Forever

di Chiara_fangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Mappa del Cuore ***
Capitolo 3: *** S.O.S! ***
Capitolo 4: *** Piani ***
Capitolo 5: *** Ciao! ***
Capitolo 6: *** A mezzo passo dalla verità ***
Capitolo 7: *** Desiderio ***
Capitolo 8: *** Arrivo improvviso e cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Perché sempre la stessa storia? ***
Capitolo 10: *** Tra lo zucchero a velo ***
Capitolo 11: *** Parole ***
Capitolo 12: *** Tramonto ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


1. Incontri

Renesmee Carlie Cullen

L'aria che entrava dalle grosse vetrate dell'enorme villa Cullen era gelida. Non che io sentissi freddo: la mia temperatura corporea era molto calda, forse quaranta, quarantuno gradi e ciò significava che anche se mi trovassi nel bel mezzo di una bufera, non sentirei freddo.
In poche parole ero una stufa vivente.
"Renesmee, mi aiuti?" La voce di mia zia Rosalie risuonava melodiosa tra le mura della villa. Più che ad una voce somigliava al canto di un angelo.
"Certo, cosa facciamo?" Risposi a bassa voce, perché per parlare con la mia famiglia, bastava sussurrare. Ci saremmo sentiti anche bisbigliando e, per la maggior parte anche pensando.
Mio padre Edward, infatti, ha la "meravigliosa" dote di poter leggere nel pensiero. Fortunatamente, io sono immune a questa dote, grazie ad uno dei miei doni: uno scudo mentale, ereditato da mia madre.
"Mi aiuteresti a passare la piastra?"
"Si".
Mi rialzai energicamente dal bordo del mio letto, recandomi nella stanza di zia Rosalie. Era tappezzata di mie foto, una dietro l'altra che immortalavano ogni mio "anno" (in realtà giorni). La mia infanzia è stata velocissima, dopo solo sette anni ne dimostravo già diciotto.
La prima risaliva a ventotto anni prima, mi immortala ancora in fasce. C'era poi una dove ero vestita di rosa, di bianco, di rosso e così via fino ai cinque anni, dove ne dimostravo quindici.
La mia è stata un'infanzia...beh... Strana, anormale.
Diciamoci la verità, io sono anormale; tutto ciò che mi riguarda è anormale.
Come la spaventosa storia dei miei occhi che da un marrone cioccolato caldo, sono diventati azzurri, come il colore del ghiaccio dopo una forte emicrania. 
"Nessie, sono indecisa su cosa mettere stasera." Disse, mentre si sedeva alla sua specchiera, davanti alla vetrata con vista sulla foresta di Forks.
"Su qualcosa in particolare?"
" Ha detto Em che è una serata romantica e non so cosa indossare" mi spiegò guardandosi le unghie smaltate di rosso.
" Il vestito di seta che abbiamo comprato la settimana scorsa a Parigi, quello rosso."
"Si, ci stavo pensando. Metterò quel...Renesmee usa bene la piastra, non tollero l'imperfezione!"
"Si, zia. Lo so. Vivo con te da trent'anni, ormai."
Dicendo questo, alzammo gli occhi al cielo contemporaneamente e mi venne in mente una notizia.
"Ah, zia. Indovina, indovina! Ieri ho ricevuto due email per lavoro... Indovina da chi?"
Io ero un avvocato di grande successo, amministravo aziende grandi come Chanel, Gucci e Tiffany.
"Non so... è un'azienda?"
"Si e no"
"Dici" disse entusiasta
"La prima è di.... Suspanse.... Brad.."
Zia urlò, eccitata, forse più di me.
"Piiiiiiitt" continuò ad urlare e salterellare qui e lì.
"Un autografo? Grazieee" disse baciandomi la guancia e abbracciandomi (ovviamente, stritolandomi).
"La seconda è.... Sono diventata avvocato della squadra di baseball del New York Yankees"
" la mia nipotina è la migliore del mondo", disse risedendosi e passandomi la piastra.
"Così non mi dici nulla eh, mi vorreste sempre all'oscuro di tutto! Ma per mia fortuna vedo tutto." Zia Alice era sulla soglia della porta e ci fece una linguaccia.
"Okay, vieni qua e truccami "disse zia Rosalie con finta voce di indifferenza.
Zia Alice alzò gli occhi al cielo e, con il suo passo da ballerina, corse fino a me, poggiandomi una mano sulla spalla e poi la testa. Zia Alice era molto più bassa di me, nonostante indossasse i tacchi. Indossava un jeans stracciato che cadeva sulle caviglie con una piega, e una maglia brillantinata.

"Con questo outfit sei veramente bellissima! Mi presteresti la gonna?" Ecco. Se zia Alice si complimentava con me per il mio abbigliamento, significava che lo voleva.

 Se zia Alice si complimentava con me per il mio abbigliamento, significava che lo voleva

"No, è ovvio." risposi ridendo.

"E' inutile, contro di me! Me la presterai la settimana prossima!" ribatté, con tono superiore, di chi non voleva sentire ragioni

"Mi stai imbrogliando, vero?"

"Forse." disse ridacchiando.  "Comunque, Emmett insisterà fino allo sfinimento per un autografo su una palla di baseball; mentre Jasper userà la tattica del 'io non insisto'" disse facendo le virgolette in aria con le dita. 
"Bello questo smalto bianco gesso, sta bene con i tuoi anelli" continuò, mentre proseguivo con la piastra e pettinando la folta chioma dorata di zia Rosalie.  Quando finii, controllai l'orario sul mio i phone, per non farmi sfuggire il tempo dalle mani. Mancavano solo venti minuti all'appuntamento con Jacob ed io dovevo ancora darmi una sistemata.
"Ok, io vado." Annunciai mentre zia Rosalie si rialzava dalla poltrona del suo angolo bellezza.
Uscii dalla stanza in tutta fretta.
Tornai nella mia cabina armadio, enorme ma sempre ordinata con criterio e in modo estetico. Mi sistemai i capelli, il trucco e uscii. La villa Cullen, vista da fuori, sembrava ancora più enorme; solitamente era sempre animata dalle risate, dalle sfide della mia famiglia, ma ora, che gli altri non c'erano, sembrava così vuota.
Mi allontanai velocemente, mancavano cinque minuti e io dovevo raggiungere la metà della strada tra La Push (la riserva indiana di Forks) e casa mia.
Lì, avrei visto il ragazzo dei miei sogni, il sole della mia eterna esistenza: Jacob, il mio ragazzo.
Jacob Black era un licantropo e questo mi metteva a rischio tante volte. È successo che in alcuni momenti si surriscaldasse così tanto da tremare e diventare quasi un lupo. Non poteva farmi una ferita permanente, perché ero un ibrido (mezzo vampiro, quasi del tutto), ma poteva mettermi k.o. per qualche giorno (in casi più gravi, naturalmente).
Chissà cosa voleva farmi vedere? Mi aveva detto che era una cosa bellissima e importante... Non c'era nessun visitatore che percorresse i sentieri del bosco, decisi dunque di sgranchirmi un pochetto le gambe. Iniziai a correre. Gli alberi sfrecciavano di fianco, l'odore del muschio mi inondava i polmoni; sentivo i miei capelli mossi che svolazzavano al vento, liberi.
Mi fermai solo quando quando riconobbi la sua moto nuova, ancora non uscita sul mercato (Jacob lavorava per importanti case di auto e moto). Mi intendevo di meccanica, sapevo aggiustarle, mi tenevo sempre aggiornata e acquistavo sempre le nuove uscite.
Tentai di prenderlo di sprovvista, mettendogli le mani davanti agli occhi, ma lui fu più scaltro di me e mi sollevò da terra, facendomi volteggiare.
"Inutile, sono più scaltro" disse, baciandomi il collo.
Non ne avrò mai abbastanza del mio lupo, perché neanche l'eternità mi soddisferà.
"Abbiamo tutta l'eternità da ventenni, prima o poi, te la farò" dissi sorridendo, con espressione soddisfatta.
"Più poi che prima"
"Convinto tu..." dissi con aria da indifferente, girandomi e baciandolo.
"Convinto io, si" replicò ancora con le labbra tra le mie.
"Comunque? Cosa dovevi farmi vedere?"
"Non farti consumare dalla curiosità, mi raccomando. "
"Un indizio, piccolino"
"Nah" disse con aria divertita. Indossava una camicia bianca che metteva in risalto i pettorali, un jeans e un chiodo, che gli dava un'aria più grande.
"Drin Drin Drin" il suo telefono iniziò a squillare; Jake lo prese dalla tasca e rispose. Aveva un'aria di chi prova un mix di emozioni: stupore, gioia, nostalgia, entusiasmo.
"Non ci credo, da quanto tempo... Si... Si... Veniamo subito! Te la presento... Si... Ok ciao" riattaccò.
Non potei trattenere la curiosità che mi si leggeva in volto.
"Embry è in città, dopo ventotto anni"
"Chi è Embry?"
"Un membro della tribù. Non vi conoscete perché partì per l'Europa. Voleva cambiare aria ed è andato via. Cosa alquanto strana, visto che il consiglio ha deciso di lasciarlo andare. Ci deve essere qualcosa di grande sotto." Si fermò, e capii che dovesse aver sofferto per questo.
"Allora? Andiamo?" Dissi per far cadere il discorso.
"Andiamo" disse, avvicinandomi al suo petto, e baciandomi la fronte.

La sua moto era velocissima, arrivammo solo in una manciata di minuti.
Ad aspettarci sulla spiaggia, vicino ad un tronco, c'era un ragazzo simile a Jacob; indossava una maglietta bianca della Puma, un jeans stracciato e un paio di scarpette della stessa marca della maglia, uguali a quelle di Jake.
"Embry" esclamò Jacob al suo vecchio amico.
"Jacob, non sai quanto tu mi sia mancato" continuò il ragazzo dalla pelle bronzea, abbracciando il mio lupacchiotto .
Jacob ricambiò l'abbraccio, per poi scioglierlo, prendermi per mano e facendomi avanzare.
"Embry, Renesmee"
"Ciao" dissi allungando la mano.
Ma Embry non me la diede. Era strano, gli occhi erano diventati lucidi, come se stesse pensando a qualcosa di commovente isolandosi: era come bloccato.
Sentivo i tendini della mano di Jacob tesi e, guardandolo, mi accorsi che aveva anche il mento teso, le labbra contratte e sulla fronte c'era una piccola piega, conseguenza della preoccupazione.
"Ciao" ripetei, muovendo leggermente la mano.
Ma lui reagì inaspettatamente, abbracciandomi. Mi sentivo un po' a disagio, non sapevo che fare.
"Ok, levati" disse Jacob irritato, ma no so se lo disse a me oppure a Embry.
"Non ci puoi fare nulla" disse quest'ultimo, con tono di sfida, sciogliendo l'abbraccio.
"Per questo hai scelto di andartene."
"Non volevo causarle problemi"
Embry iniziò a tremare brutalmente: cattivo segno.
"Renesmee, andiamo?" Disse Jacob con il suo solito tono dolce; quindi, capii subito che quel tono irritato e scortese si riferisse a Embry.
"Ok, ciao" rivolsi un cenno al ragazzo tremante, mentre Jacob voltò subito le spalle.
Ci fu un tonfo dietro di noi e un pezzo di scarpa ci arrivò davanti.

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Capitolo 2
*** Mappa del Cuore ***


2. Mappa del cuore

Raggiungemmo di nuovo la foresta, mano nella mano e silenziosamente. Cosa voleva significare ciò che era appena successo?
Cosa è stato quello sguardo, troppo invadente? Jacob l'ha sicuramente capito, e si è arrabbiato... Perché?
Avevo più di cento domande che mi frullavano in testa, ma nessuna di queste avevano una risposta. Ma sapevo che Jacob sarebbe stato la chiave per scoprirle, dopotutto, tra noi non c'erano segreti.
"Jacob, cosa aveva Embry?" comparve nuovamente la piega tra le sopracciglia.
"Se te lo dicessi qualche altra volta?" scherzò, ma nella sua risata c'era un pizzico di isteria. Cosa dovevo fare? Insistere o lasciar perdere?
"E' qualcosa di così brutto?" Ritentai, non lasciando a vedere la mia voglia di sapere. 
"Dipende."
"In questo caso?" mi lanciò uno sguardo esasperato e rassegnato. I suoi bei occhi bruni emanavano sofferenza e decisi di lasciar cadere il discorso. Vederlo triste mi rendeva infelice, come se fossimo una persona sola. Io e Jake eravamo uno Yin yang, due pezzi che si incastravano alla perfezione, nonostante siamo molto diversi, come il giorno e la notte, il sole e la luna, l'inverno e l'estate.
"Comunque, cosa volevi farmi vedere?" 
"Nah, qualche altro giorno."
"Cosa? Mi vuoi far esplodere di curiosità?" se avevo un problema, era sicuramente la voglia di sapere tutto. Mi infastidiva non sapere, mi sentivo tagliata fuori. Nel corso della mia vita, sono cambiata: sono sempre stata fin troppo razionale, non mi rendevo conto che nella vita esistono delle cose che accadono, senza un perché; ero abituata a programmare la mia vita, anziché viverla. Ma ad un tratto è cambiato tutto, un qualcosa di magico quanto travolgente mi ha scaldato il cuore: l'amore.
Jacob era diventato una necessità, un mio punto fisso... Senza di lui ero completa solo per metà.
"Amore, a cosa pensi?" Mi domandò Jacob, curioso.
"A nulla di particolare" in realtà mi vergognavo di come ero e non mi piaceva ammetterlo. Anche questo è sbagliato. Ero così, voglio o non voglio, e non potevo cambiare ciò che era stato. Forse anche in questo l'amore riuscirà a cambiarmi, chissà?
Jacob si fermò davanti ai fari della moto e mi fece girare su me stessa, avvicinandomi a sé. Jacob era altissimo, qualcosa come un metro e novanta (se non di più).
"La mia nanetta" disse, affettuoso, mentre lo guardavo torvo.
"Guarda che per una donna, un metro e settanta è ottimo" replicai.
"Non sei un metro e settanta"
"Cosa vuoi che cambino tre centimetri" ridacchiò e mi abbracciò, baciandomi.
Sentii in lontananza dei passi di animali, simili a quelli di Jacob nella sua forma di lupo. Tentai di capire di cosa si trattasse, ma Jacob non mi lasciava andare.
"Andiamo?" Mi domandò
"Okay", dissi mentre salivo sulla moto.
"No, niente moto" disse, con un sorriso beffardo.
"Torniamo a piedi?" Risposi, ancora in sella
"Volevo farti vedere quella cosa, ma se vuoi tornare, torniamo non c'è problema" disse, con aria di finta noncuranza.
"Cosa? No, voglio vedere"
Rise beffardo. Quella risata mi faceva impazzire, mi mandava in pappa il cervello e mi sentivo come se un fuoco si facesse strada nelle mie vene.
Dalla tasca anteriore del jeans estrasse un foglio, che si rivelò essere una mappa.
"Vuoi provare un incantesimo "rivela il tuoi segreti" stile Piton?"
"Si, ci stavo pensando" dissi, ridendo.
"Ma lo devi fare con la stessa espressione di Piton, ovviamente".
"Perché non mi ci vedi in Piton? Entrambi siamo una busta di latte, i capelli lunghi e scuri. Paranoico. Lunatico. Sono praticamente io" dissi, mentre ridevamo insieme.
"Comunque voglio vedere"
"La curiosità è troppa, vero?"
"Verissimo..." Confermai, scendendo dalla moto e avvicinandomi a Jacob.
"Mademoiselle..." Mi passò la carta.
"Mon amour, je t'aime"
"Non capisco il francese, mi dispiace"
"Ma devo insegnartelo, le français est la langue de l'amour"
"Questa l'ho capita. E per dire che ti amo, non ho bisogno di nessuna lingua"
"Ich liebe dich. du hast mich zum Besseren verändert. lass das beste aus mir bestehen" (ti amo. mi hai cambiata in meglio. fai prevalere la parte migliore di me). Parlai in Tedesco.
" Che roba è?"
"Tedesco"
"Che significa?"
"Vediamo o no questa sorpresa?" Chiesi, sorridendo.
Aprii ed era una mappa, rappresentante una parte della California che affacciava sull'oceano. Questa parte era segnata con un cuore rosso.
" Cos'è?" Chiesi stupita e meravigliata.
"E qui entra in gioco l'andare a piedi" mi disse, mentre due spalle possenti mi inalzarono.
"Ohoh, come vuoi tu" appoggiai la mia testa al suo petto e strinsi le braccia intorno al collo
"Devo dire che sei molto leggera"
" È ovvio, che ti aspettavi da un ibrido, che secondo la sua nonna 'incarna la bellezza e la perfezione'"
"Perché non lo sei?"
"Ma l'aspetto esteriore mica è tutto!"
"Tu  sei bella sia dentro che fuori"
"Jacob, sei il mio ragazzo! Se non me lo dici tu..."
"Davvero, parlo da uomo e da amico"
La foresta, che sfrecciava ai nostri fianchi, lasciò il  posto ad altri paesaggi, tutti diversi tra loro.
"Siamo arrivati?"
"La pazienza non è il tuo forte"
"Lo credo anche io"
"Eppure con i bambini sei brava"
" Ma io sono brava in tutto" dissi, ironicamente.
In effetti, i bambini mi adoravano. Come ad esempio le bimbe di Sam e Emily, due gemelline di cinque anni, Allison e Grace, e una neonata, Cloe. Oppure i bambini di Seth e Gwenda , Leah e Noah. I bambini sono così dolci, puri, innocenti...

