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di SidV
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Non ho mai creduto nell’amore.
A dirla tutta non ho mai creduto che io stessa fossi in grado di innamorarmi. Di provare, intendo, quel tipo d'amore per il quale si perde completamente la testa, che ti fa commettere un sacco di sciocchezze, dal quale ti fai trascinare completamente... quel tipo d’amore che ti rimane nel cuore, che ti segna, che ti fa male... quel tipo d’amore che ti rende felice per ogni piccola cosa, per il quale il tuo viso si illumina di un sorriso che non ti rendi neppure conto di star facendo.
Mi sono spiegata?
Ecco, quello.
Almeno fino ai miei diciasette anni. Pare poco? Qualcuno mi potrebbe anche dire che a quell'età si è ancora dei bambini e che dei veri sentimenti si sa ben poco... ma, sinceramente, io mi sono sempre conosciuta perfettamente. Chi altro lo può dire con assoluta certezza?
Lo penso comunque ancora adesso, di non essere in grado di innamorarmi, di affidarmi completamente ad una singola persona, di permettere a quello di toccare tutte le corde del mio essere, del mio cuore.
Certo, a meno che non sia lui.
Perchè si, io non sono tutt’ora capace di innamorarmi. Non di nuovo.  
Perchè, a quel tempo, non sono stata neanche capace di farne a meno.

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Quando quella specie di animale carnivoro e velenoso che è mia sorella entra in cucina con tutto il suo esagerato buon umore io sono alle prese con un bollitore che non collabora per niente e ancora in quello stato di dormiveglia che segue un brutto risveglio mattutino. No, il mio umore non è per niente alle stelle, se me lo si dovesse domandare... perlomeno non è lontanamente paragonabile al suo. Quindi dedico due esatti secondi per guardala in faccia e preoccuparmi del fatto che dovrò sopportarla di nuovo tutto il giorno... lei, e tutte le diecimila parole che riesce ad elaborare in pochi secondi.
- se non apri il gas non credo che riusciremmo mai a scaldare il tè, pezzo di ignorante!
Ecco, buongiorno anche a te sorellina. Non mi sentivo un perfetto idiota almeno da tre minuti, grazie mille per essere tornata a casa ed avermi ricordato che, tra i due, il cervello sei tu. Che poi, a dirla tutta, anche questa è una gran cazzata.
- se tu smettessi di ulularmi nelle orecchie invece fidati che la mia vita potrebbe essere decisamente migliore!
Lei sbuffa, sedendosi sulla sedia rossa che sta accanto al tavolo in cucina e dando un rapido bacino sulla guancia alla nonna, che con il suo sorriso bonario non capisco mai se ci adora così come siamo o se semplicemente tende all’ignorarci la maggior parte del tempo.
- tu ti lamenti troppo, Hana. Stai decisamente invecchiando male.
- siamo gemelli, diavolo! In caso invecchiamo male in due!
Mi guarda come se fossi un pelo finito nella sua colazione - non credo proprio. Io ho fatto un patto con il diavolo.
- su questo siamo d’accordo, almeno!
Mi siedo accanto a lei pure io, addentando una fetta biscottata e continuando a guardarla male ancora per un po’, prima di ricordarmi che sono solo le sette e mezza del mattino e non è il caso di iniziare già così la giornata. Quindi tiro un bel respiro e certo di controllare la mia negatività. Strana anche quella, perchè si sà, io sono da sempre un inguaribile ottimista.
- sappi che ho deciso ora che non sarai tu a rovinarmi la giornata!
- hai intenzione di rovinartela da solo?
Digrigno i denti e respiro ancora una volta, prima di girarmi nella sua direzione con grosso sorriso stampato in faccia - dì pure quel che ti pare, ma oggi ho tutta l’intenzione di fare un ingresso trionfale!
La scuola ricomincia oggi e ho decisamente degli ottimi motivi per iniziare a pavoneggiarmi fin da subito.
Uno: sono al secondo anno e posso decisamente sottomettere le matricole pure io.
Due: siccome è tutto merito mio se siamo arrivati fin dove siamo arrivati l’anno scorso con il campionato di basket, ho anche il diritto di vantarmene a testa alta.
Tre: ho la ragazza. Una vera.
Già! Io, il grande Hanamichi Sakuragi, ho finalmente sfatato il mito secondo il quale le donne mi fuggivano come la peste solo a sentirmi avvicinare!
Izumi si stiracchia pigramente sulla sedia, prima di allungarmi una poco amichevole pacca sulla spalla e alzarsi.
- spero che tu non abbia l’intenzione di vantarti di essere riuscito a metterti con Haruko quest’estate perchè, a parte l’ovvio fatto che l’hai presa per sfinimento, sei comunque stato scaricato da più di cinquanta ragazze prima di lei...
- e con questo?!
- tu sei uno sfigato.
Sbatto le mani sul tavolo e mi alzo pure io, guardandola malissimo mente prende la borsa dal tavolo e si avvia verso la porta, salutando nonna con un veloce cenno della mano, tutta sorridente.
- questo non me lo farò di certo dire da una zittella come te!
La seguo quasi correndo, mentre lei esce di casa e imbocca velocemente la strada verso scuola a passo ben spedito.
Mi anticipa di una paio di metri quando praticamente inchioda e io le vado a sbattere addosso.
- ma sei scema?!
Si gratta una guancia pensierosa, guardandosi attorno - no, è che non ho idea di dove sia il liceo.
Izumi è tornata a casa con me all’inizio dell’estate, quando mamma, con la quale lei era andata a vivere quando i nostri genitori avevano divorziato, è partita per lavoro diretta verso gli USA. Tornerà in un paio di anni, ma mia sorella non era molto entusiasta dell’idea di trasferirsi oltre oceano così, a detta sua, il minore dei mali era sopportarmi per un paio d’anni, fino alla fine delle scuole superiori. Solito discutibile istinto fraterno. E meno male che i gemelli, dicono, dovrebbero avere un legame speciale...
Ma è fin da bambino che ho sempre saputo che a lei importa solo di se stessa. No, non vuole essere una cattiveria la mia, solo un dato di fatto.
Izumi è testarda, indipendente e arrogante. Un po’ come me, ammetto, solo che lei porta queste caratteristiche all’estremo.
- allora non camminarmi davanti se non lo sai, cretina! - sbotto, sorpassandola e afferrandole un braccio, trascinandomela dietro - sempre dritto e ci si arriva anche a piedi! Te lo avevo ripetuto anche ieri!  
- non ti ascoltavo, naturalmente...
Ignoro la vena che mi pulsa sulla tempia e guardo ancora davanti a me, ignorandola e cercando di ricordarmi che io adoro mia sorella. O almeno credo!
- Hana?
- che vuoi?!
- come hai fatto a non farti bocciare, l’anno scorso?
- perchè sono un genio, ovviamente! - rispondo tirando il mento bene in alto e poggiandomi le mani chiuse sui fianchi.
Sento una sonora risata arrivarmi alle spalle e per un attimo sono convinto che sia qualcuno che cerca dei seri guai, ma poi mi ricordo che ho semplicemente degli amici ingrati e anche un po’ stronzi.
- se l’è cavata con dei debiti recuperati mentre era chiuso in clinica - dice Yohei, poggiandomi un braccio sulla spalla e guardando mia sorella, il solito tono di voce strafottente - si è fatto aiutare da Haruko tutto il tempo... la poveretta ha dovuto stargli dietro e alla fine ha capitolato.
Izumi annuisce con convinzione - l’avevo detto io: sfinimento. Può essere l’unica motivazione. Lei è decisamente troppo carina e sana di mente per mettersi insieme a te nel pieno delle sue capacità mentali.
Io cambio amici. E anche famiglia. Lo giuro, troverò il modo!

- io vi odio profondamente! - quasi urla Hanamichi, sciogliendosi dal mio quasi abbraccio e agitandosi come al solito - voi non potete capire quanto è forte l’amore che ci lega e siete solo dei caproni gelosi! Tutti!
Ridacchio, ignorando gli sproloqui di quello che è, alla fin fine, il mio migliore amico fin dai tempi delle elementari. Da quando, precisamente, abbiamo fatto a botte per il diritto di andare sull’altalena per primi. A tal proposito... non credo che abbiamo mai terminato quello scontro, le maestre ci avevano diviso prima, e ancora adesso non abbiamo mai chiarito chi sia il più forte. Alzo un sopracciglio soprappensiero ma Izumi pare notarlo immediatamente e mi si affianca, mentre cominciamo il cammino verso l’edificio scolastico.
- cento yen per i tuoi pensieri! - dice, un sorriso furbo sulle labbra piene, mentre mi passa un braccio intorno alla vita.
- valgono così poco?
- non sei mai stato un tipo particolarmente impegnativo, quindi immagino che, se ci dovessi riflettere per un po’, ci arriverei anche da sola. Ci conosciamo da troppi anni.
Detto dalla persona meno empatica del mondo immagino di non doverlo prendere come un complimento. Le dò una piccola spinta giocosa e lei si allontana appena da me, ridendo e afferrandomi la manica della divisa, scuotendomi leggermente, come per farmi i dispetti. Esattamente come, a otto anni, mi tirava i capelli per farmi arrabbiare o per giocare con me.
- pensavo solo a quando eravamo bambini.
Lei osserva il cielo, sul viso un espressione serena - e vi facevo da mascotte?
- io direi che più che altro tu facevi da capo branco.
- ci siamo ridotti a darci da soli degli animali dello zoo?
Mi ficco le mani in tasca, trattenendomi dall’afferrare la sua mano e stringerla nella mia. Abitudine? sarà anche così... ma ormai siamo troppo grandi per questi gesti affettuosi. Oppure no? O forse semplicemente non me la sento di toccarla, per paura di non essere più capace di lasciarla andare?
Sono sempre stato quello dei forse io... ecco perchè mi accompagno con Hanamichi e la sua degna gemella da anni, perchè loro agiscono quando io ancora sto elaborando tutte le varianti. E anche per fargli da coscienza, ma questo posso anche tenerlo solo per me.
- ehi Yohei - dice improvvisamente Izumi, riattirando la mia attenzione - com’è il vostro liceo?
- mi pareva che ne avessimo già parlato poche settimane fa - rispondo.
Lei alza appena le spalle e mi accordo solo adesso che siamo alti uguali. Quando, cinque anni fa, ci siamo separati, la sorpassavo di almeno una testa. Immagino siano i geni Sakuragi, in quella famiglia sono tutti dei mezzi giganti.
- comunque - continuo - ti piacerà. C’è un sacco di gentaglia, ti sentirai un po’ come a casa tua.
Sta per rispondermi quando, all’angolo vedo fare capolino quegli altri tre strani personaggi che io chiamo amici.
- parlando di gentaglia... - dice lei e, prima che mi sorpassi per raggiungerli e farsi come al solito molestare da Takamiya, la blocco.
- prima che me ne dimentichi, Izumi - mentre le parlo e lei si volta nella mia direzione, una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi mi sfiora lo zigomo e io ho un dejavù - sei diventata davvero molto bella, non te lo avevo ancora detto.
Si blocca, gli occhi castani puntanti diritti nei miei - più di quando da bambini avevi una cotta per me?
Sorrido - credevo fossimo d’accordo che la cosa fosse reciproca.
Alza ancora una volta le spalle, lo stresso sorrisetto malizioso di sempre sul viso - avevamo dodici anni, Yohei.
Esatto. E, come allora, tu resti sempre la mia migliore amica. E la ragazza che, so bene, non sarà mai veramente di nessuno.
Menchemeno mia.


Buonasera a chiunque abbia speso qualche attimo della sua serata per leggermi! Vi ringrazio e spero sia stato tempo speso bene!
Due piccole cose da dire riguardo al primo capitolo: dunque, questo è a tutti gli effetti un capitolo di  presentazione per Izumi, la gemella appunto del nostro caro rossino di fiducia. Ovviamente lei è un personaggio di mia invenzione, così come lo sono i fatti da questo punto in poi. La storia si colloca alla fine del manga, all’inizio di un nuovo anno scolastico per lo Shohoku. Dal prossimo capito (che spero di pubblicare domani) i fatti verranno narrati dalla protagonista stessa e finalmente comparirà anche il mio adoratissimo Rukawa (tanti cuoricini)!
Spero che fin qua io sia riuscita ad attirare un minimo di interesse e mi auguro che questo cresca con la prossima pubblicazione. Sarei inoltre molto felice se ci fossero dei commenti, anche per capire come me la sto cavando.
Quindi... beh... commentate! (per favore...)
Un bacio.
 

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2    

Adoravo la città dove stavo prima, Yokosuka. Amavo la sua frenesia, i suoi porti, i palazzi giganti... e il fatto che fosse composta da cittadini di etnie diverse. C’erano un sacco di gaijin, di stranieri, siccome fa da base per l’areonautica militare americana... per la prima volta non mi sentivo fuori posto. Oddio, che poi io sono una che si ambienta facilmente è anche vero... ma amavo il non dover stare continuamente a motivare perchè i miei occhi sono castani e i miei capelli pure, nonostante abbia i lineamenti asiatici. Odio dare spiegazioni riguardo al mio aspetto... anche riguardo ad un sacco di altre cose, per dirla tutta. Pure a mio fratello,  infatti non gli ho raccontato praticamente niente di come era la mia vita lì, delle persone che frequentavo, del mio vecchio liceo, se non molto alla lontana. Ci sono cose che amo tenere solo per me, nonostante io sia una gran chiacchierona.
Tornare a Odawara è stato... strano direi. è piccola, rispetto a Yokosuka, molto più tranquilla e ci si può muovere tranquillamente anche a piedi. Certo, il mare c’è pure qua... ma le sue spiagge sono bianche, alcune quasi incontaminate e non si vedono più che pescatori o qualche persona che prende il sole durante il giorno. A me piace il caos, questa è invece la classica cittadina di provincia... con i suoi anziani e le donne che passano le giornate affacciate alle finestre ad osservare i passanti. So già che a scuola sarò il soggetto di un sacco di chiacchiere fin da subito. Ma, in questo caso, è davvero non un male. Io amo stare al centro dell’attenzione.
Mi sono tinta i capelli di rosso fuoco, come mio fratello, poco prima di partire. Ad Hana ho detto che così si noterà un po’ di più il fatto che siamo partenti, perchè per il resto quasi nessuno ci fa caso. Voglio dire, io sono riuscita decisamente meglio!
La verità è che avevo voglia di cambiare una piccola parte di me, anche se solo esteriormente. Sentivo che era il momento giusto.
- voglio una bicicletta.
- tu sei davvero una pigrona, lo sai?
Alzo le spalle, guardando Yohei che cammina piano accanto a me - non particolarmente, in realtà. è solo che così saremmo già arrivati...
- Izumi è una che vuole sempre tutto e subito, come i bambini! - dice Chuichiro Noma, un paio di passi dietro di noi, passandosi un paio di volte le mani tra i folti baffetti.
- siete voi che mi avete viziata!
Hanamichi aumenta il passo e ci sorpassa, sorridendo tutto felice - ora siamo arrivati, culona, quella è la scuola.
Punto gli occhi dritto davanti a me dove, dietro un paio di alti alberi, vedo fare capolino i cancelli del liceo Shohoku con già una bella folla di studenti che si apprestano ad entrare.
- siamo in ritardo?
- no, stranamente no.
Sbuffo - niente entrata ad effetto, insomma...
Yuji Ohkuso mi da una spallata leggera, i capelli platinati che brillano al sole - sei anche una egocentrica incredibile!
Fisso per un attimo in silenzio i miei amici d’infanzia e mio fratello che mi circondando cominciando a sbracciarsi per salutare alcuni compagni di classe che non vedevano da un po’.
- persone con il vostro aspetto non hanno il diritto di dire nulla al riguardo. Guardatevi, sembrate usciti da un manga degli anni ottanta!
So che Hana sta per rispondermi, surriscaldandosi come al solito, ma improvvisamente sul suo viso compare una espressione che, come minimo, definirei da “beone idiota”. E io so già perfettamente che ha visto la sua fidanzatina raggiungerci e quindi il suo cervello ha avuto l’ennesimo black out.
- Harukina cara! - urlacchia, infatti subito dopo.
- buongiorno a tutti - fa lei appena ci compare difronte - ciao Sakuragi - aggiunge, arrossendo appena.
Ecco, io davvero non capisco come faccia ad imbarazzarsi davanti a mio fratello. Scappare via urlando, inorridire, irritarsi... quelle sono reazioni normali. Ma questa... no, davvero no. Sento che mi sta già salendo il diabete e la situazione non migliora quando l’emerito imbecille allunga le braccia per stringerla a se, ma poi cambia idea e diventa rosso come un peperone a sua volta. Rimangono immobili così per un paio di secondi, a guardasi come due bambinetti che vogliono la stessa caramella, prima che io spintoni di lato Hana e prenda Haruko per braccetto, portandola in avanti con me.
- chiamalo con il suo nome, ormai state insieme e Sakuragi è davvero troppo formale!
Lei china il capo, in imbarazzo. é da quando l’ho conosciuta, pochi mesi fa in clinica, che lo fa sempre quando siamo vicine. Sono piuttosto convinta di metterla in soggezione... non sarebbe certo la prima alla quale faccio questo effetto, quindi non me ne stupirei affatto.
- non so se sia già il caso...
Ridacchio, alzando una mano per attirare l’attenzione di Ayako, dall’altra parte del cortile - prova con “idiota”, tanto quello si gira lo stesso.

Sono piuttosto occupata a urlare in faccia a Ryota che entrare in motorino a scuola a quella velocità è davvero una cretinata e che dovrebbe decidersi ad imparare ad essere un po’ più diligente ora che è il capitano della squadra, prima che ci debba pensare come al solito io con la violenza, prima che la Sakuragi femmina mi compaia alle spalle, facendomi anche prendere un mezzo infarto.
- occupati fin dal mattino in effusioni amorose anche voi due? - mi fa lei, un sorrisone sornione che gli occupa metà viso dipinto in faccia.
Faccio una smorfia, guardandola a mia volta - ma ti pare? Gli sto solo dicendo che è un coglione.
- ah, ottimo. Allora aggiungiti a me, io lo ripeto a quelli da almeno mezz’ora - dice, puntando il dito alle sue spalle, indicando Hanamichi e il suoi compari che si stanno avvicinando a noi. C’è anche la piccola Akagi con loro, ma sono abbastanza certa che non ce l’abbia pure con lei. Anche se con ho imparato che non c’è mai da stare troppo sicuri su nulla, con questa ragazza.
Mi soffermo un attimo a osservali tutti insieme e per poco non mi metto le mani tra i capelli in un moto di pura costernazione. Insomma... che diavolo di gruppo è uno composto da tre specie di gangster (di cui uno decisamente sovrappeso), uno spilungone che straparla, quello scemo di Ryota e la sua diavolo di permanente... per non parlare di Izumi che con i suoi lunghissimi capelli rossi fuoco e uno stacco di coscia di almeno trenta centimetri in bella vista sta attirando più o meno l’attenzione dei tre quarti della popolazione scolastica maschile?! I rimanenti devono sicuramente essere gay, perchè perfino a me è caduto l’occhio. Fortunatamente con loro ci sono pure Haruko e Mito, che diminuiscono il livello di stranezze che c’è tra le loro fila.
- la gonna non è regolamentare - dico, puntandomi le mani sui fianchi.
Lei sbuffa, guardando per aria - ho delle belle gambe, perchè non metterle in mostra?
- esattamente quello che stavo pensando io.
Ci mancava solo lui. Mitsui fa capolino da dietro le spalle di Hanamichi e, prima di schiacciare il cinque con Miyagi affianco a me, fa l’occhiolino a Izumi con un fare da maniaco che non credevo facesse affatto parte del suo carattere.
- vedi? Sei tu che, a forza di stare sempre a contatto con questi personaggi, stai diventando troppo rigorosa - aggiunge ancora lei, prima di stamparmi un veloce bacio sulla guancia - fortunatamente a me piaci così.
E non so neppure io perchè, ma mi trovo a sorriderle di rimando. Si, Izumi Sakuragi è una vera stronzetta arrogante, ribelle e decisamente troppo appariscente, ma mi piace un sacco. Perchè è anche una persona schietta e sincera e, in più, come si fa a non apprezzare una che condivide i geni di Hana senza essere impazzita?!
- dovresti davvero diventare la vice-manager del club, mi servirebbe una mano a gestire questo gruppo di degenerati ora che Akagi si è diplomato - dedico l’ennesimo sguardo a Mitsui, quello scemo che è anche riuscito a farsi bocciare per le troppe assenze accumulate durante il primo periodo del terzo anno. Ora mi tocca dividere la classe pure con lui, oltre che con il suo degno compare. Davvero ottimo.
Lei pare pensarci un attimino su, poggiandosi la mano sotto il mento in modo decisamente teatrale
- non sarebbe poi una così cattiva idea, sono piuttosto brava a dare ordini. Se tu ti decidessi a metterti con Miyagi e porre fine alle sue pene d’amore potrei anche considerare sul serio la tua proposta.
- Izumi, io ti amo! - dice immediatamente Ryota, prima di guardarmi per un secondo e affrettarsi a correggersi - ma a te ti amo molto di più Ayakuccia mia!
- si, si... lo sappiamo tutti. E, Sakuragi, succederà quando la terra comincerà a girare dall’altra parte.
O, perlomeno, quando lui smetterà di dichiarare il suo amore a quasi tutte le ragazze che incontra, affermando che comunque loro sarebbero solo delle indegne sostitute in mia assenza. Ma questo non glielo dico assolutamente. Non mi abbasserei mai ad ammettere che le cose, tra di noi, sarebbero potute cambiare anche già da anni, se Ryota fosse un pelo più affidabile come potenziale fidanzato.
Tiro un lungo respiro, penso già per la milionesima volta da quando mi sono alzata stamattina, prima di afferrare le prime due persone che mi capitano a tiro, Mistui e Hanamichi per l’esattezza, e trascinarli letteralmente verso l’edificio scolastico.
- e ora vediamo di andare in classe, vorrei evitare di dimostrare ai professori che siete capaci di arrivare puntali solo alle partite fin dal primo giorno!

Se c’è una cosa che posso dire di aver adorato fin da subito di Odawara sono i componenti dello Shohoku.
Anche loro li ho conosciuti, come Haruko, mentre Hana era in clinica e loro passavano a trovarlo relativamente spesso. Mi sono trovata più volte a spalleggiare Ayako nelle sue continue lamentele sul fatto che è circondata da cretini e a ridere alla caffetteria con i ragazzi mentre mi raccontavano aneddoti delle loro partite della scorsa stagione. Per quanto siano tutti dei soggetti particolarmente strani e sottilmente inquietanti, mi hanno fatto subito sentire parte del gruppo.
Ho sempre avuto difficoltà a stringere vere amicizie, fin da bambina. A parte Mito e gli altri tre, con i quali mi accompagno fin da troppo anni, anche nella vecchia scuola non ho legato con nessuno in particolare.
A parte lui, ma questo è un altro discorso.
Alle ragazze non piaccio quasi mai. So che è per il mio aspetto esteriore: troppo appariscente e decisamente poco incline a mimetizzarsi nella massa, mentre con i maschi... quelli ci provano da sempre prima che potessi anche tentare di diventare loro amica. Ho sempre odiato questa cosa... io sono una che in gruppo si trova bene e mi piace essere circondata da tanta gente, ma questo purtroppo mi è capitato davvero raramente, nella mia vita. Mettici pure il fatto che, per carattere, non sono incline a cambiare per fare un piacere a nessuno e menchemeno sono una che scende a compromessi.
Qui invece è tutto diverso. Ayako un po’ mi somiglia, nel suo essere determinata e poco influenzabile, certo altrimenti non potrebbe lei stessa avere a che fare con gli altri, quindi è esattamente il tipo di amica che so di poter mantenere a lungo e che fin ora mi è mancata. Mentre con i ragazzi, il fatto di essere la gemella di Hana, ha probabilmente escluso ogni possibilità di avere alcun tipo di relazione sentimentale con la sottoscritta. Tanto meglio, è mia ferma intenzione rimanere da sola per un po’, tanto so bene di non essere fatta per le relazioni stabili e non mi va di avere il peso di un altro cuore spezzato sulle spalle. Che poi io mi affeziono pure... ma amare, quella è tutta un altra questione.
La nonna da bambini ci diceva spesso che bisogna amare innanzitutto se stessi... ma credo che io mi sia anche fermata solo a quel punto.
Prima che partissi, con il suo solito sorriso bonario, lui mi ha detto che il mio cuore è rivestito da uno strato di titanio e che, evidentemente, non è stato abbastanza forte da riuscire a farne una crepa. è uno che dà sempre la colpa prima a se stesso, che agli altri. Che scemo...
- con chi sei in classe, Izumi? - mi domanda Ayako, strappandomi ai miei pensieri.
- mi hanno accalappiato mio fratello e pure la “banda Sakuragi”...
Scoppia a ridere, indicandomi quella che dovrebbe essere la nostra aula, la seconda F.
- cavolo, comincio a pensare che a me non è andata poi così male!
Haruko, che cammina accanto a noi, sorride a suo volta - io sono con Fuji e Matsui, le mie amiche, quindi è perfetto così - guarda la porta della sua classe, difronte alla mia, e sospira leggermente sconsolata - solo che mi dispiace un po’ non essere con voi... mi mancherete.
La abbraccio stretta, scombinandole i capelli scuri come si fa con una bambina piccola - se vuoi io faccio a cambio!
- lascia perdere, Izumi, la poveretta è anche in classe con Rukawa, quindi c’è ben poco da festeggiare! Quello è un altro che porta un sacco di guai!
Alzo un sopracciglio, curiosa - intendi Kaede Rukawa? - domando.
Ayako annuisce - già, quello.
- non è mai venuto in clinica, ma da quanto ne parla male Hana credo di aver capito un po’ tutto di lui...
Mi fa uno strano gesto con la mano, che credo significhi “non ci badare”, mentre Haruko ci saluta e si infila velocemente in aula, raggiungendo le compagne.
- quei due sono come cane e gatto, non credere a tutto quello che ti dice tuo fratello.
Mito mi sorpassa a passo spedito, anticipandomi e dicendomi che va a prendere i banchi vicini per tutti. Io annuisco, ma prima mi soffermo ancora un secondo con Ayako.
- e quindi? Che tipo è?
Si fa un attimo pensierosa, ma poi ridacchia e mi indica qualcuno, alle mie spalle - fatti una idea tu stessa. è dietro di te.
Mi volto di scatto, forse troppo, e vado a sbattere contro quello che per un attimo sono convinta possa essere solo un armadio a due ante o mio fratello vista la stazza. Sto anche per inveirgli contro, quando alzo la testa e quello che mi trovo a pochi centimetri di distanza è solo un ragazzo con una folta zazzera di capelli corvini e la pelle color del latte. Ha due occhi scuri profondi, dal taglio quasi felino, così intensi che mi ritrovo anche a pensare, per pochi secondi, che di così belli non ne ho mai visti.
- levati - dice, guardando oltre me.
Ha la voce profonda, leggermente roca e... si, penso sia questo il tipo di tono che dovrebbe avere un ragazzo.
Mi passa davanti senza degnarmi di una ulteriore occhiata e nel mio cervello passano quegli che credo siano diecimila aggettivi per descriverlo contemporaneamente.
E no, neppure uno è un complimento.
- sarebbe lui?
- già.
- ottimo. Lo odio.
Lei fa spallucce - sarà genetica, a questo punto.
Digrigno i denti, perchè se c’è una cosa che detesto è l’essere ignorata e trattata con arroganza e sufficienza.
- ehi, Ayako...
- si?
- nel club, come manager, puoi dare ordini anche a lui?
- beh, si. Direi di si. Ma non so se si possano davvero chiamare ordini... voglio dire, più che altro sono consigli e direttive che mi...
- perfetto. A che ora inizio?
Oh si, Kaede Rukawa. Tu in pochi secondi sei riuscito a fare una cosa che a una persona con il mio carattere sarebbe meglio non fare mai. Farla incazzare.


Finito anche il secondo!
Evviva! Finalmente è anche arrivato Kaede e ha spiaccicato ben una parola, causando le ire della mia protagonista! Tipico di lui, direi. Comunque si è anche sentita parlare per la prima volta Izumi, che ne pensate di lei? (adoro Ayako, dovevo metterla per forza).
Volevo ringraziare Arcadia_SPH per le recensioni e chiederle di continuare a farlo, che mi fanno davvero un sacco di piacere e mi spronano ad andare avanti!
Spero di non aver deluso nessun fino a questo punto.
Ah, se ci sono consigli sono sempre ben accetti!
Saluti e ci vediamo domani con il prossimo!
p.s. le due città citate esistono veramente, anche se non so se lo Shohoku è veramente di Odawara. Ho sparato a caso.

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

La nonna, da piccolo, mi definiva sempre come un bambino speciale, energetico e spumeggiante. Ecco, mi vuole davvero un gran bene ed è da sempre che mi domando come una donna gentile e pacata come lei c’entri con il resto della nostra famiglia.
Io sono una testa calda, questa è la verità. Lo so bene anche da solo, sono uno che si infiamma subito e mi capita di perdere la testa per delle enormi cazzate, alle volte. Non sono affatto un tipo facile, per capirlo basta far caso al fatto che, più che Mito e il mio trio di amici, gli altri mi hanno sempre tenuto alla lontana, quasi intimoriti. Ok, il fatto di avere un passato da attaccabrighe non aiuta di certo, come il fatto che sono alto quasi due metri... ma, messo a confronto con mia sorella, perfino io potrei passare per un agnellino.
Izumi è una macchina da guerra. Davvero, a volte fa paura perfino a me.
è stata lei a cominciare la mia “carriera” da teppista, perchè da bambini lei litigava con più o meno chiunque per motivi spesso completamente deficienti e io finivo sempre con il trovarmi a fare a botte per difenderla, mentre lei se ne stava dietro di me, gomiti sui fianchi, continuando a inveire contro tutti. La realtà è che quella criminale si saprebbe difendere benissimo anche da sola, è decisamente brava a calciare nelle parti basse dei ragazzi, ma più che altro Izumi può far sentire una persona una vera nullità anche solo con le parole. Oh, in questo è una maestra.
Sa sempre dove colpire, intendo centrare il punto debole del suo avversario e infierirci a più non posso quasi sempre fin dal primo colpo quindi, se qualcuno me lo dovesse mai chiedere, la persona che meno al mondo vorrei far davvero incazzare è la mia apparentemente delicata come un fiore gemellina. è successo un paio di volte, anni fa, e di certo non è una esperienza che desidero riprovare.
Si, ho perso miseramente ogni singola volta, ovviamente.
Sto dicendo queste cose perchè, nonostante io stesso sia completamente stupito da quel che sto per dire... beh...
- Rukawa mi fa quasi pena.
Guardo immediatamente Ryota, in piedi accanto a me mentre palleggia e mi chiedo se stare toppo spesso a contatto con una persona porti alla lungimiranza.
- diavolo amico, stavo pensando esattamente la stessa cosa!
Quasi spalanca la bocca dallo stupore - cosa?!
Annuisco con fermezza - ne sono perplesso pure io ma, dico... l’hai vista?
- certo. Comincio a pensare che se non gli ha ancora messo del mercurio nella borraccia lo farà in giornata.
- non me ne stupirei.
Fissiamo ancora un paio di minuti mia sorella in silenzio, mentre lei punta Rukawa come se lui fosse una gazzella e lei la leonessa che ne vuole fare la sua cena, mentre praticamente le esce il fuoco dagli occhi e ha un aurea così minacciosa che qualche matricola poco fa è dovuta correre al primo tempio nelle vicinanze a pregare Budda di non fargli mai commettere la stronzata di farle torto nella vita.
- ma tu hai capito che è successo tra quei due?
Scuoto il capo - non ne sono del tutto certo ma credo che il primo giorno di scuola, il mese scorso, lui gli abbia detto una parola sbagliata.
- una?!
- basta molto poco a farle perdere il lume della ragione.
Mitsui, che ha appena finito i suoi soliti dieci giri del campo, ci affianca con il fiato corto.
- Ehi Sakuragi, ma chiamare un esorcista ti pare una brutta idea?
- ci ha già provato mia madre anni fa, non ha funzionato.
Sbatte gli occhi un paio di volte, perplesso, e pure lui osserva con noi quella che ormai è diventata una scena quotidiana. Izumi che fuma e Rukawa che continua a provare i tiri liberi, ignorandola bellamente.
- io non capisco come faccia lui a non notare nulla.  
- quello è fatto di titanio, te lo dico io - dice Ryota, dandoci le spalle e cercando probabilmente di ottenere un appuntamento da Ayako. Non andrà bene per il mio amico, lo so, ma io continuo a fare il tifo per lui.
- o forse è solamente troppo concentrato sul basket per rendersi conto che qualcuno sta decisamente attendando alla sua vita - continua Mistui - prima ho chiesto a tua sorella se poteva passarmi un asciugamano ma lei mi ha letteralmente mandato al diavolo, dicendo che era troppo occupata. Non capisco a fare cosa...
Alzo un sopracciglio - immagino a fare makumbe contro la volpe.
- hanno mai funzionato?
- non che io sappia, ma lei è decisamente testarda.
Izumi, contro di lui, al momento ha sfoderato più o meno tutte le sue carte. Ha iniziato con l’attacco diretto: dalle frecciatine agli insulti più che espliciti. Niente da fare, veniva comunque ignorata. La cosa non ha fatto altro che alimentate il suo odio, infatti poi è partita con i fatti. Sto parlando di cose quasi infantili come gli spilli nelle scarpe da basket, lo sgambetto nei corridoi o disegni appiccicati nel suo armadietto di lui con la gola sgozzata, per poi arrivare a cose decisamente più inquietanti, come quella volta che si è ritrovato con i suoi asciugamani imbrattati di sangue (non voglio assolutamente sapere di chi, già il fatto che non era il mio mi rende molto felice). è riuscita addirittura a lanciargli contro delle specie di bombe di carta esplosive che non ho idea da dove se le sia procurate. Reazioni? Nulla. Ha liquidato spilli e bombe come se fossero solo una mosca fastidiosa e con un alzata di spalle tutto il resto.  
- c’è da dire che non l’hai vista applicarsi a qualcosa con tutta questa costanza. Izumi è una che si stufa molto presto di tutto...
- c’è poco da rallegrasi qui. L’allenatore Anzai non le ha detto ancora nulla?
- no, sostiene che la cosa possa risultare formativa - ci dice Ryota, tornando da noi con le orecchie basse. Non è andata bene, ovviamente, così gli dò una pacca sulla spalla di incoraggiamento.
- ancora nulla?
- no...
- ci vuole pazienza. Fidati, io lo so! Infatti con Harukina...
Si mette le mani sulle orecchie, facendo cenno di no con la testa - per carità Hanamichi, non di nuovo! Non ce la faccio più a sentire la storia di come l’hai conquistata!
Sbuffo, spingendolo di lato. Ingrato, e io che cercavo anche di essergli aiuto. Dovrebbe prendermi come esempio, invece di fare così. Anzi, tutti dovrebbero prendermi d’esempio!
- non l’avrei mai detto, all’inizio - Ayako passa mi una palla al volo, mentre ci raggiunge, il solito cipiglio caparbio in faccia - che avesse questo caratteraccio, intendo. Voglio dire, a vederla è così bella e solare che all’inizio pensavo fosse posseduta.
- no, è che il diavolo probabilmente ha la sua faccia. Te lo dico io, che ci sono nato insieme. Quella lì è da internare.
- credi ne avrà ancora per molto?
Fisso la manager confuso - si vede che non la conosci ancora bene! Certo, finchè almeno lui non si sarà prostrato ai suoi piedi chiedendo umilmente perdono. O sarà morto. Una delle due.
- ottimo. Ora comunque mi farebbe davvero piacere se tu riuscissi a distrarla un attimo dai suoi impegni omicidi perchè voi dovreste fare una partita d’allenamento e vi serve anche lui. Intero.
Alzo le mani, lasciando che la palla cada a terra - manco morto! Parlaci tu, io l’ultima volta che ci ho provato ho rischiato l’amputazione di un arto come minimo.
Guarda Mitsui, che fa un passo indietro - stavo giusto dicendo che sono stato mandato all’inferno per molto meno.
Prova a fare anche gli occhi dolci a Ryota, il quale però di esibisce in una strana risatina isterica - non posso aiutarti, tesoro. Ho intenzione di dichiararti il mio amore anche per i prossimi anni e pare io debba essere vivo per farlo.
So che Ayako ha sempre pensato di essere quel tipo di ragazza che incute timore e rispetto, ma credo abbia abdicato lei stessa in favore di mia sorella, perchè non ci rinfaccia neppure di essere tutti dei vigliacchi, prima di prendere coraggio e provare lei stessa a mettere in pausa il demonio almeno per oggi. Sta per avvicinarsi quando, improvvisamente, Izumi muove dei veloci passi in direzione di Rukawa.
- lo vuole strozzare?
- qualcuno ha controllato che non abbia nulla di infiammabile addosso?
- moriremmo tutti!
Quando però lei semplicemente gli picchietta l’indice sulla spalla, facendolo girare nella sua direzione e gli sorride in un modo che praticamente chiunque al mondo definirebbe “adorabile”, io sento un brivido di terrore scendermi lungo la spina dorsale. Com’è che si sul dire? Abbi paura belle bestie quando ti sembrano mansuete, perchè è lì che stanno per attaccare.
- Rukawa, io ti sfido a basket!
Certo, a meno che non siano completamente rimbecillite.

