Ricordi

di Solangeloistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primi Incontri ***
Capitolo 2: *** Primi Sorrisi ***
Capitolo 3: *** Primi Appuntamenti ***
Capitolo 4: *** Primi Baci ***
Capitolo 5: *** La morte ***



Capitolo 1
*** Primi Incontri ***


Primi Incontri

Leggerezza, serenità. Il bianco del nulla, quel tipo di nulla che non fa paura, ma al contrario tranquillizzaQuel bianco che era un'assenza di colori ed emozioni, una tela che aveva bisogno di essere disegnata.

Poi un sentimento di... confusione. Chi era? Dov'era? Non riusciva a ricordare. 

In seguito un nome: Will. Si chiamava così? Sì, Will era lui. Ma dove si trovava? Era morto, per caso? Non vedeva né sentiva il suo corpo. Nonostante non ricordasse nulla a parte il suo nome però, non era preoccupato. Si sentiva come immerso in acqua, i suoi sensi spenti.

Piano piano cominciava a vedere qualcosa.
Un ragazzo, biondo con gli occhi azzurri, il viso cosparso di lentiggini. Dentro di sé sentì la consapevolezza che quello era lui, il suo corpo.

Poi qualcos'altro, una sensazione diversa. Era come un lento lampo nero. Eppure quel nero gli provocava una sensazione che non sapeva descrivere, felicità e dolore al tempo stesso. Sembrava di avere le farfalle nello stomaco e una lancia nel petto nello stesso momento. Cosa stava succedendo? Un altro lampo, questa volta riuscì a distinguerlo più chiaramente: erano degli occhi nerissimi, una pelle pallida e dei capelli color pece, insieme a un altro nome. Forse Nico? Chi era? Lo conosceva? E perché continuava a sentire quella sensazione orribile e bellissima al tempo stesso? Era straziante, dolorosa, ma anche dolce, gioiosa, serena.

Mentre cercava di capire, di ricordare, un sentimento color celeste, timido affiorò nella sua mente. Era forse curiosità, quella? E perché mai?  Delle immagini cominciarono a pararglisi davanti, come un film al rallentatore. Non riusciva a delineare i volti, non riusciva a sentire le voci. Poi il ricordo si velocizzò e diventò tutto più nitido...

Odore di polvere da sparo, urla dei legionari romani e dei suoi compagni greci. Era durante la guerra contro Gea. Stava fissando un ragazzo. Lo conosceva solo di nome, lo aveva sempre e solo visto da lontano nella battaglia di Manhattan. Eppure lo aveva sempre ammirato. E in quel momento, con le sopracciglia aggrottate, i capelli arruffati, lo sguardo affilato e la mente sovrappensiero, Will doveva ammettere che era proprio bello. Era curioso: a cosa stava pensando? Per quel che poteva capire, nulla di buono. Si vedeva lontano un miglio che non stava bene, non gli avrebbe permesso di rischiare la pelle. Non si era ancora voltato e perciò non lo aveva notato. -Nico?- lo chiamò piano. Grosso errore. Schivò per un pelo la nera spada di ferro dello Stige. -mettila giù!- Nico lo guardò confuso e irritato. Notò i suoi compagni poco dietro il biondo.

-cosa ci fate qui? volete farvi uccidere?- 

-hey! Stiamo cercando di aiutare, siamo in guerra-

Superato lo stupore e la confusione, il moro cercò di fare un commento sul fatto che la loro tecnica di mimetismo faceva alquanto schifo e che i suoi capelli biondissimi si sarebbero notati come un faro, ma Will non lo stette a sentire, anche se arrossì un po'. Will si voltò per avvicinarsi al resto del gruppo, e Nico decise di seguirlo: sempre meglio del piano suicida che stava per mettere in atto poco prima. La vista del biondo lo aveva risvegliato dai suoi pensieri, facendogli capire quanto era avventato il suo piano. Mentre si avvicinavano a dove erano appostati gli altri, Nico chiese del coach Edge. 

