Dream organization di White Gundam (/viewuser.php?uid=21973)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fallimento ***
Capitolo 2: *** Un'organizzazione molto chiacchierata ***
Capitolo 3: *** Hai talento ragazzo, hai talento ***
Capitolo 4: *** Sogno o incubo? ***
Capitolo 5: *** Preoccupazione ***
Capitolo 6: *** Rimorso ***
Capitolo 7: *** Cribbio, ragazzino: soldi, si chiamano soldi! ***
Capitolo 8: *** Mai osare opporsi alla Dream! ***
Capitolo 9: *** Ottimismo ***
Capitolo 10: *** Appuntamento ***
Capitolo 11: *** Non andare! ***
Capitolo 12: *** Infiltrazione ***
Capitolo 13: *** Funerale ***
Capitolo 1 *** Fallimento ***
Ed eccomi tornata a scrivere sul
fandom di FFVII… Questa volta però la mia storia non si accontenterà di un solo
capitolo perché ho finalmente deciso di scrivere una long-fic.
Se vi chiedete cosa possano
combinare due menti malate a tarda notte su messenger, questa è la risposta…
Questa fanfiction nasce infatti da un’idea mia e di erenwen, che mi ha
gentilmente aiutata a creare questa storia e che non ringrazierò mai abbastanza
per questo ^__^ A lei è dedicata questa fanfiction, sperando possa piacerle il
modo in cui la scriverò ^_____^ E ovviamente, sperando possa piacere a tutti
voi^^
Attenzione: la storia nasce da
un’idea malata, ma è comunque una storia seria. Essendo la prima long-fic che
scrivo su FFVII (sul Crisis Core per la precisione), vi chiedo un po’ di
pazienza e possibilmente qualche commento per aiutarmi a migliorare. Bene,
dopo la lunga premessa vi lascio finalmente al primo capitolo.
Capitolo
1
Fallimento
I giovani fanti della Shinra
erano in riga, tesi come corde di violino, aspettando il verdetto finale
dell’esame. Lazard si arrotolò una ciocca dei lunghi capelli biondi, e squadrò i
giovani da capo a piedi. Era praticamente impossibile riconoscerli, coi
caschetti che coprivano il loro volto e le divise tutte uguali.
Pazienza…
Pensò il direttore di SOLDIER. In
fondo era la Shinra che voleva così, ed in fondo
non gli importava poi molto di sapere che genere di persone nascondessero quei
caschi. L’organizzazione della Shinra lasciava posto a nominativi e visi solo a
coloro che sapevano distinguersi in battaglia. Era inutile imprimersi nella
memoria i volti ed i nomi di semplici fanti, e anche nei comunicati di morte
veniva indicato soltanto il loro grado.
Lazard sentì i fanti cominciare a
confabulare tra loro, chiedendosi sottovoce pareri su come era andato l’esame.
Solo un ragazzo non parlava con gli altri, restandosene zitto a chiudere la
riga. Lazard zittì gli altri giovani portandosi un foglio davanti agli occhi.
Presto si sarebbe saputo chi di loro poteva entrare in SOLDIER.
“Cooper Mark!” Chiamò Lazard.
Un giovane piuttosto alto si incamminò impettito verso il direttore.
“Promosso a 3° Classe
SOLDIER.”
Sentenziò Lazard, e il giovane
tornò in riga, con un sorriso che gli affiorava da sotto il caschetto.
“Ross Johnatan!”
Al richiamo di Lazard si avvicinò
un altro giovane.
“Promosso a 3° Classe SOLDIER con
il massimo dei risultati, i miei complimenti ragazzo.”
Preston George, Chester Philip, Mellow Kayl… La lista di
nomi che il direttore di SOLDIER chiamò per la promozione era davvero lunga. Al
termine di tale lista vi era però un nome con a fianco una scritta rossa.
“Strife Cloud!”
Il ragazzo silenzioso che aveva
notato all’inizio si avvicinò, con le braccia leggermente tremanti.
“Bocciato.” Sentenziò Lazard,
e guardò il giovane stringere i pugni ed incamminarsi verso il suo posto. Due
rivoli bagnati gli attraversarono il viso, lasciando cadere due gocce d’acqua
sul pavimento.
“Rompete le righe e tornate pure
ai vostri alloggi.”
Dichiarò il direttore guardando
schiamazzare i neo-SOLDIER della Shinra mentre riempivano i corridoi. Il più
basso, quello che rispondeva al nome di Cloud Strife e che era stato bocciato,
si stava invece incamminando in silenzio verso il piano più basso, quello
dedicato ai fanti.
Mi dispiace per te ragazzo, ma SOLDIER ha
bisogno di combattenti la cui bravura ti è infinitamente
superiore.
Pensò Lazard, incamminandosi
verso il suo ufficio.
Cloud tornò in stanza cercando di
trattenere le lacrime, che premevano con forza contro i suoi occhi per tornare a
rigargli il viso ricordandogli la sua frustrazione.
Nel corridoio che portava
all’ascensore per raggiungere il piano inferiore il giovane intravide un 2°
Classe SOLDIER dai capelli corvini che aveva conosciuto in missione a Modeoheim.
Lo salutò con un cenno della mano e il più grande gli si avvicinò.
“Ehi Cloud! Ciao, che piacere
rivederti, come va?”
Lo salutò allegro il moro
dandogli la mano e sorridendo apertamente. I fanti della Shinra potevano
sembrare tutti uguali alle sfere alte di SOLDIER, o più probabilmente a tutti i
membri della società, ma lui riconosceva senza problemi quel ragazzino da tutti
gli altri fanti.
“Tutto bene.” Cloud si sforzò
di rispondere in tono tranquillo trattenendo le lacrime col massimo delle
forze.
“Lascio la Shinra.” Avrebbe voluto
dirgli: “Ho fallito nuovamente l’esame per entrare in SOLDIER.”
Ma non disse niente di tutto
questo, anzi. Accennò un sorriso: “Beh adesso devo tornare al mio alloggio,
ci vediamo.”
Gli disse così e si incamminò
verso l’ascensore.
“Va bene, ci conto! Spero di
essere di nuovo con te in missione la prossima volta!”
Gli gridò dietro il 2° Classe
SOLDIER.
Cloud entrò nell’ascensore e si
morse le labbra, quindi concesse alle lacrime di fuoriuscire dai suoi occhi,
troppo stanco per trattenerle ancora. Adorava Zack, egli era il suo modello e
forse era l’unica persona che potesse considerare un amico, anche se non aveva
il coraggio di chiedergli se così fosse, perché una risposta negativa l’avrebbe
distrutto. Eppure, nonostante questo, non era riuscito a parlargli, a dirgli
quello che era successo e a dirgli che avrebbe mollato tutto, aveva fallito
ormai troppe volte. Quante volte erano che aveva cercato di entrare in SOLDIER
ormai? Almeno tre o quattro, in quel momento però non aveva il coraggio di
contarle precisamente.
Il suono squillante
dell’ascensore lo avvertì che aveva raggiunto il piano indicato. Si passò una
manica dell’uniforme sul viso per asciugarsi le lacrime, quindi uscì. Si diresse
in silenzio verso la sua stanza ed infilò la tessera magnetica per aprire la
porta.
Appena entrato si tolse gli
stivali e si buttò sul letto. Non seppe per quanto tempo rimase lì sdraiato a
fissare il soffitto, pensando ad una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi
castani a cui aveva promesso di diventare forte. Cercando di immaginarsela
cresciuta, in fondo lui se la ricordava ancora bambina.
Poi si alzò dal letto e prese le
sue cose che erano sparpagliate senza un ordine preciso in tutta la stanza. Gli
ricordarono i pensieri nella sua testa in quello stesso momento ed in un moto di
rabbia mischiata alla frustrazione sbatté con forza i propri effetti personali
dentro la valigia con la quale era venuto lì. Si sfilò la divisa e riprese dalla
valigia una polo azzurra ed un paio di jeans, quindi richiuse la valigia,
ripiegò la divisa, infilò un paio di scarpe da ginnastica e raccolse elmetto e
stivali. Quindi si lasciò cadere nuovamente sul letto, era distrutto e lo
accolse un sonno disturbato da numerosi incubi.
Quando si alzò la sveglia segnava
le sette di sera. Aveva dormito anche più del dovuto. Prese la tessera magnetica
facendo scattare la serratura e per poco non se la dimenticò dentro la porta.
Tornò indietro mormorando una parolaccia e riprese la tessera quindi si avviò
verso l’ascensore e premette il numero del piano degli uffici della Shinra,
socchiuse gli occhi, sospirò e si appoggiò allo specchio dell’ascensore
lasciando che esso riflettesse la sua schiena.
Il rumore che fece l’ascensore
quando arrivò al piano desiderato lo fece sussultare. Il giovane prese fiato con
un respiro e si avviò verso l’ufficio del direttore.
Alzò una mano per bussare, poi la
ritrasse. Inspirò di nuovo e si costrinse a scontrare le sue nocche contro
l’acciaio della porta.
“Avanti.” Disse la voce di
Lazard dall’altro lato della porta. Cloud la spinse ed entrò.
“Buongiorno ragazzo, tu
sei?” Chiese il direttore spostando il suo sguardo dal monitor al giovanotto
biondo che aveva davanti.
“Cloud Strife.” Rispose
timidamente il ragazzino, biascicando il suo nome e cognome.
Lazard fece per tornare a
guardare il computer per capire chi fosse, quindi gli tornò in mente il giovane
che quella mattina non aveva passato l’esame per entrare in SOLDIER. Teneva
nella mano destra una valigia e in quella sinistra la divisa di fante. Lazard
era certo di aver già capito il motivo per cui era venuto lì, tuttavia preferì
chiederglielo personalmente: “Bene Cloud Strife, cosa posso fare per te?”
Chiese, con finto interesse. Il
ragazzino tentennò e i suoi occhi azzurri guardarono in tutte le direzioni
tranne che negli occhi di Lazard.
“Sono qui perché desidero
lasciare la
Shinra, signore.”
Mormorò il biondino. Lazard aveva
indovinato. Se il ragazzo che aveva davanti fosse stato un SOLDIER avrebbe
dovuto negargli quell’opportunità, ma siccome si trattava di un semplice fante
si limitò ad annuire.
“Molto bene, lascia qui la tua
roba.”
Gli disse sbrigativo, e tornò a
fissare il monitor.
Cloud rimase imbambolato per una
manciata di secondi, quindi appoggiò divisa e tessera magnetica sulla scrivania
del direttore ed aprì la porta.
“Arrivederci.”
Mormorò, prima di chiuderla.
“Arrivederci.”
Si sentì rispondere dall’altro
lato della porta.
Cloud si diresse nuovamente verso
l’ascensore e premette il pulsante del piano terra: Beh, addio Shinra.
Pensò e nuovamente le lacrime
tornarono a bagnargli occhi e viso. Se le asciugò qualche secondo prima di
raggiungere il piano terra, quindi uscì senza guardare nessuno negli occhi ed
imboccò l’uscita principale. Si concesse un ultimo sguardo al palazzo che aveva
creato ed infranto i suoi sogni, si mise le mani in tasca e si incamminò verso
una piccola pensioncina. Non aveva la forza di tornare a Nibelheim, di
dichiarare prima a sua madre e poi a Tifa il suo fallimento, ed aveva ancora
qualche soldo guadagnato alla Shinra per rimanere a Midgar. Certo, avrebbe
dovuto trovarsi un nuovo lavoro, ma in quel momento non aveva nessuna voglia di
pensarci. Mostrò i documenti, pagò la stanza e vi si diresse. Una volta entrato
si gettò sul letto senza neanche sfilarsi le scarpe da ginnastica e si
addormentò.
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Capitolo 2 *** Un'organizzazione molto chiacchierata ***
Ed eccomi ad aggiornare con un
nuovo capitolo la mia fanfiction^^ Ancora non si entrerà nel vivo della storia
ma perdonatemi, ho bisogno di qualche capitolo per ingranare e presentare a
dovere ciò che accade XDXDXD
Innanzitutto voglio ringraziare
squarciecicatrici per aver inserito
la mia storia tra i preferiti (mi ha fatto davvero molto piacere, grazie mille
:D e di nuovo lei ed anche Eris96 per
averla inserita tra i seguiti. Infine un ringraziamento particolare a Lirith per avermi recensita, a cui
passerò a rispondere al termine del capitolo ^________^
Capitolo
2
Un’organizzazione molto
chiacchierata
Quando si alzò Cloud si sentiva
le ossa doloranti e i piedi che gli facevano davvero male. Si alzò con fatica
fino a tirarsi a sedere sulle lenzuola bianche; si tolse le scarpe e cominciò a
massaggiarsi i piedi indolenziti. Nel mentre si concesse una rapida occhiata
alla stanza: un comodino con una luce su cui erano disegnati vagamente dei
fiori, un armadio a parete color del legno e qualche quadro di matrice
impressionista. Si perse con gli occhi dentro le pennellate veloci che
delineavano gli abiti delle donne raffigurate. Il tutto dava un’impressione
molto fugace e veloce, quasi il quadro fosse in movimento.
Ci mise ancora qualche secondo a
mettere a fuoco dove si trovava. Quando ricordò il fallimento dell’ennesimo
esame e il fatto di aver lasciato la Shinra afferrò con rabbia il cuscino
formandone numerose pieghe all’altezza delle sue mani e lo lanciò contro
l’armadio; esso vi si scontrò con un rumore soffice e attutito e ricadde a
terra, immobile. Cloud si morse le labbra e gettò un’occhiata al cellulare; vi
erano un paio di messaggi che luccicavano vicino al suo account di posta
elettronica. Li aprì e lesse il mittente: Zack Fair. Fece per aprirli ma lasciò
perdere e appoggiò il cellulare a schermo in giù sul comodino. Dopo qualche
frazione di secondo il display tornò scuro. Cloud si sdraiò sul letto. Voleva
dormire ancora, ma il sonno sembrava averlo abbandonato.
Si alzò e riprese il cuscino
vicino all’armadio quindi si gettò di nuovo sul letto, portandosi il cuscino
sopra la testa. Si era illuso che fosse la luce che filtrava dalle finestre a
non lasciarlo dormire, ma non era così.
Gettò un altro sguardo al
cellulare che giaceva ancora riverso sul comodino, si sdraiò supino e tornò al
suo account di posta elettronica.
Visualizza i nuovi
messaggi
Digitò. E il cellulare gli mostrò
i due messaggi di Zack. Aprì il primo e lo lesse: Ciao, sono Zack. Come va, Cloud? Ci vediamo
alla mensa della Shinra oggi a pranzo?
Era troppo tardi per rispondere:
si erano già fatte le due e mezza. Cloud pensò che stava dormendo troppo negli
ultimi tempi ed aprì il secondo messaggio:
Ti ho aspettato ma non c’eri… Beh fa nulla,
volevo solo chiederti se era tutto a posto e se stavi bene.
Per un attimo Cloud fu tentato di
raccontargli tutto, ma non voleva dirgli che aveva lasciato la Shinra; non dopo che Zack lo
aveva incoraggiato ad andare avanti e a non mollare nonostante i fallimenti.
Sospirò,avrebbe dovuto raccontargli un’altra bugia, ormai stava diventando
un’abitudine non troppo piacevole: Ciao Zack, scusami se non sono venuto, ma mi
sono svegliato solo adesso. Sto’ bene, è tutto ok. Tu come
stai?
Glielo inviò. Ora si sentiva un
po’ meglio, nonostante si trovava lontano dalla Shinra poteva ancora tenersi in
contatto con Zack quantomeno. Beh, almeno in un certo senso.
Si alzò, si fece la doccia nel
bagno adiacente alla stanza, si cambiò e scese a fare colazione.
Si diresse al bar della
pensioncina. Una ragazza piuttosto carina, sulla ventina d’anni, venne a
chiedergli l’ordinazione.
“Un latte macchiato e una brioche
al cioccolato.”
Rispose il ragazzino senza
neanche pensarci. La giovane sorrise e sparì nella cucina. Cloud prese di tasca
il portafogli e cominciò a contare i guil che gli rimanevano. Non erano molti,
presto, molto presto avrebbe dovuto trovarsi un lavoro se non voleva tornare a
Nibelheim.
Era ancora immerso nei suoi
pensieri quando la ragazza tornò appoggiandogli sul tavolino al quale si era
seduto la sua ordinazione.
“Grazie.” Mormorò Cloud. Diede
un colpo di tosse per riaggiustarsi la voce, non era poi molto abituato ai
rapporti interpersonali. La ragazza sorrise. Aveva i capelli lunghi e neri, come
quelli di Tifa, ed i suoi occhi erano azzurri, identici a quelli di Zack; beh e
anche ai suoi in fondo. Doveva essere a causa della quantità di energia Mako che
c’era a Midgar, ad ogni modo le stavano davvero bene.
“Sei qui da solo?”
Gli chiese con dolcezza, Cloud
tentennò versando due cucchiaini di zucchero nel suo latte macchiato. Era
evidente che la ragazza lo considerasse troppo piccolo per star lì da solo.
Pensò che in fondo non poteva darle torto, lui aveva solo quattordici anni;
tuttavia decise di chiederle se conoscesse qualche lavoro per cui pagavano bene.
Prese un sorso dal bicchiere e si accinse a parlarle:
“Sì…” Rispose, aspettò ancora
qualche frazione di secondo e pose la domanda: “Ehm… Senti, tu conosceresti
un lavoro per cui pagano abbastanza bene.” La ragazza accennò un altro
sorriso e Cloud sentì il suo viso avvampare, quindi tornò a concentrarsi sulla
sua colazione: “Perché ridi?” Mormorò piano. La ragazza lo guardò di
nuovo: “Beh, se ti interessa è nata da poco un’organizzazione di cui si sente
parecchio parlare qui a Midgar.” Il ragazzino drizzò le orecchie: “Che
tipo di organizzazione?” Si stupì a parlare tanto con un’estranea ma le
parole questa volta gli erano scivolate lisce dalla bocca. La ragazza alzò le
spalle: “Non lo so.” Ammise, quindi disse a quel ragazzino così piccolo
per vivere da solo ciò che sapeva: “So solo che si chiama Dream.”
E’ proprio un bel nome.
Pensò Cloud: Anche se i sogni a volte fanno
male…
Aggiunse tra sé e sé poco dopo,
ripensando alla Shinra. Quindi finì la sua colazione, pagò lasciando qualche
guil di mancia alla ragazza e si alzò.
“Grazie.” Mormorò. Il suo
classico imbarazzo era tornato a farsi sentire. Sentì il cellulare che
squillava:
C’è un nuovo messaggio di posta
elettronica
Diceva il display, Cloud lo aprì,
ancora una volta era di Zack:
Sono contento che vada tutto bene, ci
vediamo alle tre e mezza al Sevent Heven, ti va?
Cloud controllò l’orologio, si
erano fatte le tre e un quarto:
Va bene, ci vediamo lì.
Rispose e si avviò verso i
bassifondi.
Quando arrivò erano le tre e
mezza precise, ma di Zack ancora nessuna traccia. Entrò e si sedette ad un
tavolino guardandosi intorno con circospezione: in quel bar entrava sempre gente
strana, ma almeno era un modo per stare lontani dalla Shinra, un luogo dove
starsene in pace.
Mentre aspettava che arrivasse
Zack finse di controllare il listino prezzi del bar, altri due tavoli erano
occupati. Sentì qualche strascico delle loro conversazioni: “Hai sentito
della Dream?”
Stava dicendo uno di loro. Cloud
aguzzò l’udito.
“Sì… Pare che sia molto difficile
entrare a far parte di quell’organizzazione…”
“Sì, però pagano davvero
bene.” “Certo che per essere nata da poco fa molto parlare di sé
quest’organizzazione.”
Cloud non riuscì a sentire il
resto del discorso perché in quel momento la porta del locale si aprì ed entrò
un giovane dai capelli corvini.
“Zack!”
Chiamò il ragazzino biondo e
l’amico lo raggiunse al tavolo. Aveva come sempre un sorriso che gli increspava
il volto in una smorfia tenera e allegra, però nei suoi occhi si poteva
intravvedere un po’ di preoccupazione. Anche il resto delle persone presenti
nel locale si voltarono a guardarlo e i loro sguardi erano tutto fuorché
amichevoli. La gente dei bassifondi non amava SOLDIER e Zack era l’unico che
frequentasse quel bar col coraggio di tenere indosso la divisa della Shinra. Il
moro comunque non aveva l’aria di interessarsi al loro modo di guardarlo; prese
una sedia e si piazzò di fronte a Cloud.
“Come stai?”
Gli chiese. Cominciava a
chiederglielo un po’ troppe volte, probabilmente aveva intuito che c’era
qualcosa che non andava, tuttavia Cloud non aveva il coraggio di
parlargliene.
“Tutto bene, e tu?” Mentì
ancora una volta il più piccolo.
“Tutto ok.” Rispose Zack
guardandolo negli occhi. Iridi azzurre in iridi azzurre. A Cloud sembrava che
potesse leggergli dentro con un solo sguardo, tuttavia in quel momento si
sentiva tranquillo, come protetto dalla presenza di Zack.
“E’ un po’ che non ti vedo in
giro, sono anche stato alla sala di addestramento dei fanti.”
Cominciò Zack; Cloud guardò verso
terra, e a salvarlo momentaneamente da quella situazione venne il
barista: “Allora, cosa prendete?” Chiese.
“Io una birra piccola.”
Disse Zack, poi notando che
l’amico non rispondeva gli si rivolse:
“Tu cosa prendi, Cloud?”