A me non piacciono le persone.
Non importa particolarmente chi esse siano, ne che cosa facciano nella vita. Non mi interessano e mi dà pure fastidio incrociare la strada di praticamente chiunque. Inutile dire che frequentare il liceo sia una cosa che proprio non riesco a farmi andare giù, ma perlomeno qui posso riuscire a trovare sempre angoli dove riposare in santa pace e, soprattuto, giocare a basket.
Qualcuno, non ricordo chi, anni fa mi disse che non si capacitava per nulla del perchè io avessi scelto il basket, che è uno sport di squadra, invece che uno dove avrei potuto spiccare come singolo, senza dovermi per forza rapportare con altre persone. Si, io riesco bene in tutti gli sport, praticamente. Ma il basket... non lo so neppure bene io perchè questa disciplina. La pratico fin da piccolo e non esiste davvero altra cosa al mondo che riesca a rendermi così... felice? Orgoglioso? Non credo che siano le parole giuste per me... forse è solo che il basket mi piace. Basta. è davvero tutto qui.
C’è solo un altra cosa che mi piace fare quasi alla pari, e intendo dormire. Ecco perchè ho scelto di frequentare lo Shohoku anzichè altre scuole con squadre magari migliori, nonostante mi siano arrivate decine di proposte da quasi tutto il Giappone. Molto semplicemente è più vicino a casa e posso starmene a letto almeno mezz’ora in più rispetto a qualsiasi altra sarebbe stata la mia scelta. Non posso dire, a conti fatti, di essermi mai pentito veramente della mia scelta. Ho avuto qualche ripensamento all’inizio, ma posso affermare ormai con certezza di essere soddisfatto di come sia finita la stagione. Non abbiamo vinto, lo so. Ma a dire il vero ci avevo creduto solo per poco tempo io stesso. Anzi, siamo arrivati molto più lontano di quello che credevo possibile con questa squadra. Qualcuno si è rivelato alla fine molto più efficace in capo di quello che potevo immaginare e, comunque sia andata, io sono finito nei migliore cinque della prefettura di Kanagawa e chiamato nella nazionale juniores. Che sia chiara solo un altra cosa. A me piace vincere, ma sopratutto mi piace giocare a basket quindi essere convocato per me significava principalmente avere anche tutta l’estate per dedicarmi al mio sport.
Ho fatto un sacco di one-on-one contro Sendoh in questo periodo, contro di lui e altri ragazzi fortissimi. Sono anche arrivato a una conclusione: che, cazzo, quest’anno che la possiamo fare a vincere. Io sono più bravo di lui. Di lui e di quell’altro coglione di Sawakita.
Ma ci manca Akagi, siamo scoperti in difesa. Per quanto quell’idiota di Sakuragi sia bravo in quel ruolo, alla squadra serve in avanti. Posso fare da solo fino ad un certo punto, quest’anno sicuramente anche oltre alla scorsa stagione, ma arrivo ad un punto in cui sono costretto a passare la palla. L’ho imparato a mie spese, lo so e per quanto io sia un individualista, quest’anno voglio prendere quella dannata coppa tra le mani. E magari poi sbatterla un paio di volte su quell’enorme testa di cazzo che è Sendoh.
Questi erano i miei propostiti per l’anno nuovo.
Questi e trovare un qualcuno in grado di coprire il ruolo del gorilla in modo almeno decente. Come sta messo a questo punto?
Che se tiro centro volte a canestro ho una riuscita sicura del cento per cento. Ma nessun nuovo scimmione, Miyagi come capitavo è una schiappa, Mistui è un ripetente del cazzo, Sakuragi un rimbecillito cronico e, la nuova manager, ha il suo stesso cognome e sta attendando ripetutamente alla mia vita.
Fanculo, che palle.
Che poi, a dirla tutta, non ho neppure la vaga idea di cosa possa averle fatto. è da un bel po’ ormai che ignoro tutti i suoi tentativi di attaccare briga perchè ho altro per la testa (il basket) e non ho molto tempo da perdere con le sue diavolerie ma adesso credo di aver toccato il mio limite. Poco mi importa se è una ragazza, io la appendo al soffitto. Che poi questa qui, a parte le tette, della donna ha ben altro poco. Mi pare più che altro l’ennesima pazza psicopatica che solo a questo dannatissimo liceo poteva iscriversi.
A questo sto pensando quando mi arriva alle spalle per l’ennesima volta e, per colpa sua, sbaglio anche il tiro a canestro. Mi giro lentamente, del tutto intenzionato questa volta a farle entrare bene in quella testolina rossa del cazzo che ha rotto i coglioni, quando la vedo sorridere tutta felice e dire la cazzata che meno mi aspettavo potesse uscire dalla sua bocca.
- Rukawa, io ti sfido a basket!
Evidentemente la demenza è un fatto che accompagna l’intera famiglia Sakuragi. Che poi, e che diavolo, doveva per forza avere una sorella? Non bastava lui? E, sopratutto, dovevano capitare entrambi a me?!
Inarco un sopracciglio, fissandola in viso per cercare di capire se ho solo sentito male o è del tutto impazzita.
- che hai detto?
Allarga il suo sorrisetto che si fa più acido ogni secondo che passa prima di parlare ancora - che ti sfido.
- tu sei scema.
Si butta una ciocca di capelli dietro le spalle, quasi sbattendola in faccia, e uno strano profumo di bosco mi entra nelle narici.
- affatto, bello mio! Siccome ho capito che non riesco a sottometterti nè con le parole nè con le minacce mi rimangono solo due cose da fare - mi punta un dito dritto in mezzo al petto e mi graffia con le sue unghiaccie lunghe - avvelenarti o strapparti il cuore.
- la differenza?
Smette di sorridere e la sua espressione diventa improvvisamente seria. Sto seriamente pensando che questa cosa sia bipolare.
- intendo farti innamorare di me.
No, mi correggo. Non è bipolare. è completamente pazza.

Ho odiato Kaede Rukawa fin dal primo momento che l’ho visto per due motivi principali:
Uno: mi ha ignorata
Due: è davvero troppo bello.
Il problema? Incanala troppo l’attenzione su se stesso pur senza volerlo, e questo davvero non posso tollerarlo. Non sono abituata ad avere intorno gente che possa anche solo vagamente risultare più interessante della sottoscritta. Discorsi egocentrici da bambina viziata? Certo. Ma non ho mai detto di avere un buon carattere ne sono qui per fingere di possederlo. Non ne sono neanche interessata.
Quello che voglio e abbatterlo.
Nei mesi il mio disprezzo nei suoi confronti non ha fatto che alimentarsi perchè questo qui è anche fottutamente bravo in tutto quello che fa. Nel basket, ovviamente, ma anche a livello scolastico. Certo, dorme la maggior parte del tempo a lezione, ma ho notato che appena si applica un minimo porta sempre a casa dei gran risultati. No, arrivare seconda non fa affatto per me.
Inoltre questa specie di volpe ha persistito nell’ignorare ogni mio tipo di attacco e so che non lo fa per non mettersi contro una femmina, non è di così bassi principi morali (so che detto da una donna porrebbe essere strano, ma quando mi metto contro qualcuno non deve assolutamente avere importanza di che sesso io sia), semplicemente non gli importa di tutto quello che gli succede intorno. L’altra notte ho perfino sognato come riuscire veramente a distruggerlo, ma nel sogno io ero una palla da basket e gli sfuggivo via. Poco realizzabile direi, ma poi mi è venuta un idea.
Rukawa non è uno che osserva le persone, al contrario le ignora bellamente. Quindi so per certo che non ha mai notato niente riguardo le mie capacità sportive. Certo, non potrei mai batterlo in uno scontro vero a basket, ma mi basterebbe riuscire a spiazzarlo completamente. Così ho finalmente notato il suo punto debole. Lui è troppo concentrato sullo sport per guardasi attorno e crede fermamente che nessuno lo possa stupire, o perlomeno spiazzare dal punto di vista tecnico nel suo punto di forza.
Ecco il perchè della mia sfida.
- intendo farti innamorare di me.
Mi trattengo a stento dallo scoppiargli a ridere in faccia, ma ha assunto una espressione (già di per se un fatto eclatante) che non avrei mai immaginato potesse comparire sul suo viso. Ha gli occhi completamente sgranati e le labbra socchiuse e se possibile è diventato ancora più pallido.
- beh? - dico - hai perso la lingua?
Sembra improvvisamente scuotersi e riassume la sua solita espressione distaccata.
- che dovrei dire?
- tu accetta la sfida. Se vinci tu io smetterò di infastidirti per sempre.
Credo di aver finalmente attirato la sua attenzione, perchè continua a guardarmi. Buffo, non avrei mai detto che, quando parla con una persona, lui fosse tipo da fissarla dritto negli occhi.
- e in caso contrario?
Faccio un passo in avanti, avvicinandomi ancora di più al suo viso e alzandomi un pò sulle punte dei piedi, per arrivare il più possibile alla sua altezza.
- se vinco io tu diventi mio.
Sento alzarsi un brusio alle mie spalle sempre più alto e so bene che mio fratello è probabilmente svenuto in un angolo cercando di capire se sono completamente ammattita del tutto e qualcuno, credo Ayako, stia per andare a chiamare gli insegnanti pregandoli di dividerci. Ignoro comunque quello che sta capitando nella palestra, troppo impegnata nel mio confronto con lui.
Rukawa è immobile e rigido come una statua, la sua pelle è perfino più fredda di quello che immaginassi, eppure mi rendo perfettamente conto che sta ancora elaborando i fatti e pensando sul serio se accettare o no.
- i termini della sfida? - dice, ad un certo punto.
Faccio l’ennesimo sforzo per non mettermi ad esultare e mantengo pure io una espressione il più possibile neutra.
- possiamo deciderli insieme. Una cosa a testa.
Sbatte gli occhi un paio di volte. Sta ancora pensando.
- basket.
Scontato, spilungone. Troppo scontato. Hai già perso e neppure lo sai.
- molto bene. Ora tocca a me - gli rispondo, allontanandomi di qualche centimetro da lui - tu ti senti imbattibile?
La sua faccia rimane di pietra, ma noto una vena del collo ingrossarsi e mi rendo conto che sta perdendo la pazienza. Meglio fare presto.
- Mezzo campo, dieci canestri al massimo. Se riesco a farne uno vinco io.
- uno?
Questa volta un sorriso mi scappa veramente e non faccio neanche niente per nasconderlo. Lo irriterà ancora di più ed è esattamente quello che voglio.
- non eri la matricola più forte del Giappone? - chiedo.
Sta zitto per un paio di secondi e, prima che cambi idea, riprendo in mano la situazione.
- palla tua.
Lo sguardo gli cade per un attimo sul pallone che ha in mano e poi torna a guardare me, capendo che ha un ottima opportunità per liberarsi una volta per tutte della sottoscritta.
Rukawa non sopporta le persone, ancora peggio se sono ragazze. Se poi queste vanno a interferire tra lui il basket, è davvero la fine.
La trattativa è finita nella mia testa ancora prima che lui mi dia le spalle e cominci a palleggiare.
- iniziamo.
Se voglio davvero che lui si innamori di me? No, assolutamente no. Se credo sia oltretutto possibile? La risposta è ancora una volta negativa.
Quello che desidero è solo fargli sentire cosa si prova ad essere umiliati da qualcuno che neppure si considerava. Costringerlo a dire in pubblico che è il mio ragazzo. Vederlo ammettere che ha perso.
Cominciamo la partita immediatamente e mi libero della presa Ayako con uno strattone ancora prima che lei possa dirmi qualsiasi cosa, compreso “molla tutto finchè sei in tempo”. Noto appena con la coda dell’occhio Hana a bordo campo che osserva la scena per una volta in silenzio. Lui forse qui dentro è l’unico che può immaginare come andrà a finire.
Quasi non mi rendo conto che è veramente iniziata finchè non sento il rumore delle corde del canestro smuoversi e mi accorgo che Rukawa ha già messo a segno il primo punto. Era ovvio gli riuscisse.
Per un po’ provo anche seriamente a levargli la palla dalle mani ma lui è troppo veloce nei movimenti perchè io possa stargli dietro. Ad un certo punto me la passa pure di sua iniziativa.
- tutto qua?
Dice, la voce che ha assunto un appena udibile accenno di beffeggio. Mi mordo la lingua per non rispondergli a tono e provo il canestro, ma lui intercetta facilmente la palla e va a segno ancora una volta.
9-0
Lui palleggia sicuro dritto davanti a me, perfettamente composto, mentre io mi ritrovo già con il fiato corto e la schiena curva. Sapevo che fosse un fenomeno, ma è solo giocandoci contro che, anche una incompetente come me si rende conto di quanto la sua tecnica sia inattaccabile. C’è solo una cosa che in questo momento potrebbe puntare a mio favore, che lui non sa. E sarà anche quella che lo porterà a perdere. Io l’avversario, prima di mettermici contro, lo studio molto bene.
Ci sfidiamo per pochi secondi con lo sguardo, quando parte ancora una volta all’attacco, superandomi in velocità. Appena arriva sotto canestro salta e so che è certo di aver vinto.
Quello che invece lui non sa è che io sono davvero una stronza e che amo protrarre le cose fino all’ultimo, quando il mio avversario è convinto di avermi fatto a pezzi. Solo allora tiro fuori la mia carta vincente.
Così, semplicemente, salto, stoppo la palla, atterro e, mentre lui rimane quel decimo di secondo spiazzato per la mia mossa, infilo la palla nel canestro.
nove a uno, Rukawa. Ho vinto io.
Mi asciugo un rivolo di sudore che mi scorre sulla fronte prima di passagli affianco e e dargli una pacca consolatoria sulla spalla, ignorando per una volta io la sua espressione decisamente confusa.
- ci vediamo in cortile dopo le doccia, dobbiamo definire un paio di termini della sfida.
Solo ora mi concedo di sorridere come volevo fare da un po’, alzando il pollice vero l’alto guardando mia fratello, che scuote il capo e ride a sua volta.


sera! ecco il terzo, spero sia piaciuto e che qualcuno abbia apprezzato la completa follia di Izumi! io la amo!!!!!
nel prossimo capitolo la siutazione andrà ad evolversi ulteriormente... o a degenerare, come la si voglia mettere...
a domani!

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

- io non riesco ancora a credere che sia successo veramente...
Ripeto per l’ennesima volta mentre entro negli spogliatoi, più a me stesso che ad altri in verità. Attiro comunque l’attenzione di Miyagi, seduto sulle panche intento a sfilarsi le scarpe da basket.
- ah, non dirlo a me! - dice, guardando il soffitto come per cercare risposte - avevo immaginato che Izumi non fosse del tutto normale, d’altronde è la sorella di Hanamichi, ma che fosse messa così male...davvero, è incredibile!
Apro il mio armadietto sospirando - già. Per non parlare del fatto che è riuscita anche a vincerla, la sfida più idiota del mondo.
Sakuragi, che è da un po’ che invece che camminare sembra voltare ad un metro e mezzo da terra tanto è felice, si sfila velocemente la maglietta da allenamento, lasciandola cadere a terra.
- mi pare il minimo! Mia sorella ha vinto le nazionali di salto in altro alle scuole medie per tutti i tre anni! Quella là è un tipo di scimmia!
Alzo un sopracciglio, guardandolo - dote di famiglia, insomma...
- che cosa?
- l’agilità animale.
Credo non colga il mio neanche tanto velato insulto perchè continua a pavoneggiarsi di quanto il loro sangue sia superiore al nostro e che finalmente qualcuno ha battuto la dannata volpe.
Ridacchio - ma non sei stato tu...
- è la stessa cosa, siamo gemelli!
Vedo Miyagi alle mie spalle alzare un dito per provare a contestare la vaccata che ha detto, ma ci rinuncia immediatamente, rendendosi conto che cercarlo di far ragionare è una cosa praticamente impossibile per chiunque.
- resta il fatto che ora, da quel che ho capito, si può a tutti gli effetti dire che Rukawa e tua sorella stanno insieme.
Ecco, anche adesso stavo sinceramente parlando solo tra me e me, ma le mie parole vanno a colpire Sakuragi nell’unica parte brutta di tutta la faccenda, e che ovviamente lui non aveva colto del tutto.
- che cosa?! - mi urla contro.
- beh, erano quelli i termini...
- e chi l’ha deciso?!
Sbuffo - ma che diavolo stavi ascoltando prima? Sempre tua sorella, idiota...
Si immobilizza improvvisamente, come se fosse diventato di gesso ed io sono seriamente tentato dall’andarmene sotto le docce e piantarlo lì quando, dietro di me, sento la porta dello spogliatoio aprisi con un botto e la delicata figura Izumi apparire sulla soglia.
- lui dov’è? - chiede, la voce talmente bassa da risultare roca.
- chi?
Punta il naso in alto, fissandomi negli occhi e gonfiando appena le guance, come fa sempre quando è infastidita - come chi? Quel grandissimo perdente sfigato di Rukawa!
Evidentemente tardo troppo nel rispondere perchè la vedo partire a passo spedito verso le docce e sono assolutamente certo che ci sarebbe anche entrata tranquillamente scatenando un bel casino, se uno del primo anno non avesse raccolto tutto il suo coraggio per mettersi davanti a lei e fermarla.
- è ancora in palestra!
Lei sbuffa rumorosamente e io mi ritrovo a guardarla e sorridere per l’ennesima volta come un cretino. Ma Izumi è davvero una gran bellezza, inoltre è buffa e sarebbe effettivamente il mio tipo. Ci sono solo un paio di variabili che mi hanno fermato dal tentare un qualsiasi tipo d’approccio con lei. è la sorella di Sakuragi, per prima cosa, senza contare il fatto che è decisamente instabile. Sinceramente mi sono anche un pochino ingelosito quando ha detto di voler conquistare Rukawa, ma sono rinsavito quasi subito, dicendomi che la mia era una gran cazzata.
Izumi fa per tornare sui suoi passi e probabilmente andare in palestra a urlare dietro a quell’altro che la sta facendo aspettare troppo, quando il fratello rinsavisce e le corre incontro, afferrandola per le braccia e scuotendola forse troppo forte.
- perchè diavolo hai fatto una cosa del genere?! Sei impazzita?! Vuoi davvero metterti con la volpe?! Lo so che sei sotto un qualche tipo di ricatto! O è una magia?!
- Hana smettila...
- torna in te Izumi! Io, il tuo valoroso fratello, ti salverò!
Sta ancora blaterando cose a caso quando lei si libera dalla sua stretta scaricandogli un bel calcio sugli stinchi che quasi lo atterra.
- e piantala, cretino! Adesso Rukawa è mio e tu devi mettertelo bene in testa! Mio, e tutti devono saperlo!
Perchè più che di una persona mi sembra che stia parlando di un pupazzo di pezza? Decisamente meglio che non ho mai considerato seriamente l’idea di mettermi con lei, sono sicuro che più che altro le avrei fatto da cane da compagnia. Questa ragazza ha davvero una idea distorta di quello che dovrebbero essere le relazioni.
Esce dalla stanza a passo svelto come è entrata, sbattendo ancora una volta la porta alle sue palle.
Qui lo dico e qui lo confermo: quando ero in mezzo ai teppisti ho incontrato gente che faceva molta meno paura di lei.
Mi viene comunque da ridere e mi avvicino a Sakuragi, dandogli una pacca sulla spalla.
- forza e coraggio, amico. Credo che d’ora in poi sarai costretto a chiamare Rukawa cognato!
E l’urlo di disperazione che lancia mi accompagna nelle docce, mentre anche Miyagi scoppia a ridergli in faccia.

Ma quale magia e magia! Mio fratello è un completo imbecille se crede veramente che io possa essere irretita da un ragazzo qualsiasi! Col cavolo! Questa è tutta una mia idea e ne vado pure molto fiera!
Che avrà poi da lamentarsi io non lo so... ha passato l’ultimo anno a blaterare sul fatto che odia la dannata volpe con tutto se stesso e, quando finalmente io riesco a batterlo, lui devo comunque trovare qualcosa che non gli va bene nel mio piano geniale.
Si, decisamente sta assomigliando sempre di più a papà. Lamentele su lamentele per non arrivare poi da nessuna parte. Che palle incredibili... fortunatamente io ho preso dalla mamma e sono decisamente più brava di loro a finalizzare i miei obiettivi.
L’unico problema sta nel fatto che la mia vincita, Rukawa intendo, si sta facendo aspettare da decisamente troppo e, nonostante io sappia molto bene che rimane ad allenarsi sempre di più la sera rispetto agli altri, oggi davvero non mi sta bene. Che pensa, che io sia disposta ad aspettare i suoi porci comodi? Oh, come si sbaglia...
Sto ancora fumando di rabbia quando mi presento in palestra spalancando la porta e la situazione non migliora affatto quando, anche se lo chiamo, lui non smette di tirare a canestro ignorandomi. Ancora una volta. L’ennesima.
Credo di ringhiare e mi costringo a fare dei lunghi respiri per controllare la rabbia, mentre mi incammino nella sua direzione e mi piazzo direttamente difronte a lui, costringendolo a fermarsi.
- che diavolo combini? è mezz’ora che ti aspetto di fuori!
Siamo a pochi centimetri uno dall’altra e, per la prima volta, mi accorgo di quanto siamo larghe le sue spalle. E va anche bene, considerando che sfiora il metro e novanta in altezza, ma ha la pelle talmente chiara e liscia che sembra quella di una ragazza... su un fisico come il suo fa davvero strano.
- hai detto dopo le docce...
- e quindi?
- mi sto ancora allenando.
Quella che mi sta spuntando sulla fronte è decisamente una vera da irritazione, me ne rendo conto.
Questo dannato ragazzo mi fa impazzire. So che però se ora mi dovessi mettere a discutere con lui non arriveremmo da nessuna parte, siamo entrambi testardi come un mulo quindi mi rassegno e incrocio le braccia al petto.
- infatti sono venuta io qui da te, così ora parliamo e poi puoi continuare ad ammazzarti di palleggi per i fatti tuoi.
Finalmente il signorino si degna di guardarmi in faccia, prima di rispondermi.
- di che vuoi parlare, allora?
Sorrido - ma della nostra idilliaca storia d’amore, ovviamente!
Rukawa ha quello che immagino sia un brivido di terrore scuotergli il corpo e le sue labbra si assottigliano. Sta per dire qualcosa, ma lo interrompo, portando l’indice davanti ai suoi occhi.
- o, perlomeno, a quella che tutti dovranno credere che sia.
Continua a fissarmi perplesso - che intendi?
Rido, scostandomi una ciocca di capelli dalla guancia - non crederai davvero che io voglia sul serio essere la tua ragazza? - dico - non ho alcun interesse speciale noi tuoi riguardi, se te lo stessi domandando. Non tutte le ragazze sono innamorate di te, sai? Io voglio molto semplicemente sfoggiarti come si fa con una borsa firmata.
Curioso, ma sembra che il fatto che io non abbia una cotta per lui ma lo voglia solo usare, sembra tranquillizzarlo. Riflettendoci su, forse anche io avrei il suo atteggiamento ostile verso le donne, se quelle che ci provassero con me fossero tutte delle pazze mitomani e sessualmente represse come lo sono le sue fan. Pochi giorni fa ne ho viste un paio sgusciare fuori dagli spogliatoi con un paio di quelli che sono abbastanza sicura fossero dei suoi boxer. Probabilmente adesso ne hanno fatto una reliquia sacra, con tanto di altarino.
- un patto è un patto, Rukawa e io ho vinto. Hai intenzione di venire meno alla tua parola?
Punto sull’orgoglio, fa cenno di no con la testa.
- perfetto. Allora le cose stanno così: in pubblico noi stiamo ufficialmente insieme. Quindi tu dovrai anche comportarti da perfetto fidanzatino nei miei confronti.
Alza un sopracciglio - tipo?
- essere carino con me, innanzitutto. Smettila di ignorarmi per i corridoi, ora dovremmo camminare insieme. Andremo via da scuola insieme e anche ci arriveremo, ovviamente. Le pause pranzo le passerai in mia compagnia così come gli intervalli - si fa scuro in viso ma io continuo - e poi gradirei anche qualche appuntamento fuori da scuola.
- perchè?
è più ignorante di quel che pensassi dal punto di vista sentimentale - qui le voci corrono, non vorrei mai che qualcuno dicesse che fuori noi non ci vediamo. Meglio prevenire che curare, dice sempre la mia nonna!
- uno.
Sbatto gli occhi - come?
- usciremo una volta.
Scuoto il capo, decisa - assolutamente no! Ogni giorno!
- te lo scordi. Una volta a settimana.
- Due! E meno di questo non posso concederti!
Cede, perchè sbuffa e raccoglie la palla ai suoi piedi, distogliendo lo sguardo da me.
- sei davvero uno zuccone incredibile, te lo ha mai detto nessuno? E comunque dovresti rallegrarti, sai in quanti mi hanno chiesto di uscire da quando sono qui? Praticamente chiunque! - poggio anche io le mani sul pallone, facendoglielo abbassare per avvicinarmi nuovamente a lui. Con un dito sfioro appena uno dei suoi e mi accorgo sono ancora gelidi.
- sei tu ad essere finito nella mia trappola, quindi lamentati solo con te stesso. Mi hai fatto arrabbiare, ora ne subirai le conseguenze.
Si allontana da me di un paio di passi, dandomi le spalle e avviandosi verso l’uscita.
- quale diavolo è il tuo problema?
- tu, naturalmente. E domani mattina passami a prendere sotto casa, sai dove abito. Puntale, grazie.

Quando suona la sveglia, alle sette e mezzo del mattino, la spengo immediatamente con una manata e, come prima cosa, impreco.
Fuori c’è già il sole e questo significa solo una cosa. Primo giorno all’inferno.
La Sakuragi ha detto che mi avrebbe aspettato per le otto e un quarto e io, diavolo, sono anche costretto ad accontentarla. Si, potrei anche infischiarmene e continuare per la mia strada, ignorandola. Ma poi i suoi dispetti continuerebbero, forse peggiorerebbero pure e se diventare il suo finto ragazzo significa eliminare questo fastidio, che ripeto va ad influire negativamente sui miei allenamenti, allora posso anche scendere a compromessi.
Meglio comunque una relazione fasulla che una vera, molto meno problemi e sentimentalismi del cazzo. Io non ci sono proprio portato per tutte quelle menate lì e non ne avrei neanche l’energia. Ieri sera, prima di svenire letteralmente a letto, mi sono anche reso conto di quella che è un altra conseguenza dello stare insieme a lei. Ho la ragazza ora, quindi tutte le altre dovranno mettersi il cuore in pace e smettere di ronzarmi attorno con tutti i loro urletti fastidiosi. Ecco, questa è un ottima cosa. In più lei non mi sembra il tipo da fare tante smanceria, affatto, e di questo me ne sono accorto pure io che sono pessimo nel capire le persone. Se devo semplicemente camminarle vicino e... fare presenza, se si può dire così, mi va anche bene sta storia della relazione.
Mi drizzo sul letto, passandomi ripetutamente una mano prima sui capelli e poi sul viso, prima di alzarmi e infilarmi nel bagno.
Apro l’acqua della doccia ed entro velocemente, sperando che almeno il freddo riesca a farmi svegliare del tutto. Non funzionerà, lo so... ma tentar non nuoce.
C’è comunque ancora una cosa che mi lascia davvero confuso. Come diavolo ha fatto a stopparmi la palla?! Voglio dire... ha saltato alto quanto me ed è una ragazza (credo). Immagino di essermi perso qualcosa, la prossima volta che vengo sfidato da una donna sarà meglio informarmi prima su quello che è in grado di fare, sia mai che lei patteggi per un matrimonio. E quello no, non sono disposto ad accettarlo.
Mi sono sentito un vero idiota quando ho visto la palla entrare a canestro e lei ridere come se nulla fosse. Stringo le mani a pugni, finchè le nocche non diventano bianche. Lei mi ha stupito. E no, non succedeva da molto tempo. Per pochi secondi ho addirittura pensato che è molto più interessante di quello che avrei mai immaginato. Mi sono ovviamente immediatamente pentito di quelle parole e, se non fosse che ero in mezzo ad altre persone, avrei anche preso a testate il primo muro che mi capitava come punizione.
L’allenatore Anzai mi ha detto, quando tutti se ne sono andati, che dovrei imparare da questa vicenda e studiare meglio chi mi si pone difronte. Ha ragione, di nuovo.
Ma prendere lei come esempio? Questo mi fa davvero incazzare. Oltretutto sono anche le stesse parole che mi ha detto quest’estate il dannato Sendoh “devi diventare un osservatore migliore”. Fanculo a tutti quanti!
Scendo le scale ed entro in cucina, aprendo il frigo e bevo due lunghi sorsi di latte, prima di uscire di casa chiudendomi la porta alle spalle. Non c’è nessuno, mio padre è già andato al lavoro anche oggi. D’altronde da quant’è che non facciamo colazione insieme? Dalle elementari?
Meglio così, non devo averci a che fare anche per oggi.
Monto in sella alla bici, infilandomi le cuffiette nelle orecchie e facendo partire la musica, comincio a pedalare verso la casa della pazza. Non mi allunga la strada, fortunatamente, devo solo fare un altro giro.
Sfortuna, perchè in caso contrario mi sarei rifiutato. Non mi sarei mai alzato un paio di minuti prima per fare un favore a lei!
Dopo pochi minuti giro il manubrio e svolto al primo incrocio, quello per casa sua, e subito la vedo. Sta in piedi appoggiata al muretto, la cartella stretta tra le mani e batte istericamente con un piede sull’asfalto. Hai capelli raccolti in una coda alta oggi, ma le arrivano comunque quasi a metà schiena.
- alla buon ora! - mi sbraita contro, appena freno davanti a lei e sono già tentato dall’andarmene via per conto mio e lasciarla ad arrangiarsi - mio fratello è già andato avanti e se arriviamo in ritardo per colpa tua ti scuoio vivo!
Ma quanto diamine parla?
Non ribatto comunque, non ne vale la pena con lei. E come quell’altro idiota del gemello, assolutamente troppo occupata ad ascoltare il suono della sua voce per recepire altre cose.
Mi distraggo dai miei pensieri solo quando lei posa una mano sopra la mia e me la leva dal manubrio, per poi infilarsi tra le mie braccia e appoggiarsi alla canna della bicicletta.
- che stai facendo?
Si volta a guardarmi, gli occhi nocciola appena socchiusi per via della troppa luce - che razza di domanda! Mi metto comoda mentre tu pedali. Che credevi? Che ti avrei rincorso per tutta la strada?!
Si, in realtà mi ero illuso che potesse andare anche così. Negatività, devo ricordarmi più spesso che è una delle mie migliori qualità.
- ed ora parti, caprone, che è tardissimo!
Mi ha preso per un pony?
- sta zitta. Se dobbiamo fare questa cosa facciamola in silenzio.
Si gira a guardarmi immediatamente, sul viso una espressione stupita - cavolo! è la frase più lunga che ti ho mai sentito pronunciare.
Se rimane voltata nella mia direzione i nostri visi sono vicinissimi e posso anche sentire il suo alito solleticarmi la guancia. Sa di menta.
Sbuffo - ho detto silenzio.
Parto, finalmente, come lei immobile e con la schiena ben dritta seduta davanti a me. Fortunatamente ha anche smesso di parlare e per praticamente tutto il tragitto se ne sta buona e mi dà le spalle, voltandosi solo ogni tanto a guardare il paesaggio intorno a lei. Mi viene in mente che è tornata a vivere in città solo da poco, quindi probabilmente non è ancora del tutto abituata a quello che la circonda. Per quanto mi riguarda, a me mi annoia. Così come praticamene qualsiasi cosa.
- come hai fatto a saltare così? - le chiedo, e quasi mi stupisco di averlo fatto realmente.
Lei sta zitta ancora pochi secondi, prima di rispondermi. Si muove però appena sulla canna e i suoi capelli mi finiscono ancora una volta in faccia. Sono morbidi.
- ero campionessa di salto in alto alle medie. Ma poi ho smesso. Mi annoiava.
Arriviamo a scuola dopo non molto e, appena vediamo i cancelli in lontananza, lei si gira a guardarmi sorridendo in quel suo modo supponente. Lo stesso del fratello solo che... beh, non fa così schifo, su di lei.
- pronto?
- a fare che?
- a lasciare tutti senza parole, scemo! - dice e rilassa la schiena, che va a toccare il mio petto, anche se appena appoggiata - a qualcuno verrà un infarto.
a Sakuragi.
Annuisce - probabile. E, fammi un favore, tu chiamami solo Izumi.
Izumi. Credo si scriva con i caratteri di fontana. O di primavera.
Entriamo in cortile velocemente e schivo un paio di persone che ci guardano come se fossimo un miraggio. Già, la scena risulta assurda perfino a me che sono il diretto interessato.
Tra la folla intravedo Ayako, che scoppia a ridere guardandoci e io alzo gli occhi al cielo in risposta. Lei sa tutta la verità e sono abbastanza sicuro che sta semplicemente ridendo di me.
Parcheggio la bici al solito posto e Izumi smonta rapidamente, rimanendo comunque in piedi accanto a me finchè non la chiudo.
Quando entrambi ci voltiamo verso l’edificio scolastico, ci rendiamo subito conto che intorno a noi si è radunato un gruppo di curiosi che ci additano e parlottano tra di loro. Perfetto, esattamente la situazione che odio. Essere al centro dell’attenzione.
Lei invece sembra sguazzarci come un pesce rosso in un acquario, perchè si incammina in avanti afferrandomi la manica della divisa, districandosi tra la gente come se nulla fosse.
- stiamo dando spettacolo.
- non era quello che volevi?
Ridacchia piano, in modo che solo io possa sentirla. Sta per aggiungere qualcosa quando viene bloccata da una schiera di ragazze che riconosco come quelle che mi perseguitano dal primo anno.
- ci siamo - dice - tu non fare niente, me ne occupo io.
Come se di solito augurassi il buongiorno a tutte e bevessi un te in loro compagnia. O fossi anche solo un tipo di molte parole. Che idiozia...
- Sakuragi allontanati immediatamente da lui!
Non fa una piega, piegando solo appena il capo versa la mia spalla - e perchè dovrei?
- non hai nessun diritto di stargli così vicino! Rukawa è un bene comune!
Sono diventato patrimonio nazionale senza saperlo? ... queste sono tutte pazze.
- non credo proprio. Lui è il mio ragazzo ora, quindi vuoi scrofe stategli alla larga!
Nell’esatto momento in cui queste parole escono dalla sua bocca io vorrei avere dei tappi per le orecchie in tasca, perchè il casino che suscitano è pari solo a quello di uno stadio durante una finale.  Riconosco volare parole come “puttana maledetta” “impossibile” “vaneggi stronza” e un paio di urli di disperazione, prima che la voce della Sakuragi sorpassi tutte le altre a volume.
- silenzio! Che ci crediate o no le cose stanno così quindi fatevene una ragione e andate al diavolo tutte quante!
Tre di loro si fanno avanti e sono abbastanza sicuro che a breve finirà a botte. Individuo la porta d’entrata pochi metri più in avanti e mentalmente mi organizzo il percorso per arrivarci il prima possibile. Non ci voglio finire in mezzo, io me ne lavo le mani.
- idiozie! Lui non starebbe mai con una sciaquetta come te!
La stretta della sua mano contro la mia manica aumenta e la sento irrigidirsi tutta. Sto per andarmene sul serio quando lei si volta di scatto verso di me e mi abbassa alla sua altezza tirandomi giù per il colletto della camicia, con uno strattone molto poco delicato. Incrocio i suoi occhi un attimo prima che le sue labbra vadano a finire sopra le mie, rendendomi perfettamente conto cosa sta per fare.
L’avevo notato ieri con il profumo dei suoi capelli e poco fa con il suo respiro.
Izumi sa di primavera.


taaadaaaaannnn!
è successo! Si potrebbe anche dire “di già”, ma siccome è un bacio dato solo per un attacco d’ira da parte di Izumi e voleva solo essere un atto dimostrativo, io penso che il gesto ci stia! Così ha inizio il loro meraviglioso rapporto di coppia. Male, ovviamente. Non poteva essere altrimenti.
Nel prossimo capitolo ci sarà anche il famigerato primo appuntamento e si scopriranno anche nuove cose sul conto di Izumi, che parlerà un sacco, e ancora un pochino di Rukawa.
Non vedo l’ora di scriverlo! Non sarà comunque domani, mi spiace, ma conto di pubblicarlo domenica o al più tardi lunedì.
Buon week end a tutti e grazie ancora ad Arcadia per la costanza dei suoi commenti. Ti adoro!
Saluti.

