The Other Salvatore

di Alya__2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1864


La luna quella sera sembrava splendere di luce propria, illuminando qualsiasi cosa i suoi raggi sfiorassero, anche gli antri più bui del bosco dove si nascondevano i mostri più particolari.
A questo Claire Salvatore non aveva mai creduto, amava perdersi nella natura e giocare con suo fratello, e la notte l'affascinava con i suoi mille misteri.
O almeno era così prima.
Adesso correva per quel bosco per scappare dalla cittadina in cui era nata, inciampando tra i rami che si perdevano nella fitta oscurità e cercando di frenare le lacrime che rendevano tutto ancora più confuso.
Aveva solo dieci anni quando era stata strappata alla sua semplice e tranquilla vita.
Era solo una bambina quando aveva visto la morte dei suoi fratelli.
Era innocente quando il suo mondo era caduto a pezzi.
Aveva solo dieci anni quando aveva scoperto dell'esistenza dei vampiri.
Non sapeva che prima o poi i ricordi vengono a cercarti, ma lo avrebbe scoperto due secoli dopo.
Quello che ai suoi occhi sembrava la fine, era solo l'inizio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


                                                                                 Capitolo 1

 

 

Claire si alzò di scatto dal comodo letto su cui poche ore prima era crollata sfinita. Il respiro affannoso le dava l’idea di star ancora correndo, come secoli prima, quando era solo una bambina spaventata dal mostro sotto il suo grande letto ottocentesco.

Appoggiò una mano sulla fronte, cercando di regolare il battito accelerato del suo cuore immortale, mentre osservava il cielo nuvoloso del Surrey, tipico clima dell’Inghilterra.

Quel sogno, o meglio ricordo, l’aveva scossa più di quanto avrebbe immaginato. E non per aver rivissuto l’attimo in cui credeva che i suoi fratelli fossero morti per sempre, ma per quell’uomo, quello sconosciuto che si era infiltrato in quel momento così doloroso e intimo.

Si coprì di nuovo con la calda coperta che era volata da un lato del letto, mentre rifletteva su quelle parole che l’essere aveva rivolto alla sé bambina, lasciandosi cullare dall’oscurità…

 

- Devi restare qui – la voce profonda dell’uomo rimbombò nella testa, mentre i suoi occhi blu le sondavano l’anima – con i tuoi fratelli.

La bambina dai capelli castani scosse la testa, le lacrime che non smettevano di scendere sulle sue guance rosse, ma dalle sue labbra non uscì un singhiozzo. Il suo pianto sembrava molto più maturo della sua età.

- Sono già morti – anche la sua voce non sembrava infantile, ma era spezzata, impaurita da quell’improvvisa apparizione – non c’è più niente per me qui.

Lo sconosciuto sorrise dolcemente, scompigliandole i capelli con una mano – non è così, lo sai bene Claire. I tuoi fratelli hanno bisogno di te.

Gli occhi verdi della bambina si spalancarono – come fai a conoscere il mio nome? Tu non sei di questo tempo, vero?

- Avremo tempo per questo – l’uomo si alzò velocemente, il sorriso perso sul suo volto, mentre tornava nell’oscurità di quel bosco – ora devi svegliarti.

- Ma…

- Torna a casa, Claire.

 

Le sue iridi verdi si aprirono nuovamente al suono di una notifica, e il ricordo di quelle parole le lasciò un brivido che nei giorni a seguire fu difficile da dimenticare. Lo stesso brivido che le fece rifiutare l’appuntamento che aveva quella stessa mattina a proposito di un frammento fondamentale del suo passato. Ma la sua famiglia era più importante, i fratelli Salvatore, con cui condivideva il sangue paterno, erano l’unico legame con quel mondo. Almeno l’unico che ricordava.

Guardò nuovamente il cielo di quella che da un po' era nuovamente casa sua, ovviamente fino a che non avrebbero notato che gli anni per lei non passavano, conscia che per un po' non lo avrebbe rivisto.

Claire Aigle – Salvatore, strega e Immortale a detta di pochi, difficilmente ignorava le proprie sensazioni, e soprattutto i suoi sogni. Se c’era qualcuno, o qualcosa, che minava alla sopravvivenza di Damon e Stefan avrebbe fatto di tutto per impedirlo.

Era ora di fare una rimpatriata a Mystic Falls, dove tutto era iniziato e dove sperava che qualsiasi cosa fosse ora, sarebbe finita.

Osservò la borsa che sapeva essere posta sotto la scrivania per qualsiasi evenienza, ricordando le parole di quell’uomo.

- Torna a casa, Claire – ripetè a sua volta, e il brivido sulla sua pelle si intensificò.

 

 

 

 

 

 

- Allora?

Un suono di passi anticipò l’entrata in scena della ragazza dai corti capelli neri, mentre l’uomo di spalle fingeva di non controllare ogni suo piccolo movimento in attesa di qualsiasi sua azione.

Gli anni lo avevano reso attento, riflettè con amaro sarcasmo.

- E’ morta, come avevi richiesto – la voce della strega sembrava divertita – un po' troppo sensibile ad un bel visetto per essere così potente.

- Ognuno ha i suoi punti deboli – l’uomo si voltò, mostrando il suo giovane viso, ma con occhi così neri e profondi da sembrare vecchi secoli.

Ma la ragazza fu più interessata a guardare quello che si trovava dietro di lui, la sagoma opaca e così potente da farle venire voglia di inginocchiarsi al suo cospetto.

- E’ lei?

La sagoma la guardò intensamente, con iridi dal colore indefinibile, e si avvicinò lentamente – rivolgiti a me, strega.

Questa abbassò subito il capo, sentendo una sensazione di vuoto colpirle lo stomaco e le gambe tremarle per lo sforzo di non crollare a confronto di quell’intensa aura di potere.

- Mi scusi – sussurrò con quel poco di voce che sentiva vibrarle in gola, mentre un respiro di sollievo uscì dalle sue labbra nel sentire che si allontanava.

- Come diceva Hunter, ognuno ha i suoi punti deboli – disse con voce leggiadra, quasi gioiosa, mentre afferrava un mazzo di banconote da cento dal tavolo posto al centro della stanza – per fortuna c’è lui che lavora per me, non sono esperta di questo nuovo mondo.

Ma in poco tempo il mazzetto cadde al suolo, non resistendo nella debole presa dello spirito, che perse in quel secondo il sorriso allegro.

- Una cosa, però, non è cambiata – sussurrò gelida, facendola indietreggiare con la sola forza della voce – bisogna fare tanti sacrifici per raggiungere ciò che si vuole. Ed io sono sempre stata disposta a farne tanti, come dovresti sapere.

- No...- la consapevolezza si materializzò in quel bel viso, come aveva detto lei – tenete i soldi, me ne andrò, non dirò niente a nessuno.

La sua schiena, però, colpì un muro invisibile e la ragazza si girò verso Hunter, sapeva che solo lui poteva fare incantesimi a differenza della donna che aveva davanti.

- Vi prego…

- Hunter – scandì lentamente la figura, i capelli che le sfioravano il viso, o meglio, che l’attraversavano – uccidila.

Questi sorrise sadicamente, mentre un ultimo urlo, questa volta soffocato, irrompeva nella notte buia e piena di domande. Non potevano avere testimoni quando finalmente erano ad un passo dalla riuscita del loro piano iniziato secoli fa.

