Inuyasha: Un pericoloso Sentimento

di Tabhita_Sakamaki_Taby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La nascita degli eredi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il dolore diventa distruzione ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La pergamena ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: La partenza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Schegge del passato ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Inuchoi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Musubi ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Una Luna Due Mondi ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: I Progetti di un padre ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Un fiore che sboccia ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La nascita degli eredi ***


Era una notte di tempesta, la pioggia cadeva fitta e implacabile, seguita da lampi talmente rumorosi da far sobbalzare anche il più coraggioso dei soldati, enfatizzando la paura di quelle ore. Una donna giaceva nella sua stanza sdraiata su un futon, intenta a lottare mentre i dolori si impadronivano del suo corpo, era vestita con una vestaglia da parto bianca. All'improvviso Il volto della donna si contrasse in una smorfia di sofferenza ed ella cacciò un urlo quando una nuova ondata di contrazioni la travolse, si stava ormai avvicinando il termine del parto e lui era lì, a tenerle la mano, accarezzandole con l'altra la fronte, imperlata di sudore e rossa per lo sforzo.

"Coraggio Izayoi, sono qui accanto a te" disse con la sua voce cupa, cercando di  spronare la compagna a non mollare, passando contemporaneamente ad accarezzarle i lunghi capelli neri. 

A rispondergli fu un verso di dolore appena trattenuto, mentre la stretta della donna si faceva più forte. L'essere demoniaco accanto a lei, il re dei demoni, era terrorizzato. Aveva sconfitto mostri terrificanti, aveva portato la pace nelle proprie terre, era il Daiyōkai [1]più temuto di tutta la regione del Kyūshū[2]. Ma in quel momento non era capace di nulla. La sua amata Izayoi soffriva mentre metteva al mondo i suoi figli e non poteva fare nulla.

Ma d'altro canto era lui ad aver insistito per essere lì, nonostante il parto fosse una cosa riservata alle donne, ne era perfettamente conscio malgrado la levatrice e le altre dame di compagnia di Izayoi l'avessero avvertito che sarebbe stato sconveniente, lui aveva comunque preteso di poterle restare accanto durante quelle difficili ore, minacciando che non avrebbe ammesso repliche a riguardo, ma dopo tutto questo, ora non riusciva nemmeno a sopportare la vista della sua sposa in quelle condizioni e tra le sue quattro spade: So'unga, Tenseiga, Tessaiga e Toinsiga, nessuna era in grado di alleviare la sua sofferenza. 

Inu no Taisho la coprì con la propria pelliccia, nel vano tentativo di non farle prendere freddo. La levatrice si assicurava che tutto procedesse per il meglio, e presto un pianto, il vagito di un bambino, spaccò il silenzio creatosi poco dopo l'urlo straziato della donna, ormai allo stremo delle forze. Come per il suo primo figlio, il cuore dello Daiyōkai si riempì di gioia e un dolce sorriso si fece strada sul suo volto, era un vero onore e orgoglio ricevere da quella meravigliosa donna dei figli, infondo non vi era dono più grande che potesse chiedere alla sua amata Izayoi. La levatrice portò via i frutti del loro amore, tornado poco dopo con un piccolo fagottino urlante dai capelli bianchi e le orecchie da cane, che piangeva e agitava le braccia terrorizzato per quello che era accaduto. La principessa Izayoi prese il bambino in braccio piangendo di gioia, malgrado la stanchezza, eppure qualcosa non andava.

 

"Dov'è l'altro?" chiese il demone, in preda all' emozione, guardando la levatrice che abbassò la testa e disse:
"Non ce l'ha fatta". 
Il cuore di Izayoi si spezzò e iniziando a piangere si lasciò andare contro Inu no Taisho stringendo forte il figlio ancora in vita. Il Daiyōkai  scosse la testa, sostenendo la compagna, e disse con tono calmo: 
"Portami il corpo di mio figlio".

"Figlia",

lo corresse la levatrice prima di allontanarsi, portando il corpicino morto della piccola demone dai capelli neri, orecchie del medesimo colore e una piccola ciocca bianca, la pelle spenta, completamente immobile mentre sul suo volto sporgeva una piccola ferita probabilmente causa della morte. Il demone si alzò estraendo Tenseiga, la spada del regno dei cieli, dopo pochi secondi visualizzò gli spettri dell'aldilà intenti a prendere la figlia. Il demone cane mosse la spada tagliando apparentemente l'aria, spaventando la levatrice, prima che un secondo pianto più delicato si espandesse nell'aria. Izayoi sgranò gli occhi incredula, spostando lo sguardo da Inu no Taisho alla bambina, incapace di credere alle proprie orecchie finché la levatrice non le pose in braccio una minuscola creatura, piangente ma viva. Solo allora il suo volto si rasserenò mentre una profonda gioia invadeva la sua anima, facendole piegare le labbra in un dolce sorriso, mentre il Daiyōkai congedava la levatrice stringendo la moglie e i figli. 
 

"Vivi Izayoi...vivi insieme a Inuyasha e Inuchoi".
 

La donna annuì prima che l'essere demoniaco prendesse Toisinga, la spada del regno dei demoni, mentre prendeva in braccio Inuyasha. La spada emise una palpitazione e Izayoi, che invece stava tenendo la bambina, si trovò circondata da un'aura d'energia azzurra molto fievole. Appena l'ebbe visualizzata Inu no Taisho la  colpì con la spada pronunciando la parola "Chōju" [3], come reazione ella si espanse, facendo emettere all'umana un sospiro di sollievo. Quell'aura era l'energia vitale di Izayoi che era cresciuta grazie al colpo di Toisinga, Izayoi sarebbe vissuta molto più di una normale donna umana. l guerriero rinfoderò la spada stringendo la moglie dopo averle dato anche il figlio maschio, non pensando al fatto di aver colpito con la spada anche la piccola Inuchoi, segnando la sua vita per sempre.

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Note:

[1] Daiyōkai: Termine giapponese utilizzato per intendere un demone maggiore sul livello fisico e intellettivo, un demone "base" viene definito Yokai. Nella storia con questo termine si intende o Inu no Taisho o Sesshomaru.

 [2] Regione del Kyūshū: E' una delle otto regioni del Giappone, situata direttamente a sud-ovest dell'isola principale dell'arcipelago nipponico.

[3] Chōju: Nome del potere di Toisinga e significa "lungavita"

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il dolore diventa distruzione ***


5 anni dopo ....

"Inuyasha prendi!".
"Arrivo Choi".
  
I due piccoli hanyō [1] giocavano tra loro nel giardino del palazzo, felici di poter godere di qualche attimo di libertà, difatti potevano uscire molto di rado dalle loro stanze, a causa della loro natura demoniaca. I bambini correvano felici sull'erba, indossando abiti semplici, fatti con la veste del cane di fuoco, appartenuta a loro padre. Inuyasha aveva occhi ambra e capelli completamente bianchi, mentre la piccola Inuchoi aveva i capelli neri, come le orecchie, se non per una lunga ciocca bianca. Gli occhi erano eterocromatici, uno azzurro e uno ambra, ma nonostante le differenze fisiche entrambi erano due bambini vispi e allegri, e in questo erano proprio fratelli come soleva ripetere la madre. I due mezzodemoni non avevano mai avuto problemi nel palazzo, poiché la maggior parte dei servitori li aveva accettati di buon grado. 

Quel giorno la principessa Izayoi era seduta sul porticato del palazzo che dava sul giardino interno con un ventaglio vicino al volto, mentre i piccoli giocavano con una palla di cuoio. Inuyasha passò la palla a Inuchoi, lei fece per prenderla ma si fermò quando avvertì dei passi avvicinarsi e guardò verso le stanze che si intravedevano dalla porta a scorrimento.

"Cosa c'è?" chiese un piccolo Inuyasha guardando la sorella, con i suoi grandi occhi ambra, curiosamente. "E' lui..." annusò l'aria, quell'odore di complotto e malvagità, "E non è solo...questa sensazione non mi piace, andiamo vicino alla mamma", il bambino annuì e corsero vicino alla madre, prima che la guardia del palazzo, Takemaru Setzuna, e alcuni dei suoi uomini con indosso l'armatura da battaglia, li raggiunsero. La principessa li guardò, alzandosi mentre accarezzava la testa dei figli come per tranquillizzarli.

"Mio buon Takemaru che accade?"
"Principessa Izayoi" ,si inchinarono lui e i due uomini al suo seguito, "perdonateci, ma non possiamo accettare che i demoni facciano tutto questo...hanno completamente soggiogato il vostro fragile cuore..." l'uomo guardò i due hanyō con chiaro disprezzo, ricevendo un'occhiataccia da parte di entrambi i piccoli, "e loro ne sono la prova...vi prego, non odiatemi".

 Si alzò e prima che i bambini potessero capire che cosa stava succedendo la spada di Takemaru trapassò la madre, che cadde a terra con un gemito.

Inuchoi gridò: "NOOOOOOOOOO MAMMA!"

Il piccolo Inuyasha si buttò sul suo corpo iniziando a piangere disperatamente, colpito dagli spasmi dello shock e della paura,

"Mamma, mamma, rispondimi...RISPONDIMI!!!".
"Uccideteli, dopo di loro toccherà al padre". 

 le guardie che lo accompagnavano fecero per eseguire l'ordine, ma una presenza demoniaca si espanse improvvisamente,  pietrificandoli prima che potessero fare un' altro passo verso i bambini.

Inuchoi aveva gli occhi arrossati, la pupilla verticale ristretta, la mascella contratta snudava le zanne, il viso decorato da dai segni violacei. Tutto il suo corpo era contratto da una misteriosa tensione che, nonostante il suo fisico minuto, la rendeva minacciosa. La sua rabbia era qualcosa di indefinibile e terrificante, come quando su un campo di battaglia, i combattimenti cessano all'improvviso e tutto sembra tranquillo, ma in realtà una minaccia presente e oscura striscia silenziosamente intaccando lo spirito degli uomini, è ciò che le guardie e Takemaru stesso provarono in quel momento di fronte alla mezzodemone, l'angoscia di sapere che il nemico attaccherà, ma non quando lo farà. 

Inuchoi si era trasformata, non era lei, non del tutto, non si controllava era in preda alle proprie emozioni che spingevano prepotentemente la sua parte più inumana ad agire. Con voce innaturale disse:
"Si fidava.... vi aveva affidato la sua vita....il suo regno... e voi.... l'avete uccisa... solo perché...NOI SIAMO DEMONI!" nelle sue unghie fluì l'energia demoniaca mentre parlava e le sue zanne aumentarono di misura, "Non ve lo perdono..IO non ve lo perdonerò.... mai!" balzò sulle guardie, alzando la mano, colpendole così violentemente con una sola artigliata che queste caddero a terra in un istante, ma non le bastava, si avvinghiò al collo dei mal capitati tranciandoglielo di netto, sporcandosi di sangue e provando una sensazione estasiante.

"Inuchoi ..." Si voltò guardando il gemello che stringeva la madre morta e con viso terrorizzato, terrorizzato da lei, ma Inuchoi non si rese conto della cosa e disse accompagnata da versi animaleschi e dal fiatone: "Resta con lei" prima di seguire l'odore di Takemaru, che nel frattempo si era dato alla fuga.

Tutta quella energia demoniaca incontrollata aveva attirato l'attenzione di due daiyokai ma se uno corse subito verso la fonte di essa, l'altro sembrò quasi perplesso a sentire un'anima così simile alla propria. 

La piccola non si preoccupava ne delle altre guardie ne dei servitori, non erano loro il suo obbiettivo voleva solo vedere quell'uomo morto. La sua velocità superiore ad un umano la rendeva un'ombra indefinita che schizza attraverso i corridoi sconsando violentemente chiunque incrociasse nel suo cammino, seguì il tanfo di quell'uomo arrivando fino all'ingresso del palazzo. Una volta lì trovò ad attenderla un vero e proprio esercito, che iniziò a scoccare frecce nella speranza di colpirla, ma la hanyō scattò schivando tutti i dardi diretti a lei puntando dritto verso Takemaru, posto dietro alle file di soldati, non si credeva capace di essere così veloce, ma la sua ragione era ormai annebbiata dalla sua furia, cominciò ad uccidere chiunque si mettesse sulla sua strada, senza fermarsi, senza rallentare, senza guardare in faccia nessuno. I corpi dei soldati cadavano uno ad uno, i suoi artigli creavano distruzione e morte dovunque, cosa che le faceva provare uno strano piacere e un'energia mai provata. 

Inu no Taisho seguì la scia demoniaca creata dalla figlia, trasformandosi in un enorme demone cane, chiedendosi cosa fosse successo per far impazzire sua figlia in quel modo? E perché non sentiva la presenza di Inuyasha? Che Inuchoi gli avesse fatto qualcosa? No impossibile, lei stravedeva per suo fratello, non avrebbe potuto? o forse sì? forse era troppo tardi.

Arrivò al palazzo della moglie e quello che gli si palesò davanti allo sguardo lo lasciò sconvolto... sua figlia, di appena 5 anni, sporca di sangue e fuori controllo, che si accaniva sul il corpo morto di Takemaru Setzuna. 

Inuchoi aveva spesso condiviso con il padre le strane sensazioni che provava in presenza di Takemaru, ma lui irresponsabilmente aveva sempre cercato di sminuire i sospetti della figlia, mentre lei aveva ragione ma anche se tutto era reale cosa aveva scatenato quella forza nella sua bambina. Scese dal tetto del palazzo andando verso la mezzodemone.


"Cattivo... Cattivo....CATTIVO.... LEI SI FIDAVA DI TE.... E TU L'HAI UCCISA!" era questo che urlava l' hanyō in lacrime con voce disperata e rabbiosa. Il padre non capì ma si trasformò nella sua forma umanoide e le mise una mano sugli occhi afferrandole i polsi per fermarla, dolcemente ma con decisione, e dopo qualche minuto di resistenza, a poco a poco la bambina si calmò cominciando a piangere.

"Basta adesso Inuchoi... è tutto finito" disse prendendola in braccio e lei si nascose nel petto di suo padre, abbassando le orecchie. L'aura demoniaca che il daiyokai emanava la portò a tranquillizzarsi un pochino, anche se non era tornata totalmente lucida.
"L'ha uccisa...ha ucciso nostra madre.... non c'è più" disse singhiozzando, 
"Loro..dovevano morire...Devono morire....Devono morire.... TUTTI!" sentenziò con rabbia la piccola.
"No, no Inuchoi... ora ci penso io.... non serve odiare, non porta da nessuna parte" entrarono nel palazzo e raggiunsero Inuyasha, in lacrime accoccolato contro il corpo della madre. Il padre si avvicinò, "Inuyasha" lui si voltò e corse ad abbracciare una gamba del padre tremando di paura.  Il generale prese il secondo bambino in braccio e lo strinse dolcemente.

"Adesso basta piangere piccoli guerrieri, ci penso io, la mamma starà bene" li appoggiò a terra prima di prendere Tenseiga, la spada capace di salvare 100 anime. La spada emise una palpitazione che mostrò gli spettri del mondo dei morti intorno al corpo di Izayoi.

"Che-che cosa sono ...!?" chiese Inuchoi nascondendosi dietro il padre, Inu no Taisho guardò la figlia, "Vedi gli spettri dell'aldilà?" la bambina annuì "E sono brutti", commentò stringendo il gemello che non capiva. Il daiyōkai si sbarazzò degli spettri, poi si chinò sollevando leggermente il corpo di Izayoi, che riprese conoscenza con un gemito, prima di guardare il marito.

"Sei tu amor mio", 
"Siamo qui Izayoi, stai tranquilla" disse il demone sorreggendola. 

I bambini urlarono di felicità, prima di abbracciare la madre che li strinse al petto. Inu no Taisho guardò verso la boscaglia, sentendo una presenza demoniaca familiare, infatti incrociò lo sguardo con suo figlio Sesshomaru, che guardava la scena da lontano con volto statico rotto tuttavia da un lieve accenno di sorpresa. Il demone si avvicinò al figlio dopo essersi assicurato che la famiglia stesse bene.

"Hai percepito anche tu tua sorella" disse Inu no Taisho una volta che ebbe raggiunto Sesshomaru. Il giovane daiyokai annuì guardando i bambini, 

"Quindi sono loro... i miei fratelli?" chiese.
"Sì...perché non entri? Vorrebbero tanto conoscerti".

Sesshomaru rimase davvero sorpreso da tale proposta,
"Sanno che esisto?",
"Certo, siete tutti miei figli e vorrei che andaste d'accordo, anche se so di chiederti molto", rispose il demone maggiore.

Il figlio non rispose, continuando a guardare i bambini, incrociando lo sguardo di Inuyasha che lo salutò con la mano.

"Capisco, ma è meglio che vada... dovrai spiegare un po' di cose alla piccola hanyō" e così, da come era apparso, Sesshomaru sparì nel bosco.

Inu no Taisho sospirò tornando verso il palazzo, a occuparsi della resurrezione delle anime salvabili, mentre Izayoi chiese ai servitori occuparsi dei morti.

"Izayoi è meglio che vai a riposare, sarai stanca" commentò Inu no Taisho, la donna annuì guardando dolcemente una domestica che andò subito a preparare il bagno, nel mentre Inuchoi si era allontanata mettendosi in un angolo guardando con orrore le sue mani ancora sporche di sangue.

"Sono stata io?" chiese con voce bassa, spezzata dal pianto,
"Io ho fatto male a tutte quelle persone?" gli eventi, le sensazioni, erano ancora vivi in lei, il sapore metallico del sangue che rendeva una piccola parte di lei bramosa di ottenerne ancora, l'adrenalina che le percorreva il corpo, le urla di dolore e paura degli uomini, che cadevano per mano sua, la disperazione per aver visto l'uccisione della madre, la paura di perdere anche suo fratello per mano degli umani.

"No! Non posso essere stata io.... non ero io, non ero io!" si passò le mani tra i capelli scoppiando a piangere terrorizzata.

Il padre la raggiunse abbracciandola e stringendola dolcemente a sè,
"Lo so, lo so Inuchoi, lo so che non eri tu, tu sei gentile e buona, era la tua parte demoniaca a creare quel caos non tu, non sentirti in colpa, il vero colpevole sono io dovevo immaginare che prima o poi si sarebbe mostrata la vostra parte demoniaca, ma non credevo così presto."

Inuchoi si fece piccola piccola tra le braccia del padre, sentire quelle parole non la aiutava più di tanto, in quegli attimi la sua ragione era completamente sparita lasciando il controllo al mostro nascosto in lei e se fosse accaduto di nuovo? E si fosse accanita verso qualcuno della sua famiglia? E se avesse ucciso sua madre? O suo fratello? Cosa avrebbe potuto fare?

"Inuchoi ascolta, non devi aver paura di ciò che sei, il demone fa parte del tuo equilibrio e devi imparare a dominarlo per mantenere l'equilibrio in te, è una battaglia che ognuno vive in sé" disse il demone maggiore facendo intendere alla figlia che quel discorso toccava anche lui.

"E come dovrei fare? che vuol dire che fa parte di me? Vuol dire che io sono un mostro? " chiese nella sua impaura.
"No, Inuchoi, no nessuno è un mostro di nascita, sono le tue scelte e le tue azioni a decidere che cosa sei, se un demone guidato dall'amore, dalla guerra, dalla famiglia, dalla luce o dall'oscurità, guarda Inuchoi" il daiyōkai iniziò a disegnare la sfera dei quattro spiriti e chiese alla figlia.

"Sai cos'è?", 
"La sfera dei quattro spiriti" rispose la hanyō asciugandosi le lacrime
"Esatto, la sfera che dentro di sé possiede l'equilibro degli spiriti della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco, ma possiede anche il perfetto equilibrio di luce e oscurità" la bambina annuì, facendo intendere che seguiva il discorso.

"Questa sfera è dentro ognuno di noi, ed è nostro dovere mantenerne l'equilibrio trovando il nostro posto nel mondo".
"E come possiamo trovarlo?" Chiese la mezzodemone con voce calma ma intrinseca di tristezza
"Viaggiando, studiando, addestrandoci per imparare a governare questi poteri che possediamo sia fisici che spirituali, seguendo degli ideali in cui crediamo, ma soprattutto avendo qualcuno accanto, qualcuno a cui teniamo." Il guerriero si fermò come se ragionasse su qualcosa prima di aggiungere: "Inuchoi, speravo di chiederti più avanti di farmi questa promessa, ma visto quello accaduto devo chiedertelo ora".

Il padre era insicuro, domandare questo alla figlia significava segnarla per sempre, ma col mondo fuori e con i suoi nemici che si facevano sempre più forti doveva assicurarsi che la sua famiglia sarebbe potuta sopravvivere anche senza di lui. Prese così la quarta delle sue spade, completa di fodero decorato con su inciso il nome "Toisinga" poggiandola a terra guardando la figlia.

"Inuchoi promettimi che imparerai a usare Toisinga, la spada del regno dei demoni, l'arma capace di annientare i nemici, curare gli amici e sopratutto, allungare la vita di 100 umani con un sol colpo, per proteggere la tua famiglia e i più deboli."

La bambina non aveva capito veramente il discorso del padre, ma se le chiedeva una cosa del genere significava che si fidava di lei e che doveva mostrare il proprio potenziale, così annuì poggiando la sua mano accanto quella del padre, su Toisinga, e aggiunse.

"Te lo prometto papà".

 

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Note:

[1]  Hanyō: Termine giapponese utilizzato per intendere esseri soprannaturali che sono un ibrido tra umani e demoni. Nella storia con questo termine si intende o Inuchoi o Inuyasha.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La pergamena ***


Più di 200 anni dopo ....

Erano passati poco più di sei anni dalla sconfitta di Naraku, Kagome e Inuyasha vivevano nel villaggio della venerabile Kaede. Miroku e Sango si erano sposati e avevano tre figli. Shippo studiava per migliorare le proprie abilità magiche, mentre dopo la morte di Inu no Taisho Izayoi era rimasta nascosta nel proprio palazzo attendendo un semplice messaggio da parte di suo figlio Inuyasha, che non tardava ad arrivare, con tutto che l'hanyō le chiese di restare al sicuro visti i continui attacchi di demoni alla ricerca di un nuovo equilibrio. Sesshomaru aveva lasciato Rin al villaggio, l'umana che aveva raggiunto i 18 anni, aveva imparato a conoscere le erbe curative, a tirare con l'arco e ad essere buona padrona di casa, aspettando il daiyokai con trepida attesa. 

Era un giorno come tanti, Inuyasha aveva accompagnato Kagome, Rin e Kaede nel bosco per raccogliere le erbe, sedendosi su un albero a gambe incrociate con Tessaiga tra le braccia. Kagome stava finendo di riporre delle erbe nel suo cesto, quando sollevando lo sguardo dal suo lavoro, notò un gruppo di bambini poco lontano da loro, che stavano giocando a rincorrersi sul prato. Spostandosi poi su Inuyasha, trasse un sospiro e si avvicinò cautamente a lui.

"Inuyasha?" il mezzo demone mugugnò in risposta aprendo un occhio per guardare Kagome.
"Non trovi che siano carini" disse la ragazza rivolgendo lo sguardo verso i bambini.
"Eh?" rispose il ragazzo,
Kagome replicò: " I bambini, non trovi siano adorabili?"

"Ma, io sinceramente li trovo fastidiosi, siamo qui da pochi minuti e non c'è stato un attimo in cui abbiano fatto silenzio, e poi che razza di genitori lasciereb-",
"A cuccia!", gridò Kagome, facendo cadere Inuyasha dal suo ramo.
"Ahio!, ma che ti è preso?" si lamentò il mezzodemone, ma Kagome ignorandolo si allontanò da lui indignata, rimettendosi al lavoro accanto a Rin.
"Rin, scusa ma hai già visto Sesshomaru questo mese?" chiese Kagome nella speranza di distrarsi dalla conversazione avuta in precedenza con il suo compagno,
"No, ma mi aveva detto che avrebbe ritardato, dopotutto viaggia per tutto il paese" rispose la giovane dai capelli neri raccolti in una treccia e un kimono di meravigliosa fattura regalatole dal daiyokai protagonista della discussione.

"Pensi di tornare a viaggiare con lui?" chiese la venerabile Kaede,
"Mi piacerebbe" rispose Rin,
"Ehm, ehm" una voce leggermente gracchiante alle loro spalle fece voltare le donne, le quali videro lo yokai lucertola, Jaken, con il bastone delle tue teste che puntò a terra tenendo il petto in fuori e la pancia dentro.

"Infimi mortali portate rispetto al mio signor-" una botta in testo lo fermò.
"Smettila Jaken" disse una voce conosciuta molto bene dalla giovane fanciulla e infatti vicino al piccolo demone verde era presente il principe dei demoni con tutta la sua eleganza seguito dal suo destriero, Ah-Un.

"Sesshomaru-San!" urlò Rin correndogli incontro e gettandosi tra le braccia del demone dalla chioma bianca che la cinse con un lieve sorriso.
"Ciao Rin, come stai?"

"Io bene e tu?" chiese la giovane emozionata come da bambina, se non di più,

"Anche io sto bene",

"Wow, il grande demone Sesshomaru che sorride a una giovane umana? Immortalate questo momento" commentò Inuyasha con fare divertito,
"A cuccia!" disse Kagome e Inuyasha cadde di nuovo a terra con un tonfo,
"Ma si può sapere perché oggi ce l'hai con me!?" chiese il mezzodemone, balzando in piedi,
"Dovevi per forza rovinare questo momento?" chiese Kagome infastidita,
"Uffi, ma stavo scherzando" ribatté Inuyasha,
"Inuyasha..." la voce imperiosa di Sesshomaru interruppe il battibecco tra i due "...devo parlarti" disse il demone facendosi serio. Le parole del daiyokai misero curiosità al gruppo, che si riunì in casa di Kagome e Inuyasha.
I presenti erano messi in cerchio intorno al focolaio guardando il mezzodemone,
"Allora Sesshomaru, di che volevi parlare?" disse Inuyasha. 

"Ero andato nella zona del Kyūshū, i territori di nostro padre, e durante le mie ricerche...." il demone maggiore prese un contenitore cilindrico decorato, lo aprì mostrando una pergamena con sopra raffigurato un ritratto di Izayoi con Inu no Taisho e due bambini.
Il padre portava la sua armatura cerimoniale, Izayoi un abito molto elaborato, mentre aveva tra le braccia i due bambini, uno con le orecchie bianche come i capelli, sicuramente Inuyasha, mentre l'altro con orecchie e i capelli neri, con l'unica eccezione di una ciocca bianca.
"Ma questa è mia madre" disse l'hanyō prima di sentire una fitta che lo portò a tenersi la testa

"Oh-oh..."
"Inuyasha che ti succede?" chiese Kagome avvicinandosi al compagno che si era allontanato piegato dai dolori.
"Dah...la testa.... mi fa male" mormorò Inuyasha, quand'ebbe un flashback: un bambino che gli lanciava una palla, poi che lo affrontava con una spada di legno, che mangiavano insieme. Erano tutti frame del passato ma non capiva chi era quel bambino, non riusciva a ricordarlo, Il mezzodemone continuò a lanciare gemiti di dolore finché non cadde a terra svenuto.

"Inuyasha!" Urlò Kagome sedendosi accanto a lui e tentando di farlo riprendere.
"Avete visto padron Sesshomaru? Ha avuto una reazione simile alla vostra quando avete trovato quella pergamena" disse Jaken.

Kaede si alzò e prese un po' di erbe impastandole creando così una specie di polvere, la buttò sulla pergamena ma non accadde nulla.
"La pergamena non è magica, quindi questa reazione è dovuta a qualcosa che vi riguarda in particolare".
"Che sia legato al disegno?" chiese Rin.

