tsuki ga kirei

di Hikari_1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I vasi gemelli ***
Capitolo 2: *** Una nuova missione ***
Capitolo 3: *** L'asta ***
Capitolo 4: *** Concorrenza ***
Capitolo 5: *** Una nuova collaborazione ***
Capitolo 6: *** Partner ***
Capitolo 7: *** La luna è bella ***



Capitolo 1
*** I vasi gemelli ***


Cap.1 - I vasi gemelli

Biblioteca di Yokohama, 27 agosto.
Poe girovagava per gli scaffali della biblioteca stracolmo di volumi, non vedeva Ranpo da più di due settimane ormai, e voleva a tutti i costi stupirlo con un nuovo romanzo.
Aveva passato ore per studiare nuove forme di linguaggio o ambientazioni possibili per il suo nuovo romanzo.
In quanto giallista, voleva dare il massimo, cercando di superare i precedenti romanzi nei colpi di scena o trucchi.
Per questo ora, Poe si trovava nel reparto storia antica dell’antico Egitto.
Era un percorso del tutto nuovo per lui, ma l’idea di creare un avvincente romanzo giallo in un’altra epoca, metteva alla prova anche le sue basilari conoscenze scientifiche e tecniche.
Creare un omicidio senza l’ausilio delle scoperte moderne.
L’idea dell’antico Egitto gli era balenata in testa ricordandosi di una passata chiacchierata con Ranpo, durante il festival estivo di qualche settimana prima, quando il detective aveva acquistato una maschera a forma di gatto.
“Nee, Poe-kun; lo sapevi? Nell’antico Egitto i gatti erano venerati in quanto animali molto importanti; sarà per questo che a Fukuzawa piacciono così tanto?”
Dunque, Poe appoggiò tutti i volumi raccolti finora e iniziò a scartabellare con l’intento di pianificare almeno l’ambientazione e le caratteristiche dei personaggi.
D’un tratto, il suo sguardo si fermò su un disegno.
Rappresentava due vasi identici decorati con geroglifici e disegni di figure antropomorfe.
Lesse la didascalia al di sotto dell’immagine –Vasi di Amon Ra-
Secondo la religione Egizia, Amon Ra era il dio principale, paragonabile a Zeus per la mitologia greca.
A partire dalla XII dinastia, ovvero tra il 1994 e il 1794 A.C., il culto del dio Ra si fuse insieme a quello del dio tebano Amon; dando inizio alla più importante divinità nella mitologia egizia.
Quei vasi, erano stati creati per simboleggiare questa unione, le due parti del dio che non si potevano separare.
Poe lesse concentrato la storia dei reperti, a quanto pare, sfortunatamente, la storia venne meno allo scopo dell’originaria creazione dei vasi; separandoli nel corso dei secoli.
Il vaso di Amon, però, parrebbe essere rispuntato nei giri illegali nipponici circa sei anni prima ma resta tutt’oggi disperso.
-Invece quello di Ra- Poe continuò a leggere l’articolo sgranando incredulo gli occhi.

*************** 

29 agosto, ore 9.35.
Atsushi guardava curioso la teca posta sopra il reperto.
Lui e Tanizaki erano stati spediti al museo di Yokohama per un lavoro particolare.
-Si, il presidente ha deciso di accettare la vostra richiesta di protezione- diceva Tanizaki –Siamo però sorpresi in quanto non vi è la presenza di portatori di abilità-
Atsushi distolse lo sguardo dalla teca adocchiando i due uomini di fronte a Tanizaki.
Il primo nella quarantina, alto sul metro e 60 cm, piuttosto tarchiato, vestiva in maniera elegante e fin troppo pesante per la stagione estiva; dai pantaloni color cachi spuntava la catenella di un orologio da tasca del colore dorato, si sistemava nervosamente gli occhiali dalla montatura sottile sull’arco del naso aquilino scostando delle ciocche nere dagli occhi scuri –sebbene con una più approfondita occhiata si poteva benissimo dedurre che fosse un parrucchino-
L’uomo al suo fianco, circa della sua età, era più alto e snello, i capelli e i baffi completamente bianchi e gli occhi azzurri chiari.
Vestiva in un modo meno formale dell’altro uomo, una semplice camicia di lino bianca e pantaloni marroncini; ma non meno costosi.
I soldi non gli mancavano di certo –Deducibile dal Rolex sul polso sinistro-

-La vostra è una domanda legittima Signor Takizawa- rispose l’uomo col parrucchino.
-Tanizaki- lo corresse lui.
-Oh giusto, Tanizaki- ripeté lui –Vede abbiamo chiamato l’Agenzia dei Detective Armati; in quanto questo prezioso reperto è stato rinvenuto in un covo di un’organizzazione da voi debellata qualche tempo fa, ovvero la Gilda-
Atsushi sgranò incredulo gli occhi, Fitzgerald era il precidente proprietario di quel reperto?

Si voltò nuovamente verso la teca, guardando attento il vaso al suo interno –Ecco, scusate la domanda ma … cosa rappresenta? –
-A lei cosa sembra giovanotto? – domandò il proprietario del Rolex.
-Beh … non saprei, un falco forse? Ma ha il corpo umano- azzardò Atsushi.
-Beh non sbaglia, questo è uno dei due vasi di Amon Ra; divinità dell’antico Egitto.
Oh ma che scortese, non mi sono ancora presentato, il mio nome è Naoki Shimizu, egittologo; quando il signor Yoshifumi Okamoto si è giudicato questo insostituibile pezzo si è subito rivolto a me per una perizia-

-È così antico? – chiese Atsushi non meravigliandosi per niente che Fitzgerald avesse un pezzo così prezioso nelle sue grinfie.
-Esattamente, quindi ho richiesto a voi agenti di proteggere la sua integrità per la giornata e la nottata di oggi- disse Okamoto –Io ho un urgente affare a Osaka e sarò di ritorno a Yokohama domattina verso mezzogiorno; spero riuscirete a proteggere questa meraviglia fino al mio ritorno-
-Io sarei volentieri rimasto qui con voi ma ho un’attività da portare avanti- aggiunse Shimizu –Non vorremmo però, che qualche sopravvissuto della Gilda cercasse di riottenerlo-
Tanizaki e Atsushi si inchinarono cordialmente.
-Non vi preoccupate, il vaso di Ra è in buone mani- disse Junichiro.

*****************

Domenica 30 agosto.
Ore 7.14
Kunikida osservava le lancette mentre saliva i gradini che portavano all’ufficio.
-In perfetto orario, ottimo-

Allo scoccare del quarto d’ora, Kunikida aprì la porta; ritrovandosi nell’ufficio pressoché deserto.
Gli unici detective al suo interno erano Kyouka che sonnecchiava sulla scrivania, costretta da lui stesso a restare tutta la notte per terminare le pratiche sul caso di Shibusawa –Dato che Atsushi era occupato e quel lavativo di Dazai si rifiutava di fornire tutti i dettagli sulla sua partecipazione- e Ranpo, comodamente stravaccato sulla sua seggiola a ingurgitare Donuts.

-Buongiorno-
-Oh buongiorno Kunikida- disse Ranpo con la bocca ancora sporca di briciole.
-Buongiorno- biascicò Kyouka strofinando gli occhi, cercando di scacciare via gli ultimi segni di sonno dal viso.
-Dov’è Dazai? Doveva venire in agenzia per andare a recuperare Atsushi e Tanizaki- si lamentò Kunikida sedendosi alla scrivania e accendendo il computer per iniziare a compilare i moduli relativi al contrabbando di opere d’arte legato alla Port Mafia.
-Uhm, non mi preoccuperei fossi in te- disse Ranpo.
-Ah? –
-Si farà vivo presto, per forza-

Il telefono squillò.

Kunikida alzò la cornetta –Agenzia dei Detective Armati, come posso aiutarla? Oh Atsushi, sei tu-
Ranpo leccò gli ultimi rimasugli di glassa dalle dita per poi muoversi vicino al collega, ora pallido come un cencio.
-Che ti avevo detto? Cerca di non svenire Kunikida, non è grave quanto sembra-

*******************

-È GRAVE, GRAVISSIMO-
Dazai si avvicinò ai poliziotti giunti sul fatto, scostò gli uomini della scientifica fino a scrutare Atsushi e Tanizaki, inchinati fino a toccare il pavimento mentre un omone si esasperava continuando a soffiare il naso.
-MI SONO FIDATO DI VOI, DETECTIVE DA QUATTRO SOLDI-
-Signore si calmi- cercò di dire Tanizaki –Noi-
-Calmarmi? CALMARMI? COME POTREI? –Sbraitò nuovamente per poi avvertire un capogiro, venendo afferrato prontamente dall’uomo dai baffi bianchi vicino a lui.

-Beh? Cos’è successo qui? –
-DAZAI-SAN- piagnucolò Atsushi quasi strisciando verso il suo mentore.
-Lei chi sarebbe? – domandò l’uomo che sfoggiava un costoso Rolex; se la memoria non lo ingannava anche Mori ne possedeva uno simile.
-Osamu Dazai, sono un loro collega-
-Oh, Naoki Shimizu, perito esperto in egittologia, mentre lui è Yoshifumi Okamoto; il proprietario del reperto che i suoi colleghi dovevano proteggere … o quel che ne resta-

Gli occhi nocciola di Dazai si spostarono verso destra, notando una teca in frantumi.
I frammenti di vetro erano, però, mischiati a cocci più grandi, sembrava terracotta decorata.
-Dazai-san, noi abbiamo fatto il possibile ma-

-Oh … avete rotto il vasetto? –

-VASETTO? – Esplose Okamoto –Lei sa qual è il valore di questo vaso? –
Dazai sfiorò il mento pensandoci su, per poi sorridere e ammettere –No, neanche lontanamente-
-Inestimabile! Questo pregiato pezzo di antiquariato è su questa terra da più di 3000 anni, e i suoi colleghi non sono stati in grado di svolgere il loro lavoro, lasciando che suddetta meraviglia si rompesse-

Dazai ascoltava con finto interesse tutto quello che stava dicendo il quarantenne, per poi rivolgersi ai sottoposti –Ragazzi, volete spiegarmi come avete rotto il vaso greco? –
-EGIZIO- Precisò Okamoto.
-Si, dunque? –
-La verità è che non lo sappiamo- disse Atsushi –Stavamo facendo la guardia quando abbiamo sentito un rumore nella sala vicino, ci siamo allontanati solo qualche secondo e poi abbiamo sentito il rumore di qualcosa che veniva rotto e l’allarme a contatto della teca di vetro.
Quando siamo tornati, questo è quello che abbiamo trovato-
Sia lui sia Tanizaki erano demoralizzati oltre ogni limite.

A quel punto Dazai notò che l’ex proprietario del vaso lo stava fissando.
-Uh? Ho qualcosa sulla faccia? -
-No, volevo solo specificare signore Tsushima, sebbene siete voi, in quanto loro superiore dovete ripagarmi il costo del vaso-
Dazai alzò il sopracciglio in modo curioso –Non Tsushima, ma Dazai; c’è un po’ di differenza tra i due nomi signor Okamoto-
Per qualche secondo non ribatté nulla –Si scusi, non ho molta memoria in questioni di nomi; ma il fatto non cambia.
Dovete risarcirmi i danni-
-Oh non mi intendo di questioni economiche, provate a chiedere dell’agente Kunikida Doppo se capitate all’agenzia-

Atsushi sbiancò, era matto? Kunikida li avrebbe spediti dalla dottoressa Yosano per una vivisezione.
-Dazai-
-Non ora Tanizaki, le porgo le più sentite scuse da parte dell’agenzia; la prego di contattarci non prima di tre giorni per fissare tutti i piani; ovviamente il compenso che ci dovevate lo potete ritenere un anticipo per il totale del risarcimento- dunque Dazai si affrettò a prendere i sottoposti sotto braccio e uscire dal museo.

********************

-Kunikida-san! Mi dispiace, non sono degno di essere ritenuto un detective; la prego di accettare le mie più umili scuse! -  Atsushi, non appena era rientrato in agenzia, si era buttato ai piedi del collega, cercando di scusarsi in ogni modo.

-Atsushi, ti ho già detto di non fare queste scenate di fronte a Kunikida; poi crederà veramente che dobbiamo risarcire quella grandissima somma di denaro al proprietario del vaso- canticchiò Dazai sdraiandosi sul divano.
-Non prenderla tanto alla leggera Dazai; è una cifra astronomica, col solo risarcimento di questo errore è un miracolo se non dichiareremo bancarotta- si lamentava Kunikida cercando di togliersi Atsushi dai piedi, mentre Naomi cercava di consolare il fratello.

-Non preoccuparti Kunikida- si intromise Ranpo –Quel vaso era senza ombra di dubbio falso-
Kunikida sospirò –Anche se fosse non- si fermò.
Lui, Atsushi e Tanizaki guardarono Dazai, poi Ranpo, poi di nuovo Dazai urlando –EEEEHHH???? –
-Non urlate, è mattina- si lamentò Dazai.

-Cosa vuoi dire con questo? Il vaso era? –
-Falso Kunikida, un falso per incolpare i nostri agenti e costringerci a sborsare quell’esorbitante quantità di denaro- confermò Dazai.
-Ma il perito ha confermato l’autenticità dell’opera- disse Atsushi.
-Sono sicuramente complici- chiarì Ranpo –è evidente-
-No, no, no, aspettate- si intromise Kunikida –A quale scopo? Era la prima volta che si mettevano in contatto con noi-
-Lo avrebbero fatto in ogni caso, sia con noi sia con la polizia- specificò Dazai sedendosi –Il loro scopo era far credere che il vaso di Ra è andato distrutto, sono pronto a scommettere che non è la prima volta che truffano qualcuno in questo modo, così da distrarci dal loro vero obiettivo-
-Vero obiettivo? E come fa a sapere il nome del vaso? Poco fa lo aveva scambiato per un vaso greco! – esplose Atsushi.
-Ho fatto apposta; ho cercato di infastidirlo in ogni modo per vedere se si tradiva in qualche modo … e purtroppo per me avevo ragione- sospirò Dazai toccandosi le tempie.
-Oh, “purtroppo per te, eh?” – disse Ranpo facendo girare la sedia a rotelle, consapevole dell’occhiataccia che il collega gli stava lanciando.

-Si è tradito? – domandò Atsushi –Quando? –
-Quando ha sbagliato il mio cognome-
-Oh l’ha chiamata Tsushima … ma non significa niente; anche ieri aveva sbagliato a pronunciare il mio cognome- si intromise Tanizaki.
-Si ma quel nome non era casuale; è un mio alter ego-
Vedendo le facce stupite dei colleghi Dazai specificò –Lo usavo spesso quando ero nella Port Mafia nelle missioni sotto copertura-

-Con … la Mafia? – Kunikida minacciava di svenire da un momento all’altro.
Dazai annuì –Inoltre, quello non è l’unico vaso esistente … ce n’è un altro, identico, ma con un nome diverso.
Gli storici lo definiscono anche “Vaso gemello”; il “Vaso di Amon”-
-E dove si trova? – domandò Atsushi.

Dazai incrociò le braccia oltre la nuca sospirando, per poi guardare i colleghi e ammettere –Nel salotto di Mori-

**********************

Port Mafia.
Quartieri generali.

Mori era seduto alla sua scrivania, sorseggiò il caffè mattutino, indirizzando ogni tanto delle occhiatine ad Elise, ancora addormentata.
Posò la tazza fumante sulla superficie lignea, facendo scivolare le mani guantate verso la busta nera recapitata la sera prima.

Ghignò –Interessante-

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Capitolo 2
*** Una nuova missione ***


Cap 2- Una nuova missione
Cinque anni prima, 15 aprile.
Quartieri generali Port Mafia.


Dazai e Chuuya sedevano di fronte alla scrivania di Mori; erano stati convocati entrambi di mattina presto, e questo poteva significare solo una cosa.
-Ho una nuova missione per voi in quanto Duo Nero- affermò Mori confermando i sospetti di Chuuya.

La foto di un reperto archeologico venne appoggiata sulla scrivania e spinta leggermente verso i due partner.
-Un … vaso? –
-Accurata deduzione chibi- Lo schernì Dazai, scaturendo un’occhiataccia da parte del giovane mafioso.
-Precisamente Chuuya-kun; questo è un vaso egizio meglio conosciuto con il nome di “Vaso di Amon” è stato creato in Egitto più di 3000 anni fa; in onore del dio Amon Ra-
Chuuya deglutì.
Non si sentiva a suo agio nel parlare di divinità o simili, in quanto dentro di lui risiedeva Arahabaki, una divinità pericolosa, utilizzava il corpo di Chuuya come un contenitore dal quale fuoriusciva soltanto durante la sua forma impura.
-E noi cosa c’entriamo? – domandò Dazai.
-Vi ricordate che qualche giorno fa ho inviato la squadra di Hirotsu ad annientare un’organizzazione rivale? – chiese Mori.
-Certo- esclamò Dazai –Doveva essere una nostra missione se questo chibi non fosse occupato a riprendersi dalla missione di una settimana fa-
-Ohi teme, non scherzare, sai che dopo aver usato la forma impura il mio corpo è instabile- esplose Chuuya abboccando subito alla provocazione.