"Nessie?"

"Si?"

"Lo so che sei abbagliata dalla mia perfezione inumana, ma siamo arrivati" disse, poggiando la fronte calda contro la mia. Mi fece scendere e mi guardai intorno: il suono delle onde mi cullava, la leggera brezza mi scompigliava i capelli. A pochi passi dal mare, c'era un grosso gazebo illuminato da tante lucine che sembravano stelle e qualche lanterna. C'erano dei cuscini da seduta e un tavolino con la cena.
"Te gusta?" Mi domandò, leggendo la mia espressione meravigliata.
"Se mi piace? È la cosa più dolce che io abbia mai visto..." Risposi, gettandogli le braccia al collo.
Mi fece un sorriso per poi legare le sue braccia alla vita e baciandomi la guancia.
"Vieni" mi disse dolcemente, prendendomi per mano e conducendomi verso il gazebo.

Ci sedemmo, l'uno accanto all'altra e, alzando lo sguardo, notai che con le lucine c'era scritto, un un cuore i nostri nomi

Ci sedemmo, l'uno accanto all'altra e, alzando lo sguardo, notai che con le lucine c'era scritto, in un cuore i nostri nomi.
Era tutto perfetto: io che poggiavo la testa sulle ginocchia di Jake, il mare che cullava il dolce momento, la leggera brezza, le stelle e il cielo limpido, senza neanche una nuvola.
"Lo ammetto, sei bravissimo ad organizzare queste cose" ammisi a Jake, alzando leggermente la testa per guardare i suoi meravigliosi occhi, sorridendo.
"Farei di tutto per te...." Disse, nasceva l'aria di chi volesse dire qualcos'altro.
Di rimando lo guardai curiosa e lui ridacchiò.
"Se proprio vuoi ripagarmi, facciamo un bagno"
"Ma non abbiamo i costumi" mi guardò come se avessi detto la più grande cazzata dei tempi.
"Amore, non abbiamo bisogno di costumi, vanni bene i vestiti che indossiamo" disse, togliendosi la camicia bianca.
"Stai scherzando. Spero"
Sbuffò e due braccia mi sollevarono dalla pedana del gazebo.
"Jacob Black! Cosa ti salta in mente? Se qualcuno ci vedesse, fare il bagno quando in pieno inverno? E poi quella carne era ottima" dissi, indicando il piatto sul tavolino di legno.
"Non verrà nessuno " disse, mentre iniziò a camminare.
"No?"
"Ogni cosa ha il suo temp.." non riuscì a terminare la frase, perché ci immergemmo completamente sott'acqua. Jacob mi lasciò andare, per baciarmi. Quella serata era la perfezione; Jacob era la perfezione.
Il giorno seguente sarebbe stato il nostro compimese: un anno e undici mesi insieme. Non c'è bisogno che dica che siano stati i migliori mesi della mia vita.
Solo quando Jacob non resistette più sott'acqua, risorgemmo dal fondale.
"La mia forma umana- disse tra gli affanni- non mi permette troppo"
"Non preoccuparti" lo rassicurai.
Sorrise, (evidentemente aveva ripreso fiato) e mi riportò giù, baciandomi con più foga di prima.
Il suo orologio suonò, informandoci che la mezzanotte era arrivata.
Ci sorridemmo a vicenda e salimmo a galla.
"Un anno e undici mesi", dissi eccitata, meravigliata, innamorata.
Appoggiò la sua fronte alla mia.
" Ti amo."
"Ti amo, lupacchiotto"
"Vieni" disse, riportandomi al gazebo mano nella mano.
"Fa freschetto bagnati" notò, e prese da sotto il tavolo una coperta, grande abbastanza per entrambi e ci avvolgemmo.
"Nessie, grazie"
"Per cosa? Per averti perdonati questo orribile soprannome? " Ridacchiò
"Anche per quello, ma per avermi cambiato la vita, in meglio. Ho trovato qualcuno con cui condividere tutto di me, ho trovati un'amica, una sorella, una complice... Ho preso il pacchetto completo" sorrisi
"Beh, allora anche io devo ringraziarti.- incalzai, sicura di voler dire tutto- Jacob, prima programmavo ogni cosa. La vita per me doveva essere programmata, anziché vissuta. Non davo attenzione a ciò che mi circondava."
"Me ne ero accorto" mi rivelò, ancora più a disagio di me.
"Ok, basta... Sono un po' a disagio" risi, isterica
"Nessie, non ha importanza chi eravamo prima. Anche io ero egoista. Ma non ha più importanza. Adesso conta chi siamo." Mi spiegò, strofinando il naso contro il mio collo; intanto io cercai di inalare tutto il suo profumo.
"Aspetta" si alzò, distruggendo l' involtino di coperta.
Si allontanò e dopo qualche secondo mi era di nuovo, con un mazzo di rose e girasoli e una scatolina decorata con tanti cuori.
Li guardai, stupita.
"Le rose perché si; i girasoli perché tu sei il mio sole e io sono il girasole. Proprio come il sole attira i girasoli, tu attiri me. Sei l'unica che mi dà questa sensazione", disse baciandomi.
"Jake quanti sei dolce, davvero, cosa ho fatto per meritarti?"
"Nessie, per me il miglior regalo è semplicemente la tua esistenza"
Ma cosa avevo fatto per meritarlo?
"Sei il fidanzato che tutte desidererebbero, Jake" dissi, uscendo dall' involtino e saltandogli a dosso, come un koala. Mi baciò la guancia, e mi disse che aveva qualche altra cosa, porgendomi la scatolina decorata: la curiosità (quando mai) mi travolse e tolsi le mani dal collo di Jake, per aprirla. All'interno c'era una targa acrilica personalizzata, con una nostra foto a Parigi e aveva il titolo della nostra canzone, Perfect. Era un oggetto che conteneva tantissimi ricordi, che conteneva il mio cuore. Io amo questi regali, sono la cosa più dolce e personale che due fidanzati si possano fare.

 Io amo questi regali, sono la cosa più dolce e personale che due fidanzati si possano fare

 

"è bellissimo... Quando avremo una casa tutta nostra..." non riuscì a completare la frase, stavo per dire che avremmo potuto metterla in soggiorno, in camera da letto oppure all'ingresso. "Ripeti" mi disse entusiasta.  Mi spaventai, perché l'entusiasmo era ancora più alto del mio che arrivava alle stelle...

"Cosa?"

"Nessie, credo davvero che noi siamo telepatici!" Lo guardai curiosa, non stavo capendo nulla

"Amore, volevo chiedertelo." continuò, eccitato e io afferrai. Jacob voleva vivere con me: voleva chiedermelo. Mi comparse un sorriso spontaneo, genuino, dolce, innamorato. Tornai nella mia prima posizione, quella da koala.

"Lo prendo per un si" e (guarda caso) Jacob inciampò e ci trovammo entrambi distesi sotto il gazebo dalle mille stelle.

Nota autrice:
Ciao! Come state? Sono felicissima, perchè il primo capitolo della mia ff sta avendo tantissime visualizzazioni. Scrivere per me è meraviglioso: in questo modo, dò voce alla mia fantasia, e in più io amo Jake e Nessie. Mi sto impegnando molto, spero che questo secondo capitolo vi piaccia! Fatemelo sapere cosa ne pensate. 
Alla prossima, Chiara

 

 

 

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Capitolo 3
*** S.O.S! ***


Avevo salutato Jacob da pochi minuti, e stavo tornando a casa. Erano all'incirca le sei e un quarto di mattina. Lasciammo quel posto magico dopo aver visto insieme l'alba. Tornai in camera mia, siccome in giro non si vedeva ancora nessuno della mia famiglia. Mi feci una bella doccia calda (anche se sul mio corpo risultava alquanto calda) per poi avvolgermi in un asciugamano bianco morbido. 

Mi trascinai nella mia cabina armadio, enorme quanto vistosa e ordinata. In camera mia c'erano due porte; la prima portava al mio bagno, la seconda alla cabina armadio.  Devo ammetterlo: era anche troppo grande, mi piaceva troppo fare compere, avere sempre un vestito adatto, non mettere MAI (e se dico mai è mai) un completo uguale... E tutti mi hanno sempre viziata un pochetto. 

 

 

Continuai a camminare, fin quando non arrivai alla parte dedicata ai maglioncini, e mi sedetti sulla poltrona blu di velluto che era posizionata di fianco.  

Non ci potevo ancora credere

Non ci potevo ancora credere. Io e Jacob, soli soletti nella nostra bellissima casa, piena di amore. Già avevo tutto in mente: come organizzare l'ambiente, i colori, le decorazioni per il giardino... Insomma tutto.

"Tesoro hai i piedi bagnati e sento l'acqua gocciolare. Ho appena pulito, quindi fai la brava" Mi sussurrò nonna, interrompendo tutte le mie fantasie.

Indossai un completo di Dior elegante e scomodissimo con il tacco dodici finale; infine abbinai una borsa di Micheal Kors rosa, dello stesso colore del completo.

Indossai un completo di Dior elegante e scomodissimo con il tacco dodici finale; infine abbinai una borsa di Micheal Kors rosa, dello stesso colore del completo

Guardandomi allo specchio, notai che i miei occhi erano di un forte blu e ciò voleva significare che dovevo andare a caccia, che avevo trascurato notevolmente. Da quando non ci andavo? Tre settimane? Non potevo ridurmi così e quindi decisi che dopo il lavoro avrei dovuto muovermi. Scendendo, mi accorsi che stavo facendo tardi all'ufficio della Chanel, che aveva un paio di problemi con la merce contraffatta. "Ciao, io vado a lavoro" informai, prima di scendere in garage, ovvero un edificio che avevamo trasformato in un parcheggio di auto. Scendendo, vidi che mancava già la nuova Mercedes di nonno e l'auto di zio Jasper. Questo era strano, perché zio Jasper aveva ancora la sua attività con  Jenks e non andava mai così presto. Avanzai verso la mia Audi R8 rossa fiammeggiante, ma era già aperta: papà. Indossava una camicia blu con le maniche tirate sul gomito, su un pantalone dello stesso colore.                                                                "Ma guarda chi si rivede, dopo due giorni che non si vede"  disse, calcando il secondo periodo. "Andiamo, non ci sono stata per mezza giornata!"

"Renesmee! Mi sono preoccupato. Pensavo che ti fosse successo qualcosa"

"Papà sono indistruttibile, ho la forza di sessanta uomini messi insieme, ho uno scudo mentale..." iniziai ad elencare

"Renesmee, c'è una nuova guardia nel clan dei Volturi, molto pericolosa e ci sono voci che stia venendo qui. Non si sa né perché né quando. Non si sa nulla. Ti prego, Renesmee, stai in zona e non allontanarti." Ero ad un passo da dirgli tutto: io sono sempre stata la sua principessa, lui il mio papino, il mio primo principe azzurro... ma mi trattenni, perché Jacke lo aveva solo proposto, non era nulla organizzato. 

"Ok, papino" dissi dandogli un abbraccio. 

"Ciao, a dopo" lo salutai, e lui mi augurò buon lavoro. Il viaggio fu breve, arrivai in un battibaleno con la mia auto da 400 km/h.  Mi piaceva troppo andare veloce, era un vizio di famiglia. La giornata trascorse molto velocemente e il mese seguente sarei dovuta ritornare a Parigi per firmare dei documenti. Magari avrei chiesto a Jacob di venire con me... Quattro giorni a Parigi solo con lui... Questo pensiero mi piaceva troppo: la Torre Eiffel, le Champs-Élysées... Sfrecciavo sull'autostrada, quando il telefono incorporato si fece vivo. Speravo fosse Jacob, ma era zio Jasper.

"Renesmee, devi aiutarmi. Sono nei guai seri"

"Che è successo?"

"Alice ha visto che verrà la polizia nel mio ufficio, con Jenks."

"Ma siamo sicuri che Jenks non sia un vampiro? Quanti anni ha? Ottanta? e lavora ancora..." Era un uomo alquanto fastidioso e avaro, come suo figlio, Lucas, della mia età circa. Zio rise, con un pizzico di isteria. "Già, quel posto non lo lascia neanche morto." rise ancora, ma non capii il perché.

"Comunque qual è l'emergenza?"

"ah, giusto. Come stavo dicendo, verranno e faranno dei controlli. Sono stato tutto questo tempo senza un avvocato, senza firme.... è tutto illegale. Fingeresti di essere l'avvocato? Metti un paio di firme, falsifichiamo qualche documento ed è fatta."

"Certo, arrivo" 

"Ok." riattaccammo. Dopo dieci minuti, quando ero praticamente arrivata, mi chiamò anche Jacob e, vedendo il suo nome sullo schermo, inutile dire, che risi come una cretina, da sola. Fortunatamente, mi ripresi mentre il mio dito si muoveva per rispondere. 

"Amore, quando hai finito?"

"Ho già finito, ma devo andare da zio e da Jenks; penso una ventina di minuti e sono libera"

"Pensavo che potremmo fare qualcosa, vedere qualcosa... Che ne dici?" mentalmente, stavo urlando come una quindicenne che si fidanza con la sua cotta.

"Certo, mi sembra una fantastica idea. Però torno prima a casa per cambiarmi, metto qualcosa di più comodo" dissi, mentre parcheggiavo con una sola manovra l'auto.

"Ok."

"OK... ora riaggancio, che devo andare. A dopo"

"Va bene, amore. A dopo" Uscendo dall'auto, notai che c'era sempre Lucas come una specie di palo.

"Ehilà mademoiselle. Che piacere avere qui una bella ragazza" buffone come sempre.

"Si, già. Sono l'avvocato. Mio zio mi sta aspettando, levati di torno."

"L'avvocato? Così bello e giovane? Anche io ho bisogno di un avvocato."

"Senti, mio zio è Jasper, devo firmare dei documenti e andarmene. Voglio finire tutto in venti minuti e tu mi stai rallentando" dissi scansandolo.

"Uh? vengo anche io. Sei così bella e attraente che non posso lasciarti andare. Mi spiace" accompagnò il tutto con un sorriso a trentadue denti. "Già, andiamo" mi arresi, entrando nel palazzo di vetro. Mi recai spedita nello studio di zio, mentre Lucas continuava a dire che avessi dei bei capelli, un buon profumo, un bel portamento e tante cose simili. Bussai alla porta dove c'era una targhetta: UFFICIO CENTRALE JASPER HALE Mi aprii il socio di zio, un uomo molto vecchio, con un completo elegante e gli occhiali sul naso. Gli sorrisi e zio Jasper espirò a mo' di sollievo. Per quanto riguarda il socio, era veramente terrorizzato (zio modificava le sue emozioni, affinché avesse tanta paura della mia famiglia e non rivelasse che nn non invecchiamo).  "Grazie, Nessie. MI hai salvato. Firma qui e siediti su quella scrivania"

"Va bene." Firmai tutto e misi in ordine le cose burocratiche, per poi prendere parte dell'avvocato sempre presente. 

"Ehi, stasera sei libera?" Lucas era ancora lì

"No."

"Per me si, dai."

"Adesso è un doppio no" quel ragazzo era così fastidioso.

"Ecco, arriva" sussurrò zio, mentre il suo socio iniziava a tremare e un leggero velo di sudore si faceva strada sulla sua fronte. Erano due agenti, uomini sulla trentina che strinsero la mano a tutti. Mi presentai come l'avvocato Cullen e se ne andarono subito, dopo avermi riconosciuto come l'avvocato della squadra di baseball che tifavano e se ne andarono.

"Allora, me lo fai fare un autografo?" mi disse supplichevole zio Jasper.

"Certo"

"Davvero?"

"davvero." dissi sorridendo.

