Cordial Enemies

di Ahimadala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Actually, Actually ***
Capitolo 2: *** A Decent Proposal ***
Capitolo 3: *** A Very Dull Liason ***
Capitolo 4: *** Lenghty Encounter ***
Capitolo 5: *** Much Ado About Something ***
Capitolo 6: *** Wardin' in the rain ***
Capitolo 7: *** Some Like It Freezing on A February Evening ***
Capitolo 8: *** Never Kissed ***
Capitolo 9: *** Strictly Professional ***
Capitolo 10: *** Breakfast at Malfoy's ***
Capitolo 11: *** Pretty In Red ***



Capitolo 1
*** Actually, Actually ***


Secondo Quidditch attraverso i secoli di Kennilworthy Whisp, il Bolcino d'oro è un piccolo uccello magico. 

Distinto per il suo -scioccante, considerato il nome- colore dorato, l'unica cosa apparentemente magica di questo uccello è la sua piuttosto tragica storia.

Nel tredicesimo secolo, un illuminato di nome Barbeus Bragge ebbe l'idea di ravvivare quel noioso e vecchio gioco chiamato quidditch -che contava solo tre misere palle all'epoca- rilasciando un Bolcino d'oro nello stadio, con un premio di centocinquanta galeoni per la sua cattura. Naturalmente, Barbeus Bragge non specificò che l'uccello dovesse essere vivo.

Il bolcino d'oro portò alla creazione del boccino d'oro, la più famosa ed eccitante di tutte le palle di questo bellissimo gioco. Sfortunatamente, ci vollero un bel po' di secoli prima che il boccino d'oro diventasse abbastanza popolare da rimpiazzare totalmente il Bolcino d'oro come preda principale.

Da lavoratore di vitale importanza nel Dipartimento di Sport e Giochi Magici, Draco Malfoy conosceva il tragico destino del Bolcino d'oro e il suo ruolo nella barbarica storia dello sport che lui umilmente rappresentava.
Tuttavia, se magari l'uccello non fosse stato così dorato, così rotondo e così ideale per la caccia, forse adesso quei piccoli bastardi non sarebbero in via di estinzione. 

Ma, ancora una volta, era davvero colpa degli uccelli se erano fatti così? Lo era? Era stata l'evoluzione, l'essere nati nella giusta famiglia persino, che aveva fatto sí che diventassero la preda più ricercata sul campo.

"Se ne è andata?" chiese Draco a Blaise con l'angolo della bocca. La sua faccia era schiacciata talmente vicino alla pagina centrale della rivista Witch Weekly che le sue labbra la stavano praticamente baciando. La fila per la mensa era lunga come al solito, e il lento avanzare della coda lo rendeva un facile bersaglio.

Si sentiva come un anatra seduta*, un maiale all'ingrasso, un Bolcino appena liberato in uno stadio. 

"Devi davvero elaborare una strategia migliore per evitare tutte queste avance indesiderate. Non posso essere sempre qui a proteggerti". 

"Ho bisogno di un accompagnatore". Draco strappò gli occhi dalla rivista e cercò implorante quelli di Blaise. "Non osare lasciarmi".

L'unica risposta di Blaise consistette nell'alzare un sopracciglio.

"Non posso andare da nessuna parte senza essere avvicinato".

"Oh, povero me" disse Blaise, sollevando l'altro sopracciglio. "Draco Malfoy che viene avvicinato dalle donne. Il mio cuore sanguina per te".

"Queste donne non vogliono me; vogliono i miei soldi".

"Suppongo tu intenda la tua eredità".  Blaise strappò la rivista dalle salde dita di Draco. "Vedo che sei finito in prima pagina. Di nuovo."  Il moro sembrò sofferente tanto quanto Draco. 

Il volto del biondo si riflettè verso di lui; il sorriso vitreo e i capelli super lucidi in prima pagina.
La foto gli strizzò l'occhio e improvvisamente capì perché Hermione Granger lo aveva preso a pugni tanti anni prima.  

"Voglio solo sapere perché non sono comparso in questa lista". Blaise sfogliò la rivista fino all'articolo incriminato, leccandosi professionalmente le dita mentre girava ogni pagina. "Non sono abbastanza idoneo?"

L'articolo annunciava di nuovo, appositamente per tutte le donne non sposate che potevano esserselo perso la prima volta, che lui, Draco Malfoy, era lo scapolo più ambito di tutte le isole britanniche, comprese Scozia, Irlanda del Nord e Galles. In effetti, questo nuovo articolo proclamava che era stato commesso un errore precedentemente, e che Draco era in realtà il mago più ambito di tutta l'Europa.
Come il Bolcino d'oro, era quasi l'ultimo della sua specie: giovane, ricco e single.  

"Forse dovresti scrivere all'editore e lamentarti" disse Draco, guardandosi intorno furtivamente. 

La mensa del Ministero della Magia era quasi sempre affollata, ma all'una in particolare era strapiena; era così da quando qualche mente illuminata aveva fatto una petizione al Ministro insistendo che tutti gli impiegati pranzassero in mensa anzichè avere dei pranzi di lavoro, che potevano prolungarsi fino a tardo pomeriggio e venivano poi conteggiati come spese.
O così aveva sentito dire.  

Secondo questo genio, mescolare insieme tutti i separati piani burocratici avrebbe incoraggiato la "coesione tra i dipartimenti" e il "team-building". Invece, l'unica cosa su cui gli impiegati del ministero si erano uniti era far fuori l'idiota che aveva suggerito l'idea al ministro.

Ma non era solo la compagnia o il cibo sospetto che aveva portato Draco a temere il rituale quotidiano del pranzo: erano le donne. 

"Non sapevo che possedessi un castello in Scozia" disse Blaise in un modo che Draco considerò fin troppo disinvolto dal momento che stavano rimuginando sulla fine della sua vita come la conosceva. Blaise girò la pagina. "Oh guarda, hai un'armeria medievale". 

"Ti imploro di smettere di parlare". 

"E un fossato".

"Sta' zitto."

"Pensi che ci sia un sotterraneo?".

"Per favore."

"Bene" disse Blaise, chiudendo di scatto la rivista. "Sai che se fossi seriamente uscito con una ragazza carina e ti fossi sistemato, allora non saresti in questo casino".

"Io esco con..."

"Ho detto una ragazza 'carina'. Non quei viziati pesci palla con cui ti ostini a uscire".

Qualche povera anima finì l'agonizzante processo di decidere quale pasto - qualcosa che avrebbe potuto essere pollo, o forse manzo, e un mucchio di melanzane e pomodori inceneriti - avrebbe afflitto il suo tratto digestivo e lasciò la fila, spostando la coda in avanti di un paio di passi.

Blaise guardò qualcosa - o qualcuno - dietro Draco. La sua espressione non era affatto promettente, e c'era qualcosa tra una smorfia e un sorriso sulle sue labbra. Draco conosceva questa espressione. Era la stessa che Blaise usava ogni volta che aveva una conversazione con il loro capo, Hortense Fletcher, riguardo alla sua posta via gufo. Draco era ancora stupito dal fatto che Blaise svolgesse abbastanza lavoro da costuiture effettivamente un costo eccessivo per il sistema postale.

"Salve" disse Blaise, sventolando la rivista all'entità sconosciuta dietro Draco.  

Draco si girò a guardare in uno slow motion quasi comico.

Phew. Ora, tra tutte le streghe del mondo, era un sollievo che questa fosse, senza ombra di dubbio, l'unica che non voleva sposarlo.  

"Buon pomeriggio, signorina Granger" disse Draco, sorridendole con lo stesso sorriso che le rivolgeva dal capo opposto del tavolo ogni lunedì mattina alla riunione inter-dipartimentale del personale. Quello che sembrava incendiarla silenziosamente.

Lei serrò le labbra per un momento, prima di sfoggiare un sorriso più trattenuto e insincero. "Malfoy. Blaise".

"Che piacere vederti" disse Draco, riempiendo la sua voce di eccessiva serietà. "Blaise e io stavamo discutendo animatamente dell'imminente matrimonio. Naturalmente ci sarai anche tu?" lasciò che la domanda rimanesse sospesa nell'aria, come trattenuta da un incantesimo di levitazione. 

"Certamente," replicò la Granger come se partecipare al matrimonio di un ex fosse una cosa comune come respirare.

 "Potrei quasi esplodere per l'impazienza di vedere una delle mie più care amiche sposata con un cittadino onesto come il signor Ronald Weasley".

"Cerca di non esplodere, amico" disse Blaise, dando una gomitata a Draco sulle costole. 

L'angolo della bocca della Granger si arricciò appena. "Ma immagina che gioia se lo facesse. Ogni strega in Gran Bretagna avrebbe finalmente un pezzo di lui".

Blaise - d'ora in poi conosciuto come Il Traditore - rise. "Sai, credo che questo sarà uno dei primi eventi in quanto -" si voltò verso Draco come in cerca di conferma - "dieci anni in cui non hai avuto un appuntamento".

"Potrei avere un appuntamento se lo volessi" disse Draco, resistendo all'impulso di strappare la lingua a Blaise.

"Continui a considerarlo un appuntamento anche se ti hanno ridotto ad un assegno della Gringotts e ad una fila di numeri?" dal suo tono di voce, sembrò quasi che Hermione stesse facendo un effettivo sforzo per fare conversazione, e non che volesse seppellirlo prematuramente.

Blai- Il Traditore sembrava sul punto di dare il cinque alla Granger da quanto ridacchiava.

Draco, essendo ovviamente l'unico adulto maturo nelle vicinanze, trattenne la replica che sarebbe scivolata dalla sua lingua,optando per la facilità di una bugia. "Ho deciso di mia spontanea volontà di essere single".

"Questo è vero," disse Blaise, improvvisamente serio. "Draco si sta ancora riprendendo. Questo è il periodo più lungo che ha trascorso senza uscire con qualcuno".

"Non oso immaginare il livello di sofferenza che ciò ti stia provocando" disse Hermione, suonando inaspettatamente sincera, cosa che non era affatto da lei.
Draco fu momentaneamente confuso, finchè non si rese conto che la simpatia della grifona era in realtà rivolta verso Blaise.

"Io sono il suo sponsor" Blaise le porse la mano, il palmo aperto. "Sono Blaise Zabini e sono single da due anni".

Draco non ha mai considerato sè stesso come una persona "piccola".
Non era piccolo fisicamente. Non era piccolo intellettualmente.
E sicuramente non lo era in qualsiasi altro dipartimento.
Si considerava molto sopra la media, se non abbastanza grande. Ma anche le persone "molto sopra la media" hanno i loro limiti.

"Forse" disse, infilandosi tra Blaise ed Hermione, concedendole la sua piena attenzione "potresti darmi qualche suggerimento".

Gli occhi della Granger lo fulminarono, ed il suo seno si espanse sotto la sua morbida camicetta. Draco si pentì di averle rivoltò tutta questa attenzione.

L'innalzarsi del seno di una donna avrebbe distratto qualunque uomo, ma in modo particolare un uomo che non usciva con una donna da due settimane.

Anche lei sembrò valutarlo. Lo scrutò dall'alto in basso due volte prima di sollevare un sopracciglio. "Io credo che essere felici da single dipenda molto dal carattere che uno ha, e non sono sicura che tu ne abbia uno".

Guardò altrove, facendo momentaneamente una smorfia, dopodiché scelse un piatto dal menù, comunicandolo alla strega al bancone e, dopo averlo afferrato, si voltò per allontanarsi.

Draco si ritrovò ad avvicinarsi a lei nel tentativo di tagliare l'infido sarcasmo di Blaise fuori dalla conversazione. "Quella l'hai tirata fuori da un libro di autostima?"

Lei alzò lo sguardo verso di lui. "Perchè? Vorresti che te lo prestassi, Malfoy?"

Draco aprì la bocca. Era sul punto di dire qualcosa di diretto e tagliente, che avrebbe lasciato la Granger furiosa e senza parole, come era solito fare ogni qualvolta si confrontava con qualcuno che era più piccolo di lui, ma ancora una volta Il Traditore lo interruppe.

"Non essere stupida, Draco non sa leggere" disse Blaise. Arrotolando la rivista sotto il suo braccio, afferrò due piatti di quello che, visto da vicino, sembrava pollo coi funghi, e diede una spallata a Draco. "Dovremmo andare, prima che lo sforzo di Draco per sembrare intelligente gli provochi seri danni".

Blaise lo diresse come un cavallo al Grand National fino il tavolo nell'angolo più remoto della mensa. Draco era così irritato che notò appena le teste che si girarono nella sua direzione o i mormorii che seguirono il suo passaggio. 

Si voltò di scatto, strizzando gli occhi, non sapendo se si aspettasse di trovare la Granger ancora intenta a guardarlo nel modo in cui molte donne, soprattutto di recente, tendevano a fare, oppure se si aspettava che si fosse già dimenticata di lui dal momento che non stava più interferendo con il rapido svolgersi della sua eccessivamente incasinata routine. 

Hermione Granger agitò il suo piccolo dito verso di lui e si allontanò.

***

Sentiamo delle campane nuziali all'orizzonte? Come sono certa che tutti voi sappiate, ci avviciniamo come bolidi verso le tanto attese nozze della signorina Pansy Parkinson e del signor Ronald Weasley, che si terranno il giorno di San Valentino. Ovviamente la signorina Parkinson ha scelto il giorno più romantico dell'anno per celebrare il suo matrimonio, cosa che porta questa autrice a chiedersi se la signorina stia in realtà sperando che un po' dell' atmosfera romantica contagi il suo sposo, il giocatore dei Chudley Cannon, Ronald Weasley.

O forse questa autrice è un po' troppo dura: lui, dopotutto, è un portiere.

La famosa ex-fidanzata del signor Weasley è niente di meno che la signorina (fate attenzione al "signorina", cari lettori) Hermione Granger, che non è una strega famosa per le sue inclinazioni romantiche.

Perciò, forse, potremmo perdonare il disastro combinato dal signor Wealsey il giorno di San Valentino dello scorso anno, quando è stato visto correre per Diagon Alley alla disperata ricerca di un fioraio. Questa autrice può dirvi, con abbastanza sicurezza, che la signorina Parkinson non accetta niente che sia infieriore ai 4.8 carati, cosa che il signor Weasley scoprì poco più tardi quella stessa sera, quando fu fotografato - in via esclusiva dal nostro giornale- ad indossare i suoi spaghetti alla bolognese, piuttosto che a mangiarli. 

Forse, il passato amoroso di Ronald ha più colpa di quanto pensassimo in tutto ciò.
La tenace signorina Granger - o l'impiegato migliore del Ministero della Magia per il quarto anno consecutivo- è notoriamente single.  Un onore che detiene solo un'altra persona nella vita mondana della società magica di Londra, sebbene forse "malaguratamente" sarebbe una migliore descrizione per lui. 

La signorina Granger non è stata vista in compagnia di un uomo da oltre sei anni, che è un periodo lungo abbastanza per poter dichiarare qualcuno legalmente morto. Quest'autrice deve dunque chiedersi quali siano esattamente i vantaggi di essere nominati Miglior impiegato del Ministero, perchè evidentemente la vita sociale non è uno di quelli. 

-Gennaio 2009, The social snitcher, Witch Weekly. 

***

"Hermione Granger".

Hermione sussultò, prima di indossare un sorriso forzato e sollevare la testa, trovando Cormac McLaggen in piedi di fronte al suo tavolo, con il piatto in mano ed apparentemente sorpreso di vederla al Ministero.

Sperava di riuscire a mangiare il proprio pasto velocemente, così da poter scampare un altro degli obbligatori pranzi inter-dipartimento del minstero senza dover parlare con nessuno.

"Cormac" cercò di sembrare vagamente felice di vederlo. "Cosa posso fare per te?"

Lui le rivolse un sorriso languido, ampio, con fin troppi denti. Non si erano incontrati spesso negli ultimi anni, dal momento che il suo dipartimento al ministero, ringraziando il cielo, si sovrapponeva molto di rado con quello di Creature Magiche. 

Tirando fuori una sedia, si sedette di fronte a lei in quel classico modo che agli uomini piaceva tanto, con le gambe spalancate, guardandola dall'alto in basso come se fosse un oggetto all'asta, gli occhi che si soffermarono sul suo seno.

Hermione strinse la presa sulla sua forchetta.

"Ho incontrato Molly Wealsey ieri alla gringotts. Mi ha detto che non hai un accompagnatore per il matrimonio di Ron."

Lo stomaco di Hermione si contorse e i denti della sua forchetta sfregarono contro il piatto. Il suo sorriso rischiò di vacillare, perciò serrò i denti, giusto un po', quanto bastasse per mantenere la sua maschera. "Davvero?"

Adesso che il suo figlio più piccolo si preparava a lasciare il nido, Molly aveva bisogno di un hobby, e per qualche inspiegabile ragione aveva deciso che sarebbe stato organizzare appuntamenti. Hermione era stata involontariamente selezionata per essere la prima a godere di questo suo servizio. 

Da quando la colonna di gossip di Witch Weekly aveva deciso di ricordare all'intero mondo quanto tempo fosse passato da quando Hermione aveva avuto una relazione, i suoi amici avevano collettivamente deciso che lei fosse profondamente infelice e avesse bisogno di un partner.

Molly era determinata a trovare "qualcuno" per Hermione.
Hermione non avrebbe potuto semplicemente presentarsi al matrimonio di Ron da sola. E i "qualcuno" che le venivano suggeriti oscillavano tra il ridicolo ed il decisamente offensivo. Cormac Mclaggen, in cui occhi non avevano ancora compiuto l'impresa di discostarsi dal suo seno, era entrambe le cose.

"Si." Cormac scivolò sulla sua sedia, ancora rivolgendosi al suo seno, "Si ricordava che eravamo usciti insieme una volta ai tempi di Hogwarts, e mi ha detto che cercavi qualcuno. Ha detto che lavori troppo e ti dimentichi di prenderti cura di te stessa."

Le guance di Hermione iniziavano a farle male il sorriso forzato che continuava a rivolgergli. "Davvero?"

Cormac finalmente alzò di nuovo lo sguardo verso la sua faccia, come se si fosse ricordato solo adesso che ne aveva una. Sorrise di nuovo, come se aspettasse che lei si gettasse tra le sue braccia, sopraffatta dalla gratitudine. "Dice che tendi a dimenticare che non stai ringiovanendo".

Hermione non credeva che fosse possibile dimenticare che non stesse ringiovanendo.
Aver lavorato per un anno nel dipartimanto misteri implicava che lei possedesse un'estesa e profonda conoscenza e comprensione della continua progressione dell'esistenza e, se quel traguardo non fosse abbastanza, Molly non mancava di menzionare l'età di Hermione ogni singola volta che si incontravano. 

Il suo sorriso sfumò in una smorfia a labbra serrate. "Si, sono molto impegnata e non molto divertente. É stato davvero carino da parte di Molly preoccuparsi per me, e da parte tua fermarti, ma non sono preoccupata riguardo al matrimonio di Ron. Sarò lì come sua amica; Non mi interessa nient'altro."

Cormac rise, con un volume talmente alto che diverse persone nelle vicinanze si voltarono verso di loro. "Non ti preoccupa non portare nessuno anche se si tratta di un matrimonio il giorno di San valentino? Sei davvero senza speranze come il Social Snitchers dice".

Hermione serrò la mandibola.

Lui si sporse in avanti, le pupille dilatate. "Non preoccuparti, Molly sapeva che avresti fatto così. Dopo la nostra chiaccherata, ha detto che ci avrebbe fatti sedere vicini, vecchi amici, sai? Siamo stati bene ad hogwarts; ancora ci penso, qualche volta".

Cormac sollevò un sopracciglio e fece scorrere il suo pollice lungo il suo labbro inferiore,  schioccando la lingua sulla punta di esso, il tutto mentre la fissava. 

Lo stomaco di Hermione si raggelò, contorcendosi come se vi fosse un nodo al suo interno. "Davvero?" chiese per la terza volta.

Cormac annuì ed iniziò a parlare della sua recente promozione al dipartimento di cooperazione magica. Apparentemente, l'intero ministero sarebbe perso se non fosse per i memo di Cormac. In più, giocava come portiere nel campionato interno di quidditch del ministero, e ha praticamente condotto l'intera squadra la scorsa settimana. 

Sedici parate. Pioveva e nevicava. Contemporaneamente. C'era stata una tempesta di fulmini.

Hermione ascoltò passivamente il monologo sul quidditch, in un modo che era ormai diventato abituale e privo di sforzo, consolidato durante il corso degli ultimi diciannove anni, dopodichè rivolse lo sguardo al suo 'pranzo'.

Avrebbe molto volentieri pugnalato sè stessa con una forchetta piuttosto che essere costretta ad interagire con Cormac in veste di suo pseudo-accompagnatore al matrimonio di Ron.

"In realtà ho già un accompagnatore". La bugia scivolò dalle sue labbra prima che avesse il tempo di rifletterci su. 

Cormac si interruppe nel bel mezzo della sua diatriba riguardo alla distribuzione dei punti nel quidditch. "Hai un accompagnatore?"

"S-si". Cercò di suonare convincente, ma sarebbe stato più facile fingere entusiasmo per un mal di denti. 

Oh dio, adesso avrebbe dovuto trovare un accompagnatore. Forse avrebbe potuto pagare il suo segretario Brian per accompagnarla, se non altro avrebbe occupato una sedia e avrebbe costretto Molly a sistemare Cormac da un'altra parte. 

No. 

Era eticamente scorretto. Sicuramente avrebbe potuto trovare qualcun'altro-

"Chi?"

Hermione sbattè le palpebre. "Chi?" ripetè flebilmente la domanda di Cormac.

Chi, in effetti? I suo occhi sorvolarono la stanza, mentre cercava di fare ordine nella sua mente e di pensare a qualcuno vagamente credibile. Mentre i suoi occhi saltavano di faccia in faccia, essi atterrarono su Malfoy. 

Da quando Witch Weekly aveva rilasciato quell'articolo proclamando Malfoy lo scapolo più ambito della Gran Bretagna, era a malapena in grado di camminare per i corridoi senza che uno sciame di streghe lo aggredisse.
Era stato divertente per un po' di giorni, ma la novità era andata scemando dopo la prima settimana, e adesso era diventata una scena assurda a cui assistere.

La famiglia Malfoy aveva perso molto prestigio dopo la guerra,  ma il marchio dei Mangiamorte era qualcosa su cui le persone erano disposte a sorvolare se esso si presentava ricoperto di diamanti e proprietà.

Rimase a guardare mentre Malfoy rimuoveva la mano di una strega dal suo braccio con il pollice e l' indice, come se  potesse essere ricorperta di qualcosa di nuzialmente contagioso.

"Oh Malfoy" mormorò tra sè e sè mentre lo guardava prendere posto, in stato visibilmente furioso finchè la strega finalmente non si allontanò dal punto in cui sedeva con Zabini, che era tacitamente stato scelto come sua guardia del corpo attraverso questo calvario.

"Malfoy?" l'assolutà incredulità nella voce di Cormac fu abbastanza per riconnetterla alla realtà. "Malfoy è il tuo accompagnatore?"

Hermione fissò inerme Cormac per diversi secondi, prima di realizzare in che modo lui aveva inteso le sue parole.

La sincera incredulità nel volto di Cormac fu sufficiente per farle desiderare di schiantare ciò che restava del suo pranzo sulla sua faccia. Aprì la bocca per specificare che Malfoy non era scuramente il suo accompagnatore, non in questa vita, non nella prossima, non in qualunque universo parellelo esistente o non.
Prima che potesse parlare, Cormac si sdivaccò sulla sedia, i suoi occhi caddero sul suo seno. Di nuovo.

E poi rise.

"Un po' ambizioso persino per te, Hermione" disse con un sorrisetto compiaciuto.

L'indignazione prese vita nel suo petto, la sua bocca si richiuse di colpo.

"Malfoy esce con te?" rise di nuovo, più forte, facendo si che le persone lì vicino si voltassero a guardarli. 

La pura incredulità che Cormac stava dimostrando fu sufficiente per trasformare l'indignazione di Hermione in un inferno di determinazione. Come osava pensare che lei non fosse abbastanza per frequentare Draco Malfoy? Piuttosto lo scetticismo dovrebbe essere al contrario. Era lei ad essere troppo per uscire con uno come Draco Malfoy.

Lo fulminò con un falso sorriso e si alzò, dimenticandosi del suo pranzo. "Dicono che la linea tra amore ed odio sia molto sottile".

Girò sui suoi tacchi e si allontanò con la mente in subbuglio. 

Malfoy. Aveva detto a Cormac Mclaggen che Malfoy sarebbe stato il suo accompagnatore per il matrimonio.

Merlino, in che guaio si era cacciata?


 Che dire, ho letto questa storia e me ne sono innamorata subito. Le autrici mi hanno fortunatamente dato il permesso di tradurla. 
É una storia ancora in corso, fin'ora ci sono solo dieci capitoli, e conto di postarne almeno uno al giorno. 
Un bacio ❤️

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Capitolo 2
*** A Decent Proposal ***


Il signor Draco Lucius Malfoy. 
Quest' autrice si chiede cosa ci trovino gli uomini nel chiamare i loro figli come loro stessi. Come tutti voi sapete dal nostro precedente numero, Draco Malfoy è stato nominato, dopo un attento processo di selezione, lo scapolo più ambito non solo di Londra, non solo della Gran Bretagna, ma ora di tutta l'Europa. Esatto, siamo diventati internazionali. 

Purtroppo, Draco Malfoy sembra poco incline a rompere il suo status di scapolo. O forse questa è un' errata interpretazione, perché in effetti non molto tempo fa, Draco Malfoy era noto come un uomo che godeva di tale stato, facendo sfilare al suo braccio elegantemente rivestito una donna diversa ogni settimana.

Quest'autrice non può fare a meno di chiedersi cosa spinga il signor Malfoy ad avere una quantità così varia di compagne. 
Si stanca delle loro conversazioni? Sviluppa un'eruzione cutanea se trascorrere troppo tempo in compagnia della stessa persona?
Badate bene che quest'autrice sta solo speculando sul motivo per cui il signor Malfoy dovrebbe avere irritazioni sul suo corpo. 

Tuttavia, negli ultimi giorni sembra che il Signor Malfoy abbia abbandonato le sue vecchie abitudini, abbracciando un tipo di celibato molto poco caratteristico. Potrebbe davvero aver superato la sua epoca di baldoria e aver abbracciato la singletudine o forse c'è qualcosa di più di quello che si vede? Abbiamo chiesto al signor Malfoy di commentare, ma non abbiamo ancora ricevuto alcun riscontro. 
Tratteniamo ansiosamente il respiro finché non deciderà di onorarci di una risposta.

- Febbraio 2009, The Social Snitcher, in Witch Weekly 

Draco teneva gli occhi saldamente fissi sul suo piatto.
Qualsiasi passante avrebbe avuto l'impressione che fosse in estasi per quella roba marrone fradicia che adornava il suo piatto come un quadro di Jackson Pollock. Pensò addirittura di aver avvistato una patata tra la massa di sugo gelificato, ma non ci avrebbe scommesso neanche un galeone della sua camera blindata alla Gringotts.

Dal momento che il Ministero continuava a insistere che i suoi dipendenti pranzassero insieme, sarebbe stato logico pensare che avrebbero almeno fornito del cibo commestibile.

Forse questo era tutto un grande piano per unire gli impiegati nella comune sofferenza di tali pasti sgradevoli. Forse avrebbe potuto  guidare un colpo di stato contro il servizio di catering.
Forse era proprio quello l'esercizio di team-building: il feroce assassinio di un impiegato del governo per aver sottoposto il resto dei dipendenti a questa tortura gastrica. 

Draco punzecchiò il suo cibo. Traballava.

Sospirò e spinse via il piatto in segno di sconfitta. Nessuno dei presenti sembrò scoraggiato dalla sua apparente fissazione per il pranzo non proprio desiderato del Ministero, visto il modo in cui continuavano a fissarlo.

Il suo sguardo vacuo e vitreo puntato verso il basso non fu da loro interpretato come offensivo o come un segno del fatto che avesse una commozione cerebrale o qualche deficienza mentale. Sembrava invece che gli impiegati del Ministero della Magia lo prendessero come un invito. 

Era stato interrotto non meno di cinque volte negli ultimi trenta minuti. 

"Malfoy" disse Blaise, cercando, e fallendo, di parlare con un angolo della bocca: l'uomo non era noto per le sue sottigliezze. "Malfoy", disse di nuovo come se Draco avesse dimenticato il nome del proprio avo, "ce n'è un'altra a ore dodici".

Draco si spostò sulla sedia, facendo saettare lo sguardo lateralmente, così da scorgere la donna dal lato opposto della stanza che lo fissava come se fosse una borsa dell'ultima linea di Louis Vuitton e lei avesse per caso la chiave della Gringotts di papà.
Agitò le dita; le sue unghie lunghe gli ricordarono gli artigli di quella terribile gallina che lo aveva attaccato al terzo anno. 

Se ciò fosse successo due settimane fa, si sarebbe goduto lo sguardo frivolo e civettuolo che lei gli lanciava da sotto le ciglia. Sarebbe andato fino al suo tavolo, vi si sarebbe appoggiato con noncuranza e l'avrebbe invitata a cena. 

Ma questo non era due settimane fa. 

Nelle ultime due settimane era stato perennemente avvicinato, braccato e sollecitato da donne, tutte donne che volevano sposarlo.
Non lui, però.
La sua eredità. 

Avrebbe potuto avere le verruche, non avere i denti e zoppicare, e queste donne avrebbero comunque desiderato di incatenarlo con la vecchia palla al piede. In realtà, zoppicare sarebbe stato un valore aggiunto. Avrebbe reso più difficile per lui scappare. 

Era considerato niente più che un premio matrimoniale. 

Era così terribile desiderare una moglie a cui piacesse per qualcosa di più dei suoi soldi? 

Aveva dei sentimenti. Certo, forse non erano sentimenti profondi, degni di un romanzo, ma c'erano comunque. Era forse una poesia. Non un sonetto shakespeariano, ma qualcosa di E.E. Cummings. Un po' sconcio, del tutto insensato ed eccentrico. 

Sembrava che questo articolo avesse invitato ogni donna a considerarlo un animale da cacciare, spesso letteralmente, visto che era stato palpeggiato più nelle ultime settimane che in quasi trent'anni di vita. Era come se l'autore lo volesse far sposare il più presto possibile. 

Forse erano in combutta con sua madre. Narcissa aveva cercato di avere dei nipotini per l'ultimo mezzo decennio; ma per quanto ci provasse, e per Merlino ci provava, non sembrava mai in grado di far durare le cose. Forse era solo condannato a essere uno scapolo ambito, ma fisso, per il resto della sua vita. 

"Oh," disse Blaise, alzando gli occhi al cielo e scostandosi da Malfoy come se il matrimonio fosse contagioso, "penso che abbiamo un'altra cacciatrice". 

Oh, Merlino. Non un'altra.

"Sta venendo qui?"

Blaise sollevò la mano. "Probabilmente. A meno che slacciare un altro bottone della sua camicetta non sia una cosa che fa sempre quando attraversa una stanza".

 "Presto" disse Draco, schiaffandosi in faccia un sorriso da maniaco, che lo faceva sembrare come se si fosse infilato una gruccia in bocca, "di' qualcosa di divertente". 

Si rese conto che stava parlando con Blaise, la cui idea di umorismo tendeva a essere interamente a spese di Draco, ma a caval donato non si guarda in bocca. 

"Cosa?" disse Blaise, stupidamente. Quell'uomo era davvero un migliore amico inutile.

"Di' qualcosa di divertente, fa' sembrare che siamo nel bel mezzo di una conversazione, e poi forse se ne andrà". 

Blaise sembrava distratto. Sbatteva le palpebre, apriva e chiudeva la bocca in un'espressione che ricordava a Draco quella di un merluzzo. 

Merlino. Draco aveva bisogno di un eroe. Qualcuno, chiunque, purché lo salvasse. In questo momento, sarebbe stato quasi grato se San Potter fosse piombato dal Dipartimento di Applicazione della Legge Magica su una scopa e lo avesse portato in qualche destinazione lontana. 

Chiuse gli occhi, le spalle tese mentre si preparava all'inevitabile invasione del suo spazio vitale con profumi ed estrogeni. 

"Malfoy", disse una voce femminile, ma del tutto inaspettata, "posso parlarti?"

____

Hermione deglutì e cercò di non lasciar trasparire il disagio che provava, sentendosi come una di quelle donne che sciamano costantemente su Malfoy.

 Se avesse avuto più tempo per pianificare, si sarebbe abbottonata di più la camicia, magari avrebbe aggiunto qualche sciarpa e un cappotto invernale. Solo per esser certa che lui non pensasse che si stava avvicinando a lui a causa di... tutto questo.

Non era importante che lei si stesse effettivamente avvicinando a lui a causa di quello. Tecnicamente.
Davvero, lo stava facendo solo tecnicamente.

Inspirò. "Malfoy, posso parlarti?"

Guardò le sue spalle tendersi, poi il giovane si voltò leggermente, come se fosse andato in cortocircuito. I suoi occhi si spalancarono. 

"Granger?"

La sua inflessione parlava chiaro. Blaise Zabini era seduto accanto a lui, come al solito, gli occhi scintillanti di curiosità. 

Sentí la bocca estremamente secca. Malfoy la stava fissando, e Blaise la stava fissando, e Cormac la stava fissando. Dannazione, sembrava che l'intera stanza la stesse fissando. 

Cominciò ad aprire la bocca, sforzandosi di pensare ad un qualche tentativo di conversazione che non apparisse completamente disperato da parte sua.

"Si tratta di quella voce che circola, secondo la quale stiamo pensando di sostituire le scope con i draghi nella Coppa del Mondo di Quidditch dell'anno prossimo?" disse lui, interrompendola, sollevando un sopracciglio curioso. 

"Cos..." Lei sbatté le palpebre. "N..." La sua bocca si chiuse di scatto. 

Una riunione privata sui draghi. Quanto era perfetto?

Suonava già stranamente indecente. 

Se fosse riuscita ad avere Malfoy da solo, se non altro, quando lui avrebbe riso e detto di no Cormac non sarebbe stato due tavoli più in là a guardare. 

"Perché se è così, giuro che io non c'entro niente" disse Malfoy, interrompendola ancora una volta. 

Dio benedica Malfoy per aver dato per scontato che Hermione non si sarebbe mai avvicinata a lui di sua spontanea volontà per un motivo che non fosse strettamente legato al lavoro. 

"Be', può essere, ma la gente parla". 

A dire il vero, non aveva sentito nemmeno una parola al riguardo. Draghi? Alla Coppa del Mondo di Quidditch? Erano totalmente rincretiniti? 

Giocavano a Quidditch, ovviamente lo erano. 

Tuttavia, legalmente sarebbe stato un disastro totale, per non parlare dell'implausibilità logistica di far volare quattordici draghi in un campo di Quidditch circondato da migliaia di maghi. La sconfinata idiozia che scaturiva da quello sport non finiva mai di stupirla.

Si tirò su. "Penso che sarebbe meglio che i dipartimenti di  Sport Magici e Creature rilasciassero una dichiarazione congiunta prima che la cosa attiri troppo l'attenzione. Potresti incontrarmi dopo pranzo, così possiamo abbozzare qualcosa prima che i giornali ci facciano  una storia?"

Malfoy lanciò un'occhiata a Blaise, con l'aria di un uomo inaspettatamente liberato, prima di alzarsi, afferrando la sua giacca dallo schienale della sedia che aveva appena lasciato. "A meno che Blaise non richieda ulteriormente la mia compagnia, potremmo discuterne adesso".

Hermione sbatté le palpebre. "Adesso?" 

Sperava di avere un po' più di tempo per sviluppare un piano che potesse convincere Malfoy a fingere una relazione con lei per le prossime due settimane. Doveva trovare una buona motivazione da presentargli e un incentivo. Malfoy non aveva mai fatto nulla per semplice bontà d'animo; in effetti, probabilmente non aveva nemmeno un cuore, vista la quantità di cose che lasciava dietro di sé. Anche se l'avesse avuto, non avrebbe certo corso il rischio di usarlo in una situazione che avesse a che fare con Hermione.  

Aveva immaginato di poter stilare una lista possibili offerte mentre lo aspettava.

"In realtà" disse Blaise, facendole l'occhiolino, "se non ti dispiace togliermelo dalle mani. Sta disturbando il mio delicato equilibrio tra lavoro e vita privata".

Malfoy fece un rumore che suonò come un delicato equilibrio di umorismo e affronto. "Mi scuserei, Zabini, se tu avessi realmente portato a termine qualche lavoro quest'anno".

Hermione soppresse uno sbuffo all'idea che uno dei due avesse effettivamente portato a termine qualcosa che potesse essere descritto come "lavoro" negli sport magici. 

L'indignazione per il fatto che il Quidditch avesse un ramo del Ministero con finanziamenti pari all'intero Dipartimento delle Creature Magiche era una delle tante cose che Hermione era costretta a subire in silenzio.
La sola idea che Draco Malfoy, che arrivava tardi al lavoro e andava via presto, avesse una posizione all'interno del Ministero equivalente alla sua la innervosiva ogni singola volta che era costretta a guardare la sua irritante faccia.

Il network dei vecchi ragazzi del Ministero: lavori stupidi per salari seri.

"Va bene. Nel mio ufficio, allora" disse con voce falsamente allegra mentre si voltava. 

Notò, con un piccolo brivido di soddisfazione, l'espressione di stupore sul volto di Cormac mentre Malfoy la seguiva fuori dalla mensa del Ministero.

"Forse è la prima volta da quando ne ho memoria in cui mi fa piacere essere chiamato a una riunione con te" disse Malfoy, affiancando i suoi passi una volta che l'ebbe raggiunta, "tu - e non lo dico con leggerezza - sei la prima donna dalla quale sono stato felice di essere interrotto da settimane".

Hermione rabbrividì appena dentro di sé. 

Che cosa avrebbe pensato una volta scoperto il motivo per cui aveva chiesto di incontrarlo? Questo avrebbe rovinato tutto il suo complesso di superiorità su di lui.

Non che le importasse dell'opinione che lui aveva di lei, ma era una questione di principio.
Le piaceva l'idea che persino Draco Malfoy sapesse che non era il tipo di persona che avrebbe voluto avere qualcosa a che fare con lui per qualsiasi motivo che non fosse legato al lavoro. Avrebbe voluto che lui continuasse a credere a queste cose.

Beh, mantenesse questo pensiero per le prossime due settimane.

Hermione non disse nulla, ma la sua mente era in subbuglio. Una volta che furono nel suo ufficio, chiuse sospettosamente la porta e si affrettò a sedersi dietro la scrivania, mentre Malfoy si sedette sulla poltrona di fronte a lei. 

"Ora, a proposito di quella fastidiosa voce sul drago..." Malfoy cominciò a dire. 

"Non voglio parlare di draghi usati alla Coppa del Mondo" disse Hermione, interrompendolo. "Ho bisogno che tu sia il mio accompagnatore al matrimonio di Ron e Pansy il giorno di San Valentino".

A quelle parole, qualcosa balenò sul volto di Malfoy e i suoi occhi grigi sfrecciarono verso la porta chiusa e bloccata.

"Non te lo sto chiedendo", disse in fretta e con grande enfasi, "perché tu mi piaci in qualche modo. O perché ho qualche tipo di sentimento o attrazione nei tuoi confronti. Nel caso non sia stato chiaro negli ultimi cinque anni in cui abbiamo lavorato insieme, penso che tu sia una persona terribile".

Malfoy si rilassò immediatamente, sistemandosi di nuovo al suo posto. "Stranamente, Granger, il fatto che io piaccia alle donne per la mia abbagliante personalità non è qualcosa di cui mi sono preoccupato troppo, ultimamente. È quasi un sollievo che tu ammetta così liberamente che non ti piaccio". 

"Sì. Beh", annuí lei, "stai tranquillo, non mi interessa nemmeno questo. Io e te siamo..." 

Fece una pausa, cercando di pensare al termine appropriato per l'aspra e rancorosa tolleranza reciproca che avevano coltivato nel corso degli anni, idealmente uno che non implicasse troppo palesemente che lei lo trovava un inutile idiota di un uomo. 

La loro non era, e non era mai stata, una tregua volontaria. Gli Sport Magici avevano squadre con mascotte, e avevano l'abitudine di tenere le partite di Quidditch in zone con fauna magica protetta. 

Chi doveva fare da tramite con gli Sport Magici e assicurarsi che nessuna creatura magica fosse in pericolo, gli esseri abusati o gli habitat distrutti? Hermione, in coordinamento con Malfoy.
Ogni singola volta.
Lei lo richiamava, e lui oziava nel suo ufficio sovradimensionato trovando scappatoie legali.
Aveva chiesto di lavorare con qualcun altro, chiunque altro, ed era stata informata che Malfoy aveva viaggiato "a lungo" attraverso l'Europa per prepararsi al ruolo e se non riusciva a trovare un modo per andare d'accordo con lui, poteva trovare un'altra occupazione.

Erano riusciti a ridurre il loro reciproco e ribbollente antagonismo ad un placato sobbollire.

Malfoy era il tipo di persona che avrebbe  chiaramente potuto essere intelligente se solo avesse voluto, perciò il fatto che non lo facesse la irritava più di ogni altra cosa.

"Siamo... cordiali nemici" disse alla fine. 

Malfoy fece un piccolo cenno di assenso. 

"In questo momento, guarda caso", piegò le mani sulla scrivania nel tentativo di sembrare sicura, "siamo entrambi di fronte a situazioni spiacevoli a cui credo che potremmo rimediare in modo collaborativo".

Si raddrizzò sulla sedia. "Molly è determinata a cercare di trovarmi un fidanzato, indipendentemente dai miei sentimenti al riguardo. Mi costringerà a sedere con qualcuno al ricevimento, a meno che io non porti un mio accompagnatore".

"Non che questo non sia affascinante, ma c'è qualche motivo per cui mi stai infliggendo questa triste, singola diatriba?" Malfoy fece una faccia pietosa. "Ho rinunciato al mio pranzo perfettamente orribile per questo".

"Ci sto arrivando", la voce di Hermione si irrigidì e lo fissò.

"Dovrai perdonare il mio attuale scetticismo riguardo alle intenzioni del tuo sesso". Il tono di voce compiaciuto di Draco era pari solo al sorrisetto compiaciuto che si schiaffò sul viso. 

"Ho una relazione molto felice con la mia biblioteca", disse con un cenno del capo, "ma le mie preferenze su questo punto vengono palesemente ignorate, così come le tue. Da qui il tuo attuale caso di celibato involontario. Tutti sanno che non sei stato volontariamente single dal giorno in cui hai lasciato Hogwarts. Persino il Social Snitchers sospetta che tu abbia qualche relazione segreta in corso per giustificare questo periodo di aridità senza precedenti".