"Non lo so, ma ora occupiamoci di Inuyasha" affermò Kaede guardando con la coda dell'occhio Kagome che nel frattempo aveva fatto sdraiare Inuyasha, mettendogli una pezza bagnata sulla fronte e rimanendogli accanto parecchio preoccupata.

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Rin uscì sedendosi fuori sul portico di legno dell'abitazione, chiudendo gli occhi, gustandosi il piacevole vento di inizio primavera. Improvvisamente sentì qualcuno vicino a sé, la giovane aprì gli occhi trovando il principe dei demoni accanto lei intento ad ammirare l'orizzonte con sguardo vago. Negli anni il daiyokai non aveva smesso di farle visita, facendo con lei lunghe passeggiate accompagnate da chiacchiere di ogni tipo, anche le più frivole, nonostante la maggior parte delle volte fosse lei a imbastire una conversazione. 

Sesshomaru era cambiato agli occhi di Rin, tutti lo vedevano come il demone dai capelli d'argento che vagava alla ricerca di potere, ma lei, la piccola Rin sapeva che non era così, l'aveva sempre saputo fin da bambina e infatti l'aveva visto cambiare. 

Col tempo poi, aveva imparato a conoscere i più piccoli cambiamenti di Sesshomaru, imparando a comportarsi di conseguenza e spezzando ancora di più la maschera glaciale che l'umana aveva, già molti anni addietro, incrinato. Il demone maggiore con lei aveva sempre un viso rilassato e ogni tanto si lasciava scappare dei piccoli sorrisi che adornavano il suo volto, questo faceva capire all'umana che la sua presenza era gradita e ciò le riempiva il cuore facendolo palpitare d'emozione. Anche le reazioni di Rin, ai gesti di Sesshomaru, erano cambiate, le sue carezze tra i suoi capelli color ebano le facevano correre dei brividi lungo tutta la schiena, i suoi abbracci, anche minimi, la facevano sentire protetta, spesso si trovava rossa in volto senza un motivo particolare e quando era sola alzava il volto al cielo e sentiva un peso al petto, pensando che lui era chissà dove e lei in quel villaggio d'umani, lontana dall'unica creatura che l'aveva salvata e a cui era interessato qualcosa di lei.

"Sesshomaru-San, cosa facevi nei territori di tuo padre?" chiese l'umana con viso allegro e curioso.
"Cercavo una pergamena che costudisce un segreto, il segreto di un potere di cui ho bisogno" rispose il demone continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a se, non gli dava problemi condividere i propri piani con quella giovane ragazza che in qualche modo l'aveva cambiato.

"Ah sì? che potere?" chiese curiosa di sapere cosa portasse il demone in dei luoghi così lontani.
"L'immortalità" rispose prima di alzarsi, lasciando Rin seduta sul portico e avvicinandosi a Jaken il quale stava trattenendo, anche se non ce n'era bisogno, le redini di Ah-Un che dal canto suo se ne stava seduto tranquillo aspettando il suo proprietario.

"L'immortalità? ma tu non sei già immortale?" chiese la giovane inclinando la testa rimanendo seduta seguendo il Daiyōkai con lo sguardo. Sesshomaru si voltò nella sua direzione, facendo sussultare la ragazza a causa del suo sguardo per poi ripercorrere la strada a ritroso verso di lei. Una volta che le fu appresso le porse una scatola in legno con delle incisioni finemente dipinte con un pigmento tendente all'oro. Quando Rin la prese sorridendo imbarazzata il demone le accarezzò la guancia avvicinando il viso a quello dell'umana, sussurrandole:
"Ma tu no".

Detto ciò si allontanò, seguito da Ah-Un e da un Jaken bisbetico e urlante. Il cuore di Rin iniziò a battere all'impazzata, mentre un rossore improvviso le decorava il viso. Scosse lievemente la testa guardando il demone allontanarsi e la prima cosa che le venne spontanea da fare fù alzarsi, stringendosi la scatola al petto.

"Arrivederci Sesshomaru-San!" disse la fanciulla, Il Daiyokai non si girò continuando per la sua strada.

il sorriso di Rin rimase sul suo volto, le parole di Sesshomaru si ripetevano nelle sue orecchie, cercava l'immortalità per lei, già lei era umana la sua vita era terribilmente breve, rispetto a quella di un demone completo, l'idea di lasciare solo Sesshomaru la rese triste per un istante, prima di scuotere la testa cacciando quei pensieri, "Sesshomaru troverà un modo" si disse da tra sé e sé e il pensiero di poter trascorrere tutta la vita con lui la fece sentire particolarmente eccitata. Guardò la scatola che aveva tra le mani e si risedette sul porticato, appoggiando quest'ultima sulle sue gambe prima di aprirla.

Nel frattempo...

Inuyasha riprese conoscenza con un mugugno. 

"Ehi Inuyasha come ti senti?" chiese Kagome con voce dolce.
"Kagome, che è successo?" alzando il busto tenendosi la testa aiutato dalla compagna.
"Hai visto il disegno della pergamena e sei svenuto, mi sono preoccupata davvero tanto, sei sicuro di star bene? vuoi riposare?".
"Scusa Kagome non volevo spaventarti, ho avuto....una strana sensazione... come se dei ricordi.... mi fossero tornati alla memoria....dopo tanto tempo" rispose Inuyasha stringendosi su se stesso come se avvertisse freddo. Di solito si hanno belle sensazioni quando si pensa al passato, ma in quel momento l'hanyō provava solo dolore e tristezza il suo cuore sembrava sussurrargli "Finalmente pensi a quella persona" ma la sua testa era puntata sul "Chi dovrei ricordare? e perché non riesco?" e questa cosa lo metteva a disagio, molto probabilmente era una persona importante per lui quando era piccolo, magari aveva spezzato la solitudine dovuta alla sua natura e ora non la ricordava, come è potuto accadere?

"Ti sei ricordato qualcosa a cui non pensavi da tempo?" chiese Kagome abbracciandolo da dietro e accarezzandogli una spalla, per farlo sentire al sicuro, percependo chiaramente quanto Inuyasha fosse turbato e come sempre lei era al suo fianco a sostenerlo con i suoi modi di fare dolci e innocenti che avevano fatto innamorare il mezzodemone di lei.

"Sì.... potremmo dire così...." rispose prendendole la mano "ma non sono chiari, vedevo un bambino con me....ma non ricordo chiaramente" il mezzodemone riprese la pergamena e la guardò sfiorando con i polpastrelli molto delicatamente il disegno. I ricordi di suo padre erano molto sfocati a causa del tempo, malgrado sua madre gli aveva raccontato molti aneddoti, insieme alle voci su di lui.

"Sono sicura che troveremo una spiegazione a tutto ciò" Kagome prese la mano di Inuyasha tra le sue, :"E sono sicura che lui sarebbe orgoglioso di te" concluse. 

Sapeva come si sentiva Inuyasha, alla fine anche lei era cresciuta senza suo padre a causa di una brutta malattia che lo aveva portato via, se aveva sofferto lei che aveva dieci anni all'epoca, chissà quanto ci aveva sofferto lui che era ancora più piccolo di lei quando aveva perso il suo, Kagome scacciò quel velo di tristezza e baciò la guancia del compagno.

"Riposa ancora un po' Inuyasha, è stato un brutto colpo" disse accarezzando i capelli argentei del compagno.
"Non preoccuparti, sto bene" disse il mezzodemone prima di prendere un profondo respiro.

"Sesshomaru se n'è già andato?" chiese il ragazzo,
"Sì, ha parlato con Rin e poi è ripartito" rispose Kagome, 
"Come al solito" commentò Inuyasha con tono scocciato. Kagome sapeva che c'era qualcosa che non andava e intuì cosa fosse,
"Ti sarebbe piaciuto parlarci per capire qualcosa in più vero?" chiese, l'hanyō annuì, era inutile mentire a Kagome, ormai lo capiva con un solo sguardo.
"Vedrai che troveremo la verità ".

Inuyasha annuì, sospirando parecchio confuso. Questa possibilità, di avere un parente, un fratello, simile a lui, magari vivo e di cui lui non si ricordava nulla lo lasciava perplesso. Molto probabilmente anche il demone dei suoi ricordi aveva vissuto il dolore e la paura che aveva vissuto lui e se fosse stato vittima della guerra contro Naraku? improvvisamente tante domande, tante paure e tanti pensieri iniziarono a intasare la mente del demone finché una vocetta stridula non urlò.

"INUYASHA.....INUYASHA!" 

i due attirati dalle urla uscirono di casa appena in tempo per vedere Shippo correre verso di loro con qualcosa in mano. Il demone volpe inciampò nei suoi stessi piedi finendo a terra.

"Ahi, ahi, ahi, che dolore".

Kagome prese in braccio il piccolo Yokai volpe "Piccolo Shippo stai bene?"
"Sì, sì... non preoccuparti Kagome" rispose il cucciolo scuotendo la testa "Ah, Inuyasha!" si voltò verso il demone. 

"Che c'è Shippo perché tutta questa fretta?" chiese Inuyasha incrociando le braccia.
"Ho un messaggio per te" rispose il piccolo porgendogli una piccola pergamena, legata da una cordicella.
"Mh? un messaggio?" chiese Inuyasha.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: La partenza ***


"Che c'è Shippo perché tutta questa fretta?" chiese Inuyasha inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia.

"Ho un messaggio per te" rispose il piccolo demone porgendogli una pergamena, legata da una cordicella.

"Mh? un messaggio?" chiese Inuyasha.

Il piccolo demone volpe annuì prima di porgergli una pergamena.

Shippo era cresciuto dall'ultima volta che l'avevano visto, ormai arrivava al ginocchio di Inuyasha, gli abiti erano i soliti, sui toni dell'azzurro e del giallo. I capelli, più lunghi, erano legati sulla nuca. la coda era leggermente cresciuta smettendo di somigliare a una batuffolo di pelo.

l'hanyō prese il messaggio e si sedette, mentre lo yokai volpe iniziava la sua spiegazione:

"E' della principessa Izayoi, mentre tornavo a casa dal mio viaggio di studi, mi è stato chiesto di raggiungerla e mi ha dato questo messaggio per te".

Inuyasha si preoccupò, sua madre gli scriveva raramente, e di solito era per mancanza ma ogni volta che doveva leggere un suo messaggio aveva paura, che ci fosse qualche demone a importunarla? Che avesse anche lei avuto a che fare con quell'immagine? L'ansia catturò il mezzodemone mentre apriva la pergamena che era più semplice, rispetto a quella di poco prima, questa non aveva una copertura, ma una piccola cordicella intorno che la teneva chiusa Inuyasha la tolse e attentamente la aprì.

" Caro Inuyasha,

E' passato quasi un ciclo di luna dall'ultima volta che ci siamo visti, la situazione, almeno da quel che mi è giunto, è più calma gradirei tanto poterti vedere e parlare un po' con te e i tuoi amici. So che è un viaggio di quasi tre giorni ma mi farebbe piacere.

Spero che asseconderai la mia richiesta,

A presto piccolo mio.

Izayoi "

Inuyasha rilasciò un sospiro di sollievo a sapere la madre al sicuro. Effettivamente era molto che non l'andava a trovare visti i vari attacchi. Certo la principessa viveva a palazzo con diversi confort adatti al suo rango, ma la compagnia di un figlio è insostituibile e anche lui sarebbe stato molto felice di rivederla ma proprio mentre rimuginava su questa possibilità un dubbio gli fulminò i pensieri.

E se sua madre fosse stata a conoscenza di questo bambino? Doveva esserlo per forza dopotutto lei era presente nel ritratto, allora perché non gliene aveva mai parlato? Che motivo aveva per tenergli nascosto una cosa del genere? Non si fidava di lui? Tante domande annebbiarono il pensiero dell'hanyō, che disse:

"Non è il caso" richiuse la pergamena e la mise vicino a tutti i messaggi che gli mandava sua madre, conservandoli in una scatola con grande cura.

"Ma Inuyasha trascurare tua madre? Alla fine è giusto andarla a trovare ogni tanto" disse Kagome seduta sulle ginocchia.

"E' vero, è passato un po' dall' ultima volta...Ma-Ma ancora non è sicuro andarla a trovare! E se le causassimo dei guai." Disse Inuyasha incrociando le braccia e le gambe.

"Inuyasha...." lo chiamò Kagome guardandolo dritto in viso prima chiedere "Hai paura?"

"Ma che dici!?" disse il combattente dandole le spalle "Non ho paura, di cosa dovrei averne..."

Kagome sorrise scuotendo la testa alzando gli occhi al cielo,

"Non mentire Inuyasha ormai ti conosco" commentò Kagome.

Inuyasha abbassò lo sguardo, la sua non era paura era più dispiacere, possibile che ci fosse veramente questo fratello sperduto chissà dove e sua madre non gliene avesse mai parlato o anche solo accennato? rimuginò il mezzodemone spremendosi le meningi nel vano tentativo di ricordare qualche dialogo nel quale magari era saltato fuori l'argomento.

Oppure questo fratello era morto? a quei pensieri strinse i denti chiudendo gli occhi affondando le mani tra i capelli.

"Inuyasha ..." Kagome si avvicinò ma Inuyasha non rispose.

"Inuyasha?" ancora nessuna risposta.

"Inuyasha....A cuccia!" e il mezzo demone venne buttato a terra dal rosario.

"KAGOME SI PUO' SAPERE CHE HO FATTO ADESSO!?" disse Inuyasha guardando la compagna con le lacrime agli occhi.

"Inuyasha lo sai che non sopporto quando tenti di tenerti tutto dentro dimmi che ti passa per la testa insieme troveremo una soluzione" disse Kagome seriamente.

"E' vero Inuyasha tenerti tutto dentro non aiuta e magari confrontandoti trovi una visione diversa della situazione" commentò Shippo avvicinandosi.

l'hanyō trasse un lungo sospiro prima di parlare abbassando lo sguardo.

"Sono confuso...non capisco. Da dove è spuntato fuori il bambino della pergamena? e perché non ne ricordo nulla?" chiese.

"Che non ne ricordi nulla non è vero, la tua reazione lo conferma" sentenziò Kagome.

Inuyasha la guardò "Perché mamma non ne ha mai parlato?"

"Forse la principessa non si ricorda di questo possibile fratello" affermò la venerabile Kaede, entrando e attirando l'attenzione di tutti, seguita da Rin. A Kagome non sfuggì che l'acconciatura della giovane era ora arricchita da un fermaglio dalle decorazioni floreali.

"Che intende Venerabile Kaede?" chiese il demone volpe.

"Sia Sesshomaru che Inuyasha hanno avuto una brutta reazione vedendo la raffigurazione della pergamena, Inuyasha ha poi detto di esser stato investito da un'ondata di ricordi che non riesce a comprendere. Questo potrebbe significare che c'è qualcosa o qualcuno che ha nascosto una parte di verità, magari con l'uso di arti oscure" ipotizzò l'anziana.

"Ma chi potrebbe fare una cosa del genere? per guadagnarci cosa?" chiese Rin.

"Questo non lo so, ma credo che la principessa possa essere un'altra vittima, o una colpevole di questa situazione" continuò la sacerdotessa.

"Mia madre non farebbe mai una cosa del genere!" sentenziò irritato Inuyasha.

"Hai solo un modo per scoprirlo" disse l'anziana.

"Credo che la venerabile Kaede voglia spronarti a vedere tua madre e avere un confronto a riguardò" disse Kagome sperando di calmare il compagno.

l'hanyō sbuffò "E va bene, andrò da mia madre e le chiederò consiglio" aggiunse.

"Andremo" lo corresse Kagome.

"Vengo anche io" disse Shippo.

"Basta che non fai il bambino piagnucoloso come tuo solito" ribatté il giovane dai capelli bianchi.

"EHI! CHI HAI CHIAMATO BAMBINO PIAGNUCOLOSO!? GUARDA CHE IO SONO GRANDE!" ribatté Shippo con il suo solito fare da cucciolo.

"Ehm... scusate" disse Rin attirando l'attenzione degli altri che la guardarono "Vorrei venire anche io, questa storia è molto interessante e vorrei darvi una mano, ormai credo di essere pronta per..."

"No Rin, sono tre giorni di viaggio, il sentiero è ripido e tu non sei più abituata a viaggiare, quindi tu resti qui" rispose seccamente Inuyasha. "E poi serve il tuo aiuto in paese e devi badare alla vecchia Kaede" aggiunse.

Lo sguardo di Rin si incupì, ma non disse nulla limitandosi a lieve cenno del capo, "ancora che mi considerano una bambina ma perché?! ho 18 anni, accidenti!" pensò tra sè. Rin uscì con la venerabile Kaede lasciando tempo ai tre di iniziare a preparare il viaggio. Infatti dopo un'oretta Inuyasha, Shippo e Kagome salutarono la venerabile Kaede e Rin partendo.

La giovane umana li guardò sparire verso l'orizzonte, non voleva essere messa da parte, cosa c'era di male in un viaggio per far visita alla principessa Izayoi? Non avrebbe voluto lasciare da sola Kaede ma era stufa di essere lasciata indietro solo perché gli altri non si fidavano a portarla con loro, queste riflessioni fecero maturare nella sua mente un'idea: li avrebbe seguiti e una volta raggiunti loro sarebbero stati costretti a portarla con sé, certo scappare di casa non era la più matura delle decisioni, ma Rin aveva fiducia nelle proprie potenzialità e inoltre sarebbe stata l'occasione giusta per far vedere anche agli altri che riusciva a cavarsela.

Aspettò che il gruppo fosse sparito dalla sua vista quindi, mentre Kaede era occupata a riordinare le erbe che avevano raccolto quella mattina, si recò nella sua stanza, sistemò i suoi vestiti prima di prende con sé qualche provvista, un pugnale che le era stato regalato da Sango e un paio di pietre focaie, quindi con circospezione e trattenendo il fiato per non farsi scoprire la fanciulla si avvicinò alla porta, fece per uscire allorché che una voce la bloccò.

"Rin dove stai andando?".

la giovane si girò guardando la venerabile Kaede "Non voglio restare a guardare, voglio capire che cosa c'è dietro, prometto che starò attenta e non correrò rischi inutili, ma Kaede lasciami andare tu sai che posso badare a me stessa" rispose Rin con determinazione. L'anziana sorrise guardandola.

"Buona fortuna" disse.

La giovane le sorrise a sua volta annuendo, "Grazie ci vediamo quando torno" disse prima di uscire seguendo la strada dove si erano diretti Kagome e Inuyasha. Per la giovane non fu difficile seguire le impronte che l'hanyō lasciava con il suo passo pesante,

"Per ora è facile" disse tra sé "Il problema arriverà quando non ci sarà più il sole".

Al tramonto Rin si era ormai addentrata in un sentiero all'interno della foresta, era riuscita a seguire le tracce dei suoi amici fin lì ma ormai come aveva preagnosticato la luce stava venendo meno e l'intricata vegetazione nascondeva anche i pochi raggi rimasti. La giovane si fermò un attimo a riflettere, se voleva proseguire doveva per forza trovare qualcosa per farsi luce, osservò gli alberi che la circondavano finché non riuscì a scorgere un ramo abbastanza accessibile, quindi lo staccò e con l'aiuto delle pietre focaie si costruì una rudimentale torcia.

"Sì, ottimo lavoro Rin", si congratulò con sé stessa. 

Proseguì il tragitto seguendo le tracce di Inuyasha arrivando in un punto dove il sentiero era ingoiato dalla vegetazione,

"Questa non ci voleva" sussurrò tra sè e sè  la giovane. A causa della vegetazione anche le impronte di piedi nudi che facevano intuire una pressione sulla pianta, classica orma di Inuyasha, erano spariti. 

"A questo punto conviene seguire la zona del bosco meno fitta e sperare di incontrare i ragazzi, tornare indietro sarebbe inutile" pensò ad alta voce, prima di continuare lasciando dei segni sulle cortecce tramite il pugnale per assicurarsi di non girare a caso, era un semplice colpo che non avrebbe dato troppi sospetti, ma era un trucco insegnatole da Sango per esplorare zone nuove.

Continuò a vagare in silenzio prima che qualcosa attirasse l'attenzione di Rin, a terra trovò una ciocca annodata di capelli argentati, il suo pensiero la portò a pensare che fossero di Inuyasha, spesso e volentieri si strappava i nodi dai capelli quando li incontrava tra le sue dit, magari non stava più compiendo quegli enormi balzi, probabilmente lui e gli altri stavano cercando un posto per accamparsi.
Rin sorrise, forse era vicina, continuò verso quella strada, per fortuna la torcia procedeva col suo scopo senza problemi. Dopo quasi una ventina di minuti iniziò a sentire un lieve rumore d'acqua, era un buon segno, conoscendo Kagome avrebbe allungato il tragitto anche di mezz'ora pur di avere una fonte d'acqua vicino e poi un torrente nasce dalle montagne e la principessa Izayoi abitava in uno Yamashiro[1]. La ragazza dai capelli corvini seguì lo scrosciare che divenne sempre più forte. Purtroppo la torcia non illuminava una grossa area e Rin non si accorse della piccola discesa ripida che la fece cadere a terra con un urlo. Pensò di finire in acqua ma invece.... si ritrovò presa in braccio dà delle braccia muscolose e fredde, chiunque l'avesse presa aveva una bella stazza, tenne gli occhi chiusi per un po' prima che una voce dicesse:

"Rin, che ci fai qui?" quella voce, Rin l'avrebbe riconosciuta anche tra mille. Aprì gli occhi prima di trovarsi tra le braccia di Sesshomaru, che la guardava con uno sguardo in cui Rin riuscì a intravedere della sorpresa ma anche del nervoso come se fosse contrario alla sua presenza li.

"Sesshomaru-San!" un sorriso si dipinse instintivamente sul volto della giovane umana. 
"Ecco...io..." Rin non riuscì a finire la frase che venne interrotta dalla voce gracchiante di Jaken che, si stava avvicinando correndo in modo goffo e tenendo Ah-Un per le redini,
"Ah, eccovi mio signore Sesshomaru, è successo qualcos-" Solo in quel momento parve accorgersi di Rin a cui porse la domanda fatta dal Daiyōkai poco prima.
"Ecco io... mi sono persa...." ammise Rin abassando lo sguardo "Stavo seguendo Inuyasha e Kagome.... ecco sono parecchio incuriosita dalla storia della pergamena ma ho perso le loro tracce e sono finita qui..."
"Rin sei la solita impacciata se non fosse stato per il-"
"Zitto Jaken" disse Sesshomaru sgridando il demone lucertola mentre si avvicinava ad Ah-Un poggiando Rin sulla sella con estrema cautela. 
"Scusate padron Sesshomaru" disse lo yokai intimorito. 
Sesshomaru non parve neanche sentirlo, mentre prendeva un pezzo di stoffa e lo bagnava con l'acqua del torrente.
"Fa vedere quelle sbucciature" disse rivolgendosi alla giovane 
"Oh" Rin si guardò le ginocchia e le mani, si era effettivamente sbucciata per bene.
"Non preoccuparti Sesshomaru-San non è niente" disse la giovane sorridendo.
"Potrebbero infettarsi e potresti star male" disse il demone prima di appoggiare attentamente la stoffa bagnata sulle ferite della giovane con tocco estremamente delicato. 

Rin strizzò un'occhio per il bruciore ma non emise nessun verso di dolore, lasciando fare il demone, nonstante la piacevolezza del contatto quell'atteggiamento da parte del demone le dava fastidio, anche lui la credeva ancora una bambina? Anche a lui faceva strano che esplorasse un bosco da sola? Tutti con quel pensiero, eppure i suoi sentimenti per lui le impedivano di essere del tutto arrabbiata. 

"Ti riaccompagno al villaggio" setenziò il daiyōkai iniziando a incamminarsi, Rin avrebbe voluto ribattere ma prima che le fosse possibile aprire bocca il demone lucertola disse:
"Mio signore Sesshomaru vi prego di aspettare un'attimo, forse vi conviene seguire le tracce di vostro fratello Inuyasha!" 

Il principe dai lunghi capelli color della luna guardò l'esserino verde con uno sguardo che fece intuire di aver attirato la sua attenzione e Jaken, dopo aver chiesto di allontanarsi leggermente da Rin disse:

"Se davvero esistesse questo terzo fratello, molto probabilmente avrà un'arma di vostro padre, come voi avete ereditato la potente Tenseiga. Magari questo fratello ha qualcosa che può aiutarvi con il vostro scopo ed essendo mezzodemone è a livello di Inuyasha, o addirittura inferiore e sicuramente non avrete problemi a storcergli informazioni" 

Sesshomaru sembrò stupito dalla considerazione di Jaken, effettivamente era possibile quello che diceva, se suo padre aveva un terzo figlio non gli avrebbe certo tolto il privilegio di una sua arma e se era sotto la sua ala protettiva aveva anche delle conoscenze molto elevate. Alla fine sarebbe stata interessate una bella riunione di famiglia e poi meglio viaggiare alla ricerca di un fratello che incontrare sua madre, già... con Inukumi non aveva affatto un buon rapporto. Rimase qualche secondo in silenzio. 

"Ci accampiamo vicino al fiume per oggi, vedremo di raggiungere quello stolto di mio fratello dalla principessa Izayoi" disse prima di guardare Rin, incontrando il suo sorriso pieno di gioia, già improvvisamente gli sembrò esser tornato indietro di quasi dieci anni, quando inseguendo Naraku viaggiava accanto alla piccola Rin sempre sorridente e con una parola gentile.

Quei ricordi fecero scolpire sul suo viso un piccolo sorriso che ovviamente Rin non si fece sfuggire. Sesshomaru si sedette e vicino a lui si accucciò Ah - Un mentre Jaken e Rin si misero all'opera catturando dei pesci e mettendoli sul fuoco. Il demone cane rimase leggermente stupito dalla maturità con cui Rin svolgeva quel semplce compito, senza rinunciare a qualche risata per i modi goffi del delmone lucertola. La cena venne consumata con le chiacchiere di Rin e Jaken, era proprio un tuffo nel passato e presto la giovane si addormentò vicino al fuoco. Sesshomaru sapeva che Rin soffriva per il freddo e con un gesto elegante fece cadere la sua pelliccia, solitamente appoggiata alla sua spalla destra, a terra che si mostro molto più grande di quel che sembrava. Prese con estrema dolcezza Rin e la poggiò su di essa prima di coprirla col resto, poi con estrema gentilezza accarezzò il volto fanciullesco e i lunghi capelli corvini della giovane.

Sesshomaru pensò tra se e sè: "Rin ormai sei cresciuta, stai sbocciando come un albero di ciliegio in primavera. Ma saranno maturati anche i tuoi sentimenti? O sono rimasti quelli di una bambina innocente?"

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Note

[1] Yamashiro: castello costruito sulla cima di un monte.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Schegge del passato ***


Il giorno dopo Rin venne svegliata dal dolce fruscio del vento tra le foglie e dallo scrosciare dell'acqua che, come la più dolce delle voci, la invitò ad aprire gli occhi scuri, cosa che l'umana fece con un leggero mugugno mettendosi seduta. Si guardò intorno trovando Jaken intento a controllare l'accampamento e Ah-un addormentato, di lui nessuna traccia come suo solito. Rin alzò le braccia al cielo sbadigliando.

