Il Ricordo Spezzato

di Shailene_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** BUONGIORNO SCOTT ***
Capitolo 2: *** GEMELLI? ***
Capitolo 3: *** FREYA ***
Capitolo 4: *** UNA SANA AMICIZIA ***
Capitolo 5: *** CREDICI ***
Capitolo 6: *** RACCONTAMI ***
Capitolo 7: *** FRATELLO MIO ***



Capitolo 1
*** BUONGIORNO SCOTT ***


Squilla il telefono, lo guardo, ma a causa del sole che entra dalla finestra dritto sulla mia faccia, non riesco a leggere bene chi mi sta telefonando; di colpo alzo lo sguardo e trovo il mio migliore amico sulla porta della mia camera, con il telefono all’orecchio.

«Che diavolo fai? Vieni a casa mia e mi telefoni allo stesso tempo?» dissi con tono stufo ma con mezzo sorriso sulle labbra alla vista di Stiles che mi fissava con la faccia di uno che aveva bevuto troppo caffè.

Il mio amico Stiles Stilinski possiede un’intelligenza straordinaria anche se a volte fa cose che possono sembrare totalmente stupide e prive di senso; ha manie di controllo e l’aggettivo che lo descrive al meglio è iperattivo; si, perché lui non mette mai in pausa il cervello, è sempre lì a cercare, investigare e studiare su qualsiasi cosa, tranne che a scuola. E’ il figlio dello sceriffo della città, un uomo vedovo e dal cuore grande, che ha cresciuto anche me e mio fratello maggiore Derek come fossimo figli suoi.

«Fra presto idiota, faremo tardi anche oggi.» Rispose Stiles con quel suo modo di fare snervante.
«Non dormo bene ultimamente, sento come…qualcosa.»
«E’ una cosa tua? Insomma, hai capito cosa intendo.»
«Si, credo di si, Stiles.»
«Scott…sei il licantropo più paranoico che conosca e sei ancora in pigiama!»

Suona la campanella ma siamo arrivati in tempo anche oggi, nonostante il mio essere continuamente in ritardo. Le lezioni sono noiose come al solito e dopo 7 ore siamo finalmente liberi di allenarci per le selezioni di lacrosse, soprattutto io perché Stiles è un po’ una schiappa.
***
Viviamo in un paesino a pochi km da Londra, ma anche qui il ritmo di vita è sempre frenetico, nessuno è mai fermo ad osservare i particolari, e ciò è un bene per chi come me ha qualcosa da nascondere. Sono nato licantropo, così come mio fratello e tutta la mia famiglia, è una cosa che va avanti da generazioni e che da sempre è rimasta segreta, almeno fino a 9 anni fa, quando la mia famiglia è stata interamente bruciata viva, sembrerà strano visto che viviamo nel 21° secolo, ma quando la famiglia Argent, da sempre specializzata nella caccia al soprannaturale, scoprì la verità su di noi non ebbe pietà per nessuno, non gli importava che in quella casa potessero esserci anche dei bambini. Io e mio fratello maggiore non eravamo in casa al momento dell'incendio, e dopo il tragico evento abbiamo vissuto da soli, con il sostegno del padre di Stiles. Conosco Stiles da quando avevamo 6 anni, le nostre mamme erano molto amiche, lui sa tutto di me, anzi è l’unico a saperlo, credo che lui sia la persona più vera che io conosca, è come un fratello. Come ha fatto a scoprirlo? In realtà non lo so, in prima media iniziò ad avere sospetti e a fare ricerche; passava le notti in bianco e alla fine mi confessò tutto. Se solo tutti la prendessero con la leggerezza di Stiles…lui non ha mai avuto paura di me, nonostante sia capitato, devo ammetterlo, di non riuscire a controllarmi, ma lui mi è rimasto vicino, in ogni momento.
***il giorno seguente***
Sono quasi le 8, Stiles è passato a prendermi in moto per arrivare in tempo anche oggi. Man mano ci avviciniamo a scuola, la sensazione di ieri diventa sempre più forte, solitamente provo sensazioni così forti quando nelle vicinanze c’è un altro licantropo, ma l’unico che conosco è mio fratello Derek e sicuramente all'età 24 anni non si trova nel cortile di un liceo. Mi tolgo il casco e guardo verso l’entrata della scuola, così come se qualcosa mi dicesse di guardare esattamente in quella direzione, ma ciò che vedevo era solo un mucchio di liceali che attraversava il cortile della scuola. I miei sensi ampliati da licantropo cercavano di dirmi qualcosa, ma non riuscivo a capire esattamente cosa, era molto fastidioso, come se ci fossero mille suoni nella testa e ti tocca capire quale sia quello più intenso. Lancio a terra il casco e cerco di seguire quel suono, era come un richiamo. Queste sensazioni si intensificarono alla vista di una graziosa ragazza bruna, dai grandi occhi color nocciola; spostando di pochissimo lo sguardo noto che la ragazza si muove in sedia a rotelle, il che non aveva in alcun modo alterato le sensazioni che provavo nei suoi confronti. I nostri sguardi si sono incrociati per pochi secondi, ma a me sembrava di conoscere quegli occhi, quei capelli e quel profumo, che riuscivo a sentire come se lei fosse ad un centimetro da me. Mentre entriamo in classe racconto tutto a Stiles, che ancora una volta riesce a unire i punti della vicenda molto più velocemente di me.

«Scott, ha capelli e occhi castani e senti un forte legame con lei…non pensi che…» interruppi subito il mio amico, era troppo anche per lui pensare una cosa del genere.
«No, no Stiles, non dirlo neanche, sai perfettamente che mia sorella gemella è morta 9 anni fa. E poi mia sorella non era costretta sulla carrozzina, anzi, correva più veloce di me visto che ho sempre sofferto d’asma.» risposi d’attacco, non riuscendo a dare una spiegazione a quello che stava accadendo.
«Si, ma c’è stato un grave incendio, potrebbe aver…oh accidenti lasciamo perdere, andiamo a lezione.»

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Capitolo 2
*** GEMELLI? ***


Durante il corso di biologia c’era quella ragazza, di cui non sapevo neanche il nome ma il mio istinto mi diceva continuamente di girarmi e guardarla. Forse Stiles aveva ragione, forse quella ragazza era davvero la mia gemella. Ma come può essere sopravvissuta una bambina ad un incendio di quella portata? Mi stropiccio gli occhi con le mani e torno in me: nulla di tutto questo aveva senso, forse era semplicemente una ragazza licantropo e provavo quelle forti sensazioni per questo motivo. Come siamo riusciti a pensare che mia sorella fosse ancora viva?