-Col senno di poi è stato meglio- disse pacatamente Mori zittendo i due ragazzi d’un colpo solo.
-Quell’organizzazione aveva dei forti legami con il mercato nero, ragion per cui in quanto capo della Port Mafia era mio dovere eliminare sul nascere ogni ostacolo dal mio obiettivo finale- spiegò lui –Le aste-
-Aste? – chiese Chuuya curioso.
-Vedi Chuuya-kun, in quegli eventi si vende di tutto, dalle armi alle gemme preziose, da informazioni a reperti d’arte; come questo vaso.
Abbiamo la certezza che è uno degli oggetti archeologici che saranno battuti all’asta tra due giorni-
-Ma Boss, perché le interessa questo vaso? Sebbene sia molto prezioso non credo potremo piazzarlo facilmente- fece notare Dazai.
-Oh non intendo piazzarlo tra i nostri contatti per ottenere denaro Dazai-kun; intendo usarlo come oggetto di antiquariato in salotto-

-Prego? – chiese Chuuya allibito.
-Il Dio raffigurato era la divinità principale per gli antichi egizi; acquistando quel vaso, potrò far comprendere ad altre organizzazioni che la Port Mafia primeggia su tutto-
Dazai sospirò sfiorando l’occhio senza bende; a volte Mori era un tantino troppo teatrale.
-Ragion per cui siete qui- continuò Mori appoggiando una busta nera di fronte al duo.
-Il loro capo aveva ottenuto un invito, fortunatamente non sono indicati nomi o società; quindi sarà facile per voi entrare a quell’asta e acquistare senza spargimenti di sangue quel vaso-
-Boss, è un’asta- precisò Dazai –Non è detto che quel vaso finirà nelle nostre mani-
-I soldi non sono un problema Dazai-kun; ma capisco il tuo ragionamento.
Ragion per cui in caso non riusciate ad aggiudicarmi il vaso dovrete inserire un localizzatore nella cassa del reperto; in questo modo invierò Hirotsu e la sua squadra a recuperarlo-

Dazai e Chuuya si guardarono dubbiosi, ancora non del tutto convinti; sospirarono rassegnati … non potevano contrastare un ordine del Boss.
-Molto bene; ora i dettagli della missione.
L’asta che si terrà tra due giorni è inquadrata sulla fascia più culturale; ovvero esporrà solo reperti artistici o archeologici e oggetti di artigianato, può essere che tra gli oggetti vi siano anche gioielli.
Per non attirare troppo l’attenzione potete anche acquistare qualcosa se volete, l’importante è che riusciate ad acquistare il vaso di Amon-
-Chiaro Boss- disse Chuuya.
-Bene, la busta contiene due inviti quindi cercate di non perderli-
Dazai prese l’involucro di carta nera, aprendola cautamente –Boss … qui c’è solo un cartoncino d’invito-
-Oh, leggi meglio Dazai-kun-
Il giovane estrasse il cartoncino bianco iniziando a leggere gli ideogrammi, pietrificando.
-Uh? Che hai? – domandò curioso Chuuya.
-Boss-
-Niente repliche Dazai-kun, è la nostra unica opportunità-

Chuuya sfilò l’invito dalle mani di Dazai leggendo quanto vi era scritto.
Era elegantemente scritto in caratteri dorati, il luogo dove si sarebbe svolta l’asta; specificando il codice di vestiario estremamente formale e il posto assegnato durante l’evento per la coppia invitata.
Chuuya non ci trovava nulla di strano; quando, nell’intestazione iniziale lesse gli ideogrammi che indicavano una coppia si, ma per la precisione una coppia di coniugi.
-No- esclamò Chuuya.
-Oh sì- specificò Mori.

-Boss, non possiamo far finta di essere sposati; voglio dire … Ci odiamo- si lamentò Chuuya.
-Anche il solo pensiero di dovermi fingere innamorato di te mi fa vomitare- aggiunse Dazai.
-A sì? – chiese Mori.
-SI- Esclamarono all’unisono i due, per poi fissarsi urlando –Smettila di copiarmi! –
-Oh cielo, non cambierete mai- sospirò Mori –Purtroppo dovrete cercare di andare d’accordo, le vostre missioni hanno una percentuale di fallimento dello 0%; quindi mi aspetto grandi cose-
-Ma Boss, un conto sono le nostre solite missioni; un conto è far finta di ritenere questo chibi l’amore della mia vita- aggiunse Dazai.
-Oh è esattamente quello che vi sto chiedendo-
Chuuya si coprì il volto con le mani –Non ci credo-
-Inoltre, Chuuya-kun; Koyou mi ha già informato che ti aiuterà come può nel tuo travestimento, essendo una donna è molto più adatta di me- aggiunse Mori.
-Come? In che senso? –
-Non sai leggere Chibi? Dobbiamo fingerci sposati, ergo uno di noi deve fingersi una donna-
-CHE? –
-Fosse stato per me non vi erano problemi- disse Mori –Ma è scritto sull’invito “Per il signore e la signora che accetteranno questo invito” – recitò Mori –Dunque presenzierete sotto i falsi nomi di Tsushima Shuuji e Tsuki-

L’uomo accennò un sorriso nel vedere le disperate espressioni dei ragazzi –Ricordatevi che fra due giorni sarete l’uno la persona più importante per l’altro, dunque … cercate di essere credibili-
Quelle ultime parole fecero avvampare come un pomodoro al formo il povero Chuuya, mentre Dazai si limitava a mordere il labbro inferiore per evitare di imprecare contro il proprio Boss.

***********************

-È passato tanto tempo da quando ho aiutato qualcuno in una missione sotto copertura- disse Koyou –Sarà divertente Chuuya, col fisico che ti ritrovi non è impossibile scambiarti per una donna-
-Ane-san, per favore, l’ultima cosa che voglio è un commento sulla mia statura anche da parte tua; ci pensa già quello sgombro bendato di Dazai-

Koyou sollevò elegantemente le vesti del kimono color pesca per sedersi di fianco al suo protetto –Scusa, non intendevo offenderti; e non mi riferivo soltanto alla tua altezza Chuuya.
Hai un fisico invidiabile, i lineamenti del tuo viso e questi bellissimi capelli sono una base più che positiva-

Chuuya sospirò.

-Ma non è questo il problema, vero? C’è altro che vuoi dirmi? –
Chuuya mordicchiò nervoso il labbro, spostando velocemente le iridi azzurre da Koyou alla tazzina di tè di fronte a lui –è che … Mori vuole una recita perfetta da parte nostra e, dobbiamo fingerci sposati quindi ho-
-Hai paura che Dazai possa comprendere quello che provi? – domandò Koyou sorridendo teneramente alla vista del rossore apparso sulle gote del suo protetto.

-Chuuya, affermate di odiarvi con tutti voi stessi, nonostante tutto siete un’accoppiata ben assortita, e su questo non ci sono dubbi; hai mai pensato che, come stai fingendo tu, lo sta facendo anche lui? –
-Impossibile- rispose prontamente Chuuya –Lui mi odia, si diverte ad irritarmi, continua a dire che non mi capisce che sono irascibile, che sono il suo cane, che devo obbedirgli, che non devo rivolgermi ad altri se non a lui.
Mi disprezza, mi stuzzica in continuazione, si diverte a vedermi esplodere di rabbia, e mi sento un cretino perché sebbene avrei tutto il diritto di odiarlo, gli basta un sorriso per convincermi del contrario … aaahhh che cavolo! –

Koyou sospirò scuotendo la testa.
-Senti, sai che a me Dazai non piace molto, ma rispetto le tue scelte.
Cerca di vederlo solo come un amico durante la missione, ti conosco e so che, purtroppo, non c’è nessuno del quale ti fidi più di lui-
-Sarà dura, chi lo sa; magari nel mezzo dell’asta si metterà a flirtare lasciandomi solo, non sai quanto è frustrante vederlo sorridere a tutte quelle ragazze … sebbene gli rifilano tutte dei due di picche- sbuffò Chuuya, alzando curioso un sopracciglio alla risata di Koyou.
-Beh, almeno così ti rivolgerà un po’ più di attenzione no? Dopotutto devi impersonare la signora Tsushima Tsuki, no? –
A quelle parole Chuuya arrossì fin sopra i capelli –Oh cavoli! –

******************

17 aprile.
Quartieri generali della Port Mafia, camera di Ogai Mori.
-Dazai stai benissimo- trillò Elise passando a Mori i gemelli.

Dazai guardò il suo riflesso nello specchio.
Indossava un completo decisamente elegante e costoso, giacca e pantalone erano grigio ardesia, mentre la cravatta era di una sfumatura leggermente più scura appuntata da una spilla argentea.
La camicia era nera, richiamando il colore delle scarpe e dei gemelli di opale nero, in contrasto col fazzolettino nel taschino della giacca, unico elemento bianco.

Sospirò poco convinto, cercando di sistemare le ciocche castane e, per suo sommo dispiacere aveva rinunciato alle bende in testa e sul collo –Ma non a quelle su braccia e gambe, tanto nessuno doveva vedere cosa aveva sotto i costosi strati di vestiario-
L’ultimo tocco consisteva in guanti di pelle nera –Per evitare di lasciare impronte digitali indesiderate- si era detto.

-Non ne ho voglia se devo essere sincero, avrebbe potuto inviare dei veri fidanzati-
-Veri fidanzati? Qui nella mafia Dazai-kun? – domandò Mori dubbioso.
-Almeno affiancarmi una vera donna e non quella lumaca rossa, scommetto sarà ridicolo-
-Oh Dazai-kun; io non giungerei subito a conclusioni affrettate, dopotutto lo sta aiutando Koyou-

*********************

Dazai era considerato il prodigio demoniaco della mafia, non sbagliava mai e in alcun modo una predizione.
Ma ora, si trovava costretto a rivalutare quel suo appellativo quando, ultimati gli ultimi dettagli con Mori, si era recato al piano dove alloggiava Koyou e, beh; ora era impegnato a fissare a bocca aperta quello che credeva essere il teppista irascibile della mafia.

Chuuya aveva un vestito rosso acceso che gli lambiva le caviglie, in vita vi erano dei nastri del medesimo colore ad accentuare il fisico slanciato del partner mentre una sciarpa di seta rossa era legata intorno al collo a sostituzione del suo inseparabile collare.
Le scarpe nere erano legate in vita con un cinturino mentre i suoi guanti neri erano stati sostituiti da un paio del medesimo colore con una scia di perle all’altezza del polso.

Chuuya si voltò verso di lui, i capelli –Sebbene corti- dopo il tocco di Koyou gli arrivavano si e no alle spalle; i suoi occhi azzurri quasi come il cielo del solstizio estivo presentavano un leggero trucco che richiamava i colori usati per l’outfit.

-Complimenti chibi- pensò Dazai –Sei riuscito a sorprendermi ancora una volta-

Koyou tese a Chuuya una pochette nera istruendolo su come doveva tenerla in mano, allontanandosi quando Dazai raggiunse il partner.
-Beh? –
-Beh cosa? – domandò Dazai.
-Che hai da fissare? È imbarazzante- brontolò lui, talmente agitato da non accorgersi che si stava mangiando un capello.
Fu inaspettata la presenza della mano di Dazai sul suo viso, scostandogli la ciocca rossa dalle labbra per spostarla dietro l’orecchio sinistro del giovane mafioso.
Chuuya guardò sorpreso Dazai.

-Beh, complimenti Koyou; non riconosco più il mio piccolo e vivace cagnolino-
-Cane a chi? –
-A no, infondo sei sempre tu- sospirò Dazai.
-Teme- bofonchiò Chuuya.
-Chuuya-
La voce di Koyou lo riscosse.
-E anche tu Dazai, cercate di non litigare troppo, ne va del bene della missione-

-Ricevuto Koyou Ane-san- rispose Dazai –Bene, ora pregherei la mia cara mogliettina di seguirmi-
Chuuya osservò il giovane porgergli il braccio e, dopo un sospiro disse –Ma certo, maritino-

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Capitolo 3
*** L'asta ***


Cap.3- L'asta

Dazai guardava fuori dal finestrino, il mento appoggiato al palmo della mano destra, scrutava il paesaggio notturno di Yokohama con lo sguardo spento.
Di tanto in tanto, però, indirizzava delle occhiatine al partner seduto al suo fianco.
Erano in silenzio totale.

Dal campo opposto, Chuuya non osava guardare Dazai perché essendo sinceri al 100%, si sentiva un pomodoro al forno ogni volta che posava gli occhi du di lui; e a pensare che fra pochi secondo avrebbe dovuto fingersi sua moglie.
-Respira Chuuya calmo, Koyou ti ha detto come comportarti-
Sorridi.
Recita con carineria.
Mantieni il contatto visivo.
Stupisci.

-Chibi-

Saltò in aria sentendo la voce del ragazzo, girandosi di scatto.
-Che c’è? –
Dazai voltò il viso verso di lui sorridendo –Siamo arrivati-
Chuuya sbirciò al di fuori del finestrino, riconoscendo uno dei teatri della città.
Dazai era già uscito dall’auto, proprio quanto stava per fare lo stesso, la portiera si aprì rivelando la mano guantata del ragazzo tesa verso di lui.
-Vieni, partner-
Chuuya accettò l’aiuto, chiuse la portiera e si incamminò verso il teatro stretto a Dazai.

Erano circondati da signori distinti in doppio petto, signore della nobiltà che sfoggiavano le acconciature più stravaganti, coppie ricchissime che luccicavano come lampadari a causa della mole di gioielli che avevano appresso.
-Ce n’è di gente per essere un’asta illegale- bisbigliò Chuuya all’orecchio del collega.
-Non sono tutti qui per l’asta, vedi quel maggiordomo là in fondo? Ha il compito di smistare le persone, gli inviti con carta rossa sono diretti ai semplici civili che intendono godersi una serata a teatro, ma quelli con la carta nera-
-Sono i ricconi da spennare alle aste- concluse Chuuya.
-Esatto, probabilmente noi siamo i più giovani oggi quindi non ci prenderanno sul serio, almeno inizialmente, Koyou ti ha detto cosa fare, vero? –
Il rosso sospirò –Si … fin troppo nei dettagli-
Dazai ridacchiò, intravide un signore sulla cinquantina che in frac e monocolo; se non fosse per i capelli neri e lucidissimi, poteva facilmente assomigliare a Hirotsu.
-Quello dev’essere l’organizzatore dell’asta- dedusse Dazai –Sta mostrando un'altra strada a chi ha un biglietto nero-
Dunque, i due si avvicinarono.

-Buonasera signori- li salutò cortese il maggiordomo –Il vostro invito? –
Dazai estrasse la busta nera dal cappotto.
-Benvenuti signori, potete continuare alla vostra destra-
-Grazie mille- sorrise sornione Dazai avviandosi verso in vialetto laterale dove li aspettava il signore col monocolo.
-Buonasera- li salutò cordiale –Facce nuove e giovani a quanto vedo-
-Eh sì, ma non si è mai troppo giovani per certe cose- rispose prontamente Dazai –Sono Tsushima Shuuji, e lei è l’amore della mia vita, mia moglie Tsuki-
-Oh non esagerare, Anata-
Il modo in cui pronunciava quelle parole, lo sguardo fisso e il ghigno seducente fecero tremare all’unisono sia Dazai, sia l’uomo vicino a loro.
-Oh signore, vedo che è molto fortunato; comunque lasciate che mi presenti, sono Miura Daisuke l’organizzatore di questo evento, se vogliate seguirmi-

*********************

Le abilità di seduzione insegnatogli da Koyou erano senza ombra di dubbio efficaci.
Fin da subito, Chuuya aveva rapito la scena, attirando su di sé sguardi curiosi.
-Ah, temo gli ospiti di oggi mi invidiano- disse scherzosamente Dazai –Sono tutti rapiti dalla mia dolce metà-
-Se ripeti altre frasi come questa chiedo il divorzio- ripeté secco Chuuya afferrando un calice di champagne per berlo tutto d’un fiato.
-Vacci piano con l’alcol chibi, mi servi sobrio oggi-
Chuuya lo fulminò con lo sguardo –Non c’è bisogno di ricordarmelo, so cosa devo fare per il bene della missione.
Ad ogni modo dobbiamo piazzare il localizzatore nella cassa di legno dove è conservato il vaso-
-Ci ho già pensato, dai dettagli forniti dal Boss gli schedari li ha quella graziosa fanciulla dai capelli neri- specificò Dazai.

Chuuya si voltò notando una ragazza dai lunghi capelli mossi e neri con occhi verdi.
Non indossava elaborati abiti da sera, bensì un tubino nero e una camicetta bianca con una cravatta del medesimo colore della gonna; quindi faceva parte dello staff.
Parlava con un signore sui 35 anni piuttosto robusto.
-Intendi quella vicino al tizio in occhiali da sole? –
-Esatto chibikko, mi sembra basso per la sua età ma guardando meglio credo sia più alto di tè-
Chuuya gli pestò un piede con il tacco –Zitto idiota, dobbiamo sbirciare quei fogli se vogliamo sapere dov’è il magazzino e qual è la cassa del vaso, uh? –

Chuuya notò che uno chef aveva chiamato in disparte la ragazza, mostrandogli una bottiglia di vino.
-Che c’è chibi? Hai una faccia strana-
-Quella ragazza non se ne intende per niente di vini; ha appena stappato la bottiglia senza odorare il sughero del tappo-
Dazai sospirò –Senti, non tutti sono dei fissati collezionisti come te-
-Non intendevo questo, senti ho riconosciuto quel vino; se mi ascolti posso darti qualche dritta sulle sue qualità e con quali cibi berlo.
Va da lei, metti su uno dei tuoi teatrini e cerca di sbirciare quegli schemi … ma non osare chiederle di suicidarti con te, intesi? –
Dazai ridacchiò.