"Buongiorno Jaken",

"Ah, ragazzina ti sei svegliata" rispose il demone lucertola,

"Guarda che non sono più una ragazzina" disse avvicinandosi al fiume per sciacquarsi la faccia, svegliandosi completamente e dipingendosi il viso con il solito sorriso fanciullesco,

"In confronto a me sì" ribatté lo yokai porgendole una enorme foglia con su la colazione composta da frutti e bacche insieme a un paio di pesci avanzati dalla sera precedente,

"Se la metti così io sarò sempre una marmocchia per te, sono nata centinaia di anni dopo e poi tu hai una vita molto più lunga. Il paragone parte subito svantaggiato nei miei confronti" commentò Rin prima di dare un morso a una mela,

"Se fossimo nati nello stesso anno saresti nel regno dei morti da tempo" commentò secco Jaken, facendo sparire per qualche secondo il sorriso dal viso di Rin, sembrava lo facesse apposta, Jaken le sottolineava sempre quanto la vita umana fosse breve rispetto a quella demoniaca. Rin incassò ancora quella frase prima di continuare a mangiare rimuginando su quella chiacchierata basata sul continuo stuzzicarsi come vecchi amici, finché l'elegante figura di Sesshomaru non apparve dalla boscaglia.

"Buongiorno Rin" disse il demone,

"Buongiorno Sesshomaru-San" rispose l'umana,

"Bentornato mio signore Sesshomaru" disse Jaken,

Il demone li guardò notando che ancora non avevano finito il pasto e disse:

"Finite presto, dobbiamo metterci in viaggio".

"Va bene" rispose Rin finendo il pasto prima di alzarsi invitando Ah-Un ad alzarsi seguito dal destriero. Rin fece per prendere le redini e incamminarsi ma una mano artigliata glielo impedì, afferrando le stesse prima di lei. Rin non fece fatica a riconoscere a chi appartenesse quella mano umanoide dai lunghi artigli, infatti la voce calda ma distaccata del demone le disse:

"Sali su Ah-un, il sentiero è ripido".

Quella vicinanza fece accelerare il battito dell'umana, sentendosi molto più piccola rispetto al demone ma anche così protetta dalla sua presenza così vicina, percepì l'imponenza dei muscoli tonici del demone alle sue spalle. Per certi versi, era una preda tra le zanne del proprio predatore e nonostante la cosa la infastidisse parecchio oltre che a farla sentire a disagio Rin non riuscì comunque a trattenere un brivido di eccitazione a causa della loro vicinanza, rimanendo per un attimo interdetta prima di annuire salendo su Ah-un, accarezzando le scaglie del destriero. Jaken spense quello che restava del fuoco e seguì il padrone con il suo solito fare goffo.

Proseguirono due lunghi giorni di viaggio, in cui Rin riuscì a convincere Sesshomaru a lasciarle comunque fare lunghi tratti a piedi che apparentemente non le pesavano, tenendo Ah-un. Per lei era come tornare bambina, quando seguiva Sesshomaru nella sua guerra contro Naraku. Ma quello era passato, Rin preferiva immaginare la sua vita futura, accanto a Sesshomaru. Chissà quando lui le avrebbe chiesto di tornare a viaggiare al suo fianco?

Al terzo giorno di viaggio il piccolo gruppo si era messo in moto alle prime luci dell'alba e Rin camminava accanto a Sesshomaru, con il suo solito sorriso innocente.

"Mio signore Sesshomaru" disse il piccolo yokai lucertola, arrancando dietro la coppia.

"Che c'è Jaken?" chiese Sesshomaru,

"Mi chiedevo quanto mancasse al palazzo della principessa Izayoi? Sono già tre giorni che camminiamo"

"Jaken non sarai già stanco per così poco?" chiese Rin guardando con un sorrisetto beffardo il demone di piccola statura.

"La mia era solo curiosità" rispose abbastanza adirato l'esserino dalla pelle verde.

Sesshomaru non rispose proseguendo il suo cammino venendo seguito dagli altri due, poco dopo davanti a loro apparve un castello. Videro le mura che circondavano il palazzo, erano delle Nonodzumi [1], che seguivano il disegno rettangolare del perimetro della dimora. il Korai Mon [2] aveva su inciso il simbolo della famiglia del proprietario del palazzo, un demone cane. Il portone era sorvegliato da due guardie e oltre le mura si intravedevano alcune parti dei vari tetti a spiovente del palazzo.

"E' quello il palazzo mio signore Sesshomaru?" chiese Jaken che ricevette dal Daiyōkai dai capelli argentei un secco:

"Si".

Sesshomaru fece qualche passo prima che sulla strada principale apparissero Inuyasha con in spalla Kagome e Shippo.

"Eccoci arrivati" disse Inuyasha piegandosi facendo scendere la consorte e il piccolo demone volpe

"Già" rispose rispose Shippo mentre Kagome si stiracchiava, leggermente intorpidita dalla posa mantenuta durante il viaggio.

Inuyasha si voltò verso la boscaglia notando il fratello, Jaken e Rin,

"Sesshomaru che ci fai qui!?" sbottò,

Il fratello maggiore non diede risposta, mentre Rin si avvicinò salutando Kagome e Shippo.

"Rin non ti avevamo detto di restare al villaggio, possibile che non ascolti mai!, in quanto a te Sesshomaru ti conviene non dare noie a mia madre altrimenti..." ribatté il fratello minore prima la compagna gli desse uno scappellotto aggiungendo: "Inuyasha smettila con queste stupidaggini e andiamo, tua madre ci starà aspettando" Kagome spostò lo sguardo verso Rin,

"Vieni anche tu Rin?".

L'umana mandò uno sguardo a Sesshomaru, che ovviamente stava a significare "Dopo ti racconto", prima di annuire avvicinandosi a Inuyasha e Kagome incamminandosi con loro, mentre Sesshomaru si allontanò nella boscaglia. Appena giunsero sulla soglia dell'antico portone le due guardie li fermarono.

"Alt! Identificatevi".

"Sono Inuyasha, il figlio della principessa Izayoi, lei mi ha convocato" rispose il mezzo demone.

le due guardie riconoscendo il ragazzo subito si inchinarono.

"Signorino Inuyasha ben venuto". Detto ciò si fecero immediatamente da parte aprendo il portone e il gruppo entrò dirigendosi all'ingresso del palazzo.

"Non sono tranquillo, perché Sesshomaru è qui? Non sembrava interessato alla questione della pergamena" commentò Inuyasha incrociando le braccia.

"Inuyasha smettila, magari tuo fratello vuole solo capire che sta succedendo, proprio come noi, non ti passa per la mente questo?" ribatté Kagome guardando il compagno.

"Non si è mai interessato della nostra famiglia perché farlo ora?" rispose l'hanyō.

"Sai bene quanto Rin l'abbia influenzato".

"Proprio come Kagome ha fatto con te" Si intromise Shippo che era in braccio a Kagome.

"Tu non ti intromettere Shippo, sei troppo piccolo" disse Inuyasha mentre camminavano, con Rin poco dietro, tra i corridoi di legno e porte scorrevoli.

Arrivarono a una porta scorrevole molto decorata, con disegni rappresentanti dei ciliegi. Inuyasha aprì attentamente la porta, come immaginava la stanza era vuota, il ragazzo entrò togliendo Tessaiga dal suo fianco appoggiandola accanto a se, mentre si sedette, molto stranamente in maniera educata. Kagome sapeva quanto Inuyasha ci tenesse a far buona impressione di fronte alla madre quindi si sedette accanto a lui, togliendo l'arco e le frecce dalla schiena. La sacerdotessa era leggermente nervosa, aveva parlato con la principessa in passato ma le era quasi impossibile non provare un lieve nervosismo, sia per il prestigio sociale della donna, sia per l'importanza nella vita del compagno.

"Vi prego di attendere qualche minuto signorino, la principessa sarà qui a momenti" disse una serva.

"Non preoccuparti, di a mia madre di fare con calma" rispose Inuyasha, facendola allontanare.

Non rimasero per molto tempo da soli infatti presto videro coparire sulla soglia la leggiadra e aggraziata figura di Izayoi, i lunghi capelli neri lasciati andare dietro di se, le mani erano dolcemente adagiate sul jūnihitoe [3], un kimono estremamente elegante e molto complesso, ma che enfatizzavano la sua regalità. Con il suo viso addolcito da un sorriso innocente, si avvicinò agli ospiti e disse:

"Benvenuti, vi stavo aspettando".

Il mezzo demone sorrise a sua volta e si alzò avvicinandosi alla donna abbracciandola.

"Buongiorno madre".

Izayoi ricambiò l'abbraccio del figlio accarezzandone i capelli d'argento. Kagome, Rin e Shippo guardarono la scena inteneriti.

Una volta rotto l'abbraccio Izayoi si rivolse agli ospiti con dolcezza:

"Kagome, è un piacere rivederti" disse la principessa sorridendo.

"Il piacere è tutto mio" rispose la sacerdotessa alzandosi con il dovuto rispetto.

Izayoi salutò anche Rin e Shippo invitando il piccolo gruppo a prendere un tè, proposta ovviamente accettata e si diressero a una delle stanze private della principessa dove le porte scorrevoli erano lasciate aperte per far vedere la bellezza dei giardini reali. Inuyasha si sedette e guardando fuori, gli fu inevitabile ripensare a quei ricordi non chiari nella sua testa, quei giardini ne erano lo scenario, di ciò era sicuro. Ma chissà se l'altro bambino era davvero suo fratello o forse era tutto un' inganno di qualche demone aveva architettato per i suoi loschi scopi. Questi pensieri portarono l'hanyō a rilasciare un sospiro, Izayoi lo guardò notando qualcosa di strano nel figlio ma pensò che ne avrebbe parlato lui, quindi per il momento lasciò perdere.

"Il viaggio è trascorso tranquillamente?",

"Si madre, almeno in queste parti sembra esser tornata la pace" rispose inuyasha scacciando i brutti pensieri e concentrandosi sulla madre.

"Già, da voi ci sono ancora attacchi?",

"No non preoccupatevi altezza, la situazione si sta sistemando" rispose Kagome cercando di non mettere in ansia la donna.

"Kagome per favore sii meno formale, infondo siamo in famiglia" disse la principessa sorridendo prendendo dolcemente le mani della nuora.

"N-Non vorrei mancare di rispetto, ecco tutto" ribatté Kagome arrossendo d'imbarazzo ricevendo, in risposta, un sguardo rassicurante e un lieve cenno col capo da parte della principessa, che tuttavia non riuscirono a calmarla completamente.

" Sta tranquilla", disse infine Izayoi

"Vi ringrazio", rispose Kagome distogliendo lo sguardo.

In quel momento sentirono bussare alla porta e la principessa diede il permesso di entrare, era il arrivato il thè e il vassoio venne appoggiato in mezzo ai cinque, mentre a Shippo venne riservata una tazza con dentro della cioccolata. Il piccolo demone ringraziò prima di gustarsi la bevanda. Izayoi sorrise a vedere il piccolo demone educato per quanto goffo come i bambini, prese poi la tisana riempiendo le tazze in ceramica decorata rimanenti notando ancora suo figlio perso nei pensieri.

"Inuyasha tutto bene?" chiese nuovamente la principessa.

"Si madre non preoccupatevi" rispose Inuyasha prendendo la tazza avvicinandola alle labbra prima di notare qualcosa di anomalo nel suo the, Myoga, il demone pulce era tranquillamente immerso nella sua bevanda.

"Ah che bel tepore" disse il vecchio demone.

l'hanyō lo prese tra le dita e Myoga iniziò a urlare spaventato.

"Lasciatemi, lasciatemi!",

"Myoga calmati" disse Inuyasha,

"eh, eh, AHHHHHH SIGNORINO INUYASHA DA QUANTO TEMPO!" disse il demone pulce,

"Oh quindi eravate in cucina Myoga? ecco perché non vi trovavo" commentò Izayoi sorridendo.

Il demone pulce si rivolse con deferenza verso Izayoi,

"Mi stavate cercando? Perdonate padrona se vi ho arrecato angoscia non era mia intenzione".

"Non importa" rispose la principessa,

"Myoga... dopo avrei bisogno di parlarti" disse Inuyasha con voce estremamente seria,

"Certo padroncino quando volete" rispose il servo,

"Inuyasha.... devi parlarne anche con tua madre" disse Kagome guardando il compagno con uno sguardo che non ammetteva obbiezioni, Inuyasha parve pensarci un secondo e poi prese un respiro profondo.

"E va bene...Madre effettivamente.... c'é qualcosa di cui vorrei parlarvi".

Izayoi sembrò molto più rilassata a sapere che suo figlio voleva parlarle di ciò che l'affliggeva quindi sorrise e gli disse: "Coraggio, dimmi pure".

Il mezzo demone tirò fuori la pergamena e la srotolò, Izayoi la guardò incuriosita prima di indietreggiare e stringersi la testa iniziando a tremare visibilmente.

"Oh-Ah" si lamentò la principessa, premendosi le mani sulle tempie.

"Madre, madre che vi accade?" chiese Inuyasha avvicinandosi, anche Kagome, Rin e Shippo si alzarono

"L-la mia...." furono le ultime parole che la donna pronunciò prima di accasciarsi a terra priva di sensi, venendo presa, prontamente, in braccio dal figlio.

"Madre!....Madre rispondete!....MADRE!".

Vennero chiamati i domestici e Izayoi fu trasportata nelle sue stanze, dove venne stesa sul suo futon con una pezza in fronte nel frattempo il gruppo si era riunito nel corridoio adiacente per poterla controllare.

"Anche lei ha avuto una brutta reazione" osservò Shippo,

"Forse anche peggio degli altri" aggiunse Rin,

"E ancora non abbiamo capito la realtà" disse Kagome finchè il suo occhio non cadde su Myoga che si stava allontanando con circospezione,

"Myoga tu non ne sai niente vero?" pronunciò la ragazza,

"Eh? No, no, io non so niente" disse Il demone in un mal celato tentativo di mentire, al che Inuyasha lo afferrò tra le dita minacciando di schiacciarlo.

"Myyyogaaaaaa" disse Inuyasha con voce inquietante,

"Va bene, va bene, dirò quel che so" rispose Myoga divincolandosi,

Myoga si sedette sulla spalla di Kagome.

"Non pensavo che quella pergamena esistesse ancora credevo fosse andata perduta" disse incrociando le braccia pensieroso.

"E perché mai la credevi perduta?" chiese Rin,

"Da quel che sapevo era bruciata a causa di un incendio che prese di mira una parte delle terre del padrone, il grande generale cane, poco dopo la sua morte" rispose il demone accarezzandosi i baffi.

"Myoga, sai dirci chi è il bambino dai capelli neri accanto a Inuyasha?" chiese Shippo,

"Va bene, parliamo di quasi 300 anni fa, era una notte di tempesta e la principessa Izayoi stava mettendo al mondo gli eredi del padrone... uno era il signorino Inuyasha....il secondo erede invece si scoprì nato morto...."

Inuyasha a quelle parole sgranò gli occhi.

"Ovviamente per il padrone non ci volle nulla a riportare in vita l'erede, ed essa prese il nome di Inuchoi" continuò Myoga.

"Quindi si tratta di una ragazza" disse Rin,

"Sì, ma purtroppo non ho sue notizie da diversi anni" disse lo Yokai pulce,

"E perché mai?" chiese Inuyasha,

"Io sono stato nominato vostro servo quindi dovevo seguire voi, non la signorina Inuchoi" rispose il demone pulce.

"Quindi questo vuol dire che anche lei ne ha uno" disse Rin ricevendo un cenno affermativo da parte l'essere di microscopica statura che aggiunse "Anche se mi risulta che sia un demone molto riservato e che non le piaccia la compagnia di altri esseri"

"E tu sai chi è il suo servitore? " chiese Il demone cane,

"Si tratta di Totosai, ma a quanto so, neanche lui ha molti contatti con la signorina Inuchoi" rispose il demone pulce.

"Quindi Totosai è stato incaricato di occuparsi di questa Inuchoi" concluse Shippo,

"Beh, ora abbiamo una pista almeno" disse Kagome.

"E se è ancora viva voglio incontrarla....voglio sapere chi è mia sorella... e perché non si è mai mostrata" disse Inuyasha con una punta di tristezza nella voce e Kagome riuscì a comprenderne il motivo visto l'attaccamento di Inuyasha alla propria famiglia e gli anni trascorsi nel disprezzo altrui credendo di essere l'unico.

Il gruppo decise di aspettare che Izayoi si riprendesse, per poi fare una passeggiata col figlio che le spiegò la situazione, la madre sembrava afflitta a non avere niente più che dei ricordi sfocati di quest'altra figlia, e chiese al vecchio Myoga di accompagnare il gruppo, ovviamente il demone non fu capace di rifiutare e dopo un po' il gruppo uscì e Rin si recò subito da Sesshomaru, il quale attendeva fuori dalle mura, lo intravide nella boscaglia adagiato ad un albero apparentemente appisolato. Rin sorrise avvicinandosi il più silenziosamente possibile, per poi provare a chiamarlo con voce molto dolce.

"Sesshomasu - San? Sei sveglio?",

Il demone aprì gli occhi ambrati e la guardò,

"Ben tornata" disse,

"Grazie, scusa se mi sono trattenuta tanto" disse la giovane sorridendo,

"Tranquilla" fece alzandosi,

"Sapete, è uscito fuori che il secondo bambino raffigurato è una fanciulla di nome Inuchoi",

"Quindi signor Sesshomaru avete avuto in dono una sorella oltre a quel mezzo demone di Inuyasha" commentò Jaken con disprezzo,

"Già, inoltre pare sia una persona molto solitaria e che solo pochi possano incontrarla, tra cui Myoga e il fabbro Totosai" aggiunse l'umana,

A Sesshomaru partì un ragionamento, se Totosai era davvero il servo di questa sorella allora lui avrà informazioni sulla sua spada quindi andare da Totosai era un'occasione per ottenere più informazioni.

Notando che il gruppo di Inuyasha si stava già muovendo, il demone completo si avviò iniziando a incamminarsi lungo la strada principale con Jaken, Rin e Ah-Un al seguito.

Ed entrambi i gruppi si avviarono verso la dimora del fabbro che raggiunsero dopo un'altra giornata di viaggio, verso il pomeriggio inoltrato.

Una volta arrivati il gruppo vide del fumo uscire dalla grotta, era sicuramente in casa.

"Andiamo coraggio" disse Inuyasha entrando.

"Totosai....ehi Totosai"urlò il ragazzo, trovando il demone umanoide impegnato a lavorare una lama utilizzando il proprio martello. Myoga salì sulla spalla di Totosai e si mise a succhiargli il sangue venendo, inevitabilmente schiacciato da Totosai che interruppe il suo lavoro guardandosi la mano dove giaceva la pulce.

"Ohhh, vecchio Myoga sei tu" disse il fabbro,

"TOTOSAI DOBBIAMO PARLARE" disse un sofferente Myoga,

"A proposito di nostra sorella" disse Inuyasha attirando l'attenzione del fabbro,

"Mh? Ah, ciao ragazzi quanto tempo" rispose Totosai ignorando la frase del mezzo demone,

"Totosai, ci è stato detto che tu hai contatti con Inuchoi la sorella di Inuyasha e di Sesshomaru-San e noi vogliamo incontrarla " disse Rin sorridendo,

"Inuchoi dite?...mhhhhhhh mi dispiace ma non conosco nessuno con questo nome e ora se non vi dispiace ho da fare" fece per girarsi e tornare a lavorare, prima che Inuyasha lo prendesse per la casacca con il solito fare burbero, a dandogli un colpo in testa.

"Ehi vecchiaccio è inutile che menti! Sappiamo che tu hai informazioni su di lei quindi parla!"

"Va bene, va bene, va bene non c'è bisogno di essere così aggressivi Inuyasha!" Totosai mise da parte la spada a cui stava lavorando e si voltò verso il gruppo,

"Allora da dove avete scoperto l'esistenza di Inuchoi? Da quel che so ogni prova della sua esistenza è stata cancellata" disse il vecchio versandosi del sakè,

"Da questa" disse Inuyasha mostrando la pergamena,

"Accidenti, credevo che solo lei avesse una copia di questa pergamena, dove l'avete trovata?" chiese il fabbro grattandosi un orecchio,

"L'ho trovata io, in uno dei Hirajiri [4] di nostro padre, mentre compievo delle ricerche" rispose Sesshomaru.

"Comprendo, ma comunque non penserete di trovarla" affermò Totosai,

"Cosa!? E perchè mai?" chiese Inuyasha,

"Vostra sorella Inuchoi non è amante della compagnia, senza contare che vive una situazione particolare",

"Che situazione?" chiese Shippo,

"Non ho il permesso di parlarne, sarebbe sleale nei suoi confronti, vi sto anche dicendo troppo" rispose il fabbro,

"Beh, almeno dicci dove possiamo trovarla" disse Kagome,

"Neanche morto quello sarebbe vero e proprio tradimento!" disse il vecchio iniziando a dimenarsi,

"Totosai così facendo però, stai infrangendo una promessa che fecimo al padrone anni fa!" Disse Myoga saltando sulla spalla dell'amico come un forsennato, il fabbro sapeva perfettamente a cosa si riferiva Myoga, infatti rimase in silenzio a riflettere prima di sospirare.

"Sono stato fedele a Inuchoi per tutti questi anni, ma la mia lealtà l'ho giurata prima a vostro padre, quindi non impedirò al suo ultimo desiderio di realizzarsi... vostra sorella.... abita in uno Yamashiro sul monte Aso nella zona del Kyushu",

"Nella zona del Kyushu? Quindi nei territori di nostro padre" commentò Sesshoamaru ricevendo un cenno da Totosai,

"Si parla di un viaggio di quasi un mese" commentò Myoga,

"Poco importa, partiamo subito!" rispose Inuyasha,

"Ma... Inuyasha... abbiamo una notte insonne addosso" disse Kagome grattandosi un occhio e incominciando a sbadigliare,

Inuyasha la guardò, effettivamente non c'aveva pensato, per lui non era nulla una notte sveglio, ma per Kagome era un enorme sforzo, ora che poi era più non abituata a sopportare certi viaggi.

"Hai ragione scusa, ci conviene fermarci e recuperare la notte allora" disse il mezzo demone facendo per uscire ma poi si voltò indietro e guardò Totosai:"Grazie" si limitò a dire prima di uscire.

"Rin tu sei stanca?" chiese Sesshomaru osservando che anche la fanciulla cominciava a dare segni di stanchezza,

"Un pochino, ma se ritenete opportuno posso riprendere il viaggio" rispose la ragazza dai capelli neri,

"No, non conviene, vai pure a riposare io arrivo subito. "

Rin annuì prima di dirigersi fuori dalla grotta con Jaken.

"Totosai...",

"Dimmi Sesshomaru" disse il fabbro sperando che la conversazione non durasse troppo,

"Mi sembra strano che nostro padre non abbia donato anche a nostra sorella una spada..." iniziò a dire il demone completo,

"No, effettivamente anche lei ha una spada forgiata dai resti delle zanne di vostro padre, ma perché ti interessa?"

Sesshomaru ignorò la domanda :"Di cosa è capace?" chiese invece,

"Toisinga è molto inferiore alle spade Tenseiga e Tessaiga, senza contare che tua sorella ci tiene a quella spada, privarla di essa è come privarla della sua stessa anima, non ti conviene mettertela contro".

"tks", detto ciò Sesshomaru si allontanò, non aveva creduto ad una sola parola di ciò che aveva affermato Totosai, era assurdo che una mezzodemone potesse competere con lui come era assurdo affermare che la sua spada fosse inferiore alle loro, se era davvero stata forgiata utilizzando i resti delle loro spade era probabile che possedesse i poteri di entrambe, per quanto di potenza inferiore ma se suo padre si era dato tanta pena a fornire ad Inuyasha un arma dal calibro di Tessaiga allora era semplicemente inconcepibile che ha quest'altra figlia non avesse lasciato nulla più che una pallida imitazione delle loro due, no, ci doveva essere qualcos'altro sotto, e magari se le sue supposizioni erano corrette sarebbe riuscito a trovare ciò che cercava.

Ancora immerso nei suoi pensieri, Sesshomaru raggiunse il gruppo, che nel frattempo aveva incontrato Koaku, il fratello di Sango ormai sterminatore di demoni a tutti gli effetti, di ritorno da una caccia, il quale venuto a conoscenza della situazione gli aveva lasciato Kirara per permettergli di velocizzare il viaggio.

Il gruppo si accampò e apparte Sesshomaru e Inuyasha al calar della sera erano già nel mondo dei sogni, il momento che il vecchio Totosai stava aspettando per cavalcare il proprio destriero e partire, non visto, alla volta del monte Aso. 

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Note

[1] Nonodzumi:
  Mura per cui utilizzavano pietre non lavorate e di forma e dimensione differente, dando luogo a una parete ruvida. Sassolini e piccole pietre venivano utilizzati per riempire le fessure.

[2] Korai Mon: Cancello con un tetto che copre le colonne frontali e due tetti separati che coprono i pilastri posteriori.

[3]  jūnihitoe: Un kimono estremamente elegante e molto complesso, che veniva indossato solo da dame di corte in Giappone.

[4]Hirajiro:  Un castello costruito in mezzo a una pianura.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Inuchoi ***


Il sole entrò timidamente dalla finestra, superando le persiane di bambù, accarezzando dolcemente il suo viso invitandola a svegliarsi. 

Non ci mise molto ad aprire gli occhi, aveva sempre avuto un sonno abbastanza delicato. Si alzò, ripose il futon, prima di togliersi la veste da notte e indossare il suo yukata [1], infilò i piedi in un paio di geta [2] e si diresse alla cascata vicino il proprio palazzo per lavarsi. Se ne stette per un po' tranquilla ad ascoltare il suono dell'acqua scrosciante, che sempre aveva amato e che sempre le ricordava casa, ammise a se stessa con un sospiro sconsolato. 

Dopo la doccia fredda rientrò e si cambiò d'abito, prima di recarsi in una stanza dov'era posizionato un mobile di legno con un altare buddista, ai piedi della statua che rappresentava Amida, il Buddha del Paradiso occidentale, si trovava la tavoletta funebre di suo padre, "Generale Inu no Taishorecitava la scritta sopra di essa. Rimanendo in silenzio la ragazza si inginocchiò  prima di pronunciare, più come se parlasse a se stessa, 

"Buongiorno Padre, anche oggi è una meravigliosa giornata, non trovate?"

Si chiuse in preghiera per un'ora, prima di recarsi all'armeria a recuperare il fodero in pelle della sua spada, legarlo al fianco e dirigersi in giardino dove si inginocchiò ed estrasse l'arma dalla cintura depositandola a terra, per poi inchinarsi davanti ad essa per due volte, in dimostrazione di rispetto verso la spada, proprio come prevedeva la disciplina dell'iaidō [3].

"Va bene, concentrati", si disse sollevando la spada e riassicurandosela alla vita,

"Via dell'unione dell'essere" ripeté nella sua mente, prima di alzarsi per iniziare il suo allenamento quotidiano. Visualizzò un nemico immaginario davanti a sé, portò la mano sinistra sul manico dell'arma, senza estrarla dal fodero, guardava fisso, il respiro calmo, c'era un silenzio talmente profondo che sembrava di trovarsi in un'altra dimensione dove ogni suono o rumore non esisteva: il frusciare del vento fra gli alberi, lo scrosciare del ruscello o il pigolio tintinnante degli uccellini nei nidi, tutto giungeva ovattato alle orecchie della mezzo demone, l'unica cosa che percepiva era il battito incessante del suo cuore, l'unica cosa che vedeva il ghigno del suo nemico: "Takemaru".

Scattò in avanti, estrasse la spada menando un fendente dall'alto e rinfoderando tempestivamente l'arma dopo quell'unico colpo, se in quel momento dinnanzi a lei ci fosse stato un vero avversario, a quest'ora si sarebbe trovato privo del braccio sinistro.

La sua spada, Toisinga, aveva un impugnatura decorata con della pelliccia, simile a quella di un demone cane e la lama dal taglio sottile ed elegante. 

