Ricordati di me

di 20maggio2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte uno. ***
Capitolo 2: *** Parte due. ***
Capitolo 3: *** Parte tre. ***
Capitolo 4: *** Parte quattro. ***
Capitolo 5: *** Parte cinque. ***
Capitolo 6: *** Parte sei. ***
Capitolo 7: *** Parte sette. ***
Capitolo 8: *** Parte otto. ***
Capitolo 9: *** Parte nove. ***



Capitolo 1
*** Parte uno. ***


"Dannazione!" Esclamò Jane tirando un pugno alla macchinetta che le aveva appena rubato i soldi. Prese il portafoglio dalla sua borsa sperando di avere qualche altra moneta, cercò anche nelle tasche dei pantaloni e della sua giacca, ma nulla. Sbuffò per poi tirare un altro pugno alla macchinetta. Perché per una volta non poteva andare tutto liscio?
"Tutto bene?" domandò un ragazzo che l'aveva vista colpire la macchinetta. 
"Si è rubato le ultime monete che avevo." borbottò Jane senza distogliere lo sguardo dalla macchinetta.
"Oh capita spesso, basta colpirla qui..- mormorò il ragazzo prima di tirare un leggero colpo alla macchinetta in un punto preciso- ed ecco i tuoi soldi." sorrise il ragazzo quando sentì il rumore dei soldi che venivano restituiti. Solo in quel momento Jane si voltò verso di lui per ringraziarlo, rimanendo incantata da lui. Non aveva mai visto un ragazzo così bello in vita sua, non che si ricordasse almeno.
"Grazie, davvero." sorrise un po' impacciata. 
"Sei nuova? Non ti ho mai visto da queste parti." disse ancora il ragazzo. Jane si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio senza sapere cosa rispondere.
"Io.. si ecco mi sono appena trasferita." 
"Io sono Zayn, comunque." sorrise ancora il ragazzo porgendole la mano. 
"Jane." 

Jane non sapeva bene come fossero finiti seduti ad un tavolo del bar di fonte alla libreria dove si erano incontrati, ma avevano iniziato a parlare e non avevano più smesso. Si erano trovati subito in sintonia, era la prima volta che capitava a Jane e lei non sapeva proprio come comportarsi. Sapeva solo che le sarebbe piaciuto rimanere a parlare con il ragazzo per ore e ore, ma un messaggio sul suo cellulare la riportò alla realtà. Sospirò vedendo l'ora che si era fatta, era tardi, doveva tornare a casa.
"Mi dispiace, devo andare." disse dispiaciuta Jane prendendo il telefono e conservandolo nella sua borsa.
"Oh, si, certo." disse confusamente Zayn, anche lui sarebbe rimasto ore a parlare con quella ragazza che l'aveva colpito subito.
"Come posso rivederti?" chiese poi alzandosi dal tavolo insieme a lei. Jane sorrise stringendo il manico della borsa.
"Dammi il tuo telefono." disse poi allungando la mano verso il ragazzo che la assecondò. Jane digitò velocemente dieci cifre sullo schermo del telefono, poi riconsegnò il telefono al proprietario.
"Ora hai il mio numero." disse prima di sorridere e andare via.

"Scusa il ritardo ma dovevo fare una cosa e mi ha portato via più tempo di quanto immaginassi." Mormorò Jane una volta raggiunto Zayn. Quella mattina l'aveva chiamata con la speranza di poterla vedere. Così si erano dati appuntamento fuori la libreria dove si erano conosciuti subito dopo pranzo. Ma Jane aveva avuto un contrattempo e non era riuscita ad arrivare puntale. 
"Non ti preoccupare, sono arrivato poco fa pure io." La tranquillizzò Zayn nascondendo il fatto che per quanto fosse nervoso per quell'appuntamento si era presentato li addirittura in anticipo e che quando non l'aveva vista arrivare aveva temuto che gli avesse dato buca. Ma poi lei era arrivata ed era dispiaciuta per aver fatto tardi e Zayn aveva preferito nasconderle quella cosa perché non voleva farla sentire in colpa per il ritardo. 
"Andiamo?" Le domandò poi senza smettere di sorridere. 
"Dove?" Chiese confusa Jane, credeva che sarebbero andati al bar a prendere qualcosa.
"Hai detto che ti sei appena trasferita, ti faccio vedere un po' la città." Jane sorrise, poi afferrò la mano che il ragazzo le stava porgendo decidendo di seguirlo in quel tour della città. 
Passarono l'intero pomeriggio a visitare i posti preferiti di Zayn. Jane non aveva mai trovato una persona con cui stava così bene, una persona che la faceva sentire bene. Le piaceva il modo in cui la faceva sentire quel ragazzo appena conosciuto. Il tempo sembrava volare quando era in sua compagnia e presto si era fatta l'ora di dover andare via. 
"Fatti accompagnare, così posso stare ancora un po' con te." Disse Zayn quando Jane gli disse che sarebbe dovuta tornare a casa. Jane non rispose subito, poi dopo qualche secondo di esitazione acconsentì. 
"Io sono arrivata." Disse dopo una decina di minuti che erano usciti dalla metro. 
"Abiti in un hotel?" Domandò Zayn osservando l'enorme edificio alle spalle della ragazza. Jane si voltò ad osservare anche lei l'entrata dell'hotel, poi tornò a fissare il ragazzo. 
"Si, cioè no. Stanno facendo dei lavori a casa e per il momento alloggio qui." Spiego brevemente senza trovare il coraggio di dirgli la verità. Ma come avrebbe potuto? L'aveva appena conosciuto e gli piaceva la sua compagnia, se gli avesse detto la verità sarebbe scappato. 
"Ci vediamo." Le sorrise poi lui prima di lasciarle un bacio sulla guancia. Jane si morse il labbro prima di entrare nell'hotel sotto lo sguardo del ragazzo. E solo una volta che Zayn andò via, solo una volta che ebbe girato l'angolo, Jane uscì dall'hotel per andare dove viveva veramente.

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Capitolo 2
*** Parte due. ***


"Ho conosciuto un ragazzo." Ammise finalmente Jane. Erano diversi giorni che si frequentava con Zayn, diversi giorni che tutto sembrava andare bene. E aveva bisogno di dirlo a qualcuno, di dire a qualcuno come si sentisse quando era con lui. 
"Credo che lui mi piaccia ma gli ho mentito su dove abito e.." Jane sospirò, non gli piaceva mentire, ma aveva paura di dire la verità. 
"Gli hai parlato del tuo problema?" Jane abbassò lo sguardo, facendo capire che no, non aveva detto nulla. 
"Perché non gli hai detto nulla?" Domandò ancora la dottoressa Sullivan. 
"Cosa avrei dovuto fare? Presentarmi e dirgli che soffro di un disturbo post traumatico?" Domandò di getto Jane, odiava convivere con quel trauma. 
"Ho iniziato a stare bene da pochi giorni, ho conosciuto lui da pochi giorni e odio nascondergli la verità. Ma ho paura che se gli dicessi tutto, se gli dicessi che vivo in una casa di cura perché spesso mi capita di non essere lucida e di non sapere chi io sia, se gli dicessi tutto ho paura che scapperebbe e ho paura che mi ritroverei di nuovo da sola. E non voglio, ma odio nascondergli questa parte della mia vita, perché lui sta diventando importante per me." Si liberò di quella verità Jane. La dottoressa Sullivan l'ascoltava attentamente, come aveva sempre fatto, conosceva quella ragazza sin da quando era bambina.
"Tenere questo segreto non ti sarà d'aiuto, Jane. Sono contenta che tu abbia trovato un ragazzo che ti faccia stare bene, sono contenta che dopo tanto tempo tu stia finalmente bene, ho visto notevoli miglioramenti negli ultimi giorni, ma tenere questo segreto potrebbe farti fare un passo indietro. So che hai paura, ma dovresti dirgli la verità." Jane non disse nulla, abbassò lo sguardo consapevole che la dottoressa avesse ragione, tenere quel segreto non l'avrebbe aiutata.

