morte.

Tutto sembrava andare nuovamente in stop motion. Aveva cercato così disperatamente la morte che adesso gli veniva quasi da ridere. Voleva farla finita buttandosi da un'altezza considerevole, ma adesso sarebbe stato mangiato vivo, morendo dinanzi al suo unico amore, in un modo terribile e poco onorevole. 

Non poteva far venire all'inferno anche Deku. Si guardò alle spalle: quella bocca lo stava aspettando. Poi di nuovo gli occhi carichi di lacrime del verdino e seppe cosa fare. In fondo era momentaneamente il Number One Hero, giusto?

"Mi dispiace, Izuku…" sussurrò, scagliando una piccola esplosione per liberarsi di quella mano che non avrebbe mai mollato.

Deku si ritrovò a volteggiare a rallentatore a mezz'aria, vedendo il sorriso di Katsuki diventare sempre più piccolo e il suo corpo verso quella sorte di buco nero carico di lame affilate. 

 

"Deku, semmai dovessi usare il tuo Quirk per come sei ora il Quirk di Hisashi potrebbe arrivarti al cuore e bloccarlo, uccidendoti. Tuttavia so che un lavoro di Hero richiede sempre di combattere anche a costo della vita. Per questo, quando dovrai usare il tuo potere, il bracciale che ti darò si attiverà, rallentando gli effetti collaterali per un massimo di cinque minuti. Questo non vuol dire che eviterai le conseguenze. Ma potremo agire in tempo. Il sensore è collegato al mio smartphone, cercherò di essere da te con le medicine il prima possibile…".

 

I-Island era semplicemente troppo distante. Sarebbe morto per salvare Katsuki, non si sarebbe risparmiato. Sorrise appena al ricordo di Melissa che gli chiudeva al polso sinistro un braccialetto bianco con un piccolo pulsante azzurrino e un minuscolo schermo a led. Si sarebbe attivato da solo quando avrebbe scansionato un aumento di attività cardiaca a contrazione muscolare, con battiti accelerati oltre la norma, perché è così che funzionava un Quirk di forza.

"One for All: Full Cowl!".

Il suo corpo, dopo un'eternità, brillò di luce chiara, scariche elettriche intense e anche bellissime, ammantando il suo corpo come fosse stato una brillante meteora. Deku non seppe mai da dove nacque tutta quella velocità ma in quel momento, superando di ben quattro volte la potenza dell'aereo più veloce del mondo, afferrò Katsuki in stile sposa e piantò un calcio sul corpo del Villain, letteralmente disintegrandolo. 

Shoto gli diede man forte, congelando ogni più piccolo frammento. Denki li fulminava, Eijiro con Tokoyami era ancora intento a cullarsi la mano ferita, cercando ugualmente di dare man forte. Kacchan fu poggiato proprio vicino a Red Riot, che non seppe come definirlo quel gesto, successivamente Deku in un lampo concluse ciò che aveva terminato. 

Si ritrovò a vibrare a mezz'aria, con una piroetta per maggior slancio: afferrò il braccio destro pronto per sparare un proiettile di energia e colpire la testa del Villain che agonizzava, incapace di rigenerare il suo corpo diviso a metà.

Era disgustoso vedere le interiora affogare nel sangue, ma ancor di più fluidi di diversa natura che scioglievano il terreno sottostante in un odore nauseante.

"NON MORIRO' PER COSI' POCO!" urlò, tirando fuori da ciò che rimaneva del suo corpo ben tre pasticche rosa.

"La Droga dell'Amore!" espirò Denki. Prontamente riuscì a fulminargli la mano riuscendo a sventare la minaccia.

"Patetico!" sogghignò il mostro, inghiottendo l'unica che era riuscito a tenere nel palmo. Dopo aver deglutito sonoramente, il suo corpo ebbe uno scossone, si ingrandì come pronto ad esplodere poi una luce rosata lo avvolse, rivelando un alto uomo palestrato, capelli bianchi fluttuanti nel vento, occhi neri con iridi onice e la metà inferiore del corpo rivestita da una tuta aderente nera. 

"Cazzo!" sbottò curiosamente Eijiro, battendo un pugno sul terreno.

Deku fu il primo a voler tastare la sua forza; stando al display del suo braccialetto mancavano circa due minuti prima che il suo corpo si sarebbe fermato. Doveva farcela. Richiamò più potere, portandolo a settanta e ancora più veloce colpì l'essere con un pugno. 