-Ohi chibi, chi è tra noi due il cervello? Avevo già in mente di provarci con lei usando il vino, sfruttando le tue conoscenze in materia-
-Ugh- bofonchiò Chuuya-

*****************

Chuuya restava in un angolo, osservando di sottecchi Dazai che stava parlando con la segretaria.
Sorrideva, un sorriso totalmente finto che aveva montato solo per riuscire nel suo intento.
Dazia era particolarmente esperto nell’affascinare le ragazze, regalandole quei bellissimi sorrisi capaci di farle arrossire fin sopra i capelli.
Sospirò, a volte si continuava a chiedere se mai sarebbe riuscito a dimenticare quello che provava per lui … ma sapeva che era a tempo perso.

-Tutta sola? –
Chuuya alzò all’improvviso lo sguardo, notando che un uomo gli si era avvicinato; portava i capelli lunghi, legati in una coda bassa, gli occhi erano leggermente più chiari di quelli di Dazai, si rigirava il gemello sul polso sinistro guardandolo con un ghigno in volto.
Koyou era veramente brava col trucco, a quanto pare lo aveva anche lui scambiato per una donna.

Aggiustò una ciocca dietro l’orecchio annuendo leggermente –Ah, a quanto pare-
L’uomo di avvicinò a lui appoggiando un gomito sul muro –Un marito non dovrebbe lasciare una moglie così bella da sola, qualcuno potrebbe approfittarsene-
Chuuya cercò di non far trapelare la sua irritazione alla frase fin troppo cliché, replicando –E un signore come lei non dovrebbe avvicinarmi senza presentarsi, risulterebbe inopportuno-
L’uomo ridacchiò –Ha ragione, piacere Tanaka Yuichi, sono il dirigente di una catena di alberghi ma nel tempo libero mi appassiono di archeologia, puoi chiamarmi Yuichi, mia cara-
Chuuya sentì la pelle d’oca per la frase al quanto smielata, non chiamava per nome neanche Dazai, figurati se lo assecondava –Ah capisco- disse Chuuya –Io sono Tsushima Tsuki-
L’uomo sembrò avvicinarsi, movimento che spinse Chuuya ad allontanarsi di un passo, ci mancava pure il tentativo di un kabe-don non desiderato.
Il suo cervello cercò di pensare ad un modo rapido e indolore per filarsela da quel provolone affumicato il prima possibile, la sua pazienza stava per esaurirsi.

-Tsuki-

-E ora chi è? – pensò il rosso mafioso, voltandosi.
Quello che ne seguì fu inaspettato oltre ogni dire, il suo cervello completamente nel panico dopo aver avvertito dei polpastrelli sfiorargli il mento e, senza preavviso, delle morbide labbra si posarono sulle sue, muovendosi suadenti.
Ci impiegò qualche secondo per capire che, la persona che lo stava baciando era Dazai, e per la sorpresa si ritrasse leggermente, occhi spalancati.
Dazai, però, fece scorrere una mano lungo la sua schiena, attirandolo di nuovo verso di lui per tornare a connettere le labbra.
Chuuya aveva ancora gli occhi aperti a causa dello stupore, nessuno poteva vedere la sua espressione siccome tutta la sua figura era coperta dal corpo di Dazai.
Le ciocche del giovane dirigente ricadevano sulle palpebre chiuse, Chuuya non aveva mai visto Dazai da così vicino.
Se quello che stava succedendo ora era al quanto scioccante, Chuuya proprio non si aspettava che il suo partner decidesse di mordicchiargli leggermente il labbro inferiore, per la sorpresa schiuse le labbra permettendo a Dazai di approfondire il contatto.
E fu in quell’istante che il briciolo di autopreservazione di Chuuya se ne andò del tutto, dimenticandosi di dove si trovava e perché era lì.
Finalmente chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul bacio.

-Ehem-
A quel suono Chuuya sentì Dazai allontanarsi, ancora rosso come i suoi capelli si strinse contro il petto del partner, permettendogli di abbracciarlo.
-Si? – chiese Dazai senza un briciolo di pudore per lo spettacolino precedente.
Tanaka si sforzò di sorridere –è un piacere incontrare anche voi signor Tsushima, io e vostra moglie stavamo parlando delle rispettive attività lavorative ma … non ho avuto il piacere di sapere che genere di azienda gestite-
-Oh, capisco- rispose lui –Il nostro lavoro può essere descritto in molti modi, principalmente ci occupiamo di sistemi pratici ed ecologici per sbarazzarsi di rifiuti che minano alla preservazione della città-
A quella definizione a Chuuya scappò una risatina, modo peculiare per descrivere il lavoro alla mafia.
-Oh, quindi anche di energie rinnovabili deduco? – chiese l’ignaro ospite.
-Precisamente- replicò Dazai abbracciando Chuuya con entrambe le braccia, facendole scorrere lungo la schiena.
A quel punto Chuuya pestò il piede del ragazzo con un tacco, facendogli intendere di non spingersi oltre.
-Capisco- rispose Tanaka, iniziando poi a parlare a vanvera su quanto sia impressionante il loro impegno.

-Chibi-
Chuuya venne leggermente voltato, permettendo a Dazai di bisbigliare nel suo orecchio senza farsi scoprire –La sala del magazzino si trova oltre quelle tende vicino al bagno femminile, usa questa scusa per piazzare la microspia-
Dazai gli passò il localizzatore intrecciando le dita con quelle di Chuuya e, prontamente, lo nascosero all’interno della stoffa del guanto.
Chuuya annuì, tornando a sorridere –Mi dovete scusare, devo andare un secondo alla toilette, tesoro ci vediamo direttamente nella sala principale? –
-Um, va bene-

Chuuya fece per allontanarsi, ma venne trattenuto da Dazai e, con suo stupore, lo baciò nuovamente per distanziarsi quasi subito –Ci vediamo dopo-
Chuuya annuì, salutando Tanaka e corse verso il magazzino.
Mentre sia avvicinava alla meta, non poté evitare di toccarsi le labbra, le gote ancora in fiamme, pensando –Cosa è appena successo? -

**************************

Sala aste.

Chuuya si sedette vicino al Dazai, alzando gli occhi al cielo.
-Che c’è? –
-Per poco non mi scoprivano- rispose lui –Stavo uscendo dal magazzino quando ho sentito una voce maschile, per fortuna sono riuscito a nascondermi nel bagno e fare finta di essere appena uscito dalla toilette-
-Oh … complimenti per la prontezza chibi-
-Dannato sgombro, il vaso era posizionato in bella vista, probabilmente è l’articolo di punta dell’asta- spiegò Chuuya.
-Um, lo credo anch’io, Chuuya? –
Notò il collega fissare un omone vestito di bianco, dall’aspetto non era giapponese, parlottava in una lingua a lui sconosciuta insieme ad una donna, più alta della media, i capelli erano castani scuri e liscissimi, anch’essa vestita di bianco.
-Non era un membro dello staff dunque? –
-Oh lui? No, si chiama Amad, l’ho incrociato anch’io prima dirigersi verso il parcheggio, è il segretario personale di quella donna- disse Dazai –Ishikawa Kadiri, egittologa che lavora presso il museo de Il Cairo-

-Non mi dire che ci hai provato anche con lei-
Dazai sogghignò, avvolgendo le spalle di Chuuya col braccio –Come potrei mai quando ho te? –
-Cretino- replicò lui cercando di calmare i nervi alla risatina del collega, per lui era tutto un gioco, mentre Chuuya aveva passato un quarto d’ora a cercare di calmare i battiti del suo cuore.
-Tranquillo chibi, non è il mio tipo-
-Non che siano affari miei- replicò lui –Tornando al segretario, i parcheggi sono nella zona vicino al magazzino? –
-No … è questa la cosa strana-
Chuuya si voltò di scatto –Che ci faceva lì allora? –
Dazai abbassò il viso alzando le spalle –Chi lo sa? Curioso chibi? –
Chuuya voleva dire di no, voleva davvero; ma a causa della vicinanza dei loro volti non riuscì a dire mezza parola, restando a bocca aperta fino a quando le luci in sala si spensero.

L’asta stava per iniziare.

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Capitolo 4
*** Concorrenza ***


Cap. 4- Concorrenza

Mori lo aveva assillato, quasi pregato in ginocchio, di segnare tutti i reperti che sarebbero stati messi all’asta.
Tecnicamente lo aveva detto ad entrambi, ma essendo Dazai uno spreco di bende procrastinatore e allergico al lavoro scrivano; contrariamente a Chuuya, era ora impegnato a scribacchiare diligentemente ogni reperto messo all’asta, il suo valore, chi aveva cercato di acquistarlo e chi se l’era aggiudicato.
Dopo un’estenuante ora passata a guardare statue, gioielli e quant’altro, l’attenzione di Chuuya fu rapita dall’oggetto ora sul palcoscenico.

Un calice.

A detta dello speaker, non era antico, ma era stato fabbricato da esperti artigiani russi, ciò che colse l’attenzione di Chuuya fu lo sfavillio degli zaffiri incastonati alla base e sul bordo dell’oggetto.
-Oh tesoro sono del colore dei miei occhi- una donna due fila dietro di loro, che aveva fatto i complimenti a Chuuya poco prima permettendogli di sapere che si chiamava Kisaki Futaba, cinguettava avvinghiata al braccio sinistro del consorte, Kisaki Yuuta, pregandolo di assecondare quel costoso sfizio.
La faccia del marito impallidì un secondo, riuscendo poi ad alzare timidamente la paletta.
-Il signore ha la prima offerta si parte da 10000 Yen-

L’offerta venne subito aumentata di altri 200 Yen dall’uomo che ci aveva precedentemente provato con Chuuya, e inspiegabilmente diresse il suo sguardo verso di lui.
-Che vuole ancora da me? – si chiese ignaro.
I punti interrogativi di Chuuya aumentarono sentendo la mano di Dazai appoggiarsi sulla sua spalla, attirandolo lievemente a sé –C. che c’è? –
Sbiancò vedendo il partner alzare la paletta per la prossima offerta.
-10400 per il signore in quarta fila-
-10450 per la signora in seconda fila-
-10550 per il signore in quarta fila-
Chuuya era allibito quanto lo speaker, seguiva la testa dell’uomo che continuava a rimbalzare come una pallina da ping-pong tra Dazai e l’egittologa.
-10600 per la signora in seconda fila-

Dazai fece per alzare la paletta, ma Chuuya lo fermò –Non osare, non siamo qui per questo; Mori ci ha dato il permesso di comprare altro ma niente di così costoso-
Il ragazzo non seppe spiegarsi il perché dell’improvviso cruccio apparso sul volto di Dazai, aumentando quando lo speaker validò l’acquisto all’egittologa.
-Tz, non è divertente- sbuffò Dazai.
-Beh, ti ricordo che non siamo qui per divertirci ma per lavoro, e ora concentrati, il vaso è il prossimo articolo-
Sentì Dazai sospirare, mentre accarezzava la sua spalla sinistra scaturendogli brividi per tutta la colonna vertebrale.
-Dazai, smettila di starmi così appiccicato- protestò lui cercando di togliere la presa dalla sua spalla.

Per tutta risposta il collega fece scorrere l’arto sul fianco di Chuuya, fermandosi appena sopra il fianco –Non posso.
Mori ci ha chiesto di essere credibili ed è quello che sto facendo- sussurrò lui baciandogli la tempia.
Chuuya era sicuro di essere rosso come i suoi capelli, troppo impegnato ad arrossire non si accorse che, durante il loro piccolo spettacolino di affetto, gli occhi di Dazai erano fissi e minacciosi verso l’imprenditore Tanaka.

Finalmente, la segretaria “sedotta” da Dazai poco prima arrivò con l’articolo di punta; Il vaso di Amon.

Come spiegato da Mori stesso, il vaso era la prima parte di un set composto da due vasi identici, tanto da essere definiti “vasi gemelli”.
Questo set, era stato creato in onore della divinità Amon Ra, creata dall’unione di due esseri distinti, sfociando nel dio più importante della mitologia egizia.
Per la Port Mafia era dunque indispensabile aggiudicarsi tale premio, quasi ilare, secondo Dazai, paragonare un dio del sole alla loro organizzazione.
Era anche vero che l’ottenimento del vaso avrebbe aiutato a infiltrare altri uomini della mafia nel giro delle aste o del mercato nero.

La prima offerta, come prevedibile partì da Ishikawa Kadiri, la donna storse il naso notando che, di nuovo, Dazai aveva deciso di lottare contro di lei per un acquisto.
Lo scrutò furente, aggrottando le folte sopracciglia scure, come risposta Dazai si limitò a sorriderle, Chuuya alzò indispettito un sopracciglio notando la mano della donna alzarsi nuovamente, senza staccare lo sguardo da loro.
-Ce l’ha con te-
-Ovvio, le sto mettendo i bastoni tra le ruote- esclamò giulivo proponendo un’ulteriore esorbitante somma.

Nessuno dei partecipanti osava fare altre offerte, tutti rapiti dallo scambio tra Dazai e Ishikawa.
-Offro il doppio dell’attuale cifra- esclamò la donna facendo restare Chuuya a bocca aperta.
-Se continua così la nostra unica speranza consiste nel localizzatore che ho piazzato nella cassa- sussurrò al partner.
-Offro tre volte la cifra appena annunciata dalla signora-
Chuuya spalancò gli occhi incredulo, un perforante azzurro rivolto verso il “marito”.
-Tranquillo Chibi, so quello che faccio-
Chuuya avrebbe tanto voluto prenderlo a calci, con i tacchi, gridandogli nell’orecchio che era meglio per lui, perché avrebbero dovuto lavorare molto di più per ricompensare a Mori i quattrini che stava spendendo; inoltre, la loro avversaria lavorava per il museo del Cairo, non si sarebbe arresa così facilmente, sebbene la somma appena proposta avesse fatto venire i brividi a tutti i presenti in sala.
Il giovane mafioso si voltò verso la donna.
La notò stringere con forza la paletta, le unghie laccate affondarono nella patina bianca dell’oggetto; lanciò un’ultima occhiataccia a Dazai senza muoversi.

-Venduto al signore in quarta fila-

Dazai sorrise in modo smagliante ai partecipanti che si stavano congratulando con lui.
-Ci sa fare negli affari- disse un signorotto sulla settantina.
-E ha anche coraggio- aggiunse la signora Kisaki –Quella donna viene soprannominata “La vipera del Cairo”, ha più veleno nelle vene che sangue-
-Oh? D’avvero? – chiese Dazai.
-Si … sebbene lavori al museo egizio, molti sostengono sia in combutta con organizzazioni legate al mondo dell’arte; per carità non voglio fare la predica, ma una volta che si mette in testa qualcosa, è impossibile cercare di dissuaderla- continuò il marito –Mi sorprende che non abbia fatto un’ulteriore offerta-

-Oh ma non poteva- spiegò calmo Dazai.
Tutti, compreso Chuuya, lo guardarono dubbiosi –I restanti soldi li aveva già spesi per acquistare il calice di zaffiri, se la mia dolce metà non mi avesse fermato dal proporre un’altra offerta, avrei acquistato il vaso ad un prezzo molto più basso-
-Intendete dire che …-
Chuuya era allibito –Brutto manipolatore seriale- pensò –L’ha spinta a spendere un bel gruzzolo per far sì che non potesse acquistare il vaso-

-Oh … che strategia diabolica- commentò nuovamente Kisaki.
Dazai si limitò a sorridere tornando ad avvolgere le spalle di Chuuya –Quando ha offerto il doppio della cifra da me richiesta, ho capito che era il massimo restante nelle sue tasche … fortunatamente ci avevo visto giusto-
Chuuya si lasciò sfuggire un ghigno, ghigno che soffocò subito coprendo le labbra con i guanti.
-Affascinante e intelligente- continuò a cinguettare la donna.
A quell’affermazione Chuuya alzò contrariato il sopracciglio, e irrazionalmente, intrecciò le dita della mano sinistra di Dazai con le sue.
Come prevedibile, il partner gli rifilò un sogghigno compiaciuto –Smettila di flirtare, dobbiamo essere credibili no? –
-Uh, ma non è colpa mia se le mie doti intellettive spiccano chibi-
-Ma per favore, ha scambiato le tue doti intellettive per le tue gambe- replicò Chuuya, pentendosi quasi subito di quello che aveva detto … ora suonava veramente come una moglie gelosa.

Come previsto sentì la risatina di Dazai vicino al suo orecchio –Non preoccuparti chibi, come ho già detto: non è il mio tipo-
Chuuya cercò di riacquistare un briciolo di compostezza, segnando il prossimo articolo messo in asta –A proposito, prima quel Tanaka mi aveva detto che era appassionato di archeologia, chissà perché non ha provato ad acquistare il vaso-
Sentì la presa della mano di Dazai aumentare lievemente, sentendolo dire –Chi lo sa? –

************************

Era finalmente finita.

Le scarpe lo stavano uccidendo, la stanchezza estenuante, e aveva bevuto troppo poco per sopportare 5 ore di fila con Dazai.

Quello sgombro bendato aveva richiesto alla sicurezza di controllare l’imballaggio del vaso di Amon.
Richiesta più che legittima che, però, sarebbe anche servita per togliere il localizzatore precedentemente piazzato da Chuuya.