"Sono scioccato e lusingato che tu presti tanta attenzione alla mia vita privata". Sbatté le ciglia in modo angelico, e Hermione sentí la tentazione di colpirlo con qualcosa.

Strinse i denti. "Non sei l'unica persona che il Social Snitchers prende in giro. Ecco perché penso che dovremmo fare squadra. Se la gente crederá che stiamo insieme, la maggior parte dei tuoi arrampicatori sociali -"

"- penso che tu voglia dire cercatori d'oro".

" - smetteranno di correrti dietro. E se mi vedono con te, allora Molly e Ginny e tutti gli altri nella mia vita smetteranno di cercare di organizzarmi appuntamenti al buio e di mettermi a sedere con gente come Cormac McLaggen. Ora hai capito?"

"Cormac McLaggen!" Draco sembrò leggermente disgustato, come se qualcuno gli avesse sventolato sotto il naso qualcosa di maleodorante. Forse aveva visto un'espressione simile sul volto di sua madre. 

"Non è che potremmo mai piacerci davvero". Voleva assicurarsi che quel punto fosse stabilito con cura.

"Non è possibile."

Lei arricciò il naso. "Non voglio niente di quello che puoi offrire, e tu sei sempre stato abbastanza chiaro su quello che pensi di me".

"Cosa puoi mai voler dire, Granger. Penso che tu sia una meraviglia per il moderno mondo dei maghi".

Lei sgranò gli occhi e proseguì. "Non c'è alcuna possibilità che sviluppiamo sentimenti l'uno per l'altra. Quindi, passare qualche settimana fingendo di aver coltivato una relazione segreta e che siamo follemente innamorati, ti farà guadagnare tempo dopo quel ridicolo articolo, e a me risparmierà di essere trattata come una triste zitella solo perché il mio ex si sposa. Quando il matrimonio sarà finito, andremo ognuno per la nostra strada".

Malfoy si mise una mano sul mento, facendo una notevole imitazione di qualcuno che pensa. "Quindi fammi capire bene: passiamo le prossime due settimane fingendo di aver ingoiato un paio di filtri d'amore, con la speranza che l'evidente passione tra noi metta un freno a qualsiasi altro piano matrimoniale". Lui alzò di nuovo un sopracciglio, ma questa volta era meno interrogativo e più scettico. "So che sei famosa per i tuoi schemi brillanti, tuttavia questo sembra così fantasticamente fuori dal regno delle possibilità..."

Lasciò la domanda inespressa sulla genialità del suo piano sospesa nell'aria come un pendolo. 

Hermione socchiuse le labbra. Era un punto valido. In teoria, fingere di essere innamorata di Malfoy mentre lui faceva lo stesso con lei sembrava un efficace modo di risolvere un problema reciproco, ma il fatto che avrebbero dovuto effettivamente fingere, in modo convincente, di provare l'uno per l'altra qualcosa di diverso da una profonda irritazione era un ostacolo significativo. 

Malfoy sembrò soddisfatto della sua esitazione.

Bastardo.

Lei scosse la testa. "Sono riuscita a entrare in un caveau della Gringotts impersonando tua zia, non credo che fingere di essere innamorata di te possa essere molto più difficile. Penso di potercela fare; la decisione spetta a te. Pensi di esserne capace o vuoi lasciar perdere adesso? "

I suoi occhi si strinsero, la sua mascella si contrasse lentamente, e lei sapeva, da anni di osservazione di quella particolare micro-espressione, che la sua vena competitiva era stata attivata.

Alzò le sopracciglia, facendo un sorriso a labbra strette. "Allora, pensi di poterlo fare o no?"

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Capitolo 3
*** A Very Dull Liason ***


Da quando siamo entrati a conoscenza della ricchezza, della storia amorosa e della condizione finanziaria di un certo signor Draco Malfoy, abbiamo notato che una grande malattia sembra aver travolto Londra e le aree circostanti. Le giovani donne single sembrano inspiegabilmente cadere, svenire e perdere il senso dell' equilibrio ogni volta che si trovano a distanza di sputo - o di cattura - da Draco Malfoy

Abbiamo chiamato questo strano fenomeno la Malattia Matrimoniale di Malfoy. 

Pochissime donne sembrano non essere state toccate da questa afflizione, e ci sono voci che il Ministro stesso intenda parlare alla nazione sul controllo della diffusione di questa strana e degradante malattia. 

Tuttavia, si potrebbe affermare che il più afflitto da questa piaga non sia altri che il signor Malfoy stesso, che sembra aver subito diverse molestie negli ultimi tempi. 
Abbiamo anche notato che il signor Malfoy sembra aver preso le distanze dai suoi soliti appuntamenti seriali, e ci chiediamo se questa malattia matrimoniale che travolge le donne di Londra abbia qualcosa a che fare con tutto ciò.

Ci auguriamo recuperi presti la sua salute e la sua vita da donnaiolo. 

- Febbraio 2009, The Social Snitcher, in Witch Weekly

Granger camminava a passo svelto. Era come se fossero in ritardo per qualcosa anziché in anticipo di dieci minuti. 

"Puoi rallentare?" I passi privi di fretta di Draco lo stavano lasciando più di dieci metri dietro di lei. "Sembra che tu stia cercando di scappare da me, piuttosto che essere innamorata".

I passi della Granger rallentarono progressivamente, e lei gli rivolse quello che sarebbe stato facilmente definito un "sguardo abituale" prima di fermarsi. Fece una pausa e forzò il sorriso più poco-convincente che lui avesse mai visto, assumendo un' andatura da bradipo.

"Ho detto di rallentare, non di regredire a un uomo di Neanderthal", disse lui. 

"Credevo che quella fosse più o meno il tuo stato".

"Su, su." Le afferrò il braccio, che le pendeva flosciamente dal fianco nella sua continua imitazione neolitica, e lo incastrò ad angolo contro il proprio gomito. "Dovremmo impersonare una coppia felice. So che la realtà è il piú lontana possibile da  "felice" o "coppia", ma sforzati di provare".

"Certo, ti adoro". Spostò  i suoi capelli, sporgendo il mento in avanti in un modo che non appariva esattamente infatuato, ma era decisamente meglio della sua precedente rappresentazione. "Come potrei farne a meno, sei l'incarnazione fisica di praticamente qualsiasi difetto di carattere conosciuto dall'uomo".

"Grazie al cielo, ti ci sono voluti solo quasi vent'anni per capirlo". Draco le diede una pacca sulla mano con un gesto vagamente condiscendente, facendo sì che le dita della grifona si arricciassero ad artiglio contro l'interno del suo gomito.
Soppresse una risata e qualche battuta su gattini e artigli. "Ricordati di sorridere, tesoro, e cerca di sembrare un po' meno costipata".

Quando raggiunsero la sala riunioni, la Granger aveva l'aspetto di qualcuno che era stato costretto a mangiare un po' del misterioso polpettone della mensa del Ministero, e la sua palpebra sinistra si stava contorcendo per l'irritazione repressa. 

"Non dimenticare che devi stare dalla mia parte durante la riunione" disse tra i denti mentre le teneva la porta, da perfetto gentiluomo qual'era.
La grifona riuscì persino a dire un "grazie" vagamente sincero mentre lo superava ed entrava nella stanza con la schiena rigida come una lavagna.  

"I tuoi desideri sono i miei desideri".
Il biondo si avvicinò alla sua solita sedia e la tirò gentilmente fuori per farla sedere. 

Si aspettava che lei obiettasse che  avrebbero dovuto sedersi dalla sua parte del tavolo invece che da quella di Draco, ma invece si accomodò senza dire una parola, tirando fuori una pila di documenti da una borsa incredibilmente piccola. 

"Dì," scivolò sulla sedia il ragazzo, mormorando un incantesimo cuscinetto, dato che il Ministero sembrava incapace di comprare sedie che non facessero intorpidire il sedere in meno di cinque minuti, "sai per caso cosa riguarderá questa riunione?"

Probabilmente era una domanda stupida: era Hermione Granger, certo che lo sapeva.
Sembrava che le fosse andato qualcosa di traverso. Forse, l'Angel's Delight - una sostanza gelatinosa traballante e rosa opaca - dal cabaret culinario di ieri.

"È la riunione annuale del bilancio dei dipartimenti". La sua voce sussurrata stava praticamente vibrando dall' incredulità. "Non vi siete preparati per questo?"

"Oh, quella riunione annuale del bilancio". Draco girò la testa per affrontarla e le rivolse il suo sorriso sicuro e preparato.
"Sono interamente, completamente preparato. Ho finito tutto il bilancio la settimana scorsa, un gioco da ragazzi".

Hermione sembrava interamente, completamente non convinta.
Ed aveva ragione, dal momento che lui stava mentendo spudoratamente, ma o lei era stata troppo educata per metterlo in discussione, il che era strano, visto che di solito non si faceva scrupoli a rimproverarlo, o era rimasta scioccata dalla sua apparente mancanza di etica del lavoro, il che era molto più plausibile. 

Avrebbe potuto rimuginare di più sul comportamento insolito della Granger se Blaise non fosse apparso, incombendo su Draco come un Conte Dracula dall'aspetto piú continentale. 

"Sei al mio posto". Disse Blaise, guardando Draco da sotto la curva del suo naso.

"Lo so, ma ho dato a Gra - Hermione la mia sedia".

Blaise alzò prima un sopracciglio e poi l'altro.
Draco non era sicuro su quale fosse l'esatto ordine delle cose che aveva provocato l'alzata prima di uno e poi dell'altro: il fatto che la Granger fosse seduta sulla sua sedia e che lui l'avesse chiamata per nome, o viceversa?

"Non stavo chiedendo alla signorina Granger di spostarsi. Sto chiedendo che tu rimuova la tua persona dalla mia sedia".

Hermione spostò indietro la sedia. "Sono abbastanza felice di spostarmi -"

"No, non lo sei". Draco mise la mano sullo schienale della sua sedia e la spinse con decisione. "Mi dispiace, Blaise" disse Draco, senza sembrare affatto dispiaciuto. "Ma non posso proprio sopportare di separarmi da questa donna". Alzò la mano, toccando brevemente la parte superiore di quella della Granger. "Sono innamorato". 

L'intera stanza cadde nel silenzio.

"Sei innamorato." Blaise ripeté le parole come se Draco avesse appena annunciato di essere stato infettato da qualche virulenta malattia sessuale.

"Follemente" replicò Draco, sentendo che quel sentimento non era del tutto falso. Era folle per aver acconsentito al piano che la Granger aveva escogitato. 

Non avrebbe mai dovuto accettare il suo stratagemma.  Era ridicolo. Assurdo, persino. Un disastro sul punto di esplodere. Nessuno gli avrebbe creduto.

Erano rinomati, dopo dieci anni di reciproco antagonismo, per la loro forzata convivenza in questo limbo di cortesia e cameratismo. Come l'aveva messa? Ah, sì. Cordiali nemici. Titolo accattivante, non poteva che essere d'accordo. 

"Di Hermione Granger" disse Blaise, in modo piatto. Si voltò verso la Granger come se cercasse una sorta di conferma, ma all'annuncio di Draco lei era diventata rossa, gli occhi spalancati e le labbra dischiuse. 

Non sembrava esattamente l'immagine dell'amore, era in realtà più vicina all'immagine dell'arresto cardiaco. 

"Beh, sai com'è," disse Draco, non sapendo affatto com'era. "Un giorno stai tranquillamente portando avanti la tua vita, e quello dopo guardi una donna che conosci da quando avevi undici anni e improvvisamente ti rendi conto di cosa ti sei perso".

"Ma lei ti odia". Blaise guardò di nuovo la Granger, i cui occhi erano ora così spalancati da mostrare interamente le sclere bianche. "Tu lo odi, vero?"

Draco avvolse un braccio intorno alle spalle di Hermione, tirandola vicino a sé in un modo più fraterno che erotico. "Ah, ma cos'è l'odio se non amore capovolto".

"Tu", si rivolse Blaise alla Granger, "l'hai chiamato idiota nella riunione della settimana scorsa".

"Io -io -" balbettò lei, prima di essere interrotta - o salvata - da Draco: 

"Solo una battuta scherzosa".

"E hai detto che non hai capito come mai non era ancora stato licenziato".

"Solo preliminari verbali". Quando Blaise sembrò poco convinto, Draco aggiunse: "Sto attraversando una fase di sottomissione".

Blaise non disse nulla. La Granger riuscì ad assumere una spettacolare tonalità di rosso-Weasley.

"Sai" disse Draco, alzando la mano e agitandola in aria, imitando un movimento di percosse, "donne vestite di pelle, fruste, catene, Hermione con la sua voce da maestrina che mi dice che sono stato un ragazzo molto cattivo -"

"Se non la smetti di parlare, ti prendo a pugni" disse la Granger sottovoce, con un'aria mortificata, una combinazione di rabbia e stupore.

Draco si voltò verso di lei, poggiando il mento sul palmo della mano. "Prometti?"

La bocca di lei si chiuse di scatto mentre guardava la stanza con aria inorridita. 

"- Oh Merlino, basta!" Blaise si strofinò gli occhi come se cercasse di rimuovere definitivamente le immagini che la sua immaginazione gli stava ora fornendo. "Ti conosco da tutta la tua vita da adulto, e ho già visto troppo di te; non ho bisogno di conoscere la tua vita sessuale".

"Bisogno o voglia?"

"Ti avverto, Malfoy". Blaise tese il dito e lo agitò nella direzione di Draco. 

"Oh così, papà" disse Draco, alzando la voce in un falso falsetto e sbattendo le ciglia, "dammelo per bene". 

L'intera scena era ridicola. Chi poteva anche solo immaginare Hermione Granger in abiti fetish? Era una ragazza sempre in maglia e cotone.
Dubitava che possedesse qualcosa di pizzo, figuriamoci di pelle. 

Certo, il suo outfit attuale le dava un aspetto da maestrina, ma aveva annulato ogni possibilità di sex appeal abbinando la camicetta ad un bruttissimo cardigan di lana.  

"Sei un essere terribile" disse Blaise, interrompendo i suoi pensieri. 

La Granger sembrava ancora troppo inorridita per parlare.

L'angolo della bocca di Draco si sollevò in un sorriso. "Sei consapevole che gli insulti sono ciò che attualmente mi eccita, vero?"

Draco avrebbe continuato, ma sfortunatamente il capo della Commissione Bilancio decise di entrare nella stanza proprio in quel momento. "Blaise" disse, facendo cenno alla solita sedia della Granger adesso vuota, "siediti e smettila di bloccare il traffico".

Blaise aveva l'aria di uno che serba l' omicidio nel cuore mentre si dirigeva verso l'altro lato del tavolo. Draco gli rivolse un sorriso mentre  il ragazzo tirava fuori la sedia e si sedeva senza la sua solita viscida grazia.
Mentre Blaise faceva questo, Draco si accorse  di avere degli occhi su di lui, ma non il solito sguardo femminile a cui era stato sottoposto nelle ultime settimane. Questi sguardi erano più che altro di malsana incredulità. 

"Ci stanno guardando tutti" disse la Granger a bassa voce, scuotendo le spalle nel tentativo di liberarsi dalla sua presa. 

 "Non era questa l'idea?" disse lui, altrettanto tranquillo. 

"Sì..." finse di cercare qualcosa nella borsa per potersi avvicinare e parlare con discrezione. "É che la realtà di tutto ciò è decisamente peggiore rispetto a quello per cui cui mi ero emotivamente preparata".

"Lo so, sono piuttosto indomabile ". 

Il rossore della Granger - che era già abbastanza esteso da poter cucinare un'intera colazione sulle sue guance - migrò lungo il collo, facendo diventare la sua pelle di una bella tonalità di rosa a chiazze. 

"Se puoi, per favore, astieniti dal parlare fino alla fine di questa riunione, e tieni le mani a posto", si scrollò di dosso il suo braccio "siamo in un ambiente professionale".

"Intendi parlare in generale o solo con te?"

Draco si sedette di nuovo sulla sedia di Blaise, grato di aver messo quell'incantedimo cuscinetto, e si preparò ad affrontare una riunione di un'ora alla quale avrebbe dovuto contribuire a malapena.

Il Quidditch era il Quidditch, ed era una delle maggiori fonti di divertimento e di entrate per la società dei maghi. Non si era mai preoccupato dei tagli di bilancio o di dover lottare per assicurarsi che i suoi progetti ottenessero i finanziamenti necessari.
Il più grande evento che era incaricato di organizzare sarebbe stato la prossima settimana, e gli erano stati dati fantastici finanziamenti per esso. Dato che avrebbero partecipato i migliori talenti attuali del Quidditch e dello sport e che si sarebbe tenuto nel centro di Londra, quel budget era stato assegnato con molta rapiditá. Un grande budget era, naturalmente, necessario per il tipo di evento che avrebbe organizzato. 

Stava giusto ripassando mentalmente quale dei suoi smoking avrebbe indossato all'imminente evento, quando le sue profonde cogitazioni mentali furono interrotte dall'uso entusiasta del suo nome da parte della Granger.

"Draco ha accettato di tenere una partita di beneficenza a giugno per il fondo di conservazione, il che dovrebbe livellare perfettamente il nostro budget". 

Lui sbatté le palpebre. "Pardon?" disse, la sua voce circa due ottave più alta del normale. 

Granger si voltò, la sua espressione estasiata. "Oh, stavo dicendo a tutti che hai accettato di ospitare una raccolta fondi per aiutare il Dipartimento delle Creature Magiche per l'habitat delle Doxy".

"Davvero?" questo non era da lui, soprattutto se si trattava una creatura odiosa come le Doxy. Piccole fate velenose simili a ragni, con denti e ali da scarafaggio. Un brivido si insinuò lungo la sua spina dorsale, come lo strisciare a venti dita di una Doxy.
A Draco non piacevano gli insetti. 

"Sì, nel nostro incontro privato di prima, perché sai quanto è importante per me". Il sorriso della Granger era luminoso e il suo sguardo assassino, e se Draco stesse effettivamente attraversando una fase di sottomissione, la vista avrebbe fatto meraviglie per la sua libido. Sfortunatamente, non era quello il caso, e l'effetto di tale sguardo da femme fatale non fece altro che far raggomitolare e morire qualsiasi passione lussuriosa potesse avere.

Hortense Fletcher, il suo capo, si voltò verso di lui. "Davvero?" Disse Fletcher, la disapprovazione evidente sul suo volto e nella sua voce. "Noi abbiamo il budget per farlo?" 

Era un 'noi' reale, un 'noi' di tutto il Dipartimento degli Sport Magici e, contrariamente alla credenza popolare, non amavano condividere. 

Gli occhi di Draco volarono su Blaise, che fece finta di non notarlo per un mezzo secondo di troppo per la sua sanità mentale, prima di fare un cenno di conferma con la testa. 

"Sì" disse Draco, sfoderando un sorriso fiducioso, "abbiamo il budget per una piccola raccolta di fondi per quelle fastidiose, piccole Doxie".

"In realtà", Granger fece balenare un sorriso brillante per tutta la stanza, "parte del nostro lavoro è eliminare l'idea che le Doxies siano parassiti e aiutare la gente a capire che semplicemente non hanno le aree di habitat appropriate".

"Le vostre Doxie, ne sono certo, sono deliziose. In cambio" disse Draco, puntando questa volta il suo inespugnabile sorriso su Fletcher, "Hermione è stata così gentile da riconsiderare la sua precedente opinione sulla semifinale nazionale di metà stagione di Norfolk Downs". 

Granger emise un piccolo suono contrariato vicino al suo orecchio. " Norfolk Downs é il terreno di accoppiamento degli Horklump, la proposta del vostro dipartimento trascurava la fase lunare -" 

"Non ci sogneremmo mai di interferire con la loro copulazione". 

Hortense Fletcher fece una smorfia, ma era quella che faceva sempre quando era tollerabilmente soddisfatto, e Draco poté affermare che aveva mangiato il pasticcio di spinaci e ricotta per pranzo, perché gli era rimasto incastrato tra i denti. 

"È stata una gioia per gli occhi" disse Blaise una volta conclusa la riunione, seguendoli fuori dalla stanza come uno stalker. "Devo aspettarmi altri nepotismi sessuali? giusto per sapere se devo contabilizzarli nel bilancio del prossimo trimestre".

"Non lo so." Le sopracciglia di Draco lampeggiarono, cosa che non sapeva  potessero fare. Si piegò sulla Granger. "Avremo altre sorprese inaspettate?"

Lei sbatté le ciglia. 

"C'è un tipo di sorpresa che non sia inaspettata?" gli sorrise, ma i suoi occhi erano velenosi. "Forse potremmo parlare in privato?"

Draco era davvero stufo del suo eccesso di sorrisi.
"Non riesco ad esprimere quanto sia d'accordo sul fatto di avere un momento tutto per noi". 

"Ok" disse Blaise, allungando la 'o' fino a riempire lo spazio imbarazzante tra tutti loro, "torno al lavoro. Draco, ci vediamo... quando avrete entrambi finito".

"Vorresti spiegarmi?" disse Draco, poggiando il proprio piede sul ginocchio mentre si sedeva di nuovo sulla sedia di fronte alla scrivania della Granger. 

"Ho pensato che una raccolta fondi fosse più che appropriata, visto che hai deciso di rivelare i dettagli della nostra animata vita sessuale a tre diversi capi dipartimento. Tra cui il mio supervisore, il tuo supervisore, il capo della Commissione per il bilancio e due miei colleghi". Ora che erano rimasti soli,  sembrava abbastanza furiosa da sputare. I suoi capelli erano sul punto di prendere vita. 

"Se vogliamo vendere questo" - gesticolò avanti e indietro tra loro - "allora dobbiamo fare pubblicità. Non puoi essere così ingenuo da pensare che la gente si beva questo" - questa volta fece un movimento circolare per incapsulare tutta se stessa, come se fosse l'intero numero, cosa che tecnicamente era - "se non lo abbelliamo un po'". 

La grifona inspirò profondamente dal naso e si sedette lentamente dietro la scrivania, le nocche bianche.

"Speravo che avremmo dimostrato una connessione più... intellettuale". Raddrizzò le spalle, apparentemente determinata a mantenere il suo stratagemma nonostante la sua nuova reputazione da dominatrice. "Ovviamente ci siamo innamorati lavorando insieme, quindi... non credo sia necessario che ci comportiamo come se l'unica cosa che ci unisce sia la perversione che hai deciso arbitrariamente di appiopparmi. Ci siamo detti 'innamorati', quindi non c'è motivo di essere così - apertamente carnali".

L'immagine sfocata della Granger come dominatrice balenò di nuovo nelle profondità della sua mente. Draco trasalì. Si ritrasse. "Che cosa intendi per 'non apertamente carnale'? Non ho intenzione di farti infangare la mia reputazione perfettamente irrispettosa dando l'impressione che siamo in preda all'amore puro e casto". 

Un rossore scarlatto le inondò le guance, non così grave come il rosso-Weasley di prima, ma ancora piuttosto prominente. "Be', grazie alla tua performance nella riunione di bilancio, non credo che ci sia alcuna possibilità che ciò accada. Dovresti convincere la gente che mi ami, non che vuoi semplicemente venire a letto con me. Pensi di riuscire a fare questa distinzione, o tutto deve essere assolutamente sconcio con te?"

"Sconcio è divertente" disse Draco, tirandosi su, convinto di avere infinitamente più autorità di lei sull'argomento.

"Non sono una persona sconcia, lasciva o oscena". Le sciglia scure della grifona sbatterono mentre Draco scrutava il suo viso. Le sue labbra si aprirono, e la punta della lingua guizzò fuori e passò sul suo labbro inferiore, un rapido lampo di  rosa. 

La bocca di Draco si seccò inaspettatamente, e ci fu una pausa prima che si rendesse conto che lei si aspettava una risposta. 

"Hai appena detto 'osceno'?" La sua voce saltò di mezza ottava e dovette tossire. "Non credo di aver sentito quella parola da quando mia nonna...".  

"Zitto." Lei sgranò gli occhi. "Il punto è che nessuno crederebbe mai che mi sono improvvisamente trasformata in te. " Sbuffò, deridendolo. "Dovremmo fingere sentimenti credibili, non diffondere in giro il pettegolezzo delle nostre scopate veloci e sporche. Stiamo fingendo una relazione, non un'avventura di una notte".

Lei aveva - e lui rimpanse questa ammissione con ogni cellula del suo corpo - ragione. Non era il tipo di ragazza da una botta e via. Il pensiero che la Granger potesse anche solo contemplare l'idea di un'avventura di una notte era assurdo.
Non era il tipo di ragazza che al primo appuntamento faceva scorrere l'alluce lungo la sua caviglia, sorridendo civettuola contro il bordo del bicchiere. I suoi occhi che danzano ad ogni sorso di champagne, mentre il suo piede scivola più in alto, seguendo la cucitura interna dei suoi pantaloni, fino a quando lei... 

Oh. 

Oh. no. 

Oh diavolo no.  

La scena sensoriale scoppiò come un tappo di champagne. 

Il biondo si bagnò le labbra e si raddrizzò sulla sedia, cercando di tenere gli occhi sul viso della ragazza, ma poi lei si mordicchiò il labbro inferiore, il che non fu di grande aiuto. Sollevò lo sguardo e scoprì che lo stava fissando, apparentemente in attesa che dicesse qualcosa. 

"Non vedo la distinzione", disse lui, cercando di ricordare quale fosse  esattamente l'ultima cosa che aveva detto. Era lecito supporre che fosse stato sul punto di dissentire con ciò che aveva detto e che il disaccordo potesse implicare una distinzione di qualche tipo.

"Certo che no". La sua espressione si inacidì. "Quello che è successo oggi non è stato corretto. Se vogliamo che questo abbia successo, dobbiamo concordare che, d'ora in poi, il lavoro ne resterá fuori. La nostra finta relazione non deve avere alcuna ripercussione sulla nostra vita professionale. Nessuno dei miei amici crederà che qualcuno innamorato di me condivida liberamente i dettagli della mia vita sessuale. Possiamo farlo al Ministero, ma i nostri veri lavori ne restano fuori. D'accordo?" 

Il suo tono era tagliente, e gli provocó una scossa inaspettata.

"Sì, sì", sospirò, alzando la mano destra come per fare un giuramento. Aveva la sensazione che lei avrebbe apprezzato la serietà con cui stava prendendo il suo comando. "Sono d'accordo". 

La ragazza espirò profondamente. "Sono sicura che possiamo farlo passare per uno scherzo. Non credo che qualcuno ci sia cascato oggi. Possiamo convincerli in altri modi. Siamo entrambi abbastanza intelligenti, sono sicura che possiamo farcela".

***

"Certo che lo siete".

"Lo siamo!"

"Certo, ti credo" disse Ginny in un tono chiaramente inteso ad indicare che era una madre molto stanca di tre figli e si rifiutava di essere coinvolta in discussioni irrazionali.

"Io e Draco usciamo insieme" disse Hermione con fermezza. Era determinata a dimostrare che fosse possibile convincere la gente della validità dei suoi sentimenti per Malfoy senza coinvolgere la loro immaginaria vita sessuale.

"Uh-huh", fu tutto quello che disse Ginny. 

Dare la notizia della sua felicità sentimentale si stava rivelando leggermente più difficile del previsto.

Erano tutti talmente ansionsi che Hermione avesse una relazione, che  aveva dato per scontato che sarebbero stati entusiasti e sollevati alla notizia e che le avrebbero creduto subito quando avrebbe annunciato che ne aveva una.
In particolare con un uomo vero, umano. E uno che conoscevano.  

Nessuno le credeva. 

Né Molly. Né Harry. Né Ginny. Nemmeno Arthur, che Hermione pensava avrebbe creduto indiscutibilmente a qualsiasi cosa lei dicesse. 

Aveva trascorso tutta la cena ad affermare la sincerità dei suoi sentimenti appassionati per Malfoy e ad assicurare più e più volte a Molly che non aveva bisogno che la sistemasse accanto a  Cormac, perché Malfoy era il suo accompagnatore. Avrebbero partecipato al matrimonio insieme, come una coppia. Sarebbero stati seduti insieme al ricevimento, tenendosi per mano, facendosi piedino, comunicando l'uno con l'altra tramite microespressioni e teneri sorrisi o qualsiasi cosa fosse che le coppie fanno quando sono follemente innamorate. 

Ma nessuno le aveva creduto. 

Era una fortuna che Ron e Pansy non fossero in Gran Bretagna in quel momento o, Hermione sospettava, la casa sarebbe esplosa.

A Hermione non dispiaceva Pansy, ma il rapporto tra loro era sempre stato esattamente quello: Hermione come l'ex fidanzata che era ormai praticamente "parte della famiglia" che interagiva con Pansy, la nuova fidanzata, attuale fidanzata, presto moglie, che stava effettivamente per diventare parte della famiglia. 

I Weasley erano sempre stati un gruppo affiatato, e Hermione aveva capito fin dal quarto anno che il suo posto all'interno della famiglia era in definitiva subordinato al benvenuto di Ron e Harry, che per estensione si traduceva in quello di Molly. 

Pansy era, abbondantemente, tutte le cose che Hermione non era mai riuscita a essere quando usciva con Ron. Il tipo di fidanzata che voleva essere messa in mostra; che era felice di assistere a un allenamento di Quidditch indossando abiti d'alta moda, di viaggiare per le partite e partecipare agli after-party senza mai svignarsela, che poteva in qualche modo succhiarlo a Ron da sotto il tavolo in un modo che sembrava farlo innamorare sempre di più.  

Hermione non disprezzava Pansy, ma sentiva che se avesse voluto farlo, in quanto ex ragazza di Ron, non le sarebbe stato permesso. Era, dopotutto, l'unica persona a non fare parte della famiglia.

Per puro caso, Pansy stava partecipando a qualcosa di importante per chi viveva per la moda, e aveva portato Ron con sé come piccola "fuga" prima dello stress finale e dello tsunami del matrimonio. 

Hermione aveva colto l'occasione  per annunciare e normalizzare la notizia della sua vorticosa relazione in assenza di un ex che aveva certe conoscenze che avrebbero potuto rendere meno credibili le sue argomentazioni. Se la relazione fosse stata già accettata da tutti prima del ritorno di Ron, Hermione sentiva di avere molte più possibilità di risultare convincente. 

L'ironia di uscire con Malfoy era che, quasi dodici anni dopo la fine della scuola, Hermione era quella che ancora lo detestava piú di tutti e, purtroppo, gli altri ne erano al corrente. Harry e Ron si erano 'avvicinati' a Malfoy dopo anni di interazione con lui negli sport magici. Ron era un portiere professionista e Harry giocava regolarmente nel campionato interno di Quidditch del Ministero. 

Malfoy era tornato dal suo tour europeo con una personalità riformata, che non lo portava più a sogghignare implacabilmente contro tutti. Ora invece si approcciava alle persone con falsa sincerità. Se non considerava qualcuno degno del suo tempo, aveva la fastidiosa abitudine di dargli una rapida occhiata, seguita da un breve sorriso pietoso, e poi ignorarlo. Per sempre. 

Così aveva fatto con Hermione, riconoscendone l'esistenza solo quando si era trovata sulla sua strada.

Da adulto, sapeva come cavarsela quando necessario. Non lavorava spesso, ma quando ce n'era bisogno era un negoziatore spietato e prendeva sul serio i suoi 'doveri' per conto della lega di Quidditch della Gran Bretagna. Chiunque prendesse sul serio il Quidditch non poteva essere del tutto cattivo, secondo Harry e Ron.

Hermione, d'altra parte, disprezzava l'intero Dipartimento, e lo sport, e per estensione, Malfoy.
Anche se c'era molto da disprezzare di Malfoy già da sé.

Seguí Ginny al piano di sopra mentre era intenta ad allattare Lily, determinata a convincerla. Se Ginny ci avesse creduto, alla fine l'avrebbero fatto tutti, e se Ron fosse tornato e avesse deciso di fare qualche osservazione di denigratoria incredulità, Ginny l'avrebbe semplicemente schiacciato fino a renderlo bidimensionale. 

La testa di Lily era nascosta sotto la camicia di Ginny mentre sua madre alzava gli occhi ad Hermione per la quinta volta. 

Hermione piegò le braccia e si lasciò cadere sul secondo letto, accigliandosi.  

Non c'era motivo per cui non potesse essere follemente innamorata di Draco Malfoy. Non è che lui fosse ancora un Mangiamorte; aveva frequentato almeno una dozzina di nate-babbane nel corso degli anni. Hermione lo sapeva perché la notizia aveva scioccato i tabloid in un modo che era stato impossibile da ignorare.
Se voleva fare pessime scelte di vita ed entrare in una relazione con un uomo indegno, o anche essere abbastanza stupida da sviluppare sentimenti per lui, aveva il diritto di farlo. 

Malfoy era un bastardo donnaiolo, ma se Hermione avesse voluto uscire con uno di quelli, non c'era motivo per cui non potesse farlo. 

Interruppe il suo monologo interno. Stava divagando. Doveva essere follemente innamorata di Malfoy, e doveva inventarsi una spiegazione plausibile del perché. Questa era la sua idea originaria. Aveva detto a Malfoy che era sicura di potercela fare. Ne aveva fatto una sfida. Non aveva intenzione di lasciare che lui le dimostrasse il contrario.

"Sai...." iniziò e poi vacillò.

Ginny la fissò con un'espressione di stanca aspettativa.

"Noi - ci siamo innamorati - lavorando insieme. Sai che lavoriamo spesso insieme durante la stagione del Quidditch". Hermione si attorcigliò un ricciolo intorno al dito, strattonandolo. "Non è che l'avessimo pianificato. Tutte quelle lunghe riunioni di continuo. Era inevitabile".

"Tu e Malfoy?" Ginny disse con voce morta. "Eravate inevitabili?"

Hermione la fissò con orrore, e le ci volle un attimo per riprendersi. Emise un piccolo colpo di tosse in un tentativo di guadagnare tempo. "Sì! Voglio dire", deglutì, "non è male. Non è la persona peggiore con cui potrei uscire. Potrei uscire con chiunque. Potrei avere una relazione - se lo volessi".

Il sopracciglio destro di Ginny si inarcò bruscamente verso l'alto. 

Hermione piegò le braccia. "Non voglio. Sto solo dicendo che potrei".

"Avere una relazione? O uscire con qualcuno peggiore di Malfoy?" Il tono di Ginny era così secco che Hermione si sentì in qualche modo disidratata solo a sentirlo. 

"Be', entrambe le cose. Potrei fare entrambe le cose, se volessi. Anche contemporaneamente". A giudicare dall'espressione di Ginny, Hermione si sentì come se avesse perso di vista il punto del discorso. Agitò una mano. 

"Ma non è questo il punto. Non lo sto facendo! Esco con Malfoy e penso che dovresti essere felice per me e per la mia felicitá. Lui è intelligente. Lavora..."  cercò di pensare a qualcos'altro di positivo che si potesse dire di Malfoy e fece un buco nell'acqua. "Indossa abiti molto belli. E...!" Si scervellò. "La sua calligrafia è buona. È sempre stata leggibile. Non posso dirlo di molti uomini".

"Uhuh." Ginny sbirciò dalla scollatura della camicia la bambina che era parzialmente nascosta al disotto.

Stava diventando abbondantemente chiaro che fingere una connessione intellettuale con Malfoy era un'impresa destinata a fallire. Semplicemente non c'era nessuna connessione intellettuale plausibile da cui partire. Non avevano assolutamente nulla in comune, a parte il loro disgusto reciproco. 

Sconcio era interessante. Convincente.

Che Malfoy fosse dannato per aver avuto ragione su questo. 

"E - " le orecchie le bruciarono già prima che aprisse la bocca, " - c'è sempre stata molta -- energia tra noi. Lui non è esattamente timido e nemmeno io, e quando siamo soli - insieme - la tensione sale". Cercò di scrollare le spalle innocentemente. "E deve pur finire da qualche parte. Così, qualche settimana fa, durante una riunione noi -"

"Quindi è cominciato nel tuo ufficio?" Ginny sembrò improvvisamente interessata.

Hermione annuì lentamente, cercando di ricordare se ci fosse una linea temporale plausibile su cui poter costruire una relazione infuocata.

 Lei e Malfoy avevano avuto una feroce serie di incontri in quel periodo; c'era stata la questione riguardo al non ospitare partite di Quidditch troppo vicine ai boschi di Wandwood. Malfoy si era presentato con una legislazione del diciassettesimo secolo che lo autorizzava a usare le aree per lo sport dei maghi e Hermione aveva controbattuto con una legislazione più recente che proteggeva la produzione di bacchette e le colonie di Bowtruckle. 

Si scoprì che la legge originale non era stata annullata, e per la legge dei maghi questo significava che entrambe le leggi esistevano nonostante fossero in diretta contraddizione l'una con l'altra. Ciò si  trasformò in due giorni di straordinari insieme a Malfoy, entrambi costretti a trovare un compromesso legale che nessuno dei loro rispettivi Dipartimenti avrebbe potuto rovesciare. 

Riflettendoci adesso, le venne in mente che durante quelle riunioni avrebbero potuto ipoteticamente avvicinarsi l'uno all'altra durante una discussione, invadendo lo spazio personale dell'altro in una lite appassionata, finché non si sarebbero improvvisamente resi conto di quanto fossero fisicamente vicini. Forse - se Malfoy non avesse cercato di sfruttare quel problema legale per disturbare le colonie di bowtruckle in via d'estinzione, il tutto per un'esagerata partita di quidditch - Hermione avrebbe potuto pensare a qualcosa di diverso da che razza di piccolo scarafaggio disgustoso e cattivo fosse. 

La tensione sarebbe potuta cambiare. 

Malfoy era notevolmente più alto di lei. La fissava sempre ogni volta che erano entrambi in piedi, e c'era questa specie di intensità implacabile nei suoi occhi e nella sua voce quando era frustrato da lei.
Lui avrebbe potuto fare un passo avanti, e Hermione avrebbe ovviamente mantenuto la posizione, rifiutando di essere intimidita nel suo stesso ufficio, finché non si sarebbero ritrovati in piedi a pochi centimetri l'uno dall'altra, studiando i loro volti a vicenda, esausti per le trattative, con il sangue che pulsava, le emozioni sull'orlo di un crescendo.

"Hermione?"  

Hermione emise un sussulto sorpreso quando fu bruscamente strappata dalla sua fantasia interiore riguardo la figura ipoteticamente incombente di Malfoy e i suoi occhi d'argento scintillanti, e fu invece accolta dalla vista dello sguardo incredulo di Ginny. 

Le guance le bruciarono e lasciò cadere gli occhi sul suo grembo, agitandosi mentre scuoteva la testa. "Non volevamo che succedesse, è successo e basta. E poi ha continuato a succedere. Non vogliamo più continuare a nasconderlo".

Ginny sembrò riflettere. 

Stava funzionando. Hermione inspirò e andò al sodo. "Non dovete credermi. Nessuno di voi deve farlo. Pensavo solo che sareste stati felici per me. Non ha importanza. Volevo solo dirlo prima del matrimonio".

Lily stava cercando di allungare la mano e infilare le dita nella bocca di Ginny, ma lei afferrò la sua mano paffuta con precisione e la ricacciò giù dentro la camicia.

Ginny si spostò, incrociando le gambe e sporgendosi in avanti, cominciando improvvisamente a sembrare sinceramente interessata. "D'accordo, va bene. Dimmi tutti i dettagli. Perché ora sei così innamorata di Draco Malfoy?"

Hermione sbatté le palpebre. "Be' - sai, è molto alto".

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Capitolo 4
*** Lenghty Encounter ***



Quelli di voi che hanno avuto la fortuna di essere a Hogwarts nello stesso periodo dei futuri sposi, ricorderanno gli eventi del loro secondo anno di scuola.
L'evento più memorabile fu la festa di San Valentino organizzata da quell'autore caduto in disgrazia, Gilderoy Allock. 

Il castello era rosa, il professor Piton non era mai stato così felice e nani vestiti da Cupido si aggiravano per la scuola, costringendo gli studenti ad ascoltare romantici messaggi di San Valentino dai loro ammiratori non tanto segreti. I più ricordati sono i biglietti di San Valentino che Harry Potter ricevette da persone sconosciute. 

La signorina Parkinson, presto Weasley, sembra aver preso ispirazione dai suoi giorni di scuola nell'organizzazione del suo matrimonio. 
Perché non solo la futura sposa ha scelto il colore rosa come tema, ma sono giunte all'attenzione di quest'autrice voci che affermano che i nani-cupido faranno un grande ritorno.

Se tutto va bene, ora che il testimone, il signor Potter, è felicemente sposato, questo San Valentino non vedrà una replica di "I tuoi occhi sono verdi come un rospo fresco in salamoia". 

Tuttavia, le mie fonti mi fanno sapere che Draco Malfoy è in grado di eseguire la canzoncina a comando. Se gli ospiti del matrimonio saranno più disturbati dalla voce canterina del signor Malfoy o dal rivivere il trauma infantile del signor Potter è solo da teorizzare. 

- Febbraio 2009, The Social Snitcher, in Witch Weekly

Draco trasalì quando la Granger si sedette senza tante cerimonie sulla sedia accanto a lui. Quella donna aveva davvero tutta la grazia di un ubriacone. 

Sembrava essere appena arrivata al Ministero, il che, visto che era ora di pranzo, significava che era molto, molto in ritardo, oppure che era già entrata e uscita dall'ufficio per supervisionare qualcosa che aveva a che fare con le Creature Magiche. Indossava un disgustoso bozzolo marrone che poteva essere scambiato per un cappotto da chiunque non vedesse bene, e una sciarpa rossa estremamente brillante che urlava talmente tanto "sono Grifondoro" che le mancavano solo i pon-pon.
Sulle sue mani c'erano guanti di pelle nera, che stringevano saldamente una borsa di perline come se contenesse in qualche modo la biblioteca perduta di Alessandria. 

I guanti erano ben fatti, probabilmente italiani, ed eleganti in un modo che si scontrava nettamente con l'aggressiva praticità del resto del suo abbigliamento, con cuciture ordinate e tre bottoni perlati che gli facevano l'occhiolino sotto l'orlo delle maniche del cappotto. 

Non sarà stato un corsetto o degli stivali alti fino alla coscia, ma c'era qualcosa di accattivante nel modo delicato in cui la pelle nera metteva in risalto le sue dita sottili, la leggera aderenza delle cuciture e il contrasto scuro di quel colore contro la sua pelle... 

Aveva davvero bisogno di smettere di pensare alla Granger in pelle.

