Ti piace leggere?

di andra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novembre 2002 ***
Capitolo 2: *** Agosto 2003 ***
Capitolo 3: *** Febbraio 2004 ***
Capitolo 4: *** Maggio 2005 ***
Capitolo 5: *** Marzo 2006 ***
Capitolo 6: *** Aprile 2007 ***
Capitolo 7: *** Luglio 2008 ***
Capitolo 8: *** Settembre 2009 ***
Capitolo 9: *** Giugno 2010 ***
Capitolo 10: *** Dicembre 2011 ***
Capitolo 11: *** Luglio 2012 ***
Capitolo 12: *** Ottobre 2013 ***
Capitolo 13: *** Gennaio 2014 ***
Capitolo 14: *** Aprile 2015 ***
Capitolo 15: *** Novembre 2016 ***
Capitolo 16: *** Gennaio 2017 ***
Capitolo 17: *** Settembre 2018 ***
Capitolo 18: *** Giugno 2019 ***
Capitolo 19: *** Febbraio 2020 ***
Capitolo 20: *** Maggio 2021 ***
Capitolo 21: *** E la fine? Non Oggi. ***



Capitolo 1
*** Novembre 2002 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Novembre 2002

 

Routine. L’unica certezza in questo mondo in sfumature di grigio.

Silenzio. L’unico modo per sfuggire all’inferno che ci si merita continuando a esistere.

Finzione. L’unica cosa che ti permette di non crollare in mille pezzi.

Quei pensieri ossessivi che erano quasi un mantra non venivano mai interrotti da nulla durante le lunghe giornate che si susseguivano nella vita di Andrea, una ragazzina apparentemente normale che si sforzava di apparire il più invisibile possibile. 

Se la si osservava bene si poteva notare un fisico un po’ troppo minuto dentro a vestiti smunti, delle profonde occhiaie e una finta espressione di tranquillità. 

Ma nessuno l’aveva mai osservata bene nei suoi 11 anni di vita se non per prenderla in giro con qualche frase crudele.

«Ciao.»

Andrea non alzò neanche la testa, tanto non stavano di sicuro parlando con lei.

«Ehi, perché mi ignori?»

Andrea si fermò in mezzo alla stradina che l’avrebbe condotta a casa e si girò per guardarsi alle spalle, un po’ sorpresa.

«Ehm.. ma... ma stai parlando con me?»

La ragazza che faceva sempre la sua stessa strada sollevò leggermente un sopracciglio.

«Siamo le uniche a fare questa strada per tornare a casa da scuola, con chi potrei parlare secondo te?»

Non sapeva cosa rispondere. Nessuno la notava mai e ora quella ragazzina stava parlando con lei.

«Io mi chiamo Laurenza. Ho pensato che potremmo chiacchierare mentre torniamo a casa insieme. Sai, così non ci annoiamo. Tu abiti nel palazzo prima del mio, giusto? Hai 11 anni, giusto? Sai, ti ho visto con quelli di prima media, io invece sono in seconda. Ti piace leggere?»

Il fiume di domande lasciò Andrea interdetta, non capiva perché quella tizia improvvisamente fosse così interessata alla sua esistenza.

«Sì, mi piace leggere.»

«Sei una che parla poco, vero? Non è un problema, basta avere un argomento in comune e diventa tutto più semplice. Hai mai letto Harry Potter? Io lo adoro! E la saga di Darkover? Io l’ho scoperta per caso ma è incredibilmente interessante...»

Laurenza non smise più di parlare fino a quando non giunsero alle rispettive casa.

«Allora ci vediamo domani… “Andrea”, vero?»

Andrea rispose solo con un cenno del capo ed entrò in casa con un’espressione tra lo stordito e il confuso.



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Capitolo 2
*** Agosto 2003 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Agosto 2003

 

«Dove vai?»

«Esco con Laurenza, andiamo al centro commerciale. Oggi arrivano i nuovi libri di fantascienza.»

«A me quella non piace… non sta mai zitta e poi sembra sappia tutto solo lei.»

Andrea sospirò, ormai era abituata a quella frase.

«Nonna, ne abbiamo già parlato… e poi sono anche in ritardo.»

«Come se la tua amica fosse puntuale,» ribattè la donna con voce piena di rimprovero, mentre guardava torva la nipote. «Dovresti frequentare di più tua cugina. Lo sai che è gelosa di quella… Non capisco perché ti ostini a evitarla, è una bambina così dolce.»

«Tua nipote è viziata e dispettosa. Inoltre ha otto anni, la zia non la farebbe mai venire con noi…»

«Potreste giocare in giardino. Ti è sempre piaciuto stare nell’orto.»

Andrea non riuscì a trattenere un sospiro esasperato. Era stufa di ripetere sempre le stesse cose. 

Voleva bene a sua nonna, ma era una donna testarda che odiava quando le persone non le davano ragione.

«Teresa, dov’è la scopa? Mentre montavo un tubo si è staccato dell’intonaco.»

Ed ecco la voce del suo salvatore, suo nonno.

«Tullio! Hai di nuovo forato il soffitto?! Quante volte–»

Ovviamente Andrea non sprecò neanche un secondo, salutò i nonni con la mano e corse fuori di casa per raggiungere la sua unica amica.

In pochi minuti era sotto casa di Laurenza. Ovviamente lei non c’era.

Suonò il campanello senza esitazioni guardando nella telecamera del citofono e, dopo pochi secondi, una voce familiare la salutò.

«Ciao. Sali pure, si sta ancora preparando. Come al solito è in ritardo.»
Il portone del condominio si aprì con un rumore metallico.

«Grazie, signora.»

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Capitolo 3
*** Febbraio 2004 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Febbraio 2004

 

Dopo qualche mese di attesa entrambe erano riuscite a reperire il quinto volume della saga di Harry Potter.

L’attesa in realtà non era stata dovuta alla mancanza di copie del libro, ma alle solite ristrettezze economiche di una delle due amiche.

Sedute una di fronte all’altra leggevano avidamente i capitoli e per evitare qualsivoglia spoiler, si erano accordate che la prima a finire un capitolo avrebbe atteso l’altra prima di iniziare il seguente.

Avevano da poco iniziato il capitolo 35 quando Andrea si alzò per andare a prendere un bicchiere d’acqua. Chiese con lo sguardo all’amica se ne volesse uno anche lei ma questa scosse la testa, intenta nella lettura. 

Tornò in pochi minuti, per nulla preoccupata di aver lasciato diverse pagine di vantaggio a Laurenza. 

Si mise comoda sulla vecchia sedia e riprese a leggere avidamente. Poi si bloccò di colpo.

Ritornò indietro di qualche pagina e rilesse lentamente ogni singola parola.

«Sirius...» mormorò. Non disse altro, fissando attonita Laurenza.

L’altra la stava guardando in silenzio, aspettando pazientemente di vedere come Andrea avrebbe reagito. 

Difatti, mentre l’amica era andata a prendere l’acqua, Laurenza era arrivata a leggere della morte del personaggio preferito di Andrea ed era stata tentata di dirle qualcosa, ma sapeva che avrebbe solo peggiorato la situazione.

«Devo aver letto male.»