 

 

Arrivai a casa in veramente poco tempo. In giardino, seduta sui divanetti da giardino c'era mamma. Indossava un jeans (come quello di zia Alice) e una camicetta blu. Gli sorrisi, mentre poggiavo la borsa su una poltroncina e mi sedetti accanto. "Renesmee, da quanto tempo non parliamo perché sei sempre fuori?" Mi rimproverò, marcando il sempre.  "Capitano dei periodi dove non sei mai a casa, no? E poi quante storie! Sono solo due/tre giorni che non ci sono stata." Mi guardò con disapprovazione, e mi chiese cosa avessi fatto. Gli raccontai delle novità del lavoro e di Jacob. Con mamma non c'erano segreti, potevo racconterle tutto. Lei mi rispose con un sorriso, anche se capii che era un po' incerta. Nel frattempo arrivò anche nonna che doveva andare con mamma a caccia.

"Dovresti andare anche tu, guarda i tuoi occhi!" mi fece notare nonna.

"Si, ci vado domani o stasera" Mi guardarono con disapprovazione. 

"Va bene, noi andiamo" mamma fece cadere la conversazione, mentre ci salutammo e se ne andarono. Ritornai nella mia cabina armadio e decisi cosa avrei indossato:  un maglioncino di a righe (credo fosse di Gucci) abbinato ad un jeans a vita alta e un paio di Adidas superstar.

 Ritornai nella mia cabina armadio e decisi cosa avrei indossato:  un maglioncino di a righe (credo fosse di Gucci) abbinato ad un jeans a vita alta e un paio di Adidas superstar

Scendendo notai una sagoma molto grande e familiare. Avrei potuto pensare che fosse Jacob, per i suoi capelli corti e scuri, o per la sua pelle bronzea che si intravedeva del collo; ma aveva un odore totalmente diverso. Appena si girò lo riconobbi: era il ragazzo tremante, era Embry. Mi sorrise, dolce ed io ero di nuovo in imbarazzo. Un conto era un sorriso amichevole, un altro era quel sorriso che faceva pensare altro. 
"Ciao" lo salutai educata, con un cenno della mano.

"Ciao, Renesmee" di nuovo quel sorriso.

"Vuoi qualcosa?" gli chiesi per rompere un po' quella situazione così tesa e nervosa.

"No, grazie, voglio solo parlare con te". Nel suo tono c'era tanta confidenza, come se fossimo amici di vecchia data...Eppure ci siamo visti solo per una manciata di minuti, in un incontro tutt'altro che piacevole. Ma comunque gli feci cenno di entrare e ci accomodammo sul grande divano a penisola. 

"Che bella casa." Mi disse, guardandosi intorno. 

"Già, anche a me piace molto." Mi guardò, con gli occhi scintillanti e in quel momento avrei preferito andarmene, seriamente. "Cosa volevi dirmi?" feci, affinché distogliesse lo sguardo dai miei occhi. "Ho pensato in questi due giorni" iniziò, "E credo che tu non sappia tutta la verità su Jacob"

"Nel senso?" incalzai: ormai la mia attenzione era sua. Io e Jacob avevamo un rapporto senza bugie, senza inganni, no? Sorrise, compiaciuto. "Nel senso che non ti sei mai chiesta come mai, Jacob ti avesse aspettata tutto questo tempo? Perché non avesse trovato qualcun'altra?"

"No." Affermai sincera, perché non è mica detto che tutti debbano trovare subito la loro anima gemella? Il suo sorriso compiaciuto scomparve, e lasciò spazio ad un broncio serio.  "Non mi piace deludere le persone, soprattutto te...- mi guardò dolce, mentre io lo guardai torva- Ma Jacob ha avuto l'imprinting con te, è ovvio che ti ami. Il suo amore per te, non è nient'altro che una cosa da lupi".

 

Intanto.... Pov's Jacob

"E vaaaaaaaai" esultò Quil, entrando in casa, mentre io ero in sovrappensiero, seduto su una sedia a casa di Sam e Emily. Sam stava smanettando vicino il rubinetto che perdeva, mentre Emily era a fare la spesa. "Papà, giochiamo?" domandarono all'unisono Allison e Grace, due gemelline identiche ad Emily. Sam sospirò e bofonchiò qualcosa che suonava come: "Ma perché non siete andate con la mamma?!".

"Sam, Jacob" marcò Quil, per farsi notare.

"Che vuoi." 

"Andiamo, amico. La gentilezza." fece notare quel rompiscatole di Quil a Sam, mentre lui lo guardava con sguardo arcigno. 

"Oggi, mi sento gentile e bravo. Ringraziatemi che non mi trasformi davanti alle mie nipotine per ridurvi in polvere"

"Che paura" lo schernì Sam.

"Jacob? Hai sentito? Embry è ritornato." disse, rivolto a me.

"Non nominare quel cane bastardo."

"Che è successo?" Sam uscì fuori dal mobile del lavandino.

"ha avuto l'imprinting con Renesmee"

"Coooooosa?" prolungò Quil, con voce più acuta del solito

"è già successo." ricordò Sam e io non sapevo nulla di quella storia.

"L'hanno raccontata in uno dei primi consigli, Jacob."

"Andiamo, chi li ascoltava" rispose Quil, provocando un ghigno di Sam che fece piangere le bambine.

"Oh, no no no no. Non piangete, vi supplico." Implorò il padre.

"Cosa è successo dopo?" continuai

"Cosa è successo? Quella ragazza non ha fatto una buona fine. " concluse Sam, mentre prendeva in braccio le bambine e un brivido mi percosse.

"Ehi, non volete sapere la buona notizia? Mi s..." Quil non fece in tempo a terminare la frase, che Sam lo interruppe. "Ehi... Ma Embry non andava a casa dei Cullen?"  Cosa? Quel bastardo era a meno di mille kilometri da Renesmee? Sfrecciai fuori dalla porta, diretto alla villa. 

 

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Capitolo 4
*** Piani ***


4. Piani

Pov's  Renesmee

"Ma io questo già lo so. Lo so che Jacob ha avuto con me l'imprinting, e non vedo alcun problema. Mi ha spiegato cos'è e io non lo vedo come lo vedi tu" Feci spallucce. Non sapevo perché, ma sembrava che Embry volesse allontanarmi in un qualche modo da Jacob, ma, ovviamente, non ci sarebbe mai riuscito. "Beh, allora anche io avuto l'imprinting con te!" Esclamò Embry , avvicinandosi.  Ecco perché Jacob aveva reagito in quel modo. Ecco perchè il consiglio della riserva lo aveva lasciato andare. Mi spostavo pian piano, fino ad alzarmi.  "Andiamo! Quello che Jacob è per te, lo sono anche io". Iniziava a tremare e, vicino come ero, avrei potuto farmi davvero male. "Ok, calmati e ne forse ne riparliamo" Nulla da fare; continuava a tremare. 

"Razza di fenomeno da baraccone, smettila" non mi accorsi quasi che eravamo in giardino e che dietro di me c'era Jacob. La sua ironia, non fece altro che aggravare la situazione. Nel punto più cruciale, quando ormai Embry stava per diventare un grosso lupo, Jacob mi prese per la vita e si schierò davanti, come se fosse uno scudo.  Jacob lo guardò così schifato e arrabbiato che pensai si stesse per trasformare. Invece, con mia grande sorpresa, rimase lucido. 

"Vattene" sibilò e il grosso lupo, controvoglia, fece un grande balzo e si allontanò di fretta nel verde della foresta. Jacob, dopo essersi assicurato che il lupo si fosse allontanato, si girò verso di me e mi sfiorò il volto.

 "Stai bene? Dimmi la verità" mi domandò con fare dolce. 

"Si" risposi, sinceramente. Capii dagli occhi che si fidò della mia risposta. Sembrava calmo.  "Entriamo?" Gli proposi.

 "Non avevamo dei programmi?" Sinceramente, non mi aspettavo che fosse rimasto così tranquillo, come se non fosse successo nulla; ma ero felice che i nostri programmi non fossero andati a monte.

 "E dopo devi andare a caccia. Quegli occhi fanno paura." mi schernì. 

"Attento, potrei mangiarti da un momento all'altro" scherzai, ma sapevamo entrambi che non sarebbe possibile: sapevo gestire a meraviglia la sete.

"Non aspetto altro" mi rispose ironico, facendomi girare su me stessa e baciandomi. 

"Già sai in quale agenzia andare?" Domandai dopo il bacio.

"Si. Avete comprato parecchie ville lì. Magari c'è qualcuna che ti piace... Bello quel Jeans" mi complimentò, mentre entravamo nella sua auto sportiva tirata a lucido. 

Dopo due ore, dopo aver visto più di cinquanta case e tre agenzie, non ci fu nessuna casa che mi colpì in cui mi ci rivedevo con una famiglia.

"Fa niente, Nessie... Ci sono vedi quante case e agenzie! Voglio che tu abbia la casa dei tuoi sogni e se sarà necessario, la faremo costruire." Mi rassicurò Jacob, camminando lunghe le coste canadesi, mano nella mano. Camminavamo con i piedi nel freddo oceano, con i capelli al vento e la sabbia tra le dita dei piedi quando la vidi. Era enorme. Maestosa. Spaziosa. Elegante. Calorosa. Era tutto ciò che volevo e mi fermai di botto. 

Jacob, vedendo la mia reazione così improvvisa, guardò nella mia stessa direzione: la direzione della villa più bella che avessi mai visto

Jacob, vedendo la mia reazione così improvvisa, guardò nella mia stessa direzione: la direzione della villa più bella che avessi mai visto.

"Ti piace?" Mi domandò felice Jacob.

"Mi piace è dir poco" 

"Vieni, andiamo a vedere. Vedo delle persone". In realtà erano degli operai i quali ci spiegarono che avevano appena finito di costruire la villa per volere di un'agenzia canadese. Ricercandola su internet, scoprimmo che era un pezzo grande della vendita di abitazioni e fissammo un'appuntamento per il giorno dopo. 

"Che coincidenza, vero?" dissi a Jacob sull'autostrada, pensando che il destino, forse, esisteva davvero. Jacob intanto annuiva, ma aveva la testa altrove, come se stesse pensando a qualcos'altro. Non è che ci stava ripensando? Ma dopo qualche istante, rimossi quel pensiero, perché era impossibile. 

"Pensi a qualcosa?" domandai allora, incerta se avessi fatto bene a domandarlo.  Jacob mi sorrise e fece cenno di no. Una bugia evidente; una strana sensazione si faceva strada in me che, come il buio stava coprendo interamente la luce del giorno, stava coprendo il mio buon umore. Mi stava nascondendo qualcosa di grave... Ma cosa poteva essere?

"Va bene, lasciami qui." indicai a Jacob l'inizio della foresta.

"Sicura?" 

"Si, va bene." dissi, baciandolo per salutarlo. Quando scesi dall'auto, mi fece un cenno con la mano e, con un'inversione a U, ripartì a tutta velocità. Jacob viveva in una piccola casina a La Push, mentre Billy aveva scelto di trasferisci da Paul e Rachel, la sorella di Jacob. Paul aveva deciso di rinunciare al suo lupo, per invecchiare con Rachel. Sam, invece non lo fece. Questo perché, col tempo, si scoprì che Emily apparteneva ad un'altra tribù dell'America latina, dove gli uomini ereditavano l'immortalità e la forma di lupo con la luna piena, mentre le donne ereditavano solo l'immortalità. Non si sapeva molto a riguardo.

Ero ancora nella foresta, quando mi squillò il mio i phone: era Leah. 

"Leah?" domandai stupita. Leah non mi voleva a La Push, pensava che fossi una "mezza sanguisuga" e che dovevo stare lontana dal branco. 

"Renesmee... Devo avvertirti, altrimenti mi sentirei in colpa. Credo che tu sappia di Embry." fece una pausa e capii che aspettava una risposta.

"Si."

"È già accaduto. Uno dei due ha la meglio e l'altro impazzisce a tal punto di uccidere lo stesso imprinting. Renesmee, ho paura che uno dei due impazzisca e che tu... beh..... hai capito"

"Leah, c'è qualche modo per risolvere la situazione?"

"Si... Dopotutto c'è sempre una soluzione. In questo caso, penso sia meglio che Embry sparisca dalla circolazione. Sarebbe un bene per tutti."

"okay.... Ma ha l'intenzione di andare?"

"No...per ora."

"Che significa?"

"Renesmee, io avevo detto a Jacob che sarebbe stato pericoloso, ma lui non ha voluto saper ragione. Sta provando a convincerlo che se lui se ne andasse, tu saresti meglio."

"Perché è pericoloso questo?"

"Jacob non vuole che te lo dica. Lui è l'alfa del branco e io la sua beta. Non posso contrastare agli ordini. Mi spiace."

"Va bene. Grazie"

"Okay. Domani venite alla festa di compleanno delle gemelline." Non era una domanda, ma una pretesa.

"Si."

"Okay, appena so qualcosa e l'ebete del tuo caro Jacob non mi impone di star zitta, ti chiamo." ridacchiammo. 

"Va bene grazie. Ciao" e riattaccammo. Il mio primo istinto, fu quello di chiamare Jacob, ma pensandoci, avrei messo in difficoltà Leah e mi promisi di non farlo mentre tornavo a casa. Più mi avvicinavo alla villa e più sentivo il familiare vociare della mia famiglia. 

"Noooo, ma che onore avere qui Renesmee per una sera" disse ironicamente zio Emmett, con aria onorata e stupida quando fui nel raggio di cinquecento metri dalla villa.  Alzai gli occhi al cielo e, entrando in casa, mi accomodai sul divano.

"Ma c'è stato qualcuno qui?" domandò zia Rosalie, mentre scendeva le scale e inspirava dalle narici, con aria disgustata. In effetti, l'odore di Embry era pessimo, non assomigliava affatto all'odore di muschio di Jacob. Quando una persona odorava di muschio, qualsiasi fragranza unita stava a meraviglia. Io, invece avevo tutt'altro odore. Potrebbe sembrare strano, ma avevo lo stesso odore dello J'adore, il profumo. Un misto dei quattro fiori provenienti da quattro angoli diversi nel mondo. Infatti,  l'essenza di ylang-ylang dalle note fiorite e fruttate e l'essenza di rosa damascena della Turchia si mischiano con una coppia rara, composta da gelsomino grandiflorum di Grasse e gelsomino sambac dell'India. Avevo un odore sensuale, vellutato e fresco. Intanto mamma e zia Alice si sedettero accanto a me. 

Comunque sia, ignorai la domanda di zia, mentre nonno Carlisle entrò in tutta fretta (più veloce del nostro  normale, intendo...come se fosse ansioso).

" Il nuovo membro dei Volturi è arrivata in America. In questo momento è in California. Il telegiornale stamattina ha trasmesso un servizio, su ben quattro sparizioni di ieri sera e due uomini sono stati trovati uccisi. Erano in condizioni spaventosi: ad uno mancavano gli arti; all'altro, ciò che rimaneva della gamba, erano solo le ossa." per qualche istante non parlò, ma si guardava le mani.         
"Se continua con questo ritmo, tre giorni e arriverà qui." continuò, sempre mentre si guardava le mani, giocherellando con il suo anello argento che lo identificava come capo del clan Cullen. "Carlisle, come ha ucciso in California, ucciderà anche qui." Disse ragionevole zio Jasper, mentre giocava a play. 
"Secondo me, non lo farà. Aro conosce i patti e non ci farà un torto." rispose nonno con aria sicura e decisa;
"Alice?" Propose papà.
"Non lo so, non vedo granché.... Vedo solo luce rossa e qualcuno che va a fuoco, ma non capisco chi sia" disse zia Alice, con lo sguardo perso nel futuro. Ma non mi preoccupavo più di tanto... Nessuno tra noi poteva morire a causa del fuoco. Mi alzai per prendere un po' d'acqua dalla cucina. La sete iniziava a farsi sentire e l'unico modo per placarla era l'acqua.
"Aaaah, Renesmee!" Sbottò di colpo zia, attirando la mia attenzione.
"Che ho fatto?" Domandai impassibile dalla cucina.
"Primo, vai a caccia. Secondo, non riesci mai a vederti! Ecco cosa succede quando ti intrecci TROPPO a un licantropo" intesi ciò che voleva dire e dal vetro del fornello vidi che arrossii violentemente. Zio Emmett fece una risata soffocata da un cuscino. 

"Aaaaaa" Urlò zio Jasper che stava perdendo alla Play. "Questo gioco è truccato" esclamò infuriato, prendendo il disco e lanciandolo via. La forza di zio Jasper era tanta e il disco attraversò l'intero soggiorno per arrivare accanto a me in cucina, rompendo un vaso. "Jaspeeeeer!" si sgolò nonna, mentre io mi appoggiai allo stipite della porta tra la cucina e il soggiorno. 

"Scusami, Esme."

"Scusarti? L'ho preso dall'altra parte del mondo quel vaso!" continuò nonna, mentre zio Emmett continuava a sbellicarsi dalle risate.

"Ok, ok. La smetto." continuava a promettere zio Emmett, mentre rideva, rideva e rideva.