«Signor McCall!» urlò il professore «sono tutti usciti dall’aula, lei non ha attività pomeridiane o semplicemente una casa in cui tornare?»
«Si, si signore.»

Ero così immerso nei miei pensieri che non avevo sentito ne la campanella ne Stiles, che sostiene di avermi più volte ripetuto che la lezione era finita, ma credo che infondo si sia divertito a burlarsi di me, lo fa sempre.
***
All’uscita di scuola vedo un ragazzo sicuramente qualche anno più grande di noi prendere in braccio quella misteriosa ragazza e aiutarla a sistemarsi in macchina, e pensai subito fosse suo fratello, dunque escludiamo sia la mia gemella, i suoi unici fratelli eravamo io e Derek, ma ero comunque curioso di sapere di più su di lei, infatti il mio udito era così concentrato sulla conversazione di quei due che ignoravo qualsiasi cosa dicesse Stiles, che era a 3 centimetri da me.

«Com’è andato il primo giorno, Freya?» disse il ragazzo.
«Non sono riuscito a trovarlo, Killian, non sono riuscita a trovare mio fratello.»

L’udire quel nome mi fece percorrere un brivido lungo tutta la schiena, non riuscivo a crederci. Una doccia fredda sembrò attraversare il mio corpo. Era lei. Il mio corpo si era bloccato, così come il mio respiro, mi portai una mano al petto e con l’altra toccai la spalla del mio amico prima di accasciarmi.

«Scott? Ehi Scott stai bene?» disse Stiles mentre cercava di rimettermi in piedi. Riuscivo a sentirlo, come in un eco, ma l’ossigeno mi mancava sempre più. «Scott ti prego perché devi farmi preoccupare sempre. Scott!»
«S-Stiles…..n-non riesco a r-resp…..» cercavo di dire a Stiles che non riuscivo a respirare e che avevo dimenticato l’inalatore a casa. Erano giorni ormai che non avevo un attacco d’asma, ma quell’emozione era stata così intensa da farmi mancare il fiato.
«Scott dov’è il tuo inalatore?» chiese Stiles palesemente preoccupato «avanti amico parlami, dov’è il tuo cavolo di inalatore?» continuava a chiedermi e a cercare ovunque. «Scott avanti guardami, respira.»
«Ehi Stiles, prendi!!» disse Derek appena arrivato di corsa, lanciando l’inalatore a Stiles.
«Oh Derek! Grazie al cielo! Hai sempre un tempismo perfetto» urlò Stiles con voce tremante mettendomi in mano l’inalatore e aiutandomi ad utilizzarlo.
«G-graz…» cercai di ringraziare entrambi.
«Sta zitto idiota, risparmia il fiato per il prossimo attacco d’asma.» mi disse Derek con il classico sguardo da fratello maggiore.

Sorrisi a mio fratello Derek. Non so cosa ci facesse qui, ne perché avesse il mio inalatore con sé, ma probabilmente sarebbe finita male se non fosse arrivato, Stiles era praticamente nel panico.

«Scott cosa ti è preso? solitamente riesci almeno a tenerti in piedi.» disse Stiles ancora sconvolto e un po’ sudaticcio.
«Essere un lupo mannaro non ti ha mai fatto superare questo problema, ma non pensavo che fosse addirittura peggiorato.» aggiunse Derek.
«Piantatela! Entrambi! Lei è qui.» affermai con voce ferma.
Stiles e Derek si guardarono negli occhi senza riuscire a seguirmi. Ma dopo un attimo Stiles si rese conto che ciò che dicevo aveva senso.
«Wo…wowowo Scott dici sul serio?» chiese Stiles sbalordito.
«E’ lei, ne sono sicuro, ho sentito il ragazzo dire il suo nome e lei ha detto di non aver trovato suo fratello. Tutto torna ragazzi!» dissi cercando di convincerli completamente.
«Potrei avere l’onore di essere incluso in questa interessante conversazione?» mi interruppe subito mio fratello, che in effetti era appena arrivato e non riusciva a capirci.
«Te la faccio breve, amico. Tua sorella è viva.» affermò in maniera coincisa Stiles.

Gli occhi di Derek iniziavano a illuminarsi e gli artigli allungarsi, il suo sguardo si fece cattivo, Stiles iniziò a indietreggiare come se volesse scappare e si mise entrambe le mani sulla bocca per non urlare come una ragazzina, il suo essere troppo diretto ha sempre infastidito Derek, il quale iniziava davvero a innervosirsi e rischiava di trasformarsi in mezzo a tutta quella gente.

«Fratello calma! Non so come sia possibile, non so come sia sopravvissuta, ma posso assicurarti che è lei. Sono il suo gemello, sono giorni che ho una sensazione strana. Era lei la mia sensazione.»
«Dov’è? fatemela vedere. ORA!» disse Derek mentre era evidente che cercava di tenere sotto controllo i poteri da lupo.
«Io credo che non ci riconosca, anzi credo anche che non riesca a usare i sensi da lupo…» affermai.
«Spiegati meglio.» chiese Derek.
«Credo le sia successo qualcosa di brutto, è seduta sulla sedia a rotelle e soprattutto non si è accorta di me. Se avesse ancora i poteri sentirebbe ciò che sento io, è la mia gemella ed è, o era una licantropa, da bambini a volte sentivamo l’uno il dolore dell’altro, com’è possibile che non senta nemmeno il mio odore? Io l’ho avvertito da ieri, quando lei non era nemmeno arrivata in città.»
«Ora che sei sicuro che sia lei, come farai ad avvicinarti? Andrai da lei e le dirai ehi ciao io sono tuo fratello gemello e lui è nostro fratello maggiore.» affermò sarcasticamente Stiles.
«Stilinski non fare il simpatico.» rispose Derek mandando un’occhiataccia a Stiles, che ha sempre avuto un po’ di timore verso mio fratello.
«E allora spiegatemi come vorreste avvicinarvi a lei senza sconvolgerla, è evidente che ora conduce una vita in cui non esiste il soprannaturale!»
«Zitti. Zitti entrambi.» interruppi urlando e bloccando quella discussione. «Troverò una soluzione.» conclusi andando via, lasciando Derek e Stiles che probabilmente avrebbero continuato a beccarsi.