Purtroppo dalla morte di suo padre le era difficile esercitarsi, il suo palazzo era dotato di un dojo [4] provvisto di manichini d'addestramento ma nulla poteva sostituire la presenza di un avversario in carne ed ossa.

Continuò a praticare la tecnica dell'estrazione della spada, eseguendo un kiritsuke [5], seguito da un ukenagashi [6], per poi ruotare la lama con un movimento agile del polso sul palmo della mano sinistra, come a volerla ripulire dal sangue del nemico. La giovane era attenta e veloce, tagliava l'aria con estrema precisione, quasi stesse combattendo davvero contro qualcuno visibile solo a lei, ogni suo movimento era controllato e fluido, più che combattere sembrava quasi che stesse compiendo una danza, una danza letale.

Era talmente concentrata nell'allenamento che ci mise un attimo ad accorgersi di una voce famigliare che la chiamava con fare concitato.  Interrompendo il duello, la ragazza rivolse il proprio sguardo al cielo,

"Signorina Inuchoi....Signorina Inuchoi!"

vide venirle incontro il vecchio Totosai, cosa che fece dipingere un dolce sorriso sul suo viso diafano.

"Maestro Totosai, quanto tempo!"  disse con voce dolce.

Il vecchio yokai scese dal suo destriero, inchinandosi davanti alla mezzo demone. Era una figura sinuosa con lunghi capelli color inchiostro, se non per una lunga ciocca argento elegantemente adagiata sulla spalla e delle orecchie da cane nere sul capo. Il suo viso dai lineamenti delicati era adornato da due occhi eterocromatici, quello sinistro era color del ghiaccio, mentre quello destro era color dell'ambra. Malgrado non avessero un espressione ostile, davano comunque l'impressione di poterti scavare nell'anima. 

Indossava una veste color fuoco, ma non una qualsiasi, bensì la veste del cane di fuoco. A differenza degli abiti tradizionali, essa aveva la particolarità di uno spacco laterale, alto fino a metà coscia, il quale lasciava intravedere i pantaloni scuri al di sotto dell'abito, stretto in petto tramite l'obi color pesca e un cordone in cotone giallo. Ai piedi calzava stivali neri. 

"Si, avete ragione, è passato molto tempo e sono qui perché ho bisogno di parlarvi" disse  il demone umanoide in tono grave,

"Comprendo, ma ora ti prego, alzati" disse la fanciulla rinfoderando la spada "Perché non ne parliamo davanti a una tazza di the?"

Il demone ringraziò e accettò l'invito entrando nel palazzo, dirigendosi all'interno di una stanza adiacente al giardino da dove si potevano scorgere i ciliegi in fiore.  

La giovane, dopo aver riposto accuratamente l'arma, raggiunse lo Yokai umanoide con un vassoio da the e si inginocchiò sulle stuoie che ricoprivano il pavimento, in una postura elegante, a dir poco perfetta:

"Scusate se vi ho fatto attendere",

"No state tranquilla, mi dispiace di essere arrivato con così poco preavviso" disse il fabbro mentre la fanciulla versava il the nelle tazze,

"Non preoccupatevi, piuttosto, ditemi qual' è il motivo che vi ha spinto ad affrontare le difficoltà di un così lungo viaggio?" chiese la demone cane prima di avvicinare la tazza alle labbra

"Ecco.... si tratta.... dei vostri fratelli",

Inuchoi fermò la tazzina a mezz'aria, non si sarebbe mai immaginata che Totosai avrebbe tirato fuori così brutalmente il suo passato, ma se lo faceva la questione era seria. Contò mentalmente fino a dieci, prima di riporre la bevanda sull'apposito supporto in modo da poter affrontare l'argomento. 

"E' forse successo qualcosa che danneggia la loro salute?" chiese esitante, 

"No, no non preoccupatevi, loro stanno bene, ma vedete, il sigillo che avete imposto alla loro memoria, con l'aiuto di quella sacerdotessa nera, sta cedendo".

La giovane si irrigidì, mentre un unico pensiero le attraversava la mente: "Come?" , non era possibile...non sarebbe dovuto accadere, lei...lei aveva fatto distruggere qualsiasi prova sulla sua esistenza dopo la cerimonia funebre del padre. 

"I sigilli non possono cadere senza il mio volere" disse la yokai con la voce più ferma che poteva mentre le sue mani erano in preda ai tremolii. 

"Questo è vero, ma ricordate cosa vi disse la sacerdotessa nera?" chiese l'anziano fabbro,

"Che qualsiasi elemento legato alla mia persona avrebbe risvegliato dei ricordi legati ad un passato trascorso in mia presenza, anche se non completamente nitidi" rispose la giovane facendo l'ennesimo respiro profondo, mentre il suo cuore si macchiava di paura, di sofferenza e di vergogna ai ricordi di quel giorno che l'aveva segnata per sempre.

"Esattamente, vostro fratello Sesshomaru pare aver ritrovato una pergamena che vi raffigurava in fasce, tra le braccia di vostra madre", 

"Possibile che mio padre avesse più copie sparse per i suoi possedimenti" ipotizzò la mezzo demone con voce particolarmente bassa "M-ma loro ... Come hanno reagito?", 

"E' proprio questo il problema, vi stanno cercando, molto probabilmente arriveranno questa sera"

no...no...non poteva succedere...come si sarebbe dovuta comportare? Perché  volevano incontrarla? Il cuore di Inuchoi batteva all'impazzata, e se gli avesse fatto del male?  E se non fosse riuscita a controllarsi? Ce l'aveva sempre fatta finora, ma ci sarebbe riuscita anche difronte ai suoi fratelli? Il suo corpo era rigido, il petto stretto in una morsa mentre l'ansia iniziava a diffondersi in lei come inchiostro, sentiva le labbra che tremavano come se volesse parlare ma la lingua era diventata pesante. I ricordi tornarono puntuali dal suo passato di bambina: Il corpo di Takemaru Setzuna privo di vita...squartato, l'adrenalina che aveva provato, la follia omicida che l'aveva spinta a muoversi, a usare le sue mani...le sue mani...le mani fino ad allora usate per giocare....macchiate di sangue. Il giardino d'ingresso del palazzo di sua madre pieno di morti. Ma il ricordo che le faceva più male era quello di Inuyasha, vicino al corpo di sua madre morta, completamente terrorizzato...terrorizzato da lei...suo fratello che aveva paura di lei...come se lei fosse...no, no, no non era ancora pronta per incontrarli, non era pronta per questo giorno. Cosa provavano loro? Dovevano ricordare qualcosa a questo punto, se sì quanto ricordavano?
Non riuscì a reprimere un sussulto quando Totosai pronunciò le seguenti parole, ottenendo lo sguardo della demone

"So che avete paura signorina Inuchoi, ma sapevate che questo giorno sarebbe arrivato, sono passati 282 anni, siete maturata, fisicamente e spiritualmente, non impedite a vostro padre di vedervi riuniti dal mondo dei morti. Dategli questa soddisfazione", 

Inuchoi fece un respiro profondo, guardando lo scenario che le proponevano le porte aperte sul giardino e con voce ferma e distaccata disse:

"Immagino che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi." ricevendo un cenno affermativo da parte di Totosai. 

"A questo punto nascondersi sarebbe inutile..."  si voltò verso il fabbro "Quindi tra di voi c'è distanza di ore. Giusto?" Lo yokai annuì.

"Allora ho un po' di tempo..." disse più a se stessa che al fabbro, "Totosai ti chiedo di andargli incontro e di fargli da guida fino a qui, il monte Aso ha più di un palazzo appartenuto a nostro padre, fargli perdere tempo è inutile. Ti chiedo di scortarli fino alla sala del Buddha, mi troverete lì, dimmi solo quanti sono?"

"Va bene, sono i vostri fratelli, due umane, tra cui la compagna di Inuyasha, e due yokai. Ora con permesso" rispose il demone allontanandosi e solo quando fu sola la giovane si concesse di rilasciare la sua frustrazione,  in ginocchio, stringendosi nelle spalle iniziò a fare respiri profondi contando fino a dieci, non appena fu sicura di essersi calmata si diresse nella sua stanza.

Era la più grande di tutto il palazzo, essendo ovviamente designata per ospitare un membro della famiglia del grande generale. Al di sopra di un piccolo tavolo da trucco, stava uno specchio, la ragazza si avvicinò e lo prese in mano finendo davanti a sé stessa, per un attimo rimase lì, immobile ad ammirare il suo riflesso, era inutile negarlo, malgrado tutti quegli anni, nulla era cambiato. Tentando di non farsi sopraffare di nuovo dell'emozione cominciò lentamente a sussurrarsi: 

"Calma Inuchoi, calma, calma...va tutto bene, non è successo niente", erano le parole che usava suo padre ogni volta che si lasciava prendere dalla paura, lo faceva per tranquillizzarla e per darle coraggio ed ora, da quando lui non c'era più, era lei stessa che se lo ripeteva, più e più volte. "hai sempre mantenuto il controllo. Riuscirai anche in questo momentodevi solo comportarti come sempre anche davanti a loro, non è impossibile, ma quanto resteranno? uno? due giorni? Non più di due giorni, devono andarsene, non appena capiranno che non te ne andrai mai da qui se ne andranno, potrai stare tranquilla, tornare alla tua vita, se ti chiedessero qualcosa? resta vaga, non entrare nei dettagli. Forse dovrei togliere il sigillo? Ormai è inutile nascondersi, sanno che esisto e stanno venendo qui, stanno venendo qui! Devo prepararmi! Forse dovrei cambiarmi d'abito? no meglio di no, sarebbe più opportuno concentrarsi sulla loro sistemazione qui, molte stanze non vengono utilizzate da anni. Farò così preparerò le stanze degli ospiti e poi mi ritirerò in meditazione, meglio lasciar perdere la spada per oggi, meglio lasciar perdere qualsiasi cosa possa essere vagamente eccitante", prese diversi respiri profondi prima di fare come aveva programmato riguadagnando, con l'andare delle ore, un po' di calma e pregando interiormente di riuscire a mantenerla fino a sera. 

Nel frattempo Totosai stava ripercorrendo la strada a ritroso, andando alla ricerca di Inuyasha e Sesshomaru di cui percepiva chiaramente la presenza demoniaca. Non c'era una nuvola in cielo, il che faceva presagire una giornata tranquilla, ma Totosai sapeva che non era così, almeno per la sua protetta, sapeva di aver toccato un tasto dolente, ma se avevano trovato la pergamena, era dovuto al volere del destino, di cui tutti loro erano delle pedine, e non potevano ribellarsi ad esso. In cuor suo il vecchio fabbro era perfettamente conscio che se Inuyasha aveva avuto dal padre la sfida di trovare il suo posto nel mondo, sua sorella Inuchoi doveva trovare il proprio equilibrio affrontando il passato. Dopo quasi tre ore di viaggio, in cui rimuginava su questa triste verità, un ruggito lo riscosse dai suoi pensieri e il vecchio yokai si guardò in torno, trovando il demone gatto Kirara, con in groppa Inuyasha, Kagome e Shippo e Ah-Un con in groppa Rin e Jaken con accanto Sesshomaru. 

"Totosai, che cosa ci fai qui?" chiese Kagome abbracciata ad Inuyasha. 

Non c'era bisogno di mentire ormai, quindi disse:

"Sono stato da vostra sorella, per avvisarla del vostro arrivo. Ci sta aspettando." Silenziosamente il gruppo si fece condurre dallo Yokai. Il palazzo era circondato da delle Uchikomihagi [7], che seguivano un perimetro rettangolare, si potevano intravedere i Sakura in fiore nel giardino interno, l'ingresso era possibile tramite un Agetsuchi mon [8], è proprio da lì che il gruppo passò per accedere al palazzo. Inuyasha e Sesshomaru vennero attirati dalle loro spade che iniziarono ad agitarsi, la prova che la terza spada del padre era vicina. 

"E basta voi due! Non è che agitandovi così otterrete qualcosa!" disse Totosai guardando le spade,

 Sesshomaru invece era molto interessato al comportamento di quest'ultime ma non disse nulla.

"Perché reagiscono così?" chiese Inuyasha,

"Sentono la presenza di Toisinga, la spada di vostra sorella" rispose Totosai "Ma sicuramente, l'avrà messa sotto protezione, quindi è meglio per quelle spade darsi una calmata." aggiunse il fabbro,

"Di qua." disse indicando verso l'ingresso. Entrarono e vennero accolti dal silenzio più totale, entrare in quel palazzo era come entrare in un'altra dimensione, sembrava che al suo interno tutti i suoni si attutissero, era decorato quanto quello di Izayoi ma se quest'ultimo aveva decorazioni che raffiguravano fiori e ciliegi, quest'altro era per lo più ricoperto da raffigurazioni di battaglie del grande generale cane e dei suoi antenati. Per Inuyasha fu impossibile non rimanerne incuriosito notando, oltre ad esser attirato, dalla presenza demoniaca, simile alla propria ma più forte, più dirompente. 

"Nostra sorella deve essere una grande guerriera vedendo questo palazzo" commentò l'hanyō

"A dire la verità no, ma ci tiene a mantenere viva la memoria di vostro padre." disse Totosai continuando a fargli guida.

Man mano che proseguivano l'aura demoniaca diventava sempre più forte, cosa che mise un po' di tensione a Inuyasha, mentre la sua mente reagiva rendendo leggermente più nitidi quei ricordi di bambino. Totosai si fermò davanti una porta prima di dire:

"Meglio lasciare le armi in questa stanza, vostra sorella non gradisce che oggetti di violenza profanino la stanza dove si trova ora." Strano da parte di Totosai stare tanto ai desideri di un demone, soprattutto se così specifici, questo indusse il gruppo a dargli ascolto e posare le armi in una stanza preparata per accogliere con rispetto armamenti d' alto valore, dopodiché il fabbro li condusse dinnanzi ad un'altra stanza. Totosai fece un respiro profondo prima di bussare due volte. Attesero qualche secondo prima che una voce femminile dolce e posata disse:

"Avanti"

Totosai aprì con il dovuto rispetto la porta scorrevole, entrando e posizionandosi in ginocchio a fine della stanza permettendo così a Inuyasha, Kagome, Shippo, Sesshomaru, Rin e Jaken di entrare, il vecchio Miyoga invece si era poggiato sulla spalla del vecchio fabbro.  I presenti entrando videro davanti a loro la giovane demone, con gli occhi chiusi le mani poggiate delicatamente sulle proprie gambe, i capelli sciolti in cui spiccava la ciocca bianca adagiata sulla spalla, le orecchie in una posizione rilassata e le labbra rosee leggermente aperte. I presenti capirono che l'energia demoniaca che percepivano era la sua. Quando l'intero gruppo si sedette, l'hanyo aprì gli occhi e studiò ad uno ad uno i presenti nella stanza, soffermandosi su Inuyasha e Sesshomaru. Inuchoi era parecchio nervosa e il silenzio creato non la aiutava, contò fino a cinque prima di dipingersi sul viso un sorriso cortese, il quale ricordò molto ad Inuyasha il sorriso di Izayoi, la giovane disse:

"Benvenuti, vi stavo aspettando", ma nonostante il suo tentativo di rompere il ghiaccio nessuno dei presenti ricambiò il saluto e per qualche secondo cadde un silenzio imbarazzante, fortunatamente, nel mentre che Inuchoi cercava un nuovo modo per sbloccare la situazione, la voce della giovane Rin interruppe i suoi pensieri:

"Molto piacere, io sono Rin! e loro sono: Kagome, Shippo, Jaken, Inuyasha e Sesshomaru, anche se immagino che tu gli ultimi due li conosca già", disse la giovane umana in tono amichevole indicando contemporaneamente ciascuno dei presenti, la mezzo demone la studiò per qualche secondo prima che il demone pulce saltellasse fino alla sua mano pungendola, come era solito fare,  per poi posarsi sulla sua spalla dicendo:

"Signori, vi presento la signorina Inuchoi, figlia del Grande generale cane e della principessa Izayoi" 

"E' un piacere rivedervi vecchio Miyoga," disse Inuchoi guardando la pulce,

"Vi ringrazio signorina." disse con un modo di fare misto tra il formale e l'informale.

"Quindi sei tu mia sorella?" chiese Inuyasha attirando l'attenzione su di sé,

"Sono tua sorella gemella" lo corresse pacatamente lei, prima di rivolgere lo sguardo verso il vecchio fabbro, quasi gli stesse chiedendo il permesso. Totosai le fece un cenno con la testa e lei prese un respiro profondo prima di dire:

"Kazoku" [9],

Inuyasha si piegò su se stesso lanciando un urlo di dolore tenendosi la testa.

"Inuyasha! cosa ti succede?!" chiese Kagome preoccupata. La giovane abbassò lo sguardo chiaramente dispiaciuta per ciò che accadeva ai suoi fratelli, infatti anche Sesshomaru era in preda ai dolori, ma al contrario di Inuyasha si limitò ad appoggiare una mano alla tempia prendendo un paio di respiri profondi. 

"Tutto bene Sesshomaru-San?" chiese Rin notando il gesto,

"N-non preoccuparti Rin" rispose il Daiyokai lanciando uno sguardo fulmineo alla mezzo demone, quando Inuyasha perse i sensi,

"Oh no, di nuovo!" commentò Shippo mentre Kagome scuoteva lievemente il compagno chiamandolo, per poi rivolgersi all'hanyo, "Che cosa gli hai fatto?"

"Perdonate, purtroppo è un effetto collaterale che non potevo evitare, vi conviene riposare, sarete affaticati." Disse Inuchoi prima di alzarsi con estrema eleganza, "Prego, vi ho preparato delle stanze" aggiunse facendo gesto verso la porta. 

Totosai prese in spalla Inuyasha mentre la mezzo demone gli mostrò loro l'ala del palazzo riservata agli ospiti, dove avrebbero pernottato.

Kagome entrò accompagnata dal fabbro per occuparsi di Inuyasha, Sesshomaru si limitò a ritirarsi nella stanza a lui affidata seguito da Jaken, mentre Rin rimase sulla soglia indecisa su dove andare. Inuchoi raccomandò a Miyoga ancora posato sulla sua spalla di chiamarla in caso di bisogno e si allontanò, iniziando a fare dei respiri profondi, vedere suo fratello gemello soffrire così, era un colpo al cuore e l'agitazione, dovuta alla loro presenza, non l'era di giovamento.  

"Cosa gli ha fatto?" chiese Shippo posizionato vicino a Inuyasha svenuto,

"Non so risponderti piccolo Shippo...." Rispose Kagome passando una pezza bagnata sul viso di Inuyasha. "Però nel suo sguardo era percepibile quanto ci stesse soffrendo nel vedere Inuyasha in quelle condizioni" aggiunse,

"E' pur sempre la sorella" disse Rin sopraggiungendo con Jaken,

"Come sta Sesshomaru?" chiese Kagome.

"Ha chiesto di stare un po' da solo, credo che anche lui sia stato vittima di quella formula detta dalla signorina Inuchoi" spiegò Rin,

"Chissà che maleficio è...." si domandò Shippo pensieroso,

"Semplice, ha annullato il sigillo che aveva imposto" disse Totosai,

"Un sigillo?" chiese Rin "Spiegati meglio."

"Vedete, quando il padrone morì la signorina aveva appena 8 anni, e già viveva in questo palazzo" iniziò a raccontare Totosai,

"Viveva qui con nostro padre?" chiese Sesshomaru il quale nonostante i dolori aveva deciso di lasciare la sua stanza per unirsi al gruppo, nella speranza di scoprire qualche informazione utile.

"Sì a causa di un evento di qualche anno prima, anche se la cosa doveva essere momentanea" spiegò Miyoga, 

"La signorina decise di provare a tornare con la madre e Inuyasha ma... a quanto pare il destino aveva altri piani" disse Totosai "Così a 12 anni chiamò una sacerdotessa nera che impose per volere della signorina Inuchoi un sigillo su tutti i membri della sua famiglia, in modo che si dimenticassero di lei."

"E gli incendi che colpirono i territori del padrone furono opera sua, anche se si assicurava di far scomparire solo gli elementi inerenti alla sua persona, per non correre il rischio di risvegliare dei ricordi legati a lei, da allora ha vissuto qui da sola" disse il demone pulce, 

"Ma perché fare tutto ciò?" chiese Kagome.

"Sono sicuro che il signorino Inuyasha saprà raccontarvelo al suo risveglio, ora però vi conviene riposare, avete pur sempre affrontato un mese di viaggio." disse Miyoga e il gruppo decise di dargli ascolto ritirandosi ognuno nella propria stanza, a parte Shippo e Kagome che stettero accanto ad Inuyasha.

Ci vollero un paio d'ore prima che l'hanyo si svegliasse mugugnando. 

"Mh? Dove sono?" si chiese guardandosi attorno alzandosi col busto,

"Ehi..." Inuyasha si voltò, trovandosi Kagome accanto "Come stai?" gli chiese.

"Kagome... " si massaggiò la tempia. "Non preoccuparti, ho solo un gran mal di testa...dov'è lei?" 

"Non lo so, si è ritirata dopo averci accompagnato qui" spiegò la sacerdotessa sistemandogli una ciocca di capelli. 

"Maledizione, come ho potuto dimenticare?" disse mentre nella sua mente i vari ricordi si rimettevano al loro posto come pezzi di un puzzle.

"E' stata lei a farti dimenticare" disse Shippo, il demone cane lo guardò

"Che intendi?"

"Ha imposto un sigillo per farvi dimenticare della sua esistenza" spiegò Kagome,

Inuyasha capiva e non capiva. Perché sua sorella si sarebbe dovuta comportare così? Finché un vero e proprio schiaffo dal passato non lo colpì, portando alla memoria quel giorno....quel maledetto giorno che fece allontanare sua sorella da lui, al punto di sparire. 

"Quel giorno..." sussurrò. 

Kagome e Shippo si guardarono prima che Inuyasha riprendesse parlare farfugliando.

"Sì certo... ora ricordo... la notte in cui impazzì" 

"Di che stai parlando?" Chiese Shippo

"Ero....solo un bambino ed ero a giocare con lei e nostra madre... c-ci guardava giocare finchè .... arrivò....un uomo... no... no non era un uomo qualunque...." Inuyasha si tenne la testa cercando di riprendere la corsa nei suoi ricordi. 

"Era la guardia del corpo di mia madre, il capo dell'esercito del palazzo. Come si chiamava quel dannato?" 

"Inuyasha" Disse Kagome prendendogli la mano "Calmati un secondo, è normale essere scombussolati dopo ciò che ti è accaduto" aggiunse la sacerdotessa.

"Kagome... ricordo.... ricordo perché si è allontanata" mormorò scioccato l'hanyo.

"Sta tranquillo Inuyasha, calmati" disse Kagome accarezzando le mani del compagno con i pollici.

"Racconta ciò che ti senti di raccontare" aggiunse.

"Era impazzita...dopo che quell'uomo...aveva ucciso...nostra madre...e lei... aveva paura..." disse il mezzo demone cercando di mettere a posto i ricordi confusi.

"Paura? Di cosa?" Chiese Shippo.

"Di sé stessa" rispose l'hanyo.

"Quindi avete ricordato" disse il demone pulce saltando su Inuyasha succhiandone il sangue, venendo inevitabilmente schiacciato.

"Sì" rispose tristemente il mezzo demone

"Vi serve un po' di tempo signorino Inuyasha, ma vedrete, che conoscendo vostra sorella starete meglio" disse il demone pulce.

Il demone cane annuì abbassando lo sguardo. 

"Sempre a sminuire la gravità della ferita, vero Inuyasha?" chiese Sesshomaru, entrando nella stanza, seguito da Rin e il demone lucertola.

"Non vorrai dare a nostra sorella degli aggettivi che non centrano nulla con lei, non è stata una sua scelta e questo lo sai bene Sesshomaru" disse Inuyasha con tono accusatorio.

"Nessuno sta dicendo che lei volesse uccidere tutte quelle persone, mi rendo conto che non era lei quella sera, ma non sappiamo chi è diventata" rispose il Daiyokai.

"Sesshomaru-San, appunto perché non sappiamo com'è, non possiamo additarla in nessun modo, prendi questa occasione per capirlo, non darle colpe per azioni che l'hanno portata a vivere lontana dal mondo" Intervenne Rin poggiando una mano sul braccio del demone maggiore. I due si scambiarono uno sguardo e ciò portò il principe demoniaco a rilassarsi per un attimo.

"Se voi cuccioli fastidiosi avete smesso di litigare come poppanti, direi di andare a cenare, qui la giornata finisce presto." Disse Totosai grattandosi un orecchio.

"Effettivamente io ho un po' fame" disse Shippo 

"Ora che me lo fate notare anch' io" ammise Rin

"Allora andiamo" concluse il fabbro alzandosi e guidando il gruppo verso la sala da pranzo.

 La stanza era enorme decorato sempre con raffigurazioni del generale cane ma questa volta non riguardanti le sue battaglie ma mentre mangiava in compagnia della moglie Inukimi e di un giovane Sesshomaru, oppure con la compagna Izayoi e i due gemelli, o una scena dove lui era in compagnia della piccola Inuchoi. Ad Inuyasha venne una certa tristezza, aveva pochissimi ricordi della sorella sorridente come in quella raffigurazione. 

Il pavimento era in legno ricoperto da stuoie, agli angoli della stanza vi erano dei tripodi di legno dove alcune lanterne emettevano una luce molto confortevole. Il tavolo quadrato capace di ospitare, minimo, una decina di persone, su di esso vi erano: Serrano affumicato, sottaceti, zuppa e riso al vapore ancora caldo. 

"Buonasera" si voltarono verso la voce, trovando l'hanyo vestita con un Jūnihitoe di seta rossa ricamato in oro con dei motivi richiamanti fiori come Manjushage [10] e crisantemi, Inuyasha ricordò perfettamente che quell'abito era di sua madre e che Inuchoi lo adorava tanto da bambina. I capelli erano lasciati andare dietro di lei e un piccolo fermaglio enfatizzava la ciocca bianca, non si era truccata molto aveva solo enfatizzato la linea degli occhi con estrema maestria rendendo il suo sguardo ancor più soprannaturale.

"Prego accomodatevi" disse indicando il tavolo con un gesto elegante e sedendosi a capotavola. 

Totosai non fece complimenti sistemandosi al quarto posto alla sinistra di Inuchoi, Inuyasha e Sesshomari ai primi posti di entrambi i lati, con accanto Kagome e Rin, seguite da Shippo e Jaken, il vecchio Miyoga aveva una postazione vicino Totosai fatta a sue misure.

"Buon appetito, spero che la cena sia di vostro gradimento" disse Inuchoi accennando a un sorriso prima di iniziare a mangiare. 

"Mhhhhh che bontà! L'hai cucinato lei Inuchoi-Sama?" chiese Rin

Inuchoi rimase un attimo interdetta, ma poi rispose: "Si, ma non è niente di speciale"

"No non è vero, ce ne vuole per rendere dei piatti così gustosi, sei un'ottima cuoca" ribattè Kagome

"Beh... vi ringrazio" disse con un po' di imbarazzo, non era abituata a ricevere complimenti. Nel mentre Inuyasha si era butatto a capo fitto nel cibo senza troppi complimenti:

"Inuyasha ti prego un po' di contegno" lo riprese la moglie

"Dai Kagome lasciami mangiare!" ribattè l'hanyo. 

l'umana sospirò rassegnata"E' il suo modo di dirti che apprezza la tua cucina, anche con me fa così" aggiunse, ridacchiando nervosamente

"Non importa, l'importante è che sia di suo gradimento, anche da piccolo era così"

"Davvero?" chiese Kagome interessata sul passato del marito.

"Sì si sbrodolava spesso ed eravamo costretti a dargli dei kimoni riservati solo ai pasti, ricordo anche che alcune macchie non se n'è andavano più." disse rilasciando un piccolo sorriso divertito.  