-A signora Tsushima-
-Oh no- pensò Chuuya sentendo la voce di Tanaka avvicinarsi.
-Complimenti per l’ottimo acquisto-
-Anche a lei signor Tanaka- disse Chuuya –Quell’uovo Fabergée era stupendo … è un azzardo ma, ho notato che le piace molto il colore blu-
L’uomo sorrise –Può dirlo in questo modo, ma non ho un colore preferito; diciamo che i colori sono molto particolari a seconda del mio stato d’animo mi affeziono a nuances diverse, e ultimamente trovo che il blu sia estremamente intrigante-
-oh capisco- rispose lui, tirando un sospiro di sollievo nel vedere Dazai fuoriuscire dal magazzino.
Quello che lo preoccupò fu il fatto che, subito dopo lui, anche il segretario di Ishikawa fece la sua comparsa.

-Per caso, lei e suo marito alloggerete in un albergo questa notte? – chiese Tanaka.
-Oh … no, abitiamo a Yokohama quindi torniamo subito a casa.
A questo proposito, devo andare ora; è stato un onore conoscerla- dunque si inchinò e si affrettò a raggiungere Dazai.

-Hai sistemato tutto? – chiese Chuuya aggrappandosi al braccio del partner.
-Oh sì … ci puoi giurare-
Il ragazzo lo guardò confuso –Che c’è? Hai combinato qualcosa-
Dazai ridacchiò –Chi lo sa? -
-Non giocare con me, conosco quello sguarda, cosa hai fatto? Ha a che vedere con l’egittologa? –
Dazai fece per rispondere ma, con la coda nell’occhio, notò che lo sguardo di Tanaka era fisso sul fondoschiena del suo piccolo collega.
Come al solito Chuuya era ignaro della situazione e; siccome stuzzicarlo era assolutamente divertente e, per ricordare a terzi estranei di tenere gli occhi al proprio posto, Dazai fece scorrere una mano sull’ “interesse” di Tanaka, facendo pietrificare Chuuya.

-Non ne parlerei qui, Tsuki-
Sorrise compiaciuto alle guance in fiamma del giovane mafioso, affrettandosi ad estrarre il cellulare per avvisare Hirotsu, mentre tratteneva il pugno che minacciava di rompergli delle costole.

**********************

-Ora mi puoi finalmente dire cosa stai pianificando? –
Dazai distolse lo sguardo dal finestrino dell’auto, inclinando interrogativamente la testa verso il partner.

Lo aveva sempre divertito quel suo lato, Chuuya era al suo opposto, non aveva un briciolo di pazienza … specialmente se suddetta pazienza era rivolta o immischiata in una situazione creata da Dazai.

-Non capisco a cosa ti riferisci- rispose innocente.

-Non fare il santarellino che non sei, Dazai- disse Chuuya –Hai architettato qualcosa, ti conosco; quindi togli quell’aura da finto angioletto dalla faccia e spiegami cosa hai fatto all’egittologa-
-Niente-
-Bugiardo-
Dazai ghignò –Chuuya, a lei fisicamente non ho fatto niente; se ne tornerà al Cairo in perfetta salute … tuttavia-
-Tuttavia? –
Le labbra di Dazai si piegarono in uno dei suoi famosi sorrisi, quei sorrisi che trasudavano di inganno e compiacenza.
-Potrebbe essere che abbia speso quei milioni di Yen inutilmente- mentre diceva ciò, estrasse dall’interno della giacca una scatola nera, porgendola a Chuuya.
Il ragazzo lo fissò confuso.

-Aprila-

Con titubanza, Chuuya ascoltò Dazai; trovandosi costretto a spalancare incredulo gli occhi quando, al suo interno avvolto da un telo di velluto, vide il calice tempestato di zaffiri che aveva “acquistato” l’egittologa.
-Glielo hai rubato? –
-Si-
-Perché? –
-Semplice, perché quella Ishikawa intendeva rubarci il vaso di Amon-

Chuuya lo sguardò stranito –Che? –
-Mori ci aveva ordinato di piazzare un localizzatore nella cassa caso in cui non fossimo riusciti ad ottenere il vaso, giusto? –
Chuuya annuì.
-Quando ho chiesto di controllare l’imballaggio per recuperare il nostro localizzatore, ho notato che ne era stato piazzato un secondo.
In pratica qualcuno stava cercando di giocare sporco proprio come noi pur di aggiudicarsi quel reperto, ragion per cui ho tolto entrambi i localizzatori dall’imballaggio-

-Aspetta un secondo … come facevi a sapere che era stata lei a piazzare quell’affare? – domandò il rosso mafioso.
-Per via di Amad-
-Il segretario? – chiese Chuuya.
-Esatto chibi; prima dell’asta l’ho visto telefonare a qualcuno e recarsi alla sua macchina, sul portachiavi era inciso il nome di una ditta, la “Baha Nefertari”, lo stesso nome era inciso in piccolo sul trasmettitore-
-Da quando sai leggere i caratteri arabi? – domandò, stizzito per l’appellativo usato dal collega.
-O andiamo Chuuya, sul portachiavi erano incisi in alfabeto arabo e occidentale, ho letto la trascrizione.
Fatto sta che ho intuito il suo giochetto e quindi ho nascosto il localizzatore altrove-
-Dove? – Chuuya era incuriosito ma al tempo stesso spaventato dalla risposta.
-Ma è ovvio- canticchiò lui –Nella macchina di quel Tanaka-
Chuuya si toccò le tempie doloranti –Solo perché ci ha provato con- si fermò mordendosi la lingua.
Aveva parlato d’impulso, ma quel fatto gli fece ricordare quello che era successo quando Tanaka aveva provato ad abbordarlo.
Strinse le labbra ripensando a quel momento, facendosi coraggio spostando lo sguardo sul collega –Perché a lui? –

-Perché stava mettendo a repentaglio la nostra missione, non vorrei più vedere la mia mogliettina flirtare con altre persone-
-Tz, passi il localizzatore; ma perché hai rubato il calice? –
-Mori ci ha dato il permesso di acquistare altro giusto? Tienilo-
-Io? E … Era per me? –

Dazai fu colto di sorpresa, tossendo un paio di volte prima di rispondere un semplice –Si-
L’aria nella macchina diventò più tesa, Chuuya non riusciva a staccare gli occhi dal suo partner.
-Dazai-
-Per il compleanno-

Compleanno?

-Fra non molto il mio cagnolino avrà 17 anni- disse Dazai scompigliandogli la chioma rossa.
-Ma mancano due settimane al mio compleanno- ribatté Chuuya togliendo la mano di Dazai dalla testa –Sei un po’ in anticipo non ti pare? –
-Puoi anche regalarlo a Koyou Ane-san se non lo vuoi-
-Non è questo il punto Dazai- disse Chuuya esasperato –costa un occhio della testa-
-Beh a dirla tutta non ho speso mezzo Yen siccome l’ho rubato- precisò Dazai.

Chuuya decise di non approfondire la questione, tornando a guardare fuori dal finestrino.
La luna era alta nel cielo, piena, splendeva nel nero della notte.

-È bella-

Chuuya si voltò verso Dazai, lo stava guardando sorridendo.
Dazai sorrideva raramente, la maggior parte delle volte il suo sorriso era crudele e spietato quando attuava con successo una missione, di scherno quando si divertiva ad irritarlo fino a farlo esplodere o sadico, durante le sue torture.
Quel sorriso sincero, lo mostrava solo dopo aver incontrato Ango e Oda al bar Lupin, e Chuuya si sentiva inutile e sconfortato, perché con lui non sorrideva quasi mai.
Dazai inclinò la testa lasciando che le ciocche color cioccolato gli colpissero gli occhi liberi dalle bende –Tsuki-
Chuuya sospirò –Non siamo più all’asta, puoi anche smetterla di chiamarmi con quel nome, non credi? –

Nessuna risposta.

-Dazai? –
Il sorriso era nuovamente mutato, ora quasi triste –Mh … hai ragione, Chuuya-
Chuuya sentì le guance andare in fiamme, distogliendo lo sguardo per tornare a fissare il calice di zaffiri nelle sue mani.
Studiò le pietre che ricoprivano l’oggetto, luccicavano di un azzurro intenso sotto la luce lunare.
-Dazai-
Chuuya prese il calice tra le mani, avvicinandolo al viso.

-Grazie-

******************

-E quindi, tornati dalla missione, Mori si è piazzato il vaso nel suo salotto.
Ora che quel Okamoto ha architettato questo spettacolino, sicuramente vorrà vendere il vero vaso al mercato nero come fece con quello di Amon- spiegò Dazai in tutta tranquillità.

-Dazai-san- sussurrò Atsushi –Non credo potremo mai fare quello che ha fatto lei in passato-
-Tranquillo Atsushi- disse Kunikida –Non ho alcuna intenzione di immischiarmi in faccende legate alla Port Mafia-
-Però Kunikida- si intromise Ranpo passando a mangiare le crostatine al cioccolato –Sebbene le supposizioni di Dazai sono corrette ci mancano le prove, e tra meno di due giorni si svolgerà una di queste famose aste-
-Esatto- disse Dazai.
-Come fate a saperlo? – domandò Atsushi.
-Perché gli ho dato un limite- continuò l’ex mafioso –Ho gentilmente suggerito a Okamoto di presentarsi nei nostri uffici tra tre giorni per ritirare la somma corrispondente al valore del vaso rotto e quindi cercherà di venderlo prima di quella data; così un eventuale controllo delle sue proprietà per verificare la rottura del vaso, dimostrerà che lui non è in possesso del reperto e che il vaso di Ra si è veramente rotto dopo la notte passata da Atsushi e Tanizaki al museo-

-E quindi cosa facciamo? – chiese Atsushi, stupendosi dell’improvvisa smorfia apparsa sul volto di Dazai.
-È semplice- rispose Ranpo leccando le briciole dagli angoli della bocca –Si va in sartoria-
-Sartoria? –
Atsushi era pieno di dubbi.

La porta dell’ufficio di Fukuzawa si aprì di scatto, rivelando il presidente con una seria espressione in viso.
-Dazai- disse lui –Preparati per un’imminente missione-
Atsushi notò che la smorfia sul volto del proprio mentore, era ora di disgusto puro.

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Capitolo 5
*** Una nuova collaborazione ***


Cap. 5- Una nuova collaborazione

Port Mafia, lunedì 31 agosto.

Residenza Ozaki.

Chuuya era appoggiato allo shoji con l’inseparabile cappello calato sugli occhi.
Era in un umore nero da quando, poche ora prima, Mori gli aveva presentato una tristemente nota busta nera.
Non aveva la minima voglia di partecipare alla missione.

Purtroppo, siccome anni prima, lui e quel vagabondo avevano acquistato con successo il vaso di Amon, ora che il secondo vaso era spuntato nel commercio malavitoso era scontato aspettarsi un invito.
-Ah … - sospirò.
-Chuuya, tesoro; stai sospirando da 20 minuti-

Il mafioso alzò il cappello dal volto, scrutando la sua mentore che, come da protocollo, sorseggiava un tè arancia e cannella senza un capello fuori posto.
 -Il tuo tè è ormai freddo- constatò lei indicando la tazzina di vetro di fronte al suo pupillo.
-Ane-san-
-Lo so Chuuya, posso immaginare il tuo stato d’animo al momento; e sappi che ho cercato di oppormi in tutti i modi, ma Fukuzawa ha stretto un patto con il boss, anche Dazai si trova nella tua stessa situazione-
Chuuya gonfiò le guance.
Avrebbero potuto fingere di aver divorziato, lasciando il compito di acquisto solo allo sgombro bendato, oppure potevano inventare la scusa che la dolce Tsuki era impossibilitata a partecipare … ma a quanto pare, all’idea di “resuscitare” il duo nero anche solo per qualche ora, Mori si esaltava come quando Elise provava un nuovo abitino.

Gli occhi zaffiro di Chuuya specchiarono il proprio riflesso nel liquido aranciato –Non ho voglia di rivederlo- ammise –Non dopo … -
Non dopo i fatti successi di recente con Lovecraft, Shibusawa e i ricordi della loro recita in quanto consorti.
-Caro, stai arrossendo-
-Ane-san non rendere le cose più difficili- sbottò Chuuya coprendo il volto con le mani.
-Non sto complicando la situazione, sto solamente descrivendo ciò che vedo- spiegò pacata appoggiando la tazzina vuota sul piattino di porcellana –Ovvero, un ragazzo che ha sofferto e che ha paura di fidarsi di nuovo-
Con la coda nell’occhio Chuuya scrutò il calice di zaffiri appoggiato su un comodino di legno raffinatamente decorato con disegni di ciliegi in fiore.

“Per il tuo compleanno”

Scosse la testa cercando di scacciare la voce di Dazai dalle orecchie.
-Chuuya, il proprietario del secondo vaso ha arrecato una grave truffa all’agenzia; di conseguenza, siccome siamo in una momentanea alleanza, questo colpo risentirebbe anche gli affari della mafia-
Chuuya sospirò –Lo so, lo so … Devo solo cercare di entrare nel mood giusto per fingermi nuovamente la moglie di quella mummia ambulante-
-Oh- rispose pacata –Io sono preoccupata del contrario-
-I … in che senso? –
-Nel senso, che siete entrambi ragazzi di 22 anni impegnati a recitare una coppia di giovani sposi, e che passeranno un’intera notte nella suite di un albergo a 5 stelle-

Continuando ad ascoltare la sua mentore, Chuuya spalancò gli occhi, panico evidentemente visibile mentre lanciava un urlo che, a detta degli agenti della mafia, erano riusciti a sentire perfino Mori ed Elise all’ultimo piano della torre principale.

-CHEEEEE!!!!!????? –

*******************

-È la soluzione più ragionevole per entrambe le parti Dazai- spiegò agitato Kunikida che, reggendo il vestito di Dazai sull’avambraccio destro, continuava a fissare nervoso l’orologio sul polso sinistro.
-A quanto pare questo albergo è affiliato alla Port Mafia ed è bastato fare il tuo nome per far tremare mezza reception- Spiegò Kunikida.

Dazai sbuffò, sprofondando sulla poltrona in pelle rossa nella hall del prestigioso albergo Asagiri –Non ne sono sorpreso; però Kunikida-kun, vorrei far notare che il panico generale si è scaturito dopo aver pronunciato il nome di quel chi- ahi-

Qualcuno gli aveva schioccato un dito in fronte.

-Sempre a parlar male degli altri eh? –
Dazai alzò lo sguardo, notando sottosopra il volto del suo ex-partner, ora con le mani appoggiate ai lati della sua poltrona.
-Chi non muore si rivede- sbuffò il detective.
-Quella è la mia battuta- rispose prontamente Chuuya estorcendo una risatina da parte di Dazai.

-Um, odio ammetterlo ma siete in perfetto orario- disse Kunikida, sempre più nervoso, alla presenza di due esecutivi della mafia e di due dei loro migliori agenti.
Come immaginabile Akutagawa scrutò furente Atsushi, mentre Koyou si avvicinava a Kunikida per affinare i dettagli della missione.
-Il banchetto e l’asta sono tra quattro ore, tempo più che sufficiente per prepararci a dovere, Fukuzawa vi avrà informato che l’evento si svolgerà nella sala business di questo albergo, ragion per cui Akutagawa-kun e Nakajima-kun svolgeranno il compito di camerieri-
Atsushi annuì –Um … Kyouka-chan ha ritirato i vestiti in sartoria insieme al vestito di Dazai-
-Oh? Kyouka-chan? Dov’è? Non la vedo- disse Ozaki, distraendosi momentaneamente al nome della ex sottoposta.
-Um … ecco … aveva una faccenda da risolvere- spiegò pacato Atsushi.

-Senti sgombro- tutti si voltarono verso Chuuya, ancora inchinato verso l’ex-partner –Capisco la presenza del ragazzino, capisco anche la presenza del tuo partner, ma cosa ci fa lui qui? –
La mano guantata di Chuuya si spostò verso Ranpo, comodamente seduto a gambe incrociate su un divanetto mentre sgranocchiava pop-corn.
-Oh non badare a me bel cappello, sono qui unicamente per sistemare il cruccio che ha l’agenzia-
-Ranpo ha dedotto dove trovare le prove che ci servono come dimostrazione della frode- spiegò Dazai alzandosi leggermente dalla poltrona, la testa castana appoggiata sul bordo bordeaux, collidendo con lo stomaco di Chuuya.
Al contatto, il mafioso indietreggiò, guardando altrove.

-E-

Tutti si voltarono verso Ranpo –Poe–kun mi ha fornito informazioni interessanti su questi vasi, a suo detto vuole creare il prossimo romanzo nell’antico Egitto.
Si è totalmente immerso nella scrittura, sostenendo anche di voler aggiungere una nota sentimentale per rendere il tutto più drammatico … quindi sono qui anche per raccogliere materiale-
-Ranpo-san … saremo impegnati nella missione, non vedo niente di romantico in giro- disse Atsushi, cercando di non guardare l’espressione di stizza comparsa sul volto di Dazai, espressione che fece ricordare ad Akutagawa vecchi traumi di quando era sedicenne.
Per tutta risposta Ranpo sorrise mangiando l’ennesimo pop-corn.
-Tz, come volete- sbuffò Chuuya –Qual è il numero della mia camera? –

********************

-Stiamo scherzando, vero? –
Dazai e Chuuya erano entrambi in piedi di fronte alla camera della suite 604, sconcertati e schifati dalla inequivocabile presenza di un solo letto.
-Il boss ha specificato che eravate voi i clienti questa sera, ovviamente senza riferire le vostre vere generalità agli organizzatori dell’evento- spiegò Koyou.
-Perciò, seguendo le vecchie istruzioni di sicurezza, hanno prenotato solo una suite … inoltre-
-Inoltre metà del costo a notte saremo costretti a pagarlo di nostra tasca- si intromise Kunikida allungando il vestito a Dazai –Quindi non lamentarti-
-Nelle vecchie suite avevamo due letti- precisò Dazai.
-Ma Dazai-san, questo divano è abbastanza grande, uno di voi può dormirci benissimo- tentò Atsushi, avendo vissuto per strada, anche il solo pensiero di poter dormire sulla moquette di quella suite era l’Eldorado per il giovane detective.

