Oltre ogni Oceano

di Diablitaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Non siginifica nulla vivere. Per chi viviamo noi? Per quale motivo? Popolo egoista e approffittatore di questo mondo, non siamo altro che questo. Un'insignificante essere che ruba a chi più di tutti ci dà da vivere, da respirare. Ecco come mi sento io ora, hanno rubato il mio respiro, la mia innocenza, la mia voglia di vivere, la mia vita, la libertà, l'adolescenza. Ma non è così terrificante l'essere rinchiusa qui, ma lo è chi mi ci ha rinchiuso: mio padre, l'uomo che più di tutti mi voleva al mondo, che mi voleva nel suo castello. Come potrei ora accettare di..."
Chiusi il mio diario segreto non appena sentii i solito bussare alla porta: Tic-Toc, tre secondi di pausa e poi, un altro Tic.Toc.
È qui. Lui è qui e io non sono minimamente presentabile.
-Signorina- disse, togliendosi il cappello e porgendomi una riverenza, tenendo lo sguardo alto e il sorriso sulla bocca.
-Dai, scemo- gli dissi sorridendo appena e arrossendo.
Era l'unico che mi considerava come una principessa, e non l'altezza reale.
Andai verso il mio letto a baldacchinoo rosa, avevo in mente di cambiarlo.
-Dove pensi di andare?- mi disse, con la voce bassa sussurrandomi all'orecchio dopo avermi presa per i fiachi e attratta a sè.
Chiusi gli occhi, respirando profondamente il suo respiro, mentre lui mi posava un bacio dietro l'orecchio.
-Mi sei mancato, perchè non sei venuto prima?- chiei, sedendomi sul letto e guardandolo negli occhi.
-Tuo fratello non è proprio stato caritatevole...-
-è successo qualcosa? Cosa gli hanno fatto? Oddio! Ha bisogno di aiuto?- mi fermò subito, rassicurandomi che lui stesse bene, ma che erano successe delle cose abbastanza complicate.
-Nat, non gli hai detto di noi vero?-
-No piccolo Astro, non gli ho detto di noi.- mi disse abbracciandomi, e facendomi appogiare la testa sul suo petto.
Il suo cuore batteva all'impazzata, lo capivo. Anche il mio batteva così forte, per lui. Solo per lui e i suoi occhi color nocciola, i capelli ricci e il fisico asciutto.
Non so per quanto tempo siamo rimasti così, abbracciati a farci le coccole più sincere mai viste prima. Era la cosa che aspettavo di più durante le giornate: i momenti nascosti con lui, ma purtroppo duravano sempre molto poco.
-Sento dei passi As- mi sussurrò.
-Ti prego no, non andartene- lo abbracciai forte.
-As, lo sai che se ci beccano è la fine- si alzò.
-Io... io non voglio stare con lui Nathan! Io amo te!- gli dissi sussurrando con le lacrime agli occhi, accompagnandolo alla porta dietro lo specchio.
-e io amo te amore mio! Ma se dovessero scoprirci, sarebbe la fine per te- mi diede un bacio leggero sulle labbra, e con il viso ancora tra le sue mani gli dissi ciò che lui voleva da molto tempo.
-Parla di noi a mio fratello Aron, so che lui capirà- gli si illuminarono gli occhi, mi diede un bacio talmente forte da farmi avere i brividi su ogni parte del mio corpo.
-As, da parte di Aron- mi diede una lettera in mano e poi sparì dietro lo specchio. Nemmeno me ne resi conto, ancora scossa per il bacio, l'ultimo per un po' di tempo.
-Astro! Non sei ancora pronta? Josh sarà qui a momenti!- mi sgridò Lucy, la mia cameriera.
Alzai gli occhi al cielo, che scocciatura che era!
La cameriera che avevo prima, Carla, era un'amore. Poi mio fratello decise di innamorarsene e lei scappò con lui da palazzo. Nonostante tutto eravamo ancora molto unite, grazie a Nathan ricevevo le loro lettere dove mi raccontavano la loro vita. Che invidiavo realmente tanto. È grazie a loro se ho conosciuto Nathan. Grazie a loro ho scoperto cosa vuol dire amare.
-Cos'hai in mano? Di chi è la lettera?- mi chiese Lucy e fece quasi per strapparmela di mano.
Mi spostati immediatamente, e la guardai male. Non era cattiva, ma comunque era sotto il comando di mio padre, Re August, e cercava di tenersi buono il suo posto di lavoro, visiti i tempi di crisi del nostro paesino. Lucy era una donna sulla quarantina, capelli scuri e lisci, con gli occhi altrettanto scuri, un fisico asciutto ma con le forme giuste, credo che se avesse messo un bel vestito avrebbe fatto pure breccia nel cuore di mio padre. Aveva due gemelli, due bimbi magnifici ma pestiferi, la facevano disperare ma lei era sempre molto severa, pure con me che non sono sua figlia, ma quasi il suo capo.
A volte mi trattava male, ma lasciavo sempre passare. Passava notte e giorno qui e c'era ad ogni mio bisogno, lei teneva dei miei segreti, come le uscite di notte in giardino o le notti in bianco a vedere film e io tenevo per me le sgridate che mi rifilava a volte.
-Allora?- mi chiese, sbattendo il piede per terra e incrociando le braccia al seno.
-è una lettera che devo spedire, a mia madre per sapere come sta, ma vedrò poi cosa farne- chiusi il discorso e nascosi la lettera di mio fratello nel mio comodino.
Un'ora dopo, passata con lucy, ero pronta per partecipare alla cena con Josh, il mio promesso sposo e mio padre, oltre alla famiglia di Josh. Aveva una sorella adorabile, bionda, sempre in ordine, con gli occhi scuri, aveva dietro sè milioni di ragazzi, il popolo la adorava e lei amava le buone azioni, era davvero carina ed era una mia cara amica.
Scesi la scalinata bianca lentamente, per non cadere con il mio prosperoso vestito rosso, esagerato per una cena. Metteva troppo in evidenza le mie curve, e l'essere osservata mi disturbava parecchio. Sentivo gli occhi del mio futuro sposo su tutto il mio corpo, e arrossii subito.
Abbozzai un leggero sorriso, e solo quando vidi Chanel, sua sorella, sorrisi per davvero.
Lei era la mia salvatrice, sapeva di me e Nathan e teneva tutto per sè.
Corsi subito ad abbracciarla ed evitai Josh, che mi aspettava sul fondo della scala. Ricambiò subito l'abbraccio e subito capì che per lei le cose non erano andate bene nell'ultima settimana.
-Perdonala, caro, mia figlia a volte è così inopportuna- disse mio padre, parlando con Josh.
Probabilmente aveva assistito alla scena, e si era parecchio infastidito.
-Non si preoccupi Maestà, non è stato una cosa volontaria, ne sono certo- disse Josh, guardò mio padre sorridendo.
-Oh, Josh, chiamami pure August, ormai stai per sposare mia figlia!-
MI girai verso Josh, ancora ferita dalle parole di mio padre.
Inopportuna, mi aveva chiamata inopportuna.
-Cara- mi disse Josh, prendomi a braccetto e portandomi verso la sala da pranzo.
Gli rivolsi un sorriso e poi guardai davanti a me.
Si presentava una lunga serata.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Alla fine non era andata tanto male. Certo, con Josh tra i piedi parlare tranquillamente con Chanel non è stato semplice, ma almeno sono riuscita a dirle che Nathan era stato lì quel pomeriggio, che mi aveva abbracciata ed ero al settimo cielo.
Lei d’altro canto non era poi così felice: si poteva dire che aveva una vita difficile, caotica e tanto disordinata, ma non per colpa sua.
Suo Padre, Re Alfred, aveva sposato una donna del popolo nordico, per volere del padre, in modo che i trattati di pace tra il nord e il sud andassero a buon fine. Nonostante ciò, Re Alfred non ha mai amato sua moglie Aveline, ma non ha nemmeno mai fatto nulla per nasconderlo, ha sempre dimostrato al figlio come si disprezza una donna, come l’amore non esiste per nulla al mondo…
Ci trovavamo su una panchina fuori nel giardino, purtroppo non potevamo nasconderci nella libreria segreta come era nostro solito fare, per ordine di mio padre.
-Non sparite come vostro solito, può essere pericoloso per te Astro- mi disse con tono freddo, mi guardò dritta negli occhi e vide quanto fossi scocciata.
Solo allora mi rifilò un sorriso molto tirato, per farmi capire di sorridere.
-Non ti preoccupare padre, staremo in giardino- nemmeno attesi la sua risposta, me ne andai.
Chanel mi stava raccontando con tono pacato, e qualche risata di mezzo, dei suoi genitori.
-E così mio padre non le parla più, senza un apparente motivo. Non so che stia succedendo, ma questo non fa altro che aumentare la mia non credibilità nell’amore – si fermò a guardare il vuoto.
-Non dirlo nemmeno per scherzo! Hai un bellissimo stalliere che ti vuole con tutto sé stesso e stai qui a lamentarti? Quello è l’amore! - le dissi cercando di tirarle su il morale.
-L’amore siete tu e Nathan, a proposito l’hai visto? - mi chiese curiosa.
Sembravamo due pazze, le giullari del reame avrebbero dovuto chiamarci. Ma ci facevamo vedere felici, per nascondere le vite segrete di entrambe, lo sapevamo di essere osservate ed allora facevamo credere di parlare di cose sciocche, da ragazze quando in realtà parlavamo dei problemi del proprio reame.
Diventai paonazza a sentire solo il suo nome, e sorrisi come un’ebete mentre ripensavo al suo bacio.
-L’ho visto oggi pomeriggio, mi ha portato una lettera da parte di Aron, mi ha abbracciata e siamo rimasti accoccolati per un po’, poi è arrivata Lucy-
-Quella deve sempre interrompere- mi disse lei con fare scocciato.
-Astro! - mi girai verso la voce che mi chiamava.
-Finalmente vi ho trovate! Ho bisogno di parlarti- mi disse Josh, avvicinandosi a me.
Era un bel ragazzo, questo non lo si più negare. Forse il più bello di tutto il palazzo, ma era scontroso.
Mi alzai e lo segui, dopo che mi fece segno.
Mi portò davanti a casa, dove mi aspettavano un cavallo nero e una carrozza.
-Sai, so che non ti piaccio, ma voglio fare di tutto per farti innamorare di me- mi disse, prendendomi la mano e facendomi salire.
Non proferii parola finché anche lui non fu accomodato sulla carrozza.
-Ho parlato con tuo padre, ho scoperto che non sei mai uscita da Palazzo e so che volevi scoprire com’è la vita nel tuo paese, tra il popolo così io e tuo padre ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di portartici, stasera per l’esattezza- mi disse, dopodiché la carrozza partì.
-Non era ciò che intendevo e volevo fare soprattutto- gli dissi, incrociando le braccia sotto il seno.
-Oh, peccato tesoro, che cosa desideravate? - disse con un fare tutto estremamente gentile.
Lui non era per nulla gentile, l’aveva dimostrato più di una volta, ovviamente quando eravamo soli.
Non passavo molto tempo con Josh, ma quelle poche volte mi erano bastate per capire com’era fatto.
La prima volta che lo vidi avevo solo 16 anni, dopo quasi un’ora che eravamo insieme cercò di baciarmi e dopo averlo rifiutato mi diede della poco di buono. Lui era più grande di me, aveva già avuto una donna in passato che se la diede a gambe levate, e posso anche capirla.
-Sai, tu non sei come le altre principesse, o ragazzine, come vi fate chiamare voi- disse a metà viaggio ed interrompendo i miei pensieri.
-Ragazze, per l’esattezza- lo corressi, sempre guardando fuori dal finestrino.
-Quello che è cara, tanto vale. Tu sei molto estroversa, non hai paura di niente e hai la capacità di affrontare un uomo- appoggiò la sua mano sulla mia gamba sinistra.
-Tira giù la tua lurida mano dal tuo corpo. - dissi con il tono più freddo che potessi usare.
-Andiamo Astro, non è la prima volta che ti fai toccare da un uomo- posò ancora la mano sulla mia coscia, ma questa volta cercò di spostarla più in su.
-Non mi faccio toccare dai vermi però- gli dissi, togliendogli la mano in modo definitivo.
Non so se rimase ferito, o semplicemente non aveva voglia di litigare ma questa mia offesa nei suoi confronti, lo fece smettere di parlare.
Il paese non era per niente come me lo aspettavo, papà ne parlava sempre come se fosse tutto rose e fiori ed invece era tutt’altro.
Le persone ci guardavano esterrefatti, la principessa Astro era venuta a trovarli, non capitava da quando avevo 10 anni. Ma a quell’età il paese era dieci volte meglio: le case erano tutte colorate, ognuno aveva ciò che voleva, desiderava e prendeva era così che funzionava. Ora è solo pieno di gente che cerca cibo, carità e un po’ di gentilezza.
-Perché non fa niente per aiutare questa povera gente? - chiesi d’improvviso all’uomo accanto a me.
-Non sono questioni che la riguardano- tagliò corto.
-Le cose cambieranno, ne può stare certo- sussurrai.
-e chi vorrebbe cambiarle? Tu? Ma per favore! - urlò e subito dopo disse al capo carrozza di tornare indietro.
Nessuno parlò per tutto il viaggio, nemmeno sapevo quanto sarebbe durato il viaggio, Lucy mi aveva tolto l’orologio e la maledii mentalmente.
Mi persi a guardare la natura attorno a me, immaginai come poteva essere bello se avessi avuto un cavallo per me.
-Dì a tuo padre che ci siamo divertiti ma siamo tornati presto perché eri stanca- mi disse, prima di scendere.
-Ai suoi ordini maestà- dissi prendendomi gioco di lui.
Scesi con il sorriso sulle labbra ed entrai a palazzo, volevo solo andare a letto.
Entrai in sala da pranzo, sorridendo ma Chanel era davanti alla porta.
-Chanel! Abbiamo una conversazione in sospeso! - le dissi, prendendole il polso e facendola girare verso di me. Appena si girò la sua faccia era tutto tranne che contenta.
-Chanel che succede? Perché quella faccia? - le chiesi sospettosa, non curandomi della presenza di mio padre.
Lei in tutta risposta si girò per mostrarmi la tavola da pranzo.
-Ciao Sorellina- mi disse la persona in più seduta a tavola.
Cosa diavolo ci faceva lui qui?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rimasi sorpresa nel vedere lui qui.