Il più piccolo scosse la testa
come a voler spazzar via i pensieri che gliela riempivano:
“Io? Ehm… Per me una cola,
grazie.”
Rispose, quindi si decise a
rispondere alla frase precedentemente rivoltagli da Zack:
“Sì, ecco… In questi giorni ho
preferito allenarmi da solo…”
Rispose, sperando che il tono gli
riuscisse abbastanza convinto. Dopo quella frase il più grande non indagò oltre.
Gli sembrava che Cloud avesse qualche problema, ma non voleva impicciarsi
troppo. Sperò solo che non fosse niente di grave e sviò il discorso su altri
argomenti; i suoi occhi color del cielo continuavano però a tradire una certa
preoccupazione. Dopo circa un’ora Zack si alzò in piedi: “Io torno alla
Shinra, facciamo la strada insieme?”
Gli chiese. Cloud scosse la
testa: “No ho un attimo da fare, io torno più tardi.” Rispose. Zack lo
guardò ancora una volta:
Spero davvero che non sia successo niente di
grave.
Pensò, avviandosi verso la
porta.
Quando Zack fu uscito, Cloud
rimase lì ancora per qualche minuto, tornando ad ascoltare le conversazioni che
sentiva vicino a lui: “Beh io provo ad andare alla loro sede.” Stava
dicendo uno dei due tizi di prima, si alzò e Cloud decise di seguirlo, in fondo
aveva bisogno di soldi e poi Dream
era davvero un bel nome per un’organizzazione.
Ed ecco qua^^ spero vi sia
piaciuto anche questo capitolo^__^ come vedete tra un poco si entrerà nel vivo
della storia, ora passo a rispondere alla recensione ricevuta^^
@Lirith: ma no dai, povero
Clouddino mio XD mi serviva che rinunciasse alla Shinra per poter mettere in
pratica la mia storia XD Grazie per tutte le recensioni che mi lasci, mi fai
sempre tantissimo piacere e sarei contenta se continuassi a seguire la mia
storia, spero di averti interessata abbastanza anche in questo capitolo^^
Comunque la mia non sarà una ClaCk, e il rapporto tra Zack e Cloud sarà il
solito delle mie fanfiction^o^
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Capitolo 3 *** Hai talento ragazzo, hai talento ***
Terzo aggiornamento della ficcy^^
(la storia mi sta prendendo molto e di conseguenza, come potete vedere aggiorno
piuttosto velocemente)… Ringrazio HolyAerith per aver inserito questa
ficcy tra le preferite e Lilian
Edwards per averla inserita tra le seguite^^ E ancora un ringraziamento
particolare a Lirith che mi ha
recensita^^ Spero vivamente che anche i miei lettori silenziosi prima o poi
scrivano due righe, mi aiuterebbe molto a migliorarmi :) detto ciò vi lascio al
terzo capitolo, sperando possa piacervi ^______^
Capitolo
3
Hai talento ragazzo, hai
talento
Mentre lo seguiva da lontano,
Cloud osservò l’uomo che come lui si stava dirigendo verso la sede
dell’organizzazione Dream. Era
parecchio più grande di lui, avrebbe potuto avere il doppio dei suoi anni, si
aggirava più o meno sulla trentina; ispidi capelli color del rame gli ricadevano
a ciocche sul collo sudato, era alto e muscoloso.
Non ho speranza di entrare se ci sarà
bisogno di un’elevata forza fisica.
Pensò il ragazzino, continuando a
squadrare l’uomo.
Spero proprio che non sia così…
In fondo lui di organizzazioni
conosceva solo la
Shinra, se tale la si poteva definire; e lì la forza contava
eccome. Al bar avevano detto che era davvero difficile entrare a far parte della
Dream, Cloud sospirò, sperando
potesse funzionare meglio che con la Shinra.
Roteò gli occhi per spostare lo
sguardo al cielo, ma sopra la sua testa vide soltanto un gigantesco piatto di
metallo. I bassifondi erano opprimenti per quel motivo; già il cielo di Midgar
era grigio come l’asfalto, ma quel piatto era anche peggio. Nella mente tornò
indietro con gli anni a quando era ancora un bambino. Sopra Nibelheim, la città
della sua infanzia, il cielo era di un azzurro limpido, come fosse anch’esso
impregnato di Mako.
Scosse la testa con lentezza,
scrollandone via i pensieri legati al passato. Ultimamente gli sembrava di
pensare a Nibelheim fin troppo spesso, e non ne capiva il motivo. Era scappato
da quel piccolo paesino dove ognuno conosce ciascun abitante per nome e dove
ogni piccola notizia vola da una bocca all’altra nel giro di una sola giornata.
Era arrivato a Midgar poco più che bambino e aveva scoperto la città, caotica e
grigia ma molto meno pettegola.
Il giovane non ebbe però il tempo
di rimuginare ancora molto a lungo su quei pensieri. Notò a malapena che l’uomo
stava svoltando in un piccolo viottolo scuro. Lo seguì senza fermarsi a pensare
e vide che egli stava accelerando l’andatura.
Cloud cominciò a correre per
stargli dietro, mentre il suo sguardo saettava smarrito da una parte all’altra
del vicolo. Non si era immaginato un posto di quel genere per un’associazione
che pagava un mucchio di soldi ai suoi dipendenti. Le pareti del viottolo erano
incrostate e sporche e non avevano un aspetto per nulla rassicurante.
Il ragazzino tirò un sospiro di
sollievo quando la vide. Una specie di villa che interrompeva la strada. La casa
era ampia di un color crema pallido con le tegole rosse di mattone, fuori vi era
un piccolo cortile in mattonelle, dalla forma tondeggiante al cui centro
zampillava una piccola fontana i cui spruzzi d’acqua avevano creato un tenue
arcobaleno intorno alla stessa.
E’ bellissima!
Pensò Cloud, guardando a bocca
spalancata quel posto. Ripensò alla Shinra ed alla sua struttura imponente e
metallica che non riusciva ad arrivare a quel semplice fascino. Guardò verso
terra: decorazioni astratte formate da linee curve serpeggiavano sulle
mattonelle posizionate in modo da formare grandi cerchi che si rimpicciolivano
man mano che si avvicinavano al centro, cingendo infine in un abbraccio la
fontana. Rimase a guardarle estasiato ancora per qualche secondo quindi notò che
l’uomo che lo precedeva era già entrato. Si avviò alla porta: un’imponente
rettangolo di legno massiccio coi cardini in ottone, come i due grossi anelli
che facevano da maniglie; sopra di esse troneggiava un’imponente D intagliata nel legno a caratteri
gotici. Vicino alla porta vi era un campanello anch’esso in ottone e una
tavoletta di metallo aureo con incisa a lettere svolazzanti la parola Dream.
Cloud restò imbambolato ancora
qualche minuto prima di pigiare con l’indice il campanello. Attese davanti al
citofono per qualche secondo:
“Chi è?” Chiese la voce. Era
una voce maschile dal timbro adulto e cortese.
“Ehm…”
Il ragazzino tentennò, diede un
debole colpetto di tosse per aggiustarsi la voce e rispose: “Mi chiamo Cloud
Strife, volevo provare ad entrare nell’organizzazione.”
“Prego entri. Le mando qualcuno
ad aprirle la porta.”
Rispose la voce. Cloud udì un
suono veloce e ritmico. Qualcuno stava scendendo le scale di corsa. Ad aprirgli
venne una ragazzina, aveva lunghi capelli biondo cenere i cui due ciuffi
laterali erano legati in fini treccine intrecciate tra loro dietro la testa;
aveva gli occhi chiari color verde acqua e vestiva con un abito lungo e bianco,
finemente ricamato sui lati. Era davvero bella. Il giovane rimase imbambolato
per qualche secondo: “Avanti, entra.” Gli disse lei e Cloud la seguì sulla
lunga scala a chiocciola fino al piano superiore.
Dalla porta più vicina il
ragazzino vide uscire l’uomo che aveva seguito per raggiungere quel luogo. Stava
imprecando sottovoce. A quanto pareva non l’avevano ammesso all’organizzazione.
Cloud deglutì prima di bussare alla porta.
“Avanti.”
Disse la voce dell’uomo. Poi si
rivolse alla ragazzina: “Shyla, per piacere, porta due caffè; uno per me e
uno per il signorino.”
La giovane assentì e sparì nel
corridoio. Cloud entrò nella stanza. Era una stanza grande arredata in maniera
essenziale ma raffinata.
“Sono qui perché vorrei provare
ad entrare nell’organizzazione… Ho bisogno di soldi e sono pronto a
guadagnarmeli.” Disse con un leggero imbarazzo nella voce. L’uomo sorrise;
aveva i capelli brizzolati di media lunghezza e gli occhi verde smeraldo.
“Sì, certo; non si preoccupi alle
prove passiamo dopo, intanto mi dica qualcosa di lei.”
Cloud si sedette dinnanzi alla
scrivania a cui era seduto l’uomo e cominciò a intrecciarsi nervosamente le dita
delle mani. Non amava parlare di sé a Zack, figuriamoci ad uno sconosciuto.
Cercò di tenersi sul vago: “Mi chiamo Cloud Strife, ho quattordici anni e
vengo da Nibelheim.”
L’uomo lo guardò e Cloud abbassò
lo sguardo.
“E’ una bella cittadina
Nibelheim, ci sono stato un tempo in vacanza. Un posto tranquillo, come mai hai
deciso di trasferirti nella caotica Midgar? Così piccolo per giunta…”
L’uomo probabilmente stava
cercando di metterlo a proprio agio, ma Cloud odiava le domande personali e poi
temeva che l’uomo lo giudicasse troppo giovane per entrare a far parte
dell’organizzazione: “E’ un problema la mia giovane età?”
Chiese, evitando di rispondere
alle domande poste dall’uomo. Egli rise con una risata cristallina: “No,
certo che no… Se ti dimostrerai in grado di far parte della Dream la tua età non avrà importanza, a
noi interessano le tue capacità.”
Allora posso anche andarmene.
Pensò Cloud con una punta di
amarezza, l’unico che gli aveva mai detto che aveva grandi potenzialità era
Zack. Tuttavia tacque, evitando ancora una volta di rispondere.
L’uomo gli sorrise con cordialità
e nel mentre la ragazzina che rispondeva al nome di Shyla entrò appoggiando loro
il caffè sul tavolo.
“Grazie, bambina mia.”
Disse l’uomo prendendone un
sorso. Shyla intanto uscì silenziosamente dalla stanza.
“E’ sua figlia?”
Chiese Cloud, guardandola
allontanarsi.
“Sì… Carina non è vero?” Il
giovane si sentì avvampare e tornò a guardare verso il basso. L’uomo rise di
nuovo apertamente, quindi gli sorrise bonario: “Non le piace molto parlare di
sè stesso e non ama le domande, non è vero?” Cloud annuì in silenzio e bevve
il suo caffè. Il sapore non gli piaceva, era amaro e fin troppo caldo ma non
disse nulla.
L’uomo parlò di nuovo: “E
allora non si preoccupi, cercavo solo di metterla a suo agio. Le spiego subito
in cosa consentirà il lavoro: stiamo cercando delle guardie del corpo, gente
veloce di gambe e di mano; le prove a cui la sottoporremo saranno di corsa e di
spada, vuole tentare?” Cloud annuì. Tentare in fondo non costava nulla. Un
inserviente lo accompagnò sul retro della cosa dove vi era un’enorme spazio
rettangolare, anch’esso ricoperto con le medesime mattonelle che aveva visto
all’entrata.
Quando finì le prove era stanco e
sudato. Aveva corso ed aveva scattato; aveva affondato ed aveva parato. Dopo
l’avevano fatto rientrare, si era seduto su una poltrona dai ricami vagamente
floreali e aveva aspettato come gli era stato detto di fare.
“Cloud Strife, prego entri.”
Disse la voce dell’uomo con cui
aveva parlato prima. Il ragazzino si alzò dalla poltrona, aprì la porta della
stanza in cui era stato che aveva l’aspetto di essere l’ufficio e si era seduto
nuovamente alla scrivania. Teneva gli occhi bassi perché immaginava la risposa
che gli avrebbero dato. Anche alla Shinra aveva fatto allenamenti di quel genere
e non aveva mai passato l’esame. L’uomo aprì la bocca per parlare e Cloud si
preparò ad alzarsi ma le parole pronunciate da egli erano ben diverse da quelle
che il giovane si aspettava: “Hai talento ragazzo, hai talento.”
A quelle parole il ragazzino
sentì un sorriso affiorargli sulle labbra. Era bello sentirsi dire quelle
parole, ma per essere sicuro preferì chiedere conferma: “Davvero?”
Chiese, e si accorse che la sua
voce era euforica; preoccupato si tappò la bocca con una mano. L’uomo invece
sorrise di nuovo: “Sì e sarei molto onorato se lei volesse entrare a far
parte dell’organizzazione Dream.”
Il sorriso sul volto del giovane
si allargò.
“Molto volentieri!”
Rispose stringendo la mano che
l’uomo gli porgeva.
“Bene si presenti qui domani alle
dieci di sera; mi raccomando, sia puntuale.”
Gli disse il suo datore di
lavoro: “Sissignore, lo sarò!” Rispose Cloud tutto d’un fiato, si congedò
da colui che era diventato il suo capo e richiuse la porta dietro di sé. Scese
di corsa le scale a chiocciola e percorse ancora correndo tutto il vicolo e
ancora su fino al Settore 1 di Midgar e poi ancora avanti verso la pensione. Si
fermò solo quando la raggiunse, ansimando e col sorriso ancora sul volto.
Ho del talento.
Pensò, e quelle parole lo
riempirono d’orgoglio.
Uff… Ho faticato davvero
parecchio per scrivere questo capitolo, ma mi sembra che sia uscito piuttosto
bene (poi ovviamente mi rifaccio ai vostri pareri^^)… Come vedete la storia sta
pian piano entrando nel vivo, fatemi sapere che ve ne pare ^______^ Ora passo a rispondere alla recensione
di Lirith e poi vi lascio in pace (beh fino al prossimo capitolo si intende
XD).
@Lirith: sono davvero contenta
che mi seguirai *.* grazie mille *.* Sono contenta che la storia continui ad
interessarti e spero di averti incuriosita ancora di più con questo chappy^^ Per
quanto riguarda Zack si è ben accorto che c’è qualcosa che non va, ma per adesso
non vuole impicciarsi troppo negli affari dell’amico… Più avanti… Beh lasciamo
perdere, devo stare zitta, leggerai ^_^
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Capitolo 4 *** Sogno o incubo? ***
Eccomi tornata ad aggiornare la
fanfiction e scusatemi se vi ho fatti aspettare più del solito. Ringrazio tutti
coloro che mi hanno aggiunta ai preferiti (siete tantissimi, davvero grazie
mille :D) e soprattutto tutti coloro che mi hanno recensita: non sapete quanto
piacere mi hanno fatto i vostri commenti ^_____^
Adesso mi deciderò finalmente a
far entrare nel vivo la storia, sperando che possa piacervi ^______^
Capitolo
4
Sogno o
incubo?
Quando Cloud si alzò, la mattina
seguente, sentiva il suo corpo pieno di energia. Si alzò in piedi di scatto,
saltando giù dal letto. Lanciò una rapida occhiata all’ora segnata sul suo
cellulare: sette e tre quarti del mattino. Era tanto tempo che non si alzava
così presto, eppure si sentiva bene.
Si diresse in bagno per farsi la
doccia e mettersi addosso i vestiti puliti e si soffermò un secondo a guardare
il volto che gli sorrideva allo specchio. Evidentemente neanche la notte glielo
aveva cancellato. Inspirò e pensò di nuovo alle parole che gli erano state
rivolte dal suo datore di lavoro e il sorriso gli si allargò sul volto. Quelle
parole erano per lui più inebrianti di un’intera bottiglia di vino scolata in un
sorso solo.
Aveva del talento. Così gli era
stato detto. Lui non aveva mai pensato una cosa del genere, eppure prima di
dirglielo l’avevano sottoposto a delle prove e, nemmeno l’uomo muscoloso che lui
aveva seguito, era riuscito a passarle.
Restò a pensarci mentre sentiva
le fresche gocce d’acqua scendere dalla doccia bagnandogli corpo, viso e
capelli; togliendogli di dosso il sudore del giorno prima. Restò sotto l’acqua
più del solito, godendosi la piacevole sensazione di freschezza, poi chiuse
piano il rubinetto, fino a che dalla doccia non tintinnarono che poche gocce ad
intervalli irregolari. Uscì passandosi uno degli asciugamani bianchi messi a
disposizione dagli albergatori sui capelli biondi. Dopo una veloce passata ai
capelli si asciugò anche il corpo, prese il ricambio e se lo mise indosso.
Aprì la porta della sua camera e
scese le scale saltando due gradini alla volta. Quando arrivò davanti al bar si
sedette ad un tavolino e controllò il listino dei prezzi.
A servirlo arrivò la ragazza che
gli aveva parlato dell’organizzazione; ella gli sorrise e Cloud sentì le sue
guancie prendere colore, abbassò il volto verso la lista e ordinò
sbrigativamente la sua colazione: “Ehm… Prendo un succo d’arancia e uno
yogurt, grazie.” La giovane sparì nella cucina e ricomparve poco dopo con un
vassoio su cui vi era ciò che il ragazzino aveva ordinato: “A te.”
Gli disse, appoggiandoglielo sul
tavolo. Cloud ringraziò a bassa voce. La ragazza lo guardò con dolcezza e gli si
rivolse: “Allora… Hai trovato un lavoro?” Gli chiese. Cloud ci mise
qualche secondo a capire che stava parlando con lui, non era abituato al fatto
che le persone si ricordassero chi era; in fondo alla Shinra non era mai
avvenuto. O meglio, quasi mai.
“Eh? Ah sì.” Rispose il
biondino.
“Bene… E dove lavori?”
Gli chiese la ragazza. Cloud
rispose evitando di guardarla negli occhi: “Alla Dream.”
Si accorse che nella sua voce vi
era una punta di orgoglio. La giovane gli parlò di nuovo:
“E… Com’è? Che lavoro fai
lì?”
“Veramente comincio
stasera…” Biascicò il ragazzino, nella sua voce incerta si notava ancora la
sua totale incapacità nell’aprirsi alle persone.
“Comunque mi hanno detto che
dovrò fare la guardia del corpo…” Si zittì di colpo, notando che la ragazza
aveva abbozzato un sorriso e guardò verso il basso. Probabilmente non ci
credeva, in fondo lui non aveva l’aspetto di una guardia del corpo: piccolo di
età e di statura e coi muscoli che avevano da poco cominciato a svilupparsi.
La ragazza dovette notare il suo
disagio, almeno a giudicare dalle parole che gli rivolse: “Scusa… Non stavo
ridendo di te, anzi sono felice che hai trovato un lavoro.”
Cloud alzò gli occhi dal suo
succo d’arancia alla ragazza e le sorrise timidamente. Quindi le domandò di
getto: “Posso chiederti come ti chiami?”
Subito dopo aver pronunciato la
frase guardò da un altro lato, fingendo di interessarsi al quadro astratto
attaccato alla parete sinistra del bar.
“Certo, mi chiamo
Arìl.” Rispose la giovane: “E tu invece, come ti chiami?” Aggiunse poco
dopo: “Cloud.”
Mormorò il ragazzino, sfilò di
tasca il portafogli e pagò velocemente lasciando una leggera mancia alla
ragazza, quindi si alzò e decise di andare a fare un giro.
Non seppe per quanto tempo restò
fuori a guardare quella città in cui viveva ormai da tempo e nella quale non
aveva mai avuto il tempo di girare, troppo preso dai suoi allenamenti che si
erano rivelati inutili per la Shinra ma probabilmente determinanti
per entrare a far parte della Dream.
Quando tornò alla pensione era
quasi arrivata la sera e il ragazzino sentiva il suo cuore battere più
velocemente del normale.
Il tempo che passò in camera
prima che arrivassero le nove e mezza di sera fu pieno di agitazione e ogni
volta che guardava l’ora scopriva che non erano passati più di due minuti
dall’ultima volta che l’aveva fatto.
Poi, quando aveva ormai perso la
speranza che arrivasse l’ora che stava aspettando, essa arrivò. Lui scese
nuovamente le scale, attraversò il Settore 1 fino a giungere ai bassifondi,
imboccò la strada che portava al Sevent
Heven e da lì proseguì fino al viottolo. Deglutì guardandosi intorno in
quell’ambiente raccapricciante e quando vide la villa la raggiunse di corsa.
Superò il cortile con la fontana ed arrivò all’ingresso, premette il campanello
d’ottone e aspettò.
“Chi è?” Chiese la voce del
suo capo.
“Cloud Strife.” Rispose
lui.
“Benvenuto, le mando Shyla ad
aprirle.”
Disse la voce col suo tono
pacato.
La ragazzina venne nuovamente ad
aprirgli la porta ed in silenzio lo accompagnò al piano superiore. Cloud entrò
nella solita stanza e chiuse la porta dietro di sé.
“Eccola, la stavo
aspettando.” Disse l’uomo, sorridendo con gentilezza.
“Sono pronto per il mio
incarico.” Disse Cloud, per tutta risposta.
“Sì certo, lei dovrà fare da
guardia del corpo a quest’uomo.”
Rispose il suo datore di
lavoro.