L'uomo lo bloccò nella mano ridendo felice, poi lo tirò a sé per mollargli una testata e lo scaraventò duramente in terra. Deku sputò saliva e sangue, per un frangente il respiro gli si bloccò. Attraverso il dolore, la vista annebbiata, notò che gli altri Pro Hero stavano correndo in suo aiuto.

"Vai, Dark Shadow!" ordinò Fumikage, scagliando la sua ombra che si era fatta più imponente a contrastare entrambi i pugni del Villain, come una prova di forza. Si vide istantaneamente la netta differenza di potere.

Shoto sopraggiunse immediatamente scagliando una colonna di ghiaccio, ma l'altro scansò con un salto, utilizzando Dark Shadow come scudo. Si mise a ridere con gusto all'urlo di dolore che sentì dal demone oscuro. Di nuovo il bicolore attaccò con altri spuntoni di ghiaccio, non riuscendo neppure a colpirlo. Era coriaceo. 

Notò con la coda dell'occhio che Deku si stava rialzando, anche se a fatica e con un sopracciglio spaccato che sanguinava copiosamente. Cosa avrebbero potuto fare? 

Improvvisamente una furente fiammata si interpose fra lui e il Villain che non riuscì a schivare del tutto, scivolato su una sottile lastra di ghiaccio sotto il suo piede. Gemette quando il calore gli bruciò mano e avambraccio sinistri. 

"Bastardo!" ruggì Katsuki, che si era rialzato faticosamente, con evidente dolore. Si strinse il braccio, un male allucinante lo stava maciullando dall'interno. Forse se lo sarebbe giocato del tutto ma Deku…! Dov'era? Si guardò intorno poi lo vide e lo raggiunse in un attimo, facendogli da supporto.

Shoto fece cenno a Denki di provare un attacco combinato: bilanciò il suo corpo, riuscendo a sfoderare un turbine di ghiaccio e fuoco rivestito dalla corrente di Chargebolt e lo colpirono in pieno. Udirono un nuovo grido ma anche una risata.

"Sono immortale!" urlò felicissimo, resistendo incredibilmente.

E nel contempo biondo e verdino si guardavano negli occhi, ancora timidamente, ancora in parte feriti da tutto quello che era accaduto. Deku tuttavia aveva un lieve sorriso. Timidamente gli prese la mano ferita e ne baciò dolcemente il palmo. 

"Finiamo tutto questo, Ground Zero…" sussurrò, tornando a guardare il nemico il cui corpo si era tinto di un rosso lavico. Mancavano appena quaranta secondi. 

I due non si staccarono, spiccarono una corsa all'unisono, spinti dal desiderio di riconciliarsi, mentre tutto assumeva una sfumatura di fuoco, con scintille elettriche che sembravano minuti cristalli volteggiare nell'aria notturna. Quando furono abbastanza vicini saltarono, Katsuki si staccò da Deku, colpì con un pugno carico di fiamme, ignorando il dolore intermittente che lo fece digrignare i denti. Vide con la coda dell'occhio Izuku che era saltato in aria e si caricava con un potentissimo Smash.

L'impatto fu violento, l'onda d'urto che si venne a creare trascinò i precedenti attacchi di Shoto e Denki con fosse stato un turbine, anzi, un uragano, poi l'urlo del Villain una luce chiarissima.

Poi un anello di polvere.

Una voragine nel terreno molto profonda.

Shoto rimase stupito per qualche secondo: era finita? Si guardò alle spalle, dove Inko era tra le braccia di Mitsuki e Masaru guardava con bocca aperta. Eijiro e Tokoyami si stavano avvicinando, Denki stava aiutando Katsuki a rialzarsi.

Colto dalla paura che fosse accaduto qualcosa a Midoriya cercò di scendere nella voragine quando si fermò: udì dei passi stanchi poi vide una figura che sprizzava ancora energia pura. 

"Midoriya!" esclamò, correndogli incontro. 

"Todoroki-kun… lo abbiamo catturato…" sussurrò, espirando. L'One for All si spense, un ultimo guizzo di elettricità svanì verso il cielo. I due si guardarono alle spalle, il Villain era ridotto in una pozza informe rossa scuro. "Quella Droga lo ha consumato dall'interno. Aveva più Quirk ma il suo corpo non riusciva a sopportarli".

