A King and his Knight di Little_GirlMoon005 (/viewuser.php?uid=569326)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** I ***
"Ah, allora
è vero."
Ornstein
fermò i propri passi, senza nemmeno voltarsi verso quella
voce. "Te ne stai andando."
Quelle
parole furono accompagnate da una risata aspra, ovattata dall'elmo che
il Cavaliere indossava.
A
rispondergli fu il silenzio di Ornstein. Non immaginava che Smough il
Giustiziere si scomodasse tanto per vederlo partire.
"Lord
Gwyndolin non sarà affatto felice."
Un'eco
metallico
risuonò tra le pareti quando qualcosa cadde sul pavimento di
pietra. Smough parlò di nuovo, questa volta senza l'elmo.
"Mi
chiedo come mi
ricompenserebbe se gli presentassi il tuo cadavere. Se la fortuna
è dalla mia parte, mi lascerà avere le tue ossa.
Devo
ammettere che il loro gusto mi ha intrigato a lungo."
Ornstein
si
voltò per affrontare il suo, ormai si può
definire, ex
collega, accigliandosi alla vista del viso scoperto di Smough. Se le
circostanze fossero state diverse, lo avrebbe rimproverato per la sua
insolenza.
Istintivamente brandì la sua lancia, i nervi tesi e in
atteggiamento difensivo, proprio come era solito fare. Nello stesso
modo in cui Lui gli aveva insegnato.
"Le
mie ossa
potrebbero essere il mio regalo d'addio per te, vecchio amico." Disse
Ornstein, sputando l'ultima parola con veleno, mentre sottili fili
d'orati brillavano sulla sua armatura. "Ma solo se riesci a
sconfiggermi. So che non mi mostrerai misericordia."
Anche
se confidava
nelle proprie capacità, Ornstein non osava mai sottovalutare
Smough. Al boia non era mai stato concesso il titolo di Cavaliere di
Gwyn, non perché fosse un debole.
Era
forte,
spietato e barbaro, uno che poteva uccidere Ornstein con un solo colpo
se fosse stato colto alla sprovvista, egli stesso non era estraneo alla
sua ferocia essendone stato testimone in innumerevoli occasioni. Era il
suo ''vizio'' di voler divorare la carne umana che gli impediva di
scalare di rango.
Il
Giustiziere
però non sembrava voler combattere. Non brandì il
suo
possente martello, come Ornstein si aspettava. In un certo senso ne era
grato.
"No..."
fece
Smough, quasi con una smorfia disgustata. "Mi rendo conto che l'idea di
mangiarti potrebbe... farmi venire la nausea. Le ossa di un buon cuore
come te sono destinate a essere troppo dolci, e non voglio che i miei
denti marciscano."
Mentre
parlava si era avvicinato, lento, verso l'Ammazzadraghi.
Ornstein
avrebbe
potuto porre fine alla vita di Smough in un istante perforandogli il
petto con un attacco a sorpresa. Eppure non fece niente.
"Non
voglio
combattere contro di te, Ornstein." Ammise Smough. "So bene cosa pensi
di me. Non sei diverso da Lord Gwyn e dai tuoi cari cavalieri, nessuno
di loro si è sforzato a nascondere il loro disprezzo nei
miei
confronti, un disprezzo che anche tu provi. Tuttavia... sei sempre
stato gentile con me e ti sei tenuto per te le tue opinioni,
trattandomi al tuo pari. Questo... è uno dei motivi per cui
ti
lascerò andare. "
Ornstein
quasi
ringhiò come un animale da sotto l'elmo, puntandogli la
lancia
contro. "Se pensi che io abbia bisogno della tua compassione,
Smough... ti sbagli." sbottò. "Tienitela per te, convincerai
qualcun'altro." Gli diede le spalle, pronto per andarsene via...
"Vero,"
rise il
Giustiziere, "Allora tornerò al mio posto legittimo al
fianco di
lady Gwynevere, mentre tu lascerai questo posto in cerca del tuo re,
uno sporco traditore."
Ma
le ultime
parole di Smough lo fecero bloccare sul posto. "Non osare parlare
così di lui..." qualcosa si accese nell'animo di Ornstein,
una
furia che tentò di tenere a bada prima che gli facesse
compiere
gesti sconsiderati. Ma Smough volle rincarare la dose.
"Altrimenti
che fai, micio? Mi graffierai? Sei proprio come lui... un traditore e
un codardo!"