Laurenza osservò la ragazza leggere un altro paio di volte quelle poche pagine e poi chiudere il libro, allontanandolo da sé. Come aveva temuto, il colpo di scena era stato, per Andrea, un vero shock.

Laurenza sapeva bene che per l’amica i personaggi di fantasia erano come persone reali con i quali condividere avventure ed emozioni, che le permettevano di fuggire per un attimo da una vita che era estremamente difficile e dolorosa.

Chiuse a sua volta il libro.

«Ti chiamo stasera, va bene?»

Sapeva che non avrebbe ricevuto risposta.

Laurenza posò la mano sulla spalla dell’amica, solo per un secondo, in un piccolo gesto di affetto che le sembrava necessario in quel momento. Uscì dalla stanza, dall’edificio, dal cancello, e si avviò verso casa.

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Capitolo 4
*** Maggio 2005 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Maggio 2005

 

«Mi vuoi dire che hai?» sbuffò Andrea, infastidita dall’ostinazione dell’amica.

In risposta ricevette l’ennesima alzata di spalle.

«Si vede lontano un miglio che hai il muso lungo.»

«Ho preso un brutto voto,» rispose Laurenza con lo stesso tono di chi ha commesso un omicidio.

«Sei vuoi ti do anche i miei.»

La pagella del suo primo quadrimestre alle superiori era stata un totale disastro, ma non le interessava molto. Nei continui casini di famiglia il suo rendimento scolastico le aveva garantito diverse strigliate da sua madre, ma come sapeva bene, oramai da anni, erano più dettate dalla volontà di mantenere la facciata di genitore responsabile che non da altro.

«Mi sembra di essere diventata stupida… e poi tu la fai facile, i tuoi fanno solo finta di sgridarti!» sbottò Laurenza. Sapeva di aver toccato un tasto dolente per l’amica ma desiderava prendersela con qualcuno e al momento c’era solo lei.

«Se vuoi facciamo cambio...»

Il sarcasmo della frase era più che evidente e intendeva chiudere il discorso.

Camminarono in silenzio per un po’, ma contrariamente al solito fu Andrea a rompere il silenzio.

«Stavo pensando che potremmo trovarci dei soprannomi.»

L’altra la guardò incuriosita ma non disse nulla.

«Tutte le volte che storpio il tuo nome mi guardi male… Quindi perché non trovarne uno che ti piaccia?»

«Tralasciando che le tue storpiature sono orribili… Mi sembra interessante come idea. Tipo degli pseudonimi…»

Andrea sorrise, le piaceva perdere tempo con questo genere di sfide.

«Se non volessimo impegnarci troppo potremmo utilizzare quelli dei Marauders...»

«Ma-rau-ders,» scandì Laurenza con la pronuncia corretta, guardandola sconsolata. «Nonostante i miei sforzi la tua pronuncia rimane agghiacciante.»

Scosse la testa un’ultima volta.

«Immagino che tu opteresti per Padfoot… ormai conosco bene la tua venerazione per Sirius Black, ma per quanto siano personaggi interessanti non mi hanno mai colpita particolarmente.»

«Avevo già previsto questa risposta,» ribattè Andrea con un sorriso, «ma per ora non ho altre proposte.»

Andrea si bloccò tra gli scaffali di libri posizionati sotto i portici del centro storico della città.

«Questo libro della saga di Darkover ci manca, giusto? La città dalla magia...» disse Andrea, rigirandoselo tra le mani e osservandone la copertina.

«Darkover… Darkover… Ma certo!»

Laurenza fece una smorfia di fronte allo sguardo perplesso dell’amica.

«Prenderemo i nostri soprannomi da lì. In base ai nostri personaggi preferiti!»

Andrea non rispose e si diresse alla cassa della libreria per acquistare il libro che aveva tra le mani, ritornando poco dopo  col prezioso sacchetto tenuto stretto sotto al braccio.

«Direi che a questo punto non ci rimane che tornare a casa tua e consultare tutte le genealogie che abbiamo creato per individuare i personaggi più idonei… Hai ancora quei biscotti al cioccolato fondente?»

«Sì, sì, ce ne sono ancora. Tanto li mangi solo tu, io come al solito sono a  dieta.»

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Capitolo 5
*** Marzo 2006 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Marzo 2006

 

Andrea non amava le feste di compleanno piene di persone, probabilmente perché non aveva mai potuto organizzarne una per se stessa.

«Non so se voglio venire, Laurenza. Sai che non adoro le feste di compleanno… E poi io non c’entro nulla, hanno invitato solo persone della vostra classe» disse Andrea mentre giocava con il filo della cornetta telefonica.

«Dai, ci divertiremo! E poi fai parte del gruppo, ormai! Mica hanno invitato tutta la classe, solo gli amici. Sei sicura che non ci siano altri motivi?» disse Laurenza.

Sapeva benissimo che l’amica stava essendo reticente per un motivo preciso.

Andrea rimase per un po’ in silenzio sperando che l’amica si stufasse di aspettare e decidesse di cambiare discorso, ma ovviamente questo non avvenne perché Laurenza era più testarda di un mulo e quindi, dopo diversi minuti, parlò di nuovo.

«Non voglio che si creino situazioni imbarazzanti… Sono i due festeggiati!» confessò di malavoglia.

Andrea, fino a un paio di settimane prima, stava con Riccardo, ma lo aveva lasciato in quanto si era accorta che lo vedeva solo come un amico o al massimo un fratello. Durante il periodo in cui si stava frequentando con lui si era però avvicinata sempre di più a Gianluca, un amico comune e compagno di classe sia di Riccardo che di Laurenza.

Appena conclusa la relazione con Riccardo, l’altro si era fatto avanti e lei, non sapendo che cosa fare, gli aveva chiesto tempo per pensare, ed ora si trovava in una di quelle situazioni tanto comuni nei telefilm che guardava in tv.

«Se qualcuna a caso non si fosse messa con Riccardo nonostante tutti le dicessero che era evidente che le piaceva di più qualcun altro, ora non sarebbe in questa situazione» disse Laurenza con quel tono che sapeva essere al contempo fastidioso e affettuoso, con un sospiro esagerato. «Nonostante tutto, secondo me ti preoccupi troppo. Cosa vuoi che succeda? Non ce lo vedo Riccardo che fa a botte con Gianluca.»

Era evidente che Laurenza non aveva alcuna intenzione di andare a quella festa senza l’amica. Andrea sapeva che odiava le feste piene di coetanei schiamazzanti.

«E se Gianluca mi chiedesse di decidere? Ormai è una settimana che prendo tempo…»

«E tu rispondigli. Dai, che lo sappiamo tutte e due che ti piace.»

Laurenza sapeva di avere ragione.

«Ma non voglio far star male Riccardo! Non penso gli sia passata…» ribattè Andrea, affranta.

«O non vuoi che qualcuno possa dirti che ti sei comportata male? Gli vuoi bene, ma questo genere di preoccupazioni non sono decisamente nel tuo stile.»

La stoccata di Laurenza colpì nel segno.

«Mi fai sembrare una persona orribile. Ho anch’io dei sentimenti» disse Andrea con un tono troppo teatrale per essere sincero.