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

Quando, poco fa, Izumi Sakuragi è entrata quasi di corsa nella mia classe durante la pausa pranzo, trascinandomi con lei in terrazza, ero sicura che dovesse come al solito scappare dalle idiozie del fratello. Ho cambiato idea quando ci siamo fermate a prendere anche la piccola Akagi per farci compagnia, poichè ultimamente ha smesso di lamentarsi di lui in sua presenza, probabilmente nel dubbio lei cambi idea e glielo rimandi a casa di nuovo single. Ho pensato fosse allora per urlare ai quattro venti quando Kaede Rukawa sia un completo idiota, in presenza solo di quelle che al momento sono le sue uniche amiche femmine. Perchè, certo... l’idea di mettercisi insieme è stata sua, ma è ormai chiaro che per lei qualunque idea partorita dalla sua mente deviata sia geniale, quindi la completa colpa del suo stress poteva essere solo di quel poveretto.
- ho ufficialmente fatto una stronzata.
Ecco perchè non riesco a togliermi dalla faccia questa espressione sconvolta, ma mai nella vita mi sarei aspettata una dichiarazione del genere da quella che si è auto proclamata “regina”.
Haruko, seduta nel suo solito modo grazioso accanto a me, sembra riprendersi dallo shock prima della sottoscritta.
- come mai? - chiede, infatti.
Io, personalmente, ho paura di sapere la risposta. Perchè se perfino lei si è resa conto di aver sbagliato, deve per forza essere una cosa grossa.
- ho baciato Rukawa.
Appunto.
- in mezzo al cortile, difronte a tutti.
E lo dice pure stando dritta in piedi difronte a noi, mani sui fianchi e sguardo severo. Come se fosse assolutamente ovvio, come se avessimo dovuto aspettarcelo... quando io invece sto solo pensando a come farmi passare il mal di testa che solo i due componenti della sua famiglia di mia conoscenza sono in grado di procurarmi.
- stronzata è una parola troppo limitativa per spiegare la tua azione, Izumi - dico, massaggiandomi lentamente le tempie - che diavolo ti è passato per la testa?
- niente!
Ah, allora siamo a cavallo... voglio andare a casa... e rimanerci... almeno fino al diploma.
- scusami, ma come mai l’hai fatto? - ecco perchè ha portato anche lei, Haurko è decisamente l’unica persona di nostra conoscenza che posso chiamare “diplomazia” senza darmi della scema da sola.
Finalmente anche la stangona dai capelli rossi si decide a sedersi, quasi lasciandosi scivolare sul pavimento, come se si fosse spompata da sola.
- beh... prima quelle dannatissime galline hanno cominciato ad urlarmi contro che lui non lo posso toccare e che sarebbe pure troppo per una come me... e tu sai quanto io detesti sentirmi dire cose come queste! - alza le spalle - immagino di aver semplicemente voluto marcare il mio territorio...
- la prossima volta pisciaci intorno, forse fai meno danni...
- e lui come l’ha presa? - chiede ancora la Akagi,
- non ne ho idea. Sono scappata.
Mi impongo di respirare a fondo prima di parlare. Lo yoga farebbe decisamente al caso mio, devo decidermi a trovare un corso decente. O prima o poi finisco in terapia.
- molto maturo da parte tua. Davvero!
- e che pretendevi? - sbotta - che gli chiedessi scusa? In mezzo a tutti?
- non sia mai... ma potevi anche evitare di dartela a gambe subito dopo!
Scuote la testa un paio di volte, con decisione - non l’ho fatto immediatamente! Prima ho detto alle zoccole che quello lo potevo fare solo io e di andarsene a casa a farsi baciare dal cane, che forse quello non le avrebbe scacciate! Poi me ne sono andata via!
- e lui?
- l’ho lasciato là, ovviamente! Non sono la sua balia!
Già, e lei sarebbe l’unica qui ad averne bisogno...
Butto una veloce occhiata verso il cortile, non vorrei mai che Rukawa fosse ancora piantato lì come uno stocafisso. Non c’è, per fortuna, ma mi ritrovo comunque ad immaginare la sua reazione. Sempre che ne abbia avuta una, quello lì è freddo come il ghiaccio.
- Ayako? - dice ancora, cercando di riavere la mia attenzione - pensi che lui l’abbia presa molto male?
- e perchè lo chiedi a me?
- tu lo conosci meglio di tutti...
Sbatto gli occhi. Cavolo, non ci avevi mai fatto caso neppure io, ma è vero. Lo conosco dalle medie, da quando ero ancora la manager del club di basket. Non ci ho mai davvero parlato a lungo, lui è uno che più di due parole non le spiaccica, ma sommando tutti gli anni da quando l’ho visto per la prima volta, dire che effettivamente posso assumere quel ruolo.
- non farne una tragedia Izumi. Probabilmente Kaede non ci ha neanche fatto caso. Comunque dovresti veramente scusarti con lui, il tuo non è stato un gran bel gesto.
- che vuoi dire?
Sospiro ancora, aprendo il sacchetto per il pranzo - che baciare solo per ripicca contro qualcun’altro non è una cosa bella da fare in generale.
Incrocia le braccia al petto, assumendo un aria indispettita - questo lo so da me...
- gli hai mancato di rispetto completamente. A lui e anche a te stessa.
- non ti arrabbiare con lei, Ayako. Non penso sia sua abitudine baciare per dispetto.
Solo ora mi ricordo della presenza di Haruko insieme a noi. Mi volto subito a guardarla e mi stupisco di trovarla con il solito sorriso sereno in viso. Da quel che ne so, lei è sempre stata assolutamente persa per Rukawa e non immaginavo riuscisse a mettersela via così in fretta.
- tu stai bene? - le chiedo.
Izumi guarda tutte e due con una espressione confusa, prima di parlare - perchè glielo domandi?
Spio ancora la Akagi con la coda dell’occhio, cercando qualcosa che mi impedisca di spiegarne il motivo alla nostra amica.
- perchè sono stata innamorata di lui per anni, non te lo ha mai detto nessuno? - dice lei, anticipandomi.
La notizia sembra comunque lasciare Izumi senza parole, probabilmente per la prima volta in vita sua.
- cosa? E come ci sei finita con mia fratello?
Ecco, questa è davvero un ottima domanda.
Haruko ride, arrossendo appena - prima del torneo nazionale avevo già deciso di smetterla con la mia ossessione nei suoi confronti. Avevo immaginato che per Rukawa nessuna ragazza avrebbe mai superato il basket, e che io sarei sempre rimasta invisibile ai suoi occhi. Con Hanamichi... non lo so dire precisamente neppure io stessa, ma immagino di aver capito che per lui io sono al primo posto. è una bella sensazione, sentirsi amati, e a quanto pare anche contagiosa. Tutto qua.
Izumi gli afferra la mano con uno scatto così veloce che quasi non vedo - io non lo sapevo! Ma sappi che tra me e lui in realtà non c’è davvero nulla! è solo un gioco!
Vorrei fermarla e dirle che così dicendo comunque non sta migliorando la situazione, prima che Haruko mi stupisca per la prima volta da quando la conosco.
- non devi dare spiegazioni a me, Izumi - dice, sorridendo - e comunque sarebbe davvero una bella cosa se vuoi due vi innamoraste, non lo pensi anche tu?
Credo che, da come sia sbiancata per poi assumere un buffo colorito verdognolo, l’idea le causi una nausea terrificante.
Poco male, almeno non sono l’unica qui a pensare che solo l’immagine di quei due insieme mi fa accapponare la pelle. Mi domando anche se sia veramente possibile. Intendo che inizino una relazione sul serio... mi sento di dire di no, perchè Izumi è troppo concentrata solo su se stessa e lui sul basket per poter anche solo immaginare di condividere il proprio tempo con un altra persona. Inoltre, sarebbero davvero la peggior coppia del mondo.

“Ci vediamo davanti al negozio della Nike in centro domenica alle due in punto! Non tardare, non arrivare in pigiama e, sopratutto, non farmi odiare il fatto di essere in tua compagnia nei primi dieci minuti! Ah, è un appuntamento, se non lo avessi capito!”
Io non dico di essere un grande esperto di uscite di coppia, ma sono abbastanza sicuro di poter dire che no, questo non è il modo più adatto per iniziare. Voglio dire, mi sono ritrovato quel bigliettino sopra il banco dopo pranzo, lasciato non so quando e neanche da chi. Avrei dovuto immaginare che poteva trattarsi solo di lei dall’arroganza con la quale era scritto, ma la pazza si è sentita comunque in dovere di spiegarmelo ad allenamento nel pomeriggio, lanciandomi un paio di pallonate addosso per farmi notare la sua presenza e sbandierandolo ai quattro venti. Quel beone cretino del fratello negli spogliatoi ha anche voluto minacciarmi di morte se solo avessi provato a toccare la sua adorata gemellina... come se fossi diventato tutto scemo e non avessi il terrore di anche solo di sfiorarla, per paura di prendermi chissà quale strana malattia velenosa.
Ci sono venuto veramente alla fine, a questa specie di appuntamento come lo chiama lei, per evitare per l’ennesima volta di sentirmi urlare nelle orecchie che sono un cafone ingrato. In ritardo comunque perchè, oltre all’ovvio fatto che mi sono addormentato dopo mangiato a pranzo, volevo un minimo andarle contro. Anche di soli dieci minuti. Stranamente, una volta arrivato, lei mi ha liquidato con un “sapevo che la puntalità non è il tuo forte quindi sono arrivata dopo pure io” e trascinato immediatamente dentro il negozio lì accanto, con una delicatezza che so con certezza non è per niente da femmina.
- hai le scarpe da basket rovinate, dobbiamo comprarne un paio nuove! - mi dice, guardando la parete d’esposizione che ha davanti con un dito puntato sulla bocca, concentrata nella scelta. Mi domando pure quando se ne è accorta, visto che quasi neppure io ci avevo fatto caso.
- mi stai spiando?
- no, idiota! Sono una delle manager del club se non te ne fossi reso conto, è mio compito farlo!
Sarà anche vero, ma Ayako non mi risulta l’abbia mai fatto. Non indago comunque oltre, indicandole un paio di Nike Jordan edizione limitata che stanno sull’ultimo scaffale in alto.
Segue il mio dito con lo sguardo e si illumina come una bambina dentro un negozio di dolci.
- cavolo, hai dei bei gusti! Chi l’avrebbe mai detto!
Alzo le spalle - sono comode.
Attira l’attenzione di un commesso e fa tutto lei, dopo avermi chiesto che numero porto. Mi ritrovo a comprarle senza rendermi neppure conto di averlo fatto, soprappensiero. Quando usciamo da negozio Izumi si stiracchia pigramente, il viso rivolto verso il cielo.
- che bella giornata - dice - potremmo fare un passeggiata lungo il fiume, che ne dici?
- ti interessa la mia opinione?
Alza un sopracciglio - non molto. Ma stavo solo cercando di essere gentile, cafone!
Sospiro, prendendole il sacchetto dalle mani e cominciando a camminare in avanti, anticipandola. Ha ragione, c’è un bel sole e fa ancora caldo, nonostante l’estate sia praticamente alla fine. Sarebbe anche la giornata perfetta per allenarmi al campetto dietro casa, ma sono costretto in questa cosa con lei, diavolo. Mi ripeto mentalmente che gliela farò pagare, per avermi fatto perdere tempo prezioso, prima che mi si affianchi, il viso abbassato verso il terreno.
- sai, per l’altro giorno...
- cosa?
Sbuffa- niente, volevo dirti che mi dispiace.
Contino a camminare, anche se rallento il passo per permetterle di camminarmi accanto - di che stai parlando?
Le sue guance si arrossano un po’, in un modo quasi impercettibile sulla sua pelle ambrata - di quando ti ho baciato in cortile.
Ah, quello.
- sei arrabbiato?
Si. Certo che lo sono. Per due motivi principalmente: per prima cosa l’ha fatto per dispetto alle oche, ma non ci scommetterei anche verso di me e poi... non sono riuscito a togliermelo dalla testa per l’intero pomeriggio, fino agli allenamenti. Perchè mi ha dato davvero sui nervi, ovviamente ma... Izumi ha le labbra morbide. E questo pensiero... diavolo, mi fa davvero incazzare.
- non mi importa - le rispondo alla fine, non mi va di darle spiegazioni.
Lei annuisce poco convinta, il vestito blu che indossa che svolazza per via del vento, scoprendole appena le ginocchia. Ha le gambe lunghe, è molto più alta di qualsiasi altra ragazza abbia mai conosciuto. Credo sia almeno un metro e settantacinque.
- vedrò di farmi perdonare, allora - dice ancora, voltandosi verso di me e sorridendo come nulla fosse - infatti guarda dove ti sto portando!
Alzo lo sguardo nella direzione che lei mi sta indicando e vedo, in lontananza, fare capolino un piccolo campetto da basket, vuoto.
L’ha fatto apposta?
- se te lo stessi chiedendo, era mia idea dal principio venire qui! - ha le braccia incrociante al petto e parla con il suo solito tono saccente ma, per la prima volta, non mi dà particolarmente fastidio - uscire con te è una impresa non da tutti! Da che ne so il tuo unico hobby a parte il basket è dormire e, siccome l’idea di affittare una stanza in albergo per fare un pisolino non mi pareva una grande idea, eccoci qui!
- e tu che farai?
Izumi mi si avvicina e faccio appena in tempo per pentirmi della mia domanda prima che mi si attacchi ad un braccio, ridacchiando come una cretina tutta contenta.
- ma quale grande onore! Il meraviglioso Kaede Rukawa che si interessa delle mie attività! Ma che incredibile notizia! Allora hai anche tu un anima?
- no - rispondo, ignorandola e levandomi le sue mani di dosso con uno strattone - voglio solo evirare di sentirti starnazzare tutto il tempo.
Non si offende per il mio gesto, anzi sembra che la situazione la diverta più del dovuto.
- non mi confondere con quelle represse delle tue ammiratrici, carino! Tu per me sei appetibile meno di un piccione grasso!
- ottimo.
Annuisce, soddisfatta, prima di andarsi a sedere sull’unica panchina disponibile a bordo campo e, dopo aver aperto la borsa che ti porta appresso da prima, mi lancia la palla che conteneva.
- ora allenati, che se vogliamo arrivare ai nazionali tu devi migliorare molto di più di così!
Afferro il pallone con entrambe le mani e comincio a palleggiare con la sinistra, continuando però a guardarla, indispettito.
- sono la miglior matricola del paese.
- e ti sei fatto fregare da una ragazza che non sa niente di basket! - risponde acida, puntandosi un dito al petto - senza contare che ora sei al secondo anno e devi come minimo diventare il miglior giocatore del paese!
Certo, come se il mio obbiettivo fosse diverso. Questa volta però decido di non mettermi per l’ennesima volta a discutere con lei, tanto so bene che non si arriverebbe comunque da nessuna parte, e punto il canestro.
Mi rendo lo stesso conto di una cosa. Quella scema la palla se l’è portata da casa... quindi voleva fin dall’inizio venire qui. Anche per le scarpe da basket è la stessa cosa.
Izumi mi ha cucito questo appuntamento addosso.

Mi sistemo per l’ennesima volta sulla panchetta sulla quale sono seduta da non so neanche io più quanto tempo, cominciando a pentirmi della mia idea. Insomma, va bene che volevo farmi perdonare da lui, e l’unico modo che conosco è quello di permettergli di allenarsi, ma questo qui è davvero instancabile!
E io mi annoio, porca vacca. Potevo ancora portarmi da leggere o che so io! Invece no, sto qui a fissarlo come una allocca da quelle che potrebbero benissimo essere anche ore e mi sento molto più stanca di lui.
Ammetto però una cosa: guardarlo giocare è uno spettacolo. Si vede benissimo che è di un altro livello, ho visto prima d’ora solo un altra persona giocare come lui e allora sapevo benissimo si trattasse di uno dei migliori giocatori del paese. Ma lui lo faceva con tranquillità, con il solito sorriso dipinto in viso... mentre Rukawa ci mette d’avvero tutto se stesso nel basket. I suoi occhi si illuminano e tutto il suo corpo si accende, come se solo dentro un capo lui si svegliasse davvero. Probabile, considerando il soggetto. Quello lì dormirebbe anche in piedi.
- credi che lo vinceremo quest’anno il campionato? - gli chiedo, un po’ persa nei miei pensieri.
Non pensavo neanche lui mi avesse sentito, sinceramente, quindi sono un po’ stupita quando sento la sua voce rispondermi.
- ci manca una guardia decente.
- il fratello di Haruko era così forte?
Lui annuisce, passandosi un gomito sulla fronte, asciugandosi un paio di piccole gocce di sudore.
- e non c’è nessuno al suo livello nella scuola?
- no.
Ci rifletto un po’ su prima di parlare - allora dovremmo trovarne uno! La settimana prossima c’è la prima partita con il Takahata.
Lui non sembra impensierirsi, ma mi lancia comunque un occhiataccia delle sue.
- quelli non sono niente.
- già, ma tu non puoi ricoprire tutti i ruoli!
Sbuffa, tirando ancora a canestro - andrà bene, per ora.
Raccolgo la palla che è arrivata ai miei piedi e mi alzo lentamente, avvicinandomi a lui. Il sole sta andando via pian piano, e una leggera foschia si è alzata intorno a noi.
Rukawa, fermo davanti a me, fissa me e poi la palla prima di allungare una mano per recuperarla. Io però faccio una cosa che per un paio di secondi lo lascia completamente spiazzato.
Stringo la mano nella sua, forte.
- abbiamo cominciato con il piede sbagliato noi due, sai? - dico - quindi si ricomincia. Il mio nome è Izumi Sakuragi, ho diciassette anni, sono del secondo anno allo Shohoku anche se fino a poco fa vivevo con mia madre a Yoksuka, prima che lei mi piantasse per partire verso gli USA per lavoro. Attualmente vivo con mia nonna e mio fratello gemello, che è un cretino. Adoro le commedie romantiche e i manga, mi piace il gelato al cioccolato e sono convinta che, prima o poi, verremo sottomessi dai criceti. Molto piacere!
Mi esibisco anche in una specie di inchino mal riuscito e, quando mi rialzo, l’espressione perplessa che lui ha assunto mi fa scoppiare a ridergli in faccia.
Abbiamo le mani ancora unite e la sua pelle è come al solito gelida. C’è solo una parte del suo corpo che ho riscoperto calda. E sono le sue labbra. Mi sorprendo anche a fissagliele per un attimo, prima di voltare il viso e arrossire appena. Che diavolo vado a pensare!
- sei rimbecillita?
Storgo il naso - no, scemo. Sto cercando di far funzionare le cose. Ti ho solo raccontato di me, potresti farlo anche tu, ora!
- mi rifiuto.
- dai! Solo un pochino... potresti per esempio dirmi qual’è il tuo sogno.
Lui china un po’ il capo alla mia domanda, come se fosse la più scema del mondo - diventare il miglior giocatore del mondo di basket.
Effettivamente non era la migliore io potessi porgli.
- molto bene. Ora... - mi blocco improvvisamente, prima di continuare a parlare e attiro la sua mano verso di me, avvicinandomi ancora un pochino a lui - ma tu.. non hai gli occhi neri. Sono blu!
Rukawa si libera della mia mano e fa un passo indietro, distanziandomi per l’ennesima volta.
- e allora?
- niente - aggiungo, posandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio - sono davvero bellissimi.
Questa volta, e la cosa mi sorprende non poco, non sono io ad arrossire, ma lui. Poco, a dire la verità, ma sulla sua carnagione pallida si nota subito. Assottiglia le labbra e mi dà le spalle velocemente.
- e chi l’avrebbe mai detto! - dico, ridendo ancora - il campione è timido!
Che Kaede Rukawa fosse molto bello è una cosa che tutti sanno. Quello che mi ha colta però completamente impreparata è stato arrivare a pensare che lui... è carino. Davvero carino.


Hello a tutti! Se non si fosse capito questo è un capitolo di assestamento, dove i due protagonisti vanno a conoscerci meglio e si intravedono i primi sprizzi di interesse vero reciproco. Me felice, perchè nel prossimo conto di dare un paio di svolte.
Ringrazio di cuore le persone che mi hanno messo tra le storie seguite: Freedom3 e Theladyvampire97. Grazie!
Se qualcuno avesse voglia di lasciare un piccolo commentino io sarei ancora più contenta!
bacio.
 

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Nella media, penso sia la perfetta descrizione per una ragazza come me.
Sono carina, ma non bella come Izumi. Sono forte, ma non come Ayako. Sono sveglia e a scuola me la cavo, ma ci sono molte persone che mi sorpassano. Anche nel basket è stato così, nonostante forse lo amassi molto di più di altre mie compagne di squadra alle scuole medie. Ma, d’altronde, solo con la passione non si può andare molto lontano, ci vuole anche una della dose di talento. Ho delle amiche, alcune da sempre altre più recenti, ma non sono mai stata quella che lega intere compagnie, men che meno la trascinatrice del gruppo. Non è comunque mai stato un problema per me, detto sinceramente. Sono contenta della mia situazione attuale, non la cambierei con nessuno. A scuola vado bene, posso seguire tutte le partite di basket che voglio facendo anche un tifo sfegatato e sto con un ragazzo che mi adora. Bello, no? Si, Haruko Akagi a diciassette anni è soddisfatta.
C’è però un piccolo sfizio personale che però mi voglio togliere. Come dicevo prima, non sono mai stata la numero uno in niente. Ma sono anche l’unica nel giro di amicizie che frequento ad essere veramente brava nell’osservare le persone, e pure nel capirle. Ecco perchè mi sento di dire di non averlo mai visto così.
Sto parlando di Rukawa, ovviamente.
Io forse sono la persona più adatta a dire che si, lui sta cambiando. Lo osservo dalle medie costantemente, non mi sono mai persa neanche una sua partita e, anche se un po’ me ne vergogno, a volte l’’ho perfino spiato. Ma, ai tempi, ero completamente e assolutamente innamorata di lui. Di una di quelle totali e anche un po’ idiota cotte adolescenziali, di quelle che ti fanno pensare che il mondo ruoti totalmente attorno a lui, poco importa se il ragazzo in questione neppure sappia della tua esistenza. Sono riuscita a farmela passare, per fortuna, ma non dopo poco lavoro su me stessa. Ho trovato Hanamichi pronto per me non molto tempo dopo, e mi sono accorta che era lui la persona perfetta per starmi accanto. Per lui... io sono speciale.
Ma non è di questo che voglio parlare. Non è neppure questo che sto pensando, perlomeno ora che mi ritrovo per l’ennesima volta ad osservare i ragazzi mentre si allenano e i miei occhi vanno a finire sulla figura alta e pallida di Rukawa, ma non più per abitudine. Ultimamente mi ritrovo a spiarli come non facevo da un po’, anche se per motivi completamente diversi.
In questo momento sta facendo dei piegamenti, per rilassare i muscoli prima della solita partita d’allenamento. è serio e il suo viso ha, come sempre, i lineamenti tirati e imperscrutabili. Poi, però, Izumi gli compare alle spalle e gli sbatte letteralmente un asciugamano sulla testa, facendolo girare nella sua direzione. Lui si volta lentamente e, come succede orami da un pochino di tempo ogni volta che la figura di lei finisce nel suo campo visivo, i tratti del suo viso si irrigidiscono ulteriormente. Ma non è neppure questo a farmi pensare, ma bensì i suoi occhi. Si assottigliano e li punta diritti in quelli di lei. Ecco, per uno che non si è mai soffermato veramente a osservare la persona davanti a lui... mi rendo perfettamente conto che Rukawa lei la sta veramente guardando. La ascolta addirittura mente gli parla, fatto non poco eclatante e gli risponde con il solito tono scostante, ma comunque strano considerando che lui non parla mai con le ragazze, si sforza solo in casi rari con Ayako, ma sempre per motivi legati al basket.
Afferra l’asciugamano che lei gli allunga con uno strattone e se lo passa sulle spalle per pochi secondi, prima di spintonarla di lato e raggiungere i compagni. Non succede da molto, forse meno di una settimana, ma la tocca. La maggior parte delle volte per farle indispettirla certo, ma ho notato che  è lui spesso a cercare un contatto con lei. Anche appena sfiorato. Izumi mi ha raccontato che, qualche giorno fa, l’ha presa per mano camminando nei corridoi. Dice che l’ha fatto solo per evitare di finire incastrato dalle solite fan ma, lei ancora non lo sa, lui non avrebbe mai fatto questo con nessun’altro, anche se per liberarsi da un impiccio. Quando invece è lei a toccarlo, non gli dà più fastidio. Non credo se ne sia accorto lui stesso, non è uno che ci sta molto attento a queste cose, ma io l’ho notato benissimo. Ayako sostiene che ormai si è fatto l’abitudine ad averla spesso accanto, ma non credo sia solo per quello. Non è il tipo di persona da farlo, intento dire farsi andare bene situazioni che gli stanno davvero scomode.
Poi c’è Izumi.
Lei è molto meno brava di lui nel nascondere le cose, sempre che lo voglia fare. Come adesso, gli sta fissando la schiena un po’ più del normale, prima di girarsi a sua volta e raggiungere il bordo campo.
- pensi che se ne sia resa conto?
Yohei Mito, in piedi accanto a me, leggermente appoggiato alla porta della palestra, sorride guardando la scena davanti a noi.
- di che cosa? - chiedo, anche se penso di aspettarmi la risposta. Anche lui è davvero un buon osservatore.
- di quello che sta succedendo tra qui due, intendo.
Scuoto il capo - non penso. Immagino siano entrambi troppo ottusi da quel lato per accorgersene.
Lui annuisce - eppure è molto chiaro. Voglio dire, lei è vero che è una che si arrabbia per niente, ma con lui lo fa più che con chiunque altro. Inoltre ho notato che sorride molto di più quanto sono insieme, nonostante Rukawa di certo non sia un simpaticone - ridacchio, coprendomi la bocca con una mano, per non farmi notare troppo. Lui continua a parlare - hai fatto caso che, quando va a cercarlo a pausa pranzo, continua sempre più spesso a ripetere che è solo per il patto che hanno e che se no non avrebbe alcun interesse a passare il suo tempo con lui? Buffo, perchè se ci credesse davvero non avrebbe motivo di dirlo sempre con quell’insistenza.
Annuisco - già. Lui, d’altronde, non si alza dal banco prima che lei arrivi a trascinarlo via con se da qualche parte per mangiare. Avrebbe tutto il tempo per scappare, se gli desse davvero fastidio, invece non fa una mossa e comincio a pensare che non sia solo per pigrizia.
Mito mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio delle parole come se fossero un gran segreto - sai che alle elementari Izumi aveva una specie di cotta per me?
Sbatto gli occhi guardandolo, sorpresa - no. Non ne avevo idea.
- invece è così, anche se la scema continua a negalo. E sai come attirava la mia attenzione?
Scoppio a ridere - fammi indovinare! Facendoti i dispetti!
- come una bambinetta viziata che non ha intenzione di dividere il suo pupazzo preferito con nessuno!
Li osservo ancora un pochino, prima di rispondere - o come sta facendo con lui.
- che coppia di cretini!

A volte mi domando quand’è esattamente che ho deciso di smettere con la vita sociale. Altre, invece, quando mi sono cacciata in questa situazione. Quella che mi porta alle otto di sera di un bel venerdì sera ancora piantata in palestra ad aspettare che il cretino si decida che anche per oggi ha sudato abbastanza. Nessuno mi obbliga a stare qui, lo so bene, ma andarmene via significherebbe dargliela vinta. Lui lo sta facendo apposta, me lo sento!
- hai intenzione di metterci le radici qui? - gli urlo praticamente dietro, quando mi passa davanti correndo, la palla naturalmente tra le mani, pronto a schiacciare a canestro.
Atterra agilmente a terra. Ha il fiato corto, ma non sembra intenzionato a darmi retta e andarcene a casa.
- tu poi anche sparire, per quel che me ne importa.
Ecco, appunto. Lo odio!
- eh, no! Non te la darò di nuovo vinta! Tu oggi mi riaccompagni a casa mia, costi quel che costi!
Mi lancia la sua solita occhiataccia quotidiana, prima di recuperare la palla dal pavimento. Decido di ignorare il suo sguardo di sfida e parlo ancora.
comunque non potrei neanche volendo, Ayako mi ha lasciato le chiavi della palestra e non posso andarmene prima di te.
- posso chiudere io.
- scordatelo! - sbotto - non mi fido di te! Sei talmente svampito in tutto quello che non riguarda il basket che non mi stupirei se o ti addormentassi qui o lasciassi le porte completamente spalancate, andandotene.
Alza le spalle prima di lanciarmi la palla.
- renditi utile, allora.
- che vuoi?!
Mi si avvicina, come al solito ha gli occhi puntanti nei miei e mi impongo di non osare fare un passo indietro neanche a morire. Non importa quanto mi intimidiscano o quanto siano belli, sono solo i suoi occhi e lui è un cretino!
- salta. Prova a fermarmi ancora.
Alzo un sopracciglio - col cavolo! Sai che ore sono? Sono stanca e a quest’ora voglio solo farmi un bagno!
Mi sfida ancora un attimo con lo sguardo, prima di sbuffare e darmi le spalle.
Osservo per un po’ la sua schiena, come faccio forse troppo ultimamente. Cerco però di non perdermi nei miei pensieri che, diavolo, ultimamente comprendono un po’ troppo spesso la domanda “come ci si può sentire a venire stretta tra quelle braccia?”.
- comunque sarebbe meglio che la smettessi davvero per oggi. Domani c’è la partita, non voglio che arrivi spompato. So che l’anno scorso gli avete battuti con uno scarto di cinquanta punti, ma è meglio non arrivare troppo sicuri di se stessi in campo!
- me lo già detto.
- cosa?
- di non sottovalutare gli avversari.
Oh - allora mi ascoltavi?
Fa uno strano verso con la bocca, quasi una specie di lamento - con quella voce, come diavolo faccio a non sentirti?!
Dice, prima di accasciasi sul pavimento accanto a me, la schiena appoggiata al muro e le gambe allungate. Ha ancora il fiatone, così gli allungo la borraccia d’acqua con la quale stavo giocherellando.
Stiamo entrambi zitti per un po’, io a osservare le luci dei neon sopra di noi, lui a puntate le sue scarpe nuove. Sono bianche, quasi come la sua pelle. Spio con la coda dell’occhio le sue cosce e noto per l’ennesima volta che praticamente non ha peli. Ha la schiena incurvata e le gote appena arrossate per lo sforzo fisico compiuto finora. Rukawa ha dei lineamenti spigolosi che lo fanno sembrare più grande della sua effettiva età.
Sospiro, prima di spintonarlo in avanti e piazzarmi arrogantemente alle sue spalle.
- che fai? - mi domanda, secco.
Gli do’ un piccolo scappellotto in testa prima di rispondere - cerco di rilassarti i muscoli, idiota!
Fa per dire qualcosa, ma si zittisce nell’esatto istante in cui le mie mani vanno a finire sulle sue spalle. L’ultima volta che siamo stati così vicini è stato tre giorni fa, quando a fine lezioni l’ho trovato addormentato sul terrazzo, all’ombra. Stava sdraiato per terra e prima ho pensato di svegliarlo malamente, perchè se no avrebbe fatto tardi agli allenamenti. Poi però... ho pensato che doveva essere scomodo, così gli ho alzato delicatamente la testa e me la sono messa sulle ginocchia. Siamo rimasti così a lungo, con lui che sonnecchiava tranquillo e io che gli passavo le mani tra i folti capelli neri. Sono soffici come avevo immaginato e al sole hanno dei riflessi lucenti. Quando si è svegliato, dopo avermi fissato come se fossi una proseguimento del suo sogno, o incubo come mi ha detto poco dopo, si è drizzato in piedi di scatto, come se scottassi. Non mentirò dicendo che non mi è dispiaciuto interrompere quel contatto, non mi va di farlo.
Mi piaceva, trasmettere alla sua pelle fredda un po’ del mio calore. Esattamente come sto facendo in questo momento, mentre le mie mani passano tra le sue scapole, massaggiandoli i muscoli delle spalle in un movimento circolare. Non sembra dispiacergli, difatti sospira e abbassa appena il capo, permettendomi di arrivare anche al collo. Cerco ancora di controllarmi, ma sento un calore ormai famigliare salirmi fino alle gote.
- quanto credi che continuerà? - dice improvvisamente, distogliendomi dai miei pensieri.
- che cosa?
- questa sceneggiata del noi due insieme.
Noi due. Noi due. Noi due.
Strano, non molto tempo fa solo l’idea di dirlo all’interno di una frase, mi avrebbe fatto rabbrividire. Ora, invece, mi scopro a sorridere come una completa deficiente.
- non lo so. Quanto mi pare. Ancora un po’, comunque. Mi sto divertendo a far impazzire tutti quanti!
- non può continuare per sempre...
Perchè questa sua uscita mi fa sentire come se qualcuno mi avesse dato uno spintone? Lo so bene da me, Rukawa. Non c’è bisogno che fai tanto il prezioso!
La sua pelle è ancora sotto le mie mani e io aumento di un pochino la stretta - tu pensa solo a vincere la partita di domani - dico, cercando di cambiare discorso.
Lui però alle mie parole si volta di scatto, puntandomi quei suoi dannatissimi occhi blu in faccia.
- da quand’è che ti importa?
La prima volta che l’ho baciato c’era una folla intorno a noi, e l’ho fatto per dispetto. La seconda invece siamo solo noi due, in una palestra vuota, e non sono arrabbiata. E non è stato veloce come un paio di settimane fa. Affatto, e pure lui si è reso perfettamente conto di quello che stavo per fare. Ma non si è mosso. Ha semplicemente lasciato che le mie labbra cadessero sulle sue, che scottano, e che gliele accarezzassero per secondi che potevano anche essere giorni, per quel che mi riguarda. E, ora come ora, non ho idea del perchè io stia facendo.
- mi importa e basta.