-Ah, lamentarsi è inutile- sospirò Chuuya togliendo mantello, giacca di pelle, guanti e cappello –Io prendo il bagno di destra-
-Ah ok, Atsushi vieni ad aiutarmi- disse Dazai chiudendosi insieme al nuovo sottoposto nel bagno alla sinistra.
Koyou prese il vasto borsone che si era portata appresso appoggiandolo all’interno del bagno dove Chuuya era ora impegnato a farsi una doccia.
-La vedo preoccupato detective- disse la donna appendendo elegantemente il soprabito vicino a quello di Chuuya.
Kunikida trasalì, ricomponendosi quasi subito –Si, non voglio assolutamente mancare di rispetto ma … saranno credibili? –
-Oh capisco … non si preoccupi, lo saranno eccome- rispose Koyou entrando in fretta nel bagno, giusto in tempo di notare Chuuya alle prese con i boccoli rossi.

-Chuuya, caro, lasciami aiutare-
-Ce la posso fare anche da solo lo sai? – chiese lui, non negando però l’aiuto della sua mentore.
-Lo so, ma quattro mani sono meglio di due; non preoccuparti, il vestito è perfetto per te, inoltre …- gli si avvicinò all’orecchio sussurrandogli qualcosa che lo fece avvampare.

********************

Atsushi era uscito dal bagno occupato da Dazai indossando di già la divisa da cameriere.
Un semplice completo giacca pantalone nero con una fascia grigia in vita.
Si aggiustò il colletto bianco della camicia mentre controllava il papillon con una spilla con una perla bianca.
Anche Akutagawa aveva il medesimo vestito, la perla sul papillon era però nera, segno che si sarebbe occupato del vestiario degli ospiti prima dell’asta, mentre Atsushi avrebbe dovuto trasportare vini e stuzzichini.

Adocchiò Ranpo, comodamente sdraiato sul divanetto.
-Ranpo-san, Dazai-san o Nakahara-san dovranno dormire in questo divano, non lo sporchi con i pop-corn- disse sconsolato il giovane detective.
-Oh Atsushi, non preoccuparti di queste inezie-
-Ma-
Non fece in tempo a finire la frase che le porte di entrambi i bagni si aprirono di scatto; e, fatta eccezione per Koyou che nascondeva un sorrisetto divertito e Ranpo, pronto a prendere appunti per Poe, tutti i presenti restarono a mandibola spalancata.

La camicia di Dazai era blu oltremare a righe verticali azzurre, completo e scarpe del medesimo colore oltremare della camicia mentre la cravatta era nera così come guanti e scarpe.
Le onde castane erano pettinate all’indietro, eccezion fatta per un ciuffo che ricadeva sull’occhio destro.
Il vestito di Chuuya era di un colore simile, tendente allo zaffiro, scarpe nere con tacco, i nastri del vestito si incrociavano dietro la schiena.
Le spalle più muscolose rispetto ad anni prima erano parzialmente nascosti dal giubbino in pelle.
Per nascondere il pomo di Adamo Chuuya aveva volutamente lasciato il collare, una mano guantata raggiunse le ciocche color fuoco, smuovendole sciolte intorno al viso.
Solo una molletta nera era appuntata sul lato sinistro del capo.
Alzò gli occhi verso Dazai, l’azzurro intenso delle iridi risaltava dal trucco sapientemente applicato da Koyou.
Restarono a fissarsi, senza parlare.

-Ah-

Entrambi vennero riscossi dalla fievole voce di Atsushi, voltandosi all’unisono verso il giovane ragazzo.
-Siete … siete veramente voi? -
Chuuya alzò dubbioso un sopracciglio mentre Dazai ridacchiò.
-Non preoccuparti Atsushi, siamo noi … vedi? Nonostante i tacchi questo chibi non raggiunge neanche il mio mento-
-Lo vuoi nell’occhio il tacco? – replicò furioso Chuuya.
-O-ho … dritto al punto eh? –
Il mafioso inspirò ed espirò un paio di volte, cercando di non adocchiare la fede al dito di Dazai.
-Non parlarmi, non respirare la mia stessa aria, non comportarti come il solito bastardo, intesi? –
Dazai fece una smorfia –Un po’ difficile Chu, d’altronde-
Si inchinò fino a raggiungere il livello nel neo/ex/ qualsiasi cosa fossero, partner.
-Ti ricordo che dobbiamo fingerci sposati- disse pacatamente, non prestando attenzione alle facce scioccate dei sottoposti e di Kunikida.
-Non ricordarmelo- espirò Chuuya toccando la fronte di Dazai con un dito per allontanarlo.

-Ehem-
Kunikida riassunse un minimo di controllo, spiegando –Io e Ranpo-san torneremo nel furgone, mentre Hirotsu-san accompagnerà Ozaki-san alla Port Mafia.
Atsushi-kun e Akutagawa si recheranno in cucina e al guardaroba come dipendenti, Atsushi presta attenzione al proprietario del vaso, ti ha visto in volto-
Lui annuì.
-Per concludere, secondo il programma dell’asta il vaso verrà esposto verso le 22, quindi più o meno verso quell’ora Hirotsu-san tornerà qui per accompagnare Akutagawa alla vostra base; per quanto riguarda voi due- continuò -posso solo chiedervi di cercare in tutti i modi di aggiudicarvi il vaso, le aste pilotate non sono nel mio ideale ma a quanto detto da Fukuzawa-dono vi sono degli agenti della vostra organizzazione a darvi man forte.
Quel che succederà alla fine dell’asta non mi interessa, cercate solo di non uccidervi a vicenda.
Domani mattina verrò a recuperarvi alle 9 in punto, ovvero quando l’albergo aprirà il caveau dove tengono i reperti ottenuti alle aste; quindi per essere puntuali cercate di svegliarvi almeno alle 7.30-
Chuuya guardava allibito Kunikida –è … è sempre così? –
-Oh sì- ridacchiò Dazai.

-Bene- disse a quel punto Koyou –Io raggiungo Hirotsu-san, buona fortuna-
Chuuya annuì alla donna, uscendo dalla suite insieme a Dazai.
-Beh, si va in scena Chibi-
Chuuya annuì, sussultando leggermente quando percepì la mano di Dazai intrecciarsi con la sua.

*********************

Ore 20.15

La sala ricevimenti era gremita di gente.

Chuuya non aveva lasciato il fianco di Dazai, seguitando a sorridere e parlare amichevolmente con tutti.
Atsushi era allibito, sembravano in tutto e per tutto una coppia di sposi, messi da parte vecchi screzi e battibecchi, stavano recitando alla perfezione.
-Non distrarti Jinko-
La voce di Akutagawa gli arrivò alle orecchie, sistemando appena l’auricolare mentre camminava cercando di non far cadere le flûte di Champagne sul vassoio argento.
D’un tratto si voltò di scatto –C’è il proprietario del vaso di Ra- disse ad Akutagawa riconoscendo il signor Okamoto che parlava col direttore dell’asta.

Anche Dazai se ne accorse, socchiudendo gli occhi quando notò la sua presenza.
-Chuuya-
Lui alzò lo sguardo verso il partner –Il proprietario del vaso sta venendo qui col signor Miura, so che ti sto chiedendo molto ma cerca di essere il più sdolcinato e amorevole possibile, ok? –
Chuuya annuì e, con grande sorpresa di Dazai –e di sé stesso- prese il braccio del detective per posarlo sul proprio fianco.

-Oh, signor Tsushima … ma che piacere rivederla- esclamò giulivo avvicinandosi alla coppia e, più precisamente, a Chuuya eseguendo un baciamano imbarazzante.
-È un piacere rivederla signor Miura- sorrise smagliante il rosso mafioso.
-Oh cara Tsuki, siete più bella di cinque anni fa-
-Voi mi lusingate troppo- esclamò lui affrettandosi a riportare la mano su quella di Dazai.
-Mi sorprende vedervi ancora insieme, so che eravate molto giovani all’epoca-
Dazai annuì sorridendo –Si, avevamo quasi 17 anni-
Chuuya colse l’occasione per sfoderare l’artiglieria pesante -L’amore vero non ha età- e dunque, alzò una mano verso il volto di Dazai, spostandogli una ciocca cioccolato dietro l’orecchio, facendo poi scorrere le dita guantate verso la mascella.
A tal gesto Dazai mosse il volto baciandogli il palmo.
Ad Atsushi, che stava passeggiando dietro di loro, corse un brivido lungo la schiena.

-Oh ahem- commentò Miura ora rosso quanto i capelli di Chuuya –Non le ho ancora presentato il signor Okamoto Yoshifumi, è il gentiluomo che ci ha gentilmente permesso di esporre il vaso gemello sei anni dopo il vostro acquisto.
Caro Yoshifumi, questi coniugi si sono aggiudicati il vaso di Amon-

-Oh interessante, finalmente vi vedo di persona - rispose Okamoto, però, si bloccò notando Dazai.
Lui se ne accorse limitandosi ad inclinare interrogativamente il viso –Uh? Ho qualcosa in volto? –
-Oh no … mi ricordate una persona che ho visto di recente, un detective …-
Chuuya gelò all’istante.
-Avrete sbagliato persona- sorrise amichevolmente.
-Mi ripetete i vostri nomi? – continuò ad indagare Okamoto.
-Tsushima Tsuki e Shuuji- si affrettò a dire Chuuya –Come ha giustamente detto il signor Miura siamo sposati da ben 6 anni, se dovesse tradirmi per diventare un investigatore squattrinato lo saprei-
Dazai continuò a sorridere, pensando un “Touché”.

-Giusto- si affrettò a dire Okamoto –Non sono molto bravo con i nomi, ma se non mi ricordo male il nome di quel detective era Dazai-
Atsushi, la quale sfortuna lo faceva arrivare vicino al gruppo nei momenti peggiori, cercò con tutto sé stesso di mantenere tutti i nove calici sul vassoio.
-Dazai? – chiese Chuuya –Sembra lo pseudonimo di uno scrittore di bassa categoria-
Akutagawa coprì il volto mascherando una passibile risata con un colpo di tosse, mentre Atsushi cercava di non ascoltare il “PF” scappato a Ranpo che aveva sentito tramite l’auricolare nell’orecchio.
-Ah, bella e simpatica- si affrettò a dire Miura –Ora ci dovete scusare ma abbiamo molti ospiti da intrattenere-

I due si congedarono e Dazai colse l’occasione per trascinare Chuuya da parte –Scrittore di bassa categoria? –
-Ti ho salvato il posteriore, traditore suicida, vedi di ringraziarmi piuttosto- disse Chuuya facendo segno ad Atsushi di avvicinarsi e requisendogli l’ultimo calice per bere d’un colpo lo champagne.
Quando il ragazzino si allontanò per tornare in cucina, Chuuya si leccò le labbra rivolgendosi a Dazai.
-Suppongo che questa volta non avremo bisogno di piazzare un localizzatore nella cassa-
Dazai deglutì scuotendo la testa –No, ma stando alle deduzioni di Ranpo dovremo rubare la chiave per entrare nella sala computer-
-Che bisogno c’è di rubarla? L’hotel sa della nostra presenza-
-Pseudo vero Chibi, alla reception hanno segnato i nostri nomi ma non sanno che siamo qui per l’asta- spiegò Dazai –Ma la cosa non mi piace-
-Uh? Perché? Da quando ti tiri indietro nel provarci con una ragazza? –
-Da quando suddetta ragazza è un uomo che conosciamo- Dazai prese Chuuya per i fianchi voltandolo.

Il mafioso annaspò al contatto con il petto del detective, tremando quando gli avvolse il corpo con le braccia sussurrandogli all’orecchio –Guarda, sta consegnando il soprabito ad Akutagawa-
Gli occhi di Chuuya si mossero verso il sottoposto –Oh no-

Vedendo Tanaka Yuichi.

-Non dirmi che devo provarci con quella provola-
Dazai ridacchiò –Sono il primo a cui non piace l’idea, secondo le deduzioni di Ranpo la chiave la tiene da qualche parte nella giacca-
Chuuya si lasciò scappare un commento schifato –Devo proprio? –
-Già, beh fai finta che devi rubarla a me; è un esercizio che abbiamo fatto molte volte alla mafia-
Chuuya alzò gli occhi al cielo –Sai che il mondo non gira intorno a te vero? Ho un piano, ma mi servirà l’aiuto del tuo nuovo sottoposto-
-Non spaventarlo-
-Non più di quanto non faccia tu- replicò Chuuya –Una volta che l’ho presa dove pensi di nasconderla? –
-Dalla a me, secondo lo schema di Kunikida il vaso è in vendita nella seconda parte dell’asta; userò la pausa per cercare quello che devo-
-Ok-
Si voltò afferrando il fazzolettino nel taschino di Dazai –Lo prendo in prestito-

Detto questo, a malincuore, si allontanò da Dazai per avvicinarsi ad Atsushi.

*****************

Dom Pérignon annata 1998.
A Chuuya si stringeva il cuore mentre guardava tristemente il calice pieno avanzando verso Tanaka –Sappi che mi dispiace- pensò triste sfiorando il vetro del calice.

Si fece coraggio e, “Accidentalmente” rovesciò il contenuto del calice addosso a Tanaka.
-Oh sono costernata- si affrettò a dire cercando di tamponare il liquido che macchiava il gilet col fazzoletto requisito a Dazai, fingendosi sorpreso nel vedere il viso di Tanaka.
-Tsushima Tsuki? –
-Tanaka- San? –
L’uomo, che ora mostrava qualche capello grigio alle tempie, sorrise affrettandosi a dire –Non Tanaka, Yuichi … non vi ricordate? -

Poco distante Dazai guardava la scena aggrottando le sopracciglia; era inspiegabilmente fastidioso vedere Chuuya flirtare con Tanaka.
-Dazai-san … Dazai-san- il detective si riscosse sentendo all’auricolare la preoccupata voce di Atsushi.
-Una donna vi sta fissando da 5 minuti ormai-
-Quale donna? – domandò lui.
-La signora vicino alla finestra, quella vestita di verde-

Dazai volse lo sguardo, ci mancava pure questa.
Ovviamente aveva predetto che, con molta probabilità, la donna sarebbe stata presente; però in quel momento la sua mente era un tantino occupata dall’irritazione nel vedere la mano di Tanaka sul fianco di Chuuya, ragion per cui Kadiri Ishikawa era l’ultima persona che voleva affrontare.

A malincuore le si avvicinò.

-Signor Tsushima, non credo abbiamo avuto modo di parlare cinque anni fa- la voce rauca della donna giunse sgradevolmente alle orecchie; storse il naso quando espirò una boccata di fumo troppo vicino a lui.
-Concordo, ma concorderà che non avevamo una buona ragione per parlare.
Gli affari sono affari, niente rancori, vero? – chiese giulivo.
Lei spense la sigaretta sulla ringhiera del balcone –Quando se ne è accorto? –
-Di cosa? –
-Del localizzatore- rispose lei –Ha messo il localizzatore sulla scatola dell’uovo Fabergée acquistato dal signor Tanaka Yuichi e mi ha rubato il calice di zaffiri-
Dazai sogghignò, cercando di non incrociare lo sguardo con quello stupito di Atsushi –Perché mai dovrebbe interessarmi un bicchiere con qualche pietruzza? Ammetto di aver tolto il vostro localizzatore, d’altronde stavo cercando di tutelare il mio acquisto, ma per il resto non ha nessuna prova-

Ishikawa scosse la testa –Beh, forse perché quelle pietre erano dello stesso colore delle iridi di vostra moglie; tutta la sala, quel giorno ha sentito la signora Kisaki chiedere al marito di acquistarlo per quel motivo.
Si dev’essere sentito come lui no? Regalare qualcosa alla persona amata-
Dazai strinse gli occhi –Quello che c’è tra me e Tsuki non la deve interessare-

Atsushi e Akutagawa osservavano da lontano il discorso tra Dazai e la donna,  indecisi se intervenire o meno della discussione.
Il portatore del Rashomon inarcò un sopracciglio vedendo, d’un tratto, Chuuya allontanarsi da Tanaka e, avvicinarsi al duo.
Atsushi fece per avanzare –Fermo- disse Ranpo dall’auricolare che riusciva a vedere la scena grazie alla microcamera nascosta dal giovane detective nella perla bianca.
-Ranpo-san? –
-State fermi dove siete e, già che ci siete … non guardate-
I due, per una volta, sembravano entrambi sorpresi; ma presto capirono cosa voleva intendere Ranpo.

Dazai stava ancora parlando con Ishikawa quando sentì una presa alla mano vedendo Chuuya –Oh teso-
Non fece in tempo a finire la frase perché il rosso mafioso gli afferrò la cravatta abbassandolo alla propria altezza e, sfruttando la stupita espressione sul volto di Dazai si avvicinò alla bocca aperta.
Chuuya schiuse le labbra su quelle di Dazai, la mano destra si mosse dietro la nuca affondando nei capelli castani spingendogli il capo per, finalmente, connettere le bocche.
Immediatamente Dazai fece scorrere le mani lungo la schiena di Chuuya, soffermandosi sulla pelle scoperta al di sotto del giubbino nero.
La mano destra venne afferrata dal giovane mafioso, spingendo Dazai ad allacciare le loro dita mentre scostavano delle ciocche rosse dalle spalle di Chuuya.