«Di’ pure quello che vuoi, basta che vieni. Dai, ora devo finire una versione di greco, ci vediamo domani a scuola.»

«A domani» salutò Andrea mentre chiudeva la chiamata, rimanendo sola con i suoi dubbi su cosa fare riguardo alla maledetta festa.

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Capitolo 6
*** Aprile 2007 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Aprile 2007

 

Andrea e Laurenza non avevano praticamente mai litigato in tutti quegli anni. Spesso avevano idee contrastanti, ma ciò non aveva in alcun modo compromesso il rapporto tra di loro.

Purtroppo anche le persone più inclini a evitare gli scontri, se hanno paura di perdere qualcosa che amano, possono diventare aggressive, ed era questo il caso di Andrea.

Aveva invitato l’amica a fare un giro in centro città, come capitava spesso, ma questa volta non aveva alcuna intenzione di chiacchierare e spulciare le librerie della città: voleva una precisa informazione e intendeva ottenerla.

«Tu e Gianluca parlate spesso, vero?»

Doveva sembrare una domanda totalmente casuale, ma il tono fintamente disinteressato sarebbe risultato sospetto a chiunque la conoscesse.

«Siamo vicini di banco, è ovvio che parliamo. Perché?»

Dal tono di Laurenza, era chiaro che sospettava dove volesse arrivare l’amica, ma non voleva scoprire le proprie carte prematuramente.

«Si potrebbe dire che siete amici, giusto?» chiese ancora Andrea.

«Sì, siamo amici. Mi spieghi perché mi chiedi queste cose? Lo sai che lo siamo… Dove stai cercando di andare a parare?»

«Sai che se la mia migliore amica, vero? Io non ti nasconderei mai nulla»

«Andrea, cosa stai insinuando?» 

A Laurenza chiaramente non piaceva la piega che stava prendendo la discussione. Andrea ignorò tutti i campanelli d’allarme che le stavano suonando nella testa.

«Mettiamo caso che Gianluca ti dicesse qualcosa su di me. Tu me lo diresti subito, vero?»

Il tono di Andrea si faceva sempre più accusatorio.

«Dipende, se mi chiedesse di non dirtelo… probabilmente no. Siete miei amici entrambi. Tu sei indubbiamente la mia migliore amica ma questo non vuol dire che tradirei la fiducia di un amico se non fosse una questione di vita o di morte»

Il tono della ragazza era incredibilmente deciso, però Andrea era troppo concentrata sul suo obiettivo per valutare le possibili ripercussioni dovute alla sua risposta..

«Quindi se lui ti confidasse che vuole lasciarmi, tu non mi diresti nulla?! Ma che amica sei?!» esplose Andrea con un tono di voce molto più alto del solito.

«Se me lo dicesse in confidenza, no. Anche perché sono questioni vostre e, come vi ho sempre detto, non voglio esserci coinvolta. Quindi smettila con queste domande. Se hai dei dubbi, parlane direttamente con lui. Se hai bisogno di confidarti o sfogarti, ovviamente sono qui, ma non intendo farmi mettere sotto interrogatorio da te»

Se Laurenza pensava che questo avrebbe dissuaso la sua amica dal continuare il discorso, si sbagliava di grosso.

«Allora ho ragione! Vuole lasciarmi e tu non mi hai detto nulla. Sei una traditrice! Come puoi farmi questo? Sai quanto sono innamorata di lui. Confessa, cosa ti ha detto?»

Andrea si rendeva conto che stava praticamente urlando in mezzo alla strada, ma non gliene importava nulla.

«Gianluca non mi ha detto niente! Ti stai facendo un film mentale sul nulla.»

Nonostante cercasse di apparire sicura, Laurenza iniziava a essere evidentemente preoccupata per la reazione inaspettata dell’amica.

«Io non ti credo. Bugiarda!» sbraitò Andrea. Guardò con rabbia l’amica, che boccheggiava pateticamente, alla ricerca di parole inutili, si voltò dandole le spalle e si allontanò a passi lunghi e decisi.

Laurenza non la seguì. Andrea non sapeva se essere sollevata o meno.



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Capitolo 7
*** Luglio 2008 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Luglio 2008

 

«Calmati e respira»

La voce di Andrea cercava di trasmettere più tranquillità possibile, ma questo non sembrava aiutare l’amica in alcun modo.

«Laurenza» riprovò la ragazza. «Sosterrai uno splendido orale e supererai la maturità con un ottimo voto. Quindi smettila di agitarti.»

«E se andassi nel panico? Se non mi ricordassi più nulla? E se mi bocciano? Io ho già programmato tutto per l’università. Ho scelto la facoltà e cercato un alloggio dove stare. Io...»

«Basta! Smettila, Laurenza. Andrà tutto benissimo. Se sono passati certi tuoi compagni, tu non avrei problemi.»

Andrea guardò l’altra, con un sorriso cattivo. «E poi io sarò dietro di te ad ascoltare e ti blocchi, mi alzo e ti tiro un coppino con la tecnica di mia madre.»

Per come era conciata in quel momento, forse l’espressione di terrore dell’amica non era completa finzione. Fortunatamente, la minaccia ebbe l’effetto sperato e Laurenza scoppiò a ridere.

«Allora sono in una botte di ferro, Andrea!»

«Monti, è il suo turno» disse affacciandosi da una porta la professoressa di latino.

Le due amiche si scambiarono uno sguardo d'intesa e si avviarono verso la classe.

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Capitolo 8
*** Settembre 2009 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Settembre 2009

 

Laurenza sapeva, ormai da anni, che i modi fintamente miti e gentili dell’amica nascondevano in realtà un carattere fortemente predisposto a colpi di testa e azioni dettate esclusivamente dall’emozione del momento.

Eppure, nonostante negli anni avesse visto diversi esempi di questo comportamento, aveva una fiducia cieca nel buon senso di Andrea.

Un paio di anni prima, un conoscente di Andrea le aveva coinvolte in una festa di paese delle loro zona e anche quell’anno si erano offerte volontarie per servire ai tavoli della sagra.

Rispetto agli anni precedenti, però, l’atmosfera era un po’ tesa. Infatti, nonostante avessero deciso di rimanere amici,  Andrea aveva da poco concluso una breve relazione con il ragazzo che le aveva coinvolte in passato e che le ospitava durante le serate in cui lavorano come cameriere.

Laurenza, d’altro canto, aveva contemporaneamente iniziato una relazione con il migliore amico dell’ex-fidanzato dell’amica e pertanto ci teneva particolarmente a poter partecipare all’evento così da passare più tempo con l’innamorato.

Dopo un paio di giorni di discussione alla fine si erano accordati per procedere come di consueto, ma fin dal primo giorno Laurenza si rese conto di quanto avesse sottovalutato la situazione.

Andrea era finita nel mirino di una spasimante dell’ex-ragazzo, perché il ragazzo, ignaro, continuava a corteggiare Andrea. Ovviamente si era venuto a creare un triangolo amoroso per niente simpatico.

La tizia non perdeva occasione per fare battutine o infastidire Andrea, che stava cercando di mantenere un comportamento neutrale per evitare di dare false speranze al ragazzo; come era prevedibile, in poco tempo l’atmosfera divenne insostenibile.