Quando l’ultima stilla di vita fu risucchiata dal corpo della giovane, Hunter si rivolse alla sagoma che osservava il cielo nero, senza una traccia di luce. La luna e le stelle si nascondevano per non illuminare gli orrori di quella sera.

- Ed ora?

- Ora dovremo solo cercare bene, e la mia piccola discendente apparirà fuori senza molti sforzi.

Hunter le si affiancò, osservando anche lui il cielo, ma il suo sguardo sembrava perso in altri mondi, più gloriosi per lui che per altri.

- Ci siamo quasi Hunter, ancora poco e il nostro potere schiaccerà tutti gli esserini che hanno provato a fermarci.

- E Claire Aigle?

- Potrei perfino lasciarti l’onore di ucciderla.

E con l’ultimo scintillio nello sguardo dell’uomo i due strambi alleati si allontanarono nell’oscurità.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


                                                                              Capitolo 2



Quel giorno la notte arrivò prima del previsto, portando un oscurità che risucchiava tutto attorno a sé, anche il minimo barlume di luce.
Una persona qualunque non ci avrebbe fatto molto caso, continuando a svolgere la propria vita tranquillamente, ma si dava il caso che Stefan Salvatore non fosse una persona normale, ed era così immerso in quegli avvenimenti strani che non ci mise molto a comprendere la verità: qualcosa di brutto e per niente naturale stava per succedere a Mystic Falls.
- Sta arrivando una vera e propria tempesta - Damon entrò velocemente in casa, il tono leggero che confondeva sempre l'interlocutore, come a cercare sempre un altro significato alle sue parole.
Stefan sapeva che suo fratello stava soffrendo per la scelta di Elena, nonostante ora stessero affrontando problemi che sembravano distrarlo, come la trasformazione della stessa ragazza, e che forse gli avevano acceso quella speranza di un possibile ripensamento.
Non lo giudicava, al suo posto avrebbe fatto lo stesso e non poteva frenare i sentimenti di Damon, per quanto avrebbe voluto, ma soprattutto non voleva perdere nuovamente suo fratello per una donna.
Amava Elena ed era felice che avesse scelto lui, ma non poteva non sentirsi in colpa nel vedere come lo sguardo di Damon fosse spento, come il suo lato umano, che la sua ragazza era riuscita a far affiorare vincendo dove lui aveva fallito, stesse lentamente sprofondando sotto l'ombra del mostro.
- Che c'è fratellino, pensi all'ultimo scoiattolo che ti ha implorato pietà?
La voce di Damon lo riscosse, mentre si avvicinava con quel fastidioso ghigno al tavolo degli alcolici, versando ad entrambi un po' di Bourbon.
- Non senti una strana elettricità nell'aria? Come se qualcosa di oscuro stesse per attaccare...- come sempre Stefan ignorò la battuta del fratello, pensando a ciò che lo preoccupava di più in quel momento.
Si alzò dal divano nel salone sotto lo sguardo attento dell'altro e raggiunse la finestra più vicina, scostando le tende con incertezza, come se non avesse voglia di scoprire ciò che celavano.
- Sempre con il tuo solito pessimismo, dovresti rallegrarti di aver finalmente sconfitto il grande e cattivo ibrido e festeggiare con la tua bella - cercò di sdrammatizzare ma il suo ghigno era più fioco, meno sicuro, soprattutto quando, terminata la frase, un tuono scosse l'aria e piccole gocce d'acqua si frantumarono sul riflesso del fratello.
Stefan stava per rispondere per le rime ma un rumore di passi e il seguente bussare gelò i due vampiri.
Elena era a casa con Caroline e Bonnie, cercando di non pensare all'eternità che avrebbe dovuto affrontare, quindi chi bussava alle cinque del pomeriggio in una casa come la loro?
Stefan si avvicinò alla porta, scambiando uno sguardo con suo fratello che annuì e sguainò le zanne, pronto ad attaccare chiunque fosse dietro quella porta.
La pioggia batteva forte fuori, nel momento in cui il minore dei Salvatore aprì la porta di scatto, pronto a ritrovarsi qualunque dei loro vecchi nemici.
Ma dovette ricredersi quando vide degli occhi verdi, lo specchio dei suoi, circondati da lunghi capelli castani, scuriti dall'acqua che le gocciolava sulle spalle.
- Claire...- sussurrò Stefan, lasciando che un sorriso incredulo si dipingesse sulle sue labbra.
Damon alle sue spalle sbuffò irritato, mentre la ragazza alzava le sopracciglia.
- Mi spiegate quale nemico avrebbe bussato prima di farvi a fette?

 

 

 

 

- A cosa dobbiamo questa gradita visita?

Damon si sedette su uno dei divanetti in salotto, pronunciando la parola gradita quasi come se fosse un insulto. E probabilmente nella sua mente lo era.

Stefan invece aveva subito preso un asciugamano per aiutare la sorella, mentre quest’ultima si apprestava a raggiungere il centro della stanza.

- Non sei contento di vedermi? - Claire sorrise con ironia, sfidando il fratello maggiore ad una battaglia all’ultima parola che non si sarebbe conclusa molto velocemente, Stefan se ne intendeva bene sull’argomento.

Damon socchiuse quei due iceberg che aveva al posto degli occhi e si apprestò a rispondere allo stesso modo, quando l’altro lo interruppe – Smettetela voi due. Claire non ci hai avvisato del tuo arrivo, è successo qualcosa?

Il maggiore dei Salvatore alzò gli occhi al cielo a quella domanda, mentre Claire si stringeva meglio la coperta sulle spalle, benché non sentisse quel genere di “freddo” - si, a dire il vero.

Stefan sentì la brutta sensazione che lo aveva colpito poco prima intensificarsi a quelle parole, ma aspettò che la sorella si spiegasse meglio.

- Stanotte ho fatto un sogno...in realtà era un ricordo – Claire si umettò le labbra screpolate, cercando un modo per continuare – credo fosse un avvertimento.

- Intendi un sogno premonitore? - intuì il vampiro dagli occhi verdi, sapendo quanto potente fosse sua sorella, discendente dalla prima famiglia di streghe, e l’unica con il titolo di Immortale.

- Questo è il momento in cui tutti impauriti ti chiediamo cos’hai sognato? - Damon si intromise con il suo ritrovato ghigno strafottente, mentre sorseggiava quel che era rimasto del suo drink.

Ma sorprendendo tutti Claire non rispose, troppo occupata a osservare le fiamme che brillavano nel camino, quasi come se fosse in trans.

- Cos’hai ricordato in quel sogno? - Stefan cercò di usare il tono più dolce possibile nonostante volesse solo scuotere la sorella per farla parlare.

- La vostra morte – sussurrò all’improvviso Claire – nel lontano 1864.

Un tuono più forte degli altri sembrò scuotere la casa, come il ricordo di quel giorno scosse i loro animi già turbati, lasciando la casa in un inquietante silenzio infranto solo dal rumore della pioggia e dal crepitare delle fiamme.

- E questo cosa dovrebbe significare? - Anche Damon era inquieto, il ricordo di quei momenti non sarebbe mai andato via dalle loro menti, come quelli che lo seguirono.

- Non lo so...- spiegò sincera, osservando entrambi come un giudice guarda i due condannati – ma sento che non è niente di buono.

 

 

 

 

Tre cellulari suonarono contemporaneamente quella notte nella stessa casa, ma tutti e tre ricevettero lo stesso messaggio.

