Fiori d'arancio

di kibachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


SETTEMBRE 2028

 

 

Fabio se ne stava sdraiato mollemente sul letto un po' di traverso, sguardo al soffitto, rilassato. Teneva un braccio sotto la testa e l'altro abbandonato sul torace di Brando, la mano poggiata sulla parte bassa della pancia, a sinistra poco sopra l'inguine, due dita di poco infilate sotto l'elastico dei boxer, così tanto per aumentare il contatto tra loro. Avevano appena fatto l'amore e lui sentiva caldo, come sempre, ma voleva comunque sentirselo vicino. Indossavano entrambi solo l'intimo. Brando fumava. Non appena finito avrebbe iniziato a lamentarsi di aver freddo e a quel punto ci sarebbero state due opzioni: o si sarebbe alzato a mettersi qualche strato di roba addosso per poi mettersi a dormire, o (cosa che Fabio si augurava) era in vena di coccole e gli si sarebbe abbarbicato sopra per sfruttare il suo di calore corporeo.

Lo guardò. Aveva i ricci più lunghi del solito da qualche mese, il suo capo sclerava ogni volta che si presentava in ufficio e non se li era ancora tagliati. Fabio sospettava lo facesse apposta ormai. Lo vide prendere una boccata di fumo. La sigaretta che gli si poggiava delicata tra le labbra, le dita lunghe che gli sfioravano appena il mento mentre espirava.

Sarebbe potuto stare delle ore a guardarselo.

“mi fai fare un tiro?” gli disse, richiamando la sua attenzione. Brando fece un accenno di sorriso e allungò la mano con la sigaretta verso la sua bocca.

 

Non fumava quasi mai lui. Gli piaceva farlo solo talvolta, e solo se poteva condividere quel momento con il suo ricciolino preferito.

 

Fabio gli prese leggermente il polso nella mano, mentre lui si allungava un po' per sistemargli la sigaretta tra le labbra, reggendogliela. Inspirò il fumo trattenendolo per un attimo nei polmoni ad occhi chiusi, poi gli lasciò andare il polso, girando il viso di lato per non espirargli il fumo in faccia. Premura inutile dato che lui stesso stava fumando.

Ma lo fece sorridere lo stesso.

Era tipico di Fabio starsi sempre a preoccupare per lui.

 

“ti faccio vedere una cosa?” gli disse Brando tirandosi su un gomito per guardarlo meglio in faccia. Poi senza aspettare risposta, inspirò a fondo, tenendo la mano a contatto con le labbra per non far scappare nulla fuori. Mise la bocca come per dire una O e poi espirò di botto facendo uscire un anello denso di fumo quasi perfetto. Poi sorrise soddisfatto mentre quello si sfaldava tremolante impattando contro il torace di Fabio “fico eh..?” l'altro gli sorrise “come fai? mi insegni?” gli disse. Brando si sorresse meglio col gomito sporgendosi verso di lui. Gli passò la sigaretta.

“devi mettere la bocca così, dentro tieni la lingua in mezzo, per fare il buco alla O” gli spiegò. Fabio lo occhieggiò mentre inspirava il fumo, poi cerchiò appena la bocca e provò a espirare. Ne uscì fuori una specie di palla di fumo dai contorni indistinti “no” disse secco Brando “più aperta la bocca, più a forma di O” “così?” gli chiese Fabio un attimo prima di estroflettere le labbra “di più” insistette Brando, prendendogli il viso con una mano tipo a pinza e stringendogli un po' le guance tra il pollice e le altre dita. Poi scoppiò a ridere per la sicura espressione buffa che doveva avere Fabio in quel momento. Gli stampò senza preavviso un bacio a piena bocca tenendolo stretto in quel modo ancora per un attimo “bono che sei” gli disse mollandolo. Fabio ridacchiò “vabbè rinuncio va” commentò prendendo un tiro normale prima di ripassargli la sigaretta, ormai quasi esaurita. Gli gettò un'occhiata mentre, notava, rimaneva tirato su a fissarlo nel frattempo che finiva la sigaretta.

 

Ma che se guarda mo....

 

si ritrovò a pensare Fabio, in leggero imbarazzo come tutte le volte che veniva fissato troppo a lungo. Ok che era Brando, però gli veniva sempre un istinto feroce a toccarsi la faccia e i capelli per controllare che fossero a posto.

“pensavo a una cosa... da un po'” disse Brando a un certo punto, schiccherando la cicca ormai esaurita nel cestino con una certa abilità “a cosa?” lo esortò Fabio in tono tranquillo, contento che avesse smesso di fissarlo

“pensavo.... perchè non ti compri un vestito nuovo e facciamo contenta mia madre?” buttò lì Brando. Fabio corrucciò le sopracciglia, sinceramente perplesso “in che senso un vestito nuovo?” chiese curioso “e poi che c'entra tua madre...” aggiunse.

 

Ok non era tipo da andare in giro all'ultima moda ma ora addirittura che la mamma di Brando si fosse andata a lamentare della cosa gli sembrava eccessivo.

 

Di colpo vide il riccio un tantino nervoso.

Imbarazzato forse?

Mentre diceva “intendevo un abito da cerimonia”

Dopo un altro secondo di encefalogramma piatto un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Fabio “ma...” borbottò “sarebbe una proposta Bra?” chiese di getto. In un tono ironico quasi, laddove la sorpresa si era presa tutto il posto di qualsiasi altra emozione. Lo vide fare spallucce e passarsi una mano nei capelli tirandoseli via dalla faccia “sì, che ne pensi?” chiese.

Fabio corrugò per un attimo la fronte facendo un mezzo sorriso incredulo al soffitto

 

cioè, quella era una proposta di matrimonio? Sul serio?

 

Scoppiò a ridere “penso che ti dice bene che non sono una ragazza” esclamò facendo corrucciare anche lui, confuso “perchè in quanto a romanticismo lasci un po' a desiderare!” aggiunse, tuttavia mandando una mano a scompigliargli i capelli in modo affettuoso, per fargli capire che stava scherzando. Stavano insieme da 9 anni. Lo sapeva com'era Brando, lo amava proprio perchè era così e non lo avrebbe mai voluto diverso.

Brando fece un sorrisino sornione “beh che ti aspettavi che mi inginocchiassi?” gli disse quasi in tono di sfottò “no!” ribattè Fabio ridendo di rimando “però che magari almeno me lo chiedessi!” aggiunse scuotendo la testa “te l'ho chiesto” insistette Brando, questa volta corrucciando le sopracciglia “no” insistette l'altro col solito tono conciliante di quando gli spiegava l'ovvio “ad essere precisi mi hai chiesto di comprarmi un vestito, non di sposarti” il riccio spalancò gli occhi per un attimo poi si tirò su “ok vuoi che te lo chieda? Va bene” esclamò mettendosi seduto sui talloni in mezzo al letto. Fabio lo seguì seduto di riflesso, leggermente impanicato dal suo atteggiamento, di colpo risoluto “ma sei serio?” gli chiese

 

Fino a mezzo secondo prima avrebbe giurato che stavano scherzando sull'argomento

 

“Fabio Fedeli” disse Brando in tono secco “oh cavolo sei serio...” commentò lui “vuoi sposarmi?” chiese, facendo subito dopo un fugace sorrisino di un secondo. Fabio sollevò per un attimo le sopracciglia sorpreso, poi indugiò in una frazione di secondo sul ragazzo che aveva davanti, su ogni centimetro di lui che riusciva a vedere: ricci, labbra, spalle, collo, mento, braccia, mani, gli occhi scuri. Gli piaceva. Tutto e troppo.

“potresti richiedermelo con dei vestiti addosso?” scherzò, non seppe perchè, dato che lui invece gli era parso molto serio “lo sai che quando stai così ti direi di sì a qualsiasi cosa” aggiunse con sguardo malizioso. Sguardo che si dipinse identico anche sul viso di Brando “perchè... vuoi dirmi di no?” lo provocò con una finta aria addolorata “n..non ho detto questo” ribattè Fabio cambiando posizione a disagio, facendolo ghignare soddisfatto. Gli si avvicinò velocissimo e gli si mise di fronte puntato sulle ginocchia, di modo da sovrastarlo di diversi centimetri, prima di soffiargli sul viso, guardandolo dritto negli occhi “beh mi dispiace per te ma temo dovrai rispondermi così, e adesso. Vuoi sposarmi?” ripetè a voce bassa e avvolgente.

Fabio si chiese come fosse possibile che dopo tutto quel tempo ancora riuscisse a fargli salire il cuore in gola quando gli si avvicinava in quel modo. Sorrise maliziosamente ancora, mentre sollevava il viso per guardarlo bene “dillo di nuovo” gli ordinò con tono simile al suo “vuoi sposarmi?” ripetè Brando “ancora” insistette Fabio, facendo allargare un sorriso anche sul suo viso “vuoi sposarmi?” chiese di nuovo il riccio senza stancarsi. Fabio gli sorrise dolcemente a questo punto e gli accarezzò leggermente il fianco sinistro “sì, sì, sì... e sì” rispose piano “a tutte e quattro le volte che me lo hai chiesto” aggiunse al colmo della felicità. Brando sorrise di rimando, per un attimo, poi si chinò su di lui incollando la bocca alla sua, in un bacio a labbra chiuse, mentre si ripoggiava seduto per stargli di fronte alla stessa altezza adesso. Fabio si godette la sensazione delle labbra morbide di Brando sulle sue per un secondo prima di staccarsi tenendogli entrambe le mani intorno al viso “ma quindi ci sposiamo davvero?” gli chiese ancora incredulo “sì” fu la secca risposta del riccio prima che provasse a riattaccarsi a lui, ma l'altro non glielo permise, tirò la testa indietro “ma... davvero davvero davvero? Cioè eri serio?” Brando roteò gli occhi e sbuffò “Fedeli siiii!!! ho detto di sì, adesso per favore stai zitto e baciami” gli intimò risoluto. Fabio gli sorrise, accarezzandogli il viso dalla fronte al mento, con gesto energico, mise una mano dietro al suo collo, risalendo poi ad afferrargli i ricci sulla nuca. Lo baciò, gli dischiuse la bocca con la sua approfondendo il bacio subito, mentre Brando mandava la sua mano a stringergli anche i suoi di capelli nel pugno

“ti amo... lo sai?” gli soffiò Fabio praticamente in bocca, tra un bacio e l'altro “lo so.... anch'io” rispose il riccio con un filo di voce appena, un attimo prima di spingerlo con la testa, le labbra premute sulle sue, per farlo sdraiare di nuovo sotto di sé.

Il resto della sera lo passarono a baciarsi fino a sfinirsi, come due ragazzini.

 

 

UNA SETTIMANA DOPO

 

Fabio versò il reagente sulla carta fotografica e, con una pinza, iniziò a scuotere piano la foto, per far apparire l'immagine che c'era impressa sopra.

Negli anni aveva pian piano trasformato il minuscolo sgabuzzino di casa in una camera oscura, approfittando che non avesse finestre, così poteva lavorare pure un po' da casa.

Squillò il telefono.

Scorse il dito sullo schermo per rispondere e se lo sistemò tra la spalla e l'orecchio per avere le mani libere “pronto?”

“oh so io” rispose Brando dall'altro capo del telefono. Fabio sorrise al vuoto della stanza “lo so che sei te appare il nome” “fai meno lo spiritoso che già me rode” ribattè subito il riccio con voce antipatica “ok ok... cosa c'è” nicchiò Fabio, abituato al suo temperamento.

“senti, in cucina sul tavolo ho lasciato un mazzetto di fogli” gli spiegò Brando con tono più calmo, mentre l'altro appendeva la foto appena sviluppata a un filo con una minuscola molletta “è il modulo per chiedere l'apertura della pratica sull'unione civile” aggiunse accompagnando il tutto con un sospiro stanco “che brutto definirla pratica...” osservò Fabio, grato che Brando non potesse vederlo arrossire solo perchè aveva detto ad alta voce la parola -unione civile-

Il riccio ignorò il commento “va spedita entro oggi, sennò salta al mese prossimo, solo che lo schiavista non mi fa uscire, ha detto che dobbiamo fare straordinari fino a non so che ora” gli disse con la voce che gli si alterava dal nervoso nel parlare del suo capo. Fabio fece una smorfia.

 

Brando lavorava in quello studio di ingegneri da poco, e ci stava che dovesse fare un po' di gavetta, ma quel tizio, che il riccio aveva simpaticamente soprannominato lo schiavista, sembrava ci provasse gusto a spremerlo come un limone. Gli faceva fare tutti i calcoli a lui, con la scusa che fosse più bravo del computer a trovare gli errori. Spesso Fabio lo sentiva lamentarsi, dicendo che se voleva passare tutto il giorno a correggere calcoli avrebbe fatto il professore di matematica. In realtà lui non ci avrebbe scommesso un euro all'inizio che uno come Brando sarebbe riuscito a star sotto bastone di qualcuno in quel modo, ma lui l'aveva sorpreso, si vede che ci teneva parecchio a lavorare in quel posto.

 

“fanculo, se volevo passare tutto il giorno a correggere calcoli facevo il prof di matematica” lo sentì borbottare nel telefono proprio in quel momento. Fabio sorrise tra sé, a pensare a come lo conosceva bene il suo ricciolino “vuoi che ci pensi io a quei fogli?” gli chiese in tono dolce, prendendo il cellulare e raddrizzando finalmente il collo. Brando sospirò “sì, per favore” “ok, dimmi solo che ci devo fare” gli chiese Fabio afferrando di nuovo la bottiglia del reagente “lo devi spedire via fax, il numero sta scritto sopra” sentì dire a Brando. Fabio sgranò gli occhi rimanendo con la bottiglia a mezz'aria “via fax???” esclamò esterrefatto “ma siamo nella preistoria?” rise “stamo a parlà degli uffici del comune di Roma Fà... già tanto che non ci hanno chiesto di mandare un messaggero a cavallo” scherzò Brando a quel punto, divertito per un attimo dal suo tono sconvolto “oh comunque sbrigate, che alle 6 l'ufficio chiude” aggiunse poi tornando in modalità seria “non te scordà che te taglio la testa!” esclamò “si beh... ce la posso fare anche senza che mi minacci eh” borbottò Fabio aggrottando le sopracciglia, mentre strofinava un panno in microfibra sulle foto pronte. Sentì il ragazzo sospirare all'altro capo del telefono “scusa.... è che so nervoso” soffiò. Seguì qualche istante di silenzio, poi Brando riprese a parlare “che poi me fa ride... che dice straordinari” disse tornando a parlare del suo capo “come se m'avesse mai dato un euro in più per tutte le ore extra che ho fatto” aggiunse con uno sbuffo di risata amara. Fabio ne convenne con un gesto del capo “a me più che altro fa ridere che usa il plurale...” commentò “quando palesemente vuole intendere solo te, se n'è già andato?” chiese “uh da mo!!!” esclamò Brando in risposta facendo ridere l'altro per un attimo. Fabio lasciò andare un sospiro mentre appendeva l'ultima foto al filo “sei bravissimo amore a non averlo ancora ammazzato, sono molto fiero di te” gli disse con tono leggero, ma pensandolo veramente “grazie” rispose stancamente Brando “ci vediamo stasera, o stanotte non lo so” lo salutò “tanto ti aspetto” ribattè Fabio schioccando un bacio contro il microfono del telefono prima di attaccare.

 

 

OTTOBRE 2028

 

 

La serata di metà settimana volgeva pigramente al termine. Stavano guardando, con scarso coinvolgimento, un film horror. Fabio stava seduto da un lato del divano, Brando era sdraiato, gli poggiava la testa sulle gambe. Si abbracciava il busto coperto dalla felpa, con il viso girato verso la tv. Aveva la tuta lunga e tipo due paia di calzini. Fabio invece stava in maglietta, e i calzini non ce li aveva proprio. Ciononostante a Brando sembrava di stare semi sdraiato su di una stufa.

 

Poesia pura per lui che era freddoloso.

 

“ma questo ce fa o ce è...” borbottò riferendosi al personaggio del film che aveva proposto il fatidico -dividiamoci- La voce gli uscì un po' impastata. Fabio gli stava accarezzando i capelli piano piano da tipo mezz'ora, e lui sentiva i muscoli del corpo ridotti a gelatina ormai. Il ragazzo gli gettò un'occhiata fugace “tanto per ora è salvo, devono ancora crepà il tizio di colore e la tipa con le tette enormi” commentò snocciolando tutti i clichè del caso, mandando un dito a giocherellare col suo orecchino a forma di croce.

 

Di colpo la scritta -fine primo tempo- apparve sullo schermo, interrompendo la trama senza alcuna coerenza e dando il via ad alcuni minuti di pubblicità. Brando girò il viso a guardare Fabio, sistemandosi meglio a pancia in su. Battè gli occhi per svegliarsi un po' “a proposito” se ne uscì di botto, come se si fosse ricordato all'improvviso di qualcosa “è arriva una mail dal comune, hanno aperto la pratica” sentenziò. Fabio abbassò il viso a guardarlo “alla buon ora eh...” commentò spostando la mano dai suoi capelli alla clavicola, facendo lì dei minuscoli grattini, prima di ridare attenzione alla tv. Brando sollevò una mano per sfiorarlo sotto la gola con due dita “Fà” lo chiamò per farsi guardare di nuovo “mo dobbiamo andà lì a firmare la richiesta, c'è scritto da lunedì in poi” gli spiegò. Fabio sgranò gli occhi “ma non l'abbiamo già fatta scusa? Quella di prima che era?” gli chiese stupito. Brando mosse un po' la testa poggiando la guancia contro la sua pancia “se figurati...” commentò “quella era solo pe dì: hei! Non ce vorremmo sposà...” spiegò “adesso vogliono sape chi siamo, da dove veniamo, che vogliamo...” “un fiorino..” commentò Fabio facendolo ridere per un attimo “sì, e poi devono controllà che non siamo dei pazzi poligami o che so io... e allora poi possiamo andà a fissà la data e tutto quanto” concluse Brando “madonna che complicazione” nicchiò Fabio, senza tuttavia riuscire ad impedirsi di sorridere, al pensiero del riccio che si informava così a fondo sull'argomento. Si chiese per un attimo se lo avesse fatto prima o dopo averglielo chiesto.

“eh però Bra...” gli disse in quel momento facendo una piccola smorfia colpevole “io parto per Monaco la prossima settimana, te ne sei dimenticato?” Brando sbuffò rumorosamente roteando gli occhi “ah già, quel cazzo di Oktober fest... quando parti?” lo incalzò “eh lunedì...” rispose Fabio, come a sottolineare quale fosse il problema.