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Capitolo 3
*** FREYA ***


La vedevo ogni giorno in compagnia di quel ragazzo che sembra andare al college e a vederli sembrano molto intimi, iniziai a pensare che se non si fosse trattato suo fratello avrebbe potuto essere il suo fidanzato, quindi volevo sapere il più possibile. Origliavo molto spesso le loro conversazioni con il mio udito da lupo, volevo essere sicuro che fosse mia sorella, prima di fare qualche scelta avventata. Quando la vedevo nei corridoi, anche se da lontano, a volte riuscivo persino a sentire i suoi stati d’animo, ed erano proprio questi i momenti in cui mi convincevo sempre di più che quella ragazza fosse Freya.
***casa McCall***
Ero con Stiles e mio fratello, quasi ogni pomeriggio stavamo a casa mia e preparavamo delle merende spazzatura da mangiare dopo il torturante allenamento di lacrosse. Io ero praticamente immerso nei miei pensieri, Stiles non faceva altro che osservare ogni mio movimento e Derek come al solito ignorava entrambi e rimaneva concentrato sui suoi libri. Mio fratello fa tanto il maschio alpha ma poi si scioglie nei romanzi.

«Stiles rispondi sinceramente… secondo te mi sto facendo film mentali su quella ragazza?»
«Amico non lo so, io credo che, si insomma, potrebbe darsi anche che…però tu…e lei…i ric…» risponde Stiles, che girando intorno al discorso cercava di evitare di dirmi qualcosa che molto probabilmente non mi sarebbe piaciuto.
«Stiles! Avanti senza giri di parole!» dissi a voce alta con gli occhi illuminati.
«Va bene, va bene, io credo che lei, non so come, sia sopravvissuta all’incendio, ed ha palesemente riportato dei danni permanenti. E credo soprattutto che sia tornata per cercarti, per cercare te e Derek.» disse Stiles tutto d’un fiato.
«Dunque questa è la tua teoria, strana come tutte, ma questa volta sono completamente d’accordo con te.»
«Si Scott, ma devi andarci piano, potrebbero essere emozioni forti.»
«Già…» sospirai mentre osservavo mio fratello seduto in silenzio ad ascoltare la nostra conversazione.
«Secondo me perdiamo tempo, come può una bambina di 8 anni salvarsi da quel disastro quando tutti gli altri, potenti lupi alpha per giunta, sono morti?» aggiunse improvvisamente Derek con tono serio e poco speranzoso.
«Non lo so, Derek! Non lo so, ma io ho delle sensazioni strane in questo periodo. Si tratta solo una coincidenza secondo te?»
«Io so che il rapporto tra gemelli è unico, ma io non ho quel tipo di sensazione, eppure è anche mia sorella. Scott, fratello, probabilmente devi smettere di fissarti su ogni cosa. Lascia perdere quella ragazza e concentrati sullo studio.»
«Io l’ho sentita mentre diceva di non essere riuscita a trovare suo fratello!» risposi sbattendo i pugni sul tavolo.
«Se quella ragazza fosse davvero la nostra Freya avrebbe detto i miei fratelli, non mio fratello.»
***il giorno seguente***
Correvo a scuola, sempre in ritardo, ma questa volta non sarei arrivato in tempo, persino Stiles arrivò prima perché suo padre gli fece la ramanzina la sera prima. Il corridoio era completamente vuoto. Anzi no. Sentivo dei rumori in lontananza. Lei era lì, infondo, con l’armadietto aperto. Rimasi bloccato, finchè non mi accorsi che lei sembrava in difficoltà. Mi avvicinai tranquillamente, senza farle capire che passavo di lì solo perché c’era lei.

«Ehi» dissi con voce dolce.
«E tu sei?» rispose lei sorridendo, mentre agitava le braccia nell’armadietto.
«Oh si, che indiscreto. Sono Scott, sei nuova vero?»
«Si ecco…si, mi chiamo Freya, molto piacere.» rispose lei porgendomi la mano, mentre io rimasi incantato nel vederla.
«Ehi Scott, stai bene?» mi chiese ovviamente lei vedendomi bloccato a guardarla.
«Oh si scusami, emh, hai bisogno di una mano?» dissi cambiando subito discorso.
«Mh, speravo non me lo chiedessi, ma in realtà si…si è incastrata la giacca infondo all’armadietto…e io…insomma.» disse lei con un accento di malinconia nelle sue parole.
«Ecco tieni.» le dissi porgendole la sua giacca. «Sono in ritardo, è meglio se vado in classe, noi giocatori di lacrosse non stiamo molto simpatici ai  professori. Ci vediamo a ricreazione magari!» dissi mentre mi allontanavo e iniziai a correre verso la mia classe. Lei rise di gusto e mi salutò.
 
In classe raccontai l’accaduto a Stiles, il quale mi ripeteva di andarci piano, perché potevo anche sbagliarmi, ma io ormai non avevo più dubbi, lei era mia sorella, toccandole la mano sono riuscito a sentire sensazioni talmente forti da non riuscire a parlare. Dovevo a tutti i costi sapere cosa le era successo, se si ricordava di me e Derek e come ha fatto a sopravvivere, ma nei due giorni a seguire non la vidi neanche una volta, anzi la sentivo piuttosto lontana.
***la mattina seguente: ore 8.15***
«Corri Scotty, corriiiiii!» disse Stiles urlando e correndo, senza neanche aspettare che chiudessi la porta di casa.
«Accidenti Stiles buongiorno anche a te» dissi mentre iniziavo a correre per stargli dietro «vorrei ricordarti che soffro d’asma, amico.»
«E’ tardi anche per l’asma, Scott, avanti aziona i tuoi poteri da lupo» disse Stiles girandosi a guardarmi, ma in realtà ci avevo già pensato io ed ero arrivato a scuola molto prima di lui.
«Maledetti licantropi!»
***ricreazione***
«E’ evidente che il professore ci odia, ancora una volta siamo finiti in punizione, mio padre mi ucciderà prima o poi. Scott, mi chiedevo, così per caso, hai per caso parlato con tuo fratello dell’incontro con Freya?»
«Ovviamente no. Vorrei aspettare ed essere ancora più sicuro si non sbagliarmi»
«E con lei ci hai più parlato?»
«In realtà non l’ho più vista da quel giorno. Forse abbiamo orari diversi.»
«Uhm, Scott…se la vista non mi inganna quella è lei, devo dire che è molto carina»

Mi girai di colpo verso Stiles, con gli occhi illuminati, poi vidi lei, che andava verso l’uscita. Iniziai a correre nella stessa direzione.