Pensione Salvatore. Ora.

Le padrone di quei mezzi di comunicazione erano fin troppo abituate a situazioni del genere per farsi domande, quindi si preparano velocemente ritrovandosi tutte e tre davanti alla porta del luogo indicato in quel conciso appuntamento.

- Nessuna di voi è inquietata dal fatto che siamo qui come se ce l’aspettassimo sempre? - Caroline fece la sua entrata ad effetto chiudendo l’ombrello rosa sotto al porticato, mentre con una mano scuoteva i ricci capelli biondi, morbidi nonostante il diluvio che non dava pace.

Beata lei, pensò Bonnie osservando avvilita i suoi ricci gonfiati prima dal cuscino da cui era stata violentemente buttata giù dalle due ragazze e poi dall’umidità.

- Forse perché essere un trio di due vampire e una strega non rende molto sorprendente una chiamata misteriosa nel bel mezzo dalla notte – rispose sarcastica osservando come il colorito di Elena diventasse più pallido, ancora non abituata a essere definita in quel modo.

Le lanciò uno sguardo dispiaciuto ma la castana scosse la testa sorridendo stanca, aveva detto la verità dopo tutto, ma erano passate poche settimane ed era ancora strano sentire quell’aggettivo rivolto a lei – a giudicare dalla brevità deve essere stato Damon a mandarlo.

Come se fosse stato invocato il vampiro spalancò la porta senza aspettare che suonassero, avvertendo già la loro presenza, e fermandosi sull’uscio che non prometteva niente di buono.

- Indovinato novellina – il suo ghigno si ampliò notando come la ragazza sembrava imbarazzata di essere in sua presenza, ma distolse velocemente lo sguardo dal suo per posarlo sulle sue amiche – Streghetta. Barbie. Finiti i convenevoli.

In un attimo si spostò per lasciarle passare, facendo un gesto con la mano per invogliarle ad entrare in fretta e non fermarsi come già stavano facendo ad osservare Elena. Infatti le amiche avevano notato quanta poca attenzione il vampiro avesse rivolto alla fidanzata di suo fratello, neanche uno sguardo d’odio. Quanto doveva essere grave quel problema per impedire a Damon Salvatore di manifestare il suo animo ferito?

La risposta la ebbero quando arrivate nel salone notarono una ragazza seduta di spalle con Stefan al suo fianco, i due parlavano a bassa voce ma tutti tranne Bonnie sentivano perfettamente quello che stavano dicendo.

- Quell’uomo non fa parte dei miei ricordi, si è intrufolato per avvertirmi.

- Ne sei sicura? Tu non ricordi niente del tuo passato proprio da quella notte, e se fosse stato proprio lui a portarti via?

- Stefan sono una strega, anzi sono l’Immortale, credi che non me ne renda conto se si tratta di una premonizione o di un ricordo?

Elena incrociò le braccia al petto, curiosa e allo stesso tempo infastidita da quella sconosciuta che sembrava tanto intima con il suo ragazzo. Dopotutto lui aveva secoli di conoscenze alle spalle.

- Stefan – disse a voce abbastanza forte, più acida di quanto non volesse, ma le sue emozioni erano difficili da trattenere in quel periodo – che sta succedendo?

Stefan si girò osservando il gruppetto che si era formato alle sue spalle, mentre rivolgeva un dolce sorriso alla sua ragazza nonostante le sue iridi dimostrassero quanto fosse stanco e spaventato da quella situazione.

La neo vampira perse tutta la rabbia che aveva provato, avendo solo una gran voglia di stringerlo e proteggerlo da quel mondo sempre più doloroso per loro.

- Elena. Ragazze – disse mentre la ragazza al suo fianco si girava a guardarle, e così due paia di occhi verdi dello stessa tonalità sfioravano i loro profili come gemelli – vi presento nostra sorella, Claire Salvatore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


                                                                               Capitolo 3
 

           

- Vi presento nostra sorella, Claire Salvatore.

Dopo quella frase il caos esplose in quella casa che a quell’ora doveva essere tutto fuorché così rumorosa, ma si sa, in compagnia di esseri soprannaturali non ci si stanca mai.

Elena continuava a guardare Stefan come se volesse incenerirlo, mentre Caroline continuava a ripetere che un altro Salvatore nella loro vita non avrebbe portato a niente di buono, aiutata da Damon che ci teneva a sottolineare che quel particolare membro della sua famiglia non avrebbe aiutato. Bonnie invece sembrava la più confusa, osservando Claire con le sopracciglia aggrottate dicendo che non esisteva nessuna famiglia di streghe con il loro cognome.

- Calmatevi – Stefan cercò di frenare il frastuono, tentando di continuare con il suo solito tono calmo, anche se in quel momento era abbastanza complicato perfino per lui – Damon dannazione non restare lì impalato e aiutami.

- Va bene, va bene – Damon si scostò dal muro a cui si era appoggiato ad osservare divertito suo fratello perdere la calma, quasi ci sperava – ma solo perché le mie fini orecchie non sopporteranno questo frastuono ancora per…

- Risponderò a ogni vostra domanda – Claire intervenne placando in un secondo il rumore nella stanza, ignorando lo sbuffo infastidito di Damon – ovviamente quelle più urgenti perché c’è una minaccia in arrivo e di certo non sarò io il vostro gossip principale se non ci muoviamo.

Tutti gli occhi si posarono su di lei, alcuni infastiditi, altri divertiti, Claire non riuscì a distinguerli, ma comunque non aveva tempo per farsi nuovi amici.

Rivolse un sorriso a Bonnie, riconoscendola come un membro della sua specie, e questa ricambiò leggermente, ancora indecisa se fidarsi o meno – perché sono una Salvatore solo dal lato paterno, mia madre, la seconda moglie di Giuseppe Salvatore, era Marie Aigle.

- Aigle? Stiamo parlando della stessa famiglia? - Bonnie sembrò sul punto di svenire ignorando lo sguardo preoccupato delle sue amiche.

- Cosa ci sarebbe di tanto importante in questa famiglia? - Caroline sembrava prossima ad una crisi isterica con l’espressione finemente imbronciata e i capelli che seguendo i suoi veloci movimenti erano diventati una massa informe.

Claire sospirò, osservando Stefan che con un solo sguardo l’assicurò della fiducia dei presenti, ne avevano affrontate troppe insieme, perciò Damon non ci aveva pensato due volte a contattarle.

- E’ la prima famiglia di streghe, i miei antenati hanno dato origine alla specie di Bonnie – ignorò gli sguardi sorpresi di tutte loro, era fin troppo abituata – sfortunatamente per voi però non posso dirvi altro sulla mia famiglia, non ho mai avuto la possibilità di sapere.

Una mano si posò sulla sua spalla e Claire seppe che si trattava di suo fratello, c’era sempre quando aveva bisogno del suo conforto. I suoi occhi verdi incrociarono due iridi color cioccolato, e subito dopo la loro proprietaria fece l’ennesima domanda – Non ci avete mai parlato di una sorella.

Nonostante l’accusa fosse al plurale la direzione della sua occhiataccia faceva perfettamente capire a chi fosse davvero rivolta e sentire Stefan irrigidirsi dietro di lei confermò solo tutto.

- E’ colpa mia – le venne istintivo rispondere al suo posto, mentre cercava le parole giuste per spiegarsi – meno persone sanno della mia esistenza e meno pericolosa sarà la mia vita.