La persona più importante della mia vita, la più sincera e testarda che io abbia mai conosciuto.

Lui che quando se ne andò portò con se una grand parte di me, della mia vita, della mia libertà.

Rimasi senza fiato per qualche secondo, ancora incredula di vedere mio fratello Aron lì davanti a me, nemmeno avevo letto la sua ultima lettera, nemmeno avevo avuto il tempo di rispondergli o, per lo meno, buttare giù qualche riga da riferirgli, ma pensandoci quanto tempo sarebbe passato prima di riceverla?

Appena ripresi a respirare, solo una cosa mi ronzava in testa: solo un motivo poteva portare Aron qui di persona, nel posto che più odia al mondo.

Nathan glielo aveva detto: Aron sapeva di noi.

Sentii Chanel scuotermi leggermente per la spalla.

-As, ti senti bene?- mi chiese sottovoce, mentre io ero ancora imbambolata a guardare Aron negli occhi.

-C-cosa?- Balbettai dopo qualche secondo.

-Ti senti bene? Sei paonazza in volto- mi disse, facendosi sentire chiaramente.

-Oh credo che si senta benissimo!- mi anticipò Aron, che lesse i miei occhi.

Ero davvero troppo sorpresa di vederlo lì per riuscire a parlare di qualcosa, troppo spaventata da quello che poteva dire e che poteva succedere.

Aron si alzò dalla sedia posta accanto a mio padre, e solo allora notai mio padre rabbioso in volto.

-Non mi abbracci sorellina?- mi chiese con il sorriso in volto mentre avanzava verso di me ed una volta avermi raggiunta, allargò le braccia.