I giorni passavano, Jane continuava a vedere Zayn senza mai trovare il coraggio di dirgli nulla. Ci aveva provato più volte, ma poi la paura di perderlo la bloccava. E più andava avanti, peggio era. Era sempre più difficile nascondergli la verità, era sempre più difficile trovare il coraggio di dirgliela. Nonostante tutto, le cose sembravano andare per il meglio. Era ormai un mese che Jane era lucida, consapevole di chi fosse, un mese che andava in terapia dalla dottoressa Sullivan e lavorava sul suo trauma. Era passato un mese da quando aveva conosciuto Zayn e le cose con lui andavano fin troppo bene. Andavano d'accordo, erano in sintonia e Jane era ormai sicura di essersi presa una cotta per il ragazzo. Ma aveva paura che qualcosa potesse andare storto e poi c'era stata quella litigata. Zayn aveva capito che Jane nascondesse qualcosa, non voleva certo costringere Jane a raccontargli tutto, voleva solo che fosse sincera con lui. Così si erano trovati a litigare e Jane se nera andata via, troppo scossa da quanto successo. Era tornata nella sua camera e si era chiusa dentro, rifiutando anche di parlare con la dottoressa. Si era chiusa in camera e si era stesa sul letto. Non ricordava neanche più il motivo per cui avessero iniziato a litigare, anzi la mattina dopo non ricordava più nulla. Non aveva dimenticato solo la litigata, aveva dimenticato tutto. Vuoto totale. Si era svegliata pronta ad iniziare una nuova giornata, cosciente di essere lucida, cosciente di chi fosse, pronta ad una nuova seduta con la sua psicologa, ma senza nessun ricordo dell'ultimo mese trascorso.

Quella mattina Jane si era svegliata di buon umore. Nonostante odiasse il posto in cui viveva, nonostante odiasse non avere nessuno accanto, quella mattina si era svegliata di buon umore, come se sapesse che c'era qualcosa di diverso. Anche se per Jane quello era un giorno come gli altri. Sapeva il motivo per cui si trovava lì, sapeva chi fosse, eppure non aveva nessun ricordo del tempo trascorso lì. Non aveva nessuno ricordo della sua infanzia, della sua adolescenza. Aveva solo qualche vago ricordo di quando viveva con la sua famiglia, di quando lei aveva appena cinque anni. Poi la sua intera vita era un enorme buco. Nei suoi giorni di lucidità provava ad andare avanti con la sua vita, ma poi accadeva qualcosa che come un interruttore azzerava la sua memoria e la mattina successiva, quando si svegliava, Jane non ricordava più nulla. Oppure capitava che non sapesse chi fosse, che si creasse una realtà alternativa. Una realtà alternativa dove lei era qualcun altro, qualcuno con una vera vita. Era successo molto spesso durante la sua adolescenza, un po' come se Jane cercasse un riparo, una fuga da quella realtà che tanto odiava. Perché non c'era niente di più brutto di svegliarsi la mattina e non ricordare nulla della tua vita, andare ogni giorno in terapia a parlare con una psicologa, cercare di capire il motivo di quel suo disturbo dovuto ad un trauma, senza però mai giungere a nessuno conclusione, perché il mattino successivo si svegliava e aveva dimenticato tutto e doveva ricominciare. Ma quel giorno Jane si era svegliata di buon umore, era uscita dalla sua camera ed era andata a fare colazione. Quella casa di cura era l'unico posto che conoscesse, perché nonostante vivesse in quella città da quando era nata, non la conosceva, non sapeva orientarsi in quella grande città. Non la conosceva perché non era mai uscita dalla casa di cura, soprattutto negli ultimi anni. Solo nei gironi di lucidità usciva per qualche ora, ma non si spingeva mai oltre al bar poco distante da lì. 
"Ciao Jane, come va oggi?" domandò la dottoressa Sullivan quando la incontrò nel corridoio. Jane sorrise.
"Tutto bene, le dispiace se faccio un giro prima della nostra seduta? È una così bella giornata oggi." mormorò Jane osservando il sole da una delle finestre che dava sul corridoio. La dottoressa le sorrise e annuì prima di proseguire per la sua strada.

"Jane." esclamò qualcuno facendo fermare la ragazza che stava passeggiando. Jane si voltò verso la voce vedendo arrivare un ragazzo, ma Jane non aveva la minima idea di chi fosse, non si ricordava di lui. Forse aveva semplicemente sentito male e quel ragazzo non stava chiamando lei, infondo in strada c'era tanta gente. Così voltò le spalle riprendendo a camminare.
"Jane aspetta, possiamo parlare?" la raggiunse il ragazzo. Jane si fermò non sapendo bene come comportarsi. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non sapeva cosa dire. Sembrava che lui la conoscesse bene, eppure per lei era la prima volta che lo vedeva.
"Mi dispiace per ieri, io.." iniziò a parlare il ragazzo, forse prendendo il silenzio di Jane come un consenso.
"Scusa, devo andare." mormorò lei cercando di restare tranquilla, cercando di evitare il panico. Non le era mi successo prima che uno sconosciuto la avvicinasse.
"Jane." provò a chiamarla ancora Zayn, la provò anche a fermare, ma quando vide il terrore nel suo sguardo la lasciò andare. Forse era ancora arrabbiata con lui per quello che era successo il giorno prima, forse avrebbe dovuto lasciarle un po' di spazio. 
"Quando vorrai parlarne, mi troverai qui." disse poi, facendo intendere che sarebbe rimasto ad aspettarla in quel bar. Il bar dove avevano preso il loro primo caffè, il bar dove si vedevano ogni giorno, lo stesso bar che aveva preso un significato particolare per Zayn. Lo stesso bar di cui Jane non aveva più memoria.

Jane cercò di arrivare il più in fretta possibile alla casa di cura, aveva bisogno di parlare con la sua psicologa, aveva bisogno di capire cosa era appena successo. Lei era l'unica che avrebbe potuto darle delle risposte. Una volta arrivata, andò subito allo studio della dottoressa, non le interessava che la sua seduta era prevista dopo un'ora, Jane aveva bisogno di parlare con lei in quel momento. 
"Jane, va tutto bene? La tua seduta inizia tra un'ora." mormorò la dottoressa quando vide la ragazza in lacrime fuori il suo studio.
"Possiamo parlare? È successa una cosa e io.." mormorò confusamente Jane. 
"Vieni, entra." le disse facendola accomodare e chiudendo la porta del suo studio.

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Capitolo 3
*** Parte tre. ***


Erano ormai più di due ore che Zayn era in quel bar, con la speranza che Jane lo raggiungesse. Sentiva che in parte era colpa sua se avevano litigato la sera prima. Infondo non si conoscevano da così tanto tempo, non poteva pretendere che lei gli raccontasse tutta la sua vita. Solo che era un mese che aveva notato che Jane spariva sempre allo stesso orario e che ogni volta che le faceva alcune domande lei cambiava discorso, evitando di parlarne. Ma quella ragazza in poco tempo era diventata importante per lui e se avesse voluto sapere di più, forse avrebbe semplicemente dovuto aspettare un po', farle capire che di lui si poteva fidare. Dopo che l'aveva incontrata quella mattina, le aveva scritto alcuni messaggi, ma erano passate ormai più di due ore e Jane non si era ancora fatta vedere. 
"Zayn?" domandò la sua voce quando il ragazzo aveva ormai perso le speranze che arrivasse.
"Possiamo andare in un posto più tranquillo?" chiese la ragazza, la sua voce era titubante, ma Zayn non fece domande. Era solo felice di vederla. Annuì e dopo aver pagato uscì dal bar insieme alla ragazza.
"Jane io, mi dis.." 
"No, fa parlare me." lo interruppe Jane. Aveva parlato a lungo con la dottoressa Sullivan, lei le aveva raccontato chi fosse il ragazzo misterioso incontrato quella mattina. Le aveva detto come si fossero conosciuti e come Jane avesse imparato a tenere a lui. Solo che Jane continuava a non ricordarsi di lui. Non sapeva quale fosse stato il motivo che aveva acceso l'interruttore nel suo cervello facendole dimenticare tutto, ma sapeva che non poteva tenere più nascosta la verità al ragazzo. Da quello che le aveva raccontato la dottoressa, sembrava che lui ci tenesse veramente a lei e da come il ragazzo stava provando a scusarsi per qualcosa di cui Jane non aveva memoria le faceva capire che non era stato solo frutto della sua immaginazione.
"Io ho bisogno di dirti una cosa e capirò se poi non vorrai più vedermi. Infondo domani potrei non ricordare più niente di tutto questo." deglutì Jane continuando a camminare, senza mai alzare il suo sguardo dalla strada. Se l'avesse fatto non sarebbe più riuscita a dire nulla.
"Jane, che intendi dire?"Jane non rispose, si morse il labbro inferiore mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime. Non era facile parlarne, anche se Zayn ora era solo un estraneo per lei, questo non semplificava le cose.
"Ehi Jane, mi puoi dire tutto. Puoi fidarti di me." mormorò Zayn bloccando la ragazza e facendola voltare verso di lui per poterla guardare. Jane alzò lo sguardo il cielo cercando di trattenere le lacrime. Come poteva dire ad un ragazzo che era evidentemente preso da lei, che non sapeva chi fosse, che soffriva di un disturbo post traumatico?
"La mia vita è molto più complicata di quanto tu pensi. Quando avevo cinque anni sono andata a vivere da mia nonna ma non ho vissuto a lungo in quella casa. All'età di sei anni non ho iniziato la scuola come tutti i bambini di quell'età, mi hanno trasferita al centro Ostroff e da allora vivo lì." Disse Jane creando solo confusione nella mente di Zayn. 
"Io.. non capisco. Perché vivi lì?" Zayn sapeva bene cosa fosse il centro Ostroff, ma forse rifiutava soltanto l'idea che la ragazza per cui aveva una cotta non fosse poi la ragazza che immaginava.
"Soffro di un disturbo port traumatico e sono in cura lì. A quando pare è un mese che sono lucida anche se non ne ho memoria." mormorò Jane, ora che aveva iniziato a parlargli, non poteva di certo fermarsi.
"So che avrei dovuto parlartene prima, ma penso di non averlo fatto perché sei stata la prima persona che si è avvicinata a me, la prima persona che mi abbia fatto sentire speciale, o almeno questo è quello che mi ha detto la dottoressa, io non mi ricordo di nulla, e avevo paura di allontanati. Poi ti ho conosciuto ed è stato sempre più difficile dirti la verità. Mi dispiace non potermi ricordare di te, ma forse è meglio così. Almeno non soffrirò se deciderai di non vedermi più." Zayn continuava a non dire nulla, infondo non sapeva cosa dire. Quando aveva detto che avrebbe voluto sapere di più su Jane, non pensava che lei potesse nasconderli questo.
"Ho bisogno di stare da solo, scusa." mormorò poi Zayn prima di voltare le spalle e andare via.

