Tu ed io

di veronica_giannini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno ***
Capitolo 3: *** Due ***
Capitolo 4: *** Tre ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Los Angeles è sempre stata la città dei miei sogni: per me, che vengo dalla modesta cittadina di Grape Creek nel Texas, vivere in un posto come questo significa avere la possibilità di costruire un futuro migliore. Fin da bambina ho sempre amato leggere: usavo la lettura per fuggire dalla realtà, dalle quattro mura della mia casa di Grape Creek. Crescendo ho iniziato ad appassionarmi anche alla scrittura, ma in quella piccola città questo era destinato a rimanere un sogno. Mio padre mi aveva sempre supportato e quando abbiamo saputo che ci saremmo trasferiti ho capito che il mio sogno sarebbe potuto diventare realtà.

Non mi sarei mai aspettata di fare così tanta difficoltà a socializzare, sapevo che non sarebbe stato facile trovare degli amici in una scuola nuova in una città nuova e mi ero abbandonata all'idea che sarei rimasta ancora una volta sola con i miei libri. Io mi preoccupavo della scuola, ma era lui, che viveva sotto il mio tetto, a cui avrei dovuto fare attenzione.

Fin dal primo momento Hunter mi ha reso la protagonista di una storia tutta nostra. Lui, il figlio della compagna di mio padre, e io, una semplice ragazza di Grape Creek. Se qualcuno dovesse mai leggere la nostra storia giudicherebbe ogni mia azione, ogni mia parola e ogni errore che ho fatto fidandomi di lui. Tutto quello che so è che le nostre vite non saranno mai più come prima, non dopo che Hunter le ha sconvolte così tanto.

 

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Capitolo 2
*** Uno ***


Stanotte non ho chiuso occhio: ero troppo occupata a preoccuparmi dell'aereo, della nuova scuola, della nuova città. Così, invece di cercare di dormire, ho passato la notte a pianificare il viaggio. Sono giorni che non penso ad altro, e anche se mio padre continua a rassicurarmi non riesco a pensare positivo.

"Olivia! Scendi, il nostro volo parte tra un'ora!" chiama mio padre dal piano di sotto. Non ci posso credere, mi sono addormentata. Scendo dal letto il più velocemente possibile e mi infilo sotto la doccia. Mi vesto velocemente e saluto la mia stanza, che forse non rivedrò mai più.
"Olivia!" grida di nuovo mio padre.
"Sto scendendo!" rispondo. Davanti alla porta di ingresso trovo le valigie già pronte, e mio padre è in piedi lì accanto, impaziente. Lui sembra così felice, io invece mi sento come se stessi lasciando indietro una parte di me.

Il taxi è già nel vialetto e l'autista è così gentile da aiutarci a portare le valigie nel bagagliaio. Il cielo è cupo e ha iniziato a piovere. È incredibile come il tempo rispecchi le mie emozioni: è da tanto che non vedevo mio padre così felice e sono contenta che Amber sia riuscita a riportare un po' di gioia nei suoi occhi, che erano così cupi da tanto tempo. Io, però, mi sento come se stessi per lasciare indietro tutti i miei ricordi e la mia vecchia vita per iniziarne una nuova, lontana da qui.

Il giorno in cui Amber ha proposto a mio padre di trasferirsi a Los Angeles lui era al settimo cielo. Ero contenta per lui, ma istintivamente ho pensato a mia madre e sono andata a visitare la sua tomba per parlare con lei, una cosa che faccio da quando è morta. Le ho parlato di papà, di Amber, e delle mie paure e sapevo che lei mi stava ascoltando. Poi ho sentito un fruscio di vento stravolgermi i capelli, e in quel momento ho capito che mia madre voleva che io non sprecassi questa opportunità per me stessa, per mio padre, e per il mio futuro. E così ho iniziato ad abituarmi all'idea che sarei andata a vivere a Los Angeles.