Ancora abbracciati seguitavano a baciarsi, in perfetta sincronia, incuranti degli sguardi allibiti che i loro vicini gli stavano lanciando.
Allibiti quanto Akutagawa –paragonabile ora ad un iceberg- e Atsushi che, rosso come un pomodoro maturo e pronto ad esplodere, sussurrò all’auricolare un fievole –Ra … Ranpo-san-
-Oh non lamentarti Atsushi, io avevo avvisato- rispose pacato Ranpo adocchiando Kunikida, ancora fermo e bianco come un cencio.

L’appassionato momento durò ancora qualche secondo, fino a quando Chuuya non si allontanò leggermente dopo aver amorevolmente mordicchiato il labbro inferiore di Dazai.
Il detective cercò di riscuotersi subito –operazione al quanto complessa quando aveva Chuuya ancora nelle sue braccia-; il mafioso si ritrasse del tutto limitandosi a commentare –Tesoro, non parlare così tanto con altre donne altrimenti mi ingelosisco- disse Chuuya mostrando il broncio più tenero e illegale della storia della Port Mafia.
Una sincera risata scappò a Dazai, sollevando nuovamente il mento di Chuuya –Certo cara- poi si voltò verso Ishikawa –Vede? Come le ho detto, quello che succede tra noi non le deve interessare-
La donna espirò oltrepassando i due dicendo –Non cercate di acquistare il vaso di Ra, glielo consiglio-

I due seguirono con lo sguardo l’egittologa dirigersi verso la sala business dove, tra breve, si sarebbe svolta l’asta.
-Non ti dà tregua eh? – chiese Chuuya, ancora inspiegabilmente abbracciato a Dazai.
-Beh ma era prevedibile, quello che non avevo preso in considerazione era la tua fantastica abilità di recitazione, Tsuki-
Chuuya saltò in aria sentendo Dazai trascinarlo sul balcone.
-Che c’è? – domandò Chuuya.
-Chibi, sappi che questa sera stai facendo molte cose fuori dal tuo solito comportamento; quindi … vedi di non lamentarti sulle conseguenze-
Chuuya voleva chiedere a cosa si riferisse, ma venne zittito da Dazai baciandolo all’improvviso.
Non era come il bacio scambiato precedentemente, era calmo, quasi tenero.
Le labbra si schiusero lentamente, Dazai si allontanò subito dopo; senza permettergli di approfondire il contatto, sorridendo al quanto divertito all’espressione sconcertata di Chuuya.
-E QUESTO PER COS’ERA? –

-Vendetta- replicò Dazai ridacchiando.

-AH? –

Dazai lo silenziò appoggiando l’indice sinistro sulle sue labbra, ancora arrossate dai precedenti baci.
-Non arrabbiarti, solo io te e la luna sappiamo cosa è successo; ora sarà meglio che vada da Atsushi, minacciava di svenire da un momento all’altro-
Chuuya vide il partner tornare nella sala, e guardando la luna piena alta nel cielo ripensò alle parole di Ane-san.

“E inoltre … vuoi stupirlo, vero?”

 

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Capitolo 6
*** Partner ***


Cap. 6_ Partner

Atsushi era riuscito a sgattaiolare dal controllo del cuoco e ora, stava percorrendo i lussuosissimi corridoi dell’albergo, auricolare pressato nell’orecchio.

-Ranpo-san è sicuro? –
-Si Atsushi- rispose lui –Il terzo piano è dedicato alle suite di lusso e al quarto piano vi sono gli appartamenti businness e gli studi; i file che ci interessano saranno senza ombra di dubbio nello studio riservato allo staff.
Ah, ci dovrebbe anche essere la camera di alloggio di quel Tanaka-

-Ti pregherei di non nominare il nome di quella mezza calzetta Ranpo-san-
Atsushi sussultò, avvertendo la presenza di Dazai alle sue spalle –Dazai-san? Non eravate all’asta? –
-Gli organizzatori hanno deciso di fare una pausa, ergo abbiamo 30 minuti esatti per entrare in questo ufficio e recuperare le prove- spiegò lui avvicinandosi alla porta bianca con l’intarsio dorato che recitava la scritta “Staff only”.
Atsushi afferrò la maniglia –è chiusa a chiave-
Dazai sogghignò mettendo una mano in tasca per estrarvi un mazzo di chiavi.
-Come fate ad averle? – chiese il suo subordinato.
-Ho chiesto a Chuuya di requisirle a Tanaka, un lavoretto semplice semplice per uno come lui; me le ha passate poco fa mentre parlavo con Ishikawa-
Atsushi era convintissimo di avere le guance in fiamme, si schiacciò contro il muro cercando di non sentire la risatina di Ranpo all’auricolare, rammentandosi dello spettacolino offerto dai due ex colleghi qualche ora prima.
Dazai aprì la porta e, prima di sgusciare all’interno disse –Resta qui e coprimi-

La sala non era grandissima, contava solo di una scrivania con computer fisso, scaffali pieni di schedari e la zona armadio dove i dipendenti riportavano le uniformi.
Dazai si avvicinò al computer, non fu difficile scoprire la password d’ingresso; lavoretti del genere erano all’ordine del giorno per Dazai quando era ancora nella mafia, e grazie ad un apparecchietto gentilmente offertogli da Hirotsu qualche ora prima, riuscì ad entrare nel server del pc, accedendo anche alla lista degli invitati.

-Ok Ranpo-san, dimmi tutto- disse lui aprendo la cartella con i vari files, concentrandosi su quello di Okamoto.
-Dovrebbero esserci degli archivi riguardanti l’arrivo e la catalogazione dei vari reperti- disse Ranpo.
-Trovato- disse Dazai –Qui dice che il vaso di Ra è stato fornito da Okamoto Yoshifumi il giorno 1 settembre, presumibilmente quando era già a pezzi-
-Bingo- esclamò Ranpo –Nel frattempo mi ha chiamato Tanizaki, ha controllato i biglietti dello Shinkansen emessi la scorsa domenica ed effettivamente il nostro cliente ha prenotato un biglietto nella prima classe.
Kyouka ha interrogato il personale di turno quel giorno e indovina in po’? –
-La descrizione fisica non combacia? -
-Esatto- concluse Ranpo –A prendere il treno per Osaka non è stato Okamoto ma il caro Shimizu Naoki, Kyouka ha chiesto la descrizione al personale e dall’identikit è palese si tratti di lui-

-Oh? –
-Trovato altro? – domandò Ranpo.
-Altroché, hai mai sentito il nome “Yukio Mishima”? -
-Certo, si tratta di un falsario molto noto nella malavita, quando l’Agenzia non era ancora nata io e il presidente avevamo affrontato dei casi che avevano anche a che fare con lui- disse Ranpo
-Appare nella lista degli invitati- spiegò Dazai –La sua abilità “Confessioni di una maschera” è capace di realizzare copie perfette di oggetti; diciamo che è un misto tra l’abilità di Kunikida e quella di Tanizaki-
-Ora sappiamo chi ha creato il falso vaso che hanno esposto al museo- disse Ranpo.
-Esatto- concordò Dazai salvando il materiale su una chiavetta –Do tutti i materiali ad Atsushi, io devo tornare all’asta-

***********************

-Maledizione dannata gonna! –

Chuuya stava litigando contro la parte inferiore del suo vestito, contrariato oltre ogni dire al pensiero di dover usare i bagni femminili.
Essendo in un albergo aveva pensato di ritornare nella propria camera ma, siccome Dazai era sgattaiolato insieme al suo nuovo sottoposto per cercare le prove della fronde architettata contro l’agenzia, almeno uno di loro doveva restare vicino alla sala dell’asta.

Fece per aprire la porta del bagno, quando una voce famigliare lo spinse a restare dov’era.
-Sicuro? –
Chuuya si schiacciò contro la porta della toilette, avvertendo il rumore di tacchi che si avvicinavano al lavabo –Non ho intenzione di ritornare al Il Cairo con le mani vuote-
-Ishikawa Kadiri? – si chiese Chuuya.
Socchiuse la porta della toilette adocchiando la donna intenta a sciacquarsi le mani, nell’orecchio sinistro Chuuya notò la presenza di un auricolare.
-No Amad ascoltami, con quelli non si può ragionare, devi fare quello che ti ho detto, no non mi interessa se manderemo l’asta all’aria.
Ok, ci conto-
Chuuya osservò la donna sgattaiolare fuori dal bagno.
-Non mi dire che-

*************************

Akutagawa uscì dalla porta di servizio, adocchiando il furgone grigio di proprietà dell’agenzia.
Hirotsu lo stava aspettando lì vicino.
-Ho fatto quello che dovevo- replicò freddo.
Kunikida si sistemò gli occhiali sul naso sussurrando un “bene”; per quanto potesse giovare all’agenzia non si sarebbe mai abituato all’idea di lavorare a stretto contatto con la Mafia, fino a poco tempo prima –d’altronde- la foto di Akutagawa era appesa nella bacheca dei ricercati.

-Prima di andarmene … ho un messaggio da parte di Nakahara-san- sentenziò lui –Riguarda Kadiri Ishikawa-

*********************

Dopo aver consegnato ad Atsushi tutte le prove necessarie all’agenzia per provare la colpevolezza di Okamoto e del suo complice, Dazai entrò nella sala dell’albergo utilizzata per l’asta.
Questa volta Tanaka non ci aveva partecipato –essendo proprietario dell’albergo che ospitava l’evento- ma la sua fastidiosa presenza irritava Dazai.
Inspirò, sedendosi al posto a lui assegnato.

Poco dopo Chuuya tornò a sua volte nella sala, sedendosi di fianco a lui.
-Trovate le prove? – domandò lui.
Dazai annuì –Non ti devi preoccupare Chibi, l’Agenzia risolverà la questione alla perfezione, tutto sommato possiamo anche evitare di impegnarci nell’asta per acquistare il vaso-
-Infatti, esatto-
Il detective voltò lo sguardo verso Chuuya, ora confuso –Come? –
-C’è stato un piccolo sviluppo- spiegò Chuuya –Potresti essere l’unico che cercherà di acquistare il Vaso di Ra, scommettiamo? –
Dazai alzò curioso un sopracciglio –Tu che inizi una scommessa? C’è qualcosa che mi stai nascondendo-
-Oh non saprei, detective- disse Chuuya senza smetterla di sorridere.
Dazai avvolse le sue spalle con il braccio sinistro, spingendolo verso di sé facendo scorrere la mano lungo il suo fianco –Chibi, sputa il rospo-
-Lo scoprirai fra poco, e per i dettagli puoi sempre chiedere al tuo nuovo partner … sebbene temo creerà più lavoro per voi dell’agenzia.
Ad ogni modo dovresti esserne grato, Sgombro- ribatté Chuuya sistemandosi meglio sul divanetto damascato.

Dazai continuava a fissare il ragazzo con una strana espressione in viso, quando gli organizzatori dell’asta si avvicinarono al microfono.
-Gentili signori, ricominciamo ora con la seconda parte della nostra asta, prima di esporre il prossimo reperto vorrei avvisarvi che la nostra egregia ospite, Kadiri Ishikawa, ha dovuto ritirarsi dall’asta per ragioni personali.
Detto ciò, vorrei iniziare questa seconda parte con un quadro ritrovato di recente da alcuni archeologi giapponesi in visita alla cittadina francese di Arles in Provenza-

Il resto della frase non fu ascoltata da Dazai, perché ora era impegnato ad osservare Chuuya, al quanto stupito.
-Come hai fatto? –
Chuuya fece spallucce –Ho ascoltato un’interessante conversazione mentre ero al bagno.
Stava parlottando all’auricolare col suo segretario e da quanto diceva ho ipotizzato che potesse provare ad inserire un nuovo localizzatore della cassa col reperto.
Ragion per cui con un piccolissimo aiutino da parte di Tanaka sono riuscito ad entrare nel magazzino dove mettono i reperti per l’asta e a beccare in flagrante di reato Ishikawa e il segretario mentre cercavano di mettere in atto il loro piano-

Si voltò con un fiero sguardo in volto, quel ghigno che indossava sempre prima di decimare un’organizzazione nemica, quell’orgogliosa espressione degna del vassallo di un Dio.
-Um, ottimo lavoro … però, come hai convinto Tanaka a farti vedere il magazzino? – Chiese Dazai.
-Oh semplice, sebbene odi aver a che fare con quella provola; dopo avergli macchiato l’abito con vino ho spudoratamente finto di sentirmi in colpa, e che per sdebitarmi avrei fatto qualsiasi cosa- Chuuya sentì la presa della mano sul suo fianco aumentare di intensità.
Gli occhi di Dazai persi sul palco, ma il mafioso sapeva che non stavano osservando l’antica pergamena esposta in quel momento.
-Ti ha … toccato? –
-Non più del dovuto, anche se sono sicuro che avrà senza dubbio pensato di vedermi senza vestiti.
Ma questo già lo sapevo- commentò lui.
All’improvviso, avvertì il respiro di Dazai vicino al collo, sentendolo sostargli le ciocche col naso e sfiorare il suo orecchio destro con le labbra sussurrando –Peccato non ne avrà mai l’occasione, men che meno oggi-
Un brivido percorse tutta la colonna vertebrale di Chuuya, cercando di mantenere la calma alla sensazione delle labbra di Dazai sfiorargli la cute.

-Ehem-
I due si voltarono, notando un uomo sui 65 anni osservarli con un’accigliata espressione in volto –Ragazzi, capisco che siete giovani; ma potreste rimandare il vostro flirtare alla fine dell’asta? –
-Oh, si scusi- canticchiò Dazai, tornando ora a fissare il palco.
Chuuya espirò un sospiro che stava trattenendo in gola, prima, quando Dazai gli aveva sussurrato quelle parole sembrava quasi … geloso?

-Ci siamo-

Si riscosse alla voce del partner, le luci dei proiettori tutte puntate sul vaso esposto al centro del palcoscenico.
Il giovane mafioso volse lo sguardo nella sala, riconoscendo alcuni dei suoi sottoposti.
Fece loro un cenno con la testa.

-Sebbene la nostra egittologa ha dovuto lasciare la mostra, vi raccomando di non arrendervi troppo presto- Scherzò Miura.
Ma orami, tutti in quella sala sapevano chi si sarebbe aggiudicato quel reperto.
La maggior parte dei presenti era lì per effettuare altri acquisti e, ricordandosi la memorabile asta di sei anni prima, erano ansiosi di vedere una nuova lotta tra la Ishikawa e i proprietari del Vaso di Amon.
Tuttavia, con una delle due parti fuorigioco, l’asta era al quanto noiosa per molti dei partecipanti.
Miura lo aveva intuito alla perfezione, offrendo un prezzo di base decisamente più basso di quello del vaso di Amon.
Qualche coraggioso –che non faceva parte della mafia- tentò comunque un’azzardata offerta, ma alla fine, anche il secondo vaso fu aggiudicato da Dazai e Chuuya.

*******************

Ore 00.10

Quando l’ultimo reperto fu battuto all’asta, tutti gli organizzatori trasportarono i reperti acquistati dalle persone nel magazzino.
Dazai era andato a pagare, tutto sommato con la mancanza della Ishikawa aveva sborsato meno soldi di sei anni prima.

Chuuya era seduto su una poltroncina nella hall, ormai all’albergo erano rimasti solo lui e Dazai.
Aggiudicato il vaso aveva immediatamente mandato un messaggio a Koyou, dicendole che la missione era andata a buon fine, la donna gli aveva risposto quasi subito con un “Buon lavoro, cerca di riposare”.

Chuuya finì d’un colpo solo il calice di vino che aveva ordinato, affrettandosi a riportarlo al bar mentre aspettava Dazai.
-Tsuki-san-
Sentendo il nome del suo alter-ego, Chuuya si voltò, notando Tanaka poco distante da lui.

Si inchinò, cercando di essere gentile sebbene volesse solo andarsene.
-So che vi fermerete a dormire nel mio albergo- disse Tanaka.
-Oh sì, cinque anni fa abbiamo riscontrato problemi a tornare a casa a notte fonda dopo esserci aggiudicati il vaso, ragion per cui preferiamo farlo domani con più calma-
Tanaka lo guardò, Chuuya storse il naso.

Riconosceva quello sguardo, lo sguardo pieno di voglia che l’imprenditore gli aveva rivolto più di una volta.
La stessa espressione che indossava qualche ora prima quando l’aveva guidato verso il magazzino.
-Tsuki-san, e se le dicessi che anch’io passo la notte qui? -
-È il vostro hotel signor Tanaka, non vi vedo nulla di male in questo- rispose Chuuya.

Tanaka sorrise, specificando –Se vi dessi il numero della mia suite … mi raggiungereste? –
Il ragazzo strabuzzò gli occhi –Prego? –
-Credo che sia ormai palese che ho un certo interesse nei vostri confronti, siete bella, intelligente e riuscite ad intrattenere conversazione con tutti.
Più di una volta mi sono chiesto, cosa mi frena dal provarci con voi? -

-Non vi ha frenato niente, siete stato piuttosto chiaro- pensò Chuuya, ricordandosi di tutti i tentativi di avances che aveva prontamente evitato.