Draco alzò lo sguardo dalle sue mani e rimase sconcertato nello scoprire che, oltre a essere semi-vestita di pelle, Hermione aveva un aspetto piuttosto seducente e irato, il che era sicuramente un segno del fatto che fosse passato troppo tempo da quando aveva avuto un vero appuntamento e stava iniziando a perdere un po' la testa.

"Malfoy -" cominciò lei, ma Draco la interruppe. 

Le agitò il dito davanti al viso come si farebbe per rimproverare un bambino cattivo.
L'espressione sul volto della ragazza suggerí che stava studiando tutti i  modi possibili per separare quel dito dal resto del suo corpo.

Abbassò rapidamente il dito. 

"Ora, ora", disse lui, allontanandosi da lei di qualche centimetro, "siamo in preda a una passione intellettuale. Non ci si può riferire a un uomo che si devasta cerebralmente con il suo cognome. Siamo così profondamente innamorati l'uno dell'altra che non dovrebbero esserci barriere alla nostra intimità".

Una miriade di emozioni balenò rapidamente sul volto della Granger, che inspirò. Il suo viso si contorse come quello di un bambino che sta per essere costretto a ingerire olio di fegato di merluzzo. 

"Draco", disse lei, suonando meno come se fosse incantata da lui e più come se volesse affliggergli gravi danni fisici. 

"Sì, mio tesoro?"

La sua palpebra sinistra si contrasse visibilmente,  cosa che, Draco aveva notato, faceva ogni volta che reprimeva l'indignazione.
La ragazza distolse lo sguardo e prese un respiro profondo.

"Draco" disse di nuovo, spostandosi più vicino a lui in un modo che il giovane avrebbe preso come un segno molto positivo da qualsiasi altra donna.
Tuttavia, quando lo fece la Granger, non fece altro che provocare un istintivo lampo di paura, che corse attraverso il suo corpo.
Abbassò rapidamente lo sguardo per constatare che tipo di scarpe indossasse e se fosse più probabile che gli desse un calcio negli stinchi o gli pestasse un piede. 

Lei continuò a sporgersi finché i loro volti non furono inaspettatamente vicini, e le pulsazioni di Draco salirono bruscamente alle stelle. 

"Dobbiamo essere più convincenti" disse, la sua voce un sussurro.  "Una connessione intellettuale non funzionerà. Non abbiamo assolutamente niente in comune".

Draco sospirò e si rilassò, sollevato dal fatto che lei si stesse arrampicando sulla sua sedia per fare conversazione e non perché avesse cambiato idea e deciso che il suo omicidio era il modo migliore per evitare il matrimonio Weasley-Parkinson.

Un'accusa di omicidio l'avrebbe avvolta nella burocrazia per almeno un mese, se avesse giocato bene le sue carte. 

Sospirò, ancora così vicina che lui poté sentire il suo respiro caldo sul collo. "Dovremo fare a modo tuo".

Draco deglutì. "A modo mio?"

"Sì. Sai", riuscì in qualche modo ad avvicinarsi ancora di più, "sconcio".

La sibilanza della parola increspò la spina dorsale di Draco come una scossa elettrica inaspettata.

Deglutì. "Oh, giusto. A modo mio. Certo."

"Dovremmo ancora comportarci come se fossimo innamorati, ma ieri sera mi sono resa conto che possiamo attribuire il nostro storico antagonismo alla tensione sessuale. Ho detto a Ginny che tutto è iniziato durante l'incidente di Wandwood. Tutte quelle serate solo noi due in ufficio, lavorando fino a tardi, litigando, e poi una cosa tira l'altra, e sai..." gli lanciò un'occhiata come per verificare che lui stesse seguendo.

Draco stava decisamente seguendo. Non si stava assolutamente concentrando sul profondo color cioccolato dei suoi occhi, che nella luce giusta assumeva delle macchie d'ambra. 

Fece un piccolo cenno con la testa.

"Comunque, Ginny è la persona che devo convincere. Se lei crede che siamo davvero innamorati e che non riusciamo a toglierci le mani di dosso, allora tutti gli altri si adegueranno. Non avrò bisogno di convincere Harry o Ron, o chiunque altro. Ginny lo farà per me. Il che significa che abbiamo bisogno che la gente ci veda agire in quel modo".

Draco resistette all'impulso di tirarsi su il colletto della camicia. Non aveva mai messo in dubbio se stesso, ma adesso stava seriamente dubitando della sua capacità di fingere di essere attratto dalla Granger, mentre fingeva da anni di non esserlo, quando in realtà era sempre stato attratto dal lei, quando in realtà non era mai stato attratto da lei. Mai. Mai. 

"Quindi" disse lentamente, cercando di guadagnarsi un momento in più, "dobbiamo essere più convincenti?" 

Lei annuì e lo fissò carica di aspettative, dando chiaramente per scontato che sarebbe stato lui a prendere l'iniziativa. 

Quella vista lo incoraggiò in qualche modo.  La Granger non lo aveva mai guardato con un'espressione di aspettativa prima d'ora, e scoprì di avere un debole per quella vista.

Si picchiettò il mento, mettendo da parte la piccola crisi esistenziale che lo aveva sopraffatto all'idea di provare a immaginarsi innamorato della Granger.
"Quello di cui abbiamo bisogno è uno show che dica al mondo che scopiamo in ogni armadio delle scope disponibile". L'angolo della sua bocca si sollevò in un ghigno. "Uno spettacolo di proporzioni così libidinose da accendere le passioni di ogni persona nel raggio di cinquanta metri". 

Scrutò gli occupanti della mensa, e i suoi occhi si illuminarono quando si fermò sulla sua vittima.  "Anche la signora Bungsley-Turpinton". Fece un cenno con la testa in direzione di una vecchia signora in un cardigan abbottonato con dei pony ricamati. Accanto a lei c'era una stampella. "Voglio che la signora Bungsley-Turpinton vada a casa del signor Bungsley-Turpinton e gli dia la cavalcata della sua vita questa sera". 

Granger diede un'occhiata, e le sue sopracciglia si aggrottarono. "Credo che sia morto".

"Ah, beh, almeno che ricordi quando dava al signor Bungsley-Turpinton la cavalcata della sua vita".

Granger lo fissò dubbiosa, come se stesse riconsiderando chi di loro dovesse prendere l'iniziativa, il che non era affatto una cosa buona.
Aveva un certo terrore di sapere quale sarebbe stata l'idea sconcia della Granger, e non aveva molta voglia di scoprirlo in una mensa affollata. 

Rimase seduto a riflettere per un momento prima di schiarirsi la gola, fissandola con ammirazione, cercando di capire quale fosse il modo migliore per convincere il mondo che quella era la donna che lo aveva stregato, anima e corpo. Dopo un momento, alzò un sopracciglio, lanciando un'occhiata alla mensa piena di impiegati del Ministero ignari della scena alla quale stavano per assistere, e appoggiò le dita sul tavolo vicino a quelle di lei, fissando contemplativamente i suoi guanti.

 Si avvicinò e le prese la mano, cingendole il polso con il pollice e l'indice. 

____

Hermione si tese e rimase immobile, fissandolo con occhi spalancati, che si allargarono ulteriormente quando Malfoy avvicinò la sua mano guantata di  al proprio viso. 

Quando gli aveva detto di essere d'accordo con la versione "sconcia" e "non riusciamo a toglierci le mani di dosso", aveva dato per scontato che le avrebbe immediatamente messo un braccio intorno alla vita o le avrebbe alitato sul collo in qualche palese dimostrazione di passionalità.

Considerando quello che lui aveva raccontato ai loro colleghi il giorno prima, non sembrava poi così  irragionevole aspettarsi qualcosa di più che tenersi per mano. 

Certo, il tenersi per mano l'aveva scossa un po'.
Non a causa di Malfoy, cielo no, ma semplicemente perché era passato molto tempo da quando aveva tenuto la mano a qualcuno.
Non era il genere di cose che una persona faceva da adulta quando non aveva una dolce metà, e anche quando Hermione aveva avuto una relazione - Be', piccole cose come tenersi per mano non erano mai state il tipo di intimità in cui Ron vedeva un senso.

Tenersi per mano era infantile e non era il genere di cosa che qualcuno avrebbe definito uno spettacolo di proporzioni libidinose. 

Malfoy non si era preso la briga di alzare lo sguardo e verificare se Hermione stesse o meno al gioco della sua attuale improvvisazione. Come per la riunione di bilancio del giorno prima, sembrava essersi buttato in un ruolo senza preavviso, e lei poteva solo pregare che non stesse per fare un'altra bravata tanto idiota quanto sostenere davanti al suo capo che si erano innamorati mentre lei era vestita da insegnante e lo picchiava con un frustino.

Gli occhi del ragazzo erano fissi sulla mano di lei nella sua. 

"Forse ciò di cui abbiamo bisogno", disse  con voce bassa e intima, come se stesse davvero parlando a un amante, "è una piccola dimostrazione di passione accompagnata da un po' di cavalleria vecchio stile". 

Avrebbe voluto replicare che tenersi per mano con i guanti in mensa non avrebbe convinto nessuno della loro passione, a meno che non fosse loro capitato di viaggiare nel tempo fino all'era ottocentesca. Ma prima che potesse parlare, lui si spostò sulla sua sedia, avvicinandosi di più, e fu come se l'aria intorno a loro fosse improvvisamente carica di elettricità.

Osservò le sue dita guantate per un lungo momento, gli occhi grigi fissi sul piccolo pezzo di pelle nuda visibile tra il guanto e il polsino della manica del cappotto. Le vene blu erano appena visibili sotto la pelle, e lui sembrò tracciare ognuna di esse con gli occhi. 

Lei inspirò. La stretta vicinanza a cui si trovavano implicava che potesse sentire il profumo inebriante di gelsomino e bourbon che aleggiava intorno a lui.

Hermione avrebbe voluto liberare la propria mano, ma non credeva potessero permettersi un'altra falsa partenza per la loro "relazione", così costrinse sé stessa  a lasciare che lui continuasse a prendersi delle libertà visive con il suo polso, guardando come lo fissava, apparentemente affascinato da quel piccolo scorcio di pelle sotto i suoi strati di capi invernali.
Il crescente senso di attesa- o forse era paura - scatenò un brivido che si insinuò lentamente lungo la sua schiena. 

Pensò che avrebbe dovuto dire qualcosa.  Lui aveva detto qualcosa, vero? 

Si bagnò le labbra, aprendo la bocca per chiedergli che cosa avesse in mente, ma prima che potesse parlare lui allungò un solo dito, appoggiandolo sulle sue vene come se le stesse prendendo il polso, e poi lo fece scorrere lungo l'orlo del guanto come per assicurarsi che non fosse fatto di porcellana.

Quel piccolo contatto provocò un'ondata di calore che attraversò il corpo della grifona. Il respiro le si bloccò in gola. C'era una parte istintiva di lei che voleva liberarsi. 

No, stai al gioco. 

Si costrinse a rimanere ferma. 

Malfoy sollevò lo sguardo, i suoi occhi sfrecciarono nella stanza con una tale velocità che non se ne sarebbe accorta se non lo stesse già osservando come un falco. 

I suoi occhi scintillarono mentre sollevò il polso di Hermione fino a portarlo ad un soffio dalle sue labbra.
Hermione poté sentire il calore della sua bocca su quel pezzo di pelle nuda, e  rabbrividí nell'attesa che le desse un bacio sull' interno del polso.

Il che - sì, certo, sarebbe stato in qualche modo erotico, ma anche un bacio lì non era certo uno spettacolo di proporzioni libidinose.

"Stai al gioco adesso", disse lui. Le parole le sfiorarono la pelle, scorrendo come una carezza su tutta la lunghezza del suo braccio. 

Hermione sarebbe andata avanti con la sua vita in maniera molto più tranquilla se non avesse mai saputo cosa significava avere le labbra di Draco Malfoy che sussurravano contro l'interno del suo polso.
In tutta la sua vita non le era mai capitato di dimenticare come si respira, ma in quel momento non era sicura di ricordarne ancora la meccanica. 

Quel breve momento di privazione di ossigeno portò a un'intera litania di scelte di vita sbagliate. 

Senza aspettare la sua approvazione, Malfoy abbassò la testa in avanti, chiudendo lo spazio quasi inesistente tra loro, e prese tra i denti il bottone più basso del suo guanto.

I capelli chiari gli ricaddero sulla fronte, ed Hermione fu colpita da quanto potesse essere bello. Probabilmente lo era sempre stato, ma lei era sempre stata distratta dalle espressioni insincere che apparivano costantemente sul suo volto ogni volta che si trovavano nella stessa stanza.
Obiettivamente parlando, era bello, di corporatura snella ma con spalle robuste, accentuate da una sartoria con ogni probabilità oscenamente costosa, e lineamenti puliti e spigolosi che erano innegabilmente piacevoli da guardare.

E così Hermione lo fissò, gli occhi rotondi per lo stupore, mentre trovava il punto in cui il bottone era allacciato, facendo scorrere la punta della lingua sotto e intorno e poi premendo lentamente il bottone attraverso l'apertura, aprendolo. 

Hermione avvertí la pelle aderente cedere appena un po' mentre il bottone si slacciava.

Lui alzò lo sguardo verso di lei, gli occhi grigi che danzavano.

"Uno in meno", fu tutto quello che disse.

La testa si abbassò di nuovo.

Hermione strappò gli occhi da Malfoy, le cui labbra erano già sul punto di afferrare il prossimo bottone del guanto, e scoprì che c'erano diverse persone nelle vicinanze che l'avevano notato e stavano guardando.
La bocca di Parvati Patil era socchiusa, la sua tazza di tè pendeva quasi di traverso dalla sua mano. Anche la signora Bungsley-Turpington stava scrutando la scena, gli occhi tondi dietro gli occhiali. 

Le labbra di Malfoy sfiorarono l'interno del polso di Hermione, richiamando la sua attenzione con un'altra breve stretta del cuoio contro la sua pelle, che poi si allentò ulteriormente. 

Era come se avesse slacciato qualcosa nel suo petto.
Hermione inspirò bruscamente. Le venne in mente che Malfoy avrebbe potuto slacciare i bottoni della sua camicrtta allo stesso modo. Se fosse stata appoggiata contro un muro, la schiena inarcata... 

Il suo battito cardiaco salì alle stelle mentre cercava di distogliere lo sguardo.

"Due, ora", disse lui, ancora sussurrando.

La testa si abbassò ancora una volta, gli occhi si chiusero mentre si concentrava, le sopracciglia si aggrottarono.
Le ciglia pallide del giovane si aprirono sui suoi zigomi mentre Hermione fissava le sue labbra chiudersi intorno a quell'ultimo bottoncino.

La sua bocca si seccò. Fiamme ardenti scivolarono lungo il suo braccio e fino al petto, girando vorticosamente intorno e intorno, per poi diramarsi in un'indesiderata pozza di calore nel basso ventre.

Poteva averci messo un secondo o un'ora, Hermione non avrebbe saputo dirlo con certezza. Si sentiva come un cervo intrappolato da un incantesimo lumos mentre sedeva lì, prigioniera in uno schema di sua invenzione, il braccio teso, la mano intrappolata in quella più grande di Malfoy. Le labbra di lui le sfiorarono il palmo, la punta del naso le sfiorò l'interno del polso come una scossa elettrica.
Le sue dita si contorsero, arricciandosi all'interno del cuoio che le rivestiva. 

Voleva afferrare qualcosa. 

Voleva fuggire. 

Voleva essere in grado di respirare.

L'ultimo bottone sembrò dargli più difficoltà dei primi due. Ci furono un altro po' di strattoni prima che sentisse quella familiare sensazione del cuoio che si stringeva e poi rilasciava, rivelando una striscia di pelle chiara alla base del suo palmo.

Il suo cuore batté all'impazzata, e sbatté le palpebre diverse volte mentre aspettava che Malfoy lasciasse la presa e si guardasse intorno per vedere se la sua performance aveva avuto successo. 

Probabilmente aveva utilizzato questo trucco per sedurre decine di donne, e ora lo stava tirando fuori con lei. Sapeva che era un prolifico donnaiolo, ma per qualche ragione non aveva mai pensato che fosse proprio così con le donne. Aveva dato per scontato l'adulazione, i bei complimenti riclati più e più volte e i galeoni che gli scorrevano tra le dita come acqua. 

Non le era venuto in mente che le sue attenzioni potessero davvero essere attenzioni. Che il suo trucco consistesse nel comportarsi come se una particolare donna fosse l'unica al mondo; come se lei fosse tutto ciò che poteva vedere. 

 Naturalmente, quell'attenzione aveva la stessa valenza dei suoi vuoti complimenti. La vita 'amorosa' di Malfoy era una porta girevole senza fine, il suo 'interesse' appariva e poi spariva con ancor meno temperanza e costanza del ciclo lunare.
In questo caso, le sue attenzioni non erano nemmeno dovute a un senso di interesse passeggero.
Non aveva mai concesso a Hermione nemmeno un briciolo di attenzione, a meno che non fosse strettamente inevitabile. 

Lei lo sapeva meglio di chiunque altro.

Cercò di allontanarsi, ma la presa di lui si fece più stretta. 

Lui le capovolse la mano. Con attenzione. Come se stesse cullando un uccello con le dita, stringendolo quel tanto che bastava a trattenerlo ma senza ferirlo, una presa abbastanza salda da impedire che lei si liberasse.

"Mal - " si riprese, " - Draco, cosa stai facendo?" 

"Ti aiuto con i guanti". Stava ancora usando quel tono profondo e morbido. Le parole fecero scoppiettare il suo sangue come  fuoco, e strinse forte le ginocchia.

Le dita lunghe e pallide del giovane percorsero la lunghezza della sua mano e poi le avvolsero il polso, gentili ma ineluttabilmente salde. 

Il respiro di Hermione cominciava a divenire pesante e il suo viso era in fiamme. Alzò lo sguardo e scoprì che ancora più occhi di prima erano puntati su di loro.

Aprì la bocca per dire... qualcosa. Lui alzò lo sguardo verso di lei, e con grande sorpresa di Hermione non ci fu alcunché di presa in giro nella sua espressione quando i loro occhi si incontrarono, comtrariamente a quanto si sarebbe aspettata.
Nessun promemoria non verbale che questo non era per lei, non sarebbe mai stato per lei, che lei era semplicemente un mezzo per un fine.
C'era invece un luccichio cospiratorio nei suoi occhi, come se fossero partner in questo crimine. Il suo cuore saltò un battito.

Malfoy sollevò la mano di Hermione fino a quando i polpastrelli non furono vicini alle sue labbra. L'angolo della sua bocca  si curvò in un brevissimo sorriso. 

I suoi denti bianchi catturarono con attenzione la punta del dito di Hermione. Malfoy trovò la cucitura che attraversava la punta del guanto e tirò leggermente, giusto il necessario per allentarla.
Poi passò al dito successivo.
I suoi incisivi brillarono, e lei avvertí appena la sensazione dei suoi denti che sfioravano la punta del suo dito prima di mordere la pelle del guanto.

Gli occhi del giovane incontrarono  quelli Hermione, l'argento che si trasformava in un grigio sempre più scuro mentre le pupille si dilatavano.
Hermione osservò quel cambiamento di colore con un senso di meraviglia. 

Quando si avvicinò al dito indice, la sua presa sul polso di lei si fece più stretta. Le trascinò lentamente giù il braccio, estraendolo dal guanto; la sua mano ora era nuda e ancora avvolta possessivamente tra le sue dita. 

Rimase seduto a fissarla con occhi scintillanti, il guanto che gli penzolò dai denti per un secondo di troppo prima che lo afferrasse con l'altra mano.

"Be', pensi che crederanno che siamo innamorati ora - Hermione?"

Il suono del suo nome che rotolava dolcemente dalla sua lingua, tranquillo e sicuro, ruppe l'incantesimo. 

Liberò il proprio polso con un brusco strattone, alzando lo sguardo e trovando occhi curiosi in tutte le direzioni, il rossore che saliva fin all'attaccatura dei suoi capelli era una performance migliore di qualsiasi cosa avesse mai potuto fare da sola. 

Abbassò lo sguardo sulla sua mano, sentendosi stranamente tradita da essa, e per estensione, da sé stessa.
Si sentiva esposta con la sua mano nuda.
Si sentiva esposta, e non era colpa di nessuno se non sua.
Era stata lei a cominciare. L'aveva chiesto lei.
Aveva detto "sconcio".

Arricciò le dita in un pugno e guardò di nuovo in alto.

La gente la stava fissando. La signora Bungsley-Turpinton aveva davvero l'aria di chi rimpiangeva la scomparsa del defunto marito. La lingua di Hermione guizzò fuori, bagnandole le labbra mentre cercava di pensare a come avrebbe reagito in quella situazione se fosse stata davvero innamorata di Malfoy e lui avesse improvvisamente ostentato la loro relazione davanti a tutti.
L'intera idea era così assurda.

 Lui la stava ancora guardando, mentre con il pollice accarezzava distrattamente la pelle liscia del guanto che teneva in mano. Cerchi lenti e intenzionali. 

Lei gli rivolse un sorriso imbarazzato, non proprio finto, tirando su le spalle fin sopra alle orecchie, come se stesse cercando di nascondersi dietro di lui, desiderando veramente di poterlo fare. 

"Bene" disse, la sua voce affannò,quasi raschiando contro la sua gola, come se riuscisse a malapena a far uscire le parole, a malapena nel giusto ordine. "Credo che ora se ne siano accorti".

"Lasciali guardare", disse lui, inclinando la testa per incastrare i suoi occhi nei propri. "Abbiamo diciannove anni di antagonismo da superare. Cinque anni di lavoro insieme; di frustrazione, di esasperazione, di passione, che si sono accumulati tra di noi fino a non poterne più. Abbiamo un decennio di tensione sessuale da liberare, Granger. Se sono così innamorato di te come tu vuoi far credere al mondo, sono stato molto limitato nelle mie dimostrazioni.
Avrei voluto averti vicino, trascinarti via in angoli appartati, scivolare nel tuo ufficio per discussioni che sfuggono al controllo".
Lui le porse il guanto, offrendoglielo come se non glielo avesse tolto dalla mano con la bocca solo pochi minuti prima. "Credo che ci divertiremo molto insieme". 

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Capitolo 5
*** Much Ado About Something ***


Siamo quasi senza parole. 

Quasi. 

L'impensabile, l'impossibile, l'inconcepibile è accaduto. Draco Malfoy ed Hermione Granger sono innamorati. 

Centinaia di donne hanno il cuore spezzato per il fatto che il nostro scapolo numero uno sia stato così brutalmente eliminato dal mercato.

Ammettiamo di non conoscere a pieno lo stato cardiovascolare degli uomini nella vita della signorina Granger, ma siamo sicuri che alcuni di loro siano rattristati nel vederla finalmente fuori dalla piazza. 

In una stupefacente sequenza di eventi che ha portato una dipendente del Ministero, la signora Bungsley-Turpinton, al San Mungo, Draco Malfoy ha rivendicato la sua passione segreta in uno spettacolo di una tale oscenità che abbiamo quasi paura di rievocarlo. Il signor Malfoy ha tolto i vestiti alla signorina Granger davanti a tutto il personale del Ministero della Magia.

Un piccolo guanto le è stato sfacciatamente rimosso dalla mano. 

Con i denti. 

Scioccante, lo so. 

Se ci fossero stati dei bambini presenti, sono certa che i loro accompagnatori gli avrebbero coperto gli occhi. 

Siamo lieti di annunciare che la signora Bungsley-Turpinton si sta riprendendo dalla sua leggera commozione cerebrale. Seguendo l'esempio di ciò che succede alle donne in presenza di Draco Malfoy, l'infortunio della signora Bungsley-Turpinton si è verificato quando, assistendo allo spettacolo indecente del signor Malfoy che toglieva il guanto alla signorina Granger, il suo gomito è scivolato dal tavolo e ha battuto la testa. 

Sono sicura che Draco Malfoy le manda i suoi più cari saluti, nella speranza che lei sia l'ultima vittima della malattia matrimoniale che ha travolto la nazione. 

Data la reputazione stellare del signor Malfoy, siamo certi che l'unico legno che sbatterà d'ora in poi sarà quello della testiera del letto della signorina Granger. 

- Febbraio, 2009, The Social Snitcher, in Witch Weekly

"E questo cosa sarebbe?" Hermione alzò lo sguardo dalla pergamena che aveva in mano e poi lo riabbassò sconcertata.

"È un copione" disse Malfoy come se fosse ovvio, mentre si rigettava teatralmente sulla sedia di fronte alla scrivania di Hermione.

"Sì, lo vedo", Hermione abbassò lo sguardo sulla sceneggiatura lunga mezzo metro che Malfoy aveva appena portato nel suo ufficio. "Perché l'hai scritta?"

"È una scena che ho in mente per più tardi. In questo modo puoi prepararti. La tua recitazione è un po' rigida, perciò ho incluso alcune utili note di regia. Ben all'interno delle tue capacità".

La tensione si diffuse lungo le sue spalle quando lui si sporse in avanti, indicandole il punto sulla pergamena che le consigliava di agire in modo 'seccato'.

Malfoy continuò ad agire in modo 'logorroico' , ignaro di quanto fosse vicino a una morte lenta e dolorosa. 

"Sono riuscito" disse, con uno sguardo estremamente soddisfatto come se avesse appena risolto il problema della fame nel mondo "a ottenere gli orari dei custodi, e ho un'idea ragionevolmente esatta dell'orario in cui puliscono i corridoi del quinto piano".

Hermione sospirò e guardò di nuovo il copione.

"Non ha nemmeno senso". Srotolò di più la pergamena e prese in mano una piuma d'oca. "Nessuna di queste conversazioni sembra indirizzata verso un ipotetico ascoltatore. Che senso ha tutta questa storia delle sardine?".

Disegnò una grande X su quella sezione.

"Pensavo fosse divertente". Malfoy assunse le sembianze di un bambino petulante. "No! Non puoi tagliarlo, ho lavorato molto duramente su quelle battute. Non hai nemmeno notato il ritmo della frase? Sono uno scrittore molto melodico. Mia madre lo diceva sempre".

Hermione lo sbarrò comunque e Malfoy cominciò a tenere il broncio, emettendo un udibile e apparentemente interminabile sospiro di disperazione mentre lei distruggeva la sua sceneggiatura. Quando il ragazzo cominciò a sembrare un po' blu in faccia per i suoi eterni sospiri, Hermione sgranò gli occhi e mise da parte la sua piuma, portandosi le mani alle tempie. "Quindi è questo che fai al dipartimento di Sport Magici? Scrivi conversazioni immaginarie?"

Malfoy si accese. "L'ho scritto ieri sera. Avevo una spalla dolorante e il guaritore mi ha mandato una pozione, l'ho corretta con qualche bicchierino di whiskey incendiario e mi è venuta l'ispirazione. Le parole hanno iniziato a fluire come l'acqua". Si sedette, premendosi un dito sulle labbra in modo contemplativo. "A un certo punto mi è venuto in mente anche un poema. O forse una ballata. Su di noi, naturalmente. Potrei presentarla a Witch Weekly... "

Hermione seppellì il viso tra le mani per diversi secondi. "No. Non faremo poesie. Onestamente, potresti essere un idiota più pretenzioso?"

"Potrei certamente provarci".

"Allora", la Granger si mosse dietro la scrivania e guardò l'orologio, "più o meno quanto tempo deve durare?"

Al momento erano barricati nel suo ufficio, nascosti come una storica coppia di amanti. Anche se, a differenza di Tristano e Isotta, stavano avendo un "incontro privato". Un piccolo tete-a-tete che si sarebbe protratto quel tanto che bastava perché sembrasse che fossero persi nella loro passione reciproca, ma non così tanto da evitare che la loro uscita coincidesse proprio con il momento in cui tutti tornavano dal pranzo.

Dovevano per forza stare nell'ufficio della Granger, perché Sport Magici non era un dipartimento cosí antiquato da relegare tutti i suoi impiegati in piccoli uffici a forma di scatola da scarpe. 

Avevano uno spazio di lavoro ampio e condiviso, e sebbene la possibilità di sparare di tanto in tanto palline di carta all'orecchio di Blaise dal capo opposto del loro ufficio comune fosse un'immensa gioia, rendeva la storia del sesso in ufficio un po' meno credibile. 

Allungò le gambe davanti a sé, ammirando per un istante il modo in cui le sue scarpe perfettamente lucidate brillarono alla luce. "Un'ora dovrebbe bastare".

La Granger si bloccò e sollevò verso di lui il proprio sguardo sconcertato. "Un'ora?"

Draco alzò un sopracciglio. Sorrise "Immagino che nessuno abbia mai passato un'ora con te prima d'ora".

Hermione sgranò gli occhi. "Non nel bel mezzo di una giornata di lavoro" disse, con aria derisoria. 

Draco si chinò in avanti, portandosi le mani sul cuore come se non potesse contenere il suo amore per lei. "Anche se non ti adorassi come vogliamo far credere, non mancherei mai di rispetto a una donna in modo così sconsiderato". 

Hermione sospirò e si accasciò imbronciata. "Bene. Un'ora."
Dopodiché abbassò lo sguardo e cominciò a riempire delle scartoffie.

Draco rimase seduto, aspettando pazientemente che finisse qualsiasi cosa stesse facendo.

Tormentarla era un'arte, e al momento non aveva alcuna fretta. 

Il modo in cui le sue guance arrossivano e i suoi occhi si accendevano ogni volta che alzava lo sguardo verso di lui non mancava mai di far accelerare il suo battito.
Bisogna saper cogliere i brividi che la vita mette di fronte, e c'era un fascino unico nell'ira privata della Granger. 

Rigirandosi la bacchetta tra le dita, Draco cominciò a fischiettare il ritmo di Libiamo ne'lieti calici dal primo atto della Traviata. 

Le sopracciglia della grifona si aggrottarono. Evidentemente non apprezzava Verdi.

Le sue folte ciglia scure ondeggiarono sulle sue guance mentre fissava le pergamene sulla sua scrivania, mordicchiando la punta della sua piuma o il suo labbro inferiore.
La leggera curva del suo viso, che portava giù fino al mento, era in qualche modo rilassante da seguire con lo sguardo.

Seguire le linee del suo viso mentre lei lo ignorava, persa nel lavoro, stava diventando una specie di passatempo.

Poté immaginare di stare seduto di fronte a lei, osservandola alzare di tanto in tanto lo sguardo mentre leggeva un libro o lavorava - di solito la si poteva trovare a fare una di queste due cose - per riportargli qualche fatto o qualche battuta interessante.
Era un'immagine piuttosto affascinante.

Arrivò al crescendo del pezzo, emettendo un suono talmente acuto che per poco sarebbe stato udibile solo da cani e pipistrelli. La Granger morse l'estremità della sua piuma d'oca, lasciando due piccoli solchi nel legno. 

"Potresti stare zitto?" lo guardò con sguardo assassino. "Alcuni di noi hanno del vero lavoro da svolgere".

"Io ho un vero lavoro, al momento sto ritardando l'approvazione di una troupe acrobatica ungherese per dedicarmi a questo momento tra noi due".

Granger espirò. "Beh, perché non ci lavori? Forse così potresti lasciare Verdi in pace anziché farlo rivoltare nella tomba".

"Perché sono con te, e se portassi a termine qualche mansione contraddirei il fatto di aver passato il pomeriggio a divorarti per via del tuo irresistibile fascino. Un fascino talmente nascosto da richiedere più di un'ora per riuscire a trovarlo".

Le sopracciglia della grifona si aggrottarono per l'indignazione, e sporse il mento infuori in modo stizzito. 

Un pensiero balenò per la mente del giovane, che si raddrizzò sulla sua sedia. "Non hai intenzione di lavorare per tutto il tempo che sono qui, vero?"

Lei sembrò confusa. "Certo che ho intenzione di lavorare. Siamo nel bel mezzo della giornata lavorativa".

Draco la fissò per diversi secondi. Dopo tutta la fatica che aveva fatto, aveva intenzione di rovinare tutto per una sciocchezza come lavorare. "Sì..." disse lentamente, "ma si suppone che ci concediamo delle scappatelle per tutto il Ministero. Riflettici solo per un minuto; non pensi che continuare a svolgere la mole di lavoro di cinque persone potrebbe contraddire in qualche modo questa storia?"

Evidentemente non ci aveva pensato. Abbassò lo sguardo sulle pergamene sulla sua scrivania e poi lo riportò su Draco, gli occhi spalancati. "Ma questo... questo è importante".

In modo del tutto inaspettato, Draco avvertì una stretta al petto e fu improvvisamente sopraffatto dal desiderio di mordersi il dorso delle nocche mentre lei sedeva lì con aria innocente, ammiccando con i suoi enormi occhi da cerbiatta, circondata da torri di legislazioni così alte e pendenti da far sembrare la confusione di scartoffie che ricopriva la scrivania di Draco al dipartimento di Sport Magici una misera frivolezza. 

Si spostò sulla sedia, appoggiando i gomiti sulle proprie ginocchia e intrecciando le dita. "Sono sicuro che tutto quello che fai lo è, ma contraddice comunque la nostra bugia". 

Lei sembrò poco convinta. 

"Inoltre", disse lui, rimuginando mentalmente su un'altra ragione per farle posare la piuma d'oca, dato che a quanto pare la sua sola presenza non sarebbe stata sufficiente, "se alleggerisci il tuo carico di lavoro per la prossima settimana o giù di lì, allora potrebbero finalmente notare quanto in realtà fai. Forse potrebbero addirittura darti un aumento o una bella pacca sulla spalla - che sono sicuro apprezzeresti - per cercare di convincerti a tornare lavorare fino allo sfinimento".

"Oppure potrei essere licenziata".

Draco sbuffò rumorosamente. "Sei stata il miglior impiegato per quattro anni consecutivi. Dubito fortemente che questo accada". 

La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo e mischiò diverse carte, apparentemente senza motivo. 

"Granger, il Ministero non cadrà se oggi lavorerai un'ora in meno. O -" girò la testa, lanciando un'occhiata all'orologio da parete" - cinquantaquattro minuti in meno. Questa è stata una tua idea, ricordi?"

Hermione prese un respiro profondo e alzò lo sguardo. "Bene". I suoi occhi sfrecciarono sull'orologio e i suoi denti afferrarono di nuovo il suo labbro inferiore, tormentandolo per un momento. "Quarantacinque minuti di non-lavoro". La sua gola si abbassò mentre deglutiva. "Dovrebbe andar bene."

Incrociò le mani e si risedette, con gli occhi che saettavano avanti e indietro tra l'orologio e la scrivania, apparentemente sul punto di avere un attacco di panico o di afferrare piuma, inchiostro e fogli e correre fuori dalla stanza, possibilmente per lavorare nell'appartato ripostiglio delle scope che Draco aveva scovato al quinto piano. 

Merlino, aveva mandato in cortocircuito la Granger. Come sarebbe sopravvissuto a tale vergogna? 

La guardò per diversi secondi, poi si sentì obbligato a fare qualcosa per distrarla. Era un uomo noto per la sua filantropia e questo era semplicemente un atto caritatevole. 

"Sta andando... meglio, non sei d'accordo?"

Gli occhi della grifona si alzarono di scatto. Aveva un'aria insolitamente colpevole, e Draco si rese conto che aveva cercato di leggere, di nascosto, a testa in giù. La sfacciata. 

Si avvicinó con noncuranza e afferrò la pergamena, sistemandola dall'altro lato della scrivania, lontano dai suoi occhi indiscreti e stacanovisti. 

La Granger protestò con un piccolo squittio, ma non disse nulla sul fatto che le avesse confiscato la pergamena. 

"Cosa c'è?" 

Il giovane gesticolò tra loro due. "Noi. Insieme. I nostri colleghi. Amici. Il delizioso signor McCormac. A proposito, ti ha disturbata di nuovo?"

"No..." I suoi occhi fissavano con desiderio la sua preziosa pergamena. "I nostri dipartimenti non si incontrano, di solito. Non ha avuto molte opportunità di venire a farmi gli occhi dolci da quando io e te abbiamo iniziato a pranzare insieme. Anche se", sospirò, "credo che Molly abbia ancora intenzione di farlo sedere con me al ricevimento. Dirò di nuovo che andremo al matrimonio insieme, con ancora più enfasi sul dettaglio 'insieme'."

Si mise dritta sulla sedia, come se le avessero appena attaccato un righello alla schiena, e finalmente distolse lo sguardo dalla pergamena. "Sono sorpresa che il Social Snitchers abbia abboccato così rapidamente. Pensavo che sarebbero stati più scettici o almeno che avrebbero esaminato le fonti un po' più a lungo".

"Li sopravvaluti. Posso dire con certezza che il loro fact-checking è piuttosto approssimativo. Perché si sono persi tutti i fondi che ho alle Cayma...". 

La sua testa si alzò di scatto. "I cosa?"

"Niente, mia cara". Draco cercò di sembrare indaffarato. Il che era difficile, dal momento che si trovava sdraiato su una sedia senza niente davanti a sé. "Tuttavia, sembrerebbe che li abbiamo convinti. Devono avere qualche fonte all'interno del Ministero, ma non una troppo vicina a noi personalmente".

Hermione alzò gli occhi al cielo. "Mi mancano i giorni in cui Witch Weekly era davvero una rivista settimanale e non diffondeva tutte queste piccole e insulse notizie durante tutta la settimana".

"Oh, come cambiano i tempi".

Lei arricciò il naso, con un'aria disgustata al pensiero. "Voglio solo sapere chi manda tutte queste informazioni. Devono avere diverse persone all'interno del Ministero, e purtroppo ora con questi pranzi comuni obbligatori potrebbe essere praticamente chiunque".

"Potrebbe essere la signora Bungsley-Terpinton" disse Draco, alzando le sopracciglia. 

La Granger gli lanciò uno sguardo penetrante. "Hai una fissazione per quella donna; c'è qualcosa che dovrei sapere?". 

"Mi diverte, e non so che lavoro faccia". 

La Granger sembrò sul punto di dissentire. Draco conosceva quello sguardo perché lo vedeva ogni ora, in realtà spesso più volte in un'ora.
Ma poi sembrò cambiare idea.
Aggrottò le sopracciglia in modo curioso. "È vero. Non sono sicura di cosa faccia al Ministero, e nemmeno per quale dipartimento lavori".

"Questo è molto sospetto".

"Davvero?"

"Il fatto che tu non lo sappia" disse Draco, solennemente, "la dice lunga, visto che tu sai tutto".

Il colore le svolazzò sulle guance, materializzandosi come i primi fiori di crocus in primavera.
Il suo sguardo si abbassò sulla scrivania, e sembrò esitare un momento prima di rialzarlo, gli occhi luminosi. "Sai, alla fine avevamo ragione entrambi".

Draco le rivolse un'occhiata di puro scetticismo all'idea che loro due potessero avere ragione contemporaneamente su qualcosa.

"Su di noi. Io avevo ragione sul fatto che avremmo potuto fingere in modo convincente una relazione, e tu avevi ragione sul fatto che avremmo dovuto renderla una cosa sconcia, quindi, alla fine, avevamo entrambi ragione".

Lui sbatté le palpebre. "Hai appena ammesso che avevo ragione?"

"Non abituartici".

"Non me lo sognerei mai. Ma ho bisogno di prendermi un momento per elaborare mentalmente la cosa".

Lei sgranò gli occhi, ma la sua espressione era più trionfante che irritata. "Tieni presente che hai avuto ragione solo perché avevo ragione anch'io. E io avevo ragione per prima".

"No." Draco chiuse gli occhi e sorrise. "Non rovinarmi questo momento".

***

L'ormai famigerato incidente del guanto è stato il primo di una lunga serie di teatrali incontri romantici per la coppia appena annunciata. 

Ci sono state riunioni prolungate tra il Dipartimento di Sport e il Dipartimento delle Creature Magiche. Pranzi di lavoro in cui il lavoro sembra essere stato completamente dimenticato. E sguardi che si incrociano nei corridoi del Ministero della Magia.

La vicenda più scandalosa di questa settimana, tuttavia, è l'incidente verificatosi l'altro ieri al quinto piano del Ministero. 

Barry Manalow, custode al Ministero da vent'anni, si é spaventato a morte quando si è imbattuto in una coppia di impiegati del Ministero rinchiusi in uno sgabuzzino. 

Fu solo quando il familiare mento appuntito di Draco Malfoy spuntò fuori che il signor Manalow si rese conto di chi si stava baciando nel suo ripostiglio. 

Non c'è mai stata una settimana così bollente e scandalosa nella storia Ministero, e si stanno tutti chiedendo se questo significhi che il signor Malfoy potrebbe presto annunciare la nuova signora del Manor 

- Febbraio 2009, The Social Snitchers, in Witch Weekly

"Potresti..." Il cuore di Hermione minacciava di uscirle dal petto. La mano di Malfoy era pesantemente poggiata sul suo fianco, immobilizzandola contro il muro mentre si avvicinava a lei, la sua imponente figura la sovrastava.
Hermione inspirò a fatica. "- darmi un po' più di spazio? Questo - questo mi fa venire la claustrofobia".

Il respiro del giovane bruciò contro il suo collo. "Nonostante le mie immense capacità seduttive, non posso fingere di baciarti il collo da lontano". 

La bocca di Hermione si seccò. "Bene."

Malfoy cambió pozione, premendo il proprio corpo, con tutto il suo peso, contro di lei. Fece scivolare una mano lungo il suo braccio.
Le aveva già tirato su la camicia in modo che fosse aperta su un lato, e lei aveva allentato la sua cravatta nell'attesa che qualcuno girasse l'angolo e li "cogliesse sul fatto". 

"Dove sono?" stavano iniziando a venirle i crampi alle dita dei piedi.
Avrebbe dovuto scegliere un uomo più basso con cui fingere una relazione.

"Dovrebbero essere qui da un momento all'altro" disse lui, sussurrando con aria vittoriosa quando finalmente udirono un rumore di tacchi in lontananza. 

Draco le avvolse immediatamente un braccio intorno alla vita, sollevandola praticamente da terra. 

Lo stomaco di Hermione si contorse mentre si affrettava a chiudere gli occhi.

Cercando di richiamare alla sua memoria la posa di due amanti avvinghiati l'uno all'altra che aveva visto sulla copertina di un romantico romanzo storico, inclinò la testa all'indietro, lasciando scorrere le dita tra i capelli di Draco, aggrovigliandole alla base del suo cuoio capelluto mentre Blaise e Padma finalmente girarono l'angolo. 

"Attenta ai capelli, Granger", mormorò il ragazzo, prima emettere un un rumoroso gemito. 

Abbassando la testa, gemette contro la spalla di lei. Hermione praticamente vibrò in risposta, il calore si diffuse lungo il suo corpo come un'onda anomala.

"Questo è un corridoio pubblico" disse Padma con voce alta e irritata.

"Non hai notato, Padma" disse Blaise, "che Draco e Hermione hanno anche una perversione voyeuristica oltre a quella sadomasica".