"La smettiamo per favore?" zia Rosalie che, per la prima volta in quella serata, aprì bocca.               "Adesso, c'è la vita di molte persone in ballo. Non possiamo sprecare tempo con la play- lanciò uno sguardo arrabbiato a zio Jasper- o ridendo come dei deficienti- questa volta scoccò un'occhiataccia a zio Emmett- e ognuno fa quel che vuole nel proprio tempo libero. Abbiamo tutta l'eternità per divertirci, ma ora bisogna pensare alle persone che sono in serio pericolo." Molte volte, zia Rosalie mi stupiva. Anche se non lo dava a vedere, aveva un grande senso protettivo e giusto. 

"Ben detto, Rose" approvò nonno, con una smorfia di approvazione. Intanto la sete si faceva ancora più strada in me: dovevo andare assolutamente a caccia.

"Io vado a caccia. Ciao" informai, mentre uscivo a grandi passi dalla villa.

"Aspetta, vengo anche io" mi seguì zia Rosalie

"Ehi, Rose! Non abbiamo mica finito!" 

"Si, già... Il fatto è che io... Ho tanta sete." Era evidentemente una bugia e il suo volto si dipinse un'espressione che non voleva prediche. Io, dal canto mio, non riuscii a non pensare alla telefonata di Leah, temevo che Jacob fosse in pericolo per colpa mia. Se gli fosse capitato qualsiasi cosa, non mi sarei mai perdonata.

 

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Capitolo 5
*** Ciao! ***


Ciaooo <3
Spero che stiate bene. Scrivere di Renesmee e Jacob mi sta piacendo tantissimo! 
Ho mille altre idee che mi frullano in testa <3
Ma a voi sta piacendo questa ff? Fatemelo sapere!

 

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Capitolo 6
*** A mezzo passo dalla verità ***


La luna. Un corpo celeste più grande del solito che, durante il lungo percorso della storia, è stata d'ispirazione a tantissimi poeti e musicisti. Io suonavo il pianoforte e me la cavavo con il violino. Avevo tanti ricordi legati alla musica, come ad esempio i pomeriggi in cui papà mi ha insegnato la scala musicale e tutto il resto. La musica era parte del mio cuore, parte di me... Un po' come la lettura. Avevo una libreria molto grande, con ogni genere letterario e, cosa che mi rende molto orgogliosa, avevo varie prime edizioni di molti classici, come Orgoglio e Pregiudizio. Era di nonno, ma me l'ha ceduta. Era una piccola parte del mio tesoro: avevo anche la prima edizione di Uno, Nessuno e Centomila autografato (questa volta devo ringraziare il mio caro papino) e Il ritratto di Dorian Gray. Continuavo a guardare la luna, distesa su un prato fiorito con la pancia piena, mentre zia Rosalie combatteva contro un grizzly infastidito. 

"Ok, Nessie..." iniziò mentre l'orso stava per strappargli la maglia. "Che stai combinando?" 

"Nel senso?" in realtà sapevo benissimo il senso. Ero sempre fuori e, quando non lo ero, avevo la testa altrove. Mi guardò in modo eloquente e scettico.

"Nel senso di cosa stai combinando" mi formulò nuovamente la domanda e, guardando la sua chioma dorata ondeggiare, non so come ma mi tranquillizzai. 

"Zia, prometti che non lo dirai a nessuno"

"Promesso" il povero grizzly, ormai non aveva più chance: zia Rosalie lo stordì e l'orso cadde svenuto.

"Lo mangerò dopo." mi disse, stendendosi di fianco. Sospirai e presi fiato

"Allora..." gli raccontai di Embry, della telefonata di Leah e di tutto quanto, tutto ad un fiato. Zia era una brava ascoltatrice.

"Solo tu puoi trovarti in queste situazioni" disse, prendendosi beffa di me e ridacchiando.

"Lo so... Ma non lo dire a nessuno, ok?"

"Non preoccuparti. Comunque, se fossi in te non mi preoccuperei. Anche se  continuo a considerarlo uno stupido cane- iniziò mentre la guardavo torva- ti ama e non ti farebbe mai del soffrire." per qualche minuto nessuna delle due parlò

"Mh.... Posso chiederti una cosa?" esitò in questa domanda... Come se dovesse chiedermi qualcosa di stupido ed era in imbarazzo.

"Certo"

"Emh..." Prese un po' di tempo, mettendosi seduta e guardandosi le mani. 

"Ecco... Sei.... Vabbè lascia stare" e fece cenno con la mano, come se volesse togliersi un pensiero dalla mente. E io non insistetti più di tanto. Intanto zia si alzò e iniziò ad alzare lo sfortunato grizzly.

"Sono diventati più pesanti..."

"Già, l'ho notato anche io." Controllai il telefono, ed erano ormai già le otto di mattina inoltrate. 

"Andiamo?" Volevo tornare a casa per darmi una ripulita e andare a far visita al nonno. 

"No... vado direttamente a lavoro con Emmett" zia Rosalie e zio Emmett avevano deciso di lavorare come traduttori; mamma e papà erano biologhi; zia Alice aiutava sia zio Jasper che nonna come architetto e nonno, ovviamente, era dottore.

"D'accordo."

La casa era nuovamente vuota e mi tuffai in doccia. Ero così in pena per Jacob... appena chiudevo gli occhi lo vedevo in pericolo e, ogni volta, sussultavo.

"Il tuo lupacchiotto in pericolo. Per colpa tua." mi ripeteva una vocina dentro di me e, in questo stato di agonia, mi portai in camera, avvolta in un asciugamano a passare la piastra e a mettere un filo di trucco. Avvolta nei miei pensieri, sentii qualcuno alle mie spalle deglutire e mi girai di scatto.

"Jacob!" esclamai, veramente contenta e rilassata nel vederlo. Era seduto sul letto e indossava una camicia blu alzata al gomito, abbinata con un pantalone dello stesso colore. Così andai sulle sue gambe a stritolarlo. 

"A cosa devo questa accoglienza?" disse, ironicamente e un po' compiaciuto. 

"Jacob?" domandai con un filo di voce.

"Amore, che succede?"

"Mi prometti una cosa?"

"Tutto quello che vuoi" mi rispose, baciandomi prima il collo, poi la clavicola.

"Promettimi che non farai nulla di stupido, insensato e spericolato che possa metterti in pericolo." Si fermò di colpo.

" Ma pericolo è il mio secondo nome." mi rispose con aria spavalda

"Dai, Jacob."

"è stata Leah, vero?" La sua espressione era calma

"Jacob, si preoccupa per te."

"È solo una rompiscatole. Non ti rivolge manco la parola e poi si preoccupa..."

"Jacob, non l'hai ancora promesso"

"Va bene" mi disse, questa volta dolcemente. Gli sorrisi e lui mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Hai programmi per questa mattina?" mi domandò, malizioso, con il suo sorriso sghembo. Gli risposi con lo sguardo più seducente che potessi fare, e lui mi baciò. Mi faceva sempre stare bene. La vicinanza di Jacob, voleva dire per me tranquillità, serenità.... Voleva dire sentirmi me stessa, sempre adatta. Con lui, mi sentivo sempre completa.

" E Se tu rimandassi i tuoi impegni tra un'oretta?" mi disse, ancora più malizioso.

"Mhhh... La proposta è molto stuzzicante, ma ho già passato la piastra, e l'ultima volta i miei capelli si sono arruffati" 

"Ma cosa ci posso fare, se la mia presenza è così elettrizzante?" fece spallucce ed io risi, avvicinando la mia bocca alla sua.
"Ti amo" sussurrai, con le labbra nelle sue.
La sua lingua si unì alla mia, il suo alito di menta si fuse con il mio, che aveva un sapore più dolce.
Ci lasciammo un po' andare e si stese sul letto.
Emise un sospiro.
"Non dormo da due notti e la stanchezza inizia a farsi sentire" disse, sbadigliando e aprendo le braccia a mo' di invito.
Mi sdraiai vicino.
"Beh, allora dormi."
"No.... Rachel sta ristrutturando casa e sono tutti nella mia stanza. Non voglio disturbarli"
Jacob era così caro.
"Facciamo una cosa... Mentre io faccio delle commissioni, tu stai qui e ti riposi. Poi questo pomeriggio andiamo alla festa delle gemelline." Proposi.
"Non ti preoccupare, Nessie." Disse accarezzandomi.
"No, Jacob. Dormi un po'" ribattei, baciandolo, in modo da zittirlo.
"Sei sicura?" lo guardai, dandogli la certezza.
"Ora vado a vestirmi" e gli sorrisi.
"D'accordo" e mi mandò un bacio.
Decisi di indossare una gonna color caramello, abbinata ad un maglioncino bianco e un paio di stivali di velluto con il tacco alti fino al ginocchio. 

Tornata in camera, l'odore forte di muschio di Jacob mi colpì violentemente, inondandomi i polmoni della sua meravigliosa essenza

Tornata in camera, l'odore forte di muschio di Jacob mi colpì violentemente, inondandomi i polmoni della sua meravigliosa essenza. Era a dorso nudo (La camicia gettata sulla sedia) e aveva la faccia sepolta sul cuscino:  stava già dormendo come un bambino.

Presi la sua camicia e la sistemai su una gruccia e la poggiai sulla maniglia della mia cabina armadio. Senza far rumore uscii dalla camera e andai alla mia auto rosa fiammeggiante. Erano le nove e mezzo di domenica e andai a trovare nonno Charlie. Mi chiamava sempre e non gli facevo visita da un po'. Non avevamo detto la verità a nonno, ma, furbo come era, sospettava che eravamo qualcosa in più di umani.

Parcheggiai di colpo nel vialetto della abitazione in cui abitava con Sue, la mamma di Seth e di Leah. Bussai il campanello e nonno corse dal secondo piano.

"Renesmee" mi salutò felice. 

"Ciao, nonno." gli sorrisi.

"Un sorriso molto umano, direi" cercava in tutti i modi di estrapolare la verità, ma io continuavo a sorridere.

"Non volete dirmi proprio nulla, eh!" mi canzonò

"Ma io l'ho capito. Sai, è un po' strano che una ragazza di trent'anni sembri che ne abbia diciotto- mi lanciò un'occhiata- oppure che Bella e glia altri non invecchino." Spalancò gli occhi, come se fosse allibito. 

"Non possiamo dirtelo... ti metteremmo in pericolo." mi lanciò un'occhiata esasperata.

"Siete come.... ehm..." gli occhi si dilatarono leggermente dal terrore di un ricordo passato.

"Come...Jacob" mi sussurrò

"Le piacerebbe, essere come il branco" si intromise una terza voce, quella di Sue.

"Ciao Sue."

"Ciao, cara" mi salutò sorridendomi.

"Andiamo! tutti sanno cosa siete. Tutti, tranne io" sbottò nonno, toccandosi i baffi, ancora neri nonostante la mezza età. Ci sedemmo sul divano, mentre nonno pensava a cosa potemmo essere.

"Siete sempre giovani, siete pallidi, un po' tosti, o troppo freddi o troppo caldi..." fece il resoconto nonno

"Siccome ieri io e Sue abbiamo visto il film di Dracula, direi vampiri" ci fu qualche manciata di secondi composti da silenzio.

"Dico davvero, Nessi. Quando me lo direte?"

"Probabilmente mai"

"Andiamo!" sboccò nonno, mentre io lo guardavo un po' accigliata. 

"Anche se non siete proprio umani, forse un po' vampiri, io non faccio discriminazione" scherzò.

"Rimani a pranzo?" mi domandò Sue.

"No, Sue. Grazie" ecco... quello che gli umani chiamavano "cibo" faceva davvero schifo. Sapeva tutto di terra. Un piatto qualunque di quelle porcherie, non avrebbero mai retto il confronto con un bel grizzly infastidito.

"Preferisci bere sangue dal nostro collo?" mi stuzzicò di nuovo nonno.

"Stai attento, che poi ti prendo sul serio." scherzai, ma la sapeva lunga.

"La finisci di voler sapere?" Sue bacchettò nonno e, quest'ultimo, la rispose con una smorfia, identica a quella di mamma.

"Comunque, Jacob dov'è?" mi chiese nonno.

"Sta riposando, a La Push ci sono un paio di cosette che lo tengono sveglio tutta la notte."

Un paio di cosette....

"Già, Leah mi ha raccontato" mi informò Sue, con lo sguardo confortante.

"Mentre quel grande cattivone di Seth, non si fa proprio sentire" esclamò ancora con aria di chi vuole alleggerire l'atmosfera.

"Ah, non preoccuparti. Bells fa da braccetto a Seth. Non mi viene a trovare da ieri" rispose nonno, ironicamente.

"Nessie, il tuo nome è in tutti i canali di sport! Brava, al nonno". disse, veramente felice.

"Grazie, nonno" dissi, sorridendo. 

"Non è che mi potresti prendere una coperta?" mi domandò.

"Certo" risposi, salendo le scale che portavano alla vecchia stanza di mamma. Aprii l'armadio presente e presi la coperta che mi sembrò più calda.

"Eccola qui" canzonai, mentre scendevo le scale. 

"Grazie, occhi azzurri" mi ringraziò, aprendo la coperta per lui e per Sue (sapeva che la mia temperatura era più calda e che non avevo bisogno di nessuna coperta).

Mi guardò negli occhi. 

"Tu sei davvero la figlia di Edward e Bella. Sei identica." mi guardò torvo.

"Certo che sono la loro figlia." 

"Biologica." sottolineò. Sinceramente, non sapevo cosa dire, come comportarmi. 

"Io... Ora devo andare" l'unica cosa che mi venne in mente. Nonno ridacchiò. 

"Lo sapevo che lo avresti detto e ciò mi conforta. Significa che sono vicino alla verità" mi disse, facendomi l'occhiolino, mentre io scuotevo la testa.

"No... Devo veramente andare. Io e Jacob dobbiamo andare ad un appuntamento." mi giustificai, salutando sua nonno che Sue.

Ciaoo <3333
Come state, cari lettori? In questa settimana non ho pubblicato perchè ero in vacanza :)))))))
Fatemi sapere cosa pensate di questo nuov capitolo!





 

 

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Capitolo 7
*** Desiderio ***


6. DESIDERIO

"Jacob...Amore...." Ero inginocchiata vicino Jacob, sul pavimento. Dopo dieci minuti che cercavo di svegliarlo, finalmente diede qualche segno di vita. L'odore di menta e di muschio era ancora più forte ed io inspirai a fondo per conservare lo splendido profumo del mio Jacob. Mi rispose con un gemito di sonno e io ridacchiai. Ad un certo punto, aprì completamente i suoi occhi scuri e mi scrutò come se fosse un alieno sulla Terra. Sorrise e, con una mano, mi sollevò facendomi trovare di fianco a lui, sul letto. Mi baciò, mentre mi accarezzava i fianchi. "Amore mio..." Sussurrò.

"Che cosa abbiamo in programma?" Continuò, sempre baciandomi.

"Allora..." un bacio "...abbiamo quell' appuntamento..." un altro bacio "e poi dobbiamo comprare un regalo alle gemelline" ennesimo bacio. 

"Quando iniziamo?" Mi propose, facendomi dei grattini al braccio e poi alla gamba.

 "Quando vuoi..."

 "Perfetto" si alzò e mi porse la mano. La presi e lui mi fece roteare su me stessa e poi mi fece avvicinare al suo petto nudo.

"Ho una notizia da darti...."

 "Anche io, però la mia è brutta" il branco non sapeva ancora nulla dei Volturi.

"Prima le brutte."

"Ecco... I Volturi stanno arrivando. Secondo i calcoli di nonno, mancano solo tre giorni. Calcoli effettuati ieri." Si bloccò di colpo, serrando la mascella. 

"Perché stanno arrivando altre sanguisuga?"

"Non si sa... Però si sa che hanno una nuova guardia che sta avanzando molto velocemente." Ci fu qualche manciata di secondi di silenzio, dove sentivi solo il cuore di Jacob battere più forte del normale.

"Cosa volevi dirmi?" dal corpo di Jacob, ogni segno di tensione scomparve e lasciò spazio ad un sorriso ampio.

"Ieri sera, ho chiamato l'agenzia e ho già firmato. La casa è nostra." E mi fece un sorriso sghembo. Cosa avevano sentito le miei orecchie. La casa. Nostra. Se avessi potuto, sarei svenuta sicuramente dall'emozione. Lanciai un gridolino felice ed elettrizzata, mentre saltavo in braccio a Jacob e legavo le gambe alla sua schiena. lo sentii ridacchiare della mia reazione, ma ero troppo felice per ribatterlo. Strinse le braccia intorno alla mia vita e si stese sul letto, con me ancora attaccata al suo bel busto scolpito. Continuavo a baciarlo e ad essere felice... Mi aveva così sorpresa! Sentivo che quel sogno era sempre più vicino ad essere realtà, e non potevo esserne più felice! L'immagine di me e Jacob nella nostra casetta, soli soletti, mi scaldava il cuore e sentivo già le farfalle nello stomaco.