Quando il taxi parte vedo la mia casa che si allontana sempre di più, e improvvisamente vengo assalita da un vortice di ricordi e di emozioni. So che sto facendo la cosa giusta per me stessa e per mio padre, ma non riesco a non provare un misto di paura e nostalgia per tutto quello che sto lasciando. Mio padre percepisce il mio disagio e cerca di rassicurarmi.
"Vedrai che ti troverai bene, Amber mi ha detto che Hunter è un bravo ragazzo e ha molti amici. Sicuramente riuscirai a integrarti."
Riesco solo ad annuire, ma non sono molto convinta. Da quando Amber e mio padre stanno insieme, Hunter non ha mai accompagnato sua madre nei suoi viaggi a Grape Creek, e lei ha sempre trovato delle scuse per giustificarlo. Non che possa dargli torto, chi vorrebbe conoscere una ragazza insignificante come me, con dei semplici capelli castani e tristi occhi scuri, quando a Los Angeles le strade sono piene di bellissime ragazze bionde con dei penetranti occhi azzurri? Sospiro e guardo dal finestrino la mia città, forse per l'ultima volta.

L'aeroporto di San Angelo è enorme, e impieghiamo dieci minuti per trovare il nostro imbarco. Mio padre sembra sempre più felice e sono sicura che non veda l'ora di rivedere Amber, mentre io sento le farfalle nello stomaco per la paura. Continuo a rimuginare su quello che mio padre mi ha detto sul taxi e non sono ancora convinta che riuscirò a farmi degli amici. L'altoparlante si attiva, distogliendomi dai miei pensieri.

I passeggeri del volo 5387 diretto a Los Angeles sono pregati di dirigersi verso il luogo di imbarco. La partenza è prevista per le ore 9:30.

Sento un tuffo al cuore: questo è l'inizio della mia nuova vita.

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Capitolo 3
*** Due ***


Avrei voluto ricordare il mio primo viaggio in aereo come una bella esperienza, ma la nausea non mi ha abbandonato nemmeno per un istante. Per tutto il viaggio ho pensato a come sarebbe stato il mio incontro con Hunter Sidonio Johnson, il misterioso figlio di Amber, e al fatto che sicuramente dover condividere la propria casa con due sconosciuti non gli vada molto a genio. Considerando che non si è mai interessato a noi dubito che diventeremo amici. 

Atterrati in aeroporto ringrazio il cielo di essere arrivata sana e salva, ma cambio idea davanti alla vastità della struttura che ho di fronte. 

"Tranquilla, Amber dovrebbe essere qui da qualche parte," dice mio padre vedendomi un po' scossa. 

Annuisco poco convinta e lo seguo all'interno dell'aeroporto, dove cerchiamo di non perderci sperando di trovare Amber il prima possibile. All'uscita del terminal la troviamo ad attenderci con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Appena mio padre la vede le corre incontro, e i due si stringono in un abbraccio interminabile. Quando si separano lei sembra accorgersi della mia presenza e viene a salutarmi; è sempre stata molto gentile con me. 

"Questo è mio figlio Hunter, - dice indicando un ragazzo dietro di lei -  sono contenta che finalmente abbiate la possibilità di conoscerlo."

Hunter, dopo due anni e mezzo il ragazzo ci degna della sua presenza. La luce artificiale dell'aeroporto crea un gioco di riflessi sui suoi capelli mori, e mentre si sposta il ciuffo con un gesto annoiato noto con stupore i vari tatuaggi sulla sua mano. I suoi grandi occhi grigi mi squadrano dalla testa ai piedi e mi sento subito in soggezione. Dopo aver salutato mio padre con una vigorosa stretta di mano si avvicina a me e il suo sguardo è freddo come il ghiaccio, ma cerco di non farmi intimorire. 

"Ciao," dice lui quasi sputando le parole. 

"Piacere, Olivia," gli porgo la mano accennando un sorriso amichevole.

Lui fissa la mia mano per qualche secondo, poi la stringe, ma capisco che lo fa solo per essere cortese. 

"Credo che sia arrivato il momento di tornare a casa, che ne dite?" dice Amber tentando di allentare la tensione. 

Durante il viaggio in macchina Amber e mio padre continuano a parlare senza sosta, mentre Hunter ascolta la musica guardando fuori dal finestrino. I nostri genitori provano a inserirci nella conversazione, ma Hunter li ignora e io riesco solo a dire qualche parola. Non vedo l'ora di arrivare a casa per potermi chiudere in camera a leggere un libro, perché mi è già chiaro che io e Hunter non potremo mai essere amici. In fondo lo capisco, per lui sono solo un'estranea con cui deve comportarsi al minimo della decenza, non dobbiamo per forza diventare amici. Non do peso alla cosa, sono abituata a stare da sola. 

