Segretaria di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Datore di lavoro ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Uno strano cliente ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Ferocia coniugale ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Lucius e Narcissa si lasciano ***
Capitolo 5: *** Incontro-scontro ***
Capitolo 6: *** La ‘madrina’ ***
Capitolo 7: *** Primo vero lavoro ***
Capitolo 8: *** Il migliore amico ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Uscita con Malfoy senior ***
Capitolo 10: *** Telefonata serale ***
Capitolo 11: *** Ricovero in ospedale ***
Capitolo 12: *** Conclusione ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Datore di lavoro ***
Partecipa
alla fanfiction challenge:
Pairing:
Harry/Hermione.
Prompt:
Vorrei rimanere a chiacchierare, ma veramente,
non posso… Lanciata da Silvia Giorgetti (LittleHarmony13)
Cap.1 Datore di lavoro
Hermione,
nel sentirsi chiamare, strinse il nodo della cravatta e chiuse
l’ultimo
bottone della sua giacca nera.
«Signorina
Granger!» ripeté la voce e la giovane
assottigliò gli occhi,
sospirando. Si allontanò dalla macchina fotocopiatrice in
funzione e si diresse
verso la porta dell’ufficio del suo datore di lavoro,
leccandosi le labbra.
"Lo
so che non è suo padre, quell’uomo era petulante
ed
insopportabile. Da quando era rimasto vedovo non faceva altro che
infastidirmi.
Però
non posso fare a meno di trovare ugualmente odiose le sue attenzioni.
Io sto dovendo fare la gavetta, partendo dal basso, nonostante mi sia
laureata
in giurisprudenza col massimo dei voti e lui, solo perché
è figlio di papà, ha
già la poltrona" pensò, entrando.
«Sì,
signor Potter?» domandò.
L’avvocato
dall’altra parte della scrivania aggrottò le
sopracciglia e posò
una carpetta bianca sul tavolo.
«Mi
chiedevo se lei, adesso, fosse impegnata, signorina»
sussurrò tentando
di ottenere un tono di voce seducente, le sue iridi verdi brillarono.
Hermione
avvertì l’inizio di una forte emicrania.
«Signore, adesso mi
preparavo a compilare le carte riguardanti il caso Paciock»
gli spiegò.
Lui
si piegò in avanti e tentò ancora: «Non
si preoccupi, la pratica non
scappa. Potremmo chiacchierare un po’, signorina»,
rendendo la voce così roca
da raschiarsi la gola.
Hermione
trattenne un sospiro, pensando: "Quanto è odiosa questa
situazione". «Potremo parlare appena avrò finito,
signore» lo liquidò,
uscendo.
Harry
guardò la porta richiudersi.
"Non
riesco proprio a capire cosa sbaglio con lei. Eppure Sirius mi ha
detto che così papà aveva successo alla mia
età.
Non
ho mai incontrato una ragazza che m’interessasse quanto la
Granger:
bella e brillante" pensò, pulendosi le lenti degli occhiali
tondi.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Uno strano cliente ***
Scritta
sentendo il
Nightstep di The angels among demons
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Personaggi: Hermione, Lucius Malfoy
Prompt: Studio legale
Cap.2
Uno strano cliente
Hermione
appoggiò il
contenitore del caffè sul tavolo, sopra una piccola stuoia
che proteggeva il
legno. Si leccò le labbra piene, sporcandosi la lingua di
rossetto e chinò il
capo, sistemandosi una ciocca castana dietro l’orecchio.
Udì
dei passi e sollevò
lo sguardo, scorse un uomo con la giacca nera di un completo, di
fattura
pregiata, e una mano pallida posata su un fianco.
«Questo
è: lo studio
legale Potter?» le domandò una voce maschile.
Hermione
alzò la testa e,
rispondendo: «Sì. L’avvocato al momento
è fuori in pausa pranzo», aguzzò lo
sguardo.
L’uomo
dinnanzi a lei
aggrottò le sopracciglia sottili, si leccò le
labbra pallide e scosse il capo,
facendo ondeggiare i lunghi capelli biondo-argentei.
«A
chi è stato dato
molto, molto è richiesto. Dovrebbe essere sempre pronto ad
aiutare i suoi
clienti» sibilò.
Lo
sguardo di Hermione
fu calamitato dai suoi occhi: dalle iridi blu fiordaliso. La giovane,
avvampando, deglutì a vuoto e gli domandò:
«Vuole un appuntamento… signor?»
domandò.
«Lucius
Malfoy signorina.
Sì, vorrei
sottoporre il
mio caso all’avvocato» sussurrò lui,
piegandosi verso di lei con un sorriso di
superiorità.
Hermione
deglutì a vuoto,
il battito cardiaco accelerato.
«E
lo otterrò nel
momento esatto del suo ritorno, ero un vecchio cliente del
padre» spiegò con
voce vellutata, avviandosi verso i sedili neri appoggiati alla parete.
Si
accomodò, accavallando le gambe, e sollevò il
bastone d’ebano che teneva per il
pomello dorato.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Ferocia coniugale ***
Cap.3
Ferocia coniugale
«Mi
stai fottutamente prendendo in giro, Draco?» gridò
Astoria, puntando un
coltello verso il marito. «Sei solo un lurido maiale! Un
porco che meriterebbe
di finire macellato» ringhiò.
Draco
indietreggiò fino a un pilastro. «Puoi fermarti
per un secondo, per favore?», ansimò.
«Lasciami solo spiegare».
«E
che cosa mi potresti mai dire questa volta, Draco?»
sbraitò Astoria e lanciò il
coltello da cucina. «La mia migliore amica? La mia migliore
amica, Draco?!».
Draco
si riparò dietro una colonna, nascondendosi
dall’arma che cadde a terra con un
rumore metallico. «Vorrei ricordati che il nostro matrimonio
è stato solo un
accordo» rispose. Si sporse con gli occhi socchiusi.
«Ed entrambi abbiamo
cercato altre relazioni extraconiugali…»
iniziò a risponderle.