- l’anno scorso abbiamo battuto il Takahata 103 a 59 - dice Miyagi, in piedi sulla panchina degli spogliatoi, probabilmente per attirare l’attenzione di tutti e sorpassare il problema dalla sua scarsa altezza - non è stato difficile e, pertanto, quest’anno pretendo che gli facciamo il culo con un distacco ancora maggiore! Capito squadra?!
Mistui, accanto a me, alza il braccio in alto come il resto dei compagni e urla un si deciso. Io sto zitto, limitandomi ad annuire verso il nuovo capitano. Non pensavo l’avrebbe presa così sul serio, ma fortunatamente alla fine mi sbagliavo. Poco importa se lo fa solo per farsi poi fare i complimenti da Ayako, a me importa solo di vincere.
comunque, vediamo di evitare di farci espellere dopo solo quattro minuti dall’inizio, vero Hanamichi? - dice ancora il capitano, indicando il suo amichetto ridendo tutto contento. Il rossino, naturalmente, esplode come al suo solito, e cominciando a rincorrersi e a lanciarsi dietro di tutto finché un paio di matricole non intervengono a dividerli.
Solite scenette completamente inutili e idiote, ma ormai ci ho fatto il callo. Mi infilo la maglietta con il mio numero undici scritto sul petto nell’esatto istante in cui Ayako fa irruzione nello spogliatoio con Anazi alle spalle.
- finitela di fare gli scemi, ragazzi! - ci urla - è ora di scendere in campo!
Chiudo velocemente l’armadietto e mi volto verso l’uscita. Izumi è lì, appoggiata allo stipite della porta, occupata a tirare un calcio nel sedere al fratello e sbraitargli dietro di muoversi.
Prima che gli passi davanti i nostri occhi si incrociano per un istante, ma basta perchè lei abbassi il viso e si cali un altro pò il capellino azzurro che ha in testa.
- sei pronto? - mi chiede, la voce stranamente bassa.
Annuisco, prima di incamminarmi vero il campo con lei accanto. Tiene il registro partita stretto contro il petto e lo sguardo basso. Sembra testa e, nonostante io sia uno che non ci fa molto caso a queste cose, so che non è per la partita, ma per quello che è successo ieri.
Mi ha baciato. Di nuovo.
è stato... diverso dall’altra volta. Sapevo bene cosa stava per succedere, glielo avevo letto negli occhi un attimo prima, conosco quello sguardo, ma l’ho lasciata comunque fare. Perchè? Non ne ho idea. Volevo vedere se me lo ricordavo bene, se davvero le sue labbra sono così tenere come credevo. Se la sensazione era la stessa. In realtà... è meglio.
Izumi sa di buono.
Quando si è allontanata da me, pochi secondi dopo, per un attimo ho anche pensato di tirarla per quei suoi dannatissimi capelli rossi e baciarla ancora io, per una volta, e poi gridarle poi contro “come ci si sente a fare da bambole?!”. Non l’ho fatto. Semplicemente ci siamo alzati e, dopo una veloce doccia, ho preso la bici e l’ho accompagnata a casa. Non abbiamo più parlato e, solo quando lei è scesa e si è girata per salutarmi, ho notato che non mi guardava più in viso. Ha sorriso e mi ha detto “a domani” in modo sbrigativo, poi si è chiusa la porta alle spalle. Io sono rimasto lì immobile come un cretino per pochi attimi, prima di rendermi conto che avevo un braccio alzato nella sua direzione. Che volevo fare? Fermarla? E poi?
Cazzo. Mi sta facendo uscire di testa.
- buona fortuna - mi dice improvvisamente, dandomi una veloce pacca sulla spalla, mentre fa di nuovo per girarmi le spalle.
Ma questa volta non mi sta bene - ehi...
Si volta, guardandosi la punta delle scarpe da tennis che indossa - si?
- piantala.
Finalmente si scuote e rialza il viso verso di me. Ha gli occhi color caramello. Sono enormi.
- di fare che?
- lo sai. Non è da te.
Esatto. Orami posso dire che, volente o nolente, la conosco. E questo atteggiamento remissivo da lei non me lo aspettavo. Non le sta neppure bene addosso, se è per questo. Non so se si sente in colpa o che altro... ma quello sguardo basso mi dà davvero sui nervi.
Apre appena la bocca e continua a fissarmi, gli occhi spalancati, i capelli rossi che gli cadono delicatamente sua una spalla fina.
è bella.
- hai ragione - dice ad un certo punto, il tono di voce che finalmente posso dire di riconoscere - non so cosa mi sia preso - aggiunge, prima di darmi ancora una pacca sulla spalla, ma questa volta decisamente più forte della precedente - inoltre non ti devo spiegazioni! Pertanto: fagli il culo a quelli, Kaede!
Mi aveva mai chiamato per nome?
La partita procede come avevamo tutti immaginato, quelli sono delle mezze seghe come l’anno scorso e io, solo nel primo tempo faccio una cinquantina di punti. Sono abbastanza sicuro che i due falli che ho subito da parte del loro capitano siano voluti, ma cerco di stare calmo e fisso solo il tabellone, dicendomi che con pivelli come questi non ne vale proprio la pena. Sotto canestro comunque riesco a farlo finire a terra senza farmi vedere dall’arbitro e Mitsui mi dà una gomitata, passandomi accanto.
- ben fatto amico!
Alzo le spalle e passo la palla a Miyagi, che parte veloce verso l’attacco. Alla fine del primo tempo c’è uno stacco di sessanta punti e l’allenatore Anzai decide di lasciare in panchina sia Mitsui che Sakuragi, dice per fargli risparmiare le forze. Ovviamente al rossino ha dovuto rigirare la frittata, dicendogli che non vuole mostrare la sua arma segreta fin dall’inizio. Lo sorpasso, lasciandolo in preda ai suoi deliri di onnipotenza e mi lascio cadere sulla panchina, a corto di fiato.
- mio fratello è proprio il peggiore dei cretini - dice Izumi, lanciandomi un asciugamano in testa e ridacchiando - crede ancora a tutto quello che gli si dice! Non si è reso conto di aver fatto già tre falli?
Mi passo il panno sul viso - è il re degli idioti.
Si siede accanto a me, le ginocchia che vanno appena a sfiorare le mie - sei stanco?
- no.
- bene! Allora nel prossimo tempo vedi di fargli vedere che lo Shohoku è una squadra di fenomeni e che loro sono dei perdenti grassi!
Le rilancio l’asciugamano addosso e ignoro le sue lamentele di protesta, alzandomi e raggiungendo di nuovo il centro del campo, mentre l’arbitro ci dice di rientrare.
La partita finisce velocemente, dopo un l’ennesimo canestro che faccio l’allenatore tira fuori anche me, notando che mi stanno commettendo un po’ troppi falli. Dice che non vorrebbe mai mi facessi male. Mi trattengo anche dal lamentarmi, perchè non mi andrebbe per niente bene infortunarmi da subito. Diavolo, devo arrivare molto più in altro di così! Negli ultimi minuti mi limito a guardare la partita, almeno finchè la mia attenzione non viene catturata dagli spalti. Precisamente da un completo imbecille che ha la peggior pettinatura del mondo. Sendoh. Quando si accorge che lo sto guardando mi fa anche ciao ciao con la mano come se fossimo amici di vecchia data, io semplicemente gli alzo il dito indice.
- chi stai insultando adesso?! - mi spintona Izumi, decidendosi finalmente a scendere dalla panca e sedersi composta.
- nessuno...
Non sembra convinta, ma decide di ignorarmi e urla ancora un paio incoraggiamenti alle due matricole scese in campo.
Finisce 160 a 32. Non male, ma mi ripeto nella testa come un mantra che, se ci fosse stato anche Akagi quelli non avrebbero segnato neppure un punto. Se vogliamo battere gli avversari più forti dobbiamo assolutamente trovargli un sostituto.
Esco per ultimo dalla doccia e mi rivesto in fretta, ignorando deliberatamente Kakuta quando mi chiede di andare a festeggiare con gli altri la vittoria, lanciandogli solo un occhiataccia che mi auguro gli spieghi che è ufficialmente la peggiore idea del mondo.
Quando mi incammino vero l’uscita ho ancora i capelli umidi e una piccola goccia d’acqua mi finisce negli occhi, così per un istante sono certo di aver visto male. Ma poi però metto bene a fuoco l’immagine che ho davanti e mi rendo conto che no, sta succedendo davvero. Sendoh è in piedi pochi metri davanti a me, accanto a lui sta Izumi che parla e gesticola con lui tranquillamente. L’idiota gli sorride educatamente e, quando allunga una mano per toglierle una ciocca di capelli dal viso, le mie gambe si muovono da sole.
Gli affianco in poche falcate e appena entra nella mia portata d’azione, afferro un braccio di Izumi tirandola verso di me. Lei mi guarda come se fossi un fantasma e mi trattengo anche dallo spingerla per terra per aver osato parlare con il nemico.
- ciao Rukawa - dice quell’altro, ficcandosi le mani in tasca -tutto bene?
Mi volto lentamente verso di lui e lo guardo nel modo peggiore che conosco. La cosa, come al solito, non lo ferma dal parlarmi.
- stavo salutando Izumi.
- eravamo a scuola insieme l’anno scorso - si affretta a dire lei e mi accordo immediatamente che è davvero pessima nel nascondere le cose. Come quell’idiota di suo fratello - gli stavo chiedendo come stanno tutti gli altri...
- già! - continua quell’altro - non avrei mai detto che finisse a farvi da manager, io glielo avrò chiesto per mesi quando era al Ryonan!
- avevo paura di Uozumi, quello poteva mangiarmi viva, te lo dico io!
Lui ride, come se nulla fosse, e mi ignorano per un po’, parlando tra loro di vecchi ricordi. Non so cosa mi dia più sui nervi, se il fatto che si conoscono o che sono sicuro che entrambi non mi stanno dicendo qualcosa.
- come ti trovi con lei, Rukawa?
Mi domanda ad un certo punto il caprone, un attimo prima che io faccia per andarmene e li pianti in asso. Sento gli occhi di Izumi posarsi su di me, ma non la degno di uno sguardo.
- è la mia ragazza.
Fottiti, Sendoh.


Non poteva andare tutto così bene come si immaginava all’inizio del capitolo, non è vero? Ora, del rapporto tra Sendoh e Rukawa si sa praticamente tutto, ma tra lui e Izumi che ci sarà sotto? Si scoprirà nel prossimo capitolo!
Saluti!

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Mio padre sostiene da quando ero piccolo che io sia portato solo per lanciare un pallone dentro ad un canestro, per il resto non me la cavo in nient’altro. Non lo dice con cattiveria, anzi ci ride spesso anche su. Non posso che dargli completamente ragione. Fin da piccolo non ho mai brillato in altro... a scuola mi arrangio a malapena, non ho hobby particolari nè altre cose che attirino la mia attenzione. Dice anche che probabilmente morirò abbracciato ad una palla, invece che ad una donna. Possibile anche questo, non sono mai stato quello che passa i suoi pomeriggi a caccia di ragazze per pub come alcuni miei coetanei. Preferisco di gran lunga allenarmi o al massimo andare a pesca per conto mio e immaginare nuovi schemi di gioco. Oddio, sinceramente ci ho anche provato ad avere una ragazza durante le scuole medie, ma loro si sono tutte sempre lamentate del fatto che preferissi il basket a loro, cosa sinceramente del tutto vera, quindi è sempre finita in malo modo e mi sono rassegnato a starmene da solo. Tanto prima o poi quella giusta arriverà, mi dicevo. Sono decisamente un tipo paziente e non mi agito per simili sciocchezze.
Poi, l’anno scorso, ho conosciuto Izumi.
Accadde per caso, lei stava un anno dietro me e non mi ero mai soffermato a studiare le nuove matricole, se non qualche ragazzo per capire chi fosse portato per entrare nella squadra. Mi scontrai con lei, letteralmente, poco dopo la prima partita amichevole che disputammo contro lo Shohoku. Camminavo per i corridoi della scuola con la testa tra le nuvole, come al solito e, svoltando l’angolo, le finì addosso. Lei cadde anche a terra e, nonostante io mi affrettai anche ad allungarle una mano per alzarsi e mi scusai subito, non perse un attimo per urlarmi contro quanto io fossi deficiente a non guardare dove andassi. Per un paio di secondi rimasi imbambolato a cercare di capire come arginare quel fiume di parole che lei mi stava strepitando contro, ma poi mi accorsi di una cosa.
Era bellissima.
In un modo che non avevo mai immaginato una ragazza potesse essere. Non mi colpì comunque solo quello, non sono così superficiale, ma anche quel suo caratterino senza freni e il fatto che non fosse affatto intimorita nè dalla mia stazza nè dal fatto che fossi un suo sempai. Le chiesi di uscire con me immediatamente, interrompendo il suo monologo di insulti. Izumi mi rise letteralmente in faccia.
Dopo circa un mese stavamo insieme.
Non ricordo il momento esatto in cui lei capitolò, so solo che un giorno si presentò da me dopo allenamento e mi disse molto semplicemente: “accetto la tua offerta. Sei abbastanza interessante”. Non è molto romantico e men che meno quello che ci si aspetta da una ragazzina di sedici anni, ma io risi e le presi la mano, tirandola verso di me e abbracciandola. Profumava di buono ed era morbida.
Stare con lei si rivelò completamente diverso da qualunque tipo di rapporto avessi avuto prima. Izumi è accettava tranquillamente la mia ossessione per il basket, anche se sosteneva continuamente  di non capire assolutamente come si poteva passare i propri pomeriggi a sudare per rincorrere uno stupido pallone, ma alla fine non me lo fece mai pesare. è solo il tipo di persona che ama lamentarsi e ama ancora di più il suono della sua voce. Ma mi piaceva anche questo suo lato, dico davvero. Perchè, nonostante tutti i suoi sbuffare, a fine giornata mi aspettava sempre e mi prendeva la mano, tornando a casa. Non è mai venuta a vedere una mia partita, diceva di non capirci niente e di non distinguere un canestro da un sacco dell’immondizia e che, quindi, non aveva alcun senso per lei presentarsi e fare il tifo per me. Diceva che c’era già abbastanza gente per farlo, si limitava a darmi un bacio prima della partita e una pacca sulla spalla. “Stendili” mi diceva e poi se ne andava via con il solito passo fiero e sicuro. Era sufficiente per me. Anche perchè, se tornavo vittorioso, lei mi sorrideva, alzava il pollice e mi offriva un cono gelato tutte le volte. Una sua abitudine, è piuttosto golosa e sa che piacciono anche a me. Se, invece, perdevamo e io arrivavo da lei con la faccia di un cane investito in superstrada, Izumi diceva una qualche volgarità contro i miei avversari talmente oscena che mi veniva da ridere.
Le ho detto di amarla dopo sei mesi che stavamo insieme, dopo aver perso contro il Kainan.
Anche qui lei mi lasciò completamente spiazzato, perchè i miei compagni di squadra dicevano che quando a una donna si dice una cosa grande come quella, lei si sarebbe sciolta completamente e nel suo cervello sarebbero partite solo immagini con noi due e tanti bambini in una bella casa con lo steccato bianco. Ora, non che io desiderassi propriamente una reazione del genere, ma neppure una come quella che ebbe Izumi.
“Grazie” mi disse, gli occhi spalancati “non chiedermi di ricambiarti, però. Io ti voglio davvero bene, Akira, tanto tanto. Ma di più... non ne sono capace. Pensi di poterlo accettare?”
Beh, diavolo si! O almeno credevo di farcela. Andava bene, perchè non volevo assolutamente perderla e Uozumi mi ripeteva continuamente che prima o poi avrebbe cambiato idea. Le ragazze lo fanno sempre!
Solo che Izumi non è mai stata come le altre.
So bene che per lei ero speciale, me lo disse più volte che non si era mai affezionata tanto ad una persona e, conoscendola, capii anche che lei provava troppo rispetto per se stessa per essere capace di baciare in quel modo una persona della quale le fregava ben poco. Non mi ha mai mentito è questa ammetto che è davvero una gran bella cosa, essere così sincera intendo dire, anche a costo di farmi male, ma però non nascondo che, quando successe, provai anche ad odiarla un pochino. Non mi andò molto bene, non sono il tipo di persona capace di farlo e poi... non ho ancora smesso di sperare che, prima o poi, lei torni da me. Sono un ottimista fiero di esserlo e anche un sognatore, come dice mio padre.
“Torno a vivere con mia nonna a Odawara” eravamo sotto casa sua, dopo le lezioni e l’avevo appena accompagnata. Lei teneva la cartella stretta tra le mani e lo sguardo puntato dritto nel mio. Izumi è il tipo di persona che non abbassa mai gli occhi, neppure se dovessero cavarglieli “credo sia meglio finirla qui”.
Immagino sia corretto dire che io ci sia rimasto come un coglione, sulla faccia quella che posso dire con certezza la più grande espressione da rimbambito io potessi assumere. Ho cercato di farle cambiare idea e mi ha pure accontentato per un po’, anche se mi ha sempre ripetuto chiaramente che sarebbe comunque finita una volta che lei sarebbe partita.
“Ciao Akira. E grazie, mi sono davvero divertita con te”.
Le sue ultime parole, mentre eravamo alla stazione e lei stava salendo su quel dannatissimo treno che me la stava portando via, furono queste. Sorrideva, eppure era triste e si vedeva. Mi sono appigliato a quello per tutta l’estate, sperando in una sua chiamata. Ma non arrivò mai.
Un paio di mesi fa comunque mi è arrivata una sua cartolina, dove c’era scritto molto semplicemente “qui tutto ok. Mio fratello è più scemo di quello che ricordavo. Tu stai bene?”.
Si, stavo bene. Ma mi mancava lei. Non le ho risposto, deciso com’ero a lasciarmela alle spalle e concentrarmi ancora una volta su l’unica cosa che so fare.
Oggi, in realtà, non avevo pensato sul serio di venire, ma alla fine mi sono fatto convincere da Hikoichi che sosteneva di voler assolutamente vedere come se la cavava lo Shohoku senza Akagi. Si, sapevo perfettamente lei frequentasse quella scuola, ma ci sono comunque rimasto di sasso quando l’ho vista in panchina occupata a prendere appunti ed a incitare la sua squadra. Con noi non l’aveva mai fatto, nonostante per mesi le avessi chiesto di diventare la nostra manager perchè, cavolo, tutti gli altri avevano una ragazza ad occupare quel posto e noi solo un ragazzino rachitico del primo anno! Ho subito pensato che avesse ceduto allo Shohoku solo perchè nella squadra c’è suo fratello, anche se non avrei mai immaginato lei ci fosse tanto affezionata da venire meno alle sue idee. Sakuragi non è, alla fin fine, uno che mi ispira molto istinto fraterno, tra l’altro. Non gliel’ho comunque chiesto il vero perchè appena l’ho incrociata nei corridoi della palestra dopo l’incontro e, sinceramente, un po’ me ne pento. Ma ero troppo occupato a pensare che le fossero cresciuti i capelli e al fatto che la sua pelle fosse soffice e d’orata come ricordavo.
- è la mia ragazza.
Kaede Rukawa è orami dalla fine dell’anno scorso il mio principale avversario nel basket. Dopo che Maki si è diplomato, lui è a tutti gli effetti il giocatore più forte della nostra prefettura contro il quale mi posso battere. Mi sono anche divertito parecchio a scontrarmi contro di lui quest’estate, al ritiro della nazionale juniores, è davvero forte e caparbio come nessun’ altro e rispetto molto il fatto che non demorda mai se non prima di stramazzare al suolo. In quello ci assomigliamo molto, nonostante neppure lui se ne renda conto e non lo ammetta, anche se siamo davvero agli antipodi caratterialmente. Io sono un buon osservatore e mi sono sempre vantato di non stranamente così scarso nel capire le persone, ma davvero non avrei mai pensato che Rukawa fosse il tipo da finire in una relazione stabile, assolutamente! Men che meno... con lei.
Pertanto alzo un sopracciglio guardando la scena che ho difronte. Lui ha come al solito una espressione truce e mi punta come se fossi la sua cena, mentre Izumi che gli sta accanto ha una mano sul suo braccio, le unghie piantate nella sua carne e una faccia talmente buffa che mi metterei pure a ridere, se in questo ci trovassi qualcosa di minimamente divertente. E questo è ancora più strano perchè io sono uno che ride un sacco.
- come, scusa? - chiedo, la mascella che mi trema appena, ma cerco di nasconderlo con un sorriso.
Lui alza ancora di più il viso, se possibile, e cerca di guardarmi dall’alto in basso - hai capito benissimo.
Izumi gli lancia una occhiataccia, una di quelle che so bene significano “facciamo i conti dopo io e te”, prima di affrettarsi a mettesti fra noi due, come a volerci dividere. Cosa teme? Che gli salti alla giugulare per morderlo a morte o che lo faccia lui? Non sarebbe assolutamente una cosa da me, lei ne è perfettamente cosciente, quindi immagino che da Rukawa se lo aspetti. Evidentemente ha un carattere molto peggiore di quello che avessi pensato.
- in realtà è una faccenda piuttosto lunga da spiegare... - dice, svelta - ...e, a dirla tutta anche piuttosto contorta... quindi preferirei dirti tutto un altra volta con più calma, se ti va!
Sbatto gli occhi un paio di volte, lo sguardo che viaggia velocemente da lei a lui, senza capire bene cosa sta succedendo veramente, se sta accadendo sul serio anche! Mi rendo conto che c’è davvero qualcosa sotto, la situazione mi pare veramente troppo assurda per essere vera, eppure non riesco a capire cosa.
Rukawa, nel frattempo, non distoglie un secondo lo sguardo da me e, quando parla, la sua voce è più fredda del solito - cosa c’è tra voi due?
Toh, davvero comico! Si decide ad interessarsi alle persone solo ora, nel momento peggiore del mondo.
Ma sorrido ancora di più, sapendo bene di farlo semplicemente irritare ancora di più, prima di rispondere.
- è la mia ragazza.
- ex ragazza! - sbotta Izumi immediatamente, il tono appena più alto del normale.
Lui, finalmente, si decide a guardarla, piegando appena la testa per fissarla meglio in faccia, gli occhi stretti a due fessure. Ne deduco subito che non ne hanno mai parlato, intendo di me e lei quando stava nella mia città. Probabilmente, conoscendolo, non si è mai neppure interessato a sapere che scuola frequentasse prima. Mi passa anche un pensiero decisamente troppo acido per la testa, ma riesco a tenerlo per me. “Che ci trovi in lui, Izumi?”
- ma davvero... - dice ancora e lei si irrigidisce tutta. Balbetta parole mute per qualche secondo, forse non sapendo bene come articolare la frase. Io invece rimango immobile, le braccia incrociate contro il petto, intento ad osservarli per bene. E, giuro non lo dico per cattiveria ne per mimetizzare la realtà a me stesso, ma questi due sembrano tutto tranne che una coppia. Al massimo due bambini che si fanno i dispetti al parco...
Izumi si smuove solamente quando, con la coda dell’occhio, vede passare il resto della loro squadra nel corridoio dietro le loro spalle e si affretta a voltarsi verso di me.
- beh, ora dobbiamo proprio scappare o perdiamo il treno! - fa, prima di salutarmi con una pacchetta sulla spalla che è davvero ridicola - ciao Akira, allora ci sentiamo presto!
E si trascina Rukawa dietro, correndo letteralmente verso i compagni.
Li guardo andare via ancora piuttosto perplesso e mi ripeto mentalmente due cose.
Devo capirci di più, per primo.
E poi... che lui si deve mettere bene in testa una semplice cosa: Izumi è mia. E la rivoglio.
E no, non ho la minima intenzione di perdere questa partita. Perchè, come dice sempre mio padre, sono davvero un vero testardo quando tengo molto a qualcosa.

Io sono la classica persona che ha sempre qualcosa da dire, quella che vuole sempre avere l’ultima parola, quella che tira fuori qualunque argomento anche quando non c’è niente di cui parlare o da discutere. Ecco perchè sono davvero stupita di me stessa, negativamente intendo, perchè questa è la prima volta che rimango a bocca aperta e mi ritrovo anche a boccheggiare come un pesce fuori dall’acqua per ben tre volte nella stessa giornata. Negli ultimi venti minuti, a dire il vero.
è successo prima quando ho incrociato Akira nei corridoi, mentre andavo a prendermi da bere mentre gli altri finivano di cambiarsi. Non mi sarei mai aspettata di vederlo, non ancora per lo meno. Cioè... non sono scema, so perfettamente che prima o poi essendo la manager dello Shohoku me lo sarei trovato davanti e stavo anche studiando il comportamento giusto da tenere con lui, ma non avrei mai detto che sarebbe accaduto così in fretta.
La seconda volta è stato quando Kaede se ne è uscito con quella sua frase che, so bene, ha detto solo per infastidire quello che, a detta di Ayako, è il suo peggior nemico sportivo. Gli ha sbattuto in faccia apertamente che sono la sua ragazza come se gli avesse dichiarato guerra. Voglio dire... non lo aveva mai detto se non costretto e assolutamente non di sua spontanea volontà... fino a ieri sosteneva che la cosa gli crea un discreto mal di pancia!
Ed infine... subito dopo aver scoperto che io e Akira stavamo insieme e Kaede mi ha guardato... lui mi ha fatto un po’ paura. Aveva lo sguardo gelido... freddo come il ghiaccio, mi puntava come se potesse trafiggermi con gli occhi... come se io fossi la peggior traditrice del mondo. Come se mi disprezzasse profondamente. Sono abituata ai suoi sguardi di sufficienza o all’essere semplicemente ignorata... ma a quello non ero assolutamente preparata. Mi ha fatto un pochino male... forse anche un po’ più di un pochino...
Mi ripeto per l’ennesima volta che sono davvero scema e che devo essere rimbambita per essere letteralmente scappata da quella situazione nella quale mi trovavo, in mezzo a loro due... ma mi stava stretta. Quella tensione che si era creata... non sapevo più come gestirla. A dirla tutta... non sapevo neppure più come gestire me stessa!
Mi blocco quando siamo sul ciglio di una rampa di scale, cercando con lo sguardo i capelli rossi di mio fratello in fondo al palazzetto dello sport nel quale siamo, ma non lo vedo, così come ho perso di vista gli altri ragazzi. Ho il fiato corto per la corsa e probabilmente anche per la tensione che sento in corpo, ma mi giro comunque verso Kaede, dietro di me, e gli dò una spinta più forte che posso. Le mie mani vanno a cozzare con il suo petto e producono un suono ottavato, ma lui si muove solo di un paio di centimetri indietro.
- ma sei diventato completamente idiota? - gli urlo in faccia - che diavolo ti passa per la testa, si può sapere?! Che bisogno c’era di dirgli di noi due, cretino?!
Lui è immobile, lo sguardo nel mio ha assunto di nuovo la sua solita espressione distaccata.
- non mi risulta sia un segreto. L’hai detto tu.
Serro i denti che stridono tra di loro, prima di parlare ancora - ma neppure te ne importa niente di noi! L’hai fatto solo per dargli fastidio!
China la testa su un lato come, ormai ho imparato, fa sempre quando sta per dire una cattiveria - e con questo? L’hai fatto tu per prima, usare questa sfida solo per irritare gli altri...
Stringo i pungi lungo i fianchi, infastidita dal fatto che ha assolutamente ragione, che più di una volta mi è capitato di usare questa cosa per mandare fuori di testa le stupide ragazze della nostra scuola che gli sbavano dietro, altre volte per infastidire mio fratello... o altre ancora solo per far saltare i nervi a lui stesso. Ma con Akira... insomma, con lui è tutto diverso. Non volevo fargli del male... non ha lui, che è sempre così gentile...
- questo ora non c’entra nulla! - rispondo e mi rendo perfettamente conto di urlare e di un paio di ragazzi che si girano nella nostra direzione, incuriositi, ma non me ne importa niente - io non ho la minima intenzione di essere usata da te contro di lui! Non voglio essere il vostro campo di battaglia!
Lui non fa ancora una piega, dritto davanti a me, le braccia incrociate al petto in posizione d’attesa. So che è arrabbiato, lo capisco da come è tesa la sua mascella, ma lo nasconde davvero molto bene. Vorrei saper fare lo stesso, ma proprio non mi riesce.
- potevi dirmelo prima, di vuoi due.
- ma questi non sono affatto affari tuoi! Quello che c’è tra me e Akira...
- lo chiami per nome....
Mi interrompo bruscamente, confusa dalla sua uscita - come? E allora?!
- lo fa pure lui. Siete davvero in confidenza...
Le guance mi si accendono di rosso e so benissimo che sto per esplodere - ma che diavolo te ne frega di noi?! Insomma... non ti è mai importato nulla ne di me ne di cosa faccia, perchè diavolo improvvisamente mi dici queste cose?! - mi avvicino puntandogli un dito al petto - se tu ti azzardi a sfruttarmi per andare contro Akira io giuro su quanto ho di più caro che ti faccio secco!
Muove appena un passo nella mia direzione e io sono costretta a retrocedere, spinta dalla sua stazza.
- se ti importa tanto di lui perchè sei ancora qui a parlare con me?
Sbatto gli occhi, confusa, e mi odio per essere ancora una volta senza parole. Non lo so neppure io perchè sono qui con lui... perchè non ho rincorso Akira e non gli ho spiegato subito come stanno le cose. Ma Rukawa... mi manda completamente fuori di testa!
- dovrei farlo, sai? E certo che mi importa di lui! Mi importa almeno diecimila volte di più rispetto a te, dannazione! - gesticolo come una pazza e ignoro completamente la voce di mio fratello che chiama il mio nome venire da dietro di noi, ormai le parole mi escono a fiumi senza che io sappia neppure veramente cosa stia dicendo - tu sei solo un ragazzino viziato e orgoglioso che non è capace di provare interesse per niente e nessuno, a meno che non siano uno stupido pallone! Non osare giudicarmi, pezzo d’idiota! Ti detesto profondamente, Kaede... dico davvero! Io ti odio talmente tanto che...
La frase mi si spezza un attimo prima di finire e, per un paio di secondi, quasi ne sono felice perchè so bene che stavo urlandogli contro cose talmente cattive che poi me ne sarei perfino pentita... ma questo pensiero si allontana veloce come è venuto, quando mi sento mancare il terreno sotto i piedi e mi rendo immediatamente conto di essere inciampata e di star cadendo dalle scale. Sento appena un distinto “merda” e non so neanche se sono stata io a pensarlo o qualcuno a dirlo un secondo prima che un urlo mi si blocchi in gola. E poi sento una mano afferrarmi un polso, qualcuno che mi strattona e affondo il viso in un largo petto. Accade tutto in quelli che sono pochi attimi, ma il suo odore lo riconosco perfettamente, ormai sono quasi abituata ad averlo intorno, ma non avevo davvero mai capito a cosa accostarlo prima d’ora.
Lui sa di girasole e mi ricorda quando, da bambina in quel campo fiorito, dicevo alla mamma che quello era il mio profumo preferito al mondo.
Quando cadiamo a terra sento solo un dolore alla parte bassa della schiena, neppure forte come immaginavo, mentre la mia testa è ancora contro la spalla di Kaede che mi ha salvata dal cozzarla forte contro il pavimento. Apro piano gli occhi, anche se non mi ero neppure conto di averli chiusi e mi accorgo subito di lui sopra di me, l’altra sua mano ferma a terra accanto al mio viso a fare leva per non cadere del tutto e del suo respiro che mi solletica le labbra. L’ultima immagine che ho prima di questa era del soffitto e dei suoi occhi spalancati a fissarmi cadere, così grandi come non gli avevo mai visti. Quando mi scosto da lui li ritrovo esattamente come li avevo lasciati, ora però solo a pochi centimetri da me. Talmente scuri e blu che sembrano una di quelle lunghe notti estive, una senza stelle e senza nuvole, dove rimane semplicemente imbambolata a fissare quell’immensità sentendoti solo una bambina piccola.
Non ho idea di chi sia il primo di noi due a muoversi ma, quando le nostre bocche cozzano ancora una volta e ci troviamo a baciarci sdraiati a terra, so bene di non aver mai desiderato baciare qualcuno tanto come in questo momento. Di non aver neppure mai baciato qualcuno così disperatamente. Ci metto tutta la rabbia che provo contro di lui, tutta la paura che ho provato nel cadere da quelle dannate scale... lo bacio con tutta me stessa, affondando le unghie nelle sua spalle tirandolo ancora di più verso di me. Le nostre lingue lottano una contro l’altra e sento qualcosa di caldo quasi bruciarmi dentro il petto mentre lui affonda una mano tra i miei capelli, tirandoli indietro neanche tanto delicatamente, costringendomi ad aprire di più la bocca per permettergli di scivolare ancora di più dentro di me.
E, maledizione, so benissimo che questo momento non lo potrò mai dimenticare, per quanto io detesti Kaede Rukawa. Ma non lo farà neppure lui.
Ci sarà davvero impossibile perchè, diavolo, un bacio così non avrebbe potuto esistere tra nessun’altro al mondo parte noi due.


Ecco fatto anche questo nuovo capitolo! Oddio che faticaccia... ma posso dichiararlo apertamente: io l’ho amato! Scriverlo è stato bellissimo ed entusiasmante e questo bacio... cavolo, che figata immaginarlo! Mi auguro solo di essere stata capace di descriverlo abbastanza bene!
Qualcuno (chiunque) mi faccia sapere cosa che ne pensa, perchè ci tengo davvero molto!
A presto e commentate, per favore!
 

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8 

 

 

- quando li trovo io li scanno, lo giuro! - dichiaro a gran voce, allungando il passo lungo il corridoio deserto del palazzetto dello sport. Abbiamo l’autobus scolastico che attende fuori da ormai dieci minuti ma della nuova e fiammante coppia di idioti non c’è traccia da nessuna parte e nessuno sembra neppure averli visti. 

- magari si sogno imboscati in qualche sgabuzzino… 

Ryota cammina affianco a me, le mani incrociate dietro la testa e ha pure il coraggio di ridersela.

- a fare che? Se fosse così ce ne saremmo accorti dalla pozza di sangue che ci sarebbe fuori. No, te lo dico io: quelli lo fanno apposta per farmi indiavolare. 

- sei diventata una complottista Harukina adorata?

Credo di emettere letteralmente un ringhio in risposta ma lui continua ridersela come se niente fosse. L’ho già detto che non mi è per niente di aiuto e che come capitano dovrebbe essere decisamente più severo di così? Dovrò fargli l’ennesimo discorsetto o qui mi farò venire una cistite a forza di essere l’unica adulta qui dentro. 

Svoltiamo l’ennesimo angolo insieme ma, mentre sono ancora assorta nei miei per nulla ottimistici pensieri, lui mi blocca per un braccio, impedendomi di proseguire. Sto per inveirgli contro qualsiasi cosa tra cui non c’è tempo da perdere con i tuoi giochetti che metabolizzo l’immagine che mi si palesa davanti, a una decina di metri da noi. 

Quanto meno posso esclude la possibilità che i due scomparsi si siano fatti fuori, a meno che quello che stanno facendo non sia cercare di soffocarsi a vicenda a furia di baciarsi. Perché quello che sta succedendo qui è tutto forchè un bacio casto o un banale scambio di salive. Questi si stanno letteralmente mangiando. Sento le guance diventare propora mentre non riesco proprio a distogliere lo sguardo da quello che dovrebbe essere un momento privato ma gli occhi mi si sono incollati sul modo che hanno di tenersi stretti uno all’altra, come se si lasciassero potrebbero precipitare nel vuoto, come se la loro unica salvezza fosse nelle labbra dell’altro. 

- trovati - biascica Ryota, stordito almeno quanto me - che facciamo? Andiamo via?

Vorrei farlo, dico davvero. Vorrei scappare via per quanto sono in imbarazzo ma il dovere ha come sempre la priorità per me e trattengo Miyagi con me, cercando supporto morale. Sto ancora pensando a che parole usare per interromperli quando vedo la mano di Kaede scendere lungo la schiena di Izumi fino a infilarsi sotto la corta gonna della divisa e poggiarsi, sono sicura, non molto delicatamente sulla sua natica. 

- ragazzi! - sbotto, poco candidamente ma sto letteralmente morendo di vergogna - dobbiamo andare via!

Izumi scatta in piedi in mezzo secondo, come un gatto spaventato e si volta nella nostra direzione con gli occhi spalancati e il respiro corto. Ha gli abiti spiegazzati, i capelli completamente arruffati e sembra essersi resa conto solo ora di che cosa stia accadendo intorno a lei. 

- Ayako… - sussurra, per poi riprendere contegno e parlare con la voce più innocente del mondo - che succede? Avevi bisogno?

Ora le salto alla giugulare e la mordo, lo giuro su mia madre. 

- veramente vi staremmo aspettando da un po’, sarebbe ora di rientrare per questo vi stavamo cercando - Ryota se la sorride sornione e io, per la prima volta, sono felice che lui sia una persona così comprensiva, perché personalmente stavo per fare un vero casino - chiediamo comunque scusa per l’interruzione… 

- oh! - esclama la rossa, assumendo uno sguardo annoiato e distaccato a dir poco magistrale - potevate dirlo subito. Cosa stiamo aspettando allora? Su, fate strada. 

Mentre parla comincia già a muovere qualche passo verso di noi e, se non fosse per un leggerissimo tremolio che vedo nelle sue ginocchia, potrei anche pensare di essermi immaginata tutto quanto. Una attrice consumata, Meryl Streep levati a dir poco. 

Kaede, al contrario, non ha ancora fatto una piega e neppure emesso un verso, sta ancora seduto sul pavimento con lo sguardo più ombroso che gli abbia mai visto in faccia che punta alla schiena di Izumi in modo talmente intenso che quasi mi meraviglio che lei non stia prendendo fuoco all’istante. Finalmente però, dopo pochi secondi anche lui pare svegliarsi dal suo stato di trance e cerca di rialzarsi in piedi, facendo leva a terra con le mani. Stiamo tutti per andare all’autobus finalmente quando sento provenire dalla sua direzione quello che è decisamente un forte verso di dolore. 

Ryota è da lui per primo, colto da un improvviso spirito da crocerossina, che si tiene il polso destro con l’altra mano e ha una smorfia poco rassicurante in faccia, quella che ho già visto molte volte sulle facce di giocatori infortunati. Mi avvicino a mia volta, dovendo praticamente sradicargli il braccio per poter dare una controllata. è leggermente gonfio e se provo a muoverlo Kaede non può fare fare a meno di sobbalzare, nonostante il mostro di orgoglio che è. Cerco il suo sguardo, seria come non mai. 

- dobbiamo andare a farlo vedere in ospedale. Non ha un bell’aspetto. 

Lui regge il mio guardo e, se la notizia l’ha scalfito, non ne dà alcuna dimostrazione. Ma io lo so che è terrorizzato. Lo so che sete dolore, lo so che capisce da solo la gravità della cosa, lo so che teme seriamente per la stagione sportiva. Come so che impedire a lui di giocare sarebbe come privarlo di un arto.

- andiamo a chiamare un taxi, vieni che ti accompagno io in ospedale - dice Ryota e mi accorgo di ritrovarmi a sorridergli pensando che alla fin fine è davvero un bravo capitano e che dovrei cominciare essere un po’ più comprensiva nei suoi confronti quando, solo ora, mi ricordo della presenza di Izumi alle mie spalle.

Non ha mosso un muscolo dalla posizione che aveva prima, la schiena dritta e le braccia a penzoloni lunghi i fianchi. Però fissa quello che dovrebbe essere il suo ragazzo con un paio di occhi talmente grandi e offuscati che mi spaventa. 

 

Quando, parecchie ore dopo, io e Rukawa usciamo dal pronto soccorso il cielo è già buio da parecchio tempo e i miei occhi si stanno per chiudere facendomi camminare più o meno come uno zombie. Sbadiglio sonoramente, stiracchiandomi alzando le braccia il più possibile e non mi sembra vero di tornare a respirare l’aria fresca dopo tutto quel tempo sulle sedie più scomode del mondo e quell’odore atroce di naftalina classico degli ospedali. Il mio compagno di squadra non emette un suono e comincerei anche a pensare che sia diventato muto, se non fosse per quello scontroso grazie detto al medico quando lo ha dimesso dopo le raccomandazioni del caso. 