Hermione e Draco si separarono di scatto e con drammaticità come avevano programmato. Draco si passò le dita tra i capelli, mentre Hermione si sistemò rapidamente la camicia.

"Ora, Blaise" disse Draco, con un sorriso che gli illuminò il viso, "dai tuoi continui lamenti qualcuno potrebbe supporre che tu sia geloso".

"Sono deliziosamente felice per entrambi" disse Blaise con falso entusiasmo. "Vorrei solo non dover assistere a tutta questa vostra estasi". 

"Stavamo giusto discutendo della sistemazione dei folletti per la partita in Irlanda" disse Hermione, evitando gli occhi di tutti e senza dover neanche fingere di essere senza fiato. "Draco, che ne dici di un incontro privato più tardi, per rivedere i dettagli?"

"Una riunione privata", Blaise lanciò un'occhiata a Padma, e lei ridacchiò. "Non mi ero mai reso conto che Draco fosse così incline a tutti questi incontri privati".

"Solo perché ogni volta che sono in riunione con te" disse Draco, rivolgendosi a Blaise, "mi tocca sopportare i tuoi commenti noiosi e acidi per un'ora". 

"A proposito, Draco, oggi pomeriggio hai una riunione con me e l'affascinante signor Fletcher" disse Blaise. 

"Deve essermi sfuggito di mente".

"Chissà perché" cantilenò Blaise.

"Hermione", Draco pronunciò il suo nome con una tale tenerezza che sembrò accarezzarne ogni sillaba, "ti dispiacerebbe spostare la nostra riunione di vitale importanza sulla sistemazione dei folletti un po' più tardi questo pomeriggio?"

Hermione inspirò, evitando ancora gli occhi di tutti. "Va bene. Ci vediamo allora". 

Dopodiché corse dritta verso i bagni, trascorrendo diversi minuti con i polsi sotto il getto dell'acqua fredda.

Era felice da sola.
Veramente, assolutamente, ardentemente- beh, ardentemente era un po' esagerato - felice.
Molto felice.
Non aveva mai pensato alle relazioni, nè ne aveva desiderata una.
Il lavoro, i suoi libri e i suoi amici erano stati più che sufficienti. 

Tutto sarebbe andato bene se quell'idiota del The Social Snitcher non avesse deciso di sbattere la sua singletudine in faccia a tutti come se fosse la più grande vergogna conosciuta all'essere umano. Ora era bloccata in una finta relazione con Draco, e la cosa stava diventando un incubo. 

Sfortunatamente, non per le ragioni che aveva immaginato. 

Lei e Draco... Malfoy. Quando aveva smesso di pensare a lui come Malfoy? Lei e Malfoy erano sempre stati del tutto indifferenti l'uno nei confronti dell'altra, ed erano entrambi abbastanza felici di ciò. C'era un certo senso di libertà nel non doversi affatto preoccupare di quello che una persona pensa di te. 

E adesso questa finta relazione stava sconvolgendo il delicato equilibrio del loro disprezzo reciproco in un modo che stava diventando enormemente snervante.

Andrà tutto bene. Prese un respiro profondo e chiuse il rubinetto, asciugandosi le mani. 

Andrà tutto bene.

Un altro giorno di farsa al Ministero e poi avrebbe avuto tutto il fine settimana per rimettere Draco al posto che gli spettava all'interno della sua mente, quello di una semplice seccatura. 

___

Le gambe della grifona erano avvolte intorno alla sua vita, una delle sue mani correva tra i suoi capelli biondi e l'altra afferrava l'orlo della sua giacca. Il suo sedere sodo - era stato abbastanza vicino al suo sedere questa settimana da poter affermare che fosse sodo - era appoggiato sul bordo della scrivania. 

Era nella posizione perfetta per essere spinta all'indietro; la schiena sulla scrivania, i suoi grandi occhi da cerbiatta che lo guardavano, le sue ginocchia piegate e adagiate sulle sue spalle mentre lui si inginocchiava davanti a-

"Scendete dalla mia scrivania". La voce di Blaise era seria come la morte e ben più minacciosa. 

"Oh, cazzo." La testa di Draco riemerse con riluttanza dal punto in cui si trovava sepolta tra i capelli della Granger. Considerando quanti ne avesse, era sorpreso di non essere rimasto soffocato. Erano, effettivamente, molto morbidi, e i suoi riccioli gli solleticarono la punta del naso. 

Si guardò ansiosamente intorno come se fosse sconvolto dal fatto che Blaise fosse entrato nel loro ufficio comune, all'interno del quale le loro due scrivanie si trovavano l'una di fronte all'altra, vicine come case architettonicamente molto diverse alle estremità opposte di una piazza. 

La scrivania di Draco era in architettura giordana, ornata - o disseminata, come diceva Blaise - di scartoffie e piume d'oca quasi troppo belle per scriverci.
Era forse questo il motivo per cui aveva messo la Granger sulla scrivania di Blaise, che era invece brutalmente moderna e ordinata come un edificio progettato durante il regno di Margaret Thatcher, e probabilmente altrettanto vicina a ricevere un Grade II per importanza culturale e bruttezza

Quando aveva suggerito l'idea del sesso da scrivania, la Granger gli aveva messo le mani - e le gambe - addosso con una tale rapidità che la sua mente stava ancora cercando di processare.
Anche se si era prima presa il tempo di spostare la pila di lettere di Blaise, che sembrava essere stata allineata con l'aiuto di un compasso. 

Scoprì che aveva delle cosce forti, che afferrarono la parte superiore delle sue gambe con una presa considerevole. Draco non si aspettava che fosse così aperta all'idea del sesso da scrivania. Certo, non era tecnicamente sesso da scrivania, ma solo l'emulazione del sesso da scrivania. 

Era davvero una fortuna che indossasse dei pantaloni e non una gonna. Una fortuna, non una sfortuna; era importante specificare. Era una fortuna che il suo interno coscia fosse stato rivestito dal materiale ben fatto di un pantalone da completo e non - non - maliziosamente esposto da strette calze di pizzo. Calze che si arricciavano leggermente proprio sulla cucitura, perfette per essere afferrate. Con i denti. 

"Draco -" la frase che Granger era sul punto di pronunciare affannante e gemente si interruppe bruscamente. 

Il che era una buona cosa, perché il modo in cui la sua voce suonava quando pronunciava il suo nome aveva trascinato la sua mente sul fondo della piscina della depravazione, in cui si chiedeva quale suono avrebbe fatto se le avesse morso l'interno coscia. 

"Vi prego, fermatevi" disse Blaise.

La grifona si fermò, tirando indietro la testa e allentando la presa sul suo corpo come se fosse stata appena folgorata.

Questa era una cosa positiva. Una cosa molto positiva. Certo che lo era.
Il suo attuale stupore si adattava perfettamente al fatto che fossero stati così travolti dalla passione da non notare l'intruso in piedi sulla porta. 

Emise un piccolo squittio del tutto credibile quando individuò Blaise - l'intruso. 

"Cosa!" Disse Draco a Blaise. Con le mani ancora sulla curva della vita di Hermione, alzò lo sguardo con finta sorpresa. "Non avevamo idea che questa fosse la tua scrivania".

L'espressione di Blaise non cambiò. "Ripeto" disse, ignorando Draco, "giú dalla mia scrivania".

Le mani di Draco si staccarono con riluttanza dalla Granger.
Si appoggiò con un mano sulla scrivania accanto al punto in cui si trovava il ginocchio di Hermione, come se il posto fosse suo. 

"Questa non è la mia scrivania?" Draco guardò la scrivania ordinata e pulita come se la vedesse per la prima volta in vita sua. "Oh, che orrore".

"La tua scrivania è stata di fronte alla mia da quando ne ho memoria; non sono mai riuscito a liberarmi di te". Blaise alzò gli occhi al cielo come a pregare di dargli la forza. "Sei più che consapevole che è la mia scrivania quella su cui lo state facendo".

"Non eravamo arrivati a quello" brontolò Draco. 

"Mi dispiace" disse Hermione, abbassando lo sguardo, apparentemente più a disagio per aver violato il prezioso spazio di lavoro di qualcuno piuttosto che per il fatto di essere stata colta in un atto di passione su di esso. "Ci siamo fatti prendere un po' la mano".

Draco le rivolse un sorriso. La capacità della Granger di apparire divertita e sorpresa e al tempo stesso un po' arruffata era decisamente migliorata; era contento di avere un'influenza così positiva su di lei. 

"La mia scrivania", disse Draco a titolo esplicativo, "è un po' in disordine".

Blaise non sembrò colpito da questa spiegazione, che Draco considerava invece più che ragionevole. Blaise avrebbe dovuto essere contento del fatto che uscisse con una persona estremamente sensibile come la Granger e non, come disse lui stesso, con un altro "viziato pesce palla". 

"Con tutte le scartoffie che non compili", disse Blaise. 

"Sono per lo piú un lavoratore pratico" replicò Draco con la sicurezza del maschio etero, bianco e di classe sociale elevata.

Blaise rivolse a Hermione uno sguardo complice. "Sono sicuro che tu saprai dirlo meglio di me".

Arrossì.
Era prevedibile e perfetto per il ruolo di donna innamorata e beccata una in una situazione compromettente che stava recitando. Non avrebbe potuto indirizzarla meglio. 

"Ero qui per avere la firma di Draco e..."

"L'ho distratta" concluse Draco. 

"Non voglio saperlo" disse Blaise, con l'aria di un uomo sconfitto. "Andatevene e basta, voi due".

"Ma io lavoro qui!"

"Non mi interessa." 

"Gli passerà" disse Draco in un sussurro mentre accompagnava la grifona fuori dall'ufficio. "Blaise è solo geloso del nostro amore. E del sesso".

"Vattene o ti uccido". L'ultima parte della minaccia di Blaise fu smorzata da Draco che chiudeva la porta alle loro spalle con entusiasmo. 

***

Draco fece l'occhiolino all'assistente personale della Granger mentre passava davanti alla sua scrivania. 

Brian rivolse a Draco un'occhiata perplessa. 

"Hermione?" disse Draco, senza preoccuparsi di bussare. Sicuramente una persona che conosce tutti i dettagli della vita di qualcuno non ha bisogno di bussare. 

La testa di Hermione scattò verso di lui con una tale velocità che giurò di averla vista sfocata. "Che ci fai qui dentro?"

Draco si accomodò sulla sedia di fronte alla sua scrivania. "Parlo con te".

Lei distolse lo sguardo come se stesse cercando di evitare i suoi occhi, gesticolando verso la scrivania coperta di promemoria. "Sarà una novità per te, ma quando le persone sono nel loro ufficio con la porta chiusa, si suppone che stiano lavorando".

Il biondo le rivolse un cipiglio interrogativo, non molto diverso da quello di Brian. "Dov'è il divertimento in questo?" Senza aspettare che lei rispondesse, continuò: "C'è un evento domani sera".

"Ne hai parlato. E?" prese una pila di fogli e cominciò a sistemarli nei cassetti.

"Be', è un evento importante per la stampa di Quidditch. Ed é fondamentale per il dipartimento, una sorta di evento in giacca e cravatta; champagne, tartine e quei piccoli pezzi di formaggio su dei bastoncini..." si interruppe. 

Era deliberatamente ottusa, o voleva farlo sudare? 

E lui stava, effettivamente, sudando. Questa era una svolta sconcertante del corso degli eventi.
Non aveva mai sudato in presenza della Granger prima d'ora. 

Si era spesso accigliato, rivolgendole una marea di sguardi derisori nel corso degli anni.
Lei aveva fatto accelerare il suo battito durante molte animate discussioni, e recentemente, si era spesso ritrovato con una sensazione di vertigine al petto ogni volta che si stringeva a lei, al calore che il suo corpo emanava come la brace di un fuoco, e le sussurrava all'orecchio. 

Di solito storie di animali, perché ne aveva in abbondanza. Ma... come sarebbe stato sussurrarle all'orecchio come un amante, piuttosto che come l'imitazione di un amante? 

Sentì la lingua attaccarsi al palato al pensiero. Probabilmente lei avrebbe corretto la sua grammatica nel bel mezzo dei preliminari verbali. 

Era quasi scomparsa dietro la sua scrivania, sprofondata così in basso nella sua sedia che le pile di pergamene e scartoffie sulla sua scrivania apparivano come un paesaggio urbano; non era sicuro che lo stesse ascoltando.

"Vorresti", disse, arrendendosi all'inevitabile, "venire con me?"

Lei si raddrizzò improvvisamente, spuntando da dietro la scrivania come una marmotta dalla sua tana. "Questo fine settimana?"

Draco annuì con solennitá. Si sentí come se stesse emettendo una condanna e non semplicemente invitando una vecchia nemica a una festa come suo finto appuntamento. 

"A - un evento di Quidditch?" gli porse quella domanda con lo stesso terrore negli occhi con cui chiunque altro avrebbe chiesto: "Cos'è quel rumore che viene dalla cantina?". 

Draco annuì di nuovo. Non era da lui non avere qualcosa da dire.
Spesso il suo problema era che avesse troppe cose da dire. 

Granger sembrava amare i silenzi, e lui stranamente ne godeva insieme a lei. Era la mancanza di aspettative a renderli piacevoli, se proprio doveva ipotizzare.
Lei prendetendeva molto poco da lui, e non gli metteva mai alcuna pressione per ottenere qualcosa. Si era abituato al suo comodo silenzio; era come una biblioteca, silenziosa ma attiva. 

Tuttavia, questo silenzio non era piacevole. Era nettamente teso, e lo abbatté come un infortunio negli ultimi minuti di una partita di Quidditch quando il boccino era in vista. 

Non voleva essere vista con lui? Si stava pentendo del loro accordo? Sembrava sciocco che ora non volesse essere vista con lui, visto che lo scopo di questo di questo suo piano era di partecipare insieme a un matrimonio molto sponsorizzato e di grande portata, ma forse era diverso quando si limitavano a divertirsi nei corridoi del Ministero. 

Era snervante il modo in cui stava lì, fissandolo, con le labbra che di appiattirono piú velocemente dell'elettrocardiogramma un paziente con triplo bypass al cuore. 

"Non devi..." disse lui, incespicando nelle parole come un ragazzino di tredici anni. Ma era già stato un tredicenne con lei, e mai una volta aveva faticato a trovare le parole come stava facendo ora. "- Ma visto che dovremmo far credere di frequentarci, questa potrebbe essere una buona occasione per mettersi in mostra".

Il suoi battiti erano talmente veloci che provò una certa empatia per quel paziente cardiopatico.

Lei sembrò bloccarsi per un istante, poi i suoi occhi scivolarono sulla scrivania e annuì senza alzare lo sguardo verso di lui. I promemoria ancora stretti in mano le si accartocciarono tra le dita.

"Giusto", disse lentamente. "Ci si aspetterebbe... che io ci fossi".

Draco annuì, il suo battito cardiaco si stabilizzò per il sollievo inaspettato. "E poi ho sempre un'accompagnatrice a questi eventi".

Lei annuì di nuovo, ma la sua espressione non cambiò. Sembrava stranamente soffocata. "Dammi solo i dettagli e ci sarò".

Ci fu un altro silenzio. Questo era gelido. Come se avesse fatto un passo all'esterno e non si fosse reso conto che tutto si era congelato durante la notte, e ora il sentiero era disseminato di chiazze di ghiaccio che aspettavano solo di farlo inciampare. 

Onestamente, era ridicolo. Nessuno lo aveva fatto sentire così fuori luogo a parte sua madre.

"Me ne vado", disse. Si alzò, lisciandosi la giacca appena fu in piedi, sentendosi soffocatamente formale. Fece scivolare la pergamena che aveva messo fuori dal suo campo visivo di nuovo davanti a lei. 

Lei si piegò visibilmente. "Grazie."

"Ci vediamo presto, Granger". 

Non aveva intenzione di voltarsi mentre usciva dal suo ufficio, finché lei non lo chiamò. 

"Malfoy?"

"Sì" disse Draco, voltandosi all'istante per affrontarla di nuovo, solo perché era buona educazione concedere a una finta fidanzata tutta la sua attenzione, "mio tesoro?"

Lei trasalì; poteva essere per lui, poteva essere per il soprannome. "Puoi smettere di fare l'occhiolino al mio assistente personale ogni volta che vieni nel mio ufficio? Lo trova sgradevole".

"Cosa?" Draco finse shock, dolore, e tutte le altre emozioni che aveva sentito le persone provassero quando venivano respinte. "Credevo che avessimo un legame"

"Brian non prova la stessa cosa".

"Non ti credo; non il mio Brian".

La bocca di Hermione si increspò in incontenibile un sorriso di disapprovazione. "Ho due parole per te: 'molestie' e 'sessuali".

Forse, solo forse, potevano essere amici. Anche se lei era terrificante.

Lui lasciò il suo ufficio sorridendo. Come il gatto che aveva preso la panna, o forse come un uomo che aveva scopato la sua ragazza sulla scrivania. In entrambi i casi, andava bene per la sua copertura. 

Si assicurò di fare di nuovo l'occhiolino a Brian mentre usciva. 

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Capitolo 6
*** Wardin' in the rain ***


Non c'è niente come i maghi e le loro feste. 

Stasera è la notte del più grande evento di Quidditch dell'anno. A parte la Coppa del Mondo. E il Torneo Nazionale. E la cerimonia di premiazione annuale della Firebolt. E il Campionato delle Case di Hogwarts. 

Quindi, per chiarire, stasera è la notte di uno degli eventi di media-importanza di Quidditch dell'anno: The Quidditch Personality awards.

Chi avrebbe mai detto che i giocatori di Quidditch avessero delle personalità? 

Tutti i grandi nomi del Quidditch britannico saranno presenti, così come molti dei personaggi mondani della Londra magica, compreso il nostro scapolo numero uno, Draco Malfoy.

L'anno scorso, il signor Malfoy è stato accompagnato a questo evento nientemeno che dalla campionessa svedese di Quidditch, Elka Michaelson, che è stata nominata Giocatrice di Quidditch dell'anno. 
Solo una settimana dopo, il signor Malfoy e la signorina Michaelson hanno messo fine alla loro breve relazione, quando la signorina Michaelson ha minacciato di tagliare il "Boccino" al signor Malfoy.

Quest' autrice non é sicura di cosa abbia fatto esattamente il signor Malfoy per meritare un addio così gelido, ma dal momento che è stato avvistato con la magica intrattenitrice Valentina Verdi più tardi quella stessa sera, possiamo solo immaginare. 

Speriamo che la signorina Granger abbia più fortuna della signorina Michaelson, o della signorina Verdi, o -

Hermione mise da parte l'ultimo articolo di The Social Snitcher senza finirlo. Chiuse gli occhi, espirando lentamente prima di riaprirli. Le sue dita accarezzarono il tessuto del suo vestito mentre riprendeva a studiare criticamente il suo riflesso nello specchio. 

Indossava il vestito che metteva sempre agli eventi a cui non voleva andare. Era di un blu quasi nero, con piccoli bottoni dorati. Collo alto e maniche aderenti fino ai gomiti. Era entusiasta il giorno in cui l'aveva trovato da Twillfit and Tattings. Classico. Non troppo formale, ma abbinato a dei guanti da sera era elegante e poco impegnativo.

Ron lo odiava. 

Era scialbo, aveva detto. Quasi nessun colore. Bottoni fino al collo. Non il tipo di vestito che faceva sentire qualcosa ad un uomo.

In risposta, era diventato l'unico vestito che Hermione indossava agli eventi a cui non avrebbe voluto partecipare.
L'abito del Rancore, cosí lo chiamava. Lo indossava per sé stessa e per nessun altro, e non le importava che non fosse mai stato abbastanza all'avanguardia da guadagnarsi una fotografia su Witch Weekly. In effetti, le piaceva sapere che indossare lo stesso vestito ad ogni singolo evento rendeva le sue foto praticamente inutili. 

Lo stesso vestito, le stesse scarpe, la stessa pettinatura raccolta e fissata con una generosa quantità di pozione di Sleekeazy. Era come fare un salto indietro nel tempo di sette anni.

Il solo pensiero le fece rivoltare lo stomaco.

Non era affatto emozionata all'idea della serata che l'attendeva. Non c'era una sola festa a cui avesse mai partecipato che le fosse piaciuta fino in fondo.
C'era qualcosa in Hermione e nella natura di tali eventi che faceva sí che viaggiassero su binari totalmente separati.

Dopo la settimana appena trascorsa, l'ultima cosa che desiderava era passare ancora più tempo con Malfoy.
Era impaziente di avere il fine settimana tutto per sé, così da prendere un po' le distanze dagli ultimi giorni.
In realtà, non erano tanto i giorni in sé, ma Malfoy stesso il problema. 

Era passato molto tempo da quando Hermione aveva avuto qualcosa che potesse essere definito come una relazione, e ritrovarsi all'improvviso il proprio spazio personale inesorabilmente invaso stava cominciando a causarle una piccola crisi interiore. 

All'inizio era andata bene. Beh, non proprio bene, ma nemmeno così male.
Sebbene di tanto in tanto avesse delle reazioni fisiologiche all'inevitabile vicinanza di Malfoy, era qualcosa del tutto naturale e prevedibile, e niente che non potesse risolvere più tardi in bagno con i polsi sotto il getto dell'acqua fredda.

Tuttavia, negli ultimi due giorni, Malfoy sembrava quasi aver smesso di comportarsi come se tutto fosse una recita.
Inizialmente, quando la toccava, il suo impulso immediato era quello di guardarsi intorno per accertarsi che qualcuno l'avesse notato, per poi allontanarsi non appena la loro performance fosse finita.
Ora invece le sue mani indugiavano su di lei una frazione di secondo in più del necessario. I suoi occhi la fissavano in un modo totalmente diverso da come avevano sempre fatto nel corso di tutti gli anni in cui l'aveva conosciuta.

Non era interesse. Non era così folle da pensare che Malfoy potesse avere qualche interesse per lei.
Era piuttosto il risultato inevitabile del trovarsi in costante prossimità di un donnaiolo che stava andando in crisi di astinenza da appuntamenti seriali. 

Malfoy si era accorto di lei semplicemente perché era l'unica opzione disponibile.

In circostanze normali sarebbe stato ironico. Persino ridicolo.

Sfortunatamente, le circostanze erano tutt'altro che normali.

Forse Hermione era stata single troppo a lungo, perché sentiva di aver dimenticato quanta fisicità ci fosse effettivamente in una relazione, la quantità di contatto e vicinanza che era necessaria per fingere in modo convincente.
Non ricordava così tanta tensione con Ron, tranne quando si urlavano contro, e non era proprio la stessa cosa.

Quando la giornata di lavoro giungeva al termine e riusciva finalmente a sfuggire a Malfoy, tornava a casa sentendosi come un diapason, vibrante fino alla punta dei piedi. 

Non era nemmeno in grado di slacciare i bottoni dei suoi vestiti senza che la sua mente riportasse a galla il ricordo dei denti di Malfoy, e la sensazione della sua mano pesante che le avvolgeva la vita. Il particolare ritmo con cui respirava, le labbra a pochi centimetri dalla sua pelle, e la durezza del suo petto contro la sua schiena quando la coglieva alle spalle e le sussurrava dolcemente all'orecchio qualche aneddoto sugli animali del tutto idiota.

Hermione non era mai stata sessualmente repressa, contrariamente a quanto qualcuno volesse credere sul perché fosse stata single per così tanti anni.
Conosceva diversi metodi per godere della sua sessualità e non aveva alcuna inibizione nell'usarli. 

Attualmente, però, non stava godendo affatto della sua sessualità, perché ogni volta che ci provava iniziava a pensare alle mani, ai denti e alla lingua di Malfoy, al modo in cui i suoi occhi brillavano quando incontravano i propri, alla sensazione del suo corpo pesante su di lei, e non aveva alcuna di pensare Malfoy mentre godeva della sua sessualità. 

Era un assoluto stronzo, e neanche una sua versione immaginaria avrebbe dovuto avere qualcosa a che fare con la sua camera da letto.

Era stata costretta a fare esercizi di respirazione e meditazione per tentare di calmarsi. Sfortunatamente, non erano stati di grande aiuto. 

Ora, a causa di una festa di Quidditch, una combinazione delle due cose che odiava di più al mondo, era costretta a rinunciare a metà del suo weekend per Malfoy.
L'unico aspetto positivo di tutto ciò era che il suo attuale senso di sofferenza per la cosa stava avendo un effetto inibente sulla sua libido. 

Lanciò un'ultima occhiata irritata al suo riflesso e si voltò. 

Sperava che avrebbero seguito la stessa routine della maggior parte delle feste a cui aveva partecipato.
Sarebbe arrivata con Malfoy, sarebbero stati fotografati, si sarebbero mescolati brevemente alla folla e poi lui sarebbe stato chiamato dai suoi amici e si sarebbe dimenticato della sua presenza.

E poi lei avrebbe potuto andarsene. 

Sperava solo che non ci fosse troppa confusione. Con un po' di fortuna, sarebbe stata di nuovo a casa entro un'ora o due e avrebbe avuto ancora tempo per...

"Granger!"

Malfoy apparve improvvisamente accanto a lei.

Lei soffocò un urlo, quasi saltando fuori dalla sua stessa pelle, e sbatté la mano sul pomello della porta che stava per afferrare.  

Malfoy si era materializzato nella sua camera da letto, bagnato fradicio e sorridendo come un maniaco.

"Sorridere" non era forse il termine esatto. Le stava rivolgendo un sorriso sbilenco, la sua espressione leggermente imbarazzata nascosta dietro i capelli che gli erano rimasti incollati alla fronte.  

Sembrava un pomeranian* affogato. 

Hermione premette una mano contro il suo petto, sopra il suo cuore che batteva all'impazzata, sentendosi come una specie di matrona che stringe le sue perle. Niente nella sua vita, nemmeno l'ultima settimana, l'aveva preparata allo shock di Malfoy fradicio che si materializzava accanto al suo letto. 

Aveva tolto le protezioni in modo che lui potesse materializzarsi nel salone come una persona normale. 

"Cosa ci fai in casa mia? Come sapevi dove si trova la mia camera da letto?".

"Hai un asciugamano?" agitò la testa, inondandola di gocce d'acqua.

"No, non ho un asciugamano".

"Cosa?" disse lui, agitandosi, con aria scioccata. "Non hai un asciugamano di riserva in tutta la casa? So che gli stipendi del Ministero sono una schifezza totale, ma è proprio illegale che tu non possa permetterti un altro set di asciugamani".

"No" disse Hermione rapidamente. Prendendo un respiro profondo, cercò di ricordare a se stessa che la pena minima ad Azkaban per un omicidio era l'ergastolo. "Non voglio darti un asciugamano".

"Oh. Suppongo che allora gocciolerò su tutto il tuo bel tappeto".

"O potresti andartene. Non dovresti essere qui per un'altra mezz'ora".

"Ho bisogno di te".

Prese un altro respiro. Forse avrebbe dovuto contare fino a dieci. "Perché?"

"Ho promesso a Blaise che non sarei tornato finché non ti avessi preso".

Iniziò a contare. Uno, due, tre...
Lei strinse i denti. "Sei qui perché ti ha mandato Blaise?".

Quattro, cinque, sei...

"Perché abbiamo un disperato bisogno del tuo aiuto".

C'era forse un grande cartello lampeggiante attaccato da qualche parte su di lei che diceva: "Uomini idioti che hanno bisogno di assistenza, fate domanda qui per un aiuto immediato"? 

Sette, otto, nove -

La mascella cominciò a farle male. "Per cosa ti serve il mio aiuto?". 

"La pioggia".

Ci fu una pausa, e Hermione dimenticò di continuare a contare mentre registrava la sua risposta. 

Trasse un respiro profondo e lo fissò. "il tuo lavoro consiste praticamente nell'organizzazione di eventi" disse, pronunciando ogni parola con attenzione per assicurarsi che non fraintendesse qualcosa.

Lui si limitò a fissarla innocentemente, ancora con l'aria di un cucciolo mezzo affogato. 

Lei sbatté le palpebre. "Vuoi dirmi che non hai messo in conto la pioggia nell'organizzazione di un evento a febbraio?"

Draco continuò a gocciolare sul tappeto, apparentemente determinato a non ricordarsi che aveva una bacchetta e che era in grado di effetturare su sé stesso incantesimi asciuganti.
Forse era convinto di apparire disinvolto mentre se ne stava nella sua camera da letto con l'aria di chi si è messo lo smoking per andare a nuotare.

"Ah, beh, vedi" disse lui, trasudando ancora sicurezza, come se ci fosse una scusa incredibilmente convincente e la stesse solo conservando come sorpresa. Hermione sentì un mal di testa in arrivo: "Quest'anno ci è stato caldamente consigliato di tenere il Ballo delle Quattro Palle in un luogo babbano. Blaise ha trovato questa arena; bella struttura, perfettamente accessibile -"

Hermione rimase in attesa del grande "ma" alla fine della descrizione della struttura.

Draco alzò un dito come una virgoletta. "- ma, quello che non ho apprezzato è che gli stadi babbani sono spesso, purtroppo... senza tetto. Ho supposto, e col senno di poi capisco il mio errore, che fosse un incantesimo di illusione come il soffitto della Sala Grande di Hogwarts, ma non è così. Lo stadio è infatti completamente senza tetto". 

Gesticolò in modo dimostrativo per indicare la vasta estensione dell'assenza di tetto. 

"Per il momento abbiamo incantesimi che respingono l'acqua su tutti i tavoli e le decorazioni, ma gli ospiti arriveranno a breve e, guarda caso, non ho mai impermeabilizzato un intero stadio prima, ed è un po' più complicato di quanto pensassi. Ha retto per circa dieci minuti prima di rompersi, e poi c'è stato un piccolo - beh, medio - diluvio". Alzò entrambe le braccia fradice e fece una piccola giravolta; gocce di pioggia gli scivolarono dalla punta delle dita. "Ebbene, eccomi qua".

"Così hai pensato a me?" Hermione non sapeva se sentirsi sconcertata o lusingata. Si stava letteralmente formando una pozzanghera sul suo tappeto, così sospirò in segno di sconfitta ed evocò un asciugamano dal suo bagno, lanciandoglielo in testa.

Lui lo afferrò con l'agilitá che solo un Cercatore avrebbe avuto. 

"Grazie", disse, mettendosi l'asciugamano sulla testa e strofinandosi furiosamente. Dopo un minuto, quando abbassò l'asciugamano, i suoi capelli erano appuntiti come se fosse stato fulminato.

Era... stranamente accattivante. Oh, Dio. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era trovare Malfoy attraente in questa particolare condizione.
Se proprio doveva essere attratta da lui, poteva almeno mantenere un certo standard a riguardo.

Emise un sospiro rassegnato, sapendo che avrebbe ceduto.
Dopo tutti gli anni in cui aveva rimproverato Harry per la sua "ossessione di salvare le persone", sospettò che anche lei potesse soffrire di una condizione altrettanto grave.
"Bene. Vedrò cosa posso fare".
____

Quando si ritrovarono fianco a fianco fuori dallo stadio di Wembley, al riparo sotto gli ombrelli, Hermione quasi imprecò. Come poteva aspettarsi di incantare un'intera arena in meno di mezz'ora?

"Wembley" disse, voltandosi verso Draco, al riparo sotto il suo ombrello di riserva - quale inglese che si rispetti non aveva più di un ombrello? "Perché proprio lo stadio di Wembley?"

Il giovane si accarezzò di nuovo i capelli. Erano ancora umidi, e sebbene avesse passato un minuto nel bagno di lei a sistemarli, non era riuscito a recuperare il suo ciuffo solitamente perfetto. 

Ci fu una breve pausa, prima che alzasse un sopracciglio come se avesse bisogno di un momento per formulare la spiegazione.

"Beh..." iniziò finalmente, "per un bel po' di valide ragioni, te lo posso assicurare. In primo luogo, molti degli ospiti sono internazionali, e Wembley è un luogo centrale. In secondo luogo, sempre più persone usano mezzi di trasporto babbani per evitare di essere scoperti e di incorrere in multe del Ministero. E infine, perché non ci sono molti luoghi magici che offrano lo spazio di un campo da Quidditch e non si trovino in un campo fangoso nel mezzo della remota campagna britannica".

Hermione si voltò a fissarlo. "E non hai notato che era senza tetto?" 

Ci fu una pausa che fu interrotta solo dal rumore della pioggia che cadeva sui loro ombrelli e veniva poi schizzava sul marciapiede intorno a loro. "Te l'ho detto, ho pensato che fosse un'illusione. Inoltre, c'era il sole l'ultima volta che sono stato qui".

Hermione si dipinse un sorriso sul volto. "E quando é stato?"

Draco si schiarì la gola. "Agosto dell'anno scorso".

"Che mese è adesso?" disse lei, il suo tono dolce come un cucchiaio di zucchero. Sperò che gli facesse venire il mal di denti; Così avrebbero avuto una cosa in comune.

"Febbraio." Strattonò il nodo del suo papillon. "Va bene, Granger, ho capito. Sono stato stupido".

Hermione prese un respiro profondo, cercando di stimare le dimensioni dello stadio e la quantità di pioggia che stava cadendo dal cielo. Stava diluviando. Uno degli acquazzoni più grossi che avesse visto da anni. "Non c'è una... filiale del Ministero o un appaltatore che di solito fa queste cose per voi?"

Draco sospirò. "Sì, in genere, purtroppo i loro uffici sono tutti chiusi ora e anche se non lo fossero, di solito hanno bisogno di almeno un giorno..."

Lei arricciò il naso verso di lui. "Quindi hai pensato: 'Hermione, che lavora in un ufficio legale, può occuparsi di tutto per me in trenta minuti'?"

Lui la guardò, sembrando sorpreso da quella domanda. "Non puoi?"

Hermione si voltò, fissando l'edificio. "Sarai davvero in debito con me dopo questo, spero che tu te ne renda conto".

"Draco, di' alla tua ragazza che è fantastica" disse Blaise, punzecchiando Malfoy sul braccio con la punta della bacchetta. 

Lui lo punzecchiò a sua volta. "Diglielo tu stesso".

Blaise si voltò verso di lei e con un tono di rara sincerità disse: "Sei fantastica".

"Ha ragione" disse Malfoy, annuendo. Fece un passo indietro, inclinando il mento e ammirando lo stadio asciutto come se fosse un dipinto a olio.

Proteggere tutto lo stadio di Wembley non era stato così difficile come Hermione aveva temuto.
C'era semplicemente bisogno di più di una persona per riuscirci, e apparentemente Draco non aveva mai familiarizzato con le basi della molteplicità della magia protettiva.

Una volta che Hermione ebbe risolto l'aritmetica e verificato le dimensioni esatte dello stadio, ci fu solo bisogno di reclutare alcuni ristoratori e camerieri per aiutare, insieme all'assortimento di stagisti e assistenti e altri individui inutili che lavoravano negli sport magici, oltre a Draco e Blaise stessi.
Dopodiché le protezioni furono al loro posto e la pioggia si estinse in breve tempo. 

Hermione trascorse diversi minuti a un'altezza vertiginosa e nauseante, testando la barriera, rinforzandola e assicurandosi che non sarebbe esplosa inaspettatamente e non avrebbe annegato la comunità internazionale di Quidditch. 

"Penso che reggerà", disse infine, lasciando cadere il braccio che cominciava a farle male a furia di tenerlo sollevato.
Era fastidiosamente umida dappertutto, e i suoi capelli cominciavano a espandersi visibilmente. 

"Ci serve solo qualche ora" disse Blaise, "e poi, se si rompe, sarà un modo efficace per far andare via tutti".

"Hai una vena sadica nascosta, vero amico?" disse Draco, sollevando gli angoli della bocca. Alzò la bacchetta. "Qualcuno vuole un asciugamano?" 

Le porse un soffice asciugamano da bagno bianco. Hermione sgranò gli occhi mentre lo accettava, non mancando di notare il monogramma MLD in caratteri dorati ricamato sulla flanella. Cercò di asciugarsi con cautela senza rovinarsi il trucco e senza far arricciare i suoi capelli più di quanto non stessero già facendo. 

Era una battaglia persa. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di tornare a casa per sistemare tutto... o forse avrebbe dovuto solo scusarsi e saltare la serata. Non ci sarebbe stato il tempo di prepararsi di nuovo senza arrivare in ritardo. Sarebbe stato il modo perfetto per evitare la festa.
Draco si sarebbe scusato della sua assenza spiegando che ci sarebbe stata se avesse potuto.

Sarebbe stato infinitamente preferibile all'essere trascinata in giro mentre Draco si giustificava con gli invitati riguardo al suo aspetto.

Vedeva già le battute di scherno sul The Social Snitcher di domani su nati Babbani nei locali Babbani, o le speculazioni su quali talenti dovesse possedere affinché Malfoy si facesse vedere volentieri in pubblico con lei quando sembrava una vagabonda. Il solo pensiero le provocò una leggera nausea.

Gli porse l'asciugamano. "Non credo che riuscirò a rimettermi in sesto in tempo. Dovrei andare a casa".

Malfoy saltò indietro come se fosse stato attaccato, rifiutando di accettare l'asciugamano. "Sciocchezze. Assolutamente no. Hai salvato la serata, sei la star della serata. Solo non dirlo a nessuno dei giocatori nominati; il loro ego é già abbastanza difficile da fare entrare in questo stadio".

Hermione tese ancora di più l'asciugamano. "Non è davvero necessario, io..."

Il giovane tirò fuori dal nulla un altro asciugamano, e poi molti altri, seguiti da una serie di oggetti che avrebbero potuto essere strumenti di tortura. 

"È fuori questione. Hai compiuto la tua missione di salvare il mondo" Fece una pausa, aggrottando le sopracciglia. "Salvare la serata?" 

Agitò una mano. "Stessa cosa, in realtà. Bel trucchetto, ora tocca a me rendermi in qualche modo utile". La prese per le spalle e la condusse lontano da Blaise e in un punto in cui c'era una luce migliore. "Una novità, come credo sappiate entrambi".

"Vi lascio soli" disse Blaise, afferrando un asciugamano e dirigendosi verso una delle uscite. "Per evitare di ritrovarmi nel bel mezzo di un fuoco incrociato".

Hermione alzò le sopracciglia e il mento verso Malfoy, che la fissò con aria interrogativa come se stesse pianificando un'incursione in territorio straniero. 

"Così puoi evocare asciugamani" disse infine, quando pensò che lui l'avesse fissata abbastanza.

Lui riprese vita. "Vedi, li stavo conservando" disse, avvolgendosi un nuovo asciugamano intorno alle spalle. "Per un giorno di pioggia".

Mormorò qualche incantesimo, e il suo vestito fu improvvisamente asciutto e non più umido e stretto contro la sua pelle. Un altro incantesimo mormorato e le grinze svanirono. Allungò le dita tra i suoi capelli e fece scivolare via tutte le forcine, mettendosele in tasca.

Un asciugamano le cadde sulla testa. Draco lo appoggiò su di lei come un cappuccio, premendolo con cautela. "Dovrei andare. Malfoy, onestamente, non ho nemmeno -"

"Hai salvato la mia serata, ora io salverò la tua. Potrai anche essere in grado di impermeabilizzare un intero stadio, ma io ho delle forcine d'emergenza". Ne estrasse un set da una tasca interna dello smoking e lo mise in mostra. "Non sottovalutarmi".

"Bene." 

"Bene. Ora, nei miei molti anni di esperienza negli appuntamenti, non mi è capitato spesso di asciugare i ricci; c'è una tecnica che preferisci?"

E lo chiedeva adesso?

Hermione fece una smorfia. "Probabilmente è irrecuperabile".

"No, no", disse lui, "dove sarebbe andata a finire la serata se tu avessi avuto questo atteggiamento disfattista mezz'ora fa? La mia festa sarebbe sott'acqua".
Capovolse l'asciugamano, strizzandole i capelli dal basso verso l'alto. Poi si fermò, fissandola con un'espressione che non riuscí a decifrare.
Il tipo di espressione che la gente assume quando guarda un'opera d'arte che non riesce a comprendere.
La sua testa si inclinò di lato, come se ci fosse qualcosa che si aspettava di trovare ma che non riusciva a vedere. Poi sbatté le palpebre e il momento passò.

"Ti sono eternamente grato".

"Davvero, non è stato niente".

Draco grugní, e fu strano sentire un suono così poco dignitoso uscire da un naso dalla forma così perfetta. "Solo tu puoi dire che impermeabilizzare il più grande stadio del Regno Unito non è stato niente".

La parte posteriore delle sue nocche le sfiorò un lato del collo, e Hermione si ritrovò ad arrossire mentre il suo stomaco fece una capriola non richiesta. Poi il suo cervello si rimise in pari con la conversazione.

"Il più grande stadio del Regno Unito?" Ripeté prima che il suo tono di voce diventasse più acuto. "Per caso è questa la vera ragione per cui hai scelto Wembley?"

Ci fu un silenzio imbarazzato. 

"Le dimensioni contano. Me l'hanno detto in buona fede".

Hermione inclinò la testa all'indietro per fissarlo, e scoprì che il suo viso era considerevolmente più vicino al proprio di quanto aveva immaginato, e la stava studiando di nuovo, gli occhi fissi su di lei, le sopracciglia aggrottate come se si trovasse di fronte a un enigma che non riusciva a risolvere.

La sua mano era piegata intorno alla base del suo collo, le sue dita vagavano sotto l'asciugamano e intorno all'attaccatura dei suoi capelli. Hermione non era sicura che stesse realmente prestando attenzione a ciò che stava facendo, dal momento che la stava guardando molto attentamente. I suoi occhi tracciavano lentamente i suoi lineamenti come se li stesse memorizzando.

Ora che non era più fastidiosamente umida, cominciava a sentire un fastidioso calore. "C'è qualcosa sulla mia faccia?"

"Cosa? No, sto solo contemplando la natura misteriosa dei tuoi capelli".

La voltò rapidamente e tirò via l'asciugamano. Poi ci fu un altro incantesimo mormorato che lei non riconobbe, e i suoi capelli smisero di espandersi verso l'esterno e si sistemarono un po'.
Le sue dita si intrecciarono tra i suoi ricci in un modo che le procuró un brivido lungo la schiena, mentre iniziò a fare qualcosa con le forcine.

Dopo diversi minuti di attorcigliamenti e strattoni, la voltò nuovamente, catturando un ricciolo sfuggitole vicino alla tempia e avvolgendolo intorno al suo dito in modo che si arrotolasse correttamente. Si raddrizzò e la scrutó dall'alto in basso: "Eccoti, Granger". 