"Beh...contento che ti abbia fatto piacere" mi disse Jake, alzando le sopracciglia.

"Però ora andiamo, che altrimenti non arriveremo in orario"

"Va bene" risposi, mentre ci alzavamo e Jacob si infilava la camicia.

 

 

"Moto o auto?" mi chiese Jacob, mentre eravamo in garage.

Avrei scelto la moto tutta la vita... La sensazione di libertà, il vento che accarezza la pelle e che fa svolazzare i capelli...  il contatto con Jacob... 

"Moto." scattai e Jake prese le chiavi dall'appendichiavi, mentre sfoderava un sorriso più che soddisfatto.

"Stai imparando bene" si complimentò con il suo sorriso spavaldo, mentre io sorridevo (probabilmente, quasi sicuramente, come una cretina incantata). Jacob mi faceva stare così bene... era come se fosse una bolla, creata per proteggermi. Eravamo tanto simili: un incastro perfetto, che non lasciava spazio a niente e a nessuno. Eppure, mi sono sempre stupita sul fatto che siamo tanto simili e tanto diversi allo stesso tempo. Io un vampiro assetato di sangue, lui un licantropo che uccide i vampiri. Un po' come Romeo e Giulietta: due "fazioni" in contrasto. "Beh, speriamo che non finisca come Romeo e Giulietta" pensai. 

"Bella addormentata, che ne dici di avere un pochetto la testa sulla Terra?" Jacob mi distrasse dalle mie fantasticherie e mi fece ricordare che dovevo salire sulla moto.... Pensai a papà come lord Capuleti e non mi intrattenni nel ridere. 

"Eddai! Perché ridi? Lo sai che poi rido anche io" mi disse, con un sorriso sulle labbra, mentre partivamo. 

"Nada... Comunque tu hai dei programmi per oggi?" gli risposi, mentre lui annuiva.

"Si... devo sbrigare una faccenda.... E, ti prego, smettila con quelle cazzate che sono in pericolo."

"Jacob Black! Smettila di metterti in pericolo!"

"Nessie, non ti preoccupare, okay?"

"Niente okay." Come poteva esporsi al pericolo in quel modo?

"Renesmee..." mi supplicò con aria sfinita.

"Jacob, guarda che mi incazzo sul serio."

"No! arrabbiarti no, ti supplico" mi disse, girandosi per farmi notare la sua finta espressione di terrore.

"Non c'è nulla di peggio di un viso dannatamente angelico che si arrabbia..." continuò.

"Jacob, dico sul serio... Se ti succede qualcosa?"

"Al massimo ci graffiamo"

"Sai benissimo che non è così"

"Dannazione, Leah."

"Non incolparla, adesso. Ha ragione" lo rimproverai mentre sorpassavamo un auto grigia. 

"E piantala, Nessie"

"Leah mi ha detto tutto."

"Ricordami di dirle cinque."

"Jacob."

"Amore..."

"Basta."

"Perfetto"

"Sai benissimo cosa intendo..." un altro sorpasso, questa volta era un camion delle consegne.

Sospirò.

"Ti prego, Jacob. Fallo per me"

"Quindi lo faccio?" sghignazzò.

"Jacob, cosa vi accadrebbe?"

Fece un grosso respiro, come se stesse per confessare qualcosa di orribile...

"Vedi, Nessie..." fece una pausa, evidentemente per trovare le parole adatte. 

"Ti ho spiegato cos'è l'imprinting... Un colpo di fulmine continuo..." ogni parola veniva pronunciata come un grosso peso, con grande prudenza. Jacob cambiò corsia per superare una manciata di auto. 

"Se ci sono due fulmini nello stesso momento, nello stesso luogo e colpiscono due persone..." la sua voce si fermò ed io mancai un battito.

"Jacob, vuoi dire che..."

"Che ci polverizzeremmo" Caos totale nella mia mente. Mi passarono davanti agli occhi l'immagine di Jacob polverizzato da un fulmine immaginario. Il caos mi rimbombava in testa, peggio di un martello.

"Ovviamente, questo non credo sia mai accaduto, è una leggenda" cercò di rassicurarmi, ma invano. 

"Leah mi ha detto che già è successo, quindi non credo sia una leggenda..." replicai, con un filo di voce.

"E 'accaduto altro" mi rispose con la voce ancora più bassa della mia. C'era tanto vento essendo inizio Gennaio, ma riuscivo a capire benissimo ciò che diceva Jake.

"è accaduta la cosa che effettivamente mi spaventa di più... " Gli avrei voluto tirare un ceffone.... Jacob era in rischio di vita, pendente su un filo sottilissimo e c'era qualcosa che gli procurava maggior preoccupazione? Era questo il punto... Jacob pensava troppo poco a sé stesso.

"Ai tempi del mio bisnonno è successo- continuò- uno dei due impazzì e..." gli si spezzò la voce

"Cosa, Jacob" dissi, in modo dolce

"Ha ucciso l'imprinting e l'altro ragazzo". Ero come impietrita, anche se Jacob, con una manovra, entrò nel parcheggio del negozio di giocattoli, per acquistare un regalo alle gemelline.

"Nessie? Tutto bene?" Non poteva finire realmente come Romeo e Giulietta.... No! Noi eravamo Jacob e Renesmee... Tutta un'altra storia. La nostra sarebbe stata una storia con un lieto fine.

"Si" mentii, anche se non ero certa che mi avesse creduto, perché fece una smorfia.

"Andiamo" cercai di sviare la situazione, scendendo dalla moto e incrociando le mie dita con le sue. Mi sorrise, mentre ci avviavamo all'ingresso. I suoi perfetti denti bianchi risaltavano sulla sua pelle bronzea: era così perfetto... 

Però mi domandai se l'amore possa essere in grado di uccidere... Come era possibile? L'amore, quel vero amore, che poteva sciogliere anche il ghiaccio...Uccidere? Nah.

Per proteggere Jacob sarei disposta anche ad abbandonare tutto e andare in capo al mondo.

"Allora... Sei stata tu la bambina.... Cosa possiamo comprare a Allison e Grace?" mi chiese Jake, mentre entravamo nel reparto "BAMBOLE E BARBIE".  I negozi di giocattoli erano incantevoli: lì si poteva ritornare bambini.

Mi guardai intorno e vidi varie bambole, culle e carrozzini, auto per barbie... Ma la cosa che mi colpì di più fu un un orsacchiotto per neonati. In quell'istante, per la primissima volta in vita mia, sentii quasi l'esigenza di cullare un fagottino d'amore tutto mio. Fu una strana sensazione, ma una delle più belle che avessi mai provato. Un mio piccolino, un mio angioletto da amare, da coccolare... ed ecco che nella mia mente balenarono tanti frammenti di momenti felici con un mio cuccioletto e con Jacob. Certo, non immaginavo nulla senza Jacob: senza la propria aria non si può far nulla.

"Questo perché non lo regaliamo a Cloe?" proposi, indicando l'orsacchiotto dall'aria dolce.

"Va bene" approvò Jacob, con aria un po' confusa, mentre mi guardava preoccupato.
Il mio sguardo cadde su un'enorme casa delle Barbie.
"Oh, guarda questa! Hanno inserito anche l'ascensore! La mia aveva le scale... Te la ricordi?"
"Si... Quante ne avevi? Tre? Ti viziavano una cosa esagerata"
Lo guardai torva.
"Non è vero! Mi vogliono bene e quindi compravano tutti ciò che volevo!" Replicai
"Ciò che volevi al cubo" gli lanciai un'occhiataccia.
"Guarda che anche tu mi compravi tutto ciò che ti chiedevo"
"Già, mi hai impoverito." Scherzò, mentre continuavo l' occhiataccia.
"Scherzo. È stato un piacere svuotare il mio portafoglio per te" mi sorrise e io cedetti ad una risatina.
Intanto un bambino iniziò a giocare a nascondino con una bambina di sette o otto anni che, visto come si somigliavano, pensai che dovesse essere sua sorella. Un'altra bambina era in braccio al papà, il quale la innalzava affinché potesse arrivare alla Barbie che voleva. Immaginavo Jacob così con un'eventuale bambina. Già immaginavo la scena: una piccolina dai capelli lunghi scuri e dalla pelle bronzea mano nella mano del papà, mentre passeggiavano tra le bambole.
"Papà!" Esclama facendo segno di voler salire sulle spalle.
"Ti voglio bene" continuava, mentre il papà l'afferrava.

Sarebbe un ritratto a dir poco perfetto. Io ho vissuto un'infanzia felicissima (senza mettere in conto i Volturi e il fatto che non fossi andata a scuola: i miei insegnanti sono stati la mia famiglia).

"Quindi prendiamo questa? Oppure anche questo set di carrozzini è davvero bello" proposi

"Nah... Penso che la casa sia più bella. Almeno credo..."

"Perfetto, vada per la casa." dissi, mentre ci avviavamo verso la cassa.

 

 

Quando andammo alla festa, la cosa che mi spaventava di più era Embry...Ma non venne ed io ne fui felicissima e sollevata. Non potei far a meno di notare il papà di Emily che giocava con le nipotine e che teneva tra le braccia la piccola Cloe. In quel momento pensai a come mamma e papà potessero essere felici avendo un nipotino tra le braccia. Okay, dovevo smetterla... La serata fu molto piacevole e passò in fretta. Era sempre bello scherzare con Quil, Seth, Sam e gli altri del branco. Il branco, ormai, era molto grande: in tutto diciassette licantropi. Erano tutti molto simili, alti due metri e avevano la pelle bronzea. Vedevo Emily un po' perplessa e, per curiosità, viaggiai con la mente su un'altra frequenza, ovvero quella che papà utilizzava per leggere il pensiero. Le voci mentali mi assalirono e fui felice che alle piccoline piacque molto il nostro regalo, che Seth mi trovava molto graziosa, che Jacob era molto spensierato... Ma mi concentrai sulla vocina di Emily, la quale pensava che il nostro regalo fosse un po' troppo costoso. Ma a me non importava certo del denaro che spendevamo per fare un regalo a delle bambine! 

Stavo per cambiare frequenza, quando sentii la sua voce. La voce di Embry (o meglio, i suoi pensieri). Mi stava pensando, in un certo senso... Stava pensando alla mia bellezza. Ciò mi faceva saltare i nervi: Mi faceva piacere che le persone mi vedessero e considerassero bella, ma non in quel modo. Embry mi identificava come "la bella ragazza, punto".

Che cosa odiosa sentirsi giudicata per la propria bellezza e, quindi, impostai la mia solita frequenza mentale. Dopo un po' Allison mi prese la mano e mi portò da Grace che cercavano di montare la casa delle barbie.

"Volete montarla?"

"Si... Ma ci serve il tuo aiuto." mi confermarono entrambe, con il faccino supplichevole. Sorrisi in modo dolce e in una manciata di secondi la montai per intero. 

"Brava!" dissero all'unisono mentre mi battevano le mani e si avvicinavano per abbracciarmi. Le abbracciai piano, per timore di stringerle forte.

"Che bella gonna" mi elogiò Allison.

"Anche il tuo vestitino è meraviglioso! Siete proprio due principesse" le piccoline si appagarono.

"Io voglio essere Pocahontas! Le somiglio" si vantò Grace.

"Io invece sono Jasmine... Senza ombra di dubbio la migliore di tutte" ribatté Alison, marcando la parola migliore, mentre io sorridevo. Che belle le vicende di due sorelline gemelle. Le piccole Uley avevano compiuto sei anni: erano un po' piccoline, con i lunghi capelli bruni lisci, come la madre. La pelle era bronzea e gli occhi color cioccolata, che mi ricordavano molto il vecchio colore della mia iride. 

"Le principesse sono tutte bellissime"

"Tu sei Belle" mi comunicò Allison, mentre metteva una barbie sul terrazzo della casa.

"Uhm, grazie!"

"prego" mi rispose Grace. 

"Buh!" mi disse una voce che riconoscerei tra mille, facendomi sobbalzare. Intanto le gemelline si guardarono, preoccupate.

"Ti ho fatto paura?" mi chiese, tra le risate, coinvolgendo anche le piccole principesse che corsero verso il proprio zio che le prese in braccio. Si, Jacob sarebbe stato un padre perfetto... "Renesmee, basta!" mi rimproverai pensando.

"Accipicchia! State diventando grandissime!" disse e io non potei far a meno di sorridere alla dolcezza di Jacob.

"Renesmee, puoi venire un secondo?" mi domandò gentilmente Emily entrando in stanza.

"Certo" risposi, mentre la seguivo nella sua stanza e quella di Sam.

"Devo andare ad una festa martedì e non so cosa indossare... Tu cosa dici?" mi chiese, mentre entravamo nella cabina armadio. Alla fine scelsi una camicia con un pantalone che avevo anche io, molto carino... Il tutto abbinato ad un tacco alto. Quando tornai, anche Quil si era unito a Jacob per giocare con le bambine. Claire mi fece cenno di raggiungerla.

"Nessie...aiutami."

"Cosa succede?"

"Quil mi ha chiesto di sposarlo... Ma io non mi sento ancora pronta. Ho paura di ferirlo" sembrava davvero dispiaciuta. Intanto arrivò anche Leah che prese una sedia dal tavolo e la portò accanto al divano dove eravamo sedute.

"Secondo me devi parlargli, capirà" dicemmo io e Leah all'unisono. 

"Ho paura che non comprenda, che fraintenda..."

"Il piatto non si mangia" sentii Jared  scherzare  con Seth.

"Claire, basta che gli spieghi le cose come stanno" disse Leah, ma Claire fece una smorfia poco convinta.

 

Ciao! Come state? Ecco il nuovo capitolo di Forever, spero che vi piaccia<3 Fatemi sapere cosa ne pensate
A presto, Chiara

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Capitolo 8
*** Arrivo improvviso e cambiamenti ***


7.Arrivo improvviso e cambiamenti 


"Ma l'hai detto a qualcuno della casa?" Mi domandò Jacob, mentre eravamo di ritorno. 

"La verità? No" non ci avevo pensato un granché.

"E perché mai?" Fece una smorfia di disapprovazione.

"Adesso il tuo papino sanguisuga mi caccerà le zanne per intimorirmi" disse, con un ghigno. Possibile che non c'era verso di farli andare d'accordo?

"Jacob, prima di tutto lo sai benissimo che non abbiamo le zanne! Poi papà è buono e non è una sanguisuga!" l'ammonii e Jacob ghignò.

"Va bene, va bene... il tuo papino succhiasangue."

"Jacob!"

"Parassita?"

"Smettila!"

"Sei adorabile quando ti arrabbi" distolse lo sguardo dal manubrio per guardarmi e mi sorrise, divertito, per poi rigirarsi.

"Non è vero! Non sono adorabile!" 

"Invece si" 

"Smettila, CUCCIOLO"

"Questo è un colpo basso."  mi disse, con finta espressione addolorata.

"Ma non lo sai che io gioco sporco?"

"Guarda che anche io gioco sporco. Più sporco di te."

Feci spallucce. "Mh... penso di poterti tener testa"

"Ma lo spero... Altrimenti il divertimento dove sarebbe?" mi chiese, malizioso. Intanto arrivammo, salutai Jacob con un bacio e scesi dalla moto.

"Ciao, sono a casa" annunciai, mentre sentivo la moto allontanarsi. Mamma già sapeva della casa e, annusando l'aria, avvertii che non c'era. In casa c'era solo nonno, papà, zia Alice e zio Emmett. Sospirai... Per quanto tempo mi avrebbe preso in giro zio per la reazione di papà? Si accettavano scommesse. 

Mi diressi verso il salone, dove zio e papà giocavano a play, nonno era chino su un libro di medicina e zia Alice aveva sulle gambe un computer. 

"Uh! Che ci devi dire?" mi domandò curiosa zia Alice. Avevo voglia di sgozzarla. Aveva attirato l'attenzione di papà e (ma quando mai) quella di zio. Abbozzai un sorriso e mi feci coraggio.

"Indovinate! Vado a vivere con Jacob! Una bellissima villa in Canada, in riva al mare!" dissi tutto ad un fiato.

Il sorriso della vittoria contro zio stava sparendo dal volto angelico di papà.

"Ri-ri-ripeti" balbettò, mentre zio Emmett iniziò a ridere

"Cosa?"

"Quell- quello che hai dett-to" 

"Indovinate..."

"Dopo."