Era ormai sera quando Zayn si presentò alla casa di cura dove Jane aveva detto che viveva. Aveva provato a chiedere alla reception di Jane, ma nessuno gli aveva dato una risposta. 
"Zayn? Che ci fai qui?" Il tono stupito della ragazza richiamò la sua attenzione. Aveva passato l'intero pomeriggio a metabolizzare il tutto e ora che si trovava lì non sapeva bene cosa dire. 
"Possiamo parlare?" Jane annuì per poi fargli segno di seguirlo. 
"Questa è la tua camera?" 
"Già.." mormorò Jane sedendosi sul letto e facendogli segno di fare lo stesso. 
"Come mai sei qui? Credevo che non mi avresti più voluto vedere."
"Avevo solo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare il tutto." Mormorò Zayn guardandosi intorno. 
"Perché sei ancora qui?" Chiese ancora Jane, non riusciva a capire perché non fosse scappato via. 
"Perché voglio sapere di più sul tuo disturbo, voglio sapere di più su di te. In questo mese mi sono affezionata a te e mi piaci, Jane. Voglio solo sapere di più. È curabile?" Zayn si era affezionato alla ragazza e non le era sembrata una persona pericolosa.
"È complicato. Sono in terapia proprio per riuscire a tornare ad avere una vita normale, ma è difficile. Perché quando faccio qualche progresso con la terapia scordo tutto e devo ricominciare. E non sempre sono lucida. È complicato." Zayn annuì soltanto, poi sospirò e allungò una mano verso la ragazza. Jane sussultò a quel contatto, ma non ritrasse la mano. 
"Mi dispiace, non deve essere facile. La tua famiglia?" Jane si strinse nelle spalle e scosse la testa. 
"Sono morti quando ero piccola. E mia nonna non so che fine abbia fatto. Mi ha lasciato qui e.." Jane lasciò la frase incompleta per quel che ricordava sua nonna si era presa cura di lei per un anno e poi non aveva più avuto sue notizie. Zayn rimase in silenzio, non c'era molto da dire. Non doveva essere facile quello che stava passando Jane, soprattutto se era sola ad affrontarlo. 
"Voglio continuare a conoscerti Jane, voglio restare al tuo fianco." 
"Non voglio che tu rimanga con me solo perché ti faccio pena." Borbottò Jane alzandosi dal letto. Le sarebbe piaciuto molto avere qualcuno al suo fianco, ma non voleva che lo facesse solo perché provava pena per lei. 
"Non lo faccio perché mi fai pena, Jane. Tu mi piaci. Mi hai colpito sin dall'inizio, sin dal primo momento che ti ho vistata vicino a quella macchinetta. E anche ora che so tutto questo, continui a piacermi e voglio restare al tuo fianco." 
"Non sarà facile. Domani potrei non ricordarmi di te." Insistette Jane, aveva paura che Zayn non avesse capito veramente la situazione.
"E allora farò in modo di ricordati chi sono. Se pensavi di liberarti di me raccontandomi questo tuo segreto, beh sbagliavi di grosso." Jane sorrise, il primo sorriso sincero della giornata. 
"Vorrei poter riuscire a ricordare l'ultimo mese." Mormorò tornando a sedersi sul letto. 
"Va bene così." Le sorrise Zayn prima di avvicinarsi a lei. Jane deglutì quando senti il naso del ragazzo sfiorarle una guancia, poi indietreggiò leggermente. 
"Aspetta. Ho bisogno di tempo. Tu potrai conoscermi anche da un mese, ma per me è come se ti avessi conosciuto oggi." 
"Mi dispiace ragazzi, l'orario delle visite è finito." Disse un'infermiera interrompendo in stanza. Zayn annuì alzandosi dal letto.
"Buonanotte Jane." Mormorò incamminandosi verso la porta. Jane lo osservò, era veramente bello e in quel momento sperò di svegliarsi il giorno successivo e di ricordarsi di lui. 
"Notte Zayn." Mormorò prima che lui uscisse dalla sua stanza.

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Capitolo 4
*** Parte quattro. ***


Era passato quasi un mese da quando Jane aveva parlato del suo disturbo con Zayn. Nei giorni successivi gli aveva spiegato meglio in cosa consistesse il suo disturbo, ma lui aveva continuato a restare al suo fianco. Le sedute con la psicologa sembravano andare bene, era riuscita a fare dei progressi, aveva recuperato vecchi ricordi che prima di allora non era mai riuscita a recuperare. Come il perchè sua madre avesse deciso di chiamarla proprio Jane, l'aveva chiamata come la sua scrittrice preferita, Jane Austen. Così dopo la seduta era uscita con Zayn ed era andata a comprare Orgoglio e pregiudizio, il libro preferito della madre. E si era avvicinata ancora di più a Zayn e per la seconda volta si era presa una cotta per lui. 
"A che pensi?" domandò Zayn vedendo la ragazza pensierosa. Quel giorno l'aveva portata al luna park che era arrivato in città da qualche giorno. Jane gli aveva detto che non era mai salita su una giostra e così lui il girono dopo l'aveva portata lì. Ora si trovavano sulla ruota panoramica per godersi il panorama della città.
"È quasi un mese che sono lucida, un mese che non dimentico tutto." mormorò Jane guardando il luna park dall'alto.
"Solitamente il periodo più lungo di lucidità non andava oltre tre giorni. E poi c'è stato il mese scorso." continuò a parlare la ragazza, Zayn la osservava in silenzio.
"Ho paura. Paura di svegliarmi tra una settimana e non ricordare nulla di tutto questo. Paura di svegliarmi tra una settimana e dover ricominciare tutto da capo." Gli occhi di Jane si erano riempiti di lacrime.
"Jane.." mormorò Zayn prendendole una mano e stringendola tra la sua.
"Io rimarrò al tuo fianco e ti farò ricordare di tutto questo. Ti racconterò di come ci siamo incontrati, di come tu sia entrata nella mia vita e di come giorno dopo giorno io mi sono affezionato a te. Ti racconterò di questa giornata e di tutte le altre che abbiamo passato insieme. E ti ripeterò le stesse identiche cose che ti sto dicendo oggi. E non mi stancherò mai di raccontarti tutto e potrei farlo ogni mese, ogni settimana, ogni giorno se ce ne sarà bisogno." Le disse Zayn, credendo davvero in quello che diceva, credeva in tutte le parole che le aveva appena detto.
"Ma io non voglio dimenticarmi di te, non voglio dimenticarmi di tutto questo. Ho sempre odiato svegliarmi la mattina successiva e non avere nessun ricordo del girono prima, della settimana prima, svegliarmi e non avere nessun ricordo. Ma ora è diverso e.." mormorò Jane lasciando la frase a metà. Una lacrima le aveva bagnato la guancia e Zayn l'aveva prontamente asciugata. Per un breve istante nessuno dei due disse nulla, rimasero in silenzio a guardarsi. Poi Jane si avvicinò al ragazzo e lo baciò.

