Pokémon Ranger: Tracce di Luce

di Khailea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60 ***
Capitolo 61: *** Capitolo 61 ***
Capitolo 62: *** Capitolo 62 ***
Capitolo 63: *** Capitolo 63 ***
Capitolo 64: *** Capitolo 64 ***
Capitolo 65: *** Capitolo 65 ***
Capitolo 66: *** Capitolo 66 ***
Capitolo 67: *** Capitolo 67 ***
Capitolo 68: *** Capitolo 68 ***
Capitolo 69: *** Capitolo 69 ***
Capitolo 70: *** Capitolo 70 ***
Capitolo 71: *** Capitolo 71 ***
Capitolo 72: *** Capitolo 71 ***
Capitolo 73: *** Capitolo 73 - Back to the past ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Decine di giovani Ranger sono oggi radunati per l’ambita cerimonia di premiazione che conferirà a due fra i più capaci il ruolo di Ranger dei Cieli, un grado ottenibile solo da coloro che l’hanno realmente meritato scalando la classifica di Pokémon Ranger e che assegnerà loro il compito di salvaguardare la convivenza pacifica tra Pokémon ed esseri umani non solo in terra, ma anche in cielo tramite Pokémon in grado di volare.
Come ormai da tradizione la cerimonia si sarebbe tenuta alla Federazione Ranger, un luogo di grande importanza che vide la nascita di questa importante professione e che ha visto al suo interno il plasmarsi di alcune delle figure più importanti dei Pokémon Ranger. Le promesse ed i loro familiari erano tutti radunati sul tetto del palazzo, in un giardino interno nascosto sotto la folta chioma di un grande albero, mentre la presidentessa Edvige ed il professor Frenesio tenevano il discorso di premiazione.
-Oggi non siamo qui solo per assegnare un nuovo rango a due giovani promesse, ma per celebrare l’impegno di tutti voi, che proteggete il legame tra persone e Pokémon.-
La presidentessa, un’anziana signora dai capelli grigi ed i vispi occhi azzurri, ma ancora pieni di energia, si trovava sopra un piccolo palcoscenico assieme al professore, dallo sguardo severo e dai capelli ed i baffi bianchi, vestito perennemente con un camice.
-Il ruolo che vi verrà assegnato non ridurrà le vostre responsabilità, e nemmeno renderà le cose più semplici, ma se siete arrivati fino a qui è perché siete individui coscienziosi il cui rispetto nei confronti del bene comune è tale da far sì vi prodighiate al massimo delle vostre forze.-
Il discorso del professore come al solito fu particolarmente lungo. L’uomo aveva sempre avuto una tendenza a lasciarsi andare nel parlare, e vista l’occasione la presidentessa per una volta sembrava intenzionata a lasciarglielo fare.
Gli ospiti lo ascoltavano con ammirazione, pendendo dalle sue labbra, ma solo perché non erano già abituati a sentirlo, coloro infatti che ci lavoravano da tempo avevano imparato a distinguere nei suoi discorsi i concetti più importanti, e potevano così rilassarsi e distrarsi. Questo valeva in particolare per gli Assistenti, figure di supporto dei Pokémon Ranger che tramite dei grandi computer posti in ciascuna base potevano dare informazioni ai Ranger ed aiuti di ogni tipo.
Tra i presenti c’era perfino il Top Ranger Viola, una donna bellissima dai capelli e gli occhi verdi, conosciuta per la sua impareggiabile abilità nel volo; proprio da lei è nata la squadra dei cieli, in quanto grazie al suo contributo è stato possibile svolgere più facilmente numerose missioni.
Invece i ragazzi alle spalle dell’uomo per una volta ascoltarono ogni singola parola. Non importava se non sarebbero stati accettati, il fatto fossero lì significava un giorno avrebbero ottenuto la promozione, ma l’onore rimaneva alto.
Finalmente, dopo almeno mezz’ora di discorso, il professore si voltò verso di loro.
-Ed ora, è il momento di svelare chi è stato scelto per il ruolo di Pokémon Ranger dei Cieli. Voi due, fatevi avanti.- disse infine indicando un ragazzo ed una ragazza dalla fila. Un corso di applausi si levò dalla platea e dai loro compagni, felici per i due giovani che quasi non poterono credere alle loro orecchie. La ragazza sobbalzò dalla gioia, mentre trovò con lo sguardo i volti fieri dei suoi familiari.
Assieme all’altra persona nominata si spostò verso il centro del palco, vicino alla presidentessa ed al professor Frenesio, che come fu vicina però le sussurrò imbarazzato.
-Ehm, chiedo scusa per la domanda…ho gli occhiali un po’ appannati, sa fuori fa molto freddo mentre qui tendono sempre ad alzare troppo la temperatura…sei un ragazzo o una ragazza?-
La ragazza lo guardò sorpresa, ma non si offese per la domanda; effettivamente i suoi occhiali erano terribilmente opachi.
-Sono una ragazza.- sussurrò lei cercando di non farsi sentire, anche se forse parlò fin troppo piano.
-Dunque sei una ragazza?-
-Sì.-
-Bene, bene, chiedo ancora scusa per l’equivoco…- rispose lui annuendo, alzando poi la voce. -Che il vostro coraggio possa condurvi verso le vette più alte, e che il vostro amore per la pace guidi sempre i vostri cuori. Da oggi, siete Pokémon Ranger dei Cieli.-
 
 
 
 
 
 
Due anni dopo, Regione di Oblivia.
-IN CIELO-
 
 
 
 
Il cielo quel giorno era splendido.
Chiaro e limpido, sembrava un luogo di assoluta pace, dove niente poteva arrivare a disturbare la serenità che si era creata. Una soffice coltre di nuvole faceva da prato sotto i Pokémon che vi volavano pochi metri più in su. Un piccolo stormo composto da tre Pidgey stava volando liberamente in questo paesaggio, muovendo con pacatezza le piccole ali, fino a quando qualcosa non li spaventò, costringendoli a disperdersi.
Una figura ben più grande di loro fece capolino, rossa e bianca dalle grandi e ali, che si muoveva a zig-zag nel cielo mentre schivava delle grandi sfere verdi. Sembrava spaventata, e volava quanto più velocemente poteva, ma i suoi inseguitori erano molto più vicini di quanto potesse immaginare.
Si trattava di due figure, un uomo ed una donna, vestiti entrambi con un giubbotto ed un cappello verde mela e dei pantaloni marroni, con pesanti stivali neri. Non stavano volando grazie a dei Pokémon, ma utilizzavano due strani macchinari metallici, composti da un disco rotondo alla base con due aste ai lati, che usavano per gestire la direzione e la velocità.
Sulla punta del muso avevano anche dei piccoli cannoni, con cui stavano sparando al Pokémon rosso.
-Iuuuh!- urlò l’uomo esagitato, come se fosse stata la cosa più divertente avesse mai fatto.
-Basta adesso, fatti catturare!- urlò l’altra, più furiosa ed impaziente rispetto a lui. -Non serve a nulla scappare, riusciremo comunque a prenderti!-
-Che pellaccia dura!- commentò il collega, mentre accelerarono ancor di più per raggiungerlo, ma il grido di uno Staraptor li fece voltare.
-E…e tu chi saresti?!-
Davanti ai due, in sella al Pokémon, c’era la figura di una giovane ragazza dalla carnagione nivea di appena ventitre anni, dai capelli castano chiaro tagliati a caschetto, anche se alcune ciocche erano più lunghe di altre, tenuti fermi grazie a degli occhialini rossi da aviatore, che in quel momento le nascondevano sotto le lenti i vispi occhi marroni. Indossava una divisa composta da una cortissima giacchettina rossa ed un top con pantaloncini azzurri, mentre il collo era coperto da una sciarpa gialla che svolazzava per via della velocità a cui si muoveva. Alle mani portava infine dei guanti azzurri ed al polso destro un apparecchio utilizzato dai Ranger per comunicare tra loro e catturare i Pokémon.
-Occhialetti rossi e sciarpa gialla…- borbottò l’uomo guardandola perplesso.
-E lo Styler di cattura al braccio!-
Il dettaglio notato dalla collega fu essenziale per far capire anche all’uomo chi avevano davanti, ed entrambi serrarono i denti, tesi per la piega la situazione aveva preso.
-Non c’è dubbio…un Pokémon Ranger!-
-“Il nemico si prepara a lanciare un Pokémon all’attacco. Cattura il Pokémon per calmarlo.”- la voce robotica dello Styler comunicò alla ragazza la prossima mossa del nemico. In realtà erano già due anni che svolgeva quel lavoro, quindi sapeva bene come comportarsi, ma visto un recente aggiornamento degli Styler questi avevano ripreso a dare delle istruzioni come se fosse stata la prima cattura del Ranger.
Nel momento in cui il Pokémon si avvicinò alla Ranger si creò attorno a loro una grande sfera rosa che delimitò il campo della cattura, una linea di margine dalla quale non si poteva uscire a meno che il Ranger non fosse stato sconfitto, o se avesse catturato il Pokémon.
-“Disegna degli anelli attorno al Pidgey con la punta dello Styler.”-
Grazie all’avanzamento della tecnologia degli Styler era diventato molto semplice catturare i Pokémon perfino da quell’altezza. La Ranger doveva controllare costantemente il volo dello Staraptor per evitare venisse ferito, e questo aggiungeva una certa difficoltà rispetto alle catture sulla terra, ma per quanto riguardava i movimenti della cattura era piuttosto semplice. Lo Styler era piccolo quanto un orologio, ma aveva al suo interno un computer che teneva traccia di tutte le catture e aveva varie incredibili funzionalità, e tramite una punta retraibile era capace di estendere i sentimenti di amicizia della persona al Pokémon, in modo potessero legare.
Catturare il Pidgey fu molto semplice, bastarono quattro anelli. Per ogni cattura lo Styler otteneva un po’ di energia che gli permetteva di aumentare le proprie capacità se venivano raggiunti determinati livelli. A causa dell’aggiornamento lei era nuovamente al primo, ed aveva solo 10/10 tacche di energia.
Lo Styler era direttamente collegato alla persona che lo utilizzava, se lo Styler o la Linea di cattura, ovvero la traccia di energia azzurra che fuoriusciva dalla punta e che trasmetteva i sentimenti di amicizia, subiva un urto allora anche la persona veniva ferita, e viceversa se questa subiva un danno lo aveva anche lo Styler.
Se la tacca raggiungeva lo zero l’apparecchio si rompeva, ma le condizioni della persona variavano da lotta a lotta, anche se poteva subire danni piuttosto gravi.
Quello però era il rischio del mestiere, e ciascun Ranger era pronto a correrlo.
Per ogni cattura effettuata se era la prima volta quel Pokémon veniva preso lo Styler lo segnava all’interno del Navigatore, un sistema di catalogazione dei Pokémon che aiutava a conoscerli; sempre a causa dell’aggiornamento il suo era resettato.
Comparve sullo schermo dello Styler l’immagine del Pidgey, con alla sua sinistra i seguenti dati; Gruppo: Volante – Poké Tattica: Volante – Mossa: Taglio 1.
Sotto questo c’era poi una breve descrizione che diceva “Lancia delle potenti trombe d’aria contro l’avversario.”





Visto il Pokémon non era selvatico ma apparteneva a qualcun altro i sentimenti di amicizia furono sufficienti solo a permettergli di andarsene, ma a quanto pare non fu l’unico a riuscire a fuggire. Il Pokémon rosso infatti poté approfittare della situazione per dileguarsi tra le nuvole, sotto al frustrazione dei due tizi.
-Accidenti! Non solo ha catturato Pidgey, ma ci ha fatto anche sfuggire la preda!- sbraitò l’uomo furioso. -Tanta maestria nella cattura pur se in mezzo alle nuvole…un grattacapo mica da ridere!-
-Peccato che qui nella regione di Oblivia non ci sia affatto bisogno di Ranger come te!-
-Per cui, prendi questo! Cannone al plasma!-
Disse l’uomo premendo un pulsante dall’asta del macchinario, e subito dopo una serie di sfere verdi furono lanciate contro la Ranger, che seppur sorpresa riuscì ad evitare quel primo attacco.
Aveva sentito parlare di quelle macchine, ma non credeva fossero capaci di tanto. Era stata mandata lì perché la Federazione aveva captato tramite i radar degli strani movimenti in cielo, non appartenenti a dei Pokémon, e sospettavano potesse trattarsi di una nuova organizzazione criminale. Lei era stata mandata a controllare la situazione, ma non si sarebbe mai aspettata di trovare una cosa simile davanti a sé.
Chi erano quei tizi, e perché stavano inseguendo quel Pokémon?
Purtroppo, non era il momento migliore per pensarci.
-Arrendetevi e consegnatevi volontariamente!- urlò la ragazza cercando di farli desistere, anche se sapeva sarebbe stato inutile.
-Non ci credo! Hai schivato i miei attacchi!- disse l’uomo sbigottito, guardandola.
-Questo Ranger è un osso duro! Non abbiamo altra scelta! Attacco doppio!-
-“Rilevo una forte emissione d’energia. Manovra Staraptor per schivare gli attacchi nemici.”-
La faceva sentire una recluta ogni volta le dava consigli simili, ma non poteva fare altrimenti.
-Forza Staraptor, vedrai che ce la faremo.- disse la ragazza preparandosi, ma tenere d’occhio due nemici in quel modo non era certo semplice.
Riuscì a schivare il primo colpo al plasma della donna, ma quello dell’uomo le colpì di striscio il braccio, causandole una bruciatura e la perdita di un punto nell’energia dello Styler.
-Ghk!-
Faceva male, ma non troppo, ed almeno stava capendo come evitarli al meglio. Non riuscivano a seguire direttamente tutti i suoi spostamenti, e come dei pivellini non provavano nemmeno a colpire il punto che pensavano avrebbe raggiunto, ma quello in cui si trovava.
Approfittando di questo riuscì ad evitare anche quella schiera di colpi successivi.
-Accipicchia! La batteria del cannone al plasma è scarica!- guaì l’uomo guardando la collega, premendo ripetutamente il pulsante, ma lei non si trovava certo in una posizione migliore.
-Anche il mio non va più! L’abbiamo usato troppo per spaventare la nostra preda…-
-Non ci rimane che lo scontro corpo a corpo!-
-Fermi lì!-
Una voce familiare alla Ranger, ed il grido di un altro Staraptor, interruppe la donna.
-Pensavate fosse da sola? Dovrete vedervela anche con me!-
Un ragazzo all’incirca dell’età dell’altra Ranger le si affiancò, avevano la stessa identica divisa ed anche il colore degli occhi e dei capelli era molto simile, anche se questi li aveva a spazzola per tutti i voli che conduceva.
Era vero, non era sola, con lei c’era Martino, il ragazzo assieme al quale aveva ottenuto la nomina due anni prima. Da allora erano stati assegnati allo stesso reparto ed avevano coltivato una buona amicizia ed una reciproca collaborazione, anche se il ragazzo tendeva un po’ a lanciarsi troppo nella mischia senza pensare.
Prima si erano momentaneamente divisi per cercare di coprire un raggio maggiore nella ricerca, ma doveva averla ritrovata facilmente grazie al segnale dello Styler.
-Accidenti! Da dove sbuca quest’altro Ranger?!- disse l’uomo ancor più agitato di prima.
-Il cannone al plasma è andato…ed è pure sbucato un altro Ranger! Mi dispiace, ma mi sa che non ci resta che filarcela!-
-Fermi dove siete! Neanche voi siete da soli!-
Una terza voce fece capolino nella conversazione, ma stavolta non era di una persona amica.
Il due di furfanti era stato raggiunto da un’altra persona, un uomo alto e snello vestito con una giacchetta rossa senza maniche, che guidava un veivolo dello stesso colore.
Probabilmente era un loro superiore, visto gli altri due erano identici.
Tra i suoi capelli biondi, pettinati di lato in modo gli nascondessero in parte gli occhi azzurri, era presente una ciocca rossa, ed aveva un’aria nettamente più pericolosa rispetto ai colleghi, per non dire anche spocchiosa in un certo modo.
-Capo?! Siamo inseguiti dai Pokémon Ranger!-
-Quello lo vedo anch’io!- rispose lui bruscamente, guardando poi i due Ranger. -Non ne avevo mai visti volare in cielo però. Occhialini rossi e sciarpa gialla…guarda quante arie si danno questi Ranger del cielo! Siete solo dei bambocci!-
-Ehi! Come ti permetti!-
-Calmati Martino.-
La ragazza cercò di mantenere la situazione sotto controllo, anche se si sentiva ugualmente offesa. L’uomo in risposta continuò a ridacchiare divertito, vedendo di aver toccato un nervo sensibile.
-Fate ridere i polli!-
-Ma senti! Sono io che mi sto sbellicando dalle risate a guardare questi due imbranati che non riescono a fermare i “bambocci”…e pensare che tu sei il loro capo!!!- rispose Martino furioso, riuscendo ad irritare l’altro.
-Ma come osi?! Non pensare di passarla liscia dopo quello che hai appena detto! C’è uno sport proprio perfetto per i piccoli sbruffoncelli come te! Il paracadutismo senza paracadute!- in quell’esatto secondo l’uomo spinse uno dei pulsanti sul proprio macchinario, e la Ranger capì subito cosa stava per fare. -Prendi questo!-
-Martino!-
Una scarica di colpi al plasma rosa puntò direttamente contro il ragazzo, che preso dalla sorpresa non riuscì a spostarsi in tempo.
-AAAARH!-
Spaventato Mattia lanciò un urlo preparandosi all’urto, che però non arrivò mai. La sua compagna senza nemmeno pensarci si era spostava davanti a lui, in modo da proteggerlo e ricevere il colpo.
Fu più doloroso di prima, venne colpita al petto, allo stomaco ed alle gambe; sentì un forte dolore in ciascuno di questi punti, e delle bruciature che dolevano ancor di più sotto il vento che soffiava sulla sua pelle.
Senza che potesse fermarsi la ragazza cominciò a precipitare, ignara del destino che le sarebbe toccato.
Nel frattempo i tre individui e Martino erano ancora nel cielo, ed il ragazzo aprendo gli occhi si guardò attorno confuso.
-Eh? Cos’è successo?-
-Fare scudo a un compagno con il proprio corpo…un gesto commovente anche per un Ranger…- borbottò il capo dei due tizi, guardando verso la direzione dove la ragazza era caduta. -Peccato che non potrai ringraziare chi ti ha salvato al vita, perché sta precipitando in mare.-
Quelle parole scioccarono il ragazzo, che sbiancò guardando verso il basso.
-Che cosa?! Sta precipitando in mare per avermi difeso?!-
-Bene bene. Pare proprio che tu abbia molta fortuna. Vorrà dire che diventerai il nostro porta fortuna!-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La giovane ragazza si sentiva come se stesse precipitando da molto più tempo di quanto non fosse in realtà.
In più punti il corpo le doleva terribilmente e la pelle le pizzicava, era certa avesse riportato numerose bruciature ma al momento non riusciva a pensare a nulla, nemmeno al fatto stesse cadendo.
Sperava Martino stesse bene, che il suo gesto fosse bastato ad aiutarlo.
Sperava anche che lo Staraptor non fosse stato ferito, e che fosse volato via in tempo.
La testa continuava a girare incessantemente, ma riuscì a sentire oltre al sentore di fumo anche l’odore del mare.
Con un po’ di fortuna quindi, sarebbe riuscita a sopravvivere.
Sforzandosi di aprire gli occhi la ragazza guardò il proprio Styler, lo schermo era danneggiato e non sembrava in buone condizioni. Il mini-polmone usato per poter respirare sott’acqua però era ancora integro, e per sicurezza se lo mise, esattamente pochi secondi prima che il suo corpo toccasse l’acqua.
L’impatto non fu morbido, e l’acqua salata sulle ferite le fece bruciare ancor di più, però era viva, e lo sentiva chiaramente.
Lasciò per qualche tempo che i movimenti del mare la cullassero, facendo il possibile per non addormentarsi e non perdere il mini-polmone, ma presto si rese conto che qualcos’altro mancava.
-“Lo Styler di cattura si è staccato! Emergenza! Riposiziona al più presto lo Styler di cattura! Lo Styler di cattura si è staccato! Emergenza! Riposiziona al più presto lo Styler di cattura!”-
Perfino nell’acqua la voce dello Styler era abbastanza chiara da attirare la sua attenzione, e lo Styler di cattura stava lentamente sprofondando verso il fondo del mare. La ragazza cercò subito di raggiungerlo, quando notò un Pokémon simile ad una piccola manta azzurra afferrarlo con i piccoli dentini, scambiandolo forse per un’esca e portandolo via con sé.
Non le rimase altra scelta se non quella di nuotare quanto più velocemente possibile per raggiungerlo.
Il mini-polmone aveva un’utile funzione oltre a permettere di respirare sott’acqua, ovvero il concedere una spinta più rapida per nuotare nel momento in cui la carica era sufficiente.
Il Pokémon aveva un leggero vantaggio rispetto a lei, ed andò subito ad infilarsi tra un passaggio nelle rocce largo poco più di quattro metri. Fortunatamente anche a quella profondità la luce continuava ad essere presente, lasciandole vedere chiaramente lo splendido paesaggio sottomarino composto da lucidi coralli rosa e da un’acqua limpida.
Peccato che non poté godersi la scena, perché come il Pokémon notò era inseguito cominciò a creare delle grosse bolle d’aria, che se l’avessero colpita l’avrebbero spinta indietro rispetto al punto in cui si trovava. La Ranger dovette quindi nuotare a zig-zag per evitarle, ma bastarono quattro scatti ben calibrati per riuscire a raggiungerlo.
Nel mentre erano sbucati fuori dalle pareti rocciose sottomarine, raggiungendo un ampio spazio pieno di colonne antiche. Non vi badò molto in verità, probabilmente era un luogo di studio per molti esploratori ed appartenevano semplicemente a qualche civiltà decaduta. La cosa più importante era il fatto che il Pokémon aveva abbandonato lo Styler di cattura, fuggendo mentre questo affondava nuovamente andando a raggiungere una piattaforma con un curioso simbolo sopra d’essa; sembrava quasi una tiara ai cui lati c’erano delle piume dai vari colori.
Era veramente splendido, ma doveva sistemare lo Styler al più presto, e sott’acqua non fu così semplice, ma in qualche modo ci riuscì.
-“Styler riposizionato!”-
Era veramente un sollievo sentirglielo dire. Rilassando i muscoli la ragazza sperò quasi di poter venir trasportata a galla senza dover far nulla, ma sapeva bene di dover nuotare parecchio per riuscirci. Voleva solamente raggiungere la riva più vicina, curare le sue ustioni e contattare la Federazione, per sapere se Martino stava bene.
La voce robotica dello Styler però la distolse da questi pensieri.
-“Pericolo! Pericolo! Enorme oggetto in avvicinamento!”-
L’acqua attorno a lei sembrò quasi vibrare mentre un sordo rumore si faceva sempre più vicino. Guardandosi attorno confusa la Ranger cercò di capirne la provenienza, ma la luce rispetto a prima era diminuita e non riusciva a vedere se non a più di qualche metro più in là.
-“Pericolo! Pericolo! Corrente estremamente forte! Corrente-te-te-te-te bz bz bz bzzz…”-
Ad un certo punto riuscì ad intravedere un’ombra nera nell’acqua, che in una manciata di secondi si allargò pericolosamente fino a quando non riuscì a distinguere completamente una grande imbarcazione di metallo, che si muoveva ad una velocità allarmante.
Anche se ormai era troppo tardi per evitarla cercò comunque di spostarsi per evitare la collisione, ma finì inevitabilmente trascinata dalla corrente d’acqua creatasi, venendo sballottata senza controllo.
Le sembrò di essere dentro un vortice infinito dal quale non aveva alcun controllo. Tentò comunque di proteggersi la testa nascondendola tra le braccia, ma quando con la schiena sbatté contro una delle colonne il dolore fu tale da impedirle di mantenere quella posizione, e così non poté proteggersi quando finì contro le pareti rocciose lì vicino.
Tutto ciò che riuscì a sentire in quel momento fu un acuto dolore, poi, tutto divenne nero.
 
 
 
 
 
 
 
 
In quello stesso istante, sull’imbarcazione…
 
Tutto sembrava essere nelle condizioni ottimali, non erano state rivelate imbarcazioni nei dintorni, e nessuno avrebbe dovuto essere a conoscenza della loro posizione. Non appena furono certi che tutto il necessario fosse pronto, l’apertura delle unità venne aperta.
-Alle Unità Dadavolante! L’obbiettivo è Dolcegoccia! Partenza immediata!-
La voce dall’unità di controllo diede ufficialmente il via all’operazione, e dal passaggio uscirono dieci individui, tutti vestiti con la stessa divisa verde e marrone. Uno di loro era incaricato di capitanare il gruppo, e si posizionò davanti a loro con aria autorevole.
-Perfetto, si parte. Ascoltate! Dolcegoccia è un’isola deserta. Potremo fare il nostro lavoro senza preoccuparci di essere visti!-
Il gruppo si scambiò sei sorrisetti complici, per poi partire alla volta dell’isola.
Qui, completamente ignari di cosa sarebbe accaduto da lì a poco, i Pokémon vivevano in pace trascorrendo serenamente il loro tempo. Un piccolo gruppo di Pokémon in quel momento si trovava nei pressi di un grande tronco cavo, mentre un piccolo esserino giallo con un ukulele tra le zampette suonava mentre i suoi amici cantavano seguendo il ritmo della musica.
Il loro canto venne però interrotto da un sibilo estraneo, e tutti alzarono gli occhi al cielo vedendo quegli strani oggetti volare contro di loro; immediatamente spaventati cominciarono a disperdersi, mentre gli ospiti indesiderati approdavano sull’isola.
-Sparpagliatevi! Dividiamoci e catturiamoli tutti!-
-Ricevuto!-
Incapaci di difendersi i piccoli furono i primi ad essere catturati, spinti con l’inganno tutti nello stesso punto, con la minaccia di strani apparecchi che emettevano delle onde violacee, che nel momento in cui li colpivano li ipnotizzavano, privandoli della propria volontà.
I Pokémon più grandi tentarono di attaccare i nemici in modo da dar tempo ai più piccoli di fuggire, ma vennero soggiogati con altrettanta facilità, e presto quelli liberi rimasero in pochi.
-In un tempo così breve abbiamo catturato davvero un sacco di Pokémon!- disse uno degli uomini con soddisfazione, guardando l’apparecchio avevano ai polsi. -E’ tutto merito dei nuovi guanti della sottomissione! Non siamo riusciti a trovare il Pokémon che cercavano, ma non importa. Almeno ora sappiamo che non si trova qui. Torniamo alla base a prenderci i complimenti dal capo! Unità Dadavolante! Ritiriamoci!-
A quel richiamo tutte le unità si sollevarono in cielo, tornando verso l’imbarcazione in mare.
L’isola Dolcegoccia si era fatta d’un tratto tremendamente silenziosa, di quel genere di silenzio che spezza il cuore al ricordo della gioia prima presente in quel luogo.
Non si sentiva più alcun suono, né le urla spaventate dei Pokémon, il fruscio delle foglie, o lo zampettio degli abitanti dell’isola, ad eccezione del lamento dell’unico Pokémon riuscito a nascondersi dai rapitori, lo stesso piccolo Pokémon che fino a poco prima aveva suonato con allegria il suo piccolo ukulele, e che ora non riusciva più a trovare nessuno dei suoi amici.
 
 
 
 
 
 
 
 
Attorno alla ragazza ancora non c’era altro che buio, non riusciva a muovere il corpo e non capiva se fosse ancora in acqua o meno. Poi, un ricordo, di quando venne convocata alla Federazione Ranger pochi giorni prima.
Assieme a lei c’era Martino, e si trovavano nella sala riunioni assieme al professor Frenesio; qui il pavimento era formato da un gigantesco schermo verde, che permetteva di vedere tutti i dati necessari alle varie missioni.
-Giovani Pokémon Ranger! Ho sentito parlare molto delle vostre prodezze.- cominciò l’uomo guardandoli, rendendoli già fieri del lavoro svolto in quegli anni. -Sono il professor Frenesio, il capo del dipartimento di tecnologia della Federazione Ranger. Avrete sentito parlare di me, no? Non occorre che rispondiate.-
Certo che lo conoscevano, e visto l’alto numero di Ranger era comprensibile non fosse lo stesso per l’uomo.
-Vi ho voluti qui oggi per assegnarvi una missione speciale.-
A quelle parole entrambi i giovani drizzarono le orecchie.
-Una missione…speciale?!- chiese infatti il ragazzo entusiasta.
-Immagino che ne abbiate sentito già parlare anche voi. C’è un gruppo di mascalzoni che cattura con la forza i Pokémon per servirsene per i propri scopi. Il nome di questo gruppo è…i Bricconieri di Pokémon.- disse l’uomo facendo una piccola pausa ad effetto, non tradendo comunque la serietà della cosa. -Sono dei mascalzoni senza scrupoli che operano individualmente. Ma ultimamente, pare si stiano unendo in un unico gruppo. Il perché, però, nessuno lo sa. Quello che è certo, è che stanno tramando qualcosa di losco. Vorrei dunque che vi recaste nella regione di Oblivia per scoprire cosa stanno tramando e fermarli prima che sia troppo tardi.-
-Può contare su di noi, signore.- rispose la ragazza annuendo, ma una voce la interruppe.
-Ehi! Ehi!!! Un secondo, fermi tutti!-
Nella sala fece capolino, correndo come un forsennato, Willy, il simpatico membro della Federazione Ranger che aiutava tutti al meglio che poteva e regalava sorrisi ad ogni dove. Era un omaccione alto e robusto dai capelli e gli occhi castani, che tutti conoscevano.
-Volete sapere tutto sulla regione di Oblivia? Lasciate fare a me, Willy, portavoce della Federazione Ranger.- disse l’uomo con un largo sorriso ed una luce negli occhi, ma il professore non sembrava entusiasta della sua interruzione.
-Willy! Darò io tutte le spiegazioni necessarie, non mi serve il tuo aiuto!-
-Ma…professor Frenesio! La prego, non mi privi anche delle poche responsabilità che mi restano.- uggiolò l’uomo tristemente.
Alla fine il professore sospirò sconsolato, annuendo debolmente ben sapendo altrimenti non avrebbe mai smesso di lamentarsi.
-Grazie mille!- nuovamente con il suo solito sorriso Willy si voltò verso i due Ranger, schiarendosi la gola. -Lasciate che vi faccia una breve introduzione alla regione di Oblivia. Questa regione, in un certo senso, è un posto dimenticato dal mondo. Insomma, uno spensierato paradiso!-
-Non c’è dubbio, è davvero un paradiso. Ma forse è questo il motivo per cui è presa di mira da quella gentaglia. E’ talmente pacifica che ha soltanto un Ranger di zona.- aggiunse il professore pensieroso.
-Lo slogan della regione di Oblivia recita: “Oblivia, un mondo di antiche rovine e isole leggendarie”. Promettente, vero?-
-Sì, certo. Pare che recentemente sia stata assalita dagli Scoprirovine. Se riesco a prendermi un po’ di ferie, voglio andare anch’io a esplorarla…- disse il professore sfregandosi il mento con una mano. -Ad ogni modo, non dovete abbassare la guardia anche se sono isole così pacifiche.-
-Lasciatemi iniziare adesso la seconda parte dell’introduzione a Oblivia. Sono nove parti in tutto, quindi mettetevi pure comodi!- disse gioioso Willy, mentre i due Ranger sbiancarono guardando il professore in una richiesta di aiuto.
-Direi che può bastare così, invece! Se hai davvero così tanta voglia di lavorare, ti dico io cosa fare!- sbottò il professor Frenesio guardandolo, fissandosi poi sui due rimasti in silenzio. -Non c’è tempo da perdere adesso, iniziate subito la nuova missione!-
-Sì signore!- risposero i due scattando sull’attenti, mentre Willy non era per nulla impaurito dai toni bruschi dell’uomo.
-Ha del lavoro da farmi fare? Mi raccomando però, che sia divertente!-
-Non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà. Bene, tornando a noi, giovani Ranger…dirigetevi subito alla regione di Oblivia. Dovete ostacolare i piani dei Bricconieri di Pokémon! Proteggete la natura e la pace della regione con l’aiuto dei Pokémon!-
-Va bene!- rispose Martino annuendo, e come tradizione voleva i due si esibirono nella propria posa Ranger, un gesto caratteristico per ciascuno di loro che segnava l’inizio o la fine di una missione. -Alla volta delle isole di Oblivia allora!-
Il ricordo cominciò lentamente a svanire, lasciando sprofondare nuovamente la ragazza nell’oscurità, fino a quando non iniziò a sentire una delicata brezza sul suo corpo, e del calore sotto di sé.
Aprendo gli occhi sentì chiaramente tra le mani la morbidezza della sabbia, ed il fresco odore del mare salmastro. La luce del sole le colpì gli occhi impedendole di aprirli per svariati minuti, ma alla fine riuscì a mettersi quantomeno a sedere, togliendosi quanta più sabbia possibile dalla faccia e dalla divisa.
Sembrava essere approdata su un’isola, ma non aveva idea se fosse abitata e dove esattamente si trovasse.
-“Posizione attuale…coordinata X 055666 coordinata Y 355671. Attenzione. Infiltrazione di acqua marina nei circuiti del Navigatore dello Styler. Posizione attuale…coordinata X 05 bz-bz-bzzz…coordinata Y bz-bz-bz…attenzione. Infiltrazione di acqua marina nei circuiti del bz-bz-bzzz…”-
-Oh no…-
Non andava bene per niente, doveva assolutamente trovare qualcuno in grado di ripararlo. Lei purtroppo non ne aveva le competenze, e sicuramente nemmeno gli attrezzi, visto normalmente ci pensavano gli Assistenti. Almeno lo schermo sembrava intatto.
-“Regione di Oblivia, Dolcegoccia bz-bz-bzzz…recupero programma del Navigatore in corso. Recupero programma del Navigatore in corso. Verifica proprietario Styler. Prego inserire nome del proprietario.”-
Era ridotto veramente male, ma la ragazza riuscì comunque a digitare il suo nome sullo schermo; Alessandra.
-“Alessandra, giusto?”-
Sul piccolo schermo comparvero due piccoli indicatori, uno con un No e l’altro con un Sì, lei premette quest’ultimo.
-“Il proprietario è Alessandra. Verifica nome terminata. Programma parzialmente recuperato!”-
-Solo parzialmente?-
A quanto pare era il meglio poteva sperare al momento.
-“Per utilizzare le funzioni dello Styler, tocca l’icona sullo schermo in basso a destra e apri il menu dello Styler. Per saperne di più, consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
-Va bene, cerchiamo intanto di contattare qualcuno.- disse la ragazza armeggiando con le funzioni, ma fu tutto inutile.
-“Recupero funzione di trasmissione impossibile. E’ temporaneamente impossibile mettersi in contatto con Martino.”-
La ragazza sperò che fosse a causa del suo Styler danneggiato, e non perché fosse successo qualcosa all’amico.
-Ti prego, almeno dammi qualche informazione sull’isola…-
-“Posizione attuale...coordinata X 055666 coordinata Y 355671. Regione di Oblivia, Dolcegoccia. Ricerca dati…Dolcegoccia non è abitata da esseri umani. Al largo della costa nord di Dolcegoccia, invece, si trova Regiobaleno, un’isola abitata da esseri umani.”-
Ok, non era stata estremamente fortunata, ma nemmeno così sfortunata. Doveva solo raggiungere l’altra isola e magari trovare il Ranger di zona di cui aveva parlato il professore.
-Sicuramente ci saranno dei Pokémon nei dintorni, potrebbero aiutarmi a fare una zattera, o se sanno volare darmi un passaggio.-
Le sue condizioni non erano al massimo, anche se l’energia dello Styler era carica. Le ustioni a causa dei colpi al plasma si erano arrossate, e la testa e la schiena le facevano male a causa degli urti subiti in acqua.
-Che cos’era quella specie di sottomarino? Un mezzo così non mi sembra molto adatto ad una regione apparentemente tanto pacifica.-
Difficilmente l’avrebbe scoperto a breve, ma avrebbe avuto il tempo per pensarci una volta arrivata a Regiobaleno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La spiaggia sulla quale era approdata era molto piacevole alla vista, con una sabbia fine e con la vegetazione che cresceva rigogliosa, anche se incontrollata, a pochi metri dall’acqua.
Sembrava una sorta di piccolo paradiso, e le venne da chiedersi se tutte le isole di Oblivia fossero così. Mentre proseguiva a camminare lungo la spiaggia, in cerca di un punto dove le piante fossero meno fitte per poter passare, la ragazza notò un apparecchio che non credeva di poter trovare lì.
-“C’è un Punto di salvataggio. Usando questo Punto di salvataggio, i Ranger possono salvare i propri progressi. Quando incontri un Punto di salvataggio, ricordati di salvare i tuoi progressi.”-
Già, anche all’accademia lo ripetevano di continuo, quelle macchine servivano a registrare tutti i dati raccolti nello Styler, navigatori e livelli inclusi, in modo che se si fosse rotto non sarebbe andato tutto perduto.
-Vediamo se funziona.- disse la ragazza avvicinandosi e tentando la fortuna. La macchina era una sorta di computer azzurro dallo schermo arancione che fluttuava tramite una piccola elica, e sembrava in perfette condizioni. Come lo sfiorò comparve la sua immagine con la scritta “Vuoi salvare i tuoi progressi?” e due pulsanti, uno con Sì e l’altro con No. Premendo il primo bastarono pochi secondi prima che il salvataggio avvenisse, dandole una sicurezza in più.
Andando avanti a camminare nella spiaggia trovò presto un grosso spiazzo dove questa si ingrandiva, e con un piccolo sentierino che si diramava nella vegetazione. Senza pensarci due volte lo seguì inoltrandosi nel cuore dell’isola,  trovando una serie di sentieri; visto davanti a sé c’era solo un vicolo cieco procedette verso la sua sinistra, passando accanto ad un grosso tronco cavo.
-Com’è silenzioso qui…uh?-
Cominciò a sentire un debole suono non molto lontano da lei, e notò un piccolo Pichu tutto solo, con un ukulele in spalla. Era la prima volta che vedeva un Pokémon tenere un’oggetto, e gli diede un’aria ancor più adorabile, ma le bastò avvicinarsi per notare un’espressione triste sul suo musetto.
-Pichuuu…pichuuu.-
Sembrava stare cercando qualcosa, e mentre parlava si spostò verso il tronco vicino al quale Alessandra si trovava. Come la notò scattò subito sul posto, assumendo un tono molto più aggressivo di prima.
-Pichu!!!-
-Ehi piccolino, scusa non volevo invadere la tua casa.- tentò di dire la ragazza per calmarlo, ma sembrava tutto inutile.
-“Attenzione. Pichu è diventato aggressivo. Vuoi avviare l’introduzione alla cattura per Ranger alle prime armi?”-
La voce robotica dello Styler fu accompagnata dai due soliti pulsanti Sì e No sullo schermo. Normalmente avrebbe subito rifiutato, ma visto il malfunzionamento che aveva rilevato prima temeva che facendolo le avrebbe fatto quella domanda all’infinito, quindi fu costretta ad accettare.
-“Istruzioni per la cattura. Tocca con l’antenna dello Styler un punto davanti a te. Appare così il Disco di cattura. Fai scorrere l’antenna e il Disco di cattura disegnerà una linea.”-
Il Pichu sembrava confuso dalla voce robotica, ma almeno si era momentaneamente fermato.
-“Usa quella linea per disegnare degli anelli intorno al Pokémon da catturare! Man mano che gli anelli vengono disegnati, i sentimenti di amicizia del Ranger si trasmettono al Pokémon. Così facendo, la barra dell’amicizia sotto al Pokémon si riempie gradualmente.”-
Al momento della cattura infatti nello Styler appariva l’immagine del Pokémon con accanto una barra da riempire.
-“Quando è piena, la cattura è completata! Il Pokémon non trattiene a lungo i sentimenti di amicizia del Ranger. Se la cattura non viene completata, la barra col tempo si svuota. Quando la barra è piena, la cattura ha avuto successo. Ora passiamo a spiegare come funziona l’energia dello Styler di cattura. Nella parte inferiore dello schermo c’è la barra dell’energia dello Styler. Se il disco o la linea subiscono l’attacco di un Pokémon, l’energia dello Styler diminuisce.”-
Già, l’aveva imparato poco dopo l’ottenimento dello Styler cosa significava, come tutti infondo.
-“Guarda la barra di energia. Se finisce l’energia, finisce anche la cattura. Se temi di essere a rischio, tocca l’icona fuga in basso a sinistra per ritirarti dallo scontro. Fine delle istruzioni per la cattura. Per ulteriori informazioni consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
Finalmente la spiegazione era finita, ma il Pichu era ancora lì.
-Pichuuuu!-
Confuso ma ancora arrabbiato il piccolo Pokémon saltò addosso ad Alessandra, dando il via alla cattura.
Immediatamente per intimidirla il Pichu generò attorno a sé una scarica di elettricità, usata anche per tenere lontani i nemici, ma la sua durata fu breve e la ragazza poté subito disegnare dei cerchi con il Disco di cattura attorno a lui; ne bastarono undici con una linea unica per trasmettere i suoi sentimenti di amicizia, e concludere rapidamente la cattura.
Come ogni altra volta, dopo l’ottenimento dei Punti Esperienza che, di livello in livello, potenziavano lo Styler comparve l’immagine del Pokémon con accanto le scritte “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Elettricità 1”, “Ricarica un po’ l’energia dello Styler”.




Pichu si era calmato, e si allontanò da lei guardandola stavolta con più calma.
-“Grazie alla cattura, Pichu ha recepito i tuoi sentimenti di amicizia. Ora non è più pericoloso.”-
Definire quell’adorabile palletta di pelo un pericolo poteva sembrare esagerato, ma le era stato insegnato a non sottovalutare mai alcun Pokémon, in quanto il loro potenziale era infinito. Pichu nel frattempo, forse dispiaciuto per l’aggressione, aveva preso il proprio ukulele, cominciando a suonarlo mentre veniva percorso da una piccola scia di elettricità. La musica però era bellissima, e molto piacevole all’orecchio.
-Sei bravissimo, complimenti!- disse la ragazza applaudendo, ma una voce comparve non molto distante dai due.
-Ma guarda un po’ chi c’è! Pichu! Per fortuna stai bene!-
A parlare era stato un uomo anziano, vestito con una camicia blu a fiori rosa e dei pantaloni marroni, con dei corti capelli bianchi e dei sottili occhi neri. Pichu sembrò molto felice di vederlo.
-Pichu!-
-Eh? Ma cos’è successo a tutti gli altri Pichu amici tuoi?-
-Pichu…-
-Non ne hai idea? Vorrei proprio sapere chi sono quei tipi arrivati su quelle specie di UFO…-
Ufo? Questo fece scattare un campanello nella mente della ragazza, che quasi surclassò la sorpresa di vedere che l’uomo lo capiva.
Non era una cosa rara però, capitava spesso che quando Pokémon ed umani vivevano insieme a lungo si creava un legame che andava oltre le parole, lei però ancora non lo aveva sperimentato, visto nelle sue missioni gli incontri con i Pokémon duravano solo il tempo dell’incarico.
-Io ero un po’ distante, ma li ho visti inseguire Pokémon per tutta l’isola! Perché lo stavano facendo?- non sembrava essersi accorto di lei, e parlava per lo più al Pichu, ma quando la vide si avvicinò subito sorpreso.  -Oh, ma guarda chi c’è! Un Pokémon Ranger! Non ti ho mai visto da queste parti. Come ti chiami?-
-Alessandra, signore.- rispose la ragazza presentandosi.
-Alessandra? Non male come nome. Io sono Otello. Sono un artigiano, costruisco navi e vivo a Regiobaleno, qui vicino.-
-Molto piacere di conoscerla.- rispose lei con un sorriso, a quanto pare la fortuna stava girando per il verso giusto.
-Pichu!-
-In quest’isola non ci sono luoghi molto alti. Se arrivasse uno tsunami, non ci sarebbe via di scampo. Per questo, non appena ho un ritaglio di tempo, vengo qui a costruire scialuppe. Così i Pokémon che non sanno né volare né nuotare potranno avere un mezzo per mettersi in salvo.-
-E’ un gesto encomiabile.- rispose la ragazza ammirata.
-Pichu picchuu!- Pichu continuava a guardarla nel tentativo di farsi capire, ed era un dispiacere per lei non riuscirci così facilmente come l’uomo.
-Sembra proprio che Pichu ukulele ti abbia preso in simpatia, Sara. “Pichu ukulele” è un nomignolo che ho inventato io. Quell’ukulele blu gli sta proprio bene, vero?- disse l’uomo sorridendo.
-Sì, e lo suona anche bene.-
-Quando sono stanco di lavorare, guardo il musetto sorridente di questo Pichu e mi sento subito meglio! L’ukulele gliel’ho regalato io in segno di ringraziamento. L’ho costruito con della legna che mi avanzava.-
-E’ stato veramente abile.- viste le dimensioni ridotte pure per un ukulele sembrava perfetto.
-Certo, non è un ukulele vero e proprio, ma siccome quando viene a contatto con l’elettricità emette dei suoni, credo che sia proprio un bel giocattolo per questo Pichu!-
In segno di assenso Pichu cominciò a suonare tra i due, mentre loro continuavano a parlare.
-Pichu!-
-A proposito, tu non hai visto gli UFO?- chiese ad un certo punto l’uomo, guardandola.
-Potrebbe descrivermeli, per favore?-
Non poteva essere certa fossero gli stessi dei Bricconieri di Pokémon, quindi sperava la descrizione combaciasse.
-Stavo passeggiando sulla spiaggia di Regiobaleno quando ho visto degli UFO volare nel cielo proprio sopra a quest’isola. Preoccupato per i Pokémon, sono venuto subito qui in barca e ho visto un gruppo di strani tipi che li rincorreva per tutta l’isola. Appena ho iniziato a urlare, quelli hanno preso il volo e sono spariti in cielo. Saranno stati alieni?- disse dubbioso l’uomo, sfregandosi il mento.
-Temo di no…ha fatto bene a scacciarli, signor Otello.-
-Questo Pichu sta bene, ma i suoi amici Pichu e molti altri Pokémon dell’isola sono scomparsi.- ribatté lui tristemente, accarezzando la testa del Pokémon.
-Pichuuu…-
-Non se ne faccia una colpa, il suo arrivo qui è stato comunque utile.-
-Forse si stanno nascondendo da qualche parte. Comunque non puoi certo passare la notte qui all’aperto. Se vuoi, posso portati a Regiobaleno, che ne dici?-
-La ringrazio, non vorrei però approfittarmi della sua gentilezza.-
-Non ti preoccupare, nessun disturbo. Dobbiamo andare a nord e poi a esto fino al pontile sulla spiaggia dove ho lasciato la mia barca.- spiegò l’uomo indicandole la strada. -Forza, incamminiamoci!-
-Subito!- era ben felice di poter trovare un posto dove riposare e trattare le sue ustioni, ma prima di andare l’uomo si inginocchiò accanto al Pichu.
-Ehi, Pichu! Perché non fai un giro per l’isola suonando il tuo ukulele? Così farai sapere ai tuoi amici Pokémon che i cattivi se ne sono andati e che ora possono uscire dal loro nascondiglio!-
-Pichu! Pichuu!-
Il Pokémon sembrò molto felice all’idea, e balzò subito tra i cespugli per suonare il suo strumento.
-Porta loro i miei saluti!- disse l’uomo assicurandosi di venir sentito, per poi procedere a muoversi assieme alla Ranger, ma l’effetto dell’ukulele arrivò molto prima del previsto, ed alle loro spalle comparve un Pokémon simile ad una pecora, dalla lana gialla ed il muso azzurro.
-Oh bene, almeno non è l’unico.- sospirò sollevato Otello, vedendolo.
-Signor Otello, se non le dispiace mentre ci muoviamo catturerei alcuni dei Pokémon nei dintorni. Non sono mai stata in questa regione, perciò il mio Navigatore è vuoto, e conoscere tutti i Pokémon potrebbe dare grandi vantaggi in futuro.- disse la ragazza, avvicinandosi al Pokémon.
-Ma se sono appena stati inseguiti non pensi di agitarli?- domandò giustamente l’uomo, affezionato a tutti loro.
-No anzi, potrei calmarli infondendo i sentimenti di amicizia.-
-Beh se allora le cose stanno così fai pure. Io non ho fretta.-
Annuendo la ragazza raggiunse il Pokémon, dando il via alla cattura, che si rivelò molto breve e con solo un attacco da parte del Pokémon, il quale creò delle saette per colpirla, ma ciascuna andò a vuoto visto le bastò spostarsi di lato.
Il suo nome era Mareep, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 1”, “Ricarica un po’ l’energia dello Styler.”





Effettivamente come aveva detto il Pokémon sembrava essere più sereno.
-“Hai acquisito un Pokémon amico. Possono starti vicino per tutto il tempo o rimanere nascosti, a vostro piacimento.”- spiegò per l’ennesima volta lo Styler, mentre la ragazza riprese a muoversi con l’artigiano.
L’isola era magnifica, dai verdi colori vivaci e le piante rigogliose, per non parlare del cielo, così limpido da sembrare surreale. Procedendo lungo il sentiero il terreno si rialzava di qualche metro, ed alla sua destra in un vicolo cieco la ragazza trovò un altro Pokémon, piccolo e verde con una pianta sulla schiena. Anche con lui la cattura fu molto rapida e senza danni, anche se tentò di attaccarla lanciandole contro delle foglie affilate, che lei evitò con un salto. Il suo nome era Bulbasaur, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Lancia una serie di semi contro l’avversario.”





-Dimmi Ranger, cosa ti porta qui? Quelle bruciature non sono certo roba da poco.- disse ad un certo punto il signor Otello. La ragazza ci pensò su un po’ prima di rispondere, non era certa dire tutte le informazioni a sua conoscenza fosse il caso, rischiava solo di creare il panico.
-Sono stata mandata per fare dei controlli. Ero in volo sul mio Staraptor quando ci sono stati alcuni problemi e sono caduta in acqua. Per questo mi ha trovata qui.- rispose infine vagamente, ma l’uomo sembrò accontentarsi.
-Capisco. Vedrai che ti rimetteremo in sesto, abbiamo delle pomate a casa che fanno meraviglie.-
-La ringrazio molto.-
Continuando a camminare, prima di raggiungere forse il punto più alto dell’isola, la ragazza incrociò un altro Pokémon, piccolo e dalla pelliccia giallognola, con le orecchie marroni e dei piccoli occhi neri. Camminando su due zampe guardava il paesaggio serenamente, e nemmeno quando la ragazza provò a catturarlo si agitò o l’attaccò. Al termine lo Styler aveva guadagnato abbastanza punti da passare al secondo livello, con un punto in più nell’energia, ora a 11/11, e uno sulla potenza.
Il nome del Pokémon era Sentret, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”





Soddisfatta la ragazza riprese a camminare, ma notò che lungo la strada c’era qualcosa che sbarrava la via.
-“Un piccolo tronco sbarra la strada. Usa la mossa di un Pokémon per eliminare l’ostacolo. Vuoi avviare la spiegazione su come attuare l’eliminazione dell’ostacolo?”-
Anche questa volta dovette accettare, e la spiegazione partì.
-“Avvio della spiegazione sull’eliminazione dell’ostacolo. Innanzitutto, tocca l’ostacolo con lo Styler, in questo caso il piccolo tronco. Sullo schermo superiore apparirà la mossa necessaria per eliminare l’ostacolo. Nel caso del piccolo tronco la mossa necessaria è Taglio. A destra dell’icona compare un numero, in questo caso il numero 1. Tale numero indica la potenza della mossa necessaria per l’eliminazione del piccolo tronco. Sullo schermo superiore appaiono anche i tuoi Pokémon amici. Nel caso in cui sia presente un Pokémon che abbia la mossa giusta per eliminare l’ostacolo, la cornice della sua icona lampeggerà. Tocca il Pokémon per compiere l’eliminazione dell’ostacolo e traccia una linea con lo Styler fino a toccare il piccolo tronco. Una volta disegnata la linea, verrà visualizzata una schermata di conferma. Seleziona sì. Selezionando NO, l’eliminazione dell’ostacolo verrà annullata. Quando l’eliminazione dell’ostacolo è completata, il Pokémon che ti ha aiutato verrà automaticamente liberato. Ci sono molte altre mosse oltre a Taglio. La mossa utilizzata deve essere adatta al tipo di ostacolo da eliminare. Quando trovi un ostacolo, tocca e verifica quale mossa è necessaria. La spiegazione sull’eliminazione dell’ostacolo è terminata. Per saperne di più, consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
Tutto molto semplice, e toccato il tronco effettivamente bastava una mossa Taglio 1; Bulbasaur era perfetto per questo, ma con la coda dell’occhio la ragazza notò un Pokémon giallo fluttuare in aria grazie a delle eliche verdi, e incuriosita si avvicinò per sapere di che tipo fosse.
Raggiungendolo cominciò quindi la cattura, e dopo un primo attacco dove tentò di colpirla con delle foglie riuscì a trasmettere sufficienti sentimenti di amicizia a concluderla rapidamente. Il suo nome era Sunkern, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”





Ora che non c’era altro da fare la ragazza si avvicinò al tronco per distruggere l’ostacolo.
-Bulbasaur, per favore, pensaci tu.-
Il Pokémon subito annuì, e con una raffica di foglie tagliò il tronco a metà, in modo fosse semplice da spostare.
-Grazie, a presto!- disse la ragazza mentre lo guardava allontanarsi.
-E’ sempre un piacere vedere Pokémon e persone collaborare.- disse sereno Otello mentre proseguivano.
Era arrivati ad un punto dove era possibile perfino vedere il mare e, in lontananza, quella che doveva essere Regiobaleno, un’isola molto più grande di quella sulla quel si trovavano. L’acqua brillava sotto i raggi del sole e la schiuma che si formava alla spiaggia svaniva in una manciata di secondi per poi ripetersi. Era uno spettacolo tanto rilassante che Alessandra non si rese conto di incappare in un piccolo Pokémon simile ad un orso bruno, fino a quando la cattura non iniziò, ma con la sua prontezza di riflessi riuscì a terminarla prima il Pokémon potesse attaccarla.
Il suo nome era Teddiursa, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”





-Ecco la nostra meta, Regiobaleno. Io vivo lì, in un villaggio chiamato Cocona.- disse l’uomo indicando l’isola. -Siamo gente semplice e l’isola ha una natura rigogliosa popolata da Pokémon. E quel che si vede lì sulla montagna è una modernissima Base radio. L’orgoglio di Regiobaleno!-
Non l’aveva notata prima, viste anche le nuvole, ma c’era una grande struttura nel punto più alto dell’isola. Forse grazie a quello avrebbe potuto contattare Martino.
Immediatamente la ragazza fece per proseguire, notando però una lastra piantata nel terreno con tre buchi sulla facciata. C’era un messaggio di Amun, da quanto recitava, che diceva “Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: trapassa”. Forse si trattava semplicemente di qualche reperto locale, quindi la ragazza preferì non indagare, continuando a muoversi incrociando stavolta sulla strada un Pokémon molto più grande degli altri, simile ad un orso con un cerchio sullo stomaco.
La stazza però non la intimidì, ed anche con lui diede inizio ad una cattura, che terminò senza ci fosse bisogno di attaccarla. Il nome del Pokémon era Ursaring, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





La vegetazione cominciò nuovamente a farsi fitta nel punto in cui erano arrivati, ma poterono comunque procedere verso destra per raggiungere la spiaggia. Ormai erano molto vicini, ed una scalinata permetteva di raggiungerla scendendo dalla montagnetta senza troppe difficoltà, ma ad un certo punto Otello la scese di corsa, come se avesse visto qualcosa di importante.
-Cosa?! Dov’è andata a finire la mia barca?!-
Sulla spiaggia c’era un pontile, ma effettivamente nessuna barca vi era attraccata. Sconsolato l’uomo tornò subito dalla Ranger, senza guardarla negli occhi.
-Ero così di fretta che mi devo essere dimenticato di legare la barca al pontile. Quando si tratta di costruire navi me la cavo davvero bene, ma sono così frettoloso che ogni tanto mi capitano di  queste cose…accidenti, non ci voleva proprio! Come facciamo ora a raggiungere Regiobaleno?-
-Non si preoccupi, sono sicura troveremo un modo.- rispose la ragazza calma, anche se purtroppo non aveva alcuna idea, non aveva visto Pokémon che potessero aiutarli a volare fino all’isola, ma l’espressione di Otello cambiò in una più serena.
-Ah! Ma certo! La barca che ho iniziato a costruire! Basta solo metterla in mare!- urlò l’uomo felice, raggiungendo una barca sistemata a qualche metro da loro. Erano talmente presi dalla cattiva notizia che non l’avevano nemmeno notata.
-Certo, non è ancora finita, ma essendo progettata da me sarà sempre meglio di quelle barchette commerciali che si trovano in giro! Ma bando alle ciance. Alessandra, potresti farmi il favore di mettere in mare quella barca?-
-Certo, ci penso io.-
-Di solito ci vogliono almeno cinque persone ben forzute per questi lavori, ma oggi ci sei solo tu. Per un Pokémon Ranger come te non dovrebbe essere un problema, vero?-
-In qualche modo farò.- rispose lei sorridendo, aveva imparato era sempre meglio far così per infondere fiducia nelle persone. Anche se era un Pokémon Ranger addestrato non era capace di sollevare una barca da sola, ma sicuramente qualche Pokémon ne sarebbe stato in grado.
Decise quindi di avvicinarsi alla barca, ma prima di farlo vide che lì vicino c’era un piccolo Pokémon, rotondo e quasi completamente azzurro, che passeggiava guardando il mare, e raggiungendolo diede il via all’ennesima cattura.
L’ukulele di Pichu doveva essere veramente stato in grado di calmarli, perché anche lui non provò ad attaccarla. Il suo nome era Marill, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 1”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.




Ora che non c’era più nulla a distrarla la ragazza toccò la barca con lo Styler, vedendo che poteva essere spostata con una Mossa Azione 2, proprio quella di Ursaring.
-Per favore Ursaring, potresti aiutarmi a spostarla?- chiese gentilmente la ragazza, ed il Pokémon subito annuì, caricando l’imbarcazione e facendola scivolare lungo la distesa, a quel punto era già praticamente in acqua.
-Grazie mille!-
-Sapevo di non sbagliarmi, Pokémon Ranger! Ora possiamo partire alla volta di Regiobaleno!- disse felice l’uomo raggiungendo per primo la barca. La piccola spiaggia nella quale erano arrivati sembrava bella tanto quella dove Alessandra era approdata, anche se più piccola, e c’era anche un Pokémon molto simile ad un gabbiano che volava basso.
Vista la stazza non poteva trasportarla, ma lei si avvicinò comunque per tentare una cattura e conoscerlo. Senza fatica ci riuscì, scoprendo che il suo nome era Wingull, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di numerose trombe d’aria.”.





Ora che aveva scoperto tutti i Pokémon dell’isola, era pronta ad andare.
-A Regiobaleno, allora! Pronti a salpare?- chiese l’uomo una volta vista avvicinarsi.
-Sì!-
-Leviamo le ancore! Ci aspetta un lungo viaggio attraverso i mari!-
L’isola però era molto vicina, e questo confuse la ragazza per una manciata di secondi, prima che l’uomo la guardasse ridendo.
-Scherzetto! Saremo lì in un battibaleno. Volevo solo rendere la cosa un po’ più emozionante!-
-Pichu!!!-
La voce del piccolo Pokémon fu chiara anche da lontano, e Pichu ukulele corse verso di loro a perdifiato.
-Pichu?!-
Alla sorpresa dell’uomo il Pokémon saltò con un balzo sulla barca, prendendo posto.
-Ehi, Pichu! Non sei riuscito a trovare nessuno dei tuoi amici?- chiese Otello, mentre Pichu ukulele annuiva tristemente. -Il che significa che non sono più su quest’isola, immagino.-
-Pichu!-
-Mmmh. Pare proprio che Pichu voglia lasciare Dolcegoccia per partire alla ricerca dei suoi amici. Va bene allora. Sali a bordo. Andremo tutti insieme a Regiobaleno!-
Così dicendo anche loro salirono sull’imbarcazione, partendo alla volta dell’isola.
Il mare era calmo e permise loro di muoversi senza alcuna preoccupazione, mentre Otello dirigeva la barca ed il sole scaldava piacevolmente i loro corpi.
Pichu ukulele continuava a fissare l’orizzonte assorto, nell’attesa di poter arrivare, Alessandra dal canto suo invece stava riposando appoggiata al bordo della barca, guardando il piccolo ma coraggioso Pokémon. Sperava di poterlo aiutare a trovare i suoi amici in qualche modo, e di fermare gli uomini che li avevano rapiti.
-Andrà tutto bene Pichu, vedrai.- disse accarezzandogli la testa, ricevendo un sorriso carico di grinta.
-Pichu!-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Regiobaleno anche da lontano sembrava un piccolo paradiso; sabbia fine, acqua limpida, una vegetazione rigogliosa ma controllata, non c’era nulla che non andasse.
Assieme al signor Otello ed a Pichu ukulele Alessandra, a bordo della barca costruita dall’uomo, costeggiò parte dell’isola, arrivando in un punto dove era stata costruita una grande casa dall’aspetto accogliente, con il tetto rosso ed una piccola scalinata che permetteva di raggiungere l’ingresso.
Una volta attraccata la barca ad un pontile di legno la ragazza si assicurò di legarla ben bene, in modo non venisse portata via dalle onde.
-Visto? C’è voluto un attimo!- disse l’uomo con un sorriso, effettivamente avevano impiegato solo un quarto d’ora. Indicò poi l’edificio lì vicino. -Quella che vedi lì è la mia casa.-
-Sembra molto accogliente.- rispose la ragazza sorridendo.
-Otello! Ben tornato!- la voce di un giovane ragazzo dai capelli verdi e gli occhi azzurri accolse i tre. Questa era assieme ad altri due bambini, un ragazzo dai vispi occhi marroni ed i capelli castani a spazzola ed una ragazza dagli occhi verdi ed i capelli rossi a caschetto.
-Oh, ciao Ralf.- rispose l’uomo salutandolo con una mano. -Sudicio come un bambino che gioca all’aria aperta.- aggiunse poi con una piccola risata.
-Immagino sia un complimento…- lo sguardo del ragazzino si spostò presto su Alessandra, e rimase in silenzio per qualche istante. -Non ci presenti?-
-Ma certo. Ti presento Alessandra, un Pokémon Ranger.-
Alla sua affermazione tutti e tre guardarono la ragazza spalancando gli occhi, circondandola con curiosità.
-Davvero?! Ma l’uniforme del Pokémon Ranger è sempre stata così? Me la ricordavo un po’ diversa…-
-E’ vero! Cosa sono quegli occhialini rossi e quella sciarpa gialla?-
-Sì, in effetti l’uniforme è un po’ insolita. Ma sul fatto che sia un Ranger non c’è il minimo dubbio!- disse Otello fiducioso. -Ho visto con i miei occhi Alessandra che faceva quei cerchi che fanno i Ranger.-
-I cerchi che fanno i Ranger? Intendi la cattura? Davvero?! Voglio vederla anch’io!!!- urlò Ralf esaltato, ma la sua attenzione venne catturata dal piccolo amico che era assieme ad Otello ed alla Ranger. -Eh?! Ma che ci fa qui Pichu ukulele? Non lo si è mai visto su quest’isola!-
-Pichu!-
-Vado subito a dire a tutti che un Ranger è venuto a trovarci qui al villaggio! Sarà un conforto per tutti quelli in ansia per questa storia degli UFO!-
Immediatamente Ralf ed i loro amici fecero dietrofront, correndo lungo un sentiero vicino alla casa dove la ragazza notò non solo un Punto di salvataggio, ma anche un punto per ricaricare l’energia dello Styler; si trattava di grossi tubi che immagazzinavano l’energia e che permettevano di riportarla al massimo, anche se non potevano curare le ferite delle persone.
Le parole di Ralf però preoccuparono la ragazza, a quanto pare Otello non era il solo ad aver visto i Bricconieri di Pokémon.
-Ralf è proprio un bravo ragazzo, puoi fare affidamento su di lui! Ti racconterò senz’altro un sacco di cose riguardo all’isola.-
-Ottimo, mi faranno comodo un po’ di informazioni.- rispose la ragazza con un sorriso.
-A proposito…con tutto quello che è successo devi essere davvero a pezzi. Vieni pure a casa mia, lì potrai riposarti un po’.-
-La ringrazio, ne ho proprio bisogno…-
-Vieni anche tu, Pichu!.
Tutti assieme si diressero verso l’ingresso, ma proprio quando il piccolo Pokémon stava per entrare qualcosa attirò la sua attenzione, un sibilo che durò solo pochi istanti e delle figure nere nel cielo. Anche se non le aveva viste bene ed erano fuggite immediatamente Pichu fu certo di cosa si trattasse, e ne ebbe la conferma quando vide altri di quei veicoli che avevano rapito i loro amici.
Immediatamente partì quindi all’inseguimento, pretendendo glieli ridessero indietro.
Otello ed Alessandra nel frattempo non si erano accorti di nulla ed erano entrati nella casa.
Questa era ancora più accogliente all’interno, interamente fatta di legno e con delle simpatiche finestre rotonde. Direttamente sull’ingresso c’era un salottino con un mobiletto dai cassetti gialli, sopra il quale erano appoggiate numerose foto di varie persone. Accanto a questo poi c’erano delle casse in legno e dei barili, ed infine un piano da cucina con vari vasi e piatti.
A destra era poi presente una scalinata che conduceva al primo piano, mentre direttamente sulla sinistra segnata solo da dei segni turchesi sul pavimento partiva un’altra stanza, probabilmente uno studio a giudicare dai vari attrezzi, dai fogli sparsi e da una barca che sembrava in fase di costruzione; davanti alla barca era presente una grossa porta che probabilmente permetteva di trasportare le nuove creazioni all’esterno.
-Maestro! Bentornato!- una voce allegra comparve da dietro la barca, e si alzò scattando un giovane ragazzo dai capelli arancioni e la frangia verde, vestito con dei jeans ed una maglia della stessa tonalità dei capelli, con dei teneri occhi azzurri da cerbiatto. -Ah, vedo che hai portato un ospite.-
L’espressione del ragazzo improvvisamente cambiò drasticamente, diventando pallida ed allarmata.
-Aspetta! Non dirmi che…questo Ranger ne ha abbastanza del suo lavoro e ha chiesto a te, Maestro, di assumerlo come apprendista? E siccome ti sta simpatico l’hai già assunto? E siccome non hai più bisogno di me, sei venuto a dirmi di prendere le mie cose e andarmene? Maestroooo! Ti prego, non cacciarmi!!!-
La ragazza lo guardò spalancando gli occhi, non sapendo cosa dire o come reagire, ma ci pensò il signor Otello fortunatamente, guardandolo con un sospiro.
-Il Ranger Alessandra non ha nessuna intenzione di cambiare mestiere! Se hai tutto questo tempo per abbandonarti a fantasticherie inutili, sarebbe meglio che ti sbrigassi a portare del tè al nostro ospite!-
-Ah, meno male! Mi sento già meglio!-
Tirando un sospiro di sollievo il ragazzo si precipitò verso il piano da cucina, preparando rapidamente del tè.
-Lui è Nando, il mio apprendista. Sta imparando a costruire navi. E’ un ragazzo molto serio, ma ha una fantasia spropositata e si crea un sacco di preoccupazioni inutili. A causa di queste sue fantasie, però, a volte il lavoro ne risente.- disse il signor Otello, probabilmente a voce alta per assicurarsi anche il ragazzo lo sentisse. -Bene, direi che intanto io ti prenderò della pomata e delle bende per le bruciature…- disse poi l’uomo aprendo un armadietto, porgendole una scatolina e le bende. -Usane pure quanto desideri.-
-Grazie mille.-
Immediatamente la ragazza ne spalmò una piccola quantità su ogni bruciatura, e subito sentì un piacevole effetto sulla pelle. Era proprio quello che ci voleva.
 -Ad ogni modo, Alessandra, cosa ti ha portato qui a Oblivia? E poi…quando ci siamo incontrati a Dolcegoccia, i tuoi vestiti erano tutti bagnati. Ti va di raccontarmi cos’è successo?-
Ora che era arrivata ed il signor Otello l’aveva aiutata era in dovere di dirglielo, e poi forse avrebbero potuto aiutarla con le sue indagini.
-Sì, è un po’ difficile da spiegare.-
-Il tè è pronto!- disse nel frattempo Nando, porgendo una tazza alla ragazza ed al suo maestro, tenendone una terza per sé.
-Sono tutto orecchi, e non preoccuparti, qualsiasi cosa sia ti puoi fidare di noi.- aggiunse l’uomo, prima che la ragazza cominciasse a spiegare sotto lo sguardo confuso di Nando, che solo allora notò le bruciature.
-Maestro…che sta succedendo?-
-Da un po’ di tempo a questa parte, la Federazione Ranger ha individuato i movimenti di un nuovo gruppo di criminali. Inizialmente si era pensato a dei semplici bracconieri, gli interventi di questi ultimi non sono rari, soprattutto nei confronti dei Pokémon più a rischio, tuttavia le cose si sono rivelate diverse.- cominciò a spiegare la ragazza, mentre i due si fecero seri. -I loro attacchi si concentravano in zone sconosciute, con Pokémon alle volte piuttosto comuni, ed è stato solo grazie alle segnalazioni di alcuni escursionisti di passaggio che è iniziato tutto. Abbiamo poi scoperto che stanno usando un nuovo tipo di veicolo, quelli che voi chiamate UFO, in grado non solo di volare ma anche di sparare. L’ho scoperto sulla mia pelle, ed ora non so come stia lui...-
-E’ così che ti sei ferita?- chiese Otello arrivando dritto al punto.
-Esatto. Sono stata mandata in questa regione in quanto è stato confermato questo gruppo, che si fa chiamare i Bricconieri di Pokémon, si sta spostando qui per qualche motivo. Volando con uno Staraptor avevo trovato assieme ad un mio collega due del loro gruppo, e potenzialmente un loro superiore, ma a causa di un loro attacco sono finita in mare, e la corrente mi ha portato fino a Dolcegoccia.-
-Capisco…quindi quegli UFO non sono altro che i veicoli usati da un gruppo di malintenzionati che si fanno chiamare Bricconieri di Pokémon…- disse il signor Otello, mentre Alessandra beveva un sorso del tè. Nando al contrario sembrava sconvolto. -Aspetta! Allora significa che i Pokémon spariti da Dolcegoccia sono stati rapiti da quei furfanti?!- esclamò l’uomo scattando sull’attenti.
-E’ probabile…-
-Non posso crederci, che crudeltà!-
-Un’altra cosa che mi preoccupa è il destino di quell’altro Ranger.- disse ad un certo punto Nando, facendo stringere lo stomaco della ragazza. -Potrebbe essere che…spero proprio di no, ma…e se quei tizi l’avessero catturato e legato con delle corde…e…-
-Nando!- immediatamente Otello mise fine ai suoi sproloqui, prima che peggiorassero. -Basta! Non abbiamo proprio bisogno delle tue fantasticherie adesso!-
-Scu…scusate!-
Sembrava veramente mortificato, perciò la Ranger mandò giù il boccone di ansia che si era creato, o almeno ci provò.
-Alessandra…non dev’essere facile per te ritrovarti su un’isola sconosciuta e per di più lontano dal Ranger che ti accompagnava! Ma non devi preoccuparti! Ci sono io con te! E poi ci sono Ralf con il suo buon umore e il mio apprendista Nando. Puoi contare su di noi!-
Le parole dell’uomo erano molto confortanti, ed il tè stava iniziando a farla rilassare.
-E in più c’è il Pichu ukulele. Saprà di certo farti sentire meglio con la sua musica spensierata…- aggiunse poi guardando alle spalle della ragazza, convinto di trovare Pichu, ma così non fu. -Mmh? Dov’è finito il Pichu ukulele?-
-O…otellooo! Aiuto!-
Improvvisamente Ralf entrò spalancando la porta, con il fiato corto ed il sudore che gli colava dalla fronte.
-Che c’è? La mamma ha scoperto una delle tue marachelle?-
Domandò l’uomo sereno, ma per qualche motivo Alessandra si sentì improvvisamente tesa.
-No, non è quello! Gli UFO! Sono tornati!-
Tutti e tre spalancarono gli occhi, mentre Nando sembrò quasi sul punto di tremare dalla paura.
-Li ho visti con i miei occhi! Ne sono passati un sacco!-
-Dici sul serio?! E da che parte andavano?- chiese Otello ora preoccupato.
-Verso il Bosco di tek! Ascanio ha detto che andava a vedere che succedeva, ma non è più tornato!-
-Beh, trattandosi di uno grande e grosso come Ascanio…forse…potrebbe essere che…è riuscito a prendere un UFO e a stritolarlo con le sue mani?- tentò di dire Nando, ma subito la fantasia pessimista prese il meglio. -In tal caso non ci sarebbe nessun problema, però…al contrario, potrebbe essere stato colpito con un raggio rimpicciolente! Oppure magari…-
-Nando! Basta! Non abbiamo proprio bisogno di fantasticherie funeste adesso!- sbottò Otello più forte di prima, guardando poi la Ranger. -Alessandra. So che la stanchezza comincia a farsi sentire, ma potresti fare un salto al Bosco di tek per vedere cos’è successo?-
-Vado subito.- rispose lei seria. Non importavano le sue condizioni, non avrebbe mai abbandonato qualcuno in pericolo.
-Vengo anch’io con te! Sono troppo in pensiero per Ascanio! E’ vero che è grande e grosso e che è fortissimo, ma se sapessi quanti anni ha! E’ quasi un nonnetto anche lui!- disse Ralf preoccupato.
Alessandra aveva bisogno di una guida, su questo non ci pioveva, però non lo avrebbe mai messo in pericolo.
-D’accordo, ma se le cose si complicano dovrai fuggire, va bene?-
-Sì signora!-
La voce robotica dello Styler si intromise, dando il via alla missione.
-“Nuova Missione! Nuova Missione! Recati al Bosco di tek e proteggi Ascanio dai Bricconieri di Pokémon!”
-Il Bosco di tek è a ovest del Villaggio di Cocona!- disse Ralf indicandole parte della strada.
-A proposito, Ralf. Hai visto per caso il Pichu ukulele?- chiese Otello guardando il ragazzino, ma lui scosse il capo dispiaciuto.
-Ero talmente preoccupato per Ascanio che sono corso subito qui senza guardarmi tanto in giro…-
-Non preoccuparti, e ora è meglio andiate sono preoccupato anche io per Ascanio.- ammise l’uomo sospirando.
-Aah, sono davvero preoccupato per Ascanio. E se…e se…aah, non riesco a lavorare!-
Anche il povero Nando non era nelle migliori delle condizioni. Alessandra e Ralf si diressero subito fuori, correndo verso il sentiero il ragazzo aveva preso prima con i suoi amici, lei però si fermò prima di proseguire, correndo verso un Pokémon simile ad un granchio che aveva notato sulla spiaggia.
-Aspetta! Potrebbe servirci un aiuto!-
Dando il via alla cattura, dopo un primo attacco del Pokémon che provò a graffiarla, lei si mosse il più rapidamente possibile per concluderla in fretta, riuscendoci senza danni.
Il suo nome era Krabby, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 1”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.




Nel frattempo un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi marroni stava sorridendo allegro vicino alla casa, ma le sue parole non furono confortanti.
-Anch’io finalmente ho visto degli UFO! Sono venuti dal mare per poi volare verso il Bosco di tek!-
A quanto pare era vero, e non avevano tempo da perdere, ma Ralf la fermò prima di procedere.
-A proposito, Ranger! Il tuo Styler è carico? Se tocchi questo Punto di ricarica potrai fare il pieno d’energia!-
-“E’ possibile ricaricare lo Styler anche toccando con lo stilo un Pokémon che può usare la Mossa Ricarica.”- aggiunse lo Styler al ragazzino.
-Sto bene, non preoccuparti.-
-Benissimo allora, andiamo!-
Facendole strada la portò fino ai pressi di un piccolo villaggio composto da circa quattro case, tutte in legno e dai tetti colorati, con al centro una piazza di legno sulla quale era dipinto un simbolo a lei familiare, ma che sul momento non ricordò.
C’erano varie persone in giro, e la ragazza volle provare a chiedere loro qualche informazione in più sulla situazione, cominciando da un uomo dai capelli e gli occhi marroni vicino alla casa alla sua sinistra.
-Signore, mi scusi, ha per caso visto degli UFO?-
Voleva sapere se si fossero spostati dal bosco o no, ma l’uomo non fu di molto aiuto.
-Io vivo per i festival. Non mi importa niente degli UFO…ma ho paura che a causa loro il festival dell’arcobaleno venga sospeso.-
-Capisco…scusi per il disturbo.-
Spostandosi la ragazza sentì anche il chiacchierare di due bambini con un Togepi accanto, che diedero solo fiato alle sue paure.
-Papà diceva che i Pokémon della foresta stanno diminuendo, inspiegabilmente.- disse il ragazzo cupo, ma la bambina praticamente lo ignorò.
-Do sta per Dolcegoccia, giusto? Re sta per Regiobaleno. E Mi invece sta per…un momento…com’è che si chiamava quell’isola?-
Anche se la bambina lo ignorò però una signora dai capelli biondi rispose al piccolo, per evitare mettesse il broncio.
-Pare che Otello costruisca barche anche per i Pokémon. Forse sono andati in vacanza.-
Continuando a camminare Alessandra notò una bambina dai capelli biondi legati in due codini, con accanto un Pachirisu, e le si avvicinò per sapere se avesse sentito qualcosa di simile, senza però farla preoccupare.
-Ciao piccolina, tutto bene? Hai per caso visto un Pichu con un ukulele?-
Non era solo Ascanio a preoccuparla, ma anche il Pokémon scomparso.
-No signorina. Sono felice però perché Ascanio, nonostante l’espressione burbera, ha detto che il mio Pachirisu è carino! Che gentile…spero torni presto dal bosco.-
-E’ veramente carinissimo, a presto.-
-Grazie signorina!-
Rimaneva solo una persona ormai fuori dalle case, vicino all’unico sentiero disponibile oltre a quello dal quale arrivavano.
-Salve, ha per caso visto degli UFO?- chiese la ragazza a bassa voce per non creare il panico.
-Gli UFO sono volati in direzione ovest.-
Non servivano altre prove, era la strada doveva prendere.
-Grazie per l’informazione.-
Procedendo i due uscirono dai pressi del villaggio raggiungendo un piccolo spiazzo esterno, con due grandi monumenti in pietra, forse eretti in onore di uno spirito del bosco, vicino a quella che un tempo doveva esser stata l’entrata di chissà quale tempio; per qualche motivo lo sguardo della ragazza indugiò più a lungo del previsto su di essi.
-Ti affascina? Questo antico monumento si chiama stele del tempo. Continua a proteggere la gente del villaggio da generazioni.- disse un ragazzo dai corti capelli neri e gli occhi scuri nascosti sotto degli spessi occhiali.
-Grazie dell’informazione.- rispose subito Alessandra, venendo fermata nella sua corsa assieme a Ralf da un anziano signore, accompagnato da uno Starly.
-Oh un Ranger! Ascanio il taglialegna è partito verso il Bosco di tek all’inseguimento degli UFO, ma non ha fatto ancora ritorno!-
-Non urlare così, i Pokémon sono esseri viventi. Provano gioia, panico, agitazione, rischi di far preoccupare il tuo amico così.- lo ammonì un uomo dai laccati capelli marroni e dei baffi riccioluti. -Ovviamente lo sapevi già benissimo tu, visto che sei un Ranger…-
-E’ normale si stiano agitando. Hai visto gli UFO? Non ho mai visto una cosa del genere nemmeno quand’ero nella regione di Fiore.- disse una giovane ragazza dai chiari capelli color nocciola.
-Vado subito a controllare, grazie per le informazioni.- disse brevemente Alessandra accelerando il passo, ma la voce di un uomo li fermò prima potessero entrare nel fitto del bosco.
-Eeehi! Aspettate un secondo!!!- si trattava della stessa persona che aveva parlato delle emozioni dei Pokémon. -Avete intenzione di andare al Bosco di tek? Con tutta questa storia degli UFO, i Pokémon del Bosco devono essere in preda al panico. Molti Pokémon scapperanno non appena vedranno qualcuno avvicinarsi. Non cercherò di fermarvi, ma mi raccomando, fate attenzione!-
-Sì, grazie per l’informazione.- rispose meccanicamente Alessandra, anche se era un dettaglio piuttosto importante. -Ralf, sei sicuro di voler procedere?-
-Ma certo! Ascanio è molto importante per l’intero villaggio, non lo lascerò solo con quegli UFO!-
-Ho capito, va bene allora. Raggiungiamo il bosco di tek.-

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Gli alberi del Bosco di tek avvolgevano il sentiero che Alessandra e Ralf stavano seguendo, nel tentativo di raggiungere il prima possibile Ascanio. Pur diramandosi in vari sentieri, che spesso congiungevano tra loro, la strada alla fine si rivelava essere solo una, e non c’era modo di accorciarla passando tra la vegetazione, troppo fitta anche solo per muoversi liberamente; perfino le cime degli alberi erano talmente spesse da non lasciar passare molta luce, e per questo il terreno assumeva un tono quasi sul grigio.
Presto lungo il loro cammino i due iniziarono ad incontrare dei Pokémon, a cominciare da uno dal corpo arancione scuro e con delle antenne e delle ali nere da insetto.
Sembrava nel panico, probabilmente a causa della presenza di intrusi nel loro territorio, e la ragazza si avvicinò immediatamente per iniziare una cattura e calmarlo, ma il Pokémon si mise a correre, fuggendo attorno ad una palma.
-Non voglio farti nulla, te lo giuro!- disse la ragazza quando finalmente riuscì a raggiungerlo, ma anche nel perimetro di cattura il Pokémon continuò a fuggire fino a quando lei non riuscì a concludere la lotta.
Il suo nome era Kricketot, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Azione 1”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”





Siccome con sé la ragazza aveva già sette Pokémon dovette scegliere se portarlo con sé o liberarlo, ma preferì la seconda opzione almeno per il momento.
Vicino all’albero attorno al quale Kricketot era scappato Alessandra notò un altro Pokémon, un gufo dal piumaggio marrone ed i giganteschi occhi arancioni, che volava tranquillamente nei dintorni.
Incuriosita dal tipo di Pokémon si avvicinò iniziando una cattura, l’altro però doveva essere infastidito dall’interruzione della sua passeggiata, e l’attaccò con una sfera di energia viola.
Alessandra riuscì con uno scatto a schivarla facilmente, e con un paio di cerchi riuscì a catturarlo.
Il suo nome era Hoothoot, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di numerose trombe d’aria.”. Siccome aveva già molti Pokémon con quel tipo di mossa lo lasciò andare, prendendosi un secondo per osservare la mappa segnata nello Styler.





Il dispositivo era in grado tramite un satellite di creare una mappa generica del territorio attorno al Ranger, anche se era estremamente ridotta e poteva venir scoperta solo tramite gli spostamenti della persona.
In quel momento si aprivano due strade alla ragazza, procedere verso ovest o andare a nord, ma alla fine a quanto pare i sentieri tornavano ad unirsi. Scelse comunque di procedere verso nord per controllare i dintorni, e lì trovo uno dei Bricconieri di Pokémon, che se la stava prendendo con un piccolo Pokémon rosso con due foglie sulla testa.
-Ehi, tu! Come osi intralciare il mio cammino? Prendi questo!-
Il Bricconiere usò uno strano apparecchio che emise delle onde violastre, ed il Pokémon svanì come assorbito da esse.
-Wow! Il nuovo guanto della sottomissione che ci hanno dato è un vero portento! Non so come siano riusciti a inventarlo, ma è sorprendente la facilità con cui cattura i Pokémon!- disse l’uomo con un sorriso minaccioso.
Poco dopo arrivò un sua collega, che lo guardò con aria di rimprovero.
-Non solo non stai facendo la guardia, ma pali pure da solo adesso! Torna subito alla tua postazione!-
Il suo tono duro però non sembrò fare molto effetto sull’altro.
-Come se ci fosse davvero bisogno di qualcuno che stia a fare la guardia!- una seconda occhiataccia del collega lo riportò con i piedi per terra, e sbuffando lo seguì. -Vabbè torniamo al lavoro.-
Non appena i due si furono allontanati Ralf parlò alla Ranger, con fare preoccupato.
-Sono quelli i Bricconieri di Pokémon?-
-Sì, fai attenzione se ne vedi uno.- rispose la ragazza sussurrando, potevano essercene altri infondo.
-Sono davvero terribili! Come possono trattare così i Pokémon?! Ti prego, Ranger! Fa’ qualcosa, proteggi i Pokémon dalle grinfie di questi scellerati!- chiese il ragazzino con occhi disperati, ma si tranquillizzò vedendo la risolutezza della ragazza.
-Non temere, non starò a guardare.-
-“Fatti aiutare dai Pokémon amici che ti accompagnano e proteggi i Pokémon dai Bricconieri. Avvio spiegazione Poké Tattica.”- aggiunse lo Styler, cominciando un’altra spiegazione. -Istruzioni sulle Poké Tattiche. Una Poké Tattica è un metodo attraverso il quale i tuoi Pokémon amici ti aiutano a portare a termine una cattura. Tocca l’icona in basso a destra dello schermo per vedere quali Pokémon sono in grado di utilizzarla.- disse riferendosi ad un’icona simile al Disco di cattura, e premendolo comparvero i musetti di tutti i Pokémon con dei simboli sotto di essi. -A seconda della compatibilità dei Pokémon comparirà una freccia sopra di loro. Se è blu, i sentimenti trasmessi al Pokémon da catturare sono più forti. Se è rossa, i sentimenti sono più labili. Tocca l’icona del Pokémon che vuoi chiamare in soccorso. Per utilizzare la Poké Tattica, trascina l’icona e rilascialo dove preferisci sul campo nello schermo, il Pokémon apparirà seguendo il tuo comando. Quando il contorno del riquadro del Pokémon che ti ha appena aiutato si riempie, puoi chiedere nuovamente il suo aiuto. Tuttavia, se il Pokémon che vuoi catturare colpisce con un attacco il Pokémon che ti ha aiutato, quest’ultimo viene liberato. Presta attenzione a dove lo collochi. La Poké Tattica non può portare alla conclusione della cattura da sola, nonostante i forti sentimenti comunicati all’altro Pokémon. Per concluderla infatti si deve chiudere almeno un anello quando la barra dell’amicizia è piena. Per vedere qualche Poké Tattica usa ogni Pokémon consulta il Navigatore. Fine delle istruzioni per la Poké Tattica. Per ulteriori informazioni consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
Era un procedimento molto semplice, che poteva rivelarsi estremamente d’aiuto in una situazione critica, ma anche un’arma a doppio taglio se si perdeva il Pokémon.
Per il momento però non sembrava ce ne fosse bisogno, ed Alessandra notò un Pokémon simile ad un cervo dal chiaro manto marrone, che era appena sbucato da fuori la boscaglia. Con molta attenzione mentre questo era di spalle gli si avvicinò, iniziando una cattura. Il Pokémon però si rivelò molto tranquillo, e lei poté completarla con una singola linea.
Il suo nome era Stantler, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”. Siccome aveva una discreta forza la ragazza decise di portarlo con sé, liberando Wingull e Mareep.




Ralf e Alessandra continuarono quindi a seguire il sentiero facendo attenzione in caso ci fosse qualcuno in lontananza, ma così facendo non si accorsero di un Pokémon nascosto tra i rami degli alberi, che cadde direttamente sulla ragazza tendendole un agguato ed iniziando la cattura.
Il piccolino era molto simile ad un ragno dal corpo verde e le zampe gialle, e creò immediatamente sotto di sé una ragnatela grande quanto il proprio corpo, che rimase nel terreno in modo da ostacolare la ragazza se ci fosse caduta sopra. Lei però riuscì ad evitare di toccarla, anche con la Linea di cattura, e riuscì a trasmettere i propri sentimenti al Pokémon.
Il suo nome era Spinarak, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Azione 1”, “Rende stanco l’avversario sparando una serie di aculei.”.





-Caspita, mi hai presa alla sprovvista.- disse la ragazza sorridendogli, notando mentre proseguivano una staccionata lungo un sentiero a sud; stando alla mappa era quello dalla quale non era passata prima, ma si poteva distruggere solo con una Mossa Taglio 2, e lei non aveva nessun Pokémon di quel tipo.
Procedendo verso ovest la strada si divideva verso sud, dove si poteva vedere anche da lontano solo uno spiazzo vuoto, e verso nord, ma un tronco sbarrava la strada per proseguire.
Fortunatamente in questo caso bastava una Mossa Taglio 1, e lei aveva ben due Pokémon di quel tipo con sé.
-Sunkern, per favore rimuovi l’ostacolo!- disse la ragazza usando lo Styler per indicarglielo, ed il Pokémon con una raffica di attacchi lo tagliò a metà, aprendo così il passaggio.
-Grazie mille, a presto.-
Finalmente i due poterono proseguire lungo il sentiero, raggiungendo una nuova zona del bosco ai piedi di un alto monte.
Davanti alle due si poteva facilmente notare un’entrata nella roccia, ma vicino a questa erano presenti ben due Bricconieri con un Pokémon ciascuno accanto.
-Chissà come procede la squadra segreta che è entrata nella grotta?- disse ad un certo punto il ragazzo, guardando la collega.
-Speriamo bene. Ad ogni modo, il nostro lavoro è stare qui di guardia. Non distraiamoci con cose che non ci riguardano.-
Probabilmente erano gli stessi che avevano visto prima, ed ora sapeva effettivamente ce n’erano altri dentro la grotta.
La soluzione migliore sarebbe stato aspettare il momento migliore per batterli entrambi, magari in un momento di distrazione, ma i piani cambiarono drasticamente quando Pichu ukulele fece capolino, con la faccia tutta rossa ed evidentemente furioso; probabilmente aveva riconosciuto le persone che avevano rapito i suoi amici, o almeno le divise.
-Pichu!-
-E questo chi è? Guarda come si atteggia con quell’ukulele sulle spalle!- disse l’uomo avvicinandosi al piccolino, che però non indietreggiò.
-Aspetta! Io questo l’ho già visto! E’ riuscito a scapparmi, prima, quando abbiamo catturato tutti quei Pokémon.-
-Non sarà mica che…ci ha inseguito fino a qui perché abbiamo catturato i suoi amici Pichu?-
-I Pokémon che ne sanno dell’amicizia?! Mi sembra davvero difficile da credere. Bah, non che mi interessi molto.- rispose la donna facendo spallucce. – Bene, se è questo che vuoi, ti farò tornare con i tuoi amici allora! Quindi niente storie questa volta e fatti catturare da bravo Pokémon.-
Per tutta risposta Pichu ukulele saltò un paio di volte, come se fosse pronto a lottare.
-Cos’è questo atteggiamento di sfida?! Ma guarda tu che sguardo tagliente! E meno male che sembra un cuccioletto!- commentò la donna incrociando le braccia infastidita.
-Ehi, fa’ attenzione! Pare proprio faccia sul serio! Potrebbe saltarci addosso da un momento all’altro!-
-Non ti preoccupare! Non potrà farci nulla finché abbiamo i nostri guanti della sottomissione!- così dicendo la donna tentò di usarlo contro Pichu ukulele, che però riuscì a scansarsi prima potesse colpirlo, facendo un passo all’indietro. Anche l’uomo tentò di catturarlo mettendosi alla sua sinistra, e quanto il Pokémon nuovamente si scansò lo bloccarono da entrambi i lati, usando i guanti allo stesso tempo.
-SMETTETELA!!!-
L’urlo di Ralf fece sobbalzare i due, che disattivarono i propri guanti mentre il ragazzino e la Ranger li raggiunsero.
-Che volete, ragazzini?! Lasciateci fare il nostro lavoro in pace.-
-Non credo proprio.- rispose Alessandra con un’espressione seria, e subito i due riconobbero la sua uniforme.
-Eh?! E’ un Pokémon Ranger!!!-
-Ma il Pokémon Ranger di Oblivia non era uno solo?-
Stavano sicuramente parlando di Martino.
-Che ne avete fatto di quel Ranger?- chiese subito la ragazza pretendendo una risposta.
-Non ne sappiamo nulla. E’ tuo amico, vero? Allora mi spiace, ma non ci lasciate alternativa! Buizel! Croagunk! All’attacco!-
I due Pokémon tentarono di saltare addosso a Ralf per aggredirlo, ma Alessandra riuscì a spingerlo via prima fosse troppo tardi, cominciando la cattura dei due Pokémon.
Senza pensarci si concentrò inizialmente su Buizel, allargando la Linea di cattura ogni volta l’altro Pokémon era abbastanza vicino, aumentando il livello dei sentimenti trasmessi per entrambi allo stesso tempo. Si fermò solo quando Buizel provò ad attaccarla lanciandole contro un fiotto d’acqua, mentre Croagunk lanciò a terra una poltiglia violastra che emanava un fetido odore.
Riuscendo comunque a muovere la Linea di cattura tra i due Pokémon Alessandra riuscì a catturare Buizel, concentrandosi in seguito su Croagunk che venne presto catturato dopo aver creato una seconda pozzanghera, quando la prima svanì.
Il Navigatore venne aggiornato con le loro caratteristiche, per Buizel diceva “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.




Per Croagunk invece “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Distruzione 1”, “Rilascia nuvole di gas che rendono stanco l’avversario.”.




I due Pokémon liberati fuggirono immediatamente per la foresta, lasciando i due Bricconieri senza alcuna difesa.
-Accipicchia!-
-Acciderbolina!-
L’unica soluzione rimasta loro fu la fuga, e l’attuarono rilasciando a terra una strana scatolina, che aprendosi si rivelarono quelle macchine volanti avevano già usato contro di lei.
-Fermi!-
Alessandra tentò di aggrapparsi ad una delle due per fermarli, ma erano già volati via ormai.
Almeno però Pichu ukulele era illeso.
-Pichu, tutto bene?- chiese Ralf avvicinandosi.
-Pichu!!!-
-Oh! Pichu?!-
Il Pokémon scattò senza aggiungere altro verso l’ingresso della grotta, sparendovi all’interno.
-Cavolo…deve essere veramente preoccupato per i suoi amici…- sospirò Ralf dispiaciuto.
-Prima troviamo Ascanio, poi aiuteremo anche lui.- rispose la ragazza cercando di rassicurarlo. -Prima di entrare voglio dare un’occhiata nei dintorni. Potrebbero esserci altri Bricconieri.-
Per il momento vedeva solo due Pokémon, uno simile a quello che i Bricconieri avevano infastidito all’inizio, e l’altro un piccolo Pachirisu.
Avvicinandosi al primo la ragazza effettuò una rapida cattura, schivando un attacco del Pokémon che provò a ferirla con una raffica di foglie, e la cattura le fruttò un altro livello dello Styler che arrivò al quarto, con due punti in più all’energia ed alla potenza, arrivando a 15/15.
Il nome del Pokémon era Hoppip, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Successivamente catturò anche il Pachirisu, evitando di venir colpita da un fulmine generato dal suo corpo, ed i dati del Pokèmon vennero aggiornati con “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Ricarica 1”, “Ricarica un po’ l’energia dello Styler.”, ma siccome per il momento non aveva bisogno di alcuna ricarica lo liberò, essendo arrivata al limite massimo di Pokémon.




Avrebbe voluto continuare ad esplorare, ma il sentiero che si apriva ad est era bloccato da un gigantesco masso, caduto probabilmente dalla rupe sopra di loro, e solo una Mossa Distruzione 2 poteva aiutarla; nessuno dei suoi Pokémon al momento però l’aveva.
Almeno poteva sperare non ci fossero altri Bricconieri, quindi si avvicinò all’ingresso della caverna, osservando per qualche istante una strana pietra alta la metà di lei e completamente liscia.
-Ehi, lì c’è un Punto di salvataggio.-
Ralf aveva ragione, era proprio alla destra dell’ingresso, sicuramente un punto molto conveniente, e la Ranger si assicurò di utilizzarlo prima di entrare nella grotta.
-Bene, andiamo a trovare Pichu ukulele ed Ascanio.-

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


La luce che filtrava dall’ingresso della grotta permetteva un’illuminazione sufficiente a vedere attorno a sé, e per fortuna bisognerebbe dire, perché a poco meno di sei metri da lì un dirupo si apriva sotto i piedi dei ragazzi.
La grotta sembrava estremamente antica e scavata in profondità nella montagna; secondo la mappa c’erano vari sentieri, anche se alcuni conducevano a dei vicoli ciechi, ed erano a più livelli, sarebbe stato quindi necessario scalare o muoversi verso zone più profonde per procedere.
-Ci vengono molte persone qui?- chiese Alessandra notando alcune impronte sul terreno.
-No, gli adulti ci dicono di fare molta attenzione, perché si può scivolare molto facilmente.- rispose Ralf stando vicino alla parete. Le impronte che la ragazza aveva visto quindi dovevano essere per forza dei Bricconieri, o di Ascanio, ma per il momento non c’era nessuno oltre ad alcuni Pokémon.
Uno di questi, simile ad un piccolo lupo dal manto grigio e nero, si muoveva molto facilmente tra le stalagmiti. Non appena i suoi piccoli occhi gialli incontrarono quelli della ragazza le si avvicinò immediatamente incuriosito, iniziando una cattura, ma per la maggior parte del tempo si limitò a girarle attorno annusandola.
Il suo nome era Poochyena, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Distruzione 1”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”.




Siccome aveva già vari Pokémon con sé, tra cui un Teddiursa con lo stesso tipo di mossa, la ragazza lo liberò, ma nemmeno pochi passi dopo un altro Pokémon simile ad un pipistrello viola cominciò a volare loro attorno, e per evitare desse problemi diede il via alla sua cattura.
Era molto più rapido rispetto ai Pokémon trovati fino ad ora, e grazie alle sue ali poteva volare addirittura sopra al dirupo, ma non vi rimase a lungo perché, spostandosi davanti alla parete, tentò di attaccare la ragazza con un’onda sonora talmente forte da farle fischiare le orecchie. La ragazza però riuscì ad evitare l’attacco diretto, scivolando di lato senza che questa la sbalzasse via, chiudendo poco dopo la cattura.
Il nome del Pokémon era Zubat “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Taglio 2”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco.”; Alessandra scelse di portarlo con sé, liberando Hoppip e Spinarak.





-Speriamo che Pichu stia bene. Se n’è andato via tutto solo…- sospirò Ralf mentre ripresero a camminare.
-Sono sicura che stia bene. E’ un tipetto tenace.-
L’aveva intuito fin dal loro primo incontro, nonostante fosse così piccolo aveva provato ad attaccarla credendola una delle persone che avevano rapito i suoi amici, e l’aveva seguita su un’altra isola pur di ritrovarli. Probabilmente ovunque fosse sarebbero stati più in difficoltà i Bracconieri di lui, o almeno lo sperava.
La strada si spaccò rapidamente in due direzioni, una verso est e l’altra verso nord, ma questa stando alla mappa era solo un vicolo cieco. Siccome era leggermente in ombra però la ragazza volle comunque controllare, per assicurarsi non ci fosse nessuno nascosto, trovando solo un grosso Pokémon dalla pelle viola, simile ad un bubbone che fluttuava ed emetteva gas dal corpo.
Notando la ragazza fu lui ad avvicinarsi, producendo nel primo istante della cattura una serie di nuvole di fumo viola, che lo circondarono per qualche istante mentre cominciavano ad espandersi. Il primo istinto della Ranger fu quello di coprirsi naso e bocca con una mano, sentendo già anche solo da lontano la tossicità del vapore, che le fece pizzicare la gola. Le nubi però svanirono piuttosto rapidamente, e senza di esse poté catturare il Pokémon prima che potesse far altro.
Il suo nome era Koffing, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Azione 2”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco.”.





Rassicurata almeno quella zona fosse sicura la ragazza fece per proseguire, muovendosi rasente alla parete mentre la strada si faceva più sottile, ma quando questa curvò bruscamente verso nord trovarono un gigantesco masso a bloccar loro la strada, troppo grande per esser scavalcato e troppo pesante per essere spostato da solo, almeno senza l’aiuto di un Pokémon con Mossa Azione 2.
-Stantler, per favore rimuovi l’ostacolo.- chiese gentilmente la ragazza, ed il Pokémon caricando una testata riuscì a far precipitare il masso nel dirubo. -Grazie mille, a presto!- disse poi quando l’amico corse verso l’uscita.
-Perché i Pokémon vanno via quando chiedi loro di rimuovere un ostacolo? Non sarebbe meglio se rimanessero sempre con te?- chiese Ralf guardandola.
-Sarebbe più comodo, ma non sarebbe giusto nei loro confronti. Anche i Pokémon hanno amici e famiglie, noi siamo figure di passaggio e le emozioni trasmettiamo tramite gli Styler sono sufficienti solo a far capire loro non vogliamo fargli del male e che abbiamo bisogno di una mano. E’ come se tu fermassi una persona per strada chiedendo un’indicazione, non appena questa te l’ha data anche lei va avanti per la sua strada.-
-E perché allora ci sono Pokémon che vivono con le persone? Una mia amica ha un Pachirisu che vive con lei.-
-Il legame che noi Ranger instauriamo è superficiale, quel tipo di legame invece è più profondo, qualcosa che conservi con cura nel tuo cuore. Tu vai d’accordo con tutto il villaggio no? Ma immagino non sarai amico in ugual modo con tutti.- tentò di spiegare la ragazza nel miglior modo possibile.
-Beh no, posso essere gentile con tutti ma non conosco bene alcuni come altri…- ammise Ralf cominciando a capire.
-E’ così che funziona. Un Ranger è amico di tutti i Pokémon, ma in maniera diversa rispetto all’amicizia che si crea tra una persona ed un singolo Pokémon, loro rimangono per scelta, noi li facciamo rimanere per una richiesta.-
-Capisco…sei mai stata amica amica di un Pokémon allora?-
-Non ancora. Il mio lavoro non finisce mai, quindi non ho molto tempo per altro.- ammise la ragazza sorridendogli.
-Fate un lavoro molto difficile.-
-Sì, ma ne vale la pena.-
Parlando tra loro i due erano arrivati in un punto dove, per poter proseguire, era necessario scendere di almeno due metri lungo un dislivello nel sentiero. Con un salto la Ranger fu la prima ad andare, atterrando senza farsi male e prendendo in braccio il ragazzo quando fu il suo turno, un verso familiare però attirò la loro attenzione.
-Pichu!!-
Pichu ukulele era a pochi metri di distanza da lì, e sembrava star cercando di oltrepassare un gigantesco uomo che gli sbarrava la strada. Sarà stato alto almeno due metri e nonostante avesse una certa età, intuibile dalla folta barba grigia, come poi anche i capelli, e delle rughe attorno agli occhi, sembrava incredibilmente forte. Visto il verde del cappello, dei pantaloni e della camicia Alessandra temette potesse trattarsi di un uomo del gruppo dei Bricconieri.
-Ti ho detto che non puoi andare oltre questo punto!- tuonò con voce pesante, e la ragazza fu pronta a pararsi tra lui ed il Pokémon, per difenderlo, ma Ralf fu più rapido e saltò addosso all’uomo, abbracciandolo.
-Ascanio! Stai bene allora! Per fortuna!-
Quindi lui era la persona stavano cercando. Senza darlo troppo a vedere la ragazza tirò un sospiro di sollievo, era molto più imponente di quanto si fosse immaginata, e doveva ammettere averlo come nemico le incuteva un po’ di timore.
-Ralf?! Mi sembrava di averti detto di non venire qui che è pericoloso! E chi c’è con te?- chiese l’uomo spostando guardando Alessandra. -Dall’aspetto sembra proprio un Pokémon Ranger!-
-Ero preoccupato perché non tornavi…quindi ho chiesto al Ranger appena arrivato a Oblivia di aiutarmi a trovarti!- spiegò il ragazzo lasciandolo andare.
-Piacere di conoscerla, il mio nome è Alessandra.- disse la ragazza presentandosi.
-Capisco. Scusa se mi sono arrabbiato. Comunque io sto bene.- sorridendogli Ascanio gli accarezzò la testa con una mano, che sembrava in grado di avvolgerla completamente molto facilmente. -Non potrebbe essere altrimenti, con il mio fisico da taglialegna.-
-Non lo metto in dubbio, ma è vero anche che non sei più così giovane…- mormorò Ralf abbassando lo sguardo.
-L’età non conta, Ralf!- sembrava aver toccato un nervo scoperto, perché l’espressione di Ascanio cambiò repentinamente, divenendo estremamente infastidita ed imbarazzata, ma tornò alla normalità con la stessa rapidità con cui era comparsa. -Comunque sia, volevo solo capire cosa stessero facendo quei loschi figuri. Sembravano interessati alla stele che si trova in questa grotta. Sembra che stiano dando la caccia a Pokémon potenti e nel frattempo stiano facendo ricerche su stele misteriose. Almeno per il momento non credo siano interessati a colpire gli abitanti del villaggio.-
-Una stele? Di cosa si tratta?- chiese la ragazza incuriosita.
-E’ simile a quella che si trova vicino a noi. Un grosso blocco di pietra con un’immagine incisa sopra, ma non si tratta di semplice pietra, non la si può rompere in maniera normale.- spiegò Ascanio indicando la stele vicino a loro, lei non l’aveva nemmeno notata fino a quel momento; era alta quanto l’uomo ed altrettanto robusta, apparentemente stava bloccando l’ingresso a qualcosa ed aveva raffigurato un Pokémon dall’aspetto minaccioso, con due chele affilate.
-Non siamo sicuri di chi le abbia messe qui, forse non sono nemmeno le uniche a Oblivia, ma racchiudono un potere in grado di liberare dei Pokémon estremamente potenti.-
Mentre parlava Pichu aveva approfittato del momento di distrazione dell’uomo per sgattaiolare alle sue spalle, cominciando a correre non appena fu abbastanza lontano da non essere catturato.
-Pichu!-
-Ehi, torna indietro!- urlò l’uomo quando se ne rese conto, ma ormai era tardi. -…eppure gli avevo detto di non andare…-
-Non ci resta altra scelta che seguirlo.- disse Alessandra pronta ad andare, ma due cose attirarono la sua attenzione, la prima un Pachirisu che scorrazzava nei dintorni, ed una pietra che sembrava poter venire rimossa con una Mossa Spruzzo 1.
Trattandosi di un ostacolo con l’aiuto di Marill la ragazza cercò di rimuoverlo, ma si rivelò essere un Pokémon dall’aspetto simile ad una roccia, con due sottili braccia e dei grossi occhi, che come si svegliò dal suo probabile riposo attaccò la ragazza infastidito.
-Scusami! Non volevo svegliarti!- disse lei mentre la cattura ebbe inizio, ed il Pokémon per tutta risposta le lanciò contro una pietra vera. Era piuttosto lento però, e grazie ai suoi movimenti pesanti non fu difficile catturarlo. Il suo nome era Geodude, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 1”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.





-Scusami tanto…-
Almeno dopo la cattura sembrava essersi calmato, ora non restava altro da fare se non proseguire.
La strada intrapresa da Pichu ukulele era uno stretto corridoio tra le rocce, che si allargava e si stringeva in alcuni punti, e che per questo non permise ad Ascanio di passare molto facilmente.
-Voi andate avanti, vi raggiungerò!-
Il sentiero fu molto lungo e per buona parte immerso nell’oscurità, ma i tre poterono sentire distintamente delle voci dall’altra parte.
In un altro punto della grotta infatti due Bricconieri erano davanti alla stele di cui Ascanio aveva parlato, ed uno di loro stava usando il Guanto della sottomissione sulla superficie. Tra le antiche parole incise nella stele una forma di luce comparve, ed il Bricconiere riuscì tramite il potere del guanto a rimuoverla assieme alla roccia, portando con sé il piccolo blocco e lasciando un buco nella stele.
-Emblema recuperato!-
-Pichu!-
Pichu ukulele raggiunse i due stringendo con rabbia le zampette, ma non ottenne altra reazione se non una leggera sorpresa.
-Che…che vuole questo?-
-Stiamo lavorando, non ci disturbare!-
Per tutta risposta Pichu saltò addosso all’uomo che aveva tentato di spaventarlo, colpendolo con dei piccoli pugni per costringerlo a dirgli dove si trovavano i suoi amici.
-Ma cosa! Vuoi fare sul serio eh? Vediamo chi è il più forte!- disse l’uomo cominciando a dimenarsi. -Prendi questo!-
Con una spinta il Bricconiere riuscì a scaraventare a terra il Pokémon, che atterrò purtroppo di schiena sul suo amato ukulele.
-Pi…?!-
Spaventato per il suono aveva sentito Pichu ukulele si alzò immediatamente, trovando il suo strumento spezzato a metà.
-Oooh, ma che peccato! Ti ha rotto l’ukulele, eh? Che cattivone, ah ah ah!- sghignazzò il Bricconiere con in mano il pezzo di stele. Questo però servì solo ad aumentare la rabbia del Pokémon, che li guardò furente quasi con le lacrime agli occhi.
-Ben ti sta! Non avrai mica pensato di avere chance contro di me, vero? E smettila di guardarmi, su, vattene via! Tanto anche se ti catturassimo, non ci saresti di nessun aiuto!-
-Pichu!-
Alessandra aveva visto in lontananza quello che era successo, ed assieme a Ralf si parò davanti ai due uomini.
-Pokémon Ranger!!! Com’è possibile?! Accidenti a quei due buoni a nulla di guardia alla grotta!-
-Fermi dove siete!- urlò la Ranger pronta ad agire al loro più piccolo movimento. Ralf nel frattempo si avvicinò a Pichu, per assicurarsi stesse bene, e non gli ci volle molto per notare l’ukulele.
-Ooh, povero Pichu! L’ukulele si è rotto!-
-Pichu...-
Il piccolo Pokémon stava ancora raccogliendo i pezzi di legno, con una profonda tristezza negli occhi.
-Sono stati loro a rompertelo, vero?- chiese il ragazzo guardando furente i due uomini.
-Non so proprio di cosa tu sita parlando!- rispose uno dei due fischiettando innocentemente. -Senti, collega…pensa tu a preparare i Dadavolanti. A questi mocciosi ci penso io.- disse poi con un minaccioso sorriso. -Cranidos! Fagli assaggiare le tue testate!-
Puntando il guanto verso Alessandra l’uomo chiamò a sé il Pokémon, dalle scaglie azzurre e la grossa testa rotonda, che però colpì il suo collega invece della Ranger.
-Ahiaaa!!!- urlò l’uomo tenendosi la schiena con le mani.
-Ehi, non lui! Il nemico è questo Pokémon Ranger!-
Con lo stesso movimento di prima riuscì a guidare il Cranidos verso la ragazza, dando il via alla cattura.
Tentando di coglierla alla sprovvista il Pokémon provò a colpirla con una testata non appena ne ebbe l’occasione, ma la Ranger riuscì a schivarlo con un salto ed a portarsi alle sue spalle, disegnando dei cerchi attorno al Pokémon che, irritato, provò allora a caricarla.
Anche questa volta però lei riuscì a non farsi colpire, spostandosi all’ultimo secondo con uno scatto disegnando altri cerchi non appena l’altro si fermò.
Era un tipetto tenace, ed anche piuttosto aggressivo, ma ormai Alessandra aveva capito il suo stile di attacco, ed anche la terza testava andò a vuoto senza che l’avesse ferita nemmeno una volta.
Ultimata la cattura entrambi poterono prendere fiato, ed accanto all’immagine del Pokémon comparvero le scritte “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 2”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.





Soddisfatta per la cattura la Ranger guardò vittoriosa il Bricconiere che l’aveva attaccata, ma il sorriso svanì quando lo vide fluttuare assieme al suo collega sui Dadavolanti.
L’avevano imbrogliata.
-A pensarci meglio non c’era nemmeno bisogno di perdere tempo con voi. Il nostro obbiettivo lo abbiamo già raggiunto!- disse l’uomo con lo stesso sorriso la Ranger aveva avuto poco prima.
-Certo, lo dici adesso perché hai perso!- rispose Ralf stringendo i pugni. -Hai visto, Pichu? Il Ranger ha dato una bella lezione a quei cattivi che ti hanno rotto l’ukulele!-
-Pichu…-
Era una magra consolazione, ma sempre meglio che niente.
-Tsk. L’emblema l’abbiamo recuperato, il nostro lavoro qui è finito.-
-L’emblema?-
Solo a quel punto la ragazza notò la stele ed il foro all’interno, mentre il pezzo si trovava dentro una borsa tra le mani del Bricconiere.
-Addio, Ranger!-
Con la vittoria in tasca i due volarono dall’altra parte del dirupo alle spalle della ragazza e di Ralf, ma la loro uscita scenica venne rovinata quando per poco non si scontrarono con un loro collega, anche lui in volo.
-Ehi, attenzione!-
All’ultimo secondo lo scontro venne evitato, ed i tre uomini erano completamente impalliditi visto il rischio di precipitare.
-Ma che fai?! Guarda avanti quando voli! Ma guarda tu! Che ci fai qui? Non dovevi fare in modo che Raikou non si avvicinasse?!- urlò quello con la stele.
-Cos’hai da urlare! Sei tu che mi sei venuto addosso! Ho sentito che stavate facendo un gran baccano vicino alla stele ed eccomi qui! Pensavo che aveste bisogno di aiuto!-
La discussione tra i due venne interrotto dal collega che aveva preparato i Dadavolanti, con un’espressione confusa e preoccupata.
-Ma allora…chi si sta occupando di Raikou?!-
La risposta venne molto presto, comparve infatti dall’altra parte della stanza un Pokémon che Alessandra non aveva mai visto prima.
Sembrava una grossa tigre dai denti affilati, avente il muso rotondo bianco mentre il resto del corpo era giallo, con alcuni segni neri lungo le zampe ed uno strano mantello viola sulla schiena, mentre la coda ricordava in qualche modo un fulmine celeste.
I suoi occhi erano furenti, e puntavano sui tre Bricconieri.
-Grrrrrrr…rooaaarrrr!!!-
Il suo ruggito fece tremare la grotta intera, e dei fulmini comparvero mentre lui si teletrasportò vicino ai tre uomini, che sussultarono quando altri fulmini minacciarono di colpirli.
-Meglio filarsela!-
Alessandra riuscì soltanto a guardarlo, mentre nuovamente ruggiva inseguendo gli uomini che scapparono a tutta velocità. Quello che aveva provato era stato un misto di paura e rispetto vero quel Pokémon, ormai lontano da lei ed il ragazzo, che ancora guardavano il vuoto imbambolati.
-Quello era Raikou, il Pokémon leggendario, vero?- la domanda di Ralf la distolse dalla sua trance. -Non posso crederci, abbiamo appena incontrato Raikou! Siamo davvero fortunati!-
-Già…-
Un Pokémon leggendario era un Pokémon dalla potenza inaudita, spesso protettori delle terre in cui vivevano ma talvolta anche esseri spaventosi da non adirare.
-Pi…chu…- il pianto sommesso di Pichu rimbombò a causa dell’eco nella grotta, ed entrambi si voltarono verso di lui.
-L’ukulele di Pichu è rotto...-
Alle parole di Ralf quasi non riuscì più a trattenere le lacrime, ed afferrando tutti i pezzi corse nella stessa direzione presa da Raikou e dai Bricconieri.
-Pichuuuuuuuuu!!!-
-Pichu!- Ralf non poté far nulla per fermarlo, proprio come Alessandra, ed entrambi si sentirono completamente inutili. -Dove se ne sarà mai andato Pichu?-
-Quei mascalzoni!- la voce di Ascanio si unì presto a quella del ragazzo. In un modo o nell’altro a quanto pare era riuscito a passare per il sentiero. -Pensavo volessero solo esaminare la stele, ma guarda come l’hanno ridotta!-
-Mi dispiace. Non ho potuto fare nulla…- disse Alessandra dispiaciuta.
-Tranquilla Ranger, non è colpa tua.-
-Ascanio, cosa c’è scritto sulla stele?- chiese Ralf guardando l’uomo.
-E’ scritta in una lingua antica e io non la so leggere, ma ho sentito dire che c’è scritto  qualcosa su Raikou.-
-Forse qualcosa che ha a che fare con la storia di “Raikou e l’Eroe di Oblivia”?-
La ragazza fu tentata di chiedere di cosa si trattasse, ma l’uomo non ne sembrava molto sicuro.
-Forse sì e forse no…mi dispiace, ma non so bene nemmeno io.- rispose Ascanio scuotendo la testa, ma Ralf ne sembrava convinto.
-Dev’essere di sicuro così! Otello mi ha raccontato di quella fiaba!- disse poi guardando la Ranger -Alessandra! Grazie per aver messo in fuga i Bricconieri! Grazie al tuo aiuto, Ascanio non ha dovuto inseguire quei furfanti tutto da solo!-
-Sono felice di aver aiutato.-
Non le sembrava di aver fatto nulla, ma se nessuno si era fatto male era da considerarsi una vittoria…ad eccezione per il povero Pichu ukulele…
-Ehm…posso dire quella cosa?- chiese Ralf timidamente.
-Che cosa?- chiese la ragazza confusa.
-Sì, quello che si dice sempre in queste occasioni…-
-Oooh! Ho capito, sì certo.-
-…complimenti, Ranger! Missione compiuta!-
A quelle parole per farlo sorridere la ragazza si esibì nella propria posa da Ranger, e lo Styler le fece ricevere cinquanta Punti Ranger, i quali si ottenevano ad ogni fine missione.
-Congratulazioni, missione compiuta. Ogni volta che completi una missione riceverai dei Punti Ranger. I Punti Ranger possono essere utilizzati per personalizzare lo Styler. Tuttavia, purtroppo…al momento attuale è impossibile usufruire di tale funzione a causa di un danno al sistema riportato in seguito all’urto subito durante la caduta.-
Giusto, doveva ancora aggiustare lo Styler. Almeno funzionava abbastanza da permetterle di lottare.
-Forza…torniamo al villaggio Cocona. Proseguendo da questa parte, dovrebbe esserci un’altra uscita.- disse Ascanio indicando la strada alle loro spalle, raggiungibile tramite una scalinata costruita nella parete.
-Bene, andiamo.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Direttamente alla destra dei tre era presente una piccola scalinata scavata nella roccia, che arrivando in un punto rialzato della grotta permetteva tramite una sottile strada di raggiungere l’uscita dall’altra parte della voragine.
-Cos’è questa?- chiese Alessandra incuriosita, quando notò una porta che bloccava un passaggio della grotta, proprio sopra le scale. C’era scritto “Vietato l’accesso, eccetto durante il festival!”.
-Oh, è una prova che si svolge durante uno dei festival del villaggio. Spero potrai provarlo un giorno.- rispose Ralf rimanendo comunque sul vago mentre procedevano. Ad un certo punto però la ragazza notò un piccolo Pokémon giallo dagli occhi chiusi contornati d’azzurro, che sembrava essere molto spaventato dalla loro presenza.
-Probabilmente i Bricconieri l’avranno terrorizzato.- ipotizzò tristemente Ascanino.
-Non posso lasciarlo così, cercherò di calmarlo.-
Così dicendo la Ranger si precipitò verso il Pokémon, dando il via alla cattura. Proprio come si aspettava il piccolino continuava a scappare, ma questo non fu un problema e per non dargli un’ulteriore ansia Alessandra rimase a debita distanza, fino a quando non ebbe ultimato la cattura.
Il suo nome era Dunsparce, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario”.





Almeno sembrava stare meglio, ora che aveva capito loro tre erano brave persone, ma mentre la ragazza se ne assicurava un altro Pokémon, simile ad una puzzola viola, le arrivò alle spalle, creando non appena si fu formato il campo di cattura attorno a loro una nube di fumo puzzolente. Anche se la ragazza evitò l’attacco dovette ammettere l’odore era comunque disgustoso, e dovette tapparsi il naso mentre disegnava i cerchi di cattura attorno all’altro.
Solamente quando riuscì a trasmettere il livello sufficiente di sentimenti di amicizia si concesse di respirare. Il nome del Pokémon era Stunky, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Azione 1”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco.”, siccome però aveva già con sé troppi Pokémon lo liberò.





Arrivando fino in fondo al sentiero questo si spezzò in due strade, una che procedeva verso sud e l’altra verso ovest, ed infondo a quest’ultima Alessandra riuscì a riconoscere il verso del Cranidos di prima.
-Che sollievo, a quanto pare il Cranidos sta bene.- disse con un sorriso, notando il gran numero di impronte nel terreno.
-Quei Bricconieri sono dei veri mascalzoni!-
-Puoi dirlo forte Ascanio. Hanno perfino rotto l’ukulele di Pichu!- disse Ralf tristemente.
-Vedrai che Otello sarà in grado di ripararlo, probabilmente sarà già andato da lui.- rispose l’uomo tentando di rincuorarlo, e tutti insieme uscirono finalmente dalla grotta.
Nonostante avevano trascorso solo un quarto d’ora all’interno o poco più, i loro occhi impiegarono qualche istante per abituarsi alla forte luce del sole. Si ritrovarono così nell’uscita a destra della montagna, in un piccolo spiazzo separato dalla strada principale dal masso Alessandra e Ralf avevano notato prima di entrare.
-Mh, nemmeno io riuscirei a spostarlo da solo…- commentò Ascanio avvicinandosi.
-Non ce ne sarà bisogno, chiederò una mano a Cranidos. Dovrebbe avere la mossa giusta per continuare.- rispose la Ranger tornando immediatamente indietro, ma prima di rientrare nella grotta notò che le foglie di un albero vicino continuavano a muoversi, e siccome bastava solo una Mossa Azione 1 chiese l’aiuto di Sentret per controllare, e non appena colpì il tronco con un attacco dai rami cadde un piccolo Pokémon simile ad un corvo con un cappello nero. Alessandra per evitare si facesse male nella caduta lo afferrò al volo, evitando con agilità di ferirsi con l’attacco del Pokémon, che creò delle onde d’energia viola nel terreno. Ci volle poco per concludere la cattura, al termine della quale il suo Styler passò al livello cinque, con due punti in più nell’energia, arrivando così a 17/17, ed un punto in più nell’energia.
Il nome del Pokémon era Murkrow, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Taglio 1”, “Scatena un vento di tenebra contro l’avversario.”.





-Mi dispiace, spero di non averti disturbato.- disse la ragazza scusandosi portandolo con sé, ma Murkrow scosse il capo facendole capire andava tutto bene.
In men che non si dica era già arrivata nel cunicolo dove Cranidos si era nascosto, arrivandogli alle spalle per un effetto sorpresa ed iniziando la cattura. Fu molto più semplice della prima, ed il Pokémon sembrò ricordarla visto, nonostante tentò di colpirla con due testate, si mantenne comunque distante come se non volesse veramente ferirla. A quel punto però i Pokémon erano diventati troppi, e dovette liberare Geodude,  Teddiursa e Krabby.
-Ti prometto che ci vorrà pochissimo, ho solo bisogno di una mano con un ostacolo.- spiegò la Ranger tornando da Ascanio e Ralf, che l’avevano aspettata fuori. Come già aveva immaginato bastò solo una testata del Pokémon per sgretolare il masso, e poterono così proseguire tornando al villaggio.
La strada si rivelò molto tranquilla, senza la presenza dei Bricconieri i Pokémon erano tornati a muoversi in tranquillità, e non c’erano tracce lasciavano pensare fossero ancora nei dintorni.
Tornati a Cocona sembrava però fosse arrivato qualcun altro, oltre ai Bricconieri. Si trattava di un uomo anziano con dei vivaci baffetti grigi, vestito con un camice da dottore che stava consegnando degli unguenti agli anziani del villaggio.
-Spalmi questa pomata sulla ferita e guarirà subito. Si riguardi.-
-Dott. Edo. Come faremo senza di lei! Grazie davvero!-  rispose il signore a cui aveva consegnato la pomata, con un sorriso di riconoscimento.
-Dott. Edo, felice di rivederla.- salutò Ascanio, non appena furono all’ingresso del villaggio.
-Oh, ma guarda chi c’è: Ascanio. Muscoloso come sempre, eh? E’ impressionante come riesca ancora ad allenarti tutti i giorni alla tua età!- sorrise il dottore avvicinandosi per salutarlo, ma si fermò sorpreso quando notò Alessandra. -Comunque…non credo di conoscere la persona che ti accompagna.-
-Ti presento Alessandra, un Pokémon Ranger.- disse subito Ralf, precedendola.
-Molto piacere.- disse la ragazza stringendo la mano dell’uomo, che rispose gentilmente alla stretta.
-Piacere, io sono Edo. Giro tutta la regione di Oblivia villaggio per villaggio, visitando chi è malato o si è fatto male.
-Oh, è veramente altruista da parte sua.- rispose la ragazza colpita.
-Anche lei avrebbe bisogno di qualche trattamento per le ustioni.- aggiunse l’uomo guardandola. Effettivamente la pomata di Otello l’aveva aiutata, ma non poteva far svanire subito le ferite.
-C’è qualcuno che non sta bene?- domandò invece Ascanio, e l’uomo alle spalle del dottore rispose per lui.
-Beh, sì…non riesco ancora a credere di averlo visto con questi miei occhi! Parlo del leggendario Raikou! Ha attraversato il villaggio di corsa! Sono riuscito a schivarlo per un pelo, ma mi sono fatto una sbucciatura…- ammise l’uomo imbarazzato, ma una signora accanto a lui lo guardò storto.
-Un’altra delle tue storie! Dì la verità, hai solo avuto paura quando hai visto Raikou, ti sono tremate le gambe e sei caduto! Sarà andata di sicuro così! Dicci un po’, invece. Assieme a Raikou che dici di aver visto c’era anche l’Eroe di Oblivia?-
Ancora quella leggenda, la curiosità di Alessandra cresceva sentendone parlare.
-Ma senti questa poi! Sono solo fiabe quelle, non penserai mica che esita davvero!- rispose l’uomo scontento.
-Su, su, calmatevi adesso. Non è il caso di mettersi a far baruffa!- si intromise un altro signore, dai baffi ed i capelli marroni. -Sono proprio felice di essere riuscito a vedere Raikou! Fonda la valle, chi la salterà? Si faccia avanti chi provar vorrà. Tetra la valle, che paura fa! Nessuno mai saltarla potrà. Ma cosa dici, senti un po’ qua! Se viene Raikou, con un salto è là. L’Eroe in groppa, con un salto è là.- canticchiò poi con sguardo felice. Evidentemente la canzone riguardava la leggenda dell’Eroe di Oblivia. -Quando ero bambino, la cantavo sempre sperando che un giorno avrei incontrato Raikou per davvero. Ah, ora che ci penso, Raikou stava inseguendo gli UFO.-
-Ne è sicuro?- chiese immediatamente la Ranger.
-Certo, e sembrava davvero molto arrabbiato.-
-Scusate l’interruzione…- disse ad un certo punto Ascanio con fare imbarazzato. -Ma anch’io avrei bisogno di un consiglio dal Dott. Edo. Sono in piene forze e buona salute come sempre, ma ultimamente ho un dolorino alla schiena. Dott. Edo, potrebbe vedere di che si tratta?- chiese poi indicando il punto, senza guardare l’uomo negli occhi. Evidentemente lo metteva a disagio esprimere le sue debolezze e fatiche, ma l’uomo ne fu più che felice.
-Sono qui per questo! Vieni, ti visito subito.-
-Grazie, e grazie mille anche a te, Pokémon Ranger. Davvero.- disse poi l’uomo sorridendo alla ragazza.
-E’ stato un piacere.- rispose lei cordialmente. Vederlo sorridere così lo faceva sembrare ancor di più il classico gigante gentile.
-Ascanio è davvero forte, ma non è più così tanto giovane…- sospirò intanto Ralf alzando gli occhi al cielo. -Ah! Mi è scappato di nuovo! Scusa, Ascanio! Riguardati, mi raccomando!-
Senza rispondere Ascanio si allontanò insieme al dottore, e Ralf guardò Alessandra preoccupato.
-Speriamo non si sia arrabbiato…-
-Sono sicura non se la sarà presa.- lo rassicurò la ragazza.
-A proposito…nessuno ha per caso visto passare un Pichu con in spalla un ukulele rotto?- chiese il ragazzo a tutti i presenti.
-Io ho visto passare un Pichu così proprio qualche minuto fa.- rispose l’anziano che si era fatto male. -Stava correndo verso la casa di Otello.-
-Davvero?! Sono davvero preoccupato, speriamo non sia ferito! Alessandra! Ti prego! Possiamo andare a vedere come sta?- chiese Ralf supplicandola.
-Va bene, andiamo subito.-
Anche lei voleva assicurarsi stesse bene, ed insieme raggiunsero la casa dell’uomo di tutta fretta, trovando con sollievo Pichu ukulele con Nando e Otello. Sembrava però stare molto male per via dell’ukulele.
-Pichu! Pichu-pichu!-
-Ho capito, ho capito! Calmati adesso.- disse esasperato l’artigiano.
Prima che Ralf ed Alessandra potessero avvicinarsi la voce registrata nello Styler li fermò.
-“Rilevata la presenza di qualcuno in difficoltà. Quando qualcuno ha bisogno del tuo aiuto gli comparirà sulla testa nella mappa dello Styler il simbolo … . Se provi a parlargli, ti dirà qual è il suo problema. Nel mondo dei Pokémon Ranger ascoltare i problemi di qualcuno e risolverli viene definito “incarico”. Quando incontri qualcuno con il simbolo … sulla testa, parlagli per capire qual è il suo problema. Puoi verificare in ogni momento il contenuto dell’incarico alla voce “Incarichi” nel menu dello Styler”.-
Erano informazioni sapeva già, ma infondo non era così fastidioso sentirle, anzi dopo tutti quegli anni era quasi nostalgico. Immediatamente la ragazza si avvicinò ad Otello per parlargli.
-Otello, va tutto bene?-
-Oh, Alessandra. Iniziavo a preoccuparmi.- la salutò l’uomo sollevato.
-Nonno Otello! L’ukulele di Pichu è rotto!- disse intanto Ralf, con il povero Pichu sconsolato nell’angolo, con i pezzi del suo strumento accanto.
-Pichu!-
-Pare proprio di sì. E’ da prima che Pichu insiste affinché glielo ripari.- sospirò l’uomo.
-Allora perché non glielo ripari?-
-Vorrei davvero ripararglielo subito, ma per aggiustare un ukulele serve un legno particolare e dritto. Quel tipo di legno è nascosto solo a Dolcegoccia, in un posto particolarmente difficile da raggiungere.- rispose l’uomo dispiaciuto. Otello sembrava essere l’unico artigiano nei dintorni, e purtroppo con la situazione dei Bricconieri le cose si erano complicate un po’ per tutti.
-Allora che ne diresti se andassi io a recuperarlo?- disse Nando sorprendendoli. -Tutti a parte me sembrano essere molto impegnati…- si giustificò guardando per terra, quasi a disagio.
-A proposito, un po’ più di impegno potresti metterlo nel costruire le barche…- commentò Otello valutando la sua proposta. -Beh, allora per questa volta lascerò fare a te, Nando. La legna per riparare l’ukulele è conservata nel grosso tronco cavo.-
-Ricevuto!- Nando sembrò entusiasta del suo incarico, ma non passò molto tempo prima che i soliti dubbi lo assalissero. -Ma se per caso quei balordi si trovassero a Dolcegoccia e per caso mi catturassero e mi legassero stretto come un salame…-
-Ricomincia di nuovo a vaneggiare col tuo pessimismo?!- sbottò Otello irritato, guardando poi la Ranger stremato. -Alessandra, non è che andresti insieme a lui? Non mi sento tranquillo a mandarlo da solo.-
-Penso che non ci sarebbero problemi anche se andassi da solo…- azzardò Nando, timoroso di disturbarla. ---Però a pensarci bene non sarebbe male partire all’avventura con Alessandra. Vuoi venire con me?-
-Sì, possiamo partire subito.- rispose la ragazza annuendo.
-Vicino all’uscita di questa casa c’è un molo, giusto? Lì c’è un pescatore a cui ho prestato una barca. Se glielo chiederete, vi accompagnerà fino a Dolcegoccia.- spiegò Otello accarezzando la testa del piccolo Pichu.
-Io vi aspetterò insieme a Pichu.- aggiunse Ralf sedendosi accanto a lui.
-Torneremo prima che possiate accorgervene.- disse Alessandra sorridendo al Pokémon, cercando di rincuorarlo, uscendo dalla porta assieme a Nando.
-Pare che la legna sia dentro a un enorme tronco cavo. Non dovremmo avere troppi problemi a trovarla però.-
-L’hai già presa altre volte?- chiese la Ranger ipotizzando conoscesse il luogo.
-No, ma Otello me lo ha spiegato varie volte.-
-Capisco, sei un suo allievo da molto tempo?-
-Quasi due anni, ma faccio ancora molti pasticci.- ammise il ragazzo arrossendo.
-Ti capisco sai? Anche io i primi anni facevo molti errori.-
-Non si direbbe a guardarti. Sembri molto capace.-
-Ti ringrazio, ma credimi. Una volta dovevo catturare un Bidoof, e l’ho seguito fino alla sua tana, ma sono finita circondata dall’intera famiglia, ed è dovuto venire un mio collega più esperto ad aiutarmi.- rivelò la ragazza ridendo a quel ricordo.
-Caspita, menomale è andato tutto bene alla fine!-
-Ma sì, non importa cosa accada, ci sarà sempre una soluzione alle difficoltà…oh, quello deve essere il pescatore.- disse la ragazza indicando un uomo vestito di rosso che si preparava a salpare.
-Ci scusi, avremmo bisogno di un passaggio per Dolcegoccia.- disse subito la Ranger prima che partisse.
-Vuoi andare a Dolcegoccia con la barca di Otello?-
-Sì, esatto.- annuì lei, ricevendo un cenno di assenso in risposta,
-Ma certo, salite pure.-
-Oh…speriamo non ci sia una tempesta in arrivo…o che la barca non abbia fori talmente piccoli da essere innotabile a prima vista, ma che una volta arrivati in mezzo al mare riempiranno lentamente la barca non lasciandoci scampo…- borbottò Nando cercando di non cadere in acqua fin da subito.
-Bene, si parte!-
Non appena furono seduti l’uomo cominciò a remare con forza, ed impiegarono pochissimo tempo per tornare sull’isola.
-Siamo arrivati a Dolcegoccia. Occhi aperti…- disse il pescatore una volta ebbero attraccato. -Vi aspetterò qui, fate pure con calma.-
-La ringrazio. Andiamo Nando.-
Nonostante avesse percorso quel sentiero solo qualche ora prima la ragazza si lasciò guidare da Nando lungo l’isola, godendosi la pace della natura che li circondava, tristemente troppo silenziosa però, senza tutti i Pokémon che l’abitavano, e quelli rimasti purtroppo sembravano ancora titubanti nel muoversi liberamente. Una volta arrivati sul punto più alto dell’isola il ragazzo si fermò un momento, godendosi il panorama.
-E’ veramente bello qui, e rilassante. Sembra quasi non possa accadere nulla di male…però è successo…- sussurrò riferendosi ai Bricconieri, rabbuiandosi. -E se fossero ancora nei dintorni? E se fossero appostati tra i cespugli o sugli alberi, in attesa che qualche malcapitato passi per bloccarlo e legarlo come un salame?-
-In quel caso li affronteremo.- rispose semplicemente la ragazza, e per il momento Nando si calmò.
-Sarà meglio continuare…scusami per il mio pessimismo.-
-E’ tutto ok.- in verità anche lei si sentiva in ansia. Dopotutto non era certo detto i Bricconieri non fossero ancora nei paraggi, li avevano già incontrati a Cocona infondo. Cercando di tenere a bada eventuali pensieri negativi i due proseguirono lungo la strada, arrivando fino al gigantesco tronco cavo che già aveva visto la prima volta era stata lì.
-Quello dev’essere il tronco di cui parlava il Maestro! Vado a prenderlo io, sta’ a vedere.- disse subito Nando, correndogli alla base, mostrandosi per la prima volta spavaldo. -Se per caso all’interno ci fosse una trappola incredibile e in quella trappola ci fosse un liquido strano e appiccicoso e non riuscissi ad evitarlo, pestandolo con la punta del piede sinistro…basta, basta…devo smetterla!- si rimproverò scuotendo la testa. -Stavo per lasciarmi prendere di nuovo dall’immaginazione e dal pessimismo.-
Era un bene fosse in grado di capire quando fermarsi, o almeno ci provava.
-Ce la puoi fare Nando.-
Il ragazzo si allontanò di qualche metro, prendendo la rincorsa.
-Quello che conta adesso non è la forza dell’immaginazione…ma la forza delle mie gambe! Geronimooo!-
Con un’incredibile salto Nando riuscì a raggiungere la cima del tronco, balzandovi dentro.
-Che te n’è parso del mio salto? Niente male, eh?- chiese una volta all’interno.
-Wow! Sei stato incredibile!- rispose la ragazza sinceramente colpita, era stato veramente un bel salto.
-Dunque…per riparare l’ukulele serve…ecco! Problema risolto, Alessandra…-
-Ottimo, riesci ad uscire da solo?-
-Sì certo non dovrei…co-cosa?- sussultò Nando, facendola preoccupare.
-Va tutto bene?-
-Sento come un formicolio ai piedi…UAAAH!-
Con un salto ancor più alto del precedente Nando uscì correndo dal tronco, inseguito da sei Sunkern che lo guardavano infuriati.
-Scusate, scusate! Non l’ho fatto apposta…-
I Pokémon non sembravano intenzionati ad ascoltarlo, e li circondarono pronti ad attaccare.
-Nasconditi Nando!-
Alessandra si mise tra lui ed i Pokémon, lasciando che si formasse attorno a loro il perimetro di cattura. Anche se si trattava di Pokémon semplici da catturare il loro numero era un problema per via dello spazio ridotto, perciò almeno per i primi secondi la Ranger dovette limitarsi a schivare le numerose raffiche di foglie lanciate da loro, aspettando l’occasione giusta per contrattaccare.
Questa arrivò quando due Sunkern si staccarono dal gruppo, permettendole così di catturarli con una linea unica, e con uno spazio di manovra maggiore poté fare lo stesso anche con gli altri.
Nando nel frattempo era rimasto impietrito sul posto, ma si rilassò quando vide i Pokémon si erano a loro volta calmati.
-Fiuuu…finalmente si sono calmati. Pare che li abbia calpestati per sbaglio mentre facevano un pisolino nel tronco.-
-Può succedere, ma hanno capito non l’hai fatto apposta.- rispose Alessandra guardando i Pokémon, che annuirono.
-Sunkern…scusatemi per avere interrotto il vostro pisolino.-
Dopo le scuse del ragazzo i Pokémon si allontanarono senza fare altro, cercando probabilmente un altro posto dove riposare.
-In quest’avventura abbiamo messo a repentaglio le nostre vite…ma siamo riusciti a recuperare la legna per riparare l’ukulele.- disse fieramente il ragazzo, mostrandole un pezzo di tronco. -Tuttavia se dovessi trasportarla io, non farei altro che pensare alla sua integrità e finirei per rimanere zitto quasi tutto il tempo. Così ti metterei a disagio…insomma, per evitare tutto questo, potresti portarla tu?-
-Va bene, mi sembra un buon compromesso visto sei stato tu a recuperarla.-
-Grazie Alessandra. Allora, torniamo a casa dal Maestro. Sicuramente Pichu ci starà aspettando col suo bel faccino!-
-Sì!-
Quasi correndo i due ripercorsero immediatamente il sentiero per tornare al molo, ma una volta raggiunta la cima dell’isola Nando si fermò improvvisamente.
-Alessandra, hai visto?-
-Che cosa?-
-Mi è sembrato che la Base radio di Regiobaleno emettesse un segnale di luce!- disse il ragazzo indicando la base sull’altra isola, visibile in parte anche da lì. -Ecco, vedi? Vedi quell’edificio in cima alla montagna? Sembra che la sua antenna lampeggi di tanto in tanto…-
In quell’esatto istante, proprio come aveva detto, la cima lampeggiò un paio di volte.
-Visto? Proprio adesso ha lampeggiato di nuovo! L’hai visto anche tu, vero?-
-Oh! Hai ragione.- disse la ragazza annuendo.
-Che sarà mai quella luce? E se…e se…e se il Maestro fosse arrabbiato perché tardo a tornare…e si fosse arrampicato sull’antenna della Base radio per rimproverarmi…utilizzando segnali luminosi fatti con uno specchio?-
Questa volta nemmeno tutta la buona volontà della Ranger le permise di non ridere a quell’assurda fantasia, ma Nando non ne sembrò offeso.
-Basta, basta…devo smetterla! Mi sono lasciato prendere di nuovo dall’immaginazione e dal pessimismo. E’ davvero una mia cattiva abitudine! Quando accade, cerca di farmi smettere o potrei andare avanti così all’infinito!-
-Ahaha, te lo prometto Nando.-
-Grazie. Sbrighiamoci e andiamo a consegnare la legna per l’ukulele.-
Bastò loro solo scendere la scalinata per la spiaggia per raggiungere il piccolo molo, ed il pescatore fortunatamente era ancora lì, sdraiato sulla barca a prendere il sole.
-Ehi, siete tornati! Allora, volete tornare a Regiobaleno?-
-Sì, abbiamo ciò che ci serve.-
-Bene, si parte!-
Con la stessa forza mostrata l’uomo riuscì a portarli indietro ancor più rapidamente, e soddisfatti del loro lavoro i due tornarono immediatamente nella casa di Otello, che li accolse con un sorriso.
-Bentornati!-
-Pichu!- appena li vide il piccolo Pokémon saltò sull’attenti, correndo verso Alessandra per sapere se avevano trovato la legna. -Pichu! Pichu!-
-Abbiamo tutto il necessario per riparare il tuo ukulele.- rispose lei accarezzandogli la testa. Nel frattempo nello fece nello Styler comparve la scritta Incarico Completato, e la comunicazione aveva ottenuto dieci Punti Ranger. La voce robotica dello Styler non si fece certo aspettare per spiegarle cosa significava.
-“Congratulazioni per avere completato l’incarico. Quando completi un incarico, ottieni dei Punti Ranger, proprio come quando completi una missione. I Punti Ranger ottenuti completando un incarico possono essere utilizzati per personalizzare lo Styler. Tuttavia, visto che adesso una parte del sistema è danneggiata, questa funzione non è disponibile.”-
-Senti, Nonno Otello. Non è possibile riparare lo Styler come hai fatto con l’ukulele?- chiese Ralf guardando l’uomo.
-Purtroppo non sono portato per i computer e gli apparecchi elettronici.-
-Non importa, per il momento l’importante è riparare l’ukulele.- rispose la ragazza consegnando la legna.
-Oh, grazie mille. Mi metto subito al lavoro per riparare l’ukulele. Nando! Visto che ci sei, ti va di provare a ripararlo tu?-
-Dici sul serio?! Certo, sarebbe un onore!- rispose il ragazzo con una luce che brillava negli occhi.
-Ci vorrà un po’ prima che sia pronto. Nel frattempo, perché non fai un giro di ricognizione nel villaggio?- propose Otello guardando la Ranger.
-Ti faccio da guida io! Conosco il villaggio di Cocona come le mie tasche!- si offrì gentilmente Ralf.
Infondo l’aveva visto solo di sfuggita, ed era una buona idea controllare fosse tutto in ordine.
-Sì, grazie Ralf.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Mentre Alessandra e Ralf uscivano dalla casa di Otello fuori il vento aveva cominciato a soffiare con più forza, spostando dei grossi nuvoloni in cielo che, pur non presagendo pioggia, creavano alcune ampie zone d’ombra sotto cui magari più tardi avrebbe potuto riposare.
La ragazza non era mai ancora stata su un’isola simile, normalmente era abituata a lavorare in città o tra le montagne, e se proprio vedeva una spiaggia era perché appunto stava nei dintorni di un ampio centro abitato, mentre lì era tutto diverso. Si respirava un’aria più tranquilla, pacifica e meno inquinata, la gente stessa viveva con molta più calma e sembrava molti si stessero rilassando a bordo di alcune barchette lungo l’orizzonte.
-Che idea ti sei fatta fino ad ora di Regiobaleno?- chiese Ralf sorridendole. -Anche se devo ammettere in un’ora sei stata qui sono successe più cose che in un mese intero.-
-Ahah, capita quando sei un Ranger. Andiamo dove ci sono problemi.-
-Deve essere veramente emozionante, ma non riposi mai?-
Ad essere sinceri non ricordava l’ultima volta che si era presa una vacanza, almeno più di un paio di giorni.
-Dipende dai periodi.-
-Ah! Sei un Pokémon Ranger? Capiti proprio al momento giusto!-
Come a confermare ciò stava dicendo un giovane ragazzo dai capelli neri, vestito con una maglia bianca ed una camicia arancione, le corse incontro con fare preoccupato.
-Vorrei che dessi un’occhiata a una cosa. Potresti venire con me alla piazza a ovest del villaggio?-
Sembrava veramente agitato, soprattutto perché non le diede nemmeno il tempo di rispondere che era già schizzato via.
-Chissà di che si tratta. Dai, Alessandra, andiamo a vedere!- disse Ralf mettendosi a correre, e solo un po’ più lentamente, viste ancora le bruciature, la ragazza lo seguì.
Conosceva già la strada per arrivarvi, soprattutto perché bastava seguire il sentiero prima del Bosco di Tek, ma nemmeno lei una volta arrivata si aspettò di vedere sulla stele a sinistra una sfera di luce verde lampeggiare sulla superficie.
-Certo che ce ne sono di cose strane! La stele del tempo sta brillando!- commentò una della persone che la guardavano stupite.
-Ma che succede?! Non ho mai visto la stele brillare così!- disse Ralf sbalordito.
-Pokémon Ranger! Vieni a vedere!- a chiamarla era stato lo stesso ragazzo di prima, non meno agitato di quanto già aveva visto. -E’ da un po’ che brilla in questo modo. Secondo te di che si tratta?-
-Ecco…fatemi dare un’occhiata…-
Le persone attorno alla stele le fecero subito largo, ed Alessandra si avvicinò per ispezionarla più da vicino, ad un passo dalla stele però la luce al suo interno si staccò da essa, fluttuando davanti agli occhi della Ranger.
-Aaah!-
Spaventate le ragazze si allontanarono subito, mentre i due uomini rimasti rimasero per qualche istante a fissare la luce atterriti, fuggendo a loro volta quando scattò verso di loro.
-Oooooh!-
Alessandra a quel punto era l’unica rimasta nella piazza, e le sembrò di notare qualcosa muoversi all’interno della luce; solo quando questa si fermò sopra di lei riuscì finalmente a distinguere un piccolo Pokémon simile ad una fata, dal corpo interamente di un verde foglia ed i larghi occhi azzurri.
-Biiiiii!-
Come se fosse divertito da qualcosa il Pokémon continuò a girarle attorno per qualche istante, prima di dare il via ad una cattura inaspettata.
Alessandra ebbe appena il tempo di disegnare alcuni cerchi di cattura attorno al Pokémon prima che questo scagliasse il primo attacco, creando dal terreno due grossi rovi di piante dalle spine acuminate, che crebbero sotto i suoi piedi nel giro di qualche istante. Con un salto la ragazza riuscì ad evitare di ferirsi, rotolando sul lato per poi rialzarsi e riprendere a disegnare i cerchi, e le piante nel giro di qualche istante svanirono ritirandosi nel terreno.
Il Pokémon per un breve momento rimase a guardarla, interessato apparentemente dallo Styler che teneva al polso, poi nuovamente l’attaccò lanciandole contro una serie di foglie affilate che lei riuscì ad evitare abbassandosi all’ultimo secondo.
I suoi attacchi sembravano piuttosto semplici, e quando ripeté il primo creando altri rovi, stavolta più distanti da loro ed utili solo come ostacolo, la ragazza riuscì ad ultimare la cattura senza nemmeno un danno allo Styler.
Il nome del Pokémon era Celebi “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: /- Nessuna”, “Attacca lanciando foglie e creando rami spinosi.”.





Nessuna? Fino ad ora nessun Pokémon nel suo Navigatore aveva una caratteristica simile, e soprattutto nonostante non sembrasse appartenere già a qualcuno la cattura non bastò a trasmettere completamente i sentimenti d’amicizia affinché la seguisse.
In compenso però non sembrava nemmeno avere intenzione di attaccarla nuovamente, ma dopo averle dato un’ultima lunga occhiata il Pokémon spalancò le braccia, emettendo un suono acuto. A quel punto un vortice di luce si formò alle sue spalle, attirando all’interno la ragazza che ne venne completamente avvolta, fino a chiudersi attorno a lei.
Non servì a nulla muoversi o gridare, era come se attorno a lei ci fosse il nulla, fino a quando il vortice non si riaprì catapultandola nella piazza, solo che ora aveva un aspetto diverso. Per cominciare al centro della piazza non c’erano più una serie di mattoni sparsi senza un apparente senso e nascosti per lo più dal terreno e dai ciuffi d’erba troppo cresciuti, ma una vera piazza in pietra, ben curata e tenuta, con lo stesso simbolo presente sul palco al centro di Cocona, inoltre la strada che conduceva al villaggio non c’era più, ed al suo posto era presente un gigantesco muro illuminato da alcune torce ai lati che circondava l’intera area in cui si trovava. Ma soprattutto tra le due stele, dove prima non c’erano altro che le fronde degli alberi, ora era presente l’ingresso ad un qualche gigantesco tempio antico, momentaneamente chiuso da un portone con uno strano simbolo simile ad una maschera dipinto sopra.
-Ma che cosa…- sussurrò la ragazza confusa, quando la voce di un bambino attirò la sua attenzione.
-Eeehi Celebi! Ne hai combinata un’altra delle tue? Chi è quella persona?-
Il bambino era comparso da una porta nel muro alla sua destra, e Celebi lo raggiunse subito come se lo conoscesse da anni, portandolo poi verso la Ranger.
-Biii!-
-Non sembri una persona comune. E’ la prima volta che vedo qualcuno con dei vestiti come i tuoi!- commentò il bambino squadrandola, ma lei avrebbe potuto dire lo stesso. Era vestito con un abbigliamento non aveva mai visto prima, con uno strano casco nero tenuto saldo sulla testa da dei lacci legati al mento, che nascondeva appena i capelli biondi ed i vispi occhi turchesi. Indossava poi una lunga tunica dal busto azzurro e la gonna bianca con una mantellina alle spalle giallo opaco dalla punta rossa. A giudicare dalla carnagione abbronzata che distingueva le persone risiedevano da molto tempo su un’isola doveva essere un locale, ma Alessandra era certa di non averlo mai visto fino ad ora a Cocona.
Il bambino nel frattempo continuava ad osservarla, quando i suoi occhi si spalancarono come se avesse avuto un’illuminazione.
-…! Pe…per caso…è stato Celebi a portarti qui con uno sbalzo temporale?!-
-Un cosa?!- urlò senza volerlo Alessandra. Aveva viaggiato nel tempo? Era per questo che tutto era cambiato? Ma era nel passato o nel futuro? Probabilmente nel passato, viste le steli e la piazza, il cui motivo mancava nel suo tempo.
-Questo vuol dire che…vieni da un’epoca diversa dalla nostra?!- continuò ancora il bambino, intuendo dall’espressione spaesata ed atterrita della ragazza di aver fatto centro.
Il colpevole di tutto questo nel frattempo sembrava essere completamente sereno.
-Celebi!-
-Sapevo che Celebi fosse in grado di viaggiare nel tempo, ma…no…non pensavo che avrebbe davvero…Celebi, non sono cose da farsi!- lo rimproverò il bambino lanciandogli un’occhiataccia. -Riporta questa persona nella sua epoca! Però…aspetta un momento.- calmando la propria espressione tornò a guardare la Ranger, con un fare cordiale e gentile. -Io mi chiamo Elio. Questo dispettoso Celebi è mio amico. A proposito…come ti chiami? Da dove vieni? Scusa se ti tempesto di domande, ma di cosa ti occupi?-
Era comprensibile in un certo senso, infondo anche lei avrebbe voluto fargliene altrettante.
-Il mio nome è Alessandra. Non sono molto sicura di poter dire da dove vengo…probabilmente dal passato, da un posto si chiama Cocona. Sono una Pokémon Ranger e svolgo missioni per proteggere Pokémon e persone.- tentò di spiegare lei nel modo più comprensibile possibile.
-Ti chiami Alessandra? Compi delle missioni come Pokémon Ranger? Non capisco bene di cosa parli. Però una cosa l’ho capita di sicuro. Hai detto che vieni da un posto chiamato Cocona…ebbene, anche questa si chiama Piazza di Cocona! Questo vuol dire che sei in un’epoca diversa ma nello stesso luogo, giusto?-
-Probabilmente.- anche lei era arrivata alle stesse conclusioni, ma non era certa se esserne sollevata.
-Senti, Alessandra…ho un po’ paura di chiederti cosa accadrà in futuro, ma…almeno potresti parlami in dettaglio dei Pokémon Ranger?-
-Sì certo. Non penso sia un problema.- dovette riorganizzare un attimo le idee prima di farlo, ma fece del suo meglio per essere chiara. -I Pokémon Ranger fanno parte di un’organizzazione pacifista, che come ho detto vogliono proteggere l’equilibrio tra Pokémon e persone. Andiamo dove qualcuno ha un problema o è in pericolo, cercando di aiutarli come meglio possiamo. Per far ciò chiediamo l’aiuto dei Pokémon, grazie infatti a questo oggetto che ho al polso, uno Styler, possiamo catturarli e trasmettere loro i nostri sentimenti di amicizia, in questo modo i Pokémon ci seguono per un po’ fino a quando non chiediamo loro una mano in una data situazione, poi vengono liberati. Ti assicuro comunque che le catture non fanno loro del male in nessun modo, anzi se sono agitati possono addirittura servire a calmarli.- non voleva pensasse fossero delle persone si approfittavano dei Pokémon o li costringevano a fare qualcosa che non volevano, quindi marcò più volte questo dettaglio.
-Cattura? Dici sul serio?! Riuscire ad ottenere l’aiuto dei Pokémon senza nemmeno essere un oracolo…non riesco a crederci!- esclamò stupito Elio. -Alessandra, hai già fatto amicizia con Celebi?-
-Sì, prima di venire qui.-
-Allora potresti dirgli di smetterla di fare dispetti? Portarti qui senza il benché minimo motivo…e tra l’altro davanti al tempio sacro!-
Quindi era di questo che si trattava la struttura davanti a loro, non che la sorprese molto infondo.
Oltre il Bosco di tek c’è un tempio. Qui vicino ci sono molti templi, sono stati eretti in omaggio al Pokémon chiamato Arceus. I Pokémon e gli oracoli uniscono le loro forze per proteggere tutti i templi. Ascolta, Alessandra…ti prego di perdonare Celebi per i suoi dispetti!-
-Tranquillo, non è successo nulla di grave.- tentò di dire lei per rassicurarlo. Infondo stava bene, e quell’esperienza era assolutamente incredibile. Da quanto aveva intuito poi poteva riportarla a casa, quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi.
-Celebi…riporta Alessandra nella sua epoca.- disse infine il ragazzo incrociando le braccia.
-Celebi…- per qualche motivo il Pokémon non ne sembrò entusiasta, ma a quanto pare gli avrebbe comunque dato retta.
-Ci vediamo, Alessandra.- disse Elio con un sorriso. -In realtà credo non ci rivedremo più, ma…abbi cura di te!-
Proprio come era successo poco prima Celebi aprì nuovamente un portale verso il futuro, che la trascinò all’interno senza che potesse opporsi.
-Ah! Ciao Elio!- riuscì almeno a dire prima di svanire nel globo di luce, e nuovamente ricomparve nella Piazza di Cocona, stavolta nel futuro.
-Alessandra!- Ralf non appena la vide si precipitò subito verso di lei, assieme alle altre persone che prima erano scappate.
Sfiorandosi il viso ed il corpo le sembrò di essere ancora integra, e non invecchiata per fortuna, sarebbe stato veramente uno shock.
-Per poco non mi prendeva un colpo quando ho visto la luce che si muoveva.- commentò uno degli uomini presenti.
-Ma cosa è successo?! Non ci sto capendo nulla!- urlò il ragazzo che l’aveva fatta venire nella piazza.
-E’ un po’ complicato…- ammise lei grattandosi la testa, non sapendo come spiegarlo senza risultare pazza.
-Comunque, l’importante è che tu si incolume, Alessandra!- rispose Ralf sorridendo. Quasi le ricordò Elio… -Ah, quasi dimenticavo! L’ukulele di Pichu! Ormai dovrebbe essere pronto! Proviamo a tornare a casa di Otello!-
-Giusto, l’avevo quasi dimenticato…ma prima devo finire il giro di ricognizione.- rispose la ragazza controllando lo Styler, non più danneggiato di prima.
-Va bene, allora vengo con te.- rispose Ralf annuendo.
A quanto pare alcune persone avevano bisogno di una mano, ed una di loro si trovava proprio lì.
Era un uomo anziano con un gilet verde ed una camicia bianca, fermo vicino ad uno Starly.
-Ahi ahi ahi…-
-Signore, va tutto bene? C’è qualcosa che le fa male?- chiese subito Alessandra avvicinandosi.
-No no, non mi fa male. Ahi ahi ahi…ma che, io sono la personificazione della salute!-
-E’ sicuro vada tutto bene?- chiese ancora lei per nulla convinta.
-Forse è meglio smetterla di far finta di star bene solo perché chi mi sta davanti è giovane e forte…- sospirò l’uomo scuotendo il capo. -La verità è che ho finito per procurarmi un brutto mal di schiena. Nel Bosco di Tek c’era uno steccato messo lì da qualcuno. Pensando che sarebbe stato d’impiccio per gli abitanti del villaggio e per i Pokémon, ho deciso di spostarlo e mi sono preso questo colpo della strega. Per questo ho un favore da chiederti. Vorrei chiederti di curare questo mal di schiena, ma mi rivolgerò ad uno specialista per questo. Invece ciò che ti chiedo è di togliere di mezzo quello steccato fastidioso che si trova nel Bosco di Tek.-
-Vado subito a toglierlo.- annuì la ragazza ricordando d’averlo effettivamente intravisto nel percorso verso la grotta. Come ricordava le bastò procedere costantemente verso ovest per riuscire a trovarlo, e poteva essere rimosso con una Mossa Taglio 2. Fortunatamente aveva uno Zubat con sé, e gli bastò una sferzata d’ali per tagliarlo a metà.
-Bene, torniamo indietro.-
Non era stato difficile grazie al Pokémon, e poté subito tornare dall’uomo per dargli la buona notizia.
-Abbiamo fatto signore.- disse con un sorriso cordiale.
-Lo steccato d’impiccio nel Bosco di Tek…l’hai tolto di mezzo?-
-Sì, con l’aiuto di uno Zubat.-
-Grazie per l’aiuto! Avrei dovuto chiedertelo sin dall’inizio.-
-Spero la sua schiena si sistemi presto…- disse lei temendo si fosse fatto molto male.
-Non preoccuparti per la mia…ahi!...schiena…ahi ahi ahi!-
La sua schiena era ancora ridotta male, ma l’incarico era completato e così aveva guadagnato altri dieci Punti Ranger.
Procedendo verso il centro di Cocona la mappa segnava due persone bisognose di una mano, e la prima era la bambina che aveva visto prima assieme ad un Pachirisu.
-Pachi…-
Il Pokémon non sembrava molto allegro, e la bambina preoccupata.
-Va tutto bene? Sono Alessandra, una Ranger.- chiese Alessandra avvicinandosi.
-Il mio Pachirisu non sta molto bene. Nonostante di solito sprizzi energia da tutti i pori…da quando ha rischiato di essere catturato da quei tipi loschi, è in questo stato.-
-Pa…chi…-
-Poverino, non riesce a produrre elettricità e quindi non si sente molto bene…o forse viceversa…- spiegò la bambina accarezzando la testolina dell’amico. -Forse…ho l’impressione che…vedere i suoi amici che brillano potrebbe farlo tornare in forma come un volt…ehm, volevo dire…come una volta.-
-Posso aiutarti se vuoi.- si propose subito la ragazza, dispiaciuta i Bricconieri avessero avuto un tale effetto sul Pokémon.
-Ti prego, Alessandra…portami un Pachirisu!-
-Pachi pachi…pachi!-
-Vado subito, aspettami qui.-
Ricordava di averne visto uno alle grotte oltre il bosco, e ripercorrendo il sentiero nel bosco riuscì a trovane uno proprio accanto all’ingresso. Catturarlo fu semplice, ed altrettanto semplice fu riportarlo indietro dalla bambina.
-Pa…pachi!- non appena il suo Pachirisu lo vide l’altro saltellò un paio di volte, per salutarlo e tirargli su il morale.
-Pachi…pachi pachi!-
Il piccolino creò davanti all’amico una scarica di scintille, e l’altro cercò di imitarlo.
-Pachi…pachi pachi!-
-Evviva! Pachirisu è tornato in forma!- saltò dalla gioia la bambina, vedendo finalmente il suo amico stare meglio. -Grazie! Che Pachirisu gentile! Alessandra…grazie infinte! D’ora in poi starò attenta a quei tipacci loschi ed eviterò che a questo piccolo capitino altre disavventure!-
-Pachi! Pachi!-
-Bene, e non preoccuparti, per qualsiasi cosa ci sarò sempre.-
Ottenendo altri dieci Punti Ranger la ragazza si allontanò salutandola, muovendosi verso l’altra persona nella piazza che aveva bisogno di aiuto.
-Salve, va tutto bene?- chiese raggiungendo l’uomo con la maglia arancione che aveva visto davanti alla stele poco prima.
-Eh, persino ad una coppia affiatata come loro a volta capita di litigare…-
-Come scusi?- chiese lei confusa.
-Alessandra, ascolta. Gli anziani che abitano in quella casa laggiù sono la coppia più affiatata del villaggio. Ora, chissà perché, ultimamente non vanno più d’accordo come prima. Andava tutto bene finché, come sempre, non sono usciti insieme per andare a raccogliere delle bacche…pare che sia successo qualcosa mentre mangiavano il pranzo al sacco. Alessandra, so che gli impegni non ti mancano di certo…ma non è che potresti aiutarli a far pace?-
-Ecco…posso provare.-
Non era la prima volta le davano incarichi strani, ma era la prima volta doveva fare da consulente di coppia.
Probabilmente era meglio iniziare parlando con la coppia, quindi cortesemente si avvicinò alla porta, trovandola aperta, e dall’altra parte i due anziani che si urlavano contro.
-Vuoi dire che non riesci nemmeno a starmi vicino per mangiare?!-
-Non ho mai detto nulla di simile!
-Allora perché ti sei allontanata quando mangiavamo il pranzo all’aperto?!-
-Non ho idea di cosa tu stia parlando! Non appena mi sono voltata, tu ti eri già allontanato!-
-Come? Io mi sarei allontanato senza farmi notare, mentre tu mangiavi il pranzo al sacco? Che idiozia!-
Continuarono in questo modo per un po’, fino a quando il signore non si accorse della presenza della Ranger.
-Oh, Alessandra! Da quanto sei qui? Visto che ci sei, senti un po’ questa. Io e mia moglie stavamo raccogliendo le bacche nei pressi della Grotta Lima.-
-Io ne avevo raccolte ben venti, mentre lui era riuscito a raccoglierne appena otto.- canticchiò la donna vantandosi, attirando nuovamente le ire del marito.
-Fandonie!- tuonò l’uomo lanciandole un’occhiataccia. -Ehm, scusaci. Continuiamo con la storia…visto che avevamo raccolto già ventotto bacche, ed erano più che sufficienti per fare una buona marmellata, abbiamo pensato di mangiare il pranzo al sacco. Guardandoci intorno, abbiamo notato due rocce proprio l’una accanto all’altra e così ci siamo seduti là sopra, iniziando a mangiare.- continuò l’uomo senza interruzioni. -Avevo mangiato quasi metà del pranzo al sacco e stavo pensando di lodare mia moglie per l’ottima cucina, quando mi sono girato verso di lei e…indovina un po’! chissà quando, si era messa in disparte a mangiare da sola! Ma insomma, mia cara! Ti dà così fastidio mangiare insieme a me?- sbraitò nuovamente offeso.
-Io sono sempre rimasta seduta sulla stessa roccia! Appena mi sono voltata, tu invece ti eri allontanato e a guardar bene continuavi ad allontanarti lentamente!- rispose la moglie a tono.
-Vorresti dire che la roccia su cui ero seduto si sarebbe spostata? Una cosa del genere è impossibile!-
Una roccia che si spostava da sola…in realtà non era così impossibile. La Ranger si perse momentaneamente nei propri pensieri, e la signora se ne accorse.
-…? Alessandra, per caso hai idea della causa?-
Purtroppo non rimase molto ad ascoltarla, visto tornò immediatamente a guardarsi in cagnesco con il marito. Era evidente che senza delle prove concrete non si sarebbero mai calmati, quindi Alessandra preferì uscire per andare a cerca l’ipotetico Pokémon di cui parlavano.
Fuori ancora l’uomo che le aveva assegnato l’incarico aspettava.
-Allora, com’è andata?-
-Diciamo…che è andata. Ho bisogno di andare alla grotta.-
-Per caso hai intenzione di andare nella Grotta Lima? Ah, capisco. Vuoi raccogliere delle bacche e donargliele per farli tornare di buon umore…- sorrise l’uomo colpito dalla generosità della ragazza, ma aveva preso un granchio.
-No. Svelerò il segreto della roccia mobile.- rispose lei scuotendo il capo.
-Eh? Come? Non è così? Il segreto della roccia mobile? Non so bene di cosa tu stia parlando, ma confido in te!-
-La ringrazio, non dovrei metterci molto.-
Prima di raggiungere la grotta però avrebbe avuto bisogno di un Pokémon con una Mossa Acqua 1, perciò prima di tutto la ragazza si spinse verso la spiaggia, cercandone uno, ma non trovandolo nei dintorni della casa di Otello provò anche a est, raggiungendo un piccolo spiazzo con altre persone che prendevano il sole vicino ad un Lapras, e con una capannina di paglia accanto ad una parete rocciosa.
L’unico altro luogo che le veniva in mente per trovare un Pokémon adatto era Dolcegoccia, quindi raggiunse il pescatore al molo lì vicino, facendosi dare nuovamente un passaggio.
-Ehi, avrei bisogno di tornare a Dolcegoccia, è un problema?-
-No assolutamente, salta pure a bordo.- rispose l’uomo sereno.
-Grazie. Ralf mi aspetti qui? Ci metterò poco.-
-Va bene, fai buon viaggio.- rispose il bambino sorridendo, rimanendo sulla spiaggia mentre lei si spostava nell’isola vicina.
Ormai conosceva bene i dintorni, e sapeva che salendo la scalinata davanti alla spiaggia avrebbe potuto trovare subito un Marill, avente la Mossa perfetta per il suo problema. Catturarlo fu molto semplice, ed altrettanto veloce fu tornare indietro a Regiobaleno.
-Caspita, certo che vuoi Pokémon Ranger viaggiate di continuo.- commentò il pescatore.
-Già, è un lavoro duro, ma da molte soddisfazioni.-
Lei inoltre era ben allenata, ed aveva piena fiducia nelle sua capacità. Nonostante la situazione fosse un po’ spinosa tra lo Styler rotto e le bruciature non avrebbe perso il sorriso e la sicurezza che la contraddistingueva. Sapeva di poter affrontare ogni cosa e di averne le capacità.
Ralf la stava ancora aspettando sulla spiaggia, ed una volta attraccata corsero assieme verso la Grotta Lima, incappando giusto in un Pachirisu curioso ed uno Stunky, la cattura di quest’ultimo fece oltretutto passare lo Styler al livello sei, con tre punti in più nell’energia, arrivando a 20/20 e due nella potenza.
-Cosa stiamo cercando?- chiese Ralf titubante dall’entrare. Infondo lì avevano visto i Bricconieri di Pokémon.
-Una roccia che si muove.- spiegò la ragazza raggiungendo il punto dove avevano trovato Ascanio.
-Ma le rocce non si muovono.- rispose confuso il bambino.
-Questa sì però.- rispose lei con un sorriso, indicando a Marill una roccia che poteva essere rimossa con una Mossa Acqua 1. Come il Pokémon la colpì con una bolla d’acqua questa si mosse, rivelando essere un Geodude.
-Eccolo!-
Fiera del suo carattere intuitivo la ragazza procedette alla cattura, evitando una roccia lanciata dal Pokémon ed ultimandola.
-Caspita, sei veramente forte Alessandra!- esclamò colpito Ralf.
-Merito di anni di lavoro.-
Non voleva rispondere direttamente con un “lo so”, però era sempre un orgoglio quando anche altre persone glielo riconoscevano. Senza rallentare il passo i due tornarono verso Cocona, raggiungendo l’uomo che le aveva chiesto aiuto, che subito spalancò gli occhi vedendo il Geodude.
-Non è che per caso…!? Il segreto della roccia mobile era proprio quel Pokémon?-
-Esatto, probabilmente l’uomo si è seduto su di lui mentre riposava.- spiegò Alessandra annuendo.
-Capisco…quindi è così che stavano le cose. Forza allora! Andiamo ad avvertire la coppia!- entusiasta l’uomo li accompagnò all’interno, e subito la coppia fermò la loro lite, confusi dalla loro presenza.
-Signori, abbiamo la soluzione al vostro problema.- affermò sicura Alessandra.
-Cosa c’entra quel Pokémon?-
Geodude girò per qualche secondo per la casa, fermandosi poi in mezzo ai due mostrandosi come una normale roccia.
-Aah, ho capito! La roccia su cui era seduto il nonno non era una vera roccia!- esclamò la donna alla realizzazione.
-…?...! Aah, allora è così che stanno le cose! Quella su cui ero seduto non era una roccia, bensì un Pokémon camuffato da roccia! Ha iniziato a spostarsi pian piano mentre ero seduto sopra di lui e così…mi ha allontanato da mia moglie!- anche l’uomo finalmente era giunto alla stessa conclusione, e con imbarazzo ma dolcezza i due si guardarono. -Cara…scusami per avere dubitato di te.-
-No, scusami tu per averti chiamato testa di pietra…-
-Non hai nulla di cui scusarti. La mia testa era davvero dura come la pietra.-
-Geoo!-
Anche il Pokémon sembrava essere felice i due avessero fatto pace, ed esultò felice.
-Ooh…- sospirò la signora ora che la discussione era finita
-Ci ha giocato un bello scherzetto…ah ah ah!-
-Sono felice abbiate fatto pace.- disse Alessandra soddisfatta del proprio lavoro.
-Alessandra…a quanto pare, grazie a te sono riusciti a far pace. Grazie, grazie!- disse l’uomo che le aveva chiesto aiuto.
-E’ stato un piacere. E’ anche merito suo e del suo altruismo.-
Infondo la faccenda non lo riguardava, ma si era comportato da perfetto vicino.
-Oh, non è niente di che. Infondo sono i miei genitori.- così dicendo l’uomo uscì dalla casa, e lo Styler ricevette dieci Punti Ranger.
-Ok…beh, direi possiamo tornare da Otello ora.- disse la ragazza uscendo dalla casa.
-Sì! Andiamo a vedere se l’ukulele è apposto!- annuì Ralf precedendola nella corsa. Ormai il sole stava tramontando sull’isola, e l’aria cominciava a farsi più fresca.
Non appena i due superarono la porta d’ingresso Otello li accolse subito gentilmente.
-Oh, eccovi, ben tornati. Abbiamo finito giusto adesso di riparare l’ukulele.-
-Pichu!!!-
Il piccolo Pichu sembrava al settimo cielo per la notizia, ed il suo sorriso era radioso.
-Ecco qua, Pichu. Il tuo caro ukulele.-
Come Otello glielo consegnò il Pokémon cominciò a saltare per tutta la stanza in preda all’eurofia.
-Pichu!!! Pichu-pichu!-
Si fermò solo accanto ad Alessandra, provando l’ukulele.
“Dling dling dling!”
Il suono sembrava perfetto, e soprattutto lui felice.
-Sono felice che ti piaccia, Pichu.- disse Ralf sollevato ora fosse tutto in ordine.
-Pichu!-
-E’ tutto merito di Alessandra e Nando se hai di nuovo il tuo ukulele. Direi che si meritano un ringraziamento come si deve!-
Alle parole di Otello Pichu annuì, guardando entrambi con un’immensa gratitudine.
-Pichuuuuuu!-
-Non c’è di che. Siamo felici di avere aiutato.- rispose la ragazza sorridendo ed accarezzandogli la testa.
-Sì, è stato un piacere.- annuì a sua volta Nando.
-Alessandra, ormai fuori sta facendo buio, che ne dici di rimanere qui da noi? Possiamo darti la camera degli ospiti, così potrai riposare e curare le tue ferite.- propose Otello indicando la scala alla loro destra, che conduceva al piano superiore.
-Grazie, avrei bisogno di una doccia in effetti…-
Sentiva ancora il sale dell’acqua di mare tra i capelli, e non era il massimo visto non era riuscita a sbarazzarsi completamente nemmeno di tutta la sabbia.
-Perfetto. Fai come se fossi a casa tua e mettiti a tuo agio. Domani potrai ripartire per cercare il tuo collega.- rispose l’uomo felice di poterla aiutare. -Nando, mostrale la camera.-
-Subito, vieni Alessandra, sono sicuro la troverai comodissima.- disse il ragazzo avviandosi.
Finalmente avrebbe potuto sdraiarsi per qualche ora su un comodo letto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Quella sera…
 
 
 
La stanza per gli ospiti della casa di Otello era veramente graziosa. Sia il pavimento che i muri erano in legno chiaro, ed era abbellita dalla presenza di numerose piante verdi, ben tenute in larghi vasi dai motivi vivaci. Il letto era ad una piazza e mezza, con delle coperte arancioni ed i cuscini bianchi, sistemato poco sotto l’unica finestra della camera, da cui entrava una piacevolissima brezza serale. Non aveva nemmeno sentito il bisogno di chiuderla, faceva comunque molto caldo visto la regione in cui si trovavano, ed era bello poter respirare un po’ d’aria fresca e sentire il rumore delle onde del mare.
Dopo essersi fatta una veloce doccia Alessandra aveva usato nuovamente la pomata che Otello le aveva dato per le ustioni, ed ormai non le facevano nemmeno più male; perfino le più pesanti erano quasi svanite.
Era felice di come la giornata era andata, era riuscita ad allontanare i Bricconieri di Pokémon dalla Grotta Lima, evitando qualcuno si facesse male, ed aveva aiutato le persone di Cocona, per non parlare dell’incredibile viaggio con Celebi. Il fatto che avessero rubato una parte di stele la preoccupava, e soprattutto non riusciva a smettere di pensare a Martino, ed alla possibilità non fosse riuscito a scappare, ma il pessimismo non faceva parte di lei, quindi scacciò quei pensieri dalla propria mente. Aveva affrontato numerosissime situazioni difficili, quella non era altro che una delle tante, ma come sempre sarebbe riuscita a salvare la situazione.
Fin da bambina ce l’aveva sempre fatta, che fosse semplicemente l’eccellere negli studi o nelle competizioni sportive, lei era sempre la numero uno. Aveva piena fiducia nelle proprie capacità, e doveva continuare a farlo.
Aveva appena terminato di scrivere un breve rapporto sullo Styler, anche se al momento non poteva ancora inviarlo, e prima di tornare a dormire decise di scendere rapidamente al piano di sotto per un bicchiere d’acqua, assicurandosi di far piano e di non disturbare nessuno, ma una volta arrivata si rese conto di non essere l’unica ancora sveglia.
-Nando?-
-Eh? Oh, Alessandra! Cosa ci fai ancora sveglia?- chiese il ragazzo alzandosi dalla barca su cui stava lavorando.
-Volevo prendere un po’ d’acqua, e tu?-
-Io volevo…allenarmi ancora un po’ e sistemare alcuni errori nei miei lavori.- spiegò il ragazzo imbarazzato.
-A me sembra sia bella solida.- commentò Alessandra avvicinandosi.
-Grazie, però c’è una grande differenza tra le mie e quelle del Maestro. Le sue creazioni sono assolutamente incredibili.-
-Sono sicura un giorno arriverai a quel livello.-
Lei non ne sapeva molto dell’arte dell’intagliare la legna, però sapeva come incitare e sostenere le persone, e visto l’impegno in ciò che Nando faceva era il minimo fargli qualche complimento.
-Ti ringrazio, sicuramente continuerò ad impegnarmi molto…sai, sono felice di averti accompagnato a Dolcegoccia oggi. Ho potuto mettermi alla prova.-
-Ne sono felice anche io. Il tuo salto è stato fenomenale.-
-Ahah, grazie. Da piccolo non facevo altro che correre e saltare in giro per tutta Cocona.-
-E come sei diventato l’allievo di Otello?- chiese la ragazza curiosa, appoggiandosi al mobile della cucina per mettersi comoda.
-Ecco, ero ancora piccolo, ma come potrai immaginare le mie paranoia e la mia fantasia pessimista erano già molto alte. Ogni volta che si presentava l’occasione di un lavoro mi facevo prendere dall’ansia rovinando tutto. Ad un certo punto ci avevo quasi rinunciato, convincendomi di essere un fallito, poi è arrivato Otello, e mi ha offerto una possibilità come suo assistente.- mentre raccontava un piccolo sorriso era comparso sulle labbra del ragazzo, dimostrando quanto quel ricordo fosse importante per lui. -Io cercai di dirgli che ero solo un fallito, che avrei potuto rompergli gli attrezzi inciampando, rovinare le sue creazioni e mille altre preoccupazioni che mi passarono subito per la testa, ma lui mi zittì all’istante dicendomi che era proprio per questo che voleva prendermi come suo assistente.-
-In che senso?- era convinta ad Otello dessero molto fastidio le continue fantasie pessimistiche di Nando.
-Mi disse che non intendeva lasciare che un ragazzo sprecasse la propria vita solo per delle inutili paranoie, e che a forza di lavorare duramente quelle paranoie se ne sarebbero andate. Beh, non posso dire avesse completamente ragione, visto fantastico ancora moltissimo, ma sto cercando di migliorare.-
-Si vede che ci stai provando, e sono sicura ce la farai.-
-E tu? Come mai sei diventata una Ranger?-
-Io? Penso perché intendevo sfruttare al meglio tutte le mie capacità. A scuola prendevo sempre i voti migliori ed ho vinto moltissimi premi sportivi. Alla televisione vedevo i Ranger salvare la gente ed ero sicura di poterlo fare anche io, contribuendo così a proteggere i Pokémon e le persone. Anche i miei genitori, gli amici ed i professori mi ripetevano sarei stata perfetta come Ranger, e come vedi alla fine ci sono riuscita.- rispose la ragazza fieramente.
-Wow, ti invidio, vorrei avere un briciolo della tua sicurezza.- ridacchiò Nando ascoltandola.
-E’ il mio punto di forza ahah. Rimarrai qui ancora per molto?-
-No, direi si è fatto abbastanza tardi. Il Maestro dice sempre che per fare un buon lavoro serve un buon riposo.-
-Direi ha perfettamente ragione. Buonanotte allora, a domani.-
-Buonanotte Alessandra.-
 
 
 
La mattina seguente…
 
 
 
Erano circa le nove e mezza quando Alessandra si svegliò, infilandosi di corsa la divisa da Ranger del Cielo e precipitandosi al piano inferiore per pensare a cosa fare quella giornata. I suoi obbiettivi erano due, ritrovare Martino ed aggiustare lo Styler.
Con sua grande sorpresa trovò tutti già svegli, incluso Ralf, che era venuto a controllare come stesse Pichu ukulele; era quasi imbarazzante per lei essere arrivata ultima.
-Buongiorno Alessandra.- la salutò Otello, porgendole una tazza di caffè.
-Buongiorno a tutti. Mi avete battuta sul tempo ahah.-
-Ti meritavi un po’ di riposo, come vanno le bruciature?- chiese Nando gentilmente.
-Molto meglio, non si vedono nemmeno più.- rispose la ragazza mostrando le braccia, effettivamente i segni erano svaniti.
-Bene, questo è un sollievo. Immagino oggi cercherai un modo per aggiustare il tuo Styler.- disse Otello sorseggiando il proprio caffè.
-Sì, cercherò anche di contattare il mio collega.-
-Mi dispiace che il Ranger che ti accompagnava non sia più con te Sappi comunque che in quest’isola è stanziato un Ranger di zona. Si chiama Raimondo.- le spiegò Otello guardandola. -Ti consiglio di andare a trovarlo al più presto.-
-Lo farò sicuramente, grazie.-
Infondo glielo avevano consigliato anche alla Federazione, ed un Ranger di zona avrebbe certamente potuto aiutarla.
-A proposito di Raimondo!- esclamò l’uomo facendola saltare. -Sua figlia è appassionata di macchinari e congegni. Prova a farle vedere il tuo Styler, magari saprà come ripararlo. La casa di Raimondo si trova a est di qui. Passata la Spiaggia Lapras, al di là del bosco…non puoi sbagliare!-
-Andrò subito a fargli visita allora.-
-Alla prossima, Alessandra!- disse Ralf abbracciandola, mentre la ragazza usciva dalla casa.
-A presto!-
Tutto sembrava andare per il meglio, ma non appena la Ranger si fu allontanata Pichu ukulele fissò la porta con un’espressione corrucciata. Sembrava star pensando a qualcosa di molto importante, e soprattutto una decisione non semplice da prendere.
-Pi…Pichu!-
-Pichu? Che cosa c’è?- chiese Ralf confuso sentendolo preoccupato, Otello però aveva già intuito tutto.
-Sembra proprio che voglia partire all’avventura assieme ad Alessandra.-
-Pichu!-
Era proprio così, e difficilmente avrebbe cambiato idea, infatti immediatamente si precipitò verso la ragazza sulla spiaggia, riuscendo a fermarla girandole attorno un paio di volte.
-Ma che…-
-Ehi, Alessandra!- urlò Otello raggiungendola. -Alessandra! Stavo pensando che forse…Pichu ukulele vuole unirsi a te per andare a salvare i suoi amici.-
-Sul serio?- chiese stupita la ragazza guardando il Pokémon, che la fissava con grande determinazione negli occhi.
-So che voi Pokémon Ranger avete un Pokémon Compagno che sta sempre con voi e vi aiuta nelle vostre imprese. Che ne pensi di portare Pichu con te come tuo Pokémon compagno?-
La faccenda del Pokémon compagno era molto più seria di quanto si potesse pensare, un Pokémon diventava tale quando stabiliva un profondo legame con il Ranger, e nonostante Alessandra lo trovasse un tipetto molto energico e speciale non poteva dire avessero chissà quale legame, anzi per la verità non avevano passato molto tempo insieme.
-Ecco…non saprei, non credo sia una buona idea.- tentò di dire per rifiutare, ma il Pichu ne sembrò molto deluso.
-Pichu pichu…-
-Te lo chiede anche Pichu. Vuoi portarlo con te come tuo Pokémon compagno?- chiese nuovamente Otello, e fu chiaro non aveva tanta scelta infondo.
-…e va bene…-
Alla fine sicuramente le sarebbe stato di aiuto, e la grinta non gli mancava di certo. Probabilmente voleva unirsi a lei per trovare i suoi amici, quindi si poteva vedere quella cosa come provvisoria fino al loro ritrovamento.
-Bene allora. Ti fa piacere…vero, Pichu?- chiese l’uomo sorridendo al Pokémon, che esplose in un grido di gioia.
-Picchu!!!-
La voce proveniente dallo Styler ufficializzò il tutto, anche se per la ragazza era solo un qualcosa di passeggero.
-“Pichu è diventato il tuo Pokémon compagno.”-
-Prima che partiate all’avventura, c’è una cosa che volevo dirti!- disse l’uomo inginocchiandosi di fronte a Pichu.
-Pichu?-
-Ti ho già detto che l’ukulele di Pichu produce una melodia quando viene attivato dalla sua elettricità. Per qualche strano motivo la musica che Pichu produce riesce a raggiungere il cuore dei Pokémon. Questo vuol dire che…dovrebbe poterti aiutare nelle catture.-
-Sul serio?!- esclamò la ragazza spalancando gli occhi dalla sorpresa.
-Dovrebbe funzionare all’incirca in questo modo…Pichu è un peperino e non si sa mai quando potrebbe saltare fuori. Quando si fa vedere per aiutarti, lo noterai sbucare davanti al perimetro di cattura. Ti basterà dargli il comando e spedirlo nel campo, e si metterà a strimpellare l’ukulele. Se le note che escono dallo strumento raggiungono il Pokémon, i sentimenti di Pichu gli si trasmetteranno. Visto che comunicate in due i vostri sentimenti, la cattura sarà sicuramente più facile! E questo è quanto.-
-Caspita, non me lo aspettavo…veramente!- disse la ragazza grattandosi la testa, mentre Pichu fiero delle sue potenzialità si mise a suonare l’ukulele, che produsse alcune scintille.
-“Ora è possibile utilizzare l’ukulele di Pichu! Il contenuto della conversazione è stato registrato. Per saperne dei più, consulta il glossario nel menu dello Styler.”- affermò la voce elettronica dello Styler. Assicurandole quindi le parole di Otello erano vere.
Nel frattempo l’uomo stava accarezzando la testolina di Pichu, sapendo probabilmente non si sarebbero visti per un po’.
-Mi mancherai, ma è meglio che tu vada. E mi raccomando, comportati come si deve con Alessandra, ok?-
-Picchu!!!-
Era adorabile vederlo così esaltato, e rassicurò Otello, che si rialzò da terra.
-Bene, andate ora. Non ti preoccupare, Pichu, vedrai che troverete senz’altro i tuoi amici!-
Con quest’ultimo saluto l’uomo si allontanò, ed era il momento per i due di iniziare la loro avventura.
-Bene, immagino sia la prima volta ti allontani così tanto da Dolcegoccia.- disse Alessandra cercando di intavolare una conversazione. Se dovevano viaggiare insieme era meglio riuscire a comprendersi al meglio, e di creare quantomeno un buon legame di amicizia e rispetto reciproco.
-Pichu, pichu pichu.- a giudicare da come il Pokémon annuiva era abituato ad interagire con le persone.
-All’incirca è così anche per me. Vengo da una regione totalmente diversa da questa. Ero abituata alle grandi città, non certo alle isole, ma sono sicura che il viaggio si rivelerà una passeggiata.- disse fiduciosa proseguendo verso la strada indicatale da Otello, ma dovette fermarsi quasi all’inizio della spiaggia per via di un’accesa discussione dall’altra parte.
-Ma mi stai ascoltando?! Ti ho detto che voglio che me lo ripeschi con Lapras!-
Ad urlare era una giovanissima ragazza dai capelli turchesi e gli occhi blu, vestita con un camice da laboratorio e con degli occhialini rossi. Era talmente agitata che la sua faccia era diventata rossa. A quanto pare se la stava prendendo con un’altra ragazza, un po’ più grande di lei, dai capelli biondi e gli occhi marroni, vestita con un top ed una gonna azzurra. Assieme a loro, a mollo sulla riva, era presente un grande Pokémon dalla liscia pelle blu, con una striscia biancastra che dal muso arrivava allo stomaco, ed aveva un grosso guscio grigio sulla schiena con alcune punte smussate sopra.
-Ma per Lapras è impossibile raggiungere il fondo del mare!-
Avvicinandosi Alessandra cercò di capire cosa stesse succedendo, e guardò Pichu preoccupata sperando la situazione non degenerasse. Non dovette muoversi molto però per esser notata dalla ragazzina dai capelli blu.
-Eh? Ma tu per caso sei un Pokémon Ranger?-
-Sì, c’è qualche problema?-
-E’ la prima volta che vedo un Ranger qui nella regione di Oblivia.- rispose lei, ignorandola. -A parte mio padre, ovviamente.-
Quindi era la figlia del Ranger Raimondo, una bella fortuna dopotutto, visto stavano andando a casa sua. Prima che potesse dire qualcosa però alla ragazzina si illuminarono gli occhi, e le fu praticamente addosso.
-Ah! Senti qui, invece!- urlò ad un palmo dal suo naso, facendola balzare indietro. -Te la cavi bene a nuotare? Riesci ad aprire gli occhi sott’acqua? E non hai problemi con l’acqua salata, vero?-
-Beh no…posso usare questi in caso.- rispose la Ranger indicando gli occhialini che usava per volare. -Poi ho uno strumento per respirare sott’acqua…-
-Puoi nuotare in acqua con quegli occhialini? Eh?! Puoi perfino respirare?! Ti prego, ti prego! Mi puoi aiutare?- urlò aggrappandosi quasi alla sua divisa; a momenti la spaventava, sia lei che Pichu ukulele.
-Ma certo, dimmi cosa è successo per favore.-
-Un UFO è precipitato al largo di questa spiaggia! Voglio assolutamente esaminarlo! Puoi andare a prendermelo?-
Un UFO? Quindi un dadavolante dei Bricconieri, probabilmente. C’era ben più di una ragione per accettare, la prima dipendeva dal suo ruolo da Ranger, la seconda dall’eventuale inquinamento del mare, e la terza perché se quello che Otello diceva era vero probabilmente quella ragazzina era in grado di analizzarlo, o almeno di dirle qualcosa a riguardo.
-Assolutamente.- disse quindi convinta.
-E’ usanza di quest’isola assecondare fino a tre richieste di una giovane donna! Questa è la mia prima richiesta!-
Non era sicura se fosse veramente così, ma non importava, tuttavia prima di proseguire la conversazione la voce nello Styler si intromise.
-“Attenzione. Il carburante potrebbe fuoriuscire e inquinare il mare. E’ opportuno esaminare l’UFO affondato nel mare.”-
-Va bene, farò attenzione.- annuì Alessandra pronta ad iniziare la missione.
-Il tuo Styler può parlare?! Quello di mio papà no…wow, è prodigioso! Voglio saperne di più!- disse la ragazzina guardando con occhi sognanti lo Styler, mentre Alessandra si chiese a quale generazione di Ranger suo padre appartenesse.
Lei era della terza, quindi la più moderna e con le tecnologie più avanzate.
-Ehi, Maya! Hai sentito anche tu, vero? Prendiamo in prestito Lapras allora!- disse tutta contenta la ragazzina parlando con la bionda lì vicino, che però scosse il capo.
-Senza il suo consenso, Lapras non farà mai salire nessuno sul suo dorso. I Ranger non fanno eccezione.-
-Eh?! Davvero?! Ho capito. Va bene allora.- sembrava fin troppo accondiscendente per il carattere aveva dimostrato fino ad ora, ed infatti c’era qualcosa sotto. -Ranger! Presto, ottieni il consenso di Lapras!-
-Cielo…-
Alzando gli occhi al cielo Alessandra si spostò sul bagnasciuga per iniziare la cattura, mentre Lapras rimase dove si trovava dandole modo di raggiungerla, ed attorno a loro si creò in pochi istanti il Perimetro di cattura.
Immediatamente Lapras creò una gigantesca bolla d’acqua lanciandola contro la ragazza per colpirla, ma lei riuscì con uno scatto ad evitarla potendo così procedere nel disegnare delle Linee di cattura; allo stesso tempo continuava a muoversi in cerchio attorno al Pokémon, passando dall’acqua alla sabbia per distrarlo mentre questo cercava costantemente di non perderla di vista, e la sua idea funzionò perfettamente visto non le diede il tempo nemmeno di attaccare una seconda volta.
Lo Styler aggiornò quindi accanto al nome le sue informazioni, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: -/”, “Sputa bolle che attaccano l’avversario.”.






Oh, si trattava di un altro Pokémon che, come Celebi, aveva quello strano simbolo. Evidentemente dipendeva dal fatto non avessero una vera e propria Mossa, se non un’azione estremamente specifica o qualcosa di simile, ma non era quello l’importante, ciò che veramente contava era il fatto aveva guadagnato la sua fiducia, ed ora poteva lasciarsi accompagnare in mare.
-Laprrrr…-
Il Pokémon guardò prima lei, poi la bionda, sorridendo ed annuendo un paio di volte.
-Se Lapras è d’accordo, nessun problema. Inoltre, Lapras conosce il punto in cui l’UFO è caduto. Ti porterà lì, così potrai iniziare a cercare. Vieni a parlarmi quando avrai ultimato i preparativi.-
Certe volte la sorprendeva il modo in cui le persone erano in grado di comunicare con i Pokémon, quella ragazza aveva praticamente tradotto una manciata di suoni senza alcuna fatica!
-Direi che sono già pronta. Ho tutto il necessario con me.-
-Perfetto! Allora siamo d’accordo! Non vedo l’ora di vedere l’UFO!- esclamò entusiasta la ragazzina dai capelli azzurri. -I Pokémon di terra come Pichu non possono stare sott’acqua…me ne occuperò io mentre sei in mare.-
-Ti ringrazio.-
Pichu non ne sembrava così entusiasta, ed anzi a giudicare dalla sua espressione era certa avrebbe preferito una bella nuotata, ma purtroppo non aveva scelta.
-Mi raccomando, Lapras!- disse la bionda all’amico, mentre Alessandra salì sulla sua schiena per raggiungere il punto in cui il dadavolante era precipitato.
-Due giorni due nuotate, direi che può solo farmi che bene.-
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-“Rilevo un oggetto di metallo in questa fascia di fondale marino.”-
Stando allo Styler il punto in cui il dadavolante era precipitato, finendo in mare, era molto più distante di quanto Alessandra si sarebbe aspettata; grazie alla velocità di Lapras bastarono pochi minuti per raggiungerlo, ma era ancor più lontano di quanto fosse Dolcegoccia da Regiobaleno.
La marea perlomeno era calma, con solo una leggera brezza a muovere le onde, e quando la ragazza si tuffò la luce che filtrava dalla superficie rese l’ambiente attorno a lei ancor più strabiliante; la sabbia sembrava quasi brillare come fosse una miriade di perle, ed i Pokémon nuotavano serenamente completamente indisturbati dalla presenza della Ranger.
L’unico modo per poter scendere in profondità era passare tra due alte colonne di pietra, che formando un tunnel si intersecavano creando numerosi sentieri.
-“Rilevo un oggetto di metallo. Scendere più in profondità.”-
Prima di spostarsi in un’altra zona Alessandra decise di approfittare di quell’occasione per aggiornare il proprio Navigatore con i Pokémon presenti nel mare di Oblivia, e si avvicinò ad un piccolo Pokémon rosa dalla forma simile ad un cuore dalla boccuccia bianca.
I movimenti della ragazza erano ridotti rispetto alla terraferma, quindi mentre disegnava i primi cerchi fece molta attenzione agli spostamenti del Pokémon, e quando questo nuotò verso l’alto lei si fermò immediatamente, nuotando di lato evitando così un’onda d’acqua che le avrebbe potuto togliere il respiro. In seguito bastarono solo un paio di altri cerchi per concludere la cattura, il suo nome era Luvdisc, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 1”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.





Non sembravano esserci altri Pokémon nei dintorni, quindi la ragazza si affrettò a nuotare nel tunnel tra le rocce, scoprendo ben presto nella parte iniziale era attraversato da una forte corrente d’acqua che disegnava una sorta di cerchio tra due macigni. Sembrava però i Pokémon riuscissero a nuotare piuttosto facilmente controcorrente, ed uno in particolare, con due simpatiche antenne dalle punte gialle ed il corpo azzurro, si spinse verso di lei fino a raggiungerla, e non appena la cattura iniziò tentò di attaccarla con una scossa elettrica, che si mosse dell’acqua nella sua direzione senza espandersi. Lei però riuscì ad evitarla senza problemi, ultimando la cattura con un’unica linea. Il suo nome era Chinchou, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 1”, “Ricarica un po’ l’energia dello Styler.”.





Non sembrava esserci modo di evitare la corrente, quindi la ragazza vi entrò cercando comunque di nuotare controcorrente per fare un po’ di resistenza e non finire così contro gli altri Pokémon, ma non riuscì ad evitarne uno simile ad una manta blu dai piccoli occhi neri.
Il Pokémon però anche quando il perimetro di cattura si formò attorno a loro sembrò completamente incurante della situazione, e lasciò che la Ranger disegnasse i cerchi attorno a lui senza attaccarla. Il suo nome era Mantyke, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 1”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Con un piccolo sforzo la ragazza riuscì ad uscire dalla corrente quando si aprì un sentiero verso sud, e su una guglia riuscì a distinguere chiaramente il dadavolante di cui la ragazzina aveva parlato, vicino a questo però c’erano due Pokémon che si muovevano confusi e spaventati dall’oggetto, rischiando così di farlo cadere ancor più in profondità.
-“Rilevo una grande massa metallica!”-
Lo Styler nuovamente l’avvertì di ciò già sapeva, ma non importava, li avrebbe volentieri raggiunti subito, ma una corrente incredibilmente forte ed ampia spingeva proprio nella sua direzione, impedendole di scendere.
-“Corrente troppo forte. Impossibile proseguire! Trova un modo per fermare la corrente.”-
Di grandissima compagnia, lo diceva sempre…però aveva ragione, e seguendo il modo in cui soffiava Alessandra notò che la corrente nasceva da un incavo nella roccia a pochi metri da lei, e che sulla cima di questa parte della punta era instabile; sarebbe bastata una semplice Mossa Distruzione 2 per farla cadere.
I Pokémon che aveva trovato fino ad ora non avevano mosse adatte, ma alla sua destra stando alla mappa sullo Styler era presente un punto in cui non era ancora stata, completamente chiuso ma comunque abbastanza grande per poter sperare di trovare qualcosa, ed effettivamente fu così.
Verso l’altro c’era soltanto un Chinchou solitario, mentre in basso stavano giocando assieme ad un Mantyke ben due Pokémon che ancora non conosceva, uno simile ad un corallo rosa e l’altro ad una grossa conchiglia. Entrambe le catture furono piuttosto semplici, nel caso del primo il Pokémon si limitò a nuotarle attorno con fare curioso, mentre il secondo rimase fermo.
I loro nomi erano rispettivamente Corsola, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 2”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario”, e Clamperl, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 1”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.






Immediatamente Alessandra tornò subito indietro, indicando a Corsola il punto della roccia che aveva bisogno crollasse e bastò un semplice attacco perché la parete fragile bloccasse il passaggio, interrompendo la corrente.
Non le rimaneva altro da fare che avvicinarsi al dadavolante senza far spaventare i due Pokémon, che però non appena la notarono si lanciarono contro di lei con aria minacciosa.
-“Nessuna rilevazione d’inquinamento marino causato da carburante. L’aggressività dei Pokémon deve essere determinata dallo spavento subito quando il veicolo è affondato.”-
La voce dello Styler certo non aiutò i due a rilassarsi, ed infatti le furono subito addosso iniziando così la cattura. Il Clamperl fu il primo ad attaccare, creando un piccolo vortice nell’acqua che rimase fermo dove si trovava, creando così un grosso ostacolo per la ragazza che doveva nuotare per evitare di finirci contro. Concentrandosi nel disegnare dei cerchi solo attorno a lui però aveva smesso di controllare anche l’altro Pokémon, il quale ne approfittò lanciando contro di lei una grossa bolla, che riuscì ad evitare per pura fortuna senza nemmeno accorgersene, nuotando contro il Clamperl riuscendo a catturarlo con un’ultima serie di cerchi.
Rimasto solo la prima reazione dell’altro Pokémon fu quella di attaccarla con un’altra bolla d’aria, ma non servì a nulla e visto quanto era piccino catturarlo fu molto più semplice.
Il suo nome era Horsea “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Azione 1”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario”.