Liberò la sua mano e fece un passo indietro, scrutandola con aria critica. "Temo che i riccioli mi abbiamo messo in leggera difficolta, un po' come la loro proprietaria. Sono più vicini al loro antico splendore adesso, piuttosto che a  quel tragico stato di prigionia al quale li avevi sottoposti a inizio serata. Non dirlo a nessuno, ma ho sempre avuto un debole per la natura incorreggibile dei tuoi capelli. Senza, non sembri realmente tu".

I suoi occhi scivolarono dai capelli al vestito, fino alle scarpe e poi di nuovo su. Il cuore di Hermione si fermò mentre aspettava che assumesse quell'espressione rassegnata che Ron rivolgeva alle sue scelte di abbigliamento. 

La sua mascella si tese quando i suoi occhi tornarono sul suo viso, riprendendo ad osservarla.

"Mi è sfuggito di mente prima" disse lui, le ciglia che sfiorarono per un attimo la sommità dei suoi zigomi prima di alzare lo sguardo, "volevo dirtelo quando sono arrivato al tuo appartamento, hai un aspetto incredibile stasera. Quel colore ti sta bene".

Hermione rise.

Non era sua intenzione.
Fu una di quelle risate forzate e goffe, ed ebbe appena il tempo di registrarla prima che le scappasse. Non si aspettava alcun complimento sul suo guardaroba stasera, soprattutto dopo aver passato mezz'ora a indossarlo sotto un acquazzone. 

Tuttavia, la cosa più sconcertante fu che le parole di Draco non sembrarono insincere, come se le stesse dicendo solo perché si sentiva obbligato a dirle almeno una cosa carina dopo che aveva salvato la sua festa.
Sapeva come suonava la sua voce quando era insincero. 

D'altra parte, se c'era qualcosa che l'ultima settimana le aveva insegnato era che lui era capace di sembrare completamente sincero anche quando non lo era.

Forzò un sorriso verso di lui. "Giusto."

I suoi occhi si restrinsero, le sopracciglia si aggrottarono. Sembrò sinceramente infastidito. Il cipiglio raggiunse gli angoli dei suoi occhi, pizzicandoli in un modo che si rifletté nella sua voce mentre diceva piano: "Hermione -" 

"Malfoy!" Blaise gridò dall'altro lato del campo. "Quelli dell'intrattenimento sono qui. Vogliono sapere dove sistemarsi".

Hermione si raddrizzò e la testa di Draco si alzò di scatto, così in fretta che sembró fosse stato tirato su da una lenza da pesca. Sbatté le palpebre un paio di volte, come per mettere a fuoco, e poi fece rapidamente un passo indietro. L'asciugamano gli cadde di mano, finendo per terra. 

"Lo spettacolo" ripeté, come se avesse sentito male la prima volta, il che era impossibile, visto che Hermione era sicura che mezza Londra avesse sentito l'urlo di Blaise. 

"Sono una troupe acrobatica di Budapest, che si esibisce a cavallo di una scopa" disse Draco, gesticolando sopra la sua spalla. "Dovrei... andare a vederli".

Girò sui suoi tacchi e praticamente corse attraverso il campo.

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Capitolo 7
*** Some Like It Freezing on A February Evening ***



I suoi capelli profumavano di fragole. Draco desiderò non averlo mai saputo.
Avrebbe preferito trascorrere il resto della sua vita senza sapere che i capelli di Hermione Granger profumano di fragole, crema Devonshire e dolci estivi, e che se premeva il palmo della mano in un punto preciso alla base del suo collo, le sue labbra si aprivano come se stesse davvero succhiando la panna su una fragola. 

Le sue labbra erano tinte di rosso e deliziosamente aperte, un piccolo sospiro le sfuggì dalla bocca quando le massaggiò lentamente la testa, le dita sepolte in profondità nei suoi morbidi ricci color cioccolato.
Fu costretto a  voltarla e a iniziare a raccoglierle i capelli per impedire alla sua mente di pensare a quanto sarebbe stato semplice avvolgere le mani intorno ai suoi ricci, tirandoli leggermente e facendola sospirare in un modo completamente diverso. 

Cosa c'era di sbagliato in lui? 

Beh, secondo la maggior parte delle persone che conosceva, apparentemente, molte, molte cose. Ma farsi delle allettanti e dubbiamente esplicite fantasie mentali su Hermione Granger - che a malapena lo tollerava, tra l'altro - non era una di quelle cose.
Almeno non quando si trovava nel bel mezzo di un evento.

Molto semplicemente, Draco non riusciva a comprendere completamente la Granger, e questa cosa lo disturbava fino al suo suo frivolo e superficiale midollo. 

Le persone, secondo la sua non troppo modesta opinione, diventavano più semplici se esaminate da vicino; le loro motivazioni e i loro desideri spesso si riducevano a una o due cose, che generalmente riguardavano il suo denaro. 

La Granger, d'altra parte, racchiudeva più misteri di una formula di meccanica quantistica, e decisamente più fascino. Ogni volta che aveva una conversazione con lei, o che la guardava con la coda dell'occhio, le variabili sembravano aumentare a un ritmo esponenziale, fino a farlo arrivare al punto di chiedersi se l'avesse mai conosciuta davvero. 

Da quando l'aveva conosciuta, era sempre stata isterica.
Aveva cambiato la sua uniforme scolastica in una giacca da tailleur, ma il suo intento verso di lui era rimasto lo stesso: rendergli la vita il più inutilmente complicata possibile. Apparentemente quell'obiettivo non era cambiato, solo che adesso non stava rendendo eccessivamente complicato solamente il suo lavoro, ma anche la sua vita privata. E la sua sanità mentale. E aggiungiamoci, come bonus, la sua libido. 

Hermione Granger stava incasinando la sua libido. Oh, non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva... se solo tutti non pensassero già che era irrevocabilmente innamorato di lei. 

Aveva dato per scontato che fosse incapace di essere interessante. O divertente. O stranamente sexy quando lasciava andare tutto il suo rigido autocontrollo e si abbandonava brevemente alla gioia dei sentimenti.
Per esempio, quando aveva lasciato che le sue mani accarezzassero i suoi capelli e che le sue dita le massaggiassero  la tempia. 

Dopo una settimana ad ascoltarla fingere gemiti di piacere, era in grado di riconoscerne uno vero. Era splendido, e sarebbe stato la sua rovina. 

Hermione Granger del Dipartimento per la Regolamentazione delle Creature Magiche era stata rinchiusa in una bella scatolina nella sua testa. Questa scatola era stata rietichettata di volta in volta, ma la frase principale era sempre rimasta qualcosa come: NON APRIRE. MANEGGIARE CON CAUTELA. CONTIENE PREDICHE. 

Le cose che uscivano dalla bocca di Hermione Granger erano di solito noiose ed importanti: una citazione di qualche regolamento del Ministero, qualcosa che aveva letto in un libro, oppure la parafrasi di qualche antica legge dimenticata e decisamente sconveniente. Ma ora, a quanto pare, diceva anche cose divertenti e spiritose che lo facevano sorridere, ridere e di tanto in tanto ridacchiare. 

Aveva fatto esplodere quella dannata scatola in mille pezzi, come se fosse la coda esplosiva di uno Schiopodo Sparacoda, e si rifiutava di essere compartimentalizzata in qualsiasi altro modo.

L'isterica donna del Ministero non avrebbe dovuto profumare di fragole, o gemere dolcemente sottovoce quando le sue dita le si aggrovigliavano tra i capelli, o avere fianchi fatti per essere afferrati, o un giro-vita che poteva abbracciare con una sola fottutissima mano.

I suoi occhi non avrebbero dovuto illuminarsi o danzare con contagioso entusiasmo quando pianificava meticolosamente come ingannare i loro amici, colleghi e, effettivamente, la maggior parte della comunità magica d'Europa. 

Non avrebbe dovuto essere una Serpeverde così astuta, affascinando la sua parte piú perversa come il canto di una sirena.
Doveva essere una Grifondoro noiosa e frigida, e un po' troppo sempliciotta per meritarsi la sua attenzione. 

Non avrebbe dovuto essere così, eppure lo era. 

Le isteriche, specialmente quelle che Draco conosceva dalla tenera età di undici anni, non dovevano possedere profondità che lui era incapace di scandagliare. O avere la capacità di invadere la sua testa - giorno e notte, notte e giorno - con migliaia di piccoli pensieri riguardo uno shampoo al profumo di fragola, profondi occhi color cioccolato e un rossore così sensuale.

Era un adu... era cre-adu.. era cresciuto.

Era un professionista adulto - prospettiva terrificante, ne era consapevole- che al momento doveva ospitare un evento molto importante per il suo lavoro.
Doveva essere concentrato. Aveva bisogno di essere professionale. Aveva bisogno di togliere Hermione Granger dalla sua dannata testa. 

Aveva bisogno di essere più simile alla Granger - queste parole avrebbero fatto gelare il cuore di qualsiasi uomo - attento e dedito al suo lavoro, indipendentemente dai sentimenti e dai problemi personali. 

Doveva fare in modo che la serata filasse liscia come una scopa appena revisionata.
Aveva bisogno di affascinare, lusingare e intrattenere almeno un centinaio di ospiti. Aveva bisogno... aveva bisogno di smettere di distrarsi e cercare la Granger ad ogni minima pausa nella conversazione. 

Il capitano dei Pittsburgh Porlocks, Mallory Mulvany, sembrò sul punto di farlo rinchiudere quando perse il filo della conversazione sugli obiettivi della sua squadra per questa stagione per la terza volta consecutiva. 

Il suo capo, il perennemente affascinante Hortence Fletcher, gli chiese addirittura  se stava 'bene' quando mancò la propria bocca con il bicchiere, facendo gocciolare lo champagne sul suo smoking mentre era intento a spiare Weasley che si avvicinava alla Granger.
Weasley apparentemente aveva avuto l'audacia - la pura audacia - di chiederle di ballare, quando stava per sposarsi, in  meno di due settimane, con un'altra donna! Doveva avere delle palle grosse come ciambelle. Che idiota. 

Potter-femmina gli rivolse un'occhiata contemplativa quando si sottrasse al fascino di Hortence e le passò davanti per raggiungere il bagno.
Anche lei, come suo fratello, sembrava possedere lo stesso quantitativo di audacia di un'intera squadra di Quidditch, visto che aveva sogghignato come un gatto davanti ad un uccellino alla vista della sua camicia ormai semi-trasparente e del suo sguardo incupito.

Era stanco di essere bagnato quella sera. 

"Ecco" disse Blaise, scivolando accanto a lui senza far rumore. Gli tese un bicchiere di champagne. C'era una fragola appollaiata in modo frivolo sul lato del bicchiere. "Sembra che tu ne abbia bisogno".

"Davvero?" disse Draco, con leggerezza. 

"Ti ho visto sputare il tuo drink come un bambino di cinque anni a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito quando hai visto il portiere-campione  Ronald Weasley chiedere alla nostra grande salvatrice, Hermione Granger, di ballare".

Draco guardò accigliato la fragola. "Ero solo estasiato da quello che stava dicendo Mallory Mulvany".

"Stavi parlando con Hortense in quel momento, non con Mallory Mulvany".

Dannazione. 

"È ovvio" disse Blaise, sorseggiando il proprio drink con molta più soave disinvoltura di quanto la vanità di Draco potesse tollerare. "Accetta il tuo destino". Fece una pausa, gli occhi che vagarono verso il cielo. O meglio, verso la bolla magica che impediva al cielo di cadere sulle loro teste. 

Quella era la sua magia, con giusto un po' di quella di Draco spruzzata dentro per sicurezza. 

"Non ho idea di cosa tu stia parlando".

Blaise emise un rumore. "Certo che no".

Draco stava per chiedere a  Blaise cosa diavolo stesse farfugliando, quando il suddetto farfugliatore lo interruppe: "Oh guarda, Victor Krum si sta avvicinando a lei".

Draco stavolta lasciò cadere il bicchiere. 

---

"Malfoy cosa stiamo facendo dietro ai cassonetti?"

"Mi sembrava di aver sentito qualcuno dire che c'era una falla nelle protezioni qui intorno da qualche parte". 

"Cosa ci faceva la gente vicino ai bidoni?"

Draco fece deliberatamente una pausa e poi sollevò un singolo, ma suggestivo, sopracciglio. 

"Oh! Beh... io..." balbettò tra le parole in un modo che potrebbe essere - da qualcuno che sicuramente non era lui- descritto come adorabile. 

La ragazza infilò la mano nella sua borsa e tirò fuori la bacchetta, sollevandola in aria. Le sue sopracciglia si aggrottarono, e mormorò qualcosa di magico e intelligente sottovoce.
Se non avesse appena piovuto, e se non fossero stati accanto a dei bidoni, lui si sarebbe appoggiato al muro e l'avrebbe guardata lavorare.

La grifona lasciò ricadere il suo braccio dopo alcuni istanti.  "Non vedo perdite, potrebbe essere stata solo l'umidità di prima".  

"È un peccato" disse Draco con un tono di voce da 'non è un peccato', "qualcuno mi ha condotto a una caccia sfrenata allo snaso. Oh beh, giá che siamo qui, possiamo riprendere un po' fiato dalla calca che c'è là dentro".
Le rivolse un sorriso che sperava risultasse invitante piuttosto che inquietante.

Considerando che le aveva appena mentito per indurla a passare un po' di tempo da sola con lui vicino ai cassonetti, forse la sua era una vana speranza. 

D'altra parte, era un inganno necessario. La ragazza avrebbe fatto saltare la loro copertura se avesse iniziato a fare gli occhi dolci a quell'idiota bulgaro, che le aveva sorriso come se il sole splendesse dalla sua stessa anima....il che era ridicolo, non c'era bisogno di specificare che la Granger non brillasse sicuramente come il sole.
Anche se, per l'entusiasmo di quella serata, il suo viso aveva assunto un sano bagliore, che avrebbe potuto essere descritto come luminoso da alcune persone. 

In realtà, pensandoci bene, Draco si stava solo comportando come un ottimo finto fidanzato, ed era stato incredibilmente utile e pratico da parte sua allontanare la sua finta ragazza da una situazione che avrebbe potuto fare saltare la loro copertura, rendendola oggetto di pettegolezzi ancora più sconci.

Utile, pratico Draco. 

Dovrebbe ricevere un distintivo. Uno scintillante.
O anche un trofeo.

"In realtà è stato piuttosto divertente stasera" disse lei, scrollando le spalle e mettendo via la bacchetta. "Mi sono divertita molto più di quanto pensassi. Non avevo capito che Viktor sarebbe stato qui".

Iniziò a muoversi verso la porta. Per tornare alla festa; per tornare da Viktor. 

"Aspetta!" gridò Draco.

Hermione saltò di circa trenta centimetri e lo fissò come se gli fosse cresciuta una testa in più. "Cosa? Cosa c'è?"

"Emmh -" Il mondo aveva smesso di girare, o era la sua piccola sezione di realtà, di cui lui era il centro, ad essersi  improvvisamente fermata? 

"Beh", disse, esitando un momento prima che le parole cominciassero a uscirgli fuori a raffica, "non sono uno che nota molto le cose, ma posso certamente dire che non ti piacciono i balli, o le feste, o le grandi folle di persone". 

Era come trovarsi all'interno di una botte che rotolava giù da una collina di parole. "Così ho pensato, visto che siamo già qui fuori, che potremmo allontanarci per un po', o per più di un po', qualsiasi cosa  vada bene per te, davvero". 

Che qualcuno lo fermi.
Infilategli uno stivale in bocca, o una bacchetta su per il culo - in realtà quest'ultima potrebbe non essere d'aiuto - qualsiasi cosa, purché fermi il suo flusso di frasi sconclusionate. 

"Considerando il fatto che io e te siamo sgattaiolati via per giorni, avrebbe senso - attenendoci al copione, per così dire - se sparissimo per un po' questa sera. So che tu non sei il tipo di persona che rinuncia ad un evento di lavoro per un amante, ma io sì. Praticamente se lo aspettano tutti da me. Davvero, faresti un favore alla mia reputazione".

Si fermò di colpo. Apparentemente esisteva qualcosa di equivalente a un calcio in bocca o a una bacchettata nel posteriore, ed era la risata di Hermione Granger; melodica come una campana e leggera come una brezza primaverile. 

La grifona fece ricadere la testa all'indietro e rise, i ricci le incorniciarono il  viso come un'aureola.
Poi scosse la testa e lo fissò. "Certo, il cielo non voglia che tu passi un'intera serata senza uno scandalo".

Lui finalmente espirò. Era consapevole di aver trattenuto il respiro; chi non si accorgerebbe di aver trattenuto il proprio respiro? Degli idioti.
La respirazione faceva parte del sistema nervoso autonomo, e lui, come ogni altra persona al mondo, doveva fare uno sforzo cosciente per non respirare. Tuttavia, questa espirazione sembrò una liberazione; era come se tutte le sue parole avessero rimosso completamente  l'ossigeno dai suoi polmoni e ora, dopo la sua risata, poteva respirare di nuovo liberamente. 

"Ah cara Granger", disse, infilandosi nel ruolo di mago libertino, bello e affascinante come in un cappotto finemente cucito, "mi conosci così bene". 

Era una bella serata. C'era una ragazza con un bel vestito davanti a lui. E indossava persino i suoi calzini fortunati, quelli con i piccoli boccini sopra. 

"Potrei tentarti", disse quando il mento di lei si inclinò curiosamente verso di lui, "ad unirti a me per un po' di gelato?" 

____

Draco quasi sputò il gelato dal naso. 

Nel migliore dei casi avrebbe odiato questa cosa, ma quando una ragazza elegantemente vestita era seduta di fronte a lui, leccando con delicatezza - sì, leccando, Merlino abbia pietà della sua anima - la panna montata dal cucchiaio, avere il gelato al cioccolato che gli usciva dalle narici era una cosa ancora più abominevole del solito. 

"Cosa vuol dire che ha 'perso' lo sposo?" 

"Intendo esattamente questo" disse Hermione, sorridendo verso di lui da dietro il suo gelato.

La sfacciataggine le si addiceva. Forse era la luce. Forse  era il fatto che si trovavano a Soho - sobborgo di sesso e criminalità - in una gelateria babbana aperta tutta la notte. Forse era il gelato alla fragola con panna montata extra che aveva ordinato, e che stava mangiando con incredibile lentezza.
A quanto pare, alla Granger piaceva appiccicoso e fuso.  

Qualcuno lassù si stava facendo una bella risata a sue spese. 

"Perdonami" disse, guardandola intingere il cucchiaio in una pallina di fragola, "ma come si fa a smarrire Harry Potter? Sono anni che ci provo".

 "Ron si è presentato sulla soglia di casa mia il giorno del matrimonio dicendo che aveva perso Harry in una partita a domino contro un folletto".

"Perché non ho mai pensato di fare lo stesso con Blaise". 

Alzò il cucchiaio, facendolo scivolare in bocca. Le sue labbra si aprirono con una lentezza straziante mentre faceva scorrere il dorso del cucchiaio sul suo labbro inferiore, ricoprendolo  con uno strato di crema. Draco rimase a guardare il modo in cui  la sua lingua accarezzò quel punto per catturare il residuo del gelato.

 "Dimmi", disse lui, schiarendosi la gola, "é un' abitudine salvare gli uomini nella tua vita?"

Lei lo guardò da sotto le ciglia, poi le sue sopracciglia si aggrottarono in modo contemplativo. "Mi sa di sì".

"Come hai fatto a portarli in chiesa in tempo?"

"Una volta che sono riuscita a fare calmare Ron, mi ha detto dove aveva scommesso e perso Harry, e sono andata a cercarlo".

"Salvarlo, vuoi dire".

Lei sorrise di nuovo - era quasi un ghigno - e il gelato di Draco si sciolse. 

"Non era tenuto prigioniero. Non troppo. Era a malapena legato. Sembrava piú che altro infastidito per il bavaglio".

Si prese un breve momento per assaporare il pensiero di Potter legato e imbavagliato, prima di rendersi conto che  si trattava di un modo fin troppo perverso di pensare al suo nemico giurato di gioventú, e la sua mente tornò subito ad apprezzare la Granger. 

"Come si fa a superare in astuzia un folletto, signorina Granger?" disse, abbassando la voce. 

Il colore si insinuò nelle sue guance come se lo avessero rubato dal suo gelato. "Li ho sfidati in un altra partita e ho scommesso qualcosa di valore uguale a quello di Harry".

Le sopracciglia di Draco fremettero. "Cosa c'é di pari valore a Potter?"

"Ho scommesso Ron. Temevo che non accettassero, ma è venuto fuori che per gli standard dei folletti i giocatori di Quidditch hanno un reddito potenziale maggiore degli 'ex' salvatori del mondo magico".

La risata di Draco sembrò quasi un latrato, sfuggendo dalle sue labbra prima che avesse modo di controllarla. "Hai scommesso il tuo ex-ragazzo contro il tuo migliore amico".

"Era un rischio calcolato!"

"Questo è malvagio".

"Ero quasi certa di poter vincere. I miei genitori erano un po' ossessionati dal domino quando ero piccola, e la versione magica non è così diversa da quella babbana". Si sistemò sulla sedia. "Anche se avessi perso, rimanere tra i folletti sarebbe stato un destino migliore per l'immediato futuro di Ron".

"In che senso?"

Lei gli lanciò un'occhiata. "Ginny lo avrebbe ucciso per averle rovinato il matrimonio".

Draco rise. "Non dovrei proprio stupirmi che il tuo cervello subdolo abbia architettato il nostro attuale piano".

Inspirò. "Mi fai sembrare orribile".

"Granger, posso dire con certezza che non sono mai stato così colpito da te in tutta la mia vita. Mi piace il tuo lato deviato".

Lei gli rivolse uno sguardo torvo. "Sembri davvero scioccato dal fatto che io non conduca una vita del tutto noiosa. Sai, solo perché alcuni di noi lavorano davvero quando sono al lavoro, non significa che la nostra vita privata sia solo "- fece roteare la punta del cucchiaio nel suo gelato alla fragola - "vaniglia".

"Vaniglia. Questa è una scelta di parole molto interessante per Soho". 

Lei fece spallucce. "Sto mangiando un gelando dopo esser scappata dal lavoro, mi sembrava una metafora appropriata". Portò di nuovo il cucchiaio alle labbra, e la sua gola si sollevò mentre ingoiava un altro boccone. 

Il gelato al cioccolato di Draco si stava sciogliendo in un mucchio di sogni bagnati e morbide nostalgie. 

Forse era l'atmosfera che si creava a tarda notte. Forse era il fatto che di fronte a lui c'era un negozio chiamato 'Young, Dom, and a Hole lot of Cum'. Forse era il fatto la Granger stesse leccando il gelato alla fragola da un cucchiaio come se fosse un caldo pomeriggio di luglio e non una  gelida sera di febbraio. Ma sembrava ancora più bella sotto le luci alogene del locale di quanto non fosse stata nell'enorme stadio illuminato dal tenue bagliore dorato delle candele.

I suoi ricci capelli scuri si espandevano in tutte le direzioni, evadendo dalle sue forcine meticolosamente posizionate, e il mascara le si era leggermente sbavato, diffondendosi intorno alle sue ciglia inferiori come l'artistica sfumatura di un dipinto al carboncino.

 Poteva immaginarla avvolta in delle lenzuola di seta, le gambe intrecciate in lussuriose spirali intorno al morbido tessuto, la sua pelle leggermente abbronzata e le labbra arrossate per via del vino e... altre ragioni. 

L'immagine nella sua mente fu così suggestiva, così intima, e così forte che se fosse stato in piedi, e non comodamente seduto su una panca con le sue parti basse  abbondantemente coperte dal piano del tavolo, allora avrebbe potuto essere buttato giù con una piuma.

O, data la sua attuale posizione, con uno spolverino di piuma, che poteva fungere anche da pratico dildo, prezzo al dettaglio di quaranta sterline, ma in offerta speciale per oggi con uno sconto del venti per cento acquistando anche il vestito da cameriera che lo accompagnava.  

Draco affondò il cucchiaio nel suo gelato, provocando un leggero rumore non fu affatto d'aiuto dal momento che assomigliava di più ad un frappé e meno al ghiaccio ogni secondo che passava.

 Girò un po' il cucchiaio, cercando di impedire a se stesso di immaginare la Granger e un vestito da cameriera insieme, nel timore di scoprire che quell'immaggine potesse corrispondere ad un'eiaculazione precoce. 

Anche per i suoi standard osceni e ostentati, sentiva di aver perso la testa da qualche parte tra il momento in cui era apparso nella camera di Granger e il momento in cui lei aveva chiuso gli occhi nell'assaggiare per la prima volta il suo gelato. 

Se avesse avuto una forchetta, si sarebbe pugnalato alla coscia.  

"Parlando di aspettative", la Granger interruppe il suo flusso di coscienza, "pensi che avremo bisogno di - sai, fare il prossimo passo per mantenere la nostra copertura?"

Lo fissò con aria seria  mentre poneva la domanda.  

Il mondo di Draco smise immediatamente di girare, per poi ripartire subito dopo al doppio del suo ritmo normale.
La fissò, con il cuore che improvvisamente batteva a mille e la bocca molto, molto secca. Non riusciva a decidere se avesse bisogno di un grosso bicchiere d'acqua, di un martini o di un defibrillatore.
A parte questo, anche un rapido calcio alla testa sarebbe potuto andar bene. Sentiva che avrebbe pensato più lucidamente con una commozione cerebrale. 

"Il -" non poteva credere che stesse contemplando la possibilità di chiedere chiarimenti su questo "- passo successivo?

Lei si spostò, il rossore le si arrampicò sulle guance mentre evitava di incontrare i suoi occhi. "Sì. Voglio dire..." sospirò, raddrizzandosi. Sembrava determinata e schietta, e lui si chiese se avesse sempre questo aspetto durante una proposta. 

"Ovviamente", disse la parola con troppa convinzione; come se qualsiasi cosa nell'ultima settimana o giù di lì fosse stata ovvia, "stiamo già dando quell'impressione, ma pensi che avremo bisogno di farlo davvero? Dovremmo - pianificarlo?"

Rischiò di rovesciare il suo gelato per la seconda volta quella sera. Acqua, champagne e ora quasi gelato. Il suo completo stava davvero passando l'inferno. 

Voleva pianificarlo. Certo che voleva pianificarlo. Era Hermione Granger e i piani - e, come si è scoperto, i piani perversi- erano la sua specialità.

"Be'" - tossì, eppure la sua voce era ancora stridula come quella di un ragazzino in fase prepuberale - "se ti va".

Lei lo fissò. I suoi occhi si strinsero in un modo piuttosto pensieroso, che avrebbe fatto somigliare chiunque altro ad furetto con un serio mal di testa, ma che su di lei era terribilmente adorabile. 

"Sento solo", disse lei, con aria molto pragmatica, "che ad un certo punto sarà inevitabile". 

Il suo papillon sembrava un cappio, e nonostante il gelato, percepiva almeno dieci gradi di troppo.
Probabilmente era l'inizio della sua discesa verso uno dei nove cerchi dell'inferno. 

Tirò le linguette, allentandolo finché non fu pendente intorno al suo collo come... beh, un cappio, ma un cappio allentato. "Tu... Davvero?"

Era stato davvero così evidente? E perché adesso gli stavano venendo tutti questi dubbi, comunque?
Sicuramente questo era il momento opportuno per assecondare un'altra delle folli proposte della Granger. 

Lei annuì. "Penso che dovremmo parlarne prima, non si sa mai".

"Sì" disse lui, lentamente, sentendosi  sull'orlo di una specie di trappola  mentre lei intingeva il cucchiaio nel suo gelato e lo leccava lentamente. "Mi sembra la cosa più matura da fare".

La grifona si rilassò leggermente; ci fu un minimo abbassamento delle sue spalle, che lui notò solo perché improvvisamente, per qualche inspiegabile ragione che al momento gli sfuggiva, stava osservando i suoi movimenti come un falco. 

"Se parliamo prima di ciò va bene per ognuno di noi e di come lo vogliamo, questo renderà la cosa..." sollevò il cucchiaio per aria, facendolo saettare tra le linee invisibili del simbolo dell'infinto. "Migliore", disse, scuotendo rapidamente l'utensile. 

"Migliore?"

"Sì", inclinò la testa come se fosse lui a dire cose senza senso. "Migliore, più facile, senza sforzo, senza fretta, diretto. Ti servono altri sinonimi, Malfoy?"

La pioggia e il successivo allagamento dovevano avergli ristretto in qualche modo lo smoking, perché non si era mai sentito così scomodamente stretto in così tanti punti allo stesso tempo. Di solito era solo un punto in particolare. 

"No, no, capisco perfettamente cosa intendi".

Senza sforzo. Senza fretta. Diretto. 

Sicuramente non aveva afferrato la parte sbagliata della bacchetta.
Non con parole come quelle.
Se avesse dovuto immaginare il turpiloquio della Granger - e le sue orecchie ora bruciavano all'idea della sua voce sussurrata contro di esse  - il suo linganguaggio sensuale sarebbe stato articolato e grammaticalmente corretto.
Ci sarebbero stati paragrafi di descrizioni, metafore avanzate, e possibilmente personaggi secondari e una trama ben costruita.  

Hermione Granger non sarebbe certamente stata una ragazza monosillabica.   

"Potrebbe essere fatto in molti modi diversi a seconda di quale sia esattamente il contesto -"

Oh Merlino, aiutalo.

"- Dovremo pensare a chi sarà il primo a-".

Il giovane non esitò. "Tu, naturalmente."

Fece una pausa, con il cucchiaio a metà strada verso la bocca, e sembrò contemplare la cosa. "Va bene. Preferisci in modo lento o più aggressivo?"

L'unico motivo per cui la sua mascella non si spalancò fu per via della sua mano sollevata fino alla bocca. Finse di strofinarsi il mento in modo riflessivo e contemplativo, come se non fosse sull'orlo di un arresto cardiaco. "Perché non entrambi?"

Le sopracciglia di lei si inarcarono e i suoi occhi si espansero. "Buona idea. Potremmo iniziare lentamente e poi procedere in modo piú aggressivo".

Lui si bagnò le labbra. "Esattamente quello che stavo pensando".

"Più o meno quanto dovrebbe durare?"

Buon Dio, va davvero dritta al punto. 

Lui si spostò, mescolando il suo gelato nel tentativo di prendere tempo.
Non voleva sminuire se stesso, tuttavia, considerando la piega inevitabile che stavano prendendo le cose, era in qualche modo preoccupato per il tipo di prestazione che avrebbe potuto offrire.

"Sono qui per te", disse, eludendo la domanda, ma poi non poté fare a meno di aggiungere: "In genere posso durare qualche ora".

Lei sbatté le palpebre, non sembrando così impressionata come lui aveva sperato, ma si limitò a guardare contemplativamente il suo gelato, con il labbro inferiore incastrato tra i denti. "Giusto. Se sono io a prendere l'iniziativa e cominciamo lentamente... dovrebbe apparire come se non ne avessimo nemmeno avuto l'intenzione, è solo che... non possiamo farne a meno. Poi può diventare più intenso e acceso -"

Gli dei lo perdonino; doveva chiederlo. "E se.... Fossi io a prendere l'iniziativa?" 

"Beh..." Lei alzò lo sguardo verso di lui, le punte delle  sue orecchie diventarono rosa. "Pensi che avremmo bisogno di farlo più di una volta?"

Draco avvertí un nodo alla gola e deglutì a fatica. "Posso immaginare che l'occasione si presenterá qualche altra volta, sì".

"C'è qualche luogo in particolare che ti sembra più adatto?"

Il suo letto, per esempio. Poi quello di lei. Non era stata sua intenzione notarlo, ma era stato impossibile non osservare la testiera di metallo filigranato nella sua camera da letto, con così tanto potenziale in ogni sua curvatura.

Ora che ci rifletteva, non poteva fare a meno di pensare che a un certo punto anche una biblioteca sarebbe stata d'obbligo, gli sembrava naturale trattandosi della Granger...

"Che ne pensi di uno dei corridoi principali del terzo piano?" 

Draco sbatté via la fantasia che coinvolgeva la Granger su una scala da biblioteca e la fissò, improvvisamente pallido.

"Io-" Fece per allentare il suo papillon, finché non si rese conto che era già libero intorno al suo collo. "Non voglio fare quello che si preoccupa dei regolamenti del Ministero, ma credo davvero che le Risorse Magiche potrebbero avere qualcosa da ridire se lo facessimo". 

Sbuffò. "Non vedo perché dovrebbero preoccuparsi dopo tutto quello che abbiamo già fatto".

"Granger -" la sua voce minacciò di incrinarsi "- qualche momento su una scrivania e in uno sgabuzzino delle scope sono - questioni completamente diverse".

Sembrò poco convinta, ma poi improvvisamente si illuminò di nuovo. "E allora l'ascensore?"

"L'ascensore?" Ripeté. "L'ascensore del ministero?"

"C'è qualche problema?"

"Be', io non..." Si trovò completamente senza parole e le rivolse un sorriso sbilenco. "Sei proprio piena di sorprese". 

Lei lo fissò con aria perplessa, apparentemente frustrata dalla sua mancanza di entusiasmo. "Hai in mente un luogo diverso?"

Dato che lei sembrava avere un'agenda - posizione, tempo e, presumibilmente, luogo - in mente, lui preferì fare il gentiluomo, e non obiettare a qualsiasi cosa la signora desiderasse.
Disse qualcosa a riguardo a questo. 

Lei sembrò tranquillizzata da quella meditata risposta. "Beh, potremmo farlo nell'ascensore lunedì mattina allora, mentre andiamo alla riunione settimanale".

Accidenti. 

Draco tossì. "Normalmente non mi opporrei a nulla di ciò che desideri, tuttavia non sono sicuro di sentirmi a mio agio ad esibirmi in un ascensore per la prima volta. Un sacco di pulsanti. Molte fermate. Potrebbe diventare un po' accidentato. Non farei davvero il mio lavoro migliore". 

"Non ci vorrebbe nemmeno un minuto".

Il cervello di Draco, che stava costeggiando le possibilità surreali che coinvolgevano lentezza e poi l'aggressività, stridette in un brusco e insultante arresto. 

"Un minuto", fece eco.  

"È troppo lungo per te? Potremmo fare più in fretta".

Lei sembrò prendere il suo silenzio scioccato come un pretesto per continuare.  Si mordicchiò il labbro pensierosa: "Potremmo doverlo fare solo una volta, se lo facciamo al momento giusto e se c'è molta gente che guarda".

Draco emise un piccolo suono soffocato in fondo alla gola, simile a quello di un piccolo scoiattolo che viene calpestato da un caribù nella foresta. 

"Guardare?"  ripeté la parola.

Si sentí un po' svenire. Grazie al cielo aveva mangiato del gelato per aumentare la sua glicemia. 

Lei annuì, con un'aria del tutto concreta e agghiacciante, ricordando forzatamente a Draco che la donna davanti a lui una volta aveva cavalcato un drago durante una rapina in banca, e che forse, dopo quel tipo di esperienza, l'esibizionismo per lei non era poi così eccitante come lo era per i comuni mortali. 

Trascinò la lingua sul dorso del cucchiaio come se fosse un lecca-lecca: "Penso solo che una folla numerosa sia fondamentale per quello che dobbiamo fare.
Se ci sará molta gente, probabilmente dovremo baciarci una volta sola."

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Capitolo 8
*** Never Kissed ***


"Baciarci", ripeté Draco. 

Un bacio. Aveva parlato di un bacio per tutto questo tempo e non di... 

Non era certo se si sentisse sollevato o come se avesse di nuovo sei anni e fosse alla festa di compleanno del suo lontano cugino Hubert, durante la quale Hubert, in un impeto di pura cattiveria, fece scoppiare il palloncino a forma di drago di Draco, lasciandolo con in mano i resti forati e sgonfi. 

Due anni dopo, animato dallo spirito di vendetta dei Malfoy, Draco chiuse Hubert in un armadio svanitore. Alla fine Hubert venne ritrovato in una periferia della Siberia.
Ancora oggi Draco non era sicuro del perché la cosa avesse suscitato tutto quel trambusto; Hubert era a malapena congelato, al massimo un leggero raffreddamento, e riuscirono a salvargli il dito del piede. 

"Una grande folla sarebbe la cosa più sensata". Hermione allontanò la sua coppa di gelato quasi vuota. Mantenne comunque la presa sul cucchiaio, alzandolo in aria come se stesse dando una lezione. "Più persone avrebbero un maggiore impatto sociale".

"Più grande è meglio é", si ritrovò a dire, più che altro per contribuire in qualche modo alla conversazione, fissandola stupidamentec come se non avesse, con una sola parola, scosso l'asse del suo universo.
Di nuovo.  

Era stato solo per pochi minuti, ma quei pochi minuti di incomprensione avevano fatto realizzare a Draco una cosa che adesso non poteva più ignorare: in realtà era profondamente attratto da Hermione Granger. 

 Non solo nel senso oggettivo di essere in grado di percepirla come una persona attraente, ma al punto che quando aveva pensato che lei volesse fare sesso con lui, aveva accettato senza nemmeno lontanamente pensare di rifiutare. Chi avrebbe potuto prevederlo?

Granger era tecnicamente attraente, ma non era il suo 'tipo'. 

Non aveva un 'tipo' nel senso convenzionale di preferire una particolare taglia di seno o un colore specifico di capelli o di occhi; era più un 'tipo' di persona.
Il 'tipo' di persona che tendeva a cercare e che tutti si aspettavano che sposasse, a un certo punto. E Granger non era quel "tipo" in nessun modo, forma o aspetto. Lei era... per dirlo in una sola parola, sana. 

Finte relazioni e suggestive avventure a parte, lo scapolo più ricco e idoneo della Gran Bretagna non doveva essere attratto da una donna sana con un vero lavoro, o standard, o persino una morale. Ci si aspettava che rimanesse all'interno del suo settore. Doveva trovare una ragazza carina - e utilizzava il termine 'carina' in modo piuttosto vago, perché bastava guardare la sua defunta zia per capire quanto vaga potesse essere quella descrizione - e idealmente una ragazza che non fosse più strettamente imparentata di una cugina di secondo grado.
Di nuovo, e facendo riferimento a sua zia una seconda volta, anche questo era un insieme di circostanze discutibili.   

Andava bene considerare Granger come oggettivamente attraente. Nello stesso modo in cui poteva considerare attraente una statua di marmo: fredda, distaccata, irraggiungibile, e certamente non qualcosa che avrebbe penetrato. 

Ma era maledettamente sconveniente essere attratti da lei. 

Dopo il malinteso che avevano appena avuto, sentiva che avrebbe avuto più possibilità con la statua di marmo che con lei.
Almeno finché  la sicurezza non l'avesse allontanato e non fosse stato accusato di pubblica indecenza. I musei erano così permalosi su queste cose.  

Allora perché gli piaceva così tanto?

Non era mai stato attratto da nessuno nel modo in cui era attualmente attratto dalla Granger. Era effettivamente attratto da lei come persona - che pensiero sobrio - oltre a volerla spogliare dei suoi vestiti. 

Generalmente quando sviluppava un interesse per qualcuno, era immediatamente sopraffatto dal profondo desiderio, che probabilmente aveva origine da qualche trauma infantile - scegliete voi, ce n'erano così tanti - di auto-sabotaggio.
Il desiderio di testare i limiti di ciò che poteva fare; di flirtare, di provocare, di prendere in giro il suo obiettivo e, così facendo, misurare l'esatta misura di ciò che lui e la sua compagnia "valevano". 

Era sempre interessato a sapere fino a che punto le persone erano disposte a perdonare il suo atteggiamento indisponente nella prospettiva dei suoi galeoni.  
A quanto pareva, potevano perdonare parecchio.
Tuttavia, con la Granger, era invece sopraffatto dall'inaspettato desiderio di impressionarla e di non scoprire mai e poi mai quali potessero essere i limiti della sua tolleranza. 

In parte perché aveva sperimentato quei limiti, e si era ritrovato con un labbro gonfio. 

Era quasi una consapevolezza istintiva, ma sentiva che le sfaccettature più interessanti di lei erano sottili e inaspettate. Ce n'erano altre che lui non aveva ancora intravisto e che non avrebbe mai intravisto, a meno che lei non avesse scelto di lasciarglielo fare. 

Era un puzzle acutamente femminile - e per Merlino, quanto era femminile - formato da prediche, stacanovismo e benevolenza, accoppiato a una sfacciata scaltrezza che l'aveva portata a scommettere il suo ragazzo e a fingere una relazione di due settimane solo per cambiare una sgradevole disposizione di posti a sedere. 

Era una strana cacofonia di elementi che la rendevano innegabilmente attraente, eppure... sconveniente. Sarebbe stato molto più semplice se non fosse mai arrivato a quella realizzazione, e avesse invece continuato a vivere in un limbo di confusione sessuale sulle fragole. 

Sarebbe andato tutto secondo i suoi piani: avrebbero continuato a frequentarsi per finta sapendo che la loro reciproca animosità li avrebbe mantenuti semplici co-cospiratori, avrebbero partecipato al matrimonio insieme, e poi si sarebbero lasciati, con la chiara e certa consapevolezza di poter scivolare di nuovo nelle loro vecchie abitudini come se nulla fosse successo. 

Ma qualcosa era successo. 

"Esattamente", Hermione stava annuendo con veemenza in accordo su qualcosa. "Quindi, con questo concetto in mente, forse dovremmo renderlo un bacio 'grande'". Lei si accigliò, sembrando non gradire l'espressione 'grande bacio' in relazione a lui. "Almeno, farlo sembrare un grande gesto".

Draco costrinse sé stesso a rientrare nel personaggio - in qualche modo certo che se l'avesse messa al corrente della sua attuale crisi interiore non sarebbe andata bene - e alzò suggestivamente un sopracciglio. "Simile alla nostra ultima grande dimostrazione pubblica di affetto?" 

Fu sollevato quando le guance di lei divennero rosa mentre balbettava la sua risposta: "Sì, ma l'ultima volta mi hai colto di sorpresa".

"Questo era il punto. Eri stata molto rigida fino ad allora. Consideralo solo una tecnica di recitazione".

Le sue labbra si socchiusero. "In ogni caso, voglio essere preparata per la nostra prossima 'dimostrazione d'affetto'. Allora siamo d'accordo? L'ascensore lunedì, c'è una folla abbastanza decente a quell'ora... quindi sono sicura che possiamo darcene uno veloce e questo è quanto". 

Lo disse con la stessa verve con cui si potrebbe fissare un appuntamento dal dentista, e non una pomiciata con un uomo attraente con eccellenti capelli e ottime prospettive d'eredità.  

"Aspetta", la mano di Draco scattò in alto come se fosse di nuovo a Hogwarts a cercare di discutere con un professore. Si trattenne e la lasciò cadere di nuovo sotto il tavolo. "Considerando..." Il suo cervello si mise in pari e fece una pausa, cercando di pensare a che cosa voleva che la Granger considerasse. Intrecciò le dita. "Considerando quello che abbiamo fatto fino ad ora, non credo proprio che un bacio veloce come quello sarebbe sufficientemente provocatorio". 