- In parole povere ci sarebbero troppi impiccioni che chiedono come e perché nostra sorella non invecchia nonostante sia un essere umano, se così si può chiamare – di nuovo la parola che Damon usò per descriverla fu intrisa da un sottile sarcasmo, ma Claire era troppo abituata per restarci male.

- Ve lo sarete chiesto immagino, ma mi dispiace dirvi che non posso spiegarlo. Non lo so. So soltanto che non ho memoria della mia vita da quando avevo dieci anni e che il mio primo ricordo dopo è stato a diciannove anni, quando fui accolta da una contadina nell’Inghilterra del diciannovesimo secolo.

Stefan la superò parandosi davanti, notando come le espressioni delle ragazze fosse mutata, sembravano spaventate. Sapeva che Claire era abituata a quella paura, ma non poteva evitare di essere protettivo nei suoi confronti.

- Credo sia ovvio che per i motivi appena detti nessuno in questa stanza farà parola di quello che ha sentito stanotte. Claire non si fida facilmente, ma lo ha fatto grazie alla mia parola, spero di non dovermene pentire.

Gli dispiacque di essere stato così duro, soprattutto perché fra quelle persone c’era Elena, ma doveva essere chiaro, già sua sorella ne aveva attraversate tante. Avrebbe capito, o almeno ci sperava.

- Abbiamo mantenuto molti segreti da quando siete entrati nelle nostre vite, non credi? - Ecco che la sua ragazza passava all’attacco, non aveva avuto dubbi, soprattutto dopo la trasformazione che alterava ogni sua emozione.

Bonnie però anticipò qualsiasi risposta Stefan avesse voluto dare, facendo un passo avanti, come dandosi coraggio – come ti sei resa conto di non essere una semplice strega?

Claire puntò il suo stesso sguardo su di lei, l’espressione fredda nel ricordare quel momento – perché quella contadina mi ha ucciso.

Il silenzio scese nuovamente in quella stanza, ma stavolta fu tetro, quasi disturbante, sembrava aver risucchiato ogni traccia di rumore, anche all’esterno non si sentiva nessun suono, neanche una traccia di vento.

- Poi mi sono risvegliata. Umana e senza un graffio. Più gli anni passavano e più mi rendevo conto che non invecchiavo, non mi ammalavo, niente mi feriva. Sono, come dire…

- Immortel – sussurrò Damon con tono divertito, mentre non staccava gli occhi da lei – è così che ti chiamano no?

Claire rimase in silenzio, colpita da un ricordo di molto tempo prima, ma nessuno sembrò notarlo e tutti lo presero come un assenso.

Si, è così che mi chiamano prima di morire misteriosamente.

- Ora che abbiamo finito le presentazioni veniamo al motivo per cui siete qui – Stefan guardò tutti, uno alla volta, sondando lo spirito di ogni anima corrotta in quella casa, poi sospirò stanco posando lo sguardo su di lei. Ci siamo quasi, urlavano i suoi occhi, e Claire si riscosse dai suoi pensieri.

- Se sono tornata a Mystic Falls senza nessun preavviso è perché credo che questa città sarà invasa da un’altra minaccia. Mi hanno avvertita e non potevo permettere ai miei fratelli di rischiare senza fare niente.

Il mormorio sorpreso che aleggiò tra i componenti non coprì la risata acida di Damon, che dopo ore si degnò di fare una vera domanda alla sorellastra.

- Chi è stato così pazzo da avvertire te?

Claire fu per la prima volta in quella sera pienamente d’accordo con lui. Di solito le persone avevano paura di lei, dei suoi poteri e di quello che poteva succedere stando al suo fianco, quindi non capiva come qualcuno si fosse sforzato così tanto per riportarla nella cittadina dove era cresciuta. Almeno fino alla morte dei Salvatore e al compimento dei suoi dieci anni.

- E’ questo il problema. Non lo so.

 

 

 

Le prime luci dell’alba illuminarono il letto su cui si intravedeva una sagoma supina, resa ancora più scura dal contrasto con il sole appena sorto. Il temporale era finalmente finito.

Stefan si appoggiò allo stipite della stanza di sua sorella, sentendo il suo respiro regolare ma non profondo. Era ancora sveglia.

Avevano passato tutta la notte a spiegare quel sogno, a cercare di capirne di più, sull’uomo, su qualsiasi indizio potesse ricondurli a quella minaccia tanto attesa, ma non erano arrivati a nessuna conclusione. Troppe poche informazioni.

Così si erano concessi un po' di riposo, ed Elena era rimasta alla pensione Salvatore, cercando di trovare una soluzione alla tensione che era nata fra lei e il suo ragazzo.

 

 

- Mi dispiace, non volevo essere duro con te. Ma devi capire che nessuno può sottovalutare il pericolo che Claire trascina con se – Stefan le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sollevato nel vedere la ragazza sospirare al suo contatto – né per se stessa, ne per tutti voi.

- Cosa vuoi dire?

- Elena mia sorella è discende dalla prima famiglia di streghe e, oltretutto, nonostante sia umana ha pochi anni di differenza con noi. Molti hanno cercato di indagare e rubarle questo potere...- il vampiro le lanciò un occhiata grave, e quello bastò per farla rabbrividire dal terrore – non è mai finita bene per loro.

La ragazza si strinse di più nelle sue braccia, cercando rassicurazione o anche un minimo di calore che non sentiva più da parecchio tempo, mentre la sua mente ragionava ad una velocità spropositata.

- Credi che qualcuno sia il responsabile della sua amnesia?

- Credo ci sia qualcosa nei nove anni di oblio di Claire che cambierebbe ogni cosa. E questo deve far paura.

 

 

- Si è addormentata?

Il sussurro di sua sorella interruppe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà.

- Elena? Con un po' di fatica ma è crollata. Sono tempi difficili per lei.

La ragazza sembrò annuire leggermente, i capelli sparsi sul copriletto. Nonostante la sua domanda sembrava persa in un altro mondo.

Stefan le si avvicinò, stendendosi lentamente al suo fianco, come quando da piccola aveva un incubo e correva da lui per dormire insieme nella grande stanza da letto del fratello.

- Mi dispiace aver riaperto le tue vecchie ferite stasera.

- Era l’unico modo, ho bisogno di tutto l’aiuto necessario – smise di guardare il soffitto voltando la testa verso la sua, così che i loro occhi gemelli si scontrassero – farò qualsiasi cosa per proteggervi.

- Lascia anche qualche compito a noi fratelli maggiori – bisbigliò con un sorriso, scatenando per la prima volta quel giorno una sua risata – ma se, qualsiasi persona sia, ha chiamato te, significa che solo tu puoi salvarci. A volte dimentico che sei una delle streghe più potenti al mondo.

La risata si era spenta in un dolce sorriso – se sapessi di più su di me forse questo titolo, come i miei altri, avrebbero più valore.

- Sei la persona più forte che conosca, sorellina – le strinse la mano, come a darle coraggio e quella forza che lei non sentiva – e prima o poi avrai le risposte che cerchi.

Claire gli lasciò la mano solo per rifugiarsi tra le sue braccia, era da anni che non si vedevano ma loro non erano come gli altri. Certo si tenevano in contatto ma anche se così non fosse stato sarebbe bastato uno sguardo, un sorriso, e tutto sarebbe tornato come prima. La strega si strinse di più a lui, sentendo quel profumo familiare che per tanto tempo era stato il suo porto sicuro.