Sento il rumore della portiera che si apre e distolgo la mente da quei pensieri. Dall'esterno la casa sembra ben curata e noto un grazioso giardinetto con molti fiori colorati. 

"Ti piace?" chiede Amber notando il mio sguardo. "Ho sempre avuto la passione per il giardinaggio".

"Si, è molto bello," rispondo e spero che un giorno anch'io troverò qualcosa in cui essere brava.

"Ho sentito che molte coppie a Los Angeles fanno giardinaggio," dice Amber voltandosi verso mio padre. Sorrido notando che è arrossito un po'. 

"Perché non fai vedere a Olivia la sua camera e l'aiuti a portare su la sua valigia?" 

Hunter alza gli occhi al cielo, ma accetta controvoglia e mi accompagna verso la mia nuova stanza. Lo seguo su per le scale e nessuno dei due rivolge la parola all'altro; arrivati davanti alla porta, Hunter posa la valigia e scompare dietro l'angolo del corridoio. La stanza è spaziosa ma non la sento mia, mi ci vorrà un po' per abituarmi a tutto questo. Ripenso alla mia casa a Grape Creek e mi chiedo se tornerò mai lì, da mia madre e dai miei ricordi. 

 

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Capitolo 4
*** Tre ***


Ho sempre saputo che Amber avesse buon gusto nell'arredamento, dopotutto è il suo lavoro. Alla mia sinistra trovo un letto incantevole coperto da un magnifico copriletto indaco, il mio colore preferito. Sicuramente glielo avrà detto mio padre. Mi giro e vedo di fronte al letto un armadio spazioso con accanto uno specchio, e con la coda dell'occhio scorgo la mia immagine riflessa, ma subito distolgo lo sguardo: sicuramente dopo il viaggio avrò un aspetto terribile. Mi affaccio alla finestra in fondo alla stanza, da dove posso vedere il giardino sul retro e la piscina. Dopo aver osservato la camera inizio a disfare le valigie, cominciando dai vestiti. 

Si vede la fretta con cui ho preparato i bagagli, è come se tutto fosse stato messo un po' alla rinfusa. Tra le varie magliette trovo un asciugamano e decido di andare in bagno per sistemarlo. Mi alzo dal letto e mi accorgo solo ora di una porta che non avevo notato. Presa dalla curiosità la apro e mi ritrovo in un bagno, il mio bagno. A Grape Creek avevamo un solo bagno in casa, ma ne ho sempre desiderato uno tutto mio per avere un po' di privacy. A differenza di quello, questo si vede che è stato appena ristrutturato e ha addirittura una vasca idromassaggio. Dimentico le valigie e corro a prendere il mio libro preferito e le cuffiette. 

Mi immergo nella vasca e nella lettura, cullata dalle note della Sinfonia n.5  di Beethoven, come mi piace fare tutte le volte che leggo. Non mi rendo conto dello scorrere del tempo e solo quando guardo lo schermo del telefono mi accorgo che è quasi ora di cena. In fretta e furia esco dalla vasca e mi avvolgo nell'asciugamano, sperando di fare in tempo a vestirmi prima che qualcuno venga a chiamarmi. 

Apro la porta del bagno e mi ritrovo davanti Hunter. Che cosa ci fa qui? Quando è entrato? 

"Esci subito, Hunter!" grido incredula. 

Lui si gira e sembra accorgersi solo ora di me.

"Calmati, sono solo venuto per dirti che la cena è pronta." 

"E a Los Angeles non si usa bussare?" chiedo alzando un sopracciglio.

"L'ho fatto, bella. Ma a quanto pare qualcuna era occupata," dice lui guardandomi con un sorrisetto ammiccante. 

"Se non ho risposto allora perché sei entrato?" 

"È casa mia, se voglio entrare lo faccio," ringhia irritato.

"D'accordo, adesso mi vesto e scendo. Per favore, esci."

Hunter non aspetta nemmeno che io finisca di parlare e si volta verso la porta, ma dopo qualche passo sembra notare qualcosa sul letto. "Davvero qualcuno compra questa roba?" chiede con scherno indicando la mia maglietta con la scritta "I love Grape Creek" che ho lasciato sul letto. Non rispondo e lui esce sbattendo la porta. È incredibile come con così poche parole sia riuscito a ferirmi tanto nel profondo. Questa convivenza è iniziata nel peggiore dei modi.

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