Ora che finalmente si erano calmati i due nuotarono lontano, e sollevata si fosse risolta rapidamente la ragazza nuotò verso il dadavolante per portarlo in superficie, ma il probabile genitore dell’Horsea, visto era molto simile a lui ma ben più grande e minaccioso, comparve da un tunnel sotto di lei, e creò un vortice attorno al dadavolante portandolo via con sé.
Forse credeva si trattasse di un nuovo giocattolo del cucciolo, e non era stato felice di vedere la cattura, ma qualunque fosse il motivo aveva complicato di molto il suo lavoro.
-“Kingdra ha preso il veicolo affondato e lo ha portato da qualche parte. E’ aumentato il rischio che si verifichi una perdita di carburante! Insegui Kingdra ed evita che si verifichino delle perdite.”-
Il tunnel nel quale era fuggito era leggermente più stretto rispetto a quello dove si trovava, e la luce faticava a raggiungere quella profondità, ma questo non l’avrebbe certo spaventata, e sfruttando il mini-polmone per nuotare più velocemente era pronta ad inseguirlo.
-“Kingdra è in stato di agitazione. Attenzione ai suoi attacchi, in particolare alle bolle.”-
Quello in un certo senso era un buon consiglio, perché non appena si rese conto di essere inseguito il Pokémon cominciò a creare delle coppie di bolle, che dopo aver galleggiato per qualche istante attorno a lui si fermarono, creando così degli ostacoli alla ragazza che dovette far molta attenzione ad usare lo scatto del mini-polmone. Quando lo usava infatti non poteva cambiare direzione, ed era costretta a procedere nonostante ciò che si trovava davanti.
Kingdra era veloce, ma nemmeno lei se la stava cavando male, anche se più scendevano più sentiva il corpo intorpidirsi e farsi freddo, ormai però mancavano solo pochi metri per raggiungerlo, ma fu proprio a quel punto che il Pokémon cominciò a generare una serie di vortici, che muovendosi a spirale erano un pericolo molto maggiore rispetto ad un paio di bolle.
Riuscendo ad evitare la prima serie di vortici Alessandra evitò appena in tempo di scontrarsi con delle altre bolle create da Kingdra, che aveva iniziato ad agitarsi vedendola avvicinarsi, e l’insieme di quegli attacchi cominciava ad essere veramente difficile da gestire. Più si avvicinava più il loro numero aumentava, e così per schivarli era costretta a rallentare, ma lei non si arrese continuando ad aspettare il momento perfetto per agire. Questo arrivò quando il Pokémon smise di creare le coppie di bolle per qualche istante, generando almeno tre vortici di fila nella speranza la colpissero, ma fu proprio allora che la ragazza usò la spinta del mini-polmone, raggiungendolo finalmente.
La corsa era ormai finita e Kingdra era visibilmente stanco, ma il dadavolante era ancora nel vortice d’acqua che aveva creato e quando fuggì per allontanarsi dalla Ranger affondò in un’ampia crepa nella roccia sotto di loro, dove nemmeno la luce del sole riusciva ad arrivare.
-“Attenzione. L’oggetto metallico si è distaccato da Kingdra e sta cadendo verso il fondo del mare.”-
Prima o poi avrebbe mutato lo Styler, ma al momento erano più i suoi nervi a parlare. L’ambiente attorno a lei era mutato notevolmente rispetto a prima; le rocce si erano ingrigite, le alghe e i coralli erano scomparsi ed in alcuni punti mucchi di cirripedi si erano ammassati lungo le pareti.
Non era sicuramente un’ambiente accogliente, ma con sua enorme sorpresa notò un Punto di Salvataggio galleggiare in acqua, in perfette condizioni. Evidentemente veniva usato dai Ranger per le ricognizioni, oppure era affondato come il dadavolante, ma visto funzionava Alessandrà ne approfittò immediatamente, per evitare di perdere i pochi dati era riuscita a raccogliere.
Anche i Pokémon sembravano essere diventati più minacciosi rispetto a prima, ce n’erano infatti due che nuotando la fissavano con sguardo arcigno. Il loro corpo era prevalentemente arancione, con una specie di casco blu dalla quale uscivano delle corna gialle e che nascondeva in parte i piccoli occhietti.
Visto non si poteva mai sapere se avrebbe potuto essergli d’aiuto o meno gli si avvicinò molto cautamente, iniziando così la cattura durante la quale il Pokémon provò immediatamente a morderla, ma lei fu più rapida e riuscì ad evitare il colpo disegnando quanto più rapidamente dei cerchi attorno a lui, fino a completare la cattura. Il suo nome era Carvanha, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.




Non avrà avuto un aspetto rassicurante, ma sicuramente in caso di bisogno avrebbe potuto rivelarsi un grande aiuto. Evitando di indugiare oltre la ragazza nuotò lentamente verso il fondo del mare, immergendosi in quell’oscurità che si faceva via via sempre più densa. Grazie al proprio Styler poteva illuminare alcuni metri attorno a sé, ma non più di questo, e la luce avrebbe potuto rischiare anche di attirare dei Pokémon aggressivi.
Lo Styler non mancò di farle sapere immediatamente le informazioni che le servivano al momento.
-“Abbiamo raggiunto una profondità tale che qui la luce solare non arriva. Nel mare profondo i Chinchou emettono due luci. Se catturi un Chinchou, lo spazio attorno a te verrà illuminato. Più sono i Chinchou che ti accompagnano e più ampio sarà lo spazio illuminato.”- questa era un’ottima notizia, anche perché ne aveva già uno con sé. -“Il veicolo affondato emette una fonte luminosa di colore rosso. Prosegui alla ricerca di tale fonte. Attenzione però: nell’oscurità marina, anche gli occhi degli Sharpedo emettono una luce rossa simile.”-
Questo era molto meno confortante, aveva sentito da alcuni suoi colleghi di alcune disavventure con gli Sharpedo, simili a dei giganteschi squali con delle X gialle sul muso, ma cercò di non farsi influenzare troppo da quei ricordi. Se avesse mantenuto la calma sarebbe andato tutto bene.
Come prima cosa decise di catturare un altro Chinchou, le cui luci erano facilmente visibili alla sua destra. Nuotando quindi rasente alla parete rocciosa Alessandra lo raggiunse, catturandolo con facilità dopo il suo primo attacco, nel quale aveva cercato di colpirla con una scarica elettrica. Il suo Styler aumentò inoltre di livello, arrivando al settimo con due punti in più nell’energia, arrivata a 22/22, e tre di potenza.
La luce attorno a lei era effettivamente aumentata, e poté vedere l’intera zona in cui si trovava era una sorta di conca senza altre vie d’uscita se non quella dalla quale era arrivata.
Ipotizzando il dadavolante fosse caduto molto in profondità continuò a nuotare verso il basso, notando una luce rossa poco distante da lei, ma grazie a quella prodotta dallo Styler e dai due Chinchou intravide la pinna dorsale di uno Sharpedo.
Sembrava essere di spalle, ed era una buona occasione per tentare di catturarne uno, infondo meno nuotavano liberi attorno a lei meglio era, ma il Pokémon non appena gli fu vicino si voltò avvertendo la sua presenza, scattando contro di lei ad una velocità inimmaginabile, colpendola allo stomaco con la punta del muso. L’urto le tolse completamente il fiato, tanto che per un istante Alessandra temette d’aver perso il mini-polmone, e non riuscì ad evitare di finire addosso al muro alle sue spalle, sbattendo violentemente la testa. L’energia dello Styler era scesa a 20/22, e fu certa si fosse aperto un taglio dietro la nuca, ma non poté starci a pensare troppo, perché per evitare un altro attacco simile dovette raggiungere lo Sharpedo, sperando di catturarlo senza subire altri danni. Come si aspettava il Pokémon cercò comunque di attaccarla alla prima occasione, provando a morderla al fianco durante una carica, ma stavolta lei riuscì ad allontanarsi in tempo, disegnando quando più rapidamente possibile i cerchi di cattura attorno a lui, riempiendo la barra indicante i sentimenti d’amicizia trasmessi prima potesse fare altro. Accanto al suo nome nel Navigatore comparvero i dati “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 3”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.




Ne aveva catturato uno ed aveva aggiornato le sue informazioni, quindi difficilmente avrebbe sfidato nuovamente la fortuna in quel modo, tentando di prenderne un altro. Continuò quindi a nuotare nella stessa direzione, ma notando un’altra pinna si spostò immediatamente verso sinistra, fermandosi immediatamente notando nell’oscurità un’altra luce rossa, e visto il muso bianco che si intravedeva dai margini della luce non era certo il dadavolante. Si trovava esattamente in mezzo a due Sharpedo, lontani giusto quel poco che bastava per non attirarli, nuotare verso l’alto però difficilmente l’avrebbe aiutata a trovare ciò che cercava, perciò lentamente si mosse tra di loro, cercando di non avvicinarsi troppo né ad uno né all’altro, facendo il possibile per controllare il tremore del proprio corpo.
Non aveva paura, lei non aveva mai paura di nulla, era una Ranger troppo tosta e forte per poterlo essere, quindi doveva essere causato sicuramente dal gelo di quell’acqua profonda, o almeno di questo si stava convincendo.
A giudicare dal modo in cui la parete a sinistra si stringeva sempre di più doveva essere ormai arrivata sul fondo, e nella sabbia biancastra sotto di lei notò un’altra luce rossa lampeggiare debolmente, ma stavolta notò anche una leva di metallo mezza piegata.
Sorridendo trionfante raggiunse immediatamente il marchingegno, controllando non ci fossero perdite di alcun tipo e cercando di sollevarlo per portarlo in superficie, scoprendolo leggermente più pesante di quanto si aspettasse, ma fortunatamente lo Sharpedo che era con lei la aiutò caricandolo sulla schiena.
-“Hai recuperato l’UFO!”-
Il grido trionfante dello Styler si sentì con chiarezza per tutta l’area, e temendo potesse aver attirato altri Pokémon Alessandra cercò subito di allontanarsi, ma a giudicare dal verso che sentì attorno a lei però era già troppo tardi. Riuscì a distinguere per qualche istante la figura di uno Sharpedo nuotarle a meno di un metro di distanza, svanendo poi tra le tenebre producendo un suono minaccioso e stridulo.
-“Pericolo! Pericolo! Gli Sharpedo stanno attaccando per difendere il proprio territorio!”-
Come a dargli ragione pochi istanti dopo le parole dello Styler due Sharpedo si avvicinarono lentamente alla ragazza, muovendosi di scatto all’ultimo secondo per raggiungerla ed impedirle di fuggire, facendo così formare il perimetro di cattura attorno a loro.
Già uno solo era un bell’ingombro in un ambiente così stretto, ed ora che erano in due Alessandra faticò a trovare un punto a suo favore per evitare di diventare un bersaglio facile, di buono però c’era il fatto che il perimetro emetteva una tenue luce, sufficiente comunque a vedere con chiarezza ogni cosa all’interno. Almeno all’inizio i due Pokémon nuotarono lentamente attorno a lei, ma disegnare i cerchi attorno ad uno si rivelò estremamente complicato, visto dopo i primi la linea di cattura finiva inevitabilmente contro l’altro, ed era altrettanto difficile disegnare attorno ad entrambi perché si distanziavano ed avvicinavano continuamente.
Quando il primo tentò di attaccarla mordendola la ragazza riuscì ad evitare di venir colpita solo grazie al fatto spinse il piede sul muso dello Sharpedo, dandosi così la spinta per allontanarsi. L’altro non aspettò molto per tentare a sua volta di attaccarla, ma nuovamente la ragazza riuscì ad evitarlo, cercando di disegnare dei cerchi attorno a lui non appena si fosse calmato. La situazione era leggermente caotica, con lei che si sbracciava per fuggire dai morsi e loro che la inseguivano, ma in qualche modo Alessandra riuscì ad evitare sempre il peggio, vedendo quelle feroci zanne chiudersi davanti a lei senza che avessero realmente catturato nulla. Era un’esperienza da crepacuore, soprattutto se si distraeva notando altre luci rosse fuori dal perimetro, ma alla fine in qualche modo riuscì a catturare il primo Sharpedo, ed ora che era solo non ci volle molto perché anche l’altro facesse la stessa fine.
Stavolta le era andata proprio bene, e non aveva nemmeno subito un danno, ma i due Pokémon erano ancora fermi davanti a lei, a fissarla come se aspettassero la loro preda riprendesse a fuggire.
-“La cattura ha calmato gli Sharpedo.”-
Effettivamente avevano un’aria meno minacciosa, e si allontanarono rapidamente dalla ragazza, lasciandola nuovamente sola immersa nell’oscurità. Ne aveva avuto abbastanza di catture acquatiche per il momento, quindi la Ranger si affrettò a nuotare verso la superficie insieme al suo Sharpedo, che ancora teneva il dadavolante sulla schiena. Muoversi tra le correnti fu molto più divertente ora che poteva godersele, e che non rappresentavano più alcun genere di ostacolo, ed una volta riemersa sentì il canto dei Wingull sopra di lei, ed il verso felice di Lapras che la stava ancora aspettando.
-Uuuuuh! Che nuotata!- urlò la ragazza aggrappandosi al suo guscio. -Che roba…nuotare a chissà quanti metri di profondità, circondata da Sharpedo completamente al buio, una scena da film ahah.- mentre parlava si sfiorò la testa per controllare se stesse sanguinando, ed anche se non le sembrò fosse così avvertiva comunque un forte pizzicore nel punto in cui si era fatta male. -Forza, torniamo dalla tua amica Lapras. A te Sharpedo dispiacerebbe aiutarmi a portare quella cosa a riva? Eviteremo inquini il mare così.- chiese la ragazza guardando il Pokémon, che rispose con un verso sicuro, seguendola mentre Lapras riprendeva a nuotare.
Proprio come prima impiegarono pochi minuti per tornare, e le due ragazze la stavano ancora aspettando assieme a Pichu, che come la vide si mise a saltellare felice del suo ritorno.
-Ehi! Ho recuperato l’UFO!- urlò Alessandra, scendendo dalla schiena del Pokémon appena possibile e liberando Sharpedo, trascinando da sola il macchinario dalle due.
-E questo sarebbe l’UFO? Sembra più una specie di scooter che altro.- commentò la bionda scettica.
-Non sembra proprio provenire dallo spazio. C’è una scritta qui…dice “Dadavolante 08”.- aggiunse l’altra inginocchiandosi accanto al dadavolante, ma Pichu sentendo quel nome sembrò irritarsi, probabilmente per via del rapimento dei suoi amici a causa dei Bricconieri. -Pichu? Che cosa c’è?-
Per tutta risposta alla ragazza Pichu cominciò a saltare sul macchinario, come se volesse ridurlo in mille pezzi.
-Sembra che la vista di questo “Dadavolante” l’abbia fatto infuriare…- commentò l’azzurra incuriosita
-Pichu!!!-
La ragazzina continuò a guardarlo per qualche secondo, prima di rivolgersi ad Alessandra. -Ehi, Ranger! Grazie per aver accolto la mia richiesta! E grazie anche a te, Lapras!-
-Laprrrr…-
Per il Pokémon infondo era stata una piacevole nuotata, quindi la guardo con un piccolo sorriso, rassicurando così anche la sua amica.
-Ehi, Ranger! E’ vero che sono stata io a farti la richiesta…ma visto che hai evitato che il mare si inquinasse, direi che si possa considerare una missione compiuta, no?- chiese nuovamente la ragazza guardandola.
-Direi di sì.-
-In tal caso, dovresti fare quella cosa che fai sempre!-
Visto quanto sembrava giovane era del tutto naturale fosse entusiasta riguardo le pose Ranger, e la ragazza l’accontentò, piroettando su sé stessa, con l’aggiunta però che anche Pichu ukulele si unì a lei, suonando il suo strumento per una maggior enfasi.
Le pose Ranger erano una cosa personale, però dovette ammettere il suo intervento fu molto tenero.
-“Hai ottenuto 50 Punti Ranger!”-
-Che posa Ranger…da vera star! Altro che quella di papà!- esultò l’azzurra con gli occhi che le brillavano. -Ah, a proposito! Scusa, non mi sono ancora presentata! Mi chiamo Patty! E tu, come ti chiami?-
-Mi chiamo Alessandra.- rispose lei sorridendole.
-Alessandra…piacere! E come mai sei qui nella regione di Oblivia?-
Visto si trattava della figlia del Ranger che cercava non era necessario nasconderle nulla, ed infondo Otello, Nando e Ralf sapevano già tutto, quindi la sua presenza non si poteva più definire segreta.
-Sono qui per difendere Oblivia da un gruppo criminale, i Bricconieri di Pokémon.- disse quindi incrociando le braccia ed usando un tono solenne, che fece effetto su Patty.
-Sei qui per proteggere Oblivia da alcuni furfanti chiamati Bricconieri di Pokémon? Wow, quindi sei davvero in gamba!-
-Si può dire così, ma ho bisogno di parlare con tuo padre.-
-Eh? Vuoi incontrare il mio papà? Ma insomma! Perché non me l’hai detto subito? Ti accompagno a casa nostra!- immediatamente Patty scattò pronta a mostrarle la sua casa, ma si fermò quando si rese conto di aver lasciato indietro il dadavolante. -Ah, a proposito! Puoi portare tu questo Dadavolante fino a casa mia? E’ la mia seconda richiesta…-
Chissà perché si aspettava una richiesta simile da lei…ma non aveva un reale motivo per rifiutare, infondo era il suo lavoro aiutare la gente.
-Come puoi vedere, ora c’è la bassa marea, quindi si può andare a casa di Patty a piedi.- spiegò la bionda indicandole la via alla loro destra.
-Bene, quindi non dovrebbe essere troppo lontana.- rispose Alessandra, cominciando a tirare il dadavolante lungo la sabbia, mentre Patty era già lontana rispetto a lei.
-Casa mia si trova al di là del bosco. Dai, andiamo!-

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Trascinare il dadavolante lungo la sabbia non era poi così male, era una sorta di allenamento, e gli allenamenti aiutavano sempre a tenersi in forma, anche se quando Patty arrivò infondo alla spiaggia, salendo una piccola scalinata nella parete rocciosa, Alessandra non poté dirsi al settimo cielo.
-Pichu pichu.- il piccolo Pichu ukulele tentò di aiutarla tirando una delle aste del macchinario, ma non aveva abbastanza forza per riuscirci, anche se era stato un tentativo molto generoso.
-Grazie comunque.- gli sorrise Alessandra accarezzandogli la testa, prendendo un bel respiro. -Ok, arrivo subito!- disse davanti al primo gradino, intuendo avrebbe avuto bisogno di sollevare il macchinario per evitare si rompesse, ma prima di farlo notò un Pokémon alla sua destra simile ad un Krabby, ma più grande e più vivace. Intuendo si trattasse di una sua evoluzione, ma non avendolo nel navigatore, la ragazza si precipitò subito verso di lui, avviando la cattura. Non appena il perimetro si fu formato attorno a loro il Pokémon cercò di creare un ostacolo tra loro, lanciando in aria una grossa sfera d’acqua che come toccò terra si espanse in un’ampia pozzanghera, tuttavia alla ragazza bastò semplicemente starle lontana, ed evitare il disco di cattura la toccasse, per non venir ulteriormente ferita, e lo catturò senza altri problemi.
Il suo nome era Kingler, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 2”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario”.





-Oh, niente male. Peccato però tu non possa aiutarmi a trascinare quell’affare.- disse la ragazza tornando verso il dadavolante, sollevandolo facendo molta attenzione a non farsi male alla schiena, non appena però ebbe raggiunto la cima un ragazzino sfrecciò verso di loro, saltando l’intera rampa in preda al panico.
-Sono arrivati gli UFO!!!-
-Cosa? Aspetta!- Alessandra tentò immediatamente di fermarlo per parlargli, ma ormai lui era già andato lontano, verso il villaggio.
-Starà parlando dei Dadavolanti?- chiese Patty a sua volta preoccupata.
-Non ne sono sicura. Meglio fare attenzione.- rispose la Ranger guardandosi attorno, ma non vide altro che gli alberi ed un sentiero che procedeva verso nord. A sinistra delle scale era presente anche un altro Pokémon, molto piccolo e completamente rosa con una piccola cresta, e prima di procedere oltre Alessandra gli si avvicinò, iniziando la cattura.
Visto il comportamento del ragazzino non voleva perdere troppo tempo, quindi non appena ne ebbe l’occasione cominciò subito a disegnare una serie di cerchi attorno al Pokémon, senza fermarsi nemmeno quando lo Styler l’avvertì tramite l’icona “!” che stava per attaccare. Voleva spingersi fino all’ultimo secondo, e visto ancora il piccolino rimaneva fermo dove si trovava canticchiando andò avanti, riuscendo così a catturarlo con un’unica linea e senza danni. Ironicamente fu proprio un secondo prima che l’attacco del Pokémon si palesò, sotto forma di una piccola nota musicale che svanì subito dopo.
Il suo nome era Igglybuff “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia una serie di cuori che rendono l’avversario stanco.”.





Proseguendo lungo il sentiero le due raggiunsero una zona completamente immersa nella natura, con una piccola spiaggia sotto di loro raggiungibile tramite un’altra scalinata, nella quale alcuni Pokémon stavano giocando assieme.
Sembrava un luogo estremamente tranquillo e pacifico, ma un ruggito spaventoso fece sobbalzare il Pichu e le due ragazze, bloccandoli sul posto.
-Groaaaarrr!-
Non molto lontano dal punto in cui erano, sopra le fronde degli alberi, i tre riuscirono chiaramente a distinguere un uomo a bordo di un dadavolante, che tuttavia sembrava aver subito dei gravi danni ed infatti si muoveva a scatti e molto lentamente.
L’uomo fece appena in tempo ad atterrare, prima che si disattivasse completamente, sdraiandosi a terra nel tentativo di riprendere fiato, e poco dopo venne raggiunto da una sua collega madida di sudore.
-Accidenti! Non riesco a muovermi…e in più il Dadavolante si è rotto…- borbottò il bricconiere a denti stretti, provando a rialzarsi.
-Tutto ok?- chiese la donna preoccupata.
-Non ho fatto in tempo a notare che Raikou mi stava fissando che all’improvviso un fulmine ha colpito in pieno il mio Dadavolante!-
-Non avremmo dovuto far arrabbiare Raikou!- rispose l’altra scuotendo il capo, notando subito dopo la presenza dei tre a pochi metri da loro. -Ah! Ci mancavano i Ranger! Devo ancora restituirti la cortesia che ci hai fatto alla Grotta Lima!- ringhiò l’uomo guardando Alessandra.
-Raikou mi ha appena lanciato un fulmine e guarda come sono ridotto! Credo proprio che scaricherò le mie frustrazioni su di te!- l’altro bricconiere nonostante fosse ancora ferito ebbe comunque la forza di costringere due Pokémon ad attaccarla, uno simile ad un pinguino azzurro e l’altro ad un cagnolino dal pelo marrone.
Entrambi non persero tempo ad attaccarla, il primo cercando di colpirla con dei getti d’acqua ed il secondo caricandola, ma Alessandra con dei rapidi scatti riuscì sempre ad evitare di venir ferita, anche se vista la vivacità dei due Pokémon non fu semplice disegnare attorno a loro dei cerchi.
-Pichu!-
Fu proprio a quel punto che Pichu ukulele comparve davanti al perimetro di cattura, pronto ad aiutarla ad un suo cenno, ma la ragazza si scoprì incerta, visto non avevano ancora sperimentato le sue capacità e soprattutto non sapeva se avrebbe potuto ferirsi. Tuttavia c’era anche da dire che quella era un’ottima occasione di prova, ed infondo sembrava abbastanza sveglio da fare attenzione.
-Pichu, vieni anche tu!-
Annuendo al settimo cielo Pichu saltò esattamente al centro del perimetro, cominciando poi a suonare il proprio ukulele creando così delle piccole note musicali che volarono verso gli altri due Pokémon. Certo, le note erano piuttosto lente e non aumentavano poi di molto il livello dei sentimenti trasmessi, tuttavia un aiuto simile poteva rivelarsi estremamente utile, soprattutto per evitare di far abbassare completamente i sentimenti nei Pokémon.
La sua musica inoltre seppur lenta era molto piacevole, e Pichu si dimostrò perfettamente in grado di schivare gli attacchi dei nemici, riservati prevalentemente alla Ranger, che grazie al suo aiuto riuscì facilmente a catturare entrambi i Pokémon senza particolari difficoltà, inoltre lo Styler passò al livello otto, con due punti in più nell’esperienza, che tornò al massimo 24/24, ed un punto nella potenza.
Il nome del primo era Piplup, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 1”, “Soffia bolle contor l’avversario, rendendolo lento.”.
L’altro invece si chiamava Eevee ”Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Lancia una serie di cuori contro l’avversario.”.






Entrambi vennero subito liberati dall’influenza dei Bricconieri, e poterono fuggire lontani da loro.
-Preso in pien oda un fulmine e prese in pieno dal Ranger…che rabbia!!!-
-Farete meglio ad arrendervi.- rispose trionfante Alessandra, ma un improvviso raggio di luce accecò tutti i presenti momentaneamente.
“Sdaaang! Kabooom!”
-E’ Raikou! E’ tornato! E sembra davvero inferocito!- urlò la bricconiere in volo sul dadavolante.
-Sono sicura che è tutta colpa vostra!- sbraitò Patty serrando i pugni, spaventando addirittura i due Bricconieri, anche se cercarono di non darlo a vedere.
-Che impertinente, questa piccola quattrocchi! Aspetta e vedrai!-
Tutto malconcio l’uomo cercò di sollevare il proprio dadavolante, premendo qualche pulsante per costringerlo ad alzarsi in volo; mentre la collega fuggì molto più rapidamente lui proprio come era atterrato fluttuò a malapena, scappando verso nord.
Loro se n’erano andati, ma non per questo Patty era meno furiosa. -A giudicare dal rumore, non è caduto solo un fulmine…ma sembra anche che ci sia stata un’esplosione!- disse allarmata guardando la Ranger.
-Non preoccuparti, andremo subito a controllare. Dammi solo il tempo di assicurarmi tutti i Pokémon nei dintorni stiano bene.-
-Ok…ti aspetto qui con il dadavolante.- rispose la ragazza mentre lei si allontanò verso l’inizio del sentiero, e con lei c’era anche Pichu.
-Ehi, sei stato proprio bravo prima, lo sai?- disse Alessandra sincera, e l’altro gioì orgoglioso di sé.
-Pichu!-
All’inizio del percorso trovarono solamente un Pokémon, con due piccoli occhietti neri spalancati e la pelle blu, che camminava quasi assonnato nei dintorni, ma giusto per sicurezza la ragazza si avvicinò comunque, iniziando una cattura, il Pokémon però continuò semplicemente a muoversi come se nulla fosse, non provando nemmeno ad attaccarla.
A quanto pare il suo nome era Munchlax, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”, siccome però aveva già troppi Pokémon con sé Alessandra fu costretto a liberarlo, assieme a Pachirisu, Stunky e Murkrow.





Gli altri Pokémon sembravano essere praticamente tutti nella spiaggetta sotto di loro, quindi i due si affrettarono a scendere la scalinata sulla sinistra del sentiero, notando come prima cosa un grosso masso che rovinava la vista, ma che sembrava poter venir rimosso tramite una Mossa Distruzione 1.
-Igglybyff, per favore pensaci tu.-
Nonostante la stazza ridotta gli bastò creare una singola nota musicale per ridurre in minuscoli frammenti l’ostacolo, e liberare così inaspettatamente un altro Pokémon, simile ad una lumachina rosa, che a quanto pare vi era rimasto incastrato sotto.
Naturalmente la ragazza si avvicinò subito per controllare stesse bene, ma a giudicare dal modo in cui si muoveva facilmente dopo che il perimetro di cattura si fu creato attorno a loro, non aveva subito alcun danno. Il suo nome era Shellos, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia bolle contro l’avversario.”.





Guardandosi attorno Alessandra vide che gli altri Pokémon sembravano stare bene, anche se un Buizel la fissava con agitazione da lontano, probabilmente in attesa se ne andasse, ma ce n’era ancora uno del quale non aveva dati. Questo era simile ad una scimmia viola con all’estremità della coda un buffo guanto bianco, e la sua cattura fu estremamente semplice visto non provò nemmeno ad attaccarla, fissandola semplicemente con curiosità. Il suo nome era Aipom, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 1”, “Scaglia pietre contro l’avversario.”.





-Beh, direi abbiamo finito. Torniamo da Patty.-
-Pichu!-
Risalendo la rampa i due tornarono rapidamente dalla ragazza, e la Ranger tornò a trascinare il dadavolante lungo il sentiero, tenendo gli occhi bene aperti in caso di qualche altro incontro con i Bricconieri.
-Aspetta, non senti anche tu uno strano odore? Come…di legna bruciata…- disse ad un certo punto Alessandra, e non sbagliava.
Infondo al sentiero, proprio come aveva detto Patty, c’era la sua casa, un piccolo edificio a più piani dalle vivaci pareti esterne rosse, gialle e bianche, con alcune travi turchese che le dividevano e dal tetto rosso spiovente. Nell’angolo in basso a destra però aveva preso vita un piccolo incendio, le cui fiamme stavano rapidamente mangiando il legno espandendosi ad un ritmo allarmante.
-Nooo! Casa mia sta andando a fuoco!- urlò allarmata Patty, fermandosi a pochi metri dalla casa. -Ecco cos’era quell’esplosione che abbiamo sentito prima!-
-Patty stai lontana!- disse immediatamente la Ranger, non appena la ragazza tentò di avvicinarsi di più.
-Pachi pachi!-
-Ogni tanto mi capita che un esperimento finisca male e che esploda qualcosa…ma è assurdo che scoppi un incendio quando non sono nemmeno in casa! Per fortuna che papà e mamma sono via al momento, almeno non devo preoccuparmi per loro…- era una magra consolazione, ma effettivamente aveva ragione. Se era certa nessuno si trovava all’interno potevano procedere con meno preoccupazioni. -Ehi, Ranger! Ti faccio l’ultima delle tre richieste! Ti prego, aiutami a spegnere il fuoco! Se non facciamo qualcosa, la mia casa sarà rasa al suolo!-
-Certo, ma ho bisogno di aiuto, ci sono dei Pokémon nei paraggi con delle mosse Spruzzo?- lei ne aveva solo uno con sé, e non era certa bastasse, Patty però sembrava esser troppo agitata per poter ragionare lucidamente.
-Qui vicino dovrebbero esserci dei Pokémon in grado di spegnere il fuoco!-
Non era molto, e nello spiazzo precedente lei aveva già controllato tutti i Pokémon presenti, ma effettivamente aveva notato dei Buizel, quindi avrebbe potuto chiedere il loro aiuto. Come prima cosa controllo cosa fosse necessario per spegnere l’incendio, ma incredibilmente bastava solamente una Mossa Spruzzo 1.
-Oh bene! Shellos presto, spegni le fiamme!-
Il Pokémon si posizionò immediatamente davanti al fuoco, spegnendolo con un forte getto d’acqua prima che potesse fare altri danni. La situazione sembrava già essersi risolta facilmente, ma un altro bagliore accecò momentaneamente i tre, ed un incendio ancor più forte di prima raggiunse quasi il tetto di quella parte della casa.
-Le fiamme sono troppo alte!- urlò Patty terrorizzata, cominciando a muoversi a scatti senza sapere di preciso dove andare, lo Styler però arrivò subito per dare qualche utile consiglio
-“Questo incendio è troppo grande per essere spento da un solo Pokémon. E’ necessario farsi aiutare da più Pokémon. Avvio spiegazione della eliminazione cooperativa.”-
-Non ho tutto questo tempo!- urlò Alessandra sperando si fermasse, ma lo Styler continuò.
-“A volte, per eliminare un ostacolo, è necessario l’aiuto di più Pokémon. L’incendio ne è un esempio. Indicalo per controllare e vedrai sono mostrate le icone delle tre mosse necessarie per l’eliminazione dell’ostacolo. La potenza della mossa è 2. In questo caso quindi sono necessari tre Pokémon che usino la mossa Spruzzo con una potenza minima uguale a 2. Passiamo alla spiegazione su come creare la linea di collegamento per più Pokémon. Indica il Pokémon e traccia una linea fino all’ostacolo come durante una normale eliminazione dell’ostacolo. Quando la linea collegherà il Pokémon all’ostacolo, sul Pokémon comparirà la scritta OK! E’ possibile annullare il collegamento indicando il Pokémon sul quale nello schermo compare la scritta OK! Quando tutti i Pokémon necessari a eliminare l’ostacolo saranno stati collegati, ti verrà chiesto se vuoi usare la mossa. A questo punto scegli SI’. Selezionando NO, l’eliminazione dell’ostacolo verrà annullata. Al termine dell’eliminazione dell’ostacolo i Pokémon che ti hanno aiutato verranno automaticamente liberati. Spiegazione su eliminazione cooperativa terminata. Per saperne di più, consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
-Dobbiamo fare qualcosa o la mia casa verrà rasa al suolo!- urlò nuovamente Patty, cercando invano di mantenere la calma. -Io rimarrò qui a cercare di fare in modo che l’incendio non peggiori. Nel frattempo, ti prego, trova dei Pokémon che possano aiutarci!-
-Vado subito, resisti!-
Per spegnere l’incendio erano necessari tre Pokémon con una Mossa Spruzzo 2, ma prima di tornare verso lo spiazzo precedente Alessandra notò un piccolo Pokémon simile ad un alligatore azzurro dalla cresta rosa, e sperando avesse la mossa adatta si avvicinò subito per catturarlo, affrettandosi a disegnare tutti i cerchi necessari attorno a lui.
Il suo nome a quanto pare era Totodile, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 1”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.





La mossa andava benissimo, ma purtroppo non la potenza.
-Cavolo.-
Stringendo i denti la ragazza ripercorse quindi il sentiero alle sue spalle, muovendosi immediatamente verso la scalinata alla sua sinistra e catturando il Buizel stava camminando lungo il bordo accanto. In seguito raggiunse poi la spiaggia, trovando lo stesso Shellos di prima, ed a quel punto rimaneva solo un altro Pokémon da trovare.
Fortunatamente c’era anche un secondo Buizel, ma come fece un passo verso di lui questo corse via spaventato.
-No! Ti prego, ho bisogno del tuo aiuto!-
Purtroppo le sue parole furono completamente inutili, ed il Pokémon continuò a correre per tutta la spiaggia scattando non appena lei era abbastanza vicina da prenderlo. Il tempo stringeva, e cosa peggiore in lontananza lei cominciava a vedere perfino il fumo nero dell’incendio espandersi.
-Fermati!-
Cercando di mettere tutta l’energia che aveva nelle proprie gambe Alessandra aumentò il proprio ritmo, riuscendo finalmente a raggiungerlo ed iniziando così la cattura, che fu assai più breve rispetto all’inseguimento, ma dovette liberare Totodile per poterlo portare con sé.
Ora che aveva radunato tutti i Pokémon necessari la ragazza si precipitò con la stessa fretta verso casa di Patty, dove questa stava cercando di spegnere alcune piccole fiammelle cadute nel giardino.
-Presto, spegnete l’incendio!-
I tre Pokémon all’urlo della ragazza si misero subito in posizione, colpendo le fiamme con delle bolle e dei getti d’acqua, fino a quando l’incendio non si estinse completamente, stavolta senza ravvivarsi.
Una piccola parte della parete purtroppo si era già rovinata, con il legno ormai carbonizzato che aveva lasciato il posto ad un grosso foro, ma tutto sommato le cose potevano andare molto peggio, ed a Patty questo sembrò bastare.
-Perfetto! Ora è spento del tutto! Grazie mille, Ranger…anzi…grazie, Alessandra!-
-Dovere mio.- rispose la ragazza, esibendosi per rallegrarla assieme a Pichu nella propria posa da Ranger.
-A proposito…posso farti altre tre richieste?- esordì subito Patty, leggermente imbarazzata. -La prima è…vorrei che portassi il Dadavolante fino alla mia stanza!- così dicendo la ragazza corse dentro casa, impedendo qualsiasi altra risposta da parte della ragazza se non un sì.
-Beh…me l’aspettavo…e tu?- chiese Alessandra a Pichu.
-Pichu…-
-Già, forza entriamo.-

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


La casa di Patty era molto accogliente, e già solo l’ingresso era in grado di far dimenticare l’incendio era avvenuto una manciata di minuti prima, fuori dalla porta.
Le pareti bianche erano state dipinte ai lati con una chiara tonalità di turchese, ed il colore risaltava magnificamente con il pavimento in legno chiaro, dove Alessandra distinse chiaramente il simbolo dei Pokémon Ranger, non per nulla il padre della ragazza ne faceva parte infondo.
Al centro della stanza era presente, sopra ad un gigantesco tappeto azzurro dal curioso motivo, un largo tavolo rotondo, e lungo la parete opposta alla porta d’ingresso c’erano vari mobiletti, tra cui anche un angolo riservato alla cucina con vari piatti ed un piano di cottura verde scuro.
Alessandra poté facilmente intuire che il passaggio ad arco alla sua destra conduceva al laboratorio di Patty, visto l’aveva accennato prima dall’esterno, ed era oltretutto lì che la ragazza era ferma, mentre a sinistra delle scale conducevano al piano superiore, accanto alle quali era presente una libreria con numerosi volumi i cui titoli sembravano tutti interessare particolarmente a Raimondo, come I Pokémon di Oblivia, Manuale del Pokémon Ranger, L’isola nella corrente, Luce e Tenebre a Fiore.
Con molta cautela la Ranger aveva trascinato il dadavolante all’interno, tenendolo sollevato per non rovinare il pavimento.
-L’incendio di poco fa ha reso la mia stanza inagibile. Appoggia pure qui il Dadavolante.-
-Oh, mi dispiace molto.-
Purtroppo non avevano potuto agire più rapidamente, ma sperava gli oggetti personali della ragazza non fossero andati perduti. Questa però sembrava molto più interessata al macchinario, ora lasciato sul pavimento, che ai danni.
-Grazie mille! Mi metterò subito a esaminare questo Dadavolante e, appena scoprirò qualcosa, sarai la prima persona a saperlo!- disse la ragazza entusiasta.
-Wow, grazie mille. Sei certa però di esserne in grado?- un po’ di scetticismo era naturale, infondo era molto più piccola di lei, ma Patty sembrò sicura di sé.
-Non preoccuparti. Sono un asso in queste cose. Quella stanza è il mio studio. Lo so che non sembra, ma io sono una scienziata. Per fortuna che c’eri tu con me, Alessandra! Nessun altro avrebbe potuto spegnere da solo un incendio di quelle dimensioni!- esclamò la ragazza con gli occhi che le brillavano dall’ammirazione, nutrendo così l’ego dell’altra.
-E’ stato un piacere.-
-Pichu.- sembrò che Pichu avesse notato il comportamento della compagna, e che la stesse prendendo un po’ in giro.
-Mi presento di nuovo. Come ho detto già prima, io sono Patty. Al momento sto sviluppando un’arma per combattere i cattivi. L’incendio di prima però ha mandato tutte le mie ricerche in fumo. Pazienza, ricomincerò da capo.-
-Un’arma?! Ma non è pericoloso?- il suo nome non sembrava essere tra i registri degli scienziati della Federazione, ed anche se suo padre era un Ranger non significava un’arma potesse essere una cosa di cui gioire a prescindere.
-No assolutamente. E potrebbe aiutare molte persone in futuro. Ho solo bisogno di un altro po’ di tempo.-
-Capisco…magari ne parlerò al quartier generale…giusto per sicurezza.-
Almeno in questo modo se veramente avesse creato un qualche tipo di arma sarebbe stata sotto controllo. Con i Bricconieri in giro inoltre c’era il rischio potesse venir rubata. Il rumore dello Styler ancora danneggiato però interruppe la loro conversazione.
-“Pi…pi…bz-bz-bzz. Navigav…bz-bz-bz-bzzz.”-
Patty immediatamente si avvicinò, prendendo il polso della Ranger per osservare più da vicino il macchinario. -Ho visto che il tuo Styler, diversamente da quello del mio papà, può parlare, vero Alessandra?-
-Sì, precisamente.-
-Però non sembra funzionare proprio benissimo.- non era colpa sua, ma quest’osservazione imbarazzo la ragazza, che tentò di ritrarre il braccio, inutilmente. -Prestamelo un secondo, voglio vedere com’è fatto! Questa è la seconda delle mie richieste!-
-Ehi ehi! Un attimo! Non è una richiesta che puoi fare così su due piedi…- disse immediatamente la ragazza, fermandola.
-Che c’è? Non ti fidi?! Sono Patty!!! Non hai niente di cui preoccuparti!-
-Mmmh…e va bene…ma fai attenzione.- per qualche motiva era sicura non l’avrebbe mai lasciata in pace altrimenti. Non appena se lo tolse dal polso Patty lo afferrò osservandolo con una specie di microscopio tascabile, sparendo nel suo piccolo mondo.
-Wow! E’ fantastico! Non ho mai visto un circuito come questo! Ah! Ho capito! Dell’acqua di mare è entrata da questa fessura qui! Facilissimo! Basta soffiare un po’ qui, mettere un po’ di grasso lì…e per finire un tocco qui…- armeggiava talmente rapidamente da sembrare veramente ferrata con quel genere di cose, ed in meno di un minuto aveva già finito. -Ecco qui, come nuovo. Prova a indossarlo ora.-
Le sembrava impossibile fosse riuscita a ripararlo in così poco tempo, ma non appena lo avviò qualsiasi anomalia sembrava essere svanita.
-“Pi-pi-pi! Confermato avvio funzione di personalizzazione Styler!”-
-Wow! L’hai aggiustato!-
-Pichu Pichu!- perfino Pachirisu sembrava sbalordito, e saltellò felice avesse funzionato.
-“Avvio spiegazione sulla personalizzazione dello Styler. Innanzitutto tocca l’icona a destra della barra dell’energia e apri il menu dello Styler. Poi tocca la voce Personalizza.”-
Mentre parlava Alessandra fece come aveva detto, e si aprì così il menu della personalizzazione, dai toni rossi e marroni-
Sullo schermo superiore erano presenti i dati attuali:
Energia dello Styler 24
Potenza dello Styler 21
Linea Liv 0
Riduzione del danno 0%
Velocità di carica 1,66
Fattore di recupero 0
Forza latente 0%.
Nella parte inferiore invece c’era la tabella dei Punti Ranger, con solo però l’energia, la potenza e la linea, con 145 punti da usare, ed accanto ad ogni indicatore era presente una freccia che indicava verso l’alto.
-“Potenzia lo Styler in cambio di Punti Ranger. Se tocchi la freccia blu, aumenti il livello. Se tocchi la freccia rossa, diminuisci il livello. Tocca Liv. + per confermare. Attenzione, i punti non possono essere recuperati una volta utilizzati. E questo è tutto su come personalizzare lo Styler. Per saperne di più consulta il glossario.”-
Questa SI che era un’informazione utile, non vedeva l’ora di aumentare tutti i livelli al massimo!
-Questa funzione di personalizzazione dello Styler sembra davvero utile. Che strano però, chissà perché papà ci mette così tanto…- disse ad un certo punto Patty, guardando l’orologio alla parete. -A questo punto potremmo anche andare noi da lui. Dovrebbe essere alla Base radio del Monte Latra. Ti accompagno io al Monte Latra! Pichu, vieni anche tu!-
-Pichu!!!-
-Grazie Patty, sei sicura non sia un problema?-
-Assolutamente, è il minimo poi dopo tutto l’aiuto mi stai dando. Coraggio, andiamo.-
-Va bene, aspetta solo un minuto però.-
Prima di andare voleva provare le personalizzazioni, ed entrata nel menu aumentò i livelli della Linea di cinquanta, la Potenza di trenta e l’Energia di sessanta, portando così i livelli a:
Energia dello Styler 34
Potenza dello Styler 26
Linea Liv 1
Riduzione del danno 0%
Velocità di carica 1,66
Fattore di recupero 0
Forza latente 0%.
Un piccolo miglioramento, tanto per iniziare.
Nel frattempo Patty fu la prima ad uscire dalla casa, aspettando Alessandra e Pachirisu all’esterno, per poi indicare loro la via. -L’accesso al Monte Latra si trova a nord del bosco a ovest di qui. La Base radio si trova in cima al monte.-
-Bene, non dovrebbe essere troppo difficile raggiungerla.-
Muovendosi verso il sentiero a ovest la ragazza notò che in un angolo accanto alla casa erano presenti un Punto di Ricarica ed un Punto di Salvataggio, e visto la sua energia era al massimo ne approfittò almeno per salvare i propri dati, ora che lo Styler era aggiustato, per poi proseguire. Il sentiero poco più avanti si apriva in alcune diramazioni, che tuttavia si limitavano a passare attorno agli alberi creando dei cerchi nella mappa, per poi ricongiungersi. All’inizio di uno di questi punti le due trovarono un uomo dai capelli ed i folti baffi neri, intendo ad osservare il cielo.
-Gli UFO sono volati in direzione del Monte Latra. Probabilmente avranno scritto un articolo sul Monte Latra su qualche rivista turistica aliena.-
I Bricconieri erano sul monte?
Male, forse era proprio per questo che Raimondo tornava a tardare, ma per non spaventare Patty Alessandra decise di non dire nulla, distraendola con qualcos’altro. -Ehi, che Pokémon è quello?-
A qualche metro da loro era presente un Pokémon simile ad una gigantesca coccinella, che effettivamente non aveva mai visto prima, e così la ragazza si avvicinò per iniziare la cattura, la quale proseguì senza alcun particolare intoppo e senza alcun tipo di attacco.
Il nome del Pokémon era Ledyba “Gruppo: Coleot. Poké Tattica: Coleot. Mossa: Azione 1”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”.





-Oh mi piacciono molto i Ledyba! Sono così carini, sai che per comunicare tra di loro secernono un liquido profumato dalle zampe?- disse Patty salutando il Pokémon con gentilezza.
-Non lo sapevo. Interessante come cosa.-
Continuando a camminare le due arrivarono presto nei pressi di un fiumiciattolo, le cui acque scorrevano rapide sotto un sottile ponte di legno, che però si rivelò abbastanza solido e compatto da permettere loro di passare tranquillamente, ma immediatamente oltre questo un altro Pokémon, stavolta simile ad una pecorella rosa dalla lana bianca, corse incontro alle due, forse incuriosita dalla loro presenza, iniziando così una cattura che terminò rapidamente prima che potesse attaccare.
Il suo nome era Flaffy “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 2”, “Ricarica un po’ l’energia dello Styler.”.





Dopo la cattura le due poterono vedere il sentiero non proseguiva ancora per molto, si divideva proseguendo in una salita verso nord ed in una strada verso est, ma Patty le ricordò subito quale fosse la direzione giusta.
-E’ da qui che si sale sul Monte Latra.-
Il percorso sembrava semplice, con le stesse indicazioni della ragazza poste su un cartello di legno all’inizio della biforcazione, ma prima di procedere verso il monte Alessandra volle controllare anche brevemente l’inizio del sentiero a destra, per esser sicura non vi fossero Bricconieri. Fortunatamente trovò solamente un piccolo Pokémon dalla pelle turchese, con delle piccole branchie gialle alle guance ed un’alta pinna sulla testa. Incuriosita ma soprattutto attirata dal suo aspetto tenero la ragazza si avvicinò per catturarlo, ed immediatamente il Pokémon cercò di attaccarla con un veloce getto d’acqua, che la Ranger riuscì ad evitare con un semplice scatto, prima di disegnare una serie di cerchi attorno a lui, fino a riempire la barra. Il suo nome era Mudkip, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 1”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Lo Styler dopo la cattura raggiunse il livello nove, con due punti in più sulla potenza e sull’energia, arrivando a 36/36. Soddisfatta la ragazza tornò all’inizio del percorso, proseguendo stavolta lungo la scalinata scavata nel terreno che le condusse sempre più in alto, mentre la vegetazione sotto di loro si faceva via via sempre più piccola; la cosa la colpì di più fu il fatto non ci fosse nemmeno una ringhiera per evitare delle cadute.
Arrivati in cima si guardò attorno mentre la strada si stringeva mentre ad entrambi i lati si aprivano degli strapiombi costeggiati da piante verdi. Mentre camminavano una di queste sembrò muoversi, e quando la ragazza confusa la indicò con lo Styler essa si rivelò un ostacolo rimuovibile con una Mossa Spruzzo 1.
-Mudkip, pensaci tu per favore.- chiese la ragazza, mentre il Pokémon colpiva la pianta con un germoglio d’acqua, e l’alberello si scoprì un altro Pokémon, piccolo e con pochissime foglie sulla testa che creavano tra sfere separate. Vista la vicinanza il piccolino le finì immediatamente addosso, e mentre il perimetro di cattura si formava lui correva in ogni angolo terrorizzato.
-Ehi va tutto bene, non voglio farti del male.- tentò di dire la ragazza avvicinandosi, ma in questo modo abbassò la guardia di fronte all’aspetto tenero del Pokémon, e quando questo le lanciò contro un masso più grande del suo stesso corpo riuscì soltanto a spostarsi quel poco che bastava per non esserne schiacciata, ma abbastanza da evitare il ginocchio venisse colpito, provocandosi così una sbucciatura e due punti in meno nell’energia. Era una ferita da poco, ma il suo orgoglio ne risentì molto visto l’aspetto innocuo del Pokémon, che catturò subito dopo per rifarsi del torto.
Il suo nome era Bonsly, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Azione 1”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.




-Andiamo avanti…-disse imbarazzata continuando a muoversi lungo il sentiero, notando di sfuggita un altro Bonsly che immediatamente andava a nascondersi, ma arrivata nemmeno a metà del tratto la strada le venne sbarrata da un Bricconiere, e da un Pokémon verde con un fiore sulla schiena.
-Fermi lì! Mi spiace, ma in questa zona è vietato l’accesso ai ragazzini!-
-Ma cosa vai dicendo? Il Monte Latra è un posto sicuro!- obbiettò immediatamente Patty, ma il Pokémon del Bricconiere la spaventò scattando verso di lei.
-Lo era fino a qualche giorno fa. Ora ci sono dei tipi poco raccomandabili in giro da queste parti. Ovvero…dei tipi come me!- esclamò l’uomo aspettandosi una qualche reazione da parte delle due, ma Alessandra incrociò le braccia, con un’espressione seria.
-Sul serio pensavi non avremmo riconosciuto la divisa?-
-C-cosa?!-
-E’ vero, è la stessa dei tizi abbiamo visto prima.- osservò Patty dandole ragione.
-B-basta! Uffa, avete rovinato il mio effetto sorpresa! Bene…vediamo quanto sarete sorprese da…questo!-
Con un semplice gesto diede il comando al Pokémon di attaccare, e subito questo si lanciò contro la Ranger, iniziando lo scontro.
Il Pokémon tentò di coglierla alla sprovvista lanciandole contro una serie di foglie affilate, che volando ad ampio raggio sarebbero potute esser difficili da superare, ma ad Alessandra bastò semplicemente rotolare a terra, senza mai togliere gli occhi di dosso al Pokémon controllando così eventuali mosse, per evitare di farsi male. Catturarlo dopo questo fu poi estremamente facile, il suo nome era Ivysaur, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Lancia una serie di semi contro l’avversario.”-





Ivysaur fuggì immediatamente dopo esser stato liberato dall’influenza del Bricconiere, che guardò la ragazza intimidito. -Ooops, sei più forte di quanto pensassi!-
Senza provare ad attaccarla un'altra volta l’uomo fuggì via, in un punto più alto del monte.
-Sto cominciando a preoccuparmi per il mio papà…-  sospirò Patty non appena se ne fu andato.
-E’ un Ranger, sono sicura sappia cavarsela.-
-Sì, ma ha anche una certa età…-
-Noi la chiamiamo esperienza.- rispose l’altra facendole un occhiolino, cercando di rassicurarla. Anche lei però era preoccupata, visto non sapeva effettivamente quanti Bricconieri ci fossero. L’unica cosa che potevano fare era proseguire e scoprirlo, accanto però ad un’alta e liscia pietra la ragazza notò un altro Pokémon, dal torso e la testa viola e dalle gambe arancioni, ed avvicinandosi iniziò una breve cattura durante la quale questo non fece altro che muoversi con noncuranza.
Il suo nome era Tyrogue, “Gruppo; Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 1”, “Crea onde d’urto intorno a sé che rendono l’avversario confuso.”, avendo però già troppi Pokémon con sé dovette liberarlo assieme a Flaaffy, che gentilmente le ricaricò lo Styler, Aipom e Bonsly.




Arrivata ormai nei pressi di una seconda scalinata lungo la montagna la ragazza notò altre due cose, la prima era un grosso masso dal colorito pallido, che a quanto pare poteva essere rimosso con una Mossa Spruzzo 2, e l’altra una grossa stele antica, che riportava il simbolo di un Pokémon.
C’erano molti segreti su quell’isola, ed un giorno sperava di poterli scoprire, ma per il momento fu costretta a procedere. Arrivate ormai praticamente in cima al monte alle ragazze ed a Pachirisu non restava ormai altro se non superare un lungo ponte di legno, sotto il quale si riusciva a malapena a distinguere la vegetazione dell’isola.
Patty però non ne sembrò per nulla impaurita, anzi si fermò ad osservare il cielo, percorso da grossi nuvoloni bianchi. -Hai visto che bel panorama? Il mare e il cielo di Oblivia. Amo questo posto!-
-Sì, è molto bello.- ammise l’altra, fermandosi a sua volta. Effettivamente quella regione godeva di un magnifico paesaggio, nella sua natura incontaminata. Era un ambiente talmente pacifico da far sembrare nulla di brutto potesse accadervi, ma purtroppo non era così.
-Sembra che stia arrivando qualcun altro.- disse infatti Patty, mentre un altro membro dei Bricconieri di Pokémon correva loro incontro, sbarrando la strada assieme ad un grosso Pokémon a goccia dagli occhi chiusi ed il corpo azzurro.
-Non vi lascerò attraversare il ponte!-
-Prova a ripeterlo dopo averci battuto, ammesso che tu ci riesca!- urlò Patty, come se fosse effettivamente lei la Ranger. -Fatti sotto!-
L’uomo non se lo fece ripetere due volte, e lanciò contro di loro il Pokémon dando così inizio alla lotta. Durante il primo attacco questo generò un’onda d’urto attorno a sé, che miracolosamente non danneggiò il ponte ma lo fece comunque tremare. Preoccupata potesse creare danni ben peggiori la Ranger cercò di catturarlo il prima possibile, ma ci riuscì solo dopo un altro attacco identico al primo, che ottenne fortunatamente gli stessi risultati; solo una leggera paura senza ripercussioni.
Il suo nome era Wobbuffet, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Teletrasporto.”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare fermo.”.





-Ok, potete attraversare il ponte, ma poi tornare subito indietro, va bene?- uggiolò l’uomo per poi fuggire.
-Mi chiedo cosa stiano tramando quei tizi sul Monte Latra…- borbottò Patty mentre ripresero a muoversi con maggiore velocità, incontrando verso la fine del ponte un altro Pokémon dalle scaglie verde mela ed la testa allungata.
Visto lo spazio ridotto la cattura fu inevitabile, ed il Pokémon lasciò che il suo intero corpo venisse avvolto da una scarica di elettricità, prima di liberarla in una serie di piccoli fulmini che tentarono di colpire la ragazza. Nessuno di questi però ci riuscì.
Il suo nome era Electrike, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 1”, “Lancia scariche elettriche intorno a sé che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Superato finalmente il ponte i tre arrivarono all’inizio di una nuova scalinata, stavolta dai gradini più spessi, ed arrivate in cima furono ormai ai piedi dell’imponente torre radio.
Nei dintorni si potevano intravedere grosse piastre di metallo poste a mo’ di sentiero accanto a dei tubi di qualche metro, inutilizzati ed accatastati gli uni sugli altri, posti non molto distante ad un basso edificio di grigiastro dai contorni rossi, ed era presente oltretutto un’alta recinzione metallica che circondava l’intera area. La ricerca del padre di Patty non durò a lungo, perché si trovava non molto distante ad un passaggio nella recinzione che conduceva alla torre, insieme a tre membri dei Bricconieri di Pokémon.
-Ehi, voi! Cosa state cercando di fare nella nostra Base radio?!- urlò l’uomo con ferocia, per incutere loro timore.
-E secondo te siamo così stupidi da risponderti?- rispose il primo con sprezzo.
-Ti consiglio di lasciarci stare, se non vuoi farti male.-
Tutti e tre si mossero all’unisono, puntando i guanti della sottomissione contro l’uomo, pronti ad attaccare, ed Alessandra e Patty subito lo raggiunsero per aiutarlo.
-Papà!-
-Guarda un po’ chi ci ha raggiunto. Un altro Pokémon Ranger ficcanaso! Meglio così! Vi sistemeremo tutti in una volta sola!- urlò sicuro di sé uno dei tre, ma lo Styler interruppe il suo monologo.
-Per catturare più di un Pokémon alla volta, le Poké Tattiche si rivelano particolarmente efficaci.”-
-Non adesso…- brontolò la ragazza irritata, temendo di fare la figura della novellina.
La cattura inizia subito dopo con tre Pokémon, Gligar, Aipom e Skuntank, secondo lo Styler.
Almeno inizialmente i tre si limitano a girare nel perimetro di cattura senza attaccare, e mentre Alessandra disegna dei cerchi attorno a loro anche Pichu si unisce a lei, scendendo in campo ed iniziando a suonare. La linea si interrompe solo quando lo Skuntank crea delle nuvolette tossiche attorno a sé, che fanno bruciare gli occhi alla ragazza, e subito dopo Pichu se ne va, tornando poco dopo aver riposato la propria zampetta. Il suo attacco però le da l’idea di usare a sua volta la Poké tattica di Koffing, che paralizza almeno momentaneamente Aipom ed Alessandra cerca di concentrarsi sugli altri due Pokémon, visto lui ormai è ad un passo dalla cattura, che avviene effettivamente poco dopo. Gligar e Skuntank però notando la scomparsa del compagno sembrano agitarsi, e mentre il primo sferra una serie di artigliate contro la ragazza, costretta così ad arretrare, l’altro crea per due volte di fila una raffica di fumo viola che impesta l’aria, ma il cui raggio non la colpisce.
Al terzo attacco del Pokémon Alessandra usa un’altra Poké Tattica, stavolta di Kingler che lancia contro i due dei getti d’acqua che riempiono quasi le barre indicanti i sentimenti d’amicizia trasmette, ma bastano un paio di altri cerchi per chiudere la lotta.
Lo Styler passa così al livello dieci, con due punti in più nell’energia ed uno nella potenza ed i dati nel Navigatore vengono aggiornati.
Accanto al nome di Skuntank compaiono le parole “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Azione 2”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco, per Gligar invece “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Taglio 2”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.






I tre Pokémon fuggono subito liberi, mentre i Bricconieri guardano spaventati i due Ranger.
-Stava andando tutto così bene! Proprio adesso dovevano arrivare questi guastafeste?!-
Fuggendo si diressero quindi verso l’interno della torre della Base Radio, ma non era necessario inseguirli, almeno per il momento. Patty abbracciò subito il padre, felice di sapere stava bene.
-Papà! Siamo arrivati proprio al momento giusto, hai visto?!-
Purtroppo per lei l’espressione sorpresa dell’uomo divenne immediatamente severa. -Patty! Quante volte te l’ho detto di non essere così imprudente, eh?!-
-Ma papà…ho solo accompagnato il Ranger fino a qui perché voleva incontrarti…-
-Ah…capisco…scusa se ho reagito così di scatto…- sospirò Raimondo accarezzandole la testa. -Comunque, meglio parlarne dentro. Se rimaniamo qui, quei furfanti potrebbero tornare.- disse poi indicando il piccolo edificio alle loro spalle.
Alessandra annuì precedendolo. -Certo, abbiamo molto di cui parlare.-

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


L’interno dell’edificio era composto da una singola stanza quadrata, dai muri color crema dagli infissi rossi, e con numerosi scatoloni accatastati qua e là. Sembrava più che altro un magazzino, anche se a giudicare dall’ampio tavolo di legno posto al centro, con alcune macchie di caffè sopra, poteva benissimo venir usato dalle persone lavoravano alla base come area relax. A quanto pare c’erano già altre due persone all’interno, un ragazzo dai capelli e gli occhi neri, vestito con una camicia mostarda e dei jeans, ed una donna molto simile a Patty, dall’aspetto più maturo ed elegante, con un filo di trucco che accentuava i suoi lineamenti. I suoi capelli celesti erano agghindati in una coda di cavallo ed indossava una maglia gialla e dei leggings viola.
-Dunque…papà, ti presento Alessandra. E’ un Pokémon Ranger come te.- cominciò Patty, indicando la ragazza ferma all’altro angolo della stanza; nessuno di loro per qualche motivo stava usando le sedie presenti, forse erano troppo tesi. -Ha assecondato alcune delle mie richieste! Ora che ci penso me ne rimane ancora una! Comunque, mi ha molto aiutato!-
-Patty! Spero che fossero tre vere richieste e non i soliti tre capricci!- la rimproverò il padre, guardandola. Effettivamente alcune delle sue richieste potevano considerarsi così, ma la Ranger preferì tacere mentre Patty lo guardò imbronciata.
-Non erano capricci! E’ caduto un fulmine e la nostra casa stava andando a fuoco! Ho chiesto ad Alessandra di aiutarmi a spegnere l’incendio!-
A quelle parole entrambi i genitori spalancarono gli occhi, guardandosi preoccupati.
-Casa nostra è andata a fuoco?! Ci siamo allontanati un secondo, e guarda cosa succede!- disse Raimondo mettendosi le mani tra i capelli.
-Non preoccupatevi, la casa è ancora in piedi, i danni sono molto ridotti.- tentò di dire Alessandra per rassicurarli.
-Voi due state bene, vero?- chiese l’uomo sorvolando sulle sue parole.
Sospirando fu Patty stavolta ad ignorarlo, parlando direttamente all’altra ragazza.
-Alessandra, quel tipo burbero è mio papà!-  
-Non sono burbero…- borbottò il padre, rilassandosi. -Mi chiamo Raimondo. Sono il Ranger di zona della regione di Oblivia. Grazie per aver spento l’incendio a casa nostra. Non voglio pensare a cosa sarebbe successo senza il tuo aiuto.-
-E’ stato un piacere, Raimondo.-
-E questa bella signora è mia madre! Lo so che non sembra, ma è un’archeologa. E’ sempre impegnatissima, con tutte le rovine che ci sono qui a Oblivia!- aggiunse Patty abbracciando la madre, che si presentò con un sorriso.
-Sono Lucia, piacere! Come ha detto bene Patty, qui nella regione di Oblivia ci sono un bel po’ di rovine davvero molto interessanti. Al momento sto facendo una ricerca sulle connessioni esistenti tra le Rovine di Oblivia e i racconti che si narrano in questa regione. In pratica, sto cercando di capire se i racconti sono solo delle storie di pura fantasia inventate dagli antichi o se invece hanno qualche fondamento di verità. Non solo, sto anche studiando…-
Ormai era partita per la tangente, e parlava con fierezza del suo lavoro, ma non avevano molto tempo e Patty la fermò subito. -Mamma, basta così! Come presentazione è più che sufficiente!-
-Ah, scusa, hai ragione.- sorrise imbarazzata la donna, lasciando che il discorso principale continuasse da Raimondo.
-Ora che ci penso, la Federazione Ranger ci aveva comunicato che ci avrebbero inviato due Ranger. Ma non c’è nessuno con te? Ti dispiacerebbe dirmi come mai?-
Ed ecco che nuovamente doveva spiegare l’accaduto, e non era mai piacevole, ogni volta ne parlava un nodo di preoccupazione le attanagliava lo stomaco per tutto il racconto. -Io ed il mio collega siamo stati mandati per fermare un nuovo gruppo criminale chiamato i Bricconieri di Pokémon, secondo i nostri dati hanno rapito numerosi Pokémon, ma non sappiamo cosa vogliano fare e perché. Io e Martino, il mio collega, abbiamo individuato due di loro in volo sopra Oblivia, loro utilizzano degli apparecchi chiamati Dadavolanti, muniti di cannoni al plasma, ed eravamo quasi riusciti a catturarli quando è arrivato un loro superiore, ed approfittando di una distrazione di Martino hanno provato ad abbattere lui ed il suo Staraptor con i proiettili al plasma. Per difenderlo gli ho fatto scudo con il mio corpo, e così facendo sono precipitata in mare, però fortunatamente la corrente mi ha spinta fino a Dolcegoccia e da lì il signor Otello mi ha aiutata. Non so però cosa sia successo dopo a Martino, il mio Styler aveva subito dei danni per i colpi e la caduta, anche se ora Patty è riuscita ad aggiustarlo, ma non riesco a contattarlo in alcun modo Inoltre, quando sono arrivata a Dolcegoccia erano spariti numerosi Pokémon, tra cui gli amici di questo Pichu.- disse indicando Pichu ukulele, che abbassò il muso con aria triste.
-Capisco…immagino che sarai in pensiero per il Pokémon Ranger che era con te, ma d’altronde tutti i tuoi colleghi sono perfettamente addestrati. Sono sicuro che sta bene.- rispose Raimondo cercando di rassicurarla. -Mi chiedo invece cosa ci facessero i Bricconieri di Pokémon alla grotta Lima e alla Base radio. Stanno di certo tramando qualcosa di losco! Sono sicuro che l’avrai già scoperto, ma la Base radio che si trova accanto a questa baita è stata occupata dai Bricconieri di Pokémon. Per questo motivo, negli ultimi giorni ogni contatto con la Federazione Ranger è stato impossibile.-
-Ne abbiamo incontrati nel tragitto, ma me ne sono occupata.- annuì la ragazza, lasciandolo continuare.
-Ma ora che sei qui, Alessandra…vorrei che mi aiutassi a strappare la Base radio dalle grinfie dei Bricconieri di Pokémon.-
-Puoi contare su di me!-
-Bzzz-bzzz-bzzz-bzzz…-
Improvvisamente uno strano ronzio interruppe la loro conversazione, ed entrò nella stanza un uomo dalla corporatura massiccia, vestito con una maglia gialla a maniche corte che lasciava intravedere le braccia muscolose, e dai capelli di un biondo acceso, tenuti sollevati in una strana acconciatura simile ad una palma grazie ad una spessa bandana verde. I suoi occhietti verdi erano semi-chiusi, e l’intero corpo era attraversato da una scarica elettrica che gli rendeva difficile anche solo muoversi; sembrava star soffrendo, ma riusciva comunque a muoversi quasi decentemente.
-Otto?! Perché fai il suono della mosca?- chiese subito Raimondo, riconoscendolo.
-Non sto facendo il suono della mosca! Bzzz-bzzz-bzzz-bzzz… prima ho provato bzzz-bzzz… a entrare di nascosto nella base, ma c’erano dispersioni elettriche da tutte le parti bzzz-bzzz…. Devo essermi elettrizzato, per questo sono tutto un bzz-bzz.- spiegò l’uomo mantenendo una certa distanza da tutti, ma la sua espressione si fece sorpresa quando notò Alessandra e Pichu ukulele. -Bzzz? E’ arrivato un Ranger di rinforzo? Bzzz-bzzz-bzzz-bzzz… Ah! Mi è venuta un’idea! Che ne dici se uso la mia elettricità per ricaricare il tuo Styler?- esclamò l’uomo con un largo sorriso, precipitandosi subito da lei, ma non sembrava affatto una buona idea, una simile carica poteva anche farlo esplodere. Alessandra si allontanò immediatamente, preoccupata di come sarebbe potuta andare, e Pichu intuendo i suoi pensieri bloccò Otto parandosi davanti a lui, guardandolo arrabbiato.
-Fe… fermò lì, Otto! Non fare pazzie!- urlò a sua volta Raimondo, e finalmente l’uomo si fermò.
-Pichu! Pichuu!!!-
C’era da ammettere quel piccolino aveva un gran bel coraggio, tanto quanto lei, e le piacque il suo spirito, sempre pronto ad agire ed a proteggere.
-“Le ricariche irregolari non sono coperte da garanzia.”-
Anche lo Styler s’intromise, forse spaventato a sua volta da Otto, che guardò tutti confuso.
-Che c’entra la garanzia, non stiamo mica parlando di un elettrodomestico! Vabbè, lasciamo stare allora. Non mi sembrava una cattiva idea, però.-
-Grazie comunque del pensiero.- tentò di dire Alessandra, con un sorriso cordiale, anche se forzato. A quel punto Raimondo riprese parola, ignorando le parole di Otto.
-Non so cosa stiano combinando quei Bricconieri, ma pare ci sia una forte dispersione elettrica. Facciamo attenzione a non prenderci la scossa come Otto!-
Si trattava ufficialmente di una missione, ed a quelle parole per renderla tale entrambi i Ranger si esibirono nella propria posa, pronti per fermare i Bricconieri.
-Sei sicura allora di non voler ricaricare il tuo Styler?- chiese nuovamente Otto, prima di lasciarli andare.
-Direi di no…-
-Ah ah ah! Non ti fidi della mia energia elettrica, eh?-
Era molto meglio non rispondere, sia per educazione che per evitare altre idee simili.
-Senti, papà. Ora che Alessandra è qui ti senti più sicuro, giusto?- chiese Patty guardando entrambi fiduciosi.
-Certo, ma tuo padre è comunque piuttosto forte anche da solo eh.-
-Fate comunque attenzione. Se dovesse succederti qualcosa, io…- sospirò la madre, molto più preoccupata della figlia, e Raimondo per rassicurarla le diede un bacio sulla guancia.
-Ti prometto che andrà tutto bene.-
-Speriamo, ma che hanno intenzione di fare impossessandosi della Base radio?-
Stavolta a parlare era stato il giovane ragazzo presente nella stanza assieme agli altri.
-Forse volevano solo impedire le comunicazioni, ma a prescindere lo scopriremo presto.- rispose Alessandra, precipitandosi fuori dalla porta. Per il momento non sembrava esserci nessuno, tranne per un piccolo Pokémon dal corpo di metallo, con una vite sopra la testa e delle calamite ai lati; il suo unico occhio spalancato sembrava starla fissando con apprensione.
-Ti consiglio di catturarlo, potrebbe essere molto utile.- disse Raimondo indicandolo, e lei non se lo fece ripetere.
Non appena il perimetro di cattura si fu formato il Pokémon cominciò a girare su di sé ad una velocità spaventosa, fino a quando i tratti del suo corpo non furono più così chiari, ed a quel punto creò delle scariche di elettricità che rischiarono di colpire la ragazza, ma lei riuscì ad evitarle scattando da un lato all’altro, disegnandogli poi attorno dei cerchi fino a quando non fu sufficiente.
Il suo nome era Magnemite, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 2”, “Ricarica l’energia dello Styler.”.





Effettivamente era meglio non sottovalutare la situazione, anche se fino ad ora i Bricconieri non si erano mostrati gran che e lei li aveva battuti tutti, ma a prescindere per evitare il peggio quando Alessandra notò un Punto di Salvataggio proprio nei pressi dell’entrata della base ne approfittò per utilizzarlo.
-Bene, sono pronta ora.-
La struttura della Base Radio era gigantesca, completamente in metallo e con una lunga scalinata che, partendo dal punto in cui si trovavano, conduceva verso una piattaforma divisa in più zone, ma non appena vi misero piede un Gligar si parò loro davanti, furioso ed agitato.
-A causa dei Bricconieri, ultimamente i Pokémon sono in stato di agitazione. Quando ti avvicini a un Pokémon in stato di agitazione, cercherà di attaccarti. E come se non bastasse…è molto più difficile catturare un Pokémon in quello stato.- spiegò brevemente Raimundo, sussurrando per non far arrabbiare il Gligar.
Ad Alessandra non diede fastidio la sua spiegazione, ma non era la prima volta aveva a che fare con dei Pokémon agitati, e non voleva Raimondo la vedesse come una novellina. Purtroppo lo Styler non le venne incontro, mettendola ancor più in imbarazzo.
-“Avvio spiegazoine su Pokémon in stato di agitazione.”-
-No! Non ne ho bisogno!- borbottò lei cercando di fermarlo, ma ormai era tardi.
-“I Pokémon in stato di agitazione. Possono verificarsi due casi: 1. Il Pokémon è in stato di agitazione sin dall’inizio della cattura. 2. Il Pokémon va in stato di agitazione durante la fase di cattura. La barra sotto un Pokémon agitato si colora di rosso. In questa condizione, i sentimenti comunicati a un Pokémon sono molto minori. Inoltre non è possibile fuggire. Per liberare un Pokémon dallo stato di agitazione, è utile servirsi delle Poké Tattiche. Se la Poké Tattica va a buon fine, la barra rossa si svuota gradualmente. Quando la barra non è più rossa, puoi di nuovo comunicare i sentimenti senza difficoltà o fuggire. E questo è tutto sui Pokémon agitati. Per ulteriori informazioni consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
Adesso SI che aveva fatto la figura della novellina, e nel mentre che il suo Styler ciarlava Raimondo si era occupato del Gligar, che ora era fuggito. La ragazza si sentiva talmente umiliata che quasi non volle guardarlo.
-Bene, partiamo allora! I Pavimenti della Base radio non sono recintati, quindi fa attenzione a non cadere di sotto.-
-Grazie…-
Ciascun pavimento era collegato tramite dei ponti di metallo agli altri, ma erano talmente vicini che Alessandra pensò di poter comunque raggiungerle tutte con un semplice salto. Nel piano in cui si trovavano c’erano cinque pavimenti, quattro in fila indiana con l’ultimo avente una scalinata per proseguire e solo uno, collegato al secondo, che si rivelava un vicolo cieco. A quanto pare però i Bricconieri si erano aspettati l’arrivo di qualcuno, perché una barriera impediva loro di proseguire, ma bastava una Mossa Taglio 2 per sbarazzarsene, ed il Kingler di Alessandra era perfetto per questo compito.
-Direi che qui posso pensarci io.- disse infatti la ragazza, chiedendo aiuto al Pokémon, che con un solo gesto della chela tagliò a metà l’ostacolo.
Con la strada sgombra i Ranger poterono proseguire lungo le piattaforme, ma non molto distante dalla prossima scala che li avrebbe portati ancora più in alto notarono due Bricconieri che confabulavano tra loro, assieme ad un piccolo Pichu.
-Raikou è corso di sopra! Come mai? Che significa?-
Alessandra a Raimondo si fermarono poco prima di essere visti, riuscendo così a sentire; la presenza di Raikou difficilmente avrebbe semplificato loro il lavoro.
-Deve aver capito i nostri sentimenti e quindi ha deciso di aiutarci…!!! C’è qualcuno!- urlò ad un certo punto uno degli uomini, indicando proprio nella loro direzione.
-Direi non abbiamo scelta… andiamo.- disse Alessandra muovendosi per prima, tenendo d’occhio il Pichu assieme a loro. Sicuramente era uno degli amici di Pichu ukulele, ed a giudicare dai vortici nei suoi occhi era controllato dai guanti della sottomissione.
-I anger ora sono due! Vado ad avvisare quelli al piano di sopra!- l’uomo immediatamente si precipitò verso le scale, senza che potessero fare nulla per impedirglielo.
-Uhm… devi essere tu che hai dato grattacapi ai nostri colleghi!- borbottò quello rimasto indicando la ragazza. -Non riuscirai a salire oltre!-
-Pichu?! Pichu pichu!- Pichu ukulele ignorò completamente le parole dell’uomo, cercando di parlare all’amico per dirgli di scappare e mettersi in salvo, ma questo era ancora fermo sul posto.
-Basta con tutti questi pichu-pichu!!! Non m’importa un fico secco che sia anche tu un Pichu!- urlò esasperato il Bricconiere mettendosi le mani sulle orecchie. -Forza, all’attacco!-
Usando il guanto l’uomo costrinse il Pichu ad attaccare Alessandra, iniziando così la cattura, ma non fu certo un problema, Pichu ukulele voleva salvarli e quello era il modo migliore per bloccare l’influsso del loro apparecchio.
-Finirà presto.- disse la ragazza guardando il Pokémon, era evidente fosse in stato di agitazione e sebbene fu molto semplice per lei evitare il suo primo attacco, durante il quale tentò di colpirla con delle scosse elettriche, non era altrettanto semplice mantenere una linea continua, perché si muoveva costantemente e molto velocemente. Alla fine però finalmente riuscì a trasmettere abbastanza sentimenti di amicizia per far sì si tranquillizzasse, e chiudere la cattura fu molto più semplice.
Liberato finalmente dall’influsso negativo il piccolino si guardò attorno con aria spaesata, abbracciando la gamba della Ranger grato di esser stato salvato.
-Che delusione, Pichu! Dov’è finita tutta la determinazione che avevi quando ti ho incontrato sull’isola Dolcegoccia?- borbottò quasi sull’orlo delle lacrime il Bricconiere, scappando prima che Raimondo potesse arrestarlo.
-Allora questo è veramente uno degli amici di Pichu ukulele… sei contento piccolin…- Alessandra non poté finire la frase che Pichu ukulele venne avvolto da una scarica di energia elettrica, che gli drizzò le orecchie sulla testa.
-Pichu-pichuuu?- sembrava essere al settimo cielo per aver ritrovato il suo amico, ed allo stesso tempo furioso per quello che gli avevano fatto. Anche l’altro presto si unì a quella strana scena, caricandosi allo stesso modo.
-Pichu-pichuuu?-
Quando finalmente si furono calmati Pichu ukulele cominciò a suonare una musichetta allegra, per celebrare il ritrovamento dell’amico.
-Pare sia uno dei Pichu di cui mi hai parlato prima. Obbedire agli ordini di quel tipo sarà stato una pena per te…- disse Raimondo accarezzando la testa del Pokémon. -Visto, Pichu ukulele? Sono felice che tu sia riuscito a ritrovare un amico.-
-Pichu!!!-
-Probabilmente ne troveremo altri più avanti, ora però deve mettersi al sicuro, ci sono troppi Bricconieri nei paraggi.-
Il Pichu salvato annuì alle parole della ragazza, e subito fuggì verso la scalinata per trovare un luogo dove nascondersi, mentre Pichu ukulele lo salutò con una zampina, abbracciando poi la gamba di Alessandra, che lo guardò intenerita.
-Pichu-pichu!-
-Anche io sono felice lo abbiamo trovato. Sei pronto per continuare?-
-Pichu!-
Si leggeva una chiara determinazione nei suoi occhi, e così anche per lei e Raimondo.
-Bene, andiamo allora!-

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Il piano successivo non era così diverso dal primo, anche questo senza protezioni dalla caduta, leggermente più intricato con i sentieri delle piattaforme e ad un’altezza considerevole che faceva girare la testa se si guardava verso il basso, ma c’era dell’altro. In alcuni punti dei Bricconieri erano appostati davanti a dei grossi macchinari che producevano ingenti scariche elettriche, e che erano collegate ai ponti che connettevano un pavimento all’altro.
Non molto distante da dove si trovavano Alessandra e Raimondo riuscirono a riconoscere il Bricconiere che era salito poco fa. -Argh! Sono arrivati! Presto, devo avvisare gli altri!-
Scattando sull’attenti fece per correre lungo il ponte di tubi alla sua destra, ma Raimondo sembrò notare qualcosa e tentò di fermarlo. -Ehi, tu! Fermo!-
Le sue parole purtroppo servirono a poco, ed Alessandra capì presto a cosa si riferiva. Arrivato nemmeno a metà del percorso infatti il Bricconiere si fermò di colpo, attraversato da una forte scarica elettrica che lo paralizzò completamente. -Aaarrrghhh!!! Bzzz-bzzz-bzzz-bzzz!-
La scossa durò meno di cinque secondi, ma quando terminò l’uomo si accasciò a terra inerme, fortunatamente per lui in un punto dove non toccasse più il pavimento elettrificato, che si spense poco dopo.
-Ti avevo detto di fermarti…dopo Otto, anche questo qui. Di gente che non sa ascoltare ce n’è fin troppa!- sbuffò Raimondo scuotendo il capo, apparentemente non molto preoccupato delle condizioni dell’uomo.
-“Sembra che il pavimento interno della Base radio sia ricoperto di elettricità solo per un certo tempo.”- aggiunse la voce nello Styler, dando comunque un’informazione utile.
-Sarà meglio controllare come sta. Infondo Otto è un po’ più grosso di lui…- rispose Alessandra osservando il pavimento davanti a sé, guardandolo un paio di volte mentre si attivava in modo da poter calcolare con esattezza i tempi per passare.
Il macchinario dall’altra parte era ancor più grande da vicino, formato da due strutture di metallo unite tramite dei grossi cavi, e sulle quali gli schermi degli indicatori sembravano come impazziti. Il Bricconiere era ancora a terra, fermo sul bordo del pavimento, ed Alessandra si avvicinò immediatamente per controllare stesse bene e per spingerlo più verso il centro.
-Pare che abbia perso conoscenza.-
-Almeno non si è ridotto come Otto. Da qui in poi dobbiamo fare molta attenzione, mi raccomando.- rispose Raimondo indicando la strada che l’uomo aveva prima tentato di percorrere.
Superare il ponte non sarebbe stato un grosso problema, ma sembrava esserci un Pokémon dall’altra parte, simile ad una sfera rossa e bianca, che sembrava tutto tranne che sereno.
Alessandra si aspettava che una volta avvicinatasi avrebbe cercato di attaccarli, ed invece il Pokémon cominciò come a lampeggiare, un chiaro segno che bisognava allontanarsi, e pochi attimi dopo esplose. Dal fumo che si creò si poteva ancora distinguere la sua figura, completamente intatta, ma la ragazza non intendeva aspettare la scena si ripetesse, e lo raggiunse per catturarlo in modo da evitare diventasse ancora più pericoloso.
Non fu una sorpresa quando ad inizio cattura vide il Pokémon era agitato, e nemmeno il fatto che questo tentò subito di farsi esplodere nuovamente per ferirla, ma grazie al Perimetro di cattura creato attorno a loro il pavimento non subì danni eccessivi, ed alla ragazza bastò tenersi a distanza per non subire danni.
I suoi movimenti erano piuttosto lenti, e quando Pichu ukulele comparve davanti al perimetro per aiutare la ragazza questa lo lasciò subito entrare in modo da velocizzare la situazione, e con il suo aiuto non passò molto prima che la cattura venisse conclusa.
Il nome del Pokémon era Voltorb, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Normale- Mossa: Elettricità 1”, “Causa esplosioni tutto intorno a sé.”.





A quel punto non c’erano molte altre strade da seguire, se fosse andata verso sud da ciò poteva vedere sarebbe solo arrivata in un vicolo cieco con un Gligar ed un Magnemite, perciò procedette camminando davanti a sé, superando un altro ponte elettrificato leggermente più lungo rispetto agli altri, ma presto notò che lungo la strada per raggiungere la scala e salire era presente un altro ostacolo.
-Accidenti, i Pokémon con me non hanno la mossa giusta.- disse Alessandra vedendo era necessaria una Mossa Taglio 2.
Il Gligar sicuramente sarebbe stato perfetto, ma prima di tentare di andare a catturarlo la ragazza si spostò verso la piattaforma più a sud, dove aveva notato un altro Pokémon, giallo e rotondo con delle strisce nere sulla pancia, che forse avrebbe potuto comunque aiutarli.
Catturarlo fu piuttosto semplice visto non era agitato e tentò di attaccarla solo una volta, creando delle scariche elettriche attorno a sé; il suo nome era Elekid, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 1”, “Lancia scariche elettriche intorno a sé che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Non era purtroppo il Pokémon di cui avevano bisogno, ma Gligar era comunque nei paraggi e non ci volle molto per raggiungerlo, anche se per poterlo portare con sé dovette liberare Dunsparce, Ledyba, Electrike e Voltorb.
-Bene, Gligar, per favore rimuovi l’ostacolo!-
Proprio come prima bastò un solo attacco del Pokémon per tagliare a metà la barriera, e permettere così ai due Ranger ed a Pichu ukulele di proseguire fino alle scale. C’era però a destra di queste un altro punto della piattaforma che non avevano ancora controllato, ed Alessandra non poté trattenere la curiosità dall’andare a controllare.
-Torno subito.- disse muovendosi verso il pavimento elettrificato, davanti al quale un Voltorb stava rotolando irritato. Purtroppo la ragazza sottovalutò i tempi di reazione del Pokémon, convinta di poterlo raggiungere prima esplodesse, ma le cose andarono diversamente e prima che potesse riuscirci questo l’attacco.
L’impatto dell’esplosione non fu molto forte, ma sufficiente a sbalzarla via di qualche metro facendola cadere a terra; le orecchie le fischiavano e se non fosse stato per i guanti che avevano attutito lo sfregamento sicuramente si sarebbe fatta più male, ma ne uscì solo con due punti in meno nell’energia dello Styler.
-Accidenti…-
Più che per i danni le dava fastidio aver fatto una figuraccia davanti a un suo collega, non voleva sembrava una novellina e cercò di rifarsi facendo una finta a Voltorb, in modo esplodesse per poi raggiungerlo senza danni. La sua smania di dimostrarsi un’ottima Ranger però la portò ad essere impaziente, e così quando il Pokémon attaccò facendosi nuovamente esplodere non allontanò in tempo il disco di cattura, subendo così altri tre danni, e stavolta si formarono delle bruciature sul suo braccio destro.
-Non scherziamo!- era certa Raimondo la stesse giudicando come un’inetta, una che aveva ancora bisogno del supporto altrui per attuare una semplice cattura, e questi pensieri non fecero altro che innervosirla e distrarla ulteriormente, facendole così ripetere lo stesso errore di prima e perdere altri tre punti, finendo a 30/38.
-Pichu!-
Il piccolo Pichu stava saltellando dall’altra parte del perimetro di cattura per attirare la sua attenzione, pronto per entrare ed aiutarla, ma Alessandra indugiò nel lasciarlo entrare. Era perfettamente in grado di cavarsela da sola, però rifiutare il suo aiuto non sarebbe servito a nulla, quindi gli permise di passare e finalmente insieme riuscirono quantomeno a calmare l’agitazione del Pokémon.
A quel punto la cattura fu tutta in discesa, ma l’ego della Ranger non ne giovò.
-Pichu Pichu?-
-Sto bene… aspettatemi qui.- non aveva voglia di parlare in quel momento, perciò proseguì lungo il ponte facendo attenzione a non prendere la scossa, ma dall’altra parte non trovò altro che un vicolo cieco. -E’ stato uno spreco di tempo… ma cosa…?-
C’era qualcosa davanti a lei, che si muoveva e scompariva in una manciata di secondi, ma non riusciva a vedere altro che un bagliore rosa. Confusa la ragazza si avvicinò per capire di cosa si trattasse, ed uno strano Pokémon simile ad una paperella rosa dal becco e la coda azzurra le comparve davanti, dando il via ad una cattura.
Per quanto sembrasse tenero il Pokémon non rimase a lungo fermo, e creò in un punto nel terreno una sfera di elettricità a cui Alessandra dovette fare molta attenzione mentre si muoveva. Come aveva già potuto vedere era in grado di teletrasportarsi, ed usò questa abilità per arrivare alle sue spalle ed attaccarla con delle scariche elettriche, che fortunatamente non la colpirono visto la ragazza si scansò all’ultimo secondo. Nonostante la velocità però catturarlo non si rivelò così difficile, il suo nome era Porygon2 “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Non trovando nient’altro di interessante la ragazza tornò indietro verso Raimondo e Pichu ukulele, salendo in silenzio la rampa di scale facendo attenzione a qualsiasi cosa sospetta di fosse nei paraggi.
Il piano successivo non era meno diramato del precedente, ed al termine della rampa dovettero decidere se proseguire verso ovest o alla sinistra della scala, dove un Gligar si stava muovendo agitato. Per evitare di disturbarlo camminarono vicino al bordo della piattaforma, facendo molta attenzione ai movimenti del Pokémon, ma ad un certo punto Raimondo starnutì attirando la sua attenzione, ed il Gligar gli saltò subito addosso.
-Attento!- Alessandra, un po’ per rifarsi dalla figura di prima un po’ per spirito di cameratismo, lo spinse via in modo potesse evitare l’attacco, subendo però un’artigliata sul braccio al posto suo, perdendo così tre punti d’energia nello Styler, scendendo a 27/38.
-Alessandra! Va tutto bene?- chiese subito l’uomo allarmato, ma lei lo guardò sorridendo.
-E’ solo un graffio, proseguiamo.-
Più facile a dirsi che a farsi in verità, perché la strada venne presto interrotta da un alto cancello di metallo, alle cui aste lampeggiavano delle X.
-Basta una Mossa Elettricità 1. Fortunatamente abbiamo ben due Pokémon del genere, però prima vorrei anche controllare più in là.- disse Alessandra indicando la strada semibloccata dal Gligar.
-Va bene, ti aspetteremo qui.- annuì Raimondo, ma Pichu ukulele non sembrava d’accordo.
-Pichu pichu!- infondo era il Pokémon compagno della ragazza, e per questo sembrava ben intenzionato a seguirla.
-Vi aspetterò qui.- disse infine l’uomo sorridendo ad entrambi, mentre questi si allontanavano superando facilmente il Gligar. Nella piattaforma immediatamente dopo i due trovarono un piccolo Pokémon bianco, simile ad una tartarughina dai grandi occhi azzurri e con delle macchie nere sul corpo. Sembrava essere molto tranquillo e sereno, e per questo la sua cattura fu incredibilmente semplice, il suo nome era Aron, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 1”, “Lancia sfere di ferro contro l’avversario.”.





Dopo di lui rimaneva solo un ultimo ponte, dalla cui altra parte la Ranger notò un altro Pokémon, simile ad una scimmia dal torso e la testa blu e le zampe anteriori e la coda nere, e su quest’ultima era presente una sorta di stella.
Anche lui non sembrava essere agitato, ma quando la cattura iniziò tentò subito di attaccare la ragazza lanciandole contro una raffica di saette elettriche, che le però riuscì ad evitare muovendosi a zig-zag; la cattura permise allo Styler di passare al livello undici, con due punti in più nell’energia che passò a 40/40 e due punti in più nella potenza.
Il nome del Pokémon era Shinx, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 1”, “Scaglia saette che rendono confuso l’avversario.”.





A questo punto che non rimaneva più nulla da controllare bastò tornare da Raimondo, ed occuparsi del cancello.
-Elekid, per favore pensaci tu!-
Il Pokémon caricò il suo corpo d’energia elettrica, che scagliò poi contro l’ostacolo il quale si aprì immediatamente, dando modo ai tre di continuare lungo le piattaforme per raggiungere un’altra rampa, proprio quando erano vicinissimi però vennero fermati da un blocco di tre Bricconieri, due dei quali controllavano un Airon ed il terzo un Pokémon dal guscio simile, ma molto più grande e minaccioso.
-Benvenuti, Ranger. Ma questa è la vostra ultima fermata!-
-Alzate i tacchi e tornatevene a casa!-
-Se non volete andarvene, vi faremo venire noi voglia di farlo! Lairon! Aron! Pensateci voi!-
-Vedremo chi se ne tornerà a casa!- rispose Alessandra mettendosi davanti a Raimondo, decidendo di occuparsi personalmente di quei tre.
Avendo già catturato un Aron Alessandra fu molto fiduciosa nei confronti del loro carattere mite, e non fu sorpresa quando i due Pokémon si limitarono solamente a camminare lungo il perimetro di cattura, semplificandole di molto la loro cattura, ma non fu lo stesso per il Lairon, che invece era in stato di agitazione e tentò di attaccarla creando una gigantesca sfera nera fluttuante. Questa però era molto più lenta del previsto e schivarla risultò così molto semplice. Infuriato il Pokémon sbatté allora le zampe anteriori a terra con forza, creando delle guglie nel terreno che la ragazza dovette evitare con un salto, ma che svanirono subito dopo. Nuovamente poi schivò una seconda sfera, sperando che per almeno un minuto la sequenza di attacchi stancasse il Lairon, permettendole di continuare a disegnare dei cerchi attorno a lui.
Effettivamente per un po’ rimase fermo, e Pichu ukulele approfittò di quel momento per entrare nel perimetro ed aiutare la Ranger, cosa assai gradita visto di lì a poco il Pokémon riprese ad attaccarla con altre due sfere, ma ormai la cattura era terminata ed i dati nel Navigatore vennero aggiornati.
Come già sapeva, il suo nome era Lairon, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 2”, “Lancia sfere di ferro contro l’avversario.”.




I Pokémon liberati fuggirono subito dopo, e così fecero anche i Bricconieri, pallidi in volto. -Uh… e chi ha il coraggio di presentarsi davanti al capo, adesso?!-
Nella loro corsa quasi fecero cadere Alessandra, ma non importava, aveva vinto senza riportare danni, e la strada era libera. Stavolta la rampa di scale fu molto più lunga delle precedenti, ed una volta arrivati in cima Alessandra sentì chiaramente un forte vento che soffiava contro di loro; le colonne di metallo che circondavano la base radio e che davano stabilità alla base radio a malapena erano sufficienti a dar riparo.
-Fa’ attenzione, tira un forte vento qui.- urlò Raimondo per farsi sentire, e la ragazza annuì raccogliendo da terra Pichu ukulele, aggrappatosi con le zampine alla grata sul pavimento per non volare via.
-Almeno per come il vento soffia, se sbagli qualche passo ripartirai da qui.- non aveva idea di come fosse in grado di dirlo, soprattutto visto perfino stando ferma il vento la muoveva, rischiando di spingerla oltre il bordo.
Quella in verità non era nemmeno la cosa che la preoccupava di più, perché i ponti per passare da una piattaforma all’altra erano nuovamente elettrificati.
-Ma stiamo scherzando!? Che razza di Base Radio è!-
-Normalmente non è così pericolosa, e chi vi lavora ha le attrezzature per la sicurezza.- tentò di dire Raimondo, a sua volta in difficoltà per la situazione scomoda.
Furono entrambi costretti a lasciarsi muovere dal vento e poi a correre contro di esso per evitare di toccare il pavimento elettrico quando era in funzione, e per calcolare il tempo esatto per passare fu necessario ripetere la cosa almeno un paio di volte, prima di riuscirci, con pochissima sicurezza e molta più paura di quanto avrebbero ammesso. Il ponte si divideva poi in due parti, una che proseguiva dritto ma che in quel momento era elettrificata ed un'altra che invece si spostava verso destra, e presi dal panico presero questa strada per non rischiare di prendere la scossa.
Proseguendo lungo la strada, proprio quando pensavano non potesse diventare più complicato di così, si videro costretti a muoversi controvento lungo uno dei ponti elettrificati, con un Gligar agitato che si muoveva proprio all’inizio di questo.
Almeno un paio di volte il Pokémon provò ad attaccarli, mentre i due aspettavano pazientemente l’elettricità si disattivasse, ed al suo terzo tentativo riuscì a colpire Alessandra nello stesso braccio dove questa era stata ferita, facendole perdere tre punti nell’energia dello Styler, che fortunatamente era comunque a 37/40.
Quando finalmente riuscirono a superarlo arrivarono verso un ultimo pavimento, alla cui destra era presente un ultimo lungo ponte che finalmente li condusse ad una rampa di scale.
-Vi prego, ditemi che il vento migliorerà!- sbraitò Alessandra aggrappandosi alla ringhiera; fortunatamente essendo un Pokémon Ranger dei cieli non aveva problemi con le altezze, ma non per questo le piaceva essere in balia del vento.
Grazie al cielo comunque effettivamente poco dopo si calmò, permettendo loro di rilassarsi, almeno per qualche secondo, prima di vedere che sul piano in cui si trovavano dei Bricconieri correvano terrorizzati.
-Svelti! Raikou e i Ranger stanno per raggiungerci!-
-Presto! Dobbiamo darlo subito al nostro capo!-
La figura di Raikou comparve solo per una manciata di secondi, svanendo inseguendo quegli uomini.
-Direi ci siamo quasi.- disse la Ranger guardando Raimondo, che annuì.
-Sì, ormai ci siamo. Sarà meglio fare attenzione.-
Il piano su cui si trovavano almeno era relativamente tranquillo, c’erano un paio di Pokémon simili a dei pugili, ma vista la fretta la ragazza li ignorò almeno per il momento, ma la strada venne presto interrotta da un gigantesco masso, crollato dai pilastri vicini.
-Accidenti! Deve essere successo quando Raikou è passato!- disse l’uomo guardandosi attorno, senza trovare altre vie.
-Possiamo rimuoverlo con una Mossa Distruzione 1, ma io ho solo un Pokémon di questo tipo. Forse quelli che ho visto prima però potrebbero aiutarci…- disse la ragazza tornando indietro di corsa, scegliendo di iniziare una cattura con quello più calmo dei due.
Non appena il perimetro si fu creato il Pokémon tentò di colpirla con una rapida scarica di pugni, che creavano ad ogni colpo delle esplosioni anche quando il bersaglio non veniva colpito. Alessandra riuscì a schivarli tutti camminando all’indietro e facendo attenzione ai suoi movimenti, e vista la velocità per evitare di subire altri danni oltre a quelli che già aveva si affrettò a disegnare quanti più cerchi possibili.
Il nome del Pokémon era Hitmonchan, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 2”, “Crea onde d’urto intorno a sé che rendono l’avversario confuso.”.





Ora che avevano tutto l’aiuto necessario i tre tornarono dal masso, che con l’aiuto di Porygon2 e Hitmonchan andò in frantumi con un colpo ciascuno.
-Finalmente!- sentendosi carica di energia la ragazza corse subito lungo il ponte davanti a sé, raggiungendo così l’ultima rampa di scale della Base radio, accanto alla quale c’erano sia un Punto di Salvataggio che un Ricarica Styler, ed ovviamente li usò entrambi subito.
Sopra di loro intanto si sentivano dei ringhi rabbiosi, ed il suono di decine di fulmini che cadevano ovunque..
-Raikou è davvero inferocito… forse saremo costretti a catturarlo per calmarlo.- disse Raimondo, scurendosi in viso. -Raikou è un Pokémon del gruppo Elettro, quindi la Poké Tattica più efficacie è Terra. Alessandra, te la senti?-
-Non c’è neanche bisogno di chiederlo.- rispose la ragazza fiduciosa, e come lei anche Pichu ukulele sembrava pronto alla lotta.
-Mi raccomando, se ti trovi in pericolo, non esitare a scappare!-
-Non ce ne sarà bisogno. Non sono diventata un Ranger per niente.- disse lei toccata nell’orgoglio; catturare un Pokémon come Raikou avrebbe significato moltissimo per la sua immagine, ed era assolutamente convinta di potercela fare.
Raimondo intanto cercò di mostrarsi più sereno di fronte alla sua sicurezza, salendo assieme a lei la rampa di scale. -Bene, andiamo allora!-

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


La cima della Base Radio sembrava sovrastare l’intera Regiobaleno, e permetteva di vedere ogni angolo dell’isola, dalle spiagge alla fitta boscaglia, fino ai piccoli agglomerati di case che da quell’altezza sembravano poco più grandi di formiche.
Lassù una figura osservava soddisfatta l’operato dei suoi sottoposti, si trattava di una giovane donne vestita con dei corti pantaloncini bianchi ed una maglia turchese.
-Abbiamo modificato la frequenza e poi interrotto l’alimentazione, ma giusto per essere sicuri del tutto è meglio distruggere anche l’antenna. Così saremo sicuri che per un po’ non riusciranno a contattare nessuno.- disse passandosi una mano tra i vaporosi capelli biondi, che le arrivavano poco sopra le spalle.
-Capo!-
Due Bricconieri arrivarono di corsa dalla donna, che si voltò battendo irritata il piede per terra. -Ce ne avete messo di tempo! Siete riusciti a recuperare l’emblema?-
-Certo! E’ questo!- annuì immediatamente uno dei due, consegnandole la parte di una stele.
Gli occhi celesti della donna brillarono di gioia. -Bravi, ben fatto!-
-Grazie, capo! Tuttavia, ci sono anche due problemi… nulla di preoccuparsi però.- tentò di dire il Bricconiere, facendosi piccolo piccolo sotto lo sguardo indagatore del superiore. -Il primo è che i Pokémon Ranger sono giunti fino a qui… il secondo è che anche Raikou è salito fin quassù.-
-Groaaaarrr!-
A conferma delle sue parole il ruggito del Pokémon presagì il suo arrivo, ed immediatamente i due sottoposti fuggirono mettendosi in salvo, mentre la donna venne bloccata da Raikou contro la gigantesca antenna.
-Accipicchia! Cos’hanno in mente di fare quei due?! Come gli è venuto in mente di far venire Raikou fin qui sopra?!-
Il Pokémon la guardava furioso, e non appena il suo corpo venne avvolto da una potentissima scarica elettrica lei fece appena in tempo a saltare via per mettersi in salvo; l’antenna invece aveva purtroppo subito dei serissimi danni, ed una serie di esplosioni complicò ulteriormente le sue condizioni.
Tutto questo naturalmente era a vantaggio dei Bricconieri.
-E’ stato carino da parte di Raikou distruggere l’antenna, ma ora è meglio che vada…- borbottò lei dirigendosi verso le scale senza togliergli gli occhi di dosso, ma la voce di Raimondo la bloccò.
-Ehi! Sei tu il capo dei Bricconieri vero?! Che cosa siete venuti a fare in questo posto?!-
I due Ranger erano appena arrivati in cima, dopo aver percorso di corsa l’intera rampa ed aver visto i due uomini fuggire, e bastò un solo sguardo per capire quanto la situazione fosse drastica.
L’antenna era distrutta, e Raikou furioso.
-Mi spiace, ma siete arrivati in ritardo, Pokémon Ranger.- rispose la donna, ponendo un accento di sdegno al loro nome. -Raikou ha appena distrutto la vostra amata antenna.-
Raimondo a quelle parole sobbalzò allarmato. -Siete riusciti a controllarlo?-
-Figuriamoci! Non siamo mica Ranger, noi! Anzi, credo che nemmeno per voi Ranger sia così facile controllare un Pokémon leggendario, o sbaglio?-
-Direi in questo caso è probabile tu stia sbagliando.- rispose Alessandra con un chiaro segno di sfida negli occhi, in risposta alla quale l’altra storse il naso.
-Fa parte dei requisiti da Ranger essere pieni di sé? Comunque sia… il nostro obbiettivo era distruggere l’antenna della Base radio e ci siamo riusciti. Quindi non c’è più motivo per me di rimanere. Ciao ciao Ranger!-
Dalla tasca dei pantaloncini il capo dei Bricconieri prese una piccola capsula di metallo, ed aprendola riuscì a salire su un Dadavolante blu prima i due potessero fermarla; Pichu tentò addirittura di aggrapparsi, ma lei era troppo in alto.
-Aspetta!- urlò Raimondo furioso. -Dicci almeno per quale motivo avete distrutto la Base radio!-
-Perché odio le onde elettromagnetiche!... ti piace come motivo?-
Effettivamente era improbabile avrebbe detto la verità, ma almeno ci aveva provato. Capitava di tanto in tanto che persone simili avessero la bocca larga.
-Immagino ti impediscano di pensare con il groviglio di capelli che hai.- la stuzzicò invece Alessandra, sperando di prendere tempo per trovare un’idea per catturarla.
-Chiudi la bocca mocciosa, con quell’acconciatura non puoi certo parlare. Piuttosto, a giudicare da come ruggisce, sarebbe meglio calmare un po’ Raikou.- disse con un piccolo sorrisino sulle labbra, fuggendo subito dopo. -Pensateci voi, Pokémon Ranger!-
-Mi sa che ha ragione, dobbiamo innanzitutto calmare Raikou!- disse Raimondo avvicinandosi al Pokémon assieme ad Alessandra e Pichu ukulele, che fu però fin troppo vicino per i gusti dell’uomo. -Pichu, fatti da parte, è rischioso!-
-Pichu-pichuuu?-
Pichu ukulele non volle ascoltarlo, e cercò di parlare a Raikou per farlo calmare, usando addirittura il suo ukulele. Infondo erano entrambi Pokémon, quindi forse l’altro non l’avrebbe visto come una seria minaccia.
Dling dling dling!
-Grrrrrrr… groaaaarrr!-
Purtroppo per Pichu Raikou era troppo inferocito perfino per ascoltarlo, e tentò di colpirlo con un fulmine che il Pokémon riuscì ad evitare solo per un soffio, saltando tra le braccia di Alessandra.
-Pi… chu…-
-Ehi va tutto bene. Sei stato molto coraggioso.- disse la ragazza con sincera ammirazione, accarezzandogli la schiena per calmarlo.
-Alessandra… non abbiamo scelta, non possiamo catturarlo entrambi allo stesso tempo. Penso sia meglio tu vada per prima, cercando di sfiancarlo, e se avrai bisogno ti sostituirò.- disse Raimondo attivando il proprio Styler, e la ragazza annuì sicura, certa non avrebbe avuto bisogno del suo intervento.
-Va bene.-
-Come vedi, Raikou non si lascerà catturare tanto facilmente! Cerca di usare più Poké Tattiche che puoi! Mi raccomando, se ti trovi in pericolo, non esitare a scappare!-
-Tranquillo, lo calmerò senza problemi.-
-Bene, andiamo allora!-
Con la sicurezza di vincere negli occhi Alessandra raggiunse il Pokémon, e mentre il perimetro di cattura si creò attorno a loro questo fece cadere dei fulmini sull’intera piattaforma, facendola tremare.
Dire che era furioso era un eufemismo, e la prova era il fatto il suo intero corpo era avvolto da una carica elettrica tale da farle rizzare i capelli anche da lontano.
Nella speranza si trattasse solo di qualcosa di momentaneo Alessandra si limitò per i primi minuti a mantenere le distanze, mentre il Pokémon tentò di accorciarle rincorrendola e provando a colpirla con dei fulmini, purtroppo però a quanto pare sembrava una cosa fissa, almeno fino a quando non si fosse calmato, e così la ragazza fu costretta a trovare il modo di disegnare dei cerchi senza urtare il disco di cattura.
Il contributo delle Poké Tattiche era effettivamente essenziale, e valutando tutte le opzioni possibili Alessandra decise di cominciare con Voltorb, e mandandolo vicino a Raikou il Pokémon produsse un’esplosione la cui forza ridusse di almeno un quinto la barra raffigurante lo stato di agitazione di Raikou.
-Bene!-
Era un piccolo risultato, ma certo non scontato.
Di rimando Raikou cercò di attaccarla provocando un fascio di elettricità rivolto contro di lei, ma la Ranger fu abbastanza rapida da portarsi alle sue spalle, cercando così di usare la Poké Tattica di Koffing, che creò attorno a sé delle nubi tossiche. Nessuna di loro però riuscì a danneggiare Raikou, ma almeno Pichu ukulele comparve pochi istanti dopo pronto ad aiutare, e con la sua musica la barra diminuì ulteriormente, tanto che raggiunse quasi i tre quarti completi.
L’energia di Voltorb per usare le Poké Tattiche si ricaricò di lì a poco, e così la ragazza poté riusarla.
Mancava pochissimo per riuscire a tranquillizzarlo, e visto non era assolutamente il caso usare lo Styler con il rischio di danneggiarlo lei continuò ad usare le Poké Tattiche, chiamando prima Shinx, che purtroppo non riuscì a colpirlo, ed in seguito Aron, che purtroppo venne colpito dalla barriera elettrica attorno a Raikou, e finendo k.o direttamente venne liberato dalla squadra.
Nuovamente l’aiuto di Pichu ukulele salvò la situazione, e non solo con la sua musica riuscì a calmare il Pokémon, e di conseguenza la barriera svanì, ma riuscì anche a far aumentare un po’ il livello di cattura della barra.
-Bravo così Pichu!- urlò entusiasta la Ranger, rivalutando il ruolo di quel piccolino così coraggioso.
Adesso era senz’altro il momento migliore per lei per disegnare dei cerchi, e si affrettò a muoversi allontanandosi quando Raikou creò altre scariche attorno al suo corpo, che tuttavia durarono solo una manciata di secondi.
-Andiamo, è questo il meglio che sai fare?- disse la ragazza soddisfatta di come la cattura stava procedendo, allarmandosi però quando il corpo del Pokémon cominciò a brillare di una luce azzurra.
Pochi secondi dopo dei giganteschi fulmini le caddero attorno, producendo un forte boato che le rimbombò nelle orecchie. Mentre ancora una volta Pichu suonava in modo da non far scendere il livello della barra lei era impegnata ad evitare i fulmini, saltando da un punto all’altro sentendo il cuore in gola. -Ok… è meglio se non ci scherzo sopra, eh?-
A giudicare dal fatto Raikou ripeté immediatamente la mossa era così, ed in seguito Alessandra, avendo ormai riempito metà della barra, chiamò nuovamente Voltorb in aiuto, mordendosi il labbro quando, in seguito all’esplosione, Raikou lo colpì con un fulmine, liberandolo dalla lotta.
I suoi movimenti sembravano essere diventati più veloci, e gli attacchi si susseguivano con una rapidità nettamente maggiore rispetto all’inizio, ma la Ranger non era certo da meno e mentre il Pokémon si fermò creando attorno a sé quella breve barriera elettrica lei chiamò Koffing, riuscendo stavolta a metterlo in un punto abbastanza lontano da far sì non fosse in pericolo, ma che allo stesso tempo facesse finire Raikou esattamente nelle sue nuvole di fumo, ed a quel punto bastò solamente un ultimo cerchio per catturarlo.
In seguito alla cattura, di grado S oltretutto, lo Styler raggiunse il livello dodici, con due punti in più nell’energia che arrivò a 42/42 e quattro nella potenza.
Il Navigatore aggiornò immediatamente i suoi dati, ed accanto al nome comparvero le scritte “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: /- Nessuna”, “SI copre con una barriera di saette.”.





Nonostante la cattura fosse andata piuttosto bene la Ranger non poté nascondere fosse stata comunque impegnativa, e lo dimostravano le gocce di sudore che colavano dalla sua fronte.
Riprendendo fiato si mantenne ad una certa distanza dal Pokémon, che calmatosi la stava guardando in modo strano, come se la stesse studiando.
Improvvisamente Alessandra sentì una voce parlarle nella sua testa, dal tono indomito e vigoroso.
-“Hai un cuore puro… posso sentirlo dalla connessione creatasi tra noi. Sei forte, piena di determinazione, anche se fragile nel profondo. In tempi di difficoltà, ti concedo il mio aiuto.”-
Gli occhi della ragazza vennero colpiti da una forte luce bianca, che avvolse qualsiasi cosa attorno a lei, ma al suo interno sembrava esserci qualcosa, una strana figura dai contorni gialli che comparve solo il tempo di un ruggito del Pokémon, prima di svanire nel nulla.
Quasi lei si convinse fosse stata solo un’allucinazione, ma lo Styler la smentì immediatamente.
-“Rilevato simbolo misterioso. Annota il simbolo sullo Styler.”-
Senza che nemmeno lei facesse nulla nel dispositivo si aprì una schermata nera, mentre sullo schermo superiore comparve il simbolo aveva visto. Non aveva idea di cosa si trattasse, ma sicuramente era importante non dimenticarlo.
-“Il grafema di Raikou è registrato! Raikou ha capito i tuoi sentimenti di amicizia.”-
Almeno questo era chiaro, tuttavia Raikou non sembrò particolarmente influenzato da questo, e si allontanò immediatamente fuggendo dalla torre, lasciando la ragazza in balia della confusione.
-Cos’è stato quel bagliore improvviso?- disse intanto Raimondo, sfregandosi gli occhi, la ragazza però non riuscì a rispondergli, fissando il vuoto cercando di capire. -Alessandra. Tutto ok? Non restare lì senza far niente!-
-C’era… qualcosa.- riuscì semplicemente a dire, non riuscendo a dare molte spiegazioni.
-Hai visto qualcosa in quella luce?-
-Sì, un simbolo, e c’era anche una voce.-
-Che cosa?! Ti è sembrato di vedere una specie di simbolo, ed hai sentito una voce? Davvero? Io non ho visto niente.-
-Ti giuro che è la verità.- disse lei risentita dal modo in cui la guardava, come se fosse pazza o avesse delle allucinazioni, ed infatti il commento dell’uomo ne fu la prova.
-Non sarà stata solo un’illusione ottica?-
-No, anche lo Styler l’ha visto.-
Quella era una prova schiacciante, e nessuno di loro poté negarlo, per quanto sembrasse surreale.
-Ad ogni modo, l’importante è che siamo riusciti a calmare Raikou. E grazie a te siamo anche riusciti a liberare la Base Radio dai Bricconieri. Hu hu hu… missione compiuta!- esclamò lui con un sorriso sulle labbra. -Quanti anni erano che non usavo questa espressione!?-
Entrambi si esibirono nella loro posa da Ranger, e lo Styler le comunicò aveva guadagnato altri cinquanta punti per migliorare le proprie prestazioni.
-Farò esaminare i danni a qualcuno più tardi. Per il momento è meglio tornare e far sapere a tutti che stiamo bene.- disse Raimondo facendole strada per scendere dalla Base Radio, ed ora che la situazione si era tranquillizzata fu nettamente più semplice.
La sua famiglia li stava già aspettando in fondo alle scale.
-Ciao! State bene?- chiese immediatamente Lucia abbracciando il marito. -Da qui abbiamo visto i furfanti scappare. C’era anche un bagliore sulla cima, cos’era?-
-D’improvviso è comparso Raikou e siccome era tutto agitato, Alessandra l’ha catturato per calmarlo. Poi d’improvviso tutto è stato avvolto da una luce fortissima.- spiegò Raimondo per tranquillizzarla, anche se il racconto servì più a sbalordire la moglie. -Alessandra dice che in quel momento ha visto una specie di simbolo nella luce.-
Nonostante dal suo tono fosse evidente lui non ci vedesse nulla di che Lucia ebbe una reazione completamente diversa, guardando la ragazza piena di interesse.
-Una specie di simbolo dopo la cattura?! Una storia davvero molto interessante.-
-Bzzz-bzzz-bzzz… oh, Raimondo, ottimo lavoro!-
Otto non molto distante da loro raggiunse il gruppo, portandosi dietro due uomini che, ad un’occhiata più attenta, si rivelarono essere dei Bricconieri.
-Otto! Che ci fanno con te quei Bricconieri?- chiese subito Raimondo corrugando la fronte.
-Li ho catturati mentre stavano cercando di scappare. Li stavo interrogando proprio in questo momento.- rispose l’altro fieramente, rivolgendosi poi ai due. -Bene… continuate pure a parlare, Bricconieri. Perché avete distrutto l’antenna della Base radio? Qual era il vostro obbiettivo?-
-Te l’ho già detto un sacco di volte…-
-Noi non sappiamo nulla!-
Uggiolarono i due intimoriti, facendo solamente arrabbiare Otto. -Non pensate di mentire solo perché ve l’ho chiesto gentilmente! O volete un’altra scossa come quella di prima?!-
A quella minaccia i due uomini arretrarono, trovando solamente altri due Ranger.
-Ti… ti prego, quello no!-
-Non stiamo mentendo! Noi eseguiamo solo gli ordini del nostro capo!-
-Volete proprio farmi perdere la pazienza?! Chi è il vostro capo? Voglio nome, cognome e indirizzo! E cos’è che state tramando?-
-Ehi, guarda!!! Un panettone volante!-
Alessandra e Pachirisu sollevarono un sopracciglio di fronte a quello scarso tentativo di distrarli, ma a quanto pare Otto ci cascò in pieno, guardando subito nella direzione che l’uomo aveva indicato.
-Do…dove? Normale o farcito?!-
-Adesso! Scappiamo!-
-No, perché a me piace di più quello farcito… oh!-
Approfittando della distrazione i due corsero immediatamente il più lontano possibile dal gruppo, sotto lo sguardo inferocito di Otto quando si rese conto di esser stato preso in giro. -Oh! Ohi! Che fate?! Fermatevi subito! Come può un panettone volare?! Come ho fatto a cascarci?! E’ inutile scappare, vi prenderò!-
-Aspetta, Otto!-
Prima che potesse mettersi a correre Raimondo lo fermò, cercando di tranquillizzarlo. -Lascia che ci pensiamo noi Ranger a quei due. Lucia e Patty, voi tornate a casa. Io e Alessandra inseguiremo i Bricconieri.-
Era un loro dovere infondo assicurarsi quei due non creassero altri guai, e se fossero riusciti a catturarli avrebbero potuto scoprire qualcosa sui loro piani.
-Mi raccomando, state attenti!- disse Lucia preoccupata, mentre Patty sembrava avere piena fiducia in loro.
-Alessandra! Prenditi cura di papà, ok?-
-Ci penso io.- rispose la ragazza sorridendo.
-Alessandra, andiamo! Dobbiamo riacciuffare quei due!- disse intanto Raimondo, avviandosi.
Era impossibile i due fossero andati così lontano, e subito i Ranger superarono il ponte vicino alla base, scendendo lungo la montagna senza imprevisti.
Una volta arrivati alla base riuscirono a vedere i due Bricconieri confabulare nei pressi del sentiero alla loro destra.
-Ormai dovremmo essere al sicuro!-
Entrambi avevano il fiatone, ma non avevano ancora abbassato la guardia e non appena Raimondo ed Alessandra furono vicini li sentirono immediatamente.
-Eh?-
-Non possiamo farci prendere! Scappiamo!-
A quanto pareva l’inseguimento non era ancora finito, ed i Bricconieri ripresero a correre lungo il sentiero che seguiva il fiume vicino.
-Ne hanno di energia quei due.- commentò Raimondo cominciando a rallentare.
-Forse è il caso di trovare qualcuno ad aiutarci.-
Alessandra aveva notato lungo la corsa due Pokémon che ancora non conosceva, uno simile ad una ciliegia e l’altro dal corpo bianco con un piccolo caschetto verde in testa.
Viste le perdite durante la cattura con Raikou era senz’altro una buona idea catturare altri Pokémon, e confidando nella propria velocità si avvicinò al primo, dando il via alla cattura.
Questa fu estremamente semplice, rispetto alla precedente, ed il Pokémon riuscì solamente a creare un groviglio di rovi nel terreno, che non fece alcun danno alla Ranger.
Il suo nome era Cherubi, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





Senza fare rumore si avvicinò poi di soppiatto anche all’altro Pokémon, che a sua volta riuscì solamente a creare un’unica sfera di energia oscura, prima di venir catturato. Il suo nome era Ralts, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 1”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.





Riprendendo a muoversi i due Ranger percorsero rapidamente una breve scalinata scavata nel terreno, raggiungendo così una zona nei pressi della quale si trovava una piccola casina, e vicino a questa i due Bricconieri stavano riprendendo fiato.
Visto ancora non li avevano visti Alessandra ne approfittò per intraprendere un’altra cattura con un Pokémon da lei ben conosciuto ma ancora mai preso, un Bidoof, l’esempio classico usato da ogni professore durante le loro lezioni.
La sua fu senz’altro una delle catture più semplici della giornata, ed il Navigatore aggiornò le sue informazioni mostrando accanto al nome le scritte “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Facendo un cenno a Raimondo Alessandra gli fece capire era pronta per proseguire, e con passo più calmo si avvicinarono ai Bricconieri, che nemmeno li guardarono.
-Non ce la faccio più! Possiamo riposarci un po’?- chiese disperatamente uno dei due, appoggiandosi al muro del magazzino. -Era da un po’ che non correvo così, mi gira la testa…-
-Sei tutto bianco in viso! Fa’ un bel respiro, su, un bel respiro!-
Un po’ facevano pietà a vederli in quel modo, e per questo Raimondo non urlò loro contro, assumendo più un tono cordiale.
-Che succede? Tutto bene?- chiese facendo il finto tonto.
-Guarda, lasciamo stare! Abbiamo incontrato dei tipi tremendi e siamo riusciti a scappare e metterci in salvo appena in tempo!-
Parlavano sul serio? Loro erano i tipi tremendi?
Alessandra e Pachirisu si sentirono offesi da quelle parole, mentre Raimondo continuò a prenderli in giro come se niente fosse.
-Mi dispiace, una vera sfortuna. Di che tipi si trattava?-
-Uno era un Ranger attempato tutto muscoli e l’altro un Ranger piuttosto giovane.-
-Pichu?-
Giustamente Pichu fece osservare che magari c’era anche un Pokémon con loro, o almeno questo fu quello che Alessandra intuì disse.
-Ah, giusto! C’era anche un Pichu, è vero… !!!-
Finalmente i due sembrarono rendersi conto con chi stavano parlando, e si voltarono bianchi in viso.
-Ma… ma siete voi! Che scherzi sono questi!-
-E che modo di fare è allora darci dei tipacci?- ribatté la ragazza incrociando le braccia, ma venne ignorata.
-Sono stanco morto, ma non abbiamo altra scelta! Forza, scappiamo!-
Per la terza volta i due Bricconieri trovarono la forza di fuggire, e così i Ranger furono costretti a rincorrerli ancora una volta, sperando fosse l’ultima.
La direzione che avevano preso proseguiva verso un gigantesco ponte di legno, finemente costruito da mani sapienti e che collegava Regiobalendo ad un’isola vicina, tuttavia i tre non dovettero nemmeno arrivare a metà che si ritrovarono davanti non solo i due Bricconieri, ma anche un uomo vestito con dei pantaloni marroni ed un giubbotto senza maniche rosso, dagli occhi azzurri ed i capelli biondi, con una ciocca della frangia rossa.
-Eccoli! Sono loro quelli di cui stavamo parlando! Ci hanno inseguito senza darci tregua!- urlò uno dei due uomini, indicandoli.
L’altro con loro sembrò però estremamente annoiato. -Non sono il capo del vostro team, ma vi aiuterò lo stesso. A questi ci penso io. Voi due potete andarvene!-
-Grazie mille!-
I due Bricconieri non si fecero certo pregare, e fuggirono subito lasciandolo solo.
L’uomo squadrò i tre per qualche istante, prima di rivolgersi ad Alessandra. -Ehi, tu, giovane Ranger. Mi sembrava di averti già visto!-
-Di cosa stai parlando?- non le sembrava di riconoscerlo, ma a guardarlo bene le sembrava avesse un aspetto familiare.
L’uomo sorrise divertito, dandole presto un indizio. -Hai fatto un bel tuffo in mare l’altra volta, vero? Devi avere la pellaccia dura! Come hai fatto a sopravvivere all’impatto?!-
La Ranger ricordò immediatamente il giorno in cui era stata separata da Martino, e la persona che l’aveva attaccato assieme ai suoi sottoposti era lo stesso uomo era lì davanti a lei.
-TU!- era pronta a lottare, ed a scoprire cosa ne avesse fatto del suo collega, ma Raimondo la precedette rivolgendosi al capo dei Bricconieri.
-Quindi sei tu che hai attaccato i due Ranger in cielo! Cosa avete fatto a Martino, il collega di Alessandra?! Dove si trova in questo momento?-
-Mi dispiace, ma questo non posso proprio dirlo. Soprattutto se a chiedermelo è un Pokémon Ranger. So quanto siete in gamba voi Ranger. Per questo, non mi sembra sensato spiattellarvi tutto.- rispose l’uomo scuotendo il capo, tornando poi a guardare la ragazza. -Tuttavia… visto che vi state dando così tanto da fare, una cosa ve la voglio dire. Il tuo amico Martino… è sano e salvo.-
Fu come se qualcuno avesse tolto un macigno dal suo petto. Effettivamente se non voleva rivelare nulla significava che con ogni probabilità lo tenevano in ostaggio in qualche base segreta, e questo le dava la speranza di poterlo aiutare.
Evidentemente anche Raimondo pensò la stessa cosa. -E’ nelle vostre mani allora!!!-
-Ranger dalla grande forza d’animo, devo dire. Non si lascia tenere a bada tanto facilmente. Comunque, non dovete preoccuparvi. I giri di corda sono forse un po’ stretti, ma niente atti barbarici. E al momento è in buone mani, credetemi.-
-Non ve la farò passare liscia!- urlò Alessandra minacciosamente. -Scoprirò dove si trova, e vi fermerò!-
-Tutta da sola? Ma che tenacia. Bene… c’è una cosa importante di cui devo occuparmi. Vi lascio un piccolo regalo in segno di rispetto. Vi prego di accettarlo senza fare complimenti!-
Dalle spalle dell’uomo comparvero ben quattro Voltorb, che mettendosi in fila davanti a lui cominciarono a lampeggiare, in un allarmante segno di pericolo.
-Raimondo, attento!-

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Tutto avvenne in una manciata di secondi, non appena i Voltorb cominciarono a brillare Alessandra si lanciò su Raimondo, più vicino ai Pokémon rispetto a lei, e tirandolo indietro per evitare rimanesse ferito si abbassò su Pichu ukulele, proteggendolo dall’imminente esplosione.
Il boato fu grande, ed altrettanto il fumo che ne scaturì, e la ragazza poté sentirlo perfettamente bruciare sulla schiena. Per almeno un minuto buono non riuscì a sentire altro che un forte fischio, mentre Pichu provava a chiamarla e Raimondo si rialzava a fatica da terra.
Non appena il fumo cominciò a diradarsi i tre poterono vedere l’entità del danno, scoprendo che una buona parte del ponte era crollata, impedendo di proseguire.
Il capo dei Bricconieri stava nel frattempo fluttuando su un Dadavolante, osservandoli con un sorriso beffardo. -Bene, alla prossima allora!-
-Aspetta!-
Era tutto inutile, per quanto Raimondo potesse urlare non aveva modo di fermarlo, e l’uomo fuggì senza che potessero fare nulla. La ragazza nel frattempo era ancora a terra, con Pichu tra le braccia che la guardava preoccupato.
-Alessandra! Stai bene?-
-Non è nulla di grave…-
La divisa l’aveva protetta, anche se solo in parte, ma muoversi le risultò piuttosto difficile ed ebbe bisogno dell’aiuto dell’uomo per rimettersi in piedi.-
-Purtroppo… non siamo riusciti a farci dire quali sono i loro loschi piani, ma almeno ora sappiamo che Martino sta bene. Certo, ammesso che possiamo fidarci di quello che ci ha detto.-
-Non abbiamo molta scelta…- rispose la ragazza sospirando, ancora le orecchie le fischiavano, ma ad un certo punto riuscì nitidamente a sentire un urlo, come se provenisse direttamente dalla sua testa.
-“Spostatevi!”-
Non sapeva chi avesse parlato, eppure il suo corpo reagì automaticamente spingendo Raimondo verso il bordo appena in tempo prima che Raikou li travolgesse. Con un salto il Pokémon fu in grado di raggiungere l’altro lato del ponte e, probabilmente, di proseguire il suo inseguimento dei Bricconieri.
-Era Raikou!- esclamò l’uomo spalancando gli occhi. -Starà inseguendo i Bricconieri?!-
Alessandra non lo ascoltò, guardando il Pokémon fino a quando le fu possibile. Apparteneva a lui la strana voce che continuava a sentire?
-Però… con il Ponte Otello in queste condizioni non è possibile andare a Mirona. Per il momento, torniamo a casa mia e riprendiamoci un po’.- disse infine Raimondo, aiutandola a muoversi. -Sicura di stare bene?-
-Certo, mi basterà un po’ di pomata e sarò come nuova.- annuì lei pensierosa. -Tu non hai sentito nessuna voce?-
-Voce? No, perché?... aspetta… tu mi hai fatto spostare poco prima Raikou arrivasse. Vuoi dire che la voce di cui parli è la sua?!- stavolta era evidente la sua sorpresa, e gli sembrava più difficile non crederle, nonostante avesse ancora qualche riserva.
-Non lo so. Forse, ma non capisco perché. Potrebbe centrare il simbolo che ho visto.-
-Qualunque cosa sia, ne verremo a capo, ma per il momento recuperiamo le forze.-
-Pichu! Pichu-pichu.-
-Anche per lui è molto importante tu stia meglio.-
Abbassando lo sguardo Alessandra vide Pichu camminarle al fianco, pronto ad assisterla in ogni modo, e doveva ammettere di aver veramente sottovalutato la sua forza, perfino di fronte a Raikou non abbassava la testa.
-Mi ricordi un po’ me.- disse sorridendo, accarezzandogli la testolina. -Non ci arrendiamo mai, vero amico?-
-Pichu!-
Cominciava a capire cosa significavano le sue reazioni, e ne era sinceramente felice.
Il ritorno a casa di Raimondo fu abbastanza breve, nonostante avessero tenuto un andamento lento, e non appena superarono la soglia videro la moglie e la famiglia ad aspettarli.
-Siamo a casa!-
-Bentornati!- canticchiò Patty correndo ad abbracciare il padre.
-Bentornati a tutti e due.- disse a sua volta Lucia, notando però qualcosa non andava. -Che facce cupe, cos’è successo?-
-Stavamo inseguendo i Bricconieri e ci siamo imbattuti in un altro capo, non quello che c’era alla Base radio. Un tipo davvero barbaro…- spiegò Raimondo corrugando la fronte. -Prima di andarsene, ha distrutto il Ponte Otello! Così ora non si può più andare a Mironda.-
-E’ terribile! Ha voluto intrappolare voi Ranger su quest’isola, quindi.- esclamò Lucia costernata.
-Eh sì. La corrente in quella fascia di mare è così rapida che non si può attraversare nemmeno in nave.- aggiunse Patty scuotendo il capo.
-Che mi dite dei Pokémon in grado di volare?- chiese prontamente Alessandra, visto lei era un Ranger dei cieli, ma Raimondo bocciò la sua idea.
-Anche volendo farsi aiutare dai Pokémon uccello, non si riesce a trovare nemmeno uno Staraptor in giro ultimamente.-
-L’unica cosa da fare allora è riparare il Ponte Otello.- disse fermamente Lucia.
-Possiamo provare a chiedere a Otello, il costruttore del ponte, se può ripararlo.-
-Oh, è stato Otello a costruirlo?- chiese Alessandra sorpresa, non avendo sentito prima questo dettaglio.
-Sì, uno dei suoi capolavori, ne andava molto fiero.- annuì Raimondo.
-Scusa… posso chiederti una cosa?- disse ad un certo punto Lucia alla Ranger, prima la conversazione andasse avanti. -Se non ho capito male, hai detto che dopo aver catturato Raikou è comparso un simbolo a mezz’aria. Ti ricordi per caso che forma avesse?-
Finalmente qualcuno che prendeva sul serio l’argomento. Magari avrebbero potuto capire cosa stava succedendo, Raimondo però l’anticipò nel rispondere.
-Io non ho visto nulla, forse a causa del bagliore troppo forte. Tu, Alessandra? Ti ricordi la forma?-
-Sì, l’ho segnato nel mio Styler.-
Come a conferma delle sue parole anche lo strumento diede la stessa risposta.
-“Il simbolo è salvato nello Styler.”-
-Davvero?! Puoi farmelo vedere un secondo?- chiese Lucia con una strana luce che le brillava negli occhi. Le bastò solo uno sguardo per capire più di quanto gli altri avevano intuito fino ad ora. -Sembra proprio un emblema. Davvero interessante. Vado subito a fare delle ricerche!-
Immediatamente la donna corse verso il piano superiore, senza dare spiegazioni di alcunché, ma la sua famiglia non sembrava sorpresa.
-Quando mamma si chiude nel suo studio, ce ne vuole prima che esca di nuovo! E finché non esce, sono io che devo fare da mangiare.- disse Patty in un sospiro sconsolato.
-Mi raccomando, Patty. Cucinare e fare esperimenti non sono la stessa cosa. Cucina qualcosa di normale, va bene?- l’ammonì il padre,  forse con alcuni incidenti alle spalle.
-C’è Raimondo?-  la voce di Otto si sentì chiaramente da oltre la porta di casa, che aprendosi rivelò l’uomo tutto affannato, ed apparentemente con meno elettricità in corpo.
-Oh, Otto l’elettrizzato! Che succede?- chiese l’altro prendendolo in giro.
-Mi dispiace, ma ormai mi sono scaricato del tutto! Sono stato a vedere in che condizioni era la Base radio e non solo c’è da passare di nuovo tutti i fili, ma anche l’antenna è distrutta. Ci vorrà un bel po’ di tempo per ripararla.- disse l’uomo sconsolato, incrociando le braccia.
-Quindi anche volendo fare rapporto sulla situazione alla Federazione, non c’è verso di usare la radio. Per il momento, raduna più persone che puoi e inizia i lavori di riparazione. Vi raggiungerò anch’io appena posso.- rispose Raimondo mantenendo la calma.
-Va bene, vado subito!-
Otto non si lasciò certo attendere, e come un fulmine si precipitò fuori alla ricerca di persone.
-Alessandra… io farò un salto alla Base radio per vedere in che condizioni si trova. Vorrei che tu andassi da Otello per chiedergli se può riparare il ponte, nel frattempo.-
-Certo, non sarà assolutamente un problema.-
-Pichu!-
Pichu ukulele in particolare era felice di poter andare già a trovare Otello, e soprattutto la pomata le aveva già dato per le bruciature le avrebbe fatto molto comodo in quel momento.
-Patty. Vado alla Base radio. Pensaci tu alla casa, ok?- disse infine Raimondo, rivolgendosi alla figlia.
-Non ti preoccupare, ci penso io! Va’ pure tranquillo!-
Dopo l’incendio di qualche ora prima era comprensibile non potesse esserlo del tutto, ma l’uomo fu comunque costretto ad uscire ed a lasciarla sola.
-E tu, Alessandra… dopo aver chiesto a Otello se può riparare il ponte, torna qui, ok? Sono sicura che mamma avrà finito con le sue ricerche per allora.-
-Va bene, tornerò presto.-
Raggiungere casa di Otello fu molto semplice, le bastò solamente superare le due piccole spiagge lungo il sentiero e si ritrovò subito di fronte alla sua casa. La porta non sembrava esser chiusa, e sperando di non disturbare la ragazza entrò guardandosi attorno, sentendo subito la voce di Otello.
-Chi è là? Oh, sei tu. Che c’è?-
Non sembrava al massimo della sua allegria, forse gli eventi degli ultimi giorni cominciavano a farsi pesanti, tra le sparizioni dei Pokémon su Dolcegoccia e l’arrivo dei Bricconieri.
Purtroppo le cattive notizie non erano ancora finite.
-Sono venuta a chiederti aiuto per il Ponte Otello, uno dei capi dei Bricconieri l’ha danneggiato, ed ora non è più possibile attraversarlo.- spiegò brevemente la Ranger, guardando Nando come se potesse aiutarlo ad alleggerire la brutta notizia. Avrebbe voluto scendere più nei dettagli, ma Otello la fermò, sbiancando completamente.
-Che dici?! Il Ponte Otello?! Non c’è tempo da perdere!-
Più veloce di un razzo Otello fu fuori dalla porta, correndo verso la sua creazione come se ne dipendesse la sua vita.
-Quel ponte è una delle opere di cui il Maestro va più fiero!- disse Nando portandosi una mano alla fronte, addolorato avesse subito dei danni.
-Non deve essere facile per lui.- rispose la ragazza, altrettanto dispiaciuta.
-Tranquilla, vedrai sarà come nuovo prima di quanto pensi. Ah, Alessandra. Ci sono stati problemi con l’ukulele dall’ultima volta? Avendolo riparato io, non vorrei che il suono non fosse forte abbastanza o al contrario lo fosse troppo…-
Era tenero il modo in cui si preoccupava, dimostrava di tenere veramente al lavoro fatto.
-E’ assolutamente perfetto Nando.- rispose la ragazza addolcita dai suoi modi di fare, ed anche Pichu ukulele fu d’accordo, dando una breve dimostrazione delle capacità dell’ukulele.
-Picchu!-
-Ah, per fortuna! Suona quasi come un vero ukulele.- disse Nando leggermente rosso alle guance per quei complimenti. -Anche se ad essere pignoli… dovrebbe produrre un suono un po’ più sostenuto.-
-Dici? A me sembrava perfetto.- commentò la Ranger, sorpresa fosse in grado di dirlo.
-Vorrei proprio provare ad accordarlo meglio… però… un apprendista come me potrebbe finire per mettere le mani nel posto sbagliato e far diventare il do un mi, il fa un re… o magari, ancora peggio… il sol potrebbe diventare un kol, il si un pi…-
-Pichu!-
Prima potesse andare ancora avanti Pichu ukulele gli saltò addosso, consegnandogli lo strumento tra le mani.
-Pichu? Vuoi che ci provi?- chiese commosso Nando dalla fiducia gli veniva riposta.
-Hai fatto un ottimo lavoro l’ultima volta, sicuramente sarai in grado di migliorarlo.- annuì Alessandra fiduciosa, facendolo quasi commuovere.
-Grazie! Farò del mio meglio!-
-Mentre tu lavori potrei usare la pomata mi avete dato l’ultima volta per le bruciature?- chiese lei prima si mettesse al lavoro.
-Si certo, ti sei fatta male per caso? Hai bisogno di aiuto?- chiese Nando prendendo la pomata, guardandola preoccupato.
-No tranquillo, cose da niente. Sono sicura con questa mi passerà. Vado nel bagno di sopra, grazie.-
Salendo le scale lasciando Nando e Pichu ad occuparsi dell’ukulele la ragazza richiuse la porta del bagno alle proprie spalle, togliendosi la divisa per controllare il danno.
Effettivamente le era andata meglio del previsto, solo in alcuni punti come il collo era presente un’arrossatura più profonda, o sui gomiti, ma nell’insieme avrebbe potuto svolgere comunque il proprio lavoro senza troppi impedimenti, erano più gli acciacchi a rallentarla.
Dopo un quarto d’ora Alessandra tornò al piano di sotto, vedendo che Nando aveva appena finito il suo lavoro.
-Ecco fatto! Pichu, vieni!-
Sembrava veramente entusiasta, e così fu anche per Pichu, che non vedeva l’ora di suonare.
-Pichu!-
-Ho accordato l’ukulele e ora il suono giungerò più lontano e la melodia stessa durerà di più! Con questo ukulele Pichu potrà aiutarti ancora meglio nella cattura!-
Il suono effettivamente sembrava molto migliorato, e ad una prima parte Pichu ne aggiunse una seconda della melodia, più veloce ed intensa.
La gioia da parte del piccoletto era evidente.
-Pichu-pichuuu!-
-“La melodia dell’ukulele è stata potenziata.”-
-Nando sei stato bravissimo! Sapevamo potevi farcela!- disse Alessandra congratulandosi con lui, ed il ragazzo diventò rosso come un pomodoro.
-Grazie, sono felice di potervi aiutare… il Maestro probabilmente sarà arrivato al ponte, volete raggiungerlo?-
-Prima devo occuparmi di un’altra cosa, penso poi voglia un po’ di pace per lavorare.-
-Va bene allora, spero di rivedervi presto.-
Rapidamente quanto erano arrivati la Ranger ed il Pokémon corsero verso casa di Patty, sperando di trovare la madre in cucina pronta a spiegare cosa avesse capito dell’emblema, ma non appena raggiunsero il giardino esterno alla casa sentirono uno strano suono, simile a quello di un Pokémon, che li fece fermare.
-Biii!-
-Cosa è stato?- chiese la ragazza guardandosi attorno, e pochi istanti dopo dalle fronte degli alberi attorno a loro comparve Celebi, che proprio come l’ultima volta si erano visti si lanciò verso la ragazza, creando un fascio di luce che l’avvolse e la trascinò con sé.
-Nonononono! Aspetta!-
Era sicurissima la stesse portando nuovamente nel passato, ma per quanto potesse cercare di divincolarsi la ragazza non riuscì a liberarsi in tempo, e sotto lo sguardo confuso e spaventato di Pichu svanì nel nulla.
Il mondo si ricreò attorno a lei in un ambiente lontano ma familiare, anche se stavolta assieme a lei c’erano altre due figure mai viste prima, che osservava il portone del tempio davanti a loro.
-Proprio come diceva Elio… il portale, nonostante sia sempre aperto, adesso è chiuso… che cosa starà succedendo all’interno del tempio?-
Il primo a parlare fu un uomo dalla corporatura alta e robusta, dai capelli rossi stretti in una fascia gialla, che dava l’impressione di essere estremamente forte fisicamente.
La persona accanto a lui invece era una ragazza snella dai capelli di una debole tonalità di viola, che per prima si rese conto della presenza della Ranger, e si voltò sorpresa. -Celebi, dov’eri finito? Elio ti ha cercato tutto il tempo! Mmm? E tu chi sei…?- chiese poi guardandola confusa.
Ancora una volta fu necessario spiegare da dove proveniva, e cosa stava succedendo.
-Ciao… so potrebbe sembrare folle, ma provengo da un’altra epoca, nel futuro. Celebi mi ha portato qui, non è la prima volta succede, anche se non so perché…-
Ultimamente non sapeva spiegarsi molte cose, e questo la rendeva frustrata. Era abituata ad avere il pieno controllo della sua vita, ma da quando era arrivata ad Oblivia sembrava impossibile.
-Quegli abiti… devi essere Alessandra. Elio mi ha parlato molto di te.- disse l’uomo squadrandola da capo a piedi. -Io mi chiamo Max.-
-Io invece mi chiamo Bella. Sembra che quel briccone di Celebi abbia attraversato il tempo con te, trascinandoti di nuovi qui, eh?-
-Sì, direi è quello che è successo.- annuì la ragazza imbarazzata.
-Celebi! Celebiii!-
Improvvisamente il Pokémon le afferrò il braccio, tentando di trascinarla con la forza verso la porta dietro ai due.
-Che ti prende, Celebi? Adesso esageri un po’ con i dispetti!- lo rimproverò duramente Max, ma Celebi lo ignorò.
-Celebiii!-
-Celebi! Adesso basta!-
Bella si vide costretto ad allontanarlo con la forza dalla Ranger.
-Celebi…-
-Ma insomma. Alessandra, se non sbaglio… di mestiere fai il Pokémon qualcosa… giusto?- chiese Max cercando le parole.
-Pokémon Ranger.- lo corresse subito lei, ancora sorpresa dal fatto non ne avessero mai sentito parlare.
-Immagino che tu non abbia il tempo di stare a giocare qui con Celebi. Inoltre… nemmeno noi abbiamo tempo da perdere. Ultimamente i Pokémon si comportano in maniera strana e quindi siamo venuti a consultarci con gli oracoli del tempio! Tuttavia… nonostante il portale sia sempre aperto, l’abbiamo trovato chiuso. E’ un po’ preoccupante…-
-Oh, mi dispiace, spero riuscirete a incontrarli.-
Non aveva ben chiaro cosa facessero gli oracoli, ma forse era meglio non immischiarsi troppo nelle questioni del passato. Non era certa di cosa sarebbe potuto accadere altrimenti.
-Alessandra, scusa per il fastidio che ti ha creato Celebi. Bene, adesso torniamo ai nostri impegni, ognuno alla sua epoca!- disse Max sorridendo, mentre Bella si rivolse al Pokémon.
-Celebi… riaccompagna Alessandra alla sua epoca con un balzo temporale.-
Non ne sembrava affatto contento, ma alla fine Celebi fu costretto a darle retta, creando un altro fascio di luce che trasportò la ragazza nella sua epoca, dove Pichu ancora spaventato girava per l’intera piazza alla ricerca dell’amica.
Quando questa finalmente tornò le si lanciò addosso abbracciandola, senza capire cosa fosse successo.
-Ehi, è tutto ok. Sono qui.- disse Alessandra accarezzandogli la testa per tranquillizzarlo.
-Che cos’era quel suono?-
A quanto pare non erano stati gli unici a notare qualcosa di strano, anche Patty infatti era appena uscita di casa, cercando di capire cosa stesse succedendo, ma vedendo l’amica lasciò presto cadere l’argomento, pensando si trattasse solo di lei. -Ah! Alessandra! Arrivi proprio al momento giusto! Mia madre ha appena terminato le sue ricerche. Anche papà è tornato. Presto, entra!-
Annuendo la Ranger si alzò da terra, ancora scombussolata per tutti i recenti avvenimenti, seguendo la ragazza in casa nella speranza finalmente di poter capire qualcosa in più su ciò le stava capitando attorno.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Patty non scherzava quando diceva sua madre aveva terminato le ricerche.
Il tavolo nel salotto era quasi completamente coperto da mucchi di fogli, alcuni collegati tra loro altri apparentemente isolati, ma tutti ad una prima occhiata sembravano parlare dello stesso argomento; simboli antichi e Pokémon leggendari.
Cavare un ragno dal buco da quei documenti non doveva esser stato facile, ma Lucia li guardava con fiducia ed un sorriso sulle labbra. -Ho capito molte cose riguardo al significato del simbolo. Avevo già un’idea, per questo non ci ho messo molto! Ecco cos’ho capito…- disse schiarendosi la gola. -Innanzitutto devo parlarvi del testo inciso sulla stele della Grotta Lima. “Oh tu eletto, che di Raikou il cor capir saprai, traccia l’emblema di luce e innalzalo al cielo. Raikou verrà e il suo aiuto tu avrai”. In altre parole, quel simbolo è il segno del rispetto di Raikou. In un certo senso è il suo emblema.-
-Il segno del rispetto di Raikou?- a quelle parole Alessandra sentì un formicolio fra le mani ed un grande orgoglio nel petto. Quante persone potevano vantare il rispetto di un Pokémon leggendario? Non molte probabilmente, e questo la rendeva un caso unico. -E per quanto riguarda la voce che sento?-
-Non ne sono sicura, ma potrebbe essere la voce di Raikou stesso.- rispose Lucia, non avendo purtroppo trovato nulla a riguardo.
-Ma perché solo lei la sente?- chiese il marito confuso.
-Forse perché è a lei che Raikou ha mostrato il segno. Si deve essere creata una connessione tra loro.-
Tutto ciò la esaltava oltre ogni limite, se esisteva una canzone sulla leggenda di un eroe di Oblivia magari ne avrebbero creato una anche per lei, visto aveva un legame con un Pokémon leggendario.
-Quindi, tracciando l’emblema in cielo, la persona prescelta può ricevere l’aiuto di Raikou.- continuò Lucia senza accorgersi dell’espressione della ragazza. -Non notate una somiglianza con qualcos’altro?-
I tre osservarono a lungo i fogli indicati dalla donna, ma solo Patty sembrò capire a cosa si riferisse.
-Assomiglia alla cattura dei Pokémon Ranger!-
-Esattamente, Patty. Una comunicazione basata sul tracciare figure: lo stesso principio della cattura. Mi domando se usando lo Styler non si possa richiamare Raikou proprio come faceva l’eroe della leggenda.-
-Possiamo provare!- disse subito Alessandra entusiasta, ma Raimondo scosse il capo.
-Non credo però che sullo Styler ci sia una funzione del genere…-
-Forse non è una funziona di default, ma sono sicura che basterebbe una piccola modifica per implementarla. Ovvero… creando un circuito che emetta una lunghezza d’onda che raggiunga il cuore del Pokémon…- disse Patty camminando verso la Ranger, sfiorando lo Styler con una mano. -Beh, è più facile farlo che spiegarlo! Prendo un secondo lo Styler!- esclamò la ragazza sicura, ma il dispositivo non lo sembrava altrettanto.
-“Le modifiche irregolari non sono coperte da garanzia.”-
-Garanzia? Ma non è mica un elettrodomestico!- ribatté Patty quasi offesa.
-No ma… sei sicura andrà bene?- chiese Alessandra lievemente preoccupata. Patty era un genio, ma da ciò sapeva non tutti i suoi esperimenti finivano bene, e senza esplosioni soprattutto.
-Su su, ci metterò solo un secondo e non farà male, prometto!-
Non aveva molta scelta infondo, se voleva veramente riuscire ad avere l’aiuto di Raikou. Con ancora molte riserve la Ranger si decise a consegnare lo Styler, sperando in meglio.
-Fai attenzione mi raccomando… ha già subito abbastanza danni quest’anno.-
-Forse mi saranno utili delle parti che ho prelevato dal Dadavolante! Datemi cinque minuti e avrò finito.-
Appena ebbe superato l’ingresso del suo laboratorio cominciarono a sentirsi una serie di suoni poco confortanti che fecero venire i brividi alla ragazza.
-Non preoccuparti, ogni tanto capitano degli incidenti, ma quando c’è di mezzo qualcosa di così importante mia figlia da sempre il massimo.- disse Raimondo cercando di consolarla.
-Speriamo basti allora…-
Non si sentiva per niente a proprio agio nel lasciar fare ad altri qualcosa la riguardava, si sentiva senza controllo e in caso di problemi non avrebbe potuto risolverli da sé. Almeno quando la situazione era interamente di sua responsabilità poteva gestirla come meglio credeva, mentre in quei casi non poteva far a meno di pensare che sarebbe andato tutto male se non fosse intervenuta.
Quei pensieri aveva iniziato a seccarle la gola, ma prima potesse chiedere un bicchiere d’acqua Patty fece ritorno tenendo lo Styler con sé.
-Eccomi! Cinque minuti spaccati! Con questo dovrebbe funzionare alla perfezione!-
Fiera del proprio lavoro riconsegnò lo Styler alla Ranger, che vide con sollievo apparentemente non c’era alcun danno.
-“Modalità fai un segno in cielo quando ti gira e richiama un Pokémon!... aggiunta allo Styler.-
-C-come?-
Aveva capito bene? Si chiamava veramente così? L’espressione felice di Patty le impedì di far qualsiasi commento a riguardo.
-Il nome l’ho scelto io!-
-Non era meglio qualcosa di più semplice tipo “Modalità grafema”?- chiese la madre altrettanto perplessa, ma Patty la ignorò.
-Ad ogni modo, se tracci un grafema in quella modalità, l’emblema per richiamare il Pokémon verrà proiettato in cielo. Provalo subito! Da qui dentro non si vede il cielo però, dobbiamo andare fuori.-
Eccitata di vedere i risultati del suo lavoro spinse la ragazza fuori dalla porta, in attesa tracciasse il simbolo.
Parte di lei era colma di trepidazione, certa avrebbe funzionato e sarebbe stata in grado di chiamare il Pokémon, ma un’altra parte invece tentennava, temendo non sarebbe servito a niente e si sarebbe solo coperta di ridicolo. Quest’ultima parte dipendeva soprattutto dal lavoro di Patty, e per questo purtroppo era incerta.
Anche Raimondo e Lucia le seguirono per vedere i risultati, mettendosi ad almeno un metro di distanza per lasciarle spazio al centro del giardino.
-Bene. Adesso ti spiego come funziona la nuova modalità.- cominciò Patty come fosse una professoressa. -Ho assegnato la funzione all’icona sulla sinistra della barra dell’energia. E’ l’icona di avvio della modalità grafema.-
-Questa qui?- chiese Alessandra indicando una specie di saetta, aprendo una schermata dove sembrava esserci un limite di tempo.
-Esatto! Prova a disegnare il grafema di Raikou sul touch screen.-
-Ok.-
Tutto molto semplice, ma… era andata talmente di fretta nelle ultime ore che aveva completamente dimenticato il grafema.
Il pallore sul suo viso lasciò facilmente intendere i suoi pensieri, ma Patty non ne fu preoccupata.
-Per caso l’hai dimenticato? Se è così, tocca l’icona grafema in alto a sinistra per aprire la lista dei grafemi. Vedrai tutti i grafemi registrati finora!-
Da pallida Alessandra divenne completamente rossa per l’imbarazzo e si limitò a rispondere con un cenno del capo.
-Per vedere la lista dei grafemi, puoi anche scegliere “Lista grafemi” dal menu dello Styler. Prova a chiamare Raikou adesso. Giusto per vedere se funziona!- disse infine Patty quasi saltando sul posto.
-Ok, o la va o la spacca.-
Attivando la nuova funzione la punta dello Styler cominciò ad emettere un bagliore dorato la cui scia si manteneva nell’aria nel punto desiderato dalla Ranger.
Il simbolo non sembrava molto complicato, e sicura di sé Alessandra lo tracciò in un unico movimento, ma a quanto pare non era quello corretto, perché non accadde nulla ed il simbolo svanì.
-Emh… siamo sicuri funzioni?- chiese ancora rossa in viso, preferendo attribuire il problema all’app piuttosto che a sé stessa.
-Riprova, magari hai solo sbagliato.- tentò di dire Patty con un sorriso.
-Ump… io non sbaglio mai…- borbottò Alessandra tracciando nuovamente il grafema altrettanto velocemente, ed ancora una volta non accadde nulla. -Patty credo proprio la tua app non vada.- disse più bruscamente di quanto avrebbe voluto.
-Prova ancora una volta, e se andrà male ci darò un occhiata.-
Annuendo in risposta alla ragazza Alessandra prese un respiro profondo, concentrandosi sulla forma del simbolo di Raikou e, stavolta, disegnandolo con più calma rispetto a prima, cercando di mantenere delle linee precise.
Quando sollevò la mano dal grafema questo brillò con un’intensità via via sempre più maggiore, ed il simbolo come una saetta volò tra le nuvole ricoprendo la porzione di cielo sopra di loro.
Gli sguardi di tutti lo seguirono mentre dopo una manciata di secondi il simbolo svanì, sostituito dall’immagine di Raikou, ed una saetta piombò su di loro andando quasi a colpire la Ranger, che chiuse gli occhi preparandosi all’impatto.
Questo però non arrivò mai, ed anzi la ragazza si sentì come sollevata da qualcosa e sotto di sé improvvisamente sentì il calore di una morbida pelliccia.
Riaprendo gli occhi si rese conto di essere in sella a Raikou.
-!!! Non ci posso credere! Patty, sei davvero un genio! E anche la mamma aveva ragione!- urlò Raimondo quasi finendo a terra dall’emozione.
-Non ne ero sicurissima neppure io a dire il vero. Ma il fatto che Raikou è davvero apparso significa che la mia ipotesi non era affatto sbagliata.- rispose la moglie con voce tremante. -Abbiamo le nenie che si tramandano da sempre a Oblivia. E non solo. C’è anche il racconto dell’Eroe che ha salvato Oblivia facendosi aiutare da Raikou. forse tutte queste leggende su Oblivia si basano su fatti realmente accaduti.- sussurrò la donna, immergendosi nei pensieri e congetture delle proprie ricerche. -Quindi un tempo a Oblivia c’è davvero stato un Eroe, una persona che nutriva nei confronti dei Pokémon dei sentimenti talmente puri e forti da non potere essere neppure paragonabili a quelli di noi uomini moderni. Sentimenti che gli hanno permesso di ricevere l’aiuto di Pokémon come Raikou!-
-Però è davvero strano! A quel tempo non avevano gli Styler, come avrà mai fatto?- chiese Patty confusa.
-E’ solo una mia ipotesi… ma forse è davvero esistita una persona in grado di stabilire con i Pokémon dei legami di amicizia talmente forti da non necessitare uno Styler per essere veicolati.-
-L’Eroe di Oblivia!- esclamò la figlia spalancando gli occhi.
-Io almeno la penso così. Il circuito che hai implementato nello Styler deve aver risvegliato quel fortissimo legame che unisce uomini e Pokémon.-
-Wow, allora sarei davvero un genio…- disse Patty colpita da sé stessa. -Non potrebbe invece essere che Alessandra nutra per i Pokémon dei sentimenti puri e forti quanto quelli dell’antico Eroe?-
Di tutto questo discorso in verità la ragazza ne aveva sentito la metà. Il suo intero corpo era scosso da uno strano fremito, quasi familiare in verità, anche se non ne sapeva bene il perché.
Si sentiva come se fosse stata lì ed altrove allo stesso tempo, legata a quel momento solo dalla presenza di Raikou, al quale continuava ad accarezzare la schiena, come per accertarsi fosse reale.
Il suo cuore batteva più forte del dovuto, avvertiva dentro di sé un’energia indomita, e sospettava appartenesse proprio al Pokémon.
Avvertiva chiaramente che dal momento stesso in cui l’aveva chiamato i loro cuori si erano uniti in uno solo allo scopo di poter combattere insieme, tutto ciò però era quasi destabilizzante per lei, che mai prima d’ora aveva sperimentato qualcosa di simile.
Quali erano i suoi sentimenti e quali quelli di Raikou, le veniva difficile dirlo.
-Forse entrambe le cose sono vere.- disse intanto Raimondo. -La modifica dello Styler e la natura innata dei sentimenti di Alessandra devono aver permesso di richiamare Raikou.-
-Dev’essere sicuramente così! Io e Alessandra siamo proprio dei fenomeni!- disse allegra Patty.
-Ah ah ah, sei proprio la mia Patty!- rispose felice Lucia, mentre la figlia cominciò a canticchiare la canzone dell’Eroe.
-Fonda la valle, chi la salterà? Si faccia avanti chi provar vorrà. Tetra la valle, che paura fa! Nessuno mai saltarla potrà. Ma cosa dici, senti un po’ qua! Se viene Raikou, con un salto è là. L’Eroe in groppa, con un salto è là.-
-Ehi, Patty… se inizi a cantare a squarciagola così all’improvviso, farai fare un salto a tutti!- la prese in giro il padre ridacchiando.
-E’ una nenia che si tramando nella regione di Oblivia. Non so quante ce ne siano, ma pare che questa sia la numero uno. Me l’ha insegnata Ralf.- spiegò la ragazza ignorando il padre.
-Se viene Raikou, con un salto è là… ma certo!- esclamò l’uomo spalancando gli occhi. -Alessandra!-
-Dimmi!-
L’urlo di Raimondo riuscì a riportare la ragazza alla realtà, anche se con un sobbalzo.
-Vorrei affidare a te, che hai l’amicizia di Raikou, il compito di inseguire i Bricconieri fuggiti verso Mironda. Per quanto riguarda il ponte crollato… “Se viene Raikou, con un salto è là…”. Non so cantare molto bene, ma hai capito cosa voglio dire, vero? Potrebbe essere un compito molto rischioso.-
Voleva che usasse l’abilità di Raikou per saltare dall’altra sponda del ponte. Effettivamente era un gran bel salto, ma avevano già visto Raikou ne era perfettamente in grado.
-Ci sono cose che vanno fatte anche se si sa che sono rischiose. Giusto, Raimondo?- ribatté Lucia guardandolo.
-Questo è uno di quei momenti. Non sarà una passeggiata.-
-Penso che ce la caveremo.- rispose la ragazza con la sua proverbiale fiducia.
-Alessandra. Mi raccomando… fai attenzione.- disse comunque l’uomo, pensieroso come sempre.
-Se la leggenda dell’Eroe fosse vera, Raikou non dovrebbe essere l’unico a  poter essere evocato con un grafema. E poi…- ragionò Lucia interrompendosi all’improvviso.
-E poi? Che cosa?- chiese Patty impaziente.
-A Oblivia ci sono molte altre leggende e a questo punto forse anche quelle non sono solo storie di fantasia.-
-E’ per quello che resti in piedi tutta la notte a fare ricerche? Per cercare di capire se anche le altre leggende sono vere?- chiese Raimondo guardando Lucia.
-Mamma, mi raccomando, non esagerare! Dormire poco non fa bene alla pelle!-
-Grazie, Patty.- disse la madre con un sorriso imbarazzato. -In ogni caso sono certa Raikou sarà in grado di aiutarti a superare il ponte, ma prima di farlo sarà meglio sperimentare il legame che c’è tra voi.-
Lo Styler in risposta alla proposta di Lucia non mancò di regalare una piccola spiegazione che sicuramente avrebbe fatto comodo alla ragazza. –“I tuoi sentimenti e quelli di Raikou sono legati, la tua volontà passerà a lui e viceversa. Quando ti stai spostando in groppa a Raikou, indicagli la direzione tramite la tua volontà e sarai in grado di chiedergli di saltare. Se lo farai quando non ti stai spostando, emetterà un forte ruggito che sarà in grado di far uscire i Pokémon nascosti nei dintorni. Quando vuoi scendere, tocca l’icona a sinistra della barra dell’energia.”-
-Ok… vediamo un po’ di provare. Potremmo fare un giro di ricognizione.- disse la Ranger lasciando che anche Pichu salisse assieme a lei.
Non era affatto certa di come funzionasse, anzi non sapeva nemmeno se dover parlare ad alta voce o no. Per il momento si concentrò solamente sulla casa di Otello, pensando di voler partire da lì per il giro di ricognizione, e cominciò a fissare intensamente la strada davanti a sé per far capire a Raikou dove andare.
Al primo passo del Pokémon si sentì come se si stesse muovendo a sua volta, e fu una sensazione talmente strana serrò istintivamente le mani a pugno.
-“Non preoccuparti, avverto le tue intenzioni. Fermeremo quegli uomini non appena ti sarai abituata.”-
La voce di Raikou risuonò vicina nella mente della ragazza, che stavolta non ne fu sorpresa.
-Quindi era veramente la tua voce quella che sentivo.
-“Sì.”-
-Non c’è modo che anche altri la sentano?- chiese notando Pichu la stava guardando come se stesse parlando da sola.
-“No. Il legame creatosi è come un ponte tra i nostri cuori, io posso sentire il tuo e tu puoi sentire il mio, se ti concentri.”-
Provando a concentrarsi le sembrò di sentire qualcosa, come una rabbia bruciante nel petto, ma la sensazione fu breve e svanì quasi subito, troppo debole per esserne certa.
-“Imparerai ad ascoltarlo, ma sappi che non ci saranno segreti tra noi”-
-Capito.-
Non era un problema, non aveva nulla da nascondere e preferiva sempre essere diretta.
La riempiva di orgoglio essere stata in grado di ottenere il rispetto di Raikou, ed era certa sarebbero riusciti a fermare molto facilmente i Bricconieri insieme, e soprattutto a ritrovare Martino. Questa fiducia era certa la provasse anche Raikou, che continuando a seguire la volontà della ragazza era arrivato fino alla spiaggia nei dintorni della casa di Otello, dove aveva conosciuto Patty.
Non appena scesero la scalinata le poche persone presenti si voltarono subito a guardarli, spalancando gli occhi.
-E’ Raikou!-
-E’ l’Eroe leggendario!-
-La storia era vera!-
L’evidente sorpresa nelle loro voci fu un motivo di vanto per la ragazza, e quasi in risposta all’ego che le cresceva nel petto Raikou emise un potente ruggito che fece tremare l’intera foresta, al che le persone esultarono ancor di più.
-Ranger! Ranger! Per favore ho bisogno del tuo aiuto!- disse un uomo dai capelli e gli occhi neri, provando ad attirare l’attenzione della ragazza.
-Mi dica pure.- rispose lei con fierezza nella voce.
-Arrivi proprio al momento giusto! Senti un po’… poco fa stavo pescando con la mia barca nel Mare Corallo. Poi qualcosa di grosso ha abboccato tirando con forza tale che la mia lenza si è spezzata di netto! Si tratta senza dubbio di qualcosa di enorme!- spiegò l’uomo con una luce negli occhi. -Sicuramente quella creatura protegge i mari di Oblivia… in ogni caso, vorrei che ti occupassi di scoprire di cosa si tratti. Credo che abbia ingoiato la mia esca. Si tratta di un’esca luminescente e quindi puoi usarla per rintracciare la creatura.-
-Oh, ma certo.-
Era il suo lavoro aiutare chiunque fosse in difficoltà, ma difficilmente Raikou avrebbe potuto seguirla sott’acqua, e sinceramente le dispiaceva dover già allontanarsi.
-“Non preoccuparti, potrai chiamarmi ogni volta vorrai. E’ tuo dovere aiutare queste persone.”-
-Giusto… allora scendo.-
Con un balzo lei e Pichu saltarono giù dalla groppa, e Raikou ruggendo svanì in una saetta.
Anche la connessione tra le loro menti era momentaneamente svanita, ma non era quella la cosa importante ora, doveva scoprire quale gigantesca creatura avesse scoperto il pescatore.
-Chissà Pichu, magari insieme all’appellativo di nuovo Eroe di Oblivia racconteranno le mie incredibili gesta dove sola nelle profondità marine ho scoperto un Pokémon leggendario e sconosciuto.- disse la ragazza in un sorrisetto, ma la risposta dell’amico sembrò più sarcastica che altro.
-Pichu, pichu pichu.-
-Tsk, certo che sono il nuovo Eroe. Come vorresti chiamare la persona ha ottenuto il rispetto di Raikou? … aspetta… ti ho appena capito! Più del solito, insomma.- disse poi felice dimenticandosi della sua presa in giro.
-Pichu!-
-Si vede stiamo cominciando a legare eh? In ogni caso penso ci metterò poco, tu aspettami qui.- disse infine accarezzandogli la testa, raggiungendo la ragazza che l’ultima volta le aveva permesso di raggiungere il punto in cui il Dadavolante era affondato grazie a Lapras.
-Ciao, ti ricordi di me?-
-Oh ciao, hai di nuovo bisogno di salire su Lapras e andare verso il Mare Corallo?-
-Esatto, se non è un problema.- rispose Alessandra sorridendo, guardando il Pokémon.
-Lapraaa!-
-Direi che gli va benissimo. Fate attenzione mi raccomando.- rispose la ragazza permettendole di salire.
Il mare era leggermente più agitato rispetto all’ultima volta, ma non fu assolutamente un problema per il Pokémon che riuscì a portarla fino al centro del Mare Corallo. Una volta arrivati la Ranger si tuffò tra le ombre, e ritrovò immediatamente il piccolo gruppo di Pokémon l’avevano accompagnata l’ultima volta; Luvdisc, Chinchou, Mantyke, Clamperl, Carvanha, un altro Chinchou e uno Sharpedo.
I Pokémon sembrarono molto felice di vederla, ed anche lei lo fu, desiderando poter raccontare loro la sua avventura con Raikou. Non potendo fare altrimenti però si limitò a nuotare verso il fondale, guardandosi attorno alla ricerca dell’esca luminescente.
Nella parte più vicina alla superficie non trovò nulla, con poca sorpresa infondo, e prese quindi a scendere superando le correnti d’acqua ed il punto nel quale aveva fatto cadere un enorme masso per passare.
A mano a mano che scendeva la temperatura si abbassava e la luce faticava sempre più a passare, fino a quando non arrivò alla zona più profonda, nell’incavo tra le rocce dove si annidava un branco di Sharpedo.
Lì aveva anche trovato il Dadavolante, e visto la ricerca non aveva dato molti frutti fino ad ora si aspettava il misterioso gigante potesse trovarsi proprio lì.
L’emozione le scosse il corpo da capo a piedi, già si immaginava i giornali, la sua storia tramandata per generazioni e generazioni, e con grande fiducia nelle proprie capacità si immerse nell’oscurità, aguzzando la vista.
La luce dello Styler, unita a quella dei due Chinchou, era appena sufficiente a permetterle di vedere a due metri da lei, ma gli occhi rossi degli Sharpedo le permettevano comunque di individuarli prima fosse troppo tardi.
Ne notò uno immediatamente in basso alla sua sinistra, e provò quindi a scivolare alla sua destra, procedendo verso il basso passando successivamente tra due Sharpedo, raggiungendo il fondo.
La zona era molto ampia quindi risalì fino in cima spostandosi ancor più a destra, costeggiando la parete, ma per quanto si sforzasse non riuscì a vedere altre luci se non i loro occhi.
Che fosse la zona sbagliata?
Impossibile, una creatura gigantesca non avrebbe mai potuto trovarsi altrove, ed il mare era quello giusto.
Continuò a cercare per più di mezz’ora, ma le sue dita presto cominciarono a rattrappirsi e per evitare di peggiorare fu costretta a risalire almeno alla zona precedente.
Doveva per forza avere saltato qualcosa, forse un passaggio segreto o un tunnel nascosto.
Volendo controllare più accuratamente anche l’area precedente tornò nell’area dove si trovavano le correnti d’acqua, spostandosi nel vicolo cieco alla sua destra, e fu proprio allora che notò qualcosa di molto importante, un luccichio quasi impercettibile, proprio nella bocca di un Luvdisc.
Non poteva essere lui il Pokémon leggendario, doveva trattarsi sicuramente di un’altra esca, o di un vetro incastrato tra le branchie, ma lo Styler non le lasciò ignorare quel dettaglio.
-Quel Luvdisc ha qualcosa in bocca. Catturalo per calmarlo e controllare di cosa si tratta.-
Era effettivamente l’unico modo per togliersi quel dubbio, ma dentro di sé sapeva già quale era la verità.
Avvicinandosi al povero Pokémon diede il via alla cattura, piuttosto breve nonostante l’agitazione del Luvdisc, che una volta calmatosi le permise di controllare cosa tenesse in bocca.
Era proprio l’esca dell’uomo.
-Blublhublu…-
Era felice di trovarsi a metri e metri di profondità, lontana da tutti, perché quello era sicuramente uno dei momenti più imbarazzanti della sua carriera, soprattutto visto quello aveva detto a Pichu; l’avrebbe presa in giro per il resto della giornata, ne era certa.
Quanto più lentamente poté permettersi tornò in superficie dal Lapras, che l’aspettava pazientemente, ed insieme nuotarono fino a raggiungere la riva, dove l’uomo era ancora in trepida attesa.
Senza dire una parola la ragazza gli consegnò l’esca, tenendo la testa bassa.
-Quella è senza dubbio la mia esca! Allora, qual era il Pokémon enorme che l’aveva inghiottita? Scommetto che era un Wallord…-
Sarebbe stato molto meglio, ma purtroppo sbagliava.
-No…-
-Come? Non era così grande? Allora… magari era un Kingdra?-
-No…-
-Come? Mi sbaglio?-
-Almeno sarà stato uno Sharpedo.-
L’espressione della Ranger sembrò bastargli ampiamente come risposta.
-Neanche quello… non ti farò più domande, quindi ti prego di non dirmi più niente. Nessuno vuole rimanere deluso, no?- disse quindi l’uomo con un sorriso. -Cercherò di nuovo di pescare qualcosa di grosso con l’esca che hai recuperato. Grazie mille, Alessandra!-
-Di nulla…-
L’aveva presa molto meglio di lei, questo era sicuro, tentando di ignorare completamente Pichu la ragazza fece per riprendere il giro, ma il Pokémon la fermò.
-Pichu?-
Raikou, le stava chiedendo perché non evocava Raikou. Dopo un simile fallimento come missione evocare il Pokémon non era più così entusiasmante, anche perché non gli avrebbe potuto nascondere la verità come a Pichu, ma non aveva molta scelta visto doveva imparare a guidarlo.
-D’accordo… cerchiamo di mandare giù la pillola.-
Stavolta furono sufficienti solo due tentativi per riuscire ad evocarlo, e proprio come prima in seguito ad un fulmine il Pokémon apparve sotto di lei, pronto a proseguire.
-“Allora, quale creatura hai catturato?”- chiese subito il Pokémon cominciando a muoversi verso casa di Otello, solo con più calma rispetto a prima, e subito la Ranger divenne rossa.
-Lasciamo stare…-
-“Oh, capisco. E’ stata una bella delusione eh?.”-
Perché aveva un tono tanto canzonatorio? La umiliava ancor di più in quel modo, per fortuna nessuno poteva sentirlo!
-“Non devi preoccuparti così, hai aiutato quell’uomo, non importa se hai catturato un Wallord o un Luvdisc.”-
-Mmmmmh…-
Avrebbe voluto chiedergli di smetterla di parlarne, ma avrebbe insospettito Pichu, che già la guardava curioso.
-“Ahaha, il tuo ego è grande quanto quest’isola, e fragile quanto un castello di sabbia, ma con il tempo crescerai.”-
Cos’era adesso quella paternale? Se avesse saputo sarebbe stato così parlare con un Pokémon leggendario ne avrebbe fatto anche a meno, ma anche per questi pensieri Raikou sembrò esserne divertito.
Almeno una volta arrivati davanti a casa di Otello la ragazza poté rifarsi di fronte all’espressione meravigliata di Ralf, e dall’incredulità di Nando che la intravide dalla finestra.
-Ma quello è Raikou! Alessandra, stai cavalcando Raikou!- urlò il bambino correndo verso la ragazza, che rizzò la schiena sorridendo nuovamente allegra.
-Alessandra!- Nando arrivò poco dopo, con gli occhi praticamente fuori dalle orbite. -E’ Raikou! Sei sopra a Raikou!-
Nessun ulteriore commento da parte di lei fu necessario, che continuò a sorridere per tutto il tempo.
-Come è possibile?!- chiese il ragazzo guardandola.
-Ho guadagnato il suo rispetto in una cattura.- rispose semplicemente la Ranger ma questo bastò ai due.
-Accidenti! Sei la persona più incredibile dl mondo!- disse Nando mettendosi le mani tra i capelli, incapace di dire altro, senza nemmeno accennare a qualche colpo di sfortuna sarebbe potuto capitare di lì a poco.
-“Questo ragazzo ti rende orgogliosa.”-
Al commento di Raikou Alessandra scosse improvvisamente il capo, diventando leggermente rossa.
-O-Otello è ancora via?- chiese poi cercando di cambiare discorso.
-Sì, forse i danni erano più seri del previsto.-
-Capisco, terminerò il mio giro di ronda poi andrò a controllare.-
-Va bene, a presto allora!- disse Nando salutandola, mentre la ragazza ripartì stavolta verso il villaggio Cocona.
La reazione non fu minore rispetto alla loro, l’intero villaggio uscì dalle case alle urla incredule dei bambini, unendosi a loro di fronte all’incredibile apparizione di Raikou. La gioia sui loro volti era indescrivibile, sbalorditi le leggende fossero vere.
Perfino Ascanio era tra loro, e si avvicinò con mani tremanti verso al Pokémon, mantenendosi tuttavia ad un metro di distanza. -Raikou… l’hai catturato.-
A quel commento la ragazza sentì una punta di fastidio nel suo orgoglio, ma capì presto non si trattava del suo, bensì quello di Raikou.
A quanto pare anche lui aveva il suo ego da difendere.
-Veramente no, ho guadagnato il suo rispetto ma non l’ho catturato.-
-Woow! Mi fai fare un giro?-
-Anche io anche io!-
-Bambini non è una giostra! E’ il Pokémon leggendario Raikou!-
-Fonda la valle, chi la salterà? Si faccia avanti chi provar vorrà. Tetra la valle, che paura fa! Nessuno mai saltarla potrà. Ma cosa dici, senti un po’ qua! Se viene Raikou, con un salto è là. L’Eroe in groppa, con un salto è là!-
Alcuni avevano perfino cominciato a cantare la canzone della leggenda, ma nessuno mancò comunque di rispetto al Pokémon, osservandolo da un’adeguata distanza.
-Vedo comunque hai subito alcuni danni durante la lotta. Se cerchi il Dott. Edo, è partito per il prossimo villaggio. Lavora molto più dei giovani!-
-Oh bene, ma in verità sto facendo un giro di pattuglia, qualcuno forse ha bisogno del mio aiuto?- chiese la Ranger guardandosi attorno, e l’anziana signora che l’altro giorno aveva aiutato con il problema della roccia mobile durante il pic-nic con suo marito si avvicinò.
-Oh, Alessandra… arrivi proprio al momento giusto. Nostro figlio lavora alla Base radio sul Monte Latra. Visto che è sempre con la testa per aria, si è dimenticato di portare con sé il pranzo al sacco. Vorrei portarglielo io di persona, ma per una persona anziana come me non è facile scalare il Monte Latra. Non so se è troppo scortese chiederti questo favore… ma consegneresti questo pranzo al sacco al mio figliolo smemorato?-
-Certo signora, me lo dia pure.- disse intenerita la ragazza, ricevendo un piccolo cestino di vimini.
-Sei davvero gentile ad accettare persino un incarico come questo…-
-Non si preoccupi, aiutare le persone è il mio lavoro. Andremo subito.-
Così dicendo la ragazza partì assieme a Raikou e Pichu per la Base radio, costeggiando la spiaggia fino ad arrivare alla prima rampa di scale, e visto ormai Alessandra si stava abituando a guidare il Pokémon volle tentare anche di sperimentare i suoi salti.
Con un solo balzo Raikou fu in grado di saltare l’intera rampa, procedendo a passo spedito nella boscaglia davanti a sé.
-Wow! Niente male!-
-Pichu!-
-“E questo non è nemmeno il mio massimo. Superare quel ponte è stato altrettanto facile.”- disse il Pokémon con una nota di orgoglio.
Ormai avevano superato anche la casa di Raimondo ma prima di raggiungere il ponte che li avrebbe portato alla successiva biforcazione Alessandra volle fare un’altra prova, saltando direttamente il fiume invece che usare il ponte.
Anche questa volta Raikou riuscì facilmente a raggiungere l’altra sponda, e incredula di fronte a tutte le possibilità avevano di fronte la ragazza fu certa nessuno sarebbe mai riuscito a fermarli.
Per il resto del tragitto durante la salita della montagna la ragazza continuò ad allenarsi nel comunicare la propria volontà a Raikou, e rispetto all’inizio nonostante fosse passata poco più di un’ora poté dirsi pienamente soddisfatta, nonostante fosse ancora un po’ rigida e talvolta non fosse certa di venir capita subito.
Arrivati fino alla cima la ragazza si mise poi a cercare il figlio della signora, notando assieme ad Otto solo un giovane ragazzo dai capelli e gli occhi scuri.
-Ciao, tu sei per caso il figlio dell’anziana coppia del villaggio Cocona? Quella che l’altro giorno ha fatto un pic-nic.-
-Mh? Sì perché?... ah! Il pranzo al sacco!- esclamò il ragazzo non appena notò il cestino. -Per caso… Alessandra, sei qui per consegnarmelo?-
-Esatto, l’avevi dimenticato.-
-Ma pensa tu che esagerata la mamma… chiedere a te di fare una cosa simile… anche se dovessi saltare un pasto, non sarebbe certo la fine del mondo!-
Groooowl…
-Il tuo stomaco non sembra esser tanto d’accordo.- lo canzonò lei. -E credimi non è stato affatto un problem.-
-Ah ah ah! Lo stomaco ha iniziato a brontolare… in realtà per me saltare un pasto sarebbe impensabile. Grazie mamma… e grazie anche a te, Alessandra!-
-E’ stato un piacere. Saltare un pasto può essere un problema, rischi di lavorare peggio del dovuto.-
-Ti prometto starò più attento. Comunque mi è venuta fame. Mangiamo il pranzo al sacco che mi ha preparato la mamma… vediamo… cosa avrà cucinato oggi?-
-Pidgey!-
Prima che il ragazzo potesse aprire il cestino un piccolo Pidgey gli volò addosso, strappandoglielo di mano.
-Uaah! C… che è successo?!- chiese frastornato il ragazzo, sbiancando quando si rese conto dell’assenza del pranzo. -AAAAAAAH!-
-Pidgey! Pidgey!-
Il Pokémon non era andato molto lontano, e vendendo il ladruncolo il ragazzo divenne rosso dalla rabbia.
-Quello è il mio pranzo! Restituiscimelo!-
Purtroppo il Pokémon non lo ascoltò minimamente, volando verso la Base radio lasciandolo a bocca asciutta.
-Alessandra! Oh, no… il pranzo che mi avevi gentilmente consegnato… mi sono distratto un attimo e Pidgey me lo ha portato via! Alessandra, solo tu sei in grado di recuperare il mio pranzo al sacco!-
-Lascia fare a me, tornerò con il tuo pranzo ancora caldo.-
Così dicendo la ragazza saltò giù dalla schiena di Raikou, procedendo verso la scalinata per raggiungere il Pokémon.
Lavorava come Ranger da molti anni, quindi era abituata a risvolti simili nelle missioni, ma infondo aggiungevano quel brio in più che rendeva il loro lavoro tanto entusiasmante.
Al primo piano del Pidgey non c’era traccia, e così anche al secondo ed al terzo, mentre al quarto piano, dove il vento soffiava ancora con forza, infondo al primo ponte elettrificato trovarono il ladruncolo che stava riposando le ali.
-Pidgey! Pidgey pidgey!-
Notando Pichu e la Ranger il Pokémon allarmato chiamò altri due suoi amici, e tutti insieme l’attaccarono dando il via alla cattura, comunque nonostante il loro numero alla Ranger bastò aspettare il momento perfetto in cui furono tutti vicini, per catturarli con solo due mosse.
Fortunatamente nessuno di loro riuscì ad arraffare il cestino per portarselo via, e la ragazza poté recuperarlo e riportarlo al legittimo proprietario senza altri problemi.
-Eccoci qua con il tuo pranzo!- esclamò soddisfatta la ragazza, con Pichu che saltellava vicino.
-Pichu pichu!-
-Sei già di ritorno! A pensarci bene… mi scuso profondamente per averti affidato un incarico come il recupero del mio pranzo. Lo mangio subito prima che si verifichino altri problemi! Grazie, Alessandra!-
Come aveva già detto più volte non era stato affatto un disturbo, e con questi incarichi aveva guadagnato nuovi punti da usare per potenziare lo Styler.
Subito andò nel menu aprendo la personalizzazione, decidendo di usare gli ottantotto punti accumulati; trenta li usò nell’energia, ed altri trenta ancora nella potenza, i rimanenti ventotto punti sarebbero stati usati un’altra volta.
-Bene, abbiamo finito il giro di ricognizione, direi possiamo provare a superare il ponte.-
-Pichu!-
Invocando nuovamente Raikou si prepararono a raggiungere il ponte, scendendo dalla montagna procedendo alla destra del bivio sotto d’essa, qui però quando il Pokémon emise un ruggito dalle fronde degli alberi vicini comparve un piccolo Pokémon con un guscio marrone e due piccole foglioline sulla testa. Curiosa di che tipo di Pokémon si trattasse la Ranger fece subito avvicinare Raikou per catturarlo, e poté così sperimentare una cattura in quelle condizioni.
In verità poco cambiò, visto era lei a dover guidare Raikou nei movimenti, ed il piccolino era talmente tanto agitato non provò nemmeno ad attaccarla, in compenso però lo Styler passò al livello tredici, con due punti in più di energia e potenza, arrivando a 49/49.
Il nome del Pokémon era Turtwig “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Azione 1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





-Ok, perciò che io sia sulla tua schiena o meno nulla cambia.-
-“Proprio così. Io non subirò nemmeno danni rispetto a te.”- spiegò Raikou mentre raggiunsero la casa dove lei e Raimondo avevano fermato i Bricconieri.
Non molto distante, verso il bordo del terreno, era presente una rampa di scale che conduceva ad uno spiazzo dove un signore stava tranquillamente pescando, accanto a lui però c’erano due Pokémon, il primo un Ivysaur mentre il secondo simile ad un grosso pellicano dal becco giallo, ed anche in questo caso si avvicinò per catturarlo, riuscendoci senza problemi mantenendo la Linea di cattura.
Il suo nome era Pelipper, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 2”, ”Si circonda di numerose trombe d’aria.”, visto però aveva già troppi Pokémon con sé fu costretta a liberare Cherubi, Turtwig, Ralts e Bidoof.





-Perfetto! Un altro Pokémon aggiornato nel Navigatore. Spero di poterne conoscere quanti più possibile.- disse la ragazza in un sorriso, accarezzando la schiena di Raikou.
Ora non c’era assolutamente più nulla a fermarli dal proseguire, e percorrendo il breve tratto del ponte ancora integro la ragazza notò Otello impegnato a controllare i danni.
L’uomo sobbalzò non appena li vide. -Oooh! L’Eroe di Oblivia!!! L’Eroe che tanto tanto tempo fa ha salvato la nostra regione! L’Eroe di Oblivia è tornato?-
-Oppure ne è arrivato uno nuovo.- rispose la ragazza con un sorrisetto orgoglioso.
-Alessandra?! Per un attimo ho pensato di essere sprofondato nel mondo fantastico delle leggende di Oblivia! Non ci sto capendo più nulla! Non ci sto capendo nulla, ma un’idea forse ce l’ho!- esclamò l’uomo asciugandosi la fronte.
Come molti a Regiobaleno anche Otello conosceva la leggenda di Raikou, e per questo fece qualche passo indietro in modo da dare al Pokémon lo spazio per muoversi liberamente.
Osservando Mironda dall’altra parte del ponte Alessandra si aggrappò a Raikou, tenendo stretto a sé Pichu per evitare cadesse.
-Andiamo!-

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Nell’esatto momento in cui Raikou raggiunse il bordo del ponte distrutto e spiccò il primo salto ad Alessandra sembrò di volare.
La forza dello slancio fu tale da spingerla momentaneamente verso il basso, poi fu come se fosse diventata parte dell’aria stessa e il suo corpo si fece leggero; la cosa più semplice con cui paragonare quella sensazione sarebbero state le montagne russe.
Era già stata in sella ad un Pokémon, con i vari Staraptor di allenamento all’Accademia Ranger ed i Pokémon di tipo volante che l’avevano aiutata a muoversi per la regione, però con Raikou era totalmente differente.
Lei stava saltando, loro, divenuti un unico corpo ed un’unica mente. La forza del Pokémon la sentiva nelle sue gambe, e lui percepiva il divertimento della ragazza mentre saltarono un’altra parte distrutta. Alla terza lei sollevò entrambe le braccia in aria, urlando entusiasta, arrivando finalmente all’ingresso di Mironda.
-“Vedo ti sei divertita.”- disse Raikou con un velo di allegria nella voce, contenuto solo per via del suo status di Pokémon leggendario.
-E’ stato incredibile! Salterei ogni istante se fossi in grado di far quello fai tu!- rispose la ragazza colpita accarezzando il suo ego.
-“Avrai altre occasioni per farlo, ma ora devo andare. Divisi le nostre ricerche di quegli uomini malvagi saranno più semplici.
-Hai ragione, se c’è qualche Bricconiere nei paraggi non darò nell’occhio più di tanto così.- acconsentì lei scendendo dalla sua schiena. -Grazie, Raikou!-
Con un ruggito il Pokémon si allontanò nella selva, ed in quel momento la Ranger notò un’anziana signora dai capelli castani, vestita con un abito rosa, che la guardava ad occhi spalancati.
-Oh! Non ci posso credere! Sembri proprio l’Eroe di Oblivia redivivo! Quello del racconto! Com’è che faceva? C’era una volta in un’isola della regione di Oblivia, un Eroe.-
-Come scusi?- conosceva la filastrocca di Cocona, ma non le sembrava iniziasse così, la donna però senza fermarsi per spiegarle continuò imperterrita.
-L’Eroe di Oblivia, che aveva il pieno controllo dei misteriosi emblemi, invocò l’aiuto dei Pokémon leggendari e fece ritornare la pace nella regione di Oblivia. E vissero tutti felici e contenti… sì, faceva più o meno così. Non l’hai mai sentita? E’ una storia che conoscono tutti qui.-
-Devo aver sentito altre versioni.- si giustificò la ragazza.
-Beh, quell’Eroe cavalcava Etnei proprio come te adesso…-
-Etnei?-
In base alle città Raikou aveva altri nomi? Però Lucia le aveva detto qualcosa a proposito di altri emblemi, quindi forse era un altro Pokémon leggendario. Se fosse riuscita a battere in una cattura anche lui sicuramente avrebbe guadagnato il suo rispetto!
-Eh? Aspetta, che strano… quello non è Etnei, ma Raikou! Ah, ora che ci penso… qui a Mironda i protagonisti del racconto sono l’Eroe e Etnei, ma ho sentito dire che ogni isola ha un Pokémon diverso nella storia.
-Grazie in ogni caso per il racconto signora, ora devo andare. Buona giornata.-
Proseguendo lungo il sentiero davanti a sé Alessandra raggiunse una piccola cittadina composta da delle basse case in legno sorrette da dei sistemi di palizzate che fuoriuscendo dall’acqua si arrampicavano lungo la parete rocciosa fornendo uno stabile sostegno.
Una piccola pala eolica in legno si muoveva spinta dal vento, che soffiava leggero portando la brezza del mare, prima che potesse continuare tuttavia sentì una voce chiamarla.
-Alessandra!-
Davanti a lei un uomo dai corti capelli castani ed i vispi e vivaci occhi marroni correva verso di lei, ad un’andatura lenta ma costante, era vestito con una camicia bianca, dei pantaloni verdi ed una camicia dello stesso colore, che per via dell’ampiezza della pancia non riusciva a stare chiusa.
-Willy!-
Si trattava di un suo collega alla Federazione Ranger, non un vero e proprio Ranger, più un tuttofare sempre pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno, e che regalava sinceri sorrisi per migliorare le giornate.
-Eccoti finalmente! Sono io! Willy, il portavoce della Federazione Ranger! E se non ti ricordi di me, ti prego, fai almeno finta!-
-Ahaha ma sì che mi ricordo di te Willy.- rispose la ragazza felice di vedere una faccia conosciuta. -Ti presento il mio Pokémon Compagno, Pichu ukulele.-
-Pichu pichu!-
-Oh, un Pokémon Compagno? Pensavo non ne avessi ancora scelto uno, complimenti e felicitazioni!- disse l’uomo abbassandosi per stringere la zampetta di Pichu.
-Cosa ci fai qui comunque?- chiese la ragazza lasciandolo fare, piaceva a tutti i Pokémon con una facilità disarmante.
-Sono arrivato qui giusto ora con la Nave Federativa. Qui le case sono costruite in pendenza sulla scogliera. Perciò questo villaggio è chiamato Diagonalia. Interessante, vero? La nave Federativa è attraccata al molo qui sotto.-
-Direi di sì, ma perché sei qui?- continuò lei aspettando capisse non voleva al momento aneddoti sul villaggio.
-Eh? Perché io, il portavoce della Federazione Ranger, mi sono imbarcato per venire in un posto lontano come questo? Beh, in realtà…- prima di continuare il viso di Willy si fece rosso come un pomodoro. -Quando ci siamo incontrati l’altra volta nella sala riunioni della Federazione, mi è sfuggito di bocca che non ho molto lavoro da fare e per questo il Prof. Frenesio mi ha affidato un campito. Mi ha chisto di portare la Nave Federativa fino a Oblivia. Anche se non ho ben capito perché.-
Un’idea in realtà lei l’aveva, ma preferì non dirla ad alta voce.
-Ah, giusto! Ho un messaggio per te da parte del Prof. Frenesio. Mi ha detto di dirti che…-
 
 
 
 
 
 
 
 
Qualche giorno prima…
 
All’interno della sala riunioni della Federazione Ranger Willy ascoltava a schiena dritta il professor Frenesio, mentre l’uomo lo introduceva quanto più brevemente gli fosse possibile l’incarico da affidargli.
-Il Top Ranger Primo è venuto in possesso di un’informazione. Sembra che degli strani tizi siano stati avvistati mentre si aggiravano nelle biblioteche della regione. Pare che siano interessati a saperne di più sulle leggende di Oblivia. Ho la netta sensazioni che si tratti dei Bricconieri di Pokémon.- cominciò l’uomo mostrando nello schermo sul terreno una lista di tutti i libri presi.
Willy cercò di leggere quanti più nomi possibili, ma questi svanirono rapidamente prima che potesse anche solo prendere appunti.
-Il libro sulle leggende di Oblivia che stanno cercando non si trova però in alcuna biblioteca, ma nella regione di Oblivia, a Mironda. I Bricconieri non dovrebbero avere quest’informazione, ma non sappiamo ancora per quanto la situazione rimarrà tale. Quindi è meglio se ci sbrighiamo a recuperare il libro. Il titolo di quel libro è… ehi, Willy… annotatelo bene, ok?- disse l’uomo lanciandogli un’occhiata diffidente.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel presente…
 
-Amun! Sì, proprio così. L’autore si chiama Amun, e il titolo è Leggende della regione di Oblivia. L’ho annotato per ben cento volte finché non l’ho imparato a memoria!- esclamò Willy fiero di sé. -E’ il risultato di uno studio che ha portato avanti per tutta la vita ed è anche l’unica copia esistente al mondo! Amun è ormai deceduto molto tempo fa, ma qui a Mironda c’è ancora la sua casa. Il libro dev’essere di sicuro da qualche parte lì dentro! Ah, stavo quasi per dimenticare! Vorrei contattare il Prof. Frenesio per dirgli che sono arrivato a Oblivia sano e salvo, ma il trasmettitore della Nave Federativa s’è rotto. Sai com’è, la nave ha oscillato e c’è caduto sopra del succo di frutta. Potresti contattarlo tu con il tuo Styler?-
-Mi spiace Willy, ma ci sono stati dei problemi.- tentò di dire la ragazza imbarazzata, ma venne preceduta dallo Styler.
-“Impossibile contattare altre regioni finché la Base radio non sarà riparata.”-
A quella notizia Willy la guardò sbigottito. -COSA?! DAVVERO?! Hanno versato del succo anche sulla Base radio?! Quindi non hai potuto effettuare i tuoi rapporti periodici? Il Prof. Frenesio dev’essere molto preoccupato. Speriamo che interpreti il tuo silenzio come nessuna nuova, buona nuova.-
-Lo spero anche io… ma non è sato del succo, sono stati i Bricconieri.- sospirò la ragazza annuendo.
-Oh… va bene, ho capito. Non possiamo aspettarci alcun aiuto dalla Federazione, ma siamo in tre, possiamo comunque unire le nostre forze… a proposito… e Martino dov’è? Al bagno?-
Ormai aveva ripetuto quella storia abbastanza volte da farla sentire un disco rotto, ma non poteva certo tenerlo all’oscuro di quello era successo.
-Martino è stato catturato dai Bricconieri.- disse limitandosi a questa semplice frase, non scendendo nei dettagli, ed invece che sommergerla di domande Willy la guardò fiducioso.
-Sono sicuro che sta bene! E’ un Ranger molto forte, se la starà cavando senz’altro bene. E anche se è stato catturato, di sicuro starà raccogliendo un sacco di informazioni utili! In fondo è un Pokémon Ranger!-
Ed ecco il perché Willy era così importante per la Federazione, era riuscito a strapparle un sorriso anche in quell’argomento buio.
-Ad ogni modo, per il momento facciamo un giro per Diagonalia. E se siamo fortunati, mentre cerchiamo il maniero di Amun, magari riusciamo a scoprire anche qualche indizio su dove sia Martino.-
-Va bene, andiamo.-
-Pichu!-
Non c’erano molte case nei dintorni, ma per evitare di tralasciare alcuni punti la ragazza preferì dirigersi subito verso il molo, in modo poi da risalirlo e chiedere di volta in volta informazioni alle persone in una maniera più ordinata, mentre scendevano la rampa in legno però sentirono alcuni scoppi in cima.
-Eh? Che sta succedendo laggiù?- chiese Willy confuso, riuscendo a scorgere delle persone che si raggruppavano. Cosa ci farà lì tutta quella gente? Andiamo a dare un’occhiata?- senza nemmeno aspettare una risposta Willy corse verso la folla, e così anche Alessandra e Pichu.
Lì notarono che tutti stavano guardando un signore anziano vestito in un completo viola con tanto di cappello a cilindro, i suoi capelli rossi, come i baffetti, erano leggermente opachi e si intravedevano dei ciuffi bianchi, sembrava comunque essere molto conosciuto.
-Trucco e trucchetto, buongiorno! Benvenuti tutti al mio spettacolo di magia! Siete pronti ad entrare in un mondo di fantastico mistero?!-
-Sììì! Vai, facci vedere!- urlarono in coro i bambini in prima fila.
-Alessandra! Uno spettacolo di magia! Vediamo di che si tratta. Potremmo ricavarne qualche informazione importante.- disse Willy curioso e divertito.
-Willy, non credo…-
-Oh, ma guarda un po’! Dei nuovi spettatori!- esclamò il mago prima la Ranger potesse allontanarsi. -Che onore! Anzi, se permettete, vorrei che uno di voi mi facesse da assistente. Dunque… quel Pichu così carino con un ukulele in spalla! Prego, vieni qui.-
Anche Pichu ukulele sembrava interessato, e raggiunse subito l’uomo. -Pichu!-
-Che fortuna, Pichu! Uffaaa, volevo fare io l’assistente!- sospirò dispiaciuto Willy, godendosi semplicemente lo spettacolo.
-Bene dunque. Cominciamo! Uno! Due! E al tre… da-daaan!-
Il mago sollevò il proprio cappello rivelando dei fiori all’interno, che scomparvero subito quando se lo rimisero in testa, poi fece comparire delle carte tra le mani che si trasformarono in un elegante bastone con una sfera rossa in cima, poco dopo Pichu cominciò a fluttuare e svanì nel nulla.
-Pichu è sparito!- esclamò Willy strabiliato, ed a giudicare dalla reazione dei bambini non era il solo.
-Wow! Come hai fatto?! E dov’è finito Pichu?-
Prima che l’uomo potesse rispondere qualcun altro arrivò a rubargli la scena. -Quindi tutta questa gente è qui per lo spettacolo di magia di Magoss.- si trattava del dottor Edo, accompagnato dal piccolo Pichu, completamente illeso. -Oggi sembra proprio che ci siano molti più spettatori del solito.-
-Wow! E’ favoloso! Pichu è riapparso laggiù!-
Tutti i bambini si spostarono subito a raggiungere Pichu, che ricevette felice le loro carezze.
-Ehi, Edo! Trucco e trucchetto, buongiorno!- disse il mago sorridendo. -Oggi sono qui con noi anche dei Pokémon Ranger.-
-Oh, ma guarda chi si rivede! Salve, Ranger! Qualche ferita da farmi vedere?-
-No dottor Edo, la ringrazio.- rispose Alessandra gentilmente.
-Eh?! Ma?! Alessandra, conosci questo signore?-
-Sì, l’ho incontrato nell’isola precedente. E’ una persona molto gentile che aiuta chiunque stia male.-
-Oh, mi scusi, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Edo e sono un dottore. Giro per le isole di Oblivia visitando chi ne ha bisogno.-
-Oh, la prego, sono io a dovermi scusare. Mi presento. Sono l’Ufficio federale per le pubbliche relazioni, Willy… sì, nel senso… sono dell’ufficio, non l’ufficio stesso…- disse l’uomo imbarazzato, ma Edo non badò alla sua gaffe.
-Un funzionario della Federazione? Cosa la porta qui a Oblivia?-
Guardandosi era chiaro nessuno dei due pensava fosse una cattiva idea dirglielo, infondo se viaggiava per le isole poteva conoscere molte più cose di altri.
-Siamo cercando la casa di Amun, uno studioso delle leggende di Oblivia, per trovare il suo libro sulle leggende della regione. E’ un tomo unico al mondo e ci potrebbe essere d’aiuto per il nostro lavoro.- spiegò quindi Alessandra cercando di essere chiara.
-Un certo studioso delle leggende della regione di Oblivia di nome Amun… ? Almeno per quanto riguarda i miei pazienti, non c’è mai stato nessuno che si chiamasse a quel modo. Mi spiace di non poter essere di alcun aiuto.- disse dispiaciuto il dottore. -Gli anziani che vivono qui a DIagonalia da sempre potrebbero averlo conosciuto… ma io giro per le isole di Oblivia solo da qualche anno. Il signor Amun deve essere scomparso prima che arrivassi io purtroppo…-
-Non si preoccupi, sono sicura lo troveremo.- rispose la Ranger fiduciosa.
-Vogliate scusarmi, ma un paziente anziano mi sta aspettando. Non che io sia più giovane… ah ah ah. Arrivederci dunque.-
Con un ultimo sorriso il dottore si allontanò, ed a quanto pare anche il mago Magoss aveva finito con le sue magie. -E per oggi è tutto! Grazie per aver assistito al mio spettacolo di magia! Arrivederci alla prossima magia!-
-Alla prossima, signor Magoss!- risposero i bambini salutandolo, tornando ciascuno a casa con le proprie famiglie.
-Bene, ora possiamo proseguire, Willy?- chiese Alessandra scherzosamente.
-Ma certo, proviamo a scendere nella parte basse del villaggio. Potremmo incontrare qualche anziano che conosceva Amun.-
Prendendo in braccio Pichu Alessandra annuì dirigendosi nuovamente verso la parte bassa della città, prima di poter chiedere informazioni a qualcuno però Willy la fermò all’ultimo secondo. -Ehi, aspetta un attimo! Senti, visto che siamo qui, ti va di venire a vedere l’imbarcazione con cui sono venuto qui? Parlo della Nave Federativa!-
-Ma dobbiamo ancora chiedere di Amon…-
-Dai, vieni, è da questa parte!-
Willy nemmeno l’ascoltò, e prendendole la mano la trascinò fino al ponte dove era ormeggiata una gigantesca nave in legno dalla prua rossa e le vele piegate. Effettivamente era veramente splendida, e sul fianco si poteva notare il simbolo della Federazione in tutto il suo splendore.
-Allora, cosa ne pensi? E’ così grande che per visitarla tutta ci vorrebbe una vita! Pensa che l’ho pilotata tutto solo fino alla regione di Oblivia!-
-Sul serio?- chiese la ragazza sollevando un sopracciglio sorpresa, eppure non sembrava star mentendo.
-Sembra impossibile, eh? Mi sa che ho solo avuto fortuna, ahahah!-
-Ma no, se ci sei riuscito tutto da solo te la sei proprio cavata.- lo rassicurò lei sorridendogli.
-Bene, la visita alla Nave Federativa è finita. Forza, andiamo a cercare qualche vecchietto che conosca Amun!- esclamò poi Willy, nella speranza stavolta ci riuscissero veramente.
Partendo dalla nave si spostarono verso l’edificio alla loro destra, chiuso al fianco dalla montagna che si alzava, dove un anziano signore stava ammirando il mare.
-Buon pomeriggio, scusi per il disturbo ma stavamo cercando delle informazioni su Amun, saprebbe dirci qualcosa?- chiese subito la Ranger cordialmente.
-Amun? Mmmh… non è un nome completamente nuovo… ma non saprei proprio.-
-Era uno studioso, stiamo cercando un suo libro.-
-Se cercate un posto pieno di libri però, andate all’Antico maniero. Si trova a nord del villaggio. Se non sbaglio, ci viveva un uomo davvero strambo, un tizio solitario che non diceva mai il suo nome… ma non saprei proprio. Però fate attenzione, in quel maniero… ci sono i fantasmi!!!-
-Aaargh!!! I fantasmiii!- urlò Willy spaventato, cercando di ricomporsi quando Alessandra lo guardò. -Eh eh eh. Scherzavo!-
-Certo Willy.-
-Ha detto che ci sono un sacco di libri. Ho una paura da morire, ma che ne dici? Proviamo ad andare all’Antico maniero?-
-Direi potrebbe essere la pista giusta.- annuì l’altra.
-Se andate al maniero, fate molta attenzione! C’è un grande buco sul pavimento, mio nipote una volta c’è caduto dentro.- aggiunse gentilmente l’uomo.
-I buchi sul pavimento non saranno di certo un problema. Ma i fantasmi… non ci sono vero? Quello di prima era uno scherzo, vero?- chiese timoroso Willy.
-Uno scherzo? Forse sì o… forse no!- ridacchiò l’uomo strizzando l’occhio. -Beh, se ci andate lo scoprirete da voi.-
-Grazie di tutto, direi andremo subito a controllare.- disse infine Alessandra allontanandosi, risalendo la rampa di legno fino a tornare in cima, una giovane ragazza dai capelli rossi però la fermò a metà strada.
-Ehi Ranger! Oltre quella grotta c’è una rupe molto ripida. A causa delle numerose frane, al momento l’ingresso è vietato. Volevo solo avvisarti in caso tornassi da queste parti e non ci fosse nessuno ad avvertirti.-
-Oh, grazie mille. Per il momento eviteremo quella strada.- ringraziò la ragazza, arrivando fino all’uscita dalla cittadina. -Allora Willy, sei pronto per i fantasmi?-
-Ma va, sicuramente se l’è inventato. Un gioco per spaventare i bambini.-
-Pichu pichu.-
Procedendo lungo il sentiero davanti a loro i tre arrivarono nei pressi di un bivio, con una strada che procedeva dritto ed una verso nord.
Stando ad un cartello alle loro spalle c’era Diagonalia e dritto le rovine d’alba, non sembrava esserci però alcuna indicazione del maniero. Notando un uomo fermo vicino al cartello Alessandra si avvicinò sperando potesse aiutarli.
-Scusi, stiamo cercando un vecchio maniero, sa se è da queste parti?-
-Non ne so nulla ragazzina, scusa ma sono impegnato. Passeggiare per la Via di Mironda è il mio lavoro.- rispose fieramente il signore, ma infastidita l’avesse chiamata ragazzina Alessandra non poté trattenersi dal lanciargli una frecciatina.
-Non penso sia un vero lavoro.- borbottò infastidita.
Come dici? Non esiste un lavoro del genere?-
-Lasciamo stare… buona giornata.- disse spazientita la ragazza, decidendo di proseguire verso nord.
Il sentiero sterrato tagliava l’ampia foresta che li circondava, dove dei Pokémon si muovevano sereni nonostante la loro presenza. Uno di questi, dalla pelle verde con una lunga coda, e che stava correndo su due zampe, attirò l’attenzione della ragazza che si avvicinò subito per catturarlo.
Il Pokémon tentò di attaccarla lanciandole contro una manciata di foglie affilate, ma lei fu abbastanza rapida da schivarle e riuscì a disegnargli abbastanza cerchi attorno per catturarlo.
Il suo nome era Treecko, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





Lungo la via ne incontrarono anche un altro paio, e presto videro il sentiero interrompersi davanti ad un imponente cancello di bronzo, unico passaggio per superare un alto muro in pietra, che al momento però era chiuso con un gigantesco lucchetto.
-In questi casi, non c’è che una soluzione. Eliminazione manuale dell’ostacolo! Altrimenti detta: abbattimento!- urlò Willy facendola allontanare, spostandosi di qualche passo indietro per prendere la rincorsa. -Ostacolo… eliminato!- con un urlo si lanciò contro il cancello, cadendoci rovinosamente sopra senza spostarlo di un centimetro. -Ah ah ah, che fallimento! Ma soprattutto, che maleeee! Eppure a un mio amico Ranger riesce sempre così bene…-
-Willy, tu hai altre qualità, non dovresti correre certi rischi!- lo rimproverò subito la ragazza.
-Bene, di qui non si può entrare. Che facciamo adesso?- chiese l’altro senza scoraggiarsi.
-Bella domanda… non penso di essere in grado di arrampicarmi. Non ci sono appigli, e la roccia è troppo fragile.- sospirò lei guardandosi attorno, Pichu nel frattempo sembrava aver notato qualcosa alle loro spalle, e si avvicinò chiamandoli.
-Pichu!-
-Che c’è Pichu? Ti è venuta fame?- chiese Willy guardandolo. -A dire il vero anch’io è da prima che ho un languorino…-
-Pichu pichu!-
-Eh? Non centra nulla la fame?-
-Penso abbia trovato un passaggio.- intervenne Alessandra prima Pichu diventasse rosso dalla rabbia.
-Dici che se giriamo di là forse possiamo entrare dal lato? Sai che anch’io stavo pensando esattamente la stessa cosa? Chi ha tempo non aspetti tempo! Proviamo subito!- esclamò l’uomo soddisfatto, superando i due attraverso il fogliame.
Scuotendo la testa con un piccolo sorriso Alessandra si avvicinò a Pichu, accarezzandogli la testa.
-Ottimo lavoro Pichu.- disse lodando il suo impegno, facendogli tornare un po’ il buonumore.
-Pichu!-
-Menomale che sto cominciando a capirti, altrimenti saremmo rimasti a parlare di panini e merenda per chissà quanto ahaha.-
-Pichu pichu…-
-Va bene va bene, forza seguiamolo, prima si perda da qualche parte.-

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Seguendo il sentiero nascosto tra i cespugli che costeggiava la magione i tre presero a muoversi nel fitto della foresta, dove le piante crescevano senza venir disturbate ed il sentiero era ricoperto da fango e foglie. Il tetto dell’edificio era ancora distinguibile tra le fronde, mentre le mura ormai erano completamente nascoste dagli alberi.
Raggiungendo Willy Alessandra e Pichu si guardarono attorno notando vari sentieri che si diramavano tra loro intrecciandosi in più punti; forse uno di loro avrebbe potuto condurre ad un’entrata. Pichu soddisfatto di aver avuto ragione si mise fieramente al centro della prima biforcazione, guardando i due in attesa lo elogiassero.
-Però Pichu si sta dando proprio da fare. Sembra quasi che abbia uno scopo ben preciso in testa.- disse Willy per primo, sorridendo al piccolo amico che, impavido, fece loro strada correndo lungo uno dei sentieri.
Alessandra e Willy erano pronti a seguirlo, quando da un angolo comparve un gigantesco Pokémon simile ad una mummia, avvolto in grigie bende che lasciavano scoperto solo un occhio rosso, che si parò davanti a Pichu fermando la sua corsa. All’improvviso una forza invisibile sollevò il Pokémon da terra, ed attorno a Pichu si formò un alone violaceo che lo inghiottì.
-Pichu!-
Con uno scatto la ragazza fece per raggiungerlo, ma dal nulla Pichu le comparve davanti agli occhi, sano e salvo, anche se un po’ disorientato.
Sotto lo sguardo confuso di tutti lo Styler offrì un’eloquente spiegazione. –“Dusclops ha la capacità di scacciare dal proprio territorio chiunque in qualsiasi momento. Attraversa il bosco facendo attenzione al campo visivo dei Dusclops.”-
-Dei?- chiese preoccupato Willy, e dal sentiero che procedeva a nord, oltre un tronco che bloccava la via, si poteva effettivamente vedere un altro Dusclops che pattugliava la via.
-Oh cavolo cavolo cavolo… come facciamo adesso?-
-Tranquillo Willy, possiamo aggirarli.- rispose Alessandra notando i Pokémon continuavano a muoversi. -Dobbiamo solo fare attenzione. Andrò io per pima, tu segui i miei movimenti.- disse prendendo in braccio Pichu in modo potesse muoversi più rapidamente.
Almeno per il momento non avevano altra scelta se non muoversi verso est, nella stessa strada che Pichu aveva preso prima, e per evitare il Dusclops li trovasse si nascosero in un angolo nella prima biforcazione, chiuso a sua volta da un altro tronco.
Appena la strada fu libera proseguirono fino al termine del sentiero dove non poterono fare altro che proseguire verso nord, ma in quel punto altri Dusclops si stavano muovendo ed uno di loro si spostò proprio nella loro direzione.
Scattando i tre si appiattirono contro il tronco di un albero vicino sperando di non essere visti, e miracolosamente il Pokémon passò senza notarli.
-Così non va, sono troppi per muoversi senza problemi. Devo provare a catturarne uno.- sussurrò la ragazza aspettando il momento per proseguire, e non appena la via fu libera corse nuovamente verso nord avvicinandosi ad un Dusclops che le dava le spalle.
Appena il perimetro di cattura si fu creato il Pokémon creò in alcuni punti delle nuvole viola che rimasero ferme sul posto, ma che costituivano un ostacolo decisamente irritante per la Ranger, bastò però solo aspettare un po’ prima che queste svanissero, dopodiché la ragazza poté liberamente disegnare dei cerchi attorno al Pokémon, fermandosi solo all’attacco successivo dove creò nuovamente delle nuvole oscure, che stavolta gli volteggiarono attorno per proteggerlo.
Facendo molta attenzione la Range riuscì comunque a muovere la punta dello Styler attorno a Dusclops, riuscendo così a catturarlo e ad aggiornare le sue informazioni nel navigatore, dove accanto al nome v’era scritto “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 2”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.