Avrei voluto buttarmi tra quelle braccia che mi salvavano e mi proteggevano da piccoli, quelle braccia così forti e così speciali, per me.

-Lascia che mi presenti al fratello della mia sposa- si mise tra me ed Aron, John che porse la mano destra.

-La tua futura sposa?- lo guardò male mio fratello, mi rivolse lo sguardo più interrogativo di sempre.

-Io e tua sorella ci frequentiamo da parecchi mesi ormai, siamo prossimi alle nozze- gli spiegò John.

Aron mi guardò ed io abbassai lo sguardo, ripensando a quanto successo prima. Aron capì che c'era qualcosa che non andava e subito mi sorrise.

-Beh, spero per te che inizierai a trattarla meglio allora, altrimenti dovrai vedertela con me- gli disse con tono duro e sguardo fulminante, mentre appoggiò una mano sulla spalla del mio futuro sposo come per rassicurarlo.

-Cosa vuoi dire figlilo?- chiese mio padre alzandosi e posando le mani sul tavolo.

-Oh, padre, John non è molto carino con Astro a volte, ho delle voci che me lo raccontano, è brusco e la tratta male- disse con nochalance. Accomodandosi ancora alla destra di mio padre.

-John hai qualcosa da dire?- chiese mio padre, e il Re Alfred acconsentì e ripeté ciò che mio padre disse.

-Mi scusi Re, mi scuso anche con vostra figlia Astro, qualche volta è capitato ma non è mai stata mia intenzione- disse John, ero incredula che Aron sapesse, come poteva saperlo? E mio padre perchè era cosi permissivo con lui?

-Astro? Cosa ne pensi tu?- mi chiese mio padre.

Non avevo ancora proferito parola, ero quasi arrabbiata con mio fratello, come poteva piombare qui e spifferare tutto a mio padre? Ci mancava solo che gli dicesse di Nathan!

E Nathan? Gli ha detto tutto! Completamente tutto!

- È successo una sola volta, una cosa già risolta, padre, nulla di cui preoccuparsi.-dissi, avvicinandomi verso John e prendendogli la mano, attaccandomi al suo braccio.

***

-Mi dispiace John, per mio fratello- dissi.

Una volta che eravamo in giardino, io e lui.

Sapevo quanto per papà era importante quella relazione, e a costo di vederlo felice per una volta, mi giocavo la mia.

Con la mamma le cose non erano mai andate tanto bene, la mamma era ed è una ribelle, sarà sempre una bellissima stella che brillerà per sempre, ma dopo la sua perdita non ho mai visto mio papà felice fino a quando non ho iniziato a conoscere John.

Lo facevo per lui, l'essere altruista l'avevo presa dalla mamma.

-Scusami tu Astro, mi sono comportato male, non succederà più-

Gli sorrisi di rimando, abbassando lo sguardo verso i miei tacchi rossi, davvero orrendi per i miei gusti.

-Sei bellissima stasera Astro- mi disse, costringendolo a guardarlo negli occhi.

I suoi occhi verdi non erano nulla a confronto di quelli color nocciola di Nathan.

-Grazie John- dissi, per fortuna i suoi gli comunicarono che era ora di tornare al loro palazzo.

Saremo stati una decina di minuti fuori, erano bastati per farmi capire quanto mi mancasse Nathan in realtà.

Io e Nathan eravamo una cosa unica, davvero speciale, non c'era nessuno come lui eppure tutto quello che avevo fatto stasera era stato per appoggiare mio padre.

Dopo la mia risposta, così sicura e finta, tutti i presenti in quella stanza avevano creduto che la nostra relazione era più vera che mai, che ci amavamo più di ogni limite. Ma nessuno sapeva, che l'unica cosa che amavo ogni oltre limite, oltre ogni oceano era Nathan.

Non sapevo dove fosse, non sapevo se mi stava pensando, ma ogni sera prima di andare a dormire guardavo il cielo e, con le lacrime sul viso, con il sorriso, strizzavo un occhiolino al cielo, nella speranza che lui potesse riceverlo.

E quella sera lo feci, in quel giardino vestita di rosso, spettinata, con tante cose da risolvere, tanti pensieri ed un amore immenso per lui, alzai la testa al cielo, sorrisi tristemente e strizzai un occhiolino prima di recarmi in camera.

Al resto avrei pensato l'indomani, ora avevo solo bisogno di lui.

Ma una volta entrata in camera, lui non era lì, ero sola.

Come il resto del tempo e solo allora, solo dopo una serata da dimenticare, un fratello ritornato e dei sentimenti troppo forti, mi chiesi se stessi sbagliando.