- Mi sei mancato, fratello. E nonostante tutto anche Damon mi è mancato. Ho paura di fallire, di perdervi.

Stefan non rispose, si limitò a cullarla tra le sue braccia. Non poteva dargli false speranza, non sapeva cosa sarebbe successo, chi avrebbero affrontato. Ma ci avrebbero provato insieme, come sempre.

Una nuova minaccia stava arrivando, e Stefan sentiva che questo avrebbe cambiato ogni cosa. Ancora una volta.

Quando sentì che la ragazza si era addormentata tra le sue braccia si concesse un lungo sospiro stanco. Anche lui aveva paura. Non voleva rinunciare a nessuna delle persone che amava.

- Mi sei mancata anche tu, Claire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


                                                      Capitolo 4



Claire si svegliò che ormai pomeriggio inoltrato. Voltò il capo tra le lenzuola sfatte ma al suo fianco non c'era più nessuno.

Stefan era un vampiro dopotutto, difficilmente dormiva quanto una persona normale, anche se lei si sarebbe definita tutt'altro che normale.

Non era mai stato così facile, aveva sempre convissuto con la sua magia, prima strega e poi chiamata l'immortale.

Quella si che era stata una sorpresa, diventare unica, speciale. Spaventosa e invidiata.

Ma la cosa peggiore erano quei nove anni di oblio, in cui poteva esserle capitato di tutto, in cui c'era il segreto del suo cambiamento e forse anche la storia della sua famiglia. Claire non riusciva a non pensare che, se qualcuno era stato così accorto a cancellarle nove anni di vita, fosse successo qualcosa in quel periodo. Qualcosa che avrebbe risposto a molte sue domande.

Si alzò con un sospiro, diretta verso il bagno. Non aveva il tempo per riflettere sulla sua incasinata vita, doveva capire quale minaccia stesse per arrivare e soprattutto come fermarla.

Una volta finito si diresse verso la cucina, aprendo mobili in cerca di qualcosa di anche lontanamente commestibile, ma aveva dimenticato che i suoi conquilini erano vampiri centenari con poco interesse per il cibo dei mortali. Erano questi ultimi il loro cibo.

Sospirò ancora più forte, era da ieri sera che non mangiava niente, e tutta quella situazione di certo non aiutava a prendersi cura di se.

- Ti capisco, avevo lo stesso problema una volta - una voce femminile fece girare il suo sguardo in direzione delle scale. Elena era appena scesa in soggiorno, i capelli castani perfettamente lisci e la pelle resa ancora più levigata dalla sua nuova non vita. Era di una bellezza angelica.

Claire aprì l'ennesimo mobile, trovando ad accoglierla solo ragnatele, e lo richiuse velocemente con un sorriso ironico - a quanto pare dovrò spendere tutto il mio patrimonio in viveri.

La risata di Elena la fece alzare per rivolgerle tutta la sua attenzione. Ieri la fidanzata di suo fratello sembrava tutt'altro che amichevole, ma capiva che ritrovarsi nell'ennesima situazione soprannaturale dopo quello che le era successo non doveva essere la notizia migliore, ed ora osservando i suoi dolci occhi castani capì cosa aveva fatto perdere la testa a Stefan.

Era la copia esatta di Katherine, o almeno per quello che ricordava di quel periodo. Troppo tempo era passato, e la sua mente bambina non ricordava ogni particolare.

Nonostante questo, però, ricordava la sensazione di quegli occhi furbi su di se, maliziosi in ogni momento, mentre gli occhi da cerbiatta di Elena le trasmettevano quella serenità che trovi dopo anni di fatica, anche se erano adombrati da quello che Claire riconobbe come il vissuto. La maturità che nasce dopo averne attraversate così tante ti cambia inesorabilmente lo sguardo, lei lo sapeva bene.

- Un po' di tempo fa avresti trovato almeno qualcosa lasciato da me, ma ormai non ne ho più bisogno - sembrava malinconica, non era stata una sua scelta diventare un vampiro, ora ne era più che sicura.

- Posso farti una domanda? - Continuò ancora accendendo tutta la sua curiosità, ma non lo mostrò, limitandosi ad un breve cenno d'assenso - ci si abitua? All'immortalità.

Claire spalancò gli occhi, sorpresa, dopotutto Elena aveva molte delle persone a cui teneva che potevano rispondere a questa domanda, quindi non capiva il bisogno di chiederlo ad un'estranea.

- Non credo di essere la persona migliore per poterne parlare.

- Ti prego, sono tutti così preoccupati per me. Ne sono felice, ma ho bisogno di qualcuno che sia sincero, non gentile.

La strega scosse la testa, ma si lasciò convincere - Per la mia esperienza è stato terribile. Molti invidiano l'immortalità ma non sanno qual'è il prezzo da pagare. La paura di essere scoperti, il dover cambiare luogo appena sono passati un certo numero di anni...sai tu sei fortunata. Molte delle persone che ami sono al tuo fianco e lo saranno per sempre. Io invece ero completamente sola, senza sapere dove fossi, perché e soprattutto per quale motivo non invecchiavo.

Si fermò un secondo, per riprendere fiato, si era sempre ritenuta una persona riservata, ma questo perché non aveva mai avuto persone con cui potersi confidare. Ora notava che le parole fluivano via dalla sua bocca come ossigeno. Elena si era seduta, osservandola con un misto di curiosità e tristezza. La cosa le diede fastidio, ma non per molto, non era abituata all'empatia altrui.

Si sedette anche lei, così da averla di fronte - con questo voglio dire che si, sarà difficile, ma finché avrai al tuo fianco Stefan e i tuoi amici lo sarà sempre meno. Ci si abitua.

La neo vampira annuì pensierosa, lo sguardo opaco, almeno finché non puntó nuovamente le sue iridi calde nelle sue verdi - mi dispiace Claire, per essere stata così sgarbata ieri. Non è un periodo facile e credevo che io e Stefan non avessimo più segreti, non dopo... - distolse lo sguardo, come a valutare se esporsi o meno, ma a quanto pare non lo ritenne saggio, perché scosse la testa e si alzò.

- Ma immagino che l'ennesima minaccia non aspetterà che mi riprenda, non l'ha mai fatto. Quindi ti prometto che non succederà più.

Claire sorrise, non riusciva a odiare quella ragazza, mostrava una determinazione che difficilmente aveva trovato nella sua lunga vita - non preoccuparti. Avremo tempo per conoscerci meglio di così.

- Certo. E per scusarmi costringerò Stefan a fare provviste - disse facendola ridere, mentre afferrava la borsa e raggiungeva la porta - ah Claire preparati ad una visita guidata della città. Sarai anche nata qui ma se dobbiamo indagare devi conoscere la sua nuova versione.

Terminò così, con un occhiolino e un alzata di mano in segno di saluto, lasciandola da sola in quella casa troppo vuota per lei.



 

Un giro per la città? Non era una cattiva idea.

Nonostante fosse tornata più volte non vedeva Mystic Falls da molti anni. I suoi ricordi più belli erano certamente rilegati a quando era una bambina, prima di Katherine e della sua partenza.

Prima di perdere tutti i ricordi.

Scosse la testa, non poteva perdersi tra le sue malinconie. Non era venuta per una vacanza. Dovevano trovare al più presto qualche indizio su quella misteriosa minaccia.

