Non dire una parola che non sia d'amore

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (Resta) ***
Capitolo 2: *** Abbastanza (mai) ***



Capitolo 1
*** (Resta) ***


La notte non comunica con il giorno.
Ci brucia dentro.
(Mathias Enard – Parlami di battaglie, di re e di elefanti) 
 
 
 
 
 
 
~ Non dire una parola che non sia d’amore ~
 
(resta)
 
 
 
 
 
 
Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così,
non dire una parola che non sia d’amore.”[1]
 
 
 

 
 
Sì è addormentato al tuo fianco, all’improvviso, le labbra leggermente socchiuse e i capelli biondi sparsi ovunque sul cuscino.
 
È un’ombra eterea, Gellert, una presenza ambigua, sfuggente (a volte, non sempre), e tuttavia il suo corpo, lo senti, vibra quando gli sei accanto, si accende, entra in perfetta armonia con il tuo – fasci di nervi guizzanti e vitali, energie furibonde che corrono sotto la pelle – Gellert brucia, consuma. È meraviglia e tempesta.
 
(Ha fame di vita, di carne e di sangue – come te.)
 
La candela che tremola nel buio pennella d’oro le sue ciglia folte, lunghissime; la luce cade come polvere di stelle sopra gli zigomi pallidi, s'infrange docilmente contro la linea affilata ed elegante della mandibola, si disperde sui palmi aperti – falangi sottili, a trattenere sul petto una pergamena antica e vergata d’inchiostro opaco, ormai stinto, a malapena visibile, quasi indecifrabile (non per voi). Il suo volto è bianco e liscio e incantevole – non resisti (nemmeno ci provi) e gli sfiori con dolcezza la curva morbida della guancia; ti soffermi un poco, ammaliato, e poi scendi, rovini, precipiti, fino a lambire l’incavo del collo – la sua bella gola tiepida e profumata, lasciata scoperta da un paio di bottoni slacciati – benedetti. Risali adagio, di nuovo, tracci percorsi immaginari lungo il suo profilo, accarezzi l’arco definito delle sopracciglia e intanto, con la bocca piegata in un sorriso intenerito, gli scosti dalla fronte un ciuffo ribelle – lo vezzeggi, lo attorcigli intorno alle dita, lo sistemi delicatamente dietro l’orecchio (non svegliarti, bredhu – svegliati, ti prego). Alla fine, sospirando appena, ti sollevi e cerchi tuo malgrado di abbandonare il calore di un letto troppo piccolo perché due ragazzi possano dormirci… Come? Vicini? Inopportunamente stretti?
 
(Cuori e anime e respiri sovrapposti, confusi insieme, mescolati.)
 
Staresti bene ugualmente, lo sai, saresti felice di dormire con lui addosso, per tutta la notte, per tutte le notti a venire – non una ma cento, mille, infinite notti.
 
(Ogni notte della tua vita – e anche oltre, anche di più. Se solo…)
 
Scuoti la testa, rassegnato: la verità è che non lo vuoi disturbare – forse non è tempo, forse non è il momento, forse non lo sarà mai – preferisci che riposi tranquillo (è meglio così, davvero – davvero?) e allora ti alzi, senza che alcun rumore accompagni la goffa cautela dei tuoi movimenti; allontani le coperte e non puoi fare a meno di rabbrividire nell’attimo in cui torni a poggiare i piedi sopra le mattonelle fredde dell’impiantito.
 
Una mano emerge dall’oscurità e ti afferra con decisione il polso.
 
Una parola, una soltanto, a dissolvere il silenzio immobile che vi circonda.
 
(Non dire una parola che non sia d’amore.)
 
«Resta».
 
Chiudi gli occhi e in un istante il mondo scompare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per me, per la mia vita che
è tutto quello che ho,
è tutto quello che io ho
e non è ancora
finita.
 



 
 
 
 
 
 
{Words Count: 447}
 


 
[1] Preciso che ho inteso l’espressione “lasciami stare” nel senso di “lasciami restare”, in questo modo si lega meglio al senso della storia.
 