Il giornale gli aveva chiesto il reportage di tutto l'evento, per di più, dato che era vicino, ce lo spediva da solo, quindi neanche a dire che potesse delegare

“comunque tu hai capito tutto proprio..” stava commentando Brando incrociando le braccia al petto “tu per lavoro partecipi al festival della birra, mica come me che sto lì a fa i calcoletti” aggiunse con un pizzico di invidia. Fabio gli sorrise accarezzandogli la guancia “lo sai che io non bevo” gli disse “lo so” ribattè Brando “per questo mandano te, sennò l'artri altro che fa le foto, tutti 'mbriachi!” Fabio scoppiò a ridere per poi dire, quasi senza pensarci “scusa ma non ti posso firmà una delega, qualcosa del genere? Ci vai da solo a presentare la richiesta” non lo avesse mai detto. Brando lo incenerì con lo sguardo “col cazzo Fedeli!” ringhiò “io non te sposo per procura! Non ce vado lì come uno stronzo, da solo a dì che me voglio sposà.... col fantasma!” Fabio fece scattare le sopracciglia in su, sorpreso da quello scoppio “ma io....” balbettò “lo dicevo solo perchè...” “oh cazzo..” imprecò di nuovo Brando interrompendolo e girando il viso di modo da evitare il suo sguardo, anche se ancora gli poggiava la testa sulle gambe “sembra che so l'unico che gliene frega qualcosa, sto a fa tutto io!” gli urlò “guarda che non lo dobbiamo mica fa per forza, se non ti va lasciamo perdere, abbiamo scherzato” aggiunse in tono offeso. Fabio spalancò gli occhi “Bra ma che dici!!” esclamò afferrandolo per il mento per farsi guardare di nuovo, ma lui irrigidì il collo per non muoversi. L'altro sospirò “lo dicevo solo perchè mi sembrava di facilitare le cose, scusa non ti volevo offendere!” tentò “sì, sì.... va bene ok” borbottò Brando per dargli il contentino. Fabio lasciò andare un profondo respiro spegnendo la tv. Lo guardò in silenzio per una manciata di secondi, il suo profilo contrariato, a pancia in su ma col viso leggermente girato verso il vuoto della stanza, per evitare di guardarlo. Era sorpreso che non si fosse alzato e se ne fosse andato.

“sei arrabbiato?” gli chiese timidamente dopo un po'

“no” fu la secca risposta. Fabio gli rivolse un piccolo sorriso, intenerito dalla sua ostinazione

 

si invece....

 

 

“amore..” lo chiamò in tono dolce spostandogli due ricci dalla fronte “io voglio sposarti tantissimo! Non sai quanto m'hai reso felice quando me lo hai chiesto, davvero!” ammise riuscendo a guadagnarsi un'occhiata fugace “è solo che a me la burocrazia mi ammazza! Lo sai..” aggiunse in tono quasi disperato. Brando fece una smorfia “lo so...” borbottò in tono più comprensivo.

 

Fabio, da quando era riuscito a liberarsi da tutte le metaforiche catene che lo tenevano bloccato: aspettative, insicurezze, regole, formalità...

era diventato particolarmente refrattario a rientrare in qualsiasi tipo di schema, Brando lo sapeva bene. Lasciò andare uno sbuffo

 

“quanto stai via?” gli chiese cercando di mantenere ancora per un po' il cipiglio sostenuto “una settimana” rispose Fabio “beh allora vorrà dire che ci andiamo quando torni a firmare, l'ufficio sta là mica scappa” sentenziò Brando in tono di scherno “questa non te la schivi” aggiunse rifilandogli una leggera gomitata al fianco e un'occhiataccia, accompagnata da un mezzo sorriso. Fabio sorrise a sua volta contento che lui lo comprendesse, anche se stava sempre a brontolare. Era quello il bello del loro rapporto: nonostante le evidenti differenze tra loro si erano sempre capiti profondamente e modellati un po' l'uno sugli spigoli dell'altro.

“senti..” gli disse in tono dolce, prendendogli una mano che ancora teneva serrata intorno al busto e intrecciando le dita con le sue “perchè non mi raggiungi il fine settimana?” gli propose a bassa voce avvicinandosi la sua mano alle labbra e sganciandogli un bacetto sulle nocche “prendiamo un low cost in un'ora sei su” aggiunse, allargando il sorriso che stava facendo quando lo vide girare finalmente il viso e tornare a guardarlo. Brando si mosse un po' a disagio perchè non voleva dargli a vedere subito quanto quell'idea lo stuzzicasse “dai” insistette Fabio portando l'altra mano a toccargli di nuovo i capelli “ci facciamo un addio al celibato anticipato, insieme” Brando sorrise suo malgrado, solo per un attimo “ma tu non sei lì per lavorare?” chiese in tono fintamente confuso, rinsaldando la presa sulla sua mano. Fabio ridacchiò “ho 5 giorni per fare tutte le foto che vuole Marcello, quando arrivi sarò tutto tuo promesso” Brando allargò un ampio sorriso furbo, guardandolo da sotto in su. Si passò la lingua sui denti con fare provocatorio facendolo arrossire alla sola idea di cosa stava pensando la sua testolina maliziosa “ok..” scandì “però ti devi ubriacare insieme a me. Promettimelo” sentenziò. Fabio si schermì un attimo “ma... lo sai che non mi piace molto bere...” tentò “Fabioooo....” cantilenò Brando con un ghignetto bastardo, come a dire di non provarci a fare il ritroso. Il ragazzo scoppiò a ridere “e va bene...” concesse coprendosi gli occhi con pollice e indice della mano libera. La destra era ancora intrecciata a quella di Brando.

 

 

20 GIORNI DOPO NOVEMBRE 2028

 

Fabio sollevò il coperchio dalla padella in cui stava cucinando e chiuse gli occhi per la zaffata di vapore che gli imperlò la faccia “e che diavolo...” borbottò asciugandosi con la spalla mentre con l'altra mano mescolava il contenuto della padella.

Stava preparando il pollo al curry, così come aveva imparato a farlo proprio durante il viaggio in India. Era uno dei piatti preferiti di Brando, che andava matto per la cucina etnica, e aveva voluto fare una cosa carina per lui, date le circostanze.

Versò il latte di cocco e poi si affrettò ad abbassare la fiamma dato che il contenuto della padella minacciò di saltargli in faccia “piano piano piano!” gli intimò prima di rimettere il coperchio.

 

In quel momento sentì le chiavi che giravano frenetiche nella toppa della porta

“Bra sei tu?” urlò dalla cucina

“no so i ladri!” gli sentì urlare di rimando, col suo solito tono soave che aveva quando era di pessimo umore. Sorrise scuotendo la testa.

Brando schiantò le chiavi nella ciotola all'ingresso come fosse colpa loro, si levò le scarpe con un gesto nervoso e altrettanto bruscamente si strappò via la giacca dalle spalle lanciandola da una parte.

“oh ma n'do cazzo stai??” chiese al vuoto del corridoio dopo essersi affacciato sia alla stanza da letto che alla camera oscura “ah sei qua...” commentò in tono leggermente più calmo entrando in cucina “ciao” lo salutò Fabio in tono dolce lanciandogli una breve occhiata da sopra la spalla per non perdere di vista la cena. Brando emise una specie di grugnito d'approvazione “oh bravo che hai cucinato già...” borbottò “so stanco morto non vedo l'ora di andà a dormì” aggiunse avvicinandoglisi. Fabio, sentendolo alle sue spalle, sporse un po' la testa indietro verso di lui per chiedere un bacino magari, e invece Brando gli passò dietro mollandogli una pacchetta dietro la testa e andandosi a riempire un bicchiere d'acqua. Fabio aggrottò le sopracciglia. Incassando la sberla sorpreso. Ok la stanchezza ma qui si esagerava

“che è successo?” gli chiese mentre lui si andava a schiantare su una delle sedie della cucina

“lo schiavista... che altro??” proruppe guardandolo male senza un motivo apparente “sono il suo segretario praticamente, tra un po' mi chiede pure di andargli a prendere il caffè al bar, mi fa ricontrollare i conti di tutti i cretini dell'ufficio!!” sbraitò lanciandosi a raccontare i dettagli dei soprusi che secondo lui stava subendo. Fabio lo ascoltava mentre, sollevato il coperchio per controllare che fosse pronto, spegneva il fuoco. Si voltò portando la padella a tavola e già che c'era riempì lui tutti e due i piatti e i bicchieri, dato che il riccio gli sembrava troppo occupato a maledire il suo capo anche per fare quello.

“e poi arriva un incarico grosso, di quelli che non può fare da solo” continuò a raccontare Brando mentre Fabio si sedeva di fronte a lui mettendo una mano sotto al mento “e lui chi chiama per aiutarlo a progettare???? Quel coglione di Biga!!!! Che manco sa riconosce la mano destra dalla sinistra! Ma vaffanculo...” commentò pugnalando il pollo nel piatto con la forchetta e iniziando a mangiare “poi me fa ride...” aggiunse per un attimo a bocca piena, per poi mettersi una mano davanti alla labbra per inghiottire a forza “che me dice che so tanto bravo... ti giuro quando dice che so bravo gli darei na capocciata sui denti!” concluse sbuffando.

Guardò Fabio, donandogli un minimo d'attenzione per un attimo, e parve accorgersi solo in quel momento che ancora non aveva iniziato a mangiare e se ne stava lì a guardarlo, con un vago sorrisino sul viso, il mento poggiato sulla mano. Si fermò e corrugò leggermente la fronte “che hai?” gli chiese “perchè non mangi?” aggiunse con una lieve inflessione di colpa nella voce, rendendosi conto che forse lo aveva messo lui a disagio aggredendolo in quel modo con quel racconto. Fabio però allargò il sorriso un po' di più, anche se ancora a labbra chiuse e gli indicò con gli occhi qualcosa di fronte a lui. Mise a fuoco che, incastrata tra il suo bicchiere e il minuscolo vaso in cui il ragazzo si era premurato di mettere una grossa margherita gialla, c'era una busta da lettere, già aperta. Brando occhieggiò incuriosito prima la busta e poi di nuovo Fabio, che gli fece di nuovo cenno con gli occhi di prenderla. Così l'arraffò e ne estrasse il contenuto (un paio di fogli) con uno scatto nervoso.

 

Fabio gli vide poggiare la schiena alla sedia mentre con una mano teneva i fogli e con l'altra si stringeva il ginocchio, ancora nervoso. Vide i suoi occhi dardeggiare rapidamente da un capo all'altro delle righe mentre leggeva.

 

Brando lesse a mente velocemente

 

-gentili cittadini... bla bla bla... siamo lieti di comunicare che la vostra richiesta di Unione Civile ha ricevuto il nulla osta dal patronato del comune di Roma.. Bla bla bla-

 

Fabio soppresse una risatina quando gli vide drizzare la schiena di scatto e farsi più attento

 

-gli sposi sono invitati a presentarsi entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della stessa per concordare data e modalità di.... -

 

Brando sollevò gli occhi dal foglio per incontrare quelli di Fabio e lui fu felice di vedergli dipinta in viso finalmente un'espressione diversa da quella incazzata di poco prima.

 

“Fa ci hanno dato l'ok!” esclamò incredulo “già” commentò l'altro sorridendogli “ma... avevano detto che ci sarebbe voluto minimo un mese, non sono passate neanche 3 settimane!” commentò il riccio piacevolmente agitato, facendo ridere di nuovo Fabio per come si attaccava a particolari poco importanti, per dissimulare quanto fosse emozionato.

Brando in quel momento, dimentico di ogni rabbia che aveva addosso fino ad allora, parve accorgersi solo ora del contesto in cui quella notizia gli era arrivata. Notò improvvisamente i fiori al centro del tavolo, la candelina da una parte e che Fabio gli aveva preparato il suo piatto preferito, e ora lo guardava divertito dall'altro lato del tavolo mentre prendeva coscienza della cosa.

 

Probabilmente aveva voluto organizzare qualcosa di carino per dargli la notizia, dato che l'ultima volta lui l'aveva rimproverato di non tenerci abbastanza alla cosa. Solo che era stato troppo preso a sbraitare contro lo schiavista e non ci aveva neanche fatto caso.

 

Si coprì gli occhi con una mano, sorridendo imbarazzato “non mi ero accorto... di...” ammise roteando un dito attorno, come ad indicare tutto il contesto

“eh... ho notato” commentò Fabio ridacchiando. Brando aprì un occhio a guardarlo, continuando a tenere l'altro serrato per stemperare l'imbarazzo “scusa” gli disse in tono dolce, con un mezzo sorrisino mentre si grattava la fronte, anche se palesemente Fabio non era arrabbiato.

“non fa niente...” concesse lui con altrettanta dolcezza, per poi iniziare tranquillamente a mangiare, come a dire che poteva smettere di preoccuparsi. Brando allungò comunque una mano sul tavolo per accarezzargli la sua un paio di volte, prima di ridare attenzione ai fogli. Rilesse di nuovo tutto quello che c'era scritto

“gli sposi sono invitati a presentarsi entro 15 giorni...” rimarcò ad alta voce ridacchiando poi nervosamente, mentre Fabio mandava giù un boccone e gli lanciava un'occhiata divertita “uh uh uh... gli sposi” ripetè “che ansia!” aggiunse sventolandosi con i due fogli ripoggiando la schiena alla sedia. Fabio rise a sua volta, guardandolo poi teneramente per un attimo, di tutta quell'agitazione che gli vedeva addosso. Brando era uno emotivo alla fine, anche se spesso aveva nascosto i suoi sentimenti dietro un'eccessiva aggressività. Solo con lui aveva smesso di farlo quasi subito, permettendogli di vedere anche la sua sensibilità, dietro la corazza di machismo che si era costruito.

 

“c'è scritto che gli dobbiamo dire una data” gli disse tranquillamente “tu quando vorresti farlo?” chiese. Il riccio scrollò le spalle “non lo so... e tu?” gli rimbalzò la palla. Fabio fece spallucce mentre impuntava di nuovo la forchetta nel piatto, e con un'occhiata invitava Brando a fare altrettanto, dato che aveva smesso completamente di mangiare da diversi minuti a quella parte “a me basta che non faccia caldo” commentò “che lo sposo con l'ascella pezzata non è il massimo” aggiunse facendogli fare uno sbuffo di risata “beh questo sei tu a doverlo stabilire” ribattè il riccio “sei tu il caloroso di casa, io fino a Maggio la giacca la posso portare” aggiunse “Maggio?????” esclamò Fabio fermando la forchetta a mezz'aria e strabuzzando gli occhi “vuoi vedermi morto???” chiese ridendo “eh allora lo vedi che lo devi dire tu?” lo incalzò Brando facendo un gesto della mano come a sottolineare il suo pensiero. Fabio si grattò un attimo l'accenno di barba al lato della mascella “io direi massimo Marzo” Brando gli sorrise immediatamente, Fabio non seppe bene perchè “ok vada per Marzo” approvò praticamente subito. L'altro gli rivolse una rapida occhiata, incuriosito da tanta determinazione, ma decidendo di non indagare oltre.

 

“lo schiavista te la darà la licenza per matrimonio?” cambiò argomento mentre si riempiva il bicchiere con l'acqua, e faceva lo stesso con quello di Brando. Il riccio buttò aria fuori dal naso, come se solo pensare al suo capo lo rimettesse di cattivo umore “sì sì...” borbottò “gliel'ho già chiesto quando abbiamo inviato la domanda e in realtà ha detto subito di sì” concesse con una smorfia pulendosi le dita sul tovagliolo “certo” aggiunse subito dopo “probabilmente mi farà lavorare tutti week end da qui a Marzo ma comunque..” Fabio soppresse uno sbuffo di risata “lo sa che ti sposi con un uomo?” chiese mordendosi leggermente il labbro inferiore “uomo? Quale uomo? Non mi sposo con te?” lo sfottè Brando con finto stupore, scoppiando poi a ridere quando Fabio gli tirò il tovagliolo appallottolato addosso “sì sì... lo sa comunque” si affrettò a dirgli “gli avevo parlato di te.. una volta” aggiunse a voce un po' più bassa, in leggero imbarazzo. Fabio resistette alla tentazione di chiedergli in che contesto era saltato fuori sul suo posto di lavoro mentre Brando aggiungeva “ha solo fatto un commento su cosa me lo fa fare di sposarmi a 27 anni, dato che è impossibile che ti ho messo incinta” “divertente” commentò Fabio sarcastico “hai riso spero” rincarò incrociando le braccia. Brando agitò una mano come a dire di non pensarci “non servivano altre prove che fosse un deficiente, ma lo sai che ci tiene a ricordarmelo” poi gli puntò contro la forchetta “tu piuttosto” esclamò “glielo hai detto a Marcello sì??? Non è che due giorni prima se ne esce che devi andà a fa le foto a qualche manifestazione a fanculo” chiese minacciandolo con gli occhi. Fabio mosse una mano come a dire di non preoccuparsi “tranquillo, sa tutto” affermò in tono secco “glielo aveva già detto che appena usciva la data non me dovevano proprio considerà” e poi aggiunse “se esce una manifestazione a Marzo s'attaccano ar cazzo io non ce vado” Brando lo guardò inarcando un sopracciglio divertito dal suo tono, dato che raramente Fabio si esprimeva in maniera volgare “oh Fedè” lo chiamò ridacchiando “quando dici le parolacce me lo fai diventà duro lo sai?” scherzò con tono malizioso. Fabio scoppiò a ridere coprendosi per un attimo gli occhi con pollice e indice “sei un pervertito!” lo apostrofò ridendo. Brando scosse la testa inumidendosi per un attimo le labbra “ma senti da che pulpito” commentò alzandosi per andargli di fronte “guarda che è inutile che fai il santo con me eh..che ormai te conosco come le mie tasche” aggiunse a voce bassa mentre lui scostava la sedia indietro e si girava per metà dalla sua parte. Brando si sedette di traverso sulle sue gambe, poi gli fece una carezza dalla fronte fino a dietro la nuca, afferrandolo poi delicatamente per i capelli per tirargli un po' la testa indietro a guardarlo bene in viso “t'ho baciato da quando sono tornato?” gli chiese in finto tono dubbioso “non mi risulta..” commentò Fabio facendogli un piccolo cenno per invitarlo ad avvicinarsi. Il riccio si chinò su di lui per stampargli un bacio morbido sul labbro superiore, per poi allontanarsi solo di qualche millimetro. Sorrise nel vederlo con gli occhi chiusi e si riavvicinò di nuovo. Gli dischiuse la bocca con la sua divorandogli le labbra per un attimo e mandando la lingua ad esplorargli piano la sua.

Poi si tirò indietro.

Fabio corrucciò le sopracciglia, guardandolo fintamente confuso “scusa ma tu non eri stanco?” gli chiese con fare provocatorio. Brando scosse la testa massaggiandogli i capelli nella mano con cui ancora lo teneva in quella posizione “mo te lo faccio vede io quanto so stanco...” gli intimò con tono serio, facendolo ridere per un attimo, prima di chinarsi di nuovo a baciare il suo sorriso.

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


DUE SETTIMANE DOPO

 

 

Giovanni occhieggiò i due ragazzi seduti di fronte a lui fingendo di bere un po' più lentamente del necessario. Non che gli fosse dispiaciuto l'invito a cena ma lo aveva quantomeno sorpreso. In genere erano più che altro loro ad andare da lui, in più gli sembrava di vederli come minimo.... nervosi. Sicuro qualcosa bolliva in pentola solo che non riusciva proprio ad immaginare cosa! E ciò lo infastidiva... si vantava di conoscerli abbastanza bene ormai quei due.