- beh dai una slogatura non è poi cosi grave, no? Sempre meglio che una frattura. 

Credo di sentire una specie di “sgrunt” provenire da lui, ma farebbe troppo cartone animato. Spero davvero non pensi di cavarsela con questa specie di suoni onomatopeici con me perché ormai dovrebbe saperlo che non sono uno che demorde. 

- alla fine ti ha dato solo un mese e mezzo di stop. Poteva andare peggio! Avrai qualche problema al massimo a lavarti e nello scrivere visto che è la tua mano buona. Beh, per non parlare di come farai a farti le se…

- taci Miyagi! - mi sbraita finalmente in faccia - sono troppo stanco per le tue cazzate!

Gli sorrido di rimando - dovresti essere più grato al tuo capitano per tutta la pena che si è dato per te invece di reagire così, sai? Non sei per niente gentile - sbuffa e sono tentato di scoppiargli a ridere in faccia - io, che mi sono così tanto preoccupato per te. Io, che ti ho portato qui alla velocità della luce. Io, che non me la sono sentita di lasciarti solo nonostante non rientri nei miei incarichi. Io, che ho pagato il taxi. Io, che ho pianto per te. Io, che sto cercando semplicemente di consolarti. Io, che dovrò anche comunicare alla squadra la terrible notizia. Io, che… 

- ma che diavolo vuoi da me?

Mi appoggio alla sua spalla, senza smettere un attimo di ghignare - i dettagli.

Inarca un sopracciglio - cosa?

- come hai fatto a farti male? Durante la partita stavi benissimo, sotto le docce non avevi nulla. Poi sparisci per mezz’ora e ti ritrovo a rotolarti sul pavimento con la signorina Sakuragi. Non riesco proprio a capire come hai fatto a slogarti un polso… certo, a meno che a forza di cercare di infiare le mani da tutte le parti tu non abbia fatto una mossa un po’ troppo azzardata. 

- ma che mani e mani… - brontola e, Cristo, vorrei davvero aver fotografato tutto quanto per poterlo ricattare a vita. Che poi, uno spettacolo semplicemente esemplare, grazie a lui posso confermare che Izumi indossa mutandine di pizzo e non sembra essere per niente una che si imbarazza per qualche toccatina. Ero lì lì per chiedere ad Ayakuccia se volesse provare a imitarli ma mi pareva già abbastanza tesa. Lei, al contrario, è decisamente timida e impacciata con queste cose. Assolutamente adorabile.   

- Quindi? - insisto - come hai fatto?

Mi fissa come per sfidarmi per qualche attimo prima di decidere che sarà meglio rispondere, conscio del fatto che comunque non gli darei tregua - è inciampata.

- chi?

- Izumi. 

- dove?

- sulle scale.

- come?

Praticamente ringhia - ha messo male un piede ed è finita per cadere. 

- piuttosto distratta come mossa…

- stavamo discutendo. 

- ah ecco, come al solito - annuisco con convinzione e mi sento un po’ il detective Conan - quindi tu ti saresti lanciato in suo soccorso come un vero principe azzurro e l’hai tratta in salvo sacrificando valorosamente la tua mano?

- gia. 

Gli scarico sulla schiena la pacca più forte che sono in grado di dare, in segno di approvazione - ma i miei complimenti Rukawa! Un vero cavaliere! 

- ma vaffanculo!

Tossisce un paio di volte, probabilmente ancora per la botta di prima ma non mi fa per nulla tenerezza e voglio sapere molto di più di così. Che poi, dovrei provare pena per uno che oggi ha limonato duro con una delle ragazze più belle che io abbia mai visto?

Appoggio una mano sotto il mento, assumendo la classica posa del pensatore - quindi fammi capire. Sakuragi cade come un polla per le scale e il gelido Rukawa senza alcuna remora la salva facendosi male. Lui, quello del classico “io odio tutti”. Piuttosto significativo come gesto per quella che è la tua ragazza solo per una scommessa persa. 

Finalmente assume una espressione umana, quella dello stupore, come se solo ora si rendesse conto di quello che ha realmente fatto. Perché si, lui l’ha salvata e non ha esitato a farsi male per lei. Il medico diceva che il suo polso si è slogato perché provato da uno sforzo eccessivo. Quindi ne deduco che abbia fatto leva sulla mano per evitare che lei sbattesse la testa violentemente a terra. Un gesto che avrebbe fatto perdere la testa a tutte le eroine e lettrici di un qualsiasi manga. 

- ho solo agito d’istinto - minimizza lui.

- certo, capisco. Hai agito d’istinto anche quando le hai ficcato la lingua in gola?

Ecco, ora impallidisce se possibile più del solito. Ora boccheggia. Ora grugnisce. Ora si guarda intorno cercando una via di fuga. L’indomabile e glaciale Kaede Rukawa è decisamente messo all’angolo e io non mi sono mai divertito tanto. 

So che vorrebbe mandarmi a cagare, dirmi di farmi gli affari miei e potrebbe anche farlo. Voglio dire, questi a tutti gli effetti non sono proprio cose che mi riguardano ma credo si senta in dovere di darmi una spiegazione perché oggi l’ho portato qui. Certo, sempre che ce l’abbia una spiegazione per i suoi gesti e, da come fissa il vuoto, sembra proprio brancolare nell’incertezza più totale. 

- se ti può essere d’aiuto io credo di sapere perché hai fatto quello che hai fatto. 

Lui continua a non guardarmi, mantenendo lo sguardo alzato verso il cielo a fissare chissà, mentre io non lo perdo di vista. Infatti non mi sfugge l’inarcarsi di un sopracciglio, cosa che mi motiva a continuare - tu tieni a lei. Izumi ti piace. Per questo l’hai aiutata. Si, sicuramente ti sei mosso d’istinto e di sicuro non hai neanche avuto il tempo di pensarci troppo su. Ma questa non può essere una scusa per come vi stavate baciando quando vi abbiamo trovati. Oddio, non che io sia il massimo intenditore di baci o di cose del genere… ma era palese che lo desideravate. Si vedeva che eravate arrabbiati, che eravate anche spaventati da qualcosa… ma principalmente si vedeva che avreste ucciso piuttosto che interrompervi. Non so cosa passi per la testolina di Izumi e non lo voglio neanche sapere. Quella ragazza mi fa una paura tremenda. Ma tu sei un maschio e hai diciassette anni. Hai dei bisogni… delle cose che non riesci in alcun modo a regolare o a venirci a patti. E, per quanto lei sia un personaggio socialmente discutibile, è anche irrimediabilmente bella e tu non sei affatto cieco. 

Rukawa si muove, toccandosi la doccia che gli serra il polso con la mano buona, tirando un profondo sospiro - la fai davvero semplice, tu. 

Sorrido, ma questa volta davvero, come quando sto cercando di spiegare qualcosa ai miei fratelli più piccoli - perché, non lo è?

 

 

 

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***



capitolo 9

Ayako mi diede la notizia dell’infortunio di Rukawa la mattina seguente appena entrate nel complesso scolastico mentre ero ancora affannata dalla corsa che avevo dovuto fare per non arrivare in ritardo, visto che lui non era passato a prendermi in bici come tutti i giorni. Ero ovviamente anche a dir poco furiosa per il suo non essersi presentato e stavo proprio pregustando il momento del suo arrivo per poterlo ricoprire con tutti gli epiteti poco carini del mio vasto vocabolario di insulti quando lei mi afferrò per un spalla, voltandomi nella sua direzione con una espressione assolutamente seria e grave in viso.
- non verrà oggi - mi disse, probabilmente notato come lo stesso cercando con sguardo omicidio nel cortile - si è slogato il polso e dovrà stare a riposo per almeno un mese e mezzo -
Avrei voluto sommergerla di domande, ma non ne feci neanche una, conscia di potermi rispondere ormai anche da sola. Come mai oggi non sarebbe venuto a scuola? Perché aveva bisogno di metabolizzare l’accaduto in pace. Quanto sarà grave? Non poi così tanto, ma impedire di giocare a basket a lui è terribilmente pesante come cosa. Come starà? Male, che cavolo di domanda scema. Ovviamene starà male… sentirà dolore e si starà chiedendo come diavolo sia potuto succedere a lui un incidente così idiota proprio all’inizio del campionato. Perché proprio a lui.
Sarà arrabbiato con me, me ne starà dando la colpa? A questa però non sapevo rispondermi… però in un certo senso poco aveva importanza perché mi stavo già accusando da sola a sufficienza, non mi servivano anche i suoi rimorsi per avermi aiutata. Sapevo bene fosse colpa mia… sapevo che se non fossi caduta indietro sulle scale come una vera cretina lui non avrebbe mai avuto modo di farsi male cercando di salvami dallo spezzarmi l’osso del collo. Non mi ero mai sentita così in colpa in tutta la mia vita… fosse successo a qualsiasi altra persona probabilmente non ci sarei stata così male io stessa… ma ormai lo conoscevo abbastanza da sapere che la sua impossibilità momentanea nel giocare o anche solo nell’allenarsi lo avrebbe fatto uscire di testa. Kaede Rukawa non ama nulla, non è interessato a nulla, non gli piace niente e non ha amici che non siano quella dannata palla da basket. Se a uno come lui si toglie quello, che cosa gli rimane? E mi fece pena… tantissima… avevo un grosso macigno sul cuore che mi impediva quasi di respirare… e così decisi di fare tutto il possibile per aiutarlo. Sono un tipo orgoglioso, ammetto che almeno la metà delle mie motivazioni erano per levarmi il senso di colpa di dosso e per non dovermi sentire in debito con lui in futuro, ma l’altra metà erano effettivamente perchè ero davvero in pensiero per lui. Così mi feci in quattro e domandai a Haruko di farmi avere un copia dei suoi appunti della giornata, essendo lei in classe con lui e appena finite le lezioni corsi a fotocopiarli tutti. Ad allenamento riuscii a filmare tutto il discorso post partita di Miyagi con il cellulare e così feci lo stesso per gli allenamenti. Finito lì corsi al supermercato più vicino e comprai tutto quello che risultava sotto la voce “cibo rinvigorente” e, dopo essermi fatta dare il suo indirizzo da Ayako ed essermi persa una dozzina di volte visto il mio pressoché inesistente senso dell’orientamento, eccomi qui, carica come un mulo di borse davanti al cancello di casa sua. Che poi la parola cancello temo sia limitativa… qui siamo difronte a un monumento in ferro battuto a dir poco. Mi trattengo a sento dal fissare l’imponenza della struttura e della casa dallo stile occidentale e moderno che sorge poco dietro a bocca aperta e, proprio mentre sto considerando l’idea di fare dietro front e ritirarmi sconfitta nel piccolo appartamento che divido con Hana e la nonna, una vecchietta un po’ ingobbita esce dall’edifico. Appena mi nota, e non ci vuole molto perché so di essere piuttosto appariscente, mi dedica subito un sorriso gentile che un pochino mi tranquillizza.
- posso esserti d’aiuto, ragazza? - mi domanda.
Annuisco con fin troppa enfasi, quasi facendomi cadere la busta della spesa dalle mani - si, grazie! Sto cercando Kaede Rukawa, abita qui vero? -
Il sorriso della signora si allarga ancora di più se possibile, mostrando una fila di denti impeccabili - ah, sei una amica del signorino? -
Ignoro il fatto che lo abbia apostrofato come “signorino” perchè quel titolo riferito a quel musone mi pare terribilmente ridicolo e non vorrei scoppiare a ridere in faccia a questa gentile signora - più o meno… - biascico.
Educatamente lei mi tiene aperto il cancello alle sue spalle - si trova in casa, temo dovrai suonare il campanello però cara perché io devo rientrare in fretta da mio marito, sai se non ha la cena in tavola alla stessa ora tutti i giorni chi lo sente più - ride appena in modo estremamente dolce e improvvisamente mi ricorda mia nonna e mi viene quasi voglia di abbracciarla - se non ti risponde insisti, a volte il signorino è solo troppo pigro per alzarsi dal divano - aggiunge e, infine, prima di andarsene definitivamente mi regala l’ennesimo sorriso amichevole e bonario - spero di rivederti presto signorina… -
- Izumi! Izumi Sakuragi! -
Annuisce - allora è stato un piacere signorina Sakuragi. Io sono Mahiko Morisawa, la governante della famiglia Rukawa. Se tornerai a trovare il signorino ci rivedremo -
Ci salutiamo e, mentre arrivo al portone mi ritrovo a pensare che hanno pure la governante… che non avrei mai immaginato lui potesse essere un ragazzo di buona famiglia. Ma mi dò anche della scema da sola perché c’è da dire che Rukawa solo una specie di principe poteva essere.
Mi attacco insistentemente al campanello come mi aveva suggerito la signora Morisawa e, infatti, ci vogliono almeno cinque minuti prima che quel mostro di pigrizia si degni di venire alla porta e aprirmi. Quando il suo viso fa capolino dallo stipite la sua espressione è assonnata e leggermente più irritata del solito, i capelli scompigliati come se si fosse appena svegliato e indossa solo un paio di pantaloni della tuta neri e che gli arrivano al ginocchio.
- tu che ci fai qui? - sbotta, piantandomi gli occhi indagatori addosso come se tutto si aspettasse tranne vedermi appostata davanti a casa sua.
Io sbatto gli occhi un paio di volte, costringendomi dal distogliere lo sguardo dal suo petto nudo a pochi centimetri dalla mia faccia, anche se mi segno mentalmente di palpeggiarlo più spesso - faccio il mio dovere, caprone! - dico, gonfiando il petto come un pavone - e ora levati e fammi passare che tutta sta roba pesa -
Passo letteralmente sotto il suo braccio teso e, a passi ben distesi, mi faccio strada in casa sua, in un soggiorno che temo sia grande quanto l’intero appartamento dove sto io. Al centro fa scena un imponente divano ad angolo blu notte e, senza farmi tanti scrupoli, ci butto sopra tutte le mie borse e mi ci lascio cadere sopra poco elegantemente, a dir poco sfinita della giornata, tirando un gran sospiro di sollievo. Se dovessi chiedergli un massaggio alle gambe chissà in che modo mi manderebbe a quel paese.
Lui mi raggiunge poco dopo, anche se rimane in piedi e continua a fissarmi con un sopracciglio alzato.
Gli dedico il migliore dei miei sorrisi - stavo dicendo… - inizio, cominciando ad aprire tutti i miei sacchetti - ti ho portato gli appunti di scuola di oggi. Sia mai che rimani indietro con le lezioni, poi mi hanno anche detto che a giorni hai un test importante e se lo fallisci sai meglio di me che il tuo stop sportivo potrebbe anche prolungarsi ulteriormente… -
- Sakuragi… -
- qui dentro invece ci sono i dati della partita di ieri e inoltre, siccome sono una manager a dir poco eccellente, ho filmato tutto quello che ti sei perso con il mio cellulare e, se ti comporti bene e mi vai a prendere da bere, sarò anche così magnanima da farti vedere il tutto… -
- Sakuragi… -
- e per finire ti ho fatto un po’ di spesa perché oggi mi sono informata e, a quanto pare, il brodo di pollo e della verdura fresca sono un ottimo rimedio quando non si è in buona salute. Certo, c’è l’unico irrilevante ostacolo della mia pessima cucina, ma mi guarderò un tutorial e sono certa di riuscire a farti mangiare qualcosa di pressoché commestibile. Ah, ho comprato anche delle arance, che danno energia. Hai uno spremi agrumi vero? -
- Izumi! - sbotta e io quasi cado dal divano sentendolo pronunciare il mio nome - che diavolo stai dicendo? -
Mi ritrovo a fissare il suo polso fasciato fino alla mano e un brivido mi corre lungo la schiena, ma mi ostino a non guardarlo meglio occhi. Sono troppo orgogliosa e non vorrei mai che si accorga dei miei veni sentimenti e del fatto che sto annaspando in un buco nero fatto di sensi di colpa.
- che ho tutta l’intenzione di farti da infermiera - dico invece, ammiccando nella sua direzione. Questa volta il brivido temo lo abbia lui e io ridacchio - che è quella faccia? Guarda che c’è gente che pagherebbe per stare al tuo posto! -
- io non ho bisogno di niente - dice, il tono come al solito scontroso, la voce bassa e tagliente - stavo andando a fare una doccia, quindi puoi anche andartene -
Scatto in piedi immediatamente alle sue parole e lui quasi fa un salto indietro, sempre più palesemente confuso dalle mie azioni - ma è perfetto! - dico, battendo le mani presa dall’entusiasmo e ignorando totalmente le sue parole - allora meno male che ci sono io! Come avresti intenzione di lavarti per bene con quella mano fasciata senza di me? -
Lui alza le spalle - a pezzi -
Sbuffo - oh certo, e per i capelli come conti di fare? - dalla smorfia scontenta che mi rivolge dopo aver riflettuto immagino che effettivamente non ci avesse ancora pesato e no, non ha una soluzione decente che non contempli del contorsionismo - appunto! - lo afferro per il braccio e lo tiro su per la lunga scalinata che credo porti al piano di sopra, quindi alle camere - fai strada! -
Si lascia trascinare da me quasi a peso morto per parecchi metri, già stranamene sconfitto, prima di mugugnare solo un “terza porta” che immagino mi indichi il bagno ma, entrando, mi ritrovo in quella che credo sia camera sua. E’ enorme e molto luminosa grazie a una grande vetrata che occupa l’intera parete. Al centro c’è un grosso letto a due piazze con sera delle lenzuola scure spiegazzate, segno che non deve essersi alzato da molto, un televisore al plasma difronte e non molto altro a parte una scrivania con due libri buttati a casaccio su e un impianto stereo che credo costi come la mia vita. Per il resto è terribilmente spoglia, nessun poster alle pareti o foto appese, nessun gadget o oggetto personale che non siano qualche rivista sportiva accatastata malamente accanto al letto.
- tu non sei un tipo particolarmente materialista vero? - neanche mi risponde, liberandosi solo dalla mia presa e sospirando per l’ennesima volta - camera mia al confronto pare una discarica tante sono le cose che ci ho buttato dentro! Che poi… almeno qualche trofeo dovresti averlo non è vero? Quelli dove li hai ficcati? -
- nello studio di mio padre -
- ah, ecco mi pareva strano! Posso vederli? -
- no -
Contrariata dalla sua risposta secca gli faccio una smorfia infantile alla quale lui risponde con un leggero arricciare del naso e per un secondo sembriamo due bambinetti dell’asilo che si fanno i dispetti e mi viene anche da ridere all’idea. Cavolo, se ci fossimo conosciuti da piccoli sicuramente io l’avrei spinto giù dallo scivolo già il primo giorno.
Con la testa fa un piccolo cenno verso una porta bianca nell’angolo - il bagno. Muoviamoci a finire così poi te ne vai - dice.
Io annuisco subito - ottima idea. Anche perché sono davvero stanca, per colpa tua è tutto il giorno che giro come una trottola - fa per rispondere ma lo interrompo subito - ora però prestami una maglietta -
- che? -
Mi metto le mani suoi fianchi, in posizione severa - una maglietta, cretino. Non ho alcuna intenzione di lavarmi la divisa scolastica quindi dammi qualcosa da mettere di tuo -
- ma che palle… - si lamenta senza farsi tanti problemi e, continuando a grugnire qualcosa, apre un armadio enorme e mi lancia la prima cosa che gli capiti tra le mani.
Mi ritrovo con una vecchia canotta di una qualche squadra di basket di parecchie taglie più grandi della mia, ma almeno potrebbe farmi quasi da vestito quindi non replico neanche sulla poca accortezza che ci ha messo nella sua scelta ed entro in bagno per prima a cambiarmi. Comincio a togliere tutto quello che ho indosso, a parte le mutandine, decidendo di non rischiare di dover tornare a casa fradicia e rischiare di prendermi un accidente. Piego accuratamente la divisa e la appoggio su una sedia che trovo in quello che a tutti gli effetti è il suo bagno personale e colgo l’attimo per guardarmi un po’ intorno, ma continuo a non trovare niente di caratteristico o che mi faccia pensare in un qualche modo proprio a lui. Voltandomi però trovo uno specchio e fisso per un paio di secondi la mia immagine riflessa, chiusa nei suoi vestiti. L’orlo mi arriva appena sotto il sedere ma non ci bado molto perché mi sale al naso improvvisamene l’odore di lui, impregnato nella canotta. Eccolo di nuovo, il campo di girasoli. Afferro la stoffa e me la porto su viso, respirandone l’aroma più intensamente e chiedendomi come sia possibile che una persona che ricordi così tanto la notte in tutti i suoi colori, possieda invece un odore così diametralmente opposto. Ravano nell’armadietto cercando una qualche boccetta di profumo che almeno spieghi questo mistero ma nulla, se non un deodorante al borotalco e una crema palesemente mai aperta. Eccetto, perché lo stronzo ha anche la pelle talmente impeccabile da non necessitare di nulla per essere perfetta. A volte la vita è terribilmente ingiusta.
Spalanco la porta di getto e me lo ritrovo seduto sul bordo del letto a braccia incrociate a guardare un punto indefinito sul muro e mi pare per un attimo un cane in attesa del suo padrone lasciato legato fuori dal supermercato. Certo, un dobermann, ma pur sempre un cane. Così mi batto un paio di volte le mani sulle cosce e mi rivolgo a lui abbassandomi leggermente in avanti.
- dai su, vieni qui! Da bravo -
Praticamente mi ringhia addosso e io non posso fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia. Se adesso abbaia giuro che svengo.
- vai al diavolo - dice, sorpassandomi ed entrando in bagno. Lo osservo guardarsi un po’ intorno, come cercando di studiare il da farsi. Prima prende una sedia e la piazza davanti alla vasca da bagno, poi tira fuori da un cassetto un paio di asciugamani e infine si siede in modo scomposto e puntandomi come se fossi una mosca sulla sua cena. Carino davvero.
Io inarco un sopracciglio - beh? Che conti di fare così? Non entri in vasca? -
- col cazzo -
- guarda che io mica mi imbarazzo. Non ho nessun problema con la nudità maschile, ti ricordo che Hanamichi è mio fratello e in famiglia non ci siamo mai fatti chissà quali problemi… -
- non mi interessano le pratiche della tua specie di famiglia, io non mi spoglio più di così. Se ci tieni così tanto ad aiutarmi fatti andare bene la cosa -
Alzo le spalle - come ti pare. Ma sappi che non ti facevo un tipo così pudico… -
Mi avvicino a lui il più possibile e mi allungo a prendere il doccino alle sue spalle e quello che leggo essere lo shampoo lì accanto.
- dimmi se l’acqua così ti va bene - chiedo e lui annuisce appena, di nuovo chiuso nel suo solito silenzio selettivo. Tiene gli occhi serrati e la testa rivolta all’indietro così che, mentre comincio a bagnargli i capelli passandoci anche le dita in mezzo, posso studiare i lineamenti del suo bel viso a fondo senza incorrere nelle sue ire. La pelle è davvero chiara, se si guarda bene si intravedono tante piccole venette attraverso, ha le ciglia lunghissime per essere un ragazzo e sono nere come la notte, esattamente come le sopracciglia folte ma pure quelle perfette, anche se dubito seriamente sia uno che si curi. Le labbra sono leggermente sottili e con un curioso taglio leggermente all’ingiù sui lati che gli conferiscono un aria ancora più seria di come già sia lui stesso. Però sono morbide e delicate e… porca miseria tutto ad un tratto mi balena in mente l’immagine di come ci siamo baciati l’altro giorno, ai piedi di quella cavolo di scalinata. Intensamente, con una passione che non ho idea da dove ci sia saltata fuori e un avidità uno della bocca dell’altro che non possedeva limiti. Sento improvvisamente caldo e so di avere le gote arrossate ma non posso farci niente perché ho appena metabolizzato una cosa:
Kaede Rukawa sa baciare. Sa baciare dannatamente bene.  
Con la scusa di levargli un paio di gocciole che gli stanno scendendo lungo il viso, comincio a sfiorare appena la sua pelle candida con la punta delle dita. è terribilmente soffice e sembra anche fragile come la carta velina, al contrario di noi Sakuragi che invece abbiamo a dir poco la pellaccia, assolutamente glabra e non credo lui abbia neppure idea di cosa sia un rasoio perché sulle guance non noto una minima traccia di peluria. L’unica cosa che intravedo sono due piccole rientranze ai lati della bocca e posso giurare che sei mai dovesse ridere, cosa che ancora mai mi è capitato di vedere, e dovessi scoprire che lui abbia pure le fossette… beh, non intendo rispondere delle mia azioni. Quella sarà la volta buona in cui lo ucciderò… o, cosa più probabile, temo lo violenterò. Quelle sono davvero dannatamente illegali.  
- passami lo shampoo… - chiedo quasi in un sussurro, cercando di sviare la mia mente dalla perfezione dei suoi tratti e dai ricordi che mi portano alla mente le sue labbra.
Appena lui lo fa, comincio a massaggiarli a testa dopo essermene versato un po’ sulla mani ma, ben presto, mi accorgo di essere terribilmente scomoda e di dovermi allungare ben più del possibile per riuscire nel mio intento.
- diavolo, hai le gambe assurdamente lunghe! - dico irritata - così proprio non ci non ci arrivo -
Kaede sbuffa e prova a divaricarle, una espressione più tediata di così impossibile da fare.
Io mi esibisco in una smorfia da manuale - e credi che così andrà meglio? -
Lui alza le spalle, palesemente annoiato e io faccio uno sforzo enorme per trattenermi dal tirargli un bel pugno su quello zigomo perfetto che si ritrova.
Studio la situazione per qualche secondo prima di illuminarmi tutta come una lampadina ed esclamare un “ci sono” davvero convinto. Dopo di che, senza pormi ulteriori indugi, mi siedo a cavalcioni sopra di lui - ecco fatto! Perfetto! - esclamo soddisfatta.
Lui però non pare del mio stesso avviso perché palesemente si irrigidisce tutto e mi afferra per i fianchi, quasi cercando di farmi alzare - perfetto un cazzo. Spostati subito! -
Scuoto il capo, decisa - negativo, mio caro. Così sono comoda, non ho intenzione di farmi venire uno strappo alla schiena per colpa tua -  
Senza aspettare una sua risposa mi scrollo le sue mani di dosso e ricomincio la mia operazione. Kaede però rimane immobile come uno stoccafisso e, incrociando per caso il suo sguardo, noto che qualcosa è cambiato nel sup atteggiamento. Ora sembra molto più vigile e non cerca di evitarmi, ma mi punta per bene gli occhi addosso e leggo nel suo sguardo qualcosa che non mi è del tutto chiaro ma mi sento un po’ come dovrebbe sentirsi una gazzella quando si rende conto che il leone ha deciso di sbranare proprio lei. Faccio però mentalmente spallucce e ignoro la cosa, lasciandolo a cuocere nel suo brodo tanto è risaputo che a questo ragazzo non vada mai bene assolutamente nulla.
- comunque sappi che non è vero che ti odio -
Lui emette solo un roco - che hai detto? - senza ancora cambiare niente della sua posizione rigida come un tronco di un albero.
- ieri ti avevo detto di odiarti. Ma era una bugia, non lo credo veramente. Però ero arrabbiata con te per come erano andate le cose poco prima con Akira - noto appena un leggero guizzo sulla sua mascella ma decido di continuare a parlare perché non solo si è fatto male per colpa mia ma temo di aver davvero esagerato con le parole ieri - sai Akira… -
- non nominarmelo - fa lui, la voce più roca del solito.
Sospiro ancora tornando a parlare - so che non lo sopporti anche se non ne capisco bene il motivo ma non è molto importante ora come ora.  Quello che vorrei farti capire è che lui è sempre stato una persona davvero gentile e so che era sinceramente innamorato di me. Io al contrario non sono mai stata capace di ricambiarlo del tutto, anche se gli volevo davvero molto bene. Quindi siccome so di averlo già ferito abbastanza, non avrei voluto che quella che alla fine è solo una stupida scommessa tra di noi, gli spezzare il cuore ancora di più rispetto a come già avevo fatto io qualche mese fa. Tutto qua -
Akira è buono, gentile e ha sempre una parola di incoraggiamento per chiunque. In più sorride davvero come un bambino spensierato, come se nulla potesse preoccuparlo seriamente. Per questo so molto bene che le sue lacrime sono molto più pesanti di quelle di molte altre persone e sapere di essere la causa del suo dolore è un peso difficile da portare. Poi allo stesso tempo sai anche che a uno come lui nessuno dovrebbe avere mai il diritto di mentire, per questo sono sempre stata sincera, anche a costo di farlo soffrire, ma lui merita davvero la verità, sempre. Ci ho provato con tutte le mie forze a innamorarmi a mia volta ma, per quanto il mio affetto e stima crescessero sempre di più ad ogni suo abbraccio e ad ogni suo sorriso, quella punta di sentimento in più non è mai arrivata.
- non sono cose che mi riguardano queste - dice Kaede, un tono di voce distaccato.
Io però sorrido ugualmente - sapevo lo avresti detto. Stai diventando prevedibile, lo sai? - lui inarca appena un sopracciglio e io continuo - in ogni caso se non mi fossi alterata così tanto non avrei perso l’equilibrio e non sarei caduta. E tu non ti saresti fatto male - abbasso lo sguardo fino a posarlo sulla sua mano fasciata, che cade abbandonata lungo un lato della sedia - di questo mi dispiace sinceramente, Kaede -
Riprendo il doccino in mano e comincio a sciacquargli i capelli e lui piega appena la testa indietro, agitandomi il lavoro, e passa qualche minuto prima che lui torni a parlare.
- non è colpa tua - dice solo ma è stranamente sufficiente a farmi sentire già leggermente meglio.
- ti fa molto male il polso? - gli chiedo.
Piega ancora il collo, venendo incontro al tocco della mia mano e adesso sembra un grosso felino che si stiracchia sotto il sole, pigro e domato da una piacevole sensazione.
- no. Ma è una scocciatura - credo stia minimizzando un po’ perché so che adesso probabilmente si sentirà un po’ come un animale in gabbia al quale è impossibile tornare alla libertà di prima.
Allungo una mano e afferro un asciugamano bianco per poi calarglielo sulla testa - quasi finito, ora ti asciugo! - comincio a frizionargli i capelli e, per farlo meglio, gli tiro il capo il più possibile verso di me. Ci vogliono pochi attimi prima dell’accorgermi della vicinanza che al momento abbiamo, esattamente quando sento il suo respiro farsi leggermente più breve all’altezza del mio petto, dove la larga maglietta mi lascia scoperta una grande porzione di pelle sensibile. Le sue labbra sfiorano, dopo un suo piccolo movimento, l’attaccatura del mio seno e non riesco a trattenere un brivido che sento scendermi lungo la schiena.
- comunque non ti devi preoccupare - ricomincio a parlare a macchinetta, cercando di non badare al mio improvviso disagio - ci penso io ad aiutarti in questo periodo! Praticamente diventerò la tua ombra! Ti sarò di aiuto con la scuola, scriverò per te i compiti, mi subirò tutti i tuoi piagnistei, cercherò di aiutarti al meglio nello studiare i prossimi avversari e le loro tecniche, ti nutrirò a dovere e mi occuperò perfino della tua igiene personale! Sentito? Dovrebbero farmi santa! Non avrai che da chiedere e la mia meravigliosa persona non si porrà limiti nel cercare di soddisfare tutte le tue esigenze dall’alto della mia spropositata generosità! -
- Izumi? -
Sono troppo presa dal mio delirio di auto-santificazione che non bado al suo tono di voce, adesso sempre più roco e stranamente più calmo del solito.
- che c’è? Non hai più parole per via della della mia immensa bontà d’animo per un povero storpio come te? Oppure hai già qualche desiderio? -
- ti rendi conto della posizione in cui siamo? -
Sto per dirgli di non osare mai più interrompere il mio glorioso monologo quando si, a tutti gli effetti capisco cosa mi stia dicendo. Perché al momento sono ufficialmente seduta in braccio a Kaede Rukawa, la sua canotta, che ovviamente sono riuscita a bagnare, mi sta incollata addosso e si è alzata ulteriormente lungo le gambe così da lasciami le cosce completamente scoperte, lui ha praticamene il viso premuto contro il mio seno e il mio bacino sfrega ripetutamente addosso al suo perché non sono mai stata capace di stare ferma un attimo.
- oh! - dico solo prima di sentire una vampata di calore salirmi fino alle guance.
- e sai anche io sia un maschio... -
- ma…ma certo! Cosa c’entra ora! - balbetto.
- tu provochi… -
- che? No! Io… -
- ed è da almeno cinque minuti che blateri sul tuo essere a mia completa disposizione - aggiunge lui e vorrei davvero fargli notare che non ho idea di cosa lui stia parlando ma di sicuro le mie intenzioni erano altre prima che lui alzi appena il capo, ancora semi nascosto dall’asciugamano e io riesca a vedere i suoi occhi scrutarmi intensamente, di un blu intensissimo, talmente profondi che rischio di perdermici per sempre. E capisco solo ora che prima non mi stava guardando come se fossi la sua prossima preda, ma come se lui fosse solo un ragazzo e io una ragazza e lui volesse si divorarmi, ma in tutt’altro modo.
- cosa stai cercando di dirmi, Kaede? - chiedo, cercando di mantenere un tono il più credibile possibile, nonostante lui mi posi una mano sul fianco e faccia un leggera pressione, costringendomi a drizzare la schiena.
- che ho dei desideri… - parla usando un tono con un tasso di erotismo che dovrebbe essere illegale e sento distintamente una forte sensazione di calore provenire dal mio basso ventre che, premendomi addosso, lui fa sfregare nuovamente contro il suo facendomi notare qualcosa che, diavolo, neanche fossi la persona più svampita del mondo potrei confondere.
è eccitato.
E io vorrei dare una spiegazione al perchè la consapevolezza di questa cosa mi faccia a mia volta lo stesso effetto, togliendomi quasi il respiro, ma proprio non la ho e non sono affatto in grado di mettermi a pensare ora.
Mi prende il mento tra due dita, costringendomi ad abbassare il viso verso il suo. So che così capirà che ho l’affanno e le mie guance tendono a un curioso color porpora ma proprio non mi interessa.
- …e voglio che tu li esaudisca -
- Kaede… - sospiro, posandogli le mani sulle spalle, come per sorreggermi.
- ti voglio, Izumi -
 