-Bene, ora aspettiamo un po’.- sussurrò la ragazza mettendosi nuovamente contro un tronco che bloccava la via. Sembrava fossero stati messi in ogni strada diretta che conduceva a nord, in modo la gente fosse costretta ad andare a destra e sinistra continuamente, e purtroppo potevano essere tolti solo con una Mossa Taglio 3.
-Piano! E con prudenza! Non facciamoci scovare dai Dusclops!- disse Willy a sua volta, appena in tempo prima che altri due Pokémon li raggiungessero.
Guardando bene sembrava i loro occhi emanassero un fascio di luce che permetteva loro di trovarli, ed i tre cercarono di stargli il più lontano possibile quando controllarono perfino il punto in cui si trovavano.
Fortunatamente il Pokémon si allontanò senza voltarsi nella loro direzione, ma preoccupata potesse comunque giocare qualche brutto tiro Alessandra decise comunque di catturarlo, giusto per stare più tranquilli.
Anche stavolta riuscì a non subire danni, tuttavia non c’era molto tempo per rallegrarsene, perché altri due Dusclops da due direzioni diverse si stavano muovendo proprio verso di loro, e nel tentativo di fuggire nuovamente i tre corsero verso nord, senza trovare stavolta alcun ostacolo, appiattendosi tra le foglie di un cespuglio, rimanendo immobili.
Willy era completamente pallido e si poteva sentire il suo cuore battere perfino da lì, e come Alessandra tirò un sospiro di sollievo quando il Pokémon si allontanò. Stando alla mappa a quanto pare erano vicini ad un sentiero che li avrebbe condotti ad un'altra zona, e bastò loro soltanto raggiungere l’ultimo bivio alla loro destra per trovarlo, riuscendo a passare oltre anche agli ultimi Dusclops.
Come se avesse corso una maratona Willy appoggiò le mani alle ginocchia, finalmente rilassandosi. -Mamma mia! Che crepacuore! Menomale non ci hanno visti.-
-Pichu pichu.-
-Già, siamo stati bravi.- annuì felice Alessandra, continuando a muoversi lungo quel nuovo sentiero che via via stava diventando sempre più spoglio, il fango infatti non ricopriva più il terreno ed i cespugli erano molto più bassi.
A pochi metri da dove si trovavano riuscì a distinguere un vecchio cancello ormai diroccato, caduto da chissà quanti anni, oltre il quale un piccolo stagno faceva da casa a delle ninfee ed a dei piccoli Pokémon blu che camminavano su due zampe.
Incuriosita la Ranger si avvicinò ad uno di loro, ma questo saltò subito nell’acqua spaventato impedendole di raggiungerla. -Ah è una sfida? Bene.- ridacchiò la ragazza notandole uno non molto distante da dove si trovava, e stavolta aspettando si voltasse riuscì a raggiungerlo dando il via ad una cattura.
Il Pokémon sembrava essere molto agitato e per questo non smetteva un minuto di muoversi, ma nonostante questo la ragazza riuscì comunque a disegnargli vari cerchi attorno, fermandosi solo quando provò ad attaccarla con un getto d’acqua. Le bastò comunque solamente saltare per schivarlo, e presto riuscì a catturarlo.
Il suo nome era Wooper, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 1”, “Soffia bolle contro l’avversario rendendolo lento”.





Visto si trattava dell’ottavo Pokémon in gruppo però fu costretta liberare Magnemite, Shinx, Treecko ed i due Dusclops per portarlo con sé.
-Sei sicura di volerli liberare? E se dovessimo tornare indietro?- chiese Willy preoccupato.
-Rilassati, da dentro potremmo trovare una chiave per il cancello principale. Ed in ogni caso dovevamo solo entrare, anche se ci trovassero ci riporterebbero all’inizio del sentiero.- rispose la ragazza fiduciosa.
-Giusto giusto, va bene allora.-
Allontanandosi dal piccolo stagno i tre proseguirono lungo il sentiero muovendosi verso ovest, dove questo venne presto sostituito da un freddo pavimento in pietra con dei motivi a cerchio di diverse dimensioni.
Davanti a loro si trovava il maniero ai Amun, un gigantesco edificio in legno a più piani le cui finestre opache impedivano di vedere all’interno.
A quanto pare il maniero era stato occupato da diversi Pokémon, ed alcuni di loro stavano passeggiando nel giardino osservandoli indisturbati. Uno di loro, un Pokémon piccolo e nero con una specie di maschera bianca sul volto, si teletrasportava ricomparendo in diversi punti, e per errore Alessandra gli finì addosso iniziando una cattura.
Immediatamente il Pokémon creò attorno a sé delle nuvole di fumo simili a quelle dei Dusclops, che però la ragazza riuscì facilmente ad evitare e soprattutto grazie a Pichu ukulele, che si offrì di aiutarla, anche il quel momento poté aumentare il livello di sentimenti trasmessi, catturandolo facilmente non appena le nuvole svanirono.
Il suo nome era Duskull, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 1”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.




-Prima di entrare catturerò qualche altro Pokémon, potremmo avere bisogno di aiuto.- disse la ragazza scegliendo come prossimo Pokémon uno simile ad un gigantesco gufo dalle piume marroni.
-Ma non ne hai appena liberati?- chiese Willy confuso.
-Sì, ma questi è evidente vivano qui, quindi è più probabile le loro abilità ci siano di aiuto.- rispose la ragazza raggiungendo anche il secondo Pokémon, che come si creò il perimetro di cattura tentò di colpirla con delle sfere violacee.
Lei però non ebbe alcun problema ad evitarle, ed allo stesso modo a catturarlo con un'unica linea continua; il nome del Pokémon era Noctowl, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Potere Psico 2”, “Si circonda di numerose trombe d’aria.”.




L’ultimo Pokémon rimasto che non conosceva era nei dintorni di una lastra di pietra, dal corpo verde grande quanto un Noctowl, e non appena la Ranger si avvicinò avviando la cattura cominciò a correrle attorno rapidamente, riuscendo a graffiarla al fianco con i suoi artigli affilati facendole perdere due punti di energia.
Prima potesse ferirla di nuovo Alessandra con un salto si allontanò cercando di disegnare quanti più cerchi attorno al Pokémon, riuscendo con l’aiuto di Pichu ukulele a catturarlo senza altri danni.
Grazie alla cattura lo Styler passò al livello quattordici, con due punti in più di energia e due di potenza, ed il Navigatore si aggiornò con le sue informazioni.
Il nome del Pokémon era Grovyle, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.




Certa ora avessero tutto l’aiuto che serviva Alessandra decise di approfittare di un Punto di Salvataggio vicino per non perdere tutti i dati raccolti fino ad ora, preparandosi ad entrare nell’edificio assieme a Pichu ukulele e Willy.
-E’ un maniero enorme! Forza, proviamo subito ad entrare!- esclamò Willy cercando di farsi coraggio. -Però che paura che fa…-
-Andrà tutto bene, l’importante è non dividersi.- rispose Alessandra entrando per prima.
Superato il portone i due arrivarono in un gigantesco ingresso dai muri verdi ed il pavimento in legno, con un impolverato tappeto rosa accanto all’ingresso ed una vecchia scala in legno che conduceva al piano superiore, mentre due porte ai lati permettevano di esplorare il piano; in numerosi punti il legno della casa era talmente rovinato da essersi spezzato provocando delle aperture, ed i pochi raggi di sole che penetravano dalle finestre sporche non bastavano a notarli tutti.
-C’è nessunoooo?!- urlò Willy aspettando per qualche secondo una risposta. -Meglio cosìììììììì!!!- disse poi con un sorriso, che svanì subito non appena la porta alle loro spalle si chiuse sbattendo, facendolo sobbalzare. -??? Alessandra, hai chiuso tu la porta?-
La ragazza non rispose, guardandosi attorno corrugando la fronte.
-No, vero? Immaginavo.- sospirò l’uomo avvicinandosi alla porta cercando di aprirla, scoprendo però era impossibile riuscirci. -Non si apre! Quindi possiamo solo proseguire all’interno della casa?!-
-Possiamo trovare un’altra uscita.- tentò di dire Alessandra per tranquillizzarlo, anche se con scarsi risultati.
-Co… comunque… andiamo a cercare il libro… il titolo era… “Leggende della regione di Oblivia”.-
Appena Willy terminò la frase i tre sentirono improvvisamente un suono stridulo alle loro spalle, e dal nulla comparve un Pokémon verde dagli occhi gialli, circondato da un’aura luminosa che volteggiava ad un metro da terra.
-Mu mu mu…-
Altri due Pokémon identici comparvero dal nulla, lanciandosi contro la ragazza iniziando una cattura.
Allo stesso tempo i tre Pokémon lanciarono delle nuvole di fumo contro la ragazza, che per evitarle dovette rotolare a terra fino a quando non ebbe la possibilità di alzarsi, cercando poi di concentrare le linee di cattura su un unico Pokémon per volta.
Ciascuno di loro tuttavia continuava a teletrasportarsi e ad attaccarla con quelle nuvole ad un ritmo serrato, riuscendo a colpirla mentre era concentrata a disegnare i cerchi; lo Styler perse tre punti di energia, arrivando a 51/48, e l’urto la fece cadere a terra provocandole un forte dolore alla schiena.
Ignorandolo Alessandra si rialzò il più velocemente possibile riprendendo a disegnare i cerchi attorno ai tre, riuscendo finalmente a catturarne due liberandosi così un po’ di spazio per poter catturare anche il terzo.
Stando al Navigatore il loro nome era Misdreavus, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 1”, “Sprigiona sfere cariche di energia negativa che rendono stanco l’avversario.”.





Terminata la cattura i tre Misdreavus fuggirono subito, svanendo oltre le pareti dell’ingresso.
-Uff, ma guarda un po’ tu…- sbuffò Willy quasi irritato. -Ora possiamo continuare a cercare!-
Era indubbiamente la cosa migliore da fare, visto se fossero rimasti lì avrebbero corso il rischio di venir nuovamente attaccati, ma uno strano rumore per nulla simile ad un Pokémon spaventò nuovamente Willy, che si guardò attorno pallido. -Mi è sembrato di sentire un rumore provenire da quella parte… e se fosse stato un fantasma?!- chiese indicando la porta alla loro sinistra.
-E’ più probabile sia un altro Pokémon.- rispose Alessandra notando c’era un altro Misdreavus, assieme ad un Pokémon simile ad un gatto blu dalla coda riccioluta. -Possiamo controllare, almeno ci toglieremo il pensiero.- disse poi volendo prima catturare il Pokémon, avvicinandosi iniziando la cattura.
Il Pokémon si rivelò semplice da catturare, soprattutto visto tentò di attaccarla con i suoi artigli solo quando la ragazza era troppo vicina, ma rimase fermo per la maggior parte del tempo senza causarle altre ferite.
Il suo nome era Glameow, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Taglio 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.




Senza altro a trattenerli i tre vollero spostarsi verso la porta dove Willy aveva sentito il rumore, entrando così in un lungo corridoio dal pavimento in legno scuro con un tappeto viola che lo percorreva, e la carta da parati marrone che in vari punti si era staccata dalle pareti.
Quasi ogni mobile sembrava essere stato rovinato dal tempo o dai Pokémon nei dintorni, ed uno di questi simile ad un lupo dal manto nero e grigio stava proprio in quel momento rosicchiando la gamba di una poltrona, ma notando i nuovi arrivati si fermò immediatamente saltando loro addosso.
Per evitare potesse causare danni Alessandra si mise tra lui e i suoi amici, lasciando che si creasse un perimetro di cattura. Inaspettatamente il Pokémon non tentò nemmeno di attaccarla e si limitò a correre osservando incuriosito la bolla rosa, fino a quando non venne catturato.
Il suo nome era Mightyena, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Distruzione 2”, ”Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”, siccome era già al massimo dei Pokémon però Alessandra dovette liberare Wooper, Duskull e Glameow per portarlo con sé.




Non trovando momentaneamente altri ostacoli il gruppo proseguì lungo il corridoio, ma una volta arrivati in fondo nei dintorni di un bivio Alessandra notò una figura vestita di verde oltrepassare una delle porte, e prima potesse avvicinarsi un Dusclops comparve teletrasportando un enorme mobile contro la porta, bloccando l’ingresso per poi svanire nuovamente.
-Hai visto anche tu qualcuno entrare prima che l’entrata venisse sbarrata? Vuoi vedere che è davvero un fantasma?!- disse Willy aggrappandosi al muro con le unghie, cercando di nascondersi.
-No a me sembrava una persona in carne ed ossa, il problema però è quel mobile adesso…-
Stando allo Styler erano necessari due Pokémon con Mossa Taglio 3 per spostarlo, e lei ne aveva solo al secondo livello.
-Dobbiamo esplorare la casa e trovare qualcuno che ci aiuti.-
-Non possiamo tornare in città e tornare con un esercito invece?- chiese Willy tremando.
-Pichu pichu!-
-Pichu ha ragione, la porta è bloccata.- rispose Alessandra dispiaciuta.
-Cavolo… e va bene, proseguiamo allora. Ma non allontanarti troppo!-
Per il momento non potevano far altro che proseguire verso il termine del corridoio, visto l’altra porta era bloccata e vicino c’era un Mightyena inferocito, una volta superata la porta però scoprirono il corridoio successivo era impercorribile a causa di una grossa voragine nel terreno.
-Niente panico, forse quelle due porte sono collegate.- disse Alessandra indicando due porte, una all’inizio del corridoio ed una dall’altra parte del buco, un trillo alle sue spalle però l’allarmò e voltandosi riuscì ad evitare appena in tempo l’attacco di un Pokémon, simile ad una sfera viola fluttuante con una lunga lingua rosea ed uno sguardo malevolo.
La ragazza riuscì ad evitare che il Pokémon le saltasse addosso ma non poté fare lo stesso per un secondo che comparve dal nulla, costringendola ad iniziare una cattura.
Pichu ukulele comparve immediatamente per aiutarla ed assieme riuscirono a catturarlo piuttosto facilmente, impedendo al Pokémon di attaccare.
Il suo nome era Gastly, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 1”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.





-Direi è meglio muoversi!- esclamò la ragazza correndo verso la porta prima un altro Gastly le saltasse addosso, entrando in una lunga sala da pranzo con un lungo tappeto verdognolo ed una tavola completamente imbandita che la percorreva.
Posate, bicchieri e bottiglie di vino erano abbandonate sulla tavola, e polvere e ragnatele li ricoprivano con un macabro velo che pareva quasi muoversi sotto la luce di una candela.
-E’ così inquietante che sto per farmela addosso…- sussurrò Willy avvicinandosi al tavolo. -Se fossimo in un film dell’orrore, i piatti inizierebbero a volare.- disse poi cercando di metterla sul ridere. -Com’è che si chiama quel fenomeno? Ah, sì, si chiama poltergeist.-
Un leggero fremito alle spalle dell’uomo passò a lui inosservato, ma non a Pichu ed Alessandra che confusi, ed in verità anche un po’ spaventati, osservarono un paio di piatti sollevarsi dalla tavola, ma Willy ancora non se n’era accorto.
-Per fortuna che non è vero, ma solo un effetto speciale che usano nei film. Se fosse un fenomeno reale, mi piacerebbe proprio vederlo!-
-Non penso tu lo voglia veramente…- rispose la ragazza a bassa voce, non sapendo cosa aspettarsi.
-Eh… ?- perplesso di fronte alla reazione dell’amica Willy si guardò attorno, notando finalmente i due piatti volanti, sbiancando completamente di fronte alla scena. -Quei piatti stanno volando!-
Quasi offesi dal suo commento entrambi i piatti si lanciarono contro di lui, frantumandosi contro la sedia vicino all’uomo spaventandolo.
-Questo è troppo! Chi resiste più qui dentrooo…- l’urlo di Willy probabilmente si poté sentire nell’intera magione, e fu seguito molto presto da un tonfo sordo che allarmò i due.
Stomp!!! Fiuuuuuuun! Tunf!
-Oh no Willy!-
-Pichu pichu!-
-“Rilevazione energia vitale di Willy perduta. Comunque sia, fai attenzione ai piatti.”-
-Cosa?!-
Il commento dello Styler allarmò tremendamente la ragazza, che subito si precipitò dalla porta per trovare l’amico, ma la trovò chiusa dall’esterno.
-Willy! Willy!-

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


-Willy! Willy!-
Per quanto la ragazza urlasse l’amico dall’altra parte della porta non rispondeva, c’era solo silenzio accompagnato da un leggero brusio del quale non riusciva a capire la provenienza.
L’unica soluzione era proseguire oltre l’altra porta sperando di poter trovare Willy dall’altra parte, o almeno notare qualche sua traccia.
-Dobbiamo raggiungerlo!- disse la ragazza prendendo Pichu in braccio, ma al primo passo proprio come era successo a Willy i piatti si alzarono, volando contro di lei per colpirla.
Usando il proprio corpo per proteggere Pichu Alessandra continuò a correre senza fermarsi raggiungendo quasi metà della stanza, quando dal soffitto le cadde addosso un Pokémon simile ad un grande ragno arancione dalle zampe viola, e dovette catturarlo prima di proseguire.
Per quanto fosse grande rispetto ad altri aveva trovato nella magione il Pokémon per tutto il tempo si limitò a camminare lungo il perimetro di cattura senza nemmeno badare alla ragazza, che continuava a disegnare i cerchi di cattura. Solo all’ultimo momento tentò di colpirla con un pungiglione violaceo, ma lei lo evitò senza problemi riuscendo a catturarlo.
Lo Styler avanzò al quindicesimo livello con due punti in più nell’energia e nella potenza, passando a 53/53, ed il navigatore venne aggiornato con le sue informazioni. Il suo nome era Ariados “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot. Mossa: Azione 2”, “Rende stanco l’avversario sparando una serie di aculei.”.





Senza badare ad altro Alessandra si precipitò immediatamente fuori dalla porta, arrivando dall’altro lato del pavimento distrutto precipitandosi sul bordo della voragine quando non trovò il loro amico nei paraggi.
-Willy! Mi senti?- nessuna risposta, ed a giudicare dall’altezza e dalla mancanza di appigli scendere da lì era fuori discussione. Per un attimo sentì il panico farsi strada nel petto. -Ok ok… forse non è caduto qui, forse è solo stato portato via da un Pokémon oppure è scappato in qualche altra stanza. Possiamo cercarlo e trovare delle tracce.- disse più a sé stessa che a Pichu, mentre lui la guardava preoccupato.
-Pichu…-
-Andrà tutto bene. Vedrai.-
Willy era sotto la sua responsabilità visto era l’unica tra i due a poter catturare i Pokémon, quindi non avrebbe permesso gli succedesse qualcosa… come era già successo a Martino.
-Andiamo avanti, lo troveremo.- facendosi forza la ragazza si alzò evitando di avvicinarsi troppo ad un Gastly nei dintorni, finendo però così a sbattere contro un piccolo Pokémon impaurito simile ad una volpe rossa dalle curve code.
Era talmente spaventato che subito tentò di trovare una via di fuga nel perimetro di cattura, attaccando la Ranger con una palla di fuoco quando questa si avvicinò troppo, ma evitarla fu estremamente semplice visto Alessandra dovette solo muoversi di lato, e la cattura fu assicurata.
Il suo nome era Vulpix, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Sferra lingue di fuoco.”, visto era però al massimo di Pokémon la ragazza dovette liberare Pelipper, Grovyle e Gastly.





Il corridoio davanti a loro aveva solo due porte, inclusa quella della sala da pranzo, ma come Alessandra si mosse per raggiungere il fondo un’orda di Gastly comparvero all’improvviso cercando di spaventarli non appena furono abbastanza vicini, ed uno di questi finì per saltarle addosso dando il via ad una cattura, che seppur semplice da concludere le tolse tempo per cercare Willy.
-Andiamo andiamo! Non c’è tempo da perdere!- disse la ragazza cercando di colmare il silenzio della casa, raggiungendo finalmente la porta arrivando così al prossimo corridoio, dove con sua sorpresa trovò due grate di ferro a bloccarle la via.
-Ma cosa…-
Era impossibile fossero state messe lì dai Pokémon, forse gli abitanti del villaggio le avevano messe per evitare i bambini finissero in zone troppo pericolose?
Qualsiasi fosse la risposta però lei aveva bisogno di proseguire, ma per farlo serviva l’aiuto di un Pokémon con una Mossa Taglio 3.
Fino ad ora non ne aveva ancora trovato nessuno che corrispondesse al livello della mossa, ma direttamente alla sua destra sembrava esserci un’altra porta, ed anche se era coperta da una spessa ragnatela a quanto pare bastava una Mossa Fuoco 1, e Vulpix era perfetto per rimuovere l’ostacolo.
Scansando un Ariados che si muoveva nei dintorni si avvicinò abbastanza alla ragnatela per chiedere a Vulpix di occuparsene, ma presa dalla fretta non si accorse nemmeno di uno strano scricchiolio provenire da sopra di lei, e venne colpita da un Ariados si nascondeva sul soffitto, che le procurò un graffio alla guancia facendole perdere tre punti di energia nello Styler.
-Dannazione!- sbottò Alessandra sfiorandosi la guancia, ed un rivolo di sangue le macchiò le mani.
-Pichu pichu!-
-Sto bene, sto bene…- tentò di dire per rassicurare l’amico, ma la verità era che non riusciva più a concentrarsi a dovere. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era al fatto Willy poteva essere ferito da qualche parte, e lei cincischiava perdendo tempo.
Il pensiero di non riuscire ad aiutarlo e di non avere tutto sotto controllo la disturbava.
-Vulpix, per favore rimuovi l’ostacolo.-
Rapidamente la ragnatela bruciò davanti a loro e poterono così superare la porta entrando così in una vecchia camera con due letti viola al lato e degli antichi mobili di legno coperti di graffi; capire chi fosse la causa non fu difficile, di fronte a loro infatti c’erano due Pokémon viola simili a dei lunghi pipistrelli, che in quel momento si stavano attaccando a vicenda generando delle potenti raffiche di vento.
Alessandra cercò di muoversi senza farsi notare intimando Pichu di restare indietro, ma al primo scricchiolio entrambi si voltarono cercando di attaccarla, lei però fu abbastanza rapida da schivarli entrambi e da portarsi alle spalle di uno per iniziare la cattura.
Come già si aspettava era in uno stato di agitazione, ed il Pokémon creò un’onda sonora che le fece vibrare i timpani, che però non causò alcun danno allo Styler, almeno per il momento. Continuò a muoversi senza sosta per tutto il perimetro di cattura volandole attorno, cercando di colpirla con l’onda sonora ogni volta ne aveva l’occasione, ma lei continuò sempre a schivarlo e quando finalmente riuscì a calmarlo i movimenti del Pokémon rallentarono drasticamente, rendendo la cattura molto più semplice.
Il suo nome era Golbat, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Taglio 3”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco.”.





-Ottimo!-
Con quella mossa poteva liberarsi della grata e del mobile che aveva bloccato la via a lei e Willy poco prima. Fu necessario catturare anche l’altro ma riuscì ad evitare di venir ferita, e subito fu fuori davanti alla grata.
-Coraggio Golbat, rimuovi l’ostacolo!-
Con una sola sferzata il Pokémon tagliò a metà la grata, che spezzandosi cadde a terra, e dopo averlo recuperato nuovamente dalla stanza precedente lei e Pichu poterono proseguire lungo il corridoio, incrociando poco prima di una porta un Pokémon simile ad un gatto viola, con due code ed una gemma rossa incastonata sulla fronte, la cui cattura fu estremamente semplice e rapida, senza nemmeno un attacco, ma fu necessario liberare Gastly per portarlo.
Il suo nome era Espeon, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 2”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.





Fiduciosi i due proseguirono oltre l’ennesima porta, scoprendo di aver fatto l’intero giro della casa e di trovarsi ora al punto di partenza. Almeno non fu difficile trovare il mobile che bloccava la stanza successiva, e con l’aiuto dei due Golbat l’ostacolo andò in frantumi liberando la via.
-Speriamo di trovare qualcosa…- sospirò la ragazza ricordando la figura avevano visto entrare poco prima, ed anche se non si fosse trattato di Willy sperava almeno potesse aiutarla a trovarlo.
L’ampia stanza era molto ben tenuta rispetto alle altre, il tappeto verde che copriva buona parte del pavimento in legno aveva solo accumulato polvere ed i mobili erano ancora tutti intatti. In alcuni punti si potevano trovare dei libri caduti da delle librerie ma nessuno sembrava essere danneggiato.
Guardandosi attorno alla ragazza non sembrò di notare nulla di strano, e nemmeno altre uscite, ma improvvisamente una voce familiare si sentì dalle pareti.
-Dove… sono? Che poso… questo? Che buio… che pau…!-
-Willy!-
Non c’era alcun dubbio che fosse lui, ma nemmeno una finestrella lasciava intravedere un passaggio e per quanto lei e Pichu cercassero lungo i muri non trovarono nulla.
-Willy, mi senti?- urlò cercando di attirare la sua attenzione, senza ottenere risultati.
-Pichu pichu!-
Ad un certo punto Pichu cominciò a saltellare attirando l’attenzione dell’amica, indicandole un libro che sporgeva in maniera insolita rispetto agli altri.
-Dici che serve a qualcosa? Sarebbe molto da film ma… proviamo.-
Erano disperati, e se servava a trovare Willy allora era disposta a tentare.
Prima provò a rimuoverlo, ma non successe nulla, e allora lo spinse al suo posto aspettando una manciata di secondi, ed improvvisamente la libreria cominciò a muoversi verso di loro, spostandosi poi di lato rivelando un passaggio segreto, davanti al quale Willy li fissava sbigottito.
-Alessandra?! Eccoti qua per fortuna!- disse l’uomo con un sorriso sulle labbra, senza ferite o altro.
-Come eccoti qua?! E’ da tutto il tempo ti sto cercando!- esclamò l’altra confusa; si era immaginata il peggio ma a quanto pare stava benissimo. -E come ci sei finito lì?!-
-Eh? Perché ero dietro alla libreria? Non lo so, non ci ho capito niente nemmeno io!- ammise lui grattandosi la testa. -Prima sono caduto nel buco nel pavimento. Sono risalito per una strada buia tutto dolorante e con le lacrime agli occhi e mi sono ritrovato qui.-
-Oh mi dispiace...- sapeva non era colpa sua, però non poté comunque evitare di sentirsi a disagio per non averlo fermato dallo scappare.
-Non importa, sto bene. Proseguiamo assieme! Ti prometto che non scappo più!-  rispose lui allegro smorzando la situazione.
-Ci conto eh.- sorrise Alessandra pronta a proseguire. -Ho già controllato il resto della stanza, non c’erano altri libri o passaggi segreti. Forse quello di Amun si trova qui.-
-Ok allora io cerco da questo lato e voi dall’altro.- disse Willy mettendosi subito al lavoro, prima che anche Alessandra facesse lo stesso però la ragazza volle occuparsi di un piccolo Pokémon rosa con un particolare cappello blu sulla testa, che continuava a girare per l’intera stanza.
Temendo potesse crear confusione decise di catturarlo.
Inizialmente non le venne da pensare potesse essere difficile tanto era piccolo, ma dovette riscoprirsi quando creò attorno a sé una sfera di energia viola che continuò a fluttuargli attorno e cominciò a correrle dietro tentando di raggiungerla.
L’effetto dell’attacco durò più a lungo del previsto e per evitare di venir colpita dovette saltare più volte e scattare dall’altro lato del perimetro, per non parlare del fatto poco prima svanisse il Pokémon creò una sfera di energia elettrica che rimase ancorata a terra fungendo da ostacolo.
Nei pochi istanti di manovra che riuscì a trovare Alessandra disegnò abbastanza cerchi da arrivare quasi al termine della barra per la cattura, ma il piccoletto le giocò un tiro mancino ricreando quella dannata sfera viola riprendendo ad inseguirla, solo che stavolta lei volle farsi più audace e quando si trovavano al centro della stanza cautamente gli disegnò dei cerchi attorno, riuscendo a catturarlo.
Il nome della peste era Mime Jr., “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Azione 1”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare fermo.”.





-Bene, diamoci da fare adesso.-
Trovò libri sulle Rovine di Dolcegoccia, le Rovine di Regiobaleno, le Rovine di Mironda e le Rovine di Fabulonia, ma non erano certo il titolo che cercavano e non sembravano nemmeno avere alcun valore. Dall’altro lato non ebbe più fortuna, leggendo solo titoli come Collezioni meravigliose, Antiquariato appassionante, A spasso allegramente per le rovine, e Leggende antiche di tutto il mondo; questo forse fu l’unico libro interessante, ma non utile.
Trascorse una buona mezzoretta prima fosse chiaro il libro non si trovava lì.
-… ok, basta così. Direi non abbiamo scelta.- sbuffò Alessandra abbandonando la pila di libri aveva davanti.
-Torniamo indietro?- chiese subito Willy speranzoso, sospettando però la risposta.
-Scendiamo. Non si costruisce un passaggio segreto se non si vuole nascondere qualcosa.-
-Pichu.-
-E allora perché non siamo andati prima?-
-Perché non si sa mai, potrebbe esserci chissà cosa la sotto, non per forza quel libro, e volevo essere sicura.-
-Mah, sinceramente io ho trovato solo una bella botta in testa…- brontolò lui massaggiandosi la testa. -Va bene, andiamo. Stiamo facendo il nostro dovere, nulla andrà storto.- disse cercando di dar più coraggio a se stesso che agli altri, seguendo l’amica quando oltrepassò il passaggio segreto.
Se non fosse stato per quel poco di luce che entrava alle loro spalle sarebbe stato impossibile vedere qualcosa ad un palmo dal naso, anche se non c’erano altro che degli scatoloni vuoti impilati tra loro, numerose ragnatele ancora abitate sul soffitto ed una lugubre rampa di scale in legno che incredibilmente era comunque riuscita a reggere allo scorrere del tempo, ciò che stupì maggiormente la ragazza però fu il fatto di trovare un Punto di salvataggio proprio lì accanto, ancora perfettamente in funzione.
Forse qualche vecchio Ranger in passato l’aveva fatto sistemare lì per sicurezza?
Qualsiasi fosse la risposta l’importante è che c’era, e sicuramente non le dispiaceva. Dopo aver salvato i tre cominciarono lentamente a scendere le scale, facendo attenzione nei punti in cui era più buio aiutandosi con la luce dello Styler, sentendo uno strano brusio quando arrivarono vicino alla fine, sentendo poi nitidamente delle voci.
-Strano però… che sarà mai stato quel tonfo di poco fa?-
-Boh, a quanto pare non è stato nulla. Forza, torniamo dal capo.-
Erano dei Bricconieri, non c’era alcun dubbio. Prima potessero vederli Alessandra si fermò all’angolo sperando nascosta nell’oscurità di poter sentire qualche informazione in più, magari su cosa ci facevano lì, come erano arrivati e se Martino stava bene, ma Willy alle sue spalle mancò un gradino e così tutti e tre finirono a terra davanti ai due Bricconieri, che saltarono dallo spavento.
-Pokémon Ranger?!-
-Proprio così! Siamo Pokémon Ranger!- esclamò Willy alzandosi, cercando di rimediare alla brutta figura e di incutere un poco di timore, fallendo miseramente.
-Non dicevo a te! Tu non sembri per niente un Ranger!-
-Quindi siete stati voi a fare il buco nel pavimento! Per colpa vostra me la sono vista proprio brutta!- sbottò Willy cercando ancora di apparire minaccioso e furioso.
-Non abbiamo fatto nessun buco, noi!-
-Ah! Ma certo! Ecco cos’è stato il tonfo che abbiamo sentito prima! Era lui che è caduto!- esclamò l’altro facendo diventare Willy rosso dall’imbarazzo. -Ora si spiegano anche i lamenti che hanno seguito il tonfo. Certo che siete una bella seccatura! Prendete questo!-
Prima non lo aveva notato, ma alle spalle dei due erano presenti due Pokémon, entrambi dalla pelle verdognola ma uno leggermente più piccolo dell’altro, e subito al comando dell’uomo entrambi si lanciarono sulla Ranger attivando il perimetro di cattura.
Il più piccolo era piuttosto pacato, anche se fu il primo ad attaccarla con una foglia affilata, mentre l’altro era in stato di agitazione e per questo Alessandra volle concentrarsi sul piccolino, chiamando subito Pichu non appena ne ebbe l’occasione per facilitarsi la situazione.
-Forza, possiamo farcela!- esclamò piena di vigore, catturando il più piccolo prima Pichu potesse finire la canzone ed evitando dei grossi rovi fatti crescere dall’altro, che rimasero in una fila da tre piantati al centro del perimetro.
Riuscendo ad evitarli e a non danneggiare lo Styler con le spine Alessandra dovette evitare un altro attacco nel quale il Pokémon generò un fascio circolare di foglie che la costrinsero a schiacciarsi a terra per non venir ferita, e nuovamente creò altri rovi per disturbarla, irritandosi ancor di più quando svanirono senza sortire alcun effetto.
Ormai però lei era riuscita a calmarlo, e fu necessario solo evitare un altro paio di rovi ed un ultimo vortice prima di riuscire a catturarlo.
Il nome del più piccolo era Chikorita, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”, mentre l’altro si chiamava Bayleef, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 3”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.







Con i Pokémon liberati e nessun altra difesa fu chiaro quale sarebbe stata la sorta dei Bricconieri, ed era evidente dalle loro espressioni si sentissero in trappola.
-Ad ogni modo… che siete venuti a farci voi qui, in questo maniero abbandonato?!-
-Noi siamo venuti qui al maniero di Amun perché pensavano di trovare dei Pokémon rari. Davvero, era l’unico nostro scopo!-
Lentamente continuando ad arretrare i due svanirono oltre una porticina, cercando di scappare.
-Allora questa è davvero la casa di Amun! Ne ero sicuro al 60 per cento!- disse Willy allegro.
-Già, ma qualcosa mi dice non erano qui solo per i Pokémon!!-
Tra tutti i luoghi dove cercare, foresta inclusa, non era credibile avessero scelto proprio quel maniero, trovando addirittura il passaggio segreto, inoltre quel libro avrebbe fatto sicuramente comodo alla loro organizzazione e non poteva essere un caso si trovassero proprio dove probabilmente era nascosto.
-Già, con ogni probabilità on è vero che sono venuti a cercare dei Pokémon rari. Staranno di sicuro cercando il libro di Amun!- disse Willy d’accordo con l’amica. -Presto inseguiamoli!-

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


-Senti anche tu delle voci provenire da quella stanza?- chiese Willy con la faccia contro la porta, cercando di capirne il più possibile. -Sembra proprio che non ci siano solo quei due. Te la senti di andare adesso?-
-Assolutamente. Non mi spaventano.- rispose sicura la ragazza con Pichu ukulele a fiancheggiarla.
-Pichu pichu!-
Senza indugiare oltre il gruppo oltrepassò la porta, e con sorpresa scoprirono la stanza davanti a loro era piena zeppa di libri. Non nel senso che le librerie erano piene, anzi non c’erano nemmeno mobili, solo libri su libri accatastati in altissime pile che raggiungevano quasi il soffitto, alcune cadute ed i cui fogli nascondevano buona parte del pavimento in legno.
Come già si aspettavano i due Bricconieri erano lì, e c’era anche una terza persona, una giovane donna dai capelli a caschetto argentei, con un ciuffo turchese abbinato ai suoi pantaloncini bianchi e la giacchetta azzurra.
Accanto a lei c’era un gigantesco Pokémon verde con un fiore attorno al collo, e li guardava con fare altezzoso con i suoi occhi glaciali.
-Eccovi qui, mascalzoni! I giochi finiscono qui!- esclamò Willy non appena vide i due uomini. -Eh? Ma cos’è tutta questa confusione?!-
-Oh, ma quanto coraggio. Immagino che l’imbranato che è caduto dal buco nel pavimento sia tu, vero? E il Ranger deve essere Alessandra, giusto? Occhiorosso mi ha parlato di te.- la sua voce era dolce come il miele, eppure le sue parole erano come fiele. -E ti ho anche già incontrato una volta alla Base radio, ricordi?-
A quelle parole la ragazza spalancò gli occhi, ricordando una donna che fuggiva dalla Base radio lasciando lei e Raimondo in balia di Raikou.
-Mi ricordo… purtroppo.-
-Ma guardati, con quello sguardo imbronciato. Fai tenerezza. Non capisco perché Occhiorosso mi abbia messo in guardia nei tuoi confronti!- disse passandosi una mano tra i capelli. -Io sono il capo blu dei Bricconieri di Pokémon. O come tutti mi chiamano… Occhioblu!- esclamò esibendosi in un’eccentrica posa, durante la quale Alessandra fu certa avesse lanciato dei brillantini.
-Dovrei avere paura?- la punzecchiò l’altra, ma venne ignorata con una smorfia.
-Voglio farti una domanda. Quel libro che dovrebbe trovarsi qui, quell’unica copia esistente al mondo di “Leggende della regione di Oblivia”… abbiamo cercato ovunque, ma non lo troviamo. Ce l’avete voi, vero?-
Quindi non l’avevano ancora trovato?
Era un’ottima notizia, anche se poteva significare non si trovasse lì, ma in ogni caso dava loro un bel vantaggio, perché ora avevano loro il coltello dalla parte del manico.
-S…-
-No, non l’abbiamo ancora trovato! Lo sapevo che era quello il vero motivo per cui siete qui!-
Willy era una persona buonissima, ed un amico fidato, però in quel momento avrebbe voluto veramente tirargli un libro in testa.
-Una bella parlantina per uno che è appena caduto in un buco nel pavimento!- ridacchiò Occhioblu guardandolo. -Immagino dunque che sia vero che non abbiate ancora trovato il libro. La partita non è ancora conclusa allora!-
-Non vincerete mai!- esclamò Alessandra stringendo i pugni.
-Questo lo vedremo. Vai Meganium!-
A passi pesanti il Pokémon della donna si avvicinò al gruppo, creando attorno a loro dei cespugli di rovi in modo non potessero fuggire, avvicinandosi alla Ranger dando il via allo scontro.
Immediatamente non appena il perimetro di cattura fu completo il Pokémon ricreò i rovi nel terreno cercando di farli crescere direttamente sotto i piedi della ragazza, che per un salto riuscì ad evitarli senza subire danni, aspettando l’altro si allontanasse da quel punto quel tanto che bastava a poter disegnare i primi tratti; aveva tutta l’intenzione di togliere quel sorrisetto smorfioso dalla faccia di Occhioblu e la guardò con aria di superiorità quando evitò un altro attacco di Meganium, che le lanciò contro un arco di foglie, per le quali bastò semplicemente abbassarsi al momento giusto.
Come ciliegina sulla torta Pichu ukulele venne ad aiutarla proprio quando il Pokémon ricreò i rovi, impedendole momentaneamente di muoversi per evitare danni, e la sua musica impedì il livello della barra scendesse.
Ormai erano arrivati già a metà ed Alessandra era piuttosto confidente di poter finire nel giro di pochi minuti, quando improvvisamente Meganium venne avvolto da un’aura rossastra ed entrò in stato di agitazione.
-Cavolo.-
Infuriato tentò di attaccarla altre due volte con i fasci di foglie, rischiando quasi di ferirla visto la scena l’aveva colta alla sprovvista, ma neppure gli ennesimi rovi poterono far molto, e perlomeno il livello della sua alterazione non aumentava anche se rimaneva ferma per un po’.
-Iniziamo adesso a divertirci eh?- disse ironicamente al Pokémon che cominciò a seguirla quasi come se volesse schiacciarla con le sue stesse zampe. Almeno questo suo momento di rabbia le diede modo di disegnarli attorno ben cinquantotto cerchi, che anche se nelle sue condizioni non facevano molto erano sicuramente un buon numero, interrotto solamente quando tornò ad attaccarla normalmente con le foglie.
Anche stavolta per evitarle la ragazza aveva dovuto saltare, ma l’atterraggio era stato meno morbido del previsto e sbilanciandosi aveva finito per cadere, fu proprio di quel momento che Meganium approfittò, creando alle spalle della ragazza dei rovi che le graffiarono la schiena con le loro spine affilate.
-Ghk!- non voleva dare ad Occhioblu la soddisfazione di sentirla urlare, mordersi la lingua però non l’aiutò certo a diminuire il dolore, anche se lo Styler segnava che soli due punti nell’energia erano andati persi.
Meglio così, poteva ancora combattere a lungo.
-Ok Meganium, adesso è il mio turno.-
Scattando verso il Pokémon la ragazza riuscì a distrarlo con una finta portandosi alle sue spalle, cominciando a disegnare quanti più anelli possibili attorno a lui per annullare l’effetto della rabbia. L’arrivo di Pichu fu la ciliegina sulla torta in questo ed assieme riuscirono a riportare il Pokémon alla normalità, che destabilizzato da quell’improvviso approccio più aggressivo cercò di arretrare, scontrandosi con il perimetro di cattura, permettendo alla Ranger di completare il livello della barra senza più alcun attacco.
Con la sua cattura di grado S lo Styler passò al livello sedici, con due punti in più di potenza e di energia, passando a 55/55, ed il Navigatore aggiorno le informazioni di Meganium, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba: Mossa: Taglio 1”, “Fa spuntare rami spinosi da terra e attacca con un raggio l’avversario.”.





Di fronte alla fuga del suo Pokémon Occhioblu aveva assunto una sfumatura rossastra che riempì la Ranger di soddisfazione, mentre i due sottoposti erano sbiancati di fronte alla scena.
-Non ci posso credere! Aveva ragione Occhiorosso, non avrei dovuti sottovalutarti.- sibilò la donna a denti stretti.
-Ma l’hai fatto.-
-Il Ranger ha battuto il nostro capo!-
-Dobbiamo mettercela tutta per vendicarla! Andiamo subito a chiamare i rinforzi!-
I due Bricconieri si fecero strada dietro a Willy, riuscendo a passare prima questo se ne accorse, lasciando però così il loro capo completamente solo.
-E… ehi, voi! Non vorrete mica lasciami qui da sola?!-
-A quanto pare non hai dei compagni così fidati. Sembra se la siano data a gambe.- la stuzzicò Alessandra allegramente.
-Oooh stai zitta tu! Brutta mocciosa!-
-Pichu!-
Pichu ukulele le saltò addosso prima potesse dire altro, aggrappandosi alla sua camicia stringendola con forza.
-Cosa vuoi fare, piccoletto? Vattene via, mollami!-
-Pichu fa attenzione!- disse Alessandra preoccupata, non sapendo se intervenire o meno.
C’era da dire comunque che nonostante Occhioblu continuasse a scrollarsi ed a tirarlo lui non mollava la presa.
-Sei insopportabile! Si può sapere cosa vuoi?! Oh, ho capito! Mi dispiace, ma non riuscirai a liberare gli altri Pichu!-
Una debole scintilla scaturì dal corpo di Pichu, poi un’altra ed un’altra ancora, e prima Occhioblu potesse capirlo il suo intero corpo fu percorso dall’elettricità.
Quella era stata l’ultima goccia.
-Aaaaaarrghh!!! Ahi-ahi-ahii-ahia!!! Bastaaa!-
-Oh, cavolo. Dovremmo fare qualcosa?- chiese Willy completamente spaesato.
-Mah, io lo lascerei sfogare ancora una manciata di minuti.-
Otto era sopravvissuto ad un voltaggio molto più forte, qualche scossa di vendetta da un Pichu non sarebbero state un grosso danno.
Gli concesse almeno cinque minuti prima di decidere fosse abbastanza, anche perché le sue orecchie cominciavano a non sopportare più le urla di Occhioblu.
-Pichu va bene così, puoi lasciarla andare ora.-
-Pichu!-
Il Pokémon ascoltando l’amica si staccò dalla donna, che si accasciò a terra ancora percossa dalla scarica elettrica; difficilmente avrebbe potuto causare altri danni.
-Bravissimo, Pichu! Grazie a te siamo riusciti a catturare un capo nemico! Forse riusciremo anche a farci dire dove sono gli altri Pichu!- disse Willy accarezzandogli la testa. -E inoltre saprà di certo dove tengono Martino.-
-Pichu!-
-V-v-v-ve l-l-l-o so-so-sognate!- protestò la donna cercando di parlare, faticando non poco, ma le fu impossibile guastare l’umore di Willt.
-I capi dei Bricconieri sono solo due, quello rosso e quello blu, no? Il che significa che abbiamo già finito metà del nostro lavoro!-
-Ce la stiamo cavando niente male.- annuì Alessandra soddisfatta.
-Siamo venuti qui solo per trovare il libro di Amun. Chi avrebbe mai pensato che avremmo catturato un capo nemico? Alessandra, Pichu! Siete davvero un duo formidabile! Anzi, siccome ci sono pure io, direi che siamo un trio formidabile!-
-Puoi dirlo forte Willy!- il suo buonumore era contagioso, e quasi aveva fatto scordare alla ragazza del libro che dovevano ancora trovare.
-Meglio se porto Occhioblu alla Nave Federativa finché è ancora debole per la scossa elettrica. Alessandra, tu torna pure con calma assieme a Pichu!-
-E che mi dici del libro?-
-Se non l’hanno trovato loro forse non siamo nel posto giusto. Infondo guardati attorno, in questa stanza ci sono davvero un sacco di libri…- rispose l’uomo cominciando a leggere alcune copertine. -A passeggio per la vecchia Oblivia, Le isole delle stele. Oh, e sentite questo… Manuale d’immersione profonda. Chissà di che parla? Questo invece è… Dizionario degli emblemi del mondo. Gli emblemi sono quella specie di marchi che si usavano in passato, vero?-
-Credo di sì, all’accademia ci facevano alcune lezioni sulla storia degli uomini e dei Pokémon.- rispose la ragazza ricordando i vecchi tempi della scuola, anche se per la maggior parte del tempo lei si distraeva; era sempre stata una persona più da azione che di ascolto.
-Dunque Amun studiava anche questi emblemi…-
-I libri buttati da questa parte non sono nulla di particolare.- borbottò Occhioblu cercando di non balbettare.
-Dopo quello che hai combinato, non hai diritto di parlare tu!- disse Willy guardandola serio. -Anche se in effetti… i libri che ci sono qui non sembrano nulla di particolare… per esempio questo qui: Leggende della regione di Oblivia. Non dev’essere questo gran che.-
A quelle parole le due e Pichu spalancarono gli occhi, fissandolo per qualche istante.
-Willy…-
-Cos’hai detto? Ehi! Come si chiama quel libro?!- esclamò Occhioblu riacquisendo improvvisamente le forze.
-Pichu, stai pronto ad un'altra scarica.- disse Alessandra per precauzione.
-Pichu pichu.-
Willy guardò entrambe confuso, raccogliendo il libro da terra mostrandolo ad Occhioblu.
-Mh? Leggende della regione di Oblivia, perché?- un lampo passò negli occhi dell’uomo, che realizzò cosa aveva tra le mani. -Ah!!! Da come ti stai agitando direi che è questo il libro che stavate cercando! Ah!!! In effetti il titolo del libro era qualcosa del genere!- disse poi guardando la collega, che annuì. -Alessandra! È questo il libro che stavamo cercando! Ero così preso che quasi non l’avevo riconosciuto!-
-Sei stato grande Willy!-
Un colpo di fortuna simile era incredibile, ma menomale che era successo a loro.
-Accidenti! Come ho potuto non accorgermene!- si lamentò Occhioblu cercando di alzarsi per prendere il libro, ma a malapena riusciva a muoversi.
-Eheheh! Occhioblu, non sei molto brava a cercare, eh?- disse Willy prendendola in giro, sventolando il libro davanti a lei.
-Dammi subito quel libro!-
-Ohooh! Da come ti stai agitando immagino che in questo libro ci sia scritto qualcosa d’indispensabile per portare avanti il vostro piano! Tieni, Alessandra, prendi tu il libro di Amun!-
-E’ in buone mani.- rispose la ragazza prendendo il libro.
-E per finire, è il momento di quella cosa che voi Ranger fate sempre! Pronta? Non è stato facile, ma complimenti! Missione compiuta!-
Assieme a lei nella posa Ranger si unirono Pichu ukulele e Willy, che fece ondeggiare la pancia mentre il Pokémon suonava il proprio strumento.
-Davvero ben fatto!-
-Siamo una bella squadra.- disse la ragazza sorridente.
-Sì! Bene, allora io vado avanti. Ti aspetto alla Nave Federativa al molo di Diagonalia.-
-D’accordo, penso farò un breve giro di pattuglia prima di raggiungerti.-
-Nessun problema. Fai con comodo. Forza, Occhioblu! Tu vieni con me! E niente tentativi di fuga, ok?! Debole come sei dopo la scarica elettrica, ti riacciufferei subito.- così dicendo Willy cercò di prendere la donna e di mettersela in spalla, ma perfino con le poche forze rimaste lei continuò a lottare.
-Non mi toccare ciccione! E non urlare così! Non sei mica in capo al mondo, ti sento bene lo stesso!-
-Piantala di fare così, finirai per cadere!- sbuffò l’uomo mentre la portava fuori dalla stanza, e lentamente le proteste di Occhioblu si persero tra i corridoi della magione.
-Pichu…-
-Già, ha proprio un bel caratterino. Pronto ad uscire da qui?- chiese Alessandra all’amico, che fece i salti di gioia all’idea. -Bene, andiamo allora.-
Raggiungere l’uscita fu decisamente più semplice rispetto a trovare quella stanza, ed i Pokémon nell’edificio non li disturbarono lasciandoli andare senza più sbucare da chissà dove per spaventarli, una volta fuori il sole travolse i volti dei due, che furono costretti a coprirsi gli occhi per qualche secondo prima di riabituarsi; dall’interno si sarebbe quasi potuto pensare si stava facendo notte tanto era buio, mentre probabilmente era appena mezzogiorno.
-Proviamo a tornare al cancello, forse troveremo un modo per…-
Un verso familiare alla ragazza la interruppe comparendo alle proprie spalle, e come già era successo altre volte il piccolo Celebi comparve lì vicino, precipitandosi contro di lei come se il mondo stesse bruciando.
-Biiip!-
-No no! Stavolta dammi un po’ di tregua!-
Non capiva se continuasse a cercarla perché aveva bisogno di aiuto o semplicemente perché si divertiva a tormentarla, ma stavolta Pichu ukulele non rimase con le mani in mano e guardando scocciato Celebi cercò di allontanarlo.
-Pichu! Pichu pichu pichu!-
A giudicare da come saltava ne aveva di cose da dirgli, ma Celebi lo ignorò volando sopra la sua testa e raggiungendo la Ranger.
-Biip biip!-
-Ti prego aspetta!-
Per ormai la terza volta il fascio di luce avvolse la ragazza trascinandola all’interno nonostante le sue proteste, allontanandola dal povero Pichu che disperato cercò di raggiungerla, finendo solo con la faccia per terra quando l’amica scomparve.
Il tempo ed il luogo in cui finì furono sempre gli stessi, di chissà quanti secoli indietro e davanti a quello strano tempo ormai scomparso nella sua era, questa volta però all’appello c’erano tutte le persone che aveva incontrato, Elio, Bella e Max.
Quando i due comparvero Elio si voltò con occhi apprensivi. -Celebi! Ma dov’eri finito? Ti ho cercato tutto il tempo!-
-Celebi!-
Il Pokémon non sembrò nemmeno ascoltare il bambino e afferrando Alessandra per un braccio cominciò a trascinarla verso l’ingresso del tempo.
-Che sta succedendo?!- chiese questa esasperata, mentre i tre riuscirono a stento a fermare Celebi.
-Celebi? Per caso c’è un motivo preciso per cui hai portato Alessandra qui così tante volte?- chiese Max cominciando a sospettare ci fosse sotto ben più di una burla.
-Pe… per caso… hai intenzione di chiedere ad Alessandra di controllare la situazione al tempio?- azzardò Elio preoccupato.
-Celebi!-
-Perché? Cosa sta succedendo al…-
Nuovamente la Ranger venne interrotta nel bel mezzo del discorso, quando il portone del tempio si aprì e ne uscì una figura massiccia vestita di viola, con un singolare copricapo di ferro che nascondeva completamente il volto con delle corna ai lati, accompagnato da un piccolo Piplup.
-Oracolo? Si può sapere cosa succede all’interno del tempio? Perché avete chiuso il portale?- chiese subito Bella riconoscendo la figura.
-Non ho intenzione di rispondere a questa domanda.-
-Che cosa? Come sarebbe a dire?- chiese confuso Max.
-Noi siamo i sovrani di questo mondo. Il vostro destino invece è quello di essere governati da noi.- affermò l’Oracolo con tono sicuro, facendo imbestialire Bella.
-Ma che stai dicendo?! Non siamo forse tutti ugualmente abitanti di questa regione? Smettila con questi scherzi di cattivo gusto!-
-Come ben sapete, noi Armoliti siamo in grado di controllare i Pokémon a piacimento grazie a queste misteriose armature. Ai deboli non resta altra scelta se non… prostrarsi dinanzi al nostro potere!-
-Ti sei bevuto il cervello?!- esclamò Alessandra guardandolo.
-Fai silenzio straniera, il potere degli Armoliti è indiscusso, e per la tua mancanza di rispetto ne assaggerai la forza!-
L’Armolita produsse un leggero ringhio mentre portò le mani in avanti ed una strana aura viola avvolse il suo corpo, questa si trasmise poi al Pokémon accanto che improvvisamente si fece più aggressivo, lanciandosi contro il gruppo.
Mettendosi davanti a tutti Alessandra evitò potessero farsi del male, avviando la cattura con il Pokémon che, pur non essendo in stato di agitazione, si mosse rapidamente creando a terra una grossa pozza d’acqua, e lanciando contro la ragazza una bolla d’acqua cercando di colpirla, ma lei riuscì ad evitare entrambi gli attacchi ed a catturarlo con poche mosse.
Di fronte alla sconfitta l’Armolita strinse i pugni rabbiosamente, parlando a denti stretti. -Folli… vi pentirete di esservi ribellati a me.- così dicendo si allontanò tornando all’interno del tempio.
-Celebi…eri preoccupato per i Pokémon del tempio e volevi comunicarcelo… scusa se non sono riuscito a capirti, Celebi…- disse Elio guardando l’amico, che cercò di rassicurarlo con un abbraccio. -Grazie, Alessandra! Celebi era a conoscenza della tua forza!-
-Non è stato niente di che, sul serio.- rispose l’altra con un sorriso soddisfatto.
-Il comportamento degli oracoli… è come se fossero controllati da qualcosa.- osservò Max sfregandosi il mento.
-Dominare il mondo o sfruttare la forza dei Pokémon… non è il modo di pensare tipico degli oracoli.- aggiunse Bella preoccupata.
-Siete sicuri? Nel mio tempo, il potere da spesso alla testa alla gente.- rispose Alessandra pensando a tutte le organizzazioni criminali esistenti nel futuro, alcune passate perfino alla storia.
-No, hanno sempre protetto il legame tra umani e Pokémon, non si comporterebbero mai così senza un motivo. Sono preoccupato anche per i Pokémon all’interno del tempio.- disse Max scuotendo il capo.
-Io vado ad aiutarli insieme a Celebi!- esclamò Elio pronto ad entrare, ma Max lo fermò in tempo.
-Calmatevi, Elio! Probabilmente all’interno del tempio è estremamente pericoloso adesso. I Pokémon manipolati potrebbero attaccarvi.-
-Senti, Alessandra… quei cerchi con cui prima hai salvato il Piplup manipolato di poco fa… nella tua epoca si chiama cattura, giusto?- chiese Bella guardandola.
-Esatto, ci aiutano a stabilire un legame con i Pokémon.
-Visto che sei in grado di utilizzare questo potere, forse potrai cavartela anche all’interno del tempio!-
-Sì, posso farcela.-
Il solo pensiero di poter fare una cosa simile la caricò di energia, avrebbe potuto fare ciò che studiosi come la madre di Patty solo sognavano, e chissà magari sarebbe perfino finita nella storia con le sue gesta eroiche!
-In condizioni normali dovremmo occuparci noi di risolvere i problemi di questa epoca…- borbottò Max sospirando. -Ma purtroppo questa volta la nostra forza non è sufficiente. Abbiamo assolutamente bisogno del tuo aiuto, Alessandra.-
-Potete contare su di me! Risolverò tutto in un battibaleno!-
-Plup!-
In quei discorsi si erano completamente dimenticati del piccolo Pokémon che l’Armolita aveva comandato, ma a quanto pare dopo la vittoria di Alessandra questo non se n’era mai andato, anzi era ancora lì, vicino a lei intento a fissarla.
-Piplup? Anche tu vuoi aiutarci?- chiese Elio inginocchiandosi.
-Plup plup!-
In risposta il Pokémon saltò subito sull’attenti, continuando a guardare intensamente la Ranger.
-Sembra che si sia affezionato a te, Alessandra. Sarà sicuramente più utile di Max!- scherzò Bella dando una pacca sulla spalla all’amico.
-Mi duole ammetterlo, ma probabilmente è vero. Ok, prima di andare ricordati il tempio è un luogo pericoloso e non sappiamo quanti Pokémon ci saranno. Prima di entrare dovrai preparati con dei Pokémon forti, forse perfino della tua epoca. Ultimati i preparativi, torna pure quando vuoi. Anche Piplup ti starà sicuramente aspettando qui, Alessandra.-
-Contate su di me.-
-Se puoi portare con te qualcun altro in grado di collaborare, ci farà sicuramente piacere!- aggiunse Bella prendendole la mano. -Allora, Celebi. Mi raccomando!-
-Un momento!-
Una voce alle spalle del gruppo attirò la loro attenzione, a parlare era stata una signora anziana dai capelli viola, vestita con un lungo abito verde.
-Saggia anziana… hai qualcosa da dire ad Alessandra?- chiese Max inginocchiandosi rispettosamente.
-Visto che tra poco Alessandra tornerà nel futuro, mi sembra necessario discutere di una cosa molto importante.-
-Una cosa molto importante?- chiese Bella confusa.
-Il tempo… è come lo scorrere di un fiume. Oltre lo scorrere del tempo di quest’epoca, si trova l’epoca di Alessandra. Anche se c’è chi può viaggiare indietro nel tempo… lo scorrere del fiume… ovvero il tempo stesso non può tornare indietro.-
La ragazza guardò la donna confusa cercando di capire cosa volesse dirle.
-Ascolta bene, Alessandra! Una volta fatto ritorno alla tua epoca, ricorda di non fare mai parola a nessuno delle tue avventure qui.-
-Cosa? Ma perché?- non vedeva già l’ora di vantarsene alla Federazione, di finire sui giornali e di essere una grande eroina!
-Qualche malintenzionato potrebbe cercare di alterare il corso del tempo.- rispose seria l’anziana.
-Questo vuol dire che… quel qualcuno si ribellerebbe alla natura?- disse Max cogliendo il filo del discorso.
-Proprio così. Tuttavia, sono certa possiamo fidarci di Alessandra. Il suo viso parla da solo. Non è certo una persona qualsiasi!-
-La ringrazio.- disse la Ranger comprensiva. Effettivamente era meglio non creare più guai del necessario, e le parole dell’anziana la lusingavano abbastanza da non farle pesare il silenzio.
-Nel tuo mondo, fai di questo un segreto tra te e Celebi! Anche tu hai capito, vero Celebi?- chiese Elio guardando l’amico.
-Celebi!-
-Bene, ora m sembra il momento… Elio, Celebi! Mi raccomando!- disse Max guardando i due, sperando non facessero qualche gesto azzardato durante l’assenza della ragazza.
-Bene! Allora, Celebi. Accompagna Alessandra!- disse il bambino guardando la ragazza. -A presto!-
-Tornerò, ve lo prometto.-
Mentre la luce di Celebi la circondava la ragazza fu serena dal tornare nel futuro, perché ora sapeva cosa l’aspettava, un’avventura al di là della sua immaginazione ai confini del tempo!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Da quando la sua amica era sparita di nuovo Pichu ukulele aveva cercato ovunque nel giardino una traccia di Celebi che potesse condurlo a lei, ma i due sembravano svaniti nel nulla.
Non era la prima volta capitava certo, ed era comunque sempre tornata, ma il fatto di non essere lì con lei lo agitava impedendogli di aspettare pazientemente.
Quando finalmente il fascio luminoso ricomparve e la figura della ragazza fu davanti a lui Pichu le saltò in braccio, stringendola sollevato.
-Pichu pichu!-
-Ehi, non sarò stata via a lungo spero.- sorrise Alessandra accarezzandogli la testa, come il piccolino vide Celebi però si alterò nuovamente e provò a colpirlo con le sue zampette per farlo andare via.
L’altro non ne sembrò infastidito, anzi tuttalpiù dalla sua espressione sembrava lo divertisse, ma non rimase a lungo, e tornando ad essere solo una piccola sfera luminosa volò attorno ai due un’ultima volta, dirigendosi verso Dolcegoccia.
Una voce dolce, morbida come quella di un bambino, parlò nella mente della Ranger. -Troverai il portale per il passato alla stele. Ti aspetteremo.-
Guardando nella direzione in cui Celebi era volato la ragazza sorrise silenziosamente, rimarcando dentro di sé la promessa fatta. Quando Pichu la guardò confuso dal modo in cui si comportava lei cercò subito di distrarlo, per evitare di farsi sfuggire una parola di troppo; infondo anche i muri avevano le orecchie, e non si poteva essere troppo sicuri.
-Allora Pichu, sei pronto per il nostro giro di ricognizione?-
-Pichu!-
-Ottimo! Andiamo a vedere allora se da qui possiamo aprire il cancello. Chissà quanta gente dovremo aiutare!- disse carica di energia facendo strada.
Il sentiero davanti a loro si stringeva leggermente all’interno della vegetazione, ma la pavimentazione in pietra li guidava rassicurandoli fossero sulla strada giusta. Non molto distante da dove si trovavano stavano anche passeggiando due Pokémon simili a dei funghetti dai corpi viola e le teste arancioni, e nel suo buonumore la ragazza volle subito avvicinarsi per scoprire di che tipo si trattava.
La cattura fu molto più semplice del previsto, il Pokémon infatti si limitò a camminare lungo il perimetro di cattura come se nemmeno gli importasse ciò stava accadendo, e presto i suoi dati vennero aggiornati nel navigatore. Il suo nome era Gloom, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





La strada davanti a loro proseguiva ancora per un po’ nella stessa direzione, ma guardando alla propria destra Alessandra notò c’era un piccolo spiazzo nascosto poco più in là, e presa dalla curiosità si avvicinò assieme a Pichu ukulele, scoprendo un angolino accanto ad un fiume dove inaspettatamente, assieme ad altri due Pokémon bianchi che volavano sereni, c’era anche una persona.
-Oh, salve.- disse sorpresa Alessandra attirando la sua attenzione.
-Mh? Buon pomeriggio, anche lei è qui per pescare?- sorrise l’uomo mostrandole la canna da pesca aveva con sé. -Ho alcuni vermi in più se vuole.-
-No a dire il vero ho appena visitato il maniero… è qui da molto? Non l’avevo vista arrivare.-
-Da quattro ore più o meno.-
Da molto prima di loro allora. -E’ passato anche lei per il sentiero con i Dusclops?- chiese ancora curiosa.
-No, c’è un piccolo passaggio nella vegetazione che solo io conosco. Spero non ti offenderai se non te lo svelo, ma non vorrei poi arrivassero a frotte per pescare qui. Sai tempo fa, mentre pescavo, guardando in mare ho visto passare qualcosa di enorme. Anche se abboccasse all’amo, non sono sicuro che riuscirei a tirar su una cosa di quelle dimensioni. Sembrava quasi un veicolo gigantesco… -
-Si figuri, nessun problema. Buona giornata!-
L’importante era sapere avesse seguito una strada sicura, prima di andarsene però la ragazza volle togliersi la curiosità verso quei Pokémon che ancora si muovevano indisturbati dalla loro presenza, e raggiungendone uno avviò la cattura.
Il Pokémon non sembrava essere a disagio, ma era evidente non avesse mai visto un perimetro di cattura prima d’ora, e tentò di colpirlo con delle sfere di energia viola che svanirono a contatto con la superficie, la sua curiosità almeno lo distrasse abbastanza da permettere alla ragazza di catturarlo rapidamente e senza danni.
Il suo nome era Togetic, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Taglio 2”, “Lancia una serie di cuori che rendono l’avversario stanco.”, dovette però liberare Mime Jr., Ariados e Gloom per tenerlo con sé.





Ora che non c’erano altre zone da controllare la ragazza continuò lungo il sentiero, ma con sua grande sorpresa al termine di questo vide il cancello era già aperto.
-Ma come…-
-Ranger!- accanto all’ingresso era arrivato un ragazzo circa della sua età, dai capelli e gli occhi castano chiaro, vestito con una camicia hawaiana turchese. -L’ho visto, Alessandra! Quando non c’erano i Dusclops al Bosco Ramingo… un altro grosso fantasma era lì!- esclamò esagitato correndole incontro.
-Aspetta di che stai parlando?-
-Un fantasma si aggirava da quelle parti, era sicuramente il proprietario della casa! Probabilmente è rimasto chiuso fuori e cercava un modo di tornare, per questo ho aperto il cancello!-
-Ah, quindi sei stato tu. Magari andrò a dare un’occhiata al bosco allora.-
Se avesse saputo qualcuno aveva le chiavi del cancello sarebbe tornata subito al villaggio per chiedergliele, ma infondo l’avventura era il suo pane quotidiano ed esplorare anche il bosco era stato stimolante.
-Va bene, ma ormai è rientrato. Fai attenzione.-
-Certo, grazie.- rispose lei sorridendo, spingendosi nuovamente lungo il lato della casa per raggiungere il bosco. -Menomale Willy è già andato via, altrimenti se avesse sentito di un fantasma gli sarebbero venuti i capelli bianchi.-
-Pichupichu.-
Scherzando assieme a Pichu ukulele percorsero brevemente l’intero bosco ancora una volta, ma oltre ai Dusclops non sembrava esserci nessuno.
-Forse aveva visto solo un ombra, dai torniamo indietro.-
-Uhuhuh…-
-Mh?- avrebbe potuto giurare di aver sentito qualcosa alle sue spalle, una risatina, voltandosi però non vide nulla se non gli alberi attorno a sé. -Sarà stato il vento… o un Pokémon al massimo.-
Nella magione infondo era successo qualcosa di simile, e perciò preferì sorvolare sulla cosa visto non c’erano altre persone in giro, riprendendo a camminare però anche a Pichu ukulele sembrò di sentire qualcosa, e voltandosi trasalì vedendo una figura biancastra di un uomo alto e snello, dagli occhi ed i capelli neri che li guardava sorridendo.
-Pichuuuuuuuuuuuu!-
-Cosa succede?!- allarmata dal suo urlo Alessandra scattò attivando lo Styler, ma anche stavolta non vide nulla. -Oh, anche tu sei un po’ in soggezione dall’ambiente eh? Coraggio, adesso torniamo in un posto al sole e con tanta gente.- disse sorridendo sollevando il Pokémon.
-Pichu pichu pichu!-
-Sarà stata solo la tua immaginazione, non preoccuparti.-
-Hihihi…-
Una risatina affiorò alle spalle della ragazza, che voltandosi si guardò attorno perplessa, ricacciando qualsiasi pensiero e procedendo lungo la via, fino a tornare verso il sentiero dove il ragazzo l’aspettava agitato. -Hai trovato qualcosa?-
-No, tutto tranquillo. Solo un po’ di vento.- sorrise lei rassicurandolo.
-Menomale… a prescindere però dovremmo mettere un cartello all’inizio del bosco. Non è sicuro per i bambini andarci.-
-Sono d’accordo, i Pokémon non sono aggressivi e riportano all’inizio del percorso chiunque vedano, ma meglio essere sicuri. Ora devo tornare a Diagonalia. A presto!-
Salutandolo gentilmente assieme a Pichu tornò verso la cittadina per cominciare il giro di pattuglia, notando nello spiazzo vicino all’ingresso il mago Magoss, che ammirava il mare.
-Salve, prepara un altro spettacolo?-
-Mh? Oh Ranger! No mi godo solo il paesaggio.- sorrise l’uomo scuotendo il capo.
-Il mare di Oblivia è splendido. Nella mia regione ci sono solo grandi città.- ammise lei avvicinandosi.
-La prima volta che sono venuto qui… sono rimasto subito colpito dalla purezza di cuore degli abitanti di Oblivia. Così ho deciso di trasferirmi e vivere in questo posto.-
-Credo l’avrei fatto anche io, ma la vita di un Ranger del cielo ti porta ovunque, ed è un po’ difficile stare dietro ad una casa.- aveva visto tanti di quei posti che avrebbe potuto rimanere a raccontarli per ore intere, pochi però le erano rimasti nel cuore.
-Ranger del cielo… ai miei tempi c’erano solo Ranger, ed erano comunque diversi da quelli di oggi. Tante cose sono cambiate…-
-Ma la gentilezza delle persone rimane.- rispose Alessandra raggiante. -Lei ed il dottor Edo ne siete la prova. Date un sorriso a chiunque incontriate.-
-Se hai un dono è bene condividerlo con gli altri. Come tu usi la tua forza per proteggere tutti noi cerchiamo di fare del nostro meglio, ma non voglio tediarti con questi discorsi, sarai impegnata immagino.-
-Un piccolo giro di ronda, dovrei finire presto.-
-Allora va giovane Ranger! Il mondo ha bisogno di te ahah.-
-Ahaha già, buona giornata!-
Di buona lena assieme a Pichu ukulele si spostarono in direzione del ponte quando Willy al porto sottostante la chiamò. -Ehi Alessandra! Aspettami un attimo!- a grandi falcate l’uomo percorse l’intera rampa, fermandosi con un’espressione quasi afflitta. -Sto interrogando Occhioblu a bordo della Nave Federativa, ma mi fa talmente tante domande che sembra quasi che sia io l’interrogato… mi sa che ci vorrà più di quanto pensavo. Ti dispiacerebbe andare tu ad aggiornare Raimondo sulla situazione?-
-Certo, non preoccuparti.- visto il tipo di persona con cui aveva a che fare non dubitava interrogarla fosse una spina nel fianco.
-Io rimarrò qui a continuare l’interrogatorio. A dopo allora!- con un problema in meno a cui pensare Willy tornò alla Nave Federativa, mentre la Ranger arrivò al ponte Otello, ancora mezzo distrutto, ma non sarebbe stato certo un problema per Raikou.
-E’ il momento di un altro giro!-
Il cielo tuonò quando evocò Raikou tramite il grafema, che comparve nell’istante in cui un fulmine toccò terra. Salendogli in groppa attraversare il ponte fu un gioco da ragazzi, ed Otello era ancora lì che lavorava senza sosta.
-Alessandra, già di ritorno?-
-Sono passate almeno cinque ore.- rispose lei sorpresa non se ne fosse accorto.
-Caspita! Ero talmente assorto dal mio lavoro da non pensare ad altro. Accidenti, sei in sella a Raikou… allora non me l’ero sognato!- esclamò lui sfregandosi gli occhi come se quella visione fosse causata da un colpo di sole.
-Mi sono guadagnata il suo rispetto.- disse con un ampio sorriso la ragazza, con Pichu alle sue spalle che salutò l’amico con la zampina.
-Congratulazioni allora. Io è meglio riprenda a lavorare. Lo ammetto, è stato un grosso shock vedere il ponte ridotto in queste condizioni, ma io sono ancora in servizio attivo! Qualche giorno di tempo e lo rimetterò a nuovo!- disse fiducioso raccogliendo da terra i propri attrezzi.
-Se avessi bisogno di qualcosa dimmelo. Ora devo andare da Raimondo. A dopo!-
Con un potente ruggito Raikou sfrecciò verso il bosco alle loro spalle, saltando il fiume e raggiungendo la casa di Raimondo in una manciata di minuti.
Il vento soffiava libero tra i capelli della ragazza ed il sole le illuminava il viso.
-“Qualcosa ti ha riempito di orgoglio. Lo percepisco nel tuo cuore.”- osservò Raikou facendola scendere, ed a sua volta Alessandra aiutò Pichu.
-Già, completare una missione con successo è sempre gratificante. Abbiamo perfino catturato uno dei capi dei Bricconieri!- era una verità solo in parte, ma anche se lui sembrò percepirlo non disse nulla a riguardo.
-“Al nostro prossimo incontro allora. Presto vinceremo sui nostri nemici.”-
Un altro fulmine comparve dal cielo limpido, e Raikou scomparve con quell’augurio.
-Forza Pichu, andiamo a dare la buona notizia a Raimondo.-
-Pichu pichu!-
Dentro la casa c’era la famiglia al completo, con Lucia che esaminava dei fogli sparsi sul tavolo e Patty che si divertiva con uno strano congegno di chissà quale utilità.
Non appena la ragazza la vide le saltò subito addosso abbracciandola. -Oh, eccoti di ritorno! Come va lo Styler?-
-E’ perfetto, grazie ancora Patty.- sorrise la ragazza mostrandoglielo, e subito l’altra cominciò ad esaminarlo.
-Vediamo un po’… bene. Sembra non ci siano problemi.-
Nel mentre parlavano Raimondo aveva appena finito di preparare un thè, e la salutò con un sorriso.
-Oh, ciao. Allora, ci sono novità?-
-Grosse.- annuì Alessandra preparandosi a spiegare ogni cosa. -Abbiamo trovato la casa di Amun, c’erano molti Pokémon all’interno e non solo, anche dei Bricconieri. Dovevano aver sentito parlare del libro ma non sono riusciti a trovarlo, erano arrivati perfino ad una stanza segreta tramite un passaggio in uno studio, e lì abbiamo affrontato uno dei capi dei Bricconieri, Occhioblu, la donna che abbiamo incontrato alla Base Radio. L’abbiamo sconfitta ed ora è alla Nave Federativa per un interrogatorio, ma non è tutto! Abbiamo perfino trovato il libro!- disse tutto d’un fiato con sempre più enfasi mentre parlava, ed i tre la guardarono ad occhi aperti mentre mostrò il tomo.
-Cosa?! Hai catturato Occhioblu, uno dei capi dei Bricconieri?! Ottimo lavoro!- esclamò Raimondo raggiante. -Ora potremo sapere quali sono i loro piani! E il libro di Amun che hai trovato potrebbe essere la chiave per risolvere molti misteri.-
-Non è stato nulla di che.- rispose la ragazza con finta modestia, con Pichu accanto che alzò gli occhi al cielo.
-Alessandra, grazie. Hai svolto un lavoro eccellente. E grazie anche a te, Pichu!-
-Bravo, Pichu!- anche Patty si unì ai complimenti, ed il piccoletto divenne rosso come un pomodoro.
-Picchuuu!-
-Piacciono anche a te i complimenti eh?- sussurrò Alessandra prendendolo in giro, e per tutta risposta lui suonò il proprio ukulele, ringraziando tutti.
-Alessandra, puoi mostrarmi il libro?- chiese Lucia alzando gli occhi dal tavolo, facendo scorrere le dita lungo la copertina, affascinata. -Leggende della regione di Oblivia. Pensavo fossero solo voci, ma mi sbagliavo! Esiste davvero! E’ scritto a caratteri piccoli e molto fitti.- sussurrò ammirandone le pagine.
-E’ un bel tomo spesso e di sicuro non sarà facile capirne il contenuto. Ma sono sicuro che Lucia finirà di leggerlo in un batter d’occhio.- disse fiducioso il marito.
-Uhm, da quello che vedo, non sarà così facile. Amun dev’essere stato un tipo davvero strano. Più della metà di questo libro è scritta con l’antico alfabeto di Oblivia. Ma anche i Bricconieri erano alla ricerca di questo libro… proverò a dargli un’occhiata, ma avrò bisogno di un po’ di tempo. Lo prendo in prestito allora.-
-Non preoccuparti Lucia, anche l’interrogatorio di Occhioblu non sarà una passeggiata.- la rassicurò Alessandra lasciandole il libro, sapendo fosse in ottime mani.
-Ah, a proposito. Ho capito un’altra cosa riguardo ai grafemi.- disse Lucia prima di precipitarsi di sopra. -Oltre ai Pokémon che si lasciano cavalcare come Raikou, l’Eroe di Oblivia era in grado di richiamare con un grafema anche altri Pokémon amici.-
-Effettivamente a Diagonalia ho sentito che la leggenda dell’Eroe aveva un altro Pokémon protagonista.- annuì la ragazza ascoltandola.
-Però pare che anche l’Eroe, con il suo cuore puro e forte, potesse richiamare al massimo un solo Pokémon alla volta. Probabilmente, per poter richiamare un Pokémon con un grafema, è indispensabile concentrare tutti i propri sentimenti solo su quel Pokémon. E il Pokémon ovviamente deve accettarli. Se ti capita di vedere qualche simbolo, è meglio se lo registri nel tuo Styler.-
-Me ne ricorderò, grazie Lucia.-
-Per quanto riguarda la Base radio, invece, pare che ci vorrà più tempo del previsto per le riparazioni. Ho scritto un rapporto su tutto quello che è successo fino ad ora. Potresti consegnarlo al portavoce della Federazione, Willy?- chiese Raimondo porgendole dei fogli.
-Certo, dovrò tornare da lui più tardi.-
-Era da anni che non scrivevo un rapporto a mano. Mi ero davvero scordato di quanto scomodo fosse non poter usare le trasmissioni radio!-
-Speriamo si risolva in fretta. Vado a fare un giro di pattuglia e poi lo consegnerò a Willy.- così dicendo la ragazza uscì dalla casa dirigendosi di corsa verso Cocona, era sicuramente un buon modo per tenersi in allenamento ed a prescindere il villaggio non era così lontano da affaticarla.
Tra le case nessuno sembrava aver bisogno di aiuto per il momento ed anche dalle parti della stele la situazione era tranquilla. Alessandra fu tentata di avvicinarsi per provare a tornare nel passato ma aveva bisogno di chiudere alcune faccende prima di farlo, e così tornò indietro arrivando fino all’incrocio tra la Base radio e la strada per Diagonalia.
Prendendo quest’ultima direzione si preparò ad un viaggio tranquillo ma notò nei pressi del fiume un giovane uomo dai capelli neri, che come la vide le si parò davanti. -Alessandra, certo che… arrivi proprio al momento giusto!-
-Va tutto bene?- chiese lei perplessa.
-Poco fa sono sceso dal Monte Latra, dalla Base radio. Sai che lì ci sono dei Graveler, vero?-
-In realtà non me n’ero accorta.- ammise lei imbarazzata. -Stanno creando dei problemi?-
-Non so perché, ma erano diversi dal solito. Di solito se ne stanno immobili come rocce, ma questa volta non stavano fermi un attimo. Forse ai Graveler sta succedendo qualcosa di terribile… o mi sto preoccupando troppo? Scusa, potresti andare a controllare?-
-Assolutamente, vado subito.-
-Grazie mille, Alessandra! Dovresti trovare i Graveler sulla strada per la Base radio. Mi raccomando!-
Dei Pokémon che si comportavano in modo strano spesso potevano causare guai, e visti i precedenti dei Bricconieri era meglio dare subito un’occhiata.
Percorrere la base della montagna fu un gioco da ragazzi e dopo la prima scalinata trovò subito i Graveler di cui parlava, nei pressi del sottile dirupo che si guardavano attorno spaesati davanti ad una lastra di pietra.
Lo Styler non mancò di farle sapere la loro condizione. -“I Graveler sono in preda al panico per qualche motivo. Catturali e falli calmare.”-
Non se lo fece ripetere due volte, soprattutto perché i due Pokémon le saltarono addosso stringendo piccoli macigni tra le mani, avviando la cattura.
Uno era in stato di agitazione, mentre l’altro era solo in preda al panico e si muoveva ovunque lungo il perimetro di cattura, e fu proprio lui ad attaccare per primo spaventato dalla presenza della ragazza, che però evitò il masso rotolando a terra e riuscì a catturarlo in una manciata di secondi.
Il suo amico durò più a lungo, ma solo per via dello stato in cui era, e fino a quando non tornò normale non provò nemmeno ad attaccarla.
Una volta presi entrambi con un grado S lo Styler avanzò di livello, passando al diciassette con due punti in più di energia, arrivando a 57/57, e cinque di potenza. Le informazioni sui Graveler si aggiornarono subito, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 2”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.






-Bene, vi siete calmati?-
-Graveler!-
Entrambi i Pokémon sembravano molto più rilassati adesso, ma ancora non era chiaro cosa li avesse agitati.
-Aah!-
Una voce tra le montagne attirò l’attenzione dei quattro, ed agitò nuovamente i Pokémon che a quanto pare l’avevano riconosciuta. Pochi istanti dopo due Bricconieri sui loro Dadavolante comparvero davanti a loro. -I Graveler sono più forti che mai! A cosa è servito cercare di indebolirli?- esclamò il primo frustrato.
-Volevate catturarli non è così? Vi è andata male.- disse la Ranger squadrandoli.
-Capisco, è opera tua, Ranger… il nostro piano di indebolire lentamente i Graveler con i Pokémon acqua e poi portarli via di nascosto è andato totalmente in fumo!-
-In questo caso non ci resta altra scelta!-
Attivando i loro guanti i due uomini chiamarono a sé due Wopper, entrambi a quanto pare furiosi.
Un’altra cattura non sarebbe stato certo un problema per lei, e ad aiutarla a calmarli arrivò Pichu ukulele che con la sua musica riuscì a ridurre di molto la loro agitazione.
Le ultime modifiche all’ukulele erano evidenti visto la canzone durò più a lungo, e fu molto semplice per la ragazza evitare i getti d’acqua dei Pokémon, che vennero catturati senza causassero alcun danno.
Di fronte alla sconfitta i Bricconieri impallidirono visibilmente.
-Pensavo di avere ormai la vittoria in pugno! Che delusione…-
-Torna in te! Avrai tutto il tempo di pentirti quando andremo via da qui, adesso rassegnamoci e filiamo via da questo posto!-
Come due fulmini i due fuggirono, ed i Graveler ne furono grati.
-Gra… graveeeel!-
-Alessandra!- alle loro spalle si sentì la voce del ragazzo che le aveva chiesto aiuto, che stava correndo proprio verso di loro. -I Graveler sono salvi grazie a te. Ti ringrazio di cuore!-
-E’ stato un piacere credimi. E’ anche grazie a te che mi hai avvertita.-
-Li accompagnerò alle loro case, così sarò sicuro quei Bricconieri non li disturbino più.- con un sorriso raggiante sul volto il ragazzo si allontanò con i due Pokémon, e lo Styler ricevette altri dieci Punti Ranger, una luce proveniente dalla stele vicina però sorprese la ragazza.
-E’ un… grafema?!-
Non c’erano Pokémon leggendari nelle vicinanze, allora perché era comparso? Non importava, doveva assolutamente annotarlo prima svanisse.
Stando allo Styler era il grafema di Graveler.
-Che strano…-
Forse avrebbe dovuto parlarne con Lucia la prossima volta, ma per il momento doveva completare il giro di pattuglia, tornando a Diagonalia, visitando ogni casa prima di andare da Willy.
Nell’edificio proprio davanti alla base della rampa un’anziana signora stava parlando con sé stessa, contando apparentemente i Mareep. -637 Mareep… 638 Mareep… 639 Mareep… 640 Mareep… 641… chissà perché ultimamente non riesco a chiudere occhio.- sospirò alla fine perdendo il conto. -Ho sentito che pensando ai Mareep e contandoli si riesce a prender sonno facilmente… ma anche contandone centinaia non mi viene sonno per niente!-
-Oh, mi dispiace molto.- disse Alessandra dispiaciuta.
-In realtà pare ci sia un altro metodo per addormentarsi.-
-Quale?-
-Basta chiedere aiuto ad un Pokémon particolarmente abile nel fare addormentare gli altri… se non sbaglio si chiama Noctowl.- mugugnò la donna. -Ascolta, Alessandra… porteresti Noctowl qui da me? Non dico centinaia, ne basta uno solo!-
-Ma certo signora, anzi si dia il caso che ne abbia uno proprio qui.- rispose cordialmente la ragazza; evidentemente la signora era talmente stanca da non distinguere nemmeno i Pokémon, ma il Noctowl le volò davanti cercando di attirare la sua attenzione.
-Noctooo, noctoooowl!-
-Oh cielo, che fortuna! Allora, chiediamo subito a Noctowl di farmi addormentare.-
-Ma certo, Noctowl, puoi pensarci tu?-
-Noctooo!- annuendo il Pokémon si mise davanti alla signora, usando i suoi poteri per farla assopire mentre lei sistemandosi nel letto aveva ripreso a contare.
-1274 Mareep… uh… uuuuh… ronf… roooooonf…-
In una manciata di secondi gli occhi della donna si fecero pesanti, ed il sonno la colpì, ma non fu l’unica, anche Alessandra infatti cominciò a sentirsi pesante, e prima se ne rendesse conto lei e Pichu erano seduti a terra, ormai addormentati.
Trascorsero probabilmente ore, prima che la voce della signora li svegliasse. -Aaah! Finalmente sono riuscita a dormire Alessandra, grazie mi… ???- anche lei sembrava sorpresa, ma sorrise gentilmente alla ragazza diventata rossa come un pomodoro.
-Buongiorno, Alessandra. Grazie a te sono riuscita a dormire come un sasso. Certo, non immaginavo che Noctowl avrebbe fatto addormentare anche te… è davvero un Pokémon dispettoso!-
-Ahah… già. Mi scusi tanto, sarà meglio vada adesso…- cercando di nascondere l’imbarazzo la ragazza si precipitò fuori dalla porta, allontanandosi di qualche metro prima di controllare lo Styler.
Avevano svolto vari incarichi, magari poteva concedersi qualche miglioria. Aprì subito l’icona Personalizza controllando quanti punti aveva, trovandone 102.
-Beh, direi possiamo aumentare un po’ i livelli.-
Energia e potenza erano rispettivamente al livello quattro e tre, mentre la linea solo al due, per tenere le cose in pari perciò volle aumentarla per tenere tutto in equilibrio, anche se le costò tutti i punti solo per quest’azione praticamente.
Non era molto, ma a poco a poco avrebbe guadagnato altri punti, ed era il momento di andare a controllare Willy.
Bastò arrivare vicino al porto per vederlo asciugarsi la fronte con un fazzoletto, come se si fosse stancato nelle ultime ore, ma non appena la vide la salutò con un sorriso raggiante. -Ehi, eccoti qua! Hai fatto rapporto come ti avevo chiesto? E hai novità sulla Base radio?-
-No mi dispiace, la Base radio è ancora danneggiata. Raimondo ha preparato questo rapporto, voleva te lo consegnassi per farlo avere alla Federazione.-
-Vediamo un po’… il budget necessario per le riparazioni… mmh… c’è anche un rapporto dettagliato sui danni subiti. Mmmh… non avendo a immediata disposizione un’antenna di riserva, non sarà possibile concludere le riparazioni a breve termine.-
Non c’erano molte notizie effettivamente, ma a quanto pare non erano ancora finite, perché qualcuno era già lì pronto a schernirli.
-Però, niente male, Pokémon Ranger.-

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Nel giro di una manciata di secondi sopra le teste dei tre comparve un Dadavolante rosso fuoco, guidato da una figura Alessandra conosceva bene, lo stesso uomo che l’aveva fatta precipitare in mare e catturato Martino.
Il losco figuro li guardò con un sorrisetto divertito. -Sei perfino riuscito a rapire Occhioblu, i miei complimenti.-
A quell’accusa le orecchie di Willy divennero rosse. -Rapimento!? Non usiamo parole a sproposito! E comunque, tu chi saresti?!-
Prima di rispondere l’uomo fece atterrare il Dadavolante, passandosi una mano tra i capelli. -Hu hu hu… sono uno dei capi dei Bricconieri. E il mio nome è… Occhiorosso!-
-Che gran fantasia avete voi Bricconieri.- commentò Alessandra in una frecciatina, ma l’altro la ignorò.
-La ragazza che avete rapito, Occhioblu, è una mia collega. Vorrei che la lasciaste subito andare…-
-Non sembra il genere di persona possa mancare a qualcuno…- sibilò ancora la Ranger, stringendo i pugni dalla rabbia.
Era colpa di quel tizio se aveva perso Martino e il suo Styler si era danneggiato.
-E i Ranger non sembrano tipi da simili commenti, ma evidentemente tu fai eccezione.-
-Cosa vorresti dire?!-
-Nulla che tu possa capire… giochetti a parte, vorrei che lasciaste subito andare la mia collega… ma immagino che una semplice richiesta non vi farà cambiare idea. Quindi ecco la mia proposta…-
-Sai dove puoi infilarti la tua proposta?-
-Alessandra!- Willy cercò di calmarla prima potesse andare oltre, ed Occhiorosso aspettò tornasse il silenzio per creare un po’ di suspence.
-Che ne dite di uno scambio di ostaggi? Il vostro Ranger Martino in cambio della mia collega Occhioblu!-
I tre spalancarono gli occhi alla richiesta, non sapendo come ribattere, e questo sembrò divertire l’altro.
-E’ una proposta che non potete certo rifiutare. Bene, è deciso allora. A est di Diagonalia si trovano le Rovine d’alba. Vi aspetto lì. Ma c’è un però. Dovrete essere solo voi due: tu, Ranger, insieme ad Occhioblu.-
La ragazza non rispose, stringendo i pugni per trattenersi dal picchiarlo, ma sapeva di non poter fare nulla, altrimenti avrebbe solo complicato le cose.
-Se porti con te qualcun altro, Martino se la vedrà brutta.-
-Non torcergli un capello…-
-Pichu!!!-
Proprio come Alessandra anche Pichu ukulele non aveva in simpatia quel tizio, e tentò di colpirlo con le zampette, anche se l’uomo si allontanò all’ultimo.
-Ehi! Che c’è, Pichu? Hai intenzione di venire anche tu?-
-E’ il mio Pokémon Compagno, non vado da nessuna parte senza.- affermò la Ranger, facendo quasi commuovere il piccolo Pichu.
Occhiorosso sollevò le spalle con noncuranza. -Non credo che portare un Pokémon sia un problema. E poi se togli i Pokémon a un Pokémon Ranger, che Ranger è?! Ah ah ah!- risalendo a bordo del Dadavolante si levò a qualche metro da terra, guardando Alessandra con uno sguardo di sfida. -Vi aspetto allora!-
Come era arrivato svanì immediatamente nel cielo, lasciandola con l’amaro in bocca, al contrario di Willy che sembrava molto sollevato.
-Per fortuna! Allora Martino è sano e salvo!- esclamò con un grande sorriso. -Vado subito a prendere Occhioblu, così puoi andare a fare lo scambio!-
L’uomo era già pronto per andare sulla nave, quando l’amica lo fermò.
-A-aspetta Willy!- voleva salvare Martino, certo che voleva, ma era veramente il caso di liberare Occhioblu dopo tutta la fatica fatta? -Io ho… bisogno di prepararmi.- aveva bisogno di riflettere se fosse il caso o meno di procedere in quel modo, e soprattutto aveva bisogno di togliersi la rabbia causata da Occhiorosso.
-Oh, sì scusami. Sei appena tornata dal giro di ronda, è ovvio tu sia stanca. Faremo domani, d’accordo?- rispose Willy dispiaciuto di non avere pensato alla sua stanchezza, anche se non era quello il problema, ma meglio pensasse questo piuttosto che altro.
-Sì, ti ringrazio, domani mattina sarò qui. Andiamo Pichu.- allontanandosi rapidamente la ragazza richiamò Raikou, correndo verso l’isola di Dolcegoccia con mille pensieri per la testa.
-“Stai tentennando.”- osservò il Pokémon percependo i suoi sentimenti.
-Non sto tentennando…-
-“Sei incerta, temi qualcosa.”-
Doveva ammettere che la loro connessione poteva essere snervante certe volte. –E’ solo che… dobbiamo fare attenzione, ho faticato per catturare Occhioblu, e non mi fido di Occhiorosso…- ritrovare Martino in quel modo inoltre le sembrava come ricorrere a dei sotterfugio quasi codardo, ma non voleva dirlo ad alta voce.
-“Sei uscita vincitrice una volta e lo rifarai ancora. Scendi in campo a testa alta e sbaraglia i nemici.”-
Sembrava così facile detto da lui, così eroico, quando in realtà non lo era per niente.
In poco tempo tornarono all’ingresso di Cocona, ma la ragazza si fermò davanti la casa di Otello; era l’unico posto in cui sperava di avere ancora un letto.
-Per oggi basta passaggi, ci vediamo domattina Raikou.- disse Alessandra accarezzandogli la schiena.
-“A domani, e ricorda, non indietreggiare di fronte a nulla.”-
Raikou svanì nuovamente come un lampo nel cielo, e la ragazza sbuffò stanca strisciando verso la casa, sperando di non disturbare.
-E’ permesso?- chiese superando l’ingresso, trovando però solo Nando occupato a pulire, che come la vide l’accolse con un radioso sorriso.
-Alessandra! Pichu! Come state?-
-Pichu!-
Pichu ukulele si precipitò ad abbracciare l’amico, che ricambiò teneramente.
-Bene bene… Otello è qui?-
-No, è ancora al ponte, gli ho portato la cena. Avevi bisogno di lui?-
-In realtà volevo chiedergli se per stanotte potevo usare ancora la camera…- rispose lei imbarazzata, c’erano tante case a Cocona e probabilmente un hotel da qualche parte a Diagonalia, ed ora che era lì temeva di dare l’impressione fosse tirchia quando in realtà semplicemente quella casa e le persone dentro la facevano sentire a suo agio.
Fortunatamente Nando non sembrò pensarlo. -Ma certo che puoi! Sono sicuro Otello ne sarebbe felice, vista l’ora vuoi mangiare con me?- chiese poi con un leggero rossore alle guance, che mise in imbarazzo anche Alessandra per qualche motivo.
-Mi farebbe piacere, vado a fare una doccia veloce.-
-D’accordo, sarà pronto per quando tornerai! Mi vuoi dare una mano Pichu?-
-Pichu picchu!-
-Grazie ragazzi, torno subito.-
Sollevata di avere un quarto d’ora solo per sé la ragazza corse su per le scale, aprendo l’acqua nella doccia per rilassarsi un po’.
Alcune delle ferite si era procurata durante le missioni facevano ancora male, ma si sarebbero rimarginate presto con le giuste cure, ed in caso avrebbe potuto sempre andare dal Dottor Edo.
Il getto d’acqua fredda sulla schiena l’aiutò a rilassare i nervi, almeno non aveva più le mani che prudevano dopo la conversazione con Occhiorosso, ma ancora non era abbastanza serena dalla proposta fatta.
Aveva solo quella sera per decidere cosa fare, e non sapeva dove sbattere la testa.
-Ugh…-
Toc Toc Toc!
Il bussare alla porta le fece alzare la testa, e dall’altra parte sentì la voce di Nando.
-Alessandra? Sei già nella doccia? Ti ho portato degli asciugamani.-
Cavolo, effettivamente non ci aveva pensato! Era entrata senza nemmeno guardare se c’erano!
Il pensiero dovesse entrare ora che era senza i suoi vestiti la rese rossa come un peperone, e la spinse a sedersi per coprirsi.
-S-sì sono in doccia!- riuscì ad urlare facendosi sentire.
-O-oh! N-n-non preoccuparti! C’è una sedia vicino alla porta, li metterò lì!-
La maniglia si abbassò e la faccia rossa di Nando comparve dalla porta. Teneva gli occhi ben chiusi e con una mano cercò la sedia vicina, mentre con l’altra teneva gli asciugamani bianchi appena lavati.
La sua goffaggine e l’espressione imbarazzata aveva fecero ridere Alessandra, e Nando sentendola sembrò diventare ancora più teso, tanto che appena ebbe sistemato gli asciugamani chiuse subito la porta, lasciandoci mezza mano dentro.
-Ahia!-
-Ppfff…- dovette coprirsi la bocca con le mani per evitare di farsi sentire ancora, e con la porta chiusa poté tornare a rilassarsi, o almeno ci provò.
La doccia non durò a lungo, e con i suoi capelli corti in una ventina di minuti era già in cucina, con Nando e Pichu che avevano apparecchiato la tavola per tre persone; due piatti erano una zuppa ai frutti di mare, con pesce e granchi, e l’altro era un piatto di poffin.
-Wow, sembra buonissima!- esclamò sorpresa Alessandra sedendosi.
-Otello mi ha dato la ricetta, spero sia venuta bene.- sorrise Nando sistemandosi accanto a lei.
-Pichu pichu!-
Il sapore era anche meglio dell’aspetto, e per fortuna era una grossa porzione. -E’ buonissima! Sei stato bravissimo Nando!-
-Pichu pichu!-
-E anche tu Pichu, siete stati bravissimi.-
-Grazie.- disse il ragazzo arrossendo per il complimento, riprendendo quasi immediatamente a fantasticare nelle sue paranoie. -Temevo di scottare la zuppa o di tagliarmi con le chele… o di non togliere la buccia e rischiare di farti strozzare. Ah! Non sei allergica ai crostacei vero?!-
Sapeva aveva veramente paura di tutte quelle cose, ma era così esilarante in quel momento che non riuscì a prenderlo sul serio. -Ahah, no tranquillo. E’ tutto perfetto. Grazie mille.-
-Bene… che sollievo… allora, come è andata la giornata? Mi sembravi molto stanca prima.-
Non era una domanda alla quale aveva voglia di rispondere, ma non se la sentiva di evitarla, temeva di essere scortese dopo le aveva fatto perfino da mangiare.
-E’ stata… stancante.-
-Qualche problema con i Pokémon?-
-No no, sono la parte più facile, le persone al contrario…-
-Hai litigato con qualcuno?- ormai l’espressione di Nando era sempre più allarmata, e in qualche modo tenera.
-No, è che…- parlarne era più difficile del previsto, un pugno dritto nel suo orgoglio, ormai però aveva iniziato. -Siamo stati a Diagonialia, abbiamo trovato in una magione abbandonata un libro cercavamo, e siamo riusciti a catturare uno dei capi dei Bricconieri. Però poi è arrivato un altro dei capi dei Bricconieri, l’idiota che mi ha fatta precipitare ed ha rapito il mio collega, e vuole scambiare Martino con l’altro capo.- lo disse praticamente tutto d’un fiato, fissando il piatto mentre il silenzio era calato nella stanza.
Sicuramente ora Nando pensava fosse solo una persona egoista e codarda…
-Capisco, dopo tutta la fatica che avete fatto non deve essere facile.-
La sua risposta sorprese la ragazza, che lo fissò per qualche secondo temendo di non aver sentito bene.
-Insomma, non fraintendermi, è un tuo collega e sarà sicuramente importante per te, ma un capo di quei tizi in meno sarebbe una gran cosa per tutti.- continuò lui guardandola serio.
Alla
-Io… non so cosa fare.- dirlo ad alta voce era come essersi tolti un grosso peso di dosso, anche se la fece sentire più in colpa. -Voglio salvarlo… ma invece che andare subito a fare lo scambio sono venuta qui…-
Gentilmente Nando Mise una mano sulla sua spalla. -Sei la persona più intelligente, forte e coraggiosa abbia mai conosciuto. Avevi bisogno di pensarci ed hai fatto bene a venire. Qualsiasi sia la tua decisione alla fine so che sarà quella giusta.-
I due si fissarono per qualche secondo, prima che Nando allontanasse la mano nervoso. -Sc-scusa!-
Alessandra lo guardò con un sorriso intenerito, sentendosi meglio dopo quella conversazione. -Tranquillo, grazie Nando. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno.-
-È stato un piacere, se avessi bisogno ci sarò sempre!-
-Pichu pichu!-
Pichu ukulele fino a quel momento era rimasto in silenzio, ma a quelle parole scattò subito sul tavolo attirando la loro attenzione.
-E-esatto! Non solo io, ma anche Pichu!- si corresse Nando facendo ridere la ragazza.
Terminata la cena i due ospiti aiutarono il ragazzo a ripulire, preparandosi per andare a dormire.
-Sicura di non avere bisogno di altro? Cucini più morbidi, coperte più pesanti, o più leggere.- chiese più volte Nando agitato.
-Siamo apposto così. Grazie mille, dormiremo benissimo.-
-Pichu!-
Le loro parole sembrarono rassicurare l’amico, che finalmente distese le spalle. -Va bene allora, buonanotte.-
-Buonanotte!-
La notte trascorse serenamente per la ragazza, che ebbe tutto il tempo per pensare sul modo migliore di agire e su come salvare Martino. Quando il sole era alto nel cielo lei era già pronta, e con Pichu al suo fianco si preparò per tornare da Willy.
-Mi raccomando fate attenzione!- disse Nando prima i due partissero, sulla soglia di casa.
Voltandosi Alessandra lo salutò con un caldo sorriso. -Torneremo a trovarti presto, grazie della cena assieme!-
-Pichu pichu pichu!-
Pichu ukulele era carico di energie, e quando Alessandra evocò Raikou gli salì immediatamente sulla schiena.
-Andiamo, sono pronta per salvare il mio amico!-

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Willy era già al molo, puntuale come un orologio e sereno per la giornata a venire. Non appena vide Alessandra scendere dalla rampa la salutò con un sorriso smagliante.
-Buongiorno! Hai dormitor bene?-
-Sì, siamo pronti.- annuì la ragazza con Pichu accanto.
-Bene, vado subito a prendere Occhioblu, così puoi andare a fare lo scambio!-
In una manciata di minuti Willy era già di ritorno, con la donna urlante ammanettata che lo seguiva.
-Che c’è adesso?! Ci sono ancora un sacco di cose che voglio sapere sul tuo conto!-
-Diamine, non mi era mancata…- borbottò Alessandra sentendo le orecchie fischiare per via del tono spaccatimpani.
-Pichu pichu…-
-Ti ho detto che non voglio più parlare di me!- rispose Willy con le orecchie rosse. -E’ arrivato un tipo vestito di rosso, un certo Occhiorosso, e ci ha proposto uno scambio: tu in cambio di Martino! L’appuntamento è alle Rovine d’alba! Non vorrei farlo, ma ti lasceremo libera!-
-Dici sul serio?!- esclamò lei spalancando gli occhi.
-Io invece ne sono molto felice…-
-Non parlavo con te, Ranger!- disse lanciandole un’occhiataccia. -… mi dispiace solo di dovere un favore a Occhiorosso, però pazienza… è stato divertente chiacchierare con te.- rivolgendo un occhiolino a Willy Occhioblu si girò poi verso Alessandra, incrociando le braccia e guardandola come se le stesse facendo un favore. -Va bene. Portatemi alle Rovine d’alba allora.-
-Alessandra! Occhioblu è tutta tua!-
-Avrei preferito mi accompagnassi tu.-
Il commento della donna fece diventare Willy rosso come un peperone, ma cercò di nasconderlo cambiando discorso. -Che bello, finalmente rivedrai Martino! Quell’Occhiorosso ha detto che le Rovine d’alba sono a est di DIagonalia. Mi raccomando, fai attenzione!-
-Tranquillo, andrà tutto bene.- rispose l’amica fiduciosa. -Andiamo Occhioblu.-
-Oh come sono felice…-
-Forza…- alzando gli occhi al cielo provò a prenderle la mano per assicurarsi non scappasse, ma Occhioblu la ritrasse immediatamente.
-Non ci provare! Non sai che le donne non si toccano neanche con un fiore?!-
-Cosa?! Non ti volevo micca tirare un pugno! Va bene sai che c’è? Stammi dietro e basta, tu Pichu tienila d’occhio.-
-Pichu pichu!-
Fortunatamente nessuno conosceva l’identità di Occhioblu, e cosa aveva fatto, quindi se non per le manette nessuno lanciò loro occhiate curiose mentre attraversarono Diagonalia, arrivando a via Mironda.
-Ugh, ma dobbiamo proprio passare per quella parte? Ho già rovinato le mie scarpe abbastanza…- brontolò la bionda rallentando, ma Pichu non le permise di fermarsi.
-Non mi preoccuperei delle scarpe al posto tuo.-
-Già, si vede che non lo fai.-
Se continuava così anche un solo quarto d’ora sarebbe stato una tortura eterna. La strada non era nemmeno così fangosa, forse un po’ in salita visto stavano procedendo lungo il fianco della montagna, ma il mare sotto di loro rendeva il tutto più piacevole.
Ad un certo punto trovarono davanti a loro un elegante Pokémon simile ad una farfalla dal corpo grigio ed arancione, e Alessandra incuriosita di che tipo fosse si avvicinò subito per catturarlo. Fu anche piuttosto semplice visto non l’attaccò mai, nonostante la sua rapidità fu una vera spina nel fianco quando la linea di cattura si rompeva.
Il suo nome era Mothim, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Taglio 2”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”.





-Ma devi fare così ogni volta vedi un Pokémon?- la linciò Occhioblu alzando gli occhi al cielo.
-E’ il mio lavoro.- borbottò la ragazza cercando di trattenersi.
-Sembri una bambina che pensa solo a giocare.-
-E tu sembri una gran…-
-PICHU!-
Grazie al cielo Pichu ukulele si è messo tra di loro, altrimenti non era certa sarebbe in grado di tenere a freno la lingua.
-… andiamo avanti, Occhiorosso ti aspetta.-
Continuando a camminare arrivarono in un punto dove la salita si alzava drasticamente, e dove per facilitarla erano stati scavati dei gradini nel terreno.
Proprio su uno di questi stava passeggiando un piccolo Pokémon blu dalla pancia gialla, con dei fori rossi sulla schiena.
Solo per dare fastidio ad Occhioblu Alessandra si avvicinò per catturarlo.
Il Pokémon si rivelò essere una testa calda, che cercò subito di attaccarla lanciandole una palla di fuoco addosso, e quando lei la schivò e questa toccò terra si innalzò una colonna rovente.
Portandosi dall’altra parte del perimetro di cattura la Ranger cercò di fare attenzione mentre disegnava i cerchi attorno al piccoletto, che stava pericolosamente vicino al fuoco incurante del calore, e allargò troppo la mano facendovi finire in mezzo il disco di cattura. Almeno da lì a poco la cattura finì.
Perse solo due punti di energia, ed ottenne una bruciatura alla mano, ma fu la risata di Occhioblu a pesarle.
Il nome del Pokémon era Cyndaquil, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Sferra lingue di fuoco.”.





-Wow che classe Ranger! Da vero campione!-
Sarebbe stato così sbagliato buttarla giù dal dirupo?
-Andiamo avanti e basta…-
Percorsero la scalinata in silenzio, con la donna che di tanto in tanto ridacchiava facendosi volutamente sentire, una volta arrivati in cima però due uomini dei Bricconieri le sbarrarono la strada.
-Capo! Eravamo così preoccupati! Cosa le hanno fatto quei mascalzoni?!-
-Mascalzoni?! Ma siete voi i cattivi!- sbottò Alessandra spalancando gli occhi.
-Sto bene, tutto a posto. Scusate per avervi fatto stare in pensiero…-
-Oh quindi anche tu sai essere umana!-
Evidentemente provava piacere a punzecchiarla e basta, molto rincuorante.
-Non ti azzardare a parlarle in questo modo!- intervenne uno dei due. -Il nostro capo è la migliore!-
-Grandioso, ha pure le cheerleader.- alzò gli occhi al cielo borbottando per non farsi sentire, non voleva certo andassero avanti all’infinito.
-Capo! Ci sembra uno spreco restituire al nemico il nostro prigioniero. Certamente sarà d’accordo anche lei, vero? Quindi… niente scambio, la libereremo con la forza!-
-Questa la voglio proprio vedere.- sorrise Alessandra divertita. Li aveva riconosciuti, erano i due scappati dalla magione di Amun. Poteva cavarsela con poco.
-Quilava! Ambipom! All’attacco!-
I due Pokémon comparvero alle spalle dei due e la raggiunsero immediatamente, iniziando la cattura. Erano entrambi piuttosto grossi e veloci, ma almeno non erano agitati.
Misero su un bel gioco di squadra, dove quando uno attaccava la Ranger con una sfrecciata di sfere infuocate l’altro le lanciava addosso dei massi, e per schivarli tutti la ragazza dovette rotolare a terra più volte schivandole all’ultimo.
La rallentarono molto in questo modo, ma alla fine andò tutto per il meglio.
Quilava era del “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Sferra lingue di fuoco”, mentre Ambipom “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 3”, “Scaglia pietre contro l’avversario.”.





Alla fuga dei loro Pokémon i Bricconieri abbassarono la cresta.
-Pensavo ce l’avremmo fatta…-
-Scusi, capo! Ci siamo comportati da veri stupidi!-
Alla loro fuga Alessandra si sarebbe aspettata di sentire Occhioblu dar loro degli inetti o dei montati, ed invece la sorprese il modo in cui le parlò.
-Ranger, ti prego, puoi far finta che non sia successo niente?-
-Uh? Non hai intenzione di parlare male di loro?-
-Certo che no! Volevano solo aiutarmi.-
Alessandra preferì non andare avanti a punzecchiarla, non volendo rovinare il suo momento di umanità, quando però fecero per proseguire si trovarono davanti ad un bivio; potevano continuare a salire ma alla loro destra un muro di massi enormi sbarrava la strada.
Non c’era molta scelta, e quindi optarono per la prima via, arrivando davanti all’ingresso di una gigantesca rovina scavata nella montagna. Grazie al gigantesco passaggio la luce sembrava entrare facilmente, ed una volta superato i tre finirono in un’ampia stanza dal pavimento piastrellato, coperto in buona parte da polvere e detriti.
-Ehi, aspetta! Non stai scordando qualcosa?- la fermò Occhioblu una volta entrate.
-Di che parli?-
Sembrava Occhioblu stesse arrossendo, ma era difficile dirlo visto cercò di nascondere il viso. -Voi Pokémon Ranger fate sempre una qualche posa quando iniziate una nuova missione, no? Sia a me che a Occhiorosso piace talmente tanto quest’usanza, che abbiamo pensato anche noi a una nostra posa…-
Era veramente imbarazzata! Ora lo si vedeva chiaramente!
-Dai, fammi vedere la tua!- urlò alla fine rossa come un peperone.
-Eheh, d’accordo. Una posa Ranger solo per te.-
Alla fine poteva capirla, all’accademia c’era un’intera lezione solo per le pose da Ranger. Anche Pichu si unì a lei e fu esilarante vedere Occhioblu in quelle condizioni.
-Bene… andiamo ora. Voglio andarmene da qui.-
-Non hai voglia di fare la tua posa?- la punzecchiò Alessandra ridacchiando.
-… mi costa ammetterlo, ma è proprio una bella posa. Grazie, non pensavo che mi avresti accontentata, in fondo io sono il nemico.-
-Sei più solo una ragazza irritante che un nemico al momento.- rispose l’altra divertita.
-Wow, devo ammettere che hai davvero un bel carattere.-
-Sarà la tua influenza.-
La stanza successiva si apriva in tre direzioni, due scale al lato ed un corridoio davanti alle ragazza.
Prima di procedere Alessandra preferì controllare in quella direzione, ma arrivati in fondo trovarono altri due Bricconieri ad attenderli.
-Bentornato, capo! Non vedevamo l’ora che tornasse qui da noi!- la salutarono con un sorriso, lanciando poi un’occhiataccia agli altri due. -Ehi tu, piccolo suonatore giallo d’ukulele! Allora, riconosci questi Pichu?-
Alle spalle dei due uomini erano nascosti due Pichu, che al loro comando si mostrarono.
Dalla reazione del piccolino era evidente li conoscesse entrambi.
-Pichu!!!-
-Sono Pichu di Dolcegoccia!- esclamò la ragazza guardandoli.
-Ranger, ho una proposta per te. Che ne dici di fare uno scambio? Questi due Pichu catturati a Dolcegoccia in cambio del nostro capo. Credo che anche i Pichu ne sarebbero più che contenti!-
-Abbiamo già un patto con il vostro capo!-
-Pi… chu…-
Pichu ukulele abbassò la testa tristemente. Era comprensibile volesse salvare i suoi amici, ma erano lì per Martino ed anche per la sua amica era una situazione difficile.
Occhioblu però non sembrò entusiasta della proposta. -Sentite un po’, voi… non pensate che sia un po’ scortese nei miei confronti?-
L’occhiataccia che lanciò ai Bricconieri fu sufficiente per terrorizzarli.
-Ooops. Mi sa che abbiamo ferito l’orgoglio del capo!-
-Te l’avevo detto io! Per questo non ero d’accordo! Smettiamola con questi trucchetti e torniamo ai buoni vecchi metodi! All’attacco, piccole marionette gialle!-
I due Pichu saltarono subito addosso alla Ranger, cercando di colpirla con delle raffiche di elettricità non appena il perimetro di cattura fu pronto. Erano in uno stato di agitazione e sembravano delle schegge impazzite mentre le giravano attorno, e Pichu ukuele non ebbe la forza di scendere in campo contro i suoi amici.
Non ce ne fu bisogno però, perché non appena Alessandra riuscì a calmarli catturarli fu molto più semplice, e rimossa l’influenza dei Bricconieri i due Pokémon tornarono alla normalità.
-I Pichu si devono essere ricordati della loro cara isola natale!-
-Abbiamo rovinato l’umore del capo e ci hanno pure rubato i Pichu… non ne abbiamo combinata una giusta!-
I due Bricconieri fuggirono subito dalla direzione in cui le tre erano venute, e Pichu ritrovati i suoi amici li abbracciò con gioia.
-Pichu!-
-Pichu-pichuuu!-
-Picchuuu!-
Erano talmente tanto contenti che Pichu ukulele cominciò perfino a suonare, ed i tre danzarono creando delle scariche elettriche attorno a sé.
-Pichu-pichuuu!-
Ora che si erano ritrovati non restava loro altro che tornare indietro, e dopo avere salutato un’ultima volta il loro amico e la Ranger che li aveva salvati corsero all’uscita, facendo attenzione a non finire in altre trappole.
-Perfetto, ora anche i Pichu sono liberi… vorrei proprio sapere quando sarà il mio turno!- esclamò Occhioblu furiosa, probabilmente ancora irritata dalla proposta dello scambio.
-Siamo andando, non preoccuparti… ma non hai visto quanto erano felici?- disse la ragazza guardandola.
-E allora?-
-E allora non credi stiate sbagliando? Catturate i Pokémon, li ferite… perché dovete farlo?-
-Non capiresti…-
Occhioblu le diede le spalle mettendo un punto alla discussione, ed anche la Ranger preferì non andare avanti.
Stando alla mappa nel punto in cui si trovavano c’erano altre tre porte, direttamente alla loro destra, dietro una parete, una grossa lastra di pietra raffigurante un Pokémon sbarrava la via, mentre davanti a loro, accanto ad una strana statua ed una sfera blu, una porta era bloccata dietro un muretto in pietra e solo quella alla loro sinistra era percorribile.
Un incisione sotto la sfera recitava “Offri la luce e la strada si aprirà davanti a te”.
-Prima di proseguire controllerò i Pokémon che avevamo incrociato prima nel corridoio, potrebbero aiutarci.- ed era anche una buona scusa per allontanarsi.
Tornando all’inizio della stanza c’erano due Pokémon, uno simile ad una statuetta grigia che fluttuava per aria e l’altro un piccolo uccellino verde con una piuma rossa in testa. Visto sembrava il più innocuo la ragazza scelse di catturare prima lui, e fu sorpresa quando scoprì era in grado di teletrasportarsi.
Per poco quando le ricomparve alle spalle non rischiò di venir colpita da una sua beccata, ma riuscì ad allontanarsi appena in tempo ed a disegnare i cerchi di cattura.
Il suo nome era Natu, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 1”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.





Passando all’altro Pokémon fu da subito chiaro anche lui era in grado di usare il teletrasporto, ma perlomeno non l’attaccò mai e l’unica difficoltà fu mantenere la linea di cattura costante quando scompariva.
Il suo nome era Baltoy, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare calmo.”, siccome era già al massimo di Pokémon con sé tuttavia dovette liberarlo assieme a Natu.





Stava quasi per tornare da Occhioblu quando notò un altro Pokémon nascosto all’angolo, piccolo e dal corpo bianco con una specie di caschetto verde in testa e due occhi rossi. La sua prima reazione ad inizio cattura fu quella di piroettare su se stesso e di produrre una raffica di sfere di energia, che la Ranger riuscì a schivare con dei salti, per poi teletrasportarsi un po’ ovunque cercando di evitarla, anche se senza successo.
Il suo nome era Kirlia, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 2”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.





-Pichu picch?-
Era passato un po’ di tempo da quando la ragazza si era allontana, e preoccupato Pichu ukulele l’aveva raggiunta per controllare stesse bene.
-Ehi, scusami. Ho appena finito, come è andata con Occhioblu?-
-Picchu!-
-Bene, bravo che l’hai tenuta d’occhio.- accarezzandogli la testolina tornò dalla donna ancora ferma davanti alla statua, e senza rivolgerle la parola superò la porta a sinistra sperando di poter proseguire, così però non fu.
Erano effettivamente in un’altra stanza, ma in un minuscolo quadratino di essa bloccate da dei muri alti abbastanza solo da permettere di intravedere un’altra statua.
-Grandioso, che si fa ora? Mi sollevi?- chiese Occhioblu mettendosi in punta di piedi sui tacchi.
-No, credo dovremo attivare la statua di prima.-
Effettivamente erano subito andate spedite e non avevano controllato se ci fosse un qualche meccanismo nascosto, e trovando indietro puntando lo Styler sulla sfera scoprirono era proprio così; poteva essere attivata con una Mossa Psico 1, e lei per fortuna aveva già due Pokémon che potevano aiutarla.
C’era però anche il dettaglio delle due scale infondo, e non volendo tralasciare altri dettagli importanti Alessandra decise di correre a controllare.
Quella a destra era bloccata da un’altra lastra di pietra, che però poteva essere rimossa con una semplice Mossa Psico 1.
-E va bene, Espeon per favore, pensaci tu.-
Annuendo il Pokémon si mise subito davanti alla porta, ed usando il proprio potere la fece svanire all’istante, fuggendo poi libero fuori dall’edificio.
-Che differenza ci sarebbe rispetto a quello facciamo noi?- chiese irritata Occhioblu non appena il Pokémon fu scappato. -Voi usate quegli stupidi Styler e noi i guanti.-
-Noi non costringiamo i Pokémon a seguirci! Trasmettiamo loro sentimenti di amicizia sinceri e non li metteremmo mai in pericolo. Voi li usate come fossero oggetti.- rispose duramente Alessandra. Poteva dirle quello che voleva, ma non che erano la stessa cosa.
Occhioblu sembrò intuire la sua rabbia, e distolse lo sguardo. Oltre la porta c’era solo un piccolo stanzino con un Magnemite ed un Pokémon violaceo con delle gemme al posto degli occhi.
Visto sembrava chiaro in quel posto sarebbero serviti molti Pokémon di tipo psico e lui ne aveva tutto l’aspetto Alessandra si avvicinò per catturarlo, ed il Pokémon l’attaccò creando a terra delle onde violacee di energia, che lei dovette evitare saltando più volte sul posto da un punto all’altro.
Fu abbastanza ridicolo, ma portò a buoni risultati visto riuscì a catturarlo. Il suo nome era Sableye, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Taglio 1”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura attorno a sé.”.





Non era psico, ma era comunque un aiuto in più.
La stanza dalla scala a sinistra almeno fu più semplice da raggiungere, e dentro trovatono un altro Pokémon, simile ad un Natu, ma molto più alto e dagli occhi sottili.
Si muoveva serenamente ma la sua apparenza mite svanì all’istante all’inizio della cattura, quando spalancando le ali bianche lanciò contro la ragazza delle sfere di energia talmente veloci che riuscì ad evitarle per puro miracolo appiattendosi a terra.
Fortunatamente quello fu il suo unico attacco e dopo questo lo Styler passò al livello diciotto, con due punti in più di energia e tre di potenza, e lo Styler passò a 59/59.
Il nome del Pokémon era Xatu, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 2”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”, Alessandra però dovette liberare Koffing, Cyndaquil e Sableye.





-Beh, direi che a questo punto possiamo proseguire, tu che dici Pichu?- disse Alessandra con un sorriso.
-Pichu!-
-Ma tu veramente lo capisci?- chiese Occhioblu sorpresa.
-Sì, è il legame con un Pokémon Compagno.-
-Non è uguale a tutti gli altri?-
-No, è qualcosa di molto speciale e più forte. So che Pichu ci sarà sempre per me e io per lui.-
-Pichu pichu!-
Sorridendo Alessandra si inginocchiò per accarezzare la testa al piccolo amico, guardando Occhioblu. -Mi spiace tu non possa capirlo.-
Era sincera, e non stava nemmeno provando a prenderla in giro, e forse proprio per questo la donna non seppe rispondere.
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Tornati in fondo alla stanza, dove si trovava il passaggio bloccato, Alessandra chiese l’aiuto di Kirla per attivare la sfera vicina posta sul piedistallo, e non appena il Pokémon la colpì con un’onda di energia questa cominciò improvvisamente a brillare, creando un fascio luminoso rivolto contro la statua davanti a sé.
Una sfera nascosta all’intero prese a brillare a sua volta ed il muro davanti al gruppo si mosse liberando la strada.
-Grazie Kirlia, a presto!-
Salutando il Pokémon che si allontanò dal tempio la ragazza oltrepassò la porta, sbucando nell’altro lato della stanza che avevano intravisto prima.
Due piccoli Pokémon dalle teste nere simili a dei caschi stavano camminando indisturbati tra due piattaforme, sopra le quali erano posizionati degli specchi.
-Ma che diamine…- guardandosi attorno confusa Occhioblu sfiorò uno degli specchi, scoprendo era possibile muoverli. -Ok, sbrigatela tu con questi giochetti.-
-Chissà quanto mancherai ai tuoi compagni.- la prese in giro Alessandra, avvicinandosi ad uno dei Pokémon.
Se erano lì forse significava potevano aiutarle in qualcosa, e ci teneva a scoprire di che tipo di Pokémon si trattasse.
All’inizio della cattura il piccoletto provò ad attaccarla scagliandole contro un masso, che lei tuttavia riuscì prontamente ad evitare. Certa di poterlo catturare con poche altre mosse la Ranger disegnò quanto più rapidamente possibile dei cerchi attorno a lui, azzardando però troppo quando al segnale dello Styler del prossimo attacco lei decise di ignorarlo.
In un istante dal terreno emerse una piccola stalagmite, la cui punta acuminata le provocò un graffio al gomito, e la conseguente perdita di due punti nello Styler. Il danno fortunatamente era lieve, e la mise più in allerta durante gli attacchi successivi, evitandole così altre ferite.
Il nome del Pokémon era Shieldon, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 2”, ”Attacca facendo piovere sfere di ferro.”.





-Faresti meglio a fare più attenzione, altrimenti quando incontrerai Occhiorosso sarai uno straccio.- commentò Occhioblu incrociando le braccia.
-E’ solo un graffio.-
-Vedi di non esagerare e basta.-
-Ti preoccupi per me?-
Era solo una battutina, ma il silenzio della donna la colse alla sprovvista.
-Andiamo avanti e basta!-
Riprendendosi dalla sorpresa Alessandra si limitò ad annuire, guardandosi attorno cercando di intuire cosa dovessero fare.
Oltre agli specchi ed alla statua c’era un’altra sfera come quella nella stanza precedente, quindi forse dovevano attivare anche quella per proseguire.
-Xatu, per favore colpisci quella sfera.- disse la ragazza indicandola per essere più precisa, e si ripeté esattamente la scena di prima.
Il vetro assorbì l’attacco del Pokémon, emettendo un fascio di luce nella direzione dello specchio a sinistra.
-Ho capito!-
Correndo immediatamente verso i due specchietti Alessandra li spostò dal piedistallo in modo la luce si riflettesse in entrambi, puntando infine verso la statua.
Nella stanza si sentì un forte rumore, come qualcosa che si stava muovendo, ma nel punto in cui erano non sembrava essere cambiato nulla.
-Forse è dall’altra parte. Proviamo a vedere.-
Effettivamente qualcosa dall’altro lato era successo, uno dei muri infatti si era spostato rivelando una scala che conduceva al piano superiore.
-Pichu pichu!-
-Ottimo, siamo sempre più vicini. Andiamo Occhioblu.-
Se ci fossero stati altri enigmi simili non sarebbe dovuto essere troppo complicato proseguire, ma arrivati a metà strada un altro Bricconiere sbarrò loro la strada, accompagnato da uno Xatu.
-Ti stavo aspettando, Ranger!-
-Ancora? Ho già battuto i tuoi colleghi, non credete sia ora di smettere?-
-State iniziando davvero a farmi innervosire!- sbattendo il piede per terra Occhioblu lanciò un’occhiata fulminante al sottoposto, che si irrigidì immediatamente. -Se vuoi attaccare il Ranger, che cosa aspetti? Forza, attacca e facciamola finita!- sembrava non le importasse nemmeno fosse lì per salvarla, ma solo che si sbrigasse.
-Ce… certo! Xatu! All’attacco!-
Il Pokémon era da solo, ma era anche agitato e questo complicava le cose, non appena si formò il perimetro di cattura infatti spalancò le ali generando un’onda di sfere d’energia, che la Ranger riuscì ad evitare solo all’ultimo secondo portandosi alle sue spalle in un punto cieco.
Cercando di aiutarla Pichu si lanciò in mezzo al perimetro, evitando assieme a lei le sfere di energia e riuscendo a ridurre l’agitazione del Pokémon quasi del tutto.
Il tipo di attacco rimase sempre lo stesso e una volta calmato fu piuttosto semplice per la ragazza mantenersi in un punto sicuro, fino a riuscire a catturarlo.
Con la sua fuga anche il Bricconiere si trovò in difficoltà.
-Che vergogna, Xatu!!! Che figura mi fai fare!-
Fuggendo con la coda fra le gambe l’uomo sparì oltre la scalinata, lasciando Occhioblu con l’amaro in bocca.
-Non che fino ad ora abbia fatto chissà che figure… vabbè, in fondo è solo una recluta, pazienza…-
-Sembrano tenere molto a te però.- osservò Alessandra dopo tutti i loro tentativi.
-Già…-
In un improvviso silenzio entrambe preferirono andare avanti senza aggiungere nulla, arrivando ad un piano nel quale si aprivano tre strade.
Direttamente alla loro sinistra c’era solo un vicolo cieco con una pietra in un angolo, mentre alla loro destra c’era uno stretto corridoio che sembrava scendere di qualche metro e davanti una breve scalinata.
Normalmente Alessandra avrebbe controllato anche le altre zone prima di proseguire, ma oltre i gradini notò i tre Bricconieri che avevano cercato di aiutare il loro capo, e stavano confabulando tra loro con aria preoccupata.
-Il capo sembra aver raggiunto il limite della sopportazione…-
-Direi che è meglio fare lo scambio pacificamente come promesso.-
Sarebbe stata la soluzione più semplice, ma una di loro non sembrava della stessa idea.
-Ma cosa dici?! Non siamo delle pappemolli, noi! Se consegniamo ora il nostro prezioso ostaggio, allora sì che il capo sarà veramente deluso!-
-Lo so anch’io! Ma cosa ci vuoi fare, siamo ancora solo delle reclute…-
-Questa è la nostra occasione per mostrare al capo le nostre capacità! Siamo in tre. Se uniamo le nostre forze, ce la faremo di sicuro!- pareva tanto sicura di sé che contagiò addirittura gli altri due, a quel punto però Occhioblu si avvicinò silenziosamente, costringendo anche Alessandra e Pichu uscire allo scoperto.
-Capo!-
-Siamo solo delle reclute, ma ci batteremo con tutte le nostre forze! Le faremo vedere quanto valiamo!- esclamò la donna guardando poi la Ranger. -Preparati, Ranger!-
I tre non persero tempo ed attivarono i loro guanti della sottomissione chiamando a sé tre Pokémon.
Uno di loro era un Sableye, mentre gli altri due non li aveva ancora mai visti; uno somigliava agli specchi avevano trovato nell’altra stanza, mentre l’ultimo ad un grosso castoro marrone.
Il Pokémon simile agli specchi era in uno stato d’agitazione, ed alla prima occasione creò delle sfere di energia per colpire la Ranger, con anche l’altro Pokémon marrone che creò invece delle bolle d’acqua.
La situazione era piuttosto caotica tra uno scatto e l’altro, ma per fortuna Pichu arrivò subito ad aiutarla ed in questo modo Alessandra riuscì a catturare subito il Sableye, occupandosi poi dell’altro Pokémon ancora tranquillo che riuscì solo a ad attaccare un’altra volta con un vortice d’acqua.
Appena il campo fu libero occuparsi dell’ultimo rimasto fu molto più semplice, soprattutto quando calmandosi la sua velocità diminuì.
A quanto pare il suo nome era Bronzor, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Potere Psico 1”, “Attacca facendo piovere sfere di ferro.”, mentre l’altro si chiamava Bibarel, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.







La sicurezza che aveva animato i tre Bricconieri sembrava essere completamente svanita, Occhioblu al contrario sembrava piuttosto serena.
-Peccato, l’avversario era troppo forte per voi. Grazie lo stesso, ho apprezzato molto il vostro gesto.-
Perfino la Ranger la guardò stupida, era ancora la stessa donna insopportabile che avevano catturato alla magione?
Ogni tanto rivelava un lato di sé più umano del previsto.
-Ca… capo!!! Siamo commossi! Non dimenticheremo mai questo momento!-
-Capo! La seguiremo ovunque per tutta la vita! scusi se non abbiamo potuto essere d’aiuto questa volta!-
Con le lacrime agli occhi i tre scavalcarono Pichu, la Ranger ed il loro capo, che si limitò a sorridere guardandoli.
-Ah, beata gioventù.-
-Chi sei e che ne hai fatto di Occhioblu?-
-Mh? Oh ma andiamo! Non sono certo un mostro!- protestò la donna guardandola.
-No effettivamente sembri essere aggressiva solo con i Ranger.-
-Siamo nemici dopotutto. Anche se devo dire non siete tutti così male…- l’ultima parte l’aveva praticamente sussurrata, ma la Ranger era comunque riuscita a sentirla.
-E’ l’inizio della nostra amicizia?-
-Cosa?! Ma che dici! Non mi riferivo a te! Parlavo di… quel tipo che mi ha portata alla nave…-
-Dici Willy?- chiese sorpresa la ragazza.
-Sì, lui. È divertente…-
-Pichu pichu?-
Anche Pichu ukulele sembrava aver notato il suo rossore, e questo non fece altro che aumentarlo.
-Conosce tante storie! Almeno non mi faceva sentire come una prigioniera!-
-Sì, è molto simpatico. Lo adorano tutti alla Federazione. Sapessi quante fan ha.- la prese un po’ in giro Alessandra, ottenendo una risposta più irruente del previsto.
-Come se mi importasse!-
-Va bene va bene scherzavo! Vado a controllare il corridoio di prima, magari c’è qualcosa di importante. Vieni anche tu Pichu?-
-Pichu pichu.-
Annuendo il Pokémon la seguì lasciando Occhioblu sull’ingresso, e subito i due ne approfittarono quando non fu più a portata d’orecchio.
-A quanto pare Willy ha veramente una fan, eh?-
-Pichu! Picchu picchu.-
-Già, nemmeno io so come reagire.- annuì lei scuotendo il capo.
Come aveva detto si trattava di un nemico, ma era buffo si fosse presa una cotta proprio per un membro della Federazione. In ogni caso era meglio non farsi attendere troppo da lei, e rapidamente i due si avvicinarono al fondo del corridoio, dove incrociarono un Pokémon dalle scaglie gialle che catturò l’attenzione della Ranger.
La cattura fu piuttosto semplice visto l’attaccò creando soltanto una pozza di sabbia e fango nel terreno, che svanì dopo pochi secondi. Il suo nome era Sandshrew, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Distruzione 1”, “Apre voragini nel suolo intorno a sé, rendendo il nemico confuso.”.





Oltre la porta dopo il corridoio c’era solo uno stanzino con due Bibarel, perciò non trovando niente i due tornarono rapidamente verso Occhioblu.
Arrivando in cima ai gradini si ritrovarono con un’altra rampa di scale che scendeva alla loro sinistra, ed intuirono perché i Bricconieri si fossero fermati proprio lì, alla base infatti un Pokémon simile ad una scimmia dal pelo chiaro era evidentemente furiosa, e tirava pugni e calci a chiunque si avvicinasse.
-Oh, ok calma. Ci penso io.- disse subito Alessandra spingendo Occhioblu ad allontanarsi.
-Stai scherzando? Quel coso non sarà tanto gentile con te!- protestò la donna provando a tirarla via. -Aspettiamo si calmi e riproviamo.-
-Non possiamo, devo raggiungere Martino! Inoltre sono una Ranger, non mi tirò indietro di fronte a un Pokémon agitato.-
Con uno strattone riuscì a liberarsi il braccio dalla presa della donna, dirigendosi verso le scale dove il Pokémon stava prendendo a pugni i gradini. Appena la vide la caricò immediatamente rotolando su sé stesso, ed approfittando del momento in cui andò a sbattere contro il muro la ragazza si avvicinò facendo partire la cattura.
Come si aspettava non fu certo incline ad andarci piano, infatti la bersagliò subito con delle rocce seguendola mentre le schivava.
Nei momenti in cui era più vicino provò a colpirla anche con dei pugni ma lei li evitò sempre, ed all’arrivo di Pichu riuscirono assieme a farlo calmare chiudendo poi la cattura senza danni.
Il suo nome era Mankey, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 2”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.





-Bene, via libera. Vieni pure.-
Occhioblu dalla cima della scala si avvicinò lentamente, tenendo d’occhio il Pokémon che si muoveva ancora vivacemente, seppur sotto controllo.
Raggiunta la porta infondo alle scale trovarono un’altra stanza, leggermente più piccola rispetto alle altre e con due torce accese ai lati di un’imponente parete.
Non sembravano esserci altri ingressi e questo incuriosì la Ranger, che avvicinandosi a quel punto scoprì si trattava di un ostacolo rimuovibile con due Mossa Fuoco 2.
-Ok… tornerò indietro per cercare qualche Pokémon che possa aiutarci. Voi rimanete qui.- disse guardando i due, lasciando Pichu a controllare Occhioblu.
Due Pokémon che facevano al caso loro erano dalla scalinata precedente, due Quilava che con la loro cattura fecero passare lo Styler al livello 19, per portarli con sé la Ranger però dovette liberare Mothim e Sandshrew.
Una volta tornati dai due trovò con piacere Occhioblu buona buona in un angolo, con Pichu che la teneva d’occhio accanto all’ingresso.
-Ottimo lavoro Pichu.- sorrise la ragazza accarezzandogli la testolina.
-Finalmente, non ce la facevo più ad aspettarti!-
-Andiamo, ci ho messo al massimo dieci minuti.- protestò Alessandra guardando Occhioblu, imbronciata e con le braccia conserte.
-Una signora non si fa mai aspettare!-
Alzando gli occhi al cielo la ragazza la ignorò, avvicinandosi alla strana parete in mezzo alle rocce.
-Quilava, per favore rimuovete l’ostacolo!-

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Posizionandosi ai lati della strana parete i due Quilava la colpirono con delle raffiche infuocate che l’avvolsero completamente. In un primo momento sembrò che nulla stesse cambiando ma quando le fiamme cominciarono a spegnersi Alessandra notò sulla cima si erano accese altre due torce, che attivando un meccanismo nascosto aprirono un passaggio in mezzo alla parete.
Dall’altra parte si riusciva a vedere ben poco, solo l’oscurità di un lungo corridoio dal quale uscì una folata di polvere e ragnatele.
Occhioblu all’istante si allontanò, temendo di sporcarsi, mentre la Ranger rimase sul posto accendendo lo Styler.
-Starai scherzando spero! Io lì non ci passo!- protestò la donna guardandola.
-Non ci sono altre strade, dobbiamo proseguire.-
-Che dici se invece vai avanti tu e io aspetto qui?- propose l’altra sbattendo le lunghe ciglia, ma il silenzio della ragazza bastò ampiamente come risposta.
Battendo i piedi irritata si vide costretta a seguirla, standole vicino e coprendosi i capelli con le mani per evitare si rovinassero.
Pichu più veloce delle due fu il primo ad arrivare al termine del corridoio, dove si apriva un’ampia stanza frammentata da dei bassi muretti e dove erano sparsi piedistalli con specchi e sfere di vetro.
Una statua più grande delle altre era posta al centro, davanti ad un’incisione nel terreno che recitava: “Offri più luce alla stele… e la strada della verità mostrerà il suo aspetto.”
-Probabilmente è come nelle altre stanze, ma ho bisogno di Pokémon con un potere Psico…-
Guardandosi attorno non ci mise molto a individuare un Kirlia che si teletrasportava vicino all’entrata, e impiegò ancor meno tempo a catturarlo e ad attivare la sfera alla loro sinistra.
Prima di muovere gli specchi preferiva attivare anche l’altra ma lì vicino non sembravano esserci altri Pokémon adatti.
Provò a gironzolare per la stanza per accertarsi non ci fossero altri passaggi segreti e fu a quel punto che uno degli specchi si mosse saltandole sulla testa. Iniziata la cattura il Bronzor attaccò immediatamente tenendosi a distanza dalla ragazza ma i suoi colpi vennero facilmente evitati e con la sua cattura Alessandra ebbe il Pokémon perfetto per attivare anche l’ultima sfera.
Non rimaneva altro da fare che muovere gli specchi in modo puntassero tutti verso la statua al centro.
Partendo dallo specchio più a sinistra vicino alla prima sfera lo puntò verso nord, lasciando invariati tutti gli altri già ben posizionati, poi andò verso lo specchio a sinistra dell’altra sfera e lo puntò nella stessa direzione, lo specchio sopra però puntava verso uno che già stava utilizzando e dall’altro lato c’era un piedistallo vuoto.
-Mh…- tornando al punto di partenza osservò con più attenzione tutte le possibili posizioni degli specchi, ipotizzando un’altra soluzione, anche se più complicata.
Tornando dal primo a sinistra lo lasciò così com’era, mentre cambiò quello direttamente sopra in modo puntasse alla sua sinistra, in modo in terzo riflettesse la luce contro uno specchietto lasciato in un angolo che prima non aveva notato, la luce però finì dritta contro un grosso pilastro caduto dal soffitto.
-Cavolo, non avevo mai visto qualcuno avere tanti problemi con degli specchi.- la punzecchiò Occhioblu avvicinandosi. -Magari i tuoi Pokémon possono aiutarti?-
-Grazie del consiglio…-
In effetti però aveva ragione, bastava una Mossa Distruzione 2 per rompere il pilastro, e Mankey aveva tutta l’energia per riuscirci al primo colpo.
Al comando della Ranger il Pokémon sembrò entusiasta del compito e rotolando su sé stesso colpì con tutta la sua forza il pilastro, mandandolo in frantumi.
Ora la luce poté proseguire fino allo specchio all’altro capo della stanza. A quel punto fu sufficiente cambiare direzione a quello sottostante per far sì il fascio di luce andasse nella giusta direzione, e ad Alessandra non rimase che spostare un ultimo specchio in basso a sinistra della statua per far sì le due luci colpissero la sfera all’interno, pochi istanti dopo il rumore di un vecchio meccanismo rimesso in azione riempì la stanza ed una scalinata comparve dalla parete vicina, permettendo loro di procedere.
-Ok, sono colpita Ranger.- ammise Occhioblu sorpresa.
-Normale amministrazione.- sorridendo soddisfatta Alessandra le fece strada fino alla cima dei gradini, dove oltre un passaggio scavato nella parete entrava la luce del sole.
Un Punto di Salvataggio lasciato lì vicino faceva ben intuire fossero alla fine del tempio.
-Sei pronta a rivedere il tuo collega?- chiese Occhioblu alle sue spalle senza ironia, anzi stava quasi sorridendo.
Alessandra dall’altra parte si era fatta improvvisamente tesa.
Sarebbe stato veramente così facile? In realtà viste le resistenze dei Bricconieri dubitava avrebbero lasciato Martino così facilmente. E se non fosse stato nemmeno lì?
Magari era tutta una trappola e avrebbe perso una criminale senza poter fare nulla per il suo amico.
Di fronte al suo silenzio sia Pichu che Occhioblu la guardarono confusi.
-Ehi tutto bene? Sei pallida come un lenzuolo.-
-Eh? Oh sì, sì sto bene…- eppure ancora il suo corpo non voleva muoversi. -… possiamo fidarci dei tuoi colleghi?-
Stavolta fu il turno di Occhioblu di rimanere in silenzio, e fu peggio di quanto Alessandra si sarebbe aspettata.
-… in tutta onestà, no.- ammise alla fine con un sospiro. -Occhiorosso è una persona calcolatrice, che farebbe di tutto per raggiungere i propri obbiettivi... però da quanto so gli hai già messo i bastoni tra le ruote, no?-
Era vero, al loro primo incontro gli aveva fatto perdere il Pokémon stavano cercando di catturare, e non era certo la prima volta affrontava dei Bricconieri, anzi.
Ripensando a tutte le sue preoccupazioni si sentì un po’ come Nando, e le venne da sorridere pensando che se lui le avesse detto delle cose simili lei gli avrebbe risposto di non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene.
Ricordò quello le aveva detto l’altra sera, sul fatto era una persona forte e capace di superare le difficoltà, e ogni dubbio sparì.
-Grazie.-
-Non c’è di che. Non ti sta bene il broncio, ti fa venire le rughe.- con un sorrisetto divertito Occhioblu la precedette verso l’uscita, seguita da Pichu ukulele che la teneva costantemente d’occhio.
Prima anche la Ranger proseguisse lo Styler le diede un ultimo avvertimento.
-“Stai per entrare nell’ultima stanza delle rovine. Fai attenzione.”-
Era chiaro quindi, non si poteva più tornare indietro.
Con tutta la fiducia stretta nel cuore la ragazza avanzò assieme agli altri, arrivando in un piccolo spiazzo esterno al tempio circondato da due pareti rocciose ai lati e con uno strapiombo al termine.
Il terreno era in gran parte spianato, con alcune rocce che spuntavano in alcuni punti e dei massi caduti dall’altro, ma ad aspettarle non c’era nessuno.
Confusa Occhioblu si guardò attorno alla ricerca del suo team, diventando presto rossa di rabbia.
-Ma come?! Perché Occhiorosso non è qui?!-
Anche Alessandra e Pichu ukulele erano confusi, cominciando a temere fosse tutta una trappola.
-Lì c’è un simbolo evocativo!- urlò la donna indicando una stele lungo il bordo. -Ce n’era uno anche qui allora…-
Fu più forte di lei, lentamente si avvicinò alla stele come se fosse l’unica cosa che realmente importava al momento, sfiorandola affascinata con le dita.
Un ringhio selvaggio fece sussultare la donna, che subito si allontanò.
-Groaaaarrr!-
Alessandra si guardò attorno alla ricerca del Pokémon che avevano sentito, riuscendo ad allontanarsi appena in tempo prima che questo si schiantasse sul masso vicino a loro, e immediatamente si irrigidì.
Era grande quanto Raikou, simile ad un leone dalla pelliccia marrone con una stella gialla rossa e bianca a coprirgli il viso.
I piccoli occhi cremisi le guardavano con rabbia, ringhiando minacciosamente verso Alessandra quando la Ranger attivò lo Styler.
-Nasconditi Occhioblu!-
Occhioblu nemmeno la sentì, i primi secondi era incantata di fronte l’apparizione del Pokémon, non riuscendo a elaborare completamente ciò che stava accadendo. -Entei!!!-
Il panico si dipinse presto sul suo volto, ancora però era lì ferma, e tentò addirittura di fare qualche passo avanti. -Ehi, Entei! Ti sembra il modo di sbucare fuori così all’improvviso? Qui stanno per aver luogo delle importanti trattative! Accipicchia, proprio adesso dovevi sbucare fuori?-
Pichu e Alessandra si scambiarono sguardi confusi e strabiliati.
Davvero stava parlando a quel Pokémon come se lo conoscesse da una vita?
A quanto pare la simpatia non fu reciproca, perché Entei rispose con un ruggito che fece tremare le rocce.
-Groaaaarrr!-
-Occhioblu, non credo sia il caso di irritarlo…- tentò di dire la ragazza a bassa voce, venendo nuovamente ignorata.
-Che c’è?! Hai voglia di combattere?! Se è questo che vuoi, assaggia il mio guanto della sottomissione!-
-No!-
Era l’ultima goccia, furibondo Entei lanciò sguardi di odio alla donna creando attorno a lei delle colonne di fuoco alte almeno tre metri.
Spaventata Occhioblu tentò di proteggersi il viso con le mani, mentre Alessandra sfidando le fiamme le si parò davanti attirando l’attenzione del Pokémon.
Tutto ciò che poteva fare per calmarlo era catturarlo.
Il perimetro di cattura si creò attorno a loro isolandoli dal resto del mondo, e dopo un istante di sorpresa il Pokémon concentrò tutta la sua attenzione sulla ragazza, pronta a combattere.
Entei era molto veloce, si spostava da un punto all’altro per confonderla tenendola sempre sott’occhio, e per questo la ragazza fu intimorita dall’usare troppo le Linee di cattura. Temeva che se avesse calcato troppo la mano avrebbe finito per ferirsi, e preferì almeno per il momento stare su un approccio più sicuro.
Quando finalmente il Pokémon attaccò fu quasi un sollievo per lei.
Spalancando la bocca creò una raffica di fiamme contro le quali Alessandra poté solo rotolare per evitare di venire ferita, e dopo averle girato nuovamente attorno facendole girare la testa ripeté l’attacco, senza comunque colpirla.
Le cose per il momento stavano andando bene, era quasi riuscita ad arrivare a metà del livello del Pokémon, quando Occhioblu non riuscì a trattenere il suo entusiasmo.
-Ah! Prendi questo Entei! Non sei così forte come vuoi far credere eh?-
-Zitta ti prego!-
Troppo tardi, Entei l’aveva sentita forte e chiaro, e ora era furibondo.
Il suo intero corpo venne avvolto da un’aura rossa e forza e velocità aumentarono esponenzialmente rispetto a prima, mettendo la Ranger in una posizione decisamente scomoda.
Lanciando un ruggito al cielo evocò da terra una stella di fiamme che bruciò il terreno, e rimase viva per svariati minuti prima di spegnersi completamente e non essere più una minaccia. Nemmeno un secondo dopo saltò alle sue spalle tentando di colpirla con ben sei raffiche infuocate e infine portandosi al centro del perimetro di cattura creò attorno a sé una fiamma gigantesca che costrinse la ragazza a schiacciarsi contro le pareti per evitare danni.
Andando avanti così non le sarebbe più rimasto fiato, a malapena era riuscita a disegnargli qualche disco attorno.
-Ascolta, capisco che Occhioblu sia irritante, e credimi mi farebbe solo piacere se rimanesse buona buona per più di due secondi, ma non ti permetterò di farle del male!-
Sapeva era troppo furioso per darle retta, ma valeva la pena tentare.
Lo scontro continuò con gli stessi ritmi serrati che più volte misero a dura prova il suo corpo, ma Pichu ukulele le era sempre affianco per aiutarla a calmare Entei, e quando ci riuscirono finalmente la Ranger poté tirare un respiro di sollievo.
Non era ancora finita, ma sicuramente il peggio era passato, o almeno così sperava.
Purtroppo da parte sua Entei non la pensava così, poteva anche essere rallentato rispetto a prima ma la rabbia non era scemata e vedendo Alessandra cominciava a dargli del filo da torcere tentò un nuovo attacco, scattando e caricandola con tutta la forza aveva in corpo.
Il peggio era poi il fatto che, dopo aver fallito più volte con questo attacco, andò a chiudersi in un punto del perimetro di cattura che impediva alla ragazza di riuscire a disegnare delle linee, e così non solo ebbe campo libero per lanciarle contro le sue fiamme, ma fece scendere notevolmente il livello così faticosamente conquistato.
-Dannazione…-
Era un miracolo riuscire anche solo a fare più di cinque dischi di fila, e le cariche si facevano sempre più pericolose. Per poco non rischiò di essere colpita alla schiena, finendo comunque a terra in una brutta caduta.
Ogni singolo muscolo del corpo le bruciava, il respiro era mozzato dalla fatica e la temperatura non faceva altro che aumentare.
Perfino chiedere aiuto ai Pokémon che erano con lei le sembrava troppo rischioso, non conosceva bene le loro abilità unite allo Styler e non voleva venissero feriti per colpa sua.
Solo Pichu poteva aiutarla senza rischiare nulla, e di questo ne fu assolutamente grata. Facendosi forza la ragazza evitò ogni colpo, sfruttò ogni occasione abbastanza sicura da attaccare, e quando finalmente Entei venne avvolto dalla sfera di cattura si gettò a terra, sentendo il vento che le soffiava tra i capelli e le sferzava il viso.
Aveva vinto, ma Entei era ancora lì.
Era convinta il Pokémon sarebbe scappato al termine della cattura, e invece era fermo sul posto, fissandola stavolta con la calma negli occhi, poi ruggì.
Un improvviso fascio di luce accecò la ragazza che fu costretta a chiudere gli occhi, e quando li riaprì in mezzo al bianco c’era un nuovo grafema.
Immediatamente attivò l’impostazione dello Styler, sentendo il cuore che le batteva a mille.
Ora ricordava dove aveva già sentito il nome del Pokémon, a Diagonalia, quando una signora le parlò della leggenda dell’eroe.
Aveva guadagnato il rispetto del Pokémon leggendario.
Il Navigatore venne aggiornato con i dati del Pokémon, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: /- Nessuna”, “Lancia enormi lingue di fuoco con le quali attacca l’avversario.”.





-Ranger!-
La voce di Occhioblu la riportò alla realtà, i colori ripresero vita e le forme un contorno netto. La donna e Pichu ukulele la fissavano con aria preoccupata.
-Tutto bene? Avevi appena vinto e all’improvviso ti sei come paralizzata. Avevi gli occhi di un bianco innaturale!-
-Cosa? Oh, sì sì, sto bene. Tu?-
Sinceramente non voleva rivelarle aveva guadagnato un altro grafema, poteva anche avere preso le sue difese ma non sapeva cosa ne avrebbe fatto con quell’informazione.
Infondo stava comunque per tornare dai Bricconieri.
-Sto bene, grazie per il tuo aiuto, e scusami per aver aizzato Entei…- borbottò lei alzando gli occhi, ritrovando subito la sua fierezza. -Ora però mi sento un po’ come se mi avessi rubato la scena!-
Spalancando gli occhi dalla sorpresa Alessandra non riuscì a trattenere una risata, e così nemmeno Pichu.
-Cosa ahah? Sul serio? Avresti voluto essere lì al posto mio? Hai idea di quanto faceva caldo?-
-Beh effettivamente hai sudato parecchio. Ti servirebbero un paio di docce.- la prese in giro l’altra con un sorrisetto. -Però non puoi negare che quando si combatte è come essere su un palcoscenico, e la scena in quel momento è tutta per te! Magari non avrei vinto, ma lottare contro Entei sarebbe stato spettacolare.-
Entrambe non poterono fare a meno di ridere, ma quel piccolo momento presto rovinato dalla voce di Occhiorosso.
-Non preoccuparti Occhioblu, il tuo momento sta arrivando.-

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Occhiorosso fissava le due con un sorriso scaltro a bordo del suo Dadavolante, mentre alle sue spalle due sottoposti reggevano con delle corde Martino, legato come un salame e pieno di lividi e graffi.
-Complimenti, Ranger!- esclamò Occhiorosso atterrando.
Martino riconoscendo la collega la guardò sorpreso. -Alessandra!-
-Non preoccuparti, so quello che faccio.- tentò di dire lei per tranquillizzarlo, ma non ne era così certa.
Occhiorosso lo colpì alla testa per farlo tacere.
-Fa comodo anche a noi che Entei se ne sia andato. Se non altro… grazie.-
-Ridammi il mio collega.- sibilò lei a denti stretti, suscitando solo un sorrisetto divertito, prima che urlasse a uno dei sottoposti.
-Ehi! Uno di voi vada a recuperare l’emblema!-
-Subito, capo!-
Con Occhiorosso e l’altro tipo che gli sbarrava la strada Alessandra non poté impedire all’uomo di avvicinarsi alla stele, usando il guanto di sottomissione.
-Bene, proseguiamo con il tanto atteso scambio di ostaggi!- esclamò Occhiorosso tirando Martino a sé. -Al mio via lasceremo liberi gli ostaggi. E che nessuno faccia scherzi!-
-Questo dovrei dirlo io…- replicò Alessandra guardando Occhioblu, che le rivolse uno sguardo sereno.
Apparentemente non intendeva fuggire.
-Tre… due… uno… via!-
Occhioblu e Martino camminarono passandosi affianco, e non appena il ragazzo le fu vicino Alessandra gli sciolse subito le corde, liberandogli i polsi rossi.
-Grazie mille! Mi hai salvato la vita!- sorrise lui nonostante le ferite.
-Non ti avrei mai lasciato indietro.-
-Pichu pichu!-
-Noi, non ti avremmo mai lasciato indietro.- si corresse subito la ragazza.
Se da un lato i due Ranger erano felici di essersi ritrovati dall’altro tra i Bricconieri si leggeva una certa tensinoe.
-Occhiorosso… grazie… non so davvero come possa essere successo… ti prego di scusarmi.-
Era la prima volta vedeva Occhioblu parlare in quel modo, e Occhiorosso incredibilmente non fece nulla per umiliarla, anzi la rassicurò.
-Non ti scusare. Sono cose che possono capitare. Bene allora… lo scambio è avvenuto, come d’accordo.-
-Capo!-
Alle loro spalle il Bricconiere aveva appena terminato il lavoro, e una grossa parte della stele era stata rimossa.
-Abbiamo recuperato l’emblema!- esclamò mostrando la pietra tra le mani.
-Perfetto! Operazione conclusa! Forza, torniamo alla base!-
Così dicendo Occhiorosso lanciò alla collega una piccola pillola, che aprendola rivelò il suo Dadavolante.
Ciascuno di loro attivò il proprio, e con la vittoria nello sguardo Occhiorosso guardò i due.
-Ciao ciao, Ranger! Chissà, forse ci incontreremo di nuovo. Ammesso che siate ancora vivi!-
La sua non fu una minaccia a vuoto.
Usando il guanto di sottomissione chiamò a sé una schiera di Voltorb, che circondarono i Ranger brillando pericolosamente.
-A terra!-
L’urlo di Martino fu l’ultima cosa che Alessandra sentì prima dello scoppio, tutti i Pokémon produssero un’esplosione che distrusse i massi attorno a loro, e che colpì in pieno i poveri ragazzi.
Quando il fumo si fu diradato i Bricconieri erano spariti.
Martino se l’era cavata senza troppi danni, con giusto qualche bruciatura alle braccia, dopo aver tentato di proteggere con il proprio corpo Pichu e Alessandra, ma quest’ultima aveva subito un danno maggiore per via della vicinanza ai Voltorb, ed era sdraiata a terra in uno stato di semi-incoscienza.
La testa vorticava incessantemente e le orecchie le fischiavano, mentre il corpo si rifiutava di muoversi; se non fosse stata per l’adrenalina in circolo avrebbe fatto veramente male.
-Coff-coff! Accidenti a Occhiorosso! Guarda cos’ha combinato!- sbraitò Martino rialzandosi. -Alessandra! Tutto bene? Riesci a muoverti?-
A malapena riusciva a sentirlo, ma non voleva ammetterlo.
Era arrivata fin lì per salvarlo, che figura ci faceva ridotta così. Purtroppo i suoi tentativi di sedersi furono altrettanto inutili, e lui dovette sorreggerla.
-Andrà tutto bene, troverò un medico.- il suo viso si fece duro, e preoccupato. -Quando stavamo volando sui cieli di Oblivia… mi hai protetto dal cannone al plasma di Occhiorosso! Grazie… quando ho sentito dai discorsi dei Bricconieri che malgrado la caduta in qualche modo te l’eri cavata, non sai che gioia ho provato. E sapevo che saresti sicuramente venuta a salvarmi.-
-Dovevo…- tentò di dire lei, sedendosi a terra.
-Alessandra… grazie davvero!-
Nonostante l’ultimo attacco le avesse provocato delle ferite era riuscito a salvare Martino, per quanto la riguardava niente era più importante, anche se sarebbe stato bello reggersi in piedi sulle proprie gambe.
-Se ripenso a quei furfanti, però, che rabbia! Il mio Pokémon compagno, il mio caro Staraptor, è ancora nelle loro mani!-
A quella rivelazione la rabbia di Pichu esplose di fronte ai due. Avendo perso i suoi amici a causa dei Bricconieri, rischiando a sua volta di essere catturato, la cosa lo toccava profondamente.
-Picchuuu!-
Alessandra riusciva a capire bene il suo stato d’animo, ma Martino vide solo un piccolo Pokémon saltellare sul posto.
-Ma che carino! Chi è questo bel Pichu con un ukulele a tracolla? Credo che tu abbia un bel po’ di cose da raccontarmi, ma sarà meglio farlo in un posto più sicuro. Hai bisogno di riposo. Per caso hai incontrato il Ranger di zona Raimondo? Lui potrebbe aiutarci.-
-Sì, sono stata a casa sua, non è molto lontano da qui.-
-Benissimo! Anche io in realtà ho bisogno di una mano, i Bricconieri hanno manomesso il mio Styler. Raimondo avrà di sicuro gli strumenti necessari per ripararlo.-
Dandole un appoggio per camminare Martino si avvicinò all’ingresso del tempio dal quale la Ranger era arrivato, ma l’esplosione di prima non aveva danneggiato solo loro. Una frana era crollata proprio davanti al passaggio, bloccando la via.
-Alessandra… l’esplosione di prima ha bloccato l’uscita. Come facciamo a uscire adesso?- disse Martino preoccupato guardandosi attorno. -Speriamo che ci sia un’altra via…-
Effettivamente stando allo Styler di Alessandra un’altra via c’era, ma era sbarrata da una fila di massi impossibili da scavalcare.
-“E’ stato salvato un nuovo grafema nello Styler.”-
La voce dello Styler ricordò alla ragazza un’altra importante vittoria avvenuta poco prima, di cui Martino non conosceva nulla.
-Grafema? Di che cosa si tratta?-
Per quanto fosse affaticata non poteva tenerlo all’oscuro di una cosa tanto importante, perciò cercò di spiegarglielo nel modo più breve possibile. -I grafemi sono dei simboli che mi permettono di evocare dei Pokémon. È diverso dallo Styler, ho combattuto con Raikou e con Entei, e guadagnando il loro rispetto mi hanno concesso i loro grafemi.- aveva tralasciato molti altri dettagli, come la leggenda dell’eroe e del fatto che poteva parlare con loro, ma era veramente troppo stanca per riuscirci.
In compenso Martino sembrava avere capito piuttosto bene. -Cosa?! Puoi evocare Entei, il Pokémon leggendario?! Se puoi invocarlo, forse può aiutarci a distruggere queste rocce!-
-Come fai a saperlo?- chiese Alessandra sorpresa.
-Non hai mai sentito la nenia di Entei? Grande la roccia, chi l’infrangerà? Si faccia avanti chi provar vorrà. Grande la roccia, che paura fa! Nessuno mai abbatterla potrà. Ma cosa dici, senti un po’ qua! Se viene Entei, un colpo e via va! Anche se è grande, un colpo e via va!- canticchiò Martino a ritmo. -I Bricconieri la cantavano di continuo e alla fine l’ho imparata anch’io.-
A quanto pare l’unica a non conoscere bene tutte le nenie era lei. Poco importava, con l’aiuto di Entei sicuramente avrebbero potuto proseguire.
Attivando la modalità dello Styler disegnò rapidamente il simbolo sullo schermo, e davanti ai suoi occhi una torretta di fuoco nacque dal terreno ed Entei comparve quando si diradarono.
Il suo aspetto era… decisamente più intimidatorio di Raikou. Erano circa della stessa grandezza, decisamente maggiore rispetto ai Pokémon normali, ma se Raikou emanava un’aura selvaggia e fiera Entei era nobile e fredda.
I suoi occhi cremisi si fissarono in quelli della ragazza per qualche istante, studiandola senza dire nulla.
Se Martino e Pichu erano in soggezione Alessandra si sentiva come una bambina davanti al professore, e si vergognò delle condizioni in cui era.
La prima volta che lo invocava era ridotta a uno straccio, sporca e ferita, non c’era da stupirsi che stesse in silenzio.
-Emh… salve. Potresti… aiutarci?- tentò di dire lei, aspettando in silenzio.
La voce di Entei era bassa e profonda. -“Hai guadagnato il mio grafema. Puoi usare i miei poteri nelle situazioni di difficoltà.-
A prescindere questo non la metteva gran che a suo agio.
-Possiamo andare.- disse rivolgendosi ai suoi amici, salendo sulla schiena del Pokémon.
Martino era al culmine della meraviglia. -È incredibile!-
-Picchu!-
Mentre i due si aggrappavano alle sue spalle Alessandra si concentrò esattamente nella stessa maniera di quando con Raikou desiderava attraversare le voragini, incentrando i suoi pensieri sui massi avevano davanti.
Le ci vollero un paio di tentativi, ma alla fine Entei la capì e scattando in avanti fece avvolgere il proprio corpo da un’aura arancione, frantumando le rocce al solo tocco.
Perfino la Ranger non poté trattenere la sorpresa. -Wow!-
Superata la prima fila di massi ci fu una rapida discesa lungo le pareti della montagna, e la ragazza prima di procedere volle provare a sentire il ruggito di Entei per vedere se aveva gli stessi effetti di Raikou.
Effettivamente anche se il suono era diverso era altrettanto forte, e un Pokémon simile a un uovo nascosto su un masso vicino preso dallo spavento si lanciò inavvertitamente contro di loro.
Il piccoletto era molto spaventato e corse in ogni dove nel perimetro di cattura cercando di fuggire, fermandosi solo di tanto in tanto creando dei cuori fluttuanti attorno a sé, che fortunatamente non lo seguivano nei suoi spostamenti.
La cattura fu abbastanza facile e il Navigatore si aggiornò con i dati nuovi. Il suo nome era Togepi, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 1”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”.
In realtà nel piccolo spiazzo dove erano arrivati c’erano anche altri due Pokèmon, dai corpi blu con dei pon pon bianchi ai lati e sulla testa, e Alessandra si avvicinò per catturare anche uno dei due.
Nonostante l’aspetto adorabile e tranquillo il Pokémon non si trattenne nella lotta, creando inizialmente una fila di rovi per ostacolarla, generando poi attorno a sé una nube di fumo viola che avrebbe potuto avvelenarla se si fosse avvicinata troppo.
Nulla di tutto ciò però accadde, e con la sua cattura lo Styler passò al livello venti, con due punti in più di energia e tre di potenza, arrivando a 63/63.
Il suo nome era Jumpluff, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





-Ehi sei sicura di voler andare avanti con le catture?- chiese Martino preoccupato.
-Sto bene, ed è il nostro lavoro.-
Inoltre alcuni Pokémon attaccavano briga non appena passavano, come un Pokémon rosso su due zampe poco lontano da lì, che le corse incontro non appena li vide.
Com’era facilmente intuibile erano in uno stato di agitazione, i suoi attacchi però furono molto semplici e consistettero esclusivamente nel lanciarle una palla di fuoco ogni tanto.
Il suo nome era Magby, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





Le cose non stavano andando poi così male, ma Entei ancora non le rivolgeva la parola, e questo cominciò a preoccuparla, credendo la ritenesse inadatta al suo grafema.
Ignorò questa sensazione fino ad arrivare a Diagonalia, dove Willy li stava aspettando con fare apprensivo.
Non appena scesero dal Pokémon e gli si avvicinarono il suo sorriso divenne raggiante. -Martino! Sei sano e salvo! Per fortuna!-
-Willy?! Che cosa ci fai tu qui a Oblivia?- chiese il ragazzo stupito.
-Il Prof. Frenesio mi ha assegnato un piccolo compito. Sono arrivato qui sulla Nave Federativa.-
-La Nave Federativa? Quel vecchio veliero della Federazione che stava per essere rottamato? Non avrei mai pensato che sapessi pilotare una nave, Willy.-
-Mi sa che il Prof. Frenesio vuole addestrarmi per farmi diventare un lupo di mare.- sorrise l’altro imbarazzato. -Comunque questa Nave Federativa è davvero fantastica! Persino uno come me è riuscito a pilotarla fin qui a Oblivia! Ah! A proposito! C’è una buona notizia! Otello ha chiamato tutti i suoi colleghi a raccolta e ha riparato il ponte! Quindi ora si può andare a piedi fino a casa di Raimondo, a Regiobaleno!-
-È fantastico, Alessandra ha bisogno di riposarsi. Ha subito delle ferite durante i combattimenti contro i Bricconieri.-
Nonostante la premura nel tono la ragazza fu risentita dalle parole di Martino, soprattutto visto le aveva dette di fronte a Entei.
-Oh, caspita! Sarà meglio andiate allora. Detto ciò, questo lupo di mare vi saluta!-
In un lampo Willy era già lontano, e Martino fece appena in tempo a salutarlo con un cenno della mano.
-Ah ah ah… Willy è sempre lo stesso! Forza, andiamo anche noi a casa di Raimondo.-
Annuendo Alessandra gli fece strada a cavallo di Entei, e nel giro di una manciata di minuti arrivarono a casa del Ranger.
Facendo scendere Pichu e Martino la ragazza si concesse ancora un minuto, prima di mandare via il Pokémon. -Grazie dell’aiuto.-
Ancora silenzio, più lungo e teso quasi rispetto a prima. Scendendo con l’aiuto di Martino Alessandra tenne lo sguardo basso, vergognandosi ancora di più.
-“Ci rivedremo presto.”-
Con solo queste parole Entei svanì nello stesso modo in cui era arrivato, lasciando i tre entrare in casa di Raimondo, dove la famiglia al completo, più Willy li stava aspettando.
-Oh, eccovi! Ci avete messo una vita! Raimondo non vede l’ora di vedervi!- esclamò Willy contento, e la risposta di Raimondo arrivò poco dopo.
-Alessandra, finalmente! E lui dev’essere Martino, giusto? Willy mi ha raccontato tutto. Dev’essere stata davvero dura.-
-Spiacente per il ritardo, ma sono appena stato salvato da un rapimento. Io mi chiamo Martino.- si presentò il ragazzo annuendo.
-E io sono Raimondo. Piacere mio. Questa è mia moglie, Lucia.- disse indicando la donna alla sua destra. -E mia figlia, Patty.-
-Dev’essere stata davvero dura. Sono felice che tu stia bene.- sorrise Lucia guardandolo.
-Vi ringrazio, avremmo però bisogno di un dottore. Alessandra è stata ferita.-
Ed ecco un’altra freccia scoccata nel suo orgoglio.
-Sto bene… ho solo bisogno di riposare…-
Fino ad ora era riuscita a nascondere bene le sue condizioni, ma non appena provò ad allontanarsi da Martino rischiò di cadere, e Lucia subito le venne in soccorso.
-Oh cielo! Vieni di sopra, hai bisogno di stenderti.-
Avrebbe preferito non farlo con gli occhi di tutti addosso, ma fu costretta ad annuire e a lasciare che Lucia l’aiutasse a salire le scale, mentre Raimondo andò verso la porta.
-Io e Martino andremo a cercare il dottor Edo. Magari è ancora nei paraggi.-
Arrivate al secondo piano Lucia le aprì la stanza per gli ospiti, già sistemata e con un letto pronto in caso di bisogno, dove la fece sedere aprendo la finestra per fare un po’ d’aria.
-Posso aiutare?- chiese Patty infilandosi nella stanza per controllare fosse tutto apposto.
-Non sto male. Cinque minuti e potrò fare un giro di pattuglia.- si affrettò a dire la Ranger, ma nessuna delle due sembrò crederle.
-Per il momento aspettiamo Edo. Vado a prenderti un po’ d’acqua.- le sorrise Lucia, facendo uscire la figlia per lasciarle un po’ di riposo, ma il silenzio fu quasi peggio.
Non voleva nemmeno sdraiarsi, e soprattutto non voleva pensassero tutti fosse debole. Era andata a salvare Martino e tornava indietro come la damigella in difficoltà che aveva bisogno di cure da tutti.
Per non parlare dell’incontro con Entei.
La frustrazione fu tale che alla fine cedette all’impulso di schiacciare la faccia contro il cuscino e urlare.
In tutto questo si era completamente dimenticata di Pichu, che silenziosamente si era seduto accanto a lei sul letto, accarezzandole la testa vedendola in difficoltà.
A quel contatto la ragazza sobbalzò. -Oh, sei qui. Scusa, non volevo mi vedessi così…-
-Pichu…-
-Lo so che siamo amici, ma non sono debole, non voglio vi preoccupiate tutti per me.- rispose lei secca incrociando le braccia. -Non voglio essere la ragazzina che non sa fare niente.-
Era stato difficile arrivare fin lì, aveva superato gli sguardi di sufficienza dei suoi compagni, provenienti da famiglie influenti, e le preoccupazioni degli insegnanti che la vedevano come troppo gracile per fare la Ranger.
Perfino la sua famiglia aveva sempre cercato di proporle altre carriere.
Rimase imbronciata e in silenzio per tutto il tempo, fino a quando non si sentì qualcuno bussare alla porta.
Sorprendentemente la voce non era quella che si aspettava.
-È permesso?-
-Nando non perdere tempo, apri e basta!-
Al posto del dottor Edo erano arrivati Otello e Nando, portando con sé una valigetta del pronto soccorso e le pomate che l’uomo le aveva dato dopo essere arrivati a casa sua.
La sorpresa per un momento le fece dimenticare il malumore.
-Ve lo dicevo io che stava bene! Questa ragazza è una roccia.- brontolò Otello accarezzandole l’orgoglio ferito.
Da oltre la porta sbucò presto anche Martino. -Scusa Alessandra, non abbiamo trovato il dottore, ma queste due persone dicono di conoscerti.-
-Certo che la conosciamo per dio! Mi stai dando del bugiardo?- replicò Otello guardandolo, mentre Nando si avvicinò alla ragazza.
-Ti senti bene?-
-Sì, solo qualche graffio…- rispose lei distogliendo lo sguardo.
-Un po’ di questa pomata e del buon sonno ti rimetterà in sesto. Nulla di così allarmante.- disse Otello dandole il contenitore della pomata. -E stavolta te la lascio. È utile su ustioni, dolori muscolari e dà un ottimo profumo.-
-Grazie Otello.- gli sorrise la ragazza.
-Bene, ora via tutti! Lasciatele un po’ di respiro!-
Spingendo Martino e Nando fuori dalla stanza, che riuscirono a malapena a salutarla, l’uomo le lasciò prendersi cura da sola delle proprie ferite, e rallegratole l’umore fu più semplice per lei rilassarsi e riprendere fiato.
A prescindere però non aveva intenzione di stare lì chiusa troppo a lungo, e presto sgattaiolò fuori dalla camera sentendo la voce di Martino al piano inferiore; Nando e Otello erano già andati via.
-Comunque, ho fatto anch’io la mia parte. Avevo una benda sugli occhi, per cui non so dove mi trovassi, ma ho lasciato un trasmettitore nel posto in cui mi tenevano prigioniero. Con il mio Styler posso captare il segnale e individuare il loro nascondiglio! Così potrò andare a salvare Staraptor, il mio Pokémon compagno. L’unico problema è… che prima devo farlo riparare.-
L’urlo entusiasta di Patty si sentì poco dopo. -Problema risolto! Sono a tua disposizione per qualsiasi problema tu possa avere con lo Styler!-
-Scusa… emh… Patty, giusto? Sei sicura di esserne in grado?- chiese Martino scettico; un po’ lo capiva, anche lei all’inizio non le aveva dato molta fiducia.
Willy parlò prima della ragazzina. -Altro che! Patty è un fenomeno! Le basta un attimo per aggiustare qualsiasi cosa!-
-Wow! Incredibile!-
-Non sai quanto! È così brava che se fosse possibile, vorrei affidarle la mia lavatrice rotta!- aggiunse Willy in una risata.
-Patty, posso chiederti un favore?- chiese Martino convinto. -Lascia perdere la lavatrice di Willy, potresti dare un’occhiata al mio Styler? Se riesci a ripararlo, forse riusciremo a capire dov’è il nascondiglio dei Bricconieri di Pokémon!-
-È stata veramente un’ottima idea quella del trasmettitore.- disse Raimondo soddisfatto.
-Inoltre ero sì bendato, ma non mi hanno messo i tappi alle orecchie, quindi ho potuto sentire i Bricconieri parlare nella stanza accanto. A giudicare da come risuonavano le loro voci doveva essere uno spazio chiuso e stretto.- aggiunse Martino.
-E hai sentito di cosa parlavano?-
Seguì un breve silenzio che si caricò di tensione, prima che Martino si decidesse a parlare.
-Dicevano di essere pronti per catturare Moltres…-
-Cosa?! I Bricconieri stanno cercando di catturare Moltres, il Pokémon leggendario?!- esclamò Raimondo.
-Mi domando perché vogliano proprio Moltres…- disse Lucia, molto più calma.
-Ad ogni modo, se riusciamo a localizzare il loro nascondiglio potremo bloccare i loro piani! E liberare anche il mio Pokémon compagno…-
In quel momento Alessandra scese gli ultimi scalini avvicinandosi al tavolo, e Lucia le parlò con un sorriso sulle labbra.
-A proposito dei piani dei Bricconieri, sono riuscita a decifrare una parte del libro che hai recuperato l’altra volta.-
-Come?! Sei riuscita a leggere quel libro difficilissimo? Lucia, con le tue capacità dovresti davvero diventare un’archeologa!- esclamò Willy stupito.
-A parte il fatto che sono già un’archeologa… il libro dice che nelle isole della regione di Oblivia si trovano delle stele nelle quali sono celati degli emblemi, detti “simboli evocativi”. Pare che venissero utilizzati come chiavi per aprire un antico portale.-
-Simboli evocativi… le chiavi di un antico portale… ora che ci penso, quando siamo stati alla Grotta Lima, i Bricconieri hanno estratto dalla stele solo la parte in cui era inciso il disegno.- osservò Raimondo. -Ma dove si troverà mai questo antico portale?-
-Questo non lo so. Purtroppo il libro non diceva nulla a riguardo.-
-Quindi quei furfanti dei Bricconieri vogliono aprire questo antico portale??- chiese Martino cercando di capire, e così anche Patty.
-Ma non capisco come ciò possa avere a che fare con la cattura di Moltres…-
-Ottima osservazione, Patty. Ci stavo pensando anch’io.-
-Sarebbe anche interessante sapere cosa succede quando un antico portale viene aperto. Sono l’unico ad avere l’impressione che non si tratti di nulla di buono?- disse Raimondo preoccupato.
-Ad ogni modo, intanto aggiusto lo Styler! Non vedo l’ora di metterci le mani!- sorrise Patty avvicinandosi a Martino, che glielo diede senza pensieri.
-Grazie mille, Patty.-
-Lascia fare a me! Dato che ci sono, Alessandra fammi dare un’occhiata anche al tuo. Giusto un po’ di regolare manutenzione!-
-Oh, va bene.-
Proprio come l’altra volta Patty si precipitò nel suo laboratorio con gli Styler, e in una decina di minuti fu di ritorno.
-Ecco fatto! Ora i vostri Styler possono comunicare anche tra di loro!- disse riconsegnandoli ai Ranger.
-Sono passati solo cinque minuti… sicura che l’hai aggiustato?- commentl Martino scettico, ma subito si dovette ricredere. -Ah! Lo Styler ha iniziato a ricevere un segnale dal trasmettitore! Patty, sei formidabile!-
-E dove sta indicando?- chiese Raimondo serio.
-Dunque… pare che si trovi a Mironda! Lo Styler indica la costa a sud dell’isola!-
-Al di là della grotta al villaggio di Diagonalia, c’è un promontorio. Lì in effetti non c’è mai anima viva. La strada per il promontorio però è tutta sconnessa. Inoltre è una zona di caduta massi, e molti bloccano la via. Davvero sono riusciti a costruire un nascondiglio lì?-
-Ora che sappiamo dove sono, li abbiamo in pugno! Non lasceremo che portino avanti i loro loschi piani!- disse Martino guardando Alessandra.
-Aspetta!- intervenne Patty prima dicesse altro. -Un’altra cosa riguardo allo Styler! Mentre sistemavo il tuo Styler, ho trovato delle funzioni bloccate e visto che c’ero, le ho sbloccate. Ora le opzioni personalizzabili sono aumentate. E non solo…-
Lo Styler di Alessandra prese parola, incuriosendo tutti i presenti.
-“Funzioni di livello superiore sbloccate. D’ora in avanti sarà possibile caricare lo Styler. Vuoi avviare l’introduzione su come caricare lo Styler?”-
-Va bene. Vediamo un po’.-
-“Istruzioni per caricare lo Styler. Caricare lo Styler permette di comunicare sentimenti più intensi al Pokémon da catturare. Fa apparire il Disco di cattura e resta immobile. Così ne caricherai la potenza. Quando compare un segnale luminoso la carica è completa. A questo punto disegna degli anelli intorno al Pokémon come al solito. L’intensità dei sentimenti trasmessi normalmente non è molto alta, invece con il Disco di cattura carico l’intensità raddoppia. Se rilasci il Disco di cattura o se questo entra in contatto con l’avversario o un suo attacco, perdi la carica accumulata fino a quel punto. Fine della spiegazione su come caricare lo Styler. Per ulteriori informazioni consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
-Wow, sarà sicuramente utile!- disse la ragazza allegra.
-Ho fatto in modo che si possa caricare anche in modalità grafema!-
-A dire il vero, per sbloccare nuove funzioni dello Styler, sarebbe necessaria l’autorizzazione del Prof. Frenesio…- commentò Raimondo lanciando un’occhiata alla figlia, che la ignorò prontamente. -Ma per questa volta non possiamo fare altrimenti. Mi assumo la responsabilità e autorizzo io lo sblocco. Ora avete tutto ciò che vi serve. Quei furfanti però continuando ad aggirarsi per Oblivia. Il che significa che sarà necessario continuare i giri di perlustrazione. Per questo vorrei affidare a voi il compito di inseguire i Bricconieri. Posso contare su di voi?-
-Certamente! Non lasceremo che portino avanti i loro loschi piani!- annuì Martino fiducioso, e Willy arrivò alle loro spalle abbracciandoli.
-Ben detto! Raimondo, non ti preoccupare, ci penseremo noi tre!-
-Certo… tu però vieni con me in perlustrazione, Willy.-
-Certo!... aspetta, e perché?-
-Beh, chi è che può proteggere i Pokémon dai Bricconieri mentre gli altri due Ranger si intrufolano nel loro nascondiglio?- rispose Raimondo cercando di non far trapelare la vera motivazione.
Fortunatamente per Willy sembrò bastare.
-Ma certo, tu ed io! Va bene! Uniamo le nostre forze e andiamo in perlustrazione!- esclamò esibendosi nella sua posa da “Ranger”.
-Mentre noi due andiamo al nascondiglio dei Bricconieri!- aggiunse Martino.
-Beh? Che ve ne pare della mia posa? Non mi dite nulla?-

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Il piano era semplice, occuparsi dei Bricconieri di Pokémon mentre Willy e Raimondo perlustravano l’isola per controllare fosse tutto in ordine.
Però, visto avevano un bel vantaggio, perché non velocizzare la pattuglia prima di andare al nascondiglio dei Bricconieri?
Con le loro abilità ci avrebbero messo sicuramente meno di un’ora.
-Andiamo ragazzi, diamo una controllata in giro.- sorrise Alessandra dirigendosi verso Cocona.
Martino protestò subito. -Ma non era questo il piano.-
-Lo so, però andiamo, è nostro dovere assicurarci tutti stiano bene. Ci vorrà poco!-
Quando faceva così non c’era modo di farle cambiare idea, e ormai Martino doveva saperlo bene, perché si rassegnò all’idea di seguirla.
Prima di partire però la ragazza era ben decisa a rimediare al suo primo incontro con Entei, e attivando la modalità grafema lo evocò, sotto lo sguardo stupito di Martino.
-Ciao Entei, sei pronto per aiutare le persone di Regiobaleno?- esclamò la Ranger con un sorriso fiero sulle labbra, ma il silenzio del Pokémon si rivelò stressante tanto quanto la prima volta.
Non importava come, gli avrebbe dimostrato era degna della sua fiducia.
Saltando sulla sua groppa lo guidò fino alla cittadina, dove le persone la guardarono spalancando gli occhi. Alessandra decise di partire dalla zona vicino alle rovine del tempio, dove di solito si fermavano alcuni anziani a fare un pic-nic, e infatti qui un uomo assieme al suo Starly si avvicinarono non appena la videro.
-Ranger, ho bisogno del tuo aiuto. Che si tratti di bambini o di Pokémon, coccolarli va bene, ma bisogna evitare di viziali troppo. In realtà il mio Starly ha finito per dimenticare come si vola alto nel cielo.- spiegò accarezzando la testa del Pokémon. -Non fa moto. Mangia solo leccornie e dorme in continuazione. Vive ogni giorno in perfetta tranquillità perché sa che ci sono io a proteggerlo. Probabilmente è tutta colpa mia, ho finito per viziarlo troppo.-
-Sta…- sembrava proprio al piccolo Starly non stesse piacendo il discorso.
-Anche il suo verso suona impigriti, o sbaglio? Per questo ho un favore da chiederti. Vorrei che facessi ricordare a Starly come si vola alto nel cielo, magari con un piccolo allenamento intensivo.-
-Cosa vorrebbe facessi?- chiese lei annuendo.
-Basterà che tu lo rincorra un po’. Una volta rincorso da te, se Starly si renderà conto che per sfuggirti basta volare alto nel cielo, l’allenamento avrà avuto successo. Che ne dici? Posso contare su di te?-
-Certo, lasci fare a me.-
-C’è un posto ideale per giocare ad acchiapparello. Ultimati i preparativi, vieni a parlarmi e ti ci condurrò.-
-Sono già pronta, possiamo andare.- disse subito lei guardando Martino. -Mi aspetti qui?-
-Come no, mentre tu giochi ad acchiapparella…- commentò lui imbronciato.
L’anziano ignorò il suo commento, guardando con un sorriso la Ranger.
-Allora, iniziamo a giocare ad acchiapparello al Bosco di tek. L’importante è che Starly si ricordi come fare a voltare alto nel cielo.-
-Va bene.-
L’idea era semplice, arrivati all’inizio del bosco però il Pokémon sembrava agitato, forse non apprezzando l’idea del signore, che invece era raggiante.
-La sfida ad acchiapparello tra Starly e Alessandra ha inizio! La zona in cui vi sfiderete è davanti alla Grotta Lima. Se vuoi interrompere la sfida, vieni a parlare con me.-
-Non ce ne sarà bisogno, finiremo presto.-
Visto lei era abituata ad allenarsi nella corsa decide che almeno per i primi minuti ci sarebbe andata piano con Starly, in modo da farlo abituare senza stancarsi troppo.
Il terreno era stato spianato da ostacoli in modo non la rallentassero e tutti i Pokémon erano talmente tranquilli che quasi non badarono a lei mentre correva tra gli alberi, lo Starly però superò presto le sue aspettative, al terzo giro infatti non era ancora riuscita a raggiungerlo, e lui evitava sempre di avvicinarsi troppo alla Grotta Lima fuggendo da altre strade, per continuare quel girotondo.
Anche se si era offerta lei di aiutare il Pokémon non aveva voglia di perdere così tutta la giornata, e al quinto giro non appena l’altro svoltò l’angolo lei fece dietrofront, con l’obbiettivo di coglierlo alla sorpresa, e magari di farlo volare.
Le cose non andarono proprio così, ma almeno lo portò verso la grotta, e a quel punto vedendosi messo alle strette Starly si decise finalmente a spiccare il volo.
-Staaaar!-
Perfino il suo verso rispetto a prima era rinvigorito, e fiero del suo lavoro volò fino all’anziano signore che li aspettava all’inizio del bosco.
-Oooh, Starly! Bene! Bravissimo, Starly!-
-Staaaar!-
Fu il turno dell’uomo di inseguirlo per tutta la foresta, e quando tornarono verso il villaggio erano entrambi più sereni.
-Pensavo che viziarlo fosse un modo per esprimere il mio affetto… ma mi sbagliavo ed ho finito per nuocere al povero Starly. Non ripeterò più lo stesso errore! Grazie, Alessandra!-
-Starliii!-
Ora il Pokémon non la smetteva più di volare alto nel cielo, e per l’incarico completato lei ricevette quindici punti Ranger.
-Hai finito di giocare adesso?- chiese rudemente Martino.
-Dobbiamo ancora controllare Cocona.-
-Ci dovevano pensare Willy e Raimondo!-
-E invece ci pensiamo noi. Non fare tante storie.- sbuffò la ragazza alzando gli occhi al cielo, guardandosi attorno controllando che fosse tutto in ordine.
Gli adulti sembravano stare bene, ma un gruppetto di bambini poco più in là, tra cui c’era anche Ralf, sembrava confabulare su qualcosa.
Non appena il bambino li vide li salutò allegramente. -Ciao Ranger! Ciao anche a te Pichu, tutto bene? Mi raccomando, non tirare brutti scherzi ad Alessandra.-
-Pichu picchu!-
-Ciao ragazzi, io sto bene. Voi?-
-Ecco… in realtà abbiamo un problema…- cominciò una ragazza dai capelli arancioni, seguita dalle urla del ragazzino accanto a lei.
-Bidoof è nei guai! Croagunk lo sta inseguendo davanti alla Grotta Lima! Non ho idea del perché lo stia inseguendo, ma poverino… ti prego, aiutalo!-
-Vado subito.-
Poteva trattarsi solo di un caso isolato, ma se un Pokémon era in difficoltà aveva il dovere di aiutarlo, e almeno l’incarico stavolta non fece brontolare Martino, che la seguì fino alla Grotta Lima.
I due Pokémon erano proprio davanti all’ingresso, e sembrava che Croagunk avesse messo alle strette Bidoof.
Prima potesse attaccare Alessandra si lanciò contro di lui, avviando una cattura per stancarlo.
Il Pokémon le lanciò subito contro una palla di melma viola, che divenne una pozzanghera quando la mancò finendo a terra, ma la cattura fu molto rapida e bastarono solo un paio di linee.
Al termine Croagunk scappò tra gli alberi, mentre il povero Bidoof era ancora fermo davanti a lei, paralizzato dalla paura.
-Ehi, va tutto bene, sei in salvo ora.-
Purtroppo anche parlargli in un tono pacato non servì a molto, anzi non fece altro che agitarlo di più visto il Pokémon la caricò, iniziando la cattura.
Questa fu comunque ancora più semplice di quella di prima, visto Alessandra non gli diede nemmeno modo di attaccare, e presto Bidoof riuscì a calmarsi.
-Grazie per avere aiutato Bifood!-
Alle loro spalle il ragazzino che le aveva chiesto aiuto sbucò dal sentiero, avvicinandosi e abbracciando Bidoof.
-Ho capito perché era inseguito!-
-Bidoof?-
-guarda, sulla coda di Bidoof è rimasta attaccata una bacca profumata! Croagunk era attirato da questo buon odore… che c’è Bidoof? Cosa stai annusando?-
-Bidoooof!-
A quanto pare era il suo turno di inseguire qualcuno, e il bambino si mise subito a correre tenendo in mano la bacca.
-Ah ah ah! Adesso sono io ad essere inseguito da Bifood! Grazie, Alessandra!-
-Non c’è di che!-
Era bello vederli giocare così, e aveva anche guadagnato altri quindici punti.
Non restava altro da fare che spostarsi verso la prossima città, quando una luce accanto alla grotta attirò l’attenzione dei tre.
A brillare era la piccola stele posta vicino all’entrata, su cui un simbolo era comparso.
-Oh! Sono i grafemi di cui ha parlato Lucia!- esclamò Martino ricordandosi le parole della donna.
-Devo annotare subito il simbolo.-
Alessandra si affrettò ad attivare la modalità grafema tracciando il simbolo, e scoprì serviva ad evocare un Bidoof.
-Beh, non è esattamente il primo Pokémon evocherei in una situazione di pericolo, però ora sappiamo che trovandone altri posso chiamare anche Pokémon non leggendari!- sorrise lei guardando Martino. -Ora non ti lamenti più del giro di pattuglia, eh?-
-Picchu picchu.-
Anche Pichu ukulele rise per la frecciatina, seguendo il passo dei due Ranger fino a raggiungere la fine del bosco.
-Direi è il momento di farsi dare un passaggio da Entei.-
-Sei sicura di volerlo disturbare per così poco?- chiese Martino scettico.
-Ci da una mano ad aiutare Pokémon e persone. Non lo definirei poco.-
Preferì comunque farlo fuori dal bosco, visto le fiamme dell’evocazione erano pericolose.
Entei comparve nuovamente nel suo freddo silenzio, ma ancora non le rivolse parola.
-Bene, abbiamo appena aiutato uno Starly a volare e salvato un Pokémon da un inseguimento. Direi come inizio non è male, no?-
Azzardò Alessandra salendogli sulla schiena, senza ricevere risposte.
Credeva anche lui l’avesse chiamato per un nonnulla? O trovava gli incarichi poco degni di attenzione?
La loro prossima destinazione era Diagonalia, dove la ragazza sperava di potere trovare un incarico per impressionarlo.
Superato il ponte di Otello una signora la fermò prima proseguisse.
-Alessandra, l’odore delle erbe medicinali non ti infastidisce? Io non lo sopporto, quell’odore pungente che ti entra nelle narici…-
-Oh, non molto in realtà.-
-C’è una cosa che vorrei consegnare a mio figlio, ma… la stanza di quel ragazzo è piena di erbe e piante medicinali, quindi non riesco ad entrarci! Posso contare sul tuo aiuto?-
Wow, proprio l’incarico giusto per stupire un Pokémon leggendario.
Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma non poteva rifiutarsi. -Certo signora…-
-Grazie mille. Vorrei che consegnassi questo pacco. Il destinatario è… l’hai capito, vero?-
-Uh? Suo figlio, no?-
-Sì, mio figlio si chiama Floris. Vive a Cocona, non lo conosci?-
-Temo di no, ma lo troverò facilmente.-
Salutandola si allontanò portando il pacco con sé, evitando stavolta di chiedere aiuto a Entei per tornare a Cocona.
Era troppo imbarazzante terminare un incarico simile…
Tornati a Cocona i tre fecero il giro di tutte le case, trovando in quella alla destra della strada principale la persona che stavano cercando.
Effettivamente la madre aveva ragione, l’odore di piante medicinali era difficile da gestire.
-Ehi Alessandra, cos’è successo?- chiese il padrone di casa, un ragazzo della loro età dagli occhi e i capelli neri, sorpreso di vederla lì.
-Abbiamo un pacco da parte di tua madre.-
-Eh? Un pacco dalla mamma?-
Annuendo la ragazza gli consegnò la scatola, il contenuto però non si rivelò dei migliori.
-Ma questo… è un deodorante? Vorrebbe dirmi che se non mi tolgo di dosso l’odore di piante con questo, non troverò mai una fidanzata?-
-Ehi ehi, mi sembra sia un po’ eccessivo.- commentò Martino.
-Ma guarda tu! In realtà l’unica a non sopportare l’odore di erbe e piante… è proprio la mamma… cosa? C’è anche una lettera. Dunque… come come? Cosa ci sarà scritto? Uhm… ah… capisco…-
In realtà nessuno dei tre voleva invadere la privacy della lettera, ma i continui versi del ragazzo li rese curiosi.
-Pare che la mamma… voglia che vada a trovarla. Ecco perché mi ha inviato questo deodorante…-
-Pichu…-
Perfino lui trovava la cosa esagerata.
-Ah sì, giusto! Vorrei chiederti di consegnare una cosa alla mamma, per conto mio. Ci andrei di persona, ma ieri mi sono slogato il piede…-
Sembrava stare benissimo, ma Alessandrà non poté rifiutare.
-Non c’è fretta. Daglielo quando ti trovi a passare di là. Allora, potresti consegnare questo pacco alla mamma? Conto su di te.-
-Certo… vado subito.-
A questo punto era diventata una facchina, tornare dalla madre comunque fu molto semplice, e lei li aspettava ancora al ponte.
-Signora, abbiamo portato il pacco a suo figlio.-
-Grazie, Alessandra! Mio figlio stava bene?-
-In realtà si è slogato il piede, ma le manda questo.-
-Come? Si è slogato un piede cercando di raccogliere un’erba medicinale?! Aah, quel ragazzo, quanti pensieri mi dà!-
-Le assicuro sta bene… e c’è anche questo.- insistette la ragazza porgendole il pacco.
-Come? Un pacco da parte di Floris?... Aaah! Quest’odore pungente! Puzza di erba… quel disgraziato, sapendo che non sopporto la puzza di erba ha voluto farmi un dispetto!- sbraitò la donna furiosa. -Come? C’è una lettera. Dunque… come come? Chissà cosa c’è scritto… uhmm... ah, capisco…-
Erano proprio madre e figlio.
L’espressione della donna sembrò rasserenarsi dopo la lettera.
-Il mio figliolo… ma guarda tu! Dice che, bevendo questa medicina, l’odore delle erbe medicinali inizierà a piacermi… è proprio da lui! Inoltre dice che presto verrà a trovarmi!-
-Pichu!-
Pichu saltellò contento vedendo la situazione si era calmata.
-Ce la metterò tutta e cercherò di bere questa medicina… urgh… tappandomi il naso! Grazie, Alessandra! Urgh!-
-È stato un piacere.-
Non molto in verità, ma almeno la missione era finita, e aveva guadagnato altri quindi punti Ranger.
Ora prima di procedere non restava altro da fare che controllare Diagonalia, ma appena superarono l’ingresso della cittadina Martino notò qualcosa.
-Alessandra! Non è quella la grotta di cui ci ha parlato Raimondo?- chiese indicando una grotta nella parte più bassa della città. -Forza, entriamo! Abbiamo già fatto abbastanza giri di pattuglia per oggi!-
-Non abbiamo ancora finito, quel bambino sembra avere bisogno.- obbiettò la ragazza avvicinandosi a un ragazzino seduto sul bordo della strada.
-Ehi piccolo, va tutto bene?-
Appena lui la vide i suoi occhi cominciarono a birllare.
-Ascolta, Alessandra! Ma è proprio vero che sei in grado di evocare Entei? È vero che Entei è andato in giro in groppa a te distruggendo dei massi enormi? Allora è proprio come nella nenia! Non è incredibile? Dopotutto, Entei era in groppa a te proprio come nella leggenda dell’Eroe e quindi tu sei un po’ come l’Eroe!-
-Emh, circa.- sorrise lei imbarazzata.
Aveva invertito alcune parti, ma la lusingava la definisse come l’Eroe, poi davanti a Martino, che tornò in silenzio alzando gli occhi al cielo.
-Un eroe che non fa il suo lavoro…-
-Vuoi piantarla?!- ribatté spazientita la Ranger.
L’aveva appena salvato dai Bricconieri, e aveva il coraggio di dirle non faceva il suo lavoro?
Se non fosse stato per l’arrivo del padre del bambino probabilmente si sarebbero messi a litigare.
-Petalo, l’emozione ti sta dando alla testa! Era Alessandra ad essere in groppa ad Entei e non viceversa!-
-Eh? Come? Mi sono confuso?-
-In ogni caso, Alessandra. Ho un favore da chiederti a nome di tutti gli abitanti del villaggio che passano per la Via di Mironda. Vorrei che eliminassi quelle rocce enormi che la bloccano.-
-Ah ah! Ho capito!- esclamò il bambino dopo qualche istante. -Intendi quel posto dove a volte ci sono delle frane! In groppa al Ranger, per Entei sarà uno scherzetto! Ti prego, fallo anche per me!-
-Ma certo, andrò subito a distruggere quei massi.-
-Ascolta, Entei! La zona soggetta alle frane è il Bosco Ramingo vicino alla Via di Mironda. Ti accompagnerò io lì!- disse Petalo sicuro.
-Non è meglio mi accompagni tuo padre? Sembra pericoloso.- commentò Martino incerto.
-Tranquillo, Petalo tornerà subito indietro. Non è vero?- disse il padre guardandolo.
-Certo! Ultimati i preparativi evoca il Ranger e vieni a parlarmi!-
-Di nuovo! Hai scambiato di nuovo il Ranger con Entei… guarda che è il contrario! Hai intenzione di continuare così tutto il tempo?- disse il padre spazientito.
-Non capisco di cosa tu stia parlando…-
-Come non detto! Beh, in ogni caso fai strada al nostro Ranger, Petalo.-
Lavandosene le mani l’uomo si allontanò, e Alessandra si preparò ad evocare Entei.
Non appena comparve in una nube di fiamme gli occhi del bambino brillarono dall’emozione.
-Uaaaah, spettacolare! Sembri l’Eroe di Oblivia! Questo vuol dire che hai ultimato i preparativi, giusto?-
-Sì, siamo pronti per andare.-
-L’Eroe di Oblivia parte all’avventura!-
Alessandra sorrise vedendolo così eccitato, e gli tese la mano per aiutarlo a salire.
-Vieni, oggi anche tu sei l’Eroe di Oblivia.-
-Davvero?! Wooooooow!-
Entei non sembrava avere nulla da ridire a riguardo, come al solito.
Quasi avrebbe preferito la rimproverasse lo stava usando come un galoppino pur di sentirlo parlare.
Arrivati al bosco Petalo scese dalla sua schiena, rimanendo in un punto sicuro vicino alla magione di Amun.
-Ente! Le rocce che vedi qui impediscono alla gente del villaggio di passare. Quando le hai distrutte tutte quante vieni a parlare con me. Se vuoi interrompere fammi sapere, ok?-
-Ok, non preoccuparti, finiremo in fretta.-
La prima fila di rocce era direttamente accanto a loro, ed Entei non ebbe nemmeno bisogno di caricarle per distruggerle, al contrario della successiva, che fu leggermente più resistente.
-Stiamo aiutando le persone di Diagonalia a vivere una vita più serena, non è una bella cosa?- chiese ricevendo solo silenzio. -È una bella sensazione aiutare gli altri, quel bambino ti adorava.-
Ma lui non adorava parlare.
Alla fine Alessandra rinunciò a tentare di fare conversazione, e non appena tutti i massi in zona furono distrutti tornò da Petalo.
-Non mi aspettavo di meno da te, Entei! Hai cavalcato il Ranger con destrezza! L’Eroe di Oblivia doveva essere proprio come te…-
-Grazie Petalo.- sorrise Alessandra, sorvolando ancora sugli scambi di soggetto.
Prendendolo in braccio tornarono a Diagonalia con l’aiuto di Entei, dove il padre li stava aspettando.
-Grazie infinite, Entei… aaaah! La sbadataggine di Petalo è contagiosa!-
-Non capisco di cosa tu stia parlando…- ribatté il figlio. -Allora, vieni presto a trovarci di nuovo! Grazie mille, Entanger!-
-Entanger…?! E questa da dove…?! Petalo, peggiori di minuto in minuto…-
Beh, sbadataggine a parte almeno aveva guadagnato altri dieci Punti Ranger.
Aprendo il sistema di personalizzazione la Ranger scoprì c’erano molte nuove funzioni, come la forza latente, il recupero e la carica.
La possibilità di recuperare energia dallo Styler alla fine di una cattura era intrigante, e usò cinquanta punti per avanzare l’abilità di livello, usandone altri sessanta per aumentare la potenza.
Al momento lo Styler di Alessandra aveva:
-Energia, livello 4
-Potenza, livello 5
-Linea, livello 3
-Difesa, livello 1
-Carica, livello 1
-Recupero, livello 2
-Forza latente, livello 1
-Ok, adesso basta. Andiamo alla grotta e completiamo la nostra missione. Abbiamo perso già abbastanza tempo.- disse Martino prendendole il braccio, cominciando a trascinarla.
-Ehi aspetta un attimo! C’è ancora da controllare i dintorni del tempio!- protestò la ragazza.
-Stai scherzando?! Dobbiamo fermare i Bricconieri!- urlò lui guardandola.
-Dobbiamo anche assicurarci la gente stia bene!-
-Era compito di Raimondo! Non avremmo nemmeno dovuto fare una pattuglia!-
-Hai visto quanta gente aveva bisogno di una mano?! Credi che sia facile per lui occuparsi di tutto?-
-Non importa, non era compito tuo! Vuoi sempre strafare credendoti la migliore, e per colpa tua forse non riusciremo a fermare i Bricconieri, perché sei troppo piena di te!-
Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, e Alessandra non fu in grado di replicare.
Quindi era questo che pensava di lei? Lo pensavano anche gli altri? Credevano tutti avrebbe rovinato ogni cosa?
Rosso dalla rabbia Martino si voltò, allontanandosi. -Io vado avanti, quando avrai finito con i tuoi stupidi giochi magari vorrai fare il tuo lavoro.-
Pichu ukulele rimase dove si trovava, guardando preoccupato Alessandra che aveva stretto i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
Forse avrebbe dovuto seguirlo e fare il proprio lavoro, ma non ci riuscì e si diresse lungo la strada verso il tempio.
Sapeva bene non ci sarebbe stato nessuno all’interno, perciò con l’aiuto di Entei raggiunse la strada affianco, dove in un angolo sulla sinistra qualcuno effettivamente trovò; un ragazzino, che se ne stava tutto solo accanto alla montagna.
-Ehi Ranger, avrei bisogno di un favore. Hai presente i Jumpluff dietro alle rovine a nord di qui? Là c’è una ragazza piuttosto vivace. Ha un vestito verde e corre dietro ai Jumpluff gridando FANTASY! Poveri Jumpluff, devi aiutarli!-
-Oh, certo vado subito a controllare.-
Probabilmente per lei era solo un gioco, ma i Pokémon potevano non divertirsi.
-Grazie, Alessandra! Troverai i Jumpluff dietro alle rovine a nord di qui!-
Ci era già passata, quindi aveva una mezza idea di dove andare, ma una volta arrivata non si sarebbe certo aspettata di vedere un Bricconiere rincorrere i Pokémon con occhi sognanti.
-Jumpluff! Fantasy! Che carini i Jumpluff! I Jumpluff sono FANTASY! Quella testolina morbidosa e quelle manine morbidose… aah, che sensazione rilassante! Aaaah, no! Non scappate Jumpluff!-
-Ehi!-
La ragazza si fermò soltanto quando sentì Alessandra, e anche i Pokémon fecero lo stesso.
-Oh, Ranger. Qualche problema? Vorrei solo conoscere meglio i Jumpluff. Non ho intenzione di catturarli o portarli da qualche parte.-
-Li stai spaventando così.- rispose rigida la Ranger.
-Non interrompere questi momenti di gioia tra me e i Jumpluff. Anche voi siete d’accordo, vero, Jumpluff?... ?-
Tutti e tre i Pokémon la guardarono scuotendo il capo, e forse lei se ne rese conto.
-Eh? No, un attimo… che vi prende adesso? Fino a poco fa eravate così pieni di energia mentre ci divertivamo insieme…-
Altro che divertirsi, sembravano molto stanchi, e arrabbiati.
-Ehem… Ranger? Mi rimangio ciò che ho detto, scusa per il trattamento poco cortese che ti ho riservato prima… ma potresti ridar vigore ai Jumpluff usando il tuo Styler?-
Non aveva molta scelta, anche perché in quelle condizioni avrebbero potuto attaccarla e ferirla.
Sospirando la Ranger si avvicinò, avviando la cattura dei tre Jumpluff, che si concluse quasi immediatamente senza molte noie.
Calmatisi i tre Pokémon guardarono la Ranger, canticchiando felici. -Pluuuff!-
-Grazie mille, Ranger! Allora, dove eravamo? I stavate divertendo, vero Jumpluff?- sorrise la ragazza avvicinandosi, quando un urlo la fece sobbalzare.
-FERMA!-
A dirlo era stato il ragazzino di prima, che l’aveva raggiunta con sguardo furioso.
-Eh?-
-I Pokémon non sono né bambole né giocattoli! Non importa quanto i Jumpluff possano essere carini… inseguirli e costringerli a correre non è affatto carino!-
-Pluff pluff!-
-Pichu!-
Tutti i Pokémon, incluso Pichu ukulele, furono d’accordo con le sue parole.
-Se insisti ancora chiederò ad Alessandra di portare i Jumpluff in un altro posto!-
-I Jumpluff non andrebbero mai da nessun’altra parte! Sono sicura che hanno capito i miei sentimenti!- sbraitò il Bricconiere avvicinando una mano ai tre, che si ritrassero immediatamente. -Jumpluff? Allora non vi divertivate ad essere inseguiti da me, è così?-
-Capisco che ti piacciano tanto, ma dei cercare anche di comprendere i loro sentimenti.- disse il ragazzo.
-Hai ragione. È proprio come dici tu. Al solo essere con i miei adorati Jumpluff, mi sentivo così euforica…- disse la ragazza sconsolata, e di fronte al suo dispiacere i Jumpluff si avvicinarono, permettendole di toccarli.
-Jumpluff!-
-Pluff pluff.-
-Grazie, Jumpluff… scusatemi per avervi rincorso. Spero che un giorno potremo di nuovo trascorrere del tempo insieme. Magari osserveremo le nuvole che si muovono in cielo e poi schiacceremo un pisolino! Arrivederci, Jumpluff!-
-Pluff pluff.-
Con un sorriso sulle labbra il Bricconiere si allontanò.
-Grazie, Ranger. Credo che anche i Jumpluff si sentano sollevati, adesso. Ma non è che sono un po’ tristi?- osservò il ragazzino guardandoli.
-Pluff!-
-Forse gli manca già la loro nuova amica.- ipotizzò Alessandra.
Anche se era un Bricconiere il suo affetto nei loro confronti era sincero.
Il ragazzo si allontanò rapidamente non appena i tre furono andati via, ma Alessandra restò ancora qualche minuto, notando una stele vicino al bordo del precipizio.
Alla luce del giorno non l’aveva notato subito, ma stava brillando.
-Un altro grafema!-
Annotandolo scoprì grazie a questo poteva evocare dei Jumpluff, e anche se poteva sembrare poco utile non si poteva mai sapere in che occasione ne avrebbe avuto bisogno.
Ormai aveva controllato tutte le aree già esplorate, e non aveva scelta se non tornare da Martino, ma come si voltò si ritrovò davanti Entei, lei però non lo aveva evocato.
-Che succede? È successo qualcosa?- chiese lei non aspettandosi risposte.
-“No.-
A prescindere non doveva essere un gran chiacchierone, perché rimase subito in silenzio senza aggiungere altro.
-“Allora… perché sei qui?-
Voleva combattere perché non la riteneva degna del grafema?
-“Non c’è nulla di sbagliato o di poco onorevole nelle tue azioni, ma sei fragile, timorosa, cerchi eccessivamente il riconoscimento altrui.”-
Quelle parole furono quasi peggio di una lotta, e stavolta fu il turno della Ranger di tacere.
-“Quando lo capirai, sarai pronta.”-

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Tornando verso la grotta a Diagonalia Alessandra ebbe tempo di riflettere sulle parole di Entei, non riuscendo a cavarne un ragno dal buco.
Tutto ciò che le aveva lasciato era un sapore amaro in bocca, che aumentò quando incrociò nuovamente Martino, fermo davanti all’ingresso.
Nessuno dei due disse nulla, ma prima potessero entrare nella grotta una signora sulla rampa vicina li fermò.
-Aspettate! Al di là della grotta c’è una Rupe pericolosa da cui spesso cadono dei massi. Sicuri di volerci andare?-
-Noi siamo dei Pokémon Ranger! Dobbiamo andarci per salvare le sorti della regione di Oblivia!- rispose Martino risoluto, la signora però non sembrò tanto convinta.
-Ah… o… ok… se lo dite voi…- sembrava avere più l’impressione fossero un paio di ragazzini che giocavano a fare i Ranger. -Mi raccomando però, fate attenzione!-
-Certo signora, grazie.- salutandola con una mano il ragazzo si avviò per primo, seguito dalla collega e da Pichu ukulele, che guardava entrambi preoccupato per la loro lite.
Alessandra lo ignorò, procedendo lungo uno stretto corridoio di roccia che proseguiva alla loro destra, fino a raggiungere una delle pendici della montagna, decisamente più frastagliata rispetto a Diagonalia, di cui si vedevano a stento i tetti delle case, e con uno stretto sentiero che proseguiva senza alcuna protezione.
Come si aspettavano già oltre il passaggio c’erano due Bricconieri, che notandoli li guardarono con aria di sufficienza.
-Oh, ma guarda che carini! Cos’è, una gita dell’Accademia dei Ranger?-
-Perfetto, mi è giusto venuta fame! Mi prendo la vostra merenda!-
Ancora una volta li avevano scambiati per dei ragazzini, ma presto uno di loro si accorse dello sbaglio.
-A-aspetta! Guarda che questi due sono dei veri Pokémon Ranger! Non ne hai sentito parlare? Sono quelli che hanno rapito il nostro capo! È per questo che la partenza è stata ritardata!-
-Quella sarei io in realtà.- replicò Alessandra indispettita.
-La partenza… ?! si deve trattare di un’operazione davvero importante allora! E il capo dell’operazione è Occhioblu?!- chiese Martino cercando di estorcergli altre informazioni.
-Tu e la tua parlantina! Guarda che hai combinato, ora sanno tutto!- esclamò l’altro Bricconiere rimproverando il collega.
-È colpa tua che ti metti a parlare di gite e pranzi al sacco! Piuttosto, la partenza è tra due minuti! Dobbiamo sbrigarci!-
-Ah! Hai ragione! Ciao ciao, Ranger! Sarà per un’altra volta! E non provate a seguirci, sarebbe inutile!-
Così dicendo entrambi saltarono a bordo dei propri Dadavolante, sfrecciando a tutta velocità lungo il sentiero, seminandoli.
-Hanno detto che la partenza è tra due minuti! Dobbiamo fare qualcosa prima che l’operazione abbia inizio!- esclamò Martino guardando la collega. -Sbrighiamoci!-
-“Agite facendo molta attenzione al tempo rimasto.”-
Perfino lo Styler dava avvertimenti simili, ma se era la velocità che serviva la velocità avrebbero avuto.
Attivando l’applicazione dei grafemi chiamò Raikou, che comparendo in un raggio di luce permise ai tre di salirgli in groppa, correndo a tutta velocità sotto la spinta della Ranger.
Non molto più avanti la strada si apriva già in due, un sentiero più in alto era bloccato da alcuni massi.
-Non possiamo proseguire, la strada è bloccata! Per questo ci hanno detto che sarebbe stato inutile provare a seguirli?- commentò Martino preoccupato.
La strada in basso non aveva punti di appoggio per Raikou, e questo significava avrebbero dovuto per forza chiamare Entei.
Dopo le sue parole Alessandra non ne era certo al settimo cielo, ma doveva pensare al bene della missione, e scese subito da Raikou per chiamare l’altro Pokémon.
Purtroppo non erano completamente soli nei dintorni, infatti una coppia di Pokémon gialli simili a tre favi si avvicinarono alla ragazza, e uno di questi avviò una cattura.
-Non adesso!- esclamò lei irritata, muovendosi agilmente riuscendo a catturarlo in pochi attimi senza alcun danno.
Il suo nome era Combee, “Gruppo: Coleot. Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 1”, “Lancia delle potenti trombe d’aria contro l’avversario.”.