I giorni passavano e ogni sera Jane si coricava con il timore di svegliarsi il giorno successivo senza alcun ricordo e ogni mattino seguente si alzava con un sorriso consapevole di ricordare. Ma più gironi passavano più lei temeva di dimenticare tutto, ormai era più di un mese che aveva una vita più o meno normale e anche la dottoressa Sullivan era sorpresa dal notevole miglioramento della sua situazione. Forse la presenza di qualcuno accanto a lei che la facesse sentire speciale, che la facesse sentire amata intuiva positivamente sul suo disturbo. Nelle ultime settimane aveva avuto tranquillità e serenità, cosa che da quanto ricordava non aveva mai avuto nella sua infanzia. Quella mattina Jane si era svegliata presto e dopo la solita seduta con la dottoressa, era andata a casa di Zayn dove avevano appuntamento.
"Ciao." esclamò una ragazza sorridente quando le aprì la porta.
"Ciao." mormorò flebilmente, non si aspettava di certo che una ragazza sconosciuta le aprisse la porta.
"Wal, chi è?" domandò la voce di Zayn dal fondo del corridoio per poi comparire alle spalle della ragazza.
"Oh ciao Jane." sorrise poi il ragazzo felice di vederla.
"Io posso tornare più tardi." mormorò leggermente a disagio Jane, la ragazza chele aveva aperto la porta era bellissima e continuava a fissarla.
"Non ti preoccupare. Comunque eri presento Waliyha, mia sorella." disse Zayn facendo segno alla ragazza di entrare.
"Oh" sussurrò con tono talmente basso che non la sentì nessuno. Sapere che quella bellissima ragazza fosse solo la sorella l'aveva sollevata, ma era ancora in imbarazzo sotto il suo sguardo, soprattutto per quello che disse Zayn subito dopo.
"Wal, lei è Jane, la mia ragazza." aveva detto Zayn con un sorriso. Anche Waliyha aveva sorriso e poi le aveva stretto una mano felice di conoscere. Poi andò via lasciandoli da soli.
"Che ci fai qui?"
"Dovevamo vederci."
"Oh vero. Scusami Jane, stamattina mia madre e mia sorella sono venute a trovarmi per farmi una sorpresa e mi è completamente passato di testa." disse mortificato il ragazzo
"Non ti preoccupare. Possiamo vederci domani."
"No, resta. Voglio farti conoscere a mia madre. Sempre se a te va bene." Jane annuì in un primo momento, poi, prima di entrare in casa del ragazzo, si fermò.
"Sicuro che a te vada bene presentarmi a tua madre?"
"Sicuro."

L'inverno era arrivato e passare intere giornate in giro era diventato sempre meno fattibile a causa del freddo, così Zayn e Jane si trovavano a passare la maggior parte del loro tempo insieme a casa del primo. Passavano le giornate a parlare delle cose più banali, ma anche di cose serie. Jane aggiornava sempre il suo ragazzo dei progressi che faceva con la terapia. Lui le aveva fatto vedere i suoi film preferiti. Era così che passavano il tempo. 
"Dovrei andare, tra poco c'è il coprifuoco." mormorò Jane in uno sbuffo guardando l'ora sul suo telefonino.
"Oppure potresti restare." le sussurrò Zayn all'orecchio continuando a tenerla stretta a lui.
"Lo sai che non posso." Jane piegò la testa di lato per poterlo guardare.
"Potrei aver chiesto un permesso alla tua dottoressa per una notte. Sempre se tu vuoi." 
"Hai parlato con Violet?" domandò stupita Jane.
"Oggi è un mese che stiamo insieme e volevo fosse speciale." Jane sorrise al suo ragazzo, per poi baciarlo.
"È la prima volta che dormo fuori dal centro, è strano." 
"Se vuoi posso riaccompagnati, se lo preferisci." Jane socie la testa, poi baciò di nuovo il suo ragazzo.
"No, voglio restare." sorrise per poi baciarlo di nuovo.
"Jane." mormorò Zayn in un sussurro quando la ragazza mi mise a cavalcioni su di lui continuando a baciarlo. Ma lei lo ignorò.
"Jane." ripetè ancora Zayn, se avesse continuato così non sapeva quanto avrebbe potuto resisterle. E Jane lo sapeva bene, eppure continuava a baciarlo e a stringersi sempre più a lui.
"Sei sicura?" chiese poi tra un bacio e l'altro, Jane annuì soltanto prima di tornare a bacialo. Poi Zayn si alzò dal divano prendendola in braccio. Lei circondò la vita del ragazzo con le gambe senza smettere di baciarlo. Con qualche difficoltà arrivò in camera sua e la fece stendere sul suo letto.
"Sei sicura?" ripetè ancora guardandola negli occhi.
"Sicura." mormorò Jane con tono fermo, forse era troppo presto. Si frequentavano da un mese, lo conosceva da solo due. Ma la sua vita non era come le altre, non c'era certezza nel suo futuro.

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Capitolo 5
*** Parte cinque. ***


Il risveglio del mattino seguente era stato traumatico per Jane. Si era svegliata in un posto che non conosceva, accanto ad una persona che non conosceva e non aveva la minima idea di come fosse finita lì. Si era messa ad urlare quando aveva notato di essere nuda sotto le lenzuola e aveva spinto il ragazzo a terra. 
Zayn si era svegliato, un po' per le urla, un po' per la caduta. Non aveva subito realizzato quanto successo, ma quando aveva capito che Jane si era svegliata senza nessun ricordo di lui, aveva sentito come una pugnalata al centro del petto. Aveva provato a calmarla, a spigarle la situazione. Ma lei non voleva sentirlo, lo allontanava, lo respingeva. Gli impediva di parlare, gli impediva anche solo di avvicinarsi. Non gliene faceva una colpa. Poteva solo immaginare cosa stesse passando per la mente della ragazza in quel momento. In quel momento poco gli importava se Jane avesse rimosso tutto, l'unica cosa che voleva farla era tranquillizzarla. Odiava vederla piangere, così spaventata da lui. Ma più lui provava ad avvicinarsi, più lei si allontanava. Non sapeva cosa fare, così aveva chiamato la dottoressa Sullivan e solo una volta che la dottoressa era arrivata, Jane si era calmata. Erano rimaste nella sua stanza per circa un'ora a parlare. Poi Jane era uscita insieme alla dottoressa, non l'aveva degnato di uno sguardo. 
"Dalle un po' di tempo." Aveva sussurrato Violet quando Zayn aveva provato ad avvicinarsi a lei. Aveva annuito e l'aveva osservata salire sull'auto e andare via da lui. 
"Stai lontano da me." Erano queste le ultime parole che gli aveva detto Jane. E nonostante tutto, facevano comunque male. 

Jane, una volta tornata alla casa di cura, si era chiusa nella sua stanza. Era ancora scossa da quanto successo. Violet le aveva spiegato chi fosse quel ragazzo, le aveva spiegato che importanza avesse nella sua vita, ma lei non si ricordava di lui e i racconti della dottoressa non l'aiutavano a stare meglio. Si era andata a fare una doccia e poi si era stesa sul letto, per la prima volta con la speranza di svegliarsi il giorno successivo e dimenticare tutto. Si era stesa sul letto e la sua attenzione era stata catturata da un quaderno rosso lasciato sul suo comodino. Prese un sospiro e lo aprì. All'interno c'erano quattro piccole foto, tipo quelle che facevi alle macchinette, con impresse due persone: lei e lo stesso ragazzo che quella mattina era accanto a lei. Sembrano felici in quella foto. Stavano entrambi sorridendo, ma mentre Jane guardava la fotocamera, il ragazzo guardava lei. Nelle altre due facevano entrambi delle facce buffe e nell'ultima si guardavano e sorridevano. Insieme alle foto c'era anche una specie di racconto. Si spostò una ciocca di capelli e iniziò a leggere. 
"Non sono solita scrivere un diario, ma ieri sera è stato speciale e non voglio dimenticarmene. Orami è un mese che vado avanti con la mia vita, ma so che un giorno di questi mi scorderò di tutto questo. Ma non voglio scordare ieri sera, così ho pensato di scrivere quello che è successo, in modo che una volta dimenticato potrò rileggere tutto e sapere che ieri sera e stata una delle serate più belle della mia vita." 
Una lacrima scese bagnando la guancia di Jane mente continuava a leggere. Sembrava quasi di leggere un libro, eppure era lei la protagonista di quella storia. Era lei la ragazza che era stata baciata sulla ruota panoramica del luna park, era lei quella ragazza a cui erano state dette parole dolcissime. Ma Jane non se lo ricordava e leggere quella storia sapendo che era stata lei a vivere quei momenti era doloroso.