«Siamo
sposati da solo tre mesi!» sbraitò Astoria.
Lanciò i piatti contro la colonna,
facendoli finire in frantumi, alcune schegge ferirono il viso di lei e
le mani
di Malfoy, che si era coperto gli occhi.
«Ho
pensato…» sussurrò Draco, nascondendosi
nuovamente dietro la colonna.
«Hai
pensato che cosa?! Che mi sarebbe andato bene essere derisa dalle mie
amiche?!»
strillò Astoria.
Draco
si mise a correre, si gettò carponi e gattonò
sotto il tavolo. «Astoria, hai
accettato tu» ribatté, indurendo il tono.
«Fottiti,
Draco. Sei un abominio di liquami e sperma»
ringhiò la moglie.
Draco
si passò la mano sul viso e si mise seduto, rimanendo sotto
il tavolo.
«Seriamente,
la nostra relazione non è mai veramente cominciata.
È ridicolo che tu stia
facendo così. In fondo a me interessa fare bella figura in
società quanto
interessa a te» borbottò.
Astoria
afferrò una sedia e la abbatté al suolo,
mandandola in pezzi.
Un
rivolo di sudore scese lungo il viso di Draco che dimenò le
mani davanti a sé.
«Perché
non vuoi fare una discussione da adulti con me? Sono convinto che
riusciremo a
capirci se parliamo come le persone civili» propose.
«Possiamo
provare, ma…» sibilò lei e
sputò per terra. «Tu sei uno stupido porco che non
pensa ad altro che a riprodursi».
Draco
uscì da sotto il tavolo, tenendo le mani alzate. "Se le
facessi notare
proprio ora che non si sta per niente comportando da signora e sembra
una
sgualdrina di bassa lega, mi ucciderebbe" pensò.
«Mi
dispiace, ma mai avrei pensato che fosse la tua migliore
amica» si scusò,
deglutendo rumorosamente e continuò ad avanzare. Si
mordicchiò il labbro a
sangue. «Ferma. Mi raccomando rimani ferma» la
implorò, tremando.
«Ascoltami,
va bene? In fondo io non ho fatto tutte queste storie quando ti ho
visto con
quel Trevor, perché lo so che con me sei
infelice…» disse con voce tremante.
«Non
sai nemmeno il suo fottutissimo nome, bastardo discendente di una
stirpe di
lerci porci» strepitò lei.
«V-va
bene» ribatté Draco, sentendo il sudore gelido
scendergli lungo la schiena. "Con
le sue parole mi sta dando il voltastomaco". «Va bene,
Astoria. Però cerca
di essere sincera con te stessa, prova ad essere realistica per un
minuto. Tu
non sei felice… E la tua storia con lui non è
stata seria come non è stata
seria la mia» disse, rendendo più sicuro il tono.
Il petto di lei si alzò e
abbassò affannoso.
«Io
non avevo realizzato quanto bisogno avessi tu di divertirti con altre
streghe!»
esclamò la donna. Sospirò pesantemente, raggiunse
il divano e vi si lasciò
cadere seduta di peso.
Draco
le si sedette accanto e la guardò in viso, dicendole
gentilmente: «Mi dispiace
averti fatto soffrire così».
Astoria
arricciò il labbro superiore. «Se ti aspetti che i
tuoi modi gentili mi
affascinino, ti sbagli. Non scivolerò fuori dal vestito per
te come fanno tutte
le tue donnine, piuttosto tirerò fuori te dalla tua
pelle» disse gelida.
Draco
deglutì rumorosamente.
«Per
come è andato il nostro matrimonio, sono sempre stato io a
scivolare fuori dai
miei vestiti per svendermi a te» ribatté.
Astoria
si alzò in piedi di scatto.
«Fottiti,
Draco» sibilò.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Lucius e Narcissa si lasciano ***
Scritto
per l’iniziativa ‘I prompt del
lunedì’ di Il
giardino di Efp.
Prompt
di D. B.:
-
Se il gatto resta, io me ne vado.
-
Giuramelo!
Cap.4
Lucius e Narcissa si lasciano
Lucius
accarezzò la testa del suo gatto, sentendogli
fare le fusa, lo grattò dietro l’orecchio e gli
passò le dita sottili sotto la
testa.
Narcissa
si soffiò rumorosamente il naso, la sua pelle
pallida si era arrossata e la sentì pizzicare.
«Quell’animale…»
ringhiò.
Lucius
batté un paio di volte le palpebre.
«Astoria
ha deciso di lasciare nostro figlio. A
seguito di questo, Draco è stato costretto a tornare a casa
con noi.
Sono
già stato dal legale per parlare del contratto
che hanno stipulato, per vedere se…» iniziò
a dire.
«Tu
ti sei informato per il nostro di matrimonio,
vero? Vorresti lasciare ‘me’»
ringhiò Narcissa. Arricciò il naso alla francese
e starnutì. «Non cambiare discorso, comunque. Sono
allergica a quella maledetta
bestia». La voce le era diventata rauca e sentiva la gola
bruciarle.
Lucius
osservò fuori dalla finestra, continuando a
accarezzare l’animale.
"Vorrei
che ci fosse solo il silenzio della
notte. Da quando ho conosciuto quella ragazza, dall’avvocato,
non ho pensato ad
altro. Guardo le stelle e mi sembra di sentire la sua voce"
pensò.
«Non
mi hai lasciato finire. Per il momento il gatto è
l’unica cosa che è riuscito ad ottenere. Questo
perché ci sono le prove del suo
tradimento.
Dovrò
pagare il silenzio di parecchi» spiegò Lucius.
Narcissa
serrò un pugno, venendo scossa da tremiti, le
sue ciocche more si confondevano con quelle biondo platino.
«Per quanto mi
riguarda puoi abbandonare quella bestiaccia in strada!»
strillò, sgranando i
suoi occhi arrossati.