"Una bellissima villa in Canada, in riva al mare"

"Pri- prim- prima" mi arresi al suo balbettio 

"Vado a vivere con Jacob!" dissi con aria euforica 

"LO SAPEVO" informò zia "O meglio, l'ho visto! Mi farai organizzare gli ambienti!" disse eccitata come una bambina chiusa per una notte a Disneyland.

"No" increspai le sopracciglia. 

Sul suo viso da folletto comparve un broncio pronunciato. "Se mi vuoi bene mi dirai di si"

Però io e zia avevamo gli stessi gusti e un piccolo aiutino non mi avrebbe fatto male. 

"Va bene" acconsentii, entusiasta della novità.

"Alice, la smetti?" intimò papà.

"Lo ripeterò all'infinito... A volte non sei un bravo fratello... Ma fortunatamente, Nessie non è così" disse, mentre si stendeva sul divano (poggiando il computer sul pavimento) e facendo sprofondare il piccolo visino in un cuscino grigio.

"Ma quale casa! Renesmee sei troppo piccola... Hai solo..." cominciò papà per poi bloccarsi di punto in bianco

"AHAHAHAHAHAHAHAH! S-solo trenta anni" disse zio ridendo come un matto, mentre nonno chiuse con tonfo il grosso libro.

"Sentite..." per la prima volta parlò nonno, ma fu interrotto da zia che iniziò a battere i piedi sul pavimento.

"Ok, basta. Ve l'ho detto e adesso io mi siedo qui, sul divano, aspettando nonna, siccome un paio di giorni fa le ho promesso che l'avrei aiutata". 

Dopo un paio di minuti, papà ricominciò a giocare, distratto; zio Emmett, vedendo che non rispondevo alle sue provocazioni, si concentrò; nonno riaprì il suo librone e zia Alice continuava ad affondare il viso nel cuscino. Dopo una ventina di minuti assolta nella rilettura (diciottesima, per l'esattezza) di Orgoglio e pregiudizio, decisi di cambiarmi e mi trascinai, pigramente, su per le scale. Pescai tra i maglioni un vestitino e lo indossai: per stare in casa, era ottimo. 

Sedendomi sulla poltrona blu, rimuginai a ciò che mi aveva detto Jacob quel pomeriggio

Sedendomi sulla poltrona blu, rimuginai a ciò che mi aveva detto Jacob quel pomeriggio. Non potevo accettare tutto ciò. Assolutamente no. Ma cosa fare? Parlare con qualcuno? Forse con nonno? Ma non poteva sapere su questo argomento. Non potevo lasciar correre come mi aveva consigliato zia Rosalie. Chiamare qualcuno del branco? Forse...la miglior soluzione era chiamare Billy? Però era anziano... Settant'anni passati... Opzione cestinata. Chiamare Leah mi sarebbe sembrata l'opzione più sensata, se solo andassimo d'accordo. Impostai la mia mente su una nuova frequenza che creava una specie di "bolla" alla mia persona. In tal modo nessuno avrebbe potuto sentirmi. Cosa sarebbe successo se papà avesse scoperto che sua figlia era in pericolo di morte? Non osavo pensare: sarebbe stato capace di rinchiudermi in un'isola deserta. Ma mentre fantasticavo, arrivò nonna. 

"Ciao, Nessie. Mi hanno detto che mi stavi aspettando. Sono molto felice che ti sia ricordata" mi sorrise, in modo bonario e io non potetti far a meno di sorridere davanti alla dolcezza di nonna. 

"Si, nonna. Scusa, dovevamo farlo ieri..."

"Non preoccuparti. Anche io ieri sono stata impegnata... Con una sorpresa" mi fece l'occhiolino. sorpresa? Io amavo e odiavo le sorprese nello stesso momento: mi piaceva riceverle, ma ero terribilmente e inguaribilmente curiosa.

"Sorpresa?" sbarrai gli occhi

"Si... Magari te la faccio vedere, però dopo" mi imbronciai, davanti a tanta crudeltà.  

Uscii dalla mia stanza e mi avviai in soffitta con la mia dolce (e crudele) nonnina.

"Allora, da dove cominciamo?" chiesi, sconvolta da tutti quei pacchi, buste... Da tutto quel disordine che non si vedeva mai in casa.

"Lo so... è tutto inguardabile. Ma dall'ultimo trascolo, nessuno è venuto qui... Ci sono alcune cose ancora inscatolate..."

"Adesso diamo una ripulita..."

"Dovremmo prima sistemare quei libri di medicina e mi sembra un buon momento perché tu alleni la tua mente con la telecinesi" Già... erano tutti convinti che potessi usare ancora meglio la mia energia mentale, ma io avevo qualche dubbio... Ma assecondai nonna, senza successo. Così fui costretta a portare trenta libroni di medicina dal terzo piano al primo. Avevo la forza di cinquanta uomini ed ero più veloce di papà, però PUAH.

"Tesoro, posso chiederti una cosa?"

"Certo, nonna"

"Cosa ti succede?" 

"Nonna, è difficile da spiegare..." come le avrei detto? Si, nonna. Vedi che uno psicopatico spuntato dal nulla ha avuto l'imprinting su di me. Potrebbe uccidermi da un momento all'altro... Oh, no. Non preoccuparti. Feci una smorfia al pensiero.

"Penso che possa capire"

"Si. Okay.... Ma non lo dovrai dire a nessuno" le raccontai tutto, con un leggero nodo alla gola e si fece scappare un gridolino soffocato quando raccontai le conseguenze. 

"Renesmee! Perché non l'hai detto subito!?" la sua espressione era indecifrabile, illeggibile... Caos, tristezza, spavento, preoccupazione: tutto in un solo volto. E quando l'avrei detto a mamma? Zia Rosalie l'aveva presa con filosofia, nonna con terrore... 

Avevamo quasi finito, quando mi disse di sedermi di fianco su un salottino, mentre apriva il suo Mac  portatile da lavoro (perché era qui su?). 

"La sorpresa...." mi illuminò, mentre la guardavo in modo curioso.

"Sai Renesmee.... Qualche mese fa, Jacob mi ha detto che aveva intenzione di comprare casa e mi chiese di occuparmi... In queste notti sono stata, beh, a casa tua, con Jacob, e ecco qui..." Mi mostrò il progetto della mia villa in 3d: era già arredata con uno stile moderno, come avevo sempre desiderato. 

"Se ti piace e Alice lo approva... Mando tutto in fabbricazione. Una settimana e la casa è pronta" Solo una settimane? Aaaaaa. Ancora una settimane io e Jacob saremmo stati soli soletti, nella nostra casetta del cuore. Uh, pensandoci avvertivo un senso di calore; come se un fuoco si facesse strada in me. Non avremmo avuto più il bisogno di trovare una notte per noi due, adesso. Qualsiasi notte. Il fuoco divenne ancora più caldo, ma cercai di placarlo (per quanto mi fosse possibile, naturalmente).

"Se mi dai il via, domani tinteggio." stavo per risponderle di si, quando un piccolo mostriciattolo s'intromise. 

"Senza di me?" 

"Oh, zia."  mi concessi ad una risata. "Se vuoi venire, certo." Mi rispose con un sorriso sbagliante.

"Ovvio che voglio venire, che zia sarei?" intanto sentii papà rompere un joystick mentre zio imprecava in qualunque lingua per il suo adorato controller ormai senza più speranze di vita.

"Comunque ci saranno anche Rosalie e Bella" 

"Oh, ci puoi contare!" Mamma era in piedi vicino zia Rosalie

"La mia piccola brontolona..." disse mamma, forse un po' nostalgica della mia piccola infanzia. Già. A quattro anni già dimostravo quindici/ sedici anni e già ero in giro con amici... A soli due mesi (scarsi) avevo imparato a leggere! A sei anni c'è stata la mia prima laurea in medicina, poi dopo tre anni la seconda e poi la terza in giurisprudenza. Deve essere stato un duro colpo per una mamma e un papà che desidererebbero solo che il proprio figlio non crescesse mai, congelandolo ai cinque anni.

Restammo lì per un po', parlando di tutto, tutte contemporaneamente, fino a che non si fece orario di vestirsi per la giornata. A scegliere cosa mettere fu zia Alice che danzò verso la mia camera, in cerca di un completo che non avessi mai messo. 

"Renesmee, dobbiamo fare shopping!" annunciò trionfante, mentre volava dalla cabina armadio con una camicetta bianca aderente con uno scollo a V, un paio di Jeans e un paio di tronchetti bianchi.

Zia Rosalie, intanto che mamma mi parlava di come avrei dovuto organizzare l'armadio, era indaffarata con i capelli e disegnò delle morbide onde.

"Mhhh" commentò soddisfatta, una volta finito.

"Tieni" Zia Alice mi lanciò dalla cabina una collana argentata stretta e altre due più piccole, che mettevano in risalto lo scollo della camicia.

"Grazie." Ecco il bello di avere una famiglia vampira congelata ai diciassette anni... Potevano anche avere passati i cento anni, ma ragionavano come un diciassettenne e reagivano come tale: avevo delle amiche per l'eternità. Ma alla fine la situazione si ribaltò e mi ritrovai nel truccare zia Alice e passare la piastra a nonna contemporaneamente. Quando decidemmo che era il momento per andare, zia Alice ebbe una delle sue visioni.

"I Volturi..."

Ormai erano tutti nella mia stanza, preoccupati e tutti in attesa della visione.

"Non vedo più Aro, Caius e Marcus con la loro nuova guardia. Adesso c'è solo la guardia, già a Forks."

"Chi è" domandò impaziente zio Emmett che aveva già batteva un pugno nel palmo dell'altra mano.

"Non riesco a vederlo in faccia... è come sfocato."

"Un cane?" provò zia Rosalie, con un tono acido. Ma che cosa dovevo fare per insegnarle che i licantropi non erano cani?

"I Volturi non si alleerebbero mai con i licantropi" disse nonno, con tono gentile. Papà iniziò a parlare, quando bussarono alla porta. Nove paia di occhi si dilatarono dallo spavento. Il primo a ricomporsi fu nonno che, stiracchiando le spalle, si mosse e si recò alla porta, seguito da zio Emmett. Dopo una manciata di secondi, uscimmo tutti dalla mia stanza contemporaneamente e ci incastrammo tra gli stipiti della porta. Grandioso. Mi spinsi un pò avanti, sbloccando la situazione.  Ci ritrovammo tutti sul passaggio, quando papà fece una smorfia  (non capivo il suo significato) per poi scendere cinque scalini alla volta e raggiungere zio Emmett. Lo stesso fece zio Jasper, ma molto più titubante di papà. 

Nonno aprì la porta.

  

 

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Capitolo 9
*** Perché sempre la stessa storia? ***


Perché sempre la stessa storia?



Pov's Jacob 

Perché, in un modo o nell'altro, dovevo sempre soffrire per amore? Cosa avevo fatto di male per meritare una punizione del genere? Ormai lo sapevo. La mia Nessie era preoccupatissima per me, aveva paura che facessi qualche cretinata.

Come non potresti? Sei un cretino pensò l'idiota di Leah

Gli ringhiai contro. Quando ero un lupo era più semplice far uscire la parte più ehm...sgarbata di me. Vorrebbe tirare la corda, stuzzicarmi... Ma riusciva solo ad incazzarmi. L'unica persona che riesce a tenermi capo è...

La tua schifosa succhiasangue?  Ok, limite passato e mi ci fiondai sopra.

Basta, ragazzi. Leah, non essere idiota. ci rimproverò Sam, mentre Quil ci separava.

Prima cosa, se non te ne sei accorto, sono una ragazza. Seconda cosa mi sono scocciata. Ne ho le scatole piene! Da più di venti anni sento i pensieri sconci di Jacob.... Da quando la mezza sanguisuga è cresciuta, non fa altro che pensare a quanto sia bella, sia sexy...Tutte le donne sulla faccia della Terra hanno questi lati! 

Si, ma  Renesmee è proprio sex...emh.... adorabile pensò Seth e io lo guardai in cagnesco (letteralmente, visto che ero un grosso lupo)

Quando mi da di vantaggio per scappare? 

Basta, ragazzi! s'intromise Collin, che però stava pensando a Renesmee in costume. Cazzo. Era così femminile...

Va bene, basta moccioso!

D'accordo, capo.

Non sono il tuo capo!

Sissignore

Ma va' 

Vi decidete a fare una riunione come si deve?

Perché siamo in riunione?  Domandò Leah, meritandosi un'occhiataccia fulminante di Sam.
Allora... Se non vi dispiace, inizierei io. Bene... Ho visto un vampiro aggirarsi per Forks e sembrava andare dai Cullen. Iniziò Sath.

Mi sembra strano. Renesmee non mi ha detto che aspettavano ospiti. Però mi aveva detto dei Volturi. Oh cazzo.

Volturi? Quando avevi intenzione di dircelo, Jake?

Quil, non lo so. Avevo troppe cose in mente. La prima cosa era Embry, che sembrava scomparso nel nulla. 

La succhiasangue ci fa comodo... Jake continua ad estrapolare informazioni.

Non dire cazzate, Leah. Non uso Renesmee per estrapolare informazioni.

Lee lee, non tirare troppo la corda. Se Jacob ti spella ha il mio appoggio. Scherzò Jered.

Già le hai prese da Renesmee

Ero distratta. Mi pareva che fosse un discorso CHIUSO.

Qualche anno fa Leah era a casa dei Cullen e tirò troppo la corda con Renesmee, finendo per offenderla. La mia Nessie, tosta com'è, l'ha rispedita a la Push a forza di calci. Dio quanto avrei voluto vedere la faccia di Leah!

Io l'ho vista... Volevo il replay. Commentò Seth, mentre Leah ghignava.

All'improvviso nella testa di Seth balenò l'immagine del vampiro intorno alla villa. Lo conoscevo e lo rivedevo nei miei peggiori incubi. C'erano pochi ibridi al mondo che si conoscevano: Renesmee, ovviamente, e poi la famiglia di Nahuel... Puah.  Che ci faceva qui? Che voleva?

Ohiiohii! Qualcuno qui è gelosino!

Sta zitto, Seth

Starò muto

Non mi pare

Da ora. Addio notte da sogno. Avevo preparato una bella sorpresa al chiaro di luna....

Cazzate. Puoi farla lo stesso. Corri alla villa e dille ciò che devi dirle. Intanto Seth e Collin pattuglieranno il perimetro della casa, senza farsi notare. Leah ed io la foresta, Quil e Jered  la Push. Seth moccioso e gli altri Forks. Chiaro?

Tutti annuirono e io iniziai a correre. Sempre la stessa fottutissima storia. Cosa ho fatto di male? Piuttosto che rivivere tutto quanto vorrei essere fulminato dal grande spirito guerriero. Questa volta sarebbe stato ancora più doloroso, perché Renesmee era davvero quella giusta. Ma perché in mente mia l'avevo già persa? Ero talmente idiota da farmi prendere la ragazza? Probabile. Ma Renesmee non si lascerebbe mai prendere così. Mi ci sono voluti venti anni per... Beh... Corteggiarla.
Mi misi dietro ad un albero e mi ritrasmorfai. Indossai il pantalone e le scarpe, lasciando la camicia appositamente nel piccolo mobile che c'era all' atrio della casa. Aprii e si. Il mio incubo su tela. C'erano tutti i Cullen: Carlisle in piedi vicino al camino con Esme seduta sulla poltrona avanti; Rosalie, Renesmee, Bells e il folletto tutte sedute sul divano, a gambe incrociate. Sembravano quasi sincronizzate. Edward e Jasper erano alzati, dietro al divano, mentre Emmett era di spalle, vicino a Stoccafisso. Beh, almeno indossava dei vestiti decenti, come una camicia che l'ultima volta non aveva, oppure un jeans e non quel ridicolo gonnellino. I capelli adesso erano corti, come i miei che erano simili a quelli di Edward. Sembrava che fosse più civilizzato.
"Benvenuto, Jacob. Guarda chi è venuto a farci visita" già che bella visita. PERCHÉ doveva accogliermi sempre il dottore? Con la sua gentilezza non faceva altro che aumentare la mia di bontà e non riuscivo ad essere acido con Stoccafisso. Sembrava quasi che lo facesse apposta. A questo mio pensiero, Edward rispose alzando gli occhi al cielo.  

A questo punto, Stoccafisso si girò e con una sensazione di disgusto mi fece un cenno con la testa. Adesso lui era schifato da me, una barzelletta. Che ci fa qui faccia da pesce?  Pensai, senza ottenere risposta. Perfetto. 

"Nessie devo dirti una cosa, vieni?" 

"Non puoi dirla qui?" mi domandò tra i denti Edward-Stoccafisso2 

No grazie. Stoccafisso non è tra i piani. 

"Renesmee, non è che potresti aiutarmi a trovare un punto di caccia?"