Shoto annuì, mandando immediatamente un messaggio sintetico a Endeavor. Avevano catturato il nemico, potevano finalmente riposarsi un po'. 

Katsuki appena vide Deku ebbe un'espressione scioccata, trascinò un primo passo ignorando il corpo che faceva male, poi un altro, uno scatto lieve, la corsa, l'abbraccio con tutti i suoi sentimenti. Le lacrime macchiarono le sue guance, mentre strofinava il mento sui capelli morbidi del suo Izuku.

Con la coda dell'occhio quest'ultimo vide il led iniziare a brillare ad intermittenza di un lieve rosso con la dicitura "Danger" ma lo ignorò. Aveva scelto di combattere, se sarebbe morto almeno era felice di aver salvato i suoi amici e Kacchan.

"Deku!" chiamò il biondo, staccandosi per guardarlo dolcemente. "Oh, Deku…!".

Una singola lacrima colò sul viso di Izuku, che sorrideva dolcemente. Avrebbe solo voluto avere un po' più di tempo… bene presto fu un pianto silenzioso. Con mano tremante cercò di strofinarsele. 

"Non è stata colpa tua" disse con voce bassa. Il suo cuore batteva lentamente nel petto, sentiva tutto un po' ovattato. Katsuki lo guardò nuovamente, aprendo la bocca ma non uscì nulla, se non più lacrime. "Dispiace molto anche a me… è stata la Droga dell'Amore a fare tutto questo" continuò, facendogli una carezza sulla guancia. "Devi curare il tuo braccio, Kacchan".

La mano si abbassò mollemente lungo il fianco. Una folata di vento si alzò in quel momento, come fosse stata una carezza per tutti.

"Deku, i… io…!" provò il biondo, prendendogli a coppa le guance e baciandolo dolcemente.

Il suo cuore esultò perché anche Deku ricambiava. Aveva quasi dimenticato il sapore di quel contatto, la saliva che inumidiva leggermente le labbra evitando un rude contatto. Gli era mancato accarezzare con i pollici la pelle spolverata di lentiggini, inalare il profumo di vaniglia del suo compagno di vita. 

"Grazie, Kacchan…" sussurrò.

I suoi occhi felici si chiusero, il suo corpo si afflosciò, il suo ultimo battito fu per Katsuki. Non era riuscito a dirgli che lo amava e non aveva mai smesso, ma quel bacio era valso più di mille parole. 

"Deku..?" chiamò il biondo, afferrandolo e portandolo tra le braccia in stile sposa. "Oi! Deku! Che succede? Rispondi! Deku! DEKU!".

Shoto immediatamente gli premette due dita sul collo, attese qualche attimo: poi la sua espressione divenne cruda, terribile.

"N.. no! NO! NO! NO! NO!" gridò il biondo, scuotendo il giovane senza vita. "Perché? Ora che stavamo tornando insieme?!" gemette, poggiandogli la fronte sulla sua sempre più fredda. 

"Andiamo in ospedale!" scattò Eijiro. "Non possiamo lasciarlo in questo stato! Abbiamo la massima priorità!"…

 

Il sole era caldo nel cielo, l'aria afosa, alcune nuvole sembravano burlarsi presagendo un temporale che mai sarebbe arrivato. L'aria di giugno era talmente rovente che perfino il più resistente Pro Hero trovava complicato muoversi per le varie ronde.

Eppure la sua mente era rimasta bloccata a quella notte di due anni fa. Tutto era cambiato, tutto era però rimasto piatto. 

La porta alle sue spalle si aprì dolcemente, Eijiro era appena entrato con Mina e portavano un pacchetto colorato con un fiocco bianco. 

"Ehi" salutò.

Il biondo gli fece un mesto sorriso, senza dire nulla. Tutti avevano conosciuto quel repentino cambiamento da quella notte, il Ground Zero si era ritirato perché gli era diventato difficile vivere senza di lui. Senza Deku. Strinse un pugno al solo pensiero del nome del suo amore perduto.

"Oggi ti abbiamo portato un regalo" continuò il rosso, porgendogli il pacchetto tra le mani. 

"Che cosa si festeggia?" domandò atono il biondo. 

"Aprilo" incitò anche Mina, che non stava più nella pelle.