«Dovresti
calmarti. Ricordi fin troppo quella folle di
tua sorella Bellatrix. Ti ricordo che hanno dovuta ricoverarla in una
clinica
psichiatrica» ribatté secco Lucius.
Il
gatto sulle sue gambe aveva iniziato a leccarsi,
tranquillizzato dalle carezze misurate di Malfoy.
"Vuoi
una scusa per liberarti di me, vero? Beh,
sta bene anche a me. Ormai odio anche solo la tua vista.
Hai
rovinato la vita a nostro figlio promettendola a
quella Astoria, non ti permetterò di rendere un inferno la
mia esistenza un
giorno di più!" pensò Narcissa, digrignando i
denti.
«Mettiamola
così… Se il gatto resta, io me ne vado»
minacciò.
«Giuramelo»
rispose Lucius. Adagiò delicatamente il
gatto per terra, che fece un basso miagolio e si allontanò
dal divano.
Narcissa
si alzò a sua volta. «Puoi contarci. Vado
immediatamente a prendere le mie cose.
Sono
stanca di essere rinchiusa in questo maniero ad
appassire giorno per giorno!» sbraitò.
Starnutì rumorosamente e indietreggiò,
sentendo la pelle irritarsi, mentre il felino le si avvicinava.
«Chiamo
i domestici per farti aiutare. Ovviamente non
avrai niente da me, oltre ciò che ti porterai
adesso» disse gelido Lucius.
«Non
preoccuparti. I miei genitori mi hanno lasciato
abbastanza soldi da farmi vivere da regina anche senza di me. In fondo
il
tesoro dei Black è rimasto tutto a me»
ribatté Narcissa. Gli diede le spalle,
facendo ondeggiare i lunghi capelli.
Lucius
la guardò allontanarsi e scrollò le spalle. «Andiamo micio,
sarai un compagno migliore»
disse.
"Tratta
meglio quel gatto di quanto abbia mai
trattato me. Gli dà da mangiare di persona, mentre a me, ha
sempre lasciato
solo la compagnia di una villa vuota e qualche domestico"
pensò Narcissa.
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Capitolo 5 *** Incontro-scontro ***
Incontro-scontro
Hermione si strinse nella giacca e
chinò il capo, avanzando
lungo la strada innevata, lasciando le proprie impronte, evitando le
altre
persone che camminavano a testa china come lei, con i visi nascosti
dalle
pesanti sciarpe o dai larghi capelli.
"Il
signor Paciock sembra ancora innamorato di sua
moglie. Non riesco a comprendere perché cerchi di far di
tutto per
riconquistarla, quando è ovvio che lei non ne vuole
più che sapere di lui.
Ormai ha occhi solo per il suo collega".
Si mordicchiò le labbra. "Paciock
non dovrebbe svilirsi così. Si tratta di un
bell’uomo, intelligente e
gentile. Sono convinta che potrebbe trovare qualcuno di meglio di
quella ‘lunatica’".
Sentì il suo cellulare
vibrare e socchiuse gli occhi,
sbuffando. "Almeno
le poche ore che mi lasciano libera potrebbero evitare di sfiancarmi" si
lamentò mentalmente. Guardò il
numero che la stava chiamando, le aveva
già lasciato otto chiamate perse.
Signor Potter, mi lasci in pace» borbottò,
rimettendolo in
tasca, lasciando che vibrasse a vuoto
Andò a sbattere contro
qualcuno davanti a lei e, con un
gemito, cadde a terra a gambe larghe.
Lo sconosciuto era caduto a sua
volta, i capelli biondo
argentei arruffati e gli occhi, dalle iridi azzurro-grigie, arrossati.
Hermione
si lasciò sfuggire sorpresa: «La
conosco! Lei è la
pratica Malfoy».
Draco si rialzò in piedi
con aria smarrita e si piegò in
avanti, porgendole una mano, vedendo che lei l’afferrava,
l’aiuto a rimettersi
in piedi. «Sono
abituato al fatto che Malfoy sia il mio cognome, non mi sono mai visto
come una
pratica»
scherzò.
Hermione arrossì e
piegò il capo in avanti, lasciando che la
cascata di capelli castani le finisse davanti al viso. Si
scusò dicendo: «Mi
dispiace. Io sono l’avvocato che suo padre ha assunto sia per
la sua causa che…».
«Per
la propria?» domandò
lui. Alcune persone li fissarono per
qualche minuto, altre si allontanarono accelerando il passo, altre
ancora, dopo
averli guardati borbottando, se ne andarono.
«Già…
Dev’essere dura per lei in questo momento»
disse
Hermione con aria contrita.
Draco
scrollò le spalle e si passò la mano tra i
capelli morbidi,
dicendo con tono secco: «Mio
padre e mia madre sono sempre
stati molto freddi ed è per questo che ho cercato».
L’avvocato
ammise: «Lei è parecchio disinvolto»,
sentendolo ridacchiare.
Draco ribatté: «Più sciocco,
direi. Sto già facendo la
figura del traditore fedifrago. Però le posso assicurare che
la prima a
tradirmi è stata mia moglie».
«No,
è giusto che lei mi dica queste cose. Devo saperle per
portare avanti la sua difesa»
borbottò Hermione e si schiarì la gola, che
le doleva leggermente.
«Allora
le converrà sapere che anche i miei genitori si
sono traditi vicendevolmente diverse volte»
le svelò Draco, cercando lo sguardo
sfuggente di lei.
«Sì,
ma magari non ne parlerei in strada»
gli
ricordò Hermione, pulendosi la giacca dalla neve.
Draco le chiese: «Sono
stato molto sgarbato. Signorina?».
«Granger» rispose lei, pensando: Certo che
assomiglia
molto a suo padre. Ne ha la stessa bellezza, ma non la medesima
alterigia
spaventosa.
«Posso
offrirle qualcosa di caldo, signorina Granger?»
domandò
affabile Draco, indicandole un bar alla fine della via.
«I-io…
la ringrazio, ma…»,
Hermione si allontanò camminando
all’indietro. «Sarà
per un’altra volta, va bene?».