Laurenza si rese presto conto che l’amica stava raggiungendo il suo limite di sopportazione, pertanto decise, in accordo con il fidanzato, di evitare in tutti i modi che le due si incrociassero; purtroppo, era un’impresa persa in partenza a causa del modo in cui l’evento a cui stavano collaborando era organizzato.

Laurenza e il suo ragazzo avevano finalmente finito di servire ai loro tavoli e si erano seduti vicino alla cassa per riposarsi, quando videro Andrea dirigersi a passi veloci verso l’ex-ragazzo, che in quel momento stava portando via dei piatti sporchi.

I due si guardarono con espressioni ugualmente preoccupate.

«Sento che sta per fare qualcosa di incredibilmente stupido» mormorò Laurenza. «Credi che dovremmo fermar—»

Ma, prima che riuscisse a finire la frase, Andrea aveva raggiunto l’ex e lo aveva baciato davanti a tutti, si era girata verso la rivale con un sorrisetto soddisfatto ed era tornata nelle cucine con aria tronfia.

«Ecco, lo sapevo, non dovevo fidarmi del suo “stavolta non farò cavolate”. Sempre la stessa storia» borbottò sconsolata Laurenza.

«E adesso che facciamo?» rispose il ragazzo, con la voce di una persona che stava cercando con tutte le sue forze di capire cosa era appena successo,  fallendo.

«Semplice. Adesso vado da lei e la uccido!»

E, senza aggiungere altro, Laurenza si diresse con passo frustrato verso le cucine, e fu con estrema soddisfazione che vide il volto dell’amica perdere qualsiasi traccia di autocompiacimento e assumere una vaga sfumatura verdastra.

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Capitolo 9
*** Giugno 2010 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”.

Giugno 2010

 

Finalmente Laurenza era tornata a casa per le vacanze estive e, nonostante dovesse studiare per la sessione esami di settembre, aveva ovviamente trovato il tempo di uscire con Andrea.

Durante la loro seconda uscita, Andrea portò con sé il suo nuovo ragazzo.

Sfortunatamente, i due si stavano palesemente antipatici.

Andrea organizzò qualche altra uscita a tre nella speranza che iniziassero a sopportarsi un po’ di più, ma nessuno dei suoi tentativi andò a buon fine.

Quella sera era uscita solo con Laurenza per capire se ci fosse un modo per migliorare la situazione ma, ogni volta che lei provava a entrare in argomento, l’altra prendeva subito a parlare di altro, fino a quando Andrea non perse definitivamente la pazienza.

«La vuoi smettere di cambiare argomento, Laurenza? Per me è una cosa importante.»

«Non credo ci sia nulla di cui parlare» fu la laconica risposta dell’amica.

«Voglio solo capire perchè vi state così antipatici. Voglio bene a entrambi e vorrei che diventaste amici»

Come unica risposta l’altra sbuffò, mettendosi a giocare con il cellulare.

«Lo so che inizialmente può sembrare antipatico, ma credimi, ha davvero molte qualità!»

Nessuna risposta giunse dall’amica, che continuò insistentemente a giocare con il cellulare.

«Anche io spesso sto antipatica quando le persone non mi conoscono, ma nonostante questo siamo amiche da anni. Perchè non vuoi dargli una possibilità?»

Finalmente Laurenza si girò a guardarla, ma la sua espressione non prometteva nulla di buono.

«Gli ho dato ben più di una possibilità… Non lo sopporto, non puoi farmene una colpa! E, giusto per essere onesti, penso che il sentimento sia reciproco» rispose Laurenza, sapendo di avere ragione. «Mi spiace che questo ti crei dei problemi, ma è così e non ci puoi fare nulla.»

«E solo che vorrei…»

«Ascolta» la interruppe Laurenza, con voce infastidita. «Non mi farò stare simpatico qualcuno a forza solo perchè tu ci stai insieme. E poi non vedo quale sia il problema, quando esci con me non porti lui e viceversa. Semplice, no?»

Il tono non ammetteva repliche.

«Va bene, va bene, ho capito.»

Forse quella battaglia non l'avrebbe veramente mai vinta, ma sicuramente non si sarebbe arresa così facilmente.

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Capitolo 10
*** Dicembre 2011 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”

Dicembre 2011

 

Da quando Laurenza si era trasferita a Bologna per studiare cinese, le due ragazze si vedevano molto meno. Anche se continuavano ovviamente a sentirsi, la distanza rendeva tutto più difficile.

Finalmente Laurenza era tornata per le vacanze di Natale ed erano riuscite ad organizzare un’uscita con altre loro amiche.

Inaspettatamente, quell’anno Laurenza stava ospitando una compagna di università di nome Lea a casa sua. Inizialmente, Andrea non si sentiva particolarmente turbata dalla cosa, ma non poté non notare, con un po' d'ansia, che le due stavano continuamente appiccicate.

Si sentiva sciocca ad essere gelosa: era logico che la tizia, conoscendo solo una persona, si relazionasse soprattutto con lei, ma, nonostante questo, non poteva evitare di provare antipatia per la persona che le rubava i pochi giorni all’anno che le erano rimasti da condividere con Laurenza.

L’unica volta che erano rimaste per un po’ da sole, Laurenza le aveva chiesto insistentemente che cosa pensasse della compagna di studi che stava ospitando.

Per evitare discussioni, Andrea si era limitata a rispondere che non la conosceva abbastanza per avere un’opinione su di lei.

Ovviamente aveva mentito, ma fortunatamente l’altra non aveva mai avuto molto intuito nel capire gli atteggiamenti delle persone che la circondavano; quella era sempre stata la specialità di Andrea.

In quel momento erano tutte e tre sedute nella macchina di Laurenza e stavano tornando a casa dopo aver visto un film.

«Vi è piaciuto il film?» domandò Laurenza solo per colmare il silenzio.

«Non era male.» biascicò Andrea

Effettivamente il film non era le dispiaciuto.

Dalla terza occupante della vettura invece arrivò solo un mugugno.

«Senti… Andrea… volevo dirti una cosa. Sai ci penso da un po’...»

«Su, spara, non ti mangio mica» disse Andrea, preoccupata per tutta quell'esitazione. Non era nel carattere dell’amica farsi tanti problemi a dirle qualcosa.

Ma prima che potesse iniziare a fare mille ipotesi l’altra ricominciò a parlare.

«Ehm… Io e Lea stiamo insieme da un po’. Non come amiche…»

Come se avesse ricevuto un’illuminazione, Andrea ripensò a tutti quegli atteggiamenti che l’avevano tanto irritata nei giorni precedenti e li analizzò alla luce di quella nuova informazione; ora, ovviamente, avevano molto più senso.

«Tutto qui? Mi stavo quasi preoccupando.»

«Visto? Te l’avevo detto che non ci sarebbero stati problemi» disse Laurenza a Lea, che fece un mezzo sospiro di sollievo.

«Lea… giusto per rassicurarti. Per me non ci sono problemi… Ma se le farai del male te la farò pagare moooolto cara.»

Il tono di Andrea non lasciava dubbi sul fatto che fosse serissima.

«Comunque, benvenuta nel nostro gruppo. Laurenza, dovremmo trovarle un soprannome.»