«Devi smetterla di fare quello sguardo, assomigli sempre di più a tuo fratello!» disse Stiles che mi seguiva correndo «Ma non soffrivi d’asma?»
«Sta zitto e corri, non deve accorgersi che andiamo lì di proposito.»

Effettivamente non riuscivo a respirare, ma non avevo tempo di fermarmi a inalare ossigeno, così continuai a correre verso di lei.
«Ehi Freya, ciao.» la salutai affannato.
«Oh Scott, ciao…ma cos’hai? Hai corso?»
«Umh si, cioè no, cioè…»
«E’ colpa mia, cerco sempre di entrare in competizione con questo bel giocatore di lacrosse.» disse Stiles dandomi un colpo sulla spalla, facendo ridere Freya. «Piacere sono Stiles!»
«Io mi chiamo Freya.»
«Si…molto…simpatico il mio amico.» dissi respirando a fatica
«Vuoi un po’ d’acqua?» mi chiese gentilmente Freya.
«Oh, no no sta bene, guarda che schianto che è!» disse Stiles mentre io gli lanciavo occhiatacce minacciose.
«Si va tutto bene è che fa un po’ caldo non trovate?» cercai di deviare il discorso. «Non ti ho vista in questi giorni, ci tenevo a presentarti il mio migliore amico Stiles»
«Seguo molti corsi…sai devo recuperare per il trasferimento della scuola.»
«Pranziamo insieme domani? Così puoi ammirare la simpatia di Stiles anche tu»
«Hahaha si dai ci sto, non ho molti amici qui…sarà la mia sedia che spaventa.»
«Oh no no a me non spaventa nulla!» dissi incoraggiandola.
«E credici quando dice così.» aggiunse Stiles sorridendo. Ma io diedi una gomitata fortissima al mio amico. Non perdeva occasione per essere sarcastico.
«Va bene io vado c’è il mio amico che mi aspetta in auto, ci vediamo domani a pranzo.»
«Ciao Freya!» rispondemmo in coro.

Aspettai che andasse via, poi guardai il mio amico, poggiai una mano sulla sua spalla e iniziai a respirare molto affannosamente.

«Scott? Sott, ehi no, no, no, respira.»

Ogni volta che quella ragazza parlava di se a me venivano attacchi così forti, ma non riuscivo a spiegarmi il perché. Stiles mi prese l’inalatore dallo zaino e lo usai.

«Perché diavolo non l’hai usato davanti a lei? Ne avevi bisogno da quando l’abbiamo incontrata.»
«Non mi sembrava educato.» risposi, ma la verità era che non volevo sembrare debole ai suoi occhi.
«A volte ti comporti proprio da idiota. Avanti siediti un attimo.»

Rimasi per qualche minuto fermo per respirare profondamente…ma mi ripresi subito e tornammo a casa.

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Capitolo 4
*** UNA SANA AMICIZIA ***


Il giorno seguente, dopo le lezioni, come previsto, incontrammo Freya e passammo la pausa pranzo insieme. Era piacevole passare del tempo con lei, conoscerla meglio, vedere che si sentiva a suo agio con me e Stiles.
 
«Allora, cosa mi consigliate, ragazzi? Non ho assaggiato niente di particolarmente buono da quando sono qui»
«Io ti direi di non prendere mai gli hamburger, sanno di plastica» rispose sarcasticamente Stiles, provocando un gran ridere a Freya.
«Avanti non siamo mica al ristorante Stiles, mangia ciò che ti viene offerto e basta» aggiunsi divertito.
«Oggi particolarmente, e non lo dico spesso.» disse Freya sorridendo.
«E’ un buon segno, significa che stai bene in nostra compagnia.» risposi io con un sorriso molto amichevole e premuroso, mentre ci sistemiamo su un tavolo libero «e comunque anche io ho una fame da lupi, mangerei anche Stiles in questo momento.»

A quelle parole Stiles tossì come se qualcosa gli stesse andando di traverso.

«S-Scott, non dirai s-sul serio?»

Io e Freya non potemmo fare a meno di ridere. Stiles era davvero spaventato da quella mia frase, ma come dargli torto, durante alcune notti di luna piena ho davvero provato ad ucciderlo; ma Freya prese tutto come un semplice gioco, dalla sua reazione a quella frase non ebbi altro che la certezza che del mondo dei lupi, il suo vero mondo, non ricordava nulla.

«Ragazzi io devo andare, oggi pomeriggio non seguirò le lezioni.» disse Freya guardando l’orologio sul suo polso.
«Come mai? Stai poco bene?» chiese Stiles, sempre poco discreto.
«Oh no, niente affatto. Come vedi mi è difficile stare in piedi e il mio amico Killian, che studia per diventare medico, diciamo che mi aiuta a recuperare.» soiegò Freya con lo sguardo perso.
«E sentiamo dolce Freya, questo Killian è solo un amico?» chiese Stiles sogghignando, ancora una volta invadente.
«Hahaha, ma certo che si, devo ammetterlo è un gran figo, ma le donne non le guarda neanche, è gay. Ve lo presento un giorno! È davvero un amore di ragazzo, mi tratta come se fossi sua sorella…»
«Ti accompagno fuori.» dissi io, che volevo comportarmi come un fratello, come questo Killian a cui lei sembra tenere molto. Forse ero un po’ geloso che sia stato lui ad essere quella figura fraterna che spettava a me e Derek, ma di certo non era colpa sua.
«Tranquillo Scott, ce la faccio anche da sola, sono meno fragile di quel che sembra. Ci vediamo domattina, non fate tardi.» concluse lei sorridendo e andò via, spingendosi sulla sedia a rotelle.

Io e Stiles ricambiammo il saluto, poi io rimasi un attimo con lo sguardo fisso su di lei, che si allontanava sempre di più, come a voler essere sicuro che arrivasse tranquilla fino alla porta di uscita della scuola. Lei mi faceva una certa tenerezza, non perché era bloccata sulla carrozzina, ma perché i suoi occhi e il suo sorriso mi ricordavano la mia sorellina allegra e spensierata. Dentro di me sapevo che era mia sorella, ma Derek continuava a dire che la mia era pura illusione.

«Terra chiama Scott.» ripeteva Stiles passandomi una mano davanti al viso.
«Finiscila imbecille.» risposi bloccandogli la mano con una forte presa.