 
Questa storia partecipa a “A una parola da te - Challenge” indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp
Prompt 14: “resta”
 
 
 
 
 
Nota:

Buon pomeriggio a tutt* 

Niente, mi è capitata sotto gli occhi la challenge di cui sopra e questo è quello che è venuto fuori. Non è molto, ma visto il periodo per me è già un mezzo miracolo. Ci sono altri prompt interessanti, ma non so se combinerò ancora qualcosa.  
Intanto, se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate di questo piccolo racconto ^^
 
Soundtrack (gentilmente suggerita da Euridice100*): Annarella, CCCP (fedeli alla linea – lo aggiungo perché secondo me ci tengono).
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. In tutto sono più di 50 racconti, alcuni brevi e altri invece un po' più lunghi. Insomma, non mi sembra comunque poco.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa breve storia in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Alla prossima!
 
 
padme
 
 
 
 
 
 
 
* non la conoscete? Non avete mai letto le sue splendide storie? Male, anzi, malissimo. Per fortuna ci sono io che penso a voi e vi do la possibilità di ovviare a questa imperdonabile lacuna. La potete trovare qui ♥♥♥
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
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 in qualsivoglia modo senza mio
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Capitolo 2
*** Abbastanza (mai) ***


Ma tutto quel che sapevo di certo è che lui non mi bastava mai.
Volevo stare con lui in continuazione. E tuttavia quando ero con lui
anche quello non mi bastava. Volevo guardarlo, e toccarlo, e volevo che lui mi toccasse,
volevo stare ad ascoltarlo e parlargli, e volevo fare cose con lui.
Per tutto il tempo. Giorno e notte. Per 4.233.600 secondi.
(Aidan Chambers – Danza sulla mia tomba) 
 
 
 
 
 
 
~ Abbastanza ~
 
(mai)
 
 
 
 
 
 
 
Je te laisserai des mots
en-dessous de ta porte,
en-dessous des murs qui chantant,
tout près de la place où tes pieds passent,
cachés dans les trous de ton divan…
 
 
 

 
 
Non lo sopporti.
 
Non lo sopporti, davvero – no, no, in realtà lo detesti, ti fa impazzire, odi da morire rimanere sveglio mentre Albus dorme.
 
Anche se.
 
Adori guardarlo[1] – e al diavolo la coerenza, che se la mangino le formiche, i vermi, le tarme che infestano i muri crepati di questa casa allo sfascio. Il suo corpo nudo, quieto e disteso al tuo fianco, possiede – emana – una bellezza inafferrabile, disarmante, struggente, che ogni volta ti colpisce e ti ferisce, ti sconvolge e ti lacera il cuore – e ogni volta ti assilli, ti tormenti, ti arrovelli, e ti domandi, tra la meraviglia e il terrore, se anche Psiche abbia avvertito le stesse emozioni, la stessa acuta sofferenza, gli stessi artigli conficcati nel petto quando, disobbedendo agli ordini del suo oscuro sposo, ha contemplato, nel buio trafitto da una fiamma sottile – invincibile –, l’ignaro abbandono del dio dell’Amore.
 
Eppure – eppure – niente (niente niente niente) ti porta alla follia quanto sentire la sua pelle vibrare e fremere e reagire alla furia impetuosa – attenta, devota – delle tue carezze – Albus si muove appena e gorgoglia un lamento, sospira piano e ti cerca nell'intrico di membra e lenzuola, di nuovo presente, di nuovo con te.
 
Tu non dormi mai, bredhu?
 
Dormire è solo una perdita di tempo.
 
Lui si volta e ti fissa, intensamente, ti valuta, ti sfida (si diverte, il bastardo, a tenerti sulle spine), s'impunta con fermezza e si nega, poi ci ripensa (forse), si avvicina in silenzio – è placido, rilassato, suadente –, ti si preme addosso e alla fine cede (cadete insieme), si scioglie e ti scioglie in un sorriso schietto, luminoso, traboccante di dolcezza e languida malizia. La sua bocca – una curva sinuosa e umida, quasi una ferita – spicca vermiglia sul pallore immacolato del volto (è ammaliante è invitante è indecente – è tua). Non provi nemmeno a resistere. La sfiori con l’indice, teneramente, dolorosamente, ne delinei i contorni morbidi e pieni – avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro –, ne saggi con bramosia il tepore e la consistenza, la forzi e te ne impadronisci, la violi, senza riguardi, senza alibi, e la scopri calda, vellutata, arrendevole sotto il tocco febbrile delle tue dita.
 
Non ne hai mai abbastanza?
 
Per me niente è mai abbastanza, Albus. Tu non sei mai abbastanza.
Mai, mai, mai. Ti voglio di più, sempre di più.
 