Fu
la goccia che
fece traboccare il vaso, quella che accecò la mente
dell'Ammazzadraghi di rabbia pura, portandolo ad agire d'istinto e
privo di logica.
Il
suo corpo e le sue braccia si mossero così veloci che lo
sguardo umano non poté seguire.
Si
rese conto solo
dopo di aver brandito la lancia, la lama penetrata
affondo
sulla giugulare del Giustiziere da qui stava scorrendo sangue. Per un
umano
qualsiasi sarebbe stata mortale, ma non per Smough, che con tutta la
semplicità del mondo estrasse via la lama con la propria
mano.
E
invece che rispondere all'attacco, si limitò a ridere e a
portarsi una mano sulla ferita, sporcandosela di sangue.
Non
aveva distolto mai lo sguardo da quello di Ornstein.
"Lascia
questo
posto, Ornstein." disse. "Ma ricordati, ogni volta che ti ritroverai a
rimpiangere questa decisione, che ricorderai i tempi in cui eri
l'orgoglioso Capitano dei Cavalieri di Gwyn, ricordati... che Smough il
Giustiziere è stato l'ultimo degno Cavaliere di Anor Londo."
Ornstein
trattenne
il respiro. Cercò di distogliere lo sguardo, ma
sentì la
mano di Smough afferrargli il pennacchio rosso sopra l'elmo,
costringendolo a guardarlo. Sussultò a quel gesto,
perchè
quelli erano i suoi capelli.
"Artorias
consumato dall'Abisso, Ciaran distrutta dal dolore, Gough reso cieco e
rinchiuso in una torre, e ora, il loro capo, abbandona il suo dovere
per seguire un traditore. I leggendari Cavalieri di Gwyn hanno fallito,
ma io no. Tienilo a mente Ornstein, perché questo
è
l'altro motivo per cui ti lascerò andare via, vivo."
Per
il Cavaliere
era troppo, il ricordo dei suoi compagni caduti rischiò di
farlo
vacillare, e ringraziò di avere l'elmo che cevala il suo
sguardo
lucido.
Con grande sforzo si liberò dalla morsa di Smough. "Accomodati, Smough. La Cattedrale è tua, io... sono stanco di proteggere delle bugie!" E si allontano
il
più possibile e velocemente da lui, senza voltarsi
all'indietro.
Poteva ancora udire la risata sadica di Smough incombere sui suoi
pensieri. Smough non
l'aveva fisicamente ferito, ma non poteva dire lo stesso del suo
orgoglio, andato in pezzi.
Ma
sarebbe guarito.
'Una volta che
ti avrò trovato, tutto tornerà ad avere senso. Ne
sono sicuro.'
E
con questo
ultimo pensiero che il Cavaliere lasciò
definitivamente
Anor Londo, la sua fasulla bellezza, i suoi finti Dei, e il suo finto
Sole, per sempre.
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Capitolo 2 *** II ***
Il
Cavaliere
rimase esterrefatto alla vista della Vetta, baciata da un sole
così brillante e alto nel cielo che irradiava tutto con una
potenza che aveva quasi obliato in tutti questi anni.
Avanzò con passo calmo, la Lancia ben stretta nella mano,
compagna di mille battaglie e unica gloria che gli era rimasta,
ammirrando quello che lo circondava.
Era
molto tempo che Ornstein non vedeva un sole così.
Sembrava
un posto
perfetto per il primogenito di Gwyn, Dio della Guerra, Principe del
Sole, esiliato dallo stesso Padre dopo quella che per il popolo di
Lordran fu solo una tremenda disputa, ma Ornstein conosceva il vero
motivo.
Gwyn
fece in modo che nessuno ricordasse più la sua figura o
addirittura il nome, che provvide a togliergli.
Tutti
si dimenticarono di lui, tranne il suo fidato Cavaliere.
Lo
aveva seguito,
era stato addestrato da lui, ricordava il suo potere devastante ed il
suo furioso spirito combattivo, unito alla sua profonda
nobiltà
d'animo e lungimiranza.
Ancora
oggi, dopo tanto tempo, ricordava il suo nome, e l'avrebbe pronunciato
ancora.
Il
giorno in cui
il Primogenito di Gwyn se ne andò, fu il giorno in cui
Ornstein
perse una parte importante di sè. Perse un Mentore, un
grande
Mentore, ma soprattutto perse un amico.
Il giorno
in cui il
Primogenito di Gwyn venne esiliato fu uno dei momenti che
più di
tutti lo tormentava, affogandolo nel senso di colpa più che
mai.