 
***il giorno seguente***

«Scott!! Sono qui venite.» urlò Freya con voce delicata.
«Lezione di economia con il coach, pronti e carichi?» disse Stiles.
«Dopo economia io e Stiles abbiamo l’allenamento di lacrosse, verrai a vederci?»
«Ma certo, voglio proprio vedere chi è più schiappa tra i due.»
«Senza dubbio Scott! Con questo fisico non è portato affatto per il lacrosse.» disse Stiles facendo ridere Freya, come sempre.

 
***campo di lacrosse***

Il campo era invaso dai ragazzi di 4C, tutti molto molto in forma. Tra questi c’era Jackson, che prima era in classe con noi, ma per un litigio, in cui c’entravamo ovviamente io e Stiles, si fece cambiare di classe. Era senza dubbio un buon giocatore, ma non dimentichiamo che io ho la forza da lupo mannaro dentro.

«Fa il pieno di ossigeno McCall!» disse Jackson con aria di sfida.

Molte volte mi era capitato di avere attacchi d’asma durante partite o allenamenti, ma ciò non mi ha mai impedito di giocare, anzi mi reputo un valido giocatore.

«Se vuoi possiamo prestargli il tuo, idiota.» rispose Stiles arrabbiato. A modo suo cercava sempre di difendermi, anche se non ne avevo bisogno, semplicemente non mi facevo abbindolare dalle battutacce di Jackson. «Su, su, respira bene e diamogli filo da torcere, amico.» aggiunse dandomi un paio di pacche sulla spalla.

 
Ero un po’ agitato ma quando mi girai e vidi Freya in tribuna mi sentii meglio, era come se mi fosse tornato tutto l’ossigeno nei polmoni, mi sentivo sicuro più che mai. L’allenamento andò a gonfie vele, il coach mi aveva anche nominato capitano per la prossima partita.

«Corri Scott, c’è Freya, e sembra molto felice.» si gira Stiles per cercarmi. «Scott? Cavolo mi fai parlare anche da solo ora.» ma solo dopo si accorse che io ero già lì vicino a lei per salutarla.
«Siete stati incredibili, ragazzi. E tu Scott, sei più bravo di quel che sembra, senza offesa Stiles.» disse Freya, mentre Stiles recuperava il fiato per aver essermi venuto dietro.
«Accidenti amico, corri veloce per essere uno che soffre d’asma.» disse Stiles con molta naturalezza. Io gli diedi un calcio a Stiles così forte da crearli una smorfia sul viso.
«Eh-eh-eh sì, già…so controllarla molto bene.» aggiunsi sorridendo, ma palesemente imbarazzato.
«Ecco perché sembri sempre affannato. Ma come fai con il lacrosse?» mi chiese Freya.
«Te l’ho detto, so controllarlo, e poi…ci convivo da tutta la vita, sono abituato.»
«Oh, ecco Killian. Venite dai ve lo presento una volta per tutte.»

Killian, l’amico di Freya, sembrava avere la stessa età di mio fratello Derek. Un ragazzo semplice, altro con gli occhi verdi, se non mi avesse detto che era gay sarei sicuramente stato geloso.

«Mi fa piacere che ti sia trovata degli amici, tesoro.» disse Killian, molto dolce. «Spero di poter stare tranquillo. Posso stare tranquillo, Stiles?»
«Più che tranquillo caro Killian, Freya ci ha conquistati al primo sguardo.» disse Stiles, cercando di non sembrare troppo stupido.

Salutammo Freya e Killian e tornammo a casa mia, come sempre. Mio fratello era in viaggio per questioni lavorative. La mia famiglia aveva un gran patrimonio e molte aziende a Londra, delle quali si occupava Derek, ma una volta raggiunta la maggiore età e finito il liceo avrei iniziato ad aiutarlo, infondo era la nostra eredità.

«Secondo te come ha conosciuto quel ragazzo e come hanno instaurato quel rapporto? Sembrano davvero fratelli.»
«Non lo so, Stiles, ma sono intenzionato a scoprirlo. Potrebbe centrare con il fatto che lei non ricordi niente di me e Derek.»

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Capitolo 5
*** CREDICI ***


Passarono le settimane e io e Stiles ormai eravamo sempre in compagnia di Freya, la quale pian piano riusciva sempre di più ad aprirsi con noi, a raccontare di lei e di ciò che provava. Io non raccontai nulla del mio passato, ma non so fino a quando avrei potuto resistere, morivo dalla voglia di dirle chi era veramente, ma ogni volta non trovavo le parole. Intanto era cresciuta anche la confidenza con l’amico di Freya, Killian; scoprimmo che le nostre case erano piuttosto vicine, così Killian dava un passaggio anche a noi quando ci vedeva correre verso la scuola, come due disperati.
Mio fratello Derek invece faceva avanti e dietro da Londra per lavoro, lo si vedeva davvero poco, ma secondo il mio parere cercava di evadere il più possibile dalla questione Freya, perché in apparenza non voleva crederci, ma so che in fondo ci credeva più di me.
 
***ricreazione a scuola***
 
«Ragazzi, dovrei chiedervi un favore…anche solo a uno di voi due» ci chiese Freya, dopo aver terminato una telefonata.
«Ma certo dimmi tutto.» risposi io prima che Stiles iniziasse a parlare.
«Eric non può venire a prendermi oggi, ha un esame all’università, mi chiedevo se potessi…darmi un passaggio.»
«Nessun problema, anzi se non ti va di stare sola a casa potresti venire con me a casa di Stiles e aspettiamo Eric, e intanto potremmo studiare tutti insieme.»
«Ottima idea! Potresti appassionarti anche tu ai pomeriggi di Scott&Stiles.» aggiunse il mio sarcastico amico.
«Ragazzi io non sono mai sola a casa nel pomeriggio…ho bisogno di andare a fisioterapia…sapete, ecco…» disse Freya, con un velo di tristezza.
 
La mia faccia e quella di Stiles erano a dir poco imbarazzate, poche volte ho visto Stiles senza parole e questa era una di quelle. Per noi c’era Freya e basta, con la sedia o senza; quando stavamo insieme non toccavamo mai l’argomento che riguardava la sua salute, non sapevamo ancora che rapporto aveva lei stessa con la sua sedia. Io la guardai negli occhi come a volerle chiedere scusa.
 
«Potete dirlo ragazzi, non posso camminare, ne sono abbastanza consapevole.» sorrise dicendo quelle parole, come a volerci consolare.
 