«Ma io ho già un soprannome…» mormorò Lea,  con voce non troppo convinta.

«Beh, non uno Darkovano!» 

Anche se non potevano vedersi, le due amiche sapevano che l’altra stava sorridendo divertita alla faccia sicuramente preoccupata della loro vittima.

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Capitolo 11
*** Luglio 2012 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”

Luglio 2012

 

Andrea era stufa di scrivere messaggi su una chat, quindi prese in mano il cellulare e chiamò Laurenza.

«Pronto?»

«Che cosa vuol dire che Lea non sa ancora se verrà con noi in appartamento?! Siamo a luglio! Dobbiamo trovare casa entro l’inizio delle lezioni e non abbiamo più tempo.»

Dire che era infastidita da quella continua incertezza sull’organizzazione del suo trasferimento a Bologna era un eufemismo.

«Non so che dirti. Non posso mica obbligarla.»

«Questo lo dici tu…» fece Andrea, con tono sempre più minaccioso.

«Capisco che tu vogl—» 

Laurenza fu interrotta dall'altra prima di poter finire la frase.

«No, non capisci! Questa è la mia via di fuga! Non permetterò a nessuno di rovinare i miei piani! Nessuno! Sono anni che lavoro e aspetto questo momento. Vedi di chiarire le idee alla tua ragazza… o lo farò io.»

Cadde il silenzio.

Entrambe sapevano quanto Andrea avesse lavorato e quanto si fosse impegnata per potersene andare da casa.

Per quanto lo avesse sempre nascosto alla maggior parte delle persone, la sua situazione familiare era sempre stata complessa, e dalla morte dei nonni era andata peggiorando.

I continui problemi economici e i litigi tra i genitori avevano condizionato fortemente l'esistenza della ragazza. Dopo diversi periodi bui, però, era riuscita a farsi forza e aveva iniziato a progettare quella che lei chiamava “La sua Rinascita”.

«Parlerò di nuovo a Lea. Dammi ancora un po’ di tempo, ok? Intanto inizierò anche a contattare qualche agenzia immobiliare.» disse Laurenza.

«Va bene. Allora ci sentiamo in questi giorni per gli aggiornamenti. Ora vado a ripassare per l’orale… Sai, è domani.» borbottò di malavoglia Andrea.

«Vedrai che uscirai anche tu con un buon voto di maturità.» la incoraggiò l’amica.

«Stai parlando con quella che ha perso due anni di scuola e va a un privato?» chiese Andrea con tono sarcastico.

«E che, nonostante lavori tutti i pomeriggi, ha i migliori voti dell’istituto» ribatté Laurenza con un tono a metà tra l’infastidito e l’esasperato.

«Sì, sì, va bene. Dai, ci sentiamo nei prossimi giorni.»

Andrea rimase a guardare il cellulare per qualche istante dopo aver chiuso la chiamata. Sperava che Laurenza chiamasse veramente Lea per chiarire la situazione.

Sarebbe stato un lungo pomeriggio.

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Capitolo 12
*** Ottobre 2013 ***


“Questa storia partecipa al contest L'Amicizia indetto da Daffodyl83 sul forum di EFP”

Ottobre 2013

 

«Siamo a casa!» 

Andrea e Ethan entrarono nell’appartamento che condividevano ormai da mesi con Lea e Laurenza a Bologna.

La precedente coinquilina era sparita senza dare troppe spiegazioni e il ragazzo, che ormai era diventato un ospite fisso, aveva deciso di subentrarle.

Oltre a essere un compagno di facoltà di Andrea, a febbraio di quell’anno Ethan era diventato il fidanzato di quest’ultima.

Era un tipo indubbiamente particolare, con una divertente incapacità di capire qualsiasi convenzione sociale e una impressionante passione per i giochi da tavolo.

«Sicura che vuoi dirglielo subito? Non aspettiamo che ci sia anche Lea?»

«Ma sarà di nuovo qui se non tra una settimana, lo sai che è tornata qualche giorno a casa dai genitori.»

Il ragazzo si limitò a sospirare: sapeva che qualsiasi obiezione sarebbe stata inutile.

«Non è che sei tu ad averci già ripensato?» rimbeccò Andrea, guardandolo seriamente.

«No, tranquilla.»

I due si avviarono senza ulteriori esitazioni verso la stanza di Laurenza, bussarono ed entrarono.

«Mangiato bene?» chiese Laurenza, osservandoli dal letto.

«Come al solito… Ethan ha anche quasi centrato la signora al tavolo vicino con un gamberetto.»

«Non è colpa mia se non vuoi che usi le mani! Con quelle maledette bacchette è tutto così complicato.» 

Giusto per rafforzare la sua tesi scoccò un’occhiataccia alla sua fidanzata, ma questa lo ignorò e si sedette sul letto matrimoniale accanto  all’amica.

«Laurenza?» 

L’interpellata alzò lo sguardo dal portatile su cui stava scrivendo.

«Vuoi farmi da testimone?»

Silenzio.

Laurenza guardò i due ragazzi, prima l'uno e poi l’altra, con sguardo confuso.

«Eh?»

Wow, forse Andrea ne avrebbe scelta una più sveglia.

«Ethan mi ha chiesto di sposarlo… mentre squartava malamente del pesce, ma questo non è importante. Io gli ho detto di sì… quindi, vuoi farmi da testimone?»

Il ragazzo aveva un sorriso un po’ tirato e si stava grattando nervosamente una tempia.

«Sei sicura? Hai sempre detto che non ti saresti sposata.» 

Le due amiche di vecchia data si scambiarono un lungo sguardo d’intesa, poi Laurenza guardò l’amico.

«Immagino di doverti fare le mie condoglianze, ma se sei sicuro… Sarò felice di essere la vostra testimone.»

«Le condoglianze?! Guarda che sono una santa! Un vero e proprio esempio di mogliettina modello» protestò Andrea a gran voce, causando uno scoppio generale di risa.

Quella sarebbe stata indubbiamente una serata difficile da dimenticare.

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Capitolo 13
*** Gennaio 2014 ***


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Gennaio 2014

 

Neanche Andrea sapeva cosa l’avesse spinta quel giorno a decidere di fare una tonnellata di biscotti per più o meno tutte le persone che conosceva.

Fidandosi della ricetta trovata su internet, la ragazza era convinta di metterci poco più di un’ora a fare tutto, ma la realtà dei fatti era che alle due di notte non aveva ancora finito di infornare teglie piene di impasto.

Laurenza, spinta da un moto di pietà, aveva deciso di aiutarla nella speranza di accelerare il processo di completamento di quella che ormai era diventata un’impresa titanica.

Finalmente rimaneva da farcirli e poi riporli nelle scatole, ma alle due del mattino, dopo un pomeriggio passato a infornare biscotti, neanche un compito del genere risultava facile.

«Quanta marmellata devo mettere?» chiese Laurenza.

«E che ne so? Tu marmèlla!» rispose Andrea con tono sfinito.

«”Marmèlla”?» 

«Si, marmèlla. Voce del verbo marmellare, va bene? Dai non fare la pignola, voglio andare a dormire.» 

Dopo più di mezz’ora, le due ragazze riuscirono a completare l’arduo compito e presero a riempire tutte le scatole vuote della casa.