Il focoso scartocciò pian piano il pacchetto grande quanto quello di modici cioccolatini ed osservò un piccolo completino nero con striature aranciate e un foglietto con su stampato qualcosa in monocromatico. Quando sollevò il tessuto e vide un body per neonati che ricordava molto il suo costume da Ground Zero si voltò stupito verso i due che sorridevano raggianti. Controllò il pezzo di carta: era un'ecografia dove si intravedeva un feto.

"Tu! No, voi..?!" espirò, visibilmente felice. Per un attimo tornò il se stesso di due anni prima. Abbracciò prima Mina velocemente, poi premette il pugno contro quello di Eijiro. "Congratulazioni!".

"Tu sei il primo a saperlo! Baku-bro, saremo genitori di un bel maschietto!" sorrise raggiante Red Riot. "Anche se è incinta da circa sei settimane, eravamo preoccupati perché la pancia non cresceva, ma è tutto normale!".

"Ovviamente tu sarai il suo zietto!" sorrise Mina, facendogli un'amorevole carezza al viso.

Kacchan non seppe perché ma quel tocco gli cancellò il sorriso costringendolo a versare sotto forma di lacrime il pesante macigno che sentiva nel petto. Gli mancava Deku, gli mancava così tanto!

"Baku-bro, dovresti andare a trovarlo. Ci siamo andati tutti e manchi solo tu. Sai che gli farebbe piacere".

"Ci ho provato, ma vederlo in quel letto, attaccato ai tubi, in coma, senza che possa sentire nulla! Senza che possa capire…! Non lo accetto! Non ce la faccio!" scattò, tossendo. "Eravamo così vicini, è da due anni in quel letto, la possibilità che si risvegli è veramente bassa!".

Mina ed Eijiro lo abbracciarono dolcemente. Katsuki se la passava molto male, era stato vicino più volte a un esaurimento nervoso. Ricordavano ancora quando in ospedale i migliori dottori che curavano anche All Might avevano detto che era finito in coma, con un'alta probabilità di danni permanenti celebrali per la lunga assenza di ossigeno. E da allora Katsuki era sprofondato nel dolore.

Se non fosse stato per i suoi amici, non si sarebbe neanche fatto operare al braccio, salvandolo prima di un degrado definitivo per averlo sforzato troppo quella notte. Se non si fosse attorniato di persone che gli volevano bene si sarebbe suicidato due giorno dopo.

"Io volevo sposarlo…" sussurrò, tremando. 

"Non perdere la speranza, Baku-bro. Non farlo mai…"…

 

Era stato un miracolo.

La scienza, la religione, i Quirk, la medicina, niente sarebbe stato in grado di definire il risveglio di Izuku Midoriya come un fattore spiegabile. Un'infermiera lo aveva trovato una mattina sveglio, seduto, con gli occhi sbarrati nel vuoto e in stato confusionale, con la moltitudine di fili, flebo e la mascherina d'ossigeno ancora attaccati al suo corpo. 

Lo avevano subito controllato, il suo cervello non era stato danneggiato, il suo corpo era molto debole, tanto che era diventato quasi uno scheletrino vivente. Il volto scarno e pallidissimo, il suo cuore straordinariamente sano, così come ogni singolo organo. Gli ci era voluto un po' per mettere a fuoco, aveva i ricordi bloccati, per un po' non ricordò nessuno, poi dopo diverse domande e racconti aveva ripreso la consapevolezza di quello che era accaduto due anni e sei mesi prima. 

Non riuscì a spiccicare parola per quasi due settimane, la gola troppo secca e gonfia tanto da non poter né bere né mangiare nulla. Ma poi quando gli misero un taccuino e una penna in mano compresero che tutto ciò che voleva era solo Katsuki Bakugo...

 

"Kacchan, non devi portarmi in braccio se devo andare in bagno, lo sai!".

L'altro finse di non sentirlo, conducendolo prima sulla toilette, poi aiutandolo a fare la doccia. Ricordava ancora il giorno in cui aveva avuto quella chiamata sul cellulare da All Might e tutto gli si era come crollato addosso, quella realtà falsa in cui credeva di aver perso tutto si era sgretolata alle poche parole di "Midoriya chiede di te". Quando raggiunse il suo amore lo strinse a sé con una gioia incontenibile e silenziosa e da allora anche lui si era ripreso.

"Sei ancora in terapia. Ringrazia che il coma è servito a migliorare i cicli di terapie dei nano-bot di Melissa e suo padre riuscendo a salvarti completamente!" disse con un sorriso, poi lo baciò, stringendolo a sè. "Sei ancora troppo magro, ti farò ingozzare come un maiale!".