Oltre al periodo in cui Brando aveva vissuto da loro, in cui aveva praticamente fatto da papà anche lui per più di 3 mesi, quando erano andati a vivere da soli, almeno per tutto il primo anno aveva passato di fatto più tempo a casa loro che a casa sua, per dargli una mano.

 

Arrivati al gelato ormai la situazione si era fatta quasi comica. Li vide che si scambiavano occhiate e tocchi sotto al tavolo col ginocchio, come a spronarsi a vicenda a fare qualcosa. Gli venne da ridere a vederli parlarsi con gli occhi come facevano quando erano ragazzini e tramavano qualcosa alle sue spalle.

“oh insomma..” esclamò senza riuscire più a trattenersi “dai ragazzi sputate il rospo! Si capisce che non mi avete invitato per farmi vedere che Brando riesce a cucinare senza dare fuoco alla casa!” proruppe con una risatina. Il riccio gli regalò un'occhiataccia seguita da una smorfia coma a dire -molto divertente- mentre Fabio si passava una mano dietro al collo in imbarazzo

“beh papà... Brando e io volevamo dirti una cosa...” iniziò. Giovanni si fece attento, guardandolo e facendogli così precipitare alle caviglie quel poco di coraggio che aveva messo insieme “ecco... ci sposiamo” buttò lì di getto, decidendo che come andava andava.

L'uomo ammutolì, sollevando entrambe le sopracciglia e bloccandosi poi un attimo con su un'espressione indecifrabile, che fece serpeggiare un filino di panico in tutti e due i ragazzi.

 

Tutto si sarebbe aspettato fuorché quello.

 

Si alzò di scatto dalla sedia e fece il giro del tavolo, spingendo Brando a fare altrettanto di riflesso, dato che lo vide dirigersi verso di lui. Se lo vide arrivare praticamente addosso e istintivamente sollevò entrambe le braccia a protezione del busto, da quello che poi si rivelò essere.... un abbraccio. Il riccio lasciò andare un sospiro di botto mentre Fabio li guardava stringendo tra i denti un sorrisetto “oddio...” esalò Brando ridacchiando “pensavo che me volevi menà!” Giovanni si staccò da lui di botto, guardandolo sorpreso “ma che dici????” esclamò (e poi quando mai!!!) aggiunse mentalmente ridendo “sono troppo contento per voi ragazzi” ammise girandosi per afferrare il viso di suo figlio e stampargli un bacio sulla guancia, che lo fece arrossire per quanto era una cosa rara. Fabio si alzò in piedi a sua volta per abbracciare rapidamente Giovanni, contento che avesse preso bene la notizia “accidenti, il mio ragazzo si sposa...” ridacchiò l'uomo con una mano sulla fronte come se la cosa gli risultasse incredibile “ma quand'è successo che siete cresciuti così??? io non me ne sono accorto!” aggiunse rivolgendo ora un'occhiata di affettuoso rimprovero a tutti e due facendoli ridere di sollievo “e quando?” li incalzò l'uomo guardando vicendevolmente da uno all'altro. Fabio fece un ampio sorriso “il 16 Marzo” disse semplicemente. Giovanni fece un'espressione sorpresa per un attimo, prima di permettere a un vago sorriso malinconico di dipingersi sul suo viso “è stata un'idea di Brando..” stava spiegando Fabio, mentre lui istintivamente aveva portato la mano destra ad accarezzarsi la fede nuziale, che ancora gli stringeva l'anulare sinistro “beh... grazie...” disse con un filino di voce, battendo poi una pacca sulla schiena di entrambe come se volesse scuotere più che altro sé stesso. Si strofinò le mani l'una contro l'altra borbottando un “bene bene” apparentemente fuori contesto.

Brando rivolse un'occhiata dolce a Fabio, e un mezzo sorriso quando lo vide ricambiare lo sguardo con un chiaro -ti amo- scritto dietro gli occhi, mentre Giovanni andava in cucina dicendo “accidenti ma non beviamo niente??? io ho bisogno di bere...”

 

Neanche il tempo di fare due brindisi che la suoneria molesta di Fabio, quella che aveva abbinato al numero di Marcello, si mise a strombazzare facendoli sobbalzare tutti e tre

“è Marcello...” confermò Fabio occhieggiando lo schermo e poi lanciando agli altri uno sguardo colpevole

“ma sono le 10 e mezza...” fece notare Giovanni, in piedi in mezzo alle loro due sedie

“eh... lui sta a New York...” tentò timidamente Fabio alzandosi, Brando scosse la testa guardandolo male “ma non lo sa che c'è il fuso orario?” chiese Giovanni allibito “lo sa ma è stronzo e se ne frega” rispose Brando al suo posto e poi aggiunse, fulminando Fabio che si accostava il telefono all'orecchio “non s'era detto che dopo le 9 lo bloccavi il suo numero???” “beh scusa tanto se stasera stavo a pensà ad altro eh????” lo rimbeccò lui a denti stretti prima di rispondere e sparire in cucina.

Giovanni si sedette al posto di Fabio vicino a Brando, che stava rivolgendo un'ultima occhiata al punto in cui l'altro era sparito, scuotendo la testa, non arrabbiato sul serio comunque.

Gli sorrise quando tornò a posare lo sguardo su di lui. Il riccio ricambiò il sorriso in leggero imbarazzo per poi iniziare a contemplarsi le mani sul tavolo.

“il mio consuocero?” gli chiese cauto Giovanni “come l'ha presa?” Brando si strofinò una mano sul collo “non gliel'ho ancora detto” confessò strizzando un occhio, in difficoltà “vado domani..” aggiunse guardandolo. L'uomo sollevò un sopracciglio “ma domani Fabio non deve andare a Milano?” chiese. Brando annuì “si appunto...” rispose “preferisco andare solo... caso mai reagisse.... a modo suo.... non voglio che metta Fabio a disagio” spiegò tornando a guardarsi le mani. Giovanni sorrise al suo profilo.

Aveva sempre trovato carino il modo in cui si proteggevano a vicenda.

“beh...” commentò incrociando le braccia al petto “abbia pazienza con lui... mi raccomando” gli disse riferendosi a Roberto “lo sai che i vecchi hanno bisogno di tempo per...” “per digerire le cose” completò la frase al posto suo Brando, ridacchiando e guardando in alto “si lo so...” e poi aggiunse con aria allusiva “guarda che è più giovane di te...” “che c'entra” ribattè fintamente offeso Giovanni “io sono giovane dentro!” affermò facendolo ridere.

L'uomo lo guardò per un attimo sorridendo “lo sai? Sono contento che mio figlio stia con te” gli disse “non credo di avertelo mai detto” aggiunse a spiegazione di quello slancio. Brando corrucciò le sopracciglia sorpreso “grazie...” rispose. Giovanni sollevò una mano verso di lui e poi la bloccò a mezz'aria “posso?” chiese in tono ironico, conoscendo la sua avversione per essere toccato troppo “si...” concesse Brando ridacchiando un po' imbarazzato mentre l'uomo finiva l'azione intrapresa e gli sganciava un'energica carezza sui capelli.

 

 

IL GIORNO DOPO

 

L'esclamazione di gioia di sua madre venne coperta dall'urlo piuttosto sgraziato di sua sorella che, alla notizia che si sposava, gli si era lanciata addosso sul divano dove stavano seduti, stritolandolo in un abbraccio per qualche secondo.

“Angè m'hai sturato un orecchio...” si lamentò donandole un'occhiataccia, che tuttavia non riuscì a smorzare il gigantesco sorriso che aveva stampato su lei da orecchio a orecchio. Brando le concesse un sorrisino un po' addolcito, mentre sua madre prendeva il posto di Angelica ad abbracciarlo intorno al collo, anche se molto più delicatamente.

“amore che bello...” sussurrò la donna voltando un attimo il viso per baciarlo sulla guancia. Brando girò il viso nel suo abbraccio per incrociare lo sguardo di suo padre, in piedi a pochi passi dal divano. Lo guardò in leggera apprensione, non aveva commentato nulla.

“ma perchè non è venuto anche Fabio?” gli chiese sua madre, staccandosi da lui un attimo dopo

“lavorava oggi, mamma” gli rispose lui in tono dolce “oh peccato..” commentò la donna mettendo su un broncio quasi infantile “ho bisogno di stritolare anche lui in un abbraccio materno” chiocciò mettendosi subito dopo a ridere imbarazzata. Brando scosse la testa facendo uno sbuffo di risata mentre Angelica continuava a guardarlo con un sorriso a 150 denti come se si aspettasse qualcosa. Lui le rivolse un'occhiata incuriosita mentre la madre gli si avvicinava di più sul divano prendendogli la mano “il mio bambino si sposa..” cinguettò con l'aria come se stesse per mettersi a piangere “mà... ti prego...” la supplicò lui, occhieggiando di nuovo suo padre che, continuando a rimanere in disparte, si premurò di rispondere alla sua richiesta di aiuto con un sommesso “Clo... controllati dai, non è oggi” “già a proposito!” esclamò la ragazza saltando su “quand'è?” “il 16 Marzo” rispose Brando sottraendosi con garbo all'eccesso di attenzioni che gli stava rivolgendo sua mamma. La signora Clotilde balzò dritta come se avesse preso la scossa “ma manca pochissimo!” esclamò “come facciamo a organizzare tutto in poco più di tre mesi!” “rilassati mà...” la bloccò subito lui in tono secco “non bisogna organizzà proprio niente, tanto io e Fabio vogliamo fare una cosa tranquilla, solo con la famiglia” spiegò lanciando una nuova occhiata a Roberto che, sentendosi osservato, si sforzò di fargli un mezzo sorriso, anche se tutta la faccenda lo rendeva piuttosto teso.

“beh ma almeno un ristorante bisognerà prenotarlo no?” insistette la mamma incrociando le braccia al petto “e poi ci saranno dei documenti da presentare...” “mamma..” replicò esasperato da tutta quell'ansia Brando “progetto piloni per la autostrade... pensi non sia in grado di prenotare un ristorante per una decina di persone?” le chiese piccato “una decina?” esclamò la donna “ma non vuoi invitare i tuoi zii? Fabio pure avrà dei parenti no..” Brando si trattenne dallo sbuffare a forza e si spostò accanto ad Angelica sull'altro divano, preferendo quasi le sue occhiate maliziose e il modo in cui gli piantava l'indice nel fianco, alla petulanza di sua madre “no mà... Fabio ha solo suo padre e non me ne frega un cavolo dei miei zii..” esclamò cercando di autocensurarsi laddove avrebbe voluto invece infilare parolacce “non vogliamo fare una festa... a noi interessa solo... sposarci” e nel dire questa parola guardò Roberto intenzionalmente, per vedere che effetto gli faceva. Lo vide evitare il suo sguardo e spostare il peso da un piede all'altro con aria insofferente. Lasciò andare un sospiro, mentre Clotilde borbottava un “mio fratello si offenderà”

 

Come immaginava non l'aveva presa bene.

 

“quando ti decidi a chiedermelo? Io non resisto più” proruppe in quel momento Angelica attirando la sua attenzione. Brando sollevò un sopracciglio confuso “chiederti cosa?” “di essere la tua testimone no?” rispose la ragazza con ovvietà, ravvivandosi i lunghi capelli con una mano. Il riccio spalancò gli occhi, domandandosi per un attimo se non stesse scherzando. Ma no... a giudicare dalla sua faccia, e dall'impazienza che gli aveva visto mal celare fino a poco fa, non scherzava affatto.

 

Cacchio.

 

“hem... Angi...” iniziò lui, dispiacendosi di farcela rimanere male “sarà Nic il mio testimone” ammise vedendole sgranare gli occhi “su Angi... credevo fosse scontato” tentò, provando a prenderle una mano. Ma lei gliela strappò via fulminandolo con lo sguardo “col cavolo!” proruppe alzandosi in piedi “io so di voi due da secoli prima di Niccolò!” sbraitò “hai presentato Fabio a me prima che a chiunque altro, te lo sei dimenticato???” Brando la seguì in piedi stringendo i denti, non immaginava se la sarebbe presa così “Angi...” tentò avvicinandosi per abbracciarla “Angi un corno!” protestò lei spingendolo un po' indietro “senti! Non puoi essere contemporaneamente la sorella dello sposo e pure la testimone!” sbottò lui a quel punto cominciando a irritarsi “a dir la verità si..” commento Clotilde con un'alzata di spalle “mamma non sei d'aiuto...” la supplicò il riccio alzando gli occhi al cielo. La ragazza lasciò la stanza a passo di carica. Brando roteò gli occhi e la seguì, mentre la madre rivolgeva uno sguardo e un languido sospiro a Roberto, felice.

 

Angelica si era rifugiata nel tinello della cucina. Girò lo sguardo di lato incrociando le braccia al petto quando si ritrovò il fratello vicino.

Brando gli si fece a un passo chinando il viso per cercare di catturare i suoi occhi che lo evitavano, e le sganciò un sorriso tenero mentre la prendeva per le braccia e la costringeva delicatamente a guardarlo “ce la fai a passarci sopra?” le chiese “e ad essere felice per me?” aggiunse mentre i ricci gli coprivano un po' gli occhi in quella posizione. Angelica gli scoccò un'occhiata, ancora un minimo risentita, prima di sciogliere la tensione nelle spalle e sbuffare “ma si ovvio!!” sbottò “ti voglio troppo bene e sono troppo contenta che ti sposi con Fabio per essere arrabbiata!” proruppe rifilandogli una sberla sul fianco, di circostanza. Brando l'abbracciò sorridendo “anch'io ti voglio bene nana” ammise puntandole il mento sulla sommità della testa. La ragazza gli strinse le braccia intorno alla vita e strofinò la testa sotto la sua gola come un gatto “beh cosa fa la sorella dello sposo?” chiese in tono vago “boh... porta le fedi?” propose lui continuando a tenerla in quella posizione “scemo quello lo fanno i paggetti, non ho 7 anni” replicò la ragazza facendolo sghignazzare, poi si separò da lui e gli picchiò un piccolo pugno sul petto “allora... come te l'ha chiesto Fabietto? Raccontami..” gli disse, vedendolo poi arrossire e cominciare già a muoversi per tornare in salotto “in realtà glielo ho chiesto io...” borbottò mentre già le dava le spalle. Brando chiuse gli occhi sbuffando sentendole emettere un gridolino eccitato “MA DAI!!! oddio e come???? dimmi tutto!! ah il mio fratellino romanticone..” lo sfottè ridendo, seguendolo nel corridoio mentre lui era impegnato ad ignorarla.

 

Tornati in salotto, mentre Angelica andava dalla madre e le due iniziavano a chiacchierare su come si sarebbero vestite, dato che avrebbe fatto ancora freddo, Brando vide suo padre fargli un cenno di avvicinarsi a lui. Deglutì istintivamente, avanzando con riluttanza. Anche se i rapporti tra loro era migliorati negli ultimi anni, pensava avrebbe sempre avuto una forma di soggezione, ad avvicinarsi alla sua imponente figura quand'era palesemente contrariato.

“Brando senti...” iniziò Roberto, facendogli poi un mezzo sorriso nervoso quando lo vide guardarlo sulla difensiva “bello de papà...” buttò lì facendogli un accenno di carezza per cercare di tranquillizzarlo anche se lui stesso non lo era.

“lo sai che Fabio mi piace...” esordì torcendosi le mani e cercando di guardarlo in viso “mi... mi sta bene di voi due, lo sai” aggiunse. Brando non commentò nulla, incrociando le braccia “ma?” lo esortò. L'uomo si passò una mano tra i capelli “ma, il matrimonio... insomma Bra...” il ragazzo distolse lo sguardo da lui “cioè... è proprio necessario? Che vi sposate? Cioè na cosa ufficiale... che devono sapè tutti, ma chi è che se sposa più all'età vostra dai!” tentò di buttarla sullo scherzo, senza successo. Brando gli rivolse un'occhiata rapida prima di guardare di nuovo di lato. Roberto non seppe interpretarla bene... “te sei arrabbiato?” chiese, quasi timoroso a questo punto. Brando scosse la testa con aria triste, cambiando solo l'incrocio della braccia

“no papà.... sono solo.... stanco, stufo... ok?” rispose guardandolo tristemente per un attimo

“senti...” gli disse con un filo di voce “io Fabio lo sposo comunque, che tu sia d'accordo oppure no... se vuoi non venire” aggiunse in tono secco, voltando di nuovo lo sguardo, sentendo pizzicare gli occhi e andandoli a stropicciare col pollice e l'indice, tirando su col naso.

Roberto lo guardò, più concentrato in quel momento sulle parole che gli aveva rivolto, che sui suoi occhi rossi nel tentativo di trattenere le lacrime

“beh..” esalò in tono quasi offeso “tanto verrà l'altro tuo papà no? Quello a cui vuoi bene davvero” Brando si girò a rivolgergli uno sguardo incredulo che avesse anche il coraggio di fare il geloso “questo non c'entra niente!” esclamò “voglio bene a Giovanni è vero, ma mio padre sei tu!” e poi aggiunse, senza tuttavia guardarlo di nuovo “per me sarebbe importante se ci fossi... poi fai un po' tu” e detto questo lo superò resistendo alla tentazione di colpirlo con la spalla passando.

Aveva tutta l'intenzione di raccogliere la giacca e andarsene quando sentì suonare il campanello e si fermò incuriosito.

La governante di casa passò davanti alla porta del salotto per andare ad aprire e pochi istanti dopo ricomparve accompagnando fino alla stanza Fabio

“hem... salve” salutò col suo miglior sorriso imbarazzato e Brando lasciò uscire per un attimo un sorriso ebete tanto era contento di vederlo, desiderando in quel momento solo sprofondare il viso nell'incavo del suo collo e le mani nei suoi ricci biondi. Angelica fu più veloce di tutti però, come al solito “congratulazioni sposo!!!!” esclamò correndogli incontro e saltandogli praticamente in braccio allacciandogli le gambe intorno alla vita e stritolandolo in un abbraccio “oh beh vedo che la notizia si è già sparsa...” ridacchiò Fabio in imbarazzo mettendole le braccia sotto i fianchi per cercare di sorreggerla un po' meglio, mentre Brando incrociava la braccia brontolando irritato.

“suvvia tesoro scendi!!” la pregò sua madre avvicinandosi ridendo “lo spezzi in due cosi!” Angelica balzò giù rimanendogli comunque attaccata con le braccia mentre Clotilde si avvicinava per baciarlo sulle guance “siamo contenti, caro, tantissimo” gli disse con dolcezza mentre Roberto si limitava a defilarsi dopo avergli battuto, passando, una pacca sulla spalla.

“che entusiasmo eh..” commentò Fabio, riferendosi ad Angelica, osservando Brando che gli si era avvicinato guardandolo un po' di traverso, in modo costruito

“la cosa ti stupisce?” chiese il riccio in tono ironico “non più di tanto in effetti...” ridacchiò Fabio accarezzandole un paio di volte la schiena dato che non gli si era ancora staccata di dosso.