Gli occhi della Granger si strinsero a "sufficientemente provocatorio". 

"Sei tu" disse lei, sufficientemente scettica, "che ti preoccupavi che le risorse magiche non volessero che lo facessimo in un corridoio".

Farlo.

Merlino.   

Se avesse allentato ulteriormente lo smoking, si sarebbe praticamente tolto i vestiti. "Sì, beh, ma ci ho ripensato e penso che tu abbia ragione. Dobbiamo fare un grande gesto se vogliamo superare quello che abbiamo già fatto, e questo richiederà molto più di un casto bacio sulla guancia".

"Cosa suggerisci allora?"

Aveva un'aria curiosa, più che di sfida, e la testa inclinata di lato. Sembrava che lo stesse studiando. Aveva visto com'era con i libri; li consumava. Gli stava dando tutta la sua attenzione, e lui sentí una pressione che non sentiva da anni; voleva coinvolgerla.  

Deglutì. "Consideriamo la reazione che vogliamo suscitare nel nostro pubblico: dobbiamo fargli vedere un bacio che rimarrà impresso nella loro memoria". Cercò nel suo cervello, considerando ogni cliché romantico da libro. "Qualcosa di appassionato, qualcosa che lasci senza fiato, qualcosa..."

Hermione intervenne, apparentemente per non essere superata. "Da far arricciare le dita dei piedi".

Arricciare le dita dei piedi. Voleva un bacio che arricciasse le dita dei piedi. La sua mente iniziò improvvisamente a pensare a tutti i modi in cui avrebbe potuto farle arricciare le dita dei piedi. Molto pochi di questi finivano con un bacio. 

"Non credo che un ascensore fornisca un'atmosfera da far 'arricciare delle dita dei piedi'".

La grifona inspirò, sembrando leggermente irritata per aver il fatto che la sua idea fosse stata respinta. 

"Ma possiamo adattarci a qualsiasi ambiente. Per esempio, se dovessi baciarti qui, ipoteticamente parlando ovviamente",  il giovane fece scivolare le loro coppette di gelato ai lati del tavolo, come per dimostrare il suo punto di vista, "mi spingerei in avanti, mi avvicinerei a te, incastrerei i miei occhi con i tuoi".

Lo fece; fu più istintivo che pianificato. La fissò negli occhi, notando il modo in cui si allargarono mentre sosteneva il suo sguardo. Le sue ciglia si tremarono, ma non distolse lo sguardo. 

"Poi," disse con deliberata lentezza, "lascerei i miei occhi scorrere verso il basso, fino a raggiungere la tua bocca."

Le labbra di lei erano leggermente aperte, abbastanza affinché lui potesse immaginare la sua bocca aprirsi ulteriormente e i propri denti affondare nel centro paffuto del suo labbro inferiore.
Poteva praticamente sentire la sensazione del suo respiro sul suo viso; una fresca sventagliata che gli fece formicolare le labbra. 

"Per non cogliermi alla sprovvista?" La sua voce sembró tremante, come se avesse salito una rampa di scale troppo in fretta e avesse bisogno di riprendere fiato.

"No", disse lui, parlando ancora lentamente e studiando la sua bocca. "Non ti sto guardando per prepararti, ti sto guardando perché tu sappia cosa sto pensando. Così sai che sto già immaginando tutti i modi in cui vorrei baciarti prima ancora di averlo fatto".

I suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di lei, e scoprì che in qualche modo erano riusciti a diventare ancora più grandi. Draco sentì che se si fosse sporto in avanti un po' di più, se avesse guardato un po' più a fondo, avrebbe potuto vedere dritto in quel fantastico e imprevedibile labirinto della sua mente, che teneva nascosto dietro sguardi penetranti e arrossamenti profusi. 

Tuttavia, ora non era il momento.

"Abbiamo bisogno che l'atmosfera abbia atmosfera. La gente deve prima vedere e poi sentire le scintille tra noi. Deve esserci una fase di riscaldamento per queste cose, Granger. La passione è calda, sfrigolante; non tiepida. Specialmente"- sorrise - "se lo facciamo a pranzo. Non ho alcun desiderio che il nostro bacio venga paragonato alle tiepide lasagne del Ministero".

Lei emise un piccolo sbuffo, l'angolo della sua bocca si piegò verso l'alto. L'aria divenne un po' meno pesante tra loro. Era il momento di cambiare le cose. 

"Ora", disse lui, spostando gli occhi dalle sue labbra per seguire la linea della mascella. "Dove eravamo rimasti?"

"Um..." La lingua di Hermione guizzò fuori nervosamente. "Mi stavi fissando, così avrei saputo tutti i modi in cui tu... volevi baciarmi". Cominciò ad arrossire intorno ai bordi del volto, come una rosa profumata e in fiore. 

"Oh sì", abbassò la voce, "ora ricordo. Un bacio si fonda sulla reprocicitá; è un invito. Poi osserverei la tua reazione. Stai guardando le mie labbra? I tuoi occhi sfrecciano verso il basso? Inclini il mento di lato?"

Hermione inclinò il mento di lato. 

"Qualcosa che indichi che stai seguendo e ricambiando quello che sto ovviamente pensando. Una volta che sarò sicuro di avere la tua completa attenzione, farò scivolare la mia bocca sulla tua, premendo leggermente".

Fece una pausa.

"E poi?" disse lei dopo alcuni secondi. 

"Aspetterò che ricambi il mio bacio".

Questa notizia sembrò sorprenderla. 

Lui le lanciò uno sguardo. "Voglio che tu mi baci. È un affare reciproco, come ho detto. Non c'è piacere nel baciare qualcuno che non ti vuole". Il giovane posò le mani sul tavolo, con i palmi verso il basso. "Ora, rispondi alla domanda: ricambieresti il bacio?".

Lei sussultò, fissandolo, con occhi larghi come piatti di minestra. Buon Dio, quanto erano in grado di allargarsi gli occhi di questa donna? 

Quando lei non rispose, lui si fermò. "In questa nostra situazione ipotetica", aggiunse quando si rese conto che la grifona era apparentemente congelata. "Nel contesto di questa situazione del tutto fittizia".

Lei fece un visibile sospiro di sollievo. "Sì... se sapessi che la persona lo desidera, che le sono mancata, anche se siamo stati lontani solo per un po' o -" inclinò la testa e fissò il vuoto "- se ho detto qualcosa e questo l'ha fatta innamorare di me un po' di più..." 

I suoi occhi sembrarono allontanarsi molto mentre contemplava questo scenario immaginario, e per quanto fosse affascinante avere uno sguardo così inaspettato sui suoi ideali romantici, per non dire utile da archiviare per riferimenti futuri, Draco preferiva essere molto più personalmente coinvolto nella cosa.
Il che era forse subdolo da parte sua, ma non capitava tutti i giorni che un uomo scappasse dalla propria festa per mangiare un gelato e discutere di ipotetici scenari di un bacio.

"Come?" disse lui, innocentemente. 

Lei sbatté le palpebre, come se si fosse appena ricordata che stavano architettando il loro finto bacio. Lo studiò, fissandolo con aria calcolativa.

"Io - incontrerei le tue labbra, e forse avvicinerei i nostri nasi mentre allungo la mano e -" i suoi occhi lo scrutarono, dai capelli e giù per le spalle, fino al petto "- appoggerei la mia mano sul colletto della tua camicia, con i polpastrelli che sfiorano appena il tuo collo, così potrei spingerti più vicino".

"Io metterei la mia mano sulla tua, facendoti perdere leggermente l'equilibrio", il ragazzo portò una mano sul suo colletto aperto. "Baciandoti di nuovo mentre ti spingi più vicino a me". 

Lei inspirò, il suo seno si sollevò e il mento si inclinò verso l'alto. "Io aprirei un po' la bocca, in modo che tu possa approfondire il bacio, se vuoi"

"Voglio".

E quanto lo voleva.

Lo voleva tanto quanto adesso desiderava spingere via i resti del loro gelato, che l'aveva vista mangiare così pazientemente, e coprire lo spazio tra loro. Intrecciare le dita nei suoi capelli, sfiorarla con il naso appena sotto l'orecchio, sotto la mascella, premere baci leggeri sul suo collo. 

Sentirla tremare sotto il suo tocco e sussultare mentre le mordeva la pelle. Ascoltarla sospirare  mentre faceva scorrere le labbra sul suo collo, succhiando leggermente all'attaccatura della sua mascella. 

"Io farei scivolare la mia mano sul tuo collo, fino alla nuca, e poi lascerei scorrere le dita tra i tuoi capelli, per trattenerti", disse lei.

"Mhmm", Draco riuscì a dire in accordo. La sua mano avrebbe tirato leggermente la radice dei suoi capelli, mentre l'altra sarebbe scivolata lungo il suo corpo, afferrandole la vita e attirandola più vicino. 

Lei sarebbe scivolata sul tavolo, il sedere appoggiato contro il bordo, mentre lui piegava la testa e affondava le proprie labbra sulle sue ancora una volta.
Ma questa volta sarebbe stato più intenso, piú infuocato, l'avrebbe divorata come un uomo affamato, ingoiando i suoi baci e i morbidi gemiti che le sarebbero sfuggiti come se non avesse mai assaggiato nulla di così buono come le sue labbra.

Avrebbe sentito le sue ginocchia aprirsi e  avrebbe premuto il proprio corpo tra le sue gambe. La propria mano che correva  lungo la sua schiena. 

Oh, per Giove, avrebbe voluto accarezzarle il sedere e stringerla. Slacciarle i bottoni sul suo collo in modo da poter baciare l'incavo della sua gola e poi portarla via al Manor, dove avrebbe potuto spogliarla del suo vestito, e bere i suoi morbidi sospiri e... 

"- si aggrovigliano facilmente". La voce pragmatica della Granger, anche se un po' affannata, interruppe la sua fantasia.

"Ehm", si sforzò di ricordare quello che lei stava dicendo. "Va bene."

Si spostò sul divanetto sui cui era seduto, la situazione all'interno dei suoi pantaloni al momento era così spiacevolmente stretta che avrebbe avuto un gran bisogno di un incantesimo espansivo irriconoscibile là sotto. 

Le guance della Granger erano leggermente arrossate. "Va bene se ti scompiglio un po' i capelli? Facendo scorrere le unghie su di essi e magari tirando un po'?" 

Draco si morse l'interno della guancia per evitare di gemere al pensiero. Avrebbe voluto pensarci ancora, in modo più dettagliato, più tardi. Forse stanotte, quando sarebbe stato rimboccato nel letto completamente e assolutamente solo. 

"Certo." 

"Uno strattone forte o solo leggero?"

"Qualunque cosa..." riuscì a dire, "qualunque cosa sembri naturale in quel momento". I suoi piani per quella sera erano impressi nella pietra. Praticamente granitici. Deglutì. "È di vitale importanza che questo rimanga il più autentico possibile".

Forse dovremmo cominciare a fare maratone di scopate sulla tua scrivania, continuò lui nella sua mente, sai, solo per il bene dell'autenticità. 

"Comunque", Draco scosse la testa bruscamente e si schiarì la gola, "questo è solo uno dei tanti scenari possibili".

___

Hermione annuì in rapido accordo, sentendo che la conversazione aveva un disperato bisogno di fermarsi.
Fermarsi adesso, quando stava solo immaginando le proprie dita sepolte nei capelli di Malfoy, prima che iniziasse a pensare alle proprie mani che vagano sull'ampia estensione delle sue spalle e lungo la sua schiena, tracciando con i polpastrelli il profilo di ogni muscolo.
Il solo pensiero di farlo fu quasi sufficiente a renderla grata dell'esistenza del Quidditch. 

Stava già pensando troppo a quanto fossero morbidi i suoi capelli sotto le proprie mani, e al modo in cui la sua voce vibrava quando gemeva.
Accavallò le gambe nel tentativo di evitare di contorcersi, premendo le cosce insieme mentre il calore attraversava il suo corpo.
Era come se avesse appena ingoiato un bicchierino di whisky incendiario; il calore corse lungo il corpo come fuoco liquido. 

"Giusto." La sua voce vacillò un po', ed Hermione abbassò lo sguardo e prese un profondo respiro nel tentativo di calmarsi e rilassarsi. Ma non fu di alcun aiuto.  "Beh, come hai detto tu", fece scorrere le mani sul piano del tavolo nella speranza che il metallo freddo aiutasse, "possiamo adattarci all'atmosfera, e in realtà quello che abbiamo esaminato potrebbe plausibilmente funzionare ovunque". 

Il giovane annuì in quello che sembrò un cenno d' accordo, anche se appariva un po' confuso, persino stordito. Aveva visto delle espressioni simili su Ron e Harry dopo aver ricevuto un colpo in testa. In questo momento i suoi occhi grigi erano così scuri da esser diventati quasi neri.

 Pupille dilatate; un classico segno di un trauma cranico. Lo guardò preoccupata.
C'era un modo per controllare il suo polso e verificare che non fosse accellerato?
Forse aveva battuto la testa a un certo punto quella sera. Questo spiegherebbe alcuni dei suoi strani comportamenti. Si corresse: alcuni dei suoi comportamenti più strani del solito.

Si era slacciato il papillon e aveva aperto i primi bottoni della camicia, così che, quando deglutì di nuovo, Hermione poté vedere i tendini risaltare fino alla base della sua gola.

La sua bocca si seccò. Distolse lo sguardo.

"Cioè, se diventa necessario che ci baciamo" aggiunse in fretta la grifona, rimpiangendo fortemente di aver tirato fuori l'argomento. 

Aveva pensato che discutere la questione del bacio in anticipo le avrebbe permesso di arrivare preparata, e non così impreparata come quando lui le aveva tolto il guanto. Invece ora si sentiva ancora meno preparata a baciare Malfoy.
Infatti, ripensandoci ulteriormente, era piú che convinta che in nessuna circostanza ci sarebbero dovuti essere dei baci tra loro due.

Temeva che sarebbe stato un danno irrevocabile. Non era pronta in quel momento a contemplare il tipo esatto di danno, ma intuitivamente poteva sentire che baciare Draco Malfoy avrebbe spalancato una porta che poi non sarebbe stato facile richiudere.

Baciarlo nel modo in cui lui voleva che si baciassero avrebbe interferito con la sua capacità di vederlo solo come un serpente con le gambe - non che passasse il tempo a pensare al serpente di Malfoy, o alle gambe, o all'anatomia in generale. Non lo faceva. Non lo avrebbe mai fatto.

"Potremmo non averne davvero bisogno". Deglutì Hermione, con la bocca ancora oppressivamente asciutta. "Sta andando bene così, quindi probabilmente non lo faremo".

Lui la stava fissando. L'aveva fissata molto questa sera. Durante la festa, aveva avuto l'impressione che fosse sempre nel suo campo visivo. Ogni volta che si voltava Malfoy era lì.
Sempre con un'espressione che era un mix sconcertante di intensa concentrazione e totale distrazione. Quell'espressione si era insinuata sul suo viso come il lento sorgere del sole; come se la vedesse e la sentisse, ma non riuscisse a capirla. 

Non che lei lo avesse tenuto d'occhio alla festa. Certo che no. Era solo che lui era costantemente lì nella periferia del suo campo visivo, così che lei non aveva potuto fare a meno di notare  tutti quelli con cui aveva interagito nel corso dell'evento. O anche la quantità di volte che era andato in bagno, che erano molte.
Sembrava che se ne andasse sempre di corsa, con un tovagliolo al petto ed un aspetto più che a disagio. Forse soffriva di qualche tipo di condizione medica? Questo potrebbe in parte spiegare alcuni dei suoi comportamenti? 

O forse si stava distraendo perché era  preoccupato per la festa. Anche se l'idea che Draco si sarebbe mai permesso di essere preoccupato per qualcosa di così banale come il lavoro era piuttosto strana: quell' uomo aveva passato più tempo a discutere con se stesso sulla scelta tra il gelato alla menta e quello al pistacchio che a decidere dove piazzare una troupe acrobatica internazionale. Comunque, indipendentemente da quanto seriamente lo considerasse, l'ultima cosa di cui Hermione aveva bisogno era sabotare la carriera di qualcuno per una finta relazione, anche se quella persona era Malfoy e la 'carriera' era negli sport magici.

La cosa responsabile da fare sarebbe stata insistere per rientrare. Non che lei volesse tornare alla festa, era stato un sollievo prendersi una pausa dalla loro performance, ma se fosse stata la sua vera ragazza avrebbe probabilmente cercato di prendere sul serio il suo lavoro.

"Dovremmo -?" fece un cenno con il mento verso la porta "- non è ora di tornare indietro?"

"Cosa?" Lui la fissò senza capire. "Dove?"

Lei lo fissò, cercando di capire se fosse realmente stupido o semplicemente fingeva di esserlo, il ché a volte era molto difficile da capire con Malfoy.  "La tua festa? Vuoi tornare indietro? Abbiamo marinato il lavoro per quasi un'ora".

"Oh..." fu tutto quello che disse, il suo tono sprezzante. "Quello." 

Si sedette di nuovo sulla panca, apparentemente poco incline a muoversi e incurante delle sue responsabilità da organizzatore di eventi. "Va bene. Non è proprio la mia festa, comunque". Agitò una mano con le dita lunghe in un gesto vago. "E' l'evento di Sport Magici. Io sono poco più di un lacchè".

Hermione socchiuse le labbra, lanciando un'altra occhiata verso la porta e sentendo davvero che l'aria fredda e una camminata veloce l'avrebbero aiutata a reindirizzare la sua energia. Arricciò le dita dei piedi, ben strette dentro le scarpe, cercando di trovare qualcosa su cui deviare il suo ritrovato senso di tensione e disagio.

 "Hai detto prima, quando ti sei materializzato nella mia camera da letto, che..." 

"Ero in uno stato di crisi in quel momento", interruppe lui con frustrante scioltezza.  

Lei stava per ribattere, ma lui continuò: "Ed ero quasi annegato. Ad essere sincero, credo ci sia un'alta probabilità che io sia sotto shock. Potrei rimanere segnato per qualche tempo. La mia vita mi è passata davanti agli occhi quando quel torrente d'acqua è caduto dal cielo per infrangere le sue onde gelide sulla mia testa"

Il giovane le rivolse un'occhiata di traverso da sotto le ciglia, come per verificare la sua reazione. Poi si chinò verso di lei. "Dunque, per questo motivo, non posso davvero essere ritenuto responsabile in alcun modo per qualsiasi affermazione che potrei aver fatto all'inizio di questa serata. Tranne che hai un aspetto incredibile in blu marina. Quell'osservazione è stata il mio unico momento di lucidità".

Hermione non sapeva se ridere o farlo internare.

A volte si chiedeva come facesse anche solo a qualificarsi come un umano funzionante. Malfoy, che era attratto dal bagliore appariscente dell'attenzione e dello scandalo con la stessa devozione di uno snaso, voleva marinare il lavoro in una gelateria.
Era certa che fosse un qualche tipo di segnale di pericolo, qualche avvertimento che avrebbe dovuto riconoscere, ma purtroppo lui riusciva a comportarsi in modo così incomprensibile che Hermione non aveva idea di che tipo di segnale di pericolo fosse. 

Rimase seduto di fronte a lei, la testa appoggiata sulla finta pelle della panca, osservandola con gli occhi socchiusi, l'eco di un sorrisetto sulle sue labbra.  Scrollò le spalle, e la stoffa della sua giacca si arricciò... In un modo altamente distraente.
Sembrava che fosse stata modellata sulle sue spalle, ne abbracciava così bene l'ampiezza, e si aggrappava ai muscoli della parte superiore del suo braccio in un modo che le faceva venire voglia di seppellirvi le unghie fino a lasciargli dei piccoli segni a mezzaluna sulla pelle.
Poi, come se si fosse accorto del suo sguardo, sollevò il braccio, e i suoi muscoli si tesero e si piegarono sotto il nero notte della manica. 

Hermione distolse gli occhi e il suo sguardo si posò sulla sua mano. Le sue dita stavano oziosamente, quasi insolentemente, armeggiando con il prossimo bottone della sua camicia già piuttosto indecentemente sbottonata.
Era come se ad ogni tocco fosse sul punto di decidere di toglierla.
Il colletto era talmente nitido e bianco da darle l'impressione che se avesse allungato il pollice lungo il bordo di esso, si sarebbe tagliata come con la carta. 

Gli occhi di Hermione scivolarono verso il basso, tracciando la profonda V della camicia, seguendo il pallido scorcio della sua pelle fino a raggiungere i bottoni, notando la leggera tensione su di essi, il tessuto sul suo petto che si tese mentre si alzava e si passava una mano tra i capelli, raccogliendo le ciocche erranti con un esperto colpo di polso. 

Dopodiché abbassò lo sguardo sul proprio grembo per evitare di guardarlo del tutto.

Il paradosso di Hermione che voleva tornare alla festa e Draco che voleva scappare da essa sfidava una sorta di legge naturale.
Lei ricambiò il suo sguardo con l'intenzione di dirglielo, ma prima che  potesse parlare il biondo sembrò notare il suo scetticismo e si tirò su, raddrizzandosi in modo sobrio. 

"Non capita spesso", disse con voce grave, "che un uomo stia per annegare mentre si prepara per una festa. Hermione, in tutta serietà, sono stupito di aver resistito così a lungo come ho fatto. Temo proprio" si passò di nuovo una mano tra i capelli, facendo tendere ancora una volta i bottoni della camicia, "che io possa soffrire di un trauma non elaborato. Se torniamo indietro, e sarò costretto a entrare in quello stadio, potresti condannarmi a mesi sul lettino di un terapeuta e forse a una fobia a vita per le piscine".

Inclinò la testa verso il basso, in un espressione pudica. "Probabilmente non dovrei espormi di nuovo agli stadi finché non avrò visto un terapista per tutto questo", disse. "O almeno finché non mi sarò fatto una bella dormita. Perché pensi che siamo qui a mangiare il gelato? È per consolarmi per il mio trauma".

"Il tuo trauma?" fece eco lei incredula.

Lui si appoggiò seriamente una mano al petto, continuando come se lei non lo avesse appena interrotto. "Ecco perché ho bisogno di te qui con me. Ho bisogno di essere monitorato, per assicurarmi che non vada in shock o abbia un crollo emotivo".

"Non hai paura di essere licenziato per essere scomparso?" La grifona lo studiò con sospetto. 

Draco sbuffò, sistemandosi i polsini e sembrando di nuovo pretenzioso. "Non mi licenzierebbero mai, sono troppo importante".

Hermione alzò un sopracciglio. "Pensavo fossi un lacchè". 

Un sorriso colpevole gli attraversò i lineamenti per una frazione di secondo, prima che la sua espressione tornasse a essere serissima.
"Ah, beh. Attualmente soffro di un trauma legato al lavoro. Se fossi costretto a tornare, probabilmente dovrei denunciare una violazione dei diritti umani. Pensa alla causa e allo scandalo. Potrebbe risultare in un controllo prematuro sull'autenticitá della nostra relazione".

Hermione sospirò e sgranò gli occhi. "Bene. Presumo che questo abbia senso nel tuo mondo".

"Eccellente" disse Draco, sembrando allegro e del tutto privo di traumi. Poi si sedette di nuovo, guardandola in un modo del tutto imperscrutabile.

Il suo sguardo sempre più scuro scivolò verso il basso, posandosi sulla bocca di lei per un istante così breve che avrebbe potuto giurare non fosse mai successo.
Tuttavia mentre lo fece i suoi denti morsero il suo labbro inferiore, comprimendolo lentamente. Come se avesse voluto morderla. 

Un orribile, inebriante e familiare calore la percorse. Era ridicolo sentirsi così calda quando aveva appena mangiato un gelato a febbraio. Non avrebbe dovuto arrossire sotto il collo alto del suo vestito. Grazie a Dio per il collo alto; altrimenti Draco avrebbe potuto vedere il suo rossore, e sentiva di non poter sopportare che proprio Draco Malfoy sapesse che tonalità di rosa aveva la sua pelle.
Il solo pensiero le fece surriscaldare le orecchie.

Gli occhi del giovane si strinsero, e aggrottò le sopracciglia. 

"Granger" disse infine, "perché sei stata single per tutti questi anni?"

Oh, santo cielo - di tutte le conversazioni che avrebbe potuto decidere di fare, quando le cose stavano andando abbastanza bene tra loro, era caduto proprio su quella. Lo stomaco di Hermione precipitò. Non importava quanti anni fossero passati, o quante volte le fosse stato chiesto, la domanda non mancava mai di farla immediatamente irruvidire dentro.

Hermione irrigidí la mascella e si raddrizzò, le sue labbra si arricciarono in una visibile disapprovazione, cosí che lui potesse capire quanto l'avesse irritata. "Te l'ho detto, sono molto felice single".

"Sì, hai parlato della tua "felicità". Infatti", si sporse in avanti, con l'indice puntato verso di lei, "ogni volta che viene fuori il tuo stato di single, le prime parole che ti escono dalla bocca sono su quanto tu sia "felice"".

"Beh", si spostò goffamente nella panca scivolosa, "sono felice. Molte persone danno per scontato che lo stato naturale della singletudine sia l'infelicità, quindi sembra logico stabilire subito che non lo sono".

"Giusto..." disse lentamente, lasciando cadere la mano sul tavolo. "Sei consapevole che la felicità e lo stato di relazione di una persona non si escludono a vicenda in un modo o nell'altro -".

"Ovviamente." Hermione sgranò gli occhi. "Non sto dicendo..."

"Quindi", la interruppe lui con un facile sorriso, "tornando alla mia domanda originaria, perché sei stata single per tutti questi anni?"

"I -"

"E non cercare di evitare di nuovo la domanda con diatribe sul tuo stato emotivo". Il biondo intrecciò le dita e vi appoggiò sopra il mento, guardandola. 

"Ricordo quando le cose finirono tra te e Weasley. Certo, ero a..." aggrottò le sopracciglia, "Barcellona? Bella architettura, comunque. Dovresti andarci. Ma ho visto il servizio sui giornali. Entrambi avete cercato di farlo passare come una 'amichevole separazione', 'ci siamo solo allontanati', o il mio preferito 'siamo ancora buoni amici'. Tuttavia, dei due, Weasley era chiaramente quello con il cuore spezzato. Tu non sei stata vista con nessun'altro dopo, quindi... sei anni che non si vede un uomo fino a quando..." abbassò leggermente la testa per indicare sé stesso. "Perché no? Come tuo co-cospiratore, sento di doverlo sapere".

 Hermione era in qualche modo sicura che le vaghe spiegazioni che dava di solito sul 'lavoro' e sul 'non sentirne davvero il bisogno' non avrebbero funzionato con Draco. Quando Molly o quasi tutti gli altri lo chiedevano, non era perché volevano davvero saperne il motivo, ma semplicemente per risolvere il problema della singletudine di Hermione. Draco sembrava volere davvero sapere perché, e mentre Hermione di solito amava spiegare le cose alla gente, questo particolare argomento era l'eccezione alla regola. 

"Non credo di essere adatta alle relazioni" disse lei dopo un momento di pausa. 

"Sì, beh, non è questo lo scopo di entrare e uscire da esse? Provarle finché non si trova la persona adatta?" 

"È quello che stai facendo?"

"Sì", disse lui come se fosse ovvio. 

Hermione alzò un sopracciglio. "Stai cercando una relazione a lungo termine?"

Lei inclinò la testa di lato, guardandolo. In qualche modo, nel corso della loro conversazione in gelateria, la giacca dello smoking era stata tolta, i polsini slacciati, insieme al papillon e i bottoni della camicia. 

Aveva fatto sembrare del tutto naturale liberarsi dei suoi vestiti mentre conversava in una gelateria. Poteva capire perché le donne avevano rapporti con lui. La sua sicurezza e la sua sensualità non sembravano mai forzate; si fondevano così facilmente con il suo facile fascino che sembravano assolutamente sincere. Un senso di intimità davvero senza sforzo. 

Il biondo fece una risata a denti stretti. "Beh, sai, verità universalmente riconosciute e tutto il resto". Gesticolò languidamente verso se stesso. "Uomo solo. Tanti soldi. Ovviamente ho bisogno di una moglie. Questo è un punto non negoziabile quando sei l'erede di una famiglia antica e redditizia come la mia. Mia madre è molto irremovibile sull'argomento. Devo sposarmi, non c'è dubbio. Pertanto, sto cercando di trovare quella giusta. "

 "Quella giusta?" fece eco lei, aggiungendo anche il corsivo.  

"Sai", agitò il dito come un direttore d'orchestra, "quella persona che ti fa finalmente capire cosa significano davvero tutte le canzoni e le poesie. Quella persona per cui, dopo averla guardata, ti accorgi del canto degli uccelli, dei fiori sugli alberi e di tutte le stelle nel cielo".

"Tu..." cercò di nascondere l'incredulità nella sua voce all'idea che Draco, che era appena entrato in dettagli libidinosi su come fingere passione in un bacio a un livello tale da rendere chiaro che la conoscenza proveniva da una vasta esperienza personale, stesse segretamente nutrendo sentimenti romantici. "Malfoy, sei seduto qui a sostenere che stai cercando di trovare quella giusta?"

Lui la fissò, sollevando le sorpacciglia. "È una novità?"

Considerando che la definizione del dizionario di 'donnaiolo,' potrebbe dire semplicemente 'Vedi: Draco Malfoy", sì, sì lo era. 

"Pensavo che fossi più scettico di così", disse lei in modo evasivo, "visto il numero di commenti che fai sulle cacciatrici di dote". Hermione aggrottò le sopracciglia. "Provi davvero dei sentimenti per le donne con cui esci?"

Lui la fissò, sembrando visibilmente offeso. 

"È solo che -" balbettò lei, "a volte sembra  solo un mood della settimana".

"Sì, beh", la sua voce era tesa, "il The Social Snitcher non è esattamente una fonte esatta di informazioni su di me o su chiunque altro".

Il giovane la fulminò con lo sguardo, come per ricordarle tutti i commenti sul suo stato da zitella che il giornale le aveva rivolto.

"No", replicò lei un po' ammorbidita, "certo che no". 

La grifona lo fissò ancora, riconsiderando la sua precedente supposizione; forse il romanticismo era il motivo per cui lui aveva tanto successo in tutto il suo essere sciupafemmine. Non era la persona insincera che aveva pensato.
Non tutto era una bugia. L'interesse e i complimenti che offriva erano sinceri per i cinque minuti nei quali durava la sua attenzione.
Prima di passare ad altro; come una farfalla che si innamora di un fiore... prima di volare al prossimo. 

In un certo senso, questa consapevolezza era ancora peggio che credere che tutto il suo fascino fosse una performance. 

"Comunque..." Il biondo sembrò ancora un po' irritato. "Tornando a te. Non ti mancano certo le opzioni, se le volessi. Perché sei single?"

Hermione prese un respiro profondo, non riuscendo a impedire alla propria mascella di serrarsi, e il suo petto si strinse. Aprì la bocca diverse volte. 

"Non si tratta proprio di trovare la relazione che funzioni per me", disse infine, optando per una risposta che fosse abbastanza onesta da far cadere l'argomento, o almeno così sperava. "Io non - non mi piace chi sono quando sono in una relazione. Non sono molto brava con i limiti, sono o tutto o niente e," deglutì, il suo battito cardiaco accelerò mentre rivolgeva lo sguardo, "con gli appuntamenti, questo non va molto bene per me."

Il solo pensarci la fece sentire vuota dentro. Abbassò lo sguardo sul suo grembo, fissando il tessuto blu scuro del suo vestito.

"Con Weasley", inserì lui come se fosse un dettaglio di vitale importanza.

Lei sollevò gli occhi e scoprì che il giovane la stava fissando di nuovo con lo stesso sguardo incomprensibile che aveva assunto mentre le sistemava i capelli. 

Riuscì a forzare un sorriso imbarazzante e scosse la testa. "Non solo lui. Le relazioni in generale non funzionano per me".

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Capitolo 9
*** Strictly Professional ***



I potenti sono caduti.
Il drago è stato ucciso da un agnello con un vestito a collo alto e bottoni dorati. 
Naturalmente, cari lettori, quando mi riferisco a Miss Granger come ad un agnello, lo faccio solo in riferimento ai suoi capelli, che sembravano essere stati lasciati all'aperto su un'umida collina del Galles. 

È stato sul terreno consacrato dello stadio di Wembley nella Londra babbana che ieri sera l'intera società dei maghi ha assistito all'abietta rimozione dei testicoli di Draco Malfoy da parte di nientemeno che la signorina Hermione "sullo scaffale" Granger. 

Draco Malfoy è stato proclamato da questo giornale come lo scapolo più desiderabile solo il mese scorso, ma è un titolo che dobbiamo ora cedere al nostro quasi altrettanto desiderabile secondo classificato, Viktor Krum. 
La signorina Granger ha il signor Malfoy che penzola ai suoi piedi, proprio come una volta penzolavano i boccini d'oro del signor Malfoy, prima che la suddetta signorina Granger decidesse di riadattarli come orecchini. 

O forse mi sbaglio. 
Può darsi che questo agnello sia in realtà un lupo travestito da pecora. Perché mentre il signor Malfoy, un tempo casanova, aveva occhi solo per la signorina Granger, lo stesso non può esser detto su di lei. 

Forse la signorina Granger intende farsi strada tra la nostra lista di papabili scapoli. 
Non possiamo fare a  meno di chiedercelo, visto che sembrava avere non solo il signor Malfoy ai suoi piedi, ma anche il bulgaro Krum, e persino il suo ex fidanzato, il signor Weasley, sembrava stretto nella sua morsa mentre i due condividevano un ballo per la prima volta dopo anni. 
O forse tutti questi spasimanti vengono  semplicemente sfruttati dalla signorina Granger per tenere in riga il signor Malfoy.  Dopo tutto, anche ai piccoli draghi non piace condividere. La gelosia potrebbe essere il metodo scelto dalla piccola pastorella per tenersi stretta la sua pecorella smarrita.

- Febbraio, 2009, The Social Snitcher, in Witch Weekly

"Devo ammettere che tu e Malfoy formate una coppia stranamente attraente" disse Ginny, appoggiandosi al bancone e rivolgendosi al barista. "Sex on the Beach, con tanto sex e pochissima beach. E due bicchieri d'acqua, non posso avere i postumi della sbornia domani".

Hermione si sedette sullo sgabello accanto a lei. "Sai, per essere una madre di tre figli, ti comporti più da single di quanto io abbia mai fatto".

Ginny fece un sospiro noncurante, afferrando uno dei due bicchieri d'acqua e scolandolo senza fermarsi a prendere aria. "Probabilmente è per questo che sono una madre sposata di tre figli".

Hermione prese il suo gin tonic dal bancone e bevve un lungo sorso, sfidando mentalmente Ginny a commentare per la centesima volta quanto le sue preferenze alcoliche  fossero tristi e basilari. 

Ginny la fissò mentre mandava giù anche il secondo bicchiere d'acqua. "Davvero, non l'avrei mai detto, ma voi due siete disgustosamente carini insieme. È come una strana combinazione di cibo che sei sicuro che non funzionerà finché non l'assaggi, e poi pensi, 'oh, in realtà non è affatto male'".

Hermione sospirò. Sapeva, dal momento in cui Ginny aveva telefonato chiedendo di andare a bere qualcosa di domenica sera, che Draco sarebbe stato l'argomento principale della conversazione, ma aveva sperato che Ginny si sarebbe distratta parlando delle partite di quidditch di James, delle tribolazioni per far entrare Albus nella liste d'attesa per l' asilo, o dei dettagli più luridi sull'attuale fase "morso" di Lily.

Hermione non disse nulla in risposta e continuò a bere il suo gin, rimpiangendo già la scelta impulsiva di chiederlo doppio, convinta che avrebbe avuto bisogno di una dose eccessiva di alcool per mentire durante la serata. 

"C'è davvero una scintilla tra voi due. Pensavo che il The Social Snitcher esagerasse per attirare lettori, ma guardandovi ieri sera alla festa, l'ho vista".
Ginny fissò Hermione in modo penetrante, con un'espressione che preannunciava l'arrivo di un giudizio personale.
"Non è mai stato così tra te e Ron".

Hermione forzò una risata nervosa. "Be'. Sono contenta di non dover continuare a cercare di convincerti. È - è divertente. E te l'avevo detto" rivolse a Ginny un'occhiata di sottecchi, "solo che tu non volevi credermi".

Ginny scrollò le sue esili spalle, mentre la punta delle sue dita accarezzava il bordo del bicchiere. "Onestamente, aver osservato Malfoy me lo ha fatto notare. Non avrei mai pensato di vederlo cosí preso da qualcuno, ma quando tu e Ron stavate ballando, riusciva a malapena a concentrarsi abbastanza per mandare avanti la conversazione. I suoi occhi continuavano a vagare verso la pista da ballo, come se pensasse che potessi scappar via senza di lui".

Hermione avvertí un nodo allo stomaco.  Avrebbe voluto ribattere che probabilmente era solo perché Draco aveva la stesse capacità attentive di un pesce rosso e poteva essere distratto da qualsiasi cosa - compreso il suo stesso riflesso - ma non poté farlo, poiché si suppoveva fosse innamorata di lui, perciò avrebbe dovuto essere contenta che Ginny, il The Social Snitchers e tutti quanti fossero così convinti del loro amore.

Bevve un altro sorso del suo cocktail per evitare di rispondere. 

Rimpiangeva il tempo in cui era convinta che qualsiasi cosa lontanamente decente riguardante Draco Malfoy fosse una recita.
Era un donnaiolo con un lavoro inutile, e la sua capacità di essere in qualche modo simpatico era semplicemente una performance nata dallo spirito di sopravvivenza serpeverde. 

Ricordava a sé stessa tutto questo ogni volta che un suo sguardo le faceva saltare un battito, ogni volta che un suo complimento la colpiva, e ogni volta che la sua mano calda sulla schiena o le sue lunghe dita, infilandole possessivamente la mano nell'incavo del suo gomito, le provocavano un brivido: era una performance. Solo una recita. Stava usando le stesse tecniche che aveva usato su... decine? Centinaia? - di donne in passato. 

Quel fervido promemoria le aveva permesso di rimanere concentrata nei suoi momenti di debolezza, durante i quali aveva pensato che forse era più sola di quanto volesse ammettere.
Forse non aveva permesso a sé stessa di sentire la mancanza di una relazione. Forse avrebbe davvero potuto uscire di nuovo con qualcuno, occasionalmente, solo per compagnia. 

Ogni volta che queste idee balenavano per la sua mente, le ricacciava indietro con il freddo ricordo che il fascino che minacciava di scongelarla proveniva da un uomo costante come una mosca e non più sincero di uno sciacallo.

Era stato un pensiero rassicurante. 

Adesso però  si trovava di fronte all'indesiderata rivelazione che Draco era forse - probabilmente - un romantico senza speranza, che passava di donna in donna convinto che, se si fosse innamorato con grande facilità, alla fine avrebbe trovato quella giusta. 

Aveva avuto una crisi interiore riguardo ciò da quando si erano separati fuori dalla gelateria.
Il giovane avrebbe voluto accompagnarla a casa, ma Hermione si era opposta. Era tornata a casa - da sola - e aveva cominciato pulire  e riorganizzare tutta la sua biblioteca, cercando di convincere sé stessa che aveva solo immaginato tutti i recenti cambiamenti nel suo comportamento. 

Ci era quasi riuscita, finché non arrivò il giornale del mattino, accompagnato dall'inconfondibile rubrica del The Social Snitchers.

La ragione per cui la performance di Draco alla festa era stata così convincente era perché, forse, non era stata affatto una performance.
Se fosse stata una recita, ne avrebbe parlato senza sosta mentre se la spassavano a Soho. La mancanza di autocompiacimento da parte sua era un brutto segno.

Prese un altro lungo sorso del suo gin tonic. 

Ginny si chinò verso di lei, il drink in mano mano, e le diede una pacca sul ginocchio. "Seriamente, però. Sono davvero felice che tu stia uscendo di nuovo con qualcuno. Ero preoccupata per te, specialmente con l'avvicinarsi del matrimonio. Mi ha fatto ripensare a quando stavi con Ron. Ero così distratta dal fatto che James fosse ancora un neonato all'epoca, sento che avrei dovuto prestare più attenzione quando tutto è finito e non l'ho fatto".

Hermione fece una risata nervosa, il suo petto si strinse. Per quanto non volesse parlare di Draco, voleva ancor meno parlare della rottura con Ron. 

"Non c'era davvero niente a cui prestare attenzione. Io e Ron non eravamo fatti l'uno per l'altra e alla fine ce ne siamo accorti. Non era niente di complicato".

Ginny si sistemò sulla sua sedia, il drink che le penzolava tra le dita, apparendo agli occhi del mondo come se fosse lei  quella single e spensierata. 

"Immagino di sì", disse lentamente. "È solo che non riuscivo a immaginarti con Malfoy. Eri una persona diversa quando stavi con Ron. Credevo saresti stata di nuovo in quel modo in una relazione, ma poi ieri sera eri semplicemente te stessa. Non hai nemmeno cambiato i capelli. Mi ha fatto capire... non lo so nemmeno io", si strofinò il naso contemplativamente, "era così diverso".

Hermione sbuffò e  scolò il resto del suo drink, facendo subito segno di volerne un altro. 

Era ancora troppo sobria per questa conversazione.  

"Ron e Draco sono due persone completamente diverse".

Ginny scosse la testa, i polpastrelli che tracciavano un cerchio intorno al bordo del suo bicchiere. "Certo. È solo che..." Si rilassò sulla sua sedia, fissando Hermione in modo contemplativo, "ieri sera eri tutta un 'prendimi come sono o non prendermi affatto', e Malfoy ne era completamente colpito. Appena mi hai detto di voi due ho pensato: disastro, come se avessi annunciato un incendio o una causa legale, e che  forse questa fosse una specie di prematura crisi di mezza età per te, ma ora ho capito. Voi due vi odiate da sempre, conoscete già tutti i difetti l'uno dell'altra, e in qualche modo siete arrivati qui comunque". Gli occhi di iGinny erano quasi lucidi. "Vedere quanto è innamorato di te è stato stranamente romantico".

Hermione le rivolse un rapido sorriso mentre il barista faceva scivolare il suo secondo drink attraverso il bancone, afferrandolo al volo per evitare di rispondere a Ginny. 

Forse la regola di Ginny, che prevedeva di bere due bicchieri d'acqua prima di cominciare con l'alcol, era una buona idea.
Hermione teneva la finta relazione chiaramente in primo piano nella sua mente, attenta a non scivolare e ammettere che fosse tutta una recita, ma man mano che la serata procedeva diventava sempre più difficile da gestire.