Malfoy annuì, dicendole
con voce calda: «Ci
conto»,
guardandola allontanarsi con passo frettoloso.
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Capitolo 6 *** La ‘madrina’ ***
Scritta sentendo: "Toss A Coin To
Your Witcher"
METAL COVER; https://www.youtube.com/watch?v=bS4Q-WWyl3Q.
Scritta per: 6characterchallenge di
Non solo Sherlock ~
gruppo eventi multifandom.
Personaggio: Tonks.
La ‘madrina’
Il salottino era arredato in chiave
moderna e minimalista:
un tripudio di oggetti metallici e stoffe bianche e nere.
Hermione era sdraiata sul divano, i
capelli legati sulla
testa e una crema idrante sul viso, alzò la testa udendo un
rumore. Tonks stava
gettando un mazzo di rose nella spazzatura. «Fammi
indovinare, le aveva inviate il
mio capo» le disse e la donna annuì.
Hermione sospirò. «Così
finirò per farmi licenziare. Non
potrà sempre passare sopra ai miei continui rifiuti», pensando: "Magari
in cambio di una singola cena potrei convincerlo a farmi occupare di un
caso da
sola. Sono stanca di dover fare la segretaria, sbrigando pratiche e
portando caffè.
Potrei aiutare davvero in quel caso! Saprei anche con chi parlare".
«Non
sei tu che non hai capito le regole del gioco, ma lui.
Siamo avvocati divorzisti, non crediamo nell’amore» le ricordò Tonks.
«Tu
eri sposata» le
ricordò Hermione. Nascosti sotto
il tavolinetto c’erano alcuni cubi di legno colorati con dei
numeri e delle
lettere.
Tonks
fece una smorfia ed estrasse un pacchetto di sigarette dalla
tasca. «Finché mio marito non
è scappato con mio cugino. Quella è stata
la molla che mi ha fatto passare da avvocato d’ufficio a
divorzista e si
guadagna molto di più».
Aprì la finestra e si affacciò con la testa,
accedendosi
una sigaretta, se la portò alle labbra e sospirò.
«Cugino che
consideravo come un
fratello»
le ricordò passandosi la mano tra i corti capelli grigio
topo, in contrasto con
le capigliature rosa acceso che sfoggiava nelle fotografie.
«Non
sei il cuore di pietra che vuoi fare credere. Sei una
madre dolcissima per Teddy e mi ospiti nel tuo appartamento da mesi» ribatté
Hermione. Si alzò in piedi, indossava i calzini di due
colori diversi che
richiamavano uno il top, l’altro i pantaloncini.
«Proprio
per questo non voglio che frequenti il figlioccio
di mio cugino» disse Tonks. Il
vento trascinò via un po’ della cenere della
sigaretta.
Hermione
le fece presente: «E mi hai messo in guardia
anche
da tuo zio Lucius e suo figlio»,
dirigendosi verso il bagno.
«Non
è colpa mia se sono imparentata con mezza città» si vantò
Tonks. Sentì l’altra risponderle: «No, ma è una
cosa che sfrutti
sul lavoro».
Sul
pavimento erano rimaste una foglia e diversi petali delle rose
rosse infilate nella spazzatura.
«Senti,
se proprio sei così interessata al gentil sesso…
Che ne dici di Fred Weasley? Mi sembra un ragazzo intelligente» insinuò
Tonks.
«Lo
sai che è solo il mio migliore amico. Non l’ho mai
visto in quel senso» disse secca
Hermione, chiudendosi in bagno.
Tonks ridacchiò,
ribattendo: «Mai
dire mai».
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Capitolo 7 *** Primo vero lavoro ***
Primo vero lavoro
Hermione indossava un tailleur nero
che risaltava in
contrasto con la mobilia di un rosa acceso. C’erano diversi
trofei per la casa
e fotografie di un ragazzino sovrappeso con un’aria porcina.
«Quindi
lei lavora per Barty Crouch Junior. Devo dedurre
che sia con lui che il mio cliente ha contratto tutti quei debiti per
cui
rischia la casa» disse la
giovane, accomodandosi in una poltrona.
L’omone davanti a lei,
corpulento quanto il ragazzetto delle
fotografie, le rispose: «Il
suo cliente è un debole senza spina dorsale. Pur
riempendolo di pugni con un sacco da box, non ha sganciato un soldo.
Dubito che
la sua ex-moglie avrà più fortuna di me».
Hermione
chiese: «Lei sta ammettendo che ha aggredito il
mio cliente?»,
guardando l’omaccione spostarsi dal divano alla poltrona
accanto alla sua.
«Ci
vuole polso fermo, capisce? Altrimenti questi idioti
pensano di potersi allargare e di poterti mettere i piedi in testa» abbaiò
Dursley. «Polso fermo?» ripeté
Hermione, mentre il suo viso perdeva di colore.
«Sì.
Qualche cazzotto può solo fargli bene. Lei è
donna,
non capisce quanto siano importanti due pugni dati al momento giusto.
Il signor
Crouch è ben felice di rivolgersi a me quando ce
n’è bisogno».
Vernom
aveva il viso rosso acceso e rimarcò il concetto colpendosi
una mano grassoccia
con l’altra chiusa a pugni.
«Capisco» rispose Hermione,
individuando delle
foto in cui il giovinastro era un giovane uomo, di qualche anno
più grande di
lei. Molto del suo grasso si era trasformato in muscoli, ma
l’espressione
rimaneva suina.
Vernon le
domandò: «Perché non la
smette di pensare a quel
perdente e non inizia a notare gli uomini veri?»,
cercando di ottenere una
voce seducente che lo portò a sputacchiare saliva
tutt’intorno.
Hermione
rispose: «Come lei, ad esempio?»,
mentre
il suo viso si tingeva di un verde delicato.
«Esattamente.
Sono anche spirito, sa? Conosco alcune
barzellette che fanno pisciare dalle risate. Ad «esempio
ne conosco una su un
golfista cinese…» si
vantò Vernon, facendo una risata sguaiata.