Nei due giorni successivi, Jane non era uscita dalla sua stanza se non per andare a parlare con la sua psicologa. Se nelle settimane precedenti aveva fatto dei progressi, ora sembrava essere tornata ancora più indietro di quando aveva iniziato. Quello che era successo l'aveva sconvolta, più del dovuto. E non riusciva a capirne il motivo, ma quel risveglio l'aveva solo fatta chiudere di più in se stessa. Zayn aveva provato a contattarla in quei gironi, ma lei aveva ignorato i suoi messaggi, le sue chiamate.  
"Jane." la richiamò il ragazzo quando Jane uscì dallo studio di Violet. Zayn era stanco di aspettare, le aveva lascito spazio. Ma ora erano tre giorni che non la vedeva, che non la sentiva, e gli mancava. Jane rimase in silenzio ad osservarlo. Provò a dire qualcosa, ma non sapeva cosa dire, come comportarsi. Così apriva e chiudeva la bocca senza far uscire alcun suono.
"Non mi tagliare fuori, per favore." le disse Zayn avvicinandosi a lei, Jane rimase immobile, anche quando Zayn allungò una mano verso di lei e le prese la sua mano. Anche se non si ricordava di lui, il suo corpo doveva aver riconosciuto il modo in cui lui la toccava, perché in quel momento lei si sentiva proprio come aveva scritto in quella pagina del suo quaderno. E tutto questo complicava le cose.
"Perché? Perché vuoi fare parte della mia vita? Perché vuoi complicarti la tua?" 
"Mi piacciono le complicazioni." sorrise lui accarezzandole la guancia, la vide rabbrividire al suo tocco.
"Mi piaci tu, Jane. E ora che ti ho conosciuta non voglio fare a meno di te. Non mi importa se domani non ti ricorderai di nuovo di me, io sarò qui al tuo fianco. Come ti ho detto la sera che ci siamo baciati per la prima volta io.."
"Tu mi racconterai di come ci siamo conosciuti e di quella sera e di tutte le altre." mormorò Jane interrompendo il ragazzo. 
"Te lo ricordi?" chiese sorpreso Zayn, anche un po' speranzoso. Speranza che si spense nel momento in cui Jane scosse la testa.
"A quanto pare il girono dopo ho scritto tutto su un quaderno, così da poterlo ricordare anche quando non ne avrei più avuto memoria." spiegò Jane mordendosi il labbro inferiore. Zayn annuì, ci aveva sperato che Jane non avesse dimenticato proprio tutto, e ci era rimasto male quando aveva scoperto che non era così, ma questo non gli impediva di certo di rimanere al suo fianco.
"Quindi, mi permetterai di restare al tuo fianco?" domandò ancora, perché infondo Jane non gli aveva ancora dato nessuna risposta.
"Zayn io.. è troppo da chiedere, è complicato, è.." Jane non sapeva il motivo, ma non voleva che Zayn si allontanasse da lei, sapeva solo che voleva essere sicura che lui sarebbe rimasto al suo fianco, che sapesse che non era semplice, voleva essere sicura che lui sapesse come stavano realmente le cose.
"Te l'ho detto, mi piacciono le complicazioni."

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Capitolo 6
*** Parte sei. ***


Era assurdo come Jane continuasse, ogni volta a innamorarsi di nuovo di Zayn. E Jane trovava ancora più assurdo il modo in cui lui tenesse a lei, il modo in cui la faceva sentire amata. Da quando aveva deciso di riaprire il suo cuore al ragazzo, da quando gli aveva dato la possibilità di starle accanto, Jane aveva iniziato a stare meglio. Era tornata la ragazza solare degli ultimi mesi. Aveva ripreso a fare progressi con la terapia aveva iniziato a ricordare qualcosa del periodo in cui aveva vissuto con sua nonna, poco prima che si trasferisse lì. Non ricordava bene il motivo per cui era andata a vivere da sua nonna, ricordava solo che era in quel periodo che erano iniziati i problemi. Dopo un anno che viveva lì, la situazione era diventata completamente ingestibile, tanto da portare la donna a lasciare Jane in quella casa di cura dove ormai viveva da quindici anni. 
Con Zayn le cose andavano bene, litigavano come tutte le coppie, ma poi bastava poco perché chiarissero. Nell'ultima settimana aveva anche conosciuto gli amici di Zayn, amici che ultimamente aveva un po' trascurato. Non avevano parlato del suo disturbo, Jane aveva preferito tenerlo per se, ma nonostante tutto si era subito trovata bene con tutti.
"C'è sempre stata questa chitarra?" domandò Jane notando solo in quel momento una chitarra conservata dietro l'armadio. Ultimamente aveva passato diverso tempo in quella camera, eppure non ci aveva mai fatto caso. Zayn annuì prendendola in mano e mostrandola a Jane che la osservava incantata.
"Sai suonarla?" Zayn sorrise sentendo un po' di eccitazione nel tono della ragazza. 
"Vuoi sentire qualcosa?" le domandò e Jane annuì sorridente, per poi mettersi comoda sul letto del ragazzo. Anche Zayn prese posto per poi iniziare ad intonare  le note di una canzone sconosciuta a Jane. Poi iniziò anche a cantare.
"Baby, let me be your man 
So I can love you 
And if you let me be your man 
Then I'll take care of you, you 
For the rest of my life, for the rest of us
For the rest of my life, for the rest of yours
For the rest of ours."  cantò Zayn improvvisando quelle parole sul momento, gli era bastato osservare la ragazza di cui pian piano si stava innamorando per farlo. Jane sorrise, aveva capito che quella canzone non la conosceva non perché l'aveva dimenticata, non la conosceva perché l'aveva appena inventata Zayn sul momento.
"Perché non mi hai mai detto che cantavi?" Zayn si strinse nelle spalle poggiando la chitarra per terra. Jane sapeva quanto la musica fosse importante per lui, per questo non capiva perché non le avesse mai parlato di quello.
"Non lo so, non ne ho mai parlato con nessuno. Sei la prima per cui canto, per cui suono." mormorò Zayn, aveva sempre avuto paura di non essere capito, di non essere compreso. E la musica, quello che scriveva, quello che suonava, quello che cantava era troppo importante per lui. Per questo lui l'aveva tenuto per se, senza mai dirlo a nessuno, a nessuno tranne che a Jane.
"Perché?"
"Non so, forse perché ho paura di non essere bravo." Jane gli sorrise, poi si avvicinò a lui e prese una sua mano tra le sue.
"Zayn, non hai nulla da temere. Sei bravo, davvero. E non lo dico solo perché sono la tua ragazza. Credimi." Zayn le sorrise per poi baciarla.

Jane era appena tornata da un pomeriggio trascorso con il suo ragazzo, aveva pranzato con lui e con alcuni suoi amici, Poi erano andati a fare un giro per la città approfittando della bella giornata.
"Jane, c'è qualcuno che vuole vederti." mormorò Violet quando vide la ragazza rientrare. Jane la guardò confusa, chi era andato a trovarla? L'unica persona che sapeva che vivesse lì era Zayn e lui l'aveva appena salutato.
"Ti aspetta in camera tua." le disse ancora, Jane annuì. Poi, dopo aver preso un grande respiro, andò verso la sua camera. Seduta sul suo letto c'era una donna anziana, doveva avere più anni di quanti ne dimostrava. Jane lo poteva intuire dall'espressione sul volto della donna. Volto che era abbastanza familiare.
"Oh Jane, tesoro. Quanto sei cresciuta." disse la donna alzandosi dal letto quando la vide. Si alzò dal letto e la raggiunse stringendola in un abbraccio. Jane rimase immobile, cercando di metabolizzare tutto.
"Bimba mia, ti sei fatta una donna ormai." disse la signora tornando a guardarla. Jane notò che avevano lo stesso sguardo.
"Nonna?" domandò leggermente insicura. La donna l'abbracciò soltanto in risposta. 