-So che siete sposata ma-
Chuuya alzò una mano, indicandogli di fermarsi –Se lo sapete perché mi state chiedendo questo? Se ben ricordo anni fa siete stato voi ad avvicinarmi per primo-
-Quello è vero, ma non questa sera- disse lui avvicinandosi di un passo –E mi sono detto, forse, chissà … potevo avere una possibilità.
Non crederete che mi sia bevuto il vostro spettacolino del vino sulla mia giacca-

Chuuya sospirò, lo aveva sottovalutato.
-E so, che avete intuito perfettamente le mie intenzioni da molto tempo; dopotutto, come ho già affermato, siete molto intelligente.
Non vi ho condotta al magazzino, poco fa, solo per mostrarvi i reperti dell’asta-

Chuuya si inumidì le labbra, nervoso.
A quella vista Tanaka avvicinò la mano destra verso il suo volto, ma Chuuya lo fermò.
-Vi siete forse dimenticato cosa è successo in quel magazzino? –
-Intendete dire cosa non è successo? –
Scosse la testa –Ishikawa Kadiri-
-Beh si … purtroppo ho dov- … non, non è possibile-

Chuuya sorrise –Cinque anni fa, quella donna aveva piazzato un localizzatore simile nella cassa del vaso di Amon.
Quest’anno ho ipotizzato che potesse fare lo stesso e-
Tanaka ridacchiò, arresosi, allontanandosi da Chuuya –Mi avete volutamente avvicinato per farmi scoprire il suo piano e permettere a vostro marito di aggiudicarsi il vaso di Ra-
-Shuuji non ne sapeva nulla, gliel’ho rivelato poco fa in sala d’aste ma ad essere sincera, con o senza il vostro aiuto avevo iniziato a pianificare qualcosa prima di recarmi qui-

Chuuya ripensò alla sua chiacchierata pomeridiana con Koyou quando, rivedendo il calice di zaffiri, aveva svelato per la prima volta in sei anni tutti i dettagli dell’asta affrontata anni prima.
Con l’aiuto di Akutagawa era riuscito a posizionare una trasmittente sul cappotto del segretario della donna e, avuta la certezza che Ishikawa stava per recarsi con Amad al magazzino, aveva sfruttato il piano ideato da Dazai per recuperare le chiavi da Tanaka e condurlo al magazzino.

-Lo amate veramente-
-Eh? –
-Vostro marito è un uomo molto fortunato- disse Tanaka –Aver fatto tutto questo per lui-

A dir la verità, lo aveva fatto per portare al termine la missione, rendendo Mori orgoglioso del suo esecutivo, inoltre vedere l’espressione di Dazai quando gli aveva rivelato il suo piano era stato molto appagante.
Tuttavia, la rivelazione di un simile piano a chi non era a conoscenza della sua identità, faceva pensare solo ad una cosa.
Che Chuuya avesse agito in quel modo solo per permettere al marito di acquistare il reperto che gli interessava.

Chuuya iniziò irrazionalmente ad arrossire –no … io-
Tanaka ridacchiò –Deduco quindi che la vostra risposta sia un no-
Chuuya annuì.
-Bene, allora buonanotte signora Tsushima Tsuki-

********************

Chuuya aveva ordinato un altro bicchiere di vino prima di raggiungere Dazai, sentendolo lamentarsi della fila pazzesca per pagare i reperti e di quanto fosse esausto.
Erano ora in ascensore, intenti a salire al piano della loro suite.
Sebbene l’ora tarda, Chuuya non vedeva l’ora di buttarsi sotto la doccia e togliersi quei maledetti tacchi e tutte le extension che Koyou lo aveva costretto a mettere per avere un taglio più femminile.
All’arrivo al sesto piano, Dazai si avvicinò alla camera appoggiando la carta magnetica sulla serratura, aprendo la porta della suite.
-Bene Chibi- disse Dazai facendosi da parte per farlo passare – A lei l’onore-

*****************

Dazai aprì la porta del bagno, avvolto da un accappatoio, un asciugamano pressato sui ricci castani ancora umidi.

Percepì una leggera frescura e, voltato il capo, notò che Chuuya aveva aperto l’anta della portafinestra ed era ora sul balcone.
Gli si avvicinò, ridacchiando mentalmente alla vista della maglietta col logo di Batman.
Chuuya aveva dei gusti raffinati nel vestiario, questo è vero, ma infondo restava sempre il teppista che a 15 anni aveva scaraventato Dazai addosso al muro di una capanna a Suribachi.

-Ti sento pensare fin da qui sgombro- si lamentò Chuuya, lanciandogli una perforante occhiataccia –Che hai? –
-Niente, niente- disse lui –pensavo solo a quanti sforzi ha fatto oggi il mio cagnolino per la riuscita del piano! –

Chuuya stava per ribattere, ma all’ultimo, le parole pronunciate poco prima da Tanaka gli tornarono in mente.
 
“Lo amate veramente”
 
Voltò di scatto la testa mordicchiandosi il labbro.
Dazai, non ottenendo la reazione che aveva predetto, si avvicinò al ragazzo chiedendo –Cosa c’è? –
Chuuya sussultò –Niente, non pensare che l’ho fatto per te; era necessario per il bene della missione-
Dazai sorrise –Um, lo so! Ma dico sul serio Chibi, mi hai sorpreso-
-Tz, di questo passo avrei potuto fare la missione anche da solo-
-Ooohh??? Lo pensi d’avvero? – lo tediò Dazai.
-Ovviamente- replicò Chuuya alzando lo sguardo.

Anche quel giorno vi era la luna piena.

-È proprio bella la luna oggi- commentò distrattamente Chuuya.
-Eh? –
Si voltò verso di lui, notando che il detective aveva una sconcertata espressione in viso.
-Che c’è? Non ho detto nulla di strano! Ci conviene rientrare, sono distrutto-
Dazai seguì il partner, mordicchiandosi il labbro consapevole che –ovviamente- Chuuya aveva agito in quel modo senza ragionare sul peso delle parole pronunciate.

-Il letto me lo prendo io- commentò Chuuya –Non intendo dormire su un divano dove un tuo collega ha banchettato a pop-corn e snack vari-
-Perché pensi che io ne abbia voglia? – Chiese Dazai –E poi il divano è della dimensione giusta per un chibi come te-

Chuuya si voltò, arrabbiato, additando il detective –Non chiamarmi in quel modo, non fare scherzi sulla mia altezza!
Non sto scherzando, devo riposare; il letto lo prendo io-
-Mi spiace Chuuya, ma con lo stipendio dell’agenzia è difficile permettersi un materasso comodo, fammi godere questo momento finché dura.
Il letto è mio! –
Chuuya sbuffò, le guance rosse e le sopracciglia corrucciate.
Dazai adorava farlo esasperare, studiare tutte quelle espressioni di ira o gioia che il ragazzo gli regalava.
-Beh, siccome entrambi vogliamo dormire su un letto cosa dovrei fare? –
Dazai sorrise, compiacendosi per aver predetto la sua reazione e preparandosi a proporre la sua idea di dividere l’enorme letto matrimoniale, ma Chuuya lo sorprese nuovamente.

-Dovrei forse accettare l’invito di Tanaka nella sua suite? –

Resosi conto dell’errore, Chuuya portò la mano alla bocca, evitando il contatto visivo col detective.
-Come scusa? –
-L. lascia stare, aveva capito che avevo volutamente rovesciato dello champagne sul suo vestito e ha frainteso- si affrettò a dire Chuuya –Lascia stare il divano, questo letto è abbastanza grande per-

Non finì la frase.

All’improvviso avvertì delle braccia avvolgergli il bacino, venne alzato di peso e in men che non si dica, si ritrovò steso al centro del letto, tutto il suo corpo sovrastato da quello di Dazai.
Arrossì vistosamente, appoggiando le mani sul petto del ragazzo per cercare di allontanarlo.
Tuttavia, se ora il petto di Dazai era leggermente più lontano da quello di Chuuya, il bacino del detective si abbassò di colpo, accostandosi a quello del mafioso.

Sussultò, lasciandosi scappare uno strillo.

-Da … Dazai? –

Chuuya era forte, era il miglior agente esperto di arti marziali nella Port Mafia, se solo volesse, avrebbe potuto scaraventare Dazai dalla parte opposta della stanza con un solo pugno.
Eppure, ciò che lo fermò dall’agire in quel modo, fu l’espressione comparsa sul volto del ventiduenne.
-Chuuya, dimmi esattamente, cosa hai fatto quando hai guidato Tanaka al magazzino per incastrare Ishikawa? –
-Cos’è, un interrogatorio? – domandò Chuuya.
Dazai tornò ad avvicinare il volto a quello del mafioso –Chu, gli interrogatori si fanno a chi è colpevole, è un’ammissione di colpa questa? –

-Ammissione di cosa? Lo stavo solo usando per condurlo dall’egittologa per quel dannato vaso.
Ok, ci ha provato!
È da cinque anni che non mi vede e non ha resistito, come ho già detto ha provato a toccare il mio sedere e anche a baciarmi una guancia, non lo nego; e poco fa ha palesemente ammesso che voleva portarmi a letto, ma tutto questo è perché mi credeva una donna!
Ho sopportato tutta la serata quelle scarpe scomodissime e ho le corde vocali a pezzi per aver imitato una voce femminile, datti una calmata Dazai, credi che se sapesse che sono un agente della mafia, che sono un uomo, proverebbe a fare le stesse cose?
Io e te non siamo sposati e io non sono una donna ok???
Quindi se avermi visto con quel vestito di ha fatto tornare alla mente una tua passata fiamma con la quale avresti voluto commettere un suicidio beh, mi dispiace per te.
Ma io non sono Tsushima Tsuki, quindi smettila di recitare la parte del marito geloso! –

Era esploso, trattenendo a stento le lacrime.
Non lo aveva forse ferito abbastanza?
Se n’era andato dalla Port Mafia frantumando quell’unico rapporto che potevano avere, come Duo Nero, come Soukoku.
Si era arreso all’evidenza molti anni prima, per Dazai era solo una pedina utilizzabile nei suoi scopi.
A differenza di Oda, lui non era un suo amico.

Lo sentì sospirare, accasciandosi a peso morto su di lui.
Tirò su col naso, trattenendo un singhiozzo commentando monotono –Spostati, pesi-
Lo sentì muoversi e, quando stava per farsi da parte, permettendogli di alzarsi, percepì l’allarmante presenza delle labbra di Dazai sulla sua guancia.

Lo aveva … baciato?

Ma non si fermò lì, perché le mani del detective salirono lungo i lati del suo corpo, alzando la maglia, massaggiando ad un’estenuante lentezza tutte le parti esposte della sua pelle; le labbra si muovevano in contemporanea, scendendo lungo il collo, percorrendo la mascella, schiudendosi per imprimere dei piccoli morsi sull’epidermide.
Chuuya trattenne un gemito, spostò la testa di lato cercando di scappare da quella tortura, ma ciò facilitò le intenzioni di Dazai permettendogli di avvicinarsi all’orecchio del ragazzo, sussurrando –Sai veramente essere denso a volte, Chuuya.
Non amo Tsushima Tsuki, lei è una mera maschera di quello che sei in realtà.
Non mi interessa se quel tizio ti credeva una donna ed è per questa ragione che ha provato ad abbordarti … perché il corpo che ha toccato, è il tuo-
Detto questo, fece scorrere le sue mani verso il basso, massaggiando il fondoschiena del ragazzo ridacchiando un divertito –E dalla reazione che avverto giù a sud, so 100% che non sei una donna-

Lì per lì Chuuya non capì, per poi sussultare e guardare il posto che Dazai stava tutt’ora toccando, buttando d’istinto la testa all’indietro, non riuscendo a trattenere un gemito.
-Corpo traditore- pensò lui, arrossendo come non mai, affrettandosi a dire –Non guardare, non significa niente, è una semplice reazione fisiologica.
È da molto che non-

-Quattro anni? –

Chuuya sussultò, stringendo i denti -S ... senti chi parla- biascicò, siccome era palese che non era l’unico ad avere un’evidente “reazione giù a sud”.
-Non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi, Chuuya, però questo lo devo specificare.
Non sono geloso nei confronti dell’attrazione che Tanaka prova per Tsushima Tsuki, ma per quella che prova verso Nakahara Chuuya-

Le gote di Chuuya non potevano essere più rosse.
-Sei un cretino-
-E tu sei denso-
-Ritira subito quello che hai detto, sgombro-
-La verità fa male, lumaca-

I ricci umidi di Dazai solleticavano la sensibile cute del collo di Chuuya, le sue labbra ripresero la dolce tortura, lasciando baci e morsi anche sul petto del giovane mafioso, soffermandosi sull’ombelico.
-Mi fai il solletico idiota- rise Chuuya cercando di allontanarlo.
Dazai non lo ascoltò lasciando un succhiotto proprio lì, alzando di colpo il tessuto della maglietta di Batman, scaraventandola sulla moquette.
D’istinto, Chuuya alzò le braccia, portando le mani nei capelli del detective, abbassandogli il capo per –finalmente- portare le sue labbra sulle proprie.
Fu totalmente diverso dai baci scambiati poco prima, non era una finzione, non era dettato da secondi scopi.

Entrambi lo volevano.

Quando Chuuya avvertì la punta della lingua sulle sue labbra le schiuse automaticamente, gemendo all’intrusione, permettendo a Dazai di approfondire il contatto.
Una scarica di adrenalina gli percorreva tutto il corpo, arricciò le punte dei piedi, alzando meccanicamente le gambe e tornando a connettere il suo bacino con quello del detective, sorridendo al mugugno soddisfatto che Dazai si lasciò scappare.
Chuuya sfruttò la sua forza per ribaltare le loro posizioni, pressando il corpo del detective sotto di lui, continuando a baciarlo, consapevole che ormai i boxer gli stavano stretti.
Le braccia di Dazai percorsero la nuda schiena del mafioso, alzando la stoffa dell’intimo per afferrargli i glutei.
-Ah! Dazai- Ansimò Chuuya.
Dazai sorrise, tornando a massaggiare il corpo del ragazzo, lasciando che Chuuya gli aprisse la cintura dell’accappatoio.
Deglutì.
-Oh-
-Oh? – chiese divertito Dazai gettando l’indumento da qualche parte sulla moquette –Non è la prima volta che mi vedi così-
-No ma … è sempre difficile ammettere che con la tua pigrizia riesci comunque a mettere su muscoli- disse Chuuya tastando la pelle della sua pancia, non scolpita quando quella del mafioso ma non si poteva lamentare.

Si soffermò sulle varie cicatrici che deturpavano il corpo del detective, Chuuya sapeva riconoscerne un buon 80%, sapeva dove e quando se le era procurate, e chi gliele aveva inferte.
Per questo motivo Dazai si ricopriva di bende, perché odiava vedere quei segni sulla sua pelle e, vederlo così aperto e disposto a condividere questo fardello con Chuuya, lo rendeva felice.
Lui e Dazai avevano una cieca fiducia l’uno nell’altro, come successo con Shibusawa qualche settimana prima, affidavano la propria vita nelle mani dell’altro.

Dazai alzò un braccio, scostando le fiammanti ciocche dal volto di Chuuya –Questo vuol dire che non mi farai dormire sul divano? –
Chuuya si abbassò, appoggiando la fronte su quella di Dazai, muovendo la mano sul basso ventre dell’ex prodigio della Mafia.
-Non dirlo neanche per scherzo-
Dazai sogghignò, continuando a baciare il ragazzo, sussurrando –Agli ordini, partner-

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Capitolo 7
*** La luna è bella ***


Un fastidioso trillo perforava le orecchie di Dazai.

Il detective mugugnò, voltandosi supino con un braccio sopra gli occhi, infastiditi dalla luce del sole che penetrava dalla portafinestra della suite.
Voltò il capo alla sua destra, cercando di capire da dove provenisse il suono.
Era il suo cellulare, dimenticato nella tasca del costoso completo la sera prima.

Si sedette sul morbido materasso, allungando un braccio per prendere l’oggetto.
-Pronto? –
-Dazai-san? –
-Atsushi-kun? Che succede? – domandò sbadigliando.
-Oh ecco … Kunikida è appena uscito dall’Agenzia per venire a prendervi, poco fa ci ha contattato il signor Okamoto come predetto da lei e Ranpo-san, arriverà qui nel pomeriggio ed entro quell’ora ci serve il vaso- spiegò il suo sottoposto.
-Kunikida ha detto che il magazzino apre alle 9.00, tranquillo Atsushi, lo abbiamo in pugno- spiegò calmo Dazai.

-Non è per quello che l’ho chiamata-
-E per cosa allora? –
-Beh- disse Atsushi –Kunikida e Ranpo hanno ipotizzato che potesse essere ancora a letto e mi hanno incitato a chiamarla … avete forse bevuto troppo ieri sera? –
-Oh … beh- Ridacchiò Dazai guardando alla sua sinistra, sorridendo alla vista di Chuuya ancora addormentato –Puoi dire che ho esagerato un tantino ieri sera-
-Dazai-san, dovete fare più attenzione- si lamentò Atsushi –Kunikida sarà lì a momenti, sapete quanto odia il ritardo-
-Si Atsushi-kun, ci vediamo dopo in Agenzia-
Dazai riattaccò, appoggiando il telefono sul comodino.