-sta bene. E' arrivato in tempo per vedere nascere il piccolo- 

-il bambino!- Nico cercò di sorridere e Will si sentì sciogliere dentro. Cazzo, non poteva succedere ogni volta che incontrava un ragazzo carino. Anche se, notò una parte del suo cervello, Nico non era solo carino, anzi era molto più che carino. -Mellie e il piccolo stanno bene?- chiese intanto l'altro. -sì, tutto a posto. E' un bel satiro. Ma ho assistito io al parto- Will rabbrividì al ricordo. - sto ancora tremando, senti- gli prese una mano fra le sue.

Will, in quanto guaritore, poteva sentire le condizioni fisiche e mentali di una persona solo toccandola. Era abituato ad usare questo potere sugli altri, ma non con il figlio di Ade. Per un momento sentì come una violenta scossa. E poi dolore. Un dolore immenso, lacerante, nascosto molto sotto, nelle profondità del cuore del ragazzo. Durò appena un secondo poiché Nico ritrasse subito la mano, ma Will ormai aveva sentito. Osservò attentamente il ragazzo durante tutta la battaglia, mentre aumentava in lui sempre di più il desiderio di sapere cosa feriva così tanto quel bellissimo ragazzo dagli occhi neri.

 

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Capitolo 2
*** Primi Sorrisi ***


Primi Sorrisi


Era stato veloce a sparire quanto lo era stato ad arrivare. Il primo ricordo ne suscitò altri, confuse immagini che vorticavano nella sua mente. Cominciò a ricordare chi era, la sua storia, tutto quello che era successo prima della battaglia di Gea. 

Ad un certo punto però, avvertì qualcosa. Capiva in qualche modo che era dolore, dolore fisico, ma non capiva da dove arrivasse. Era diverso dalla sensazione che aveva provato prima del ricordo. Era come se fosse consapevole di stare soffrendo, ma la sua mente formasse una barriera che gli impediva di provare veramente quel dolore. Era come prigioniero della sua psiche. 

Eppure realizzò che ciò non lo spaventava, anzi sembrava quasi un'informazione secondaria, che dimenticò non appena davanti a lui apparve un altro sentimento. Questo non era timido come la curiosità, anzi, era di un verde acceso, brillante come una gemma; si imponeva su di lui, ma senza essere invadente. Un'onda di speranza lo invase mentre un altro ricordo affiorava... 

Pareti bianche, tende divisorie, odore di disinfettante. L'infermeria del campo. Stava scrivendo su un registro i medicinali che mancavano negli scaffali: era una lunga lista, ma d'altronde era finita da poco una guerra. Eppure era calmo e speranzoso come non lo era quasi mai stato. La guerra era finita, al campo c'era pace, e fare qualche turno in più non gli dava fastidio. Anzi, più tempo passava lì, meglio era... Arrossì al pensiero. I suoi occhi azzurro cielo si posarono un momento su una figura pallida seduta su uno dei letti della stanza. Nico stava leggendo un libro. Aveva il viso rilassato ma altero, gli occhi sembravano quasi divorare le scritte sulle pagine. Semplicemente perfetto. Rimase un momento di più a guardarlo e fu subito notato. 

-Cavolo Will, se ti metti a sospirare e sbavare come una ragazzina ti mollo qui tutto il lavoro-

-Austin!!!- sussurrò di rimando al fratello, che naturalmente aveva notato il suo interesse per il moro ed erano giorni che lo tormentava. Austin ridacchiò, a discapito dell'occhiataccia che gli rifilò il biondo. Si rimise al lavoro, più rosso che mai.

Dopo qualche ora, aveva sistemato e pulito tutto. Inspirò soddisfatto. Di sicuro grazie a questo la sua cabina avrebbe avuto il primo turno in doccia per tutta la settimana. Diede un'occhiata all'orologio: il suo turno era quasi finito, solo altri dieci minuti. Mentre ritornava nella stanza dove dormivano i pazienti, non riuscì a trattenersi dall'assicurarsi che Nico stesse bene. Spostò la tenda che separava i letti e vide che Nico era seduto sul letto con le ginocchia strette al petto, lo sguardo fisso nel vuoto. Con un groviglio di imbarazzo che gli bloccava le vie respiratorie, si avvicinò e si sedette sul bordo del letto. -Come ti senti?- gli chiese.