"Ehi non ero e non sono così pasticcione!" commentò Inuyasha prima sporcare accidentalmente la tunica con la zuppa "Accidenti!"

"Ecco la prova che lo sei" rispose Kagome  prima di dargli una ripulita. 

"E poi il bambino sono io" commentò Shippo ridacchiando,

"Che cosa hai detto moccioso!"

"Adesso smettetela!"

Inuchoi sorrise e disse: "Sembrate molto affiatati" 

"Quando sono finita qui, pensavo di esser spacciata, ma poi ho incontrato Inuyasha e con una lunga avventura e tanta pazienza, alla fine abbiamo costruito un bellissimo rapporto" disse la sacerdotessa

"Quindi sei la sua compagna, sono molto contenta per voi"

"Anche se ogni tanto bisticciano" disse Rin ridacchiando

"Rin" la richiamò Sesshomaru.

Inuchoi si prese qualche secondo per studiare Sesshomaru, era la copia sputata di suo padre, e vederlo così confidente con un'umana era alquanto bizzarro, dalle voci che le erano giunte sembrava che lui odiasse gli umani, ma se era così tranquillo con lei vicino probabilmente quei pettegolezzi dovevano essere privi di fondamento.

"Rin se posso permettermi...come hai conosciuto Sesshomaru?" chiese esitante temendo di sembrare inopportuna.

"Mi ha riportato in vita dopo che dei lupi mi avevano ucciso a morsi con Tenseiga " rispose tranquillamente  la giovane

"Capisco"

Continuarono a parlare allegramente e a poco a poco l'atmosfera si fece più leggera, Inuchoi si sentiva tranquilla come non le capitava da un sacco di tempo, infatti anche se non ne era ancora conscia erano bastate quattro chiacchiere in compagnia per farle abbassare i muri che aveva retto a sua protezione in tutti quegli anni.

Uno che non aveva ancora aperto bocca era il principe dei demoni, non solo per una mancanza d'interesse ai discorsi futili portati dagli altri elementi seduti al tavolo, ma perché nella sua vita non aveva mai avuto motivi per relazionarsi con le persone, se non per raggiungere uno scopo ed era così anche in quel momento. Infatti finito il pasto si alzò allontanandosi, facendo apparire una espressione triste sul viso di Inuchoi.

"H-ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese e fu solo allora che si rese conto di come senza accorgersi si fosse lasciata andare anche lei dal clima di festa che si respirava nella stanza, non avrebbe dovuto farlo, come aveva potuto abbassare la guardia in quel modo, lasciare le sue emozioni libere era pericoloso.

"No no tranquilla, Sesshomaru ha un comportamento...particolare, ci penso io" disse Rin alzandosi, raggiungendo il demone che si era fermato nel giardino interno a guardare la luna.

Rin fece un respiro profondo prima di avvicinarsi al demone poggiandogli una mano sul braccio:
"Sesshomaru-Sama"

Lui si voltò guardare l'umana

"Non credi che il tuo comportamento di prima sia stato inappropriato?"

Il Daiyokai non rispose continuando ad ascoltare la giovane donna.

"Inuchoi-Sama si è impegnata tanto per realizzare quella cena, alzandoti in quel modo hai fatto pensare di non aver gradito" spiegò Rin.

Il demone non diede risposta come suo solito e Rin si sedette sul porticato della casa non troppo lontano iniziando a torturarsi le mani con una domanda che le opprimeva il petto.

"C'è qualcosa che ti turba Rin?" Chiese il principe dei demoni volgendo lo sguardo verso di lei prendendo un respiro profondo la ragazza rispose:

"Tu mi avevi fatto una promessa quando mi lasciasti al villaggio...mi avevi promesso che quando avessi compiuto diciotto anni saresti venuto a chiedermi di tornare a viaggiare con te, ormai sono passati sei mesi dal mio compleanno e ogni mese sei venuto a trovarmi senza mai accennare al discorso...hai forse...cambiato idea?" Chiese Rin con un calo di voce, quasi come se avesse paura di rivolgergli quella domanda.

Ci furono pochi secondi di silenzio che alla fanciulla sembrarono infiniti prima che il demone rispondesse:

"No Rin, non cambierei mai idea a riguardo, però più pensavo a questo discorso più mi rendevo conto di quanti pericoli ci fossero la fuori, così ho iniziato a cercare una soluzione alla tua fragilità, ma le mie ricerche sono ancora in corso. Per questo non ho più toccato l'argomento."

Rin rimase stupita dalla risposta del demone maggiore, in tutti quei mesi passati a chiedersi perché lui non fosse tornato a prenderla mai si sarebbe immaginata che Sesshomaru stesse conducendo dei viaggi per lei, un lieve sorriso le decorò il volto, il cuore iniziò a battere più forte nel suo petto a quella consapevolezza. Si alzò d'improvviso e abbracciò il demone venendo stretta in vita dallo stesso.

"Scusa se ho pensato che avessi cambiato idea" disse l'umana

Il demone non rispose limitandosi ad accarezzarle i lunghi capelli corvini e Rin ebbe la consapevolezza che non l'avrebbe abbandonato per nulla al mondo.

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Note

[1] Yukata: un indumento estivo tradizionale giapponese, solitamente utilizzato per eventi estivi, tuttavia vi è un'ulteriore tipo di yukata che ha l'utilizzo di una vestaglia e viene indossato dopo il bagno. Infatti la parola yukata significa letteralmente: "veste da bagno".

[2] GetaSandali tradizionali giapponesi, dalla suola in legno rialzata da due tasselli. (vedi calzature di Sango).

[3] IaidōArte marziale giapponese, influenzata dalla dottrina zen e dalla filosofia dei samurai, Il suo obiettivo è permettere al praticante di essere in armonia e in perfetta unione sia con l'universo che con se stessi. L' iaidō è anche conosciuta come "via dell'estrazione della spada".

[4] Dojo:  Luogo dove si svolgono gli allenamenti alle arti marziali.

[5] KiritsukeIl movimento di estrazione viene prolungato per effettuare un colpo di taglio. Si tratta della fase di attacco.

[6] UkenagashiÈ la parata, nel caso in cui il colpo sia andato a vuoto e ci si debba proteggere dall'attacco dell'avversario.

[7] UchikomihagiMura di pietre che venivano selezionate e disposte in modo da lasciare meno spazi possibile. La superficie veniva levigata e si usavano sassolini per riempire i buchi.

[8] Agetsuchi monCancello con un tetto ornamentale a bassa pendenza e dal profilo ondulato.

[9] Kazoku: Traduzione della parola "famiglia".

[10] ManjusageFiore rosso orientale, molto comune nelle ending degli anime, viene legato ai morti e all'importanza del ricordo di essi.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Musubi ***


Le ore di buio passarono col canto della natura, composto dal frinire delle cavallette, il bubulo del gufo, l'ululato del vento, lo scrosciare della cascata, il sussurro degli spettri che accompagnavano le anime al loro destino, il silenzio da parte dell'uomo dava un senso di vuoto a tutto quel mondo abbracciato dalla notte illuminato solo dalla luce della luna calante. Quel canto continuò fino alle prime luci dell'alba giunte insieme al cinguettio degli uccelli, mentre altre creature del bosco animavano la vegetazione intorno allo Yamashiro, le lucciole si nascosero, il gufo si ritirò nella sua tana, gli animali notturni portarono i risultati della loro caccia ai piccoli. Il sole scalò le montagne iniziando il suo ciclo di luce, scaldando coi propri raggi il viso dell' hanyo che aprì gli occhi, si mise seduta passandosi una mano tra i capelli prendendo un respiro profondo sentendo presenti le aure di Inuyasha e Sesshomaru.

"Allora non è stato un sogno" non le fu possibile ignorare come sentisse Inuyasha più debole rispetto al giorno prima. Si concentrò un attimo sulla propria energia demoniaca, era sempre stata un po' altalenante ma quel giorno presentava i sintomi distintivi dell'avvicinarsi della notte di luna nuova!

Si lasciò scappare un sorriso.

Quella notizia le diede un'ondata di serenità, senza i propri poteri demoniaci non rischiava di far male ai suoi ospiti. Alla luce di questa consapevolezza si alzò mettendo via il futon, con un pettine decorato si lisciò i lunghi capelli corvini liberandoli dall' arruffamento mattutino e dai nodi, notando che erano molto più fragili, prova aggiunta del suo imminente debolimento. In casa regnava ancora un silenzio profondo, ciò significava che stavano ancora tutti dormendo.Una volta soddisfatta del proprio operato, si mise il suo yukata e i geta, si diresse alla cascata immergendosi in acqua, lasciandosi avvolgere da quell'abbraccio liquido, rilassandosi per diversi minuti prima di sentire alle spalle una voce maschile che urlò:

"Ah ecco dov'eri!"

Inuchoi saltò in aria dallo spavento e si voltò trovandosi suo fratello Inuyasha accucciato sulla riva mentre guardava la sorella con un sorriso spensierato.

"Era facile pensare che fossi qui, hai sempre amato stare in mezzo all'acqua" disse avvicinandosi.

"Vedo che la memoria non è stata intaccata dallo scioglimento del sigillo"

"No anzi, oserei dire che mi sento molto più completo" rispose Inuyasha

"In che senso?"

"Certi vuoti che avevo sulla mia infanzia si sono riempiti, a tratti mi sento anche più forte"

"Vuol dire che hai motivi ulteriori per sentirti più sicuro di te stesso" disse Inuchoi passandosi le mani artigliate tra i capelli.

"Sì hai proprio ragione, anche se servono diverse esperienze per poter diventare un combattente degno di tale nome" ribatté l'hanyo sedendosi sul bordo del laghetto, immergendo i piedi in acqua. Inuchoi lo fissò stupita per poi abbozzare un sorriso malinconico.

"Sei proprio cresciuto, non avrei mai creduto che potessi essere così serio"

"Ehi! Che vorresti dire Choi?" Alla giovane saltò un battito, Choi... la chiamava ancora così dopo tanti anni, malgrado il vuoto provocatogli, malgrado le menzogne e i sotterfugi fatti per allontanarsi da lui e dagli altri. Sorrise a dir poco emozionata per quel gesto e rispose:

"Che nei miei ricordi tu sei ancora un cucciolo immaturo"

"Ehi come ti permetti!" disse il fratello ridacchiando prima di schizzare la sorella che si parò con le braccia.

"Inuyasha smettila!" lo rimbeccò lievemente infastidita.

"Beh io non ti sembrerò serio,ma tu lo sei anche troppo, mi ricordi una vecchia che vive nel mio villaggio"

"Ah quindi io ti sembro una vecchia brontolona?" Inuchoi sollevò un spruzzo d'acqua verso suo fratello prendendolo alla sprovvista facendosi scappare una risatina che si spense appena una nuova ondata la travolse.

"Ah! Ben ti sta!" esclamò Inuyasha con un sorriso vittorioso.

I due fratelli iniziarono a schizzarsi entrando in acqua, divertendosi come da piccoli, Inuchoi si sentiva leggera e spensierata, cosa che non le accadeva da secoli, giocare con quel burlone la ributtò nel suo passato più lontano quando aveva ancora motivo di sorridere e non aveva conosciuto la parte più oscura del proprio essere. Inuyasha, dal canto suo, era felice di vedere la sua gemella sorridere quando il giorno prima l'aveva vista fredda e posata, anche troppo per i suoi gusti. Era contento di vedere che la bambina con cui aveva vissuto i primi anni della sua infanzia era ancora viva sia fisicamente che mentalmente. Giocarono come bambini troppo cresciuti per un periodo di tempo che non seppero calcolare, avrebbero continuato tutto il giorno se a causa di uno schizzo d'acqua dato con troppa foga Inuyasha non fosse scivolato su una roccia piena di muschio, sbattendo la schiena contro il fondale, rilasciando un verso di dolore. Inuchoi si pietrificò sul posto, le immagini di quel giorno, le gravarono nelle mente con tutto il loro peso, riportando a galla le sue paure, la paura di poter fare del male a suo fratello, la paura di fare del male a chiunque.

Si arrestò di colpo arretrando d'un passo, mentre suo fratello tentava di rialzarsi.

"S-stai bene Inuyasha?" Chiese titubante.

"Sì, sì tranquilla Choi è stata solo una botta" rispose prontamente Inuyasha alzandosi tutto zuppo appoggiando una mano contro la schiena.

"Dannazione si sente che sta arrivando la notte del novilunio" borbottò irritato.

Inuchoi aveva una mano sul petto cercando di rallentare i battiti, prima di abbassare lo sguardo, il presente si mischiò al passato, Inuchoi vide la figura del fratello dolorante mischiarsi alla nitida immagine di Inuyasha piegato dalla paura verso di lei e al dolore che quegli occhi da cucciolo trasmettevano. Non aveva senso, era solo un po' d'acqua, stavano solo giocando, non poteva fargli del male...eppure...come aveva potuto essere così incauta. Inuchoi strinse la vesta all'altezza del petto con un lieve spasmo della mano, possibile che Inuyasha soffrisse in continuazione in sua presenza? Possibile che fosse davvero una minaccia anche quando faceva le cose più innocenti? I respiri di Inuchoi divennero corti e affannati come se una stretta al petto le impedisse di respirare correttamente, malgrado questo cercò di mostrarsi calma e padrona della situazione domando la propria voce quanto bastava per un lieve "Scusami" e senza aggiungere altro si voltò allontanandosi, tornando verso il palazzo.

"Ehi Choi dove vai?" chiese Inuyasha, non ottenne risposta.

Infatti Inuchoi andò in camera, indossò la propria veste dopo essersi asciugata e si diresse nella sala del Buddha solo per un veloce saluto al padre prima di dirigersi all'armeria. Si guardò intorno e studiò le armi presenti, un arco con relative frecce, un pugnale umano, un sacco di trucchi tipici dei piccoli demoni, il bastone di Totosai, una spada che emanava una presenza simile a quella di Sesshomaru, ma più tranquilla e poi.... le spade del generale cane riunite, Tessaiga, Tenseiga e Toisinga adagiate sugli appositi piedistalli, erano secoli che Inuchoi non vedeva quelle spade riunite, il pensiero andò a suo padre. Prese un respiro profondo, si sentiva addosso una sensazione d'angoscia che non riusciva ad abbandonare. Recuperò Toisinga sempre col dovuto rispetto se la legò al fianco e uscì andando in giardino dove dopo aver mostrato rispetto alla spada iniziò il proprio allenamento quotidiano mettendo momentaneamente da parte l'ansia. Malgrado fosse un allenamento che normalmente l'avrebbe portata in un campo di battaglia, i movimenti calcolati, l'energia di Toisinga e gli insegnamenti dietro ogni attacco le davano un senso di controllo, il controllo che tanto agognava. Continuò la propria attività sentendo una presenza avvicinarsi alle sue spalle, con un movimento fluido si girò, i suoi occhi si spalancarono appena si rese conto che la punta della sua spada premeva contro il petto di Sesshomaru, il fratello più grande con in mano la sua spada, Bakusaiga. Inuchoi fece un salto indietro allontanandosi da Sesshomaru.

"Buongiorno fratello"

"Non credi che sia meglio avere un avversario in carne ed ossa?" disse il daiyokai tirando fuori Bakusaiga dal suo fodero.


Inuchoi lo guardò per pochi secondi prima di rinfoderare Toisinga: "Scusa Sesshomaru, ma ai miei occhi...la fine di questo scontro è piuttosto scontata. Ora con permesso" si allontanò rientrando in casa. Combattere contro Sesshomaru? Sarebbe stato un suicidio per uno dei due, Sesshomaru aveva la potenza di suo padre, la sua mente fredda e adattabile ad ogni situazione era il suo degno erede. Lei aveva un grande legame con l'arma, era agile e leggera, ma non aveva mai affrontato veri avversari e per di più era spaventata per l'evento di qualche minuto prima, affrontare ora un duello era troppo rischioso, e lei non avrebbe mai accettato lo spargimento del suo stesso sangue. Adagiò Toisinga al suo posto e si chiuse in preghiera, malgrado si sentisse molto debole percepiva che le sue emozioni erano altamente instabili e la preoccupazione la stava assalendo, ma il solito silenzio che accompagnava le sue meditazioni fu interrotto da Rin e Kagome, che nel frattempo si erano svegliate e andavano assonnate verso la sala da pranzo chiacchierando del più e del meno, sentii anche il piccolo Shippo vivace e giocoso, come ogni cucciolo della sua età, correre per i corridoi chiedendo di aspettarlo perché non voleva perdersi e a un certo punto sentì Inuyasha chiedere:

"Kagome, hai visto Inuchoi?"

"No mi dispiace Inuyasha, E' forse accaduto qualcosa?" rispose l'umana

"Sinceramente non l'ho capito, eravamo alla cascata stava andando tutto bene e a un certo punto se n'è andata via"

"Alla cascata? Cosa stavate facendo?"

"Si stava lavando e ci siamo messi a parlare" spiegò Inuyasha

"CHE!? A CUCCIA!" Inuchoi sentì un forte rumore di un corpo che cadeva a terra, abbassò le orecchie per il fastidio.

"KAGOME MA CHE TI HO FATTO!?" chiese Inuyasha alzandosi

"E ME LO CHIEDI PURE? HAI SPIATO TUA SORELLA NUDA MENTRE SI LAVAVA! SEI UN PORCO!"

"Guarda che io e Inuchoi fin da piccoli ci siamo visti nudi e anche se ora siamo adulti non vuol dire che certe abitudini devono essere cambiate"

"È una ragazza potresti almeno non invadere la sua Privacy"

Inuchoi decise di ignorare il resto della discussione, non capiva perché suo fratello la cercasse così insistentemente. La conosceva solo in minima parte, l'aveva spaventato in passato, l'aveva abbandonato. Forse il comportamento di Inuyasha era dovuto allo scioglimento del sigillo, un paio di ore e tutto sarebbe passato e presto si sarebbero allontanati, almeno così pensò lei. Capendo che non sarebbe riuscita a concentrarsi salutò con rispetto la statua uscendo dalla stanza dopo aver sentito il silenzio calare sulla dimora. Guardò verso la direzione dove aveva udito la voce del fratello e in mente le tornarono le regole dell'etichetta:

"Ogni signora di casa che si rispetta quando ha ospiti resta in loro compagnia anche se sono soggetti poco graditi".

Sospirò passandosi una mano lungo la ciocca argentea, sapeva benissimo che era suo dovere, dopotutto suo padre le aveva lasciato quella parte della sua conoscenza in eredità, doveva averne cura. Si diresse verso le stanze che davano sul giardino e si guardò intorno trovando Rin e Kagome vicino al Marudai [1], il supporto in legno che utilizzava per esercitarsi nel Kumihimo. [2]

"Oh questo Kumihimo sembra così complesso" disse Rin guardando l'intreccio incompleto.

"Inuchoi si divertirà a intrecciare i fili nel tempo libero, non lo toccare mi raccomando" disse Kagome

" Buongiorno" si introdusse l'hanyo entrando nella stanza e attirando l'attenzione delle due umane

"Buongiorno Inuchoi, Inuyasha ti stava cercando" disse Kagome voltandosi verso di lei con un sorriso

"Oh...Ci parlerò più tardi non preoccuparti" ribatté sorridendo, non se la sentiva di rivedere Inuyasha ora, preferiva stare per un pò tranquilla insieme alle due ragazze che si erano mostrate subito disponibili con lei. Sedette di fronte il Muradai spostando un filo uscito dalla traiettoria tramite il Tama [3].

"Ti piace intrecciare Rin?" chiese guardando l'umana

"Non so non ho mai provato" rispose quest'ultima guardando lo schema del muradai.

"E tu Kagome?"

"Sì ho provato in passato, la mia famiglia possiede un tempio shintoista e ogni tanto mi dedicavo con loro a provare a comprendere l'importanza del legame" spiegò Kagome sedendosi con attenzione.

"Non vi annoia?" Chiese Rin voltandosi con quel fare bambinesco che si trascinava dalla tenera età

"No, perché ogni intreccio rappresenta una storia" spiegò Inuchoi iniziando a srotolare un pò di filo dai tama.

"Una storia?" Chiese Rin

"Sì...." prese due fili spostandoli seguendo l'ordine orario. "Tramite l'intreccio si riesce a comprendere meglio lo scorrere del tempo" Rin si prese un attimo per osservarla, da vicino la giovane mezzodemone appariva ancora più bella ma non era solo una questione di estetica, la ragazza si ritrovò ad osservare le sue mani spostare i fili con gesti delicati e gentili, non usava le unghie, era volgare, preferiva usare i polpastrelli e badava bene a non mostrare mai più del polso. Tutto in lei era così elegante, così femminile.

"Lo scorrere del tempo?" Chiese Rin incuriosita

"Parli del musubi" [4] chiese Kagome prima di appoggiare una mano sui reni.

"Sì, mia madre diceva sempre che i fili rappresentano perfettamente il passaggio del musubi, convergono e prendono forma..si intrecciano e si aggrovigliano..a volte si sciolgono..a volte si spezzano..per poi legarsi nuovamente..questo è Musubi" come per enfatizzare le sue parole un tama si sciolse, così l'hanyo iniziò ad arrotolarlo.

"Parli della principessa Izayoi, è una donna molto saggia" disse Kagome premendosi i reni, con lieve fastidio.

Inuchoi notò il gesto, ma la sua attenzione venne catturata dal nome pronunciato dalla sacerdotessa.

"Hai conosciuto mia madre?" chiese con una nota di stupore.

"Si l'ho conosciuta più di sei anni fa, io e Inuyasha ci eravamo appena conosciuti, e preoccupato che Sesshomaru le avesse fatto qualcosa ci siamo diretti alla sua dimora, da allora Io e Inuyasha le abbiamo fatto visita ogni qualvolta possibile"

"Capisco" disse Inuchoi, possibile che sua madre fosse veramente viva dopo tutti quegli anni? "E dimmi, come sta? Immagino che il tempo l'abbia scalfita" ipotizzò l' hanyo

"A dire il vero ha una bellezza fuori dal comune, occhi scuri ma pieni di emozioni, lunghi capelli neri paragonabili a un mare d'inchiostro e labbra rosse come le ciliegie, sempre elegante e posata ma non per questo distaccata"

Il viso di Inuchoi si dipinse di un sorriso amaro. La descrizione di Kagome coincideva coi pochi ricordi che la giovane conservava con ammirazione e rispetto. Le faceva strano che sua madre fosse ancora viva prima, prima di ricordarsi di un dettaglio che rendeva la sua spada molto interessante per gli esseri umani, ma non disse nulla, in fondo non ne aveva le prove, ma il suo sguardo ricadde sulle mani di Kagome che ancora premevano sul grembo e le venne spontaneo chiederle:
"È tutto apposto?"

"È? Sì, sì non preoccuparti" disse la sacerdotessa muovendo una mano come per sottolineare che non fosse niente di importante eppure un sesto senso colpì Inuchoi.

"Non bisogna sottovalutare i dolori, sono segnali di cambiamenti del nostro corpo." Disse l'hanyo alzandosi "Arrivo" tornando poco dopo con un cuscino di seta invitando Kagome a sedersi.

"Grazie" disse la sacerdotessa sedendosi su di esso ricevendo un sorriso da quella che era a tutti gli effetti sua cognata; la mezzodemone tornò a lavorare al Kumihimo mentre Rin guardava tutto affascinata e per la prima volta si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto possedere anche solo un decimo della sua grazia.

"Vuoi provare?"

"Credo sia troppo complesso per me" ammise Rin.

"Aspetta" l'hanyo prese un altro Marudai preparando una base per un Kumihimo con otto tama dandole gli insegnamenti basilari per muoversi, la ragazza iniziò a lavorare con entusiasmo, e appena si fu ripresa anche Kagome si mise a intrecciare i fili.

"Scusa Inuchoi posso farti una domanda?" chiese Rin

"Dimmi" rispose quest'ultima guardandola

"Mi sono chiesta, ma se tu e Inuyasha avete più o meno 200 anni, quanti ne ha Sesshomaru-San?"

Inuchoi si interruppe nei suoi aggraziati movimenti "Dunque...io e Inuyasha abbiamo 287 anni e quando siamo nati Sesshomaru ne aveva...219, di conseguenza dovrebbe averne più o meno 506 anni"

506 ANNI! Per Rin fù un colpo al cuore, ora comprendeva perchè Sesshomaru in un modo o nell'altro la vedeva come una bambina, effettivamente per lui lo era. Rin rimase come impietrita per qualche secondo con una domanda in petto: La loro età avrebbe influito sulla loro relazione? Inuchoi percepì l'ansia della giovane umana a quella notizia e cercò di rincuorarla.

"Non preoccuparti, anche mio padre aveva svariati anni in più rispetto a mia madre ma questo non ostruì la loro relazione in nessun modo."

"Davvero?" Chiese Rin ricevendo un cenno col capo

"Quando si sono uniti la prima volta mia madre aveva sedici anni e mio padre 1500"

Quelle parole rincuorarono Rin, se il generale era molto più avanti con l'età quando si sposò per la seconda volta e la madre di Inuyasha era addirittura più piccola di lei, perchè non doveva avere una possibilità? Tornò a intrecciare con le altre due fanciulle finchè Inuchoi non si ritirò per andar a preparare la cena e le altre due le offrirono aiuto, con Rin che faceva sì di memorizzare i piatti che stavano cucinando, era conoscenza che poteva servirle un giorno, e ancora venne catturata dall' eleganza e raffinatezza di Inuchoi, si sentì a tratti imbranata rispetto a lei che sembrava così perfetta.

A cena pronta le ragazze vennero raggiunte dagli altri demoni sedendosi a mangiare tranquillamente con un clima molto simile a quella della sera precedente. L'unica eccezione fu Sesshomaru, che rimase al suo posto rifiutando di partecipare ai discorsi a tavola, semplicemente non voleva far star male Rin. La prima ad alzarsi fu Kagome che dopo uno sbadiglio disse:

"Inuchoi la cena era buonissima"

"Ti ringrazio, ma il merito è anche vostro oggi" disse l'Hanyo

"E' stato un piacere, ma sinceramente andrei a riposare" rispose la sacerdotessa

"Kagome sei sicura di star bene? Ultimamente ti stanchi facilmente" disse Inuyasha guardandola. Kagome avrebbe voluto mandarlo a terra, se l'avesse ascoltata avrebbe capito perchè era così facile per lei stancarsi. La sacerdotessa decise che avrebbero affrontato un altra volta quel discorso e rispose:

"E' tutto a posto Inuyasha, non preoccuparti, ora con permesso" si alzò andando nella sua stanza raggiunta da Shippo.

"Beh credo che anche io mi andrò a sdraiare....." disse Rin prima di stiracchiarsi sbadigliando "Sesshomaru vieni anche tu?" chiese sorridendo. Il demone annuì prima di alzarsi.

"Allora buonanotte" disse la giovane ricevendo risposta e allontanandosi seguita dal demone bianco scena a cui Inuchoi sovrappose il ricordo di sua madre e suo padre, quei due gli assomigliavano davvero molto, e l'hanyo sperava che la piccola umana potesse realizzare il desiderio del suo cuore. Totosai e Miyoga si guardarono scambiandosi un cenno.

"Beh sarà meglio pulire questi piatti prima che arrivino le mosche" sentenziò Totosai
 

"Sì è vero" disse Inuchoi facendo per alzarsi.

"Oh non preoccupatevi signorina Inuchoi, ci penso io" disse lo yokai

"Siete sicuro maestro Totosai?" chiese l'hanyo

"Ma sì certo, conosco la casa" rispose il fabbro

"Beh....allora grazie" rispose la mezzo demone

A quel punto l'anziano si allontanò con la pulce.