"Mi servo no solo muscoli, per esercitare One for All mi servirà nuovamente un programma di allenamento di All Might" sorrise l'altro, poi tacque, cercando di toccargli il viso. Essendo debole e ancora tremante, l'altro lo aiutò e si scambiarono un lungo sguardo.

"Ho avuto così paura che non ti saresti mai più risvegliato. Eri in coma, tutti ti davano per spacciato…" ammise. 

"Sono un miracolo. O così mi hanno definito" sorrise. 

"Andiamo a cena fuori" propose improvvisamente Katsuki, tenendogli le mani con delicatezza. 

"C'è la festa in onore del bambino di Kirishima e Mina che dovrebbe nascere tra poco" ricordò solenne Izuku. "Non possiamo mancare".

"Ah, già. Allora vestiamoci e cerchiamo di goderci un appuntamento come si deve".

Deku sorrise, poi abbassò lo sguardo, guardandosi allo specchio. Era talmente magro e pallido che non si riconosceva affatto, era quasi più magro di All Might! 

"Kacchan" chiamò, sebbene l'altro si fosse diretto già verso la camera da letto per indossare un semplice outfit corvino. Si affacciò nuovamente nel bagno, in silenzio. "Sai che ti ho perdonato e che non devi mai più sentirti in colpa, vero?".

Lo aveva fatto quando si era risvegliato, gli aveva scritto "Ti amo, Kacchan. Voglio vivere con te, per sempre" e allora tutto era stato come una discesa per il Paradiso dopo una lunghissima e ansiosa salita.

"Sì, lo so. Ma c'è ancora qualcosa che manca per farmi perdonare effettivamente" disse con un piccolo sorriso.

"Sai che mi basti tu e che sono felice".

Kacchan ghignò come avrebbe sempre fatto in passato, ma mantenne il segreto.

 

Il Baby Shower di Mina e Eijiro era molto colorata. 

Momo l'aveva organizzata sull'attico di un costosissimo hotel che aveva un ristorante riservato a Vip e Pro Hero di una certa nomea proprio sul tetto. La vista era mozzafiato. C'erano molti tavoli rivestiti da lunghe e raffinate tovaglie bianche, a tratti eleganti gazebo di legno pregiatissimo intrecciati da fiori bianchi, fiocchi rossi e perle candide. Sorgevano palloncini azzurri e una torta a sei ripiani capeggiava dinanzi ai due Pro Hero. 

Mina era bellissima nel suo lungo abito porpora, tutto scollato, che risaltava il suo pancione. Aveva una collana dorata al collo e una piccola coroncina bianca che adornava i suoi soliti capelli rosa e arruffati. Era estremamente felice e radiosa.

"Non vedo l'ora di fargli da madrina!" sorrise Momo, sorreggendo con eleganza un bicchiere con dello champagne. Anche lei era molto sensuale con un tubino scarlatto, che risaltava il suo prosperoso seno, tacchi a spillo neri, uno spacco vertiginoso. Si lasciò affiancare da Shoto che le schioccò un bacio sulla guancia. 

"Certo!" sorrisero i due quasi-genitori.

"Oh, sono arrivati!" cinguettò improvvisamente Denki, radioso ed intrigante nel suo smoking nero e la camicia un po' sbottonata sul petto. Jiro lo affiancava nel suo elegante abito semplice e nero, con una rosa rossa sul fianco sinistro e una tra i capelli poco più lunghi.

Improvvisamente tutta l'attenzione cadde sulle due figure che erano giunte. Kacchan era bellissimo con quei capelli un po' pettinati a mo di ciuffo ribelle sulla fronte, un gilet nero, camicia rossa che portava sottobraccio Deku, anche lui si era dato una sistemata ai capelli con una frangia che scendeva appena sul lato sinistro della fronte. Indossava un completo bianco e portava una rosa candida sul taschino sul petto.

Ochako, nel suo lungo abito rosa con un gradiente magenta si avvicinò radioso, seguita dal suo fidanzato in smoking blu, Iida. "Siete dei figurini, ragazzi! Mancavate solo voi!".

E fu una festa memorabile, le risate si levavano allegre nella serata colorata. I ragazzi si dimenticarono di essere Pro Hero, erano semplicemente dei ragazzi che si avviavano verso i trent'anni ed erano ormai adulti ma per loro quella festa era come se il tempo si fosse congelato e fossero tornati ai tempi del Liceo U.A.