Ti prego, fammi capire che ne vale la pena. Dimmi che non sto sbagliando.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Astro,
Mia piccola dolce stella.
Ti scrivo l’ennesima lettera perché purtroppo non posso n’ancora venire a trovarti, ad abbracciarti.
Nemmeno sai quanto mi manca il tuo sorriso, il tuo animo ribelle. Mi manca sentire nostro padre rimproverarti per le tue fughe notturne, che ancora oggi non so chi vedevi.
Sono passati due anni dall'ultima volta che ci siamo visti, e nemmeno posso immaginare quanto tu sia cresciuta, quanto tu sia diventata donna. Sono sicuro che assomigli tutta alla mamma, già da piccola avevate lo stesso carattere.
Ti scrivo in una calda sera di Agosto, al tramonto, pensando a quanto potrebbe essere bello averti qui con me, con noi.
Dalla mia ultima lettera, non ho ancora ricevuto tue notizie, spero tu stia bene e spero immensamente che tu sia felice.
Se tu non dovessi esserlo, spero di rallegrarti almeno un po’ con questa mia notizia: diventerò padre.
Già, nemmeno io posso crederci. Avrei voluto dirtelo di persona, guardare la tua gioia e vedere le tue palpebre riempirsi di lacrime alla notizia di questo nuovo arrivo in famiglia; ma purtroppo il destino ha voluto così, ho voluto essere felice.
Nathan mi ha detto che non ti ha vista male, che ti ha vista sorridente e sempre solare, ma io so che è tutta scena. So che sei in trappola, o almeno così ti senti.
A volte penso a cose strane, come tu e Nathan insieme, so che lui è sempre felice di vederti nonostante provi a nascondere un po’ questa felicità. Ma è già stato messo in guardia: giù le mani dalla mia sorellina.
Pure Carla, lo pensa, spero davvero di sbagliarmi perché la vita che conduciamo noi non è quella che tu meriteresti.
Non tu che brilli molto più di un astro che attraversa il cielo.
So che non ti ho raccontato molto della vita qui ad oltre oceano ma purtroppo anche questa sera è finita.
Spero ti arrivi tutto il mio amore, assieme a questa lettera e spero arrivi quanto prima.
Sarai sempre con me.
Tuo,
-Aron “
L’ennesima lacrima mi attraversò il viso, nonostante provassi a trattenerle.
Le lettere di Aron erano sempre emozionanti, anche se questa era più spaventosa che altro.
Lui sospettava qualcosa! Non eravamo stati attenti!
La preoccupazione mi martellava la testa, l’ansia di non sapere nulla di Nathan ancora di più.
Calma Astro calma, sarà andato tutto bene, Nathan sta bene.
Ma purtroppo non avevo ancora ricevuto nessun segnale che mi diceva di non star sbagliando, di scegliere lui. Ed io, sinceramente, aspettavo solo quello.
Sentii bussare alla porta e subito nascosi la lettera sotto il cuscino, cercando di ricompormi e di nascondere le lacrime.
-Avanti- dissi, sistemandomi meglio nel mio letto.
-Buongiorno Signorina Astro! Ha dormito bene? - mi chiese Lucy, entrando nella mia stanza.
-Una favola Lucy, dimmi pure- le dissi, un po’ scocciata e cercando di essere più sbrigativa possibile.
-Vostro Padre vi sta aspettando per fare colazione, vi vuole pronta tra 15 minuti con la divisa per cavalcare- mi disse, iniziando già a tirare fuori la divisa.
Sbuffai e mi alzai, recandomi in bagno.
***
-Ditemi padre, come mai mi avete permesso di usare sky?- gli chiesi mentre ero in sella al mio cavallo, durante una passeggiata nella nostra tenuta.
-Sai Astro, da quando tua madre non c'è più, ti sei dovuta prendere tante responsabilità- mi disse, guardando verso il cielo.
-Sono sempre stato convinto che fossi in grado di fare le tue scelte migliori da sola, di averti insegnato ad essere responsabile ma ora, vedendoti qui, mi chiedo se l'ho fatta io la scelta giusta.-
-Cosa intendi?- gli chiesi, non capendo ancora a cosa si riferisse in particolare.
-Mi riferisco a John- ci fu un attimo di silenzio.
-Ho fatto la scelta giusta a farvi nozze?- mi chiese, guardandomi negli occhi.
Guardai quegli occhi azzurri-ghiaccio identici ai miei, brillavano come quando guardava la mamma. ci pensai, restano ferma a guardalo su Sky.
In quel momento ripensai a me e Nathan, ripensai a tutti i nostri baci, alle nostre carezze, ai pomeriggi passati in giardino, in libreria, alle sue lettere, alle sue mani sui miei fianchi, ripensai a noi e realizzai che non ero felice con John, che non l'amavo e che no, non aveva fatto la scelta giusta.
-Si papà, hai fatto la scelta giusta- fu ciò che mi uscì dalle labbra, abbassai subito lo sguardo capendo che non era più il momento di scegliere tra Nathan e la felicità di mio padre.
Ormai avevo scelto, e questa scelta avrebbe distrutto Nathan.
Una lacrima mi scese sulla guancia destra e finì sulla sella.
Stavo perdendo ogni cosa per la quale combattevo da anni, ormai non potevo tornare indietro.
-Astro? Torniamo indietro, sta iniziando a piovere- mi disse mio padre e subito mi ripresi dai miei pensieri.
Annuii soltanto, tanto lui ormai era già avanti.
Per tutto il viaggio di ritorno non feci altro che pensare: non potevo crederci di star mollando tutto ma forse l’unica persona che stavo per lasciare era proprio la causa della mia felicità.
-Rimango qui un po’ con Sky, posso padre?- chiesi quando eravamo giunti a palazzo e mio padre voleva consegnare tutto allo staliere.
-Certo, stai attenta, alle 13 si pranza mi raccomando.- mi disse, con il solito tono duro.
Inizia a spazzolare e lavare il mio cavallo, ormai vecchio per cavalcare al limite era una passeggiata come quella di oggi, molto tranquilla e pacifica.
Era ciò che mi ci voleva una giornata pacifica tra me e me.
Misi Sky nel suo box e lo salutai per poi recarmi in camera per lavarmi e preparami per il pranzo.
Chissà dov'era Aron? E Carla?
Erano arrivati ieri ma non avevo n'ancora avuto occasione di incontrarli.
**
Mi accomodai a tavola, poco prima delle 13.
In perfetto orario Astro, come sempre.
Vidi mio padre entrare e i camerieri inchinarsi.
Stupido protocollo.
Arrivarono anche Aron e Carla, ridendo come sempre.
Li invidiavo, loro avevo tutto: l’amore, la felicità e una famiglia.
Iniziammo a pranzare e i due uomini continuarono a parlare di alcuni affari di famiglia, non ascoltai minimamente nulla finché mio padre non chiese di Nathan ad Aron.
-Nathan? Sta bene, mi racconta ogni tanto di qualche novità di qui a palazzo-
Si ricordava di Nathan? Strano, di solito non si ricorda degli amici di Aron.
-Quali novità?- chiese mio padre sempre molto incuriosito.
-Alcuni piccolo pettegolezzi, nulla di che padre-
-E ha trovato una donna?- chiese mio padre, Aron sorrise e mi lanciò una sguardo fugace.
-Si padre, una donna bellissima- mi ingozzai con la carne e subito iniziai a tossire.
-Stai bene sorellina?- mi chiese Aron.
Che sfacciato!
Annuii soltanto bevendo un sorso della mia acqua.
-e come si chiama? È del regno?- insistette mio padre.
-No, è una che ha conosciuto là al nostro territorio- disse Aron, aveva lo sguardo basso e non stava scherzando.
Mi cadde la forchetta dalle mani, mentre gli occhi iniziavano a pizzicare.
Non qui, non qui. Continuavo a ripetermi mentalmente.
-S-scusate, non mi sento molto bene- dissi, alzandomi e andando in camera mia.
-Astro!- mi urlò mio padre.
Le lacrime iniziarono a scivolarmi sul viso, non mi fermai alla voce tremante di mio padre.
Non potevo crederci. Non riuscivo a crederci.
Arrivai in camera e scoppiai a piangere, mi buttai sul letto e cercai con ogni forza del mio corpo di cercare di calmarmi, di tornare a respirare ma non riuscivo.
Mi aveva ingannata, totalmente presa in giro.
Mi alzai con il respiro mancante, gli occhi gonfi e presi carta e penna.
“Caro Nathan,
Perché non me lo hai detto?
Perché mi hai preso in giro?
Perché mi hai mentito?
Ti costava molto dirmi che non mi ami più?
Potevi almeno dirmi che hai un’altra donna!
Potevi almeno essere sincero.
Ma ho capito il tuo gioco sai, io ti raccontavo ogni cosa e tu... beh tu ne approfittavi per vincere ogni battaglia contro mio padre! Stupida, Stupida che non sono altro!
Siamo giunti alla fine. Sapevamo entrambi che prima o poi sarebbe successo, come potevamo stare insieme per l’eternità? Tu un fuggitivo, che sta facendo nascere un regno nuovo e io figlia di colui che vuole comprare il tuo regno.
Non poteva funzionare, non dovevamo nemmeno pensare a una cosa del genere.
Ho sbagliato, ho sbagliato tutto con te fin dall'inizio. Non avrei mai dovuto dirti nulla della mia cotta, tu non saresti dovuto mai venire qui per portare delle stupide lettere.
Perchè ora mi chiedo se tutti i ti amo, i baci, gli abbracci e l’ansia di essere scoperti erano giusti, erano veri?
Credo siamo arrivati al dunque.
Ti auguro il meglio, ti auguro di realizzare tutti i tuoi sogni, tutte le tue ambizioni.
Spero tu conserverai tutte le mie poesie, spero tu conserverai il colore dei miei occhi, il mio sorriso, spero li terrai con te. Perchè io, tutti i tuoi particolari li avrò sempre con me.
Non dimenticherò mai i tuoi sorrisi, i tuoi occhi color nocciola, le tue mani, le tue labbra.
Sarai sempre con me.
Spero che lei sia bella, ti meriti tutta la felicità di questo mondo.
Purtroppo per noi, c’è un oceano che ci divide.
Ma il mio amore è sempre andato oltre ogni oceano, e il tuo?