Appena ne ebbe l’occasione chiamò subito Entei, rimandando indietro Raikou, e stavolta poterono proseguire senza più interruzioni.
Il Pokémon riuscì a frantumare i massi liberando la strada, che procedeva verso la base della montagna in un intrico di biforcazioni e scalinate create per agevolare i movimenti.
-Attenzione!- urlò Martino quando notò che la strada più avanti si interrompeva in un gigantesco dirupo, troppo ampio per permettere a Entei di superarlo.
Non c’erano altre vie, ed era già quasi trascorso un minuto buono dall’inizio della loro corsa.
-Spero a Raikou non dispiacerà essere chiamato di nuovo…- disse Alessandra riutilizzando il suo grafema, evocandolo per la seconda volta. -Scusami, ma sei l’unico che può aiutarci.-
-“Non preoccuparti. Se serve a raggiungere quegli uomini ti aiuterò con piacere.”- rispose il Pokémon facendoli salire. –“In cambio ti chiedo di infliggere loro la giusta lezione.”-
Con un solo salto Raikou fu in grado di superare lo spazio li separava dal sentiero, frastagliato in molti altri punti dove addirittura le uniche parti d’appoggio erano delle strette piattaforme in bilico su delle punte rocciose.
Un salto dopo l’altro le raggiunse tutte, evitando precipitassero nel mare sottostante, arrivando in un punto più stabile e sicuro ormai al livello del mare.
Le onde sbattevano contro gli scogli sotto di loro, e il vento soffiava più impetuoso rispetto a prima.
Anche qui l’aiuto di Raikou fu essenziale per poter proseguire, rendendo chiaro che l’unico motivo per il quale i Bricconieri erano riusciti a creare una base lì era grazie ai loro Dadavolanti, e al termine della corsa Alessandra intravide un gigantesco sottomarino nero, pronto per salpare.
-Là! Ci sono i due uomini di prima!- disse Martino indicando un’apertura dalla quale stavano entrando i due Bricconieri.
-Credevano di seminarci, ma avranno una brutta sorpresa.-
-Che vuoi fare?-
-L’unica cosa possibile. Entrare!-
Sentiva nel petto la volontà di raggiungere i Bricconieri e di fermarli, di salvare i Pokémon che avevano catturato, di ritrovare il Pokémon compagno di Martino e di restituire la pace a Oblivia. Raikou percepiva questo sentimento, e lo usò per darsi la spinta sufficiente a saltare quando fu il momento, sorvolando il mare e atterrando sul sottomarino.
Rimaneva pochissimo tempo, e tutti loro lo sapevano.
Raikou la guardò un’ultima volta prima di andarsene. -“Porta la mia volontà con te, e sconfiggi i nostri avversari.”-
-Grazie di tutto!-
La botola era ancora aperta, e nessuno era di guardia a controllarla.
-Il nascondiglio dei Bricconieri di Pokémon era un sottomarino! Quindi è qui che mi tenevano prigioniero… questo vuol dire che… anche il mio Staraptor si trova qui dentro! Assieme a tutti gli altri Pokémon che sono stati rapiti! Andiamo! Entriamo dal boccaporto!-
-Sì, li salveremo tutti.- annuì Alessandra entrando per prima.
L’interno del sottomarino era pervaso da un’aria gelida, e oltre il boccaporto era presente un enorme ingresso dove erano stati abbandonati quelli che ad occhio e croce sembravano dei missili disattivati, accanto curiosamente a un Punto di Salvataggio.
I passi dei tre echeggiavano rumorosamente sotto il pavimento in ferro, e la voce di un altoparlante rimbombò per le sale.
-Attenzione attenzione! Partenza imminente! A tutto l’equipaggio! Raggiungere la propria postazione!-
-Il sottomarino sta per partire. Dobbiamo sbrigarci!!!- disse Martino impaziente, parlando più forte del dovuto. -Cerchiamo innanzitutto di trovare il capo: Occhioblu!-
-Sì, ma fai meno rumore…- lo avvertì Alessandra usando il Punto di Salvataggio, per pura precauzione visto erano in un covo nemico.
Superando l’unica porta presente arrivarono in uno stanzone più ampio, attraversato da una passerella sotto la quale si diramavano vari cavi e tubi elettrici.
Accanto all’ingresso c’erano anche un paio di pannelli di comando, dove dei Pokémon stavano curiosando, e uno di questi in particolare attirò l’attenzione della ragazza, dalla coriacea pelle gialla con una cresta marrone lungo la schiena, che volle avvicinarsi per catturarlo.
Il Pokémon cercò di evitarlo lanciando una poltiglia fangosa sul pavimento, che rimase per qualche secondo come ostacolo, ma la Ranger riuscì a catturarlo senza che potesse attaccarla ulteriormente.
Il suo nome era Sandslash, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Taglio 3”, “Apre voragini nel suolo intorno a sé, rendendo il nemico confuso.”.





Era sicuramente utile, ma servì liberare Togetic, Togepi, Combee e Magby per portarlo con sé.
La passerella si divideva in due percorsi da seguire, e preferendo non separarsi almeno per il momento i due Ranger decisero di controllare quello alla loro sinistra, trovando dall’altra parte numerosi cassoni di metallo ammucchiati gli uni sugli altri, che bloccavano la via.
In verità era presente una stradina da seguire, ma si interrompeva subito con un Pokémon dal pelo blu e nero con una stella sulla coda, che vedendo la Ranger le saltò subito addosso.
La sua vivacità lo portò a creare attorno a sé un fascio di elettricità per proteggersi, che come terminò diede il tempo ad Alessandra di disegnare in rapida successione varie Linee di cattura, concludendo senza alcuna difficoltà.
Il suo nome era Luxio, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità”, “Scaglia saette che rendono confuso l’avversario.”.





-È meglio tornare indietro, qui non c’è niente.- sospirò Martino deluso, confidando si aprisse una via poco più avanti.
Tornando verso la piattaforma però Alessandra notò un piccolo Pikachu prima nascosto tra i cavi, che incuriosito dalla loro presenza si avvicinò lentamente.
Era un Pokémon piuttosto conosciuto, usato all’Accademia per varie prove ed esempi, e con una certa nostalgia la ragazza lo lasciò fare, approfittandone per catturalo.
Al contrario di quelli all’accademia questo Pikachu era molto più agile e aggressivo, e per impedirle di muoversi troppo nel perimetro di cattura creò due sfere elettriche che rimasero a terra fungendo da ostacoli, creando poi attorno a sé una nuvola elettrica impedendole di avvicinarsi.
Fu necessario l’aiuto di Pichu ukulele per riuscire a catturarlo, e aggiornare il Navigatore con i suoi dati: “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 3”, “Ricarica l’energia dello Styler.”.





Con la sua potenza di ricarica in caso di bisogno avrebbero potuto evitare gravi danni allo Styler.
Il corridoio successivo contrariamente alle aspettative dei due non era connesso alla stanza precedente, ed era sbarrata da un alto cancello che impediva a chiunque di passare.
Per rimuoverlo erano necessarie almeno due  Pokémon con Mosse Elettro 2, e Alessandra aveva solo Luxio.
-Fammi tornare indietro a controllare, tu aspetta qui.- disse a Martino allontanandosi con Pichu, che le parlò non appena furono abbastanza distanti.
-Pichu pichu…-
-Mh? No Pichu, non voglio parlare della lite adesso…-
-Pichu…-
-Se pensa sia una fannullona non è colpa mia.-
Le importava invece, ma non voleva dimostrarlo.
Nella stanza in cui si trovava c’era solo un Gligar, ed era certa al boccaporto non ce ne fossero altri in grado di aiutarli, perciò tornò dove erano presenti tutte le casse di ferro e, guardando con più attenzione, si rese conto che c’era ben più di una strada da seguire, e che loro avevano preso solo la più ovvia.
-Ok, proviamo di qua allora.-
Non potendo vedere dove stava andando fu costretta a muoversi a tendoni, ma alla fine riuscì a raggiungere una seconda porta, davanti alla quale stava saltellando un piccolo Pokémon simile a una scimmia dalla coda di fuoco.
Non conoscendo la sua natura per sicurezza volle catturarlo, scoprendo si chiamava Chimchar, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





La Mossa era sbagliata, ma era comunque un aiuto in più.
Superando la porta davanti a sé trovò un altro stanzino, molto piccolo e con un paio di brandine dove riposare, che al momento erano usate da un Luxio inferocito, impegnato a strappare le lenzuola.
Lo spazio era talmente stretto che quando il Pokémon scattò contro di lei Alessandra non riuscì a difendersi, e venne colpita al braccio destro con un’artigliata che le tolse due punti nell’energia dello Styler.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che la cattura cominciò, e fu costretta ad evitare una serie di saette elettriche che Luxio le lanciò contro, fino a quando non riuscì a calmarlo.
A quel punto catturarlo fu molto più semplice, visto dovette solo aspettare terminasse l’effetto della nube di elettricità attorno a lui, tuttavia per portarlo con sé dovette liberare Chimchar.
-Con questo siamo a due Pokémon Elettro, torniamo da Martino.-
-Pichu!-
La totale assenza di Bricconieri la disturbava, era come se sapessero perfettamente stavano arrivando e si stessero preparando a dovere.
Probabilmente sparse per la base c’erano anche delle telecamere, e avevano poco tempo per fermarli.
Tornata dal compagno questo non le disse nulla, aspettando i due Luxio colpissero con i propri poteri il cancello, che si aprì all’istante davanti a loro.
Le preoccupazioni di Alessandra si avverarono quando dall’altra parte trovarono due Bricconieri, accompagnati da dei Pokémon simili a degli squali celesti antropomorfi.
-Non posso crederci… come avete fatto a entrare qui?-
-Diciamo che un paio di uccellini ci hanno mostrato la via.-
La risposta di Alessandra li fece trasalire. -Non possiamo assolutamente lasciarli proseguire oltre! Chiamo i rinforzi!-
-Ragazzi! Venite qui!-
I due Ranger si misero subito schiena contro schiena per proteggersi a vicenda, quando arrivarono altri tre Bricconieri che li accerchiarono assieme ad altri tre Pokémon gialli.
-Che c’è? Cosa succede?-
-Ma sono Ranger!!!- esclamò una ragazza sorpresa.
-Ehi, tu! Hai voglia di tornare a fare l’ostaggio?- ridacchiò un altro rivolgendosi a Martino.
-Assolutamente no, sono qui per… ringraziarvi a modo mio!-
-Ma bene, abbiamo anche voglia di scherzare, eh? Siamo in netta superiorità numerica. Lo capite anche voi che non avete alcuna speranza di farcela, vero?-
-È qui che vi sbagliate. Fate sempre l’errore di sottovalutarci.- rispose Alessandra pronta a combattere.
-Pichu!-
-Bah! Se non lo capite, ve lo faremo capire noi!-
All’istante tutti e sei i Pokémon si lanciarono contro la ragazza, contando sulla superiorità numerica per sconfiggerla.
Sicuramente muoversi fu molto più difficile, e quando disegnò il primo cerchio attorno ad alcuni di loro gli altri risposero cercando di attaccarla con artigliate e pugni, lei però aveva un’arma segreta, che arrivò proprio al momento più opportuno.
Senza alcuna difficoltà Pichu si lanciò in mezzo al gruppo cominciando a suonare, e la musica aumentò esponenzialmente il livello di amicizia nei Pokémon.
Fu solo questione di tempo prima che a uno a uno venissero tutti catturati, e lo Styler avanzò al livello ventuno, con due punti in più nell’energia e sei nella potenza, tornando a 65/65.
Il Navigatore oltretutto si aggiornò con i loro dati, i Pokémon simili a squali si chiamavano Gible, “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”, gli altri invece erano dei Makuhita, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 2”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.







Tutti e sei fuggirono immediatamente, lasciando i Bricconieri con un pugno di mosche.
-Ora capisco perché il nostro capo vi teme così tanto!-
-Dobbiamo dire a tutto l’equipaggio che i Ranger si sono infiltrati nel sottomarino!-
Come i Pokémon anche loro se la diedero a gambe per evitare altre batoste, sgombrando la via.
-Dobbiamo fare attenzione, ora che sanno siamo qui le cose si complicheranno.- disse Martino guardandola.
-Non preoccuparti. Troveremo il tuo Pokémon Compagno e li fermeremo.- rispose la ragazza risoluta.
-… grazie.-
Anche se non erano propriamente delle scuse, da parte di nessuno dei due, quelle parole bastarono per appianare la situazione, e concentrarsi esclusivamente sul loro obbiettivo.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Proseguendo lungo il passaggio i tre arrivarono in un piccolo stanzino con altre due porte a seguire, ma una di queste in particolare sembrò subito catturare l’attenzione di Pichu ukulele, che fermandosi di scatto corse verso la porta a nord, entrandoci senza nemmeno aspettare i due Ranger.
-Picchu!-
-Pichu?! Che c’è? Cos’hai visto?- chiese Martino preoccupato, e quando non ricevette risposta Alessandra si precipitò dal Pokémon, trovandolo davanti ad un grosso container rosso, graffiandolo nel tentativo di aprirlo.
-Picchu! Picchu!!!-
-Pichu! Cosa c’è?- chiese la ragazza preoccupata, venendo ignorata.
Qualsiasi cosa ci fosse sembrava veramente importante.
-Pichu? Hai trovato qualcosa in questo compartimento?-
-Piiichuuuu! Picchu! Pichu-picchu!-
Era fuori di sé, nei suoi occhi si leggeva una chiara preoccupazione e Alessandra non riuscì a capire che una minima parte di ciò intendeva.
-C’è qualcosa in questa cella?-
Stavolta la loro domanda ottenne una risposta, ma non da Pichu, il verso che sentirono provenivano dal container, ed era di un altro Pokémon.
-Ascolta! Senti anche tu come dei lamenti provenire dalla cella?- disse Martino accostando l’orecchio alla porta. -Sono Pokémon! Dobbiamo farli uscire da lì!-
-Dannazione… è disumano!-
Chissà quanti erano chiusi in quello spazio così stretto e al buio, dovevano liberarli prima che si sentissero male!
Per farlo dovevano trovare due Pokémon con una Mossa Taglio 2, e per loro grande fortuna Alessandra aveva già Sandslash e Jumpluff.
Con il loro aiuto mandare in frantumi la porta fu un gioco da ragazzi, e già sette Pokémon, tra cui quattro Pichu, uscirono liberi.
-Picchuuu!-
-Pichu-pichuuu!-
-Piiichuuuu!-
Pichu ukulele riconobbe l’intero gruppo, tutti appartenenti a Dolcegoccia, e felice di averli ritrovati suonò l’ukulele sotto i versi contenti degli amici.
-Sono i Pokémon che sono stati prelevati da Dolcegoccia! Hai visto, Pichu? Sei riuscito a trovare i tuoi amici!- sorrise Martino contento.
-Picchuuu!-
-Staraaa!-
Non era l’unico ad avere ritrovato i suoi amici, lo Staraptor di Martino uscì per ultimo, frastornato probabilmente dall’imprigionamento, e volò da Martino per sincerarsi stesse bene.
-Staraptor! Ti tenevano qui assieme a tutti gli altri! Oh, guarda, ma sei ancora ferito… non ti devi più preoccupare di nulla. Ora ci siamo noi qui con te!-
Una zampa del Pokémon effettivamente era malandata, e volava a fatica, ora che si erano ritrovati però sembrava avere recuperato in parte le energie.
La maggior parte dei Pokémon uscì dallo stanzino per sgranchirsi un po’, mentre i Pichu si sparpagliarono sui cassoni, aspettando indicazioni dai Ranger.
-Torneremo a prendervi più tardi, quindi rimanete da queste parti! Dobbiamo occuparci di una cosetta, prima.- disse Martino sperando gli avrebbero dato retta.
-Pichu?-
-Picchu!-
-Bene, sembra che abbiano capito. Forza, andiamo a cercare Occhioblu adesso!-
-Sì, non gliela faremo passare liscia.- annuì Alessandra tornando indietro, seguendo l’unica direzione disponibile.
Stavolta arrivarono in una stanza ben più ampia di prima, con un gran numero di Dadavolanti sparsi in giro, disattivati. Dall’altro capo della stanza c’era anche un Bricconiere, che si rivolse a dei Duscolps accanto a sé.
-Dusclops! Pensateci voi a fermare i Ranger!-
Erano solo tre, ma Alessandra sapeva bene ciò di cui erano capaci. -Grandioso… non sarà facile proseguire…- borbottò piegandosi contro dei tubi per evitare li individuassero.
-Cosa facciamo?- sussurrò Martino preoccupato. -Li catturiamo?-
-Se necessario sì, ma per ora proviamo anche a passarci attorno.-
Per modo di dire almeno, visto parte della strada era bloccata da delle fila di Dadavolanti.
Alla fine Alessandra fu veramente costretta a catturarne uno, ma al primo tentativo i Dusclops riuscirono a ingannarla facendola finire dritta dritta nel loro fascio di luce, e così si ritrovò all’inizio della stanza.
-Ugh… non è proprio piacevole…-
Il secondo tentativo andò meglio, anche perché si concentrò su quello alla loro sinistra, e i due rimasti non poterono difendere la porta ulteriormente.
Passare fu molto più facile, ma la scena non cambiò di molto nella stanza precedente; si trovavano ancora in uno spazio estremamente grande, con vari ostacoli e due Bricconieri dall’altra parte che li osservavano.
-I Ranger stanno cercando il nostro capo! Dobbiamo fermarli qui! Non possiamo farli proseguire oltre!-
-Forza, Pokémon! Bloccate i Ranger!-
Tramite i Guanti della sottomissione i Bricconieri fecero agitare i due Pokémon presenti, che cominciarono a mulinare per aria i loro artigli affilati, e anche altri due Makuhita si muovevano pronti a colpire tuto ciò che si muovesse.
Non potevano nemmeno scegliere che strada prendere, visto una era bloccata da un gigantesco apparecchio metallico che sbuffava fumo.
-Ok, adesso noi corriamo e non ci fermiamo.- disse Alessandra guardando Martino, prendendo in braccio Pichu per proteggerlo.
-Va bene… andiamo.-
Con il primo scatto superarono agilmente l’angolo saltando due Makuhita, evitando per un soffio che uno di questi li colpisse, ma più avanti tre di quei Pokémon aggressivi stavano correndo come dei forsennati impedendo di proseguire senza almeno catturarne uno.
Il compito spettò ad Alessandra, che si vide lanciare contro una lunga raffica di artigli neri. Perlomeno nessuno riuscì a colpirla, e con la cattura lo Styler passò al livello ventidue, con due punti in più nell’energia e quattro nella potenza, passando a 67/67.
Il nome del Pokémon era Sneasel, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Taglio 2”, “Scatena un vento di tenebra contro l’avversario.”.





Per potere proseguire dovette catturarne un altro, ma non fu complicato e finalmente raggiunsero la fine della stanza, raggiungendo uno stretto corridoio dove i due Bricconieri li stavano aspettando, assieme a due giganteschi Pokémon grigi dalla testa azzurra.
-Ma bravi, siete riusciti ad arrivare fino a qui. Ci costringete a usare la nostra ultima carta!-
-Forza, Rampardos!-
I due Pokémon risposero subito al comando, sollevando le teste e caricando Alessandra, dando il via alla cattura.
Probabilmente speravano che in due avrebbero avuto più chance di vincere, e vista la grandezza dei Pokémon non era un risultato così improbabile.
Entrambi erano in uno stato di agitazione, e tentarono di colpire la ragazza con delle testate, creando poi dei massi che caddero dal soffitto, minacciando di schiacciarla.
L’arrivo di Pichu ukulele l’aiutò a ridurre la loro agitazione, anche se non ad eliminarla del tutto, e il suono dei massi che precipitavano si confondeva con quello delle note dell’ukulele.
Anche se non fu facile la Ranger cercò di evitare di concentrarsi esclusivamente su uno solo dei due, portandoli assieme sempre più vicino ad uno stato di calma.
Quando finalmente ci riuscì con il primo dovette fare molta attenzione a non fare scendere troppo il livello dei sentimenti d’amicizia, cosa piuttosto difficile soprattutto quando i due Pokémon alternavano perfettamente i loro attacchi, togliendole tempo prezioso.
Alla fine riuscì a prenderne uno, e quello rimasto lo seguì con molta meno fatica.
Nel Navigatore accanto ai loro nomi apparvero i dati: “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 3”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.





Liberi i due Pokémon fuggirono via, lasciando indifesi i Bricconieri.
-Ooops. Questa proprio non ci voleva!-
-È il momento di dare fondo alla nostra ultima risorsa! Ovvero… la fuga!-
-Capoo!-
-Aiutoooo!-
Disperati i due si rifugiarono verso la porta alle loro spalle, lasciando il tempo ai Ranger di usare il Punto di Salvataggio vicino.
-In quella stanza dev’esserci Occhioblu. Dobbiamo preparaci a qualunque evenienza! Pensi di essere pronta?- chiese Martino guardandola.
-Sì.-
-Bene allora, andiamo!-
Senza indugiare i due proseguirono lungo il breve corridoio davanti a loro, al termine del quale distinsero alcune voci.
-In altre parole… i Ranger ve le hanno suonate e voi ve la siete data a gambe.-
Era Occhioblu, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
-No… non siamo scappati! Volevamo solo avvisarla il più presto possibile…-
-Esatto! Proprio così! È andata proprio così! Non ci sogneremo mai di scappare!-
Questa volta a parlare erano i due Bricconieri che avevano appena sconfitto, e Martino colse la palla al balzo per raggiungerli alle spalle.
-Strano, mi sembrava che prima avessi detto: è il momento di dare fondo alla nostra ultima risorsa! Ovvero… la fuga! O sbaglio?-
-No, non sbagli proprio.- annuì Alessandra.
-No… non è vero! Hai sentito male! Non ho detto la fuga… ho detto la foga!-
-È vero, capo! Infatti… volevamo batterci con tutta la nostra foga! Ehm… e poi infatti… e poi però…-
Era quasi tenero il modo in cui continuavano a giustificarsi, ma le loro bugie non ressero a lungo, e schiacciati sotto il loro peso si videro costretti ad un’altra fuga.
Occhioblu sospirò esasperata. -Oh, fatemi un favore, finitela con questo teatrino! Ad ogni modo, cari Ranger, ditemi, perché siete qui?-
-Non fare la finta tonta adesso! Vogliamo sapere cosa state tramando!- disse Martino sull’attenti.
-Forse è proprio quello che pensate anche voi o forse no. Piuttosto… abbiamo ancora un conto in sospeso.- disse Occhioblu guardando Alessandra, che preparò lo Styler al primo movimento della donna. -Per l’umiliazione che mi avete fatto subire l’ultima volta all’Antico maniero!-
-Ehi, un momento!-
L’urlo di un Bricconiere interruppe Occhioblu, e due di loro le si pararono davanti accompagnati da due Pokémon simili a dei lucertoloni azzurri con una fila di scaglie rosse.
-Capo, non si scomodi! A questi ci pensiamo noi!-
-Sarebbe un peccato se per caso rompesse le sue bellissime unghie!-
Alessandra da parte sua non si mostrò intimorita. -Fatevi sotto!-
-Ma che volete fare? Non avete nessuna speranza contro di loro!- sbraitò Occhioblu irritata.
-Non dica così! Le faremo vedere di cosa siamo capaci! Fatevi sotto, Ranger!-
Entrambi i Pokémon si lanciarono contro la ragazza, avviando la cattura.
Solo uno dei due, il più grande, era in stato di agitazione, ma questo non impedì al piccoletto di tentare di attaccare la ragazza il più possibile, cercando di azzannarla seguendo i movimenti del compagno.
Riuscito a catturarlo rapidamente Alessandra si concentrò sul Pokémon rimasto, trovando però molte difficoltà nell’avvicinarsi, visto non la smetteva di tentare di morderla, e con quei denti affilati non era proprio il caso.
Fu un vero sollievo vederlo svanire in una bolla rosa.
Il suo nome era Croconaw, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 3”.





-Eh-ehm… a questo punto…-
-Siamo desolati ma sono tutti suoi, capo!-
-Come pensavo, alla fine devo sbrigarmela da me. Fatevi da parte voi!- schioccando un’occhiata inviperita ai due Occhioblu tornò a guardare Alessandra, scrocchiandosi le nocche. -Il mio Feraligatr è rimasto tutto il tempo chiuso in questo sottomarino. Deve avere una gran voglia di sgranchirsi un po’!-
-Ci divertiremo.- rispose Alessandra sicura.
-Preparatevi ad affrontarlo!-
Il Pokémon venne richiamato immediatamente da Occhioblu, e fece la sua gran entrata scendendo dal soffitto della stanza, con un forte tonfo sulla superficie metallica.
Feraligatr era la versione gigantesca del Pokémon precedente, e molto più aggressiva.
Come primo attacco caricò la Ranger con l’intero corpo, seguendola fino al termine del perimetro di cattura, e in seguito creò una pozza d’acqua come ostacolo sulla quale rimase a lungo, impedendole di disegnare rapidamente altri dischi di cattura attorno a lui.
I suoi tentativi di caricarla e di schiacciarla sotto il suo peso proseguirono, fino a quando i costanti fallimenti non lo fecero infuriare.
Se prima la ragazza aveva creduto fosse veloce era niente alla raffica che stava subendo in quel momento: continue cariche, onde d’urto larghe almeno tre metri, tutto in un continuo senza soste che le impediva di disegnare più di tre dischi di fila.
-Cosa c’è Ranger? Sei in difficoltà?- la canzonò Occhioblu da oltre il perimetro di cattura.
Non riuscì nemmeno a risponderle.
Visto gli attacchi del Pokémon erano prevalentemente ravvicinati si azzardò a chiedere aiuto anche a Sneasel, che con le sue artigliate a distanza poté colpirlo più volte evitando danni, e anche il contributo di Pachirisu fu fondamentale per non rimanere bloccata.
Alla fine riuscì a fare calmare Feraligatr, ma la lotta era ancora ben lontana dal concludersi. Perlomeno si fermò qualche secondo in più per darle tempo di riprendere fiato, ma fatto questo ripartì con le sue cariche creando altre due pozze d’acqua per ostacolarla, e non solo, al centro del perimetro la punto spalancando le fauci producendo un getto d’acqua che avrebbe potuto facilmente schiacciarla contro la parete se l’avesse colpita.
Rotolando sul fianco riuscì ad evitare la maggior parte degli attacchi, ma la stanchezza presto cominciò a farsi sentire e non fu in grado di allontanarsi in tempo quando Feraligatr lanciò un’onda d’urto attorno a sé, sbalzandola lontano.
Il volo la fece andare a sbattere contro la parete del perimetro, e l’atterraggio non fu altrettanto morbido, anche se perse solo due punti d’energia nello Styler.
Stordita la Ranger si rialzò appena in tempo prima di venire colpita da un raggio d’acqua, ma venne colta alla sprovvista da un’altra onda d’urto che le tolse altri due punti.
Cadendo a terra sentì un forte dolore al gomito, contro il quale era caduta entrambe le volte.
-Ghn!-
Sperava non fosse rotto, ma avrebbe fatto molto più male in quel caso.
Pichu ukulele vedendola in difficoltà si precipitò ad aiutarla, evitando il livello dei sentimenti trasmessi calasse ulteriormente, e dandole il sostegno necessario a continuare nonostante la fatica.
Quando la cattura terminò fu con gioia che vide l’espressione contrariata di Occhioblu, e come ciliegina sulla torta il suo Styler aveva raggiunto il livello ventitré, con due punti in più nell’energia, tornando a 69/69, e quattro di potenza.
Accanto all’immagine di Feraligatr comparvero i dati: “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Azione 1”, “Scaglia attacchi in direzione del Disco di cattura.”.





-Il mio caro Feraligatr… come hanno potuto sconfiggerti…-
-Lo chiami il tuo caro Feraligatr, ma è chiaro che non c’è alcun tipo di legame affettivo tra voi.- le ringhiò contro Martino. -Cercando di controllare i Pokémon con il guanto della sottomissione l’unico legame che potete avere è quello della minaccia! E ora con lo stesso metodo volete catturare anche Moltres, vero? Si può sapere qual è il vostro obbiettivo?!-
-Martino calmati!-
Alessandra dovette bloccarlo per evitare aggredisse Occhioblu, che lo fissava con uno sguardo glaciale.
Uno dei suoi sottoposti si intromise prima potessero degenerare.
-Capo! C’è un collegamento radio per lei da lei-sa-chi!-
Lei sa chi? Stava parlando di Occhiorosso?
-Un collegamento radio? Proprio ora che sono così impegnata! Che vorrà adesso?- pallida in viso la donna si avvicinò alla radio nella sala, parlando a bassa voce. -Eccomi, sono Occhioblu… per il momento nessun problema… eh? Stai parlando sul serio?!... mi sembra una cosa un po’ improvvisa…-
-Che sta succedendo?-
La confusione di Alessandra era palese, ma non poteva avvicinarsi.
-Va bene, ho capito.- riagganciando Occhioblu tornò verso di loro, stavolta ad un passo molto più lento.
Anche i sottoposti sembravano a disagio.
-Ca… capo? Che cosa ha detto?-
-Ve lo dico dopo. Per il momento dobbiamo cercare in qualche modo di tirarci fuori d’impiccio. È deciso! Preparatevi per l’operazione X!-
Al comando della donna l’intera sala di comando si voltò.
-M… ma capo! L’operazione X è la nostra ultima risorsa in assoluto!!!-
-Per caso il collegamento radio di poco fa era l’ordine di passare all’operazione X?!-
-Ma quando mai! pensate che quello lì sia in grado di dare un ordine del genere? È una decisione che ho preso io in questo momento. Procedete come da esercitazione e non ci saranno problemi!-
-Ce… certo, ma… non le sembra un po’ eccessivo… ?-
A quelle parole il viso della donna si fece rosso di rabbia. -Basta adesso, fate silenzio! È il vostro capo che ve lo ordina! Che l’operazione X… abbia inizio!!!-
-S-signorsì!-
-Ma cosa…-
Alessandra non fece in tempo a dire nulla che i tre scattarono verso i comandi, attivando una sequenza che fece scattare un allarme.
Le luci divennero rosse e il suono di una sirena spaccò loro i timpani.
-Che avete intenzione di fare?!-
Alla domanda di Martino Occhioblu lo guardò con un sorriso. -Lo scoprirete presto.-
Prima lei, poi ogni singola persona presente nella stanza attivò un Dadavolante, e lasciando i Ranger di stucco volarono oltre la porta abbandonandoli.
Poi ci fu un colpo, e le luci si spensero.
-AAAARRGHH!!!-

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Il rumore della sirena arrivava con forza alle orecchie della ragazza, coprendo qualsiasi altro suono, perfino gli inquietanti scricchiolii della nave e quello degli apparecchi elettronici distrutti contro la parete.
Tutto era buio, e in mezzo a quell’oscurità la ragazza riuscì a malapena a distinguere le voci.
-Forza voi! Vi ricordate l’esercitazione, vero? Di corsa al boccaporto!-
-Certo, capo!-
La sirena si fece più forte, il malditesta insopportabile, e poi ancora il buio.
-Alessandra? Oh no!!! Ti prego, dimmi che stai bene! Ehi, Alessandra, rispondi!-
La voce di Martino la strappò dall’oscurità, facendola piombare nel caos che si era creato attorno a loro.
Doveva essere successo qualcosa alla nave, perché erano schiacciati contro una delle pareti e ogni attrezzo sul pavimento era caduto assieme a loro; era difficile perfino dire se fossero fermi o stessero sprofondando.
-Che spavento mi hai fatto prendere! Per un momento ho pensato al peggio…- esclamò Martino appena la vide svegliarsi.
-Ah!-
Al primo movimento la ragazza sentì una fitta lancinante alla gamba, che le perforò il cervello come un milione di aghi.
-Accidenti!- preoccupato il ragazzo le si inginocchiò accanto, aiutandola a sedersi.
-La… la gamba…-
Forse era rotta, ma come minimo la botta che aveva preso le impediva di usarla completamente.
-Ci sono io, tranquilla… ecco in cosa consisteva l’operazione X… scagliare il sottomarino contro una roccia del fondale marino e mettere in salvo solo se stessi! Non ci posso credere, che farabutti!-
-I Pokémon… Pichu!-
Non era con loro, ma non poteva essere uscito dalla stanza! Spaventata Alessandra fece per inginocchiarsi e controllare tra le macerie, venendo bloccata da un’altra fitta.
-Pii… chuuu…-
-L’ho sentito!- urlò guardandosi attorno, sollevata almeno fosse ancora vivo.
-Hai sentito anche tu un vero?!-
Come lei anche Martino cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di Pichu, trovandolo nell’ultimo posto che si sarebbero aspettati, proprio sopra di loro.
-Pichu!-
Il piccoletto doveva essersi aggrappato a uno degli schermi all’inizio della stanza prima che tutto crollasse, e ora era appeso pericolosamente in bilico ai cavi.
-Chiedi a Staraptor di aiutarlo!- urlò Alessandra spaventata.
-Non posso, è ferito!-
-Picchuuu!!!!-
Il tempo era agli sgoccioli, e il cavo al quale si stava aggrappando Pichu non fu in grado di reggere oltre.
Il dolore alla gamba svanì in una frazione di secondo, sostituito dalla paura potesse accadere qualcosa al suo amico, e bastò alla Ranger per lanciarsi verso di lui ed afferrarlo al volo, attutendo la caduta.
-Oooh!!! Pichu, tutto bene?!- Martino si avvicinò ai due per controllare stessero bene, e fortunatamente Pichu non aveva nemmeno un graffio.
-Picchu!-
-Per fortuna! Per un momento ho temuto il peggio!-
-Non finché ci sono io.- sorrise Alessandra accarezzando il Pokémon, rialzandosi lentamente, non senza fatica. -Ghn…-
-Pichu!-
-Va tutto bene… non preoccuparti. È solo una botta.-
Aveva bisogno di dirlo anche per sé stessa.
-Non sarà facile uscire da questa stanza ora che la porta è finita lassù…- sospirò Martino in difficoltà. -E Occhioblu e gli altri sono scappati… che facciamo adesso?-
-Io… non lo so.-
-Pichu!-
-Eh? Hai detto qualcosa, Pichu?- chiese Martino guardandolo.
-Pichu?-
-Non sei stato tu a fare quel verso?-
Pichu non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che qualcuno alle loro spalle fece scendere una scala dal soffitto, regalando ai tre una via di fuga.
-Qualcuno ha calato una scala! Chi mai sarà stato?!- esclamò il ragazzo sorpreso. -Beh, possiamo pensarci anche dopo, per il momento usiamola e usciamo di qui!-
-Pichu!-
-Alessandra, ce la fai a salire?-
La ragazza si guardò la gamba, provando a muoverla.
La sua espressione dolorante bastò come risposta.
-Aggrappati a me. Ti darò una mano a salire.-
Alessandra lo guardò titubante, provando a muovere da sola la gamba, ma il dolore le rese impossibile altre soluzioni, per quanto l’affidarsi a Martino, o comunque ad altri in generale, la mettesse in difficoltà.
Aggrappandosi alle sue spalle strinse i denti di fronte gli ondeggiamenti della scala, senza alcun appiglio stabile e quindi più difficile da salire.
Pichu ukulele arrivò per primo saltando da un piolo all’altro, aiutandola quando fu il turno dell’amica di raggiungerli.
Un’improvvisa vibrazione minaccio di farli cadere all’ultimo secondo, e dal basso i due Ranger sentirono le pareti incrinarsi sotto la pressione dell’acqua, fino a quando non cedettero completamente aprendo delle falle.
-Dannazione…-
Tra i pensieri della ragazza c’erano tutti i Pokémon intrappolati nel sottomarino, e i Bricconieri fuggiti senza alcun ritegno per le loro vite, e soprattutto a lei che non li aveva fermati in tempo.
-Pichu-picchuu!-
Un piccolo Pichu li guardò sorridendo, e Pichu ukulele riconobbe uno dei suoi amici, correndo ad abbracciarlo.
-Pichu!-
-Sei stato tu a calare la scala?!- chiese stupito Martino.
-Picchuuu!-
-Grazie mille, Pichu!-
-Pichu-pichuuu!-
-Pichu!-
I ringraziamenti non durarono a lungo, interrotti da un allarme che rimbombò nelle sale.
-“Biip biip biip! Rilevata infiltrazione d’acqua a prua! Pericolo! Infiltrazione ingente! A tutto l’equipaggio, abbandonare il sottomarino entro 10 minuti! Ripeto…!”-
-Oh, no! Dobbiamo andarcene anche noi al più presto!- esclamò Martino rendendosi conto dell’acqua che sotto di loro aumentava.
-Pichu!-
Anche il Pichu sembrava allarmato, ma era comunque rimasto per loro.
-Scusa se ti abbiamo fatto aspettare! Presto, vieni con noi! Mettiamoci in salvo!-
Alla proposta di Martino il Pokémon annuì fiducioso.
-Pichu!-
-Forse anche gli altri Pichu sono usciti da quella sala dopo che il sottomarino ha urtato il fondale. Forza, troviamoli tutti e mettiamoci in salvo!-
-Sì…-
Alessandra si sentì intontita da quell’insieme di eventi. Era come se una pellicola l’avvolgesse ovattando l’intero mondo, e tutto ciò poteva fare era annuire e seguire Martino.
Chissà come la vedeva in quel momento, tremante e impaurita come una recluta.
Almeno per il momento non potevano fare altro che salire, e grazie al cielo i pavimenti delle sale erano provviste di alcune grate che garantivano un appiglio per salire.
-Forza Alessandra, aggrappati a me.- gentilmente il ragazzo si offrì nuovamente di aiutarla.
-Proverò da sola… almeno qui. Se avrò bisogno te lo dirò.-
Doveva quantomeno provare per non essere un peso.
-Sei sicura? Guarda che non è un problema…-
-Sono sicura, grazie.-
Poteva anche dire così, ma già alzarsi da terra non fu per nulla semplice, e mentre Martino e i due Pichu erano già a metà lei si ritrovava a fare i primi passi.
-Andiamo… forza puoi farcela…- sussurrò cercando di spronarsi, concentrandosi solo sulla salita e non sul dolore.
Come aveva già sospettato altri Pokémon oltre al Pichu si trovavano sulla nave, e poco distante da lei volava un Combee che non riusciva a trovare l’uscita. Nonostante le sue condizioni non se la sentì di abbandonarlo, dando per scontato riuscisse a salire, e lo raggiunse iniziando una cattura.
Bloccata a mezz’aria dalla grata cercò di disegnare rapidamente abbastanza cerchi per catturarlo, sentendo delle forti fitte ogni volta muoveva il braccio troppo bruscamente, facendo ballare il resto del corpo.
Il Combee portandosi in un angolo del perimetro creò un vortice d’aria per ostacolarla, senza fortunatamente sortire alcun effetto, visto poco dopo la Ranger riuscì a catturarlo.
-Ehi, va tutto bene. Ti portiamo via da qui.- gli disse sorridendo dolorante.
-Alessandra! Va tutto bene?-
La voce di Martino proveniva ormai dall’altra stanza.
-Sì, arrivo!-
Ci fu un’altra scossa che fece vibrare le pareti della nave, e i vari tubi ne collegavano le parti si danneggiarono, uno tra i quali aprì una fessura facendo fuoriuscire ad intervalli regolari un forte getto di vapore ustionante.
Riuscì a superarlo per un soffio, raggiungendo l’altra stanza, con Martino che l’aiutò nell’ultima spinta.
-Va tutto bene?-
-Sì, non preoccuparti.-
La zona successiva era più frammentata rispetto alla precedente, e per salire dovettero usare una grata sul lato sinistro. Anche qui la Ranger notò un Pokémon simile ad una grande libellula arancione dal muso verde, e come per Combee provò a catturarlo per aiutarlo a trovare l’uscita.
Fu un po’ più difficile durante la cattura evitare i suoi attacchi, che consistevano principalmente nel creare delle onde sonore contro di lei, alla fine però saltando da un punto all’altro riuscì a catturarlo senza subire altri danni.
Il suo nome era Yanma, “Gruppo: Coleot. Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Taglio 2”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”.





Stavolta dovette liberarlo assieme a Combee, visto aveva troppi Pokémon. Confidava comunque ora che li avevano visti che li avrebbero seguiti.
Tutt’altra cosa fu invece per un Mothim poco più avanti, in evidente stato di agitazione, che avvicinandosi a lei la costrinse a chiedere l’aiuto di Pichu per calmarlo e catturarlo.
Riprendendo fiato un momento, sentendo la testa cominciarle a fare male per il dolore alla gamba, realizzò la grata poco più avanti si spezzava, costringendola ad una caduta di circa quattro metri per arrivare sotto un muretto di separazione, che in quella posizione permetteva di fermarvisi sopra.
Martino e Pichu erano già lì.
-Ti prendo io!-
Non aveva scelta, la gamba non avrebbe mai retto una caduta simile. Stringendo la grata con le dita e chiudendo gli occhi Alessandra si decise a lasciarsi cadere, e Martino la prese come promesso.
-Ghn…-
-Ci sono, va tutto bene.-
Il tempo passava, non poteva permettersi il lusso di aspettare ancora a lungo. Senza fare movimenti bruschi tornò a terra avvicinandosi per prima alla grata a destra, con Pichu che la guardava preoccupato.
-Pichu…-
-Non… è niente…-
Più avanti trovò un altro Yanma, che si lasciò catturare piuttosto facilmente rispetto al precedente, e liberandolo aiutò anche un Mothim, arrivando finalmente verso l’uscita, anche se dovette nuovamente farsi aiutare da Martino per raggiungere un punto rialzato.
Non ricordava più quante stanza mancassero per arrivare alla fine, e i Pokémon sembravano aumentare.
Nella stanza in cui si trovavano un mucchio di Dadavolante erano precipitati contro la parete, ammucchiandosi in cumuli ferrosi inutilizzabili.
Non provarono nemmeno a cercarne uno funzionante, soprattutto perché un Rampardos stava distruggendo quelli più integri.
Per evitare causasse danni eccessivi o rimanesse bloccato Alessandra gli si avvicinò alle spalle per catturarlo, facendo ricorso a tutte le sue energie per riuscire ad evitare le sue testate.
Dovette anche liberare Mothim e Dusclops.
Al termine della cattura era rimasta talmente senza fiato che le sembrava mancasse l’aria.
-Alessandra! Hai bisogno di riposare!-
-Pichu picchu!-
-No… non abbiamo tempo. Non sappiamo cosa c’è più avanti…-
Nonostante la grandezza della stanza c’era solo una strada percorribile, e riprendendo ad arrampicarsi la ragazza si imbatté quasi all’istante in un ingannevole Misdreavus, che comparendole davanti all’improvviso la costrinse a una cattura.
Proseguendo verso l’alto, dove il percorso si abbassava e alzava seguendo la linea della stanza, i tre cominciarono a sentire una corrente d’aria contro di loro, che li costringeva a rallentare.
-Lì c’è un Pichu!-
Anche se era dietro di lei Martino aveva notato il Pokémon bloccato in un angolo vicino.
-Pichu!-
-Stiamo arrivando!-
Immediatamente la Ranger cercò di affrettare il passo dell’arrampicata per raggiungerlo, quando uno strano fischio sopra di sé la fermò. Fece appena in tempo a rendersi conto di un Dadavolante che le stava precipitando contro, saltando di lato prima che potesse schiacciarla.
-Attenzione!-
Fortunatamente anche Martino e Pichu fecero lo stesso, e lei riuscì ad avvicinarsi all’altro in modo potesse raggiungerla.
-Alessandra!-
L’urlo di Martino arrivò in ritardo. Un secondo Dadavolante colpì alla spalla la ragazza, che perse la presa cadendo all’ingresso della stanza.
-Aaaah!-
Il dolore alla gamba le arrivò fino al cervello, bloccandola a terra, almeno però era riuscita a proteggere il Pichu, abbracciandolo evitando si facesse male.
-Alessandra! Arrivo subito!-
Dal dolore non riusciva nemmeno a parlare, ogni volta apriva bocca era sul punto di urlare.
Martino si lanciò con un salto raggiungendola, aiutandola a sedersi. -Dobbiamo controllare non sia rotta…-
-Non è rotta…-
-Pichu!-
Si rifiutava di crederlo, non poteva essere rotta. Tra tutte le cose potevano capitarle era la peggiore, l’avrebbe resa del tutto indifesa.
-Forza, adesso ti do una mano.-
Martino la costrinse ad aggrapparsi a lui per riprendere la salita. Nonostante il peso riusciva a muoversi agilmente lungo la grata, saltando senza alcuna difficoltà quando i Dadavoltante minacciarono di schiacciarli.
Erano quasi arrivati in cima, quando la ragazza si accorse di un piccolo Gible bloccato sotto di loro.
-Aspetta! Dobbiamo aiutarlo!-
Nuovamente non aspetto una risposta dall’amica, lasciandosi andare si aggrappò alla grata calandosi lentamente, arrivando dal Pokémon che le si lanciò contro. Catturarlo fu estremamente facile, e dovette liberare Misdreavus per portarlo con loro, anche se un altro Misdreavus birichino l’attaccò, e fu costretta a catturare e liberare anche lui.
-Potevi aspettarmi!- la rimproverò Martino. -Avrei potuto aiutarti, o catturarlo al posto tuo.-
L’avrebbe umiliata solo di più così. Non era una debole ragazzina, e glielo avrebbe provato.
-Il tempo stringe.-
La fretta purtroppo non era mai una buona consigliera, e proprio a causa sua la ragazza non prestò attenzione ai ritmi con cui le crepe nei tubi producevano sbuffi di fumo, venendo colpita al braccio destro da uno di questi, perdendo altri due punti nell’energia, oltre ai due della caduta di prima.
Per non parlare del dolore dell’ustione, che per poco non l’aveva fatta cadere.
Se Martino e Pichu non se n’erano accorti era solo perché si era morsa il labbro quasi fino a sanguinare.
Una nuova scossa fece vibrare l’intero sottomarino, e l’acqua raggiunse la stanza appena superata.
I Pokémon scappati fino ad ora correvano agitati cercando una via di fuga.
-Anche i Pokémon stanno andando verso la parte superiore del sottomarino. Queste scosse però mi preoccupano… sembra proprio che il sottomarino stia scivolando poco a poco…- sussurrò Martino non trovando il coraggio per controllare il livello dell’acqua. -Se non ci sbrighiamo saremo davvero nei guai!-
-Pichu! Pichu!-
-Sei in ansia per i tuoi amici, vero Pichu? Non ti preoccupare. Prima ho controllato. Sono un po’ indietro, ma ci stanno seguendo senza problemi. Se riusciamo a raggiungere l’uscita saranno in salvo anche tutti gli altri Pokémon! Forza, sbrighiamoci!-
Come faceva ad avere tutto sotto controllo, mentre lei era ridotta a uno straccio?
Era veramente così debole?
Scacciare quei pensieri le sembrava quasi impossibile, perfino quando, prima di proseguire, catturò un Pikachu per aiutarlo a trovare la strada. Non poté portarlo con sé, ma il Pokémon fu così gentile da caricarle l’intero Styler, riprendendo la salita però calcolò male i ritmi in cui i getti di vapore uscivano, e ricevette un’altra ustione, stavolta al braccio sinistro, perdendo tre punti nell’energia.
Stavolta Martino l’aveva vista.
-Pichu!-
-Fai attenzione! Hai bisogno?-
-No!-
Fu più brusca di quanto avrebbe voluto, ma non riuscì a trattenersi.
Voleva la smettesse di trattarla in quel modo, come una fallita. Non lo era! Era forte, tra i migliori! Non poteva avere bisogno dell’aiuto di qualcuno…
Nella stanza successiva catturò due Gligar, rifiutandosi di chiedere aiuto perfino a Pichu, sentendo la gamba pulsare e il corpo quasi bruciare dal dolore.
Se arrivò illesa alla stanza successiva fu quasi per miracolo.
Una piccola vocina attirò la voce dell’intero gruppo.
-Pichu…-
-L’hai sentito anche tu? Era il lamento di un Pichu! Deve essere in questa stanza! Forza, troviamolo!-
Così dicendo Martino si tuffò alla ricerca del piccolo, ma era molto più facile a dire che a farsi.
La stanza era piena di grate spezzate, e delle casse cadevano dall’alto rendendo difficoltoso muoversi.
Lei lo seguì a ruota, ma siccome la strada era quasi subito bloccata dovette cadere raggiungendone la base per risalire, catturando nel mentre un Ledyba, liberandolo e proseguendo alla ricerca del Pichu.
Lo trovò incastrato sopra alcuni cassoni di legno, incapace di scendere da solo.
-Sto arrivando!-
Attirando la sua attenzione si avvicinò mano a mano verso di lui, evitando le casse che cadevano dall’altro fino a raggiungerlo.
Il Pichu subito le saltò tra le braccia tremando, e Pichu ukulele provò a calmare il suo amico.
Martino arrivò subito dopo. -Eccoti qui, Pichu! Devi aver preso proprio un bello spavento…-
-Pichu!-
Il piccolino provò comunque a mostrarsi coraggioso, ora che erano con lui.
-Bravo, è questo lo spirito giusto! Forza, usciamo di qui! Dovrebbe esserci ancora un altro Pichu in giro. Forza, troviamolo.-
Stavolta la ragazza si fece aiutare subito a scendere dai cassoni. Non aveva quasi più le forze di protestare e preferiva conservarle per salire da sola.
Tenendo il nuovo Pichu stretto riprese a salire, catturando un Mothim e notando che anche un altro Pokémon era bloccato vicino all’uscita, dal corpo lungo e ondulato a strisce gialle e marroni.
Prima di proseguire lo aiutò a scendere da quello scomodo punto, e lo Styler aggiornò i dati nel Navigatore.
Si chiamava Furret, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 3”.





Liberò Gible e uscì da quella stanza, trovando proprio davanti all’uscita nascosto dentro un detrito di metallo.
-Pichu!-
-Pichu-pichu-chuuu!-
-Ah, Pichu! Sta’ tranquillo, ora non c’è più nulla di cui preoccuparsi.- disse Martino prendendolo in braccio. --Con questo abbiamo recuperato tutti i Pichu. Ora non ci resta altro che capire dove si trova l’uscita… quando ha fatto schiantare il sottomarino, Occhioblu ha detto ai suoi di precipitarsi al boccaporto. Deve trattarsi di sicuro dello stesso boccaporto da cui siamo entrati noi! Speriamo sia ancora aperto… beh, non lo sapremo mai se non ci andiamo! Forza!-
L’ottimismo di Martino venne interrotto da una nuova violenta scossa, che per poco non li fece cadere tutti.
-Argh! È proprio come pensavo! Questo sottomarino sta scivolando sempre più in basso!- le grida del ragazzo faticarono a farsi sentire, almeno fino a quando la scossa non terminò.
-Pichu Pichu- picchuuu!-
-Sbrighiamoci, dobbiamo raggiungere il boccaporto! Pichu, vieni!-
-Pichu!-
Il blocco di macerie in cui il Pokémon si nascondeva impediva loro di raggiungere la grata, ma fortunatamente il Furret che Alessandra aveva catturato aveva la mossa giusta per spostarlo.
Con un singolo colpo riuscì a gettarlo contro la parete, liberando il passaggio.
-Ora che tutto è in verticale è un po’ difficile orientarsi, ma se non sbaglio il boccaporto dovrebbe essere oltre questa stanza!- disse Martino fiducioso, mentre Alessandra era già aggrappata alla grata. -Attenta!-
Dal punto in cui era aveva visto una crepa aprirsi di fronte a lei, soffiando un getto obliquo che stavolta la colpì al viso, facendola cadere a terra.
-Aaaah!-
-Alessandra! Come stai? Riesci a vederci?-
No, o almeno, non bene come prima. Per i primi dieci secondi le sembrava tutto sfocato, e un fischio alle orecchie le fracassava la testa.
-Ti porto io, non preoccuparti.-
-No! Posso farcela da sola…-
Sentiva di essere quasi sul punto di svenire, ma non intendeva fermarsi. Alzandosi ciondolò verso un Pichu lì vicino, catturandolo in caso avesse bisogno, e non fu certo una mossa azzardata visto non riuscì ad evitare un altro getto al fianco, perdendo altri tre punti nell’energia.
Una volta raggiunta la cima però la loro strada venne bloccata da due Bricconieri.
-Non posso crederci! Ci stavate aspettando al varco?! Non vorrete micca battervi in questa situazione?!- sbottò Martino furioso, ma le lacrime sui volti dei due uomini dicevano altro.
-Certo che no! Non siamo qui per voi!-
-È il nostro capo… la scossa di prima…-
-Non capisco, cos’è successo?!- chiese Martino confuso, scorgendo sotto una cassa alle loro spalle la testa della donna. -Ah! Occhioblu!-
-Stavamo per uscire con il nostro capo quando all’improvviso c’è stata una scossa violentissima!-
-In quel momento una cassa di legno è caduta verso di noi… ho pensato che fosse la fine… ma in quell’istante… il capo si è lanciato in nostro soccorso…-
-Così noi ci siamo salvati, ma il capo…-
I Ranger non riuscirono a dire nulla, pietrificati.
Occhioblu poteva avere tanti difetti, ma non avrebbero mai potuto augurarle…
-Sme… smettetela adesso… non c’è nessun bisogno… di dare spiegazioni.-
-È viva!- sobbalzò Martino, e Alessandra riprese a respirare. -Occhioblu, resisti!-
-Non preoccupatevi per me… sto bene, mi sono solo rotta un’unghia…-
-Non essere sciocca! Sei rimasta incastrata e non riesci a uscire, vero?- la rimproverò il ragazzo. -Ora ti tiriamo fuori, non preoccuparti!-
Alessandra poteva capirla. Fino ad ora era stato il capo dei Bricconieri, una donna forte e indipendente, e ora era fragile… eppure al contrario di come lei vedeva sé stessa, non giustificò la sua testardaggine, e questo la mise in difficoltà.
Non riusciva a fare a meno di essere dura con sé stessa.
-Ehi, anche voi, aiutateci!- gridò Martino ai Bricconieri, mettendosi vicino alla cassa.
-Certo!-
-Ma… ma come! Cosa state dicendo?! Io sono… il vostro nemico…- disse Occhioblu stupita.
-Non è il momento di pensare a simili sciocchezze!-
-…-
-Forza, tutti assieme! Tre, due, uno…-
-Ahiaaa! Non potete fare un po’ più gentilmente?!-
Spostare la cassa da Occhioblu era più difficile del previsto.
-Non c’è tempo per la gentilezza! Tra poco questa stanza sarà completamente allagata. Se non ti liberiamo subito affogherai!- rispose Martino riprendendo la presa sulla cassa. -Forza, un’altra volta1 tre, due, uno…-
Alla fine con un ultimo sforzo riuscirono a spostarla, tutti con il fiatone.
-Ce l’abbiamo fatta!-
-Capo! Grazie al cielo! La ferita non sembra così grave!-
Era vero, riusciva a stare in piedi, anche se il braccio sembrava farle male.
-Perfetto! Ora tutti fuori!-
-…-
Occhioblu fissò i due Ranger senza dire niente, allarmando il ragazzo.
-Cosa c’è? Vuoi dire qualcosa? Meglio rimandare a quando siamo tutti fuori, che ne dici?-
-Va bene.-
-Apro il boccaporto allora!- esclamò uno dei sottoposti, ma Occhioblu lo fermò.
-Aspetta!-
-Che cosa c’è?-
-Solo una cosa, Ranger. Sapete che aprendo il boccaporto ci state dando la possibilità di fuggire… eppure lo state facendo lo stesso…-
-Ma ti sembra il momento di pensare a queste cose?!- urlò Martino esasperato. -Se per caso siete pentiti di ciò che avete fatto, basta che ci aspettiate in superficie, senza scappare. L’unica cosa a cui dobbiamo pensare adesso è di metterci tutti in salvo, non importa se siamo amici o nemici!-
-Noi siamo Ranger. È il nostro compito aiutare la gente, e i Pokémon.- aggiunse seria Alessandra.
Dalla stanza sottostante si sentirono le voci di tutti i Pokémon avevano salvato.
-Avete sentito? Nella stanza qui sotto si sono radunati molti Pokémon. Forza, aprite il boccaporto e date a tutti la possibilità di mettersi in salvo!- disse serio Martino, e Occhioblu annuì.
-Va bene. Aprite il boccaporto!-
-Certo! Subito, capo!!!-
Immediatamente il Bricconiere raggiunse la leva del boccaporto, aprendo la via di fuga a tutti, incluso però l’impeto del mare, che entrò con violenza all’interno riversandosi su tutti loro.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Il vortice d’acqua colpì i Ranger e i Bricconieri davanti al boccaporto, raggiungendo i Pokémon nell’altra stanza unendosi a quella già entrata tramite le falle.
In una manciata di secondi il sottomarino fu completamente inondato, e i detriti all’interno galleggiarono spinti dalla corrente, sbattendo gli uni tra gli altri e contro le pareti.
Alessandra e Martino furono abbastanza rapidi da indossare i loro mini-polmoni appena in tempo, ma ripresisi dallo sballottolamento si resero conto non era lo stesso per i Bricconieri, anzi, loro non sembravano nemmeno avere dei dispositivi per respirare.
Martino fu il più veloce, e si precipitò verso i due Bricconieri che, frastornati, non sembravano nemmeno più riconoscere la destra dalla sinistra, mentre Alessandra facendo leva sulle braccia nuotò verso Occhioblu, dopo avere spinto con forza Pichu verso l’uscita nella speranza si salvasse.
Presto tutti i Pokémon nel sottomarino raggiunsero il boccaporto, creando una confusione tale che andarono a sbattere perfino contro le persone all’interno, rendendo difficile per la Ranger raggiungere Occhioblu e prestarle il mini-polmone.
Martino e gli altri due stavano già nuotando verso l’uscita, quando si sentì uno scossone più forte degli altri.
Il sottomarino stava lentamente scivolando verso le profondità dell’oceano, e se non fossero usciti in tempo sarebbe stata la fine.
Occhioblu cercò di nuotare assieme a lei, ma il braccio le impediva di muoversi rapidamente, e la stanza si stava minacciosamente inclinando sempre di più. La Ranger le si affiancò prendendola per l’altro braccio, tirandola e nuotando assieme per aiutarsi a vicenda. Non importava quanto la gamba le facesse male, non l’avrebbe lasciata da sola.
Di tanto in tanto continuava a darle il mini-polmone assicurandosi avesse abbastanza aria, guardandosi attorno per controllare non ci fossero altri Pokémon. Sembrava fossero rimaste solo loro.
Avevano ormai superato l’uscita, riusciva a vedere in lontananza la luce del sole e i Pokémon che nuotavano in quella direzione. La loro immagine venne improvvisamente coperta da un grosso tubo del sottomarino, che affondando rapidamente stava cadendo proprio nella loro direzione. Nessuna delle due fu abbastanza veloce da evitarlo, e vennero schiacciate dal detrito che le riportò verso il sottomarino, sempre più in profondità tra le ombre del mare.
Nel momento in cui andarono a sbattere contro uno dei muri esterni Alessandra ebbe l’impressione di perdere il mini-polmone per qualche istante, riuscendo ad afferrarlo prima scivolasse via. Occhioblu invece stava annaspando alla ricerca d’aria, presa dal panico dalla situazione critica.
La ragazza dovette bloccarle un polso per riuscire a fermarla e darle il mini-polmone, cominciando a spingere contro il tubo per liberarsi.
Da sola era impossibile, ma insieme riuscirono ad aprire quantomeno uno spiraglio, dal quale Occhioblu fu la prima a liberarsi, tirando dal lato opposto per aiutare la Ranger, dando le spalle alla superficie però non fu in grado di vedere altri detriti che le stavano per raggiungere.
Alessandra cercò di calciarla e di avvertirla, ma nemmeno quando la donna li vide volle andarsene, almeno fino a quando la ragazza non usò tutte le sue forza per spingerla via, venendo schiacciata sotto il peso di un mucchio di scatole di metallo, che le bloccarono la gamba ferita.
Ci fu un’altra scossa, e stavolta il sottomarino crollò definitivamente nella parte più nascosta del mare, dove la luce non avrebbe mai potuto raggiungerlo.
Alessandra sentiva di venire spinta assieme a lui, non aveva più il mini-polmone e vedeva la figura di Occhioblu farsi mano a mano sempre più distante. I polmoni le bruciavano, presto fu a corto d’ossigeno, e non fu più in grado di trattenere il fiato.
Non era sicura se fosse perché stava scendendo sempre più in profondità o meno, ma la vista cominciò a scurirsi.
Aveva paura, tanta paura, eppure il suo primo pensiero andava a tutti gli altri, chiedendosi se fossero arrivati in superficie, se stavano bene.
In un momento simile, si pentì di essere stata tanto scortese con Martino e di non avere accettato il suo aiuto. Forse se l’avesse fatto, senza fingere il suo corpo non fosse al limite, non sarebbe finita così.
Lentamente gli occhi si chiusero, come la sua coscienza stava per venire meno, e l’ultima cosa che riuscì a distinguere fu un raggio di luce che si avvicinava verso di lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
Martino fu il primo a raggiungere la superficie, seguito da tutti gli altri Pokémon che avevano salvato. Assaporò con gioia l’aria nei polmoni, stringendo il suo Pokémon Compagno aiutandolo a galleggiare.
-Fiuuu! Ce l’abbiamo fatta! Siamo salvi! Anche se persi chissà dove in mezzo al mare…- entusiasta si voltò per guardare la sua collega, che però mancava. -… Alessandra? Alessandra!- la preoccupazione si fece ansia, e l’ansia panico, come fide che anche Pichu Ukulele la stava cercando. -Alessandra!-
Immergendosi usando il mini-polmone cercò l’amica e il sottomarino, non trovando traccia di nessuno dei due.
-No no no no!-
All’improvviso in un punto distante a Martino sembrò di notare una luce sott’acqua, che svanì con la stessa rapidità con la quale era arrivata. Tuffandosi nuotò immediatamente in quella direzione sotto gli sguardi preoccupati dei Pokémon, e finalmente riuscì a trovare la sua amica, seppure priva di sensi.
Della luce non c’era traccia, ma non aveva importanza, afferrandola la spinse verso la superficie, assicurandosi stesse bene.
-Alessandra! Riesci a sentirmi?! Ti prego dì qualcosa!-
La prima risposta che ottenne fu un colpo di tosse, seguito da tutta l’acqua che la ragazza aveva ingerito, ma era comunque un buon segno.
-Menomale… come ti senti?-
-Coff coff… male…-
-Andrà tutto bene, ce la caveremo. Dobbiamo solo capire in che direzione andare, o sperare arrivi qualcuno a soccorrerci…- disse il ragazzo guardandosi attorno, purtroppo non vedendo terra da nessuna parte. -Dove sono finiti i Bricconieri? Non mi dire che se ne sono andati…-
Effettivamente non c’era traccia di loro, e Alessandra era certa Occhioblu e i suoi sottoposti avessero raggiunto la superficie.
L’espressione sbalordita di Martino le impedì di ragionarci sopra.
-Ehi, guarda! Lì, da quella parte!-
All’orizzonte stava puntando verso di loro una gigantesca imbarcazione, a bordo della quale i due riuscirono a distinguere Willy che si sbracciava per farsi notare.
-Ehi, ragazziiiiii!!! E anche tu, Pichu ukulele! Vedo che vi state divertendo lì in mezzo al mare! Mi dispiace fare il guastafeste ma è ora di tornare a casa!-
Mai erano stati più felici di vederlo, e non appena fu abbastanza vicino calò le scialuppe in modo tutti i Pokémon potessero salire a bordo.
Per un po’ le orecchie di Alessandra si rifiutarono di sentire nulla, se non il rumore delle onde che cozzavano contro la nave.
Era talmente intontita che Martino dovette aiutarla a sedersi.
-Sono felice che stiate tutti bene!- esclamò allegro Willy.
-Se non fossi venuto tu a recuperarci non so proprio come saremmo finiti…- ammise Martino sospirando sollevato, l’espressione dell’altro però tradì la confusione.
-Eh? Se non fossi venuto io a salvarvi? Ma io stavo soltanto allenandomi a pilotare la Nave Federativa!-
-Cosa?! Quindi sei passato di qui per caso?!-
Willy rimase qualche secondo in silenzio, prima di scoppiare in una fragorosa risata. -Scherzetto! Ho recuperato la posizione dei vostri Styler con un trasmettitore che Patty ha costruito quando aveva otto anni. E siccome risultavate fermi in un punto in mezzo al mare abbiamo pensato che dovese essere successo qualcosa. Cioè, Patty l’ha pensato.-
-Quindi dobbiamo ringraziare Patty se siamo salvi. Ah, e anche te, Willy.- si affrettò a dire Martino.
-Comunque… che ci fanno qui tutti questi Pokémon?-
-Erano rinchiusi all’interno del sottomarino.-
-Quei Bricconieri, sono davvero dei mascalzoni! E poi che fine hanno fatto?-
-Il loro capo ha scagliato il sottomarino contro una roccia del fondo marino e sono scappati approfittando della confusione che ne è seguita…- spiegò il Ranger sconsolato.
-Questo vuol dire che… ora i Bricconieri non hanno più il loro nascondiglio? Un ottimo risultato! Grazie al vostro lavoro siamo riusciti a manomettere i loro piani!-
-Dobbiamo ringraziare anche Pichu ukulele e i suoi amici!-
-Pichu!-
Alle parole di Martino tutti i Pokémon saltarono felici.
-Complimenti a tutti! non siete riusciti a fermarli del tutto ma avete fatto lo stesso un ottimo lavoro. Direi che è a tutti gli effetti… missione compiuta!-
Solo Martino riuscì a gioire completamente dell’affermazione di Willy. Alessandra si limitava a rimanere seduta contro il bordo della nave, non sentendo quasi più la gamba e ignorando la notifica dei cinquanta Punti Ranger ottenuti.
-Bene, godiamoci allora questa piacevole brezza marina e torniamo al porto! Alessandra ha bisogno di cure, e in fretta.-
-Sissignore!-
Willy si affrettò a virare la nave, puntando verso Diagonalia. Una volta arrivati fece scendere tutti i Pokémon, che si affrettarono a tornare alle proprie case, tutti tranne i Pichu di Regiobaleno che rimasero con loro.
Da quando erano partiti lei e Martino non si erano parlati, ma era evidente il ragazzo avesse qualcosa per la testa.
-Anche se siamo riusciti a ritarare il piano di Occhioblu, la sua è solo una cellula dei Bricconieri. Ci servirebbe proprio qualche altro indizio…-
-OH NOOOO!!!-
L’urlo improvviso di Willy fece scattare i due Ranger sull’attenti, che allarmati temettero un nuovo attacco, e non erano in condizione di reagire.
-Che succede Willy?! Occhioblu è tornata all’attacco?!- chiese subito Martino.
-Ho trovato una falla sul fondo della Nave Federativa!-
-Eh?-
Era un danno, ma certamente meno grave di quanto temessero, anche se per Willy sembrava la fine del mondo.
-Forse è stato quando ho urtato quei tronchi che galleggiavano… ? È troppo rischioso, con una falla così non possiamo andare da nessuna parte!-
-Questa non ci voleva… vuoi che proviamo a chiedere a Raimondo come ripararla quando andiamo a riferirgli la faccenda di Occhioblu?- propose il ragazzo gentilmente.
-Ok, va bene. Sì, meglio così, meglio così!-
-E con tutti questi Pichu cosa facciamo?-
-Pichu pichu-pichu…-
-Non vedranno l’ora di tornare a Dolcegoccia!-
-Pichu-
-D’accordo. Ci penseremo noi a riaccompagnarli a casa!- disse Martino sicuro.
Alessandra non riusciva nemmeno a parlare, ma annuì d’accordo.
-Ok, va bene. Pensateci voi allora!- sorrise Willy soddisfatto.
-Non perdiamo tempo e andiamo a riferire tutto a Raimondo. Vediamo se ci sa dire qualcosa su come riparare la Nave Federativa. Alessandra, vuoi provare a chiamare Raikou o Entei per arrivare prima?-
Sarebbe stato sicuramente meglio, e quel poco che le rimaneva d’orgoglio era sparito assieme ai Bricconieri.
Visto Raikou era molto più veloce la ragazza scelse di evocare lui, non potendo evitare di provare vergogna quando comparve da un fulmine a ciel sereno.
-“Sei ferita.”-
Non la migliore delle frasi per rivedersi, ma aveva ragione.
Probabilmente si stava pentendo di averle mostrato il proprio grafema...
-Ho bisogno di aiuto…-
Sussurrò la ragazza cercando di salire con le sue forze, trovandolo impossibile con la gamba ridotta a quel modo.
Raikou si piegò sulle zampe per aiutarla, e assieme a Martino riuscì a salire. Il Pokémon sembrò avvertire le sue condizioni, e pur correndo rapidamente cercò di evitare bruschi scossoni.
Una volta arrivati davanti casa di Raimondo le parlò nuovamente.
-“Hai lottato per salvare Pokémon e persone. Questo ti fa onore.”-
Se ne andò senza dirle altro, lasciandola con un senso di sorpresa e il corpo a pezzi.
-Coraggio, entriamo.-
Martino l’aiutò a superare l’ingresso, e l’intera famiglia di Raimondo era già in salotto, in attesa di notizie.
-Ben tornati! Allora ditemi, ci sono novità?- chiese subito Raimondo senza nemmeno farli sedere.
Non ricevette nessuna risposta, perché Alessandra crollò a terra priva di forze.
Tutto cominciò a farsi nero, e l’ultima cosa che sentì fu la voce di Lucia.
-Chiamate il dottor Edo!-
Sentì di venire trasportata al piano di sopra da qualcuno, poi delle voci attorno a lei che non riusciva a sentire chiaramente.
Da quel momento riuscì a vedere solo frammenti sparsi di ciò che la circondava: Martino che correva fuori, Patty seduta accanto a lei, sua madre che la portava in un’altra stanza, poi riconobbe il professor Edo, e sentì più volte la sua voce.
Era troppo debole per rispondere, in certi momenti sentiva un dolore insopportabile alla gamba, e si sentiva scottare.
Quando riuscì a riaprire gli occhi era già buio, e Martino e Patty erano seduti ai piedi del letto, dormendo profondamente.
Da una finestra socchiusa entrava una leggera brezza che rinfrescava l’aria, e abbassando lo sguardo vide le avevano fasciato la gamba e trattato le varie ustioni sul corpo.
Probabilmente era notte fonda, ma non sentiva il bisogno di dormire. Rimase ferma sul posto per un po’, muovendo le dita intorpidite.
Per quanto aveva dormito?
Ad un certo punto una luce attirò la sua attenzione, la stessa che aveva visto sott’acqua prima di perdere i sensi.
La luce non era così intensa da svegliare Martino e Patty, e lentamente si affievolì, rivelando Celebi al suo interno.
Il Pokémon le si avvicinò sedendosi sulle sue ginocchia. Guardandola silenziosamente.
-Celebi… sei stato tu a salvarmi?-
Non le rispose, ma sapeva era così. Se non fosse stato per lui… probabilmente non sarebbe lì in quel momento.
La ragazza alzò delicatamente la mano accarezzandogli la testa, non avvertendo in un primo momento le lacrime che scorrevano lungo le guance, almeno fino a quando non si trasformarono in singhiozzi, riempiendo la stanza.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Erano passati circa tre giorni dall’assalto alla base dei Bricconieri, e dal ritorno dei Ranger. Martino in attesa la sua collega si riprendesse aveva aiutato giornalmente Raimondo nei giri di pattuglia, e Patty era sempre stata accanto ad Alessandra in caso avesse bisogno di aiuto.
Di tanto in tanto anche Otello e Nando arrivavano a farle visita, ma la ragazza fingeva spesso di dormire per evitare di vederli. Non voleva la vedessero così, l’avevano sempre sostenuta e creduto ciecamente nella sua forza.
Non voleva sapere cosa avrebbero potuto pensare di lei in quel momento, e non voleva vedere la pietà nei loro occhi.
Dopo l’ultima visita di Celebi solo Pichu ukulele era rimasto con lei, non aveva nemmeno provato a evocare i Pokémon Leggendari, non si vedeva degna del loro rispetto.
Ricordò le parole di Entei, su come desse troppa importanza all’immagine che gli altri avevano di lei, e si vergognò ancora di più.
In tutto questo tempo i Pichu di Dolcegoccia erano rimasti con loro, aspettando di venire riportati a casa.
-Alessandra, come va la gamba?-
La voce di Patty attirò l’attenzione della Ranger, che lentamente si mise a sedere.
-Meglio… grazie.-
Quando l’aveva conosciuta Patty l’aveva riempita di richieste, come se fosse stata invincibile e capace di fare ogni cosa. Ora era lì che l’assisteva come una malata.
Probabilmente se l’avesse guardata avrebbe subito notato la delusione nei suoi occhi.
-Mamma sta preparando un po’ di thè, vuoi venire giù o te lo porto?-
Aveva provato ad alzarsi negli ultimi giorni, non era andata gran che, ma non poteva certo continuare in questo modo.
-Vengo giù da sola.-
-Oh, ok. Ti aspettiamo.-
Non sembrava molto felice della sua risposta, e lasciò la porta aperta prima di andarsene. -Se hai bisogno chiamami pure.-
Sospirando Alessandra si mise a sedere sul letto, aspettando di sentire i suoi passi allontanarsi prima di alzarsi.
Il ginocchio ora sosteneva il suo peso, ma in certi movimenti sentiva ancora delle fitte.
Pichu ukulele camminava al suo fianco.
-Pichu picchu…-
-Ce la faccio.-
Non aveva la forza tra tutti di chiedere a lui una mano. L’aveva seguita fino a quel momento per ritrovare i propri amici, e ora era costretto ad aspettare ancora un po’ prima di tornare a casa per via delle sue condizioni.
Lentamente Alessandra scese i gradini della scala, arrivando nel salotto dove l’intera famiglia di Patty, Martino incluso, la stavano aspettando.
-Ben svegliata.- le sorrise Raimodo, mentre Lucia alzandosi le preparò una sedia.
-Ciao…-
-Stavamo giusto per parlare di ciò che è successo con i Bricconieri.- disse Martino guardandola. -Un piccolo riassunto.-
-Sì giusto. Avevate entrambi bisogno di riposare, quindi non ho voluto subito tempestarvi di domande.- annuì l’uomo. -Ditemi… ci sono novità?-
Ci pensò Martino a spiegare tutto l’accaduto. Alessandra rimase in silenzio fissando il bordo del tavolo, sentendosi sempre più a disagio.
Di fronte alla sua inettitudine avrebbero pensato era inadatta al ruolo di Ranger, e il loro atteggiamento nei suoi confronti sarebbe cambiato, ne era certa.
Al termine del discorso di Martino Raimondo li guardò annuendo.
-Capisco… ecco spiegato perché le vostre uniformi erano fradice. Non dev’essere stata una passeggiata, ma avete fatto un buon lavoro. E non preoccupatevi se il nemico è scappato. Non avreste potuto comportarvi in modo più esemplare. Salvare la vita delle persone è uno dei compiti più importanti di un Ranger. In quanto a Occhioblu, riusciremo a rintracciarla a suo tempo. Per quanto riguarda la Nave Federativa, meglio chiedere a Otello se può ripararla. Nessuno è più esperto di lui in fatto di navi! Qui a Oblivia lo sanno anche i bambini.-
-Va bene, allora andiamo a casa di Otello! Speriamo che possa aiutarci…- sospirò Martino, e Raimondo gli sorrise.
-Quello non sarà di certo un problema. Anzi, quando sentirà qual è il problema farà i salti di gioia! Capirete presto il perché. Comunque, ancora non me lo avete detto, che ci fanno qui tutti questi Pichu?-
Effettivamente anche loro erano presenti, tutti attorno a Patty che li coccolava allegra.
-Pichu!-
-Pichu-pichuuu!-
-Picchu!-
-Pichu!-
-Sono stati rapiti a Dolcegoccia dai Bricconieri. Li riporteremo sulla loro isola natale subito dopo aver chiesto a Otello se ci può aiutare con la riparazione.- disse Martino.
-Bene, una volta pronti allora sarà meglio partire.- rispose Raimondo.
Alessandra alzò timidamente il capo. -Mi sento meglio… potremmo già andare adesso.-
-Ne sei sicura?- chiese Martino guardandola.
-Sì, è tutto ok.-
-Bene, allora sbrighiamoci. Riportiamo questi Pichu a casa!-
Immediatamente i due Ranger si precipitarono fuori seguiti dalla schiera di Pichu, dirigendosi verso casa di Otello.
-Sicura di non volere chiamare Raikou o Entei? Per aiutarti a muoverti.- propose Martino vedendo le difficoltà dell’amica.
-Sto bene…-
Non aveva voglia di farsi vedere così, e comunque la casa non era così distante. Si vergognava però del fatto fino ad ora aveva ignorato sia Otello che Nando quando erano venuti a trovarla.
Bussare alla porta non fu quindi tanto semplice per lei, e men che meno entrare. Almeno la presenza di tutti i Pichu colse i due alla sprovvista.
-Pichu!-
-Pichu.pichu!-
-Pichu!-
-Pichu!-
-Beh, cos’è tutta questa confusione?- sorrise Otello guardandoli. -Ma guarda un po’ chi si rivede! Mi fa piacere vedere che state tutti bene! Anche tu… e anche tu… sono proprio felice che siate tornati sani e salvi!-
I Pichu saltarono addosso all’uomo abbracciandoli, che ricambiò felice. -Ma ditemi, dove erano finiti tutti questi Pichu?-
-Erano stati rapiti dai Bricconieri, li abbiamo salvati dal loro sottomarino.- spiegò rapidamente Martino.
-Lo sapevo che erano stati i Bricconieri a catturarli! Quei farabutti! Questi poveri Pichu! Che disavventura! Avete ringraziato come si deve questi due Ranger e il vostro amico Pichu ukulele?-
-Pichu!!!-
Come era toccato a lui riservarono anche un abbraccio per gli altri.
-Ma certo... siete davvero dei bravi Pokémon.- disse allegro Otello. -E visto che siete così bravi, ecco un regalino per voi. Pichu ukulele, vieni qui un momento.-
-Pichu!-
-Prestami un secondo l’ukulele.-
Annuendo Pichu gli consegnò lo strumento, e dirigendosi al banco da lavoro Otello ci lavorò per qualche minuto, lasciando i Pokémon e i Ranger soli con Nando.
-Come stai?- chiese il ragazzo guardando Alessandra. -La gamba ti fa male?-
-Non tanto… mi dispiace non avervi salutati prima.-
-Non preoccuparti. Avevi bisogno di riposare.-
La sua gentilezza la fece sentire ancora più in colpa, ma prima che potesse dire nulla Otello era già di ritorno.
-Ecco fatto, ho finito.-
-Pichu?-
-Ho provato a migliorare la risposta dell’ukulele all’elettricità. Ora è in grado di produrre note più lunghe e la melodia è più pulita.-
Pichu ukulele non resistette alla tentazione di provare, e si mise subito a suonare con i suoi amici che gli ballavano attorno.
-Pichu-chuuu!-
La melodia era decisamente più intensa di prima, e altrettanto bella.
-Che bel regalo, Pichu!- si complimentò Martino.
-Che strano però… sembra che qualcuno abbia già accordato quest’ukulele…- osservò Otello, e Nando si dovette fare avanti.
-Ve… veramente… sono stato io…-
-Però, niente male davvero. Si capisce che ci tenevi a consegnare un bel lavoro.-
-Maestro…-
La commozione di Nando non durò a lungo, visto Otello gli lanciò un’occhiata severa.
-Detto questo, ne hai ancora di strada da fare! Non dovresti lasciare che si capisca così facilmente il lavoro che hai fatto!-
-Che maestro severo. Nando, non ti scoraggiare e dai sempre il meglio di te! Noi riportiamo questi Pichu a Dolcegoccia.- intervenne Martino.
L’uomo sospirando annuì. -Avrei voluto stare ancora un po’ con loro, ma è giusto che tornino a casa. Piccoli Pichu! La barca che va a Dolcegoccia è molto piccola. So che siete molto felici di tornare a casa, ma non agitatevi troppo, altrimenti finirete tutti in acqua!-
-Prima abbiamo riportato a terra i Pichu proprio su una nave, e devo dire che si sono comportati davvero in modo esemplare.- sorrise Martino. -Anche se in effetti la nave con cui siamo venuti era un bel po’ più grande…-
-Mh? Una nave grande qui a Oblivia?- chiese curioso Otello.
-A dire il vero volevamo proprio parlarti di questa nave…-
Rapidamente Martino gli spiegò la situazione, mentre Alessandra era un po’ persa tra i suoi pensieri.
In verità sbirciava di tanto in tanto Nando, ancora tutto contento per il suo lavoro, e le veniva da sorridere vedendolo così felice.
L’urlo di Otello la fece quasi sobbalzare. -Al porto di Diagonalia è attraccata la Nave Federativa?! Dite sul serio?! Siete sicuri che sia proprio la Nave Federativa?! Non sarà mica quel rottame dal nome simile, la Nave Foderattiva o che so io? Non è che voglia dubitare di voi, ma non ci crederò finché non la vedrò con i miei occhi! Vado subito! A dopo!-
Così dicendo si precipitò fuori di corsa, sotto lo sguardo sbigottito dei due, tornando in fretta dentro all’ultimo secondo.
-Ah! Dimenticavo! Che si tratti della vera Nave Federativa o di un rottame, la falla nello scafo va riparata! E perciò ho bisogno dei miei strumenti.- disse fiondandosi sul banco da lavoro. -I miei strumenti, i miei strumenti… i miei strumenti, i miei strumenti… questo dovrebbe bastare a sistemare la falla per il momento. Che bello, non sto più nella pelle! Allora io vado, a dopo!-
-Maestro! Vengo anch’io a darti una mano!-
Anche Nando corse fuori di tutta fretta, lasciando soli i due.
-Questo sì che è un vero artigiano! Tutta energia e prontezza di spirito!- esclamò Martino colpito. -Forza, andiamo a Dolcegoccia!-
-Pichu!-
Pichu ukulele e gli altri non vedevano l’ora di partire, e uscendo andarono subito verso la piccola barca che Alessandra aveva già usato per arrivare a Dolcegoccia.
I Pichu si comportarono bene e nonostante l’impazienza rimasero fermi fino all’arrivo.
-Pichu!-
-Pichu-pichu!-
-Pichu!-
-Picchuuu!-
Schiarendosi la gola Martino attirò la loro attenzione.
-Allora, cari Pichu… siete felici di essere finalmente tornati a casa?-
-Pichu-pichu!-
Entusiasti i Pichu corsero verso la loro casa, saltando e cantando felici, tutti, incluso Pichu ukulele.
Alessandra lo guardò allontanarsi con una fitta allo stomaco.
Alla fine lo sapeva fin dall’inizio, avevano deciso così; lui l’avrebbe seguita per trovare i suoi amici, e ora li avevano trovati, e riportati a casa, ed era andato con loro.
Eppure questo non aiutò con il vuoto che sentì improvvisamente dentro.
-Oh… non si sono persi in saluti e ringraziamenti, eh? Forse non gli piacciono gli adii.- disse Martino sconsolato.
-Forse è meglio andare…-
-Pichu!!!-
Pichu ukulele era tornato indietro, e li stava fissando con un sorriso.
-Oh, Pichu ukulele, cosa c’è?-
-Pichu-pichu!-
-Pichuuuu!-
Un branco intero di Pichu scese dalla collina precipitandosi dai due Ranger, sollevandoli e portandoli in trionfo sulla spiaggia.
-Pichuu picchuuu!-
-Che cosa c’è?! Non capisco, cosa state cercando di dirci?-
Martino era come un pesce fuor d’acqua, e per tutta risposta i Pichu li portarono con sé.
-Pichuuu!-
Si erano radunati tutti davanti al grande tronco cavo dove lei e Nando avevano recuperato la legna dell’ukulele, e i Pichu stavano circondando Pichu ukulele.
-Pichu!-
-Picchuuu!-
Cominciando a suonare Pichu ukulele fu accompagnato nella melodia dai suoi amici, in un piccolo concerto di ringraziamento solo per i due Ranger.
-Pichu-pichu-pichu!-
-Pichu pichu!-
-Picchu-pichu!-
-Pichuuu!
C’era chi ballava, chi saltava, chi usava i suoi poteri, e nessuno smise mai di cantare.
-PIIICCHUUUU!-
-Ah ah ah! Che pazzerelli questi Pichu!- esclamò Martino. -Siamo noi a dovervi ringraziare. Se non ci foste stati voi a tenerci su il morale con la vostra allegria quando eravamo nel sottomarino…-
Nessuno voleva pensarci, era un momento felice e dovevano solo pensare a festeggiare. I Pichu continuarono a danzare e a cantare per tutto il pomeriggio, ma Alessandra continuò a sentire quel buco nel petto, nella convinzione che una volta finito tutto sarebbe tornata a Regiobaleno da sola.
Quando i festeggiamenti arrivarono alla fine tutti i Pichu erano pronti a riposare, e Pichu ukulele era al centro tra loro e i Ranger.
-Piii… Pichu!-
-Pichuuu!-
Non era certa di cosa si fossero detti, ma tutti i Pichu si allontanarono, e lui rimase dove si trovava.
Una minuscola speranza cominciò a crescere dentro di lei.
-Che c’è, Pichu ukulele? Non puoi restare con i tuoi amichetti perché ora sei il Pokémon compagno di Alessandra e devi seguirla?-
Le parole di Martino furono peggio di un macigno, e forse fu visibile.
-Pichu picchuuu!-
-Ascolta, Pichu. Quest’isola è casa tua, il posto da cui provieni. Ora che sei riuscito a salvare i tuoi amici Pichu non devi più sentirti in obbligo di restare con noi. Di certo anche Alessandra la pensa allo stesso modo.-
No, voleva restasse con lei. Era il suo Pokémon compagno, avevano appena cominciato a creare un forte legame… perché doveva andarsene?
-Pichu… non preoccuparti. Io starò bene, e ti verrò a trovare di tanto in tanto.-
Anche se sorrideva sentiva gli occhi bruciarle. Avrebbe tanto voluto dire qualcosa per convincerlo a restare, ma sapeva non fosse giusto.
-Pichu-pichu Picchuuu!-
-Beh… in effetti se rimanessi con noi saresti di sicuro un prezioso aiuto… Alessandra, tu che ne dici?-
Avrebbe tanto voluto dirgli di stare zitto, ecco cosa avrebbe voluto dire.
-Direi che i tuoi occhi parlano chiaro, Alessandra. Allora è deciso! Pichu, grazie!-
-Pichuuu!-
La situazione si era ribaltata all’improvviso, ma la ragazza li fermò all’istante.
-Martino, per favore. Vai alla scialuppa.-
Le serviva qualche minuto da sola con Pichu, per parlare senza interruzioni.
-Mh? Oh, certo.-
Fortunatamente il ragazzo sembrò capire, e si allontanò rapidamente. Per qualche minuto i due non dissero nulla, e Alessandra si appoggiò al tronco di un albero lasciando che Pichu le si sedesse accanto.
-Lo sai… stavo cominciando ad abituarmi a tutto questo. Capirti e farmi capire, apprezzare questi momenti…-
-Pichu!-
-Non devi seguirmi solo perché Martino ha detto quelle cose. Mi sentirei in colpa… ti voglio bene, e sarei felice se rimanessi il mio Pokémon compagno, ma non perché l’ha detto qualcun altro…-
-Pichu…-
-Hai i tuoi amici qui, la tua casa. Non posso chiederti di rinunciare a tutto. Voglio veramente che tu sia felice.-
Sentiva ormai le lacrime scenderle lungo le guance, ma non voleva che le vedesse. Alzandosi gli diede le spalle, evitando di guardarlo.
-Il tempo che abbiamo passato assieme… non lo dimenticherò mai.-
Affrettando il passo Alessandra si allontanò dall’albero, dirigendosi verso la spiaggia senza guardarsi indietro. Era meglio così, lo sapeva, perciò non aveva alcun motivo di essere triste. Asciugandosi gli occhi raggiunse Martino, che si guardò attorno confuso.
-Dov’è Pichu ukulele?-
-… torniamo indietro.-
Non se la sentiva di dire altro, e Martino sembrò capire. Ormai erano già lontani dal piccolo molo, quando sentirono qualcuno chiamarli.
-Pichuuu!-
Pichu ukulele stava correndo giù dalla collina a tutta velocità, con i suoi amici che lo incitavano dall’alto. Arrivato alla spiaggia accelerò senza mai fermarsi, perfino quando fu ormai sul molo.
Alessandra non ebbe nemmeno il tempo di pensare, allungò le braccia nell’istante in cui Pichu si lanciò in mare, afferrandolo al volo e cadendo all’indietro, rischiando quasi di sbilanciarsi.
-Pichu pichu!-
Il Pokémon abbracciò la ragazza con le lacrime agli occhi, e da lontano i suoi amici esultarono vedendo era riuscito a raggiungere la nave.
-Pichuuuu! Pichuuuu!-
-Ahaha, a quanto pare Pichu ukulele non vuole abbandonarci!- disse allegro Martino guardandoli.
Per una volta dall’inizio di quella giornata era felice di dargli ragione.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Il viaggio di ritorno per Dolcegoccia trascorse piuttosto serenamente.
Alessandra ebbe modo di riposarsi dopo tutti i pensieri negativi l’avevano assalita e Pichu ukulele le suonava accanto per rallegrarla.
Toccando terra con la barca lei e Martino erano pronti per un rapido giro di pattuglia, quando dalla strada lungo il villaggio Ralf corse loro incontro, con un’espressione preoccupata in viso.
-Ehi! Ranger! Anf anf… finalmente vi ho trovati!-
Alessandra guardò Martino con una brutta sensazione.
-Che succede, Ralf?- chiese il ragazzo.
-Mi hanno chiesto di darvi questa lettera.- spiegò lui porgendola ad Alessandra, e Martino si avvicinò.
-Ci sono scritti i nostri nomi… ma chi ce l’ha mandata?-
-Una bella signora dagli occhi blu.-
Alla rivelazione di Ralf i tre ebbero solo una persona in testa.
-Occhioblu?!- esclamò Martino, ma Ralf non sembrava avere risposte.
-Forza, leggiamola!-
Annuendo la Ranger aprì la busta, leggendo ad alta voce. -Se state leggendo questa lettera significa che anche voi state bene. Voglio che sappiate perché ho fatto affondare il sottomarino. Vi ricordate la comunicazione radio che ho ricevuto? Beh, era per dirmi di abbandonare il mio posto di capo. Mi sono fatta catturare da voi all’Antico maniero, ed ero sempre in ritardo sulla tabella di marcia, quindi mi hanno licenziato. Ho deciso di affondare il sottomarino, ovvero attuare l’operazione X, perché mi sono sentita tradita e volevo vendicarmi. Mi dispiace davvero avere coinvolto anche voi in questa storia. Vi prego di scusarmi. E soprattutto, grazie.-
-C’è un altro foglio. Vediamo cosa c’è scritto.- disse Martino indicandolo.
-Un’ultima cosa, prima di lasciarvi. Pare che Occhiorosso si sia diretto al Vulcano di Fabulonia. Detto questo, spero che possiamo tutti dimenticare la faccenda al più presto. Occhioblu.-
-Finalmente un indizio! Ora sappiamo che Occhiorosso è diretto al Vulcano Fabulonia!- l’euforia di Martino si spense rapidamente. -Solo che… non abbiamo idea di dove si trovi questo Vulcano di Fabulonia…-
-A sud della regione di Oblivia c’è un’isola chiamata Fabulonia. Lì c’è un vulcano, è quello il Vulcano di Fabulonia.- spiegò gentilmente Ralf. -Però per andare a Fabulonia serve una nave di una certa dimensione. Bene, io torno a casa allora. Ciao Ranger!-
-Ciao Ralf.-
-Grazie mille, Ralf!-
Lo salutarono entrambi, tornando poi a concentrarsi sul problema principale.
-Quindi ci serve una nave di una certa dimensione… direi che la Nave Federativa dovrebbe fare al caso nostro. Speriamo che la falla nello scafo sia stata riparata. O per meglio dire… speriamo che Otello riesca a riparare una nave così grande… andiamo al porto di Diagonalia, è l’unico modo per scoprirlo!- disse Martino convinto, e per il momento Alessandra si limitò ad annuire.
Avevano discusso abbastanza negli ultimi giorni, preferiva limitarsi a seguirlo invece che insistere in un giro di pattuglia, anche se la cosa non le andava molto a genio.
Ancora non se la sentiva di chiamare i due Pokémon leggendari, perciò si mossero a piedi per raggiungere il porto, trovando la nave al suo posto, con Otello e Nando che l’ammiravano assieme a Willy.
-Non posso credere ai miei occhi! La Nave Federativa! Non avrei mai pensato di riuscire a rivederla così!- esclamò Otello incredulo.
Nando accanto a lui gli sorrideva gentilmente. -È fantastico, Maestro!-
-Nando!-
Alessandra alzò la mano salutandolo, raggiungendoli assieme a Martino e Pichu.
-Oh, bentornati!- disse Willy vedendoli. -La Nave Federativa è come nuova!-
-Che cosa?! Di già!?- Martino era incredulo, e perfino Alessandra che conosceva mene l’artigiano era sorpresa dalla sua rapidità.
Per Willy invece sembrava abbastanza normale. -Grazie mille davvero! Grazie a te, Otello, la Nave Federativa è pronta per salpare in qualsiasi momento!-
-È stato un piacere. Ho controllato bene tutta la nave ed è chiaro che è sempre stata trattata con la massima cura. Non c’era nemmeno una macchia di caffè! Mi raccomando, continuate a trattarla con il massimo rispetto e affetto!- disse serio l’uomo.
-Ah ah ah! Otello… ne parli come se fosse tua figlia!- scherzò Willy.
-È naturale! Non è un segreto che la Nave Federativa l’abbia costruita il Maestro da giovane!- rispose Nando lasciando tutti di stucco.
-Da… davvero?!- chiese Martino guardando l’uomo, che annuì.
-Certamente. Perché, che c’è di strano?-
-E non solo! Sono opera del Maestro anche il Ponte Otello e i mulini di Diagonalia. O meglio… le costruzioni in legno che si trovano qui a Oblivia sono tutte opere del Maestro! Ad esclusione di qualcosa che ho costruito io.- aggiunse Nando allegro.
-Veramente? Anche tu hai costruito qualcosa?- chiese Alessandra ammirata, facendolo arrossire.
-Sicuramente avrete attraversato anche voi un ponte a strisce proprio come quelle sulla maglia di Nando. È pieno di fessure e non proprio regolare, ma è molto molto resistente. È la prova che Nando è portato per fare questo lavoro.-
-Caspita, farò più attenzione allora!- disse la ragazza sorridendo, facendo diventare il ragazzo rosso come un peperone.
Il rimprovero del maestro lo riscosse. -Piuttosto, Nando! Mi sembra che tu stia perdendo colpi ultimamente! Forza, rimettiti subito a fare esercizio con la sega!-
Sbattendo i piedi l’uomo si allontanò, e Nando lo dovette seguire poco dopo.
-Ma… maestro! Mi sembra di avere già abbastanza muscoli sulle braccia!-
Alessandra ridacchiò leggermente vedendolo andare via, mentre Willy si riprese dalla sorpresa della notizia.
-Otello è davvero un artigiano sorprendentemente abile! Forse è un po’ severo, ma ha lo spirito da vero costruttore! Grazie a lui la Nave Federativa è pronta a salpare in qualsiasi momento! Che ne dite, andiamo a farci una bella crociera per rilassarci un po’?-
-Non è proprio il momento di stare a gingillarsi!- lo rimproverò Martino. -Dobbiamo andare al più presto al Vulcano di Fabulonia!-
-Perché al Vulcano di Fabulonia?! Non dirmi che siete riusciti a rintracciare i Bricconieri?!-
-Proprio così.- annuì Alessandra.
-La Nave Federativa è pronta per salpare in qualsiasi momento! Quando avrete finito i preparativi per la partenza, venite a parlare con me!-
-Direi che possiamo già andare.- disse Martino pronto per andare.
-Perfetto! Tutti sulla Nave Federativa allora! Il Vulcano di Fabulonia ci aspetta! Togliamo le ancore!... o era “leviamo”…?-
Facendo spallucce Willy salì per primo sulla Nave, facendo accomodare gli altri tre e salpando.
Rispetto alla prima volta vi era salita Alessandra poté godersi il viaggio con più tranquillità, e assieme a lei anche Pichu.
Martino dopo avere aiutato Willy a individuare con certezza Fabulonia sulla mappa li raggiunse.
-Allora… Nando sembra simpatico.- cominciò il ragazzo.
-Già, è molto gentile. Forse un po’ pessimista certe volte, ma ci sta lavorando.-
-Lo conosci da un po’?-
-Da quando sono arrivata sull’isola. Assieme a Otello è stato tra le prime persone ho conosciuto.- spiegò la ragazza.
-E lo trovi simpatico?-
Sapeva dove voleva andare a parare, non era certo una ragazzina, però comunque arrossì. -Certo, molto.-
-Siete già usciti insieme?- la punzecchiò Martino.
-Ancora non gliel’ho chiesto ahah.-
-Magari di ritorno dalla missione potreste uscire assieme. Secondo me anche tu gli stai molto simpatica.-
Le sarebbe piaciuto, sicuramente andavano d’accordo.
-Ci penserò.-
Nel giro di mezz’ora l’isola di Fabulonia si stagliò di fronte alla Nave Federativa, che si fermò accanto al porto principale.
Come aveva detto Ralf, solo una nave di quelle dimensioni era in grado di contrastare le forti onde che circondavano l’isola, e difatti anche le altre erano di grandezze simili.
-Quindi questo è il Vulcano di Fabulonia.- disse Martino una volta scesi. -Forza, troviamo Occhiorosso e proteggiamo Moltres!-
Era l’inizio di una nuova Missione, e i tre erano pronti ad affrontare Occhiorosso.
-Forza, raggiungiamo la vetta del Vulcano di Fabulonia!-
Il terreno aveva prevalentemente un colore rossastro, e nel punto in cui erano attraccati oltre ad un Punto di Salvataggio non c’era nulla. Per il momento anche i Pokémon mancavano, ad eccezione di un Pikachu e un Pokémon rosso con una fiamma alla coda.
Sperando avrebbe potuto aiutarli la Ranger si avvicinò catturandolo, aggiornando il Navigatore e aumentando il livello dello Styler a ventiquattro, con due punti in più di energia e quattro di potenza, passando a 71/71.
Il Pokémon si chiamava Charmander, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





Per portarlo con sé dovette liberare Mightyena, i due Pikachu e uno Sneasel.
Al lato della montagna delle scale erano state scavate nella roccia, ma il cammino dei Ranger venne bloccato dall’arrivo di due Bricconieri accompagnati da due Pokémon, uno un piccolo pulcino rosso dalla cresta gialla e l’altro un elefantino celeste, che li guardarono sconcertati.
-Come avete fatto ad arrivare fino a qui, Ranger?!-
-Non vi lasceremo rovinare i nostri piani! Andare, Pokémon! Distruggete lo Styler di questi sbruffoni!-
I Pokémon seguirono il comando e caricarono Alessandra, iniziando la cattura. Entrambi già nel primo istante attaccarono cercando di colpirla, il primo con una torre di fuoco e l’altro con un attacco della proboscide, ma nonostante il ginocchio ancora indebolito la Ranger riuscì ad evitarli e a catturare l’uccellino, occupandosi altrettanto rapidamente anche dell’altro Pokémon.
Il primo si chiamava Torchic, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Sferra lingue di fuoco.”, l’altro si chiamava Phanpy, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 2”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.







Liberati dal controllo dei Bricconieri i due fuggirono, lasciandoli alla mercè dei Ranger.
-Sei più for… voglio dire… lo sanno tutti… che la vittoria è solo una questione di fortuna!- tentò di dire uno, venendo rimproverato dalla collega.
-Smettila di dire stupidate e torniamo subito sulla vetta! Ma prima di lasciarvi, abbiamo un’ultima cosetta da fare!-
Attivando i propri Dadavolante i due Bricconieri sfrecciarono via, e uno strano rumore si sentì dall’interno della montagna.
-Cos’è stato questo rumore?- chiese Martino confuso.
-Procediamo con calma…-
-Pichu!-
Il calore aumentava già dopo pochi metri, e presto i Ranger capirono il motivo: in qualche modo i Bricconieri avevano aperto un’apertura nella montagna, e della lava aveva preso a colare all’esterno.
-Ah ah ah! Sarete anche dei Ranger, ma non potrete di certo attraversare la lava bollente!- esclamò l’uomo vittorioso.
-In quanto a trucchetti non ci batte nessuno! E se non vi sta bene, provate a venirci a prendere!-
I due proseguirono la salita, lasciando i Ranger alle prese con la lava.
-Dobbiamo cercare di fermare la lava!- disse Martino preoccupato.
Il punto in cui si trovavano era decisamente più ampio di prima, e a più livelli con diversi Pokémon, che decisamente non avevano gradito l’intervento dei Bricconieri.
Uno in particolare, viola e composto da tre bubboni fluttuanti, sembrava molto arrabbiato.
Per evitare potesse attaccarli alla sprovvista Alessandra si avvicinò con l’intento di catturarlo e calmarlo.
Furioso il Pokémon le lanciò contro una melma violacea che come toccò terra produsse dei fumi tossici. Muovendosi poi per tutto il perimetro creò attorno a sé una nube di fumo viola, che Alessandra fece molta attenzione ad evitare lasciandosi aiutare da Pichu ukulele nel ridurre l’ostilità del Pokémon.
Una volta che riuscirono a calmarlo catturarlo fu decisamente più semplice. Il suo nome era Weezing, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Distruzione 2”, “Spruzza gas che rende il nemico stanco.”.





Ora che potevano guardarsi attorno con più calma Alessandra controllò con più calma la zona: nel punto più basso in cui si trovavano la lava aveva bloccato un grande Pokémon simile ad un elefante con una corazza sulla proboscide, e salendo una scalinata in pietra si arrivava in un punto completamente bloccato dalla lava.
Questa usciva da un’apertura nella parete, ma per loro fortuna proprio lì vicino c’era un masso che poteva coprire l’uscita, e per spostarlo bastava una Mossa Azione 2.
-Shieldon, per favore pensaci tu.-
Il Pokémon colpì con la testa il masso, spostandolo in modo la lava si bloccasse. Quella restante si raffreddò nel giro di qualche minuto, e la Ranger corse a controllare il Pokémon di sotto stesse bene.
Non sembrava essere ferito, e le permise anche di catturalo senza difficoltà.
Il suo nome era Donphan, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 3”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.




Risalendo le scale erano convinti di poter proseguire, scoprendo dietro l’angolo una seconda colata di lava che bloccava la via.
-Ma quante ne hanno aperte?!- brontolò Martino.
-Guarda lassù.- disse Alessandra indicando un gigantesco masso sopra le loro teste, posizionato proprio sotto l’apertura. -Se riusciamo a spostarlo potremmo proseguire.-
-C’è anche una scala lì, forse di qualche esploratore che l’ha dimenticata.- aggiunse Martino indicando una scala di corde piantata nella parete.
Raggiungendo la cima controllarono il masso, scoprendo poteva essere spinto solo con un Pokémon con una Mossa Azione 3.
-Donphan, spingilo giù per favore.- chiese gentilmente la ragazza, e il Pokémon si appallottolò su sé stesso, colpendo con una carica il masso che cadde dall’altra parte, per loro fortuna proprio davanti all’apertura.
-Ok, adesso andiamo VERAMENTE avanti.- disse Martino facendo strada, mentre Pichu rimase allo stesso passo dell’amica, usando un’altra scala lasciata nella parete rocciosa per salire.
Arrivati in cima si ritrovarono in un ampio spazio a livelli, con i due Bricconieri ad aspettarli.
-Sono sinceramente commosso… siete riusciti a fermare la colata di lava! A questo punto non abbiamo altra scelta. Scappiamo di nuovo!- disse l’uomo agitato, ma la collega lo fermò con una strana scintilla negli occhi.
-Se continuiamo a scappare siamo solo dei codardi! Questi Pokémon sanno come cavarsela in un vulcano! Loro sì che sapranno come fermarvi!-
Alzando il guanto della sottomissione in aria richiamò dei Pokémon simili a delle lucertole rosso scuro, dallo sguardo inferocito e molto arrabbiati.
Non erano comunque i soli presenti, e con un sorriso i Bricconieri si allontanarono, convinti di avere la situazione in pugno.
-Hai sentito cos’ha detto?- disse Martino guardando l’amica. -Se ci distraiamo è la fine! Proseguiamo decisi e facendo molta attenzione!-
-Va bene!-

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


L’area in cui si trovavano era decisamente ampia rispetto a prima, anche se si manteneva a più livelli.
Avevano già raggiunto una buona altezza e si sentiva a malapena il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli sotto di loro, per contrasto il calore aumentava.
C’erano varie scale di corda sistemate qui e là, e utilizzandone una seconda i Ranger la usarono per salire, ma quando Martino cominciò a muoversi verso sinistra per proseguire Alessandra notò qualcosa.
-Attento!-
Afferrandolo per il braccio lo trascinò indietro, sforzando la gamba, ma almeno evitò che l’amico venisse colpito in piena faccia da una sfera infuocata.
-Ma che…?! Un altro trucco dei Bricconieri?- chiese lui sconvolto.
-No, sono dei Pokémon.-
Li avevano avvertiti in fondo, i Pokémon della montagna non sembravano amare l’intrusione di così tante persone nelle loro case, e alcuni di loro per difendersi avevano cominciato a lanciare delle palle di fuoco per scoraggiarli a proseguire.
-Cavolo… mi dispiace, infondo è casa loro, ma dobbiamo proseguire.- disse Martino sospirando.
Alessandra annuendo si avvicinò a un Pokémon simile a una grande lucertola rosso scuro, sistemato accanto a una pozza di lava, e prima che potesse lanciarle ancora altro fuoco addosso avviò la cattura.
Ovviamente era in stato di agitazione, e provò ad attaccarla creando delle colonne di fuoco e continuando a lanciarle sfere addosso, ma con l’aiuto di Pichu ukulele calmarlo e catturarlo non fu così difficile.
Il suo nome era Charmeleon, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”





Uno era andato, ne rimaneva però una gran bella fila, e catturarli tutti non ne valeva la pena. Fu molto più semplice capire i loro ritmi e scivolare accanto al bordo, fino a raggiungere un punto livellato dove grazie a una salita si poteva arrivare al punto seguente, anche qui però la faccenda era accesa.
Altri Pokémon, simili a dei cammelli color crema dalle schiene verdi, creavano a terra delle colonne infuocate, intralciando i movimenti già limitati a causa delle numerose pozze di lava in giro.
La Ranger catturò quello più vicino, anche questo con abbastanza facilità grazie a Pichu. Il suo nome era Numel, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 1”, “Sferra lingue di fuoco.”.





Anche in questo caso erano fin troppi per prenderli uno ad uno, e nuovamente i tre optarono per una tattica di attesa e corsa, in base alle mosse dei Numel attorno, riuscendo finalmente a raggiungere una scalinata dove non sembravano poterli raggiungere.
C’era già qualcuno però in cima ad aspettarli, i due Bricconieri di prima, con un Numel e un Charmeleon.
-Nemmeno questo è servito a fermarli… a questo punto non abbiamo altra scelta. È venuto il momento di filarcela a gambe levate!-
Per un momento i Ranger valutarono l’idea di lasciarli fare, ma i due sorrisero divertiti.
-Ci siete cascati, eh?! Prendete questo!-
Attivando i guanti della sottomissione lanciarono contro Alessandra i due Pokémon, entrambi agitati e furiosi, ma a sua volta lei chiamò in aiuto Pichu ukulele, che riuscì a calmare rapidamente il Numel permettendole di catturarlo.
Charmeleon richiese un po’ più di tempo, anche se nulla di esagerato, e presto i due Pokémon furono liberi.
-Beh, almeno ci abbiamo provato. Mi sa che davvero non ci resta che scappare adesso!-
Alle parole della donna attivarono i propri Dadavolante, scappando verso la cima della montagna.
-Oh, finalmente ti sei decisa anche tu!-
-… non so cosa mi aspettassi.- sospirò Alessandra stanca.
-Te la sei cavata alla grande, e siamo quasi arrivati.- rispose Martino. -Ancora qualche altra arrampicata e arriveremo alla cima!-
Almeno era ottimista, e poco più in là trovarono una sorpresa, un luogo estremamente pacifico rispetto al resto del vulcano, con addirittura una casetta dove riposarsi, e un sentiero davanti a un cartello.
Alessandra si avvicinò per leggere cosa ci fosse scritto, sentendo uno strano fischio sopra la sua testa.
Fece appena in tempo a scansarsi prima che un Pokémon cadde dal cielo, rotolando sul suo guscio come una palla di cannone.
Sembrava infuriato, e per evitare guai la ragazza si avvicinò per catturarlo. Era lento, ma all’istante lui saltò su sé stesso colpendo il terreno, generando una grande X di rocce rialzate, che si assestarono in una manciata di secondi.
In seguito il Pokémon lanciò un ruggito, facendo cadere dei massi da sopra le loro teste. Alessandra non ebbe altra scelta se non chiamare nuovamente Pichu ukulele, che suonò a tutto ritmo aiutandola mentre lei disegnava i Dischi di cattura.
Alla fine riuscirono a calmarlo, e catturarlo fu un gioco da ragazzi, lo Styler passò addirittura al livello venticinque, con due punti in più nell’energia dello Styler e cinque di potenza.
Il nome del Pokémon era Golem, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 3”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.





-Cavolo… c’è mancato poco…- cominciava ad avere il fiatone, sia per la gamba che la faceva stancare di più che per il caldo che le toglieva il fiato.
Con la coda dell’occhio riuscì a leggere il cartello, c’era scritto “Vulcano Fabulonia. Siete a metà percorso.”, decisamente non la scritta che sperava di trovare.
-Ehi, che ne dici di fermarci un po’ lì? Magari riusciamo a rinfrescarci.- propose gentilmente Martino.
Ne aveva bisogno, ed era stanca di mettere davanti alla saluta l’orgoglio, per quanto fosse difficile. -Certo.-
Contrariamente a quanto pensavano non trovarono una casa abbandonata in balia dei Pokémon, ma un’adorabile stanza completamente arredata, con tanto di aria condizionata e un gentile signore che sorrise loro appena li vide.
-Oh, visitatori. È raro in questo periodo.-
-Buon pomeriggio signore, ci scusi per il disturbo ma avevamo bisogno di riposare.- disse Martino educatamente.
-Non preoccupatevi. Questa casa è aperta a tutti gli scalatori intraprendenti che vogliono raggiungere la cima. Riposatevi con calma senza fare complimenti!-
-Grazie mille.- rispose Alessandra notando un Punto di Ricarica e uno di salvataggio, usando immediatamente quest’ultimo.
L’aria condizionata la stava già aiutando a sentirsi meglio.
-Dici che Occhiorosso sarà già in cima?- borbottò Martino guardando fuori dalle finestre, non trovando altro che Pokémon.
-Temo di sì, con i Dadavolanti possono muoversi molto più velocemente di noi.-
-Picchu pichu!-
-Già, non è molto giusto, ma sono dei cattivoni. Fanno così.- rispose la ragazza al piccolo amico. -L’importante è arrivare in tempo e fermarli.-
Anche se ne stavano discutendo da fermi.
-Chissà Occhioblu dove sarà adesso… credi veramente l’abbiano licenziata?- chiese ancora Martino.
-Non credo arriverebbe a mentire a tal punto. Mi preoccupa però il fatto che questo significa c’è qualcuno sopra di lei e Occhiorosso, forse un’organizzazione molto più grande di quanto pensiamo…-
L’idea era decisamente spiacevole, anche perché non ne conoscevano la reale portata, e il pericolo.
In risposta Martino cercò di mantenere il sorriso.
-Però noi non ci arrenderemo.-
Sembrava così facile dal suo punto di vista, ma in fondo non aveva motivi per dubitare di sé stesso, lei invece ancora non trovava il coraggio per chiamare Raikou ed Entei.
Le serviva più tempo per riflettere su sé stessa, e su quello che il Pokèmon aveva detto, così facendo però confermava solo le sue parole. Le importava fin troppo di quello che gli altri pensavano di lei.
-Andiamo, sarà meglio proseguire.- disse infine dirigendosi verso la porta, salutando il signore che avevano incontrato. -Grazie dell’ospitalità, faccia attenzione mi raccomando.-
-Certo, e grazie a voi della visita.-
Uscendo i tre continuarono la loro salita, e se possibile la temperatura aumentò ancora di più; se prima avevano incontrato solo alcune sporadiche chiazze di lava ora questa bloccava l’intera via, in un fiume fiammeggiante che non augurava niente di buono.
I punti in cui camminare erano decisamente ridotti, ed erano frammentati da crepe dalle quali uscivano getti infuocati.
Nello stretto spiazzo in cui arrivarono direttamente davanti a loro c’era un grosso masso che, se spinto, avrebbe potuto aprire un’altra via, ma richiedeva una Mossa Azione 3 per farlo, e non avevano Pokémon adatti.
-Andiamo da quella parte.- disse Alessandra incamminandosi tra le lingue di fuoco, notando un piccolo Pokémon dalla corazza verde acqua che si muoveva sereno.
Dubitava un cosino così piccolo avesse molta forza, ma provò comunque a catturarlo per scoprire se si sbagliava.
Durante la cattura il Pokémon provò a colpirla lanciandole contro un paio di massi, senza fare alcun danno. Il suo nome era Larvitar, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Distruzione 2”, “Apre voragini nel suolo intorno a sé, rendendo il nemico confuso.”.





Beh, era forte, però non il tipo giusto, e lo liberò assieme a Charmander e Numel. Perlomeno in fondo al sentiero un masso era caduto nella lava, permettendo loro di salirci sopra e raggiungere un’altra piattaforma, qui però vennero tartassati da tre Golem che, precipitando da un punto più in alto, provarono a schiacciarli.
-Caduta Pokémon!- urlò Martino andandosi a nascondere dietro un gigantesco masso, che Alessandra scoprì fosse un ostacolo eliminabile.
-Ehi! Se lo spostiamo, possiamo proseguire!- disse indicando un punto distante.
-Ma pesa troppo!-
-Servono tre Pokémon con una Mossa Azione 3.-
-Facile, ce ne sono tanti in giro.- brontolò Martino, l’amica però non intendeva arrendersi.
I Golem caduti non potevano aiutarli, però c’era un altro Pokémon che ancora non conoscevano, chiuso all’interno di un guscio grigio che si muoveva lentamente vicino alla lava.
Avvicinandosi con attenzione per catturarlo la ragazza fu colpita dal suo primo attacco, delle fiamme bluastre che scattarono contro di lei a tutta velocità, bastò però solo spostarsi di lato per scansarle, e poté catturarlo rapidamente.
Il suo nome era Shelgon, “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Azione 3”, “Lancia enormi palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





-Trovato!-
-Ne mancano solo due!-
Almeno adesso potevano spingere il primo masso, e sperare di trovarne altri.
Mantenendosi a una distanza di sicurezza lasciarono che Shelgon spingesse il masso nella lava, saltandovi sopra appena li schizzi si calmarono.
Dall’altra parte ce n’era subito un altro, e a quanto pare una grotta nascosta nella parete, dalla quale si sentivano dei suoni.
Facendo molta attenzione proseguirono all’interno arrivando fino al termine, dove due Shelgon erano nascosti protetti da un muro di fuoco che si alternava ogni pochi secondi.
-Vado io, cerchiamo di non agitarli troppo.- disse Alessandra saltando oltre le fiamme, raggiungendo uno dei due Pokémon.
Anche quando la barriera si creò attorno a loro lui continuò a tentare di scappare.
-Ehi piccolino, va tutto bene, non voglio farti del male…-
Per quanto potesse parlare gentilmente il Pokémon non era d’accordo, e l’attaccò lanciandole contro una raffica di fiamme. Colta alla sprovvista la ragazza si lanciò subito di lato, ma un fuoco la colpì alla caviglia, bruciandole la pelle e facendole perdere quattro punti nell’energia, che andò a 70/73. Il danno comunque era marginale, e non le impedì di catturarlo assieme al suo amico, cosa che le ridiede due punti nello Styler; i potenziamenti cominciavano ad essere utili.
-Vi prometto vi lasceremo andare presto…-
Dovette liberare Charmeleon per portarli tutti con sé, fatto questo però le bastò tornare indietro fino al gigantesco masso, e lasciare fare agli Shelgon.
Con un’onda di energia i tre riuscirono a spostare la lastra di pietra, liberando definitivamente la via.
-Grazie Shelgon, a presto!-
Per proseguire non sembravano esserci altre scale, solo una grotta che proseguiva all’interno del vulcano.
Non vedendo altre vie i tre si affrettarono a raggiungere l’ingresso, venendo immediatamente bloccati dagli stessi due Bricconieri di prima.
-Fermi lì, Ranger! Il gioco finisce qui!-
-Ancora voi?!- urlò spazientita Alessandra.
-Pichu!-
-Oh ma che teneri che siete! Proprio una grande amicizia tra persona e Pokémon. Immagino vi rimarranno un sacco di ricordi di Oblivia.- disse la donna guardandoli.
-Questo sarà l’ultimo, e lo ricorderete con le lacrime agli occhi!-
Attivando i guanti della sottomissione chiamarono a sé due Pokémon, un Torchic e un altro simile ma decisamente più alto, che si lanciarono contro Pichu e la Ranger.
Entrambi erano in uno stato di agitazione, e tartassarono la ragazza lanciandole continuamente contro scie e colonne di fiamme. Dovette concentrarsi al massimo per evitare di essere ferita, e fare attenzione al momento esatto in cui chiamare Pichu.
Visto era quello che si muoveva più lentamente si concentrò per primo su Torchic, catturandolo per poi occuparsi dell’altro, che ritrovatosi solo raddoppiò il numero di colonne per ostacolare la Ranger.
Perfino calmarlo non servì a molto, e vista la sua velocità catturarlo richiese parecchio tempo.
Alla fine almeno era riuscita ad evitare di venire ferita, e i due Pokémon erano salvi.
Il nome del Pokémon era Combusken, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Distruzione 3”, “Sferra lingue di fuoco.”.





I due Bricconieri non furono certi contenti dell’ennesima batosta.
-A… accidenti…-
-Allora è vero quello che dicono di voi…-
-Siete troppo forti per noi…-
-Vi consiglio di andarvene. Non ne vale la pena continuare ad assecondare Occhiorosso.- li avvertì Alessandra; se già Occhioblu non le era stata simpatica, ma almeno teneva ai suoi sottoposti, non era certa dello stesso di Occhiorosso.
I due Bricconieri spaventati attivarono nuovamente i Dadavolanti, scappando verso la cima.
-Chissà se li rivedremo.- sospirò Martino.
-Lo scopriremo più avanti.-
Prendendo in braccio Pichu ukulele, preoccupata potesse inciampare, la ragazza si avventurò all’interno della grotta, procedendo in uno stretto sentiero in salita, dove la temperatura era talmente alta da bruciarle la faccia.
Arrivarono all’interno del vulcano, dove il fiume di lava prevaleva su ogni cosa e i sentieri percorribili si riducevano drasticamente.
C’era solo un sentiero di rocce che permetteva di andare avanti, passarci sopra però non fu facile visto non erano livellate e propriamente attaccate tra loro. Pichu tenne stretto a sé il proprio ukulele per evitare cadesse, sospirando sollevato quando i Ranger raggiunsero un punto più protetto dalla lava, davanti a un’altra scalinata.
Poco prima di percorrerla Martino notò qualcosa. -Ehi, guarda lì.-
Era un’altra stele, come quelle avevano già visto in altri punti di Oblivia, riportava il simbolo di un Pokémon che Alessandra non seppe riconoscere.
-Chissà se Lucia ne sa qualcosa…- disse pensierosa, purtroppo non potevano fermarsi e chiamarla al momento, soprattutto perché avevano ben altro a cui pensare.
Nello specifico a un gigantesco masso fiammeggiante che bloccava la via.
-Caspiterina!- esclamò Martino vedendolo.
-Servono due Pokémon con Mossa Spruzzo 3…- osservò Alessandra.
-E dove li troviamo in un vulcano?!-
-C’è sempre un modo…-
Stando alla mappa c’era qualcos’altro alla loro sinistra, e inoltre nei dintorni stava volando un Pokémon celeste dagli occhi rossi che ancora non conoscevano.
Un po’ per necessità un po’ per curiosità si avvicinò a catturarlo, anche se visti i suoi attacchi dubitava avesse la mossa adatta, continuava infatti a cercare di tirarle delle testate, seguendola senza sosta per tutto il perimetro di cattura.
Alla fine la sua ipotesi si rivelò esatta, il nome del Pokémon era Pupitar, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Distruzione 3”, “Apre voragini nel suolo intorno a sé, rendendo il nemico confuso.”.





Non era una mossa spruzzo, però la sua forza avrebbe comunque potuto aiutare.
-Direi non ci resta altro che proseguire.- disse infine sospirando.
-Verso quelle lingue di fuoco?- titubò Martino indicando l’unico sentiero presente, conoscendo già la risposta. -Mai una volta ci sia un ascensore…-
Aveva ragione a preoccuparsi, lungo tutto il corridoio davanti a loro c’erano varie crepe dalle quali si alternavano sbuffi di fuoco, che oltretutto erano molto vicini tra loro.
-Ok, ragazzi, state indietro.- disse Alessandra avvertendo i Pokémon che la seguivano, temendo standole troppo vicini avrebbero potuto farsi male.
Con un balzo riuscì a portarsi in mezzo al primo triangolo di fiamme, illesa, e stava per fare il prossimo quando notò un Pokémon proprio davanti a lei, chiaramente inferocito.
Era simile a una scimmia gialla con un grosso naso schiacciato, e teneva le braccia in aria con i pugni chiusi. Per il momento non l’aveva ancora notata, ma bastava uno sguardo ed era certa le sarebbe saltato addosso.
Provò ad aspettare qualche minuto nella speranza si girasse, rinunciando a quella fortuna vedendo continuava a puntare contro Martino e gli altri.
Alla fine prese l’iniziativa e, non appena le fiamme vicine si spensero, strisciò lungo il bordo portandosi alle sue spalle, raggiungendolo e avviando la cattura.
Come aveva immaginato era furioso, e immediatamente il Pokémon provò a colpirla con un pugno dritto al viso, che lei schivò per il rotto della cuffia.
La seconda scarica di pugni creò addirittura delle fiamme, ma affaticarono enormemente il Pokémon che rimase fermo per qualche istante. Alessandra ne approfittò per disegnare quanti più Dischi di cattura possibile, allontanandosi con uno scatto al prossimo attacco.
Pichu ukulele arrivò ad aiutarla al momento migliore, riuscendo a calmare il Pokémon e a diminuire i suoi movimenti. Purtroppo il fumo delle fiamme non l’aiutava a concentrarsi, appannandole la vista, e il Pokémon ne approfittò riuscendo a colpirla alla spalla destra con un pugno, togliendole due punti nell’energia e facendola cadere a terra.
Fortunatamente Alessandra riuscì a rialzarsi rapidamente da terra, e a concludere la cattura prima di subire altri attacchi.
Il nome dell’attaccabrighe era Primeape, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 3”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.





-Alessandra! Tutto bene?- urlò Martino pochi metri più in là.
-Abbastanza, niente di grave.- rispose lei tornando a concentrarsi sulle fiamme, moltiplicatesi.
-Mai una cosa semplice…-
Per calcolare il momento esatto in cui muoversi le servì molto più tempo di prima, visti i risultati però ne valse la pena, visto riuscì ad arrivare dall’altra parte senza farsi male, ed evitando un altro Primeape che li seguì fino all’termine di quella parte di grotta.
Attraversarono un altro cunicolo, altrettanto stretto, che si apriva in un’aria a doppia O, dal cui centro inspiegabilmente si sentiva una fresca brezza.
Avvicinandosi i Ranger furono ancora più sorpresi dallo scoprire un piccolo laghetto ghiacciato in un incavo della caverna.
-Come è possibile?- si chiese Martino guardandosi attorno. -Non c’è altro che calore e lava qui dentro.-
-Forse è merito di qualche Pokémon.-
Dopotutto, non erano soli, c’erano alcuni Pokémon simili a delle grandi lumache rosa dai gusci scuri, che sembravano agitati dalla loro presenza.
In un primo momento Alessandra si avvicinò per catturarli, sentendo poi Martino spingerla al lato.
-Occhio!-
Appena in tempo, non l’aveva visto, ma dalla pozza d’acqua era uscito un Pokémon dalle squame azzurre e con una pinna scura in testa. Nemmeno lui sembrava felice della loro presenza, e al contrario degli altri era pronto a cacciarli se serviva.
L’unico modo che Alessandra ebbe per evitare problemi maggiori fu catturarlo, e visto i suoi attacchi riguardavano prevalentemente getti d’acqua non fu così spiacevole.
Era anche abbastanza lento nei movimenti e ne approfittò per allenarsi con la carica dello Styler, tenendolo puntato per qualche secondo in un punto specifico in modo si caricasse.
La linea assunse un colore simile all’arcobaleno, tra sfumature rosa e azzurre, aumentando il sentimento trasmesso.
Il nome del Pokémon era Marshtomp, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





-Ehi piccoletto, ti sei calmato finalmente.- commentò Martino guardandolo.
-Non vogliamo farvi del male, vogliamo fermare delle persone cattive, poi ce ne andremo.- lo rassicurò Alessandra inginocchiandosi, accarezzandogli la testa.
Il Pokémon parve crederle, e la seguì senza proteste.
La sua mossa era perfetta per il problema del masso, ma non il livello. Confidando nei Pokémon vicini la ragazza provò a raggiungerli, facendo molta attenzione alle chiazze d’acqua che si lasciavano alle spalle.
Rispetto a questo la cattura fu decisamente più semplice e rapida; il suo nome era Gastrodon, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”, dovette però liberare Weezing e Sneasel per portarlo con sé.





Bastò catturare anche l’altro e poterono tornare indietro.
-Ottimo! Ora possiamo tornare indietro!- disse tutta contenta avviandosi verso il sentiero nella grotta, facendo molta attenzione a superare le lingue di fuoco.
Con l’aiuto dei Pokémon il fuoco attorno al masso si spense, e a quel punto bastava solo una Mossa. Fortunatamente a quel punto aveva l’imbarazzo della scelta, e chiese aiuto a Pupitar.
L’ostacolo venne sbriciolato, e il sentiero aperto.
Proseguirono in un breve tratto in salita, scorgendo in lontananza una porta che forse dava sull’esterno, a bloccarla però c’era nuovamente la Bricconiere di prima, con un gigantesco Pokémon simile a una lucertola accanto a sé.
-I miei complimenti per essere giunti fino a qui. però purtroppo sarà la vostra destinazione finale! Dovrete vedervela con Tyranitar!-
Con il guanto della sottomissione controllò il volere del Pokémon, che si avvicinò a passi pesanti verso il gruppo, facendo crollare a ogni movimento delle rocce dal soffitto.
-Attenzione!-
Alessandra, Pichu e Martino riuscirono a evitare di striscio di venire schiacciati, la ragazza però venne raggiunta da Tyranitar, e fu costretta a iniziare la lotta.
Il Pokémon era in uno stato di agitazione, e guardando minacciosamente la ragazza spalancò la bocca creando un raggio di energia dorata, che rimase in azione per qualche secondo permettendole di riprendersi dalla sorpresa.
I suoi movimenti erano molto lenti e la Ranger pensò di avere tutto il tempo del mondo per schivare i suoi attacchi, ma realizzò di starsi sbagliando quando venne bersagliata da un altro raggio, che per poco non la colpì.
Non c’erano stati avvertimenti, o forse non li aveva notati, sta di fatto che appena Tyranitar aveva nuovamente aperto la bocca lei si era gettata di lato.
Pichu ukulele arrivò ad aiutarla proprio in quel momento, e lei approfittò del raggio per caricare lo Styler. La loro azione congiunta portò a zero il livello di agitazione del Pokémon, e altrettanto rapidamente riuscirono a catturarlo.
Accanto al nome comparvero le informazioni: “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 4”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”, e lo Styler passò al livello ventisei, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza.





Di fronte alla sua vittoria e alla fuga di Tyranitar la Bricconiere tentennò. -Avreste dovuto farvi sconfiggere adesso! Passerete un mare di guai!- così dicendo scappò verso la direzione dalla quale erano venuti, lasciando libero il passaggio.
-Se ha detto così vuole dire solo una cosa… Occhiorosso è vicino.- commentò Alessandra avvicinandosi al Punto di Salvataggio.
-Come ti senti?- chiese Martino usandolo a sua volta.
Come si sentiva? Stava per rivedere la persona che l’aveva buttata giù da uno Staraptor, facendola precipitare nell’oceano, e che aveva rapito Martino assieme a tutti i Pokémon di Dolcegoccia.
Era più che pronta, non importava tutto quello che era successo fino a quel momento, aveva intenzione di dare a quel tipo una bella lezione.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Il presentimento della Ranger non era affatto sbagliato, bastò infatti soltanto proseguire lungo la scalinata davanti a loro per trovarsi di fronte Occhiorosso, accompagnato da due sottoposti, che stava osservando una gigantesca lastra dalle antiche incisioni.
-Ca… capo? Questa è una strada senza via d’uscita, sicuro che sia qui? non è che per caso abbiamo sbagliato strada?- accennò titubante uno di loro.
-Sta’ zitto. Per cosa pensi che abbiamo fatto tanta fatica a recuperare tutti gli emblemi?!- lo linciò Occhiorosso. -Questa stele è stata messa qui in passato da un certo Eroe per proteggere il sonno di Moltres. Per passare di qui abbiamo bisogno dell’emblema che quell’Eroe ci ha lasciato. Ora taci, e guarda bene quello che faccio.-
Facendo allontanare i due l’uomo si posizionò davanti alla stele, cominciando a fare dei movimenti precisi attivando il guanto della sottomissione. -Emblema che vieni dal passato! Rivela a noi la strada che nascondi!-
Ci fu un improvviso lampo di luce, e al termine sulla stele era comparso uno dei grafemi di Alessandra.
La ragazza guardò la scena spalancando gli occhi, osservando mentre l’ostacolo svaniva nel nulla, aprendo il passaggio.
Tutti i presenti, chi nascosto chi no, furono sbalorditi.
-Pa… pazzesco! Quindi al di là di questa porta c’è… quel Pokémon fortissimo?!- esclamò uno dei Bricconieri.
Nello sguardo di Occhiorosso c’era un barlume d’impazienza. -Basta parlare adesso! Chiudete la bocca e seguitemi!-
Fiducioso Occhiorosso li guidò all’interno del cunicolo, e non appena furono dall’altra parte la stele si riformò davanti all’ingresso, bloccandolo nuovamente.
I Ranger corsero immediatamente in quel punto, con Martino che non poteva credere ai propri occhi.
-Hai visto? Occhiorosso e i suoi hanno usato un emblema per passare oltre la stele…-
-Ho visto.- annuì l’amica.
-Alessandra, ti ricordi di quell’emblema che Occhiorosso ha rubato dalle Rovine d’alba? Se non sbaglio quella volta il tuo Styler aveva detto che il grafema era stato registrato, giusto?-
-Sì, hai ragione.-
-Senti, Alessandra. Penso che sia il caso di provare!-
Ai suoi occhi era quasi una cosa al limite del reale, ma non per lei, che aveva ben visto di peggio, e sistemandosi davanti alla stele la ragazza si preparò ad utilizzare la modalità grafema.
Aveva riconosciuto il simbolo usato da Occhiorosso, era quello di Entei, e replicarlo non fu affatto un problema.
Proprio come prima la zona venne avvolta da un fascio di luce, e la stele scomparve.
-Alessandra, ce l’hai fatta! Ora possiamo entrare anche noi!- sorrise Martino, mentre lei si guardò attorno aspettandosi di vedere il Pokémon.
Forse visto aveva usato il grafema sulla stele e non per chiamarlo, non l’aveva raggiunta, o forse non voleva…
-I Bricconieri devono essere all’opera al di là dell’entrata. Sei pronta a entrare?- chiese Martino concentrato sulla missione.
-Sì.-
-Bene, andiamo allora!-
Il sentiero era ampio e l’aria sempre più pesante, con la strada che proseguiva in una ripida e faticosa salita.
Alessandra per aiutare Pichu ukulele lo tenne in spalla, arrancando nei momenti in cui il ginocchio era sotto eccessivo sforzo.
Dopo un tempo che sembrò interminabile cominciarono a sentire il vento soffiare davanti a loro, e l’uscita si aprì sulla cima del vulcano.
Un fiume di lava avvolgeva una piattaforma rocciosa davanti ai tre, e qui Occhiorosso, protetto dai suoi sottoposti, stava usando il guanto della sottomissione contro un gigantesco muro di fiamme che bloccava un Pokémon dall’altra parte.
Questo era simile a una fenice dal piumaggio dorato e con una cresta infuocata, aveva un becco affilato e dei sottili occhi che osservavano tutti i presenti.
-Occhiorosso! Cosa stai combinando?!- urlò Martino appena lo vide.
-Ca… capo! Ci sono i Pokémon Ranger!- esclamò uno dei Bricconieri evidentemente nel panico.
Occhiorosso però rimaneva impassibile. -Lo so. li ho sentiti, non sono sordo.-
Almeno il loro arrivo fermò momentaneamente l’uomo, che si voltò a guardarli con un sorriso sghembo.
-Non so come abbiate fatto a sapere quali erano i nostri piani… comunque, benvenuti al Vulcano di Fabulonia. Non pensavo che vi avrei rivisto.-
-Hai l’abitudine di sottovalutarci.- rispose Alessandra.
-I miei complimenti per essere riusciti a uscire dalle Rovine d’alba. Purtroppo ho una brutta notizia per voi. Tra poco Moltres si risveglierà.- disse indicando il Pokémon alle proprie spalle. -Ovvero, siete arrivati troppo tardi!-
Il ghigno sul suo viso si ampliò ancora di più, agitando i Ranger.
-Che cosa?!- esclamò Martino.
-Spero che sappiate come uscire di qui. immagino ne abbiate abbastanza di questa gita al Vulcano di Fabulonia. Fate attenzione a dove mettete i piedi quando scendete dalla montagna.- continuò Occhiorosso.
-Non abbiamo nessuna intenzione di tornarcene a casa!- urlò Martino in risposta. -Siamo venuti qui per liberare Moltres dalle vostre grinfie!-
-Non c’è bisogno che dei turisti come voi si assumano tali responsabilità.-
-Siamo Ranger, combatteremo sempre la gente come voi.- rispose la Ragazza guardandolo senza paura.
-Ehi, voi! Fate da guida a questi turisti, forza!- urlò Occhiorosso ai propri sottoposti.
-Subito, capo!-
-Da questa parte, prego! Abbiamo un posto in prima fila per voi nel nostro tour verso l’inferno!-
Mentre Occhiorosso riprese a usare il guanto della sottomissione contro la protezione di Moltres i due Bricconieri bloccarono i Ranger, impedendo loro di avvicinarsi.
-Almeno Occhioblu aveva un minimo di rispetto per i suoi sottoposti.- sibilò Alessandra.
-Infatti non è più qui.- rispose Occhiorosso.
Dal celo improvvisamente i tre sentirono uno strano ronzio, che si fece sempre più forte fino a quando non riuscirono a distinguere due Pokémon simili a insetti verdi grandi quanto delle persone, con delle lame affilate come zampe.
Non ci fu molto da fare, entrambi piombarono contro Alessandra, bloccandola in una cattura, e se uno era piuttosto calmo l’altro era in un’evidente condizione di agitazione.
In un primo momento la ragazza volle approfittare di un momento in cui i due erano vicini per cominciare a disegnare i Dischi di cattura, ma presto cambiò idea realizzando quanto fossero veloci.
Balzavano da un lato all’altro della mappa senza darle tempo di stare ferma, e la cosa la agitava parecchio visto i loro attacchi erano altrettanto rapidi.
La scelta migliore era prenderli separatamente, perciò rimase in disparte facendo del proprio meglio per evitare di farsi colpire, riuscendo a poco a poco a catturare quello più calmo tra i due.
L’altro come realizzò di essere rimasto solo cominciò a muoversi ancora più freneticamente, dando sia a Pichu ukulele che alla Ranger del filo da torcere per catturarlo senza subire danni.
Il loro nome era Scyther, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Taglio 2”, “Balza e sferra attacchi taglienti.”.





I due Pokémon liberati fuggirono immediatamente, lasciano i Bricconieri con un pugno di mosche.
-Sono riusciti a catturare i nostri Scyther…-
-Ci perdoni, capo!-
-Vi abbiamo sconfitti! Ora fate i bravi e tornatevene a casa!- ringhiò Martino fissando Occhiorosso, che tuttavia non sembrava spaventato come i suoi sottoposti.
-Ah ah ah! Cosa volete che importi chi ha vinto questa scaramuccia! Guardate Moltres! I miei uomini vi hanno attaccato per farmi guadagnare tempo!-
In quel preciso istante Moltres spalancò le ali, spegnendo le fiamme che lo circondavano.
-Oh no!-
-Pichu!-
Lo sguardo del Pokémon vagò sui presenti, mentre volò sopra le loro teste con fare minaccioso.
-F… finalmente! Moltres si è svegliato!- gioì uno dei Bricconieri.
-È stato più difficile di quanto pensassi, però con questo l’operazione è conclusa!- esclamò fieramente Occhiorosso, e Moltres planò in picchiata tra loro e i Ranger, rischiando di colpire Martino con le ali infuocate.
-Argh!-
Il volo del Pokémon divenne più irrequieto, e fu il segnale per i Bricconieri di darsela a gambe.
-Forza! Continuiamo con il prossimo incarico!-
-Occhiorosso, aspetta!- urlò Martino tentando di fermarlo, ma l’altro era già sul proprio Dadavolante.
-Su, fate i bravi voi! Se fate troppo gli insistenti rischiate di farvi odiare! Charizard! Insegna a questi qui quando è ora di farla finita!-
Un soffio di vento spinse Martino a terra, che confuso si guardò attorno, accorgendosi di un leggero graffio alla guancia.
Il Charizard di Occhiorosso volava assieme a Moltres, ed era altrettanto furioso.
Tra le zanne aveva qualcosa che brillava, e lo lasciò precipitare schiantandosi ai piedi del ragazzo.
-Eh?! Il mio Styler!!!- esclamò il ragazzo, con Occhiorosso che ghignava allegro.
-Ciao ciao Ranger!-
In un lampo Occhiorosso era già lontano, lasciando i due sottoposti senza alcuna protezione.
-A… aspetti! Capo!!!-
Attivando i Dadavolante anche loro se la diedero a gambe, con Martino che gridava furioso.-
-Fermi qui due! Dove pensate di scappare!!! Qual è il vostro prossimo incarico?! Alessandra! Forza, inseguiamoli!-
-P-picchu…-
-Temo abbiamo altri problemi al momento…- ribatté la ragazza guardando Charizard che ancora li fissava dall’alto.
Moltres invece sembrava sparito tra le nuvole, e la cosa certo non la rassicurava.
-Come facciamo?! E poi il mio Styler è rotto…-
-Piii!-
Lo Staraptor di Martino volò in picchiata dal cielo evitando gli attacchi di Charizard, raggiungendo il suo amico.
-Staraptor! La tua ferita è guarita?!-
Annuendo il Pokémon gli volò intorno, dandogli prova che la sua ala stava benissimo.
Nella mente del ragazzo balenò un’idea. -Alessandra! Usa il mio Staraptor e insegui Occhiorosso!-
-Cosa?! E tu come pensi di fare con uno Styler rotto?- replicò lei.
-Non preoccuparti, troverò un modo di scendere da questo posto, ma non possiamo lasciare che Occhiorosso scappi ancora una volta.-
Aveva ragione purtroppo, era un nemico troppo grosso per lasciarlo andare così…
-Tu te la caverai?-
-Sono un Ranger, non ci sono dubbi!- rispose lui sorridendo.
-D’accordo allora, Staraptor, avrò bisogno del tuo aiuto.-
-Piiii!-
-Occhiorosso e i suoi scagnozzi non dovrebbero essere andati lontano! Io per il momento torno alla Nave Federativa. Staraptor, ti affido Alessandra!-
-Piiii!-
Con molto garbo la ragazza salì sulla schiena del Pokémon, lanciando un’ultima occhiata a Charizard, ancora lì ad aspettarli; probabilmente aveva il compito di bloccarli in caso avessero cercato di inseguirli, ma non avevano tenuto conto di una cosa importante.
Lei era una Pokémon Ranger dei celi!
-Andiamo!-
Con uno scatto Staraptor prese il volo, lanciandosi direttamente contro il muso di Charizard che per un istante rimase disorientato.
Approfittandone Alessandra fece virare Staraptor di lato, raggiungendo il fianco di Charizard, che se ne rese conto solo quando l’ebbero superato, a quel punto il Pokémon furioso tentò di colpirli con un getto infuocato, i due però furono più veloci e riuscirono ad evitarlo.
-Nelle nuvole!-
Era il modo migliore per seminare il nemico, e nonostante Charizard fosse veloce una volta dentro le nuvole nemmeno lui riuscì a seguirli. Poté soltanto continuare ad attaccare sperando di colpirla.
Il cielo si tinse di rosso, ma nessuno degli attacchi del Pokémon andò a segnò, e prima che se ne rendesse conto i due erano già fuggiti.
-Attento Staraptor, vola basso tra le nuvole ancora per un po’.- gli sussurrò Alessandra, almeno fino a quando non furono abbastanza lontani da sentirsi al sicuro.
Proseguirono nella direzione presa da Occhiorosso e dai suoi sottoposti, perlustrando l’orizzonte fino a quando non riuscirono a scorgere i Dadavolanti.
L’uomo non era altro che un puntino in lontananza, ma per il momento non sembrava averli ancora notati.
Purtroppo non era stato lo stesso per i Bricconieri, che le volarono accanto sorridendo beffardi.
-Ora dovrai vedertela con noi!-
-Hai mai sentito parlare dei fratelli Dada?-
-Veramente no.- ammise la ragazza, senza nemmeno pensarci, solo per irritarli.
-Secondi classificati alla Coppa Dadavolanti! Bene, quelli siamo noi!-
-In quanto a volo acrobatico siamo anche meglio del nostro capo!-
-Coraggioso ammetterlo quando non può sentirvi.- commentò lei.
-In via del tutto speciale, avrai il piacere di vederci all’opera!-
-“Rilevata reazione energetica proveniente dai Dadavolanti. Muovi Staraptor evitando l’attacco del nemico!”- l’avvertì lo Styler prima che i due attaccassero.
Aveva già avuto a che fare con un combattimento aereo contro i Dadavolante, e non era stato affatto piacevole.
Anche stavolta i cannoni al plasma spararono dei grossi proiettili rosa e verdi, ciascuno estremamente vicino agli altri.
I fratelli Dada fecero del proprio meglio per metterla in difficoltà, con dei muri di proiettili enormi, e purtroppo schivarli tutti le fu impossibile.
Un colpo la colpì alla spalla, un secondo al piede, e il terzo alla gamba, facendole perdere così sei punti nello Styler.
Non erano ferite gravi, tuttavia le bruciature erano già visibili. Perlomeno i Dadavolante sembrarono essersi scaricati con quelle raffiche.
-Non può essere questa la fine dei fratelli Dada!-
-Certo che no, fratello! Possiamo ancora lanciare all’attacco i nostri Pokémon! Andate, Hoothoot! Fate vedere di cosa siete capaci!-
Con 69/75 punti d’energia quell’idea era proprio perfetta per lei, perché con la cattura dei Pokémon avrebbe potuto quantomeno ricaricarlo.
Comparvero tre piccoli Pokémon simili a dei gufetti marroni, ma una volta catturati dalle nuvole altri tre comparvero unendosi alla lotta, e la scena si ripeté ancora un’altra volta.
Ormai lo Styler era già carico, ma all’ultima cattura non comparve solo un Hoothoot, ma anche dei grossi Pokémon dalle ali scure, anche loro gufi, che tentarono d’attaccarla lanciandole contro delle sfere d’energia oscura.
La cattura andò a buon termine, e tutti i Pokémon furono liberi.
-Arrendetevi! Non coinvolgete altri Pokémon innocenti!- li avvertì Alessandra, ma i fratelli non l’ascoltarono.
-Se la situazione è questa, lasciamo che ci pensino loro!-
-Non abbiamo altra scelta, facciamo così!- annuì il fratello.
-Vado a chiamare i nostri rivali!- rispose l’altro volando via, andando a chiamare i rinforzi.
Occhiorosso purtroppo era ancora troppo lontano per chiudere la faccenda rapidamente.
-Mi fa molta rabbia, ma se non abbiamo altra scelta… ora dovrai vedertela con le campionesse della Coppa Dadavolanti!-
Anche l’altro fuggì, e per quanto le fu possibile la Ranger tentò di avvicinarsi al suo bersaglio, venendo bloccata da una donna, che la fissò imbarazzata.
-Ehm… dunque… sai di cosa si tratta, vero?-
-Siete i rinforzi.- annuì Alessandra.
-È una specie di sfida… sai, una gara praticamente… in cui viene valutata la tecnica di volo su Dadavolante e cose così.-
-Stai parlando della Coppa Dadavolante?- chiese confusa Alessandra, venendo interrotta da un ringhio furioso.
-Grrr! Comunque, siamo le campionesse della C.D.!- urlò un’altra ragazza identica alla prima.
-Tu però abbrevi anche troppo!- la rimproverò un’altra donna ancora. -Ranger! Non sorprenderti troppo per quello che sto per dirti! Noi siamo le sorelle Dada! Le campionesse della Coppa Dadavolanti!-
-E adesso… preparati, Ranger… anzi, com’era il titolo preciso? Pokémon Ranger mi pare…?-
-Esatto, Pokémon Ranger.-
-Grrr! In breve, preparati per dei P.S.P dopo una R.F di C-P!-
-Con tutte quelle abbreviazioni cosa vuoi che capisca?! Ranger! Non spaventarti per quello che sto per dirti! Preparati ad assaggiare una Raffica di Fuoco dai nostri Cannoni al Plasma per poi abbandonarti a un po’ di Paracadutismo Senza Paracadute!-
-Ho già provato grazie, ne faccio a meno.- replicò la Ranger facendo molta attenzione ai movimenti delle tre.
Si muovevano tutte in sincrono, e una sola per volta usciva dalle nuvole in cui si nascondevano, tuttavia due usavano dei cannoni al plasma rapidi, e l’altra decisamente più lenti.
Il numero dei colpi fu tale che anche stavolta, purtroppo, la ragazza venne colpita due volte, a entrambe le braccia, perdendo quattro Punti d’energia nello Styler.
La bruciatura al braccio destro aveva oltretutto cominciato a sanguinare, e la pelle bruciava.
Nuovamente venne salvata dai cannoni scarichi delle tre.
-Come dire… hai presente quello…-
-Aaargh, che nervoso! P.!-
-Così non capirà mai!- esclamò esasperata la terza sorella, ed effettivamente c’era bisogno di un traduttore. -Ranger! Ora te la vedrai con i nostri P come Pokémon!-
Stavolta furono dei Pidgey ad attaccarla, dodici per l’esattezza, e per ciascuno bastò un solo Disco di cattura. Al loro posto comparvero altri Pokémon, più grandi e dalle creste rosse, che scattavano fulminei creando nell’aria minuscoli tornado.
Il loro nome era Pidgeotto, “Gruppo: Voltante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 2”, “Lancia delle potenti trombe d’aria contro l’avversario.”.





-Dunque, direi che più che vinto… come dire… abbiamo perso…- sospirò sconsolata una delle sorelle.
-La fine!-
-Mi secca ammetterlo, ma abbiamo perso…-
-Dunque… volendo capire perché abbiamo perso…-
-Addio!-
La sorella che abbreviava ogni cosa scappò immediatamente, lasciando la frase della sorella a metà.
-Sarebbe il caso… come dire…. Di analizzare il motivo della sconfitta…- tentò di continuare l’altra.
-Non ce la faccio più a stare tra una che non sa parlare e l’altra che dovrebbe fare la stenografa! Mi sono davvero stancata!-
Anche l’altra se ne andò lasciandola sola, e la poverina era quasi sull’orlo delle lacrime.
-Per favore, non lasciatemi… come si dice… sola!!!-
Anche lei alla fine andò via, lasciando alla Ranger la strada libera per Occhiorosso.
-Cos’è, per diventare Ranger vi fanno fare anche un esame di testardaggine?!- ringhiò l’uomo voltandosi.
-Comunque, se proprio vuoi assaporare la sconfitta… ti accontento subito. Ora te la vedrai con me!-
-Abbiamo un conto in sospeso Occhiorosso.-
-Vediamo cosa riesci a fare contro il mio attacco a catena!-
C’era un motivo se era uno dei capi dei Bricconieri, nonostante fosse solo l’uomo riuscì a muoversi abilmente sparando contro la ragazza una raffica continua di colpi.
Il fatto non avesse alleati ad aiutarlo agevolò i movimenti della Ranger, che notò fosse utile continuare a muoversi in cerchio per evitare i suoi attacchi, ma la sua velocità gli permise comunque di ferirla al braccio, togliendole due punti nell’energia.
-Ghn!-
Cominciava ad essere difficile governare Staraptor in quelle condizioni, anche se il Pokémon fece del suo meglio per agevolarle i movimenti.
Nemmeno il vento che soffiava graffiante le dava sosta.
-Però, non te la cavi male. a questo punto inizio a fare sul serio anch’io. Passerai un brutto quarto d’ora!-
-Arrenditi Occhiorosso! I Ranger non si fermeranno fintanto che metterete in pericolo i Pokémon e gli esseri umani!- tentò di intimidirlo lei, sapendo di non sortire un grande effetto.
-Credi che sia come Occhioblu? Che basti un discorsetto per ammorbidirmi? Non ci sperare più di tanto.-
Schioccando le dita l’uomo richiamò a sé il suo Pokémon, Charizard, che sfrecciando davanti a Staraptor rischiò quasi di colpirlo.
Ormai non c’era più via di fuga, se volevano liberarsi di lui dovevano combattere.
Charizard non sembrava avere apprezzato il loro scherzetto di prima, e cercò nuovamente di usare le sue fiamme per colpirla, purtroppo per lui però Staraptor era più veloce, e schivò ogni colpo.
Tentando un altro attacco riuscì a uscire dal perimetro di cattura, piazzandosi al centro e creando un intero muro di fiamme che bloccò la ragazza all’angolo.
Affaticato Charizard volò poi più lentamente rispetto a prima, anche se per un tempo decisamente breve,  e ripartì all’attacco con le stesse mosse di prima.
Alessandra riusciva comunque ad evitare tutti gli attacchi, e ormai mancava poco per trasmettere tutti i sentimenti d’amicizia al Pokémon, che ridotto all’ultimo tentò addirittura di caricarla per farla precipitare nell’oceano.
I suoi sforzi eccessivi lo portarono solo a stancarsi ulteriormente, permettendo alla ragazza di catturarlo e fare avanzare lo Styler al livello ventisette, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza.
Accanto al nome di Charizard comparvero le scritte “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Distruzione 4”, “Svolazza soffiando fuoco contro l’avversario.”.





Se Occhiorosso fu deluso o intaccato da quella sconfitta, non lo diede certo a vedere.
-Ranger, ascolta! Per questa volta ti riconosco la vittoria. Ma sappi che la prossima volta non finirà così!-
Occhiorosso era pronto a scappare, ma i due fratelli Dada lo raggiunsero prima potesse farlo, con uno sguardo di vittoria negli occhi.
-Capo, ci sono novità! Il luogo in cui si trova Articuno è stato accertato! Stando alle nostre informazioni, Articuno si trova…- era talmente euforico da non accorgersi nemmeno della Ranger, almeno fino a quando Occhiorosso non lo fermò infuriato.
-Zitto, non lo dire! Non vedi che c’è un Ranger qui?! Accipicchia! Mi perdoni, capo!-
-Ehi, Ranger! Il tuo Staraptor sembra un po’ stanco. Lo dico per te.- commentò Occhiorosso tenendo il dito sul grilletto del Dadavolante. -È meglio se andate tutti e due a farvi un pisolino da qualche parte. Noi adesso ce ne andiamo. Ci si vede!-
-Fermi!-
Purtroppo aveva ragione, Staraptor era molto stanco, e non riuscì a stargli dietro quando scomparve per l’ennesima volta oltre le nuvole.
-Ehi, non preoccuparti Staraptor, sei stato bravissimo.- sorrise lei accarezzandogli le piume. -Cerchiamo di tornare a terra, e dirò a Martino di comprarti i tuoi Poffin preferiti.-
-Alessandra!-
La voce di Martino arrivò chiara alle orecchie della ragazza, che controllo subito lo Styler.
-Come sta andando? Hai raggiunto Occhiorosso?-
Per quanto fosse un ragazzo d’oro ed era sempre pronto a tirarla su di morale, doveva ammettere le metteva parecchia ansia certe volte, però con tutto il lavoro aveva fatto non intendeva sentirsi in colpa, per stavolta.
-No, ci è sfuggito.-
-Capisco… ritorna alla Nave Federativa allora, così mi racconti i dettagli. Ti invio la posizione.-
-Bene, ci vediamo presto.-

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


La Nave Federativa distava poco dal punto in cui si trovavano, e in un battito di ciglia la Ranger e lo Staraptor la raggiunsero, atterrando davanti a Martino e Willy.
-Grazie mille, Staraptor.- sorrise Alessandra accarezzandogli le piume.
-Visto che siamo tutti qui, qualcuno potrebbe raccontarmi cos’è successo?- chiese Willy frastornato.
-Certo. Non preoccuparti per Moltres. I Bricconieri non sono riusciti a catturarlo.- spiegò subito Martino.
-Però l’hanno risvegliato… la cosa strana è che hanno detto comunque di aver concluso l’operazione. E adesso hanno dato inizio a quella successiva.-
-Capisco… chissà di che si tratta stavolta…- sospirò l’uomo grattandosi il capo.
Effettivamente quando c’erano di mezzo dei Pokémon leggendari la faccenda non era mai semplice, e soprattutto innocua.
-Alessandra, mi sa proprio che questa volta non possiamo dire che la missione sia compiuta…- disse dispiaciuto Martino, ma Willy intervenne.
-Non dire così- almeno siamo riusciti a capire un po’ cosa stanno tramando quei furfanti.-
-È vero, ma è comunque troppo poco… e inoltre non sappiamo ancora quale sia il loro vero scopo…-
Alessandra si sfregò il polso agitata, distogliendo lo sguardo. Le parole di Martino la colpivano come dei mattoni.
-Su, su! Non voglio vedere quelle facce sconsolate! Sarà poco, ma è sempre qualcosa! È questo l’importante!- protestò Willy. -Sono sicuro che anche il Prof. Frenesio la penserebbe così. Quindi direi che per il momento possiamo dirlo. Missione compiuta!-
Era molto gentile da parte sua cercare di tirarli su di morale, anche se servì a poco. Lo Styler reagì comunque alla conclusione della missione, dandole cinquanta Punti Ranger.
-Bene così! Avevo proprio voglia di vedere quella vostra bella posa! In partenza, allora! Riportiamo la Nave Federativa a Diagonalia!-
Il viaggio fu breve, ormai Willy conosceva bene la nave e sapeva il tragitto per arrivare al porto, e non appena i tre sbarcarono regalò ai due Ranger malinconici un altro dei suoi proverbiali sorrisi.
-Complimenti a tutti e due! Io rimarrò qui sulla Nave Federativa. Non vorrei che arrivassero i Bricconieri a combinarne una delle loro!-
-È un’ottima idea Willy.- gli sorrise Alessandra, anche se pensò il vero motivo era perché ormai si stava affezionando alla nave.
-Allora noi andiamo da Raimondo a fare rapporto.- disse Martino guardandola, e la ragazza annuì.
-Dovremmo anche fare un giro di pattuglia, in caso vada tutto bene.-
Era un buon modo per distrarla dal fallimento della missione, almeno fino a quando non le sarebbe toccato spiegare tutto a Raimondo.
Per una volta Martino non ebbe nulla da ridire.
-Va bene, un giro veloce non dovrebbe essere un problema.-
Cominciarono proprio da Diagonalia, partendo dalla casa alla loro destra, la più vicina al porto, e lì trovarono una signora dai corti capelli castani che subito si avvicinò.
-Oh, salve. Oggi siamo in ritardo, eh?-
-Mi scusi, ha bisogno di qualcosa?- chiese Alessandra preoccupata si riferisse al giro di ronda.
-Oh! Sei tu Alessandra! Scusami tanto! Pensavo fossi qualcun altro.-
-Chi?- chiese lei curiosa.
-Vuoi sapere chi? Ecco… c’è un Mankey che viene qui ogni giorno a fare uno spuntino! Anche oggi avevo preparato uno spuntino delizioso per lui, ma… chissà perché ancora non arriva. Spero che non abbia il mal di pancia… sono un po’ preoccupata! Ascolta, Alessandra. Non è che per caso andresti a controllare come sta quel Mankey?-
-Ma certo, andrò subito a vedere. Dove posso trovarlo?-
-Credo che sia nei pressi di quella grossa roccia nel giardino del grande maniero a nord del villaggio.-
Effettivamente non era un posto molto sicuro, e dare un’occhiata era il minimo.
-Torneremo presto.- sorrise la Ranger precipitandosi fuori, seguendo la strada verso il maniero.
Fortunatamente dopo l’ultima volta il cancello d’ingresso era spalancato e non c’era più bisogno di passare nella foresta accanto, quindi in un battito di ciglia fu già lì davanti, cercando il Mankey di cui le aveva parlato.
Lo trovò proprio davanti alla roccia di cui la signora aveva parlato, bloccato da due Misdreavus infuriati.
-Keyyyy!-
-Ehi! Calmatevi!-
Immediatamente la ragazza corse verso di loro, interrompendo lo scontro e avviando una cattura con i tre, coinvolgendo purtroppo anche il Mankey, spaventato dalla presenza di tutti loro.
A giudicare dal modo in cui i due Misdreavus continuavano a lanciarle contro delle nebbie di tenebra e il Mankey a saltare da un punto all’altro si preannunciava una cattura faticosa, e solo con l’aiuto di Pichu riuscì a cavarsela senza danni, lasciando a lui il compito di accumulare energia mentre lei schivava i colpi aspettando il momento giusto per chiudere la prima cattura, che coinvolse Mankey.
Subito dopo toccò agli altri due, che fuggirono a cattura conclusa.
-Va tutto bene, sono andati via.- gli disse Alessandra accarezzandogli la testolina.
-Mankey!-
Alle loro spalle la donna che le aveva chiesto aiuto li raggiunse di corsa, abbracciando il Pokémon.
-Ero preoccupata e così sono venuta qui… si può sapere cos’è successo?-
-È stato attaccato da due Misdreavus, per questo non era ancora venuto da te.-
-Oh! Sapevo che dei Misdreavus vivevano nel maniero, ma…-
-Keyyyy…-
Il Pokémon si intromise nella conversazione, cercando di attirare l’attenzione della donna.
-Mankey, che c’è?-
Muovendo la coda felice il Pokémon le prese entrambe le mani, dandole qualcosa di piccolo e rotondo.
-Oooh! Che bel sassolino! Vuoi darlo a me?-
-Keyyy!-
-Vuoi forse ringraziarmi per gli spuntini che ti preparo? Per questo ti sei avventurato da solo nel maniero ed hai finito per essere inseguito dai Misdreavus? Ma insomma… ero davvero preoccupata, non sapendo cosa ti fosse successo!-
-Keyyy…-
Il Mankey abbassò la testa imbarazzato, ma la donna sorrise comprensiva.
-Grazie, Mankey. Questo bel sassolino sarà il mio tesoro. Forza, torniamo a casa e facciamo uno spuntino!-
-Keyyy!-
-Alessandra, grazie mille. Se vuoi unirti a noi per lo spuntino…-
-Grazie, ma devo terminare il giro di ronda. Magari un’altra volta.
-A pensarci bene a casa ho solo cibo per Pokémon… mi dispiace!-
-Ahah nessun problema.-
-Key key key!-
Il Mankey e la donna si avviarono verso Diagonalia, mentre Alessandra e Pichu si presero un attimo prima di proseguire.
-Mi regalerai anche tu dei sassolini?-
-Pichu!-
In risposta Pichu ukulele suonò il proprio strumento, facendole capire il suo regalo per lei era la sua musica.
-Ahaha, grazie Pichu.-
Una luce alle loro spalle attirò la loro attenzione, e voltandosi videro la roccia accanto all’edificio splendere con un grafema inciso sopra.
Alessandra non perse tempo, e si affrettò ad annotare il simbolo prima che sparisse.
-Ottimo, direi che è andata meglio del previsto. Torniamo indietro.-
Era sicuramente un risultato migliore rispetto al lasciare che i Bricconieri liberassero un Pokémon leggendario, ma non volle pensarci e tornò in fretta a Diagonalia, al cui ingresso venne fermata da una donna imbufalita.
-Il mio bambino… è uscito senza dir nulla e lasciando tutte le faccende di casa in sospeso! Dove sarà andato?-
-Signora, ha bisogno di qualcosa?- chiese gentilmente la Ranger.
-Vorrei chiederti di aiutarmi a fare le pulizie ed il bucato al posto suo, ma non mi sembra il caso, vero?-
-Eheh…- tutto ciò che poté fare fu sorridere imbarazzata, fortunatamente una donna anziana si avvicinò intervenendo.
-Se è tuo figlio che cerchi, l’ho incrociato sulla strada che porta alle Rovine d’alba! Di solito dà volentieri una mano a svolgere le faccende di casa, quindi mi preoccupa il fatto che sia uscito così senza dir niente.-
-Cosa sarà mai andato a fare alle Rovine d’alba? Se non gli andava di aiutarmi bastava che me lo dicesse…- sbuffò la madre sconsolata. -Alessandra. Le Rovine d’alba sono un posto pericoloso per un bambino… per favore, lo riporteresti qui in qualche modo?-
-Certo signora, vado subito a cercarlo.-
Era già stata alle rovine, quando aveva fatto lo scambio tra Occhioblu e Martino, e ricordava bene la strada, perciò non le fu difficile arrivare ai piedi del tempo, trovando all’ingresso un giovane ragazzo dai capelli biondi.
-Ehi! Aspetta!-
Il bambino non le diede retta, o forse non la sentì nemmeno, e si addentrò senza nessuno ad accompagnarlo.
-Pichu picchu!-
-Hai ragione, potrebbe farsi male.-
Di corsa i due lo seguirono nel tempo, superando la prima stanza e controllando le successive, senza riuscire a trovarlo. Con la strada spianata dalle trappole avrebbe potuto arrivare in punti molto pericolosi.
I Kirlia di mezzo che la costringevano a catturarli non le facilitavano l’avanzamento.
Salendo i gradini raggiunse di fretta il piano successivo, vedendo il bambino che si avventurava nel corridoio di destra.
-Eccolo!-
In fondo a questo c’era solo una porta, e una volta entrata trovò il ragazzo solo rivolto alla parete, che come si voltò lanciò un urlo.
-UAAAAH! … ah, sei tu, Alessandra! Mi hai fatto prendere uno spavento!-
-Anche tua madre non è certo tranquilla, ti stavo cercando.-
-Eh? Cercavi me?- bastò uno sguardo della Ranger a fargli capire la situazione. -La mamma era molto arrabbiata?-
-Era preoccupata, non arrabbiata.-
In verità anche arrabbiata, ma meglio omettere la cosa.
-Dopotutto sono uscito senza dir nulla… ormai però ho finito qui, adesso torno a casa! Se la mamma si arrabbia troppo, mi raccomando… alleggerisci l’atmosfera con una barzelletta!-
-Lo terrò a mente, intanto torniamo indietro.-
-Ehi Ranger, posso provare lo Styler?- chiese il bambino curioso, seguendola mentre tornavano indietro.
-È un po’ pericoloso, alle accademie ne danno con delle funzioni in meno, per essere più sicuri.-
-Sono tanto diversi?-
-Beh, sono più basici, semplici e intuitivi. Qui invece ci sono moltissime funzioni.- gli spiegò mostrandole lo Styler.
-Forte, ma se c’è così tanto da capire allora passo. Sembra faticoso.-
-Ne vale la pena alla fine. Non ti piacerebbe diventare un Ranger da grande?-
-Non lo so, è presto per pensarci. Per ora voglio solo giocare.-
A Diagonalia la madre era ancora lungo la strada ad aspettare il ritorno del figlio, in compagnia della gentile signora di prima.
-Ah! Non è che il motivo che ha spinto il bambino ad uscire è che…! Certo, certo! Dev’essere senza dubbio per quello. Tu probabilmente te ne sarai dimenticata per i troppi impegni.-
-Insomma, si può sapere di cosa stai parlando? Non ne ho la minima idea.- disse la donna spazientita, quando la Ranger e il figlio tornarono. -Oh, ma guarda chi c’è!-
-Scusa, mamma…-
-Insomma! Andartene lasciando tutte le faccende di casa in sospeso e senza dire una parola!-
-Mamma… buon compleanno! Ecco! Questo regalo è per te!-
Con un sorriso smagliante il bambino le porse una piccola scatolina, sotto lo sguardo incredulo della madre.
-Ooh… oggi… dunque… è vero! È il mio compleanno! Questo regalo… sfavilla come l’alba, è bellissimo!-
Dentro la scatola c’era una piccola gemma, che alla luce del sole splendeva di mille colori.
-È il mio tesoro. L’avevo trovato tempo fa nelle Rovine d’alba e tenuto nascosto in un posto segreto.-
-Figlio mio, non dovevi…-
-Allora, inizio a sbrigare le faccende di casa!-
-Aspetta un momento! Sia le pulizie che il bucato… per oggi è tuuutto sospeso!- sorrise la madre abbracciandolo.
-Ah ah ah! Non fa male una volta ogni tanto!- disse allegra la vecchietta.
Alla fine il ragazzo non aveva avuto bisogno di lei per tornare a casa.
-Alessandra, per caso ho saputo una cosa sui tizi che viaggiano sugli UFO.- le disse la vecchietta avvicinandosi senza parlare troppo ad alta voce. -Insomma… quei disgraziati!-
-Mi dica tutto per favore.- rispose la ragazza seria.
Se c’erano i Bricconieri di mezzo non erano mai buone notizie.
-Per catturare i Pokémon, pare che abbiano sistemato delle trappole a Mironda! Barili, gabbie o non so bene che. E non solo una, pare che ne abbiano sistemate ben tre! Non è terribile?-
-Sì, è veramente terribile.-
-Pichu!-
-Se penso che qualche Pokémon potrebbe finire intrappolato… Alessandra! Secondo me bisognerebbe fare a pezzi tutte le trappole qui a Mironda! Per te dovrebbe essere un gioco da ragazzi, vero?-
-Certo, lasci fare a me.-
-Allora mi affido a te! Le trappole sistemate da quei tipi a Mironda sono tre in tutto.-
-Saprebbe dirmi dove si trovano?-
-Se non sbaglio una è nei pressi del lago del giardino di quell’Antico maniero a nord di Diagonalia… un’altra in fondo alla Via di Mironda, alle spalle delle Rovine d’alba… e l’altra ancora credo si trovi ai piedi di un albero sulla Rupe pericolosa.-
-Grazie delle informazioni, comincerò subito a cercare.-
La Rupe pericolosa era il punto che la preoccupava di più, c’erano molte zone ripite e i Pokémon intrappolati rischiavano di cadere in mare.
Senza pensarci due volte attraversò la grotta che portava alla rupe, facendo attenzione a ogni dettaglio per trovare le trappole.
Purtroppo trovò anche dei massi a sbarrarle la via, e l’unico che poteva aiutarla era Entei.
Era da molto che non chiamava i Pokémon leggendari, e ancora si sentiva a disagio all’idea, ma c’era in gioco la sicurezza dei Pokémon, e poteva anche sopportare i loro rimproveri se avesse significato aiutarli.
-Ok, coraggio…-
Con fermezza disegnò il grafema di Entei evocandolo, e il Pokémon comparve davanti a loro avvolto dalle fiamme.
-Abbiamo… abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ci sono delle trappole in giro, e non possiamo proseguire con questi massi.- disse di fretta Alessandra, cercando di mantenere il suo sguardo.
Entei avvicinò di poco il muso a lei.
-“Perché sei in difficoltà?”-
-Cosa? Perché ci sono i massi e…-
-“Non ci hai chiamati, per molto.”- asserì Entei severo, e Pichu ukulele istintivamente si fece da parte.
-Ora non è il momento…-
Non sembrava essere lei a deciderlo, e se voleva proseguire doveva parlargli.
-Io credevo… dopo quello che è successo alla nave… non so se sono più degna di chiedere il vostro aiuto.-
-“Perché credi abbiamo scelto te, per consegnare i nostri grafemi?”-
-Perché ero forte?- chiese lei incerta, e il Pokémon scosse il capo.
-“Perché ami i Pokémon e le persone. Perché vuoi proteggerli, e il tuo cuore è puro. Non sono le tue vittorie a renderti degna, ma i tuoi principi.”-
Alessandra non seppe come rispondere, rimase lì immobile, a fissarlo sentendo il macigno nel petto alleggerirsi.
-“Impara a riconoscere il tuo valore da sola, senza che dipenda da altri, e raggiungerai grandi cose.”-
Inginocchiandosi Entei le permise di salire sulla sua schiena, una volta che fosse pronta. La ragazza impiegò qualche secondo per avvicinarsi, prima accarezzando il manto del Pokémon, poi salendo assieme a Pichu.
Le parole di Entei le rimbombavano in testa, in una nuova consapevolezza che si faceva strada dentro di lei.
Procedettero disintegrando i massi che gli sbarravano la strada, fermandosi quando videro a terra un piccolo barile rosso con delle sbarre a un lato.
-Deve essere quella.-
Bastava un Pokémon con una Mossa Taglio 1 per distruggerla, ma non ne aveva con sé e fu costretta a cercarne uno nei dintorni, trovando dei Combee poco più indietro.
Catturati i due Pokémon le bastò tornare indietro dove avevano trovato il barile, che con una mossa venne distrutto.
-Grazie Entei.-
-“Alla prossima, giovane amica.”-
Come era arrivato il Pokémon svanì in una coltre di fiamme.
-Pichu picchu! Pichu!-
Pichu ukulele sembrava entusiasta, e saltellava attorno ad Alessandra felice.
-Sì, anche a me ha fatto piacere rivederlo.-
Aveva avuto così tanta paura della sua reazione ai suoi fallimenti da non avere pensato che avrebbe potuto mostrarsi comprensivo. Si era creata da sola le proprie insicurezze, ma sentirlo rassicurarla in quel modo le diede la forza di pensare al futuro.
I Bricconieri potevano avere completato il loro incarico, ma non era ancora finita. Non importava quante altre volte avrebbero vinto, non si sarebbero mai arresi.
-Coraggio Pichu, pensiamo alla prossima trappola.-
-Pichu!-
-E penso che potremmo chiamare qualcun altro…-
Con un sorriso attivò l’applicazione dei grafemi, evocando stavolta Raikou.
-Ciao, è passato un po’.-
-“Troppo, stiamo combattendo i nemici dei Pokémon?”- chiese lui guerrigliero.
-Sì, hanno piazzato delle trappole. Dobbiamo distruggerle.-
Come Entei anche Raikou si inginocchiò permettendole di salire, e sfrecciarono a tutta velocità fino al Maniero di Amun, dove nei dintorni del lago di cui aveva parlato la signora c’era un’altra trappola.
Con l’aiuto di Combee venne subito distrutta, prima che un Pokémon potesse finirci dentro.
-Ne manca solo una.- disse soddisfatta la Ranger.
-“Muoviamoci allora.”-
Catturato un Grovyle con una Mossa Taglio 2 proseguirono verso Via Mironda, trovando l’ultimo barile poco dopo il tempio.
-Ottimo, non dovrebbero essercene più. Andiamo ad avvertire la signora.-
-Pichu!-
In un battibaleno era già tornati indietro, e la signora li aspettava con un sorriso sulle labbra.
-È tutto risolto signora, ho distrutto le trappole.-
-Alessandra, grazie per aver fatto a pezzi le trappole! Me ne sono accorta solo ora, ma usare un’espressione come fare a pezzi…. Non è certo da signora!-
-Ahah, non si preoccupi.-
A Diagonalia sembrava non esserci più bisogno di qualcuno che avesse bisogno di aiuto, perciò andò a Cocona per terminare il giro, trovando nel sentiero dopo la casa di Raimondo una giovane ragazza dai capelli arancioni, che parlottava tra sé e sé.
-Che fare? Questo è un bel problema.-
-Va tutto bene?- chiese Alessandra avvicinandosi.
-In verità ero venuta per un picnic e… visto che faceva bel tempo, mi sono appisolata. Appena ho riaperto gli occhi, i quattro pezzi di pane avanzati erano spariti. Credo che dei Pokémon qui nei paraggi li abbiano divorati. Non sarei preoccupata se si fosse trattato di pane comune… ma devi sapere che adoro il cibo piccante…-
-Oh oh.- intuiva già cosa stesse per dire.
-E quindi mi ero portata dietro… nientemeno che del pane al peperoncino! Ascolta, Alessandra. Mi chiedo se i Pokémon che hanno mangiato il mio pano abbiano la lingua in fiamme… se notassi che stanno soffrendo, potresti aiutarli per favore?-
-Certo, farò un rapido giro nei dintorni.-
-Ti accompagnerò dove credo che si trovino i Pokémon. Ultimati i preparativi, vieni a parlarmi!-
-Possiamo già andare allora.-
-Ottimo allora, seguimi. Mi raccomando, confido in te.-
Facendosi strada lungo il sentiero la ragazza la portò nei pressi del fiume poco distante da lì, guardandosi attorno con apprensione.
-I Pokémon dovrebbero essere qui nei paraggi. Erano avanzati in tutto quattro pezzi di pane. Quindi, credo che siano quattro i Pokémon sofferenti. Non credo che un Pokémon da solo sia riuscito a mangiarli tutti e quattro. Visto che è successo tutto per colpa mia, aspetterò qui tutto il tempo. Se decidi di interrompere l’incarico, vieni pure a parlare con me.-
-Tranquilla, non dovrei metterci molto.-
Doveva solo trovare dei Pokémon che avessero l’aria di stare soffrendo, e vicino al ponte che collegava le due sponde un Mothim sembrava corrispondere alla descrizione.
Era molto agitato e fu lui stesso a inseguirla per iniziare la cattura, crenando fin da subito dei nuvoloni di veleno viola per ferirla. Si vedeva chiaramente stesse soffrendo, e al termine della cattura Alessandra si sbrigò a dargli un po’ di latte che la ragazza aveva portato.
Dopo il ponte c’era anche un altro Pokémon nelle sue stesse condizioni, solo che invece che essere infuriato era solo dolorante e spaventato.
Quando la Ranger si avvicinò allo Stunky questo fuggì via, e le ci volle un po’ per riuscire ad acchiapparlo. Anche a lui diede un po’ di latte, e quella corsa almeno le aveva permesso di notare un Bibarel che come lui scappava.
Vista la stazza che lo rallentava fu un po’ più semplice raggiungerlo, e la cattura si concluse senza alcun danno, tuttavia per portarlo con sé dovette liberare Rampardos, Golem, Primeape, Kirlia e Marshtomp.
Rimaneva solo un Pokémon da trovare, e un piccolo Gible nei dintorni dava l’idea di essere quello che cercava.
Era in stato di agitazione e ad inizio cattura cercò di ferirla con dei morsi, lanciandole contro del fango per rallentarla. Fortunatamente non ci riuscì, e con lui tutti i Pokémon che avevano mangiato il peperoncino erano stati calmati.
La ragazza vedendoli sorrise sollevata. -Grazie mille! Senza il tuo intervento… mi sarei sentita per sempre in colpa a mangiare cibo piccante. Grazie a te adesso potrò mangiare piatti piccanti senza rimorso, quando ne avrò voglia. Che ne dici, ti va di assaggiare qualcosina la prossima volta? Ad esempio il pane al peperoncino in versione extra-piccante.-
-Ehm, grazie, sto bene così. Non reggo molto il piccante.-
In verità aveva svolto l’incarico più per i Pokémon che per la sua voglia di piccante, ma non importava.
Riprendendo a correre sfrecciò superando la casa di Otello, e anche a Cocona la situazione sembrava essere tranquilla.
-Bene, il giro di pattuglia è finito. Possiamo andare a fare rapporto a Raimondo.-
-Picchu pichu!-

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Appena la Ranger e Pichu entrarono in casa di Raimondo vennero accolti dal sorriso dell’uomo e di Martino, che li aveva preceduti di poco, e da un breve cenno del capo di Lucia, che sembrava indaffarata con alcuni libri.
-Bentornati!- disse Raimondo allegro. -Allora, com’è andata? Non sembrate molto soddisfatti, soprattutto tu Martino. Hai una faccia cupa.-
-Siamo riusciti a proteggere Moltres dai Bricconieri… ma c’è una cosa che proprio non riesco a capir.-
-Di cosa si tratta?-
-Praticamente…-
Martino spiegò brevemente loro la situazione, mentre Alessandra prese un bicchiere d’acqua per Pichu.
Sapeva già come erano andate le cose, e non aveva voglia di sentirsi in colpa per via del malumore del collega.
-Quindi i Bricconieri hanno solo risvegliato Moltres senza però nemmeno tentare di catturarlo?- riassunse Raimondo al termine della spiegazione. -In effetti è un comportamento alquanto anomalo… deve sicuramente esserci un qualche motivo dietro.-
-Stando a quanto ha detto uno dei Bricconieri, il prossimo bersaglio sarà Articuno.- continuò Martino, e Raimondo spalancò gli occhi.
-Articuno?! Un altro Pokémon leggendario… non ho mai visto Articuno, ma ho sentito dire che si trovi da qualche parte qui a Oblivia immerso in un lungo sonno. Di dove sia questo posto, però, non ne ho la più pallida idea.-
-Un indizio su dove si possa trovare Articuno si trova proprio in questa stanza.- si intromise Lucia. -Per di più, molto vicino a tutti noi.- disse guardando davanti a sé.
-Eh? I fiori che stanno sopra questo tavolo? Che legame avrebbero con Articuno?- chiese confuso il marito.
-Ma no! Non sono i fiori! L’indizio… è sotto di noi!-
-Questo tappeto?- tentò ancora l’altro.
-Proprio così. Me l’hai comprato tu quando ci siamo trasferiti qui a Oblivia.-
-È vero! L’ho comprato al Residence Acqua, a Solfonia. Non capisco però, che cosa c’entra questo tappeto con Articuno?-
-Ma come, te lo sei dimenticato proprio tu che l’hai comprato?- lo rimproverò Lucia, sbuffando. -Spostiamo il tavolo, così possiamo vedere meglio il tappeto.-
-Va bene. Alessandra, aiutami, però.- chiese gentilmente Raimondo.
-Eccomi.-
-Uno, due, tre, ora!-
Il tavolo era piuttosto pesante, visto era di legno massiccio, ma alla fine riuscirono a spostarlo contro la parete, rivelando il tappeto turchese sul quale era raffigurato un Pokémon dalle ali spalancate.
-Ma questo è… Articuno!- disse Martino sorpreso.
In Raimondo sembrò accendersi finalmente una lampadina. -Ah, ma certo! Adesso ricordo! L’immagine di Articuno che c’è su questo tappeto si tramanda da tantissimo tempo a Solfonia. Almeno questo è quanto disse l’artigiano da cui lo comprai.-
-Esatto. Mi sembra un indizio su dove possa trovarsi Articuno, no?- sorrise Lucia.
-Forse l’artigiano che ha fatto questo tappeto saprà dirci qualcosa riguardo ad Articuno.- annuì Raimondo, guardando poi i due Ranger. -Vorrei che volaste fino al Residence Acqua per parlare con l’artigiano che ha fatto questo tappeto.-
-Il Residence Acqua si trova a Solfonia ed è una bellissima città di villeggiatura.- spiegò Lucia.
Martino sembrava avere ritrovato il proprio ottimismo con questa notizia. -Ci pensiamo noi! Ah! Però… il mio Styler si è rotto e inoltre… ho paura che il mio Staraptor sia troppo stanco per ripartire subito…-
-Questa non ci voleva. Lo Styler lo può riparare Patty in quattro e quattr’otto, ma il problema è il tuo Staraptor…- sospirò Raimondo. -Anche volendo catturarne un altro… chissà perché ultimamente da queste parti non se ne vedono più.-
-Raimondo! Ci sei!-
Senza aspettare risposta Otto entrò in casa interrompendo il discorso, e sembrava essere di fretta.
-Otto, che c’è, che succede?- chiese Raimondo preoccupato.
-Ho visto quei furfanti dei Bricconieri entrare nel magazzino di Campo Tam Tam. Ma c’erano così tanti uomini di guardia che non ho potuto avvicinarmi.-
-In quel magazzino abbandonato? Che strano… la cosa mi puzza un bel po’. Alessandra! Mentre Staraptor si riposa proviamo ad andare a vedere cosa sta succedendo al magazzino.-
-Va bene, andiamo subito.-
Se c’erano tanti Bricconieri di mezzo doveva essere una cosa importante.
-Martino, tu resta qui a prenderti cura di Staraptor. E per quanto riguarda il tuo Styler, ci penserà Patty a ripararlo.- aggiunse guardando il ragazzo, che annuì. -Il magazzino di Capo Tam Tam si trova prima del Ponte Otello. Forza, sbrighiamoci!-
-Alla Base radio ci penso io.- aggiunse Otto dileguandosi.
Era già passata molte volte vicino al ponte e aveva un’idea di quale magazzino stessero parlando.
Procedendo a sinistra della casa seguirono il sentiero muovendosi in direzione del Ponte Otello, costeggiando il fiume fino ad arrivare nei pressi del magazzino abbandonato.
Fino ad ora le porte erano sempre state chiuse, ma stavolta invece erano spalancate.
-È questo il magazzino di cui parlava Otto. Che strano, la porta è aperta…- commentò Raimondo.
-Entriamo e diamo un’occhiata.
-Pichu pichu!-
Tenendo gli Styler pronti i due Ranger e Pichu ukulele superarono l’ingresso, trovando uno stanzone pieno di polvere, con numerosi botti e cassoni ammucchiati alle pareti, e al centro era stata messa una gigantesca gabbia rossa, dalla quale provenivano alcuni versi.
Davanti alla porta c’era un Bricconiere.
-E per finire chiudiamo la chiave… perfetto!-
-Dire a voce ogni frase del proprio lavoro è un buon metodo per non sbagliare.- disse Raimondo.
Il Bricconiere annuì. -Eh sì, è proprio vero. A volte basta un attimo di distrazione per sbagliare qualcosa.-
Voltandosi il suo buonumore svanì non appena riconobbe i due intrusi. -Cosa?! Pokémon Ranger?! E siete in due per di più!-
-Rispondi! Cosa ci fate voi Bricconieri in questo posto?- tuonò Raimondo.
L’altro era decisamente nel panico.
-Beh… dunque… come dire… praticamente… accidenti, che faccio adesso? Ho trovato!-
Attivando il proprio guanto della sottomissione richiamò a sé un Pokémon voltante protetto da una corazza rossiccia, che atterrando vicino ad Alessandra diede il via alla cattura, puntandola all’istante con una serie di colpi che lasciarono una scia di fuoco dietro di sé.
Era evidentemente agitato, e questo ne influiva la velocità, tanto che schiavarlo riempiva la maggior parte del tempo della ragazza.
Solo quando arrivò Pichu ukulele a suonare riuscì a calmarlo, terminando la cattura in una manciata di minuti.
Il nome del Pokémon era Ledian, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Distruzione 3”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”.