Non mi sono mai interessato alle ragazze, le ho sempre trovate banali, eccessive, noiose e troppo rumorose. Al massimo le degnavo di una qualche occhiata ma poi tendevo a evitarle come la peste. La cosa poi peggiorò durante le scuole medie perché per un qualche motivo sembra io avessi terribilmente successo tra le loro fila e tutto ciò non fece che alimentare la repulsione che provassi nei loro confronti. No, non mi ero mai fatto nessun tipo di domanda in merito, sicuro che in generale tutto quello significasse che rapportarmi con loro non facesse proprio per me. Al terzo anno però c’era una tirocinante che veniva da una qualche università nella nostra scuola, a quanto pare una ex giocatrice di basket anche piuttosto brava e lei si unì al nostro club per dare man forte. A oggi non so dire se fosse effettivamente carina come tutti dicevano, so solo che per la prima volta non provai una totale repulsione per una di loro. Certo, il fatto che lei mi parlasse praticamente solo di basket e avesse anche qualcosa di interessane da dire al riguardo sicuramente c’entrava. Passavamo parecchio tempo insieme e, non so neanche dire come sia accaduto, ma finii per andare a letto con lei. Successe dopo allenamento, nello sgabuzzino, stesi sopra di teli da allenamento. Se mi piacque? Direi di si. Ma non sto parlando di lei… lei al massimo poteva rientrare nella categoria “sopportabile”, io sto parlando proprio del sesso. Perché allora lo feci proprio con quella ragazza? Beh, perché mi si spogliò davanti e fu lì che capii che c’era effettivamente qualcosa di gradevole anche in loro: il corpo femminile nudo. Tutto là, è effettivamente molto più elementare e non c’è mai stato nessun altro tipo di coinvolgimento da parte mia se non fosse il piacere che la loro carne fosse in grado di darmi. Lei comunque non la rividi più da poche settimane dopo l’accaduto. Alla fin fine fu solo la prima di una lista che sembra essere ben più lunga di quello che so ci si aspetterebbe da me. Ma che sia chiara una cosa: il basket è sempre stato per me la cosa più importante, l’unica in grado di farmi alzare dal letto la mattina. Ma con l’arrivo dell’adolescenza capii che il mio corpo necessitava anche di altri stimoli e il non accontentarlo non faceva che peggiorare il mio rendimento sul campo. Credo si chiamasse frustrazione sessuale. Trovo sia brutalmente irritante dover stare dietro a quello che il mio cervello odierebbe fare, ma ormai ho dovuto rassegnarmi e una volta ogni tot cedere ai miei bisogni e aver a che fare con le ragazze. Ho creato una routine abbastanza elementare ma ben precisa nel corso degli ultimi due anni: andare in un locale frequentato, di quelli che credo vendano detti “all’ultima moda”, sedermi e attendere finché qualcuna non mi si avvicini. Scarto quelle che mi sembrano troppo giovani, quelle palesemente troppo emotive e quelle che parlano troppo. Solitamente la mia scelta casca sempre sullo stesso tipo: moderatamente appariscente, giù grande di me, con quella che cerco di intuire sia esperienza sulle spalle e una tipa abbastanza emotivamente stabile da capire che no, non la richiamerò mai. Una ragazza che sia lì per lo stesso identico motivo per il quale sono lì io, insomma. Non è ma successo che qualcuna la trovassi davvero interessante. Non è mai successo una la trovassi particolarmente bella. Non è mai successo una mi entrasse nel cervello e non potessi più dimenticarla. Figurarsi… a stento ricordo il loro visi il giorno dopo.
Poi è arrivata Izumi Sakuragi. Ecco, lei sarebbe esattamente l’opposto del mio tipo sulla carta. Perché lei è chiaramente troppo appariscente con quei capelli e il modo che ha di vestirsi, ha la mia stessa età, si atteggia da grande donna ma volte mi pare terribilmente infantile, parla per venti persone e non si può dire che lei sia troppo emotiva, anzi… Izumi è decisamente in balia delle sue emozioni e cambia umore una quantità infinita di volte al giorno, spesso senza nessun apparente motivo. Non sono in grado di capirla, di seguirla, qualunque cosa lei faccia mi causa un terribile mal testa e so per certo che se mai dovessi passare una intera giornata in sua compagnia mi scoppierebbero le sinapsi.
Ma, allo stesso tempo, Izumi Sakuragi è fottutamente bella. Lei è diversa… quel tipo di ragazza che ti volti per strada a fissare non solo attirato dal suo bell’aspetto, ma perché c’è quella strana aurea intorno a lei che ti fa domandare come sia possibile emanare una estrema sicurezza in se stesse e al contempo la stessa quantità di fragilità. Non ti verrebbe mai l’istinto di darle protezione, perché quella ha la forza di un carro armato ed è in grado di distruggere una persona anche solo a parole, ma allo stesso tempo ogni singolo suo movimento emana una femminilità e una leggerezza che solo una donna potrebbe avere. Ricordo bene la prima volta in cui ci siamo letteralmente scontrati e altrettanto bene il fatto che l’avevo trovata davvero eccessiva. I capelli rosso fuoco, la divisa palesemente troppo corta, la pelle ambrata, la fila di orecchini lungo i lobi, l’altezza… tutto in lei gridava “eccomi, sono qui. Idolatratemi”. Solo in un secondo momento ho scoperto fosse il suo pensiero reale perché Izumi è assolutamente convinta di essere superiore a chiunque, di essere pressoché una manna dal cielo per gli altri comuni mortali. Ovviamente l’ho trovata ancora più tediosa di quanto avessi previsto. Ma, allo stesso tempo, me la ritrovavo anche sempre attorno: che fosse per assillarmi con i suoi dispetti che per il fatto che avesse avuto la pessima idea di unirsi alla squadra come manager. E solo poche settimane dopo il nostro primo approccio, se così si può chiamare, mi resi conto che la guardavo. Lo facevo davvero spesso, solitamente senza neanche accorgermene, ma i miei occhi finivano sulla sua figura e si soffermavano ben più del dovuto. Questo ovviamente mi diede terribilmente sui nervi perché continuavo a ripetermi cosa ci trovassi di così interessante in lei… poi però mi baciò a tradimento, la prima volta. E la seconda. Poi infine c’è stato il bacio di ieri… e lì ho definitivamente capito di non trovarla semplicemente interessante, ma di essere irrimediabilmente attratto da lei. Perché mi era già capitato di baciare ovviamente… ma mai l’avevo trovato davvero stimolante, semmai un qualcosa da fare per arrivare al dunque. Un contentino per le ragazze, mai qualcosa che io stesso desiderassi fare. Mentre io Izumi la vorrei baciare continuamente… quando mi urla addosso, quando fa la finta timida, quando mette il broncio, quando si pavoneggia, quando mi aspetta fuori dall’aula a pausa pranzo, quando i suoi capelli mi finiscono in faccia mentre andiamo in bici, quando durante la partita faceva il tifo per me agitandosi tutta… e ieri, cazzo, quando l’ho vista cadere non è affatto vero che io l’abbia aiutata per istinto, figurarsi. L’ho fatto perché ho pensato intensamente “non farti male”, perché volevo davvero proteggerla, non ho minimamente realizzato che potessi farmi del male io stesso e non sono neanche del tutto certo che quella consapevolezza avrebbe cambiato qualcosa. E poi l’ho vista lì, sdraiata, inerme, confusa.. ed era esattamente l’immagine con la quale erano settimane che mi svegliavo. Solo che lei solitamente era nuda. Ero talmente concentrato nella sensazione di puro appagamento che mi dava finalmente toccarla e baciarla come immaginavo che il dolore al polso non lo sentii minimamente finché non provai ad alzarmi. E sono terribilmente incazzato perché non so cosa mi stia succedendo, perché non riesco a pensare altro, perché nonostante sia costretto a stare a risposo per un mese e mezzo la cosa si mi disturba, ma neppure così tanto da farmi impazzire se non per il ricordo della consistenza della sua pelle sotto le mie dita. Mi ero ripromesso di smetterla di pensarci, di cercare di farmela passare a qualunque costo, di evitarla se possibile, di addossare tutta la colpa dell’incidente a lei e arrivare a detestarla… ma poi me la sono trovata davanti alla porta di casa, con quel sorriso sfacciato e infantile contemporaneamente, carica di borse come se dovesse espatriare e una volontà di farmi da infermiera irremovibile. Ci ho pensato, di sbatterla fuori senza tanti problemi ma quell’idiota se ne è uscita dal mio bagno con praticamente due metri di stacco di coscia completamente all’aria e credo di non essermi mai dato del deficente così tante volte da solo per aver scelto proprio quella canotta. Ho provato a tirare fuori tutta la mia forza di volontà che, solitamente, non mi manca affatto e non guardarla oltre ma poi, non contenta, ha deciso di sedersi pure sopra di me a gambe spalancate e a sbattermi in faccia quel seno incredibile che ha, che profuma ed è invitante da morire. Non credo Izumi abbia mai pesato di provocarmi veramente, lo capisco dal rossore che le compare sulle guance quando le faccio notare il tutto, ma rimane il fatto io non si affatto fatto di titanio e le parole di Miyagi di ieri sera non fanno che ronzarmi in testa.
“Tu tieni a lei. Izumi ti piace”
Ma andate tutti a farvi fottere.
Quando cerco le sue labbra le trovo già dischiuse così smetto del tutto di cercare di trattenermi e, infilandole una mano sulla nuca tra i capelli, la tiro verso di me, approfondendo il bacio e assaporando il buon sapore che ormai temo di poter associare solo a lei.
é calda, è languida, è dolce, è assuefante… lei si scioglie praticamente tra le mie braccia e, quando sento suoi denti mordicchiarmi appena il labbro inferiore come per darmi l’ennesima provocazione involontaria, mando definitivamente a puttane l’autocontrollo. Mi alzo dalla sedia e porto lei con me, facendo leva con la mano libera dai suoi capelli sulle sue natiche. Izumi non protesta, anzi… stringe subito le gambe intorno ai miei fianchi, attaccandosi a me e non smette di baciarmi neanche quando, arrivando al letto, la faccio stendere sopra. Emette solo un piccolo mugugno di protesta e mi riporta subito sopra di lei, tirandomi per il collo. Cominciamo a baciarci con ancora più enfasi, sento tutta la passione che ci aveva assaliti ieri risalire e, mentre non smetto di giocare con la sua piccola lingua avida, comincio a toccare ogni centimetro della sua pelle lasciato libero dall’ingombro della mia canotta. Cristo, la sua pelle… è lisca, morbida e allo stesso tempo tonica, calda e sembra fatta per essere vezzeggiata. Salgo con la mano an su per il fianco, sfiorandole l’ombelico e accarezzando tutta la carne che trovo, come per imprimermene la consistenza in testa. Quando poi arrivo al suo seno e mi rendo conto essere libero dal reggiseno mi chiedo se lei sia veramente così ingenua da non pensare che un qualsiasi ragazzo al mondo a questo punto perderebbe il lume della ragione e se lo faccia apposta essere così dannatamente sensuale.
- toglimela -
Sento la sua voce bassa e roca, palesemente eccitata, parlarmi e riesco solo ad emettere un basso ringhio prima di ritrovarmi come al solito a ubbidirle, solo che stavolta io non aspettavo altro. Tiro la stoffa della canotta verso l’altro e subito Izumi mi facilità l’operazione alzando le braccia e inarcando la schiena, permettendomi di lanciare l’indumento da qualche parte sul pavimento. Sto per tornare ad avventarmi su di lei quando mi blocco improvvisamente, rimanendo a fissarla in silenzio per non ho idea di quanto tempo. Di donne nude ne ho viste abbastanza, se più o meno belle non lo so neppure dire… ma mai mi ero soffermato a guardare i loro corpi come sto facendo in questo momento perché lei, dannazione, è perfetta. Esattamente come l’avevo immaginata… con il fiato corto, i capelli sparpagliati sul cuscino che di aprono come una enorme fiammata, gli occhi offuscati e lucidi, le vene del collo lungo in rialzo, il seno pieno che si alza e si abbassa velocemente al ritmo del suo affanno in modo ipnotico, la conca piatta della pancia, un paio di slip di pizzo nero che dovrebbero essere illegali a coprire quel poco di carne che mi manca e le lunghe gambe ancora aggrappate al mio bacino che sento leggermente tremare, forse per l’eccitazione forse per altro, non lo so dire. C’è qualcosa che sento premermi forte contro la cassa toracica… è una sensazione stranissima, simile a quella dopo un duro allenamento, ma non so proprio come definirla. Così accantono il pensiero e torno da lei, torno a impossessarmi delle sue labbra gonfie e umide di baci ricevuti. Le bacio il viso, il collo e scendo lentamente lungo il suo petto mentre lei tiene le mani prima tra i miei capelli ancora bagnati, poi le sento accarezzarmi con la punta delle dita la schiena, disegnato cerchi immaginari. Mi abbasso ancora ma, facendolo, faccio uno foro eccessivo sul polso malandato e mi lascio scappare una smorfia di dolore che però Izumi nota immediatamente. Per un istante il suo viso assume una espressione dubbiosa, poi però mi sorride nuovamente e, facendo leva sulle mie spalle, ribalta la posizione, sedendosi ancora a cavalcioni sopra di me, che ora sto sdraiato a pancia in su nel letto.
- così dovrebbe andare meglio… - sussurra.
No, io questa ragazza non la capisco per niente e probabilmente mai lo farò… un attimo prima mi insulta, poi mi si stringe addosso come una specie di koala, poi mi sgrida di nuovo, infine mi protegge e mi tratta come se fossi fatto di porcellana. Ma fondamentalmente adesso proprio non ho voglia di mettermi a ragionare su tutto ciò così, quando si abbassa e torna a posarsi sulle mie labbra, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da lei.
E proprio nell’esatto istante in cui mi rendo conto di non farcela più, di volerla tutta in questo preciso momento, di voler affondare in lei il più possibile… lei fa uno scatto indietro e urla un qualcosa tipo “la carne!”. Sbatto gli occhi un paio di volte confuso, prima di guardarla nel peggior modo possibile, per niente soddisfatto di non averla più tra le mie mani mentre lei si alza del letto velocemente, acchiappando la canotta e infilandosela addosso al rovescio in modo agitato.
- che diavolo… - borbotto.
- Il pollo, Kaede! - mi sbraita addosso - ho comprato il pollo prima e devo farti il brodo per cena ma ho dimenticato di metterlo in frigo! Così poi va a male e oltre ad averti fatto a pezzi un polso poi ti causo anche una influenza intestinale! Dovrò farti da badante per l’eternità! -
- il pollo… -
- Il pollo, si! -
Niente, è ufficialmente la cosa più stupida nella quale io sia mai stato coinvolto.
E le scoppio a ridere in faccia.
 
  

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10

Vedere Izumi Sakuragi rimuginare è già di per se una esperienza assurda, se poi vogliamo metterci anche il fatto lo faccia in modo ovviamente drammatico, con tanto di profondi sospiri, mani sotto il mento ed espressione tragica la situazione non fa che peggiorare. Se ne sta seduta accanto a me sulla panchetta durante gli allenamenti della squadra e, come al solito, non è assolutamente di alcuna utilità se non terrorizzare le matricole, distrarre Mitsui con le sue magliette esageratamente scollate, insultare il gemello solo per il gusto di farlo e fissare un punto apparentemente a caso se non fosse che, se lo si nota, nel suo capo visivo rientri costantemente la figura di Rukawa. Inoltre ogni singola volta che il suo sguardo cade su di lui, ovvero più o meno ogni trenta secondi, lei si esibisce in una smorfia impeccabile e in uno sbuffo da Oscar.  Sono settimane che va avanti così, anche se non posso credere che abbiano litigato o qualcosa di simile perché è al contempo vero che si, continuano a stuzzicarsi a vicenda ma sembrano anche sempre più vicini ed è ormai lampante che la loro relazione non sembri essere più solo una scommessa, ma quasi qualcosa di effettivamente reale. Mi chiedo solo se quei due imbecilli se ne siano resi conto… ma temo la risposta sia un deciso no e quindi me ne lavo le mani di farglielo io stessa presente. Meno mi immischio dei fatti loro meno rischio una emicrania terrificante e un attacco nervi.
- mi passi quella teca blu, Izumi? - le chiedo, continuando a riscrivere in bella copia degli appunti che avevo precedentemente preso per il signor Anzai che, al solito, se ne sta in un angolo con tutta la sua calma zen, come se non toccasse a lui allenare questa massa di imbecilli.
- ho da fare - mi risponde la rossa e mi trattengo a fatica dal buttarla a terra.
- e che cosa, di grazia? -
Alza le spalle - pondero -
Ora la prendo a sberle - che diavolo stai farneticando ora? -
Si sposta la lunga coda dietro le spalle in modo stizzito prima di indicarmi Rukawa con una unghia smaltata di nero - sto pensando ad almeno diecimila modi in cui quello scemo potrebbe farsi male al polso continuando a non darmi retta e ad allenarsi nonostante la fasciatura e l’obbligo di riposo. Si, lo so che sta palleggiando con la mano buona e cerca di non esagerare… ma in ogni caso non dovrebbe fare assolutamente nulla se non mettersi qui buono e seduto a osservare esattamente come facciamo noi -
Mi riscopro a darle ragione, stranamente - non posso ribattere - dico - effettivamente non dovrebbe fare nulla ma quello è testardo e non ci vuole dare retta, lo sai meglio di me. è da quando è capitato l’incidente che fa così, dobbiamo solo ringraziare che non si metta a fare quello che fanno gli altri o a prendere a pugni un muro -
- sarà anche così ma se peggiora anche solo un minimo qui non se ne esce più e oltre che tornare a giocare tra una settimana da adesso! Quello mi rimane invalido a vita e io dovrò fargli da assistente sociale per sempre! -
Inarco un sopracciglio - non ti pare di esagerare un po’? In ogni caso ti ricordo che sei stata tu a decidere di fargli da infermiera, non ti ci ha mica costretto nessuno… - trattengo un sorriso vedendo che l’averglielo fatto notare sembra averla fatta innervosire ancora di più - senza contare che, a dirla tutta, sembra che poi non ti dispiaccia affatto questa situazione -
- tu credi davvero che copiargli gli appunti delle lezioni, trascrivere i suoi compiti, nutrirlo adeguatamente, scortarlo a scuola in tempo ogni mattina, trattenerlo dall’allenarsi ogni attimo, subire i suoi nervosismi, lavarlo come un bebè e fargli da segretaria mi piaccia? -
Annuisco con convinzione - assolutamente si. Al cento per cento -
Digrigna i denti e io le scoppio a ridere in faccia - sei la peggiore amica io abbia mai avuto -
- se è per questo sono praticamente anche l’unica -
- così non mi sei affatto di aiuto, Ayako… -
Sorrido continuando a scrivere le mie note, lanciando un paio di occhiate a Miyagi che, impettito come un tacchino, fa sfoggio delle sue abilità davanti alle matricole.
- toglimi però una curiosità… - dico, poco dopo - perché hai quel broncio guardando il tuo degno compare? -
Izumi praticamente si affloscia sulla panchetta dal lungo sospiro che emette - perché è ingiusto. Perché quell’idiota è davvero bello - e fin qua questo l’avevano già visto tutti - intendo bello davvero. è perfetto: è alto, la sua pelle è morbida e liscia senza però essere troppo femminile, non ha mezza imperfezione, l’acne giovanile l’ha schivato per inadeguatezza, i suoi capelli brillano al sole come se ci mettesse chissà quale prodotto costoso quando so che glieli spunta la domestica mezza cecata. è talmente un signorino di buona famiglia da avere la cuoca, la donna delle pulizie, volendo l’autista e quello se ne va in giro su una bici scassata tutti i giorni. Può mangiare letteralmente come un bidone la sua pancia rimane piatta. Ha muscoli fini e tonici… e, diavolo, ne ha dove una persona comune non dovrebbe avere nessun muscolo! E poi lui non puzza, Ayako… neanche dopo un allenamento! No, il principino profuma! Sempre! E lui non mette neanche il deodorante a volte! - si prende la testa tra le mani scuotendo il capo - e la sai la cosa peggiore? Le fossette! Quel maledetto ingrato a madre natura qualche settimana fa rideva e ai lati della bocca ha due fossette talmente perfette da essere inumane! Come cazzo è possibile essere così terribilmente impeccabili? Capisci? Le fossette! Io non le so gestire le fossette! -
Sto per dirle che ammirare in quel modo un altra persona per una che sembra appena uscita dal catalogo di Victoria Secret’s è ingiusto in egual modo nei confronti di noi comuni esseri umani ma vengo deconcentrata da un dettaglio.
- aspetta un attimo… Rukawa ha riso? -
- cosa non ti è chiaro delle fossette, Ayako tesoro? -
- no! Non hai capito! Lui non sorride mai… io ero convita non fosse dotato dei muscoli facciali giusti per permetterglielo -
Lei alza le spalle - mah… non saprei. Sicuro non è l’anima della festa ma qualche volta con me sorride. Certo, la maggior parte delle volte mi sta prendendo per i fondelli e la prima volta che l’ho visto farlo stavo solo preoccupandomi del pollo… -
- il pollo? -
- anche tu… si, il pollo -
- cosa cavolo significa che ti stavi preoccupando del pollo? - certo che la Sakuragi per essere una che adora il suono della sua voce è davvero pessima nelle spiegazioni.
Incrocia le braccia al petto e sbuffa come una bambina di cinque anni a cui la mamma non ha comprato il lecca-lecca - lui sostiene che ricordarmi di dover mettere a marinare il pollo mentre eravamo praticamente nudi nel suo letto sia una cosa a quanto pare terribilmente comica. Io personalmente non l’ho trovato così divertente visto che sono dovuta corre in cucina con le chiappe all’aria e i capelli che, dopo che lui ci ha passato le mani per minuti interi, fidati erano un vero casino. Senza contare che lì ho pure trovato la signora Morisawa appena era rientrata per occuparsi della cena e che aveva già risolto il problema. Ma tu immagina che figura da scema ci ho fatto. Che poi… io non ho neanche idea di come si faccia a marinare quel dannato volatile così lei si è messa a spiegarmi il tutto e credo di essermi fermata a chiacchierare un po’ troppo perché poi lui è sceso con il mio reggiseno in mano blaterano qualcosa del tipo “mio questo non è”, come se non fosse ovvio! La signora rideva, ma sono certa che chissà che razza di idea si sarà fatta di noi… -
Con uno scatto talmente agile che non avevo idea di essere capace di fare mi alzo in piedi, la afferro per le spalle e la scuoto, mentre lei persiste nel guardarmi con quei suoi enormi occhini color caramello come se fossi io, quella completamente squilibrata.
- cosa hai appena detto? - le sbraito contro - cosa ci facevi mezza nuda nel letto di Rukawa?  
Inarca un sopracciglio - tu che ci fai di solito in un letto di un ragazzo in quelle condizioni? -
Ora la spintono davvero - niente! Io non mi ci trovo in quelle situazioni, Izumi! -
- oh! - fa - beh, allora devi sapere che solitamente quando un ragazzo e una ragazza si piacciono…oddio, che poi possono essere anche due ragazze o due ragazzi, io non giudico affatto… anzi devo ammettere che trovo gli yaoi terribilmente intriganti… -
- ma per la misera! - esplodo - so esattamente cosa si fa in un letto in due, ma non è questo il punto! Ti sto chiedendo come ci siete finiti voi due così! -
Che poi in realtà non dovrei neanche essere così meravigliata dalla cosa considerando che io stessa li avevo già beccati a rotolarsi tutti avvinghiati sul pavimento del palazzetto sportivo, quindi magari su un materasso ci stavano pure più comodi. Certo, il fatto che fossero in qualche modo attratti uno dall’altra era evidente ma ingenuamente non avrei pensato che, essendo la loro ancora ufficialmente una relazione data da una scommessa, si spingessero così oltre.
Mi faccio seria in viso, inginocchiandomi davanti a lei e poggiandole le braccia sulle ginocchia - ma poi? Come siete rimasti? Fatto compiuto o no? -
Fa cenno di no - incompiuto. Da quella volta è capitato ancora di baciarci… a dirla tutta ci baciamo in continuazione e sinceramente faccio davvero fatica a farne a meno perché, naturalmente, quello lì sa pure baciare dannatamente bene. Però no, non ci siamo più spinti così in là… forse è mancata l’occasione… forse non ci sono più stati i presupposti giusti… inoltre è successo che siamo anche stati interrotti parecchie volte che sia statomdal campanello, dal cellulare, dalla domestica o dal fatto lui si addormentasse -
- si, ma a te tutto questo sta davvero bene, Izumi? Te lo chiedo da donna, da tua amica… non voglio fare l’uccellino della discordia ma ti rammento che voi non state davvero insieme e, per quel che mi riguarda, io non credo di riuscire a comportarmi in quel modo con un ragazzo che non amo e che probabilmente neppure lui mi ama -
Improvvisamene lo sguardo negli occhi di lei cambia e passa dal solito mezzo svampito a uno profondamente adulto. Uno sguardo che non credevo potesse appartenere a un anima leggera e frivola come la sua - capisco cosa intendi dire, dico davvero e ti ringrazino che ti preoccupi per me. Però abbiamo due visoni piuttosto diverse delle relazioni. Io non credo affatto di essere capace di amare un altra persona, di affidarle completamente me stessa nel modo totale che immagini tu. Sono troppo egoista, sono troppo concentrata su me stessa e forse sono in un certo senso troppo infantile per farlo. E non credere che io non ci abbia provato, anzi. Ma non sto parlando di Kaede ora. Avevo un ragazzo prima di tornare qui… davvero un bravo ragazzo. E mi amava in tutti i modi in cui si può amare una persona. Ma non sono mai riuscita a ricambiarlo totalmente. Così, prima di partire, gli ho dato tutto quello che potevo di me - sorride, accarezzandomi i capelli che mi escono dal cappellino come se ora fossi io la ragazzina confusa - si, gli ho dato la mia verginità. Ed è stato bello, sicuramente profondo e un po’ mi sono perfino sentita cambiare dopo quella notte. Però no, i miei sentimenti neanche così si sono voluti. Io credo fermamente che ci sia una enorme differenza tra sesso e amore. E non credo che per farlo bisogna necessariamente essere innamorati dell’altra persona. Ora, so bene che tu hai una visone estremamente romantica di quelle che sono le relazioni ma, mi spiace dirtelo, credo che sia anche un po’ irrealistica come cosa. Non credo che nessuno potrà mai arrivare alla totale perfezione che tu desideri - indica Miyagi con un piccolo cenno del capo - prendi lui. Quel ragazzo ti idolatra da sempre, ti riempie di attenzioni, è carino e divertente, sicuramente ti farebbe sempre sentire protetta e non ti farebbe mai mancare nulla. Però tu ancora lo respingi, nonostante anche tu provi dei sentimenti molto simili nei suoi confronti, e non provare a negarlo. è vero, lui è chiassoso, a volte infantile e un vero attaccabrighe. Ma ti ama in un modo che non riesco a immaginare potrebbe capitarti ancora nella vita. Ha messo letteralmente il suo orgoglio sotto terra per te. Io non ne sarei mai capace. Io non permetterei mai a nessuno di vedere le mie debolezze in quel modo, non sopporterei che qualche persona fosse più padrona del mio cuore che io stessa. -
- cosa stai cercando di dirmi? -
Sorride di nuovo e questa volta rivedo il suo sorriso vivace e sfrontato - innanzitutto che dovresti deciderti a metterti con lui - faccio una smorfia, ma lei mi ignora, glissando  - e poi non preoccuparti troppo per me. Sono grande e vaccinata e a quanto pare molto più preparata alla vita di te, mia cara sempai -
Torno a sedermi accanto a lei e Izumi subito mi poggia la testa sulla spalla, come una specie di cucciolo ammaestrato con la sua padroncina - però continuo a non capire il motivo di tutti i tuoi bronci, signorina. E non posso credere sia solo perché lui sia “bello bello in modo assurdo” -
Ridacchia e si esibisce in una linguaccia degna della prima elementare quando Rukawa, a cui forse fischiavano terribilmente le orecchie, si volta nella nostra direzione e ci fissa per un attimo - probabilmente è frustrazione sessuale - esordisce - avrei dovuto fare come mi ero ripromessa quando immaginavo potesse avere pure le fossette -
- ho paura di chiedere -
- saltargli addosso -
- appunto. Non lo volevo sapere -

Fisso questa poltiglia che Izumi mi ha messo nel piatto con l’espressione più disgustata che sia capace di fare ma questo non ferma affatto il suo spropositato entusiasmo per non parlare del suo orgoglio, perchè lei persiste nel stare seduta difronte a me, mani sotto il mento e negli occhi castani uno sguardo che più fiero di così non si può.
- che diavolo è? - chiedo.
- un burger di tufu - dice, come se la cosa non fosse ovvia.
- è giallo -
Sbuffa e mi spinge il piatto ancora più vicino in modo che l’odore nauseabondo che emette sto coso mi penetri per bene nel naso - ovvio che è di questo colore, non è di carne. Non puoi continuare a mangiare solo quella, per essere un giapponese ti nutri quasi esclusivamente di carni rosse, sei peggio di un americano sovrappeso. E posso anche capire che il tuo sogno sia giocare nell’NBA ma non credo partire fin da ora a copiargli l’alimentazione sia un buona idea -
- io non credo sia una buona idea mangiare sto schifo se non vuoi che ti vomiti addosso -
- pianta di lamentarti come se fossi un bambino di sei anni, Kaede. Sono solo proteine, vedrai che ti faranno solo che bene -
- dalle retta ragazzo mio, Izumi-chan ha sicuramente ragione. Senza contare che si è messa davvero di impegno nel preparati questo pasto. Sii educato e mangia con gratitudine -
Non degno neanche mio padre di uno sguardo, ignorandolo come faccio da sempre, cercando pure di evitare di insultarlo. Un paio di giorni dopo l’incidente, probabilmente avvertito dalla signora Morisawa, il vecchio è rientrato a casa dall’ennesimo viaggio di lavoro in fretta e furia, tutto trafelato e agiato come se fossi in punto di morte. Ovviamente ha pure deciso di piombarmi in camera senza avvisare nell’esatto istante in cui avevo infilato la mano sotto la maglia di Izumi e il coglione, dopo aver urlacchiato come una verginella ha deciso fosse l’ora di farmi il famoso discorsetto sul sesso. Naturalmente l’ho sbattuto fuori malamente ma quella cretina, mossa da un improvviso senso di civiltà, è partita con un monologo di come i domestici dovrebbero essere rispettati. Sono riuscito a farle capire che in realtà quell’uomo sarebbe mio padre, non il mio maggiordomo dopo circa dieci minuti e solo in quel momento lei si azzittita, diventando bianca e poi rossa e poi verde, come un curioso geco, prima di impazzire del tutto. Prima praticamente ci ha accusato di non assomigliarci per nulla, poi ha sproloquiato su un errore di genetica perchè effettivamente mio padre, Saotome Rukawa, è alto un metro niente, sfiora il quintale ed è quasi completamente calvo. Dopo di che mi ha urlato addosso di essere fonte di solo sventure, di persistere nel farle fare figure indecenti e poi lo ha rincorso in salone dove lui si era rifugiato a frignare come una donzella in difficoltà e da quel giorno lui e la rossa sembrano essere migliori amici, sicuramente in comunella per farmi uscire del tutto di testa.
- vedi caprone? Almeno qualcuno riconosce i miei spropositati sforzi! - blatera lei, rallegrandosi tutta per i complimenti ricevuti.
Provo a palpare quella cosa che lei chiama cena con con le bacchette ma, quando queste ci affondano dentro tanto questa cosa è pastosa, rinuncio definitivamente.
- dov’è la signora Morisawa? - chiedo, sperando in un pasto decente.
- le ho dato libero - fa Izumi, sciogliersi lentamente la lunga treccia che deve essersi fatta prima di mettersi ai fornelli.
- tu? Perché dai libero alla mia cuoca tu? -
Si esibisce in sorriso a trentaquattro denti - perché tanto ci sono io a prendermi cura di te, tesoro -
Sento un brivido freddo salirmi lungo la spina dorsale e so per certo che è il mio istinto di conservazione ad allertarmi dell’imminente pericolo.
Mio padre si alza dalla sedia in un trionfo di sorrisi compiaciuti e occhi lucidi - beata gioventù! Avessi avuto io alla tua età una così splendida creatura a occuparsi di me… invece solo studio e doveri. Come vi invidio! - Izumi gli dà una leggera carezza sulla spalla, come se capisse il suo sconforto, al quale lui risponde con una strizzata d’occhio che mi dà il voltastomaco - ora, come anticipato, mi vedo costretto a salutavi, miei cari ragazzi - ed era ora - il lavoro mi attente. Kaede, non farò rientro prima di un paio di settimane ma tanto ormai da domani togli la fasciatura e sono certo che la tua meravigliosa compagna non tarderà ad assicurasi della tua buona salute - non faccio in tempo a sottolineare che lei non è affatto davvero la mia ragazza che sotto il tavolo mi arrivi un precisissimo calcio negli stinchi - comportatevi bene in mia assenza e ricordate bene le mie parole prima di agire da sconsiderati! -
Come se si potessero dimenticare. “I neonati vomitano e non dormono. Siete certi di essere pronti ad accudirne uno?”.
Dopo aver straparlato per altri minuti di quanto tiene a noi, di quanto gli dispiaccia doversi assentare e aver riempito di complimenti Izumi, come se una come lei necessitasse davvero di un altro scemo che la elogi, finalmente prende la sua valigia e si leva di torno.
Mi alzo dal tavolo procedendo a passo spedito verso il divano in salone, rinunciando ufficialmente a riempire la mia pancia, deciso a farmi una bella dormita. Ovviamente non mi è possibile perché appena pochi secondi dopo Izumi si siede praticamente sule mie caviglie, costringendomi a cambiare posizione.
- potresti anche essere un po’ più gentile con lui, sai? è un buon padre e si vede che tiene molto a te -
Mi poggio un braccio sugli occhi, creando un buio fittizio - anche troppo -
- e allora perché sei così scontroso nei suoi riguardi? -
Prima o poi la soffoco con un cuscino - non lo tratto diversamente da nessuno, Izumi. Semplicemente non ho un rapporto con lui, non c’è mai e non c’è mai stato fin da quando sono piccolo. Ho più confidenza con la signora Morisawa che con lui… non so niente di quello che fa, so a malapena il suo lavoro, e non mi interessa neanche. Quei tre giorni che passa a casa gli piace giocare fare il padre dell’anno, ma io non so cosa farmene di lui. è appiccicoso, invadente e il modo che ha di fissarmi mi dà suoi nervi -
- e come ti guarderebbe, di grazia? -
La spio a mia volta da sotto il braccio. Sta seduta ai miei piedi con le gambe incrociate, incurante di indossare ancora la corta gonna della divisa, i capelli le scivolano sul viso e sta giocando distrattamente con la fodera di uno dei cuscini. A volte sembra molto più piccola della sua età, molto più infantile, mentre altre si comporta come una donna matura. In questo momento invece dimostra esattamente i suoi diciassette anni. E, cazzo… è bellissima anche così.
- come se potessi riportargli mia madre -
Satsuki Rukawa era una modella che a quanto pare ha rinunciato alla carriera per sposare l’uomo che amava e crescere suo figlio. Questo almeno finché non si è stufata del nuovo gioco e quindi ha raccolto i suoi preziosi abiti e se ne è andata senza voltarsi indietro, se non si contano le solite cartoline di buon anno prestampate e sicuramente scritte dal nuovo assistente di turno. Avevo sette anni quando mi ha dato l’ultima carezza e si è chiusa la porta alle spalle. Mio padre però non ne è mai uscito del tutto, anzi tiene ancora la fede addosso e la sua foto sul comodino e, quando l’ho mostrata a Izumi qualche settimana fa, lei ha sorriso e ha detto che la genetica aveva di nuovo il suo senso perché effettivamente siamo due gocce d’acqua.
- un po’ ti capisco, sai? - parlando continua a fissare un punto indefinito sul muro, come imbambolata, ma lentamente si distende affianco a me, poggiando la testa nell’incavo della mia spalla e io mi domando quando esattamente la sua mania di starmi sempre addosso ha smesso di darmi fastidio - i miei genitori, quando io e Hana avevamo undici anni anni, si sono separati e ci hanno chiesto con chi avremmo preferito stare. Hana ha scelto subito papà, lui e mamma non sono mai andati d’accordo nonostante fisicamente siano molto simili. Io ho scelto lei perché mi sembrava la cosa più giusta da fare, anche perché era stato papà a tradirla e l’ha praticamente costretta scegliere tra un palco di corna e il suo orgoglio personale. Mamma lavora nell’esercito, è un generale, non serve che ti dica cosa ha preferito. In ogni caso da quando ce ne siamo andate per me era ben chiaro che in realtà lei lo aveva dover amato davvero tantissimo perché, al contrario di mio fratello, io assomiglio più a lui e ho smesso di contare le volte in cui mamma mi guardava e si fermava a fissare il mio profilo come se vedesse il papà - ride, nascondendo appena il viso con una mano - sopratutto quando si litigava. Lì pareva proprio tirasse fuori tutto il rancore che serbava nei suoi confronti -     
Afferro una ciocca dei suoi capelli e comincio a giocarci distrattamente. Profumano - come mai sei tornata? -
- alla fine della terza media papà ha avuto un infarto ed è morto sul colpo - dice e io rimango immobile esattamente come lei, assorbendo il colpo e non sapendo bene cosa dire, le parole non sono mai state il mio forte. Izumi però quasi immediatamente prende la mia mano e fa combaciare le punte delle nostre dita, come fa spesso quando è rilassata e questo mi fa pensare che, tutto sommato, è serena adesso - Hana era rimasto solo con la nonna che è anziana ormai… e inoltre, giuro che ti uccido se glielo dici, in realtà un po’ mi mancava mio fratello. Così sono tornata qui -
Annuisco distrattamente - mi dispiace per tuo padre -
- a me per la tua -
- la mia non è morta -
- c’è poi molta differenza? -
Trattengo un sorriso - immagino di no -
Non so dire esattamente quando tempo sia passato mentre rimaniamo sdraiati in silenzio sul divano, ma a un certo punto Izumi alza appena la testa e fissa l’orologio sulla parete difronte a noi che segna le otto di sera passate. Si ributta su di me goffamente, sbuffando rumorosamente e gonfiando le guance come una bambina capricciosa.
- è tardissimo… la nonna mi starà aspettando per la cena. Mi sa che mi sono appisolata -
- russavi -
- cretino. Io non russo affatto -
Sto per dirle che è più probabile lei riesca a sproloquiare anche nel sonno ma vengo interrotto da un fragoroso tuono che proviene da fuori, seguito immediatamente da uno scrosciare d’acqua che sembra abbiano appena aperto i rubinetti al massimo.     
- ah, ottimo - dice lei, sempre più scocciata - tornerò a casa a nuoto -
Si lamenta ancora un paio di secondi prima di fare leva sui gomiti cercando di alzarsi ma, nel farlo i suoi capelli mi scivolano sulla faccia e vengo letteralmente avvolto dal suo odore. Quasi non mi accorgo di stare trattenendola per un braccio finché le parole non mi escono dalla bocca.
- rimani qua -
- eh?! - fa lei, alzando di scatto la testa e cercando i miei occhi.
Io credo di non essere mai stato più serio di così - rimani a dormire con me, Izumi -
 