Ci infilammo nella mitica Jeep di Stiles e accompagnammo Freya a fare fisioterapia; avevo un sacco di domande da porle, ma la paura di essere poco delicato prendeva ogni volta il sopravvento. In auto regnava il silenzio, nessuno sapeva di cosa parlare, eppure solitamente parlavamo molto, ma non ci eravamo mai trovati in una situazione così imbarazzante.
 
«Ragazzi…vi intimorisco?» Ci chiese Freya improvvisamente. «Non credevo di fare questo effetto. E comunque state tranquilli, sono qui sopra da così tanti anni che non ci faccio più caso, è una parte di me e l ho accettata. Non parlarne o ignorare ciò che sono non mi farà di certo tornare in piedi, quindi quando siete curiosi o volete semplicemente chiedermi qualcosa non dovete mai porvi problemi, non dovete mai paura di essere indiscreti, chiaro? Sono sempre io e siamo amici da un po’ di mesi.» disse Freya tutto d’un fiato, come a volersi togliere un peso.
«Grazie al cielo…avevo così tante domande da farti, piccola amica.» rispose Stiles, sollevato; lui non era proprio l’esempio perfetto di discrezione.
«Vedi Scott, sii più come Stiles!» replicò Freya.
 
Intanto io continuai a rimanere in silenzio, forse perché io al suo posto non sarei riuscito a parlarne, come infatti mi capita quando devo parlare del mio soffrire d’asma, mi fa sentire debole agli occhi degli altri, e questo non mi piace affatto.
Arrivati in clinica aiutai Freya a scendere dall’auto e andai con lei nella stanza dove faceva fisioterapia ogni giorno. Feci caso ad ogni particolare, ogni attrezzo, ogni angolo. Diedi un bacio sulla fronte di Freya e tornai ad aspettarla in auto da Stiles.
 
«Amico, ma che ti prende?» mi chiese Stiles.
«Non riesco a chiederle niente, mi blocco, ho paura di farle del male.»
«Se non lo farai tu, lo farò io, ho più coraggio di te con le parole.»
 
Non risposi, avevo bisogno di tempo per metabolizzare tutta la situazione, ma se avessi voluto sapere cosa era accaduto a quella ragazza, che io continuavo a sostenere fosse mia sorella gemella, dovevo avere il coraggio di chiederle ciò che volevo sapere.
Da lontano vedemmo Freya tornare e sembrava piuttosto stanca.
 
«Tutto bene?» le chiese Stiles, mentre l’aiutava a rimettersi in auto. «Ehi, ti tremano le gambe.» aggiunse stupito.
«Sono spasmi, Stiles, mi succede perché ho appena finito di stimolare i muscoli, tranquillo è tutto normale, solo un po’ doloroso.»
«Se hai dolore vuol dire che la sensibilità sta tornando?»
«Oh Stiles…non tornerò mai più in piedi, la fisioterapia mi aiuta solo per l’equilibrio e la stabilità, altrimenti avrei spasmi molto più dolorosi.»
 
Io continuavo ad ascoltare, mentre Stiles era sempre più a suo agio nel fare domande a Freya, io non vedevo l’ora di tornare a casa e non doverla vedere.
 
«Resta a cena con noi!» disse improvvisamente Stiles. «Casa McCall è sempre libera, soprattutto quando Derek non è in città.»
«Mi sembra un’ottima idea, ditemi che volete mangiare e ordiniamo.» in realtà volevo strangolare Stiles per averle fatto quella proposta, ma ormai il danno era compiuto.
Tutto sommato la serata andò bene e ripresi a parlare con Freya, dopo averla ignorata tutto il pomeriggio. D’un tratto fui preso dal mio istinto e le chiesi qualcosa che credevo non le avrei chiesto mai: «Freya, cosa ti ha realmente portato a dover usare la sedia a rotelle?»
«Una nuova passione immagino.» risposte immediatamente Stiles col suo solito sarcasmo e Freya ci rise su.
«Non ho ricordi in realtà. Tutto mi è stato raccontato da Killian, perché lui era già in comunità quando sono arrivata io.»
«Come mai eravate in comunità?» domandai.
«I suoi genitori erano dei tossici, l’hanno abbandonato quando aveva pochi anni ed è cresciuto praticamente per strada, così iniziò a fare dei piccoli furti per garantirsi almeno un pasto. Così a 11 anni fu scoperto dai servizi sociali e portato in comunità.» raccontò Freya, mentre io e Stiles eravamo lì attenti ad ascoltarla. «Un paio d’anni dopo arrivai io, avevo 8 anni…ricordo solo questo. Lui è più grande, come avrete capito, è riuscito a farsi una vita decente e appena divenuto maggiorenne ha lottato tanto per farmi da tutore legale, quindi sono sotto la sua custodia da quando ho 14 anni e lo sarò fino alla maggiore età.»
«E tu? Come ci sei finita lì dentro se avevi solo 8 anni?» chiesi con fiato smorzato.
 
Dopo aver sentito quella storia e dopo averle fatto quella domanda iniziava a mancarmi il respiro, come se mi stesse venendo un attacco d’asma e molto probabilmente sarebbe successo. Ma volevo resistere e continuare ad ascoltare quella storia, arrivare al punto che mi interessava di più, il punto in cui la mia teoria veniva confermata.

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Capitolo 6
*** RACCONTAMI ***


«Io…non lo so, o meglio, non ricordo praticamente nulla. Quando avevo 8 anni, vivevo da queste parti, credo, con la mia famiglia; i miei genitori erano benestanti a quanto mi hanno detto, ma una sera ci fu un incendio, non so per quale motivo…la casa, gli alberi, i campi, tutto morto, tutti morti. Tutti tranne me. Non so come, venni trovata, ovviamente in condizioni pessime.» la sua voce era piena di incertezza, ma come darle torto. «Avevo gravi ustioni su tutto il corpo, ma non so come non sono rimaste cicatrici. Oltre a quelle c’erano le lesioni al mio cervello, lesioni a livello neurologico come si può ben notare, in più la perdita di ogni ricordo prima di allora.»
«Freya, ehi…se non te la senti di parlarne…» dissi io, premurosamente.
«Oh, no, no, anzi, siete i primi forse a cui lo dico…nella vecchia scuola non avevo molti amici.»
«Come si fa a non esserti amico?» chiese Stiles, sorridendo.
«Tutti avevano il timore di essere amico di una ragazza come me.»
«Vuoi dire speciale, come te?» aggiunsi io prendendole la mano.
«Hai detto che la tua storia ti è stata raccontata da Killian, come fai a sapere che non se la sia inventata di sana pianta?» chieste Stiles, che si poneva sempre mille interrogativi su ogni cosa.
«Mi sono dedicata alle ricerche, ho letto giornali, ascoltato testimoni, cercato su internet e c’erano molte informazioni sul disastro che ci fu 9 anni fa. Per anni mi sono sentita una ragazza senza passato, figlia di nessuno. Ma c’era Killian con me, sempre, dal primo giorno, si è sempre comportato come un fratello, lui è stato la mia forza. Più crescevo, più le mie ricerche si facevano intense, e un giorno una donna che viveva qui mi raccontò che non tutta la mia famiglia era deceduta. Avevo due fratelli, che al momento dell’incendio non erano in casa, inoltre ho scoperto che la mia famiglia era benestante e che tutta la loro fortuna si trovava in questa città, dunque ho pensato che se i loro soldi si fossero trovati qui, avrei trovato anche questi presunti fratelli. Così ho deciso di venire a vivere qui, ormai sono sotto la custodia di Killian e la sua università è qui in città…quindi il mio obiettivo è trovare loro.»