E tutti
col tempo avevano già scordato la figura, l'aspetto, il nome
del Primogenito di Gwyn.
Tranne Ornstein, perché non poteva. Non poteva
scordarsi di lui. Aveva bisogno
di aggrapparsi a quei ricordi, e nessuno, nemmeno Lord Gwyn stesso,
poteva portarglieli via.
Dire
che il suo nome venne cancellato sarebbe un eufemismo di quello che
successe esattamente quel giorno.
Gli venne
tolto tutto,
il suo passato, il suo rango nobiliare, le sue gesta, tutto
ciò
che gli riguardava fu distrutto e bruciato, e la gente non poteva
più permettersi di parlare di lui.
Ornstein
non potrà mai perdonare se stesso per aver permesso tutto
ciò.
Era
la sera prima
di quel fatidico giorno, e il rumore dei suoi stivali contro il
pavimento era l'unico suono che rompeva il silenzio intorno a lui,
mentre percorreva i corridoi di Anor Londo, la luna ormai alta nel
cielo.
La stretta
sulla Lancia
era così forte che avrebbe potuta spezzarla in due, e l'elmo
celava il suo viso preoccupato e malinconico.
Non fece
caso alle occhiate perplesse delle persone che gli passarono a fianco,
non aveva tempo per questo.
Infine
arrivò davanti alle camere private del Primogenito di Gwyn,
Figlio del sole, non esitò a battere le nocche contro la
porta e
attese. Udì i passi di qualcuno che si avvicinava, la
maniglia
che si abbassava e Ornstein entrò ancor prima di guardare il
viso suo Signore.
"Vostra
Altezza, mi spiace molto disturbarti così a tarda notte."
annunciò Ornstein chinando il capo in segno di rispetto.
Alzandolo incontrò gli occhi divini ma gentili del Principe,
dello stesso colore del sole, due iridi dorate e scintillanti. Egli
accennò un sorriso.
"Ornstein, amico mio, non sei costretto ad essere così
formale
con me." disse, la voce limpida e fresca. Una volta chiusa la porta,
gli disse "Cosa ti porta qui? Deve essere molto importate, se non sei
riuscito ad aspettare il giorno dopo."
Ornstein
era congelato
sul posto, stringendo la lancia fino a far tremare la mano. E il
Principe capi' che la questione era grave, a giudicare dal
silenzio del suo Cavaliere.
"Devi
lasciare
questo posto, non è più sicuro per te."
parlò
infine Ornstein con voce pesante, più pesante dell'armatura
che
indossava, più pesante delle lacrime che minacciarono di
rigargli il viso. Per fortuna aveva ancora l'elmo.
"Tuo Padre
ha deciso di
bandirti con l'accusa di tradimento, e se entro domani all'alba non
abbadonerai Anor Londo vi
ucciderà." Gli ci volle un grande sforzo nel pronunciare
queste
parole, e ancor di più alzare il volto per vedere la
reazione
del suo Principe.
Dall'altra
parte il
Primogenito di Gwyn rimase in silenzio, gli occhi che si velarono di
tristezza e strinse labbra. "Ti ha mandato lui?" chiese. "No!" Si
affrettò a rispondere Ornstein. "Ho deciso io di venire da
voi. Non m'importa
se questo ne va del mio titolo... voglio solo... voglio solo
proteggerti..."
Non
riuscì a continuare sentendo un forte nodo alla gola che
tento di mandare giù, senza successo.
Sentì
le mani del suo Principe sulle spalle, e le sue dita si muoversi per
togliergli con cura l'elmo. In quel momento, Ornstein
abbassò il capo, contrito.
Si
sentiva così vulnerabile senza di esso, il mostrare il
proprio volto era qualcosa che accadeva solo tra i guerrieri che
tenevano il più profondo rispetto e cura l'uno per l'altro.
Ornstein aveva
mostrato il suo viso solo in presenza di Artorias, Ciaran e Gough.
Soprattutto, l'aveva fatto quando era in compagnia del suo Principe.
"Guardami," egli ordinò con voce mite. "Desidero almeno
guardati un ultima volta, amico mio."
Fu troppo per
l'animo di Ornstein. Lasciò cadere la lancia a terra,
incurante del fragoroso suono che emise. Permise
al suo Signore di guardarlo negli occhi color nocciola, gonfi e
arrossati, il viso rigato dalle lacrime, e i capelli rossi che gli
ricadevano sulle spalle.