Non ricevette risposta. Niente di strano. Eppure decise di rimanere lì per i minuti che rimanevano. Nico, in genere scontroso, non lo mandò via, ma semplicemente rimasero immersi ognuno nei propri pensieri. Dopo qualche minuto Nico disse qualcosa, timidamente e a bassa voce.

-Will, ti sei mai sentito come se tutti fossero destinati a trovare la felicità, ma tu no?-

Il biondo si riscosse dai pensieri che vagavano nella sua mente per ritornare alla realtà. Non era la prima volta che Nico faceva delle domande del genere, così dal nulla, come se non avesse pensato ad altro fino a quel momento. Cosa che, peraltro, avrebbe potuto benissimo essere vera. Il figlio di Ade si era voltato a guardarlo, gli occhi di ossidiana fissi nei suoi. Gli era sempre stato difficile sostenere il suo sguardo, ma ci provò. -Non credo, perché?- Il moro scosse la testa -Così, per chiedere- Distolse lo sguardo, per fissarlo di nuovo sul vuoto. Will stava imparando a leggere Nico, capiva che quando si comportava in quel modo stava cercando di comunicare con lui. Will si spostò, sedendosi di fronte al ragazzo. -Tu sei felice, Nico?- una domanda diretta. Nico spostò di nuovo le sue iridi su quelle celesti di Will. Rimasero a fissarsi per un po', poi il moro rispose -No-. Era una risposta diretta a una domanda diretta, dopo questo il figlio di Apollo poteva ritenersi fortunato del solo fatto che Nico gli avesse risposto, e se fosse stato qualcun altro avrebbe semplicemente lasciato cadere il discorso. Ma se c'era una particolarità di Will, quella era che se iniziava qualcosa, sentiva quasi il bisogno di portarla a termine. 

-E hai mai fatto qualcosa per averla, la tua felicità? E no, non intendo lanciarsi in missioni suicide nella speranza di servire a qualcuno, intendo qualcosa che faccia stare bene te, tipo avere degli amiciinvece di rinchiudersi da qualche parte lontano da tuttiNico sembrò quasi sorpreso. Nessuno si era mai rivolto a lui così, se non sua sorella prima che morisse. Si morse il labbro. Decise di rispondere con lo stesso tono. -Forse non ti sei accorto che non sono in molti che cercano la mia amicizia- ribattè con amarezza. -sono loro che non ti cercano o sei tu che li respingi?- Nico era sempre più spiazzato dalla schiettezza del biondo. Voleva rispondere, ma Will non lo lasciò parlare. -Perché se proprio devo dirtelo, a me piacerebbe essere tuo amico-. Quella frase scacciò via tutte le risposte nella mente di Nico. Davvero un ragazzo come Will voleva diventare suo amico? Davvero ci teneva a lui? Queste implicite domande vide il figlio di Apollo negli occhi del moro, e mentre nel suo cuore rispondeva con un "si, davvero", sembrò quasi che Nico avesse sentito la sua risposta. Gli rivolse un timido sorriso, non un ghigno ironico e neanche un sorriso di amarezza, ma un piccolo, sincero, sorriso che accese la speranza nel cuore di Will.

 

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Capitolo 3
*** Primi Appuntamenti ***


Primi Appuntamenti

Will ripensò a quel primo sorriso sincero che Nico gli aveva rivolto. Se non lo fosse già stato, molto probabilmente si sarebbe innamorato in quel momento. Un'altra ondata di ricordi confusi lo invasero: da quel momento Nico aveva cominciato a cambiare, e in un mese aveva anche fatto amicizia con qualcuno del campo. Avevano legato molto, e Will si innamorava di lui ogni giorno di più. Quel piccolo germoglio di speranza era cresciuto.

Mentre vagava con il pensiero in quei ricordi felici, una scarica rosa lo colse. Era un'emozione che lo animava, che lo faceva sentire felice e pieno di energie, arrivava repentina e improvvisa. Se avesse avuto un corpo, avrebbe sorriso mentre con una scarica di euforia un ricordo più nitido gli si parava davanti...