Ma cosa cercare? Sapeva che il suo sogno riguardava i suoi fratelli, l'uomo le aveva detto di tornare per proteggerli, ma da chi? Chi era così potente che soltanto lei avrebbe potuto sconfiggerlo?

E, tra l'altro, chi era quell'uomo? Un alleato? Un nemico? Fingeva di volerla aiutare?

Aveva riflettuto molto sulle parole di Stefan, ma non credeva assolutamente che quell'essere facesse parte di un suo ricordo. Conosceva molto bene la sensazione di intrusione che nasce quando qualcuno si infiltra nei tuoi sogni, e soprattutto i suoi ultimi ricordi prima del "buco nero" risalivano all'ultima volta che aveva visto Mystic Falls da bambina. Su una carrozza con sua madre diretta verso una meta sconosciuta. Era impossibile che l'uomo le avesse parlato quella notte, e soprattutto che le avesse detto di raggiungere i suoi fratelli.

Ricordava ancora gli occhi azzurri di Damon, spalancati dal terrore mentre la riconosceva, nascosta tra i cespugli, il suo urlo disperato che le intimava di scappare mentre crollava al fianco di suo fratello.

Non avrebbe mai dimenticato quello sguardo, per lo shock che le avevano procurato e perché fu l'ultima volta che vide una traccia d'affetto negli occhi del fratello maggiore. Affetto per lei.

Un forte bussare alla porta attirò la sua attenzione, risvegliandola dai ricordi in cui si era nuovamente immersa.

Era più forte di lei. Quando perdi il tuo passato ti aggrappi a tutto quello che ti resta.

Si avvicinò alla porta con noncuranza, troppo impegnata a maledirsi per riflettere su chi potesse esserci dall'altra parte. Poco prima di aprire, però, si bloccò ad osservare la porta in legno segnata dal tempo. Era sola in casa, Stefan era con la sua ragazza e Damon chissà dove, con la minaccia di un possibile nemico che avrebbe potuto distruggerli tutti.

Si diede della sciocca, aveva preso in giro i suoi fratelli per il sospetto che avevano avuto l'altra sera e ne era ancora convinta. Quale nemico busserebbe alla sua porta?

Uno sicuro della propria forza, forse per prendersi gioco di lei come il gatto con il topo...

No, non doveva lasciarsi prendere dalla paura, era proprio quello che chiunque volesse attentare alla loro vita stava programmando di fare.

Allungò un mano verso il pomello, ma una strana sensazione la colpì, non era nessuno che conoscesse, lo percepiva. Non riusciva a capire se quelle sensazioni fossero negative o positive, sapeva solo che qualcosa si stringeva nel suo petto e non si sarebbe sciolto finché la porta non sarebbe stata aperta.

- Per quanto l'atmosfera sia piacevole qui fuori sono un uomo molto impegnato.

Una voce maschile parlò da dietro la porta, e Claire riuscì a percepire un tono canzonario diretto probabilmente ai suoi fratelli.

La frase successiva glielo confermò.

- Non mi dite che siete sorpresi, o forse siete così ingenui da credere che bastasse un incantesimo di essiccazione per sconfi...

Le parole sembrarono morirgli in gola nel momento in cui Claire aprì la porta, più curiosa che spaventata da quelle parole. E la strega non poté non seguirlo, quando riconobbe quei tratti così familiari.

- Tu...

L'uomo sembrò riprendersi velocemente, mentre un ghigno gli si formava sulle labbra - non ci conosciamo e già sono il cattivo della situazione?

- Io ti conosco.

Un luccichio illuminò i suoi occhi blu, segno che aveva compreso tutto. Certo che lo conosceva, era lui l'uomo nei suoi sogni. Era stato quell'essere a riportarla lì.

- Mi stavo proprio chiedendo quando saresti arrivata a movimentare le cose - le prese la mano in un perfetto baciamano - Immortale.

A Claire mancò il respiro, il peso nel suo petto si era finalmente sciolto, ma un'altra sensazione lo aveva sostituito. Una sensazione che avrebbe definito molto vicina al panico.

- E tu chi diavolo...

- Klaus

La voce di Damon indicò che il vampiro era appena tornato, ed infatti una zazzera di capelli neri sbucò dalle spalle dello sconosciuto, il suo tono era carico di disprezzo e odio.

La sua confusione aumentò, mentre vedeva Damon raggiungerla all'entrata per affiancarla in una posizione stranamente protettiva per il fratello che ogni volta che ne aveva la possibilità dichiarava il suo odio per lei.

- Lo conosci?

- Di vista. Ha cercato di ucciderci tre o quattro volte - Damon le rispose con il suo solito sarcasmo ustionante.

- E' sempre un piacere.

- Pensavamo di essere riusciti a sbarazzarcene, ma a quanto pare non si stanca mai di morire.

Klaus si appoggiò divertito allo stipite della porta, ma il suo sguardo non si staccò da lei, sembrava voler memorizzare ogni dettaglio in poco tempo. Immortale...conosceva i suoi poteri, e a giudicare da come la guardava e dalla reazione di Damon questo non era un bene.

- Conosci la mia storia? - Non riuscì a frenare la lingua, nonostante l'occhiataccia che le riservò il fratello, era raro trovare una persona che conoscesse la verità su di lei e che fosse ancora in vita.

- Certo. I tuoi poteri si sono manifestati in questi secoli, soprattutto in Inghilterra, dove ti sei risvegliata, vero? Deve essere davvero terribile non ricordare anni e anni di vita.

- Sai qualcosa? - Claire si mostrò aggressiva, ma credeva fosse più per la ferita ancora aperta su cui Klaus aveva puntato che per il timore di lui.

- Ora basta. Claire entra dentro - il tono di Damon era gelido, ben lontano da quello sarcastico che utilizzava sempre.

- Che scortesia, non invitate un vostro ospite - Klaus sembrò rifletterci, per poi illuminarsi in un sorriso che non lasciava presagire niente di buono - oh, aspettate. Elena è un vampiro ormai, con permesso.

Entrò velocemente, scostando i due per raggiungere il salone. Sembrava davvero tranquillo per essere stato quasi sconfitto da i padroni di quella casa.

Claire lo seguì, ignorando la voce di suo fratello che chiamava qualcuno, probabilmente Stefan, informandolo della presenza del loro nemico giurato.

- Non mi hai risposto.

- No, love - rispose sedendosi su una poltrona con un'eleganza di altri tempi, sembrava quasi annoiato da tutti loro - non so niente della tua piccola, triste vita.

Le sue sopracciglia scattarono in alto, troppo sorpresa per poter rispondere velocemente. Come si permetteva?

- La mia vita sarà anche triste in confronto alla tua, ma a quanto pare tu conosci il mio nome, ed io non il tuo.

La risata dell'uomo attirò anche suo fratello, che si avvicinò nuovamente a lei, fulminandolo con un solo sguardo - cosa vuoi, Klaus?

- Dovreste tenere a bada la sorellina, parla a vanvera e rischia di farlo anche con chi non dovrebbe.

- Non mi fai paura, chiunque tu sia.

- Claire Klaus è un ibrido, l'ibrido originale per la precisione. La sua famiglia è quella dei primi vampiri al mondo - spiegò Damon nonostante ogni parola sembrasse un insulto.

La ragazza sbiancò, certo si era aspettata un nemico potente per essere ancora lì, ma addirittura un ibrido originale...

Cavolo avrebbe potuto staccargli la testa per quello che gli aveva detto.