“Questo… Questo ragazzino sarebbe
la mia guardia del corpo?” Si intromise un uomo, un tizio con lunghi capelli
biondi legati in una coda e le iridi blu mare i cui lineamenti dolci erano
deformati dalle parole che stava gridando. Quell’uomo Cloud non l’aveva neanche
notato quando era entrato nella stanza, ad ogni modo abbassò il capo quando
disse quelle parole.
“Suvvia, Silver…” Disse il
datore di lavoro, con calma. Si avvicinò quindi all’orecchio dell’uomo per
bisbigliarvi qualcosa, infine aggiunse ad alta voce: “E poi il ragazzo è
dotato.”
Cloud sentì un nuovo sorriso
affiorargli sulle labbra. Far parte della Dream era un sogno. Beh, in fondo lo
diceva anche il nome.
Quando uscirono dalla stanza
Silver gli fece cenno di seguirlo. Scese la scala a chiocciola con un’andatura
tranquilla, rilassata ed elegante che Cloud cercò di imitare con scarsi
risultati.
Vabbeh, non importa.
Pensò.
Io sono dotato!
Aggiunse fra sé e sé poco dopo, e
la frase gli piacque.
Quando furono arrivati al piano
terra ed ebbero oltrepassato il piazzale con la fontana, l’uomo gli si rivolse.
“Dovrai fare tutto quello che ti
dico io, intesi?”
La sua voce dura e secca mal si
abbinava col suo portamento aggraziato. Ad ogni modo il più piccolo non aveva
nessuna intenzione di contraddirlo:
“Intesi.” Rispose, spiccio.
Camminarono in silenzio lungo il
viottolo e poi verso una piazza dei bassifondi. Cloud pensò che quella piazza
non aveva assolutamente nulla da spartire col favoloso piazzale antistante la
villa della Dream. Non vi erano in
terra raffinate mattonelle, ma semplici cubetti in porfido in cui vi era qua e
là qualche buco. La grossa fontana presente al centro della piazza non irrogava
acqua, neanche se era primavera inoltrata, e il tubo in acciaio era ormai fatto
quasi solo di ruggine. Ovunque, in terra, vi erano lattine, mozziconi di
sigarette e siringhe. Cloud deglutì e sperò di andarsene subito da quel
luogo.
E invece si fermarono lì, a un
lato della piazza. Un po’ in fondo, dove le ombre della notte erano ancora più
scure e parevano allungarsi a dismisura. L’uomo stese a terra un panno dai
ricami floreali e vi appoggiò alcune pasticche e delle siringhe. Il ragazzino
sentì un brivido attraversargli la schiena: Droga.
Pensò, e non riuscì a pensare ad
altro.
Restò allibito davanti alla
scena, era possibile che la Dream si occupasse di
quello? Non poteva crederci ma non
vedeva altre possibili risposte. Un brivido gelido gli corse lungo la
schiena.
Ma se il tempo passato a veder
vendere davanti ai suoi occhi cocaina, eroina ed un’enorme quantitativo di
droghe che non conosceva fu spiacevole, quello che lo vide costretto a lavorare
fu pure peggio.
Persone con lo sguardo vuoto
cercavano di prendersi la droga senza pagare, attaccavano Silver. E, a quel
punto, lui era costretto a svolgere il suo lavoro: balzare fuori dall’ombra in
cui era nascosto e tranciare il ventre dei pover’uomini con un taglio netto di
spada.
Cloud vide il sangue zampillare e
la spada luccicare di rosso, ma non del sangue rosso di un mostro, ma di quello
di un uomo. Un conato di vomito gli risalì dallo stomaco in gola, e quel che era
rimasto del suo pasto si mischiò al sangue dell’uomo riverso a terra.
Dopo un tempo che a Cloud parve
infinito finalmente Silver ripiegò il panno, mise in una borsa la roba e la
coprì con lo stesso, quindi gli fece cenno di avvicinarsi. Le gambe di Cloud
stavano tremando vistosamente, ma si mosse comunque in direzione dell’uomo, egli
gli posò una mano sulla spalla destra e sorrise mostrando una lunga fila di
denti bianchi come l’avorio.
“Hai lavorato bene ragazzo, mi
sei piaciuto.” Disse, e quel tocco e quelle parole fecero raggelare il sangue
del più piccolo. Si allontanò in direzione contraria rispetto a Silver, anche se
in quel modo doveva fare molta più strada per tornare alla pensione.
Quando fu finalmente arrivato
salì di corsa e si chiuse la porta alle spalle, facendo due giri di chiave.
Sospirò e si buttò sul letto. Quella notte che stava già diventando mattina, non
lo accolse, come succedeva di solito, col sonno, e Cloud restò a letto con gli
occhi fissi a guardare il soffitto e il cuore che esplodeva per la paura e il
dolore.
Non dovevano chiamarla Dream, ma Nightmare
quella maledetta organizzazione.
Pensò, senza accorgersi che
lacrime di paura e sconforto gli stavano rigando il viso.
Anche questo capitolo è stata una
bella fatica… Mi è pure uscito un pochino più lungo dei precedenti. E così
adesso Cloud ha scoperto la Dream, o meglio ha
scoperto una parte di essa… Adesso cosa succederà? Spero di avervi interessati e
spero vi sia piaciuto il capitolo… Passo ora a rispondere alle vostre
fantastiche recensioni! :D
@HolyAerith: grazie mille per i
complimenti ^////^ la tua recensione mi ha fatto davvero piacere ^__^ spero che
ti sia piaciuto anche questo chappy^^
@Erenwen: amica miaaaaaaaa!!!!!
Non vedevo l’ora che venissi a recensirmi, grazieeeeeee!! ^_______^ Ma, come ti
ho già detto per MP, con tutti questi complimenti rischio di montarmi la testa
XD Come vedi ho fatto ricomparire la barista (anch’io la adoro senza sapere il
perché *.*), contenta? E adesso comincia ad evolversi la situazione e i
personaggi continueranno ad avere una certa importanza. Intanto hai conosciuto
anche Silver, altro personaggio di mia invenzione… Fammi sapere che te ne pare
della caratterizzazione del nuovo personaggio e della storia in sé… E, ancora
grazie per la recensione *///////*
@squarciecicatrici: già era
felice… Poverino adesso non più ç.ç (vabbeh tranquillo Cloud, vieni qui che ti
consolo io *.* XD)… Come vedi adesso sto’ entrando nel vivo della storia… Fammi
sapere che te ne pare^^
@Lilian Edwards: grazie
^_________^ mi ha fatto piacere la tua recensione e sono contenta che
continuerai a seguirmi, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^
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Capitolo 5 *** Preoccupazione ***
Ciao a tutti^^ Eccomi tornata ad
aggiornare la storia… Sono davvero contentissima che abbia tutto questo
successo, non me lo aspettavo proprio *.* Tutti voi, miei cari lettori, siete
fantastici: recensioni, preferiti, seguiti o anche semplici letture… Il piacere
che mi da il vedere ciò è immenso, grazie mille *_______*
Comunque, passando al capitolo;
questa volta non sarà Cloud il protagonista del chappy… Anche perché c’è bisogno
di lasciare un posticino nella storia anche al SOLDIER più dolce che sia mai
esistito… ‘Siore e ‘siori, ecco a voi Zack! Primo capitolo della storia dedicato
a lui. (Per i fan di Zack: non temete, ce ne saranno altri; per i fan di Cloud:
non preoccupatevi presto torneranno i capitoli incentrati principalmente su di
lui.)
Sperando vi piaccia ecco dunque a
voi il nuovo capitolo^^
Capitolo
5
Preoccupazione
Piena notte. Tre e mezza per la
precisione. L’orario l’aveva controllato sulla sveglia sul suo comodino appena
si era alzato, madido di sudore, dal letto.
Un altro incubo…
Aveva pensato Zack, poggiandosi
una mano sul petto e ascoltando il suo cuore battere a velocità irregolare. Gli
capitava spesso negli ultimi tempi, fin troppo spesso. Sarà stata almeno la
terza notte che si alzava dal letto prima ancora che spuntasse l’alba con il
sudore che gli imperlava la fronte per incubi che non riusciva mai a ricordare.
Scosse la testa e cercò a tentoni l’interruttore della luce che teneva sul
comodino. Quando lo trovò lo premette, lasciando che la luce permeasse la
stanza. Restò ancora qualche secondo seduto sul letto, aspettando che il suo
respiro tornasse ad essere regolare, quindi si alzò e decise di allenarsi un
po’. Tanto non sarebbe riuscito a riaddormentarsi molto in fretta; ormai l’aveva
capito.
Si piazzò al centro della stanza
e distese gambe e braccia, tenendo le mani e le punte dei piedi ben puntate a
terra, quindi cominciò ad eseguire qualche piegamento.
L’indomani Angeal l’avrebbe
rimproverato di nuovo. Lui sarebbe arrivato già stanco agli addestramenti e non
avrebbe brillato come invece, sosteneva, lui era solito fare. E poi la storia la
sapeva già, si ripeteva da giorni ormai: Angeal che corrugava le sopracciglia,
gli passava la spada e gli diceva che se proprio voleva dormire poteva anche
farlo a letto invece che nella sala di addestramento.
Sospirò e si lasciò cadere sul
pavimento guardando il soffitto. Controllò il suo cellulare e rilesse il
messaggio che gli aveva mandato Cloud qualche sera prima: Ciao Zack, scusa se ti disturbo a quest’ora,
ho appena fatto uno strano sogno; o forse sarebbe meglio dire uno strano incubo
e sono un po’ spaventato.
Il messaggio cominciava così e
poi arrivava a raccontare il sogno; e le parole ordinate sul display stonavano
con ciò che vi era scritto:
Ho sognato di lavorare per una società
strana, diversa dalla Shinra, e non ricordo per quale motivo avevo cominciato a
lavorarci; ricordo solo che hanno fatto di me una guardia del corpo, è assurdo
lo so, ma nel sogno lo ero. E ricordo che poi ho dovuto ammazzare un uomo… Tu
hai mai dovuto farlo Zack? Cosa si prova ad uccidere
qualcuno?
Il ragazzo restò a guardare il
messaggio finché il display non tornò nero, poi scosse la testa. Non aveva
risposto alle ultime domande quella sera. Vi pensò solo in quel momento: lui
sapeva cosa voleva dire uccidere, faceva il soldato in fondo. Sapeva bene quante
notti insonni si passavano sentendo i gridi di coloro che si aveva ammazzato,
immaginando coloro che volevano bene a quelle persone maledirlo. Conosceva il
nodo che stringeva lo stomaco al solo ricordo. Però aveva preferito non scrivere
niente di tutto ciò; rilesse ciò che gli aveva risposto:
Se è solo un incubo stai tranquillo, per
quanto può essere terribile rimane soltanto un brutto sogno… Dormi e non
pensarci troppo… Se vuoi parlarne un po’ fammi sapere, io ti ascolto.
Buonanotte, un abbraccio.
E quando gliel’aveva inviato
aveva deciso di non pensarci troppo neanche lui. Eppure non riusciva a farlo.
Guardava il messaggio di Cloud più volte al giorno e continuava a temere che,
nascosta dietro un’infantile paura come un brutto sogno, vi fosse una seria
richiesta di aiuto.
Si passò le braccia dietro la
nuca, di modo da rendere un po’ meno scomodo il pavimento. I suoi occhi azzurri
fissarono vuoti il soffitto e lui tornò con la mente all’ultima volta che aveva
visto il suo amico. Era stato al Sevent
Heven non tanto tempo prima di quel messaggio… Ricordava di averlo visto
taciturno e restio a parlare. Non che ciò non fosse normale ma spesso Cloud
tendeva a chiudersi ancora di più quando aveva dei problemi. In questo i due si
somigliavano, e probabilmente era una delle poche cose in cui erano simili,
nessuno di loro amava parlare dei suoi guai e preferiva tenersi tutto dentro:
Zack lo faceva per timore di preoccupare gli altri e Cloud per paura di
disturbare, ma avevano entrambi quel difetto. Inizialmente Zack aveva pensato
che fosse per il semplice motivo che Cloud aveva lasciato la Shinra. Ormai lui
non ricordava quante volte gli aveva detto di non mollare, che aveva grandi
potenzialità e che doveva solo dare agli altri il tempo giusto per vederle, e a
sé stesso quello di comprenderle. Aveva pensato che fosse solo per il fatto di
non dirgli quel che lui aveva facilmente intuito, che era più chiuso del solito.
E invece quella mail, o messaggio che lo volesse chiamare, l’aveva
scombussolato. Non voleva dar nulla per scontato ma temeva che Cloud fosse in
seri guai.
Sospirò alzandosi a sedere e
tornò a sdraiarsi sul letto, decise che l’indomani gli avrebbe mandato un
messaggio e gli avrebbe chiesto di vedersi al Sevent Heven e che lì gli avrebbe
parlato con calma. Pensò che era proprio una buona idea, beh in fondo l’aveva
avuta lui; spense la luce sul comodino e si addormentò.
Passò una notte travagliata tra
sonno e veglia e ben presto arrivò l’orario stabilito da Angeal per
l’addestramento. Andò in bagno e si sciacquò la faccia con l’acqua fredda,
quindi prese la sua spada con un sonoro sbadiglio e si avviò verso la sala di
addestramento.
Quando Zack arrivò notò un
ragazzo più grande di lui, dai capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle
e le sopracciglia nere e folte aggrottate sui suoi due occhi azzurri come
l’oceano che sovrastavano un naso perfetto e un volto un po’ rude con un leggero
pizzetto sul mento. La divisa da 1° Classe SOLDIER che aveva indosso e a cui il
ragazzo più giovane ambiva fortemente, gli fasciava un corpo maturo e muscoloso.
Il giovane 2° Classe abbozzò un
sorriso imbarazzato: “La coperta mi aveva intrappolato.” Disse con aria
scherzosa all’espressione corrucciata del più grande, che a quelle parole alzò
lo sguardo al cielo.
“Cerca di scusarti invece che di
fare battute quando arrivi in ritardo.”
Gli rispose quindi, cercando di
non sorridere.
“Avanti, preparati che
cominciamo!”
Disse quindi andando a prendere
gli occhiali per la simulazione ed una spada da usare al posto della gigantesca
Buster Sword che teneva sulla schiena. Zack approfittò di quel momento per
stropicciarsi gli occhi e concedersi un secondo sbadiglio.
Angeal tornò poco dopo con tutto
l’occorrente e gli tirò gli occhiali. Di solito Zack gli avrebbe presi al volo,
vantandosi anche dei suoi riflessi, ma quella volta gli caddero a terra.
“Hai dormito stanotte?”
Gli chiese Angeal chinandosi a
raccoglierli e posandoglieli in mano, la sua voce era tra l’alterato e il
preoccupato: “Non più di tanto ad essere sincero, sai com’è… Sono un uomo
molto impegnato io.”
Angeal lo fulminò con lo sguardo
e lui abbozzò un sorrisino, il suo maestro scosse la testa e sospirò. Il suo
sguardo era più sollevato. Zack sorrise, non voleva certo preoccuparlo.
“Bene allora dato che sei un uomo
molto impegnato fammi vedere di cosa sei capace quando ti impegni.” Gli
disse, secco. Zack si infilò gli occhiali e vide il paesaggio cambiare: non vi
era più la spoglia camera destinata agli addestrandi e ai loro maestri, ma un
lungo pontile che dava su un fiume, e intorno a lui, ai due lati del ponte,
fitte schiere di soldati di Wutai.
Zack si lanciò contro alcuni
soldati, e combatté, fino a che il ponte non cadde trascinandolo con sé. Chiuse
gli occhi e quando li riaprì gli parve di intravvedere un’ala bianca. Li
richiuse e, seppur temendo il peggio li riaprì piano. Si ritrovava tra le
braccia di Angeal nella stanza di addestramento. Il suo mentore lo poggiò a
terra.
“Cavolo, che fortuna! Temevo di
essere morto sai, mi era quasi sembrato di vedere l’ala bianca di un
angelo!” Esclamò Zack ridendo quando poggiò i piedi a terra. Notò lo sguardo
del suo mentore incupirsi e i suoi occhi ridursi a due fessure.
“Và a dormire!”
Gli disse risoluto:
“In questo stato non saresti
neppure capace di battere un fante.” Aggiunse, dandogli le spalle e lasciando
la sala di addestramento. Zack vide la porta scorrevole chiudersi e si alzò in
piedi: Ma che gli è preso?!
Pensò, scombussolato, avviandosi
verso la porta per seguirlo. Quando uscì però, Angeal se ne era già andato.
Gridò una parolaccia ad alta voce: Ci
mancava solo che litigassi con Angeal… Che gli avrò fatto
poi?
Pensò mentre tornava alla sua
stanza.
Quando fu in camera sua ebbe
tutto il tempo di ripensare all’accaduto e gli venne in mente che,
probabilmente, il suo maestro si era tanto arrabbiato perché erano giorni che
lui non si allenava decentemente. Sospirò e abbandonò l’idea di concedersi un
riposino. Si alzò e cominciò numerose serie di flessioni e piegamenti.
Continuò il suo solitario
allenamento fino a tarda sera. Erano le nove e quarantacinque quando si decise a
smettere ed avviarsi dal suo mentore. Raggiunse le stanze dei 1° Classe SOLDIER
e arrivò fino a quella dove il nome vicino ala porta era “Hewley Angeal”. Bussò
un paio di volte fino a che il più grande non venne ad aprirgli.
Egli guardò Zack: il suo allievo,
il suo cucciolo; col respiro ansante e il corpo sudato, provato da intensi
allenamenti. Sorrise con tenerezza, facendolo entrare. Pensò che il più piccolo
doveva aver preso proprio male la sua reazione. Gli dispiacque, ma non voleva
rivelare a Zack la sua vera natura: quella di esperimento genetico, abominio
creato dalle mani della Shinra stessa.
“Perdonato?”
Chiese Zack abbozzando un
sorriso. Angeal scoppiò a ridere, gli scompigliò i ribelli capelli nero pece e
gli si rivolse: “Ampiamente perdonato.” Rispose. Poi il suo volto tornò
serio: “E adesso vai a dormire che sennò domani mi combini qualche cavolata
come quella di oggi.”
Gli disse quindi.
Zack esitò davanti alla
porta: “Angeal…”
Chiamò mestamente. Il 1° Classe
si voltò a guardarlo: “Cosa c’è?” Chiese.
“Ultimamente ho avuto numerosi
incubi che non mi lasciano dormire.”
Si decise a dirgli infine Zack.
Angeal lo guardò, preoccupato:
“Ti preoccupa qualcosa in
particolare?” Gli chiese. Zack scosse la testa e si sforzò di sorridere di
nuovo: “No, no… Niente di che, sarà solo l’ansia mista all’eccitazione per il
fatto che Lazard mi controlla per vedere se farmi diventare un 1° Classe
SOLDIER.”
Il più grande prese un sacco a
pelo color verde militare e lo stese a terra vicino al suo letto. Quindi fece
cenno a Zack di sdraiarsi.
Il ragazzo accettò
silenziosamente l’invito e chiuse gli occhi. Forse era infantile, ma la presenza
del suo maestro riusciva a trasmettergli tranquillità. Prima di
addormentarsi prese il cellulare e scrisse un messaggio a Cloud: Domani alle tre e mezza al Sevent
Heven.
Scrisse. Un’affermazione e non
una domanda, e gli sembrò che andasse bene.
“Grazie Angeal.” Mormorò
appena, prima di spegnere la luce ed addormentarsi.
Ed è finito anche questo
capitolo. Spero che Zack mi sia uscito bene (ma quanto è tenero Zack preoccupato
per Cloud? *.* E anche Angeal con il suo allievo è tenerissimo *.*), fatemi
sapere che ve ne pare mi raccomando.
A proposito di Angeal, so che non
dovrebbe più essere il mentore di Zack a questo punto della storia, ma un po’ mi
servirà più avanti, un po’ adoro il rapporto padre-figlio/amico più
grande-amichetto più piccolo che si crea tra maestro e allievo XD
Ma adesso basta parlare di ciò,
filo a rispondere alle vostre fantastiche recensioni *.* :
@Kairih: davvero scrivo così
bene? ^/////^ Grazie^^ Spero tu abbia apprezzato anche Zack^^ … Ah, pure a me
dispiace per Cloud, è anche il mio personaggio preferito, ma le fanfiction mi
vengono solo in tragico ^^” Inoltre scusami se ancora non ti ho recensito il
nuovo capitolo T__T , domani filo a recensirtelo promesso ^_______^
@Lirith: loooooooooooool la parte
della tua recensione su “E’ un ragazzo dotato” mi ha fatta morire dalle risate…
Per il resto eh sì, l’hanno preso ma non è che adesso il poverino sia molto
felice del suo lavoro XD (scusa se ti maltratto Cloud ç.ç XD) Per il resto fammi
sapere se ti è piaciuto anche questo capitolo che, lo so, frena un po’ la
storia, ma a me è piaciuto molto da scrivere XD
@HolyAerith: ho preferito
lasciarti curiosa ancora per qualche capitolo XD (non mi odiare per questo ti
prego XD) e per quanto riguarda Cloud effettivamente il colpo deve aver fatto
male alla sua autostima ç.ç Grazie per i complimenti ^///^ Prima o poi mi monto
davvero la testa di questo passo XD
@Mix: Tuuuuu!!!! Sono davvero
contenta che proprio tu sia venuta a recensirmi… Come ti ho già scritto nei
commenti alle tue one-shot, ho adorato le tue fanfiction e sono davvero onorata
che anche a te piaccia la mia *.* In fatto di personaggi preferiti abbiamo quasi
gli stessi gusti (con la sola differenza che io preferisco particolarmente Cloud
e mi sembra che tu prediliga Zack XD). Il loro rapporto poi lo vediamo circa
nello stesso modo *.* E pensi davvero che i miei personaggi siano IC? */////*
Sarebbe fantastico *.* Per quanto riguarda il futuro della ficcy mi sono
ripromessa di non spoilerare niente quindi mi mordo la lingua per non rispondere
alle tue frasi finali XD
@Lilian Edwards: Bravissima?