Profumo di mare, la sabbia fresca sotto i piedi, gli occhi chiusi. La spiaggia del campo era sempre perfetta per un appuntamento. Un appuntamento. Con Nico. Cazzo. Non riusciva a pensare ad altro. Quasi non ci credeva, eppure lo aveva lì davanti, gli bastava aprire un occhio per vederlo: capelli neri spettinati, anfibi (non c'era verso di farglieli togliere), jeans strappati e la solita cara maglietta nera con i teschi. Nonostante non fosse un outfit elaborato, risultava pure un tantino sexy. Stava con gli occhi chiusi semisdraiato sul telo, con il fiatone per aver giocato come bambini sulla spiaggia.

Ricordava di essersi sentito uno scemo quando gli aveva chiesto di uscire con lui. Perché A. erano migliori amici e aveva il terrore di rovinare il loro rapporto e B. non doveva risultare molto romantico appeso a testa in giù su un albero durante una partita a caccia alla bandiera (lunga storia). Però erano soli e non sapeva se ci sarebbe stato un altro momento come quello, quindi il figlio di Apollo aveva racimolato tutto il coraggio di cui disponeva e aveva sputato fuori un "sentiNicotiandrebbediuscireconme?". Il moro lo aveva fissato per un attimo, talmente basito che aveva smesso di tagliare le corde con cui Will era legato all'albero. Quando aveva aperto la bocca per rispondere il biondo aveva continuato -solo se vuoi, cioè, era una cosa che volevo chiederti da un po'...-

-Will...-

-...però se hai altri impegni ci mancherebbe, non voglio darti fastidio...-

-Will-

-...perché sono tuo amico, cioè, insomma...- 

-Will!-

-mmm?-

-certo che voglio- rispose il moro esasperato, e con le guance leggermente rosse. Will era stato così entusiasta che nemmeno quando era caduto di faccia al suolo aveva smesso di sorridere. E non aveva smesso quando lo era venuto a prendere. E non aveva smesso quando la signora O'Leary li aveva portati in una pizzeria nel centro di New York. E non aveva smesso neppure quando avevano scoperto che l'enorme cane se n'era andato abbandonandoli. E nonostante Nico dovette usare il suo potere per riportarli al campo, il figlio di Apollo aveva continuato a essere felice. E così era stato anche quando Nico lo aveva lanciato in acqua per vendicarsi di Will che lo aveva riempito di sabbia.

Mentre ripercorreva con la mente questi ricordi, il biondo non si accorse che il figlio di Ade si era ripreso e lo stava fissando con un sorriso. Quando Will notò che lo stava osservando, Nico distolse lo sguardo, imbarazzato. Allora il biondo allungò gentilmente una mano verso la sua, appoggiandogliela sopra, sciogliendosi internamente quando Nico intrecciò le dita alle sue e si appoggiò alla sua spalla. -Sei felice?- chiese piano per non rompere l'atmosfera che si era creata. -mmm- Nico fece finta di pensarci -non lo so, forse- disse trattenendo una risata.
-scemo-

 

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Capitolo 4
*** Primi Baci ***


PRIMI BACI

Da quel giorno, Nico e Will stavano ufficialmente insieme. Era strano perché non era cambiato nulla fra loro. Si comportavano allo stesso modo, solo che adesso si vedevano più spesso. Inoltre, cosa stranissima, non avevano detto a nessuno della loro relazione, ma sembravano ugualmente saperlo già tutti al campo. Will ripensò a quel periodo così felice della sua vita. Si era innamorato di tanti ragazzi e ragazze prima, ma ora gli sembrava che quelle fossero semplici cotte passeggere. Con Nico non era così. Si vedevano tutti i giorni, ma senza stressarsi a vicenda. Si amavano, nel modo più puro e semplice. 