Sentivo il respiro mancarmi sempre di più, stavo palesemente per avere un attacco d’asma. Ascoltare quella storia non fece altro che darmi la certezza che la ragazza accanto a me fosse mia sorella. Stiles mi guardava, sapeva riconoscere ogni mia espressione.

«Scott, ti senti bene?» mi chiese Stiles, preoccupato.
«………….S-Stiles………chiama m-mio……fratello.»
«Derek è fuori città, lo sai. Oddio Scott, ehi respira ti prego.»
«Stiles cosa succede? Mi sto preoccupando!» chiese Freya molto agitata.

Sentivo Stiles scuotermi, ero in uno stato di semi incoscienza, il racconto di Freya aveva solo confermato i miei sospetti. Era lei. La mia sorelina che credevo morta da quasi 10 anni. 10 anni a credere di essere sola, mentre i suoi fratelli erano vivi e ignoravano il fatto che lei fosse ancora viva. 10 anni a credere di non essere importante per qualcuno, quando invece aveva noi, aveva sempre avuto noi. Era questo ciò che mi faceva avere attacchi d’asma così violenti, il senso di colpa di non essere riuscito a proteggere mia sorella gemella per tutti questi anni. Freya mi prese improvvisamente la mano e riuscì pian piano a respirare normalmente. Il suo contatto ha dato inizio ad una sorta di processo di guarigione. Lei ancora non lo ricordava, ma era un lupo mannaro incredibilmente forte e io avrei fatto di tutto per ricordarglielo.

«Mi fai preoccupare da una vita, te ne rendi conto vero?» disse Stiles con rabbia e sarcasmo insieme.

Mi buttai sul letto come a volermi riposare, mentre Stiles andava a recuperare qualche dolcetto, così da fare il pieno di zuccheri.

«Ti senti meglio, Scott?» mi chiese Freya, dolcemente. «mi hai fatto preoccupare molto, sai?»
«Stai tranquilla, poi mi passa.» risposi seccamente.
«Io resto a dormire qui, avviso mio padre.» disse Stiles, col cellulare in mano.
«Non ho 3 anni, amico. Va a casa.»
«Scott, ti rendi conto di ciò che ti sta succedendo? Come faccio a lasciarti solo? Tuo fratello torna tra quattro giorni, cosa faresti se ti venisse un attacco d’asma in piena notte e nell’agitazione non riuscissi a trovare l’inalatore?»
«Stiles, santo cielo, sai essere davvero melodrammatico.»
«Vi lascio alla vostra litigata tra fidanzatini, Killian è fuori che mi aspetta. Scott, riposati e lasciati aiutare da un amico che, chiaramente, ti vuole bene. Ci vediamo domani a scuola.»

Ci salutò e tornò a casa con Killian. Una volta rimasti soli potevamo confrontarci su quello che era appena successo.

«Stiles, dico sul serio, va a casa. Hai sentito ciò che ha raccontato? È lei, è la sua storia che mi fa mancare l’aria, non è l’asma che è improvvisamente peggiorata.»
«D’accordo, ma per qualsiasi cosa chiamami! Della storia di Freya parleremo domani, sono davvero stanco, si è fatto tardi.»
«Va a casa, Stiles, sto bene. Ci vediamo domani.»
***ore 3.15***
 
Sentivo il telefono squillare, più volte in realtà ma cercavo di ignorarlo. Le chiamate erano così continue che alla fine decisi di rispondere.

«Pronto?»
«Sott! Perché non rispondevi? Stai bene?» mi chiese Stiles in meno di due secondi.
«Oh Stiles, sul serio? E’ la quinta volta che mi telefoni. Va a dormire!» conclusi prima di riattaccare la telefonata.

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Capitolo 7
*** FRATELLO MIO ***


Il mattino seguente sentii qualcuno scuotermi dal letto, abbastanza violentemente direi. Era mio fratello, che grazie al mio migliore amico era corso qui da me, come se fossi una donzella in pericolo.