Hermione
alzò lo sguardo, la lampada era lucidata, come tutte le
superfici di metallo dell’abitazione. «Le
posso assicurare che tra me e
il mio cliente c’è un rapporto puramente
professionale» disse atona.
Vernon si
lasciò andare ad una risata sguaiata. «Mi
sta
dicendo che un bel bocconcino come lei non se l’è
ancora accaparrato nessuno?»
domandò,
facendole l’occhiolino.
«Lei,
invece, suppongo che sia riuscito a trovare una
moglie»
il tono di Hermione rasentava l’ironico, mentre la sua
espressione era
nauseata.
«Oh
sì. Un’acida e rinsecchita, un vero manico di
scopa, ma
di famiglia importante. Ha ereditato un’intera fabbrica di
trapani. Altrimenti
avrei preferito sposare qualche donna procace come lei»
si lamentò Vernon, digrignando i
denti furioso.
«Perché
fa un secondo lavoro?»
chiese Granger, spostandosi
di lato per evitare che la mano paffuta dell’uomo riuscisse
ad accarezzarle la
gamba, lasciata in parte scoperta dalla gonna. Le venne risposto: «Quella
è tirchia solo con me, per le scemenze li butta i soldi. Sta
facendo crescere
nostro figlio come un debole, viziato. Fortuna che gli ho insegnato io
le buone
maniere. Ci vuole il bastone, sa?».
Bussarono alla porta ed Hermione
scattò in piedi, impallidì
scorgendo Harry Potter entrare.
«Buongiorno.
Mi dispiace signorina Granger, ma abbiamo
urgentemente bisogno di lei»
disse il giovane con fare sbrigativo.
Hermione annuì e lo raggiunse con passo veloce, gli si
affiancò e bisbigliò: «Grazie
per avermi salvato»,
in modo che la sentisse solo lui.
«Tu…» ringhiò Vernon,
riconoscendo Potter. Sentendosi
rispondere: «Ciao,
zio. Come va?».
Hermione chiuse gli occhi, sentendo
le tempie pulsare e
pensò: "Possibile
che chiunque sia parente di chiunque altro? Sembra che si conoscano
sempre
tutti! Non vedo l’ora di lasciare questo buco di paese e
trasferirmi a Londra".
«Dannazione,
ci mancavi solo tu. Vedi di sparire!»
abbaiò
il padrone di casa.
«Signorina
Granger, mi segua» disse Potter,
uscendo dalla porta
principale della villetta di Privet Drive.
Hermione annuì e lo
seguì fuori, nel momento in cui si
furono allontanati prese un sospiro di sollievo
«Le
do un passaggio con la mia auto?»
propose Potter.
Hermione serrò le labbra
fino a farle sbiancare, pensando:
Preferirei aspettare l’autobus, ma gli devo un salvataggio «Va
bene, signore»
acconsentì.
Entrò nella macchina e si
accomodò, Harry si sistemò al
posto di guida. Mise in moto, borbottando: «Quando
ho accettato che si
occupasse lei del caso, non avrei mai immaginato che sarebbe venuta a
incontrare proprio mio zio».
«Lei
non si è fidato del mio operato, non è vero?» chiese
Hermione, mentre i suoi occhi dardeggiavano.
Harry
scrollò la testa, facendo ondeggiare i corti capelli mori.
«Non
io. Le ricordo che pur essendo socio alla pari, devo comunque
sottostare al
signor Lupin»
ribatté. «Quindi
è lui che non si è fidato»
mormorò Hermione.
Harry
annuì, confermando: «Il signor Lupin
non si fida di
nessuno, nemmeno di me».
"O di se stesso" pensò Harry.
"Avrebbe
dovuto lasciarlo la mia madrina"
si disse Hermione, nascondendo una smorfia dietro la mano.
Cambiò discorso,
dicendo: «Le
sembrerò scortese, ma… Come fa ad essere parente
di quel tipo?».
«Mia
zia odiava così tanto la sua famiglia che è
scappata
col primo buzzurro che ha trovato. A lei basta avere una perfetta
casetta in
periferia e accetta anche le corna pur di sembrare una famigliola
comune,
mirabilmente integrata a livello sociale»
ringhiò Harry. Hermione rabbrividì nel
notare la sua espressione feroce. «Sembrate
parecchio risentito
nei loro confronti»
mormorò.
«Lo
sono. Non si sono degnati di venire né al funerale di
mia madre, quando ero piccolo, né a quello di mio padre due
mesi fa» rispose
Harry, svoltando a destra.
Hermione guardò dal
finestrino, pensando: "Non
dovrei essere così dura con lui, in fondo è
rimasto orfano da poco".
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Capitolo 8 *** Il migliore amico ***
“Questa storia partecipa a Prompt
nevosi e natalizi indetta da Emy Milicchio nel Giardino di
Efp”.
Prompt: 1) A non sa pattinare e B prova a insegnarglielo
Il migliore amico
Fred si legò i lunghi capelli rossi in un codino e
sfrecciò avanti e indietro, davanti al parapetto in plastica
trasparente del palaghiaccio.
«Dai, non puoi sempre e solo pensare al lavoro. Devi anche
divertirti ogni tanto!» spronò la migliore amica,
che si trovava dall’altra parte. Era illuminato dalle luci
elettriche del palazzetto e su alcuni pannelli di plastica bianca vi
erano riportati alcuni marchi di prodotti famosi.
«Tu sembri non fare altro» borbottò
Hermione, accomodata su un sedile di legno e distolse lo sguardo per
non vederlo muoversi così rapidamente.
Fred le rispose prontamente: «Perché ho trovato un
lavoro che mi rende felice e che permette anche agli altri di
divertirsi. La sentì sbuffare e tentò nuovamente:
«Dai, vieni».
«Se cado e mi rompo qualcosa, ti verrò a
cercare» fu la risposta di Hermione, che iniziò a
infilarsi i pattini da ghiaccio. Fred scrollò le spalle.