Provò
una vergogna immensa perché stava piangendo come un bambino
davanti al suo Principe. Lo stesso
Principe che lo attirò a sè in un abbraccio che
Ornstein non esitò a ricambiare, affondando il viso sulla
spalla e singhiozzando liberamente. Stettero
così per alcuni minuti, ma che sembravano durare un
eternità.
Ornstein lo
stringeva a sè come se fosse la sua ancora di salvezza, il
viso leggermente solleticato da alcune delle sottili ciocche di capelli
del Principe, candide come la neve caduta.
"Ornstein,"
sussurrò il Primogenito, mentre accarezzava la schiena
dell'amico. "Se mio padre viene a sapere che sei dalla mia parte... non
oso immaginare cosa potrebbe farti...!" Ornstein si ritrovò
a ridere amaramente. "Lo so, mio Principe." gemette. "Ma
non sono solo."
Lentamente il
Primogenito si allontanò dall'abbraccio, quanto bastava per
guardarlo in viso. "Che vuoi dire?"
"Lord
Gwyn aveva incaricato Ciaran e le sue Lame di giustiziarti l'indomani,
ma... in questo momento sono pronte per farci fuggire da Palazzo senza
destare sospetti."
Vide il suo
Principe trattenere per un attimo il respiro. "Ornstein, ti prego...
non siete costretti a fare questo per me. State rischiando molto...!"
"Lo
so, e anche Ciaran," affermò deciso l'Ammazzadraghi,
nonostante gli occhi ancora gonfi e rossi, "Ma non temono le possibili
conseguenze! Persino Artorias sta facendo la sua parte, distraendo
insieme a Sif le sentinelle nel loro turno di guardia."
Il Principe non riuscì a trattenere un sorriso, di fronte a
tanta fedeltà nei suoi confronti. "Grazie," disse, "Sono
felice di non essere solo. Ma tu, Ornstein... devi restare qui."
"No!"
L'Ammazzadraghi scosse il capo, "io verrò con te! Sei
il mio Principe, è mio dovere servirti-"
"Proprio
perché sono il tuo Principe, ti dico di restare!"
Ornstein aprì la bocca per replicare, ma ne uscì
solo un sospiro. "L'unico macchiato di tradimento sono io, non tu."
Riprese il Primogenito. "I Cavalieri d'Argento perderebbero il loro
unico punto di riferimento, chi altri meglio di te può
guidarli? E poi... credi che mi perdonerebbero, se ti portassi via con
me? Artorias non esiterebbe a scagliarmi Sif sulla giugulare."
aggiunse, e con sollievo vide il suo Cavaliere accennare un sorriso per
la sua ultima frase.
"Sembra che non
riesco a convincerti, mio Signore." borbottò Ornstein
asciugandosi le guance col dorso della mano.
"Dove
andrai, quindi? Quale posto sicuro troverai fuori Anor Londo?"
Il Primogenito
di Gywn rimase in silenzio, soppesando alle prossime parole da dire. Poi
disse, "C'è
un posto, avvolto
da voci e leggende, dove vivono uomini serpente, e dove splende sempre il
sole. L'ho sognato molte volte, durante le mie meditazioni, ed è l'unico posto dove potrei essere al sicuro."
Ornstein
non capì subito, perché lo guardò con
un velo di confusione in viso. "Questo è ciò che
posso dirti, ma so che capirai, sei sempre stato molto sveglio."
Il Primogenito
gli prese una mano, porgendogli un piccolo oggetto sul palmo.
"E forse le nostre
strade si incroceranno nuovamente lì, un giorno, quando non
dovremo più niente alla nostra gente. Non importa quanto
tempo passerà, non ti dimenticarò mai, mio fidato
Cavaliere."
Il
Cavaliere dorato strinse tra le dita una piccola e semplice
scintillante vena d'oro. L'ultimo dono da parte del suo Principe, e
anche lui volle lasciargli un ricordo.
Prese
nuovamente la sua lancia, e portò la lama affilata su una
delle sue ciocche di capelli che tagliò di netto. Non aveva
nessun gingillo da donargli, quella ciocca quindi era tutto
ciò che poteva dare.
Infine,
la strinse intorno al polso del suo Signore come se fosse un bracciale,
mentre lui lo guardava con meraviglia.
Si
rese conto del profondo significato di quel gesto che doveva valere
così tanto per il suo Cavaliere, e fu lui questa volta ad
avere gli occhi lucidi.
"Io non ti
dimenticherò mai, mio Principe.
E ti prometto, una volta compiuto il mio ultimo dovere, che ti
troverò."
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