- Una volta fatte le presentazioni credo sia ora di parlare del motivo per cui ti ho riportata qui, Immortale.

Nonostante la paura Claire cercò di mantenere un espressione impenetrabile, ma il vampiro sembrava leggergli dentro perché ghignò portandosi le mani sotto al mento.

- Abbiamo molto di cui discutere.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


                                                                             Capitolo 5
 



- Perché sei entrato nei miei sogni?

Klaus l’osservò con calma, quasi gustando quel momento, e Claire poté identificare in poco tempo che uomo fosse. Freddo, calcolatore, una macchina omicida che provava piacere nell’avere il controllo della situazione. La spaventava essere solo una marionetta nel grande palcoscenico che aveva già allestito.

Anche Damon sembrava silenzioso, perfino spaesato per come quegli avvenimenti stessero prendendo una piega sempre più confusionaria.

- E’ stata una strategia di guerra – rispose l’ibrido, sempre lentamente. Aveva in mano la situazione, e scommetteva che ne era molto soddisfatto visto che quelle erano le persone che avevano quasi messo fine alla sua millenaria vita.

Claire stava perdendo la pazienza. Voleva che parlasse, ora. Ma prima che potesse anche solo dirgli qualcosa il rumore della porta anticipò l’arrivo di suo fratello con al seguito Elena.

Appena la ragazza vide l’originale si pietrificò, sapeva della sua presenza ma qualcosa di troppo importante era successo tra loro perché bastasse solo questo a prepararla. Le parole che seguirono glielo confermarono.

- Elena, ma che piacevole sorpresa – la sua smorfia diceva esattamente il contrario, ma nonostante fosse circondato da quattro nemici non perdeva quell’aria rilassata e provocatoria – o forse dovrei chiamarti Petrova. Alla fine hai solo seguito il destino della tua antenata.

- Per questo dovresti ringraziare tua sorella, anche se ci terrei a farlo personalmente.

- Non serve, l’ho già punita a dovere. Inoltre abbiamo problemi più importanti al momento.

Claire deglutì a vuoto, non immaginando quale potesse essere la punizione. L’occhiata grave che si scambiarono i suoi fratelli non la rassicurò: quale pazzo fa del male ai suoi familiari?

- Sta per cominciare una guerra Salvatore, e mi duole dire che ho bisogno del vostro aiuto – la voce dell’originale spezzò quel silenzio pieno di parole, ma il suo sguardo non aveva ancora smesso di osservare la ragazza – in realtà di quello dell’Immortale.

Una risata palesemente finta si intromise nella conversazione, mentre Damon beveva un sorso di bourbon, per poco il bicchiere non si infranse nelle sue mani.

- E cosa ti fa pensare che aiuteremo te dopo tutto quello che ci hai fatto passare?

- Perché questa guerra ha come epicentro vostra sorella, e se non mi aiutate è certo che morirà.

In un attimo quella casa si riempì di un rumore, un rumore assordante, che destabilizzò la sua mente fino a farle sentire le ginocchia molli. Si sedette, cercando di sembrare calma, ma quello sguardo blu non lasciava la sua figura e Claire sapeva che aveva percepito la sua paura. Cosa significa tutto ciò? Quella storia non riguardava i suoi fratelli? E poi la sua morte? Non sapeva neanche cosa significava morire. I suoi erano lunghi sonni con sempre un risveglio, non poteva immaginarne uno eterno.

Disse la prima cosa stupida che le venne in mente, tutto al di fuori di quel silenzio – tu mi hai avvertito riguardo la loro morte – indicò Stefan e Damon, entrambi granitici di fronte quella notizia – non la mia.

- La loro morte sarà una delle conseguenze, se non fermiamo questa catastrofe. Ma tutto gira intorno a te, sapevo che non saresti mai venuta se uno sconosciuto avesse minacciato la tua, a quanto pare non certa, vita eterna.

La sua voce placò quel rumore assordante, quel rumore che non era altro che il suo cuore. Pompava forte, diffondendosi nelle sue vene, nel suo sangue, cercando di scappare da quella verità di cui non si era mai dovuta preoccupare.

- Perché?

Quella sola domanda si elevava sopra le altre, tutte confuse e veloci per essere formulate, ma sorprendentemente non fu lei a farla, Stefan la batté sul tempo.

Klaus finalmente distolse il suo sguardo, lasciandole un attimo di respiro da quell’intensità che si aggiungeva alle troppe informazioni accumulate in pochi minuti.

- Perché cosa, ripper?

La strega si girò istintivamente verso il fratello a quel nomignolo, ma lui scosse la testa come a dirle di non chiedere, o come a voler far sparire quel ricordo dalla sua mente.

- Perché mia sorella e soprattutto perché tu. Perché ci dovresti aiutare.

- Non aiuto voi, aiuto me stesso. Io e Hunter non abbiamo un ricordo piacevole l’uno dell’altro.

- Fammi indovinare, le hai ucciso la ragazza?

Claire si sorprese, non ricordava che Stefan fosse così sarcastico, ma probabilmente quell’uomo gli aveva fatto fin troppo per essere il solito calmo e gentile fratello minore.

- No – Klaus guardò il vuoto, probabilmente perso in un ricordo – ma vuole che paghi per delle scelte passate.

La strega ebbe un solo momento di esitazione, come se non volesse infrangere quel ricordo, prima di alzare lo sguardo – Vuole il mio potere, non è vero? Non è il primo e non sarà l’ultimo.

- Si, vuole il tuo potere. Ma non è come pensi. Dimentica tutti i deboli con cui hai avuto a che fare. Vuole ucciderti per essere l’unico Immortale in circolazione. Secondo lui se fosse come te potrebbe ucciderti, anche se non è certo. Nel frattempo però non aspetta, sta progettando un rituale per diventare come te.

- Un rituale? - chiese con un fil di voce. Tutta quella situazione le sembrava pazzesca. Anni e anni senza nessuno che sapesse di lei, che conoscesse la sua storia o come siano nati i suoi poteri e adesso un uomo sconosciuto era pronto a fare un rituale per essere come lei...per poi ucciderla.

- E tu come sai tutte queste cose? Non sarebbe la prima volta che ti allei con noi contro un nemico comune per poi tradirci e risucchiarci di tutto.

Elena si spostò dal muro a cui si era appoggiata, avanzando verso l’ibrido ad ogni parola pronunciata, dimostrando un coraggio che Claire non aveva notato in un primo momento. Inoltre le sue parole la fecero riflettere, portandola nello stato più completo di paranoia. Sembrava troppo dettagliato per star mentendo, ma come poteva fidarsi di lui? E se fosse in realtà un alleato di Hunter? Se non esistesse nessun Hunter? Si sentiva di impazzire lentamente.

- Le mie intenzioni sono sempre state chiare, doppelganger. Non ho mai negato di come volessi risucchiare ogni stilla del tuo sangue, per utilizzare le tue parole. Anche mentre lottavamo contro il vostro amico.

La bruna indietreggiò, come colpita. Non capì se per il suo discorso ragionevole, o per aver lanciato quel colpo basso al solo scopo di ferirla. Come era riuscito prima con lei. Era fin troppo bravo con le parole, sprizzava veleno da tutti i pori.