“che ci fai qui?” gli chiese Brando, in tono quasi di rimprovero

“sono tornato prima... sono venuto per, supporto morale” aggiunse a voce più bassa “si era detto che non venivi...” gli sibilò a denti stretti Brando, mostrandosi risentito, ma in realtà terrorizzato all'idea che suo padre gli dicesse qualcosa di brutto. Fabio gli rivolse uno sguardo dolce, non credendo neanche per un istante a quella sceneggiata “sì, ma non volevo lasciarti da solo, arrabbiati se vuoi” gli sussurrò alzando le sopracciglia mentre Angelica cominciava a trascinarlo verso il divano.

Brando gli rivolse uno sguardo intenso, un misto tra contento di vederlo e disperato. Fabio notò che aveva anche gli occhi un po' arrossati

“hem...” disse divincolandosi con dolcezza dalla presa della ragazza “vorrei un bicchiere d'acqua, posso?” “ma certo!” esclamò subito Clotilde agitando la mani per far spazio tra lui e Angelica “Brando, amore, lo accompagni tu?” disse in tono premuroso, forse capendo che fosse una scusa per rimanere un secondo da soli.

 

Brando aprì una bottiglia di acqua frizzante e la versò in un bicchiere prima di porgerlo a Fabio “non ho sete Bra..” gli disse in tono dolce, accettando comunque il bicchiere per poggiarlo di lato sul bancone “come è andata?” gli chiese guardandolo un po' apprensivo.

 

Roberto occhieggiò brevemente da dietro l'angolo della cucina, avendoli visti entrare, per vedere suo figlio che prendeva tutte e due le mani di Fabio nelle sue con aria triste e faceva intrecciare le loro dita, come se tenerlo così lo confortasse

“come immaginavo... purtroppo” disse a voce bassa. Fabio gli strinse più forte le mani, partecipando con lo sguardo alla sua tristezza “allora non verrà...?” chiese timidamente. Brando fece una smorfia “non ha proprio detto no.... però non ci spero granchè” aggiunse facendo stringere lo stomaco di Roberto dietro l'angolo. Li guardò di nuovo per un attimo. Vide Fabio che scioglieva la mano destra da quella di Brando per fargli un carezza “mi dispiace..” gli disse piano “lo so..” rispose lui.

“vuoi andare a casa?” gli propose Fabio sorridendogli. Il riccio annuì e lui si sporse in avanti per baciarlo sulle labbra. Brando lo seguì con la testa mentre si ritirava indietro, per prolungare il bacio ancora per un attimo. Roberto si voltò, lasciando andare la fronte nel palmo della mano.

 

 

 

QUALCHE GIORNO DOPO DICEMBRE 2028

 

Damiano

 

 

Damiano occhieggiò Fabio incuriosito, si rigirava il bicchiere di cola in mano senza averlo praticamente toccato. Era nervoso... si vedeva da chilometri. Per questo aveva smesso di raccontargli del suo lavoro, come lui gli aveva chiesto, e ora se lo guardava da 10 secondi buoni. Sperava che un po' di silenzio lo avrebbe aiutato a vuotare il sacco.

“ti devo dire una cosa...” iniziò timidamente Fabio. Damiano annuì avvicinandosi il bicchiere alle labbra “ti sposi?” buttò lì in tono ironico, bevendo una lunga sorsata. Con la coda dell'occhio vide l'espressione interdetta dipinta sul viso del suo amico, seguita subito dopo da un “ma.... è stato Brando a dirtelo?” che gli fece andare di traverso la birra e quasi strozzare

“oddio! Vuoi dire che ci ho preso???” chiese tra un colpo di tosse e una risata “Damià!!! stai a sputà birra dappertutto!” esclamò Fabio ridendo a sua volta “vuoi dire che non te l'aveva già detto Brando?” lo incalzò mentre quello sbatteva la mano sul tavolo come se ciò potesse aiutarlo con la birra che gli era salita fin nel naso “ma chi ce parla co l'amore tuo!” sbottò Damiano ridendo “no! Avevo sparato una cazzata! Ti sposi davvero?” gli chiese riprendendo fiato. Fabio annuì allargando un sorriso contento “beh... minimo il tuo testimone devo esse io...” commentò a quel punto il ragazzo con fare pratico. Stavolta fu il turno di Fabio di sbattere la mano sul tavolo, con finta stizza “non lo so! Fai tutto tu!” sbottò ridendo “io me ne vado a casa, te la conversazione te la finisci da solo!” aggiunse sollevando tutti e due i palmi verso l'alto. Damiano gli rivolse un'espressione interrogativa e lui continuò “perchè credi che ti abbia fatto venire qui oggi?”

Il moro allargò un sorriso sincero a questo punto, entrando in modalità seria “io? Veramente?” gli chiese incredulo “e chi altri?” gli fece eco Fabio. Damiano si alzò e fece il giro del tavolino alto che li separava per andare ad abbracciarlo “sono onorato Fà... sul serio” gli disse in tono affettuoso, mentre gli stringeva brevemente le braccia intorno al collo.

Era più alto di lui anche se Fabio era seduto su uno sgabello da bancone.

Quando si staccò gli battè ancora un paio di pacche sulle spalle prima di avvicinare l'altro sgabello per sedersi vicino a lui “beh quando?” gli chiese. Fabio si guardò per un attimo le mani “Brando ci teneva... a farlo il 16 Marzo” rispose con un vago sorriso, e Damiano lo guardò sorpreso sollevando le sopracciglia. Lui lo sapeva quella data che cos'era

“accidenti che cosa carina...” commentò con una smorfia ironica. Fabio gli mollò una sberla al braccio “sempre quell'aria sorpresa!” ribattè facendolo scoppiare di nuovo a ridere.

 

“senti...” disse Damiano dopo qualche secondo che era tornato serio “giusto per sapè he... non cambià niente per me... ci sarà anche Chiara?” Fabio smorzò un sorriso del suo imbarazzo.

 

Lui e Chiara non si erano lasciati bene, e anche se erano passati anni incontrarsi era sempre difficile.

 

Scosse la testa “no” e poi aggiunse “ma non per niente... è che facciamo una cosa proprio intima, solo famiglie e testimoni” Damiano sorrise mentre Fabio continuava “anzi non ne parlà con nessuno, che poi lo diciamo a cose fatte a tutti gli altri”. Il moro annuì.

Era indubbiamente da Fabio una cosa così. E da tutti e due comunque, non sbandierare la loro relazione. Non l'avevano mai fatto.

“il problema a dire la verità è un altro” annunciò Fabio in quel momento semi sdraiandosi sul tavolo, pensieroso “Brando si è fissato che ce dobbiamo vestì uguali” raccontò facendo poi una smorfia schifata, che trovò nel sul amico piena approvazione “ma io non è che ho tanta voglia di mettermi a confronto con lui” continuò Fabio ritirandosi su “cioè quello qualsiasi cosa si mette è sexy da morire...” aggiunse facendo quasi di nuovo andare di traverso la birra a a Damiano “ok nuova regola” sentenziò tossicchiando “è vietato mettere la parola Brando e la parola sexy nella stessa frase, mi fa senso!” Fabio ridacchiò “eddai! Guarda che sono serio!” lo rimproverò bonariamente “mha accontentalo che ti costa” buttò lì il moro facendosi l'esperto “tanto lo sappiamo che in questa occasione deve decide tutto la sposa no?” aggiunse facendo un ghignetto bastardo. Fabio scosse la testa “no. Non ce la puoi fare... rinuncio..” commentò facendolo scoppiare a ridere.

 

 

Niccolò

 

Brando stava trapassando con lo sguardo il profilo di Niccolò, apparentemente intento in qualsiasi futile attività che gli permettesse di NON donargli la sua completa attenzione: mettere la catena alla moto, controllare il cellulare, prendere le sigarette, cercare l'accendino come se avesse più tasche di un prestigiatore.

“senti” lo richiamò con tono urgente, scocciato “hai impegni il 16 Marzo?” gli chiese a bruciapelo. Nic fece uno sbuffo di risata mentre si posizionava la sigaretta tra le labbra “fratè... io manco so se sarò ancora vivo il 16 Marzo!” sbottò facendo ballare su e giù la sigaretta “figuriamoci se ho impegni” “beh uno mo ce l'hai” ribattè Brando facendo ora un mezzo sorrisino divertito nel pregustarsi la sua reazione “mi sposo” sentenziò. Niccolò si paralizzò di botto con l'accendino fermo in prossimità della bocca, senza avere neanche la forza di schiacciare il bottone per accenderlo. Lo guardò ad occhi spalancati per un secondo “ti sposi??” ripetè incredulo, per poi chiedere ridicolmente “ma con Fabio?” “no con Mago Merlino guarda...” lo sfottè Brando incrociando le braccia ma ridacchiando della sua aria sconvolta “sì cioè...” si affrettò a ribattete Nic strizzando gli occhi e scuotendo per un attimo la testa, come conscio della cazzata appena detta “è che... insomma...” farfugliò “siete giovani! Io sono giovane cazzo!” sbottò facendo scoppiare il riccio a ridere “se qua cominciate a sposarvi a me si sgretola l'illusione!” esclamò mettendosi le mani nei capelli e tirandoseli indietro “oh non fraintende fratè” si affrettò ad aggiungere avvicinandosi al muretto su cui si era seduto “so contento eh! Contentissimo!” aggiunse battendogli una pacca in mezzo alle spalle “solo che ancora non ci credo...” commentò facendo una smorfia come a dire -tanta roba- Brando fece uno sbuffo di risata ancora “vuoi farmi da testimone?” gli chiese con tranquillità. Nic si rizzò dritto con la schiena, rinunciando definitivamente a fumare per quel pomeriggio “uuuh!” esclamò lasciando un gran sospiro sorridendo “vuoi scherzare???? certo!” esclamò subito dopo “che cazzo di figata...” commentò scuotendo la testa e ridacchiando, ancora incredulo.

 

 

“ma perchè a Marzo?” gli chiese in tono più calmo dopo un po'. Si era messo seduto accanto a lui sul muretto, e ora stavano spalla a spalla “non farà freddo?” aggiunse. Conosceva bene Brando e sapeva quanto lo soffrisse. Lui fece spallucce “il 16 Marzo era il compleanno della mamma di Fabio” spiegò guardando dritto davanti a sé le macchine che scorrevano oltre il parchetto in cui si erano piazzati “mi è sembrata una cosa...” cercò per un attimo la parola da dire “giusta”. Niccolò sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso “io direi che è una cosa bella...” gli disse serio, strappandogli un mezzo sorriso “accidenti” commentò il biondo in finto tono offeso “con me n'sei mai stato così dolce..” aggiunse ridacchiando e beccandosi una gomitata di circostanza.

 

“vabbè” cambiò argomento Nic battendo le mani una contro l'altra come a creare un punto e a capo “a parte farti ubriacare a merda un paio di giorni prima che deve fare il testimone?” chiese. Il riccio rise “firmare” sentenziò “penso sia alla tua portata” lo sfottè, e poi aggiunse “e comunque sull'ubriacarsi vacci piano che io in coma già ci sono finito una volta” scherzò. Il biondo corrucciò le sopracciglia “scusa ma non lo voi fa l'addio al celibato?” “si vabbè... ma na cosa tranquilla ok?” rispose Brando guardandolo di traverso. Nic roteò gli occhi “madonna quanto sei noioso!!” esclamò “e io che volevo vedè se ancora lavoravano i Centocelle Nightmare” rise prendendolo palesemente per il culo. Brando tuttavia si coprì gli occhi con una mano un secondo, per poi fulminarlo con lo sguardo “tu azzardate a famme vedè un tizio in mutande di pelle e t'ammazzo!” lo minacciò. Il biondo scoppiò a ridere “lo sai che se fai così mi fai venì ancora più voglia de fallo però!” esclamò “Nic....” ringhiò il riccio “va bene va bene...” concesse il biondo, e poi aggiunse “sennò sai che facciamo? Chi è l'altro testimone?” “Damiano” rispose sulla difensiva Brando “pure io che lo chiedo... che domande...” commentò Niccolò passandosi una mano nei capelli “facciamo così, andiamo tutti insieme... e chiamiamo una spogliarellista, una ragazza, così voi due piccioncini siete a posto e almeno i testimoni si divertono!” concluse mentre già metteva le mani a protezione dove sapeva stargli per arrivare una scarica di botte. Incassò ridendo, e comunque dopo un secondo anche Brando scoppiò a ridere.

 

Ci misero un po' a ritornare calmi, dato che un paio di volte, e diversi respiri profondi dopo, ancora gli bastava guardarsi un secondo per riattaccare a ridere. Ma alla fine tra loro tornò il silenzio. Brando guardava di nuovo le macchine sfrecciare in lontananza, rilassato. Niccolò invece si guardava le mani, elaborando ancora la notizia. Sorrise tra sé a pensare a quanto quella storia gli sembrasse bella e assurda allo stesso tempo.

Mollò a Brando una leggera spallata per richiamare la sua attenzione “sono fiero di te.. lo sai?” gli disse a voce bassa quando si girò a guardarlo. Il riccio gli rivolse un sorriso un po' imbarazzato, mandando la mano ad strofinarsi il collo.

Niccolò fece un breve accenno di risata, poi mise le mani a coppa davanti alla bocca “IL MIO MIGLIORE AMICO SI SPOSA!!!” urlò al cielo facendo fare a Brando quasi un salto sul posto dalla sorpresa. Gli mollò d'istinto una sberla dietro la testa “ma che cazzo te urli coglione!” gli disse tra i denti un secondo prima di scoppiare a ridere insieme a lui.

 

 

QUELLA SERA

 

 

Fabio se ne stava a gambe incrociate per terra, di fronte al cartone aperto della pizza capricciosa gigante che avevano ordinato d'asporto. Stava posizionato tra le gambe aperte di Brando, che ne teneva una piegata per far da supporto al braccio sinistro e l'altra distesa, quasi a delimitare uno spazio.

 

Del perchè stessero per terra ignorando il divano non è dato sapere.

 

“e insomma fa...” stava raccontando Brando tra un morso e l'altro, mentre Fabio piegava a metà il pezzetto di cornicione per incastrarselo tutto tra i denti “ma con chi ti sposi? Con Fabio?” ripetè Brando, storpiando la voce di Niccolò mentre ne faceva l'imitazione “e no con Mago Merlino..” commentò Fabio ridacchiando “ecco!” esclamò Brando spalancando gli occhi “ho detto la stessa identica cosa!” ridacchiò “inquietante ora che ci penso...” aggiunse aggrottando le sopracciglia. Fabio rise, allungandosi a prendere la lattina di cocacola oltre il cartone della pizza “Damiano s'accolla con l'addio al celibato” raccontò un attimo prima di svuotare quel che restava della lattina “pure Nic” gli fece eco Brando “perchè non..... ah! L'ultimo pezzo coi funghi!!!” invocò vedendo Fabio che sollevava proprio quella fetta. Lui, senza alcun problema, si voltò per metà per avvicinarglielo alla bocca, e Brando ne morse tipo la metà prima di afferrare la fetta dal cornicione

“grazie...” borbottò a bocca piena prima di stampargli un bacetto sulla tempia, strappandogli un sorrisino “dicevo” riprese il riccio dopo essersi dato un leggero pugno contro lo sterno per mandar giù più in fretta “perchè non li mandiamo a spaccarsi loro due così ci lasciano in pace?” propose “genio!” commentò Fabio sollevando entrambe le sopracciglia, prima di poggiarsi leggermente al torace di Brando dietro di sé “io sono pieno..” sentenziò agitando una mano davanti al viso per dichiarare la sua resa “io pure..” confermò il riccio donando poi un'occhiata perplessa alle 4 fette di pizza rimaste “che dici sarà buona pure domani?” chiese “massì... non se butta niente...” commentò Fabio chiudendo il cartone e allontanandolo un po' da sé, facendolo scivolare sul pavimento.

In quel momento il telefono di Brando iniziò a vibrare e lui lo estrasse per controllarne il display “la storia del telefono spento alle 9 vale solo per me vedo..” commentò sarcastico Fabio. Ma Brando lo ignorò. Fece una smorfia nauseata “è quel coglione di Biga... sé è perso/ ha cancellato per sbaglio tutto il computo metrico del progetto” spiegò iniziando a digitare con stizza sullo schermo “aspè che je rimando tutto... santa pazienza...” borbottò.

Fabio studiò per un attimo il suo profilo corrucciato per la seccatura, sorridendo maliziosamente prima di sporgersi verso di lui per baciargli il neo che aveva sulla guancia sinistra, per un lungo momento. Poi senza allontanarsi se non di qualche millimetro, di modo da fargli sentire chiaramente il suo respiro addosso, si spostò poco a lato iniziando a baciargli insistentemente la zona intorno all'orecchio “Fà...” disse Brando a bassa voce, chiudendo per un istante gli occhi e spingendolo senza troppa convinzione sul petto per farlo indietreggiare.

Senza nessuna convinzione a dirla tutta....... infatti non lo fece retrocedere neanche di un centimetro “dimmi” lo provocò quasi Fabio baciandogli il lobo dell'orecchio, poi la pelle sensibile poco dietro, poi ancora l'accenno di barba di un giorno, che gli copriva l'attaccatura della mascella “dai... è un'email importante...” tentò Brando con tono per niente risoluto “si ma infatti, continua... chi ti dice niente” ribattè ancora Fabio sorridendo per un attimo contro la sua pelle prima di partire a lasciargli una scia di baci umidi lungo la linea del collo. Brando spostò appena la testa per assecondarlo, istintivamente.

 

Bastardo.

 

“te la voi piantà?” lo apostrofò il riccio con tono più fermo, mentre la sua mano sinistra invece si era staccata dal telefono e si era parcheggiata sulla testa di Fabio, facendogli dei grattini leggeri, mentre lui continuava la dolce tortura contro il suo collo.

Brando si morse un attimo il labbro, per controllare i brividi che gli provocava il tocco delicato ma insistente delle labbra di Fabio vicino all'orecchio. Si mise ad allegare i file solo col pollice destro più freneticamente.

Fabio, senza pietà, gli si fece ancora più addosso e con la mano sinistra sollevò appena la maglietta di Brando, insinuando la mano sotto e iniziando ad accarezzargli l'addome dalle parti del diaframma.

Per il riccio premere invio e lanciare il telefono sul divano fu quasi un unico gesto. Si girò di scatto bloccandogli il viso tra le mani e catturando quelle maledette labbra assassine che si ritrovava tra le sue, facendogliela pagare a suon di baci tutti i brividi di piacere che gli avevano provocato.

Fabio spinse la sua bocca su quella di Brando con ancor più forza, mettendogli le mani sulle spalle e sfruttando tutto il suo peso per intimargli di stendersi per terra. Gli mise una mano dietro la testa al volo, per non rischiare di farlo sbattere, poi la spostò e gli imprigionò entrambi i polsi ai lati del suo viso, per terra, prima di sdraiarsi su di lui. Non smise un secondo di baciarlo durante tutta questa operazione. Brando sorrise contro le sue labbra mentre riceveva il suo peso su di sé, baciandolo con tutto il trasporto di cui era capace, un tantino insoddisfatto di non potergli passare le mani dappertutto. Forzò un attimo per liberarsi i polsi, ma non troppo, perchè tutto sommato lo divertiva quel modo di fare che prendeva a Fabio ogni tanto.