Mentre Laurenza chiudeva l’ultimo contenitore, dalla scatola arrivò un inquietante rumore che faceva presumere che almeno un biscotto si fosse rotto.

Laurenza, ancora con la scatola in mano, guardò con sguardo colpevole l’amica, che in quel momento si stava avvicinando minacciosamente brandendo un cucchiaio di legno, quindi aprì il contenitore e tirò un sospiro di sollievo.

«Tutti salvi!» esclamò come se ne andasse della sua vita.

«Ma mettili meglio!» la rimproverò Andrea, che poi rimase ad osservare l’amica che sistemava con attenzione i biscotti per poi ritirarli.

Avevano finalmente finito e potevano andare a dormire, quindi si stiracchiarono e si diressero verso le rispettive stanze.

«Ok, e adesso nonna!» esclamò Andrea.

Fece un paio di passi e si bloccò, poi si voltò verso Laurenza con sguardo perplesso.

«Perché ho detto nonna?»

Laurenza la guardò altrettanto perplessa. «Che cosa volevi dire?»

«Nanna…» 

Scoppiarono entrambe a ridere.

«Dobbiamo decisamente andare a dormire... E mai più biscotti fino alle tre del mattino, fanno male alla salute» disse Laurenza.

Entrambe si chiusero la porta delle rispettive camere alle spalle e andarono a dormire, ancora ridacchiando per l’assurda serata passata a fare dei semplici biscotti.

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Capitolo 14
*** Aprile 2015 ***


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Aprile 2015

 

Andrea era seduta su una delle due poltrone del soggiorno e aspettava che la connessione si stabilizzasse per iniziare la videochiamata con Laurenza.

Erano ormai diversi mesi che l'amica si trovava in Cina per uno scambio organizzato dall’università, di conseguenza l’unico modo possibile per vedersi era quello.

«Buongiorno» disse Laurenza sbadigliando.

«Veramente qui è notte» rispose Andrea ridacchiando.

«Io mi sono appena svegliata, quindi non rompere.» Laurenza si allontanò dalla telecamera per pochi secondi per poi tornare con una tazza fumante di tè e qualche fetta di pane.

«Allora, come va il tuo viaggio?»

Conosceva già la risposta, ma sapeva che un'occasione di sfogarsi avrebbe fatto bene a Laurenza.

«Lo sai come va… Non vedo l’ora di tornare. Mi mancate… E qui sto sinceramente iniziando a odiare tutti. In quell’ufficio sono pazzi.»

«Dai, sono già passati tre mesi.» rispose Andrea con tono incoraggiante.

Sapeva che mancavano altri tre al ritorno dell’amica, ma doveva sforzarsi di essere positiva.

«Sono passati solo tre mesi.» biascicò lamentevole Laurenza.

Per qualche momento rimasero in silenzio.

«Come va in Italia? Novità?» chiese Laurenza con un palese tentativo di cambiare discorso.

Andrea fece finta di pensarci per prendere un po’ di tempo, ma sapeva che tanto prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.

«Qui va tutto come al solito, niente di particolare. A parte che ho lasciato l’università» chiuse in un sussurro.

«Non ho capito l’ultimo pezzo, deve essere andata via un attimo la linea.»

«Ho lasciato l’università» sussurrò di nuovo Andrea.

«Vuoi parlare più forte? Già quando parli non si capisce niente, ma se poi mugugni mentre sono in un altro continente come faccio a capire cosa dici?»

«Ho lasciato l’università!» esclamò, questa volta quasi urlando.

Di nuovo silenzio.

«Quante rette non hanno pagato?»

Andrea si limitò ad alzare due dita per rispondere.

«E l’affitto?»

«Ho trovato un lavoro, non è il massimo, ma riesco a viverci.»

Altri minuti di silenzio.

«Bello schifo.»

«Già, bello schifo.»



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Capitolo 15
*** Novembre 2016 ***


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Novembre 2016

 

Tre persone stavano correndo disordinatamente per casa. Una metteva e toglieva cose dalle borse, uno entrava e usciva da tutte le stanze portando con sé vestiti anche non suoi e l’ultima camminava in tondo, intralciando gli altri due e recitando ossessivamente una presentazione che ormai tutti sapevano a memoria.

La quarta persona nella casa cercava di mantenere la calma e di non urlare contro agli altri. Andrea prese un respiro profondo e si schiarì la voce per attirare l’attenzione di tutti.

«Mi duole fortemente disturbare le vostre attività, ma vorrei ricordarvi che tra poco dobbiamo uscire tutti di casa.» 

Cadde il silenzio. Tutti si bloccarono. Andrea si congratulò tra sé e sé prima di riprendere.

«Ethan, per favore, finisci di vestirti e vai a ritirare la torta. Ricordati di lasciarla al ristorante e di avvisarli che li chiameremo una quindicina di minuti prima di arrivare.» 

Il ragazzo fece uno scherzoso saluto militare, ma poi si mise ad eseguire le indicazioni uscendo per primo dall’appartamento.

«Lea. Respira, leggi la lista che ti ho fatto e finisci di mettere le cose nelle varie borse. Poi vestiti e vai a prendere in stazione i parenti di Laurenza… prima che si perdano in città.»

Le tre ragazze si guardarono, consapevoli di quanto quella ipotesi fosse realistica.

«E Laurenza… Vai a prepararti e smettila di ripetere quella presentazione, ormai la sappiamo tutti a memoria! So che sei agitata, ma vedrai che la discussione della tua tesi andrà benissimo. Ti ricordi la maturità? Stesso discorso, con coppino e tutto il resto.»

Anche l’ultima anima in pena si calmò, almeno il minimo necessario per convincerla a vestirsi e mettere giù il foglio con il discorso.

Mentre tutti eseguivano i propri compiti, Andrea si permise un attimo di panico, solo un momento di terrore al pensiero di non riuscire a gestire tutto e tutti.

«Andrea, dove sono le mie scarpe? Non le trovo più! Adesso come faccio, non posso mica presentarmi davanti ai professori in ciabatte!»

Il momento era finito.

La ragazza si guardò intorno, alla ricerca delle scarpe incriminate. Ne trovò una sotto al tavolo e una esattamente dove doveva essere, nella sua scatola, che però era nella lavatrice spenta per una qualche ragione che le sfuggiva.

«Tranquilla, le ho trovate, te le metto vicino alla porta d’ingresso. Tu finisci di truccarti.»

Lea era già uscita da parecchi minuti quando anche le due amiche finalmente si sedettero sull’autobus che le avrebbe portate in università.

«Non ho preso le tesi che ho stampato! Sono rovinata!»

«Le ho prese io, tranquilla.»

Andrea sorrise all’amica mentre controllava mentalmente di aver fatto tutto.



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Capitolo 16
*** Gennaio 2017 ***


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Gennaio 2017

 

Andrea guardava la chat aperta sul cellulare: aveva scritto e cancellato diverse volte lo stesso messaggio.

Laurenza era sempre stata la persona a cui chiedeva consiglio quando aveva un dubbio o quando le serviva solo il coraggio di ammettere ad alta voce qualcosa, ma quella volta era più difficile.