«Uh, accetterò il rischio. Dai,
t’insegno io» la confortò. Il
viso del giovane era spruzzato di efelidi e le sue labbra erano piegate
in un sorriso luminoso.
Hermione lo punzecchiò, chiedendogli: «Pensi di
riuscire anche a prendermi al volo?» domandò. Si
appoggiò al parapetto per non cadere ed entrò in
pista. «Ovviamente. Sei perfettamente al sicuro al mio
fianco, ci penso io a te» la rassicurò Weasley.
«Grazie, mio fulvo cavaliere dalla ‘bianca
armatura’» disse ironica Hermione, afferrandosi
alle braccia del giovane, che gliele offriva con aria incoraggiante.
Weasley si concentrò per non farla cadere facendole fare
alcuni giri sul posto. «Di niente, mia principessa dalla
lingua di drago» tentò di scherzare.
Il viso di Granger divenne vermiglio e la ragazza fece una smorfia.
«Io non sputo fiamme» borbottò.
Fred rise e la guardò infilare i pattini, girando su se
stesso. «Oh, lo so. Voi avvocati avete armi più
pericolose del fuoco». La luce delle lampade che si
rifletteva sul ghiaccio faceva brillare i suoi capelli vermigli.
Hermione gli lasciò andare le braccia e cercò di
pattinare da sola, rischiò di cadere all’indietro
e lui l’afferrò, aiutandola ad aggrapparsi
nuovamente al parapetto. Granger tentò diverse altre volte e
Fred la aiutò ogni volta, senza perdere il sorriso e la
gentilezza.
«Ti va, se finito tutto questo, ti offro una cioccolata
calda? Temo di averti torturato anche troppo»
scherzò.
Hermione annuì vigorosamente. "Pensavo che la nostra
amicizia sarebbe finita quando ho lasciato Ron. Invece lui mi
è rimasto accanto. Lo conosco da quando ero bambina e non so
se ce l’avrei fatta senza di lui, l’ho sempre
considerato come un elemento importante della mia vita. Lui
è forse l’unico, nella sua numerosa e rumorosa
famiglia, ad aver capito che ho lasciato quel traditore quando
l’ho trovato a baciarsi con Lavanda. Non
m’interessa se era invidioso della mia carriera, non
l’ho mai considerato un perdente, ha fatto tutto da solo"
pensò. «Con molto piacere».
Fred si allontanò e fece qualche piroetta sul posto, ridendo
forte.
"Chi non lo conosce bene, potrebbe pensare che è davvero
sempre allegro. Invece è solo bravo a nascondere il dolore.
Io lo so cosa ha sofferto quando i suoi si sono separati e suo padre si
è portato via il suo gemello".
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Capitolo 9 *** Cap.9 Uscita con Malfoy senior ***
Scritto col prompt de: I prompt del
lunedì di Frida Rush:
Caffé al volo.
Scritta sentendo: Nightcore - Big Bad
Wolf; https://www.youtube.com/watch?v=szPhtf7CC74.
Cap.9 Uscita con Malfoy senior
Fuori dalle ampie finestre dello
starbucks passavano delle
macchine lentamente e persone si avvicendavano all’interno
del locale, facendo
scattare la porta. Ne uscì una donna dai morbidi capelli
afro e un impermeabile
giallo che teneva in mano una confezione di ciambelle ed
entrò un uomo in
giacca e cravatta, con una vistosa sciarpa verde.
Lucius guardava Hermione davanti a
sé. «Si
rilassi, le sto solo offrendo un caffè al volo» le disse, il viso di lei era parte
coperto dai suoi riccioli castani.
Hermione serrò le labbra,
pensando: "A quanto pare suo
figlio
non gli ha raccontato del nostro incontro di qualche tempo fa. Si
somigliano
parecchio, ma nel modo di fare di Malfoy senior
c’è una grazia da nobile
decaduto che mi affascina". Si
massaggiò il collo e abbassò lo sguardo. "Solo
che è un uomo molto più grande di me ed
è un cliente. Non posso mandare tutto
all’aria per degli stupidi ormoni".
«Lo
so e non ho dubbi che non approfitterà di questo per
niente di disdicevole»
mormorò. Dietro un ampio bancone di legno ad angolo si
trovavano
i commessi che servivano instancabilmente bicchieri di carta, vivande o
stilavano scontrini, parlottando a bassa voce. Indossavano tutti la
stessa
divisa, ma avevano diversi segni della stanchezza sul viso.
«Assolutamente» rispose l’uomo
rivolto alla avvocatessa,
accavallando le gambe e appoggiandosi con la schiena al sedile. Ad ogni
suo
movimento faceva ondeggiare i suoi lunghi capelli argentei, legati da
un
nastrino nero. Stringeva il pomello d’argento del suo bastone
nero e i suoi
occhi erano liquidi.
Hermione
spiegò: «Semplicemente temo che
questa confusione
possa rendere più difficile visionare questi documenti». Sul tavolinetto rotondo davanti a
loro erano posati dei fascicoli. "Ho cercato di spiegargli che non
potevo
far uscire buona parte del materiale dagli uffici e qui gli ho potuto
portare
solo delle fotocopie riassuntive, ma sa essere davvero testardo se
vuole.
Poi, con
la sua grazia innata, sa bene che nessuno sa rifiutargli
niente. Questo è un uomo che è cresciuto col
comando. Il figlio, invece, l’ho
visto più alla mano, meno sicuro, ma più
sensibile. Mi ha fatto tenerezza.
Al
contrario del giovane Potter, mi sono subito sentita in
sintonia con lui".
«Mi
sto affidando completamente a lei. Ho capito subito la
sua competenza» rispose Lucius,
aprì e chiuse una mano coperta da un guanto
candido. Hermione gli porse un foglio, portando la sua attenzione su un
punto
particolarmente spinoso: «Signor Malfoy, sua
moglie sta chiedendo delle
cifre esorbitanti. Se ne rende conto?».
Lucius rispose:
«Concedetele pure tutto ciò che chiede.