Il Bricconiere vedendo il Pokémon scappare sbiancò completamente.
-Arrivederciii!-
Se c’era una cosa in cui erano bravi era fuggire, e così l’uomo si allontanò lasciando i Ranger soli, non importava però. Bisognava scoprire cosa nascondesse la gabbia.
-Alessandra, riesci a rompere questa gabbia?-
-Ci vogliono due Pokémon con una Mossa Taglio 2, non ne ho nessuno con me. Devo andare a cercarli.- spiegò la ragazza correndo all’esterno.
Ricordava ci fosse un Ivisaur nel piccolo spiazzo di terra sotto di loro, e infatti ne trovò uno che stava prendendo il sole accanto all’acqua.
Le dispiacque disturbarlo ma aveva bisogno del suo aiuto, e assieme a lui fortunatamente c’era anche un Pelipper. Entrambi avevano la Mossa di cui aveva bisogno, e sollevata di essere stata veloce la Ranger tornò subito all’interno del magazzino, dove Raimondo la stava aspettando.
-Ivisaur, Pelipper, per favore pensateci voi!-
Piazzandosi davanti alla porta Pelipper creò un mini-tornado che scaraventò contro la porta, e Ivisaur usò delle liane per il colpo finale.
L’ostacolo andò in frantumi, e dall’interno della gabbia uscirono un branco di Staraptor.
-Ecco perché ultimamente non si vedevano Staraptor in giro!- esclamò Raimondo. -Li avevano rinchiusi qui per evitare di avere Ranger in giro per i cieli a intralciare i loro piani!-
-Ehi ragazzi, state bene?- chiese gentilmente la ragazza accarezzando il muso di uno dei Pokémon, ma questi erano così felici di essere stati liberati che non si fermarono a lungo, sfrecciando per i cieli di Oblivia.
-Ora gli Staraptor potranno aiutarti di nuovo in qualsiasi parte di Oblivia. Alessandra, devi andare al più presto a Solfonia al Residence Acqua. Forza, torniamo a casa mia!-
Correndo sollevati vedendo i Pokémon volare sopra di loro i due Ranger raggiunsero casa di Raimondo, dove Martino e la famiglia li stavano aspettando.
-Cos’è successo?- chiese il ragazzo preoccupato, vedendoli arrivare così presto.
-Abbiamo scoperto perché non c’erano più Staraptor in giro. I bricconieri li avevano rinchiusi in una gabbia nel magazzino abbandonato, ma li abbiamo liberati.- spiegò Alessandra sorridendo.
-Meno male! Quindi gli Staraptor ora sono liberi! Grazie per averci fatto riposare un po’. Ora sia io che Staraptor siamo in perfetta forma!-
-Bene, perché dovremmo partire alla svelta.- rispose la collega.
-Forza, Staraptor! Andiamo al Residence Acqua!-
-Dopo quello che è successo agli Staraptor, è meglio che io me ne stia qui di pattuglia. Ad Articuno pensateci voi!- disse Raimondo.
-Farò anch’io del mio meglio per essere di aiuto!- esclamò Patty.
-L’isola di Solfonia, su cui si trova il Residence Acqua, è a nord di Regiobaleno e pare sia l’isola più grande di Oblivia. Me l’ha detto Lucia poco fa.- spiegò Martino.
-Bene, non dovrebbe essere difficile da trovare.- rispose la ragazza uscendo, trovando già uno Staraptor poco distante dalla casa.
-Per andare al Residence Acqua dobbiamo innanzitutto trovare uno Staraptor.- borbottò Martino alle sue spalle. -Oh! Ma siamo fortunatissimi! Guarda, ce n’è uno proprio lì!-
-“Gli Staraptor sono tornati a volare in questa regione. Se si cattura uno Staraptor sarà possibile volare in cielo sul suo dorso.”- intervenne lo Styler.
-Niente di più facile.-
Emozionata per la possibilità di tornare a volare ancora Alessandra raggiunse il Pokémon, catturandolo in un battito di ciglia e aggiornando i suoi dati. Accanto al nome comparvero le scritte “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Volo”, “Lancia delle potenti trombe d’aria in direzione dell’avversario.”





-Bene, siamo pronti.- sorrise avvicinandosi al Pokémon, che la lasciò salire sul suo dorso.
-Pichu picchu!-
-Vieni Pichu. Tieniti forte.-
La Ranger sistemò il piccoletto tra il collo dello Staraptor e il suo stomaco, in modo non rischiasse di scivolare.
-Sarà fantastico, vedrai.-
Al primo cenno lo Staraptor spiccò il volo, e Pichu si aggrappò all’amica spaventato, lei invece proruppe in una risata cristallina.
Quando raggiunsero le nuvole, superando il primo strato, si sentì a casa.
Nel cielo c’era solo pace, e ogni cosa era perfetta.
Purtroppo lo Styler rovinò quel momento con l’ennesima delle sue spiegazioni.
-“Ecco come volare con Staraptor. Sposta il baricentro per volare in avanti. Inizia la cattura avvicinandoti a un Pokémon. Quando ti avvicini ad un luogo dove è possibile atterrare, appare il nome del luogo nello schermo dello Styler. A quel punto dai il comando a Staraptor per atterrare. Tocca l’icona in basso a destra nello schermo dello Styler per visualizzare l’elenco dei luoghi. Tocca il menu del luogo dove desideri andare e il gioco è fatto. Iniziare a far pratica di volo libero.”-
Volare era decisamente intuitivo, e ormai lei l’aveva fatto talmente tante volte che quasi sentiva di avere le ali al posto delle braccia, o almeno le sarebbe piaciuto.
Era comunque passato un po’ di tempo dall’ultima volta aveva volato, perciò partì con calma, per non spaventare il povero Pichu che le si era aggrappato con tanto di unghie.
-Stai tranquillo, andrò piano.- disse per rassicurarlo, indirizzando Staraptor verso alcuni Pokémon che volavano tra le nuvole.
La velocità di ciascuno variava in base a molti tratti, tra cui l’età, il sesso e la stazza, perciò difficilmente avrebbe potuto catturarne qualcuno di molto veloce al momento, ma non aveva fretta.
Riconobbe in lontananza un Pidgeotto, e riuscì a raggiungerlo iniziando la cattura.
Il Pokémon approfittava delle nuvole per svanire e nascondersi, ma non poteva scappare e lo sapeva.
Creò dei mini tornato per infastidirla, senza ottenere alcunché.
Vide anche un altro Pokémon, molto più grande e dalle piume di un colore metallico, che si rivelò fin troppo veloce e non riuscì a raggiungerlo.
-Ti stai divertendo?-
Martino era partito dopo di lei, dandole il tempo di rilassarsi, ed era in sella al suo fidato Staraptor.
-È bellissimo tornare qui.-
-Ci sei stata neanche un paio d’ore fa ahah, ma capisco cosa intendi.-
-Lì non contava. Ero in un inseguimento.-
-Vero vero. Allora, com’è il cielo?- sorrise il ragazzo.
-Perfetto.-
-Come sempre. Coraggio, andiamo a Solfonia.
Grazie alla mappa sullo Styler non fu difficile orientarsi. Il mare sotto di loro era gigantesco, e l’isola che cercavano era decisamente più grande rispetto alle altre.
-L’isola di Solfonia, su cui si trova il Residence Acqua, è proprio qui sotto!- disse Martino preparandosi ad atterrare, fermandosi all’improvviso. -C’è qualcosa che vola ad altissima velocità lontano nel cielo!!!-
Era vero, c’erano due Bricconieri che stavano inseguendo un Pokémon, lo stesso che settimane prima Alessandra aveva visto e che Occhiorosso aveva cercato di catturare.
-Non ci scappa! Dovrai pagarla per aver fatto finire in mare i nostri compagni!- urlò uno dei Bricconieri.
-Non sono molti i Pokémon che sono riusciti a sfuggire ai nostri Dadavolani!-
-“I sensori indicano che potrebbe trattarsi di un Dadavolante. Rilevati due Dadavolanti. Rilevata anche la presenza di un Pokémon. Il Pokémon sembra essere… Latias.”-
La notizia dello Styler sconvolse Martino. -Cosa?! Latias, il Pokémon leggendario?! Sta succedendo qualcosa di grosso allora! Forza, inseguiamoli!-
-Oblivia sta riservando sempre più sorprese.- annuì l’amica, spronando gli Staraptor ad aumentare la velocità.
I due Bricconieri erano sempre più vicini a Latias.
-Fossi in te non volerei con così tanta tranquillità! Pensi di potertela ancora prendere comoda, eh?-
Latias non sembrò apprezzare il commento dell’uomo, e si distanziò dai due senza alcuna difficoltà.
-Ehi! Che fai? Hai deciso di fare sul serio?!-
Prima che potessero dire altro il Pokémon era già scomparso tra le nuvole, e a loro era rimasto un pugno di mosche.
-Non ho mai visto nessun Pokémon volare così abilmente!-
-Nemmeno i nostri Dadavolanti, per quanto moderni, possono andare così veloci!-
-Che rabbia non riuscire a vendicare i nostri compagni! Dobbiamo trovare qualcosa su cui sfogarci!-
-Ehi, voi!-
Martino era il più vicino tra i due Ranger, e raggiunse i Bricconieri, che voltandosi rallentarono vedendo anche Alessandra arrivare.
-Oh! Perfetto! Ora abbiamo qualcuno su cui sfogare tutta la nostra frustrazione!-
-I nostri Pokémon vi mostreranno la nostra rabbia!-
Latias non era lì, e dal modo in cui quei due parlavano era chiaro cosa fosse successo.
-Alessandra! Fa’ attenzione! Sta arrivando qualcosa! Ci pensi tu, ok?-
-Ma certo!-
Dei Pingull sbucarono tra le nuvole creando delle grandi bolle contro Alessandra, che li evitò però senza alcuna fatica riuscendo a catturare i Pokémon con una linea ciascuno.
Solo l’arrivo di un branco di Pelipper la colse alla sprovvista, e approfittandone uno di loro creò un mini tornato proprio davanti alla ragazza, colpendola in pieno facendole perdere tre punti nell’energia.
L’urto l’aveva scombussolata, ma non era la sua preoccupazione.
-Pichu! Staraptor! Come state?!-
-P-piccu-pichu…-
Anche Pichu ukulele era un po’ frastornato, ma niente di grave, e Staraptor pure.
-Scusatemi, farò molta più attenzione.-
Con gli altri Pelipper che arrivarono la ragazza procedette con molta più cautela, riuscendo a catturarli evitando altri danni.
Martino era ancora con lei, e i due Bricconieri erano paonazzi dalla rabbia.
-È Latias che si è scagliato contro di noi senza nessun motivo! Che c’è di male a volerla punire?!-
-Un Pokémon così in cielo è solo una grossa seccatura! E poi svolazza su e giù come se volesse farsi beffa di noi!-
-Andatevene subito!- tuonò Alessandra furiosa, spaventandoli a tal punto che fuggirono immediatamente.
-Stavano inseguendo Latias anche la prima volta che li abbiamo incontrati nei cieli di Oblivia…- osservò Martino. -Ricordi?-
-Sì, non può essere una coincidenza.-
-Chissà perché hanno detto che è una grossa seccatura… comunque sia, ora dobbiamo andare al Residence Acqua. Forza, portaci lì, Staraptor!-

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Solfonia era bellissima, un’ampia cittadina dall’architettura vivace aperta sul mare, circondata da un muretto turchese e dalla piazza in mattoni dove gente e Pokémon passeggiavano sereni.
Il vento soffiava energico e sembrava quasi impossibile i Bricconieri potessero arrivare in un luogo tanto pacifico.
-Questo dev’essere il porto del Residence Acqua.- disse Martino guardandosi attorno, quando una voce li accolse.
-Vi stavo osservando!-
I due Ranger si voltarono allarmati, temendo di trattasse di un Bricconiere, ma era solo una giovane ragazza dai capelli biondi e gli occhi castani, vestita con un abito bianco e con un cappello dalla cima azzurra.
-Che spettacolo vedervi combattere in cielo! Eravate un tutt’uno con i vostri Staraptor, che invidia! Anche a voi piacciono i Pokémon uccello?- chiese con un luccichio negli occhi.
-Sì.- annuì Alessandra.
-Proprio come pensavo!- canticchiò l’altra allegra, rivolgendo lo sguardo al cielo. -Fin da bambina non facevo altro che guardare il cielo. Così facendo, un giorno mi sono accorta che potevo condividere i miei sentimenti di amicizia con i Pokémon uccello.-
-Veramente? Caspita, non è una cosa da poco.- disse la Ranger colpita.
C’erano casi in cui delle persone riuscivano a stabilire un contatto emotivo con dei Pokémon senza l’aiuto di uno Styler, ma era piuttosto raro.
-Mi sono così commossa a vedervi volare sui vostri Staraptor che voglio presentarvi i miei amici volanti!-
Dalla tasca dell’abito la ragazza raccolse un particolare flauto azzurro con un’elica sulla punta, e suonandolo questa produsse un vento talmente forte da farle muovere le code del cappellino.
Tre Pokémon risposero al suo richiamo, scendendo verso di lei e volteggiando sopra il pelo dell’acqua.
-Amici! venite a conoscere questi due Ranger volanti!-
-Ah! Sono i Pokémon che abbiamo incontrato prima in cielo!- esclamò Martino.
-Grazie per essere venuti! Potere andare ora.-
Salutando i tre e Pichu ukulele i Pokémon volarono via, sotto lo sguardo sorpreso dei Ranger.
-Sappiate anche che i Pokémon che catturate in cielo verranno tutti qui da me. Se volete che qualcuno di loro venga con voi non avete che da chiedere.-
-Wow, grazie.- sorrise Alessandra.
-Dici davvero? Se avremo bisogno di qualche Pokémon volante verremo subito a chiedere a te allora!- aggiunse Martino. -Grazie mille!-
-Non fate complimenti e venite pure quando volete! Ah, a proposito. Io mi chiamo Alia. Visto che nome? Riflette in pieno la mia passione per i Pokémon uccello! Piacere di conoscervi!-
-Il piacere è nostro, io sono Alessandra, lui è Martino e questo è Pichu ukulele, il mio Pokémon compagno.-
-Picchu!-
-Piacere piccolo pichu, sei veramente adorabile.- sorrise Alia accarezzandolo. -Benvenuti a Solfonia! Questo è il Residence Acqua, la città laguna!-
-Grazie, speriamo di rivederci presto.- la salutò Martino allontanandosi.
La strada proseguiva direttamente alla loro sinistra ma prima di andare avanti Alessandra volle controllare anche due brevi strade a destra, entrambe interrotte sul mare ma dove passeggiavano dei Pokémon che non aveva mai visto.
Uno aveva il manto grigio e camminava su due zampe reggendosi la coda, tinta di verde in punta, che durante la cattura usò per lanciare contro la ragazza delle sfere di vernice, che una volta evitate rimasero a terra per qualche secondo fungendo da ostacolo.
Il suo nome era Smeargle, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





-Ehi, bella cattura.- le disse un pescatore poco distante.
-Grazie, bella giornata eh?-
-Fantastica! Quasi quasi anch’io quando vado in pensione mi trasferisco a Solfonia… così potrò passare tutto il tempo pescando dalla mattina alla sera!-
Salutandolo la Ranger andò a controllare anche il secondo sentiero, venendo fermata poco prima da un anziano signore che la chiamò gentilmente. -Ehi, siete dei turisti vero? Quelle cose che volano in giro per quest’isola facendo da-da-da-da… caspiterina… ma cosa saranno mai? se avessi saputo che c’era tutto questo fracasso… non mi sarei mai trasferito qui!-
Confusa la ragazza guardò in cielo, senza vedere nulla.
-A me sembra piuttosto calmo…-
-Oh, vanno e vengono. Vedrai!-
Confusi i due passarono avanti, trovando un piccolo Pokémon rosa simile a un cagnolino dalle orecchie nere, che rivelò avere un bel caratterino quando la ragazza provò a catturarlo e generò attorno a sé un’onda di energia.
Il suo nome era Snubbull, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





In fondo alla strada era rimasto solamente un Pokémon, simile a uno Snubbull ma molto più grande, dalla pelliccia viola e le mandibole enormi.
Come Alessandra si aspettava si rivelò altrettanto aggressivo, attaccandola con le stesse onde d’urto ma aggiungendoci subito dopo un morso. Fortunatamente la Ranger riuscì a evitare ogni attacco, e con l’aiuto di Pichu riuscì a catturarlo facendo passare lo Styler al livello ventotto, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza.
Il nome del Pokémon era Grandbull, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 3”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





-Oh, ho accumulato un po’ di Punti Ranger. Sarà meglio sistemarli.- disse controllando il menu della Personalizzazione, trovandone 179.
Mise cinquanta punti nella Forza latente, ottanta nella Carica e trenta nella Potenza.
Ora le statistiche dello Styler erano:

Energia dello Styler 79
Potenza dello Styler 115
Linea Liv. 2
Riduzione del danno 0%
Velocità di carica 1,33
Fattore di recupero 1
Forza latente 20%
 
Era piuttosto soddisfatta, anche se più avanti avrebbe cercato di equilibrare anche le statistiche a cui aveva prestato meno attenzione.
Assieme a Pichu e Martino proseguirono lungo una breve scalinata che li condusse in una zona ben più trafficata della città, con delle bellissime case in legno dai tetti colorati e degli stretti canali dove l’acqua scorreva limpida. Tutte le strade erano collegate a un’ampia fontana con attorno dei vasi di gigli turchesi.
-Questo posto è stupendo! Sembra proprio un villaggio vacanze!- disse Martino.
Non ebbero però il tempo di guardarsi attorno che vennero accolti da un’anziana signora vestita con un abito rosso, una camicia bianca e dei vivaci capelli viola.
-Ehi, voi due! Ma che abbigliamento eccentrico! È quella l’ultima moda tra i giovani della città?-
-Questa? È l’uniforme dei Pokémon Ranger!- spiegò Martino.
-Capisco, quindi voi siete dei Pokémon Ranger? Così giovani e siete già dei Ranger? Complimenti!-
-Grazie signora.- rispose Alessandra.
-Il vostro piccolo amico poi, con quel suo ukulele sulle spalle è perfetto per questa città di mare!-
-Pichu!-
Contento del complimento Pichu la ringraziò strimpellando qualche nota.
-Ma che bella melodia! Mi sento più serena adesso! Questa zona si chiama Residence Acqua. Qui vengono a vivere tutti quelli che, stanchi della vita di città, sono alla ricerca di tranquillità e tempo libero. Anch’io sono una di loro! E voi Ranger, cosa siete venuti a fare qui al Residence Acqua?-
-A dire il vero… siamo venuti a cercare un artigiano che fa tappeti.- spiegò Martino restando sul vago.
-Siete nel posto giusto allora. Ce n’è uno in questa città. I disegni dei suoi tappeti sono forse un po’ troppo tradizionali ma la qualità è ottima.-
-E dove si trova questo artigiano?- chiese Martino.
-È proprio qui vicino. Camminate verso ovest e troverete un edificio dimesso, molto diverso da tutti gli altri edifici di questo posto. È lì che lavora l’artigiano che cercate.-
-Grazie mille! Ah, a proposito, possiamo sapere il tuo nome?-
-Mi chiamano Vanessa.-
-Molto piacere, noi siamo Alessandra e Martino. Grazie ancora per l’aiuto.- disse la ragaza.
-Non c’è di che, e ancora benvenuti.-
Effettivamente non era difficile capire a quale edificio si riferisse, tra tutti gli altri ben tenuti era quello che saltava di più all’occhio.
I muri in mattoni erano ricoperti in buona parte ci muschio e c’erano alcune crepe che ne mettevano in discussione la stabilità, lo stesso tetto aveva perso le tegole ed era composto solo da delle assi di legno, alle sue spalle erano poi accumulati vari cassoni e barili di legno.
-Beh, direi è questo.- disse Alessandra facendo un passo avanti. La porta era già aperta, ma bussarono comunque.
-È permessooooo?! C’è nessunooooo?- urlò Martino una volta entrati.
Almeno l’interno non era malridotto come l’esterno: i muri erano sati verniciati con una tonalità pervinca, con vari mobili che contenevano rotoli di seta e filo, e ogni attrezzo era relativamente in ordine.
-Non c’è nessuno qui. l’artigiano dev’essere uscito.- intuì alla fine il ragazzo, vedendo erano soli, qualcosa però catturò la sua attenzione. -Ehi, guarda! C’è un altro tappeto con raffigurato Articuno! Che facciamo? Dobbiamo aspettare che l’artigiano torni… per il momento usciamo di qui.-
-Sì, non credo possiamo fare altro.- annuì l’amica seguendolo.
-Come lo troviamo adesso? Andiamo in giro per la città gridando a squarciagola: “maestro dei tappetiii”?-
-Oh, e voi chi siete?-
Sembrava che l’urlo di Martino fosse servito ad attirare l’attenzione di qualcuno, e con grande sorpresa da parte della ragazza era il dottor. Edo, conosciuto a Cocona.
-Ehi! Per caso sei tu il Maestro dei tappeti?- chiese Martino speranzoso?-
-Pichu!-
-No, mi dispiace. Io sono un medico.- rispose l’uomo scuotendo la testa. -Il Ranger al tuo fianco lo conosco già. Ci siamo visti sia a Cocona che a Diagonalia.-
-Piacere di rivederla.-
-Conosci questo signore, Alessandra?-
-Sì, è molto rispettato a Cocona.-
-Mi chiamo Edo. Piacere di conoscerti.-
-Piacere mio, Edo. Scusa per prima, pensavo fossi la persona che stiamo cercando.-
-Non ti preoccupare. Qui al Residence Acqua ci sono quasi solo anziani. In quanto medico, giro di casa in casa per prendermi cura di loro.-
-Un presagio, un presagio!!! Un presagio di eventi funesti!-
Qualcuno nella piazza stava urlando terrorizzato, e voltandosi i tre videro un signore anziano correre via dalla strada a nord, venendo raggiunto da altre due persone preoccupate.
-Cosa? Un presagio di cosa?- chiese una donna avvicinatasi.
-Un presagio! PRESAGIO! Stavo passeggiando e mi sono fermato vicino al fiume quando all’improvviso ho visto Suicune correre agitato sull’acqua! Ho chiuso gli occhi dalla paura e senza rendermene conto ho iniziato a cantare la nenia di Suicune. Largo il fiume, chi lo salterà? Si faccia avanti chi provar vorrà. Mosse le acque, che paura fa! Nessuno mai saltarlo potrà. Ma cosa dici, senti un po’ qua! Se viene Suicune, sul fiume ci va. L’Eroe in groppa, sul fiume ci va. Quando ho finito di cantare ho riaperto gli occhi, ma Suicune non c’era già più.-
-Non è possibile! Suicune protegge fin dall’antichità le Rovine del canale. È impossibile che si sia allontanato da quel posto!- rispose la donna incredula.
-È proprio per questo che vi sto dicendo che è un presagio funesto!-
-Beh, se ti preoccupa così tanto perché non chiedi a Ennio? Lui sa tutto su Suicune! Oggi ha detto che non gli andava di stare a lavorare sui tappeti e se n’è andato alle Rovine del canale nei pressi del fiume.-
Involontariamente i Ranger avevano ascoltato tutto, e la conversazione si era rivelata molto più interessante del previsto.
-Quindi il maestro dei tappeti si chiama Ennio! E ora si trova nei pressi del fiume, alle Rovine del canale! Se è vero quello che ha detto quel vecchietto… Suicune potrebbe essere in pericolo!- esclamò Martino.
-Ho sentito dire che le Rovine del canale sono un posto dove è meglio non andare. È un posto strano. Sembra che anche se è bel tempo dalle altre parti lì alle rovine, per qualche motivo, piova sempre. Fate molta attenzione se avete intenzione di andarci!- li avvertì il dottor Edo.
-Grazie, faremo attenzione!- rispose Martino. -Forza Alessandra, andiamo!-
 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Procedendo a nord della cittadina i due Ranger e Pichu ukulele si spostarono verso una zona decisamente meno abitata della precedente, ma non per questo meno splendida.
Attraversato un ponte sotto cui scorreva un fiumiciattolo si alzava davanti a loro un’alta montagna verdeggiante, dove una fresca brezza soffiava muovendone le foglie.
-Caspita, verrei in vacanza qui.- sospirò Martino guardandosi attorno.
-Ci sono anche dei Pokémon che non ho mai visto.-
Davanti a loro ad esempio ce n’era uno che somigliava a un Pikachu, solo di una tonalità più arancione e con la saetta sulla coda più pronunciata.
Non riuscì a resistere alla tentazione di avvicinarsi, trovandolo leggermente più veloce nei movimenti rispetto a un Pikachu, e quando l’attaccò fece piombare dal cielo una serie di fulmini che colpirono randomicamente il terreno. Per schivarli le bastò fare attenzione ai punti in cui si formavano delle piccole scintille di elettricità, e ultimò la cattura senza altri attacchi.
Il suo nome era Raichu, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 4”, “Ricarica l’energia dello Styler.”.





-Wow, questo in caso di bisogno sarebbe veramente utile.-
Di fronte ai tre c’erano due strade, una che proseguiva a nord salendo per una scalinata scolpita nella roccia, spostandosi poi dentro la montagna, mentre una a sinistra procedeva nella vegetazione.
Vicino all’ingresso della prima c’erano anche uno Staraptor e un piccolo Pokémon verde con una rosa blu e una rossa al posto delle mani.
Interessata a quest’ultimo la ragazza si avvicinò per catturarlo, scoprendolo un vero peperino.
Come prima cosa creò attorno a sé una manciata di rampicanti contro cui per poco la Ranger non finì addosso, poi fece volare attorno a sé un fascio di foglie affilate in modo che il Disco di cattura non potesse avvicinarsi troppo.
Rimasero a fluttuare per un bel po’ e vedendosi in difficoltà Alessandra accettò felicemente l’aiuto di Pichu ukulele, che aumentò il livello dell’amicizia trasmessa fino a quando le foglie non svanirono, e a quel punto bastarono pochi cerchi per ultimare la cattura.
Il nome del Pokémon era Roselia, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





-Perfetto. Allora da che parte andiamo?- chiese Alessandra guardando tra le due strade.
Fu un uomo accanto all’ingresso nella montagna però a risponderle.
-A causa della forte tempesta di neve è impossibile proseguire oltre. A volte è ilmportante anche saper trovare il coraggio di arrendersi e tornare indietro!-
-Oh… emh… grazie?-
Era veramente strano come commento, però se la via era momentaneamente inaccessibile era inutile pensarci.
Anche una signora lì vicino disse la stessa cosa.
-Non state a sentire gli sproloqui di quel brontolone. Anzi, se vi interessa, poco fa una cosa simile ad un UFO è volata in direzione ovest.-
-Un UFO?-
L’espressione di Martino fu più che sufficiente, sapevano perfettamente dove andare.
Senza tergiversare oltre proseguirono lungo la strada stando ben attenti al cielo in caso ci fossero dei Dadavolanti, ma la loro corsa si fermò presto quando arrivarono davanti alla sponda del fiume, dove non c’erano ponti o altre strade.
-Ecco il fiume… forse Raikou riesce a saltare dall’altra parte.- commentò Martino.
-Sì, sarà sicuramente facile per lui.-
Annuendo Alessandra attivò la modalità grafema, evocando Raikou che comparve in raggio di luce.
-“… siamo nel territorio di Suicune. I nemici sono arrivati anche qui?”-
-Sì, dobbiamo assicurarci non stiano facendo del male a nessuno.- confermò Alessandra salendogli sulla schiena.
-“Perfetto. Tenetevi forte.”-
Con un solo salto Raikou riuscì a raggiungere l’altra sponda, sfrecciando lungo il sentiero arrivandone in pochi secondi al margine, saltando nuovamente arrivando lungo la strada che procedeva verso ovest.
-Certo che potevano fare qualche ponte.- commentò Martino mentre Raikou schivò un Pokémon che, travestito da innocua pianta, gli saltò addosso per attaccarlo.
Per evitare che ci provasse ancora Alessandra scese da Raikou avvicinandosi al Pokémon iniziando una cattura, e questo le lanciò contro un seme che appena toccò terra diventò una pianta di rovi.
Fu il suo principale attacco, anche se ogni tanto cercava di colpirla con delle raffiche di foglie, e purtroppo nel tentativo di tenere d’occhio sia lui che le piante Alessandra finì per fare scontrare il Disco di cattura con uno dei rovi, rompendo così la Linea di cattura e procurandosi un graffio sulla guancia.
Era piuttosto superficiale, e con la cattura del Pokémon lo Styler recuperò l’energia persa.
Il suo nome era Carnivine, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





-Ehi, cos’è quella cosa?-
Voltandosi nel punto indicato da Martino la Ranger notò una minuscola lastra scura piantata nel terreno, con tre sfere incise al fianco e un messaggio di Amun che recitava: Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa “le spesse nubi”.
-Ah, non è la prima volta che ne vedo uno.-
Purtroppo però non avevano tempo per preoccuparsene, e tornando in groppa a Raikou proseguirono lungo la strada, arrivando nuovamente in un punto spezzato dal fiume.
-Sul serio gente! Ponti!- esclamò spazientito Martino, quando un fischio attirò l’attenzione di tutti.
Alessandra fece spostare Raikou appena in tempo prima che un grosso Pokémon dalla corazza rosa precipitò dal cielo, rincorrendoli furioso.
-Caspita, i Pokémon qui sono proprio aggressivi.- commentò Alessandra lasciandolo avvicinare.
Come immaginava era in uno stato di agitazione, e fortunatamente per i primi secondi se ne tenne alla larga perché il Pokémon richiudendosi su sé stesso esplose come fosse una bomba, togliendosi rapidamente di dosso la cenere dell’esplosione.
Seguendola costantemente di tanto in tanto proruppeva in un’altra esplosione, ma bastava fare attenzione a quando i suoi occhietti sparivano per evitare i danni, e con l’aiuto di Pichu ukulele fu anche più semplice catturarlo.
Il suo nome era Forretress, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 3”, “Causa esplosioni tutto intorno a sé.”.





Un altro Forretress cadde dall’albero vicino facendo per raggiungerli, ma stavolta Raikou saltò dall’altra parte della sponda, evitando lo scontro.
La strada qui procedeva a sud, e su un cartello era scritto che a ovest c’erano le Cascate Argento e a sud le Rovine del canale, con l’aggiunta: “Rispettiamo la natura e le limitate risorse idriche!”.
Potendo solo proseguire a sud il gruppo si avviò, ma fatti un paio di metri iniziò improvvisamente a piovere
-È proprio strano. È bel tempo ovunque, ma qui piove. Questa dev’essere l’entrata delle Rovine del canale dove vive Suicune.- disse Martino guardandosi attorno.
-Pichu!!!-
Muovendo la zampina Pichu indicò poco più distante un giovane ragazzi dai capelli e gli occhi castani, facendolo notare anche a Martino.
-Oh! C’è qualcuno!-
Scendendo da Raikou per evitare il ragazzo si spaventassero i tre si avvicinarono, e l’altro li riconobbe subito.
-Conosco quella divisa… siete Pokémon Ranger, vero?-
-E tu per caso sei Ennio?- chiese Martino.
-No no, non sono io. Comunque, c’è un problema, Ranger!-
-Cosa succede?- chiese subito Alessandra.
-Qui vicino degli strani tizi che comandano dei Pokémon stanno lottando con Suicune!-
Erano già lì?
Stava senza dubbio parlando dei Bricconieri.
-Per caso quei tizi guidavano degli strani aggeggi volanti?- chiese Martino pensando la stessa cosa.
-Esatto! Erano una specie di grandi pentole con il manubrio! Non si sono nemmeno accorti di me e sono sfrecciati volando a ovest lungo il fiume! Ennio li ha subito inseguiti per cercare di fermarli…-
-Come temevo! Sono ancora i Bricconieri! Così adesso hanno coinvolto anche Ennio!-
-Siete amici di Ennio?- chiese il ragazzo.
-No, non l’abbiamo mai incontrato, ma abbiamo delle domande da fargli riguardo a un tappeto.- spiegò Martino.
-Capisco. Quindi siete venuti qui a cercarlo. Ennio ha un grande senso della giustizia… speriamo non si sia messo nei guaio con quei furfanti di prima…-
-Dobbiamo fare qualcosa! Forza, andiamo a salvare Ennio e Suicune dai Bricconieri!- esclamò Martino.
I tre stavano già per andare, quando il ragazzo li fermò nuovamente.
-A proposito, Ranger! So che quando dovete risolvere dei problemi vi fate spesso aiutare da dei Pokémon. Sappiate che da queste parti i Pokémon si nascondono molto spesso tra l’erba e sopra gli alberi. Forse sono solo un po’ timidi…-
-Davvero? Quindi… come facciamo quando vogliamo farci aiutare da quei Pokémon?- chiese Martino.
-Potete provare a fare un forte rumore quando pensate che possano esserci dei Pokémon nascosti nelle vicinanze. Per esempio prima, quando Suicune ha emesso un ruggito, un sacco di Pokémon sono saltati fuori dalla sorpresa.-
-Buono a sapersi! Grazie mille!- disse Martino sorridente.
Con Entei e Raikou non sarebbe certo stato un problema, e c’era effettivamente un Pokémon simile a una ranocchia su due zampe che si muoveva lì vicino spaventato.
Cercando di calmarlo Alessandra si avvicinò per catturarlo, trovando qualche difficoltà visto sfrecciava da un punto all’altro del perimetro di cattura, cercando di colpirla con dei getti d’acqua, alla fine però nessun attacco fu un vero problema, e i dati vennero aggiornati nel Navigatore.
Il suo nome era Politoed, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”, siccome aveva già fin troppi Pokémon con sé però dovette liberare Smeargle, Snubbull e Roselia.





-Bene, andiamo avanti.-
Per potere proseguire dovette evocare nuovamente Raikou, saltando oltre la sponda a sud, arrivando in un piccolo spiazzo dove involontariamente si scontrarono con un Pokémon simile a una giraffa con una protuberanza simile a una testa sulla coda.
Durante la cattura il Pokémon lanciò contro la Ranger una serie di sfere d’ombra che per poco non la colpirono, ma riuscì comunque a effettuare una cattura senza danni.
Il suo nome era Girafarig, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Azione 1”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico furioso.”.





Dopo questa cattura non restò altro da fare che costeggiare il fiume arrivando a un punto dove il passaggio era bloccato da un gigantesco masso. Per rimuoverlo servivano due Pokémon con una Mossa Azione 3 e nonostante in squadra ne avesse già due la ragazza preferì proseguire a ovest, giusto per controllare fosse tutto tranquillo.
Fortunatamente non trovarono Bricconieri nei paraggi, solo un vicolo cieco dove un grande Pokémon con un guscio giallo sulla schiena sul quale erano cresciuti due alberelli si muoveva sereno, almeno fino a quando Alessandra non si avvicinò per catturarlo.
I suoi movimenti erano lenti ma questo non gli impedì di creare delle coppie di rampicanti attorno a sé e di lanciarle contro delle raffiche di foglie, anche se alla fine riuscì solo a rallentarla senza impedire la cattura.
Il suo nome era Grotle, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Azione 3”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.
Rasserenata Alessandra tornò indietro insieme al Pokémon, scendendo dalla groppa di Raikou per chiedere l’aiuto di Grotle e Forretress per rimuovere la roccia. Sistemandosi davanti all’ostacolo i due Pokémon lo colpirono con un’onda d’energia, riuscendo a farlo cadere a terra liberando il passaggio.
-Grazie a tutti!- disse la ragazza salutandoli mentre si allontanavano.
Proseguendo assieme a Martino e Pichu ukulele sentirono presto la voce di qualcuno, e trovarono Suicune con due Bricconieri.
-Saper correre sulla superficie dell’acqua non ti servirà! Preparati a essere catturato!-
-È Suicune! Dobbiamo aiutarlo!-
Alessandra era già corsa verso di lui, seguita da Martino che urlò contro i due uomini.
-Cosa state cercando di fare?! Smettetela immediatamente!-
-Ranger?! Come hanno fatto a trovarci?! Non intromettetevi voi! Prendete questo!-
-Non pensateci nemmeno!-
Stavolta fu il turno della ragazza di mettersi in mezzo quando chiamarono due Pokémon contro di lei.
Uno era simile a una grande libellula verde muschio e l’altro a un uccello con tre teste. Quest’ultimo era decisamente furioso e tentò di inseguirla colpendola con i becchi, mentre l’altro volando pacatamente di tanto in tanto produceva delle raffiche di vento capaci di tagliare ogni cosa.
Visto non era alterato Alessandra cercò di concentrarsi su di lui, ma l’altro Pokémon non le rese le cose facili continuando a rincorrerla, e approfittando di un momento di distrazione la colpì al fianco con una beccata che le tolse dei punti nell’energia dello Styler.
Li recuperò in fretta con la cattura dell’altro Pokémon, ma il dolore rimase e le impedì di muoversi agilmente come prima, visto era solo però cercò di approfittarne per caricare lo Styler fino a quando non riuscì a calmarlo e a catturarlo.
Il nome del primo Pokémon era Yanmega, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Taglio 4”, “Genera ultrasuoni e un vento di luce per attaccare l’avversario.”, l’altro invece si chiamava Dodrio, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 3”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.







I due Pokémon scapparono lasciando soli i Bricconieri, che si guardarono spaesati.
-Accidenti…-
-Meglio ritirarsi per il momento!-
Sfrecciarono in fuga verso est seminando i due Ranger, ma non Suicune che correndo sul pelo dell’acqua li inseguì senza nemmeno guardarsi indietro.
-Ah, Suicune! Aspetta!-
Era inutile, per quanto Martino lo chiamasse era già andato via.
-I Bricconieri ce l’hanno con Suicune! Ed Ennio non si è visto… meglio inseguire i Bricconieri, forza!- esclamò stringendo i pugni, correndo lungo una breve scalinata nella direzione in cui Suicune era andato.
La presenza dei Bircconieri doveva avere agitato i Pokémon nei dintorni, perché uno vicino alle scale con una ninfea verde sulla testa correva guardandosi attorno terrorizzato.
Dispiaciuta per lui Alessandra si avvicinò catturandolo senza troppe difficoltà, riuscendo a calmarlo.
Il suo nome era Lombre, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 3”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





-Coraggio Alessandra, stanno scappando!-
-Non possiamo lasciare questi Pokémon così!-
Sapeva quando la situazione fosse importante, ma per lei lo era altrettanto la sicurezza di tutti i Pokémon, non solo di Suicune, ed era una cosa contro cui Martino non poteva fare nulla.
Proseguendo con l’aiuto di Raikou raggiunsero una sponda del fiume composta interamente di roccia, arrivando di fronte a quello che sembrava un altare vuoto.
-Che strano, forse qui viveva Suicune…- osservò la ragazza guardando i segni turchesi dipinti nella roccia.
C’era anche un piccolo Pokémon dal corpo ricoperto da scaglie bluastre e con la coda di un pesce, ma che camminava a quattro zampe. Incuriosita si avvicinò per catturarlo, schivando agilmente dei soffi di bolle con cui tentò di attaccarla e delle sfere d’acqua che crearono delle pozze nel terreno, facendo passare al livello ventinove lo Styler, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza.
Il nome del Pokémon era Vaporeon, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo l’avversario stanco.”.





Era rimasta solo una strada da prendere, una ripida scalinata che si immergeva tra gli alberi fino ad arrivare all’ingresso di una grotta.
Era rimasta solo una strada da prendere, una scalinata che si immergeva tra gli alberi, arrivando fino all’interno di una minuscola grotta.
-Eh? Dov’è finito Suicune? E i Bricconieri? Eppure mi sembrava che fossero venuti di qua…- disse Martino guardandosi attorno.
La grotta effettivamente era vuota, ma sembravano esserci solo delle scale che proseguivano sott’acqua.
-“Rilevato probabile Dadavolante nel terreno sottostante. Impossibile accertare la presenza di Suicune.”-
Affermò lo Styler rimbombando nella grotta.
-Un Dadavolante sotto terra?!- esclamò Martino avvicinandosi all’acqua. -Significa che dobbiamo scendere per queste scale? Dentro però sembra essere molto profondo… dev’essere un lago sotterraneo…-
-Non abbiamo molta scelta. Dobbiamo aiutarlo.-
-Io provo a cercare Suicune qui in superficie. Ai Dadavolante nel lago sotterraneo ci pensi tu, Alessandra?-
-Va bene, se troviamo qualcosa usiamo lo Styler per comunicarlo.-
-Pichu?-
Pichu ukulele non sembrava entusiasta della proposta.
-Oh, scusa Pichu! Dimenticavo che a te non piace entrare in acqua. Rimarrai qui con me e mi aiuterai a cercare Suicune! A dopo allora! In bocca al lupo!-
Stavolta nemmeno ad Alessandra l’idea piacque. Preferiva evitare di separarsi da Pichu, soprattutto se stavano cercando un pericoloso Pokémon leggendario, ma era pur sempre vero che non poteva nuotare…
Sospirando si inginocchiò accarezzandogli la testa.
-Controlla Martino per me, ok?-
-… picchu!-
-Conto su di te allora.-
Lei invece sarebbe andata alla ricerca di quello strano Dadavolante, sperando di trovarlo.
Attivando il mini-polmone si avvicinò alla scalinata, immergendosi nell’acqua gelida cominciando la ricerca.

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


L’acqua era spaventosamente gelida, un brivido percorse l’intero corpo della ragazza non appena si tuffò, ma lo spettacolo valse la candela.
Era finita un una specie di rovina sotterranea sommersa dall’acqua, della quale erano rimaste poche colonne di marmo integre e lunghi percorsi labirintici. Lo spazio era gigantesco e illuminato da alcune aperture sul soffitto, che probabilmente lo collegavano ai fiumi circondavano Solfonia.
Qualcosa galleggiava nell’acqua, simili a migliaia di minuscole stelle lucenti.
-“Rilevata la presenza di Dadavolanti. Sembra stiano proseguendo verso il fondo.”-
La voce dello Styler fu cristallina, ma Alessandra si prese comunque qualche istante per guardarsi attorno prima di muoversi. I Pokémon che aveva catturato sott’acqua l’ultima volta l’avevano seguita fin lì, ma ce n’erano anche altri che non aveva mai visto, come uno dalle branchie nere e viola che nuotava tranquillo, la cui coda sembrava una farfalla.
Avvicinandosi per catturarlo la ragazza evitò delle bolle d’acqua e dei getti che le lanciò contro, aggiornando il Navigatore con i suoi dati.
Il suo nome era Finneon, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 1”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario.”, per portarlo con sé però libero tutti gli altri Pokémon, preferendo tornassero a casa dai loro amici.





La mappa nello schermo dello Styler mostrava un corridoio alla sua destra, avvicinandosi però trovò una corrente a bloccarla, fece quindi per scendere trovandole un’altra alla propria sinistra stavolta, proprio davanti a una mezza colonna spezzata che a quanto pare poteva essere distrutta con due Mossa: Distruzione 3.
Per il momento non le sembrava ci fosse motivo di danneggiarla, e in verità passandoci sotto per proseguire ne fu leggermente intimorita, temendo potesse staccarsi senza il bisogno di alcuna mossa, poco sotto almeno trovò un altro Pokémon sconosciuto, simile a un’anguilla celeste dai denti tremendamente affilati, che durante la cattura provarono ad azzannarla più di una volta.
Il suo nome era Huntail, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Prima di continuare a scendere per pura curiosità controllò cosa ci fosse oltre la colonna, trovando un altro Finneon e la corrente che aveva visto in cima alla rovina, più una seconda che in quel punto le impediva di andare verso il basso.
Tornando indietro proseguì addentrandosi più in profondità, trovando ben presto il Dadavolante di cui lo Styler aveva parlato, peccato non fosse solo.
Erano ben due gli uomini davanti a lei, anche loro con un mini-polmone e i loro Dadavolanti.
-La squadra in superficie ha fatto rapporto! Dicono che i Ranger sono arrivati alle rovine! Anche se riuscissero ad immergersi e a raggiungere questo lago sotterraneo… questa gli impedirà di passare.-
Non avevano notato la Ranger, troppo impegnati ad armeggiare con dei sottili tubi di metallo, ma in una manciata di secondi finirono il lavoro piazzandoli proprio davanti al corridoio in cui si trovavano.
-Almeno così dovremmo riuscire a guadagnare tempo.-
-O-oh, guarda di c’è!-
Uno dei due l’aveva vista, e la indicò con un sorriso.
-Un tempismo perfetto! Fortuna che l’avevamo previsto!-
Ridendo i due fuggirono lungo il cunicolo, lasciando la Ranger alle prese con quei tubi, che potevano essere rimossi solo con due Mosse: Taglio 2, non esattamente il tipo di mosse che aveva trovato fino ad ora.
Ancora non aveva perlustrato tutta la zona, e nella speranza di trovare un Pokémon che l’aiutasse tornò indietro, incrociandone uno un po’ paffutello dalle squame azzurre e con due antenne sulla testa.
Nonostante le apparenze non si rivelò altrettanto docile come gli altri, creando attorno a sé delle scariche elettriche per allontanarla, anche se alla fine non servirono a molto.
Il suo nome era Lanturn, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Ricarica 3”, “Ricarica l’energia dello Styler.”.





Non le rimaneva altro da fare che andare a controllare lungo la corrente che le permetteva di nuotare al suo interno, e fu proprio qui che incrociò un altro Pokémon, completamente rosa e terribilmente sfuggente.
Perfino tra quelle acque nuotava come una scheggia, schizzando via ogni volta Alessandra era troppo vicina.
Poteva essere l’unico Pokémon rimasto in grado di aiutarla.
Alla quarta volta che lo mancò di pochi centimetri cominciò a sentirsi frustrata.
Provò allora con un approccio leggermente diverso, nuotando controcorrente mentre il Pokémon era nascosto vicino alla colonna, sperando che tornando indietro sarebbe rimasto bloccato. La forza dell’acqua fortunatamente non era eccessiva, e con qualche sforzo ci riuscì.
Purtroppo non aveva tenuto conto del fatto che fosse in grado di andare controcorrente, e infatti il furbetto prese una nuova strada, quella a sinistra, proprio dove un’altra corrente lo poteva proteggere.
-MMMMMMMMPH!-
Poco ci mancava che l’acqua si riscaldasse attorno alla ragazza, però non intendeva demordere.
Se era da quella parte che voleva andare da quella parte sarebbe andata.
Nuotò con tutte le forze che le erano rimaste, prendendo il Pokémon alla sprovvista mentre questo raggiunse il capolinea.
Con il perimetro di cattura formatosi non aveva modo di scappare, per quanto ci provasse, e questa sua distrazione diede modo alla Ranger di catturarlo piuttosto facilmente.
Il suo nome era Gorebyss, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 2”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.
Nel punto in cui nuotavano c’era anche un Huntail di mezzo, e non potendo evitarlo la ragazza catturò anche lui.
Aveva uno dei due Pokémon per rompere quei tubi, restava da trovarne soltanto un altro, purtroppo però per quanto cercasse non sembrarono essercene altri.
Provò allora a superare anche la breve corrente che le bloccava il passaggio a un corridoio, e arrivando alla fine trovò con gioia un altro Gorebyss, che se ne andò appena la vide.
Stavolta la ragazza si fermò prima di rincorrerlo, osservando bene la situazione che aveva davanti.
La corrente era troppo breve per aiutarla a catturarlo, e lui poteva scappare da entrambi i lati. Doveva bloccarlo se voleva prenderlo.
La colonna sopra la corrente sembrava proprio fare al caso suo. Con un gesto della mano incaricò i due Huntail di spezzarne la cima, e i Pokémon sistemandosi ai lati presero a morsi l’estremità danneggiata, dando il colpo di grazia facendo così precipitare la colonna proprio sul passaggio.
Soddisfatta quindi Alessandra tornò alla caccia di Gorebyss, facendolo tornare nel corridoio mettendolo in trappola, catturandolo senza alcuna difficoltà.
Per i Gorebyss fu un gioco da ragazzi tagliare i tubi con delle piccole trombe marine, liberando il passaggio.
Poco più avanti per curiosità c’era anche un Punto di Salvataggio, che la Ranger usò immediatamente prima di andare avanti in uno stretto cunicolo nella parete.
L’acqua divenne ancora più gelida e la luce non riuscì più ad arrivare così in profondità. Per parecchio tempo Alessandra riuscì a distinguere soltanto le pareti attorno a sé, usando la torcia dello Styler per evitare di sbattere contro qualcosa, poi finalmente arrivò dall’altra parte.
Non erano più in un edificio sommerso, ora sembrava fosse arrivata in un’intera cittadina collassata su se stessa e sepolta nell’oceano.
L’acqua era cristallina e i Pokémon nuotavano tra i resti decaduti degli edifici. A suo modo era uno spettacolo magnifico, se non fosse stato per i due Bricconieri poco più in là.
-Forza, non manca molto per recuperare il simbolo evocativo di Suicune!-
-Se Suicune non è tornato qui sotto significa che la squadra in superficie se la sta cavando egregiamente.-
Quindi era per questo che si trovavano lì, era la dimora di Suicune, e Martino stava cadendo nella stessa trappola assieme a Pichu ukulele!
Doveva fermarli prima riuscissero a trovare il grafema del Pokémon leggendario.
Rinunciando a rimanere nascosta la ragazza prese a nuotare a grandi spinte per raggiungerli, venendo facilmente notata.
-Ah! È il Ranger di prima! Che facciamo?!-
-Sta’ calmo! Il Ranger è uno, noi siamo in due! Forza!-
Si sarebbe aspettata di venire attaccata, e invece l’uomo che aveva parlato sfrecciò nella direzione opposta, ancora più in profondità nelle rovine.
A giudicare dalla reazione del compagno non fu l’unica sorpresa.
-D…da quella parte?!-
Anche lui scappò via, e la ragazza stava quasi per raggiungerli, se un Pokémon dalle scaglie nere e la testa simile a un teschio non l’avesse bloccata.
Non aveva tempo da perdere, la fretta però non è mai una buona consigliera, e glielo ricordò non appena calcò troppo la mano con il Disco di cattura, ignorando l’avvertimento dello Styler di allontanarsi.
Il Pokémon caricò contro la linea rompendola, e Alessandra si sentì come se qualcuno le avesse appena dato un pugno nello stomaco, perdendo due punti d’energia.
Cercando di riprendersi subito continuò a disegnare altri cerchi, fino a quando non riuscì a catturarlo.
Il nome del Pokémon era Relicanth, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 2”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.





Ce n’era anche un altro poco più in là, ma riuscì ad evitarlo preparandosi a raggiungere i Bricconieri.
Erano entrati in un altro cunicolo con a malapena abbastanza spazio per muoversi. Ce n’era solo uno di loro davanti a lei, quello che era scappato per ultimo, e sfruttando la potenza del mini-polmone la Ranger partì all’inseguimento.
Vedendola guadagnare terreno il Bricconiere le lanciò contro delle sfere al plasma per rallentarla, approfittando dei momenti in cui usando lo sprint non poteva cambiare direzione, lei però riuscì sempre a sfuggirgli, attivandolo solo quando ormai le sfere erano state lanciate.
Le mancava così poco, meno di un metro e sarebbe riuscita a prenderlo, ma l’impazienza le costò caro quando pensò di potere essere più veloce del plasma del Dadavolante.
Una sfera la colpì alla spalla sinistra, facendole perdere il vantaggio faticosamente raggiunto, e la bruciatura le fece ancora più male in quell’acqua gelida.
Stringendo i denti facendo attenzione a non perdere il mini-polmone scattò nuovamente concentrandosi esclusivamente sulle sfere al plasma e non sui metri che la separavano dall’uomo, mettendo prima la sicurezza alla vittoria.
Ne vale la pena quando finalmente lo raggiunse e lo bloccò.
-Blubblublbu! Lasciami!-
Il Bricconiere si agitò sul Dadavolante cercando di liberarsi dalla sua presa.
Avrebbe voluto chiedergli in quanti erano, se dietro quell’operazione c’era Occhiorosso e se anche lui era lì, ma il mini-polmone le permetteva solo di respirare, non di parlare.
L’uomo non la smetteva un istante di dimenarsi, avrebbe potuto perdere il suo mini-polmone ed erano fin troppo in profondità per sperare di tornare in superficie senza problemi.
Vedendo quanto fosse agitato la Ranger preferì liberarlo piuttosto che rischiare si facesse male, tenendolo d’occhio fino a quando non sparì dalla sua vista andando in superficie.
Almeno ce n’era uno in meno di cui occuparsi, e non dovette nuotare ancora a lungo per trovare l’altro.
Erano arrivati praticamente in fondo alle rovine, in un piccolo stanzino dove dei blocchi di roccia erano caduti attorno a una stele, e proprio lì davanti c’era l’altro Bricconiere.
Sembrò accorgersi che qualcuno arrivava, ma non si voltò a controllare chi fosse.
-Ma quanto c’hai messo!? Ormai ho già fatto tutto da solo. Ti sei liberato di quel Ranger, vero?-
Avevano già fatto? Quindi avevano il grafema di Suicune?
Sporgendosi riuscì a vedere che il centro della stele era stato rimosso, e l’uomo teneva il pezzo stretto tra le braccia.
-Beh? Perché non rispondi?-
Come si voltò riconoscendo la Ranger il Bricconiere tentò di fuggire scattando al suo fianco, ma la ragazza fu abbastanza veloce da evitarlo. Sarebbe stato abbastanza semplice occuparsene, se il tizio di prima non fosse tornato.
-Scusa! Mi dispiace davvero!-
-Non ci credo, ti sei fatto raggiungere dal Ranger?! A questo punto non abbiamo scelta! Pokémon, andate! Sistemate il Ranger!-
Usando il guanto di cattura il Bricconiere chiamò due Pokémon, un Relicanth e un Pokémon simile a un grande cavalluccio marino azzurro, dalle punte delle pinne gialle e decisamente infuriato.
Almeno per la prima parte della cattura i due Pokémon combatterono coordinandosi, con Relicanth che tentava di caricarla e l’altro Pokémon che l’attaccava con un fascio di bolle lanciate nella direzione in cui fuggiva.
Non fu semplice evitare tutti i loro attacchi ma divenne molto più semplice quando riuscì a catturare Relicanth, potendosi così concentrare sull’altro.
Calmarlo richiese molto più tempo del previsto, nonostante schivare i suoi attacchi fu un gioco da ragazzi, e per farlo Alessandra caricò lo Styler più e più volte, riuscendo alla fine nel suo intento e catturandolo con poche altre mosse.
Il nome del Pokémon era Seadra, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 2”, “Soffia bolle contro l’avversario rendendolo lento.”.





-Accidenti, siamo stati sconfitti. Pazienza. Tanto comunque l’emblema l’abbiamo recuperato.-
La ragazza avrebbe avuto da ridire, ma l’uomo la evitò non appena si avvicinò per prendere l’emblema.
-Proprio così! E poi tanto una bella sudata fa bene!-
-Questa è stata più una brutta sudata, però. Forza, andiamo!-
Purtroppo non poteva competere con i Dadavolante, e i due fuggirono tornando verso la superficie lasciandola indietro.
La stele era rovinata, e l’emblema nelle mani dei Bricconieri, non era per niente una buona notizia…
-Alessandra! Mi senti?!-
La voce di Martino per poco non le fracassò i timpani.
-È apparto di nuovo Suicune! È davvero furioso! Ti prego, torna subito in superficie!-
-Pwichu!-
Una pessima notizia dopo l’altra, soprattutto perché con Martino c’era Pichu!
Non importava delle stele o dei Bricconieri, doveva tornare da loro prima che fosse troppo tardi!

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


L’unico pensiero della ragazza era quello di tornare in superficie, affrontò ogni bracciata come se fosse l’ultima, ignorando i crampi della fatica e la pressione che la rallentava. Una volta fuori non si prese nemmeno un secondo per respirare, precipitandosi verso le scale lungo il monte.
Gocce di pioggia le bagnarono il viso, una tempesta infuriava senza sosta, rendendo i gradini scivolosi.
-Pichu! Martino!-
I tuoni coprivano la sua voce, ma non ci fu bisogno di gridare oltre. Arrivata in cima al monte la prima cosa che riconobbe fu il ringhio di Suicune, che con la testa bassa sembrava essere pronto a balzare contro due Bricconieri che gli si stagliavano davanti, o peggio contro a Martino e Pichu, che tuttavia non arretrarono di un passo.
-Non vi lasceremo scappare, Bricconieri!- gridò il ragazzo temerario.
-Pichu pichu!-
Era evidente che i due Bricconieri non fossero entusiasti della situazione, entrambi erano molto pallidi.
-Che facciamo?! Suicune è infuriato e pure i Ranger fanno sul serio!-
-Non ci resta che aspettare il momento giusto e filarcela!-
Mentre parlavano la ragazza aveva fatto qualche passo avanti, e Martino aveva riconosciuto la sua figura.
 -Ah! Alessandra!-
-Pichu!-
-Forza, adesso!-
Purtroppo quella era proprio l’occasione che i due uomini aspettavano, e nel momento in cui Suicune si voltò a controllare il nuovo arrivato attivarono i Dadavolanti, fuggendo.
Il Pokémon alzandosi in piedi cercò di afferrarli, ma loro erano già andati.
-Griiaaaaan!-
Era certa che li avrebbe attaccati, invece Suicune li ignorò, lanciandosi all’inseguimento.
La pioggia calò abbastanza da potere parlare normalmente, senza comunque cessare.
-Si è lanciato all’inseguimento dei Bricconieri a una velocità incredibile!- esclamò Martino stupito. -Comunque, cosa stavano facendo quei tipi nel lago sotterraneo?-
Alessandra strinse i pugni prima di parlare. -C’era il grafema di Suicune… l’hanno preso.-
-Eh?! Hanno recuperato il simbolo evocativo?! Ecco perché Suicune era così infuriato. Dobbiamo riuscire a calmare Suicune! Forza, inseguiamoli!-
Si erano diretti verso ovest, per tornare indietro fu necessario evocare Raikou per saltare il fiume; le sue acque si erano ingrossate e caderci dentro avrebbe significato guai seri.
-Raikou, non puoi farlo ragionare?- chiese Alessandra al Pokémon, infondo c’era la possibilità potessero comunicare tra di loro.
-“Non in queste condizioni. Sono entrati nel suo territorio e si sono appropriati del suo simbolo. Anche io durante il nostro primo incontro caddi in preda alla stessa rabbia.”-
Quindi c’era solo una soluzione possibile, calmarlo con una cattura.
La pioggia insisteva rendendo la strada più pericolosa, ma Raikou riuscì a muoversi agilmente senza incontrare ostacoli, proseguendo secondo le indicazioni della ragazza.
Quando incontrarono un primo bivio scelsero di proseguire a est, trovandosi però di fronte a un vicolo cieco con solo un grosso Pokémon simile a un papero giallo con una ninfea verde sulla testa.
Fu impossibile evitare di scontrarcisi, e durante la cattura l’intervento di Pichu complicò un pelo le cose, visto anche l’altro Pokémon attaccava usando delle note musicali, e la loro emanazione sotto forma di nota gialla si confondeva con quelle di Pichu.
Anche così però Alessandra riuscì a catturarlo senza problemi, aggiornando il navigatore: il suo nome era Ludicolo, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 4”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”, dovette però liberare Girafarig, Vaporeon e Carnivine per portarlo con sé.





Affrettandosi a tornare lungo il sentiero precedente non ci fu nemmeno bisogno di oltrepassarlo completamente prima di sentire un suono che sovrastò perfino la tempesta.
-È il ruggito di Suicune!- disse Martino tendendo le orecchie. -Veniva da questa parte! Andiamo a vedere! Sta affrontando i Bricconieri. Dobbiamo fare qualcosa! Sei pronta?-
-Sì. Raikou, grazie per l’aiuto.-
-“Posso continuare.”- protestò il Pokémon.
-Lo so, ma non voglio ti accada qualcosa.-
-“Sono un guerriero. Non mi tiro indietro.”-
-Sei anche mio amico. Se avrò bisogno di te ti chiamerò, ma per favore, rimani al sicuro.-
I Bricconieri avevano dimostrato più di una volta di avere vari assi nella manica, e non voleva mettere in pericolo nessuno senza motivo, persone o Pokémon.
La risposta almeno sembrò fare effetto su Raikou, che si arrese alla sua richiesta.
-“… va bene. Per un amica.”-
Un lampo squarciò l’aria e il Pokémon scomparve, lasciando la ragazza con un formicolio nel petto e un sorriso sulle labbra.
-Andiamo Martino.-
La roccia che avevano abbattuto era ancora là e fu necessario arrampicarsi sul bordo per superarla. Per poco Alessandra non scivolò quando vide cosa stava succedendo dall’altra parte.
Quattro Bricconieri erano riusciti a circondare Suicune, che in quel momento combatteva con tutte le sue forze per resistere agli effetti dei loro Guanti della sottomissione. I suoi occhi slittavano continuamente dal viola al rosso, e il loro colore si indeboliva sempre di più.
-Fiuuu… sembra che ora si sia calmato un po’.-
-Non posso credere che non siamo riusciti a catturarlo nemmeno in quattro. A questo punto è impossibile scappare anche volendo!-
-Cosa state facendo a Suicune!-
Martino non era in grado di controllarsi in situazioni simili, ormai Alessandra avrebbe dovuto farci il callo, e invece, proprio come fosse la prima volta, avrebbe voluto tirargli un sasso in testa.
I Bricconieri naturalmente si accorsero all’istante di loro.
-Capitano! Lasciamo Suicune ai Ranger e filiamocela!-
-Bella idea! Ma come facciamo?-
-Che ne dici di provare così? Oh! Eccovi! Vi stavamo aspettando! Veloci, dateci una mano! Siamo o non siamo tutti compagni?!-
La messa in scena del Bricconiero era penosa, e Martino lo guardò confuso.
-Ma cosa sta dicendo quello?-
-Grrrrrrrrr….-
-Oh no…-
Alessandra sentì un brivido lungo la schiena. Suicune era sotto l’effetto dei guanti, e nell’attimo in cui il suo sguardo si posò sui Ranger c’era lo stesso odio che riservava ai Bricconieri.
-Suicune! Non gli credere! Noi non siamo tuoi nemici!- tentò di implorarlo Martino, ma i Bricconieri continuarono la recita.
-Allora ci pensate voi, nostri amati compagni?-
Con una risata abbandonarono tutti la presa su Suicune, attivando i Dadavolanti e fuggendo nel cielo.
Il Pokémon si sollevò da terra scuotendo il capo, ancora troppo frastornato per riconoscere chi aveva davanti.
Martino era il più vicino, e il Pokèmon estraendo gli artigli si preparò a saltargli addosso.
-Griiaaaaaan!-
-Attento!-
Non c’era modo di evitare che li attaccasse, ma perlomeno Alessandra riuscì a spingere Martino via, e a imprigionare Suicune all’interno del perimetro di cattura.
Il Pokémon tentò di liberarsi colpendo la barriera, puntando poi sulla ragazza quando realizzò fosse inutile.
Parlare sarebbe stato inutile, tutto quello che poteva fare era schivare i suoi attacchi, cercando di riempire quanto più velocemente possibile il livello di amicizia trasmessa per la cattura.
Suicune rimase inizialmente nella parte centrale del perimetro, assicurandosi così un ampio spazio di manovra mentre creava gruppi di tre mini-tornado da scagliare contro alla ragazza.
Evitarli non fu troppo complicato, le bastò trovare il momento giusto per passare in mezzo senza alcun danno, venne colta alla sprovvista però quando i tornado cominciarono a tornare indietro come dei bumerang, e Suicune non la smetteva un secondo di generarne.
Solo all’arrivo di Pichu Alessandra riuscì ad arrivare poco sotto la metà della barra, concentrandosi tutto il tempo nello schivare ogni singolo tornado.
Presto i tentativi falliti cominciarono ad irritare Suicune, che venne avvolto da un’aura rossa e, spalancando le fauci, generò un laser celeste diretto contro la ragazza.
Durò per molto tempo, ma almeno l’attacco sembrò stancarlo perché in seguito si limitò a muoversi per il perimetro cercando di allontanarsi per almeno una decina di secondi. Un ruggito avvisò la Ranger di allontanarsi, e Suicune creò attorno a sé delle colonne d’acqua dal getto talmente potente che sicuramente le avrebbero fatto fare un volo di parecchi metri se ci fosse finita sopra.
Fortunatamente il piccolo Pichu tornò proprio in quel momento, e con tutte le sue note indirizzate contro il Pokémon riuscì quantomeno a rimuovere lo stato di agitazione.
Sarebbe stato bello se le cose da quel momento avessero cominciato ad essere più facili, invece Suicune riuscì a fare piovere perfino all’interno del perimetro, e cominciò a tempestarla senza sosta di tornado e laser.
La prima volta che ne ricreò uno Alessandra pensò di potere riprendere fiato un momento, almeno fino a quando notò che questo si muoveva come le lancette di un orologio e dovette scattare per evitarlo. La Ranger era convinta quantomeno di avere visto tutte le mosse di cui era capace, invece Suicune aveva lasciato il meglio per ultimo.
Sul terreno avevano cominciato a formarsi delle grosse pozzanghere per via della pioggia, e in un istante il Pokémon fece precipitare la temperatura attorno a sé, ghiacciandone la superficie e usando il suo potere per innalzare delle colonne di ghiaccio dalle punte affilate.
Alessandra non si azzardò nemmeno a toccarle, rimanendo nell’angolo sicuro che aveva trovato, guardando Suicune mentre ricreava la barriera d’acqua di prima, come se l’ultima mossa non fosse bastava a spaventare la ragazza.
-Cavolo… fai sul serio.-
Mancava così poco per chiudere la cattura, ma i blocchi di ghiaccio e le colonne le impedivano di portarla a termine e le facevano perdere alcuni punti nell’attesa svanissero. Suicune lo sapeva e cercava di rallentarla cambiando le direzioni dei tornado, che ora si muovevano in cerchio.
A peggiorare le cose c’era anche il fatto fosse talmente veloce da renderle impossibile creare più di cinque cerchi di fila.
Il petto cominciava a farle male dalla fatica, la nuotata di prima l’aveva molto provata e ora questa lotta sembrava non avere fine.
Notando fosse in difficoltà Suicune sperò di darle il colpo di grazia con un ultimo raggio laser, ma la ragazza riuscì a correre di lato, evitandolo e tentando a sua volta un ultimo tentativo disperato, caricando lo Styler tenendo d’occhio ogni movimento del Pokémon.
Era certa non sarebbe riuscita a mantenere la linea, e invece la forza accumulata fu sufficiente per raggiungere il massimo della barra, e quando una bolla rosa avvolse il Pokémon Alessandra permise alle ginocchia di cedere, appoggiando le mani nel fango.
Lo Styler passò al livello trenta, con due punti in più nell’energia, arrivando a 83/83, e cinque nella potenza, e le informazioni sul Pokémon vennero aggiornate con “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: /-“, “Si circonda di vortici e colonne d’acqua per attaccare.”.





Gli occhi del Pokémon si addolcirono, riprendendo lucidità e posandosi su quelli della ragazza.
-Shwuuu…-
-Ciao anche a te… va meglio?- chiese lei sorridendo, poco prima che una calda luce l’avvolgesse, e al suo interno comparisse il simbolo di Suicune.
Non perse tempo e lo annotò prima che sparisse.
-Grazie.-
Il Pokémon non rispose, limitandosi ad alzare lo sguardo, annusando l’aria, sparendo lungo il fiume.
Lentamente Martino raggiunse l’amica, mettendole una mano sulla spalla. -È la stessa luce di quando hai catturato Entei… Alessandra, tu hai visto l’emblema, vero?-
-Sì.- annuì lei.
-Il tuo Styler dovrebbe averlo registrato. Siamo riusciti a salvare Suicune… ma dove sarà mai Ennio?-
-Ehiii! Aiutatemiiiiiii!-
La voce proveniva da lontano, per la precisione dall’altra parte del fiume, dove un uomo dai corti capelli neri si sbracciava per attirare l’attenzione dei Ranger.
-Sei per caso Ennio?- chiese Martino.
-Sapete chi sono?! Faccio tappeti da trent’anni! Sono Ennio, il maestro dei tappeti! Ma possiamo rimandare a dopo… non è che ora potreste darmi una mano?-
-Qual è il problema?- chiese Alessandra sollevandosi da terra.
-Volevo proteggere Suicune da quei farabutti e mi sono aggrappato a uno di quei loro aggeggi volanti, però mi hanno fatto cadere e sono rimasto bloccato qui. Ho provato ad attraversare il fiume ma la corrente è troppo forte.-
-Ho capito! Non ti preoccupare, ora troviamo subito un modo per aiutarti!- rispose Martino rassicurandolo, ma con Alessandra abbassò la voce per non farsi sentire. -Facile a dirsi… ma in pratica come facciamo? Mica possiamo camminare sull’acqua e andare dall’altra parte… camminare sull’acqua?-
-Non ti suona familiare?-
-Ma certo! Suicune! L’abbiamo appena visto camminare sull’acqua e lo dice pure la nenia! Richiamiamo Suicune con il grafema del Ranger e facciamoci aiutare!-
-Va bene.-
Annuendo la ragazza attivò la modalità grafema, tracciando con attenzione il simbolo.
Un getto d’acqua comparve dal terreno, e Suicune emerse dall’interno.
-“Hai bisogno di me?”-
La sua voce era calma e cristallina come uno specchio d’acqua, e allo stesso tempo fredda come le profondità del mare, eppure Alessandra non avvertì alcun astio e indifferenza nel suo tono.
-Mi spiace disturbarti così presto. Ma dobbiamo aiutare quell’uomo.- gli spiegò lei.
-“Lo conosco. È una brava persona. Come te. Sarò felice di aiutarti, ripagherà in parte l’offesa del mio comportamento precedente.”-
Parlava in maniera più elegante rispetto a Raikou ma più giovane rispetto a Entei. In ogni caso era chiaro a cosa si riferisse.
-Eri sotto l’influenza dei Bricconieri. Non è stata colpa tua.-
-“In ogni caso voglio rimediare. Sono certo potremo fermare quegli uomini, ma cominciamo con l’aiutare Ennio.”-
-Sì. Con permesso.-
Alessandra, Martino e Pichu ukulele salirono sulla groppa del Pokémon, e la ragazza avvertì lo stesso legame che aveva con Entei e Raikou.
Guidarlo verso il fiume non fu difficile, ma non trattenne la sorpresa percependo stessero galleggiando sopra l’acqua.
Le onde si infrangevano contro di loro senza quasi toccarli.
Ennio si trovava in una parte rialzata del fiume, e per raggiungerlo fu necessario spostarsi ad est, trovando una sponda dove potere passare.
Per evitare di turbarlo Alessandra preferì almeno per il momento scendere dalla groppa di Entei, e avvicinarsi senza di lui.
-Eccoci qui, Ennio!- lo chiamò Martino allegro.
-Grazie mille! A guardarti salire su Suicune e attraversare il fiume sembravi proprio l’Eroe delle fiabe di Oblivia!- disse l’uomo colpito guardando Alessandra.
-Scusa… immagino sarai molto stanco, ma c’è una cosa che vorremmo chiederti, Ennio.- si intromise Martino. -Vorremmo che ci aiutassi.-
-Mi avete appena salvato, vi dirò tutto quello che volete sapere. Visto che qui ci stiamo inzuppando di pioggia, però, perché on andiamo a parlarne nella mia bottega?-
-Sì, abbiamo tutti bisogno di scaldarci.- annuì Alessandra facendo strada, trovando un sentiero sicuro che permettesse ai quattro di tornare indietro.
Una volta tornati Ennio offri loro degli asciugamani e un thè. -Grazie mille davvero. Se non foste venuti a cercarmi, chissà cosa mi sarebbe successo…-
-È il lavoro di noi Ranger aiutare chi ne ha bisogno, Pokémon o persona che sia.- rispose Martino.
-Vediamo se posso ricambiare il favore. cosa volevate chiedermi?-
Prima di parlare i tre si spostarono dal tappeto sopra cui erano, e Martino lo indicò sotto lo sguardo curioso di Ennio.
-Il Pokémon rappresentato su questo tappeto è Articuno, vero?-
-Questo tappeto l’ha fatto il nonno di mio nonno dopo avere incontrato Articuno, così da non dimenticare mai l’emozione provata quel giorno. Aspetta… no, forse era il nonno del nonno del nonno… comunque sia, un mio antenato insomma.-
Martino guardò l’amica preoccupato. -Hai sentito? Non l’ha fatto Ennio il tappeto… Ennio, per caso sai dove si trovasse il nonno del nonno di tuo nonno… insomma, quel tuo antenato quando ha incontrato Articuno?-
L’espressione dell’uomo non prometteva molto. -Mi spiace, ma non ne ho proprio idea. L’unica cosa che so è che un mio antenato l’ha incontrato.-
-Capisco…-
-Mi dispiace, di più non so.-
Il discorso dei due venne interrotto da un vivace bussare dalla porta, e dall’ingresso fece la sua comparsa Lucia, la moglie di Raimondo.
-Eccovi qui! state bene allora, per fortuna!-
-Lucia?!-
-Mi sembrava che ci steste mettendo un po’ troppo e mi sono preoccupata. Quindi ho chiesto a Willy di portarmi qui con la Nave Federativa.-
-Caspita.- commentò Alessandra colpita.
Lucia aveva già lo sguardo fisso su Ennio e sul tappeto. -Maestro dei tappeti, scusa il disturbo. Mi chiamo Lucia e sono un’archeologa. Questo tappeto è proprio bellissimo! Tempo fa ne comprammo uno identico.-
-Grazie per il complimento. Vorrei che il mio antenato potesse sentirlo. Questo tappeto non è solo molto bello, ma è estremamente morbido al tatto… vero? Questo perché in questo tappeto è stato usato anche del pelo di Pokémon.-
-Pichu?-
-Pelo di Pokémon?!- disse Martino tra lo scoccato e il turbato.
-Esatto. Nell’intreccio è stata usata della lana di Mareep.- annuì Ennio come se nulla fosse, ma Pichu non fu per nulla contento della rivelazione.
Molti umani avevano usato in passato il pelo dei Pokémon per creazioni simili, ma i procedimenti per ottenerlo non sempre erano stati delicati, e per questo negli ultimi anni erano stati vietati a meno che non venissero prodotti da allevamenti appositi.
-Pichu!!! Pichuuuuuuuu!!!-
Pichu ukulele si lanciò verso Ennio, sbattendo i piedi sul tappeto e producendo scintille elettriche.
-Ehi, Pichu! Non è come pensi! A Mareep non è stata strappata la lana con la forza… quando arriva l’estate la perde naturalmente! Il tappeto è stato fatto con quel manto che ha perso.- si giustificò l’uomo per evitare la furia del piccoletto, che lentamente si calmò.
-Pi? Chu?-
Prima di fare altro Pichu si voltò verso Alessandra, in cerca di conferme.
-Ha detto la verità, la pelliccia dei Mareep funziona così.-
-Scusa Pichu, è colpa mia. Avrei dovuto essere più preciso sin dall’inizio.-
-Ehi, avete visto?! Quando Pichu ha lanciato l’Ondashock il tappeto si è illuminato!- disse Martino avvicinandosi. -Mi è sembrato di vedere una specie di scritta!-
-Dici davvero? Pichu! Lancia un’altra Ondashock!- disse Lucia incuriosita.
-Ehi, aspettate! Fermi! Se lo fa il tappeto diventerà un ammasso di cenere!- disse Ennio cercando di fermarlo, ma Lucia non l’ascoltava.
-Vai Pichu! Ondashock!-
Probabilmente il piccolino aveva più paura di deludere Lucia che di fare arrabbiare Ennio, e caricandosi lanciò l’elettricità nel tappeto.
-Pichuuuuuuuuuu!!!-
Le scritte di cui aveva parlato Martino comparvero poco dopo, nitide ma appartenenti a una lingua che non avevano mai visto.
-Guardate! Proprio come pensavo!- squittì Lucia felice.
-Co… com’è possibile?!- chiese Ennio con qualche anno in meno dallo spavento.
-La lana di Mareep intrecciata nel tappeto può accumulare energia statica. Di sicuro dev’essere per questo che si è illuminato con l’Ondashock.- spiegò Lucia.
-Che strani caratteri… chissà cosa c’è scritto.- disse Martino, e la donna nuovamente aveva la soluzione.
-È l’antico alfabeto di Oblivia. Datemi solo qualche minuto.-
Raccogliendo un foglio di carta dalla scrivania vicina Lucia cominciò a tradurre parola per parola, e in poco tempo fu pronta.
Ora Alessandra capiva da dove veniva la genialità di Patty.
-Ho capito. Ora ve lo leggo. C’è scritto questo: ho incontrato Articuno in cima a un monte innevato quando l’ultima scintilla di vita stava per abbandonarmi. Questo tappeto l’ho fatto con le mie mani intrecciando la paura di allora nella trama verticale e la gratitudine in quella orizzontale. Articuno deve aver salvato la vita all’antenato di Ennio e lui in segno di gratitudine ha realizzato il tappeto.-
-È bellissimo! Non immaginavo che questo tappeto avesse un significato simile! Vi sono riconoscente. Senza di voi non avrei mai capito il significato del tappeto.- disse l’uomo dimenticandosi la sfacciataggine di Lucia di poco prima. -Il monte innevato di cui parla il tappeto dev’essere il Monte Sorbetto, qui a Solfonia.-
-Quindi Articuno si trova sul Monte Sorbetto?!- chiese Martino speranzoso.
-Però… il Monte Sorbetto è famoso per le sue valanghe di neve… vi sconsiglio vivamente di andarci.- li avvertì Ennio.
-Questi due sono dei Pokémon Ranger. Quando la situazione lo richiede devono affrontare il pericolo. La pace di Oblivia è a rischio!-
Certe volte Lucia con il caratterino che si trovava faceva proprio paura, ed Ennio fu costretto ad annuire.
-Ho capito… ma mi raccomando, fate attenzione!-
-Grazie Ennio, grazie Lucia. Allora noi ci dirigiamo al Monte Sorbetto.- disse Martino sereno.
-Fate attenzione! Io intanto torno a casa con la Nave Federativa. Spero mi portiate presto buone notizie!-
Lucia se ne andò poco dopo, portando con sé il foglio con la storia dell’antenato di Ennio.
-Se volete posso raccontarvi la storia dei tappeti o come togliere una macchia se versate qualcosa su un tappeto. Ma direi che ora non è il caso, vero?- chiese l’uomo sorridendo. -Il percorso che porta al Monte Sorbetto è a nord del Residence Acqua.-
-Bene. Allora andiamo!-

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Martino fu il primo a uscire, seguito a ruota da Alessandra e Pichu ukulele, ma quest’ultimo una volta fuori sembrò notare qualcosa e corse verso il centro della piazza.
-Pichu? Cosa c’è?-
Non li avevano notati, ma davanti alla fontana tre persone stavano facendo un picnic, con tanto di tavolo e tazzine da thè. Tra di loro c’erano la signora che avevano conosciuto poco prima, Vanessa , Ascanio e il mago Magoss.
-Sei tu il Pichu di Dolcegoccia?- chiese Ascanio accarezzandogli la testolina, riconoscendo poi Alessandra.
-Oh, quindi era il tuo Pichu! Grazie mille per l’altra volta alla Grotta Lima.-
-È stato un piacere.- rispose Alessandra.
-Alessandra, conosci quella persona?- chiese Martino.
-Sì, vive a Cocona. Mi ha aiutato con un problema con i Bricconieri.-
-Ehi! Alessandra! Trucco e trucchetto, buongiorno!- la salutò Magoss.
-Buongiorno anche a lei.-
-Che strano modo di salutare…- commentò Martino. -Alessandra, conosci anche lui?-
-Sì, è un mago molto popolare a Diagonalia.-
-Ranger! Siete riusciti a incontrare il maestro dei tappeti?- chiese Vanessa.
-Ehmmm… Va… va…-
Martino sembrò dimenticare il nome della donna, e questo notandolo lo urlò spazientita.
-Vanessa! Ma non state lì in piedi, prego venite a sedervi qui al tavolo. Lasciate che vi inviti a unirvi a noi per un sorso di thè.-
Dopo la figura che aveva fatto era difficile rifiutare, e in ogni caso non mangiavano da ore.
Una pausa non avrebbe fatto sicuramente male.
-Che coincidenza incontrarvi tutti qui.- disse la Ranger sedendosi tenendo Pichu ukulele sulle ginocchia.
-Siamo un gruppo di amici, ci conosciamo da una vita.- cominciò Vanessa.
-Ci siamo riuniti tutti oggi perché dopo tanto tempo Vanessa è venuta a trovarci a Solfonia.- disse Ascanio.
-Da giovani noi quattro abbiamo girato il mondo in lungo e in largo!- esclamò la donna con fare sognante, perdendosi nei ricordi.
-In tutto siete… quattro?- chiese Martino contandoli.
Al momento erano solo in tre.
-Oh, in effetti manca qualcuno… il dottore è in ritardo.- commentò Magoss.
-Ultimamente è davvero richiestissimo. A Oblivia lo cercano tutti!- continuò Vanessa.
Ascanio distolse un istante gli occhi dalla conversazione, sorridendo guardando in fondo alla strada. -Oh, eccolo che arriva!-
Un uomo in camice bianco con dei simpatici baffi arricciati stava correndo verso il trio muovendo la mano, riprendendo fiato solo arrivato accanto alla sedia.
-Scusate! Scusate! Uno dei miei pazienti non la smetteva di parlare!... ma guarda chi c’è! Ciao Alessandra! Ti trovo proprio in forma, e che bella abbronzatura!-
-Grazie dottor Edo, viene direttamente dal vulcano di Solfonia.- sorrise la ragazza.
-Dott. Edo… pare che vi conosciate molto bene. non sarà mica qualcuno di famiglia?- azzardò Vanessa.
-Se fosse parte della mia famiglia, ogni giorno ci sarebbe davvero da divertirsi. Ma purtroppo non è così. È un simpatico Ranger che si dà da fare per risolvere i problemi di Oblivia. A proposito, come procede il vostro incarico?-
-Stiamo per andare sul Monte Sorbetto a proteggere Articuno da dei farabutti.- spiegò Martino.
-Capisco. Allora immagino che non abbiate tempo da perdere per sorseggiare un thè con noi vecchietti.-
-Grazie per l’invito, ma purtroppo non possiamo. Sarà per un’altra volta.- si scusò il ragazzo.
Il dottore lo guardò comprensivo. -Non dev’essere facile fare il Ranger. Vorremmo davvero potervi aiutare, ma nessuno di noi è originario di qui. siamo vecchi, ma dei fatti antichi di Oblivia non sappiamo nulla.-
-Riguardo alla storia di Oblivia ci sta aiutando molto Lucia, la moglie di Raimondo. Ne sa davvero moltissimo, quindi per quello ci affidiamo a lei. È un’archeologa bravissima.- la lodò il ragazzo.
-Martino, attento a quello che dici…- lo avvertì Alessandra.
Di per sé non la preoccupavano i quattro, ma erano comunque in mezzo a una strada e i Bricconieri erano sull’isola. Se l’avessero sentito Lucia avrebbe potuto essere in pericolo.
-Oh oh oh, un’archeologa? Perfetto!- esclamò il dottor Edo.
-Scusate se vi abbiamo disturbati.- disse Martino alzandosi da tavola.
-Scusateci voi per avervi trattenuto con le nostre chiacchiere. Con degli ospiti così giovani mi sembra di essere ringiovanito anch’io di dieci anni!- rise Magoss assieme a Vanessa.
-Come per magia! Ahahah!-
-Pichu!-
-Se otterremo qualche informazione vi contatteremo subito!- disse Ascanio guardandoli.
-E nello sfortunato caso che dobbiate farvi male, venite da me, ci penserò io! Mi raccomando però, cercate di fare attenzione!- aggiunse gentilmente Edo.
Alessandra annuì grata.
-Forza, andiamo al Monte Sorbetto!-
Nuovamente Martino era già partito alla carica, con Alessandra e Pichu ukulele che dovettero correre per stargli dietro.
Conoscevano già l’ingresso del monte, l’avevano intravisto prima della ricerca di Suicune, arrivati tuttavia notarono ci fosse qualcosa che non andava.
Il signore che prima li aveva fermati dal proseguire era a terra, massaggiandosi la testa.
-Va tutto bene?- chiese Alessandra inginocchiandosi ad aiutarlo.
-Quei tipi di poco fa! Hanno deciso di proseguire nonostante li avessi avvertiti del pericolo! E pensare che non sono nemmeno dei Pokémon Ranger!-
-Erano turisti?- chiese lei corrugando la fronte.
-Sicuramente. Erano vestiti tutti di verde, come se fossero in gita scolastica, ma erano tutti adulti, ne sono sicuro.-
C’era solo qualcuno che poteva andare verso il monte nonostante il pericolo, i Bricconieri.
-Signore, lei rimanga qui. Andremo noi a controllare.-
-Picchu pichu!-
-Oh, grazie! Non potrei sopportare di sapere che c’è qualcuno intrappolato lassù. Fate attenzione!-
Annuendo i due Ranger attivarono le torce nei propri Styler, avventurandosi nella grotta, avvertendo sulla pelle un vento gelido.
Le lisce pareti in roccia erano prive di torce o appigli, e alla loro destra con grande sorpresa i tre videro una lastra di ghiaccio che ricopriva la superficie. Un Pokémon alto la metà di Alessandra, simile a un pinguino dalla testa gialla ed il corpo blu, camminava sereno lì vicino, guardandoli senza timore.
Siccome erano in una zona che non conoscevano la ragazza preferì catturarlo in caso avessero avuto bisogno di Pokémon simili. Nonostante il comportamento pacifico il Pokémon si rivelò piuttosto contrario a riguardo, attaccandola creando delle bolle e delle sfere d’acqua che produssero delle ampie pozzanghere a terra, muovendosi senza mai distogliere lo sguardo in segno di sfida.
Il suo nome era Prinplup, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 2”, “Soffia bolle contro l’avversario rendendolo lento.”.





Il sentiero almeno per il momento era molto stretto, e così non poté evitare di imbattersi in un altro Pokémon, decisamente più piccolo, dal corpo viola e con quello che sembrava un casco in testa, catturarlo però non richiese alcuna fatica visto si limitò a muoversi lungo il perimetro di cattura per tutto il tempo.
Il suo nome era Bagon, “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Azione 1”, “Lancia enormi palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





Trovarono un altro Prinplup e un Bagon poco più avanti, dove il sentiero si apriva al centro di quello che sembrava un laghetto sotterraneo, ghiacciato dalla bassa temperatura.
La strada proseguiva tutta in salita, e la temperatura scese vertiginosamente quando arrivarono all’uscita, dove vennero accolti da un’immensa distesa innevata.
La luce del sole contro la neve per poco non li accecò.
-Eee… eee… etciù!- lo starnuto di Martino echeggiò per l’intera montagna. -La nostra sarà anche un’uniforme a tenuta termica, ma fa freddo su questa montagna innevata.-
-Come stai Pichu?- chiese Alessandra preoccupata.
-P-p-picchu!-
-Eee… eee…- prima di starnutire ancora il ragazzo si coprì il naso con entrambe le mani. -Sbrighiamoci a salire fino alla vetta!-
Non sarebbe stata un’impresa facile, la neve era piuttosto alta, tanto che copriva per metà un cartello su cui era scritto “Qui inizia Monte Sorbetto. Prendete le vostre precauzioni contro il freddo!”, per non parlare poi del fatto che, nonostante fossero solo all’inizio, alla loro destra si apriva già uno strapiombo dall’altezza vertiginosa, dal quale si potevano vedere facilmente tutte le case del Residence Acqua.
C’erano alcuni Pokémon simili a dei coniglietti che saltellavano nei dintorni, e vedendone uno che si spingeva pericolosamente vicino al bordo Alessandra non resistette all’ansia, avvicinandosi per catturarlo prima saltasse giù.
Perfino nel perimetro di cattura il piccoletto non rimase fermo un attimo, e le uniche volte che lo fece era per preparare un salto più alto degli altri, tramite il quale generava attorno a sé un’onda d’urto per ferire la ragazza.
Il suo nome era Buneary, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”, per portarlo però liberò tutti gli altri Pokémon con sé, temendo il clima fosse troppo rigido per loro.




L’unica strada per proseguire era una ripidissima salita ghiacciata, senza appoggi o altro per aiutarsi, e i due Ranger scivolarono più volte dovendo appoggiare le mani sulla neve gelida. Le mani erano già diventate rosse.
-Potevamo prendere un rampino almeno!- sbuffò Martino negli ultimi sforzi per arrivare dove il terreno tornava pianeggiante, facendosi aiutare da Alessandra già in cima.
Pichu ukulele era al sicuro nel suo giubbotto.
-Coraggio Martino, stiamo andando bene.-
-Se lo dici tu…-
La salita riprese dopo neanche una decina di metri, anche se almeno era molto meno ripida, e li condusse in un gigantesco spiazzo che avrebbe potuto benissimo essere usato per le gare di scii, se non fosse stato per alcune colonne di roccia che rendevano la discesa più pericolosa.
Ce n’erano un paio già all’inizio del percorso, e proprio lì accanto trovarono due Bricconieri dai volti affaticati.
-Bricconieri?! Che ci fate voi qui?!- esclamò Martino.
-Ehi, Ranger.- cominciò uno dei due, prendendosi una pausa di un paio di secondi prima di riprendere a parlare. -Non vi conviene alzare tanto la voce qui. Non vorrete mica provocare una valanga?-
-Non dovreste sottovalutare un monte innevato come questo!-
Muovendo la mano per intimare il compagno a fare silenzio il Bricconiere si rivolse poi al Pokémon accanto a loro.
-Dai, Tyrogue. Insegna a questi sbruffoni a temere la forza della natura!-
Il Pokémon caricò un pugno con tutta la sua forza, ma invece che colpire loro mirò direttamente alla colonna di roccia vicina, lasciando un bel segno.
-Ma che fai, Tyrogue! È loro che devi colpire! Guarda che anche la minima distrazione può costare cara in montagna!- lo rimproverò uno dei due, alzando un po’ troppo la voce.
-Su, non essere così severo. Sta a guardare!- rispose l’altro con un sorrisetto sulla faccia, e la montagna cominciò a tremare. -Ecco, ora vedrete! Sapete cosa significa quando la terra trema così, vero? L’incubo bianco che tutto travolge! Preparatevi a provare sulla vostra pelle il terrore della valanga!-
Ormai sbraitava senza più controllo, ma il sorriso svanì quando si resero conto di un minuscolo, insignificante dettaglio: erano senza copertura, mentre i Ranger erano dietro alla colonna, e a giudicare dal mucchio di neve alle sue spalle non era la prima volta affrontava una valanga.
-Ah! Accidenti!-
-Levatevi subito di lì, quello è il nostro posto!-
-Non ho idea di cosa stiate parlando, ma noi da qui non ci spostiamo!- rispose imperterrito Martino.
Con la valanga se si avvicinava sempre di più e il tremore che aumentava i due uomini si lanciarono contro di loro, ma nonostante le apparenze i due Ranger, grazie all’addestramento alla Federazione, erano piuttosto forti, e riuscirono a spingerli via.
-Svelti, levatevi subito di lì!-
-Andate a cercare un altro posto!- urlò loro Alessandra, per niente intenzionata a farsi travolgere.
-Aaaaaaarrgh!!!-
-Cosa urliii?! Così peggiori solo la situazione!-
Ormai la situazione non poteva peggiorare più di così.
La valanga arrivò travolgendo ogni cosa fosse sul loro cammino, Alessandra fece appena in tempo a tirare a sé Tyrogue, prima che una coltre di neve oscurasse ogni cosa.
Trascorsero una manciata di secondi, ma sembrarono un’eternità, poi il cielo tornò a splendere sopra di loro, e il freddo non sembrava più un gran problema di fronte al resto.
Dei Bricconieri non c’era traccia.
-Tyrogue? Per fortuna tu stai bene.- disse Martino sollevato.
Il Pokémon fuggì senza provare ad attaccarli.
-Quei due proprio non li ho capiti. Da veri imbranati! Ma almeno grazie a loro noi siamo salvi.- sbuffò il ragazzo. -E abbiamo anche capito quanto siano pericolose le valanghe. Inoltre ora sappiamo che stando al riparo dietro queste rocce siamo al sicuro. Se sentiamo la terra tremare corriamo subito al riparo dietro una roccia!-
-Sì. La scalata è ancora lunga.-
Annuì Alessandra osservando la cima.
La scenetta dei Bricconieri non aveva lasciato la montagna senza problemi, nemmeno un minuto dopo la prima valanga sentirono un altro scossone, e una seconda arrivò nascondendoli nuovamente sotto di sé.
Quando riemersero dalla neve i due Ranger intuirono non sarebbe stata certo l’ultima, e si affrettarono per raggiungere la colonna alla loro sinistra.
A causa delle valanghe la neve aumentava e i loro passi rallentarono, ma riuscirono comunque a mettersi al riparo prima dell’arrivo della terza.
Lo stacco che li separava dalle altre colonne era decisamente preoccupante, però non avevano scelta e appena la valanga cessò corsero verso la più vicina, con il cuore che batteva rapido dalla paura.
Non erano ancora arrivati ma la quarta valanga era già in arrivo, lo capivano dal tremore e dai cumuli di neve che scendevano a una velocità folle.
-Coraggio!-
Alessandra dovette dar fondo a tutte le energie rimaste nelle gambe per arrivare alla colonna prima di venire travolta, e Martino si lanciò letteralmente sulla neve riuscendo ad arrivare nella zona sicura.
Prima di proseguire permisero ai loro corpi di riprendersi, superando finalmente le ultime colonne e arrivando in una nuova zona della montagna, dove solo un sentiero li separava da una terrificante caduta.
-Quassù non dovrebbero più esserci valanghe.- osservò Martino guardando verso il basso. -Sarà meglio fare attenzione però. Siamo molto in alto.-
-Tu come stai Pichu?- chiese la ragazza accarezzandogli la testa, togliendoli la neve dalle orecchie.
-P-picchu…-
-Già, anche io ho avuto paura. Ora però siamo in un punto più sicuro. Vedrai che andrà tutto bene.-
-Pichu…-

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Una tempesta di neve circondava la cima del Monte Sorbetto, e i Ranger erano proprio nel bel mezzo della bufera.
Lo Styler fortunatamente offriva loro una descrizione indicativa del sentiero da seguire, tralasciando purtroppo dettagli importanti come un precipizio dal quale era consigliabile non scivolare, ma se ne sarebbero occupati in qualche modo.
Era difficile riuscire a vedere a più di un paio di metri di distanza, e per questo Alessandra scambiò un Pokémon simile a una grande foca paffuta per un cumulo di neve, il Pokémon però si rivelò estremamente pacifico e si lasciò catturare facilmente.
Il suo nome era Spheal, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 2”, “Si circonda di una tempesta di neve che costringe l’avversario a stare fermo.”.





Proseguendo arrampicandosi per una ripida salita i ragazzi si fermarono sentendo uno strano rumore venire dall’alto, notando che qualcosa gli stava cadendo addosso.
-Via!-
Lanciandosi lungo una stradina secondaria videro alle loro spalle formarsi dei grossi blocchi di ghiaccio, e un Pokèmon di cui non riuscivano a distinguere i contorni li stava lanciando da più in alto cercando di colpirli.
-Come se non fosse già abbastanza pericoloso questo posto!- sbottò Martino battendo i denti dal freddo.
Alessandra invece, con la sua solita fortuna, era finita nuovamente addosso a un altro Pokémon, un piccolo uccellino rosso con un sacco sulla coda.
Nonostante il suo aspetto adorabile la ragazza non trovò per nulla piacevole quando l’attaccò lanciandole contro delle raffiche di ghiaccio, che toccando terra si trasformarono in dei blocchi acuminati.
Perlomeno riuscì a catturarlo senza subire danni.
Il suo nome era Delibird, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 3”, “Si circonda di una tempesta di neve che costringe l’avversario a stare fermo.”.





C’era solo una strada da seguire secondo lo Styler, e facendo attenzione al Pokémon che tentava di colpirli Alessandra e Martino riuscirono a spingersi in un punto sicuro, dove non avrebbe potuto ferirli, trovando accanto al bordo della montagna una piccola casetta in legno dal tetto rovinato, dal cui camino usciva del fumo.
-Entriamo un attimo. Ho bisogno di scaldarmi.-
-Piccchuu!-
Pichu ukulele fu ben felice della proposta di Martino, e anche Alessandra era d’accordo. Sperava solo di non disturbare il padrone di casa.
Dentro le dimensioni erano modeste, ma una stufa assicurava un po’ di calore. Accanto a questa un uomo anziano e un Pokémon simile a una volpe dorata con nove code si stavano riposando.
-Oh salve, non mi aspettavo visite.-
-Ci scusi per il disturbo… lei vive qui signore?- chiese la ragazza mentre gli altri due si erano già attaccati alla stufa.
-Sì, da molti anni ormai. Solo io e Ninetales.-
-Nieeee!-
-Non preferirebbe stare al Residence Acqua? Ci sono tante persone e non avrebbe problemi con il freddo.-
-Ognuno è fatto a modo suo. Amo la montagna, e ormai sono abituato. Voi invece cosa ci fate qui?-
-Stiamo cercando di raggiungere la cima.- rispose la Ranger.
-Scalare il monte innevato con quei vestiti addosso? La montagna non va sottovalutata! Salendo su la temperatura cala sempre di più!-
-No no! Le assicuro non c’è problema, la nostra uniforme è fatta apposta per resistere a rigide temperature.-
-Cosa cosa? La tua uniforme è fatta di un materiale speciale e quindi non c’è problema? Aaaah, capisco! Beh, vi auguro buona fortuna allora. Restate tutto il tempo che volete!-
-Grazie, non approfitteremo a lungo della sua ospitalità.-
Giusto il tempo di usare il Punto di Salvataggio che avevano di fronte.
La prospettiva di tornare fuori non allettava nessuno, ma non avevano tempo da perdere e si gettarono nuovamente tra le braccia della tempesta.
Il prossimo sentiero era più stretto del precedente e si affacciava sopra quest’ultimo. C’era un Pokémon che camminava all’inizio guardandosi attorno, simile a un piccolo pugile dalla tunica blu, e Alessandra si avvicinò per catturarlo.
Il piccoletto la sorprese quando fece un salto mortale atterrando sulla punta della propria testa, roteando su sé steso mulinando una raffica di pugni. Come mossa era impressionante, ma bastò aspettare si calmasse per catturarlo.
Il suo nome era Hitmontop, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 3”, “Crea onde d’urto intorno a sé che rendono l’avversario confuso.”.





-Fai attenzione Martino, è molto scivoloso qui.-
Dovevano attraversare un sottile ponte di ghiaccio che collegava le due parti della montagna. Sembrava piuttosto stabile, ma era meglio non indugiare a lungo.
Fortunatamente il ponte non riservò sorprese, non quanto almeno le voci che sentirono in lontananza.
-Capo! Un attimo!-
-Che c’è?-
Era la voce di Occhiorosso, l’avrebbe riconosciuto ovunque.
-La tempesta di neve sta diventando sempre più forte! Non possiamo continuare, è pericoloso!.
-I Dadavolanti non riescono più a proseguire e ci stiamo congelando mani e piedi…-
Sentendo fossero vicini i due Ranger aumentarono il passo, ritrovandosi davanti tre Bricconieri e il loro capo.
-Finalmente ti abbiamo trovato, Occhiorosso!- esclamò Martino indicandolo.
-Ufff… pensavo di aver finalmente trovato dei collaboratori competenti… e invece eccovi qua di nuovo, Ranger. Voi che vi lamentate tanto del freddo! Prendete esempio da questi Ranger! Se davvero pensate di non poter più proseguire cercate almeno di fermare i Ranger!-
-S… sì, signore!-
-Occhioblu non avrebbe mai trattato i suoi sottoposti così.- sibilò Alessandra furiosa.
-Perché Occhioblu è una debole. A presto, Ranger.-
L’uomo si allontanò con un ghigno, lasciando i tre a occuparsi di loro.
-Così almeno ci riscalderemo un po’.-
-Anche se saranno loro a muoversi di più!-
Attivarono in contemporanea i loro guanti della sottomissione, lanciando contro i Ranger uno Snubbull, un Pokémon rosa con dei capelli biondi e un piccolo Pokémon simile a un alberello coperto di neve.
Snubbull era furioso, e i tre continuavano ad attaccare senza sosta impedendo ad Alessandra di distinguere bene i loro movimenti. Con l’aiuto di Pichu riuscì a ridurre l’agitazione di Snubull, ma tra tutti quegli attacchi finì per confondersi, e venne colpita da quest’ultimo con un colpo allo stomaco.
Catturati gli altri due fu più semplice occuparsi anche di lui, e chiudere la cattura.
Lo Styler passò al livello trentuno, con due punti in più di energia e cinque di potenza. Il nome del Pokémon rosa dai capelli gialli era Smoochum, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Normale- Mossa: Teletrasporto”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”, l’altro invece si chiamava Snover, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 2”, “Lancia blocchi di ghiaccio che costringono l’avversario a restare fermo.”.







-Che tremenda sconfitta!-
-Mi viene da piangere dalla vergogna!-
-Guarda, mi si stanno ghiacciando le lacrime.-
In un gesto disperato, pur di fuggire dai Ranger, i tre si lanciarono giù dalla montagna, atterrando fortunatamente su dei blocchi di neve nella strada sottostante.
-Il prossimo è Occhiorosso.- disse Alessandra stringendo i pugni, proseguendo lungo il sentiero, notando un’antica stele con un Pokémon raffigurato sopra in un angolo della montagna, ma non era il momento per controllare.
Se era ancora intatta significava non interessava ai Bricconieri.
Purtroppo la montagna aveva ancora in serbo altre sorprese per loro, come una seconda ripida salita che per i tre fu molto familiare.
-Non altre valanghe!-
-Martino!-
Avrebbero dovuto fare più attenzione al cartello con su scritto “Pericolo di valanghe. Vietato fare rumore! Vietato agitarsi troppo!”. Fecero appena in tempo a mettersi dietro una colonna che la prima valanga scese, molto più rapidamente delle altre.
Visti i tempi ridotti tra una scossa e l’altra era meglio seguire una strada sicura, piuttosto che puntare direttamente verso i punti più distanti, e Alessandra guidò il gruppo lungo la strada, cronometrando di volta in volta i tempi.
-Abbiamo circa dieci secondi per valanga. Non è molto, ma basterà.-
-Dieci?!-
-Sssssh!-
-… scusa… ma dieci non sono troppo pochi?- chiese Martino sussurrando.
-Dovranno bastare.-
-Pichu…-
Erano quasi arrivati, mancava solo l’ultimo tratto e sarebbero stati al sicuro, ma ormai erano stanchi e i movimenti troppo rallentati per quell’ultimo sprint.
Solo un paio di metri e ce l’avrebbero fatta, proprio quando la valanga precipitò sui tre.
-AAAAAAAAAH!-
Alessandra si sentì venire spinta indietro, non fece male ma perse completamente il controllo e rotolò per svariati minuti prima di fermarsi.
Dovette scrollarsi parecchia neve di dosso prima di riuscire a liberarsi.
-Pichu! Martino! State bene?-
-Bbbbbrrrrrrrrr! Che freddo!-
Come lei Martino comparve da un mucchio di neve, e così anche Pichu ukulele.
-Cavolo, c’eravamo quasi… beh, direi di riprovare.- sbuffò Martino alzandosi.
Annuendo Alessandra stavolta si mosse con ancora più attenzione, assicurandosi di avere abbastanza tempo per muoversi prima di scattare.
Le precauzioni servirono al loro scopo, e quando arrivarono finalmente in cima alla zona le valanghe cessarono, ma ancora la cima era distante.
-Quanto è alta questa montagna?- disse il ragazzo esasperato.
-Dai, quando torniamo indietro ci facciamo tutti una cioccolata calda.- lo incitò Alessandra.
-Pichu!-
A quanto pare Occhiorosso non aveva molta fiducia nei suoi sottoposti, perché ad aspettarli c’erano già altri tre Bricconieri, assieme a un Raichu, uno Sneasel e a un grande Pokémon simile a un pinguino blu con un tridente sul viso.
-Dicono che ci voglia davvero molta resistenza per salire fino a qui. Ma nonostante tutto ce l’avete fatta. I miei complimenti, Ranger.-
-Purtroppo però questo sarà anche l’ultimo posto che vedrete. Ma non preoccupatevi. Farò costruire due statue di bronzo in vostro ricordo. Con ai piedi anche una piccola statua di Pichu.-
-Non provate a toccarlo.- ringhiò Alessandra minacciosa.
-Bene allora. Preparatevi al vostro ultimo scontro!-
-Empoleon!-
-Sneasel!-
-E per finire, Raichu! Forza, tutti assieme!-
I tre Pokémon si lanciarono contro Alessandra attaccandola senza pietà. Raichu creò un campo elettrico attorno a sé, Sneasel le lanciò degli aculei e il terzo Pokémon creò delle sfere d’acqua che divennero ampie pozzanghere nel terreno.
La Ranger riuscì ad evitare quasi ogni colpo, tranne gli aculei di Sneasel che le graffiarono il braccio sinistro e la guancia. Grazie al potenziamento dello Styler perdere energia non era più un grosso problema, visto la recuperò quasi tutta con la cattura dei primi due, ma il sangue che si ghiacciava sulla guancia e la ferita aperta a contatto del freddo era piuttosto doloroso.
Con anche l’ultimo Pokémon catturato i dati del Navigatore si aggiornarono, il suo nome era Empoleon, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





La grinta dei Bricconieri fu eclissata dalla loro sconfitta.
-Tutta colpa dello Sneasel di qualcuno!-
-Ma che dici! È Raichu che ha sbagliato tutto!-
-Ma assolutamente no! Empoleon non era per nulla concentrato! Direi piuttosto che abbiamo bisogno di ripetizioni sul lavoro di squadra!-
-Siete dei codardi a dare la colpa ai vostri Pokémon.- li rimproverò Alessandra con delle occhiate di fuoco.
I tre fuggirono senza dire nulla, permettendo ai Ranger di proseguire.
La strada era molto più ripida e sottile, e per evitare di cadere camminarono all’interno del sentiero, facendo attenzione a ogni passo.
Incrociarono anche dei Pokémon dal pelo marrone e le lunghe orecchie da coniglio. Presa dalla curiosità Alessandra si avvicinò per catturarne uno, riuscendoci piuttosto facilmente senza subire danni.
Il suo nome era Lopunny, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 3”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”.





-Ci sono due grotte, quale pensi sia quella giusta?- chiese Martino vedendo da lontano i due ingressi.
-Non saprei, proviamo con quello a destra.-
Non c’erano tracce dei Bricconieri o cartelli, potevano solo tentare la sorte.
Alessandra scelse di provare con la grotta di destra, una volta entrata però trovò solo un vicolo cieco e tre Pokémon simili a delle scimmie dai musi blu. Ciascuna di loro era in una condizione diversa, una era normale e tranquilla, la seconda spaventata e la terza furiosa.
Quest’ultima appena la Ranger entrò le si lanciò addosso, iniziando una cattura. Immediatamente cercò di attaccarla lanciandole contro delle sfere infuocate.
La sua resistenza fu maggiore del previsto e la lotta durò a lungo, ma alla fine la ragazza riuscì a catturarlo. Il suo nome era Monferno, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





-Qui non ci sono altre strade, proviamo dall’altra parte.- disse Alessandra uscendo, dirigendosi verso la grotta a sinistra.
All’interno era decisamente più grande della precedente, con un sentiero che si diramava sopra un precipizio, ma un grosso blocco di ghiaccio ne sbarrava la via. Poteva essere rimosso solo con una Mossa Fuoco 2.
-Beh, direi che sappiamo cosa fare.- disse Martino contento, seguendo la collega nella grotta precedente.
Stavolta la Ranger preferì catturare il Monferno calmo, anche perché l’altro continuava a scappare da tutte le parti, e la cattura fu decisamente più breve.
Tornati nell’altra grotta avevano tutto il necessario per proseguire.
-Monferno, per favore, rimuovete l’ostacolo!-
I due Pokémon si posizionarono ai lati del blocco di ghiaccio, e rotolando su sé stessi lo colpirono con una raffica di fiammelle che lo sciolsero all’istante, ma sotto il primo strato di ghiaccio c’era un’altra sorpresa, un gigantesco blocco di roccia, ben più difficile da superare.
Stavolta però Alessandra era preparata, non c’era un Pokémon con lei che non avesse una mossa inferiore a Distruzione 2, tranne Buneary, che era proprio quella che serviva in quel momento.
-Hitmontop, pensaci tu!-
Al Pokémon bastò un semplice calcio ben assestato per ridurre il masso in frantumi, e finalmente poterono proseguire, evitando alcuni snover e degli Empoleon sul sentiero.
-Pichu!-
-Uh?-
Una stalattite di ghiaccio cadde pochi istanti dopo l’urlo di Pichu. Alessandra la evitò per un pelo, e prendendo in braccio il Pokémon corse verso l’uscita evitando le stalattiti in arrivo. Purtroppo la corsa non era finita, perché arrivati alla fine del tunnel davanti a loro si aprì un’altra stanza, il cui sentiero era formato da una sottile lastra di ghiaccio, oltre cui si poteva facilmente vedere il baratro sottostante.
-Accidenti, sarà meglio fare attenzione.- disse Martino provando a fare un passo avanti, rischiando uno scivolone.
Anche Alessandra fece lo stesso, cercando di muoversi il meno possibile vedendo che una velocità eccessiva le avrebbe fatto perdere il controllo. Il sentiero non era certo rettilineo, e curvare richiedeva una grande forza nelle gambe. L’unico modo per evitare di cadere alla prima curva fu andare addosso a un Pokémon simile a una foca azzurra, che si muoveva come niente fosse senza nemmeno scivolare.
Il suo nome era Sealeo, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 3”, “Si circonda di continue tempeste di neve che costringono l’avversario a stare fermo.”.





Come prima la strada si divideva, e visto un altro blocco sbarrava la via a sud proseguirono verso nord, trovando nel punto in cui il terreno era più sicuro quattro Bricconieri ed Occhiorosso.
-Occhiorosso! Interrompi subito la tua operazione!- urlò Martino correndo nella sua direzione.
L’uomo vedendoli ebbe un tick all’occhio destro. -Avevo dato ordine di non lasciarvi salire! Quegli imbranati, che hanno combinato?!-
-Non sanno assolutamente cosa significhi fare un lavoro di squadra! Allora, vuoi dirci qual è il vostro obbiettivo?!- sbraitò ancora il ragazzo, come se potesse servire a qualcosa, fomentando solo Pichu ukulele.
-Pichu pichu!-
-Temerari come sempre, eh? Ehi voi! Fate stare un po’ zitti questi Ranger!- ordinò Occhiorosso a due sottoposti, rivolgendosi poi ai restanti. -Voi due invece venite con me! Andiamo da Articuno!-
-Aspetta!-
All’urlo di Martino un sorrisetto si accese sul volto di Occhiorosso. -Non sapete quanto fremo all’idea di lottare contro di voi… però purtroppo ho qualcosa di più importante da fare ora. Ci vediamo magari dopo, ammesso che riusciate a sconfiggere quei due. Io nel frattempo avrò comunque terminato il mio lavoro. Ciao ciao Ranger!-
-Dannazione…- sibilò Alessandra, venendo fermata dai due Bricconieri quando cercò di raggiungerlo.
-Lasciate in pace il capo!-
-Ve lo riconosco, siete davvero forti. Ma non passerete da qui! Glaceon, Infernape… venite fuori!-
Arrivando i Guanti della Sottomissione richiamarono due Pokémon completamente opposti, uno dal morbido pelo turchese e l’altro con una scia di fuoco che soffiava sulla testa.
Appena il perimetro di cattura fu pronto entrambi l’attaccarono, uno con una bufera di neve indirizzata contro la Ranger e l’altro con delle alte colonne di fuoco che costruirono una retta davanti a sé. Nonostante le apparenze però catturare il primo Pokémon fu piuttosto semplice e non richiese molto tempo. Allo stesso modo anche l’altro lo seguì a ruota dopo un ultimo attacco, e i loro dati si aggiornarono nel Navigatore.
Accanto al nome di Glaceon e alla sua immagine comparvero le scritte “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 4”, “Lancia blocchi di ghiaccio che costringono l’avversario a restare fermo.”, mentre per Infernape “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 3”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.







I due Pokémon liberati fuggirono all’istante, lasciando i due Bricconieri con un pugno di mosche.
-Non siamo riusciti a portare a termine gli ordini del capo…-
-Questi Ranger stanno diventano sempre più forti…-
Senza altra scelta i due proseguirono permettendo ai Ranger di proseguire, e questi trovarono una stele proprio nel punto in cui Occhiorosso era andato.
-È lo stesso tipo di sigillo che c’era sul Vulcano di Fabulonia.- disse Martino sfiorandone la superficie.
-Pichu!!!-
-Come allora sono passati attraverso la stele utilizzando l’emblema…-
-Anche stavolta posso aprire il passaggio.- concluse Alessandra attivando la modalità grafema.
Erano sul Monte Sorbetto, nel territorio di Suicune. Le sembrò sensato tentare con il suo grafema, e ci vide giusto, perché dopo un fascio di luce bianca la stele scomparve, rivelando delle scale scolpite nella roccia.
-Si è aperta!- esultò Martino. -Se entriamo dovremo scontrarci con Occhiorosso. Sei pronta?-
-Sì, dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi.-
-Pichu!-
-Bene, andiamo!-

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Il gelo all’interno della grotta si era fatto ancor più serrato, e il rumore dei passi dei Ranger echeggiava nelle tenebre mano a mano che salivano.
Rimasero a lungo avvolti dall’oscurità, fino a quando non raggiunsero la cima, e vennero investiti dal candore della neve che circondava la cima del Monte Sorbetto.
Occhiorosso era lì, al centro di una bufera che imperversava senza sosta, e con lui c’erano due sottoposti che stavano usando i Guanti della Sottomissione contro una barriera di ghiaccio che bloccava Articuno.
Il Pokémon aveva un piumaggio turchese e i suoi occhi al momento chiusi ignoravano cosa lo circondasse.
-Occhiorosso! Siamo arrivati, come promesso! Rassegnati!- gridò Martino attirando l’attenzione dell’uomo, che voltandosi li guardò sorpresi.
-Non ce l’hanno fatta nemmeno loro contro di voi… evidentemente anche voi siete più forti di prima.-
-È il momento di arrenderti.- rispose Alessandra guardandolo seria, ma l’uomo le sorrise.
-Aspettate solo un altro momento. Articuno sta per risvegliarsi.
Si sentì il rumore di una crepa provenire dal ghiaccio, e i due Bricconieri fecero appena in tempo ad allontanarsi prima che i blocchi esplodessero in migliaia di schegge.
Articuno spalancò le ali e il suo grido si udì fino alla base della montagna, poi, spiccando il volo, sparì tra le nuvole, portando con sé la bufera.
-Siamo arrivati troppo tardi!- Martino era sotto shock, e così anche Alessandra e Pichu ukulele.
Ancora una volta i Bricconieri li avevano battuti sul tempo.
-La… la tempesta di neve… è cessata! Forse perché Articuno si è allontanato dal Monte Sorbetto?- ipotizzò uno dei Bricconieri guardandosi attorno.
-Occhiorosso… ti rendi conto di cos’avete fatto?- sbraitò Martino stringendo i pugni. -Non contenti di catturare e controllare i Pokémon a vostro piacimento, vi siete messi anche a risvegliare i Pokémon leggendari a caso… ti rendi conto che per colpa vostra gli abitanti di Oblivia sono in grave pericolo?!-
Era vero, i Pokémon leggendari erano diversi da i comuni Pokémon, non solo per la loro forza spaventosa, ma anche per l’imprevedibilità che li caratterizzavano.
Erano in grado di smuovere mari e monti, di creare tempeste e alterare il normale corso della natura. Più di una volta durante gli scontri tra Pokémon leggendari interi continenti hanno rischiato di venire distrutti.
Gli stessi Raikou, Entei e Suicune avevano causati ingenti danni a Oblivia con la loro solo presenza, guidati dalla furia nei confronti dei Bricconieri.
Se Alessandra non fosse riuscita a stabilire un legame con loro altri avrebbero sofferto.
Occhiorosso di fronte a tutto questo era indifferente.
-Ho solo fatto quello che dovevo fare. Non sono Occhioblu, che non è nemmeno riuscita a completare la sua missione. Mi dispiace, ma mi sento a posto con me stesso.-
Martino di fronte a quelle parole non ci vide più dalla rabbia. -Sei davvero un grande egoista!-
Alle loro spalle i due Bricconieri di prima li avevano raggiunti.
-Capo! Lasciamo perdere i Ranger! Sbrighiamoci, la prossima preda ci aspetta!-
-Siamo in superiorità numerica! Lanciamo i nostri Pokémon tutti assieme!-
-Imbecilli! Volete umiliarmi?!- gridò Occhiorosso furioso.
-Cer… certo che no! Scusi, capo!-
-Non scordatevi che i Bricconieri sono ognuno per conto proprio. Alla fine dei conti, la lotta decisiva non può che essere un testa a testa.-
-Che sciocchezze stai dicendo, questi uomini sono tuoi compagni!-
Aveva ragione, non era come Occhioblu, e per quanto anche lei fosse stata una loro nemica la rispettava molto più di quell’uomo spregevole, incapace di provare alcuna empatia verso qualcuno, perfino i propri sottoposti.
Occhiorosso rispose allo sguardò d’odio della ragazza con altrettanta rabbia.
-Alessandra… che ne diresti di passare dalla parte giusta della lotta?-
Martino era completamente esterrefatto. -Cosa?!-
-La proposta non entusiasma neanche me, ma qualcun altro ha pensato fosse il caso di darti questa chance…- continuò Occhiorosso tenendo lo sguardo fisso su di lei. -Sei molto forte e determinata, il tuo talento è sprecato tra i Ranger. Unisciti ai Bricconieri, o vieni distrutta assieme ai Ranger.-
-Io so già qual è il mio posto, Occhiorosso. Ed è proprio qui.- rispose lei sicura.
Non sarebbe mai passata dalla loro parte.
-Mi aspettavo una risposta simile, e ne sono sollevato. Non mi importa cosa pensino ai piani alti, sei solo una formichina sul mio cammino. C’è solo una cosa che mi inquieta. Io dovrei essere più forte di voi, eppure continuate a sconfiggermi. Sappiate però che la fortuna non sarà sempre dalla vostra!-
-Non si tratta di fortuna, e lo sai.- rispose lei impassibile.
-Ah sì? State a guardare, Ranger! Farò sul serio, quindi preparatevi!-
Alle spalle dei Ranger si sentì un ruggito nell’istante in cui Occhiorosso attivò il proprio Guanto della Sottomissione, evocando un gigantesco Pokémon dal corpo giallo e blu, con delle fiamme che gli uscivano dalla schiena.
Pichu alla sua comparsa si stagliò davanti ad Alessandra, con l’intento di proteggerla.
-Pichu!-
-Ah ah ah! Sei piccolo, ma sei pieno d’energia, eh?- rise Occhiorosso. -Bene allora… via!-
Il Pokémon si lanciò contro Pichu, caricandolo. Alessandra riuscì a lanciarsi verso Pichu ukulele e a portarlo via prima che fosse troppo tardi.
Il perimetro di cattura li circondò, e il Pokémon creò all’istante delle colonne di fuoco proprio tra lui ed Alessandra. Anche Pichu ukulele però non tardò ad agire, correndo ad aiutare l’amica suonando il proprio strumento.
Le colonne rimasero a lungo, dando il tempo all’altro di attaccarla nuovamente, stavolta con una raffica a ventaglio di sfere infuocate, e non appena svanirono ne creò delle altre, ostacolando i movimenti della Ranger.
La sua tattica si ripeté almeno un paio di volte, aggiungendo delle esplosioni quando Alessandra fu troppo vicina, ma lei continuò ad evitare i suoi attacchi, badando bene a fermare i propri dischi di cattura quando il Pokémon si sistemò proprio tra le colonne, rendendole impossibile agire.
Era evidente non avesse la minima intenzione di smettere con quella strategia, ma vedendo quanti pochi risultati offriva il Pokémon cominciò ad innervosirsi, e un’aura rossa lo avvolse mentre i suoi attacchi si fecero ancora più veloci.
Alessandra fece del proprio meglio per districarsi tra i suoi attacchi e continuare a disegnare dei dischi di cattura, riuscendo con l’aiuto di Pichu a calmarlo.
Erano però ancora molto distanti dal completare la cattura, e il Pokémon non aveva certo esaurito tutti gli assi nella manica. Per darne prova creò attorno a sé una stella di fuoco, che bruciò incessantemente per una manciata di secondi prima di svanire.
Ne seguirono alcune esplosioni, poi tornò a creare delle colonne al centro del perimetro, ripetendo la strategia iniziale.
Rispetto a prima il caldo cominciava a farsi soffocante, e nei punti in cui la neve si era sciolta rivelando il terreno roccioso il calore aveva scaldato perfino le rocce.
Aveva ormai superato abbondantemente la metà dei livelli dei sentimenti di amicizia mostrati dallo Styler, e avvertiva che anche il Pokémon cominciava ad essere stanco. Lo vedeva dai suoi movimenti che cominciavano a rallentare, e dalla furia in ogni attacco, che lasciava intendere sperasse sarebbero stati gli ultimi.
In un certo senso fu così, perché finalmente Alessandra riuscì a catturarlo.
Lo Styler passò al livello trentadue, con due punti in più nell’energia e dieci nella potenza. Il nome del Pokémon era Typhlosion, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Azione 1”, “Lancia getti di fiamme e attacca l’avversario con potenti esplosioni.”.





Nell’istante in cui il perimetro di cattura svanì Alessandra venne colpita dal gelido vento del Monte Sorbetto, tremando a causa del sudore e del calore che velocemente l’abbandonava.
-Alessandra!-
-Picchuuuuu!-
Pichu e Martino si lanciarono subito verso di lei, pronta a proteggerla mentre Occhiorosso la fissava contrariato.
-Ok, ammetto che forse la fortuna non c’entra…-
-Capo!-
-Non badate a me.- disse calmandoli con un gesto della mano. -Alessandra… ti ricordi di quel giorno su tra le nuvole, quando ti ho fatto cadere in mare?-
-No, mi capita tutti i giorni…- ribatté lei ironicamente.
-Quella volta pensavo fossi davvero una schiappa. Ora non lo penso più.-
-Io pensavo fossi una persona orribile, e lo penso ancora.-
Non importava quanto tempo fosse passato, tra tutti i criminali contro cui aveva lottato era il peggiore, quello che dava meno valore alla vita di Pokémon e persone, e che si credeva al centro di ogni cosa.
-Voi Ranger… avete mostrato di avere coraggio infiltrandovi nel sottomarino. Siete riusciti a far tacere quell’insolente di Occhioblu. Non vi siete fatti intimidire né dal vulcano né da questo monte innevato. E infine… perfino io, Occhiorosso, devo riconoscere la mia sconfitta. Siete davvero formidabili…-
Occhiorosso attivò il proprio Dadavolante, salendovi e fluttuando a mezz’aria.
-Capo! Dove andiamo?! Qual è la prossima preda?- chiesero i sottoposti pronti a partire, ma l’uomo non sembrava altrettanto energico.
-Ho l’orgoglio in frantumi… cosa volete che me ne importi della prossima preda?-
-Capo!!!-
-Addio!-
Lasciandoli soli Occhiorosso sfrecciò tra le nuvole lasciando perdere le proprie tracce, i suoi sottoposti però non sembravano intenzionati a mollare la presa.
-Aspetti, capo!!!-
-Veniamo anche noi!-
Alessandra e Martino non dissero nulla mentre i quattro volavano via, cercando di dare un valore all’intera missione.
Articuno era libero, ma sembra che non avrebbero rivisto Occhiorosso tanto presto.
Portandosi le mani dietro la testa Martino cominciò a camminare in cerchio, guardandola alla fine con un sorriso soddisfatto. -Senza dubbio un’altra… missione compiuta!-
-… già, non è andata così male infondo.- annuì lei sorridendo.
-Ti ricordi cosa ci ha detto il Prof. Frenesio? È proprio perché Oblivia è un paradiso di pace, che ci sono dei malintenzionati che vogliono metterci le mani sopra… è esattamente quello che è successo questa volta.-
Purtroppo aveva ragione, nemmeno in un luogo tanto pacifico la gente era completamente al sicuro, e ora che ben due Pokémon leggendari erano liberi chissà cosa sarebbe successo.
-Torniamo alla calda Regiobaleno e facciamo rapporto a Raimondo e Willy. Fa decisamente troppo freddo sul cucuzzolo di questa montagna!-
-Ben detto, prima però vorrei fare un giro di pattuglia. Per controllare come vanno le cose.-
-Certo, ti aspetterò da Raimondo.- annuì Martino avviandosi verso le scale nella montagna.
La discesa fu decisamente più semplice della salita, e in quattro e quattr’otto i tre tornarono a valle.
Martino come aveva detto ripartì subito per Regiobaleno, invece Alessandra cominciò il proprio giro di pattuglia, partendo proprio dalla strada laterale rispetto al monte, dove un signore anziano la fermò immediatamente.
-Ah, salve! Mi chiamo Yuri e sono un fotografo di Pokémon. Hai presente le foto sui documenti della Federazione Ranger o quelle sui testi scolastici dell’Accademia dei Ranger? Beh, in realtà anche quelle sono opera mia!-
-Oh! Complimenti! Il suo è un lavoro eccezionale!- rispose la ragazza colpita.
-Sin da quando ero giovane, giro per il mondo scattando foto dei Pokémon, ma venendo qui purtroppo sono caduto nella palude… ho trovato un Dunsparce e stavo per fotografarlo, ma mi è sfuggito. Forse ho sbagliato a usare un flash troppo forte.-
-Temo spaventi alcuni Pokémon.- annuì Alessandra.
-Vorrei mostrare a tutto il mondo l’aspetto del Dunsparce che ho trovato qui ad Oblivia! Per favore, Ranger. Se ti capitasse di vedere Dunsparce, potresti accompagnarlo da me? Non ho particolarmente fretta, ma spero di poter contare sul tuo aiuto!-
-Certo, andrò a dare un’occhiata alla palude.-
Era un incarico piuttosto semplice, e vista la missione appena affrontata non le avrebbe fatto male qualcosa di più leggero.
Per poter procedere nella palude avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di un Pokémon leggendario, e nonostante Raikou sarebbe stato perfetto per l’occasione decise di provare a evocare Suicune, per rassicurarlo quantomeno sulla fuga dei Bricconieri.
Tracciò quindi abilmente il grafema nello Styler, e il Pokémon emerse da un getto d’acqua, fissandola in attesa.
-Suicune, abbiamo scacciato i Bricconieri dal Monte Sorbetto. Hanno liberato Articuno, ma se ne sono andati.- cominciò la ragazza sperando di non indispettirlo per averlo chiamato.
-“… grazie per il tuo aiuto.”-
Fortunatamente nonostante i toni freddi si era mostrato molto gentile, e la ragazza continuò fiduciosa.
-Non c’è di che. Ora però avrei bisogno io del tuo. Sono un Pokémon Ranger, il mio compito è proteggere i Pokémon e le persone ed aiutarli a convivere pacificamente. Un signore mi ha chiesto una mano per trovare un Dunsparce e fargli delle fotografie, ma non posso muovermi sui fiumi da sola.-
-“Capisco, ti offrirò con piacere il mio aiuto.”-
Così dicendo Suicune si inginocchiò permettendole di salire sulla sua groppa, e come aveva già fatto Alessandra lo guidò nella direzione in cui voleva muoversi, sfruttando il suo ruggito per portare allo scoperto i Pokémon nascosti tra gli alberi.
Nella prima zona non trovarono nulla, e all’inizio della seconda si ritrovarono invischiati in una cattura di un Forretress. Perlustrarono l’intera zona, ma del Pokémon non c’era traccia.
-“Forse dovresti cercare altrove. Alcuni Pokémon tendono a cambiare zona se si sentono in pericolo.”- le propose Suicune quando furono tornati all’inizio del sentiero.
-Forse hai ragione…-
Stando al Navigatore l’unico posto in cui trovare un Dunsparce era a Regiobaleno.
A quanto pare avrebbe dovuto fare qualche giro in più prima di tornare dal fotografo, ma non era un grosso problema. Con l’aiuto di uno Staraptor tornò rapidamente sull’isola, atterrando nei pressi della casa di Otello e controllando nuovamente il navigatore.
Stando alle informazioni poteva trovare il Pokémon nei intorni della grotta Lima. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l’aveva visitata ma fu felice dei vedere i Pokémon non erano più agitati come dopo l’attacco dei Bricconieri, e raggiungendo l’ingresso laterale della grotta, che aveva usato la prima volta con Ascanio come uscita, trovò un Dunsparce accanto al dirupo.
Bastò una sola linea per catturarlo, e rapidamente la ragazza tornò al Residence Acqua, dove il fotografo la stava aspettando poco fuori città.
-Oooh, Dunsparce! Non so se sei lo sesso Dunsparce della scorsa volta oppure un altro… ma stai tranquillo, questa volta diminuirò l’intensità del flash!- disse l’uomo accarezzando la testolina del Pokémon, che sembrava felice all’idea di farsi fotografare. -Allora, iniziamo subito con la foto! Rilassati e assumi una posa naturale.-
Dunsparce fece come gli aveva detto, posizionandosi davanti all’albero alle loro spalle.
-Allora, la prima con uno sguardo serio!-
-Dunsparce!-
Il Pokémon si sollevò sulla coda, lasciandosi fotografare.
-Bene, adesso rotola!-
-Dunsparce dunsparce!-
-Bravo, ci sai fare! E per finire adesso prova a contorcerti!-
-Dunspaaarce!-
Entrambi sembravano starsi divertendo molto, tanto che andarono avanti almeno per un quarto d’ora.
-Che dire, sono riuscito a fare delle foto davvero eccellenti! Con queste il fotografo di Pokémon Yuri torna alla ribalta! Presentare i Pokémon di Oblivia alla gente di Almia e di Fiore è la mia missione! Grazie mille, Ranger… e grazie anche a te, Dunsparce!-
-È stato un piacere. Vuole una foto anche mia?-
-Non sono molto bravo con le persone, ma grazie comunque. Oblivia è piena di Pokémon interessanti! Dunque… quale Pokémon posso fotografare adesso?-
-Dunsparce!-
-Che ti prende, Dunsparce? Vuoi presentarmi qualche Pokémon di tua conoscenza? Se per te va bene ne sarò estremamente felice!-
Dunsparce si allontanò dal sentiero, seguito a ruota dal fotografo già pronto a scattare, la Ranger invece proseguì lungo il sentiero, ricordando di avere visto nei dintorni un’altra persona che aveva bisogno di aiuto, e infatti la trovò nella strada successiva appena superato il fiume, chiedendo nuovamente l'aiuto di Suicune per attraversarlo.
-Oh, Ranger! Arrivi proprio al momento giusto! Vorrei chiederti di aiutare Hitmontop. Qualche tempo fa, mentre si esercitava qui nei paraggi, per sbaglio ha urtato forte la testa contro quella pietra.- spiegò indicando una lastra accanto. -Gli Hitmontop in generale sono esperti negli attacchi rotanti a testa in giù ma questo qui si è dimenticato completamente come si fa!-
-Hitmontop…-
Effettivamente il Pokémon sembrava molto sconsolato, e teneva la testa bassa fissando la pietra.
-E così mi è venuta un’idea. Quel tuo Styler! Quando effettui una cattura, il Disco ruota, vero? se glielo fai vedere, forse anche lui si ricorderò come ruotare su se stesso! Ti prego, aiuta il povero Hitmontop!-
-Ma certo, possiamo provare subito.- annuì la ragazza, dispiaciuta della vicenda.
-Himon hitmon!-
-Allora mi raccomando!-
-Hitmo hitmon…-
Hitmontop sembrava molto spaventato all’idea della cattura, cercando di tranquillizzarlo Alessandra si avvicinò lentamente, aspettando il perimetro di cattura fosse completo prima di muoversi.
-Forza Hitmontop, è facile.-
Puntando il disco a terra lasciò che girasse per qualche secondo mostrando al Pokémon come fare, disegnandogli dei dischi attorno vedendo non aveva intenzione di attaccare.
Alla fine la cattura si chiuse piuttosto rapidamente, e al termine Hitmontop stava piroettando sulla testa, come se non l’avesse mai dimenticato.
-Oooh! Hitmontop! Sì, è proprio quello l’attacco!- esclamò entusiasta l’uomo.
-Hitmon!!!-
-Bene, bene, ottimo lavoro! Grazie a te Hitmontop si è ricordare come fare a ruotare! Però, Ranger… la rotazione era così perfetta e ipnotizzante che… adesso gira la testa anche a me! Ah ah ah ah!-
-Si sieda, dovrebbe passare presto.-
Certe volte capitava anche ai cadetti dell’Accademia, ma non era niente di grave.
Tutto contento Hitmontop si fermò abbracciando la Ranger per ringraziarla, incamminandosi poi con l’uomo verso il Residence Acqua.
Poco dopo se ne furono andati, la stele contro cui aveva sbattuto cominciò a brillare, rivelando un grafema.
Alessandra lo annotò prima che svanisse, e anche lei si diresse verso il Residence, controllando se qualcuno avesse ancora bisogno del suo aiuto.
Solo il pescatore al molo dove aveva conosciuto Alia la fermò.
-Tieni pulita l’area di pesca! Non lasciare qui i tuoi rifiuti!-
-Come scusi?-
-Non sono un cartellone pubblicitario! E qui non è posto dove pescare. Stavo ripetendo le buone maniere ad alta voce.-
-A-ah… capisco.-
No in realtà, ma era meglio non dirlo.
-Io ovviamente mi porto a casa i rifiuti che produco, ma… tempo fa, mentre pescavo nelle Rovine del canale, mi sono distratto un attimo e una cartaccia che avevo in mano mi è caduta nel fiume. Da allora non faccio che pensarci.-
-È stato solo un incidente.- tentò di dire per rassicurarlo.
-Come se non bastasse, la cartaccia che mi è caduta… è stata ingoiata da un Lumineon in un boccone! Adesso sono preoccupato anche per la salute di quel Lumineon! Alessandra, ti prego… non andresti a controllare le condizioni di quel Lumineon?-
Era una richiesta veramente eccessiva, ma la ragazza annuì, non potendo fare altro.
-Il posto dove mi è caduta la cartaccia è vicino alla cavità che si trova in fondo alle Rovine del canale!-
-Ma non c’è…-
-Eh? Non c’era nessuna cavità? Mmmm… quando ci sono andato io ce n’era una, però.-
-Andrò a controllare meglio.-
Era sicura che non ci fossero altri ingressi oltre a quello in fondo alla scalinata, ma sarebbe comunque andata a dare un’occhiata. Con l’aiuto di Suicune arrivare fin lì fu molto più semplice, ma una volta arrivati nei dintorni dell’altare vide che effettivamente era comparso un cratere nel terreno, che prima non c’era, e un Lumineon vi entrò saltando fuori dall’acqua.
-Ma che diamine?!-
Com’era successo e come aveva fatto a non notarlo?
-“Sembra stare male.”-
L’osservazione di Suicune la riportò alla realtà, e raggiungendo lo spiazzo la ragazza scese dalla sua groppa, avvicinandosi alla cavità.
Era talmente buio che non riusciva a vederne la fine, e per sicurezza vi lanciò una pietra, aspettando di sentire qualcosa.
Dopo cinque secondi avvertì il rumore dell’acqua, e fu sicura di potere saltare.
-Ok… è meno spaventoso che precipitare nell’oceano…-
Cercò di ripeterselo più volte mentre saltò nel vuoto, con il mini-polmone in bocca e tenendo la torcia accesa nella speranza di vedere qualcosa.
Un improvviso gelo alla pelle le fece capire di essere arrivata sott’acqua, ma dovette scendere di parecchi metri prima di scorgere le rovine che aveva intravisto l’ultima volta era stata da quelle parti; a quanto sembrava era tutto collegato.
Poi finalmente lo vide, il Lumineon che si agitava in maniera strada, che proseguiva verso un cunicolo sotterraneo. Non era difficile capire cosa fare, e seguendolo si preparò all’inseguimento sott’acqua.
Il Lumineon accorgendosi della sua presenza aumentò la velocità spaventato, e cercò di rallentarla creando gruppi di tre bolle per volta, e dei mini tornado ogni volta si faceva troppo vicina.
Alcuni riuscirono a colpirla, togliendole però solo una manciata di punti allo Styler e procurandole delle fitte, ma niente di eccessivo, e con un po’ di buona volontà riuscì a raggiungerlo.
Sembrava avere qualcosa in bocca, e con molta attenzione la ragazza riuscì a togliere la cartaccia che lo infastidiva.
A quanto pare le preoccupazioni dell’uomo non erano così infondate.
Tornando al Residence Acqua per dargli la buona notizia ne approfittò per ricaricare lo Styler, tornando a 87/87 punti, e per salvare i dati raccolti, raggiungendolo poi al molo dove l’aveva lasciato.
-Signore, ho trovato la cartaccia di cui parlava!- disse avvicinandosi.
-Fammi un po’ vedere la cartaccia ingoiata dal Lumineon… sì, è proprio questa! È la cartaccia che mi era caduta di mano. E il Lumineon come sta?-
-Sta bene, aveva solo un leggero mal di pancia.-
-Ora sta bene?! Fiuuu, meno male! grazie, mi hai tolto un grosso peso dallo stomaco!-
-Direi è stato lo stesso anche per lui. Comunque non me lo aspettavo, ma si è veramente aperta una voragine per un lago sotterraneo nel punto che mi ha indicato.-
-E così quella cavità portava a un lago sotterraneo? Sembra pericolosa, meglio evitarla d’ora in poi!-
Era sicuramente una buona notizia. Completato quell’incarico non le sembrava ce ne fossero altri nei paraggi, perciò la Ranger si allontanò andando a catturare uno Staraptor, preparandosi per cambiare isola, decidendo di spostarsi a Diagonalia.
Nel villaggio non c’era nessuno che avesse bisogno di una mano mentre lungo la strada verso le Rovine d’alba la Ranger venne fermata da un signore dai capelli e i baffi marroni.
-Tu sei Alessandra… giusto?-
-Sì, ha bisogno di qualcosa?-
-Ho sentito parlare dite. So che stai facendo tanto per Oblivia. Mi sento in colpa a chiederti un favore in un momento come questo…-
-Non deve preoccuparsi signore. È il mio lavoro, e sono sempre felice di aiutare.-
-capisco… devi sapere che Happiny tarda a tornare dal Bosco Ramingo. Pare abbia fatto amicizia con Dusclops… e fin qui tutto bene, ma ormai è giunta l’ora di mettersi a tavola! Giocare è importante, ma bisogna sapere anche quando è ora di smettere! Quando prima sono andato al Bosco Ramingo a prendere Happiny, Dusclops mi ha cacciato via!- spiegò l’uomo quasi sull’orlo delle lacrime. -Non so che fare, davvero. Ho pensato che magari tu… che ne dici? Potresti riportare Happiny a casa?-
-Non dica altro. Vado subito.-
-Grazie per avere accettato nonostante tutti gli impegni che hai! Sai dov’è il Bosco Ramingo, vero?-
-Certo, non si preoccupi.-
Era passato un po’ dall’ultima volta che c’era stata, ma ricordava bene la strada. Le bastò proseguire dritto e andare a destra al primo sentiero.
Il bosco era proprio come l’aveva lasciato, nascosto tra le fronde degli alberi e con i Dusclops che vi si muovevano indisturbati, pattugliando le strade, ormai però sapeva bene come evitarli e nascondendosi contro i tronchi degli alberi riuscì a superarne un paio, scorgendo in lontananza l’Happiny di cui l’uomo aveva parlato.
Fortunatamente questo non si mosse quando la vide, e la cattura fu estremamente semplice.
Il Navigatore aggiornò immediatamente i suoi dati, con accanto al nome “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Tornare indietro fu altrettanto semplice, bastò lasciarsi trovare da un Dusclops e vennero tutti teletrasportati all’inizio della foresta.
Solo Pichu ukulele non era ancora abituato al teletrasporto. -P-pichu…-
Prendendolo in braccio Alessandra tornò dall’uomo lungo la via principale, che le corse in contro, vedendola con Happiny.
-Grazie, Alessandra… non ho parole!- la sua espressione felice cambiò drasticamente quando si rivolse al piccolo Pokémon. -Happiny, insomma! Fino a che ora intendi stare a giocare? Ero davvero preoccupato! Devi imparare a capire quando stai esagerando!-
-Pi… ny…-
Happiny abbassò la testa dispiaciuto, e questo bastò a calmarle l’uomo, che sospirò riprendendo il sorriso.
-Bene! ora basta con la predica! Allora, Happiny… è stato divertente? Vai d’accordo con Dusclops?-
-Piny!-
-Meno male!-
-Pinyyy!-
Sorridendo felici i due si allontanarono dalla strada andando verso Diagonalia, e Alessandra fece lo stesso superando il ponte di Otello.
Avrebbe potuto dirigersi direttamente verso Cocona, ma andò prima alla Base radio, per assicurarsi fosse tutto in ordine, e una volta entrata nel piccolo edificio alla base trovò un uomo tutto indaffarato che borbottava qualcosa.
-Accidenti. Di questo passo non finiremo mai…-
-È permesso?- bussò lei per attirare la sua attenzione.
-Ah, Alessandra! Che tempismo! Mi stavo preparando a svolgere dei lavori di manutenzione alla Base radio e ho fatto confusione tra attrezzi e Pokémon… so cosa stai pensando: ma non è possibile! Beh, credimi, è possibile! Quando si passano le nottate a lavorare, a volte capita di prendere delle sviste clamorose.-
-Mi dispiace molto signore…-
I danni provocati da Raikou e dai Bricconieri dovevano essere stati più gravi del previsto se ancora la base non era sistemata.
-Quando ho provato ad avvitare a forza un bullone sulla testa di questo Pokémon… il poverino è andato su tutte le furie! E per ripicca si è portato via pinza, martello, cacciavite, viti, bulloni e perni. Insomma, tutti gli attrezzi di metallo! Ma si può sapere che Pokémon è quello? Nonostante il suo corpo sembri di metallo, galleggia leggero per aria e sembra che il suo corpo intero sia un enorme magnete. Dovrei svolgere dei lavori di manutenzione alla Base radio, ma senza i miei attrezzi non sono altro che un uomo di mezza età senza nulla da fare. Per favore, Alessandra! Recupereresti i miei attrezzi da lavoro?-
-Certo, vado subito a cercarli.-
Tralasciando il discorso sull’uomo di mezza età era importante recuperare quegli attrezzi, altrimenti i lavori di manutenzione non avrebbero potuto proseguire. In ogni caso la ragazza aveva già un’idea su che tipo di Pokémon si trattasse, e uscendo dall’edificio si affrettò a cercarlo.
Purtroppo era sicuramente scappato sulla cima della torre, visto nei dintorni non aveva trovato Pokémon con degli strumenti da lavoro. Salire le fece uno strano effetto, le ricordò della prima volta che aveva incontrato Raikou, della loro cattura e del primo grafema che avesse mai visto.
Da lì era partito tutto.
Ricordò anche Celebi, e i viaggi nel tempo, ma ancora non era pronta a tornare. Non era nemmeno sicura in verità di potere fare molto, se già nel presente faticavano a fermare i Bricconieri.
Cercò di non pensarci, scalando la torre arrivando quasi in cima, e fu a quel punto che lo vide: un Pokémon dallo strano corpo turchese avvolto su sé stesso, che aveva con sé degli strumenti.
Aveva creduto si trattasse di un Magnemite, ma a quanto pare si sbagliava.
-Belduuum!-
Vedendola il Pokémon le si lanciò addosso, iniziando la cattura, che contrariamente a quanto aveva pensato fu più breve del previsto.
Il nome del Pokémon era Beldum, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia sfere di ferro contro l’avversario.”.





Il Pokémon volò via appena terminata la cattura, ma gli attrezzi che aveva preso rimasero dove si trovavano.
Raccogliendoli Alessandra scese rapidamente la torre, riportandoli al loro proprietario.
-Finalmente ho riavuto i miei preziosi attrezzi! Grazie mille, ti sono debitore! A proposito, e questo cos’è? Non sembra uno dei miei strumenti…- disse rigirandosi dei pezzi di metallo tra le mani.
Mentre parlavano Otto era appena entrato nell’edificio, guardando l’uomo incrociando le braccia.
-Ehi, tu. Che ne diresti di darti una mossa e smetterla di marinare il lavoro?-
-Non stavo marinando il lavoro, Otto! Ah, sì, ecco! Dai un po’ un’occhiata a questi. Credo che siano gli utensili di qualcuno. Hai idea di chi possano essere?-
-Que… quella è la fibbia della mia cintura! Ecco perché da prima continuavano a cadermi i pantaloni! Ah ah ah ah! Che vergogna…-
-Allora, allacciamoci la cintura e diamoci da fare ci lavori di manutenzione della Base radio.- disse l’altro ignorando la questione. -Alessandra, grazie per l’aiuto nonostante i tuoi impegni!-
-Si figuri, non esagerate però. Un po’ di riposo serve sempre.-
-Certo certo, non voglio fare arrabbiare altri Pokémon.- annuì l’uomo salutandola mentre si allontanava.
Ora che anche quell’incarico era concluso Alessandra si affrettò a dirigersi verso Cocona, dove il giro di pattuglia sarebbe terminato, trovando un ragazzino del villaggio accanto alla casa di Otello, che le corse incontro.
-Ah, ciao! Senti, Alessandra… avrei un favore da chiederti.-
-Dimmi pure.- rispose lei gentilmente.
-Adesso sto preparando un quiz, ma vorrei vedere un certo Pokémon di persona per studiarlo bene. Quindi vorrei che mi portassi questo Pokémon. Si tratta di Drif… giusto!- gli occhi del bambino si illuminarono, interrompendo la frase a metà. -Alessandra! Ti farò un indovinello! Trova la risposta e portami il Pokémon giusto! È interessante, no?-
-Ahaha, ok, si sembra interessante.-
-Allora, ecco l’indovinello: col suo corpo color viola e una x sul suo faccino, galleggiando vola vola, questo Pokémon carino! Quando avrai capito di che Pokémon si tratta, portalo qui!-
Un Pokémon che volava e con una X sul muso, non avrebbe dovuto essere difficile per una Ranger come lei, e infatti subito le venne un’idea di che Pokémon si trattasse.
Con l’aiuto di uno Staraptor vicino spiccò il volo per il Vulcano Fabulonia, sfrecciando tra le nuvole orientandosi alla perfezione.
Già nel cielo riuscì a intravedere i Pokémon a cui pensava, da corpo piccolo e viola, con una x gialla sul muso.
Avvicinandosi diede il via alla cattura completandola in poche mosse, aggiornando il Navigatore.
Il suo nome era Drifloon, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Azione 1”, “Sprigiona sfere cariche di energia negativa che rendono stanco l’avversario.”.





Per portalo con sé dovette tornare al Residence Acqua e chiedere ad Alia di portarglielo, liberando già che c’era tutti gli altri permettendogli di tornare a casa.
Con l’aiuto di uno Staraptor lei tornò dal bambino, mostrandogli il Drifloon.
-Ah, quel Pokémon è… sbagliato!- disse con un sorrisino divertito. -La risposta esatta non era Drifloon, ma Drifblim!-
-Ma anche questo è viola e con una X.- si giustificò lei mostrandoglielo.
-Come? No, aspetta un attimo… galleggiando vola vola… in effetti sta galleggiando. Col suo corpo color viola… sì sì, sembra proprio viola! Una x sul suo faccino… ahahah! Quella è senza dubbio una x! Capisco! Sia Drifblim che Drifloon sono entrambi la risposta esatta! Che granchio ho preso…-
-Non preoccuparti, il tuo quiz era molto divertente.- lo rassicurò la Ranger.
-Driflooooon….-
-Grazie! Hai evitato che ci fosse un errore nel mio quiz! Ricapitolando…. Complimenti, Alessandra… risposta esatta!!!-
-Grazie, è stato veramente divertente. Spero di sentirne presto altri.-
Nei dintorni non sembravano esserci altre persone che avessero bisogno di lei, non rimaneva altro da fare che tornare da Raimondo e aggiornarlo sulla situazione.

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Di corsa Alessandra raggiunse la casa di Raimondo, trovando tutta la famiglia al completo, inclusi Willy e Martino, ad aspettarla.
-Alessandra, eccoti qui!- esclamò Raimondo vedendola. -A giudicare da quanto mi ha detto Martino avete completato la missione.-
-Esatto! Articuno è stato risvegliato, ma almeno adesso Occhiorosso ha rinunciato a inseguire la prossima preda.- confermò Martino.
-Dite davvero?! È una splendida notizia! Ben fatto!-
-Ora anche i Pokémon di Oblivia sono al sicuro!- aggiunse Willy sereno.
-Quindi non serve più sviluppare una nuova arma per far fuori i cattivoni!-
-Proprio così, Patty! Perché non ti metti a inventare, non so, la macchina del tempo?- disse Willy scherzosamente, ma la ragazzina annuì come se nulla fosse.
-Mi sembra un’ottima idea. Così potrei andare indietro nel tempo e vedere con i miei occhi com’era un tempo la regione di Oblivia!-
Per un istante la mente di Alessandra tornò a ciò che aveva visto nel passato, alla vegetazione incolta e selvaggia, agli strani indumenti dell’epoca, e alle tradizioni di cui aveva saggiato solo una piccola parte.
-Ma fino a quando non ci sarà una macchina del tempo, dovrai continuare tutti i giorni a girare per le rovine e fare ricerche sui libri!- rispose Raimondo, con Lucia accanto che annuì.
-Mi sa di sì.-
-Non appena la Base radio sarà di nuovo funzionante, è meglio se voi due…. Anzi, voi tre, compreso Willy, facciate subito rapporto alla Federazione.- concluse Raimondo riportando il discorso sulla retta via. -Bene allora… io devo andare a Cocona ora. Potete raggiungermi anche voi dopo? Mi raccomando, vi aspetto!-
-Certo, ci vediamo più tardi.- annuì Alessandra.
-Cosa c’è a Cocona?- chiese Martino a Lucia, salutando Raimondo.
-Vedrete quando ci andrete. Io e Patty vi raggiungeremo più tardi. Intanto voi andate.-
-Po… posso venire anch’io, vero?- le chiese Willy titubante.
-Certamente.-
-Ah, per fortuna! Pensavo vi foste dimenticati di me.-
-Pichu-pichu!-
Visto avevano già concluso il giro di pattuglia potevano andare direttamente a Cocona, e tagliando per il sentiero lungo la spiaggia il gruppo arrivo in quattro e quattr’otto.
L’intero villaggio sembrava essersi riunito, tutti festeggiavano e delle nuvole colorate venivano lanciate in aria, e Raimondo li stava aspettando davanti alla piattaforma in legno al centro della piazza.
-Che cosa sta succedendo qui?- si chiese Martino sorpreso, quando Raimondo li notò.
-Oooh! Benvenuti, Eroi di Oblivia!-
-Raimondo?! Cosa sta succedendo? Cos’è questo teatro?- chiese ancora il ragazzo sorpreso.
Al posto del marito fu Lucia a continuare.
-Voi, che avete donato la vera pace a Oblivia…-
-Lucia?! Ma cos’è questo tono formale?!-
Raimondo di fronte alla faccia sorpresa di Martino scoppiò in una risata.
-Ah ah ah! Scusate se vi abbiamo sorpreso! In effetti anch’io non mi sento molto a mio agio. Ora vi spiego. Oggi è il giorno del festival dell’arcobaleno. Pensavamo fosse l’occasione migliore per ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per noi.-
-Ora capisco, grazie!-
-Abbiamo fatto solo il nostro lavoro.- rispose Alessandra con un chiaro orgoglio nel cuore.
-Sono sicuro che anche il Prof. Frenesio non avrà nulla da ridire se vi fermate qui a Oblivia un po’ più a lungo.-
-In fondo avete lavorato davvero un sacco, ve lo meritate!- aggiunse Lucia rifiutando proteste.
-E poi anche volendo contattare il Professore, la Base radio è rotta…-
-E se lo dice Willy, portavoce della Federazione, vuol dire che la stessa Federazione Ranger riconosce i vostri meriti!- affermò sicura Patty.
La voce di una donna dai capelli castani, vestita con un lungo abito rosa e turchese, prese il posto a quella del gruppo, e tutti si voltarono a guardarla mentre saliva sulla piattaforma.
-Bene! signore e signori! Attenzione prego!!! Come tutti sapete, quest’anno il nostro festival dell’arcobaleno ha rischiato di essere cancellato a causa dei Bricconieri di Pokémon. Se siamo riusciti a ripristinarlo è grazie a questi coraggiosi giovani Ranger!-
Dalla folla si levò un coro di applausi e lodi.
-Grazie mille Ranger!-
-Visto che ormai siete qui, perché non vi trasferite a Oblivia?-
-Così Raimondo potrà finalmente andare in pensione!-
-Ah ah ah!-
-Signore e signori! Come sapete bene tutti, ora è il momento di annunciare chi farà la parte dell’Eroe che va alla ricerca del calice arcobaleno! Quest’anno avremo con noi… Alessandra e Martino! Forza, un bell’applauso!-
Nuovamente la gente esultò alla notizia, e Patty si gettò tra le braccia dei due, stringendoli forte.
-Evvaiiii! Mettetecela tutta!-
-Eh? Cosa? La parte dell’Eroe che cerca il calice arcobaleno?-
Vista l’evidente confusione di Martino ci pensò qualcuno a spiegare meglio la situazione.
-Ve lo spiego io che l’ho fatto l’anno scorso!-
Otello e i Pichu di Dolcegoccia arrivarono di corsa, con i piccolini elettrizzati di partecipare alla festa.
-Picchuuu!-
-Otello!-
-C’è anche Nando?- chiese immediatamente Alessandra guardandosi attorno, senza però vederlo.
-Aveva un compito da svolgere.- rispose Otello scuotendo il capo.
-Oh, capisco…-
Le dispiaceva non ci fosse, l’atmosfera di festa le metteva allegria e avrebbe tanto voluto partecipare a quell’evento assieme a lui.
-Oooh! Pichu ukulele! Felice di vedere che stai bene!- sorrise l’uomo abbracciando il piccolino. -Su su, andate a giocare voi!-
Annuendo i Pichu si sparpagliarono per la piazza, lasciando modo all’uomo di continuare la sua spiegazione.
-Allora, Eroi, ascoltate bene. la ricerca del calice arcobaleno da parte dell’Eroe di Oblivia è l’evento più atteso del festival dell’arcobaleno. La missione dell’Eroe è di riportare al villaggio il calice arcobaleno che si trova all’interno della Grotta Lima. Per fare ciò, però, egli dovrà superare la prova dell’Eroe!-
Willy al racconto aveva gli occhi che brillavano.
-Oooh! Che emozione! Da paura!-
-Grazie per la spiegazione, Otello! Aspettiamo allora con trepidazione che gli Eroi di quest’anno ci riportino il calice arcobaleno!- gridò la presentatrice esaltando la folla, che applaudì nuovamente.
-È una cosa un po’ improvvisa, ma già che ci siamo…-
Per quanto cercasse di non darlo era evidente che Martino volesse partecipare, e così anche Alessandra.
-Vi avevo detto che ora potevate riposarvi e invece ecco subito qualcos’altro da fare. Scusate ragazzi.- disse Raimondo imbarazzato. -Questo però non è un vero incarico, quindi rilassatevi e cercate di divertirvi con la prova dell’Eroe!-
-Vi accompagno io fino al luogo della prova. Forza, Eroi, in cammino!- si propose gentilmente Otello, e i due lo seguirono raggiungendo la Grotta Lima, entrandosi e fermandosi davanti alla porticina che Alessandra aveva già intravisto in passato.
Ora era aperta.
-Da qui in poi dovete proseguire da soli.-
-Va bene, grazie di tutto Otello. E salutami Nando.- disse Alessandra entrando, ma non ce ne fu bisogno visto se lo ritrovò davanti.
-Oh! Benvenuti, Eroi! Questo è il luogo della prova dell’Eroe! Se non la supererete, non potrete ottenere il calice arcobaleno!-
Il ragazzo fece del proprio meglio per usare un tono mistico e solenne, ma la sua faccia rossa e il costante balbettio lasciavano intendere quanto fosse imbarazzato per le sue stesse parole.
Alessandra vedendolo non poté trattenersi dal sorridere.
-Ehi! Ma sei tu, Nando!- disse Martino riconoscendolo.
-È questo il compito che avevi da fare?-
Alla domanda della ragazza Nando annuì sconsolato.
-Ho detto che non mi andava, ma mi hanno costretto lo stesso in questa parte.-
-Secondo me te la stavi cavando bene.-
Il complimento della ragazza non lo aiutò a smettere di arrossire, ma ci provò comunque cambiando argomento. -Piuttosto… ci avete messo un po’ per arrivare. Mi stavo preoccupando qui tutto solo… e se poi vi assegnavano all’improvviso un’altra missione e vi scordavate del calice arcobaleno e ve ne andavate via da Oblivia… e giorno dopo giorno, e ancora notte dopo giorno, e io sempre qui ad aspettare e gli abitanti del villaggio si dimenticavano di me e dicevano: a proposito, non c’era un tizio che si chiamava Nando? Nando chi? Aspettate, no, forse mi sbaglio. Ehi, stai perdendo colpi, eh?-
-Nando, basta con le solite fantasie! Dicci in cosa consiste la prova!- lo rimproverò Martino riportandolo alla realtà.
-Ah, giusto, giusto. Qui dietro di me c’è la piattaforma della prova. È un quadrato di quattro per quattro, formato da sedici pannelli.- spiegò voltandosi indicando la piattaforma alle proprie spalle, dove due quadrati avevano un cerchio luminoso al centro, e uno era rotto. -Come potete vedere, due dei sedici pannelli sono luminosi. Appena mettete il piede su uno dei pannelli luminosi, la prova avrà inizio. La prova consiste nell’arrivare all’altro pannello luminoso passando per ogni pannello una sola volta. Se uscite dalla pedana o passate due volte sopra il primo pannello luminoso dovrete ricominciare da capo. Inoltre non potete passare sopra il pannello con le crepe, quindi fate attenzione!-
Non sembrava difficile, le erano sempre piaciuti giochi simili, Nando però non aveva ancora finito.
-Attenti però! Se non riuscite a passare la prova, non potrete ricevere il calice arcobaleno! È talmente difficile che l’anno scorso il mio Maestro s’è messo a piangere! In bocca al lupo, allora!-
-Grazie Nando, e comunque, non me ne sarei mai andata da Oblivia senza salutarti.-
Felice dell’espressione del ragazzo Alessandra si avvicinò alla piattaforma, dando un’occhiata ai vari pattern possibili prima di iniziare.
La risposta arrivò molto velocemente, sarebbe partita dal quadrato nell’angolo in basso a sinistra, avrebbe continuando verso destra arrivando al bordo, poi avrebbe raggiunto il bordo seguente e quello dopo ancora, arrivata a quel punto sarebbe andata verso il basso arrivando sopra al quadrato di partenza, e da lì le sarebbe bastato seguire gli ultimi quadrati per terminare la prova.
A ogni passo un quadrato luminoso compariva nel punto in cui passava, e una volta che la piattaforma ne fu piena il cerchio iniziale si illuminò.
-Perfetto! Avete appena superato splendidamente la prova dell’Eroe!- esultò Nando felice. -Ecco a voi il calice arcobaleno!-
-Pichu picchu!-
Con grande solennità Nando consegnò ad Alessandra un calice d’argento, levigato con estrema cura.
-Bene bene, con questo io ho finito. Fate attenzione sulla via di ritorno. Magari tornando saltellando per la felicità, inciampate su un sasso e il calice arcobaleno vi cade e si rompe, poi magari lo aggiustate con la colla, però vi rimangono i sensi di colpa e non riuscite a gustarvi il resto del festival dell’arcobaleno…
-Nando, ti prego, basta adesso!- esclamò Martino esasperato. Alessandra gli tirò una gomitata al fianco, costringendogli a usare un tono più cortese. -… allora noi torniamo a Cocona. Grazie per il calice!-
-Tu non vuoi venire con noi Nando?-
-Finisco di sistemare alcune cose, dovrei arrivare in tempo.-
Martino ormai era già uscito, e con lui anche Pichu ukulele. Dovevano essere veramente eccitati per quella festa.
-… ehi Nando… dopo il festival, magari potremmo fare una passeggiata assieme?- chiese Alessandra tutto d’un fiato, distogliendo lo sguardo imbarazzata.
Se l’avesse fatto avrebbe visto il sorriso sul volto del ragazzo.
-Certo! Ne sarei felice!-
Anche il volto della Ranger si illuminò, e voltandosi si avviò verso l’uscita. -Bene! È un appuntamento allora!-
Con l’allegria che aveva in corpo non fu difficile raggiungere Martino e Pichu ukulele in pochi secondi, e una volta tornati al villaggio vennero accolti dalle grida di tutti i presenti.
-Signore e signori… gli Eroi hanno superato la prova e riportato il calice arcobaleno al villaggio!-
-Bravi! Bravi!-
-La pace di Oblivia è salva!-
Mentre si godeva gli applausi Alessandra notò in lontananza Nando correre verso di loro.
-Fiuu… giusto in tempo! Siete stati così veloci che non sono riuscito a starvi dietro.-
-Signore e signori, posso avere la vostra attenzione?- disse la presentatrice, facendo voltare tutti i presenti.
-Otto Pichu di Dolcegoccia balleranno ora per noi la danza dell’arcobaleno! Quest’anno pare abbiano in serbo un nuovo arrangiamento con l’ukulele!-
Pichu ukulele salì sul palco assieme ai suoi amici, e sistemandosi al centro del gruppo cominciò a suonare mentre gli altri ballavano una danza sfrenata a ritmo di musica.
Anche i presenti ne furono contagiati, e presto le danze si estesero a tutta Cocona.
Martino venne trascinato da Patty a ballare, mentre Alessandra riuscì a convincere Nando a ballare con lei.
Era da giorni che non si divertiva così tanto, ed essere lì tutti assieme le fece completamente dimenticare la fatica e le difficoltà degli ultimi tempi.
-Un applauso per Pichu ukulele e i suoi amici! grazie per la bellissima danza!- disse la presentatrice rimanendo ai piedi del palco, lasciando i Pichu in cima. -Eroi di Oblivia! Innalzate al cielo il calice arcobaleno! E ora tutti assieme! Ringraziamo gli Eroi per la pace che hanno portato a Oblivia!-
-Alessandra, vai tu. Te lo meriti.-
Martino non volle sentire scuse, e spingendo la sua amica la costrinse a salire sul palco, non che le dispiacesse in fondo, ricoprire il ruolo dell’eroe ed essere al centro dell’attenzione era qualcosa che le era sempre piaciuto, ma dopo tutte le loro avventura a Oblivia aveva cominciato a vedere le cose sotto una luce diversa.
Non era sola a contribuire alla sicurezza di tutti, aveva innumerevoli amici pronti ad aiutarla nel momento del bisogno, a sostenerla e a rincuorarla. Non era un eroe imbattibile, era una persona, e come tutti vinceva e falliva, ne erano una prova tutte le missioni che aveva affrontato, i cui esiti non erano mai del tutto buoni e cattivi.
Alzando il calice al cielo le sarebbe piaciuto se ci fossero stati anche Raikou, Entei e Suicune con lei.
-Evvivaaa! Evvivaaaa! Lunga vita a Obliviaaa!-
-Pichu, siete stati bravissimi! Non ci fareste un bis?-
I Pichu furono molto felici di assecondare la richiesta di Otello, e tutta Cocona era pronta a continuare i festeggiamenti.
-Balliamo tutto il giorno fino a crollare dalla stanchezza! Diamo inizio alle danze!-

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


-Nooo! Dici sul serio?! E come hai fatto a scappare?!-
-È stata più che altro questione di fortuna.-
Ormai era notte inoltrata ma l’intero villaggio di Cocona non lasciava affatto intendere di avere concluso con i festeggiamenti. Tutti ballavano e ridevano a più non posso, trascinando Pokémon e amici in un divertimento senza sosta.
Martino era impegnato a intrattenere un pubblico di bambini con il suo Staraptor, volteggiando e piroettando sopra le loro teste, Alessandra invece aveva approfittato di quella situazione per andare a passeggiare in riva alla spiaggia con Nando, e gli stava raccontando una delle sue tante missioni passate.
-Caspita, fare il Ranger è proprio incredibile. Non so se sarei mai tagliato.-
-Ti ci vedo bene come assistente. Sono molti importanti anche se meno conosciuti.-
-Sto bene come allievo falegname. Credo andrei in pappa a pensare a quanti disastri potrei causare ahah.-
-Beh, come falegname sei decisamente fenomenale. Hai fatto un ottimo lavoro con l’ukulele di Pichu.-
-Lo credi davvero?- chiese Nando imbarazzato dai complimenti.
-Assolutamente. Hai tante belle qualità, devi solo imparare a gestire l’ansia.-
-Ti ringrazio, mi piacerebbe essere più coraggioso come te.-
-Non sono così coraggiosa, quando eravamo nel sottomarino dei Bricconieri ho avuto veramente paura di non farcela.- ammise la ragazza sospirando. -È stato un vero incubo, e anche al vulcano o sul Monte Sorbetto non è stato uno scherzo!-
-Però ce l’hai fatta. Hai superato le tue paure.-
-Perché sapevo di poter perdere qualcosa di importante. Non è mai stato il rischio di farmi male a spaventarmi, quanto di deludere gli altri…-
Non era facile dirlo ad alta voce, per molto tempo si era convinta che, se non fosse stata in grado di risolvere ogni problema, non sarebbe stata degna di essere un Ranger, e invece i fallimenti delle ultime missioni le avevano dimostrato che il mondo non crollava nonostante tutto.
-Dubito tu possa deludere qualcuno, sei fantastica…-
Il viso del ragazzo si era tinto di rosso, e così anche quello di Alessandra, ma il sorriso di lei spazzava via ogni incertezza.
-Anche tu sei fantastico.-
Imbarazzati entrambi distolsero lo sguardo sorridendo in silenzio, concentrandosi sulla bellezza della luna che illuminava il cielo sopra di loro. Il suono delle onde regalava una pace tale che quasi la ragazza avrebbe voluto fermarsi ad ascoltarlo per sempre, assieme a Nando…
 
 
 
 
 
 
 
 
L’indomani Alessandra e Martino si svegliarono alla buon’ora, nonostante il poco sonno dovuto alla festa.
Entrambi avevano dormito ospiti a casa di Otello, e fattasi una doccia la ragazza aveva approfittato della colazione per sistemare alcuni dati nello Styler.
Aveva 239 Punti Ranger, e ne usò 80 per aumentare la difesa, 50 nella forza latente, 50 nel recupero e 30 nella potenza.
Ora i suoi dati erano:
-Energia + Liv 4
-Potenza + Liv 7
-Difesa + Liv 2
-Carica + Liv 2
-Recupero + MAX
-Forza latente + MAX
Non era niente male, cominciava a riavere i dati di quando era precipitata dal cielo a causa di Occhiorosso.
-Buongiorno!- sorrise Nando sbucando dal retro della casa. Si era svegliato ancora prima di loro per portarsi avanti con il lavoro. -Ieri sera hanno continuato tutti a fare festa fino a tardi!-
-È stato proprio divertente. I Pichu erano così carini!- annuì Martino sbadigliando. -Il pezzo che ha suonato Pichu ukulele poi era stupendo! Perfetto per il festival!-
-L’avete notato anche voi?!- chiese Nando sorpreso. -A dire il vero, prima dello spettacolo ho accordato l’ukulele in fretta e furia sotto la guida del Maestro. Mi fa piacere che abbiate notato la differenza!-
-Pichu!-
Pichu piroettò felice per l’aiuto di Nando, e per tutti i complimenti ricevuti.
-Quindi è bastato che lo accordassi perché cambiasse completamente melodia? È davvero una cosa singolare.- disse Martino colpito.
-Ora è uno strumento che riesce a esprimere i sentimenti di Pichu. Direi che ormai non c’è più bisogno di metterci mano, quell’ukulele è perfetto!- annuì Nando indicando loro i punti che aveva modificato.
A confermare le sue parole Pichu usò nuovamente il suo ukulele, e la differenza era più che evidente: la melodia era più potente e durava più a lungo.
-Nando, Pichu ukulele, siete davvero dei grandi! Questa bella melodia sarà la colonna sonora dei nostri ricordi!- esclamò esaltato Martino. -… a proposito, che fine hanno fatto Raimondo e tutti gli altri?-
-Raimondo è tornato a casa presto ieri per andare a riparare la Base radio.- rispose Nando.
-È un grande lavoratore! Però ieri si è divertito davvero tanto! Anche se a un certo punto mi è sembrato un po’ triste… voi Ranger ve ne andrete presto da Oblivia vero?-
-Esatto.- annuì sereno Martino, Alessandra però non era altrettanto contenta, soprattutto vedendo l’espressione triste di Pichu e Nando.
-Capisco… quindi ve ne tornerete presto a casa…-
-Pi… chu…-
Avrebbe voluto dire loro qualcosa, tante cose, ma una chiamata dallo Styler la bloccò prima ancora che potesse solo provare.
-Ehi… c’è una comunicazione radio in entrata sullo Styler!-
Martino aveva ragione, entrambi l’avevano ricevuta, ma ascoltarono prima quella della ragazza.
-Alessandra, mi senti? Sono io, Willy! C’è un problema! Un problema davvero serio! Ti prego, vieni subito a casa di Raimondo!-
-Willy? Willy!-
Aveva già riagganciato, lasciando tutti i presenti con un’orribile sensazione addosso.
-Willy? Cos’è successo?! Ti prego, dicci qualcosa di più! Di che si tratta?-
Gli sforzi di Martino furono inutili, anche la sua chiamata era terminata. -Non ho capito bene, ma è meglio andare da Raimondo a vedere di che si tratta!-
Alessandra non perse tempo, una volta fuori dalla casa di Otello evocò immediatamente Raikou, usando il suo aiuto per muoversi più rapidamente.
-“Sento il tuo cuore agitarsi.”-
-Dei nostri amici potrebbero essere in pericolo, dobbiamo raggiungerli!-
Quasi percepisse l’ansia che l’attanagliava Raikou aumentò il passo, e il profilo dell’edificio dal tetto rosso si stagliò di fronte a loro nel giro di pochi minuti.
Sembrava tutto tranquillo, almeno da fuori. Spalancata la porta trovarono Raimondo steso a terra, con Willy che lo sorreggeva.
-Raimondo? Raimondo?!-
Martino si precipitò accanto a lui, e Willy si allontanò immediatamente, pallido in volto.
-Ra… Raimondo è…-
-Raimondo!!!-
-Uuuh…-
L’urlo di Martino sembrò avere effetto sulle orecchie del pover’uomo, che fece del proprio meglio per farsi sentire in mezzo a tutto quel baccano.
-Raimondo s’è svegliato!-
-Abbassa la voce!- lo rimproverò Alessandra.
-Non vi preoccupate… sto bene… uuh…-
-Non fare sforzi, Raimondo! Willy! Ma cos’è successo?!- chiese Martino preoccupato.
-Non lo so! sono venuto qui per vedere come procedevano i lavori alla Base radio e ho trovato Raimondo svenuto… e non ci sono nemmeno Lucia e Patty…-
-Cosa?! Patty! Lucia!-
Alessandra non poteva crederci, cercò le due nei dintorni, nel laboratorio segreto di Patty, ma erano sparite.
L’ansia cominciò a farsi sempre più attanagliante.
-È… è vero! Lucia! Patty!-
Raimondo cercò di alzarsi, ma Martino lo fermò.
-Raimondo, non muoverti, tu! È successo qualcosa a Lucia e a Patty?-
-Lucia e Patty… sono state rapite!-
-Che cosa?!-
Se solo Alessandra non fosse rimasta paralizzata dalla notizia probabilmente anche lei avrebbe urlato. Mettendosi sulla sedia vicina Raimondo continuò con il suo racconto.
-Sono arrivati un sacco di Bricconieri e all’improvviso… BANG! Mi hanno colpito da dietro. Mentre perdevo i sensi, una voce ha detto: queste due le prendiamo in ostaggio…-
-Non posso crederci! Quei Bricconieri hanno superato il limite!-
-Pichu! Pichu!-
-Sai per caso dove sono andati dopo?- chiese Martino speranzoso.
-Purtroppo non ne ho idea…-
-Raimondo, non ti abbattere! Riusciremo sicuramente a liberarle!-
-Martino ha ragione. Li abbiamo battuti tante volte, lo rifaremo.- annuì Alessandra pronta a partire, se solo avessero saputo per dove…
-Sono caduti proprio in basso! Chissà chi è stato… Occhiorosso?- tentò di indovinare Martino.
-Si è appena ritirato.-
-Occhioblu?-
-Ecco… Occhioblu mi ha mandato delle lettere.- ammise Willy alzando la mano imbarazzato. -Ha detto si sarebbe fatta una vacanza lontana da Oblivia…-
-E in ogni caso non sono tipi da fare queste cose.- aggiunse Alessandra, per nulla sorpresa della rivelazione.
-A capo dei Bricconieri c’era un tizio con un’uniforme che aveva un che di rosso… ma anche un che di blu…- disse Raimondo cercando di ricordare. -Ormai stavo perdendo conoscenza e non sono riuscito a vedere bene.-
-Aveva un che di rosso… e un che di blu?- chiese Martino confuso.
-Quei due non mi sembrano due persone così cattive però.- disse Willy quasi sussurrando, ma la sua voce venne coperta dal rumore dello Styler di Martino.
-Eh? Lo Styler è entrato in modalità rilevamento trasmettitore! Sembra stia ricevendo il segnale di un trasmettitore!-
-De… deve essere di sicuro Patty! Dopo avere sentito quello che Martino aveva fatto nel sottomarino, aveva deciso di portare sempre un trasmettitore con sé.- esclamò Raimondo cercando inutilmente di alzarsi.
-Dunque… il trasmettitore si trova…-
-“Da qualche parte nella zona centrale di Solfonia. Il segnale proviene dai pressi di una grande cascata.”- confermò lo Styler, dando speranza a tutti loro.
-Deve trattarsi delle Cascate Argento. Vi ricordate che a nord del Residence Acqua, sull’isola di Solfonia, scorreva un fiume? Le cascate si trovano sul corso superiore di quel fiume. Purtroppo però è impossibile raggiungerle per via terra, camminando…- spiegò Raimondo.
-Quindi possiamo solo risalire dal fiume… ma certo!- gli occhi di Martino si illuminarono quando guardò Alessandra, che aveva già intuito la sua idea. -Non dovrebbe essere un problema per Suicune! Alessandra, puoi farti aiutare da Suicune! forza, andiamo alle Cascate Argento di Solfonia!-
-Patty… Lucia… papà sta arrivando a salvarci, tenete duro!-
Raimondo cercò con tutte le sue forze di muoversi, ma era ancora troppo debole per riuscirci.
-Con quella ferita è troppo rischioso.- disse Martino scuotendo il capo. -Lascia che ci pensiamo noi!-
-Pichu!-
-Raimondo! Capisco benissimo cosa provi, ma se non fai come dico io, mi arrabbio sul serio!- intervenne Willy cercando di mostrarsi autoritario, riuscendo solo a strappare un sorriso all’uomo.
-Willy… va bene. mi affido a voi, allora. Avete capito bene dove si trovano le cascate?-
-Sì, non preoccuparti. Le raggiungeremo in un battibaleno.- lo rassicurò Alessandra.
-A Raimondo ci penso io! So che non sembra, ma da bambino volevo diventare dottore!- sorrise Willy bloccandosi sul posto. -Dottore? Ma certo… Edo! Lo farò visitare da Edo!-
Martino non sembrava così convinto dell’idea.
-Edo è sempre in giro per Oblivia… chissà dove si trova adesso… forza Alessandra, andiamo alle Cascate Argento. Dobbiamo salvare Lucia e Patty!-
Precipitandosi oltre la soglia Alessandra catturò lo Staraptor più vicino preparandosi a partire per Solfonia, volando a tutta velocità e atterrando nei pressi del Residence Acqua.
Una volta superata anche la cittadina la prima cosa che fece fu evocare Suicune, pronta a seguire le indicazioni di Raimondo per trovare la cascata.
Anche il Pokémon leggendario sembrò percepire la loro fretta, e si lanciò sul bordo dell’acqua sfrecciando tra i fiumi dell’isola, proseguendo verso ovest raggiungendo un punto in cui l’acqua era più forte e si sentiva in lontananza uno scrociare violento.
File di rocce gigantesche delimitavano l’area e dei Pokémon dalle squame rosse e delle corna di coralli gialle saltavano fuori dall’acqua ostacolando il loro passaggio.
Fortunatamente bastarono solo pochi salti a Suicune per riuscire a superarli indenni, arrivando finalmente nei pressi della cascata più grande che i Ranger avessero mai visto.
Martino controllò immediatamente il proprio Styler per assicurarsi fossero nella zona esatta.
-La modalità rilevamento dello Styler indica che il trasmettitore si trova al di là di questa rupe… forse c’è un’entrata dietro la cascata! Giusto per curiosità, proviamo a dare un’occhiata!-
-Va bene, ma facciamo attenzione…-
Chiunque avesse rapito Patty e Lucia non era come Occhiorosso e Occhioblu, aveva molti meno scrupoli ed era forse ancora più pericoloso.
Alla loro sinistra c’era una scalinata scolpita nella roccia che permetteva di passare sotto la cascata, e scendendo da Suicune Alessandra gli permise di andarsene.
-“Sicura non vuoi il mio aiuto?”-
-Non sappiamo con chi abbiamo a che fare. Non voglio metterti in pericolo.-
Sapeva di rischiare di offenderlo, ma era la verità. Aveva già rischiato una volta di essere influenzato dai Bricconieri, e non ci teneva ad affrontarlo nuovamente.
Fortunatamente il Pokémon sembrò capire, e annuendo si allontanò lungo il fiume.
Prima di procedere la ragazza notò un piccolo Pokémon turchese dalle lunghe orecchie e le zampe bianche camminare nei dintorni, e visto con sé aveva solo Drifloon pensò fosse meglio catturarlo, cosa che avvenne piuttosto facilmente senza che il Pokémon riuscisse nemmeno ad attaccare.
Il suo nome era Azumarill, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 2”, “Soffia bolle contro l’avversario rendendolo lento.”.





Procedendo con molta attenzione i Ranger si avvicinarono alla cascata, e Martino notò subito qualcosa.
-Ah! Dietro la cascata c’è un’apertura dalla quale si può passare!-
Era vero, si trattava di un cunicolo piuttosto stretto, ma non era certo impossibile passare.
-Alessandra! Proviamo a passare!-
-Va bene, vado avanti io.-
Attivando la propria torcia la ragazza si fece largo nella roccia, scoprendo presto che il passaggio si apriva immediatamente in un lungo corridoio accuratamente scavato nella montagna.
-C’è uno spazio enorme dietro questa cascata!- esclamò Martino sorpreso, raggiungendola. -Da qualche parte in questa grotta si trovano Lucia e Patty. Dobbiamo assolutamente salvarle!-
-Sbrighiamoci!-

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


All’interno della grotta non si riusciva a sentire nulla, dava quasi l’impressione ci fossero solo i Ranger, ma il segnale non poteva essersi sbagliato.
Da qualche parte dovevano esserci Patty e Lucia, tenute in ostaggio dai Bricconieri.
Per prepararsi ad un’eventuale lotta, che Alessandra era certa di dovere affrontare, la ragazza preferì prepararsi a dovere catturando fin da subito i Pokémon nei dintorni, a cominciare da un piccolino dal corpo giallo con delle antenne rosse e bianche sulla testa.
Ogni volta che si muoveva produceva un suono, ma durante la cattura con l’aiuto di Pichu ukulele non riuscì ad attaccare nemmeno una volta.
Il suo nome era Chingling, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Teletrasporto”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Non era gran che, ma meglio di niente.
Accanto a un minuscolo fiumiciattolo sotterraneo, che si muoveva per la grotta, ce n’era anche un altro, la Ranger però lo evitò procedendo lungo il sentiero, sentendo un sibilo sopra di sé.
Alzando lo sguardo notò dei Pokémon simili a degli scorpioni viola attaccati al soffitto, che vistisi scoperti si lasciarono cadere proprio sopra di loro, iniziando una cattura.
Il Pokémon era di dimensioni ridotte, ma rimaneva comunque aggressivo, e rincorrendo la ragazza creava delle nubi tossiche per avvelenarla.
Catturarlo fu un vero sollievo. Il suo nome era Skorupi, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Distruzione 2”, “Rilascia nuvole di gas che rendono stanco l’avversario.”.





Prima di venire rincorsa anche dagli altri Alessandra si allontanò, ma Martino le afferrò il polso fermandola.
-C’è qualcuno…- sussurrò indicando un tunnel poco più in là, dove un uomo con un Pokémon simile a un cane nero e celeste sbarrava la strada. -Bricconieri di Pokémon?!-
Erano sulla buona strada, non c’erano dubbi.
In uno spazio tanto ristretto potevano scordarsi l’effetto sorpresa, perciò i tre si limitarono a raggiungere l’uomo, che li guardò sbalordito.
-Co… come avete fatto a trovare questo posto?!-
-Abbiamo già sconfitto i vostri capi, no?! Cosa ci fate qui allora?!- gridò Martino ignorando la sua domanda.
Il Bricconiere li guardò con aria confusa. -Ma cosa state dicendo? Smettetela di dire idiozie e andatevene subito fuori da qui!-
-Cosa? Ma Occhiorosso e Occhioblu…-
L’uomo non permise ad Alessandra di terminare la frase che le lanciò contro il suo Pokémon, pronto a tutto pur di scacciarli.
Era evidentemente furioso e fin dall’inizio della lotta tentò di colpire la ragazza con delle raffiche di pugni, ma lei riuscì ad evitarli tutti, calmandolo con l’aiuto di Pichu e catturandolo.
Il suo nome era Riolu “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 2”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.





-Questa proprio non ci voleva…-
Trovandosi  alle strette il Bricconiere non ebbe altra scelta se non battere in ritirata, fuggendo dal tunnel alle sue spalle.
-Aspetta! Dove sono Lucia e Patty?!-
Fu tutto inutile, le grida di Martino si persero nel vuoto.
-Almeno ora sappiamo in che direzione proseguire.-
-Sempre dritto.- annuì Alessandra.
-Mi chiedo solo se quel che di rosso e di blu che Raimondo ha visto non voglia dire che Occhiorosso o Occhioblu siano tornati al comando…-
-Non saprei. La reazione del tipo di prima non mi convince.-
Muovendosi con estrema cautela lungo il tunnel i tre sbucarono in uno stanzone che sembrava quasi una prigione abbandonata, con assi di legno sul pavimento e i muri di pietra con delle catene appese.
C’erano tre strade da seguire, due ai lati e una al centro, ma al termine di quest’ultima c’era uno strano cubo fluttuante che sbarrava la strada.
-Hai mai visto prima una cosa simile?- chiese Alessandra facendo per toccarlo.
Di tanto in tanto era attraversato da dei fasci di luce, ed emanava una strana energia.
-Saranno stati i Bricconieri. Lo Styler dice si può rimuovere con una Mossa Psico 2.-
Tra i loro Pokémon nessuno aveva la mossa adatta, ma lì accanto ce n’era uno che sembrava l’unione di tre Magnemite. Sperando potesse aiutarli Alessandra si avvicinò per catturalo, riuscendoci piuttosto facilmente e facendo avanzare lo Styler al livello trentatre, con due punti in più nell’energia, ora a 89/89, e cinque nella potenza.
Il nome del Pokémon era Magneton, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Ricarica- Mossa: Ricarica 4”, “Ricarica l’energia dello Styler.”.





A quanto pare non avevano altra scelta se non esplorare, e così cominciarono dal sentiero alla loro sinistra, superando un Riolu e arrivando di fronte a un portone senza ante, dove un Pokémon simile a un piccolo cane nero con un disegno a forma di spina dorsale sulla schiena e un teschio sul muso correva imbufalito.
Sia per calmarlo visto costituiva un pericolo che per il fatto corse loro in contro Alessandra si vide costretta a catturarlo, facendo del proprio meglio per evitare le combinazioni di morse e le sfere infuocate che lanciava.
Ancora una volta Pichu ukulele l’aiutò a finire la cosa senza danni e piuttosto in fretta.
Il suo nome era Houndor, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Azione 2”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”.





Almeno per il momento non sembravano esserci altri Bricconieri nei paraggi, ma il pensiero passò immediatamente in secondo piano quando superarono la porta, ritrovandosi in una stanza con una grata sul terreno e un gigantesco Pokémon che vi camminava sopra.
Aveva un muso piatto e rettangolare, e una ruvida pelle grigia dalla schiena gialla, con delle grosse piastre che la percorrevano.
I suoi movimenti erano incredibilmente lenti, e principalmente cercava di colpirla con delle testate, che la ragazza riusciva facilmente a evitare. Gli unici momenti in cui le dava del filo da torcere era quando sbattendo i piedi a terra provocava delle scosse che facevano cadere dei massi dall’alto, ma riuscì comunque a catturarlo senza subire danni.
Il suo nome era Bastiodon, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 4”, “Attacca facendo piovere sfere di ferro.”.





-Certo che non immaginavo ci fossero delle rovine in un posto come questo…- commentò Martino guardandosi attorno.
-Già, chissà da quanto i Bricconieri le stanno usando.-
Non c’erano altre porte, perciò i due dovettero tornare indietro e proseguire dalla strada a destra, dove scoprirono un altro passaggio oltre a quello avevano notato prima, ma controllarono prima quello davanti a sé, trovando una stanza simile alla precedente, con stavolta due Pokémon dai corpi gialli e rossi, che camminavano su due zampe e si muovevano tranquillamente.
Non avendoli mai visti prima Alessandra si avvicinò per catturarne uno, facendo molta attenzione quando questo creava delle colonne di fuoco per proteggersi.
Il suo nome era Magmar, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





Con lui però erano troppi Pokémon da portare, e dovette liberare Drifloon, Chingling e Azumarill.
Rimaneva solo una porta da controllare, e dopo essersi occupati di un altro Houndor andarono subito a dare un’occhiata.
Anche stavolta c’era l’ennesimo vicolo cieco, con un Gabite e un Pokémon viola con un sorriso maligno, che fluttuando compariva e scompariva sotto i loro occhi.
Non fu facile riuscire ad avvicinarlo e a iniziare una cattura, e il Pokémon sembrava veramente divertirsi.
Nemmeno la cattura fu semplice, continuava a creare delle nubi oscure che impedivano alla ragazza di avvicinarsi, e se Pichu non l’avesse aiutata avrebbe perso molto più tempo del previsto.
Il suo nome era Haunter, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 2”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.





-Finalmente! Ora possiamo tornare indietro!- esclamò Alessandra entusiasta, correndo verso il cubo che bloccava la via e chiedendo l’aiuto di Haunter.
Creando una sfera psichica lo colpì esattamente al centro, e il cubo sparì dalla loro vista.
Ora che il passaggio era libero si intravedevano delle scale che proseguivano verso l’alto.
-Un po’ spettrale…- commentò Martino guardandosi attorno.
Le pareti erano strette e i loro passi rimbombavano lungo la scalinata, una volta arrivati in cima l’atmosfera non migliorò.
Una voce in lontananza li fece sobbalzare.
-Che cosa ci fate voi qui?-
Dall’altra parte del corridoio stava camminando un uomo dalla stazza imponente, vestito con una strana armatura di ferro con delle corna sulla testa.
Gli occhi erano due pozzi neri
Era passato un po’ di tempo, eppure Alessandra riconobbe immediatamente l’armatura che aveva visto nei suoi viaggi nel passato. Il punto era, perché quell’uomo ne indossava una?
-C… chi sei tu?- chiese Martino cercando di mantenersi calmo, ma era evidente l’aspetto dell’uomo gli incuteva un certo timore.
-Io sono un Armolita, un guerriero dell’antichità. Non posso permettere a nessuno di violare questo spazio sacro.-
-Cosa intendi per guerriero dell’antichità…-
Era un Bricconiere? Oppure apparteneva al passato?
Visti gli scherzetti che combinava Celebi non si sarebbe sorpresa nello scoprire appartenesse effettivamente a quell’epoca, c’era qualcosa però in lui che non le piaceva.
L’uomo ignorò completamente la sua domanda, facendo un passo avanti.
-Andatevene subito via da qui!-
-Un momento, un guerriero dell’antichità? Quindi vieni dal passato? E perché sei risuscitato?!-
Era difficile dire se Martino fosse serio o meno, e l’uomo fece un altro passo avanti, probabilmente infastidito.
-Arm… armolita! No.. non abbiamo cattive intenzioni! Siamo solo venuti a cercare delle nostre amiche che si trovano in questa caverna!-
-Non credo gli importi Martino…-
-Vi pentirete di essere entrati in questo luogo. Venite fuori, Gabite!-
Alzando le braccia al cielo l’armolita richiamò a sé un antico potere, e nell’istante in cui le abbassò due Gabite comparvero alle sue spalle, aggredendo Alessandra.
Giusto, erano in grado di controllare i Pokémon senza Styler o Guanti della sottomissione.
Entrambi i Pokémon erano infuriati e cercarono di colpire Alessandra con delle artigliate, lanciando delle palle di fango sul terreno per ostacolarla.
I loro movimenti erano terribilmente veloci e anche solo catturare il primo richiese un grande sforzo da parte della ragazza, che trovandosi affaticata non riuscì a schivare il colpo dell’altro mentre il compagno scomparve.
Gabite la colpì con gli artigli al viso, provocandole un lungo graffio che le attraversava la guancia. Perse solo un punto dell’energia, che venne ripreso appena lo catturò, ma il terrore che aveva provato per quella frazione di secondo la seguì anche dopo che il perimetro scomparve.
I dati nel Navigatore si aggiornarono e accanto all’immagine di Gabite comparvero le scritte “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Taglio 2”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.




I due Pokémon fuggirono, e l’armolita schiumò di rabbia di fronte alla loro sconfitta.
-Gabite! Mi avete deluso!-
-Sia chiaro che sei stato tu il primo ad attaccare!- lo ammonì Martino, più fiducioso dopo la vittoria dell’amica. -Non pensare di scaricare la colpa sugli altri!-
-Sugli impuri che violano le rovine… si abbatta il giudizio di Claydol!-
Nuovamente l’uomo li ignorò, dando loro le spalle e gridando a pieni polmoni. -Venite fuori, Claydol!-
Ripetendo lo stesso movimento di prima fece comparire dei Pokémon lungo l’intera area, che fluttuano controllavano i corridoi.
-Se incrociate il loro sguardo, sarà la fine!-
Con una roca risata l’uomo si allontanò facendosi largo tra i Pokémon, lasciando i due Ranger all’inizio del percorso.
Stando allo Styler il piano si diramava in vari corridoi, e in ciascuno poteva esserci un pericolo da affrontare.
-Dobbiamo stare attenti allo sguardo dei Claydol! Comunque è stato strano… questa storia dell’antico guerriero che ritorna mi puzza un po’…-
Non poteva dirgli la verità, che per quanto fosse difficile da credere c’era comunque la possibilità che appartenesse veramente al passato. Lo aveva promesso, e non voleva rischiare che qualcuno lo sapesse, se non era già troppo tardi…
Escludendo la scala alle loro spalle c’erano altre quattro uscite, e i Claydol producevano un tenue fascio di luce quando si avvicinavano. Purtroppo c’erano anche delle barriere a impedire il passaggio, perciò dovevano fare molta attenzione a che strada prendere.
Optando per il passaggio in basso a destra Alessandra studiò i movimenti dei due Pokémon spostandosi nel corridoio seguendo le loro stesse direzioni, trattenendo il fiato quando si fermavano agli angoli, temendo potessero tornare indietro.
Arrivati all’ultimo angolo scoprirono che sfortunatamente la porta interessava loro era bloccata da un’antica lastra con la figura di un Pokémon ritratta sopra. Di sicuro non l’avrebbero potuta aprire tanto presto.
-Dannazione…-
Mordendosi la lingua la ragazza tornò rapidamente indietro, sentendo il cuore martellarle nel petto.
Cosa sarebbe successo se li avessero trovati?
Cercò di tornare indietro dalla stessa strada avevano preso prima, ma i Claydol nei dintorni non glielo permisero, costringendola a correre verso il corridoio in fondo a sinistra.
Arrivata lì si rese presto conto di essere circondata, con due Pokémon che arrivavano ai lati e nessuna via di fuga.
Spaventata strinse a sé Pichu ukulele pronta a proteggerlo, ma nell’istante in cui il fascio dei Claydol li toccò non sentì alcun dolore, solo un senso di giramento.
Aprendo gli occhi scoprì di essere tornata davanti alle scale, senza nemmeno un graffio.
-Stai scherzando?!-
-A quanto pare voleva solo spaventarci. Meglio così.-
L’allegria di Martino non la contagio, ma aveva ragione. Almeno sapevano di non correre alcun vero rischio.
Le servirono almeno un paio di tentativi per capire i movimenti dei Claydol che occupavano i corridoi a sinistra, ma alla fine riuscì a portarsi alle spalle di uno dei due e a nascondersi contro una parete mentre questo tornava indietro.
Tornando a respirare si infilò nella prima stanza disponibile, trovando all’interno solo un Magneton.
Assicurandosi non ci fossero Claydol oltre la porta corse lungo il corridoio raggiungendo la seconda porta, trovando stavolta due grandi Pokémon fluttuanti, dai corpi celesti simili a dei macchinari.
I loro piccoli occhietti neri e rossi le facevano venire i brividi.
La loro stazza le fecero sperare avessero anche una grande forza, e si avvicinò per catturarne uno.
Fu piuttosto semplice in verità, il Pokémon provò solo una volta ad attaccarla lanciandole contro una sfera elettrica, che non ottenne molti risultati.
Il suo nome era Metang, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Distruzione 2”, “Lancia sfere di ferro contro l’avversario.”.





Non era molto ma non importava, ogni aiuto andava bene se li aiutava a proseguire.
Rimaneva ormai solo una porta da controllare, e stavolta superare i Claydol fu molto più semplice, solo che una volta raggiunta i due Ranger non poterono trattenere la sorpresa trovandosi in un corridoio che sembrava oltre il tempo.
Era completamente diverso rispetto alle stanze precedenti, sia il soffitto che i muri erano fatti di pietra, e qui erano sistemate dei busti degli armoliti di centinaia di anni prima.
Le travi sul pavimento erano state sostituite da un sottile sentiero di pietra, circondato dall’acqua e frammentato da alcune piante che crescevano rigogliose.
-Com’è possibile…-
Appena vide le statue Martino si precipitò a controllarle.
-Guarda! È un’armatura antichissima! Che sia l’armatura che ha preso vita ed è tornata dal passato?!-
-Non saprei. È meglio andare avanti.-
-Ma guarda un po’ chi erano gli intrusi!-
Una voce dall’altra parte del corridoio venne loro in contro, e un Bricconiere accompagnato da un Pokémon con un turbante in testa si fermò a pochi metri da loro.
-So già che con le buone non otterrò nulla, quindi prendete questo!-
Attivando il guanto di cattura costrinse il Pokémon ad attaccare Alessandra, che come il perimetro di cattura fu completo saltò via evitando un’onda d’urto.
Era in evidente stato di agitazione, e combinava onde d’urto alla creazione di sfere di energia che gli fluttuavano attorno.
In quei momenti la ragazza preferì aspettare svanissero, sfruttando la musica di Pichu ukulele per calmarlo e per evitare il livello dei sentimenti scendesse eccessivamente.
Quando ormai mancavano solo pochi dischi il Pokémon creò delle sfere elettriche nel terreno, ma non bastarono ad evitargli la cattura.
Il suo nome era Slowking “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Teletrasporto”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.





-Siete davvero forti come dicevano…-
Il Bricconiere fuggì trovandosi a corto di Pokémon, aggravando il timore di Alessandra sul rapporto con gli armorliti, e non era la sola a preoccuparsi.
-Bricconieri di Pokémon… allora non si sono ancora arresi!-
-Patty e Lucia saranno sicuramente più avanti. Muoviamoci.-
Lungo il corridoio c’era anche un altro Pokémon, dal corpo arancione e sinuoso, con un canotto giallo al collo.
Visto non erano certi di cosa aspettarsi Alessandra decise di catturarlo, facendo attenzione alle pozzanghere che usava come ostacoli. Il suo nome era Floatzel “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”, portarlo con sé però significò liberare i due Houndour, Magneton e Skorupi.





Al termine del corridoio trovarono inaspettatamente un Punto di Salvataggio e per precauzione lo usarono, assicurandosi di non perdere i dati del Navigatore in caso fosse successo qualcosa, e proseguendo verso l’uscita arrivarono in un salone simile al corridoio, frammentato da dei corsi d’acqua e fratturato in vari punti.
Prima che potessero fare un altro passo una voce dal loro Styler li fermò.
-Qui è… bz-bz… pat… bz-bz-bzzzzz… qualcuno riesce a sent… mi?-
-Aspetta! Hai sentito anche tu?-
Alessandra si fermò pochi passi dopo Martino, aveva sentito qualcosa, ma non ne era sicura. Lui invece sembrava averne l’assoluta certezza.
-Quella di poco fa non era la voce di Patty?!-

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


-Dici davvero? Hai sentito la sua voce?-
Per quanto Alessandra si fidasse di Martino sembravano essere soli nella stanza. Forse si era trattato solo di uno scherzo causato dalla tensione, ma anche lei aveva sentito qualcosa…
-… ronto! Pro… bz-bz…bzzz… interferen… riparata!-
Stavolta lo sentì benissimo. Proveniva dai loro Styler, e la voce era proprio di Patty.
-Qui è Martino! Ti sento forte e chiaro! Dove ti trovi adesso, Patty?- urlò allo Styler di Alessandra, cadendoci quasi sopra.
-Non riesco a capir bene dove, ma è una stanza con la porta rossa!... aah! Oh no!-
-Ragazzina con gli occhiali? Si può sapere con chi stai parlando?-
La voce apparteneva a un uomo, e a giudicare dal tono non aveva intenzioni amichevoli.
-Con nessuno! Era così noioso star qui senza far niente che mi sono messa a parlare da sola.-
-Se ti annoi così tanto, allora ci penso io a farti compagnia! Vieni qua!-
-A… ahia! Aiutoooo!-
Martino andò completamente nel pallone, e il fatto non riuscissero più a sentire nulla non aiutava la cosa.
-Patty! Mi senti? Patty!-
-È caduta la linea.-
-Di chi era quell’altra voce? Con tutte quelle interferenze, non si è capito… sarà stato Occhiorosso? Oppure Occhioblu?-
-Non lo so, ma sarà meglio sbrigarsi.-
Non le piaceva per niente quello che aveva sentito, purtroppo però le condizioni della stanza non permisero ai tre di raggiungere direttamente la porta, e le cose si complicarono quando notarono alcuni pulsanti a terra e delle piastre sott’acqua dello stesso colore.
Nei dintorni ne vedeva solo uno giallo, ma per sicurezza andò a controllare anche in fondo al sentiero nella parte bassa della mappa, trovando solo un Pokémon simile a una scolopendra.
Sperando potesse aiutarli più avanti Alessandra si avvicinò per catturarlo, facendo attenzione ai massi che di tanto in tanto le lanciava contro.
Il suo nome era Anorith, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Taglio 2”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.