"Probabilmente si allontanerà da me abbastanza presto", sbottò bruscamente, mentre  Ginny era intenta a farfugliare qualcosa sul castello in cui sarebbero stati nel weekend del matrimonio. 

Hermione stava fissando il suo terzo gin tonic come se fosse una palla di cristallo, desiderando che potesse in qualche modo fornirle un'idea di come diavolo avrebbe fatto a tirarsi fuori dal pasticcio che aveva combinato. 

Riuscì a forzare un sorriso debole e rassegnato. "Si annoierà. Qualche bella donna di mondo o qualche giocatrice di Quidditch attirerà la sua attenzione e..." Inspirò, tirandosi su. "I giornali lo stanno già dicendo, perderà interesse e si allontanerà". 

La sua vista di annebbiò. Il pensiero di vedere Malfoy affascinantemente infatuato di - chiunque fosse la prossima persona con cui sarebbe uscito- le provocò una stretta al petto. 

Perché mai aveva deciso di fingere una relazione con un uomo così stupido? Sarebbe stato tutto molto più facile se Malfoy avesse avuto un po' più di forza d'animo quando si trattava di rimanere nemici di qualcuno.
Che razza di persona di debole volontà sviluppa dei sentimenti, seppur fugaci, per la sua rivale lavorativa? Solo un idiota. 

Ginny si avvicinò e cercò di toglierle di mano il suo bicchiere mezzo pieno, ma Hermione si voltò rapidamente e scolò il resto prima di posarlo sul bancone. 

"Andrà bene. Andrà bene." Hermione sollevò il mento e scosse la testa, cercando di schiarirsi la mente. "Sono molto felice. E non lo dico tanto per dire. Sono felice della mia vita. E della mia biblioteca. Sta davvero venendo bene. Ti ho detto che l'ho riorganizzata?"

"Scommetto che la biblioteca di Malfoy è più grande di qualunque altra tu abbia mai visto" disse Ginny seccamente, inarcando un sopracciglio.

Hermione si sentì improvvisamente, inspiegabilmente, sul punto di piangere. 

Non ci aveva mai nemmeno pensato, ma era così scontato.
Draco probabilmente possedeva una biblioteca enorme. 

Infatti, ora che ci pensava, non poteva fare a meno di chiedersi se fosse indecentemente lussuosa, con divani, poltrone vicino alle finestre e quelle scale scorrevoli che ogni ragazza sogna, piena di vecchi libri di maghi di cui lei probabilmente non aveva mai sentito parlare, tutti rilegati in pelle con piccoli motivi incastonati in fregi dorati.
Così tanti vecchi tomi che l'intera stanza avrebbe avuto quel forte profumo di cioccolato e vaniglia tipico dei libri antichi.
Forse ci sarebbero state anche delle scale, quelle adorabili scale a chiocciola che si avvolgevano su loro stesse per permetterti di raggiungere gli scaffali più altri, stracolmi con ancora più libri. 

Libri e libri. E ancora libri. Così tanti libri che non sarebbe mai rimasta a corto di nuove cose da leggere fino al giorno della sua morte.

Malfoy Manor era enorme. Ricordava di aver pensato che fosse enorme quando erano stati trascinati lì durante la guerra, con il suo orribile salotto e i lussuosi lampadari.
Sarebbe stato illegale per una casa come quella non avere una biblioteca assolutamente sbalorditiva nascosta al suo interno.
Uno spreco totale. 

Ora che ci pensava meglio, era certa che fosse così.
Draco non era sicuramente eleggibile per una laurea ad honorem, ma era innegabilmente acculturato, in un modo che implicava una quantità discreta di letture nel suo tempo libero.

Quale sarebbe stato lo scopo di possedere una stirpe nobiliare se non quello di costruire una biblioteca di famiglia da tramandare nei secoli?

"Non ho visto la sua biblioteca". La sua voce quasi vacillò mentre lo ammise. "Non me ne ha mai parlato".

Naturalmente lei sapeva che, razionalmente, non c'era alcun motivo per cui avrebbe dovuto farlo.
Stavano mandando avanti una finta storia d'amore al lavoro appositamente per una questione di immagine; non c'era alcuna ragione per cui avrebbe dovuto invitarla a casa sua o per la quale avrebbe dovuto parlarle della sua biblioteca.

Davvero, avrebbe dovuto sentirsi sollevata dal fatto che non le avesse ancora parlato della sua biblioteca o cercato di portarla a casa sua per mostrargliela.
Era un segno che c'era ancora una certa distanza tra loro. 

Cordiali nemici.

Se Draco stava dimenticando che era tutta una recita e stava cominciando a sviluppare dei sentimenti verso di lei, allora era sua responsabilità preservare la distanza che ancora esisteva tra loro.

Non aveva intenzione di illuderlo o di approfittare di lui facendo cose come chiedergli di farle vedere la sua biblioteca.
Non é che i suoi sentimenti fossero reali comunque, avevano semplicemente trascorso tanto tempo insieme, e per gli standard di Draco questo era abbastanza.

Gli sarebbe passata presto se Hermione avesse mantenuto le loro interazioni private al minimo indispensabile.
Anche se fosse stato lui a offrirsi di mostrarle la sua biblioteca, lei - probabilmente - avrebbe rifiutato.

Avvertí un nodo alla gola, probabilmente singhiozzo dovuto a tutta l' acqua tonica che aveva bevuto.
Odiava dover essere sempre quella responsabile.
Perché non era mai qualcun'altro quello responsabile? 

Ginny alzò una mano, facendo segno di voler pagare il conto prima di rivolgere a Hermione una lunga occhiata. "Sono sicura" disse, usando lo stesso tono che aveva usato con James quando era rientrato piangendo per un ginocchio sbucciato, "che Malfoy ti mostrerebbe la sua biblioteca in qualsiasi momento".

Hermione scosse la testa con decisione, appoggiando la mano sul bancone per reggersi in piedi. "Non voglio vederla. Una vecchia biblioteca di una famiglia di purosangue... probabilmente sarebbe comunque superata". 

Tutte le informazioni lá dentro , in attesa, e non per lei. 

Si afflosciò, esausta di mantenere la farsa. Appoggiò la testa sul bordo del bancone bar, chiudendo gli occhi. "Non ha nemmeno senso".

Ginny rise mentre si alzava e tirava Hermione in piedi. "Dubito che Malfoy sia anche solo capace di dirti di no. Se non te l'ha ancora mostrata, è solo perché sta aspettando che tu glielo chieda. Andiamo, credo che l'alcol di stasera sia stato più che sufficiente per te".

Camminarono verso il fondo della sala, aggirando i vari gruppi nel bar affollato e costeggiando un tavolo con diversi folletti, finché non raggiunsero il caminetto sulla parete più lontana per tornare a casa con la metropolvere. Hermione borbottò un saluto a Ginny e poi mormorò il suo indirizzo mentre entrava a passi pesanti tra le fiamme. 

Il fuoco catapultò Hermione nel suo salotto.
Stava per togliersi le scarpe quando il camino ruggì di nuovo e apparve Ginny.

Hermione si voltò di scatto per la sorpresa, osservando il rapido movimento con cui Ginny afferrò una piccola manciata di metropolvere dalla mensola del camino e la gettò nel fuoco, ficcando la testa tra le fiamme verdi.

"Villa Malfoy". Ginny si chinò ulteriormente, alzando la voce. "Draco Malfoy, porta qui il tuo culo! La tua ragazza sta per mettersi a piangere perché non le hai fatto vedere quell'-"

 "Cosa stai facendo?" Hermione inciampò inorridita, con una scarpa ancora ai piedi, e cercò di tirarla fuori dal camino.

Ginny scansò la sua mano, liberandosi della sua presa, e rise mentre riaffondava la testa tra le fiamme "- enorme -!" 

Hermione riuscì finalmente ad afferrare la spalla di Ginny, trascinandole la testa fuori dalle fiamme mentre gridava:
"- biblioteca!"

Hermione spinse la rossa lontano dal caminetto, con la faccia che bruciava dall'imbarazzo.

"È mezzanotte passata" disse con un tono di voce severo, sforzandosi di mantenere le consonanti chiare e ordinate.
Ginny continuava  a ridere e a cercare di riavvicinarsi alle fiamme, e Hermione dovette ricorrere all'uso dei propri gomiti per trattenere la rossa, il tutto mentre cercava la bacchetta nella borsa. "Non puoi andare a gridare nei caminetti della gente pretendendo di vedere le loro biblioteche. Hai un po' di buone maniere?"

Trovò la sua bacchetta, situata sul  fondo della borsa.
Era sul punto di spegnere il fuoco quando esso scoppiettò e il volto di Draco emerse tra le fiamme.

"Weasley?" Il suo sguardo saettò tra Hermione e Ginny con un'espressione confusa. "Cosa -"

"Non è niente, Gin -" Hermione cominciò, ma Ginny si spinse in avanti e la scacciò con una forza tale che Hermione quasi fece una capriola all'indietro.

"Oggi é la nostra serata tra ragazze. Una  tradizione di lunga data. Abbiamo dovuto rimandarla a causa della festa di ieri sera". Ginny si appoggiò con disinvoltura al camino. "Hermione mi ha detto tutto di te. Malfoy, sei uno stronzo assoluto". 

Hermione sgranò gli occhi.

"Non ho dubbi sul fatto che lo sono certamente stato" disse Draco, inclinando la testa di lato e rivolgendo a Hermione uno sguardo ferito mentre rispondeva alla rossa. "Ma se non ti dispiace, potresti spiegarmi  esattamente in che modo sono stato uno stronzo questa volta?" 

"Stai tenendo nascosta la tua più grande risorsa". Ginny appoggiò il braccio contro la mensola del camino, fissando il biondo. "Da quant'é che state insieme ormai? E in tutto questo tempo non le hai fatto vedere niente?" 

La voce di Ginny si alzò leggermente, assomigliando in modo sconcertante a quella di sua madre.

Draco emise un suono. Era come se si stesse strozzando con qualcosa - forse con il suo stesso coraggio - mentre continuava a guardare Hermione. "Pardon?"

Ginny si mise le mani sui fianchi. "Sono sicura che hai una scusa del tipo 'oh sarà insaziabile una volta che avrà visto, non conoscerò mai pace', ma è la tua ragazza. Se conoscessi almeno un po' Hermione, sapresti che questa è una cosa che le sta molto a cuore. Il fatto che usciate insieme e tu non abbia mai nemmeno avanzato l'offerta probabilmente si qualifica come abuso emotivo".

"Cosa..."

Ginny proseguì a ruota libera. "Non ce ne sono di così grandi in Gran Bretagna, vero?"

"Be'..." Draco tossì. "Sono certo di non essermi mai spinto così lontano da affermare..."

Ginny alzò le sopracciglia e si chinò piú vicino alle fiamme, guardandolo attentamente. "Se è davvero così grande come dice la gente, non capisco tutta la tua timidezza a riguardo. Non negare la cosa alla tua ragazza. Lascia che veda con i suoi occhi tutto il suo splendore".

Nonostante il fatto che fosse attualmente composto da fiamme verdi, Draco riuscì ad arrossire. Visibilmente. Lanciò un'occhiata verso Hermione, gli occhi confusi e imploranti, le guance che diventavano sempre più viola con il passare del tempo.

Hermione voleva morire dall' imbarazzo.
Questa era una delle cose più imbarazzanti che le fossero mai capitate in vita sua.
Compresa la volta che aveva confuso dei capelli con i peli del gatto, al secondo anno, e aveva passato un mese con la coda e le orecchie pelose. 

In piedi, guardando Draco e Ginny interagire, stava diventando abbastanza chiaro che la biblioteca del biondo non era così grande come Hermione aveva fantasticato.

Un po' troppo alcol con Ginny ed era riuscita a mettere Draco nella posizione imbarazzante di non avere altra scelta se non quella di offrirle di vedere la sua biblioteca di medie dimensioni o - Dio non voglia - piccole dimensioni.

Probabilmente si sarebbe sentito in imbarazzo per tutto il tempo, mentre Hermione avrebbe cercato di sembrare impressionata e di trovare cose da ammirare senza lasciar trasparire il suo disappunto.
Non che fosse del tutto colpa sua se le dimensioni della sua biblioteca non erano poi così grandi. 

"Non ce n'é bisogno" disse, interrompendo Ginny prima che potesse peggiorare le cose. Si voltò, scusandosi, verso Draco. "Ho solo detto che non avevo ancora avuto modo di dare un'occhiata. Non stavo facendo supposizioni su... niente. Scusa, siamo un po' brille..."

"Sta' zitta" Ginny le diede un ceffone sulla spalla e poi procedette a spingerla via. "Non ascoltarla. Stava praticamente piangendo nel suo gin tonic su come non le avessi nemmeno offerto una sbirciatina". Ginny si raddrizzò. "Falle vedere adesso".

"Adesso?" Gli occhi di Draco sembravano sul punto di schizzare fuori dalla sua testa. "Adesso?"

Gli occhi di Ginny si strinsero improvvisamente. "C'è un motivo per cui non vuoi che veda? C'è qualcosa che non va?"

"Cosa?" La voce di Draco saltò almeno un'ottava, forse due. "N-no. Non c'è niente che non vada. È semplicemente passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho provato qualcosa del genere. Pensavo che quei giorni fossero passati". La sua testa si allontanò dal camino, rendendo indecifrabile qualsiasi cosa stesse dicendo. Poi il suo viso riapparve. "Scusatemi. Sto semplicemente cercando di capire quale sia il modo migliore per..."

La sua voce si interruppe e fissò Hermione, che cercava di non fare trapelare quanto si sentisse in imbarazzo.
Tuttavia il suo stomaco fremeva al pensiero di dare effettivamente un'occhiata, e probabilmente non lo stava nascondendo così bene come avrebbe voluto.

Prima, quando si era decisa a non vederla anche se Draco glielo avesse offerto, aveva dato per scontato che sarebbero stati soli.
Se fossero stati lei e Draco nella sua biblioteca, e se essa fosse stata davvero così grande come aveva immaginato, avrebbe potuto lasciarsi trasportare.  Se ci fosse stata Ginny, sicuramente non sarebbe successo. Non sarebbe stato troppo intimo...

"Gra- Hermione è necessario proprio in questo preciso momento?" La sua voce era stranamente tesa, come lo era stata la sera prima, proprio quando avevano discusso del bacio in ascensore. "So che abbiamo parlato di pubblico, ma questa è una questione completamente diversa". Il giovane fece un profondo sospiro, spendendo un flusso di aria calda sul viso già surriscaldato di Hermione. "Vorrei solo essere sicuro di aver capito bene. Sono stato sollecitato a... Farti vedere attraverso il camino?" 

"Vogliamo vedere tutto, Malfoy" disse Ginny. "E non cercare di svicolare con qualche scusa da quattro soldi". Fece uno sbuffo indignato, con il sopracciglio sinistro che si alzava scettico. "Anche se non capisco come puoi pensare farci vedere qualcosa di così grande attraverso il caminetto".

A Draco cadde la mascella. Guardò di nuovo Hermione, un misto di panico, implorazione e shock gli rigò i lineamenti. 

Ginny si chinò, con il viso pericolosamente vicino alle fiamme, e aggrottò ancora una volta le sopracciglia verso di lui. "O forse non è poi così grande?" chiese, in un sussurro molto forte. 

Ginny aveva ottenuto quello che suo fratello e suo marito avevano cercato di fare dalla tenera età di undici anni. Draco Malfoy sembrava senza parole. Riuscì a emettere qualche verso strozzato, prima di balbettare ad alta voce: "Certo che lo é".

Ginny continuò, ignorando lo sfogo di Draco. "Ho sentito dire che è enorme. Tipo ridicolmente grande. Persino Harry, dopo aver visto con i suoi occhi, ha detto che era la materia dei sogni di Hermione".

"Cosa?" Draco emise un mezzo guaito, come un cane piccolo e incallito a cui hanno appena rubato il suo giocattolo preferito, Mr Squeak 2 (Mr Squeak 1 ha avuto un incidente con un tosaerba). "Cosa...?" Si passò brevemente una mano sugli occhi come se fosse sconvolto o cercasse di evitare di vedere qualcosa di profondamente penoso. 

Hermione si chiese se quella fosse la stessa faccia che faceva di fronte alle scartoffie del lavoro.

"Se una di voi due fosse così gentile", le sue parole uscirono come un sibilo strozzato, che non sembrava affatto scherzoso ma più come se avesse battuto un dito del piede e stesse cercando di non imprecare, "da rinfrescarmi la memoria su cosa precisamente, esattamente e senza alcuna confusione, allusione o eufemismo, stiamo parlando. Perché temo - no, prego - che io possa, forse, spero, aver preso la parte sbagliata di un bastone molto lungo, probabilmente appiccicoso e certamente sporgente. Con una notevole circonferenza".

Ginny lanciò un'occhiata verso Hermione con un'espressione incredula, chiaramente intesa a comunicare: "Il tuo ragazzo è un completo idiota".
Poi sgranò gli occhi e tornò a fissare il fuoco e il volto di Draco, che brillava di un tenue color magenta molto simile al colore delle pareti della camera di Hermione.

"Stiamo parlando della tua biblioteca" annunciò Ginny. La parola "idiota" sembrava sospesa silenziosamente nell'aria tra loro. 

Ci fu un'altra pausa. Ginny fissò Draco per diversi secondi in attesa di una risposta.

Draco, inizialmente congelato, riprese vita a rallentatore. O forse era solo lo  stato di ebbrezza di Hermione che lo faceva apparire al rallentatore. 

Come prima cosa, le sue sopracciglia si alzarono ancora di più, il che era incredibile visto che sembravano già essere emigrate fino all'attaccatura dei suoi capelli.
In secondo luogo, la sua bocca, spalancata come quella di un merluzzo, si richiuse. Le sue labbra si piegarono debolmente di lato mentre si mordeva l'interno della guancia.
Come terza e ultima cosa, i suoi occhi smisero di gonfiarsi e tornarono alla loro dimensione normale. L'acutezza delle sue pupille si posò sul viso di Hermione, un momento prima di confrontarsi con l'espressione di sfida di Ginny.  

 "Giusto!" annuì il biondo, lentamente all'inizio, prima che i suoi cenni diventassero più enfatici, facendo una meravigliosa imitazione di quella pubblicità con il cane che annuisce.
Hermione si aspettava quasi che  brontolasse "oh sì" prima di iniziare a parlarle di assicurazioni per la sua auto.

"Sì", disse lui, mancando l' "oh".
"Sì. Eccellente. Giusto-ho".
Le lettere giuste, almeno.
"Questo è esattamente ciò di cui pensavo stessimo parlando. Sono lieto che fossimo tutti d'accordo e che non ci sia stato in realtà qualche orribile e imbarazzante malinteso che avrebbe potuto tradursi in una macchia sulla fedina penale" - fissò Ginny con attenzione - "o in gravi danni fisici. Sì", disse di nuovo. "La mia - grande e famosa - biblioteca. La biblioteca che Potter vide per la prima volta qualche mese fa, quando venne a esaminare un libro raro - perché naturalmente le biblioteche contengono libri - e lui si stava occupando di un caso che, per coincidenza, riguardava un libro".

"Sì" disse Ginny lentamente, scadendo la parola con tono lento e incoraggiante, come se stesse parlando a un bambino molto piccolo e confuso. "Hermione vuole vederla. Questo genere di cose è importante per lei. Ovviamente."

"Certo che vuole". Il biondo espirò pesantemente, con l'aria di chi é tremendamente sollevato per qualcosa.
"Avrei dovuto rendermene conto. Onestamente, in cosa mi sto trasformando. In effetti, che razza di idiota sono stato. Indubbiamente, che catastrofe abbiamo tutti evitato.
Certo che vorrebbe vedere quanto è grande e impressionante la mia biblioteca".

"Non ne ho bisogno" disse Hermione, sentendosi in colpa per l'apparente nervosismo di Draco. "Io e Ginny siamo solo ubriache".

"Non mentire" disse Ginny, lanciandole un'occhiataccia. "Muori dalla voglia di vederla, ti conosco".

Hermione si spostò, lanciando un'occhiata preoccupata a Draco e abbassando la voce per parlare a Ginny. "Non credo che sia educato fare supposizioni su quanto sia grande la biblioteca di qualcuno". 

"Posso assicurarti che è molto grande. La più grande che tu abbia mai visto, senza dubbio" disse Draco dalle fiamme, con il volto che brillava, e non solo per la luce del fuoco. "Troppo grande per essere vista attraverso il camino. Purtroppo non ho un modellino a portata di mano per farvi vedere in anteprima la mia grande biblioteca, ma sono più che felice di farvi fare una visita guidata privata in qualsiasi momento. Mi basta sapere il giorno e metterò me stesso e la mia biblioteca a totale disposizione del vostro piacere".

Lo stomaco di Hermione fece una capriola all'indietro e un brivido le corse lungo la schiena mentre lo fissava. "D-Davvero?" la sua voce vacillò. 

Lui annuì, con riverenza. Sembrava essersi ripreso da qualunque cosa lo avesse colpito prima. "Voglio sapere se la mia biblioteca soddisfa gli alti standard della strega più colta della sua età. Mi offenderei se non le facessi una visita".

Hermione si sentiva piuttosto accaldata in volto e non era sicura se il motivo fosse l'alcol o le fiamme. 

Doveva declinare, lo sapeva perfettamente. Distanza.
Niente più interazioni private, nel caso in cui Draco si stesse affezionando troppo per il loro bene.
Non voleva che sentisse che lo aveva illuso o sfruttato. Era importante mantenere le cose professionali... più o meno. 

Beh, per quanto fosse possibile essere professionali quando si fingeva pubblicamente di avere una torrida storia d'amore.  

Ovviamente la sua risposta doveva essere no.

Allo stesso tempo, non capitava tutti i giorni che un uomo si offrisse di mostrare a Hermione la sua biblioteca e volesse la sua opinione al riguardo. In effetti, nessuno si era mai offerto di mostrarle la propria biblioteca prima d'ora. 

Forse sarebbe andato tutto bene, supponendo che la visita fosse breve e che lei non si lasciasse trasportare. Potrebbe fermarsi solo per un giro veloce, solo per vedere - non sarebbe così sbagliato. 

"Forse..." esitò, combattendo con se stessa. "Forse un giorno, dopo il lavoro, potremmo..." 

Prima che potesse finire di parlare, le mani di Ginny scesero sulle sue spalle, e Hermione fu spinta a capofitto nel caminetto.

Spero di esser riuscita a rendere al meglio il gioco di parole di questo capitolo. Non è stato molto facile da tradurre, ammetto di aver faticato. Spero vi abbia fatto ridere (o sorridere) tanto quanto é successo a me.

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Capitolo 10
*** Breakfast at Malfoy's ***


Draco Malfoy ha inflitto un gran numero di cose al gentil sesso, ma mai gravi danni fisici prima d' ora. 

Sì, cari lettori, possiamo rivelare in esclusiva che il signor Draco Malfoy, l'ex scapolo più ambito di questo giornale, ha causato il ricovero in ospedale di una  sfortunata, triste e molto probabilmente sola donna. La signora Bungsley-Terpinton, una vedova in età avanzata, è stata ricoverata al San Mungo dopo un incidente nella mensa del Ministero della Magia. Credo che tutti sappiamo a quale incidente ci riferiamo: la rimozione del guanto della signorina Hermione Granger. 

Come abbiamo ampiamente discusso, la signorina Hermione Granger è la ragione per cui il signor Draco Malfoy è ormai l'ex scapolo più ambito della Gran Bretagna, ma purtroppo la suddetta signorina Granger non sembra essere stata in grado di frenare i pericolosi atteggiamenti del signor Malfoy. 

La signora Bungsley-Terpinton si sta riprendendo da una ferita alla testa che si é procurata quando si è sovraeccitata durante la sconcia performance orale del signor Malfoy. 
Secondo un collega, la signora Bungsley-Terpinton è stata piú smemorata più del solito ultimamente. Questo impiegato del Ministero sostiene che la signora Bungsley-Terpinton, la settimana scorsa, abbia persino dimenticato di cambiarsi la camicia da notte prima di arrivare alla sua scrivania. 

É stato riferito a questo editore che una voluminosa vestaglia rosa confetto con gattini ricamati era un capo d'alta moda per le donne di una certa età circa cinquant'anni fa.

Che meraviglia vedere la parsimonia in azione!

Non possiamo confermare o smentire l'ipotesi che la signora Bungsley-Terpinton soffra di danni psichiatrici per l'incidente. Tuttavia, le auguriamo una pronta guarigione. 

- Febbraio, 2009, The Social Snitchers, in Witch Weekly.

Draco Malfoy entrò nel suo ufficio con un passo deciso. 

Il sole splendeva, gli uccelli cantavano e tutto era in armonia con il mondo. Non si sentiva così allegro da quando un lontano zio da parte di sua madre era morto e aveva scoperto che suo cugino, Hubert, era stato lasciato fuori dal testamento. 

"Perché hai un'aria così stucchevolmente allegra?" Disse Blaise, alzando lo sguardo dalla sua pila di gufi mattutini. "Chi è morto? Tuo cugino, Hubert?"

"Indovina chi è venuto ieri sera?" Disse Draco, appoggiandosi con sicurezza al lato della scrivania di Blaise. "Hermione. Ha esplorato la mia biblioteca per tutta la notte".

Draco aveva messo una grande quantità di allusioni sconce nelle sue parole, ma le sopracciglia di Blaise rimasero deludentemente piatte. 

"Visto che hai violato la mia scrivania" disse Blaise, intingendo la sua piuma d'oca nell'inchiostro e facendola sostare su un documento dall'aspetto noiosamente lungo, "e un certo numero di ripostigli delle scope in giro per il Ministero, dovrai perdonarmi se non sembro molto colpito da questo eufemismo".

"Ha davvero controllato la mia biblioteca!"

"Ha anche avuto accesso alla tua Sezione Proibita?" 

"Questo", disse Draco con molto disprezzo, "è semplicemente infantile, Blaise". 

"Si vede che muori dalla voglia di dirmelo". Blaise non alzò nemmeno lo sguardo questa volta, limitandosi a scrutare studiosamente i suoi gufi, scarabocchiando alcuni dettagli su una pergamena prima di passare a quella successiva. Era quasi come se stesse prendendo appunti. 

"Non credo che tu sia così interessato".

Draco sollevò il bordo di una delle lettere di Blaise, scrutandone il pasticcio di scrittura.
Sembrava qualcosa di piuttosto articolato per la corrispondenza del Quidditch, che di solito era carente sia in qualità che in quantità, dal momento che i giocatori di Quidditch non erano famosi per la loro abilità con le parole. 

Blaise schiaffeggiò la mano di Draco con una pila di pergamene. Sospirò e abbassò la piuma d'oca. "Continua. Hai tutta la mia attenzione per i prossimi dieci minuti, e farai meglio a renderlo interessante". 

__

Hermione Granger era tra le sue braccia, ed era tutto quello che Draco pensava sarebbe stato e anche di più.
Per prima cosa, sembrava aver giudicato male le dimensioni del suo seno di almeno una taglia, ed era felice di questa scoperta.
Inoltre era calda, reale e profumava leggermente di agrumi, al contrario dei suoi sogni ad occhi aperti di una Granger fittizia e dal seno più piccolo.  

"Maledizione" fu l'unica imprecazione che riuscì a dire prima che i capelli di lei gli soffocassero la bocca e il mondo diventasse buio. 

Lui balbettò, sollevandola e mettendola su quelli che sperava fossero i suoi piedi, mantenendo naturalmente un braccio intorno alla sua vita come sostegno. Era ovviamente alticcia, ed era saltata fuori dal caminetto come una freccia lanciata in volo da un cacciatore troppo entusiasta, il che era effettivamente ciò che era successo.
E anche se Draco non era certo un portiere, era rimasto piuttosto impressionato dalla destrezza e dalla prontezza di riflessi che aveva avuto nell'afferrarla quando era sbucata dal suo camino urlando a squarciagola. 

Era ciò che qualunque gentiluomo avrebbe fatto.

Le sue dita abbracciarono la curva della vita di lei, stringendola leggermente. 

Completamente da gentiluomo. 

Il giovane sollevò l'altra sua mano, quella libera, allontanando i capelli della grifona dai propri occhi e dal proprio naso in modo da poter respirare. 

Il suo viso era arrossato; il colore le tingeva le guance come se un artista vi avesse spennellato sopra della vernice. I suoi occhi erano ancora più scuri del normale.
Poteva essere per via dell'ora tarda.
Potevano essere le ombre, che rendevano profondo ogni angolo del salone. O forse era per via dell'alcol, ma le sue pupille si dilatarono al punto inghiottire il marrone delle sue iridi mentre la guardava.
Il suo sguardo era annebbiato, e le luci basse delle candele tremolarono nei suoi occhi come stelle in una notte senza nuvole, senza luna, e con una brezza fredda che faceva muovere lentamente gli alberi di pino.

Doveva fermarsi lì prima di cominciare a paragonare Hermione a una strada poco trafficata.

"È stata un'entrata inaspettata" disse, prima di rendersi conto di come suonava e trasalire. 

Per fortuna lei era troppo ubriaca o troppo ingenua per rendersi conto della sua allusione accidentale. 

"Mi dispiace", disse lei, "Ginny è -" singhiozzò "- pazza".

"È un piacere" disse lui in tutta onestà. La sua mano era ancora intorno alla vita di lei; il suo mignolo toccava la cintura dei suoi jeans.

"Non era mia intenzione. Allora, me ne vado", ondeggiò come un marinaio ubriaco. "Non volevo - venire".

Lui si morse il labbro alle sue parole, prima di ricordare la sua attitudine da gentiluomo e ricacciare ogni idea della Granger e della parola 'venire' sul fondo della sua mente. 

Lei cercò di liberarsi dalle sue braccia e quasi cadde di faccia sul pavimento di marmo, prima che lui riuscisse a prenderla di nuovo.

"Temo che non andrai da nessuna parte in queste condizioni".
"Tranne che a letto", furono le parole che lui non ebbe il coraggio di pronunciare mentre lei procedeva a perdere le ossa e diventare simile a uno spaghetto.  Si afflosciò contro di lui, con le gambe distese come una piovra. 

"No. No." La grifona scosse la testa, che fluttuò da un lato all'altro. "Non è professionale che io sia qui".

O almeno Draco credeva che quello fosse ciò che lei aveva detto; le sue parole erano talmente biascicate che era certo che se avesse provato a usare un caminetto, sarebbe finita in una fattoria da qualche parte nel Lichtenstein. 

"Le attività di questa sera, erano un evento di lavoro?"

Lei scosse di nuovo la testa, i capelli le ricaddero sul viso

Glieli scostò dagli occhi, resistendo all'impulso di infilarglieli dietro l'orecchio. "Allora non siamo in orario ministeriale e quindi non c'è nessun codice di condotta professionale di cui preoccuparsi".

Non che lei fosse sembrata eccessivamente preoccupata per la  'professionalità' quando lo trascinava da un ufficio all'altro e di scrivania in scrivania fingendo di violentarlo. 

Lei lo fissò con gli occhi vitrei. "Noi..." iniziò e poi sbatté le palpebre. "Siamo nemici, ricordi? I nemici non possono mostrarsi a vicenda le proprie biblioteche". 

La sua voce diventò progressivamente più bassa e triste ad ogni parola.

Lui si accigliò, ma solo per un momento, non volendo confonderla ulteriormente o farsi prematuramente venire delle rughe.
"I nemici", disse con lentezza, osservando le labbra leggermente separate della grifona, "cercano sempre di scoprire le debolezze dell'altro. Vedere la mia biblioteca sarebbe un modo di sfruttare questa debolezza. Non è così?" 

Quelle labbra leggermente dischiuse si mossero, come se stessero verbalizzando in silenzio qualche calcolo complicato. Poi la sua testa si inclinò di lato, e le sue sopracciglia si aggrottarono in una v netta. 

Sembrava che avesse superato in astuzia una brilla Hermione Granger. Dieci punti a Serpeverde. 

Era sull'orlo di un interiore balletto celebrativo quando la grifona serrò la mascella. "Non credo che le biblioteche debbano essere sfruttate. Sembra immorale".
Avrebbe potuto sfruttare lui e la sua biblioteca in qualsiasi momento.
Forse anche nello stesso momento. 

La sua mente completamente depravata stava improvvisamente rievocando le scioccanti e deliziose immagini che lo ritraevano mentre la prendeva nella sua biblioteca. Il sedere sodo della grifona appollaiato su una delle scale, le sue dita avvolte intorno ai manici di legno mentre lui le afferrava i fianchi e si seppelliva in lei. 

Cazzo. 

Draco allentò leggermente la presa sulla sua vita, spostandosi di lato in modo che lei non si accorgesse di quella parte del suo corpo improvvisamente dura come il legno. 

"Devo andare." La grifona si voltò, appoggiando il proprio peso sulla mano del biondo, che la sostenne. I suoi occhi si allargarono e la sua espressione si incupí quando guardò il fuoco. 

"Ha chiuso il collegamento" disse. La sua voce sembrava sconvolta, e fece sanguinare il cuore di Draco giusto un po'. 

"Ho paura che tu sia bloccata qui". 

"Ma... devo andare a casa, domani dobbiamo lavorare".

"Granger," le posò una mano sulla schiena, formando su di essa piccoli cerchi con il pollice, "non sei nelle condizioni di usare la metropolvere. Non professo di essere l'apice della sobrietà - o della sensibilità, ma persino io so che non è sicuro viaggiare quando non si è totalmente in possesso delle proprie funzioni cognitive".

Lei girò il viso verso di lui, il suo profilo illuminato dal bagliore dorato del fuoco, ed emise un piccolo sospiro, che suonò quasi rassegnato.  

Merlino, come la desiderava. 

La sua mascella era ancora serrata  in un modo molto ostinato.

"Inoltre, la signora Potter ha fatto un'osservazione molto valida". La tirò in avanti dolcemente, conducendola verso uno dei corridoi che portavano più all'interno della casa. "Usciamo insieme, e tu sei un famigerato topo di biblioteca, e non hai ancora visto la mia biblioteca. È quasi scandaloso, Granger". 

___

"Mi stai onestamente dicendo che esci con Hermione 'ho vissuto nella biblioteca di Hogwarts' Granger e non l'hai sedotta attraverso la tua vasta collezione di libri e tomi?" Blaise lo interruppe, maleducatamente. 

"Stai interrompendo maleducatamente" disse Draco. "E no, le piaccio per altre ragioni".

"A meno che questa non sia una lunga truffa per dare una sbirciata ai tuoi archivi".

"Non... non essere ridicolo".

"Certo, certo, le piaci per altri motivi, come la tua personalità frizzante e la tua gentilezza".

"Vuoi sentire il resto della storia?"

"Non particolarmente, no, ma terrai il broncio per giorni se non me la racconti, quindi continua".

"Come stavo dicendo, l'ho portata in biblioteca. Avresti dovuto vedere il modo in cui il suo respiro ha iniziato ad accellerare mentre ci avvicinavamo. Le sue guance, l'avrai notato anche tu, sviluppano il più bel rossore quando è eccitata per qualcosa, una sfumatura crepuscolare di rosa -"

"Questo potrebbe essere uno shock, ma non tutti siamo distratti come te dal modo in cui la Granger respira o dai colori che assume".

Draco sentì che era una cosa eccezionalmente positiva che Blaise non se ne fosse accorto, per quanto sciocco l'uomo potesse essere.
Era già abbastanza difficile mantenere l' attenzione di Hermione senza aggiungere altri uomini al mix.
Krum. Weasley. Uomini immaginari nei libri. Era quasi troppo. 

"Sto preparando la scena. È quello che fanno tutti i grandi narratori". La voce di Draco era tesa.

"E tu lo sai per esperienza personale?"

"Oh, sta' zitto."

"Non faccio promesse".

"Immagina questo" disse Draco, allargando le braccia come per trasmettere la vastità davanti a loro, "le porte della biblioteca sono chiuse, e stiamo scendendo lungo il corridoio. Granger è premuta contro di me per mantenere l'equilibrio, capisci". Sentí il suo stesso viso arrossire, il che gli ricordò: "Le sue guance sono rosa", disse. "Come ho detto, e i suoi occhi scuri scintillano per l'anticipazione mentre do un colpetto alla bacchetta".

"Non mi servono i dettagli cruenti, Malfoy".

"Pensavo stessi zitto" disse Draco, cercando di trasmettere a Blaise, con un solo sguardo, quanto lo avrebbe volentieri sventrato se avesse continuato con queste interruzioni distraenti e infantili. "La mia mano è sulla maniglia - non una parola - e la giro - ti sento sorridere, Zabini - e la porta si apre. Il modo in cui ha sussultato" si appoggiò alla scrivania di Blaise, urtando una pila di fogli e facendoli cadere sul pavimento. "Pensavo che stesse per svenire".

Blaise si chinò e raccolse con disinvoltura le carte. Draco lo guardò. Se Blaise era così stupido da tenere pile di pergamene in giro quando raccontava una storia, allora se lo meritava. 

"Draco Malfoy", mormorò Blaise sul pavimento, " fa svenire le donne dal giugno del diciannovesimo secolo".

"È quasi svenuta contro di me".

"Sei sicuro che non sia stato per noia? Vai avanti, o ti sei dimenticato che devi iniziare a organizzare quella raccolta fondi per le Doxy a cui ci hai così generosamente impegnati". Blaise fece un sorriso eccessivamente sdentato, chiaramente inteso a ricordare il sorriso di una Doxy. 

Draco ignorò il ricordo dei suoi primi momenti di coppia con la Granger nel lontano passato di lunedì scorso.

"È quasi svenuta contro di me, e si è aggrappata a me mentre contemplava la vista davanti a sé".

"Immagino che il tuo corpo nudo abbia lo stesso effetto sulle donne".

Draco incrociò le braccia per sottolineare il suo disappunto. "Se non chiudi la bocca, Zabini, non ti dirò più una parola". 

Blaise si portò una mano alla bocca. "Oh no, l'orrore" disse con tono piatto. "Tutto tranne quello".

__

Hermione corse velocemente attraverso il Ministero, il volto sfatto. La sua mano sinistra tentava inutilmente di stirare i suoi capelli spettinati, mentre cercava di raggiungere il suo ufficio il più in fretta possibile. 

Non era mai arrivata al lavoro così tardi, e sicuramente non con ancora addosso i vestiti della sera prima. E mai scalza.

Traboccava di vergogna mentre correva verso il suo ufficio, cercando di stabilire il minor contatto visivo possibile con chiunque incotrasse, mentre si sforzava di lisciare le evidenti grinze della sua camicia e si rannicchiava nell'angolo più lontano dell'ascensore. 

Brian aveva un'aria aggraziata e dolorosamente allegra, seduto alla scrivania proprio fuori dal suo ufficio.

Era proprio questo che ad Hermione era piaciuto di lui, quando lo aveva assunto.

Uno di quei tipi implacabilmente allegri di buon'ora, che potevano scrivere una lettera o prendere un dettato alle sei del mattino.
Anche Hermione era una persona allegra e mattiniera, ed era stata piuttosto felice di aver trovato un impiegato con una personalità simile alla sua.

Oggi,tuttavia, trovava il suo ghigno allegro fastidioso e non necessario. 

"Buongiorno, signorina Granger!" 

Hermione trasalì e provò il desiderio pugnalare qualcosa. 

La voce di Brian intensificò il suo mal di testa, anche se l'elfo dei Malfoy le aveva dato una pozione per la sbornia quando si era svegliata.
Aveva aiutato, ma poteva ancora sentire gli effetti di tutto l'alcol che aveva bevuto nel fondo del suo stomaco.

Oltre all'essersi svegliata a Malfoy Manor con la peggiore sbornia che avesse mai sperimentato in tutta la sua vita, tutto il suo corpo era dolorante, indolenzito in una serie di punti in cui non sapeva nemmeno fosse possibile provare dolore, e apparentemente gli elfi dei Malfoy non avevano pozioni per quello, o non avevano ritenuto opportuno offrirle. 

Non che avesse chiesto, era troppo inorridita per fare qualcosa di più che mormorare delle scuse e cercare di trovare la via d'uscita da quella casa oscenamente enorme.

Si sentiva come se fosse stata calpestata da uno stallone selvaggio.

Aveva dormito nella biblioteca di Malfoy fino a quando il sole di mezzogiorno non si era riversato su di lei dalla finestra. La luce brillò attraverso le tende con un'intensità tale da farle pensare che il suo cranio potesse fratturarsi quando finalmente si svegliò con un gemito agonizzante.

Malfoy, colui che aveva insistito perché  rimanesse a visitare la sua biblioteca, l'aveva abbandonata, dirigendosi al lavoro quattro ore prima, lasciando che Hermione si svegliasse non con la vista della sua faccia appuntita, ma con quella del viso rugoso di un elfo domestico irato, che aveva chiarito, con i suoi occhi da insetto, che la biblioteca era il suo sacro dominio e che Hermione, vergognosamente ubriaca, l'aveva profanato. Non si era mai sentita così giudicata in vita sua. 

Una volta mandata giù la pozione per la sbornia, si era scusata profusamente per lo stato della biblioteca, giurando che non aveva mai fatto una cosa del genere prima, mormorando scuse su scuse mentre veniva condotta fuori con decisione e le sue offerte per aiutare a risistemare venivano rifiutate.

Si ritrovò poi a scusarsi goffamente con altri elfi che le offrirono la colazione o, se preferiva, il pranzo.
Fu così che scoprì che era mezzogiorno passato, il che significava che aveva perso due riunioni. 

Non avrebbe mai più toccato il gin per il resto della sua vita.

Era ufficialmente troppo vecchia sia per le sbornie che per dormire in qualunque posto che non fosse un vero letto; credeva che il suo collo non avrebbe mai più girato correttamente. 

Si massaggiò un nodo straziante sulla spalla mentre si sforzava di non fulminare Brian per essere stato così inutilmente allegro.

"Buongiorno", disse a bassa voce, sperando che lui capisse l'antifona e abbassasse il volume di una ventina di decibel. "Scusa il ritardo, avrei dovuto avvisare".

"Va tutto bene, è passato il signor Malfoy, ha detto che hai avuto una lunga notte e che saresti arrivata tardi".

Hermione fissò Brian con orrore. "L'ha fatto?" trasalì, appoggiandosi alla sua scrivania. "Mal- lui - sta dicendo a tutti della mia - lunga notte?"

Brian aggrottò le sopracciglia. "Non saprei".

Hermione deglutì, il suo stomaco si contorse nel terrore.
Non che i racconti sul fatto che passasse la notte a casa del suo "ragazzo" fossero in realtà qualcosa per cui sollevare le sopracciglia, fatta eccezione per il fatto che lei aveva davvero passato la notte lì, e Draco non era il suo vero ragazzo.