"Nahuel, la foresta andrà benissimo. è anche visibile da qui, basta che vai dritto." ohohoh seeee. Renesmee gli aveva detto di no. Dovevo ricordarmi di farle un altro regalo.  Stoccafisso aveva un'espressione da.... pesce lesso. Quel jeans che indossava Renesmee le donava tanto; ma d'altronde, cosa non le donava?

"Andiamo?" feci per trovare la sua mano, ma Edward fece cenno di no. Sbuffai e andammo in giardino.

"Che facciamo?" mi domandò, con i suoi occhioni azzurri che mi guardavano con aria dolce. Si, per me Nessie era un posto sicuro sicuro. L'amavo tanto. Non credo che avessi mai provato qualcosa di simile... Così intenso; avevo trovato un qualcosa che mi facesse galleggiare quando stavo per affondare. La mia Nessie, il mio mostriciattolo, la mia piccolina.

  Nota autrice: benvenuti in questo nuovo capitolo! Come va? Vi è piaciuto leggere dal punto di vista di Jake? A me è piaciuto tanto scriverlo! Volevo dirvi, per chiarirvi magari un po' le idee, che per me Jacob e Taylor Lautner in metà New Moon/Eclipse/breaking Dawn (per farvela breve, ha i capelli corti). Volevo dirvi che sono alla ricerca di Fanfiction su Twilight, in particolare su Nessie e Jake. Scrivetemi nelle recensioni se ne conoscete o se ne avete scritte. 

Infine, volevo tanto ringraziare @Mommo per aver seguito e recensito tutti i capitoli scritti fino ad ora di Forever. Davvero grazie <333

Un abbraccio, Chiara.

 

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Capitolo 10
*** Tra lo zucchero a velo ***


Pov's Renesmee

"Ti posso rubare per una notte sola?" Mi chiese sarcastico Jacob. Jacob era il mio sole personale, pronto ad illuminarmi le giornate più nere. Praticamente, la mia famiglia mi aveva appioppato Nahuel.
Feci una smorfia.
"Vabbè, se non puoi, metto in atto un rapimento" mi rubò un sorriso
"Vada per il rapimento. Sarà eccitante."
"Uhhh. Vado a mettere una maglia e ti rapisco. Non farti rapire da nessun altro, mi raccomando" così dicendo, vidi le sue spalle larghe scomparire in casa.
Non c'era alcun dubbio: Jacob era proprio bello, splendeva di luce propria. Non era come la mia famiglia che brillava a causa della luce. Il luccichio di Jacob era un riflesso della sua anima. Splendeva la sua bontà e lealtà, il suo sorriso genuino e spontaneo che riusciva a fare splendere il sole. Jacob era premuroso e allo stesso tempo cocciuto, forte e delicato. Aveva tanti muscoli che lo facevano somigliare di più ad una scultura greca che ad un qualcosa di reale, ma quando mi avvolgeva, me che sono molto minuta, nelle sue braccia caldi e avvolgenti, era così delicato. Era come se le sue braccia fossero fatte per stringermi a sé.
Dopo pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno... Cosa potevo regalargli? Non potevo di certo comprare un profumo, un orologio o cose così. L'anno prima avevo organizzato un viaggio completo in Spagna, la metà dei suoi sogni. Ma quest'anno? Doveva essere qualcosa di unico, come lui.
"Buh" sobbalzai.
"Grazie, amore"
"Prego, principessa" disse, sbriciolandosi dalle risate.

Ci recammo in garage e prendemmo la sua auto. Un po' appariscente.

 

"Ogni volta che metto in moto questo gioiellino e sento le sue fusa adorabili, mi metterei a piangere."

"Hai ragione. è proprio una bella auto, anche meccanicamente... Allora, cosa facciamo?"
"Ehi! È un rapimento e la vittima non sa mai dove viene portata."
"Vero, scusa" dissi mentre ridevamo. Quante volte ci siamo ritrovati a ridere e a sorridere senza un vero motivo? La relazione tra me e il mio lupacchiotto era fatta di momenti tutti nostri. E allora mi venne l'illuminazione per il regalo perfetto: creare un album che contenesse tutta la nostra storia. Avevo conservato foto, biglietti e avrei dovuto avere anche qualcosa risalente alla mia infanzia. Gli sarebbe piaciuto? Avevo due giorni per realizzare questa idea e renderla perfetta. Potevo farcela: avevo tutto ciò di cui necessitavo.

Intanto il sole pallido di gennaio era alto in cielo dal quale scendevano piccoli fiocchi di neve che si abbattevano delicati sul suolo. Molte parti di quest'ultimo era pienamente ricoperta da neve danzante.

"Atmosfera perfetta" disse raggiante Jake.

"Quindi, stiamo andando....?"

"Bel tentativo, principessa." mi disse sorridendo, mentre io mettevo il broncio.

"Allora, quanto tempo ci vuole per arrivare?"

"Siamo in viaggio da due orette, quindi una ventina di minuti, se andiamo a questa velocità" mi guardò esasperato.

"Jacob, ma quanto veloce vuoi andare?"

"Così" mi fece un sorriso sghembo e premette il piede sull'acceleratore. Un paesino sfrecciava ai miei lati, mentre il navigatore di bordo continuava a segnalare che ci sarebbe stato un minuto in meno. Neanche cinque minuti e Jacob iniziò a rallentare.

"Hai visto, che bella la velocità?" mi chiese euforico, mentre l'auto si fermò definitivamente.

"Ma a me piace la velocità... è solo che non hai dei riflessi pronti quanto i miei!"

Fece una faccia sbalordita. "Nessie, io ho dei riflessi prontissimo, anche più dei tuoi!" Alzai gli occhi al cielo, e mi guardai intorno.
La neve si estendeva ad alta quota per l'intero paesaggio; le cime delle montagne erano bianche come se fossero decorato dello zucchero a velo; il cielo era sereno, caratterizzato da nuvole bonarie. I fiocchi di neve continuavano a scendere su me e Jacob e diventare piccole gocce di acqua al contatto con la nostra pelle infuocata.
"Jake, è bellissimo" balbettai, ancora meravigliata.
"Già, veramente bello. Vieni, ho acquistato un piccolo chalet" mi disse, mentre continuavo ad essere rapita dalla maestria della neve. Nell'aria c'era un dolce profumo di bucaneve, i fiori della speranza. Era un po' presto, ma proprio sotto i nostri piedi iniziarono a sbocciare.
"Amore, guarda per terra" abbassò lo sguardo e vidi nascere sulle sue labbra un sorriso.
"Oh, guarda. Il mio amore per te ha fatto sbocciare anche i fiori in pieno inverno" disse, cingendomi la vita; io intanto mi alzai sulle punte e arrivai alla sua bocca, baciandolo: fu tutto tranne che un bacio casto.
Il nostro calore aveva dato vita a tutti quei fiori, in una stagione dove tutto sembrava addormentato. Perché era vero: l'amore vero poteva sciogliere anche il ghiaccio, donare vita al nulla.
"Mi fai vedere questo chalet?" Chiesi, un po' maliziosa.
"Se smetti di distrarmi, si" mi disse, con il mio stesso tono.
"Ma il problema è che io mi distraggo sempre, con te" continuò e sentii due braccia che mi prendevano. Poggiai il capo al petto di Jacob, così caldo e familiare.
"Soluzione trovata?"
"No" mi sorrise provocante
"Ottimo" gli rispose con voce suadente, mentre accarezzavo il suo collo. Sentivo il suo e il mio battito un po' accelerato, frutto dell'eccitazione.
"Sai, per me tu sei una sorta di eccitante"
"Uhm, mi fa piacere" ridacchiò.

"Eccoci arrivati. La prima casa che abitiamo" mi alitò all'orecchio.
"Non vedo l'ora che la villa sia pronta"
"Anche io... Così almeno avremo uno spazio tutto nostro, senza che io sia costretto a rapirti. Certo che è strano che ancora papino spauracchio non ti abbia tartassato di telefonate." Avevo dimenticato il telefono!
"Oh! Mi sono dimenticata il telefono!"
"Ottima mossa" si congratulò, baciandomi il collo.
"No, davvero"
"Beh, una mossa involontaria, ma ottima."
"Vabbè, fa nulla. Dov'è lo chalet?"
Mi fece girare in aria e lo vidi. Era incantevole. Era una piccola, piccolissima casetta di legno che sorgeva tra i monti. La casetta era decorata da tante lucine, sia fuori che all'interno; ed  era circondata da grosse vetrate di specchio: ovviamente, questo non valeva per me, che riuscivo a vedere oltre. Il vento freddo, intanto, sembrava che volesse tagliare la faccia. 

"Degno di un paradiso" mormorai.
"Si, degno di te" gli sorrisi, iniziando un altro bacio (sempre molto casto, direi). Jacob dalla tasca anteriore dei jeans tirò fuori una chiave che girò nella serratura. All'interno era ancora più bello: il tetto era a due falde color faggio chiaro che incontravano le pareti dai toni chiari decorate da cubi e quadri. Al centro del monolocale c'era un grosso letto matrimoniale rivestito da seta beige. Proprio davanti c'erano due poltrone di velluto del medesimo colore delle lenzuola e un tappeto dai toni più scuri.

Dal lato opposto c'era una piccola cucina, composta da solo un piano cucina,  munita già di tutto ciò che era indispensabile. Il piccolo piano continuava con uno spazio per i pasti.

"Meraviglioso" mormorai, mentre Jacob mi cinse con un braccio.

"Molto confortevole" fu il suo unico commento, ma per me era molto, molto riduttivo. Era incantevole, sembrava di essere in un film fiabesco.

"Ho preso anche lo snow mobile"

"Che bello! Non ci sono mai stata!"

Mi fece un sorriso. "C'è sempre una prima volta, no?"

"Soprattutto quando hai l'eternità a disposizione" sorrisi e corremmo fuori.

 

Lo snow mobile era qualcosa di eccezionale: la velocità era incredibile così come il paesaggio che accompagnava la nostra corsa. Il sole andava pian piano calando, incastrandosi tra le montagne innevate, come un rubino. Quando ci sedemmo sotto un grande pino innevato il dolce profumo del muschio mi riempiva i polmoni. Appoggiai la schiena alla corteccia umida e incrociai le mie dita a quelle di Jacob. Potevo restare lì, in quel paradiso tutto mio per sempre. Non importava dove mi trovassi, ma se ero con Jacob, ero nel mio mondo.

"Piccolina mia" mi sussurrava Jacob, cingendomi con la mano libera.

"Jake, ma adesso per te non è ora di cena?" ormai l'oscurità aveva coperto la luce, come un grosso mantello.

Ridacchiò. "Nessie, posso resistere per una sera senza cenare"

"Ma sei umano... Hai bisogno di nutrimento" non volevo che rinunciasse ai suoi bisogni solo per non farmi sentire a disagio.

"Allora domani colazione abbondante" mi sorrise, spavaldo 

"Per me dovresti..." stavo per dire che doveva mangiare, che non doveva preoccuparsi per me, che mi sarei presa cura di lui, quando mi interruppe.

"E piantala, Nessie!" lo guardai torva, mentre lui scoppiò a ridere e poggiai la mia testa sulla sua spalla.

"Guarda che belle le stelle da qui" gli dissi, indicando le grandi quantità di stelle visibili.

"Già. Guarda quella quanto splende. Deve essere la nostra stella"

"La nostra stella?"

"C'è una leggenda a La Push, la quale ci narra che ognuno di noi, prima della nostra nascita, era una luce. Ad un certo punto, però, questa luce si separa e nascono due anime, le cosiddette anime gemelle che durante la loro vita si rincontreranno. Quando questo accade, in cielo compare una stella che si illumina più delle altre quando i due la guardan."

"Bella"

"Si, questa è carina."

"E tu? Ci credi?"

"Beh, io non credevo neanche che esistessero licantropi e vampiri, quindi, non lo so."

"Io ci credo. Le anime gemelle si incontrano sempre. Pensa a mamma e papà, un amore oltre il tempo, i modi di fare, le tradizioni. Oppure a quello di zia Rose e zio Emmett, un amore che ha ricucito le ferite di zia, un amore che è arrivato in tempo debito"

"Si, forse"

"Non credi nel vero amore?" mi rattristai un po' al pensiero. Lo vedevo agnostico e non capivo il perché.

"Sono stato ferito, Nessie. Non credevo più nell' amore. Non credevo più nell'amicizia. In me stesso." guardava in basso mentre mi confessava ciò, come se stesse ammettendo un delitto.

"Una parte di me voleva a tutti i costi l'imprinting, per dimenticarla. Un'altra lo odiava con tutte le fibre che possedeva. Una trappola. Così lo vedevo. Un qualcosa che mi avrebbe fatto allontanare da quella ragazza. Molto bipolare, lo so." fece una piccola pausa e mi osservò fugace il volto. Cosa provavo in quel momento? Non lo so. Mi aveva appena detto che nella sua vita c'era un'altra e che l'aveva dimentica con l'imprinting, ovvero una trappola. 

"Jacob, ti sei mai sentito obbligato a stare con me?" queste erano le uniche somme che avevo tirato. Jacob mi guardò a lungo, con il viso sconvolto, gli occhi leggermente sbarrati dalla sorpresa. 

"Renesmee, no! Adesso ti racconto il seguito e capirai meglio." mi disse, con il volto sincero.

"Sei arrivata tu, e ho avuto questo benedetto imprinting. Mi dovevi vedere, sembravo una mammina premurosa.- gli comparve un piccolo accenno di sorriso, ricordando quei momenti che erano stampati nella mia mente- Solo quando lo si prova, si capisce cos'è. è come se fluttuassi nello spazio per un secondo. Tutto ciò che ti lega alla Terra, amici parenti ricordi problemi, tutto sparisce. Rimane solo una persona a farti da gravità. Nessie, tu sei la mia gravità. Vedi, le persone normali, quando intraprendono una relazione, pensano sempre di aver trovato la propria anima gemella, anche se non sempre accade. Noi licantropi, invece, sappiamo quando troviamo la nostra anima gemella." Così era tutta un'altra storia. Ma una curiosità mi nacque all'interno e ardeva quasi quanto un fuoco rovente. 

"Jacob, chi era quella ragazza?"

Silenzio.

"La conosco?" mi guardò furtivamente, per un lungo e terribile secondo che mi diede la conferma. Chi era? Doveva essere qualcuna di La Push: Emily impossibile, Claire era neonata, Kim non lo conosceva... Leah. Forse era lei, per questo mi dava il tormento.

"Non avevo mai visto il cielo stellato con qualcuno, sai? Quante cose ho fatto per la prima volta con te!" mi raccontò, mentre presi posto tra le sue gambe divaricate, abbandonando completamente la schiena al suo torace e incrociando le gambe.

"Molto più comodi" osservò Jake, con un sorriso largo e compiaciuto.

"Ti amo" gli sussurrai mentre mi baciava il collo.

"Rimani sempre con me" mi pregò.

"Certo, fin quando mi sopporterai" ridacchiai

" Eh, allora rimarrai con me per l'eternità. Non mi stancherò mai di queste labbra color corallo che mi fanno letteralmente impazzire... Di questi occhioni azzurri come il cielo, così limpidi che rispecchiano la tua anima.... Questi capelli ribelli... Ma soprattutto di questo e di questo" mi disse, baciandomi la tempia e indicandomi il cuore. Gli sorrisi, sciogliendomi dinanzi a tanta dolcezza. Lui ricambiò il mio sorriso, accarezzandomi la guancia.

"Mi piace qui. Poi lo chalet è così accogliente..." gli dissi.

"Si, lo penso anche io. Ha quel qualcosa di casareccio." Mi guardai intorno e pensai che dovesse essere parecchio tardi. Ormai era buio pesto e le uniche luci che illuminavano il poso erano la luna, un grosso disco ben visibile, e qualche casetta qui e lì. 

"Che ne dici, Nessie, se ritorniamo a casetta? C'è anche un bel letto spazioso." mi propose, mentre mi spostava i capelli su un lato e mi baciava il lato del collo scoperto.

"Proposta molto allettante. Presa in considerazione e approvata" così dicendo, mi sorrise e mi prese tra le sue braccia, mentre io lo baciavo.