-Astro “

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Tornai in camera e trovai Aron sul mio letto.
-Lasciami spiegare sorellina- mi disse, avvicinandosi a me.
-N-no- dissi singhiozzando.
Lo guardai negli occhi, come aveva potuto nascondermelo? Lui che mi ha insegnato a proteggermi da una vita fragile e non soddisfacente.
-Mi dispiace astro, da morire- mi disse, allargando le braccia.
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia, erano così confortevoli. Mi era mancato da morire.
-Perché mi ha fatto questo? - sussurrai
-Lui ti ama, ne sono certo-
-Se mi amasse me lo avrebbe detto, non credi? Voglio andare avanti Aron, se il mio destino è stare con John allora starò con lui. Fine della storia-
-ed ora ti chiedo di uscire, vorrei andare a fare una passeggiata con Sky- dissi, recandomi in bagno per vestirmi.
-Sei sicura di stare bene Astro?-
-Si, sono sicura, non ti preoccupare- 
***
Scesi da Sky che doveva essere l’unico amore della mia vita, come mi promisi anni fa, ed invece Nathan era sempre nei miei pensieri.
L’unica domanda che mi ero posta e che continuava a girarmi in testa era: Come aveva potuto? Glielo avevo detto e lui me lo aveva promesso.
-Oh Sky, come vorrei poter scappare- sussurrai mentre gli infilavo la capezza azzurra.
Lo portai in giardino, visto il mio dieveto di uscire dal palazzo, dove solo qualche anno fa passavo tutti i miei pomeriggi così, poi sono cresciuta e le situazio ni a palazzo sono degenerate, le guerre aumentate ed io ho smesso di essere la bambina che ero.
Mi sdraiai a terra, sull’erba fresca e non mi interessava se avrei rovinato il vestito: io volevo essere me stessa.
Lasciai Sky libero di correrere attorno a me, ed io chiusi gli occhi respirando l’aria autunnale ormai imminente.
Dovevo scacciare via il dolore di perdita che trovavo, espirare via tutto il male che Nathan mi aveva appena causato, tutto il lato negativo doveva andarsene dal mio corpo: da oggi in poi avrei pensato solo ad una cosa, a Sky.
Non so esattamente quanto tempo rimasi sdraiata a terra con gli occhi chiusi, ma sentii qualcuno urlare il mio nome a sguarciagola e il mio cavallo nitrire spaventata.
-Astro! Astro! Attenta!-  mi alzai col busto per vedere chi mi stesse chiamando, vidi una grand folla venire contro di me.
-Dannazione Astro! Vieni via immediatamente da li!-  Mi alzai più in fretta possibile e corsi verso lo staliere che mi stava chiamando dall’inizio della scalinata che recava all’ingresso.
-Forza Principessa! Più veloce!- mi disse, tendendomi la mano una volta raggiunti i primi scalini.
Non capivo cosa stava succedendo. Chi erano quegl’uomini?
A metà scala si sentì uno sparo e un nitrito molto acuto.
-sky!- urlai ormai con le lacrime sulle guance, e vedendo il mio cavallo steso a terra.
-No! Sky!- iniziai a dimenarmi alle braccia dello staliere.
-Astro! Torneremo da lui!- mi urlò prima di trascinarmi dentro al palazzo.
Scesimo le scale segrete che portavano alle stanze segrete del palazzo.
Mancavo solo io in quella stanza evidentemente visto che appena arrivai mio padre mi abbracciò.
-Astro! Per fortuna stai bene!- mi disse Aron, che mi abbracciò.
Non volevo abbracci da nessuno, il mio migliore amico era appena morto.
-Mi spieghi cosa ti è saltato in mente?! Potevi morire lo capisci?- mi disse mio padre, dopo che lo staliere gli aveva raccontato tutto.
Non lo degnai nemmeno di uno sguardo, non volevo parlare con nessuno.
-Lo sai come stanno andando le cose a palazzo! E tu ti comporti come una stupida ragazzina!- mi urlò contro.
-No che non so cosa succede! Nessuno sa mai nulla qui!-  gli risposi molto decisa.
-Non ti permettere di trattarmi così!-
-Avrai la tua punizione appena usciremo da qui!-
-Non mi spaventano le tue stupide punizioni! Ma sappi una cosa, padre, se Sky muore la colpa sarà solo tua e lì, proprio in quel momento, vedrai tutto l’odio che ho per te fuoriuscire- gli dissi con tutta la calma che avevo in corpo.
Mi tirò uno schiaffo.
Forse me l’ero cercata, ma stava controllando tutta la mia vita.
Lo  guardai con gli occhi pieni di lacrime e corsi fuori da quella stanza che era diventata fin troppo piccola.
Corsi in giardino senza badare a come era ridotto il palazzo, a come alcune guardie non c’erano più.
-Sky!- urlai appena lo trovai a terra,con un proiettile in pancia.
-Come è potuto accadere?- sussurai piangendo.
-Principessa Astro, ho appena chiamato il veterinaio, sarà qui al più presto- mi disse lo staliere.
-Andrà tutto bene, si fidi di me- mi disse accarezzandomi la schiena.
-Come ti chiami?- chiesi
-Fred, principessa- mi disse.
-Fred... chiamami pure Astro, e fammi un favore, chiama il veterinario migliore della zona e gli dica di venire qui immediatamente-
-Astro, il veterinario migliore è della zona di Nathan, noi non pos-  -
-Chiamatelo allora!- dissi
-Andrà tutto bene, Sky, te lo prometto, sono qui tra qualche minuto- sussurrai al mio cavallo.
Andai a prendere una coperta, e una ciotola d’acqua.
Coprii Sky e mi sedetti accanto a lui.
-Il veterinaio sarà qui tra 15 ore, ha detto di non spostare il cavallo-
-dice che ce la farà?- chiesi, accarezzando Sky.
Non ricevetti risposta ma Fred si sedette accanto a me, accarezzandomi la schiena.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Non ricevetti mai risposta da Fred, ormai era tardi. Il dolore, il dolore non lo si riesce a spiegare. Il dolore ti prende forte, ti scuote e poi si intromette nel tuo corpo, si stabilizza alla fine. Si stabilizza tra le ossa, tra i muscoli, tra i nervi, si stabilizza in modo tale che ti faccia male, finchè non cambi: perché il dolore ti cambia.
Il dolore ti prende, ti percuote, ti fa vedere le cose in modo diverso, ti storpia la mente e ti mette paura. Bisogna aver paura del dolore mentale, del dolore di perdita, bisogna averne paura quando raggiunge il cuore, perché quando lo raggiunge non ti abbandona più.
E se negli anni avevo imparato a stabilizzare il mio dolore emotivo, ma questa volta nulla avrebbe potuto cancellare, o stabilizzare, il dolore e il senso di perdita che provavo ora.
-Principessa, vuole dire qualcosa?- alzai lo sguardo verso John.
-Ho appena visto il mio cavallo esser calato in una buca, cosa dovrei dire?- sussurrai con le lacrime agli occhi.
-Lo ha chiesto tuo padre Astro, per i giornalisti- Annuii soltanto, nemmeno riuscivo a crederci ancora e già i giornalisti erano appollaiati alla porta di palazzo.
-Sono qui per comunicarvi che, dopo giorni di ansia e attesa, purtroppo il mio cavallo Sky non ce l’ha fatta.- Alzai lo sguardo verso le decine di giornaliste lì fuori.
Tossii, prima di  proseguire con il discorso scritto da mio padre. Diedi uno sguardo veloce al discorso, e poi lo posai guardando dritto davanti a me.
-Sky… ha lasciato una grossa ferita, ancora aperta dentro di me. Non dovrei nemmeno essere qui a darvi delle stupide e ipocrite spiegazioni. Mi sento tradita dal mio stesso padre per farmi fare questa cosa, e per non considerare minimamente il mio dolore, perché voi lo sapete quanto fa male? Voi lo percepite il dolore quando perdete? Quando vi sentite impotenti davanti al vostro cavallo che muore? – Le lacrime bagnavano il mio viso e nemmeno riuscivo a controllarle, e tutto questo era decisamente poco etico.
Incrociai due occhi marroni, quegl’occhi.
Sorrisi amaramente.
-Mi sento uno schifo, nemmeno potete immaginare quanto io stia male per la perdita del mio cavallo, che è il mio migliore amico, almeno lo era. Mi dispiace padre se non ho ascoltato il vostro comando, se sono stata imperdonabile ma direi che ne ho già pagato le conseguenze.- dissi guardandolo- mi dispiace se vi sentite offeso, sarà mia premura rimediare a ciò ma non chiedetemi di perdere un altro mio caro.- aggiunsi guardando Nathan.
-Dopo ciò, vorrei che la smettesse di pedinarci, di stare appostati fuori dalla nostra porta perché nessuno scoop sarà mai troppo importante da farci mandare in rovina.-
Non mi meritavo tutto ciò. 
Non meritavo vedere Sky morire.
-Principessa aspetti!- sentii chiamarmi ma guardai mio padre con le lacrime agli occhi, imploravo solo un po’ di pace.
Mi fece un cenno di testa in senso di consenso, ma fù li che decisi di stupirlo.
Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo.
Potevo davvero sopportare ancora quegli occhi squadrarmi da cima a fondo?
Riaprii gli occhi e mi girai verso il giornalista.
-Mi perdoni la mia insolenza, il popolo freme per saperlo, sono già state fissate le nozze?- mi chiese, quella giovane donna.
Come poteva chiedermi una fesseria simile nel mio giorno di lutto? Non aveva un po’ di compassione?
Poi guardai meglio il suo volto, una bellissima donna dagli occhi verdi, labbra carnose e una pelle olivastra al punto tale da far invidia a tutte le donne presenti.
Non aveva un tacquino o una matita a portata di mano, ne tantomeno una persona che scrivesse al suo posto.
Aveva la mano destra, con le unghie laccate rosse, rivolta a mezz’aria, con l’indice in su come in segnmo di richiesta, seguii lo sguardo del braccio sinistro che scorreva lungo il suo corpo e che finiva con l’intrecciarsi con una mano destra, feci il percorso inverso sul quel braccio massiccio e incrociai gli occhi nocciola di Nathan.
Era la sua donna, era lei che una no-chalance mi ha appena chiesto delle mie nozze con la persona che meno amavo al mondo.
Ed ero io quella che non aveva ancora risposto alla sua domanda.
Tutti gli occhi erano sulla donna, forse per la sua bellezza o forse perchè fosse una persona nuova.
-Si, le nozze sono state fissate- dissi con decisione. Vidi il suo sorriso allargarsi ma gli occhi di Nathan si fecero sempre più cupi, e mi fece sentire così in colpa per quella piccola bugia.
-Ma ho deciso di tenere un po’ di suspence, non svelerò la data fino all’ultimo, ora vi prego di lasciarmi libera, grazie- dissi, mi girai sempe a testa alta e sorrisi al John prendendolo a braccio, ritirandomi a palazzo.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