Gli lanciò un'occhiata fintamente sofferente, quando si scostò dalle sue labbra per un attimo, per guardarlo in viso “sei senza cuore..” gli disse con un vago sorrisino malizioso “il pavimento è freddo” si lamentò. Fabio scosse la testa sorridendo “ma statte zitto che tanto poi ce finisco io sul pavimento” gli intimò con tono che non ammetteva repliche un attimo prima di riavventarsi sulla sua bocca. Brando sghignazzò e poi rilassò il collo affondando le sue labbra in quelle di Fabio, arreso a lasciarsi baciare così immobile.. e a fargli fare di lui qualsiasi altra cosa volesse.

 

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


16 MARZO 2029

 

Clotilde strofinò per un attimo i polpastrelli delle dita tra loro, come a scaricare la tensione, mentre per l'ennesima volta disfava il nodo alla cravatta di suo figlio e ricominciava da capo.

Continuava a non sembrarle perfettamente dritto.

Brando rivolse un piccolo sorrisino intenerito alla sommità della sua testa, mentre ripeteva di nuovo lo stesso gesto e il nodo continuava a venire come le dieci volte precedenti: bene.

La donna alzò gli occhi sentendosi osservata e incrociò il suo sguardo un istante prima che lui riuscisse a farsi sparire il sorriso dalla faccia

“amore mio” chiocciò spostando una mano dal suo lavoro per accarezzargli la testa come se fosse piccolo, poi guardò di nuovo giù... e decise di ricominciare da capo “tesoro...” commentò ancora, scuotendo la testa e annodando di nuovo la cravatta azzurra.

 

Lui e Fabio si stavano vestendo in due stanze separate. Sua mamma aveva insistito per fargli compagnia. Ci aveva messo pochi minuti finchè l'operazione 'nodo alla cravatta' non aveva assorbito il resto della mezz'ora che avevano passato in quel salotto.

 

La vide contemplare il nodo e poi riavventarci le mani sopra, così gliele afferrò di scatto bloccandola “mamma” la chiamò in tono fermo “credo che possa andare bene” aggiunse cercando di essere dolce. Clotilde gli sorrise di nuovo, con gli occhi lucidi “naturalmente...” soffiò a bassissima voce “oh tesoro mio” esclamò di nuovo un istante dopo non riuscendo proprio a trattenersi dall'accarezzarlo ancora, sulla guancia e sotto il mento, che si era rasato meglio che poteva. Brando roteò gli occhi al soffitto con un sorriso esausto

“mà! Dai sembra che devo partì pe la guerra! Rilassati un po'!” la donna aprì la bocca per replicare qualcosa ma poi la sua attenzione venne catturata da qualcuno che si era palesato sulla porta

 

“oh sei pronto?” sentì dire alla voce di Fabio. Clotilde sfoderò un radioso sorriso prima di veleggiare verso di lui

“tesoro!!” esclamò contenta alla vista del futuro genero. Brando fece uno sbuffo di risata “sì non ci fare caso” iniziò a dire mentre si girava “oggi il suo vocabolario si limita a..” si bloccò con la frase a metà nel trovarsi Fabio davanti agli occhi, col completo blu uguale al suo e la cravatta azzurra. Gli stava proprio bene “questa parola...” terminò a un volume di voce appena udibile mentre lui gli sorrideva. Lo vide fare uno sguardo incuriosito, dell'espressione da pesce lesso che doveva avere su.

Gli si avvicinò lentamente mentre sua madre gli stava, per motivi da chiarire, spolverando la sommità delle spalle. Gli arrivò ad un passo e perse un paio di secondi a squadrarselo da capo a piedi, il suo Fabio. Con i ricci biondi, che forse per una volta aveva asciugato col diffusore, la barba sotto al mento e su tutto il profilo della mascella, e i suoi occhi dolci.

“sei bellissimo” gli disse candidamente. Fabio allargò il sorriso che già gli stava facendo e allungò una mano a sistemargli un riccio che, a suo parere, doveva stare a sinistra anziché a destra della sua fronte “si vede che non sei ancora passato davanti a uno specchio stamattina” gli rispose con tono malizioso, a sottolineare quando lui trovasse bello Brando invece.

Clotilde si era allontanata di qualche passo per controllare di aver messo tutto nella sua borsetta, e loro ne approfittarono per farsi uno più vicino all'altro, con l'intenzione di baciarsi. Solo che in quel momento Angelica irruppe nella stanza modello carro armato come al solito, e gli passò proprio in mezzo per dividerli

“no no no no no!” esclamò agitando un dito indice mentre Brando le rivolgeva un'occhiataccia “niente baci prima del 'sì'! È chiaro?” sentenziò puntandosi le mani sui fianchi dell'abito da sera verde acqua che indossava “Anzi BiBi, te lo avevo detto che avresti dovuto dormire da noi ieri notte! Si usa così!” specificò “e invece voi vi sarete spupazzati come al solito!” concluse scuotendo la testa. Fabio arrossì per il termine 'spupazzare' detto davanti alla signora Clotilde, che infatti se la stava ridendo sotto i baffi, mentre Brando la fulminava con lo sguardo. La ragazza scosse la testa per un attimo incrociando le braccia al petto, poi scrollò le spalle come a lasciar perdere e iniziò ad armeggiare con una bustina che aveva stretta intorno al gomito

“vi ho portato una cosa comunque” disse estraendo dei microscopici mazzolini di fiori d'arancio, stretti con un nastrino bianco “ecco li ho fatti per voi, vi piacciono?” chiese tutta contenta mentre si avvicinava a Fabio per appuntargliene uno nel taschino

“grazie TopoGigia” disse Brando aggrottando un po' le sopracciglia, mentre la sorella gli si accostava per sistemargli il suo “sono carini” concesse, vedendole sfoderare un ampio sorriso, dato che sapeva che detto da lui poteva considerarlo un gran complimento “veramente Angi, sono bellissimi grazie” gli fece eco Fabio accostandolesi per sfiorarle il braccio nudo con una mano “tra l'altro, te lo volevo dire, sei stupenda vestita così” aggiunse un attimo prima di abbracciarla. Lei si lasciò stringere contenta, facendo una mezza linguaccia a Brando da sopra la sua spalla. Lui le rispose con una smorfia.

Fabio si staccò da lei continuando tuttavia a trattenerla vicino a sé con le mani dietro alla schiena “eh si, proprio bella” ribadì facendole un sorriso prima di rivolgersi a Brando “che dici ti dispiace se mi sposo questa di De Santis?” gli chiese in tono canzonatorio facendo ridere la ragazza. Il riccio incrociò le braccia non trovandoci proprio nulla di divertente “sto morendo dalle risate.... sei simpatico...” commentò in un acido tono ironico, facendolo ridere. Angelica roteò gli occhi stufa di quella eccessiva gelosia “eddai!!” lo sfottè a sua volta, appolipandosi di nuovo intorno al collo di Fabio “lo sai che io e Fabietto saremmo una coppia perfetta, andiamo così d'accordo!” chiocciò, rinunciando a dargli un bacio sulla guancia solo perchè temeva che sennò l'avrebbe strozzata. Brando sbuffò una mezza risata per nulla divertita “già” commentò in tono tagliente “è un vero peccato che a lui piaccia il ca...” l'elegante espressione venne bloccata da sua madre che comparve davanti a lui dal nulla, premendogli prontamente una mano sulla bocca. La donna gli rivolse un radioso sorriso, mentre gli altri due sghignazzavano “tu tesoro. Gli piaci tu” sentenziò in tono secco, come a mettere fine a quell'assurda discussione “su, ora basta fare lo sciocco, che dovete andare” aggiunse lasciandolo andare. Brando le rivolse uno sguardo incredulo “ah io???” esclamò piccato, ma la donna lo ignorò trascinandosi via la sua figlia minore.

Fabio gli si accostò e gli toccò un gomito per richiamare la sua attenzione, beccandosi l'occhiataccia che si aspettava “senti... io passo a prendere papà.. ci vediamo li?” gli disse calmo, tornando a comportarsi seriamente. Brando smorzò il fastidio che ancora provava in un sorrisino bastardo “sì, vedi de andà piano eh” scherzò “che oggi vorrei partecipà a un matrimonio non a un funerale” lo sfottè sulle sue dubbie capacità di guida. Fabio fece un gesto come ad indicarlo con tutta la mano “tsk... ma sentitelo” esclamò mentre lui si mezzo girava ridendo, porgendogli una spalla, aspettandosi una sberla o roba simile “vedi di non arrivare tardi tu piuttosto” lo rimbeccò prima di voltarsi per andarsene “ci vediamo lì” gli disse Brando dandogli una piccola spintarella sulla schiena, a cui Fabio rispose con un sorrisino da sopra la spalla.

 

 

STANZA ISTITUZIONALE CAPITOLINA – SALA ROSSA

 

Il corridoio antistante la sala per la celebrazione era assiepata di gruppetti di persone. Le unioni civili e i matrimoni civili si svolgevano praticamente a raffica e la zona era una viavai di gente che aspettava il proprio turno insieme alla propria manciata di persone.

Era pomeriggio. Loro erano i penultimi della giornata.

Forse arrivare un'ora prima non era stata una grande idea, non c'era molto da fare lì nell'attesa. Brando fece scrocchiare il collo dal nervoso, mentre si posizionava meglio tra Fabio e Niccolò. Damiano era di fronte a lui.

Giovanni stava chiacchierando con sua madre e Angelica pochi passi dietro di loro. Suo padre, come aveva previsto, non era venuto, ma aveva deciso che non gli importava.

Buttò un occhio all'orologio mentre i ragazzi intorno a lui continuavano a chiacchierare, ridere e scherzare. Lui voleva fumare ma non aveva osato allontanarsi e fare i ben due piani di scale che li separavano dall'uscita, solo per una sigaretta, vedessi mai li avessero chiamati prima delle 17.00.

 

“insomma Bra” richiamò la sua attenzione Damiano, ridacchiando già (i loro adorabili testimoni avevano deciso che non c'era modo migliore di ingannare l'attesa che sfotterli in ogni modo possibile) “che mi dici, te la sei messa la giarrettiera?” chiese il moro facendo scoppiare a ridere Niccolò “sì, ar cazzo!” gli rispose acido lui afferrandosi il pacco per un attimo mentre il suo amico rideva ancora più forte. Fabio gli rivolse un'occhiataccia “Bra... ti prego...” gli sibilò tra i denti, guardandosi intorno per vedere se qualcuno avesse notato il suo gesto. Niccolò diede di gomito a Brando continuando a ridacchiare “occhio fratè, parla bene che sennò tuo marito ti punisce!” esclamò facendo sbellicare Damiano. Brando gli rivolse un'occhiata incredula mentre Fabio si copriva mezza faccia con una mano arrossendo “oh comunque” insistette il biondo, senza pietà “siete proprio carini vestiti uguali” osservò, per poi aggiungere “certo tu, Fedeli, sembri un po' la versione 'mini me' di Brando... ma vabbè” alludendo alla sua scarsa statura. Fabio mollò una spintarella a Damiano che continuava a ridere prima di rivolgere un'occhiataccia rovente a Brando, che a questo punto aveva iniziato a sghignazzare pure lui.

 

“Brando De Santis?” la voce squillante di una delle addette del comune, che lo chiamava, ebbe il potere di attirare l'attenzione di tutti e quattro in un secondo

“sono io” rispose il riccio “oh bene...” annuì d'approvazione la ragazza “siete i prossimi..” spiegò per poi chiedere di getto “la sposa è già arrivata sì?” Damiano e Niccolò trattennero malamente una risata mentre Brando divertito afferrava Fabio per una spalla trainandolo davanti alla ragazza “eccola la sposa” esclamò accompagnando il gesto con una pacca dietro la testa del suo ragazzo, che lo guardò scandalizzato. L'addetta arrossì furiosamente “oddio! Perdonami!” esclamò all'indirizzo di Fabio mettendo una mano avanti “colpa mia scusa! Non Ho neanche letto l'altro nome!” si giustificò in totale imbarazzo “che figura....” commentò tra sé mentre Fabio le rivolgeva un sorriso imbarazzato “non importa può succedere..” le disse in tono dolce. Quella gli rivolse una smorfia imbarazzata e un mezzo sorriso, prima di dire “comunque tra 5 minuti tocca a voi” prima di sparire alla velocità della luce. Fabio sentì alle sue spalle Damiano e Nic che ridevano e si voltò fulminando Brando con lo sguardo e avventandoglisi contro, con una mano sollevata come se avesse intenzione di picchiarlo “oh te faccio sposà con una cinquina stampata in faccia a te!” esclamò mentre l'altro si schermiva con le braccia ridendo “dai era solo una battuta!” tentò il riccio tirandoselo vicino, quando lui (ovviamente) aveva rinunciato al proposito di colpirlo “un corno..” commentò Fabio puntando i piedi per non farsi smuovere “sembri più tu una sposa di me... io almeno ho la barba” insistette fintamente offeso, mentre quello continuava a ridacchiare.

Niccolò li guardò sbuffando “mamma mia...” commentò con una finta aria schifata “sembrate già una vecchia coppia sposata, litigate come i miei” “non stiamo affatto litigando!” risposero loro due all'unisono, sincronizzati come se si fossero messi d'accordo. Nic li guardò esterrefatto mentre loro si scambiavano uno sguardo imbarazzato. Seguì un momento di silenzio prima che Damiano sbuffasse “ho il diabete” annunciò arricciando il naso “quando entriamo?” chiese per cambiare argomento.

 

Proprio in quel momento l'addetta di prima, a debita distanza da loro, probabilmente ancora imbarazzata per la gaffe, iniziò a fargli ampi cenni con la mano di avvicinarsi all'ingresso della Sala Rossa. Fabio andò a chiamare i genitori e il gruppetto, messa temporaneamente da parte ogni goliardia, si apprestò ad entrare.

 

La celebrante era un assessore comunale, una signora di mezza età, dall'aspetto cordiale ma solenne. Aveva i capelli raccolti in una crocchia ordinata e un paio di occhiali dal bordo dorato. Sopra il tailleur blu in cui aveva strizzato i suoi fianchi abbondanti, portava la fascia tricolore che la investiva dell'autorità di celebrare quelle cerimonie.

Li accolse con un sorriso affettuoso. Non le capitavano di frequente coppie così giovani e si intenerì della loro aria intimidita, in quella sala così grande.

“gli sposi?” chiese dolcemente dardeggiando lo sguardo sul gruppo di giovani che era entrato. Brando e Fabio si fecero avanti, scambiandosi un veloce sorrisino imbarazzato.

“oh bene..” commentò la donna facendogli cenno di avvicinarsi “Fabio...?” chiese spostando lo sguardo da uno all'altro, vedendo alzare una mezza mano a quello coi capelli chiari “oh..” commentò “e Brando giusto?” aggiunse rivolgendo un sorriso all'altro ragazzo “venite, voi avvicinatevi qui al tavolo col registro” li guidò amorevolmente “i familiari invece..” aggiunse facendo ampi cenni di indietreggiare “ci sistemiamo a semi cerchio lì ok? Coraggio dai! Che siamo qui per fare una cosa bella no?” scherzò delle facce tese dei due ragazzi, vedendoli finalmente sciogliersi in un mezzo sorriso.

La donna stava per riprendere a parlare quando la porta della sala si spalancò di colpo e, con aria trafelata, come di chi ha fatto una gran corsa, un uomo singolarmente alto, con una zazzera di capelli sale e pepe, irruppe nella stanza. Lo guardò incuriosita aggirare lo sguardo intorno, agitato

“papà...” esalò Brando sorpreso, facendo involontariamente rilassare la donna, che rivolse a Roberto un aperto sorriso, immaginando solo un papà che non trovava parcheggio e non tutti i retroscena che c'erano dietro la sua comparsa

“prego prego” gli disse bonariamente “non si preoccupi non avevamo ancora cominciato” lo rassicurò. L'uomo lasciò andare un sospiro di sollievo, guardando suo figlio che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Si avvicinò a lui e Fabio in due passi.

“il tuo testimone caro?” chiese la celebrante a Fabio. Damiano fece un passo avanti “bene, mi dite il nome così lo registriamo qui eh..” spiegò mentre anche Niccolò si avvicinava “Damiano Younes” scandì il ragazzo.

Brando guardava suo padre da sotto in su, mentre la celebrante si faceva fare da Damiano lo spelling del cognome. Era contento di vederlo lì di base... ma un po' agitato dalla sua espressione, sembrava tesa.

“bene, l'altro testimone?” chiese la celebrante. Niccolò aprì la bocca per parlare ma Roberto a sorpresa gli afferrò una spalla con la mano, tirandolo leggermente indietro “io” esclamò in tono secco “sono io il testimone, Roberto De Santis” scandì annuendo, con voce sicura.

Brando lasciò cadere la mascella, aprendo la bocca per la sorpresa, Fabio era più o meno nella sua stessa situazione, mentre la donna annuiva tranquillamente scrivendo. Niccolò invece allargò un sorriso sincero annuendo al padre di Brando che lo guardava quasi scusandosi di avergli fregato il posto all'ultimo, e si girò per raggiungere gli altri più dietro. Incrociò per un attimo lo sguardo con Brando, sorridendo intenerito della sua espressione atterrita e gli strizzò l'occhio per un attimo, dandogli un colpetto sulla spalla mentre passava.

Guardò Clotilde sorridere estasiata e il padre di Fabio fare una smorfia d'approvazione quasi divertita, quindi si avvicinò ad Angelica e le si posizionò vicino, notando che si passava le dita sotto gli occhi, cercando di asciugarsi le lacrime senza rovinarsi il mascara “già piangi?” le disse in tono ironico “per forza!” esclamò lei “non so se hai idea di cosa è appena successo!” spiegò. Il biondo annuì “si che lo so..” dandole una leggera spinta con la spalla contro la sua “brava, commuoviti pure per me, che io non è il caso che attacco a piagne va..” aggiunse facendola ridacchiare.

 

Brando fissava suo padre ancora incredulo, mentre Fabio alla sua sinistra si teneva una mano sulla bocca per impedire a un sorriso troppo grosso di spuntar su. Era troppo felice per lui.

Roberto lanciò uno sguardo e un mezzo sorriso imbarazzato all'espressione stupefatta sul viso di suo figlio “scusa il ritardo” nicchiò, per poi aggiungere “di tipo 10 anni” Brando gli sorrise, incapace di esprimere diversamente quello che provava, al momento.

La celebrante iniziò a parlare “siamo qui per costituire l'unione civile tra questi due ragazzi: Fabio Fedeli e Brando De Santis” lui tuttavia la ascoltava perifericamente. Era completamente sconvolto da quello che aveva appena visto succedere. Si sentì toccare leggermente sulla spalla sinistra e si voltò incrociando lo sguardo di Fabio. Lui rivolse un sorriso dolce alla sua espressione smarrita.