Ciao! Spero che vi piaccia <333
Chiara

 

 

 

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Capitolo 11
*** Parole ***


Il sole picchiava debole sulla mia schiena, creando una sensazione molto piacevole. La mano calda di Jake era nella mia e, piano piano, girai la testa. Stava ancora dormendo beato come un bambino, una mano poggiata dietro la testa. Dopotutto aveva dormito pochissimo. Eravamo avvolti dalla dolce sensazione provocata della morbidezza della seta beige, che rischiava di essere bruciata dal mio calore e quello del dolce ragazzo che avevo accanto. Guardai verso le vetrate il panorama malioso che mi offriva la natura. In lontananza sentivo un paio di cervi zampettare qui e lì e i respiri affannati degli alpinisti che scalavano le montagne. Potevo avvertire, nonostante tutta quella lontananza, il loro sangue scorrere fluido nelle vene e il loro cuore battere a ritmo per l'arrampicata. Intanto pensavo a chissà quante occhiatacce  mi aspettavano a casa? Avevo abbandonato la nave per più di un giorno, quando c'era bisogno di me. Esaminai di nuovo il volto esamine di Jacob e ricordai che aveva bisogno di mangiare. Cercai di sciogliere la mano di Jacob dalla mia e in un primo momento fu totalmente inutile. Lo occhieggiai e lo sguardo mi cadde sui pettorali e poi sulla tartaruga metà scoperta. Continuavo a maneggiare con la mano di Jake, quando il telefono squillò. A pensarci, aveva squillato varie volte durante la notte. Il cellulare era sul comodino a forma di tronco di fianco a Jake, sepolto da uno dei due accappatoi. Forse non avrebbe svegliato Jacob. 

Sbagliato, ovviamente.

Jacob spalancò pian piano gli occhi e, con l'espressione ancora assonnata, allungò il braccio sul comodino, afferrando il cellulare.

"Pronto." rispose, con la voce assonnata. Deve essere stato in quel momento che si svegliò definitivamente. Allungò un braccio anche verso di me e ci appoggiai la testa.

"Dov'è Renesmee?" disse secco e tra i denti papà. Doveva essere proprio infuriato.

"Buongiorno anche a te, spauracchio" disse Jacob ironicamente e lo colpii piano a mò di rimprovero. Un ringhio fuoriuscì da papà.

"Ti ripeto la domanda. Sei così ottuso che non riesci ad afferrarle. Dov'è Renesmee?" disse papà scandendo le parole.

"Dove può essere secondo te? Sei talmente ottuso che non riesci a capirlo?" un altro ringhio e un buffetto da parte mia.

"Perché stanotte non hai risposto?"

"Ero... occupato."

"Riportala qui" concluse secco papà, per poi riagganciare. Gettò il telefono sulla sedia di velluto davanti al letto.

"Ti sembra il modo, Jake?" lo rimproverai

"E a lui sembra il modo?" controbatté. Nulla da fare, aveva ragione.

"No, neanche il suo è un comportamento adatto. Però tu potresti smetterla" Jacob, come risposta, alzò gli occhi al cielo e fece per ritirare il braccio, ma lo fermai.

"Jacob, non puoi arrabbiarti per questo!"

"No, Renesmee. Lo difendi sempre, anche quando ha torto."

"Jacob, sai benissimo che non è così. Credo sia normale che io voglia che voi due andiate d'accordo." sbuffò contrariato, ma alla fine si addolcì. 

"Va bene, va bene. Alla fine l'hai sempre vinta" mi disse sorridendo mentre io disegnavo con la mano i contorni dei suoi addominali.

"Hai fame?"  gli domandai, ricordando il mio scopo originale, ovvero, preparare la colazione.

"Un po'" fece spallucce e io alzai gli occhi al cielo. 

"Di cosa hai voglia?"

"Di tutto, ovvio" mi disse ridendo e baciandomi prima il collo, poi la clavicola e la spalla.

"Perfetto. Per tua fortuna mi hanno insegnato a cucinare qualcosina" feci scintillare il sorriso più sghembo che potessi fare.

Una volta scivolati nei vestiti, ci avviammo in cucina. Per una buona colazione, ci voleva la giusta dose di zucchero, di carboidrati e di vitamine. Preparai  le uova, bacon fritto, pancakes e sciroppo d’acero, ciambelle, il succo d'arancia, il caffè.... Ed infine, presi dal frigo una manciata di mirtilli e fragole. Mi sembrava che fosse abbastanza energetico.
"Che cosa carina, nessuno mi ha mai preparato la colazione. Al massimo Billy mi lanciava lo scatola di cerali in testa." Mi disse Jacob all'orecchio per poi baciarmi. Ventiquattro ore molto caste, direi.
Mi prese delicatamente e mi fece salire sul piano cucina, in modo che non dovessi alzarmi sulle punte.
"Ma adesso ci sono io." Gli sussurrai.
Mi sorrise e si sedette all'angolo colazione.

Una volta finito, ci avviammo fuori. Arrivammo a casa in un baleno, visto la velocità dell'auto.
Contai fino a tre e poi aprii la porta. Non c'era nessuno. Possibile tutta questa fortuna? Avevo bisogno di tempo per preparare l'album. Salii piano le scale e mi recai in camera mia in cerca di materiale, anche se non credevo di avere un album.

E invece, si. Zia Alice me lo aveva comprato un mesetto prima e non sapeva neanche lei il perché. La verità era che zia affondava i suoi tentacoli nel futuro, senza neanche accorgersene.
L'album era semplicemente perfetto: era un album ad anelli rettangolare beige, con le pagine nere. Iniziai ad incidere sulla copertina i nostri nomi, decorandola con degli adesivi a forma di cuori. Fortunatamente, non li avevo mai usati prima e avevo anche dimenticato di averli.
Trovai delle vecchie foto che ritraevano la me piccolina con Jacob e  una storia che avevamo scritto insieme da una scatola brillantinata nel cassetto.
Iniziai ad attaccare le foto con dello scotch colorato. Decorai le varie pagine con il pastello bianco, disegnando cuori, scrivendo in ogni pagina un pezzo della nostra canzone. Disegnai su un post-it giallo carico un cuore grande rosso vivo e altre decorazioni. Una volta finito, scannerizzai la storia e la lavorai a computer, in modo da rimpicciolirla. Avuta la piccola foto, trovai uno spazio per lei all'inizio.
Continuai a stampare gli altri ricordi, inserendo, accuratamente, dei pensieri e le date.
C'era un nostro momento in Spagna, a la Push, Vienna, Ibiza e Formentera... C'era anche la Francia, con un nostro bacio sotto la Torre Eiffel.
In una eravamo su una gondola a Venezia, in un'altra c'era il Duomo di Milano.
In altre eravamo a degli scavi archeologici di Pompei e di Roma, per poi arrivare ad una foto a Londra e negli studios di Harry Potter. Già, un'altra nostra passione era proprio quel mondo.
Allora mi venne l'idea di trovare i biglietti del cinema della prima volta che vedemmo Harry Potter, accompagnata da una stampa di Hogwarts. Ed infine, la foto più importante. Una che avevamo scattato che ci ritraeva davanti alla nostra casa.
L'album era quasi completo. Volevo scrivergli una lettera, perché non esiste cosa più sincera di parole dettate dal cuore. La scrittura ha sempre un valore in più.
Presi una penna blu e un foglio e iniziai a mettere nero su bianco.

"Lupacchiotto mio,
Ti scrivo perché le parole dette a voce, la maggior parte delle volte si dimenticano, mentre le lettere sono indelebili e restano nel tempo, per sempre.
E proprio per sempre che voglio che tu ti ricorda quanto ti amo.
Non pensavo che una persona si potesse amare così tanto. Hai accettato ogni sfumatura di me, dalla più colorata alla più scura (a partire dal mio nome). Ti sei preso cura di ogni mia parte, dalla più fragile alla più forte e determinata. E così ho fatto anche io per te.
Non riesco ad immaginare la mia eternità senza di te... Come fa uno yang senza la sua metà? Come fa il latte senza il caffé? Io e te siamo così diversi e così somiglianti, insieme stiamo bene.
Sono grata al destino per avermi fatto conoscere te. Tu sei il mio dolce, testardo, intelligente, bellissimo e soprattutto puro e buono lupacchiotto.
Ti amo tanto, Nessie"

Ehilà! Come và? Ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia! Fatemelo sapere❤️

 

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Capitolo 12
*** Tramonto ***


Tramonto

All'ennesimo lamento di papà alzai gli occhi al cielo. Perfino mamma si era arresa. Avevo impiegato più di due ore per terminare l'album e, nel frattempo erano arrivati mamma, papà, zia Rosalie e zio Emmett. Avevo perso un sacco di tempo sotto la doccia, pur di non affrontare papà. Che coniglio ero. Lasciai i capelli ondulati e indossai un jeans abbinato ad un top a cuore; Presi infine una giacca delle scarpe con il tacco dello stesso colore della maglia.

 Lasciai i capelli ondulati e indossai un jeans abbinato ad un top a cuore; Presi infine una giacca delle scarpe con il tacco dello stesso colore della maglia

"Non ci posso ancora credere. Non posso." continuava melodrammatico papà.

"Papà, andiamo. Non ho fatto nulla di male" mi guardò sbigottito, ma mi venne da ridere, perché nella sua espressione vedevo la mia.

"Renesmee. E' una cosa seria." mi disse dolcemente.

"Già. Devi assolutamente prestami quella giacca, la mia è stata strappata da un puma inferocito" disse disgustata zia Rose, meritandosi un'occhiataccia micidiale di mio padre.

"Non prestarle attenzione. Hai fatto una cosa sbagliata."

"Esattamente cosa?" La verità era che a papà, Jacob non piaceva. Ma non capivo il motivo. Jake era dolce, trasparente, metteva il cuore in tutto ciò che faceva e la cosa più importante, donava amore a tutti.

Papà rifletté per qualche istante, con lo sguardo perso. Infine, fece una smorfia come a voler dire che non capiva.

"Io non capisco perché vi ci fissate. è impulsivo e un mezzo animale, non sai mai quando potrebbe perdere le staffe e aggredirti, è sfacciato e sempre e comunque ottuso, " alzò le spalle. Alt. Aveva usato il plurale? 

" Papà, quello che definisci "mezzo animale" è  umano almeno quanto lo sei tu e si controlla. Non riesce a farlo con la testa, certo, ma lo fa con il cuore. A chi ama non farebbe mai del male. Non è ottuso ma è testardo e determinato... e infine, perché, chi si fissa più con Jacob? " a queste mie parole, cambiò completamente espressione. Da irata divenne confusa, poi impaurita e preoccupata, fino a diventare serena.

"Nulla, Nessie." sapeva benissimo che non ci credevo. Papà conosceva quella ragazza che aveva ferito Jacob. Mi guardai intorno, per vedere la reazione degli altri. Solo mamma si era un po' scomposta. Provai gratitudine verso di lei. Era sempre così trasparente e evidentemente si preoccupava che mi rattristi per nulla. Che mamma dolce e un po' svampita avevo; le ero molto grata. Mi sorrise. Ma era un sorriso un po'... colpevole. Perché mai si dovesse sentire colpevole? Non era mica lei che nutriva Jacob di false speranze!

"Comunque, come mi faccio perdonare?" feci gli occhietti dolci e papà aprì le braccia per farsi abbracciare.

"Ti voglio bene, papà".

Alla fine, tutto è bene quel che finisce bene. Mi occupai di Nahuel per un po' e mi accorsi che era e non era così antipatico come sembrava. 

"Ehi, Nessie. Raccontami un po' di te. Come sono andate le cose? Sei mai andata a scuola?"" mi chiese, mentre gli insegnavo a cacciare nella foresta.

"Bene. Non sono mai andata a scuola, tranne che per l'università. Mi sono laureata in giurisprudenza e sono un avvocato."

"E avevi degli amici?" che strane domande mi faceva, come se volesse indagare.

"Emh, all'inizio non potevo, ero sempre con Jacob. Ma crescendo, ho voluto anche io altri amici. La mia famiglia era contraria, aveva paura che i Volturi potessero ritornare. Così iniziavo ad uscire di nascosto. " Rise.

"Mi pare di capire che sei un osso duro" ridacchiai anche io.

"Ma Jacob è quel ragazzo di ieri? Il cane?" Disse, sputando ogni parola come un insulto. 

"Jacob non è un cane" protestai, con voce acida.

"Nessie, non puoi inacidirti per la verità. Stai insieme ad un cane.... Un barboncino potrebbe fargli concorrenza".  Ma chi si credeva di essere questo stoccafisso? Fece un sorriso sinistro, per poi sfociare in una risata.

"Pensa quanto sarà fortunata la donna che mi avrà" mi fece l'occhiolino e io fui molto tentata a staccarglielo, l'occhio.

"Stai attento, un altro Stoccafisso potrebbe farti da concorrenza. E quell'occhio te lo stacco."

"Suscettibile oggi, Nessie?"

"Lo sono sempre con le persone che non sopporto." la sua risata echeggiò nella foresta.

"Dai Nessie, non volevo feriti. Scusami" Contai fino a dieci, per calmarmi. In fin dei conti era un ospite di nonno, e non potevo deluderlo. 

"A te? Come sono andate le cose?"

"Come al solito" fece spallucce

"Cioè?" aveva un'aria molto triste, come se fosse rassegnato.

"vedi, Renesmee, sei stata molto fortunata a crescere in una famiglia che ti vuole bene e che ti ha fatto vedere il mondo tutto rosa e fiori. Io non sono stato fortunato. Mia madre è morta dandomi alla luce e io continuo a sentirmi un mostro. Per me, noi ibridi siamo dei mostri."

"Nahuel, no. Non è colpa tua se non c'erano i mezzi. Pensa che anche durante il parto emh.... normale morivano tantissime donne. Ma la scienza si è evoluta. E continua ad evolversi. Pensa all'innovazione di nonno e di papà. Iniettare il veleno al cuore. Semplicemente geniale e ha salvato mamma. " alzò le spalle, come se non credesse a ciò che avevo appena detto.

"Nahuel, non ha importanza come siamo nati. Non ha importanza come ci giudicano le tribù. Ciò che veramente conta è chi scegliamo di essere, come ci comportiamo." deglutì, come a scacciare via un grosso magone e io gli diedi una pacca sulla spalla, a mo' di conforto.

"Torniamo indietro, si sarà fatto tardi." gli proposi, mentre mi accorsi che il cielo si stava tinteggiando di rosso a causa del tramonto. 

"Wow. Che belli i tramonti qui" mi disse meravigliato Nahuel. Sembrava ancora molto giù, e mi venne un'idea per migliorargli il morale.

"Vuoi vederlo meglio? Basta salire su quegli alberi lì al centro. " dissi, indicando dei grossi pini secolari. In un primo momento, sembrava molto titubante, ma poi mi sorrise radioso.

"Chi arriva prima?" lanciò Nahuel ed io non sapevo dire di no alle gare.

"Ovvio....Al tre. Uno...Due....Tre" Nahuel correva tanto veloce, ma nessuno poteva battermi. Gli alberi scorrevano ai miei fianchi diventando solo ombre; oltrepassavo gli ostacoli molto facilmente: un grosso masso, il ruscello, alcuni alberi e perfino un branco di cervi. Sentivo i corvi volare via, impaurito dal nostro odore. 
"Vinto" mi vantai con Nahuel.

"Ok, te lo concedo. Sei veramente veloce. Ora, però, voglio salire su questi alberi... mi concedi la rivincita?"

"Certo, ti batterò tutte le volte che vorrai." Ci mettemmo in posizione ai piedi di un albero, dall'aria molto possente e, al tre iniziammo la gara. Nahuel decise di arrampicarsi, mentre io balzai con un salto, arrivando sul ramo più alto.

"Caspita, giochi di astuzia" si lamentò, con finta aria imbronciata. 

Eravamo lì, sul quel pino secolare a guardare il sole calare sui monti che contornavano la cittadina di Forks. Il cielo diventò di un bel rosso caldo, che creava un'atmosfera molto tranquilla, serena. Quale momento era migliore del tramonto? Il tramonto era un passaggio da un giorno all'altro, con esso tutto passava. Le preoccupazioni, il lavoro, le emozioni provate, i litigi... tutto diventava un ricordo. Il cielo si dipinse prima di un arancio e di un azzurrino, poi di un rosa chiaro. Tutto era perfetto, eppure incompleto. I tramonti con Jacob, erano tutto un'altra cosa. Mi spiegazzai un po' la manica della giacca, per togliere una foglia, mentre pensavo al giorno precedente e sentii le mie guance tingersi di rosa. Intanto mi accorsi che Nahuel si era avvicinato più del dovuto, una distanza troppo intima per essere scambiata per amicizia. Mi allontanai, sedendomi e poggiando la spalla al tronco.

"Il tuo potere?" mi chiese di punto in bianco.

"Oh, non lo uso più tanto. Adesso, con l'allenamento mentale, ho imparato ad aprire uno scudo mentale, leggere nel pensiero e poi, ho provato solo una volta ad entrare in una mente e a stravolgerla. Ci riesco. In più, nonno pensa che se continuassi l'allenamento potrei anche assorbire il potere della telecinesi. " dissi, tutto ad un fiato, iniziando ad alzarmi per tornare a casa. Intanto lui era zitto, e guardava dritto avanti a sé.

"Nahuel, andiamo" lui annuì e, con un balzo saltò giù.

 

 

 

 

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