^///////^ Grazie mille! ^//^ Comunque no, la droga non è tutto… Diciamo che è il
minimo… Curiosa?
@Erenwen: aspettavo giusto te per
completare il nuovo chappy ^______^ Anche questa volta grazie mille per la
recensione, meritati o non meritati con tutti questi complimenti ho la testa più
montata della panna sul gelato XD Sono contenta che ti piaccia il nome Arìl
e stai pur certa che la nostra adorata barista avrà il suo ruolo all’interno
della storia!!! :D
Per quel che riguarda Silver no,
non è uno scherzo della tua immaginazione: l’ho davvero descritto perché fosse
bellissimo!! *.* Ma anche maledettamente stronzo -.- Comunque lui deve lavorare
in coppia con Cloud, quindi lo rivedremo molto spesso.
Beh questa volta però niente
Arìl, mi perdoni? ç.ç ^o^
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Capitolo 6 *** Rimorso ***
Ed eccomi tornata ad aggiornare^^
Come al solito non so come ringraziarvi delle fantastiche recensioni che mi
lasciate ^////^ Mi spronano ad andare avanti con velocità alla mia storia che,
nella mia mente, si sta facendo sempre più intricata… Ma andiamo con ordine, in
questo chappy porto un po’ avanti la storia… Sperando possa piacervi vi lascio
al nuovo capitolo^^
Ah, piccolo appunto, la storia
diventa a rating giallo, perché mi sto accorgendo che le scene diventano via via
più dure. Fatemi sapere se il rating vi pare adatto. :)
Capitolo
6
Rimorso
Quando Cloud si alzò dal letto
quella mattina si sentiva distrutto. Aveva passato l’ennesima notte in bianco,
fissando il soffitto dell’identico colore. Si sfregò gli occhi con una mano e si
diresse in bagno. Di quei tempi adorava la luce dell’alba che filtrava dalle
persiane ricordandogli che la notte era finita, che l’oscurità era tornata a
dormire nel suo covo. Gli dava un certo senso di sollievo sentire che le tenebre
se ne erano andate.
Entrato in bagno guardò il suo
volto riflesso nello specchio: aveva il viso pallido e due pesanti occhiaie si
delineavano sotto i suoi occhi azzurro cielo. Rimase a fissare il volto che lo
guardava intontito dallo specchio ancora qualche minuto, quindi aprì il
rubinetto del lavandino e lasciò scorrere l’acqua; mise le mani a coppa e le
affondò sotto il rubinetto, poi si sciacquò il viso. Gli spruzzi d’acqua fredda
gli fecero chiudere gli occhi. Sentì le gocce imperlargli il volto come il
sudore gelido di quella notte. Un
nuovo conato di vomito gli risalì la gola e il ragazzino dovette tapparsi la
bocca per non rigettare succhi gastrici dallo stomaco vuoto. Gli rivenne in
mente l’uomo e il sangue per terra e le gambe gli cedettero. Cadde in ginocchio
sulle fredde mattonelle del bagno e si prese la testa tra le mani.
Gli parve di sentire le grida
dell’uomo, che lo pregava di lasciarlo in vita, di non ucciderlo. Lo sentì
gridare la sua maledizione per averlo ammazzato e le lacrime ricominciarono a
rigargli il volto pallido.
“Io… Io non volevo!” Gridò a
squarciagola il ragazzino, col fiato che gli si bloccava in gola.
“Avrebbero ucciso me se non lo
avessi fatto!” I suoi occhi continuavano ad irrogare lacrime.
“Bella scusa, bamboccio… E invece
così sono morto io. Così è più facile, non è vero?”
Si sentì rispondere da dentro la
sua testa. Cloud cacciò un urlo, poi sentì dei rumori sulle scale. Qualcuno
l’aveva scoperto e stava correndo lì per eliminarlo. Doveva essere un parente
dell’uomo che aveva ucciso. Sentì il suo cuore aumentare i battiti e dalla sua
gola uscì un grido soffocato.
“Apri… Cloud, apri la porta! Stai
male?”
Era la voce di Arìl. Cloud sentì
il cuore diminuire i battiti accelerati. Si sforzò di alzarsi in piedi ma le
gambe non lo ressero.
“Va beh, apro io col
paspartout.” La sentì dire, risoluta. Cloud sentì la sua testa girare, chiuse
gli occhi e se la prese di nuovo tra le mani. Vide l’uomo a terra, coperto di
sangue, alzare una mano: “Adesso tu vieni con me!”
Gridò l’uomo. Cloud gemette e gli
rispose urlando: “No! No, ti prego!”
Sentì delle mani afferrargli la
testa e cercò di divincolarsi dalla stretta.
“Calmati, calmati Cloud… Sono le
sei del mattino, vuoi svegliare tutta la pensione?”
Arìl gli carezzò i capelli con
una mano e bagnò l’altra sotto il rubinetto aperto per poi schizzargli in fronte
alcune gocce d’acqua fredda. Il ragazzino aprì gli occhi, da cui non avevano
smesso di sgorgare lacrime. Alzò il viso ansimando e vide il viso preoccupato di
Arìl. “E’ tutto a posto, stai meglio?” Gli chiese la giovane barista.
“S- Sì adesso sì.”
Riuscì a biascicare Cloud.
“Vuoi che chiami un
medico?” Chiese ancora la giovane.
“N- No, sto bene.” Mormorò il
più piccolo, afferrando il lavandino per alzarsi e sostenendosi allo stesso per
mantenere una posizione eretta.
“Che ti è preso? Urlavi e ti ho
trovato qui a terra…” Il tono della ragazza era preoccupato.
“Niente.” Sapeva di non essere
credibile con una risposta del genere, ma non gli era venuto in mente niente di
meglio da dire.
“Scendo un attimo… Ti porto un
po’ di acqua e zucchero, ma sei sicuro di non aver bisogno di un medico?”
Cloud scosse la testa, vide Arìl
sospirare e scendere le scale.
La ragazza tornò poco dopo e gli
fece bere quella mistura dolciastra. Essa gli solleticò le labbra e lui bevve
avidamente. Erano giorni che non usciva dalla stanza e quindi non toccava cibo,
e gli zuccheri gli avevano solleticato l’appetito.
Cloud scoprì che era passata più
di un’ora da quando si era sentito male. Arìl l’aveva portato sul letto e lo
stava guardando con preoccupazione. Lui ansimava ancora e il cuore non voleva
saperne di tornare al suo battito regolare.
Arìl gli si rivolse:
“Che è successo?” Cloud scosse
la testa con forza: “Nulla.” Rispose di nuovo, quindi si accorse che il
cellulare lampeggiava. Aprì il nuovo messaggio che gli era arrivato, era di Zack
e doveva essergli arrivato la sera prima:
Domani alle tre e mezza al Sevent
Heven.
Il messaggio diceva così. Cloud
pensò di rispondergli che non poteva, che era impegnato; ma in parte non voleva
mentirgli ancora su un’altra cosa, e in parte aveva bisogno di vederlo per
sentirsi almeno un po’ più sicuro.
Ok
Rispose semplicemente ed inviò il
messaggio.
“Avrei bisogno di un piccolo
aiuto…” Mormorò il ragazzino ad Arìl.
“E io sono disposta a dartelo, ma
tu, in cambio, dimmi quello che ti è successo.”
Rispose lei, sorridendogli con
tenerezza. Cloud annuì, deglutendo e gli racconto della Dream, della droga, di Silver, e
dell’uomo anonimo che aveva ucciso. Si stupì a dirle tutto, mentre gli occhi gli
si riempivano di nuove lacrime che parevano non finire mai; ma aveva bisogno del
suo aiuto per non dover rivelare ciò a Zack.
“Ecco e dovrei vedere un amico…
Ma non voglio fargli sapere tutto ciò… Potresti usare ehm… I trucchi per ridarmi
colorito al viso? Di modo che sembri che sia tutto a posto?”
Arìl l’aveva ascoltato con
immenso stupore, sentendosi anche in parte colpevole della situazione in cui si
era cacciato il ragazzino; era stata lei, in fondo, a parlargli della Dream.
A quel punto alzò i suoi occhi a
guardare quelli del più piccolo, ma il biondo ritrasse lo sguardo.
“Va bene… Ti aiuterò.” Assentì
in fine, una promessa era una promessa: Cloud le aveva raccontato il tutto e lei
ormai doveva aiutarlo in ciò che egli aveva chiesto. Questo era il patto, ed ora
doveva rispettarlo.
Gli passò una pesante dose di
fondotinta sul viso e armeggiò coi trucchi per evitare che si vedessero le
occhiaie.
“A posto.” Disse infine.
“Però oggi pomeriggio ti
accompagno io, non vorrei che ti sentissi male lungo la strada.”
Aggiunse. Cloud non poté che
annuire.
Alle tre e mezza raggiunsero
insieme il Sevent Heven. Appoggiato ad un lato della porta Zack stava
aspettando.
Impossibile!
Pensò Cloud: Zack non è mai puntuale!
Doveva aver scoperto che aveva
lasciato la Shinra e avrebbe voluto saperne
qualcosa. Il ragazzino si avvicinò, ormai aveva problemi ben più seri a cui
pensare. Sentì la testa cominciare a girargli e si sforzò di tenere gli occhi
aperti. La scena aveva cominciato a premere di nuovo con forza sulla sua mente.
Si sforzò di trattenere un nuovo conato di vomito, mettendosi le mani davanti
alla bocca.
A vedere quella scena il più
grande si avvicinò con un balzo e strinse Cloud in un abbraccio. Il ragazzino
rimase immobile, rigido come un pezzo di legno tra le sue braccia. Zack lo
strinse a sé carezzandogli le spalle e portandogli con una mano il viso contro
al suo petto. Cloud si ritrasse, facendo un passo indietro: “Zack, perché fai
così? Sto bene.” Disse, sforzandosi di mantenere un tono calmo. Zack scosse
la testa: “No.” Rispose, con apparente calma: “Non stai bene, stavi per
vomitare.”
Cloud guardò verso terra: “Un
attimo di nausea, sono venuto coi mezzi pubblici, ora sto’ bene.”
Zack cercò di abbozzare un
sorriso, indeciso se dargli corda o insistere. Non voleva impicciarsi negli
affari di Cloud, ma sembrava che quella volta la faccenda fosse seria.
“Cloud, vai dentro e prenditi
qualcosa da mangiare. Occupa un tavolo, noi ti raggiungiamo tra poco.” Disse
una ragazza dai capelli corvini e gli occhi azzurri. Zack prima non l’aveva
notata, intento a cercare con lo sguardo il suo amico. Vide Cloud annuirgli ed
entrare al bar, probabilmente desideroso di fuggire dalle domande che lui
avrebbe potuto porgli.
Zack sospirò e si passò una mano
a rimettersi a posto una ciocca ribelle dei suoi capelli neri.
“Ciao… Tu devi essere l’amico di
Cloud, vero?” Gli chiese la ragazza. Zack annuì, il suo volto era
preoccupato.
“Oggi non stava per niente
bene…” Cominciò Arìl, poi abbassò la voce: “… E’ nei guai, Zack.”
Il ragazzo dai capelli corvini
sentì il sangue gelarglisi nelle vene. Ciò che temeva era vero. Tuttavia, per la
prima volta in vita sua, non riuscì a proferire parola. Si limitò a estrarre di
tasca il cellulare e a farle vedere quel messaggio che lui guardava ormai da
giorni.
“Temo che non si trattasse di un
sogno.” Riuscì ad aggiungere in fine: “Non mi ha mai scritto di un incubo,
e poi si comporta in maniera strana.” Arìl deglutì, gettò un’occhiata
all’entrata del bar quindi scosse la testa: “No.” Rispose. Zack la fissò
negli occhi.
“Dimmi quello che sai.” Le
disse.
“Io voglio aiutarlo.”
E per oggi mi fermo qui che sennò
scrivo un poema epico XDXDXD (stavo rischiando di andare fin troppo avanti in un
solo capitolo XP ). Questo capitolo era un po’ più Angst dei precedenti, ma
spero vi sia piaciuto comunque. Spero mi facciate sapere cosa ve ne pare ma
intanto passo a rispondere alle vostre stupende recensioni ^_^
@Lirith: beh, povero Angeal,
doveva salvare Zack che stava precipitando XD Poi il mio scusa era rivolto
direttamente a Cloud (lo so, son malata XD), noto che non ti è troppo simpatico
il biondino XD Comunque è ben ragazzino piccolo nella mia fanfiction, è il Cloud
di FFVIICC non di FFVIIAC ç.ç (vabbeh la pianto di rompere và XD). Per il resto
grazie mille per la recensione… Cercherò di accontentarti appena posso,
promesso^^
@Mix: i tuoi complimenti mi fanno
arrossire ^////^ con la tua recensione il mio ego è salito alle stelle XD anche
perché sentirmi dire che scrivo divinamente da una persona della quale sono io a
pensare ciò è stupendo!!! ^//^ Spero ti sia piaciuto molto anche questo mio
capitolo, anche se Zack compare solo nella parte finale^^
@HolyAerith: e sono contenta di
non potermi liberare di te XD sono la più felice del mondo a non poterlo fare XD
i tuoi commenti mi fanno sempre tantissimo piacere, grazie per le tue recensioni
^____^
@Kairih: immagino che questo
capitolo ti sia piaciuto parecchio (parlo del paragrafo finale XD)^^ Scusa se
ancora non ti ho recensita ç___ç e spero di essermi almeno fatta un po’
perdonare col famoso ultimo paragrafo… Perdonata? *.*
@Erenwen: anche se oggi son
sicura che non hai avuto il tempo di recensirmi, due parole volevo dirtele
personalmente lo stesso :P piaciuto il capitolo dove è comparsa tanto la nostra
adorata Arìl? :D
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Capitolo 7 *** Cribbio, ragazzino: soldi, si chiamano soldi! ***
Ciao a tutti quanti, miei cari
lettori^^ Innanzitutto scusatemi per il ritardo di aggiornamento, dato che vi ho
fatti aspettare più del solito :(
Come al solito vi ringrazio tutti per il successo che sta avendo questa
mia fanfiction e spero che continuerete a seguirla con piacere^^ In questo
chappy presenterò un altro personaggio di mia invenzione e tornerà una nostra
vecchia conoscenza… Il nuovo personaggio è Antares che è anche la mia PG di GDR,
spero possa piacervi. Detto questo vi lascio al nuovo capitolo con la speranza
che possa essere almeno al livello dei precedenti ^_^
Capitolo
7
Cribbio, ragazzino: soldi,
si chiamano soldi!
Quando Arìl e Zack entrarono,
Cloud aveva già finito di consumare il suo pasto. Li guardò parlare tra loro a
bassa voce finché non si avvicinarono al suo tavolo, prendendo posto Zack di
fronte a lui ed Arìl alla sua sinistra. Il volto di Zack era serio; Cloud non
l’aveva mai visto così. Nessun sorriso gli attraversava il viso ammorbidendone i
tratti e nei suoi occhi chiari era riflessa la preoccupazione.
“Sto bene.” Si affrettò a dire
il più piccolo. Notò l’amico incrociare lo sguardo di Arìl e si girò verso la
ragazza; i suoi occhi in quel momento riflettevano la stessa emozione di quelli
di Zack. Per la prima volta fu lei ad abbassare lo sguardo sotto quello
indagatore di Cloud.
“Allora…” Cominciò Zack,
sospirando e preparandosi a cominciare il discorso. Cloud deglutì e cominciò a
guardarsi intorno, per evitare lo sguardo del più grande.
“Premesso che so già che hai
lasciato la Shinra…”
Guardò verso il ragazzino biondo
che in quel momento aveva abbassato prima lo sguardo e poi il viso a guardare
verso il tavolo. Un paio di gocce caddero sulla tavola. Il moro allungò la mano
verso il viso del più piccolo e spinse leggermente sul suo mento per fargli
alzare il viso, alcune lacrime gli stavano rigando il volto; Zack spostò la mano
verso le sue guance ad asciugargli velocemente le lacrime.
“… E questo non è un
problema.” Si affrettò ad aggiungere. Cloud deglutì di nuovo e si affrettò a
spostare il suo sguardo ad una trave sul soffitto del locale. Zack sospirò.
Cercare di parlare con lui quando egli non voleva farlo era un’impresa da eroi.
Beh in fondo era ciò che lui voleva diventare: un eroe. Cercò gli occhi del più
piccolo, non ricambiato, e si decise a continuare il discorso:
“Il problema infatti si pone
dopo… So che lavori da un’altra parte adesso, ma, almeno stando a quanto mi è
stato dett-”
Un leggero calcio di Arìl da
sotto il tavolo lo costrinse a cambiare velocemente la frase:
“Ehm… Cioè: stando a quanto ho
saputo quest’organizzazione, che prende il nome di Dream non è proprio ciò che
sembra…” Il cuore di Cloud a quelle parole cominciò a sobbalzare.
“Stai zitto!”
Sibilò. Non ricordava di essersi
mai rivolto così a Zack. Con l’imperativo e la voce alterata, ma in quel momento
aveva paura. Nuove lacrime cominciarono a premere contro i suoi occhi, ma questa
volta il ragazzino le trattenne.
Zack si zittì, guardandolo di
nuovo. “Calmati, Cloud.”
Era la voce di Arìl che gli stava
carezzando un ginocchio da sotto il tavolo.
“Calmati, è tutto a
posto.” Ripeté. Cloud scosse la testa con forza: “No.”
Rispose piano: “Non è tutto a
posto… Zack di tutto questo non dovrebbe saperne niente!”
I suoi occhi non trattenevano più
le lacrime. Arìl gli passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoglieli
con gentilezza. Guardò verso Zack, e seppure la sua vista fosse annebbiata dalle
lacrime, gli parve di vederlo sorridere.
“Sì va tutto bene.” Disse il
più grande, la sua voce era sicura: “Adesso va tutto bene, Cloud. Perché ti
aiuteremo noi.”
Precisò. Adesso un nuovo sorriso
gli si era delineato sul volto. Adesso che sapeva, che non si sentiva più
impotente e lontano, poteva aiutarlo. Sarebbe andato tutto bene, ne era
certo.
Cloud invece si morse le labbra e
si alzò, le lacrime non avevano smesso di scendere dai suoi occhi. Non disse
niente, perché non trovava le parole giuste da dire o più probabilmente il
coraggio adatto per pronunciarle. Ad ogni modo, quale che fosse il motivo, il
ragazzino si allontanò, dirigendosi da solo fuori dal bar: “Devo fare una
cosa, da solo.” Disse, con un nodo che gli stringeva la gola, prima di
allontanarsi.
Zack ed Arìl restarono a
guardarlo, senza trovare la forza per seguirlo.
“Ti aspettiamo qui
allora!” Gli gridò dietro il più grande; in qualche modo sentiva che il
ragazzino sarebbe tornato; in fondo, per quanto si chiudesse dentro il suo
riccio dove a nessuno era dato di entrare, Cloud aveva sempre detestato l’idea
di rimanere davvero solo e aveva sempre cercato la sua amicizia, la sua
vicinanza.
Cloud si allontanò, le mani
serrate in due pugni, le braccia tenute rigide lungo il corpo. Non avrebbe
saputo spiegarsi se era più arrabbiato per il fatto che Arìl avesse detto il
tutto a Zack, o più spaventato per quello che poteva accadere. Tirò un calcio ad
un sasso, osservando con lo sguardo vuoto il suo rotolare. Sospirò.
Ho paura.
Pensò, come a voler dare un nome
alla sensazione che provava. Un nome razionale, perché le cose sconosciute a
modo loro spaventano ancora di più.
Camminò ancora, in silenzio,
sperando che l’aria fresca lo aiutasse a riprendersi. Si teneva impegnato
guardando nelle varie direzioni, per non ricordare l’assassinio che aveva
compiuto. Intorno a lui si snodavano vicoli scuri e strade silenziose. Sopra di
lui il grigio piatto di metallo rifletteva il suo umore.
Un tremito gli attraversò il
corpo e il ragazzino si strinse le mani intorno al ventre, in maniera quasi
inconscia. I suoi denti cominciarono a battere gli uni sugli altri, sfrigolando
al contatto e nuove lacrime si riversavano sul suo giovane volto.
Non seppe per quanto tempo
continuò a camminare, perso come in trance nei propri pensieri. Ad un certo
punto però i suoi piedi lo riportarono lì. Riconosceva tutto: la piazza coi
cubetti in porfido, la vecchia fontana e le ombre che lì parevano allungarsi a
dismisura. Si mosse, come trascinato da corde invisibili verso quel punto. Il sangue rappreso macchiava
ancora la terra di un rosso sbiadito, che aveva perso il colore della linfa
vitale.
Cadde di nuovo in terra, dinnanzi
alla macchia di vomito e sangue. Del corpo non vi era più nessuna traccia.