-Che ti è preso Astro? Quando avete deciso la data?- mi chiese immediatamente mio fratello, appena varcata la soglia di palazzo, nemmeno il tempo di togliermi la giacca.
-L’ho decisa ora Aron, lasciami in pace- dissi fredda, recandomi nella mia stanza.
Arrivai appena a metà scalinata quando Aron mi prese per un braccio.
-Mi fai cadere!- dissi, sentendomi strattonare.
-Lo fai per Nathan?- mi sussurrò, guardandomi negli occhi.
Lo guardai qualche secondo in quei suoi occhi azzurro ghiaccio, così identici ai miei. Capivo perchè Lucy si era innamorato di lui, era forte e bello, aveva un carattere spettacolare e offriva amore a tutti.
-Buonasera Nathan! Molto piacere di conoscerla Olivia- si inchinò mio padre verso i nostri ospiti.
-Perdonate i miei figli signora, mia figlia è una donna molto caparbia e suo fratello altrettanto- aggiunse poi visto che l’attenzione della nuova coppia era rivolta verso noi, ancora fermi sulle scale.
Li guardai, con sguardo impassibile e notai come i suoi occhi fossero ancora più verdi e luminosi visti da più vicino.
-Oh, non si preoccupi Sire, capisco visto le nozze imminenti- commentò Olivia, aveva una voce così soave.
-Già! Pensi, nemmeno noi sapevamo della loro decisione, ma sappiamo com’è la nostra cara principessa.- si intromise Lucy.
-Astro! Aron! Cosa aspettate a scendere da lì?!- chiese mio padre.
-Ne riparliamo dopo, stai facendo la scelta sbagliata.- mi sussurrò Aron prima di scendere a salutare il suo amico.
Feci per svignarmela da quella situazione ridicola e poco consona, ma purtroppo mio padre mi vide poco dopo aver fatto tre scalini.
-Non essere maleducata Astro! Scendi subito a salutare!- disse con tono duro, non era di certo una richiesta.
-Col vostro permesso Padre, e senza recare offesa a nessuno, vorrei ritirarmi per rinfrescarmi e poi scenderò-
-Sciocchezze tesoro! Sei sublime così, ora scendi- mi disse John, sorridendomi e porgendo la sua mano destra verso di me.
Sorrisi, evidentemente nessuno oggi voleva lasciarmi libera.
-Sono davvero onorata di fare la sua conoscenza Principessa Astro! Aron mi ha parlato così bene di voi- mi disse Olivia, appena io mi ritrovai davanti a lei.
-Vorrei dire lo stesso, ma non ho mai sentito parlare di voi Olivia- dissi, più fredda con me.
-Scusi la mia insolenza, ma Nathan mi aveva avvertita del suo bel caratterino, sarà fortunato il vostro uomo- mi sorrise, lanciando un’occhiata a John.
-Immaginavo che l’avesse fatto, spero vi abbia raccontato tutto di me allora- dissi, volgendo uno sguardo a Nathan.
Non proferì parola, non fece nemmeno cenno di ribattere alle mie provocazioni.
Nemmeno io potevo spiegare quello che provavo: rabbia, delusione, e amarezza nei confronti di un uomo che avevo amato tanto.
I suoi occhi nocciolo esprimevano solo dispiacere e profonda tristezza, e speravo con tutta me stessa che i miei esprimessero solo rabbia nei suoi confronti.
-Ad ogni modo, a quale onore dobbiamo la vostra presenza qui?- aggiunsi, dopo lo scambio di sguardi, voltandomi verso mio padre.
-Astro!- mi rimproverò.
Feci finta di tossire.
-Scusate, cosa vorrebbe mangiare vostra grazia, la qui presente, come cena?- aggiunsi, utilizzando sempre un tono di sarcasmo.
-I-io...- balbettò Olivia.
Bingo! Finalmente l’ho distrutta!
-Quanta premura nei nostri confronti che ci riservi oggi Astro- risentire la sua voce dopo settimane mi fece venire i brividi su tutto il corpo.
Il suo sarcasmo non me lo aspettavo, era come un colpo al petto: preciso e doloroso.
-Sono una persona caritatevole Nathan, al contrario di come ricordi tu probabilmente- lo guardai aspettando la sua risposta.
-Col vostro permesso, vado dalla cuoca a riferire che rimarrete per cena, John, ti prego di fermarti anche dopo cena, vorrei parlarti in giardino, grazie- Annuii soltanto e lo salutai con un bacio sulla guancia.
-Astro! Calmati!-
-Come posso calmarmi Katie?! Si presenta qui come se nulla fosse trattandomi con no-calanche! Come si azzarda?- dissi furiosa, dopo aver raccontato tutto a Katie la cameriera di palazzo.
-Lo so Astro, hai ragione, ma adesso calmati, fallo per Aron-
-Non mi parlare di lui! Un’altra persona da aggiungere alla lista delle persone false che mi circondano!-
-e perchè non inviti anche Chanel alla cena?- mi chiese d’improvviso.
-Hai ragione! Ti adoro!- le dissi saltando giù dal tavolo e correndo fuori dalla cucina.
Nemmeno badai a cosa realmente stavo facendo ma andai a sbattere contro una persona, che mi afferrò poco prima di cadere.
Riaprii gli occhi e mi trovai fra le braccia di Nathan.
-Perchè mi tratti così Astro?- mi disse, una volta aiutata ad alzarmi.
-Come dovrei trattarti Nathan? Ti presenti a casa mia con tua moglie il giorno del funerale del mio cavallo!-
-Non siamo ancora sposati astro! Sai che non la amo nemmeno!-
-Ah no? Sembrate così affiatati!- dissi spintonandolo – nemmeno hai risposto alla mia lettera! Nemmeno ti sei azzardato di dirmi che stavi con un’altra donna e ti presenti qui a chiedere spiegazioni?!- dissi urlando e piangendo.
Come poteva? Credeva che fossi il suo giocattolo?
-Calmati bimba! Tu sei la mia unica donna!- disse, cercando di abbracciarmi.
-Ah si? Allora perchè non mi hai chiesto in sposa?- dissi, urlando.
Speravo che nessuno sentisse la nostra conversazione, ma probabilmente tutta la servitù già en stava parlando.
-L’ho fatto Astro! Ti ho chiesta in sposa anni fa! Ancora prima che iniziasse la nostra storia segreta e sai cosa mi è stato detto? Che tu non volevi!- mi urlò contro lui stavolta, rimasi impassibile.
-Ragazzi! State attirando l’attenzione! Vi si sentiva fino a su- ci disse Aron.
Non staccai un secondo gli occhi da quelli di Nathan, lui mi aveva chiesto in sposa e io non ne sapevo niente.
-Scusaci Aron, spero di non aver fatto troppo trambusto- disse Nathan.
-Nathan! Ti cercavo per quell’accordo, ricordi? Vieni pure nel mio studio ora- si intromise mio padre.
Annuii soltanto prima di guardarmi e andarsene.
-Astro tutto okay?- mi disse Aron avvicinandosi guardandomi con sguardo preoccupato.
-S-si, scusa, vado a riposare- dissi andandomene.