Mentre questo vortice di ricordi quasi sbiaditi gli girava nella mente, ne affiorò uno più acceso degli altri. Era un giallo violento, accecante. Era pura gioia. Stava per lasciarsi andare al sentimento e ricordare quel momento, quando capì che qualcosa non andava. Fu un secondo, ma era quasi sicuro di aver sentito qualcuno gridare il suo nome. Era strano, non aveva mai notato il silenzio assoluto della sua mente fino a quando non era stato rotto. Qualcuno, una ragazza, lo stava chiamando con voce disperata. Era un suono molto lontano, che a malapena raggiungeva i suoi sensi. Accadde ancora, ma questa volta riconobbe la voce. Perché mai Kayla avrebbe dovuto chiamarlo in quel modo? Se lo stava immaginando?

Ma il ricordo gli stava spegnendo la mente, quindi decise di non preoccuparsi e lasciarsi andare...

Il profumo di resina, un soffio leggero di vento, gli aghi fra i capelli. Stava risalendo la collina da dove il pino di Talia e l'Atena Parthenos proteggevano il campo. Gli piaceva andare lì. C'era sempre ombra, tranquillità e pace. Lo aiutava a rilassare la mente dopo una lunga mattinata in infermeria. Quel giorno era stato particolarmente pesante a causa di tre ragazzi della cabina di Ares che avevano litigato finendo per picchiarsi. Ormai aveva imparato che i figli del dio della guerra non ci vanno mai leggeri quando si tratta di botte. 

Si sedette a terra all'ombra, appoggiando la schiena al tronco del pino. Inspirò forte e chiuse gli occhi. Cercò di concentrarsi su qualcosa di semplice: il suo respiro, l'aria che lo accarezzava dolcemente spostandogli i ricci, la resina che scorreva piena di vita nell'albero dietro di lui. Non seppe quanto tempo rimase lì. Forse un'ora, forse pochi minuti. Ad un certo punto però, sentì un fruscio, come di passi leggeri. Sorrise. Nonostante avesse ancora gli occhi chiusi, sapeva chi si stava avvicinando. Non aveva bisogno di vederlo per riconoscerlo. 

Nico si sedette al suo fianco in silenzio. Will aprì gli occhi e lo guardò. Stava osservando le piccole macchie di sole che riuscivano ad attraversare la chioma del pino fitta di aghi. -è bello stare qui- disse. -già- Will chiuse gli occhi di nuovo -mi aiuta a non pensare-. Nico non disse niente, ma allungò la mano verso la sua. Ogni volta che il moro prendeva l'iniziativa, rischiava di scoppiargli il cuore dalla gioia e tenerezza. Era molto riservato, non aveva mai amato il contatto fisico e le persone in generale. Eppure con lui lentamente il muro stava cedendo. Risaliva in superficie tutto il bisogno di amore e affetto che aveva sempre ignorato. Stavano insieme da due settimane ormai, superando tutte le altre relazioni che il biondo aveva avuto. Spesso si prendevano per mano, ma non erano ancora andati oltre quello. Eppure Will aveva spesso (fin troppo) fantasticato su quanto dovessero essere morbide le labbra del figlio di Ade. Erano sottili e spesso rosse per il vizio di mordersele. Anche se certe volte gli veniva voglia di prenderlo e baciarlo, non voleva costringerlo, perciò avrebbe aspettato. 

Mentre arrivava a questa conclusione, si sdraiò sull'erba appoggiando la testa sulle gambe dell'altro. Nico iniziò distrattamente a passarsi fra le dita i suoi ricci biondi. L'altra mano era ancora stretta alla sua. 

-Nico- lo chiamò Will.

-mm-

-Sei felice?-

Il moro lo fissò negli occhi. Will non riuscì a non far cadere lo sguardo su quella piccola linea rosa che era la sua bocca. Nico se ne accorse e, esitante, si abbassò sul suo viso appoggiando le labbra alle sue. Non era invadente, era un tocco leggero, che trasmetteva l'emozione che provava in quel momento. Pura gioia. 

Si risollevò quasi subito, mentre il sangue affluiva alle sue guance. Era stato inaspettato ma bellissimo, come un fiore che fiorisce di notte. 

-Sì- disse a voce bassa.

Will si ritrovò a pensare sorridendo che le labbra di Nico erano più morbide e dolci di quanto pensasse. 