Cloud sentì il respiro mozzarsi nella sua gola. Cercò di gridare ma nemmeno
un suono uscì dalla sua bocca, cadde a faccia in giù sul terreno, macchiandosi
il viso del liquido quasi rappreso che vi era in terra. Cercò di respirare, ma
l’aria era pesante, talmente pesante che sembrava essere passata dallo stato
gassoso a quello solido.
“Adesso tu verrai con me!” La
voce dell’uomo che aveva ucciso. La voce che Cloud gli aveva attribuito, non
avendolo mai sentito parlare. Cercò di dimenarsi e il suo corpo si contorse in
terra.
“Ehi, guarda Ralph!” Disse un
uomo ad un tizio dai capelli ramati.
“E’ il moccioso biondo che è
entrato alla Dream!” Rispose
Ralph, e un ghigno folle gli segò in due il viso rude. Si avvicinò al ragazzino
che ancora si contorceva per terra, mugugnando parole incomprensibili. Gli diede
un calcio, con forza colpendogli i reni. Cloud sputò sangue e si alzò appena per
tornare in ginocchio. I suoi occhi si dilatarono per la paura, notando che
l’uomo aveva estratto un coltello e glielo puntava alla gola.
“E’ finita la tua fortuna,
bamboccio!”
Gridò Ralph. Nei suoi occhi Cloud
notò un freddo baluginio di follia. Ricordò quell’uomo: le sue ispide ciocche
ramate, i muscoli possenti che aveva sul corpo, la fisionomia da uomo adulto e
palestrato; era l’uomo che aveva seguito per raggiungere la Dream! Il ragazzino
gridò. Poi chiuse gli occhi. Dopo qualche istante un grido più possente e più
roco pervase l’aria. Cloud aprì gli occhi. L’uomo aveva lasciato cadere il suo
coltello e stava gridando. Aveva un coltellino a serramanico infilato nella
spalla destra. Si alzò, sfilò con un altro grido il coltellino, lo gettò in
terra e corse via.
“Mi vendicherò bamboccio, mi
vendicherò!”
Gridò l’uomo in direzione degli
occhi dilatati dalla paura, di Cloud.
“Tutto bene?”
Cloud si voltò nella direzione da
cui proveniva la voce. Una mano scura era protesa nella sua direzione. Il
ragazzino la afferrò e lasciò che essa lo alzasse in piedi. Apparteneva ad una
ragazzina non tanto più grande di lui. Aveva la pelle scura su cui spiccavano
due occhi verdi, provocati probabilmente dalla quantità di Mako presente a
Midgar, i suoi capelli castano scuro erano tagliati corti con un ciuffo lungo
che scendeva sull’orecchio destro arrivandole fino alle spalle. Non sarebbe
stata una brutta ragazza, ma il suo volto ed il suo corpo erano segnati da
graffi, ferite e cicatrici.
“I- insomma.” Rispose Cloud
alla domanda della ragazzina. Ella si accucciò con disinvoltura a prendere il
coltellino a serramanico e ne pulì la lama insanguinata sulla maglietta.
“Che voleva da te
quell’uomo?”
Gli chiese. La sua voce era
atona.
“V- vendicarsi.” Balbettò il
ragazzino. Poi aggiunse: “Ah, grazie per avermi salvato.”
La giovane alzò le spalle.
“Anche se non capisco perché
voglia vendicarsi… Io glielo lascerei subito il mio posto alla Dream!”
Gridò Cloud, disperato.
“Cribbio, ragazzino! Davvero non
capisci il motivo?”
La voce della giovane era
esasperata. Cloud scosse la testa.
“Soldi, si chiamano soldi.”
Rispose lei, secca.
“Ad ogni modo vedi di stare più
attento, se vuoi sopravvivere.” Aggiunse, nuovamente atona. Cloud annuì.
“Antares! Antares, vieni presto…
Hanno attaccato Zephir, sta male!”
La giovane si volse nella
direzione di quel grido e corse via. Antares, dunque era quello il nome della
sua salvatrice.
Cloud si incamminò veloce verso
il Sevent Heven, ancora frastornato.
Quando arrivò lì Zack ed Arìl lo
stavano ancora aspettando dinnanzi alla porta.
“Scusatemi per prima.” Mormorò
il ragazzino, aprendo le mani fino ad allora ancora serrate in due pugni. La
voce era tremante.
“Non fa niente, tranquillo.”
Gli rispose Zack, stringendolo a
sé; e questa volta Cloud accettò l’abbraccio, stringendo le braccia attorno al
collo del più grande e appoggiando il viso alla sua spalla, ricominciando a
piangere. Zack lo strinse più forte, e Arìl gli carezzo con dolcezza i capelli
biondi; entrambi ignari di ciò che il più piccolo aveva appena passato.
Okey, anche questo capitolo è
stata una bella fatica. Spero vi sia piaciuto e, come vedete, la storia continua
un po’ più speditamente e i vecchi personaggi cominciano a tornare. Fatemi
sapere che ve ne pare e spero continuerete a seguirmi anche se la storia sarà
ancora molto lunga (poveri voi XD), passo ora a rispondere alle recensioni che,
come sempre, mi hanno fatto davvero piacere… Grazie a tutte voi che mi recensite
^_^
@miyuk: grazie mille ^////^ sono
contenta che ti piaccia il modo in cui descrivo i personaggi ^_^ per quel che
riguarda Zack, tranquilla non mi offendo mica, lo so che è leggermente OOC, ma
in fondo lui che per Cloud, nel videogioco, ha dato la vita me lo immagino
piuttosto preoccupato per lui. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^
@Lirith: innanzitutto: ti adoro,
mi segui dal primo capitolo e non ti sei ancora stufata XD per quanto riguarda
Cloud: ah ma tu intendevi proprio da piccolo, piccolo XD va beh, spero che ti
sia piaciuto anche il continuo della mia storia^^
@Mix: sono contenta, oltre che
dei complimenti che mi fai che continuano a farmi arrossire ^///^, che ti
piacciono le trame contorte perché questa diventerà MOLTO contorta XD Ma vedrai
come si evolverà ^_^ Comunque grazie ancora per i complimenti e spero di leggere
presto altre tue fanfiction^^
@Kairih: e anche stavolta penso
di aver scritto una scena da farti leggere più e più volte XD anzi più di una XD
sperando ti siano piaciute quelle scene ed il resto del capitolo ti saluto,
ringraziandoti ancora per le fantastiche recensioni che mi lasci (che sono molto
meglio di quelle che lascio io, checché tu ne dica XD) ^^
@Erenwen: sorellina miaaaaa *.*
sono contenta che trovi magnifico il mio capitolo *.* e come ti ho già detto su
msn le tue recensioni mi commuovono sempre *.* anche perché la storia è dedicata
a te quindi sono felice che ti piaccia ^______^ … Comunque sono davvero contenta
se davvero riesco a far provare emozioni con ciò che scrivo, grazie^o^
|
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Capitolo 8 *** Mai osare opporsi alla Dream! ***
E, dopo un sacco di tempo lo so
ç.ç, eccomi tornata a rompere le ball- ehm coff coff, volevo dire: ad aggiornare
la storia con un nuovo capitolo XDXD Lo so che sto diventando ripetitiva ma vi
ringrazio ancora immensamente per il successo, insperato, che sta avendo questa
mia fanfiction ^________^ In questo chappy torno ad incentrare la narrazione su
Cloud e la Dream, ma il prossimo
capitolo, a grande richiesta XD, tornerà ad essere incentrato sul SOLDIER moro
XD Beh ora lascio parlare i personaggi, ecco dunque a voi il nuovo
capitolo^^
Capitolo
8
Mai osare opporsi alla Dream!
Il giorno dopo, quando Cloud si
alzò dal letto, ancora leggermente frastornato da quello che era accaduto il
giorno prima, sentì bussare alla sua stanza.
“Arìl, sei tu?”
Chiese, mentre si sfilava il
pigiama, pronto a rimetterselo.
“No.” Rispose secca la voce.
Il ragazzino nell’udirla rabbrividì e per capire chi fosse non gli servì la
frase che venne pronunciata in quello stesso momento da quel suo ospite ben poco
desiderato: “Sono Silver.” Cloud deglutì e si sfilò anche i pantaloni del
pigiama.
“M- mi sto cambiando, aspetti un
attimo.”
Rispose, accorgendosi solo dopo
del tremito della sua voce, voleva prendere tempo anche se non capiva a cosa ciò
sarebbe potuto servirgli. Era inutile cercare di fuggire. Si trovava al terzo
piano della pensione e la sua stanza era comunicante soltanto con il bagno.
Deglutì, avvicinandosi al balcone
della sua stanza, un semplice balconcino con una leggera inferriata come
parapetto. Era già vestito e avrebbe voluto saltare. Guardò verso il basso e
ipotizzò un salto e le sue possibili conseguenze. Morte. Paralisi. Non gli venne
in mente altro, quindi si decise ad andare ad aprire a Silver.
L’uomo entrò con la sua camminata
fluida ed elegante e prese posto a sedere su una sedia cui, fino a quel momento,
Cloud non aveva mai fatto caso; accavallò le gambe e puntò le sue iridi blu mare
in quelle azzurre del ragazzino.
“E’ un po’ che non ti fai
vedere.”
Cominciò. Il suo tono era secco e
ruvido, come al solito. Cloud spostò lo sguardo, già non era abituato a guardare
negli occhi le persone, figuriamoci quell’uomo.
Sempre che uomo sia la parola adatta per
definirlo.
Pensò tra sé e sé il ragazzino,
poi con un groppo in gola si chiese se per caso, lui avrebbe potuto definirsi
tale. Era un mostro quanto lui in fondo. Forse anche di più: lui aveva ucciso.
Lui era l’assassino. Non Silver, lui.
“Diamine! Mi ascolti quando
parlo?” Sbottò l’uomo, riportando il più piccolo alla realtà. Cloud scosse la
testa, per scrollarne via i pensieri, ma il suo gesto fu male interpretato
dall’uomo.
“No? Non mi ascolti?” Gli
chiese.
“Ti conviene farlo bamboccio,
perché posso trovare guardie del corpo molto ma molto migliori di te. Non mi
faccio problemi a farti fuori ragazzino.” Continuò, senza neanche dargli il
tempo di aprire la bocca. Cloud deglutì a quelle parole, mentre un brivido gli
percorreva la spina dorsale. Annuì in silenzio e fece inconsciamente qualche
passo indietro fino a sentire il freddo muro bianco sulla schiena. La situazione
non gli piacque affatto. I suoi occhi saettarono da una parte all’altra della
stanza, come cercando una via di fuga, e il suo cuore accelerò i battiti.
“L- la ascolterò.” Balbettò il
ragazzino.
“Perché è venuto qui?”
Chiese poi, cercando di guardare
in tutte le direzioni possibili pur di non incrociare lo sguardo di Silver.
“Perché tu non vieni da
noi.” Rispose l’uomo con voce fredda.
“E stasera abbiamo un piccolo
lavoretto da fare.”
Aggiunse.
“Fatti trovare nel piazzale
antistante la villa della Dream verso
le undici. Se non verrai ricorda che so dove trovarti.” Gli mostrò un pugnale
e glielo passò davanti alla gola.
“Quindi se non ci sarai verrò da
te, e ti farò questo, capito.” Cloud annuì, terrorizzato. Silver aprì la sua
bocca in un ghigno, si alzò e raggiunse la porta, la aprì ed uscendo la
richiuse. Il ragazzino si lasciò cadere sul letto. Quella sera avrebbe dovuto
presentarsi al lavoro. Non aveva scelta in fondo.
Chiuse gli occhi. Avrebbe voluto
riaddormentarsi e invece rimase semplicemente steso ad ascoltare i battiti
accelerati del suo cuore.
Beh, il fatto che pulsi ancora dovrei
considerarla una cosa positiva.
Pensò il ragazzino, ricordando
gli ultimi avvenimenti.
Quando si decise ad uscire dalla
sua camera era già tardi. Il sole aveva smesso di mandare i suoi raggi e
l’oscurità si era fatta più opprimente. Probabilmente era proprio quello il
motivo che aveva spinto Cloud a cercare un posto meno isolato.
Scese le scale con calma,
cercando di non pensare a niente e raggiunse il bar. Si sedette ad un tavolo
aspettando che arrivasse Arìl, ma della giovane nessuna traccia. A servirlo
venne infatti un uomo sulla quarantina coi riccioli e la barba castani.
“Cosa prendi?” Gli chiese,
svogliato. Cloud si era dimenticato di controllare la lista; in fondo lui stava
semplicemente cercando Arìl. Prese tempo con un sospiro e disse la prima cosa
che gli venne in mente: “Una cioccolata calda.” Quando gli arrivò ciò che
aveva ordinato se ne pentì. Non ne aveva la minima voglia. Pensò che avrebbe
preferito un the alla pesca ghiacciato, ma ormai c’era poco da fare. Versò con
noncuranza la bustina di zucchero che era posizionata al fianco della tazza e
quando assaggiò la bevanda gli parve che il sapore fosse fin troppo dolce. La
dolcezza in quel momento gli dava fastidio; eppure lui aveva sempre amato le
cose dolci e zuccherate. Pensò che ormai esse gli apparivano troppo irreali.
Sorseggiò la bevanda calda e
melensa fino ad arrivare a vuotarne metà della tazza, poi la spinse avanti,
lontano da sé. Tutto quello zucchero gli aveva dato la nausea.
Uscì per prendere una boccata
d’aria, senza allontanarsi troppo dalla porta della pensioncina. Restò fermo a
guardare i passanti chiacchierare tra loro o tirare dritti verso casa. Gli parve
di sentire alcuni di loro vociferare eccitati sulla Dream, ma pensò che fosse solo uno
scherzo della sua immaginazione.
Sto diventando paranoico.
Pensò, sospirando. La grande
strada davanti alla pensione era gremita di gente, e la cosa non gli dispiacque.
Si tenne impegnato scrutando i
passanti e rubandogli pezzi della loro vita, seguendo da lontano le loro
conversazioni. Amicizie. Amori. Inimicizie. Odii. Sentimenti appartenuti ad
altre persone cozzavano nella sua mente insieme alle parole da loro pronunciate.
Rubare la vita degli altri era un ottimo modo per tenersi distratto.
Le ore che passò lì davanti
filarono via veloci ed inutili, ed ormai la sera aveva lasciato il posto alla
notte e la sveglia impostata sul cellulare di Cloud squillò, ricordando al
ragazzino che erano le dieci e mezza e che doveva cominciare ad avviarsi verso
la sede della Dream se non voleva
arrivare in ritardo, pagandone poi le dovute conseguenze. Ripensò al pugnale di
Silver e un brivido gelido gli percorse la schiena, immaginandolo tagliare di
netto il suo collo, come lui aveva fatto con il ventre dell’uomo. Si incamminò a
passo veloce cercando di non pensarci.
Quando raggiunse il cortile della
Dream, con le mattonelle sul terreno su cui le decorazioni astratte
serpeggiavano pericolosamente in cerchi concentrici che si stringevano via via
che si avvicinavano al centro della piazzetta, stringendo infine in una morsa
soffocante la piccola fontana, Silver lo stava già aspettando, arrotolandosi con
un dito una ciocca dei lunghi capelli biondi, che quella notte teneva sciolti
invece che legati nella solita coda.
“Immaginavo che saresti
venuto.” Disse l’uomo, col solito ghigno. Cloud rabbrividì e spostò il suo
sguardo al terreno che un tempo gli era apparso tanto bello e raffinato ma che
ora riusciva solo a mettergli paura. Sposto il peso dalla gamba destra a quella
sinistra, prendendo tempo.
“Loquace come al solito,
vedo.” Lo schernì Silver con la sua voce rude. Il più piccolo era troppo
occupato ad ascoltare i battiti accelerati del suo cuore che si erano ora fatti
assordanti, per poter prestare ascolto alle parole dell’uomo.
“C- ci aspetta il lavoro
dell’ultima volta?” Chiese Cloud. Sperava che la risposta fosse negativa, e
così fu.
“No.” Disse l’uomo con voce
ferma e gli passò tra le mani un foglio. Era una fotografia. La persona
raffigurata era un ragazzino dai capelli neri e la pelle scura come il carbone;
aveva le iridi color ghiaccio e il volto giovane era segnato da una lunga
cicatrice.
“Chi è?” Chiese Cloud con la
voce tremante.
“Si chiama Zephir.” Rispose
l’uomo. Il ragazzino sentì il suo sangue gelarsi nelle vene e il suo cuore
perdere un battito.
“E?”
La lettera gli uscì roca dalla
bocca, quasi pronunciarla gli fosse costato fatica.
“Ed è un moccioso che si è
opposto alla Dream, rifiutando di
pagare dei soldi che ci deve.”
Zephir era l’amico per cui
avevano chiamato la sua salvatrice. Non voleva ucciderlo. Non poteva farlo. Era
in debito di vita con Antares.
Passarono pochi secondi prima che
Cloud si ritrovasse le iridi di Silver piantate nei suoi occhi.
“Ricordi quello che ti dissi
l’ultima volta che abbiamo lavorato insieme, vero ragazzino?” Cloud
annuì.
“Devo fare tutto quello che mi
dici.” Rispose con la voce soffocata dal nodo che aveva in gola. L’uomo
annuì.
“Vedo che ci
capiamo.” Rispose, secco.
Si avviarono in silenzio, Silver
davanti con la postura e la camminata elegante, Cloud dietro a qualche metro di
distanza dal più grande, con le gambe che gli sembravano pesanti come fossero
fatte di cemento.
Risalirono il vicolo imboccando
una strada più grande e poi un altro vicolo ed un altro ancora. I bassifondi,
illuminati solo dalle fioche luci dei pochi lampioni a cui non si era fusa la
lampadina o a cui essa era stata smontata o rotta da atti vandalici, sembravano
un enorme ed intricatissimo labirinto.
Infine i due arrivarono ad un
piccolo anfratto, dove le tenebre avevano sopraffatto la luce in maniera quasi
totale.
“Tu resta qui e guardami le
spalle. La pula non gira nei bassifondi, e quella poca che vi gira è già stata
assoldata da noi; ma questo non vuol dire che il posto sia sicuro. Potrebbero
esserci alcuni suoi compagni da queste parti, tu fai la guardia ed io sbrigherò
il lavoro.” Spiegò Silver a bassa voce. Cloud annuì, ormai il nodo che aveva
in gola si era fatto così grosso da impedirgli di parlare.
Ciò che accadde non durò più di
qualche secondo. Lui stava davanti all’anfratto guardando a destra e a manca,
quasi sperando di veder comparire Antares. Poi, da dietro di lui, un grido
disperato. Dopo soltanto silenzio.
Cloud si voltò per vedere cosa
fosse successo. Silver stava riponendo la pistola senza toglierle il
silenziatore e si puliva i vestiti con un panno bagnato. Intorno a lui sangue.
Il vivido colore rosso copriva le pareti e il terreno. Il corpo di Zephir aveva
già smesso di respirare e muoversi.
“Missione compiuta.” Sentenziò
Silver sfregandosi le mani.
“Mai e dico mai opporsi alla Dream.”
Concluse con un ghigno davanti al
corpo tremante di Cloud.
Questo capitolo è stato il più
difficoltoso che ho scritto fino ad ora. Cloud continua a scoprire lati sempre
più agghiaccianti della Dream ma non
ha certo scoperto ancora tutto. Spero, come al solito di avervi incuriositi, e
spero vivamente che continuiate a seguire la mia storia più complessa ed
intricata. Mi scuso ancora per avervi fatto attendere tanto a lungo per questo
capitolo e passo a rispondere alle magnifiche recensioni che mi avete
lasciato^^
@HolyAerith: ma figuriamoci, anzi
mi fa piacere che tu sia tornata a recensire appena hai potuto ^____^ Per quanto
riguarda i chapy (li chiamo come piace chiamarli a te, se posso XD) sono
contenta che li trovi addirittura stupendi *.* comunque mi dispiace deluderti ma
nella mia storia, non essendo né yaoi né shonen-ai, Zack non darà mai a Cloud
qualcosa in più dell’abbraccio ^^” Spero continuerai a seguirmi comunque e ti
ringrazio ancora per la recensione^^
@Mix: se davvero pensi che è una
delle fanfiction su FFVII migliori che hai mai letto mi fai davvero arrossire
^////^ sono contenta che ti piaccia tanto ^_____________^ In questo capitolo
Cloud ha cominciato a capire come funziona il mondo in cui vive, amara scoperta
che però gli tornerà utile più avanti… Spero di essere riuscita ad interessarti
anche in questo capitolo^^
@Lirith: anche se la storia delle
recensioni era per Kairih, come ti sei accorta anche tu, adoro anche il modo in
cui le scrivi tu le rece, che spesso mi fanno morire dalle risate (eh sì, la più
incapace a scriverle sono proprio io ç.ç XD). Per il resto sulla morte di Cloud
non ci sperare troppo dato che è il mio amore, ehm volevo dire il mio eroe :P
(anche se, dato che sono una tragici sta nata, non sia sa mai XD); e… Sono contentissima che
ti stia simpatica la mia Antares *.* Dato che è un personaggio cui sono
particolarmente affezionata *.*
@miyuk: eh beh, come famiglia
sarebbe bellissima *.* ma dimentichi una cosuccia: seguendo Crisis Core ti
ritroveresti ben presto orfana sia del padre che del fratello maggiore, e
passando a FFVII ti ritroveresti pure con un fratellino con gravi crisi di
identità XD pensaci, non so quanto convenga XD. Battute a parte, grazie mille
per la recensione e spero che ti sia piaciuto anche l’ottavo capitolo^^
@Kairih: immaginavo che lo scorso
capitolo ti sarebbe piaciuto, e son contenta di averti resa felice^^ Per quanto
riguarda quelle frasi pensavo fossero solo idee dettate dalla mia follia XD,
quindi sono felice che ti piacciano e le trovi addirittura profonde e vere *.*
Beh attendo con ansia il tuo ultimo capitolo allora ^_____^
@Erenwen: come al solito adoro le
tue recensioni, sorellina *.* Mi fanno sempre davvero piacere ^^ Per quanto
riguarda la critica effettivamente me ne sono accorta rileggendo: quel capitolo
aveva un po’ troppe ripetizioni, ma sono rincuorata dal fatto che non l’abbiano
rovinato^^ Fammi sapere se questa volta son riuscita a combinare meno pasticci e
ovviamente se ti è piaciuto il capitolo. Ah dimenticavo: sono contentissima che
ti piaccia la mia Antares *.* *.* *.*
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Capitolo 9 *** Ottimismo ***
Ed eccomi, finalmente, tornata ad
aggiornare^^ Lo so che è passato un sacco di tempo dal mio ultimo aggiornamento
ma prima mi son data alla scrittura di alcune one-shot e poi ho un po’ di casini
per il fatto che mi devo trasferire ad Imola… Spero che continuerete a seguirmi
nonostante questa volta io ci abbia messo veramente tanto a scrivere il nuovo
capitolo, ancora scusatemi =(
Passando al chappy, come
promesso, sarà incentrato su Zack… Spero vi piaccia e vi lascio al nuovo
capitolo ^_^
Capitolo
9
Ottimismo
Quando tornò alla Shinra, quella
sera, Zack si addormentò presto e nessun incubo lo disturbò durante la
notte.