Rinunciare a un contratto a tempo indeterminato in quegli anni era un rischio enorme, nonostante tutti i difetti che questo potesse avere.

Guardò ancora per un po’ lo schermo e alla fine digitò di nuovo “Posso chiamarti?”.

Mentre aspettava la risposta iniziò a prepararsi un tè, ma, prima ancora che l’acqua iniziasse a bollire, il cellulare squillò.

«Ehi ciao, scusa il rumore ma sto andando a fare un paio di commissioni. Se ti va di farmi compagnia, possiamo fare due chiacchiere.»

Prima parlarono di serie tv e libri, poi passarono ai pettegolezzi sulle amicizie comuni, ma si sentiva che stavano evitando il vero argomento.

«Si sente lontano un miglio che stai evitando di parlarmi di qualcosa. Dai, confessa: cosa stai macchinando?» La voce di Laurenza lasciava intendere che non si sarebbe arresa facilmente.

«Non sto macchinando nulla! Pensi sempre male… Diciamo che ultimamente ho un’idea che mi gira per la testa… ma non voglio fare stupidaggini.» Andrea sapeva che stava palesemente ancora evitando il discorso.

«Su, smettila di fare la vaga. Di che idea stai parlando?»

«Mi hanno offerto un lavoro in un altro ufficio… Avrei uno stipendio più alto…»

«Ma è fantastico! Era da tempo che mi dicevi che non ti trovavi più bene dove sei ora. Eppure non ti sento convinta.»

Per un po’ nessuna delle due parlò, ma fu Andrea a interrompere il silenzio.

«Dovrei lasciare un lavoro sicuro per uno che non lo è… Ethan non sta lavorando… Non so se è il momento giusto.»

«Senti, Andrea,» iniziò Laurenza, sperando di riuscire a trasmettere le emozioni che stava provando, «non posso dirti cosa fare, ma so che sei veramente brava nel tuo lavoro. Quindi, se decidi di cambiare, secondo me ti tengono di sicuro… E se non lo fanno non capiscono niente.»

Andrea fece un profondo respiro.

A Laurenza sembrava di poter sentire i ragionamenti silenziosi dell’amica, mentre valutava a sua volta se non avesse sbagliato ad incoraggiarla.

«Ok. Parlerò con Ethan, ma penso che accetterò la nuova proposta che mi hanno fatto.»

«Tienimi aggiornata, allora. Adesso ti saluto, devo uscire a cena.»

«Va bene, buona serata allora… E grazie.»

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Capitolo 17
*** Settembre 2018 ***


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Consiglio: Mentre leggete questo capitolo consiglio di ascoltare Wonderwall degli Oasis.

Settembre 2018

 

Settembre era sempre stato il suo mese preferito, forse banalmente solo perché era il mese del suo compleanno.

Ma non quell’anno.

Non più da quell’anno.

Andrea scese dall’auto completamente indolenzita. Dopo una lunga giornata di lavoro aveva guidato per quattro ore per arrivare a casa di Laurenza.

Prese la borsa con il cambio per il giorno seguente, facendo attenzione affinché il vestito non si rovinasse, poi si avviò verso il portone d’ingresso.

Rimase a guardare il campanello per un minuto prima di suonarlo.

In quel momento le sembrava che il mondo andasse velocissimo e lei si muovesse al rallentatore.

Dopo pochi istanti la familiare voce di Lea, resa leggermente metallica dal vecchio citofono, la riportò nel mondo reale.

Era successo veramente, non era stato solo un brutto incubo.

Prese un respiro ed aprì il portone, salì le scale ed entrò in casa.

Ad accoglierla c’erano le due amiche, che le tolsero le borse dalle mani e la abbracciarono.

«Hai fatto un buon viaggio? Il vestito è qui dentro? Dovremmo appenderlo, così non si rovina. Hai già mangiato?» Le familiari mille domande di Laurenza in quel momento erano un confortante punto fermo nella sua esistenza.

Le indicò la borsa con il vestito e la vide prenderlo per andare a sistemarlo.

Guardò Lea con un mezzo sorriso. La ragazza aveva gli occhi e il naso rosso di quando cercava di non piangere e si muoveva a scatti, come se non fosse sicura di cosa dire o fare.

Quando Laurenza ritornò, iniziò a parlare di cosa avevano pensato per il giorno seguente, dei fiori che avevano scelto per la cerimonia, del biglietto che volevano fare, della donazione alla onlus e di chi avrebbe potuto esserci e chi no.

Andrea ascoltava e annuiva, a volte dava anche la sua opinione, ma faceva tutto meccanicamente perché in realtà in quel momento non riusciva a sentire nulla.

«Infine abbiamo pensato di cantare una canzone alla fine della messa… Wonderwall degli Oasis. Non la conosco bene, ma è facile da imparare. Poi la proviamo un paio di volte... Abbiamo pensato che le avrebbe fatto piacere sentirci cantare tutte insieme di nuovo.»

“Ma a qualcuno che è morto può veramente far piacere qualcosa?” Quello era il pensiero fisso di Andrea in quel momento, ma per una volta si tenne per sé quello che stava pensando.

Ogni persona affronta il lutto in maniera personale e nessuno ha il diritto di criticare il modo degli altri.

Ascoltarono la canzone e la provarono insieme un paio di volte, poi, visto che era ormai notte fonda, decisero di andare a letto.

Ma nessuna di loro si mosse.

Sapevano che dormire avrebbe accelerato l’arrivo del giorno seguente e di tutto ciò che avrebbe portato. Avrebbe reso reale un evento che nessuna di loro voleva ancora accettare.

Rimandarono il momento per un’altra ora, con la scusa di avere ancora delle cose da fare, ma alla fine la stanchezza ebbe il sopravvento e le tre ragazze si sistemarono nel letto matrimoniale di Laurenza.

Quella notte avrebbero sicuramente avuto bisogno di avere qualcuno vicino.

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Capitolo 18
*** Giugno 2019 ***


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Giugno 2019

 

Sfruttando le vacanze estive, Laurenza era venuta a trovare Andrea ed Ethan a Bologna, dopo molti mesi che non si vedevano.

Ethan e Andrea erano stati entusiasti della notizia, anche perché era già un po’ di tempo che stavano pensando a un progetto che rimandavano da tempo e in cui sarebbe stata coinvolta anche l’amica.

Ormai erano un paio di giorni che Laurenza era arrivata, ma i due fidanzati, senza sapere davvero perché, non avevano ancora affrontato l'argomento.

Sapevano che non c’era nulla che potesse andare storto, ma Andrea era comunque nervosa. Nonostante ciò, però, aveva deciso che quella sera le avrebbero detto tutto.

Avevano ordinato una pizza nel locale storico dove prendevano la pizza quando studiavano tutti insieme, avevano provato uno dei nuovi giochi da tavolo di Ethan e in quel momento, nonostante facesse già parecchio caldo, le due ragazze stavano bevendo una tisana sedute sul divano.

«Laurenza?» iniziò Andrea, la voce leggermente incerta.

«Sì?» rispose distrattamente Laurenza mentre lottava per raffreddare un po’ la sua tisana.

«Devo dirti una cosa importante.» 

A quella frase l’amica si girò a guardarla dimenticandosi della bevanda; anche Ethan la stava osservando.