"Giusto. Bene... io..." indicò la sua porta e poi se ne andò di corsa, chiudendola e appoggiandosi contro di essa, gli occhi chiusi mentre scivolava sul pavimento. 

Dio solo sa che razza di storia stava raccontando Malfoy.
Hermione Granger, ubriaca come una pezza, si era gettata nel caminetto per dare un'occhiata alla sua famosa grande biblioteca, e poi, una volta lì, lei...

Lei -

Non aveva quasi nessun ricordo della notte. Non sapeva cosa fosse più angosciante: svegliarsi con i postumi della sbornia nella cavernosa biblioteca di Draco, o il fatto di non ricordare nulla di quello che aveva letto lì.

La sua capacità di ricordare qualcosa si era annebbiata dal momento in cui lei e Ginny avevano lasciato il bar, ed aveva un vuoto quasi totale dal momento in cui Draco aveva aperto la porta della biblioteca. 

I pochi dettagli che riusciva a ricordare continuavano a tornare con una chiarezza sempre più nitida, e a ogni dettaglio che riemergeva, Hermione moriva un po' di più dentro. 

I momenti salienti della sua serata comprendevano il drappeggiarsi contro una libreria e canticchiare dolcemente sulle rifiniture dorate, sospirando quasi estasiata al suono prodotto dal cuoio mentre tirava fuori un libro dallo scaffale. Ricordava di aver fatto scorrere la punta delle dita con amore sul bordo ruvido delle pagine, prima di stendere il libro sulle ginocchia, respirando profondamente il profumo che si sprigionava dalla carta.

Forse aveva sbavato.

Si alzò strisciando dal pavimento e si diresse verso la sua sedia, sedendosi e lasciando cadere la testa sulla scrivania, trasalendo mentre la collisione si mescolava al dolore e alla nausea della sua sbornia repressa. 

Non sarebbe mai più stata in grado di affrontare Draco. Era tutto troppo imbarazzante. 

Ci fu un colpo secco alla porta che le attraversò la mente come una freccia di balestra. Si mise a sedere con uno scatto, lisciandosi la camicia e cercando di appiattirsi i capelli. Si era quasi messa in piedi quando la porta fu spalancata e Malfoy entrò con un ghigno stampato sul volto. 

A differenza di lei, lui era perfettamente vestito, i capelli tirati all'indietro casualmente spettinati, gli occhi luminosi e scintillanti. Persino i suoi denti erano inutilmente lucidi.

Lei sospirò, ricadendo sulla sua sedia, discutendo mentalmente l'ipotesi di nascondersi sotto la scrivania nella speranza che lui alla fine si didistraesse e si allontanasse.

"Carissima Granger, come stai in questo bel pomeriggio?" Si lasciò cadere sulla sedia di fronte a lei, gli occhi che correvano su e giù come per catalogare ogni sua ruga e ricciolo aggrovigliato. "Ci sei mancata molto alla riunione del mattino, ma ho assicurato a tutti che stavi bene. Solo una notte in bianco, ma al sicuro e addormentata al Manor". 

Hermione si mise entrambe le mani sul viso.

"Ho omesso" continuò lui, "di dire che hai scelto di dormire sul pavimento della biblioteca. Sentivo che non l'avresti apprezzato". E poi sorrise come se le avesse reso un grande servizio. 

Hermione trasalì e separò le dita, guardandolo e cercando di dedurre dalla sua espressione esattamente quanto profondamente fosse riuscita a mettersi in imbarazzo la sera prima.
Lui trasudava autocompiacimento, il che probabilmente significava che lei aveva fatto qualcosa di spettacolarmente umiliante, e prima avrebbe saputo esattamente di cosa si trattava, prima poteva cominciare a limitare i danni. 

Il problema era che non le andava di ammettere a Draco che non ricordava cosa fosse successo la sera prima.

Conoscendolo, se l'avesse fatto, lui avrebbe probabilmente inventato qualche storia assolutamente assurda e lei sarebbe stata costretta a citare in giudizio i suoi elfi domestici per ottenere la verità.
La sua migliore linea d'azione sarebbe stata lasciarlo parlare. Era certa che il giovane non avrebbe mancato di fornirle un resoconto colpo per colpo di tutto ciò di imbarazzante che era riuscita a fare, se ci fosse stato abbastanza silenzio da riempire.

"Avresti potuto almeno offrire un divano", disse lei, toccandosi la nuca con cautela. 

Lui si portò una mano sul petto. "L'ho fatto, e tu hai minacciato di mordermi se avessi interrotto la tua vorace lettura delle Leggi della Fisica di Gamp".

L'occhio sinistro di Hermione si contrasse alla realizzazione che non solo Draco possedeva una copia di uno dei libri più rari del mondo dei maghi, ma che lei lo aveva letto e dimenticato. 

Un sopracciglio pallido e aristocratico migrò verso l'alto, come un uccello o un politico che si trasferisce in qualche posto caldo per i mesi invernali, e inclinò la testa di lato. "Hermione, so che sei piuttosto avanti con gli anni e che eri più che un po' sbronza, ma non ti ricordi nulla di ieri sera?"

Hermione si tirò su, facendo del suo meglio per apparire innocente piuttosto che sulla difensiva. "Certo che mi ricordo".

Un sorrisetto terribilmente sornione si materializzò in un angolo della sua bocca. "Certo" disse lui, ma troppo deliberatamente. 

"Ero -" lottò per ricordare qualcosa. Poteva ricordare Draco, e poteva ricordare di essere scivolata lungo la ringhiera di una delle scale a chiocciola, e ricordava che c'erano dei libri. Ovviamente c'erano dei libri nella biblioteca. Quell'enorme, bellissima biblioteca... "Stavo leggendo. Sono molto assorta quando leggo. Chiunque può dirlo".

"Certo", ripeté lui, imitando le sue stesse parole, al punto che lei voleva giurare di non dire mai più "certo".
"Ora sono", continuò lui, "intimamente al corrente di quanto tu sia appassionata quando si tratta di biblioteche". Aveva ancora l'aria compiaciuta di un gatto che ha preso la panna. "Devo confessare che non ho mai visto niente di simile".

Hermione lo fissò disperata. "Davvero?"

Si chinò in avanti, gli occhi che danzavano. "Pensavo che avessi intenzione di saltarmi addosso dopo che ti ho mostrato la nostra sezione di alchimia".

Un piccolo senso di paura cominciò a insinuarsi in lei. "Davvero?"

"Anche se non era niente in confronto a quello che hai fatto dopo aver visto che la biblioteca aveva una serie completa delle Bellezze Botaniche di Baudelaire".

Era certa che la stesse stuzzicando.  Sbatté le palpebre come una civetta. "Non l'ho fatto."

Lui sorrise. "Non ti ricordi proprio, vero?"

Hermione si rifiutò di rispondere, incrociando le braccia.

Lui accasciò contro la sedia, con un sospiro troppo lungo per essere reale. "Va bene, non posso dire di essere sorpreso, ma sono distrutto dal rendermi conto che non hai alcun ricordo della nostra prima notte insieme".

"Non l'abbiamo fatto" disse lei, la voce piatta, abbastanza sicura che, indipendentemente da quanto poco ricordasse, sarebbe stata in grado di dire se avesse davvero fatto sesso con Draco la notte prima.

"No. Non l'abbiamo fatto", abbassò pudicamente le ciglia e si raddrizzò un polsino. "Anche se sei piuttosto manesca quando sei ubriaca. Quando non accarezzavi i miei libri, accarezzavi me".

Hermione voleva ribattere a quella calunnia, ma temeva purtroppo di non avere basi per una difesa.
Sia Ron che Harry l'avevano rimproverata in passato perché era troppo impulsiva quando era ubriaca. 

Era del tutto possibile che avrebbe potuto provare a fare qualcosa dopo tutto il tempo che aveva passato a pensare a Draco, e a com'era quando la toccava, e al fatto che probabilmente fosse attratto da lei in qualche modo, e a quanto sarebbe stata single tra sette giorni.
Si erano baciati? 

Dopo tutto il tempo che avevano passato a parlarne, non poteva negare di aver immaginato scenari in cui si sarebbero baciati, di aver fantasticato su come sarebbe stata la sensazione delle sue labbra contro le proprie, su come il calore del suo corpo l'avrebbe inghiottita... dove l'aveva palpato esattamente? 

 Il suo viso stava diventando sempre più caldo, e lo strisciante senso di paura si era trasformato in un vero e proprio terrore, che aveva preso residenza nel suo stomaco e ora si stava facendo strada verso il suo petto. 

Tutto questo era stupido e ingiusto. Tutto questo.
Aveva passato un'intera notte nella biblioteca più bella che avesse mai visto, con scale scorrevoli e scale a chiocciola, e interi scaffali di libri rari, e tutto quello che riusciva a ricordare era l'aspetto della lavorazione del cuoio.
Lui possedeva una copia di Leggi della Fisica di Gamp. Voleva piangere per l'ingiustizia di tutto questo.

Non poteva certo chiedere una seconda visita, neanche se fosse stata disposta a sopportare il giudizio condiscendente dell'elfo bibliotecario, e onestamente non era sicura di poterlo fare. 

Comunque, anche escludendo l'elfo bibliotecario, se un donnaiolo seriale come Draco aveva rifiutato l'opportunità di fare sesso con qualcuno la prima volta che se ne era presentata l'occasione, probabilmente era perché aveva in mente una seduzione più elaborata. 

Qualunque cosa lei avesse fatto la sera prima, lui l'aveva chiaramente presa come un segno di incoraggiamento, soprattutto visto il modo in cui era riuscito a materializzarsi nel suo ufficio a pochi minuti dal suo arrivo al Ministero.

Forse aveva detto qualcosa, magari aveva ammesso che lui stava stravolgendo la sua libido.

Il cielo non voglia. Non avrebbe mai perdonato a sé stessa una cosa del genere. E avrebbe dovuto continuare a lavorare con quello stronzo per il prossimo futuro.

L'idea di sedersi in riunione di fronte a Draco tra qualche settimana, la finta relazione ormai alle spalle, con la consapevolezza che lui sapesse che lo trovava attraente era uno scenario troppo terribile da contemplare. 

Che flirtasse con lei per pura pietà sarebbe stato ancora peggio che vederlo tornare a ignorarla.

Si sentiva ancora troppo nauseata per cercare di elaborare il tutto.

"Saresti la benvenuta se volessi tornare". Draco inclinò la testa in un modo troppo adorabile per la sanità mentale di Hermione. "Per visitare la mia biblioteca, la casa," aggiunse, probabilmente in risposta alla sua espressione stupefatta. "Sei la benvenuta quando vuoi, considera come se avessi carta bianca sui miei libri".
Aggrottò leggermente le sopracciglia, regalandole un sorriso che la grifona aveva imparato a riconoscere come genuino. 

Hermione distolse lo sguardo. "Non credo che sia..." fece una pausa, cercando di trovare la parola giusta. Necessario? Consigliabile? Sopportabile? Stava davvero per rinunciare alla possibilità di rivedere la sua biblioteca?  

"Non pensi che cosa?" disse lui, e per la prima volta ci fu una nota di quell'arroganza di classe superiore nel suo tono. Come se avesse appena trovato qualcosa di vivo nella sua insalata e volesse parlare con il direttore. 

Hermione si tese. "Non credo che troverei particolarmente comodo fermarmi a casa tua per rivisitare la tua biblioteca". 

Al quel punto il mento di lui si abbassò, il grigio dei suoi occhi si appiattì.
Lei distolse lo sguardo. 

E se avesse deciso di fargli visita e lui fosse stato lì con qualcun altro?

Avrebbe dovuto comportarsi in modo amichevole e indifferente  di fronte al fatto che altre persone, che probabilmente non apprezzavano nemmeno a pieno la biblioteca, avevano ancora più accesso di lei alle sue meraviglie, e si sarebbe ritrovata intrappolata a tempo indeterminato nel ruolo di ex di Draco ogni volta che lo avrebbe incontrato per caso, perché non sarebbe mai stato solo.
Sembrava quasi incapace di fare le cose da solo. Persino il suo ufficio era condiviso. 

"Perché no?" Il giovane pronunciò molto rapidamente la domanda, con solo una leggera nota di irritazione.

"Io... io proprio non..." Come poteva spiegargli tutto questo?
La vulnerabilità, la sensazione di vuoto nel suo stomaco ogni volta che pensava al fatto che lui sarebbe andato avanti, mentre lei sarebbe ricaduta nello stesso loop in cui si trovava prima di iniziare il loro folle accordo.
Un futuro di lavoro, ancora più lavoro e pochissimo sonno si stendeva davanti a lei come un sentiero ben battuto. 

Non che lei volesse uscire con lui, o che non volesse che lui andasse avanti, semplicemente si sentiva intrappolata dall'inevitabilità di tutto quanto;  quello che lei sentiva o non sentiva o voleva era completamente irrilevante per ciò che sarebbe successo alla fine.
Quel senso di futilità affondò sempre piú in profondità in lei,  facendosi strada nel suo petto.

"Tu non- cosa?" disse lui, ed Hermione non era sicura se fosse più infastidita o sollevata dall'interruzione. "Ti sto estendendo l'invito. Io uso a malapena la biblioteca, e tu ne trai un piacere così evidente, come potrei non offrirtela".

Il modo in cui lo disse era penosamente serio. 

"Non è... qualcosa di cui ti devi preoccupare".

"Ginevra aveva ragione" disse Draco, anche se le parole sembrarono bloccarsi nelle sua gola, come se ammettere che un Weasley o un Potter avesse ragione su qualcosa gli causasse un disagio fisico. "È strano che ci frequentiamo e che tu non abbia visto la mia biblioteca. Persino Blaise é rimasto sorpreso quando gliel'ho detto. Credeva che ti avessi sedotto con quella, in effetti".

Hermione abbassò lo sguardo sulle proprie mani, giocherellando con una cuticola, desiderando davvero di essersi rassegnata a rimanere incastrata con Cormac per il matrimonio o di aver costretto Brian a partecipare. 

La sua mascella si serrò per la frustrazione, mentre un nodo si formava nella sua gola. Era già stufa di questa conversazione.  "Sì. Beh, non ci 'frequenteremo' ancora per molto. Il matrimonio è questo sabato, e poi sarà tutto finito" disse bruscamente.

Gli occhi di Draco lampeggiarono, le sue labbra si strinsero in una linea sottile e, per quel poco altro che poté vedere, diventò pallido.
Il giovane si spostò sulla sedia, raddrizzandosi, le sue spalle si tesero mentre inspirava lentamente.

"Hai, come sempre, Hermione, completamente ragione. A partire da questo fine settimana la nostra piccola farsa avrà fine. Niente più sgattaiolare per passare del tempo in mia compagnia con la scusa di trovarmi una partner desiderabile".
Le sue narici fremettero, prima di sfoggiare un sorriso tagliente, uno di quelli che Hermione aveva già visto molte volte nelle riunioni degli ultimi cinque anni. "Perdonami, per averti rubato così tanto tempo". 

Il biondosi alzò, con gli occhi incerti mentre si sistemava il mantello e cominciava a voltarsi per andarsene.

Hermione emise un sospiro disperato, contemporaneamente ferita e sollevata dal fatto che lui fosse tornato così bruscamente al suo più familiare falso- fascino.
"Drac - Malfoy, questo è - divertente. Apprezzo che tu abbia accettato e mi abbia aiutato, solo che - penso che sarebbe meglio, per entrambi, assicurarsi che non si creino fraintendimenti".

" Divertente". Rise il giovane, ma senza allegria. "Sono gratificato dal fatto che le mie abilità come finto amante abbiano incontrato la tua approvazione; questo è davvero un grande elogio. È solo un peccato che la mia coprotagonista abbia dato una performance al di sotto degli standard, e che non riesca a vedere che quello che sto facendo è tutto per il bene delle apparenze. Apparenze, potrei aggiungere, che lei mi ha imposto". 

Hermione si irritò, alzandosi in piedi anche lei. "Cosa?"

Lui la guardò dall'alto in basso, la sua espressione sprezzante. "Oh, smettila, Granger. Sei stata praticamente costretta a passare del tempo con me, il tuo ragazzo. Scusa", disse lui, un luccichio negli occhi, "finto fidanzato. Non c'è da stupirsi se abbiamo dovuto convincere le masse, sembravi a malapena in grado di passare del tempo  con l'uomo di cui eri innamorata. Per fortuna ho più esperienza di te del mondo degli appuntamenti e sono riuscito a rimediare alla tua performance di legno. Penso che siamo entrambi d'accordo: ho fatto un lavoro eccellente. Ho ingannato tutti. Tu sei stata poco più di un oggetto di scena".

 Hermione lo fissò indignata, per poi  indignarsi ancora di più quando si rese conto che Malfoy le stava voltando le spalle e stava uscendo dal suo ufficio come se non l'avesse appena insultata enormemente.  

"Draco!" Lo rincorse nel corridoio, superando un Brian dall'aspetto visibilmente preoccupato e pronto a tuffarsi al riparo, come se le schegge del loro 'battibecco tra amanti' fossero reali.

Malfoy era già una decina di metri più avanti. Le sue lunghe gambe lo portavano rapidamente via mentre il mantello ondeggiava pretenziosamente intorno al suo corpo in un modo che avrebbe fatto venire a Piton gli occhi lucidi per l'orgoglio.

Lei gli corse dietro e per poco non andò a sbattere contro un muro, mentre lui svoltava l'angolo. Alla fine riuscì a raggiungerlo. 

"Ho" - fu costretta a correre per stargli dietro - "fatto tanto lavoro quanto..."

Lui finalmente la degnò di uno sguardo. "Zitta ora, cara, non vorrai far saltare la nostra copertura e costringermi  rimediare ai tuoi danni".

La corsa indecorosa di Hermione si fermò bruscamente, e si bloccò per un momento per l'indignazione mentre lui continuava ad avanzare lungo il corridoio. 

Era proprio un bastardo. Insultarla e poi scappare nel corridoio, dove non poteva controbattere.
Affermando inoltre che non aveva fatto nulla per contribuire alla loro farsa, chiamandola... un oggetto di scena.

L'intera relazione era stata una sua idea. Era stata lei a sviluppare tutta la loro storia di fondo, ed era riuscita ad adattarsi a tutte le sue ridicole improvvisazioni. Come osava chiamarla oggetto di scena?

Lei lo rincorse di nuovo, tagliandogli la strada in modo che dovesse per forza sterzare per aggirarla. Diede un calcio al suo piede destro e gli fece lo sgambetto. Quando lui inciampò, Hermione fece un passo avanti, afferrando la sua giacca e attirandolo verso di sé in modo che le loro labbra si incontrassero. 

Gli avrebbe mostrato che brava attrice era.

Gli avrebbe dato il miglior bacio della sua vita.

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Capitolo 11
*** Pretty In Red ***


Lui, Draco Malfoy, era fantastico.

E pensare che era stato in grado di ingannare l'intero Ministero, no, l'intera comunità magica londinese, facendogli credere di essersi innamorato di una tale arpia, una bisbetica strega.

La cosa dava sicuramente credito delle sue capacità recitative e delle sue magnificenti abilità comunicative.

E se lei non avesse più voluto vedere la sua biblioteca? 

A lui non importava.

Significava che non si sarebbe più intrufolata a casa sua a tarda notte, affogata nel gin, con il suo profumo di lime e limone, le sue calde curve che riusciva ad avvolgere con un solo braccio e i suoi ricci color cioccolato.

Lui aveva bisogno del suo sonno di bellezza, comunque, e non di prendersi cura di una Granger ubriaca che si aggirava per la sua antica biblioteca fino alle prime ore del mattino.

La cosa non lo sfiorava minimamente.

Avrebbe lasciato che il giudizio della grifona gli scivolasse addosso come un'onda sulla riva del mare.

Poteva gestire un po' di negatività, soprattutto se proveniva da qualcuno la cui opinione non aveva per lui alcuna valenza.

Bastava guardare i suoi vestiti per capire che Hermione Granger non avesse il benché minimo senso del gusto.

Viveva in capi a collo alto e gonne che sapevano di negozio di seconda mano, e continuava ad indossare il rosso. 

Rosso.

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Rosso era il colore del segnale babbano di stop, della liquirizia alla fragola, dei capelli di Ronald Weasley e tante altre cose che trovava disgustose ed eccessivamente rumorose.

Il colore dell'acceso maglione scarlatto che indossava, che si rigirava intorno alla sua gola in un modo così accademico  e pretenzioso da fargli venir voglia di strapparglielo di dosso.

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Udí il rumore di piccoli passi alle sue spalle.

"Draco!"

Continuò a camminare. Aveva dei posti in cui andare, cose da fare. Era un uomo impegnato dopotutto, e non aveva più tempo da perdere dietro alla Granger e ai suoi ridicoli piani.

Il rumore di passi alle sue spalle aumentò.

Stava correndo?

Uno sguardo con la coda dell'occhio gli diede la conferma che Hermione Granger lo stava inseguendo, a piedi scalzi, lungo il corridoio del ministero.

Svoltò velocemente per un angolo a caso, ed udí uno squittio e dei piedi slittare sul pavimento lucido, notoriamente scivoloso.

Sussultò quando udí l'urto. Ovviamente Hermione aveva colpito il muro pur di assecondare la sua ossessione di avere sempre l'ultima parola.

Provò pietà per lei e rallentò il passo.

Dopotutto era un uomo generoso. 

Lei si spinse in avanti e finalmente lo raggiunse.

"Io ho fatto"- disse, in un tono leggermente seccato e senza fiato, mentre correva lentamente accanto a lui- "tanto lavoro quanto-".

La guardò dall'alto in basso, prima di fare saettare gli occhi intorno al corridoio deserto in cui si trovavano. "Silenzio adesso, mia cara" disse, mettendo un po' troppa efansi sul vezzeggiativo "non vorrai far saltare la nostra copertura e costringermi a rimediare ai tuoi danni".

Accellerò un'altra volta il passo, intento a lasciarla nella scia del suo disprezzo, castigata e senza parole di fronte alle sue risposte taglienti.

Era stanco di giocare a questo stupido gioco con lei.

Al diavolo il The Social Snitchers. Non gli importava se tutto il mondo sapesse che era single. L'importante era che non dovesse più perdere neanche un secondo della sua vita ad assecondare le assurde idee di Hermione Jean Granger.

Nel momento in cui aveva creduto che lei gli piacesse stava in realtà avendo un' indigestione. 

Personalmente, non aveva mai sofferto della sindrome del colon irritabile. Apparentemente, tuttavia, Hubert soffriva di una forma cronica, e sebbene il pensiero di condividere qualsiasi sorta di malattia con il suo lontano cugino fosse qualcosa notevolmente preoccupante, altrettanto preoccupante era il pensiero che potesse essere attratto da Hermione Granger.

Erano state l'aria fredda della sera, lo champagne e il gelato ad avergli fatto credere, in quella gelida notte di febbraio, che la spiacevole sensazione nel suo stomaco fossero i primi segni di un amore nascente e non, cosa che adesso appariva più che evidente, un attacco di reflusso gastrico.

E comunque, chi si credeva di essere lei?

L'unica cosa che avrebbe dovuto fare era  dirgli di saltare, e lui sarebbe stato pronto ad appendersi in bilico al parapetto, proiettato verso gli abissi.

  Non era completamente certo di che sorta di abissi si trattasse, ma ogni volta che lei indirizzava il suo sguardo pensieroso verso di lui si sentiva come se stesse precipitando senza nulla a cui potersi aggrappare. 

Il suo stomaco si attorcigliava su se stesso, come se fosse alla deriva in un mare in tempesta, e, solo per un secondo, si sentiva come se avesse perso l'equilibrio. Ma quel secondo era abbastanza per farlo cadere.

Questo sentimento di ansia e nausea diventava più intenso giorno dopo giorno; era come se una semplice parola da parte della grifona potesse abbatterlo con la stessa facilitá di un calcio sul diaframma.

Era stata così vicina a lui l'altra notte. O forse era lui ad essersi sentito vicino a lei: appoggiandosi contro la sua spalla mentre lei faceva scorrere le mani tra le pagine, ridendo mentre sollevava un raro tomo come fosse un bambino, avvolgendolo tra le sue braccia come se non volesse mai più lasciarlo andare.

Aveva assorbito ogni suo sospiro e sguardo meravigliato, immergendo sè stesso nella sua passione e conoscenza.

Non aveva idea di come lei facesse a conoscere e conservare così tante informazioni, ma il fatto che fosse così affascinata e curiosa nei confornti del mondo che la circondava era magnetico. Gli faceva venire voglia di imparare, di leggere, di migliorarsi solo per poter conversare con lei nella sua stessa lingua.

Il tonfo del piede della grifona produsse un rumore quasi assordante nello stretto corridoio.

Continuò a camminare, giurando a sè stesso che avrebbe mantenuto lo sguardo dritto davanti a sè. Raddrizzò le spalle. Non doveva sorprendersi del fatto che la Granger non lo avrebbe lasciato andare senza prima combattere, non con la sua infuocata passione di avere sempre ragione.

La sentì prima ancora di vederla. 

Questo fu dovuto per lo più alla sua silenziosa promessa di mantenere lo sguardo saldamente fisso davanti a sè e non darle soddisfazione, seppur stesse così dando falso credito alle sue capacità furtive, che erano delicate come quelle di un elefante sui pattini.

La sentì correre per superarlo, e vide la sua massa di ricci mentre si fermava dinanzi a lui. Gli avrebbe sicuramente bloccato la strada, se lui non avesse avuto i riflessi di una pantera. 

Un'elegante pantera, che giocava a quidditch durante i weekend, e che aveva iniziato a giocare a rackteball lo scorso anno perche i 30anni incombevano su di lui come.... la Granger. Dannazione.

Non aveva intenzione di rallentare. Qualunque cosa lei avesse detto, non si sarebbe fermato, niente avrebbe potut-

Inciampò in avanti come un cerbiatto che compie i suoi primi passi, e gli ci volle un momento per rendersi conto che lei gli aveva fatto lo sgambetto. Aveva allungato il piede in avanti in una meravigliosa ed accurata imitazione di un impertinente bulletto scolastico, facendolo inciampare nel corridoio.

La grifona afferrò la parte anteriore della sua giacca, e lui pensò che forse non lo aveva fatto inciampare intenzionalmente, che forse era stato tutto un incidente e forse questo era il suo modo maldestro di aiutarlo. Aveva ipotizzato tutto questo, finchè lei non lo tirò in avanti, facendo collidere le loro labbra.

Era come se le labbra di Hermione avessero scacciato ogni pensiero coerente dalla sua testa. Il suo cervello smise letteralmente di funzionare. Il suo corpo, tuttavia, no. 

I suoi occhi si chiusero e le sue mani finirono tra i capelli della grifona prima che potesse rendersene conto, attirandola più vicino mentre la sua bocca scivolava su quella di lei, cercando di prendere il controllo del bacio. Hermione lo spinse all'indietro, sollevandosi sulle punte in modo da premere con più forza le proprie labbra contro le sue.

Le sue mani strinsero la sua giacca  in un modo per cui si sarebbe normalmente lamentato, se non fosse stato impegnato a cercare di infilare la propria lingua nella sua bocca.

Arricciò le proprie dita, rinsaldando la presa sui ricci alla base del collo della grifona, inclinando la sua testa verso l'alto. La immobilizzò in quel modo, muovendo la propria bocca contro quella di lei con un'intensità tale che la sua vista divenne sfocata.

Avvertì l'esitazione della grifona nel leggero irrigidimento delle sue labbra. Rallentò la discesa delle proprie labbra sulle sue, accarezzando lentamente il centro del suo labbro inferiore con il proprio labbro superiore. 

La sua morbidezza era intossicante; le sue labbra, la sensazione dei suoi capelli che scivolavano tra le sue dita, e il calore del suo corpo contro il proprio. 

La bocca del giovane sfiorò il labbro inferiore della grifona, accarezzandolo da un lato all'altro. Sapeva di menta peperita. 

Sapeva che si trattava di menta peperita perchè era il gusto del dentifricio che si trovava nel suo bagno privato al manor. Quella consapevolezza provocò un brivido lungo la sua spina dorsale.

Lei si rilassò, allentando la presa sulla sua giacca e appoggiando le mani contro il suo petto. Lui la diresse all'indietro, finchè non sentì la pietra fredda del muro contro le proprie nocche. La sua mano percorse la spina dorsale della grifona, arrestandosi sulla parte bassa della sua schiena. La spinse gentilmente in avanti, così che il suo corpo fosse un tutt'uno con il proprio. 

Con la sua mano libera, fece scorrere il pollice lungo la sua mascella, e, avvolgendo il mento di Hermione nel palmo della propria mano, fece scorrere con lentezza esasperante le proprie dita su e giù lungo il collo di lei.

Hermione emise un piccolo suono in fondo alla gola, che lui attutì mentre approfondiva ulteriormente il bacio. Qualcosa in quel piccolo rumore accese una scintilla nel suo cervello, e la sua capacità di pensare e analizzare la situazione ritornò indietro.

Stava baciando Hermione Granger.

Non era una fantasia che aveva costruito nelle ore trascorse da solo a letto, o un ozioso sogno ad occhi aperti che aveva fatto mentre la guardava mangiare il gelato con dolorosa lentezza, e nemmeno un finto scenario delle loro false scappatelle romantiche per il ministero. 

Questa era una vera scappatella; stava avendo un vero, romantico, appassionato momento con Hermione Granger, e lo aveva iniziato lei.

Nella sua immaginazione, aveva sempre pensato che sarebbe stato lui il primo ad accendere definitivamente la loro chimica, trasformando le scintille in un fuoco e la tensione in tensione sessuale. Ovviamente, vedendo come lei sembrasse evitare coinvolgimenti romantici come la peste, il che era proprio il motivo per cui avevano instaurato questa finta relazione, non aveva mai pensato che la situazione in cui si sarebbero dati un vero bacio si sarebbe mai presentata, soprattutto su iniziativa di Hermione.

A meno che... questo non fosse in realtà un vero bacio.

Questo pensierò gocciolò nel suo cervello come ghiaccio che si scioglie.

Era tutto uno spettacolo? Qualcuno stava per svoltare l'angolo e beccarli sul fatto, così come avevano già fatto altre volte prima d'ora?

Granger aveva appena inscenato una farsa senza dirgli nulla?

La mano che stava accarezzando il volto della grifona si immobilizzò. Lei emise un altro suono, ma questo fu più una protesta che un verso di piacere. Gli piaceva credere di esser in grado di riconoscere i sospiri di piacere delle ragazze, ma dal momento che Hermione aveva passato tutta l'ultima settimana a gemere affannosamente nel suo orecchio, iniziava a dubitare di questa sua abilità.

Si tirò indietro, anche se il suo corpo e la sua dolora erezione lo implorarono di non farlo.

Aprì gli occhi, sentendo le sue labbra gonfiarsi e bruciare lentamente mentre osservava le labbra di lei, rosse e gonfie. La sua bocca era leggermente aperta, ed il suo respiro affannoso.  C'era un affascinante rossore sulle sue guance.

Non sembrava che stesse recitando; aveva l'aria di chi è stata appassionatamente baciata.

"Granger?" disse, la sua voce rauca e profonda.

La sua lingua scivolò fuori; era come se lo stesse assaggiando, così come lui stava assaggiando lei. 

"Guardami". Si trattene dall'impulso di premere il pollice nel  centro del suo labbro inferiore così da sentirne la morbidezza. "Per favore".

Non c'era quasi più nessuna traccia del marrone all'interno dei suoi occhi, le sue pupille erano così dilatate da aver completamente oscurato le sue iridi. Il buco nero delle sue pupille lo inghiottì, facendogli desiderare di affondare al suo interno e allo stesso tempo temere ciò che sarebbe successo se lo avesse fatto.

Voleva chiederle cosa stesse facendo, perchè lo aveva inseguito, perchè lo aveva baciato? Tuttavia, vista la generale incapacità della grifona di lasciare una domanda senza risposta, non si sentiva a suo agio a chiedere spiegazioni. E se lei ci pensasse, e poi a lui non piacesse la sua risposta? e se poi avesse rimpianto la benedizione dell'ignoranza?

Il labbrò inferiore di Hermione tremò leggermente, e tutta la razionalità del giovane andò in fumo. Afferò il suo mento ancora una volta, accarezzando il suo labbro con la punta del pollice. Hermione sospirò al contatto, il suo respiro caldo contro la pelle di Draco.

Lo stava fissando con una tale dolcezza negli occhi che sembrava impossibile che ci fosse il minimo briciolo di malizia in lei. 

Il chè era un pensiero incredibilmente stupido da parte sua, visto che lei stava mentendo ai suoi migliori amici riguardo la loro relazione.

Tuttavia, la dolorosa erezione menzionata precedentemente aveva allontanato un bel po' di sangue prezioso dal suo cervello.


La baciò di nuovo, perdendosi completamente in lei.

Fece scivolare il proprio braccio dietro la schiena della grifona, avvolgendo la sua vita sottile e attirandola il più vicino possibile. Aveva già sentito il suo corpo in questo modo, era già stato così vicino a lei prima d'ora, ma era sempre stata una recita; c'era sempre un secondo fine alla loro vicinanza, ed era sempre per motivi di necessità piuttosto che per attrazione. 


Non che, doveva ammettere, la sua curiosa attrazione verso di lei non fosse effettivamente cresciuta. Si era ritrovato incastrato in così tante situazioni pseudo-sessuali insieme a lei che la sua mente era naturalmente andata ben oltre gli aspetti logistici ed accademici di quello che stavano facendo. 


Dovevano apparire innamorati, e dunque era stato costretto ad immaginare come sarebbe stato. Ma c'era sempre stata quella barriera, sia fisica che mentale, che Hermione aveva eretto tra di loro.

Si, lei lo aveva toccato. Si, lei gli aveva permesso di toccarla. Si, lei aveva sospirato e gemuto e nel suo orecchio. Si, lei aveva avvolto le sue gambe intorno ai suoi fianchi attirandolo verso di lei. Ma era sempre stato per qualcun'altro: un publico. Non era mai stato per lui, nè tantomeno per sè stessa.

I movimenti della grifona erano incerti mentre le sue mani risalivano lungo il suo petto, avvolgendosi intorno al suo collo. Non sembrava che avesse paura, ma più che altro che fosse insicura delle proprie azioni, mentre afferrava il retro dei suoi capelli e le sue unghie gli accarezzavano la nuca.


Un lungo e delizioso brivido di piacere corse lungo il corpo di Draco, focalizzandosi nel suo inguine.


Il suo gemito fu ovattato dal loro bacio, ma lui avvertì le vibrazioni da esso prodotte lasciare il suo corpo e diffondersi in quello di Hermione.

La sentí sollevarsi sulle punte dei piedi, premendo il seno contro il suo petto. Dopo la fantastica scoperta che la Granger aveva un seno sorprendentemente largo, che nascondeva criminosamente sotto strati di cardigan extra-large, era diventato più che un po' ossesionato dall'idea di avvicinarsi ad esso. Perciò, il fatto che lei si fosse letteralmente spalmata sul suo torso era un'ottima consolazione al  non averci ancora messo su le proprie mani.

Tuttavia, la sua stretta vicinanza significava anche che non vi era più alcuna possibilità che la sua notevole erezione venisse confusa per la sua bachetta.

Hermione fece scorrere le dita tra i suoi capelli, aggrappandosi alla sua nuca con una forza sorprendente. Era eccitante, ed il suo corpo rispose a quel gesto.

La spinse ancora di più contro il muro, la sua mano contro il collo della grifona. Il suo pollice notò il suo battito, meravigliandosi di quanto fosse accelerato.

Era elettrizzata tanto quanto lui.

Hermione emise un piccolo gemito mentre le dita del giovane le accarezzarono le clavicole, esplorando la curva delle sue delicate spalle, affondando il pollice in quei punti sensibili che erano oh-così tesi.

Granger sembrava trattenere tutto lo stress nelle spalle, il chè era davvero dannoso per la sua postura. Doveva ricordarsi di offrirle un massaggio qualche volta. Personalmente.

L'immagine di Hermione Granger con niente addosso a parte un asciugamano, e di sé stesso con solo una piccola boccetta di olio, stava facendo meravigliose e terribili cose al suo corpo e alla sua mente.

Succhiò il suo labbro inferiore, implorandola di aprire la sua bocca a lui.

La bocca della grifona si aprí, ma prima che lui potesse fare qualcosa, Hermione afferrò il suo labbro inferiore tra i denti, mordendolo. 

Era delicata,  così meravigliosamente delicata; era come se avesse paura di  fargli male, ma questo suo piccolo gesto dominante risvegliò qualcosa in lui. 

Si tirò indietro, fissando il viso di Hermione senza realmente focalizzarsi su qualcosa; semplicemente notando i suoi occhi semi-chiusi e le sue labbra gonfie. Era merito suo; lui aveva posto in questo stato di offuscata confusione la donna che non perdeva mai il controllo della situazione. 

A meno che non stesse bevendo gin tonic, apparentemente. Ma anche in quel caso, continuava comunque a sforzarsi di apparire coerente in un modo assolutamente adorabile. 

Ed eccola qui adesso, aggrappata a lui per mantenere l'equilibrio, le sue braccia avvolte intorno al suo collo e le labbra rosse per i suoi baci. 

"Fallo ancora" disse Draco, irrigidendo le braccia intoro  al corpo della grifona, "ma più forte".


Lei era un angelo, un tesoro. Come potevano gli altri trovarla seccante, o difficile, o esagerata? Era la personificazione della perfezione. Soprattutto quando afferrò il suo viso e succhiò il suo labbro inferiore fino al punto in cui pensò che potesse lasciargli un livido. 

E poi lo morse. Forte.

Non ricordava una volta in cui si era sentito più eccitato di così. Probabilmente non era mai successo. Aveva quasi paura che la sua erezione non sarebbe mai sparita, e avrebbe dovuto portarsi dietro quel bastone per il resto della sua vita, e tutto per colpa di quello che Hermione Granger era capace di fare con la bocca... e la lingua. Avrebbe davvero voluto vedere cosa avrebbe fatto con un cocktail con panna e ciligie. 

Era il genere di cosa che faceva venire ad un uomo certe idee.

Diverse idee, ma quella che adesso tormentava il suo cervello con più insistenza rigurdava il suo bisogno di affondare tra le cosce di lei su una scrivania o qualsiasi altra superficie piatta, come avevano fatto innumerevoli volte prima d'ora. Solo che adesso l'avrebbe veramente baciata.

Armeggiò contro il muro dietro di lei. Era doloroso separare anche solo un dito dalla sua persona, sebbene fosse con l'intenzione di trovare un posto un po' più appartato.

Ricordava di aver visto una porta con la coda dell'occhio, forse una specie di armadio delle scope.

Il retro della sua mano urtò con successo contro la maniglia di una porta. Afferrò la vita di Hermione con più forza, spingendo entrambi verso di essa.

  Non fu il più elegante dei gesti, ma dal momento che la lingua di Hermione stava lussoriosamente tormentando la sua bocca, fu in realtà più che impressionato dall'agilità dei suoi movimenti. 

Le sue dita esploranti trovarono la maniglia. L'afferrò. 

Forse non aveva reso le sue intenzioni chiare ad Hermione.

Avrebbe potuto essere per una serie di ragioni, ma guardandosi indietro credeva che il motivo principale fosse che non era stato in grado di comunicare verbalmente le sue intenzioni, e questo per via della sua riluttanza nello smettere di baciarla. Questo era forse stato l'ostacolo principale alla comunicazione.

Perciò, quando aprì la porta alle sue spalle, Hermione barcollò, aggrappandosi alla sua giacca per la seconda volta quel giorno.

Ci fu il suono di qualcosa che veniva strappato, il ché preannunciava un inevitabile destino, e centinaia di galeoni di vestito italiano, fatto a mano e su misura, si arrenderono all'inevitabile forza di gravità e furono strappati via dal suo corpo. 

Ci fu un urlo femminile, ma che non somigliava affatto a quelli che aveva udito, e provocato, ad Hermione. Questa voce era più vecchia, più stridula - se possibile- e somigliava molto di più all'urlo che aveva udito la scorsa settimana, quando aveva fatto notare alla signora Bungsley- Terpinton che era arrivata al ministero con addosso una vestaglia di flanella con sopra stampati una specie di teneri animaletti. 


Era stato troppo impegnato a distogliere lo sguardo per evitare qualche sorta di danno permanente per capire di che animali si trattasse, ma aveva visto abbastanza da capire era quel tipo di animale generalmente considerato carino da nonne e pro-zie.

Per quelli che si fossero persi la scena, Draco avrebbe voluto allestire una rappresentazione teatrale.

Hermione Granger era sul pavimento, essendo caduta dalla grande altezza di mezzo metro. Dal momento che aveva avuto la lungimiranza di aggrapparsi al suo vestito per rallentare la caduta, le sue mani  stringevano i resti di ciò che una volta era un bellissimo completo cucito su misura, grigio scuro. 

Lui, Draco Malfoy, era piegato in avanti, le sue braccia prive della calda e meravigliosa forma di Hermione Granger, intente a stringere l'aria nello spazio in cui lei si trovava, mentre dalle sue spalle i resti della sua giacca scivolavano lentamente verso il pavimento, lasciandolo semi-nudo.

Di fronte a lui vi era una scrivania, e dietro la scrivania sedeva la signora Bungsley-Terpinton, la bocca spalancata, la sua dentiera sul tavolo dinanzi a lei, ovviamente volata via dalla sua bocca per la forza del suo urlo, mentre le sue mani stringevano il seno come se stesse per ricevere l'estrema unzione.


Non era certo di chi tra loro tre sembrasse più sul punto di avere un infarto. Forse lui stesso.

Il suo cuore batteva ad un ritmo accelerato, l'aria urtava la pelle scoperta della sua schiena e delle sue spalle,  mentre cercava vagamente di ricordarsi che boxer avesse indossato quella mattina. Sperò con tutto il cuore che non fossero quelli con i boccini d'oro stampati sopra, ma aveva il presentimento che la sua terribile sfortuna non fosse ancora finita per quella giornata.

Ci fu uno sbuffo alle sue spalle, e lentamente si voltò, trovando il suo migliore amico, Blaise Zabini, in piedi dietro di lui, uno sguardo compiacuto e di immensa gioia rigava i suoi lineamenti.

"Bei boxer, amico", disse, prima di bere delicatamente dalla sua piccola tazza di caffè espresso. "Davvero sexy".





Piccolo, triste appunto delle autrici: Cordial Enemies sarà in pausa fino al 29 agosto. Una delle due autrici, Stargazing, sta scrivendo la sua tesi di laurea. Perciò entrambe si prenderanno una pausa.




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