Si alzò col sorriso dipinto sul
volto e fece una doccia veloce, ascoltando quegli spilli d’acqua bagnargli il
corpo. Si sentiva bene. Adesso sapeva che tutto sarebbe andato per il verso
giusto. Detestava la Dream, detestava quello
che loro avevano fatto a Cloud, detestava quello che facevano a tutta la gente;
ma presto, molto presto avrebbe messo la parola fine a tutta quella storia. E
forse nei titoli di coda sarebbe pure apparso il fatto che lui era un eroe.
Si concesse un sorriso radioso
all’idea e si asciugò velocemente i capelli neri. Prese la spada e si mise
l’uniforme da 2° Classe SOLDIER. Notò che non gli copriva più bene le braccia e
le gambe, doveva essere cresciuto e presto avrebbe dovuto comprarne una più
grande.
Premette un tasto sulla
macchinetta per il caffè che aveva in camera e prese qualche sorso di quella
bevanda. Era già sveglio e pronto all’azione, ma il sapore caldo del caffè col
suo retrogusto tra l’amaro della bevanda e il dolce dei due cucchiaini di
zucchero che ci aveva infilato, gli piaceva.
Aprì il cassetto del suo comodino
e ne tirò fuori un foglio bianco.
BATTERE LA
DREAM E LIBERARE CLOUD, E’ UNA
PROMESSA.
Vi scrisse sopra, in uno
stampatello maiuscolo non troppo elegante, poi prese una puntina, serrandola tra
le sue labbra e lo appese sul muro, lindo e immacolato, che sovrastava il suo
letto.
Lo avrebbero rimproverato per il
buco nel muro, lo sapeva bene, ma non gli importava.
Si allontanò di qualche passo e
guardò verso il foglio, vi si avvicinò e sottolineò le parole con una matita
rossa. Gli piaceva quella scritta. Sorrise nuovamente e prese la spada. Con
rapidi colpi di polso la fece girare sopra la propria testa.
“Ben presto la vostra politica di
paura dovrà finire!” Sentenziò, davanti all’immaginario nemico e virò un
affondo immaginario andando a sbattere contro la parete.
Si rialzò, massaggiandosi la
testa e ripetendosi mentalmente di evitare di gasarsi troppo, o almeno evitare i
duelli immaginari in una stanza di pochissimi metri quadri. Quindi si sedete sul
letto e cominciò ad affilare la lama della sua arma. Lo sfrigolio metallico lo
faceva rabbrividire, ma ci teneva ad essere pronto per l’orario
dell’addestramento.
Passò qualche minuto a preparare
le cose che gli sarebbero servite: la spada appena affilata e le materia che
erano rotolate sotto il letto, e che lui, nel recuperarle aveva finito per
riempire di polvere la sua divisa di SOLDIER. Era pronto per l’addestramento.
Gettò uno sguardo verso l’orologio notando che il suo ritardo ammontava già a
cinque minuti e si gettò fuori dalla camera, con la spada in mano e le materia
che giacevano sul letto come le palline magiche colorate che aveva da bambino,
dimenticate in camera nel cercare di evitare il ritardo.
Quindi, percorrendo velocemente i
vari corridoi arrivò alla sala di addestramento, dove Angeal lo stava già
aspettando con lo sguardo accigliato.
Il cervello di Zack cominciò ad
elaborare qualche possibile scusa per il ritardo, quando Angeal lo raggiunse
portandosi a qualche centimetro da lui.
“Lo so che sono arrivato tardi
ma…” Cominciò il più piccolo. Angeal parlò zittendolo all’istante:
“Non mi interessa.” Rispose,
secco. Le labbra serrate in un’espressione di disappunto che venne
immediatamente sostituito da un sorriso dolce e un po’ preoccupato alla frase
che aggiunse subito dopo:
“Mi interessa sapere come
stai.” Zack, alzò lievemente la testa, prima abbassata nel tentativo di
fuggire dagli occhi del maestro durante la predica.
“Sto bene, Angeal. Oggi sto
bene.” Rispose con un sorriso radioso che gli attraversava il volto.
“Molto bene. Allora cominciamo
l’addestramento.” Rispose il più grande, la sua voce era tornata seria e
secca.
“Se possibile, vorrei un
addestramento davvero difficile oggi.” Gridò Zack mentre Angeal stava andando
a prendere gli occhiali per la simulazione.
Strano.
Pensò. Di solito Zack non
chiedeva mai niente rispetto all’addestramento. Scrollò le spalle senza sapere
che pensare e prese un altro paio di occhialini dal ripostiglio.
“Bene. Allora oggi sfiderai
me.” Spiegò allo sguardo interrogativo dell’allievo. La visuale cambiò
portando i due ragazzi in un ampio deserto.
“Mi raccomando.” Cominciò
Angeal: “Concentrati, Zack.” Gli disse, secco, impugnando una spada da
allenamento messa a disposizione dalla Shinra. Conosceva bene il punto debole di
Zack, il suo problema: egli aveva difficoltà a rimanere concentrato per più di
qualche minuto. E tale cosa era in battaglia un andicap gravissimo, che avrebbe
facilmente portare alla morte il suo giovane allievo.
Angeal non poteva sapere perché
Zack gli avesse chiesto un allenamento difficile, ma poteva facilmente intuire
che era per un imminente combattimento, e lui sapeva una cosa soltanto: non
voleva perderlo. Quel ragazzino, quel suo cucciolo iperattivo e con difficoltà
di concentrazione era per lui quasi un figlio.
Sguainò la spada gli fece cenno
di brandire anche la sua al suo giovane discepolo, quindi si lanciò all’attacco
con un fendente diretto. Zack parò col lato della spada e contrattaccò. Con una
mossa veloce Angeal deviò il colpo…
La battaglia si protrasse in quel
modo per una dozzina di minuti, dopodiché Zack cominciò a non parare più tutti i
colpi e a sbagliare gli affondi. Il 1° Classe SOLDIER gli portò la punta della
lama alla gola, quindi annullò la missione.
“Ti avrei ucciso con quel
colpo.” Sentenziò, glaciale. Il più piccolo sospirò: “Sì va bene, scusa,
scusa.” Rispose. Questa volta fu Angeal a sospirare:
“Più che chiedermi scusa devi
imparare a rimanere concentrato.” Sentenziò.
“Ora puoi andare.” Aggiunse.
Il più giovane rimase impalato.
“Ho bisogno di
allenarmi.” Sentenziò, il suo volto era tornato serio. Angeal gli sorrise di
nuovo: “Dopo. Adesso hai bisogno
di staccare un attimo e riprendere concentrazione.” Rispose e Zack fu
costretto a lasciare la sala addestramenti per tornare in camera, ma, come
raggiunse la sua stanza vide la spia verde del telefono indicare un nuovo
messaggio nella sua segreteria telefonica, alzò la cornetta ed ascoltò, era la
voce della bella receptionist della Shinra: “Zack Fair è desiderato
all’entrata dalla signorina Arìl. Ripeto Zack Fair è desiderato all’entrata
dalla signorina Arìl.” Il ragazzo lasciò cadere la spada a terra in un
clangore metallico e si diresse di corsa al sontuoso atrio della Shinra
Corporation.
Quando raggiunse l’entrata la
vide subito. I lunghi capelli neri quel giorno legati in due trecce, e gli occhi
azzurri come il cielo; vestiva in camicia e jeans, e pur non avendo addosso
nulla di provocante era mille volte più bella della receptionist col suo abito
succinto.
Ma non era il momento di pensare
a ciò. Lei era lì per Cloud ed entrambi volevano salvarlo. La salutò con un
cenno della mano ed un ampio sorriso.
“Eccomi, Arìl!” Chiamò nella
sua direzione, lei rispose con un lieve cenno della testa e un’aria un po’
preoccupata.
“Sarà prudente parlarne
qui?” Gli chiese lei, in un sussurro, Zack annuì: “Ma certo.” Rispose
col suo sorriso sicuro e abbagliante.
“Qui è tutta gente per bene,
tranquilla.” Continuò, poi la scortò verso il bar della Shinra e presero
posto in un tavolino in fondo alla stanza. Un fischio e alcune sghignazzate
fecero voltare il ragazzo dai capelli neri: “E bravo il nostro Zack! Che
bella ragazza ti sei trovato. Non è che adesso non avrai più tempo per gli
amici, vero?” Era quel cretino di Kunsel con alcuni 2° Classe SOLDIER. Zack
alzò gli occhi verso il soffitto. “Piantala e lasciaci in pace,
scemo.” Gli rispose, leggermente scocciato. Poi, accorgendosi di essere
diventato rosso spostò lo sguardo verso il basso fingendo di sistemare la sedia.
Non doveva pensarci, maledizione. Non doveva. L’unica cosa a cui doveva prestare
attenzione in quel momento era a trovare il modo di liberare Cloud dalla Dream e distruggere tale organizzazione.
Mi sa che ha ragione
Angeal…
Pensò con un sospiro: Il mio problema è che ho difficoltà a
rimanere concentrato.
“Allora, hai qualche idea?” La
voce di Arìl lo riportò alla realtà e al momento.
“Beh, io non sono un genio della
tattica, ma proporrei una sopralluogo alla famosa Dream.” Rispose. La ragazza
annuì.
“Beh, in caso di guai tu sei un
SOLDIER, giusto?” Zack annuì. Sì era un SOLDIER, ed era anche piuttosto abile
con la spada, non ci sarebbero stati problemi.
Arìl sorrise, forse leggermente
rassicurata.
“Libereremo Cloud.” Disse,
seria.
“E non solo.” Aggiunse
Zack: “Distruggeremo la Dream!”
Il suo tono era raggiante. Lui
era sicuro che ce l’avrebbero fatta. Arìl sorrise, l’ottimismo di quel ragazzo
era contagioso.
“Sì.” Rispose, poi lo guardò
negli occhi e il sorriso le si allargò sul volto: “Allora domani faremo il
sopralluogo e, dato che oggi abbiamo la sera libera, che ne dici di una
passeggiata?” Zack ricambiò lo sguardo e accennò un sorriso: “Una
passeggiata tipo tra complici, tra amici… O tipo un appuntamento?” Rispose,
ridacchiando. Arìl sorrise con dolcezza: “Tipo un
appuntamento.” Rispose.
Ed ecco qua, anche questo
capitolo è terminato =) spero vi sia piaciuto e spero che vi piaccia questo
pairing inventato (ArìlxZack)… Fatemi sapere che ve ne pare del capitolo e
intanto passo a rispondere alle fantastiche recensioni che mi avete lasciato, io
vi adoro tutte mie care recensitrici ^_^ (inoltre ringrazio tra le recensitrici
di questa fanfiction Mix e Lirith per aver recensito la mia
one-shot “Mostro”, grazie mille ad entrambe per i complimenti ^////^)
@HolyAerith: mi dispiace ma come
puoi vedere ho deciso di usare pairings con i personaggi inventati, spero non me
ne vorrai^^ Per il resto ti ringrazio ancora per tutte le fantastiche recensioni
che mi lasci e spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ^_^
@Kairih: saper scrivere bene come
me??? ^///////////^ ok adesso il mio viso è rosso come un pomodoro maturo ^//^
grazie mille per i complimenti *.* Ah benvenuta nel club di “coloro che odiano
Silver”, per intanto ci siamo io e te, poi vedremo se si aggiungerà qualcun
altro XD Per scoprire il tutto sull’organizzazione dovrai aspettare e, come al
solito, mi mordo la lingua per non spoilerare XP Per quel che riguarda Cloud non
lo incolperei nemmeno io *.* Povero cucciolo, lui era costretto sisi *me
annuisce convinta*… Ma pensavo a come si sarebbe sentito e cosa avrebbe pensato
lui dopo quell’azione^^ Va beh, ti saluto che sennò scrivo un papiro in risposta
alla tua rece e aspetto di risponderti al nuovo capitolo^^ (PS: aggiorna la tua
ficcy che è stupenda *.*)
@miyuk: ti sei spiegata benissimo
e trovo che tu abbia proprio ragione. Probabilmente quello di Cloud è solo un
blocco psicologico, ma non è colpa sua, è colpa di Lazard che continuava a
bocciarlo all’esame ç.ç per quel che riguarda la tua nuova famiglia: sei un
genio XD a stò punto posso entrare anche io nella famiglia? O non mi
sopporteresti come sorella? XD vabbeh dai la pianto di rompere e al prossimo
capitolo^^
@Lirith: infatti Zephir era un
bambino fighissimo, povero cucciolo ç.ç ma serviva per la storia ç.ç Grazie
anche a te per i complimenti e… In questo capitolo niente Cloud, contenta? XD
Spero ti sia piaciuto anche questo chappy e fammi sapere che te ne pare^^
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Capitolo 10 *** Appuntamento ***
Ed eccomi tornata, innanzitutto
scusatemi tutti quanti per il ritardo, so che l’attesa è diventata davvero
lunga, ma ho dovuto aspettare fino a ieri per aver nuovamente computer ed
internet… Spero che, nonostante ciò, qualcuno di voi abbia ancora voglia di
seguire questa mia fanfiction.
Il capitolo di oggi è nuovamente
incentrato su Zack… Spero vi piaccia^^
Capitolo 10
Appuntamento
Zack sorrise, euforico. Non solo
ormai sapeva che con Cloud sarebbe andato tutto bene, addirittura poteva uscire
con una ragazza bellissima.
Arìl gli sorrise di rimando, con
dolcezza, quindi si alzò dalla sedia, rimettendola elegantemente al suo
posto.
Anche Zack si alzò, lasciando la
sedia dov’era finita quando si era spostato indietro, ed insieme si avviarono
fuori dall’edificio della Shinra.
La serata era fresca e la brezza
scompigliava loro i capelli in maniera piacevole, non faceva né troppo freddo né
troppo caldo. L’unico lato negativo di quella serata, pensava Zack, era il cielo
che, sopra Midgar, era perennemente ricoperto di nubi causate dall’inquinamento.
A lui il cielo piaceva azzurro e
limpido, quello che di notte diventava blu scuro ed era tempestato di stelle. Le
stelle invece a Midgar non si vedevano, nemmeno le più luminose.
Pazienza.
Pensò il ragazzo. Non si sarebbe
certo fatto rovinare la serata dalla mancanza di qualche astro luminoso.
“A cosa pensi?”
La voce di Arìl lo riportò al
tempo e al luogo.
“Al cielo, alle stelle.”
Rispose senza pensarci, poi se ne
pentì; sarebbe stato più romantico rispondere:
“A te.”
Ma la frittata ormai era già
fatta.
Arìl sorrise ancora nella sua
direzione.
“Ma come siamo
filosofici…” Rispose, scherzando. Zack le prese la mano e gliela baciò.
“No, signorina.” Ribatté.
“Non filosofico, ma
romantico.” La giovane rise con una risata cristallina e subito dopo rise
anche il ragazzo.
Stettero zitti per alcuni minuti,
camminando in viale Loveless mano nella mano. Era piacevole la sensazione di
avere qualcuno accanto.
“Mi trovo bene con
te.” Sussurrò Zack sedendosi un attimo su una panchina.
“Anche io.” Rispose Arìl,
carezzandogli la guancia.
“Anche se sei un po’
piccolo.” Aggiunse poi, ridacchiando, e dandogli un buffetto sulla guancia.
Zack incrociò le braccia al petto, fingendosi offeso.
“Perché tu quanti anni
hai?” Chiese, con tono fintamente risentito.
“Venti, signorino.” Rispose
Arìl, assumendo per scherzo un tono di superiorità.
“Tre anni non sono
tanti.” Ribatté il giovane, quindi spostò il suo braccio a cingerle le spalle
e lei si accoccolò nell’abbraccio.
Restarono lì per ancora svariati
minuti, scherzando e coccolandosi; provando finalmente la sensazione di avere
qualcuno talmente vicino; poi stettero semplicemente zitti ad abbracciarsi, ma è
proprio il silenzio a portare con sé i pensieri.
Dopo ancora qualche secondo Zack
si sciolse dall’abbraccio.
“Sei stufo?” Gli chiese Arìl,
sorridendo.
“Non è questo il punto.” La
voce del giovane era grave.
“Non dovremmo, non oggi… Non è
giusto!”
Ora il ragazzo stava serrando i
pugni e negli occhi tratteneva numerose lacrime. Arìl si alzò in piedi e prese
le mani di Zack tra le sue.
“Calmati.” Sussurrò, il suo
tono era preoccupato.
“E come posso? Il mio migliore
amico è nei guai e io penso solo a me stesso!”
Gridò il giovane.
“Non è vero.” La voce della
giovane era dolce ma sicura. Lui la guardò con occhi interrogativi.
“Infatti domani andremo alla Dream, solo che oggi non ha senso
cercare il luogo; è tardi e con questo buio sarebbe difficile trovarlo.” Zack
parve calmarsi. Si passò una mano tra gli ispidi capelli neri e abbassò gli
occhi verso il terreno.
“Scusa per la
scenata.” Mormorò. Arìl gli alzò il mento con due dita e sorrise.
“Non ti devi
scusare.” Rispose, avvicinando il suo viso a quello di Zack e dischiudendo le
labbra. Il ragazzo chiuse gli occhi e avvicinò le sue labbra a quelle della
giovane. Quando esse si toccarono in un lieve bacio il giovane sorrise. Quella
notte, sotto il grigio cielo di Midgar, aveva dato il suo primo bacio.
Quella notte, dinnanzi alla villa
della Dream vi era un giovane, i suoi
capelli erano biondi, ben ordinati, dal taglio leggermente lungo; i suoi occhi,
di un verde smeraldino sormontati da un paio di eleganti occhiali, si guardavano
intorno, come a controllare di non essere stato seguito da nessuno.
Appurato il fatto, la figura si
avvicinò all’entrata della casa. Senza esitazioni premette il campanello con la
scritta svolazzante ed aspettò.
“Chi è?”
La voce del capo della Dream era come al solito buona, elegante
e paziente.
“Sono Lazard.” Rispose il
giovane.
“Ti aspettavo.”
Disse la voce gentile e dopo
pochi minuti un inserviente andò ad aprire la porta.
Il direttore di SOLDIER salì
velocemente le scale, sino a raggiungere l’ufficio. Bussò un paio di volte
quindi aprì la porta.
“Lazard, quanto tempo.” Il
capo della Dream lo accolse con un
sorriso e una stretta di mano, che il giovane ricambiò.
“Buonasera Nathan.”
Rispose.
“Come vanno gli affari
ultimamente?”
“Bene, vanno molto bene. Ma a
cosa devo la sua visita?”
Chiese Nathan, mentre faceva
segno a Lazard di accomodarsi. Il giovane direttore di SOLDIER accettò con
piacere l’invito e si sedette su una sedia.
“Sono venuto per
avvertirla.” Cominciò Lazard, Nathan sorrise.
“Mi dica, sono tutto
orecchi.”
Disse, incitandolo a continuare
il discorso. Il direttore prese fiato.
“Vi sono un paio di ragazzi, che,
per sua fortuna, ho sentito parlare mentre mi trovavo al bar della compagnia per
cui lavoro, che hanno intenzione di mettersi contro la Dream.”
L’anziano capo
dell’organizzazione assentì.
“Una è una giovane che io non ho
mai visto; l’altro è un soldato della Shinra molto portato, ha soli diciassette
anni ed è già un 2° Classe SOLDIER, si chiama Zack Fair e questa è una sua
foto.” Terminò Lazard, passando tra le mani dell’uomo la scheda di Zack.
Nathan sorrise.
“Come al solito le sono
riconoscente. Manderò un sicario ad eliminarlo, ho la persona che fa al caso
nostro.” Ringraziò, quindi prese svariati sacchi pieni di guil e li appoggiò
tra le mani di Lazard.