«Senti… So che sei molto impegnata con il lavoro e che per te prendere giorni di ferie durante l’anno è difficile… Ma il 29 Febbraio prossimo ci sposiamo… Te l’ho già chiesto qualche anno fa ma…  Vorresti farmi da testimone?»

La domanda risuonò chiara nel silenzio attonito di Laurenza. Cavalcava gli echi lontani di parole già dette, ma che ora avevano un significato più reale, più immediato. Le cose erano in moto, stavano succedendo. E Laurenza non rispondeva. L’amica continuava a fissarla in silenzio e, in quell’attimo infinito, Andrea immaginò tutti gli scenari apocalittici possibili. Ovviamente, si sbagliava.

«Certo che sarò la tua testimone di nozze! Dimmi solo la data, così me la segno. Appena torno a casa chiedo ferie. Tranquilla, non c’è catastrofe naturale che possa fermarmi… Neanche una pandemia globale!»

Andrea l’abbracciò sorridendo, rendendosi conto di quanto le sue paure fossero state sciocche.

Per le ore successive parlarono e si presero in giro, proprio come se stessero parlando di un libro o di una serie tv. Era il loro modo di vivere e andava bene così.

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Capitolo 19
*** Febbraio 2020 ***


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Febbraio 2020

 

Il grande giorno era finalmente arrivato ed erano tutti lì, tutti insieme come in quel vecchio appartamento durante gli anni dell’università.

Questa volta, però, erano nella enorme sala del comune mentre il sindaco leggeva la formula civile del matrimonio.

Andrea era nervosa; aveva paura che qualcosa non andasse come programmato e istintivamente strinse la mano di Ethan.

Lui ricambiò la stretta, rassicurandola senza saperlo e dandole la forza di stare calma.

Si sentiva tutti gli occhi addosso e questo la faceva sentire a disagio; non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, ma quella era la sua giornata. 

Anzi, era la loro giornata, di Andrea ed Ethan.

Arrivarono al momento dello scambio delle fedi. Ethan fu il primo e fu tutto perfetto, ogni movimento e ogni parola.

Poi fu il turno di Andrea. La ragazza prese la mano di quello che da quel momento sarebbe stato suo marito e fece per mettergli l’anello, quando una voce nella sala ruppe il silenzio.

«Ma è la mano sbagliata!»

«Scherzetto!» 

Ethan la guardò ridendo e tutti nella sala si misero a ridere mentre le porgeva l’altra mano.

Per un attimo Andrea si sentì nel panico e imbarazzata per non essersi accorta da sola della cosa; si sentiva a disagio e le venne da piangere, ma poi si guardò attorno.

Guardò prima gli invitati e poi i testimoni; trovò lo sguardo di Lea e Laurenza.

Non stavano ridendo di lei, ma con lei, proprio come avevano sempre fatto in tutti quegli anni e come avrebbero continuato a fare nel corso delle loro vite.

Per un attimo guardò malissimo suo marito, ormai poteva chiamarlo così, e poi ridendo gli mise l’anello.

La cerimonia e la festa si conclusero senza ulteriori scherzi, anche se magari ci fu qualche imprevisto o scena comica non programmata, ma fu proprio quello che la rese una giornata indimenticabile.



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Capitolo 20
*** Maggio 2021 ***


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Maggio 2021

 

In mattinata, Andrea aveva mandato un messaggio a Laurenza e Lea, ed ora tutte e tre stavano chiacchierando in videochiamata.

Andrea le aveva chiamate non solo perché era da un po’ che non si parlavano tutte insieme, ma anche perché voleva chiedere loro un parere.

Erano un paio di giorni che ci stava pensando, ma, nonostante le sembrasse un’idea stupida, non riusciva a togliersela dalla testa.

«Posso chiedervi una cosa stupida?» proruppe con la domanda, interrompendo il discorso che stavano facendo.

«Perché, ne fai di intelligenti?» la prese in giro Laurenza.

«Se vi usassi come personaggi di una storia? Cosa direste?» Alla fine lo aveva chiesto.

Le altre due la guardarono per capire se le stesse prendendo in giro.

«Ehm… e per cosa?» chiese Lea.

«Stavo pensando di partecipare a un contest online… dovrei scrivere una storia sull’amicizia e ho pensato di usarvi come personaggi. Che ne dite?»

Le vide pensarci un attimo e poi annuirono insieme. A parlare però fu Laurenza.

«Va bene, tanto al massimo sappiamo dove trovarti se non rendi giustizia alle nostre infinite qualità» disse ridendo.

«Ovviamente elogerò tutte le vostre doti» le rispose Andrea, ridendo a sua volta.

«Allora non vediamo l’ora di leggere quello che pubblicherai e di ricattarti a vita» disse Lea, fintamente seria.

«Sempre molto incoraggianti...»

Le ragazze tornarono a chiacchierare di altro, ma la mente di Andrea era ormai concentrata a pensare al racconto che avrebbe scritto.

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Capitolo 21
*** E la fine? Non Oggi. ***


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E la Fine? Non oggi.

 

Caro lettore, questo capitolo è per te.

Sì, sto parlando proprio con te che stai leggendo.

Lo so, lo so, starai pensando che il parlare direttamente al lettore è passato di moda, però io non ho mai seguito le mode, quindi non mi interessa; e poi sono io l’autrice, quindi comando io.

Questo capitolo lo scrivo per non scusarmi della mancanza di un finale.

Sì, hai capito bene. Non ci sarà alcun finale a effetto o un qualche colpo di scena: la storia, per ora, finisce qui.

Non posso scriverti il finale perché non lo conosco neanche io; non so cosa accadrà dopo che avrò finito di scrivere e quindi non puoi saperlo neanche tu.

In questo capitolo non ti dirò neanche se quello che hai letto è vero o se è tutto frutto della mia fantasia, semplicemente perché non ha alcuna importanza.

Questa storia serve semplicemente a parlare dell'amicizia, di quella vera, che dura negli anni.

Magari non sarà avventurosa come quella di Sam e Frodo nel Signore degli Anelli, ma è quella che auguro a ogni persona nel mondo, perché rappresenta uno di quei legami che permettono di superare anche la notte più buia.

Se in alcuni momenti hai pensato che un capitolo fosse banale o noioso, allora ho raggiunto il mio obiettivo.

No, non sono impazzita.

La tua vita è costantemente divertente? O sempre drammatica? Sinceramente, non credo. Se, leggendo, ti sei annoiato, se i fatti ti sono sembrati scontati, che ti devo dire? La vita è vita, noiosa, scontata, sorprendente a tratti, insensata e incomprensibile, a volte frustrante, spesso ripetitiva. Ma ogni snodo è fondamentale, ogni scelta chiude e apre mille possibilità, che ci formano e ci cambiano, una alla volta, in modi inaspettati e affascinanti.

Ma non voglio rubarti altro tempo, quindi non mi rimane che sperare che tu abbia qualcuno di tanto importante da considerarlo parte integrante della tua vita, oppure, in caso contrario, di trovarlo presto, poiché senza supporto al protagonista una storia non si regge in piedi neanche sulla carta. 

I miei migliori auguri,

 

Andra

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