Inuchoi sorrise per poi spostare l'attenzione su suo fratello, poteva chiederglielo o no di fare una passeggiata assieme? era tutto il giorno che ci stava pensando, ora erano soli sembrava l'occasione perfetta, Inuchoi si ritrovò a chiedersi se per caso non fosse stata un'idea di Totosai. Inspirò prima di parlare.

Tanto finchè starà qui non posso evitarlo.

"Facciamo una passeggiata nei giardini?"

il fratello la guardò con un sorriso alzandosi "Certo!"

Inuchoi sorrise camminando verso il Kaiyu [5], con un gesto elegante aprì una delle porte scorrevoli, i fratelli uscirono trovandosi sul porticato, Inuchoi sorrise iniziando a seguire il percorso di pietre circondato dalla ghiaia, allontanandosi dal palazzo, mentre un dolce profumo di ciliegi e glicine li accolse in quel piccolo angolo di paradiso. Inuchoi sorrise guardando il fratello che camminava vicino a lei a piedi nudi con le mani congiunte coperte dalle maniche della veste del cane di fuoco. Le fu impossibile non notare che era comunque più alta di lui come da piccoli, piccoli... Come poteva parlare di infanzia dopo due secoli passati separati? Inuchoi voleva dire qualcosa ma non sapeva come iniziare il discorso e tra i due calò un silenzio imbarazzato.

La quiete della loro passeggiata venne riempita dallo scrosciare di una cascata che alimentava il grande lago pieno di ninfee e carpe; qualche lucciola volava poco sopra lo specchio dell'acqua, e ranocchie gracidavano accompagnate dal bubbolio dei gufi, mentre la vegetazione, dai piccoli cespugli agli enormi alberi secolari, li accoglieva con i meravigliosi colori tipici della stagione Primaverile. Inuchoi prese una ninfea che si era bloccata contro le rocce, che segnavano il confine del lago, e ne accarezzò attentamente i petali con i polpastrelli. Inuyasha si rese conto in quel momento di quanto sua sorella avesse ereditato la grazia e l'eleganza di sua madre, era cresciuta anche lei, da quel che ricordava, Inuchoi non era così posata da piccola, anzi era una canaglia tanto quanto lui, ricordava molto bene le giornate passate a giocare con la palla finendo puntualmente per sporcarsi dalla testa ai piedi, e altri ricordi molto simili invasero la mente di Inuyasha, improvvisamente susseguiti dai ricordi di come Inuchoi cambiò, per colpa di quella maledetta notte, che Inuyasha malediceva con tutto se stesso.

"Sei molto cambiata sai" disse Inuyasha spezzando il sacro silenzio di quel luogo. Inuchoi lasciò andare la ninfea attenta a non bagnare la veste e dopo essersi alzata disse:

"Che cosa intendi? Giusto stamattina hai detto il contrario"

"Infatti sei sempre quella piccola Choi a cui voglio un bene dell'anima, ma hai sviluppato l'eleganza e la bellezza di nostra madre" continuò Inuyasha.


"Inuyasha così mi lusinghi, io non sono neanche la metà di nostra madre"
 

"Perchè ti sminuisci?" chiese Inuyasha con tono seccato, mentre camminavano su un piccolo ponte in legno sorvegliato da delle statue richiamanti la forma animale degli Yokai, il cui sangue scorreva nelle loro vene.

"Sono oggettiva, nostra madre in grazia e bellezza superava ogni donna che tu possa trovare nel regno di nostro padre, anche per questo lui si innamorò di lei"

"Mah, se nostra madre era la più bella tra le umane tu sei sicuramente la più bella delle hanyo" puntualizzò Inuyasha ridacchiando mentre alzava lo sguardo al cielo ammirando la luna calante impensierito.

"Non tutti i figli dell'amore più irregolare, sono dotati dell'aspetto umanoide a noi concesso per volere degli avi" rispose la sorella.

"E basta parlare così Choi, mi sembri sempre di più la vecchia del mio villaggio"

"Dove vivi ora?" chiese la sorella cambiando abilmente discorso, non osava nemmeno pensarci di mettersi al confronto con i suoi genitori così perfetti e lontani da lei, che era un essere incompleto e bloccato dalla sua stessa natura.

"Abito in un piccolo villaggio nelle terre di Musashi [6]"

"Nelle terre di Musashi? Così lontano?" chiese Inuchoi

"Sì, quando nostro padre iniziò ad affrontare nemici sempre più potenti e si sparse la voce della mia esistenza, ci ha fatti sempre più allontanare dalle sue terre, così siamo rimasti nelle terre di Musashi, sono abbastanza tranquille negli ultimi anni soprattutto dopo la morte di un certo bastardo" disse il ragazzo.

"Comprendo..." Inuchoi era a tratti tesa per via di quanto successo quella mattina, tuttavia stare con suo fratello le era mancato e inoltre i suoi poteri erano molto deboli quindi non doveva preoccuparsi troppo. Aveva tante domande, tante incertezze, non capiva perché suo fratello volesse tanto avere a che fare con lei, dopo che si era nascosta per anni e gli aveva annebbiato la memoria, quel dubbio le creava un senso di tristezza e amarezza nel cuore. Inuchoi decise di lasciare che fosse lui a guidare la conversazione.

"Immagino che nostra madre abbia raggiunto il suo unico amore eterno" disse guardando due marmotte tipiche della zona scappare insieme, voleva capire se i suoi sospetti fossero fondati.

"No, nostra madre è ancora qui nel mondo dei vivi" disse Inuyasha

Inuchoi si voltò verso suo fratello non avrebbe mai potuto dirle una falsità del genere, soprattutto se ricordava quella notte. Inuchoi sorrise guardando una delle statue sparse per il giardino "Allora l'ha usato su di lei".

"Di che parli?" chiese Inuyasha

"Parlo di Chōju, il potere della quarta spada di nostro padre, ovvero Toisinga"

"Toisinga?" chiese Inuyasha

"Sì, la spada del regno dei demoni nata dalla fusione delle schegge della potente Tessaiga e la compassionevole Tenseiga"


"Non ne ho mai sentito parlare"


"Nostro padre me la consegnò molti anni fa, diceva che ero l'unica dei suoi eredi che sarebbe riuscita a curare Toisinga come si conviene, a creare un legame indissolubile con lei, ora a distanza di più di due secoli do ragione a quella promessa, è un arma molto complessa"

"Vuoi dire che è pretenziosa?" chiese sarcastico Inuyasha.

"Anche, Toisinga condivide con Tessaiga il potere di placare la nostra natura di demone, è un arma offensiva ma è anche capace di miracoli grazie a Chōju, ma se non gli si porta rispetto e non ci si parla durante la battaglia diventa tua nemica" disse mentre procedeva nella camminata e Inuyasha potè cogliere un lieve accenno di esaltazione nel parlare di quella spada.

"Quindi nostro padre ti ha donato la spada del regno che ti ha portato a questo esilio....in cosa consiste Chōju? Perché nostro padre avrebbe dovuto usare quella spada su nostra madre?"

"Mh....è difficile da spiegare....Ognuno di noi segue un ciclo che inizia e finisce prima o poi, ciò che noi chiamiamo vita non è altro che una concentrazione di energia datoci dagli spiriti e dall'universo...."

Inuyasha fece un cenno per far intendere che comprendeva il discorso.

"Negli Yokai questa concentrazione è più robusta e più duratura ciò gli dona una lunga vita e i poteri dei demoni"

Inuyasha era molto attento al discorso di sua sorella, sembrava complesso e non voleva perderne nemmeno una parola.

"Noi hanyo siamo nella stessa condizione ma meno robusta, questo ci rende a tratti un equilibrio tra umani e yokai....poi alla fine ci sono gli umani, in loro la concentrazione di energia è molto fragile, infatti basta una ferita per portarli alla morte."

"Già avvolte Kagome e i miei amici umani hanno rischiato di morire per cose che a me non facevano neanche il solletico" disse Inuyasha

"Chōju è capace di rafforzare questa concentrazione di energia, di conseguenza allungare la vita, motivo che la rendeva ambita da molti umani e molti hanyo, quest'ultimi sperando di rafforzare i poteri che possiedono"

"E non dona dei poteri anche agli umani?" chiese Inuyasha

"No, come avrai intuito Toisinga ha un'anima e un intelligenza fuori dal comune per una normale spada demoniaca, molto probabilmente secondaria solo a So'unga, la spada che nostro padre si portò nella tomba. La sua intelligenza permette a Toisinga di capire se un corpo può o meno sopportare un potenziamento dei propri poteri innati o solo un allungamento della vita. Questo ti spiega perché nostra madre è ancora viva." disse Inuchoi.

"Nostro padre aveva pensato a tutto"

"Nostro padre era un sovrano, uno stratega, un essere passionale, e un padre davvero rispettabile" disse Inuchoi "Viveva per la famiglia, lui avrebbe tanto voluto rivederci riuniti un giorno o l'altro" disse guardando il cielo.

"Non ho avuto l'opportunità di conoscerlo bene come te, ma ovunque sia adesso sono sicuro che sta vegliando su di noi" Disse Inuyasha mettendo una mano dietro la testa, ricevendo un sorriso dalla sorella che risposte:

"Si hai ragione"

Rimasero a guardare il cielo per un po' prima di rientrare e dirigersi verso le loro stanze.

"Allora buonanotte Inu" disse la ragazza e Inuyasha fece un sorriso a risentire quel nomignolo.

"Buonanotte Choi" salutò ritirandosi nella sua stanza dove la compagna già dormiva da un pezzo. Inuchoi entrò nella propria stanza e si cambiò aprendo il futon prima di ripensare al discorso con Inuyasha su Toisinga l'arma che era la sua migliore amica ma anche la sua maledizione. Effettivamente ora che aveva potuto studiare, anche se poco i suoi fratelli poteva capire benissimo che solo lei, che era vittima di quella spada, sarebbe stata in grado di crearci un legame così puro ed equilibrato come richiesto per poter padroneggiare la spada del regno dei demoni. Ma quel pensiero non le bastava, era nervosa, confusa e con tante domande a cui suo padre anche se fosse stato lì accanto a lei, non sarebbe riuscito a rispondere, e, ne era consapevole, aveva bisogno di un appoggio più simile alla sua mentalità. Si alzò e accese una candela prima di prendere una pergamena piuttosto antica rilegata con un nastro per capelli.

"Possiate voi farmi da luce nei meandri dell'oscurità che affliggono il mio cuore"

Con eleganza e attenzione aprì e srotolò la pergamena sul tavolo attenta a non danneggiarla. Era una lettera, una lettera rivolta a lei, anche se chi la scrisse secoli prima non sapeva che sarebbe finita nelle sue mani. Era scritta dalla regina Inu no kōgō una demone sangue puro la quale aveva avuto una storia molto simile alla sua, motivo per cui ne era rimasta colpita, l'aveva scoperta studiando il suo albero genealogico, scoprendo di questa figura rimasta sola e che regnò in solitudine, con saggezza e benevolenza, anche se alcune informazioni furono cancellate dai suoi successori, Inuchoi ritrovò delle pergamene scritte da Inu no kōgō in persona rivolte alla sua discendenza femminile. Conosceva quelle pergamene a memoria ma rileggerle ogni tanto le ricordavano quali grandi donne giacevano nel suo sangue, facendo nascere nell' hanyo il desiderio di essere anche solo un millesimo come loro, forti, determinate ma anche sagge e giuste, delle vere sovrane, che non avevano nulla da invidiare agli uomini. Inuchoi senza toccare la carta seguì l'orientamento della scrittura cercando le parole che più le potessero venir in contro alle sue esigenze.

[ ...Oggi mi rendo conto che se sono quella che sono, se ho la possibilità di guidare la mia dinastia e il mio regno lo devo al fatto che ho avuto il coraggio di uscire dai contorni del disegno che mi era stato preparato ancor prima della nascita. Non so chi tu sia, spero una mia erede che porta avanti il nome della famiglia senza rinunciare alla propria libertà, perché è di questo che è composta la nostra vita: un enorme disegno che predisposto, ma starà solo a te se seguirlo o meno. Spesso per noi donne questo vuol dire non seguirne i contorni, o meglio, mai del tutto. Rischia, vivi, amati e ascoltati, non annullarti mai, prendi in mano il tuo pennello e dipingi tu la tua strada perchè solo così sarai libera, facendo del mondo esterno materiale per decidere chi vuoi essere.

Inu no kōgō]

Quella donna sembrava così lontana a Inuchoi eppure viveva in lei, questo le provocò un lieve sorriso, si avrebbe sempre mantenuto la promessa a suo padre, di essere custode di Toisinga, ma quando avrebbe trovato il coraggio avrebbe preso il suo pennello per seguire le orme di Inu no kōgō e conquistarsi la serenità?

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Note

[1] Marudai: Telaio in legno a grana fitta ed è costituito da un disco rotondo con un foro al centro, sostenuto da quattro gambe incastrate in una base rettangolare.

[2] Kumihimo: E' una forma d'arte tradizionale giapponese di fare trecce e corde. Pensate al bracciale di Your Name.

[3] Tama: Bobine in legno contenente piombo che perme ai fili di restare tesi durante l'intreccio

[4] Musubi: Termine che indica i legami e lo scorrere del tempo

[5] Kaiyu: Abbreviazione di Kaiyu-shiki-teien ovvero un'area verde destinata alle passeggiate e alle escursioni. Il giardino Kaiyū-shiki-teien, attira l'attenzione del visitatore perché lo invita ad esplorarlo e a scoprire le sue bellezze, che non sono messe in mostra, ma bensì raccolte nella natura nascosta che lo costituisce.

[6] Musashi: Musashi fu la più estesa provincia della regione di Kantō. La sua capitale si trovava nel luogo dove sorge l'attuale Tokyo ed il suo tempio provinciale dove ora si trova Kokobunji.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Una Luna Due Mondi ***


Non le fu facile prendere sonno quella sera, la sua mente aveva iniziato a viaggiare da quando lei e suo fratello avevano avuto quella conversazione sul passato, Come poteva volerle bene, dopo quello che aveva fatto, sapeva che le sue scelte erano discutibili ma giuste, per lei che sapeva la verità che sapeva a quale maledizione era stata condannata subito dopo la nascita, ma lui che non sapeva niente, che non sapeva neanche dell’esistenza di Toisinga, come poteva giudicare le sue scelte se non egoiste? Si sarebbe scervellata su quelle domande tutta la notte, se i suoi occhi non avessero iniziato ad appesantirsi portandola a sgomberare la mente e a cadere nel mondo dei sogni, in una notte non esattamente accogliente per lei. Questo non le impedì di svegliarsi per prima grazie ai raggi solari. Si mise seduta ancora stordita dalla stanchezza, era davvero difficile svegliarsi, a riprova che quella sera avrebbe avuto la sua libertà anche se solo per una notte. Si alzò iniziando pettinarsi i capelli che si spezzarono molto facilmente. Ogni ragazza si sarebbe messa a urlare, lei invece sorrise spazzolandoli con delicatezza. Ottenuto un aspetto decente come al solito si preparò per andare alla cascata, quando il verso del destriero di Totosai non attirò la sua attenzione. Uscì dalla stanza raggiungendo l’animale, trovando lo yokai intento a prepararsi per il viaggio. 

“Maestro Totosai” lo chiamò la hanyo avvicinandosi, lo yokai si voltò.

“Buongiorno Signorina Inuchoi, stavo per venire a salutarvi” ammise lo Yokai appoggiandosi al suo bastone.

“Salutarmi?” chiese l’hanyo portandosi una mano vicino al viso, chiaramente spaventata. 

“Sì signorina, il dovere mi chiama, le spade che ho lasciato alla caverna non si ripareranno da sole, e poi volevo fare visita alla signora per vedere come stesse dopo lo scioglimento del sigillo” spiegò il demone umanoide.

Inuchoi abbassò lo sguardo chiaramente nervosa, cosa enfatizzata dalla presa sulla veste. “E se dovesse succedere qualcosa? E se dovessi-”

“Signorina Inuchoi...” la interruppe il demone “Avete una mente calcolatrice come quella di vostro padre, l’emotività della signora e degli insegnamenti millenari sulle spalle, sarete sicuramente in grado di controllare la situazione.” 

La ragazza guardò il demone con uno sguardo d’angoscia, ma poi si riprese, era giusto, Totosai aveva dei lavori da sbrigare e lei non aveva nessun diritto di comportarsi da bambina.

“Vi sono grata per la fiducia che riponete in me” disse prima di inchinarsi.

“E’ una fiducia che avete guadagnato in tutti questi anni” disse lo yokai.

“Anche il maestro Myoga verrà con voi?” chiese drizzando la schiena.

“SÌ SIGNORINA INUCHOI, LA SIGNORA AVRÀ BISOGNO DI SUPPORTO!” disse la pulce saltellando sulla spalla dell’amico.

“Comprendo….allora vi auguro buon viaggio”

“Grazie signorina Inuchoi e mi raccomando state tranquilla” disse il fabbro montando sul suo bufalo.

I due Yokai partirono e Inuchoi li guardò andar via finché non divennero un piccolo puntino nel cielo, a quel punto prese un respiro profondo, non sarebbe stato facile controllarsi senza un appoggio, ma avrebbe dovuto farlo.

“Coraggio Inuchoi, come il fiume disegna le sue valli, tu disegnerai il tuo equilibrio” si disse tra sé e sé.

“Inuchoi?” sobbalzò leggermente quando sentì una voce femminile chiamarla, Kagome era sulla soglia accompagnata da Rin “Cosa ci fate sveglie a quest’ora? E’ molto presto” disse avvicinandosi.

“Abbiamo perso il sonno” spiegò Kagome con uno sbadiglio.

“Oh comprendo..” disse Inuchoi.

“Dove stavi andando?” chiese Rin.

“Alla cascata qui vicino, volevo lavarmi” spiegò Inuchoi indicando con una mano verso il laghetto. Rin nuovamente incantata dall’eleganza della fanciulla notò il particolare delle mani le cui unghie si erano ridotte, si domandò perché le avesse accorciate, ma non osò chiedere, poteva non essere molto pratica di queste cose ma sapeva che non sarebbe stato molto carino chiedere alla sorella di Sesshomaru-Sama il perché di una scelta estetica.

“Non pensavo ci fosse una cascata nei dintorni” disse Kagome guardando verso il punto indicato dalla cognata.

“Possiamo unirci a voi Inuchoi-San?” Chiese Rin speranzosa.

“Rin! Perdonala è ancora una ragazzina...non vorremmo disturbare se è un momento privato” disse Kagome.

Inuchoi esitò un istante prima di dare una risposta, effettivamente il bagno era un suo rituale, un momento in cui poteva permettersi di essere malinconica e di pensare al passato, di sicuro non avrebbe potuto farlo se ci fosse stato qualcuno in giro e tuttavia lo sguardo implorante negli occhi di Rin fu sufficiente a farla cedere, “No, no, non mi da fastidio, anzi mi farebbe piacere” disse Inuchoi abbozzando un piccolo sorriso.

“Allora grazie” Esclamò Rin contenta mentre Kagome si inchinava lievemente imbarazzata dal comportamento dell’altra. Stava per scusarsi quando Inuchoi la interruppe.

“Ti prego Kagome non c’è bisogno di essere formali, voglio dire, siamo una famiglia in fondo” rispose Inuchoi sorridendo, era vero e poi quella era l’unica parte dell’etichetta che odiava, il distanziamento tra amici e parenti tramite nomi, titoli o inchini. Ringraziando ancora, le due rientrarono e l’hanyo aspettò che le due umane indossassero gli yukata e le accompagnò alla cascata.

“Eccoci arrivate. Mi raccomando attenzione a non scivolare” Disse togliendo i geta ed entrando in acqua seguita dalle due. 

“Wow l’acqua è fantastica” disse Kagome, godendosi la freschezza di quel luogo.

“Proprio quello che ci vuole la mattina presto” continuò Rin prima di immergere la testa e riemergere scuotendo i capelli e schizzando lievemente le altre due che ridacchiarono prima di iniziare a districare i capelli per pulirli. 

“Kagome come stai stamattina?” chiese Rin guardando l’amica.

“Oggi sto bene grazie Rin, mi dispiace solo che mi stanco così facilmente” rispose la sacerdotessa.

“Qualcosa non va Kagome?” chiese Inuchoi, aveva qualche sospetto riguardo le sue condizioni dalla mattina precedente, ma non ne era del tutto certa.

“Oh beh… effettivamente sì, ma è una cosa positiva….insomma io...” Kagome arrossì, non sapeva come dirglielo, non si era preparata per dire una cosa del genere a un parente di Inuyasha, ancora non c’era riuscita con il suo compagno.

“Sei…” proseguì avanti Inuchoi con una nota di lieve imbarazzo nella voce,” aspetti il figlio di mio fratello, vero?” chiese.

la sacerdotessa la guardò “L'avevi capito?” chiese guardando la mezzodemone che annuì dolcemente.

“Come?” chiese Rin

Inuchoi si toccò la punta del naso ”Ho un olfatto molto sviluppato, certe cose le sento, poi la stanchezza colta come anormale da Inuyasha, continuo toccarsi i reni e tenere le mani vicino al ventre sono tutti indizi che ho colto e ho tratto le mie conclusioni” spiegò Inuchoi “Se hai bisogno di aiuto non esitare” continuò.

“Ti ringrazio Inuchoi, ma vedi sarebbe già un miracolo farlo capire al padre, ma non ci arriva.” 

“Inuyasha è sempre stato un po’... ritardatario a capire certe cose, soprattutto se non ci pensa” affermò l’hanyo, chiudendo gli occhi e portandosi una mano alla fronte al ricordo di quanto suo fratello fosse imbranato su certi argomenti.

“Questo vorrebbe dire che non vuole essere padre?” chiese Rin.

“No certo che no, Inuyasha è molto legato alla sua famiglia, lo sarà anche a suo figlio” disse Kagome come per scacciare quella orribile ipotesi.

“Già...è una cosa un po’ di famiglia” sospirò Inuchoi “Credo che la cosa migliore sia dirglielo direttamente.”

La sacerdotessa prese un respiro profondo. “Ci proverò” Inuchoi sorrise e di nuovo si sentì a suo agio con quelle giovani umane e finalmente la sua vera indole poteva uscire tranquillamente, forse anche grazie al fatto che anche lei era per metà umana e la luna stava per fare un nuovo ciclo. 

"Ma almeno tu sai che ti ama…" disse Rin sospirando affondando il viso tra le braccia 

“Ma dai Rin è sicuro, pensa solo a tutti i kimoni pregiati che ti ha regalato e a tutti gli altri regali che ti fa, sicuramente non devi preoccuparti sta solo aspettando il momento giusto” disse Kagome accarezzandole i capelli.

“Quand’è il momento giusto, sono nove anni che aspetto che mantenga quella promessa….ma forse mi sto immaginando tutto, forse neanche condivide quello che provo” rispose Rin affranta.

Inuchoi voleva darle conforto ma non sapeva come fare, poi  le vennero in mente le parole di Inu no kōgō 

“Sai c’era una mia antenata che diceva sempre questo: Le fanciulle sono come un fiore, di per sé sono affascinanti in tutte le loro sfaccettature, ma con le cure giuste, quel fiore sboccerà per diventare irresistibile. Se per i fiori la bellezza dipende dai colori e dal loro profumo, per le fanciulle si parla di comportamento e cultura” 

“Intendi che se Rin fosse un po’ più femminile Sesshomaru la potrebbe trovare più attraente?” chiese Kagome

“Io parlavo soprattutto a livello personale, avere cultura vuol dire saper mantenere viva una conversazione senza cadere nel volgare, avere molti interessi e conoscere certi gesti che sono sinonimo di eleganza e raffinatezza” spiegò Inuchoi

Kagome non poteva certo darle torto, lei stessa aveva dato qualche lezione a Rin in passato, soprattutto di giapponese e matematica, e altre conoscenze non le avrebbero certo fatto male.

 "Dite quindi che se studiassi Sesshomaru potrebbe vedermi più matura?" Chiese Rin.

"Certo, maturare è un effetto inevitabile dello studio" disse Kagome con un sorriso.

"Capisco...ma come potrei fare?" Chiese passandosi una mano tra la chioma bagnata.

Inuchoi sorrise, provando tenerezza nei confronti di quella giovane umana e disse:
"Posso istruirti io se ti fa piacere" 

 gli occhi di Rin brillarono dalla gioia “Lo faresti veramente?”

“Certo” rispose l’hanyo.

Rin sorrise esultante “Grazie! Grazie davvero Inuchoi-San"

Inuchoi si trovò senza parole, non era abituata a conversare con un'esplosione di energia come Rin, era abituata ai confronti distaccati e rispettosi con il maestro Totosai, malgrado ciò l’ hanyo sorrise gentilmente e rispose: “Figurati, sarà’ un piacere”

“Quando iniziamo?” chiese Rin sorridendo

“Oggi mi occupero’ di scegliere il materiale, vieni domani dopo pranzo, la quarta porta a destra partendo dalla sala da pranzo. Li faremo le lezioni pratiche”

“Quarta porta sulla destra dalla sala da pranzo, ok ci sarò, grazie ancora Inuchoi-San”

Effettivamente dopo pranzo Inuchoi sistemò la sala prima di andare nella biblioteca dello Yamashiro. La giovane mezzo demone rimuginò sulla proposta di quella mattina fatta a Rin, voleva concentrarsi per il momento a darle un'educazione senza annullarne la personalità come tante giovani facevano, Inuchoi non era mai stata d'accordo con quel metodo, non era certo questo lo scopo della cultura. 

Per l’ hanyo non fu un lavoro troppo complesso, sapeva perfettamente dove cercare i testi che le sarebbero serviti, dopotutto era lei stessa ad aver sistemato quei reperti scritti da almeno due secoli. Dopo un paio d’ore ritenne opportuno fermarsi, anche a causa di un lieve mal di testa che stava iniziando a tormentarla, sicuramente un effetto del novilunio. Vedendo la situazione decise di appoggiare i testi selezionati su un apposito mobile, dividendoli per argomento e ordinandoli per difficoltà, prima di dirigersi in cucina e preparare del tè per tutti. All’invito si presentarono tutti ringraziando per la premura. 

Inuchoi sorrise in risposta, ma non le sfuggì la posa delle orecchie di Inuyasha erano tese e ben aperte come pronte a cogliere ogni minimo suono nelle vicinanze. Per Inuchoi fu spontaneo chiedere:

“Qualcosa ti turba Inuyasha?” 

lui la guardò’ prima di sospirare.

“Sì stasera ci sara’ il novilunio e perderò’ i miei poteri e sono preoccupato, se dovesse accadere qualcosa?” 

Inuchoi cercò di rassicurarlo: “Su Inuyasha ora calmati, queste montagne non sono pericolose” 

Inuchoi poteva capire il perché Inuyasha non era tranquillo, non conosceva la zona, per di più Totosai le aveva parlato di come, solitamente, i mezzi demoni reagissero male all’arrivo del giorno in cui diventavano umani, molto probabilmente Inuyasha era uno di quei demoni, facile da immaginare. Inuchoi non capiva comunque il perché’ avessero tanta paura. Per lei era una gioia, tornare umana la faceva sentire più simile alla madre, con Toisinga aveva dialoghi più puri e non dettati dalla paura. Non doveva più tenere a mente i vari mantra per mantenere il controllo creandosi solo altro stress, insomma le notti di novilunio erano gli unici giorni che poteva assaporare la vita di ogni essere vivente normale, che poteva vivere avventure straordinarie, scoprire il mondo, farsi un bagaglio culturale anche con gli occhi, il naso, il tatto non con la sola immaginazione. Poteva comunque capire che Inuyasha non la pensasse allo stesso modo, in fondo ci si rende conto di ciò che si ha solo quando lo si perde.