Tornando indietro la ragazza premette il pulsante giallo, e le piattaforme corrispondenti si alzarono permettendole di proseguire a destra.
-Ma che posto è?-
Non poteva fare parte delle antiche rovine, c’era qualcosa di troppo moderno, eppure non sembrava nemmeno la solita tecnologia che aveva visto alla base di Occhioblu.
Proseguendo arrivò in un punto dove erano presenti due pulsanti, uno verde e uno blu. Scelse di premere quello verde, credendo che le piattaforme gialle sarebbero rimaste sollevate, invece si abbassarono tagliandole la strada.
Ora poteva solo tornare indietro o raggiungere un piccolo spiazzo dove si trovava un grande Pokémon dalla corazza grigia che camminava su due zampe. Temendo lo avessero bloccato lì si avvicinò per catturarlo, e il Pokémon si dimostrò incredibilmente collaborativo, non attaccandola neanche una volta.
Lo Styler passò al livello trentaquattro, con cinque punti in più nell’energia, arrivata a 91/91, e cinque nella potenza.
Il nome del Pokémon era Armaldo “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Taglio 4”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.
Tornando verso il pulsante giallo notò che almeno la piattaforma davanti si era alzata, e superandola fu ancora più vicina all’uscita. Poteva vedere le scale che salivano pochi metri più in là, oltre una frattura nel pavimento troppo grande per essere saltata.
Alla sua sinistra trovò un pulsante blu e premendolo da un lato si trovò la strada d’arrivo bloccata ma dall’altro proseguendo verso il basso ebbe modo di raggiungere un pulsante rosso in una zona separata dalle altre, e premendo anche questo ebbe la possibilità finalmente di esplorare la parte destra della camera.
La figura di un armolita bloccò loro la strada prima potessero andare oltre.
-Sono un armolita, un guerriero dell’antichità.-
-Oooh, ricominciamo…- sospirò Martino già stanco di quella storia.
-Lasciate questo luogo!-
Alzando le braccia l’acqua attorno a loro tremò, e ne uscirono quattro Pokémon, due Anorith e altri due dalle corazze marroni. I loro movimenti erano lenti ma non era semplice muoversi tra le onde d’energia dei primi e tra le rocce scagliate dai secondi.
Gli Anorith erano entrambi furiosi e per questo la Ranger si occupò prima degli altri due, non riuscendo purtroppo ad evitare un’onda d’urto alle proprie spalle che la fece cadere a terra e perdere tre punti di energia.
Notando i loro compagni erano stati catturati gli Anorith si infuriarono ancora di più e velocizzarono i loro attacchi c’erano addirittura di scagliarle contro dei massi, ma con le note dell’ukulele di Pichu non ebbero scampo.
Ultimata la cattura lo Styler recuperò l’energia e il Navigatore si aggiornò, il nome degli altri Pokémon era Kabuto, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 2”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.





Stavolta dopo la fuga dei suoi Pokémon l’armolita si piegò affaticato sulle ginocchia.
-Urgh… che dolore… non vi perdoneremo… per i prossimi 1000 anni!-
Infuriato l’uomo scappò via, e Martino guardò Alessandra preoccupata.
-Non staranno mica pensando che stiamo depredando le rovine?-
-Non saprei. I Bricconieri potrebbero avere detto loro di tutto.-
L’unico modo per scoprirlo era andare avanti. Raggiungendo il termine della stanza salirono le scale in pietra fino a raggiungere la parte superiore delle rovine, accuratamente nascoste tra le montagne e la vegetazione circostante. Sorprendentemente c’era un intero edificio ancora integro, nascosto da chissà quanti anni.
I pavimenti in pietra erano ricoperti in buona parte dall’erba e la ringhiera a pochi passi dalla scala era crollata, lasciando intravedere la cascata lontana.
Assieme a un Raichu e uno Staraptor c’era anche un piccolo Pokémon dal manto nero con degli anelli dorati su tutto il corpo e i piccoli occhi rossi, ma non fecero in tempo ad avvicinarsi che lo Styler suonò.
-Bz-bz-bzzz… Pronto?! Oooh, finalmente sono riuscito a prendere la linea! Qui è Raimondo. Alessandra, Martino… dove vi trovate adesso?!-
-In una grotta all’interno della montagna rocciosa delle Cascate Argento!- rispose immediatamente Martino. -L’entrata era nascosta dietro le cascate! Sembrano delle enormi rovine antiche!-
-Potrebbe trattarsi delle Rovine di Oblivia… che Lucia ha cercato per tutto questo tempo. E cosa mi dite di Lucia e Patty?-
-Poco fa Patty è riuscita a contattarci via radio, ma… credo che ci vorrà ancora un po’ prima di riuscire a salvarle. Non solo i Bricconieri, ma anche dei guerrieri provenienti dal passato ci stanno bloccando la via.-
Il ragazzo preferì non scendere nei dettagli, e Alessandra fu d’accordo. Non era il caso allarmare di più Raimondo.
-Guerrieri del passato? Non capisco bene di cosa stiate parlando, ma se Patty è riuscita a contattarvi, vuol dire che sta bene… accidenti! Se solo le mie ferite fossero guarite, potrei correre lì e raggiungervi!-
-Raimondo! Dai, non muoverti mentre ti sto fasciando con le bendeee…- si lamentò Willy poco lontano da lì. -Visto che non siamo riusciti a trovare il Dott. Edo… per ora dovrai accontentarti del Dott. Willy!-
-Alessandra! Se succede qualcosa, contattami. Vi raggiungo subito!-
-Va bene. Ti terrò aggiornato.-
-Oooh, ma insomma, Raimondooo… fa il bravo e smettila di agitarti. Fai come ti dice il Dott. Willy! Ecco, guarda… le bende sono tutte stropicciate…-
-Raimondo! Non preoccuparti, ci penseremo noi a Lucia e Patty!- tentò di rassicurarlo Martino.
-Grazie. Ma state attenti e non fate pazzie!-
La chiamata si concluse poco dopo, e Martino si lanciò impaziente verso l’ingresso delle rovine.
-Dobbiamo salvare Patty e Lucia al più presto e tranquillizzare Raimondo!-
Aveva ragione, ma prima di proseguire Alessandra catturò rapidamente il Pokémon sconosciuto lì vicino, facendo attenzione al terreno quando questo creò delle onde di energia oscura.
Il suo nome era Umbreon, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Taglio 3”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”.





Purtroppo una volta entrati si ritrovarono davanti due armoliti, che proteggevano un altro di quegli strani cubi usati per ostruire il passaggio.
-O voi impuri che violate le rovine!-
-Lasciate questo luogo!-
Gli armoliti non diedero loro il tempo di rispondere o spiegare la situazione che chiamarono a sé quattro Cladyon, due dei quali furiosi, e Alessandra formato il perimetro di cattura dovette abbassarsi e rotolare sul fianco per riuscire ad evitare le loro sfere d’energia.
Fu praticamente impossibile trovare un momento in cui nessuno di loro cercasse di attaccarla, e solo con l’intervento di Pichu riuscì a catturare i primi.
Quando anche l’ultimo venne avvolto dalla sfera rosa Alessandra quasi non si sentiva più le gambe dalla fatica.
I loro dati si aggiornarono ponendo accanto alle immagini dei Pokémon le scritte “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 2”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Alla loro fuga gli armoliti sembrarono ancora più furiosi di prima.
-Come osate ribellarvi a noi!-
-Stolti impavidi!-
Anche stavolta non diedero loro molto tempo per rispondere, e fuggirono dalla porta alle loro spalle.
Ignorandoli Alessandra si avvicinò al cubo, molto più grande rispetto all’altro, e infatti servivano ben quattro Mosse Pisco 2 per distruggerlo.
Nella stanza c’erano due Pokémon, un Metang e un altro mai visto prima, simile a una campana turchese in grado di fluttuare.
Confidando da questo dettaglio fosse un tipo Psico la ragazza si avvicinò per catturarlo, cosa che si rivelò più difficile del previsto siccome era in grado non solo di teletrasportarsi, vanificando i suoi tentativi di creare quanti più cerchi possibile, ma poteva anche lanciarle contro delle gigantesche sfere nere e delle raffiche più piccole decisamente più veloci.
Almeno il risultato ripagò i suoi sforzi, il suo nome era Bronzong, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Potere Psico 2”, “Attacca facendo piovere sfere di ferro.”. Dovette però liberare gli altri Pokémon per portarlo con sé.





-Meno uno. Avanti il prossimo.-
C’erano due porte oltre a quella bloccata dal cubo, e per cominciare la Ranger entrò in quella a sinistra, trovando un corridoio con un Gabite e un gigantesco Pokémon dalle scaglie celesti e le creste blu.
Fastidiosamente il seguito del passaggio bloccato era proprio alla loro destra, impossibile da raggiungere per via di un fiumiciattolo troppo profondo e distante per saltare.
Rassegnandosi a continuare Alessandra si avvicinò al Pokémon celeste per catturarlo, trovandolo molto semplice visto si limitò a creare una pozzanghera a terra.
Il suo nome era Swampert, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Non era il Pokémon adatto ma non era un problema, perché oltre la porta davanti a sé la ragazza trovò un altro Bronzong e un Claydol.
Catturatili entrambi lo Styler passò al livello trentacinque, con due punti in più di energia e cinque di potenza, e si affrettò a tornare indietro controllando il passaggio rimasto, attraversando un altro corridoio con un Kabuto e un Magneton assieme a un Hunter, che si divertì per tutto il tempo della cattura a infastidirla con i suoi fumi oscuri.
Per evitare di lasciarsi qualcosa di importante dietro la Ranger controllò anche la stanza oltre il corridoio, ma trovando solo un altro Hunter tornò indietro, chiedendo l’aiuto di tutti i Pokémon per distruggere il cubo.
Una volta posizionatisi in fila davanti all’ostacolo lo colpirono con i propri poteri, facendolo svanire nel nulla.
-Ottimo, possiamo andare!- disse Martino soddisfatto, incamminandosi ai piedi di una grande arcata dai bordi dorati.
Sarebbe stato splendido visitare un posto simile, se non fossero stati impegnati in una missione di salvataggio.
Contrariamente alle loro speranze non riuscirono ad andare molto lontano, perché subito dopo l’arcata trovarono un’immensa porta rossa completamente sbarrata, con solo due cunicoli fin troppo piccoli per permettere loro di passare.
-Guarda il colore di quella porta!- riconoscendola dalle parole di Patty Martino si avvicinò tentando di aprirla, non riuscendo però a trovare nemmeno l’apertura. -Sembra essere chiusa a chiave dall’interno…-
-AAAAAH!-
Un urlo dall’altra parte della porta li fece sobbalzare, e non fu difficile riconoscere la voce.
-Ma quella era la voce di… Patty?!- disse infatti Martino, sbiancato.
-Dobbiamo assolutamente entrare!-
-Se parliamo ad alta voce, i Bricconieri e gli armoliti ci scopriranno… come possiamo fare per dirle che siamo venuti a salvarla?-
-Ahahahah! Di questo non dovete preoccuparvi, folli incauti al di là della porta. I miei uomini mi hanno già informato della vostra presenza, così ho deciso di informare anche i due ostaggi. Adesso sto “intervistando” la bella archeologa. Voi aspettate da bravi là nella sala d’attesa!-
Non era la voce di Occhiorosso, e nemmeno di Occhioblu, ma sembrava altrettanto minacciosa.
Se aveva parlato con l’intenzione di irritarli c’era riuscito in pieno, perché Martino calciò con forza la porta.
-Non so chi tu sia, ma apri subito questa porta!-
-Hu hu hu. Ma che ospiti impertinenti… allora facciamo così. Per aiutarvi a passare il tempo, lascerò che vi intratteniate con questi Pokémon.-
Dai cunicoli ai bordi della porta uscirono quattro Magby, che circondarono i tre.
-Io devo andare, ho un’intervista che mi aspetta. Hu hu hu.-
-Alessandra! Stai attenta, sono in molti!-
-Tranquillo, non sarà un problema.-
Come si era aspettata due di loro erano infuriati, ma non aveva parlato a sproposito, bastarno infatti pochi dischi di cattura per riuscire a catturarli tutti. Aveva già affrontato mucchi di Pokémon dei Bricconieri, e di solito quando il loro numero era alto la loro potenza non era mai elevata.
Appena il perimetro di cattura svanì i quattro Pokémon fuggirono via, venendo sostituiti da sei Treecko.
-Ne sono saltati fuori altri! E ben sei, questa volta!-
-Martino, tu pensa a trovare un modo per aprire la porta.-
Erano decisamente più veloci degli altri e non c’era da scherzare con le loro sferzate, ma all’arrivo di Pichu ukulele Alessandra dovette preoccuparsi solo di continuare a schivarle, ultimando le catture quando un lampo li bloccò tutti.
Purtroppo la ragazza non ebbe il tempo di riprendere fiato che otto Beldum fecero capolino dai cunicoli.
-Altro che intrattenimento!-
-Martino! La porta!-
Il loro numero era decisamente troppo per sperare di disegnare dei dischi di cattura, ma fortunatamente Pichu ukulele arrivò immediatamente in suo aiuto, permettendole di concentrarsi sull’evitare gli attacchi e di concentrarsi sui Pokémon che per un breve momento si distanziavano dagli altri.
Al termine della cattura ormai la ragazza era priva di energie.
Martino non sembrava essere riuscito a trovare il modo di entrare.
-Che facciamo? Se non ci sbrighiamo, Patty e Lucia… possibile che non ci sia un modo per aprire la porta?-
Appoggiandosi alla parete Alessandra cercò di guardare ai bordi, ma non trovò nulla. La superficie era liscia e non c’erano fessure in cui passare.
Anche Pichu cercò di dare una mano, e al contrario loro sembrò avere un’idea. Avvicinandosi al cunicolo realizzò di avere l’altezza perfetta per passare.
-Pichu? Si può sapere cosa ti prende?- chiese Martino confuso vedendolo muoversi verso il passaggio. -Ah! Ho capito!-
-Pichuuu!-
-Pichu, sei sicuro di volere provare?-
Alessandra sapeva bene quanto fosse coraggioso, ma era anche un suo amico, e non voleva metterlo in pericolo. L’espressione di Pichu bastò a risponderle. Attraversando il cunicolo trovò dall’altra parte una gigantesca stanza in pietra, con un triangolo rosa e turchese che brillava al centro.
Due armoliti erano fermi davanti alla porta, e all’arrivo del Pokémon lo notarono facilmente.
-E questo da dove diamine è entrato?-
-Sicuramente da quel buco là! Dovevamo tapparlo come ci era stato detto…-
-Acciuffiamolo! Blocchiamolo in due dai fianchi!-
-Ma cos’ha da guardare? Non starà mica pensando di premere l’interruttore sul muro?-
Effettivamente nonostante la loro stazza Pichu non era assolutamente intimorito dalla loro presenza, nemmeno quando si portarono ai suoi fianchi per catturarlo.
-Quell’interruttore è solo una decorazione. Sia spostandolo su apri che spostandolo su chiudi non succede assolutamente nulla! Quindi fai il bravo e vieni qui. Se non fai come ti diciamo… ti conceremo per le feste!-
Non era certo nato ieri, e caricandosi di energia Pichu saltò contro l’interruttore, liberando tutta l’elettricità che aveva contro i due armoliti.
-Pichuuu!-
Dall’altra parte della porta Martino non riusciva a stare fermo e camminava in linea retta in attesa accadesse qualcosa.
-Chissà se Pichu sta bene…-
-C-CHE SCO-COSSA!-
L’urlo per poco non li aveva fatti cadere dalla sorpresa, e tendendo le orecchie i due Ranger sentirono un’altra voce.
-Ehi! Non toccare quell’interruttore!-
Seguì il silenzio, poi il rumore di ingranaggi che si muovevano, e infine il portone si aprì, con Pichu ukulele che uscì canticchiando.
-Ci hai aperto la porta! Che intelligente che sei, Pichu!- lo lodò Martino sorridendo.
Alessandra sollevata lo abbracciò sollevandolo. -Cosa faremmo senza di te.-
-Pichu!-
Ora che finalmente la porta era aperta i due Ranger si precipitarono all’interno, irrompendo nella camera trovandosi di fronte ai due armoliti ancora intontiti.
Martino non intendeva aspettare si riprendessero. -Ehi, voi che avete subito la scossa di Pichu! Vi abbiamo sentito parlare poco fa! Questa storia degli antichi armoliti non sta in piedi! Sotto le armature non siete altro che Bricconieri, non è vero?! diteci subito dove si trovano Lucia e Patty!-
I due uomini si guardarono preoccupati da sotto le armature. -Ca… capo! C’è un’emergenza!-
Alle loro grida da un passaggio nascosto emerse la figura di un uomo alto e slanciato, vestito con una stretta divisa viola e dai sottili capelli dello stesso colore pettinati all’indietro.
I suoi occhi erano ridotti a due fessure e guardavano i sottoposti con sufficienza. -Che succede ora? Sono nel bel mezzo dell’intervista!!! Cos’è tutto questo baccano?!-
Intervista? Era lui l’uomo che avevano sentito con Patty! La persona con un po’ di rosso e un po’ di blu!
La sua presenza non faceva altro che gettare più ombre sull’associazione criminale di cui facevano parte.
Quanti altri capi c’erano? Quanto era ampia in realtà? Occhiorosso e Occhioblu erano al vertice come avevano supposto?
-Ca… capo! Alle nostre spalle!- piagnucolarono i due uomini facendosi da parte, rivelando le figure dei Ranger.
Martino fissava lo sconosciuto confuso. -E tu chi saresti?! Spero per te che Lucia e Patty siano sane e salve!
-Hu hu hu. Eravate voi a causare tutta quella confusione, allora.-
-Capo! Questi non sono dei tipi qualsiasi! Sono riusciti a penetrare nelle rovine, sconfiggere tutte le guardie e non avevano la minima paura nemmeno degli armoliti! Lo dicevo io che era meglio non prendere ostaggi… e poi mi dispiace un po’ per loro.-
A ogni parola l’espressione dell’uomo si faceva sempre più cupa, intimorendo i due uomini.
-Que… questa non ci voleva!- nel panico più totale uno dei due si voltò verso i Ranger, cercando di ritrovare un po’ di sicurezza, ma la voce continuava a tremare. -I… io sono un antico armolita…-
-Basta così!- tuonò l’uomo in viola. -È inutile, con loro queste minacce non funzionano! Ma non c’è da preoccuparsi. Noi abbiamo due ostaggi. Preparate il mio dadavolante!-
-Ricevuto!-
Scattando sull’attenti i due uomini scattarono verso la porta. Poco dopo da un angolo nascosto della stanza si sentì qualcuno gridare.
-Occhioviola! Ti ho detto tutto quello che volevi sapere! Adesso… adesso lascia andare la mia Patty come promesso!-
Martino fu il primo a riconoscere la voce. -Lu… Lucia!-
 
-Ma che maleducato che sono… stavo per dimenticare le buone maniere.- sorrise beffardo Occhioviola, schioccando le dita. Altri due armoliti arrivarono all’istante, trascinando con sé la povera Lucia. -La ringrazio per la collaborazione e per l’intervista, Professoressa Lucia. Tuttavia non ha ancora decifrato tutte le pitture per me.-
Schioccando le dita una seconda volta l’uomo richiamò un altro sottoposto, che stringeva con una mano il braccio di Patty, impedendole di fuggire. -Professoressa Lucia, mi permetterò di usufruire ancora un po’ della sua collaborazione. Hu hu hu.-
-Patty!-
Ci fu un lampo improvviso, e l’armolita che bloccava la ragazza venne scaraventato a terra. Prima che Patty potesse cadere Raimondo la strinse a sé, abbracciandola.
Perfino Occhioviola venne colto dalla sorpresa. -C… chi va là?!-
-Papà!!!-
-Ora va tutto bene, Patty! Dov’è la mamma?!-
-Oh… che carini. Ora è arrivato anche papà.- sospirò Occhioviola fingendosi intenerito. -Ma sì, tutto sommato un ostaggio è più che sufficiente.-
-Mai distrarsi!-
Nel breve lasso di tempo in cui l’uomo si era voltato Martino e Pichu ukulele ne avevano approfittato per raggiungere i due armoliti che bloccavano Lucia, liberando la donna.
-Adesso è il momento, Pichu!-
-Pichuuuuu!-
-Aaargh!-
-Uuurh!-
Una scarica elettrica colpì i due uomini paralizzandoli, impedendo loro di rappresentare alcuna minaccia.
-Tesoro!-
Lucia si precipitò dalla sua famiglia, mentre Alessandra rimase davanti a Occhioviola, impedendogli di fuggire.
-Siete riusciti a recuperare entrambi gli ostaggi… non mi meraviglia che Occhiorosso e Occhioblu abbiano avuto tanti problemi a causa vostra. Sappiate solo una cosa! Il vero e unico capo dei Bricconieri di Pokémon sono io… Occhioviola!- esclamò l’uomo esibendosi in un’imitazione della posa da Ranger. -Adesso, al comando della mia squadra, sto portando avanti il mio piano. Utilizzando Occhioblu e Occhiorosso a dovere, sono riuscito ad avvicinarmi parecchio al raggiungimento del mio obbiettivo. Anche se in realtà Occhioblu non ha portato a termine la sua missione, quindi l’ho licenziata. Occhiorosso mi è stato abbastanza utile, ma ormai non è più necessario al successo dell’operazione.-
-Abbiamo sconfitto tutti i tuoi sottoposti, credi veramente non sarà lo stesso per te?- rispose la Ranger con sguardo di sfida.
-Ne dubito. È un peccato aver perso gli ostaggi, ma ormai ho ottenuto quasi tutte le informazioni necessarie a portare avanti il mio piano… grazie a quell’archeologa che tiene così tanto alla sua adorata figlia! Tuttavia sarebbe poco educato lasciarvi così senza niente, quindi permettetemi di offrirvi questo regalino! Gharchomp, è il tuo momento!-
Quando il Pokémon si avvicinò la Ranger riuscì a malapena a vederlo. Intravide solo un guizzo turchese, poi Gharchomp la raggiunse e dovette fare un salto all’indietro per evitare di venire colpita dai suoi artigli.
Il perimetro di cattura si creò tra loro, bloccandola assieme a lui.
Nuovamente il Pokémon cercò di ferirla con un’artigliata, che la ragazza schivò rotolando sul fianco.
I suoi movimenti erano rapidissimi e stargli dietro si rivelò fin da subito sfiancante, soprattutto viste le numerose catture fatte nemmeno un quarto d’ora prima. Gharchomp per ostacolarla lanciò a terra una chiazza di fango, girandoci attorno allontanandosi solo per cercare di ferirla con gli artigli.
Presto vedendo quanto i suoi tentativi andassero a vuoto l’umore del Pokémon crollò, e inferocendosi aumentò la propria velocità rincorrendola per l’intero perimetro.
Perfino l’intervento di Pichu ukulele non fece altro che farlo inferocire ancora di più, cominciò infatti ad attaccare la ragazza con una raffica di fiamme turchesi, il cui raggio era talmente ampio che l’unico punto sicuro era alle sue spalle.
Più volte lei cercò di caricare lo Styler, riuscendo solo a disegnare un paio di cerchi per volta visti i movimenti del Pokémon. Quando Pichu ukulele arrivò sul punto di lanciare il proprio fulmine per bloccare Gharchomp Alessandra decise di osare e di mantenere il caricamento dello Styler, ma così facendo rimase scoperta per un paio di secondi di troppo, e venne colpita in pieno dalle sue fiamme.
L’intero fianco subì delle gravi scottature e lo Styler perse sia la carica che sei punti di energia.
Sopportando il dolore la ragazza riprese a muoversi prima di subire un altro attacco, mantenendosi il più possibile alle spalle del Pokémon per evitare altre situazioni simili.
La strategia funzionò almeno fino a quando non riuscì a calmarlo, e a quel punto vedendosi in difficoltà Gharchomp cominciò ad imitarla, tenendosi sempre di più attaccato al perimetro di cattura.
Riuscire a catturarlo fu un’impresa, ma dopo avere imparato il pattern dei suoi movimenti bastò solo resistere alla fatica, e lo Styler aggiornò immediatamente i suoi dati accompagnando all’immagine le scritte “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Distruzione 1”, “Attacca con colpi rapidissimi e lanciando fuoco.”.





Alzando lo sguardo Alessandra era certa di vedere l’espressione contrariata di Occhioviola di fronte alla sua sconfitta, invece se lo ritrovò alle spalle, proprio accanto alla porta, con un ghigno divertito sulle labbra.
-Hu hu… la lotta di poco fa è stata un semplice giochetto se paragonata alle mie ambizioni. Non importa chi ha vinto e chi ha perso.-
-Di solito lo dicono quando perdono.-
-… ho un impegno importante che mi aspetta, adesso! Addio, Ranger!-
Non poté fare nulla per impedirgli di fuggire, ma non erano venuti lì per questo. Sollevato Martino corse verso la famiglia, abbracciandola.
-Per fortuna state bene! Patty, tutto a posto?-
-Io sto bene! Papà, piuttosto…-
-Raimondo, come vanno le ferite?- chiese il ragazzo guardandolo.
-Scusate se vi ho fatto preoccupare… ma come potete vedere sto bene! anche da lontano, Lucia e Patty mi hanno dato la forza di farcela.-
-E non bisogna dimenticare le cure del Dott. Willy, giusto?- scherzò Martino.
-Purtroppo non siamo riusciti a trovare il Dott. Edo…sono davvero grato a Willy per l’aiuto!-
-A proposito, quell’uniforme che avevi visto e che ti era sembrata sia rossa che blu…-
-Era viola…- annuì Raimondo a Martino. -In effetti mischiando blu e rosso si ottiene il colore viola. Con la vista annebbiata non ero riuscito a distinguere chiaramente. Mi spiace di aver dubitato di Occhiorosso e di Occhioblu…-
-Quei due sono stati sfruttati da Occhioviola per il suo scopo…-
-In ogni caso… tutto questo significa che la pace a Oblivia è ancora a rischio… e io che mi ero già rallegrato pensando che fosse tutto finito…-
Purtroppo Raimondo aveva ragione, erano ancora ben lontani dallo sgominare i Bricconieri.
-Ah, a proposito! Gli antichi armoliti di cui ti avevo parlato prima via radio… non erano altro che Bricconieri con indosso delle vecchie armature.- spiegò Martino. -Una volta che li abbiamo scoperti, sono stati presi dal panico, ma… erano stranamente forti ed è stato più difficile sconfiggerli.-
-Il fatto che ci fossero delle armature in queste rovine, significa che allora la leggenda era vera!- esclamò Lucia. -Quelle antiche armature hanno il misterioso potere di tramutare in energia la forza malvagia dell’animo umano. Il Malvagio Sovrano di cui parla la leggenda tentò di dominare il mondo utilizzando il potere di quelle armature. L’Eroe di Oblivia gli si oppose, ottenendo l’aiuto dei Pokémon grazie al suo cuore puro. Proprio come Alessandra sta facendo adesso.-
-T-tu dici?-
Il complimento l’aveva presa alla sprovvista, soprattutto di fronte al pensiero i suoi amici nel passato potessero stare affrontando proprio in quel momento il Malvagio Sovrano.
Il suo primo istinto fu quello di tornare nel passato ad aiutarli, ma anche la situazione nel futuro era piuttosto drastica…
-Il Malvagio Sovrano che si trovò a dover fronteggiare l’Eroe scoprì l’esistenza di un terribile tesoro. Si trattava… dell’armatura d’oro.- continuò Lucia.
-L’armatura d’oro? Quelle che abbiamo visto prima non erano dorate…- commentò Martino.
-Si tratta di un’armatura speciale e unica al mondo… e colui che la indossa… diventa immortale!-
-Immortale?! Vuoi dire che non invecchierà né morirà mai?- esclamò il ragazzo sbalordito.
-Secondo il libro di Amun che ho decifrato, è esattamente così.-
-Ma è solo una leggenda, vero?- purtroppo Alessandra intuì già la risposta, anche se un briciolo di speranza rimaneva.
-Purtroppo, se i Bricconieri si sono interessati tanto alle leggende, temo ci sia un fondo di verità.- rispose Lucia scuotendo il capo.
-Mi chiedo se Occhioviola sia a conoscenza di questo… il mistero non fa che infittirsi…- erano molte informazioni da elaborare, ma Raimondo scacciò velocemente quei pensieri, tornando al presente.
 -Alessandra, grazie a te, sia Lucia che Patty stanno bene. siamo riusciti a raccogliere numerosi indizi utili a risolvere il mistero. Grazie a tutti e due. Missione compiuta!-
Era un vero sollievo avere trovato Patty e Lucia, però entrambi i Ranger sapevano il loro compito non era ancora finito, e Raimondo confermò quei pensieri.
-Bene, partiamo subito al loro inseguimento!-
L’uomo si lanciò in uno scatto verso la porta, ma il suo corpo non sembrò essere d’accordo e lo costrinse ad accasciarsi a terra. -Ahiahiahiahiahi…-
-Papà! Non sei ancora guarito! Non dovresti sforzarti così!-
-Patty ha ragione, caro.- annuì Lucia aiutando il marito a rialzarsi.
-Anche tu sembri un po’ giù, mamma…-
-Occhioviola continuava a insistere perché gli decifrassi tutte le pitture. Non so perché, ma voleva sapere il luogo in cui si trova Zapdos… e io gliel’ho detto. Gli ho decifrato la pittura che si riferisce a Zapdos…- sospirò Lucia affranta, guardando gli affreschi antichi dipinti sui muri.
-E l’hai fatto per salvarmi, vero mamma? Non avevi altra scelta! Quinti ti prego, smettila di tormentarti!-
-Patty ha ragione. Inoltre… il fatto che tu abbia decifrato le pitture torna utile anche a noi.- aggiunse Raimondo accarezzando il viso di Lucia.
-Moltres e Articuno si sono già risvegliati. Manca solo Zapdos… e quando tutti e tre i Pokémon uccello della leggenda si saranno risvegliati…-
-Che succederà, Lucia?- l’espressione di Raimondo si fece sempre più seria.
-Mamma, stai tremando… ascolta, papà. La mamma sembra molto stanca. Che ne dici se prima di tutto torniamo a casa e poi discutiamo lì una volta che si sarà calmata?-
-Hai ragione. È meglio fare come dici tu.- annuì concorde Martino.
-Ci sono! Userò la mia nuova invenzione! È con orgoglio che vi presento la macchina fotografica “Fotografa-tutto-anche-al-buio”! ora posso fare delle foto alle pitture!- canticchiò contenta la ragazza, prendendo subito a raccogliere le foto.
-Ascolta, caro. Una volta tornati a casa, vorrei che mi aiutassi a decifrare le pitture. Mi manca pochissimo! Ti prego.-
Era evidente quanto fosse importante per lei riuscirci, e Raimondo annuì rassicurandola.
-Certo, Lucia. Per prima cosa, andiamo tutti a casa.-

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Tornati a casa il sole ormai stava tramontando. Lucia era duramente provata ma almeno Patty sembrava ancora piuttosto serena, e aiutò la madre a tornare nella propria camera per riposare.
Visto ciò che era appena successo Willy, Alessandra, Pichu e Martino decisero non era il caso di andarsene, e pattugliarono l’esterno della casa in caso di nuove aggressioni, ma la notte trascorse serena e nessun Bricconiere arrivo.
Una volta che furono tutti a tavola Raimondo sospirò sfregandosi il viso stanco.
-Ero lì con loro, eppure non sono riuscito a proteggerle… per colpa mia hanno vissuto un’esperienza terribile.-
-Raimondo, è da prima che continui a dire sempre la stessa cosa!- sbottò Willy irritato. -Hai detto che i nemici erano in sette, giusto? Anche se ci fossi stato io con te, non ce l’avremmo fatta.-
-Willy, apprezzo sinceramente le tue parole di conforto. Hai ragione. Non ha senso star qui a lamentarsi, bisogna risolvere il problema! E il nostro problema adesso… è quell’uomo di nome Occhioviola.-
-A proposito di Occhioviola…- cominciò Lucia. -Potete venire tutti nel mio studio per discutere un po’ della faccenda?-
-Sicura di non essere stanca?- chiese Alessandra guardandola.
-Va tutto bene, inoltre, temo che non abbiamo tempo da perdere.-
Facendo strada al gruppo la donna li portò al piano di sopra, fino ad una gigantesca stanza piena di libri su ogni scaffale, scrivanie colme di intricati disegni e un tavolo al centro seppellito da tomi e pergamene.
-Ora che ci siamo tutti, posso iniziare a parlare. Occhioviola, la persona che ci aveva rapite, mi ha chiesto con insistenza di rivelargli la posizione di Zapdos, il Pokémon leggendario. Se Occhioviola riuscisse a trovare Zapdos… tutti e tre i Pokémon rappresentati sulla pittura, ovvero Moltre, Articuno e Zapdos, verrebbero risvegliati.-
-E quindi questo sarebbe l’obbiettivo di Occhioviola? Ma cosa accadrebbe se si risvegliassero tutti e tre?- chiese Raimondo per tutti.
-Ho fatto delle ricerche su questo argomento. Così ho scoperto che…-
-Hai scoperto che?!- chiese Martino impaziente, ma Lucia venne interrotto da un urlo della figlia al piano di sotto.
-Mamma! La foto è pronta!-
Con un sorriso raggiante la ragazza li raggiunse tenendo una foto tra le mani, consegnandola alla madre.
-Grazie, Patty.-
La foto ritraeva uno degli affreschi che avevano trovato alle rovine, ma era tutto tranne che rassicurante.
Una gigantesca costruzione svettava nel cielo, lanciando morte e distruzione attorno a sé. Gli edifici erano in fiamme, gli alberi morti, e l’intero mondo sembrava essere sull’orlo della distruzione.
-Questa è l’Oblivia di un tempo?- chiese Martino sbiancando. -Certo che era in uno stato terribile… e cos’è quella cosa sinistra disegnata al centro?-
-Ho provato a decifrare le antiche scritture riportate sulla pittura e pare che questa… sia una roccaforte. Una spaventosa roccaforte che scatenò numerosi disastri in tutto il mondo…-
-Una calamità sul mondo?!- gli occhi di Martino erano praticamente fuori dalle orbite, e Alessandra strinse con forza l’orlo della maglia.
-Possibile che Occhioviola conti davvero sul potere di quella fortezza? Eppure è solo un oggetto del passato…- borbottò Raimondo.
-Domanda domandina!- si intromise Willy alzando la mano. -Che rapporto c’è tra i tre Pokémon della leggenda e l’antica roccaforte?-
Prima di rispondere Lucia mostrò una seconda foto, ritraente l’affresco dei tre Pokémon, osannati da un gruppo di umani.
-Un altro dipinto riporta le immagini di Moltre, Articuno e Zapdos. Sembra proprio che ci sia una relazione…- disse Raimondo.
Martino non era più intenzionato a stare lì con le mani in mano.
-Lucia! Dov’è diretto Occhioviola!-
-Al Monte Lampinia. Purtroppo ho decifrato le pitture e gli ho indicato dove andare…- rispose la donna affranta.
-Lucia, non devi sentirti in colpa. In quella situazione chiunque avrebbe agito nello stesso modo.-
-Martino ha ragione. Non hai fatto nulla di male.- annuì Alessandra.
-Grazie. Torniamo a noi allora. Lampinia, l’isola su cui si trova il Monte Lampinia, è a nordovest da qui. è impossibile avvicinarsi. Però è molto facile trovarla, perché è sempre circondata da nuvole e fulmini.-
-Ci andremo noi!- affermò sicuro Martino.
-Aspettate un attimo! Ho avuto un colpo di genio!- esclamò Patty attirando l’attenzione di tutti.
-Eh? Che cosa?- chiese Martino.
-Prima di questa pericolosa avventura potenzierò i vostri Styler!-
-Direi non è una cattiva idea. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.- disse Alessandra permettendole di avvicinarsi.
-Stringendo un po’ qui e un po’ lì col giravite… unendo questo e quest’altro… e poi spostando questo qui… ecco, ho finito!-
Era stata ancora più veloce del solito. Ora era il turno di Martino. -Considerato che questo è esattamente identico… unendo questo e questo e spostando questo qui… ecco fatto, sono pronti tutti e due!-
-Sei incredibile Patty.- sorrise Alessandra guardando il proprio Styler, mentre gli altri la guardavano ad occhi spalancati.
-Cosa sono tutte quelle facce stupite?-
-C-che rapidità! Hai finito in un lampo e come se niente fosse!- rispose Martino dando un’occhiata al proprio Styler. -Allora… che modifiche hai fatto?-
-Ho aumentato ulteriormente il livello di carica dello Styler! Una volta caricato lo Styler, ora è possibile continuare a caricarlo ancora e aumentare la potenza di carica di un ulteriore livello!-
-Patty, sei davvero eccezionale! Grazie mille!- disse Martino senza smettere di sorridere.
-Il potenziamento dello Styler è sicuramente di gran conforto. Voi due siete i soli in grado di portare a termine questo pericoloso incarico.- disse Raimondo in tono solenne. -Dovete porre fine alle ambizioni di Occhioviola e convincerlo a desistere! Conto su di voi.-
-Il monte Lampinia è a nordovest di Regiobaleno. Con Staraptor basta un battito d’ali!- annuì Martino, correndo assieme ad Alessandra fuori.
Catturato lo Staraptor che volava da quelle parti i due spiccarono il volo, scorgendo dopo pochi minuti l’isola. Erano quasi arrivati, quando lo Styler li richiamò.
-“Rilevata presenza di alcuni Dadavolanti a ore dodici. Pare che stiano inseguendo un Pokémon. Il Pokémon inseguito sembra essere… Latias.”-
-Quei mascalzoni, stanno ancora cercando di catturare Latias?!- disse Martino sconvolto.
-Dobbiamo fermarli, una volta per tutte.-
Facendo aumentare la velocità di Staraptor Alessandra si spostò nel punto indicato dalla mappa, dove avrebbero dovuto trovare il Pokémon e i Bricconieri.
Ce n’erano almeno cinque di loro, alle calcagna del povero Pokémon.
-Bene così, bene così! Si sta indebolendo sempre di più!-
-Ce la siamo vista brutta, ma con questo chiudiamo la partita! Al mio via spariamo insieme con il cannone al plasma!-
-Altolà, Bricconieri!- urlò Martino prima che potessero iniziare a contare.
-Proprio sul più bello dovevano arrivare!-
Latias approfittò della distrazione dei Bricconieri per virare a destra e sparire tra le nuvole.
Ancora una volta era riuscito a fuggire.
-Aah! Mancava così poco e ce la siamo lasciata sfuggire! Che furfante questa Latias! Non vorrà mica tornare di nuovo in quell’isola per riprendere le forze?! Se continua così non riusciremo mai ad acciuffarla!-
-Mentre noi fermiamo i Ranger, voi tre inseguite quel Pokémon! Non permettete assolutamente che vi sfugga!-
-Ricevuto! Tu e tu, seguitemi!-
-Ehi, fermi! Aspettate!-
Purtroppo Martino non poté fare nulla per impedire che tre di loro fuggissero via, e i due Ranger vennero bloccati dai Bricconieri rimasti.
-È con noi che dovete vedervela! In fondo siete stati proprio voi Ranger a farci capire l’importanza del lavoro di squadra!-
-Felici di avervi dato una lezione. Presto ne riceverete un’altra.- rispose Alessandra senza timore.
-Assapora di nuovo la piacevole sensazione di finire in mare!-
Il primo istinto di Alessandra fu quello di proteggersi dai cannoni al plasma dei Bricconieri, invece subì l’attacco di una schiera di Drifblim e Drifloon, che l’accerchiarono in aria, dopo tutte le catture effettuate però lo Styler era tornato alla gloria dei vecchi tempi, e con le modifiche di Patty era ancora più forte.
Bastarono pochi dischi per catturarli tutti, nessuno escluso.
Lo Styler si aggiornò con le informazioni di Drifblim: “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 1”, “Sprigiona sfere cariche di energia negativa che rendono stanco l’avversario.”.





Nonostante la sconfitta i due Bricconieri cercarono di mantenersi impassibili.
-Siamo stati sconfitti, ma almeno siamo riusciti a guadagnare del tempo!-
-Questo sì che è lavoro di squadra!-
Senza altri Pokémon i due fuggirono via, permettendo ai Ranger di proseguire indisturbati.
-Dobbiamo aiutare Latias ad ogni costo!-
-Inseguiamo i tre di prima!- propose Alessandra sfrecciando tra le nuvole.
Ricordava che direzione avevano preso e fortunatamente non avevano fatto tanta strada nei pochi minuti trascorsi.
-Si nasconde tra le nuvole! Come immaginavo, sta cercando di raggiungere quell’isola!-
-Andiamoci anche noi!-
Prima che potessero volare in picchiata verso l’isola, Alessandra e Martino li raggiunsero, volando a pochi metri da loro.
-Pensavo di essermi sbarazzato di voi! Questa volta non ve la caverete!- ringhiò uno dei Bricconieri, lanciando contro Alessandra un branco di Starly e di altri Pokémon dal piumaggio giallo e marrone, con una cresta sulla testa.
Lo Styler passò al livello trentasei, con due punti in più di energia, ora a 95/95, e cinque di potenza, aggiornando i dati di Starly: “Gruppo: Voltante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 1”, “Lancia delle potenti trombe d’aria in direzione dell’avversario.”.




Il nome degli altri Pokémon era Pidgeot, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 3”, “Lancia delle potenti trombe d’aria contro l’avversario.”.
-Ma come fa ad eseguire una cattura di questo livello in aria?!- sbottò uno dei Bricconieri.
-Anche a mea desso è venuta voglia di salire su un Pokémon anziché su questo Dadavolante!-
-In ogni caso non siamo in grado di tenergli testa!-
L’unica possibilità rimasta fu la via di fuga, e sfrecciando tra le nuvole i tre fecero sparire le proprie tracce.
-E con questo finalmente Latias potrà far riposare un po’ le sue ali.- disse contento Martino. -Mi chiedo però… di che isola stavano parlando?!-
-Ce ne sono talmente tante ad Oblivia che non saprei risponderti.-
-In ogni caso dobbiamo trovare quel dannato Occhioviola! Attraversiamo queste nuvole e dirigiamoci verso il Monte Lampinia!-
Gli Staraptor virarono nella direzione indicata, avvicinandosi sempre di più a un cumulo di nuvole grigiastre che avvolgevano l’intera zona. Quando vi entrarono capirono perché Raimondo e gli altri avevano detto che era impossibile avvicinarsi.
Muri di saette comparivano da ogni dove, facendosi sempre più vicini.
-Uaaah! Che fulmini terribili!!!- le urla di Martino a malapena si sentivano. -Calmati, Staraptor!-
I Pokémon erano in preda al panico, e come dargli torto. Le saette più vicine bruciavano le loro ali e la loro velocità impediva di tracciare un sentiero sicuro tra le nuvole.
-Poveri Staraptor… sono completamente terrorizzati dai fulmini!-
-Dobbiamo andarcene Martino!-
Alessandra stringeva a sé Pichu ukulele, sentendo le orecchie che rimbombavano.
Perfino lo Styler sembrava terrorizzato.
-“Pericolo! Pericolo!”-
-Purtroppo per il momento dobbiamo ritirarci- urlò il ragazzo cercando di farsi capire.
-“Latias rilevata a ore dodici. Ripeto. Latias rilevata a ore dodici.”-
-Eh?! In mezzo a questi fulmini?!- esclamò Martino sorpreso, ma era tutto vero. Latias volava non molto distante tra loro, evitando con grazia i fulmini e muovendosi a una velocità inimmaginabile.
-Gli Staraptor sembrano al limite delle loro forze ormai! Allontaniamoci da questi nuvoloni!-
Continuando a fissare Latias Alessandra seguì l’amico fuori dalla tempesta, controllando le condizioni dei Pokémon.
Erano stanchi, ma ancora interi.
-Scusa per lo spavento che ti ho fatto prendere, Staraptor… certo che Latias è incredibile… come fa a volare tra quei fulmini?! Se riuscissimo ad ottenere il suo aiuto, forse potremmo andare a Lampinia.-
-Già, peccato che nemmeno i Bricconieri con i Dadavolanti riescano a prenderla.- osservò Alessandra.
-“Rilevata presenza di Latias. Il segnale è molto debole. Non sembra diretta verso Lampinia, ma verso la piccola isola situata a nord di essa. Il nome dell’isola è Sikulele.”-
L’intervento dello Styler servì a togliere un po’ d’ombra su quell’argomento.
-Che si tratti di… quell’isola di cui parlavano i Bricconieri?- azzardò Martino. -Vale la pena provare ad andarci. Proviamo a raggiungere Sikulele.-
-Staraptor, ce la fate?- chiese gentilmente Alessandra, e i due Pokémon pigolarono contenti di potersi riposare su un’isola.
Era abbastanza vicina al punto in cui si trovavano, e abbastanza lontana dalle nuvole per non metterli in pericolo.
L’isola era incredibilmente piccola, con una cinquantina di passi la si sarebbe potuta percorrere tutta, e c’era solo un Punto di Salvataggio e una gigantesca stele. Di Latias nessuna traccia.
-Questa dunque è Sikulele? È un’isola molto piccola.- commentò Martino deluso. -Ma Latias dov’è?-
-Non la vedo da nessuna parte. Forse lo Styler si è sbagliato.-
-Guarda! Una stele simile a quella che abbiamo trovato alle Rovine d’alba. Queste incisioni vengono chiamati simboli evocativi, vero? Però in questa stele non è raffigurato un emblema. Sembra piuttosto una specie di disegno.-
-Controlliamo più da vicino.-
C’erano raffigurate delle macchie e cinque buchi. Niente nomi o altro.
-… ho capito!- esclamò Martino. -Rappresentano le varie isole di Oblivia! I cinque segni sono incisi su altrettante isole e quello in alto a sinistra è a Sikulele, dove ci troviamo ora.-
Effettivamente aveva ragione. Usando lo Styler era palese le mappe coincidessero.
-Ma quei segni che significato avranno?-
Lo Styler suonò improvvisamente interrompendo i loro pensieri.
-Sono Lucia! Mi sentite?-
-Lucia ci sta chiamando!- Martino abbandonò subito la stele, avvicinandosi ad Alessandra. -Ciao Lucia, ti sentiamo! Noi adesso ci troviamo a Sikulele. Ma abbiamo perso di vista Latias. Ci serve il suo aiuto per raggiungere il Monte Lampinia che è avvolto in una coltre di nuvole nere.-
-Ascoltate, ho capito una cosa importante! esiste un emblema in grado di evocare Latias. Se trovate l’emblema, sono sicura che Latias vi aiuterà!-
-Un emblema anche per Latias? Ma come facciamo a trovarlo?- chiese Martino.
-Vi ho chiamati anche per spiegarvi questo. Tra le leggende di Oblivia ce n’è una a proposito di un Pokémon che squarcia il cielo. La leggenda parla anche di una poesia recitata dall’Eroe. L’immenso cielo squarcia, le spesse nubi trapassa e vola senza ostacoli! Capite che cosa significa?-
-Il Pokémon che squarcia il cielo…-
-È Latias!- esclamò Alessandra.
-Credo di sì. Però la leggenda dice anche un’altra cosa. Per ottenere l’aiuto di questo Pokémon, perfino l’Eroe di Oblivia dovette faticare non poco. L’emblema che evoca il Pokémon è rappresentato dalla linea che collega cinque piccole stelle. E queste stelle si trovano in luoghi diversi di Oblivia. Io finora ne ho vista una a Dolcegoccia, una a Fabulonia e un’altra a Solfonia. In tutto tre. Ne mancano due…-
-Ah, ho capito! I segni sulla mappa indicano i punti dove si trovano le piccole stele!- affermò Martino indicando ad Alessandra la stele vicina.
-Avete trovato una mappa a Sikulele?! Allora cosa ne dite di andare a controllare tutte e cinque le stele? Per ora non ci resta che credere alla leggenda. Non vedo altre soluzioni. Forse… vi aspetta una prova più dura di quelle che avete superato finora. Credo che insieme ce la farete. Da parte mia non posso né fermarvi né spingervi ad andare.-
-Non temere Lucia. Ce la faremo.- rispose Alessandra.
-A presto… ciao.-
La chiamata si interruppe e i due Ranger tornarono a controllare l’isola, visto la mappa segnava un punto proprio lì, ed infatti trovarono una minuscola stele lì vicino.
Al centro era inciso un cerchio.
-Questa è la prima stele. Ha una lastra che sembra essere stata aggiunta in un secondo momento. Sulla lastra c’è una spiegazione.- disse Martino avvicinandosi. -Vediamo cosa dice. C’è un messaggio di Amun che dice: questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: L’immenso cielo. L’immenso cielo… ma è l’inizio della poesia dell’Eroe! Quella di cui ci ha parlato Lucia!-
-È tutto collegato. L’intera Oblivia custodisce la poesia.-
-E questo Amun… non è il signore dell’Antico maniero? Significa che è venuto a Sikulele per controllare la stele… eh? Che succede?!-
Il triangolo sulla stele cominciò a brillare sotto i loro occhi, e nella lastra più grande il cerchio corrispondente all’isola Sikulele si accese.
-Sembra proprio che la leggenda racconti la verità. Forza, andiamo a controllare anche gli altri luoghi indicati dalla mappa!- disse Martino emozionato.
-Sì, è ora di iniziare una nuova missione!-

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Una volta spiccato il volo i due Ranger si diressero subito verso la prossima isola, Solfonia, dove lo Styler indicava avrebbero trovarlo la prossima stele.
Atterrati al Residence Acqua si affrettarono a percorrerne le vie, spostandosi nel territorio di Suicune e trovandola poco oltre il sentiero principale. Stavolta sulla superficie c’erano tre cerchi.
Martino si avvicinò leggendone la base.
-Anche su questa stele c’è una lastra esplicativa. Vediamo cosa dice. Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: le spesse nubi. Le spesse nubi… è un verso della poesia dell’Eroe di Oblivia.-
Dei passi alle loro spalle attirarono l’attenzione dei Ranger, che voltandosi si trovarono di fronte un Bricconiere e un armolita, con accanto un Metang, un Bastiodon e un Floatzel.
-Ehi, Ranger, toglietemi una curiosità. Sembrate molto interessati a questa piccola stele…- commentò il Bricconiere. -Nasconde qualche segreto?-
-Non è mica tanto normale andarsene in giro a leggere stele!-
-Ehi, voi… come vi permettete di disturbarci senza neanche un motivo preciso?- rispose Martino infastidito.
-Ma che motivo e motivo!-
-A noi basta accontentare Occhioviola e prenderci la nostra ricompensa. Dl resto non ci interessa!-
-Non capite che state facendo soffrire i Pokémon? E questo solo per il vostro tornaconto personale!-
Le parole del ragazzo non sembrarono raggiungere i due, che alzarono le spalle noncuranti.
-Ok, è vero che alcuni Pokémon soffrono. Però a volte succede anche che degli esseri umani se la vedano brutta per colpa dei Pokémon.-
-E questi per esempio… siete voi! Pokémon! Sbrigatevela voi con questi qua!-
I tre Pokémon si lanciarono contro Alessandra, che si preparò alla cattura.
Il Bastiodon era agitato, ma perlomeno i suoi movimenti non aumentavano chissà quanto.
Ci volle qualche sforzo per schivare le cariche del Bastiodon e di Metang, ma una volta catturato Floatzel che a confronto era un razzo catturare anche gli altri due fu più semplice. Alla loro fuga i due Bricconieri fuggirono con la coda tra le gambe.
-No… non finisce qui!-
-Io direi proprio di sì.- affermò Alessandra vittoriosa, e alle loro spalle il triangolo della stele si illuminò.
Dopo Solfonia i due seguirono le indicazioni dello Styler per raggiungere la prossima stele, ma sorvolando il punto indicato non trovarono isole o simili.
-Il segno sulla mappa indicava questa zona.- disse Martino cercando di aguzzare lo sguardo.
-“Attenzione! Corrente ascensionale di vapore proveniente da un vulcano sottomarino. È pericoloso avvicinarsi alla superficie dell’acqua.”-
-Dovevamo venire con la nave, non per via aerea.-
-Parleremo con Willy. Sono sicura non gli dispiacerà fare un giro.- rispose Alessandra virando verso Dolcegoccia. Sarebbero tornati più avanti lì.
Ricordava bene della stele che aveva visto la prima volta era stata lì, e fece atterrare Staraptor proprio sulla cima della collina. La stele aveva ora quattro cerchi.
-Pichu! Pichu!-
Pichu ukulele cominciò a saltellare indicando qualcosa, avvertendoli appena in tempo prima che venissero assaliti da un branco di Pokémon.
-Cosa?!- esclamò il ragazzo spaventato.
-Pichu-pichuuu!-
Cercando di calmarli Pichu ukulele si mise a suonare, riuscendo fortunatamente a tranquillizzare i suoi amici, che tornarono nella foresta.
-Sembravano davvero agitati… ci hanno sicuramente scambiati per dei Bricconieri. Meno male che Pichu gli ha spiegato tutto. Grazie, Pichu.-
-Sei il nostro salvatore.- gli sorrise Alessandra.
-Pichu!-
Dando un’ultima occhiata nei dintorni Martino si avvicinò all’iscrizione. -Ok, torniamo alla stele. Il messaggio dice: questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: trapassa. Anche questa parola è contenuta nella poesia dell’Eroe di Oblivia.-
Pochi secondi dopo la cima della stele si accese, illuminandosi di una luce turchese.
-Bene, anche questa si è attivata!- disse tutto contento Martino.
-Andiamo subito alla prossima.-
La tappa seguente era Fabulonia, con la stele posta proprio accanto alla banchina per le navi, ma come Alessandra e Martino si avvicinarono tre Bricconieri su dei Dadavolanti li raggiunsero.
-Pokémon Ranger!-
-È assurdo! Occhioviola ci ha ordinato di fermarli… ma che senso ha combattere quando sai che perderai?!-
La conversazione tra di loro stava assumendo una strana piega, e i Ranger non ebbero modo di intromettersi.
-Non si può mai dire, bisogna sempre accettare le sfide.-
-Non è pane per i nostri denti… così ha detto Occhioviola, no?-
-Non dire sciocchezze! Dimostriamo a Occhioviola che si sbaglia! Ranger, arriviamo!-
-Quasi mi dispiace per loro…- sussurrò Alessandra prima di iniziare una cattura con un Umbreon, un Armaldo e un Bronzong, che si concluse piuttosto rapidamente grazie all’aiuto di Pichu ukulele che li bloccò con i suoi fulmini.
-Mi spiace ragazzi.- disse Alessandra guardando i Bricconieri.
-Aveva ragione Occhioviola…-
-Smettila di lamentarti e andiamocene alla svelta!-
-Dite a Occhioviola di prepararsi. Stiamo arrivando!- gridò Martino prima che si allontanassero. -Ok, vediamo un po’ cosa c’è scritto stavolta sulla stele…. Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: squarcia.-
La stele si attivò all’istante, e nella mappa dello Styler i due poterono distinguere l’inizio di una figura nei punti in cui i fasci di luce si incrociavano.
-Non ci resta che andare a Diagonalia ora.- sorrise Alessandra catturando uno Staraptor e spiccando il volo.
In uno schiocco d’ali arrivarono alla cittadina, trovando Willy al porto.
-Willy! Abbiamo bisogno del tuo aiuto, dobbiamo raggiungere una stele che ci permetterà di trovare il grafema di Latias!- si affrettò a dire Alessandra raggiungendolo, elemosinando sui dettagli.
-Cosa? Delle stele che hanno a che fare con Latias?-
-Una di queste stele si trova in fondo al mare.- spiegò Martino. -Siamo venuti per chiedere il tuo aiuto.-
-Ho un’idea geniale! Possiamo usare la Nave Federativa!- esclamò Willy. -Aspetta… non è che siete venuti proprio per questo?-
-Eh già.- ammise Alessandra.
-Vabbé, non importa. Tutti a bordo della Nave Federativa! In fondo, serve proprio per emergenze del genere. Salpiamo per il Mare Orientale?-
-Sì, prima andiamo meglio è.- rispose Alessandra.
-Perfetto! Partiamo!-
La Nave Federativa era estremamente veloce e fu uno scherzo per lei raggiungere la zona indicata dallo Styler.
-Il sonar ad alta precisione sta rilevando qualcosa! Si tratta di un oggetto quadrato sul fondo del mare!- li avvisò Willy fermando la nave. -Potrebbe essere la piccola stele che state cercando. Alessandra, prova a immergerti!-
-Vado subito. Pichu, tu tienili d’occhio.-
-Pichu!-
-Se arrivano nemici dal cielo non preoccuparti. Ce ne occuperemo noi!- la rassicurò Martino.
-Attenzione alla corrente! In questo punto è molto forte. C’è anche il rischio che dal vulcano fuoriescano getti di acqua bollente!-
-Grazie delle informazioni Willy. Tornerò presto.-
Tuffandosi in mare Alessandra nuotò rapidamente per raggiungere il fondo, guardandosi attorno alla ricerca della stele. L’acqua era leggermente più verdognola rispetto a quella nei dintorni di Dolcegoccia, ma poteva dipendere benissimo dalla vicinanza del vulcano e non vi fece caso, ciò che invece attirò la sua attenzione furono due Bricconieri, che senza averla notata parlavano tra di loro.
-Ci sarà davvero una stele in un posto simile?-
-Se Occhioviola dice che c’è… allora non ci sono dubbi. In effetti, è un esperto di archeologia.-
Un esperto un corno, aveva solo rubato le informazioni di Lucia. L’irritazione fu tale che Alessandra provò a ribattere, ma con il mini-polmone tra le labbra le uscirono solo bolle e borbottii.
-Ma cosa…? Un Pokémon Ranger! Questo significa che siamo proprio nel posto giusto!-
-Esatto!-
-Dobbiamo trovare la stele per primi.-
I due uomini non persero tempo a cercare di rallentarla e fuggirono in una galleria tra le rocce. Purtroppo con i Dadavolanti erano molto più veloci di lei, e una volta entrata la ragazza si ritrovò di fronte alle correnti di cui aveva parlato Willy.
Dei Pokémon vi nuotavano sereni in mezzo, ma Alessandra era certa non sarebbe stato lo stesso per lei, e infatti come la sfiorò venne risucchiata dalla loro forza, finendo contro uno dei Pokémon che provò ad attaccarla lanciandole contro delle raffiche d’acqua.
Terminata la cattura lo Styler passò al livello trentasette, con un punto in più nell’energia e cinque nella potenza. Il nome del Pokémon era Remoraid, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 1”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.





Poco più avanti c’erano anche dei Pokémon dalla forma simile a una palla, che si gonfiavano indurendo degli aculei su tutto il corpo. Bloccavano per buona parte il passaggio e Alessandra fu costretta a lottare contro la corrente per aspettare si sgonfiassero in modo da poterne catturare uno.
La cosa non si rivelò tanto semplice visto era infuriato e ad ogni occasione provava a colpirla lanciandole degli aculei violacei. Il suo nome era Qwilfish, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Azione 2”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.





Da quel che riusciva a vedere tramite la mappa nello Styler la grotta aveva due sentieri, entrambi rivolti a destra ma uno nella parte alta e il secondo in quella bassa. Riuscendo a uscire dalla corrente la ragazza controllò il primo sentiero, trovando un vicolo cieco con al termine un grande Pokémon simile a una manta blu.
Nonostante il suo aspetto pacato la cattura non fu affatto tranquilla, provò infatti ad attaccarla più volte con dei tornado d’acqua e scattando rompeva continuamente i dischi di cattura. Il suo nome era Mantine, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 4”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Tornando indietro Alessandra venne trascinata nuovamente dalla corrente, finendo stavolta addosso a un Pokémon dalla testa turchese con due sfere rosse ai lati e un paio di tentacoli grigi. Al contrario di quelli che aveva visto prima usò delle nubi di veleno per attaccarla, e vi rimase appiccicato in modo da renderle più difficile la cattura. Il suo nome era Tentacool, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 1”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario.”.





Arrivata finalmente in fondo alla grotta la Ranger si trovò la strada bloccata da due aste di metallo, e per distruggerle servivano due Mosse Taglio 2. Per sua fortuna c’era un altro Mantine lì accanto, e dopo aver liberato Finneon, Lanturn, Remoraid e Tentacool usò l’aiuto dei due Mantine per distruggere le aste.
A quanto pare i Bricconieri dovevano averle piazzate da poco perché fatti un paio di metri se li ritrovò di fronte.
-Ci ha raggiunti!-
-Me ne occupo io! Tu va’ avanti.-
-Ricevuto!-
Il Bricconiere fuggì oltre il tunnel, e l’altro si affrettò ad attivare il proprio guanto di cattura.
-Non pensare di vincere sempre! Tentacruel, avanti!-
Un grande Pokémon dai lunghi tentacoli e dei piccoli occhietti nascosti sotto la testa turchese si lanciò contro la ragazza, creando infuriato cumuli di veleno attorno a sé cercando di ostacolarla il più possibile. Il loro effetto tuttavia grazie al mini-polmone non era molto forte, e quando il disco di cattura venne rotto da uno di questi perse solo un punto di energia nello Styler, sentendo la gola e il naso pizzicarle.
Non era fattibile caricare lo Styler in quelle condizioni ma alla fine riuscì comunque a catturalo, e accanto al nome comparvero le scritte “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 2”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario.”.





-Con che coraggio torno adesso da Occhioviola…- mugugnò il Bricconiere fuggendo verso l’uscita.
Purtroppo la parte difficile per Alessandra cominciava proprio ora. Si stava avvicinando sempre più al vulcano e da delle crepe nelle pareti uscivano dei fumi bollenti, che rischiavano di ustionarla. La presenza di altri Qwilfish proprio in mezzo al sentiero non l’aiutavano a mantenere la calma.
Cercando di imparare il timing dei getti la Ranger sfrecciò nuotando rasente alle pareti, ma la velocità acquisita fu troppa e non poté evitare di finire addosso a un Qwilfish, subendo una lunga ferita al braccio, dalla spalla al gomito.
Il danno era più che altro superficiale, e perse tre punti di energia, e arrivata al termine del tunnel ritrovò il Bricconiere fuggito.
-Oh, mi hai raggiunto! Ma se corro a tutta velocità, non mi prenderai neanche per sogno!-
Mai una volta che si arrendessero rendendogliela facile. Infilandosi in uno stretto cunicolo l’uomo cercò di sfuggirle usando il cannone al plasma per colpirla, ma ormai la ragazza era abituata a quel genere di inseguimenti e riuscì ad evitare ogni colpo. L’unica sorpresa fu un raggio di pura energia che creò un’alta colonna per almeno un paio di secondi, evitarla tuttavia fu piuttosto semplice e anzi, quando l’uomo la usava le assicurava uno spazio sicuro per usare il boost di velocità del mini-polmone.
Una volta raggiunto era più stanco lui di lei.
-Sei proprio seccante! Meriti una lezione. Vediamo se riesci a tornare a galla!-
Usando il guanto di cattura, sperando di potere approfittare della stanchezza della ragazza, l’uomo richiamò un Pokémon inferocito, simile a un gigantesco cavalluccio marino dalla corazza turchese, in grado di creare bolle e tornado d’acqua, la sua lentezza però rispetto al Tentacruel di prima le permise di caricare lo Styler al massimo e di catturarlo senza troppi problemi.
Il suo nome era Kingdra, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 4”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





-Gasp! Ho finito l’ossigeno… purtroppo non c’è altro da fare… emersione!-
Sfruttando un passaggio sopra le loro teste l’uomo fuggì via dandosela a gambe, Alessandra invece procedette lungo la strada alla sua sinistra, dove la luce era sempre più debole fino a quando non sparì del tutto.
A un certo punto l’unica cosa che riuscì a vedere furono dei cerchi rossi nell’oscurità, e avvicinandosi con molta cautela la ragazza intravide un Tentacruel furioso, che vedendola a portata creò una nube tossica attorno a sé.
Alessandra nuotò subito via, procedendo a tendoni nell’oscurità scontrandosi con un Chinchou, finendo attirata da un’improvvisa corrente d’acqua che la trascinò verso il basso. La cosa però si rivelò un colpo di fortuna, perché toccato il fondo trovò la stele di Amun. Il messaggio stavolta recitava “Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: e vola senza ostacoli”.
La cima della stele si illuminò, chiudendo l’immagine formatasi nello Styler. Avrebbe festeggiato se solo non avesse cominciato a girarle la testa.
-“Ossigeno insufficiente. Emersione immediata.”-
Oh no, era vero! Con tutti gli slanci si era data ormai era a corto di ossigeno! Fortunatamente la stele si era già accesa e non dovette fare altro che seguire lo stesso percorso di prima per tornare alla Nave Federativa, dove i suoi amici la stavano aspettando.
-Com’è andata? Hai trovato la stele?- le chiese Martino appena fu a bordo.
-Sì, diceva: e vola senza ostacoli.
-E vola senza ostacoli… così diceva l’iscrizione?- chiese Willy portandole un asciugamano. -Ma chi avrà aggiunto quella lastra?-
-È stato Amun. Era davvero tenace. Per attaccare la lastra è sceso addirittura in fondo al mare.- rispose Maritno.
-Pichu-pichuuu!-
-Ah, giusto! Dobbiamo sbrigarci! Torniamo a Diagonalia. Nave Federativa, avanti tutta!- esclamò Willy tornando al timore.
-Abbiamo attivato tutte le lastre, torniamo a Sikulele e vediamo se succede qualcosa.- disse Alessandra affrettandosi a catturare uno Staraptor appena attraccarono.
Per l’intera durata del viaggio non staccò gli occhi dal cielo sopra di sé, in attesa di vedere la figura di Latias, ma nemmeno quando raggiunsero l’isola ve n’era traccia.
-Anche se abbiamo trovato tutte e cinque le lastre indicate sulla mappa… non succede un bel niente.- disse Martino spazientito, avvicinandosi alla lastra. -Eh?! Guardate! La stele!-
La superficie aveva cominciato a brillare con lo stesso simbolo mostrato sulla mappa dello Styler. Non c’era dubbio su cosa fosse.
-Alessandra! Che cosa è successo? Ero abbagliato dalla luce, non ho visto niente.-
-Era il grafema!-
-Lati!-
Un guizzo rossastro attraversò il cielo sopra di loro, a una velocità abbagliante. Si sentì il verso di un Pokémon, ma durò solo un istante.
-Alessandra! È Latias! Saliamo su Staraptor e inseguiamolo!-
Catturando uno Staraptor i due Ranger spiccarono il volo alla ricerca del Pokémon, ma attorno all’isola sembrava essersene già perduta ogni traccia.
-Nessuna traccia di Latias… dove sarà finita?- si chiese Martino confuso.
Alle spalle dei due cominciò a sentirsi un fischio, e fecero appena in tempo a voltarsi per scorgere Latias che sfrecciava a tutta velocità contro di loro.
-Martino attento!-
Gli Staraptor riuscirono a spostarsi quel poco che bastò ad evitare il peggio, ma stavolta Latias non sembrava intenzionata a scappare.
Ricomparendo tra le nuvole raggiunse Alessandra, costringendola ad avviare una cattura.
Come già si aspettava Alessandra trovò qualche difficoltà a starle dietro, in quanto il Pokémon scattava da ogni lato cercando di rompere la linea di cattura. Vista la sua velocità la ragazza si premurò di disegnare ampi cerchi larghi abbastanza da mantenere il tratto e allo stesso tempo da evitare si rompessero all’istante, fermandosi solo quando Latias creò dei ventagli di sfere di energia contro di lei, facilmente evitabili visto bastava posizionarsi alle sue spalle.
Le cose cominciarono a complicarsi quando divenne ancora più veloce riuscendo ad uscire brevemente dal perimetro comparendo da ogni dove. Fino ad ora la Ranger era riuscita ad evitare i colpi delle sfere, ed era già a buon punto nel riempimento della barra indicativa, ma nell’istante in cui Latias fece roteare le sfere attorno a sé capì di non avere più molta scelta.
La loro durata era spaventosamente lunga e le sarebbero costati troppi punti per valerne la pena. Cercò quindi di mantenere il disco sperando il Pokémon rimanesse momentaneamente ferma, ma naturalmente questa non aveva intenzione di renderle le cose semplici e scattò di lato rompendo la linea di cattura, facendole perdere tre punti di energia e provocandole una fitta al fianco, con l’aggiunta di un flash improvviso che l’accecò per qualche secondo.
Uscendo nuovamente dal perimetro Latias le lanciò contro una raffica di sfere e solo a quel punto quelle che le vorticavano attorno sparirono. Cercando di recuperare quanto aveva perso Alessandra si affrettò a disegnare altri cerchi, disegnandoli stavolta in maniera più strategica rispetto a prima, solo nell’istante in cui si fermava e solo uno per mantenere il punteggio, disegnandone quanti più poteva quando sparivano.
Ormai era vicinissima alla fine, riusciva a sentirlo, e l’impazienza si impossessò di lei. Continuò a muovere il disco nonostante fosse chiaro che Latias stesse preparando un attacco, e questo venne distrutto dalle sfere provocandole una fitta ancora più dolorosa di prima, facendole perdere la vista per altrettanto tempo e togliendole cinque punti di energia, alla Ranger però questo non importò.
Anche quando il Pokémon generò altre sfere continuò a utilizzare il disco, perdendo altri sei punti sentendo il torace intorpidirsi, ma ne valse la pena quando finalmente la bolla circondò Latias.
Lo Styler passò al livello trentotto, con un punto in più di energia e cinque di potenza. I dati vennero aggiornati sistemando accanto all’immagine e al nome le scritte “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: /- Nessuna”, “Si muove rapidamente e lancia sfere di luce.”.





Il vento sfrecciò contro il viso della ragazza quando il perimetro svanì, e Martino la raggiunse all’istante.
-Alessandra! Finalmente!-
-È stata dura. Ma ce l’ho fatta.- sorrise lei in risposta.
Latias ricomparve dalle nuvole sopra di loro, lanciandosi in picchiata senza dare alcuna spiegazione. Per un istante Alessandra temette di doverla ricatturare.
-Latias sta scendendo di quota! Inseguiamola!- esclamò Martino muovendosi per primo, ma non ci fu bisogno di allontanarsi troppo visto atterrò proprio a Sikulele.
La stele emise nuovamente un bagliore rossastro, indicando stavolta che la ragazza poteva segnare il grafema.
Era simile a una stella incompleta, e le garantiva l’aiuto di Latias in caso di bisogno.
-Vediamo se il grafema del Ranger funziona davvero. Proviamo a evocare Latias!- disse Martino emozionato, guardando l’amica annuire e attivare la modalità dallo Styler.
Era veramente stanca, ma non potevano fermarsi proprio ora.
-Cara Latias, spero avrai voglia di fare un piccolo volo.-

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


Volare su Latias non era per niente come volare su uno Staraptor.
Gli Staraptor per quanto di notevoli dimensioni rispetto ad altri Pokémon erano comunque gestibili, e il loro manto piumato proteggeva dal vento nel cielo. Il corpo di Latias invece era ricoperto da sottili scaglie rossastre che non trattenevano in alcun modo il calore, e la sua stazza enorme rendeva difficile sedersi propriamente mantenendo un buon appiglio.
Rispetto poi a Pokémon come Entei, Raikou o Suicune non era tipa da chiacchiere, si concentrava sul volare e sull’evitare fastidi.
-“Quindi non sei uno di quei tizi che cercano di prendermi da settimane.”-
La sua voce era giovane e orgogliosa.
-No, noi combattiamo contro quegli uomini.-
-“E per farlo devi volare con me.”-
-Esatto, spero non ti dia fastidio.-
-“Mi piace volare.”-
Almeno non dava chiari segnali di detestarla.
La voce dello Styler aiutò ad allentare la tensione.
-“Ecco come volare con Latias. Indica il punto davanti a te per volare in avanti. Le regole sono le stesse di quando voli con Staraptor. Se ti concentri sul punto mentre procedi in avanti…”-
Per dare prova di quanto lo Styler diceva Latias eseguì uno scatto, e per poco Alessandra non scivolò oltre la sua schiena.
-“… scoprirai che puoi volare ancora più veloce. Adesso vediamo la Poké Tattica di Latias.”-
Tre Pidgeotto comparvero dalle nuvole, dando una perfetta occasione per esercitarsi.
-“Latias può aiutarti con le catture in volo. Durante la cattura comparirà avvolte incuriosita. Chiamala e vedrai comparire un grande vortice. Il Pokémon avversario verrà risucchiato al centro del vortice e potrai così catturarlo più facilmente. Dovrai aspettare un certo periodo di tempo per usare nuovamente questa tecnica. E questo è tutto sulla Poké Tattica di Latias. Per ulteriori informazioni consulta il glossario nel menu dello Styler.”-
-Molto interessante…-
-“Lo so.”- annuì Latias contenta.
-Direi che è arrivato il momento allora. Dobbiamo superare quella coltre di nubi.- le spiegò Alessandra indicando la loro meta.
-“Facile. Ci vado spesso.”-
La cosa avrebbe dovuto rassicurarla, ma trovarsi di fronte a quel mare di nuvole l’agitò comunque.
Poteva solo sperare che Latias si ricordasse che c’erano anche loro in spalla.
-Alessandra, neanche Latias può resistere ai fulmini senza venire ferita. Cerca di avanzare schivandoli il più possibile.-
Le ricordò Martino.
-Certo, tu tieni al sicuro Pichu ukulele invece!-
L’aria attorno a loro si caricò di elettricità, e presto si cominciarono a vedere i fulmini in lontananza.
Latias era veloce, ed evitò i primi che comparvero verticalmente senza troppe difficoltà, ma più i fulmini aumentavano più le cose si facevano difficili.
A un certo punto Alessandra non fu in grado di indicarle il punto più sicuro e l’ala di Latias venne colpita da un lampo, che attraversò il suo intero corpo arrivando anche a quello di tutti gli altri. Alessandra perse cinque punti di energia nello Styler, e per una manciata di secondi non riuscì a muoversi.
-Ok. Ok tutto bene!- tentò di rassicurarsi di fronte all’arrivo di una raffica di fulmini, stringendosi con forza al Pokémon quando vide che questi cominciavano ad essere obliqui.
Perfino Pichu ukulele alle sue spalle stava tremando.
-“Monte Lampinia in vista!”-
Lo Styler poteva anche dire così, ma loro non vedevano proprio nulla.
-Latias, atterra ti prego!- gridò Alessandra facendo del proprio meglio per sovrastare le nuvole.
Grazie al cielo fu sufficiente.
La coltre tempestosa che circondava il monte si diramò mano a mano che si avvicinarono, non scomparendo comunque del tutto, e gli effetti si vedevano chiaramente.
Non un solo albero cresceva sull’isola, non un fiore o un qualsiasi pianta, almeno all’esterno. Giganteschi crateri scavano la parete rocciosa nei punti in cui i fulmini si erano abbattuti con forza, e nei dintorni del punto in cui atterrarono i Ranger notarono immediatamente la presenza di vari Dadavolanti distrutti.
-I fulmini li hanno ridotti proprio male.- disse Martino non azzardandosi a toccarli, percependo ancora una punta di elettricità statica in ciascuno. -A ogni modo, vuol dire che sono riusciti ad atterrare. Questo significa che cercheranno di risvegliare Zapdos. È questo il loro piano.-
-E noi siamo pronti a combatterli.- rispose Alessandra risoluta.
-Pichu!-
Non c’era altro modo per arrivare in cima se non passare dall’interno. Restando vicini proseguirono spediti nel tunnel davanti a loro, sentendo ancora perfettamente i rumori della tempesta.
All’interno la montagna sembrava essere un gigantesco minerale, i muri neri erano infatti ricoperti da rocce giallastre che luccicavano al loro passaggio. C’erano solo due sentieri da seguire al momento, stando alla mappa, uno alla loro destra e l’altro in cima a una scalinata scavata nel terreno.
Visto accanto al primo c’erano dei Pokémon che non avevano mai visto prima, simili a dei piccoli cuscini dal muro rosa e gli occhi chiusi, Alessandra si avvicinò per catturarli. Il Pokèmon continuò a muoversi tranquillo nel perimetro di cattura, attaccandola soltanto una volta generando un’onda d’urto attorno a sé.
Il suo nome era Swinub “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 2”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.





Proseguendo lungo il sentiero arrivarono fino a una caverna chiusa dove stava riposando un Pokémon grande almeno il doppio dei ragazzi, ricoperto da un pelo marrone e con delle zanne che sbucavano dal mento.
Sperando di potere approfittare della sua calma la ragazza tentò di catturare anche lui, scoprendolo molto più agguerrito rispetto all’altro visto che fin da subito le lanciò contro delle palle di neve che, come toccarono terra, divennero delle stalagmiti di ghiaccio. Riuscire a catturarlo però non richiese che una manciata di minuti.
Il suo nome era Piloswine, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 3”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.





Non trovando altre strade i tre tornarono indietro percorrendo la scalinata, ma come arrivarono all’ultimo gradino un Pokémon dalla corazza violacea simile a uno scorpione alto quanto una persona si avvicinò ad Alessandra, avviando una cattura e tentando di colpirla con degli aculei avvelenati.
La carica completa dello Styler fu utilissima nel calmarlo dallo stato di agitazione in cui era, e la ragazza riuscì a catturarlo senza subire danni. Il suo nome era Drapion, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Distruzione 4”, “Rilascia nuvole di gas che rendono stanco l’avversario.”.





Dal sentiero per proseguire, alla loro destra, c’era anche un altro Pokémon fluttuante, dal corpo turchese e una coda dalla punta rosa. Incuriosita Alessandra provò a catturare anche lui, e per la prima volta ebbe a che fare con un Pokémon che, capace di creare delle sfere di energia viola, invece di farle fluttuare molto vicino a sé le teneva distanti. La tecnica non mancava di efficacia visto in questo modo la Ranger era costretta a disegnare cerchi molto vicini a lui, e i suoi continui spostamenti le rompevano le linee.
Il suo nome era Chimecho, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Teletrasporto”, “Lancia cerchi misteriosi che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Ce n’era anche un altro, ma preferì lasciarlo in pace e proseguire. Non c’era un unico tunnel per arrivare in cima, e i Ranger furono costretti a uscire dalla montagna alla ricerca di un’altra entrata. Fu qui che trovarono i primi dei Bricconieri atterrati.
-È una pazzia continuare! Qui continuano a piovere fulmini!-
-E tu mi farai da parafulmine.-
-Hai ancora voglia di scherzare? Io non ce la faccio più. Mi tremano le gambe per la paura!-
I due uomini erano fermi davanti a una pozza d’acqua che attraversava da un lato all’altro la montagna. Il livello era piuttosto basse e intervallato da alcune rocce rialzate, ma non era difficile capire perché avessero paura.
I fulmini che cadevano dal cielo e colpivano l’acqua si propagavano su tutta la superficie, assicurando una scossa niente male.
Quando Alessandra e Martino si avvicinarono per poco i due non caddero in acqua.
-Aaaah! Sono arrivati anche i Ranger!-
-Davanti a noi i fulmini, dietro i Ranger! Cosa possiamo fare?!-
-Arrendetevi e tornate indietro.- propose Alessandra.
-No, una cosa ancora più semplice… questo.-
Attivando i propri quanti di cattura i due attirarono uno Swinub e un Pokémon simile a un piccolo ippopotamo.
Swinub era furioso e creava in continuazione delle onde di energia assieme all’altro Pokémon, assieme a una coltre di neve attorno a sé per ostacolare la ragazza. Catturato il primo Pokémon però fu molto semplice calmarlo e fare lo stesso con lui. Il nome dell’altro era Hippopotas, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 3”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.





-Visto che abbiamo perso i Pokémon… per noi non ha più senso partecipare alle operazioni.-
-Hai ragione. Due in più o in meno non fa differenza. Il capo non si accorgerà nemmeno che siamo spariti. Aspettiamo la fine delle operazioni in un posto al coperto.-
Erano talmente pietosi che nessuno dei due Ranger ebbe la forza di ostacolarli.
-Saranno anche nostri nemici, ma mi fanno davvero pena…- sospirò Martino.
-Pichu…-
Un fulmine colpì l’acqua a pochi centimetri da loro, facendoli sobbalzare.
-Dobbiamo procedere cautamente. Quattro secondi prima dell’arrivo dei fulmini si sentono dei tuoni. Se passiamo da una roccia all’altra evitando l’acqua arriveremo dall’altra parte.- spiegò Alessandra guidandoli.
Fortunatamente le rocce erano piuttosto vicine tra loro e così non corsero alcun rischio tenendo d’occhio il tempo che trascorreva tra un fulmine e l’altro.
Raggiunto il prossimo tunnel tirarono comunque un lungo respiro di sollievo, bloccato dalla comparsa di due armoliti.
-Noi siamo gli armoliti. Vi stavamo aspettando, Ranger!-
-Noi siamo qui per garantire il successo dell’operazione di Occhioviola. E per questo motivo di sconfiggeremo!-
L’uomo alla loro destra utilizzò l’armatura per aizzare contro Alessandra un Piloswine, che dovette fare una capriola all’indietro per evitare dei blocchi di ghiaccio la trafiggessero. I suoi movimenti rimasero lenti nonostante la rabbia, e con Pichu ukulele riuscì a catturalo in poco più di un minuto senza subire alcun danno.
-Armoliti o no… siete comunque dei Bricconieri, giusto?- li incalzò Martino.
-Poco importa se lo hai scoperto. E sappi che non indossiamo quest’armatura solo per fare scena. È lo strumento ideale per controllare i Pokémon. Guarda che classe!-
Alzando le braccia al cielo l’uomo richiamò un nuovo Pokémon, con delle zanne acuminate e dalla stazza gigantesca, i cui passi risuonarono pesanti nella grotta.
Perfino Alessandra di fronte al suo arrivo si sentì intimidita, e il fatto che fosse infuriato non aiutò di certo la cosa.
Come Piloswine era in grado di creare tormente di neve e di fare cadere dei blocchi di ghiaccio dal soffitto, con l’aggiunta delle onde d’urto di Swinub. Per riuscire a evitare i suoi attacchi la Ranger dovette fare attenzione a tenersi alle sue spalle, e soprattutto a una certa distanza di sicurezza che le permettesse di catturarlo senza danni.
Il suo nome era Mamoswine, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Azione 4”, “Soffia tempeste di neve e fa piovere blocchi di ghiaccio.”.





Perfino da sotto l’armatura era facile distinguere l’espressione avvilita dei due uomini.
-Almeno abbiamo guadagnato tempo. L’importante è che riusciamo a svegliarlo!-
-Ormai è troppo tardi! Demordete, Ranger!-
-Andatevene!-
L’urlo di Alessandra bastò a spaventarli, ma le loro parole non erano comunque andate a vuoto.
Le continue lotte li stavano rallentando, e le difficoltà nel percorso non erano poche. La montagna era inoltre più intricata del previsto, come il punto in cui erano, pieno di sentieri collegati tra loro sospesi sopra al vuoto. Le fratture tra un punto e l’altro erano troppo ampie per essere superate con un salto.
Sperando di riuscire a fare in tempo i tre proseguirono lungo il sentiero, incrociando un Pokémon simile a un lupo dal pelo grigio, con i fianchi e la testa gialla.
Nonostante lo sguardo severo non si rivelò difficile da catturare, visto l’unico suo attacco consisteva nel fare precipitare dei fulmini dal cielo, ma nei punti in cui cadevano si formava prima una piccola sfera elettrica che permetteva di individuarli e schivarli.
Il suo nome era Manectric, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Lancia scariche elettriche intorno a sé che costringono l’avversario a restare fermo.”.





Purtroppo presto notarono che le lotte non erano l’unico modo in cui i Bricconieri potevano ostacolarli. Prima di fuggire infatti i due uomini avevano piazzato una grande porta di metallo proprio davanti al passaggio, ed era necessaria una Mossa Distruzione 4 per mandarla in frantumi.
Con Drapion sarebbe stato facile, ma c’erano altri due sentieri e prima di chiedere il suo aiuto Alessandra preferì controllare i due tunnel.
In quello direttamente a destra trovò un gigantesco Pokémon simile a un ippopotamo dalla corazza gialla e nera, e dai piccoli occhi rossi che la fissarono irritati. Confidando un Pokémon simile potesse rivelarsi utile la ragazza si affrettò a catturarlo, trovandolo piuttosto semplice visto riuscì solo a lanciarle contro una palla di fango e a provocare dei rialzi nel terreno.
Il suo nome era Hippowdon, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Distruzione 4”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.





Per poter controllare anche l’altra zona, a nord della grotta, la ragazza dovette affrontare prima un altro Pokémon dal corpo giallo con una saetta nera che gli attraversava il corpo, in grado di creare dell’elettricità attorno a sé e di lanciarla sotto forma di scosse verso la Ranger. Il suo nome era Electabuzz, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 2”, “Lancia scariche elettriche intorno a sé che costringono l’avversario a restare fermo.”, per portarlo però dovette liberare Swampert, Swinub e Chimecho.





Nell’ultima grotta c’era un altro Pokémon gigantesco, coperto da un pelo nero e giallo che camminava su due zampe. Era in grado di creare una sfera elettrica che gli roteava attorno e ventagli di scintille elettriche capace di paralizzare chiunque venisse colpito.
Si chiamava Electivire, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Lancia scariche elettriche intorno a sé che costringono l’avversario a restare fermo.”.






Senza altre strade da seguire il gruppo tornò verso il blocco posto dai Bricconieri, chiedendo l’aiuto di Hippowdon per abbatterlo, ma come il Pokémon colpì le braccia esterne del muro si ritrassero su sé stesse, e un fascio di elettricità avvolse il corpo principale, impedendo il passaggio.
Per disattivarlo sarebbero servite due Mossa Elettricità 3, ma fortunatamente con sé Alessandra aveva Manectric ed Electivire, che non ebbero alcuna difficoltà a sovraccaricare il meccanismo, causandone l’esplosione.
Lo scoppio era stato abbastanza forte da rimbombare tra le pareti, e un Bricconiere comparve dall’uscita allarmato.
-Ma… cosa succede?-
La situazione gli fu piuttosto chiara quando Alessandra e Martino gli si fermarono davanti, pronti a lottare.
-Lasciaci procedere.- l’avvertì la ragazza.
-… quello che ci vuole in questi casi è un bel Pokémon a fare da scudo!-
-Come ti permetti!-
Avrebbe voluto colpirlo se avesse potuto, ma un piccolo Pokémon dal pelo bianco e giallo si mise in mezzo, avviando una cattura.
Per quanto piccolo era una vera furia. Ogni volta che attaccava dell’elettricità lo avvolgeva rendendo pericolo avvicinarsi, era in grado di creare sfere elettriche che fungevano da ostacoli nel terreno, di generare lampi e di lanciare saette. La sua velocità lo rendeva difficile da catturare e nemmeno le scosse di Pichu ukulele furono in grado di paralizzarlo, ma la fatica ne valse la pena quando alla cattura lo Styler passò al livello trentanove, con un punto in più di energia, arrivata a 98/98, e cinque di potenza.
Il suo nome era Jolteon, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Scaglia saette che rendono confuso l’avversario.”.






Lo sguardo che la ragazza lanciò al Bricconiere bastò a farlo tremare.
-Accidenti! Pensavo di riuscire a bloccarli più a lungo.-
Probabilmente sarebbe scappato a gambe levate se davanti all’uscita non si fosse messo un armolita.
-Ehi! Non c’è tempo per piagnucolare! Vieni subito qui!-
-S-sì!-
Stavolta fuggirono senza provare a batterli, ma questo significava solo una cosa.
-L’operazione è quasi alla fine, dobbiamo affrettarci!- esclamò Martino preoccupato, lanciandosi assieme all’amica fuori dalla grotta.
Ad aspettarli c’era un secondo specchio d’acqua, dove i fulmini cadevano ancor più frequentemente.
-Due secondi… siamo vicini.- disse Alessandra controllando la posizione dei punti più sicuri.
Erano distanti tra loro, ma dovevano bastare.
Rimasero sul bordo delle rocce fino a quando l’elettricità nell’acqua non scomparve, lanciandosi in delle corse disperate per evitare di venire colpiti. Alessandra stringeva a sé Pichu ukulele, nascondendolo nella giacca come se questo potesse proteggerlo.
Sentiva il cuore batterle veloce, non per il timore di venire ferita ma per la paura potesse succedergli qualcosa. Pichu doveva sentirlo, e le leccò la guancia per rassicurarla.
Sorridendo la ragazza continuò a contare i secondi, sentendo le orecchie che le fischiavano.
La zona della montagna in cui erano arrivati era più piccola rispetto all’altra, ma anche qui avevano messo un ostacolo contro di loro, delle sbarre di ferro proprio in mezzo al sentiero.
-Ancora?! Non vogliono proprio farci avanzare.- sbuffò irritato Martino.
-Troveremo il modo di passare. Lo facciamo sempre.-
C’erano molti Pokémon nei dintorni, uno sicuramente avrebbe potuto aiutarli. Alla loro destra ce n’era uno piccolo dal corpo giallo con una sfera rossa sulla coda, avvicinandosi Alessandra provò a cominciare una cattura ma venne assalita da un altro Pokémon che cadde dal soffitto, simile a un gigantesco pipistrello viola, che con le sue chele la colpì allo stomaco sbalzandola via, togliendole cinque punti nello Styler.
Per poco non rischiò di farla precipitare, e fu abbastanza veloce da colpirla una seconda volta togliendole altri cinque punti.
Tossendo la ragazza vide del sangue macchiare il terreno, ma si rialzò in tempo per evitare un terzo attacco e avviare una cattura. Era furioso per via della presenza di così tanti intrusi, e cercò di ferirla lanciandole contro sfere di sabbia e mini-tornado. Il suo nome era Gliscor, “Gruppo: Terra- Poké Tattica: Terra- Mossa: Taglio 4”, “Squarcia il suolo in direzione dell’avversario.”.
Ora che non l’avrebbe più attaccata poteva occuparsi anche dell’altro Pokémon, che si rivelò un gioco da ragazzi a confronto, visto non provò neppure ad attaccarla. Il suo nome era Ampharos, “Gruppo:Elettro-Poké Tattica: Elettro- Mossa: Ricarica 5”, “Ricarica molto l’energia dello Styler.”.







Procedendo lungo il sentiero c’erano anche un Manetric e un Magneton, che evitarono piuttosto facilmente. Stavolta la Ranger fece molta più attenzione al soffitto, e riuscì ad evitare e a catturare un altro Gliscor.
C’era solo un ultimo Pokémon che non aveva ancora catturato, con una corona di piume rosse in testa e il corpo nero, capace di creare blocchi di ghiaccio e di lanciare degli aculei affilati. Si chiamava Weavile, “Gruppo: Buio, Poké Tattica: buio- Mossa: Taglio 4”, “Scatena un vento di tenebra contro l’avversario.”.




Con l’aiuto di uno dei Gliscor fu un gioco da ragazzi tagliare le sbarre a metà, ma i Bricconieri l’avevano messo in considerazione e un armolita arrivò poco dopo ad aspettarli.
-Ehi, voi…-
-Cosa stai facendo?!-
Un suo compagno lo raggiunse correndo dal tunnel affianco.
-Invece di rimuginare, pensa a sistemare il prossimo cancello!-
L’altro non l’ascoltò nemmeno, c’era una strana luce nei suoi occhi.
-Ho commesso un grave errore. Un antico armolita non esita davanti a nulla. Affronta il nemico e lo sfida alla lotta.-
I Ranger lo guardarono confusi, e anche l’altro Bricconiere sembrava agitato.
-Ehi… ehi, aspetta!-
-Quest’armatura parla direttamente al mio cuore. E dice di mostrare l’orgoglio del guerriero.-
-Attenzione, Alessandra!-
-Non intendo perdere altro tempo. Il tempo che avevate a disposizione su questa terra sta per terminare!-
Spalancando le braccia l’armolita chiamò ben sette Pokémon, simili a delle sfere bianche e rosse.
Erano in grado di creare attorno a sé delle scariche elettriche, ma muovendosi in gruppo fu piuttosto facile catturarli.
Il loro nome era Electrode, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Causa esplosioni tutto intorno a sé.”.





L’armolita rimase immobile per qualche istante, fissandoli.
-…-
Sembrava esserci qualcosa che non andava. L’uomo all’interno non riusciva a muoversi, a malapena a parlare.
-Coraggio, resisti! Hai fatto tutto il possibile! Forza, scappiamo!-
Il suo compagno lo trascinò sul fianco, riuscendo ad allontanarli dal sentiero per metterlo al sicuro.
-Un’armatura che parla al cuore… è mai possibile una cosa simile?- si chiese Martino.
Alessandra conosceva già la risposta, ma non proferì parola.
I suoi pensieri tornarono agli amici nel passato.
-Andiamo avanti.-
Oltre il tunnel i Ranger trovarono una sottile scalinata alla cui cima era presente una delle antiche porte che avevano già visto.
-C’è una stele anche qui. le altre stele finora sono state attivate grazie a Entei e a Suicune. Qui ci servirà Raikou?- ipotizzò Martino guardandola.
-Proviamo.-
Attivando la modalità grafema disegnò il simbolo sulla porta, e questa svanì in una manciata di secondi.
-Al di là di questa porta troveremo Zapdos. Andiamo?-
Nella voce di Martino c’era paura, e come dargli torto. Avevano affrontato molti Pokémon leggendari, ma fallire quella missione avrebbe provocato dei danni inimmaginabili. Era un grande peso da sopportare.
-Andiamo. Ce la faremo.-

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


L’elettricità attorno ai Ranger era diventata tale da fare rizzare i capelli e dare la scossa ogni volta che si sfioravano. Quando raggiunsero la cima a malapena riuscirono a sentire il battito del proprio cuore al centro di quella tempesta di fulmini.
La cima del monte era cosparso da minerali di ogni genere, e il nido di Zapdos si trovava proprio tra questi, avvolto da dei nuvoloni neri che gli garantivano di continuare indisturbato il proprio sonno. Nemmeno quelle nuvole però potevano fare molto contro i guanti della sottomissione dei Bricconieri, che stavano lavorando senza sosta per svegliarlo.
-Zapdos si risveglierà a momenti!- esclamò trionfante uno dei tre uomini fermi accanto al nido, tutti con addosso le armature armolite.
-Moltres e Articuno sono già stati risvegliati. Devono essere in volo da qualche parte nel cielo di Oblivia!-
Occhioviola fissava il Pokémon con occhi avidi.
-Finalmente ci sono. Risveglierò i tre Pokémon addormentati. L’ora della vittoria è vicina. Quando Moltres, Articuno e Zapdos si risveglieranno… Oblivia sprofonderà nel terrore. E quel momento è arrivato!-
-Fermo, Occhioviola!-
All’urlo di Martino i quattro uomini si voltarono.
-Oh, che sorpresa… siete riusciti a cavarvela con tutti quei fulmini.-
Nell’espressione di Occhioviola c’era una chiara irritazione.
-Non so cosa stiate tramando, ma noi non demordiamo!- rispose sicuro il ragazzo.
-Vedremo subito chi è che dovrà demordere. Unità speciale Bricconieri, sistemate questi scocciatori!-
-Niente di più semplice.-
-Marmocchi Ranger, siete pronti?-
Occhioviola rimase alle spalle dei suoi uomini, ben protetto e vicino al Pokémon Leggendario.
-Manca poco… Zapdos si sta risvegliando. Tra non molto sarà qui con noi. E quando tutti e tre i re dei cieli saranno risvegliati… io rinascerò!-
-Che cosa intendi?- chiese Alessandra confusa, ma Occhioviola non rispose, lasciando ai suoi due uomini la libertà di farlo, lanciandole contro due Magneton e un grande Pokémon di metallo che fluttuando generava scosse elettriche.
La ragazza cercò subito di approfittare dell’aiuto di Pichu ukulele per migliorare la situazione, ma visto le mosse di tutti erano le stesse si trovò un po’ in difficoltà a capire quali attacchi erano del suo amico e quali no. I Magnetone furono sicuramente la parte più facile, ma rimasto solo anche il terzo Pokémon venne catturato.
La cattura fece avanzare lo Styler al livello quaranta, con un punto in più di energia e cinque di potenza. Il nome dell’ultimo Pokémon era Magnezone, “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Lancia elettricità e attacca con sfere di energia.”.
-Ci… ci dispiace, Occhioviola…-
-Non è così che doveva finire…-
Piagnucolarono i due uomini facendosi da parte. Il terzo rimasto si mise tra loro guardandoli furibondo.
-Non avete sfruttato a pieno i poteri dell’armatura! Guardate e imparate! Luxray, tocca a voi!-
Due Pokémon dal pelo nero e lo sguardo affilato saltarono contro la ragazza, che fece appena in tempo a schivarli mentre il perimetro di cattura si formò attorno a loro.
Nonostante l’aspetto arcigno non erano arrabbiati, e questo le diede un poco di sicurezza, ma sapevano anche come muoversi in coordinazione, infatti generarono delle tempeste di elettricità praticamente allo stesso tempo, aumentandone il raggio e costringendo la Ranger ad allontanarsi sempre di più.
La velocità dei loro attacchi le permetteva di fare ben pochi cerchi, e la costringeva a stare molto sulla difensiva per evitare danni.
Riuscì a catturarli dopo parecchi sforzi e molto tempo perso. Accanto al loro nome comparvero le scritte “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: Elettricità 3”, “Scaglia saette che rendono confuso l’avversario.”.





-Non avrei dovuto sottovalutarli…-
Di fronte a tutte quelle lamentele Occhioviola si girò seccato. -Avete paura di questi due mocciosi? Razza di buoni a nulla!-
-L’ultima volta che ho controllato anche tu hai perso.- lo provocò Alessandra.
-… e va bene. Io, il capo dei Bricconieri, mi batterò con voi! Prestò assisteremo al risveglio di Zapdos. In quel momento non voglio ritrovarmi seccatori tra i piedi. Sparite, Ranger!-
Attivando il guanto della sottomissione Occhioviola richiamò un gigantesco Pokémon dal corpo metallico turchese, con quattro zampe e una X tra gli occhi rossi.
Era lento, ma muoversi non gli serviva a tanto visto le lanciò contro una raffica di laser blu, che per poco non la centrarono in pieno. Canalizzando gran parte della propria energia il Pokémon ne creò uno molto più grande degli altri, arancione e della durata di quasi due secondi.
La lotta era appena iniziata, ma il fatto che la Ranger fosse ancora in piedi sembrò irritare molto il Pokémon, che venne avvolto da un’aura rossa.
Sicuramente aveva lo stesso temperamento di Occhioviola.
Il Pokémon si circondò di tre sfere violacee che gli fluttuarono attorno, posizionandosi in un angolo del perimetro rendendo impossibile disegnare alcun cerchio, e generò una croce di laser arancioni che lentamente si mossero costringendo la ragazza ad appiattirsi a terra per evitarli, l’attacco seguente invece la fece scattare in piedi.
Non provò nemmeno a capire quanti raggi turchesi le avesse lanciato contro, erano semplicemente troppi ed evitarli richiese tantissima energia. Le sfere almeno svanirono poco dopo, concedendole qualche minuto prima di riformarsi. Era ancora in alto mare per quanto riguardava il riuscire a calmarlo, ma le modifiche di Nando sull’ukulele di Pichu si rivelarono ancora una volta eccezionali.
Il livello di rabbia del Pokémon calò a picco.
Vedendo svanire anche le sfere Alessandra sperò di potere approfittare nuovamente della situazione, ma il Pokémon le ricreò all’istante cogliendola alla sprovvista, rompendole la linea e facendole perdere tre punti di energia.
Con una fitta alla gamba la ragazza si allontanò schivando altri fasci di energia, chiamando Pichu ukulele in modo l’aiutasse nuovamente. La mossa si rivelò adatta alla situazione visto il Pokémon creò delle sfere elettriche che rimasero fisse nel terreno, rendendo ancora più difficoltoso muoversi.
Il problema principale rimaneva comunque il fatto che continuava a muoversi vicino al bordo, e con le sfere a proteggerlo era impossibile avvicinarsi.
Quando finalmente svanirono la Ranger cercò di disegnare quanto più in fretta possibile per recuperare i punti persi, ma finì per sbattere contro uno dei globi elettrici, perdendo così tre punti e sentendo la gamba intorpidirsi.
La fatica delle precedenti catture cominciava a farsi sentire, e la fretta di concludere quella in corso la portava a commettere molti errori. Per ben tre volte colpì le sfere che circondavano il Pokémon, nel tentativo di ridurre la discesa dei punti. Era così vicina da irritarsi ogni volta che non poteva contrattaccare, il ritorno di Pichu ukulele però segno la sua vittoria, e speranzosamente la fine delle sue fatiche.
Il nome del Pokémon era Metagross, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Distruzione 1”, “Si protegge con sfere d’energia psichica e irradia raggi di eccezionale potenza.”.





Occhioviola vedendo il proprio Pokémon fuggire si getto in ginocchio, sconfitto.
-Non è possibile…-
-Complimenti, Alessandra! Hai difeso Zapdos!- esclamò Martino correndo ad abbracciarla assieme a Pichu.
-Pichu!-
Avevano vinto, Zapdos non si era risvegliato e i piani di Occhioviola erano crollati. Voltandosi verso il Pokémon l’uomo lo guardò allungando le mani, incapace di raggiungerlo a causa delle scariche di elettricità.
-Il mondo… il mondo intero… stava per diventare mio… Zapdos! Perché non ti svegli? Ho fatto quello che bisognava fare! Ho eliminato la culla di nuvole nere che proteggeva il tuo sonno!-
-Hai perso. Arrenditi.-
La voce di Alessandra era dura e ferma. Avrebbero contattato la Federazione e fatto in modo nessuno si potesse più avvicinare a Zapdos.
-Occhioviola, sei patetico.-
Una roca voce che Alessandra non seppe riconoscere fece capolino tra le nuvole, e un gigantesco trono di metallo comparve fluttuando sopra le loro teste.
Vedendolo Occhioviola si rialzò immediatamente, fissando la figura nascosta da una cupola protettiva.
-Mi hai deluso. Dimmi un po’… da quando in qua pensi che il mondo diventerà tuo? Occhioviola, credo proprio che tu abbia frainteso. Tu sei solo un nostro strumento.-
-Ma chi diamine…-
Confuso Martino guardò l’amica in cerca di spiegazioni, ma nemmeno lei sapeva cosa stesse succedendo.
Occhioviola non rispose, livido dalla rabbia.
-Se sei riuscito a decifrare la pittura non è per merito tuo. Ho sentito che è stato grazie alla professoressa Lucia. Ti ho fornito molti guanti e armature antiche. Ma tu cosa ne hai fatto? Non sei riuscito neanche a sfruttare i loro poteri. Questo tuo fallimento sarà l’ultimo. Occhioviola, ascoltami bene. nel nostro gruppo, non abbiamo più bisogno di uno come te. La tua parte finisce qua. Da ora in poi entrerò in scena io.-
-Chi diamine sei?!- gridò Alessandra.
Non sapeva cosa la spaventasse di più, il fatto che ancora una volta c’era qualcuno più in alto, o quanto poco sapevano di quell’organizzazione.
Senz’altro la risposta era il modo in cui il trono si avvicinò al Pokémon leggendario.
-Zapdos! È arrivato il momento di destarti dal tuo sonno eterno! Donaci la tua forza! Zapdos, risvegliati!-
-No!-
Con un meccanismo nascosto nel trono la nube che circondava il Pokémon venne avvolta da una luce violacea, svanendo completamente. Zapdos si risvegliò nel fragore della tempesta, spalancando le ali e spiccando il volo.
I due Ranger non poterono fare altro che guardarlo, inermi e sconfitti.
-Giovani Bricconieri… anche se ci avete messo più tempo del previsto, vi siete impegnati. Niente male.- disse l’individuo all’interno del trono, rinvigorendo lo spirito dei sottoposti.
-Chi sei? Cosa stai cercando di fare?! Scendi e fatti vedere!- urlò Martino furibondo, senza ottenere alcun risultato.
-Lo capirai presto, Martino. E anche tu, Alessandra…-
-C… come conosci i nostri nomi?!-
-Arrivederci.-
La figura volò via svanendo nel mare di nuvole, lasciando i ragazzi con infinite domande e un senso di amarezza in bocca. Martino fu il primo a cercare di scrollarselo di dosso
-E così si sono svegliati tutti e tre… ma chi sarà quello strano personaggio? Ho una brutta sensazione.-
-Dannazione, c’eravamo così vicini…-
Alessandra strinse le nocche fino a renderle bianche, la frustrazione le riempiva il corpo ed avrebbe voluto prendere a pugni il terreno.
-Inseguiamolo! Solo così potremo scoprire la verità.- disse Martino cercando di spronarla, rivolgendosi poi all’ex capo dei Bricconieri, ancora con lo sguardo perso nel vuoto. -Occhioviola… quell’uomo ti ha usato. Sei stato uno sciocco, ma questo devi averlo già capito da solo. Avrei tante cose da chiederti, ma non ora. Rimandiamo a quando sarà tutto risolto.-
Latias e Staraptor planarono verso i due, che saltarono in groppa ai Pokémon pronti all’inseguimento della strana figura. I Bricconieri invece si radunarono attorno ad Occhioviola.
-Occhioviola, tutto bene?-
-Cosa ne sarà di noi Bricconieri?-
-Occhioviola?-
C’era una sincera preoccupazione nella loro voce, e sbattendo le palpebre l’uomo guardò le loro armature, digrignando i denti.
-Io… non… non sono ancora sconfitto…-

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


Martino e Alessandra avevano sfrecciato lungo l’intera isola incessantemente, alla ricerca anche solo della più piccola traccia per ritrovare la losca figura che aveva liberato Zapdos, ma sembrava essersi completamente dileguata nel nulla.
A un certo punto Martino ruppe il silenzio che si era formato tra loro. -Senti, Alessandra. Ricordi cosa ha detto Lucia?-
-Sul risveglio dei tre Pokémon leggendari?-
-Zapdos, Moltres, Articuno… se tutti e tre si risvegliano succederà un’immane catastrofe. Pensavo alla strana frase di Occhioviola. Ha parlato di rinascita… che cosa voleva dire? Chi deve rinascere?-
-Non lo so, purtroppo brancoliamo nel buio…-
Era dura da ammettere, ma non avevano la minima idea di cosa potesse intendere.
Un avviso dallo Styler interruppe i loro pensieri.
-“Il segnale indicante il movimento del misterioso oggetto volante è cessato. Zona… le Rovine di Oblivia.”-
-Le Rovine di Oblivia?!- esclamò Martino scioccato. -Ed è esattamente lì che andremo anche noi. Le Rovine di Oblivia dietro la cascata!-
Procedendo in picchiata verso l’isola i Ranger arrivarono nel giro di una decina di minuti nello spiazzo nascosto tra gli arbusti della montagna, scorgendo una fila di Bricconieri con l’armatura degli armoliti entrare nelle rovine. In mezzo a loro camminava una donna dai capelli viola.
Martino la riconobbe immediatamente. -Ma è Vanessa?! È terribile! È stata catturata dagli armoliti!-
-Dobbiamo salvarla!-
Precipitandosi all’interno i due li raggiunsero prima che entrassero nel cuore delle rovine, trovando Vanessa accompagnata da due Bricconieri.
-Vanessa!-
Sentendo la voce di Martino la donna si voltò sorpresa, sorridendo sollevata. -Oh, miei cari Ranger! Le mie preghiere sono state ascoltate! Aiutatemi, vi supplico!-
-Non preoccuparti, ti salveremo!- la rassicurò Alessandra.
I due armoliti si guardarono confusi. -E ora cosa succede… ?-
-Che strana donna!-
-Liberate Vanessa!-
L’ammonimento della ragazza non servì ad intimidire i due, che attivando le proprie armature richiamarono due Pokémon, uno con un grande albero sulla schiena e l’altro dal corpo verde che camminava su due zampe e si muoveva lanciando delle artigliate.
Muoversi nel perimetro di cattura fu un’impresa quando il primo cominciò a creare degli arbusti dal terreno, che crescendo ovunque rendeva un’impresa evitare di subire danni, e purtroppo la ragazza non riuscì ad evitare dei colpi alla schiena del secondo Pokémon, che le graffiarono da parte a parte lacerando la giacca.
Quando riuscì a catturarli entrambi il livello dello Styler era sceso a 82/99, e il dolore alla schiena offuscava la vista della ragazza.
Il nome del primo Pokémon era Torterra, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Azione 4”, “Attacca lanciando foglie e creando rami spinosi.”, l’altro invece si chiamava Sceptile, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 4”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.







-Alessandra! Stai bene?-
-Pichu!-
Preoccupati gli amici della Ranger si precipitarono da lei a sorreggerla. I Bricconieri erano già scappati, ma di Vanessa non c’era traccia.
-Dov’è finita Vanessa?- chiese Martino preoccupato.
Delle grida dall’altra parte della porta fecero sobbalzare Pichu.
-Pichu! Pichu!-
-Hai sentito anche tu?- chiese Martino temendo di avere le allucinazioni, ma l’urlo si ripeté. -È Vanessa! Le sue urla provengono da laggiù!-
Le ferite potevano aspettare, dovevano raggiungere la donna e salvarla.
Percorsero l’intera ala delle rovine di corsa, arrivando fino al gigantesco portone rosso dove l’ultima volta avevano imprigionato Lucia e Patty, solo che stavolta non c’erano ostaggi dall’altra parte, ma un nuovo ingresso dall’altra parte della stanza.
-Quell’entrata non c’era l’ultima volta che siamo stati qua.- disse Martino avvicinandosi. -Si sentono delle risate laggiù in fondo.-
C’era qualcosa di molto strano, e divenne ancora più strano quando, oltre il passaggio, trovarono una tavolata apparecchiata occupata da Vanessa, Ascanio e Magoss. Ai lati della camera nascosta c’erano sei Bricconieri.
-E… e voi? Cosa ci fate tutti qui?!- Martino era sbalordito tanto quanto Alessandra.
-Come potete vedere, è un incontro di Sorsisti.- spiegò Ascanio, seguito da Vanessa.
-Ma diverso dal solito. Oggi si tratta di un incontro molto speciale!-
-Eh? Vanessa?! Gli armoliti ti hanno fatto del male? Sei ferita?- chiese premurosamente il ragazzo, mentre l'amica rimase in silenzio. Gli armoliti non muovevano un passo, i tre non erano legati o minacciati in alcun modo. La situazione la stava veramente preoccupando, e l'istinto le stava dicendo qualcosa che avrebbe voluto ignorare.
-Oh, grazie per avermi soccorso! Per merito vostro, me la sono cavata solo con un po’ di polvere sul vestito.-
-Ma piuttosto, Ranger, accomodatevi. Non gradite un po’ di buon tè?- gli offrì gentilmente Magoss.
-Non mi sembra il momento di bere il tè! È pericoloso restare qui!-
-Martino, non credo che sia come pensi…- lo avvertì Alessandra
-Ti riferisci agli armoliti? Non preoccuparti.- rispose Ascanio. -Oggi li abbiamo assunti come camerieri.-
-Ma insomma, ora basta! Non potete restare qui. vi porteremo fuori a tutti i costi!-
Martino non riuscì a fare neanche un passo che gli armoliti li assalirono, bloccandoli sul posto.
-E voi cosa volete?!-
-Martino, calmati!- 
Alessandra tentò di strattonare gli uomini, ma non c'era verso di liberarsi, perfino Pichu era bloccato.
-Vedo che c’è un po’ di confusione. È successo qualcosa?-
La figura del dottor Edo comparve da un passaggio nascosto, unendosi ai suoi amici e facendo andare Martino ancor più nel pallone.
-Edo!-
-Ah, i due Ranger! Siete stati invitati come ospiti d’onore?-
-No di certo! stiamo portando avanti una pericolosa missione!-
Arcanio sbatté con forza la mano sul tavolo. -Sempre tutta questa fretta!-
-Proprio quando il lavoro è pressante, c’è bisogno di una pausa. Non credi, Magoss?-
-Sono d’accordo, Vanessa. Tra l’altro, oggi non c’è solo dell’ottimo tè. Abbiamo preparato anche una magnifica illusione. E visto che ci sono degli ospiti sarà ancora più entusiasmante. Giusto, Ascanio?-
-Beh… beh, sì. Ecco… ehm… uuh…-
Magoss guardò l’amico preoccupato di fronte al suo balbettio. -Ascanio, cosa ti succede?-
-N… niente… è solo che non sono bravo a recitare. Edo, possiamo finirla qua?-
-Recitare? Cosa significa?-
Di fronte alla domanda di Martino Edo scoppiò in una fragorosa risata. -Ah ah ah! Ascanio, sei il solito maldestro. Va bene. Ho pensato che poteva essere un buon passatempo prima dello spettacolo. Ma in effetti, una recita banale non è quello di cui abbiamo bisogno. Ranger, ascoltatemi. A causa della vostra intromissione alla fine sono dovuto intervenire personalmente, senza tener conto della mia veneranda età. Non so se ve ne siete accorti, ma sono stato io a risvegliare Zapdos.-
La tremenda sensazione che aveva assalito Alessandra da quando erano entrati piombò su di lei come una valanga.
-No… non è possibile.-
-Il capo che prima ha terrorizzato Occhioviola… eri tu?!- Martino non poteva crederci, ma il sorriso di Edo confermò i loro timori.
-E quello era il trucco!- applaudì Magoss. -Noi siamo i Sorsisti! Siamo un gruppo di amici affiatati con un grande sogno in comune! A questo fine, usiamo la forza del denaro per controllare i Bricconieri di Pokémon.-
-Non ci importa molto di quello che fate voi. L’unica cosa che non avevamo previsto è stato il tradimento di Occhioviola.- sbuffò Ascanio.
-Però, sapete? Anche questo è solo uno stratagemma per animare lo spettacolo imminente.- cinguetto Vanessa.
L’espressione dei due Ranger e di Pichu ukulele era di puro shock, e nel caso del piccolo Pokémon anche di tradimento.
Quelle persone erano stati loro amici… come potevano fare una cosa simile?
Edo sembrò incurante dello sguardo nei loro volti. -Ricordate le parole che Occhioviola ha mirabilmente pronunciato? Il mondo intero sta per diventare mio… questa sarà la mia battuta.-
-Ma chi siete veramente?!- gridò Martino.
In risposta Vanessa piroettò su sé stessa. -Io sono Vanessa. La campionessa del travestimento. Il tuo vero volto lo conosci solo tu! Così mi dicevano i miei ammiratori.-
Magoss tirò fuori dal cilindro il suo fidato bastone. -Io sono Magoss. Mi chiamavano il mago dei miracoli. Mai nessuno è riuscito a svelare i miei trucchi quando entravo in azione.-
Ascanio tirò una raffica di pugni per aria. -Io sono Ascanio. Un tempo, ero un temuto Wrestler. Il mio soprannome era Cataclisma. E non ho mai smesso di allenarmi.-
Infine, Edo spalancò le braccia davanti a sé. -E poi ci sono io, Edo, come sapete bene. non sono medico, faccio solo finta. Sono il mitico Edo la mente. Ladro professionista a cui nessun bottino poteva sfuggire.-
-Finta… ma la gente di Oblivia fa affidamento su di te! Hai mentito a tutti loro!- gli urlò contro Alessandra, non potendo credere a tutte le bugie avevano raccontato. Pichu ukulele era quasi sull'orlo delle lacrime.
-Pichu!-
-Noi quattro abbiamo formato il gruppo dei Sorsisti per unire le forze e  lavorare insieme. Sono passati ormai più di quarant’anni da allora. Abbiamo rubato il fior fiore dei tesori di tutto il mondo. Siamo stati un gruppo formidabile. Me ne stupisco tuttora. La mia capacità strategica e i travestimenti di Vanessa. L’abilità di Magoss e la forza di Ascanio. Insieme, non c’era niente che non fossimo in grado di rubare. Ma nessuno può resistere allo scorrere del tempo. Così abbiamo sciolto il gruppo dei Sorsisti. E abbiamo cominciato a vivere tranquillamente a Oblivia. Io, per, per natura sono portato al crimine. Non potevo abituarmi alla noia di una vita distante e rilassata. Mancava brivido, eccitazione. C’era solo monotonia. Invecchiando, non potevo sopportare la noia e la tranquillità. Proprio allora… ho sentito la leggenda dell’Eterno Sovrano con l’armatura d’oro.-
-La leggenda… avete messo in pericolo l’intera regione per una leggenda!-
La rabbia della Ranger era tale che per poco non riuscì a liberarsi, Edo però non ne fu toccato.
-Un giorno capirai cosa significa invecchiare, e vedrai che se avrai l’occasione di fuggirne la coglierai al volo. Ho convocato i membri del gruppo. Li ho mandati a raccogliere informazioni in giro per Oblivia. E finalmente le nostre ricerche hanno dato frutti. Abbiamo trovato gli splendidi tesori lasciati a Oblivia dall’Antico Sovrano!- negli occhi dell’uomo splendeva una luce di pura avidità.
-Siamo partiti proprio da queste rovine.- spiegò Vanessa prendendo parola. -Innanzitutto abbiamo trovato dei misteriosi quanti della sottomissione e un’armatura appartenuta a guerrieri del passato detti armoliti.-
-Come potte vedere, noi stessi indossiamo pezzi di quest’armatura. In tal modo, non abbiamo più niente da temere.- effettivamente Ascanio diceva la verità, lui aveva coperto il torace, Vanessa il braccio destro, Magoss quello sinistro, e Edo le spalle. -Immortalità, è di questo che si tratta... vale a dire, nessun rischio di invecchiare né tantomeno di morire.-
I due Ranger si pietrificarono a quelle parole, guardando i quattro allibiti. Alessandra quasi aveva i brividi.
-Voi siete pazzi…-
-Solo i più temerari raggiungono la ricchezza.- rispose Edo sicuro. -Però, trovare l’armatura d’oro non basta. Il nostro obbiettivo va ben oltre. L’Antico Sovrano è riuscito a ottenere qualcosa di terribile. Qualcosa a cui non solo Oblivia ma il mondo intero si sottometterà. E questo potere senza fine sarà presto richiamato in vita.-
L’intera struttura cominciò a tremare sotto i piedi dei Ranger.
-Che succede… ?!- urlò Martino guardandosi attorno. Gli armoliti ancora non li lasciavano.
Edo li osservò con sguardo trionfante.
-Miei cari Ranger, ci avete fatto tribolare non poco. Vi risparmieremo la vita, come riconoscimento dell’ingegno e del coraggio che vi ha portati fin qui. E ora osservate bene, sorseggiando una tazza di tè. I Sorsisti rinasceranno nelle vesti di Eterni Sovrani!-
Alle loro spalle si aprì un altro passaggio segreto, e i Sorsisti fuggirono portandosi dietro anche i propri sottoposti. Solo Alessandra e Martino rimasero fuori.
-D… dove andate?!- gridò il ragazzo cercando di muoversi, ma ogni passo in quelle scosse era un’impresa. -Restare qui è pericoloso! Dobbiamo andarcene subito!-
-P-picchu!-
Non avevano scelta, non importavano le bugie e gli inganni, se volevano salvarsi dovevano muoversi all’istante.

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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


L’intera montagna fu scossa da un violento terremoto che terrorizzò i Pokémon vi vivevano e le persone che vi stavano passeggiando.
Uscendo dalle rovine Martino e Alessandra cercarono di capirne la causa, guardandosi attorno.
-Ma che sta succedendo?!- gridò il ragazzo cercando di superare il rumore delle scosse. -Alessandra! Guarda il lago!-
C’era qualcosa sotto la superficie d’acqua, qualcosa di gigantesco e di antico. Un’enorme roccaforte in pietra emerse dal lago, volando alta nel cielo riuscendo quasi a coprire il sole. Aveva una struttura ovale, con dei giganteschi fori ai lati e delle guglie attorno alla cima piatta.
-Sembra un’enorme roccaforte…- osservò Martino. -… sospesa nel cielo!-
Alessandra era incredula di fronte alla costruzione. Mai prima aveva visto qualcosa di simile.
-È il potere dell’armatura?-
 
 
 
 
 
 
 
All’interno della roccaforte i quattro Sorsisti osservavano il mondo sotto i loro piedi, guardandolo come se lo stringessero nel palmo della propria mano.
-Questo sì che è uno spettacolo! Davvero formidabile!- esclamò Magoss sporgendosi verso il bordo, incredulo lui stesso per quella magia.
-È incredibile! Sento tornarmi le forze, come ai vecchi tempi!- disse Vanessa senza smettere di sorridere.
-Ecco cosa ha reso l’Antico Sovrano così potente… è stata proprio questa roccaforte.-
Ascanio si guardava attorno meravigliato, mentre una linfa purpurea scorreva tra le vene della roccia.
L’unico a non esultare era Edo.
-È presto per stupirsi. C’è ancora un ultimo particolare da controllare. Occhioviola ha fatto una sola cosa buona. Ha decifrato un’antica incisione su un muro delle rovine e ha ottenuto dati importanti sulla roccaforte. Ma vediamo un po’…-
Muovendo le mani l’uomo concentrò la propria energia sulla fortezza, che rispose al suo richiamo producendo una gigantesca sfera al plasma che uscì dai fori ai lati, spazzando via le nuvole e dirigendosi verso il bersaglio più vicino.
Dolcegoccia, in questo caso, fu avvolta da una fredda luce viola, che spazzò via ogni centimetro dell’isola.
Perfino dalle rovine in cui si trovavano i Ranger si poteva vedere lo spettacolo.
Pichu ukulele corse verso il bordo del precipizio, urlando con le lacrime agli occhi.
-Pichuuu!-
Alessandra era congelata sul posto, in bilico tra il puro terrore e una furia cieca. Tutti quei Pokémon…
Martino non reagì meglio di lei, e atterrito fece qualche passo indietro, come se bastasse a permettergli di fuggire.
-Non è possibile… Dolcegoccia… è sparita!-
-Popolo di Oblivia! Noi siamo i vostri nuovi sovrani! Presto, accorrete e guardate su nel cielo!-
Una voce profonda e solenne prese spazio assieme al vento nel cielo, riuscendo a farsi udire da tutta la gente di Oblivia.
Martino la riconobbe subito.
-Questa è la voce di Edo! Cioè Edo la mente!-
 
 
 
 
 
 
 
 
A Regiobaleno, nella piccola casa della famiglia di Raimondo, forse solo Lucia non si era ancora resa conto di cosa stava accadendo, troppo impegnata ad analizzare i reperti delle rovine, cercando quell’elemento che avrebbe potuto fare la differenza.
-Mmmh… mi manca proprio la parte più importante.-
I passi pesanti della figlia attraversarono la stanza sottostante, superando le scale.
-Mamma! Si sente una voce che viene dal cielo!-
-Ssst! Non adesso, Patty! Sto cercando di decifrare i caratteri della pittura.-
Non l’aveva neanche sentita, e la figlia sapeva bene che, quando era in simili condizioni, non c’era verso di farsi ascoltare.
-Mamma…-
Il mondo tuttavia non era rimasto fermo all’esterno della camera.
Otello, Nando e tante altre persone si erano radunate a bordo di tutte le barche che erano riusciti a trovare per salvare i Pokémon di Dolcegoccia. Le barche erano stracolme e i Pokémon terrorizzati.
La voce di Edo la mente si continuò a sentire per l’intera Oblivia.
-Popolo di Oblivia! Ammirate lo spettacolo formidabile che è davanti ai vostri occhi! non si tratta di un sogno, è la pura realtà! Un tempo a Oblivia viveva un Eterno Sovrano…-
A Diagonalia la gente si era radunata fuori dalle proprie case in panico, con Willy che faceva del proprio meglio per mantenere il controllo della situazione.
-Il protagonista di questa leggenda ci ha lasciato una preziosa eredità. Un’armatura d’oro che rende immortali e… questa roccaforte! Noi abbiamo conquistato l’eternità e un’immane potenza distruttiva. Sottomettetevi all’istante al cospetto dei Sorsisti!-
Anche al Residence Acqua la piccola signorina amica dei Pokémon volanti era fuori assieme a una folla, scrutando il cielo.
-Altrimenti il bagliore del giudizio che vi ho appena mostrato distruggerà una a una le isole di Oblivia!-
Lucia in tutto questo ancora non aveva la minima idea di cosa stava accadendo, e anzi stava gioendo di fronte alla propria scrivania.
-Finalmente ho decifrato la parte più importante! Ingannati da un potere malvagio sono i tre re dei cieli. Per salvarli, l’Eroe di Oblivia innalza il calice sull’Ara arcobaleno. E quando la luce dell’arcobaleno alfine risplende, libera dal giogo del Malvagio Sovrano il fuoco, il ghiaccio e il tuono.-
Nuovamente Patty entrò di corsa nella sua camera, solo che stavolta intendeva farsi sentire forte e chiaro.
-Insomma, mamma! Sei così concentrata che non senti nemmeno la voce spaventosa che arriva dal cielo?! Ti dico che sta succedendo qualcosa di terribile! Esci e vedi tu stessa!-
Finalmente il timore della figlia attirò l’attenzione di Lucia, che seguendola raggiunse il marito all’esterno.
-Guarda cosa c’è nel cielo!-
Seguendo lo sguardo di Patty Lucia riconobbe immediatamente la tetra roccaforte degli affreschi che aveva studiato, e il suo volto si fece spento.
-Incredibile… l’immane catastrofe a opera del Malvagio Sovrano… si tratta di questo?-
 
 
 
 
 
 
 
 
Alla terrazza delle rovine, i due Ranger osservavano ancora la scena impotenti, con Alessandra che abbracciava il povero Pichu in lacrime.
-Pichu…-
Martino se ne stava accanto al bordo, stringendo i pugni con forza. -L’isola di Pichu… come hanno potuto… gliela faremo pagare! Solo noi possiamo fermarli!-
-… hai ragione. Nessun’altro potrebbe.-
Non c’erano altri Ranger che potessero aiutarli e non potevano aspettare i rinforzi. Dovevano fermare i Sorsisti prima che altre isole sparissero.
-Non ci resta che andare subito alla roccaforte!- esclamò Martino convinto, e insieme chiamarono Staraptor e Latias per raggiungere i cieli.
I quattro Sorsisti nel frattempo guardavano compiaciuti lo spettacolo sotto di loro.
Ascanio lasciava correre lo sguardo nel vuoto. -Il tesoro che non siamo riusciti a conquistare da giovani… quel tesoro…-
-È il mondo intero!- concluse Magoss. -E tra poco sarà nostro!-
Mentre parlavano un armolita era entrato nella stanza raggiungendo Vanessa, sussurrandole qualcosa all’orecchio e andandosene di tutta fretta.
-Senti, Edo… quei fastidiosi Ranger sono diretti qui.-
-Così giovani e così poco attaccati alla vita.- scosse la testa l’uomo. -Ottimizzerò il sistema difensivo di questa roccaforte. È venuto il momento di ricorrere al famoso metodo.-
-Il famoso metodo?- chiese Magoss confuso.
-Il Sovrano con l’armatura d’oro manovrava a suo piacimento i tre re dei cieli. Così dice la leggenda. Proviamo subito!-
All’esterno Alessandra, Martino e Pichu stavano volando a tutta velocità verso la roccaforte, ma più si avvicinavano più questa si faceva minacciosa.
-È enorme!- esclamò Martino quando ormai erano passati svariati minuti dal loro volo. -Dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi!-
-Se raggiungiamo una di quelle cavità possiamo provare ad entrare.-
Un fischio alle loro spalle attirò l’attenzione di Martino, che voltandosi vide i tre Pokémon leggendari volare contro di loro.
-Attenzione! Alessandra, spostati!-
Il suo avvertimento arrivò appena in tempo, un solo istante di troppo e li avrebbero travolti, tuttavia i Pokémon non stavano cercando di attaccarli, ma volarono fino alla roccaforte, sparendo al suo interno.
Poco dopo una nube nera avvolse completamente la struttura.
A giudicare dal modo in cui le nuvole all’interno si erano polverizzate, era facile intuire cosa fosse.
Martino la guardò spalancando gli occhi dalla sorpresa. -Moltres e gli altri hanno creato uno scudo intorno alla roccaforte?! Dobbiamo trovare il modo di disattivare lo scudo…-
Lo Staraptor del ragazzo cominciò a sbattere le ali con più forza, attirando l’attenzione dell’amico.
-Staraaa!
-Staraptor? Cosa? No, non fare pazzie!-
-Lati!-
Anche Latias seguì gli stessi movimenti, facendo preoccupare i due Ranger.
-Cosa? Anche Latias?! Staraptor e Latias… anche loro vogliono proteggere Oblivia!-
-Direi che ormai non si torna più indietro.- sorrise l’amica accarezzando Pichu ukulele.
-Alessandra! Non sappiamo niente di quello scudo, ma prepariamoci al peggio. Facciamo irruzione, e che la sorte ci assista!-
Annuendo Alessandra dette il segnale a Latias, e i due Pokémon sfrecciarono verso la roccaforte preparandosi all’imminente impatto, questo però non avvenne come si erano aspettati.
Nell’attimo in cui raggiunsero la barriera si sentirono come se fossero caduti nel petrolio, i loro corpi si fecero più pesanti e l’aura nera cercava di scivolare dentro di loro provocando un acuto dolore.
Se già per i Ranger, che si limitavano a stare seduti, era quasi insopportabile per i Pokémon doveva essere una vera tortura.
-“Attenzione! Pericolo! La potenza difensiva della roccaforte è molto elevata! Mettiti subito in salvo!”-
Anche dallo Styler si cominciarono a sentire degli scricchiolii, come se la pressione stesse per romperne il vetro.
-Staraptor e Latias sono allo stremo! Meglio ritirarsi per ora!- gridò Martino costringendo a virare il proprio Pokémon, e Alessandra lo seguì a ruota.
Appena furono fuori dal raggio della barriera l’aria tornò libera nei loro polmoni, ed il dolore che avevano provato si attutì.
-Pichu, come stai?- chiese preoccupata Alessandra.
-P-picchu…-
Non era nelle migliori condizioni, ma se n’erano andati appena in tempo.
-Così non possiamo fare irruzione nella roccaforte…- disse Martino sfregandosi il viso. -Purtroppo per ora è meglio andare a casa di Raimondo e riorganizzarci. Lucia potrebbe aver decifrato un’altra parte della pittura.-
-Sì, è la cosa migliore da fare.-
Per non parlare del fatto che avevano bisogno di controllare la situazione.
Quanti erano i danni di Dolcegoccia? Qualcuno era sopravvissuto? C’erano state delle ripercussioni anche sulle altre isole?
Il suo pensiero andò direttamente a Nando, che assieme a Otello e a tutti gli abitanti di Cocona viveva in prossimità della spiaggia.
Una catastrofe di tale portata avrebbe potuto benissimo causare uno tsunami.
-Martino, devo controllare una cosa. Ci vediamo da Otello!-
Grazie a Latias per arrivare all’isola bastarono un paio di minuti, e come temeva la situazione non era delle migliori.
A causa della scomparsa dell’isola alte onde avevano colpito la casa di Otello, che in buona parte aveva retto al colpo nonostante il gran numero di alghe che gli ricoprivano il tetto.
Decine e decine di barche erano attraccate alla spiaggia, dove erano raggruppati la stragrande maggioranza dei Pokémon di Dolcegoccia.
Vedendo che i suoi amici stavano bene Pichu ukulele corse verso di loro, abbracciandoli.
-Alessandra!-
Tra la folla che stava aiutando i Pokémon una voce chiamò la ragazza, che non fece in tempo a voltarsi prima di venire raggiunta da Nando, stringendola in un abbraccio.
-Menomale stai bene!-
-Nando, tutti questi Pokémon…-
Annuendo il ragazzo sciolse l’abbraccio, pur tenendo le mani sulle sue spalle. -Sono tutti di Dolcegoccia… oh, è terribile, l’isola è sparita! Forse Oblivia è in pericolo perché mi sono lasciato prendere da pensieri pessimistici…-
Perfino in un momento simile la sua costante preoccupazione non faceva che intenerirla.
-Sono felice che stai bene.- disse accarezzandogli la guancia.
-… tu sai cosa sta succedendo, vero?-
L’aveva chiesto quasi in un sussurro, per evitare di agitare ulteriormente tutti i presenti, e Alessandra annuì.
-Ce ne stiamo occupando. Sistemeremo ogni cosa.-
-So che lo farai, ma… per favore, stai attenta.-
Annuendo e sorridendogli un’ultima volta la ragazza si affrettò ad andarsene, seguita da Pichu ukulele fino alla casa di Raimondo.
Martino era già arrivato, e assieme all’uomo e al resto della famiglia erano seduti al tavolo del salotto.
L’espressione di Raimondo lasciava ben intendere la sua preoccupazione.
-Alessandra… la situazione è davvero grave.-
-Io ho paura…- ammise Patty abbassando la testa.
Raimondo l’abbracciò per rassicurarla. -Non riesco ancora a crederci. Edo è il responsabile di tutta questa storia. Chi l’avrebbe mai detto…-
-Ci hanno ingannati tutti.- rispose Alessandra cupa.
-L’armatura d’oro e la roccaforte… quando ha saputo della loro esistenza, Edo, o per essere precisi Edo la mente, ha ideato il suo piano.-
-E per decifrare le antiche iscrizioni delle rovine, ha coinvolto Occhioviola. Con le sue nozioni di archeologia, Occhioviola in qualche modo è riuscito a risalire all’esistenza dell’armatura d’oro e della roccaforte.- continuò Lucia sfregandosi con gli indici le tempie. -Però non aveva scoperto il luogo in cui riposava Zapdos.-
-Lucia… Occhioviola prima o poi sarebbe riuscito a scoprire dove si trovava Zapdos. Quindi non preoccuparti. È un bene per tutti che tu faccia parte di questo gruppo. Le tue conoscenze saranno la chiave per salvare Oblivia.- tentò di dire Raimondo per rassicurarla, con poco effetto purtroppo. -Senti, Alessandra. In cosa consiste lo scudo della roccaforte?-
-È una barriera perfetta. Neanche Latias è riuscita a sfondarla.-
-A proposito, ho una cosa da farvi vedere. Raggiungetemi nello studio al primo piano.- disse Lucia incamminandosi verso le scale.
-Lucia avrà forse qualche suggerimento su come abbattere lo scudo?- chiese Martino speranzoso.
-Andiamo a vedere.-
Lo studio della donna era ridotto peggio dell’ultima volta. I fogli ammucchiati sul tavolo ora erano sparsi per tutto il pavimento, e i libri aperti in diverse pagine, Lucia però non vi badò, e appena furono tutti presenti cominciò con la propria spiegazione.
-Le funzioni della roccaforte sono state ripristinate grazie al potere dei tre leggendari Pokémon risvegliati. E sono stati loro a creare anche il potente scudo che protegge la roccaforte.-
-Vuol dire che Moltres e gli altri due sono dei Pokémon cattivi?- chiese Patty.
-No, certo che no. Sono semplicemente sfruttati da persone cattive. Guardate.-
Appoggiando una foto sul tavolo Lucia mostrò la roccaforte avvolta dalla stessa aura viola, ma accanto c’era anche una piattaforma con un calice dal quale usciva un arcobaleno.
-In questa terza pittura è raffigurato un arcobaleno. Osservate bene la sua base.-
I cinque si avvicinarono, e Pichu sbatté le zampe meravigliato.
-Pichu!-
-È il calice del festival!- esclamò Alessandra.
Lucia annuì. -Inoltre è riportata questa scritta in caratteri antichi: ingannati da un potere malvagio sono i tre re dei cieli. Per salvarli, l’Eroe di Oblivia innalza il calice sull’Ara arcobaleno. Vi leggo il seguito. Per salvarli, l’Eroe di Oblivia innalza il calice sull’Ara arcobaleno. E quando la luce dell’arcobaleno alfine risplende, libera dal gioco del Malvagio Sovrano il fuoco, il ghiaccio e il tuono.-
-Chi sono i tre re dei cieli?- chiese Patty confusa.
-Devono essere Moltres, Articuno e Zapdos.- rispose Raimondo. -Anche le parole fuoco, ghiaccio e tuono corrispondono.-
Patty era sempre più stupita. -Il festival dell’arcobaleno si basa su questa storia?-
-Quello che rimane oggigiorno è solo il rito dell’innalzamento del calice sull’Ara arcobaleno. Credo però che nessuno ne conosca le origini.- spiegò Lucia.
-Quindi in questa pittura è indicato il modo di liberare i tre Pokémon che hanno creato lo scudo…- commentò Raimondo pensieroso, Martino invece era al settimo cielo.
-Grazie, Lucia! Sei sempre di grande aiuto. Proveremo a fare quello che suggerisce la pittura! Andiamo da Otello a chiedergli di prestarci il calice!-
-Credi sia lo stesso della leggenda?- chiese Alessandra dubbiosa.
-Non lo so, ma dobbiamo provare!-

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


Correndo portando con sé solo Pichu ukulele i due Ranger raggiunsero la casa di Otello di corsa, tenendo lo sguardo ben attento alla roccaforte nel cielo.
-Si vede dappertutto…- disse Alessandra rabbrividendo.
-Vedrai che riusciremo a fermarli.-
-Sì, ma nel frattempo Dolcegoccia…-
-Pichu…-
Anche se fossero riusciti a fermarli centinaia di Pokémon avevano perso la loro casa, o peggio. il solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere nel frattempo la spaventava.
A casa di Otello la situazione non era migliorata, i Pokémon erano ancora allo sbando e gli abitanti di Cocona faticavano a soccorrerli tutti.
-Alessandra! Guarda sul tetto!-
Appollaiati sulla cima c’erano quattro amici di Pichu ukulele, che vedendolo arrivare si sporsero lungo il bordo.
-Pichuuu!-
-Pichu?-
-Pichuuu!!-
-Poveri Pichu, devono essere terrorizzati…-
Alessandra avrebbe tanto voluto fare qualcosa per loro, ma al momento niente avrebbe potuto riparare alla perdita della casa. Con lo sguardo basso i due Ranger entrarono nella casa, trovando Nando e Otello impegnati su alcuni studi.
-Oh, buon pomeriggio Ranger. Sapete cosa è successo a Dolcegoccia, vero?- chiese Otello senza troppi giri di parole. -Ho molti anni alle spalle, ma non ho mai assistito a niente di così spietato…-
Nel suo sguardo si leggeva un intenso dolore, tanto quanto quello dei Pichu all’esterno.
-Avete guardato sul tetto? Sono i Pichu di Dolcegoccia. Si sono salvati grazie alle barche che il Maestro aveva prudentemente preparato!- spiegò Nando orgoglioso del gesto del proprio maestro. -Anche gli altri Pokémon che non possono né volare né nuotare sono salvi!-
-Pichuuu!-
-È un vero sollievo.- rispose Alessandra sorridendo a Pichu.
-Ma ditemi, perché siete qui? avete per caso bisogno del mio grande coraggio e della mia innata saggezza?- chiese Otello pizzicandosi la barba, ridacchiando all’espressione della ragazza. -Mi sono sbagliato?-
-Abbiamo bisogno del calice arcobaleno Otello.-
-Il calice arcobaleno?!-
-Pichu!-
-Non potete mettervi a bere il tè con il calice arcobaleno! E nessun’altra bibita!- li ammonì l’uomo severamente.
-Ma no! Non lo vogliamo per questo! Ne abbiamo bisogno per proteggere Oblivia!- ribatté Martino scuotendo il capo.
-Non vi seguo molto, ma in questo caso…-
Allontanandosi Otello raggiunse uno scaffale al lato della stanza, dove era custodito il calice, porgendolo a Martino. -Ecco, prendi. Vorrei proprio sapere in che modo potrà esservi utile.-
-Grazie! Lo porto subito all’Ara del villaggio!- sorrise Martino grato, sfrecciando fuori dalla porta lasciando i due perplessi.
-Quanta fretta! Se lo fa cadere, potrebbe rompersi. E se cercherà di attaccare i frammenti con la colla…-
-Nando, smettila.- lo interruppe bruscamente Otello. -Il calice usato nel festival dell’arcobaleno è una copia. Insomma, non è l’originale. Se si rompe, possiamo farne un altro con la cartapesta.-
-Aspetta, cosa? Ma noi abbiamo bisogno dell’originale!- disse Alessandra voltandosi.
-L’originale? È custodito al sicuro. Non ho idea di cosa dobbiate fare all’Ara arcobaleno, ma non dovresti andarci anche tu?-
-No Otello, l’originale ci serve veramente per salvare Oblivia. La gigantesca roccaforte che è nel cielo apparteneva al Malvagio Sovrano delle leggende, e al momento è impossibile entrare perché Zapdos, Moltres e Articuno hanno creato una barriera impenetrabile. L’unico modo per aiutarli è usare il calice!-
Ci volle un istante perché l’uomo capisse l’importanza della situazione, e la sua espressione cambiò drasticamente.
-Eh? Cosa? Davvero?! Allora quella replica non serve a niente! Se così stanno le cose, c’è bisogno dell’originale! Dovevo capirlo subito! Che pasticcio! Svelti! Corriamo subito all’Ara del villaggio!-
Precipitandosi fuori i tre andarono verso il centro di Cocona, dove Martino sopra all’altare stava sollevando il calice al cielo, ma inutilmente.
-Non succede niente…-
-È chiaro! Con la tua fretta hai fatto solo confusione!-
Dall’ingresso del villaggio Otello gli urlò contro spaventandolo, raggiungendolo ai piedi della piattaforma.
-Questo calice arcobaleno è una copia. È stato fatto con la cartapesta per il festival dell’arcobaleno!-
-Infatti, mi sembrava troppo leggero!- esclamò Martino abbandonando a terra la copia. -Dove si trova l’originale?-
-Nella Grotta Lima! Ricordate la prova dell’Eroe durante il festival dell’arcobaleno? È una tradizione che risale a non molto tempo fa, perlomeno nella forma attuale. La vera prova dell’Eroe si svolge nella stanza in fondo alla grotta. Si dice che il vero calice arcobaleno sia conservato là. Siccome nessuno ha il coraggio di andarci, è stata fabbricata una copia. Ed è quella che si usa durante il festival. Ma le cattive notizie non finiscono qui. anche quest’Ara arcobaleno è una copia che ho costruito io stesso.-
-Quindi anche se avessimo il calice, non potremmo usarlo.- concluse Alessandra amareggiata.
-Nessuno sa dove si trovi l’originale.- annuì Otello desolato. -Ma sono sicuro che voi riuscirete a trovare la vera Ara arcobaleno. Del resto, solo voi potete farlo. Durante il festival si gioca a fare gli eroi. Ma questa volta si fa sul serio. La vostra tenacia nel proteggere Oblivia vi fa onore. Vi meritate senz’altro l’appellativo di eroi!-
-Grazie Otello, ti promettiamo che salveremo Oblivia.- rispose Alessandra toccata dalle sue parole.
Fino ad ora quando l’avevano paragonata all’Eroe di Oblivia l’aveva sempre vista come una sorta di gioco, qualcosa che non aveva alcun vero valore, ma adesso le cose erano cambiate. Si sarebbe meritata quell’elogio, e avrebbe salvato Oblivia proprio come nelle storie antiche.
-La stanza della prova dell’Eroe è chiusa. Ma niente paura, ho le chiavi. Questo significa che andremo tutti insieme alla Grotta Lima!-
-Io rimango qua a gestire la situazione dei Pokémon, buona fortuna.- disse Nando sorridendo ai due Ranger, che ricambiando seguirono Otello verso la grotta.
Perlomeno stavolta non c’erano segni dei Bricconieri, e trovarono l’ingresso ancora aperto dall’ultima volta.
Entrando nella stanza della finta prova dell’eroe si fermarono davanti ad una gigantesca lastra di pietra, sulla quale brillava un simbolo violaceo.
-Da quanti anni non aprivo questa porta…- traendo un profondo respiro Otello appoggiò la mano alla porta, rivelando uno strano bracciale sotto la camicia che brillò assieme al disegno sulla stele. Altri elementi si aggiunsero ad esso, delle piume color arcobaleno. Lo stesso simbolo sull’Ara al centro di Cocona.
La stele brillò di una luce intensa, e si aprì a metà liberando il passaggio.
-In passato, tanti abitanti del villaggio si sono cimentati nella prova. Ma hanno esaurito tutte le loro forza prima ancora di trovare il calice e sono scappati. Non potendo fare altrimenti, abbiamo collocato una copia del calice nella prima stanza. Ma state attenti, mi raccomando. Tenente bene a mente che si tratta di una prova ardua. Procedete con molta calma e senza agitarvi…-
-Grazie Otello, per tutto.-
Sorridendo in risposta alla ragazza l’uomo si allontanò lentamente, lasciando i due Ranger alle prese con la prova.
-Con molta calma e senza agitarvi… sono parole insolite per Otello.- commentò Martino.
-Ricordiamoci del suo consiglio.-
Proseguendo lungo un breve tunnel i due arrivarono ad un ampia sala completamente in pietra, con un incisione posta alla base di una lastra identica alla precedente.
-Che aria gelida… non ha niente a che fare con il festival.- disse Martino sfregandosi le braccia. -C’è qualcosa scritto sulla stele in caratteri antichi. E c’è anche una lastra esplicativa. Vediamo cosa dice. È un messaggio di Amun! Dice, questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: o nuovo Eroe che cerchi lo splendore dell’arcobaleno… solo chi desidera la pace è in grado di crearla. Mostra di saper vincere le tue paure.-
Non appena lesse le ultime righe un improvviso tremore scosse la stanza.
-Alessandra, attenta!-
Tre Pokémon dai corpi rossi con delle fiamme sulla coda caddero dal soffitto, sistemandosi ai brodi di un piano rialzato che circondava la stanza.
In un primo momento la ragazza pensò di doverli catturare, invece questi l’attaccarono direttamente con delle sfere infuocate, e un conto alla rovescia comparve sopra la porta che bloccava la via.
A quaranta secondi rimasti si sentì un’altra scossa, e tre Jolteon si unirono alla sfida attaccandola con delle raffiche di elettricità.
Schivare i loro attacchi in uno spazio tanto limitato cominciò a essere arduo, e la Ranger finì intrappolata tra fuoco ed elettricità, provocandosi una lieve scottatura alla mano destra. L’urto le fece perdere l’equilibrio, e venne travolta da delle scariche elettriche che la paralizzarono sul posto.
Sentiva un intenso odore di bruciato, e le punte delle dita si erano intorpidite.
Lo Styler aveva già perso dodici punti di energia, e mancavano ancora trenta secondi.
Una terza scossa preannunciò l’arrivo di altri tre Pokémon, che crearono nel terreno dei pilastri di ghiaccio per bloccarla.
Nel tentativo di evitare di venire trafitta venne colpita alla schiena da un’altra scarica elettrica e alla gamba da delle sfere infuocate, che facendole perdere l’equilibrio la portarono a cadere proprio accanto a uno dei pilastri. Il gomito colpì la punta del ghiaccio, provocandole una lunga ferita per tutto il braccio.
Lo Styler aveva perso altri tredici punti.
Le cose cominciavano a mettersi male, ma tutte quelle fatiche ne valsero la pena, perché allo scadere del tempo i Pokémon scomparvero e la porta si aprì.
Pichu ukulele e Martino si lanciarono verso l’amica.
-Alessandra! Tutto bene?-
-Pichu!-
-Sì… ho solo bisogno di un minuto.-
-Non preoccuparti. Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo conquistato il calice arcobaleno!- esultò lui prendendo delle bende dalla tasca e fasciandole il braccio. -Sei stata incredibile. Degna dell’eroe di Oblivia!-
Aiutandola ad alzarsi Martino l’accompagnò fino alla porta, dove erano sicuri avrebbero trovato il calice dell’eroe, ma oltre l’ingresso c’era solo un’altra stanza, decisamente più grande rispetto alla precedente e con uno stretto sentiero arzigogolato che proseguiva sopra una voragine oscura.
-Ma aspetta… la prova non è ancora finita?!- disse Martino deluso, notando un’altra incisione nel terreno.
-E qui cosa c’è scritto? Dunque… questo testo dell’antica lingua di Oblivia significa: o nuovo Eroe che cerchi lo splendore dell’arcobaleno… la pace è il risultato di un percorso fatto di piccoli passi. Abbandona ogni incertezza e mostra il coraggio per proseguire.-
Il sentiero mutò drasticamente, rivelando delle file di aculei che sbucavano ad intermittenza dal suolo.
Tra quello e la voragine era difficile dire cosa facesse più paura.
-Coraggio, dobbiamo solo fare attenzione e capire i tempi.- disse Alessandra fiduciosa, fermandosi davanti alle prime due piattaforme contando bene i secondi tra la comparsa e la scomparsa degli aculei.
Per tutto il tempo trattenne il fiato liberandolo solo una volta l’ebbero attraversato, ripetendo lo stesso procedimento per i punti seguenti.
A un certo punto il sentiero si divideva in due parti ed agendo d’istinto la ragazza scelse la strada di destra, che si rivelò essere per loro fortuna la direzione corretta.
Giunti alla porta al termine della stanza la superarono in silenzio, preparandosi all’eventualità di una nuova sfida.
La stanza successiva era grande quanto la precedente, ma aveva solo una gigantesca piattaforma a scacchiera al centro, con alcuni punti rotti con due cerchi luminosi, uno nel quadrato in basso al centro e l’altro dalla colonna tutta a destra, il secondo dal basso.
-Questa prova è come quella del festival dell’arcobaleno.- osservò Martino avvicinandosi alle scritte nel pavimento. -Leggiamo la spiegazione. Questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: o nuovo Eroe che cerchi lo splendore dell’arcobaleno. La pace non è cosa che si possa rubare con la forza. Mostra di avere la saggezza per aprire una nuova via.-
Ricordava bene come funzionava la prova, doveva connettere i due cerchi non mancando neanche un quadrato e non ripetendolo, prima di iniziare però la ragazza decise di osservare con molta attenzione l’enigma.
La piattaforma era una 5x5, stando alla mappa mentale che elaborò era meglio partire dal quadrato in basso al centro e procedere verso sinistra fino al bordo, poi salire di due, spostarsi a destra di uno, salire di uno, andare a sinistra e ancora in alto, andare tutto a destra fino al bordo, scendere di uno, andare a sinistra di uno, scendere e poi ancora sinistra, scendere ancora, andare a destra e poi da lì rimanevano solo due quadrati da seguire, per finalmente raggiungere il cerchio.
Non appena vi si fermò sopra la stele davanti al passaggio si aprì, e il gruppo poté procedere.
La nuova stanza in cui arrivarono era forse la più complessa fino ad ora, con innumerevoli frecce disegnate sul pavimento e dei muretti a bloccare la via.
-E ora cosa c’è?- sbuffò Martino esasperato leggendo le incisioni. -Proviamo a leggere la spiegazione… questo testo nell’antica lingua di Oblivia significa: o nuovo Eroe che cerchi lo splendore dell’arcobaleno… la pace si trova oltre la giusta via. Mostra di saper distinguere la giusta via a mente fredda.-
-Non ci è molto d’aiuto.- commentò Alessandra avvicinandosi verso una delle piastrelle che indicavano in avanti.
Bastò solo sfiorarla per venire spinta da una forza sconosciuta a seguire la fila davanti a sé, arrivando così in un piccolo quadratino circondato da frecce.
-Oh, diamine.-
Ecco a cosa servivano, doveva letteralmente scegliere la via giusta per proseguire, e quelle sbagliate l’avrebbero condotte a delle lotte Pokémon.
Provò a tentare la fortuna seguendo una strada a destra del quadrato, che però la condusse direttamente davanti a un Ledian. Fortunatamente il Pokémon non si accorse neanche di lei, permettendole di tornare indietro senza dovere dare il via a una cattura.
-Ok, riproviamo.-
Almeno all’inizio c’era solo una via da potere prendere, e tornando nel quadrato di prima stavolta scelse le frecce davanti a sé, che la condussero in un altro punto a sinistra della camera.
Cercando di guardare con attenzione a tutte le strade la circondavano le sembrò che l’unica via possibile fosse verso un Ampharos davanti a sé, e così si vide costretta a raggiungerlo e a catturarlo per potere proseguire, purtroppo però aveva decisamente fatto male i propri conti, perché nel punto in cui finì l’unica freccia disponibile la costringeva a tornare all’inizio.
-Accidenti!-
Almeno per l’inizio era sicura di non starsi sbagliando, ma a quanto pare doveva tornare da Ledian per proseguire, e stavolta fu costretta a catturarlo.
Visto aveva troppi Pokémon con sé preferì liberare tutti i Pokémon aveva con sé piuttosto che fargli rischiare tra quelle folli sfide. Come gesto di apprezzamento gli Ampharos le ricaricarono lo Styler al massimo.
C’era effettivamente un sentiero di cui non aveva tenuto conto, le cui frecce procedevano verso l’alto e la portavano verso un quadrato leggermente più vicino alla porta rispetto agli altri.
Mancava così poco, riusciva già a vedere l’uscita.
Come prossima scelta prese un sentiero sulla sinistra e un altro a destra evitando un Mankey. Bastò seguire solo le ultime frecce per arrivare finalmente davanti alla porta, che si spalancò all’istante.
Stavolta la stanza aveva la forma di una conca, e le scritte erano sistemate all’inizio.
-Su questa stele non c’è la lastra esplicativa. Probabilmente Amun non è riuscito ad arrivare fin qui.- disse Martino cercando inutilmente di decifrarle, quando il verso di un Pokémon attirò la loro attenzione.
-Absooo!-
In fondo alla stanza, davanti a una stele in pietra, un grande Pokémon dal manto bianco e gli occhi rossi fissava i due Ranger. Martino sembrò riconoscerlo facilmente.
-È apparso Absol… forse questa parte della prova richiede di mostrare il legame tra l’Eroe e i Pokémon.-
Absol spiccò un salto contro la parete vicina, ribalzando verso l’altra ed atterrando proprio di fronte ad Alessandra, avviando una cattura.
Era decisamente agitato e creò dei vortici di lame nere per ferire la Ranger, non importava però quanti gliene lanciasse contro, con l’aiuto di Pichu ukulele calmarlo e catturalo fu estremamente semplice.
Lo Styler passò così al livello quarantuno, con due punti in più di energia, arrivando a 101/101, e cinque punti di potenza. Il Navigatore aggiornò le informazioni sul Pokémon ponendo accanto al nome e all’immagine le scritte “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Buio”, “Scatena un vento di tenebra contro l’avversario.”.





Dopo la cattura Absol guardò la ragazza per qualche istante prima di svanire, e dall’altare in pietra si sentì uno strano suono provenire dall’interno.
-Ho sentito qualcosa da lì! Forse uscirà fuori qualcosa!- disse Martino sfiorando il coperchio, ma non servì fare altro perché questo si aprì come spinto da una forza invisibile, invelando all’interno il vero calice arcobaleno.
Era decisamente più pesante rispetto a quello di cartapesta, e la superficie lucida risplendeva perfino all’interno della grotta.
-Finalmente ce l’abbiamo fatta! Alessandra, sembravi davvero il nuovo Eroe che cerca lo splendore dell’arcobaleno!-
-È stata decisamente un’impresa…-
E non ne era certo uscita indenne.
-Ora non ci resta che trovare la vera Ara arcobaleno.- sorrise Martino contento. -Intanto torniamo a Cocona.-
-Sì, buona idea.-
-Ahah, chissà che figura farai con Nando!-

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


Nonostante la gravità della situazione, viste le ferite della ragazza, i Ranger impiegarono qualche minuto in più per tornare a Cocona, sperando che nel corso della prova dell’Eroe non fosse capitato qualcos’altro di spiacevole.
-Eccovi, finalmente!-
Davanti all’altare Raimondo, Patty e Lucia li stavano aspettando. Avevano tutti un’espressione terribilmente stanca.
-Raimondo! Lucia, Patty, ci siete anche voi!-
-E ci sono anch’io!- disse Willy muovendo le braccia per attirare l’attenzione di Martino.
-Ma quello è il calice arcobaleno! Basterà innalzarlo sull’Ara!- disse Lucia sorridendo, il ragazzo tuttavia di fronte al suo entusiasmo si trovò in difficoltà.
-Sì, Lucia, però… l’Ara che è qui non è quella originale.-
-Ah, lo sapevo.-
Il modo in cui lo disse, completamente serena, lasciò Martino di sasso. -Eh! Lo sapevi?!-
-Il luogo dove si trova l’Ara arcobaleno è uno dei misteri di Oblivia. Lo so, avrei dovuto parlarvene prima. Infatti, ci siamo precipitati qui proprio per questo.-
Tenendo tra le mani la fotografia che avevano già visto in casa, della roccaforte e l’ara con il calice, Lucia la mostrò nuovamente ai due. -Osservate ancora una volta la foto della pittura. Guardate cosa è raffigurato sotto il calice…-
-È questa l’ara arcobaleno?- chiese Martino mentre Alessandra prese la foto.
L’immagine aveva qualcosa di tremendamente familiare a ben guardare. Era certa di avere già visto qualcosa di simile…
-Credo di sì.- annuì Raimondo, lasciando le spiegazioni a Lucia.
-Dopo che siete andati via, ho continuato la mia ricerca. Ma da questa pittura non sono riuscita a capire dove si trova l’ara.-
-Ora che abbiamo l’autentico calice arcobaleno… che disdetta non poterlo usare.- sospirò Raimondo dispiaciuto.
-Alessandra, che c’è? Hai l’aria perplessa.- disse Patty notando che l’amica stava ancora guardando la foto, ma questa non rispose, facendo preoccupare anche Raimondo.
-Alessandra…? Ti è venuto in mente qualcosa?-
-Credo… credo di avere già visto questo altare.-
Cercò di scavare a fondo nella memoria, fin dai primi momenti ad Oblivia.
La lotta nel cielo, la caduta nell’oceano, e le rovine che aveva trovato in profondità, prima che una corrente la spazzasse via.
-Ora ricordo! Quando i Bricconieri mi hanno fatto precipitare in mare, ho visto qualcosa di simile all’Ara!-
-Davvero?!- esclamò Raimondo speranzoso.
-Non è stato un sogno, vero?- azzardò Otello, come se fosse troppo bello per essere vero.
-No, no ne sono sicura! Il disegno è lo stesso!-
-Alessandra, forse quello che hai visto è il tempio sprofondato nel mare di Oblivia. Se ne parla a volte tra noi archeologi.- disse Lucia facendosi seria. -Ma in realtà nessuno l’ha mai visto.-
-Non ci sono dubbi! È sicuramente là!- disse Willy fiducioso.
-Alessandra, in che zona del mare sei precipitata?- chiese Martino sperando se lo ricordasse, ma l’espressione di lei non fu delle migliori.
-Io…-
Non riuscì a terminare la frase. Non lo ricordava. Era la loro unica speranza e non lo ricordava.
-Oblivia è praticamente tutta mare. Senza un qualche indizio sarà impossibile trovare il punto giusto.- disse Raimondo abbassando lo sguardo.
-Pensavo… è stata la corrente a trasportare Alessandra a Dolcegoccia.- intervenne Otello pizzicandosi la barba. -In quella zona passa la corrente di Oblivia. Quindi… cioè voglio dire… mmh… la corrente di Oblivia ha un’estensione e una portata non indifferenti. Peccato, non ci può servire come indizio.-
Tutti si stavano armeggiando per trovare la soluzione, e in mezzo a loro Patty sembrò avere un colpo di genio.
-Ci sono! Lo Styler! Lo Styler di Alessandra forse ha registrato la posizione!-
-Però l’impatto della caduta ha creato una piccola fessura. L’acqua marina si è infiltrata all’interno, vero?- obbiettò Martino. -Non è detto che i dati siano stati registrati…-
-Lo scopriamo subito.-
Attivando lo Styler Alessandra avviò la ricerca dei dati, sperando ci fosse ancora qualche speranza.
-“Ricerca dei dati registrati. Ricerca dei dati registrati. Ricerca dei dati registrati. Ricerca dei dati registrati. Ricerca d…”-
-Si è rotto definitivamente?!- chiese Raimondo esasperato.
-Navigavoce, calmati! Forza non mollare!- la incitò Willy stringendo i pugni. -Puoi farcela!-
-“… ei dati registrati. Ricerca dei dati registrati. Ricerca dei dati registrati. Ricerca dei dati registr… pi-pi-piii! Ricerca conclusa! Luogo dove lo Styler ha subito il primo impatto… coordinata X 055621 coordinata Y 355693.”-
-Ce l’ha fatta!- gridò Alessandra quasi non credendoci, con Martino accanto che si mise a saltare dalla felicità.
-Complimenti, Navigavoce!-
-Pichu!-
-“… Willy… grazie per l’incoraggiamento.”-
-Ehi! Avete sentito? Sbaglio o alla fine il Navigavoce mi ha ringraziato?- chiese Willy sorpreso.
-Ah, sì? Non saprei. Nell’eccitazione non ho sentito l’ultima frase.- ammise Martino imbarazzato. -Ma lascia stare ora e prepara subito la Nave Federativa!-
-Ah, è vero! torno subito a Diagonalia! Mi terrò pronto a partire in qualsiasi momento!- scattando Willy si allontanò dal gruppo dirigendosi verso il porto, con Otello che da dietro la barba sorrise allegro.
-Credevo che quella Nave Federativa fosse alla fine della sua carriera. E invece salperà nientedimeno che per salvare Oblivia. Chi l’avrebbe mai detto… mi viene da piangere per la commozione.-
-È stato un grande lavoro. Devi esserne orgoglioso.- rispose Alessandra.
-Io intanto torno a casa. Spero che torniate sani e salvi!-
-Dovreste già saperlo, ma il fondo marino è pieno di pericoli. State molto attenti.- li avvertì Raimondo.
-Puoi stare tranquillo. Torneremo in un batter d’occhio.- disse Martino.
-Prima di andare però forse dovremmo controllare come stanno gli abitanti di Oblivia. La distruzione dell’isola potrebbe avere agitato qualcuno.-
Nonostante le riserve palesi nell’espressione di Martino Raimondo fu completamente d’accordo.
-Alessandra ha ragione. Fate un rapido giro di ricognizione e partite subito alla ricerca dell’Ara!-
A prescindere non avrebbero dovuto impiegare molto, Cocona era già sicura, perciò non si presero la briga di fare l’ennesimo giro tra le case e andarono direttamente sulla spiaggia che portava alla casa di Raimondo.
Qui una piccola bambina dai capelli biondi e gli occhi celesti non appena li vide corse loro in contro.
-Ho un favore da chiederti, Alessandra! Il mio fratellone è davvero giù… il preziosissimo amuleto di corallo luminoso che aveva ricevuto dalla sua ragazza è caduto in mare. Maya dice che probabilmente è già stato trasportato dalla corrente fino al Mare Corallo. Vorrei che al mio fratellone tornasse il buon umore. Per questo, Alessandra… andresti a cercare l’amuleto di corallo luminoso?-
Non era esattamente una missione urgente, ma per la piccola era chiaro fosse molto importante.
-Va bene, andrò a controllare.-
-Grazie infinite! Fai attenzione, perché la corrente del Mare Corallo è molto forte!-
-Tranquilla, saprò cavarmela.-
Ci era anche già stata, perciò immaginava cosa aspettarsi, e ricordava anche che l’unico modo per raggiungere il mare era con Lapras.
Fortunatamente il Pokémon era ancora lungo il bordo della spiaggia, vicino a Maya che disegnava cerchi nella sabbia. Bastò avvicinarsi perché capisse già la situazione.
-Vuoi andare al Mare Corallo, vero?-
-Sì, devo ritrovare una cosa.-
-Va bene, ma fa attenzione.-
Con il permesso della ragazza e del Pokémon Alessandra partì alla volta del cuore del Mare Corallo, dove l’acqua era cristallina e la parte superficiale era attraversata da un branco di Ludvisc.
Tuffandosi in acqua e facendo molta attenzione a non disturbarli la ragazza si immerse in profondità, incappando ben presto nelle correnti di cui era stata avvertita.
Arrivò fino al punto in cui settimane fa aveva fatto crollare una roccia, prima di notare un luccichio tra l’acqua.
-“C’è qualcosa che brilla laggiù.”- confermò lo Styler.
Doveva trattarsi sicuramente della collana.
Il luccichio del corallo però non aveva attirato solo la Ranger, ma anche un Kingdra che viveva tra le rocce, e che lo afferrò trascinandolo via con sé.
Alla ragazza non rimase altra scelta che inseguirlo tra i cunicoli sottostanti, ma ormai era piuttosto ferrata in quel genere di cose ed evitare le bolle e i tornado d’acqua del Pokémon fu un gioco da ragazzi, anche se questo non fu certo entusiasta della cosa.
Quando ormai l’aveva quasi raggiunto Kingdra si fermò bruscamente, fissandola con forte astio. Non avrebbe rinunciato a quell’oggetto luccicante senza combattere.
Appena il perimetro di cattura fu pronto attorno a loro cercò di attaccarla lanciandole contro raffiche d’acqua e coppie di bolle delle loro dimensioni. Era soprattutto queste che lanciava, credendo forse fossero efficaci ad ostacolarla, quando invece erano semplicissime da evitare e la loro lentezza giocava solo in suo favore.
Probabilmente quando riuscì a calmarlo Kingdra se ne accorse, e rinunciò alle bolle concentrandosi esclusivamente sui tornado, anche questi però non bastarono ad evitarli la cattura. Sconfitto il Pokémon rinunciò alla collana, abbandonandola e scappando via.
Stringendo l’oggetto tra le mani la ragazza si affrettò a riemergere, e a tornare dalla bambina che l’aspettava sulla spiaggia.
-Alessandra, grazie mille!- esclamò questa al settimo cielo quando gliela riconsegnò. -Sono sicura che al mio fratellone tornerà subito il sorriso quando riavrà questo amuleto!-
Un ragazzo che passava da quelle parti si fermò incuriosito, guardando le due. -Che c’è? È successo qualcosa di bello? Invece a me ne capita una dietro l’altra! Ho perso l’amuleto di corallo luminoso che mi aveva regalato la mia ragazza… e per giunta mi è venuto il mal di pancia…-
Un ragazzo sfortunato, non c’era che dire.
-Il mal di pancia ti sarà venuto per lo stress! Prendi questo, fratellone!- sorrise la bambina mettendogli tra le mani la collana.
Appena la riconobbe il viso del ragazzo si illuminò. -Ah, ma questo è…! Capisco, hai chiesto ad Alessandra di recuperarlo! Grazie, Alessandra! grazie a voi due, mi è passato anche il mal di pancia! Adesso posso evitare di cancellare l’appuntamento con la mia ragazza!-
-Fratellone… ma allo fingevi di avere il mal di pancia perché avevi paura di incontrare la tua ragazza?-
-Ah ah ah! Mi hai scoperto, eh?-
La cosa non sembrò toccarlo, e fischiettando corse verso Cocona stringendo la collana, ma ad ogni modo la cosa importante era che quel problema si fosse risolto. Per proseguire il giro di pattuglia la Ranger decise di evocare Raikou, in modo da potersi muovere più velocemente.
Al suo arrivo il Pokémon leggendario osservò la roccaforte nel cielo, senza dire nulla.
-La situazione è un po’ agitata, ma la risolveremo.- disse Alessandra per tranquillizzarlo. Il suo sguardo sembrava essere perso nel vuoto, tra ricordi lontani.
-“Sì. So che ce la farai.”-
La risposta la colpì, ma la rese anche felice.
Alla base radio la situazione era sicura, e anche per le case di Diagonalia. Solo la ragazza che sedeva lungo la rampa vicino alla grotta accanto sembrava avere bisogno di aiuto.
-Spero davvero che mio fratello sia sano e salvo…-
-Scusami, va tutto bene?- chiese la Ranger avvicinandosi.
-Ah, Alessandra! Per caso mi hai sentita?! Devi sapere che mio fratello maggiore è uscito per fare un’arrampicata, ma tarda a rincasare. Inizio a temere che possa essere caduto dalla rupe… e poco fa… mentre pensavo a lui, mi è sembrato di sentire una voce sussurrare dentro di me… mi diceva di chiedere al Ranger di andare a controllare la situazione! Alessandra, posso contare sul tuo aiuto?-
-Ma certo, andrò immediatamente.-
Sembrava veramente preoccupata, e la rupe poteva essere veramente insidiosa.
-Mio fratello maggiore si sta arrampicando sulla Rupe pericolosa. Non riesce a resistere al fascino del pericolo…-
-Non preoccuparti, sono sicura che sta bene.-
Il sentiero della rupe era bloccato da giganteschi massi che solo Entei era in grado di distruggere, e perciò la ragazza dovette evocarlo prima di procedere. Anche lui fissò la roccaforte allo stesso modo di Raikou, e c’era un’insolita tranquillità nella sua voce.
-“Non temere. Ce la farai.”-
Naturalmente la rendeva felice sapere di avere il suo appoggio, eppure sembrava esserci qualcosa di più, per il momento però lei non rispose, percorrendo la strada alla ricerca del ragazzo, richiamando Raikou quando arrivarono in prossimità delle voragini.
-Caspita, si è spinto tanto oltre?-
Già con un Pokémon era difficile, da soli sembrava quasi impossibile, eppure ecco che pochi metri più in là un ragazzo la guardava muovendo la mano per attirare la sua attenzione.
-Ehi, Ranger! Anche tu qui per fare un’arrampicata? Impossibile resistere al fascino del pericolo, vero?-
-In realtà mi ha mandato tua sorella, era molto preoccupata.-
-Eh? La mia sorellina è preoccupata perché non torno? Tutto ok, tutto ok! Dillre che tornerò subito a casa dopo quest’arrampicata.-
-Va bene. Però non fare tardi.-
Se era arrivato fin lì probabilmente non era così difficile per lui tornare, e perciò la ragazza acconsentì ad allontanarsi, fatti pochi passi però sentì delle voci alle proprie spalle, e voltandosi vide due Bricconieri fermarsi davanti al ragazzo.
-Ehi, tu! Non resisti al fascino del pericolo, vero? ci pensiamo noi a farti assaporare… il vero gusto del pericolo!-
-Che cosa? Di che pericolo parlate? Non basta un pericolo da poco per soddisfarmi!-
-Vorremmo che catturassi dei Pokémon per noi. Sono degli ossi duri.-
-Eh? Tutto qui? una cosa del genere non basta di certo a soddisfare la mia sete di pericolo.-
-Ascolta fino alla fine. Se non riuscirai a catturare i Pokémon non potremo garantire la sicurezza della persona che ti sta più a cuore! Che te ne pare? È un giochetto abbastanza pericoloso, no?-
Le parole dei due catturarono finalmente l’attenzione del ragazzo. -La persona che mi sta più a cuore? Intendete dire…!-
-Esatto, proprio quella persona. L’abbiamo già catturata e rinchiusa in un certo posto.- annuì divertito l’uomo.
-Che cosa avete intenzione di fare al mio fratellino, furfanti?- ringhiò l’altro furioso.
-Prima che il tuo fratellino si trovi nei guai, ti conviene andare a catturare i Pokémon!-
Il ragazzo fissò i due per qualche istante, incrociando le braccia e scuotendo il capo. -Mi rifiuto!-
La reazione lasciò i due completamente di stucco. -Fo… folle! Hai intenzione di lasciare il tuo fratellino nelle nostre grinfie senza far nulla per aiutarlo?-
-Basta così!-
Alessandra fino a quel momento era rimasta in disparte, ma intervenne all’istante come li vide avvicinarsi.
-Po… Pokémon Ranger?!-
-Non ti intromettere! Non ti sta a cuore la vita del suo fratellino?-
-Certo, non me ne importa un fico secco!- rispose il ragazzo. -E questo perché… io non ho fratelli minori! Certo che siete proprio degli imbranati. Avete cercato di ingannarmi dicendo di aver catturato la persona a me più cara, ma alla fine siete stati voi a credere alla mia bugia!-
La scoperta mise i due uomini ancora più in difficoltà.
-Acciderboli! La storia del fratellino era tutta una balla!-
-Adesso, Ranger! Fai assaporare a quegli imbranati il vero gusto del pericolo! All’attacco!-
-Ehi, bada a come parli.- lo ammonì lei.
Anche i Bricconieri non la presero bene.
-Come osi!-
-Credi di essere il consigliere del Ranger?-
Nonostante tutto però era chiaro che la ragazza non si sarebbe mossa da lì, e che in caso di bisogno avrebbe  lottato per difenderlo.
-Accipicchia, non abbiamo scelta… l’attacco è la migliore difesa! All’attacco, Pokémon!-
Attivando i guanti della sottomissione richiamarono tre Sableye, ma furono più un impiccio di pochi minuti che un vero pericolo, con tutte le volte che crearono nel terreno delle onde d’energia viola. Con una decina di salti e pochi giri di cattura in meno tutti e tre vennero liberati, ma i Bricconieri non erano ancora sconfitti.
-Mmm… ci sai fare! Allora che ne dici di questo?-
Stavolta evocarono un Marshtomp e un Anorith, altrettanto semplici quanto la lotta precedente, e stavolta i due rimasero senza assi nella manica.
-Accipicchia! Non finisce qui! ehi, scappiano con i Dadavolanti!-
-Ma che dici? Hai dimenticato che noi non abbiamo alcun Dadavolante?-
-A pensarci bene hai ragione! Non abbiamo scelta, non ci resta che correre facendo da-da-da-da!-
Presi dal panico i due cominciarono effettivamente a correre urlando da-da-da-da, lasciando perplessa anche la Ranger.
Almeno il ragazzo sembrava stare bene.
-Grazie a te ho avuto una bella scossa di adrenalina! Grazie anche per questo, Ranger!-
-Guarda che non è sempre tutto così divertente. Potevi farti male, e tua sorella è veramente in pensiero.-
Il suo carattere spericolato la preoccupava, e non osava immaginare come potesse stare lei.
-Lo so che la mia sorellina è preoccupata. I suoi pensieri hanno raggiunto il mio cuore. Per questo, con il cuore le ho mandato questo messaggio: se sei così preoccupata, allora manda il Ranger a controllare! Non so se questo mio messaggio l’abbia raggiunta o no.-
-Direi di sì, visto sono qui.-
Il legame tra fratello e sorella era veramente qualcosa di unico.
-Porta questo messaggio alla mia sorellina. Grazie alle tue premure, il tuo fratellone è sano e salvo.-
-Va bene… ma non sono un postino.-
Non ci teneva a rifarsi tutto il giro nuovamente, perciò con l’aiuto di uno Staraptor tornò a Diagonalia in volo, trovando la ragazza dove l’aveva lasciata.
-Ehi, tuo fratello sta bene, e ha un messaggio: Grazie alle tue premure, il tuo fratellone è sano e salvo. Anche se avrei preferito lo recapitasse lui stesso.- ammise sospirando.
-Capisco. Ha detto che i miei pensieri hanno raggiunto il suo cuore, vero?-
-Sì, proprio così.-
-Ad ogni modo sono tranquilla ora che so che il mio fratellone sta bene! grazie infinite, Alessandra!-
-Non c’è di che. Spero non ti faccia penare troppo.-
Anche Diagonalia era al sicuro, ma giusto per precauzione andò anche a controllare i dintorni delle rovine vicine, trovando all’ingresso un ragazzo dai capelli neri che guardava l’interno preoccupato.
-Alessandra, vorrei chiederti un consiglio. Poco fa Vulpix è entrato in queste rovine. Qui dentro ci sono dei Pokémon, vero?-
-Sì, ce ne sono molti.-
-Sono preoccupato che finisca per litigare con loro per qualche motivo. Dall’aspetto non si direbbe, ma è molto tenace! Ascolta, Alessandra. Non è che andresti a controllare la situazione là dentro?-
-Certo, vado subito.-
-Ti sono davvero grato.-
Conosceva le rovine e sapeva che i Pokémon all’interno potevano essere aggressivi. Sperava almeno di riuscire a trovarlo subito, ma nel primo salone e nei corridoi ai lati non ce n’era traccia. Fu perciò costretta a salire al secondo piano, udendo appena oltre le scale dei ringhi alla propria destra.
Qui Tre Mightyena stavano bloccando con le spalle al muro un piccolo Pokémon dal pelo rosso con varie code, evidentemente in difficoltà.
-Yenaaa…-
-Yenaaaaaa…-
I tre erano evidentemente inferociti, e prima potessero attaccarlo Alessandra si spostò alle loro spalle, avviando una cattura con tutti loro. Con l’aiuto di Pichu ukulele calmare i tre fu un gioco da ragazzi, e al termine della cattura questi fuggirono lasciando in pace Vulpix.
-Ehi piccolino, va tutto bene adesso.-
Il Pokémon ancora tremava, ma l’arrivo del ragazzo che le aveva chiesto aiutò lo rasserenò.
-Poco fa i Mightyena sono usciti con un’espressione incredibile… tu sai bene, Alessandra?-
-Sì tranquillo. Sono arrivata appena in tempo.-
-Pix! Vulpix!-
-Capisco. Questo era territorio dei Mightyena! Capisci, Vulpix? Tu che faresti se qualcuno venisse a mettere sottosopra casa tua?-
Effettivamente a ben pensarci anche il Pokémon dovette dargli ragione, e annuì abbassando la testa dispiaciuto.
-L’importante è che tu abbia capito. Bene, fine della predica!- sorrise il ragazzo abbracciandolo.
-Pix pix!-
-Ti accompagno io a casa tua, va bene?-
Vulpix mosse la coda felice, allontanandosi con lui. Anche Alessandra stava per fare lo stesso, quando una lastra nascosta nell’angolo cominciò a brillare.
-“Annota il simbolo sullo Styler.”-
Era un grafema piuttosto complesso, formato da vari triangoli, ma le avrebbe permesso di evocare Vulpix quando voleva.
Ormai era sicura non ci fosse più nessuno nei paraggi che avesse bisogno di aiuto, perciò catturando uno Staraptor si diresse al Residence Acqua, trovando vicino alla fontana principale un’anziana signora che la fermò all’istante.
-Alessandra, hai mai incontrato un Pokémon chiamato Ludicolo?-
-Sì certo, perché me lo chiede?-
-Un giorno, durante una passeggiata per le Rovine del canale dove si trova Suicune il sole è tramontato quando ero ancora a metà strada, così non trovato più la via di casa! Non sapevo più che fare, quando Ludicolo è spuntato fuori e mi ha guidata a casa! Quando ero completamente sperduta, mi ha ridato il buon umore e la speranza! Non so come avrei fatto senza di lui quella volta. Ho fatto una promessa a quel Ludicolo. Per ringraziarlo, un giorno l’avrei invitato a casa mia e avremmo ballato insieme. Se per caso ti dovesse capitare di incontrare Ludicolo, lo accompagneresti fin qui da me?-
-Me certo, e penso di sapere anche dove si trovi.- annuì la ragazza addolcita dal racconto.
Ricordava bene dove aveva incontrato il Pokémon, e per trovarlo dovette evocare Suicune, che vedendo la roccaforte ebbe una reazione molto simile a quella degli altri.
-“Non sarà un problema per te.”-
Non sapeva da dove venisse quella sicurezza, ma ne era comunque grata, e sperava di riuscire presto a dimostrare che fossero vere.
Trovare il Ludicolo fu estremamente facile, visto con Suicune poterono correre sulla superficie dell’acqua tagliando dei bei pezzi di strada, e la cattura altrettanto rapida. Nel giro di una decina di minuti erano già tornati dalla signora, che intravedendo il Pokémon sorrise felice.
-Quella danza impetuosa e quei colpi d’anca decisi…! Impossibile dimenticarti, leggendario Ludicolo! Grazie mille per l’aiuto, quella volta! Prego, entra pure in casa, voglio ringraziarti! Dopo un bel pranzo sostanzioso balleremo di nuovo insieme il Ballo di Ludicolo come quella volta!-
-Sono felice vi siate riuniti.- sorrise la ragazza felice.
-Grazie mille, Alessandra! ora, visto che mi vergogno a mostrarti la mia danza, ti saluto qui!-
I due si allontanarono verso la casa della signora, e Alessandra poté procedere con il giro di pattuglia.
C’era un’altra persona vicina alla piazza che aveva bisogno di aiuto, ma prima di avvicinarsi preferì controllare anche le case vicine, trovando in una di questa un anziano signore dall’aria stanca.
-Ranger, ho un favore da chiederti. Mia sorella ha smarrito una spilla molto importante…-
Non riuscì a terminare la frase che una coppia di anziani entrò interrompendolo.
-Non stare a sentire la storia di quello lì! Sono io quello che ha un favore da chiederti!- disse bruscamente l’uomo. -Mia moglie ha perso una spilla molto importante.-
-Taci, taci! Alessandra sta parlando con me!-
-Insomma, calmatevi voi due.- sospirò la donna. -Smettetela di litigare per la mia spilla.-
-Taci, tu! Come hai potuto perdere la preziosa spilla che tuo fratello maggiore ti ha regalato quando eravamo ancora bambini?- protestò il fratello.
-Smettila di dire fandonie! Quella spilla gliel’ho regalata io quando eravamo ancora amici d’infanzia!-
-Che dici, è un mio regalo!-
-No, è un mio regalo!-
Nessuno dei due sembrava calmarsi, e la donna sospirò nuovamente. -Scusa tanto, Ranger. Anche se gli ripeto cento volte da chi l’ho ricevuta, sono entrambi due teste di pietra e… sono sicura che smetterebbero di litigare una volta letto il messaggio inciso dietro la spilla da chi me l’ha regalata. Posso chiederti di cercare la mia spilla quando hai tempo, tra una missione e l’altra?-
-Ma certo, non si preoccupi. Saprebbe dirmi dove l’ha persa?-
-mentre mi rilassavo sulla panchina, ho sentito uno Snea o forse un Sel e appena ho aperto gli occhi, la spilla non c’era più!-
Era veramente strano, forse una buona pista da cui cominciare era la panchina?
Uscendo sperò di riuscire a trovare qualcosa di utile, ma neanche fatto un passo fuori un piccolo Sneasel le tagliò la strada, correndo verso il porto.
-Pichu!-
-Hai ragione, il verso era molto simile a quello della signora!-
Correndo la ragazza riuscì a trovarlo in fondo a uno dei sentieri, intento a consegnare qualcosa a un pescatore vicino, correndo poi verso il sentiero vicino. Temendo potesse trattarsi di un ladro si avvicinò immediatamente.
-TI prego, non chiedermi se la pesca sta andando bene!- sbuffò l’uomo appoggiando la canna da pesca a terra.
-No, in verità ti volevo parlare di quello Sneasel.-
-Eh? Sneasel? Aah, quello che è venuto da me poco fa. Sembra che io gli piaccia. Si siede spesso lì e sta a guardarmi mentre pesco. Ah, forse non sono io a piacergli, ma la pesca. È davvero gentile.- sorrise l’uomo sereno. -Una volta vide che persi il piombino e da allora cominciò a portarmi bacche e altri oggetti. Quando gli ho detto: se proprio devi, almeno portarmi qualcosa che affondi. Indovina cosa mi ha portato? Una cosa luccicante che sarebbe stato uno spreco usare come piombino. Allora gli ho detto: questa tienila tu e fanne il tuo tesoro. Come sono buono, vero?-
Da come parlava non sembrava essere un ladro, forse il Pokémon aveva ancora la spilla. Lo vedeva ancora dall’altra parte della strada, e correndo prima che fuggisse lo raggiunse dal porto. I tre anziani signori la raggiunsero in pochi secondi, vedendo il Pokémon agitarsi.
-Alessandra? perché tu e Sneasel vi guardate in cagnesco?-
-Cosa ci fate qui?- chiese la ragazza sorpresa.
-Visto che non riusciamo a smettere di litigare, non possiamo neanche metterci alla ricerca della spilla…-
Mentre parlavano la donna notò qualcosa che brillava tra le mani del Pokémon. -Ehi, guarda! Quella cosa che Sneasel ha in mano!-
-È la spilla che ti ho regalato io!-
-È la spilla che ti ho regalato io!-
-Quello Sneasel, la tratta come se fosse il suo tesoro…-
Dall’altra parte il pescatore aveva assistito a tutto, e preoccupato per il piccolino li raggiunse.
-Mmmm… allora è così che stavano le cose! Questo non si fa, Sneasel. Quella cosa luccicante che hai è il prezioso tesoro di questa signora. Restituiscigliela, su!-
Purtroppo il Pokémon non reagì bene alla richiesta, e strinse con forza la spilla.
-Alessandra, normalmente basta parlargli, è un tipo che capisce subito, ma oggi… potresti convincerlo tu in qualche modo? Puoi usare il tuo Styler!-
-Sì, direi che non c’è altro modo.- annuì Alessandra, avvicinandosi per catturare il Pokémon.
Fu piuttosto semplice in verità, e il pescatore gli si inginocchiò accanto non appena si fu calmato.
-Senti, Sneasel. Portarsi via le cose di qualcun altro senza permesso non va bene. tuttavia è anche colpa mia. Sono stato io a dirti di farne il tuo tesoro. Sneasel, per scusarmi ti regalo questo.- disse prendendo dalla tasca un galleggiante colorato. -È il mio galleggiante preferito. È bello luccicante, vero?-
Il piccolo oggetto sembrò rendere infinitamente felice il Pokémon, che saltellò tenendo il suo nuovo tesoro tra le zampe.
-Che persona gentile!- sorrise il fratello della signora.
-Ma no, è il minimo! Niente di speciale.- arrossì il pescatore. -Piuttosto c’è una cosa che m’incuriosisce. Prima entrambi i signori hanno detto: è la spilla che ti ho regalato io, ma chi dei due gliel’ha regalata davvero?-
-In realtà… dietro questa spilla… Alessandra, leggi qui ad alta voce.- chiese gentilmente la signora.
-C’è scritto: auguriper il tuo dodicesimo compleanno! Alla mia cara sorellina. Auguri per il tuo dodicesimo compleanno! Al mio caro tesoro. Noi amici inseparabili, abbiamo deciso di comprarti questa spilla insieme. Conservala per sempre con cura!-
I due uomini rimasero di stucco, spalancando gli occhi.
-Ooh, è vero!-
-Gliel’avevamo regalata insieme!-
-Ohohoho. Questi due sono così da quando erano piccoli.- ridacchiò la signora. -Sono sempre stati ottimi amici, ma non sanno fare a meno di litigare. Grazie mille, Alessandra! ti sono davvero debitrice.-
-Allora, Sneasel! Oggi abbiamo pescato una bella storia!- disse allegro il pescatore.
-Sneasel!-
La situazione si era risolta, perciò non rimaneva da fare altro che continuare il giro di pattuglia.
Ricordava bene di avere notato nella strada per cercare il Ludicolo due persone bisognose di aiuto, e infatti una ragazza dai capelli arancioni e gli occhi celesti la fermò non appena la vide.
-Ranger! I Buneary sul monte innevato… sembra che abbiano freddo. Sicuramente non riescono a procacciarsi il cibo come dovrebbero e avranno una fame incredibile. Vorrei dargli qualcosa di caldo da mangiare, ma scappano tutti quando mi vedono. Forse non gli piaccio… però sono sicura che verrano volentieri se sarai tu a raggrupparli! Perciò ti prego! Vieni con me al monte innevato.-
-Sei sicura? È una strada pericolosa…-
Ricordava bene tutte le valanghe che aveva affrontato, e non era entusiasta di tornarci.
-Sì per favore. Per i Buneary!-
Non c’era molto altro da ribattere, perciò Alessandra si vide costretta ad accettare, seguendola sul monte. Fortunatamente non andarono molto in là, fermandosi dove un branco di quattro piccoli Buneary.
-Vorrei che raggruppassi tutti i Buneary. Ah! Se ci sono io qui, i Buneary non verranno. Io vado e aspetto lì… se ti ricordi di avere altri impegni ed è proprio necessario interrompere, vieni a dirmelo.-
-Tranquilla, non dovrebbe essere così difficile.-
C’erano un paio di rocce vicino al punto in cui voleva li raggruppasse, e visto i Pokémon scappavano ogni volta si avvicinava troppo approfittò delle rocce per comparire dall’altro lato e spingerli dove voleva. Bastarono un paio di tentativi per riuscirci, e la ragazza la raggiunse immediatamente con una cesta piena di cose calde da mangiare.
-Forza, mangiate! È caldo e delizioso!- disse la ragazza allegra lasciando il cesto a terra. -Non abbiate paura. Vi aiuterà a riscaldarvi!-
Nonostante la sua gentilezza i Buneary non sembravano molto convinti, e anzi diventavano sempre più agitati.
-Penso sia meglio calmarli. Allontanati per favore.- chiese gentilmente Alessandra, temendo che nei dintorni del dirupo potesse accadere qualcosa di grave con i quattro così agitati.
La cattura fu piuttosto semplice e al termine erano decisamente tutti più calmi e propensi ad accettare il cesto.
-Evviva, stanno mangiando! Che carini i Buneary!- esclamò felice la ragazza. -Ascolta… ho capito tutto. I Buneary non mi odiavano. Dopotutto scappavano anche da te, vero? sicuramente i Buneary volevano giocare ad acchiapparello sulla neve. In questo modo il loro corpo infatti si sarebbe riscaldato! Non è vero, Buneary?-
Non era certa fosse esattamente così, però i Pokémon sembravano felici ed era l’unica cosa che importava.
-Buneee!-
-Ecco, è come immaginavo! Sono felice di sapere che i Buneary non mi odiavano! Grazie, Ranger!-
I quattro cominciarono a saltellare attorno alla ragazza, confermando non la odiavano, e che anzi apprezzavano veramente il suo gesto.
-Grazie Alessandra. Torniamo indietro!-
Annuendo Alessandra la riaccompagnò fino a valle, lasciandola dove si erano incontrate.
-I Buneary hanno apprezzato il mio cestino. Sono così felice!-
-Lo sono anche io per te. A presto allora.-
Alessandra stava per andarsene, quando notò brillare una stele accanto alla ragazza, con un nuovo grafema da registrare. Immediatamente attivò la modalità di registrazione nello Styler, sentendosi poi venire chiamata da una signora poco più in là.
-Oh, Ranger! Arrivi proprio al momento giusto!-
-Salve signora. Ha bisogno di qualcosa?-
-Poco fa ho visto due persone vestite in maniera identica inseguite da un gruppo di Vespiquen! Dato che indossavano gli stessi abiti, ho pensato che fossero una coppia molto affiatata, ma se continua così… poverini! Cerca di aiutarli!-
-Vado subito, dove sono andati?-
-La coppia inseguita dal gruppo di Vespiquen è andata urlando di corsa verso ovest. Dietro di loro, uno sciame di Vespiquen in stato di agitazione! Purtroppo non saprei descriverti nessuno dei due.-
Sembrava una situazione molto delicata, il modo migliore per spostarsi rapidamente nella foresta era con l’aiuto di Suicune, e infatti superata la prima zona Alessandra riuscì a sentire in lontananza qualcuno urlare.
-Anf… anf.. accidenti al gruppo di Vespiquen! Trattarci così da nemici…-
-Asp… asp… ma perché ci attaccano?-
Scendendo dalla groppa del Pokémon la ragazza fece per avvicinarsi, vedendo con suo stupore che la coppia assalita erano due Bricconieri sopra dei Dadavolanti.
-Visto che abbiamo compiuto parecchie malefatte, adesso siamo odiati dai Pokémon di tutta Oblivia!-
-Anche questo è vero… che tristezza però.-
Forse qualche puntura avrebbe insegnato loro una lezione, ma non voleva rischiare si facessero male sul serio, o che succedesse qualcosa ai Pokémon. Rassegnandosi ad aiutarli perciò si avvicinò, lasciando che la notassero.
-Ah! Pokémon Ranger?! Per favore, aiutaci! Non faremo più niente di male!-
-State calmi, andatevene mentre li distraggo…-
I Vespiquen erano palesemente infuriati, e non appena la cattura iniziò cercarono di colpirla con i loro aculei avvelenati. Mentre si assalivano su di lei Pichu ukulele ne approfittò per entrare in scena e usare la propria musica per calmarli, a quel punto catturarli fu un vero gioco da ragazzi e lo Styler aggiornò le loro informazioni, ponendo accanto alle loro immagini le scritte “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Distruzione 3”, “Rende stanco l’avversario sparando una serie di aculei.”.





Vedendo i Pokémon allontanarsi i Bricconieri sospirarono sollevati.
-Grazie, Pokémon Ranger! Ora smetteremo di vestire i panni dei Bricconieri e ci metteremo a lavorare seriamente! Dobbiamo cambiare!-
Lì per lì Alessandra non diede troppo peso alle loro parole, ma vedendoli atterrare e togliersi le divise cominciò a pensare fossero veramente seri al riguardo.
-Spero troverete delle strade migliori…-
Chissà perché si erano uniti ai Bricconieri. Sembravano due ragazzi come tanti altri.
-“Il nido di Vespiquen è su quell’albero. Se non rimuovi l’ostacolo non dovrebbero attaccare gli umani.”-
L’avvertimento dello Styler bastò a farla desistere dal colpire l’albero. Non le rimaneva altro da fare che raccontare alla signora dell’accaduto.
Fortunatamente non era andata lontano, anzi l’aspettava ancora nei pressi del monte.
-Oh Ranger! Sei tornata! È andato tutto bene?-
-Sì, ho aiutato la coppia. Ora sono al sicuro.-
-Quei due stavano bene? Oooh, meno male. Ottimo lavoro, Ranger. Certo che con quel look… ultimamente lo si vede spesso in giro. Che sia di moda tra i giovani?-
-Spero di no. Non ne sono una fan.- scherzò Alessandra allontanandosi.
Aveva collezionato altri 326 Punti Ranger tra incarichi e catture, ed era il momento di potenziare lo Styler.
Vista la missione che stava per affrontare aumentò al massimo la Potenza +, con 160 punti, mettendone 160 anche alla Difesa +.
Attualmente i livelli erano:
Energia + Liv. 04
Potenza + MAX
Linea + Liv. 03
Difesa + Liv. 03
Carica + Liv 02
Recupero + MAX
Forza Latente + MAX
Rimanevano solo 6 Punti Ranger, ma ne avrebbe fatti altri.
Il giro di pattuglia era ormai terminato, non restava altro da fare che muoversi per il Mare Orientale.

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


Sfrecciando tra le nuvole assieme a Latias Alessandra raggiunse in un batter d’occhio Diagonalia e il porto dove Willy l’aspettava assieme a Martino.
-Allora, siete pronti per salpare?-
-Sì, andiamo al Mare Orientale.- annuì Alessandra salendo sulla nave.
-Benissimo! Partiamo per salvare Oblivia!-
Nonostante la distruzione di Dolcegoccia il mare era calmo, come se la scomparsa di un’isola fosse poca cosa a confronto della sua grandezza. Osservando il proprio riflesso nell’acqua la ragazza cercò di ricordare il fondale che aveva trovato quando era precipitata dal cielo, sperando di trovare tra i ricordi un qualche dettaglio che le rendesse più facile raggiungere l’Ara, ma le coordinate sarebbero dovute bastare.
Il viaggio fu lungo, ed impiegarono quasi un’ora prima che lo Styler parlasse.
-“Posizione attuale… coordinata X055621 coordinata Y 355693. Rilevata costruzione sul fondo marino.”-
-Dev’essere il tempio che hai visto, Alessandra!- esclamò Martino sporgendosi lungo il bordo. -Io e Willy restiamo qui a tenere d’occhio la Roccaforte!-
-Pichu!-
-Hai il calice arcobaleno, vero?- chiese Willy guardandola.
-Sì, l’ho qui con me.-
Visto il suo peso non avrebbe dovuto essere troppo difficile raggiungere il fondo, ma in caso di correnti la questione cambiava.
-Fa’ molta attenzione!-
-Anche voi. Tornerò presto.-
Attivando il mini-polmone Alessandra si tuffò in mare, prestando orecchio allo Styler e ad eventuali informazioni.
-“Avvicinamento alla costruzione.”-
Attorno a lei c’erano un paio di Pokémon simili a delle farfalle nere a strisce blu, dai piccoli occhietti rosa, e incuriosita si avvicinò approfittando dei loro movimenti lenti, non trovando alcuna difficoltà nonostante il calice.
Il suo nome era Lumineon, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 2”, “Soffia tante bolle intorno a sé rendendo lento l’avversario.”.





Poco più avanti c’erano anche dei Kingdra, e non sembravano per niente contenti della presenza della ragazza. Evitandoli sperando non l’attaccassero lei continuò a nuotare, sentendo l’acqua diventare più gelida a ogni metro fatto. L’oscurità aumentava e attorno i muri di coralli venivano sostituite da pareti di roccia e colonne.
Ogni cosa era estremamente familiare, e al centro delle rovine trovò un piccolo piedistallo con l’effige vista negli affreschi e a Cocona. Non c’erano dubbi, era l’Ara arcobaleno.
Per tutto questo tempo era stata lì e non l’aveva neanche immaginato.
Cosa sarebbe successo una volta posizionato il calice? La roccaforte sarebbe sparita? Avrebbe perso i suoi poteri?
C’era solo un modo per scoprirlo. Con le mani che le tremavano dall’emozione, o forse dal freddo, Alessandra si appoggiò al piedistallo, sistemando il calice esattamente al centro.
Per qualche istante non successe nulla, poi si udì come un fragore ovattato, e l’interno del calice prese a brillare.
Un arcobaleno eruttò dall’interno, attraversando le profondità del mare ed emergendo in superficie, salendo fino alla sommità del cielo e perdendosi tra le nuvole.
Martino, Pichu e Willy sulla barca osservarono lo spettacolo meravigliati, sentendo un improvviso sbattito d’ali sopra di loro.
Un gigantesco Pokémon dalle piume arancioni e dorate cominciò a volteggiare sulla nave, e nello stesso istante l’Ara arcobaleno emerse dall’acqua in un’imponente colonna, con la Ranger incredula.
Martino e Pichu ukulele vedendola salirono in groppa a Staraptor per raggiungerla.
-Alessandra!-
-Pichu!-
-Dal mare è comparso prima l’arcobaleno che si è innalzato nel cielo e subito dopo questo piedistallo… è proprio l’Ara arcobaleno?!-
-Non so cosa potrebbe essere altrimenti.- ammise Alessandra sorridendo.
-Hoooo- oooh!-
-Alessandra! guarda lassù!-
Il Pokémon comparso dalle nuvole planò verso di loro, portando con sé una luce dorata che avvolgeva ogni cosa.
-Non credo ai miei occhi… è il Pokémon leggendario Ho-Oh!- esclamò Martino. -Forse riusciremo a stringere un legame con lui…-
Ho-Oh non sembrava aggressivo, ma era evidente che avrebbero dovuto guadagnare il suo rispetto.
-Ho-Oh, se è una prova del nostro valore che cerchi sono qui per dartela.- annunciò Alessandra fissando gli occhi in quello del Pokémon, che spalancando le ali e lanciando un grido decretò l’inizio della lotta.
La stazza di Ho-Oh era impressionante, tanto che occupava quasi l’intero centro dell’Ara. Con il suo primo attacco creò una stella di fuoco sotto di sé, che per evitare Alessandra dovesse correre lungo il bordo. Imitando il suo gesto il Pokémon andò dal lato opposto, lanciando un ventaglio di sfere infuocate contro di lei, costringendola a muoversi a scatti per evitare di venire colpita.
I suoi attacchi seguirono uno schema simile almeno per un altro paio di volte, poi i continui fallimenti cominciarono ad irritare Ho-Oh, che venne avvolto da un’aura rossastra.
La frequenza e la potenza degli attacchi aumentarono notevolmente, e Alessandra si vide costretta a chiamare Pichu per fare fronte alla situazione. Stavano andando bene, quando Ho-Oh volò oltre il perimetro di cattura, sparendo per qualche istante, piombando in picchiata contro di lei lasciando dietro di sé una scia di fiamme.
Sembrava perfettamente rendersi conto della presenza di Pichu, infatti fino a quando questo non tornò sul campo il Pokémon l’affrontò sull’Ara senza mai allontanarsi, volando nuovamente via all’arrivo del piccolino.
I suoi tentativi servirono solo a rallentare la lotta, ma non a bloccarla, e infatti i due riuscirono presto a calmarlo, proseguendo nella cattura con impegno. Ho-Oh attaccava ancora più rapidamente di prima, sferrando sequenze di colpi senza sosta. Nelle brevi pause tra un attacco e l’altro Alessandra riusciva appena a disegnare un cerchio per evitare il livello della barra colasse a picco.
Se non fosse stato per l’aiuto di Pichu ukulele si sarebbe ritrovata in guai grossi, e certamente non sarebbe riuscita a catturarlo, ma era in gioco il futuro di Oblivia, ed era disposta a tutto.
Al termine della cattura la Ranger aveva superato la prova senza neanche un graffio. Lo Styler passò al livello quarantadue, con due punti in più nell’energia, ora a 103/103, e cinque nella potenza, e i dati del Pokémon vennero aggiornati con le informazioni: “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: /- Nessuna”, “Attacca con numerose colonne di fuoco.”.