Rialzò le coperte, avvicinandosi a Chuuya, sdraiato a pancia in giù, russava leggermente.
Dazai fece scorrere una mano sull’addome del giovane mafioso, sdraiandosi sopra di lui iniziando ad aggiungere piccoli baci e morsi a quelli già impressi sull’epidermide di Chuuya.
-Mh, sgombro scostati-
Dazai ridacchiò –Buongiorno Bella addormentata! -
-Chiamami un’altra volta così e ti arriva un pugno in pancia- sentenziò Chuuya –E spostati, voglio dormire-
-Ah, purtroppo non sarà possibile Chibi, fra meno di mezz’ora Kunikida sarà qui.
Detesta il ritardo e se solo dovessimo farlo aspettare più del dovuto, temo che in macchina ci farebbe la paternale- sussurrò lui baciando la spalla sinistra del ragazzo, mentre la sua mano scendeva lungo il corpo del giovane esecutivo.

-Se è così, la tua mano è in un posto poco appropriato- sospirò Chuuya.
-Ne sei sicuro? Non ho avvertito lamentele la scorsa notte, Partner- sussurrò lui –E poi dopo la dichiarazione a cuore aperto che mi hai fatto-
-Quale dichiarazione? Non ho detto nien- TE! – Esclamò Chuuya, mentre Dazai continuava a muoversi lentamente.
-Uh, Chibi mi ferisci così … tutto il tuo discorso di quanto era bella la luna ieri sera-
-E cosa c’entra? – domandò lui facendo leva sui gomiti, alzando all’improvviso il bacino.
-C’entra- sospirò lui –Ti svelerei subito il significato delle tue parole ma, come ho già detto, abbiamo meno di mezz’ora prima dell’arrivo di Kunikida-

Chuuya, ormai perfettamente sveglio, voltò lo sguardo verso Dazai, sentenziando –E allora smettila di parlare e datti da fare, Partner-
Dazai sorrise, abbassandosi per baciare le labbra di Chuuya, dimenticandosi momentaneamente dell’imminente arrivo del suo collega, abbandonandosi alle sensazioni che il ragazzo gli stava regalando.
Chuuya si voltò, avvolgendo il bacino di Dazai con le sue gambe, ripensando ai fatti della notte precedente, a quello che stavano facendo ora.

Morse il collo del detective con veemenza.
-Chuuya, lascerà sicuramente un segno- appuntò Dazai.
-A sì? Beh non lamentarti, tutti questi morsi che ho sul corpo chi me li ha fatti secondo te? –
-Oh? Chibi si sta lamentando? – chiese.
Chuuya affondò la mano nei capelli di Dazai, abbassandogli il volto, dicendo –Neanche per sogno-

**********************

Come previsto, Dazai e Chuuya erano scesi nella hall con 10 minuti di ritardo, facendo adirare non poco il detective occhialuto.
Recuperato il vaso di Ra e, dopo aver accompagnato Chuuya al punto di ritrovo con Hirotsu, i due detective erano tornati all’Agenzia dei Detective Armati.

Non appena aprirono la porta d’ingresso, Kunikida trasportò la pesante cassa di legno contenente il vaso verso l’ufficio di Fukuzawa, mentre Dazai trotterellava verso i colleghi con un sorriso stampato in volto.
-Era comodo il letto? –ghignò Ranpo, mescolando il suo milk-shake con la cannuccia fucsia.

Dazai sospirò, doveva aspettarselo.

-Eh? Ha lasciato dormire Nakahara sul divano? – chiese ingenuamente Atsushi, non capendo perché mai Ranpo sorridesse in quel modo.
-Ah Atsushi-kun, quel materasso era così morbido e confortevole, non avrei mai potuto dormire altrove- esclamò lui.
-Immagino- commentò Ranpo, bevendo rumorosamente il suo frullato.
-Oh Dazai- disse Yosano arrivando proprio in quel momento –è strano vederti sorridere in quel modo, se non sapessi per certo che ieri avevi da lavorare, penserei altro-
-Altro? –chiese Atsushi –Altro cosa? –
Dazai diede un leggero colpetto alla spalla di Atsushi –Non preoccuparti Atsushi-kun, ora ci conviene prepararci per dare a Naoki Shimizu e Yoshifumi Okamoto quello che si meritano-
-Ho avvisato Minoura- disse Ranpo –Dovrebbe arrivare con degli agenti tra un’oretta-

Kunikida aprì la porta della sala riunioni, indicando al resto dei detective di entrare, Dazai, Yosano, Atsushi, Ranpo, e Kyouka entrarono nell’ufficio, ammirando il vaso ora posto sul tavolo.
-Bene- commentò Kunikida –Cominciamo la riunione-

***********************

Quartieri generali Port Mafia.

Ore 11.39.

Ogai Mori sedeva sulla poltrona damascata, sguardo verso il porto di Yokohama, intento a sorseggiare del tè nero.
Sentì un leggero bussare alla porta, dicendo –Avanti-

-Boss-
-Oh Chuuya-kun, ho sentito da Koyou che la missione ha avuto successo- commentò lui.
-Esatto Boss, le compilerò al più presto un rapporto- disse Chuuya.
-Oh non sarà necessario, il nostro ruolo era solo di supporto verso i nostri momentanei alleati.
Come sta Dazai-kun? –
Chuuya sussultò leggermente, ricomponendosi quasi subito dicendo –Credo … bene? –
Mori annuì con il capo –Um, mi fido del tuo giudizio Chuuya-kun, sebbene Dazai non vuole più saperne di me o della Mafia, ci tengo particolarmente alla sua salute-
-Certo Boss-

-Bene, oh Chuuya-kun, questo pomeriggio mi servi per una missione con la squadra di Hirotsu.
Una piccola scaramuccia con una gang nel quartiere di China Town- disse Mori –Ti affido questo compito-
Chuuya si inchinò, uscendo dall’ufficio di Mori per prepararsi nella missione.

Prima di raggiungere Hirotsu, passò per lo studio di Koyou, sapeva che la donna non era stupida –avrebbe intuito subito cosa era successo- ragion per cui era meglio non nascondere la verità.
L’ufficio della donna era deserto, Chuuya camminò per la piccola stanza, quando gli occhi gli caddero sul calice tempestato di zaffiri rubati all’egittologa.
Gli vennero improvvisamente in mente le parole dette da Dazai riferendosi alla bellezza della luna.
Chuuya lo aveva detto a caso, nel letterale senso morfo-sintattico della frase, eppure –pensandoci bene- si ricordava di aver letto quella frase da qualche altra parte.

-Oh Chuuya, sei tornato-
Il mafioso si voltò, inchinandosi davanti alla sua mentore –Ane-san, la missione è riuscita, ho già avvertito il Boss e-
-Lo so ragazzo, lo so … Ma non sei qui per questo e sono grata che non stai cercando di nascondermelo-
-Sarebbe inutile- disse Chuuya –In realtà, volevo chiederti un’altra cosa-
La donna alzò un sopracciglio, curiosa –Ovvero? –
-Beh ecco, ieri quando ero … con Dazai, credo di aver detto qualcosa che … non dovevo? – ipotizzò Chuuya.
-In che senso? –
-Eravamo sul balcone dell’albergo e devo aver detto qualcosa a proposito della bellezza della luna ma … Ane-san? Perché hai quell’espressione-

La donna si scomponeva raramente, ma sentendo Chuuya pronunciare quelle parole, disse –Oh cielo-
Avanzò verso la sua libreria, prendendo un libro che –Sfortunatamente- Chuuya conosceva fin troppo bene.

Lo aveva letto per caso, qualche tempo prima, pensando fosse un libro di comunicazioni e –Stufo marcio di continuare a cadere nelle provocazioni di Dazai- aveva deciso di seguire lo schema scritto nel libro per avere una normale conversazione col ragazzo, scoprendo poi che si trattava di un libro sui consigli di coppia e realizzando che aveva involontariamente flirtato con Dazai.

L’ironia.

Vide la donna voltare elegantemente le pagine, per poi soffermarsi su un capitolo e dare il libro al ragazzo.
Chuuya lesse quello che vi era scritto, diventando più rosso di un pomodoro maturo.

************************

Ore 14.00

Yoshifumi Okamoto e Naoki Shimizu entrarono nello stabile che ospitava gli uffici dell’Agenzia dei Detective Armati.
-è proprio una catapecchia, con questo colpo credo li manderemo sul lastrico- scherzò Okamoto.

I due uomini salirono le scale fino al piano indicato, bussando un paio di volte sulla porta in vetro smerigliato.
Dopo pochi secondi, una ragazzina in uniforme scolastica aprì l’uscio, invitandoli ad entrare.
-Prego signori, voi dovete essere Okamoto-san e Shimizu-san; da questa parte- disse lei conducendoli verso dei divanetti di pelle.

Di fronte a loro vi erano due uomini, il primo vestiva con un kimono tradizionale, mentre il secondo con abiti moderni –giacca e cravatta- mentre reggeva uno strano taccuino in mano.
Fu lui a parlare per primo –Buon pomeriggio, sono l’agente Doppo Kunikida, mentre lui è Fukuzawa-San, il presidente della nostra agenzia-
-Piacere di conoscervi- disse Shimizu –Mi dispiace doverci rivolgere a voi per questa questione, ma è a causa di una negligenza dei vostri dipendenti se ci troviamo in questa situazione.
Voi siete Kunikida-san giusto?
Il vostro collega ci aveva detto di rivolgerci a voi per il compenso-

Dalla sua posizione Atsushi vide una delle vene sulla fronte di Kunikida che rischiava di scoppiare.
-Mi rincresce dover sottolineare quanto sia prezioso quel vaso, e la sua scomparsa è un grande colpo per il mondo dell’arte- continuò Okamoto –A dire la verità, sarebbe meschino per me tenere tutti i soldi dopo quello che è successo, avevo dunque intenzione di donarli in beneficienza, sempre se a voi non dispiace-
-Al contrario, è ammirevole da parte vostra- disse una voce alle loro spalle.

I due uomini si voltarono, restando stupiti quando incrociarono il sorridente volte di Dazai.
-Vo … VOI? – Esclamò Okamoto iniziando tremare.
-Non ho ancora avuto modo di congratularmi per l’ottimo evento di ieri sera, la mia dolce metà è stata molto sorpresa quando ha scoperto che il nostro acquisto doveva, ipoteticamente, essere a pezzi- esclamò giulivo.
-Dazai, dovevi attenerti al piano- bofonchiò Kunikida a denti stretti mentre appoggiava dei fogli sul tavolino.
-Oh perché aspettare? Minoura sta fremendo all’idea di mettervi dietro le sbarre- disse Dazai facendo cenno a Kyouka.
La ragazzina aprì la porta della sala riunioni, rivelando la presenza dell’ispettore e, subito dopo Atsushi e Tanizaki portarono la cassa di legno con all’interno il vaso di Ra, perfettamente integro.

-Come … com’è? –
-Ah- lo fermò Dazai –Fermate la recita, abbiamo trovato abbastanza prove per dimostrate tutti i vostri giochetti-
-Detroit, Londra, Città del capo, Amsterdam, Roma, Mosca, Pechino e ora Yokohama; avete fatto realizzare al famoso falsario Yukio Mishima, delle copie perfette dei reperti che volevate vendere illegalmente grazie alla sua abilità soprannaturale, facendo pagare cifre esorbitanti alle persone che ipoteticamente avevano rotto o danneggiato l’opera in questione- spiegò Kunikida.
-Ma non avete nascosto bene le prove, abbiamo recuperato tutti i documenti che riguardano le opere da voi contraffatte e vendute, la lista è molto lunga- commentò Dazai.
-Allora avevo ragione … ieri-
-Si ero io signor Okamoto, sebbene svolgo un lavoro differente rispetto a cinque anni fa, ogni tanto il mio chibi mi aiuta in questioni come queste- spiegò placido lui.
-Il signor Miura ci aveva espressamente detto che quell’hotel era affiliato alla Port Mafia, perché la vostra Agenzia si immischia in questioni del genere? – domandò nuovamente Okamoto.
-Sono questioni lavorative che non la riguardano- specificò Fukuzawa –Ispettore Minoura, le affianco Dazai e Atsushi per gli ultimi dettagli-

L’ispettore annuì, facendo cenno ai suoi agenti di recuperare i truffatori per condurli alla stazione di polizia.
-Ahh- sospirò Dazai stiracchiando le braccia –Andiamo Atsushi, ci aspetta una giornata molto lunga, e vorrei finire prima di stasera-
-Uh? Deve andare da qualche parte? – chiese Atsushi chiudendo la porta d’ingresso.
Dazai gli sorrise, appoggiando un dito sulle labbra –Segreto! –

********************

-Scaramuccia col cavolo! – pensava Chuuya mentre trascinava i suoi stanchi piedi all’interno del suo appartamento.

Erano le 23.11 di sera e aveva impiegato tutto il pomeriggio e gran parte della serata a gestire la missione commissionatogli da Mori.
-Sono distrutto- commentò Chuuya, togliendosi a fatica cappello, scarpe e cappotto.
Appoggiò la costosa giacca sulla poltrona nera, avanzando verso la camera da letto mentre sbottonava la camicia.
Tolse i guanti in pelle con i denti, appoggiandoli sul comodino, non badando a piegare camicia e pantaloni mentre li gettava nel cestello dei panni a lavare.
Dopo una rapida sistemata in bagno, Chuuya –finalmente- aprì la porta della camera da letto, aprendo un cassetto dell’armadio e prendendo la prima maglia, indossandola senza guardare.
Si accasciò sul letto, faccia pressata contro il cuscino, sprofondando nel sonno.

*********************

Si svegliò qualche ora dopo, degli strani rumori provenivano dall’interno del suo appartamento.
L’orologio digitale indicava le 02.22.

Chi sano di mente entrerebbe nell’appartamento di un Esecutivo della Mafia alle due di notte?

Afferrò la pistola che teneva sempre sotto il materasso in caso di emergenza, sgusciando fuori dal letto silenziosamente.
Aprì la porta della camera da letto, avvicinandosi lentamente verso la zona giorno, notando che chiunque fosse l’intruso, aveva anche osato accendere la luce della sua cucina.
E in quel momento, udì un famigliare rumore.
-Il … bollitore? –

Alzò gli occhi al cielo, capendo alla perfezione chi era il misterioso intruso.
-Ohi Teme! Cosa accidenti stai facendo nella mia cucina? E chi ti ha detto che puoi usare il mio bollitore? – esplose Chuuya, appoggiando la pistola su uno scaffale e camminando annoiato verso il ragazzo.

Dazai era impegnato a scegliere una miscela di tè dalla ricca collezione di infusioni possedute da Chuuya –gentile cortesia di Koyou-
-Ohi Chuuya, è stata una giornata pesante, quindi pensavo di fare visita al mio chibi preferi-
Si bloccò, bocca aperta.
-Che c’è? – domandò Chuuya, notando la stupita espressione apparsa sul volto di Dazai, seguita da un genuino sorriso.
-A Chu Chu donano i miei vestiti! – cinguettò entusiasta, facendo realizzare a Chuuya che la maglia che aveva indossato era una delle passate canotte lasciate da Dazai nel suo armadio … arrossendo da capo a piedi.

-La mia taglia di quattro anni fa sembra la tua attuale Chibikko! –
Chuuya lo squadrò aggrottando le sopracciglia –Un altro commento sulla mia statura e ti butto fuori, prepara anche a me un tè-
-Gusto? –
-Vaniglia- rispose Chuuya sedendosi sul sofà in salotto.

Completate le infusioni, Dazai portò il tè alla vaniglia a Chuuya, sedendosi affianco a lui per assaporare il suo tè pesca e arancia.
Chuuya soffiò piano la bollente superficie del liquido, sorseggiando l’infuso.

-Avete risolto tutto in Agenzia? –
Dazai appoggiò la tazzina sul tavolino da tè dicendo –Si, non posso scendere nei dettagli ma si, tutto sistemato.
Il presidente intende esporre il vaso di Ra dove lo aveva esposto Okamoto inizialmente-
-E … Okamoto e il complice? – chiese Chuuya.
-In galera- rispose lui.
-L’avete rischiata bella- disse il mafioso- Per fortuna ti sei accorto che quel vaso era un falso-
-Ah sì, mi ricordavo a grandi linee cosa ci aveva spiegato Mori anni fa ma, per essere sicuro, mentre Atsushi stava piagnucolando ai miei piedi ho afferrato un coccio per studiarne i disegni.
E in quel momento si è dissolto tra le mie dita- spiegò Dazai –Segno che era stato creato da un dotato di abilità soprannaturali-
-Tz, il solito fortunato- commentò Chuuya –Però … non penso che sei venuto qui per sbandierarmi in faccia il tuo successo, Dazai-

Il detective appoggiò la schiena suo soffici cuscini del divano di Chuuya -Um, hai ragione-
Prima che potesse parlare, Dazai avvertì un movimento d’aria, e si ritrovò ben presto Chuuya a cavalcioni su di lui.
Si chinò, baciandogli le labbra, permettendo al detective di far scorrere le braccia lungo la sua schiena.
-Oh … come siamo audaci- ridacchiò Dazai.
-Se Ane-san mi vedesse mi farebbe a fettine- commentò Chuuya.
-Nah, non ti torcerebbe un capello; piuttosto sarei io quello che correrebbe rischi- disse Dazai, notando poi la strana espressione apparsa sul volto dell’esecutivo.
Guance rosse, i denti mordicchiavano nervosi il labbro inferiore e, quando finalmente Chuuya aprì bocca, disse –Tsuki ga kir- kirei-

Dazai sgranò gli occhi sorpreso, tutte le tapparelle erano chiuse, impedendo la visione della luna.
Chuuya lo guardò nuovamente sussurrando –Non trovi? –
Dazai sospirò, appoggiando la fronte su quella di Chuuya, ammettendo –Si, lo è-
Accarezzò la sua guancia tornando a baciarlo, dimenticando le tazze di tè ormai fredde.

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