“Tenga, questo è per
la Shinra, come
pattuito dai nostri accordi.” Concluse, quindi i due si salutarono e Lazard
uscì. Da qualche parte, nella villa della Dream, si sentiva una voce gridare,
doveva essere Shyla, che stava svolgendo il suo lavoro. Senza preoccuparsene il
direttore di SOLDIER tornò verso la Shinra.
Appena i due giovani ebbero
finito di baciarsi, dapprima solo sulle labbra e poi giocando a far rincorrere
le loro lingue nelle bocche in baci sempre più appassionati, la loro attenzione
fu attirata da una ragazzina dagli abiti lisi e il volto coperto di
cicatrici.
“Disturbo?”
La sua voce era atona, e sembrava
non le importasse minimamente se stava effettivamente disturbando i due giovani
o meno.
I ragazzi si voltarono nella sua
direzione e, prima che ebbero il tempo di rispondere, la giovane continuò.
“Vi ho sentiti parlare della Dream. Spero non siate dalla parte di
quell’organizzazione.” Il suo tono era schifato.
“No, assolutamente.” Rispose
Zack risoluto. Arìl avrebbe voluto bloccarlo, era pericoloso esporsi in quel
modo, ma ormai c’era ben poco da fare; scosse anche lei la testa.
“Allora perché volete andare
lì?” Le parole della ragazzina erano strascicate.
“Voglio distruggere quella
maledetta organizzazione per liberare un mio amico.”
Arìl strinse il polso di Zack
alle affermazioni del ragazzo. Stava parlando troppo.
“Allora vi posso aiutare a
trovare il luogo, io so dov’è la
Dream, e la odio per
i miei motivi.”
Zack era raggiante, invece la
giovane barista spense subito il suo entusiasmo.
“Nessuno aiuta le persone in
cambio di niente.” Le rispose. Non le piaceva quella ragazzina, e non era a
causa delle cicatrici che le ricoprivano il suo giovane viso, ma a causa di quel
suo strano comportamento.
La giovane sorrise con un
sorrisetto di scherno.
“Infatti non lo farò in cambio di
niente, per avere il mio aiuto dovrete pagarmi.”
Rispose, secca.
“Non c’è problema, quanto
vuoi?”
Chiese Zack.
“Cinquemila guil, e non ci sono
contrattazioni.”
Disse la ragazzina.
“Affare fatto.”
Zack aprì il portafoglio e le
porse i guil richiesti.
“Domani sera vi porterò lì.”
Concluse la ragazza, quindi fece
per andarsene. Arìl la bloccò.
“Cosa vuoi?” Il tono della
ragazzina era gelido, in contrasto con la sua pelle scura che rimandava al sole
caldo.
“Devi dirci chi sei e dove abiti,
così domani ti possiamo trovare.” Disse Arìl, la sua voce era secca. Zack non
l’aveva mai sentita parlare così.
“Mi chiamo Antares, ma verrò a
prendervi qui domani sera, io non ho un’abitazione.”
Rispose la ragazzina, nuovamente
atona.
“Va bene, ma verrai a prendere
solo me. Scusami Arìl, ma preferisco non infilare troppa gente in questa storia,
è pericoloso.” Concluse Zack, mentre Antares si allontanava da viale Loveless
per tornarsene nei bassifondi.
Ed è finito anche questo
capitolo^^ Si è scoperto che la
Dream è legata alla
Shinra, e nel capitolo vi è un indizio ad un’altra attività svolta
dall’organizzazione. Spero di avervi incuriositi abbastanza e vi lascio alle
risposte alle vostre fantastiche recensioni ^_^
@Lirith: grazie per continuare a
seguirmi *.* ne sono felicissima *.* Comunque hai perfettamente ragione: non è
affatto una bella cosa quando qualcuno si trova il fidanzato o la fidanzata e
poi si dimentica gli amici. Non si fa è.è . Comunque sono contentissima che ti
piaccia la mia storia e il mio modo di scrivere, grazie ^////^ . Anche in questo
capitolo non c’è Cloud, contenta? XD (io un po’ di meno essendo il mio
personaggio preferito XDXD, ma tanto torna nel prossimo capitolo *ç*). Per quel
che riguarda il foglio comunque è usanza in Giappone scrivere il proprio
obbiettivo su un foglio di carta e appenderlo in camera propria e mi era
sembrata una cosa carina, quindi l’ho fatto fare a Zack. Aspetto di sapere cosa
te ne pare di questo capitolo^^
@Kairih: grazie anche a te per
continuare a seguirmi nonostante la lunga attesa *.* appena avrò un po’ di tempo
mi rimetterò anche in pari con i capitoli della tua storia, promesso.
Innazitutto grazie mille per i complimenti che mi fai, mi fai davvero arrossire
^/////^ grazie, grazie, grazie. Spero possa esserti piaciuto anche questo
capitolo, anche se temo ti farà sognare molto meno dei precedenti (perdono ç.ç,
ma aspetta il prossimo ;) ), aspetto la tua recensione ^o^
@HolyAerith: Ma… ma… ma… Povera
Arìl! XDXD Dai scherzi a parte, sono contenta che ti sia piaciuto anche lo
scorso capitolo, e, come vedi, eccone un altro incentrato su Zack. Per vedere se
riusciranno a salvare Cloud, beh come vedi pare sempre più probabile, e le
battute finali della prima parte della storia si avvicinano sempre di più, ma
non vi anticipo nulla. Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo
(anche se purtroppo ne dubito per questioni di pairings ç.ç) e aspetto di sapere
cosa te ne è parso^^
@miyuk: Sarebbe fantastica la
famiglia con loro su The Sims 2 *.* Comunque grazie mille per avermi accettata
nella famiglia *______* Certo sorellona, saremo in due a perseguitar* ehm coff
coff a giocare con i due fratellini *ç* Comunque il tuo modo di vedere il perché
della scritta sul foglio di carta mi è piaciuto un casino *.* Per quanto
riguarda il trasferimento, alla fine mi son trasferita vicino a Bologna, ma ci
posso arrivare facilmente con mezz’ora di treno ;) e mi farebbe davvero piacere
incontrati :) Ti lascio il mio numero di telefono (e se qualcun altro lo vuole
può benissimo prenderselo ^_^) per metterci d’accordo: 3463049287.
@Lilian Edwards: purtroppo invece
è passato quasi un mese, perdono ç_ç . Spero comunque che tu abbia ancora voglia
di leggere la mia storia e sapere come prosegue e, un giorno molto lontano XD,
come finirà.
Infine volevo dirvi, per chi
fosse interessato, che ho pubblicato una piccola One-Shot su Zack e Cloud dal
titolo: “Forget me.” ^______^
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Capitolo 11 *** Non andare! ***
Scusate il casino ma ci si mette anche l'html a rompere... ç.ç
gjj
Ciao a tutti quanti e scusate l'enorme ritardo, lo
so che state aspettando il seguito e io non ho certo intenzione di lasciare
incompiuta questa mia fatica, ma in questi tempi si sono sovrapposte un pò di
cose (il computer in tilt, l'attività politica, la scuola, le uscite
pomeridiane, lo studio...) spero di riuscire a garantirvi un aggiornamento più
veloce d'ora in avanti e vi lascio al nuovo capitolo^^
Capitolo 11
Non andare!
Quella mattina Zack si alzò presto. La sveglia era
ancora in dormiveglia e attendeva il momento in cui avrebbe dovuto suonare; ma
quella volta, forse per la prima volta da quando era capitata tra le sue mani,
il suo trillo sarebbe stato inutile, perchè lui era già in piedi.
Il ragazzo dai mori capelli infatti era già saltato
giù dal letto un'ora prima; sentiva un'energia nuova scorrergli nelle vene,
insieme al sangue, l'adrenalina poi aveva raggiunto livelli talmente alti che
gli pareva che il suo cuore pompasse più quella dello stesso sangue.
Il giovane teneva tra le mani la spada che aveva
tante volte usato, già aderente al corpo la divisa da 2° Classe SOLDIER in cui
tanto si riconosceva e che sperava che un giorno avesse raggiunto il colore blu
scuro della 1° Classe.
I suoi pensieri erano rivolti alla missione, che il
foglio appeso sul muro continuava a ricordargli. Aveva problemi di
concentrazione, dicevano... Ma che andassero tutti al diavolo! Era
concentratissimo, o almeno così si sentiva.
Si posizionò al centro della stanza e cominciò ad
eseguire qualche veloce piegamento per mandar via la tensione, ma aveva appena
cominciato che un suono secco e ripetuto lo avvertì che qualcuno stava bussando
alla sua porta.
"Avanti."
Disse Zack a voce alta.
"La porta è aperta."
Aggiunse dopo un attimo.
Capelli neri, lunghi fino alle spalle, occhi azzurri
e un'espressione seria e preoccupata sul volto.
"Angeal." Dalla bocca del ragazzino uscì solo il
nome del suo maestro. Che ci faceva in camera sua? Il suo mentore non vi era mai
entrato.
"Metti in ordine ogni tanto."
Le parole del più grande congelarono il giovane, non
sapeva come rispondere a quella frase che nulla poteva avere a che vedere col
vero motivo per cui Angeal si trovava lì; tuttavia si affrettò a spostare col
piede qualche paio di boxer, che giacevano per terra, sotto al
letto.
Alla frase seguì un lungo periodo di silenzio,
Angeal non sapeva come cominciare il discorso e Zack avrebbe dato di tutto pur
di non farlo iniziare.
Il più grande sospirò, passandosi una mano tra i
capelli e tormentandosi una ciocca.
"Zack..." Il discorso rimase sospeso, mentre
l'allievo riprendeva a concentrarsi sui suoi piegamenti; tuttavia egli non
poteva continuare a far finta di niente, quindi con la gola secca si accinse a
far continuare il suo maestro.
"Si?"
Chiese e sentì la voce uscirgli roca dalla gola.Forse è l'ultima volta che potrà parlarmi, forse è l'ultima volta che
potrò ascoltarlo... Forse dopo stasera non ci rivedremo più, forse non vedrò più
nulla.
Si stupì a pensare il ragazzino e di colpo gli vennero in
mente, come in velocissimi flash, momenti e persone: sua madre e le fiabe che
gli raccontava quando lui era ancora bambino, Cloud e la loro amicizia così
sincera e particolare, Arìl e il primo bacio che lui avesse mai dato... E Angeal
al loro primo incontro, Zack se lo ricordava come fosse accaduto solo il giorno
prima, eppure il tutto era accaduto sei anni fa, quando lui aveva solo dieci
anni. Era stato il giorno in cui lui era entrato alla
Shinra, accompagnato dal desiderio che animava quasi tutti i ragazzi: diventare
un SOLDIER, magari un 1° Classe SOLDIER. Era arrivato facendosi notare subito,
durante le selezioni non solo per le indiscutibili capacità, ma anche per il
carattere iperattivo che lo contraddistingueva. Avevano deciso di affibbiargli
un maestro, uno di quei famosi 1° Classe SOLDIER che lui voleva tanto imitare, e
aveva sperato che fosse Sephiroth, il grande eroe della Shinra; invece era lui,
un ragazzo dalla corporatura muscolosa e robusta, con le spalle larghe e capelli
neri lunghi fino alle spalle, occhi azzurri da mako e le folte sopraciglia che
incorniciavano uno sguardo burbero e severo, con in mano una spada più grossa di
lui che faceva tranquillamente roteare sopra la propria testa.
"Zack Fair?"
Gli aveva chiesto, e lui aveva annuito.
"Angeal Hewley."
Aveva risposto il più grande dandogli freddamente la
mano e poi l'aveva mandato ad allenarsi.
L'aveva odiato. Freddo e burbero, all'epoca non avrebbe potuto
descriverlo in alcun altro modo. Eppure una settimana dopo si era beccato una
punizione per aver fatto a pugni con un altro fante che aveva osato parlare male
di Angeal. Sì, perchè era servito davvero poco tempo perchè il giovane si
accorgesse che il suo mentore era tutto il contrario di quel che appariva, e
nonostante Sephitorh continuasse ad essere il suo eroe, lui non poteva che
ringraziare Lazard per avergli messo a fianco la persona migliore di tutta la
Shinra: Angeal, il suo maestro.Al pensiero di quei ricordi e
della paura che tutto per lui potesse finire solo quella stessa sera, Zack non
riuscì a bloccare una lacrima che gli scese dagli occhi rigandogli il giovane
volto.
"Che ti prende?" La voce del suo mentore riportò
il ragazzino al tempo e al luogo.
"Nulla." Si affrettò a rispondere, asciugandosi
velocemente la lacrima con la manica sudata dell'uniforme.
"Sentimi bene, adesso." Cominciò Angeal,
sbuffando, e a Zack non rimase che abbassare la testa a guardare verso il
pavimento sporco della sua camera e ascoltare.
"Perchè mi hai chiesto un allenamento speciale
l'ultima volta? E come mai oggi sei già sveglio? Cosa devi fare?" Colpito,
colpito e affondato; non gli rimaneva che ammettere. Zack prese fiato: "Devo
andare alla Dream, devo salvare Cloud... Ciao Angeal!" Rispose tutto d'un
fiato, imboccando la porta della sua camera e poi giù, sino all'uscita della
Shinra, e poi ancora di corsa fino all'albergo dove alloggiava il suo migliore
amico.
Quando raggiunse la pensioncina, Zack era madido di
sudore.Beh, quantomeno ho battuto il mio record di
velocità.
Pensò il giovane con un sorrisetto, e quel pensiero
gli parve immediatamente migliore di quello avuto poco prima nella sua
stanza.
"Buongiorno."
Lo salutò con timbro apatico la receptionist, a cui
Zack rispose con un sorriso e qualche parola: "Ciao, cerco Cloud
Strife."
La donna diede un'occhiata svogliata al registro
bianco che aveva sulla scrivania:
"Camera 21, secondo piano."
Rispose, evidentemente scocciata; il giovane SOLDIER
ringraziò e si avviò verso le scale. Mentre le saliva e poi attraversava il
cortissimo corridoio non potè fare a meno di chiedersi come mai i numeri delle
stanze fossero così tante, quando non vi erano più di sei camere in tutta la
pensione, esagerando anche con il conteggio. Raggiunse la stanza numero 21 e
bussò con le nocche alla porta.
"Arrivo." La voce di Cloud era stanca e quasi
spaventata, a fatica controllata. Il ragazzo dai capelli scuri lo sentì
tentennare, ticchettando nervosamente sulla maniglia della porta, come a volersi
cheidere se gli coveniva sul serio aprire a colui che aveva bussato.
"Sono io, Zack." Lo tranquillizzò il SOLDIER con
voce allegra, Cloud tirò un sospiro di sollievo, girò la chiave nella serratura
per quattro volte ed aprì, aveva gli occhi rossi con pesanti occhiaie, non
doveva aver dormito molto durante le ultime notti.
"Tutto ok?"
Gli chiese il più grande, avvicinandosi. Cloud serrò
i denti sul labbro inferiore, fino a far sbiancare lo stesso quindi sbottò con
quanto fiato aveva in gola: "Ma vai al diavolo! Me lo chiedi
pure?!"
Il viso del ragazzino era rosso di rabbia e numerose
lacrime di stizza avevano cominciato a rigargli il volto, teneva i pugni stretti
che tremavano vistosamente, con le braccia irrigidite lungo i finachi. Zack
rimase immobile, come pietrificato, con l'espressione che da preoccupata era
diventata stupita. Cloud non gli aveva mai risposto così, mai si era arrabbiato
con lui, mai. Ma certo non poteva immaginare che anche il più piccolo stava
facendo gli stessi pensieri, infatti presto i muscoli del viso passarono dal
pianto e il rossore di stizza a quelli di vergogna, il volto si abbassò
velocemente e il mento arrivò a toccare il collo del giovane.
"Scusa..."
Mormorò con voce quasi impercettibile. Zack rimase
immobile ancora per qualche secondo, quindi si avvicinò al ragazzino e lo
strinse in un abbraccio.
"Non ti preoccupare, è tutto a posto."
Gli rispose, con calma, sciogliendosi dall'abbraccio
e scompigliandogli i capelli biondi, rendendoglieli, se possibile, ancora più
disordinati del solito. Cloud dal canto suo restò in silenzio, continuando a non
osare guardare l'amico negli occhi.
"Vai tranquillo Cloud."
Disse Zack, con la voce allegra e sicura e il
giovane abbozzò un mezzo sorriso sul volto pallido.
"Da domani non dovrai più avere paura, dopo questa
notte vedrai, la Dream non esisterà più!"
Il tono raggiante del giovane SOLDIER si spense
immediatamente a notare lo sguardo del più piccolo, i suoi occhi erano ora
spalancati, la bocca leggermente aperta e il volto, dal pallido, era diventato
bianco cadaverico. Il ragazzino boccheggiò, cercando di mandare giù qualche
goccia di saliva per bagnarsi la gola secca.
"Non andare!"
Cercò di urlare, ma la voce gli uscì strozzata dalla
gola, ed egli stesso non riuscì a sentirla, sopraffatta dal rumore del battito
cardiaco esageratamente accelerato.
"Cosa?"
Zack lo scosse leggermente afferrandolo per le
spalle.
"Non andare!"
Ripetè il ragazzo, e stavolta la voce gli uscì con
forza, ad un volume tale che egli non avrebbe mai immaginato, il cuore prese a
battere con forza ancora maggiore e il respiro gli si fece
affannato.
"Calmati Cloud, calmati." La voce di Zack era
ferma nonostante la preoccupazione.
"Mi calmo se tu non vai alla Dream!"
Gridò ancora il ragazzino, come in preda ad una
crisi di nervi, le lacrime che scendevano copiose dagli occhi. Zack si morse le
labbra, afferrò velocemente la chiave della stanza e vi uscì chiudendola con
numerosi giri di chiave.
"Tornerò presto!" Gridò verso la porta, e da dentro sentì
che il suo migliore amico gli stava nuovamente gridando di non andare, sbattendo
i pugni contro la porta con tutte le forze che aveva in corpo; il SOLDIER
strinse con forza le labbra costringendosi a non pensarci.Tornerò.
Pensò:Devo tornare e lo farò, non piangere,
ti prego.
Scese le scale ed arrivò col volto ancora sconvolto
al piano inferiore, dove si arrestò un attimo, indeciso se tornare di sopra a
consolare l'amico o cominciare ad avviarsi verso il luogo dell'appuntamento, in
cui dopo poco tempo sarebbe giunta Antares.
"Zack." Un lieve bacio sulle labbra seguì il suo
nome.
"A- Arìl..." Rispose il ragazzo, spaesato. La
giovane sospirò passandogli le braccia intorno al collo ed abbracciandolo con
tenerezza:
"L'ho sentito piangere e gridare... E' per questo
che stai così?" Gli chiese in un sussurro, prendendogli la mano e
accompagnandolo fino al cortile. Zack passò una mano tra i capelli neri della
giovane cameriera.
"Non voglio lasciarlo così...." Mormorò, non
curandosi delle lacrime che gli scendevano lungo il viso: "Può essere
l'ultima volta in cui lo vedrò."
Aggiunse quindi, cn un groppo in gola. Negli occhi
di Arìl comparve un baluginio di preoccupazione e le sue braccia lo strinsero
più forte.
"Non dire assurdità."
Mormorò. Zack sospirò:
"Scusami non volevo far preoccupare anche te... Ma è
inutile mentire, ciò che sto per fare è molto pericoloso, non è detto che ne
esca vivo... Ma devo farlo perchè se non vivo almeno ne uscirò certamente
vincitore, e Cloud non può continuare così."
Rispose con voce sincera.
"Non fare l'eroe!"
Sbottò la ragazza.
"Shhht..."
Soffiò il giovane e appoggiò le sue labbra a quelle
di Arìl spingendo la lingua contro la sua. Quando si staccarono dal bacio Zack
si alzò in piedi: "E quando torno ti prometto che ne riceverai altri
mille."
Disse con un sorriso; Arìl non permise alle lacrime
di rigarle il volto: "Ci conto."
Rispose abbozzando anche lei un lieve sorriso. Il
giovane SOLDIER le prese la manoe vi appoggiò dentro un oggetto metallico,
quindi diede un'occhiata veloce all'orologio sul display del suo cellulare e
corse via, posando un ultimo bacio sulla guancia della ragazza.
Quando egli si fu allontanato, Arìl aprì la mano,
notando una chiave metallica con un bollino che recava sopra il numero
21: "Stupido, non fare pazzie." Mormorò al nulla permettendo alle lacrime
di lasciare i suoi occhi per scendere in rivoli bagnati sul suo
volto.
E finalmente sono riuscita a completare anche il
penultimo capitolo della prima parte della long-fic... Ho fatto davero fatica a
scriverlo ma mi ritengo piuttosto soddisfatta del mio lavoro ^_^ Spero di essere
riuscita a farvi aspettare con un pò di suspance il prossimo chappy
-_^
Vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e vi
chiedo perdono per il ritardo allucinante, un bacione dalla vostra White Gundam
^O^
@Kairih: ti chiedo scusa se ancora non ho trovato il
tempo per recensire la tua stupenda fanfiction, ma ultimamente stò sperimentando
molto la sadicità del tempo: a scuola non passa mai e neanche quando studio,
invece per il resto vola! XDXD
Comunque ti ringrazio come sempre per la recensione
e... Per il resto devo tenermi la bocca cucita!!! Spero sia stato di tuo
gradimento anche questo capitolo e spero continuerai a seguirmi^^
@HolyAerith: Beh i chappy non sono proprio
alternati, ma vedo di parlare un pò dell'uno e un pò dell'altro... Comunque
questa volta c'erano tutti e due assieme :) e per il prossimo capitolo la scena
tornerà invece al moretto XP
@miyuk: looooooooooool ma la famiglia stà diventando
davvero fantastica!!! Appena avrai un pò di tempo io aspetto ancora la
chiamata^^ E per il resto: beh chi non lo vorebbe un bel bacio da Zack?!