Voglio chiudere questa storia alla svelta», scrollando le
spalle. I suoi occhi
chiari si posarono distrattamente sui tanti altri clienti.
Hermione chiese: «La ama
ancora?», abbassando la voce. La
gelida risposta fu: «No, sono solo stanco di
soffrire».
«Era per caso
così infelice a causa di un tradimento? Mi
dispiace dover scendere nei dettagli specifici, ma il mio lavoro me lo
richiede» chiese Hermione. Imbarazzata si grattò
vicino l’occhio, ma mantenne
un tono formale.
Lucius negò col capo.
«No, agli occhi di tutti era un
matrimonio perfetto», sospirò. «Soltanto
che stavo vivendo una vita vuota,
vacua». «Quando arrivi alla mia età ti
rendi conto di desiderare qualcosa di
più. Quello che all'inizio mi andava bene, all'improvviso
era divenuto
insopportabile».
Hermione annuì. "Anche su questo lui è il figlio hanno
fin troppo in comune. Hanno sofferto troppo per sottostare
all’occhio della
società.
Mi chiedo
se anche Potter, alla fine, non sia solo schiacciato da
quello che deve dare a vedere per colpa di suo padre".
Ingoiò un sospiro. "Non
vedo l’ora di poter parlare con Fred. Almeno lui non
è così complicato".
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Capitolo 10 *** Telefonata serale ***
Prompt di Il giardino di Efp di F.R.:
"non me la cavo
con la tecnologia"
Telefonata serale
Fred ridacchiò, vedendo
che Hermione correva nell’altra
stanza con il cellulare in mano, la suoneria di lei risuonava per la
casa.
«Puoi usare il mio computer se ti serve, tanto la conosci la
password».
«Grazie!» rispose
lei. «Si tratta del cliente di cui ti
raccontavo, quello che mi ha invitato per il
caffè…».
«Dai, rispondi, prima che
il ‘signore del maniero’ si
offenda. Io continuo a cucinare questi spaghetti» la
rassicurò il migliore
amico.
Hermione chiuse la porta dello studio
di lui e si sistemò
dietro la scrivania, alzando lo schermo del computer, rispondendo al
cellulare.
«Buonasera, signor
Malfoy» rispose, ticchettando con le
punte dei piedi sul pavimento. «Non le è arrivata
la mia mail?» chiese,
giocherellando con una ciocca di capelli.
La risata di Lucius
risuonò roca e lontana. «Buonasera,
signorina, mi perdoni il disturbo. La mail è arrivata, ma ho
preferito
risponderle di persona», si sentiva in sottofondo un suono
leggermente
disturbato, come la musica di un giradischi. «Non me la cavo
con la
tecnologia».
Hermione sorrise, riconoscendo nel
salvaschermo di Fred una
loro fotografia. "Ricordo quel giorno al parco acquatico"
pensò. «Non
si deve preoccupare, mi dispiace solo di averle dato cattive
notizie». Si
umettò le labbra e si schiarì la voce.
«Giacché voi e vostro figlio state
portando avanti una causa di divorzio nello stesso periodo,
l’avvocato di
vostra moglie vuole descrivervi come dei cacciatori di dote, lasciando
intendere una accusa di tradimento» illustrò.
«Pensa che non riusciremo a
vincere la causa? Ho proprio
sbagliato momento, ma vede… Non resistevo
più» ammise Malfoy.
Hermione alzò lo sguardo
sul soffitto. «Non si preoccupi. Ho
controllato chi sarà il giudice che presenzierà
al processo e sono convinta di
poter trovare gli argomenti giusti».
«Allora mi
affidò completamente nelle sue mani»
soffiò
Malfoy. Hermione arrossì e utilizzò il portatile
per aprire la propria mail,
aveva ricevuto diversi messaggi da Potter e dal figlio di Lucius.
"Non perderò nessuna delle
mie due cause importanti.
Non resterò più una semplice segretaria" si
ripromise.
«Buon proseguimento di
serata, signorina. Ancora grazie di
tutto» le disse Lucius. Hermione rispose:
«Arrivederla e non si preoccupi. Non
esiti mai a chiamarmi, in qualsiasi momento». Chiuse la
chiamata e iniziò a
guardare le mail, dalla stanza accanto arrivò la voce di
Fred: «Gli spaghetti
sono pronti!».
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Capitolo 11 *** Ricovero in ospedale ***
Prompt di Il giardino di Efp di F.R.:
Borsa nuova
Ricovero in ospedale
Hermione stava scendendo le scalinate
davanti al tribunale,
Potter le si affiancò. Chiedendole: «Perdonami se
te lo chiedo, ma… Ti
dispiacerebbe se ti accompagnassi io a casa con la macchina?».
Hermione alzò lo sguardo
su di lui, la luce del sole
illuminava le sue iridi verde smeraldo, dando vita a dei giochi di
riflessi. Il
suo viso era incorniciato da un sorriso amichevole e sulla fronte aveva
un
vistoso cerotto.
"Chissà cosa gli
è capitato s’interrogò lei.
«Va bene»
accettò.
Harry la portò con
sé fino alla sua macchina lucida e le
aprì la portiera, facendola accomodare. Si mise al posto di
guida e le domandò:
«Vuoi che accenda la radio?». «No, sto
bene così. A me piace anche viaggiare in
silenzio» rispose.
«Questo è un
invito a non parlare?» chiese Potter. Hermione
ridacchiò, rispondendogli: «No, affatto. Anche se
non penso di avere argomenti
interessanti di cui parlare».
«Beh, io ne ho di molto
comuni. Mi piacciono molto i film e
i libri» enumerò Harry.
«Suppongo film e
libri impegnati» tirò a indovinare Hermione. Al
loro fianco, il marciapiede era
gremito di pendolari che stavano uscendo dal sottopassaggio della
metropolitana, altrettanti stavano scendendo.
«Oh no, affatto. Non sono
tipo da film d’autore o da libri
pesanti come mattoni» scherzò Harry. Tra i palazzi
s’intravedeva qualche grosso
piccione intento a svolazzare.