Nella densa penombra che vi avvolge (che vi accoglie, che vi assolve!), le sue iridi guizzano, ardenti come scintille di fuoco, e splendono vivide, penetranti, ricolme d’un fulgore purissimo, feroce, abbacinante – gemme preziose, strappate al grembo d’una notte di mezza estate, a un cielo sgombro di nubi e trapunto di stelle (per anni hai creduto – sperato – che la tua dimora fosse là fuori, da qualche parte, nelle tenebre, e invece è qui, l’hai trovata qui, dentro il blu incredibile, impossibile, dei suoi occhi d’assorto crepuscolo)[2].
 
Tu sarai la mia rovina.
 
Tu la mia lo sei già.
(Ma i segni lasciali dove posso vederli.)
 
Affondi le labbra – e i denti e l’anima e tutto – nell’incavo del suo collo teso, esposto, piegato contro la tua spalla, consumato – sopraffatto, vinto – dalla fame che ha di te, di voi, della vita – vita che brucia, che geme e sussulta, che urla.
 
Baciami, continua a baciarmi, prendimi e spezzami e divorami
e non ti staccare da me, per nessuna ragione.
 
(Per nessuna ragione, mio blu, per nessuna ragione.)
 
Stringi le mani attorno ai suoi polsi, finalmente, e in un istante il mondo scompare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Et quand tu es seule pendant un instant
ramasse-moi,
quand tu voudras.
Embrasse-moi
quand tu voudras.
Ramasse-moi
quand tu voudras.”
 


 
 
 
 
 
 
{Words Count: 575}
 


 
[1] “Mi piaceva svegliarmi presto con lui. Quelli erano i momenti più belli. Calmi. Caldi. I rumori del primo mattino fuori. Non ancora usciti dal sonno. Lui. Guardarlo. Dormiva come faceva ogni altra cosa. Alla grande.” Aidan Chambers, Danza sulla mia tomba – Tema: c’è un limite alla sofferenza che una povera scema può sopportare? Svolgimento: estate 1983. Estate 1899. Estate 1985. Conclusione: ma ovviamente NO. E dunque. Avete visto il film di François Ozon, tratto, appunto, dal libro di Chambers (che è però del 1982 - ma sembra scritto l'altro ieri)? In caso di risposta affermativa passate tranquillamente oltre, perché sapete di cosa parlo e non voglio infierire. Altrimenti, se siete interessati (fuggite, sciocchi), vi lascio qui il link a un video veramente veramente bello, in modo tale da permettervi di farvi un’idea dello sfacelo- della storia che vi aspetta (ribadisco: fuggite, sciocchi). Bonus: il video contiene la canzone che accompagna il capitolo e, SOPRATTUTTO, il brano all’inizio, recitato in francese dalla splendida voce di Félix Lefebvre. Perché se non sono giovani (hanno 16 anni uno e 18 l’altro *risata isterica in sottofondo*), bellissimi (e loro – Félix Lefebvre\Alex e Benjamin Voisin\David – sono belli belli in modo assurdo, oltre che bravissimi, naturalmente), e disgraziatissimi (si raggiungono vette mai viste prima, fidatevi) noi non siamo content*. Vi basti pensare che io il film non ho avuto ancora il coraggio di vederlo per intero, perché, insomma, non ci riesco, è troppo anche per me. Il libro invece l’ho letto – è disponibile sia in ebook che in cartaceo quindi su, non avete scuse – e l’ho pure superato benissimo. Sì sì. Come no. (Credeteci).
[2] “occhi di crepuscolo” è un’espressione utilizzata da Vladimir Nabokov in Lolita.
 
Questa storia partecipa al Writober, giorno 25, lista special words: Mazarine (un blu scuro). Non ho cambiato il colore degli occhi di Albus, eh, semplicemente sono quasi al buio e dunque l’azzurro sembra più scuro (passatemela, dai, l'ho scritta con tutti e due i bambini a casa raffreddati. Siate comprensivi).
 
 
 
 

Nota:


Di nuovo, de botto, senza senso.
 
Niente, era da giugno che questa flashina qui tutta sola mi faceva pena, per cui sono contenta di essere riuscita a darle una gemellina: in pratica la situazione è la stessa, cambiano solo il momento e la prospettiva. Ci sono un sacco di concetti che ho già ampiamente usato e abusato, ma pazienza, questa volta è uscita così. Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate ♥
 
Soundtrack: Je te le laisserai de mots, Patrick Watson.
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. Tenete presente che alcune raccolte sono pubblicate nella sezione di Harry Potter.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questo piccolo dittico in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Un abbraccio :*
 
 
padme
 
 
 
 
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
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