Un bagliore accecante nascose Oblivia agli occhi di Alessandra, che nel bianco distinse chiaramente il grafema di Ho-Oh.
-Grazie.- sorrise lei inginocchiandosi a terra. Aveva bisogno di un po’ di riposo. -Ho-Oh, ti prego! Fa’ in modo che Moltres e gli altri lascino la roccaforte.-
Alle preghiere della ragazza il Pokémon rispose sbattendo con forza le ali, allontanandosi dall’Ara per raggiungere la roccaforte.
Il bagliore che l’aveva accompagnato al suo arrivo si ripalesò, lasciando alle sue spalle una scia arcobaleno che avvolse interamente la roccaforte. La barriera oscura vacillò per qualche istante, poi sparì liberando i tre Pokémon del cielo dall’inganno dei Sorsisti.
Oblivia assistette incredula allo spettacolo, e tra loro Lucia osservava il cielo con un sorriso sollevato.
-E quando la luce dell’arcobaleno alfine risplende, libera dal gioco del Malvagio Sovrano il fuoco, il ghiaccio e il tuono. L’arcobaleno di cui si parla in questo scritto antico… è Ho-Oh.-
Dall’altra parte di Oblivia, nel Mare Orientale, Martino ripeté la nenia. -E quando la luce dell’arcobaleno alfine risplende… Ho-Oh quindi ha eliminato lo scudo che proteggeva la roccaforte. questo significa che anche Moltres e gli altri sono liberi!-
-Grazie, Ho-Oh!- gridò Alessandra sperando potesse sentirla.
-Ora che lo scudo è scomparso, sta a noi entrare in azione!- Martino aveva ritrovato la fiducia dei vecchi giorni, e guardò l’amica con una scintilla negli occhi. -Forza, dobbiamo addentrarci nella roccaforte!-
-Andiamo immediatamente.-
Al suo richiamo Latias comparve di fronte all’Ara, permettendole di salire dirigendosi assieme allo Staraptor di Martino verso la roccaforte.
Mentre si avvicinavano il cuore della ragazza cominciò a battere all’impazzata. Sarebbe stato veramente così facile, o i Sorsisti avevano qualche altro asso nella manica?
Il loro arrivo naturalmente non passò inosservato.
-Ho-Oh arriva dal cielo e porta via con sé Moltres, Articuno e Zapdos… proprio come dice la leggenda.-
Edo stava scrutando il cielo davanti a sé, con gli altri tre complici alle sue spalle in silenzio.
L’arrivo di un armolita interruppe i suoi pensieri. -Signor Edo, ho una comunicazione per voi.-
-Se vuoi dirmi che lo scudo è stato eliminato, lo so già.-
-No, non si tratta di questo.- rispose l’uomo scuotendo il capo, faticando quasi a mantenere il contatto con il suo superiore. -I due Ranger si dirigono di nuovo verso la roccaforte!-
Seguì un silenzio carico di tensione, dove quasi si potevano sentire le paure dell’uomo.
-Che bisogno c’è di informarmi di queste inezie. Respingeteli!-
-Oh!-
All’urlo di Edo l’uomo si inginocchiò correndo via, ritirandosi con la coda tra le gambe.
-Branco di imbecilli…-
Nel frattempo nel cielo i due Ranger erano sempre più vicini alla loro meta.
-“Distanza mancante alla roccaforte: 1000 unità.”-
-Questo silenzio è inquietante…- ammise Martino trattenendo il fiato. -Speriamo di riuscire a entrare senza trovare intoppi.-
-“Sistema di sicurezza della roccaforte Attivato! Sistema in pieno funzionamento!”-
L’avviso dello Styler arrivò al momento giusto, e diede modo ai due di prepararsi.
-Ci siamo! Teniamo una certa distanza tra noi. Così potremo disperdere gli attacchi nemici.- propose Martino.
-Va bene. Fai attenzione.-
L’ultima volta che avevano affrontato una minaccia simile non era andata bene. Martino era stato rapito, e lei era precipitata. Per un attimo la paura le fece tremare le mani.
La voce di Latias la riscosse da quei pensieri.
-“Ehi, sei con me adesso. Non hai nulla da temere.”-
Sbattendo le palpebre la ragazza guardò il cielo di fronte a sé, la fortezza del Malvagio Sovrano, Latias, Martino e Pichu ukulele.
Sì, stavolta la situazione era diversa.
-Coraggio, possiamo farcela.-
Dai centinaia di fori presenti nella roccaforte cominciarono ad intravedersi delle luci, che mano a mano che si avvicinavano si rivelarono essere proiettili al plasma. Alla prima ondata Alessandra e Latias dovettero evitare file di proiettili verdi e sporadici colpi rosati, il cui numero però non era minimamente sufficiente a mettere in difficoltà il Pokémon, che muovendosi fluidamente evitava ogni attacco.
Pichu ukulele era rannicchiato contro Alessandra, che lo stringeva a sé per evitare che cadesse.
-“Pericolo! Attenzione, pericolo! Rilevata forte energia!”-
La forte energia di cui parlava lo Styler era una gigantesca carica al plasma che si stava formando da uno dei fori principali, quelli da cui Moltres, Articuno e Zapdos erano entrati.
Un colpo gigantesco venne lanciato contro di lei, e stavolta Latias fece appena in tempo a spostarsi di lato per evitarlo.
-“Caspita! Non me l’aspettavo!”-
-Va tutto bene! Siamo salvi!-
Ma per quanto? La prossima ondata era già in arrivo, e cominciò proprio con un colpo identico al precedente.
-A destra!-
Era talmente gigantesco da sembrare impossibile da evitare, almeno fino agli ultimi secondi in cui si poteva trovare una via di fuga. Lo Styler
-“Pericolo! Attenzione, pericolo! Alcuni Pokémon hanno lasciato la roccaforte e sono diretti verso di noi!”-
Una dozzina di Pokémon stavano effettivamente volando verso la ragazza, costringendola ad una cattura improvvisata tra i cieli. Per metà erano piccoli e dalle piume nere e blu, in grado di creare note musicali, l’altra invece erano più grandi, dallo sguardo affilato e le piume grigie.
Il momento fu perfetto per provare l’abilità di Latias, che creando un tornado bloccò tutti i Pokémon nel centro del perimetro di cattura, lasciando ad Alessandra una cattura pulita ed efficace.
Lo Styler aggiornò immediatamente i dati dei Pokémon: i primi si chiamavano Chatot, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Azione 2”, “Si circonda di numerose trombe d’aria.”, gli altri invece Staravia, “Gruppo: Volante- Poké Tattica: Volante- Mossa: Taglio 3”, “Lancia delle potenti trombe d’aria in direzione dell’avversario.”.







-Latias, Pichu, come state?-
-Pichu!-
-“Mai stata meglio.”-
Ottimo, la situazione era ancora sotto controllo, e ne avevano proprio bisogno visto i Sorsisti stavano per attaccare nuovamente.
-“Distanza mancante dalla roccaforte: 500 unità.”-
Stavolta i proiettili al plasma erano in quantità nettamente superiore e si erano invertiti, con i verdi che formavano delle file e i rosa che ora invece erano sistemati a cerchio. L’unico modo per evitare di venire colpiti era passarci in mezzo.
-“Woooo! È come un gioco!”-
Latias sembrava entusiasta della cosa, e centrò ogni bersaglio con il massimo della precisione. L’arrivo dei colpi più grandi non la spaventò nemmeno più, dopo averne schivati un paio tornarono alla carica altri Pokémon, stavolta dei Gligar e dei Pokémon dai sottili corpi ricoperti da una spessa corazza argentata e le ali rosse, capaci di generare dei tornado, nessuno di loro però riuscì a colpirla.
Il loro nome era Skarmory, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Volante- Mossa: Azione 3”, “Scatena un vento di luce contro l’avversario.”.
-“Distanza mancante alla roccaforte: 250 unità.”-
Erano ancora lontane, eppure la roccaforte sembrava già terribilmente gigantesca.
-Un ultimo sforzo Latias.-
La terza ondata di plasma non si fece attendere. I colpi rosa avevano mantenuto la forma di prima, mentre quelli verde ora erano a croce. Evitali non fu complesso, anche se alcuni sporadici colpi avevano rischiato di centrarle. Mano a mano che le unità si accorciavano la fortezza sembrava agitarsi, e i colpi massicci si susseguivano con più regolarità rispetto a prima, ma nemmeno loro furono in grado di arrestare l’arrivo dei Ranger.
-“Sfondato il sistema di sicurezza nemico.”-
Martino arrivò poco dopo la notizia delle Styler, volteggiando fianco a fianco a Latias.
-Alessandra! Stai bene?-
-Sì, voi?-
-Sì sì. Meno male! Non sai che fatica è stata! Ho quasi temuto di non farcela…-
-Ma siamo qui, e ormai non possono più fermarci.- sorrise l’amica piena di fiducia.







Le azioni dei Ranger non erano certo passate inosservate. All’interno della roccaforte i Sorsisti avevano assistito all’intera scena.
-Accipicchia! Il sistema di sicurezza non ha tenuto.- sbuffò Vanessa contrariata.
-Cosa facciamo?- chiese Ascanio guardando Edo.
-Lanciamo loro contro gli armoliti. Siete pronti, giusto?-
Alle loro spalle un esercito intero di armoliti assisteva alla conversazione, immobili come statue in attesa di un comando.
-Signorsì!-
Al segnale di Edo l’esercito si voltò, marciando verso l’interno della roccaforte, pronto a contrastare i Ranger.

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Capitolo 59
*** Capitolo 59 ***


La roccaforte era un intricato labirinto di sentieri che si intrecciavano tra loro, svanendo tra archi e colonne rendendo difficile comprendere se si fosse o meno sulla strada giusta.
Latias e Staraptor atterrarono su uno di questi, separato di pochi metri dalla parete e provvisto di un Punto di Salvataggio accanto ad una statua in ferro di un armolita.
-Quella sembra l’entrata…- disse Martino indicando un’arcata aperta almeno una ventina di metri sopra di loro, a causa del soffitto basso però non era possibile arrivarci volando. -Ma come facciamo senza un ponte di accesso?-
-Dobbiamo trovare il modo di entrare.-
Nei dintorni non c’era niente da potere utilizzare, tranne quella strana statua, e avvicinandosi grazie allo Styler Alessandra scoprì che si trattava di un ostacolo, rimuovibile solo con due Mosse Psico 3.
Questo significava avevano bisogno di trovare dei Pokémon adatti a sistemare l’ostacolo.
Potevano proseguire a destra e a sinistra, e visto non potevano permettersi di stare con le mani in mano si affrettarono a muoversi, andando verso sinistra.
Il sentiero si stringeva sempre di più, fino a diventare a malapena abbastanza grande per un paio di persone vicine. Sotto di loro mare e cielo si confondevano.
-Ehi, guarda! Ci sono dei quadrati simili a quelli delle rovine!- disse Alessandra indicando due piastrelle verdi luminose poco distante da loro. Più avanti la strada si interrompeva in un vicolo cieco, perciò tanto valeva tentare e vedere cosa succedeva salendoci.
Sfiorandola Alessandra sentì la vista offuscarsi impercettibilmente, e quando sbatté le palpebre lo scenario davanti a sé era leggermente cambiato. Erano sempre tra le rovine, ma in un punto distante rispetto al quale avevano iniziato.
-Wow! Ci ha teletrasportati!- esclamò Martino controllando lo Styler.
Purtroppo erano stati spediti in un punto senza sbocchi, e usando l’unica piastrella presente vennero spediti al punto di partenza.
-Ok, proviamo con l’altra.- disse Alessandra indicando la seconda piastrella sul sentiero, quella vicina ad un Magmar infuriato.
Naturalmente prima di avvicinarsi aspettarono fosse voltato dall’altra parte, arrivando stavolta a un sentiero nella parte in basso a sinistra della mappa, con due piastrelle alle estremità opposte.
Usando quella più a sinistra vennero riportati vicino al Magmar, ma bastò riutilizzare la piastrella per  tornare al punto di prima.
Superato un Weavile poterono utilizzare l’altra piastrella, e arrivare nella parte più alta della mappa, con la stessa scena di prima.
-Ok, destra o sinistra?- chiese Alessandra guardando Pichu.
-Picchu!-
-Ok, sinistra.-
Non sapevano esattamente dove stavano cercando di andare, ma con quella scelta finirono dritti dritti nel blocco accanto, proprio sopra ad un Ampharos che dovettero catturare, e con la piastrella presente tornarono ancora una volta all’inizio di tutto.
Pichu guardò a terra dispiaciuto.
-Pichu…-
-Non preoccuparti Pichu. Non è successo niente.- rispose Alessandra serena.
Tutti potevano sbagliare, e almeno avendo controllato ogni strada possibile potevano stare certi di non avere mancato i Pokémon di cui avevano bisogno.
Con molta calma ripeterono il percorso, cambiando solo l’ultimo pezzo, venendo teletrasportati stavolta vicino all’unico Pokémon di cui non conoscevano la mossa, dal corpo violaceo e la testa nascosta sotto un cappello.
Immediatamente dopo la formazione del perimetro di cattura il Pokémon lanciò contro la ragazza una raffica di sfere violacee, creandone una attorno a sé in modo che roteasse impedendole di avvicinarsi troppo, bastò però solo tenere il Disco di cattura all’interno dello spazio segnato dalla sfera per riuscire a catturarlo, il suo nome era Mismagius, e stando al Navigatore era un “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 3”, “Sprigiona sfere cariche di energia negativa che rendono stanco l’avversario.”.





-Evvai! Ora ne manca solo uno!- esclamò Martino vittorioso, seguendo l’amica verso la statua e lungo il sentiero di destra.
La scena che si trovarono di fronte era leggermente diversa, il cielo era sempre l’oggetto principale, i sentieri sottili, solo che stavolta quello su cui si trovavano si interrompeva all’istante, e c’erano solo due sottili blocchi uno a destra e uno verso nord del punto iniziale.
-Cosa dici che accadrà?- chiese Martino incerto sul da farsi, dando un’occhiata ai metri che li separavano dal mare.
-C’è un solo modo per scoprirlo.-
Trattenendo il fiato Alessandra appoggiò il piede sulla piastrella a destra, e questa con uno scatto si mosse dandole appena il tempo di salire completamente. Il viaggio fortunatamente durò poco, e si concluse da un piccolo spiazzo con un Pokémon marrone dai piccoli occhi neri che guardava il paesaggio.
Non conoscendone il tipo la ragazza si affrettò a catturarlo, mentre i suoi amici la raggiunsero.
Il Pokémon non era particolarmente veloce e colpiva con delle serie di calci ben mirati, riuscendo addirittura a sollevare il terreno che colpiva. Il suo nome era Hitmonlee, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 3”, “Crea onde d’urto intorno a sé che rendono l’avversario confuso.”.





-V-va bene come mossa?- chiese Martino riscuotendosi dal movimento brusco della piastrella.
-Purtroppo no, dobbiamo andare avanti.-
-Che bellezza…-
C’era solo un’altra piastrella da utilizzare, e salendoci sopra i tre ebbero un viaggio leggermente più lungo, che li portò in un punto in alto a destra della mappa, con un Electivire infuriato ad aspettarli. Catturarlo fortunatamente non richiese molto tempo, e stavolta c’erano due scelte da potere prendere, una che andava verso sinistra apparentemente e una a sud.
Scegliendo quest’ultima opzione furono trascinati proprio contro un Pokémon simile ad un cane con una spina dorsale sulla schiena e delle corna al posto delle orecchie.
Se già il suo sguardo incuteva un certo timore la furia con cui l’attaccò, bersagliandola di fiamme e creando delle onde d’energia viola nel terreno, non lo resero più simpatico, ma con Pichu ukulele catturarlo fu un gioco da ragazzi.
Il suo nome era Houndoom, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Fuoco 2”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”.





Non c’erano altre piastrelle da utilizzare dove si trovavano e così i Ranger dovettero tornare indietro, usando quella a sinistra dello spiazzo che li portò nel punto più vicino, assieme ad un Hamparos che guardava il cielo sereno, e che non li degnò di uno sguardo mentre si allontanarono su un’altra piastrella.
La fortuna finalmente girò a loro favore, perché dopo tutti quei giri trovarono finalmente un altro Mismagius.
-Torniamo indietro per favore. Mi sta venendo la nausea.- la supplicò Martino, faticando a saltare dalla gioia quando dovettero rifare lo stesso percorso di prima al contrario.
Una volta raggiunta la statua Alessandra chiese l’aiuto dei due Pokémon per occuparsi dell’ostacolo, e nell’attimo in cui la colpirono con le loro sfere di energia queste vennero assorbite all’interno, generando uno strano bagliore dagli occhi e dal petto.
Ai loro piedi si sentì un basso tremolio, e un ponte comparve da un meccanismo nascosto aprendo la strada verso l’arcata.
La loro missione nella roccaforte poteva dirsi ufficialmente iniziata, e come si aspettavano non poterono fare neanche un passo all’interno senza venire fermati da un armolita, che sbarrò loro la strada assieme ad un Electivire e un Pokémon altrettanto massiccio dal corpo ricoperto dalle fiamme.
La stanza in cui si trovavano era ampia e composta interamente di pietra, con del muschio che aveva preso piede lungo delle colonne dove una strana linfa rossa scorreva ininterrottamente.
-Siete arrivati, dunque.-
-Lasciaci passare Bricconiere!- lo intimò Martino, ma l’altro scosse il capo.
-Alla fine sono diventato armolita anima e corpo. Un lontano ricordo da gueriero mi dice di sconfiggere l’Eroe. E io obbedirò.- rispose guardando Alessandra.
Un brivido le percorse la schiena, lo sguardo vacuo dell’uomo sotto l’armatura non rispecchiava le sue parole o il tono della voce. Era come se fosse caduto in una sorta di trance.
Al suo comando i due Pokémon le si lanciarono addosso, avviando una cattura. Electivire generò attorno a sé un raggio di elettricità mentre l’altro creò delle colonne di fuoco contro di lei, curiosamente però nonostante fosse lui quello furioso tra i due era anche quello attaccava di meno, e fu proprio per questo che la Ranger decise di occuparsi prima dell’altro, usando l’aiuto di Pichu per calmare e catturare il secondo.
Lo Styler passò di livello, portando l’energia a 105/105 ed aggiornando il Navigatore. Il nome del Pokémon era Magmotar, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 3”, “Lancia palle di fuoco in direzione dell’avversario.”.





Nonostante la loro fuga l’armolita non vacillò. -È presto per esultare. Il peggio deve ancora venire.-
Voltandosi si allontanò verso l’unico passaggio presente, scomparendo nell’oscurità della roccaforte e lasciando i due Ranger con uno strano senso di tensione.
-Era diverso dagli altri armoliti… non sembrava avere molto in comune con i Sorsisti.- disse Martino cercando di capire come potesse essere possibile.
-Deve essere per via del potere delle armature. Le persone all’interno… stanno perdendo la propria volontà.-
Anche solo pensarci le risultava difficile. Non essere più padroni del proprio corpo, seguire una determinazione che non le apparteneva. Preferiva non immaginare come ci si potesse sentire, ma la preoccupava il fatto che nonostante la sconfitta l’uomo non fosse tornato normale.
C’era almeno la possibilità?
Sperando di trovare delle risposte si addentrarono nella roccaforte, arrivando fino ad un’immensa scalinata in pietra, sulla cui cima si intravedeva appena una luce.
I loro passi risuonavano pesanti su ogni gradino e il gelo che percepivano entrava fin nelle ossa. Quando finalmente arrivarono all’ultimo trovarono un altro armolita ad attenderli, accompagnato tra tre Pokémon simili a dei palloncini a forma di papera viola e blu.
-Io ho smesso di essere un Bricconiere di Pokémon. Da quando questa Roccaforte è riapparsa nel cielo l’armatura che indosso ha iniziato a svelare la sua vera forza.-
-Aspetta! Cerca di combatterla!- tentò di dire Alessandra, ma venne ignorata e i tre Pokémon le si avventarono contro.
Uno di loro era agitato e il fatto si muovessero in gruppo non semplificava le cose alla ragazza, che dovette destreggiarsi nei momenti in cui creavano attorno a sé delle scariche elettriche.
Il loro nome era Porygon-Z, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 3”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Anche stavolta l’uomo non si sbilanciò minimamente. -La vostra fine è vicina.-
Non c’era senso nel tentare di fermarlo, e per questo lo lasciarono fuggire verso il passaggio alle sue spalle, seguendo lo stesso sentiero fino ad arrivare ad una gigantesca stanza in pietra, livellata su più punti e con una miriade di Pokémon che l’attraversavano.
-Che razza di posto è questo…- sussurrò Martino guardandosi attorno, seguendo l’amica lungo una breve scalinata a sinistra.
Qui un terzo armolita li accolse assieme a dei giganteschi Pokèmon dai bianchi corpi corazzati e gli occhi turchesi.
Alle loro spalle un gigantesco blocco sbarrava il passaggio.
-Io sono un armolita, un guerriero dei tempi antichi. Sono ritornato per proteggere il nuovo Sovrano di Oblivia.-
-Non c’è nessun Sovrano, e tu non sei un armolita.- rispose Alessandra cercando di trovare un barlume di lucidità oltre l’armatura, ma era tutto inutile.
-Eroe, il tuo destino è segnato! Conoscerai il sapore della sconfitta!-
I due Pokémon le si avvicinarono facendo generare il perimetro di cattura, cercando di attaccarla con delle testate che spaccarono il pavimento sotto i loro colpi, la lentezza dei movimenti però rese la cattura molto più semplice e sicura, e alla Ranger bastò scattare ai lati per evitare di venire colpita. Si chiamavano Aggron, “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Azione 4”, “Lancia tre sfere di ferro contro l’avversario.”.





-Spirito guerriero! Svegliati e donaci la forza…- gridò l’armolita, fuggendo stavolta verso le scale.
-Sono veramente diversi rispetto alle prime volte che li abbiamo incontrati. Sono posseduti da quelle armature.-
Ne erano ormai certi, ma per proseguire avrebbero avuto bisogno di molto più aiuto, in caso il loro numero fosse continuato ad aumentare.
Nella stanza c’erano molti Pokémon che non conoscevano, così Alessandra prima di proseguire decise di catturarli, partendo da uno lì accanto con delle rose rosse e blu alle mani, e la testa simile a un fiore bianco con una maschera.
Rispetto ai Pokémon appena affrontati fu un gioco da ragazzi, visto creò solamente dei rovi spinati nel terreno. Il suo nome era Roserade, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 3”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





Dall’altro lato della stanza c’era anche un altro Pokémon, dal corpo blu e il collo rosso. Era evidentemente alterato e ad inizio cattura le lanciò contro raffiche di nubi tossiche, spargendo una fanghiglia violacea sul terreno che produceva un odore nauseante. Il suo nome era Toxicroak, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Distruzione 4”, “Rilascia nuvole di gas che rendono stanco l’avversario.”.





Non c’erano altri Pokémon sconosciuti nelle vicinanze perciò i tre tornarono dal blocco in pietra, scoprendo poteva essere distrutto da una Mossa: Distruzione 4.
Toxicroak era perfetto per quel compito, e sbriciolò l’ostacolo con un'unica ondata d’energia. Dall’altra parte un armolita era già pronto a combattere, assieme a un Pokémon con una cresta azzurra e il corpo bianco.
-Non c’è bisogno di voi nel nuovo mondo! Ritiratevi all’istante! Oppure preparatevi alla sconfitta! La scelta sta a voi.-
-Di scelta ne abbiamo anche una terza! Vincere e vedere come scappia a gambe levate!- rispose Martino, infastidendo l’armolita e il Pokémon, che attaccò Alessandra, rivelando non fosse solo.
Assieme a lui c’era un altro Pokémon, dalla stessa pelle bianca e che sembrava indossare un lungo vestito con una gemma rossa al petto.
Entrambi erano in grado di teletrasportarsi, ma era soprattutto quest’ultima che cercava di evitare maggiormente la Ranger, lasciando all’altro, infuriato, i tentativi di attaccarla con delle sferzate.
Per renderle le cose ancora più difficili avevano piazzato a terra delle sfere di elettricità statica, e approfittando dei momenti in cui lei era distratta cercavano di attaccarla con delle onde psichiche, alla fine però vennero comunque sconfitti.
Il nome del primo era Gallade, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Taglio 4”, “Crea onde d’urto intorno a sé che rendono l’avversario confuso.”, mentre la seconda si chiamava Gradevoir, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 3”, “Attacca sparando sfere d’energia psichica che rendono il nemico confuso.”.







-Peggio per voi. Vi pentirete di non esservi arresi.-
-Non siamo diventati Ranger per pentirci.- disse Martino guardando l’uomo andarsene.
-Pichu pichu!-
Oltre la porta davanti a loro non c’era altro che il cielo, e un sottile sentiero che li condusse verso un’altra ala della roccaforte. Del vento non c’era minima traccia, come se nemmeno lui potesse avvicinarsi a quel luogo impenetrabile.
La stanza in cui arrivarono non era molto diversa dalle altre, con un solo passaggio oltre una breve scalinata, ma a pochi metri da questa un armolita comparve, assieme a due Pokémon dai rocciosi corpi massicci, che sbattevano le zampe sul torace per intimidire gli avversari.
-Io sono un antico armolita. Ho preparato una conclusione diversa per la leggenda di Oblivia. Quale? L’Eroe trova qui la sua sconfitta.- ancora una volta, Alessandra sembrava essere l’oggetto della sua furia.  
-Rhyperior! Mettete fine alla loro storia!-
Con un balzo i due Pokémon furono addosso alla Ranger, lanciandole contro imponenti massi e saltando sul posto creando delle guglie nel terreno. Evitare quegli attacchi non era troppo complicato, ben altra cosa invece era calmare uno dei due, e per riuscirci fu necessario chiamare Pichu ukulele.
Una volta fatto il Navigatore aggiornò rapidamente le loro informazioni, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia: Mossa: Azione 4”, “Fa piovere rocce e crea voragini nel suolo per attaccare.”.





-N… non può essere…-
L’uomo scomparse oltre la porta alle proprie spalle, ma prima di avventurarsi oltre la ragazza preferì prima catturare un piccolo Pokémon nascosto in un angolo, evidentemente turbato dalla lotta. Il corpo era piccolo e giallo, con delle foglie come orecchie e sulla coda. Visto lo stato in cui era si lasciò catturare senza opporre resistenza.
Il suo nome era Leafeon, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 4”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Oltre la porta trovarono una scalinata identica a quella precedente, e in cima stavolta ben quattro armoliti comparvero da un ingresso.
-Noi siamo gli armoliti.-
-Noi siamo i guerrieri delle tenebre. Siamo tornati per proteggere la nuova Oblivia e il nuovo ordine.-
-Respingeremo chiunque turbi il nuovo ordine.-
-La vostra pagina nel libro della storia termina qui.-
Spalancando le braccia i quattro evocarono altrettanti Pokémon simili a degli insetti, dalle corazze rosse e le sottili ali bianche che scorrazzavano in ogni dove. La metà era infuriata, ma il fatto rimanessero spesso in gruppo rese più facile evitare le loro sferzate, garantendo alla Ranger con un po’ di pazienza la possibilità di catturarli.
Lo Styler passò al livello quarantaquattro, con due punti in più di energia e cinque nella potenza, aggiornando le informazioni dei Scizor con “Gruppo: Acciaio- Poké Tattica: Acciaio- Mossa: Taglio 4”, “Attacca con fendenti e onde d’urto taglienti.”.




-Cosa vi spinge a tanto…?-
-Eppure obbedire ai forti è la cosa più sensata…-
-Perché vi opponete alla storia…?-
-Non capisco…-
I quattro sembrarono sinceramente confusi, e se ne andarono senza riuscire a darsi risposte.
-Sembra che gli armoliti ti considerino il nuovo Eroe, Alessandra.- disse Martino una volta furono andati.
-Beh, allora vuol dire che ai loro occhi non sei così male.-
-Grazie Martino.-
-Dai, lo sai che scherzo. Allora, sei pronta per ciò che c’è dall’altra parte?-
-Sì. Sconfiggeremo i Sorsisti e riporteremo la pace su Oblivia.-
Lo dovevano ai Pokémon di Dolcegoccia, a tutti coloro che avevano visto le proprie vite sconvolte dai Bricconieri, e al mondo che avrebbero protetto dai Sorsisti.
-Andiamo!-

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Capitolo 60
*** Capitolo 60 ***


Sulla cima della roccaforte, in uno spiazzo dal quale potevano vedere tutta Oblivia, i Sorsisti attendevano con ansia l’arrivo di buone notizie, la distruzione dei Ranger, ma quando uno dei loro sottoposti entrò a capo basso nessuno si aspettò gran che.
-Mmh… neanche gli antichi armoliti sono riusciti a tenere testa a quei Ranger.- borbottò Edo la mente, mantenendosi comunque calmo.
-Sembrano cambiati da quando li ho incontrati la prima volta a Cocona.- ammise Ascanio. -Hanno qualcosa di diverso nello sguardo.-
-Che invidia la forza dei giovani…- sospirò Magoss.
-Però, la giovinezza può far anche commettere degli stupidi errori. Almeno, per noi è stato così.- rispose Vanessa.
-Proprio la giovinezza ci ha portato a sciogliere i Sorsisti. È stato un errore, ma a quell’epoca non capivamo.- annuì Edo. -Quando guardo quei due Ranger, rivedo noi da giovani. Mostriamogli il potere dell’armatura d’oro. Gli servirà da lezione.-
-Giusto. È una buona idea.- concordò Ascanio, mentre Vanessa rimirava il proprio pezzo di armatura.
-Questo guanto d’oro che porto alla mano destra è delizioso. Si intona benissimo con la moda di quest’anno.-
-Non c’è bisogno che intervenga tu, Edo… noi tre bastiamo, no? Chi comincia?- chiese Magoss sorridendo.
-E se facessimo scegliere ai Ranger contro chi vedersela per primo?- propose Edo, stuzzicando la loro curiosità. -Appostatevi in tre luoghi diversi e aspettate che arrivino.-
-Hai sempre delle idee molto spassose. Non ti smentisci mai. Ok, e senza rancore verso chi riesce a sconfiggerli!- esclamò Vanessa entusiasta.
-Allora, mettiamo a frutto le nostre abilità e diamoci da fare!- si unì a lei Magoss.
I tre si allontanarono quindi dalla cima della roccaforte, raggiungendo un ampio stanzone sottostante dove oltre all’ingresso e alla scalinata alle loro spalle c’erano altre tre porte. Prima di procedere sigillarono il passaggio, in modo che solo se fossero stati tutti sconfitti i Ranger avrebbero potuto passare.
Guardandolo chiudersi Vanessa prese a saltare sul posto sentendo l’eccitazione del momento. -Sarà un vero spasso.-
 
 
 
 
 
 
 
Non trascorse molto tempo prima che i Ranger raggiungessero la stanza che i Sorsisti avevano attraversato, e che trovassero il passaggio davanti a loro sbarrato da una lastra divisa in tre parti.
-Questo portale sembra condurre al piano superiore… ma come si aprirà?- si domandò Martino tastando la roccia. -Dev’esserci di sicuro un modo…-
-Alessandra! Martino! Aspettate!-
Dalla scalinata appena percorsa si udirono delle voci familiari, e Patty e Raimondo comparvero correndo verso di loro.
-Raimondo?!-
-Ci sono anch’io!- esclamò Patty quando Martino non la notò.
-Patty! Che bello vederti! Come avete fatto ad arrivare fin qua?-
-Papà è venuto con Staraptor e io con un Dadavolante!- spiegò la ragazza tutta contenta.
-La nostra Patty è sempre imprevedibile. Non avrei mai immaginato che mi seguisse.-
-Ero preoccupata per la ricarica del vostro Styler. Non potevo starmene con le mani in mano. Sapeste come si è arrabbiato papà!-
E a giudicare dalla sua espressione lo era ancora…
-Io vado a fare un giro di ispezione. Voglio verificare se c’è un modo di limitare la potenza d’attacco della roccaforte. patty, tu rimani qui a dare una mano ai due Ranger.-
-Lascia fare a me, papà! Sarebbero guai se lo Styler fosse messo fuori uso!-
Raimondo si allontanò dalla stanza, lasciando Patty davanti alla stele.
-Io rimango nascosta. Se avete bisogno di ricaricare lo Styler, tornate qui da me. Ho portato il mio mini-multi-caricatore di fiducia!-
-Grazie Patty.- le sorrise Alessandra.
Ormai era troppo tardi per farla tornare indietro, e probabilmente avrebbero avuto bisogno del suo aiuto.
Più si avvicinavano ai Sorsisti più la faccenda diventava pericolosa.
-Allora, come vogliamo procedere?- chiese Martino.
C’erano in tutto tre strade da prendere, ma il fatto non ci fossero armoliti non era un buon segno. Con ogni probabilità dietro ciascuna c’erano delle trappole, eppure non potevano permettersi di ignorarle.
-Per di qua.- rispose l’amica dirigendosi verso il passaggio a destra.
Una scalinata in pietra li condusse verso una nuova gigantesca stanza, costruita quasi come un labirinto di sentieri senza muri, e con dei fori in più punti.
-Signore e signori… e Pichu!- la voce di Magoss riecheggiò per l’intera sala, e un portale di luce si aprì a pochi metri dai Ranger. L’uomo ne uscì con un largo sorriso, facendo roteare il fidato bastone. -Buongiorno a tutti! E benvenuti al Magoss Show! Lasciatevi condurre in un mondo fantastico!-
Nell’aria si udì una schiera di applausi fantasma.
-La prima attrazione sarà: tra le nuvole!-
-Arrenditi Magoss!- lo intimò Alessandra facendo un passo avanti.
-Uno!-
-Sei in minoranza, non puoi batterci.- disse Martino.
-Due!-
-Pichu!-
-Tre! Via!-
Sbattendo le mani l’uomo produsse una luce che accecò momentaneamente i tre, che quando riaprirono gli occhi si trovarono di fronte a qualcosa di impossibile.
Erano nel cielo, sopra le nuvole, eppure non stavano cadendo.
-Wooo!-
Martino saltò sul posto terrorizzato, aspettandosi di precipitare, ma i suoi piedi atterrarono su un suolo duro. -Eh… ehi! Come siamo finiti quassù?!-
-Pi… pi… Pichu?!-
Anche Pichu ukulele era allibito, e saltò tra le braccia di Alessandra coprendosi gli occhi.
Magoss di fronte alle loro reazioni rise di gusto. -Questa è un’autentica, portentosa, prodigiosa illusione! Prego, vogliate gradire una passeggiata tra le nuvole! Ora però devo lasciarvi. Ci rivedremo sul prossimo palcoscenico! E mi raccomando, attenzione a non cadere! Ah ah ah!-
-Magoss!-
Prima che la ragazza potesse afferrarlo le nuvole lo inghiottirono, e loro furono soli.
Le nuvole non formavano un blocco unico, ma una scia di sentieri che si interrompevano e intersecavano.
-È come la stanza che abbiamo visto prima. Se cadiamo, precipiteremo per davvero.- disse Alessandra facendo un passo davanti a sé. Almeno dove c’erano le nuvole sembrava essere sicuro, e la mappa segnava ci fosse un’uscita.
-Potrà anche ingannare i nostri occhi, ma gli Styler ci vedono benissimo.-
Arrivarono fino a metà percorso, prima di ritrovarsi davanti a Magoss ed a quattro gigantesche scatole nere con dei punti interrogativi disegnati sopra.
-Splendido! Il vostro sangue freddo è davvero encomiabile! Vogliamo dedicare ai nostri valorosi un caloroso applauso!-
Nuovamente si sentì qualcuno applaudire, ma oltre all’uomo non c’era nessun’altro.
-Fino a quando hai intenzione di prenderti gioco di noi?- chiese Martino spazientito.
-Pichu pichu!-
Magoss ignorò le loro proteste, andando avanti con il grande numero. -E ora è il mio turno di ricevere un applauso. Mi esibirò nella mia attrazione speciale tenuta in serbo per voi! Niente a che fare con i giochetti di prestigio che facevo per i bambini di Diagonalia.-
-Quei bambini amavano la tua magia. Ti volevano bene.-
Le parole di Alessandra furono solo un eco privo di valore alle orecchie dell’uomo. -Ho preparato per voi delle casse misteriose! Ospite di questa mia esibizione sarà quel piccoletto che è lì con voi!- disse indicando Pichu.
Alessandra strinse a sé l’amico, guardando Magoss minacciosamente. -Non ti azzardare.-
-Attenzione, attenzione… uno! Due! Tre! Via!-
Pichu ukulele era tra le braccia di Alessandra, ma una forza glielo portò via facendolo fluttuare a tre metri da terra. Il Pokémon si guardò attorno spaventato. -Pi?!-
-Magoss! Fermo!-
Allo schioccare delle dita dell’uomo Pichu svanì nel nulla, lasciando sgomenti i due Ranger.
-Pichu è sparito!- gridò Martino allarmato. -Ehi, tu! Dove hai nascosto Pichu?-
-Ah ah ah! Non temete, miei cari.- alle sue spalle una delle maschere si schiarì, rivelando il loro amico all’interno. -Facciamo innanzitutto una pausa. Prima di procedere con la prossima magia, ecco a voi un piccolo quiz.-
-Restituiscimi Pichu!-
Alessandra era furiosa, ma quando si lanciò contro Magoss questo volò via, e le scatole lo seguirono cominciando a vorticare tra di loro. -Il nome di questo quiz è… dov’è Pichu?-
Le quattro scatole presero tutte direzioni diversi, perdendosi tra le nuvole.
-Come voi stessi avrete notato, Pichu è sparito. In realtà si trova in una delle quattro casse misteriose sparse sulle nuvole. Allora, qual è la cassa giusta? Che ne dite? Riuscirete nell’impresa? Forza, mostratemi la vostra sagacia!-
Un portale di luce lo avvolse, allontanandolo dalla scena. Alessandra strinse i pugni con forza, fissando il punto in cui era svanito con rabbia. -Magoss…-
Quando potevano spingersi oltre nella loro crudeltà? Avevano già messo in pericolo Oblivia, e ora giocavano con le loro vite come se fosse un quiz televisivo, e purtroppo se volevano fermarlo dovevano per forza giocare.
Alla loro sinistra c’era una delle scatole, difficilmente sarebbe stata quella giusta ma era meglio essere sicuri, perciò la Ranger vi si avvicinò cercando di aprirla.
Era troppo pesante anche solo per provare a sollevarla in due, e controllando con lo Styler scoprirono l’unico modo per riuscirci era usare una Mossa Psico 3.
Perlomeno c’erano molti Pokémon nei paraggi con questa mossa, tra cui un Gardevoir a pochi passi da loro. Anche solo il Pokémon non era semplice da catturare, visto si teletrasportava costantemente da un punto all’altro del perimetro di cattura. Una volta riuscitaci Alessandra indirizzò subito i suoi attacchi verso la scatola, che sotto l’influsso del potere psichico svanì, all’interno però non c’era nulla.
La voce di Magoss risuonò nelle orecchie dei due.
-Oh, che peccato! Non è la cassa giusta! E allora… ecco il pegno!-
-Alessandra! Attenzione!-
Dal nulla comparvero un Pidgeot, un Vespiquen e un Drifblim, che costrinsero la ragazza ad una cattura improvvisata. Soprattutto il Pidgeot costituiva l’ostacolo maggiore, perché con i suoi movimenti a scatto rompeva senza difficoltà le linee dello Styler, una volta catturato lui però fu semplice fare lo stesso anche con gli altri.
Costretta a continuare la ricerca Alessandra percorse il sentiero di nuvole muovendosi nel punto in basso a destra, trovando la seconda scatola dopo un Mismagius e un paio di Gardevori, di cui ne catturò uno.
Nuovamente la scatola venne eliminata con successo, e stavolta al suo interno trovarono Pichu ukulele, che vedendo l’amica si gettò subito tra le sue braccia.
-Pichu…-
-Pichu! Stai bene?-
-Pichu pichu! Pichu…-
Non aveva neanche un graffio, però era chiaro dalla sua espressione si sentisse in colpa di essere stato catturato così facilmente.
Anche Martino lo notò. -Non devi sentirti in colpa, tu non centri. Il responsabile è solo quel furfante!-
-L’importante è che stai bene…- annuì Alessandra accarezzandogli la testolina.
-Pichu…-
Purtroppo le loro parole non sembrarono aiutarlo molto, e Martino non fu certo contento della cosa.
-Mi sono proprio stufato! Ne ho abbastanza di questo prestigiatore da strapazzo!-
-Lo Styler segna un passaggio, probabilmente Magoss sarà dall’altra parte.-
Evitare i Pokémon nei dintorni fu la parte più facile di quell’illusione, e come Alessandra aveva immaginato nel punto indicato dallo Styler trovarono una gigantesca scalinata in pietra che proseguiva all’interno di un tunnel.
L’inganno non sarebbe andato oltre quel punto, e i Ranger attraversarono di corsa il passaggio trovandovi al termine Magoss, al centro di un terrazzo delimitato da alte colonne.
-Splendido! A voi che avete egregiamente risolto il quiz, il piacere di un’altra magia! Come liberarsi da una fune saldamente legata…-
-Smettila di fare lo sbruffone! Le tue magie sono scherzetti per bambini!- gridò Martino provocandolo.
L’espressione dell’uomo si indurì di colpo. -Oh, che critica severa. I mocciosi finora ingannati dai miei scherzetti per bambini sono stanchi delle mie esibizioni. Ho capito. Se non apprezzate le mie magie, la prossima sarà l’ultima. È la prima volta che la metto in scena. Se non dovesse funzionare, conto sulla vostra comprensione.-
Nessuno disse nulla, sarebbe stato l’ultimo trucco dell’uomo ed erano pronti ad affrontarlo.
-Cominciamo, dunque! Il nome di questa grandiosa esibizione è… illusione ad alta quota! Uno! Due! Tre! Via!-
Stavolta fu l’oscurità ad avvolgere i Ranger, che al loro risveglio si ritrovarono si ritrovarono in sella a Latias e Staraptor, in un cielo privo di nuvole e in un mare che si estendeva a perdita d’occhio. Niente isole, niente roccaforte o quant’altro.
-C… che cosa succede?! È… è un sogno?!- chiese Martino allarmato, quando davanti a loro dalle nuvole cominciò ad emergere qualcosa. Prima un cappello, poi un paio di piccoli occhietti marroni e un pezzo dell’armatura d’oro.
Magoss era divenuto grande quanto la roccaforte, e fluttuava nel nulla sovrastando le nuvole.
-Ah ah ah! Letteralmente grandioso, proprio come vi avevo detto.- tuonò divertito. -E il pezzo forte è… questo!-
La figura di Magoss si lanciò contro i Ranger, che non riuscirono a fare muovere i Pokémon prima si schiantasse contro di loro. Il corpo del mago si trasformò in una nuvola violacea pochi secondi prima dell’impatto, che unendosi in un unico punto generò un Pokémon simile a un pipistrello viola con quattro ali e lo sguardo truce.
Fu Alessandra a dover affrontare la cattura contro di lui, e nonostante la stazza gigantesca che rendeva il perimetro di cattura appena sufficiente a contenerlo si muoveva in maniera terribilmente agile, uscendo perfino dal suo raggio di azione.
Con molta cautela la Ranger disegnò una serie di cerchi, fermandosi quando l’altro spalancò la bocca eruttando una nube di fumo tossica. Anche solo standoci vicino sentì i suoi occhi bruciare, ma riuscì a racimolare qualche secondo per disegnare altri dischi, fermandosi ogni volta l’altro richiudeva le ali su di sé, attaccandola nuovamente.
La nube svaniva dopo pochi secondi, ma quando ormai il livello di amicizia trasmesso arrivò a metà il Pokémon cambiò attacco, formando una nuvola viola al centro del perimetro, grande tanto quanto lui, impedendo ad Alessandra di fare altre mosse.
Ancora non aveva subito danni, ma bastava provare a respirare per sentire il veleno entrare in circolo provocandole del giramenti alla testa, che quasi le impedirono di notare il Pokémon la stava caricando.
Durante i suoi successivi attacchi il Pokémon alternò nubi di gas con potenti cariche, le cui onde d’urto sarebbero bastate a spazzare via la ragazza, ma questa riuscì a schivare ogni colpo, mantenendo un buon ritmo nel disegnare le linee attorno all’altro, fino a catturarlo.
Il suo nome era Crobat, “Gruppo: Veleno- Poké Tattica: Veleno- Mossa: Taglio 1”, “Emana del gas e colpisce alla velocità della luce.”.





Il Pokémon scomparve assieme al perimetro di cattura, e al suo posto riapparve Magoss, ora tornato alle dimensioni normali e con uno sguardo spento negli occhi.
-Ho fallito la mia grandiosa esibizione…-
Lentamente le nuvole e il cielo attorno a loro svanirono, lasciando il posto alla roccia della roccaforte.
Erano tornati indietro, e Magoss era sconfitto.
-Il tuo primo errore è stato partecipare al piano di Edo la mente!- gli gridò Martino, Alessandra invece lo fissava severa, con una calma disarmante.
-I tuoi giochi portavano tanta gioia ai bambini di Diagonalia. Questo non bastava?-
-Questo è un punto molto dolente… ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Ci sono cose impossibili anche per un mago.-
-Sì, hai ragione.-
Non poteva riparare al danno che aveva fatto, alle menzogne e al tradimento. Aveva spezzato la fiducia di quei bambini, e ormai era troppo tardi.
La consapevolezza di ciò sembrò farsi largo sul volto dell’uomo.
-Il mio spettacolo finisce qui. Spero di rivedervi un giorno!-
Il portale di luce lo avvolse portandolo via da quel luogo, portandosi però via anche il pezzo di armatura.
-Usare quella tecnica per scopi malvagi è un vero peccato.- sospirò Martino voltandosi. -Forza, torniamo indietro.-

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Capitolo 61
*** Capitolo 61 ***


Patty aveva trovato un nascondiglio in un incavo della parete accanto alla porta sbarrata, tra il muschio e alcuni rampicanti, ed aspettava pazientemente il ritorno dei Ranger.
All’improvviso notò una luce alle sue spalle, e voltandosi scoprì che su uno dei pezzi che componevano la porta era comparso un grafema.
Nell’ala della roccaforte di Magoss lo Styler di Alessandra la aggiornò immediatamente.
-“È stato rimosso un sigillo del portale.”-
Scendendo i gradini nella scalinata i tre tornarono nel gigantesco salone di prima, trovando Patty impegnata ad analizzare il grafema.
-Ehi ragazzi! Guardate qua!-
-Deve essere scomparso quando abbiamo sconfitto Magoss.- disse Alessandra avvicinandosi. Non poteva ancora registrarlo, a quanto pare mancavano dei pezzi. -Se sconfiggiamo anche gli altri, forse la porta si aprirà.-
Se le cose stavano così non avevano tempo da perdere. Guardando le due strade ancora rimaste, quella a nord della stanza e quella a sinistra, non c’era nulla lasciasse intendere chi avrebbero trovato dall’altra parte, ma in fondo la cosa non aveva molta importanza, e così si diressero verso la scalinata a sinistra.
Arrivati in cima entrarono in uno stretto corridoio in pietra, e fatti un paio di passi una statua cadde sul passaggio alle loro spalle.
Martino provò a spostarla, ma era troppo pesante. -L’uscita è bloccata…-
-Non importa, tanto non abbiamo intenzione di scappare.-
Continuarono a muoversi cautamente aspettandosi di trovare qualcuno dietro l’angolo, come aveva fatto Magoss, invece chiunque fosse il proprietario di quell’ala non sembrava intenzionato ad incontrarli, ed aveva persino posto un fascio di energia blu tra due statue per impedire loro di proseguire.
-C’è un altro passaggio da quella parte.- disse Alessandra indicando un’arcata dalla quale usciva della luce, scattando impaziente di superarla.
-Pichu!-
-Aspetta, quanta fretta!-
C’era in gioco il destino di Oblivia, non potevano rallentare, e anche Pichu ukulele la pensava così.
La loro impazienza si rivelò un errore quando oltre il primo gradino non trovarono altro che il vuoto sotto i loro piedi.
-No!-
La caduta durò a malapena una manciata di secondi, il passaggio era stato messo proprio sotto a un sentiero esterno della roccaforte, evitando così il rischio di precipitare in mare, ma era comunque abbastanza alta da causare seri danni.
Quando Alessandra cominciò a rivenire riuscì solo a sentire un acuto fischio e Pichu la chiamava.
-Pichuuuu? Pichu!-
Preso dal panico il Pokémon aveva cominciato a suonare, nella speranza l’amica si risvegliasse, sussultando quando questa aprì gli occhi. -Pichu! Pichu!-
-Va tutto bene…- massaggiandosi la testa avvertì del sangue sulla tempia, ma almeno non aveva nulla di rotto. -Perdonami, sono stata troppo incauta…-
Con qualche giramento di testa riuscì a rialzarsi, sollevando lo sguardo verso l’arcata. -Martino!-
Nessuna risposta, eppure non erano tanto distanti.
-“Sei stata separata da Martino. Cercalo e proseguite insieme.”-
Proprio quello che avrebbero dovuto evitare.
Il sentiero su cui erano caduti era piuttosto piccolo, e c’era solo una porta dalla quale entrare. Superandola Alessandra fece molta attenzione ad eventuali trappole, ma ogni timore si perse alla vista di un gigantesco Pokémon intrappolato in una capsula di vetro.
-Cosa diamine…-
-Pichu?- anche Pichu era visibilmente inorridito, e si avvicinò al vetro sbattendovi le zampe sopra. -Pichu! Pichu-pichu!-
Il Pokémon misterioso era immerso in un liquido rossastro, che a tratti mascherava la pelle violacea, e dei tubi collegati alla bocca gli permettevano di respirare. Perfino nella posizione rattrappita in cui si trovava non aveva dubbi sarebbe stato più alto di lei di almeno un metro, i suoi occhi erano chiusi, come se stesse dormendo.
-Cosa gli stanno facendo?-
Non sembrava ferito, ma non c’era niente di umano in quella scena. Purtroppo il vetro era troppo spesso per romperlo a mani nude, e non c’erano Mosse Pokémon in grado di frantumarlo. La totale assenza di dispositivi in grado di aprire la capsula rendeva chiara l’idea che, senza un comando apposito, non si sarebbe mai aperta, lasciarlo così però le provocava un terribile senso di colpa.
-Torneremo, te lo prometto.-
Usando una scala non molto distante dalla capsula i due si allontanarono, salendo a passi svelti i gradini immersi nell’oscurità. Il tempo passava, ma proprio quando cominciarono a preoccuparsi il soffitto sopra di loro si aprì, riportandoli nella stanza di prima.
-Alessandra?!-
Martino la guardò stupito uscire da un passaggio nascosto sotto una delle statue, che muovendosi disattivò addirittura il congegno impediva loro di procedere, un'altra però, ancora più grande, bloccava la strada neanche un paio di metri più in là.
-Martino! Stai bene?-
-Certo che sto bene! Ma insomma! Come ti viene in mente di cadere così da un momento all’altro? Fai sempre tutto di fretta e poi ti ritrovi nei guai! Fa più attenzione, intesi?-
-Sì, ti chiedo scusa.-
Era comprensibile fosse arrabbiato, dopotutto era stato un bello spavento anche per lei.
-Ah, senti! Subito dopo la caduta sono comparsi degli interruttori.- spiegò il ragazzo indicando dei cerchi gialli nel pavimento. -Che ne pensi? Serviranno a sbloccare il corridoio a destra?-
-Forse. Dopo Magoss mi aspetto di tutto.-
-Proviamo ad attivarne uno? Secondo me, è l’interruttore centrale!-
-Beh, speriamo che tu abbia ragione.-
Potevano solo affidarsi sulla fortuna, non c’erano indizi o altro per capire quale fosse quello giusto. Tenendo le orecchie ben aperte la ragazza si avvicinò al pulsante, sentendo un acuto click seguito dalla comparsa di centinaia di fessure nel pavimento attorno a loro.
Non un buon segno.
-Scusami! Era una trappola!-
Martino riuscì a saltare appena in tempo prima che delle spine lo trafiggessero. Il ritmo con cui comparivano e sparivano non era eccessivo, ma bisognava comunque fare molta attenzione.
-Tranquillo, può capitare a tutti.- rispose la ragazza saltando verso il pulsante in alto.
A dimostrazione delle sue parole una coppia di Electrode infuriati caddero da una botola sul soffitto, costringendola ad una cattura.
Riuscire anche solo a disegnare alcuni cerchi si rivelò fin da subito impossibile, perché i due continuavano a muoversi nello stesso punto alternandosi costantemente nel creare delle scosse elettriche. Solo Pichu ukulele fu in grado di evitare i danni, e con il suo strumento non solo riuscì a calmarli, ma li bloccò sul posto permettendo ad Alessandra di chiudere la cattura.
-Oh, guarda un po’… era una trappola.- disse Mattino sorpreso.
-Già, direi ora non ci sono più dubbi.-
L’interruttore giusto era quello in basso, e infatti appena lo attivarono la statua svanì, liberando un altro interruttore giallo. Le spine purtroppo non erano svanite, ma superarle fu piuttosto facile, anche se concentrandosi solo su di loro Alessandra finì per non accorgersi di un Pokémon bianco che le fluttuava davanti, almeno fino a quando non fu costretta a catturarlo.
Infastidito dallo scontro il Pokémon creò attorno a sé una bufera di neve, ma durò relativamente poco e non provò altri attacchi in seguito. Il suo nome era Froslass, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 4”, “Si circonda di continue tempeste di neve che costringono l’avversario a stare fermo.”.





-Ok, l’interruttore è un po’ in mezzo al sentiero, ma possiamo evitarlo.-
Se non era necessario premerlo era meglio non rischiare di incorrere in qualche altra trappola.
Sarebbe bastato saltarlo, se solo Martino non ce l’avesse spinta proprio sopra.
-Aaah! Oh, scusami tanto. Stavo per cadere e non volendo ho spinto anche te!-
Un gigantesco blocco di roccia cadde a pochi centimetri di distanza da lei, impedendo di proseguire.
-Fantastico…-
Era stato un incidente, però era forte la tentazione di tirare uno schiaffo in testa a Martino.
-Basta un Pokémon con una Mossa Distruzione 4. Per fortuna l’avevo appena catturato.-
Froslass frantumò la roccia senza alcuna difficoltà, aprendo la strada verso un altro corridoio dove un interruttore era in bella vista davanti ai tre.
-Eh? Un altro interruttore? Visto il guaio in cui ti ho messo prima… questa volta vado io.- disse Martino camminando cauto verso l’interruttore, quando lo schiacciò però si crearono soltanto altre file di aculei nel terreno. -Peggio che andar di notte! Scusami tanto!-
I loro movimenti erano molto più complicati, non si muovevano come un blocco unico ma come una scacchiera di cui si muovevano i blocchi a sequenza. Era talmente lungo come tragitto che dal punto in cui si trovavano i Ranger non potevano capire tutto lo schema, perciò furono costretti ad improvvisare, imparando la prima parte e muovendosi non appena la sezione davanti ai tre svanì.
Erano ormai arrivati alla fine, ma era anche il punto di cui non conoscevano il pattern. Purtroppo non c’era tempo per impararlo, e furono costretti ad avanzare sperando di non venire colpiti.
Pichu e Martino arrivarono in fondo senza subire alcun danno, Alessandra invece venne colpita al piede da uno degli aculei, che le perforò il piede e tolse otto punti di energia nello Styler.
-Ah!-
-Alessandra! Va tutto bene? Vuoi tornare indietro?-
-No… andiamo avanti…-
Non potevano ritirarsi, e non sarebbe stato certo più facile. Di fronte a loro c’era solo una scala, e salirne gli alti gradini provocò alla Ranger varie fitte di dolore.
Martino rimase alle sue spalle, lasciandola avanzare, ma quando arrivarono in cima se lo ritrovò proprio di fronte.
-Ah! Ancora qui? Tu non sei Alessandra!-
-Cosa?-
Che stava dicendo? E come aveva fatto a superarla?
Lui d’altro canto sembrava infuriato. -Non ci casco più!-
-Ma non ti ho fatto niente!-
-Non dire sciocchezze! Sei tu che mi hai rinchiuso qui dentro!-
-È vero!-
Quella voce… era la sua! Perfettamente identica a quella di Alessandra, e la persona che aveva parlato non era da meno. Si trattava di una copia perfetta alla ragazza, con tanto di Pichu ukulele, e appena la vita le puntò il dito contro.
-Hai usato uno dei tuoi travestimenti per prendere il mio posto! Hai imbrogliato Martino e l’hai rinchiuso qui dentro!-
-Pichu…-
Martino di fronte a quella scena sentì la testa girargli. -Due Alessandra…?-
-È solo una copia!- cercò di ribattere l’amica, ma nella posizione in cui era non poteva dimostrare di essere quella vera.
-Dall’aspetto è impossibile capire chi stia mentendo! Bisogna ricorrere a un altro stratagemma! Ho trovato! Ci sono cose che solo Alessandra conosce! Voi, che sembrate entrambe essere Alessandra… rispondete alle domande che vi farò. La prima è… Raimondo ha una figlia?-
-Sì.-
-Sì.-
-È stato Otello a costruire la Nave Federativa?-
-Sì.-
-Sì.-
-Willy è snello e attraente.-
Come domanda era un vero colpo basso, ma la copia sembrò titubare e Alessandra fu costretta a rispondere.
-No…-
-Tu sei Alessandra! Hai risposto senza tentennamenti!-
-La prossima volta non fare domande così scomode però…-
-Pichu pichu…-
-Pichu!
-Pichu pi… dittooo…-
Il Pichu della copia si trasformò in un altro Pokémon, dal gelatinoso corpo viola e l’espressione neutrale.
-Era Ditto trasformato in Pichu!- esclamò Martino.
-Eh no, non si fa così.- sbuffò la copia infastidita. -Non ti ho detto che potevi tornare in te.- disse rivolgendosi al Pokémon, camminando verso il centro del terrazzo in cui si trovavano, togliendosi una parrucca e la divisa da Ranger.
-Il travestimento era perfetto. Essere scoperta in un modo così sciocco è davvero un peccato.-
-Vanessa, sei stata tu a rinchiudermi!- disse Martino frustrato.
-Esatto. È stato molto spassoso vederti cadere nella mia messa in scena. È facile imbrogliarti! Avrei potuto divertirmi un altro po’… ma il gioco finisce qui.-
-Hai intenzione di sfidarci con Ditto? Non ci fa certo paura, anzi sembra molto grazioso!- rispose lui spavaldo, Vanessa però sorrise sicura.
-La capacità di trasformazione di Ditto non va sottovalutata. Può assumere la forma, per esempio, di uno dei Pokémon che si evocano tramite un emblema…-
-Cosa?!- esclamò Alessandra stupita. Poteva veramente trasformarsi in tutti quei Pokémon?
Vanessa sembrò molto divertita dalla sua reazione. -E vediamo, cosa ne direste se quei Pokémon diventassero vostri nemici?-
Ditto si lanciò oltre il bordo del parapetto, e al posto suo ritornò Raikou, poi Entei, Suicune, e nuovamente Ditto.
L’idea di uno scontro simile era oltremodo agghiacciante, ma Alessandra non aveva scelta.
Nella sua forma normale il Pokèmon sembrava veramente innocuo, ma non rimase così a lungo e il suo corpo cominciò a brillare di una strana luce giallognola. Quando questa si spense al suo posto era comparso Raikou, o almeno una sua copia.
Purtroppo aveva la sua stessa abilità di generare fulmini e scosse elettriche, e la stessa velocità che lo rendeva un avversario molto difficile da bloccare, tuttavia Vanessa aveva sottovalutato una cosa, ovvero il fatto che lei aveva già battuto gli originali, e conosceva tutte le loro mosse e abilità.
Avere a che fare con un falso Raikou a confronto fu un gioco da ragazzi, e Ditto sembrò notarlo piuttosto in fretta visto tornò alla sua forma originale, trasformandosi stavolta in Entei.
La vista del Pokémon era certamente intimidante, e la portata delle sue fiamme combaciava con quelle reali, ma Alessandra riuscì comunque a procedere nel disegnare quanti più dischi di cattura possibili, arrivando quasi a completare l’intera barra di energia senza venire colpita nonostante il dolore al piede che la rallentava.
Rendendosene conto Ditto sembrò esserne infastidito, e il suo corpo venne avvolto da un’inquietante alone rosso che contagiò anche la barra.
Era infuriato, e si ritrasformò rapidamente in Suicune, non l’ideale da affrontare in quelle condizioni vista la sua rapidità di riflessi, la portata delle colonne d’acqua era notevole e i blocchi di ghiaccio avrebbero potuto impalarla senza alcuna difficoltà, nemmeno loro però riuscirono a proteggerlo dalla musica di Pichu ukuele, che riuscì a calmarlo e a bloccarlo con i suoi fulmini, permettendo ad Alessandra di concludere la cattura.
Lo Styler passò al livello quarantacinque, con due punti in più nell’energia, ora a 109/109, e cinque punti in più nella potenza.
I dati di Ditto si aggiornarono nel Navigatore: “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: /- Nessuna.”, “Si trasforma in Raikou, Entei o Suicune e sferra i loro attacchi.”.





Vanessa poté solo guardare il suo Pokémon fuggire, con un’espressione di profonda amarezza sul viso.
-Perdere non mi si addice… mi sento come se il mio armadio si fosse svuotato di colpo…-
-Non dico che devi smettere di agghindarti e travestirti… ma che ne dici se ne approfittassi per cercare la vera te stessa?- le propose Martino impietosito, accendendo solo la furia della donna.
-Guarda se dei mocciosetti devono farmi la predica!-
Proprio come Magoss anche lei venne avvolta da un portale di luce, lasciandoli soli sul terrazzo.
-Vanessa è sparita! Sarò stato il potere generato dall’armatura d’oro?-
-Forse, quell’armatura è in grado di fare molte cose.-
Come distruggere intere vite.
-Alessandra… scusa se ho dubitato di te. Te lo chiedo un’ultima volta… sei davvero tu?-
-Ma fai sul serio!?- sbottò lei sconcertata, facendolo scoppiare in una fragorosa risata.
-Dai, non prendertela! Stavo scherzando!-

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Capitolo 62
*** Capitolo 62 ***


Nel gigantesco salone principale, un altro frammento della porta si era liberato, unendosi al precedente.
Restava solo un ultimo sigillo da liberare, un ultimo incontro che Pichu ukulele non sembrava così entusiasta di affrontare.
C’erano solo tre passaggi, uno era stato per Magoss, un altro per Vanessa, era chiaro a chi appartenesse l’ultimo. Una persona a cui Cocona aveva voluto bene, Pichu incluso.
-Sei pronto per andare?- chiese Alessandra guardandolo.
-Pichu!-
-Va bene. Ricorda, siamo qui con te.-
Raggiunta la cima delle scale raggiunsero un salone pieno di Pokémon, dove su un balconcino sopraelevato Ascanio li osservava con sguardo truce. Indossava al torace un pezzo di armatura. -Bene, siete arrivati.-
-Ascanio! Dov’è il vostro capo? Dov’è Edo la mente?- gridò Martino, irritando solo l’uomo.
-Anch’io ho una domanda, insolente che non sei altro. Ma non per te, per l’altro Ranger.-
-Mi conosci già Ascanio. Non fingere di non avere mai fatto parte di Cocona.-
Tra tutti forse lui era quello a cui portava più rancore. I bambini del villaggio lo adoravano, volevano essere come lui, e quando era andato ad affrontare i Bricconieri si erano tutti preoccupati.
Come aveva potuto tradirli così?
-Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Allora non ti ho neanche preso in considerazione. Non avrei mai immaginato che mi avresti dato tute queste noie. Altrimenti mi sarei occupato subito di te. Per esempio…- spalancando le braccia fece un movimento simile a quello degli armoliti, e tutti i Pokémon all’interno della stanza presero ad agitarsi. -In questo modo! Se non attivate gli interruttori protetti dai Pokémon non riuscirete a raggiungermi. E se non raggiungete me vuol dire che non arriverete neanche a incontrare Edo la mente.-
Certo della sua vittoria l’uomo si voltò, allontanandosi verso un’altra scalinata e lasciando i tre ad affrontare tutti quei Pokémon. Martino li guardò dispiaciuto. -Sembrano molto agitati. Poverini…-
-Dobbiamo aiutarli.-
C’erano alcuni Pokémon che conoscevano, altri che non avevano mai visto. Uno di questi stava girando costantemente sul posto, simile ad un insetto con delle lame sulle zampe.
Alessandra cercò di avvicinarglisi alle spalle senza che la notasse, ma all’ultimo secondo l’altro si voltò, sferzandola con una delle lame ed aprendole una ferita sul fianco che le tolse sei punti di energia nello Styler.
Anche durante la sua cattura tentativi simili non mancarono, una volta calmato però fu molto più semplice da catturare. Il suo nome era Kabutops, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Taglio 3”, “Fa piovere rocce sull’avversario.”.





Direttamente accanto al punto dove il perimetro di cattura svanì c’era un altro Pokémon, simile ad una montagna di lana blu con una spaventosa bocca affilata al centro, che la Ranger fu costretta ad affrontare immediatamente.
Non era agitato, ma non per questo fu più semplice gestirlo.
Nel primo attimo creò attorno a sé una raffica di foglie, spostandosi poi ad un angolo del perimetro per spargere dei cespugli di rovi in tutta la zona. Fu addirittura in grado di creare delle strane bolle rosate che quando scoppiarono generarono dei fumi velenosi, alla fine però Alessandra riuscì a catturarlo, anche se per poterlo portare con sé dovette liberare Hitmonlee, Leafeon, Roserade, Houndoom ed Electivire.
Il suo nome era Tangrowth, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Distruzione 3”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Appena il Pokémon si spostò rivelò sotto di sé uno degli interruttori, che subito la ragazza schiacciò, preparandosi ad affrontare il prossimo Pokémon.
Questo aveva un corpo blu fluttuante con un gigantesco naso rosso e dei baffoni neri. Faceva roteare tre strane zampette separate dal corpo attorno a sé, riuscendo a far cadere dal soffitto dei blocchi di roccia e generando delle gigantesche sfere nere, con l’aiuto di Pichu ukulele però non fu nulla di troppo arduo da catturare.
Il suo nome era Probopass, “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Azione 3”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.





Anche lui era seduto sopra qualcosa, ma non aveva l’aria di essere un interruttore, e non si attivò quando ci passarono sopra.
Ormai erano rimasti pochi Pokémon ancora sconosciuti e che sembravano coprire un interruttore, l’ultimo era uno dall’aspetto simile ad un lottatore di sumo gigante, che appena la ragazza si avvicinò per cominciare la cattura sbatté i piedi a terra scattando in avanti in una carica colossale, tuttavia visti i suoi movimenti lenti fu il più semplice tra tutti da catturare.
Il suo nome era Hariyama, “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 4”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.





Quando anche questo interruttore fu liberato e la ragazza vi passò sopra lo strano quadrato verde al centro coperto prima da Probopass si illuminò, e fu abbastanza chiaro di cosa si trattasse.
Era uno degli stessi pannelli che avevano usato con Magoss. I loro dubbi furono confermati non appena, sfiorandolo, vennero trasportati sul balconcino dal quale Ascanio era fuggito, e percorsa anche quella scalinata lo ritrovarono in un terrazzo simile a quello degli altri due.
-Davvero lodevole. Oltre a essere giovani, avete anche coraggio e acume. Lo ammetto. Ma cosa ne dite della forza? Quello che alla fine conta davvero è solo la potenza. L’ho imparato a mie spese quando facevo il wrestler. E ora vi metterò alla prova.-
Allontanandosi di quale passo ripeté i movimenti di prima, evocando dall’alto un gigantesco Pokémon robotico dal corpo bianco e giallo, con del muschio che gli ricopriva alcuni punti sulle spalle e sulle gambe.
Martino riconoscendolo spalancò gli occhi dallo stupore. -Regigigas?! Un Pokémon che è stato rinchiuso per secoli… com’è possibile?!-
-Pichu!- addirittura Pichu fu intimorito dalla stazza dell’altro, che toccava quasi il soffitto.
Ascanio li guardò sorridendo fiero del proprio Pokémon. -Noi Sorsisti abbiamo conquistato la potenza infinita dell’armatura d’oro. Non pensate di potervi opporre a questo immenso potere. Regigigas! Dimostraglielo tu!-
Ad ogni suo passo delle onde d’urto si formavano sotto i suoi piedi, riuscire a catturarlo in queste condizioni sembrava impossibile. L’unico istante in cui le dava la possibilità di disegnare qualche linea di cattura era poco prima dei suoi attacchi, andando avanti così però Oblivia sarebbe stata distrutta prima di concludere la lotta.
Sperando la lunghezza della linea fosse sufficiente, Alessandra si azzardò a disegnare dei cerchi mentre camminava, riuscendo effettivamente in alcuni momenti a proseguire, ma la difficoltà della cosa si rivelò fin da subito e la linea si spezzò a causa di una delle onde d’urto, togliendo alla ragazza tre punti nello Styler e sbalzando il suo corpo a terra.
Regigigas ne approfittò per attaccarla con un pugno che generò una nuvola di fiamme, e con il piede che le rallentava i movimenti Alessandra riuscì ad allontanarsi appena in tempo prima di venire travolta.
L’attacco successivo almeno fu molto più semplice da evitare, bastò sistemarsi alle spalle del Pokémon che lanciò contro la metà rimasta del perimetro un raggio d’energia arancione.
Regigigas non sembrò apprezzare il gesto della ragazza, e la sua furia si palesò sotto forma di un’aurea rossastra.
I suoi movimenti incredibilmente si fecero più veloci e pesanti, impedendole completamente di tentare di disegnare dei cerchi come aveva fatto fino ad ora. Vedendo la scena e l’amica in difficoltà Pichu ukulele si lanciò al centro del perimetro, pronta ad aiutarla, suonando con tutte le sue forze e tutte le emozioni che aveva nel cuore.
Il livello di Regigigas colò a picco all’istante, calmandolo completamente sotto lo sguardo sbalordito di Alessandra, che poté tornare a disegnare i dischi di cattura. Ormai erano vicinissimi alla conclusione della lotta, ed anche se Regigigas riuscì a rompere la linea altre due volte, togliendole sei punti di energia e sbalzandola contro il muro del perimetro, Pichu ukulele tornò ad aiutarla appena in tempo, permettendole di chiuderla senza altri danni.
Lo Styler passò al livello quarantasei, con due punti in più di energia e cinque di potenza, arrivando a 111/111, e il Navigatore aggiornò le informazioni del Pokémon con “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Nessuna /-“, “Lancia raggi potentissimi e onde d’urto camminando.”.





Di fronte alla propria sconfitta Ascanio riuscì a malapena a parlare. -N… non è possibile…-
-Fai troppo affidamento sulla forza! Ora l’hai capito a tue spese, non è così?- lo provocò Martino.
-Insolente.-
Pichu ukulele lo guardava con una grande delusione negli occhi, e l’uomo sembrava averlo notato.
-Ascanio, ne è valsa veramente la pena? Tutti gli abitanti di Cocona… ti volevano bene.-
L’altro non rispose, voltandosi e lasciando che un portale lo portasse via, lontano da quella scomoda verità e dal senso di colpa.

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Capitolo 63
*** Capitolo 63 ***


Nel salone principale, l’ultimo pezzo del passaggio si illuminò rivelando la parte restante del grafema, un intrigo di triangoli luminosi che attraversavano la roccia.
Una volta tornati Alessandra si avvicinò attivando la modalità grafema dello Styler, disegnando il segno con estrema attenzione.
Riuscirci richiese un paio di tentativi, ma alla fine la luce del simbolo ricoprì l’intera porta, svanendo dopo qualche istante permettendole di ritirarsi in un meccanismo nascosto della parete.
Ora davanti a loro c’era solo un’altissima scalinata.
-Si è aperto!- esclamò Martino, con Patty che saltò al collo dell’amica.
-Fantastico!-
-Finalmente possiamo procedere!-
-Io aspetto papà! I suo ritardo mi preoccupa.- ammise la ragazzina, abbassando lo sguardo.
-Senti, Patty. Non muoverti da qui finché non arriva Raimondo. Su questo piano non dovrebbero esserci più pericoli.-
In teoria Martino aveva ragione, ma Alessandra non era comunque felice dell’idea. Purtroppo il tempo non era dalla loro parte, e non potevano mettersi a cercare il padre, Patty però annuì serena. -Non preoccupatevi! E voi due, non abbassate la guardia, eh!-
-Puoi contarci.-
Voltandosi Alessandra condusse il gruppo lungo la scalinata, percorrendola contando ogni passo.
Erano ormai alla fine di quell’avventura, Edo era vicino, ed avrebbe pagato per tutto il male che aveva fatto.
Una volta in cima non trovarono armoliti ad attenderli, solo un’arcata lasciata aperta per loro.
-Questo sembra l’ultimo piano della roccaforte. Sei pronta?- chiese Martino guardandola.
-Sì.-
Lo erano da quando avevano messo piede lì dentro, nulla poteva più fermarli.
Davanti a loro si aprì un immenso terrazzo lungo le cui colonne confluivano le venatura rossastre avevano già visto lungo i vari piani. Il cielo si stagliava attorno ai tre nel suo splendore, e ad ammirarlo assieme a loro c’era Edo, che almeno per il momento diede loro le spalle.
-Alla fine siete arrivati fin qui, Pokémon Ranger!-
-Edo la mente! E qui finiscono anche le tue ambizioni! Arrenditi senza fare storie!- lo intimò Martino, ma l’uomo si voltò scuotendo il capo.
-Le mie ambizioni proprio ora stanno per realizzarsi. Oblivia… anzi il mondo intero si prostrerà ai miei piedi. Il momento è vicino.-
-Edo… non eri tu il medico tanto amato dalla gente di Oblivia? Era solo una facciata?- Alessandra lo guardò negli occhi alla ricerca di un barlume di speranza, di una sorta di rimpianto per le sue azioni, ma non trovò altro che oscurità.
-Quella parte di me esiste ancora. Da giovane volevo diventare medico. Passavo le mie giornate a progettare crimini, per cui volevo trovare un equilibrio facendo qualcosa di buono. Ma quando c’è una predisposizione al male, prima o poi ha il sopravvento.-
-Ti sbagli, siamo solo noi a scegliere chi essere.-
-Ormai non ha più importanza. Grazie ai miei pazienti più anziani, ho messo insieme le parti di varie leggende. Loro conoscevano il mito dell’immortalità tramandato a Oblivia e lo deridevano. Ma io ho capito che quello era proprio ciò che desideravo dal profondo del mio cuore.- rispose l’uomo socchiudendo gli occhi, rivedendo quei giorni lontani. -Nella mia vita ho collezionato ogni tipo di tesoro. Ma rimangono due cose che voglio assolutamente fare mie. Uno è il mondo stesso. l’altra… è l’immortalità. E questo è quanto.-
-Ma è assurdo! Sei un vero egoista!- urlò Martino.
-No, non è egoismo. Il mondo che ho intenzione di realizzare sarà meraviglioso. Pokémon ed esseri umani vivranno in pace e armonia. E il Sovrano che creerà un tale mondo… vivrà in eterno. E prima o poi, troverò il modo di dare anche alle persone che mi rispettano il premio dell’immortalità. Non è forse questo tipo di mondo che gli uomini desiderano dall’antichità? Un mondo ideale!-
-Ti sbagli, Edo la mente!-
-Chi è?!-
Alle spalle dei Ranger Raimondo e Patty correvano nella loro direzione per raggiungerli, fermandosi accanto ai tre pronti a fronteggiare Edo.
-Stammi a sentire, Edo. Gli esseri umani, proprio perché hanno un tempo limitato, vivono la loro vita intensamente. A volte ridono, a volte piangono… si entusiasmano, amano… si occupano dei loro figli…- disse l’uomo prendendo per mano sua figlia, che lo guardò commossa.
-Papà…-
-Si impegnano per lasciare alle generazioni future qualcosa di prezioso. Per questo vivono pienamente il presente. Edo la mente, dimmi… secondo te, il Sovrano che un tempo ha ottenuto l’immortalità è ancora vivo? Se così fosse, perché l’armatura d’oro la stai indossando tu adesso? Il Sovrano si è stancato dell’immortalità e per questo si è liberato dell’armatura. Non è così?-
Alla domanda dell’uomo Edo serrò le labbra. -Raimondo… permettimi di obbiettare. Forse il dono dell’immortalità era troppo pesante da sostenere per quel Sovrano. È questa la verità. Ma io sono diverso. Ho preso la mia decisione dopo aver riflettuto a lungo osservando il mare di Oblivia. Se non a parole, vi mostrerò la mia fermezza con i fatti.-
Con un semplice gesto l’uomo abbassò l’elmo dell’armatura sul proprio volto, coprendolo definitivamente.
Davanti a loro non c’era più Edo, ma un semplice vecchio soggiogato dall’idea di potere sfuggire alla morte, a qualsiasi prezzo.
In un gesto molto simile a quello degli armoliti Edo evocò uno strano alone violaceo, dal quale qualcosa lentamente emerse.
Alessandra riconobbe immediatamente il Pokémon che aveva visto intrappolato in un cilindro di vetro alcuni piani più in basso, ed ora era completamente sveglio e li fissava con i suoi piccoli occhi viola in attesa di ordini.
Il viso di Raimondo si rabbuiò all’istante. -Il Pokémon leggendario… Mewtwo?!-
Da sotto l’armatura Edo emise una roca risata. -Mi occuperò del primo compito da Sovrano. Per poter conquistare un mondo ideale… dovrò innanzitutto eliminare quelli che si ribellano ai miei voleri! Mewtwo, avanti!-
-Non te lo permetterò!-
Scattando davanti ai suoi amici Alessandra attivò il proprio Styler pronta a proteggerli, dirottando un attacco del Pokémon che aveva creato una strana sfera di energia violacea.
La cattura si attivò all’istante, ed aprendo i palmi verso di lei Mewtwo generò delle raffiche si sfere di energia dalla velocità sorprendente. La ragazza riuscì ad evitarle rotolando sul fianco, procedendo a disegnare immediatamente dei cerchi attorno all’altro, aumentando rapidamente il livello dei sentimenti trasmessi.
Nel tentativo di fermarla Mewtwo le lanciò contro un raggio d’energia arancione, che una volta evitato diede tutto il tempo alla Ranger di caricare al massimo il proprio Styler e di usarlo contro di lui. Mewtwo sembrò infastidito dai suoi costanti fallimenti, e creò delle piccole sfere che cominciarono a volteggiare attorno al suo corpo, impedendo alla ragazza di avvicinarsi.
Il fatto che fosse in grado di teletrasportarsi rese l’evitare quei colpi ancora più pericoloso, ma almeno nelle condizioni in cui era il livello della rabbia poteva solo scendere senza farle perdere i risultati ottenuti.
Pichu ukulele arrivò in soccorso dell’amica, e anche se i suoi fulmini non ebbero alcun effetto su Mewtwo almeno aveva ridotto la sua rabbia.
Purtroppo quest’ultimo continuava a muoversi esclusivamente ai bordi del perimetro, impedendo ad Alessandra di agire ed attaccandola costantemente con delle raffiche di sfere ancora più numerose. Una di queste la colpì in pieno petto, provocandole una fitta lancinante che quasi la costrinse a terra, nonostante le tolse solo un punto di energia.
Quella era la forza di un Pokémon leggendario, non c’erano dubbi.
Riuscire ad annullare la rabbia di Mewtwo fu un’impresa titanica che richiese tutte le forze della Ranger, ma nonostante questo le sfere non svanirono, costringendola ora che aveva molto da perdere ad azzardare nel disegnare i Dischi di cattura in ogni momento possibile.
Gli attacchi di Mewtwo ormai si concentravano esclusivamente sulla creazione di potenti raggi laser, il cui utilizzo sembrarono consumare molta energia visto i suoi scatti diminuirono e le dannate sfere sparirono.
All’istante Alessandra si armò con tutte le forze rimastele per concludere rapidamente la cattura, ignorando tutto il dolore perfino quando la Linea di cattura si ruppe più volte a causa degli attacchi del Pokémon, il cui male intenso che le infliggeva non combaciava assolutamente con i minimi livelli di energia persa.
Quando finalmente la sfera rosata avvolse Mewtwo la ragazza consentì al proprio corpo di percepire tutta la fatica e di accasciarsi a terra.
Il Navigatore aggiorno i dati del Pokémon con: “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Potere Psico 1”, “Attacca sparando potenti raggi e sfere energetiche.”.





Alla sconfitta del Pokémon leggendario Edo fece qualche passo indietro pericolosamente vicino a bordo del terrazzo.
-A… assurdo… non può finire così!-
-A ribellarci non siamo solo noi. Mentre Alessandra e Mewtwo lottavano, mi è sembrato di sentire delle voci.- disse Martino guardando l’uomo negli occhi. -Era l’incoraggiamento da parte della gente di Oblivia.-
-Capisco… allora facciamo in modo di ascoltare davvero le voci della gente di Oblivia. Saranno piuttosto grida di dolore, però.- ringhiò Edo furente.
-Cosa vuoi dire?!-
-Lo vedrete subito.-
Chiudendo gli occhi Edo spalancò le braccia radunando dentro si sé l’energia della roccaforte, la cui linfa rossastra vibrò di un’intensa luce sotto gli occhi terrorizzati dei presenti.
Si udì un’improvvisa scossa, poi tutto tacque.
-Edo la mente. Che cosa hai fatto?!- gridò Martino confuso.
L’uomo lo guardò con uno spietato sorriso. -Ho pensato di riservare anche a Regiobaleno… lo stesso destino di Dolcegoccia.-
-Cosa?! Edo, smettila subito con queste pazzie!-
-Troppo tardi. Il cannone al gigaplasma ha cominciato ad accumulare energia.-
Alessandra era ancora in ginocchio, pallida in volto. Non poteva essere vero, dopo tutto quello che avevano fatto, altre vite sarebbero state distrutte?
Realizzando ciò che questo avrebbe significato gli occhi di Patty si riempirono di lacrime. -Mamma! Mia madre è a Regiobaleno!-
-Patty!-
Martino riuscì ad afferrarla prima che si avvicinasse troppo al bordo. Raimondo la raggiunse stringendola a sé in un abbraccio.
-Non preoccuparti, Patty. Andrà tutto bene. Regiobaleno non sarà distrutta.-
Parlava con un tono incredibilmente sereno, e nuovamente Edo ne fu chiaramente infastidito.
-Stammi a sentire, Raimondo. Mi sembra che sottovaluti troppo il cannone al gigaplasma.-
-Sentimi tu, Edo la mente. Ho fatto in modo che quel cannone fosse inutilizzabile. Ho usato una nuova invenzione di mia figlia.-
Un sorriso di trionfo si dipinse sul volto di Raimondo, mentre quello di Edo divenne una smorfia di rabbia.
-Co… cosa?! Era questa l’esplosione che si è sentita poco fa?!-
-L’invenzione di Patty ha salvato non solo Lucia, ma tutti gli abitanti di Regiobaleno.- rispose l’altro con un sorriso, trasformando le lacrime di paure della figlia in lacrime di gioia.
-Papà!-
-D… dove sono gli altri?!- sbraitò Edo guardandosi attorno. -Ascanio! Magoss! Vanessa! Devo indossare tutti i pezzi di armatura che ho dato agli altri. Solo così sarò invincibile!-
Una macabra risata interruppe le grida dell’uomo.
-Povero Edo.-
-C… chi è?!-
La domanda di Martino trovò presto risposta quando un portale si aprì davanti a loro, e Occhioviola comparve con un sorriso di scherno. -Ah ah ah, che cos’è? Una recita scolastica?-
Edo tra tutti sembrava il più stupito. -Occhioviola!-
-Non ti rassegni, eh?- disse Martino sfidandolo con lo sguardo.
-Proprio come voi, Ranger. Che rimbambito che sei, Edo. Ma hai detto una cosa giusta. Indossando tutti i pezzi dell’armatura d’oro, si diventa davvero invincibili.-
-Che cosa vorresti dire?-
-Ho qualche nozione di archeologia, come sapete. Dopo il nostro ultimo incontro, ho passato il tempo a leggere dei vecchi libri. E ho capito una cosa importante. una cosa che ora mostrerò a tutti voi.-
Con uno schiocco di dita Occhioviola riuscì ad aprire un altro portale, facendo cadere davanti ai suoi piedi i pezzi dell’armatura dorata degli altri Sorsisti.
-Cosa?! I pezzi dell’armatura d’oro!- esclamò Raimondo.
Il volto di Edo ormai era livido di rabbia. -Mascalzone! Cosa hai fatto a Vanessa e agli altri?!-
-Quei rincitrulliti? A dire il vero, rubargli i pezzi dell’armatura è stato facile.-
-Tu sei al nostro servizio! O te lo sei dimenticato?-
-Ah ah ah… troppo tardi per recriminare. Sei tu, Edo, che mi hai licenziato.- l’espressione di Occhioviola si indurì di colpo, tornando serena come se nulla fosse. -Bene, manca solo che mi impossessi della tua armatura.-
-Sco… scordatelo! Non l’avrai mai!-
Edo tentò di aggrapparsi disperatamente all’armatura, ma sembrava essere in difficoltà. Era già stato sconfitto da Alessandra, e racimolare le energie per il cannone sembrava avergli tolto molte forze.
Occhioviola si inginocchiò indossando un pezzo dell’armatura. -Ah ah ah… ti mostrerò il modo più appropriato di usare questo guanto d’oro.-
-Che vuoi fare?!-
Trascorse a malapena un istante, appena l’uomo schioccò le dita una luce bianca accecò i presenti, poi l’intera armatura fu addosso ad Occhioviola.
-Il vero sovrano eletto per l’armatura d’oro… sono io, Occhioviola!-  la grottesca risata dell’uomo riempì il cielo intero, mentre i Ranger guardavano impotenti la scena di fronte ai loro occhi, Occhioviola tuttavia guardò solo il suo ex capo. -Senti, Edo. Non credere che io non ti stimi. Che ne dici di mettere tutte le tue esperienze al mio servizio? Potrei anche nominarti mio aiutante.-
Nonostante cercasse di mantenersi serio era evidente che l’idea lo divertisse molto, e l’altro ne fu oltraggiato. -Non dire sciocchezze!-
-Pensaci con calma…-
Con un ultimo sorriso Occhioviola si calò l’elmo sul viso, proprio come aveva fatto Edo, solo che stavolta l’intera armatura rispose in maniera diversa al suo nuovo padrone, illuminandolo di un’aura viola.
-Devo dire… che quest’armatura d’oro mi sta a pennello.- la luce attorno al suo corpo si intensifico, mutando colore. -Mi sento riempire di forza. La spartirò con Mewtwo.-
Alzando la mano verso il Pokémon l’aura che circondava l’uomo avvolse anche il suo corpo. Gli occhi di Mewtwo divennero vitrei e l’espressione feroce.
-Si mette male… sta trasmettendo energia a Mewtwo!- disse Raimondo facendo un passo indietro, tenendo la figlia dietro di sé.
Edo osservava la scena stringendo i pugni. -L’armatura d’oro doveva essere mia…-
-Su, Edo. Ti libererò dal dispiacere che provi in questo momento. Me ne occuperò in collaborazione con Mewtwo!-
L’uomo alzò entrambe le mani, e il Pokémon seguì lo stesso movimento, generando una sinistra sfera di energia dietro di sé.
Atterrito Edo tentò di fuggire, ma fu tutto inutile. -NOO!-
-Fermo, Mewtwo!-
-Papà!-
Nonostante tutto quello che aveva fatto, Raimondo si lanciò contro Edo tentando di proteggerlo. La sfera colpì entrambi, assorbendo i loro copri e svanendo nel nulla.
-Raimondo!- Martino tentò di afferrargli la mano prima che scomparisse del tutto, ma non rimase nulla di loro. -Perché…? Perché doveva andare così!-
-Pa… papà?-
-Resta qui Patty!- Alessandra abbracciò la bambina impedendole di avvicinarsi, accarezzandole la schiena sentendola singhiozzare contro la sua spalla. -Occhioviola, sei un mostro!-
-Colpa sua che si è intromesso. Ma in questo modo mi ha risparmiato un sacco di fastidi.-
-Dov’è mio padre?!- gridò Patty in lacrime.
-Cosa vuoi che ne sappia? Dovresti chiedere a Mewtwo.- nella voce dell’uomo c’era una chiara vena di divertimento, che lo rese ancora più mostruoso.
-N… non è possibile…-
-E ora… tocca a voi. Avete un’ultima cosa da dire? Volendo, potrei riferire il vostro messaggio alla Federazione Ranger. Anche se questa Federazione scomparirà presto nel mondo da me governato.-
-Sarete anche tutti Bricconieri, ma tu sei molto diverso da Occhiorosso e Occhioblu! Non la passerai liscia!- gridò Martino.
-Allora, mi sembra di capire che queste siano le vostre ultime parole. Benissimo, cominciamo.-
-No!-
Mewtwo stava per attaccare, ma Alessandra gli si lanciò contro costringendolo ad una cattura.
Il suo corpo era distrutto dalla fatica e dalle ferite subite fino ad ora, ma era l’unica occasione che avevano per fermarlo.
La potenza del Pokémon era quintuplicata, l’aura viola lo avvolgeva costantemente come se la forza trasmessa dall’armatura riuscisse a malapena a stare dentro di lui. La velocità degli attacchi era aumentata e non solo la portata delle sfere era più ampia, ma riuscì addirittura a generare dei cloni che sparendo ne producevano altre.
Solo i primi trenta secondi della lotta furono un vero inferno per la ragazza, che provando a disegnare dei cerchi attorno al Pokémon scoprì l’aura fungeva anche da protezione, e al minimo tocco distrusse la linea togliendole un punto nell’energia, facendole bruciare le mani.
Con l’aiuto di Pichu ukulele riuscì a migliorare un poco la sua situazione, Mewtwo però fu chiaramente infastidito dalla cosa e lo stato della barra dei sentimenti si alterò nuovamente. Nei suoi occhi si leggeva un forte odio per la Ranger, e creò una tempesta di raggi di energia che le cadde addosso, minacciando di colpirla ad ogni angolo.
Visti i suoi scatti improvvisi Alessandra non aveva modo di proseguire troppo a lungo nel disegnare le Linee di cattura, e purtroppo doveva concentrarsi su così tante cose allo stesso tempo che non aveva notato Mewtwo aveva creato alle sue spalle delle copie, almeno fino a quando svanendo queste non la colpirono con delle sfere di energia, togliendole sette punti e ferendola alla schiena.
L’energia dello Styler si era ridotta a 100/111, ed erano solo a metà strada per calmarlo.
L’aura viola ruppe la line altre due volte, ma Pichu ukulele riuscì ad intervenire in aiuto dell’amica, riportando la situazione alla normalità.
Ormai avevano raggiunto la metà della barra di energia, e questo costrinse la Ranger ad azzardare nei movimenti, per evitare che calasse esponenzialmente. Più volte subì dei danni a causa dell’aura viola, ed i raggi che Mewtwo faceva cadere dal cielo ora non si muovevano più in ordine sparso, ma si riunivano in punti specifici ed in grosse colonne che colsero la ragazza alla sprovvista. L’intero braccio destro venne colpito, e nonostante furono solo sei i punti le tolse lei non riusciva quasi più a muoverlo. La pelle bruciava, ma non sentiva altro.
Un moto di terrore si impadronì del suo corpo, ed il desiderio di fuggire fu quasi insormontabile, poi sentì qualcosa attorno a sé, le voci che Martino aveva sentito prima.
Appartenevano a tutti i loro amici di Oblivia, alle persone che avevano difeso, che li avevano aiutati, e che ora mettevano nelle loro mani il destino dell’intera regione, anzi, del mondo.
Gridavano tutte il suo nome, incitandola pronti a credere in lei fino alla fine.
Calde lacrime cominciarono a rigarle le guance, non poteva abbandonare i suoi amici in quel modo. Li avrebbe protetti, costi quel che costi.
-Mewtwo, ti prego, fermati. Non li senti anche te?-
Qualcosa cambiò nello sguardo del Pokèmon, l’energia che li avvolgeva vibrò svanendo per un istante, ritornando però rapidamente macchiandogli l’iride di viola.
Alessandra vide il suo corpo tremare, come se stesse combattendo contro sé stesso. -A… iutami.-
A quelle parole il corpo della Ranger si mosse da solo, se la mano destra non era più utilizzabile allora avrebbe usato la sinistra. Fu un po’ difficile disegnare dei cerchi in quel modo, ma Mewtwo rimase fermo per il tempo sufficiente a permetterle di terminare la cattura, e quando la sfera rosata prese a circondarlo chinò il capo come a ringraziarla.
Lo Styler avanzò al livello quarantasette, con due punti in più di energia e cinque di potenza, le ferite che aveva riportato però rimasero.
L’energia che l’armatura d’oro aveva concesso a Mewtwo svanì, e il Pokémon poté fuggire prima di cadere nuovamente vittima dell’influsso di quella mostruosità.
-Dev’esserci un errore…-
Occhioviola era senza parole, e la sua sorpresa si trasformò in orrore quando i quattro pezzi di armatura si staccarono dal suo corpo, volando lontano dal loro ex-padrone.
-No!- l’uomo cercò di raggiungerli, ma era troppo tardi. Ormai quel potere non era più tra le sue mani. -Tu… voi… cosa avete fatto…?-
La calma che lo contraddistingueva era completamente svanita, i capelli scomposti e lo sguardo furente lo rendevano più simile ad una bestia, ma nessuno aveva più paura.
-Meglio così. L’armatura d’oro è all’origine della catastrofe.- disse Martino sostenendo Alessandra, che guardò Occhioviola seria.
-Hai perso.-
La dichiarazione sembrò colpire l’uomo come un pugno in pieno petto, ed accasciandosi questo tenne lo sguardo perso davanti a sé. -È la fine… la fine di tutto. Capite bene cosa significa?- nella disperazione sul suo volto comparve un piccolo sorriso. -Che è anche la vostra fine.-
-Che vuoi dire?!- prima che Occhioviola potesse rispondere a Martino, l’intera roccaforte fu scossa da un tremore. -Cosa?! Aiuto!-
Un orribile sensazione di vuoto percorse i presenti, mentre l’intero edificio precipitava nel vuoto sottostante.
-La roccaforte sta precipitando!- esclamò il ragazzo cercando di reggersi in piedi.
-Cosa sono quelle facce sorprese? Secondo voi cosa succede se scompare l’armatura che controlla la roccaforte? precipita, no? Mi sembra logico.- Occhoiviola parlava sereno, senza la minima paura al contrario degli altri. -La lotta tra Ranger e Bricconieri è stata lunga… e finisce in parità. Potremo continuarla in un’altra vita. Ah ah ah…-
Gli occhi dell’uomo si fecero bianchi, e privato di ogni forza rimasta Occhioviola si accasciò a terra, scivolando a causa della caduta verso il bordo.
-No!-
Non importava quanto fosse malvagio, Alessandra non aveva intenzione di lasciarlo morire così, ma il suo corpo non aveva più energie e non arrivò in tempo. Occhioviola cadde oltre il bordo, nel mare sottostante.
-Se questa gigantesca costruzione precipita in mare, provocherà un’onda così grande da inondare completamente Oblivia.- disse Patty cercando di aggrapparsi ad una colonna vicina.
-Patty! È vero quello che dici?-
-Si è mai sbagliata?- protestò Alessandra.
-Non scherzerei di certo in un momento simile!-
-“Bz-bzzz… cr… crrr… bz-bz-bzzz… mi senti?”-
Lo Styler di Alessandra cercò di trasmettere un messaggio, ma il segnale non funzionava.
-Stanno chiamando alla radio. La comunicazione è disturbata!- disse Martino cercando di sistemarla, quando Patty le afferrò il polso.
-Da’ qua!- con sé aveva il suo fidato cacciavite, e si affrettò ad aprire il marchingegno. -Lo Styler è danneggiato. Dev’essere stata l’energia di Mewtwo. Qui facciamo così… questo invece va qua… e poi… ah, già! Basta collegare questo a…-
Era incredibile come nonostante le lacrime e gli scossoni attorno riuscisse comunque a lavorare, ed il segnare cominciò a diventare più nitido.
-“Bz-bzzz… sono Lucia! State tutti bene? Rispondete!-
-Lucia!-
-Mamma! In un posto alto… per esempio… Monte Latra! Rifugiati subito sul Monte Latra!- gridò Patty a pieni polmoni, pregando la capisse.
-“Ho sentito tutto quello che dicevate! Calmatevi e ascoltatemi! Ho capito un’altra cosa importante! un’indicazione precisa! L’Eroe di Oblivia sfruttò la forza dell’arcobaleno per circondare la roccaforte che aveva perso energia. E l’arcobaleno è…”-
-Ho-Oh!- esclamò Martino.
-“Esatto! Se riuscirete a evocare Ho-Oh, sia voi che tutti noi a Oblivia saremo salvi!”-
-Evocare Ho-Oh?! Non è possibile, non abbiamo neanche il calice arcobaleno!- ribatté Martino.
-“Alessandra! ricordi quando hai catturato Ho-Oh? È comparso un emblema come nel caso di Raikou e degli altri?”-
-Sì! Sì è così!-
-Ma allora… possiamo evocare Ho-Oh con il grafema del Ranger? Alessandra! Andiamo in un punto da cui si veda il cielo! Grazie, Lucia!-
C’era solo un'unica scala che conduceva al tetto, percorrerla però in quelle condizioni fu incredibilmente difficile per la ragazza. Una volta in cima Martino l’afferrò per le spalle, aiutandola a reggersi.
-Il destino di Oblivia è nelle tue mani, Alessandra! con molta calma, traccia il grafema del Ranger!-
-Sì.-
Nuovamente fu costretta ad usare il braccio sinistro, la mano le tremava terribilmente, ma riuscì comunque a disegnare il grafema davanti a sé, e il grido di Ho-Oh si sentì subito in lontananza.
Come la prima volta che l’avevano incontrato il Pokémon volò verso di loro, fermandosi a pochi metri di distanza.
-Ho-Oh! Sei venuto davvero! Salvaci, ti prego!-
-Hoooo-ooooh!-
-Pichu pichu!-
Alla richiesta di Alessandra Ho-Oh si allontanò dalla roccaforte, volando attorno ad essa più e più volte lasciando che l’arcobaleno emesso dalla sua luce l’avvolgesse completamente.
La caduta cominciò a rallentare, ma erano ormai troppo vicini all’acqua, e l’impatto fu tremendo.

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Capitolo 64
*** Capitolo 64 ***


-Uuugh, la mia testa…-
Patty fu la prima a riaprire gli occhi dopo la caduta della roccaforte, gli occhiali si erano miracolosamente salvati nonostante l’urto e sembrava stare bene. Anche Pichu ukulele, poco distante, si risvegliò senza troppe difficoltà.
Solo Alessandra e Martino alle loro spalle erano ancora privi di sensi.
-Oh no!-
-Pichu!-
-Ragazzi, svegliatevi!-
Patty era un genio dell’elettronica, non un medico, e ritrovarsi sperduti in mezzo al mare di Oblivia non aiutava certo la cosa. Fortunatamente anche i due Ranger lentamente riaprirono gli occhi, riprendendosi.
-Siamo… salvi, vero?- chiese Martino titubante.
Alessandra lo guardò, cercando di muovere il braccio. A malapena lo sentiva, ma erano vivi. -Sì.-
-La roccaforte si è dolcemente posata sulla superficie del mare. È stato tutto merio di Ho-Oh che ha circondato la roccaforte con l’arcobaleno… mi è sembrato di vivere un sogno.-
-Grazie a Ho-Oh, non si è prodotta nessuna onda. Però… il mio papà…- gli occhi di Patty tornarono a riempirsi di lacrime.
Avevano salvato Oblivia, ma Raimondo ed Edo erano spariti.
-Patty…- Martino cercò di rincuorarla, quando qualcosa attirò l’attenzione di Pichu ukulele.
-Pichuuu!-
-Cos’è questo rumore?-
Una sfera di energia viola, identica a quella creata da Mewtwo, cominciò a formarsi a pochi metri da loro.
Martino immediatamente si mise davanti a Patty per proteggerla. -Un attacco di Mewtwo?!-
No, era qualcosa di diverso, una figura stava cominciando ad emergere dalle tenebre, qualcuno che i quattro conoscevano molto bene.
-Raimondo!-
-Pa… papà!-
Incredula la ragazza si lanciò verso l’uomo, che l’abbracciò dolcemente. -Patty… va tutto bene. mi dispiace di averti fatto stare in pensiero.-
-Cos’è successo? Credevamo fossi…- Alessandra non ebbe la forza di terminare la frase, ma non servì.
-All’improvviso mi sono ritrovato in un posto buio. Non sapevo cosa fare, ero disperato. Ma poi è ricomparso Mewtwo.-
-Mewtwo?!- disse Patty stupita.
-Sì, proprio lui. Mewtwo ha avvolto separatamente me e Edo in una luce violacea… non chiedetemi come, ma a un certo punto mi sono ritrovato qui con voi. Forse Edo… è stato inviato da un’altra parte. non credo potrà mai rimettere piede qui a Oblivia. E probabilmente lui stesso non ha motivo di farlo.-
-Senti, papà… perché hai protetto il capo dei nemici? Non se lo meritava.-
-A dire la verità, non lo so neanch’io. Di colpo mi sono ritrovato davanti a Edo.-
-Forse perché quando faceva il medico era una brava persona?- ipotizzò la figlia.
-Mmh… a pensarci bene… devo aver percepito una richiesta di aiuto che veniva dall’animo dello stesso Edo.-
-Con il tuo gesto, Raimondo, hai rischiato tanto.- lo rimproverò Martino. -Però, allo stesso tempo, hai fatto una bellissima figura.-
-Io non ci trovo niente di bello!- protestò Patty.
-Hai ragione Patty, scusami…-
-Non so che farmene delle tue scuse…- sbuffò la ragazza incrociando le braccia, mentre Martino aveva un’espressione mortificata. -… scherzavo, dai!-
-Bene, Patty. Vedo che ti è tornato il buonumore.- sorrise Raimondo accarezzandole la testa. -Ma ora che ci penso… come facciamo a tornare a casa?-
-Non ci sono onde, possiamo sempre nuotare!- propose Patty.
-Temo che per me non sia tanto facile…- rispose Alessandra mostrando il braccio.
Non era l’unica delle sue ferite, ma sicuramente era la più grave.
-Oh, scusa… ti fa male?-
-No io non… non sento nulla.-
-Potrei tenerti in braccio e nuotare fino a riva.- propose Martino.
Una voce distante si intromise nel discorso . -Guardate cheee… la distanza…. è notevoleee!-
-Ma questo è Willy!-
In lontananza, a bordo della Nave Federativa, Willy si stava sbracciando per attirare l’attenzione del gruppo, che come lo vide esultò dalla gioia.
-Evviva! La Nave Federativa!- esclamò Patty saltando sul posto.
La nave era incredibilmente veloce, e nel giro di pochi minuti era già a pochi metri dalle rovine.
-Salve a tutti! Sono venuto ad accogliere l’Eroe di Oblivia e il suo seguito!- li salutò Willy.
Era incredibile, non dovevano fare altro che salire a bordo e sarebbero tornati a casa! C’era però qualcosa che preoccupava Martino. -Senti, Alessandra. La Nave Federativa si avvicina a grande velocità. Non credi sia pericoloso?-
-Mh… oh…-
Effettivamente, la nave era fin troppo veloce, e non accennava a rallentare.
Anche Raimondo lo notò. -Oh, nooo! La Nave Federativa sta per schiantarsi!-
-AIUTO!-
-WILLY, RALLENTAAAAA!-
Erano già tutti pronti a tuffarsi in mare, ma inaspettatamente all’ultimo secondo la nave virò bruscamente, evitando per un pelo le rovine e fermandosi proprio di fronte a loro.
Dalla cima una voce rimproverò il povero capitano. -Willy! Dannazione, vuoi distruggere la mia cretura?!-
-Ouch! Mi scusi signor Otello!-
-Otello è qui?!- disse Martino sorpreso.
-E non è solo!- la testa di Nando comparve dal bordo della nave, assieme a quelle dei Pichu di Dolcegoccia, venuti per soccorrere i loro amici. -Alessandra!-
-Nando!-
Il ragazzo lanciò loro una scala di corda, e li aiutò a salire uno ad uno.
Quando Patty e Raimondo arrivarono in cima vennero accolti dall’abbraccio di Lucia.
-Mamma!-
-Oh, grazie al cielo state bene! Ho visto la roccaforte, e temevo vi fosse successo qualcosa…- era evidente dal rossore nei suoi occhi che avesse pianto, e Raimondo la baciò teneramente asciugandole le guance.
-È tutto finito ora. Alessandra ci ha salvati.-
-Dobbiamo tornare subito a riva e trovare un medico. Alessandra è stata ferita.- disse Martino guardando l’amica, ancora abbracciata a Nando, che subito trasalì.
-O-oh no! S-scusami! Non ti avrò fatto male vero?!-
-No no, tranquillo, ma non riesco più a muovere il braccio destro.-
-È perché ti ho stretta troppo?!-
Era praticamente impossibile per lei non ridere di fronte a quella domanda, e per tutta risposta, dolcemente, avvicinò il viso a quello di Nando dandogli un bacio.
Questo bastò a zittire completamente il ragazzo.
-Ho una comunicazione da farvi!- urlò Willy richiamando l’attenzione di tutti. -Lungo il tragitto, la Nave Federativa ha soccorso tre naufraghi aggrappati a un tronco! I loro nomi sono Ascanio, Magoss e… com’è che si chiama la terza… ah, sì, Vanesia!-
-Vuoi dire Vanessa?- chiese Martino sorpreso. -Allora sono tutti e tre salvi.-
-Erano esausti, loro e Occhioviola. Li ho messi a dormire nella stiva qui sotto.-
-Anche Occhioviola è sopravvissuto?- forse non avrebbe dovuto, ma Alessandra ne fu sollevata.
Era un mostro, ma nessuno meritava una fine simile.
-Non ho stretto troppo la corda, per rispetto della loro età!-
-Willy, come sei gentile…- disse intenerita Patty.
-Beh, veramente… piuttosto… sono rimasto colpito dall’abilità di Otello come timoniere. Un istante prima che ci schiantassimo contro la roccaforte, mi ha strappato il timone di mano… ha cambiato rotta e ha attraccato senza il minimo urto.-
-E che c’è da stupirsi? Questa Nave Federativa è come un figlio per me.- sbuffò l’uomo, lanciandogli un’occhiataccia.
-Non sempre i figli ascoltano quello che gli viene detto.- commentò Raimondo, guardando Patty.
-Questo è vero, però nel momento del bisogno… anche i figli più capricciosi sanno come comportarsi. Non è così, Patty?- chiese Otello guardandola.
-Esatto. Ha ragione, vero papà? Però a chi va il nostro ringraziamento maggiore?-
-È vero!- sorrise Willy, guardando Alessandra assieme agli altri. -Tutti insieme! Via!-
-Alessandra! Grazie!-
Al coro degli amici la ragazza sorrise commossa, appoggiando la testa sulla spalla di Nando per sostenersi.
Era distrutta, ma era tutto finito.
-Ehi, voi due. Manca ancora l’esibizione più importante.- disse Willy guardando lei e Martino. -Pichu, contribuisci anche tu con l’ukulele!-
-Pichu!-
-Allora, sono pronto!- annuì Martino.
Willy, Raimondo, Pichu e i due Ranger si unirono in un'unica posa da Ranger, decretando ufficialmente la loro vittoria.
-Perfetto!- sorrise Patty allegra.
-Per quanto ne sappia… è la migliore posa da Ranger mai vista!- disse Otello con orgoglio. -Il mare è calmo e il tramonto è incantevole. A quest’ora… credo che a Oblivia siano tutti riuniti al porto. Non vedono l’ora di accogliere l’Eroe. Ma è anche vero che questa brezza marina è un piacere. Rotta verso il porto! Ma con molta molta calma!-
-E cantiamo una canzone per rendere più allegri questi momenti!- propose Willy, con Pichu ukulele già pronto a suonare.
-Pichu!-
La Nave Federativa ripartì alla volta di Dolcegoccia, pronta a riportarli a casa.
C’erano ancora molte cose da fare, avventure da vivere e amici da incontrare, almeno per il momento però tutto questo poteva aspettare.
Meritavano tutti un po’ di riposo, almeno fino alla prossima grande avventura.

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Capitolo 65
*** Capitolo 65 ***


Erano trascorsi tre mesi dalla caduta della roccaforte e dalla sconfitta dei Sorsisti ad Oblivia.
Alessandra e Martino erano stati costretti a partire il giorno seguente per Almia, per fare un rapporto completo alla federazione e per rimettersi in sesto.
Era stato tutto così improvviso che a malapena erano riusciti a salutare i loro amici, ma avevano promesso di tornare presto a trovarli.
Il braccio destro di Alessandra purtroppo non sarebbe mai guarito, e aveva dovuto rimuoverlo per sostituirlo con una protesti, in modo fosse funzionante.
Non era stata una cosa facile da digerire, ed aveva richiesto varie settimane di riabilitazione, ma ormai cominciava a farci l’abitudine.
Pichu ukulele era ancora con lei, dopo tutto quello che avevano passato insieme aveva deciso di seguirlo come Pokémon Compagno, e di non separarsi mai. Al momento i tre erano tutti alla Federazione Ranger, nell’ampia stanza delle riunioni assieme al professor Frenesio, dove l’intero pavimento era stato sostituito da uno schermo che, a seconda dei casi e dei bisogni, mostrava mappe e dettagli delle missioni.
-Alessandra, hai ancora una bella abbronzatura!- sorrise Martino vedendola arrivare. -Anch’io, però!-
-Già, Oblivia ci ha fatto proprio bene.-
-Ah ah ah… come due veri Ranger abituati alla vita in mezzo alla natura!- disse il professore, richiamando la loro attenzione. -Sentite, sono passati tre mesi da quando siete stati a Oblivia e vorrei che ci andaste di nuovo.-
-Eh?! Oblivia è ancora in pericolo?- chiese Martino preoccupato, l’uomo però scosse il capo rassicurandolo.
-No, no, nessun pericolo. Anzi, si tratta di qualcosa di piacevole. Raimondo e Lucia hanno appena terminato una ricerca accademica e sono stati invitati a un convegno in un’altra regione.-
-Presenteranno la loro ricerca? Che bello!-
-È una notizia fantastica.- annuì Alessandra felice per i due.
-Il titolo dovrebbe essere… uomini e Pokémon di Oblivia: una storia di luci e ombre. Pare che vengano citate anche le vostre imprese.-
Alla rivelazione Martino spalancò gli occhi. -Davvero?! Che imbarazzo…-
-Già ahah.-
Un tempo una notizia simile sarebbe stata l’unica cosa su cui la ragazza si sarebbe concentrata. Ora l’orgoglio c’era, ma non era il centro di tutto.
Aveva vissuto delle esperienze terribili ad Oblivia, per quanto incredibili, che l’avevano cambiata.
-Non c’è niente per cui essere imbarazzati, anzi! Dovreste essere fieri.- rispose Frenesio battendo il bastone a terra. -A ogni modo, c’è un piccolo problema da risolvere. Durante l’assenza di Raimondo non ci sarà nessun Ranger a proteggere Oblivia.-
-E quindi, al suo posto, dovremo andare noi, eh…?- intuì Martino.
-Bravi, avete capito subito. Proprio così. Visto che la decisione è presa, non state qui a perdere tempo. Su, in fretta!-
-Impaziente come al solito…- ridacchiò Martino.
-Uh? Hai detto qualcosa?-
-Sì, ho detto che siamo pronti a partire!-
Alessandra e Pichu ukulele trattennero una risatina, affrettandosi assieme a Martino a raggiungere gli Staraptor fuori dall’edificio, partendo alla volta di Oblivia.
Il cielo attorno ai tre era limpido e terso, non un soffio di vento infastidiva il volo dei Pokémon, che procedevano spediti senza paura.
-Allora, ti senti ancora con Nando, Alessandra?- chiese Martino cercando di fare passare un po’ il tempo.
-Sì, quasi ogni giorno.-
-Quindi è una cosa abbastanza ufficiale tra voi, no?-
-Penso di si.- ne avevano parlato, sia del fatto che il suo lavoro le avrebbe richiesto di stare un po’ di tempo lontana, sia dei loro sentimenti, ed avevano deciso di provare, nonostante tutto.
Era difficile non poterlo vedere, però anche solo sentirlo durante le chiamate le faceva sempre molto piacere. -Sai, ho tenuto i contatti anche con Patty. A quanto pare sta facendo degli enormi progressi con il dadavolante ho recuperato per lei i primi giorni.-
-Io non vorrei avere niente a che fare con qualcosa costruito dai Bricconieri.- commentò Martino.
-Possono essere usati a fin di bene, sia per le persone che con i Pokémon.-
-Mah, sarà… a pensarci bene… per questo compito non è necessario andare in due, non ti pare? Vuol dire che ci considerano ancora dei principianti?-
-Tu pensi troppo Martino.-
-Picchu!-
-Ehi, tra una chiacchiera e l’altra, siamo già qui… guarda! Si vedono le isole di Oblivia! Che spettacolo! Raimondo e Lucia saranno molto contenti di vederci!-
Facendo virare Staraptor Martino si gettò in picchiata verso Regiobaleno, seguito da Alessandra, impaziente di rivedere tutti i loro amici.
Ignari dell’arrivo dei due la famiglia di Raimondo era radunata attorno al tavolo, controllando alcune carte.
-Sì, è un nome perfetto! Corto e chiaro!- esclamò Patty soddisfatta. -Si chiamerà… pseudo-UFO!-
Alla rivelazione i genitori cercarono di mantenere un sorriso naturale.
Patty era un genio dell’elettronica, ma in quanto anomi…
-Pseudo-UFO? Un bel nome, non c’è che dire.- tentò di supportarla il padre. -Piace anche a te, vero, Lucia?-
-Beh, veramente no.- Lucia purtroppo non era così, preferiva una cruda verità ad una mezza bugia. Lo considerava il solo modo per migliorare. Fortunatamente Patty non sembrò rimanerci troppo male. -Nome a parte… pensare a un uso pacifico dei Dadavolanti è ammirevole. La nostra Patty ci da delle belle soddisfazioni.-
-Hai ragione. Usando i vari pezzi di Dadavolanti trovati in giro, ha anche costruito un’antenna parabolica per la Base radio. Grazie a lei, abbiamo ripristinato i contatti con la Federazione.- c’era voluto molto più tempo del previsto, ma ne era valsa senz’altro la pena. -Brava Patty, ti fai onore!-
-Ora state esagerando con i complimenti. Mi mettete a disagio.- disse la ragazza rossa come n peperone, sparendo quasi nel camice.
Un bussare alla porta fu la perfetta occasione per distrarre i genitori, e la sorpresa fu ancora maggiore quando videro entrare i loro vecchi amici.
-Buongiorno!- disse Martino con uno smagliante sorriso.
Raimondo fu il primo a raggiungerli per abbracciarli. -Ciao, ragazzi! Vi trovo in ottima forma. E tu Pichu, non tornavi a casa da tre mesi, giusto?-
-Pichu!-
-Che bella sorpresa ci avete fatto!- disse Patty abbracciando Alessandra.
-Sono contento che anche voi stiate tutti bene.- rispose Martino.
-Un attimo di attenzione! Vedrete come dei rottami di Dadavolanti possano essere usati per scopi pacifici!- Patty era al settimo cielo, e riprese gli appunti appena mostrati ai genitori. -Nasce oggi li nuovo mezzo di trasporto per i giri di perlustrazione sull’isola. Ecco a voi…-
-Pattyno I!- applaudì Lucia rubandole la scena.
-Ma dai, mamma!-
-Allora… visto che siete arrivati, direi che noi due possiamo prepararci per la partenza.- si intromise Raimondo. -Ci prenderanno a bordo della Nave Federativa che sta facendo ricerche sui Pokémon del mare. Tutto questo, naturalmente, grazie all’intervento del Prof. Frenesio.-
Con tutta l’energia che aveva in corpo Willy entrò dall’ingresso quasi saltando dall’emozione, notando a malapena i tre arrivati. -Ciao, eccomi qua. Ho già trasportato i vostri bagagli sulla Nave Federativa. Siamo pronti a salpare.-
-Ciao Willy.- lo salutò Alessandra, riportandolo con i piedi per terra.
-Oh…? Alessandra e Martino!-
-Ciao Willy! Come stai?-
Da tre mesi Willy era impegnato in un nuovo incarico affidatogli direttamente da Frenesio, di cui non faceva altro che vantarsi. -Tutto bene, grazie. Forse lo sapete già, ma mi hanno affidato la ricerca sui Pokémon del mare.-
-Vuol dire che per un po’ resterai a Oblivia?- chiese Martino.
-Mi piacerebbe. Ma per ora rimarrò solo fino all’arrivo del Prof. Frenesio. Insomma, sono responsabile della Nave Federativa.-
-Il Prof. Frenesio verrà a Oblivia?- chiese sorpreso l’altro.
-Mi sembra logico, con quello che è successo. Avreste dovuto vedere la sua reazione quando è ripresa la comunicazione radio e Raimondo gli ha raccontato tutto. È rimasto letteralmente senza parole.-
-Pensate, il Prof. Frenesio ha prima mormorato: Ah! E poi pare sia rimasto assorto e in silenzio per un minuto. Da non crederci!- raccontò Lucia.
-Effettivamente è un evento insolito.- ridacchiò Alessandra.
Non capitava mai che quell’uomo non avesse nulla da dire.
-Il Prof. Frenesio ha chiesto a Willy di accompagnarci con la Nave Federativa. Ci porterà nella regione dove si svolge il convegno di archeologia.- spiegò Raimondo.
-Ah, sì, proprio così! Comunque, ora è meglio partire.-
Effettivamente era venuto per avvertirli, e il viaggio era lungo.
-Grazie, Willy. Patty, occupati tu della casa.- si raccomandò l’uomo.
Patty annuì guardandoli fiera. -Mamma, papà, buon viaggio! Questa volta partite soli soletti come una coppietta. Ogni tanto ci vuole, no?-
-Patty, sei la solita indiscreta!- arrossì Lucia, facendola ridere ancora di più.
-Eh eh eh!-
Martino e Alessandra li salutarono nel frattempo con un ultimo abbraccio.
-Buon viaggio!-
-Non siete curiosi di andare a vedere com’è la situazione a Oblivia? Ogni tanto farvi una passeggiata soli soletti come una coppietta non è una cattiva idea, no?- sogghignò Patty guardando i due Ranger.
Martino divenne rosso all’istante. -Ancora con queste sciocchezze! Non sarà una passeggiata soli soletti, ma una semplice perlustrazione! E per dimostrartelo, oggi saremo di pattuglia separatamente!-
-Eh? Separatamente?- disse Patty confusa.
-C… certo! Inoltre ti faccio presente che Alessandra ha già un ragazzo!-
-Eeeeh? Veramente?!-
-Esatto! Nando!- Martino era talmente in difficoltà da essere quasi comico. -Allora, io vado. Ehm... do re mi fa sol… Solfonia! Vado a ispezionare il Residence Acqua!-
Il ragazzo uscì di corsa dall’edificio, lasciando Patty perplessa. -Forse ho parlato troppo…-
-Non preoccuparti, è lui che pensa troppo.- la rassicurò Alessandra. -Vorrà dire che io andrò a Coconia, a fare una passeggiata con Nando soli soletti.-
-Eh eh eh! Divertiti!-
In realtà con ogni probabilità avrebbe avuto solo il tempo di salutarlo, ma sarebbe stata comunque una fantastica sorpresa. -Andiamo Pichu.-
-Picchu!-
Regiobaleno era splendida come sempre, le palme crescevano rigogliose e l’odore dell’acqua salmastra era quasi rinvigorente.
Lungo la spiaggia che collegava la casa di Raimondo a Cocona dei bambini stavano giocando lungo la riva, ed accorgendosi di Pichu e della Ranger la salutarono da lontano saltando tra la schiuma del mare.
Casa di Otello era come l’avevano lasciata, con i Pichu di Dolcegoccia sdraiati sul tetto rosso, che appena notarono l’amico scesero immediatamente correndogli incontro.
-Pichuuu!-
-Picchu pichu!-
-Pichu!-
Anche la Ranger venne travolta dai loro abbracci, e da quel cordiale bentornati.
-Ahah, va bene va bene. Ora devo entrare a salutare Nando e Otello. Pichu, vuoi rimanere con i tuoi amici?-
-Pichu!-
-Va bene, aspettami qui allora.-
Sentiva il cuore batterle veloce e il corpo fremerle dall’emozione.
Quando aprì la porta ritrovandosi di fronte ai due non riuscì a smettere di sorridere, e per poco a Nando nel correre ad abbracciarla non caddero tutti i materiali da lavoro.
-Alessandra, da quanto tempo!-
-Ciao Nando, ciao Otello!-
-Oh oh, ma che splendida sorpresa. Sei venuta in vacanza dopo la tua grande avventura?-
-In verità io e Martino siamo qui per sostituire Raimondo. Avrete sentito della loro ricerca.-
-Ah sì, Raimondo non faceva altro che vantarsene.- annuì Otello. -E dimmi, anche Pichu ukulele è qui?-
-Sì, è fuori a salutare gli altri.-
-Ottimo! Allora è meglio vada. Mi è mancato tanto quel piccoletto!-
Con un sorriso divertito l’uomo uscì dalla stanza, e poco dopo Nando prese il viso della ragazza tra le mani avvicinandosi per un bacio.
Fu come essere nuovamente sotto i fuochi d’artificio.
-Scusa, mi sei mancata.- disse lui timidamente, venendo interrotto da un altro bacio.
-Non preoccuparti. Come stai? Che hai fatto in questi mesi?-
-Sto bene. Ultimamente il Maestro mi loda più spesso. L’altro giorno mi ha detto: Visto? Ci sai fare, quando ti impegni.-
-È fantastico! Sono molto felice per te.-
Il sorriso di Nando si irrigidì quando sfiorò la protesi della ragazza. -Allora… come ti trovi? Ti fa male?-
-È ancora un po’ strano, ma sto cominciando a farci l’abitudine. Ci sono volte che mi sembra quasi sia ancora lì, e mi fa male, ma sono dei dolori fantasma, da quanto hanno spiegato i medici. Me la caverò bene.-
Era molto fiduciosa in questo. Le prime settimane erano state molto dure, aveva pianto per giorni interi, ma poteva comunque svolgere il proprio lavoro senza difficoltà, e vivere una vita assolutamente normale.
Doveva solo affrontare un giorno per volta.
-D’accordo, ma per qualsiasi cosa puoi contare su di me.-
-Lo so.- annuì lei dandole un bacio sulla guancia. -Stavo per cominciare un giro di pattuglia, vuoi venire con me?-
Solo un giro per Cocona e Diagonalia, nulla di troppo pericoloso. Il volto del ragazzo si fece più pallido, ma annuì comunque. -Certo! Sarò felice di accompagnarti. Spero solo di non distrarti…-
-Andrà tutto bene. Faremo una piccola passeggiatina soli soletti. Come una coppietta.-
-C-cosa?-
-Ahah, niente niente.-

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Capitolo 66
*** Capitolo 66 ***


-Hai progetti particolari per il tempo che starai qui?- chiese Nando seguendo la Ranger verso Cocona.
-Speravo di riuscire a completare il Navigatore. Ho scoperto molti Pokémon, ma altrettanti mancano.-
-Sono sicuro che ce la farai. E se avessi bisogno di qualcosa dimmi pure!-
Nel piccolo villaggio la stragrande maggioranza delle persone stava passeggiando serenamente non facendo caso a loro, solo una giovane ragazza dai capelli e gli occhi castani corse loro incontro, fermandoli.
-Ranger! C’è qualcosa che mi preoccupa un po’. Nello spazio aereo dove prima c’era Dolcegoccia, adesso c’è un Pokémon che vola in tondo lamentandosi, come se stesse cercando qualcosa. E continua sempre a girare e girare in torno… senti, non è che potresti dirglielo tu che l’isola ormai è scomparsa?-
Purtroppo non c’era stato nulla da fare, Edo la mente aveva distrutto Dolcegoccia e molti Pokémon avevano perso la casa. Dell’uomo si erano perse completamente le tracce, mentre i suoi complici erano in prigione alla federazione, ma non sarebbero mai stati in grado di rimediare a ciò che avevano fatto.
-Andrò subito a controllare. Grazie.-
-Ti aspetto qui?- chiese Nando guardandola.
-Puoi venire con me. Su Latias c’è abbastanza spazio.-
-O-oh! Capisco… e… dici che è sicuro? Voglio dire… non rischio di scivolare, vero?-
-No, sono sicura andrà tutto bene.-
-Fantastico allora, sarebbe stato veramente terrificante cadere in mare. Mi terrorizza il pensiero di rischiare di cadere in mezzo a chissà quale branco di Pokémon, e forse rischierei di offenderli e non mi lascerebbero mai più riemergere, tenendomi imprigionato e…- l’espressione imbarazzata delle due ragazze gli fece realizzare stesse tergiversando troppo con il suo pessimismo. -… scusate. Andiamo pure.-
Da quando aveva lasciato Oblivia era la prima volta che riutilizzava i grafemi. Si sentì un po’ emozionata, e l’arrivo di Latias la riempì di gioia.
-“Ehilà. Credevo fossi scomparsa!”- la salutò il Pokémon atterrandole vicino.
-Scusami, ho avuto molto da fare.-
-“Sì beh, anche io cosa credi. Il cielo non si attraversa certo da solo. Quindi, dove andiamo?”-
-A Dolcegoccia, o almeno, dove si trovava un tempo.- spiegò la ragazza aiutando Nando a salire.
-Puoi capirla?- le chiese Nando sorpreso.
-Sì, ho un legame con i Pokèmon leggendari che mi hanno concesso il grafema, e Latias è tra questi.-
-Wow! Sei veramente incredibile!-
Il complimento fece arrossire la ragazza, che indicò a Latias la direzione da prendere per raggiungere la loro destinazione.
Bastarono un paio di minuti per arrivare dove un tempo c’era stata l’isola, e subito la ragazza si mise alla ricerca del Pokémon di cui le avevano parlato.
-“Un Pokémon si sta avvicinando.”-
Alla comunicazione dello Styler tra le nuvole comparve un piccolo Pokémon dalle piume bianche che si lanciò contro di lei per combattere. Non era agitato o simili, eppure la sua velocità fu tale da richiedere l’intervento di Latias, che bloccandolo al centro del perimetro con un tornado diede modo alla Ranger di catturarlo evitando le sue sferzate e le onde di energia che produceva.
Il suo nome era Togekiss, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Taglio 3”, ”Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.
-Ehi, va tutto bene. Non siamo tuoi nemici.- disse Alessandra accarezzandogli le piume.
-Togekiss!-
Il Pokémon cantò rallegrato del gesto, muovendosi in cerchio accanto alla ragazza, volando poi all’improvviso verso Cocona.
Alessandra naturalmente lo seguì, volendosi assicurare stesse bene, e lo trovò accanto alla casa di Otello intento a fissare il mare.
Anche la ragazza che le aveva chiesto aiuto era lì.
-Alessandra… forse il Togekiss… ha capito che l’isola è affondata. Ho quest’impressione.-
-Temo di sì.- annuì lei dispiaciuta.
-Togekiss…-
Il Pokémon aveva l’aria afflitta, ma purtroppo non c’era niente che potessero fare per aiutarlo.
Anche Pichu ukulele sembrava pensare la stessa cosa, quando il suo sguardo si illuminò. -Pichu pichu!-
Senza dar loro spiegazioni corse via verso la spiaggia, lasciando i tre confusi.
-Che cos’avrà quel Pichu?- si chiese la signorina pensierosa, intuendo le sue intenzioni quando lo vide tornare di lì a poco con tutti i Pokémon di Dolcegoccia. -Chissà…-
-Togekiss!-
-Ho sentito che… grazie alle barche che Otello ha costruito con fatica a Dolcegoccia, anche i Pokémon che non sanno nuotare o volare sono riusciti a mettersi in salvo.- raccontò la donna. -Si tratta di questi Pokémon?-
Dal modo in cui Togekiss li guardava era chiara la risposta.
-Togekiss!-
-Pichu!-
Pichu ukulele cominciò a suonare il proprio strumento, e i Pokémon presero a ballare dalla gioia ritrovando il loro amico.
-Come immaginavo! Togekiss stava cercando i suoi amici di Dolcegoccia!-
-Pichu, sei stato bravissimo a trovarli.- si complimentò Alessandra con il piccolo amico, che le sorrise fiero di sé, e la signorina era altrettanto felice.
-Grazie a te un Pokémon triste è stato aiutato. Grazie di cuore, Alessandra.-
-È stato un piacere.-
Come primo incarico era stato piuttosto facile, anche se triste, ma almeno erano riusciti a risolvere la situazione.
A Cocona rimaneva solo un’altra persona che aveva bisogno di aiuto, un giovane ragazzo che viveva in una casa piena di piante.
L’aveva già conosciuto durante il suo soggiorno ad Oblivia, in un incarico che riguardava la madre, ed anche lui la ricordava. -Ehi Ranger. Come stai?-
-Bene grazie, tu invece?-
-Tutto bene. stavo pensando di pubblicare un libro intitolato: Come distinguere facilmente i Pokémon erba. Poiché io sono un professionista non sbaglio quasi mai… però ai principianti a volte capita di scambiare un Pokémon erba per una pianta e tentare di sradicarla… finiscono per cacciarsi in grossi guai. Sembrerebbe una frottola, ma ti assicuro che è tutto vero!-
-Immagino, anche ai cadetti alla scuola di Ranger capita.- annuì Alessandra.
-Quindi in questa guida pensavo di inserire un articolo intitolato: Un Pokémon Ranger non sbaglia mai! Non è che mi daresti una mano? Sia per il bene dei principianti interessati alle piante… che per quello dei Pokémon erba sradicati per sbaglio…-
-Certo che sì, cosa ti serve?-
-Grazie mille! Quello che ti chiedo di fare è semplice… vorrei che catturassi questi tre Pokémon per me: Vileplume, Carnivine e infine Venusaur. In questo modo potrò inserire le loro foto nell’articolo.-
-D’accordo. Andrò subito a cercarli.-
Purtroppo nel Navigatore aveva trovato solo Carnivine, ma Nando sembrava particolarmente interessato all’argomento.
-Ehi, forse so come aiutarti a trovare quei Pokémon.-
-Veramente?-
-Sì! Il Maestro spesso fa anche sculture dei Pokémon, e conosce le case di ciascuno di loro. Per insegnarmi ad intagliare il legno, soprattutto all’inizio, mi ha fatto fare centinaia di statue, ma tutto quel lavoro è servito, perché conosco quei tre Pokémon!-
-È fantastico Nando!-
-Vileplume dovrebbe essere a Solfonia, sembra un fiore rosa. Venusaur invece dovrebbe essere qui vicino. Hai presente il fiume dopo la casa di Raimondo? Lì c’è un giardino segreto, raggiungibile solo attraversando il fiume.-
-Suicune può aiutarci!-
Come prima cosa evocò subito il Pokémon, pronta a raggiungere il giardino segreto.
-“Cominciavo a credere ti fossi dimenticata di noi…”- disse il Pokémon permettendole comunque di salire.
-Non potrei mai.-
-“Immagino sia vero… la lotta è stata molto dura. Avrai avuto bisogno di riprenderti.”-
Si riferiva sicuramente al suo braccio. Non poteva nasconderglielo in fondo.
-Sì, ma ora va tutto bene.-
In meno di un paio di minuti raggiunsero il fiume di cui Nando parlava, e così anche il giardino segreto.
Era un vero e proprio paradiso in miniatura, circondato da fiori rosati e dove vivevano dei Pokémon molto simili a delle piante.
Due di loro avevano dei fiori rossi ai lati della testa, ed incuriosita Alessandra si affrettò a catturarne uno, prima di passare ad un terzo dalla stazza decisamente più imponente e con un fiore sulla schiena.
Nonostante si circondasse da foglie e creasse dei rampicanti attorno a sé non fu dura catturarlo, il suo nome era Bellossom, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 3”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





L’altro Pokémon fu altrettanto semplice da gestire, vista anche la sua stazza che ne rallentava i movimenti.
Bastò un’unica linea per catturarlo.
Il suo nome era Venusaur, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 4”, “Lancia una serie di semi contro l’avversario.”.





-Bene, il primo l’abbiamo.- sorrise Alessandra soddisfatta. -Ora andiamo verso Solfonia.-
-Va bene.-
Grazie a Latias il viaggio fu rapido e sereno, ed una volta atterrati i tre vennero raggiunti da Martino, che come aveva detto all’amica aveva cominciato il giro di pattuglia da lì.
-Alessandra, che ci fai qui?! Mi hai seguito? Spero sia una semplice coincidenza.-
-Ma sì, sono qui solo per un incarico. Nando mi sta accompagnando.-
Alle sue spalle il ragazzo lo salutò cordialmente. -Ciao Martino.-
-Oh, ciao Nando. Tutto sembra molto più tranquillo ora, senza grattacapi da risolvere. Tre mesi fa, a ogni passo c’era qualcuno che ci chiamava: Ranger! Avevano tutti dei favori da chiederci.-
-È il nostro lavoro dopotutto.- rispose Alessandra.
-Ranger!-
-Sì, proprio in questo modo.- annuì Martino.
Alle loro spalle Alia, la giovane ragazza che avevano conosciuto mesi prima, li chiamò muovendo una mano in segno di saluto.
-Ma sei la ragazza patita di Pokémon uccello!- esclamò Martino riconoscendola solo a quel punto. -Ehm… Alia, giusto?-
-Sono contenta che vi ricordiate di me. Scusate se vado subito al punto, ma ho un favore da chiedervi!-
-Di che si tratta?- chiese Alessandra.
-Non notate niente di strano nel cielo?-
-Vediamo… nel cielo ci sono delle nuvole bianche e i Pokémon uccello…- cominciò Martino, realizzando presto a cosa si riferisse. -Ehi! Sono spariti i Pokémon uccello che fino a poco fa si vedevano volare… un momento! E quei Pokémon che sfrecciano nel cielo a tutta velocità?-
Erano solo dei puntini, ma sfrecciavano senza sosta a tutta velocità per il cielo.
-La maggior parte dei Pokémon uccello ha paura di quei tre Pokémon là. E così si sono dileguati.- spiegò triste Alia.
-Quei tre sono… Moltres, Articuno e…-
-Zapdos.- disse la ragazza concludendo la frase di Martino.
-Sembrano arrabbiati. Il loro modo di volare è davvero frenetico…-
-Per colpa loro, i Pokémon uccello sono terrorizzati. Vorrei che vi prendeste cura di quei tre. Così i Pokémon uccello di Oblivia potranno tornare a volare tranquilli.- chiese loro Alia.
Affrontare nuovamente i tre Pokémon leggendari. Non era cosa da poco, ma non fu Alessandra a rispondere.
-Va bene! Ci pensiamo noi!- annuì Martino guardando poi lei. -Alessandra! Catturiamo i tre Pokémon per calmare la loro collera!-
Era facile per lui parlare, era sempre stata lei a catturarli, ma con il braccio ridotto in quelle condizioni sarebbe stato altrettanto facile?
Purtroppo non poteva rifiutarsi nonostante la preoccupazione.
-Va bene, prima però devo concludere un incarico.-
-Sul serio? È importante!- protestò l’amico, ma Nando si mise in mezzo.
-Non serve alzare la voce. Quando sarà pronta verrà.-
Da quando lo conosceva era la prima volta che lo vedeva così serio, ma le fece piacere prendesse le sue difese, e Martino sembrò in difficoltà.
-… va bene. Poi faremo un giro di ricognizione in cielo per trovare i tre Pokémon.-
Teoricamente non avrebbero dovuto impiegarci molto tempo, Carnivine era di strada e con Suicune e le indicazioni di Nando trovare il punto in cui Vileplume si nascondeva fu estremamente facile.
Meno semplice fu trovare un Pokémon di Mossa Fuoco 3, visto Vileplume era nascosto nel terreno e si poteva far uscire solo con quella mossa.
Per trovarlo dovette andare fino alla roccaforte caduta e catturare un Magmotar.
Tornare in quel posto non fu certo piacevole, ma almeno dei Pokémon lo stavano usando come nuova casa, perciò si poteva dire che fosse diventato un luogo molto più pacifico rispetto a quando era stata usata dai Sorsisti.
Catturato lui Alessandra, Nando e Pichu tornarono immediatamente a Solfonia, raggiungendo Vileplume e costringendolo ad uscire allo scoperto per catturarlo.
Lo Styler aggiornò immediatamente le informazioni con : ”Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 3”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Ora che li avevano trovati tutti non doverono fare altro che tornare a Cocona, dove il ragazzo li stava aspettando.
-Grazie, era proprio quello di cui avevo bisogno!- sorrise questo cominciando subito a prendere appunti sui Pokémon. -È un Vileplume! Se non erro, a scambiarlo per una pianta e passare i guai è stato proprio… nonno Otello. E questo è un Carnivine! Se non erro, a scambiarlo per una pianta e a passare dei guai è stato proprio… nonno Otello. E infine Venusaur! Se non erro, a scambiarlo per una pianta e a passare dei guai è stato proprio… nonno Otello.-
-Caspita, sembra proprio ne abbia viste delle belle.- commentò Alessandra.
-A pensarci bene, il libro che sto per pubblicare… forse sarà una guida utile solo a nonno Otello! Ah, sì, giusto! Lascia che ti faccia una foto insieme ai Pokémon erba. Se viene bene, la farò mettere in copertina!-
I tre Pokèmon rimasero perfettamente immobili mentre Alessandra e Pichu ukulele si sistemarono tra loro, lasciando che il ragazzo scattasse la foto.
-Grazie per la collaborazione!-
-Grazie a te, è stato molto divertente.- sorrise Alessandra affrettandosi ad uscire, dopotutto avevano un’importante missione da svolgere. -Direi è il momento che vada. Grazie per avermi accompagnata.-
-Di nulla, è stato molto interessante, ma anche faticoso… non avevo idea che essere un Ranger fosse così dura.-
E non aveva visto niente, a confronto di certi incarichi quello era stato una passeggiata. -Ci sentiamo appena torno.- gli sorrise lei, dandogli un bacio sulla guancia prima di partire assieme a Pichu per Solfonia.
Martino era già in cielo con il suo Staraptor, e la stava aspettando. -Pronta?-
-Pronta, hai trovato qualcosa?-
-No, però è strano, non pensi? Quei tre Pokémon sono ancora in preda alla confusione. Eppure l’effetto dell’armatura d’oro dovrebbe essere passato.- rifletté Martino pensieroso, quando una voce familiare lo interruppe.
-Oh, che piacere vedervi!-
Occhiorosso, a bordo del proprio Dadavolante, sfrecciò tra i due fermandosi a pochi metri di distanza.
-Occhiorosso! Un piacere dici? Sarà!- ribatté Martino. -L’importante è che tu non ne stia combinando un’altra delle tue!-
-Ah ah ah! Lascio rispondere alla vostra immaginazione! Ma piuttosto, spiegatemi che cosa succede. In cielo si vedono solo Moltres, Articuno e Zapdos. Che fino hanno fatto gli altri Pokémon? Che tristezza volare quand’è così!-
Non avevano motivo di rispondergli. Era un uomo malvagio e la causa per cui Alessandra era precipitata in mare ad Oblivia, eppure Martino non si fece troppi problemi. -Sono spariti per paura di Moltres e degli altri due Pokémon.-
-Ah, ora capisco. Grazie per l’informazione!-
Occhiorosso sfrecciò via allontanandosi da loro, ignorando le urla di Martino.
-Ehi, aspetta! Potresti almeno dirci dove si trovano i tre Pokémon! Sempre il solito. Si da delle arie, ma non fa mai niente per rendersi utile. Pazienza. Non ci resta che cercarli uno alla volta perlustrando il cielo.-

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Capitolo 67
*** Capitolo 67 ***


Un cielo senza Pokémon era uno spettacolo veramente desolante, ovunque si voltassero non c’erano altro che nuvole, ma non uno Staraptor, uno Starly o qualsiasi altro Pokémon voltante.
Le sagome dei tre Pokémon leggendari si vedevano appena, ed i loro movimenti erano talmente rapidi da svanire subito all’occhio.
-Così non va. Staraptor non può farcela!- disse Martino spazientito.
-Userò la velocità di Latias allora. Quando li troverò ti farò sapere se ci fermeremo.- rispose Alessandra prendendo in mano la situazione, senza aspettarsi una sua risposta.
Non c’era tempo da perdere con dei Pokémon leggendari, ed il fatto volassero soprattutto nei dintorni della roccaforte non la tranquillizzava.
Usando lo scatto di Latias riuscì ad inquadrare il primo dei tre, Zapdos, che si accorse immediatamente della loro presenza e tentò di allontanarsi muovendosi a zig-zag, ma non poté fare nulla per impedire alle due di raggiungerlo.
-Ce l’hai fatta Alessandra!- esclamò Martino dallo Styler.
-Zapdos! Perché sei così irrequieto?-
Alessandra tentò di parlargli, ma il Pokémon la ignorò volando sotto le nuvole, nascondendosi alla vita.
-Zaaap!-
Riemerse pochi istanti dopo, passando affianco alla Ranger facendole prendere un bello spavento.
-“Zapdos è tornato a volare verso il Monte Lampinia.”-
In seguito alla comunicazione dello Styler Martino riuscì a raggiungerla, ora che Latias aveva rallentato.
-Se è così arrabbiato, un motivo dev’esserci.- borbottò il ragazzo controllando i suoi movimenti. -Vorrei inseguirlo per scoprire cosa gli è successo… ma dobbiamo prima controllare come stanno gli altri due.-
-Sì, faccio subito.-
Sfrecciando verso la roccaforte la ragazza si concentrò stavolta su Articuno, raggiungendolo molto più facilmente rispetto a Zapdos.
-Articuno, che fine ha fatto la tua rinomata grazia?-
Anche stavolta le sue parole furono inutili, il Pokémon ripeté gli stessi movimenti di Zapdos, nascondendosi tra le nuvole ed allontanandosi a tutta velocità.
-“Articuno è tornato a volare in direzione del Monte Sorbetto.”-
Anche lui era visibilmente stravolto, ma non aveva lasciato indizi per fare capire cosa stesse succedendo.
L’unico rimasto da controllare era Moltres, che tentò di fuggire oltre i confini di Oblivia, venendo fermato poco prima da Latias.
Volava in maniera impetuosa e sconnessa, come disturbato da qualcosa. Non fu una sorpresa per i Ranger comunque quando anche lui svanì sotto il manto di nuvole, scappando via.
-“Moltres è tornato a volare in direzione del Vulcano Fabulonia.”-
-Sono tutti e tre arrabbiatissimi.- osservò Martino preoccupato. -Moltres e gli altri due sono tornati sulle rispettive montagne. Questo significa che abbiamo compiuto la nostra missione?-
-Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo.- rispose Alessandra risoluta.
-… immaginavo l’avresti detto. Andiamo ad esaminare le montagne verso cui i tre Pokémon si sono diretti.-
Il Monte Sorbetto era il più vicino, ma non potevano raggiungere direttamente la cima e furono costretti ad atterrare al Residence Acqua per avvicinarsi.
Superato il sentiero nella montagna sbucarono nel cuore innevato dell’isola, ma sembrava esserci qualcosa di strano.
-Fa più freddo del solito…- disse Martino cercando di scaldarsi con le mani.
-Sarà meglio raggiungere in fretta la cima.-
Erano ormai sul punto di salire la montagna, quando due Empoleon ed un Froslass sbarrarono loro la strada, infuriati, costringendola ad una lotta.
Per qualche motivo erano inferociti, e tentarono di attaccarla in gruppo lanciandole contro raffiche di neve e gigantesche sfere d’acqua. Pichu ukulele riuscì a calmarli, ma anche dopo averli catturati i sentimenti di amicizia trasmessi non rimasero, ed i tre fuggirono via.
-Sono tutti in collera come Articuno. Avanziamo facendo attenzione.- disse Martino guardandosi attorno, procedendo alle spalle dell’amica.
Affrontare nuovamente la zona in cui precipitavano valanghe non fu troppo complicato, ma arrivati nella zona successiva sentirono uno strano brusio tra la neve.
-Uh? Si sente qualcosa… sono dei Pokémon?-
Proprio così, due Weavile e cinque Sneasel sbucarono tra dei cumuli nascosti nella neve, lanciandosi contro Alessandra che dovette catturarli.
Come prima erano tutti furiosi, ma l’unica difficoltà risiedeva nel loro numero, e mano a mano che li catturò fu sempre più facile gestirli, nessuno del gruppo comunque rimase.
-Sono così sconvolti… poverini. Alessandra, sbrighiamoci!-
Più facile a dirsi che a farsi. L’intera montagna era furibonda, i Pokémon continuavano ad attaccarli senza sosta cercando di rallentare il loro passaggio.
Non potevano catturarli tutti, ma anche andare avanti evitandoli era quasi impossibile.
Arrivati alla base della scalinata che conduceva ad Articuno, il gelo ormai era rigidissimo, e sulla cima la tempesta di neve imperversava più forte che mai.
-Articuno! Eri tornato davvero!- gridò Martino vedendo il Pokémon sul bordo della montagna, ed ai suoi piedi teneva qualcosa, un oggetto di un dorato brillante. -Alessandra! Guarda! Perché un pezzo dell’armatura d’oro è qui?!
-Aaar!-
Il Pokémon non sembrava intenzionato a dargli modo di capire, anzi era estremamente agitato e ad ogni passo che facevano ingrossava le piume minacciosamente.
-Devo catturarlo.-
Non aveva altra scelta, ed anche Articuno lo sapeva e si lanciò verso di lei permettendo al perimetro di cattura di imprigionarli.
Nel tentativo di ferirla Articuno creò dei blocchi di ghiaccio e delle raffiche innevate, alcune delle quali lo seguivano per svariati minuti, Alessandra però tenne duro e fece molta attenzione a non lasciarsi colpire.
Presto il Pokémon cominciò ad averne abbastanza, ed infuriandosi creò dei blocchi ancora più grandi e numerosi, che tuttavia ebbero un effetto decisamente più pacato dei primi, visto lasciavano alla Ranger abbastanza spazio per muoversi liberamente.
Grazie anche a Pichu ukulele riuscì a calmarlo rapidamente, ed a catturarlo evitando ogni suo attacco.
Lo Styler passò al  quarantottesimo livello, con due punti in più di energia e cinque di potenza, ed il Navigatore aggiornò le informazione con: “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: /- Nessuna”, “In circostanze critiche si circonda di una tempesta di neve.”.





Finalmente calmatosi Articuno riuscì a comprendere i suoi sentimenti, lasciandola avvicinare.
Una luce bianca ricoprì il mondo attorno alla Ranger, ed un simbolo verde comparve davanti ai suoi occhi.
Un nuovo grafema.
Alessandra non perse tempo e lo segnò immediatamente, ed Articuno la guardò chinando il capo in segno di rispetto.
-Forse era così arrabbiato per colpa dell’armatura d’oro?- azzardò Martino.
-Credo di sì. Non è vero, Articuno?-
Il Pokémon rimase per qualche istante in silenzio prima di rispondere. –“Mi rincresce di avere allarmato gli altri Pokémon del monte. Grazie per avermi aiutato.”-
Proprio come con Entei, Raikou e Suicune ora era in grado di capirlo. Era una sensazione così strana, ma nostalgica e piacevole. -È stato un piacere.-
-Intanto, è meglio portare via questo pezzo.- disse Martino raccogliendolo da terra. -Articuno, non preoccuparti. Noi Ranger ci occuperemo dell’armatura d’oro.-
Sapeva che l’avrebbero fatto, e lasciò prendessero il pezzo senza attaccarli, volando via liberando il Monte Sorbetto dalla tempesta di neve.
-Forse gli altri pezzi dell’armatura d’oro sono sulle altre montagne! Andiamo a vedere, Alessandra!-
La prossima meta sarebbe stato il Monte Lampinia, e raggiungerlo stavolta fu molto più facile visto la coltre di fulmini era sparita, al loro atterraggio tuttavia si percepiva una certa tensione circondarli, che fu ancora più evidente quando due Luxray e due Manectric si lanciarono contro la Ranger.
Anche loro erano furiosi, e l’elettricità statica che producevano in continuazione rese particolarmente difficoltoso alla Ranger catturarli, anche se alla fine ci riuscì senza subire danni.
-Sono tutti in collera come Zapdos. Avanziamo facendo attenzione.- disse Martino guardandosi intorno.
Perlomeno stavolta non c’erano le trappole dei Bricconieri a rallentarli, ma superato il primo lago vennero accerchiati da tre Piloswine ed un gigantesco Mamoswine, che fece impallidire il povero Martino, la loro stazza tuttavia rese solamente più semplice per Alessandra catturarli.
-I Pokémon stanno soffrendo. Alessandra, sbrighiamoci!-
I Bricconieri erano spariti, ma purtroppo non tutti gli ostacoli nella grotta, infatti un gigantesco masso bloccava la via e la Ranger fu costretta a catturare l’Hippowdon nella stanza vicina per avanzare.
Raggiunta la cima della montagna trovarono Zapdos ad aspettarli, ed anche lui aveva con sé un pezzo dell’armatura d’oro.
-Proprio come mi aspettavo!- esclamò Martino. -È Zapdos! Ed anche qui c’è un pezzo di armatura d’oro!-
-Zaaap!-
Il Pokémon non attese a lungo, ed attaccò Alessandra dando il via alla cattura.
Al contrario di Articuno i suoi movimenti erano estremamente veloci, ed era in grado di sparire per brevi attimi dal perimetro di cattura. Purtroppo proprio questa sua velocità rese difficile per Pichu ukulele aiutare l’amica, ma perlomeno gli attacchi si mantenevano piuttosto monotoni, perfino quando il Pokémon si infuriò.
Solo una volta calmato le cose cominciarono a cambiare, infatti Zapdos creò dei fasci elettrici che attraversarono il perimetro da parte a parte, circondandosi di una sfera che impediva ad Alessandra di avvinarsi eccessivamente, ma alla fine anche lui venne catturato.
Lo Styler passò al livello quarantanove, con due punti in più di energia, ora a 117/117, e cinque di potenza, aggiornando le informazioni del Pokémon con: “Gruppo: Elettro- Poké Tattica: Elettro- Mossa: /- Nessuna”, “Genera saette nel cielo e rilascia elettricità.”.





Esattamente come prima l’elettricità nell’aria svanì, ed una luce circondò il mondo della ragazza rivelandole il grafema del Pokémon, un simbolo estremamente complesso tanto quanto quello di Articuno.
-Va tutto bene adesso. Siamo qui per aiutare.- sorrise lei guardandolo.
-“… sì.”-
Non era di grande parole, ma andava bene così, l’importante era che si fosse finalmente calmato.
-Prendiamo anche questo pezzo dell’armatura d’oro.- disse Martino raccogliendo il guanto. -Zapdos, non preoccuparti. Noi Ranger ci occuperemo dell’armatura d’oro.-
Preso l’oggetto Zapdos spalancò le ali spiccando il volo, abbandonando il Monte Lampinia.
-Anche sull’ultima montagna dev’esserci un pezzo dell’armatura d’oro! Andiamo a dare un’occhiata!- disse Martino impaziente, volando assieme a lei verso l’ultima isola, il vulcano Fabulonia.
All’interno la temperatura era insopportabilmente calda, tanto che pure Pichu cominciava a soffrirne, e questo non sembrava aiutare nemmeno l’umore dei Pokémon vicini, infatti una volta entrati i tre vennero subito attaccati da un Magmotar e due Weezing, anche se non si rivelarono una grande difficoltà.
-Sono tutti in collera come Moltres. Avanziamo facendo attenzione.-
-Ormai l’hai detto su ogni isola Martino.- lo rimproverò Alessandra, seccata dal caldo.
-Non si può mai essere troppo prudenti.-
Fortunatamente conoscevano già bene le insidie del vulcano, e riuscirono a superare i Pokémon che tentarono di attaccarli arrivando fino alla casetta a metà strada, uno strano sibilo però li interruppe.
-Uh? Si sente qualcosa… sono dei Pokémon?-
Martino non fece in tempo a concludere la frase che quattro Golem caddero dal cielo lanciandosi contro Alessandra, costringendola ad una cattura.
Erano Pokémon piuttosto semplici da catturare, ma la loro abilità di far precipitare i massi dall’alto rese la cosa più lunga del previsto, anche se comunque senza danni.
Martino d’altra parte sembrava averne abbastanza di quella giornata. -Che paura! Alessandra, affrettiamoci!-
Farlo non fu semplice, erano appena entrati nella zona più torrida del vulcano ed i Pokémon erano sempre più aggressivi, per raggiungere la cima dovettero fare estrema attenzione a tutti i loro movimenti, tuttavia arrivati alla scalinata finale Alessandra si trovò di fronte un Pokémon mai visto, piccolo quanto un cane e dal pelo rosso, ed incuriosita provò subito a catturarlo.
Fortunatamente con l’abilità acquisita nel tempo la cosa fu immediata, e scoprì si chiamava Flareon, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Sferra lingue di fuoco.”.
Lo si poteva chiamare un piccolo riscaldamento, in previsione dello scontro con Moltres, che come arrivarono cominciò a muovere le ali irritato.
-C’è davvero! È Moltres!-
-Martino, veramente credevi non l’avremmo trovato?- chiese Alessandra scettica.
-Beh, magari avevamo sfortuna. Ma guarda, anche qui c’è un pezzo di armatura d’oro!-
-Con quello chiuderemo tutta questa storia.-
Sia Alessandra che Moltres fremevano dal desiderio di lottare, ed entrambi appena il perimetro di cattura fu pronto diedero sfoggio delle proprie abilità.
Moltres era veloce quanto Zapdos e forte come Articuno. Creava dei ventagli di fuoco e si muoveva a scatti per rompere le linee della Ranger, ma per quanto potesse rallentarla non riusciva mai ad interromperla completamente, e presto la cosa lo fece infuriare, portandolo a creare delle gigantesche stelle di fuoco nel terreno e delle onde in grado di fendere il terreno da parte a parte.
Il Pokémon continuò ad attaccare in questo modo perfino quando Pichu ukulele ed Alessandra riuscirono a calmarlo, rimanendo agguerrito per tutta la cattura fino alla fine.
Lo Styler raggiunse il livello cinquanta, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza, ed il Navigatore si aggiornò con le informazioni di Moltres: “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: /- Nessuna”, “Lancia lingue di fuoco e le propaga tutt’intorno.”.





Moltres finalmente comprese i sentimenti della Ranger, e le concesse di conoscere il suo grafema.
-È tutto apposto adesso. Abbiamo aiutato anche i tuoi amici.- disse Alessandra sollevata, ricevendo un cenno da Moltres.
-“Vi ringraziamo, tutti noi.”-
-I pezzi dell’armatura d’oro erano in tutti e tre i posti esaminati. Quindi potrebbero essere stati la causa del problema.- osservò Martino, raccogliendo anche l’ultimo. -Moltres, non preoccuparti. Noi Ranger ci occuperemo dell’armatura d’oro.-
Il Pokémon comprese le sue parole erano sincere, e si allontanò lasciando a loro i resti dell’armatura.
-E così tutti e tre hanno ritrovato la serenità. Meno male.- sospirò Martino sollevato.
-Pichu!-
-“I Pokémon, un po’ alla volta, tornano a volare nel cielo.”-
La notizia dello Styler era splendida, e segnava il termine di quella pericolosa missione.
-Andiamo subito a dirlo ad Alia!- esclamò Martino saltando in sella a Staraptor.
Anche Alessandra ci teneva a comunicarglielo, e tornando rapidamente al Residence Acqua la trovarono al porto, intenta ad osservare il cielo. -Ehi, Ranger! Guardate! I Pokémon uccello sono tornati nel cielo! È tutto merito vostro!-
-Era un nostro dovere. Siamo felici di aiutare.- le sorrise Alessandra.
-Grazie di cuore. Sono sicura che anche i Pokémon apprezzano il vostro impegno! Missione compiuta!-
Era veramente bello sentirselo dire, soprattutto al termine di una lunga giornata, le notizie però non erano finite, lo Styler infatti le comunicò qualcosa di molto importante riguardo i simboli di Moltres, Zapdos ed Articuno.
-“Se tracci i grafemi dei tre Pokémon leggendari, potrai cimentarti nuovamente nella loro cattura.”-
Dubitava sarebbe ricorsa ai simboli, ma era felice di averli ottenuti.
-La prossima volta che vedo Raimondo gli parlerò benissimo di voi! È il minimo che possa fare per ringraziarvi! Ciao!-
Alia non rimase con loro a lungo, si affrettò infatti a raggiungere i suoi amici per assicurarsi stessero bene.
-E così anche i Pokémon del cielo non hanno più niente da temere.- sorrise Martino. -Però è strano… chissà perché l’armatura d’oro si trovava lì. Senti… non dovrebbe esserci un ultimo pezzo di armatura?-
-Ah! Hai ragione!-
I pezzi che avevano recuperato appartenevano solo a Vanessa, Ascanio e Magoss, mancava ancora quello usato da Edo la mente.
Prima che potessero pensarci oltre lo Styler di Martino cominciò a suonare.
-Oh! Sto ricevendo una chiamata sullo Styler. Chi sarà?-
-Mmh… questo pulsante qua? Pronto… prova… mi sentite? Sono io, Occhiorosso. Vi ho osservati da lontano mentre catturavate i Pokémon leggendari. Complimenti, siete dei veri Ranger. Ho una cosa da farvi vedere. Vi aspetto ai piedi del Monte Sorbetto. E ora… com’è che si spegne questo coso? Ah, forse qua.-
Click
La chiamata aveva lasciato i due Ranger completamente senza parole, anche se per motivi diversi.
-Hi hi hi. Occhiorosso non sembra molto portato per la tecnologia. Cos’avrà da farci vedere?- ridacchiò Martino.
-Pichu?-
-Non credo sia una trappola, non vedo perché Occhiorosso dovrebbe volere affrontarci di nuovo.-
-Perché è malvagio.- ribatté Alessandra, d’accordo con Pichu, ma Martino non voleva demordere.
-Proviamo ad andare sul Monte Sorbetto.-
Non avevano molta scelta alla fine, se volevano sapere la verità dovevano per forza andarci.
Occhiorosso fu di parola, aspettandoli proprio oltre il sentiero che attraversava la montagna.
Non sembrava essere molto a suo agio nel freddo.
-Occhiorosso! Cosa stai facendo qui?- gli urlò contro Martino, mentre Alessandra fu ben attenta al Pokémon che accompagnava l’uomo.
-Oh, Ranger, vi stavo aspettando!-
-Perché ci hai fatto venire qui?- continuò Martino.
-Per una lotta uno contro uno!-
-Come scusa?-
Alla reazione di Alessandra Occhiorosso scoppiò a ridere. -Scherzavo, dai. Anch’io, in realtà, ero preoccupato per quei tre Pokémon. Mi sento in dovere di riparare per tutto quello che gli ho fatto passare. Quando li ho visti così agitati… ho pensato che potevo aiutarli.-
-Occhiorosso… non credevo anche tu tenessi ai Pokémon.- rispose Martino toccato.
-Risparmiatevi i vostri commenti e ascoltate, piuttosto. Sentivo che doveva esserci qualcosa a causare il loro turbamento. Così sono andato a perlustrare i dintorni della zona dove volavano e ho trovato… un elmo.- annunciò mostrando l’elmo di Edo la mente.
-Questo è… l’ultimo pezzo dell’armatura d’oro!- esclamò Martino, con Pichu alle spalle che subito si infuriò al ricordo del male aveva fatto.
-Pichu pichu!-
-Vuoi dire che esiste anche un’armatura e non solo l’elmo?- chiese Occhiorosso interessato.
-Sì, noi abbiamo trovato i vari pezzi dell’armatura. Si trovavano sulla cima delle montagne dove vivono i tre Pokémon.-
-Martino! Non dirgli tutte queste cose!-
-Perché? Tanto ormai sono in mano nostra.- protestò l’altro. -In ogni caso, anche se il Malvagio Sovrano non c’è più i tre Pokémon risentivano dell’effetto dell’armatura d’oro.-
-Che sia chiara una cosa.- lo interruppe Occhiorosso. -Non è che quei tre abbiano ceduto a un potere malvagio. A loro modo, hanno cercato di resistere. Il loro onore va difeso.-
-Sì, lo sappiamo. Invece di tornare a casa, hanno cominciato a sfrecciare nel cielo. Speravano così di allontanare quel potere malvagio.-
-E volevano anche comunicarlo a voi Ranger. Per questo vi hanno aspettato sulla cima delle rispettive montagne dove si trovavano i pezzi di armatura… la causa del loro turbamento.-
-Li abbiamo salvati.- affermò Alessandra, ancora sull’attenti come il suo Pokémon compagno. -Adesso porteremo l’armatura d’oro alla Federazione.-
-Grazie davvero. E allora direi che a questo punto… possiamo parlare del prezzo.-
-Cosa?! Vorresti venderci l’elmo?- protestò scioccato Martino.
-Certo, e cosa credevate? Non sto mica facendo beneficenza.-
-Pichu!-
Martino era su tutte le furie. -Ma come?! Ero quasi sul punto di commuovermi!-
-Non mi aspettavo di meno da uno come te.- ringhiò Alessandra.
Una persona meschina rimane meschina.
-Volete pensarci un po’ su? D’accordo, ma intanto… è da tanto che non mi faccio una bella lotta. E ne ho proprio una voglia matta!-
-Bene, vedrò di accontentarti.- rispose Alessandra attivando il proprio Styler.
Occhiorosso le lanciò una rapida occhiata, soffermandosi sul braccio destro. -Un ricordino dai miei superiori?-
-Proprio così.-
-Mh, mi dispiace.-
Era difficile dire se lo pensasse veramente, ma non importava. Il Pokémon di Occhiorosso si lanciò contro di lei, pronto alla cattura.
Al contrario di quanto si aspettava la Ranger il livello dei sentimenti da trasmettere era piuttosto basso, adatto per le catture dei normali Pokémon, non come quelli affrontati prima contro Occhiorosso o Occhioblu.
In ogni caso il Pokémon non rimase con le mani in mano, mulinando dei calci contro di lei che crearono dei ventagli di fiamme, e delle colonne di fuoco che però Alessandra evitò abilmente, riuscendo assieme a Pichu a calmare l’avversario ed a catturarlo.
Il suo nome era Blaziken, “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Distruzione 4”, “Sferra lingue di fuoco.”.




Occhiorosso non sembrò molto dispiaciuto della sconfitta. -Hai fatto progressi dall’ultima volta. Va bene, hai vinto. Ma una cosa voglio che sia chiara. Io ormai ho chiuso con il guanto della sottomissione. Credetemi, almeno questo.-
-… d’accordo.-
Per quanto alla Ranger non andasse a genio sapeva che non mentiva, perché Blaziken era ancora con lui, nonostante la sconfitta.
-È stato un piacere. Grazie.-
-Occhiorosso, senti. Per il prezzo dell’elmo… proveremo a parlarne con la Federazione, dacci solo un po’ di tempo.- disse Martino affranto. Per un momento aveva veramente creduto fosse cambiato.
-Ah ah… ma che mi avete preso sul serio? Stavo scherzando! Volevo solo una sfida appassionata, come ai vecchi tempi!-
-C-cosa?-
Stavolta fu Alessandra ad essere in difficoltà, ma a provare quelle parole fu il gesto dell’uomo, che consegnò l’elmo senza esitare.
-A me basta che vi occupiate dell’armatura d’oro. Non vi chiedo altro.-
-Sul serio?! Ma è fantastico!-
Il volto di Martino si era come illuminato, contagiando anche Occhiorosso.
-Alessandra! Martino! Spero di rivedervi presto!-
-Pichu!-
-Certo, Pichu! Ciao anche a te! Quell’ukulele ti dona molto!-
Era così strano sentirlo parlare così, ma Pichu sembrò felice e saltellò sul posto al complimento.
-Pichu! Pichu!-
-Occhiorosso… sei veramente cambiato.- disse Alessandra cercando di togliere quella traccia di dubbio nella voce, nonostante fosse difficile.
Ne avevano passate tante a causa sua per credere che fosse vero, eppure Occhiorosso attivò il proprio Dadavolante senza provare a fare altri scherzi.
-Eroi di Oblivia! Arrivederci!-
L’uomo si allontanò con un’ultima risata, più cristallina stavolta rispetto a quella dei vecchi tempi.
-In fondo non è cattivo.- sorrise Martino contento di avere ragione. -A pensarci… quest’armatura d’oro è stata l’origine di tutti i guai. La facciamo a pezzettini e non se ne parli più!-
-Sarebbe bello, ma se è riuscita a resistere per tutti questi secoli credo sia impossibile.-
Nuovamente la loro conversazione venne interrotta da una chiamata, solo che stavolta fu piuttosto semplice capire chi fosse dalle urla oltre l’apparecchio.
-Ehi, c’è una chiamata in arrivo sullo Styler!-
-Ehi, mi sentite? Sono io, sono io! Rispondete se mi sentite!-
-Prof. Frenesio! Sì, la sentiamo!- confermò il ragazzo.
-Non potendo usare la Nave Federativa sono arrivato a Oblivia in groppa a un Pokémon uccello! Sono dovuto stare abbracciato a un Ranger di nome Viola tutto il tempo! Che situazione imbarazzante. Uff… ne ho abbastanza di nuvole.-
-E adesso dove si trova?- chiese Alessandra.
-A casa di Raimondo. Ho appena parlato con una ragazza di nome Alia. Mi ha detto che Moltres e altri Pokémon si comportavano in modo strano.-
-Ci abbiamo già pensato noi. Il problema è risolto!- lo rassicurò Martino.
-Sì, ho saputo.-
-Abbiamo anche scoperto cos’è che turbava Moltres e gli altri! Era l’armatura d’oro! Il potere malvagio emesso dai vari pezzi di armatura opprimeva i Pokémon. Uno di questi pezzi… è stato trovato da Occhiorosso, il nostro vecchio nemico, che ce lo ha regalato!-
-Cosa, il vostro vecchio nemico?! Venite a casa di Raimondo, voglio informazioni più dettagliate! Su, in fretta, in fretta!-
-Ricevuto!-
La chiamata terminò, ed Alessandra recuperò l’ultimo pezzo di armatura tra la neve.
-È il momento di chiudere definitivamente questa faccenda.-

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Capitolo 68
*** Capitolo 68 ***


Dopo la faccenda dei tre Pokémon leggendari e di Occhiorosso i due Ranger non avevano perso tempo, ed erano subito corsi a casa di Raimondo dove il professor Frenesio li stava aspettando.
Assieme a lui c’era Patty, che preparato un caffè aveva ascoltato il racconto di Martino assieme all’uomo.
-Capisco…-
-Facciamola a pezzetti quest’armatura! Con il mio taglia-spacca-frantumatore di nuova invenzione!- esclamò Patty furibonda.
Era comprensibile comunque il suo umore, quell’affare aveva procurato molti problemi alla sua regione.
-Non ora, Patty. Se la ridurremo a pezzetti sarà solo dopo averla portata alla Federazione. Dobbiamo prima condurre tutte le indagini necessarie.- rispose il professore fermandola. -Giusto, Martino?-
-Uh? Eh? C-certo!- rispose il ragazzo colto di sorpresa.
-Ma finché la Nave Federativa non sarà arrivata temo dovremo trovare un posto sicuro in cui conservarla.-
-Ce l’ho io il posto giusto! La cassaforte-scoraggia-ladri, anche questa di mia invenzione!- disse la ragazza sorridendo. -Là dentro sarà al sicuro!-
-Va bene. La custodiremo in questa… come hai detto che si chiama? Beh, non importa.-
Nemmeno lui era molto portato per i nomi, ma quelli di Patty erano difficili da battere.
-La cassaforte-scoraggia-ladri è da questa parte! portatela qui, tutti insieme, forza!- esclamò aprendo la tenda che copriva il suo laboratorio.
-Io veramente sono ancora stanco per il viaggio…- protestò Frenesio, venendo ignorato.
-Su, in fretta, in fretta!-
-Ah ah ah! Questa frase l’ho già sentita.-
Ciascuno di loro raccolse una parte dell’armatura da terra, portandola nella cassaforte costruita da Patty e sistemandola all’interno.
Avevano qualche giorno prima che la nave tornasse, ed erano tutti d’accordo che si meritavano una breve pausa dalle avventure.
 
 
 
 
 
 
 
Qualche giorno dopo…
 
Patty stava sistemando casa dopo avere sperimentato con una sua nuova invenzione in salotto, le giornate erano trascorse serene, e l’edificio era ancora completamente intatto, nonostante un certo odore di bruciato per alcuni cavi che l’altro giorno avevano fatto circuito.
La giovane era talmente concentrata nelle pulizie da non accorgersi quasi dell’arrivo di Frenesio, Martino ed Alessandra.
-Oh! Prof. Frenesio, bentornato.- sorrise accogliendo lui ed i due Ranger al seguito.
L’uomo si mise a sedere su una delle sedie accanto al tavolo.
-Ho fatto un giro alle rovine di Oblivia con la guida dei due Ranger. E così ho controllato tutti i luoghi connessi con l’incidente.-
-Dev’essere stato molto stancante. Appena arriva la Nave Federativa potrà tornare a casa.- rispose Martino.
-Beh, veramente io… devo visitare un altro posto. Prima di allora, non potrò andarmene. Della partenza ne riparleremo dopo.-
Con un tempismo perfetto la porta si aprì nuovamente, e stavolta ad entrare furono i genitori di Patty, assieme a Willy.
-Oh! Mamma, papà! Bentornati!- disse lei abbracciandoli.
-Ciao Patty, tutto bene durante la nostra assenza?- chiese Lucia accarezzandole i capelli, intanto che Raimondo parlava con i Ranger.
-Alessandra, Martino, come va? So che avete avuto un bel da fare. Prof. Frenesio, è un piacere vederla. La trovo magnificamente. Sa, la nostra relazione al convegno è stata molto apprezzata.-
-Non avevo dubbi. Una ricerca condotta da un esperto di archeologia e da uno di Pokémon non poteva che essere un successo. Lucia, Raimondo, complimenti vivissimi.-
-E quindi come va? Per radio ho potuto seguire quello che stava succedendo. Che strana coincidenza… i pezzi di armatura dispersi dalla roccaforte sono finiti su tre montagne diverse.-
-Forse non è del tutto casuale.- lo avvisò il professore. -L’armatura d’oro ha scelto il luogo dove riposare in attesa di un altro Malvagio Sovrano, che potrebbe apparire anche tra centinaia, migliaia di anni. Fino ad allora, ha cercato la protezione di Moltres e compagni. Ma a quanto pare, i tre Pokémon si sono ribellati.-
Grazie al cielo era andata così, altrimenti quel circolo infinito di lotte non sarebbe mai terminato.
-Prof. Frenesio, la sua saggezza non ha eguali. È una teoria molto convincente.- si complimentò Lucia.
-Forse Moltres, Articuno, Zapdos e… i due Ranger, di cui vado molto fiero, hanno salvato il futuro di Oblivia.- concluse l’uomo, sotto lo sguardo stupito di Raimondo.
-Oooh… straordinario…-
-Mi è venuta la pelle d’ora per la commozione…- esclamò Willy.
-Comunque, tutti voi avete fatto un ottimo lavoro.- affermò Frenesio.
-Mamma, papà, raccontateci del vostro viaggio. Io preparò il tè per tutti!- disse Patty facendosi aiutare dalla madre.
-E allora io… ehm… visto che non ho niente da fare, mi esibisco così!-
Willy cominciò a ballare sul posto, per festeggiare le grandi notizie, suscitando la risata del professore.
-Ah ah ah! Il solito Willy!- tornando serio, bevendo il tè assieme agli altri, l’uomo si rivolse poi ad Alessandra. -Senti, Alessandra. Le cose da fare non mancano a Oblivia. Puoi cercare di completare il Navigatore. Oppure continuare a perlustrare la zona e ad accettare incarichi. Non ti annoierai di certo.-
-Sì signore, era nelle mie intenzioni.-
-Prof. Frenesio, forse un po’ di riposo non sarebbe male.- protestò Willy. -Ha sempre detto che avrebbe voluto ricompensare i due Ranger con una bella vacanza.-
-Prof. Frenesio…-
Al solo pensiero Martino era già su di giri.
-E tu, Willy, non sei stanco di riposarti?- lo rimproverò l’uomo. -Tanto per cominciare, potresti tornare alla Federazione in barca.-
-Prof. Frenesio, non mi faccia questo!-
-Ah ah ah!-
-Tranquillo Willy, potrai ancora riposare a lungo, io invece credo che farò un rapido giro di pattuglia per Oblivia, ancora non siamo certi degli effetti che l’armatura abbia avuto sulle isole.- disse Alessandra avviandosi verso l’uscita. -Tu vieni con me Pichu?-
-Pichu!-
Giusto per una questione di sicurezza sarebbero ripartiti da Cocona, dove tutti gli abitanti del villaggio erano sereni ed aiutavano i Pokémon ad ambientarsi. Prima di procedere verso Diagonalia i due vollero andare a fare un saluto a Nando ed Otello, ma quando entrarono per poco quest’ultimo non saltò giù dalla sedia.
-Come?! Già di ritorno?... oh, sei tu, Alessandra… scusami tanto. Pensavo che fossi un’altra persona.-
-È da ieri che il Maestro è in questo stato!- esclamò Nando sfregandosi le mani. -Nonostante non abbia alcun affare urgente da sbrigare, non sta fermo un attimo. E se… dopo chissà quanti anni avesse un appuntamento con qualcuno, ma la donna alla fine se ne fosse scordata e per quanto possa stare ad aspettare, il Maestro non la incontrerà mai e…-
-Basta, Nando!- sbottò Otello interrompendolo subito. -Il motivo per cui sono così impaziente è che c’è una cosa che mi preoccupa. Alessandra, in realtà… presto una certa persona verrà a farmi visita. Per allora, c’è una cosa di cui vorrei entrare in possesso ad ogni costo, ma per me o Nando probabilmente sarebbe impossibile ottenerla.-
-Di cosa si tratta?- chiese la ragazza curiosa.
-Maestro? Perché non chiediamo ad Alessandra di aiutarci?-
-Mmmh… questa sì che è un’idea! Per Alessandra sarebbe quasi un gioco da ragazzi.-
-Ditemi pure, sarò felice di aiutarvi.-
-Sai che sparsi qua e là per Oblivia ci sono degli alberi su cui vivono i Pokémon, giusto?-
-Sì certo.- annuì lei.
-Tra quegli alberi ce n’è solo uno su cui cresce una rara bacca rossa. Alessandra, vorrei che me la portassi. Purtroppo… non riesco a ricordare dove cresce quella bacca!-
-Alessandra, ecco svelato il mistero… ti prego di raccogliere quella bacca rossa per il Maestro!- la supplicò Nando.
Era una richiesta un po’ particolare, ma ormai non poteva più rifiutarsi. -Va bene, andrò subito a cercarla.-
-Accetti l’incarico? Grazie infinite! Ciò che mi serve è quella bacca rossa. Scuotendo l’albero, la bacca dovrebbe cadere. Vorrei chiederti di fare al più presto, ma visto che si tratta di un favore, ti sarei grato se me la potessi portare appena ti sarà possibile.-
-Certo, andrò subito a fare qualche ricerca.-
Sembrava difficile qualcuno potesse veramente conoscere una cosa tanto specifica, ma forse un Pokémon antico aveva già sentito dell’esistenza di questa bacca.
Evocare Entei per una simile richiesta era quasi imbarazzante, il Pokémon tuttavia la raggiunse immediatamente senza alcun indugio.
-“È passato parecchio tempo.”-
-Sì, mi dispiace.-
-“Non preoccuparti. Il tuo è limitato, e capisco tu possa avere avuto molte difficoltà. Il braccio sta bene?”-
-Sì, grazie. Scusami se ti ho chiamato solo ora, ma ho bisogno di un’informazione. Sto cercando un albero su cui cresce una bacca rossa.-
-“Mmh… l’unico che ricordi, è lungo la via di Mironda, proseguendo sempre ad est.”-
-Potresti condurmici?-
-“Certamente. Sali.”-
Annuendo Alessandra salì sulla sua groppa assieme a Pichu ukulele, reggendosi al manto di Entei mentre questo sfrecciava lungo tutta l’isola.
-“Sei cambiata molto. Ormai se l’Eroe di Oblivia.”-
-Non mi sento un eroe.-
-“Ma lo sei per tutti noi.”-
Le sue parole la riempivano di orgoglio, e nel mentre avevano raggiunto lo spiazzo di cui Entei parlava.
Nei paraggi c’era solo un albero, che poteva essere colpito da una Mossa Azione 1.
Fortunatamente, dalla missione con i tre Pokémon leggendari, lei aveva un Hippopotas, e gli bastò un solo colpo per far vibrare l’albero, che lasciò cadere un succoso frutto rosso.
Con l’aiuto di Entei era stato un incarico più facile del previsto, ed in quattro e quattr’otto fu subito di ritorno da Otello.
-Otello, ti ho portato qualcosa.- sorrise mostrando la bacca.
-Ooh, è proprio questa! È proprio la bacca che cercavo! Grazie, Alessandra!-
-Non c’è di che.-
-A cosa servirà mai quella bacca? E se… e se…-
-Nando! Probabilmente la tua immaginazione sta per fare cilecca di nuovo.- lo rimproverò il Otello, venendo interrotto da una voce.
-Tanto tempo fa, i bambini di Oblivia chiamavano questa bacca, la bacca della riconciliazione. Regalarla a qualcuno era un modo per esprimere il proprio desiderio di far pace con quella persona.-
Il Professor Frenesio, a grande sorpresa di Pichu ed Alessandra, fece capolino dall’ingresso, sbalordendo perfino Nando.
-Eh? Il famoso prof. Frenesio?-
-Ce ne hai messo di tempo… caro fratello.- sbuffò Otello.
-Scusa, fratellone. C’è voluto un po’ di tempo per trovarla.-
Alessandra era completamente senza parole, soprattutto quando vide la stessa bacca delle mani del suo capo.
Fortunatamente Nando parlò anche per lei. -Que… quella è… la bacca della riconciliazione? Però, che sorpresa! Il prof. Frenesio della Federazione Ranger… è il fratello minore del Maestro!-
-Si tratta di una straordinaria storia di più di 20 anni fa…- cominciò Otello con un mezzo sorriso. -Insieme a numerosi artigiani completai la Nave Federativa qui a Oblivia. Mio fratello fu molto felice e propose di farmi capitano della Nave Federativa. A differenza del mio fratellino, io non avevo intenzione di allontanarmi da Oblivia, quindi rifiutai. Al che, lui mi disse: ingrato! E pensare che mi preoccupo per il tuo futuro!-
-E mio fratello Otello rispose: ingrato sarai tu che parti e abbandoni tutto!... così da quel momento iniziò una lite colossale di 20 anni tra noi fratelli.-
-A pensarci adesso, ci siamo intestarditi per una stupidaggine.- sospirò Otello dispiaciuto. -Devi sapere che poco tempo fa… era stato deciso di mettere fuori servizio la Nave Federativa e il mio fratellino l’ha fatta rispedire a Oblivia, l’isola da dove era partita! Questa sua premura… mi ha commosso fino alle lacrime.-
-Sapevo già da tempo che mio fratello faceva donazioni anonime alla Federazione. Grazie, Otello…. Oh, ma guarda. Anche Alessandra si è emozionata!- effettivamente la ragazza, come Nando e Pichu, erano sull’orlo delle lacrime. -Grazie per aver recuperato la bacca rossa per conto del mio fratellone. Quindi… incarico completato!-
-La ringrazio! È stato un onore!-
Chi l’avrebbe mai detto, un incarico da una persona tanto importante e dalla storia così tragica. Sicuramente non se lo sarebbe mai dimenticato.
-Il Maestro ed il Prof. Frenesio sono entrambi impulsivi e odiano perdere, quindi immagino che le liti tra i due non siano mancate!- osservò Nando.
-Esatto, Nando. Litigavamo spesso anche per cose da niente.- annuì Otello. -Ad esempio, una volta Frenesio ha distrutto un modellino di nave che avevo faticato un mese a costruire…-
-Fratello Otello, ricordi male! Quella nave si ruppe cadendo a causa della scossa provocata dalla tua caduta, quando con la testa tra le nuvole piombasti giù dal letto!-
-Io, con la testa tra le nuvole?! Chi sarebbe con la testa tra le nuvole?! Smettila di inventare storie!-
-E chi sarebbe a inventarsi storie? Ho solo detto la verità!-
-Oh oh…-
La situazione era precipitata rapidamente, ed Alessandra temette di dover recuperare un altro paio di bacche.
-Come al solito, non sai ammettere di avere torto!-
-Senti chi parla!-
-Alessandra! A causa mia il Maestro e il Prof. Frenesio stanno litigando di nuovo!- piagnucolò Nando terrorizzato. -Che fare… che fare?-
-Mah, a quel tempo ogni giorno scoppiava una di queste liti… ah ah ah ah!-
Alla risata di Otello si unì anche quella del fratello, ormai però Alessandra era completamente sbiancata.
-Esatto, era proprio così! Ah ah ah ah!-
-Aah, che spavento… non avevo idea di come fermare la vostra lite e mi sono venuti davvero i sudori freddi!-
-A chi lo dici Nando…-
-Pichu pichu…-
Fortunatamente una chiamata dallo Styler si intromise prima che qualcuno dicesse nuovamente qualcosa di troppo.
-Sono io, sono Willy! C’è il prof. Frenesio? Se c’è, digli che è arrivato un messaggio dalla Federazione Ranger. Vogliono che si rechi subito alla Nave Federativa.-
-Ti ho sentito benissimo. Ma insomma… volevo parlare con un po’ più di calma, ma sembra che dovrò tornare al lavoro.- sospirò l’uomo. -A presto, fratello!-
Il professore uscì immediatamente, e la Ranger l’avrebbe seguito se Nando non l’avesse fermata.
-Emh… Alessandra? Ho un piccolo problema…-
-Ciao!-
Il piccolo Ralf entrò spalancando la porta, facendo sobbalzare il ragazzo. -Ah, ci sei anche tu, Alessandra! Uh? Nando, hai una faccia così scura! Ti sei lasciato prendere di nuovo dall’immaginazione e dal pessimismo?-
-Ma quale immaginazione, sono nei guai sul serio! In realtà prima mi è capitata questa cosa…-
Nel racconto di Nando, poche ore prima Raimondo e sua figlia stavano parlando accanto al ponte poco oltre la casa dei due, e la ragazza si fermò indicando la struttura.
Senti papà… anche questo ponte a strisce l’ha costruito Otello? E come si chiama?-
-No, ho sentito che questo ponte è stato costruito da Nando, il ragazzo che lavora con Otello. Non credo che abbia un nome particolare.-
-Sul serio? Allora se dessi un nome a questo ponte… Nando ne sarebbe felice?-
-Sì, mi sembra proprio un’ottima idea! Se gli diamo un nome originale, romantico e altisonante, sicuramente anche Nando resterà soddisfatto.-
-Allora, che ne dici di questo...-
Il nome che Patty gli diede fu così lungo che Nando, al termine del racconto, dovette ripeterlo un’altra volta.
-… e così è stato battezzato: Ponte Nando biancorosso biancorosso che si estende sul gorgoglio del fiume del bosco verde a più non posso! È un nome lunghissimo! E pensare che vado così orgoglioso di quel ponte…-
-La parte biancorosso biancorosso però mi piace…- obbiettò Ralf.
-Io invece proprio quella parte sul biancorosso non la mando giù! E poi un nome così lungo è inammissibile… e se… e se… e se qualcuno venuto per un picnic, cercando di leggere l’insegna, si mordesse la lingua e per il dolore non riuscisse a mangiare il pranzo al sacco e poi iniziasse a barcollare dalla fame e finisse per cadere dal ponte e… spalsh!-
-Basta, Nando! Ti stai preoccupando davvero troppo adesso!- lo fermò Ralf prima proseguisse. -Giusto! Ho avuto un’ottima idea. Come si dice: cogli l’attimo! Esco un momento.-
-Ehi, Ralf! Dove vai?!-
-Ma insomma, Nando! Basta lasciarti parlare per un minuto e tu ricominci a farti prendere dall’immaginazione e dal pessimismo come al solito. Perché non prendi un po’ esempio dall’ottimismo di Ralf?- sbuffò irritato Otello.
-Facile a dirsi, Maestro… ma adesso mi è venuta un’altra preoccupazione. Credo che Ralf sia andato da Patty a lamentarsi per conto mio. E se per caso… litigasse con Patty che sta scrivendo il nome del ponte sull’insegna e visto che entrambi hanno la testa dura… iniziassero a dirsi paroloni e poi passassero alle mani e finissero per rotolare entrambi giù dal ponte e… splash!-
-Adesso basta! Se hai tempo per lasciarti prendere dal pessimismo, allora che ne diresti di darti una mossa?!- gridò spazientito l’uomo.
-Ma… maestro… in effetti è proprio come dici tu… ho un favore da chiederti, Alessandra! se continua così, Ralf e Patty finiranno per passare alle mani! Ti prego, va a fermare Ralf! Ti raggiungerò non appena avrò finito il lavoro che sto facendo adesso.-
-Non so proprio come fare con lui… scusa Alessandra, andresti a controllare sul posto? Anche per confermare che Nando si è lasciato prendere eccessivamente dall’immaginazione e dal pessimismo per l’ennesima volta.-
-Certo Otello.-
Purtroppo Nando era fatto così, ed era l’unico modo per tranquillizzarlo.
-Scusa… ma sono davvero preoccupato.-
-Ooh finiscila! Alessandra, in ogni caso Ralf a quest’ora sarà a casa di Raimondo. Vai a dare un’occhiata.-
Annuendo Alessandra uscì affrettandosi a raggiungere la casa di Raimondo, ma entrandovi trovò solo la famiglia di Patty ed il professor Frenesio.
Stava per parlare, quando Nando spalancò la port.a -Anf anf… anche se non avevo ancora finito di lavorare ero troppo preoccupato e sono corso qui.-
-Cosa? Alessandra e Nando? Che coppia insolita!- esclamò Patty sorpresa. -Per caso siete qui per via del Ponte Nando biancorosso biancorosso biancorosso che si estende sul gorgoglio del fiume del bosco verde a più non posso?-
-I biancorosso sono aumentati!- esclamando Nando sbiancando. -E se… e se… Ralf si fosse divertito vedendo la mia reazione e per farmi un dispetto… avesse proposto a Patty di aumentare i biancorosso?-
-Basta! È vero che poco fa Ralf è venuto a trovarmi, ma non ha detto nulla del genere!- lo fermò Patty. -Mi sono semplicemente sbagliata ed ho inserito un biancorosso di troppo. Ralf è venuto a chiedermi se era possibile trovare un nome di tuo gradimento.-
-A… aah, capisco… e adesso dov’è Ralf?-
-Ha detto di avere avuto un’illuminazione ed è corso via urlando. Credo che sia andato verso il ponte che hai costruito tu, Nando.-
-Chissà di che illuminazione si tratta? Alessandra… prova ad andare al ponte che ho costruito! Prima di raggiungerti, devo tornare un attimo al lavoro, visto che me la sono svignata senza aver finito.-
-D’accordo. Ci vediamo lì.-
Il ponte era a quattro passi da lì, ma una volta arrivata Alessandra trovò direttamente Nando.
A quanto pareva la curiosità aveva avuto la meglio.
-Da un momento all’altro vicino al ponte è stato piantato un cartello! È sicuramente opera di Ralf. E se… e se… se per recuperare la vernice necessaria a scrivere sul cartello, Ralf si fosse diretto a Capo Tam Tam per cercarla nel magazzino e per sbaglio avesse fatto cadere le latte di vernice accatastate… e si fosse tinto tutto il corpo di bianco, rosso, blu, verde e marrone… Alessandra! ti precedo al magazzino di Capo Tam Tam!-
-Nando aspetta!-
Ora stava proprio esagerando, ma il ragazzo la ignorò completamente costringendola a rincorrerlo.
Naturalmente una volta arrivati le cose non erano andate come la sua immaginazione aveva predetto.
-Eh? Che strano… non vedo Ralf. E se… e se… visto che in questo magazzino non c’era vernice… e se avesse provato ad andare a Diagonalia, ma nella fretta fosse caduto dal Ponte Otello e… splash! Oh no, è terribile! Raaaalf!-
Le sue urla erano sempre più alte, ed un povero pescatore che voleva solo passare un pomeriggio tranquillo si avvicinò grattandosi il capo. -Mi sembrava che ci fosse un po’ troppo chiasso. Eri tu, Nando! Se è Ralf che cerchi, poco fa è partito verso il ponte che hai costruito, portando con sé un bel po’ di legna.-
-Alessandra! mi dispiace farti fare avanti e indietro, ma dobbiamo tornare al ponte di prima! Ti aspetto lì.-
-Aspetta!-
Nuovamente non l’ascoltò, ed il pescatore scosse il capo. -Nando non cambia mai. io torno a pescare. Ci vediamo, Alessandra!-
-A presto…-
-Pichu…-
Prima o poi quelle ansie lo avrebbero cacciato in grossi guai.
Tornando verso il sentiero vide che Nando era già arrivato, e due nuovi cartelli erano sbucati assieme a Patty.
-Ah, Ralf! E… anche tu, Patty?!-
-Uh? State facendo un picnic, per caso? Meno male… pensavo che aveste iniziato a litigare ed a prendervi a pugni!-
-Come sarebbe a dire? Ti eri lasciato prendere di nuovo dall’immaginazione e dal pessimismo come al solito, eh?- lo canzonò Patty.
-Come? Perché adesso ci sono ben tre cartelli?-
-Visto che il nome è troppo lungo, chi lo legge finisce per mordersi la lingua! O almeno questa è la tua preoccupazione, giusto?- spiegò Ralf. -Allora ho pensato che, allungando ulteriormente il nome, nessuno si prenderà la briga di leggerlo ad alta voce ed il problema sarà risolto!-
-In… incredibile… che acume!- esclamò Nando colpito.
-E non solo! Mettendogli il nome più lungo del mondo, questo ponte da te costruito diventerà famosissimo! Per vederlo, verranno turisti da tutto il mondo… ansiosi di scattarsi una foto su questo ponte dal nome lunghissimo. Allora, che te ne pare?- chiese Ralf soddisfatto.
-Foto ricordo sul ponte costruito da me? Che pensiero ottimista!-
-Però visto che il nome era troppo lungo, non entrava in un solo cartello… e ho dovuto fare un po’ di salti mortali per sistemare la cosa.-
-Ralf, sembra che tu abbia fatto una sauna…- commentò Patty disgustata.
-Mi vergogno di me stesso per aver dubitato di te, Ralf.- si scusò Nando. -Alessandra… e voi tutti… prendendo spunto da ciò che è successo, ho deciso di cambiare. Prenderò esempio dall’ottimismo di Ralf.-
-Sono fiera di te, Nando.- sorrise la Ranger dandogli un bacio sulla guancia.
-Bene! Allora vai con il pensiero positivo!- gridò allegra Patty.
-Co… come… così all’improvviso…! Ci sono! Un ponte con il nome più lungo del mondo non è male, ma… un giorno, io… costruirò il ponte più lungo del mondo!-
-Incredibile! Ce l’hai fatta! Vuoi dire più lungo del Ponte Otello?- chiese Ralf.
-Naturalmente! Dieci volte… anzi, cento volte più lungo del Ponte Otello! Un ponte che permetta di camminare da qui fino ad Almia e a Fiore. Un ponte lungo, lunghissimo!-
-Nando, ti stai lasciando prendere troppo dall’entusiasmo.- ridacchiò Patty.
-Eh eh!-
-Sono sicura che ce la farai. Ora però sono curiosa di leggere il nome del ponte… vediamo…- disse Alessandra avvicinandosi ai cartelli. -Ponte Nando biancorosso biancorosso del bosco verde, che si estende… sul gorgoglio del fiume, capolavoro che non scricchiola nemmeno… al passaggio di Raikou, unico ponte al mondo tra passato e futuro… ahi! Mi sono morsa la lingua!

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Capitolo 69
*** Capitolo 69 ***


Dopo avere risolto la faccenda del ponte Alessandra era pronta a procedere nel giro di pattuglia, andando rapidamente verso casa di Raimondo per assicurarsi andasse tutto bene, trovando però sia Patty che il padre con alcuni problemi tra le mani.
-Alessandra, ti aspettavo!- esclamò Patty raggiungendola per prima. -C’è una cosa che vorrei mostrarti… ta-daaaa!- da sotto il tavolo la ragazza tirò fuori un vecchio Dadavolante, leggermente modificato in alcuni punti. -Allora, che te ne pare? È il Dadavolante che mi avevi portato tu! L’ho riparato sostituendo le parti danneggiate con pezzi di ricambio presi da vecchie lavatrici, forni a microonde e via dicendo! Pensavo di usarlo per aiutare papà a lavoro, ma lui ha rifiutato dicendo che è troppo pericoloso.-
-Posso capirlo in verità.-
Quegli affari non erano un gioco, e lei l’aveva sperimentato molte volte, Patty però non sembrava convinta.
-Vista la fatica che ho fatto per ripararlo, speravo almeno di poterci fare un giro, ma papà non vuole perché è preoccupato. Tuttavia mi ha concesso di salirci se anche tu mi accompagnerai!-
-Patty… non credo sia una buona idea…-
-E dai… mi basta un giro soltanto… vieni con me?-
Qualcosa le diceva che lo avrebbe fatto a prescindere, con o senza di lei. -E va bene… uno solo però.-
-Evviva! Sei pronta per un volo entusiasmante?-
-Certo.-
-Dadavolante, ribattezzato Pattyno I… partenzaaa!-
Senza aspettare altro Patty trascinò il Dadavolante fuori dal salotto, attivandolo e salendovi sfrecciando verso il cielo. Alessandra dovette affrettarsi a chiamare Latias per evitare di perderla di vista.
-Siamo sbucati sopra le nuvole! Incredibile, incredibile!- gridò Patty al settimo cielo. -Alessandra, tu assapori sempre quest’emozione in groppa ai Pokémon, non è vero?-
-Sì, ogni volta è splendido.-
-Vorrei continuare a volare così fino ai confini del mondo! No, no, non si può fare! Ho messo pochissimo carburante e poi le riparazioni non sono ancora terminate del tutto!-
-Cosa? Sul serio? Allora sarà meglio…-
Alessandra non poté terminare la frase che uno strano suono provenne dal Dadavolante, che cominciò a vibrare in maniera sconnessa.
Anche Patty cominciò ad allarmarsi. -Che strano, c’è qualcosa che non va?! Aaaaah!-
-Patty!-
Le vibrazioni aumentarono notevolmente, bloccandosi poi del tutto.
-Ha smesso di vibrare… però…-
Il Dadavolante volo di scatto superando Latias, sistemandosi esattamente davanti alla Ranger.
-“Nemico individuato! Nemico individuato! Dadavolante, avvio modalità attacco automatico!”-
Un colpo al plasma colpì quasi l’ala sinistra di Latias, che fortunatamente riuscì a spostarsi in tempo.
-Oh no! Questo perché ho toccato quei circuiti di cui non avevo capito bene la funzione! Alessandra, scappa!-
-Andrà tutto bene! Non ti lascio qui!-
Il Dadavolante si mosse nuovamente a scatti, allontanandosi di parecchi metri, lanciando poi contro la Ranger una croce di colpi al plasma, alternandole a delle X ed a delle raffiche giganteschi di colpi singoli.
Uno di questi colpì la spalla destra della Ranger, ustionandola e togliendole 10 punti di energia.
Se i Bricconieri avessero usato tutta quella potenza al tempo, sarebbe stata nei guai.
Il Dadavolante improvvisamente salì ancora più in alto, nascondendosi nel sole, sparando poi dei colpi infuocati di cui Alessandra non conosceva minimamente l’esistenza, e dai quali non sapeva come difendersi.
Nuovamente venne colpita due volte, perdendo 16 punti e subendo altre ustioni.
Il dolore era forte, ma non poteva permettersi di pensarci, perché la raffica seguente furono delle vere e proprie palle di cannone, che avrebbero potuto facilmente fare precipitare Latias.
Schivate anche queste sembrò che la macchina fosse ormai a corto di pazienza, perché sferrò una raffica infinita di plasma che colpì ripetutamente la Ranger, togliendole altri 20 punti e ferendole stavolta le gambe.
Per un momento Alessandra fu certa di non farcela, quando il Dadavolante parlò nuovamente.
-“Batteria esaurita! Batteria esaurita! Fine modalità attacco automatico!”-
-Meno male! Alessandra, ora è tutto apposto!-
-Già…-
Una volta scese avrebbe avuto bisogno di cure mediche, ma almeno Patty stava bene.
-Ormai rimane pochissimo carburante, quindi si torna indietro! Pattyno I… vai!!!-
Il suo buonumore non era stato minimamente intaccato dai problemi al Dadavolante, ma una volta rientrata in casa si occupò personalmente delle ferite della Ranger.
-Il mio attacco improvviso dev’essere stato una bella sorpresa! Tuttavia… sono contenta di avere avuto l’opportunità di vedere la tua tecnica di volo da vicino… è stato divertente!-
-Pichuuu!-
Pichu ukulele non era della stessa opinione, anzi era infuriato al commento della ragazza.
-Ah, scusa!-
-Tranquilla Patty, non è successo nulla di male.-
-Per fortuna… però… senti qua! Avrei un favore da chiederti.-
-Un altro?-
-Ho costruito una macchina incredibile che piacerà sicuramente sia a te che a papà. Ma, per attivarla, serve una corrente molto intensa. Una volta attivata, però, sarà a posto. Secondo i miei calcoli, l’energia combinata di Electivire, Jolteon, Electrode, Ampharos e Manectric dovrebbe essere sufficiente.-
-Dici poco eh?-
-Alessandra, ti sarei infinitamente grata se mi portassi questi cinque Pokémon!-
Ormai conosceva bene Patty, e sapeva che avrebbe insistito finché non l’avesse aiutata. Nonostante quello che era appena successo, non poteva dirle di no. -D’accordo. Vedrò dove trovarli.-
-Grazie, Alessandra!-
Almeno stavolta li conosceva già tutti, e la maggior parte potevano essere trovati sul Monte Lampinia, infatti una volta raggiunta l’isola e catturato Electivire, Electrode, Ampharos e Manectric rimaneva solo Jolteon, il quale poteva essere trovato alla Base Radio.
Una volta catturati tutti fu subito di ritorno da Patty, che sorrise entusiasta. -Evviva! Ho fatto bene ad affidarmi a te, Alessandra! accendiamo subito la macchina! Prenderò in prestito anche il tuo Styler.-
-D’accordo.-
I Pokémon seguirono Patty nel suo laboratorio, ed in pochi attimi si sentì un gran schiamazzo ed un forte rumore. Per un momento Alessandra temette le avesse distrutto lo Styler, ma Patty tornò da lei serenissima. -Scusa per l’attesa! Grazie mille! Grazie a te la Macchina Multi-Pluri-Omni-Catturante è pronta! Ah! Ti restituisco lo Styler. Senza questo non puoi esibirti nella tua posa speciale, vero?-
-Già eheh…-
Non era certa di avere capito cosa fosse successo, ed un po’ la spaventava l’idea di una spiegazione.
-Senti… ti incuriosisce sapere di che tipo di macchina si tratta, vero?- chiese Patty emozionata. -Visto che sono riuscita a completarla grazie al tuo aiuto… ti concederò di essere la prima persona ad utilizzarla! Andiamo al mio laboratorio!-
-A-aspetta!-
Praticamente la costrinse ad entrare, portandola davanti alla sua scrivania.
-Per prima cosa ti spiegherò cosa è possibile fare con questa macchina. In poche parole… potrai provare a catturare anche quei Pokémon che si incontrano di rado! Per la precisione… estraendo dal tuo Styler i dati sui Pokémon, è possibile utilizzarli per creare delle versioni virtuali dei Pokémon stessi e simularne la cattura. Ehm… è più facile a farsi che a dirsi! Faresti prima a provarci praticamente. Ecco!-
Senza dirle nulla le mise un casco sulla testa, ed Alessandra si ritrovò catapultata su una spiaggia, con Patty e Pichu ukulele.
-Alessandra, tutto bene?-
-Sì… dove siamo?-
-Questa è Dolcegoccia, un’isola creata dalla macchina di prima, all’interno di uno spazio virtuale. Sembra quella reale, vero?-
-Sì, terribilmente.-
Era un vero e proprio pugno allo stomaco vederla, sapendo cosa fosse successo nella realtà, Patty però non badò alla sua espressione e continuò la sua spiegazione.
-Qui ci sono i Pokémon creati dai dati del tuo Navigatore. Quindi quelli che vedi non sono veri Pokémon, ma modelli tridimensionali identici agli originali. Qui è possibile catturarli in qualsiasi momento. I Pokémon che si trovano qui sono solo un insieme di dati, quindi anche se riuscirai a catturarli, non li vedrai camminare con te. Inoltre, una volta iniziata la cattura non potrai fuggire. In compenso, non c’è da preoccuparsi: anche se l’energia dello Styler si esaurisce, la partita continua. Quando ti viene voglia di tornare indietro, parlami senza fare complimenti! Allora, iniziamo!-
Non si trovava molto a suo agio, ma provò comunque ad andare avanti. L’isola era effettivamente identica all’originale, ma c’erano Pokémon che non vi appartenevano, come Lapras o Suicune.
Notò anche un Punto di Salvataggio, ma toccandolo non accadde nulla. Probabilmente anche quello era finto.
Era incredibile vedere tutti quei Pokémon diversi in un unico luogo, trovò addirittura Celebi, i Pokémon però non sembravano essere in grado di vederla, ed a malapena si muovevano.
Attraversò tutta l’isola prima di decidere di andare.
-Patty, direi possiamo uscire.-
-Desideri tornare al mio laboratorio?-
-Sì per favore.-
Fu una sensazione stranissima tornare indietro, Patty però sembrava molto contenta.
-Vieni pure a parlare con me, quando ti viene voglia di riprovare.-
Annuendo Alessandra uscì dal laboratorio, venendo fermata subito da Raimondo. -Salve, Alessandra! Capiti a puntino! Lucia vuole chiederti di cercare una cosa.- disse lasciando la parola alla moglie.
-Durante lo scorso convegno archeologico ho parlato del rapporto tra le nenie di Oblivia ed i simboli evocativi. Allora, una certa persona mi ha detto che esiste una quarta nenia. Sono più di 100 anni che è proibito recitare quei versi, perché il loro contenuto mette paura ai bambini.-
-Ho provato a chiedere informazioni agli anziani di Diagonalia, ma non c’è nessuno che conosca la quarta nenia…- sospirò Raimondo.
-Tuttavia… probabilmente… il testo della nenia è conservato da qualche parte ad Oblivia… io ne sono profondamente convinta! Ad esempio in un vecchio libro oppure in qualche diario. Non ti è mai capitato di imbatterti in un luogo che potrebbe fare al caso mio, durante una delle tue missioni?-
Era abbastanza chiaro dove volesse andare a parare, ma non ci fu bisogno di dirlo.
Il maniero di Amun era l’unico posto dove trovare qualcosa di simile.
-Se per caso venisse scoperto un libro o un diario simile, sarebbe un documento di valore inestimabile per la storia di Oblivia. Non ho fretta, ma… vorrei che mi informassi se dovessi trovare il testo della quarta nenia.- le chiese Raimondo.
-Va bene, vi farò sapere.-
-Grazie, ci sei di grande aiuto!-
-Se trovi un documento che riporti il testo della quarta nenia, la mia ricerca potrà finalmente passare al prossimo stadio.- sorrise Lucia eccitata.
Era da molto tempo che non andava al maniero, raggiungerlo fu molto più semplice rispetto alle prime volte, tuttavia una volta entrata Alessandra sentì immediatamente sopra di sé quello strano gelo che l’assaliva ogni volta vi metteva piede, ed anche Pichu non ne era immune.
C’erano moltissime stanze nell’edificio, ed altrettanti scaffali pieni zeppi di libri, anche se la maggior parte erano stati rovinati dai Pokémon.
Non ricordava bene tutte le strade ed i passaggi, perciò cercò di controllare tutto il più rapidamente possibile, controllando per prima la stanza in cima alla scalinata davanti a sé, ma l’unica cosa interessante che trovò fu un Pokémon enorme dal corpo rosa ed una gonnellina bianca, che nonostante la stazza imponente si rivelò estremamente semplice da catturare.
Il suo nome era Blissey, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 3”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”.