"Che ci fai qui?" Mormorò freddamente Jane superandola e andando a sedersi sul letto. 
"Mi ha chiamato Violet, mi ha aggiornato dei tuoi progressi e volevo vedere come stavi." 
"Perché proprio ora? Perché ti sei fatta viva dopo tutti questi anni? Credevo mi avessi abbandonata." C'era rabbia nel tono di Jane, la donna abbassò lo sguardo dispiaciuta. 
"Non ti ho mai abbandonata, Jane."
"Mi hai lasciato qui quando avevo solo sei anni e non ti sei più fatta viva." Quasi urlò Jane. 
"Non è così. Ti ho portata qui perché ne avevi bisogno. Ma sono venuta a trovarti ogni giorno per i primi anni. Ma tu non ricordavi mai chi fossi e per me era difficile. Così ho smesso di venire, faceva troppo male sapere che avevo perso anche te. Ma non ho mai smesso di informarmi su di te, ogni giorno chiamavo Violet e chiedevo di te. Volevo sapere se stavi facendo progressi, se stavi bene. Non ho più trovato la forza per venirlo a fare di persona." Jane non disse nulla, non sapeva come comportarsi. Era sua nonna ed era come un'estranea per lei. E non a causa del suo disturbo, ma perché era la prima volta che si presentava lì da lei. 
"Mi dispiace, Jane. Credimi." Disse la donna, pentita di non aver avuto più il coraggio di andare da lei. 
"Chi mi dice che posso fidarmi di te? So che ora sei qui, ma io ora sto bene. Chi mi dice che alla prima difficoltà non andrai via? Ora sto bene, ma non sono guarita." 
"Lo so. Ma ora sono qui e voglio rimediare."

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Capitolo 7
*** Parte sette. ***


Quando Jane si era svegliata quella mattina, la sua attenzione era stata catturata dal quaderno rosso sul suo comodino. L'aveva aperto confusamente e aveva trovato all'interno diversi racconti. Il primo risaliva a diverso tempo prima, tutti gli altri erano racconti giornalieri dell'ultimo mese e mezzo trascorso. Sfogliava il quaderno senza leggere nessun racconto, guardava soltanto le date e aveva notato che alcune erano evidenziate, come se quel girono fosse successo qualcosa di particolare, qualcosa di importante. Jane sospirò pensando che nell'ultimo mese e mezzo aveva avuto una nuova vita, ma ora, in quel momento non ne aveva memoria. Ed era frustante sapere di aver fatto tante cose e non ricordarsi nulla. Andò a farsi una doccia cercando di non pensarci, ma quel quaderno era un chiodo fisso nella sua mente. Così, una volta sistemata, iniziò a leggere quei racconti. Scoprì di avere un ragazzo, scoprì che non era la prima volta che si era dimenticata di tutto da quando lo aveva conosciuto, anzi una volta si era svegliata accanto a lui senza sapere dove si trovasse e chi fosse. Quella volta era andata meglio, quel risveglio doveva essere stato traumatico, pensò Jane. Era talmente immersa in quelle pagine, talmente presa dalla sua storia degli ultimi mesi che non si era resa conto del tempo che passava. Alzò lo sguardo da quel quaderno solo quando sentì bussare alla porta, era arrivata quasi alla fine dei suoi racconti, le mancavano solo gli ultimi due gironi.
"Avanti." mormorò posando il quaderno sul letto accanto a lei.
"Tutto bene Jane? Ti aspettavo mezz'ora fa nel mio ufficio." mormorò Violet una volta entrata nella stanza della ragazza. Jane controllò l'ora sul telefonino, non si era resa conto del tempo che passava.
"Oh.. non mi ero resa conto di che ora fosse." mormorò Jane abbassando lo sguardo sul quaderno.
"È stata una tua idea farmi appuntare quello che succedeva durante la mia giornata?" domandò poi Jane indicando il quaderno. Violet sospirò capendo cosa fosse successo, Jane aveva dimenticato di nuovo tutto.

Jane era appena uscita dallo studio di Violet quando qualcuno la richiamò. Si voltò confusa verso il ragazzo, non lo riconosceva, ma sospettava che fosse Zayn.
"Ehi, come è andata?" le domandò con un sorriso avvicinandosi a lei.
"Sei stata dentro più del solito." aggiunse notando che sarebbe dovuta uscire mezzora prima.
"Abbiamo iniziato dopo." mormorò Jane senza però guardarlo.
"Va tutto bene?" chiese confuso il ragazzo avvicinandosi a lei, ma quando la vide evitare un qualsiasi contatto, quando la vide evitare il suo sguardo capì cosa era successo. 
"Jane.." mormorò lui senza aggiungere altro, non sapeva cosa dire infondo. Vederla di nuovo in quello stato, sentirsi osservare come se fosse uno sconosciuto non era semplice. Zayn aveva creduto che andando avanti si sarebbe abituata a quello, che sarebbe stato più facile. Invece era più difficile.
"Mi dispiace." mormorò la ragazza cercando di trattenere le lacrime. Forse non si ricordava di lui, ma riusciva a leggere il dolore nel suo sguardo. 
"Supereremo anche questo, Jane." le sussurrò lui provando ancora ad avvicinarsi a lei, ma Jane continuava ad evitare ogni contatto. Aveva letto di come si sentiva ogni volta che lui la sfiorava, non voleva scoprire che ora non c'era più neanche quella sensazione.
"No, non è vero. Forse lo supereremo di nuovo, ma poi riaccadrà ancora e ancora. E arriverà il giorno in cui tu non ce la farai più." negò Jane, non poteva continuare a rimanere accanto a lui, non se questo comporta farlo soffrire. 
"Jane, non dire così.. io, io ti amo. Voglio costruire un futuro insieme a te." disse Zayn per la prima volta, perché ormai erano mesi che conosceva Jane, mesi che aveva imparato a scoprire che persona fosse, mesi trascorsi insieme al lei, al suo fianco. Ed era successo, lui si era innamorato, nonostante tutte le difficoltà che quella relazione importava, lui si era innamorato. Ogni volta l'aveva convinta a riprovarci, l'aveva convinta a lasciare che rimanesse al suo fianco. Quella era la prima volta che gli diceva di no, che non rispondeva evitando la domanda.
"No, non.. come posso costruire un futuro insieme a te se non ricordo nulla del mio passato? Non posso, io non.." Jane scosse la testa, sentirsi dire che lui l'amava non era stato indifferente, ma non si era sentita neanche come avrebbe dovuto.
"Jane.." il tono di Zayn risultava quasi come una supplica.
"La vita per te va avanti ogni giorno, per me no. Ogni volta devo ricominciare ed è sempre più difficile. Non è giusto, non è giusto per me, non è giusto per te." Continuò a parlare Jane cercando di evitare un qualsiasi contatto con il ragazzo. Ma bastò sfiorarlo ed ecco tutte quelle sensazioni che aveva scritto. Sensazioni che ora rendevano tutto più complicato. Zayn provò a parlare, a dire qualcosa per convincerla a restare, per convincerla a lottare. Non voleva perderla.
"Ho bisogno di superare questa cosa prima di poter avere una vita mia. Non posso e non voglio coinvolgere altre persone in questo casino. È la mia vita e tu meriti di più. Mi dispiace. Ma se mi ami veramente mi lascerai sola, mi darai la possibilità di affrontare questa cosa da sola, non puoi aiutarmi in questo." disse Jane prima di superare il ragazzo, senza dargli il tempo di rispondere, e chiudersi in camera sua per il resto della giornata.

Zayn era rimasto immobile a cercare di metabolizzare quanto successo. Jane l'aveva davvero lasciato. Ma lui l'amava e non voleva rinunciare a lei, così non si era arreso. Era tornato ogni giorno lì, con la speranza di riuscire a parlarle, ma Jane lo evitava. Non appena lo vedeva cambiava strada rendendogli impossibile anche solo avvicinarsi a lei. Poi un girono gli era passata accanto come se nulla fosse, non si ricordava di nuovo nulla. E per la prima volta l'aveva vista un poi più serena. Forse il fatto di non avere nessuno nella sua vita le faceva sembrare più sopportabile quel suo disturbo. Aveva pensato di riavvicinarsi a lei in quel momento. Ma non l'aveva mai vista così spensierata, quando stavano insieme ogni giorno viveva nel terrore di dimenticare tutto e ferire lui. Invece ora non aveva nessuno di cui preoccuparsi se avesse dimenticato tutto. Così, nonostante l'amasse, aveva deciso di fare quello che le aveva chiesto. Perché quando ami una persona, quando la ami veramente, la lasci andare.