- non ti preoccupare Ayako, starò benissimo!-
- se fa qualcosa che non va bene sappi che lo eviro -
Rido, lascandomi cadere sul letto dietro di me - sarebbe un enorme peccato, ma ti ringrazio del pensiero -
Sento una voce in sottofondo dal telefono chiedere chi questa volta la mia amica abbia deciso di castrare e riconosco subito il timbro cadente del capitano.
- oh però! E lui cosa ci farebbe ancora a casa tua a queste ore? -
- non ci provare neanche a farmi la ramanzina, signorina! Stiamo semplicemente lavorando a un progetto per scuola! -
- certo… si chiama così adesso eh? -
- vai al diavolo, Izumi! E pensa piuttosto a comportarti bene stanotte o col cavolo che ti copro con tuo fratello un altra volta! -
- neanche mia madre parla in questo modo, sai? - mi si allarga in sorriso di nuovo ma, proprio in questo istante, Kaede esce dal bagno con indosso solo un paio di larghi pantaloncini che deve usare come pigiama e mi osserva con la sua solita espressione distaccata, anche se alza appena un sopracciglio.
- infatti guarda che bel casino che sei venuta su! -
- tu invece cerca di comportanti davvero davvero male, mia cara! - dico, mettendo giù il telefono.
Lui nel frattempo lo vedo cercare qualcosa dentro l’armadio e solo pochi secondi dopo mi lancia addosso la canotta che, ormai dopo la prima volta, è diventata la mia tenuta quando mi occupo di lavargli i capelli.
- devo considerarla una mia proprietà, ormai? -
Alza le spalle, camminando lentamente verso il letto per poi buttartisi sopra accanto a me, il volto a guardare il soffitto - fai un po’ come ti pare, usala per dormirci intanto -
Trattengo un sorriso vittorioso e mi concedo ancora pochi attimi per spiare il suo profilo serio prima di issarmi e cominciare a slacciare i bottoni della camicetta della divisa - a titolo informativo: io stasera non sono rimasta qui, ho dormito da Ayako -
- l’avevo immaginato - dice, ruotando il viso nella mia direzione e fissando il movimento delle mie mani che liberano le asole lentamente in modo incredibilmente intenso, per essere lui a farlo. Ma ormai ho imparato che si, lui sembra assente la maggior parte delle volte ma, quando invece si concentra ed è davvero interessato a qualcosa i suoi occhi diventano così profondi da rischiare di farti un buco dentro. Solitamente gli succede sempre quando gioca a basket ma, ultimamente, ha cambiato il modo che ha di rapportarsi con me e ho capito solo recentemente che non è perché io gli ricordi quel dannato pallone, ma perché sembra trovarmi ugualmente interessante.
La cosa più incredibile? Non è affatto imbarazzante né strano, anzi. Personalmente lo trovo terribilmente intrigante e anche per questo gli permetto di guardarmi spogliare e volutamente ho deciso di farlo davanti a lui, ho tutta l’intenzione di fargli capire prima o poi che sono molto più interessante di un articolo in cuoio a forma sferica. Inoltre, nell’esatto istante in cui mi ha domandato di rimanere a dormire con lui, il mio cervello ha deciso che no, noi non dormiremo affatto. Perché, e lo so da settimane, voglio andare a letto con lui. è una sensazione stranissima perché mai mi era capitato di provare una così forte attrazione sessuale per un ragazzo. Oddio, certo alcuni li trovavo carini e un paio di volte sono effettivamente stata piacevolmente in loro compagnia. Ma neppure con Akira mi era capitato di sentire lo spasmodico desiderio toccarlo in continuazione, di volerne condividere il calore, di lasciarmi stringere dalle sue braccia forti il più possibile.
Sfilo la camicia e la lascio cadere a terra, dove pochi secondi dopo la gonna della divisa finisce a farle compagnia. Sto per prendere la canotta abbandonata fra di noi ma Kaede mi prende il polso e lo tiene fermo tra le sue lunghe dita.
- non ancora - dice, il tono di voce estremamente roco.
Gli sorrido sfrontata, voltandomi appena nella sua direzione per permettergli di guardami meglio, per niente intimidita dal mio essere rimasta solo in intimo - e perché? C’è qualcosa che preferiresti rimanesse esposto? -
Mi ignora deliberatamente ma, prima che io possa mettermi a bisticciare come al solito, lui allunga una mano e comincia a sfiorarmi appena il collo, per poi scendere ad accarezzarmi la spalla, la curva del seno… scivola sul fianco e si ferma solo una volta arrivato a posarsi sul mio ventre. Incrocio i suoi occhi, che fino ad adesso erano intenti ad osservare movimenti della sua mano come ipnotizzati, come se non fosse un suo arto a compiere quei gesti, come se lui stesso non si capacitasse dell’essere capace di vezzeggiare una ragazza in quel modo.
- tu sai perché ti ho chiesto di rimanere a stare qui stanotte, Izumi? -
- perché temevi che affogassi rientrando a casa e non mi volevi sulla coscienza? Che poi… tu la hai davvero, una coscienza? -
Sbuffa, ma non mi lascio sfuggire un leggero tremito delle sue labbra, una cosa estremamente simile a un sorriso trattenuto - deficiente -
- in ogni caso… - mi sporgo ulteriormente su di lui, lasciando che i nostri petti combacino e i miei capelli cadano sopra i nostri visi, chiudendoci quasi in un a stanza solo nostra - immagino sia per lo stesso motivo per il quale io ho accettato di restare -
Sento il suo pollice infilarsi oltre il bordo delle mie mutandine e trattengo per un secondo il respiro - molto bene, allora - e si avventa sulle mie labbra.
Si, perché Kaede non è uno che bacia. Assomiglia più che altro ad un assetato e tu l’unica fonte di acqua fresca disponibile nel giro di chilometri. Lui ti divora, lui ti entra dento e scava senza porsi inutili freni, non si sofferma a capire il tuo ritmo, te lo impone lui. Ed è un vortice…ti trascina con se e tu non puoi fare a meno di lasciarti cadere con lui, permettergli di gestire il gioco tramortita da una passione che ti senti salire dal profondo.
Mi sento spingere indietro e mi ritrovo trattata sul letto, lui sopra di me intento a divorarmi letteralmente… mi bacia il collo, sento la sua lingua lambirmi la pelle ripetutamente e quando la sento lambire il mio seno mi lascio sfuggire un lungo gemito.
- tutto bene il polso? - gli chiedo, la voce decisamente troppo bassa.
Annuisce leggermene, senza staccare le labbra da me e, come per riprova, lo sento armeggiare con il gancetto del reggiseno fino a riuscire a slacciarlo piuttosto velocemente. Gli permetto di togliermelo immediatamente, come volendo liberarmi io stessa di un impiccio e infilo le mani tra i suoi lucidi capelli tirandomelo addosso il più possibile.
- il tuo odore… - lo sento appena sussurrare, forse distrattamente.
- cosa? -
- è buono -
E vorrei dirgli che cavolo, lo spero bene! Che ci manca che puzzassi… per poi aggiungere un grazie, che è una bella cosa da sentirsi dire. E che il suo, di odore, è per me ormai come un palliativo. Che se sono particolarmente nervosa, se ho avuto una brutta giornata, se litigo con qualcuno, se mi manca la mia vecchia casa o mia madre… mi è sufficiente aspirare il suo aroma che subito mi sento meglio. Rilassata, nel posto giusto… esattamene come nel mio campo di girasoli preferito. Ma non riesco perché, quando sto per aprire bocca, Kaede si abbassa  velocemente sul mio corpo, afferra l’orlo dei miei slip e li fa scendere sulle gambe con una mossa agile, come se lo facesse da sempre. Sto anche per chiedergli dove diavolo ma sopratutto con chi ha fatto tutta questa pratica, ma quello che esce dalle mie labbra è solo un urlo di puro piacere, quando la sua bocca finisce tra le mie cosce e lui decide di mangiarmi.
Sbatto gli occhi più volte, come a cercare di capacitarmi di come io ci sia finta in questa situazione… fino a pochi mesi fa lo odiavo… ho cercato di approfittarmi di lui, di manipolarlo, di sottometterlo. Ho cercato di fargli male per punirlo del suo essere un terribile cafone arrogate. Allo stesso tempo lui mi ha fuggito, mi ha evitato, non ha mai smesso dal lamentarsi della mia presenza, ha ribadito ho perso il conto delle volte quanto io gli dessi profondamente sui nervi. Eppure eccoci qui…lui con la testa tra le mie cosce e io intenta a tirargli i capelli per avvicinarmelo sempre di più, i denti serrati sul labbro per non urlare e i fianchi che non smettono di andare incontro ai movimenti della sua lingua.
Quand’è stato esattamente il momento in cui ho deciso che Kaede Rukawa mi piacesse?
Abbasso appena lo sguardo quando lo sento fermarsi e lo trovo ancora appena chinato verso il mio sesso, ma con lo sguardo ben puntato nel mio e temo di essere arrossita perché il cretino, dopo essersi leccato le labbra, ha subito sorriso. E no, non ha fatto nulla per nascondere la sua ovviamente fuori luogo ilarità, ben evidente dietro una punta di soddisfazione tutta maschile. Che stronzo!
- sei ancora sicura? - mi domanda, rimanendo immobile.
Io alzo il naso il più possibile, innalzando il mio orgoglio probabilmente verso i confini dell’universo e artigliando l’elastico dei suoi pantaloncini e spingendoli verso il basso -  mettimi alla prova -
Lo osservo finire di spogliarsi velocemente e mi trattengo dal aggrottare le sopracciglia quando fisso la sua nudità. è diverso da mio fratello, è diverso pure da Akira. Mi domando per un attimo se anche io sono diversa sotto rispetto alle sue recedenti ragazze, e faccio davvero fatica dal non chiedermi anche quante effettivamente fossero. Scaccio però subito questi pensieri stupidi perché, cavolo, non avevo mai pesato che un ragazzo potesse essere così bello anche nudo. Ho sempre trovato la intimità maschile non esattamente graziosa, ma lui… oh, ovviamente signorino è perfetto anche lì. E mai, lo giuro, avevo desiderato assaggiare qualcuno come ora vorrei fare con lui.
Sto immaginando di strozzarlo quando sento le sue mani farsi strada tra le mie cosce e comincio a sentirlo premermi addosso. Stringo i denti, ricordando come la prima volta mi avesse fatto un pò male, nonostante tutte le attenzioni e le preoccupazioni di Akira. Ma niente, nessun dolore… ma solo una meravigliosa sensazione di pienezza. Lo sento salire sempre più a fondo dentro di me, riempiendomi tutta e trattengo il respiro solo per un attimo prima di lasciarmi andare in un lungo gemito quando lo sento arrivare in fondo. è davvero così bello, il sesso?
- stai bene? -
Strofino la guancia contro la sua, prima di abbassare le mani e afferrarlo per le natiche sode, tirandomelo addosso - mai stata meglio -
Si muove prima lentamente e, nonostante i miei gemiti e il mio attirarlo, il non cede ad accelerare e sembra invece godersi il mio momento di frustrazione.
- sei davvero cattivo, lo sai? -
Come al solito ignoro la mia uscita, ma lo sento puntellarsi bene con un polso sul materasso e con l’altra mano prendermi una coscia poggiarsela al fianco.
- hai fretta? -
- ho solo voglia di sentirti. Il più possibile -
- … Izumi? -
- si? - biascico, mentre sento il piacere salirmi letteralmente su per il ventre, mentre lui finalmente decide di assecondare i miei bisogni e aumenta il ritmo, regalandomi delle sensazioni impagabili.
- sei assurdamente bella -
Ed è esattamente in questo momento, quando torna a baciarmi ferocemente e comincia a spingere con foga dentro di me che mi faccio un altra domanda. E ne sono fottutamente terrorizzata.
Quando è stato effettivamente il momento in cui mi sono innamorata di Kaede Rukawa?
 

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


capitolo 10
 
Tengo stretta la palla tra le mani e la faccio ruotare paio di volte, prima di stringerla nuovamente, giusto per testare la resistenza del mio polso e, fortunatamente, sembra non darmi alcun problema. Trattengo un sospiro di sollievo e comincio a palleggiare con la mano tornata sana.
- cerca di non strafare per il primo giorno, Rukawa -
Mi volto molto lentamente verso Miyagi e credo che il modo in cui lo guardo, con un totale disinteresse per le sue parole, sia sufficiente a chiarirgli quella che sia la mia posizione in merito. Col cazzo, è un mese che sono quasi del tutto fermo, ho saltato tre partite e una amichevole, ho praticamente lasciato l’impronta del mio didietro sulla panchina e credo di dover fare un salto dal dentista tanto ho rosicato lì fermo e inutile. Un mese di energie sprecate da buttare fuori, prima che io esploda.
Il capitano ridacchia, alzando le spalle - come non detto. Va bene gentaglia, visto che il nostro asso è tornato in forma, vediamo di controllare se ci è ancora di una qualche utilità - interrompe il degno compare dai capelli rossi prima che abbia il tempo di lamentarsi - certo, Hana. Scusami… volevo dire il nostro asso di riserva -
Mi stiracchio un po’ il collo ignorando le loro dinamiche di gruppo, mentre ognuno comincia a prendere posizione in campo per una partita di allenamento. Sento già la mia pelle scaldarsi appena e un piacevole brivido di piacere mi scorre lungo la spina dorsale, come ogni volta che ho la possibilità di confrontarmi con qualcuno a basket. é una sensazione impagabile, che solo questo sport era stato in grado di darmi.
Almeno fino a ieri notte. Perché, cazzo, stare dentro di lei è una sensazione ancora migliore. Non paragonabile a nulla… forse solo come battere Sendoh, ma non ancora… forse come essere convocato in nazionale giovanile, ma non ancora…
- questa è la tua -
Alzo lo sguardo dalle mie scarpe e trovo quello di Izumi a pochi passi di distanza, le mani tese ad allungarmi una casacca arancione. I suoi occhi però non mi guardano affatto, sembra invece tremendamente distratta dall’osservare il fratello discutere ancora con i compagni di squadra su chi sia il migliore tra noi due.
Quando mi sono svegliato stamattina, decisamente troppo presto per i miei standard, ho trovato il letto vuoto e freddo e Izumi seduta difronte alla vetrata che da sul cortile avvolta solo in un accappatoio bianco in spugna. Mio suppongo, almeno da quanto le stava grande e le scivolava sulle spalle lasciandone una scoperta e i capelli ancora umidi dalla doccia appena fatta, intenta a sorseggiare qualcosa di caldo da una tazza. Sicuramente caffè considerando quanto a lei piaccia quella brodaglia infernale. Non ho mai visto nessuno consumarne neanche la metà di lei, ma credo questo spieghi in parte anche il perché della sua personalità quantomeno nevrotica. Lo ammetto, sono rimasto a spiarla non so neanche dire quanto ma c’era qualcosa nell’immagine di lei persa palesemente nei suoi pensieri, seminuda e stranamente silenziosa, chi mi aveva impedito di emettere alcun suono, come per non disturbarla. So solo che sentivo di nuovo qualcosa premermi forte al centro del petto, come una massa a fare pressione per togliermi il respiro. Un infarto, molto probabilmente. Da quando la conosco quella dannatissima ragazza ha quasi distrutto il mio sistema nervoso, mi ha reso monco, tolto il sonno… pertanto non me la sento proprio di escludere anche quella possibilità. Quando finalmente si era resa conto del fatto fossi sveglio, Izumi non si era comportata nel solito rumoroso e saccente modo, piuttosto era rimasta mansueta, accennandomi solo un sorriso e consigliandomi di sbrigarmi a fare una doccia che tra non molto avrei dovuto essere in ospedale a togliere le bende al polso e che lei mi avrebbe accompagnato, prima di tornare scuola, per assicurarsi andasse tutto bene. Alla fine poi è rimasta fino alla fine, seduta zitta su una sedia accanto al medico, attenta ai suoi movimenti come una studentessa modello. Una volta libero siamo tornati a scuola in bici e, arrivati davanti alle nostri classi, lei mi ha semplicemente salutato con un discreto “ci vediamo ad allenamento”. Solo qualche ora dopo, ossia quando anche il mio cervello è riemerso dal modo dei sogni, ho realizzato parecchie cose.
Izumi non mi ha detto buongiorno. Nè si è accoccolata nel letto con me, come invece nelle ultime settimane non aspettava altro che fare, la maggior parte delle volte fregandosene altamente del mio bisogno di spazio vitale. Mi ha si preparato la colazione, ma non si è insistentemente preoccupata io finissi quella poltiglia che lei definisce nutrimento come sempre aveva fatto. In bicicletta non ha appoggiato la schiena al mio petto, i suoi capelli non mi hanno sventolato in faccia tutto il tragitto anzi, è rimasta ben dritta e li ha legati una stretta treccia. Non mi è venuta a cercare a pranzo e sono rimasto seduto sul mio banco come un coglione ad aspettarla… poi mi sono anche addormentato, ma questo non c’entra. Finite le lezioni non era fuori dalla mia aula, non abbiamo fatto la strada insieme fino agli spogliatoi, non ha cercato di entrare nel mio per aiutarmi a cambiarmi, non mi ha chiesto se ho bevuto a sufficienza almeno cento volte, non mi ha detto di non esagerare, non mi urlato dietro minacce, non mi ha insultato neanche una volta.
Non mi ha baciato.
- stai bene? - le domando quasi irritato. Ma davvero ora io non sto affatto capendo questo ennesimo cambio di atteggiamento da parte sua.
Annuisce in modo sbrigativo, dandomi velocemente le spalle ma non prima che io non riesca a notare un leggero pallore sul suo viso - si, ho solo dormito poco stanotte -
Inarco un sopracciglio, guardandola andare via e mettersi a parlare con una Ayako lei stessa intenta guardare un po’ me un po’ Izumi come se condividesse la mia perplessità. Ieri sera, dopo… credo di essermi addormentato praticamente subito. Ricordo solo le gote arrossate di lei, il suo respiro ancora corto e di averle tolto alcune ciocche di capelli dal viso. Poi forse le ho baciato la spalla nuda. Infine buio totale. Pertanto comincio sul serio a domandarmi cosa possa essere successo in quello scarso intervallo di ore di sonno per averla fatta mutare in modo così drastico. Certo, l’essere tendente al bipolarismo in Izumi non è nulla di nuovo, ma almeno solitamente non perde occasione per farti notare le tue mancanze, i tuoi errori o anche solo la tua presenza in quel momento nel posto sbagliato.  
- hai un colorito terribile -
Sbuffa - sei carino a farmelo notare - dice, prima di darmi le spalle e tornare verso le panche, proprio un secondo prima che il capitano dia inizio alla partita.
Mi infilo velocemente la casacca, auto convincendomi del fatto alla fine a me non me ne importi proprio nulla dell’umore instabile della pazza, che la cosa non mi riguarda e che ora finalmente posso tornare a giocare, e che quindi da adesso sarà tutto di nuovo meraviglioso. Se poi suo fratello decidesse anche di cadere male e spaccarsi ancora la schiena, sarebbe pressoché perfetto.
Invece, siccome non sia mai io abbia una buona giornata, l’idiota mi ricompare davanti saltando come la scimmia che è cercando di fermare il mio tiro da sotto canestro. Fan culo, penso, e gli mollo una spallata, evitandolo è andando a segnare. Era necessario? No. Il fatto che di cognome faccia Sakuragi come quella dannatissima ragazza c’entra qualcosa? Probabile. Mi sento meglio? Diavolo, si.
- ehi Rukawa! - mi urla dietro Miyagi - datti una calmata! -
Ignoro lui e il rosso, mentre credo stia cercando di saltami addosso per ammazzarmi, con Mitsui che lo tiene fermo per le spalle, blaterando un qualcosa tipo “lascialo perdere, Hana… sai come è fatto” e faccio cenno a una matricola di passarmi velocemente la palla, che non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo a discutere con simili imbecilli. Con la coda dell’occhio guardo distrattamente verso il lato della palestra dove stanno il Mister e le manager e, a parte Ayako che sbraita a tutti di comportarsi da professionisti, quando è chiaro sarebbe lei la prima a dover dar retta ai propri consigli, noto Izumi appoggiata al muro alle sue spalle, il capo chino a guardarsi i piedi e un colorito insolitamente pallido sul suo viso. Faccio appena in tempo a dirmi per l’ennesima volta di piantarla di badare alle sue stranezze, quando la vedo posarsi una mano sulla fronte, emettere un lungo respiro, e cadere a terra. Ed è strano, perché più di una volta l’ho sollevata e Izumi non pesa assolutamente nulla eppure il suo corpo emette un sonoro “tunf” toccando il palchè. Così penso che magari ha sbattuto la testa. Che li pavimento dev’essersi fatto davvero male. Che sicuro sul fianco le spunterà un bel livido violaceo. Che capelli le si sono sciolti e le coprono tutto il viso, che però sono morbidi. Che a me alla fine non dispiace averli addosso. Che lì sdraiata sembra una bambina. Che non si muove, e lei si muove in continuazione.
Che la voglio. Ancora e ancora.
 
Noi Sakuragi siamo sempre stati una razza tremendamente energica. Lo è la nonna ad oggi, con i suoi quasi ottant’anni, sempre pronta a cucinare per un esercito, con i suoi panni per pulire in mano e la ciabatta pronta ad essere sbattuta sulla mia testa se faccio qualcosa di sbagliato. Mia madre è un generale dell’esercito, perennemente sotto esercitazioni, dura e inflessibile. Papà… lui non è sicuramente mai stato un gran lavoratore, ma sicuramente dedicava tutte le sue infinite forze alle donne e al far festa con gli amici fino a tarda notte. Non era mai cresciuto, dicevano le donne di casa, ma personalmente non ho mai avuto alcuna difficoltà con la cosa. Sarà che è stato lui ad insegnarmi a combattere, è stato lui a recuperarmi per la collottola di peso quando litigavo con ragazzi molto più grandi e mi facevano il culo, era lui ad arrivare in presidenza a discutere con gli insegnati, per finire poi con il farsi una sonora risata e dire che alla mia età era più che sano azzuffarsi, che avrebbe temprato il carattere. Izumi poi è sempre stata la macchina da guerra di casa. Instancabile, quella riusciva ad essere impeccabile a scuola, nelle risse, nell’aspetto indipendentemente dalla situazione. Izumi è un capo branco, dritta come un treno, fermamente convinta di essere immortale e di avere sempre ragione, prevalere su di lei è praticamente impossibile. Abbatterla, ancora peggio. Quando i nostri genitori si sono lasciati lei ha fatto velocemente le sue borse, seguendo mamma e dicendomi di non preoccuparmi, che ci avrebbe pesato lei a rimetterla in sesto, che io avrei dovuto solo cercare di non finire in galera con papà. Quando poi lui è morto, il giorno dopo Izumi era davanti alla porta della nonna con ancora le sue trecento valige intorno, sguardo combattivo e, seria come non mai, si è occupata di sistemare tutti i documenti e organizzargli un funerale decente. Mi aveva scaricato dei gran calci negli stinchi quando ho solo provato a deprimermi, urlandomi contro che “non c’è tempo per questo. Qui ora bisogna vivere anche per lui, fare un gran casino e dimostrargli che i suoi figli possono arrivare fottutamente in alto”. Per tutti questi motivi non mi sono mai preoccupato per lei. Però ultimamente la nonna me lo diceva che la vedeva stanca, che era pallida e che c’era qualcosa di strano in mia sorella. Personalmente non l’ho assolutamente notato, ma sono una vera capra in sensibilità. L’infermiera della scuola ha parlato di sovraffaticamento, ma davvero ancora non posso credere a quella parola affiancata al nome di Izumi. Però è successo sul serio, è caduta come un sacco di patate ad allenamento, svenuta dal nulla. Non me ne ero neanche accorto all’inizio fosse accaduto qualcosa, ero troppo occupato ad arrabbiarmi non ricordo eppure più per cosa e quando ho sento il botto della caduta pensavo fosse semplicemente cascato a terra qualcosa di pesante. Che poi era pure vero, solo che quel qualcosa era mia sorella. Non fosse stato per l’urlo di Ayako ci avrei messo probabilmente altri minuti ad accorgermene. Beh, forse no. Perché lo scatto di Rukawa… ecco, quello non l’avrei mai potuto non vedere. Perché quello si muove sempre a rallentatore, tranne che in campo. E la palla l’aveva in mano un altra persona pertanto non poteva essere stesse scattando verso una azione. L’idiota ha corso come farebbe solo per andare a schiacciare a canestro verso di lei, l’ha presa in braccio come se non pesasse nulla ed è partito verso l’infermeria senza guardarsi indietro. Ammetto che siamo rimasti tutti come raggelati alla scena, più dalla reazione di lui che da mia sorella svenuta sul pavimento. Era preoccupato, tremendamente preoccupato. Era se possibile più pallido del solito e quando, pochi minuti dopo sono arrivato pure io a controllare cosa diavolo fosse successo a Izumi, lui era ancora accanto al suo letto, quasi l’infermiera avesse fatto fatica a fargliela posare sul lettino, duro come un albero e con la mascella talmente tirata che sembrava stesse per staccarsi dalla sua faccia.   
- quindi è solo stanchezza? - domando, continuando comunque a guardare un po’ Izumi, appoggiata a un paio di cuscini di nuovo sveglia, intenta a sorseggiare un intruglio dall’odore terribile che dovrebbe essere rigenerante.
- non sembra avere altri sintomi. Per sicurezza puoi fare un controllo in ospedale, ma personalmente non credo ti sia necessario. Hai avuto molto stress negli ultimi tempi? -
Lei alza appena un sopracciglio, spiando Rukawa da sopra il bicchiere - un po’ -
- allora pensa solo a rallentare un pò, cara. Vedrai che in un paio di giorni sarai come nuova -
- non si può tenere sotto morfina per almeno un mese, invece? -
- vai al diavolo, Hana! -
Vista l’intensità del suo insulto decreto che stia effettivamente molto meglio e mi auto incarico di andare a recuperare le sue cose nello spogliatoio femminile, lasciando la coppia degli incubi da sola. Non so perché ma ho la sensazione che si stiano per scannare a vicenda, stando almeno da come si guardano. Izumi probabilmente dà la colpa interamente a lui dell’essere stramazzata a terra, sfinita dall’essersi presa cura di un simile cretino. Rukawa… boh, lui effettivamente non so perché lo faccia e sottolineo il fatto la sua espressione non sia poi così diversa dalla solita, ma forse è arrabbiato con lei perchè gli ha fatto perdere l’allenamento. O forse, e sarebbe ancora peggio, sta così perché si è davvero preoccupato. La cosa mi procura una nausea terrificante, a dirla tutta.
Quando finisco di raccattare tutte le cianfrusaglie di mia sorella, facendo per tornare verso l’infermeria, mi imbatto in Harukina cara che corre tutta infervorata nella mia stessa direzione.
- ho appena saputo! Come sta Sakuragi? -
- luce dei miei occhi! Anche oggi sto in splendida forma, non lo vedi tesoro? -
- ma non tu! - quasi mi urla addosso. Comportamento estremamente anomalo per lei, sempre così misurata - sto parlando di Izumi! -
- ah! - sbuffo, assolutamente geloso che il motivo della sua fretta non sia precipitarsi tra le mie braccia - quella sta benone. Dicono fosse solo un po’ di stanchezza, ma secondo me è solo il diavolo che è uscito dal suo corpo stufo marcio del suo caratteraccio -   
Sospira profondamente, posandosi una mano sul cuore, con il suo solito atteggiamento estremamente femminile - che sollievo -
Le sorrido, mettendole una mano sulla spalla e camminando piano accanto lei, improvvisamene io stesso più sereno, come ogni singola volta che ho l’opportunità anche solo di passeggiarle accanto.
“Grazie al cazzo, dovresti solo baciare dove cammina quella creatura soave che inspiegabilmente si accompagna a un caprone come te” mi sbraita nella testa la voce soave di mia sorella.
La mando mentalmente al diavolo e faccio per aprire la porta dell’infermeria quando la mano di Haruka mi blocca il polso e sto per domandarle che succede quando da dentro sento alzarsi la voce di Rukawa.
- che diavolo significa? -
- quello che ho detto, Kaede. Sono stanca. Questo gioco ormai è diventato troppo impegnativo, non mi va più di continuare -
- era un gioco? -
- era solo una scommessa, no? Me l’hai chiesto tu stesso quando potesse terminare più volte, pertanto eccoti accontentato -
Sento come un rumore di stoffa smossa malamente e immagino lui abbia scostato la tendina in malo modo - non farla passare come se fosse una decisione mia! -
- perché, la cosa cosa non ti sta forse bene? Preferisci continuare a essere il mio ragazzo? -
- non ho detto questo! -
Izumi sospira talmente profondamente che la sentiamo da qui. Faccio per entrare e dividerli ma Haruka me lo impedisce, trattenendomi accanto a lei e facendomi cenno di no con il capo, sul viso una espressione terribilmente tesa.
- e allora cosa vuoi da me, Kaede? Non vuoi essere il mio ragazzo, non vuoi che io la chiuda qui… cosa dovrei fare secondo te per farti finalmente felice, oh mio principe? -
C’è una lunga pausa di silenzio, talmente lungo da farmi scendere dei brividi lungo la schiena, come se l’aria pesante che ci deve essere lì dentro coinvolga anche noi fuori.
- e tu cosa volevi ottenere da tutto questo, Izumi? -
La sento ridacchiare e, se non la conoscessi talmente bene da farmi paura da solo, potrei anche pensare che lei sia effettivamente divertita dalla cosa, ma riconosco nel suo tono qualcosa di estremamente costruito, come se ogni singola parola o suono esca ora dalla sua bocca sia studiato a tavolino per farla apparire in un certo modo.
- immagino volessi solo farti un dispetto e divertirmi un pò. Ora però la cosa penso sia durata a sufficienza e comincia davvero a tediarmi questa routine. Rallegrati, sei finalmente libero! -
- molto bene - dice l’altro, il tono di voce piatto - vaffanculo Izumi -
I passi di lui veogono verso la nostra direzione e facciamo appena in tempo ad allontanarci di qualche metro prima che lui apra la porta e ci becchi in pieno a origliare. Sto per dirgli qualcosa del tipo “grazie a dio non sei più mio cognato” consuma sonora risata ma lui ci sorpassa non degnandoci di uno sguardo. Il che alla fin fine non è per nulla male, stando almeno dall’espressione truce che aveva stampata in faccia. La stessa di quando abbiamo perso la partita contro il Kainan l’anno scorso.
Fisso per alcuni lunghi secondi la sua schiena allontanarsi lungo il corridoio prima che Haruka mi faccia segno di seguirla dentro la stanza. Dell’infermiera non c’è l’ombra, mentre mia sorella ne sta ancora seduta sul bordo del letto, i piedi scalzi che sfiorano il pavimento, le mani occupate a tirarsi una ciocca di capelli e lo sguardo perso fuori dalla finestra, dove i tiepidi raggi di fine novembre ancora illuminano la stanza di un bel arancione.
- hai preso tutto? - mi manda subito, senza voltarsi verso di noi.
Annuisco anche se lei non mi più vedere - va tutto bene? - chiedo titubante, perché nella sua schiena rigida c’è qualcosa che non mi convince per niente.
- ovviamente. Ora passami i miei vestiti, non ne posso più di stare qui seduta e improduttiva -
Le allungo la borsa con tutte le sue cose e solo adesso Izumi si gira verso di noi e il suo viso è ancora pallidissimo e i suoi occhi non mi sono mai sembrati così distanti dalla realtà come ora. E lei è una delle persone più concrete io conosca.
- lo hai lasciato per davvero? - chiede Haruka, facendo un passo avanti e avvicinandosi a lei, il tono di voce basso e delicato, come se avesse lei stessa paura d esprime i suoi pensieri.
Izumi invece alza le spalle in modo sbrigativo - già -
- posso chiederti come mai? - insiste con delicatezza però la mia ragazza.
Lei sbuffa - perché è terribilmente stancante vivergli accanto! Sono addirittura svenuta a forza di stargli vicino! Figurati se devo rinunciare alla mia salute mentale e fisica solo per una stupida scommessa! Che poi a dirla tutta stava diventando fin troppo noiosa la cosa, ormai non c’è più nessun motivo per tirarla avanti più di così. In più lui non è poi così interesse, sai? Praticamente un principino viziato all’inverosimile, abituato ad averle sempre tutte vinte. é stato divertente solo il primo periodo. Ma adesso? Per carità mai più, che continui libero per la sua strada nella speranza sia il più possibile lontano dalla mia perché anche solo condividere l’ossigeno con un simile musone mi mette addosso tristezza e rammarico e mi si contorcono le budella. Non ho intenzione di perderci un secondo di più dietro... cioè, ti pare che una come me… -
- Izumi? - dico, interrompendo il suo delirate monologo.
- che vuoi, Hana? Muoviti perchè devo fare assolutamente pipì e non ne posso più di questo odore di ospedale -
- perché ci stai mentendo? -
Ed ecco finalmente che si decide a guardarmi negli occhi e i suoi sono davvero enormi, arrossati e lucidi. Sembra spaesata, giovane, fragile e boccheggia anche prima di provare  sorridermi, sicuramene per tentare di mentirmi di nuovo propinandomi un “ma che dici, scemo?”. Ma non ci riesce, credo alla fine la stanchezza abbia definitivamente ragione su di lei perché abbassa il capo fino a posarlo sul mio petto sfinita, mentre le sto piantato davanti a guardarle la nuca. Le sue spalle cominciano a tremare in modo quasi impercettibile, così le poso una mano sulla spalla, avvicinandomela ancora un po’. E per un attimo mi chiedo se è sempre stata così fine, se è semper stata così magra e se mai mi ero veramente reso conto alla fine mia sorella sia davvero solo una ragazzina.
- ti sei innamorata di lui, non è vero? -
Ed è esattamente alla domanda di Haruka che comincia a piangere, artigliando la mia maglietta.