«Scott!» urlò Derek di soppiatto.
«Oh, avanti Derek, che ci fai qui?» dissi sbruffando, con l'aria di chi sapeva cosa gli stesse per essere chiesto.
«Stai bene?» mi chiese, preoccupato più che mai.
«Io uccido Stiles.» erano le uniche parole sincere che mi vennero in quel momento. Stiles sa bene che non mi piace ricevere aiuto da mio fratello, eccetto in casi di vera emergenza e questo a parer mio non lo era.
«L'hai spaventato da morire ieri, al telefono aveva la voce tremante, cosa diavolo è successo?»
«Sono vivo, andate all'inferno entrambi ora, è ancora presto per andare a scuola e quindi continuerei volentieri a dormire.»
«Hai bisogno di un medico, Scott? Sii meno testardo e ammetti di non stare bene, non hai bisogno di farti vedere invincibile da me, conosco i tuoi limiti.» mi chiese mio fratello, con sguardo apprensivo.
«No, no, Derek! Non è l'asma il problema, è ciò che la provoca!»
«Cosa diavolo vorrebbe significare questo? Hai l'asma da sempre, non ha senso ciò che dici. Basta, chiamo un dottore.»
«Wo, fermo, ascoltami! È Freya che provoca gli attacchi.»
«Scott, fratellino, io credo che sia ora di smettere con questa bella favoletta e di tornare alla realtà. Lei non è nostra sorella, è solo una coincidenza.»
«No, affatto, è lei. Mi ha raccontato la sua storia. Dopo l'incendio non le sono rimaste cicatrici, la sua pelle è guarita in maniera velocissima.» risposi agitato, ma allo stesso tempo sicuro di quel che dicevo.
«Non è guarita. Se gli occhi non mi ingannano mi è sembrato di capire che non può camminare.»
«E' guarita esternamente. I danni a livello neurologico erano irrecuperabili, forse neanche un lupo mannaro riesce a far fronte a quel genere di ferita. Non so neanche se sia ancora un lupo mannaro onestamente, oppure lo è ma ha dimenticato anche questo.»
«Non puoi dire sul serio.» disse Derek, sconvolto.«Sta a te crederci o meno. Lei è mia sorella e ha bisogno di me, ha bisogno di ritrovare suo fratello, o meglio entrambi i suoi fratelli. D'altro canto, è stata lei a dirmi che è venuta qui proprio per cercare i suoi fratelli, potremmo facilitarle il lavoro.»
«Certo, dopo a scuola va da lei e dille "ehi ciao sono io il fratello che cerchi, mi sono finto tuo amico per capire se fossi davvero mia sorella", Scott svegliati! Sei completamente uscito di senno? Ma l'hai vista? Vuoi procurarle uno shock?» mi disse Derek, che iniziava a surriscaldarsi.
«Ti ho detto che sei libero di fare ciò che vuoi. Alla fine, ti dimostrerò che ho avuto ragione sin da subito, e probabilmente avrai i sensi di colpa in futuro, per non essere riuscito a gestire una situazione tanto assurda quanto reale.»
«Scott, va al diavolo.» concluse Derek lasciando la camera.

 

***poche ore dopo***
 

Sentivo il campanello suonare ed era Stiles, ma non avevo la minima intenzione di alzarmi da quel letto e andare a scuola, senza prima aver pensato ad un piano. Non sarei riuscito a guardare mia sorella negli occhi senza poterle dire la verità.


«Oh, Derek. B-buongiorno, Scott è pronto?» chiese Stiles intimorito, alla vista di mio fratello sull'uscio della porta.
«Scott non viene a scuola oggi, ciao.» disse Derek liquidandolo e sbattendogli la porta in faccia e quindi Stiles si diresse verso scuola solo e sconsolato.
«Stiles!» urlò Freya davanti l'entrata di scuola.
«Dolcezza, buongiorno.» rispose Stiles, con tono un po' affranto.
«Scott dov'è?»
«Credo stesse poco bene, entriamo in classe dai.»

***ricreazione***


«Freya, vorrei parlarti.»
«Dimmi tutto Stiles, che succede? Riguarda Scott?»
«Uhm no, lui per ora è fuori dall'argomento, ed io in realtà non vorrei sembrare troppo indiscreto, ma lo sono di mia natura quindi scusami se posso sembrare poco delicato e poco opportuno a volte.»
«Ma non scherzare, io ho bisogno di qualcuno come te, riesco ad aprirmi più facilmente quando ci sei tu.»
«Sono felice, davvero. Per questo voglio chiederti di aiutarti nella ricerca dei tuoi fratelli, perché io sono nato e cresciuto in questa città e sicuramente potrei esserti utile.»
«Dici sul serio?» chiese Freya incredula.
«Si, davvero. Spero di non averti messa a disagio con questa richiesta, ma ti voglio davvero molto bene, meriti di ritrovare la tua famiglia.» disse Stiles, con gli occhi lucidi mentre prendeva tra le braccia la piccola Freya.
«Oh, Stiles.» concluse Freya in lacrime, tra le braccia di Stiles.

Dopo scuola Stiles venne dritto verso casa mia e mi raccontò l'accaduto. Pensai in un primo momento che fosse una splendida idea, ma allo stesso tempo anche pessima, perché se Freya avesse saputo da lui la verità si sarebbe sicuramente arrabbiata, con tutte le ragioni del mondo. Ma come si fa a dire una cosa del genere? Da dove si inizia?

«Stiles, non posso dirle che ho capito tutto da quando l'ho vista il primo giorno a scuola!»
«Perché mai? Mi spieghi cosa cavolo hai in mente?»
«Vorrei aiutarla a ricordarsi di me, da sola. Vorrei aiutarla a ricordare tutti noi, la mamma, Derek, la nostra famiglia.»
«Era solo una bambina.» disse Stiles con occhi tristi.
«Anche io, ma ricordo ogni cosa, ricordo la casa, i colori, il profumo di mia madre, e santo cielo nessuno può capire quanto mi manca tutto ciò. E poi guardala, è così bella, mi ucciderebbe spezzarle il cuore.»
«Si è davvero molto bella.» disse Stiles sorridendo.
«Stiles!» gli dissi dandoli una gomitata al fianco. «E' mia sorella!»
«Ma cosa vai a pensare? E' che vederla bloccata sulla carrozzina mi fa davvero male, è sempre così sorridente, spaccherebbe il mondo.»
«Amico, non devi mai e poi mai pensare a mia sorella in un altro senso, chiaro?»
«Scott accidenti piantala, non ci penso nemmeno, so che tu e Derek potreste mangiarmi in un boccone come due lupi.» concluse Stiles sorridendo. Sorrisi anche io, in effetti era divertente come battuta, ma proprio non riuscivo a pensare a Freya con il mio migliore amico.

***Il giorno seguente***
 

Dopo scuola, io Stiles e Freya rientriamo a casa mia per studiare insieme e ci ritroviamo davanti mio fratello che prepara pancake, si Derek sa cucinare e anche piuttosto bene.

«Freya, lui è mio fratello Derek, quello antipatico.» dissi entrando in cucina con i miei amici.
«Non mi sembra antipatico come lo descrivi, molto piacere, io sono Freya!» rispose tendendo la mano verso Derek.

Quando le loro mani si toccarono per un attimo gli occhi di Derek si trasformarono. Credo che ad essermene accorto fossi solo io visti i sensi più sviluppati; ormai ero sicuro che anche Derek avesse la mia stessa sensazione.

«La mia fama mi precede eh? Tranquilla Freya, sono meno antipatico delle descrizioni di mio fratello, lui tende sempre ad essere melodrammatico.» disse Derek sorridendo.

Era inquietante vederlo così, lui è sempre così imbronciato, con lo sguardo accigliato da omicida, eppure da quando ha visto Freya quello sguardo è cambiato, sembra come essersi sciolta la lamina di ghiaccio che lo ha bloccato nella freddezza in tutti questi anni.

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