Solo guardandolo per qualche momento negli occhi, Brando parve calmarsi e riprendere il contatto con il dove e il cosa stavano facendo. Vide Fabio che gli porgeva timidamente la mano destra, invitandolo a prendergliela, mentre la celebrante iniziava lentamente a declamare gli articoli del codice civile relativi al matrimonio, che con quella costituzione entrambi si impegnavano a rispettare.

Brando guardò la mano di Fabio e si mosse lentamente per far intrecciare le dita della mano sinistra con le sue. Non appena gliela ebbe stretta gli arrivò chiaro all'orecchio la voce di Niccolò che fischiava in tono malizioso, per stemperare la tensione. D'istinto si voltò muovendo la mano destra con l'intento di alzargli un bel dito medio ma Fabio, intuite le sue intenzioni, gli arraffò la mano velocissimo prima che potesse completare il gesto, rigirandolo dritto verso la celebrante, tra le risatine dei presenti. Brando rivolse a Fabio un sorrisino a questo punto, divertito da come lo conoscesse bene, iniziando finalmente a rilassarsi un attimo.

Era lì per sposare Fabio. Per sposare l'amore della sua vita... anzi veramente stava già succedendo e lui era pure un po' distratto.

Suo padre era venuto e gli stava anche facendo da testimone. Era fantastico, ma lui era lì per Fabio, e non voleva perdersi più neanche un secondo di quello che accadeva.

 

La celebrante terminò di leggere gli articoli del codice in qualche minuto, che servì a Brando per riprendere il totale controllo di sé stesso. La donna chiuse il tomo da cui aveva letto e poi rivolse un sorriso solenne ai due, guardandoli vicendevolmente per un attimo

“Fabio” iniziò “puoi dire di essere venuto qui oggi, per sposare Brando, liberamente, senza esser stato in alcun modo costretto?” involontariamente a Fabio, a quel punto, venne in mente il modo in cui il riccio gli aveva fatto la proposta, semi nudo sopra al letto, e a lui che gli diceva che in quelle condizioni non era in grado di negargli nulla. Gli venne su uno sbuffo di risata che controllò appena “s..si” borbottò facendo ridacchiare Brando, che probabilmente aveva indovinato a cosa pensasse “voce per favore” gli intimò in tono un po' di rimprovero la donna “mi scusi... si” ripetè con voce più chiara Fabio. La celebrante annuì rivolgendosi poi al riccio “Brando, puoi dire di essere venuto qui oggi, per sposare Fabio, liberamente, senza esser stato in alcun modo costretto?” ripetè “sì” rispose secco Brando.

“vuoi tu, Fabio, unirti civilmente a Brando e impegnarti con lui per tutti i giorni della tua vita?” chiese “sì” annuì lui, stavolta in modo chiaro, girandosi appena per rivolgergli un sorrisino imbarazzato “e vuoi tu Brando, unirti civilmente a Fabio e impegnarti con lui per tutti i giorni della tua vita?” chiese ora la celebrante all'altro “sì” rispose il riccio subito. Fabio era incantato dal modo serio e sicuro con cui Brando rispondeva. Gli sembrava ancora più bello del solito in quel momento, con quella sicurezza addosso.

La celebrante si rivolse ai testimoni a questo punto “Damiano, hai udito e appoggi le intenzioni degli sposi?” chiese. Il ragazzo annuì vistosamente, stringendosi le mani una nell'altra, davanti al bacino “sì” disse “e tu, Roberto, hai udito e appoggi le intenzioni degli sposi?” il sì di Roberto in quel momento, detto così chiaro e netto, parve caricarsi di tutto ciò che quella consapevolezza finalmente raggiunta si portava dietro, in un modo che sembrò raggiungere in qualche modo anche la celebrante, ignara dei dettagli. Per un attimo la donna ebbe il chiaro sentore che la partecipazione di quell'uomo alla cerimonia non era stata affatto scontata, e se ne rallegrò.

Tutti e quattro firmarono a turno il registro dei matrimoni.

 

“procediamo ora con il rituale degli anelli” annunciò la celebrante facendo un rapido cenno del capo al piccolo cuscinetto in raso che, all'inizio, era stato sistemato al lato della scrivania davanti alla quale erano riuniti “gli sposi, a turno, reciteranno la formula che hanno scelto” spiegò all'indirizzo degli altri.

Fabio guardò emozionato le due fedi d'oro bianco, quasi identiche, che spiccavano sul cuscinetto blu: la sua leggermente più grande di quella di Brando, che aveva le dita più sottili delle sue.

La prese, contento che la mano sinistra di Brando la stava già stringendo dall'inizio, perchè dubitava che agitato com'era sarebbe stato in grado di distinguere la destra dalla sinistra a quel punto

“Brando..” la voce gli uscì che gli tremava e se la schiarì d'istinto, arrossendo e guardandolo negli occhi. Lo vide fargli un rapido sorriso mentre gli strizzava velocemente l'occhio come a dire di stare tranquillo. Guardarlo ebbe il poterlo di rilassarlo “Brando, questo anello è il simbolo dell'impegno che prendo oggi con te” recitò tutto d'un fiato mentre glielo metteva al dito. Brando prese la fede rimasta sul cuscino e ripetè anche lui la formula, immensamente più tranquillo di lui in quel momento “Fabio, questo anello è il simbolo dell'impegno che prendo oggi con te”.

Fatto questo, sempre tenendosi per mano, si voltarono di nuovo verso la celebrante che gli sorrise apertamente mentre chiudeva il registro

“per i poteri conferitimi dallo stato Italiano, dal comune e dal sindaco di Roma, ora vi dichiaro, uniti civilmente” sentenziò in tono solenne e poi, con voce infinitamente più informale aggiunse qualche istante dopo “beh... potete baciarvi adesso no?” disse esortandoli con un gesto di entrambe le mani.

Brando rivolse una velocissima occhiata imbarazzata a suo padre prima di voltarsi di nuovo verso Fabio. Si guardarono per un attimo, poi si mossero nello stesso momento scambiandosi un bacio a stampo lungo un paio di secondi.

Fabio sorrise contro le sue labbra, sentendo gli altri applaudire, forse Damiano fischiare, mentre sentiva la punta del naso affilato di Brando spingere contro la sua guancia, proprio accanto al naso, e la sua bocca morbida premuta sulla sua.

Lo guardò negli occhi quando si separarono, vedendogli qualcosa di molto simile alla sua emozione, dipinta sul suo bel viso severo. Brando lo vide scandire un muto 'ti amo' solo col labiale, gli sorrise, addolcendo i lineamenti “anch'io” riuscì a dirgli un attimo prima che il suo migliore amico lo travolgesse da di lato, iniziando a stritolarlo in un abbraccio divertito.

 

I loro invitati avevano rotto le righe e loro neanche se ne erano accorti!

 

Fabio lo guardò divertito venire strapazzato da Niccolò a quel modo. Accettò con un sorriso la pacca sulla spalla da parte di Damiano e l'abbraccio della mamma di Brando, prima di muoversi per avvicinarsi a Roberto. Incrociò le braccia e gli sorrise, dell'espressione un po' imbarazzata che aveva su “grazie” disse solo, cercando di trasmettergli col tono quanto davvero fosse profonda la sua gratitudine “quello che ha fatto.... è stato davvero importante per Brando” spiegò. L'uomo gli sorrise a sua volta, incapace al momento, nella sua atavica repressione emotiva, di esprimere meglio cosa provava. Gli passò accanto e gli strinse una spalla con la mano, prima di raggiungere la moglie e la figlia. Fabio sogghignò tra sé e sé... supponendo che quello fosse quanto di più simile ad un abbraccio ci si potesse aspettare da uno come lui.

 

 

 

OSTIA

 

Avevano prenotato a quel ristorante sulla spiaggia più per il panorama che per altro. Era un posto semplice, dall'arredamento marinaresco spartano, ma era proprio a pochi metri dal bagnasciuga, anzi, la terrazza (che per la stagione invernale era verandata) affondava i pilastri di legno direttamente nella sabbia, erano sufficienti un paio di gradini per raggiungerla.

Si erano sposati di pomeriggio.

In questo modo avevano fatto contenti entrambi, dato che cenavano guardando il mare, al tramonto.

Brando adorava i tramonti e per quanto riguardava Fabio, la sola idea di poter vedere le onde infrangersi sulla sabbia lo mandava in estasi, quindi.

 

Occupavano un unico tavolo, sulla terrazza, i due sposi al centro e tutti gli altri intorno. Il resto del ristorante era comunque pieno di altre persone.

Clotilde distolse lo sguardo dall'arancia fiammeggiante che affondava nell'acqua placida, al suono dell'ennesimo “evviva gli sposi!!” urlato fortissimo da Niccolò, nel giro di pochi minuti. La tavolata applaudì, seguita da alcuni componenti dei tavoli vicini, che ancora non mostravano insofferenza alla cosa. La donna ridacchiò con la mano davanti alla bocca, dell'espressione omicida sul viso di suo figlio all'indirizzo dell'amico. Diede leggermente di gomito a Giovanni, seduto accanto a lei dopo Fabio “i ragazzi si stanno decisamente divertendo alle loro spalle” sussurrò divertita “mi chiedo quanto resisterà il tuo pacatissimo figliolo prima di mandarli a quel paese” rispose l'uomo coprendosi poi gli occhi con una mano ridendo, quando Damiano iniziò, neanche un secondo dopo, a dire “bacio!” seguito a ruota da Angelica “siii!! Bacio, bacio, bacio!”

Fabio alzò gli occhi al cielo con un sorriso esasperato mentre Brando sbuffava imbarazzato, avevano perso il conto di quante volte lo avevano già fatto “Damià...” tentò inutilmente: i 3 giovani torturatori si erano messi a ripetere l'invito a baciarsi tutti insieme, battendo pure le mani sul tavolo.

I due sposi si lanciarono reciprocamente un'occhiata, non si erano mai baciati così di frequente davanti alle loro famiglie in 9 anni! Brando scosse la testa roteando gli occhi, afferrò Fabio per la cravatta e lo tirò verso di sé stampandogli un bacio a labbra chiuse di circa un secondo, che parve accontentare per lo meno sua sorella, che si mise ad applaudire gridando “siiiii!” “buuu!” le fece invece eco Nic “Bra!! così baci tua madre!! mettici un po' di lingua!!” urlò facendo ridere Damiano talmente forte da doversi reggere la pancia. Brando gli lanciò uno sguardo di fuoco e poi, schermando la mano destra con la sinistra, gli alzò un dito medio che lo fece solo scoppiare a ridere di più “oh eddai e basta!” gli andò dietro Fabio, anche se veniva da ridere anche a lui.

L'arrivo del cibo parve tranquillizzare un po' gli aguzzini che si dedicarono a mangiare gli antipasti, commentandoli tra loro serenamente come niente fosse successo fino a quel momento.

“benedetti siano i frutti di mare eh?” scherzò Fabio avvicinandosi al suo orecchio. Brando emise una specie di ringhio “maledetti... me lo ricorderò quando si sposeranno loro...” borbottò. Fabio sorrise al suo broncio scorbutico e gli lasciò un paio di carezze sulla coscia sperando che, essendo sotto la tovaglia, nessuno dei loro dispettosi amici lo notasse.

 

 

Più tardi, mentre aspettavano il secondo, gli animi si erano finalmente un po' rilassati. Brando stava con una mano sotto al mento, osservando distrattamente suo padre, seduto di fronte a lui sulla destra, chiacchierare serenamente con Giovanni di qualcosa. Se ci ripensava gli sembrava ancora irreale vederlo lì al suo matrimonio. Il tocco leggero di Fabio sul braccio lo strappò ai suoi pensieri, si girò a guardarlo, incuriosito dalla sua espressione, sembrava colpevole e allo stesso tempo divertita

“perdonami eh... ma lo devo fa” gli sussurrò piano. Il riccio lo guardò senza capire, per poi impanicarsi leggermente quando lo vide alzarsi in piedi

“ehm..” si schiarì la voce Fabio, arrossendo un po' quando tutti si girarono verso di lui “io volevo dire una cosa” esordì “Brando..” il ragazzo spalancò gli occhi, facendosi contro lo schienale della sedia imbarazzato

 

cioè voleva fare una specie di discorso?????

 

“io viaggio tanto per lavoro” iniziò Fabio guardandosi le mani con un pizzico di vergogna “e ho visto in questi anni un sacco di posti incredibili, bellissimi. Spesso i colleghi con cui parto durante il viaggio si chiedono se, con tutto quello che di bello c'è nel mondo, la città in cui viviamo sia il posto adatto a loro ma..” e nel dire questo lo guardò dritto negli occhi “io non ho mai avuto dubbi così. Perchè io lo so già il mio posto qual è. Il mio posto sei te” concluse con un sorrisino timido, facendo fare un'esclamazione intenerita a quasi tutti i presenti. Brando aveva sentito il cuore andargli a fare cin cin con le tonsille a quelle parole, e gli rivolse un sorriso piccolo, accompagnato da uno sguardo quasi di rimprovero, per quanto lo stava facendo imbarazzare in quel momento. Fabio sorrise del rosso che gli tingeva le guance, e si risedette stringendogli per un attimo la mano nella sua. Brando scosse la testa, sorridendo in maniera più evidente “quanto sei smielato...” gli sussurrò prima di avvicinare il viso al suo. Ogni sua intenzione venne frenata dalla voce di Damiano che, con suo orrore, disse in tono secco “vabbe Bra, tocca a te mo no?” “eh?!” si lasciò scappare il riccio guardandolo terrorizzato “e si oh!” intervenne Angelica ridendo “mo devi dì tu qualcosa no?” “discorso, discorso!” le fece eco Niccolò. Brando rivolse uno sguardo supplichevole a Fabio, che gli fece cenno con la testa e gli occhi di non preoccuparsi, che non doveva farlo, ma gli invitati sembravano di altro avviso “daiii!! discorso!” continuavano a chiedere

“dai lasciatelo in pace” intervenne Fabio, fulminando Damiano per tentare di farlo smettere, quello lo ignorò deliberatamente “oh possibile che non c'hai niente da dì all'amore tuo???” insistette ad alta voce “dai Bra n'fa er frocio, discorso!” insistette Niccolò facendo ridere Angelica.

 

Era l'unico sulla terra a poterlo chiamare così senza essere ammazzato.

 

Brando si alzò in piedi con riluttanza, proprio mentre Clotilde stava intimando a denti stretti alla figlia di non esagerare, facendo applaudire Niccolò soddisfatto. Il riccio sbuffò, guardando per un attimo male Fabio imputando a lui la colpa di tutto ciò

“vabbè... se sapevo che dovevo parlà pure io magari iniziavo.. che te sei più bravo a fa ste cose...” borbottò all'indirizzo del marito, facendo ridacchiare tutti. Si schiarì la voce “Fabio...” esordì, venendo subito bloccato da Niccolò “bravo!!” gridò applaudendo, seguito da tutti gli altri, che aveva coinvolto nello sport della serata -prendiamo in giro Brando finchè non muore-. Il riccio gli lanciò un'occhiataccia rovente sillabandogli un 'vaffanculo' solo col labiale, facendolo sghignazzare sonoramente. Brando guardò di nuovo Fabio, che palesemente gli chiedeva scusa con gli occhi per averlo messo in quella situazione. Ne avrebbe avuto di cose da dirgli, di quello che sentiva, ancora, ogni volta che lo guardava, di come lo faceva stare bene, di come si fidasse di lui ciecamente.

Ma a voce non gli usciva niente, i suoi sentimenti glieli aveva sempre dimostrati in altro modo

“e niente...” sbuffò a voce alta “ti amo e basta” sentenziò di fretta, ributtandosi sulla sedia imbarazzato, tra gli applausi dei ragazzi, che comunque sarebbero stati soddisfatti da qualsiasi cosa.

Brando guardò Fabio con un filino di aria colpevole, ma lui gli si accostò dandogli un bacio sulla guancia, con un sorriso dolce dipinto sul viso, facendogli capire che del discorso non gliene fregava niente.

 

 

PIU' TARDI

 

Angelica si era allontanata un attimo dal tavolo e aveva raggiunto la balaustra della veranda di legno, per prendere una boccata d'aria più fresca. Aveva mandato giù tre bicchieri di spumante e due di vino, per lei cominciavano già ad essere troppi, non era abituata a bere.

Si poggiò con la schiena alla balaustra, rabbrividendo leggermente per il vento freddo della notte che gli accarezzò le spalle nude, e guardò con un vago sorriso la tavolata dalla parte opposta della stanza. Suo padre stava dicendo qualcosa a Brando, era in piedi dietro di lui e Fabio, ancora seduti ai loro posti, Damiano chiacchierava in piedi con sua madre e Giovanni, anche loro avevano dei bicchieri in mano.

La cena era terminata, il locale aveva cominciato a svuotarsi, e ora era più agevole muoversi un po' liberamente. Sospirò. Sì, il freddo stava facendo bene alla sua testa che girava, si sentiva già molto meglio.

 

In quel momento un uomo sulla quarantina, proveniente dalla sala interna del ristorante, le si accostò, stringendo tra due dita una sigaretta. Lei si avvide di stare ferma proprio davanti al posacenere in coccio del ristorante, e si scostò leggermente, rivolgendo all'uomo un sorriso di cortesia. Quello ricambiò con un cenno della testa nella sua direzione, e si avvicinò al posacenere accendendosi la sigaretta. Prese una boccata di fumo e sbirciò per curiosità nella direzione in cui Angelica stava guardando

“che bella tavolata!” commentò rivolgendole un sorriso “tutti eleganti... cos'è una laurea?” chiese. La ragazza scosse la testa sorridendo “no, un matrimonio!” rispose tranquillamente, e indicando il tavolo aggiunse “i due ragazzi al centro, si sono sposati oggi, quello moro è mio fratello” precisò.

Con grande sorpresa di Angelica, l'uomo storse il naso visibilmente “oddio...” commentò in tono nauseato “eh già... mo li fanno pure sposare è vero...roba da matti” aggiunse, parlando più a sé stesso che alla ragazza. Lei lo guardò incredula, non riuscendo a capacitarsi di cose sentivano le sue orecchie, ma era serio??? “non credevo che questo locale si prestasse a questo genere di cose, eppure vengo qui da anni” continuò l'uomo, sprezzante. Angelica sentì salire il sangue al cervello in un secondo

“io sono sorpresa che a gente come LEI venga ancora permesso di andare in giro!! a dire le sue stronzate!” gli inveì contro.