Mi aveva chiesto in sposa. Ed io non ne ero al corrente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Non so cosa potrebbe far più male nella vita: la perdita della persona che più ami al mondo o il non essere considerata come dovresti.
Non vengo considerata come una principessa, come l’erede al trono e tanto meno come figlia da mio padre, eppure mi trovo qui, nel suo studio, con tante scartoffie da firmare.
Lui e Nathan avevano stretto un accordo di pace, affinchè Nathan sposasse Olivia qui a palazzo.
Almeno così avevo origliato prima di essere coinvolta, a quanto pare serviva la mia firma anche su questo accordo nonostante sarebbe rimasto interno.
Erano già passati due giorni dalla cena, e non avevo più incontrato Nathan nemmeno per sbaglio in corridoio, faceva di tutto per evitarmi.
Forse era stato l’annuncio della data delle nozze ad averlo destabilizzzato o forse la sua confessione non doveva uscire dalla sua bocca quel giorno, o forse sapeva che volevo spiegazioni e non era lui a dovermele dare.
Purtroppo alla cena, Chanel non era potuta venire e John se ne andò via subito e quindi inventai una data a caso: il 13 Dicembre.
Il 13 Dicembre a palazzo si teneva il Ballo d’inverno, o di ghiaccio, e quest’anno si sarebbero anche celebrate la nozze a tema di Neve e Ghiaccio.
Il Ballo veniva organizzato da mia madre solitamente, solo da due anni a questa parte ci pensavo io, e non era nemmeno facille.
-Astro, mi state prestando attenzione?- mi chiese mio padre, annuii soltanto.
Bussarono alla porta e Nathan ne fece capolinea, dire che era bellissimo era davvero poco.
-Mi avete chiamato?- chiese verso mio padre, senza nemmeno recarmi uno sguardo.
-Parlavo con Astro della vostra cara moglie, potreste fermarvi ancora un po’, che ne dite?-
-Non stavamamo proprio parlando di questo!- cercai di intromettermi.
-Potremmo si, ma viste le nozze imminenti anche per noi, vorrei recarmi a casa- rispose a mio padre senza nemmeno far attenzione a ciò che avessi detto.
Ero inesistente ai suoi occhi.
-A proposito di nozze, hai valutato la mia offerta di sposarvi a palazzo? Un doppio matrimonio lo stesso giorno sarebbe un grandissimo scoop per i giornalisti!- disse mio padre.
Per l’amor di Dio, io non assisterò alla sue nozze.
-Non credo che Olivia voglia delle nozze così importanti-
-Tutte le fanciulle lo desiderano-
-Beh, non credo ne sia all’altezza- ammise Nathan un po’ imbarazzato.
-Per questo ci penserà Astro, le insegnerà tutto e diventerà la Regina perfetta- disse mio padre.
-ASSOLUTAMENTE NO! NON ADDOMESTICHERO’ LA SUA SPOSA NEMMENO SE DOVESSI PERDERE TUTTO- urlai, in preda alla rabbia.
-Non ti permettere! Tu lo farai e senza discutere!- disse mio padre alzando nuovamente la voce.
-Io non sono una tua serva! Non lo farò mai e poi mai!- continuai inviperita.
-ASTRO! NON TI STO CHIEDENDO PER FAVORE!- mi urlò mio padre.
-ED IO NON MI FARO’ INCASTRARE UN’ALTRA VOLTA DA TE!- urlai andandomene e sbattendo la porta del suo ufficio.
-TORNA SUBITO QUI STUPIDA RAGAZZINA!- mi urlò inseguendomi.
Tutta la servitù era uscita, e mio fratello pure.
-NO! NON ADDOMESTICHERO’ PROPRIO NESSUNO! TANTOMENO LA SPOSA DELLA PERSONA CHE AMO!- urlai, arrivando a metà scala.
Mi bloccai appena mi resi conto di ciò che avevo detto, guardai daventi a me e vidi Aron guardarmi con gli occhi fuori dalle orbite.
Credo che fosse l’espressione di tutti in quel momento.
-C-Cosa hai detto?- mi disse mio padre.
Mi voltai verso di lui, in fondo alla scalinata con gli occhi sbarrati.
Non era la prima volta che litigavamo così forte, io sempre troppo caparbia per non combattere per le mie ragioni e lui identico a me, di solito discutavamo di politica però.
Guardai dietro di lui e notai Nathan con gli occhi sbarrati e lucidi, e mille emozioni che gli attraversavano gli occhi.
Magari mi ama ancora.
-Non renderò Regina Olivia, ne tantomeno le insegnerò  il galateo-
-Certamente! Tu non sei una principessa, non potresti mai insegnarglielo!- la lingua tagliente che usò era come una lama nel cuore.
-No padre, vi sbagliate- dissi con tutta la calma che avevo in corpo- semplicemente una contadinotta non potrebbe mai essere una regina di livello-
Rimase a bocca aperta, di certo anche la lingua tagliente avevo preso da lui.
-Ed ora potete tornare al vostro lavoro! Lo spettacolo è finito!- dissi a tutta la servitù che era fuori.
-Col vostro permesso padre, i libri mi aspettano, probabilmente loro mi insegneranno ad essere una vera principessa- dissi, ando definitivamente via.
Credo che per oggi avessi combinato tanti casini.
-Scordati tutto Astro! Scordati tutte le tue libertà! Hai superato tutti i limiti!- mi urlò mio padre.
-Non ho paura di voi!- gli urlai contro, ancora più forte dopo che per tutta la scalinata non aveva fatto altyro che insultarmi.
Ero esasperata, davvero ne avevo passate troppe per riuscire a sopportare altro dolore.
Non proferì più parola, più nessuno parlò e io mi girai per andarmene.
Mi trovai davanti John, con la camicia sciupata e i capelli spettinati.
Lo guardai torvo, come mai era disordinato?
Il suo sguardo basso, non capivo veramente cosa stesse succedendo.
Mi voltai verso mio fratello, nella speranza di una spiegazione, ma nel voltarmi vidi poco lontano Olivia sgattaiolare fuori da una stanza, con il vestito mal messo, i capelli spettinati e il rossetto sbavato.
Cosa stavano combinando quei due?
Lascia perdere e mi recai in biblioteca, avrei indagato.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


~~La rabbia. La rabbia, unito al dolore, è una brutta bestia. La rabbia ti fa diventare una bestia, un animale, ed io non voglio esserlo.

La rabbia, cattura ogni tuo pensiero negativo, ogni tuo nervo che salta, ti perfora l'anima, ti fa imbestialire e di dà pura adrenalina. Adrenalina che ti attraversa il corpo, ti perfora le ossa e si insidia nella tua pelle e una volta raggiunta la parte più profonda di te, non hai più il controllo.

Il dolore invece, ti offusca la mente, ti annebbia i pensieri non permettendoti di ragionare. Agisci d'impulso senza pensare alle conseguenze perché in quel momento c'è qualcosa che fa più male al tuo cuore. E purtroppo, se il tuo cuore soffre, tu muori.

Credo che nella vita non sempre, o almeno non tutto, debba andare bene, il dolore ti aiuta a crescere e che quindi, una cosa brutta deve accadere, perché serve, serve alla mente e a me serviva sentirmi viva.

Forse in questo momento mi sentivo anche fin troppo viva. Urlai e cercai un modo disperato di sfogarmi.