Si svio’ su altri discorsi alleggerendo l’aria grazie al piccolo Shippo che bisticciava con Jaken con conseguente rimprovero di Inuyasha, dopo qualche chiacchiera Inuchoi, Rin e Kagome si diressero a preparare la cena mentre il sole iniziava l’ultimo percorso del proprio ciclo di quella giornata. 

“Bene con questo e’ tutto pronto” sentenziò Kagome.

“Gia’, vado a chiamare Sesshomaru-Sama” disse Rin avviandosi.

“Io vado a chiamare Inuyasha e Shippo” disse Kagome allontanandosi. Inuchoi si limito’ ad annuire prima di guardare il cielo e vedere il blu della notte avere la meglio sul sole, un sorriso si diresse sul suo volto, e chiuse gli occhi accogliendo i mutamenti del suo corpo: le orecchie si ritirarono, anche l’unica ciocca bianca divenne nero inchiostro, i sensi divennero meno sviluppati, questo la fece sentire per un attimo ovattata, i canini si ritirarono, non senti’ piu’ le aure demoniache in giro per la casa, le ciglia si ridussero e il suo corpo divenne estremamente fragile, un fragile rassicurante.

“Eccoci Inu-” Inuyasha blocco’ la frase quando i suoi occhi si scontrarono con due occhi marroni tendenti al nero come le notti prive di stelle e un caldo sorriso sul viso.

“Buonasera” disse guardando il fratello che era a dir poco sorpreso del cambiamento che colpiva la sorella, da umana diventava davvero la copia di Izayoi, e si vedeva che era molto più a suo agio, si percepiva chiaramente dalla sua posa non più rigida e statuaria, ma rilassata e viva. 

 La statua ora era proprio Inuyasha che era teso e preoccupato anche se non voleva mostrarlo. Aveva perso la chioma bianca e le orecchie, la sua aura era quasi inesistente, gli occhi erano della stessa tonalità di quelli della sorella e si sentiva altamente impotente pensano che anche Tessaiga ora era una katana normalissima fino alla prossima alba.

“Coraggio mangiamo o si raffredderà la cena” disse Inuchoi sedendosi al solito posto, la cena passò tranquilla e con una Inuchoi si più spensierata ma non per questo meno educata, non era neanche paragonabile al gemello che si ingozzava dal nervoso.

“Coraggio Inuyasha non è certo la prima notte di luna nuova che affronti, faremo come sempre, ti prendi qualcosa di caldo e poi andiamo a dormire, non siamo al villaggio siamo in uno Yamashiro circondato dalla foresta cosa vuoi che accada?” Disse Kagome cercando di confortare il compagno. 

Inuyasha venne convinto da Kagome a rilassarsi e dopo cena tutti si ritirarono tranne Inuchoi, lei era abituata a passare le notti di luna piena godendosi la tranquillità della vita umana. 

Come ogni mese si fece un tè caldo passeggiando per il giardino godendosi l’aria fresca della notte. Lo avrebbe fatto per tutta la notte se Toisinga non si fosse fatta sentire, il legame tra Inuchoi e la sua spada era tale da rendere possibile un dialogo tra loro anche quando Inuchoi era umana ed era Toisinga ad avvisarla in caso di pericolo. Inuchoi sospiro` ritirando la spada dall’armeria con rispetto e devozione. 

Assicuro` la spada alla vita pensando:

“Toisinga ha richiesto che la prendessi con me? Se lo fa vuol dire che qualcosa sta per turbare la quiete della notte e temo di sapere chi sia” 

Si diresse fuori dallo Yamashiro dove trovò poco meno di una decina di lupi dal manto grigio come l’acciaio che iniziarono a ringhiare alla sua vista. 

“Yasei sei pregata di mostrarti” disse l’hanyo guardandosi intorno con gli occhi mantenendo una postura elegante e posata guardando la giovane demone lupo che uscì dalla foresta. Aveva lunghi capelli color corteccia di quercia, occhi affilati verde prato, un sorriso soddisfatto facendo uscire un canino. Al collo giaceva una collana con un canino. Un top striminzito, due polsini, una gonnella e dei gambali il tutto composto da pelliccia grigia. Alle sue spalle una coda del medesimo colore della chioma ondeggiava tranquilla mentre procedeva ad avvicinarsi con passi silenziosi composti, i piedi nudi bendati. Al suo fianco giaceva una spada custodita da un fodero impellicciato. 

“Guarda un po’ la cagnolina è diventata una semplice umana, fragile come un fiore” 

“Yasei Yoro capoclan della tribù Yoro del sud perché mai scalare il monte Ano allontanandovi dal vostro popolo?” chiese Inuchoi non mostrando influenza dalle parole pronunciate dalla Yoro. 

“Smettila con tutte queste smancerie, lo sai perfettamente perché sono qui, per allontanarti dai nostri territori” rispose la demone lupo accarezzando un suo accompagnatore.

“Yasei i territori del Kyushu appartengono alla mia famiglia da generazioni e anche se sono un’ impura non abbandonerò le terre che mio padre mi ha lasciato in custodia, le terre del Kyushu che vi appartengono sono quelle all’estremo sud, lo sapete perfettamente” 

“No bastardella, il Kyushu e’ sempre stato degli Yoro prima che i tuoi antenati ci sterminassero con l’inganno prendendo il controllo” 

Entrambe le donne non fecero troppo caso alla figura dai capelli bianchi che le osservava dallo Yamashiro, non gli interessava troppo chi fosse la demone lupo che parlava con disgusto alla sorella, gli interessava solo vedere l’arma al suo fianco all’opera. 

“La natura dei fatti è diversa e lo sapete bene, dalla morte del mio amato padre io non ho ancora onorato le sue ultime volontà e vi ho lasciato la libertà di agire tenendo la custodia di questo Yamashiro vi prego dunque di lasciarmi in pace” 

“Credi davvero che due belle paroline mi convinceranno?” chiese Ia Yoro tirando fuori la sua spada “Sai perfettamente che preferisco il linguaggio della battaglia”

Inuchoi sospiro’ guardando Toisinga 

“Toisinga ti chiedo di essere mia alleata in questo scontro soprattutto ora che non devi badare ai miei poteri di demone”

Yasei si scagliò’ contro Inuchoi,  quest’ultima impugnò la spada e parò il colpo, il metallo delle due lame cozzò brutalmente mentre con un movimento rapido Toisinga riuscì a respingere l’avversaria, senza darle tregua Inuchoi sollevò la spada sopra la spalla sinistra, Yasei ebbe appena il tempo di accorgersene quando improvvisamente sentì qualcosa di umido colarle dal fianco, si era scostata per evitarla ma quella maledetta doveva averlo intuito, il taglio diagonale era riuscito lo stesso a ferirla, la demone lupo doveva ammetterlo, nonostante la sua condizione era davvero brava. Malgrado non amasse l’arte del combattimento Inuchoi si ritrovò a ringraziare i suoi allenamenti mattutini, se non avesse continuato ad applicarsi seguendo gli insegnamenti del padre non sarebbe riuscita a fronteggiare Yasei. La battaglia proseguì, le lame delle spade si incrociarono più volte facendo strillare il metallo, nessuna delle due parlava, attacchi si alternavano a parate, erano talmente concentrate che nessuna delle due notò una figura dai capelli argentei osservarle da lontano.
Il fratello maggiore non andò in soccorso della sorella non era la sua battaglia, ma non gli fu difficile notare, con una nota di disgusto, quanto lo stile di combattimento di Inuchoi ricordasse quello del padre.
“Quindi e’ questo che ti è rimasto dall’essere allevata da nostro padre...esserne divenuta una patetica copia”  

Ma non fu l’unico ospite della casa a rendersi conto che qualcosa non quadrava. Il piccolo Shippo si era svegliato a causa di un rumore altamente fastidioso, scocciato il ragazzino andò a cercarne la fonte, arrivando alle Uchikomihaghi, dove vide Inuchoi impegnata in duello.
“D-daaaaah” cadde con un tonfo dentro il cortile, “Devo...D-devo chiamare Inuyasha” si mise a quattro zampe correndo all’interno del palazzo urlando: “INUYASHA! INUYASHA!”

L’hanyo e Kagome si svegliarono di soprassalto, appena Shippo piombò nella loro stanza.

“Che cosa c'è piccolo Shippo, perché urli?” chiese Kagome grattandosi il viso.

“Inuyasha! Ci sono dei lupi qui fuori! Inuchoi li sta combattendo!”

“CHE COSA!?” Inuyasha si alzò correndo a prendere Tessaiga, seguito da Kagome, Shippo, Rin e Jaken svegliati dal frastuono, ognuno si recò in armeria alla ricerca di qualcosa con cui combattere, poi si recarono dove la battaglia infuriava ancora più agguerrita.

Inuchoi, non voleva cedere, avrebbe preferito morire piuttosto che consegnare lo Yamashiro di suo padre nelle mani di quella lupa.

Si ritrasse schivando un nuovo colpo dritto al fianco, era affannata, un sudore fastidioso e freddo le colava sulla fronte e lungo la schiena, ma non avrebbe ceduto, non avrebbe dato alla sua avversaria la soddisfazione di vedere quanto fosse stanca.

“INUCHOI!!!” un urlo interruppe il fragore delle armi.

Inuchoi e Yasei si voltarono.

“Inuyasha...” esclamò sorpresa l’hanyo vedendo quest’ultimo arrivare.

“Da quando hai abitanti in casa cagnolina?”

“Cagnolina!? Chi ti credi di essere!? Tratta con rispetto mia sorella!” ringhiò Inuyasha.

“Sorella? Inuyasha? il tuo nome mi dice qualcosa…Ah devi essere il famoso cagnaccio che a dato fastidio ai miei amati parenti nel Musashi non c’è niente da fare siete fastidiosi come le pulci” la mezzo lupo fece un gesto con la mano e i lupi attaccano il gruppo mentre Yasei riprese il duello con Inuchoi. Inuyasha fece uso di attacchi fisici, Kagome del suo arco, Shippo dei suoi trucchi e Rin, spaventata sfoderava il proprio pugnale riuscendo comunque a difendersi. Sesshomaru rimaneva in disparte, spostando ogni tanto lo sguardo su Rin per assicurasi che fosse al sicuro. 

Yasei scocciata fece saltò indietreggiando, una volta guadagnata distanza fischiò, richiamando dalla foresta altre demoni lupo.

“Eccoci mia signora” disse una di esse mentre si avvicinavano alla capoclan.

“Coraggio fatemi compagnia sorelle” disse Yasei.

Inuchoi riprese posizione: “Non c’entrano niente loro, lasciali stare.” Urlò mentre il branco si scagliava contro suo fratello e gli altri.

“E perché mai” sbeffeggiò una delle demoni prendendo Shippo per la coda che iniziò a urlare, “Il più forte al massimo sarà il vecchietto che riposa in pace vicino al Buddha”.  Inuchoi strinse l’elsa di Toisinga, nessuno poteva permettersi di mancare di rispetto a suo padre in questo modo, se non fosse stata impegnata con Yasei avrebbe già trapassato quella insulsa demone lupo.

Rin preoccupata impugnando il pugnale con due mani si lanciò sulla demone che stava trattenendo il piccolo demone volpe riuscendo a ferirla, 

“Shippo stai be…” la giovane umana non riuscì a terminare la frase che si sentì tirare per i capelli da un’altra demone che l’aveva presa alle spalle.
”Cosa pensavi di fare umana?” domandò minacciosa premendo i suoi lunghi artigli sul collo di Rin, la ragazza li sentì penetrare la sua carne, lacerandola.

Tiro’ indietro la testa urlando: “Sesshomaru-Sama aiuto!”  

Sesshomaru si voltò sentendo le urla di Rin trovandola bloccata da una demone lupo. La rabbia gli ribollì nel sangue, nessuno poteva toccare con le sue luride zampe Rin, la sua Rin, estrasse Bakusaiga raggiungendoli, più si avvicinava più una terribile aura demoniaca si sprigionava in tutto il territorio circostante.
Sesshomaru non ebbe alcuna esitazione quando la sua spada trapassò il collo della demone che stava trattenendo Rin, il cadavere crollò al suolo mentre Sesshomaru apriva le braccia per accogliere la giovane umana.

L’arrivo del demone aveva fatto cessare i combattimenti e i lupi si erano ritrovati ad indietreggiare impauriti.

“Capoclan Yasei cosa facciamo?”

Yasei iniziò a ringhiare lanciando sguardi feroci verso i demoni cani e i loro amici.

“Ritiriamoci..” si girò allontanandosi lanciare un ammonizione a Inuchoi “Non è finita cagnolina” se ne andò nella foresta sparendo coi simili.

 ”Grazie Sesshomaru-Sama” disse Rin appoggiando la testa sulla spalla del demone.

“Stai bene Rin?” chiese Sesshomaru guardandola.


“Sì sto bene non mi hanno fatto nulla” rispose l’umana sorridendo mentre si portava una mano al collo.

“Inuchoi….” tutti si voltarono verso Inuyasha e Inuchoi, che mise via Toisinga prima di guardare il gemello.

“Chi erano quei demoni?” chiese Inuyasha.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: I Progetti di un padre ***


"Inuchoi chi erano quei demoni?"

Inuchoi si passò una mano sulla fronte invitando tutti ad entrare, una volta dentro la giovane hanyo cominciò a parlare:

"Quei demoni fanno parte del clan Yoro del sud."

"Il clan Yoro?" chiede Inuyasha.

"Ma non è...il nome del clan di Koga?" chiese Kagome guardando il compagno.

"Già di conseguenza sono parenti del lupastro non credevo ce ne potessero essere anche qui...ma che cosa vogliono da te?" disse Inuyasha con apprensione.

"Il loro leader Yasei Yoro è più che convinta di avere diritto sulla zona del Kyushu, sono piu' che convinti che sia territorio loro, in realtà il loro clan viveva nel sud estremo del Kyushu, ma da quando il nostro clan non ha più un leader preciso Yasei ha iniziato a farmi spesso visita incitandomi ad andarmene e cedere anche questo yamashiro a loro." spiegò Inuchoi

"Lupi ...brutta razza" disse Inuyasha "E tu che vuoi fare?"

"Ovviamente la mia intenzione è quella di non dargliela vinta, questo yamashiro apparteneva a nostro padre e per eredità a me" sentenziò Inuchoi.

"Torneranno?" chiese Kagome.

"E' probabile, ma non importa, finora li ho sempre respinti continuerò ancora" rispose Inuchoi.

Rin si fece scappare uno sbadiglio "Mh scusate, ho un po' sonno."

"Ora che mi ci fai pensare anch'io, sarebbe meglio andare a nanna" disse Kagome.

Dopo essersi calmati si ritirarono tutti nelle proprie stanze.

Come sempre Inuchoi si svegliò per prima, appena aprì gli occhi fu colta da un sussulto, la sua energia demoniaca era tornata, ed era terribilmente forte, questo non andava bene, prese dei respiri profondi.

Non va bene, non va bene, non qui, non adesso! ,stava tremando, Inuchoi calmati, calmati...Padre!

La mezzodemone di alzò e decise per quel giorno di recarsi subito nella stanza del Buddha per meditare, doveva restare lucida, se si fosse lasciata prendere dal panico avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno.

Fortunatamente sembrava che la battaglia della notte prima avesse stremato i suoi ospiti per cui l' hanyo potè raccogliersi in preghiera per un'ora, e solo quando si sentì sufficientemente stabile, svolse le sue attività mattutine.

"Toisinga grazie per avermi permesso di lottare al tuo fianco la scorsa notte, è stato un onore"

Prese la spada legandola alla vita, raggiunse il dojo e dopo gli inchini di rispetto si alzò iniziando a prendere dei respiri profondi, cercando di fondere il proprio essere a Toisinga, diventare un' unica testa, un'unica anima, un tutt'uno soprattutto ora che era tornata demone doveva essere ancora più ferrea e rigida nella sua disciplina.

Ma come i giorni precedenti non era l'unica ad essere sveglia. Anche il glaciale principe dei demoni si era alzato presto dirigendosi verso il dojo sapendo di trovare lì l'hanyo, era cosciente di non aver visto molto sulla spada che gli interessava ma ormai aveva compreso lo stile di combattimento della sorellastra minore, impostato sulla difensiva e una copia patetica del padre.

Come aveva ipotizzato la mezzo demone si stava allenando, combattendo con un nemico immaginario.

"Inuchoi!". La giovane interruppe il suo addestramento per voltarsi verso di lui, la ragazza si ritrovò a domandarsi cosa volesse da lei Sesshomaru, da quando era arrivato non le aveva mai rivolto la parola, salvo una volta per sfidarla.

Il daiyokai estrasse Bakusaiga, non poteva aspettare, doveva esserne certo, doveva saggiare il vero potenziale di Toisinga, solo così avrebbe potuto capire se poteva tornargli utile, scattò in avanti pensando di cogliere la sorella di sprovvista, tuttavia la sua lama incrociò una barriera d'acciaio, Inuchoi aveva eseguito un Ukenagashi per proteggersi dal suo attaccò.

"Sesshomaru, non voglio incrociare le nostre spade, non ce n'è bisogno" sentenziò l'hanyo glaciale, i suoi occhi erano fissi in quelli dello daiyokai, nessuna esitazione traspariva da essi solo una fredda e cruda determinazione, lei non voleva confrontarsi con lui.

Maledetta...

Sesshomaru non si era mai sentito più infastidito da qualcuno in tutta la sua vita, nemmeno da Inuyasha. All'inizio aveva pensato che fosse una semplice codarda, che consapevole della sua reputazione avesse paura anche solo all'idea di confrontarsi con lui, invece adesso questo suo atteggiamento determinato e passivo, non la capiva, a Inuyasha sarebbe bastata una provocazione per fargli attaccar briga con chiunque, invece lei...Sesshomaru ne era sicuro se avesse insistito nell'attaccare lei non avrebbe fatto altro che respingerlo senza mai scontrarsi davvero con lui, ma perchè?, se non era paura la sua allora davvero era così arrogante, così sicura delle sue capacità da non volerle sprecare con lui, per Sesshomaru non ci sarebbe stato insulto peggiore.

Capendo che la sorellastra non avrebbe lottato contro di lui rinfodero' Bakusaiga, allontandosi senza dire una parola, non sopportava di essere umiliato così da quella piccola arrogante.

Rientrando nello Yamashiro pensò a come trovare le informazioni su Toisinga visto che ormai aveva appurato che lo scontro era fuori discussione. Sapeva bene che suo padre oltre a un grande guerriero era anche un uomo di cultura, forse nella biblioteca avrebbe trovato qualche testo sulle spade.

I palazzi di suo padre avevano la biblioteca sempre nello stesso luogo, quarta porta sulla sinistra dalla sala da pranzo, una volta arrivato fece scorrere la porta trovandosi davanti tre librerie piene di pergamene, accuratamente ordinate, vide che vi erano due scrivanie, una situata davanti alla porta, dove giacevano delle pergamene ordinate e un'altra leggermente più grande vuota. Sulle pareti poté vedere delle raffigurazioni del padre, in abiti meno elaborati rispetto all'armatura che era solito indossare, con vicino la sorella mentre leggevano o scrivevano.

Entro' nella stanza iniziando a cercare quello che gli interessava, finché' non lanciò lo sguardo su uno scaffale adiacente alla scrivania più grande, sopra di esso vi era un enorme libro accuratamente chiuso e anonimo. Incuriosito Sesshomaru si sedette e iniziò a sfogliare quel libro, di notevole volume, la calligrafia era di suo padre, pulita ma leggermente calcata su alcuni kanji.

Rendendosi conto che si trattava dei testi di suo padre, quasi automaticamente fece attenzione a come trattava quelle pagine ingiallite dal tempo. Iniziando a leggere una pagina che gli era capitata per caso. Era impostato come un diario e la data era collegabile al periodo antico [1], per la precisione durante il periodo Nara [2]

[Un'altra notte sta giungendo e nuove cicatrici segnano il mio corpo, cosa dovrei aspettarmi in tempi di guerra come questi? I nemici del nostro clan si fanno sempre più forti e le alleanze iniziano a cedere, credo che mi sara' necessario accettare la proposta di matrimonio di quella fanciulla dal nome Inukumi. È di un clan inferiore ma ha grandi potenze belliche. Non posso certo dire che non possegga fascino e bellezza o che non abbia eleganza e portamento, ma quando la guardo negli occhi, io non provo nulla.]

Sesshomaru interruppe la lettura di quel testo, non era importante cosa lui pensasse di sua madre, sapeva perfettamente che il loro rapporto era stato forzato. Saltò qualche pagina, capitando per caso nella pagina del giorno della sua nascita. Agli sgoccioli del periodo Heian [3]

[Oggi e' un giorno molto importante. E' nato il mio primo erede Sesshomaru. Mentre scrivo queste parole ho il cuore traboccante di gioia, spero di essere all'altezza del compito che mi spetta, il più importante nella vita di un uomo : essere padre. Non importa se sarà un grande guerriero o meno, in ogni scelta che lui compirà io lo appoggerò, lo aiuterò quando cadrà' e festeggerò con lui per le sue vittorie. Lo guardo intento a dormire e non riesco a togliermi il sorriso che ho in volto da quando ha emesso il primo vagito, come potrei togliermelo? Oggi è nato il grande Sesshomaru ]

"Sciocchezze" Sussurro' cambiando nuovamente pagina finendo in una pagina che portava la data degli anni centrali del periodo Kamakura [4]

[Tra gli ultimi avvenimenti accaduti nella mia vita, vi è l'incontro con una donna umana dalla bellezza disarmante, capelli color inchiostro, occhi color nocciola. labbra rosee contornano un sorriso angelico. Mi è capitato di salvarla da un gruppo di demoni che avevano invaso il territorio, dal suo kimono e dalla scorta che l'accompagnava ho potuto intuire che fosse una principessa, cosa confermata da un soldato che ne ha pronunciato il nome

"Izayoi" ]

"L'inizio della fine" disse a bassa voce procedendo nello sfogliamento delle pagine ricordando che dopo qualche tempo suo padre disse la verità sui suoi sentimenti iniziando ad allontanarsi da Inukumi e stare sempre più tempo con Izayoi. Finì in una pagina che portava la data di sei anni dopo.

[Ora che il peggio è passato posso finalmente godere del grande evento accaduto ormai poche ore fa: Izayoi, la donna della mia vita mi ha reso padre di due meravigliosi mezzi demoni Inuchoi e Inuyasha. Devo ringraziare Totosai per esser riuscito a creare Tenseiga la spada del regno dei cieli, grazie a lei sono riuscito a salvare Inuchoi, nata morta per cause che intendo dimenticare. Hanno entrambi la testa decorata con piccole orecchie da cane, Inuyasha ha i capelli bianchi, mentre Inuchoi ha i capelli neri e una ciocca bianca. So che gli Hanyo tendono ad avere più problematiche fisiche e sociali ma sono pronto a tutto a difendere la mia famiglia anche a costo della vita]

Ormai incuriosito andò a vedere se avesse scritto qualcosa sulla notte in cui Inuchoi scoppiò creando quella distruzione e dando a Takemaru Setsuna la morte, sfogliando tra le varie pagine qualcosa trovò:

[Oggi ho visto quello che speravo di non veder mai in vita mia, e soprattutto non così presto. Mi ero allontanato per il solito viaggio di perlustrazione nei confini del territorio aiutato da alcuni fedeli sottoposti, in questo modo non mi sono troppo allontanato da Izayoi e i bambini, finché non ho sentito l'aura di Inuchoi estremamente forte, non è normale, ha solo cinque anni, tornando al palazzo l'ho vista in preda alla sua parte demoniaca, in mezzo a centinaia di morti, mia figlia si accaniva sul corpo morto della prima guardia di mia moglie. Ho scoperto che Takemaru ha tradito Izayoi e uccisa davanti Inuyasha e Inuchoi, perfortuna sono intervenuto con Tenseiga, ma ho dovuto fare una scelta che segnerà Inuchoi per tutta la sua vita. Ha una potenza fin troppo elevata per un hanyo di cinque anni, questo vuol dire che in futuro avrà seri problemi a gestire il proprio sangue demoniaco, motivo per cui le ho fatto giurare di imparare a usare Toisinga, la spada del regno dei demoni, arma che l'ha segnata subito dopo la nascita. Quando usai questa spada su Izayoi, non le tolsi Inuchoi dalle braccia, mentre Tenseiga stava ancora agendo per salvarla completamente questo ha permesso a Toisiga di intaccare anche la natura di Inuchoi aumentando il lato demoniaco e donandole l'occhio color del ghiaccio. Totosai me l'aveva detto che questo le avrebbe causato problemi ma non credevo così presto. Per rimediare ai miei errori Toisinga è la chiave, una spada con un caratteraccio. Pretende profondo rispetto e un continuo dialogo con se stessi anche nelle parti più profonde del proprio essere, questo permetterà a Inuchoi di conoscersi, e quando una persona si conosce sa controllarsi, questo vorrà dire che già da domani dovrà iniziare ad addestrarsi per dominare la spada capace di allungare la vita, ma maledire quella degli Hanyo.] L'aveva trovata, la risposta alle sue ricerche la chiave per rendere Rin immortale, la spada del regno dei demoni. Questo gli fece nascere un sorriso, gli bastava solo raccogliere altre informazioni sui punti deboli della sorella poi sarebbe stato un gioco prenderle l'arma, il diario del padre faceva a caso suo, lesse tutte le pagine che seguirono e da esse apprese che Inuchoi si mostrava un'allieva diligente e seria che faceva enormi sforzi per creare i contatti con la propria natura e Toisinga, che sembrava apprezzare la nuova portatrice. Lesse anche delle angosce del padre dovute all'isolamento che Inuchoi si impose e i distanziamenti presi dal gemello arrivando a non parlargli più. Proseguendo nelle letture arrivò a un enorme testo scritto qualche giorno prima che morisse.

[Ho oggi affrontato Ryukotsusei, Non e' stata affatto una battaglia facile anzi, appena sono riuscito a sigillarlo nella montagna. Non sarà più un problema, ma ora devo impiegare tutte le mie forze per guarire il prima possibile da queste ferite, alcune sono preoccupanti, ma non posso morire adesso, devo proteggere Izayoi e Inuyasha, devo ancora insegnare tante cose a Inuchoi che è preoccupata per lo stato in cui sono ridotto. Se io morissi non so che le accadrebbe. Dimostra molta paura verso la propria natura malgrado i passi avanti che fa. Ho chiesto a Totosai di vegliare su di lei e anche lui e del mio avviso, con un po' di fiducia e un duro addestramento il suo legame con Toisinga non avrà più nulla da temere. Mi rimprovero il fatto che stia bruciando la sua infanzia per allenamenti e studi davvero impegnativi. Al contrario del gemello che è una piccola palla di allegria e desiderio di giocare. Dovrò addestrare anche lui prima o poi e con le ore di gioco passate insieme mi sono reso conto che con lui Tenseiga sarebbe sprecata, perchè lui non avrebbe niente da imparare dalla spada del regno dei cieli, ma dovrà imparare ad essere forte per proteggere chi ama, questo solo la spada del regno dell'uomo Tessaiga può insegnarglielo. Così facendo potrò rispettare i miei piani per l'eredità da lasciare al mio primo erede Sesshomaru. Di lui sono molto fiero, ha già partecipato a grandi scontri, ha una grande abilità politico militare, ma purtroppo non sa amare, questo lo fa sembrare freddo e apatico ma so che non è così prova tante emozioni che per orgoglio non vuole mostrare. Sono sicuro che Tenseiga con la sua grande potenza curativa e la sua anima gentile saprà insegnargli quello che io non sono riuscito a trasmettergli. Ho ancora tante cose da fare con i miei figli, non posso morire ora, gli lascerei un profondo buco al cuore e troppe responsabilità da gestire, il nostro regno è immenso e anche se lascio un terzo a ognuno del mio regno, dovranno imparare a collaborare e a unirsi sia per dare prosperità ai loro territori, sia quando Kirinmaru, il re delle bestie dell'ovest si risveglierà dal suo sonno e cercherà di espandersi solo perchè sono più giovani di lui. No io non posso morire, devo ancora prepare tante cose per il loro futuro. proprio non posso.]