 

Niccolò alzò gli occhi dal cellulare e il suo sguardo venne catturato dalla figuretta di Angelica in lontananza che, apparentemente, stava sbraitando contro un tizio. Si rizzò dritto sulla sedia, allarmato e incuriosito. Vide la ragazza che gli urlava qualcosa puntandogli un dito contro, e l'uomo afferrarle la mano e spingergliela via decisamente con violenza. Si precipitò lì di corsa, iniziando a cogliere l'argomento della discussione man mano che si avvicinava. Quando le fu ad un passo le passò un braccio intorno alla vita da dietro, poggiandole la mano sulla pancia e tirandola un po' verso di sé, quel tipo non gli piaceva

“oh buona scricciola! Dagli tregua eh!” esclamò in tono allegro, cercando di sdrammatizzare perchè il tipo invece gli sembrava furioso

“Lasciami Nic! Sto parlando!” si divincolò lei, mentre lui già la riafferrava per un braccio

“ecco bravo!” intervenne l'uomo stizzito, buttando la cicca oltre la balaustra con un gesto nervoso “mettile la museruola alla donna tua!” aggiunse in tono arrogante. Angelica fece per rifarglisi contro ma il biondo la trattenne ancora, mentre lo sguardo gli si congelava in un'espressione dura “senti vedi d'annattene fuori dalle palle va” intimò all'uomo facendo fermare Angelica “manco te lo dico de scusatte co la signora, uno schifo d'uomo come te il rispetto non sa manco dov'abita!” lo gelò.

Il tipo buttò aria fuori dal naso infastidito, ma decidendo di non controbattere, vista l'aria che aveva indurito i lineamenti di quel ragazzo.

Si girò e se ne tornò dentro borbottando parolacce tra sé e sé.

 

Niccolò lasciò andare il braccio di Angelica che masticava tra i denti un “che gente di merda...”

“tutto bene tu?” le chiese il ragazzo in tono premuroso. Lei si voltò per donargli un'occhiataccia più arrabbiata di quanto in realtà fosse, almeno non con lui

“dovevi lasciarmi fare!” gli disse incrociando le braccia al petto. Il biondo le sorrise dolcemente “lascialo perdere, è solo un imbecille” e poi con l'intento di tranquillizzarla aggiunse “a Brando non importa più” lei tuttavia non sembrava intenzionata a mollare la presa

“importa a me” sentenziò in tono duro, poi rivolse uno sguardo intenso al tavolo, dove ora suo fratello si stava alzando, mimando verso Fabio il gesto di voler fumare “è brutto quando non ti difende nessuno..” disse Angelica a Nic, tuttavia senza guardarlo, guardava ancora Brando “io non voglio che a lui succeda più” aggiunse in tono deciso.

 

Già una volta, impietrita, era rimasta ferma a guardare... non sarebbe successo di nuovo.

 

Niccolò rivolse uno sguardo affettuoso alla sua schiena, prima di avvicinarsi al suo fianco e passarle un braccio intorno alle spalle, stringendola un po' contro di sé, in un gesto fraterno

“brava” sentenziò, guadagnandosi uno sguardo dolce, da sotto in su. Angelica gli sorrise, prima di buttare la testa contro la sua spalla, per lasciarsi coccolare ancora per un attimo, poi si scostò da lui puntando un dito verso il tavolo

“toh è arrivato il dolce!” esclamò allegra “avrei già mangiato la torta nuziale ma crepi l'avarizia, la dieta la ricomincio da domani” aggiunse facendolo ridere, prima di rincamminarsi verso il suo posto.

Niccolò la guardò ancora per un momento, in un moto di affetto come se fosse la sua di sorellina, per poi puntare verso Brando, in piedi a pochi passi dal tavolo che, con la sigaretta incastrata tra le labbra, stava perquisendo le tasche del giaccone appeso all'attaccapanni, alla ricerca dell'accendino.

 

“vuoi?” gli propose sventolandogli il suo zippo davanti al naso. Il riccio annuì e lo seguì fuori sulla veranda.

 

“fratè qua c'è un problema comunque” esordì Niccolò con tono sornione mentre Brando metteva le mani a coppa davanti alla bocca per riparare la fiammella dell'accendino dal vento, gli fece un cenno del mento per invitarlo a spiegarsi “questo non è un matrimonio è la sagra della salsiccia!” esclamò il biondo affondando la forchettina di plastica nella porzione di dolce che aveva recuperato dal tavolo, Brando roteò gli occhi con un mezzo sorriso “le uniche due donne presenti so tu madre e tu sorella” aggiunse il biondo “te lo dico... io tra un altro paio di bicchieri me butto su Angelica eh?” Brando espirò fumo, incenerendolo con lo sguardo, anche se sapeva benissimo che scherzava “non t'azzardà, che te lo taglio” sentenziò... pure un po' troppo serio per il gusti di Niccolò “ecco appunto..” commentò con un sorriso divertito “io l'ho capito che volevate fa una cosa intima.... però potevi pensà all'amico tuo e invità almeno quella collega gnocca di Fabio... com'è che se chiama?” Brando rise portandosi di nuovo la sigaretta alle labbra “Nora dici?” chiese divertito “che ne so... io me ricordo solo la taglia di reggiseno...” ribattè il biondo facendolo sghignazzare ancora per un attimo, poi si fece serio di colpo “a proposito...” disse “sai chi ho incontrato la settimana scorsa?” chiese in modo retorico “Silvia”. Il sorriso si volatilizzò all'istante dal viso di Niccolò, a sentire quel nome.

 

Anche dopo 3 anni rappresentava ancora un tasto dolente.

 

Fece uno sbuffo di risata scocciata “e come sta?” chiese in tono acido passandosi una mano sui capelli pettinati indietro “sposata con 2 o 3 marmocchi immagino...” aggiunse come per sfottere. Brando lo guardò, divertito da quella presa di posizione, e scosse la testa “no” rimarcò fingendo noncuranza mentre si rimetteva la sigaretta tra le labbra “è single” precisò sbirciando di sottecchi la sua reazione, in una parola: disagio. Il riccio ghignò avvicinandoglisi di un passo “io non glielo avevo mica chiesto... secondo te perchè ci ha tenuto a farmelo sapere?” chiese insinuante, godendosi un po' la sua espressione smarrita, dopo un'intera giornata di sfottò. Niccolò sospirò facendo per un attimo un espressione addolorata, che ebbe il potere di spazzare via la voglia di Brando di prenderlo in giro, girò il viso di lato e prese a mordicchiarsi l'unghia del pollice con nervosismo. Il riccio lo colpì leggermente col pugno sulla spalla per richiamare la sua attenzione

“Nic...” gli disse in tono infinitamente più dolce “quella un figlio lo voleva da te... mica da chiunque”

Qualsiasi reazione il cervello di Niccolò stesse elaborando venne soppressa dall'arrivo di Damiano, che si avvicinò con una bottiglia di vino, dei bicchieri e un sorrisino ironico stampato in faccia

“non ci siamo...” sentenziò scuotendo la testa all'indirizzo di Brando “sei decisamente troppo sobrio per i miei gusti!” aggiunse allungandogli un bicchiere e facendo lo stesso con Nic. Il biondo si rianimò a vedere in quella bottiglia il perfetto pretesto per fuggire da quella conversazione.

Brando sorrise a Damiano che gli riempiva il bicchiere.

“Nel paese di mio padre c'è una tradizione interessante” spiegò il ragazzo occhieggiando Niccolò con complicità “ai matrimoni lo sposo non può rifiutarsi di bere con chiunque gli proponga un brindisi!” aggiunse con un sorrisino tremendo “oh divertente??? lo mandiamo sotto al tavolo??” propose Nic invitando Damiano a versargli da bere. Il moro lo fece e poi sollevò il bicchiere verso Brando “auguri allora” gli disse con tono di sfida. Il riccio fece tintinnare appena il bicchiere contro il suo e buttò giù tutto il contenuto in un solo sorso “guarda che non ti conviene Younes... lo reggo bene l'alcol” scherzò. Damiano ghignò mentre anche Niccolò avvicinava il bicchiere a quello di Brando “che voi scommette??” gli disse “peserò 10 chili più di te, secondo me reggo meglio io” argomentò competitivo, prima di riempire di nuovo i bicchieri di vino.

 

 

Fuori sulla terrazza Fabio si godeva il vento freddo della notte intriso di iodio. Il cielo era limpido e la luna mandava i suoi fasci di luce a disegnare mille falci argentate sulla superficie nera dell'acqua. La brezza gli mosse i capelli, decisamente più lunghi di quanto non erano mai stati.. riflettè sul fatto che fosse arrivato il momento di tagliarseli. Per antonomasia non era lui il ricciolino di casa.

Dei passi in avvicinamento lo fecero voltare leggermente, e sorrise nel vedere suo padre che gli si accostava, con due calici di spumante in mano. Quando gli fu accanto gliene porse uno con un mezzo sorriso, e Fabio si voltò completamente, appoggiando i reni alla balaustra, prima di prenderlo. Rimasero così in silenzio per un po'... nessuno dei due toccò il contenuto del bicchiere.

Poi Giovanni sorrise, anche se guardava lo spumante e non suo figlio

“è andato tutto bene... no?” esordì. Fabio annuì “anche meglio del previsto..” precisò facendo scattare per un attimo le sopracciglia in alto e facendo un cenno del capo a Roberto, proprio davanti a loro in fondo alla sala. Giovanni ridacchiò sommessamente, per poi aggiungere in tono scherzoso “beh.. adesso immagino che mi farete diventare nonno.. no?” Fabio quasi si strozzò con la saliva “papà!” esclamò metà tossendo e metà ridendo “ci siamo sposati oggi!” aggiunse in un finto tono di rimprovero. Giovanni alzò entrambe le mani facendo una smorfia, come a dire che era esagerato “lo so.. stavo solo.. chiedendo!” buttò lì mentre Fabio si copriva gli occhi in imbarazzo, ridacchiando. L'uomo gli rivolse uno sguardo affettuoso, approfittando che con la mano sugli occhi non potesse vederlo, poi attese che si ricomponesse con calma “uuuuh!” sospirò rumorosamente Fabio “è sempre rilassante chiacchierare con te!” scherzò... ma neanche troppo.

Giovanni mise su un'espressione seria a questo punto, e prese ad accarezzarsi la fede mentre, girato verso suo figlio, si poggiava con un gomito alla balaustra anche lui. Fabio occhieggiò cosa stavano facendo le sue mani, notando il vago sorriso malinconico che ora gli aleggiava sul viso

“grazie per..” iniziò a voce bassa “la scelta del giorno... sembrava quasi partecipare un po' anche lei così” aggiunse alzando la testa per guardarlo in viso. Fabio gli rivolse il suo stesso identico sorriso, prima di tornare a giocherellare con il suo calice ancora perfettamente pieno. Si sorprese di sentirlo parlare di nuovo di lei

“sai, eri piccolo quando tua madre.... se ne è andata” disse piano Giovanni “non so se avesse mai pensato seriamente a quando questo giorno sarebbe arrivato, eri così piccolo” ripetè aggrottando leggermente le sopracciglia per un attimo. Fabio lo fissò sorpreso, senza muovere neanche un muscolo per non rischiare di spezzare quel momento, era talmente raro che gli parlasse di lei spontaneamente “però” riprese Giovanni con un sorriso “i suoi ultimi giorni mi parlava in continuazione di te, di quando saresti cresciuto...” spiegò facendo per un attimo un'espressione grave “mi faceva mille raccomandazioni e io non volevo ascoltarle! Perchè sapevo che lo faceva perchè... non avrebbe potuto dirtele lei quelle cose” a quelle parole sul viso di Fabio comparve un sorrisino triste, mentre invece Giovanni al ricordo di quei momenti quasi fece uno sbuffo di risata “toglili le rotelle alla bici entro il prossimo anno!” esclamò a bassa voce, come se stesse citando le parole di sua moglie “non fargli venire quegli orrendi baffetti a 14 anni, insegnagli a farsi la barba subito!” anche Fabio ridacchiò “cerca di conoscere i suoi amici, ma non li giudicare, non dirgli mai che la musica che gli piace ti fa schifo” enumerò roteando gli occhi a queste cose “se se la merita dagliela una sberla! Che gli schiaffi aiutano a crescere!.... questo... non l'ho mai fatto comunque” aggiunse Giovanni di suo, lanciandogli un'occhiata che lo fece sorridere di nuovo “e poi...” riprese l'uomo “diceva sempre: qualsiasi cosa vorrà fare, promettimi almeno che ne parlerete” storse leggermente il naso dopo quelle parole. Sua moglie glielo diceva perchè lo conosceva bene, conosceva i suoi limiti sopratutto “ho fatto quello che ho potuto” ammise a voce bassa, sperava solo che a Fabio potesse bastare. Lui lo fissava stordito, non gli aveva forse mai parlato così di sua madre.. e ora cominciava a sentirsi pervaso da una certa emozione “diceva...” disse ancora Giovanni alzando gli occhi a guardare il cielo scuro sopra di loro “me lo riesco ad immaginare grande! Me lo immagino sposato... non mi ha mai detto COME fossi nella sua immaginazione” osservò corrugando un po' la fronte, prima di guardare suo figlio negli occhi, con un sorriso tenero stavolta “ma sono sicuro ti immaginasse bello così” concluse facendo un cenno del mento verso di lui. Fabio ridacchiò imbarazzato, cambiando l'incrocio della gambe “hai deciso di farmi piangere eh?” commentò facendo ridere anche Giovanni “ok...” aggiunse l'uomo a questo punto con un'espressione di colpo meno seria “magari non aveva previsto lo sposO” nicchiò facendo scoppiare a ridere Fabio “oh magari sì” aggiunse subito dopo “che ne sai... quella era...” cercò le parole giuste per un attimo “beh aveva una sensibilità particolare... un po' come te” il ragazzo gli sorrise arrossendo leggermente, guardando di nuovo il contenuto del suo bicchiere in imbarazzo, e subito Giovanni si premurò di smorzare la cosa “Brando le sarebbe piaciuto” sentenziò in tono divertito “avrebbe passato tutto il tempo a toccargli i capelli dicendo: ricciolino ricciolino!” Fabio di nuovo trattenne uno sbuffo di risata con un sussulto delle spalle “sì, e lui avrebbe soffiato peggio di un gatto” replicò “a quel punto lei lo avrebbe spettinato fino a farlo impazzire!” gli fece eco Giovanni “eh era un tipo molesto tua madre” concluse, seguendo poi a ruota suo figlio nello scoppiare a ridere.

Si calmò con un lungo sospiro dopo poco, Fabio gli vide accarezzarsi la fede ancora, come se a parlare tanto di lei d'improvviso gli fossi mancata ancora di più

“a mamma” sentenziò alzando il piccolo bicchiere nella sua direzione

“a mamma” annuì Giovanni smorzando un sorriso e toccando leggermente il bicchiere di Fabio con il suo. Bevve una lunga sorsata mentre il ragazzo si appoggiava appena il bicchiere alle labbra e poi si fermava di nuovo, lanciandogli un'occhiata divertita “sai che ancora mi sento a disagio a bere di fronte a te?” ammise corrucciando le sopracciglia, e strappandogli stavolta una risata vera “grazie per queste cose che mi hai detto” gli disse poi a bruciapelo, tutto d'un fiato, facendogli bloccare lo spumante a metà gola dalla sorpresa “quello che potevi... è andato benissimo” aggiunse sorridendogli quasi imbarazzato, prima di ridare attenzione al suo bicchiere. Suo padre gli rivolse un sorriso, in un moto fortissimo di affetto per lui in quel momento.

Fabio assaggiò lo spumante appena, cercando ora Brando con gli occhi nella sala. Lo individuò in fondo alla sua sinistra. Stava in mezzo a Damiano e Niccolò che gli riempivano il bicchiere, sghignazzando decisamente troppo per essere la prima volta

“ma guardali...” commentò scuotendo la testa, attirando l'attenzione di Giovanni a guardare nella sua stessa direzione “altri due bicchieri e mi toccherà riportarmelo a casa in braccio quello” sbuffò poggiando il calice sulla balaustra alle sue spalle e staccandovisi con un colpo di reni “papà vado a...” “certo vai” lo interruppe il padre sorridendo

“vai...” ripetè alla sua schiena che si allontanava, con uno sguardo malinconico, intendendo probabilmente molto più di quanto quella piccola parola significasse in quel contesto.

 

 

“ragazzi!” esclamò avvicinandosi al terzetto con passo svelto e togliendo garbatamente la bottiglia da in mano a Damiano, anche se gli dispensò un'occhiataccia “volete piantarla di farlo bere così??? si sentirà male!” si lamentò indicando Brando che gli rivolse un'espressione contrariata per l'interruzione “io sto benissimo” sentenziò incrociando le braccia con indifferenza, anche se aveva le guance arrossate dal vino. Fabio guardò male gli altri due che ridacchiavano “si beh mi piacerebbe averlo ancora un minimo lucido più tardi se possibile!” se ne uscì di botto, realizzando cosa avesse appena detto ad alta voce con un istante di ritardo, chiuse gli occhi giudicandosi morto

“booooooooo!!!” gridarono infatti all'unisono Niccolò e Damiano, scoppiando a ridere sguaiatamente, mentre anche Brando sogghignava un po' “Fabietto maniaco..” commentò il suo testimone passandogli un braccio intorno al collo mentre quello avvampava di imbarazzo, coprendosi il viso con tutte e due le mani.

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Capitolo 4
*** Quarta parte ***


MOLTO PIU' TARDI

 

Fabio e Brando raggiunsero la porta dell'appartamento con un sospiro di sollievo: finalmente soli. Era stato divertente per carità, ma erano le due di notte ed erano contenti di essere arrivati alla conclusione di quell'infinita giornata.

Brando rivolse un'occhiata a Fabio, che rimetteva le chiavi di casa in tasca, gli sbarrò la strada con un braccio sul petto, quando fece un passo in avanti

“che dici dovrei prenderti in braccio per entrare?” scherzò con un sorrisino ironico, davanti alla sua espressione interrogativa. Fabio gli lanciò un'occhiataccia

“non ci provare o ti taglio le mani!” lo minacciò puntandogli un dito contro per un attimo. Brando roteò gli occhi “mamma mia quanto sei acido... dovevo farti bere di più”

“mi sembra che hai bevuto tu abbastanza per tutti e due” ribattè Fabio spingendo la porta per spalancarla di più. Il riccio a questo punto fece un ghignetto malefico e poi, di colpo, gli afferrò un polso tirandolo per portarsi il suo braccio dietro il collo, e con una mossa rapidissima si chinò facendogli poggiare l'addome sulla sua spalla e sollevandolo come un sacco di patate. Rise mentre lui urlava un'esclamazione di sorpresa.

“Brando lasciami!!!” gli ordinò picchiandogli un pugno sui reni da quell'assurda posizione, mentre lui entrava nell'appartamento a passo svelto, sghignazzando. Si girò per tirare una manata alla porta e chiuderla prima di attraversare il corridoio, mentre Fabio si dimenava per cercare di saltar giù da lì.