Come poteva umiliarmi davanti a tutti così? Come poteva preferire Lei a me? Sono io l'unica erede di questo stupido palazzo!

-Astro! Ma che hai combinato?!- vidi mio fratello entrare in biblioteca e solo allora guardai il casino attorno a me.

Vidi una quantità indecifrabile di libri sparsi per terra, il mappamondo ridotto a pezzi sul tappeto, il tavolo completamente sottosopra.

Solo allora mi resi conto del casino che avevo combinato.

Guardai male Aron senza mai dargli risposta, dietro di lui Nathan mi fissava incredulo.

-Papà ti ucciderà questa volta! Sono alcuni dei suoi libri più cari!- mi disse, avanzando verso di me.

-Se gli importassero non li lascerebbe a impolverarsi sullo scaffale.- dissi, dura.

Aron cercò di parlare ma lo interruppi subito.

-Voglio stare sola, andatevene, grazie.- alzai una mano come in segno di stop, considerando che Aron iniziava ad essere troppo vicino a me.

-Astro...- cercò di aggiungere Nathan.

-No, Nathan. non ti voglio stare a sentire.- dissi, ancora più dura.

-Astro, ti prego, cerca di essere comprensiva, non è stata una sua scelta, come non lo è per te- disse Aron.

Capii che stavano parlando delle nozze, ma Nathan una scelta l'aveva avuta e quella scelta non ero io.

-Non ti azzardare Aron! Io sono stata costretta!- alzai la voce leggermente, intimandolo al silenzio.

-Anche lui Astro! Pensi che abbia avuto scelta?- mi urlò Aron d'altro canto. Pensavo davvero che avrebbe rispettato la mia volontà di silenzio e di tranquillità?

-Oh, ma ti sbagli Aron! Chiedi meglio al tuo amico che tipo di scelte ha dovuto fare!-

Aron guardò subito Nathan dietro di lui, chiedendogli spiegazioni.

-Non ho avuto quella possibilità Astro, sennò pensi che starei con Olivia?- mi chiese, ignorando lo sguardo interrogativo di mio fratello.

-Si Nathan! Staresti con lei in ogni caso! Perché lei è perfetta, carismatica, sa come comportarsi e non è una principessa, il tuo popolo la accettano!- gli dissi.

-Ma non è lei che amo!- urlò.

-Non ha importanza Nathan! Non lo capisci? Tu hai scelto lei ed io non sono la seconda scelta di nessuno! Tantomeno la tua!- gli urlai addosso, andando incontro.

Mi ritrovai ad un centimetro dalle sue labbra, così morbide e rosee che mi fecero venire voglia di baciarle.

Tornai a guardarlo negli occhi, mi persi qualche istante nei suoi occhi color nocciola, mi tornarono alla mente i ricordi di noi due avvinghiati nel mio letto, i suoi sorrisi e i suoi ti amo sussurrati all'orecchio. Mi tornarono i brividi e mi ci volle un autocontrollo incredibile.

-Andatevene via subito, ve ne prego vostra grazia- gli dissi guardandolo negli occhi.

La tristezza e il dolore gli attraversarono il marrone dei suoi occhi, facendoli tornare scuri come lo erano giù con mio padre poco prima della mia confessione.

Feci un piccolo inchino a Nathan e, dopo un ultimo sguardo, uscii dalla stanza, notando che nessuno dei due intendeva andarsene dal mio posto sicuro.


Solo appena varcata la porta, che si chiuse creano un tonfo che rimbombò per tutto il corridoio, capii cosa realmente avevo fatto.


Ho chiuso con Nathan, era una chiusura definitiva ora.

Rimasi qualche secondo attaccata alla porta, per idealizzare quello appena successo e le lacrimi occuparono i miei occhi.

Corsi via appena sentii i loro passi avvicinarsi alla porta.

Le lacrime cominciarono a scorrere lente sulle mie guance, mentre correvo giù dalle scale, nemmeno vedevo niente.

Sentivo il calore scorrere sulle guance ed arrivare al collo, ma dentro la mio petto sentivo solo il freddo glaciale del mio cuore.

Mi fermai solo una volta che toccai terra con il sedere, probabilmente ero scivolata e nemmeno mi ero resa conto.

Rimasi qualche secondo intontita sul pianerottolo delle scale, guardai il dipinto che percorreva tutto il soffitto.

Un angelo, dal viso e corpo bellissimo, lasciava la mano del suo amato, altrettanto bello, sulla quale delle dolci lacrime scorrevano sulle sue guance rosee.

Mai quel dipinto poteva rappresentare me in quel momento.

-Principessa, mi scusi! Sta bene?- solo quando sentii la sua voce, mi resi conto di aver sbattuto contro Olivia.

-Non disturbarti nemmeno ad aiutarmi, sono una donna non una scema del villaggio- dissi, alzandomi e lisciando il vestito più che potevo.

-Fai meno la screanzata, presto anch'io sarò come te- mi disse lei, facendo altrettanto con il vestito.

-Sogna pure, non lo sarai mai-

-Sei tu che devi sognare, perché Nathan è me che sposa-

-Questo è tutto da vedere, cara mia. Sai la perfidia è una brutta bestia, ma l'invida ancora di più- feci per sorpassarla ma mi blocca dal braccio.

-Non sarà mai tuo, l'hai detto tu stessa "ti meriti tutta la felicità di questo mondo. Purtroppo per noi, c'è un oceano che ci divide. Ma il mio amore è sempre andato oltre ogni oceano, e il tuo?" Te lo dico io, principessa, lui non ti ha mai amato, non ha mai e mai vorrà superarlo l'oceano che vi divide. perché in mezzo a quell'oceano ci sarò sempre e solo io.-

Mi tolsi con violenza dalla sua presa, intontita da quelle parole feci un passo indietro. Per qualche secondo le lacrime si impadronirono dei miei occhi, non potevo credere alle sue parole.

-T-tu stai mentendo- le dissi, balbettai e lei sorrise perfida.

-No Astro, non sto mentendo, lui non ha mai ricevuto la vostra lettere, d'altro canto io si- disse beffarda - Ma ormai non potrà più leggerla, è andata persa- aggiunse, avvicinandosi a me.

La guardai con occhi lucidi, ora si spiegavano un po' di cose.

La sua visita a palazzo, non era stata casuale.

-Di cosa stai parlando Olivia?- disse una voce roca dietro di noi, alzai leggermente lo sguardo e incontrai i suoi occhi.

-Mio Principe, io e la principessa ci siamo scontrate sulle scale, stavamo solo discutendo su questioni matrimoniali- disse col tono più dolce e falso che potesse usare, avvicinandosi a Nathan.

-Ho sentito Olivia, di che lettera parlavi?- indagò Nathan.

-Non ha più importanza vostra altezza, una cosa del passato- aggiunsi io. Non permettendo a Olivia di peggiorare la situazione.

-Si che ha importanza, se c'entri tu ha importanza- ammise con fierezza.

Testardo. Il solito testardo.

-Olivia credeva che le lettere che voi mi portavate erano vostre, non sapendo che erano messaggi da parte di mio fratello Aron, assurda l'idea di lettere da parte vostra so per certo che Olivia ha intrappolato il vostro cuore e ne tiene cura.- dissi, con più sicurezza possibile.

-Ora scusate, vorrei fare un giro da sola, vi chiedo di non seguirmi fratello- aggiunsi, per sviare a quella conversazione alquanto stramba.

Senza aspettare ulteriore risposta, feci un inchino veloce e  mi girai trovandomi davanti mio padre, in fondo alla scalinata che mi aspettava.

-Cara, ricorda che più tardi dovrai andare al villaggio al posto mio, purtroppo sono impegnato assai oggi- mi disse, aiutandomi a scendere gli ultimi due scalini.

Manco fossi una bambina.

-Certo padre, faccio preparare la carrozza-

E anche qualche vestito, rimanere non aveva più importanza.

 

 

 


*******

Buongiorno a tutti!p>

Spero la storia vi stia piacendo, fatemi sapere.

-G.

 

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