- Hunter è in circolazione da molti anni, e ti avrei richiamata prima se avessi saputo che era ancora vivo. Di recente l’ho scovato, e abbiamo avuto uno scontro. E’ troppo forte anche per me. Inoltre sono entrato, anche se per poco, nella sua mente. Uno dei passaggi del rituale è la morte di un essere immortale, e un originale, soprattutto un originale che odia, sarà molto sufficiente. Per adesso è l’unica cosa che so. Soddisfatti?

- Hai così paura di lui? Un banale stregone? - Stefan sembrava il più sospettoso dei tre, ma cercava comunque di ottenere più informazioni possibili dall’ibrido.

- Una volta non era così forte, ha qualcuno o qualcosa che lo aiuta. Ed è antico, antico più di me. Lo percepisco. Mi ha sconfitto in poco tempo, per fortuna ho sempre la mia cerchia di alleati, o sarei già tra le sue mani. E poi, se voi lattanti siete riusciti ad essiccarmi, lui potrebbe benissimo uccidermi.

- E toglimi una curiosità, Claire potrebbe farlo? Perché potrebbe essere l’unico motivo per provare un briciolo di affetto per lei.

Claire nonostante la situazione restituì un sorriso acido a Damon, che sembrava davvero convinto delle sue parole, ma era impossibile che fosse così potente. Lei non aveva mai avuto qualcuno che la istruisse, cercava di provarci ma senza esperienza anche essendo l’Immortale era al pari di qualsiasi normale strega.

- Si, in realtà si – rispose seriamente, forse per la prima volta da quando era entrato da quella porta – ma sicuramente non debole come ora, dovremo allenarti. In tutti i modi cercheremo di impedire che il rituale sia portato a termine, ma se così non fosse e le congetture di Hunter sono reali, tu sei l’unica speranza per poterlo uccidere.

Sentì un brivido carezzarle la schiena, e improvvisamente tutti i suoni scomparvero tranne la voce di quell’essere, quell’essere con quegli occhi così destabilizzanti – perché dovrei fidarmi di te? Non ti conosco e da quello che dicono i miei fratelli non sei un esempio di lealtà.

- Perché love, tutto ciò ha legato indissolubilmente le nostre anime, e perché sono la tua unica possibilità di sopravvivere… - sbatte le palpebre e tutto tornò alla normalità, tutti i suoni tornano ad infastidirla – quindi o collaboriamo e tenti di sopravvivere o ignori il mio avvertimento e ci condanni tutti a morte certa.

Claire rilasciò l’aria ma il peso sul suo cuore sembrava solo essersi intensificato. Non voleva smettere di battere forte, così come il mal di testa che le stava nascendo pian piano.

- E’ così terribile?

La voce di Stefan preannunciò una terribile sentenza, e senza che Claire lo sapesse, quell’inizio avrebbe cambiato del tutto la sua vita.

- L’ho sempre sottovalutato, la mia arroganza ha portato a questo – Klaus si alzò dalla poltrona, il corpo rigido – ma se non lo fermiamo in tempo potrebbe portare alla fine del mondo come lo conosciamo.

 

 

 

 

 

I colori macchiano ovunque, non importa cosa indossi, o quale carta da parati applichi. Uno schizzo e voilà, tutto finito.

Un po' come il sangue, quel colore così rugginoso era difficile da eliminare, e Hunter ringraziò che il corpo che stava rudemente lasciando cadere la sua vittima non fosse il suo.

Gli era bastato dettargli il suo ordine, ma purtroppo non aveva la possibilità di controllare in che modo lo avrebbe applicato, e l’eleganza nell’uccidere non era da tutti.

Un insulto alla morte stessa, così fiera ed elegante, superiore ad ogni piccolo insetto che camminava nella direzione che con un solo battito di ciglia avrebbe potuto cambiare per raggiungerla. Quanto bramava il suo potere, ma non per questo la gelida creatura incappucciata lo odiava. Oh no, lui era riuscito ad ingannarla come nessuno. Vampiri, ibridi, tutti nati dalla morte stessa. Aveva voluto sperimentare, giocare stufa delle solite tragedie, ma non era quello il suo destino. Il destino se l’era scritto da solo, e mancava poco perché in quel gioco battesse la morte.

- Non darti troppe arie, Hunter. Il gioco è nelle mie mani, e finché non avrò quello che abbiamo concordato le carte vincenti saranno di mia proprietà.

La figura quasi bianca, vaporosa, lo guardava dall’angolo più buio della stanza, osservandolo recitare parole in latino e sentendo ogni suo minimo pensiero.

- Ma certo Danielle...- Hunter sorrise con gli occhi ancora chiusi, il suo potere era così forte ormai da permettergli anche la distrazione che gli forniva lo spirito – sai è quasi fastidioso il fatto che tu possa leggere nella mia mente, mentre io invece no.

- Ti è stata data una scelta, ma eri troppo assetato dal potere e troppo spaventato dalla morte per rifiutare. E inoltre – con un singolo gesto della mano riprese il potere che gli aveva donato, facendogli perdere per un secondo il controllo sulla sua marionetta – non tirare troppo la corda, posso smettere in qualsiasi momento di essere la tua fonte di energia.

- Anche tu hai bisogno di me – le parole gli uscirono quasi come un ringhio, come un animale ferito.

Nel suo caso era il suo orgoglio ad essere ferito.

- Hai ragione ma...- un altro gesto e la sua pelle si raggrinzì, i suoi capelli divennero cenere, e lo stregone dovette appoggiarsi al tavolino intagliato in legno per non crollare al suolo – io ho il potere, non è vero?

Ormai Hunter sentiva la sua pelle frantumarsi, i suoi muscoli ridursi e le sue ossa sbriciolarsi. Stava diventando polvere, quello che sarebbe dovuto essere da molto tempo.

- Si...- riuscì a dire con un filo di voce – tu hai il potere.

Danielle lasciò cadere la mano e tutto tornò come prima, al posto di quel mucchio di ossa c’era di nuovo il ventenne pericoloso del suo tempo. I suoi occhi neri brulicavano di odio e rancore, ma i suoi pensieri dicevano ben altro, e lo spirito sorrise sentendoli.

- Non aver timore che io percepisca quanto mi odi. Questo sentimento deriva dalla paura, ed è molto meglio delle manie di grandezza che ho ascoltato poco prima – si allontanò di nuovo verso il suo buio anfratto, come una volpe che saggiamente aspetta il momento più opportuno per attaccare – ed ora torna al tuo lavoro.

Hunter osservò il sangue del colore della ruggine mentre ricominciava il suo incantesimo, chiuse gli occhi e davanti al suo viso si ritrovò il muro di un edificio molto noto in quella cittadina.

- Sarà un bel biglietto di presentazione. Voglio vederla in panico nel mentre che tu riprendi le forze.

Lo stregone non rispose, ma non poté evitare che un ghigno gli solcasse il viso, la posta in gioco valeva qualsiasi patimento.

Sentiva ancora bruciare il collo nel punto in cui Niklaus Mikaelson lo aveva morso, ma anche in quel caso lo sguardo sconcertato dell’ibrido quando aveva visto la ferita chiudersi come un banale taglio lo aveva inebriato e fatto dimenticare il dolore temporaneo.

Purtroppo il suo veleno lo aveva comunque indebolito, e non poteva permettersi di arrivare a Mystic Falls non al massimo delle forze. Stavano aspettando quel momento da troppo tempo.

Immerse una mano nel sangue e la alzò, e così fece il suo pupazzetto, pronto a scrivere.

- Questo sarà solo un assaggio di quello che gli faremo.

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