“su, non ti agitare che mi caschi!” esclamò il riccio dandogli delle pacche scherzose sul sedere. Fabio drizzò la schiena per stizza, imbarazzato, puntando entrambe le mani sulla sua schiena “Brando questa me la paghi! Mettimi subito g...” non fece in tempo a terminare la frase che Brando lo scaraventò schiena sul letto, iniziando a ridere senza ritegno, per la sua espressione allucinata, strapazzato dall'ennesimo ribaltamento in pochi istanti. Fabio sbuffò guardandolo da sotto in su, sganasciarsi dalle risate

“ecco... mo te ce manca solo la clava e sei proprio il perfetto uomo delle caverne” borbottò tentando a questo punto, di trattenere anche lui una risatina. Brando, continuando a ridere, si lasciò crollare sdraiato accanto a lui e Fabio ne approfittò per girarsi su un fianco, tirandosi su di un gomito, per sovrastarlo leggermente

“è da stamattina che te le cerchi!!” scandì sottolineando le sue parole mollandogli dei leggeri schiaffi su quella bocca impertinente che si ritrovava, che ancora non aveva smesso di ghignarsela. Poi finalmente scoppiò a ridere anche lui ributtando la testa indietro sul materasso.

 

Impiegarono qualche minuto a smettere di ridere e calmarsi, poi rimasero in silenzio a fissare il soffitto per un po', immersi nel ricordo dei dettagli di quell'assurda giornata. Stavano sdraiati uno vicino all'altro, con le gambe per metà penzoloni giù dal letto, le braccia lungo i fianchi, potevano sentirsi respirare ma ancora non si toccavano.

Poi a un certo punto Fabio avvertì la mano di Brando muoversi, vicino alle sua. Gli sfiorò dapprima il dorso, solo con le nocche, e poi quasi timida la sentì sovrapporsi alla sua e stringerla. Girò il viso a guardarlo, ancora fissava il soffitto, con aria concentrata su un pensiero. Lasciò intrecciare le loro dita mentre ammirava il suo torace sollevarsi appena ad ogni respiro.

“il mio discorso faceva cagare” sentenziò Brando a un certo punto, serio “anzi non era neanche un discorso a dire la verità, mi dispiace” ammise continuando a guardare in su. Fabio scosse la testa, anche se lui non poteva vederlo e si tirò di nuovo su di un gomito per sporgersi verso di lui a guardarlo in faccia

“non me ne frega niente Bra” gli disse in tono sicuro, ma dolce. Lui girò gli occhi per incatenarli ai suoi e Fabio aggiunse “io lo so cosa provi”

 

Normalmente a una simile affermazione Brando avrebbe risposto con ironia... qualcosa su da dove gli venisse tanta sicurezza... ma non stavolta. Lo guardò intensamente invece, corrucciando appena le sopracciglia, cercando di trasmettergli con gli occhi quanto sul serio fossero profondi i suoi sentimenti. Aveva finito di scherzare ormai.

“hai degli occhi proprio belli” se ne uscì poi, a voce bassa, e con un'espressione vagamente trasognata. Fabio sollevò un sopracciglio con un mezzo sorriso, mentre ancora lo sovrastava di poco, con il gomito puntato sul materasso “sono del colore del miele” continuò Brando con lo stesso tono “io adoro il miele” Fabio emise un lieve sbuffo di risata a quel punto, dato che il riccio non gli diceva mai cose così

“sei un po' ubriaco Bra?” chiese in tono affettuoso, accarezzandogli i capelli “macchè...” si affrettò a rispondere lui corrugando di nuovo la fronte “al massimo un po' brillo” concesse davanti alla sua espressione di 'si si come no'

Fabio si sistemò meglio accanto a lui, tirandosi su a sedere ma rimanendo con il peso poggiato sulla mano che aveva puntata accanto alla testa di Brando, sul materasso. Lo guardò in silenzio, ancora con un vago sorriso affettuoso sul viso.

Gli passò una mano tra i ricci, portandoglieli un po' indietro, via dal viso. Poi iniziò ad accarezzargli molto delicatamente la fronte, con due dita. Lui aveva lo sguardo rilassato, anche se non gli staccava gli occhi di dosso.

Fabio fece scivolare le dita dalla sua fronte al setto nasale, sfiorandoglielo delicatamente e molto lentamente, lo vide chiudere gli occhi per un attimo, poi scese più giù, accarezzandogli la punta del naso, la pelle sotto, poi le labbra una per una, per poi scendere ancora fino al mento e più giù, sotto la gola, il pomo d'adamo, fino alla piccola fossetta tra le clavicole, che appena si vedeva dato il nodo stretto alla cravatta. Lo vide chiudere gli occhi e riaprirli un altro paio di volte, e sorrise spostando la mano a sfiorargli con le nocche la pelle leggermente arrossata dal vino degli zigomi.

“sei stanco...?” gli chiese a bassa voce. Lui non rispose, tornando però a guardarlo fisso, un po' inebriato da quelle carezze delicate “guarda che non dobbiamo farlo per forza eh?” propose Fabio a quel punto, in tono premuroso. Brando a quel punto si rifece attento però.

 

Ok era stanco. Ma non COSì TANTO stanco.

 

“scherzi?” gli disse a bruciapelo, aggrappandosi alla sua cravatta e contraendo gli addominali per tirarsi su seduto, arrivandogli col naso a pochi centimetri dal suo “è da stamattina che non penso ad altro che a toglierti tutti i vestiti!” esclamò in tono deciso.

Fabio allargò un sorriso dolcissimo a questo punto, scuotendo leggermente la testa divertito, mentre lo guardava negli occhi. E Brando pensò al fatto se avesse potuto spiegarglielo a parole, l'effetto che gli faceva quando gli sorrideva. Ne sarebbe uscito di sicuro il più bel discorso del mondo.

 

Stavano seduti sul bordo del letto, uno accanto all'altro, anche se l'unica forma di contatto che c'era tra loro era il lieve sfiorarsi del ginocchio di Fabio contro la coscia di Brando. Perchè poi, per il resto, non si toccavano. Si guardavano solo negli occhi.

Brando aveva ancora la mano intorno alla stoffa della cravatta di Fabio, e la muoveva appena avanti e indietro, quasi come avesse voluto trasmettergli la sensazione del tocco attraverso quella.

Fabio, senza staccargli gli occhi di dosso, si sfilò la giacca, facendo una mossa rapida con le spalle, che fece stringere lo stomaco di Brando. Poi passò alla sua... gliela fece scivolare giù dalle spalle lentamente e gliela sfilò dalle braccia, stando attendo a non toccarlo più del necessario. Brando fece un vago sorriso malizioso, decidendo di stare al gioco, e toccandolo di nuovo solo sulla cravatta. Fabio allungò le mani verso il nodo della cravatta intorno al collo di Brando, iniziando ad armeggiarci con estenuante lentezza. Infilò un dito tra le spire del nodo, sfiorandogli appena la gola e iniziando ad allentarlo, senza mai smettere di guardarlo negli occhi.

Si avvicinò tanto che Brando poteva contargli i peli della barba, e sentire il suo respiro sulle labbra. Lo trapassò con lo sguardo, non riuscendo ad evitarsi di mordersi appena il labbro inferiore. Si domandò per quanto ancora volesse continuare a torturarlo così. Fabio sorrise leggermente, in modo malizioso, sentendo le dita di Brando che si serravano intorno alla sua cravatta nel tentativo di trattenersi. Gli sfilò la cravatta ormai slacciata, lasciandola cadere per terra e poi passò a lavorarsi il suo di nodo, in modo molto più pratico e rapido, notò Brando, permettendogli poi di sfilargliela dalla testa.

Poi Fabio allontanò le mani da lui, si fece anche un po' indietro, iniziando con solo due dita a sganciarsi i bottoni della camicia. Brando si lasciò scappare un sospiro veloce quando il quarto bottone saltò via e cominciava a intravedergli la pelle. Quando ebbe finito, senza toglierla, Fabio iniziò a slacciare i bottoni della camicia di Brando, avvicinandosi di nuovo, col viso e con il busto. Il riccio lasciò andare ancora un sospiro, questa volta causando brividi su tutta la schiena di Fabio, ce lo aveva scritto negli occhi scuri quanto lo volesse.

Brando spostò per un attimo lo sguardo dagli occhi alla bocca di Fabio, mentre con una lentezza esasperante gli sbottonava la camicia. Sarà stata a non più di due centimetri dalla sua, e lui aveva la testa piena solo della voglia di colmare quella breve distanza e impadronirsene. Sentì le mani di Fabio scivolargli lungo le braccia mentre finalmente gli sfilava la camicia, lasciandolo solo con la canottiera della salute. Si alzò in piedi istintivamente e Fabio fece lo stesso, mettendoglisi di fronte vicinissimo. Cominciava ad essere a sua volta ubriaco di lui. Tra l'altro, pensò, chiunque avesse detto che la canottiera non era un indumento sexy, non aveva mai visto come stava a Brando. Gli prese le mani accompagnandole verso la sua camicia, per invitarlo a togliergliela. Brando non se lo fece ripetere. Gliela sfilò dalle spalle lanciandola poi lontano nella stanza, mentre Fabio gli poggiava le mani sui fianchi e gli sollevava la canottiera, insinuando due dita sotto a sfiorargli la pelle del fianco.

A quel minimo contatto, dopo tanto provocare, Brando tirò fuori un gemito soffocato che fece venire all'altro un brivido enorme lungo tutta la schiena. Gli sfilò la canottiera, stavolta un po' di fretta, e poi tornarono a guardarsi.

Contemporaneamente iniziarono a slacciarsi reciprocamente la cinta e poi i pantaloni. Durante tutta questa operazione non staccarono neanche per un secondo gli occhi da quelli dell'altro, perchè non volevano perdersi neanche una sfumatura dell'eccitazione che gli attraversava le pupille, mentre si spogliavano a vicenda.

Brando fece scendere la zip di Fabio con due dita, con i polsi che ormai gli tremavano dal desiderio. I pantaloni di entrambi scivolarono a terra in un leggero clangore delle fibbie delle cinte. Il riccio sentì di nuovo lo stomaco stringersi e l'amico del piano di sotto andare ancor più in impennata di quanto già non fosse, quando sentì le mani di Fabio sulla stoffa dei suoi boxer. Portò le sue mani dietro la schiena del ragazzo, mentre i suoi finivano a terra, gli infilò le dita sotto l'elastico e glieli tirò giù in una specie di carezza. Sorrise soddisfatto del lampo di eccitazione che attraversò gli occhi di Fabio, quando lo toccò in quel modo. Gli prese poi entrambe la mani nelle sue, intrecciando le loro dita e tenendole così, ferme a mezz'aria, mantenendo quei millimetri di distanza necessari a non sfiorarsi con l'inguine.

A quel punto non resistette più, e decise di prendere le redini della situazione in mano, chinandosi su di lui e iniziando a divorarlo. Inutile dire che Fabio non si oppose minimamente, anzi, ricambiò il suo bacio con altrettanto entusiasmo, succhiando e mordendo le sue labbra come se fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto nella vita.

Poi di colpo Brando si tirò indietro, facendo schioccare le loro bocche. Liberò una sola mano dalle sue. Indietreggiò di un passo fino al letto e si sedette sul materasso, senza mai togliere gli occhi dai suoi, col respiro un po' pesante. Fabio lo guardò intensamente, poi lo vide abbassare un attimo il viso a guardare giù e allargare lentamente un po' le gambe. Si sentì scoppiare in mille pezzi a vederglielo fare. Gli strinse la mano che ancora si tenevano e si avvicinò. Brando lo aiutò a sorreggersi un po', mentre saliva sul letto, a cavalcioni su di lui, e gli si sedeva sulla gambe, puntando le ginocchia sul materasso.

Il riccio emise un verso soffocato, strizzando per un attimo gli occhi con un sospiro, quando Fabio scivolò in avanti col bacino mandando la sua erezione a toccare la sua. Gli avvolse la schiena con la braccia accarezzandolo lentamente ma possessivamente, mentre Fabio gli passava un braccio intorno al collo e iniziava a muoversi, strusciandosi piano contro di lui. Singhiozzò appena di piacere, quando Brando iniziò a baciargli ogni centimetro del petto, con incredibile delicatezza. Gli accarezzò i capelli mentre lo contemplava intento in quell'operazione, senza lasciarsi sfuggire neanche un millimetro della sua pelle. Gli strinse i ricci nel pugno della mano sinistra, mentre con l'altra ancora lo abbracciava e, senza smettere di strusciarsi su di lui, glieli tirò facendogli sollevare il viso verso il suo. Fabio si chinò facendo combaciare di nuovo la bocca con la sua e prese a baciarlo lentamente, mentre lui gli affondava le mani sul fondoschiena accompagnando i suoi movimenti. Fabio schiudeva le sue labbra con amorevole attenzione e rimase comunque dolce, anche quando il bacio si fece più intenso e Brando prese ad accarezzargli la lingua con la sua.

 

Fabio si fece con il viso e il busto leggermente indietro poco dopo, poggiò la mano destra sulla guancia arrossata di Brando e mandò l'altra mano giù, nel punto in cui i loro bacini si univano. Brando sospirò mordendosi il labbro quasi con frustrazione quando gli sentì poggiare la mano al lato del suo inguine e accarezzarlo fino in mezzo alle cosce, a meno di due centimetri dalla sua erezione

“ti diverti eh..” esalò con un mezzo sorriso “a vedermi prendere fuoco così” Fabio non rispose, sorrise e basta, si sollevò un po' puntandosi sulle ginocchia, poi mosse la mano sinistra e strinse le dita intorno all'erezione di Brando, ma solo per guidarla ad entrare dentro di lui da quell'insolita posizione. Entrambi sospirano all'unisono, il riccio gli strinse di più le mani sulla schiena e Fabio si sistemò meglio per permettergli di arrivare fino in fondo, poi iniziò ad ondeggiare sui suoi fianchi provocando scosse di piacere a tutti e due.

“oh mio...” esalò Brando sentendolo muoversi su di lui in quel modo. Fabio gli afferrò una spalla con la mano per avere un punto di appoggio e aumentare i movimenti. Chiuse gli occhi sopraffatto dal piacere, ma solo per un attimo, poi incatenarono di nuovo gli occhi gli uni negli altri altri.

Stavano facendo l'amore con tutti loro stessi.

Fabio aveva il completo controllo della situazione, decideva lui ritmo, velocità e intensità, e magicamente erano esattamente come Brando li avrebbe voluti. Gli piaceva essere nelle sue mani.

Lo attirò per un attimo a sé dal collo, baciandolo di nuovo con trasporto mentre si muovevano, poi portò le mani sul davanti, afferrando l'erezione di Fabio con entrambe e iniziando a masturbarlo allo stesso ritmo che teneva lui col bacino. Fabio emise un verso soffocato “oddio... Brando...” sospirò contro le sue labbra, travolto dal piacere che sentiva.

Continuarono a muoversi così, coi visi vicinissimi, le labbra semi aperte che si sfioravano al ritmico ondeggiare di Fabio su Brando, di tanto in tanto si accarezzavano la lingua a vicenda. Occhi negli occhi, i nasi leggermente sovrapposti.

 

Ad un certo punto Brando rovesciò la testa indietro e lo abbracciò stretto con le mani che gli tremavano, mentre veniva. Fabio lo seguì a ruota pochi istanti dopo, facendo crollare la fronte sulla sua spalla e soffocando un gemito contro il suo collo. Entrambe avevano il respiro pesante. Fabio si accasciò contro il suo petto e girò il viso verso fuori, per riprendere fiato, mentre ancora gli teneva la testa poggiata sulla spalla. Brando gli teneva le braccia intorno alla vita ma senza stringerlo, gli poggiò un bacino sul collo mentre respirava forte.

Rimasero così per qualche istante, completamente esausti, poi Fabio si mosse sollevando appena il bacino e Brando scivolò facilmente fuori da lui. A quel punto il riccio lo sentì muoversi come se volesse alzarsi e serrò di colpo il braccio intorno alle sue spalle “no” disse secco “no resta.... ti prego” aggiunse in tono più dolce “voglio sentirti... ancora un po'” disse ancora, poi si sdraiò tirandoselo appresso contro di sé, senza neanche preoccuparsi di pulirsi il suo sperma dalla pancia. Fabio sorrise, muovendo le gambe per stendersi completamente sopra di lui, e gli poggiò la testa sul torace mentre il riccio iniziava ad accarezzargli la schiena per tutta la lunghezza, su e giù, per un po' di volte, prima di fermare la mano alla base del suo collo e stringere leggermente, come se lo stesse abbracciando “ti amo, Fabio” gli disse con una naturalezza disarmante. Un sorriso spontaneo si dipinse sul suo viso a sentirglielo dire “ti amo, Brando” gli rispose in tono dolce.

 

Fabio guardò la mano destra di Brando, che lui aveva lasciato abbandonata sul materasso e allungò il braccio sinistro per stringergliela. Intrecciò le dita con le sue e rimase per un po' in silenzio, imbambolato a guardare le loro mani strette, e la fede lucente che gli adornava l'anulare.

Smorzò un sorriso nel riportare alla mente un ricordo: pensò a quel ragazzino coi riccioli. Dall'aria tremenda e lo sguardo duro, che lo tormentava a scuola. A lui pieno di rabbia verso tutto e tutti. A lui che aveva paura...e questo gli faceva provare ancora più rabbia.

Era di quel ragazzino il cuore che sentiva battere contro il suo petto in quel momento. Era suo il respiro lento e un po' pesante che lo cullava. Era sua la mano che gli accarezzava la schiena, ed era la sua voce che poco prima gli aveva detto di amarlo, che non aveva più paura di dirlo davanti a tutti che lo amava.

E quel ragazzino, che ora era diventato un uomo, ma che per lui sarebbe stato sempre il ragazzino coi riccioli di cui si era innamorato.... era suo.

 

 

EPILOGO – QUALCHE GIORNO DOPO

 

 

Ludovica scorreva pigramente le pagine di istagram mentre sgranocchiava delle patatine, seduta a gambe incrociate sul divano. La sua attenzione venne catturata da una foto sul profilo di Fabio.

La prima cosa che pensò... mentre contemplava lo scatto in bianco e nero, fu che le foto di Fabio come sempre erano bellissime, anche se era piuttosto insolito che ritraesse sé stesso. Poi improvvisamente focalizzò i particolari:

la foto ritraeva lui e Brando, a mezzo busto. Fabio aveva una mano davanti alla bocca e un'espressione come se stesse dicendo -ops!- anche Brando aveva la mano davanti alle labbra, solo che guardava Fabio invece che in camera, e si capiva che stava sorridendo.

 

Ludovica rizzò la schiena di botto nel notare che la mano che avevano davanti al viso era per entrambi la sinistra... e che per di più avevano tutti e due un anello!

La scritta che accompagnava la foto... finiva di scacciare ogni dubbio

 

-eh sì insomma.... scusate se non ve l'abbiamo detto-

 

“brutti figli di....” l'imprecazione venne interrotta dal vibrare di una chiamata. Rispose al volo. Era Chiara.

“ho visto!” esclamò la brunetta nel telefono sapendo già a cosa la chiamata fosse dovuta

“ma se so sposati senza di noi quelle merdacce????” urlò Chiara dall'altro capo del telefono.

Ludovica si accese nervosamente una sigaretta alzandosi dal divano per iniziare a marciare nel salotto “come gliela facciamo pagare???” chiese in tono cospiratorio, facendo subito scoppiare a ridere l'amica.

 

 

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