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Capitolo 8
*** Parte otto. ***


"È normale sentire la mancanza di qualcosa che non si ha mai avuto?" domandò Jane quel girono allusa psicologa. Erano ormai un paio di settimane che Jane aveva una vita il più simile ad una vita normale. Eppure sentiva un grande vuoto, come se mancasse qualcosa. Eppure la sua vita era sempre stata così, cosa era cambiato ora?
"Cosa ti manca?" domandò Violet, una parte della donna era fiera di Jane, perché nelle ultime due settimane aveva fatto notevoli miglioramenti dopo un mese in cui ogni giorno doveva iniziare di nuovo da capo. 
"Non so, è come se in passato avessi avuto questa cosa e una volta svegliata non c'era più.." Jane cercò di spiegare quella sensazione che sentiva, ma non riusciva a trovare le parole giuste.
"Come quando perdi un arto?" provò a domandare la dottoressa, ma Jane scosse la testa.
"No, un po' più come la coda. Non abbiamo mai avuto la coda, ma deriviamo dalle scimmie e loro avevano la coda. É come se sentissi la mancanza di una coda." Jane sentiva la mancanza di qualcosa che sapeva di non aver mai avuto, eppure quella sensazione era reale, quella sensazione di sentire la mancanza di quel qualcosa era vera e Jane non riusciva a spiegarselo.
"Forse senti la mancanza di qualcosa che hai avuto in passato e che ora non hai più, qualcosa che non ricordi di aver avuto." Jane osservava la donna confusa, cosa intendeva dire?
"Jane, negli ultimi mesi hai fatto notevoli miglioramenti. Potrai non avere i ricordi, ma si sono anche altri tipi di memoria, e quel tipo di memoria non si azzera, rimane intatta."
"Quindi mi sta dicendo che questa mancanza che sento è dovuto a qualcosa che ho avuto in passato e di cui ora non ricordo nulla?" 

Jane sospirò, aveva lo sguardo basso, gli occhi pieni di lacrime. Violet la spronava a continuare a parlare, ma ricordare, ricordare quello che la sua mente aveva rimosso faceva più male di quanto immaginasse.
"Cosa è successo quella sera?" le domandò ancora Violet. Jane tirò su con il naso e si asciugò velocemente una lacrima sfuggita dai suoi occhi. Quell'immagine che per tanti anni aveva cancellato dalla sua memoria, ora era ben vivida nella sua mente. Da un lato era felice, felice perché aveva fatto notevoli miglioramenti con la terapia, aveva ricordato cose che prima di allora non aveva mai ricordato. Ma dall'altro, avrebbe preferito non ricordare mai quella scena. Ma ora non poteva tornare indietro, non ora che era arrivata alla radice del problema, non ora che era così vicina.
"MI ero svegliata a causa d un forte rumore proveniente dal salotto." racconto Jane inumidendosi le labbra.
"Così mi sono alzata per cercare mia madre, avevo paura che qualcuno fosse entrato in casa." deglutì Jane continuando a raccontare.
"E chi era entrato Jane?" Jane scosse la testa alla domanda della dottoressa.
"Nessuno, era stato mio padre a provocare quel rumore. Credo che fosse ubriaco quella sera." 
"E cosa è successo?" chiese ancora Violet.
"Li ho sentiti litigare, non era la prima volta che litigavano. Accadeva spesso. Mio padre tornava sempre ubriaco e litigavano." 
"Cosa c'era di diverso quella volta?" continuò a domandarle Violet cercando di spronarla a parlare.
"Mio padre era violento, più del solito. Così mi nascosi. Lo vidi picchiare mia madre e io ero ferma, nascosta dietro la porta ad osservare tutto. È stata colpa mia." Ormai le lacrime scendevano copiose lungo le guance di Jane, era solo una bambina allora, aveva appena cinque anni e aveva assistito a tutto quello.
"Cosa? Di cosa ti incolpi?"
"Della morte di mia madre. Mia madre provava a liberarsi, provava a reagire. Ma lui era più forte di lei, era violento e arrabbiato. Aveva una pistola, la uccise con un colpo alla testa e poi si sparò.. è solo colpa mia." Jane ricordava di come il copro ormai morto della madre fosse caduto a terra privo di vita dopo il colpo. Ricordava che poi si era puntato la pistola alla tempia e si era sparato. Solo in quel momento Jane era corsa dalla madre, aveva provato a chiamarla ma lei era morta ormai. Era rimasta a piangere sul cadavere della donna finché non era arrivatala polizia. Probabilmente erano stati i vicini a chiamarla, avevano dovuto sentire gli spari.
"Perché dici che è colpa tua, Jane?"
"Non ho fatto nulla, sarei potuta intervenire.. avrei potuto fare qualcosa." 
"Jane, eri solo una bambina. Non avresti potuto fare nulla per aiutare tua madre." E infondo Jane sapeva che non era colpa sua se sua madre fosse morta, non era colpa sua se suo padre quella sera era tornato a casa con una pistola. Jane lo sapeva, aveva solo bisogno di tempo.
 

Zayn quel giorno d'estate era andato a fare colazione al bar con sua sorella che era andato a trovarlo quella settimana per passare un po' di tempo con lui. Waliyha era appena uscita per andare un attimo al negozio lì vicino, quando uno dei camerieri si avvicinò al ragazzo.
"Hanno lasciato questo per te." disse il ragazzo consegnando un giornalino a Zayn. Zayn lo prese confuso notando che non si trattava di un giornalino ma di un fumetto di Spiderman.
"Chi l'ha lasciato?" chiese al cameriere che era ancora lì.
"Quella ragazza laggiù." disse il ragazzo prima di andare via. Zayn rimase immobile in un primo istante. Era più di un anno che non la vedeva e ora lei era lì, nello stesso bar dove era andato a fare colazione con sua sorella e gli aveva lasciato quel fumetto. Tirò un sospiro, poi si alzò e la raggiunse, era intenta a leggere un libro e non si era accorto di lui.
"Posso?" domandò Zayn non sapeva bene come comportarsi. Non la vedeva da un anno e l'ultima volta che l'aveva vista, Jane non si ricordava di lui. La ragazza alzò lo sguardo dal libro e lo posò sul ragazzo, ed ecco che Il suo cuore aveva iniziato a battere più velocemente nel petto. Jane annuì, conservò il libro nella bora e fissò il ragazzo, non sapeva bene cosa dire. Neanche Zayn sapeva come comportarsi, così rimasero in silenzio per qualche secondo.
"Perché mi hai fatto avere questo?" Jane si morse il labbro, poi guardò il ragazzo negli occhi prima di rispondere.
"La prima volta che ci siamo parlati mi hai detto che eri appassionato di fumetti e Spiderman è stato il primo film che abbiamo visto insieme.." mormorò Jane lasciando stupito il ragazzo. Erano cose successe ormai più di un anno prima e sembra che Jane lo ricordasse.
"Te lo ricordi? Cioè..tu ricordi o hai.." mormorò cercando di trovare le parole giuste. Jane annuì soltanto mostrando un sorriso.
"Ti ricordi tutto?"
"Non proprio. Ricordo alcune cose, ogni giorno ne ricordo di nuove." mormorò Jane. Dopo essere riuscita ad affrontare il trauma vissuto da bambina, la situazione era migliorata. Era passato un mese da quando era successo ed erano più di quattro mesi che ormai non dimenticava più nulla. E dopo aver affrontato il suo trauma, trauma che con l'aiuto di Violet stava cercando di superare, le cose erano migliorate. Aveva iniziato a ricordare quanto fosse legata a sua madre, aveva iniziato a ricordare quando erano iniziati i problemi di memoria. Si era ricordata di lui, del loro primo incontro, di quando gli aveva parlato del suo disturbo e di come avesse insistito per rimanere al suo fianco. 
"Sto continuando ad andare in terapia per superare tutto, ma piano piano sto recuperando tutti i ricordi."
"Sono felice per te, Jane. Davvero." sorrise Zayn, veramente felice per la ragazza, felice che avesse un ricordo di lui, felice che avesse dei ricordi, felice che finalmente avrebbe potuto avere una vita normale.
"Ti ho cercato perché volevo ringraziarti." disse poi Jane, Zayn corrucciò la fronte.
"Per cosa?"
"Per essermi stato accanto. Da quando ti ho conosciuto ho iniziato a fare progressi. Per la prima volta nella mia vita c'era qualcuno che teneva a me, che credeva in me, che mi faceva sentire speciale. Questo mi ha aiutato molto." mormorò Jane prima di guardare l'ora sul suo telefonino.
"Devo andare, è stato bello rivederti." mormorò Jane alzandosi e prendendo le sue cose.
"Jane, ti va di prendere un caffè un giorno di questi?" Jane sorrise, quando quella mattina si era alzata con l'intenzione di andarlo a cercare, non sapeva cosa aspettarsi. Era passato più di un anno dall'ultima volta che si erano visti, per quanto ne sapeva poteva benissimo essere andato avanti con la sua vita.
"Mi piacerebbe." disse poi prima di andare via.