 

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Capitolo 13
*** capitolo 12 ***


capitolo 12

è passato quasi un mese dal giorno in cui Izumi Sakuragi, quella specie di valchiria inquietante che temo sia diventata la mia migliore amica, è svenuta in palestra. Quattro settimane al mezzo infarto che mi sono presa quando non la vedevo più muoversi, quattro settimane alla corsa sfrenata di Rukawa verso l’infermeria, quattro settimane dalla prima volta da quando lo conosco che ho capito perché il resto delle ragazze lo chiamasse da sempre “principe”. In realtà immaginare lei come un donzella in difficoltà mi risulta tremendamente irrealistico, forse sarebbe meglio pensare che il bel principino abbia abbandonato Cenerentola nella torre e che si sia preso una bella sbandata per il drago, però non posso fare a meno di pensare che quel giorno sembrava davvero un fidanzato preoccupato corso in aiuto della sua donna. Il mio cuore di quasi diciottenne assurdamente romantico ha mancato un battito a quella scena, cominciando stupidamente a desiderare io stessa di stramazzare a terra per farmi soccorrere in quel modo cavalleresco. Che poi, qualcuno avrebbe mai potuto immaginare quell’orso in simili vesti? Mai, neppure tra un centinaio di anni.
Ero rientrata a casa fantasticando su fiabe, castelli e addirittura rivalutando il ruolo di Ryota nella mia vita, cominciando a pensare che forse Izumi non aveva tutti i torti, che forse dovevo davvero dargli una opportunità, che forse sarebbe andata bene e che i lieto fine esistono davvero.
La mattina dopo, a scuola, li ho visti arrivare separati. Rukawa sfoggiava il suo caratteristico broncio se non fosse stato per l’aurea nera come la notte che gli stava attorno e Izumi una sfolgorante capigliatura completamente rosa. Ro-sa.
- avevo voglia di cambiare. Forte, vero? -
Forte sarebbe stata sicuramente la pedata nel sedere che le avrei tirato io se non fosse subito arrivato un professore, probabilmente con l’intento di rimproverarla per il colore di capelli assolutamente vietato dal regolamento scolastico. Non l’ha fatto alla fine. è arrivato carico come un treno, imprecando a metri di distanza poi però, accortosi che si trattava proprio di lei, dopo averla fissata per un paio di minuti buoni con aria perplessa alla quale Izumi rispondeva con un sorriso smagliante, ha girato i tacchi e ci ha piantato lì. Sono seriamente convinta che, visto il soggetto in questione fosse alla fin fine un caso irrecuperabile di disgrazie il docente avesse scelto il minore dei mali, cioè fare finta di nulla. In mensa Izumi riluceva come un unicorno in un prato di vacche tanto era sfolgorante la sua nuova capigliatura e tanto era strana la sua presenza lì, considerando che solitamente lei i pranzi li passasse con il degno compare sul terrazzo, luogo silenzioso in cui lui poteva dare sfoggio di tutta la sua misantropia. Non ho inizialmente badato tanto alla cosa, ero troppo occupata nel cercare, ovviamente inutilmente, di farle salire un po’ di sue in quella zucca vuota che si ritrova ma provare a farla ragionare è come cercare di far parlare un muto, una terribile perdita di tempo. Non ho però potuto evitare di notare come, una volta arrivati tutti in palestra, lei e Rukawa si ignorassero bellamente. Precisamente lui aveva guardato verso di lei appena entrati, sul viso la stessa espressione un piatto vuoto, per poi dedicarsi ai suoi preziosissimi allenamenti mentre anche lei era occupatissima nel proseguire con quella che è la sua di attività preferita: l’auto elogiarsi.
Mi era sembrato tutto però un po’ troppo. Izumi parlava a voce troppo alta anche per i suoi standard, il suo sorriso era troppo grande, il suo buon umore esagerato, il suo aspetto assolutamente impeccabile, la capacità che improvvisamente sembrava aver acquisito di riuscire a evitarlo in un modo apparentemente totalmente casuale fin troppo precisa. Ero riuscita a placcarla per avere chiarimenti solo un oretta più tardi nello sgabuzzino, mentre mettevamo via i palloni utilizzati ad allenamento. In palestra si sentiva solo il rumore dei passi di Rukawa che come al solito proseguiva da solo i suoi tiri a canestro, ignorando deliberatamente il fatto che tutti non aspettassimo altro che potercene tornare a casa a fare un bel bagno caldo.
- mi vuoi dire che diavolo succede? -
Lo sguardo raggiante che Izumi mi rivolse voltandosi nella mia direzione per un attimo mi gelò il sangue nelle vene - oh, Ayako cara - disse, il tono di voce mellifluo - potresti rimanere tu a chiudere stasera? Io proprio non posso -
Inarcai un sopracciglio perchè da quando quella cosa tra loro due, come la si voglia chiamare, era iniziata lei era sempre rimasta con lui fino all’ultimo secondo senza che nessuno neanche glielo domandasse, un po’ per continuare a inveirgli dietro un po’ per rimanere finalmente soli. Mi auguro a insultarsi e basta, perché se vengo a scoprire che sul pavimento ci hanno fatto anche altro domani dò alle matricole sette litri di disinfettate e li metto sotto. Oppure dò fuoco alla palestra, forse faccio anche prima.
- tu non ti muovi da qui finché non mi hai spiegato perché avete litigato di nuovo! -
Sbattè gli occhi, perplessa - con chi avrei litigato, di grazia? -
- ma con Rukawa! -
- ah! - disse tutta sorpresa, ridacchiando pure - ma non abbiamo mica discusso -
Mi ficcai le mani suoi fianchi, più seria che mai - non pendermi per i fondelli Izumi. Lui ha la faccia da serial killer e tu sembri sotto allucinogeni. Qualcosa deve essere successo per forza! -
Fece spallucce - ti assicuro che non ci sono state scenate. Credo anzi tu stia un pelo esagerando amica mia, lui è esattamente il sotto musone e io sono semplicemente di umore raggiante. Certo, ieri l’ho mollato ma non credo affatto… -
Le ero piombata a un centimetro dal naso in un nano secondo  - cosa hai fatto?! -
Izumi si mise a raccontarmi di come, la sera prima dopo essere rinvenuta, avesse preso la razionale decisione di chiudere quella specie di relazione che aveva con lui nel modo più veloce di sempre. Parlò come se stesse rileggendo un copione a un professore di letteratura, il sorriso che persisteva nell’esibire era talmente rigido da sembrare fatto di creta. Non fece che sottolineare quanto fosse la cosa migliore da fare per entrambi, di quando fosse annoiata da lui, di quanto alla fine fossero totalmente incompatibili e di quanto si sentisse libera e felice quel giorno.
- questo spiega i capelli rosa - decretai io alla fine del suo lungo monologo.
- che intendi dire? -
La guardai come si fissano le scimmie allo zoo, con quel filo di tenerezza e repulsione assieme - non avrei mai pensato tu potessi essere un simile cliché, ma sappi che è comune tra le ragazze che hanno subito una delusione d’amore cambiare i capelli, che sia nel taglio che nel colore non ha importanza -
Izumi mi guardò inorridita dapprima, sicuramente soffermandosi solo sul fatto mi sia permessa di darle della persona comune, quindi solo in un secondo momento doveva aver realizzato il senso reale delle mie parole, stando almeno all’intensità con cui dichiarò che lei non aveva subito alcuna delusione, che era stata lei a chiudere e che lui è un caprone idiota. Chissà poi il perché dell’ultima affermazione.
- toglimi solo una curiosità: l’altra sera, quando sei rimasta da lui…come andata? -
Si fece subito seria, probabilmente finalmente capendo dove volessi andare a parare - parla chiaramente, Ayako -
Mi sedetti sulla panchetta dietro di noi, afferrandole la mano e forzandola a mettersi accanto a me. Non oppose resistenza, fissandomi attentamente in viso, concentrata forse nel non far trasparire alcun sentimento dal suo bel viso - ti sto chiedendo se hai fatto l’amore con lui -
- no - disse immediatamente - non abbiamo fatto l’amore. Te lo avevo già spiegato… abbiamo fatto del semplice sesso -
Izumi è davvero una brillante attrice, devo riconoscerlo, è una vera esperta nel manipolare i muscoli facciali e il timbro di voce, ma ormai la conosco da un po’. E, se ho una qualità, quella è sicuramente l’empatia così non esitai nel dirle la mia conclusione - e quanto male ti ha fatto capirlo? -
A quella domanda non ha mai risposto né io ho mai insistito. Quando la prima lacrima lasciò i suoi occhi, percorrendo la gota come a rallentatore, ci ammutolimmo entrambe e io l’abbracciai semplicemente stretta. Non aveva emesso un singolo suono, era rimasta lì rigida tra le mie braccia, con un orgoglio simile a quello di un demonio, con le lacrime che continuavano a scenderle sul viso, ma l’espressione fiera di sempre non l’aveva abbandonata neppure per un secondo. Solo giorni dopo mi disse che si era resa ridicola già abbastanza tra le braccia di suo fratello il giorno in cui lo aveva lasciato e che pertanto piuttosto che replicare si sarebbe tagliata un braccio. Quando, parecchio tempo dopo, siamo uscite dallo sgabuzzino, lei è andata diretta agli spogliatoi guardano dritto davanti a se a testa alta, ignorando Rukawa che continuava imperterrito i suoi allenamenti. Io però non ho potuto fare a meno dallo strappargli la palla dalle mani e cacciarlo nelle docce, urlandogli dietro che ero stufa, che volevo andarmene e che non avevo nessuna intenzione di aspettare i suoi porci comodi. Stranamente non replicò affatto.
Come dicevo, sono passate quattro settimane da quel giorno.
Io nuovamente non credo affatto che tra me e Ryota potrà mai funzionare, sono ancora romantica ma fingo l’incontrario, la relazione tra Sakuragi e la Akagi prosegue con la stessa lentezza di un drama coreano e sopratutto con la stessa identica passione, ma sembra che a nessuno dei due importi nulla e Izumi e Rukawa continuano bellamente a fingere che l’esistenza dell’altro sia una simpatica burla. Non li ho mai più visti rivolgersi la parola se non nelle rarissime occasioni in cui non potevano proprio evitarlo. Se condividono una qualsiasi stanza lo fanno uno da una parte una dall’altra, come se avessero sviluppato una curiosa allergia nei rispettivi riguardi. Izumi da parte sua persiste nell’ostentare un umore meraviglioso e nel prodigarsi per essere assolutamente inutile agli allenamenti come al solito. Lui… a occhio inesperto sembrerebbe il solito vecchio e truce Kaede Rukawa, l’uomo con la capacità di degnare della sua scarsissima attenzione solo una palla, ma io l’ho notato quasi da subito che la guarda. Che poi sarebbe meglio dire che la punta con una tale intensità dal perforarle la schiena. Quando glielo ho fatto notare Izumi mi ha semplicemente sorriso e dato un paio di pacche sulla spalla, come se fosse la più grande ovvietà avesse mai sentito.
- secondo te avrei potuto non notarlo, Ayako? In ogni coso non cambia nulla. Non è venuto a parlarmi. Non mi ha mai cercata. Sta solo lì a guardarmi. Io non cosa farmene di questo -
Però mentre mi parlava aveva una espressione talmente triste che mi sarei messa a pingere io per lei, se avesse avuto un senso farlo.
A questo mi ritrovo nuovamente a pensare mentre giro per i corridoi della scuola alla ricerca di una più che visibile chioma rosa con in mano gli appunti sui nostri avversari del giorno dopo. Ovviamente a lei non importerà nulla, ma per una volta dovrà rendersi utile perché la sottoscritta è all’ultimo anno e all’università ci vuole andare davvero e questo significa che ogni tanto devo anche dedicare il mio tempo agli studi e non solo a fare da badante a quella banda di debosciati che è la nostra squadra. La trovo in fondo al corridoio davanti ai bagni e quando la affianco sta parlando con un quartetto di ragazze del terzo anno, anche se di una sezione diversa dalla mia.
- prima o poi dovrai davvero dirci che trucchetti hai usato per riuscire a prenderti Rukawa, sai? - le dice una, ridendo in modo estremamente fastidioso. Sto pure per mandarla al diavolo, ma Izumi mi afferra per un polso e mi rimette al mio posto, sorridendo in modo falsissimo a quella specie di oca.
- una ragazza deve pur avere i suoi segreti sempai, non trovi? -
- forse è come dici tu, Sakuragi ma ammetterai anche tu che la cosa è un vero mistero per noi tutte. Che tu sia di bell’aspetto è indubbio, ma capirai che non può essere l’unico motivo. Quel ragazzo è stato inarrivabile da chiunque da sempre, con qualsiasi mezzo o impegno. Ma poi spunti tu e dopo neanche un paio di settimane riesci ad accalappiarlo. La cosa per noi rimane davvero sospetta! -
Izumi alza le spalle - magari sono capitata al momento giusto -
Le altre se la ridono ancora un po’ tra di loro, blaterando commenti a caso e senza senso su cose di cui non hanno la minima idea e vorrei davvero mettermi a urlare di lasciarla stare con la faccenda di lui, che forse loro sono troppo ottuse per accorgersene ma lei sta soffrendo. E ogni singola volta che qualcuno le chiede di loro e succede ogni dannatissimo giorno, un piccolo pezzo del sorriso di lei va in pezzi. Non so quanto ancora riuscirà a mantenere questa maschera di superiorità, ma comincio avere paura per lei.
Pochi minuti dopo finalmente siamo libere di andare e io afferro la manica della divisa di Izumi come per cercarle di trasmetterle il mio conforto e la mia forza, la mia energia. Non riusciamo però a fare che pochi metri prima che il volume di voce di quelle altre ci faccia fermare.
- tutto sommato - dice una di loro, una piccoletta dai capelli ossigenati e troppo trucco intorno agli occhi - quel Rukawa lì non doveva essere un gran che per essere stato mollato così -
Izumi letteralmente inchioda al mio fianco e posso sentire il suo corpo irrigidirsi.
- sono d’accordo - fa un altra - probabilmente ha solo un bel faccino ma come persona è evidente che faccia davvero schifo. Cioè quello non ha uno straccio di amico, è ossessionato dal basket e deve essere davvero il ragazzo più noioso e monotematico del mondo -
- stai zitta.. - sussurra Izumi, talmente piano che faccio fatica a sentirla io.
Una dal naso più lungo che io abbia mai visto scoppia a ridere - sicuramente è un vero coglione. Un ragazzino viziato che non ha idea di come si tratti una donna. Sono sicura sia pure stupido, per non parlare che lo deve avere davvero piccolo, sapete? Che pena! -
A fermare Izumi non ci ho nemmeno provato, e non solo perché quella è veloce come un serpente a sonagli quando vuole, ma perché ritrovarsi con il culo a terra dopo quelle parole, quella se lo è davvero meritato.  
- chiudete quella cazzo di bocca! - urla, i capelli rosa che le sventolano intorno al corpo teso - non avete alcun diritto neppure di nominarlo uno come lui, voi quattro troie! Dite così perché vi ha rifiutate ripetutamente, non è vero? Certo che lo ha fatto, che ci doveva fare con quattro catorci del genere? Pietà la farete voi, maledette scrofe! - punta l’indice contro il petto di una di loro - provate solo un altra singola volta a parlare male di lui in questo modo che io lo verrò a sapere, vi troverò e userò il vostro culo come posteggio per le biciclette! -
Mi viene quasi da ridere per l’inventiva delle sue minacce, ma smetto immediatamente quando vedo la testa del diretto interessato fare capolino da dietro l’angolo, attirato dalle urla come molti altri. O forse ha solo riconosciuto la voce di lei. Cerco di fare cenno a Izumi che è arrivato ma lei non mi degna di uno sguardo.
- Kaede lo posso insultare solo io, vi è chiaro?! -
Ed esattamente, come da copione, solo ora si accorge della sua presenza.
Ed eccola lì, la sua splendida maschera andare in pezzi.
Izumi con uno scatto da vera atleta si volta, mi afferra per il polso e mi trascina con lei in cortile, correndo a perdifiato ed evitando tutti come in un enorme slalom.
Solo una volta arrivate quasi al cancello, dove intorno a noi non c’è proprio più nessuno e certe di non essere seguite, Izumi caccia un urlo potentissimo, subito seguito dalla più colorita imprecazione io abbia mai sentito.
- cosa diavolo ci faceva lì? Maledizione! Si può essere più sfortunate di così! -
Continua a strillare, seduta a terra con le mani a coprirsi il viso arrossato. Izumi non si può certo dire si un tipo timido, tutt’altro… però è anche vero sia totalmente incapace di gestire i buoni sentimenti e piuttosto che ammettere di tenere a lui veramente si ammazzerebbe, sopratutto se si tratta di farlo pubblicamente o a lui direttamente. Cioè esattamente quello che è praticamente successo pochi minuti fa in quel corridoio.
Sospiro, inginocchiandomi accanto a lei e carezzandole delicatamente la schiena, come potrei fare con un cane terrorizzato per calmarlo.
- secondo me puoi stare relativamente tranquilla, quello lì è ottuso come un mulo. Sono abbastanza certa del fatto che non abbia capito nulla -
La sento tremare appena sotto il mio tocco - non ricordo di essermi mai arrabbiata tanto - dice a voce bassa, come se ancora stesse cercando di trattenersi - ma hai sentito quello che hanno detto quelle stronze? Kaede non è noioso, in realtà più passavo del tempo con lui più lo trovavo interessante. Sarà anche vero che è ossessionato dal basket, ma io credo che una simile dedizione per le cose che ama sia lodevole, non trovi? E non è verro che viziato, direi piuttosto che è uno abituato a stare da solo e che sa anche arrangiarsi piuttosto bene. Penso sia più giusto dire che è stato un bambino abbandonato e trascurato… e cavolo se mi piaceva stare con lui e fargli capire che forse non tutte le persone se ne vanno via, che avere compagnia è una bella cosa. Inoltre non è affatto vero non sappia trattare una ragazza! Lui… - si volta di scatto vero di me, drizzandosi e parlandomi con decisione, come se desiderasse che le sue parole io le ascoltassi bene, che io le possa davvero capire a fondo.  
- c’è un posto, lungo la ciclabile per arrivare a scuola… da piccola ci andavo sempre con mio papà a giocare. Io e Kaede ci passavamo ogni giorno, sia all’andata che al ritorno… io non gli ho mai detto nulla, ma fissare quel piccolo pezzo di prato mi metteva nostalgia e allo stesso tempo un tepore famigliare addosso, fissavo quel verde e i ricordi della mia infanzia mi tornavano in mente. Era piacevole, bello. Kaede, dopo poco tempo che abbiamo iniziato a vederci, ha cominciato a rallentare all’altezza di quel tratto. Pedalava più lentamente, mi permetteva di godermi quella vista senza farmelo pesare e senza dire nulla, non sapendone neanche niente perché io non gliene ho mai parlato. Però lui lo ha capito, sai Ayako? -
Le trema leggermente il labbro mentre mi parla e mi ritrovo a sorriderle di rimando, annuendo a tutto il fiume di parole che mi ha scaricato addosso.
- ti credo, Izumi. Se non fosse così tu non saresti ridotta in questo stato -
Sospira profondamente, appoggiando il capo sulla mia spalla - alla fine sono io quella davvero patetica -
Scuoto subito il capo, con decisione - non dire assurdità. Prima, mentre urlavi dietro a quelle cretine, mi sei sembrata una donna che protegge il proprio uomo con tutte le proprie forze - le sposto alcune ciocche dal viso e le bacio appena la guancia, come se lei fosse la mia sorellina - non ti ho mai trovata più bella, Izumi -

Nell’ultimo periodo sono letteralmente sopraffatta da un bel gruppo di sentimenti che mai avrei creduto di dover affrontare in vita mia.
Rabbia.
Si, d’accordo questa è il minore dei mali. Io mi arrabbio spessissimo ma mai lo sono stata così a lungo mai ho l’ho trattenuta in questo modo. Perché me ne vado in giro con il mio sorriso di plastica e un atteggiamento frivolo, ma dentro di me sto letteralmente esplodendo. Ho come la sensazione che la miccia sia quasi al capolinea e non vorrei essere nel poveretto che mi si parerà davanti quando la bomba esploderà, perché lo dico già io non risponderò di me. Sono furiosa con lui naturalmente, ma sopratutto con me stessa perché come diavolo mi è potuto succedere di innamorarmi di un tipo così?
Frustrazione.
Perché da un lato lo vorrei buttare giù da un quinto piano e godermi lo schianto al suolo, dall’altro ogni volta che lo incrocio il mio corpo è attratto come una calamita dal suo. Vorrei prenderlo, chiuderlo detto il primo sgabuzzino vuoto e baciarlo fino a finire l’ossigeno nella stanza. Ovviamente la seconda idea è completamente escusa, ci manca pure che io passi per la maniaca sessuale di turno.
Rammarico.
Perché non faccio che ripetermi che se non fossi il mostro di orgoglio che sono questa storia non sarebbe mai neppure iniziata. Ho fatto tutto da sola, io l’ho costretto nella relazione e io poi ci ho perso la testa. Io l’ho provocato, io ho cercato la sua compagnia, io l’ho lasciato.
Tristezza.
Ho costantemente un buco al centro del petto che pulsa e fa un male cane, un vuoto che non ho idea di come rattoppare. Kaede lo evito quasi tutto il tempo ma ci sono stati dei piccoli attimi in cui inconsciamente non ho potuto fare a meno di spiarlo, anche se si trattava che non di pochi secondi. è dannazione lui è bellissimo, magnetico e sembra stare benissimo, come se nulla fosse accaduto. Gli strapperei quel broncio a suoni morsi.
Quello poi che è accaduto ieri per colpa di quelle quattro pezzenti, quello che mi ha sentito dichiarare ovviamente a gran voce, perché non sia mai che io sia in grado di non manifestare il mio pensiero in modo discreto… è terrificante. Diavolo, sarebbe chiaro a un deficiente cosa io intendessi dire con quella frase, era palese la mia intenzione di dichiararlo come una mia proprietà, così come lo era il mio totale, assolutamente fuori luogo e ridicolo interessamento per lui. A sentire Ayako certo, sarebbe si cosa ovvia a tutti, ma non a uno emotivamente stitico come lui. Io personalmente incrocio le dita sia come dice lei ma, in tutta onestà, c’è qualcosa che non mi quadra. Dico questo perché siamo arrivati al palazzetto dello sport circa due ore fa, Kaede ovviamene non ha rivolto la parola a nessuno e io lo sto evitando come mio padre evitava le tasse, si è riscaldato in un angolo emettendo solo un paio di grugniti alle indicazioni del capitano ed è poi sceso in campo manifestando la solita sicurezza. Ma è esattamente da quell’istante che le cose hanno cominciato a farsi sospettose. Perché è da quando l’incontro per le eliminatorie tra lo Shohoku contro il Miuradai è iniziato che lui gioca come se stesse combattendo una guerra personale. è terribilmente aggressivo, sembra non farsi molti problemi a fare falli e sta distruggendo gli avversari giocando praticamente da solo. Combatte come un caterpillar, letteralmente abbattendo qualsiasi ostacolo gli si ponga davanti e prosegue a suon di schiacciate devastanti, tiri liberi impeccabili e spallate date con una precisione adatta a un giocatore di football. Per tutto il primo set e almeno dieci minuti del secondo siamo rimasti tutti ammutoliti a fissarlo come se fosse impazzito e nessuno avesse la più pallida idea di come si dovrebbe fare a sedare un simile toro infuriato. Miyagi ha solo accennato una parola nella sua direzione ma è stato mandato al diavolo e per poco sbranato seduta stante. Mio fratello al momento non sembra neppure trovare la solita energia per lamentarsi di lui e sottolineare il fatto che è lui a essere quello problematico di solito. Fissa invece il suo avversario di sempre con gli occhi a palla guardando solo la palla da lontano, tanto quell’altro lo schiva deliberatamente.
- che tu sappia ha cominciato a farsi di steroidi? - mi chiede Ayako, la matita sollevata a pochi centimetri dal suo blocco degli appunti, ora ancora bianco tanto lei stessa è sconcertata.
- che tu sappia uno dei giocatori del Miuradai si è fatto sua madre? - rispondo io, altrettanto sconvolta.
Ora, io non pretendo di dire di essere l’unica persona al mondo a capire Kaede Rukawa e a sapere cosa gli ronza sotto quella lucente zazzera nera che ha in testa, ma sono assolutamente sicura che qualcosa deve averlo almeno un filo smosso perché un comportamento del genere da parte sua è pressoché assurdo. E non posso proprio fare a meno di pensare che forse, e dico forse, potrebbe c’entrare qualcosa quello è che accaduto in corridoio ieri pomeriggio. Le cose per me sono due: o ha capito tutto e solo l’idea di sapere che la sottoscritta è inesorabilmente innamorata di lui lo fa incazzare a tal punto oppure, cosa più probabile, non ci ha capito nulla ed è così aggressivo perché il non averlo fatto lo manda in bestia. Ci sarebbe poi pure la versione di Mitsui ma quando poco fa l’ha espressa, per poco non mi sono strozzata con l’acqua che stavo bevendo.
- per me è frustrato sessualmente - aveva dichiarato infatti - quello lì ha solo bisogno di farsi una bella scopata, ascoltate me -
Oh, eccome se l’ho ascoltato. Così tanto che la mia faccia è diventata dello stesso colore di capelli di Hana e Ayako non ha mancato l’occasione per scoppiarmi a ridere in faccia.
Continuo a fissare la partita, o il massacro come la si voglia definire, spiluccando continuamente patatine dal sacchetto che ho in grembo in modo quasi meccanico, come se il mangiare riuscisse in qualche modo a distrarmi dal guardarlo. Ovviamente no, non sto andato per nulla bene infatti mi lascio scappare una inelegante imprecazione quando un giocatore avversario, probabilmente stanco di vedersele suonare in modo così poco equilibrato, fa letteralmente lo sgambetto a Kaede che cade a terra subito. Ignoro l’arbitro che fischia il fallo e mi concentro su di lui invece perché non mi è sfuggito il fatto che, volando a terra, ha fatto leva sul polso appena guarito per proteggersi la faccia dallo scontro con il pavimento. Non fa però una piega e non dà per nulla segni di cedimento, anzi si rialza immediatamente ed esegue un tiro libero impeccabile poco prima che Anzai chieda una sostituzione a suo carico. Mi volto verso l’allenatore domandandomi se sia del tutto impazzito, perchè è noto che rinchiudere le belve impazzite non faccia altro che fare diventare ancora più pericolose.
- sto benissimo! - sbraita infatti Kaede - posso continuare! -
L’anziano buddha però rimane imperterrito continuando a sorseggiare la sua tisana, quasi ignorandolo e lasciando il compito ad Ayako di spigarsi.
- hai già tre falli eseguiti e stiamo vincendo di 150 punti. In più sembra che gli altri ti stiano prendendo di mira, non possiamo permettere che tu ti faccia ancora del male. La prossima partita è contro il Kainan, lo sai -
Neppure la possibilità che gli venga privata la sua sfida con Akira sembra fermarlo dal continuare a voler proseguire la partita. Anomalo a dir poco.
- vai in infermeria a farti dare una occhiata al polso - continuala riccia, il solito cipiglio combattivo in viso, quello da regina delle fruste come lo ha soprannominato il capitano.
Kaede scarica letteralmente una pedata alla panca prima di bisbigliare qualcosa, molto probabilmente una colorita bestemmia.
- Rukawa - lo richiama all’attenzione Anzai, senza distogliere lo sguardo dal proseguimento della partita - fatti accompagnare dalla manager Sakuragi -
Io scatto in piedi urlacchiando un verso indistinto, qualcosa tipo quello di una quaglia presa alla sprovvista uno sparo nel bosco, lui punta i piedi a terra e letteralmente ruggisce.
- cosa? Non se ne parla! -
L’allenatore non si scompone minimamente davanti al quel tondo voce decisamente minaccioso e semplicemente si volta a guardarlo fisso per alcuni secondi. La cosa pazzesca è che sembra davvero funzionare perché la belva sembra mettere la coda tra le gambe e batte in ritirata strategica viso gli spogliatoi con me dietro, dopo che Ayako mi ha letteralmente spinta nella sua direzione. Davvero una bella amica, ha pure il coraggio di farmi l’occhiolino, al quale io rispondo con un naturalissimo dito medio. Mi domando come mai Anzai ha spedito proprio me con lui, pur sapendo la mia totale inutilità per più o meno tutto che non sia far scena a bordo campo e millantare di avere le regole assolutamente chiare in testa. Ch pensi che io c’entri qualcosa con il suo essere andato fuori detesta? Che sia davvero un veggente?   
Kaede praticamente sradica la porta per entrare e io per un pelo evito che poi me la sbatta pure in faccia, seguendolo all’interno degli spogliatoio in assoluto silenzio e rigida come un soldato piombo. Ecco si, io non sto cambiando, sto marciando. Lo guardo sfilarsi malamente la canotta della divisa e gettarla a terra, prima di passarsi ripetutamente le mani tra i capelli e persistere nel digrignare i denti, fissando attentamente solo gli armadietti, come se io non fossi affatto qui. Così faccio un profondo respiro, mi batto le mani sulle guance per riprendermi e cerco di ritrovare la solita carica che mi contraddistingue. Perché una cosa era certa quando ci vedevamo: lui sarà pure un leone, ma io so ammaestrarlo e non ho paura di essere morsa.
- smettila di lamentarti e passami quella zampa che gli dò un occhiata! - gli odino infatti, il tono di voce forte e deciso.
Ci mette ugualmente almeno una ventina di secondi prima di degnarsi di girarsi nella mia direzione, puntando gli occhi dritti nei miei. Sono più scuri del solito, lucidi come se avesse dormito poco e assottigliati, segno che è davvero di pessimo umore. Beh, benvenuto! Io lo sono da quattro settimane.
- ho detto di stare bene, sei sorda? -
Ignoro i suoi modi sgarbati e mi avvicino a lui, afferrandogli in una presa salda il polso e portando verso il mio viso - e io non ho per nulla voglia di starti a sentire, ti è chiaro? - rispondo, imitando il suo modo di parlarmi brusco.
Si zittisce immediatamente e ho un attimo per mettere insieme le idee mentre fingo di capirci qualcosa di lesioni e continuo a tenere la sua mano tra le mie. Cavolo se mi è mancata la sua pelle… è morbida per esser quella di un ragazzo, ha dei piccoli calli sotto le nocche, probabilmente dovuti ai lunghi allenamenti, ma su di lui non stonano affatto, anzi.
- sembra essere tutto a posto, ma fammi mettere un po’ di crema antinfiammatoria sul polso e ti libero della mia presenza -
Gli volto le spalle, cominciando a ravanare nella borsa medica che Ayako mi ha scaricato dietro, alla ricerca di qualcosa che potrebbe essere utile. Individuo dopo un bel po’, in quel casino di garze, cerotti e medicinali vari che trovo dentro, quello che mi serve e mi metto a leggere le istruzioni in modo confuso, perchè sarà anche vero che gli ho già fatto da infermiera in precedenza, ma altrettanto vero io sia una vera inetta in materia. Come quando da piccoli papà, ovviamente all’insaputa di nostra madre, ci era arrivato a casa con un adorabile bastardino sgraziato di nome Thor. Io giuro che desideravo davvero prendermene cura, ma dopo pochi giorni mio fratello e papà stesso, e stiamo parlando di due persone con non proprio il massimo delle capacità per occuparsi di un altro essere vivente, me lo avevano letteralmente strappato dalle braccia all’urlo di “per carità, quello a breve cerca il suicidio piuttosto che stare ancora con te”. Neanche a dirlo, alla fine è toccato alla mamma accudirlo. Ma che faceva anche con tutto il resto dello strano branco che era la nostra famiglia.
Sono ancora mezza persa nei miei pensieri quando sento le mani di Kaede, riconosco perfettamente il suo tocco, posarsi suoi miei fianchi e stringermi forte, attirandomi fino a farmi appoggiare al suo busto. Sto per inveirgli dietro che diavolo gli passa per la testa, quando sento anche il suo fiato alla base del collo prima che la sua bocca lo sostituisca. Trattengo un gemito mordendomi un labbro quando la sua lingua comincia a lambirmi la pelle in uno dei miei punti più sensibili. E rimarrei così per ore infinite, a lasciarmi vezzeggiare lui come sono settimane che sogno tutte le notti ma è quando sento la sua eccitazione premermi addosso che sbarro gli occhi, riesco a rinsavire dallo stato catatonico in cui mi trovavo e con uno strattone mi libero di lui, respingendolo.
- ma che cosa ti passa per la testa?! - gli urlo subito dietro, voltandomi verso di lui. Cerco di non badare più di tanto alla sua espressione spaesata, con la mani ancora protette in avanti come se mi tenesse ancora avvinghiata a lui, e digrigno denti perché sento una rabbia infinita cominciare a montarmi addosso.
Lo osservo sbattere gli occhi un paio di volte, fissasi le mani inarcando un sopracciglio, come sorpreso lui stesso dai suoi gesti. Rimane però in silenzio e persiste nel non guardarmi in faccia.
- allora? - lo incito - mi vuoi spiegare come ti è venuto in mente di spalmarti su di me in quel modo?! -
Finalmente il signorino si degna di guardarmi, anche se mentre lo fa lo vedo riacquistare la sua solita calma glaciale - volevo toccarti - dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, la più palese, come se io non potessi leggerci dentro diecimila significati diversi ma, dal modo crudo in cui mi parla, capisco subito che è solo uno ad essere quello reale. E ovviamente è il peggiore di tutti.
Incrocio le braccia al petto, facendo un altro passo indietro, cercando di mettere più distanza possibile tra noi due - eri eccitato, Kaede? - gli domando, cercando di rimanere fredda a mia volta, ignorando il fortissimo desiderio di mettergli le mani al collo - eri eccitato e io ti sono capitata tra le mani? Mi dispiace, grandissimo stronzo, ma non esiste al mondo io stia qui ad assecondare i tuoi desideri! -
Lui fa spallucce - e cosa ci sarebbe di male adesso? Ti è sempre andato bene farlo -
- ma non stiamo più insieme! - gli urlo addosso.
- neanche prima per davvero - dice, lapidario.
E non so come mai ma in questo momento le sue parole, che non sono per niente una novità ne saperle ne sentirle uscire dalla sua bocca, mi fanno un male terribile. è come se mi avesse infilato un grosso pugnale tra le costole, esattamente all’altezza del cuore. Mi ammutolisco subito, portandomi le braccia introno al corpo come per alzare un ulteriore barriera a separarmi da lui. Sento che sto iniziando a tremare e da un lato vorrei mettermi a piangere, dall’altro vorrei solo ucciderlo seduta stante. Ed eccola lì l’ennesima emozione di merda che mi sento dentro da quattro settimane a questa parte, forse persino la peggiore perché mai nella vita mi era capitata di provarla: l’umiliazione.
- sei un coglione - dichiaro prima di tentare di sorpassarlo e lasciare la stanza ma lui si muove velocemente, afferrandomi per un braccio e sbattendomi contro un muro, prima di schiacciarmi con il suo corpo premuto sul mio, senza sento un minimo rispetto per le mie emozioni o i miei desideri. Dio, lo odio… lo odio da morire. Il mio cuore poi, l’infame maledetto, come ogni singola volta che lui si avvicina, salta un battito e so che significa che alla fin fine potrà andare davvero tutto malissimo ma, cazzo, io sono innamorata di lui. E fa male, fa un male fottuto.  
- cosa significava la scenata di ieri, Izumi? - mi domanda finalmente, perché me lo sentivo che c’entrava qualcosa con tutto quello che sta accadendo oggi. Sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui e sapevo che prima o poi la domanda mi sarebbe arrivata, solo che mai avrei immaginato mi mettesse così alle strette.
- lasciami andare subito! - dico, cercando di apparire ancora ferrea.
Lui ignora bellamente le mie parole e mi si avvicina ulteriormente e solo quando ho il suo viso a pochi centimetri di distanza noto che sulle labbra ha un ghigno sadico che mi fa rabbrividire, perché mai glielo avevo visto addosso ne mai avevo pensato lui fosse capace di farlo.
- quindi tu puoi andartene in giro sbraitando che solo tu mi puoi insultare, come se fossi diventato una tua proprietà, e io non posso neanche fotterti quando ne ho voglia? -
Lo schiaffo che gli scarico addosso è sicuramente stato il più mirato e il più forte della mia vita. Così come sono certa che il dolore che gli ho procurato non sia neppure un milionesimo forte come quello che lui ha causato a me, con le sue dannate parole.
Lo guardo premersi una mano sulla guancia colpita, gli occhi sbarrati e sbalorditi e per un secondo mi domando anche con che coraggio potesse pensare che non avrei reagito così, come potesse immaginare mi sarei comportata a parole come le sue.
Quando concludo decretando che lui di me non ha mai capito davvero nulla, forse neppure ci ha mai provato a farlo, le lacrime cominciando a scendermi lungo le guance ma io non faccio assolutamente nulla per controllarle.
- vaffanculo, Kaede -
E mi chiudo la porta alle spalle.

In autobus, tornado vero la scuola a partita conclusa sento Izumi parlottare fitto fitto con Ayako un paio di sedili davanti al mio posto ma, nonostante usino un tono di voce basso entrambe, non posso fare a meno di cogliere il fatto che questo fine settimana lei abbia un appuntamento con quel grandissimo idiota di Sendoh, quello che da quanto ci ho capito è follemente innamorato di lei e che invece Izumi aveva piantato malamente mesi fa. Ora invece sembra essere piuttosto contenta di andare a ripescare nel suo sacchetto dell’immondizia.  
Stronza.
Continuo a guardare fuori dal finestrino ma vengo ancora una volta disturbato dal resto della squadra che al solito fa un gran casino ma al momento sembra essere quel mezzo storpio di Mitsui a dare il peggio.
- dai Ryota, non puoi non esserci! - blatera - già Hana non viene perché “non farei mai questo ad Harukina adorata” -
- ehi, io non parlo affatto così - dice il rosso, ma viene bellamente ignorato.
- mi servono ancora due persone per essere al pari delle ragazze! -
Il nano sembra titubare e non fa altro che guardare nella direzione della manager - ma non penso che sia il caso per me di andare ad un appuntamento combinato, Ayakuccia potrebbe non gradire -
Dal modo in cui lo guarda, con tutto il ribrezzo immaginabile, l’unica cosa che lei sembra non gradire sia l’essere stata chiamata in causa.  
Mistui coglie la palla al balzo, sbattendo all’amico un braccio sulle spalle - eddai capitano! Quelle sono universitarie! Non puoi mancare! Viene anche Mito, se mi ha garantito la sua presenza quel tipo tutto ad un pezzo tu non puoi essere da meno! -
L’altro sembra cedere finalmente e personalmente sono solo felice perché magari la smettono di fare tutto sto baccano così che io possa dormire po’.
- e come le avete trovate queste poverette? - domanda Izumi, sporgendosi indietro sul sedile e ridendo allegramente verso di loro. Come se poco fa non si fosse messa a piangere come una ragazzina.
Stronza.
- mi hanno accalappiato la settimana scorsa fuori da un karaoke e, dopo averci parlato un po’ ho promesso che avrei trovato altri amici e ci saremmo visti sabato al centro commerciale per fare un po’ di festa e divertirci - dice Mitsui, con il petto in fuori come un tacchino e fiero delle sue azioni. Come se fosse così difficile tirare su un paio di ragazze.
- immagino proprio cosa intendi tu per divertimento! - lei persiste nel sorridere apertamente, buttandosi una ciocca di capelli rosa dietro le spalle. Rosa, che colore terribile… e no, mi rifiuto anche solo di pensare che a lei stia cazzo pure bene.
Stronza.
- adesso mi manca solo il quarto uomo e siamo a cavallo! Si guarda intorno e ignora le matricole che non aspettano altro che un invito, cercando un altra vittima sacrificale per il suo tornaconto - avete idee su chi si potrebbe aggregare? -
- vengo io - dico, infilandomi le cuffie nelle orecchie.
Si alza un improvviso silenzio totale a cui non bado per niente ma, prima di chiudere gli occhi trionfalmente, incrocio lo sguardo di lei che mi guarda con la bocca aperta, il volto pallido e uno strano tremolio alle mani. Le sorrido io ora, alzando il volume al massimo.
Vaffanculo, Izumi.
 
 

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