Da quel momento, i ricordi  di Will sfilarono davanti ai suoi occhi veloci come un treno tanto che non aveva quasi il tempo di soffermarsi su tutte le emozioni che aveva provato e che riprovava in quel momento. Quando aveva conosciuto Hazel, la sorella di Nico; quando passavano le serate con i semidei davanti al fuoco e si sedevano sempre vicini; quando Nico veniva da lui in infermeria per dargli una mano o semplicemente salutarlo; l'imbarazzo che aveva provato quando lo avevano fatto la prima volta, le mani fredde del ragazzo sui suoi fianchi, gli occhi chiusi, le labbra rosse dai baci, la testa gettata all'indietro dal piacere; quando Nico aveva cominciato ad allenare i novellini del campo per prepararli a lottare, Will non aveva mai immaginato che avrebbe potuto essere così paziente.

Tre anni. Tre anni di quei momenti e Will li stava rivivendo tutti. Non si era mai sentito così felice...

 

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Capitolo 5
*** La morte ***


La morte


...Ma durò poco, troppo poco.

Come tutto, anche il treno dei ricordi ha una fine. Ad un certo punto, non vide più. Nero. Quel nero che ti blocca le vie respiratorie. Quel nero che paralizza. Quel nero che come inchiostro dipinge tutto intorno e non ti fa vedere più nulla. Quel nero che scivola giù per la gola e per il naso e non ti permette di urlare. Il nero del dolore e della disperazione. Will sentiva l'ultimo ricordo imporsi nella sua mente, costringendolo a rivivere quei pochi minuti. Lottò. Non voleva ricordare...

Sangue, urla, odore di fumo. I capelli gli si erano appiccicati alla fronte dal sudore e dalla pioggia. Dei mostri stavano attaccando il campo. Era stato un attacco premeditato, in piena notte, pensato per cogliere i semidei impreparati nei loro letti. Il panico si era impossessato di tutti. L'intera casa di Ares stava racimolando armi per tutti e quella di Atena improvvisava un piano, ma i nemici stavano superando la collina. Sentì qualcuno che diceva di formare una barriera intorno alle cabine. Non ce l'avrebbero mai fatta. Si guardò intorno alla ricerca dei suoi fratelli. In quanto capo della casa di Apollo, avrebbe dovuto riunire i suoi fratelli, calmarli e iniziare a mettere insieme un ospedale da campo. La verità era che era spaventato anche lui. Prese un profondo respiro e d'istinto cercò con lo sguardo il suo ragazzo: vedere che manteneva sempre il sangue freddo senza scomporsi lo calmava sempre un po'. Ma non lo vide. Osservò ogni singola persona, ma non vedeva nessuna zazzera nera, nessuno sguardo di pece. Il panico gli bloccò la gola. Erano nel bel mezzo di una guerra e Nico non era lì. La pioggia cominciava a farsi più forte, e le prime lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance. Nico. Non riusciva a pensare a nient'altro. Improvvisamente si dimenticò del suo ruolo e della calma. Cominciò a girare per il campo cercandolo. Non si vedeva da nessuna parte. L'esercito intanto avanzava. Poi lo vide. Una figura nera stava correndo incontro al nemico. Era troppo piccolo, una formica in confronto all'armata di ciclopi e  dracene. -NICO!- urlò Will. Gli corse dietro, ma era troppo lontano. Lo chiamò ancora e ancora. Lo vide fermarsi a pochi metri dai mostri, che stavano avanzando verso di loro. Lo vide inginocchiarsi a terra. Non smise di correre. Nico allargò le braccia al cielo. Will cercò di correre più veloce. Nico chiuse gli occhi. Will lo chiamò ancora, questa volta lo sentì. Nico si volto per un secondo. Si guardarono. Aveva gli occhi pieni di terrore. Poi Nico urlò e battè i pugni sul fango. Un esercito enorme di scheletri uscì dal terreno e cominciò a combattere. Ma non vide la freccia, scagliata da una dracena all'ultimo secondo. Lo vide accasciarsi. Will urlò e corse corse più forte. Will riuscì a raggiungere il suo ragazzo, steso a terra. La freccia spuntava dal suo cuore. Teneva i pugni stretti, la mente ancora impegnata a mantenere l'esercito di non-morti sotto il suo controllo, nonostante il dolore. Avrebbe voluto urlargli che era un idiota, che non avrebbe dovuto allontanarsi, ma cercò di mantenere la calma. Respirò. Gli tolse la freccia e gli appoggiò le mani all'altezza del petto. Stava impallidendo velocemente. Gli scheletri cominciavano già a vacillare. Trasse di nuovo un profondo respiro. Improvvisamente non c'era più nulla se non le sue mani sul cuore di Nico, il sangue che riusciva a passare fra le sue dita. Non c'era una battaglia a meno di cinque metri da lui, non c'era la pioggia, nulla. Solo il leggero battito sotto le sue dita. Cominciò a far fluire il suo potere verso di lui. Pianse più forte, chiamandolo. 