XD
@Lilian Edwards: Sorry, sorry, sorry :(
Perdonamiiiii!!!! Si clemente la masamune sulla gola no, no, noooooo! *muore* XD
Scherzi a parte, perdonami se continuo ad essere una tremenda ritardataria ç.ç
Per quanto riguarda il sicario continuo ad avere la bocca cucita.
@Lirith: spero che questo capitolo ti sia sembrato
meno stringato e... Per la tua gioia il prossimo è nuovamente incentrato su
Zack^^
ps: ti consegno la coppa per il maggior numero di ps
in una recensione XD
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Capitolo 12 *** Infiltrazione ***
Purtroppo, come ormai notoriamente accade :( , l'aggiornamento della
mia fic è molto lento, comunque sono qui per proporvi il dodicesimo
capitolo della storia. Finalmente Zack entrerà alla Dream e ad
attendervi vi è l'ultima attività svolta dall'associazione (a delinquere
XD) in questione.
Si risolvono quindi gli ultimi enigmi legati alla Dream, per aprire col
prossimo capitolo (vero e proprio capitolo-cerniera tra la prima e la
seconda parte della storia) i nuovi enigmi che faranno di questa long-fic
il thriller segnato tra i generi.
Ma adesso basta parlare, vi lascio a Zack, Antares e la Dream...
Enjoy you by
White Gundam
Capitolo 12
Infiltrazione
Dopo i saluti a Cloud ed Arìl, Zack si decise ad avviarsi verso la
piazzetta, dove puntuale ed immobile, stava ad attenderlo Antares.
La ragazzina aveva le braccia incrociate all'altezza del petto, sopra
un seno non troppo voluminoso. Da alcuni strappi sugli abiti stracciati si
potevano intravvedere delle ferite. I suoi occhi erano freddi ed apatici,
le sue labbra erano serrate in una smorfia inespressiva.
"Sei arrivato."
Disse semplicemente, quando lo vide arrivare e gli si avvicinò.
"Scusa il ritardo." Mormorò Zack, con un sorriso che non venne
ricambiato dalla giovane. Nessuna risposta venne data a quelle parole ed
Antares cominciò semplicemente ad avviarsi verso i bassifondi facendo
cenno al 2° Classe SOLDIER di seguirla.
Quando il piatto metallico tornò a coprire le loro teste e l'aria si
fece più torbida e pesante, il ragazzo tentò di interrompere il silenzio
con qualche parola:
"Perchè odi tanto la Dream?" Chiese, voltandosi nella sua
direzione.
"Affari miei." Rispose lei, continuando a guardare avanti a sè, poi
gli si rivolse nuovamente:
"Ad ogni modo ti conviene tacere e guardarti intorno se ci tieni alla
pelle."
Zack non rispose ma chinò mestamente la testa. La ragazzina sapeva il
fatto suo, non c'era che dire. Camminò dietro a lei, guardandosi intorno
in quei luoghi di cui i SOLDIER avevano tanta paura. Dal canto suo lui
odiava semplicemente il grigiore di quel luogo; lui amava il cielo azzurro
e limpido e, in qualche sogno assai distante dalla realtà, sognava di
avere le ali per poterci volare.
Il giovane continuò a fantasticare mentre seguiva la ragazzina per
viottoli scuri e strade sgombre, il luogo dove stavano camminando aveva
qualcosa di tetro ed oscuro, ma il ragazzo era troppo preso dall'idea di
salvare il suo migliore amico per accorgersene.
Quando giunsero dinnanzi ad una villa stupenda ed immensa la giovane si
fermò.
"Sei arrivato, questa è la Dream, il mio compito finisce qui, fuori i
guil."
Gli disse secca. Zack tirò fuori dalla tasca i guil pattuiti e la
ringraziò, e mentre Antares si allontanava ad egli non rimaneva che
intrufolarsi nella villa.
Era tarda notte fuori e nei bassifondi non si vedeva quasi più nulla,
ma all'interno della villa, luci sfarzose adornavano il luogo. Ad ogni
punto in cui voltasse lo sguardo, Zack poteva notare raffinati quadri e
intrigantio soprammobili.
Entrare non era stato difficile, per altri mille guil Antares aveva
accettato di scassinare la porta così da permettergli una facile
infiltrazione.
Il luogo contrastava non solo con i bassifondi, ma con Midgar in
generale. Il fascino di quell'arredamento classicheggiante nulla aveva a
che spartire con lo stile metropolitano della città.
I pensieri di Zack vennero però celermente spezzati da una serie di
gridi ed ansimi provenienti da una delle numerose stanze della villa. I
suoni erano spezzati ed irregolari, ma il tono straziato era chiaramente
udibile ad ogni suono di voce.
Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno aprendo alcune porte con la
mano già serrata sull'elsa della spada. Nulla. Eppure le grida
continuavano a farsi sentire.
Che cosa diavolo stà succedendo?!
Pensò Zack mentre alcune goccie di freddo sudore cominciavano ad
imperlargli la fronte.
Aveva paura. Il suo cuore batteva ad un ritmo più veloce del normale e
il suo respiro sembrava angosciato. Non voleva morire lì! Voleva liberare
Cloud e tornare da lui e da Arìl, voleva baciare quella ragazza un'altra
volta e un'altra ancora, voleva riabbracciare il suo migliore amico.
Con febbrile insistenza cominciò ad aprire le numerose porte che aveva
davanti, fino a trovarsi dinnanzi agli occhi una scena raccapricciante:
stesi uno sopra l'altra su un lussuoso baldacchino dalle lenzuola bordeax
con bordi in oro, vi erano un vecchio dalla testa quasi pelata e... Una
ragazzina talmente piccola da essere quasi una bimba. I lunghi capelli le
andavano a finire sugli occhi chiari mentre piangeva, urlava,
ansimava.
Vi sono momenti in cui è il corpo a muoversi da solo, come per istanto;
momenti in cui la ragione e la razionale paura non possono nulla, momenti
in cui ci si ritrova a fare un'azione senza neanche accorgersene. Per Zack
fu uno di quei momenti: il suo corpo scattò in avanti, la sua mano impugnò
l'elsa della spada e la ruotò verso il vecchio. Le lenzuola bordeaux si
bagnarono di cremisi. Il corpo del vecchio cadde riverso con gli occhi
vuoti. La ragazzina ansimò e trattenne un grido, si sfilò da sotto il
cadavere e si mise addosso il vestito bianco toccandosi con dolore le
parti intime.
"Tutto bene?" Chiese il ragazzo, in un sussurro, guardando con
paralizzato stupore il corpo senza vita del vecchio. Shyla
annuì: "Grazie."
Mormorò appena con la bocca prosciugata.
"Vieni con me, ti proteggerò io." Le disse il giovane, in tono
sicuro. La ragazzina sorrise e si gettò tra le sue braccia. Zack la
strinse a sè accarezzandone i capelli: "Stai tranquilla, andrà tutto
bene, ci sono qui io."
Concluse quindi mentre la piccola si stringeva più forte a lui.
Quando uscirono dalla porta al ragazzo parve di sentire alcuni
passi.
Dannazione, devo aver attirato la loro attenzione!
Pensò e la paura tornò a farsi sentire. Afferrò la mano di Shyla e le
susurrò: "Corri!" Dopodichè i suoi passi riecheggiarono per il
corridoio e si intrufolarono in più stanze. Scale a destra, poi svolta a
sinistra, nella stanza in centro, altre scale, altri corridoi altre
stanze... Zack sperò di aver fatto perdere le loro tracce. Ansimò per la
fatica e si rivolse alla ragazzina:
"Mi serve un aiuto piccola, qual'è la stanza dove dorme il capo?"
Chiese. Shyla tentennò, poi deglutì be umettandosi le labbra fece cenno
verso quella in fondo al corridoio.
"E' quella la stanza del mio papà."
Rispose. Zack trasalì e sentì il sangue ribollirgli nelle vene e
andargli alla testa. Come poteva un padre prostituire sua figlia? Come
poteva guadagnare denaro da una cosa simile?
Senza pensarci balzò in avanti, sfondando i cardini della porta con la
spada. Nessuno. La stanza era vuota.
"Dove diamine ti sei cacciato, bastardo?!"
Gridò Zack con quanto fiato aveva in gola.
Passi sulle scale. Passi nei corridoi. Passi nelle stanze. Passi veloci
come di corsa. Tardi, era troppo tardi. La concentrazione era stata
perduta per un minimo, fragilissimo, momento e lui sapeva che poteva
costargli davvero caro.
"Scappa!" Mormorò alla ragazzina, che gli rispose on uno sguardo di
puro terrore.
"Salta dalla finestra, scappa! Non farti trovare qui!"
Specificò Zack e Shyla si preparò a scendere.
"Vai alla Shinra e chiedi di Angeal Hewley, digli che ti manda Zack
Fair, si occuperà lui di te." Concluse e sfoderò l'elsa della spada
proprio nel momento in cui si aprì la porta.
E così si conclude il dodicesimo capitolo; anche questo è stato un
parto sofferto e spero ne sia uscito qualcosa di minimamente decente,
fatemi sapere che ne pensate... Ed ora passo a rispondere alle vostre
fantastiche recensioni^^
@miyuk: sono contenta che ti sia piaciuto l'ultimo capitolo e... Povero
Angeal! Chissà comeavrà reagito quando avrà compreso le parole del suo
cucciolo XDXD Poi ti ringrazio per la telefonata e per la recensione di
"Old Hero", hehe finalmente qualcuno che ha notato la citazione de "La
locomotiva", una delle mie canzoni preferite di Guccini tra il resto
;)
@Kairih: ti ringrazio per tutti i complimenti che mi fai ^////^ grazie
milleeeeee *.* Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e ti avverto
che lo scontro finale è ancora lontano XDXD Mi auguro continuerai a
seguirmi e ti ringrazio ancora per la recensione ^o^
@Lilian Edwards: e dopo un pò... Eccomi tornata di nuovo! XD Spero non
avrai intenzione di graffiare e arrugginire la tua masamune neanche questa
volta XD |
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Capitolo 13 *** Funerale ***
Ciao a tutti, dopo tanto (troppo) tempo, sono tornata ad
aggiornare con il tredicesimo capitolo la mia fanfiction più
lunga. Di tempo ne ho avuto per aggiornare, ma questo è stato
un capitolo difficile... E vi basteranno poche righe a capire
il perchè... Non odiatemi, ci stò male anche io
White Gundam
Capitolo 13
Funerale
La campana della chiesa batteva le sei del mattino. I
rintocchi risuonavano cupi nell'aria fresca e il suono si
spandeva in tutta Midgar passando tra le orecchie delle
persone, tutte uniformemente vestite di nero, che a passi
strascicati entravano nella chiesa.
Le vetrate raffiguranti la vergine e il bambino filtravano
la luce del sole, andando a riflettere per terra la stessa
immagine in un vivace gioco di colori. Le panche erano gremite
di persone dai volti cupi, raccolte in preghiera. Davanti
all'altare il prete parlava di un paradiso e di un Dio buono
nel quale alcuni dei presenti avevano ormai smesso di credere;
e sopra all'altare vi era una fredda cassa di legno,
verniciata di nero. La cassa era aperta e vicino al coperchio
erano invece state posate ghirlande di fiori, bagnate di
lacrime. Dentro alla bara giaceva supino un giovane dai
capelli neri, per la prima ed unica volta ordinati, con
indosso una divisa da 2° Classe SOLDIER, gli occhi celesti già
coperti dalle palpebre.
"Zack Fair, diciassette anni, ha smesso ieri sera di
vivere." Cominciò il prete, facendosi il segno della croce,
subito imitato da tutti i presenti.
"Lo ricordano i genitori, gli amici, i commilitoni, il
maestro e la fidanzata." Il tono piatto del rappresentante
ecclesiastico non aveva nulla a che spartire con la memoria
del giovane che giaceva nella bara.
"Era un ragazzo buono, altruista, sempre pronto a dare
tutto per gli altri..."
Compresa la vita...
Pensò con amarezza un ragazzino, inginocchiato sull'ultima
panca a mani conserte in preghiera e il volto invisibile a
chiunque, chinato e coperto da una zazzera di capelli
biondi.
L'unanime colore nero contrastava con l'abito bianco del
prete. Le lacrime cadevano sulle panche, lasciandovi delle
piccole chiazze bagnate.
Angeal, scuro in volto teneva a fianco a sè una bambina, e
guardava con sguardo vuoto verso la bara. Zack era il suo
allievo, Zack avrebbe dovuto seppellire lui e non il
contrario. Il SOLDIER non piangeva, ma non perchè non fosse
addolorato, quanto perchè ne era talmente scosso da non
esserne in grado.
"E' colpa mia..."
Mormorò la bambina a denti stretti lasciando cadere
numerose lacrime dai suoi occhi. Angeal la strinse con più
forza.
"No, Shyla..."
Disse, ma non ebbe la forza di continuare, perchè un nodo
alla gola gli bloccò ogni parola.
Arìl guardava la bara con occhi smarriti, poi una chiave
tra le sue mani, poi di nuovo la bara. Le sue labbra ogni
tanto si stringevano, quasi a chiedere un bacio che non
avrebbe mai più potuto ricevere. Ricordava le sue
labbra calde, il suo sorriso vivace, le sue
parole buone, dolci, sicure. Ricordava e piangeva, sapendo
che nulla di ciò avrebbe mai più potuto ripetersi.
Lacrime, preghiere, frasi sussurrate a mezza voce
riempivano la chiesa. Solo una persona stava in disparte e non
sembrava avere a che fare con ciò che era accaduto. Aveva
corti capelli castani, con un ciuffo lungo che le scendeva sul
lato destro del viso e numerose cicatrici di vecchie ferite e
chiazze di sangue che segnavano quelle nuove. Era seria
compunta, senza abiti eleganti nè neri. Non piangeva, stava
semplicemente sulla porta, ove sembrava attendere
qualcuno.
La porta della sala riunioni della Dream era chiusa,
serrata con un triplo giro di chiave, la quale era ancora
inserita dentro la serratura.
Nathan e Lazard sedevano l'uno di fronte all'altro. Sulla
scrivania che li divideva una bottiglia di vino rosso e due
bicchieri riempiti fino all'orlo.
"Alla salute."
Dichiarò il biondo direttore della Shinra, afferrando il
bicchiere con delicatezza e porgendolo nella direzione di
Nathan.
Il capo della Dream sorrise, compunto. I suoi occhi
incrociarono quelli di Lazard e le fine labbra si aprirono per
sussurrare qualche parola:
"E all'eliminazione del nemico della Dream, della quale ho
solo da ringraziarti."
Lazard ammiccò al suo sorriso e i due bicchieri si
scontrarono con un tintinnio vetrato, e il lieve urto lasciò
cadere sulla tavola alcune goccie del cremisi colore del
sangue, che il capo della Dream si affrettò ad
eliminare con un fazzoletto.
"Mi dispiace solo che lei abbia dovuto perdere un buon
soldato..."
Continuò Nathan, ma il giovane dai lunghi capelli biondi
non gli lasciò il tempo di completare la frase:
"Un buon soldato deve obbedire, non deve pensare. Quindi
Fair non era affatto un buon soldato."
Rispose piatto, senza abbandonare il sorriso di
convenienza. L'uomo si limitò ad ammiccare con la testa.
"Comunque le sono arrivati gli altri soldi che le ho
inviato?"
Chiese Nathan, stando ben attento a non alzare il tono
della voce. Quando parlava di soldi e di affari la sua voce
diminuiva di diversi decibel.
"Certo, e la ringrazio ancora."
Si affrettò a rispondere Lazard, continuando il continuo
scambio di cortesie.
"Non si preoccupi di ringraziarmi."
Il tono del capo della Dream si era fatto
piatto:
"La mia organizzazione ricorda i favori e non scorda i
tradimenti."
Lazard sentì un brivido gelido scorrergli lungo la schiena,
mentre continuava a tendere i muscoli della bocca in un vaquo
sorriso. La frase appena pronunciata somigliava molto ad una
minaccia, ma per il momento non aveva nulla da temere e quel
gruzzoletto gli aveva davvero fatto comodo.
Finì in fretta il bicchiere di vino rosso, si alzò dalla
sedia e la ripose ordinatamente al suo posto.
"La ringrazio ancora e la saluto."
Disse, mentre si accorgeva che il garbato sorriso era ora
tremolante come la voce:
"Arrivederci."
Concluse in fretta, girando per tre volte la chiave e
chiudendo la porta dietro di sè, facendo bene attenzione a non
farla sbattere.
"Arrivederci e grazie a lei."
Rispose semplicemente Nathan con un sorriso sornione,
mentre continuava a bere a piccoli sorsi il suo bicchiere di
vino.
"E prima che Zack Fair venga seppellito, si avvicini chi
desidera dargli l'ultimo saluto."
Concluse il prete, tornando a farsi il segno della
croce.
Angeal lasciò la mano di Shyla, carezzandole i lunghi
capelli con fare distratto e si avvicinò alla bara. Il SOLDIER
spostò lo sguardo verso il giovane dal viso del candido
pallore della morte e cercò di trovare in quel volto la
familiarità di un sorriso, di una risata divertita, senza
riuscirvi. Inclinò la testa sino a quella dell'allievo e gli
posò un bacio sulla fronte.
"Riposa in pace, cucciolo."
Mormorò a malapena, mentre il groppo che aveva in gola si
scioglieva in quelle lacrime risparmiate per posarsi sul volto
di Zack.
Anche Arìl si alzò dalla panca e si diresse verso l'altare
su cui giaceva la fredda bara, contenente il freddo corpo di
colui che aveva amato. Si sporse un poco e con gli occhi,
caldi di lacrime, ne cercò la bocca, sulla quale pose con le
sue labbra un ultimo bacio.
"Addio... Zack."
Sussurrò e non riuscì ad aggiungere altro.
Seguirono a loro la madre e il padre del giovane, venuti
dal lontano paesino di Gongaga a causa della notizia della
morte dell'unico figlio. Poi vennero Kunsel e altri soldati
della Shinra a dargli l'ultimo saluto, a rivolgergli le ultime
parole.
Passarono i minuti e nessuno più si muoveva dalle panche,
quindi il prete parlò di nuovo:
"Se i presenti hanno concluso i saluti, si dia inizio alla
sacra sepoltura."
A quel punto Cloud si alzò e continuando a tenere la testa
bassa si avvicinò alla bara.
"Aspetti solo qualche minuto."
Biascicò mentre si avvicinava e giunto dinnanzi alla futura
dimora del suo migliore amicò, scoppiò in pianto. Le sue
labbra si posarono sulla guancia destra di Zack per un
brevissimo istante. Poi le mani del giovane alzarono la parte
superiore dell'uniforme del ragazzo che giaceva nella bara,
fino a scoprire una ferita causata da un'arma da taglio sul
cuore.
Il prete rabbrividì e si avvicinò a Cloud, che tornò a
rimettere a posto le vesti dell'amico.
"Scusami Zack... Non ti dimenticherò mai e vedrai, ti
vendicherò!"
La voce del giovane si alzò ad ogni parola sino a diventare
un grido disperato. Il prete lo guardò con disprezzo e diede
disposizione di chiudere il coperchio e avviare la
sepoltura.
Cloud corse verso la porta, senza avere il coraggio di
guardare il corpo del suo amico sparire per sempre nelle
profondità della terra.
Sulla porta Antares lo bloccò:
"Ti darò una mano, ti aiuterò a vendicare il tuo
amico."
Disse, atona.
Cloud alzò la testa verso di lei: "Dici davvero?"
Chiese con tono distrutto.
"E' una promessa."
Rispose ella, avviandosi con lui fuori dalla chiesa.
Uff... Finalmente ce l'ho fatta! Mi dispiace un sacco per
Zack anche a me... Ma tutto questo serve per avviarci nel
genere thriller della storia... Sono aperte le indagini e
provate anche voi ad indovinare chi è stato l'assassino di
Zack.
Sperando vi sia piaciuto anche questo capitolo, passo ora a
rispondere alle vostre fantastiche recensioni che mi danno,
come sempre, la forza di continuare questa storia^^
@Poisonerlady: grazie infinite per la recensione ^////^ poi
fa sempre piacere sapere di essere riuscita a rimanere IC,
spero ti sia piaciuto anche questo capitolo della storia e
che, nonostante la mia lentezza, continuerai a seguirmi
^o^
@Lirith: no no, scusa me per il ritardo degli
aggiornamenti, so che dovrei essere più veloce, ma è difficile
>.<
Per il resto sono d'accordo con te: lui non merita
sicuramente l'appellativo di padre, ma per fortuna ora ci
penserà Angeal a fargli da papà.
Per il resto ho cercato di fare il capitolo un pò più lungo
e... Ti chiedo perdono per aver ucciso Zack T_T
@Kairih: ti ringrazio tantissimo per i complimenti, mi
farai montare la testa prima o poi! ^////^ Per il resto sono
d'accordo che quello che ha fatto Nathan a Shyla faccia
davvero schifo, ma ci dovrà pensare Cloud a fargliela pagare a
quel bastardo del capo della Dream... Attendo i tuoi parei su
questo capitolo, mi raccomando ^o^ |
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