A un certo punto Katsuki si alzò, attirando l'attenzione di tutti che si erano accomodati a un lunghissimo tavolo imbandito che avrebbe ricordato uno simile di una sala comune di maghi famosi. Si schiarì la gola e iniziò.

"Voglio dire una cosa a una persona molto speciale. In realtà avrei dovuto farlo mesi fa ma le circostanze non sono state delle migliori" disse, guardando immancabilmente il suo amatissimo Izuku, che sorrise dolcemente. Deglutì, poi gli si avvicinò e si inginocchiò su una gamba, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un cofanetto di velluto blu che aprì rivelando un bellissimo anello dorato con i loro nomi incisi all'interno.

"Izuku Midoriya, vuoi sposarmi?".

Il Number One Hero era così felice che piangeva silenziosamente, poi si premette la mano contro le labbra, annuendo.

"Sì, Katsuki Bakugo, voglio sposarti!".

L'applauso che si alzò fu come se il sogno d'amore di fosse finalmente realizzato...

 

Izuku sfogliava le pagine di un album di fotografie seduto in poltrona con una tazza di caffè e l'anello di matrimonio al suo dito. Il matrimonio del giorno prima era stato meraviglioso, era stato così nervoso ma quando aveva detto di sì e aveva potuto baciare lo sposo bellissimo si era sentito invadere da una gioia immensa. Erano corsi lungo un tratto di strada che era stato addobbato di bianco per loro, sotto una pioggia di riso e di rose, poi il focoso aveva preso in stile sposa il suo compagno, anzi, sposo ed era letteralmente volato via, ansioso di una lunga e meravigliosa passione.

D'un tratto si sentì baciare il collo, una mano sotto la sua camicia bianca.

"Mmh, ancora troppo magro…" sogghignò Kacchan, facendogli poi vedere il cellulare dove Eijiro aveva inviato le foto del suo primogenito dai capelli rossissimi e mossi come Mina, i suoi occhioni ancora incolore del peso di quattro chili.

"E' bellissimo! Come si chiama?" espirò incantato Deku.

"Shotaro Kirishima" rivelò Kacchan. "Il nonno di Mina si chiamava Shotaro, era un grandissimo Hero".

Deku annuì: "Ha salvato quattrocento persone da un aero in collisione con il mare, fu un esempio per molti ai suoi tempi d'oro".

"Già. Li andiamo a trovare in serata?" propose Kacchan, baciandolo nuovamente. Era così felice, i loro anulari intonavano la stessa sfumatura dorata che suggellava il loro eterno amore. 

"Sono un po' stanco, in realtà" ammise l'altro. "Oggi ho avuto un'altra terapia, ma Melissa dice che sto migliorando molto".

Kacchan annuì, spostandogli maliziosamente una mano sullo stomaco. Deku arrossì vistosamente, mal celando uno sbuffo di risatina.

"Mi fai il solletico! Sembra che io stia aspettando un bambino" ridacchiò. "Non è che stai pensando di allargare la nostra famiglia?".

"Se ti dicessi di sì?".

"Ma Kacchan, sai bene che non posso generare bambini" ammise piano il verdino. "Anche se i Quirk odierni permettono a un maschio di avere temporaneamente un utero per procreare, sai che il mio corpo…".

Il sorriso scese. Kacchan espirò dolcemente, alzandogli il mento e cercando ancora gli stessi occhi che lo avevano fatto innamorare. 

"Miglioreremo insieme, vedrai. Per ora, mi basti tu e tu soltanto…".

La tristezza mutò in un sorriso dolce. Si chiusero in un lungo bacio, l'amore che provava per Kacchan era come un'esplosione infinita e costante. Ancora sentiva il peso dei ricordi di aver voluto rinunciare a una simile felicità, ancora percepiva di aver fatto un errore ma ora era questo il presente. Era sposato con Kacchan, era felice, i brutti ricordi erano solo il passato.

Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Si accoccolò al petto del biondo, che lo strinse in un abbraccio.

"Ti amo, Bakugo".

"Ti amo, Izuku".

E il loro amore sarebbe durato in eterno, ardente come la più possente fiamma del mondo.

Come il cielo e il mare.

Come l'infinito.

Ora e per sempre.

 

THE END

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