-Ti prego, ti prego, ti prego, Nico-

Non stava migliorando. La sua pelle era sempre più pallida, il respiro più debole, il sangue sempre più abbondante. Usò ogni singola goccia del suo potere, urlando. Un battito, debole. Nico riuscì ad aprire un occhio, lentamente.

-Will- sussurrò

-Nico- 

-Salvati-

Will non capiva. Non voleva capire.

-Ti prego, no-

-I miei dureranno poco... Devi andare via... Guida gli altri-

Ma Will non voleva. Non poteva allontanarsi da lui, doveva stare lì. Non sarebbe morto.

Nico cercò di alzare una mano e accarezzargli il viso, ma era senza forze. Will avrebbe voluto fermare il tempo. Tornare indietro. Vivere per sempre così. Ma sentiva il suo respiro diventare sempre più impercettibile. Le lacrime e la pioggia di mischiavano sui loro visi.

-Will- il biondo incontrò il suo sguardo un'ultima volta. 

-Ti ricordi... quando... mi hai chiesto se ero felice?- 

-Sì- Tutti quei momenti sembravano così lontani, anche se solo fino a poche ore prima erano a letto abbracciati. 

-Sei stato tu la mia felicità-

Nico riuscì ad arrivare ai suoi capelli ed accarezzarli.

-Ti amo-

Lo vide chiudere gli occhi, rovesciare la testa all'indietro. Poi, lancinante, dolore allo stomaco. E dopo ancora, bianco, il bianco del nulla, quel tipo di nulla che non fa paura, ma al contrario tranquillizza...

Sentì di nuovo la voce di sua sorella che lo chiamava, più forte stavolta. Sentì di nuovo quel dolore, gli trafiggeva il cuore come una lancia...

Rinvenne. Una sottile pioggia batteva ancora. Non c'erano urla, però. Piano piano riprese del tutto coscienza. Una lancia gli aveva trafitto il cuore. Una dracena lo aveva colpito mentre cercava di curare Nico. Nico. Voltò lentamente lo sguardo, cosa che gli provocò un tremendo dolore. Lui era lì, al suo fianco. Sembrava solo una delle tante mattine dove si svegliava e rimaneva a guardarlo finché non si svegliava anche lui. Se non fosse per il rivolo di sangue dal labbro ormai secco e il pallore mortale. Nico era morto. Dopo tutto quel tempo, Nico era morto. Morto. Altre lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance.

Il dolore era lancinante. Poteva ancora vedere la lancia spuntargli dallo stomaco. Cercò di strapparla, ma solo alzare le braccia gli faceva vedere le stelle. Non sapeva se avevano vinto o perso, non sapeva chi altro fosse morto o ferito. La sua vista cominciava ad appannarsi. Sentì ancora Kayla che lo chiamava, lo stavano cercando, ma sarebbe stato troppo tardi. Eppure l'idea di morire non gli faceva così paura, lo terrorizzava molto di più l'idea di rimanere senza il suo ragazzo. Poi cominciò a sentire quella sensazione di pace che si può sentire solo negli ultimi secondi di vita.

L'ultima cosa che Will fece fu voltarsi verso il suo ragazzo, prendendogli la mano gelata. 

-Anche io ti amo- 

angolo autrice:
Chiedo perdono, non lapidatemi. Mi sono completamente dimenticata di aggiornare qui e vi ho lasciati in sospeso per settimane. Scusate tantissimo

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