Alessandra e Pichu ukulele controllarono ogni stanza del piano, finendo addirittura nella cucina stregata, dirigendosi infine verso i sotterranei del maniero, dove erano custoditi centinaia di libri.
Controllarli uno ad uno richiese un po’ di tempo, ma alla fine un titolo attirò la loro attenzione: La nenia proibita.
Non c’erano dubbi, era sicuramente quello che stava cercando, e rapidamente assieme a Pichu uscì dall’edificio, correndo a casa di Raimondo.
-Salve, Alessandra!- la salutò quest’ultimo appena entrò.
-Ciao a tutti, ho grandi notizie. Al maniero di Amun ho trovato un libro sulla nenia!- sorrise lei appoggiandolo sul tavolo.
-Cosa?! Fammi vedere un po’.- Raimondo si lanciò letteralmente sul tomo, leggendone il titolo. -La nenia proibita… capisco, è stato scritto da Amun. Però questa scrittura sembra davvero opera di un bambino. Chiediamo a Lucia di leggere cosa c’è scritto.-
L’uomo passò il libro alla moglie, che indossando i propri occhiali analizzò il contenuto. -Visto che non è scritto in lingua antica ma nella nostra lingua, posso leggerlo subito. Dunque… nubi oscure bloccheranno la tua via. Non pensare di poter passar da qui! fulmini e saette senza sosta! No, nessuno passerà da qui! ascolta queste parole e fa’ silenzio. La grande Latias con un salto porterà L’Eroe lassù un alto! Ma se tu l’Eroe tenti di imitare, rischi seriamente di ruzzolare!-
-Quindi c’era una nenia anche per Latias!- intervenne Patty. -Però… il tono della nenia sembra essere drasticamente diverso dalle altre tre.-
-È un testo triste su nubi oscure e fulmini…- borbottò la madre.
-Fa piuttosto paura…-
-Anche con l’aiuto di Latias, attraversare un mare di nubi nere e di fulmini significa rischiare la vita, se non si è come l’Eroe. La nenia raccomanda di non tentare di imitare assolutamente le gesta dell’Eroe. Alessandra, forse avremmo cercato di fermarti se avessimo conosciuto il testo della quarta nenia prima della tua partenza.- disse Lucia dispiaciuta, guardando Alessandra. Effettivamente il testo sembrava riferirsi proprio al monte Lampinia. -Però se seri riuscita ad attraversare le nubi oscure in groppa a Latias… vuol dire che allora sei l’eroina del nostro tempo, Alessandra?-
-Ha fatto tutto Latias, non posso avere il merito.- rispose la Ranger imbarazzata, facendo ridere Raimondo.
-Ah ah ah! Chi possiede un coraggio straordinario come il tuo ha diritto al titolo di Eroe. Non hai nulla di cui vergognarti! In ogni caso, hai fatto un ottimo lavoro. Incarico completato! Grazie.-
Era sinceramente felice di avere trovato quella nenia, per quanto inquietante faceva parte della cultura di Oblivia, e sembrava anche che a qualcuno piacesse, visto riprese a cantarla.
-Nubi scure bloccheranno la tua via. Non pensare di poter passare da qui!-
-Come? Sento la voce di un bambino…- disse Patty guardandosi attorno.
Non era nessuno di loro a cantare.
-Fulmini e saette senza sosta! No, nessuno passerà da qui!-
-Chi è che canta?- chiese Patty alzando la voce, e tutti i presenti si voltarono verso una figura sconosciuta nella stanza.
Era quello di un bambino dagli strani abiti, i biondi capelli e gli occhi celesti, che canticchiava divertito.
-Ascolta queste parole e fa’ silenzio. La rande Latias con un salto porterà l’Eroe lassù in alto! Ma se tu l’Eroe tenti di imitare, rischi seriamente di ruzzolare!-
-Wow, che bravo! Il testo fa paura, ma la voce è davvero carina!- esclamò Patty guardandolo.
-Che ci fai da solo qui? La tua mamma e il tuo papà non sono con te?- chiese gentilmente Lucia, ma il bambino guardò solo Alessandra, immobile con una statua.
Conosceva molto bene quella persona, e sapeva non avrebbe dovuto trovarsi lì.
-Ascoltami… qui a Oblivia non solo c’è Latias, ma c’è anche Latios!-
-Che cosa? A Oblivia ci sono sia Latios che Latias?- chiese Raimondo sorpreso.
-Se credi che sia una bugia, prova ad andare a Sikulele! Allora capirai che ciò che ho detto è tutto vero. Ci vediamo!-
-Bimbo, aspetta! Come ti chiami?- chiese Lucia confusa.
-Il mio nome è…-
Non terminò mai la frase, Elio sparì nel nulla, lasciando Alessandra con un mare di dubbi e domande.
Era stato Celebi a portarlo lì? E perché? Era successo qualcosa di orribile nel passato?
-A… aspetta!-
-È sparito… per caso sto sognando?- disse Patty sfregandosi gli occhi.
-Forse è stato davvero un sogno.- borbottò Raimondo.
-È stato quel bambino… a scrivere la quarta nenia?- si chiese Lucia.
-Se ciò che ha detto è vero… sia Latios che Latias vivono a Oblivia. Alessandra, che ne pensi di andare a Sikulele e verificare di persona?- le propose Raimondo.
-Sì, vado subito.-
Aveva bisogno di allontanarsi da tutti e schiarire le proprie idee.
Era intenzionata a tornare nel passato dopo avere risolto tutti i problemi nel presente, tuttavia l’apparizione di Elio la preoccupava molto.
Per il momento la cosa migliore da fare comunque era andare a Sikulele, e scoprire di più sulla faccenda.
Grazie a Latias arrivò in quattro e quattr’otto, ed appena atterrò Elio comparve nuovamente.
-Salve, Alessandra. allora, per prima cosa prova a chiamare la tua Latias.-
-Elio, aspetta, che sta succedendo?-
Un lampo di luce accecante la interruppe, e Latias comparve proprio accanto a lei.
-Allora, Latias. Prova a chiamare Latios.- continuò Elio.
Il Pokémon la capì perfettamente, ed alzando il viso al cielo cominciò a cantare, cercando di attirare l’altro Pokémon. -Latiii!-
-Latiii!-
Un fascio blu attraversò il cielo sotto gli occhi della Ranger, frastornata per la velocità della situazione.
-Cosa sta succedendo?!-
-Allora, Alessandra. Adesso vai con la cattura!-
Latias praticamente la costrinse a salirle in sella, e poco dopo Latios le raggiunse costringendola ad iniziare la cattura.
Era tutto veramente troppo per la mente della ragazza, ma ormai non poteva andarsene e non poteva neanche trovare le risposte che cercava. Poteva solo combattere, e sperare dopo di scoprire qualcosa.
I movimenti di Latios erano molto simili a quelli di Latias, si muoveva a scatti tra le nuvole creando ventagli di sfere dorate e circondandosi di quest’ultime per rompere la linea dello Styler, ma rispetto alla lotta con Latias questa era molto più semplice.
Alessandra aveva raggiunto un’esperienza ed un livello tale che in poco tempo raggiunse il massimo del livello di emozioni trasmesse, anche grazie all’aiuto di Latias, che bloccò l’altro al centro del perimetro con un tornado.
La cattura non fu sufficiente a fare avanzare di livello lo Styler, ma il Navigatore aggiornò le informazioni di Latios con: “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Nessuna /-“, “Si muove rapidamente e lancia sfere di luce.”.





Appena fu libero Latios si voltò, conducendo la Ranger verso l’isola di Sikulele dove Elio l’aspettava.
-È stata una cattura stupenda! È evidente che sei in grado di comunicare i tuoi sentimenti ai Pokémon con facilità. Il tuo sviluppo è stato rapidissimo! Allora ci vediamo, Alessandra. non vedo l’ora di incontrarti… di nuovo.-
-Elio aspetta!-
Niente da fare, anche stavolta il ragazzo era scomparso senza darle alcuna spiegazione, questo però non necessariamente era un male.
Non aveva idea del perché l’avesse raggiunta nel futuro, ma era sicura prima o poi l’avrebbe scoperto. Dopotutto era proprio come aveva detto, si sarebbero presto incontrati di nuovo.

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Capitolo 70
*** Capitolo 70 ***


L’indomani Alessandra si era svegliata di buona lena per riprendere con i giri di pattuglia, cominciando da casa di Otello, dove l’uomo aveva nuovamente bisogno del suo aiuto.
-Oooh! Alessandra! da quando è tornata la pace a Oblivia hai perso un po’ l’allenamento?-
-Beh, sono sicuramente meno impegnata.- ammise lei imbarazzata, anche se non era esattamente così.
-Anche Pichu vorrà incontrare i suoi amici dopo tutto questo, no?-
-Pichu?-
-Eeeehi, Pichu! Soffri di solitudine? Il tuo amico con l’ukulele è venuto a giocare con te!- urlò Otello chiamando un altro Pichu dall’altra parte della stanza, che subito corse verso di loro.
-Pichu!-
-Pichu pichu!-
-Ah ah ah, guardateli, sembrano così felici! Ho portato qui sette Pichu che hanno perso la proprio casa quando Dolcegoccia è scomparsa, ma anche se il loro aspetto è simile, ognuno ha un carattere diverso. All’inizio si consolavano a vicenda, ma poi si sono divisi e ognuno di loro è andato a vivere nella zona di Oblivia a lui più congeniale. A questo Pichu, però, questa cassa così vivace è piaciuta da subito ed è rimasto.-
-Pichu…-
-Pichu!-
-Ma mi sono accorto che spesso soffre di solitudine. Quindi mi è venuta questa idea… perché non organizzare una rimpatriata per tutti i Pichu di Dolcegoccia? Ti piacerebbe rivedere tutti i tuoi amici, non è vero, Pichu ukulele?-
-Pichu!-
Entrambi i Pichu saltarono entusiasti alla proposta di Otello.
-Benissimo, allora è deciso! Alessandra! sparsi per Oblivia ci sono sei Pichu. Li porteresti qui da me?-
-Certo, vado a cercarli.-
-Il Pichu in casa mia è uno. Il tuo Pichu ukulele è un altro. Poi ci sono altri sei Pichu sparsi da qualche parte per Oblivia. Alessandra, se li troverai tutti, avremo un gruppo completo di otto Pichu.- spiegò Otello.
-Probabilmente, ma solo probabilmente… quando tutti e otto i Pichu saranno riuniti, un fascio di luce li avvolgerà e inizieranno ad unirsi e… TA-DAAA! Un Pichu gigante!- scherzò Nando ridacchiando. -Impossibile, impossibile. Ah, a proposito! Ogni tanto un Pichu viene a giocare vicino all’insegna qui fuori.-
-Grazie dell’informazione Nando. Pichu, tu sapresti aiutarmi a trovarli?-
-Pichu! Pichu pichu pichu!-
-Oh, quindi quando sarò vicino ad uno di loro, mi avvertirai? Pichu!-
-Ottimo, allora controlliamo qui fuori.-
Stando a quanto diceva Nando, avrebbero dovuto trovare un Pichu poco fuori dalla casa. Se era nascosto la cosa migliore da fare era usate il ruggito di un Pokémon leggendario per farlo uscire allo scoperto, e per l’occasione aveva intenzione di chiamare Raikou.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che avevano parlato, anche se era stato il primo a concedergli il proprio grafema, al suo arrivo però fu come se si fossero incontrati pochi giorni prima.
-“La pace è tornata. Abbiamo vinto.”-
-Sì, ce l’abbiamo fatta.- sorrise lei accarezzandole la schiena.
-“La tua ferita di guerra sarà per sempre un simbolo di trionfo.”-
Era un modo di vederla, e sicuramente aiutava ad essere più ottimisti, ma non era per questo che l’aveva chiamato.
-Stiamo cercando dei Pichu, uno è nascosto qui vicino. Potresti usare il tuo ruggito?-
Annuendo Raikou fece come le aveva chiesto, e le foglie degli alberi vicini tremarono. Il Pichu uscì poco dopo, e catturarlo fu estremamente semplice.
Visto non avevano la certezza di dove fossero gli altri Alessandra volle controllare anche a Cocona, chiedendo agli abitanti del villaggio, solo un signore però sembrò sapere qualcosa.
-Stai cercando un Pichu? Non vedi che è proprio lì vicino? Ha un ukulele in mano.-
-Lui è il mio Pokémon compagno…-
-Ah, non quel Pichu? Sì, ora ricordo. Ce n’era uno che giocherellava sopra un albero nel Bosco di tek. Sembrava un po’ birbante.-
-Grazie dell’informazione.-
Se tutti i Pichu tendevano a nascondersi sugli alberi allora ce n’erano pochi che potevano fare al caso loro, uno di questi era proprio davanti alla grotta lima, e chiedendo aiuto a Blissey per colpirlo Alessandra scovò anche il secondo Pichu.
Proseguendo nella ricerca a Cocona non ne trovò altri, e nemmeno a casa di Raimondo, arrivata però al ponte della Base radio video un Pichu che osservava beato il paesaggio, e catturarono anche lui.
-Bene, siamo a metà.-
La prossima tappa sarebbe stata Diagonalia, e qui la signorina che passeggiava normalmente verso i dintorni della grotta per la rupe la fermò notandola indaffarata.
-Alessandra, cerchi qualcosa?-
-Un Pichu.-
-Allora hai fatto centro! Ho visto un Pichu attraversare questa grotta e dirigersi di corsa verso la rupe. Sembrava molto determinato!-
-Pichu?-
Pichu ukulele non sembrava molto sereno della notizia, e così anche la Ranger.
La rupe poteva essere molto pericolosa, e si affrettarono a raggiungerla per trovarlo. Sfortunatamente doveva essere già andato parecchio avanti, e dovettero chiedere aiuto ad Entei e Raikou per procedere, trovandolo solo in fondo alla strada.
-Pichu! Pichu pichu pichu!-
Il piccolino era scivolato lungo il bordo, ed era aggrappato disperatamente con le zampine cercando di reggersi. Alessandra e Pichu lo aiutarono tirandolo su, e la ragazza lo catturò prima potesse mettersi nuovamente nei guai.
Sperava veramente che gli altri Pichu non fossero così spericolati, ma non ne trovò nessun’altro nei dintorni delle rovine o della casa di Amun.
Era il momento di spostarsi su un’altra isola, e decise di cominciare da Solfonia. Il Residence Acqua era un luogo splendido in cui vivere, e le sue intuizioni non furono sbagliate visto trovò in mezzo alla piazza due Pichu su degli Staravia.
Una coppia anziana li guardava sorridendo.
-Oooh! Hai visto, Alessandra? Proprio adesso ho visto due Pichu che volavano a bordo di due Staravia! Come sono avventurosi quei piccoletti! Tuttavia… sono contento per il sogno che si è realizzato, ma queste forti raffiche di vento mi preoccupano.-
-Uno è volato in direzione delle Cascate d’Argento. Un altro probabilmente verso Fabulonia. Più che volare sarebbe meglio dire che sfrecciavano!-
-Oh no… no no no!-
-Picchu!-
Evocando Suicune Alessandra si lanciò verso le cascate, sperando il vento non facesse precipitare il Pichu.
I Pokémon che saltavano sulla superficie dell’acqua non erano più un problema, ma durante il tragitto Alessandra notò un gigantesco Pokémon simile ad una tartaruga azzurra con dei cannoni sul guscio, intrappolato in un piccolo spiazzo di terreno, e si affrettò a catturarlo.
Si chiamava Blastoise, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Una volta arrivata nei pressi delle cascate non riuscì a vedere altro che i Pokémon vi vivevano già, ma lo Styler aveva un’altra opinione.
-“Qualcosa sta cadendo dall’alto.”-
Il piccolo Pichu che aveva voltato fin lì era precipitato in acqua, abbastanza vicino fortunatamente da potere risalire immediatamente i gradini. Non sembrava ferito, ma era molto agitato, e per calmarlo Alessandra lo catturò controllando stesse bene.
-Ok… cinque. Ne resta uno. Verso Fabulonia.-
Non poteva credere che volesse vivere proprio lì, ma mentre sorvolava il cielo per raggiungerlo lo trovò in lontananza, con ancora a bordo il Pichu.
Il vento cominciò a soffiare con più forza del previsto, ed anche lui come il suo amico precipitò in mare. In preda al panico Alessandra atterrò ai piedi del vulcano, vedendolo saltare fuori dall’acqua illeso, anche se irritato.
Alessandra lo catturò immediatamente, volando in tutta fretta verso la casa di Otello.
-Ooh! Tutti i Pichu sono riuniti! Tutto quel giallo mi fa male agli occhi!- esclamò l’uomo sorridendo. -Alessandra, hai fatto davvero un ottimo lavoro. Grazie per l’impegno.-
-È stato un piacere.-
Annuendo l’uomo si inginocchiò per parlare con ciascuno dei Pichu. Sembrava più che fosse lui ad avere nostalgia della loro compagnia. -Come va, tutto bene? Capisco, capisco. E tu come stai? Sei piuttosto sporco… stai mangiando abbastanza? Bene, bene, posso star tranquillo allora.-
-Mamma mia, è pieno di Pichu!- esclamò Nando entrando dall’ingresso. -Alessandra, è la prima volta che vedo una cosa simile!-
-Pichu!-
-Pichu!-
-Pichu! Pichu! Pichu! Pichu! Pichu!-
- Pichu!!!-
All’improvviso Pichu ukulele corse fuori dalla porta, facendosi seguire da tutti gli altri.
-Dove stanno andando?!- chiese Nando incuriosito, seguendolo assieme agli altri.
Tutti i Pichu si erano radunati nella piazza di Cocona, cominciando a ballare ed a cantare attorno a Pichu ukulele che suonava.
-Pichuchu! Pichuchu pichu!!!-
Presto anche i cittadini si radunarono a vedere la scena, ricreando una folla come quella della festa di tanti mesi prima.
-Wow, incredibile! È pieno di Pichu!-
-Che carini!-
-Sono i Pichu che Otello ha salvato da Dolcegoccia! Hanno perso il luogo d’origine, ma pare che stiano tutti bene!-
-Il loro buonumore è contagioso, mi sento felice anch’io! Pichu pichu! Pichu pichuuu!-
La festa andò avanti per qualche ora, poi i Pichu tornarono tutti a casa di Otello per riposare.
-Pichu pichu!-
-Adesso non soffri più di solitudine, vero?- sorrise Otello guardando Pichu ukulele. -Sei fortunato ad avere dei bravi compagni come loro.-
-Pichu pichu! Pichu pichu! Che ve ne pare della mia imitazione? Niente male, vero?- ridacchiò Nando saltellando sul posto.
-PichuPichuPichu!-
-Davvero pessima.- sbuffò Otello, anche se i Pichu sembravano essere divertiti.
-Pichu pichu! Pichu pichu!-
-Questa invece è un capolavoro! Il Pichu ukulele sta facendo la caricatura di Nando! Per questi otto Pichu… e per tutti i Pokémon che abitavano su Dolcegoccia, Regiobaleno è come una seconda patria! Sia per la gente del villaggio che per i Pokémon di Regiobaleno… sono tutti i benvenuti qui!-
-Pichu!-
Era splendido da parte di Otello,  tutti i Pichu ne furono grati. Come prima missione della giornata sicuramente partica egregiamente.
L’incarico successivo venne da un bambino di Diagonalia, che come la vide le corse incontro.
-Ascolta, Alessandra! ma è proprio vero che sei in grado di evocare Entei? È vero che hai distrutto delle rocce enormi correndo in groppa ad Entei?-
-Beh, sì. È vero. Ma sai dicendo le stesse cose dell’ultima volta abbiamo parlato.-
-Oh, sto dicendo le stesse cose dell’altra volta? Però devi sapere che i sentieri del Bosco Ramingo sono bloccati di nuovo da massi enormi! Non so se accetterai anche questa volta… ma vorrie che ti trasformassi di nuovo in Eroe e risolvessi il problema!-
-Certo, mi trasformerò subito.- sorrise lei divertita.
-Ci penso io ad accompagnarti al Bosco Ramingo!-
Annuendo Alessandra evocò subito Entei, ed il piccolo sgranò gli occhi.
-Lo so che l’ho già detto prima, ma lasciami ripetere… Uaaaah! Spettacolare! Sembri l’Eroe di Oblivia! Questo vuol dire che hai ultimato i preparativi, giusto?-
-Sì, possiamo andare.-
-L’Eroe di Oblivia parte all’avventura!-
Proprio come l’ultima volta raggiunsero rapidamente il bosco, ed il bambino si fermò all’ingresso lasciandola occupare delle rocce.
-A differenza della scorsa volta, tra le rocce adesso ce ne sono alcune che sono esplosiva. Il loro colore è diverso, quindi dovresti riconoscerle subito, ma se ci sbatti contro… BUUUM! Finiranno per esplodere.-
-O-ok.-
Rocce che esplodevano? Esistevano veramente?
-Gli abitanti del villaggio si occuperanno più tardi delle rocce esplosive, quindi l’importante è che tu distrugga le rocce normali. Quando le avrai distrutte tutte quante vieni a dirmelo.-
Effettivamente direttamente alla loro destra c’erano delle rocce rosse. Visto quello che le aveva detto il bambino fece molta attenzione ad evitarle, e quando erano vicine a delle rocce normali si sistemò in modo da colpire solo queste.
Il bosco non era molto ampio, e presto fu di ritorno con ogni roccia normale frantumata.
-Grazie, Alessandra! tutto bene con le esplosioni?-
-Sì, non ne ho colpita nemmeno una.-
-Mmm?-
Degli strani suoni lontani dal bosco attirarono l’attenzione del bambino, che voltandosi vide tre Pokémon che creavano una nuova roccia esplosiva.
-Golem!-
-Siete rimasti sorpresi? Non sono certo il tipo che si pente dei propri misfatti! Anzi, sono un Bricconiere mooolto vendicativo.- la voce di un uomo si sentiva da sopra gli alberi, ed a bordo di un Dadavolante questo discese senza difficoltà sopra la roccia. -Quando gli abitanti del villaggio sono nei guai… di sicuro appari tu da qualche parte. Era tutta una trappola!-
-Non ti serviva metterli in pericolo per combattere contro di me.-
Forse l’uomo aveva pensato che tre Pokémon potessero bastare a sconfiggerla, ma sbagliava di grosso, infatti con poche linee riuscì a catturarli tutti ed a liberarli dal guanto della sottomissione del Bircconiere.
-Urgh… diventi sempre più forte!-
-Allora era tutta una sua macchinazione! Grazie, Alessandra!-
Alle loro spalle tre uomini corsero verso il Bricconiere, afferrandolo per le gambe impedendogli di fuggire.
-Forza, vieni! Rimarrai a digiuno finché non te ne pentirai!-
-No, tutto ma questo no!-
-Mamma, che spavento! A pensarci bene in natura non esistono rocce esplosive, vero?- commentò il bambino seguendola verso Diagonalia.
Era stato un incarico particolare, ma quel Bricconiere non avrebbe fatto più male a nessuno. Non le restava che continuare il giro di pattuglia, e la prossima richiesta venne da una giovane ragazza dai capelli rossi che viveva in una delle case del villaggio.
-Alessandra! Dov’è il mio Purugly?! Dov’è?!-
Sembrava assatanata, afferrandola per le spalle la strattonò come se potesse avere realmente la risposta, ma fortunatamente si rese rapidamente conto del suo comportamento. -Aah… scusa. Mi sono agitata un po’ troppo. Devi sapere che il mio Purugly non torna a casa da un bel pezzo, ormai. Per sbaglio ha rotto uno dei miei piatti antichi preferiti ed io… l’ho sgridato senza volerlo! Così Purugly è saltato fuori dalla finestra ed è scappato via… -Alessandra! Dov’è il mio Purugly?! Dov’è?! Ooh, Purugly! Povero Purugly!-
-L’andrò a cercare!- gridò Alessandra cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
-Aah perdonami… mi sono agitata di nuovo. Ti prego, trova il mio Purugly!-
L’unico posto nei dintorni in cui poteva essere fuggito era il maniero di Amun, o almeno questo sperava, e appena percorse la strada laterale un uomo la fermò.
-Ciao, Alessandra! Sembra che tu stia cercando qualcosa! Posso aiutarti? Passeggiando ogni giorno per la via di Mironda, conosco la zona molto bene.-
-Sto cercando un Purugly. È scappato qualche giorno fa.-
-Ah, se cerchi Purugly l’ho visto! Correva in direzione dell’Antico maniero. Il suo lamento aveva un tono triste…-
-Grazie, andrò subito a controllare.-
Di corsa la ragazza raggiunse l’edificio abbandonato, ispezionando le camere percependo il lamento di cui aveva parlato l’uomo, trovandone la fonte nell’immensa sala da pranzo dai piatti spiritati.
Un nuovo Pokémon camminava miagolando tristemente, e raggiungendolo per catturarlo Alessandra ebbe la conferma dei suoi dubbi.
Il suo nome era Purugly, “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 2”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Appena mise nuovamente piede nella casa della signorina questa si lanciò ad abbracciare il Pokémon.
-Purugly! Oooh, il mio Purugly!!! Scusami per averti sgridato… ma dove ti eri cacciato, Purugly?-
-L’ho trovato all’antico maniero.-
-Purugly, non è che per caso… stavi cercando un piatto antico… vero, Purugly? Ma avevi paura di portarmelo… giusto, Purugly? Oh Purugly! Mio caro Purugly! Mio adorato Purugly! Purugly, Purugly!-
Era ormai sull’orlo delle lacrime, ma almeno aveva con sé il proprio Pokémon, che sembrava felice di tutte le attenzioni gli stava dedicando.
In ogni caso l’incarico poteva considerarsi concluso, ed Alessandra uscì quatta quatta prima di finire nella sua morsa.
Ormai a Diagonalia non rimaneva più nessuno con cui parlare, tranne Willy, che notandola cominciò a chiamarla agitato.
-Alessandra! Alessandra! sembra che tu non abbia nulla da fare… allora che ne diresti di svolgere un incarico per me? Eh sì, dovresti proprio provarci… dai, non capita tutti i giorni!-
-Va bene va bene, di che si tratta?-
-Sì, sì! È così che si fa! Questo è lo spirito giusto, Alessandra! Accettare senza nemmeno chiedere spiegazioni… si vede che ci sai fare! Ahem. Bene, adesso ti spiego! Seconda competizione di Ranger sponsorizzata da Willy! Adesso nominerò sette Pokémon. Il tuo compito sarà portarli qui tutti insieme! La sfida consiste nell’impiegarci il minor tempo possibile. A dire il vero Raimondo e Martino si stanno già cimentando nella sfida, ma pare sia difficile trovare quei sette. Raimondo, in particolare, sembra preso da altri impegni. Allora, ecco i Pokémon che vorrei che mi portassi qui! Forse è meglio che tu prenda appunti. Innanzitutto Togekiss e Honchkrow! Per te che puoi volare, probabilmente sarà un gioco da ragazzi! A seguire Probopass e Kabutops! Probopass dal naso enorme e Kabutops dagli arti affilati! Ti è capitato di vederli, vero? I tre Pokémon rimanenti sono: Quagsire, Heracross e infine Cherrim! Secondo le mie indagini, anche questi tre sono da qualche parte qui a Oblivia. Quindi in tutto fanno sette Pokémon! Non è importante che li catturi in ordine. Basta che li porti qui tutti e sette insieme!-
Allora… Togekiss, Kabutops e Probopass li conosceva, ma Honchkrow, Quagsire, Cherrim ed Heracross.
Due di loro comunque a quanto pare sapevano volare, quindi era il caso di fare un giro tra le nuvole e vedere cosa trovava.
Sembrava un compito relativamente facile, che avrebbe potuto svolgere in quattro e quattr’otto, ma si sbagliava di grosso.
Quello era solo l’inizio di un tremendo incubo.
Spiccando il volo con Latias si mise alla ricerca di Togekiss e del Pokémon sconosciuto, volando tra le rovine alla ricerca di una traccia, ma trascorsero varie ore di soli Pidgey e Starly.
Ad un certo punto una gigantesca ombra passò davanti alla ragazza, che intravide un Pokémon dalle piume blu mai visto prima.
Confidando si trattasse di Honchkrow si mise ad inseguirlo, ma questo era troppo veloce e sparì lungo i confini di Oblivia, dove lei non poteva raggiungerlo. Tornando indietro lo individuò solo un altro paio di volte, poi scomparve completamente dalla circolazione.
Mezza giornata andò in fumo solo per ritrovarlo, e quando lo individuava lui continuava a scappare, senza dargli alcuna possibilità di raggiungerlo.
Latias era a pezzi, e così anche l’orgoglio di Alessandra, che tornando a Cocona quando ormai la luna era alta nel cielo si chiuse nella camera che Otello le aveva dato nascondendo la testa sotto il cuscino.
Che umiliazione tremenda… ma come poteva fare a svolgere quell’incarico?
Era veramente possibile? Oppure Willy le aveva dato il nome di un nuovo Pokémon leggendario impossibile da raggiungere. Forse sarebbe stata costretta a licenziarsi…
-Alessandra? Tutto bene?- chiese Nando entrando la mattina seguente.
-Voglio sparire… non riesco a catturare un Pokémon volante…-
-Oh, è così forte?-
-No, è veloce. E non riesco a prenderlo…-
-Hai provato a caricare Latias?-
A quella domanda la ragazza si alzò di scatto, guardandolo dritto negli occhi. -Che cosa hai detto?-
-C-caricare L-Latias. Se quando la evochi con il grafema lo carichi… dovrebbe andare più veloce…-
-E tu come lo sai?!-
Non aveva mai saputo di un’informazione simile, altrimenti l’avrebbe usata molto prima.
-M-me lo ha detto Patty…-
Lanciandosi fuori dalla porta più veloce di un fulmine Alessandra fece come Nando le aveva suggerito, e con sua grande sorpresa quando mantenne la posizione dello Styler la linea divenne del colore dell’arcobaleno, e appena Latias arrivò anche lei emise un’aura simile.
La differenza era evidente, in cielo era ancora più veloce di prima, imbattibile ed impossibile da superare.
Stavolta individuarono Togekiss immediatamente, catturandolo senza difficoltà, e quando incrociarono il Pokémon sconosciuto questo non ebbe scampo.
Nell’attimo in cui il perimetro di cattura si chiuse di lui Alessandra si mise a disegnare i cerchi in maniera forsennata, chiudendo la cattura in un tempo record.
Il suo nome era Honchkrow, “Gruppo: Buio- Poké Tattica: Buio- Mossa: Taglio 3”, “Rende stanco l’avversario emettendo energia oscura intorno a sé.”.





Le grida misto frustrazione e gioia della ragazza si sentirono per tutta Oblivia, e proseguirono fino a Solfonia, dove con l’aiuto di Alia portò i due Pokémon con sé.
Togekiss ed Honchkrow c’erano, il prossimo era Probopass, che, evocando Entei, trovò al termine della via di Mironda, mentre Kabutops era lungo il sentiero della rupe pericolosa.
Quagsire invece lo trovò all’esterno dell’antico maniero di Amun, su uno spiazzo in mezzo al lago, stando alle informazioni era “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Spruzzo 3”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.
Cherrim invece era ad ovest del ponte di Nando, nello spiazzo segreto nascosto tra i fiori, e Suicune l’aiutò sia a raggiungerlo che a scovarlo con il suo ruggito.
Secondo il Navigatore il Pokémon era: “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Ebra- Mossa: Taglio 2”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





Heracross invece stando alle sue informazioni era nascosto da qualche parte alle rovine del canale di Solfonia, e durante la sua ricerca Alessandra si imbatté in un grande Pokémon rosa con la lingua di fuori, che si chiamava Licklicky, “Gruppo: normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Distruzione 3”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”.





Lo Styler passò anche al livello cinquantuno, con due punti in più di energia e cinque di potenza.
Poco dopo fortunatamente riuscì anche a trovare Heracross lungo una delle stradine lungo le rovine, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 3”, “Sferra un’onda d’urto contro l’avversario.”, ed immediatamente la ragazza tornò da Willy a Diagonalia.
-Allora, Alessandra! sei in forma? Sei venuta qui a piagnucolare, cara concorrente della Competizione di Ranger sponsorizzata da Willy?-
-No, sono qui per mostrarti i Pokémon.- sbuffò lei stanca ed irritata.
-Eeeeh? Mi hai portato tutti e sette i Pokémon? Non è possibieeeee! Eeeeh? Ma dici sul serio?!-
-Sì, guarda.-
I Pokémon circondarono Willy, permettendogli di guardarlo uno ad uno.
-Uaaag, è vero!!! sono strabiliato… riuscire ad acchiappare tutti i Pokémon in così poco tempo…! Incredibile, incredibile! È talmente incredibile che non riesco a crederci! Forse sto sognando?!-
-Non è educato rimanere sorpreso fino a questo punto, Willy! Finora Alessandra ha mostrato di essere un efficientissimo Ranger!- si intromise il professor Frenesio appena arrivato.
-Ah, Prof. Frenesio! Ha perfettamente ragione! Non dovrebbe sorprendermi in questo modo!-
-Certo che hai scelto con attenzione i sette Pokémon, vero Willy? Li hai scelti in modo che fossero difficili da trovare, eh?-
-Eh, già… ciononostante Alessandra li ha trovati come se niente fosse. Raimondo e Martino non sono ancora riusciti a portarmeli.-
-Oooh! E quindi…?-
-Ta-daaa! La vincitrice della seconda competizione di Ranger sponsorizzata da Willy è… Alessandra!!!-
-Grazie, è stata veramente una sfida.-
-Pichu pichu!-
-Complimenti, Alessandra! grazie anche da parte mia per aver partecipato al passatempo di Willy.- disse il professore. -A proposito, Willy… visto che la competizione è sponsorizzata da Willy, devi consegnare la coppa ad Alessandra!-
-Eh? Ah, sì… beh… ecco… ce… certo, naturalmente! Ne preparerò una a mano prima dell’inizio della terza competizione!-
-Forza, sbrigarsi!!! Ah ah ah ah!-

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Capitolo 71
*** Capitolo 71 ***


La missione di Willy era stata agghiacciante, ma almeno le aveva dato modo di scoprire degli incarichi in zone più nascoste di Oblivia, come nel caso di un uomo lungo la rupe pericolosa.
-Eeeehi, Ranger! Ti ricordi di me? Sono il ragazzo che va matto per le arrampicate! Grazie mille per quella volta.-
-Ah sì, mi ricordo di te. Tua sorella si era preoccupata molto.-
-Da quella volta, ho iniziato a pensare a una certa cosa. Vorrei fare qualcosa per rendere felice il mio fratell… ehem… la mia sorellina, visto che la faccio sempre preoccupare così tanto. La mia sorellina adora i Drifloon. Vorrei farle vedere tanti Drifloon tutti insieme. Tuttavia è davvero difficile trovare i Drifloon. Quindi vorrei chiederti un favore. Mi aiuteresti a cattur… ehem… a cercare i Drifloon per mia sorella?-
-Certo, dovrebbe essere semplice.-
-Grazie davvero, Ranger! Quando avrai ultimato i preparativi vieni a parlarmi, ok? E sbrigati.-
-Sono già pronta.-
Doveva ammettere sembrava esserci qualcosa di strano in quel tipo, ma non riusciva proprio a capire cosa.
-Allora, si parte alla ricerca dei Drifloon!-
Facendole strada l’uomo la condusse poco più in là del sentiero, fermandosi di colpo
-Ehi, Rengier! Volevo dire… Ranger! Ecco, guarda lì! C’è un Drifloon laggiù! Anzi, sembra che siano quattro in tutto. raggruppali tutti in un posto. Più Drifloon raggruppiamo e più la mia sorellina sarà contenta. Io t’aspetto qua!-
Non era un incarico difficile, la strada era sempre dritta e c’era uno spiazzo dove radurnarli, in una manciata di minuti furono tutti raggruppati.
-Bene bene, i quattro Drifloon sono nostri! Bel lavoro, Rengier. Volevo dire… Ranger! Grazie! Adesso puoi sparire! Ci penso io a portarli a casa.-
Il suo atteggiamento improvvisamente aggressivo non la convinceva, e neanche il modo in cui i Pokémon lo fissavano.
-Mmm? T’ ho detto che puoi sparire! Smettila di venirmi dietro!-
-Non credo proprio, sai?-
-Buuuu!-
Un uomo alle loro spalle corse nella loro direzione, bloccando il ragazzo prima se ne andasse con i Pokémon.
-Chi è quel tipo losco!? Beh, immagino che posso smettere di fingere!- ridacchiò l’altro togliendosi la camicia, rivelando una divisa da Bricconiere. -Ta-daaa! Che sorpresa, eh, Ranger?-
-Siete dei Bricconieri! Mi hai ingannata!-
-Ah ah ah ah! Non riesco a trattenere le risate! Ranger! Il nostro piano ha funzionato alla perfezione!-
-Niente male le mie doti di attore, eh?- gongolò il collega.
-Ma che dici? Non riuscivi nemmeno a dire correttamente la parola Ranger e hai fatto un sacco di errori! Francamente mi hai fatto sudare freddo!-
-Ma sì… che importa?! Siamo riusciti a ottenere i Drifloon dopo tutto, no?- replicò l’uomo usando il guanto di cattura per attirare quattro Sableye. -Adesso diamocela a gambe!-
-Grazie mille, Ranger! Sableye, mi sentite? Pensate voi a tenere occupato questo Ranger in modo che non ci insegua! Ci vediamo, Ranger!-
-Non ve ne andrete così facilmente!- gridò Alessandra preparandosi alla cattura.
Erano Pokémon molto semplici e piccoli, perciò non fu molto difficile per lei, anche se temeva fosse ormai troppo tardi.
Fortunatamente per lei i Drifloon sembravano stare opporre resistenza.
-Ehi, Drifloon! Datevi una mossa!-
-Flooon!-
-Ahia! Smettetela di graffiare, Drifloon!-
Alessandra approfittò di questo per raggiungerli, e bloccarli alle spalle.
-Aah, guarda! Ci ha raggiunti!-
-A questo punto non abbiamo scelta… Armaldo, vieni fuori!-
-Swampert, vieni fuori!-
-Eh eh eh… non credere che siano gli stessi della scorsa volta!-
-L’ira per essere stati sconfitti da te li ha resi ancora più forti! Nessuna pietà, Armaldo!-
-Nessuna pietà, Swampert!-
I due Pokémon si lanciarono contro la Ranger, ma vennero sconfitti in pochissimi istanti, senza che riuscissero nemmeno ad attaccare, lasciando i Bricconieri con un pugno di mosche.
-Siamo stati sconfitti di nuovo… alla fine abbassiamo sempre la guardia!-
-Il nostro capo, Occhioblu, ce lo diceva sempre di non abbassare la guardia…-
-Sì, diceva sempre… non posso lasciare i Dadavolanti in mano a dei tipi come voi!-
-Chissà dov’è finito adesso il nostro capo… stando a quanto si dice in giro, il sottomarino è affondato in fondo al mare… e la squadra è stata sciolta…-
-Basta con le lamentele adesso. Non faremo altro che buttarci giù di morale. Piuttosto, invece… abbiamo un grosso favore da chiederti, Ranger!-
-Fate sul serio? Dopo avermi ingannata?!- si rifiutò immediatamente Alessandra.
-Pichu!-
-Ascolta! Noi vorremmo andar via da Oblivia e tornare a casa!-
-Per noi pesci piccoli che non abbiamo ricevuto il permesso di guidare i Dadavolanti, l’unico modo per tornare a casa è affidarci all’aiuto dei Pokémon! Per questo avevamo pensato di catturare dei Drifloon e scappare… ma è finita come vedi.-
-Mi scuso per essermi travestito da arrampicatore e averti ingannato! Perciò facci li favore, sbrigati e facci tornare a casa!-
-Ma quando imparerai le buone maniere? Pensa un po’ alla nostra posizione!- lo rimproverò l’altro, ammutolendolo. -Ranger, ti prego! Facci tornare a casa…-
-Flooon!-
Non servì che Alessandra rispondesse, di Drifloon avvolsero i due tra i propri tentacoli, sollevandoli gentilmente da terra.
-Dri.. drifloon?! Volete riaccompagnarci… a casa?- chiese commosso uno dei due. -Buaaaah…! Accidenti, mi viene da piangere!-
-Spero imparerete a trattare i Pokémon con più rispetto, da ora in poi.- disse la ragazza incrociando le braccia.
-Rangier! Volevo dire, Ranger! Non mi dimenticherò mai di questo favore!-
-Quando saremo tornati a casa, ricominceremo una nuova vita! grazie, Drifloon! Grazie, Ranger!-
I Pokémon partirono alla volta del cielo, permettendo alla ragazza di continuare la pattuglia con una bella storia sulle spalle.
Anche Diagonalia ora era serena, ed Alessandra trovò il suo prossimo incarico dal pescatore nei dintorni della magione di Amun.
-Alessandra! Che nervi, che nervi! Prima mentre pescavo, è venuto un uomo vestito di verde e… quel maledetto! Si è portato via il secchio con i Pokémon che avevo pescato! Ha detto: questi Pokémon ora sono di proprietà dei Bricconieri! E poi è scappato. Mi ha fatto arrabbiare sul serio! Ho cercato di inseguirlo per recuperare il secchio, ma… è sparito in direzione della rupe da cui si vede il mare, sulla Via di Mironda! Dadavolante o Dodovolante o come si chiama… era a bordo di uno di quei cosi e non sono riuscito a raggiungerlo. Alessandra! potresti recuperare i miei Pokémon da quel Briccoliere, o Bricconiere, o come cavolo si chiama?-
-Lo raggiungo immediatamente.-
Evocando Entei la Ranger corse immediatamente verso il punto più distante della Via di Mironda, sentendo un fischio sopra la propria testa.
-Eeeehi ragazzinaaaa!-
Due Bricconieri planarono proprio accanto alla stele vicina, fermandosi guardandola divertiti. -Che c’è, Ranger? Come mai quella faccia stupita?-
-Uh uh uh… ci hai creduto in pieno, eh? Il pescatore di prima in realtà ero io! Niente male la mia interpretazione, vero? Ho interpretato quel ruolo per attirarti qui!-
Ed eravamo già alla seconda volta in una giornata. Aveva veramente bisogno di riposo se la ingannavano così facilmente…
Il pescatore si tolse il travestimento, raggiungendola assieme ai due compagni. -Ah ah ah! Ranger o meno, non ce la farai mai contro tre di noi tutti insieme! Bene, inizia lo show! Il protagonista sono io!-
-Lo sceneggiatore sono io!-
-Il regista sono io!-
-E la comparsa destinata a sparire in pochi istanti dallo schermo sei tu!-
Tre Pokémon, uno Scyther, un Cleffa ed un Combusken, l’attaccarono combinando le loro mosse, ma durarono meno di una decina di secondi, e la cattura si concluse senza difficoltà, aggiornando le informazioni di Cleffa con: “Gruppo: Normale- Poké Tattica: Normale- Mossa: Azione 1”, “Lancia una serie di cuori che rendono stanco l’avversario.”.




-Direi lo show non ha avuto un grande successo.- sorrise Alessandra guardando i tre uomini.
-Sceneggiatore! Insomma, che succede? Non doveva essere un lieto fine?! Maledizione! Aspetta e vedrai!-
I tre fuggirono dandosela a gambe, ed il vero pescatore raggiunse la ragazza di corsa. -Alessandra, stai bene?! sono io il vero ed unico pescatore! Per ingannarti, mi avevano rubato la canna da pesca. Mi avevano legato stretto come un salame... ma legare e slegare fili e corde è la mia specialità! Dopotutto sono un pescatore!-
-Mi dispiace molto per l’inconveniente, e di non averlo notato prima.-
-Tranquilla, ad ogni modo, per fortuna non hai riportato ferite!-
-Scusami, non sono riuscita a recuperare i Pokémon che avevi pescato…-
-Eh? I Pokémon che avevo pescato? Li hanno rubati i Bricconieri? Ah, se è per quello non c’è problema! Dopotutto… oggi non ne avevo pescato nemmeno uno!- ammise imbarazzato. -Aaa ah ah ah…-
Non tutto il male veniva per nuocere, dopotutto, e con quell’ultimo incarico anche Diagonalia era sistemata.
La prossima meta era Fabulonia, dove un giovane ragazzo ai piedi del vulcano la fermò. -Che sbadato! Avevo intenzione di andare su un monte innevato, ma sono finito su di un vulcano! Alessandra, non puoi far niente per questo caldo?-
-Ecco… dubito di potere controllare il tempo.-
-Ah ah ah! Non c’è bisogno che pensi sul serio a una soluzione! Mi stavo solo lamentando. Ma che dico? Non è il momento di stare a blaterare! Prima ho visto un Piplup sul vulcano. Non è assurdo che un Piplup si trovi su un vulcano? Spero che non stia soffrendo troppo il caldo. Forse è sbadato proprio come me. Potresti fare qualcosa per lui, Alessandra?-
-Questo posso farlo.-
Un Piplup non era adatto a vivere in temperature simile, era meglio controllare immediatamente.
-Ti accompagnerò dove si trova Piplup. Hai finito con i preparativi?-
-Sì.-
-Allora seguimi!-
Sperava stavolta di non finire nella terza trappola del giorno, ma arrivati lungo la strada sembrava le parole dell’uomo fossero vere.
-Ah! Piplup… che ci fa in un posto simile?!- gridò indicando un punto tra delle pozze di magma. -Piplup, arriviamo a salvarti!... o meglio, arriva questo Ranger! Dobbiamo tirare fuori Piplup da quel lago di magma o saranno quai! La sua vista sarà appannata a causa del caldo e potrebbe scambiarti per un nemico. In qualche modo cerca di portare Piplup a sud del lato ovest.-
-Va bene, tu resta qui e prendilo.-
Era un buon piano, ed il fatto ci fossero solo dei Golem nei dintorni rese alla ragazza semplice riuscire a condurre Piplup dall’uomo, che lo prese in braccio gentilmente. -Piplup… sentivi caldo, vero? Perché sei venuto in un posto come questo? Sei sbadato proprio come me! Beh, scendiamo dal vulcano?-
-Sì, andiamo a rinfrescarci.- annuì Alessandra seguendolo all’esterno.
-Io e Piplup siamo entrambi sbadati. Andremo insieme sul monte innevato di Solfonia! Grazie, Alessandra!-
-Plup plup!-
-Non c’è di che.-
Anche lei sarebbe andata a Solfonia, controllando tra le case se ci fosse qualcuno bisognoso di aiuto, ed il primo a chiederglielo fu il maestro di tappeti Ennio che aveva conosciuto mesi prima.
-Vostra Eccellenza, Alessandra!-
-O-oh. Non chiamarmi così per favore.- disse subito lei imbarazzata.
-Come? Il Vostra Eccellenza è di troppo? Scusa, scusa… non dovrei prendere in giro chi ha salvato Oblivia! Ah ah ah ah! Mah, scherzi a parte… grazie a voi Ranger ora Oblivia è salva. Lasciate che vi ringrazi di nuovo. Naturalmente grazie anche a te, Pichu!-
-Pichu!-
-Io, come al solito quando ho un po’ di tempo libero, vado alle Rovine del canale per porgere i miei omaggi a Suicune. tuttavia ultimamente… Suicune sembra triste. Non faccio altro che pensarci e non riesco nemmeno a lavorare.-
-Cosa? Come mai?- Suicune l’aveva aiutata molte volte, se c’era qualcosa che non andava, voleva saperlo.
-Alessandra, ho un favore da chiederti. Potresti scoprire il motivo per cui Suicune è triste e fargli tornare il buon umore?-
-Assolutamente. Andrò subito.-
-Grazie mille! Suicune è un Pokémon leggendario, quindi dovresti provare a chiedere a lei… l’esperta sulle leggende…-
-Lucia?-
-Sì, esatto, a Lucia! Lei sarà sicuramente in grado di darti qualche indizio.-
Era un punto di partenza, ed ora che era tornata sarebbe stato facile trovarla.
Sfrecciando verso Cocona a bordo di Latias Alessandra raggiunse la sua casa, spiegandole il problema.
-Capisco. Forse Ennio ha fatto bene a pensare a me.-
-Questo vuol dire che… hai qualche indizio, Lucia?- chiese Raimondo.
-Non sono sicura ma… credo che la stele sia il motivo per cui Suicune è triste.-
-Intendi dire… la stele con il simbolo evocativo?- domandò Patty.
-Esatto. Il simbolo evocativo era sì la chiave per aprire l’antico portale, ma allo stesso tempo è il simbolo dell’intensità del legame tra Pokémon ed esseri umani. Probabilmente Suicune è triste perché la stele su cui era inciso quel simbolo è stata distrutta dai Bricconieri.-
-In tutto le stele distrutte sono tre, giusto? Questo vuol dire che non solo Suicune, ma anche Raikou ed Entei stanno soffrendo da qualche parte?-
-Esattamente.- confermò Raimondo alla domanda della figlia.
Ad Alessandra non era mai venuta in mente una cosa simile, ed il senso di colpa le attanagliò lo stomaco.
-Allora, riparando tutte le stele, sia Suicune che Entei e Raikou ritorneranno di buon umore!- esclamò Patty.
-I frammenti della stele di Entei e di Suicune dovrebbero essere nelle mani di Occhiorosso! Magari Occhiorosso un tempo non ci sarebbe venuto incontro, ma adesso capirà sicuramente!- disse Raimondo fiducioso. -Il problema è che non ho la minima idea di dove possa essere…-
-Cercherò di contattarlo via radio! Cambiando la frequenza e smanettando un po’…-
Patty si mise subito al lavoro, e nel giro di mezz’ora Occhiorosso arrivò a casa loro.
-Scusate il ritardo. Dalla radio ho sentito una vocina dolce… eri tu?- chiese sorridendo a Patty.
-Esattooo! Benvenuto, ex-cattivo! Mi hai portato quello che sai tu?-
-Ex-cattivo, eh? Non posso certo ignorare la chiamta di una bella signorina. Ecco i frammenti delle stele di Suicune e di Entei. Li ho tenuti non certo per ricordo, ma mi dispiaceva buttarli.- disse consegnandoli ad Alessandra.
-Occhiorosso. Grazie per la collaborazione.- disse Raimondo stringendogli la mano.
-A proposito, ce n’è ancora uno… chi è in possesso del frammento della stele di Raikou?- chiese Lucia.
-Occhioviola deve averlo usato per rompere il sigillo che porta al luogo dove riposa Zapdos. A giudicare dal suo carattere… probabilmente lo avrà buttato da qualche parte sul Monte Lampinia. Quando qualcosa non gli serve più… la butta via senza rimorsi. Lui è fatto così.-
Non era la migliore delle notizie, però almeno le aveva dato qualcosa su cui lavorare. -A questo punto l’ex-cattivo passa e chiude! Ragazzina… chiamami di nuovo se hai bisogno di qualcosa! Alessandra… non ho dimenticato l’ultimo scontro con te. Si trattava di una lotta per la salvezza di Oblivia. Era destino che io perdessi e così è stato. Stammi bene!-
-A presto.-
Ora non rimaneva che sistemare i pezzi, e anche stavolta l’aiuto di Patty fu fondamentale.
-Finito! Ecco la mia nuova invenzione! Si chiama Crema-attaccatutto-plastica-ferro-pietra-strutto!-
-Una colla, in pratica.- puntualizzò Lucia.
-Prendi, Alessandra. con questa potrai riparare la stele!-
-Quelli sono due frammenti. Uno è della stele delle Rovine d’alba. L’altro è della stele delle rovine del canale. L’altro frammento… come ha detto Occhiorosso, forse dovremo cercarlo sul Monte Lampinia.- le ricordò Raimondo.
Per prima cosa Alessandra tornò a Solfonia, raggiungendo la stele in fondo alle rovine sommerse.
Grazie alla colla di Patty la stele tornò esattamente come prima, ed una volta tornata in superficie trovò Suicune ad aspettarla.
-“Grazie! So cosa hai fatto, avrai per sempre la mia eterna gratitudine!”-
-Perché non mi avevate detto stavate male?-
-“Stavi affrontando giorni difficili. Potevamo sopportare.”-
-Ma non dovevate. Voi ci siete stati per me. Ed io ci sarò sempre per voi.”-
La prossima tappa furono le rovine d’alba, ed anche qui la colla funzionò alla perfezione. Come Suicune anche Entei la raggiunse per porgerle i suoi ringraziamenti.
Rimaneva solo l’ultima stele, e raggiunta la cima del Monte Lampinia Alessandra era ben determinata a trovare i pezzi, ma qualcuno era arrivato prima di lei.
-Martino?-
-Alessandra?! Non avrei mai immaginato di incontrarti qui! anch’io sono nel bel mezzo di un incarico, ma prima… sulla cima ho trovato questa cosa!-
-È il pezzo della stele di Raikou che cercavo!-
-Capisco. Pensavo di portarlo a Lucia, ma visto che insisti lo darò a te, Alessandra.-
-Grazie mille Martino.-
-Alessandra, se per te non è un grosso problema proseguire da sola, io continuerei con il mio incarico. A proposito, è stato Willy ad affidarmi questo incarico! Mi ha chiesto di portargli sette Pokémon…-
-Oh… capisco…- aveva ancora gli incubi per quella storia, e preferiva non parlarne.
-Allora ci vediamo!-
-Sì, a presto!-
Con Latias Alessandra si diresse verso la grotta Lima, dove la stele di Raikou si trovava, ed aggiustandola anche lui la raggiunse gioioso nel rivederla integra. Anche per lei fu un sollievo, e tornando da Ennio gli fece un rapido rapporto.
-Alessandra… porti buone o cattive notizie? Dai, non tenermi sulle spine!-
-Buone, tutte le stele dei Pokémon leggendari sono riparate.-
-Fiuuuuu… adesso mi sento sollevato. È tutto merito tuo e di Lucia. Grazie! Naturalmente anche tuo, Pichu!-
-Pichu!-
-Che espressione carina, Pichu!... eureka! Che idea geniale! Il prossimo tappeto avrà gli stessi colori di Pichu! E il successivo invece… avrà come tema il nuovo eroe che ha salvato Oblivia insieme ai Pokémon leggendari… Raikou, Entei e Suicune! Naturalmente quando parlo dell’eroe mi riferisco a Vostra Eccellenza Alessandra!-
-Andiamo Ennio…-
-Il Vostra Eccellenza era di troppo, vero? Ah ah ah ah!-
Difficilmente si sarebbe mai abituata a una cosa simile, ma non era il momento di starci a pensare, doveva proseguire nel giro di pattuglia, trovando il prossimo incarico nella casa di una gentile coppia di anziani.
-Ranger, tu sogni spesso? Io ultimamente faccio continuamente lo stesso sogno. Inizia così… mi trovo in un luogo dove cadono fulmini in continuazione. Un Electivire lì fermò da solo mi guarda con un’espressione triste. Non conosco quell’Electivire… ciononostante cerco di parlargli, ma appena apro la bocca… proprio in quel momento mi sveglio sempre. Non credo che questo sia un sogno come gli altri. Quell’Electivire del sogno forse si trova da qualche parte qui a Oblivia e sta cercando di comunicarmi qualcosa. È terribile avere ogni notte lo stesso sogno! Se è possibile vorrei chiederti di aiutarmi, Ranger.-
-Va bene. Credo di sapere dove andare.-
Il Monte Lampinia era l’unico posto che corrispondesse alla descrizione, una volta arrivata perlustrò il monte da cima a fondo, ma non le sembrò che ci fosse un Electivire che corrispondesse alla descrizione.
Alla fine si trattava solo di un sogno, quindi sperò che bastasse portargliene uno per aiutarlo, e così tornò alla casa dell’uomo con l’unico Electivire della montagna.
La reazione quantomeno diede i risultati sperati.
-Che sorpresa! È senza dubbio l’Electivire del mio sogno! Mi fissa proprio come nel mio sogno… mm? Electivire… fammi un po’ vedere il motivo che hai dietro al collo.-
Il Pokémon con sorpresa della Ranger si voltò, e l’uomo intravide qualcosa. -Come immaginavo! Anch’io volevo incontrarti di nuovo! Mamma mia… sei diventato così grande!-
-Vi conoscete?- chiese Alessandra.
-Ranger, ti spiego la situazione. Quando io e mia moglie vivevamo nella regione di Fiore, trovammo questo piccolo vicino a Spiaggia Zefira e lo salvammo, visto che stava quasi per annegare. A quel tempo era ancora un Electabuzz. Qualche anno dopo partimmo per il Residence Acqua con Electabuzz… ma nel bel mezzo del viaggio fummo colti da una tempesta, la nave si inclinò… io e mia moglie ci salvammo, ma Electabuzz fu trasportato via dalle onde, aggrappato al salvagente…-
-Electi!-
-Oh, Electabuzz! Anzi… ormai ti sei evoluto e sei diventato uno splendido Electivire… che bello rivederti! Scusa se non siamo riusciti a ritrovarti…-
-Ma da oggi potremo vivere di nuovo insieme!- esultò la moglie.
-Electi…-
-Che succede, Electivire? Capisco… ormai sei diventato grande. Prima o poi così come i bambini si allontanano dai propri genitori, anche i Pokémon devono salutare le persone che amano… tu hai la tua vita adesso. Ho capito benissimo. Abbi cura di te, Electabuzz… anzi, Electivire. Vieni a trovarci e a giocare con noi quando vuoi!-
-Electi!-
Il Pokémon abbracciò entrambi, uscendo e tornando verso la sua casa. Era una storia veramente commovente, ed Alessandra non riuscì a resistere alla tentazione di abbracciare Pichu. -Ti voglio bene…-
-Picchu…-
-… è come se vedessi partire mio figlio.- sospirò l’uomo. -Grazie a te, Ranger, un mio grosso e vecchio rimorso finalmente si è spento. Grazie sinceramente per aver creduto al mio sogno.-
-Mi creda, ne sono stata felice.-
Era stato un pomeriggio pieno di emozioni, e prima di continuare Alessandra decise di prendersi una boccata d’aria fuori casa, lungo i bordi del residence, una signora però si avvicinò, desiderosa di fare quattro chiacchiere.
-So che forse non t’interessa, ma devi sapere che… mio figlio, che vive nella regione di Fiore, lavora in un posto chiamato Ranch dei compagni. Ogni tanto mi manda delle verdure fresche appena raccolte! Adesso è già periodo di raccolta per le verdure di questa stagione, ma chissà come mai ancora non mi arrivano. Mangiare le verdure coltivate da mio figlio, strizzate e condite con un po’ di sale, è uno dei momenti più importanti dell’anno per me.-
-È una cosa molto dolce.- le sorrise la ragazza intenerita.
Mentre parlavano, un uomo si avvicinò alle due. -Ah, era qui! Salve, signora.-
-Salve. È venuto per invitarmi a pesca?-
-No, in realtà… lavoro anche come fattorino per la ditta Trasporti Delibird!-
-Come? Lavora anche come fattorino? Allora è venuto per consegnarmi un pacco?-
-B… beh, in effetti è così, ma in realtà… dunque… il nostro Delibird per sbalgio ha fatto cadere il suo pacco nel Mare Orientale… si trattava del pacco spedito da suo figlio…-
-Aaaah, che disgrazia!-
-Le regioni di Fiore e Oblivia sono molto distanti e ci vogliono molti giorni per consegnare i pacchi, quindi i Delibird lavorano facendo la staffetta. Probabilmente durante il passaggio del pacco da un Delibird all’altro, il pacco… plof! È caduto in acqua.-
-Capisco… in questo caso c’è poco da fare. Non mi resta che rassegnarmi.-
-Mi scuso profondamente! Pensavo di andare a recuperarlo con la barca che uso per andare a pescare, ma immagino che sia impossibile…- disse l’uomo distogliendo lo sguardo dispiaciuto, accorgendosi di Alessandra. -Mmm? Ranger, sei qui! Capiti proprio a fagiolo… che dici, potresti fare qualcosa?-
-Ma certo, posso occuparmene io.-
-Scusa se ti sto quasi costringendo, ma sono nelle tue mani. Ciò che mi ha spedito mio figlio è una cosa che non si può comprare con il denaro, non ha prezzo!-
-Meno male che te l’ha chiesto! Anch’io ti sono estremamente riconoscente. Però per arrivare lì serve una barca…-
Non era un problema, una barca ce l’aveva già, ma mentre parlavano non aveva notato un piccolo dettaglio, due Bricconieri che avevano origliato la conversazione, o almeno l’ultima parte.
-Interessante! Qualcosa che non si può comprare con il denaro e non ha prezzo! E così questo tesoro è affondato nel Mare Orientale!-
-Dobbiamo impossessarcene prima che lo faccia il Ranger, fratello!-
Ignara di tutto questo Alessandra partì per Diagonalia, dove Willy era nei dintorni della Nave Federativa.
-Oh, ciao Alessandra! Hai bisogno di qualcosa?-
-Dovrei andare al Mare Orientale, se non ti dispiace.-
-Ma certo! Presto, si parte!-
Ormai Willy era un perfetto capitano, sapeva governare con maestria la nave, e presto arrivarono al centro del Mare Orientale.
Era bello proprio come l’ultima volta in cui c’era stata, ma il pacco doveva essere caduto molto in profondità, perché nella prima zona non ce n’era traccia. Alessandra fu costretta così a spingersi tra i cunicoli e le correnti d’aria, ma al posto del pacco trovò qualcosa di inaspettato, uno dei Bricconieri che avevano origliato poco prima la conversazione.
-Pokémon Ranger?! Già qui!?-
Non disse altro, terrorizzato scappò dal cunicolo cercando di sfuggirle, ma la sua presenza non poteva essere un caso.
Se c’erano dei Bricconieri forse stavano tramando qualcosa di grave, e doveva scoprirne di più.
Il pacco della signora poteva aspettare.
L’inseguimento fortunatamente non fu lungo, e riuscì ad acchiapparlo evitando tutti i suoi attacchi.
-Accipicchia, mi ha preso! Eeeehi, fratello! Lascia stare il tesoro e pensa invece a salvare me! Il Ranger mi ha preso!-
-Tesoro?-
L’altro Bricconiere di cui parlava lo raggiunse immediatamente, con una scatola in mano. -Per quanto riguarda il tesoro, l’ho appena trovato! La scatola di cartone è piena fino all’orlo!-
-Ben fatto, fratello! Sbrighiamoci a sistemare il Ranger e a tornare in superficie!-
-Mi spiace, Ranger… il tesoro ormai è in mano nostra! Immagino che non ti rassegnerai tanto facilmente... quindi ti concedo una sfida. Così non avrai altra scelta se non rassegnarti definitivamente!-
In verità la scatola conteneva solo della verdura, ma non le diedero modo di spiegarsi e le lanciarono contro un Tentacruel ed un Mantine.
La cattura naturalmente fu un gioco da ragazzi, e quelli senza via di scampo furono loro.
-Non possiamo certo lasciarti il tesoro solo perché siamo stati sconfitti… ci vediamo, Rang… coff.. guaaah!-
-Ch… che succede?- chiese il fratello agitato dalla reazione dell’altro.
-Coff… l’ossigeno… no… non basta…-
-Accipicchia! Ero così preso dal tesoro che ho dimenticato di fare il pieno di ossigeno! Coff! Uaaargh! Anche il mio ossigeno si è… si sta esaurendo!-
Quella situazione era un po’ un déjà vu, ed immaginava già il finale.
-T… ti prego, Ranger! La… lasciaci passare…-
-D… di questo passo non ce la faremo… ti restituiremo il tesoro… coff! Lasciaci passare!!!-
-Andate!-
Alessandra recuperò al volo la scatola, permettendo loro di proseguire. Era assurdo avessero rischiato la vita per delle verdure, ma in fondo non sapevano cosa ci fosse veramente dentro la scatola.
Anche lei tornò rapidamente in superficie, e così dalla signora, che non sembrò molto contenta del risultato.
-E quel pacco tutto inzuppato sarebbe…  il pacco di mio figlio?-
-Non c’è dubbio! Consegna Delibird- Consegne lente, ma sicure e fatte con il cuore.- confermò il postino. -È il nostro pacco! Alessandra, l’hai trovato! Grazie infinite!-
-Aaaah, che sollievo! Non so davvero come ringraziarti…-
-Il contenuto del suo pacco… sono delle verdure, vero? non è un problema se si sono inzuppate nell’acqua di mare?- chiese l’uomo.
-Ma nooo… mi risparmierà la fatica di salarle!-
-Capisco! Sembrano ricche di minerali e immagino che saranno anche squisite!-
-E già.-
Dopotutto le cose non erano andate poi così male, ed un altro incarico era concluso.
Il successivo non fu molto semplice da trovare, visto il Residence era sicuro, ma riuscì a trovarlo tra le rovine del canale, dove un uomo borbottava incessantemente qualcosa tra sé e sé.
-Oh, che fare? Ieri ho passato tutta la notte a scrivere un importantissimo rapporto sulle antiche rovine, ma… un Pokémon se l’è portato via. E pensare che volevo farlo leggere alla professoressa Lucia! Per favore, Ranger! Recupera il mio prezioso rapporto da quel Pokémon dispettoso!-
-Va bene, sai dirmi qualcosa in più?-
-Visto che c’era la luna piena, sono riuscito a distinguerlo chiaramente. Il Pkémon che si è portato via il mio rapporto era Azumarill! Deve essere fuggito in direzione delle Cascate Argento… ma perché si è portato via il mio rapporto se non è nemmeno in grado di leggere il contenuto? Ah, una volta recuperato il rapporto, mi raccomando di non leggerne il contenuto. Non che mi vergogni, ma credo che anche se lo leggessi non capiresti niente.-
-Grazie eh…-
Certe persone erano veramente troppo piene di sé, ma aveva promesso di aiutarlo ormai perciò, evocando Suicune, partì verso le cascate, trovando facilmente il Pokémon di cui parlava. Una volta catturato lo portò direttamente dallo scoprirovine, che lo guardò severamente.
-Mi hai portato il briccone, eh?! Grazie mille! Ascolta bene, Azumarill. La cosa che ti sei portato via è un rapporto su cui sono scritte cose talmente importanti da cambiare per sempre il mondo dell’archeologia. Devo consegnarlo subito alla professoressa Lucia. Restituiscimelo, su!-
Dubitava fosse vero, e forse anche il Pokémon in verità, ma restituì comunque il rapporto senza provare a scappare. -Rill?-
-Bravo, bravo.-
Azumarill se ne andrò subito, ma qualcosa nella lettera sembrò agitare Pichu ukulele, che provò a strapparla dalle mani dell’uomo.
-Pichu? Pichu Pichu!-
-“Rilevo un profumo dolce nelle vicinanze. Sembra essere un profumo invitante per i Pokémon.”- li informò lo Styler, e la notizia colse alla sprovvista lo scoprirovine.
-Ah! Ma che dici! E che fa se ho scritto il mio rapporto su carta profumata e decorata con disegni floreali?-
-Non mi sembra molto professionale per un rapporto.- commentò Alessandra.
-Ah, non vi fidate di me, vero?! Credete che non sia un rapporto, bensì una lettera d’amore, eh? È questo che pensate, vero?! Vi sbagliate! Questo è davvero un rapporto!- urlò l’uomo completamente rosso in faccia. -Per essere un rapporto è un rapporto… un rapporto sui miei sentimenti!-
Quindi era veramente una lettera d’amore? Visto Lucia era sposata, non era una gran bella notizia…
-Ah! Ho detto la verità per sbaglio! La… la mia faccia è rossa come un peperone? Che vergogna… vi salutooo!-
Correndo in preda all’imbarazzo l’uomo si allontanò tra le rovine, ed altrettanto a disagio Pichu ed Alessandra fecero altrettanto, spostandosi sul Monte Sorbetto ricordando di un uomo che viveva in cima al monte, solo con un Ninetales, una volta arrivati però trovarono solo uno dei due.
-Il mio Ninetales si è perso in una grotta dove cadono stalattiti di ghiaccio. Io non ho fiducia nei miei riflessi, per questo vorrei chiederti di riportare il mio Ninetales fino a questo rifugio…-
-Oh, capisco. Non si preoccupi, andrò subito a recuperarlo.-
-Sapevo che avresti accettato! Grazie infinite!-
Aveva presente la grotta a cui si riferiva, e purtroppo come le altre volte in cui vi era passata i Pokémon non erano felici di vederla, e provarono ad attaccarla.
Ninetales si trovava in fondo al sentiero, sull’unico spiazzo di terra sicuro e privo di ghiaccio. Nonostante la situazione era piuttosto calmo, e si lasciò catturare facilmente, aggiornando le informazioni nel navigatore con: “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 2”, “Sferra lingue di fuoco.”.





Una volta tornati dal suo padrone l’uomo l’abbracciò sollevato. -Ninetales era sano e salvo! Che sollievo! Sapevo che avresti risolto il mio problema in un modo o nell’altro. Grazie, Ranger!-
-È stato un piacere. Buona giornata.-
Era stata una giornata molto lunga, ed era tentata di tornare a casa per riposare, ma durante un ultimo giro per le Rovine del Canale lo scoprirovine di poche ore prima la raggiunse nuovamente.
-Mi scuso per essere fuggito la scorsa volta. Poi ho spedito alla professoressa Lucia il rapporto sul mio amor… ehem… il rapporto che avevo scritto. La risposta mi è arrivata subito!-
-Oh, e cosa dice?- chiese Alessandra leggermente preoccupata. Sapeva che Lucia era sposata con Raimondo, ma non aveva idea di come potesse avere risposto.
-Ecco… quella lettera… questa volta è stata portata via da Floatzel! Ranger, ti prego di aiutarmi di nuovo! Recupera da quel Floatzel birbante la lettera della professoressa Lucia!-
-Va bene… hai qualche indizio?-
-Grazie mille! Floatzel è fuggito nascondendosi nelle Rovine di Oblivia!-
Era un tragitto leggermente più pericoloso rispetto a quello dell’ultima volta, ma non importava, con le dovute precauzioni Alessandra raggiunse le rovine, trovando il Floatzel in questione e portandolo dall’uomo.
-È la lettera della professoressa Lucia! Grazie infinite! Ascolta bene, Floatzel. La lettera che ti sei portato via è -FORSE- una lettera d’amore che la professoressa Lucia ha scritto per me. Hai capito, vero? restituiscimela, su!-
Nuovamente il Pokémon riconsegnò la lettera, ma Alessandra non era così ansiosa di saperne il contenuto.
-Bravo, bravo.-
-Pichu? Pichu, pichu!-
Pichu ukulele reagì nello stesso modo dell’ultima volta, e lo Styler rivelò lo stesso profumo attira Pokémon.
-Eh? Che strano. È impossibile che la professoressa Lucia abbia utilizzato come me una carta dal profumo dolce… ma in effetti si sente un profumo dolce nell’aria, vero? comunque ora leggo la lettera. Da solo e di nascosto con il batticuore…-
Non proprio di nascosto, e nemmeno da solo, visto Alessandra rimase nei paraggi.
-Ma questo è il rapporto che le avevo spedito io! Non avrei mai immaginato che me l’avrebbe rispedito indietro! Ah, no. Un attimo… sembra che la professoressa Lucia abbia corretto con la penna rossa gli errori nel mio rapporto. Ha corretto severamente ma con cura tutti gli errori sulla storia e sulle rovine… a metà circa, il mio rapporto inizia a trasformarsi in una specie di lettera d’amore. Lì c’è scritto a caratteri cubitali… Devi sapere che ho un marito stupendo di nome Raimondo e una figlia bellissima di nome Patty! Ahahah, mi dispiace.-
Senza che la vedesse Alessandra tirò un sospiro di sollievo, ed il viso dell’uomo tornò rosso come un peperone dall’imbarazzo.
-Non ne avevo la minima ideaaaa! Non riesco a nascondere lo shooock!-
-Pi… chu?-
-Già… per essere innamorato, non sai proprio niente di lei.-
-Tuttavia… la professoressa Lucia è così severa e gentile allo stesso tempo… sono diventato un suo fan ancora più grande!-
-Zel zel…-
Perfino Floatzel non approvava quel commento, ma sembrava impossibile farlo ragionare, perciò anche Alessandra si arrese, evocando Suicune ed andandosene verso il Residence Acqua.
Una volta arrivata al porto notò un uomo mai visto prima, vestito di tutto punto con un completo blu e dai biondi capelli gellati,  che appena la notò le corse incontro.
-Oooh, quegli abiti… sei un Pokémon Ranger, vero?-
-Sì, ha bisogno di qualcosa?-
-Sono davvero in difficoltà, ti prego di aiutarmi! In realtà faccio il manager dei grandi artisti noti con il nome di Quartetto Rock… conosci il Quartetto Rock, vero? Le celebrità sulla cresta dell’onda!-
-Ne ho sentito parlare. L’ultimo concerto era stato ad Almia, no?-
-Adesso è in programma un loro concerto dal vivo qui a Oblivia, ma… tre dei quattro membri del gruppo sono scomparsi! Di questo passo non faremo in tempo per il concerto! Non possiamo certo chiamarlo Quartetto Rock se a suonare sarà una sola persona! Ti prego, riportami tutti i membri del Quartetto Rock.-
-Non si preoccupi, andrò subito a cercarli-
-Oooh, grazie! Come immaginavo si può sempre fare affidamento sui Ranger, non importa in quale regione ci si trovi! Uno dei membri, Vanda, sta facendo spese qui in città. Diceva di volere un tappeto o qualcosa del genere… andiamo a parlarci!-
Se voleva un tappeto probabilmente era andata da Ennio, ed infatti trovarono all’interno una giovane donna dai lineamenti duri ma bellissimi, dai capelli e gli occhi viola vestita con una redingote rossa.
-Vanda! Ho portato un Ranger!-
-Ranger? Non ricordo di averti chiesto nulla di simile!-
-Ma no! Spiega al Ranger come sono spariti Boris e gli altri!-
-Ah, è per questo allora! Andrai a cercare gli altri per noi, eh?-
-Esatto, se possibile, avrei bisogno di qualche informazione in più.- annuì Alessandra.
-Siamo venuti qui per fare un concerto speciale, ma… Claudio ha avanzato la proposta di scrivere una canzone sulla cosa più bella di questa regione, visto che siamo venuti fin qui! così abbiamo deciso tutti di iniziare a cercarla. E così, quando mi sono presentata all’appuntamento… non c’era nessuno tranne me!-
-E come mai sei qui?-
-Io? Io sono qui perché credo che il paesaggio di questa città sia la cosa più bella. Elegante, raffinato… un paesaggio dal gusto adulto. Non è sublime? E poi volevo un tappeto.-
-Pichu!-
-Oh, che ukulele carino, piccolino!- il viso della donna si addolcì guardando Pichu, assumendo un tono totalmente diverso.
-Pichu!-
Felice del complimento Pichu si mise a suonare per la signorina, che gli sorrise gentilmente.
-Ad ogni modo se andrai a cercarli ti sarò davvero grata! Io so solo dov’è andato Pietro. Ha detto che sarebbe andato a nord di qui, verso il monte innevato. Io aspetterò gli altri qui. ti affido la ricerca, Ranger!-
-Io andrò a cercare gli altri membri del gruppo al porto.- disse il manager uscendo.
A nord del residence c’era solo il Monte Sorbetto, un luogo pericoloso per chi lo visitava la prima volta, perciò Alessandra si affrettò a raggiungerlo, sentendo un urlo nella prima zona delle valanghe.
-Uaaaah! Aiutoooo! Di questo passo mi trasformerò in un ghiacciolo!-
-Pichu!-
Verso la cima del tragitto era bloccato un giocane ragazzo dai capelli bianchi e gli occhi celesti, vestito con una lunga giacca bianca e rossa. Sembrava in difficoltà, e non riusciva a muoversi dal panico. -Aaah! Non importa chi… ma qualcuno mi aiutiii!-
-Resisti! Sto arrivando!-
Gridò Alessandra lanciandosi verso di lui, mettendosi al riparo dietro le colonne di pietra ad ogni valanga, che a causa delle lamentele del ragazzo aumentavano sempre più di intensità. Appena riuscì a raggiungerlo il ragazzo si calmò.
-Va tutto bene. Sono qui. Tu sei Pietro, giusto? Del Quartetto Rock?-
-Pe… per prima cosa portami in un posto sicuro!-
-Giusto, va bene. Seguimi.-
Non fu difficile tornare a valle, e scampati dalle valanghe finalmente il ragazzo si calmò del tutto.
-C’è mancato un pelo. Grazie di cuore!-
-Pichu!-
-Oooh, che raro! Un Pichu con un ukulele. Sai suonarlo?-
Annuendo Pichu si esibì in una breve canzoncina, che ridiede animo al giovane.
-Ahahah! Certo che sei una vera rarità, sicuramente diventeresti famoso anche nelle altre regioni. Senza dubbio si potrebbe ricavare un mucchio di quattrini… ehem, scusa la bava. In ogni caso voi cosa avete in programma di fare adess…-
-Cercavamo te.- lo interruppe rapidamente Alessandra, che dopo il suo commento non poteva dirsi certo una grande fan.
-Come? Cercavate me?-
-Sì, la tua collega ed il vostro manager mi hanno mandato a cercarvi.-
-Pichu!-
-Capisco, quindi Vanda… ora che ci penso l’ora dell’appuntamento è passata da un pezzo. Pensavo che il paesaggio innevato di Monte Sorbetto fosse la cosa più bella. Beh, in ogni caso dobbiamo sbrigarci a tornare indietro.-
-Concordo, vieni, Vanda ti sta aspettando.-
Non ci volle molto tempo per uscire dalla montagna, ed ancora meno per raggiungere il negozio di Ennio, dove ancora la ragazza si trovava.
-Pietro! Ero così preoccupata…!-
-Scusa, scusa. Ho fatto un po’ tardi.- sorrise lui guardandosi intorno. -E gli altri due?-
-Sia Boris che Claudio non sono ancora di ritorno.-
-Non so Boris, ma credo di sapere più o meno dov’è Claudio. Credo sia andato su un’altra isola. Parlava di un grosso ponte…-
-Io ho cercato qui nei paraggi, ma non ho visto nulla di simile! Ranger, conosci un qualche posto con un grosso ponte?-
-Sì, so dove trovarlo.- annuì Alessandra uscendo ed evocando Latias.
Il Ponte Otello era l’unico ponte che combaciasse con la descrizione, e infatti fu proprio al centro che trovò un uomo dai capelli grigi e gli occhi neri, con vestito con una redingote blu scura, che osservava il paesaggio.
-Il ponte di legno in stile artigianale e l’oceano che si estende sotto di esso… questo è il punto panoramico più bello in assoluto di Oblivia.-
Non poteva dargli torto, purtroppo però venne interrotto da un piccolo Sneasel che gli corse affianco, spingendolo di lato.
-Sneasel!-
-Ma che succede…? Che maleducato!- sbuffò il ragazzo, mettendosi le mani in tasca ed impallidendo all’istante. -Aaaaaaah! Il Pokémon di poco fa… si è portato via il mio prezioso blocco note! Ridammeloooo!-
Inferocito l’uomo si mise a rincorrerlo, costringendo Alessandra a fare altrettanto.
Entrambi erano molto veloci, e prima di ritrovarli arrivò quasi al ponte di Nando, intravedendo l’uomo riprendere fiato accanto ad un albero.
-Anf anf… asp asp…- probabilmente si accorse che Alessandra lo stava fissando, perché alzò la testa di scatto offeso. -Che c’è? Non sono micca un’attrazione! Oppure hai intenzione di aiutarmi?-
-Scusami, sì posso aiutarti.- anche se l’educazione non faceva parte del gruppo a quanto pare.
-Bene! Allora dammi una mano. Seguimi. Quello Sneasel si è portato via il blocco note su cui avevo annotato tutte le mie idee.- disse indicando il Pokémon vicino al ponte di Nando. -Forza, acchiappiamo quello Sneasel! Io gli impedirò di scappare. Tu invece pensa a catturarlo! Ah… sì, giusto. Non pensare di svignartela senza preavviso. Se vuoi interrompere l’incarico, vieni a dirmelo.-
-Non ce ne sarà bisogno.- lo rassicurò la ragazza. Catturare Sneasel fu un gioco da ragazzi, ed in un batter d’occhio fu di ritorno da lui.
-Arrenditi, Sneasel!- disse l’uomo bloccando qualsiasi via di fuga, il Pokémon però non sembrava preoccupato.
-Snea… sel!-
-Wea…-
-Vile!-
Due Weavile balzarono ai lati del giovane, e con lo Sneasel lo bloccarono, ribaltando la situazione.
-Uaaah! Non era solo?!-
Prima che potessero fargli del male Alessandra si affrettò a catturarli, calmandoli e liberandoli nella foresta e recuperando il quadernino.
-Fiuuu… meno male. Senza questo blocco note tutte le mie preziosissime idee annotate con tanta fatica… sarebbero tutte finite nell’oblio! Ti ringrazio. Grazie di cuore! Grazie anche a te, Pichu impavido.-
-Pichu!-
Anche con lui Pichu si esibì in una canzone, e almeno stavolta l’altro non pensò solo al denaro.
-Oh, per essere un Pokémon te la cavi benone a suonare! Allora vado.-
-Aspetta! Ti stavo cercando!- si affrettò a dire Alessandra prima se ne andasse.
-Come? Non hai ancora finito? Per caso vuoi un autografo?-
-No, mi hanno mandata i tuoi colleghi.-
-Come? Vanda e Pietro? In effetti si è fatto tardi… in ogni caso, torniamo indietro.-
Anche stavolta accompagnò l’uomo dagli altri due, dove non ricevette un’accoglienza calorosa come il primo.
-Claudio! Andartene da solo così lontano…!- lo rimproverò Pietro.
-Ma quante storie! Ho trovato qualcosa di decisamente incredibile!-
-Di solito a questo punto Boris interviene a fermarli…- sospirò Vanda. -Adesso manca solo Boris.-
-Claudio! Per caso non sai dove sia andato?- gli chiese Pietro ancora scocciato.
-E perché dovrei saperlo?-
La loro lite venne interrotta dall’arrivo di un ragazzino, che piangendo corse tra le braccia di Vanda.
-Buaaaah!-
-Che succede, piccolo?-
-Il mio Riolu è stato portato via da alcuni tipi con delle strane armature addosso…-
Armature? Oh no… non saranno stati degli armoliti?
-Delle strane armature?- chiese Claudio confuso.
-E dove hai visto queste strane armature?- gli chiese Vanda accarezzandogli i capelli.
-Verso le Cascate Argento. Un uomo con i capelli bianchi che avevo incontrato poco prima li sta inseguendo per me, ma…-
-Capelli bianchi… come noi?- domandò Claudio.
-In effetti era identico a voi.-
-Deve trattarsi di Boris!- esclamò Vanda preoccupata.
-I tipi in armatura si sono diretti verso le Rovine di Oblivia. Anch’io li stavo inseguendo, ma hanno attraversato la cascata…-
-Oltre la cascata…- borbottò Pietro. -Avevo pensato di andarci, ma la strada era un po’ ripida e quindi ho rinunciato.-
-Ranger, pare che questo sia pane per i tuoi denti. Ti prego, riportaci Boris ed il Riolu di questo bambino!- disse Vanda guardandola.
-Pichu!-
-Contate su di me. Torno subito.-
Era una notizia tutt’altro che buona, ma perlomeno non si erano spinti troppo in là, Alessandra infatti sentì le voci di due Armoliti poco dopo l’inizio delle rovine.
-Pare che in queste rovine ci sia un raro Pokémon di nome Lucario.-
-Mmm.-
-Il capo e gli altri hanno puntato ad una preda troppo grande ed hanno fallito. Mediamente facile e mediamente grande. Per noi che siamo di livello medio, una preda così è perfetta.-
-Concordo pienamente.-
-Tuttavia, anche se è di medio livello, non è avversario che si possa sconfiggere con un attacco frontale.-
-E quindi useremo questo Riolu… giusto?-
-Usando questo Riolu come esca, ci fingeremo statue degli Armoliti come queste qui. A quel punto Lucario si avvicinerà a Riolu senza accorgersi di noi e quando si sarà avvicinato…-
-Quando si sarà avvicinato…?-
-Sgattaioleremo alle sue spalle e insieme gli faremo… QUESTO.- spiegò l’altro mimando l’uso del potere dell’armatura.
-Ho capito. QUESTO, eh?- chiese l’altro facendo lo stesso, quando sentirono dei passi in lontananza.
-Oh, sembra che stia arrivando qualcuno! Nasconditi… diventa una statua!-
-Divento… una statua!-
Pichu ukulele raggiunse Riolu prima di Alessandra, chiamando l’amica in modo si sbrigasse.
-Pichuchu! Pichu pichu!-
-Eccomi, va tutto bene.- disse Alessandra guardandosi attorno, alla ricerca di Boris. Intanto Pichu cominciò a suonare, tentando di rasserenare il piccolo Riolu.
Nascosti lungo i muri gli armoliti sembravano in difficoltà.
-Ehi, che facciamo!?-
-Questi sono d’impiccio… pazienza, avviciniamoci alle spalle…-
Sussurrarono sperando di non essere visti, ma qualcun altro arrivo nella scena. Un ragazzo dai corti capelli metallici, vestito con una camicia nera. -Mi chiedevo come fosse possibile sentire il suono di un ukulele qui… eri tu che suonavi, Pichu? Certo che a Oblivia ce ne sono di Pokémon particolari. Pokémon Ranger. Sembra che quel Riolu sia stato rapito e portato qui.- spiegò guardando la ragazza.
-Sì, ne sono a conoscenza. Sarà meglio andarcene alla svelta. I tuoi colleghi ti stanno aspettando.-
I due armoliti erano ancora nascosti nell’ombra, ma non per questo meno in difficoltà. -Che facciamo? È spuntato fuori un altro tipo strano!-
-Capisco, quindi è così. Riportiamo il Riolu al Residence Acuqa.- annuì Boris.
-No! Stanno per portar via il Riolu…- non potendo più restare fermi i due armoliti attivarono il potere dell’armatura, colpendo il Pokémon per controllarlo.
-Riii…!-
-Pichu?-
-Lucarioooo…!-
Il grido del Pokémon si udì fino in fondo al corridoio, e subito questo arrivò a difendere Riolu, scambiando tuttavia Boris ed Alessandra per i nemici.
-Lucario! Ci ha fraintesi. Pensa che stiamo infastidendo Riolu! Vorrei chiarire l’equivoco, ma questo è un avversario da non sottovalutare…- disse Boris facendo un passo indietro.
-Lucarioooo…!-
Il Pokémon si stava agitando, e la situazione peggiorava di secondo in secondo.
-Ranger?!-
-Stai indietro! Lo calmerò io.-
Era la prima volta che lo affrontava, ma grazie alle varie esperienze avute ad Oblivia sapeva bene come comportarsi, e lo catturò senza riportare danni, aggiornando il Navigatore con le sue informazioni: “Gruppo: Lotta- Poké Tattica: Lotta- Mossa: Distruzione 4”, “Colpisce l’avversario con dei pugni.”.





-Lucarioooo…!-
-Pare che si sia calmato.- sospirò Boris sollevato. -Il bambino diceva che il suo Riolu era stato rapito da dei tipi in armatura…-
-Probabilmente erano degli armoliti. Sono uomini loschi che tentano di soggiogare i Pokémon con una forza antica.-
-Capisco.-
La situazione era colata a picco per i due armoliti, che non vedendo altra soluzione scattarono fuggendo via dalle rovine, facendo sobbalzare dalla paura Alessandra e Boris.
-Uaaaah!-
-Perdonoooo!-
-Rii…!-
-Lucario…!
Lucario non sembrava intenzionato a lasciarli andare così facilmente, e li inseguì prima che potessero fuggire.
-Bene, adesso che abbiamo finito con gli addii, dobbiamo riportare Riolu al Residence Acqua.- disse Boris voltandosi. -A proposito, ma tu cosa ci fai qui?-
-Ti cercavo, i tuoi colleghi ti aspettano.-
-Ah, quindi cercavi me… scusa per il fastidio che ti ho recato, Pokémon Ranger. Ho pensato che l’atmosfera misteriosa di queste Rovine di Oblivia sarebbe stata perfetta per ispirare il testo della canzone che canteremo al concerto speciale dal vivo che abbiamo annunciato. Mah, in ogni caso adesso torniamo indietro!-
Almeno lui era più educato degli altri due tipi, anche se al suo ritorno Vanda era infuriata.
-Boris! Eravamo preoccupati!- sembrava fulminarlo con lo sguardo, ma si calmò guardando Alessandra. -Non pensavo che avresti davvero riportato tutti i membri della band… grazie, Ranger!-
-A proposito, non ve ne siete dimenticati, vero?- intervenne Pietro. -La sfida per trovare la cosa più bella di Oblivia!-
-C’è voluto del tempo, ma l’ho trovata.- annuì Boris, guardando Pichu ukulele.
-Pi… pichu?-
Vanda intuendo i suoi pensieri annuì. -I bei paesaggi ci sono anche nelle altre regioni, ma…-
-Un Pichu con un ukulele a tracolla si può vedere solo ad Oblivia!- concluse Claudio.
-E poi è allegro e vivace, proprio quello che stavamo cercando!- esultò Pietro.
-Soprattutto è unito al Ranger da un legame fortissimo… altrimenti lo avrei voluto nel nostro gruppo!- ammise Boris.
La loro conversazione venne interrotta dall’arrivo di Willy, che li squadrò furioso.
-Ma insomma! Io che mi chiedevo dove vi foste cacciati e invece vi trovo qui! il Prof. Frenesio era in pensiero! Era preoccupato che vi fosse capitato qualcosa!-
-Sempre il solito esagerato!- sbuffò Claudio.
-Willy? Cosa centra il professore?- chiese Alessandra sorpresa.
L’amico era troppo arrabbiato per parlare, quindi ci pensò Boris a spiegarle la situazione. -Te lo si legge in faccia, non hai idea di cosa stia succedendo, vero? È stato proprio il Prof. Frenesio a invitare noi, il Quartetto Rock!-
-Ehi, per essere precisi è stata una mia idea!- protestò Willy. -Piusttosto adesso venite subito sul Monte Latra! Visto che stiamo per fare un concerto dal vivo, occuperemo tutte le frequenze.-
-Che tipo insistente… ti ho detto che arriviamo subito!- protestò ancora Claudio.
-Noi quattro e un altro nostro amico.- sorrise Vanda.
-Un altro..?-
Nessuno di loro volle rovinare la sorpresa a Willy, e solo una volta arrivati sulla cima della Base radio rivelarono anche Pichu avrebbe partecipato.
Era un’occasione incredibile per lui, luci, telecamere e microfoni erano spati piazzati attorno al palco improvvisato, dove il Quartetto si esibì non appena diedero loro il via.
-Yeeeee! Oggi abbiamo a Oblivia un ospite d’onore davvero speciale!- esclamò Boris. -Tutti conoscono ilsuo bel faccino e quelle guanciotte tonde! È il piccolo… Pichu! Con il suo… ukulele!-
-Pichuuu!-
Emozionato Pichu si piazzo davanti ad una delle telecamere, ballando sul posto tutto sorridente e cominciando a suonare.
Alessandra e Willy erano accanto alle scale, osservando la scena da lontano.
-Fortunatamente sono arrivati in tempo per il concerto dal vivo!-
-Già… è tutto merito dell’impegno di Alessandra e Pichu.- il professor. Frenesio li aveva appena raggiunti, sedendosi accanto a loro godendosi lo spettacolo. -Certo che un Pokémon che si esibisce in un concerto dal vivo… non capita di vederlo tutti i giorni. Questo Pichu probabilmente è l’unico! Ottimo lavoro, Alessandra!-
-E vai!-
-Iuuu uuuh!-
Gridarono da lontano Pietro e Claudio, suonando senza sosta.
-Venendo a Oblivia mi sono accorto che… grazie a voi che risolvete i problemi della gente, a tutti è tornato il buon umore!- rivelò il professore. -Il mio fratellone diceva che ormai a Oblivia non c’è più nessuno che abbia problemi. Il solito esagerato! Questa volta però sono d’accordo con lui.-
-Professore… vuol forse dire che…?!- azzardò Willy.
-Esatto! Alessandra! Hai completato tutti gli incarichi qui a Oblivia! Di conseguenza, è un piacere per me certificare che hai completato tutti gli incarichi!-
-Congratulazioni!- esclamò Willy abbracciandola.
-Vi ringrazio. È un onore! Ma… questo significa che ora dovrò andarmene?- chiese lei preoccupata.
Si era affezionata molto ad Oblivia, aveva costruito solide amicizie, e non era ancora pronta ad andare.
Fortunatamente il professor Frenesio si affrettò a rassicurarla.
-No no. Ci sono ancora molte cose da fare, completare il Navigatore ad esempio, inoltre potrai restare tutto il tempo che desideri. Se l’eroe di Oblivia, dopotutto, e dubito che ti lascerebbero andare come se niente fosse. La tua avventura è appena iniziata!-

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Capitolo 72
*** Capitolo 71 ***


Il concerto del Quartetto Rock era durato tutta la sera, ed al termine Pichu ed Alessandra, assieme a Nando, Martino, Willy ed il professor Frenesio, erano rimasti a parlare fino a tardi.
Anche il giorno seguente la Ranger si concesse un po’ di meritato riposo, ma quando fu pronta attivò il Navigatore.
Il primo Pokémon che avrebbe cercato era il numero 11, e riflettendo sulle zone che mancavano da controllare andò fino al termine di Via Mironda, dove trovò dei girasoli che potevano essere rimossi con una Mossa Fuoco 2, e con un Quilava del tempio vicino lo attaccò costringendolo a rivelarsi per ciò che era, un Pokémon, e catturandolo aggiunse anche lui al Navigatore.
Il suo nome era Sunflora, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 2”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Il Pokémon successivo fu il numero 27, che lo trovò al Passo Latra grazie a Raikou, che ruggendo lo fece uscire allo scoperto.
Il suo nome era Skiploom, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Dopo ancora fu il turno del numero 30, Kriketune, trovato a Mironda lungo la rupe pericolosa, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Taglio 2”, “Scaglia sfere appiccicose che rendono lento l’avversario.”.





Il successivo fu Sudowoodo, nascosto tra le rovine del canale di Solfonia come un albero, rimovibile con una Mossa Spruzzo 2, le cui informazioni erano: “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 2”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.





Il successivo fu Shuckle, numero 99, alla Base Radio, nascosto nel terreno e trovabile con solo una Mossa Spruzzo 1. Stando alle sue informazioni era: “Gruppo: Roccia- Poké Tattica: Roccia- Mossa: Distruzione 1”, “Scaglia rocce che rendono stanco l’avversario.”.





Il successivo fu il numero 127, Oddish, un piccolo Pokémon dal corpo blu ed un ciuffo d’erba sopra la testa, che si nascondeva poco dopo il ponte di Nando. Per farlo uscire allo scoperto fu necessaria una Mossa Fuoco 1, e lo Styler aggiornò subito le sue informazioni con: “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Si circonda di rami spinosi che rendono lento il nemico.”.





Fatto questo andarono all’antico maniero, dove dei Budew si nascondevano nel giardino esterno davanti all’ingresso. Anche per loro fu necessaria una Mossa Fuoco 1, ed il Navigatore si aggiornò all’istante con le loro informazioni, “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Scatena una serie di foglie taglienti intorno a sé.”.





Ormai mancavano solo una decina di Pokémon per completare il Navigatore, ed il prossimo sarebbe stato uno dei Dusknoir del Bosco Ramingo, ma l’unico modo per costringerlo a comparire era catturare tutti i Dusclops che lo abitavano. Fortunatamente non fu molto difficile, e le informazioni si aggiornarono subito con: “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 2”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.





Il Pokémon successivo fu Gengar, il numero 166, che si nascondeva nelle Rovine di Oblivia, “Gruppo: Spettro- Poké Tattica: Spettro- Mossa: Potere Psico 3”, “Si circonda di sfere cariche di emozioni negative che rendono l’avversario confuso.”.





In seguito, al termine del sentiero di Mironda, trovò Pineko, Pokémon numero 190, “Gruppo: Coleot.- Poké Tattica: Coleot.- Mossa: Azione 1”, “Causa esplosioni tutto intorno a sé.”.





In seguito trovò Camerupt al vulcano di Fabulonia, che le permise di fare avanzare lo Styler al livello cinquantadue, con due punti in più di energia e cinque di potenza. Stando allo Styler le sue
informazioni erano: “Gruppo: Fuoco- Poké Tattica: Fuoco- Mossa: Fuoco 3”, “Sferra lingue di fuoco.”.





Sul Monte Sorbetto poi, intrappolato in una caverna nella montagna da un blocco di ghiaccio, liberò un Salamence, che si rivelò un “Gruppo: Drago- Poké Tattica: Drago- Mossa: Fuoco 4”, “Lancia enormi palle di fuoco in direzione dell’avversario.”, e con il suo aiuto riuscì a scuotere da un cumulo di neve poco fuori da lì un altro Pokémon, un Abomasnow per la precisione, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 3”, “Lancia una serie di blocchi di ghiaccio che costringono l’avversario a restare fermo.”.
Successivamente sempre al Monte Sorbetto catturò un Walrein, “Gruppo: Ghiaccio- Poké Tattica: Ghiaccio- Mossa: Distruzione 4”, “Si circonda di continue tempeste di neve che costringono l’avversario a stare fermo.”.










La sua prossima meta furono le Cascate Argento, nei dintorni delle quali trovòun Lotad nascosto sulla cresta dell’acqua, ma grazie ad una Mossa Elettro 2 lo costrinse ad uscire allo scoperto, aggiornando le informazioni dello Styler con: “Gruppo: Erba- Poké Tattica: Erba- Mossa: Taglio 1”, “Lancia una serie di semi contro l’avversario.”.




Il penultimo Pokémon rimasto da trovare era il numero 275, Octillery, che viveva nelle profondità del Mare Orientale, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Distruzione 2.”, “Lancia sfere d’acqua contro l’avversario.”.




Dopo di questo rimaneva solo il 297, Phione, nascosto nelle profondità sommerse delle Rovine del Canale, “Gruppo: Acqua- Poké Tattica: Acqua- Mossa: Taglio 2”, “Soffia bolle contro l’avversario, rendendolo lento.”.





Con quest’ultima cattura il Navigatore era completato. Il cuore le batteva rapido dall’emozione. Ce l’aveva fatta! Aveva superato anche questa sfida! Doveva solo fare rapporto al professor Frenesio, per ufficializzare la cosa.
Era certo di poterlo trovare ancora a casa di Raimondo, ma quando arrivò trovò davanti all’ingresso due Bricconieri, che stavano parlando con l’uomo e con Raimondo.
-È tutto vero, lo giuro! Vi prego, aiutateci!-
-Lo so che ci vuole la faccia tosta a venire qui a chiedere un favore dopo tutto quello che abbiamo combinato… ma dovete aiutarci!-
-Il passato non conta. Se il vostro capo Occhioblu è in pericolo, salvarla è la nostra priorità.- rispose Raimondo incrociando le braccia.
-Giusto. Ce ne occupiamo noi.- confermò il professor Frenesio, e per poco i due Bricconieri non scoppiarono in lacrime.
-G… grazie!-
-Allora, Raimondo, va’ subito a salvare Occhioblu… eh?- solo in quel momento il professore si era accorto dell’arrivo di Alessandra, che confusa non aveva mosso un dito. -Oh, è Alessandra!-
Il suo arrivo non sembrò essere motivo di gioia per gli altri due ospiti. -Ops, si mette male!-
-P… pietà!-
-È più forte di loro. Quando vedono un Ranger, gli viene istintivamente voglia di scappare.- sospirò Raimondo.
-Non dovreste avere niente da temere. Avete la coscienza pulita, no?- commentò il professore.
-Ah… già, è vero.-
-Questa mattina noi e i nostri amici ex Bricconieri abbiamo fatto un’immersione subacquea. E dalle parti della Grotta marina… abbiamo visto un tesor…-
-Un tesoro?- la interruppe Raimondo.
-No, sì, cioè… c’erano dei Pokémon belli come un tesoro e…-
-E allora… ci siamo messi a osservare questi preziosissimi Pokémon!-
-Ma davvero? Avete osservato i Pokémon?- nemmeno il professore era molto convinto, ma li lasciò andare avanti.
-S… sì, proprio così. È il nostro nuovo passatempo.-
-E mentre eravamo incantati a osservare i Pokémon… a un certo punto abbiamo perso di vista il nostro capo.-
-L’abbiamo cercata in lungo e in largo separatamente. Alla fine siamo riusciti a trovarla, ma è rimasta intrappolata da una roccia in fondo alla Grotta marina! Volevamo aiutarla, ma in quel punto la corrente è molto forte!-
-Ranger, tu sei così giovane, così esuberante!- esclamò uno di loro voltandosi verso Alessandra. -So che puoi farcela! Ti prego, aiuta il nostro capo!-
-Ehi, un po’ di riguardo nei miei confronti!- sbottò Raimondo infastidito.
-Ops, chiedo scusa…-
-Raimondo, senti. Lasciamo che di questo se ne occupi Alessandra!- propose Frenesio, e non sembrò in fondo l’idea dispiacesse molto all’altro.
-D’accordo.-
-Vorremmo aiutare il capo con le nostre mani… ma la roccia è pesante, la corrente fortissima. Non possiamo farcela…-
-E poi non credo sia rimasto molto ossigeno nelle sue bombole. Forse meno della metà!-
A quella rivelazione il volto dei presenti impallidì.
-E diccelo prima! Basta con le spiegazioni! Non c’è tempo da perdere!- gridò Frenesio agitato. -Alessandra! Va’ subito a salvare Occhioblu! Sarà difficile individuare il luogo preciso dall’alto. Va’ con la Nave Federativa ormeggiata a Diagonalia. Su, in fretta, in fretta!-
-Sì!-
Lei ed Occhioblu erano state nemiche in passato, ma ormai era acqua passata, e la donna aveva dimostrato di potere cambiare. Non l’avrebbe mai lasciata in una situazione simile.
-E per quanto riguarda te, Raimondo… sai bene cosa fare.- disse il professor Frenesio. -Giusto?-
-Sì, Prof. Frenesio.-
-Allora… ci precipitiamo a Diagonalia!- ipotizzò uno dei Bricconieri.
-Così ci imbarchiamo anche noi per indicare al Ranger il luogo dell’incidente!-
-Non ce n’è bisogno. I punti dove gli esseri umani possono immergersi dalle parti della Grotta marina sono limitati.- rispose Raimondo, catapultandosi tra i due. -Piuttosto… non volete farvi quattro chiacchiere assieme a me?-
-Ahia… lasciami stare! È questo il modo di trattare una signora?!-
Alessandra nel frattempo aveva già raggiunto Diagonalia, trovando Willy pronto per andare.
-Alessandra, ti stavo aspettando! Il prof. Frenesio mi ha detto di organizzare la partenza. E io sono prontissimo! Possiamo salpare in qualunque momento. Vuoi partire per la Grotta marina?-
-Sì, non perdiamo tempo.-
-Benissimo! Salpiamo per la Grotta marina!-
La Nave Federativa si mosse a tutta velocità tra le onde del mare, fino a quando lo Styler non comunicò loro erano in arrivo.
-Pichu!-
-Pichu rimarrà di guardia qui con me!- sorrise Willy.
-Pichu pichu!-
-Fate attenzione, tornerò presto.-
Con un tuffo la Ranger si buttò in acqua, e subito lo Styler sembrò rilevare qualcosa.
-“Rilevata presenza di metallo nella Grotta marina. Alta probabilità che si tratti di un Dadavolante. Rilevamento anche nella zona profonda dove in precedenza non hai potuto inoltrarti. Le correnti marine sono caotiche. Non si tratta di un fenomeno naturale.”-
Che si trattasse di un Pokémon forse? Dopotutto si parlava dei Bricconieri, non era certa di volere credere completamente al loro racconto. L’unica certezza era che Occhioblu aveva bisogno di aiuto.
Le forti correnti all’inizio del percorso non furono un problema da superare, e poco più avanti trovò un altro Bricconiere, tutto agitato.
-Vorrei sapere che fine hanno fatto quelli che sono andati a chiedere aiuto ai Pokémon Ranger! Gliel’avevo detto di lasciar stare, era logico che avrebbero rifiutato!- per una volta si sbagliavano, e l’espressione sul suo viso all’arrivo di Alessandra non nascose la sorpresa. -Cosa? Un Pokémon Ranger?! P… possibile?! Sei qui per salvare il nostro capo?!-
Annuendo Alessandra gli fece capire le sue intenzioni, togliendogli un grosso peso dalle spalle. -Ma che bella notizia! Il capo si trova in fondo alla Grotta marina. Ti prego, salvala! Te ne sarò grato per tutta la vita!-
La strada da seguire era una soltanto, ma capiva le difficoltà dei Bricconieri. Le correnti si facevano terribilmente forti, e degli sbuffi di calore dalle pareti minacciavano seri danni.
Anche per lei non fu facile arrivare in fondo, ma alla fine trovò un altro Bricconiere, meno gentile degli altri.
-Ranger! Che accidenti vuoi? Se è una sfida che vuoi, ti accontento subito!-
Con un semplice gesto le lanciò contro due Kingdra senza darle nemmeno il tempo di spiegarsi, vedendoli però catturati entrambi finalmente si diede una calmata.
-Era da tanto che non perdevo…-
A gesti la ragazza cercò di farle capire il perché fosse lì, anche se fu più scomodo del previsto.
-Eh? Che hai detto? Non sei qui per batterti con noi? Vuoi salvare il capo?! Scusa! Avevo capito male! Il capo si trova verso il fondo! Il fatto è che… c’è un Pokémon inferocito! Figurati, nemmeno io sono riuscito ad avvicinarmi…-
Un tremendo ruggito fece tremare le pareti della grotta, terrorizzando l’uomo. -Hai sentito? Era il suo verso!-
Si aspettava sarebbe successo qualcosa di simile, ma quel ruggito… non aveva mai sentito niente prima d’ora. A che Pokémon poteva appartenere?
Il verso si ripeté anche quando si spinse più in profondità, nella zona dove la luce non arrivava.
-“Pericolo! Pericolo! La corrente è disturbata per cause non naturali!”-
L’intensità del verso aumentò, ed una gigantesca figura dalla pelle bianca e dalle robuste ali sfrecciò accanto alla ragazza, creando una corrente che quasi la sbalzò via.
-“Il Pokémon è molto agitato.”-
Questo lo vedeva benissimo da sé, ma ancora non aveva idea di che Pokémon si trattasse.
Continuando a nuotare facendo molta attenzione arrivò verso l’ingresso del punto non aveva ancora esplorato, ritrovandosi davanti un Bricconiere.
-Mi sono appena liberato di quello là e ora… un Pokémon Ranger! Ma dico io.. posso passare tutta la vita a scappare? Sì che posso!-
Facendo dietrofront si tuffò nel cunicolo dal quale era arrivato, costringendo Alessandra ad un inseguimento.
Dovevano avere apportato qualche modifica ai Dadavolanti, perché erano più agguerriti del solito. Le lanciò contro delle raffiche di colpi al plasma, e caricò un cannone per un fascio di energia dorata. Raggiungerlo non fu semplice, ma alla fine raggiunsero il fondo e poté acchiapparlo.
-Mi hai raggiunto.. però guarda che io non sto facendo niente di male ai Pokémon.-
Nuovamente fu costretta a spiegarsi, sperando fosse l’ultima volta. -Cosa? Non sei qui per questo? Per il capo?! Ma davvero? Non l’avrei mai immaginato! Allora va’, ti prego! Il capo è più avanti! Non deve restare molto ossigeno nelle bombole! Ti prego, Ranger! Fa’ di tutto per salvare il nostro capo…-
Aveva già accettato, non c’era bisogno di perdere tutto quel tempo in chiacchiere.
Il tunnel proseguiva per qualche altro metro nell’oscurità alla loro destra, ed arrivata in fondo un labirinto di correnti d’acqua la costrinse a nuotare contro-corrente per arrivare al termine della caverna.
Qui cominciò a sentire distintamente la voce di Occhioblu.
-Aaah… si mette davvero male. Non ce la faccio più. Non mi resta che rassegnarmi… aaah… è la punizione che merito per tutte le mie cattiverie.-
La luce del mini-polmone la raggiunse, rivelando avesse una gamba incastrata sotto un gigantesco masso.
-Oh… ho anche le visioni. Mi è sembrato di vedere un Ranger. E anche per me è venuta la fine… aaah… ? Per essere una visione, sembra proprio reale… aaah…-
-“Cedendo parte del tuo ossigeno, puoi rifornire le bombole di Occhioblu.”-
Era l’unica cosa da fare, almeno avrebbero guadagnato tempo.
-Cosa fai, visione che non sei altro?! Gasp… lasciami stare! Eh? Ossigeno… respiro! Non sei una visione, sei davvero Alessandra! sei qui per… salvarmi? I miei tirapiedi sono venuti a chiedere aiuto a voi Ranger?! Ora capisco…-
Smuovere il masso richiese qualche minuto, ma alla fine fu libera, ed il Dadavolante era ancora perfettamente funzionante.
-Grazie per aver rimosso la roccia. E con l’ossigeno che mi hai fornito non ho più niente da temere. Guarda qua.- aprendo uno zainetto a tracolla Occhioblu le mostrò un vecchio calice rovinato. -Ho trovato questo tesoro… lo volevo a tutti i costi. E così mi sono cacciata in questo guaio. I miei tirapiedi hanno cercato di salvarmi. Non solo, a quanto pare… hanno messo da parte l’orgoglio e sono andati a chiedere l’aiuto dei Ranger. Voglio dire che loro non hanno fatto niente di male. quella che non riesce a vivere in modo onesto sono io.-
-“Rimane poco ossigeno nelle bombole. Riemergi al più presto.”-
Era un argomento molto delicato, di cui avrebbero dovuto discutere una volta riemerse.
-Non ho altro da dire. Torniamo in superficie.-
Il Dadavolante di Occhioblu non ebbe alcuna difficoltà a districarsi tra la corrente, ma era chiaro dall’espressione della donna che fosse in pensiero. -Questa corrente non è provocata da un fenomeno naturale.-
Un ruggito alle loro spalle le costrinse a voltarsi, nell’oscurità tuttavia non trovarono nulla.
-E ora che succede?! Non capisco perché, ma è così arrabbiato da sconvolgere la corrente marina. Il verso si è fatto più lontano. Approfittiamone per avanzare.-
Arrabbiato? Quindi sapeva cosa causava le correnti, o chi.
Quando cominciarono a riemergere, arrivando in un punto dove la luce arrivava, il suono si risentì.
-Calmarlo non sarà facile neanche per te. Soprattutto in mezzo al mare.-
Ok, cominciava veramente ad averne abbastanza di tutti quei misteri. Se avesse potuto parlare avrebbe chiesto spiegazioni.
-“Il movimento della corrente segnala l’avvicinamento di un Pokémon.”-
-Se non ci sbrighiamo, resteremo tutti e due senza ossigeno.-
Mancava poca strada ormai, in breve tempo uscirono dalle caverne e l’ombra della Nave Federativa cominciava ad intravedersi.
-Siamo quasi in superficie, si intravede la luce. Ancora un piccolo sforzo.-
Il ruggito del Pokémon si fece più intenso, e qualcosa saettò verso di loro, terrorizzandole e spingendole ad affrettare il passo.
Per pura fortuna riuscirono a salire a bordo della nave, dove Willy, Pichu e gli altri Bricconieri le stavano aspettando.
-Sta arrivando! Tenetevi forte!- gridò Occhioblu, aggrappandosi a Willy.
Un gigantesco Pokémon mai visto prima, simile ad un drago bianco dallo stomaco azzurro e le scaglie sulla schiena blu, emerse dall’acqua in tutta la sua furia, guardando la nave come il peggiore dei nemici.
-È Lugia!- esclamò Occhioblu, indicandola.
-Luuu!-
Il Pokémon per qualche motivo era furioso, e se non l’avessero calmato avrebbe fatto affondare l’intera nave.
Alessandra lo raggiunse sulla punta della prua, avviando la cattura. La stazza del Pokémon era notevole, ed i suoi movimenti lenti. Volò per un po’ attorno alla Ranger prima di scagliare il primo attacco, una X di tornado che alzarono un fortissimo vento.
Con uno scatto Luigia rivelò una velocità pari a quella di Zapdos, e sfrecciò fuori dal perimetro rientrando in un punto casuale attaccandola nuovamente, tentando poi di lanciarle contro un raggio di energia arancione.
Pichu ukulele arrivò poco dopo in aiuto dell’amica, e Lugia notando erano ancora perfettamente in piedi si infuriò, aumentando la potenza degli attacchi a partire dai tornado, che divennero delle alte colonne immobili nel perimetro. Senza l’aiuto di Pichu calmarlo sarebbe stato molto più difficile del previso, l’impazienza però rimase e così anche le colonne d’aria, che riuscirono a rompere più volte la linea di cattura, facendo precipitare l’energia dello Styler a 101/123, ed a danneggiare la ragazza che si ritrovò sempre più intontita.
La cattura tuttavia terminò poco dopo questi danni, e lo Styler passando al livello cinquantatré si ricaricò completamente, con due punti in più nell’energia e cinque nella potenza.
Il Navigatore inoltre aggiornò le informazioni di Lugia, “Gruppo: Psico- Poké Tattica: Psico- Mossa: Nessuna /-“, “Attacca emettendo raggi laser, mulinelli e trombe d’aria marine.”.





La cattura sembrava avere calmato il Pokémon, che comprendendo i sentimenti della ragazza la ricompensò concedendole il proprio grafema, volando via subito dopo.
-E Lugia? Non è più in collera?- chiese Willy preoccupato.
-Complimenti, Alessandra! hai calmato perfino Lugia.—esclamò Occhioblu soddisfatta, con il coro dei sottoposti alle spalle.
-I Pokémon Ranger sono davvero un portento!-
-Il capo è salvo! Noi siamo salvi! Tutto merito del Ranger!-
-Sembrerebbe che tu sia diventata ancora più in gamba!-
-Lugia probabilmente cercava di proteggere questo tesoro…- mormorò Occhioblu, facendosi sentire da Willy.
-Mmh… non ne sono così convinto.-
-Capo, ci dispiace per come si sono messe le cose… è tutta colpa nostra! Le chiediamo scusa!-
-Capo, perdono!-
Il viso di Occhioblu divenne tutto rosso dall’imbarazzo. -C… che perdono e perdono! Smettetela. Non vi capisco proprio.- incrociando le braccia cercò di darsi un contegno, guardando poi Willy, o almeno provandoci. -W… Willy… siamo tutti molto stanchi. Portaci da qualche parte sulla terra ferma.-
-Certo, certo! Allora, partiamo per Diagonalia!-
Effettivamente avevano tutti bisogno di riposare, e durante il tragitto Willy ed Occhioblu ebbero l’occasione di chiacchierare su tutto ciò che era successo in quei mesi.
Erano così a loro agio che a malapena notarono Frenesio e Raimondo sul porto, con tutti gli altri Bricconieri al seguito, e dall’espressione severa dell’uomo non sembrava fossero lì solo per salutarli.
-Allora, Occhioblu. Hai qualcosa da dire?-
-In realtà, l’unica che ha sbagliato sono io. Sono stata accecata dal desiderio di ottenere questo tesoro. I miei tirapiedi sono venuti solo per salvarmi. Loro non hanno nessuna colpa.-
-C… capo?.
-Sono io quella che deve pagare. Lasciate liberi i miei uomini. Hanno già dimostrato a sufficienza quanto sono cambiati.- affermò sicura la donna, sconvolgendo i Bricconieri.
-Capo?!-
-Che strana storia… non trovi anche tu, Raimondo?- borbottò Frenesio accarezzandosi la barba.
-Eh sì, molto strana. E più che altro diversa da quella che ci hanno raccontato questi due che sonno venuti a chiederci aiuto.-
-Capo, ci perdoni!-
-Abbiamo detto tutto a Raimondo!-
-…!-
-I tuoi uomini hanno saputo che nella Grotta marina si nascondeva un tesoro. E senza dirti niente hanno pensato di andarlo a prendere.- spiegò Raimondo.
-Non è vero!-
Raimondo la ignorò, continuando a raccontare. -Ma lì hanno trovato una corrente fortissima e un Pokémon mai visto in preda alla collera. A un certo punto, uno dei tuoi uomini è stato trascinato via dalla corrente. Non sapendo cosa fare, ti hanno chiamata.-
-…-
-Anche se eri arrabbiatissima per il loro comportamento arbitrario, li hai raggiunti e hai salvato il malcapitato.-
-Ero io…- ammise uno del gruppo facendosi avanti.
-Purtroppo, però, è arrivato Lugia. Hai fatto in modo che loro potessero fuggire, ma tu sei rimasta intrappolata nella roccia franata.-
-Avete molta fantasia…-
-Capo! Non è più il caso di accampare scuse per noi!-
-Capo! Capo!!-
Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un’organizzazione criminale, c’era un forte legame che li univa, ed erano pronti a proteggersi a vicenda fino alla fine.
Occhioblu era sempre stata così con i suoi sottoposti.
-Ora capisco. Così è tutto chiaro.- annuì Willy. -Raimondo, come hai fatto a ottenere la loro confessione? Hai usato qualche tecnica da wrestler?-
-No, Raimondo è stato molto gentile!- confessò uno dei Bricconieri.
-Ci ha semplicemente avvisati. Se non dite la verità, il vostro capo si prenderà tutta la colpa per proteggervi. E così, sentendo le sue parole…-
-Che sorpresa quando ho scoperto che aveva ragione!-
-Raimondo sa leggere il cuore delle persone. per questo tutti a Oblivia gli vogliono bene. essere dei Ranger non significa solo eccellere nella cattura.- sorrise il professore.
-Prof. Frenesio…-
-A ogni modo, è finito tutto bene. E questo per merito della perspicacia di Raimondo e il senso di responsabilità di Occhioblu. E naturalmente grazie all’abilità di Alessandra!-
-E come tradizione vuole… Alessandra, preparati ad eseguire la tua posa. Missione compiuta!- esclamò Raimondo, con Willy che saltò entusiasta.
-Grande!-
-Però… finché questo tesoro resterà qui, Lugia potrebbe sempre tornare a reclamarlo…- intervenne Occhioblu, venendo subito fermata da Willy.
-Ma no… non c’è nessun pericolo!-
-Questo oggetto si chiama calice arcobaleno e compare nelle antiche leggende di Oblivia…- spiegò Raimondo.
-Allora avevamo ragione, è proprio di valore?!-
-No, perché questo non è l’originale. Cioè è solo una copia.-
-Una copia?!- gridò Occhioblu sbalordita.
-Un piccolo oggetto necessario per il festival arcobaleno… addirittura so che dentro è fatto di cartapesta.- ammise Willy.
-C… cartapesta?!-
-Dall’aspetto sembra molto vecchio. Forse qualcuno l’ha buttato in mare perché non gli era venuto bene. anzi… sarà caduto in mare per sbaglio.- ipotizzò Frenesio.
-In effetti… in quella grotta ci sono anche bottiglie, lattine e rottami di Dadavolanti.-
-Beh, a dirla tutta… dal Dadavolante mi sono cadute delle bottiglie.-
-Forse ho buttato qualche lattina…-
Raccontarono i Bricconieri, vergognandosi immediatamente.
-La forte corrente ha fatto in modo che rifiuti provenienti da più luoghi finissero nella grotta.-
-Forse Lugia… era arrabbiato proprio con quelli che sporcano il mare.- concluse Occhioblu, con l’assenso di Frenesio.
-È la cosa più sensata che possiamo pensare. Lugia vuole proteggere il mare, non questo calice di cartapesta.-
-Non butterò più i rifiuti.-
-Neanch’io… mai più, mi pento delle mie azioni.-
-I Pokémon a volte ci insegnano cose molto importanti. E questo è un esempio calzante.- disse il professore.
-A proposito di pentimento…- borbottò Occhioblu contro uno del gruppo.
-Eh? Cos’ ho fatto di male?!-
-In mare hai aizzato dei Pokémon contro Alessandra. questo significa che stai ancora controllando i Pokémon?-
-No, non è vero! Quei Kingdra… si erano così affezionati a me che non volevano mollarmi.-
-Ah ah ah! Capitano anche queste cose. Trattali bene.- rise il professore.
-Sentite un po’! e se facessimo una crociera per festeggiare il ritrovamento del calice arcobaleno, anche se falso? Potremmo ammirare il tramonto di  Oblivia dalla Nave Federativa.- propose Willy, arrossendo quando i suoi occhi incrociarono quelli di Occhioblu, che fece lo stesso. -Tutti insieme senza più contrasti!-
-Oh, che magnifica idea.- annuì Frenesio.
-Posso venire anch’io?- chiese timidamente Occhioblu.
-Certo, che domande fai? Sei stata tu a trovare il falso calice! Forza, andiamo!-
Era veramente una splendida idea, un ottimo modo per ricominciare con una spinta più ottimista.
Alessandra e Pichu ukulele rimasero fermi qualche istante a godersi quel momento, prima che Willy li chiamasse.
-Che fai, Alessandra?! Dai, partiamo! Ah, certo! chiamiamo anche Martino che è in perlustrazioni da qualche parte. e anche gli altri che sono sempre così disponibili. Tutti a bordo della Nave Federativa!- esclamò l’uomo, saltando giù dalla nave. -Mi assento un attimino. Voi intanto salite sulla Nave Federativa!-
-Allora Raimondo, vogliamo andare?- sorrise Frenesio.
-Sì!-
Nel giro di un quarto d’ora riuscirono a radunare tutti: Nando, Ralf, Otello, Martino, Lucia e Patty.
Quest’ultima stava con aggrappata al bordo della nave, impaziente di partire. -Wow! Che panorama!-
-La nave che hai costruito è davvero fantastica.- si complimentò Ralf con Otello.
-Neanche le tempeste riescono a spaventarla.-
-Maestro… anch’io un giorno costruirò una nave che tutti ameranno!-
-Alessandra, e così… hai incontrato Lugia mentre io ero in perlustrazione.- sbuffò Martino invidioso.
-Non sono una studiosa di Pokémon, ma mi interessa molto Lugia.- confessò Lucia. -È chiamato il protettore del mare. Posso vedere un attimo lo Styler?-
-Certo, guarda pure.- annuì Alessandra.
-Ehi, lo Styler di Alessandra ha qualcosa di strano.-
-Si è rotto? Allora tocca a me intervenire!- esclamò Patty.
-Forse è saltato un circuito durante la lotta con Lugia.- ipotizzò Occhioblu.
-Fatemi vedere.- Frenesio si fece largo tra la folla per controllare, spalancando gli occhi guardando lo schermo. -Alessandra! ti rendi conto di cosa hai fatto?! Incredibile…!-
-Oh oh… hai fatto arrabbiare il prof. Frenesio.- mormotò Willy.
-Non fa bene arrabbiarsi, alza la pressione…- cercò di intervenire Raimondo, prima che scoppiasse.
-Non sono arrabbiato! Anzi al contrario! Alessandra! Ottimo lavoro! Hai catturato tutti i Pokémon di Oblivia!-
Era vero! Dopo lo scontro con Lugia se ne era praticamente dimenticata!
Alla rivelazione tutti guardarono la ragazza sbalorditi, incluso Martino. -Eh…? Vuoi dire che…? Sono così contento che non riesco a ricordare come si dice!-
-Ehm… cioè… il Navigatore è completo!- disse Willy al posto suo.
-Esatto! Navigatore completo! E pensare che io non ci sono mai riuscito. Complimenti, Alessandra!- disse Raimondo, assieme alla moglie.
-Complimenti anche da parte mia! Oggi nasce a Oblivia una nuova leggenda!-
-Wow, auguri! Sei eccezionale! Puoi darti delle arie davanti a tutti!- sorrise Patty allegra.
-Alessandra, complimenti! Sentivo che ce l’avresti fatta! Com’è che si dice? Navigante completo?- domandò Otello.
-Navigatore completo! Ed è un traguardo formidabile!- gli spiegò Ralf. -Grandeee!-
-Non so proprio come esprimerti i miei complimenti… insomma, complimenti!- disse Nando correndo ad abbracciarla.
-Hai trovato un’intesa con tanti Pokémon diversi. Ognuno con il proprio carattere e le proprie emozioni. Questa è una cosa che ti fa onore. Congratulazioni, Alessandra!- disse Occhioblu assieme ai suoi Bricconieri.
-Ranger! Tanti tanti auguri!-
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrebbe festeggiato un traguardo tanto importante assieme a degli ex-criminali? La vita è proprio imprevedibile certe volte.
-Complimenti davvero! Allora durante la nostra crociera festeggeremo anche il tuo successo! Evviva Alessandra!- gridò Willy al cielo.
-Alessandra, complimenti anche da parte mia!- intervenne il professore. -Ho fatto proprio bene a inviarti qui a Oblivia!-
-Alessandra, sei impareggiabile! Non so come esprimerlo a parole… sono molto contento di aver vissuto tutte queste avventure insieme a te! Grazie, Alessandra!- le sorrise felice Martino.
-Pichu! Pichu pichuuu!-
Alessandra era commossa, sentiva già le lacrime bagnarle le guance dall’emozione. -Grazie a tutti, grazie!-

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Capitolo 73
*** Capitolo 73 - Back to the past ***


Era trascorso un mese dal completamento del Navigatore. Alessandra aveva approfittato di quel tempo per allenarsi e per rilassarsi, prendendo la decisione, quando il momento fu adatto, di tornare nel passato per aiutare Elio e Celebi.
Non era sicura di come i viaggi nel tempo funzionassero, e nemmeno se ormai fosse troppo tardi per fare qualcosa, ma doveva almeno tentare. Per precauzione aveva anche migliorato lo Styler, potenziando al massimo tutti gli elementi possibili, tranne la difesa che purtroppo rimaneva al livello 3.
Tornando a Cocona, nella zona in cui erano presenti le rovine, la Ranger si fermò davanti all’antica stele che le avrebbe garantito il passaggio all’epoca lontana, avvertendo il suo potere misterioso già a pochi passi di distanza.
Sapeva cosa doveva fare, sfiorando la stele avvertì il corpo venire inondato da una calda luce gialla, ed aprendo gli occhi si ritrovò al centro della piazza del passato, con Celebi che l’accolse vivacemente.
-Celebi!-
La sua voce richiamò anche Elio, che vedendo la ragazza corse ad abbracciarla. -Grazie per essere qui! Max! Bella! Alessandra è qui!-
Presto anche i due arrivarono, salutandola con dei cordiali sorrisi.
-Grazie per averci raggiunto… ti aspettavamo, Alessandra. C’è una cosa che devo spiegarti prima che ti addentri nel tempo.- l’avvertì Max. -Si tratta di una cosa molto importante.-
-Certo, dimmi.-
-Nel tempio il tempo scorre in modo particolare. Dopo un po’ si viene catapultati fuori.-
-C’è un’altra cosa importante.- intervenne Bella. -Per proseguire fino in fondo al tempio è necessario passare sopra un teletrasporto rosso. Tuttavia in condizioni normali il teletrasporto rosso non è attivo! Il teletrasporto rosso si attiverà ogni volta che l’obbiettivo stabilito sarà stato raggiunto. Oltre il teletrasporto rosso troverai il Pokémon che protegge il tempio, quindi stai in guardia!-
-Alessandra… mi dispiace di averti coinvolto in un problema che riguarda un’altra epoca.- sospirò Max dispiaciuto. -Ma ti prego, siamo nelle tue mani. Abbiamo bisogno della tua forza.-
-Non temete. Sono pronta.-
-Se c’è qualcosa che non capisci o vuoi sapere su questo mondo, chiedi pure alla nostra saggia anziana.-
-Inoltre adesso abbiamo una nuova compagna! Te la presento.- disse Bella prendendole la mano, conducendola verso una ragazza dagli occhi blu ed i capelli castani.
-Piacere di conoscerti! Ho saputo che vieni dal futuro.-
-O-oh…- era leggermente spiazzata, credeva che nessuno dovesse saperlo oltre a loro, ma Bella la rassicurò.
-Lei è una nostra compagna. È molto informata sui Pokémon.-
-Mi chiamo Sara. Piacere! Anch’io mi sono unita a Max e gli altri per dare una mano. Anche se tutto quello che sono in grado di fare è richiamare i Pokémon dagli stemmi del cuore. Immagino che quando mi riferisco agli stemmi del cuore, tu non abbia idea di cosa stia parlando, vero?-
-Già…-
-Gli stemmi del cuore sono il simbolo della fiducia che i Pokémon hanno in te. I Pokémon che ti apriranno il loro cuore ne lasceranno cadere uno, a volte. Se riesci ad entrarne in possesso vieni a parlare con me!-
-D’accordo.-
-Una volta che sarai in possesso di uno stemma del cuore, il relativo Pokémon potrà diventare il tuo Pokémon compagno. Proprio come Piplup!- spiegò Elio. -A proposito, Alessandra… il tuo Styler è a posto? Anche se la cattura è avvenuta con successo, non è che si è rotto attraversando il tempo?-
-No ma… sembra che sia cambiato…-
Indicava fosse al livello uno, con un livello su tattica, recupero e potenza, nonostante nel presente fosse molto meglio equipaggiata. L’energia si era ridotta anche a 30/30.
-Dopotutto lo Styler non è un oggetto di quest’epoca… probabilmente ci sono delle funzioni che non sarai in grado di utilizzare.- concluse Max.
Anche Elio sembrò dispiaciuto. -Capisco… a quanto pare il tuo Styler qui funziona in modo diverso… Alessandra… sarà dura, ma dai il meglio di te!-
-Dunque, Alessandra… il tempio degli oracoli è sempre nella stessa situazione. Contiamo su di te!- la incoraggiò Max.
-Quando vuoi entrare nel tempio, parla con me. Ti aprirò il portale.- la informò Bella.
-Posso già andare, grazie.-
-Molto bene allora, fai attenzione.-
Aprendo il passaggio Bella lasciò che Alessandra attraversasse un lungo corridoio di pietra, che fu avvolto dall’oscurità non appena la porta si chiuse.
Dallo Styler comparve un’immagine, che descriveva la sua prima missione, di difficoltà bassa a quanto pare, nemmeno mezza stella.
Il Drapion nel Tempio del bosco, così si chiamava. Doveva catturare Aipom, Pidgey e Sunkren in un tempo limite di 6.30 . Arrivata al termine del corridoio si aprì un grande spiazzo verdeggiante, con una gradinata in pietra che le permise di raggiungere un teletrasporto turchese. Da lì la sua missione sarebbe cominciata.
Fu mandata all’interno di una gigantesca stanza dai sentieri sollevati sopra il vuoto, dove i tre Pokémon camminavano sereni.
Catturarli non fu difficile, anche se richiese decisamente più tempo che nel futuro, ed al termine il teletrasporto rosso nascosto da un sigillo si attivò, portandola in un’altra area dove un vero armolita la stava aspettando assieme ad un Drapion.
Alle loro spalle c’era una stele simile a quella della Grotta Lima.
Appena la vide l’uomo le lanciò subito contro il Pokémon, ma anche lui venne abilmente catturato, sotto lo stupore dell’armolita.
La prima missione era compiuta, ed a quanto pare aveva ottenuto lo stemma di Chikorita.
La stele andò in frantumi e l’armolita perse i sensi, ed entrambi vennero catapultati fuori dal tempio, dove Max, Bella ed Elio la aspettavano.
-Alessandra… l’oracolo lì per terra…- mormorò Max.
-Pare che abbia perso i sensi.- annuì Bella.
Max si avvicinò cercando di scuoterlo. -Ehi, sveglia!-
-Mmmh… eh?! Do… dove mi trovo?!-
-Siamo fuori dal tempio. Tu… ti rendi conto di cosa hai fatto?!- gli urlò contro Max, furibondo.
-Max… e anche tu, Bella…-
-Ti rendi conto di quello che hai fatto?- ripeté quest’ultima più severamente. -Hai istigato Drapion contro questa persona!-
-I… io?! Io avrei istigato Drapion…?! M… ma è assurdo!-
Sembrava essere sincero, e completamente all’oscuro di tutto, ed anche Max lo notò.
-Mmmmm… non sembra stia mentendo.-
-Cerca di ricordare! Si può sapere cosa ti è successo?!- chiese Bella.
-Mi dispiace. Davvero non riesco a capire cosa stia succedendo…-
-Sembra che non riesca a ricordare la parte più importante. cerca di ricordare anche poco alla volta, va bene?- disse la donna ora più pacatamente.
-S… sì…-
-Alessandra, ho un altro favore da chiederti. Quello che sta succedendo va oltre ogni mia previsione.- disse Max. -Potresti continuare ad aiutarci? Solo tu e gli oracoli siete in grado di proseguire all’interno del tempio dove i Pokémon sono in stato di agitazione. Visto che le condizioni degli oracoli sembrano essere fuori dal comune… possiamo fare affidamento solo su di te, Alessandra. puoi offrirci il tuo aiuto?-
-Assolutamente.-
-Grazie per avere accettato di aiutare il nostro mondo… anche se per te siamo dei completi sconosciuti.-
-È il dovere di ogni Ranger aiutare le persone ed i Pokémon in difficoltà, non c’è bisogno di ringraziarmi.-
-Alessandra, contiamo su di te!- sorrise Bella.
-Celebi!-
Elio si voltò confuso, come se il Pokémon avesse detto qualcosa di strano. -Celebi?-
Questo non rispose, volando direttamente verso la stele vicina, dove si attivò un simbolo proprio accanto ad un’anziana donna dai capelli rosa.
-La stele sta brillando!- esclamò Bella colpita.
-Ooooh!  Che cosa rara…- sospirò la donna.
-Saggia anziana, ne sai qualcosa?- chiese Max preoccupato.
-Questa stele non è una semplice pietra. Racchiude in sé il desiderio di conservare per sempre il forte legame tra i Pokémon e gli esseri umani. La stele sta reagendo al forte legame tra i Pokémon e il Ranger laggiù. L’emblema inciso su questa stele serve a collegare i Pokémon e il Ranger. Disegnando questo emblema, Celebi viaggerà nel tempo portando con sé un Pokémon di questa epoca.-
-E cosa ne sarà del Pokémon una volta liberato?- chiese Elio.
-Non preoccupatevi, signorino Elio! Celebi verrà a prenderlo.-
-Celebi!-
-Capisco! Forza, Celebi!-
Era il momento di proseguire all’interno del tempio, ma prima Alessandra raggiunse Sara, mostrandole ciò che aveva trovato.
-Vuoi cambiare o fare avanzare di livello il tuo compagno?-
-Sì, vorrei portare con me Chikorita.-
Aveva un livellodi recupero e di potenza leggermente più forte, perciò voleva tentare di vedere come se la sarebbe cavata, tornando poi da Bella la informò intendeva rientrare.
-Nel tempio ci sono numerosi meccanismi! Ci sono anche dei teletrasporti che non si apriranno finché non avrai catturato determinati Pokémon. Ci tenevo ad avvertirti in anticipo. Vuoi entrare?-
-Sì, grazie per l’informazione.-
Stavolta lo Styler segnava una nuova missione, chiamata Sulle tracce dei Sunkren, della stessa difficoltà del precedente e dello stesso tempo, ma doveva catturare tre Sunkren.
Il sentiero era simile al precedente, con la differenza che c’erano tre nuovi teletrasporti, che la portarono in tre sezioni diverse, con altri Pokémon oltre agli Sunkren, ma non fu difficile catturarli ed in seguito il teletrasporto rosso si attivò, conducendola da un altro amolita che le lanciò contro un Sandslash.
La cattura non fu particolarmente ardua, e permise allo Styler di raggiungere il livello tre, con quattro punti di energia in più nello Styler e due di potenza, concedendole lo stemma di Sunkern.
Una volta fuori la situazione fu la stessa, l’armolita svenuto era stato buttato fuori con lei, e Max cercò di rianimarlo.
-Ehi, riprenditi!-
-Mmmh… ma cosa mi è…-
-Tutto bene?- chiese Bella avvicinandosi.
-Ah, ora ricordo! Ieri sera sono stato chiamato dal Signore del bosco…-
-Il Signore del bosco è il responsabile del Tempio del bosco.- spiegò Max ad Alessandra. -Un personaggio dal cuore d’oro che governa gli oracoli.-
-Esatto! Ero controllato dal Signore del bosco!-
La rivelazione dell’armolita lasciò tutti esterrefatti, incluso Max, che per poco non impallidì. -Che cosa? Cosa avrebbe fatto quel placido Signore del bosco?-
-Non voglio e non riesco a crederci!- protestò Bella.
-Tuttavia… anche tu conosci il potere di quell’armatura, no?- replicò Max. -Giusto. Non te ne avevamo ancora parlato, Alessandra.-
-Sia io che Max in origine eravamo degli oracoli! Tuttavia, per un certo motivo abbiamo deciso di abbandonare le armature.-
-Il potere misterioso di quelle armature viene influenzato dai sentimenti di chi le indossa. Una volta io e Bella avemmo una grossa lite.-
-Entrambi cercammo poi di comunicare con i Pokémon, ma eravamo ancora arrabbiati… così la nostra ira si trasmise ai Pokémon e questi iniziarono a lottare tra loro.-
-Alessandra, probabilmente avrai seguito un addestramento speciale per utilizzare lo Styler. Tuttavia quelle armature… chiunque è in grado di indossarle facilmente. Questo è il problema. Sono convinto che i Pokémon aggressivi e gli oracoli agiscano in questo modo perché sono controllati dal cuore malvagio di qualcuno.-
-Vuoi dire dal Signore del bosco?- ipotizzò Elio.
-Potrebbe essere. Oppure no. Tuttavia non mi sembra che lui stia mentendo. Credo che sarà necessario incontrare il Signore del bosco. Deve trovarsi da qualche parte nel tempio.-
-Tornerò subito dentro.- disse Alessandra preparandosi.
-Lo sai che ci sono degli scrigni sparsi per le stanze del tempio? Se ci usi su le tecniche che hai appreso per l’eliminazione degli ostacoli, otterrai degli oggetti! Pare che quegli oggetti possano aiutarti a recuperare energia per il tuo Styler, farti ottenere del tempo extra e altro ancora! Mi raccomando, usa le tecniche di eliminazione degli ostacoli quando trovi uno scrigno!- le consigliò Bella. -Vuoi entrare nel tempio?-
-Sì, grazie.-
Stavolta il nome della missione era I Torich e gli scrigni, con solo due minuti del tempo e quattro Torich da prendere, più tutti gli oggetti negli scrigni.
La difficoltà non variava, eppure non sembrava facile.
Nella prima stanza, dalla forma invariata, c’erano solo degli scrigni ed un Sudowoodo. Temendo dovesse usare la sua tecnica per eliminare l’ostacolo la Ranger lo catturò perdendo sei punti di energia nel tentativo, scoprendo successivamente di essersi sbagliata.
Gli scrigni non richiedevano alcuna mossa speciale e solo Chikorita poteva distruggerli. Fortunatamente all’interno degli scrigni trovò delle clessidre che le restituirono il tempo perso, e saltando sul teletrasporto verde in fondo alla stanza passò alla zona successiva, dove oltre agli scrigni c’erano i quattro Torich.
Riuscì a catturarli ed a distruggere tutto arrivando a 4. 40 minuti all’armolita, che l’attaccò con un Vileplume, che permise allo Styler di raggiungere il livello quattro, con due punti in più di energia ed uno di potenza, concedendole lo stemma di un Sudowoodo.
Nuovamente, quando vennero catapultati fuori, ci pensò Max a fare rinvenire l’armolita.
-Ehi, sveglia!-
-Me… meno male, era un sogno!-
-Che sogno hai fatto?- gli chiese Bella
-Ah, Bella. È stato un incubo terribile. Il Signore del bosco mi stava controllando e mi costringeva a fare cose terribili ai Pokémon del tempio… che ingrato che sono, fare un incubo simile! Devo andare a scusarmi con il Signore del bosco.-
-Probabilmente non ce ne sarà bisogno. Questo perché quell’incubo… non era un sogno.- confessò Bella, facendolo trasalire.
-N… non era un sogno?!-
-Dove si trova adesso il Signore del bosco?- gli chiese Max.
-Dovrebbe essere all’interno del tempio… ma cosa vuol dire che non si trattava di un sogno?! Non riesco a capire cosa stia accadendo!-
-Poi ti spiegherò tutto con calma. Ora per prima cosa cerca di calmarti.-
-A proposito, signor oracolo. E mio padre?- chiese Elio speranzoso. -Non gli è successo niente di grave, vero?-
-Signorino Elio. Vostro padre Giasone si trova al tempio della luce, quindi purtroppo non ne so nulla.-
-S… sì, lo immaginavo. Dopotutto tu ti trovavi al tempio del bosco, signor oracolo.-
-Ascolta, Alessandra. Devi sapere che anche il papà di Elio è un oracolo.- confessò Bella.
-Non preoccupatevi, signorino Elio. Giasone è a capo di tutti gli oracoli. Qualsiasi cosa sia accaduta, sono sicuro che sarà sano e salvo.- lo rassicurò Max.
-Giusto! Anch’io ne ero certo!-
-Per prima cosa in ogni caso dobbiamo cercare il signore del bosco. Siamo nelle tue mani, Alessandra.-
Per la missione successiva Alessandra scelse di portare con sé Sudowoodo, avviandosi poi verso il tempio.
-Ti ricordi degli scrigni di cui abbiamo parlato la volta scorsa?- chiese Bella. -Se ci usi sopra le tecniche di eliminazione degli ostacoli, otterrai degli oggetti, e… se elimini l’ostacolo con un Pokémon dello stesso gruppo dello scrigno, otterrai un oggetto di qualità ancora superiore! Che ne diresti di provarci la prossima volta?-
-Certo, sembra molto importante.-
Le cose erano ben diverse rispetto al futuro, ed allo stesso tempo così simili da farla sentire a suo agio.
La prossima missione da affrontare si chiamava Scrigni su scrigni, era di minima difficoltà e doveva solo prendere i vari oggetti e catturare quattro Pidgey.
Stavolta oltre agli scrigni normali ce n’erano alcuni con dei simboli sopra, uno che ricordava i tipi roccia ed un altro i tipi erba. In quest’ultimo Alessandra trovò addirittura un Difesa +, ed in quattro e quattr’otto riuscì ad aprirli tutti ed a catturare i quattro Pidgey, arrivando dal quarto armolita, che costrinse un Forretress ad attaccarla.
La cattura si risolse molto rapidamente, e con uno stemma di Pidgey come premio, stavolta però prima che il tempio li cacciasse l’uomo riprese i sensi, guardandola disorientato.
-Non riesco assolutamente a ricordare perché mi trovo qui… non ci conosciamo, vero?-
-No, ma avremo tempo per farlo.- lo rassicurò lei, conducendolo all’uscita del tempio.
Vedendola camminare insieme ad un armolita i suoi amici si agitarono.
-Alessandra è sotto il controllo di quell’oracolo?- mormorò Bella agitata.
-Vi sbagliate! Grazie a questa persona io sono riuscito a tornare in me! Mi ha spiegato la situazione per sommi capi, ma… non riesco a credere che il Signore del bosco possa…-
-Naturalmente neanch’io voglio crederci, ma non arriveremo a nessuna conclusione senza indagare.- rispose Max tranquillizzatosi. -Ascolta, potresti collaborare con noi?-
-Naturalmente! Visto che sto indossando questa, nessuno sospetterà di me. Indagherò all’interno del tempio…-
-Stai attento a non farti manipolare di nuovo, però!-
Annuendo ed abbracciando tutti l’armolita tornò nel tempio, mentre Alessandra si preparava per la quinta missione.
-D’ora in poi potrebbe capitarti di non riuscire a proseguire oltre, all’interno del tempio.- l’avvertì Bella. -In quel caso, prova a cercare un interruttore. Premendolo ti si aprirà una nuova via. Ci sono però interruttori che non è possibile attivare se non in due! Vuoi entrare nel tempio?-
-Sì.-
Non era la migliore delle notizie, anche perché non poteva contare sull’aiuto di nessuno.
La prossima missione si chiamava I Pidgeotto e gli interruttori. La difficoltà rimaneva la stessa ancora, ma i sentieri cambiarono e degli interruttori comparvero. Era necessario restare fermi su di questi qualche secondo per attivarli, e purtroppo alcuni Pokémon l’attaccarono costringendola a catturarli, per evitare di subire danni mentre stava ferma.
Come Bella le aveva detto c’erano dei punti che richiedevano la presenza di due persone, e che dall’altra parte nascondevano delle casse, ma non potendo raggiungerle la Ranger fu costretta a proseguire, arrivando fino all’armolita che l’attacco con uno Sceptile, che si divertiva a stare ai bordi complicandole le cose.
Almeno con la sua cattura lo Styler avanzò al livello cinque, con due punti in più di Energia e uno di Potenza, ed ottenne anche lo stemma di Turtwig.
Di ritorno dalla piazza stavolta Alessandra venne accolta solo da Max, che si prese cura delle sue ferite e le offrì qualcosa da mangiare. -Adesso Bella è andata a controllare la situazione al tempio. Dovrebbe tornare tra poco, ma…-
A quelle parole la porta si aprì, e bella arrivò di corsa pallida in viso. -Aaah, ma insomma, che posso fare?!-
-Che succede, Bella? Cosa è successo all’interno?- chiese Max preoccupato.
-Hanno inserito un nuovo meccanismo nel tempio! Anche ricordandosi la strada… i corridoi cambiano man mano che si procede e si va avanti così all’infinito!-
-Probabilmente hanno adottato questo sistema per tenere Alessandra a distanza dal Signore del bosco.- ipotizzò Max. -Stanno iniziando a prendere precauzioni contro di noi. Probabilmente le difese del tempio diventeranno sempre più serrate. Anche per Alessandra sarà difficile farsi strada senza l’aiuto di nessuno.-
-Me la caverò, non preoccupatevi.- tentò di rassicurarli la Ranger, ma anche per lei cominciavano a sorgere alcuni dubbi.
-Probabilmente, una volta aggirato il nuovo meccanismo all’interno del tempio, potrai accedere alla stanza di Silvano, il Signore del bosco. Terrò le dita incrociate per te.-
-Una volta incontrato il Signore del bosco credo che il mistero sarà risolto.- sospirò Bella. -Vuoi entrare nel tempio.-
-Sì.-
-Metticela tutta!-
La nuova missione si chiamava Tanti i Pokémon a bloccare la via, la difficoltà ora era ad una stella, e doveva catturare quattro Bulbasaur.
La strada era leggermente più labirintica, anche se non eccessivamente complessa, e trovati tutti i Pokémon poté raggiungere l’armolita in fondo al tempio, questo tuttavia aveva un armatura leggermente diversa, di un colore verde scuro.
Come gli altri non disse una parola, ma quando le lanciò contro Tangrowth lo scontro si rivelò più arduo del necessario, anche se alla fine riuscì a sconfiggerlo.
La stele raffigurante il Pokémon alle sue spalle andò in pezzi, e l’uomo parve riprendersi.
-Che cosa stavo facendo?-
La spiegazione fu lunga, ma divenne tutto più chiaro quando seguì la Ranger fuori dall’edificio.
-Signore del bosco…-
-Cosa pensavi di fare?-
Gli chiesero Bella e Max.
-Alessandra mi ha già spiegato tutto. Se non fosse stato per lei, io avrei…-
-Quindi anche tu… eri controllato da qualcuno.- disse Max quasi sollevato.
-C’è qualcosa che puoi dirci?- chiese Bella speranzosa.
-Mi sento a disagio a condividerlo con voi…-
-Uh? Perché mi guardi così?- chiese Elio confuso.
-Elio… ciò che sto per dirti non è altro che la verità. Quindi preparati, ed ascolta. L’unico che può controllare tutti noi oracoli è l’oracolo d’oro…-
A quelle parole fu come se il mondo per il piccolo Elio fosse sul punto di crollare.
-No, non è possibile! Mio padre non farebbe mai una cosa simile!-
-Sto solo condividendo con voi le conoscenze riguardanti il potere misterioso che l’armatura d’orata di Giasone contiene. Non so cosa abbia in mente, tranne…-
-Tranne?- domandò Elio impaziente.
-Ultimamente, Giasone ha cominciato a chiedersi se fosse possibile controllare un Pokémon di nome Arceus, nel tempio di luce. Non so perché…-
Nel frattempo che loro parlavano, sulla somittà del tempio della luce, Giasone indossava la sua armatura dorata, ed aveva con sé un Pokémon mai visto prima, dalla forza impareggiabile. Arceus.
-Ora, Arceus è sotto il mio comando. L’armatura da sola non bastava, ma questo globo lucente mi ha concesso maggiore potere. Hai fatto un buon lavoro ad ottenerlo, Sabios.-
-Sono onorato di servirla, o grande Giasone.-
-Sono consapevole delle sofferenze dei Pokémon il cui potere è assorbito dalla sfera… e quei poveri Steelhead… ma dobbiamo essere pazienti. Ancora poco tempo ed Arceus porterà un mondo ideale per i Pokémon e le persone.
-Con il vostro potere che controlla addirittura Arceus, sono certo porterete prosperità a tutti. saremo felici. Tutti insieme ad Elio.-
La loro conversazione venne presto interrotta da due armoliti, che li aggiornarono sulla situazione.
-Giasone è terribile. Il tempio della foresta è stato preso!-
-Cosa?! Non ero a conoscenza di qualcuno tanto forte… Sabios! Rinforza i templi, non lasciare entrare nessuno!-
-Certamente!-
I cinque erano all’oscuro di tutto questo, ed Elio stava ancora cercando di metabolizzare il racconto.
-Mio padre sta cercando di controllare Arceus?! È una bugia! Non può farlo!-
-Capisco che Elio non riesca a mantenere la calma… ma dobbiamo occuparci di questa cosa. Ora sappiamo perché i Pokémon sono furiosi. Ma il problema è che la situazione è ben peggio di quanto ci immaginavamo…- sospirò Max. -Alessandra, ti prego, aiutaci finché non riusciremo a salvare Arceus ed a fare rinsavire il padre di Elio. Abbiamo bisogno del tuo aiuto!-
-Prima che possiate raggiungere il tempio di luce, dovrete passare per il tempio del fuoco. Permettetemi di usare la mia armatura per aprirne le porte.- li avvisò il saggio. -È il minimo che possa fare.-
Spalancando le braccia, una potentissima aura irradiò il suo corpo, spingendosi fino alle porte del tempio, che cambiarono leggermente colore.
-Ora il sentiero per il tempio del fuoco è libero.-
-Alessandra, dovrai andare verso il tempio del fuoco. Per favore, fai attenzione.- disse Max.
-Certo, andrò subito.-
La faccenda cominciava ad essere più complessa del previsto, ma era fondamentale riuscire a liberare Arceus dal controllo del padre di Elio, perciò Alessandra si affrettò a raggiungere il tempio.
Il nome della missione successiva era Una pioggia di fiamme roventi, ed aveva solo sei minuti per catturare cinque Magby, con una difficoltà da una stella.
Il tempio era drasticamente cambiato, da verdi i muri ed i pavimenti erano diventati rossi, ma la missione non fu particolarmente difficile ed Alessandra riuscì ad arrivare al termine, combattendo contro il Magmotar di un armolita, che con tale vittoria gli permise di ottenere gli stemmi di Wilava e Hitmonlee.
L’armolita riuscì a riprendersi prima di venire spinto fuori dal tempio, guardando Alessandra come se avesse appena visto un fantasma.
-Ouch… la mia testa fa così male…-
Avevano ancora tempo prima di uscire, perciò la ragazza ne approfittò per spiegargli la situazione, ma non fu certo piacevole.
-Quindi… mi stai dicendo che ho usato i miei Pokémon per attaccarti?! Non mi ricordo niente! Non posso sopportare il pensiero che i Pokémon soffrano ancora così! Devo andare ad aiutarli!-
Ignorandola completamente andò verso l’uscita del tempio, raggiungendo gli altri cercando così di capire qualcosa in più sulla situazione.
Alessandra nel frattempo passò alla missione successiva, Che interruttore per Mime Jr.?, dove doveva catturare sei Mime Jr. trovandoli grazie a degli interruttori. Il tempo era quasi a dieci minuti, ma la difficoltà era aumentata ad una stella e mezzo.
Il tempio era sempre più labirintico, ma riuscì comunque a trovare tutti i Pokémon, arrivando ad affrontare così il Blaziken dell’armolita al termine.
Una volta usciti Max si affrettò a prestargli soccorso. -Ehi, svegliati!-
-Ouch… dove sono? Sei tu, sorella?- chiese guardando Bella.
-Devi essere Thane! Povero fratello mio, sei stato controllato anche tu?-
-Sorella… ho fatto qualcosa di brutto?-
Bella cercò di spiegargli tutto nel migliore dei modi, ma era evidente fosse un grosso shock per l’altro.
-Per farla breve, non era colpa tua Thane. Devi riposare adesso.-
-Non posso riposarmi! Mi unirò a te!-
-Non penso di poterti fare cambiare idea. Non smetti mai di stupirmi!-
Un aiuto in più non avrebbe fatto che bene, soprattutto visto anche Alessandra non intendeva riposare, e continuò infatti con la missione successiva, Il rimbombo di passi degli Aggron, dove doveva catturare quattro Bastiodon in sette minuti, ed arrivata al termine del tempio dovette affrontare il Probopass dell’armolita di guardia.
Arrivati all’esterno, e conclusa anche la nona missione, Max ormai sapeva come comportarsi.
-Ehi, stai bene?-
-…?! Perché siete tutti qui?- esclamò l’uomo come se niente fosse, scattando in piedi.
-Te lo spiegheremo dopo. Sei appena stato salvato da questa persona che viene dal futuro.- gli disse Bella per non lasciarlo a bocca asciutta.
-Non capisco… ma grazie per avermi salvato!-
-Ho bisogno di chiederti qualcosa prima che tu vada a riposare.- lo fermò Max. -C’era qualcosa di strano nel signore delle fiamme?-
-Hmmm… non penso. È appassionato come sempre.-
-Capisco. Tutti i capitani dei templi e gli oracoli vogliono proteggere i templi. Le loro menti sono libere.-
-Che mi dici di mio padre?- chiese Elio.
-Lo stesso, penso. Se Giasone sta progettando qualcosa di malvagio, è solo perché qualcuno lo manovra alle spalle.- spiegò Max. -È l’unica spiegazione possibile.-
-Sono d’accordo.- confermò l’armolita. -Giasone si preoccupa sempre per noi, ed Elio, dal profondo del cuore.-
-Tuttavia, cose terribili accadono mentre parliamo. Dobbiamo agire invece che chiacchierare.- affermò duramente Max.
-Ho capito, tonro dentro.- annuì Alessandra.
-Non sappiamo cosa questa persona voglia ottenere. Ora abbiamo bisogno di controllare non solo il tempio ma anche i dintorni. Controllerò la foresta di Teak.-
-È una buona idea.- annuì bella. 
-Buona fortuna!- lo salutò Elio con un abbraccio.
Max andò avanti lungo il sentiero a lungo, ma l’unica cosa che sentì furono i suoi passi sul terriccio.
-Tutta questa strada, e ancora niente Pokémon nei paraggi… quindi non è solo il tempo ad essere strano.-
-Sei tu Max? Sono contento di vederti fare un giro di pattuglia. Tieni molto alla pace nonostante hai smesso di indossare l’armatura anni fa.-
Una voce in lontananza attirò l’attenzione dell’uomo, ma di tutto questo i suoi compagni non potevano sapere niente, soprattutto Alessandra, che stava rientrando nel tempio per affrontare la missione Il marasma di rocce dei Graveler, dove doveva catturare otto Pokémon qualsiasi in 5.15 minuti, ed al termine dovette sconfiggere un Tyranitar, controllato da un armolita che indossava un armatura rossa.
Vinta anche questa cattura la stele alle spalle dei due si infranse, e l’uomo sfuggì al controllo che gli offuscava la mente.
-Huu? Avevi bisogno di parlarmi? Che vestiti strani indossi, comunque.-
 Anche con lui ci fu una lunga conversazione, che terminò all’uscita del tempio, dove Bella li accolse.
-Jono! Signore del fuoco! Vieni da questa parte!-
Purtroppo, nel breve tempo in cui la Ranger era stata via, le cose sembravano essere precipitate.
Al centro della piazza giaceva il corpo di Max, privo di sensi, ed accanto a lui Elio cercava disperatamente di svegliarlo.
-Tanvir! Svegliati!-
-Elio, calmati. Sta respirando, starà bene.-
-Cosa è successo?- chiese Alessandra confusa.
-Max non tornava, quindi io ed Elio siamo andati a cercarlo. L’abbiamo trovato nei cespugli svenuto. Dobbiamo portarlo in un luogo sicuro.-
Gli armoliti che erano stati salvati avevano allestito una sorta di infermeria per i nuovi arrivati, e fu proprio lì che portarono Max, mentre gli altri quattro parlavano.
-… che sia stato mio padre a fare questo a Max?- chiese Elio con le lacrime agli occhi.
-Elio… non dovresti saltare alle conclusioni così…- tentò di dirgli Bella.
-Povero Max…-
-Non posso stare più a guardare. Come hanno osato rendere triste Elio! Prima che possiate raggiungere il tempio di luce, dovete passare dal tempio di ghiaccio. Permettetemi di usare il potere della mia armatura per aprirvi la via.-
Proprio come l’ultima volta anche lui venne irradiato da un’aura luminosa, che si espanse fino alla porta cambiandone leggermente il colore.
-Ora la via è aperta. Alessandra, per favore, aiutaci, per il bene di Elio!-
La missione successiva si chiamava Veloce veloce!, e bisognava catturare sei Girafarig in un minuto, con un livello di sfida di due stelle.
L’atmosfera del tempio era nuovamente cambiata, con i muri ed i pavimenti turchesi ed un gelo che penetrava fin nelle ossa, ma con tutte le corse ed i movimenti che la Ranger era costretta a fare non fu così difficile scaldarsi, soprattutto arrivata all’armolita in fondo alla stanza, che la fece attaccare da un Weavile.
Stavolta l’armolita non perse i sensi, probabilmente perché, come le avevano detto, non era controllato, ma era comunque visibilmente confuso.
-Argh… chi sei, come sei entrato? Dovrò costringerti ad andartene, in base alle tue risposte!-
Nuovamente Alessandra fu costretta a spiegare la situazione, e ad affrontare la confusione dell’uomo.
-… non posso crederci. Oh aspetta. Ti credo, ciò a cui non posso credere è che qualcuno possa fare una cosa simile qui ad Oblivia… sono un oracolo che protegge la pace di Oblicia, come Pagos, il saggio del ghiaccio. Sono pronto ad aiutarti!-
Fortunatamente era stato piuttosto ragionevole, ma una volta uscita Alessandra trovò Elio e Bella ad aspettarla con un armolita.
-Ciao Alessandra, bentornata!-
-Va tutto bene?-
-Sì, non preoccuparti.- annuì Bella. -Gli oracoli che abbiamo soccorso stanno cercando la persona che ha fatto del male a Max.-
-Abbiamo cercato delle tracce lungo la via di Teak.- spiegò l’armolita. -Tuttavia… il terreno era troppo rigido per permettere la formazione di impronte, e non ne abbiamo trovate.-
-È comunque una buona pista, grazie per l’aggiornamento.- gli sorrise Bella. -Per favore, continuate a cercare.-
L’amolita fu presto di ritorno alla foresta, e così anche Alessandra verso il tempio.
Era arrivata alla dodicesima missione, Salva i Vulpix in preda al panico!, con 8.30 minuti di tempo, sei Vulpix da catturare e una difficoltà di una stella e mezzo.
I Pokémon erano tutti terrorizzati, perciò non fu semplice catturarli entro il tempo stabilito, alla fine però la Ranger riuscì nel suo intento, preparandosi ad affrontare il Feraligatr dell’armolita di guardia.
Stavolta l’uomo perse i sensi come già era successo ad altri, e fu Elio a svegliarlo dal sonno.
-Andiamo, svegliati!-
-…yaaawn. Mi sono fatto proprio una bella dormita. Hmm? Stavo dormendo?-
-Immagino non ricordi nulla. Sei stato controllato da qualcuno, ed hai sfidato Alessandra. Ricordi?-
-Perché dovrei sfidare qualcuno? Soprattutto dei bambini! Mi stai prendendo in giro… aspetta! Ricordo qualcosa! Ero con il mio Feraligatr e… oh, no! Come ho potuto… mi dispiace così tanto!-
-Va tutto bene. Sappiamo non avevi cattive intenzioni.- lo rassicurò Alessandra, preparandosi a tornare nel tempio mentre lo informavano di tutto.
Il nome della prossima missione era Gira e rigira, dov’è la via?, con cinque Smoochum da catturare, 11:00 minuti di tempo e due stelle e mezzo di difficoltà.
In questa zona del tempio Empoleon fu il Pokémon dell’armolita contro cui fu costretta a combattere, ma fortunatamente non fu una sfida esageratamente complessa come si era aspettata, tuttavia quando l’armolita perse i sensi il Pokémon sembrò terribilmente agitato, ed Alessandra temette gli fosse successo qualcosa durante la lotta.
Fu costretta a trascinarlo fuori di peso dal tempio, dove anche Elio e Bella erano confusi.
-Alessandra… cosa succede a quell’Empoleon?- chiese Bella.
-Poleon!-
Frustrato dal sonno del padrone il Pokémon cominciò a calciarlo, fino a quando questo non riprese i sensi.
-Uwww… Empoleon!-
-Pole! Pole!-
-Questo Empoleon ti ha seguito fino a qui, era preoccupato per te tutto il tempo.-
-Non ne avevo idea… non ricordo bene, ma credo di avere trattato il mio Empoleon molto male… e nonostante questo lui tiene ancora a me…-
Anche a lui riservarono una lunga spiegazione sui recenti avvenimenti, la cosa però non lo sconvolse più di altri.
-Vorrei aiutarvi! Tornerò al tempio e cercherò di calmare i Pokémon all’interno.-
-Non esagerare.- lo avvertì Bella, guardandoli andare.
-Era splendido…- sussurrò Elio abbassando lo sguardo.
-Hai detto qualcosa, Elio?- chiese la donna voltandosi.
-Il legame tra Empoleon e l’oracolo era veramente forte. Mi ha commosso. Mi ha dato l’impressione il legame dipendesse da qualcosa di più del potere dell’armatura.-
-Bi! Bi! Bi!-
Celebi era d’accordo con lui, e gli volò attorno abbracciandolo.
-Celebi prova quello stesso legame con te, Elio. Penso sia questo che sta cercando di dirti.- sorrise Bella.
-Certo! Celebi è mio amico! Voglio essere come te Alessandra! Un Pokémon Ranger in grado di capire i sentimenti dei Pokémon!-
-Sono sicura che ce la farai, anche senza l’armatura.- le sorrise Alessandra.
-Bella! Andrò a controllare la foresta al posto di Max!-
-Sei troppo piccolo! È pericoloso!- rispose l’altra bloccandolo davanti alla porta.
-Non preoccuparti! Celebi mi aiuterà se succederà qualcosa. Voglio anche io fare la mia parte.-
-Apprezzo il tuo entusiasmo, ma dovresti restare qui.-
-Ehi guarda! Una torta volante!-
-C-cosa? Ha delle bacche?!-
Distratta dalla torta Bella si spostò quel tanto che bastava ad Elio per passare, ed assieme a Celebi il bambino si avventurò da solo per la foresta di Teak.
-Celebi, l’hai notato? Non ci sono Pokémon nei dintorni…-
-Bi!-
-Mi chiedo se si stiano nascondendo, avvertendo qualcosa…-
-Bi…-
-Dovremmo dividerci Celebi, e controllare.-
Celebi annuì, proseguendo verso una via diversa da quella di Elio. La vegetazione si faceva sempre più fitta, ed ancora non si intravedevano tracce o Pokémon. Poi ad un tratto qualcuno comparve davanti al ragazzo, una figura a lui ben conosciuta. Sabios.
-Elio! Non dovresti girovagare in un posto come questo.-
-Sabios…-
-Posso avvertire una presenza maligna sopra ad Oblivia. Immagina come Giasone potrebbe sentirsi se ti accadesse qualcosa, Elio…-
-Ma… potrebbe essere mio padre che sta facendo cose cattiva, controllando gli oracoli…-
-Credi veramente che tuo padre potrebbe fare una cosa simile? È in grado di ispirare le persone con il suo cuore, ma controllare qualcuno non è da lui.-
-Lo so, lo penso anche io. Ma… comunque, non pensi di dovere proteggere il tuo tempio, Sabios?-
-Sono stato il primo a notarlo, stavo investigando cosa ci fosse dietro tutto questo.-
-Perché non lavoriamo assieme, allora?-
-Sono costretto a rifiutare. Sono il signore dell’oscurità. Mentre tu lavori attivamente su questo caso, ho bisogno di controllare cosa ci sia dietro le scene. È li che la fonte dell’aura maligna si nasconde, e abbiamo pochi uomini ad aiutarci, naturalmente…-
-Non ti seguo molto… ma immagino tu abbia ragione, Sabios.-
-Assolutamente. In ogni caso, dov’è quell’affidabile due, gli ex-armoliti?-
-Bella sta bene ma… Max è stato attaccato da qualcuno.-
-Oh cielo…-
-Ma sta bene adesso! Non è stato ferito gravemente, ed abbiamo il Pokémon Ranger Alessandra dalla nostra parte.-
-Pokémon Ranger? Quel termine non mi è familiare… è la persona che sta investigando i templi?-
-Esatto! Se non fosse per loro, avremmo molte difficoltà a sconfiggere chi c’è dietro tutto questo.-
-Ora ho finalmente capito chi c’è dietro tutto questo, grazie a te.-
-Sabios? Di che stai parlando?-
Quattro armoliti comparvero dalle ombre, circondando i due.
-La fonte malvagia, credo… sia proprio la tua amica, Alessandra!-
-Sabios?! Mio padre sta controllando anche te?-
-Tutto l’opposto a dire il vero, Elio. È un gioco da ragazzi controllare qualcuno per me, incluso Giasone e gli altri oracoli, tramite i miei incantesimi. Potrei dartene una dimostrazione proprio ora…-
Gli armoliti afferrarono il ragazzo impedendogli di uscire, ed in tutto questo purtroppo i suoi amici alla porta del tempio erano completamente all’oscuro della cosa.
-Elio non è ancora tornato…- sospirò Bella preoccupata, quando le porte si spalancarono, ma solo Celebi era tornato.
-Bi! Bi!-
-Celebi! Dov’è Elio? Non è possibile… Alessandra! Dobbiamo trovare Elio!-
La maggior parte degli armoliti che avevano soccorso venne subito mandata ad ispezionare la foresta, mentre Alessandra dovette tornare nel tempio per svolgere la nuova missione, Non ti voltare e dritto all’uscita! Dove doveva catturare un mareep in 6.30 minuti, con una difficoltà di tre stelle e mezzo.
Trovarlo fu più complicato del previsto, ma alla fine riuscì a farcela e ad affrontare l’armolita dall’armatura blu al termine del percorso, che costrinse un Abomasnow ad attaccarla.
Una volta sconfitto la statua andò in frantumi, e l’uomo fu costretto ad ascoltarla.
-… ti conosco? Hai bisogno di consultarti con me?-
Durante il tragitto verso l’uscita la Ranger gli spiegò tutto, conducendolo fino a Bella, che li stava aspettando.
-Capitano del ghiaccio!-
-Come ho potuto lasciare accadere tutto questo… non so nemmeno cosa dire.-
-Non è colpa tua, inoltre non c’è tempo di dispiacersi… comunque, hai visto Elio?-
-Cosa succede con Elio?-
Dovettero spiegargli anche quello che era successo, e la preoccupazione si dipinse sul volto dell’uomo.
-… questo mi preoccupa molto. Non l’ho visto al tempio.-
-Questo significa… che è andato nella foresta…- mormorò Bella.
-Ehi! Da quanto non ci vediamo!-
Max si era finalmente svegliato, ed era appena uscito dall’infermeria provvisoria degli armoliti.
-Max, sicuro di riuscire a camminare?- chiese Bella preoccupata.
-Non posso riposare in momenti come questo. Non preoccuparti per me… dov’è andato Elio?-
-Ho provato a fermarlo, ma si è diretto verso la foresta di Teak… Celebi è tornato proprio ora. Mi chiedo se Giasone l’abbia trovato e portato al tempio della luce…-
-Cosa?! Capisco che Giasone voglia stare con suo figlio, ma… perché dovrebbe separarlo da Celebi?-
-Giasone, nelle condizioni normali, sarebbe innocuo. Tuttavia… Sabios è dietro tutto questo.-
-Sabios? Ha solo una buona parlantina.- replicò Bella, riuscendo difficilmente a prendere in considerazione la cosa.
-Temo che tu non conosca Sabios affatto. Ha guadagnato la fiducia di Giasone solo dalle sue parole. Sembra tramare qualcosa. Inoltre, è molto abile nel soggiogare le persone con i suoi incantesimi. Non si affida solo al potere dell’armatura.-
-Stai dicendo che Giasone è sotto l’incantesimo di Sabios?-
-È possibile, in quel caso, Elio potrebbe essere in pericolo. Penso che Sabios stia tenendo segreto a Giasone il fatto abbia portato via Elio.-
-Capisco… cercherò Elio con Bella. Alessandra, te la senti di continuare verso il tempio della luce?- chiese Max pronto a partire.
-Sì, subito.-
-Prima che possiate raggiungere il tempio del ghiaccio, dovrete attraversare il tempio del tuono. Permettetemi di usare il potere della mia armatura per aprirvi la via.-
Il corpo dell’uomo venne irradiato da una luce turchese, che si espanse fino alla porta unendosi ai colori già presenti.
-Ora la via per il tempio del tuono è aperta per voi. Spero che Elio stia bene.-
-L’andremo subito a cercare. Alessandra, ti chiediamo di occuparti del tempio!- disse Max preparandosi a partire, proprio come Alessandra, che si avviò ad affrontare la prossima missione, Tra trappole e Riolu!, dove doveva catturare due Riolu in 6.30 minuti, con una missione da tre stelle.
I sentieri ora erano diventati quasi dorati, e la temperatura si era fatta più rigida e secca, ma Alessandra riuscì rapidamente a catturare tutti i Riolu ed a raggiungere l’armolita di guardia, che costrinse un Lucario ad attaccarla.
La lotta non fu semplice, ma alla fine riuscì ad uscirne vittoriosa.
-C-cosa stavo facendo? E chi sei tu…?-
La spiegazione richiese qualche minuto, ma ormai Alessandra sapeva bene come comportarsi.
-… oh, capisco. In qualche modo ero sotto l’effetto di un incantesimo… oh, era troppo… per il bene di quei poveri Pokémon, mi unirò a voi!-
Con calma Alessandra lo guidò all’esterno, dove Bella, Max ed i tre saggi l’aspettavano.
-Bentornata, Alessandra.- la salutò Max.
-Non ci vediamo da molto, Alessandra.- disse inginocchiandosi il saggio del bosco.
-Ho sentito che Elio è scomparso nel bosco. Sono molto preoccupato… sarà meglio andare al tempio e controllare.- disse il saggio del fuoco, impaziente di andare.
Bella li guardò con uno sguardo di eterna riconoscenza. -Grazie! Per favore, aiutateci a ritrovare Elio!-
-Io andrò alla zona est.- disse il saggio del bosco, mentre quello del fuoco era già andato, e quello del viaggio ultimava i preparativi.
-Io andrò a controllare gli altri oracoli. Spero che troveremo Elio sano e salvo.-
-Alessandra, per favore continua ad addentrarti nei templi. Noi ci occuperemo di Elio.- disse Bella più serena di fronte all’aiuto di tutti.-
-Sì, ripartirò immediatamente.-
La prossima missione si chiamava All’inseguimento dei Pikachu, e doveva catturarne cinque in otto minuti, con una difficoltà di tre stelle.
Una volta riuscita a catturarli dovette solo affrontare un Metagross, ed aiutare l’armolita svenuto ad uscire.
Max sospirando provò subito a rianimarlo.
-Sembra stare bene ora. Sei salvo, amico mio.-
-Ugh… cosa? Cosa hai detto? Sono stato salvato? Cosa intendi?-
-Eri sotto il controllo di Sabio, potresti non ricordarlo.-
-Non ero controllato… oppure lo ero… capisco! Devo essere stato controllato! Devo scusarmi con tutti quei poveri Pokémon! Ci vediamo!-
Non si prese nemmeno la briga di ascoltarli, si lanciò immediatamente all’interno del tempio, lasciando i tre sorpresi.
-Cos’era quello? Che tipo strano…- commentò Max sorvolando sulla cosa.
Alessandra rientrò poco dopo, preparandosi per la missione successiva, Scosse di qua, scosse di là, dove doveva catturare quattro Starly in 6.30 minuti, combattendo una volta riuscitaci contro un Magnezone.
Una volta portato fuori anche quell’armolita, dovette proseguire con la missione Panico al tempio labirinto!, dove oltra dovere catturare quattro Porigon-z fu costretta ad affrontare l’Electivire del saggio del tempio.
Alla sua vittoria anche la stele alle sue spalle andò in frantumi, e l’uomo la guardò confuso.
-Stavo sognando… stavo combattendo uno straniero… e quello straniero eri tu. Ora il mio cuore è colmo di dolore…-
Gli eventi a cui l’avevano costretto sembravano averlo veramente provato, e fu difficile per Alessandra raccontargli tutto l’accaduto, mentre raggiunsero Bella e Max all’esterno.
-Signore del tuono, è da molto non ci vediamo.- lo salutò Max. -A giudicare da quel che vedo, devi essere già a conoscenza di ciò che hai fatto…-
-Questa persona mi ha detto tutto. Come ho potuto fare una cosa simile? Ma non c’è tempo da perdere, dovete raggiungere il prossimo tempio il prima possibile. Poveri oracoli, poveri Pokémon…-
Una lacrima rigò il volto dell’uomo mentre una luce dorata lo avvolgeva unendosi alla porta.
-Ecco, ora potete raggiungere il tempo delle ombre, sappiate però che i Pokémon all’interno sono estremamente potenti. Dovrete essere sempre concentrati.-
-Ti ringraziamo dal profondo del cuore! Comunque, signore del tuono… hai per caso incontrato Elio?- chiese Bella speranzosa.
-Elio? No, non l’ho visto…-
-Questa è una brutta notizia, siamo a corto di indizi…- sospirò Max.
-Bi…-
-Max! Abbiamo trovato una pista!- un armolita, di ritorno dal bosco, arrivò trafelato alla piazza, raggiungendo i quattro. -Ho trovato una lettera! È indirizzata a te, Max!-
-Per me?- l’uomo lesse rapidamente la lettera, e la sua espressione si fece sempre più severa. -Deve essere da parte di Sabios…!-
-Max! Cosa c’è scritto? Leggilo ad alta voce!- lo incitò Bella.
-Ho trovato Elio nella foresta di Teak. È ferito, ed ora è sotto le nostre cure. Giasone, suo padre, è troppo impegnato per occuparsene. Io stesso ho troppe cose a cui pensare. Per favore, venite a prendere Elio. Non c’è bisogno che tu, Max, venga, o Bella. Alessandra basterà. Sabios.-
-Il tono è cordiale, ma deve essere una trappola per attirare Alessandra!- commentò Bella. -Sono preoccupata per Elio… è veramente ferito?-
-C’è un solo modo per scoprirlo.- disse Alessandra, dirigendosi verso il bosco.
-Alessandra? È chiaramente una trappola. Sei sicura di volere andare da sola?-
-Bii!-
-Alessandra…- anche Bella avrebbe voluto dire qualcosa, ma era chiaro quali fossero i sentimenti di tutti.
-Elio è nostro amico. Dobbiamo salvarlo.-
Le parole della Ranger chiusero il discorso, e sola si diresse verso il bosco. La strada non fu lunga, ed al termine trovò due armoliti, uno con Elio tra le braccia, ed un uomo dai lunghi capelli viola, vestito con una tunica nera.
-Tu devi essere Alessandra.-
-Sì. Sono io.-
-Ho le mie ragioni per averti fatta venire da sola. Quei due, Bella e Max, ci hanno traditi. Loro non indossano l'armatura come noi. Non posso fidarmi di loro.-
-O non puoi controllarli?-
L’uomo sorrise appena, continuando a parlare. -Le due cose coincidono.-
Elio, ancora bloccato, tentò di liberarsi. -Guardati! Dove sarebbe la tua armatura?-
-Elio, la indosso sotto la mia tunica. Alessandra, la gente cambia idea più spesso di quanto tu possa immaginare. Sto pensando infatti di tenere Elio… di farlo lavorare per me.-
-Che stai dicendo?!- gridò il ragazzo impaurito.
-Elio è stato piuttosto utile. È riuscito a farti uscire allo scoperto, no?-
-Alessandra! Scappa! Non preoccuparti per me!-
-Non andrò da nessuna parte senza di te.- replicò la ragazza pronta a combattere.
-E temo sia troppo tardi per questo. La fonte maligna… è il momento per Alessandra di andarsene dalla scena!-
Alle spalle dell’uomo Celebi comparve creando un gigantesco portale dorato proprio attorno a Celebi, che lo guardò allarmato.
-Celebi!? Anche tu sei sotto l’influsso dell’incantesimo?-
-Bii!-
Il portale si chiuse attorno ad Elio, portandolo in salvo da Sabios.
-Io non ho fatto nulla…- mormorò l’uomo, mentre il portale si riaprì alle spalle di Alessandra, con il ragazzo ancora integro.
-Celebi! Come osi rubare il mio prezioso ostaggio!- gridò l’uomo infuriato. -Argh! Mi occuperò di voi!-
-Quelli che dovranno uscire di scena… sei tu, Sabios!-
Alle loro spalle i due saggi del fuoco e del bosco bloccarono la via di Sabios e dei due oracoli con lui, impedendogli di fuggire.
-Celebi! Ottimo lavoro! Con Elio tra le sue mani non potevamo attaccarlo!-
Al lato destro anche il saggio del tuono e del ghiaccio li raggiunsero.
-Usare un bambino come scudo… che bassezza! Sabios, dovresti vergognarti!- gridò il saggio del fuoco.
-Non eravamo i soli infuriati.- fece osservare il saggio del ghiaccio, e tutti i Pokémon alle loro spalle ruggirono furiosi.
-Guarda! Cosa farai adesso, Sabios?-
-Che umiliazione… mi ritirerò usando la mia armatura!-
Un portale di luce simile a quello di Celebi avvolse l’uomo ed i suoi oracoli, allontanandoli dallo scontro.
Elio venne subito riportato dai suoi amici, e Bella corse ad abbracciarlo.
-Elio!-
-Bella! Max! Mi dispiace avervi fatto preoccupare!-
-Vedo che la storia nella lettera di come fossi ferito era una menzogna… sono molto sollevata, tuttavia… Elio, ti sei fatto male?- chiese Bella accarezzandogli il volto, notando una traccia di sangue.
-Oh, questo? Mi sono morso il labbro tutto il tempo mentre Sabios cercava di controllarmi con il suo incantesimo, per impedirglielo!-
-Ha! Sei molto intelligente, Elio. Tranne per l’idea di poter uscire da solo nella foresta in un momento simile. Quello non è essere coraggiosi, capisci?-
-Bi…-
-Un giorno, Elio, otterrai la vera saggezza ed il coraggio, e sono certa sarai grande proprio come il nostro Pokémon Ranger.-
-Grande? Io? Heehee… credi veramente?- chiese il bambino fantasticando sul proprio futuro. -Potrò diventare come te, Alessandra?-
-Assolutamente, ma dovrai imparare a prendere le tue scelte con responsabilità.-
-E tu che ne pensi, Celebi?-
-Bii!-
Ora che Elio era stato salvato potevano riprendere ad ispezionare il tempio, e la prossima missione, la diciannovesima, si chiamava Un crocevia nell’oscurità, dove dovette catturare cinque Sunflora in sei minti, e combattere contro un Vespiquen per sconfiggere l’armolita, stavolta perfettamente conscio di ciò che stava accadendo.
-Argh… come ho potuto essere sconfitto nonostante il potere dell’armatura? Avviserò Sabios che sei entrato nel tempio dell’oscurità! Diverrai colmo di pentimento quando affronterai il suo vero io!-
L’uomo tentò di fuggire fuori dal tempio, ma gli oracoli dalla loro parte lo fermarono prima che potesse farcela.
-Lasciatemi! Sono l’oracolo al servizio del grande Sabios!-
-Tu! Hai la minima idea di cosa stia facendo!?- gridò Max furioso.
-Non so cosa Sabios abbia in mente! Ma so che è nel giusto! Lasciatemi!-
Con un pugno riuscì a liberare il fianco, ed a fuggire dal gruppo.
-Fermo!-
Gli oracoli furono subito al suo inseguimento, mentre gli altri rimasero davanti all’ingresso del tempio.
-Deve essere anche lui sotto un incantesimo…- mormorò Bella.
-Gli oracoli del tempio sono tutti così ingenui.- rispose duramente Max. -Forse è per questo che Sabios può controllarli tanto facilmente. Alessandra, per favore aiutali ad uscire dal loro dolore.-
-Certo, non li abbandoneremo.-
Era il momento per la prossima missione, La stretta dei Pokémon, dove avrebbe dovuto catturare sei Murkrow e battere un Gliscor. Raggiunto anche questo traguardo stavolta l’oracolo perse i sensi, venendo catapultato all’esterno, dove Elio gli si avvicinò.
-Oracolo del tempio! Svegliati!-
-… dove sono?-
-Fuori dal tempio. Qualcuno ti stava controllando. Ricordi qualcosa?- gli chiese Bella evitando di fare nomi, in caso si ripetesse il problema precedente.
-Oh, credo di ricordare… sì, stavo discutendo con un altro oracolo del tempio. Questo tizio preferiva parlottare di complotti, piuttosto che fare il proprio lavoro. Lo stavo rimproverando quando Sabios è apparso…-
-Ed ha usato un incantesimo per prendere il controllo delle vostre menti.- concluse Max.
-Non ne avevo idea… ma credo che nel tempio dell’oscurità ci sia qualcuno che sta supportando Sabios. Sabios è il saggio dell’oscurità, dopotutto. Per favore, fate attenzione.-
Annuendo Alessandra si affrettò ad entrare nel tempio, pronta per affrontare la prossima missione, I temibili Pokémon drago, dove avrebbe dovuto combattere contro tre Gradevoir e sconfiggere il Salamance dell’oracolo di guardia, che una volta sconfitto si accasciò a terra.
-Ouch… com’è possibile perdere contro… tu?! Mi ricorderò di questo!-
L’uomo fuggì dal tempio, affrettandosi a raggiungere Sabios al loro nascondiglio, dove l’uomo stava parlano con Giasone.
-Cosa state facendo? Ho sentito che il tempio dell’ombra è sotto attacco!- disse Giasone visibilmente irritato.
Anche per Sabios sarebbe stato difficile calmarlo. -Vi prego, ascoltatemi, Giascone! La persona chiamata Alessandra sta usando degli strani stromenti che non abbiamo mai visto prima!-
-Non voglio le tue patetiche scuse! Sembra che dovrò muovermi io stesso!-
Facendosi strada tra gli oracoli l’uomo si avviò verso l’uscita, furente, non accorgendosi della subdola risatina di Sabios alle sue spalle.
-Eheheh… è un uomo così semplice. Grazie a quella noiosa Alessandra, ora i capitani hanno ripreso i sensi. Immagino che non sia possibile controllarli tutti allo stesso tempo, nemmeno per Giasone con l’armatura d’oro. In ogni caso ha fatto un ottimo lavoro, ma finisce tutto ora. Non mi è più di alcuna utilità. Con la sfera nel pieno del suo potere, il mondo è nelle mie mani… ho sognato questo momento a lungo… volare a bordo di una roccaforte governando il mondo dal cielo. Può colpire facilmente, ma non può essere attaccata allo stesso modo. Ho bisogno di questa sfera al solo scopo di creare quella roccaforte nel cielo!-
Raccogliendola dal piedistallo, l’uomo la nascose sotto le vesti, in modo da non essere visto.
-Ehehe… ahahah!-
Al tempio nel frattempo Alessandra continuava a muoversi all’interno del tempio, affrontando la missione Una via di luce nelle tenebre, dove dovette catturare cinque Gengar e sconfiggere un Dusknoir, una volta raggiunto il Pokémon tuttavia non fu un oracolo ad aspettarlo, ma un’immagine venuta direttamente dai suoi incubi.
L’armatura d’oro era proprio davanti a lei, irradiata dalla stessa aura oscura contro cui aveva combattuto mesi e mesi fa. Una fitta al braccio perso la fece arretrare, ma la paura non poteva avere la meglio.
L’aveva già sconfitta, e l’avrebbe fatto nuovamente per il bene di tutti.
L’uomo che la indossava aizzò il Dusknoir contro di lei, ma la Ranger affrontò abilmente la lotta, riuscendo a catturarlo.
Vedendosi sconfitto, mentre la stele al suo fianco crollò, l’uomo guardò con rabbia la ragazza.
-Questo è impossibile… sto indossando l’armatura d’oro! Come è possibile che io abbia perso? Non sono in grado di usare il potere dell’armatura al suo massimo potenziale? No, non può essere! Devo avere scelto il Pokémon sbagliato! Aspetta! Ne ho un altro! Il Pokémon dal potere insuperabile… Arceus!-
Spalancando un portale alle proprie spalle l’uomo vi entrò senza indugio, ma prima che anche Alessandra potesse fare lo stesso una voce alle sue spalle la chiamò.
-Alessandra!-
Max ed Elio l’avevano raggiunta all’interno del tempio, in tempo prima che affrontasse nuovamente l’armatura.
-Huh? Sabios è andato!-
-Non credo fosse Sabios… temo fosse tuo padre.- rispose Alessandra dispiaciuta.
-Cosa? Perché mio padre dovrebbe usare questa luce per…-
-Dovremmo essere in grado di seguirlo al tempio della luce.- lo interruppe Max. -Alessandra, andiamo ad affrontare Giasone!-
-Sì, questa storia finisce adesso.-
Alessandra fu la prima ad entrare, seguita da Max ed Elio, ed il portale si chiuse attorno a loro, conducendoli al tempio.
Giasone, che li aveva preceduti di poco, era appena tornato dalla sfera, trovando il piedistallo vuoto.
-Dov’è la sfera? Era qui! e Arceus… Sabios! Dov’è Sabios?!-
-Papà!-
Elio, Alessandra e Max l’avevano finalmente raggiunto, non c’era modo per lui di fuggire, ed Elio lo guardò con le lacrime agli occhi.
-Sono io! Elio!-
-Elio?!-
-Devi svegliarti! Giasone!-
Max cercò di far leva sulla sua coscienza, ma l’uomo sembrò confuso.
-Max? Che stai dicendo?-
-Sei sotto il controllo dell’incantesimo di Sabios, papà! Sei stato controllato per tutto questo tempo da lui!-
-Non dovresti dire così, Elio. Sabios è uno dei miei uomini, lui esegue i miei ordini ciecamente! Sabios mi ha svelato di come l’armatura dorata porterà prosperità nel mondo. Quando governerò su Oblivia, Pokémon e umani avranno le vite che meritano, senza sofferenza! Ha lavorato duramente per farmi ottenere tutto ciò.-
-Sabios sta solo dicendo ciò che ti vuoi sentire dire, in modo userai il tuo potere per lui!-
-Ti sbagli! A Sabios importa dei Pokémon, gli importa molto anche di te! Sta solo cercando di migliorare Oblivia!-
-Ti ha mentito! Abbiamo le prove dei suoi veri colori! Leggi questa lettera!- gridò il bambino mostrandogli la lettera che aveva usato per attirare Alessandra.
A quella prova Giasone non poté più negare nulla.
-… è la scrittura di Sabios…!! Elio sei ferito?!-
-No papà, mi aveva rapito. Tutto ciò che ti ha detto era una bugia! Continua a leggere!-
-“Giasone, suo padre, è troppo impegnato per occuparsi di lui.” Non è vero! Non può essere vero! Mi lamento sempre di come non passo abbastanza tempo con Elio. Mi ha sempre detto che non potevo permettermelo… sono stato uno sciocco! Vedo la verità ora! Elio, e tutti voi! Vi ringrazio per avermi fatto aprire gli occhi!-
-Sabios ha ingannato tutti, ed ha un piano malvagio in mente. Dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi, o chissà cosa succederà ad Oblivia!-
-Gyuiiin!-
Un fulmine colpì il terreno alle spalle di Elio e Giasone, che arretrarono immediatamente. Arceus, il Pokémon leggendario, comparve di fronte a loro, e non sembrava essere in sé.
-Arceus?!-
-Gyuiiin!-
Altri fulmini minacciarono di colpirli, e l’intera stanza tremò sotto la potenza del Pokémon.
-Non va bene! Arceus è furioso, e contro di noi!- esclamò Max rischiando di cadere.
-È troppo pericoloso qui, dovete andarvene! Io lo fermerò, non preoccupatevi!-
-Papà?!-
-In che modo? Intendi provare a comunicare con Arceus?- chiese Max conservando della fiducia in Giasone.
-Sono io che ho sognato un mondo ideale. Che ha fatto soffrire Arceus e tutti quanti. Devo affrontare la sua rabbia, e riconciliarmi.-
-Papà! È troppo pericoloso! Vuoi parlare ad Arceus in queste condizioni!? Papààààà!-
Elio avrebbe voluto restare con lui, ma Giasone usò il potere dell’armatura dorata per creare tre portali, e metterli in salvo tutti.
-Elio… perdonami. Arceus! Ho follemente permesso a me stesso di diventare lo strumento della tua sofferenza! Ma ti prometto che non accadrà mai più! Perciò, Arceus, ti prego! Torna in te!-
-Gyuiiin!-
Elio, Alessandra e Max nel frattempo furono rispediti nella piazza principale, ma il bambino tentò subito di rientrare nel tempio della luce.
-Mio padre! Devo salvare mio padre!-
-Calmati, Elio! Non possiamo fermare Arceus!- gridò Max tentando di farlo calmare. -Possiamo solo sperare che Giasone torni sano e salvo.-
-Ma… mio padre…!-
Era chiaro che fossero tutti molto provati dagli eventi, e Alessandra vedeva il dolore negli occhi di quel povero bambino, che rischiava di perdere suo padre.
-Non può affrontare Arceus da solo… devo tornare!-
-Alessandra? Vuoi veramente… è folle! Ma tu… salveresti Giasone? Rischieresti la tua vita per lui?- chiese Max, quasi sperandoci.
-Alessandra, ti prego! Salva mio padre! Non posso sopportare l’idea che venga ferito!-
-Tranquillo Elio, non gli succederà nulla. Lo riporterò indietro.-
Era un Pokémon Ranger, non avrebbe mai abbandonato qualcuno in difficoltà.
La prossima missione sarebbe stata l’ultima, Arceus, e finalmente è luce!, dove avrebbe dovuto catturare tutti i Pokémon presenti nel tempio, e catturare Arceus.
Aveva dieci minuti per farcela, e la difficoltà aveva il massimo delle stelle.
Il tempio della luce era molto diverso dagli altri, i muri erano bianchi e ricoperti da rifiniture d’orate, e sopra di questi si apriva libero il cielo, dove tuttavia fluttuavano alcune zone nascoste.
Solo quando ebbe catturato tutti i Pokémon riuscì a raggiungerle, tramite una piattaforma mobile, e qui trovò Arceus ad aspettarla.
La lotta fu estenuante, il Pokèmon era in grado di creare dei fitti raggi di energia lungo tutto il perimetro, e di lanciarle contro delle sfere di luce il cui solo contatto le avrebbe arrecato grossi danni.
Riuscire a catturarlo richiese molta pazienza, ma alla fine riuscì nell’intento, ed Arceus tornò in sé.
Un’aura luminosa lo avvolse, e prima che se ne andasse Alessandra fu certe di sentirgli dire qualcosa.
-“Grazie, per tutto quanto…”-
-Arceus…-
Il portale si chiuse e riaprì all’istante, ma stavolta all’interno c’era Giasone, spogliato della sua armatura e privo di sensi. Ciascuno dei quattro pezzi dorati prese a fluttuare, unendosi in un unico globo di potere e frammentandosi, fuggendo in quattro parti diversi del mondo, nella speranza di non essere mai più ritrovato.
La realizzazione di cosa tutto questo significasse colpì Alessandra con forza.
La leggenda di Oblivia, tutti i racconti, li aveva appena vissuti, ma la fine di quella triste storia era molto lontana dal compiersi.
-Papà!-
La voce di Elio arrivò dalle scale, e la figura del bambino emerse dall’ingresso, raggiungendo di corsa il padre. -Papà! Papà!-
-Va tutto bene Elio, sta respirando.- disse la ragazza inginocchiandosi per controllare, prendendo in braccio l’uomo. -Ora lo portiamo fuori da qui, e vedrai che presto starà meglio.-
Al loro arrivo tutti i presenti nella piazza lo circondarono, la saggia, Sara, Max, Bella, gli oracoli che avevano salvato.
Giasone fu portato all’infermeria e curato dalle ferite della lotta contro Arceus, anche se gli ci volle qualche giorno per riprendersi.
Alessandra era rimasta per assicurarsi la situazione fosse tornata sotto controllo, ma era arrivato per lei il momento di tornare a casa.
-Arceus si è calmato e tutti i Pokémon di Oblivia stanno ritrovando il loro senso.- disse Max sollevato. -Tutto grazie al tuo atto di coraggio, Alessandra. Lascia che ti ringrazi, a nome di tutta Oblivia. Grazie!-
-Non pensare di potere parlare al posto di tutti! Voglio ringraziarla io stessa!- protestò Bella sorridendo.
-Anche io! Anche io! Grazie, Alessandra!- esclamò Elio, mano nella mano con il padre. -Sembra che tutti i problemi di Oblivia si siano risolti, per il momento.-
-Io sono quello che deve ringraziarti più di tutti. Pokémon Ranger dal futuro…- intervenne Giasone. -Grazie, grazie infinite!-
-Giasone è stato la vittima più grande di tutto questo.- disse Max dispiaciuto.
-Ho lasciato che Sabios mi controllasse. Ora non sappiamo dove sia… ma è compito nostro occuparcene. Perché questo è il nostro tempo. Oblivia la nostra casa.-
-Papà! Se qualcosa dovesse accadere nuovamente ad Oblivia, me ne occuperei io!-
-Hai sentito, Giasone? Tuo figlio ha appena rassicurato tutti.- sorrise Max allegro. -Elio è cresciuto molto durante tutta questa vicenda, senza che tu te ne accorgessi. Immagino che abbia trovato qualcosa da rispettare e da imitare.-
-Intendi Alessandra, vero?- chiese Bella ridacchiando.
Erano tutti così felici, così sereni. Eppure l’armatura…
-Alessandra, per favore, non dirci nulla del futuro di Oblivia.- disse Giasone prima che fosse tardi. -Non dobbiamo conoscere i risultati delle nostre azioni prima ancora di provare. Ma ti prometto che, io ed Elio, manterremo la pace ad Oblivia, in modo che continui ad esistere nel tuo tempo.-
-Questo è il nostro mondo! Dobbiamo proteggerlo!-
-Biii!-
In quel momento, Alessandra rivide in Elio il resto della storia di Lucia, fatto sì di tempi duri, ma anche di un Eroe che, grazie al suo forte legame con i Pokémon, riuscì a sconfiggere il male della roccaforte, ed il suo oscuro sovrano.
Sabios forse non era ancora stato sconfitto, ma sapeva bene che, un giorno, Elios avrebbe fatto grandi cose.
-Alessandra! Deve essere stato molto faticoso per te tornare indietro nel tempo.- disse Max dispiaciuto.
-Ma non preoccuparti, investigheremo su Sabios.- la rassicurò Bella. -E come Elios ha promesso, ci occuperemo di tutto!-
-Ci mancherai, ma sappiamo che devi tornare al tuo tempo.-
-Biii!-
-Non ti dimenticheremo mai, Alessandra!-
-Cosa sono questi addii tristi?- intervenne Elio, spintonando Max e Bella, sull’orlo delle lacrime. -Non è micca la sua ultima visita. Non è vero, Celebi?-
-Biii!-
-Ok, Celebi… riporta Alessandra nel futuro.- sorrise Giasone, inginocchiandosi in segno di saluto.
-A presto, Pokémon Ranger!-
Il portale di Celebi si creò attorno ad Alessandra, che con un sorriso nostalgico guardò i suoi amici svanire, il mondo ricostruirsi sotto i suoi occhi, ed il suo tempo tornare.
Il mondo non avrebbe mai scoperto ciò che aveva visto, né le strabilianti persone che aveva conosciuto, ma la loro promessa avrebbe continuato a vivere fino alla fine dei tempi.
Oblivia era salva, e l'armonia tra Pokémon e persone continuava.
-Alessandra!-.
Nando, all'ingresso di Cocona, la raggiunse con un sorriso, prendendole la mano e portandola verso le case.
-Dov'eri finita? Ti ho cercata dappertutto! Otello e gli altri hanno organizzato una cena per te, con tutti i piatti tipici di Oblivia, in onore dell'Eroe che ci ha salvati tutti!-
Alessandra lo guardò sorridendo, scoprendo che tutte le ferite riportate durante il suo viaggio nel passato erano sparite.
-Sì, credo proprio gli farebbe piacere.-
-Come?-
-Niente niente, ahaha. Forza, andiamo a mangiare!-

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