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Capitolo 9
*** Parte nove. ***


Quel pomeriggio stesso, dopo aver accompagnato sua sorella in stazione, Zayn aveva chiamato Jane per chiederle se quel caffè le andava di prenderlo ora. Jane aveva sorriso, felice per quella chiamata, e aveva accettato. Ora si trovavano in un bar, un bar dove Jane non era mai stata, seduti ad un tavolo a parlare, a parlare di quello che era successo in quell'anno. Zayn le aveva chiesto di più su quanto fosse accaduto, ma Jane aveva preferito non parlarne. Non era ancora pronta per quello, aveva bisogno di tempo, di tempo per elaborarlo.
"Ciao Zayn, chi è la tua amica?" domandò un signore sulla settantina avvicinandosi al tavolo son un sorriso sulle labbra.  
"Victor.." sorrise Zayn all'uomo.
"Ti presento Jane, lei è la ragazza che mi ha spinto a cantare." aggiunse poi presentando la ragazza. Jane in quel momento si ricordò di quando una volta aveva cantato per lei e sorrise.
"Allora è te che devo ringraziare." sorrise l'uomo confondendo Jane, non stava capendo quello che stava succedendo.
"Victor è il proprietario del bar e tutti i pomeriggi intrattengo i clienti cantando." spiegò Zayn notando la confusione della ragazza.
"Mi dispiace doverti rubare alla ragazza, ma ora mi servi sul palco." disse poi l'uomo tornando a rivolgersi a Zayn.
"Ti dispiace?" Jane scosse la testa.
"Vai, ti aspetto qui." sorrise Jane, per poi osservare il ragazzo allenarsi dal tavolo e salire sul palco. 
"Posso?" chiese Victor poi indicando la sedia dove era seduto prima il ragazzo. Jane annuì prima di guardare con orgoglio Zayn suonare la chitarra.
"Sono felice di conoscere finalmente la ragazza di Zayn, mi sono sempre chiesto come mai non ti avesse portato qui prima." Jane arrossì leggermente.
"Io e Zayn non stiamo insieme, siamo solo amici." negò poi Jane, erano stati insieme, ma poi si erano allontanati e ora, dopo più di un anno, si erano ritrovati. Non era neanche sicura di poterlo definire amico, non sapeva cosa fossero. Era semplicemente felice di aver riallacciato il rapporto con lui.

"Quello era di tua madre, lo teneva sempre sul comodino." disse Allison, la nonna di Jane. Quando la ragazza prese in mano un vecchio libro ormai pieno di polvere. Jane sorrise lievemente prima di sedersi sul divano con il libro in mano.
"Mi ricordo che quando ero piccola, mamma mi raccontava di Lizzie e Darcy. Era il suo libro preferito." Allison annuì, ricordava come sua figlia non si separasse mai da quel libro, lo portava sempre con se.
"Allora, cosa ne pensi di venire a vivere qui?" domandò poi la donna sedendosi al fianco della nipote. Jane alzò lo sguardo dal libro stupita, non si aspettava di certo quella proposta. Violet quel giorno le aveva detto che ormai era quasi alla fine deluso percorso e non c'era più bisogno che vivesse lì, alla casa di cura. Nell'ultimo mese aveva diminuito gradualmente le sedute, fino ad andare da lei una volta a settimana e quel girono le aveva dato la possibilità di andarsene. L'avrebbe comunque vista settimanalmente, ma ora aveva la possibilità di vivere in una vera casa.
"Davvero?" 
"Certo, questa è anche casa tua. E poi così potrei passare più tempo con la mia nipotina." Jane sorrise felice a quella proposta. Era davvero felice di aver ritrovato sua nonna, l'unico familiare che le restava.
"Piacerebbe anche a me." disse poi.
"Ottimo, così potrai parlarmi meglio di quel bel ragazzo che era con te l'altro giorno." Jane arrossì capendo che su nonna si riferisse a Zayn. Ormai erano diverse settimane che avevano ripreso a frequentarsi.
"È solo un amico." mormorò poi. Era felice di aver ritrovato anche Zayn nella sua vita. La faceva stare bene e anche se erano solo amici, anche se a lei piaceva e avrebbe voluto che ci fosse qualcosa di più, Jane era felice. Era felice perché Zayn faceva di nuovo parte della sua vita.

"Ehi, ti stavo cercando.." mormorò Zayn quando finalmente trovò Jane. Era andata a cercarla nella sua stanza, ma non l'aveva trovata.
"Oh ero da mia nonna." disse sorridente Jane.
"Come mai qui?" chiede poi, non ricordava che si fossero dati alcun appuntamento. 
"Con gli altri pensavamo di andare a mare nel weekend, volevo chiederti se ti volevi aggiungere." mormorò Zayn, avrebbe potuto chiederglielo per telefono, ma voleva anche vederla.
"Non sono mai stata a mare."
"Lo prendo come un si?" le chiese Zayn e Jane annuì vigorosamente con un sorriso.
"Comunque, dato che sei qui, mi aiuti a sistemare le mie cose? Mi trasferisco da mia nonna." Zayn la guardò confuso in un primo momento.
"Vai a vivere da tua nonna? Puoi andare via da qui?" Jane annuì nuovamente e Zayn la strinse in un abbraccio, era felice per lei. Se poteva finalmente andare via di lì significava solo una cosa.
"Dio, Jane, sono così felice per te." mormorò stingendola di nuovo a lui.
"Sono felice anche io, anche se sarà strano non vivere più qui." Zayn sorrise e, con un gesto automatico, la prese per mano portandola nella sua camera.

Erano in camera di Jane da un po' di tempo ormai, stavano mettendo tutte le cose della ragazza dentro degli scatoloni quando Zayn trovò quel quaderno rosso, quel quaderno di cui in passato Jane le aveva parlato, quel quaderno dove appuntava quello che le succedeva, in modo da potersi ricordare tutto.
"Tutto bene?" gli domandò poi Jane vedendolo pensieroso.
"Si.." mormorò alzando lo sguardo verso di lei, c'era nostalgia in quello sguardo.
"Stavo solo ricordando." aggiunse poi mostrandole il quaderno. Jane si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio prendendo il suo quaderno. Tirò un sospiro e si sedette sul letto.
"Sai, non te l'ho mai detto perché quando stavamo insieme per me non stavamo mai più di un mese insieme, ma ero innamorata di te. Ogni volta mi innamoravo di te." mormorò Jane abbassando lo sguardo imbarazzata.
"Davvero?" chiese Zayn sedendosi accanto a lei, sapeva che Jane teneva a lui ma non aveva mai saputo cosa provasse veramente per lui. Jane annuì, per poi alzare il suo sguardo per guardarlo negli occhi.
"Anche se non mi ricordavo, bastava che tu mi sfiorassi e le sensazioni, erano le stesse. Sempre." 
"Perché mi stai dicendo questo?"
"Perché non ti ho mai detto quanto tu fossi importante per me, quanto tu sei importante per me." Zayn non disse nulla, continuava a fissare la ragazza negli occhi. Le accarezzò una guancia e Jane a quel contatto chiuse gli occhi e si morse il labbro.
"Ti amo, Zayn." mormorò poi con gli occhi ancora chiusi. Poi sorrise quando, dopo ormai più di un anno, sentì le labbra morbide del ragazzo sulle sue. Baciarlo era ancora meglio di quanto lo ricordasse.
"Ti amo, Jane."

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