"Man mano che si va oltre le
apparenze, si scopre che è
qualcuno alla mano. Non è il ragazzo che cerca di fingere di
essere. Si può
essere amici di qualcuno così" pensò Hermione.
Dicendogli: «Scusami per i
miei preconcetti. Ammetto che non ho molto tempo per i film, ma sono
una
lettrice onnivora. Non c’è niente di meglio che
immergersi in mondi sempre
nuovi».
«Allora permettimi una di
queste volte di portarci al cinema
a vedere qualche film che possa farti cambiare idea» le
propose Harry.
«Permesso
concesso» scherzò Hermione. Il suo cellulare
squillò e la giovane rispose: «Pronto?».
Harry stava rallentando, incolonnato
nel traffico. Impallidì
sentendo Granger dire con tono concitato: «Quando? Davvero?!
Dica al signor
Malfoy che arrivo subito». Attese che la telefonata fosse
conclusa per
chiedere: «Malfoy senior o junior?».
Hermione rispose: «Draco,
si trova in ospedale. A quanto
pare la sua ex-moglie lo ha aggredito».
***
Hermione si rigirò la
borsetta tra le mani. «Non
posso accettare». "Anche se vorrei.
Non solo mi piacerebbe avere una borsetta nuova, ma questa è
anche di
incredibile fattura, un modello davvero fine" pensò.
Draco tentò di
convincerla: «La prego, deve. Io
insisto».
Hermione lo guardò, era
steso nel letto candido
dell’ospedale, intorno a loro le pareti verde acqua e i
mobili di una tinta più
scura. «Mi sta già pagando per il mio
lavoro…».
«Con questa,
però, si ricorderà di me. Non ha idea di quanto
le sono debitore per avermi finalmente liberato da
quell’incubo». Dalla
finestra socchiusa entrava un filo di vento, gli altri letti nella
stanza erano
vuoti.
Granger gli fece notare:
«Sì, ma si trova in un letto di
ospedale». "Mi sento in parte responsabile. Ho messo sotto
pressione
quella pazza e sì che avrei dovuto capire che era
pericolosa".
Draco indicò con la testa
il comodino accanto al letto di
metallo. «Non potevo certo offrirle le terribili confetture
che mi propinano in
questo posto terribile». Si passò la mano tra i
corti capelli biondo platino.
«Ammetto che non m’importerebbe neanche se avessi
tutte le ossa rotte, l’incubo
è finalmente concluso».
«Sua moglie è
stata davvero una belva. Se avessi immaginato
che l’avrebbe aggredita, le avrei detto di prendersi una
guardia del corpo»
disse Hermione. Malfoy le ricordò: «In
realtà la sua furia ci ha aiutato a
vincere la causa, non che con la sua bravura lei non ci sarebbe
riuscita
ugualmente».
«Penso che ci
aiuterà a vincere ben due cause. Se riuscirà a
presentarsi durante il caso di suo padre, sono convinta che
susciterà una certa
simpatia…» ribatté Hermione, con tono
più professionale.
«Diciamo la
verità, si tratterebbe di pena» chiarì
Draco.
Hermione volse lo sguardo, ammettendo: «Forse, ma solo
perché non la conoscono
bene».
«Ho visto che il suo capo
si complimentava con lei per la
sua vittoria con molto trasporto cambiò discorso Draco.
Hermione distolse lo
sguardo, fissando la finestra. Bisbigliò: «Forse
non credeva che ci potessi
davvero riuscire». "Non so, fino a qualche tempo fa avrei
creduto in
queste parole, ma adesso mi appaiono ingiuste. Tra lui e Potter non
sembra
scorrere buon sangue, eppure ‘Harry’ mi ha portato
subito qui quando ha saputo
quello che era successo".
Draco le prese la mano nella propria
e la vide trasalire.
«La prego, venga a trovarmi, almeno finché non
sarò guarito. Non voglio perdere
i contatti con lei, anche se non sono più suo
cliente».
Hermione gli rivolse un sorriso
benevolo. «Può contarci»
promise.
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Capitolo 12 *** Conclusione ***
Finalmente
avvocato
«Hai
vinto due cause su due. Bisogna festeggiare disse
Fred, versando del vino nei due bicchieri sistemati sul tavolinetto di
vetro
davanti a lui. Ti senti soddisfatta?»
La stanza era in penombra, illuminata
dalla luce della televisione accesa, ma con l’audio messo al
minimo.
Hermione prese uno dei due bicchieri,
specchiandosi nel
liquido rosso. Gli rispose: «Sono
una persona fortunata».
Fred le chiese: «Perché
hai finalmente ottenuto il lavoro dei tuoi sogni?
Ora sì che finalmente ti riconoscono come avvocato».
«Ho
combattuto tutta la via per quello, ma non solo rispose
Hermione e fece un lungo sospiro. «Ho
conosciuto tante persone speciali».
Si
sentì domandare: «Speciali?».
«Sì,
alcune le conoscevo già, ma non avevo compreso quanto
fossero incredibili. Hanno sofferto tanto e sono affamate
d’affetto»
rispose Granger.
«Strano
discorso per un avvocato divorzista»
scherzò Fred. Le gote di Hermione s’imporporavano,
mentre lei continuava a
bere. «Forse».
«Solo
affetto?»
s’informò Fred, cercando il suo sguardo
e i loro occhi si specchiarono.
«No,
hanno bisogno d’amore»
ammise Hermione. Fred svuotò
il suo bicchiere in qualche sorsata. «Qualcuno
di loro potrà avere il tuo di
amore?»
approfondì. «Non
lo so. Forse, in futuro. Ora voglio vivere la mia vita»
gli venne risposto.
Fred addolcì il sorriso,
dicendole: «Hai
già fatto la scelta di
amare la persona che più lo meritava: te stessa».
Hermione gli rivolse un sorriso
grato. «Sapevo
che tu avresti capito».
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