Queste furono le ultime parole scritte dal grande generale cane Inu no Taisho prima di morire.

Poche ore dopo nella quarta stanza sulla destra Inuchoi aspettava Rin sistemando il materiale per la lezione. Finché non sentì dei piccoli passi pieni di energia avvicinarsi facendo un lieve "tip tap" che fece sorridere Inuchoi, la sua allieva stava arrivando, infatti poco dopo qualcuno bussò alla porta.

"Entra pure Rin" L'umana entro' sorridendo, si era cambiata per la lezione indossando il kimono che Inuchoi le aveva prestato, era di un delicato viola pallido, con decori floreali sull'orlo delle maniche e della gonna.

"Inuchoi-San ti sono davvero grata per quello che fai per me" disse inchinandosi a terra. Inuchoi si avvicinò e disse:

"Lo faccio con piacere, ma ricorda ogni dama rispettabile non si inchina così, inizia unendo le punta delle dita, nessun peso sulle mani, testa rigida, gomiti in dentro" l'hanyo si chinò guidando il corpo di Rin che seguì le indicazioni alla lettera.

"Molto bene, alziamoci, fa scivolare il piede in avanti e alzati" facendole vedere come fare venendo imitata.

"Avevo visto bene, sei un fiore che sta per sbocciare, con un po' di cure crescerai nel modo corretto. Rin voglio essere chiara da subito, se vuoi imparare le buone maniere devi fare attenzione a ciò che fai e praticare tutti i giorni. Essere donne vuol dire conoscere bene le proprie armi e saperle usare, parlo della danza, della musica, del canto, della parola, della cucina, anche un imperatrice deve saper usare questi strumenti."

"Perché?"

"Perché il fato è tiranno, non possiamo sapere il disegno che ha per noi ma possiamo prepararci ed esser pronte a tutto. Anche a lottare, tuttavia io mi limiterò a occuparmi della tua preparazione culturale".

"Inuchoi-San chi ti ha curato per renderti così elegante?" chiese Rin. Inuchoi rispose:

"Ti sembro elegante, meglio così vuol dire che ho imparato bene gli insegnamenti di colei che guiderà anche le nostre lezioni" Prese un vassoio con tazze e teiera "Ho imparato dai manoscritti di una mia antenata, una grande regina che guidò il clan completamente da sola, si chiamava Inu no kogo."

"Wow! doveva essere una donna straordinaria."

"Lo era, era forte e determinata, un'abile spadaccina, delicata come un fiore e resistente come una roccia. Coraggio, oggi iniziamo con un po' di etichetta e qualche trucco, ora, immagina che siamo a un ricevimento, io sono uno degli ospiti, un uomo versami il the"

Rin annuì, ridacchiando tra sé e sé.

Inuchoi-san come un uomo... sarebbe come dire che un pollo assomiglia a un lupo...

Pensò la ragazza versando il the, le lunghe maniche del suo kimono le nascondevano completamente le mani e mentre versava la bevanda non riuscì a evitare che uno schizzo finisse su di esse.

"Oh, scusatemi Inuchoi-San." Rin era mortificata per aver macchiato l'abito, tuttavia Inuchoi la interruppe subito.

"No Rin, vedi un uomo trova molto più interessante una donna che gli lasci intravedere piccoli lembi di pelle. Guarda" girando la mano, l'hanyo mostrò il polso tirando lievemente indietro il kimono, così non era disturbata dalla veste e mostrava una piccola parte di sé.

"Riprova" Quello fu il primo di una serie di esercizi del giorno, dal the, all'inchino, alla camminata, alla postura, iniziando anche a imparare a leggere e scrivere i Kanji più semplici. Nella pratica Rin memorizzava praticamente subito, nella teoria aveva bisogno di qualche tentativo in più ma non demordeva affatto restando in quella stanza per ore fino a quando il suo stomaco non brontolò per la fame.

"Bene per oggi fermiamoci qui, andiamo a cucinare" disse Inuchoi alzandosi imitata da Rin

"D'accordo Inuchoi-San."

Le due uscirono andando verso la cucina, e Inuchoi si rese conto di come in pochi giorni la sua routen era cambiata dandole una ventata di aria fresca di cui infondo aveva bisogno.

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[1] Periodo Antico: Periodo della storia giapponese situata tra il 538 d.c. e il 1185 si suddivide in tre periodi, divisione basata o sulla capitale o sulla famiglia imperiale in carica, Asuka, Nara e Heian

[2] Periodo Nara: Periodo incorporato nel Periodo Antico, rappresenta gli anni dal 710 al 794, Il nome viene dal nome odierno della capitale del periodo, all'epoca chiamata Heijo. Questo periodo ha ancora una forte influenza dovuta al popolo cinese, sia per la struttura delle città, infatti Nara ha delle somiglianze con la città' cinese Xian, influenza nel vestiario e nella religione, in questo periodo si diffonde il buddismo tra i nobili. In questo periodo nascono i primi Kanji basati sugli hanzi cinesi.

[3] Periodo Heian: Periodo incorporato nel Periodo Antico, rappresenta gli anni dal 794 al 1185, il nome viene dal nome della capitale del tempo, Heian-kyo, l'attuale Kyoto. Il periodo Heian fu culturalmente molto ricco, e rappresenta un periodo di apogeo sia per l'assimilazione della cultura cinese e del buddhismo, sia per la produzione letteraria, sia per lo sviluppo di una raffinatissima cultura

[4] Periodo Kamakura: Periodo incorporato nell'età' medievale, rappresenta gli anni dal 1185 al 1333, è un periodo della storia del Giappone segnato dal governo dello shogunato Kamakura

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Un fiore che sboccia ***


La luna e il sole si alternarono nel cielo dove si trovava lo Yamashiro, più vivo che mai. Si era stabilita una nuova armonia in quella casa, non vi era più quel silenzio secolare e inquietante, ma un piacevole aleggiare di chiacchiere e risate. Al suo interno I due gemelli si erano sciolti e il loro rapporto era roseo, nonostante i duecento anni di separazione erano riusciti a ritrovarsi, ed entrambi non potevano essere più felici per questo. Kagome e Rin si erano trovate subito a loro agio con la mezzo demone, sebbene gli inizi fossero stati un po' rigidi sembrava che Inuchoi fosse riuscita a sentirsi a suo agio con loro quasi subito.

Anche se non l'avrebbe ammesso ad alta voce, in fondo al cuore l'hanyo desiderava da tempo delle amiche con cui confidarsi.

In ultimo anche Shippo e Jaken sembravano contenti di quella situazione. La pace che si respirava in quel luogo dava a tutti l'impressione di trovarsi in vacanza, lontani dalla frenesia e dallo stress dei propri doveri.

Sesshomaru era rimasto un po' sulle sue ma Rin aveva notato anche in lui dei segnali che si sentiva a suo agio in quel luogo. Il principe aveva continuato a studiare i testi del padre e non solo alla ricerca di un punto debole per prendere la spada del regno dei demoni. I suoi studi si svolgevano per lo più di notte, quando nessuno avrebbe potuto disturbarlo.

Anche quella notte non fu da meno, aveva scoperto che Toisinga, la spada del regno dei demoni richiese un grande sforzo a Totosai, per venire alla luce. Le tre spade erano nate dalle zanne di Inu no Taisho, estratte quando il Daiyōkai era nella sua forma demoniaca, le due zanne erano estremamente grandi e ciò permise al fabbro di sperimentarsi.

Totosai iniziò a lavorarci giorno e notte arrivando a ottenere la prima versione di Tessaiga che la voleva molto più intrattabile e pesante, ma una volta in mano al grande generale cane si spezzò portando il fabbro a lavorarci di nuovo e ottenere la spada che tutti conoscevano. La parte spezzata di conseguenza sarebbe dovuta diventare materiale di scarto, malgrado questo in quel materiale vi era ancora energia demoniaca e Totosai non si diede per vinto, da quello scarto di Tessaiga nacque Tenseiga la spada del regno dei cieli. Toisinga nacque qualche tempo dopo. Stando alle parole del generale, era intento a usare il colpo più temuto di So'unga, durante una delle tante guerre che lo avevano visto partecipe, il Gokuryūha [1]. Il generale si aspettava che il colpo avrebbe fatto ingenti danni come sempre, malgrado il potere della spada fosse diminuito dalla presenza di Tessaiga e Tenseiga, ma le spade si sfoderarono da sole impedendo a So'unga di agire prendendo in pieno il colpo distruttivo. Il generale non seppe mai spiegarsi il perché di quel gesto delle sue armi, seppe solo che rimase sorpreso quando esse si spezzarono di nuovo e le loro punte si unirono diventando un unico materiale di scarto. A quella notizia Totosai rimase stupito ed elaborò quel materiale facendo nascere Toisinga la spada del regno dei demoni. All'inizio il generale era deciso a non sfoderarla, finché non fu la spada stessa a entrare in contatto con il suo spadaccino e iniziando a cucire il rapporto che poi la spada avrebbe avuto con Inuchoi. La spada sembrava molto pretenziosa, richiedeva grande calma psicologica e magica, certe prestazioni fisiche e sembrava anche lei in costante mutamento. Aveva anche scoperto di Chōju l'attacco segreto di Toisinga e del suo funzionamento, questo non fece che far bramare al demone quella spada demoniaca ancor di più, tramite quella spada la principessa Izayoi era diventata capace di vivere secoli come un qualsiasi demone puro, anche Rin avrebbe potuto godere di questa benedizione e restare al suo fianco in eterno. Ricordava perfettamente ogni dettaglio che apprendeva sulla spada, aveva sempre avuto buona memoria quindi non gli era necessario prendere appunti, ma di una cosa era certo, quella spada era davvero strana. Non ci volle molto perché sentisse la temperatura iniziare a scaldarsi, si stava avvicinando l'alba, in totale silenzio mise un segnalibro nella pagina dove era arrivato. Si passò una mano artigliata tra i lunghi capelli color della luna, era il momento di staccare e fare un recap di tutto quello appreso. Andò prima a vedere se la sua Rin stesse dormendo, come si immaginava era ancora addormentata con un meraviglioso viso fanciullesco rilassato e felice capace di scatenare in Sesshomaru una sensazione di tranquillità che non aveva mai provato. Si avvicinò poggiando con estrema delicatezza le labbra sulla fronte di Rin prima di uscire e dirigersi alla cascata vicino, a quell'ora nemmeno Inuchoi era sveglia quindi era sicuro di avere un pò di tempo per se. Arrivato alla cascata staccò lo spallaccio chiodato. Il pezzo dopo che venne sciolto fu l'obi color del sole sistemandolo da parte, seguito dal pettorale, dagli stivali e infine dal kimono. Si passò una mano tra i capelli color dell'argento, spostandoli dietro le robuste spalle. Si immerse in acqua appoggiandosi a una roccia sporgente con la schiena. L'acqua lievemente fredda era un toccasana per i suoi muscoli stanchi. Immerse la mano nell'acqua, ammirando come essa scappò via non vincolata al suo immenso potere e forza. Quante cose non era capace di comandare a proprio volere...Mosse la lunga coda, ammirando la candida pelliccia muoversi senza peso nell'acqua limpida della sorgente. La pallida luce del sole colpì il suo volto dai lineamenti marcati, illuminandolo con dei deboli riflessi dorati e caldi. Il suo corpo era caratterizzato dalla bellezza tipica della sua razza, che lo voleva alto, slanciato, con dei muscoli pronunciati, anche se ciò era in parte dovuto anche agli anni di addestramento intenso, che avevano dipinto i ricordi del demone nei suoi anni più innocenti.

Chiuse gli occhi ambrati e sospirò godendosi quel piccolo momento di pura solitudine e pace. Ma nonostante il suo intento fosse quello di non far partire gli ingranaggi della sua mente, bastò una spinta del cuore per riportarlo all'immagine della giovane Rin addormentata, con quel viso dai dolci lineamenti di fanciulla ancora all'inizio della vita da donna.

Rin, pensó.

Effettivamente qualcosa era cambiato nella ragazza negli ultimi giorni, stava diventato più, matura...sí, così l'avrebbe definita Sesshomaru, si chiese cosa la stesse cambiando, i suoi passi si erano fatti più silenziosi, i suoi movimenti più delicati, il suo vocabolario si era arricchito. La stava vedendo sbocciare fin troppo improvvisamente, ma doveva ammettere che in qualche modo questi cambiamenti la rendevano più, adulta, e Sesshomaru poteva solo rimanerne incantato.

Più passava il tempo e più si malediceva per non aver ancora mantenuto quella promessa. Sapeva perfettamente che Rin non l'aveva dimenticata e aspettava ancora che le chiedesse di seguirlo in giro per le terre dell' Ovest nei suoi viaggi che ormai avevano più una funzione di abitudine che di ricerca.

Il potere negli ultimi anni era passato in secondo piano, per cedere il posto a un qualcosa che Sesshomaru non sapeva esattamente definire, e non voleva nemmeno azzardare a dargli nome, ma sapeva che come centro aveva Rin. Quei pensieri lo tormentarono finché non fu il momento di rivestirsi.

Nello Yamashiro la giornata seguì la normale routine fino all'ora di pranzo.

"Bene con questo il pranzo è servito" Disse la sacerdotessa poggiando un piatto sulla tavola.

"Se Onee-Sama [2] me lo permette, rendo noto che è ora di pranzo" disse Rin, orgogliosa di mostrare i propri miglioramenti alla sua insegnante, prima di allontanarsi ad un cenno della hanyo.

"Inuchoi-Chan stai facendo un meraviglioso lavoro con Rin" affermò Kagome.

"Ha tanta voglia di sbocciare per farsi notare da colui che ha in mano il suo cuore" Inuchoi sorrise tra sé, mentre disponeva le ciotole.

"L'amore fa davvero cambiare le persone", Kagome si appoggiò una mano al ventre.

"Presumo di si", concluse la mezzo demone con lieve malinconia, "Kagome-chan tutto ok?"

"oh-Sì, sì, non preoccuparti, sto pensando a come possa dirglielo..." rispose la sacerdotessa.

"Ancora non ci sei riuscita?" chiese Inuchoi sedendosi al suo posto imitata dalla cognata che sconfortata scosse la testa e spiegò.

"Non sembra cogliere il discorso".

Aveva ragione Inu no Kogo, quando diceva che gli uomini non comprendono certe cose...

Pensò tra sé e sé l'hanyo.

Dopo una manciata di minuti Rin tornò con i quattro demoni al seguito.

"Che buon profumo!",esordì Inuyasha sedendosi al suo posto, "Buon appetito", disse prima di abbuffarsi, con Kagome che avrebbe voluto punirlo con il rosario.

Diverso fu invece il comportamento del principe dei demoni, che si sedette e augurò buon appetito prima di mangiare con silenzio concentrandosi sul suo pasto. Rin sorrise al suo atteggiamento, sedendosi accanto a lui con la schiena dritta, le spalle rilassate, un sorriso sul volto, la testa lievemente alzata, lanciando uno sguardo alla sua insegnante, in cerca di approvazione, a cui la mezzo demone rispose con un cenno del capo, prima di portarsi un boccone alle labbra.

Sesshomaru non si era certo perso gli sguardi e i sorrisi che la sua sorellastra e Rin si scambiavano durante i pasti, come il fatto che il pomeriggio sparissero in una delle stanze della casa fino a cena. Venne spontaneo al demone maggiore chiedersi cosa architettassero le due fanciulle. Dopo il pasto ognuno si allontanò per le proprie faccende, le donne si occuparono di riordinare, mentre Inuyasha andò ad allenarsi con Kirara e Shippo.

Al solito orario Inuchoi si ritirò in quella stanza che era diventata, La Stanza Dell'Etichetta. preparando il necessario per la lezione con Rin, si stavano allenando nell'arte della conversazione e nella danza, armi fondamentali per fare buona figura in società.

All'orecchio di Inuchoi non scappò quel lieve e tranquillo passo prodotto dai piedi della fanciulla.

"Onee-Sama, posso?", chiese bussando alla porta.

"Entra pure Rin", la ragazza entrò, sorridendo prima di venir lodata dalla maestra.

"Hai fatto enormi progressi nell'andatura, il tuo passo è molto più silenzioso, molto bene".

"È tutto merito del tempo che mi dedicate Onee-Sama", disse l'umana chiudendo la porta, e sedendosi vicino a Inuchoi, chiedendo con fare curioso.

"Qual è l'argomento della lezione di oggi?"

"Oggi faremo una simulazione", rispose Inuchoi sedendosi a un tavolo apparecchiato al posto di capotavola

"Una simulazione? di che tipo?", chiese la fanciulla sedendosi al suo fianco

"Immagina che io sia un uomo, tuo marito per la precisione, siamo a cena e abbiamo ospiti, devi dimostrarmi che hai imparato come ci si comporta in questa circostanza."

Rin guardò la mezzodemone, prima di annuire.

"D'accordo", le veniva da sorridere, Inuchoi una mezzo demone così elegante, raffinata, moderata nei modi, gentile e paziente, era troppo femminile per essere paragonata ad un uomo, soprattutto se quell'uomo era suo fratello, e questa buffa comparazione fece scoppiare Rin in una grassa risata, che si spense non appena l'hanyo le lanciò un'occhiata di rimprovero.

Sesshomaru di solito passava i pomeriggi in meditazione o esplorando il bosco circondante lo Yamashiro, ma quel giorno aveva in mente di riprendere gli studi il pomeriggio in modo da poter elaborare un piano il prima possibile.

Stava per entrare nella biblioteca prima di sentire la dolce e squillante risata di Rin, provenire dalla stanza opposta alla sua. La porta non era stata chiusa del tutto permettendo al demone di dare un'occhiata a cosa stesse accadendo, trovando la sorella seduta e Rin con una mano al viso e una mano sulla pancia, mentre cercava di calmarsi.

"Perché ridevi, Rin?" , stava chiedendo Inuchoi non capendo cosa impedisse a Rin di completare l'esercizio.

"Perdonami Onee-Sama" rispose la fanciulla, "Ma non riesco a immaginarvi uomo".

La mezzo demone sospirò, se Rin fosse scoppiata a ridere ogni volta che la guardava, non sarebbero mai riuscite ad andare avanti.

"In questo caso, immagino debba aiutarci colui che giace dietro la porta", rispose l'hanyo, facendo voltare l'umana con curiosità.

La porta si aprì seguendo il percorso impostato dal piccolo sistema a scorrimento mostrando l'elegante e imponente figura del principe dei demoni, Rin sentì il viso andarle a fuoco, Sesshomaru la stava forse spiando!? L'aveva vista mentre scoppiava a ridere in faccia a sua sorella! Cosa aveva appena detto Inuchoi?! Lasciare che lui...

"Buon pomeriggio Sesshomaru" Inuchoi salutò il fratello maggiore.

"Che accade qui?" chiese Sesshomaru entrando nella stanza.

"Ecco..." Iniziò Rin spostandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Onee-Sama mi stava dando lezioni di etichetta."

"Lezioni di etichetta?" ripeté il demone perplesso.

"Qualche settimana fa, Rin mi chiesto di istruirla" argomentò tranquillamente la mezzo demone, "Solo che la piccola sta facendo fatica con una simulazione...magari potresti aiutarci" aggiunse convinta che la presenza di Sesshomaru l'avrebbe aiutata nell'esercizio.

Rin non era dello stesso avviso, il suo viso si era decorato di una potente spolverata di rosso, e il cuore le batteva forte in petto, l'idea che Sesshomaru dovesse fingersi suo marito la agitava.

In realtà aveva fantasticato più volte su questa possibilità, ma ora...sapeva che Sesshomaru avrebbe trovato il tutto assurdo, e in effetti non aveva torto.

Però,

La giovane umana strinse la stoffa del kimono tra le dita.

Però, era per lui che io avevo deciso di imparare, perché lui vedesse che non sono più una bambina, perché, forse per la prima volta, mi notasse...

"Signor Sesshomaru...se non avete nulla in contrario, io vorrei fare questa esercitazione con voi...vi prego." Rin non sapeva che cosa le fosse preso, forse era impazzita, ma, una piccola parte di lei voleva davvero che lui vedesse di cosa era capace.

La giovane tenne lo sguardo fisso sulle sue mani, incapace di incrociare gli occhi del Daiyōkai; fin quando avvertì una presenza sedersi vicino a lei.

Allora, e solo allora, sollevò lo sguardo, Sesshomaru era seduto accanto a lei, la schiena dritta e lo sguardo fisso davanti a sé; Rin non poté trattenersi dal sorridere.

"Possiamo iniziare."

"Sì, Onee-Sama", Rin si ricompose subito raddrizzando la schiena, mentre Inuchoi distribuiva ad entrambi gli oshibori [3] per pulirsi le mani; subito dopo la ragazza congiunse le mani per la preghiera di benedizione.

"Itadakimasu." [4]

Iniziarono dalla zuppa, che alla fine di tutto l'esercizio era la parte più facile, venne consumata senza cucchiaio, erano piatti preparati da Inuchoi quindi Rin era almeno tranquilla sul fatto che i piatti sarebbero piaciuti al demone che, come voleva l'etichetta, fece del lieve rumore con la gola nell'intento di bere, Rin si permise di bere solo dopo che Sesshomaru aveva iniziato. Le ciotole vennero tenute con entrambe le mani, in movimenti calcolati e silenziosi, Rin faceva molta attenzione, anche se non sembrava, a non alzare troppo le braccia o le maniche del kimono si sarebbero ripiegate su se stesse finendo per mostrare gli avambracci.

Sesshomaru osservava attentamente i movimenti della ragazza seduta di fronte a lui: lo sguardo socchiuso, i capelli scarmigliati che ne mostrava la natura ribelle. Il Kimono che indossava era uno dei tanti regalati dal demone negli anni passati, questo in particolare era viola con delle decorazioni lilla e delle farfalle gialle sparse qui e là per la trama dell'abito, l'obi era di un rosa pesca.

Fu inevitabile per i due incrociare i loro sguardi.

Il cuore dell'umana perse un battito, ogni qualvolta che capitava si sentiva penetrare da quelle pupille dorate, come se il demone potesse leggerle l'anima, una lieve spolverata rossa le decorò il viso.

Calma Rin, Calma, si rimproverò tra sé e Sé.

Lo sguardo ricadde sul bicchiere del compagno, era vuoto, ed era suo dovere riempirlo. Con un gesto delicato prese la teiera e piegò lievemente la manica del kimono mostrando un po' troppo la pelle del polso. In tal modo Inuchoi si trovò costretta a riprendere la propria allieva

"Rin stai forse cercando di farmi sentire sulle spalle i miei anni?"

Rin capì subito il suo errore abbassando lievemente la manica.

"Perdonami Onee-Sama, non era mia intenzione" fu la sua risposta poggiando la teiera al suo posto.

Sesshomaru non l'avrebbe mai ammesso ma quel gesto da parte dell'umana aveva attirato la sua attenzione, la pelle di Rin era sempre stata così candida e delicata? Non sapeva dirlo.

Dopo aver finito il brodo, le ciotole vennero messe da parte da Rin che sfiorò per sbaglio le dita di Sesshomaru, altro errore, sia per educazione, che per il suo cuore che era praticamente esploso nel petto. Uno scambio di sguardi tornò a incatenare l'umana al demone che dal canto suo vedeva una Rin davvero cambiata. Era davvero sbocciata come credeva. Non aveva più davanti una bambina pasticciona e interessata solo a giocare. La corvina si permise di fargli un dolce sorriso annullando il contatto con le lunghe e affusolate dita del demone fredde come la neve d'inverno.

Sesshomaru-Sama... non sai quanto il mio cuore batta forte in questo momento, pensò perdendosi in quegli occhi ambrati per l'ennesima volta.

Quello sguardo; tutti coloro che conoscevano, anche solo di nome, il glaciale principe dei demoni, evitavano di incrociare i suoi occhi, come se ne andasse della loro vita.

Lei in quegli stessi occhi vedeva la vita, la sua vita, il suo futuro. Erano la prima cosa che aveva visto quando venne riportata in vita da Tenseiga quando era una bambina, ed era l'ultima cosa che immaginava prima di addormentarsi ogni notte. Si passò alle altre portate che ognuno prese per sé tramite le hashi. [5] Rin riuscì a non ripetere ulteriori errori portando a termine la simulazione. Posò sempre le hashi sull' hashioki [6] quando doveva spostare qualche piatto o riempire il bicchiere del compagno. Prendeva i pezzi di cibo dai piatti comuni con le estremità pulite delle bacchette, passava le ciotole con entrambe le mani. Evitò segni portasfortuna o fraintendibili. A fine pasto unirono di nuovo le mani in segno di preghiera e dissero:

"Gochisoosama" [7]

A quel punto Inuchoi suonò una campanellina

"Bene la simulazione è finita" sentenziò. Rin tirò un respiro di sollievo.

"Onee-Sama come vi sono sembrata?" chiese spostandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio

Inuchoi sembrò pensarci un'attimo, ma in realtà aveva già un giudizio ben preciso nella propria testa.

"All'Inizio sei stata impacciata e hai fatto degli errori piuttosto elementari, e a questo proposito ripasseremo come si sistemano le maniche." la mezzodemone le lanciò un'occhiata eloquente che fece arrossire Rin dalla testa ai piedi.

"Probabilmente eri nervosa ma dopo ti sei sciolta e la situazione è migliorata mostrando le tue reali conoscenze... come insegnante e come donna abbastanza soddisfatta" l'hanyo lanciò uno sguardo a Sesshomaru aggiungendo "Sesshomaru vuoi aggiungere qualcosa dal tuo punto di vista?"

Sesshomaru sinceramente parlando non si sarebbe normalmente abbassato a uno stupido gioco come quello, se non ci fosse stata di mezzo Rin.

"Non ho niente da obbiettare" rispose, abbandonando la stanza.

Una ragazza normale ci sarebbe rimasta male a quella scena ma Rin scrutò attentamente lo sguardo del demone e un sorriso gli si dipinse sul viso.

Note

[1] Gokuryūha: l'attacco più potente di Sō'unga; possiede un potere più distruttivo del Bakuryūha di Tessaiga . Sō'unga scatena un grande, violento e potente tornado viola/nero che annienta tutto ciò che è stato catturato sul suo cammino.

[2] Onee-Sama: È la forma più rispettosa in assoluto per rivolgersi a una sorella maggiore. Non è però un vocabolo che si utilizzerebbe nella vita quotidiana. Si potrebbe usare nei seguenti casi: vuoi scusarti con tua sorella per averle arrecato una grande offesa, la ammiri o sei una persona che si esprime in un modo particolarmente educato in qualsiasi situazione.

[3] Oshibori: piccoli tovagliolini inumiditi per pulirsi le mani

[4] Itadakimasu: significa letteralmente "ricevo questo cibo (e ringrazio)".


[5] Hashi: bacchette tradizionali giapponesi.

[6] Hashioki: sostegno dedicato alle Hashi

[7] Gochisoosama: significa "il pasto era delizioso e nutriente".

Mi dispiace che lo scorso mese la pubblicazione sia saltata, ma ho avuto qualche imprevisto, nulla di grave, posso solo dirvi che tra le tante novità: Ho iniziato un podcast su spotify dove leggo proprio questa fanfiction, link in descrizione! Fatemi sapere che ve ne pare!  

Che la fantasia vi guidi!💙

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